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Full text of "Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750 Tomo Quinto"

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ANNALI    D'  ITALIA 

DAL    PRINCIPIO 

DELL'ERA  VOLGARE 

SINO     AL  L'   ANNO     1750. 


ANNALI    D'  ITALIA 

DAL    PRINCIPIO 

DELL'  ERA  VOLGAP.E 

Sino      a  l  l'    Anno     1750. 
COMPILATI 

DA  LODOVICO   ANTONIO 
MURATORI 

COLLE    PREFAZIONI    CRITICHE 

DI      GIUSEPPE      CATALANI 

Trete  delT  Oratoria-  di    S.    Girolamo    della-   Carità , 
E    COL    PROSEGUIMENTO    DI    DETTI    ANNALI 

FINO     A     GLI     ANNI.     PRESENTI. 

TOMO   QUINTO 

Dall'  Anno    841..  dell'  Era  Volgare  fino   all' Anno^  1000, 


IN.    LUCCA  MDCCLXin. 

Per     Vincenzo.    Giuntisi. 

CON      LICENZA       D  E'    S  U  P   E   II   I  0    R  I . 

A  fpcfc  di   Giovanni   Ricco  mini. 


ALL'ILLUSTRISS.  SIC.    MARCHESE 

VITTORIO 

GHILINL 

MARCHESE  DI  MAR ANZ  ANA ,  SEZZE ,  GAMALERO , 
E  CONTE  DI  RIVALTA, 

PATRIZIO   ALESSANDRINO, 


S.      L>.     B. 


Anti  fono,  lUuftrifs.  Sig. 
Marchese,  i  motivi,  che 
poflbno  altrui  rendere 
defiderofo  di  onorare  la  degnillì- 
ma  Perfona  Voftra,  che  io  fono 


per- 


perfuafo  niiittò  dover  feflfere  al 
Mondo,  che  non  approvi  Pardi- 
re,  con  cui  ini  fo  lecito  di  dedi- 
carvi uivo  de' Volumi  degli  Anna- 
li d'Itdia  del  famx)fo Muratori.  Im- 
perciocché ìe  fi  vuole  confidera- 
re  la  Nobiltà  del  Vòtltò  Cafato , 
egli  è  baftevolmente  noto  ellère 
quello  uno  de'  più  antichi  ^  e  de' 
3iu  ragguardevoli  della  Città  d' A- 
eflfandria  :  Se  gli  onori ,  che  non 
vennero  mai  meno  ai  Voftri  Illu- 
ftri  Afcendenti,  chi  non  fa  quali 
importanti  Cariche  e  Secolari ,  ed 
Ecclefiafliche  Eglino  follennero, 
e  tra  quelli  non  e  da  fcordarfi  un 
Marchefe  Tommaso  (  fo  Vollro  amo- 
révole Genitore)  che  il  luminofo 
impiego  di  primo  Gentiluomo  del- 
la Camera  del  glor.  regnante  Mo- 


nar- 


narca  CARLO  EMANUELE  cq^ 
prì  con  fplendidezza  e  decoro  :  E 
le  Voi  medeflmo  vogliamo  riguar- 
dare ,  chi  non  vede  il  lullro  cliia- 
riffimo  di  mille  rare  doti ,  ed  ec- 
celfe  virtù,  che  vi  rendono  uno 
de'  più  compiti  Cavalieri  della  no-r 
lira  Italia  ì  Due  di  quelle  doti  cer- 
tamente,, come  all'uomo  nobile  ap- 
partenenti, io  non  poflb  paflare 
lotto  lìlenzio,  e  fono  la  liberali- 
tà, e  la  pietà,  che  non  mai  (tan- 
che di  produrre  benefici  eifetti  in 
prò  della  Patria,  vi  hanno  di  que- 
lla procacciato  T  amore  e  la  Ili- 
ma  per  modo,  che  vi  ha  voluto 
annoverare  fra  que' pochi  dillinti 
Soggetti ,  a  i  quali  fuole  Ella  com- 
metter la  cura  delle  cofe  fue .  Fe- 
liciffima ,  che  può  gloriarli  di  ef- 

fere 


fere  il  nido  d' una  virtuofa  Fami- 
glia, la  quale  non  Iblo  in  Alef- 
fandria  fpande  la  fua  luce,  ma 
nella  Corte  Romana  eziandio,  e 
negli  altri  Stati  del  noftro  invit- 
to Sovrano,  per  mezzo  di  due 
voftri  Fratelli,  ornamento  Puno 
della  facra  Prelatura ,  onor  T  altro 
della  Real  Milizia ,  e  ambidue 
afcritti  al  nobilillimo  Ordine  Ge- 
rofolimitano .  A  quefte  egregie 
Voftre  qualità  fi  aggiunge  quafi 
per  colmo  una  indicibile  corte- 
lia ,  colla  quale  non  può  a  meno 
chi  ha  r  onore  di  accoftarvifi  di 
re/tare  di  voi  ammirato,  e  di  par- 
tirne col  cuore  ripieno  di  un  ri- 
verente affetto;  e  quefta,  fiami 
permelfo  di  dire  elfere  fiata  quel- 
la,  che  mi  ha  ora  dato   animo 

a  fu- 


a  fuperare  ogni  riguardo,  ed  a 
recarmivi  innanzi  col  dono,  che 
io  vi  faccio  del  prefente  Volu- 
me .  Io  fon  certo  che  T  offerta  non 
vi  farà  difaggradevole ,  percioc- 
ché fo  quale  ftima  Voi  avete  fem- 
ore avuto  de' buoni  Libri,  de'qua- 
i  fate  continuamente  lodevole 
acquiito;  onde  non  elfendo  ne- 
cellarie  le  preghiere,  perchè  vi 
degnate  accettarla ,  altro  piti  non 
mi  reità  da  fare ,  che  fupplicarvi 
di  voler  graziofamente  accordare 
anche  a  me  quella  protezione  , 
fotto  di  cui  fi  pregiano  tant'  al- 
tri di  vivere,  e  dichiararmi  col 
più  difbinto  oifequio  fempre  pron- 
to a  Voftri  flimatillimi  comandi . 


Tom.  V.  h  PRE- 


PREFAZIONE 

D  I 

GIUSEPPE  CATALANI 

vf/  V.  Tomo  deir  Edizioftc  Romana . 

Quantunque  tutto  ciò,  che  occorre  in  quefto  Quin- 
to Volume  degli  Annali  d'Italia  del  Muratori^ 
fcritto  con  qualche  pregiudicata  opinione ,  lia  {ta- 
to già  non  lolamente  notato,  ma  confutato  anco- 
ra dift'ufamente  dal  diligente,  ed  accurato  Gior- 
nalifta  Romano,  in  due  luoghi  del  Giornale  de' Letterati  per 
l'anno  mdccxlvi.  llampato  in  Roma  appredb  li  fratelli  Ta- 
gliarini  nel  raedefimo  anno,  dirò  pur  io  qualche  cofa,  do- 
po aver  riferito,  fecondo  lo  itile  già  fin'ora  tenuto,  il  dilcor- 
fo  del  fuddetto  Scrittore.  Ecco  com'egli  favella  nel  mefe  di 
Maggio  Articolo  XV. 

„  Queito  V.  volume,  che  comprende  i6o.  anni  dall' 
,841.  al  mille,  cioè  la  maggior  parte  del  Secolo  Nono,  e 
,  tutto  intero  il  Decimo  (ripieno  non  folo  di  tenebre  affai 
,  più  del  precedente,  ma  oltre  a  ciò,  di  itravaganze  si  nei 
,  civile,  che  nell' Ecclefiaftico ;  )  benché  fia  di  minor  mole 
,  degli  altri  Tomi,  è  nondimeno  sì  abbondante  di  opinio- 
,  ni,  e  d^ argomenti,  co' quali  foitiene  il  Signor  Muratori 
,  il  fuo  fiftema  già  tiiTato  di  fopra  ;  che  ci  obbliga  ad  ular 
,  e  maggior  diligenza,  e  a  riferirlo  più  diltintamente,  e  con 
,  maggior  chiarezza,  di  quel  che  abbiam  fatto  finora.  Tali 
,  opinioni  e  argomenti  s'aggirano  intorno  a  due  capi  prin- 
,  cipali,  co'quali  lì  sforza  d'abbatter  l'antico  diretto  domi- 
,  nio  del  Romano  Ponteiice  negli  ftati  della  Chiefa  ;  e  fono: 
,  I.  La  fovranìtà  afl'oluta  da  lui  pretefa  prima  ne' Greci,  e 
,  pofcia  negli  Auguiti  Latini:  11.  Il  fuppolto  Imperiai  dirit- 
,  to  nel  confermar  l'elezione  de' Romani  Pontefici.  Ma  pri- 

b  %  »  ma 


li 
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XIJ 

„  ma  di  porre  con  tutta  fincerità  fotto  degli  occhj  altrui  la 
„  mente  dell'erudito  Annalisa,  è  ncceirario  di  dare  una  bre- 
„  ve  general  noti/.ia  di  tutto  il  N'olume:  poiché  per  venire 
„  a' due  predetti  capì,  bifogncrà  che  ci  fiicciamo  alquanto 
„  indietro,  e  richiamiamo  alcune  di  quelle  cofe,chenel  rr- 
„  ferire  il  Quarto  Tomo  (limammo  bene  di  tralafciare:  pcr- 
„  che,  a  confellare  il  vero,  non- avremmo  mai  fuppollo  d'in- 
„  contrare  nel  Quinto  cofa,  che  ci  avelie  a  far  pentire, 
„  d'ellere  flati  troppo  riguardati  verfo  uno  de' primi  Lette- 
„  rati  della  noflra  Italia. 

„  In  quello  Tomo  non  hanno  luogo  i  Longobardi ,  fi 
rende  bensì  tacitamente  ragione,  perchè  fé  n'è  parlato 
con  tanta  lode  ne' due  precedenti.  Perciocché  il  Signor 
Muratori  manifcila  all'an.  945-.  di  ell'er  nato  Lombardo, 
e  al  978.  attelta,  che  i  Principi  di  Salerno,  di  Benevento , 
di  Capita,  di  Spoleti^c.  erano  di  Na/ion  Lombarda,  e  in- 
„  titolavanfi  Langobardorutn  i^entis  pr/ncrpes  :  che  Vali  anche 
„  furono  i  due  Marchelì  Obcrti  progenitori  della  cafa  d'E- 
„  y/c,  e  che  i  fuccelìbri  di  c\\Mi{i\  fi  glor'tavano  di  ejja  Na~ 
„  zione,  e  finalmente  che  gli  Antenati  della  celebre  Con- 
„  tclfa  Matilde  furono  anch' efiì  Lombardi.  V'hanno  ben- 
„  sì  luogo  gli  Ungheri,  e  i  Saraceni:  ma  perchè  quelle  due 
„  Nazioni  infeltaron  l'Italia  colle  fcorrerie,  lenza  annidar- 
„  vili;  poco  interelHino  alcune  notizie,  che  fi  aggiungono 
„  alla  Storia  quafi  compita,  che  ne  telfe  il  Critico  del  Card. 
„  Baronie .  Altro  genere  d'avvenimenti  inquietò  l'Italia,  fpe- 
„  cialmente  nel  Secolo  Decimo .  E  il  Signor  Muratori  in 
„  occafione  di  mentovare  il  trattato  di  Attone  Velcovo  di 
„  Vercelli  (an.  95-8.)  T>e  prefuris  Eccle/ia  y  parla  della 
„  pellìma  Collitutione  de' Monallerj  non  cominciati  a  rilor- 
„  gere  tino  alla  venuta  di  S.  Majolo  Abate  di  Clugnì  a  Pa- 
„  via  Pan.  988.  e  fpecialmente  de' Vefcovadi,  de'quaU  le- 
„  pidamente  dice:  Si  vedevano  fanziulli  alzati  al  Vefcova- 
„  do-,  e  fi  obbligava  il  popolo  a  dar  tejiimonianze  favore- 
voli a  quejìi  sbarbate  Iti,  che  appena  avevano  imparato  a 
memoria  qualche  articolo  della  fede,  per  poter  risponde- 
re, benché  tremando,  air  e  fame,  il  quale  era  tuttavia  in 
ufo  pit^tofto  per  formalità,  che  per  chiarire  la  fetenza 
di  ciji.  Ed  ecco  qual  fofe  in  qitejìi  tempi  lo  fiato  mif era- 
bile  delle  Ghie  fé  d'Italia. 

„  Nel- 


XITJ 

„  Nella  flefla  Sede  Apoftolica  pur  troppo  vi  furono  de- 
„  gli  fconcerti  lagrimevoli ,  come  lo  attelìano  tutti  gli  anti- 
„  chi  Scrittori ..  E  il  Card.  Baronia  \\n  dall'anno  876.  mentr' 
„  era  Pontefice  Giovanni  Vili,  fifsò  l' infaulto  loro  principio:. 
„  Ex  hoc  tempore  male  coeptum  eftt  ut  quum^  pr£ter  an- 
„  tiquortim  morem ,  non  infifierent  ita  tenaci  firmoque  ani- 
„  mo  Succeffores  {exceptis  iis ,  qua  fpeftant  ad  Jìdem)  Tra- 
„  decejforum  vefiigiis^  innumera  ex  bis  parta  Jint  mala. 
„  {num.  17.)  Indi  con  fincerità,  e  libertà  grande  manifefta 
„  le  violenze,  gli  fcifmi ,  e  i  difonori  della  S.  Sed€  per  tuL- 
„  to  il  Secolo  Decimo,  ringraziando  fempre  il  Capo  invifi- 
,,  bile  della  Chiefa,  che  la  prefervò  illefa  in  tanti,  e  sì  re- 
„  plicati  pericoli.  11  Sig.  Muratori,  fenza  faperfene  il  per- 
„  che,  fa  l'apologia  a  quelli  Pontefici  biafimati  dal  Card^ 
„  Baronìa y  e  pare  che  abbia  più  ilima  di  quelli,  che  non. 
„  ebbe  di  S.  Leone  III.,  e  del  di  lui  Anteceflòr  S.  Adria- 
„  no,  cui  fa,  all'an.  774.  autore  occulto  della  rovina  del  Re. 
„  Tìefiderio,  e  aiferifce  non  farfegli  torto,,  in  creder  che 
„  adoperalTe  autorità  e  deflrezza  in  quanti  occulti  maneg- 
„  gi  potè .  Legge  nel  Poemetto  ài  Frodaardo  (che  termina 
„  m  Leone  VII.)  ciò,  che  non  vi  feppe  vedere  il  Tagiy. 
„  in  difefa  dello  Scifmatico  Giovanni  X.  all'an.  914,  e  vuo- 
„  le ,  che  il  Baronia  fi  fia  troppo  fidato  della  penna  fatiri- 
„  ca  di  Liutprando,  uomo  fecondo  lui  (an.  9x8.)  alloror 
„  ragazzo,  che,  crefciuto  \>o\,  pefcò  le  notizie  di  quejìi 
„  tempi  ne' libelli  infamatorj ,  e  romanzi  d' allora,  al  qua- 
„  le,  come  dice  all'anno  ^},t..  fervirono  le  pafquinate  jper 
„  denigrar  la  fama  de'  Tapi  :  mentre  avea  detto  di  fopra- 
„  (an.  911.)  che  nemmeno  a  qae' tempi  mancarono  libelli 
„  infamatori,  e  pafquinate  in  Roma. 

„  Per  lìmil  modo  di.fende  Giovanni  XI.  chiamando  fo~ 
„  gni  e  imìnagin azioni  i  lentimenti  del  Card.  Baronia ^ 
„  contro  del  quale  fi  dichiara  in  quello  afpro  linguaggio: 
„  Al  tribunale  del  [acro  Annnlifta  non  conveniva  di  dichia-^ 
„  rarlo  'Tfeudoponteftce,.  ed  intrufo  contro  il  fentimento- 
„  della  Chiefa  univerfale ,  e  della  Storia  {zn.  931.}  Fin  Gio- 
„  vanni  XII.  giovanetto  intrufo,.  e  depotlo  finodalmentc 
„  dopo  nove  anni  d'invaiione  ,vien  patrocinato  dal  Sig  Mu- 
„  ratori;  il  quale  approvando  il  dirfi  dal  Baronia,  che  psr 
,y  vero  e  legittimo  Pontefice  lo  ha  riconofciuto  la  Chiefa^ 

»  fog- 


>» 


XJV 

„  foggiunge  :  Non  farebbe  flato  fé  non  bene ,  che  ti  dottìf- 
„  fimo  Torporato  avefe  fatto  ufo  di  quefta  majfma  per  al- 
„  cuno  ancora  .de' precedenti  (an.  95-6.)  E  giunto  all'anno 
„  963.  in  cai 'fu  deporto,  giuiìifica  l'elezione  di  quello  Scil- 
„  matico  'Giovane.,  aftermando,  eflèr  defiderabile,  che  il 
„  Baronio  non  nvejfe  peggio  ancora  che  que'  Vefccvi ,  fere- 
„  ditato  L' ingrejfo  net  Santificato^  fino  a  tenerlo  per  ille- 
„  gitttmo  fuccejfòr  di  S.  Tietro.  Né  folo  prende  egli  le  di- 
„  fefe  de' Papi  Scifmatici,  o  fiano  intrufi:  ma  vuol  che  fi 
„  credano  onelle  Matrone  quelle  celebri  donne,  che  da  tut- 
„  ti  gli  Scrittori  ci  vengono  additate  per  proftitute;  lofte- 
„  nendo  all'an.  911.  che  gli  Scrittori  abbian  feguito  alla  cie- 
„  ca  il  maledico  Liutprando .  Q\\q  però  non  approva  l'aver 
„  eglino  allento  con  Liutprando  medefimo,  che  Marozia 
„  Patrizia  Romana  exTapa  Sergio  Joannem,  qui  pofl  Joannis 
„  Bavennatis  obitum  S.  R.  E.  obtinuit  dignitatem ,  nefario 
„  genuit  adulterio  :  anzi  pretende  di  reOitur  l'onore  al  Duca 
„  Adalberto  IL  fpecialmente  contro  il  Baronio,  del  quale 
„  vuol  che  fi  caffino  molte  partite  infiufiìflenti  (917.)  Più 
„  concila  è  l'apologia  di  Berta,  madre  di  Guido  Duca  di 
„  Tofcana.:  poiché  dice,  ch'ella  aveva  60.  anni,  e  perciò 
4,  non  era  atta  ad  adefcare  amanti  (an.  919.)  Difende  altre- 
„  sì  Ermengarda  figlia  ài'  Adalberto  li.  Duca  di  Tofcana, 
»  e  feconda  moglie  del  Marchefe  d'Ivrea,  perchè  non  gli 
„  par  credibile,  ch'ella  facefle  mercato,  non  folo  co'Prin- 
„  cipi  d'Italia,  ma  eziandio  con  perfone  ignobili  (9i5'.) 
„  IVilla  o  fia  Guilla  moglie  di  Berengario  vien  tacciata  da 
„  Liutprando,  come  adultera;  ma  il  big.  Muratori  l'attri- 
„  buifce  al  confueto  tenore  della  penna  di  quello  Illorico, 
„  il  quale,,  fecondo  lui  (an.  946,)  l'avrebbe  anche  più  in- 
„  giurata,  fé  aveife  continuato  a  fcrivere ,  per  eifere  fiato 
„  sì  mal  ricompenfato  del  fuo  lungo  e  fedel  fervigio  in  qua- 
„  Htà  di  Segretario. 

„  Eppure,  dopo  avere  in  mille  guife  fcreditato  quefio 
„  Autore,  che  fcriveva  la  Storia  dc'fucì  tempi,  fino  a  chia- 
„  marlo  d'umor  bufinone  (an.  936.)  deplora  all'anno  948. 
„  la  mancanza  di  quella  llloria ,  troncata,  die' egli,  nel  più 
„  bello,  mentre  era  Legato  di  Ber engario  a  Coilantinopo- 
„  li  ;  e  afferma,  che  in  tanto  per  quefta  mancanza  viene 
^  a  refiare  in  un  gran  bujo  la  Storia  d'Italia.  Ed   è   no- 

tabi- 


XV 

,„  tabile,  che  Liutprando  abbia  più  incontrato  col  Sig.  Mti- 
„  ri2^<7r/ nella  fua  legazione  al  Greco- Imperadore  (an.  968.) 
„  ellendo  allora  Vefcovo  di  Cremona,  che  nella  fua  Sto- 
„  ria:  benché  quella  folTe  da  lui  fcrirta  molto-  di  propoii- 
„  to,  e  quella  per  render  ridicola- la  Corte  Greca,  e  per 
„  additarne  la  palpabile  ignoranza.  Nondimeno  indi  ricava 
„  (an.  pfx.)  il  diritto  pretefo  dai  Re  di  Germania  fopra 
„  /' 7f /«//■<«;  motb-ando,  che  Ottone  nella  Dieta  d'Augulla 
„  s'accordò  con:  Berengario^  e  col  di  lui  figlio,  lafciando 
„  ad  effi  il  Regno  con  patto,  che  lo  riconofceirero  in  feu- 
„  do.  Berengarius\,A^  Adelhertus,  così  Liutprando,  fui 
„  milites  ejfe6ìi  regntim  Italicum  fceptro  aureo  ex  ejus 
„  manu  fit/ceperunt .  \'\  ricava  inoltre  all'anno  968.  leb- 
„  bene  con  interpetrazione  alquanto  forzata,  la  fpecie  viva 
„  nelia  mente  del  Greco  delia  fovranità  fopra  di  Roma, 
„  e  dell'  antica  pretefa  autorità  neir  elezion  de'  nuovi  'Pa- 
5,  pi.  Ma  di  ciò  parleremo  a  fuo  luogo. 

„  Del  rello,  anche  in  quello  Tomo  ha  feguita  la  trac- 
„  eia  del  Card.  Baronio,  e  del  'Pagi,  ì  quali  gli  fommini- 
„  Urano  i  farti,  e  gli  Autori  che  ne  trattano.  11  Pagi  gli 
„  è  più  amico,  e  rare  volte  lo  abbandona.  Ma  gli  Annali 
„  del  Card.  Baronio,  benché  generalmente  gli  apprezzi  po- 
„  co,  in  quello  Volume  par,  che  da  lui  fi  dii'prezzino. 
„  Dice  all'anno  901.  che  l'Eminentifs.  Annalifta  per  eirerlì 
„  voluto  fcollar  dal  Sigonio  ^  fi  trovò  confufo,  e  inciampò- 
„  in  molti  anacronifmi,  e  che  i  di  lui  Annali  {\  trovano  in 
„  quelli  tempi  confufi  e  difettofi,  non  meno  per  la  crono-- 
„  logia  de'Papi  e  degl' Im.peradori,  che  per  li  fatti  (an. 
„  607.)  Quanto  alla  cronologia  potrebbe  dirfi,,che  il  Sig. 
„  Muratori  l'avelie  rillorata  anche  meglio  del  Pagi\  {q 
„  tanti  documenti,  de' quali  arricchifce  gli  Annali,  non  fof- 
„  fer  quafi  tutti  bifognofi  di  correzione  o  nell'anno,  o  nella 
„  Indizione,  o  in  altro  carattere  di  tempi .  Egli  medefimo 
„  (anno  910.  e  9ix.)  ^\  dichiara  di  llupirne:  Come  diplomi, 
„  che  han  tutta  la  ciera  d' originali ,  contengano  si  fatti 
„  sbaglj ,  non  fi  fa  così  facilmente  intendere  ..  .come  ci 
„  poffa  ejfere  tal  divario  fra  Atti  fpediti  nello  Jìejfo  tempo 
„  dalla  mede f ma  Cancelleria,  chi  mei  fa  direi  Di  fimil 
„  natura  incontrandone  fovente  neW Italia  Sacra  deWVghel- 
n  li,  non  potè  contenerfi  dal  difapprovarne  la  riilampa  fatta 

„  in 


» 


il 


XVJ 

„  in  Venezia  dal  Gj/<?^ì;  mentre  vorrebbe,  che  (anno  907.) 
„  fofe  interamente  rifatta  da  capo  a  piedi ,  come  in  Fran- 
„  eia  fi  fa  della  Gallia  Sacra  de'  Sammartani.  Ma  in  or- 
„  dine  ai  fatti  fi  trova  bene  fpelTo  all'  ofcuro  egli  medefi- 
„  mo,  onde  ricorre  alle  congetture,  le  quali  ognun  sa, 
„  quanto  fieno  debole  appoggio  per  Toftenere  i  fatti:  con- 
„  tuttociò  ei  liberamente  atìerma  (l'anno  989.)  che  quando 
„  manca  la  chiara  luce  della  verità^  Jì  debbono  ammettere 
„  come  buomi  moneta^  le  congetture  fondate  /opra  il  veri~ 
7?w//^ .  Il  Canone  in  materia  litorica  non  può  ammetterfi* 
ed  alcuno  lo  pallerà  forfè  per  buono,  circa  lo  fcopri- 
mento  delle  Marche  di  Tedaldo  Avolo  della  Contefia  Ma- 
„  tilde  y  e  di  jìdalberto,  e  Oberto,  progenitori  della  cafa 
„  ^'£7?<?,  perchè  quelle  cofe  non  interellàno  generalmente? 
„  ma  non  gli  fi  accorderà  certamente  da  veruno  in  fatti 
„  d'univerfal  premura.  Tanto  ci  lembra  che  polla  ballare 
„  per  aver  l'idea,  almeno  fuperficiale,  di  quello  Volume. 
„  Paffiamo  ora  al  primo  de' due  propoili  capi,  cioè  al  pre- 
„  tefo  fovrano  dominio  degl'  Imperadori  negli  itati  di  Santa 
„  Chiefa. 

„  Il  Primo  argomento  non  faputo  veder  dal  Baronio  y 
„  lo  fomminiilra  il  Tagi  al  Sig.  Muratori  \  ed  è  il  Confo- 
„  lato  all'ufo  de' Greci,  colla  buona  forte  d'incontrarlo  in 
„  Carlo  Magno  medefimo,  il  quale,  nella  giunta  da  lui  fatta 
„  alle  leggi  Longobardiche  il  primo  anno  del  fuo  Imperio, 
„  chiaramente  lo  efprelle:  Anno  ab  Incarnatione  1).  N.  J. 
„  C.  801.  Ind.  IX.  anno  vero  regni  nofìri  in  Francia  33.' 
„  in  Italia  5,8.  ConfiUatus  autem  tiojì ri  primo .  Quindi  am- 
„  bedue  argomentano,  che  Carlo  Magno.,  e  i  fuoi  fucccef- 
„  fori  prefero  all'ufo  de' Greci  AugulFi  il  Confolato  perpe- 
„  tuo:  perciò  incontrando  talvolta  patriciatus  ejus,  con 
,,  franchezza  correggono  poft  Confulatum  ejus .  Se  non  che 
„  di  tanti  documenti,  che  l'uno,  e  l'altro  portano,  appena 
„  fette,  o  otto  Diplomi  Pontificj  fi  trovano  con  tal  nota  di 
„  tempo,  fenza  comprenderli,  fé  così  usò  la  Curia  di  Ro- 
„  ma  per  riverenza,  o  per  adulazione:  poiché,  l'unico  ri- 
„  ferito  efempio  di  Carlo  Magno  non  ebbe  imitazione.  Efll 
,,  Diplomi  fi  veggono  agli  anni  817.  819.  875-.  877.  891.  897. 
„  e  Ipecialmente  917.  il  quale  è  molto  notabile,  sì  perchè 
„  il  Sig.  Muratori  emenda  il  Tatriciatus  anno  fecundo  in 


\ 


XVIJ 

poft  Con  fu  Intum.,  con  foggiugnere .-  Ecco  lo  flìle  ojfervato 
anche  fotto  gli  antichi  Imperadori  Sovrani  di  Roma:  e 
sì  ancora  perchè  l'Imperadorc  Beretigario  nominato  nel 
Diploma,  lungi  dal  provare  la  pretela  fovranità,  chiara- 
mente dimotlra,  che  la  Dignità  Imperiale  fu  illituita  da 
S.  Leone  ìli.  in  Occidente,  mantenuta  dai  di  lui  fuc- 
ceiFori,  affinchè  il.  Vicario  di  Grillo,  e  la  Chieia  Ro- 
mana avellerò  protezione,  e  difela.  Perciocché  Giovanni 
X.  villa  abbandonata  la  Chiefa  e  l'Italia  da  Lodovico 
r  Or^ó/,  creò  Imperador  Berengario^  benché  quegli  ancor 
vivelìe .  E  dopo  la  morte  dì  quello  nuovo  Auguilo,  ef- 
fendo  vacato  l'Imperio  38.  anni,  cioè  dal  9x4.  al  961. 
Giovanni  Xll.  invitò  Ottone  Re  di  Germania,  accioc- 
ché venifle  a  liberar  dalla  l'irannide  l'iralia,  e  la  Ghicfa, 
ad  efempio  di  Carlo  Magno ^  e  gli  otìerle  in  pre^nio  la 
Corona.  Onde  è  vero  ciò,  che  dice  il  Sig.  AJuratori 
l'an.  993.  che  ninn  Re  Tede/co  fortò  titolo  d' Impera- 
dore ,  fé  non  dopo  ejfere  fiato  coronato  dal  fomrno  Ponte- 
fice^ contro  l'opinione  di  chi  vuol  continuala  la  Serie 
degl' Imperadori  ne' Re  di  Germania  in  que'  38.  anni  :  ma 
„  è  altresì  vero,  che  non  era  coronato  dal  Tommo  Ponte- 
„  lìce,  fé  non  prometteva  con  giuramento  di  difendere,  e 
„  proteggere  il  fommo  Pontetìce,  e  gU  llati  della.  Chiefa 
,,  Romana,  conforme  è  manifeito  dal  giuramento  sì  antico, 
„  che  più  moderno  (  Bar.  ^  'Tag.  960.  «.  $.  Mabill.  Muf. 
„  Ital.  toni.  X.  /.  398.) 

„  In  ordine  a  ella  coronazione  ci  dà  una  noti/Ja  il 
„  Sig.  Muratori i  che  ci  fembra  aliai  particolare.  Vuol  egli 
„  (  parlando  d'un  Concilio  fatto  in  Ravenna  da  Giovanni 
„  IX.  coir  intervento  di  Lamberto  Imperadore)  interpe- 
„  trarci  a  fuo  gullo,  che  cola  folle  quel  "Patto  del  Canone 
„  6.  e  del  7.  Chiamavanfi  'Fatto ^  egli  dice,  h  Signoria 
„  di  Roma ,  deir  Ef arcato ,  e  della  Pentacoli ,  che  chiun- 
„  que  defiderava  d' ejfere  Imperadore^  confermava  per  patto 
„  a  Romani  'Fontefict  con  nuovo  •Diploma  (anno  898.)  Che 
„  prima  di  elTér  coronato  Imperadore,  alcun  faceile  fimil 
„  Diploma,  é  all'ai  difficile  a  provarli.  Più  malagevol  è  an- 
„  corali  perl'uadere,  che  quel  'Patto  de' due  Canoni  voglia 
„  dir  Signoria  di  Roma  ^c.  Le  parole  del  Canone  Sello 
„  fono:  'Vt paflumy  quod  a  bon.  mem,  vefiro  Genitore  '^Do- 
Tom.  V.  e  „  mì~ 


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XVllj 

mifio  fVìdoue^  ^  a  vobis  ■pìiffìmis  Imperatorìbus  juxta 
pvivcedentem  confuetud'tnem  fahum  eft^  nunc  re'tntegretur^ 
^  inviolatum  fe^vetur .  E  il  Seitimo  vuol,  che  lì  an- 
nullino alcuni  Diplomi  emanati  in  pregiudizio  di  quel 
Tatto  :  De  locisy  att^ue  rebus  ^  qutc  in  eodem  'Pa6to  con- 
tinenturypracepta  nonnulla  illicita  ^c.  Ora  la  woce 'Pa- 
élum  in  queMecoli  barbari  non  altro  lignifica  che  'Placi- 
to y  Co  ftituzioney  Legge  y  o  Atto  Tnblico .  Quello  fi  vede 
chiaro  nella  conferma  delle  donazioni  fatta  da  Ottone. 
Per  hoc  paEìnm  confìrmationis  nofìra  ....  per  hoc  no- 
ftra  delegationis  paEium  ....  fecundnm  quod  in  pailo, 
^  conjiitutione,  ac  promifflonis  firmitate  En^enii  Tonti- 
ficis  .  .  .  hoc  pa5tum  confirmationis  noftne  roboravimus . 
Se  poi  tutti  gl'Imperadori  f^icelìero  tal  conferma,  come 
indfca  il  Canone  riferito,  lafceremo  che  altri  lo  cerchino; 
baltandoci  folo  di  avvertire,  che  eflendo  così,  la  ColU- 
tuzione  celebre  comunemente  rigettata  da'Franzefi:  Ego 
Lndovicns  Imp.  ^ug-  (fatuo  ^  &  concedo  per  hoc  pailum 
confìrmationis  nojìr a  ^c.  {Baron.  817.  n.  x.  )  farà  inter- 
polata, ma  non  falla:  e  che  il  non  nominarli  da  Ottone 
AI.  altre  donazioni,  che  quelle  di  Pippino,  e  Carlo  M, 
che  fono  le  fondamentali  dello  itato  Ecclelìaitico,  non 
efclude  la  confuetudme  nominata  nel  riferito  Canone  . 

„  In  quello  fuo  Patto  confermato  per  patto  riguarda 
il  noltro  Autore  que* patti  fegrcti,  che  immaginò  tra  S. 
Leone  III.  e  Carlo  M.  figurandoli  l'anno  800,  che  Papa 
Leone  ftabiliff'e  tale  accordo  con  Carlo  M.  prima  di  ejal- 
tarlo  tanto  y  e  guadagnajfe  anch'  egli  dal  canto  fuo.,  e  de" 
fuoi  fucceffori .  Ma  tali  patti  fegreti  a  noi  fembra,  che 
liano  limili  all'accordo  coli' a^i  pojjidetis ^  che  luppone  le- 
guito  in  Salz  l'anno  803.  fra  Carlo  Magno ^  e  gli  Amba- 
Iciarori  di  Miceforo:  in  guila  che  rimanellero  a  Niceforo 
la  Sicilia y  le  Città  rimalte  nella  Calabria  ^  e  i  diritti  fo- 
pra  Napoli y  Gaeta  e  Amalfi:  e  a  Carlo  Magno  Roma 
col  Uucato  Romano  &c.  benché  confelFi,  che  gli  Scrittori 
non  ne  parlino  .  Contuttociò  fi  fcuoprc  indi  la  mente 
dell'Autore  impegnatilFimo  a  follenere,  anche  in  quelli 
Annali  volgari,  ciò,  che  nella  Piena  Efpofìzione  tèe.  e 
Antiquit.  Med.  Mvi  diff.  x.  &  3.  avanzò  in  pregiudizio 
dell'antico  fupremo  dominio  de'  Romani  Pontefici.  Più 


» 


alk 


XJX 

„  alla  fcoperta  fi  dichiara  l'anno  814,  argomentando  dalle 
„  p?trole  à'  Eginardo^  che  annovera  tra  le  conquide  di  Carlo 
„  Magno  Italiani  totani,  qua  ab  Augufta  Tratorìa  ufque 
in  Calabriam  inferiorem,  in  qua  Gracorum ,  GJ  Bene- 
ventanorum  conflat  effe  confinìa ,  decies  centum ,  ^  eo  am- 
pliits  pajfuum  millibus  longitudine  porrigitur\  in  «quella 
maniera  --:  Parole  chiare  di  qiTeH'accreditato  Storico,  e 
Utiiziale  della  Corte  di  elio  Carlo  Magno,  che  lì  oppon- 
„  gono  a  chi  voklle  efcludere  dal  ùio  fovrano  Dominio  Ro- 
„  ma  col  fuo  Ducato,  e  l'Elarcato  di  Ravenna,  la  Penta- 
„  poli,  il  Ducato  di  Spoletì,  o  altra  contrada  d'Italia  -- . 
„  Tal  fuo  argomento  lo  rinforza  l'anno  feguenie  con  una 
congettura,  per  ahbatcre  trafverfalmente  un  fortiflimo  in^ 
dizio  di  fovranità  Pontificia  nell'efercizio  àtt\  jus  gladii  —: 
Giuntone,  die' egli,  l'avvilo  all' Imperadore  ,  fé  l'ebbe 
forte  a  male,  parendogli  troppo  rigorofamente  galligati  i 
„  rei  da  un  Papa  primo  Vefcovo  della  Criltianità.  Può  ezian- 
„  dio  conghietturarfi,  ch'egli  temefie  per  quello  fatto  delle 
„  rivoluzioni,  onde  venifle  a  perdere  non  meno  egli,  che 
„  il  Papa,  il  dominio  di  Roma. 

„  Ivi  non  fi  nega  già  il  dominio  a' Pontefici;  ma  fi  ac- 
„  eorda  loro  un  dominio  fubordinato  al  fovrano  Imperiale, 
e  di  più  concefib  loro  da  gì'  Imperadori  ,  attaccandoli  a 
una  lettera  lufinghiera  {Ep.  Bf.)  di  Giovanni  Vili,  a 
Berengario,  in  cui  lo  prega  a  procurargli  fcampo  dalla 
tirannìa  di  Lamberto  Duca  di  Spoleto,  con  cfprimere  i 
Urbis  Roma  potejìatem  a  piis  Imperatoribus  B.  ""Petro  , 
„  ejufojiie  Vicariis  tradii am.  Onde  il  Signor  Muratori  con- 
„  chiude  —  :  Parole,  che  ci  fanno  intendere  il  fifiema  di 
„  Roma  in  quelli  tempi,  cioè,  che  i  [Pontefici  fignoreggia- 
„  vano  in  Roma,  ma  con  poiefià  loro  conceduta  da  gì'lm- 
„  pcradori,  878  —  .  Nel  che  fi  diparte  da  gli  eruditi  Fran- 
„  cefi  ,  e  fegue  il  GoLdafto,  che  vien  chiamato  dal  'Pagi 
„  {an.  961,  n.  i.)  vir  Romana:  Ecclefìa  parum  aquus .  E 
„  perchè  quello  è  un  punto  di  fomma  importanza,  Itimia- 
„  mo  noltro  dovere  di  qui  riferire  la  fentenza  del  mede- 
„  limo  'Pagi,  adoprato  dal  Signor  Muratori  non  fempre 
M  fedelmente  per  follenere  le  lue  opinioni.  Ecco  le  di  lui 
„  parole  nel  luogo  citato:  Sicut  poft  renovationem  Imperii 
„  "Pontificis  Romani  fupremum  dominium  Urbis ,  Uncatus 

ex.  n    Ro~ 


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XX 


„  Romani,  ^  aitar tcm  dìttonmn  Ecclefìafticarum  in  Impe- 
„  ratorem  tranftnlerunt ,  refervato  fibi  dominio  utili:  ita 
M  5SJ  Joannes  XII.  Imperium  Romanum  iterum  renovans , 
„  eodem  /e  modo  geffit.  Su  premunì  ttaque  urbis,  ^  ditto- 
„  num  a  •'Pipino,  &  Carolo  M.  Ecclefìa  Rom.  conceffarum 
„  domtnium  penes  -Tontifices  fuit  :  donec  a  Troceribus  Ro~ 
„  manis  indt^ne  habiti  ,  Quieti,  ^  tranquilUtati  tam  fua, 
„  quam  Ecclcfia  confulere  volentes,  ®  eorum  temeritatem 
„  frano  aliqm  coerccre,  fupremum  Urbis,  T>ucatus  Ro- 
„  mani,  ^  Exarcatus  Ravennenfìs  domininni  in  Imperatores 
y,  tranftuleruvt ,  falva,  quam  fibi  Romani  premi ferant ,  fide, 
„  aliijqiie  qtiihujdam  juribns  fìbi  refervatis.  Tale  è  lempre 
„  illemimcnto  del  'Pagi.  Che  però  i'ticontratofi  all'anno  832. 
>,  («.  I  )  nelle  parole"  del  Continuatore  di  Paolo  Diacono; 
„  ^Pajchaiis  quoque  Apofìolicus  poteftatem ,  quam  prifci  Im- 
y,  peratores  bahuere,  ei  fuùer  'Popnliim  Romanum  concejjìt  : 
„  così' argomenta  :  ^tare  Imperatores  Francici  prater  de- 
y,  feiifìonem,  &  protedionem  Ecclefìa  ftipremo  dominio  in 
y,  urbe  potiti  funt  ex  concejjlone  'Fonti ficum  Romattorum  , 
,,  ad  quod  quorumdam  Romanorum  infolentia  eos  adegit  . 
„  E  alquanto  fotto  {num.  3.)  dopo  aver  riferito,  come  S. 
„  Pafquale  s'ebbe  a  difendere  da  una  grave  calunnia:  Qua- 
„  re  non  mirum ,  profegue ,  fi  fummi  'Pontifices  ad  fimtles 
y,  infolcntias  reprimendas ,  fupremum  1)rbis  dominium,  fal- 
y,  va ,  quam  Romani  fibi  promiferant ,  fide ,  /';/  Imperatores 
y,  tranjìulerint . 

«  Noi  non  intendiamo  qui  di  giuftitìcare  affatto  l'opi- 
nione del  Tagi,  biibgnofa  anch' ella  di  cenfura  :  polcia- 
chè  i  Pontefici  non  trasferirono  il  fupremo  dominio  ne- 
gli Auguili  :  ma  loro  il  comunicarono,  per  aver  braccio 
forte,  oltre  alla  legittima  fovrana  autorità:  in  guifa,  che 
fé  non  vi  folle  biiognato  il  terrore  delle  armi ,  niun  in- 
terelVe  vi  averebbero  avuto  gl'Imperadori.  Lodiamo  bensì 
il  'Pagi,  e  con  elfo  gli  eruditi  Francelì,  perchè  hanno  ri- 
conolciuta  negli  Auguiti  Latini  poteità  delegata,  non  af- 
..  foluta,  come  il  noltro  Annalilla  ;  efercÌ2Ìo  di  fovranità 
„  per  privilegio  Pontificio,  non  diritto  annello  alla  dignità. 
„  Ciò,  che  ci  è  forte  difpiaciuto,  è,  che  il  Signor  Mura- 
M  fori  all'anno  832.  nella  caufa  di  S.  Palquale,  in  cui  il 
yp  Tagi  replicatamente  conobbe  delegazione  di  potellà  negli 

w  Au>- 


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xxj 

„  Augufti,  così  c'infulta:    Chi  non  vede  nella  fofìanza  ,    e 

„  nel  maneggio  di  f ne  fio  fatto  la  fovranità  dell'  Imùeradore 

„  in  Roma.,   è  da   credere ^   che   abbia   ben    corta   la    l'ifia. 

„  Inoltre  parlando  all'  anno  967.  di   Ottone  il  Magm  ,    di 

„  cui,   oltre   al  detto  fopra  ,  così   parla   di   nuovo   il    'Pagi 

„  {num.   I.).-  Vides  Othonem.,  ftcuti  ante  eum  Carolum  Mar- 

yy  gnum^  ^  alias,  ftipremo  jtire  in  Rnmanos  a  Joanne  XIL. 

„  donatttm  fiiiffe  :  così  volgarizza  infedelmente   quella   fen/- 

,»  tenza  --:   Pruove,  dice  il  Padre  Tagi,  del  fuo    fuprerno 

,>  dominio  in  Roma,  efercitato  alla  guifa  de  i  Cuoi   prede- 

„.  ceilori  --.  Il  che  abbiamo  Itimato  ben  d'avvertire,  affin- 

„  che  non  redi   ingannato  il   Lettore,  quando  incontra  in 

„  quelli  Annali  l'altrui  autorità  in   lingua   volgare.    Anche 

„  all'anno  941.   fa  dire  a  Lintvrando  {lib.   f.  cap.   i.)  — : 

„  Non  aver  mai  il  Re  'Vgo  difmelTa   la   voglia,  né   dejjoila 

„  la    fperanza    di   acquillare  il  dominio   di   Roma^  o   fia   il 

„  Titolo,  e  la  corona   d'ìmperadore  de  i  Romani  -.   Ma 

„  Liutprando  non  dice  quello:  ecco  le  dì  lui  parole:  'l^go- 

„  ne  Rege  turpiter  exPulfo,  Alhericus,  ut  pr  a  fati  fumus,. 

y,  Romance    Civitatis^  Monarchiam    ohtinehat  .    ^tem    Rea 

„  Hugo  quotannis  graviter   opprimebat .  Né    poteva   dirlo-: 

,»  perchè  in  quelli  tempi  infelicilTimi  i  Signori  Romani  avear 

„  no  violentemente   ufurpata   la  Signoria  in    Roma,  e  altri 

„  negli  altri  Stati  della  Chiefa,  e  la  ritennero,  finché  il  nuo- 

„  vo  Carlo  M.  Ottone  I.  come  lì  è   detto,  fu  invitato  da 

„  Giovanni  XII.  a  venir  coU'eferciro  a  vendicar  Roma,  e 

„  gli  Stati  della  Chiefa  nell'antico  fupremo  dominio  de   i 

„  Pontefici,  come  puntualmente  efeguì,   con   rinnovare  le 

„  antiche  donazioni,  e  l'antico  poHelTo,  malgrado  del  Sig. 

„  Muratori  y  che  s'unifce  col   Goldafto  a  tacciar  di  falfo  il 

„  Diploma  in  molte  parti,  perchè   s'oppone  al  già  allérito 

,,,  da  lui . 

,,  Per  dare  un  faggio  dell'  armonia  grande  del  Sacer- 
„  dozio,  e  dell'Imperio,  quando  per  concelTion  del  legitti- 
„  mo  Sovrano  eiercitavano  gli  Augulli  fovranità  in  Roma, 
„  e  nello  Stato-  della  Chiefa,  fecondo  WTagi;  o  più  vera^ 
„  mente,  Iccondo  noi,  ambedue  d'accordo,  così  volendo 
„  il  Pontefice,  amminitlravano  gli  aftari  ;  balla  riflettere  alU 
„  ColHtuzione  di  Lattario,  dilli nta  in  nove  Capitoli  prell'o 
„  Oljìento  {^ColL  Rom.  T.  IL  f^ag.  io8.  cap.  i.  )  poco^  fe- 

y>  del- 


XXlj 

„  delraente    anche   efTa   volgarizzata  dal  Signor   Muratori 

„  l'ano.  814.  Eccone  le  Iteiì'e   parole:    Conjìituimus ^  ut   o- 

„  mnesy  qttt  fub  fpeciali  de f enfiane  'Domni   Apoftoltci  ^  feu 

„  iioftra  fuerint  fufceptiy  ittkpetrata   mv'tolabìliter  utantur 

y,  defenflone.  ^lod  fi  quis  in    quocumque  violare  frafum-^ 

-n  Jfjerit  y  fciaty  fé  periculum  vita  fua  iucurfurum .  Nam^ 

M&  hoc  decernimusy  ut  'Domno  Apojìolica  in  omnibus  jujì a 

,  fervetur  obedientia  ,  feu  Ducibus ,  fi^  Judicibus  fuis  ad 

y  jufìttiam faciendam .  11  i.  e  3.  Capo  riguardano  l'elezion 

,  de  i  Pontetìci,  e  fé  ne  parlerà  a  luo  luogo.  (Gap.  IV.) 

,  Volumus  etiam  ut  miffi  conftituantur  a  TDomno  Apofìoli- 

y  co  y   ^  a  nobisy  qui  annuatirn  nobis  renunctent ,  qualiter 

,,  fìngult   Uucesy  kè   Judices  juflitiam  populo  facianty  ^ 

y  quomodo    noftra    conftitutio  fervetur  .     'Decernimus    ita" 

,  qucy  ut  primum  omnes  clamoresy  qui  negligentia'Ducum.y 

,  aut  Judtcum  fuerint  y  ad  notitiam  "Domni  Apofìolici  re- 

y  feratitury  ut  flatim  aut  ipfe  per  fuos   nuntios   eofdem  e- 

y  mendari  faciat  y  aut  notificety   ut  legatione  a  nobis  dire- 

y  Ba  emendentur .  Nel  Gap.   \^  fi  dà  a  i  Ronìani  l'elezion 

,  d'una  legge  da  feguire,  e  fi  avvertono,  c\\q  fi  offende rint 

,  cantra  eamdemy  eidem  legi  y  quam  profìtebuntur y  difpafì- 

y  tione  T>amni  'Ponti ficisy  ^  noftra  omnimodis  fubjacebunt . 

y  Finalmente  ordina,  ut  omnis  homOy  fìcut  Tìei  gratiam  ^ 

i  noflram    habere  dcftderat ,   ita  pr/fìet    in    omnibus   obe- 

ì  dientiamy  atque  reverentiam  Romano  Pontifici .  Da  que- 

,  Ila  Gollituzione  ognun  vede,  che  l'Imperadore  dichiara^ 

,  to  Gollega  della  lovranità  dal  Pontefice  per  tenere  i  fud- 

>  diti  in  dovere,  dappertutto  manifelta  la  fuperiore  del  Pon- 

.»  tefice.  Ma   il   Sig.    Muratori   dice    che  —  da    quelle   or- 

^  dinazioni  rifulta  la  jignoria  de  i  Papi  in  Roma,  e  nel  luo 

,  Ducato,  ma  inlìeme  la  fuperiore  de  gli  Augulli  — .  E  vol- 

,  garizzando  il  quarto  Gapiiolo  al  folito  poco  fedelmente, 

,  tace  i  Minillri  da  deputarfi  dal   Pontefice,  e  tutto   attri- 

„  buifce  a  quelli  dell' Imperadore  — .  Vuole,  che  liano  de- 

yy  putati  de  i  Melfi  dall'lmperadore ,  che  ogni  anno  infor-- 

5,  mino  efiò  Augnilo,  come  (x  portino!  Giudici  neh' ammi- 

„  niilrazion  della  giullizia,  e  come  fia   ollèrvata    1'  Imperiai 

„  Gollituzione  — .  Con  quell'arte  gli   riulcirà  a  maraviglia 

„  di  far  credere  al  volgo  ciò,  che  tentò  di  perfuadere  a  i 

„i  Letterati  (</«  Antiqui.  Med.  Mvi  Diff.  1..  pag.  óf.)  coli* 

„  con- 


xxnj 

„  conclufione:  cert'?  non  eo  fupremo  jurcy  qmd  nunc  Apo- 
yy  ftalica  Sedes  exercet ,  &  in  perpetnum  exerceat  optan- 
„  dum  ejì :  e  che  non  feppe  hv  credere  ai  Giudici  diiap- 
„  paflìonati  nella  Tiena  Efpofizione  ^c. 

„  A  quella  lodevole  armonia  (ì  riferifcono  e  le  parole 
„  del  giuramento  d'Ottóne  Magno:  Et  in  Romana  Urbe 
„  nullum  placitum.,  aut  ordinationem  faciam  de  omnibus  , 
„  aua  ad  tCy  aut  ad  Romanos  pertinety  fine  tuo  confdio  : 
„  E  quelle  dell' Annalisa  Sartbne,  che  parla  di  Ottone  III. 
Habtto  cum  Romanis  T tacito  ,  quemdam  Crefcentium  , 
quia  priorem  'Papam  (Jo.  XV^)  injurits  ftepe  lacerave- 
raty  exilio  ftatuit  deportari^  fed  ad  preces  novi  Apofto- 
„  liei  omnia  illi  remtfit .  E  pure  il  Signor  Muratori  {an. 
„  961.  e  996.)  ne  teppe  cavar  nuovi  argomenti  di  Sovra- 
„  nità  aflbluta  ne  gli  Augulti  contro  il  Baronioy  e  il  di  lui 
„  Oitico,  che  non  ve  la  riconobber  tale.  Non  già  che  il 
„  Tagi  non  oll'ervafle  nella  vita  di  S.  Adalberto  :  Novus- 
„  Imperai  or  dat  Jura  populis,  dat  jura  novus  Vapai  ma 
„  faldo  nella  fua  opinione  di  Sovranità  delegata,  e  inlìeme 
„  ammirando,  che  fino  a  quei  tempi  avellerò  continuato  gli 
„  Augurti  in  tale  efercizio,  dice  (ann.  996.  n.  7.  ):  ^ae 
„  manifejle  oftendunty  Ottoncm  III.  ftcuti  <S  decefforesyfu- 
„  premum  dominium  in  'Vrbe  exercuijfey  quod  ufque  ad  no- 
„  fira  tempora  obfcurum  fuit .  Ma  prima  di  partire  dalla 
„  Colb'tuzione  di  Lattario y  vorremmo»  che  fi  avvertillero 
„  due  ingegnole  alterazioni ,  che  le  fon  date  dal  noltro  An- 
„  nalifta  .  Ciò  che  dichiara  il  primo  onore  nella  fovranità  de  i 
„  Pontetìci,  e  il  fecondo  in  quella  de  gli  Augulli,  cioè  che 
„  tutto  diiponga,  ordini,  e  decida  il  Ponterice,  e  fé  gli 
„  mancano  le  forze  per  farlo,  invochi  l'ajuto  dell'  Impera- 
„  dorè:  dal  Signor  Muratori  vien  chiamato  prima  ijìanza 
„  nelle  querele y  cioè  non  lupremo  diritto.  E  in  fecondo 
„  luogo  i  Duchi  nominati  nella  Collituzione  li  chiama  Go- 
„  vernatori  della  C/r^i:  venendo  in  tal  modo  a  follenere, 
che  le  Provincie  delle  donazioni  liana  infulEilcnti .  La 
medefima  dottrina  ripete  all'anno  918.  fpiegando  i  Con- 
„  foli,  e  Duchi,  che  s'  incontrano  nelle  carte  vecchie  —  r 
Probabilmente  Contoli,  egli  dice ,,  perchè  membra  del  Se- 
nato Romano,  il  quale  tuttavia  durava  ;  e  Duchi,  perchè 
„,  Governatori  di  qualche  Città  — .  Lattario  per  altro  dopo 

„  avet 


>» 


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XXJV 

„  aver  provveduto  nel  Capitolo  6.  della  fua  Coltituzione 
„  -allo  Stato  Ec  eie  Ila  Iti  co,  provvede  nel  iettimo  al  iuo  Re- 
„  gno  d'Italia  contìnante;  'lìepradatìones  in  confìnio  nojìro 
non  fiant .  E  quelli  confini,  benché  al  Signor  Muratori 
pajano  troppo  valli,  noi  tenghiamo  per  fermo,  che  lìano 
gli  ftefììdìrai  regnati  nella  donazione  di  Ottone  Magno , 
confermatoria  delle  più  antiche.  {Bar.  961.  n.  IV.  Ta^ 
„  gius  ibid.)  Cum  injula  Cor  fica.  TDeinde  in  Suriano^  de^ 
„  inde  in  Monte  Bardonis,  demde  in  Ber  ceto ,  exinde  in. 
„  Tarma  ì  deinde  in  Rhegio,  exinde  in  Mantua.,  atque  in 
„  Monte  Si/icisy  atque  Provincia  Venetiarutn,  &  IJìrin. 
„  Se  in  querto  gran  tratto  di  paelì  non  v'eran  Ducati,  e 
„  March<fiati,  farà  vero,  che  i  Duchi  eran  Governatori  di 
„  Città,  conve  ipfe  dixit . 

„  Ma  giacche  abbiam  nominata  la  Corfica,  la  quale  il 
„  Signor  Muratori,  collretto  all'ann.  807.  da  lettera  di  Leo- 
„  ne  IH.  confcila,  che  doveva  eder  comprefa  nelle  donazio- 
„  ni ,  ma  pretende  che  non  avelie  etietto  ;  iarà  bene  di  lom- 
„  minillrargli  documento  certo^  con  cui  provandoli  l'identi- 
^  tà  di  quella  parte  di  donazione  così  remota,  lì  venga  a 
„  conofcere,  che  qualllvoglia  cola,  che  s'incontri  in  carte, 
„  o  precetti,  o  Piaciti  ripugnante  alle  donazioni,  non  indi- 
„  ca  fallita  delle  medelìme,  ma  ulurpazione  altrui .  OiFervò 
„  egli  eruditamente  all'an.  8i8.  che—fin  lotto  Carlo  Magno 
„  per  maggior  licurezza  delle  Provincie  fituate  a  i  confini, 
„  furono  iltituiti  Uttiiiali,  che  ne  avellerò  cura,  chiamati 
„  perciò  Marchenli,  <j  Marcheli,  che  è  quanto  dire  culto- 
„  di  de  i  confini—.  Or  di  quelli  Marcheli  fin  l'anno  2>^6. 
y,  ultimo  di  Sergio  li.  n'era  uno  in  (Joriica,  cioè  il  Conte 
„  Adalberto  dipendente  dalla  Chiefa  Romana,  come  li  ha 
„  dal  celebre  Codice  Farneliano,  non  villo  dal  Signor  Mu- 
ratori.,  nella  vita  di  quello  Pontefice.  Hujus pr^fati  Ton- 
ti fìcis  tempore  y  quum  tfia  Je  ita  agerentur,  Adeìvertus 
Comes  vir  Jìrenuus .  Hic  quum  e  (Jet  Marcenjìs,  ££?  tutor 
Corfìcane  Infule.,  cognita  necejjltate  reipublue,  mifit  epi- 
flolam  Rome  continentem .  ^lod  multitudo  gentis  Sarace- 
norum  ad  xi.  millia  properantes  venir ent  cum  navibus 
LXXiii.  ubi  iiie{feHt  equi  T>.  &  quo d  fé  dicerent  Rome 
„  properare .  Et  adcertarent  liberare  beati  Tetri  Apoftolì^ 
^  'Pauli  thefauros  Ecclefiarum.  Et  fi  fieri  putuiffet  fip- 

„  forum 


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XXV 


„  forum  Apojìolortim  cor  por  a  Intro  inferrent  Roma,  ne  de 
„  tanta  falute  noftra  gens  nefandijjìma  paganornm  exultare 
„  potuiffet .  ^i^  m'tjja  eft  x.  die  Menfis  Aug.  Ind.  ix.  Que- 
llo e  iìmili  documenti  da  preferirli  fenza  dubbio  a  tante 
carte  di  Monalterj,  e  da  mandarfi  almeno  del  pari  con  tanti 
Placiti,  de  i  quali  è  ripieno  quello  Volume,  lì  oppongono 
alla  opinion  del  Goldajìo,  abbracciata  dal  Signor  Miira- 
„  tori  a  difpetto  del  Pagi  (961.  ».  4.)  per  tacciar  di  falfità 
„  la  donazione  di  Ottone,  come  lo  avea  fatto  già  nella  Tie- 
„  na  Efpofiz,ione  \sc.  alla  quale  qui   li  rimette. 

„  Ma  tornando  alla  grande  armonia  del  Sacerdozio, 
„  e  dell'Imperio;  il  Sig.  Muratori,  che  lodò  tanto  nel  line 
„  dell'anno  430.  tom.  3.  una  legge  di  Valentiniano  (/.  óB. 
„  /.  II.  tit.  30.  Cod.  Theod.)  a  •Pf/frÉ' Proconfole  d'Affri- 
„  ca,  in  cui  li  dichiara,  che  fai  va  la  riverenza  dovuta  alla 
„  fua  Maeltà,  non  ifdegna  di  litigar  co' privati  nel  medefi- 
„  mo  foro,  e  d'elfer  giudicato  colle  fleire  leggi;  fa  poi  le 
„  maraviglie,  che  il  Vicario  di  Crifto  in  fua  propria  reli- 
,,  denza  adduca  le  fue  ragioni  per  mezzo  del  luo  Avvoca- 
„  to,  e  lenta  quelle  della  parte  avvcrfa  in  pendenza  Eccle- 
„  lialtica,  conforme  alle  leggi  civili  e  cano:iiche,  e  li  lafcia 
„  ufcir  dalla  penna  quella  invettiva:  --  fé  dal  vedere,  che  i 
„  Minillri  imperiali  alzano  Tribunale  in  Roma,  e  nello  itef- 
„  lo  Palazzo  Lateranenfe,  e  ad  iiìanza  di  chi  li  pretende 
„  gravato,  chiamano  al  loro  giudizio  il  Pontefice  per  beni 
„  temporali,  e  proferifcono  fentenza ,  non  rifulti  chiaramen- 
„  te  il  dominio  fovrano ,  tuttavia  confervaro  in  Roma  da  gli 
„  Augulli,  io  ne  rimetto  la  decilione  a  chiunque  fa  protef- 
„  lione  d'amare  la  verità  in  Roma  Itclla,  con  credenza,  che 
„  ognuno  ivi  l'ami,  e  non  l'abborilca  ~.  Non  s'inganna  il 
„  big.  Giuratori  nella  fua  credenza,  che  in  Roma  s'ami  la 
„  verità,  perciò  Itimiamo  bene  difcoprire  la  talntà  di  quello 
„  periodo,  aftinché  chi  legge  non  relli  ingannato.  Il  Placi- 
„  to  da  lui  qui  riferito,  fu  pubblicato  dal  Mabillone  {An- 
„  nal.  Bened.  tom.  1.  Append.  n.  5'x.)  e  appartiene  all'an- 
„  no  819.  terzo  di  Papa  Gregorio  IV.  ellendo  Imperadori 
„  Lodovico  'Pio,  e  Lottarlo  ino  figliuolo,  il  quale  cinque 
„  anni  prima  avea  latta  la  Coltituzionc  fopra  riferita,  nel 
},  quarto  Gap.  della  quale  avea  Itabilito,  come  vedemmo,  ut 
„  JMiJJi  cottjtituantur  a  IJomno  Apojìoìico,  ^  a  nobis,  per 
Tom.  V.  d  „  la 


xxvj 

la  buona  ammìniftrazione  del  governo  ne  gli  Stati  Ponti- 
ficj.  Ora  X  Abate  di  Farfa  fi  pretendeva  gravato  da'San- 
ti  Pontefici  Adriano  I.  e  Leone  III.  quafi  che  gli  avefiero 
contro  ragione  occupiìte  alcune  poirellloni ,  e   diceva   di 
averne  Tempre  reclamato  fotto   Stefano  IV,    S.  Tafquale 
I.  ed  Eugenio  II.  fuccellbri  di  S.  Leone  III.  ma  non  elfer- 
gli  Hata  fatta  giullizia .  Era  dunque  neceflTario  fentir  le  par- 
ti per  venire  in  cognizione  del   vero:   nò   s'afpettava  ciò 
ad  altri,  che  a' Miniftri  Imperiali,  sì  perchè  aveano  la  cu- 
mulativa nel  governo   per  concefl^ion  de' Pontefici  ;   e   sì 
perchè  il  Pontefice  era  una  delle  parti.   Onde  Miffi  Im- 
periatesi che  erano  un  Vefcovo  ed  un  Conte,  intimato 
l'Abate  di  Farfa  nel  Sacro    Palazzo  Apollolico,   ivi   alla 
prefenza  del  Sommo  Pontefice  Gregorio  IV.  a  (ìmiglianza 
delle  Congregazioni  moderne  coram  SanBiJ/ìmo,  fentiro- 
no  le  ragioni  de' Monaci,  e  quelle  della  S.  Sede  prodot- 
te da  un  Avvocato  di  quei,  che  oggi  fi  chiamano  Concì- 
ftoriali ,  il  quale  chiamavafi  anch'  elTo  Gregorio  :  Refìdentibus 
nobis,  parole  chiarifllme  del  Phcho,  ibidem  in  Judicio  in 
'Palatio  Lateranenfì  in  prafentia  TJomtii  Gregorii  Tapa^ 
^  una  Jlmul  nobifcum  aderant  Leo  Epifcopus,^  Biblio- 
thecarius  S.R.  E.  Theodor us  EpifcopuSy  Sirinus  'Primice- 
rius t'Theophila^ius  Nominculator ^Gregorius filins Mercu- 
rii,  Petrus  T>us  de  Ravenna  ^c.  Fu  il  primo  l'Abate  a  di- 
chiarar le  fue  pretenfioni:  e  allora  i  Minillri  con  fomma  ri- 
verenza fentiron  le  ragioni  di  S.  Chiefa  dal  di  lei  Avvo- 
,  cato:  Ta/ia  audientes  prafente  T)ornno  Apo  fio  lieo  ^  inter- 
I  rogavimus  Advocatum  ipjìus  Tìomni  Apojìolici  S.  R.  E. 
,  nomine  Gregorium,  quid  exinde  dicere  "joluijfet .  Quelli 
,  tacciò  di  falfo  le  pretenfioni;  onde  l'Abate  produfiTe  Icrit- 
,  ture  e  atteftati,  che  moflero  altercazione  tra  l'Avvocato 
,  e  l'Abate,  e  fu  differita  la  Congregazione  ad  altro  giorno. 
„  Radunata  eflTa  di  nuovo  nelle  medefime  forme,  tut- 
,  ti  quei  che  difendevano  la  parte  dell'Abate,   prefero   il 
giuramento,  o  vero  o  falfo,  fu' Sacri  Evangelj,  e   allora 
,  finalmente  giudicarono  i  Minifiri,  che  l'Avvocato  Ponti- 
,  ficio  cedefle  al  poflelfo  di  ciò,  che  pretendeva   l'Abate. 
,  Ma  la  Sovranità  pretefa  queOa  volta  ebbe  poca  fortuna  :per- 
,  che  V  h.v\ocAlo  facere  noluit ,   e   il   Pontefice   fprezzò   il 
,  loro  giudizio,  con  dire,  che  l'avrebbero  diicorfa  coll'Ira- 

„  pera- 


XXV IJ 

„  peradore .  Ipfe  Tìomnns  Apoflolicus  d'txìt ,  noftro  judìcìo 
„  Je  minime  credere  ,  nfq  tic  dura  in  pnejentia  Domiti  hn- 
„  peratoris  nobifcum  fìmul  veniret  :  il  che  però  non  feguì 
„  mai,  e  l'Abate  redo  fconrento.  Laonde  i  Miniftri  Impe- 
„  fiali  s'ebbero  a  contentar  d'una  protetta  ftipulata  e  fo- 
„  fcritta  da  loro  fteffi,  e  da  tutti  quei  del  partito  di  Far- 
„  fa,  affinchè  quello  Giudicato  illuforio  non  pregiudicafTe 
„  alle  pretenlloni  de' Monaci  in  avvenire.  Si  legga,  e  fi  ri- 
„  legga  il  Placito,  non  fi  troverà  né  alzato  Tribunale,  nò 
„  chiamato  in  giudizio  il  Pontefice,  nò  proferita  fentenza 
„  definitiva. 

„  Della  {Iella  natura  è  l'altro  Placito,  tenuto  nel  Pa- 
„  lazzo  V^aticano  l'anno  855.  contro  Graziano  Superiila, 
„  calunniato  come  reo  di  lefa  maefià  preflb  Lodovico  II.  Nò 
„  fi  ricava  da  eiFo  la  Sovranità  de  gì'  Imper adori  di  quei 
„  tempi  in  Roma  Jìcfa^  e  nel  fuo  'Ducato^  come  pretende 
„  il  Signor  Muratori,  illruito  ^z}iX Eccardo  e  dal  Tagiy  il 
„  quale  per  altro  dice  folamente  dominio  urbis,  non  nel 
„  Ducato  Romano.  Perciocché  AnajìaJiOy  che  lo  riferifce, 
„  non  lo  rapprefenta  per  un  giudizio  di  Sovrano,  ma  per 
„  un  confellb,  o  AlTemblea,  in  cui  fedeva  inficme  coU'lm- 
„  peradore  il  S.  Pontefice  Leone  IV.  co'fuoi  Palatini  e  altri 
„  nobili  Romani,  e  Franzefi:  Ipfe  Imperator  cum  SanBif- 
„  /Imo  Leone  Tontifice  omnibus  Romanis  Troceribus  pari^ 
„  ter,  ^  optimis  Francis  in  domo,  quam  bon.  mem.  Leo 
„  ///.  Tapa  juxta  Ecclefiam  beati  'Tetri  Apojìoli  fecerat 
„  fedentibus  'Tlacitum  habuit  ^c.  Né  altrimenti  poteva  fe- 
„  guire:  mentre  benché  Lottario  ancor  vivellé,  non  avendo 
„  terminata  la  fua  incoltantifiima  vita,  fé  non  a' x8.  di  Set- 
„  tembre  di  quefl'  anno  ;  1'  Imperador  ,  che  tenne  il  Pia- 
„  cito  nella  caufa  di  Graziano,  era  Lodovico  II.  riipettofo 
„  a' Pontefici,  e  alla  Chiefa ,  fino  ad  eilérii  umiliato  al  mc- 
„  delimo  Palatino  Gra-ziano  Superiila,  per  falvar  la  vita  al 
„  Calunniatore .  Imperator  a  Gratiano  multa ,  ^  humili 
„  fupplicatione  petivit,  come  attella  Anaflafio,  il  quale  lolo 
„  ci  fomminiltra  quella  notizia.  Ed  è  notabile,  che  il  Signor 
„  Muratori  così  lento  a  creder  le  difoneilà  del  Secolo  De- 
„  cimo,  quando  alcun  altro  Scrittore  non  s'unifce  con  Liut- 
»  prando,  come  all'anno  938.  e  che  fuppone  Anajiafìo  male 
M  informato  de' fatti,  come  vedemmo;  prelli  poi  ad  amen- 
ti „  due 


xxvuj 

„  due  quefti  Scrittori  tutta  la  fede,  quando  gli  fembra,  che 
„  foftengano  la  fua  opinione  contro  la  Sovranità  de'Romani 
„  Pontetici  :  mentre  la  vuol  pallata  da  gli  Auguiti  Greci  ne' 
„  Latini.  Noi  però,  che  amiamo  la  verità  in  Roma;  e  per- 
„  ciò  negammo  a  gli  eruditi  Franzefi,  e  in  fpccie  al  'Pagi, 
„  la  pretefa  traslazione  di  Sovranità  ne  gli  Augufti  Caroli- 
„  ni ,  fatta  da  gli  lleflì  Pontefici,  e  dimoltrammo,  aver  que- 
„  Iti  comunicata  con  quelli 'la  flelfa  Sovranità,  per  tenere  a 
„  freno  i  fudditi  fovente  infedeli,  e  arditi,  col  terrore  delle 
„  armi,  non  dobbiamo  qui  tralafciar  d'avvertire,  che  fotto 
„  rimperador  Lottarlo,  ribelle  non  meno  al  padre,  che 
„  alla  Chiela,  non  fi  mantenne  quell'armonia  dell'Imperio, 
„  e  del  Sacerdozio,  che  fu  {labilità  da' primi  anni  con  Eh- 
„  genio  II.  ma  pretefe  l'Imperadore  di  ftender  la  mano,  e 
„  su  gli  ftati  della  Chiefa,  e  full' autorità  del  Pontefice,  co- 
„  me  moftra  chiaramente  il  Baronia,  non  ripugnando  il  Pagi 
„  all'anno  836.  e  nemmeno  il  S:g.  Muratori;  febben  fup- 
„  pone  che  gl'Imperadori  ufalfero  del  lor  diritto. 

„  Per  la  qua!  cofa  alcuni  lineamenti,  che  li  veggona 
„  nella  teffitura  della  riferita  calunnia,  parrebbe,  che  h\o- 
„  rilìero  l'opinione  del  Signor  Muratori,  fé  non  ^\  riHet- 
„  tede  attentamente,  e  alla  primiera  coadocta  degli  Augu- 
„  Hi,  e  alla  potteriore,  ricominciata  lealmente  da  Lodovica 
,y  II.  In  fatti  ivi  {\  legge:  ^lia  Franci  nihil  nobis  boni  fa^ 
„  ciunt ,  vel  adjutorium  prabent ,  fed  magis  qu£  noftra  flint  > 
„  violenter  toUunt .  ^luare  non  advocamiis  Gracos  cum  eis. 
„  faedus  pacis  componentes ,  le  Francorum  gentem  de  nojtro 
„  regno,  13  dominatione  expellimusì  Dalle  quali  parole,  ben- 
^,  che  fi  comprenda  chiaramente,  che  in  Roma  li  conofceva. 
„  il  Regno  e  la  Signoria  della  Chiefa,  chiamata  altrove  Res- 
„  publica,.  Q  facra  Respnblica;  nondimeno  fi  comprende 
„  altresì,  che  vi  erano  dappertutto  i  Franchi,  lenza  averfi 
„  indizio  ,  che  vi  folTer  pofti  di  confenfo  del  Pontefice  . 
„  Inoltre  nel  Congrelìb  o  Placito  dice  il  calunniatore:  Iftc 
y,  Gratianus  habuit  mecurn  confdiiim  hanc  Romanam  ter- 
„  ram  de  vejtra  t  oliere  poteftate ,  IS  Gracis  t  rader  e  illam . 
„  Il  che  quantunque  riguardi  e  l'Imperadore,  e  'l  Ponrefi- 
„  ce:  contuttociò  coir  immaginazione,  che  l'Imperador  folle 
„  il  Sovrano,  a  lui  folo  potrebbefi  riferire,  come  fa  il  Sig. 
„  Muratori,  chQ  fempre  più  figurandofi  di  penfare  e  fcriver 

«  gin- 


XXJX 

„  giuflo,  dice  all'anno  891.  che  Formofo  quando  fati  alla 
Cattedra  di  S.  Tietro  trovò  gtà  creato  Imperador  de" 
\\  Romani  Guido,  cioè  chi  in  quefti  tempi  efercitava  gtu- 
„  rifdizione  Sovrana  in  Roma  Jìeffa,  e  negli  altri  Jiati 
,y  della  Chiefa  Romana. 

„  Non  paiTarono  moki  anni,  clie  i  Baroni  Romani,  i 
,,  quali  erano  Itati  tenuti  in  freno  da'  Pontefici  per  mezzo 
',  de  gli  Augulti,  fcoiFero  audacemente  il  giogo,  ed  ulur- 
„  patoli  il  Principato  non  rispettarono  più  il  Papa,  nò  gli 
„  lafciarono  per  38.  anni  crear  verun  Augufto.  Non  può 
„  qui  il  Signor  Muratori  continuar  la  Sovranità  Imperiale: 
',  onde  lì  contenta  di  rappelLir  la  già  decaduta.  Da  che 
„/£•/•  la  morte,  egli  dice  all'an.  9x5-.  deW  Imperador  Be- 
,,  rengario  Roma  rejtò  fenza  Imperadore,  cioè  fenza  quel 
„  fretto,  in  cui  la  tenevano  gli  Augufii  Sovrani,  governa- 
„  ta  fola  da  'Papa  Giovanni,  ma  in  tempi,  che  non  fi  ave-- 
„  va  queir  ubbidienza,  e  rif petto  dal  Senato,  e  Topo  lo  Ro- 
„  mano,  che  fi  conveniva  a  t  Pontefici,  i  quali  pure  erano 
„  veri  e  legittimi  padroni  di  quella  Città ,  del  fino  T^uca- 
„  to,  e  d' altri  faefl.  Maria  foprannominata  Maro  zia ,  che 
„  fecondo  Liutprando,  coli'  impudicizia  fua  avea  già  forma- 
„  to  un  grojfo  partito  do  fuoi  adei"enti,  s' impadroni  della 
„  Mole  Adriana,  e  in  tal  guifa  continuò  a  far  da  padrona 

„  di  Roma dava  da  fare   al  Tapa    Giovanni   X. 

„  che  chiaanò  Vgo  Marche  fé,  e  'Duca  di  Trovenza,  e  le 
„  fe^ce  Re  d'Italia  ©r.  A  quell'antica  Sovranità  Augufta  , 
„  che  qui  rammenta,  porta  egli  medefimo  un  argomento 
„  contrario  all'an.  95x.  mentre  racconta  coli' autorità  di  Fro- 
,,  doardo,  come  Ottone  Re  di  Germania  venuto  in  Italia', 
„  e  fpofata  Adelaide  da  Pavia  legationem  J^ro  fufceptione 
„  fui  Ronsam  dirigit ,  qua  non  obtenta,  cum  uxore  in  fua 
„  regreditur .  (Tal  repulfa,  s'immagina,  che  la  dettaffe  al 
„  Pontefice  Agapito  11.  questi!,  che  allor  governava,  o  per 
„  meglio  dir,  tiranneggiava  in  Roma,  cioè  Alberico  fìgVmoì 
„  di  M aro  zi  a) .  Che.  le  Roma  s'era  mantenuta  fenza  il  pre- 
„  cefo  Sovrano  31.  anni;  evenuta  l'occafionedi  crear  l'Im- 
„  peradore,  in  Roma  medelìma  non  s'accetta;  ognun  ve- 
„  de,  che  il  Sovrano  era  il  Pontefice,  e  tale  lo  vede  negli 
,,  Atti  pubblici  anche  il  Signor  Muratori,  febbene  coftan- 
„  te  nella  fua  opinione  dice,  che  Albericoiafciava  a  i  Ro- 

„  mani 


XXX 


„  mani  Totitefici  f  onore  d' ejffer  nominati  ne  gli  Atti  puh- 
„  blici ,  come  fé  foffero  eglino  i  padroni  di  Roma  e  del  fuo 
„  'Ducato.  E  appena  (95-4.  e  9)6.)  riconofce  in  Ottavia- 
„  no  figliuol  ài  Alberico^  che  fu  Giovanni  XII.  il  dominio 
„  fpirituale,  e  temporale,  fubordinato  però  ad  un  Sovrano 
„  ideale;  conforme  fé  ne  dichiara  all'ann.  966,  quando  era 
„  già  Imperadore  Ottone  Magno;  perciocché  condannando 
„  la  ribellion  de' Romani,  che  avean  cacciato  in  elilio  Gio- 
„  vanni  XIII.  dice,  che  fi  ufurparon  l' autorità  tempora- 
„  le,  di  cui  erano  da  gran  tempo  giuftamente  in  pofefo  i 
„  Romani  ^Pontefici ,  ^  /'  ardir  loro  feriva  anche  /'  Impera- 
„  dor  loro  Sovrano.  E  in  quello  linguaggio  parla  coftante- 
„  mente  in  tutto  il  Tomo,  come  li  può  veder  all' an.  998. 
„  onde  fino  al  Secolo  Undecimo,  vuole  gì' Imperadori  So- 
„  vrani  di  Roma    ilellk  e  del  Ducato. 

„  Peggio  anche  del  Ducato  Romano  tratta  l'Efarcato 
„  di  Ravenna:  mentre  ivi  concede  almeno  il  dominio  uti- 
„  le  a' Pontefici;  ma  nell'Efarcato  a  poco  a  poco  toglie  lo- 
„  ro  anche  quello.  Degno  è  d'olìervarfi,  che  accorda,  non 
„  volendo,  a  S.  Chieia  una  prefcrizion  centenaria,  fenza 
„  attender  la  prima  Donazione  di  Tippino.  Perciocché  la 
„  Donazione  di  Carlo,  che  conferma  la  più  antica,  appar- 
„  tiene  all'  an.  774.  Ora  il  Sig.  Muratori,  che  esaminate 
„  all'an.  783.  alcune  lettere  del  Codice  Carolino,  cioè  la 
„  68,  75-5  e  84.  conobbe  e  confefsò  ,  che  Adriano  vi  efer- 
„  citava  giurisdizione  temporale,  convinto  all'an.  875.  da 
„  lettera  di  Giovanni  Vili,  all' Imperadrice  Angilberga  : 
„  Adunque,  die' egli,  i  Minijfri  della  S.  Sede  comandava- 
,;  no  in  Ravenna  ;  giacche  prejfo  di  loro  Jìavano  le  Chiavi 
„  di  quella  Città.  Niente  di  più  s'alpetti  il  lettore  in  van- 
„  laggio  della  S.  Sede .  Se  poi  brama  faper  la  condotta  del 
„  nottro  Annalisa  in  tutto  il  Secolo  Decimo;  é  necell'ario, 
„  eh' ei  fi  rammenti  di  ciò,  che  IcrifiTe  altrove  in  tal  parti- 
„  colare,  poiché  non  fa  qui  altro,  che  volgarizzarlo  e  dige- 
„  rirlo  lecondo  l'ordine  de' tempi:  An  fubfequutis  tempo- 
„  ribus  effe  perrexerit  Exarchatus  Ravenna  in  piena  ditio- 
„  ne' Romanorum  "Tontificum;  an  potius  cum  Italico  Regno 
„  deinde  cunjunEtus  fuerit,quodve  jus  in  eamregionem  exer- 
„  cuerint  olim  Imperatores ,  ac  Italia  Reges ,  hac  jam  ex- 
„  pendi  in  pleniOri  expofìtione  jnrium  Cafareorum  ac  Efte.i- 

„  fium 


XXJfj 

„  pum  hi  Comaclum  .  Et  praterquam  q ito d  multa  funt  ^  qua 
„  perfuadeant ,  excidi  (fé  per  plura  fecula  Romanam  Eccte- 
„  flam   e  pojfejjione   ac   dominatione   Exarchatus  ^   ne  fatis 
„  quidem  compertum  babemus^  quibus  olim  pa&is^  &  con- 
„  ventionibus  'Pipinus  &  Caro/us  Magnus  ipfum  Exarcba- 
„  tum  Romanis  'Pontificibus  concejferint  :  certe  non  eo  fu*- 
„  premo  jure  &c.  {Ti e  AnÉtf.  Med.  jEvì^  dijf.  i. pag.  65-.) 
„  Co'.Tiincia  dall' an.  911.  in  tempo  del  Vecchio  Impe- 
„  rador  Berengario  ^  appoggiandofi  a  un  Placito  tenuto   in 
„  Ravenna  dall' Arcivefcovo,  e  da  Olderico  Vaffallo  e  MeiFo 
„  deli'lmperadore:  e  dice,  che  tal  Placito  ~  può  far  cono- 
„  fcere,  che  in  quelli  tempi  in   Ravenna  e   nel  fuo  Ef«r- 
,,  cato  efib  Augiifto  efercitava  giurisdizione,  e  Signoria;  né 
„  apparifce,  che  ivi  i  Romani  Pontefici  rltenelFero  il  tem- 
„  perai  dominio  — .  fi  Pagi  Tempre  feguiro  dal  Sig.  Mura- 
ci tori^  fuorché  quando  favorifce  la  S.  Sede,  faviamente  di- 
„  moltra,  fenza  lafciarfi  fviar  da  congetture  fallaci  in  genere 
),  di  fatti:  Reges  Italia  nnllum  jus  neque  in  1)rbem,  ne- 
i,  que  in  'Ducatum  Romanum^  neque  in  Exarchatum   Ra- 
ti vennenfem  habuiffe:   ideoque  qua  ipfì  ufurpaveranty-Ec- 
j,  cleJÌ£  R.  rejtitnta ,  ®  donationes  a  Pipino  ^  Carolo  Ma- 
„  gno  faólas  ab  Ottone  confirmatas  fuijfe  (967.  nu.\.)  Ma 
«,  il  Sig.  Muratori  dopo  averci,  in   conferma  della  fenten- 
„  za  del  Pagi,  additati  i   Re  d'Italia  ìnvafori,  cioè'U^*?, 
5j  Lottarlo,  e  Berengario,  agggiugne  in  quanto  all'Efarca- 
»  to,  che  lo  Jìcjfo  Ottone  ne  avea  ritenuto  anch'  egli  fin  qui 
„  (96z.)   oltre  al  Sovrano,  Futile  dominio.   Onde   parreb- 
„  be,  che  voleflé  anch'egli  partirfi,  come  il  'P^^i,  dall' opi- 
„  nion  del  Goldafto .  Ma  dopo  foli  anni  otto  un  Placito  lo 
„  rimette  fui  luo  mal  cominciato  fentiero.  Legge  nel  Pia- 
,j  cito,  aver  Ottone  fabbricato  in  Ravenna  un  Vsà&zzo:  on- 
„  de  ne  arguifce,   eh'  egli  avefTe   non  filo  il  diretto  e  Sc- 
„  vrano  dominio,  ma  anche   l'utile   di  Ravenna,  e  del  fio 
„  Efircato,  (  an.  970.)  Da  quello,  e  altri  indizj  di  domi- 
„  nio,  dice  aver  più  volte  dubitato,  fé  fuffilta  la  donazio- 
„  ne  à' Ottone  in  ordine  all' lifarcato ;  ma,   ioggiugne,  non 
„  ho  apfai  lumi  per  poter  ben  decidere  quefto  punto.  De'bar- 
),  lumi  peróne  va  trovando  qualcuno .  Gli  Atti  logori  d'un 
5,  Concilio  di  Ravenna  gli  conlervano  il  Veicovo  di  Parma 
„  con  preten/ìoni  fopra  alcuni  beni  nel  Bolognefie   ex  inve- 
ii Jìitu- 


XXXlj 

^^  jìiturìs  Magni  Ottonìs .  Onde  fubito  afferma:  //  che  fa 
„  intendere  il  dominio  d'Ottone  neW  Efarcato .  Imbrowlian- 
„  doli  poi  con  altro  documento  ,  dice  una  proporzione,  non 
„  da  Ittorico:  Tuo  ejfere^  che  fojfe  in  dìfputa  la  Signoria 
.„  di  Ravenna  fra  il  Romano  Pontefice ,  e  /'  Imperadore 
„  {an.  978.) 

„  Contuttociò  ,  quafi  z\m  aveffe  avuto  lume  badante 

„  per  decidere,  e  le  lue  dubbiezze  follerò  argomenti  certi, 

,,  tratti  da  incontrallabili  verità,  anche  qui ,  co  ne  aveva  fatto 

„  nella   Tiena   Efpofizione  ^c.  recita   dal  fuo   Diploma  di 

„  convenzione  tra    Ottone  II.  e  Alemmo   Doge  di  Venezia 

„iquerte  parole.  Hi  funt  ex  noftro  fcilicct  jnre,    Tapien- 

-ty  fesy  Mediolanenfes  f  Cremonenfes  ^  Ferrarienfes  ^  Raven- 

„  natesy  Cornac lenfes ,    Ariminenfes^   'Tifaurenfes,    Cefena- 

„  tenfes^  Fanenfes,  Senogallienfes,  Anconenfes^  Humanen- 

„  T^j,  Firme n fé s  ^   G?  Tinnenfes.,  Fcronenfes ,  Gavellenfcs  ^ 

„  Vicentinenfesy    Monte filicenfes  ,   Paduanenfes ^    Tervifia- 

4,  nenfesy  Cenetenfes ^  Forojulienfes y  IJìrienfes,^  cunófi  in 

„  nofìro   Italico    Regno  .   Quindi   ne   trae   tal   confeguenza 

«  («an.  983.)   --  Perciocché   egli   non  difUngue   punto   dal 

„  redo  delle  Città  del  Regno  Ravenna,   Ferrara,   Comac- 

9,  chio  &c.  Segno  e  ch'erano  in   quelli    tempi   incorporate 

3,  nel  Regno  d'Italia,  nò  fullillere,  che  Ottone  I.  Augufto 

„  avelie  rellituitol' Efarcato  a' Papi,  ed  aver  egli  perciò  fab- 

„  bricato  il  palazzo  &c.  --  Qui  anche   noi  congetturiamo, 

„  che  il  Lettore  richiamerà  ciò,  che  dilli?  il  Sig.  Muratori 

„  all'anno    806.  contro  un   fuo  chiarilTimo   Emulo:  —  Che 

„  a' tempi  di  Clemente  VII.  Papa  ci  follerò  perfone,  che  fi 

«  figuralfcro  comprefe  nel!' Efarcato  di  Ravenna,  donato  al- 

„  la  S.  Sede,  le  Città  di  Modena,  Reggio,  Parma,  e  Pia- 

„  cenza,  fi  può  perdonare  alla  fcarfa   erudizione    d'allora  . 

„  Ma  è  bene  una  vergogna,  che  ne' tempi  nollri,  tempi  di 

„  tanta  luce  per  l'erudizione,  perfona  abbia  ofato  di  voler 

ì3  follenere  quella  pretcniìone,  con  impugnare  la  verità  co- 

„  nofciuta   ~.    Indi   rammenteralfi   avere  il   Sig.    Muratori 

„  accordato  a' Romani  Pontefici  all'an.  808.  l'utile  lìgnoril 

„  dominio  dell' Efarcato,  da  cui  due  anni  prima  s'era  con- 

„  tentato    di   levarne  il    folo   Ducato  di   Spoleti ,    e  di    re- 

„  flringerne  alquanto  i  confini:   rammenterafii   altresì,   che 

n  l'aver  Carlo  Magno  riconofciute   nel  fuo   tettamento  tra 

le 


»> 


XXX IIJ 

„  le  li.  Metropoli  del  fuo  Regno,  le  cinque  fole,  che  al- 
„  lora  erano  in  Italia,  cioè  Roma,  Ravenna,  Milano,  Ci- 
„  vidal  del  Friuli,  e  Grado,  gli  fervi  d'argomento  per  fo- 
„  (tener  l'alto  Dominio  Imperiale,  non  già  per  incorporarle 
„  nel  Regno  d'Italia.  Onde  non  potrà  non  ammirare,  come 
„  dopo  la  dichiaraiione  di  non  aver  lumi  ballanti  per  de- 
ciderne, e  dopo  ellerfì  appoggiato  a  deboliliime  conget- 
ture; full' iltabile  fondamento  d' un  Diploma,  che  dichiara 
i  confini  a' V'eneziani ,  itabilifca  lo  fmembramcnto  dall' E- 
farcato  da  gli  itati  della  Chicia. 

„  Molto  più  ammirerà  l'ultima  pruova,  da  lui  addot- 
„  ta,  come  evidente,  cioè  un  Placito  tenuto  in  Ravenna 
„  l'an.  990.  jnjjìotie  TDoìnne  Tbeopbane  Imperatrìcis  ^  con 
„  farvi  iopra  quelta  poco  plaulibile  ritlefìione  —,  Un  tale 
„  alto  finilce  di  chiarire,  che  l'Eiarcato  di  Ravenna,  non 
„  fo  fé  per  qualche  accordo  feguito  co  i  Romani  Ponte- 
„  fìci,  o  per  altre  ragioni,  era  divenuto  parte  del  Regno 
„  d'Italia,  e  che  da  gran  tempo  non  n'erano  più  in  polìelfo 
„  i  Romani  Pontehci  — .  Eppure  dopo  ellerii  valuto  d'ar- 
„  gomenti  tanto  facili  a  rigettarli  ;  come  le  avelfe  vinta  la 
„  caufa,  fino  intuita  la  S.  bede  :  mentre,  all' an.  998.  avcn- 
,,  do  raccontato  come  Ottone  111.  con  luo  Diploma  dato 
„  in  Ravenna,  confermò  a' Canonici  di  Ferrara  i  privilegi, 
„  con  imporre  a' trasgrcllori  cento  libbre  da  pagarti  medie- 
V,  tatem  Camera  nojtra,  ^  medietatem  pr/edictis  Canoni- 
„  f/j;  così  chiude  il  periodo:  e  non  già  alla  Camera  Ton- 
„  ti/jcia.  Intercalare  ulato  anche  all'  an.  8zi.  per  foltener, 
„  che  Spoleti  apparteneva  al  Regno  d'Italia,  contro  l'auto- 
„  rità  delle  lettere  à''  Adriano  a  Carlo  Alagno  ^  che  fecero 
„  dire  al  Tagi  (an.  774.  num.  i.),  che  Carlo  donationi  a 
„  ''Pipino  patre  fafla  fuperaddidit  'Ducatum  dumtaxat  Spo- 
„  letanum . 

„  Inoltre  congetturiamo,  che  il  lettore  farà  iftanza  al 
„  Sig.  Muratori^  aftinché  dichiari  per  qual  titolo  preferifce 
„  qualche  fuo  bel  "Placito.,  loggetto  a  mille  circoltanze  di 
„  perfone,  e  di  tempi,  alla  donazione  chiariiTima,  e  certif- 
„  lima  di  Ottone  Magno ^  conlervata  originale  in  Caftel  S, 
„  Angelo,  della  quale  lon  due  fedeìilfime  copie  nella  Biblio- 
„  teca  Vaticana,  ville  e  confiderate  dal  Card.  Baronia,  il 
„  quale  con  piena  approvazione  del  Tagi  la  inlerì  negli 
Tom.  V.  e  j,  An- 


XTXJV 

„  Annali  (p^i.  n.  3.);  e  (limiamo,  che  il  tnedefimo  lettore 
„  in  tanto,  a  quallìfia  delle  di  lui  congetture,  aiìinchè  non 
„  (i  prendano  per  buona,  moneta ^  opporrà  quelle  poche  pa- 
„  foie;  Ofnnia  fwpsrius  nominata  ita,  ad  vejtram  partem 
„  fer  hoc  nojìra-  coniirmationìs.  paButn  rohoramus^  ut  in 
„  -vcfiro  permaneant  jure^  principarn^  atopue  ditione  ^  l§  nc- 
„  que  a  nobis y  neque  a  fuccejjoribus  nojiris  per  quodlibet 
,y  argumentumy  five  machinattonem  y  in  quacun que  parte  ve- 
ìy  ftra  poteftas  immìnnatHr^  aut  a  vobir  inde  altquid  fub- 
„  traoatnry  de  fuprafcriptis  njideliret  prvvinciis y  urhibns^^ 
„  civitatibus,  oppidis\,  cajtris ,  vtcttlisy  infidi s^  territoriis  y 
„  atque  patrimoniisy  necnon  ^  pen fionibus  ^  atque  ccn^bus\ 
yy  Ita  Ut  neqne  vos  ea  faffuri  JìmuFy  neque  quibuslibet    ea 

>>  f^cere  volentthns  confentiamnr  ... .  .  uos  in  qnantur» 

»>  pojfumus,  defenfìres  e  fé  teft'atmir:  ad  hoc  ut  ea  m  illiiis 
„  dittane  ad  utendHniy  S?  fruendum^  atque  di fpoitendnm  fi^~ 
,y  mìter  'vaLcavt  obtineti  .  Le  quali  poche  parole,.»  ben 
„  conliderarle,  diltruggono  tutto  il  gran  travaglio  della  metà 
„  del  Quarto  Volume,  e  di  tutto  il  Quinto  di  quelli  Au- 
„  nali.  Perciò  il  Sig.  Muratori  abbandonando  la  lua  fida 
„  fcorta,  cioè  Antonio  'Pa'^iy  s'è  attaccato  all'Autor  delle 
„  Collituzioni  Imperiali,  che  ha  tacciata  di  fallita  la  dona- 
„  zione;  fenza  temere,  che  alcuno  gli  adatti  quel  medefi- 
•,,  minimo  Elogio,  che  fa  il  -Pa^i  al  Goldaila  da  lui  feguì- 
M,  to:  Vir  Romana  Ecclefìte  parum  tequns  Imperium  Ro- 
„  manunty  quale  a  Tontificibus  Rotnanis  renovatum  male 
„  pajjìm  defìgim-vit  {an.  ^6z.  n.  x.) 

„  Porle  ancora,  fenza  ch'egli  imitalTe  così  appaflìona- 
„  tamente  il  Goldaftoy  da  taluno  anche  de' più  periti  nell'an- 
„  tica  difciplfna,  farebbe  creduto  vtr  parum  aqnus  R.  E. 
>,  quando  parla  del  Sacro  Collegio  de'Cardinali.  E  in  fatti,, 
„  che  i  Titoli  o  Chfefe  Titolari  di  Roma  foll'er  chiamate 
„  indillintamenre  Parrocchie,  e  Diocefi,  lo  infegna  Anafta- 
yy  fio  Bibliotecario y.Q  fi  ricava  dalle  lettere  de  gli  amichi 
„  Pontefici:  fìccnme  ancora  da'Concilj,  e  da  gli  antichi  do- 
M  cumcnti  s'apprende,  che  anche  le  Cattedrali  ebbero  i  me- 
„.  defimi  due  nomi.  Ma  che  l  Preti,  e  Diaconi  Cardinali  , 
5r  che  componevano  il  Clero  Romano,  tenuto  in  tanta  fli- 
»  ma  da' Papi  ne' primi  fccoH,  e  che  dopo  moltiplicato  il 
t>  Clero ,,  chiamaronfì  il  Corpo,  della  Chiela.  Romana ,  dei 

.     v»  qua- 


fi 
ti 

fi 

si 
a 

5» 


XXXV 

quale  folo  doveafi  eleggere  il  Pontefice,  abbiano  avuto  miì 
predo  gli  anticlii,  e  moderni  Scrittori  il  nome  di  Parro- 
chi;  niuno  mai  lo  ha  detto.  Eppure  il  Sig.  Muratori  chia- 
ma all'an.  483.  S.. Felice  III.  Tarroco  del  Titolo  di  Fa- 
fcioU:  e  all'an.  868.  dice,  che  Adriano  II.  avea  rimelR) 
in    grazia   della   b.   Sede    queir  Anaftafio    Tarroco^   0    fta 
Cardinale  di    S.  Marcello,  falfamcnte   da  luì    creduto  in 
quello  luogo  il  Bibliotecario,  e  rettamente  ilimato  diver- 
fo  dal  Bibliotecario  all'an,  85-3.,  e  che  fu  deporto   da  S. 
Leone  Z^'.,  per  eflere  llato  lungi  dalla  fua  Chiefa  cinque 
ann-i.  Allo  (Iciro  an.'gjj.  ripete  ciò,  che  già  Icrille  {Antiq. 
hai.   dif.  6<.),  che  il  in  Roma,  che  in  Ravenna,  Mila- 
no, Napoli,  ed  altre  Città  chiamavano  nel  Nono  Secolo 
Cardinali,  quei  che  tran  veri  e proprj  Tarrocbi  di  qual- 
che  Chiefa  Tarrochiale,  e    'Diaconi^  cioè  -veriy  e  prof>rJ 
Rettori  di  qualche  '^Diaconia.,  0  fia  Spedale.   Dice   poi, 
che  eian  tenuti  in  gran  reputaziprte  o^Vit^  T -arrochì  e  'Z)m- 
coni  6\  R'otna.  E  rirleitendo,  che  detto  Anafiafìo  fu   in- 
vitato al  Concilio  di  tre  Velcovi  deputati,  così  conchiu- 
de:  //  che  fa   vedere,  in   che  pregio  fojfe  Allora   la   di- 
gnità  de" l'arrochì   di   Roma,  che  andò  fempre  pia  cre- 
Jce^tdo  fino  allo  Jflendore,  in  cui  ^ggi  fi  mira   V  orditi^ 
,,  Cardia ali-z,io . 

^,  Che  nel  titolàrio,  e  laclle  velli  i  Preti,  e  Diaconi 
^'Cardinali  hano  andati  lerapre  più  crefcendo  dopo  il  No- 
„  no  Secolo,  è  verillìmo.  Ma  che  non  debbano  a  verun  pat- 
„  to  paragonarfi  co'Parrochi  di  Ravenna  &c.,  lo  dimollra 
^  k  liella  loro  iitituzione  fìtta  da  S.  Cleto  nel  principio  della 
^  Chi  eia  d'ordine  di  S.  "Pietro  iBede;!imo:  mentre  i  15-.  Pre- 
,',ii<  che' poco  dopo  ebbero  da  S,  .Evarifto  altrettanti  Ti- 
„  toli,  o  liane  Diocefi,  o  Parrocchie  fiorirono  più  di  due 
„  Secoli,  prima  che  s'illituiilér  Parrocchie  ;  ed  eiiendo  nelle 
„  fuddette  Città  la  fola  Cattedrale,  era  in  Roma  quello  no- 
„  bile  Collegio,  il  quale  un  Secolo  intero  prima,  che  fia 
„  conoici-uto  dal  Sig.  Muratori  ancor  nafcente,  era  ambito 
,-,  da  gli  llcllì  \  efcovì .  Onde  bifognò  proibir  loro  nel  Con- 
„  cilio  di  Stefano  III.  tal  prefunzionc:  fi  qitis  ex  Eptfco- 
„  pis,  vel  'Presbyteris,  vel  Monachis ,  aut  ex  Laici s  con- 
T,  tra  Canonum,  ^  San^orum  Tatrum  Jìatuta  prorumpens, 
fi  in  gradiim  major um  S.  R.  E.,  idejì  'Presbyteroriim  Car- 

e  1,  „  dina- 


Sì 
« 

il 

)i 
V 
n 


xxxvj 

„  dinaliumy  &  T)ìaconornm  ire  praftimpferìt  ^c.  (  Toll. 
,,  Rom.  fag.  163.)  Ma  tornando  al  punto  principale,  da  cui 
„  (ìamo  alquanto  dilungati;  dal  palazzo  fabbricato  fuor  di 
„  Kavcnna  per  foggiorno  de  gli  Auguiti,  e  dagli  altri  due, 
„  o  tre  debolillìmi  indizj  di  luppolìa  giurisdizione,  a  noi 
„  lembra,  che  le  opinioni,  e  le  congetture  del  Sig.  Mu- 
„  ratort^  in  ordine  e  all'alto  dominio,  e  all'utile  degli  Au- 
,,  gulti  nell'Efarcato,  vengano  anzi  delufe,  che  ajutate,  e 
„  così  crediamo,  che  debba  parere  a  chiunque  ania  la  ve- 
„  rifa.  Solpendiamo  l'altro  capo,  cioè  il  pretefo  diritto  hn- 
«  periale  nel  confermar  l'elezione  de' Romani  Pontetici ,  ad 
„  altro  meie:  giacché  ci  fiamo  necellariamente  troppo  dilteli 
„  lui  primo. 

Non  tìnifce  qui  il  Cenfore  di  queflo  Tomo  V.  Egli  an- 
cora nel  Mefe  di  Luglio  profegue  a  confutare,  quanto  ha 
creduto  fcritto  in  elio  Tomo  inconfìderatamente  dal  Mura- 
tijriy  e  così  dice  all'Artic.  XXI.  pag,  209. 
-  „  li  metodo  da  noi  necellariamcate  tenuto  nel  riferire 
„  il  primo  de' due  capi,  intorno  a' quali  dicemmo,  che  fi 
„  aggiravano  gli  argomenti,  e  le  opinioni  del  nollro  erudi- 
„  tillimo  Annalirta,  contro  il  legittimo  Sovrano  dominio  de* 
„  Romani  Pontetici,  ci  obbligò  a  foverchia  lunghezza  .  E 
>,  oltre  a  ciò  fermatici  a  confidcrar  le  due  principali  bigno- 
},  rie,  cioè  il  Ducato  Romano  con  la  llefla  Roma,  non.com- 
„  prefa  nelle  antiche  Donazioni  del  Re  Pippino,  e  di  CàHo 
„  Magno,  perchè  foggetta  per  altro  titolo  al  Ponieiice;  e 
„  l'Efarcato  di  Ravenna  prima  e  mallìma  porzione  di  elle 
„  donazioni;  delle  altre  Signorie  minori,  che  li  contengono 
„  nelle  medclime,  ne  parlammo  appena  di  palio,  e  lenza 
„  molto  impegno;  tanta  imprellìonc  ci  fece, il  nuovo  filie- 
„  ma  del  Sig.  Muratori^  al  quale  dovemmo  opporre  quel 
>,  de'Franzeli,  e  tra  clli  quello  del  Critico  "Pagit  come  più 
„  tollerabile  del  nuovo.  Un  folo  argomento  ci  rincrelce 
„  d'avere  omclfo,  cioè  quello  d'inferir  dalle  chiavi  della 
„  ConfefTione  di  S.  Pietro,  efibizionc  di  dominio:  ficcome 
„  una  loia  delle  Signorie  minori  ci  duole  di  aver  tralaicia- 
„  ta,  cioè  quella  del  Regno  oggi  di  Napoli,  e  allora  diltin- 
„  to  in  più  Principati,  de' quali  molti  ne  furon  donati  da 
„  Ottone  Magno  al  Romano  Pontefice.  Che  però  prima  di 
1,  venire  all'altro  capo,  cioè  al  pretefo  Imperiai  diritto  nel 

„  con- 


XXXVlj 

„  confermar  l'elezione  de' Pontefici,  è  neceflario  di  breve- 
„  mente  erporre  e  la  fallita  di  elio  argomento,  e  ciò,  che 
„  fente  il  Sig.  Muratori  contro  la  manifeOa  fentenza  del 
„  Diploma  di  Ottone,  in  cui  lì  confermano  le  antiche,  e  fi 
„  regillrano  le  nuove  Signorie  co' loro  giuiti  titoli,  o  d'an- 
„  tico  pollellb,  o  d'antica  Donazione,  o  ancora  di  più  mo- 
„  derna . 

„  Quanto  all'argomento,  con  cui  pretende  il  Sig.  Mu- 
„  ratori  di  follenere  il  Dominio  fupremo  di  Carlo  Magno 
in  Roma  contro  il  Ta<i't  {  an.  789.  e  j^6.)j  lo  prende 
egli  dalla  lettera  di  S.  Gregorio  IH.  a  Carlo  Martello  Mag- 
giordomo di  Francia.  CLaves  Ccnfejjìon'ts  B.  Tetri y  quas 
vobis  AT)  REGNVM  direximus  (  Bar.  740.  nu.  io. 
„  Cod.  Car.  I.  Conc.  Lab.  tom.  vi.  pag.  1472.)  Se  egli  fa- 
„  celle  la  forza  nelle  fole  ch'avi ,  gli  avrebbe  già  pienameri- 
„  te  rifporto  il  Card.  Baronio  (796.  n.  16.)  .•  Hic  tu  rideas 
„  opus  efti  Leti  or  y  no-vatorum  deltria,'  dmn  quamlibet  oc- 
„  cafìonem  captantes .,  per  claves  ex  legum  prafcrìpto  tra- 
„  dunt  Carolum  in  poffejjlonem  immijfum  Rom.  Écclefia  . 
„  Ma  dichiarandofi  a  lettere  majufcole ,  qual  e  fecondo  lui 
„  la  virtù  delle  chiavi  della  confellìone,  o  fepolcro  di  S.  Pie- 
„  tro;  noi  non  llaremo  a  moftrare  coU'autoriià  di  S.  Grego- 
„  rio  Magno  {lib.  i.  Ep.  47.  lib.  7.  Ep.  34.  ^  117-);  chfi 
„  quelle  chiavi  erano  una  fanta  Reliquia,  la  quale  coltuma- 
„  vano  i  Pontefici  di  mandare  a'  Re,  e  Signori  grandi  ,  e 
„  anche  a'Vefcovi  molto  remoti.  Accenneremo  bensì  col 
„  Continuatore  di  Fredegario ,  che  le  chiavi  mandate  a 
„  Callo  Martello  erano  della  fteifa  natura:  Eo  tempore  bis 
„  a  Roma  B.  'Papa  Gregorius,  claves  venerandi  fepulcri 
>,  cnm  vuiculis  B.  Tetri.,  ^  muneribus  magnis,  ^  tnfini- 
„  tis  legationem.,  cfuod  antea  nullis  auditis .,  aut  vifìs  tem- 
„  poribus  fuit .,  memorato  Trincipi  deftinavit  {Tagtus  740. 
„  nu.  4.).  Tali  anche  furon  quelle,  che  mandò  Sant' Adria- 
„  no  al  Re  Carlo,  come  lo  manifclla  egli  medefimo  nella 
„  celebre  lettera  lui  culto  delle  l'acre  Immagini,  fpiegandonc 
„  con  S.  Gregorio  la  loro  fpiritual  virtù,  confiftente  nella 
,,  limatura  delle  catene  inferitavi  :  ^t  qtiod  ejus  collum  li- 
„  gavit  ad  martyrium.,  hoc  veftrum  ab  omnibus  peccatis 
„  folvat  (  Condì.  Lab.  ubi  fup.  ) 


» 


Cer- 


Xxxviij 

„  Certa  cofa  è,  che  fé  il  Sig.  Muratori  avefTe  con- 
,  fultato  il  Sig.  Gcntilotti,  che  in  altre  occaiìoni  lo  ha  fa- 
,  vorito  {Script.  Rer.  hai.)-,  non  avrebbe  fatto  inveltire 
,  il  Maggiordomo  di  Francia  della  Signoria  di  Roma  con 
,  una  Reliquia.  Poiché  avrebbe  faputo,  che  nel  Codice  Ca*- 
,  rotino  Originale  non  fi  legge  a-d  Regnum,  ma  bensì  ad 
Rogum.,  che  in  quei  tempi  barbari  valeva,  quanto  pre-^ 
ces,  o  deprecatio  ^  come  oiléfva  il  Ducange  nel  Glof- 
fario  ,  apportando  elempj  di  Giovanni  Diacono  nella 
Cronica  dei  V'cicovi  Napoletani  ,  di  varie  carte  prello 
r  Ughelli  ,  dei  Cartulario  Cal'aurienfe  ,  e  delle  Formu^ 
le  precariarnm  .  E  nello  fteiì'o  Codice  Carolino  Ep. 
Lxxxvm.  fi  trova  replicata  quella  frale;  mentre  S.  Adrìa^ 
no  feri  ve  al  Re  Carlo  :  Jn/kper  ^  fer  Attonem  'DiacO" 
num.,  ipfo  nobis  pellicente^  rogum  emifmius,  ut  penitus 
etim  ducptn  confsqucnter  Jiijctpercmus  .  K  il  vero,  che 
nell'edizione  del  Ci  reitero  ii  legge  rognm^  il  che  fece 
credere  al  Du-Cange  ellere  qucìte  due  voci  indiiierentr. 
Rogam  in  ambedue  i  luoghi  del  Codice  lelfc  anche  il 
Lambecio,  perchè  non  ravvisò,  che  ivi  il  Codice  era  l'Ia- 
to corretto,  come  ravvifotlo  il  Sig.  Getttil&tti.  Noi  fa- 
remmo un  torto  grandiflimo  agli  Eruditi,  e  mancherem- 
mo alla  dovuta  gratitudine  verlo  l'Emin.  Sig.  Card.  Pal'- 
(ionei,  la  cui  mt-rcè  polliamo  dar  conto  minutiMimo  d<i 
detto  Codice,  fé  non  ne  epilogaflimo  qui  la  (taria  a  be- 
nefìzio comune,  giacché  il  Sig.  Muratori  colle  lue  M<v- 
julcule  fuor  di  tempo,  e  fuor  di  ragione,  ce  ne  d;ì  moit- 
vo  ;  il  che  non  aveva  fatto  c?ol  diitribaire  a  'ìi^o  talento  le 
lettere  del  Codice  in  q-ueito  o  in  quell'anno,  libertà  prela 
anche  da  altri,  e  che  prenderà  Hi  in  avvenire,  le  non  le 
li  opporrà  un  argine  di  retta,  e  chiara  Cronologia:  por- 
che oltre  alla  indicibil  tralcuraggine  del  Collettore  di  efìe, 
vi  è  una  confusone  inellricabile  fenza  un  fommo  e  rigo- 
fòfo  efame  della  llória,  che  in  elfe  contienlì. 

„  Comprende  il  Codice  Carolin<i  <^i).  lettere  ,  fcritte 
tiitre  a' Principi,  e  Re  di  Francia •  nello  fpazio  di  5-0.  an- 
ni dal  740.  al  791..,  da' Romani  Pontefici  (toltene  due  fole) 
S.  Gregorio  III.,  S.  Zaccaria,  Stefairo  II.  S.  Paolo  I., 
Coltantino  Sciimatico,  Stefano  HI.  e  S.  Adriano.  Furono 
elle  raccolte  l'anno  791.  d'  ordine  di  Carlo ^  che  fu   poi 

„  Im- 


\ 


XXXjX 

„  Imperadore:  €  perciò  chiamafi  Codice  Carolino  ,  ed  è 
„  quello  ilello  Codice  membranaceo  di  98,  fogli ,  il  quale 
„  confervafi  nella  Biblioteca  di  Vienna.  Da  quello  Codice, 
„  come  da  fonte  fon  derivate  tutte  quelle  lettere  Pontitì- 
„  eie;  febhene  tra  le  prime  nove,  fé  ne  trovano  fette  prelfo 
„  il  Cardinal  Baronio,  e  prello  i  Centuriatori,  che  delle  al- 
„  tre  non  n'ebbero  le  non  la  memoria,  o  il  fommario.  Tre 
„  Valentuomini  tutti  Bibliotecarj  Cefarei,  Tegnagelioy  Lam~ 
„  becìoy  e  Gentilotti^  impiegarono  la  loro  indullria  nelFela- 
5,  me  di  elfo  Codice  Origin.ile.  Il  primo  per  tellimonianza 
„  inJuhitna  del  Sig.  Gev.tthttìy  variò,  inferì,  aggiunfe  la 
„  margine,  e  iino  r?fe  Qon  troppa  libertà  alcuna  cola  di  sì 
preziofo  documento,  e  tale  lo  trafcrilfe  al  Padre  Giaco- 
mo Gretfi-re,  il  quale  pub.blicollo  in  Ingoltlad  Pan.  1613., 
unica,  e  rarilTima  edizione,  che  ha  fervito  a  i  Collettori 
de'Conciij,  e  a  gli  Scrittori  Ecclelìaltici  d'un  grande  aju- 
„  to  ;  benché  nata  da  fonte  impuro.  Tentò  il  Lambecìo  di 
„  ripurgvxrla,  collazionandola  diligentemente  colf  originale  , 
„  e  ne  fece  una  feconda  edizione  in  fol.  in  Vienna  bellilH- 
„  ma,  e  corretcidima  ;  ma  nemmeno  quella  corrifponde  al 
Codice  originale,  perchè  non  ne  contiene  i  difetti.  Oltre 
a  ciò  avendola  egli  desinata  per  principio  d'  una  grand' 
opera  intitolata  Syvtagma.  reru-n  Germanicarum,  la  qua- 
le, nò  da  elfo,  né  dal  di  lui  fucceilore  Nefelto  fu  con- 
tinuata, n'è  avvenuto,  che  quella  feconda  edizione  im- 
perfetta, rimanga  inedita,  alFicurandoci  il  Sig.  Gentilottì^ 
,  che  appena  qualche  efemplare  pervenne  in  altrui  mano  : 
fecunkiC  Ixiijus  editionis  paucijjima-  exemph  extare  fcio . 
Finalmente  il  medeiimo  Sig..   Gentilottì  ne   intrapreie,  e 


,,.  a  ciò  avendola  egli  desinata  per  principio  d'  una   araw^' 

J> 
»> 

5> 

) 

5> 

„  felicemente  ultimò  una  collazione  efattilllma  coH'edizio- 
„  ne  Gretferiana,  notando  minutamente  ogni  benché  meno- 
„  milfima  variazione  del  Codice  membranaceo  ,  indicando 
„  le  correzioni >  e  le  aggiunte  del  Tegnagelìo  si  dentro,  che 
„  in  margine,  e  fino  avvertendo  qualliha  minuzia  di  mano 
„  poilerfore  allo  Scrittor  del  Codice.  Onde  in  quanto  al 
„  tello  puro,  e  lincerò  niente  vi  reità  da   delidcrare  .. 

„  Or  quello  inellimabil  teforo,  cioè  quanto  luccefliva- 
„.  mente  operarono  i  tre  chiarillìmd  Bibliotecarj  Cefarei, 
„  tutto  polFiede,  e  conferva  nella  iua  invidiabile  vaililFima 
Biblioteca  l'Emin.  Sig-  Cardin.  Palfionei,.  il  quale,  con 

„  quel- 


» 


XL 


quella  fìngoLir  beneficenza,  con  cui  fomminiflra  a  chiun- 
que può  e  la  valerfene,  i  fonti  puri  e  (inceri   delle   ma- 
terie gravi,  e  unii,  Ipeciaimente  alla  S.  Sede,  ri  tutto  ha 
conHdato  in  nollra  mano.  Di  quella   celebre  Biblioteca, 
dal  Sig.  Cardinale  con  tinillimo  dilcernimento   nello  fpa- 
zio  di  l'opra  40.  anni  formata   in  varie   Città   d' europa  , 
non  può  lenza  ammirazione  parlarcene.   Tanta  e  sì  lira- 
ordinaria  copia  di  Libri  olièrilce  agli  occhj  di  tutti  la  no- 
biltà, e  grandezza  dell'animo  di  b.   E.  Ma  gli  uomini  di 
rara  Letteratura  nella  mohiplicità  di  tanti  libri,  che  più 
non  fi  trovano,  conol'cono  il   lommo,  e  non   mai    inter- 
rotto lludio,  e  diligenza  in  cercargli  ;  gli  amatori  de  gli 
lludj  profondi  nel  gran  numero  di  quelli,  che  trattano  di 
,  materie  fingolari,  pellegrine,  e  noviliime,  ravvilano  la  de- 
,  licatezza   del  guilo  ;  nelF  univerlale  Iceltezza  di  tutti,  of- 
,  lervano  l'intelligenza  dell' illullre  Raccoglitore  di  sì  pre- 
,  ziofo  teforo  ;  e  finalmente  quelli,  che  lono  prattici  in  ma- 
,  tcria  di  libri,   nel  Compleiio  di  tanti  pregj  di  quella   ra- 
,  rillìma  Biblioteca,  vedono  l'impoHibiHtà  di  formarne  pre- 
,  feniemcntc  una  fimile.  Fino  da  3S.  anni  indietro,   quan- 
,  do  non  era  a  quel  grado  di  perfezione,  al   quale   è  Itam 
,  dopo  condotta,  ne  parlò  in   quelli  termini  l'inligne   Bc- 
,  nedettino  D.  Bernardo  di  Montfaucon  (  -PaU-ogr.  Gr.  lib. 
,  4.  cap.   if.)-'  '^rima'Tabula  fpecimina  feptem  exbihet  ex 
,  Bìbliotheca  111.  nobifqiie  amicijjìmi  viri  'Dominici  '^PaJJiO- 
,  nei:  qui  annos   vigintiqnatuor  vtx   emenjus ^    incredìbili 
,  fiilget  rerum  ^  dijciplinarumque  notitia^  gvctcis^    latinif- 
,  que  literis  apprimc  eruditus^  Btbliothecamque  numerojam 
,   MSS.^  editornmque   exemplarium  comparavit,    Itbrorum 
dele6lu  cum  paucis  numerandam .    Literatorum  commodis 
fic  advigilans^  ut  qua  vel  penes  fé  habet  ^  vel  amicorum 
ope  nancifci  poteji,  quibufvis  iiteraria  rei  opcrarn  danti- 
bus  nec  rogatus  ojferat.  Del  rello  tutto  ciò  che  riguarda 
il  Codice  Carolino  con  altri  preziofillimi  Documenti,  me- 
dita S.  E.  di  darlo  in  luce  per   comun  difinganno  in  van- 
taggio della  S.  Sede  col  titolo:  Codex  donationutn  S.  R. 
E.  notis  Chronologicis  ^  ^  Hiftoricis  illajìratus .  E  le  le 
occupazioni  continue  del  Miniiterio,  che  il  Sig.  Cardinale 
follicne,  non  gli  permetteranno  di  efeguire  sì  nobil  dile- 
guo, li  è  dichiarato  di  voler  confidare  alla  nollra  debo- 

v>  lezza 


XL) 

„  ie^^^.  anche  quefla  infigne,  e  per  tutti  i  capi  utiliiTìma 
„  Raccolta,  a  benefìzio  del  pubblico.  PafTiamo  ora  alla  Si- 
„  gnoria  del  Regno  di  Napoli. 

„  Si  dichiarò  il  Sig.    Muratori^  fin   dall'anno   800.    in 
„  cui  annodò  il  Greco  Imperio  col  Latino,  che  gli  Augulli 
„  (rreci  —  in  Italia  non  fecero  più  gran  figura,  e  lolamente 
„  andarono  ritenendo  il  dominio  in   Napoli,   ed   in  alcune 
„  Città  della  Calabria  — .  Allìcurò  tal  dominio  tre  anni  dopo 
„  col  fupporto  accordo  tra  Carlo  Magno  ,  e   gli    Ambafcia- 
„  tori  di  Rice  foro  coW  uti  pojjidetis  ^  di   cui   parlammo    nel 
„  mele  di  Maggio:  e  tale  vuol  che  lia(i   mantenuto  nel   Se- 
„  colo  Decimo.   Afferma  ail'an.  944.—  che   durava   in   Na- 
„  poli  la  Sovranità  de  i  Greci  Augulii,  ed  effere  (lato  allora 
„  Principe,  e  Duca  di  quella  illuttre  Città  Giovanni  col  fi- 
„  gliuolo  Marino  creato  anch'elio  Duca.  ~  Adopra  in  prova 
„  di  ciò  l'autorità  della  Cronica  di  S.  Vincenzo  di  Voltur- 
„  no;  e  perciò  non  crediamo,  che  tino  a  detto  tempo  vorrà 
„  alcuno  contraltare  ai  Greci  il  lungo  poUcilò  di  quel  Du- 
„  cato.  Crediamo  bensì,  che  niuno  vorrà  accordare   al  Si- 
„  gnor  A/«rtf/-or/ la  prctefa  continuazione  di  polFelFo,  dopo 
„  che  Ottone  Magno ^  debellati  i  Greci,  ne    fece   la    dona- 
„  zione  a  S.  Tietroy  e  a  Giovanni  XII.  di  lui  Succellore; 
„  dichiarando  ciò,  ch'era  d'antico  dominio,  e  ciò  che  con- 
,,  cede  di  nuovo:  Item  in  ''Partibus  Campania  Soram y  Ar- 
,-,  ces.,  Aquimim.,  Arpinum.,  'Theanum.,   ®   Capuam,   necnon 
„  patrìmonia  ad  potejìatem    tS   ditionem    vejìram  pertinen- 
„  ria,  Jìcuti   ejì  patrimonium   Beneventanum,    ^  patrimo- 
„  ntum  Neapolitanum-,  ^patrimonium  Calabria  fuperioris ^ 
,,  S>  inferioris .  Tìe  Civitate  aiitem  Neapolitana  cum    Ca- 
„  (tello  ^  Territoriis  ^  finibus  S>  tnfulis  fuis  ftbi  perti- 
„  nentibus .,  Jlcut  ad  eajdem   refpicere   videntury   nec    (Di- 
ploma Henrici  I.  rede  legic  necnon)  patrimonium  Sicilia 
fi  ''Deus  noftris  illud  tradiderit  manibus .  Simili  modo  Ct- 
vitatem  Cajetam,  ®  Fundum  cum  omnibus  earum  perti- 
ncntiis .  La  qual  Donazione  vien  confermata  da  S.  Errico 
l'anno  1014.  quali  colle  (lefle  parole. 

„  Crediamo  inoltre,  che  niuno   accetterà  le   difficoltà 

„  (altrove  le  chiama  fallita  col  Goldatto)  ch'ei,  richiamando 

„  la  fua  ^/?w/r  Efpofizione  èJr.,  va  ricercando  nel   diploma 

„  di  Of^o«é' anno  yói.  —  Fra  l'altre  cole,  egli  dice,  li  veg- 

Tom.  V.  /  »i  gono 


xuj 

„  gono  ivi  confermate  a  S.  Tietro  le  Provincie  della  Ve- 
„  nez'a,  e  dell' Irtria,  e  tutto  il  Ducato  Spoletano,  e  Be- 
„  nevcncano,  e  la  Città  di  Napoli,  per  tacere  d'altri  paelì , 
V  che  per  l' addietro  non  rnai  furono  dipendenti  nel  tempo- 
„  rale  dal  Romano  Pontefice,  ed  erano  governati  da  Prin- 
„  cipi,  V'allaili  de  gl'Imperadori  d'Occidente,  o  de  i  Re 
„  d'Italia,  o  pure  de  gli  Augulli  Greci,  e  feguirarono  ad 
„  ellere  tali  --.  Perciocché  da  quei  paelì,  che  il  Sig.  Mu- 
„  ratori  efprime,  ciafcuno  argomenterà  la  natura  di  quei 
„  che  tace.  Le  due  Provincie  della  Venezia,  e  dell'lllria, 
„  benché  prelfo  Anadafìo  Self.  318.  fiaito  con  manifelto  er- 
„  voxQ  e{yYe\\Q  atque  Trovhicias  Venetìarutn  ^  ^  Hijìriam% 
»  nel  Diploma  di  Ottone^  e  in  quello  di  Errico  vi  fanno 
,,  figura  di  confini  ;  Exinde  in  "Tarma ^  deinde  in  Regio ^ 
„  ex  inde  in  Manina  y  atqne  in  Monte  Sikcis  ^  atqtie  'Vro- 
„  viuciaVenetiaruniy^  Iftria^  o  come  legge  il  Cod.  V  at. 
„  pubblicato  dall' Ulufiriflirao  Giorgi  {Baron.  tom.  13.  fag. 
„  6x9.)  atque  Trovincia  Venetiarum  Heiftria .  Dopo  la 
„  qual  defcrizione  del  confini,  fi  riprende  il  filo  della  do- 
„  nazione  di  Carlo  Magno  ivi  confermata  :  Necnon  £y  cun- 
„  óinm  T>ucatnm  Spoletanum,  feu  Beneventanum  &c.  in  or- 
„  dine  al  Ducato  Beneventano,  comprefo  nella  donazione 
„  CaroUna,  ognuno  avrà  più  fede  al  Pagi  {an.-j%j.n.  j.^/eq.)^ 
„  vedendone  la  conferma  nel  Diploma  di  Ottone,  che  alle 
„  oppofizioni  dell'Autor  delle  Coitituzioni  Imperiali,  e  del 
„  Signor  Muratori,  non  fortenute ,  che  dalla  loro  opinio- 
V,  ne.  il  fimilc  accaderà  della  Città  di  Napoli,  e  del  patri- 
„  monio  di  Sicilia  ifpecialmente  in  vedendo  con  quanta  iinr 
„  cerità  fi  dichiara  l'Imperadore,  allorché  ingrandifce  del 
„  proprio  lo  fiato  Pontificio:  Offerimtts  ....  de  proprio  no- 
„  Jìro  regno  civitates  ^  oppida  cufn  pifcariis  fuis ,  ideft  Rea- 
»  tem,  A'tiiternum,  Fiirconern,  Nnrfiam,  Balvam  ^  Mar- 
»  Jiw.  E  forfè  farà  taluno  a  fomigliantc  opinione  quella  corta 
„.  rilpolta  del  medefimo  Pagi  (an.  ^6z.  num.  i.):  Vana 
„  JMit  omnes  rafiunculie  a  Goldafto  in  medium  addutlay 
„  nec  ampliori  confutatione  indigeni.  Ma  veniamo  al  pre- 
„  tefo  diritto  Imperiale  di  confermar  l'Elezione  del  Ponte- 
„  fice. 

„  Si  vede  eflTo  da  prima  chiamato  con  giufio  titolo  pre- 
„  teìtjioue.  Imperiale  :  ma  poi.  dopo,  toltane  una  fola»  occa.- 

„  fione 


Xliij 

„  fìone  {an.  SS^.)»!"  cui  appellafi  qua^  un  diritta  di  So- 
„  vranità^  fi  trova  fempre  col  nome  allbluto  di  diritto  Itn- 
„  periale:e  quel  eh' è  più  notabile,  lì  vuol  cominciato  coli' 
„  Imperio  medeiimo.  Che  però  alle  parole  dell' Ailronomo 
„  nella  Vita  di  Lodovico  Tio'.  pramifit  tamen  legatioTienti 
„  qua  fut>er  ordìnatione  ejtts  Imperatori  fatisfaceret ,  rife- 
„  rite  dal  "Pagi  in  altro  fenlb,  dà  il  Signor  Muratori  quella 
„  interpretazione  all'anno  8i6. -- Parole,  che  indicano  già 
„  nata  in  Lodovico  Augnjto  la  pretenfione,  che  non  s' avelie 
a  confacrare  il  Papa  liletto  lenza  il  confentimento  fuo  --. 
Onde  viene  a  far  nafcere  infieme  coli' imperio  tal  preten- 
fione.  Perciocché  l' Ailronomo  parla  di  Stefano  IV.  im- 
mediato Succelfor  di  S.  Leone ^  rinnovatore  dell'Imperio 
„  di  Occidente.  Nò  è  già  quella  una  nollra  congettura.  Egli 
„  medefimo  ci  fcopre  il  fuo  animo  all'anno  feguente  difcor- 
j,  reti  dola  su  gli  Annali  Laurelameniì,  quando  parlano  della 
„  gran  renitenza  di  S.  Tafquale  nell' accettare  il  Pontinca- 
,-,  to.  Ecco  le  parole  degli  Annali:  Cui  (Steph.  JV.)  Ta- 
,-,  fcbaits  Jucceffor  eìettus ,  pojì  completam  folenniter  orai- 
„  nationem  fuam ,  ^  munera ,  &  excu/atoriam  Imperialem 
„  mifit  Epijìolam  ^  in  qua  fibi  non  fòlum  nolenti  ^  /ed  etiam 
„  plurimum  renitenti  -fontifìcatus  honorem  velitti  impa5lum 
„  afeverat .  Le  quali  additandoci,  che  il  Pontetice  non 
„  icrilie,  fé  non  dopo  la  confacrazione,  chiaramente  efclu- 
y,  dono  ogni  confenlo,  e  dimoltrano,  che  la  lettera  era  offi- 
„  ciofa,e  corrifpondente  alla  grandiilima  armonia,  che  paf- 
„  fa^a  allora  tra  il  Sacerdozio,  e  l'Imperio.  Or  fentiamo  ilf 
„  Signor  Muratori .  —  Quella  lettera  di  fcufa  d'ellere  fiata 
„  confacrato  Papa  'Fa/quale  contro  iua  voglia,  fa  abbailanza 
„  iniendere,  che  ne  i  patti  della  bignoria  di  Roma,  confe- 
„  rita  da  Carlo  Imperadore,  e  da  Lodovico  fuo  figliuolo  a 
„  Leone  HI.  e  a  Stefano  IV.  Sommi  Pontefici,  vi  dovea  ef- 
„  fere,  che  per  conlacrare  il  nuovo  Papa  Eletto,  (i  dovdlè 
„  allettare  l'approvazione,  e  il  conienfo  deli' Imperadore 
„  prò  tetnpore  --. 

„  Congettura  per  verità,  che   ha  ben  del  particolare, 
„  e  che  obbliga,  chi  fi  chiamò   mal  foddisfatto   del    'Fagi^ 
„  perchè  fenza  attendere  la  libertà  della   conlacrazione   re- 
,1  ilituita  da  Cojìantino  'Pogonato  a  Benedetto  IL  l'anno  684.- 
it  ne  llabilì  T Epoca  in  Gregorio  IIL  l'anno  731.  a  prenderlo 

fz  „  per 


»■» 


XLJV 

„  per  Avvocato  anche  in  quefto  capo,  come  lo  fu  nel  pri- 
„  mo,  contro  le  opinioni  del  Signor  Muratori.  E  a  dir 
„  vero,  egli  che  iomniinittrò  al  noitro  AnnaJiita  le  riferite 
„  memorie  dell' Altronomo,  e  d'Eginardo,  non  le  interpe- 
„  trò  già  in  qurllo  fenfo:  anzi  continuando  il  fuo  periodo 
»  della  libertà  di  conlacrare  il  fommo  Pontefice,  lo  con- 
„  duce  fino  all'anno  815.  in  cui  crede,  che  di  confenfo 
„  di  Eugenio  il.  fofle  riprcfa  l'antica  conluetudine  nata, 
„  com'è  noto,  da  ufurpazione,  e  foltenuta  contro  ogni  di- 
„  Ipoiìzione  dei  Canoni ,  tollerando  i  Pontefici  per  bene 
„  delia  Chiefa:  Ecco  la  di  lui  opinione  {ann.  815-.  nitm. 
,,  30.):  ^A-T  itaojue  a  Jujìintano  Angufto  ^  pojìquam  Ita- 
„  itam  Imperio  Orientali  adjecit  incluffus,  qui  defierat  in 
"  Gregorio  "Papa  III.  ut i  anno  731.  num.  20.  indicavimus^ 
„  prafenti  anno  in  integrum  refìitutus,  non  exijfimante  Eu- 
„  genio  li.  id  Lothario  Imperatori  denegandnm  effe  ob  fa- 
„  ófionesy  ^  Client  e  Las  eorum.,  qui  ^  qnod  Rom^s  potentiores 
„  effent  y  potiores  quoque  fé  effe  debere  in  eleóltone  'Fonti- 
i->  jicum  Rornanorum  arbitrabantur .  ConfelTa  però  d'appog- 
„  giarfi  ad  una  Coflituzione  taciuta  dal  Cardinal  BaroniOy 
„  da  Le  Cointe,  da  Natale  yilef andrò,  da  Tapcbrochio,  e  ge- 
„  neialmente  dagli  Scrittori  Cattolici,  perchè  cdi  forfan  fu- 
„  fpicarentur y  illud  figmentum  ejfe  Schifmaticorum,  la  quale 
„  dobbiamo  al  folo  Continuatore  di  Paolo  Diacono,  che 
„  lenza  forfè  l'avrà  impattata  da  alcune  Collituzioni  pote- 
„  lleriori,  commettendola  infiemc,  e  ornandola  con  parole 
„  lue  proprie.  Del  che  vi  fi  fcoprono  grand'indizj,  e  fpe- 
„  cialmente,  che  il  Pontefice  debba  confacrarfi  in  pr^fcn- 
„  tia  Mijfi  'Domini  Imperatoris,  in  vece  di  Mifforum^co- 
„  me  hanno  tutti  gli  altri  documenti  ;  e  che  l'Eletto,  prì- 
„  ma  d'clfer  coniacrato,  debba  fare  Sacramentum  cum  ju- 
„  ramentOy  quale  'Dominus  Eugenius  Tapa,  fponte  prò  con- 
„  fervatione  omnium  factum  habet  per  fcriptum  :  claufula , 
„  che  da  fé  mcdefima  i]  dillrugge,  preflb  chi  ha  qualche 
„  fentore  dei  documenti  di  quei  fecoli,  ripieni  di  vera,  e 
„  non  di  affettata  barbarie. 

„  Che  veramente  Eugenio  II.  faceffe  qualche  Decreto, 
„  in  cui  venilìc  obbligato  il  Clero,  e  Popolo,  a  giurare  di 
„  non  far  elezione,  fé  non  canonica,  e  giufia  ;  è  ugual- 
„  mente  chiaro  da' Diplomi  d'Ottone  Magno,  e  di  S.   Er- 

i,  rico. 


XLV 

„  rico,  come  Io  è,  che  S.  Leone  IV.  confacrato  fenza  par- 
„  recìparne  l'elezione  all' Imperadovc,  fecondo  l'accordo  tra 
„  Sergio  II.  e  Lottarlo,  fece  fpontaneamenre  una  promeira  , 
„  la  quale  poi  fu  pretefo ,  che  faceilero  i  Pontetìci  prima 
„  della  confacrazione.  Ed  ecco  le  parole  {Ielle  del  Diplo- 
„  ma  di  Oitonc,  ricopiate  j-i.  anni  dopo  da  S.  Errico:  Se- 
„  cundHm  quod  in  paBo  y  &  confìitutione  ^  ac  promijjionis 
,,  firmttate  Eugenii  Tontificis  fuccejforumque  ilitus  conti- 
„  netur,  ut  omn'ts  Clerus,  ^  univerfa  populì  Romani  fio- 
„  bilitas  propter  diverfas  neceffitates,  •Fonti ficnm  irratio- 
„  nabiles  erga  populum  fìbi  fubje6ttim  afperitates  retundcn- 
„  das ,  Sacramento  fi  obitgent ,  quatenus  futura  Vontìficum 
„  elecìio  {quantum  uniufcujufque  intelle6fus  fuerit)  cano- 
„  nice  ^  ^  j afte  fiat .  Et  ut  ille^  qui  ad  hoc  fanóJum  & 
„  Apoftolirum  regimen  eligitur,  nemine  confini ient e  conje- 
„  crai  US  fiat  Tontifex ,  priufquam  talem  in  prafintia  Mif- 
„  firum  nojìrorum,  vel  filii  nojìrT^  fiu  univerfa  generali- 
„  tatis  faciat  promiffìonem  prò  omnium  fatis fazione  ^  atque 
„  futura  confervatione,  qualem  T)omnuSy  ^  venerandi! s 
„  Jpiritalis  pater  nojìer  Leo  ^  fponte  fecijfe  dignofiitur . 

„  Ma  che  a  tempo  d'  Eugenio  niente  penlalle  Lottarlo 
„  a  voler  confermare  l'Elezione,  apparifce  da  quella  di  Va- 
„  lentino  SucceiTor  d'Eugenio,  per  cui  confelìa  il  Sig.  Mu- 
„  ratori  all'anno  817.  --  non  apparire,  ellerfi  attefa  appro- 
„  vazione  Imperiale  --.  E  molto  più  apparifce  dalla  di  lui 
„  Collituzione  Imperiale  ,  fatta  in  Roma  di  confenfo  del 
„  Pontefice  l'anno  814.  nel  cui  Capitolo  terzo,  così  fi  de- 
„  termina:  In  elezione  autem  Romani  Tontificis  nullus  five 
„  liber  y  five  firvus  prafumat  aliquod  impedimentum  facere  . 
„  Sed  UH  folummodo  Romani ,  quibus  antiquitus  conceffum 
„  ^Jì  confìitutione  SS.  'Patrum  ,  fibi  eligant  Tonttficem  . 
„  !^od  fi  quis  centra  hanc  nojìram  Conftitutioncm  facere 
„  prafump ferita  exilio  tradatur.  Accadde  tre  anni  dopo 
„  quella  Collituzione,  che  il  Clero,  e  Popolo  avendo  eletto, 
„  ed  intronizzato  per  forza  Gregorio  IV.  il  qual  non  vole- 
„  va  in  conto  alcuno  accettare  il  Pontificato,  ebbero  a  Ipe- 
„  dire  in  f^ rancia,  per  conlultarne  l' Imperadore  ;  e  perciò 
„  ne  differirono  la  confacrazione.  Anailafio  non  ne  parla: 
„  ma  fupplilce  il  di  lui  filcnzio  1'  Autore  della  Vita  di  Lo- 
j,  dovico  Pio:  Gregorius  presb.  tit.    S.  Marci   eleEius  eft ^ 

„  dila- 


\ 


XLVJ 

,  dilata  confccratìone  ejus  ufque  ad  confulinm  Imperafo- 
„  ris.  ^uo  annuente,  ^  eletltonem  Cleri  ®  Topuli  pro- 
,  hante  ordmatns  ejt  in  loco  prtoris .  Anche  Eginardo  dice 
,  la  Itella  cola  in  diverla  maniera,  dalle  cui  parole  compren- 
,  dcfi,  che  r  Imperadore  d(ubitò,  che  foile  violata  la  iua 
,  Cortituzionc  neir eleggere  il  Po-titetìce:  Ekeius ,  fed  non 
,,  prìus  (trdìnatiLS  efly  qaam  Legatus  Imperatoris  Romam 
,  venite  ^  ele£lioHem  popuit  quaits  effet ,  examinavit .  Né 
,  l'uno,  nò  l'altro  di  quelli  Autori  favorilce  il  Decreto 
,  fuppoilo  d'Eugenio  II.  com'è  evidente;  dicendo  l'uno, 
,  che  rin^peradorc  conluluto  approvò  l'elezione;  e  l'altro, 
,  che  efplorò  per  un  Tuo  Legato,  fé  reiezione  era  Schietta. 
,  Tuttavia  ebbe  il  'Pttgi  qualche  motivo  di  credere  riilabi- 
,  lito  da  Eugenio  II.  Tulo  d'attendere  il  confenfo  Impc- 
,  riale,  dopo  di  eliér  flato  interroeflò  per  quaiì  cento  anni. 
,  Tanto  più  che  Lortario  medeiìmo  io.  anni  dopo  la  detta 
,  Collitu/.ione  lo  rillabilì  certamente  con  Sergio  U.  come 
,  or' ara  vedremo. 

„  Non  lappiamo  già  intendere,  come  fi  ammetta  quel 
,  Decreto  d'Eugenio  e  Lottario  dal  big.  Muratori.  Avc- 
,  va  egli  filìato,  come  abbinino  villo,  un  diritto  Imperiale 
df  confermare  l'elezione,  nato  coli' Imperio  medeiìmo  l'an- 
no 800.  giunto  poi  ali'Szf.  in  cui  li  pretende  fatto  quel 
,  Decreto,  fa  vedere,  che  Lottario  era  di  Febbrajo  —  in 
,  Matengo  Corte  Reggile  di  Lombardia  --  di  ritorno  in  Fran- 
,  eia,  come  accennò  l'anfiò  precedente  ,  e  nega  airolutam«;nie 
,  quel  lecondo  viaggio  in  Italia,  chelblliene  il  Decreto.  Per- 
,  ciò  alìerì  all'anno  814.  che  n-on' poteva  luilìltere,  le  non  11 
,.  folle  corretto  l'anno  con  Giovanni  Giorgio  Eccardo,  la- 
,  Iciando  libero  a  eiAicu-no  iJ  credere  di  elio  ciò,  che  gli 
,  parere  più  verilìmile.  Conturtociò  tre  anni  dopo  riferite 
,  le  parole  d' Eginardo  fopra  l'informazione  prela  dall'  Im- 
,  peradore  nell'elezione  di  Gregorio  IV''.  così  ragiona:  — 
Ecco  dunque,  che  incominciamo  a  vedere  verificato  il 
Decreto,  attribuito  a  Papa  Eugenio  II.  e  a  Lottario  Ao- 
guiio,  intorno  al  divieto  di  conf.icrare  il  Pontefice  elet- 
to,, lenza  l'allenfo'  dell' Imperadore,.  o  de'fuoi  Miniltri  , 
con  poterli  dubitare,  ciò  ancora  lì  oflervalVe  nell'elezione 
di  Valentino,  perchè  forfè  in  Roma  lì  trovava  il  Legato 
imperiale,  che  acconfetuì  --.  Qui  noi  nt>n  vogliamo  ehv- 

»  geta- 


XLVlj 

„  gerare,  che  la  fentenrJi  del  Sig.  ^/«r^i^<?r/ non  corri fpon- 
de  a  quella  del  Decreto:  Et  ille  qui  ele&us  fuerit^  me 
confentiente  confetratus  'f  enti  f ex  non  fiat  ^  priuf^juam  ta- 
U  Sacramentnm  faciat  in  -pr^ifentia  MiJJì  *Domni  impe- 
ratoris  <3  popiili  cum  juraynento\  quale  l^ominus  Euge- 
„  nÌHs  'Papa  ^c.  Solo  dicinmo,  e  etediamo  di  certo,  che 
„  ognuno  dirà,  che  con  tal  fuo  argomento,  il  cjualc  ii  ften- 
„  de  al  più  al  più  tif)0  alla  confacrazione  di  Valentino  l'ann. 
„  817.,  la  buona  memoria  del  diritto  Imperiale  nato  coU' 
,„  Imperio  va  a  tevrjv. 

.'  „  Bri  reito,  che  Ron  folo  fi{\  falfo  il  Decreto  attribui- 
to ad  Eugenio  II.,  ma  clve  dall'* a-vere' Lottarlo  efarainata 
l'eleziorre  dì  Gregorio  IV.,  non  nafcefle  di  bel  nuovo  la 
già  eltinta  contuetudine  d'a-ttendere  il  confenlo  Irnperia- 
le,  ir  rende  manitello  dalla  cofifacrazione  di  Sergio  li., 
Succelìor  di  Gregorio.  Perciocch^ì ,  quantunque  leguille 
,,  un  breve  Scifmi  p<>r  l'inviiìone  di  certo  Giovanni  Diaco- 
„  no,  i  Romani  da  le  medefimi  vi  ripararono,  e  l'Eletto 
„  in  Apofìoitca  B.  Tetri  Sacrattfftma  Sede  ùrdìnatus  con- 
y-,  fecratitfque  eli  Tonti fex^  come  (\  legge  in  Anaiialìo.E' 
„  vero,  che  nei  principio  di  quello  Pontificato  l'Impcradore 
„  Lottarlo,  il  quale  non  era  più  quel  buon  Principe  di  xo. 
„  anni  addietro,  mandò  cfm  delle  pretenlìoni  il  fuo  figlio 
„  Lodovico  a  Roma,  e  che  le  truppe,  che  lo  accompagna- 
„  rono,  fecero  delle  rubberie,  e  recarono  altri  danni  nello 
„  (taro  della  Chiefa  :- ma  non  è  già  vero,  che  le  infolenze 
„  de' Soldati,  le  quili  il  Sig.  ^/«r^/fcri  dichiarò  penlìoni  di 
„  guerra,  quando  le  fc^cero  i  Longobardi,  nafcellero  dall' af- 
„  Pronto  facto  all'lmperadore,  conAicrando  il  Papa  fenz'at- 
„  tenderne  la  conferma  da:  lui.  Almeno  né  Affaftalìo ,  né 
„  veruni  Annali  lo  dicono.  Il  Sig-  Muratori  \C)  argomen- 
„  ta.  —  Ma  perchè  contro  i  Patti  feguì  quella  confacra- 
»  zione,  cioè  fenza  l'Imperiai  beneplacito,  al  che  non  fa- 
„  pevano  accomodarli  i  Romani,  Lottarlo  Augnilo  ne  fece 
„  del  riientimento  ,  ed  inviò  a  Roma  il  fuo  primogenito 
„  Lodovico  coir  armata  (/'<2;/.  844.)  — .  E  lo  argomenta  da 
„  gli  Annali  Bertiniani,  la  cui  fentenza  ,  perché  prelTo  lui 
«,  li  legge  tronca  da  capo  e  da  piedi,  farà  bene  di  fentirla 
«,  intera,  poiché  contiene  il  principio  certo  di  quella  pre- 
M  teniione  Imperiale-:  Gtegorim  R^matpa  Eealejia  Tonti fex 

„  dece/' 


XLVllj 

decejjlt ,  cui  Sergius  fuccedens  in   eadem   Sede  fubflittii- 

tur .  ^uo  in  Sede  Apojìolica  ordinato.,   Lotharius  filium 

fuum  Hludovicum  citm   'Dragone   Medìomatricorum  Epi- 

Jcopo  dirigiti   abiuro Sy  ne   aeince^s   decedente    Apojìohco 

qtiifqnam  illic  prater  fui  jujjionem^  Mifforumqiie  fuoriim 

pra/entiam  ordinetur  Antifies .  ^li  Romam  venientes  ho- 

norifìce  pufcepti  Junt  .    'Peraófoque   negotio   Hludovicum 

'Fontifex  Romanus  un£tione  in    Regem.  confecratum  cin- 

gulo  desornvit .  T)rogonem    vero  Epifcopum  fui  Vicarium 

Galliarum ,  Germaniarumque  partibus  defìgnavit .  A  noi 

,  non  fi  appartiene  di  giudicare,  le  Sergio  fece  bene  o  ma- 

,  le,  rilbggettando  la  libertà  della  conl'acrazione  a  gl'Impe- 

,  radori  :  atìermiamo  bensì  elìère  cofa  indubitata,  chetale 

,  accordo  (i  fece  tra  Sergio,  e  Lodovico,  e  che  fi  farebbe 

,  praticato  nella  confacrazione  di  S.  Leone  IV.  tre  anni  do- 

,  pò,  fé  il  timore  de' Saraceni  non  avelie  obbligato  i  Ro- 

,  mani  a  confacrar  i'enza  indugio  il  loro  Sovrano:  Hoc  ti- 

,  morcy  lo  dice  chiaramente  Anailafio,  S?  futuro  cafu  per- 

,  territi  f  eum  fine  permipfu  'Princtpis  "Prafulem  confecra- 

,  runt . 

„  Ciò,  che  non  potò  efeguirfi  in  S,  Leone  IV.  fi  efe- 
,  guì  dopo  la  di  lui  morte  in  Benedetto  III.  1'  anno  Sff. 
,  nel  quale  anno  fi  vide  per  la  prima  volta  praticata  l'an- 
,  tica  confuetudine  di  mandare  il  Decreto  di  Elezione  agli 
,  Augulli  d'Occidente,  come  fi  era  fatto  a  que'd'Oriente , 
,  ed  a  gli  Efarchi  di  Ravenna;  e  ce  lo  atteila  l'itleilo  Ana- 
,  ilafio;  Clerusy  ^  cuntii 'Troceres 'Decretum  componentes 
,  propriis  manibus  roboraverunt ,  ^,  ut  confuetudo  prifca 
y  pofcit  j  invi£fijfjì'nis  Lot bario ^  ^  Ludovico  dejiinaverunt 
,  Auguftis .  D.iUc  quali  parole  ricava  il  Signor  Muratori  \\ 
,  conferma  della  fua  opinione:  —  il  che  ci  fa  fempre  più 
,  intendere,  egli  dice,  che  era  antico  il  coltume,  e  tutta- 
,  via  fi  olTervava,  di  non  confacrare  il  Papa  eletto,  fé  non 
.dappoiché  informatone  1' Imperadore,  predava  1' allenfo 
,  luo  --  interpretando  l'imitazione  dell'ufo  antico  per  con- 
tinuazione di  elio,  al  che,  come  abbiamo  villo,  ripugna- 
no i  fatti.  Elferfi  parimente  avuto  l'Imperiai  confenlo  da 
Lodovico  II.  dopo  la  morre  del  padre,  prima  dell'ordi- 
nazione di  S.  Niccolò  Magno,  non  è  da  dubitarne;  sì 
perchè  gli  Annali   Bertiniani  dicono,  di  eflo:  prafentié 


„  ma- 


il 
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„  magts  Ludovici  Regis,  ^  Trocerum  cjus,  quam  CI '.ri 
„  elehione  fubfìittiitur\  e  si  ancora,  perche  (ì  bada  Ana- 
„  ilafio,  che  il  piillimo  Imperadore  alìiltè  alla  folenne  fun- 
„  /Jone  della  conlacrazione  in  San  Pietro.  Oltre  di  che  Ana- 
„  (tallo  trattando  del  Decretò  di  Elezione  nella  vita  A'  A- 
„  driano  IL  Siicceirore  di  San  Niccolò  1.  così  apertamente 
„  li  efprime:  Hludovvicus  CbrijìianìJJtmus  Imperator  co- 
„  gnofcens  etianit  qualiter  in  eo  decretum  futs  fnbjcriptio- 

nibus  roboraverunt ,  valde  gaviju^  ejì Alox  impc- 

rialcm  Jcribcns  Epijìolam  ,  cunSìos  Romanos ,  quod  di- 
gnrim  tanto  elegijfent  officio  'Prafulem  conlatidavit ,  per 
quam  vtdelicet  mnotuit  ■>  nulli  quippiam  pr/emii  fare  ex 
confecratione  ipfius  quo  quo  modo  pollicendum  &c.  Il  fi- 
mile  ell'erlj  praticato  nella  creazione  di  Giovanni  VIIL 
„  può  congetturarli,  ma  non  alìerirli:  perchè  le  vite  de' 
„  Pontefici  raccolte  da  Analìalìo  ci  abbandonano.  Il  P.  T'agì 
„  coir  autorità  dell' Annaliita  Bertiniano,  e  del  Cont.inuator 
„  d'Aimoino,  che  lo  copiò,  ripone  la  conlacrazione  di  Gio- 
vanni Vili,  il  dì  14.  di  Dicembre,  che  cadeva  in  Dome- 
nica l'anno  871.  Adrianus  'Papa  moritur  ;  ^  Johannes 
Archidiaconus  Rom.  Ecclejia  xix.  Cai.  Januarii  in  locum 
ejus  fubftituitur .  Onde  non  par  che  meriti  la  riprenlìone 
„' del  Sig.  Muratori^  cioè  —  lenza  precifamente  fapcrfì  , 
„  come  penla  il  P.  Pagi.,  in  qual  giorno  leguiHè  la  fua  con- 
„  {aerazione  ~.  E  intanto  diciamo  noi  poterli  congetturare, 
5,  che  rimperadore  anche  qui  correlle  col  fuo  allcnfo,  per- 
„  che  vivente  Lodovico.,  il  quale  ottenne  tal  privilegio  per 
„  il  padre,  e  lo  eiercitò  egli  ilclFo,  non  è  credibile,  che 
„  leguilìè  sì  coniiderabil  variazione . 

„  Non  fu  così  dopo  la  morte  di  Lodovico.,  feguita  Pan. 
„  875-.  perchè  cllendo  foppravvivuto  G/oi;«7^«/ ^^//.tìno  all' 
„  88i.  ebbe  in  quell'anno  per  SuccetFore  Marino;  né  vi  è 
„  notizia,  che  Carlo  Graffo.,  punto  vi  s'ingeriire:  onde  con- 
„  felfa  il  Signor  Muratori.,  che  --  nell'elezione,  e  conla- 
„  crazione  iua,  non  fi  sa,  che  punto  entrailè  l' Imperadore 
„  Carlo  il  Grojfo  — .  Di  Adriano  IH.  feguì  il  medelìmo  . 
„  Ed  è  degno  d' oirervazione,  che  a  queito  Pontetice  gli 
„  Autori  moderni  attribuifcono  un  decreto,  con  cui  fi  to- 
„  glie  il  Privilegio  a  gli  Augurti .  Il  Baronio,  che  niente 
„  tace,  o  utile,  o  fvantaggioio  alla  S.  Sede,  febbene  fpiega 
Tom.  V.  g  „  le 


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lì 


„  le  circoftanze,  e  gli  aggiunti,  che  danno  luce  a  gli  avve- 
„  nimenti,  che  hanno  dello  Itravagante,  viene  creduto  dal 
„  "Pa^i,  che  lo  taceirc,  non  penfando,  che  coflumailero  gli 
„  Augulli  di  mandare  i  loro  Legati  :  l^ecretnm  illiid  Ha- 
„  driani  de  ordinando  Tontificc  fine  prafentia  Legatorum 
„  Imperìalìnm  tacetur  a  Baronia^  quia  ipfe  non  putabat  , 
„  Imperatores  ufos  fui  (fé  mittere  Le^atos^  qui  ordtnationì 
,,  Tontifìcir  Romani  adejfent .  La  quale  fcufa  pare  intem- 
„  peltiva:  mentre  il  Cardinal  Baronie  avea  riferito  negli  anni 
„  addietro  con  Anallalìo  ciò  ch'era  feguito  in  ordine  a' Le- 
„  gati  Imperiali.  Il  Signor  Muratori  pax ò  all'anno  884. 
„  dubita  forte  coW  Eccardo  di  un  tal  Decreto,  e  in  tale 
„  occadone  h  dire  al  'Pa%i^  cofa  che  offènde  l'integrità  del 
„  Cardinal  Baronio,  quali  che  egli  maliziofamente  aveife  ta- 
„  ciuto  il  Decreto.  ~  Giudicò  il  P.  Tagi  vero  un  tale  Atto, 
e  che  il  Cardinal  Baronio  crcdcire  meglio  di  tacerlo  --, 
il  che  certamente  non  (ì  deduce  dalla  fentcnza  di  elio  'Pagi 
.,  qui  fopra  efpolta .  Inoltre,  non  come  avea  fatto  del  De- 
„  creto  d'Lugenio  11.  rigettato  prima,  e  poi  {limato  vero; 
„  ma  li  mantiene  collante  in  negarlo  certo.  Solo  fé  ne  vale 
„  per  rimettere  in  campo  il  diritte  Imperiale  ,  giacché  in 
„  quelli  due  Pontefici  non  lo  ha  potuto  trovare.  —  Quando 
„  anche  Adriano  HI.  egli  dice,  avelie  formato  un  tal  De- 
creto, bene  avrebbe  fatto,  ne  farebbe  reltato  giudo  tito- 
„  lo  all'imperadore  di  dolerfene,  llante  la  libertà  delle  qle- 
I,  zioni,  fin  qui  lafciata  al  Clero,  e  Popolo.  Ne  quello  toglie- 
„  va  a  gli  Augulli  l'altro  loro  diritto  (io  non  cerco,  fé  le- 
„  gittimo,  o  illegittimo)  di  voler  folpefa  la  confacrazione, 
„  finché  veniilé  il  loro  confentimento  —.  Cosi  foavemente 
„  accennando  l'obbligo  della  S.  Sede  a  gli  Augulli,  per  non 
„  a\ere  invaia  l'elezione  canonica  al  Clero  e  Popolo  fino 
„  al  predetto  anno,  (x  fa  (bada  ad  un  fuo  dubbio,  fulla  ce- 
,,  kbre  Collituzione  attribuita  a  Leone  Vili.  Pleudo-Papa, 
T,  in  cui  i\  concede  l'elezione  all'imperadore:  il  qual  dub- 
„  bio,  dopo  averlo  inlìnuato  al  Lettore,  lo  lafcia  cobi  pcn- 
„  dente,  alHnché  rclli  in  altrui  libertà  l'accettarlo,  o  no:  ed 
„  è  il  fcguente. 

„  Racconta  il  Continuatore  di  Reginone  l'anno  965. 
„  come  dopo  la  morte  di  elfo  Leone  Vili,  i  Romani  fpe- 
„  dirono  Ambafciatori  a    Ottone    Magno   prò    injìituendo 

.,  quem 


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„  quem  vellet  Romano  Tontìfce :  non  d  sa,  fé  per  timore, 
„  che  avellerò  d'Imperiai  violenza,  di  cui  ne  aveano   avuto 
„  un   frefco   efempio   nello    Scismatico,    premorto   al    vero 
„  Papa  Benedetto    V.   o   perchè   quello  medelimo   vivendo 
„  tuttavia  nel  fuo  efilio,   non   parelle   loro,   dovere   crearli 
„  un  nuovo   Pontefice,   come    penta   piìi   a   bailo   il    Signor 
„  Aluratori  .'Ì^Qi\à\mQno  su  tale  accidente,  egli  la  diicorre 
„  cosi:  --  L'antico  rito  era,  che  il  Clero.,  e    Popolo   Ro- 
„  mano,  dappoiché   era   morto,   e  feppellito   il    Papa,   im- 
,,  mantinente  palfavano  ad  eleggere  il  Succellbre,   ma   noi 
„  confacravano  prima  d'averne  dato  avvifo   agl'lmpcradori, 
„  o  ai  loro  Miniltri  in  Italia,  e  ricevutone  il  Placet.  Troppi 
„  efempli  ne  abbiamo  veduto  in  addietro.  Per  lo  contrario 
„  le  parole  fopra  riferite,  pajono  indicare,  che  neppure  go- 
„  dellero  ora  i  Romani  la  libertà  dell'elezione,  e  che  polFa 
„  edere  vera  la  facoltà,  che  alcuni  pretendono  data  ad  Oc- 
„  tone  il  Grande,  e  a'iuoi  Succeiìbri ,  di  eleggere  iJ  Papa. 
„  Ma  non  è  da  credere,  che  Ottone  il  Grande  comrnettelle 
„  quell'atto  tirannico  --.  Prima  di  quelli  tempi  però  conobbe 
„  egli  molto  bene,  che   niun  interelle  aveano   gli   Auguiti 
„  nella  elezione.  Perciocché  parlando  all'ann.  867.  di  quella 
„  d'Adriano  II.  dalla  qjjale  per  teilimonio  d'AnallaGo,  fu- 
„  rono  rigettati  i  Legati  di  Lodovico,  «1?   vìdelicet    Lega- 
,,  tos  'Vrincipum  in  ele£^fi07iem  Romanorum    'Trafulum    ex- 
„  pe£iandì  mos  per   hujufmùdi  fomitem   inolefceret  ^   aiìeri- 
„  ice,  che  —  quell' obbligo  non  v'era,  né   lì  trovava    prati- 
,,  cato  in  addietro.  Erano  tenuti  folamente  i  Romani  ad  a- 
„  fpeftarc  l'approvazione  Imperiale   dell'eletto,   il    che    ap- 
„  punto  anche  in  quella  occalìone  li  efeguì  ~.  Ma  tornia- 
„  mo  al  prctefo  diritto  Imperiale  sì  collantemente  foltenuto 
„  dal  Sig.  ^/«r^;'(3r/,  che  tin  variale  ientenze  degli  Autori, 
„  le  per  avventura  gli  fon  contrarj . 

„  Rifaputalì  a  Roma  la  morte  d'Adriano  IH.  fu  fubito 
„  eletto,  e  nella  feguente  Domenica  confacrato  Stefano  V. 
„  come  lì  ha  da  Guglielmo  Bibliotecario,  il  quale  dice  an- 
i,  Cora,  che  trovavali  allora  in  Roma  il  Vefcovo  di  Pavia 
„  Giovanni,  a  cui  benché  Minillro  Imperiale,  Adriano  par- 
„  tendo,  avea  raccomandato  il  governo  della  Città.  Quelli 
„  però  non  ebbe  parte  alcuna  nel  grande  affare,  come  lo 
„  attella  il  medefimo  Guglielmo;  nò  ve  la  doveva  avere, 

g  -L  „  co- 


LIJ 

„  come  fi  ricava  dalla  doglianza  di  Carlo  CrafTo,  perchè  i 
„  Romani  avellerò  creato  il  Papa  fenza  partecipargliene  nien- 
„  te,  la  quale  fu  quietata  con  moltrare  lolamcnte  l'univer- 
„  iale  conlenlb  de  gli  elettori,  fenza  ombra  di  fcufa,  per 
„  non  avere  avvifata  l'elezione,  o  ricercato  il  confenlo  Im- 
„  perirle;  indizj  certiilìmi,  che  e  1' Imperadore,  e  i  Ro- 
„  mani  fapevano,  non  elfervi  tal  obbligo.  Tal  doglianza  Im- 
„  periale  l'abbiamo  prefTo  l'Annaliila  Larabeciano  infieme 
„  coll'cfito,  che  ebbe.  Imperator  iratus,  quod  eo  incon- 
„  Jalto  ullitm  ordinare  frafumpferunt  ,  m'tfit  Lintvvar- 
„  dtim,  &  quofdam  Romana  Sedis  Epifcopos.,  qui  eum  de- 
„  foncrent^  quod  perficere  tninune  potuerunt .  Nani  fradi- 
ci 6tus  'fontifex  Imperatori  per  Legatos  fuos  plufquam  tri- 
),  ginta  Epifcoporum  nomiua^  &  omniutn  ^Fresbyterorum^^ 
„  'Diaconorutfi  Cardivalium  ,  atqne  inferioris  gradus  per- 
,)  fbnarum^  nec  non  ^  Laicorum  Trincipum  regionis  feri- 
ni pta  dejtinavit  ^  qui  omnes  unanimiter  eum  elegerunt  ^  £9 
„  ejus  ordiriationi  fnbfcripferunt  .T)a  quelle  due  ultime  pa- 
„  role,  cioè  d'avere  tutti  concordemente  lottofcriito  all'Or- 
„  dinazione,  fi  comprende  in  che  fenfo  adopri  l'Annaliila 
„  la  parola  Ordinare \  che  vale  a  dire  creare  PontcHce,  o 
,,  conferire  il  Pontificato:  perciocché  niuna  difciplina  c'in- 
,,  fegna ,  che  fia  flato  mai  fofcniio  alla  conlacrazione  de' 
„  Pontefici.  Onde  la  vera  e  pura  fpiegazione  di  quelle  pa- 
„  role  è  tale:  —  Adiratoli  l' Imperadore,  perchè  lenza  lua 
„  faputa  olarono  di  creare  alcuno  Sommo  Pontefice  &c.  — . 
„  11  Signor  Muratori  all'incontro  vuol,  che  quella  parola 
j,  ordinare  fi  debba  prendere  per  confecrare%  e  per  dar  pelo 
„  alla  lentenza,  muta  la  parola  generica  uìlttm  in  illnm  ^  che 
„  viene  a  individuare  Stefano  V.  Ecco  le  di  lui  parole  con 
„  fomma  fede  .  --  Notano  gli  Annali  del  Lambecio ,  che 
„  giunto  l'avvilo  air  Imperadore  Carlo  il  Crollo,  della  con- 
},  l'aerazione  di  elio  Papa  Stefano  V.  andò  forte  in  collera, 
,,  perchè  i  Romani  eo  inconfulto  illum  ordinare  prafurnpfe- 
„  runt  . 

„  Con  tale  immaginazione,  quafi  avelie  egli  meglio  in- 
„  tefa  la  fentenza  dell' Annalilta,  e  meglio  ravviiata  la  di- 
„  fciplina  di  quelli  tempi,  che  non- fecero  gli  altri,  e  fpe- 
„  cialmcnte  il  'Pagi  {an.  885-.  n.  3.)  ne  tira  quella  confe- 
„  guenza  .  —  Di  qui  Certo  apparifcc,  che   Carlo  il  Crollo 

„  non 


Lllj 

non  volle  efTere  da  meno  de  gli  altri  Augufti  fuoi  Prede- 
cellbri,  pretendenti,  quafi  un  diritto  della  loro  Ibvranità, 
il  confenfo  alla  creazione  fuddetta  — .  Con  cui  viene  ad 
afTicurare  un  efercizio  di  tal  diritto  per  lo  fpazio  d'8y. 
anni  in  tutti  gl'Imperadori  d'Occidente,  ch'erano  itati 
finora,  cioè  in  Carlo  Magno,  in  Lodovico  Pio,  in  Lot- 
tarlo, in  Lodovico  II.  in  Carlo  Calvo  (che  fu  in  tempo 
di  Giovanni  VUI.  e  non  ebbe  occafione  d'eiercitare  il 
pretefo  diritto),  ed  in  Carlo  CralTb  ;  perchè  Lodovico 
Iralbo,  anteceirore  di  Carlo,  dice  all'an.  879.  --che  fu  Re 
di  Francia,  e  non  già  Imperadore  de' Romani,  come  im- 
maginarono il  Sìgoiiio,  e  il  Card.  Baronio  —  .  Noi  all'in- 
contro abbiamo  per  certo,  che  chiunque  ama  la  verità, 
e  non  l'abborrifce,  conofcerà,  che  quello  prctelo  diritto 
non  fu  altro,  che  una  conceflìone  o  Privilegio  Pontificio, 
accordato  da  Sergio  II.  a  Lottarlo,  per  opra  di  Lodovico 
di  lui  figlio,  e  che  non  fu  efercitato  da  altri,  che  da  quelli 
due  Imperadori,  per  lo  fpazio  di  foli  30.  anni,  nei  con- 
fermar l'elezione  di  cinque  foli  Pontefici,  a  compren- 
dervi anche  S.  Leone  IV.  la  cui  precipitofa  confacrazione 
nacque  dal  timore  de' Saraceni,  dopo  la  concellione  del 
Privilegio.  Toltine  quelli  cinque  Pontefici,  che  furono 
elio  S.  Leone  IV.  Benedetto  111.  San  Niccolò  Magno, 
Adriano  lì,  e  Giovanni  Vili,  non  fi  troverà  in  tutto  il  Se- 
colo Nono  altro  Pontefice,  dopo  la  cui  elezione  folle  at- 
tefo  l'allento  Imperiale,  perchè  tale  aflènfo  non  era,  e  non 
poteva  eilere  diritto  dell' Imperadore;  ma  o  ufurpazione, 
come  era  Itato  ne' Goti,  e  ne  gl'Imperadori  d'Oriente,  o 
Privilegio,  come  lo  fu  ne' due  fuddetti  Augnili  Carolini. 
„  L  che  fia  vero,  in  quei  18.  anni  in  circa,  i  quali  paf- 
farono  di  mezzo  tra  Giovanni  Vili,  e  Giovanni  IX.  fegui- 
rono  in  Roma  tali  fconcerti  di  Scifmi,  d'efpilazioni  del 
Patriarchio,  di  violenze,  e  di  peggio  ancora,  che  fu  ne- 
cellario  richiamare  con  Decreto  Sinodale  quella  confue- 
tudine  dell' alFenfo  Imperiale,  la  quale  fu  fempre  di  mala 
voglia  tollerata  dalla  S.  Sede,  perchè  ripugnante  a  gli  an- 
tichi Canoni,  e  ingiullilfima  per  tutte  le  ragioni.  Il  De- 
creto {\  legge  prelfo  Graziano  {dift.  63.  cap.  ì8.),  ed  è 
riferito  dal  Card.  Baronio  {an.  816.  nu.  loi. ),  e  da  tutti 
comunemente  ^i  attribuifce  ad  uno  Stefano  Papa  fui  la  fede 

»  di 


di  Graziano.  Ma  il  Signor  Muratori  faviamente  oflerva 
(an.  897.),  che  s'ingannò  Gra/.iano,  e  tirò  anche  gli  ai- 
tri  nel  fuo  inganno:  e  in  fatti  elio  li  trova  nel  cap.  x.  d'un 
Concilio  Romano,  celebrato  da  Giovanni  IX.  l'anno  898. 
fecondo  la  miglior  Cronologia,  ed  e  tale:  ^ia  Romana 
Ecclefìa.,  cui,  T)eo  autore,  pra:(ìdemus,  plurtmas  patii ur 
violentìas  'Poniìfice  obeunte  :  qua  ob  hoc  inferunttir,  quia 
abfque  Imperatoris  notitia,  (è  Jiiorum  Legatorum  pra- 
fentia  Tontificis  fit  confecratio ,  fiec  canonico  ritu,  ^  con- 
fuetudine  ab  Imperatore  direni  interjunt  Nuntii,  qui 
'violentiam,  iè  fcaiidala  in  ejus  con/ecratione  non  permit- 
tant  fieri,  volumus  id  ut  deinceps  abdicetur:  ^  conjii- 
tuendus  'Pontifex  convenientibus  Epifcopìs  ^  univerfo 
Clero  eli^ntur  expetente  Senatu  ^  Topulo,  qui  ordinat^- 
dus  eft  :  &  fic  in  confpt&u  omnium  celeberrime  eleffus  ab 
omnibus,  prajcntibus  Legatis  Imperiai/bus ,  confecretur . 
Nnllufque  fine  periculo  juramentum ,  vel  promijjìones  ali- 
quas  nova  adinventione  ab  eo  audeat  extorquere,  nifi  qu£ 
antiqua  exigit  confuetudo,  ne  Ecclefìa  fcandalizetur,  vel 
Imperatoris  bonorificentia  minuatnr .  Quello  Decreto  lo 
abbiamo  noi  prefo  dal  Concilio  Romano,  non  da  quel  di 
Ravenna,  ove  dice  il  Sig.  Muratori,  che  indubitatamente 
fi  legge:  ed  è  alquanto  diverfo  da  quel  di  Graziano,  fom- 
minilb-atogli  dal  'Pagi,  come  manifelta  la  (Iella  cita/Jone 
fiilfa  'Dift.  33.  cap.  i8.  avendovi  lolo  del  fuo  quella  ri- 
tleiTione.  —  Vicn  chiamato  Canonicus  ritus  quel  coltunie. 
Tale  non  parve  poi,  lìccome  vedremo,  nel  Secolo  Undc- 
cimo  ~.  Riflellione  aliai  notabile,  perchè  par  che  voglia 
dichiarare  canonica  una  ulurpazione  tollerata  folo,  e  non 
mai  prima  del  riferito  Decreto  confermata  dalla  S.  Sede. 
Che  però  il  Pagi  {an.  897.  «.  f.)  procura  di  lalvare  quella 
cfprellione  col  canone,  o  fia  decreto  di  Eugenio  11.  da 
lui  creduto  legittimo,  al  quale  unilce  l'altro  attribuito  da 
Graziano  a  Stefano,  onde  verrebbe  a  eller  Regola  Eccle- 
lialtica.  Ma  il  Sig.  Muratori  dubitando  forte  del  Decreto 
di  Eugenio  \\.  e  negando  ailolutamente  quello  di  Stefa- 
no, e  contuttociò  maravigliandoli,  come  nel  Secolo  Un- 
decimo  non  paja  più  rito  Canonico  quel  coltume,  non 
pare  che  diilingaa  le  coltiiuzioni  Imperiali  dall' tlcclclia- 
lUche . 

«  Tal 


5> 


LV 

„  Tal  confuctudine  però  necefTìxriamente  canonizzata 
di  Giovanni  IX.  per  riparare  a' difordini  della  S.  Sede, 
non  ebbe  alcuno  effetto,  finche,  dopo  un  periodo  più  che 
feilagenarìo  di  ftravaganxe  maggiori  ,  non  congiunte  il 
Pontefice  coli'  autorità  fua  il  braccio  potente  di  Ottone 
Magno;  febbene  anche  fulla  condotta  di  quello,  e  de'fuoi 
„  Succeilori,  ha  qualche  cofa  da  ridire  il  Card.  Baronio  . 
„  Deplora  quefto  grand' uomo  al  principio  dell' an.  900.  lo 
„  flato  infelicifiìmo  della  Chiefa  nel  Secolo  Decimo,  in  cui 
i  Principi  Laici  s'arrogarono  la  facoltà  di  creare  i  Pon- 
;,  icfici  a  loro  talento  :  ^loufque  Germania  Imperatores  Ot- 
„  tones  meda  interceffere  utrique  parti  contrarli^  arrogan- 
„  tes  licet  ^  ipfi  [ibi  pariter  'Tapa  ele^ionem,  atque  eleEìi 
,,  deje^ioncm .  E  ne  riporta  l'approvazione  dal  ''Pagi  sì  qui , 
„  che  all'anno  911.  Npn  ha  egli  già  la  forte  d'  incontrare 
„  prellb  il  Sig.  Muratori^  il  quale  anzi  deride  quella  flefi'a 
„  fentenza,  che  dal  favio  Cardinale  viene  propella  («.  4.  ) 
„  ad  ogni  uomo  di  fenno  con  ficurezza ,  che  la  debba  ab- 
„  bracciare .  ^ua  ciin6ìa  confiderans  quifque  fapiens  piane 
„  borre fcens  in  hanc  prorfus  fententiam  rnecum  ibìt  :  nihd 
„  penitus  Ecclefia  Romana  contingere  pò  fé  fnnefiius^  te- 
„  triits  nibil,  atqne  In^ubrìns^  quam  fi 'principe^  feculares 
„  in  Romanornm  "Tontifìcum  eleffionem  manus  immittant  . 
„  Non  s'ingannò  il  dottiffimo  Annalilla:  perchè  chiunque 
a  clamino  l'pecialmente  gl'infauili  tempi  dell'  Anarchia  tra 
„  Berengario  ^  e  Ottone  Magno -i  è  flato  finora  del  medeiì- 
„  mo  Pentimento.  Ma  il  Signor  Muratori  argomentando  fu! 
„  fallo  così  difcorre.  --  L'olfervazione  del  faggio,  e  zclan- 
„  te  Porporato  è  bella  e  buona ,  e  noi  dobbiamo  dclidera- 
„  re,  che  fempre  duri  la  libertà  ben  regolata,  e  da-  tanti 
„  fecoli  introdotta  nc-l  Sacro  Collegio  de' Cardinali  di  cleg- 
„  gcre  il  Romano  Pontefice.  Ma  qui  è  fuor  di  fitol'Epi- 
„  fonema  dello  zelante  Annalifla;  perchè  i  malanni  della  Se- 
„  dia  Apoflolica  m  quelli  tempi  vennero  da  i  Romani  flef- 
„  li,  e  non  da  i  Principi  fecolari  {ann.  903.)  ~.  Lo  llelfo 
„  linguaggio  adopra  all'anno  9:^4.  allorché,  morto  Ottone^ 
„  tornarono  i  Baroni  Romani  alla  loro  prepotenza .  —  Con- 
),  tro  de'quali,  egli  dice,  farebbero  ftate  più  a  propofito  le 
j,  doglianze  del  Card.  Baronia^  che  contro  i  Principi  di 
»  quei  tempi  infelici.  — .  £  finalmente  all'an.  987.  parlando 

»  di 


LVJ 

„  di  Crefcenzio,  il  quale  col  Senato  ufurpò  a'Rom<ini  Pon- 
„  tetici  l'autorità,  e  bignoria  in  tempo  di  Giovanni  XV. 
„  dopo  aver  rircrite  le  parole  di  Komoaldo  Salernitano  : 
„  Romani  Capitanei  'Patriciatus  fibi  tyrannidem  vendica- 
„  vere-y  ibggiugiic:  —  il  Cardinal  Baronia  le  la  prende  fpello 
„  contro  i  Principi  d'allora,  fenza  mai  riconoicere  da  chi 
„  venivano  gli  iconvolgimenti  di  Roma,  e  della  Cattedra 
„  Pontificia,  cioè  da  i  Romani  Iteffi  —. 

„  Ma  certamente  il  Sig.  Muratori  fuppone  il  f;\lfo  : 
„  mentre  il  Card.  Baronio  ii  dichiara  di  quai  Principi  Lai- 
„  ci  intende,  cioè  de' Baroni  Romani,  del  Principe  di  To- 
„  icana,  e  de' tre  Ottoni  (de' quali  poco  fa  udimmo  ciò  che 
„  ne  lente):  Modo  Eomanoritm  'Proccres.,  modo  Etruria 
„  Princeps  {ann.  900.  nnm.  7.)  Ne  è  folo  il  Cardinal  Ba~ 
„  renio  a  riconoicere  i  Baroni  Romani  per  Principi:  anche 
„  l'Annalilla  Lambeciano  nel  luogo  lopra  riferito,  in  cui  parla 
„  del  Decreto  di  Elezione  di  Stefano  V.  annovera  tra  le 
„  altre  folcrizioni  quelle  Laicorum  Principum  Regionis  . 
«  H^il  Sig.  Muratori^  chetali  le  pubblicò  {Rer.  ItaL  to. 
„  1.  p.  1.)  Q  tali  le  legge  prelìb  il  Pagi,  a  cui  deve  l'of- 
„  latura,  e  loltanza  de'luoi  Annali,  s'è  compiaciuto  di  mu- 
„  tarle  in  Laicorum  Principum -,  in  guifa,  che  fa  diventare 
„  i  Principi  Laici  dello  llato  Ecclefiailico,  Laici  principali. 
„  Il  che  facendo  non  pare,  che  abbia  avuto  altro  fine,  fé 
„  non  quello  d'inveir  più  copertamente  contro  il  Cardin. 
„  Baronio:  perciò  noi  per  non  ingannare  la  fede  pubblica, 
„  andiamo  di  tanto  in  tanto  m.anifeitando  le  variazioni,  che 
,,  hanno  qualche  confeguenza,  benché  non  ila  quello  il  no- 
„  Uro  illiiuto. 

,,  Non  è  qui  da  tacere,  che  refprcflìone  Canonico  ri- 
„  r«,  ^  Con fuet Udine  del  Decreto  di  Giovanni  IX.  nata 
„  fenza  dubbio  dall'ignoranza  del  fecolo,  non  folo  non  par- 
„  ve  giulla  nel  Secolo  Uni.^ecimo,  ma  fu  emendata  nel  Con- 
„  cilio  Romano  di  Niccolò  II.  con  dichiarare  privilegio  Apo- 
„  itolico,  e  privilegio  perfonale,  qual  era  Itato  in  Lottario, 
„  e  Lodovico  un  tal  confenfo  imperiale.  II.  Sig.  Mnrato- 
„  ri  adduce  nel  Tomo  feguente  le  parole  di  quel  Decreto 
„  Sinodale  l'anno  105-9.  Salvo  debito  honore,  ^  reverentia 
„  ddefti  filli  noflrt  Henrici ,  qui  impr^efentiarum  Rex  ha- 
„  betun  ^  futurus  imperator  T>eo  concedente  fperatur  , 

.,  ficut 


LVlj 

JìcHt  jam  /ibi  concejjìmus ,  &  Succefforibus  illiust  qui  ab 
Apojìolìsa  Sede  perjònaliter  hoc  jus  impetraverint .  Ma 
vi  aggiunge  la  codetta  del  Cronico  di  Farfa  ad  concejfum 
nova  ele^ionts  accedant.,  e  la  feguente  chiufa,  che  con- 
ferma le  fue  opinioni  de'  Tomi  precedenti ,  e  fnerva  al- 
quanto l'autorità  del  Pontefice.  —  in  qucfta  maniera  il 
Papa  rimife  ne' termini  dell'antica  confuetudine,  da  noi  per 
più  fecoli  ollervata,  l'elezione  de' Romani  Pontefici,  con- 
fermandola a  i  Cardinali,  e  al  Clero,  e  popolo  Romano, 
ma  con  riferbarne  l'approvazione  al  Regnante  Imperado- 
re,  prima  di  confacrarìo .  Prevalendofi  inoltre»  della  mino- 
rità del  Re  Arrigo,  fece  diventare  quello  un  privilegio 
perfonale  accordato  dalla  S.  Sede  all'Imperadore ,  il  che 
non  s'  udì  mai  in  addietro.  E  i  Greci,  e  i  Franchi,  e  i 
Tedefchi  Augufti,  fin  qui  aveano  foftcnuto,  che  quella 
folle  una  prerogativa  dell'  alto  loro  dominio  in  Roma  ;  e 
in  conceder  gli  llati  al  Romano  Pontefice,  fi  riferbava- 
no  per  patto  quello  da  lor  pretefo  diritto  — .  Saldo  in  tal 
fua  opinione,  anche  due  anni  dopo,  trattando  della  ele- 
zione di  Alell'andro  11.  confacrato  liberamente  fenza  atten- 
dere per  niente  al  privilegio,  per  giulle  caufe  rigettato 
dal  Sacro  Collegio,  così  conchiude.  ~  Indipendenza  man- 
tenuta poi  fino  a' dì  noltri,  quando  per  tanti  fecoli  addie- 
tro, fotto  gl'Imperadori  Greci,  Franchi,  e  Tedefchi  era 
durato  il  collume,  o  diciamo,  le  così  {x  vuole,  1'  abufo, 
che  l'elezione  bensì  reflalfe  libera  al  Clero,  e  Popolo  Ro- 
mano, ma  che  non  fi  deveniile  alla  confacrazione,  fenza 
il  beneplacito,  e  l'approvazione  de  gli  Augniti  ~.  E  poco 
appreflb  dice,  che  i  Romani  erano  ~  rifoluti  di  rompere 
ogni  catena,  e  di  ricuperare  la  piena  loro  libertà  in  fare 
i  Papi,  praticata  fempre  mai  ne' primi  quattro  fecoli  della 
Chiefa . 

„  Abbiamo  voluto  prendere  dal  Tomo  feguente  il  ri- 
ferito epilogo  dell'opinione  del  Signor  Muratori^  in  or- 
dine al  pretefo  diritto  Imperiale,  aliinchè  fi  veda  quanto 
alto  principio  gli  affegna,  e  fin  à^Qso.  lo  conduce.  E  cer- 
„  tamente  fé  non  dicellé   dodici  anni    dopo,  cioè  al  1073. 
„  che    San    Gregorio   VII.    a   imitazione  di    San    Gregorio 
„  Magno  fpedì  fuoi  Ambafciatori  al  Re  Arrigo  1\'.  accioc- 
„  che  non  preilafie  il  fuo  afilènfo;  fi  farebbe  creduto,  che 
Tom.  V.  ^  „  nella 


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„  nella  creazione  di  AlelTandro  II.  avelTe  avuto  il  fuo  prin- 
„  cipio  la  nuova  libertà  di  confacrare  il  Pontefice.  Al  che 
„  per  altro  ripugna  S.  Pier  Damiani,  che  fcriveva  nel  Pon- 
„  tificato  del  medefimo  Alellandro:  mentre  parlando  della 
„  confuetudine  de  i  fuoi  tempi  lìb.  i.  Epìft.  io.  così  li  fpie- 
„  ga:  EleB'tonem  per  Epifcoporum  Cardinalium  fieri  de- 
„  bere  principale  judicium  ;  ita  ut  fecundo  loco  jure  pra» 
„  beat  Clerus  affenfumy  tertio  popularis  favor  attollat  ap- 
„  plaufum  :  ficque  fufpendendam  effe  caufam  ;  ufi^uedum  Re- 
„  gi^  celfitudinis  (cioè  Òl"  Arrigo  IV.  che  non  tu  fatto  Im- 
„  peradore  fino  all'anno  1084.)  confulatur  autoritas^  nifi 
„  periculum  fortajjis  tmmineat^  quod  rem  quantocyus  acce- 
„  lerare  compellat .  E  gli  eruditi  fanno,  che  da  S.  Pier  Da- 
„  miani  s'accenna  U  privilegio  perfonale,  concello  da  Nic- 
„  colò  li.  al  medefimo  Re  Arrigo,  non  praticato  mai  ,  fé 
„  non  in  San  Gregorio  W\.  il  quale  lo  ricercò  fpontanea- 
„  mente  ad  altro  fine:  e  che  nel  medefimo  Santo  Pontetì- 
„  ce  ebbe  fine  ogni  pretenfione  o  Regia  ,  o  Imperiale  . 
„  Or  torniamo  al  Secolo  Decimo,  per  non  confondere  i 
„  Tomi,  e  le  materie  trattate  in  efiì  . 
\i  „  Udimmo,  che  il  Cardinale    Baronia  fi  dichiarò  mal 

„  foddisfatto  de  gli  Ottoni,  benché  Ì\  opponeflero  alla  pre- 
„  potenza  de' Principi  Romani,  e  Tofcani  ;  poiché  s' inge- 
„  rirono  nell'elezione,  e  fecero  anche  deporre  alcuni  Pon- 
„  tefici .  La  opinione  del  Signor  Muratori  è  oppolla  al  fen- 
„  timento  del  Baronia:,  ma  i  fatti  da  lui  medefimo  riferiti 
abbattono  la  di  lui  opinione.  Cominciò  Ottone  Alagno  dal 
far  deporre,  o  giuftamente,  o  ingiuftamente,  Giovanni 
XII.  a  cui  fu  foilituito  lo  Scifmatico  Leone  Vili,  cui  fi 
attribuifce  la  Collituzione  {T>ift.  C^.cap.  13.)  tanto  gra- 
„  dita  al  Goldaftoy  accettata  anche  dall' Arcivefcovo  Marca, 
„  con  manifelto  inganno  {pag.  964.  n.  6.  ad  n.  xx.  Baron. 
„  ^  feqq.)  Nell'elezione  del  feguente  Pontefice,  Ottone  non 
„  potè  ingerirfi .  Poiché  i  Romani  prepotenti,  lo  iteflb  an- 
„  no  964.  —  Niun  cafo  facendo  (parole  del  Signor  Muratori) 
„  delle  promefie  giurate  di  non  confacrare  alcun  Papa  Eletto 
„  fenzaTairenfo  dell'Imperadore,  ele{rero,e  fecero  confacrare 
„  Benedetto  V.  —  Ma  Ottone  lo  fece  deporre  in  un  con- 
„  ciliabolo,  e  lo  fece  condurre  efule  in  Amburgo  (ove  morì) 
„  con  prima  riilabilire  lo  Scifmatico  Leone  Vili.  Ed  efien- 

»  do 


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„  do  quefti  venuto  a  morte  prima  dì  Benedetto  y  i  Roma- 
„  ni,  che  vedevano  tutto  adoprarfi  con  violenza,  fpedirono 
„  Ambafciatori  all'lmperadore,  come  fi  è  detto  fopra,  per- 
„  che  facefle  Papa  chi  voleva:  dal  che  fenza  congetturare 
„  s'arguifce,  che  effi,  vivente  il  legittimo  Pontefice  nei  fuo 
„  efilio,  non  dovevano  crearne  altro,  ma  fofpettavano,  che 
Ottone  voleiTe  continuar  lo  Scifma.  Che  in  Giovanni  XIII. 
eletto  ab  omni  Tlebe  Romana ,  come  egli  dice  all'  anno 
965-.  non  s'intereflaire  rimperadore,  fi  potrebbe  credere, 
„  quand'ei  non  foftenefle  l'elezione  libera  di  Gregorio  V. 
„  con  l'autorità  di  due  Annaliili,  che  provano  tutto  il  con- 
„  trarlo  anno  996.  Joannes  Tapa  obiit .  Unde  Imferator 
„  (Ottone  Ili.)  in  Italia  pofitus  rumore  incitatus^  pra- 
„  mijjìs  qiiibufdam  Vrincipibusy  pub  lieo  confenfuy  ®  ele- 
„  Bione  fecit  in  Apojìolicam  Sedem  ordinari  fuum  Nej^otem 
„  T^omnnm  Brunonem  &c.  Egli  medefimo,  che  qui  elagera 
foio  gli  ufizj  ImperiaH,  e  il  rifpetto  de  i  Romani,  confefla 
all'an.  999.  nella  creazione  di  Silvellro  11.  che  —  i  buoni 
ufizj,  oppure  l'autorità  di  Ottone  III.  Augullo,  furono  ca- 
gione, che  Gerberto,  già  Arcivefcovo  di  Rems,  pofcia 
di  Ravenna,  giungelle  a  falire  fulla  Cattedra  Pontificia  di 
Roma,  nel  dì  2.  d'Aprile  --,  perchè  realmente  il  pubbli- 
„  co  confenfo  per  timore,  non  può,  né  deve  chiamarfi  li- 
„  berta  di  elezione. 

„  Che  Ottone  li.  imitaflTe  il  I.  e  il  IH.  lo  fa  vedere , 
„  e  la  creazione  di  Giovanni  XIV.  dicendo  il  Cronografo 
„  Salfone  prelìb  il  Leibnizio  all'anno  893.  che  1' Imperado- 
„  re  ~  dopo  la  Dieta  di  Verona  Romam  revertitur,  ac 
„  'Domnum  Apojìolicum  digno  cum  honore  Romana  prafe- 
„  cU  Ecclefia  --:  e  le  premure  da  lui  fatte  l'anno  975-.  a 
„  S.  Majolo  Abbate  di  Clugnl,  perchè  accettaile  il  Pontifi- 
„  Gato,  quafi  folle  in  fua  mano  il  dilporne  .  Oltre  di  che 
„  ricufando  quello  fu  fatto  Pontefice  il  Vefcovo  di  Sutri, 
„  con  nome  di  Benedetto  VII.  e  il  Succelìbr  di  eSTo,  cioè 
„  Giovanni  XIV.  fuddetto,  era  Pietro  Vefcovo  di  Pavia  ; 
„  argomenti  indubitabili  a  favore  della  fentenza  del  Cardi- 
„  nal  Baronia  in  ordine  a  gli  Ottoni  :  Arrogantes  Jìbì  pa- 
„  riter  Taptc  ele^ionem^  attrite  elc5ii  dejeóìionem  :  perchè 
„  la  confuetudine  della  Chieia  Romana  fofienuta  dai  Ca- 
„  noni,  è  afìatto  ripugnante  a  tal  forte  di  elezioni.  L'allènfo 

h  %  Im- 


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LX 

„  Imperiale  sì,  che  non  C\  prova  nei  tre  Ottoni:  argomen- 
„  tandofi  appena  in  due  o  tre  Pontefici,  cioè  in  Giovanni 
„  Xlll.  Benedetto  VI.  e  Benedetto  VII.  fenza  che  alcun 
„  Annalifta,  o  documento  antico  lo  porti.  Onde  chiunque 
„  ama  la  verità,  e  in  Roma,  e  fuori  di  ella,  non  può  af- 
„  fermare  di  certo  prima  del  Secolo  Undecime,  fé  non  l'e- 
fercizio  del  Privilegio  Apoftolico  in  Lottario  ,  e  Lodo- 
vico, di  cui  abbiamo  parlato  abbaftanza.  Quindi  è,  che 
il  pretefo  diritto  Imperiale  di  confermare  1  elezione  de  i 
„  Romani  Pontefici ,  non  meno  del  fupremo  dominio  degli 
„  Augulli  Latini  nello  Stato  Ecclefialtico,  fortenuto  folo  da 
„  opinioni  e  argomenti,  che  fono  un  debolilFimo  appoggio 
„  de  i  fatti,  refta  affatto  diftrutto. 

„  Abbiamo,  per  quanto  ci  fembra,  efaminato  diftinta- 
„  mente  anche  il  fecondo  de'due  capi,  ai  quali  riducemmo 
„  tutto  il  lavoro  di    quello   Volume,   ed   una   porzione    del 
„  prccedence.  Rimane  ora,  che  diamo  qui  una  piccola  ap- 
,,  pendice,  o  fia  un  epilogo  del  primo   capo,  Ifefo  dal  cri- 
„  tico  Tagi  {an.  999,  n.  3.)  di   cui   fummo   affretti  a    va- 
„  lerci  per  Avvocato  in   ambedue  ;   affinchè   meglio   com- 
„  prendano  i  Lettori,  e  l'origine,  e  il  valore  di  alcune  delle 
opinioni   del  Sig.  Muratori.  Parla  il  Ta^i  di  una  fuppo- 
ffa  Coffituzione  di  Ottone  III.  preffb  il  Goldafto  pag.  40. 
della  quale  non  dubita  di  afferire:  putidum  hoc   commen- 
„  tum  tot  fere  mendacia.,  quot  verba  compie^fitur .\L  dopo 
„  di  averne  fcoperte  alcune  falfirà  più  fingolari,  ragiona  cosi 
,,  generalmente  di  tutta:  ^ti  'Diploma  illud  fabricavit y  ma- 
„  nifejìe  fupponit .,  ha^enus  Imperatore s .,  faltem  qitoad  fu- 
j,  premtim  dominiumy  nihil  Vontifìcibus  dedijfe,  ^  donatio- 
^,  nei  tara  Ti  pini.,  quam  Caroli  Maq^ni.,  ^  Ottonis  I.  qitas 
,»  falfarius  aliquot  tantum   comitatuum  fuife   dicit.,   mera 
„  commenta  efe.    Et   tamen   ip fernet  Goldaflus  paulo  ante 
„  pag-  36.  pratenpum  Leonis  Vili.  Tapa  decretnm  exhi- 
„  bet .,  quo  non    folum   Tìonationes  a   Carolo   Magno.,    ^  a 
„  ^Pipino,  fed  etiam   T)onationes  a   Jujf intano   Imperatore 
„  ^  Ariperto  Longobardorum  Rege  faEias  confirmat .  Fal- 
^  fus  ille  Otto  Ecclefi£  Romana^ Civitat e s  otio^   a  fé  co- 
„  mitatus  appellata^.,  Inrgitur;  ^  ab  ea  T)onatione  exclu- 
'„  dtt    TiHcatiim    Romanum,   "Ducatum    Sfioleti,   ac   Vrbem 
^  Raveanen/em y  totumque  Exarchatumt  quia  fcilicet  Schi- 


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'„  fmaùc't  Imperatori  Theutontco  potiora  membra  Status  Ec- 
„  clejiaft'tci  attrìbuere  volebaìit^  ^  al'tqua  tantum  oppida 
„  Romanis  'Tontificibus  reliitquere ,  ajferentes^  Z^  antìquos 
„  Imperatores  nullum  unquam  jus  'Tonti ficibus  adfcripfìjfe 
„  in  magna  illa  Dominia.  ^a  &  fìmilia  referre^  refehlere 
„  f/?,  quum  nihil  faljìus  in  medium  adduci  pojjit . 

Dopo  una  lunga  confutazione  di  quanto  occorre  in  que^ 
fio  V.  Volume  de  gli  Annali  d'Italia,  creduto  pregiudiziale 
all'alto  afl'oluto  dominio  temporale  della  Sede  Apoitolica, 
io  veramente  non  faprei,  che  aggiungervi;  imperocché  lo 
Scrittore  di  elfi  Annali  altro  non  fa,  che  confermare,  dove 
fé  li  dà  l'occafione,  il  fuo  intraprefo  fiftema,  da  me  già 
confutato  nella  Prefazione  al  Tomo  precedente,  con  mo- 
ftrarne  infudillenti  i  principj.  Pure,  per  dir  qui  qualche  co- 
f-a,  gli  efempj  di  giarifdizione,.  praticata  tal  volta  in  Roma 
dagl'Imperadori,  allegati  in  più  luoghi  dal  Muratori.,  niente 
pregiudicano  all'alto  alToluto  dominio  de'  Papi  su  de'fuoi 
Stati;  imperocché  quelli,  o  la  efcrcitarono  a  richieila,  e 
col  confenfo  di  quelli,  o  pure  perchè  vollero  ufare  delle 
violenze.  Già,  come  diflì  nella  fuddetta  Prefazione  del  To- 
mo IV.  per  reprimere  l'orgoglio  de' prepotenti  Romani,  e 
de' Principi  Tiranni  circonvicini,  fu  conferita  dai  Papi  ai  Re 
Franchi,  ed  Iniperadori  l'Avvocarla  della  Santa  Sede  Apo- 
llolica.  Quindi  è,  che  nel  coronarli  cingeano  loro  la  fpada,. 
lìccome  Icrive  Anaftafia  aver  fatto  Sergio  11.  a  Lodovico 
11.  e  il  noftro  Annalirta  Muratori  all'anno  844.  Pafcafio. 
Radberto  nella  Vita  del  Venerabil  Guala  preda  il  Mabillone 
al  Secolo  IV.  de  gli  Atti  dei  Santi  dell'Ordine  Benedettino, 
introduce  Lottarlo  I.  a  dire  al  Papa,  di  aver  ricevuto  ex. 
confen/u,  W  vo/uutate  di  lui  honorem ,  &  nomen  Imperialis. 
^Officii^  infuper  ®  diademata  capitis.,  ^  gladium  ad  defen- 
Jìonem  ipfìus  Ecclejia^  ^  Imperii  vcffri.  Che  poi  il  conce- 
dere quefl' Avvocazione  fofle  in  arbitrio  del  Papa,  lo  deduco 
da  quel,  che  fcrive  Anaftafio  nella  Vita  del  fuddetto  Sergio 
li.  dopo  aver  egli  detto,  che  i  Miniftri  ImperiaU  dimanda- 
rono a  Sergio,  che  i  Romani  preftafléro  il  giuramento  di  fe- 
deltà a  Lodovico  II.  cioè  di  riconofcerlo  per  Avvocato,  e 
Difenfore:  'Pojìulaverunt  a  Tontijìce.,  ut  omnes  Trimates, 
Romani  fidelitatem  ipfi  Ludovico  Regi  promitterent  ;  tollo 
foggiunge,  che  il  Papa  non  volle  a  verurh  patto  concedere, 

che 


LXlj 

che  ciò  fi  facede:  .^lod  prudenùjjlmus  Tonttfex  fieri  ne- 
quaquam  concejjìt .  Era  dunque  tutto  in  arbitrio  de' Papi  il 
concedere  agl'lmperadori  l' Avvocarla,  ficcome  Tempre  più 
fi  conferma  da  quefte  altre  parole,  dette  da  Sergio  alii  Mi- 
riftri  Imperiali:  Si  'vultis  ^Domino  Lothario  Magno  Impe- 
ratori hoc  Sacramentum  ut  faciant  folummodo  ^  confentioy 
atque  fermitto^  nam  Ludovico  ejus  fitto  ^  ut  hoc  peraga- 
tur,  nec  ego,  nec  omnìs  Romanorjtm  Nobilitas  confentit . 

Un  de  gli  obblighi  dell' Avvocarla,  era   attendere  alla 
elezione  de  i  Papi,  affinchè  da' Romani  non  fi  faceflc  vio- 
lenza, ficcome  talvolta   era  accaduto.  Laonde  i  Papi   fteffi 
cercarono  di  provvedervi,  con  obbligare  gl'Elettori  a   non 
venire  alla  creazione,  fé  non  erano  prefenti  i  MefTì    Impe- 
riali, che  con  la  loro  autorità  tenefTero  in  freno   i    medefi- 
mi  Romani,  con  impedirne  gli  fcandali .  Quefl' obbligo  In- 
giunto airimperadore,  come  ad  Avvocato  della  Chiefa,   di 
dovere  inviare  i  fuoi  Meffi  per  i  Comizj  Pontificj,  ebbe  o- 
rigine  dopo  la  morte  di  Pafquale  I.  (ficcome  dopo  altri  Au- 
tori notò  il  celebre  Monfignore  Fontanini  in  più  luoghi  della 
fua  opera  intitolata,  il  ^Dominio  temporale  della  Sede  Apo- 
ftoUcafopra  la  Città  di  Comaccbio) ,  mentre  nacque  Scifma 
nella  elezione  di  Eugenio  II.  che  fu  l'Autore  di   quel   De- 
creto nell'anno  825-:   ad  evitanda  in  pofterum   Comitiorum 
dijfidia,  come  riconofce  il  'P^gi  in  detto  anno  S.  29.  dove 
recita  la  formola  del  giuramento,  il  quale  da  Eugenio  itefib, 
e  da  Lottarlo,  fpedito  a  Roma  per  tale  affare  dal  fuo  padre 
Lodovico  Pio,  fu  impofio  al  Clero,  ed  al  Popolo  Romano, 
non  efiendofi  prima  d'allora  offervato  altro  itile   nella  ordi- 
nazione dei  Pontefici,  fé  non  che  il    nuovo   Papa  fpediva  i 
fuoi  Legati  all' Imperadore,  per  confermare  i   patti  antichi, 
llabiHti  co' Principi  CaroHni  fino  dai  tempi  di  Carlo  Martello. 
Leone  IV.  nell'anno  847.  confermò  il  Decreto  di   Eugenio 
II.  come  nota  il  Tagi  in  detto  anno  5-  9-  e  poi  Stefano  VI. 
nell'anno  897.  vi  fece  una  nuova  conferma,  addotta  da  Gra- 
ziano al  Canone  XXV 111.  Dift:inzione  XXXlll.  la  quale  pure 
viene  riconofciuta  dal  Tagi,  quantunque  il  nollro  Annalilla 
all'anno  897.  dove  riferifce  detto  Decreto,  dice  leggerfi  nel 
Concilio  di  Ravenna  nell'anno  fcguente  celebrato   da   Papa 
Giovanni  IX.  Quel  che  qui  la  d'uopo  ofl'ervare,   fi  è,   che 
in  eflib  Decreto  elprelFamente  fi  afferma,  che  fi  Itima  necef- 

faria 
/■ 


LXllJ 

farla  la  prefenza  dei  Meffi  Cefarei,  non  già  per  alcuna  ra- 
gione, e  Sovranità  Imperiale,  ma  per  volere,  e  determina- 
zione de  i  Papi,,  acciocché  i  Meffi-  violentiamo  ^  fcandaU 
non  permittant  fieri . 

Fu  collume  ancora  in  quei  tempi  calamitofi,  che  i  Som- 
mi Pontefici ,  per  lalvare  la  Sede  Apoltolica,  e  i  proprj  Sta- 
ti, e  i  Popoli  dalle  nemiche  incurfioni,  giacché  dalla  ca- 
dente Stirpe  Carolina  non  poteano  fperare  foccorfo  veruno, 
creairero  qualche  gran  Principe  in  fuo  figlio  adottivo,  per 
dargli  il  Croverno,  e  la  difefa  de'lor  Patrimonj.  Così  Gio- 
vanni Vili,  di  cui  anche  fa  menzione  il  noltro  Annalifla  all' 
anno  879.  creò  fuo  figlio  adottivo  Bofone  Duca  di  Lom- 
bardia; e  così  parimente  Stefano  VI.  creò  Guido  Duca  di 
Spoleti,  come  attella  Frodoardo  nella  Storia  di  Rcms  Lib. 
4.  cap.  I.  ;  ed  alTai  prima  Stefano  II,  creò  figliuolo  adottivo 
il  Re  Pipino  coi  fuoi  figliuoli,  per  quel  che  fi  ritrae  dalla 
Lettera  3.  del  Codice  Carolino;  e  Carlo  Magno  nella  Let- 
tera 84.  tra  quelle  di  Alenino,  per  mezzo  del  fuo  Amba- 
fciadore  Angilberto,  implora  da  Leone  IH.  Papa,,  di  ellère 
dichiarato  fuo  tìglio  adottivo:  in  filitim  fibi  adoptaret .  Nella 
Lettera  ixf.  Giovanni  VIII.  prega  Lodovico  Balbo  ad  affi- 
ftere  a  Bofone,  che  1' avea  accompagnato  da  Francia  fino 
a  Pavia,  affinchè  debelli  i  nemici  della  Santa  Sede.  Leggafi 
il  Fontanini  nella  difefa  II.  di  Comacchio  pag.  108.  ed  il 
Sandini  nella  fua  annotazione  4.  alla  Vita  di  Giovanni  Vili. 
dove  riferifce  alcune  parole  della  Lettera  119.  di  eflb  Pon- 
tefice, fcritta  a  Carlo  il  Grallb,  nella  quale  chiaramente  ci 
fpiega  il  fine,  per  cui  i  Papi  foleano  creare  qualche  Principe 
potente  in  lor  figlio  adottivo:  Bofonem  gloriofum  Trinci' 
pem  per  adoptionis  gratiam  filium  meum  efifeci^  ut  ille  in 
mundanis  d'ifcurfibus ^nos  libere  in  his^  qua  ad'Deum  per- 
tinentt  vacare  valeamus . 

Ma  giacché  difcorriamo  di  Giovanni  VIIF.  e  di  Bofo-- 
ne  ,  non  voglio  palfar  fotto  filenzio  ,  ciò  che  de*  medefi- 
mi  dice  il  noltro  Annalilla  all'anno  880.  Racconta  egli  , 
come  il  fuddetto  Pontefice  fi  proteilò  col  Re  di  Francia 
di  avere  abbandonato  Bofone  ,  dopo  la  tirannìa  praticata 
colla  Cafa  di  Francia,  cui  avea^ufurpato  il  Regno  di  Bor- 
gogna, indi  conchiude:  Così  quejìo  politico  Tapa  andava 
navigando  fecondo  t  venti ,  e  mutando  giri y   e   idee.    Gran 

cofa 


cofa!  II  celebre  Muratori  così  "benemerito  de' Romani  Pon- 
tetici  in  quello  Tomo,  principalmente  per  averne  vendicata 
la  memoria,  e  le  azioni,  non  so,  come  abbia  in  tal  guifa 
parlato  di  quefto  Papa,  non  avendo  altro  fondamento  di 
fargli  un  così  brutto  carattere,  che  le  fue  conghietture,  e 
pregiudicate  opinioni,  alle  quali  in  vero  fé  fi  folle  univer- 
falmente  meno  fidato,  non  vi  farebbe  per  avventura,  che  ri- 
prendere ne'fuoi  Annali,  fcritti  con  fomma  erudizione,  e 
ne' quali  s'apprende  la  maniera  di  ben  governare.  Egli  all' 
anno  878.  avea  ricavato  dall'adozione  in  figlio,  che  dì 
elfo  Bojone  fece  Papa  Giovanni  Vili,  e  dal  modo  rifo- 
luto,  con  cui  avea  fcritto  a  Carlo  il  GrolTo  Re  di  Fran- 
cia, che  (lefTe  contento  de'fuoi  corffini,  intimando  la  fco- 
munica  a  chiunque  il  detto  Bofone  aveflTe  moleftato;  ne 
avea,  diffi,  ricavato,  che  il  Pontefice  volea  dichiararlo  Re 
d'Italia.  Similmente  da  una  Lettera,  che  il  mcdefimo  Pon- 
tefice Giovanni  a  lui  fcrivea,  e  che  viene  rapportata  all'an- 
no 879.  in  cui  egli  parla  di  certo  fegreto,  crede  il  Mura- 
tori aver  motivo  futìficiente  di  alTerire,  non  elfer  altro  que- 
llo fegreto,  che  l'idea  d'invadere  la  Borgogna,  nota  fecon- 
do lui  all'i fteflb  Papa.  Quelli  dunque  fono  i gìri^  le  muta- 
zioni, ed  il  navigare  fecondo  i  venti,  del  Tolitico^  com'e- 
gli dice,  Giovanni  FUI.  Ma  chi  non  vede  però,  che  que- 
lle fono  mere  congetture,  ed  anche  aliai  deboli?  Chi  può 
dire  di  certo,  che  Papa  Giovanni  voJelle  fare  Bofone  Re 
d'Italia?  E  fu  quella  incertezza  lo  fpacciaremo  noi  alfeve- 
rantemente  per  un  politico  fabbricator  di  rigiri?  Che  fé  pur 
dee  dirfi  tale,  che  certamente  tale  non  può  dirfi ,  non  avrà 
poi  ragione  il  Chiarilfimo  nollro  Annaliila  di  prenderfela 
all'anno  883.  col  Cardinal  Baronìo,  per  avere  fui  dubbio 
condannato  il  Papa,  di  cui  ^\  parla,  ove  riferiice  l'operato 
da  lui  contro  Formofo  Vefcovo  di  Porto:  Confefa,  dic'e- 
gli,  ;■/  Corporato  Annulifia  di  non  fapere  i  motivi,  per  cui 
'Papa  Giovanni  condannajfe  Formofo,  che  ci  vien  dianzi 
dalla  Storia  Ecclefiaftica  rapprefentato  come  Terfonaggio 
di  merito  diftinto .  Ma  s" egli  ciò  ignorava,  non  dovea  già 
sì  francamente  tacciar  d"  ingiujìizia  l'  atto  di  efo  Vapa 
Giovanni.  Ma  Papa  Giovanni  Vili,  ha  incontrata  in  alcuni 
luoghi  poca  fortuna  prefib  il  Muratori,  che  anche  all'anno 
877^  parlando  dell'allocuzione  fatta  da  lui  intorno  all'lm- 

pe- 


LXY 

peradore,  vi  ritrova  una /parata  di  lodi-,  la  quale  efprefTio- 
ne  potea,  e  dovea  efTere  più  mifurata. 

Impegnato  Tempre  più  il  Muratori  nella  fua  opinione, 
cioè  che  ancora  nel  Nono  Secolo,  e  nel  Decimo  i  Papi  fi- 
gnoreggiavano  in  Roma  con  poteilà  loro  conceduta  dagl'Im- 
peradori,  fi  va  attaccando  a  varj  luoghi,  e  monumenti,  aliai 
volte  non  troppo  bene  efaminati,  come  è  tra  gl'altri  quello 
di  una  lettera  di  Giovanni  IX.  fcritta  l'anno  878.  all'Arci- 
vefcovo  di  Ravenna,  e  a  Berengario,  ove  dice  elfer  venuto 
Lamberto  a  Roma,  aver  prefo  una  porta,  ed  occupata  in  tal 
maniera  la  Città,  ut  nobis  apud  Beatum  'Petrum  confìjìen- 
tibus  (  erafi  ritirato  il  Papa  nella  Città  Leonina  )  nullam 
Vrbis  Roma  fot  e  fiat  em ,  a  piis  Imperatoribus  Beato  Te- 
tro, ejufifue  Vicàrio  traditam  haberemus  .  Quali  che  la  pa- 
rola potejìas  fignitìchi  foltanto  una  facoltà  dipendente,  e  noti 
più  tolto  un  aÌFoluto  dominio,  confermato  a' Papi  con  varj 
Diplomi,  de' quali  abbiamo  già  fatta  menzione  nella  Prefa- 
zione al  Tomo  precedente  di  quelli  Annali .  Non  so  come 
all'anno  Ss-f.  del  prefente  Tomo  non  fi  Ila  tirata  qualche 
confeguenza,  come  altra  voltaci  fece,  dall' Epitafio  pollo  al 
fepolcro  di  Lottarlo  Imperadore,  di  cui  è  fcritto, 

§lui  Francis  y  Italis ,  Romanis  prafuit  ipjìs, 

cioè ,  che  Lottano  fia  (lato  padrone  di  Roma  per  le  parole  , 
Romanis  prafuit  ipfìs .  Ma  quella  confeguenza,  ficcome  le 
altre,  cavate  in  pregiudizio  dell'alto  fupremo  dominio  della 
Sede  Apollolica  su  de'fuoi  Stati,  farebbe  Hata  aliai  debole . 
Imperciocché  quelle  parole  altro  non  lignitìcano,  fenonchè 
il  fupremo  officio  della  Prefettura,  o  folle  Avvocarla  della 
Sede  Apollolica,  ch'ebbe  Lottarlo,  come  Imperadore,  fic- 
come ditìùfamente  da' Scrittori  Pontifìcj  lì  è  dimoftrato  in 
altre  occafioni. 

Vengo  ora  all'anno  967.  dove  narrata  la  morte  di  13. 
Romani,  che  aveano  maltrattato  Papa  Giovanni  Xlll.  fatti 
appiccare  da  Ottone  Imperadore,  foggiugne  il  noltro  Anna- 
lilla:  Truovet  dice  il  P.  Pagi,  del  fuo  fupremo  dominio 
in  Roma,  lo  non  trovo  legittima  una  tal  confeguenza,  per- 
chè già  s'è  dimoilrato  abbaltanza  dal  celebre  Monfig.  Fon^ 
tapini,  nella  difefa  1.  di  Comacchio  §.  CVII.  che  gli  Atti 
cfercitati  fopra  le  Signorie  della  Santa  Sede,  non  hanno  mai 
Tom.  V.  i  efclu- 


LXVJ 

efclufa  la  Sovranità  Pontificia;  imperocché  non  fi  efercira- 
vano  fimili  atti  fenza  il  conlenfo  de' Papi.  Che  poi  prima  di 
Giovanni  XIII.  i  Papi  efercitalFero  giudicatura  in  caula  cri- 
minale, come  da'fupremi  Signori,  e  non  altrimente,  ce  lo 
attefta  l'Anonimo  Altronomo  preflb  il  Tìuchefnio  Tomo  x. 
pag.  z^6.  ove  fcrive,  che  Lodovico  Pio  fu  avvifato,  ^uod 
Romanorum  alìquì  potentes  cantra  Leonem  Apoftolicum  fra- 
'vas  ìnierint  conjurationes  ;  e  che  il  Papa,  avendoli  trovati 
rei,  gli  avea  condannati  alla  morte:  qiios  detraEìos y  atque 
convi^ìos  idem  Apofìolicus  fuppUcio  addìxerit  capitali^  Le- 
ge   Romanorum   in  id  confpirante  .   Quantunque  foggiunga 
l' Aftronomo,  che  ciò  difpiacque  a  Lodovico    Pio,  quello 
non  fu,  perchè  Leone  fi  fofTe  ulurpata l'autorità,  che  non  gli 
competea,  ma  perchè  il  rumore,  fparfo  da  i  nemici  del  Papa, 
gli  avea  rapprefentato  il  fatto  diverfamente  da  quello  che  era. 
All'anno  9x1.  riferito  un  Placito  tenuto  l'otto  l'Imperio 
di  Berengario,  ailerifce,  che  può  far  cono/cere ,  che  in  Raven- 
na.,  e  nel  feto  E  [arcato  ejfo  Aiigujìo  efercitava  giurifdizione^ 
e  fignoria\  ne  appari fce^  che  ivi  i  Romani  'Pontefici  ritenef- 
fero  il  temporale  dominio .  Qui  veramente  fi  conofce  fempre 
più,  quanto  mai  poflà  la  forza  della  opinione  pregiudicata,  an- 
che negli  Uomini  grandi ,  tra  quali  fenza  dubbio  dee  annoverarfi 
il  Muratori.  Quefto  Placito,  per  confefiione  del  medefimo 
Annahtta,  ha  le  note  alterate,  e  guafte  ;  e  pure,  perchè  fer- 
ve al  fuo  filtema,  paflTa  per  buono  fenza  veruna  eccezione . 
Laddove   trovandofene  innumerabili,  ove  fi   tratta  di  ftru- 
menti,  e  diplomi,  che  combattono  coli' idea,   ch'egli  vuol 
darci  del  temporale  dominio  de'  Pontefici  :   rileva   ogni  più 
minuto  mancamento,  che  in  elfi  apparifca.  Più  forprendente 
riefce  ancora,  che  efib  faccia  tanta  forza  fu  i  diplomi,  ed 
altre  fimili  carte,  non  ottante  l'autorità  di  altri  legittimi  do- 
cumenti, o  Irtorici,  ed  anche  diplomatici,  che  abbiamo  in 
contrario;  quando  egli   flieflb  ci   ha  infegnato  a  dubitarne  . 
Oltre  il  lamento  fatto  da  lui ,  cioè  che  tratto  tratto  fi  fcuo- 
prono  falfi,  e  fpurj  molti  monumenti,  che  hanno  tutta  l'ap- 
parenza di  legittimi;  e  dice  chiaram.ente  all'anno  983.   che 
abbondavano  in  quei  tempi  i  falfarj  ■,  che  imbrogliano  anche 
o^fidì  il  criterio  degli  Eruditi  con  certe  carte ^  e  diplomi  y 
che  rejìan  negli  Archivj .  Or  fé  a  tutto  quello  aggiungere- 
mo, e  le  pretenfioni,  che  potevano  avere  i  Principi  fu  quel- 
lo, 


LXVIJ 

lo,  che  non  era  proprio,  e  l'adulazione  de' Feudatarj,  che 
volendo  fare  ordinariamente  da  piccoli  Tiranni,  fi  dichiara- 
vano fudditi  di  chi  loro  pareva  più  utile;  e  lo  Itile  delle 
Curie,  che  o  per  feguitare  l'antico  coftume,  o  per  dilatare 
la  giurifdizione  del  proprio  Sovrano,  gli  attribuiva  il  do- 
minio di  ciò,  che  non  era  più  Tuo  (del  che  non  mancano 
anche  in  tempi  affai  vicini  efempj)  vedremo  poi,  che  non 
deve  farfi  de'  Placiti ,  diplomi ,  donazioni ,  e  fimili ,  quel  gran- 
de, e  ficuro  capitale,  che  ne  fa  tal  volta  il  noftro  ,  per  al- 
tro dottiffimo,  Annalilla,  a  fronte  principalmente  di  altri  fo- 
lenni  documenti,  che  non  folo  hanno  tutta  l'apparenza,  ma 
fono  in  effetto  legittimi ,  e  finceri .  Io  poi  non  fo  capire  il 
iìftema  di  certi  Autori,  i  quali,  ove  fi  tratti  di  documenti, 
che  fanno  per  la  loro  opinione,  aggiuftano  non  folo  le  note 
guafte,  ma  anche  i  groiVi  errori,  che  nei  medefimi  occor- 
rono; e  per  lo  contrario,  quando  favorifcono  la  parte  con- 
traria, li  rigettano  in  vedervi  un  piccolo  sbaglio.  Che  fi- 
nalmente Ravenna  ed  il  fuo  Efarcato  apparteneffe  fovrana- 
mente  a  i  Romani  Pontefici,  e  da  i  medefimi  foffe  fovra- 
namente  fignoreggiata,  di  lunga  mano  l'han  dimoftrato  con 
incontraftabili  autorità,  e  fatti  chiari,  diverfi  Scrittori,  che 
non  fa  d'uopo  qui  trafcrivere . 

Finalmente  a  dimoffrare  fempre  più  l'autorità  dei  Pa- 
pi, anche  nelle  cofe  temporali,  e  quanto  ancora,  a  cagion 
di  queffe  fieno  obbligati  ai  medefimi  e  i  Re,  e  gl'lmpera- 
dori,  ho  ftimato  qui  rapportare  ciò,  che  fcrifiTe  all'  anno 
871.  rimperador  d'Occidente,  Lodovico  II.  a  Bafilio  Ma- 
cedone Imperador  d'Oriente,  il  quale  querelandofi,  che  que- 
lli fi  ufurpaffe  il  nome  di  Augufto,  ed  intimandogli ,  che  fé 
ne  afteneiìè,  Lodovico  nella  rifpofta  Apologetica  tra  le  altre 
cofe  gli  dice,  d'efiTere  egli  Imperadore,  perchè  lo  ha  fatto, 
.e  confacrato  il  Sommo  Pontefice.  Che  fé  non  fi  chiama 
Imperador  Francorum^  ma  Romanorumy  di  che  maraviglia- 
vafi  il  Greco,  ciò  avviene  perchè,  conìe  il  medefimo- Lo- 
dovico atteffa:  Nijl  Romanorum  Imperator  effemusy  utique 
Tiec  Francorum-,  a  Romanìs  enìm  hoc  nomen,  ^  dignitatem 
ajfumpftmus^  apud  qiios  profeto  primo  tanta  ctilmen  fublì- 
mitatis,  ^  appellat'tonis  effnlfìt ^  qunrumque  Gentem^  l§ 
1)rbem  dìv'tnìtus  ^ubsrnandam,  ^  Matrem  omnium  Eccle- 
Jiarum  T>ei  defendendam ,  atque  fublimavdam  fufcepimus  ; 

ex 


Lxvnj 

ex  qua  ®  REGNANT>I pr'uis ^  ^  pofìmodum  IMTEÌIAN- 
1)1  auBoritatem  profapia  nojìra  fem'tjiar'tum  fumpjìt .  Nam 
Francorum  Tr'mc'tpes  primo  Reges ,  deìnde  vero  Imperato- 
res  dim  flint  ii  ^DVMTAXAT,  qui  a  ROMANO  TON- 
TI FICE  AT>  HOC  Oleo  Satino  pemnEfi  funi.  In  qua 
'etiam  Carolus  Magnus  Abavus  nojìer  un  ff ione  ejujìnodi  fer 
Summum  'Pentifìcem  delibutus^  primus  ex  gente  nofìra.,  pie- 
tate  in  eo  abundante,  &  Impera tor  diBus^  &  Chrijìus  Do- 
minus  fatìus  eft  ^c.  Leggefi  quefta  Lettera  fcritta  da  Lo- 
dovico li.  prelTo  il  Baronio  all'anno  871.  e  parte  della  me- 
deiìma  prelTb  ancora  il  noitro  Annalisa  Muratori  all'illello 
anno  .  Ora  in  ella  Lettera  ben  fi  conofce  il  faggio,  che  dà 
Lodovico  li.  Augufto  della  iua  gratitudine  verfo  la  Santa  Se- 
de Apoftolica,  protellando,  che  la  fua  Cafa  avea  ricevuto 
dalla  medefima,  primo  la  dignità  Reale,  e  poi  l'Imperiale, 
cioè  quella  dal  Pontetìce  Zaccaria,  in  perfona  di  Pippino^ 
e  quella  da  Leone  ili.  in  perlbna  di  Carlo  Magno;  che  per 
quella  feconda  era  necellario  riconofcerla  dal  Sommo  Ro- 
mano Pontefice,  iftitutore  di  efiTa";  e  che  portava  fece  il  de- 
bito di  governare  appunto  colla  Prefettura  dell'  Avvocarla 
le  temporali  Signorie  della  Santa  Sede  Apoftolica,  e  di /ro- 
teggere  la  medefima .  Se  il  celebre  Muratori  fin  da  più  tem- 
po non  fi  fofie  impegnato  a  foltenere  le  altrui  mal  fondate 
pretenfioni  con  varj  fcritti,  dati  ancora  alla  luce,  confutati 
già  da  dotti  Scrittori,  certamente  non  avrebbe  in  quefti  An- 
nali proferite  tante  fue  congetture,  pregiudiziali  all'antico 
alto  alfoluto  dominio  de' Papi  fu  de' loro  Stati;  avrebbe  più 
tolto  e  dalla  fuddeita  Lettera,  e  da  altri  monumenti,  rap- 
portati in  quefti  Annali,  cavato  molti  e  chiari  argomenti,  a 
favore  dei  fuddetto  antico  alto  alfoluto  dominio  temporale 
de' Papi;  ed  avrebbe  altresì  fatto  conofcere,  quanto  i  Prin- 
cipi fecolari  fieno  obbligati  alla  Santa  Sede  Apoftolica,  per 
quello  ancora  riguarda  il  loro  temporale  Dominio.  Sarà  pe- 
rò, ciò  non  ollante,  fempre  il  celebre  Ludovico  Antonio 
Muratori  degno  di  fcufa,  ed  anche  lede,  non  folo  per  le 
tante  cofe  Icritte  a  favore  delh  Chiefa  Romana,  e  de' Papi, 
ma  ancora  per  eflerfi  proteftato  con  una  fua  Lettera,  Icritta 
al  Sommo  Pontefice  BENEDETTO  XIV.  che  avrebbe  cor- 
retto prontamente  tutto  ciò,  che  ne'fuoi  Scritti  difpiaceva 

alla  Sede  Apoftolijca. 

GLI 


G     L     I 

ANNALI    D'ITALIA 

Dal  principio  dell'  Era   Volgare 
lino  all'Anno   1750. 


Anno  di  Cristo  DCCCXLI.  Indizione  IV. 
DI  Gregorio  IV.   Papa    ij. 

DI    LOTTARIO    ImPERADORE     21.    ip.    C    2. 

"^NUTA  la  Primavera,  Lottario  ^ugufìo  pnfsò  colle 
lue  forze  a  Vormazia,  perchè  Tenti  va  edere  in  armi 
il  Fratello  Lodovico  Re;  (a)  e  paflato  il  Reno  l'in- 
calzò talmente,  che  il  fece  ritirar  nella  Baviera.  In- 
tanto il  Re  Carlo  colle  brufche  avca  tirato  nel  fuo 
partito  Bernardo,  già  rimcffb  in  pofleflo  della  Setti- 
mania,  e  colle  buone  s'era  cattivato  l'amore  e  l'af- 
nitcnza  de'Popoli  dell'Aquitaniai  né  gli  mancava  nella 
Ncullria  e  nella  Borgogna  gran  copia  di  fedeli  &  aderenti .  Raunata  perciò 
una  non  ifprezzabile  Armata,  coraggiofamente  s'  moltrò  fino  alia  Senna, 
e  non  otlantcl'oppofizione  delle  foldatcfche  quivi  lafciate  da  Lottarlo  per 
difendere  que' paflì ,  gli  riufci  di  valicarla,  e  d'inoltrarfi  fino  alla  Cit- 
tà di  Troyes.  Portato  qucflo  avvifo  a  Lottarlo,  fu  cagione,  ch'egli, 
lafciato  (lare  Lodovico,  rctrocedcffc  per  badare  all'altro  Fratello,  al 
Tom.  V.  A  quale 


Era  Volg. 
Anno   841. 

(a)  Annoi. 
Trantcr. 

Tu'.'hnfes . 

Khhiirduf 
lib.     X. 


t  Annali     D*  Italia. 

Era  Volg.  quale  fpedì  Ambafciatori  per  lagnarfi   di  lui,   perchè  avefle  pafTato  i 
Anno  841.  confici  g  lui  poco  avanti  preferirti.  Li  rimandò  Carlo  bene  informati 
delle  fuc  ragioni,  cioè  con  dolerli,  che  Lottario  perfcguitafle  il  comu- 
ne Fratello  Lodovico,  e  contro  i  giuramenti   ufurpafte  tanti   Stati  ad 
cffo  Carlo  afTcgnati  nelle   precedenti   convenzioni,   con  altre   ragioni, 
ch'io  tralafcioj  cfibendofì  conruttociò  pronto  ad   un   CongrelTo,  per 
vedere,  fc  all'amichevole  fi  porca  ftabilire  un  accordo.  Se  nò,  che  fa- 
rebbe rimefTa  all'armi   la  dccifion  delle  loro  controverfic .    In  quello 
mentre  i  due  Fratelli  Lodovico  e  Carlo  trattarono  e  conchiufero  una 
Lega  fra  loro  contra  di  Lottario:  dopo  di  che  Lodovico  fi  molTc  con 
quanto  sforzo  gli  fu  permefTo,  e  riufcitogli  di  dare  una  rotta  ad  Adal- 
berto ,  creato   Duca  d'  Aufirafia    da   Lottario ,  e  da   lui   lafciato  alla 
guardia   del    Reno,    felicemente   valicò   quel   Real   Fiume,   tendendo 
ad   unir   le   fue    forze   con  quelle   di  Carlo,  ficcome  in  fatti  avvenne. 
And<irono  innanzi  e  indietro  varie  ambafciatc,  varj  progetti,  per  veder 
pure  di   concordar  gli   animi   fcnza  Ipargimento  di  fanguej  ma  niuna 
condizione   piaceva  a   Lottario,  perchè   intanto  afpettava,   che  feco  fi 
vcnifle  a  congiugnere   Pippino   fuo   Nipote,   pretendente  alla  Corona 
d' Aquitania,  che  conduceva  un  buon  rinforzo  di  truppe    Venuto  Pip- 
pino, Tempre   piiì  fi   vide  allontanarla  fperanza  dell'accordo,  e    però 
amendue  le  parti  fi  accinfero  alla  bartaglia.  Il  firo,  dove  fi  azzuffare- 
no  nel  dì  if.  di   Giugno  le  due    Armate   nemiche,   fu   Fontaneto,  o 
(a)  jtsttilL  fia  Fontenay  nel  Contado  di  Auxerrc  .  Agnello,  (<»)  Scrittore   Italia- 
ri/,   i^pifct- no  di  quelli  tempi,  afferma,  che  l'efercito  di  Lottario   era  comporto 
^p\f''Z'"'j  d'innumerabil  gente,  e  però  di   lunga  mano  fuperiore  a  quello  dc'due 
«ir.  Italie.  F'ratelli  avverfarj  ,  Ciò  non  oftante  con  tal  rabbia  e   vigore  combattè 
l'Armata  d'efiì  due  Fratelli,  che  ne   redo   in  fine  fconfitta  quella   di 
Lottarlo,  il  quale  per  altro  fece   maraviglie  di   valore   nel  combatti- 
...  j   mento.  Ma  quello  Memorabil  fatto  d'armi  fu  la  rovina  della  Francia, 

frawcor.""  '  per  atteftato  de  gli  Annali  di  Metz  i^)-,  perchè  vi  perì  la  gente  piìi 
Metenjet .  brava  di  tutta  la  Francia,  così  che  da  lì  innanzi  comincio  ad  andare  in 
declinazione  quel  Regno,  ridotto  all'impotenza  di  difendere  fc  Ileflo, 
non  che  di  conquillare  l'altrui.  ScrifTero  alcuni,  che  cento  mila  per- 
fone  rimafero  eltintc  fui  campo.  Sì  gran  macello  non  fi  dee  molto  fa- 
cilmente credere.  Agnello  attefta,  che  dalla  parte  di  Lottario  e  di 
Pippino  vi  perirono  quaranta  mila  pcrfonc  :  fagrifizio  ben  grande  alla 
matta  ambizione. 

Ci  ha  poi  quello  medefimo  Autore  confervata  una  particolarità, 
che  vien  taciuta  da  gli  Annalilli  Franzefi  e  Tedefchi  d'allora.  Cioè 
che  Gregorio  Papa^  affai  prevedendo,  dove  aveva  a  terminare  l'abomine- 
vol  diflcnfione  de  i  tre  Re  Fratelli,  mofib  da  zelo  ed  amore  paterno,  de- 
terminò d' inviare  in  Francia  tre  Legati ,  affinchè  s' interponcficro  per  la 
concordia  e  pace .  Saputo  ciò  da  Giorgio  Arcivefcovo  di  Ravenna  fcrilfe 
all' Imperador  Lottario,  pregandolo  d' impetrare  dal  Papa,  che  anch'c- 
gli  in  compagnia  de'Legatt  potefle  intraprendere  quel  viaggio.  L'ot- 
tenne, ma  andò  colla  malediiionc  Apolìolica,  perchè  ben  conofccva 

il  Pon> 


Annali    d'Italia.  3 

il  Pontefice,  che  vano  e  torbido  cervello  fofTe  un  tal  Prelato .  Andò,  Era  Vo!g. 
diflì,  con  trecento  cavalli,  feco   portando  gran  copia  d'oro  e  d'argcn-  Anno  841. 
to,  con  aver  faccheggiato   il  rclto  del  telerò  della  fua   Chiefa,  ed  a- 
fportace  Corone,  Calici,  e  Patene  d'  oro,  e  vali  d'argento  e  d'oro,  e 
tolte  le  gemme  dalle  Croci:  tutto  per  far  de   i   regali.    Ne    Agnello 
diflìmula,  che  le  mire  di  quello  Arcivefcovo  erano  di  fovvertirc  a  forza 
di  donativi  Lottarlo  Augulto,  per  fottrarfi  dall'ubbidienza  e  podeftà 
del  Papa,  come  avea  fatto   qualche   fuo    Predeceflbre    Scismatico:   al 
qual  fine  feco  portò  i  Privilegj  conceduti  da  alcuni  cmpj  Imperadori 
Greci  alla  fua  Chiefa.  Giunto  Giorgio  all'Armata   di   Lottano,    fic- 
come  abbiamo  da  gli  Annali  di  San  Bcrtino  C«),  fu  ritenuto   da  cflb  ,^^.  ^^^  , 
Augudo,  fenza  permettergli  di  trattare  d'accordo  co'fuoi  Fratelli.  Al-  Franco"'  " 
trettanto  poflìam  credere,  che  fuccedefle  a  i   Legati   del    Papa,    per-  BertmiaHi, 
che  Lottarlo  non  fapeva  intendere  configli   di    pace,   lufingandofi   di 
maggior  vantaggio  per  la  via  dell'armi.  Ora  Iddio  permife,  che  dopo 
la  rotta  dell' efercito   Lottariano  ,   l'ambiziolo   Arcivefcovo    Giorgio 
fofle  prefo  da  i. vincitori  foldati,  fpogliato  del  Piviale  di  cui   era   ve- 
(tito,c  con  grande  ftrapazzo  condotto  alla  prefenza  del  Re  Carlo,  il 
quale  per  tre  giorni  il  fece  Ilare  fotto  buona  guardia,  come  prigione. 
1  Legati  Apoftolici  ebbero  la  fortuna  di  poterfi  falvar  colla   fuga   ad 
Auxcrre.  1  Preti  e  Cherici,  che  accompagnavano  1' Arcivefcovo  fud- 
derto,  chi  qua,  chi  là.  Tutto  il  fuo  teforo   rcilò   in   preda  a   i   fol- 
dati.  I  fuoi  Privilegj  gittati  nel  fango,  calp;(l:ati,  e   lacerati    fi    per- 
deronoi  ed  egli  fteflb  fu  in  pericolo  d'cfiere  cacciato  in  efilio  da  Carla^ 
e  da  Lodovico^  dappoiché  furono  inlormati  della  di  lai  malignità;  ma 
Y Imperadrke  Giuditta  moffane  a   compalTionc,   gì' impetrò   k   libertà. 
Sci  fece  venire  davanti  il  Re   Carlo,  e   dopo   averlo  rabbuffato   ben 
bene,  e  fattogli  predar  giuramento,  il  lafciò  andare  con  ordine,  che 
gli  fofie  rellituito  tutto  quanto    fi    potea  trovare  fpettante   a   lui.    Si 
trovò  ben  poco.  Tutti  i  fuoi  Preti,  le  vollero   tornare  in  Italia,   fu- 
rono coftretti  a  venirfene  a  piedi  e  in  farfctto ,  e  chiedendo  la  limo- 
fina.  Promife  Giorgio  di  compenlar  loro  i  danni,  giunto  che  folTe  a 
Ravenna;  ma  i  fatti  non  corriipolcro  poi  alle  parole.   Si  ritiro  lo  fcon- 
ficto  Lottarlo  ad  Aquisgrana,  per  attendere  a  far  gente   di   nuovo  da 
poter  (oftcncre  la  guerra,  e  lalcioffi  tanto  trasportare  dal  fuo  mal   ta- 
lento, che  per  aver  foccorfo  da  1    Saflbni    Scellingi,   permife   loro  di 
ritornare  a  gli  antichi  riti  Pagani  ,  con  grave  fcandalo   del   Criftiane- 
fimo.  Ad  Erioldo  ancora  Re  di  Danimarca,   Apoltata  dalla   Rcligion 
Cri  (liana,  e  perfecutor  de'  Crilliani,  concedette  da  godere  alcune  Terre 
ne' fuoi  confini .  Intanto  il  Re  Lodovico,  parte  col  terrore,  parte  col 
maneggio  trafle  nel  fuo  partito  molti  de'Saflbni;  in  oltre  tutti  1  Po- 
poli deli' Aultrafia,  Tuiingia,  ed  Alamagna,  ridufle  fotto  il   fuo   do-  ,,, 
minio.  Nello  ileflb  tempo  i  Normanni  {.b)  profittando  della  difcordia  [a  f^l'/^-" 
de  i  Re  Fratelli,  sbarcarono  in  Francia,  prefero  la  Città   di    Roano,  nell.  apul 
e  dopo  il  facco  la  diedero  alle   fiamme,  con   reftar  dcfolati   dalla   lor  d% dmn 
crudeltà  alcuni  Monafteri,  e  un  buon  tratto  di  paefe.  Rinlorzuto  al-  ^''"'-  "■ 


A  i 


quau- 


Rer.    Fixitc. 


4  Annali     d'  Italia. 

Era  Vo!g.  quanto  di  gente  l'Imperador  Lottano  pafsò  il  Reno,  quafi   che   vo- 
Anno  «41.  iefTc  impedire  i  progrc-ffi  di  Lodovico  fuo  Fratello,  ma  poi  fcnza  far 
altro,  fé  ne  tornò  a  Vormazia .   Pafso  poi   nel    Maine,   commettendo 
dapertutto  le  fue  truppe  immenfi  difordini  e  faccheggi,  ed  obbligando 
colla  forza  que' Popoli  a  giurargli  fedeltà.   Non  era  mcn  della    Fran- 
(a)  Erchem-  F'^  Sconvolto  in  quelti  tempi  il  Ducato   di    Benevento   per    la   guerra 
ftrtus   Hift.  inforta  fra  ^/Vo«o//o  dominante  in  Salerno  W,  e  Radelgif»  Principe  Bc- 
cap.  ij.         nevf-ntano.  Siconolfo,  ficcome  uom  bellicofo,  aiutato  anche  ài  Lan- 
dolfo Conte  di  Capoa^  eda'fuoi  Figliuoli,  fcnz.i  perdere  tempo,  s'inol- 
trò nella  Calabria,  e  tutta  la  riduife  fotto  il  fuo  dominio.  Prefc  anche 
buona  parte  nella  Puglia,  e  rivoltoli  addolTo  all'altro  pacfe  di   Bene- 
vento, s' impadronì  di  alcune  altre  Città  e  Terre.  Una  Donazione,  fatta 
(b'!  Antiqui-  da  elfo  Siconolfo  Principe  ad  yiione  Vefcovo  di  Salerno  e  alla  fua  Chiefa 
iVriT    "^^  '^^^^  d'Agofto  dell'Anno  prefente,  fi  legge  nelle  mie  Annchit» 

/"«i-  77-  *t^'»»"C   '^^• 

Anno  di  Cristo  dcccxlii.  Indizione  v. 
di  Gregorio  IV.  Papa  i  ó. 
di  LoTTARio  Imperadore  13.   20.   e  3. 

Urando  tuttavia  la  guerra  e  gli  fconcerci  in  Francia  tra   Lottarlo 
/  Jugiifto^  e  i    due    Re   fusi    Fratelli  ,   feguirono    varj    movimenti 
(e)  ììUhar-  dall'una  e  dall'altra  parte,  minutamcnce  deferita  da  Nirardo  CO.  Fra 
iuiHifl.i.i.  l'altre  cofe  con  piacere  ^\  legge  prelTo  di  lui  la  conferma  della  Lega 
labilità  fra  i  fuddetti  due  Fratelli  Lodovico  e    Carlo   in    Argentina,   o 
voglism  dire  in  Strasburg.  L'uno  fece  il  fuo  giuramento  in    Lingua 
Tcdcfca,  e  l'altro  in  Lingua  Romanza,  che  era  fin  d'allora  la   Vol- 
gare Franzcfe,  e  s'accoltava  più  alla  noftra  Italiana  di  quel,  che  fac- 
cia oggidì.   Sarebbe  da  defiderare,  che  fofie  rellato    un    pezzo    fimile 
della  Lingua  nodra  Italiana  di  que'  tempi,  per  conofcere  in  che  llato 
cHa  allora  fi  crovafTej  mi  finora  nulla  di  ciò  s*c  veduto,  perchè  tutte 
le  Scritture,  che  reltano,    fono   di    Lingua    Latina,    milchiata   nondi- 
meno di  molti  Solecifmi  e  Barbarifmi .   [  Tedefchi,  e  gì' Inglefi  hanno 
interi  Opufcoli  di  que'Secoli  nella  lor  lingua.    Nulla  ne    ha    l'Italia. 
Ora  io  non  mi  fermerò  a  defcrivere  le  vicende  delia   guerra  di  Fran- 
...  ,     eia,  perchè  furono  di  poco  momento.  Batterà  qui  dire,  che  incalzato 

yrancor!'"  \^  Impcrador  Lottarlo  da  i  Fratelli  (^),  dopo  avere  fpogliato  il  Palazzo 
AerùniAm.  d' Aquisgrana  di  tutte  le  cofe  piij  prcziofc,  fi  ritiro  a  Lione,  e  quivi 
dopo  aver  fin' ora  rifiutato  di  dare  orecchio  a  i  progetti  di  pace,  final- 
mente la  debolezza  delle  forze  fue  il  configliò  ad  afcoltarli .  Si  con- 
venne fra  i  tre  Fratelli  di  fare  un  abboccamento  prcfTo  alla  Città  di 
Mafcon  in  un' Ifola  del  Fiume  Sona,  che  divideva  le  Armate.  Quello 
feguì  verfo  la  metà  di  Giugno,  e  vicendevolmente  tutti  e  tre  diman- 
darono perdono  del  pafTato,  giurarono  di  confervar  tra  loro  una  buona 
pace  e  fratellanza  i  e  determinarono  di  tenere  un  Congrefib  nella  Città 

di 


D 


Annali-   d'  Italia.  $ 

di  Metz  nel  primo  dì  di  Ottobre,  per  regolare  la  divifion  della  Mo-  Era  Volg.' 
narchia  Franzefe,  di  cui  fi  andò  poi  fcriamcnte  trattando  da  li    innan-  ^^'^  ^41- 
zi.  Ma  quello  Congreflo  fi  diffcri   fino  a  i    cinque   di    Novembre,    e 
per  varj  impedimenti  o  pretctli   trasportato  fu   al    Giuf^no   dell'  Anno 
fcgucnte .  Peraltro  i  due  Fratelli  Lodovico  e  Carlo  ^  dappoiché  ebbero 
codrefto  r  Augudo  Lottano  a  ritirarli  da  Aquisgrana,   colà    fi    porta- 
rono cffi,  e  ordinata  quivi  una  raun.inza  di  molti  Vefcovi,  fecero  loro 
decidere,  che-  Lottario  per  gl'inlulti  fatti  al  Padre,  per  la    mancanza 
a  i  giuramenti,  per  l'indebita  guerra  fatta  a  i  Fratelli,   avea  provato 
il  flagello  della  vendetta  di  Dio,  ed  era  decaduto  da  i  Regni  di   Fran- 
cia e  di  Germania,  de' quali  erano  divenuti  giudi  poflefibri  i  Re  Lo- 
dovico e  Carlo.  Ciò  fatto,  i  due  Fratelli  divifero  tra  loro  i    Regni} 
ma  per  l'accordo,  che  nell'Anno  fulFeguente  feguì   tra  effi,  e    l' Im- 
peradore  Lattario,   fi  fece  una  piìi    llabil    divifione.    Terminò    i    fuoi 
giorni  nel  Gennaio  dell'Anno  prcfenre  Teofìlo  Imperador  de' Greci  ^  con 
laiciare  fucccfTor  nell'Imperio  Michele  fuo  Figliuolo  in  età  di  foli  tre 
anni.  Una  malattia  pericolofd  fopragiunta    a    quefto    novello    Augufto 
diede  occafionc  a  i  Monaci  di  Studio  di  promuovere  la  reitituzion  delle 
facre  Immagini  con  promcfra  della  di  lui  guarigione.  Rifanato  egli  in 
fatti,  con  giubilo  de' Cattolici  furono  rimeffe  in  ufo  ne' facri  Templi 
le  Immagini,  e  cacciato  via  lanne  falfo  Patriarca  di  Cofhtntinopoli,  in 
luogo  fuo  tu  eletto  Metodio ^  uomo  di  fanta  vita,  e  di    fcntiracnti  or- 
todoflì .  La  divisione  e  guerra  tra  r    Principi   di    Benevento    fcguitava 
più  che  mai  vigorofa,  quando  i  Saraceni  Affricani,   chiamati   da   altri 
^gareni^  o  pure  Mori^  padroni  della  vicina  Sicilia,  feppero  ben  pren- 
dere pe' capelli  la  buona  fortuna,  con  paflare  forfè  prima  di  quclt'  Anno 
in  Calabria,  dove  a  man  falva  s'impadronirono  di  alcune  Città  e  Ter- 
re, e  vi  fi    radicarono   talmente,  che  l'Italia  tutta   n'ebbe  a  piagnere 
dipoi  per  lungo  tempo.   Sotto  quell'Anno   Nitardo  (a),  e  gli   Annalk  W   Nìthar' 
Bcniniani  {!>)  mettono  l'entrata  di  coltoro  nel  Ducato  di  Benevento,  f^'y    "'fi'"- 
Radelgifo  Principe  di  quelle  contrade  vcggcndo    profperar  sì    forte   gir  {^^)'jinnaU 
affari  dell'emulo  Sicoiwlfo  ^  da  cui  or  una,  or   un'alrra   Città   gii    ve-   Francar. 
niva  occupala,  lenza  trovar  maniera  da  potere  refillere,  s'appigliò  ad  Serumafii, 
un  confìgiio  dettato  dalla  difperazionej    cioè  chiamo  in   anno   luo  al- 
quante brigate  de' Saraceni  pollati  nella  Calabria,  (e)   Ebbe  ordine  da  (0  Erchtm- 
lui  Pandone  Governatore  di  Bari  di  dar  quartiere  a  quegl'  Infedeli  fuori  {'^l''\^'^^ 
della  Citta  dalla  parte  del  Mare.   Ma  i  Saraceni,   gente  la  più    furba 
del  Mondo,  andarono  tanto  l'piando  le  fortificazioni  della   Città,   che 
trovarono  modo  una  notte  di  arrampicarfi   e  dì    entrarvi   dentro   lenza 
refiUcnza  d'alcuno.  Milero  a  fil  di  fpada   una  parte  del  mil'cro   inno- 
cente Popolo,  l'altra  la  fecero  tchiava,  e  Pandone  fra  gli  altri   dopo' 
molti  tormenti  fu  gittato  ed  affogato  nel  mare  . 

Con  Eichemperto  va  d'accordo   l'Anonimo   Salernitano    {d)    in-  (<R  Antp- 
torno  a  quelli^  fatti.  Racconta  egli,  che  Radelgifo  Principe  di    Bene-  '^arJplm!'' 
vento  con  un'  Armata  di  ventidue  mila  perionc  tra  cavalleria  e  fante-  cap.  65. 
m  fi  portò  ail'aflcdio  di  Salerno  >  ma  Sicanolfo  Principe  colla  gente  p-  "•  t.  Il^ 

di  Sa-      ^'■-  ^'*^"i 


6  AstfALio' Italia. 

Era  Vo!g.  di  Salcmo,  Capua,  Aggerenza,  Confa,  8c  Amalfi,  venne  a  battaglia. 
Anno  S41.  e  sbaragliò  i  Beneventani.    Quella  probabilmente  è   la  rotta,  di   cui 
all'Anno  840.  s'è  faica  menzione,  coli' autorità  di    Erchcmperto.    Se- 
guita poi  a  dire,  che  Siconolfo,  raunato  un  buon  cferciio,   fi    portò 
anch'cgli  addolTo  a  i  Beneventanij  ma  qucfti  ufciti  dalla  Città  sì  va- 
lorofamentc  gli  aflalirono,  che  li  raifcro  in  fuga.   Dopo   quetto  i   Sa- 
raceni con  grandi  forze  calarono  in  Calabria  j  prefero  Taranto  con  fa- 
cilità, ed  entrati  nella  Puglia,  diedero  il  facco  a  quafi  tutte  le  Città 
con  uccidere  le  perfone,  che  erano  crefciute  a  guifa  delle  biade.  Per 
attellato  poi  di  Lrchcmpcrto,  Radclgifo  trovandofi  impotente   a  cac- 
ciar fuori  di  Buri  que' Barbari  ofpiti,  cominciò  a  trattar  con  loro  ami- 
chevolmente, e  a  valerli  del   loro  aiuto.   Comandò  ad   Oifo   fuo    Fi- 
gliuolo di  menarli  all'alTedio  di   un   Cartello,  e   v'andarono   con  una 
potente  olle.  Ma  ciò  faputo  da  Siconolfo,  arditamente  andò   a   tro- 
varli, e  li  fconfifle  con  iilrage  di  chi  non  potè  ben  menar  le  gambe. 
11  Re  d'cffi  per  nome  Calfo,  cadutogli  fotto  per  la  (lanchezza  il  ca- 
vallo, ftcntò  a  giugnere  co  i  fuoi  piedi  a  Bari.  Crebbero  poi  le  mi- 
ferie  di  quelle  contrade,  perchè  fecondo  l'Anonimo  Salernitano,  Ra- 
dalgifo  prefe  al  fuo  foldo  il  Principe  de' Saraceni  abitante  in  Bari,  per 
nome  Saotan,  o   Saudan,  come  altri  hanno  fcritto.   Tengo   io,   che 
quello  folFe  non  il  proprio  fuo  nome,  ma  quello  bensì  della  fua    Di- 
gnità, e  lo  ItelTo  fia  che  Sfidano^  o   Sultano,   come   han   detto  dipoi 
(i)  Èrbeltt    gì' Italiani.  Veggafi  il  d'Erbeloc  (<«>  alla  parola  Solthan .    Col  rinlorzo 
Bièlitthec.      di  collui  c  delle  fue  masnade  i  Beneventani  pacarono  addolTo  a  i  Sa- 
Oricntal.        lernitani  j  e  non  meno  a  gli  uomini  che  alle  cafe  e  a  i   poderi  recarono 
infiniti  danni.  Furono  coltoro  appena   ritornati    indietro,   che    perve- 
nuta   a  Siconolfo    fignorcggiante   in   Salerno   la  notizia  ,   che  Radcl- 
gifo   avea    fpogliata    la    Cattedrale    di    Benevento     di    buona     parte 
ficl  fuo  tcforo  per  ingagiare  e  pagare  i  Saraceni  del  fuo  partito:  anch' 
egli  fi  prevalfc  di  qucito  fcellerato  cfempio,  e  prcfa   per   forza   dalla 
Cattedrale  di  Salerno  gran  copia  d'oro,  fc   ne   fervi   per  impegnare 
alla  difefa  de'ùioi  Stapi  il   Comandante  Saraceno  di  Taranto,  chiamato 
Apollafar.  Ben  volentieri  collui  pafso  con  buon  nerbo  di  gente  al  fer- 
vigio  di  Siconolfo,  e  pofcia  unito  co  i   Salernitani   al   guaito   de' Be- 
neventani.  Accadde  poi,  che  tornato    ApoUafar  da   quella  fpcdizione 
con  Siconolfo  a  Salerno,  mentre  amendue  con   fella  lalivano   le    fcale 
del  Palazzo,  Siconolfo  per  ifcherzo  il  prefe  colle  braccia,  e  portollo 
di  pefo  lopra,  e  nel  polarlo  giù    l'abbracciò  e  baciò.   Ma  il  fupcrbo 
e  delicato  Saraceno  fé  l'ebbe  force  a  male>  e  tuttoché  Siconolfo  dicef- 
fc  d'aver  fatto  ciò  per  burla,  e  non  per  inganno,  pure  giurò  di  non  vo- 
lerlo più  fcrvire,  ed  immantenentc  con  tutti  i  funi  li  partì  di  Saler- 
no, e  tornolTene  a  Taranto.  Quivi  tratto  con   Radalgifo,   efibcndofi 
a  i  fuoi  fervigj .  Né  potea  giugnere  a  lui  nuova  più    cara  di    quella. 
Accettato  e  venuto  coll'elercuo  fuo,  tolto  fu  fpadito  contra   de' Sa- 
lernitani j  nel   pacfc  de' quali   commife  enormità  e   danni    incredibili. 
Cpsi  el' Infedeli  andavano  profittando  della  difcordia  de' Principi  Cri- 

dia- 


Annali    D*  Italia.  7 

ffiani  colla  rovina  de' Popoli   innocenti.   Ottenne   in  queft'Anno,   fé  Era  Volg. 
pur  n^n  fu  nel  precedente,  il  Do2;e  di  Venezia  Pietro  da  Lotiario  Im-  ^^^°  ^^'^' 
peradore  la  conferma  delle  efenzioni   de' Beni   goduti   da    i    Veneziani 
nel  Regno  d'Italia,  11  Diploma  rapportato  dal  Dandolo  («),  fu  dato  (a")  Dandul. 
Kalendis  Septemhris  Anno  Chrtfìo  propitio  Tmperii  Dotnni  Lotharii  pììjjlmi  chromc 
Jugufli  in  Italia  XXII.  in  Francia  //.  Miaime  FUI.   A^um  Tkermis  ^^^-  ^^j^';. 
Filla  Palatio   Regio.  Qiiclle  Note  Cronologiche  non  fuffiftono.  Fors'  Qj)' e  amili. 
anche  tale  Tpcdizione  la  (tefla  è,  di  cui  s'è  fitta  troppo  prellq  men-  Peregrinus 
zione  di  fopra  all' Anno  840.  Terminò  in  queft'Anno,  fecondo  i  conti  ^'fi"": 
di  Camillo  Pellegrino  (,!>)  i  fuoi  giorni  Landolfo  Conte,  o  fia  Principe  ^'^""l'^rj 
di  Capua  (0-  Recarono  di   luì  quattro  Figliuoli,  cioè  Landone,   che  {e)  Erchem* 
fignoreggiò  in  Capua  ;  Pandone'xn  Soraj  e  Landolfo  in  Tiano .  Il  quarto  pirtus  Hift. 
Figliuolo  Landolfo  feguitò  la  via  Ecclefiaftica  ,  con   divenir  poi   Ve-  '"t-  *^- 
fcovo  di  Capua,  e  perfonaggio  famofo  per  le  fue  iniquità.  Lafciò   il 
vecchio  Landolfo  per  ricordo  a' funi  Figliuoli,  che  non  permctteflcro 
mai  la  riunione  de' Principati  di  Benevento  e    Salerno;    e   tutti   da   lì 
innanzi  cominciarono  a  tirar  de' calci  contra  del  Principe  di  Beneven- 
to, e  a  poco  a  poco  ftabilirono  l'indipendenza  del  Principato  di  Ca- 
pua da  Benevento  e  da  Salerno. 

Anno  di  Cristo  DCccxLiir»  Indizione  vr. 

di  Gregorio  IV.  Papa    17.  - 

di  Lotta  RIO  Imperadore  24.   ii.  e  4. 

DI  fomma  confolazione  a  tutta  la  Monarchia  Franzefe  riufcì  1'  An- 
no prefente,  perchè  fi  venne  finalmente  alla  divifione  de' Regni 
tra  i  Figliuoli  di  Lodovico  Pia  :  il  che  produlTe  la  concordia  fra  lo- 
ro, e  la  pace  fra  tutti  i  Popoli  loro  fudditi  {d) ,  Seguì  queffa  nel  Mefe  >,..,„!" 
d' Agodo  nella  Città  di  Verdun  prcfTo  alla  Mofa,  con  cflerfi  quivi  ùettn^èt. 
abboccaci  i  tre  Re,  e  pacificati  fra  loro.  La  parte,  che  toccò  al  Re 
Carlo .^  appellato  dipoi  il  Calvo.,  fu  la  parte  Occidentale  della  Francia, 
cioè  dall' Oceano  fino  alla  Mofa  e  alla  Schelda,  e  fino  al  Rodano,  alla 
Sona,  al  Mediterraneo,  e  alla  Spagna.  Al  Re  Lodovico  toccò  la  Ba- 
viera, parte  della  Pannonia,  la  SafTonia,  e  tutte  le  Provincie  della 
Germania  di  là  dal  Reno,  con  qualche  parte  ancora  di  paefe  di  qua 
da  eflb  Reno,  e  nominatamente  Magonza;  e  qui  ebbe  principio  il 
Regno  diMla  Germania,  appellato  anche  Francia  Orientale.  AH' Impc- 
rador  Lottarlo  rcftò  tutto  il  tratto  di  paefe  fituato  fra  il  Reno  e  la  Mofa 
andando  fino  all'Oceano,  la  Provenza,  la  Savoia,  gli  Svizzeri,  e  Gri- 
gioni,  cioè  quafi  tutta  l'antica  Borgogna  e  l'Alfazi»}  (*)  nec  non  £jf 
«««/a  Regna.  Itaine  cum.  ipfa:  Romana:  Urbe,,  come  ha  T  Autore  de  gli 

Anna- 

(*)  parimente'  anca,  tutti  i  Regni  d'Italia:  coir ipjfa.' Città:  di  Roma, 


8  Annali    d'  Italia. 

Ek*  Volg.  Annali  di  Metz:  con  che  egli  venne  a  perdere  tante  Provincie,  che 
Anno  843.  j]  Padre  gli  avca  lafciato  in  Germania,  e  ch'egli  avrebbe  potuto  age- 
volmente ritenere,  fé  l'incontentabile  Tua  ambizione  non  l'aveffc  con- 
detto a  mancar  di  parola,  e  a  far  guerra  al  Re   Carlo  fuo  Fratello. 
E  qui  non  lafciano   alcurfi   Scrittori  di  quc*  tempi  di  deplorar  quello 
trinciamcnto   della  dianzi  sì  valla  Monarchia  Franzcfc,  che  unita  fa- 
ceva paura  a  tutti,  divifa  apri  il  campo  a  i  Normanni,   Saraceni,  ed 
Ungheri   d'infierire  e   prevalere   contra   de'Criftiani   d'Occidente,   e 
d'inferir  loro  un'Iliade  di  mali.  E   tanto  piìi    reftò  efla  indebolita, 
perchè  al  Re  Carlo  Calvo  toccò  bensi  in  quella  divifione,  almen  taci- 
tamente anche  l'Aquitaniaj  ma  in  quelle  contrade  fi  fece  forte  il  fuo 
Nipote  Pippino  II.  Figliuolo  del   Re  Pippino  I.  riconofciuto  per  Re 
dalia  maggior  parte  di  que' Popoli  j  e  gran  fangue  e  fatiche  dipoi  cn- 
ftò  ad  eflc)  Re  Carlo  il  levar  quel  Regno  dalle  mani  del  Nipote.  Ri- 
bcllofiì  ancora  al  medefimo  Re  Carlo,   per  non  dire,  che  fi  llaccò  dalla 
fua  alleanza,  Nomenoio  Duca  della  minor  Bretagna,  fcguendo  l'ufo  de 
i  PredccclTori ,  che  non  fapeano  fé  non  colla  forza  indurfi  a  riconofce- 
(a)  AnmUs  ^g  p^j-  Iq^q  Sovrani  i  Re  di  Francia.    E  in  quell'Anno  ancora  C<«)   i 
»-l';l';!!„;      Normanni  fecero  uno  sbarco  nell' Aquitania  inferiore-  e  diedero  il  fac- 
co  al  paele.  Sopra  tutto  prela  la  Citta  di  Nantes,  vi   trucidarono   il 
Vcfcovo  Goarde^  e  molti  Cherici  e  Laici.  Però    Icnribilmcnic  fi  co- 
minciò a  provare  collo  fmembramento  della  Monarchia  il  pefo   delle 
miferie,  fpezialmentc  nella  Francia  Occidentale,  in  cui  ancora  nell' A- 
prile  dell'  Anno  corrente  mancò  di  vita  V Imperadrice  Giuditta^  Madre 
del  fuddctto  Re   Carlo   Calvo.    Minori    poi  non  erano  gli   affanni  nel 
Ducato  Beneventano  per  la  guerra,  che  ollinatamentc   faceano   tra  di 
loro  il  Principe  di  Benevento  Rmdelgifo^  e  Siconelfo  Principe  di  Saler- 
no. Altro  non  s'udiva  che  faccheggi,  e  piìi  de   gli   altri   ne   fapeano 
profittare  gli  aftuti  Saraceni,  dominanti  nella  Calabria  e   in  B.iri,  col 
farfi  partigiani  ora  dell'uno,  ora  dell'altro  Principe,  ed  arricchirfi  colle 
fpoglie  de  gl'infelici  Popoli.  Or  mentre  colloio  (\  (lavano  a  i  fervigi 
(l>)  Brchtm-  di  Radclgifo  ('!'),  Siconolfo  non  potendo  reggere  al  contrailo,  altro  Icani- 
ftrtHi  Hìfi.  pò  non  Icppe  trovare,  che  di  condurre  al  foldo  fuo  molte  brigate  di 
ff-  «7-       quc' Saraceni,  che  fignoreggiavano  la  Spagna,  ed  avcano  anche  occu- 
pata r  Ilbla  di   Creta,  o   fia  di   Candia.  Fra   quelli   Saraceni,   e   quei 
dell'Affrica  non  paffava  allora  amicizia,  anzi  fi  riputavano  fra  loro  ne- 
mici. Con  quello  rinforzo  venne  un  giorno  Siconolfo  alle   mani  coli' 
Armata  di  Radclgifo  nel  Luogo  appellato  le  Forche  Caudine,  celebre 
anche  nella  Storia  Romana.  Riufcì  a  Radclgifo  a  tutta  prima  di  met- 
tere in  rotta  le  fchiere   nemiche;  ma  Siconolfo,  che   (lava  ritirato  in 
difparte  con  uno  lecito  drappello  ad  oflcrvar  l'efito  dzWx  batt:!{:lia,  alt 
lorché  vide  i  Beneventani  sbandati  perfeguitare  i  fugitivi ,   fi   Icagliò 
contra  di  loro,  ne  taglio   molti  a  pezzi,  molti  altri  ne  fece  pri:;ioni, 
(e)  te»         e  codrinfe  il  rollo  a  menar  le  gambe.    Dopo  quella   infigne   vittoria 
Marfieanus    vennero  in  fuo  potere,  eccettochc  Benevento  e  Siponto,  tutte  l'altre 
chr    cafin.  q^^j  jj  Radclgifo .  Abbiamo  da  Leone   OlUcnfc  (0,  che   Siconolfo 
"*•  '•  *•  -^J-  per 


Annali    d'  Italia.  «^ 

per  pagare  i  Saraceni  Spagnuoli  fotto  nome  di  prcftito  Tpogliò  di  quafi  Era  Volg. 
tutto  l'infigne  Tuo  telbro  il  Monidcro  di  Monte  Calino.  Finalmente  Akno  S45. 
fi  portò  egli  all'afTedio  della  Itefla  Capitale  di  Benevento.  Eragià  ri- 
dotto a  mal  termine  l'aflediata  Città  non  meno  per  la  morte  de  i  di- 
fenfori,  che  per  la  mancanza  delle  vettova'»lie  ,  quando  Radelgifo  fi 
avvisò  di  chiamare  in  foccorfo  fuo  Guido  iJuca  di  Spoleti .  Contutto- 
ché queftì  folTe  Parente  di  Siconolfo,  pure  non  lafcio  di  accorrere  con 
un  copiofo  efercito  in  aiuto  d'cflo  Radclgiloi  ma  prima  di  giugnerc 
a  Benevento  fece  fapere  a  Siconolfo,  che  il  conlìgliava  di  ritirarli 
dall' afledio,  e  che  lafciafle  fare  a  lui,  perche  fubito  che  avefTe  potu- 
to favellar  con  Radelgifo,  avrebbe  fatta  conofcere  al  medclìmo  Sico- 
nolfo la  parzialità,  di  cui  lì  gloriava  verlb  di  lui.  Gli  fu  prcltata  fe- 
de, e  Siconolfo  fciolle  l'alfedio.  Ma  Guido  (*)  pio  cupiditatt pecunia' 
rum,  quibus  maxime  Francorum  fubjicitur  genus  (era  Guido  di  nazion 
Franzefe)  avendo  fmunto  da  Radelgifo  la  l'omma  di  fettanta  mila  feudi 
d'oro,  nulla  attenrve  delle  promefle  fatte  al  fuo  Cognato  Siconolfo, 
e  fé  ne  tornò  a  Spoleti. 

Divcrfamcnte  vien  raccontato  quello  fatto  dall'Anonimo  Saler- 
nitano (a),  il  quale  fiori  a  mio  credere  cento  Anni  dopo  Erchemper-  (a)  jfneny- 
to.  Secondo  lui,  Siconolfo  invitò  ed  ebbe  in  fuo  aiuto  Guido  fuo  Co-  '^f  saltr- 
gnato,  qui  ilio  tempore  Tufcis  praerat .   L'Umbria,  dove  è  Spoleti,  era  """"*' 
in  quc' tempi  da  i  Letterati  polla  nella  Provincia  della  Tolcanaj  e  pe-  cap'èi. 
rò  altri  ancora  chhmsirono  Duca  de' Tofcani ^  chi  comandava  a  gli  Spo-  p.  11.  t.  i, 
letini.  Più  fotto  poi  foggiiigne,  che  1  Toscani,  gli   SpoIeti»i,  e  i   Sa-  R'r.  Italie, 
leniitani  cinfero  d' afledio  Benevento,  quali  che  Guido  comandafie  non 
folo  al    Ducato  di  Spoleti,  ma  anche  a  quel  della  Tofcana:  il  che  non 
pare  credibile.  Ora  Itando  elfi  attendati  fotto  quella  Citta,  uno  de' Sa- 
lernitani dimandò  a  una  fentinella  Beneventana:  che  fa  il  vojlrt  Fabbro 
Ferraio?  Cosi  difle  per  ifcherno,  perche  Radelgifo  in  Tua  giòventìi,  ben- 
ché di  nobiliflima  Cafa,  fi  dilettava  di  praticar  con  gli  Orefici,  e  ne 
aveva  imparata  l'Arte.  Allora  il  Beneventano  gli  rifpofe:  Sta  fabbri- 
fando  un  paio  di  forbici  per  tofare  un  Cherico :  alludendo  a  j';V#«o//tf,  che 
ne  gli  Anni  addietro  per  forza  ulatagli  da   Sicardo   Principe  fuo  Fra- 
tello avea   prclb  il   Diaconato  .   Ora  avvenne  ,  che  andando   il  Conte 
Guido  (così  é  chiamato  dal  Salernitano)  con  un  folo  Scudiere  alla  ron- 
da intorno  alla  Città,  fu  adocchiato  dal  Saraceno  Apollafar,  che  s'im- 
pegnò con  Radelgifo  di  menarglielo  davanti  prigione,  fé  tornava  nel 
di  fcguente  a  lafciarfi  vedere   cosi   foletto  girando   fuor  delle   mura  . 
Comparve  nel  dì  fcguente  Guido,  e  Apollafar  con  un   lolo   Scudiere 
andatogli  alle  fpallc,  il  colpi  si  fattamente  nel  capo,  che  tutto  lo  sba- 
lordì. Allora  prefc  il  di  lui  cavallo  per  le  redini,  s'inviò  verlb  la  Cit- 
ta, fenza  che  Guido  fapefle  in  che  Mondo  allora  fi  fofie.  Ma  il  fuo 
^om.  r.  B  Scu- 

(*)  per  la  ingordigia  del  denaro,  a  cui  fia  foggettifjìma  la  nazione  dt' 
Franchi  . 


IO  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Scudiere  veggendo  il  Padrone  in  sì  mifero  (lato,  colh  lancia  in  refta 
Anno  843  fpronò  il  cavallo,  e  palsò  da  parte  a  parte  lo  Scudiere  nemico.  Ciò 
ofTcrvato  da  Apollafar,  colla  lancia  diede  a  Guido  un  colpo  nel  petto 
con  tal  forza,  che  gli  pafso  l'usbergo,  e  alquanto  ancora  ferito  il  ro- 
vefciò  a  terra.  Per  qm:fla  percofla  tornato  in  sé  Guido,  e  falito  fui 
cavallo  del  fuo  Scudiere,  dopo  aver  corretto  il  Saracino  a  tornarfenc 
indietro,  s'incamminò  vcrfo  i  Tuoi,  i  quali  informati  del  fucccflo  ,  pre- 
fero tolto  l'armi,  e  diedero  un  furiofo  adalto  alla  Città  colla  morte 
di  molti  Beneventani.  Per  l'afiFronto  ricevuto  era  forte  in  collera  Gui- 
do, e  però  fegretamente  fece  proporre  a  Radclgifo  un  accordo,  fc 
gli  dava  io  mano  Apollafar  con  altri  Saraceni.  Fu  accettata  la  propo- 
ììzione,  prefo  .Apollafar  a  dormire,  e  condotto  co  i  pie  nudi  a  Gui- 
do, il  qudc  non  dimenticò  di  farne  vendetta.  Seguita  poi  l'Anonimo 
a  dire,  che  i  Beneventani  promifero  danari  a  Guido,  fé  induceva  Si- 
conolfo  ad  una  divifion  del  Ducato,  e  che  quella  in  fine  fi  fece  di 
confenfo  de  gli  emuli  Principi.  Ma  il  racconto  dell'Anonimo  ha  un 
po'd'aria  di  Romanzo,  difcorda  da  Erchcmperto,  Storico  di  maggior 
credito;  e  certo  pare  contrario  alla  verità,  nel  fupporre  feguito  l'ac- 
cordo fra  que'due  Principi  poco  dopo  l'alTedio  di  Benevento,  tenen- 
do per  fermo  il  Pellegrino,  che  qu-jlla  concordia  avvenilfe  tanto  piti 
tardi,  cioè  nell'Anno  8fo.  o  pure  8fi.  per  opera  di  Lodovico  11.  Im- 
feradore .  E  però  ne  creda  il  Lettor  ciò,  che  vuole.  Quella  è  poi  la 
prima  volta,  che  prelTo  gli  antichi  Scrittori  s'  incontra  Guido  Duca 
di  Spoleti  nell'Anno  prefcnte.  Vedemmo  di  fopra  all'Anno  814.  che 
Maurengo,  o  Marengo  Conte  di  Brefcia,  appena  creato  Duca  di  quella 
contrada,  fu  rapito  dalla  morte,  fenza  che  apparifca  chi  gli  fucccdelle 
in  quel  Ducato;  fé  non  che  il  Conte  Campelli,  Autore  del  Secolo 
proffimo  palTato,  mette  per  immediato  Succeflore  di  lui  Guido  1.  o  fia 
Guidone^  o  IVidone,  di  fchiatta  Franzefe .  Ma  egli  a  tentone,  e  fenza 
autorità  dell' antica  Storia  ciò  immaginò;  né  ludìfte  punto,  che  il 
medefimo  Guido  nell'Anno  819.  falvaffe  Roma  da  i  Saracini .  Facile 
è  troppo  quello  Storico  a  fpacciar  le  immaginazioni  fue,  come  cofc 
certe;  e  tale  anche  e  il  dire,  che  nell'Anno  852..  eflo  Guido  per  la 
morte  di  Sicone  Principe  di  Benevento  m  fé  con  la.  fua  Corte  pubbliche 
dimojìrazioni  di  lutto.  Chi  ciò  ha  mai  rivelato  al  Campelli?  A  me  fem- 
bra  tuttavia  incerto,  fc  a  Mor^w^o  fuccedelTe  Guido  I.  perchè  dall'An- 
no 8Z4.  fino  all' 843.  in  cui  cominciamo  a  fcoprir  quello  Guido  Duca 
di  Spoleti,  pafsò  di  molto  tempo,  e  in  quelli  Anni  fi  potè  frapporre 
qualche  altro  Duca,  a  noi  ignoto.  Nel  Catalogo  de  i  Duchi  di  Spo- 

(a)  Mabill.  leti,  riferito  dal  Padre  Mabillone  W  fi  vede  all'  Anno  8}6.  Berenga- 
uinerar.  i-  ^/^^  £)tix .  Di  quello  Berengario  Ducz  troveremo  fatta  menzione  più 
'"'"•  folto  all'  Anno  844. 

Ora  per  conofccre,  che  in  queft' Anno  fuccedettc   l'afledio  di 

(b)  :}oh4nn.  Benevento,  per  intendere  nello  (lefio  tempo  gli  avvenimenti  ^cUa  Cit- 
Diaconus  j^  ^jj  Napoli,  convien  qui  ricorrere  a  Giovanni  Diacono,  Scrittore 
R#  "iwr  "'  ^^  <l"c^^*  mcdefimi  tempi  nelle  vite  de'Vefcovi  Napoletani  W.  Già 


Annali    d'  Italia.  ii 

ci   fece  egli  fapcrc  all'anno  859.   come   Lottarlo   Jmperahre  fpedi  un  Era  Vo!g. 
Aio  Barone  per  nome  Contardo  per  far  delìllere  i  Beneventani  dall' op-  Anno  843- 
preffione  de' Napoletani .  Jndrea  Maellro  de' Militi,   o    lìa  Generale, 
cConfolc  e  Duca  di  Napoli,  giudicò  Ipedicnte  di  fermare  in  Napoli  elfo 
Contardo, per  tenere  in  freno  colla  fua  prcfenza  la  p-.iuhnza  de' Napole- 
tani j  e  a  tal  fine  gli  fece   fperar  le  nozze  di   Eupraffia  fua  Figliuola, 
Vedova  del  Duca  Buono.  Ma  non   fi  concludendo   mai  quello  accafa- 
mento,  Gontardo   unito  con  alcuni    nemici  d'eflo    Andrea   Confole, 
l'ammazzò  di  fua  mano  nella  Bafilica  Battefimale  di  San  Lorenzo j  ap- 
preflo  fi  fece  Confole  e  Duca  di  Napoli,  e  prcfe  per  Moglie  la  fud- 
dctta  Figliuola  dcU'urcifo  Duca  .  Ma  il  Popolodi  Napoli  mai  lofFerendo, 
elle  coltui  forcfticre  uvelfc  sì  crudelmente  tolto  di  vita  il  loro  Duca,  do- 
po tre  dì  entrarono  furiofamente  nella  Cafa  del   Vcfcovo,  dove  egli 
abitava,  e  mifcro  a  fil  di  fpada  lui,  la  Moglie  Fupraffia,  e  tutti  i  luoi 
familiari .  Dopo  di  che  d'accordo  cleflero  per  loro  Duca  Sergio  Figliuo- 
lo di  Marino  e  di  Eupraflìa,  infigne  perfonaggio  di  quella  Città,  co- 
me s'ha  dalla  Vita  di  Santo    Atanafio  {")    Vclcovo  di   Napoli,  e   Fi-  {^)V•t<^  s. 
gliuolo  d'cflb  Sergio,  con  ifpedir  tolto  corrieri  a  Cuma,  dove  egli  fi  ^^.*'""'^' 
trovava,  per  fargli  fapere  quefta  elezione.    Era   Sergio   flato  fpedito  jl^'J"^i^ 
nella  mattina  llclTa  di  quel  dì,  in  cui  fu  uccifo  Andrea  Duca,  per  Am-  p.  //.  r.  u. 
bafciatore  a  Siconolfo  Principe  di  Salerno,  (i)  obftdentem  tane  Bcneven-  Rer.  Italie, 
tanos .  Enimvero  in  ipfts  diebus  divifus  efi  Principatus  Langobardorum  :  pa- 
role, che  concordano  coir  Anonimo  Salernitano,  e  potrcbbono  indica- 
re, che  qualche  anno  prima  di   quel  che  finora  s'è   creduto,  feguiffe 
la  Divifione  del  Principato  di  Benevento,  fecondo  la  Carta  rapportata 
da  Camillo  Pellegrino  U) ,  fé  non  che  fi  può   pretendere,  voler  fola-  ^p]^^^^'^f^' 
mente  dire  quel  divifus ^  che  era  Scifma,  divifione,  e  guerra  nel  Prin-  Hipr'.'^"' 
cipato  di  Benevento  tra  Radelgifo  e  Siconolfo .  Per  altro  convien  ofler-  Princif>. 
vare,  che  nel  fuddcito  Strumento  di   Divifione   è  nominato  Domnus  La»gebardi 
LudovicHS  Rex .  Non  può  convenir  quello  titolo  di  7?ir  nell'anno  8fi. 
in  cui  prctcndcfi  fatta  quella  divifione,  a  Lodevico  II.  il  quale  nell'an- 
no 8fo.  ficcome  vedremo,  ed  anche   prima,  fu  dichiarato  Imperado- 
re.  Ma  di  ciò  riparleremo  all'anno  848.  Intanto  ritornando   noi  a  gli 
affari  di  Napoli,  abbiamo  da  Giovanni  Diacono,  che  .y^rg/iJ  eletto  Du- 
ca di  quella  nobil  Città,  volo  a  prenderne  il  poffcflb.  Ed  eflendo  (ta- 
to da  li  a  poco  chiamato  da  Dio  a  miglior  vita  Tiberio  Vefcovo  di  Na- 
poli dopo  si  lunga  prigionia,  (z)  Sergius  Confai  Apocrifarios  fuos  Ro- 

B  2,  mam 

(i)  che  nìlora  ajfediava  i  Beneventani.  Imperciocché  negli  fiejjl  giorni  divi- 
fe  fu  il  Principato  de'  Longobardi . 

(1)  Sergio  Con  fole  mandando  a  Roma  i  fuoi  Jpocrifarj  ^  fece  premurtfe  ifla»' 
ze ,  che  Giovanni  Eletto  foJ]'e  mejfo  fui  Trono .  Ma  Donno  Gregorio  Pa- 
pa Romano  tardò  a  rifpondere  tanto  che  mandata  una  ambafceria  caneni- 
camentt  fi  afficurafj'e ,  che  non  fi  rapijfe  la  Sede  Pontificale . 


^L^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  mam  dcftìrtans ^  obnixius  Johannem   Eledum  inthronizari  poflulavit .    Sed 
Akno  843.  Domnus  Gregoritis  Papa  Remulrus^  tamdiu  hujujmodi  petit ionem  diftulit  ^ 
quo  adufque  mijfa  kgatione  camnice  inveftigaret^  ne  Pontifìcalem  fubrìpe- 
ret  Sedem.  Ma  cHendo  noi  per  vedere  accaduta  la  morte  di  Papa  Gre- 
gorio IV".  nel  Gennaio  dell'anno  fufTeguentc,  vegniamo  per  confegucn- 
tc  a  comprendere,  che  nel  prefcncc  anno  fi  fece  l'aflcdio  di  Bcneven- 
(al  jitiezat   ^"'  ^  Sergio  Duca  diede  principio  alla  Tua  Signoria  in    Napoli.    Con- 
rf«  mva  E-  ghiettura  poi  il  Padre  Allezati  Abbate  Benedettino  (a),   che   Lottarit 
foca  Ludo-    Jugujìo  nell'anno  prefentc  dichiaraffc  Re   d'Italia  il  fuo   primogenito 
vu.  II.  !mp.  Lodovico:  cofa  anche,  di  cui  ebbe  fofpctto  il  Padre  Pagi  W .  Né  man- 
mcrmc'.'"    ""°  Carte,  che  fembrano  aflìllcre  a  qucfta  conghiettura.   Anallafio 
ad  Annal.    fteiTo  (0,  ficcome  vedremo,  chiamandolo  Re  prima  della  Coronazio- 
Baron.  ne  Romana,  potrebbe  fervirc  a  darle  qualche  pefo .    Però   non  è   ini- 

^^Xf^^r^"^'  probabile,  che  dal  prefentc  anno  Lodovico  II.  defle  principio  a  gli  an- 
in  vit  "ser-  "'  '^"'  ^"°  Rcgno .  Sia  a  me  lecito  nondimeno  di  mettere  il  principio 
gii  11.  dell'  Epoca  fua  nell'  anno  fegucntc  . 

Anno  di  Cristo  dcccxliv.   Indizione  vii. 
di  Sergio  II.  Papa   i. 
di  Lottar  IO  Impcradore  25.   12.  e  j. 
di  Lodovico  II.  Re  d'Italia  1. 

(à)   Annal.  QEcondo  gli  Annali  Bcrtiniani  W,  Sigebcrto  W  Mariano  Scoto  (/), 
tir't''niàni     ^  ^'^  "'^"  antichi  Storici,  diede  fine  a'fuoi  giorni  nell'anno  prefcn- 
(e)  sigebèr.  te  Gregorio  IV.  Papa.  Ciò  avvenne,  per  quanto  han  creduto  il  Sigo- 
tui  in  chro-  nio,  il  Panvinio,  e  il  Padre  Pagi  nel  dì  Zf.  di  Gennaio .  Anallafio  C^), 
"'*"•     .       0  qualunque  fia  l'Autore  della  fua  Vita,  ci  dà  ragguaglio  delle   fab- 
nus  sbotti    briche  da  lui  fatte,  e  de  i  copiofi  donativi,   ch'egli  offerì  a   Dio   in 
inChronico.  Varie  Chiefe .  Ma  è  ben  da  dolerfi,  che  per  lo  più  gli  antichi  Scric- 
(g)  Anafiaf.  tori  delle  V^ite  de' Papi,  raccolte  da  Ana(tafio,  altro  non  ci   fappiano 
Bthliothtc.      contare,  fé  non  i  rifarcimcnti  o  regali  da  lor  fatti  a  i   facri   Templi, 
w^     riiono  ^^  anioni  loro,  che  ben  più  lo  meritavano,  quelle  erano,  che  s'avca- 
no  da  tramandare  a  i  poderi,  e  che  noi  ora  defideriamo,  ma  indarno. 
Così  le  poche  Croniche  antiche  de' riguardevoli   Monifterj  d'Italia  fi 
riducono  ad  una  gran  fila  d'acquifti,  di  Livelli,  o  di  liti  per  beni  tem- 
porali, lafciando  quel  che  piìi  inaportava,  cioè  la  Virtii  e  le  gcfta  lo- 
devoli de  gli  Abbatte  de' Monaci  d'allora,  fé  pardi  quelle  v'era  ab- 
bondanza. Nella  Cattedra  di  San  Pietro  ebbe  Gregorio  IV.  per  fuc- 
ceflore  Sergio  li.  che  fu  confecrato  nel  dì  io.  di  Febbraio.  Ma  per- 
che contro  i  patti  feguì   quella  confecrazione,  cioè  fenza  l'Imperiai 
beneplacito  (al  che  non  fapevano  accomodarli  i  Romani),   Lottario 
Augullo  ne  fece  del  rifcntimento,  ed  iavià  a  Roma   il  fuo  primoge- 
nito Lodovico  c«U'  Arraau .  Gli  Annali  Bertinia»i  dopo  aver  narrata 

relè- 


Annali    d'  Italia.  13 

l'elezione  di  Papa  Sergio,  feguitano  a  dire:  W  ^0  in  Sede  jipoftoli-  Era  Volg. 
ca  ordinato^  Lotharius  Filttim  fuum  Hludovvicum   Rumam  cum  Drogane  Anno  844. 
Mediomatricorum  Episcopo  dirigiti  alluros,  ne  deinceps ^  decedente  jipoftoli-   vj.  ■^""'^^^ 
co.  quifquam  Ulte prteter  fui  juffionem^  Mtfforumque  fuorum  priefentiam ^  or-  sertiniani. 
dinetur  Antijiei .  ^ì  Romani  venientes ,  honorifice  fufcepti  funt  (  i  )  E'  ve- 
ro, che  furono  onorevolmente  ricevuti  j  ma  Analtafio  (^)  vi  aggiugne  W -f »<»/«/". 
altre  particolarità  taciute  da  gli  Annalilti.  Cioè,   che  arrivato  l'eìcr-  '^a'^^'/ ^"^' 
cito  Imperiale  alla  prima  Città  de  gli  Stati  Poncificj,  cominciò  a  far 
provare  lo  fdegno  dell' Imperadore  a  qucgl' innocenti  Popoli,  con  uc- 
cidere raoltifllme  perfone,  talmente  che  fpaventata  la  gente,  chi  qui 
e  chi  là  correva  a  nafconderfi .  Un  sì  beltial  trattamento  feguitò  per 
tutto  il  loro  riaggio  fino  al  Ponte  della  CapcUa,  dove  fattoli  un  ne- 
ro temporale  vi  perirono  colti  da  i  fulmini  alcuni  de' familiari  di  jDr»- 
gone  Fefcovo  di  Metz.  Ne  reftarono  bensi  atterriti  i  Franzcfi,  ma  non 
perciò  dcpofero  la  loro  ferocia,  e  con  quel  mal  animo  pervennero  nel- 
le vicinanze  di  Roma.  Quafi  nove  miglia  fuori  della  Città  Papa  Ser- 
gio mandò  incontro  tutti  i  Giudici  a  Lodovico,  il  quale  verifimilmen- 
te  era  già  ftato  prima  dichiarato  Re  d' Italia  da  Lottarlo  Augufto  luo 
Padre  i  e  quelli  colle  bandiere  e  con  acclamazioni  l'accolfero.  Eden- 
dò  poi  preflb  alla  Città  quafi  un  miglio,  gli  fecero  un  bell'incontro 
le  Scuole  della  Milizia,  cantando  le  lodi,  e  parimente  vennero  ad  in- 
contrarlo tutte  le   Infegnc  del    Popolo   [Jtcut  mos  efi  Imperatorem  aut 
Regem  fufcipere  (1)  alla  villa  delle  quali  Ci   rallegrò   il   Re    Lodovico. 
Stava  ad  alpettarlo  il  buon  Papa  nell'atrio  della  Bafilica  Vaticana  con 
tutto  il  Clero  e  Popolo  Romano, ed  arrivato  Lodovico,  fi   abbracciaro- 
*^o>  (3)  ^  tenui t  idem  Ludovìcus  Rex  dexteram  antediliì  P$ntificis .  Ar- 
rivarono in  quella  maniera  alle  Porte  della  Bafilica,  che  tutte  il  Pon- 
tefice avea  fatto  ferrare,  ed   allora  il    Pontefice   interrogò   il  giovane 
Re,  s'egli  veniva  con  mente  pura,  e  con  fincera  volontà,  e   per  fa- 
Iute  del  Pubblico,  e  della  Città,  e  di  quella  Chicfa:  perchè,  fc  così 
era,  eflb  Papa  comanderebbe,  che  s'apriflero  le  porte:  altrimenti  non  - 
afpettalTc  da  lui  ordine  alcuno  di  aprirle.  Rifpofe  il  Re  d'eflcre  venu- 
to con  buona  intenzione,  e  fenza  penficro  di  alcuna  malignità.  Allo* 
ra  fece  il  Pontefice  fpalancar  le  Porte,  ed  entrarono  amendue  col  Cle- 
ro, e  con  tutti  i  Vclcovi,  Abbati,  Giudici  ed  altri  Franzcfi  venuti 

col 

(l)  //  quale  ordinato  nella  Sede  Jpoftolica^  Lattario  manda  a  Roma  il  fi- 
glio fiio  Lodovico  con  Drogane  Ve  [covo  di  Metz  a  preccurare^  (he  per 
l'avvenire^  morendo  V  Apo ftalico^  nijfuno  ivi  fia  ordinato  Pontefice  fenza 
il  fuo  ordine^  e  la  pr  e  fenza  de  fuoi  Inviati.  I  quali  arrivati  a  Remi 
furono  onorevolmente  ricevuti. 

(i)  come  coftumafi  ricevere  1" Imperadore .^  0  Re. 

(})  «  frinfe  il  medefimo  Lodovico  Re  la  defira  del  fopr adetto  Ptntefice. 


14  Annali    d'  Italia. 

Eka  Volg.  col  Re}  e  giunti  alla  tomba  di  San  Pietro,  proltrati  venerarono  il  fa- 
Anno  844.  ero  fuo  Corpo i  e  dopo  avere  il  l^apa  recitata  l'Orazione,  tutti  uiciti 
della  Chiefa,  andarono  a  ripolar  ne' Palagi  preparati  entro  la  Città. 
Rcllò  fuori  di  Roma  l'efcrcuo  Franzcl'e,  che  ne' giorni  apprcflo  re- 
cò non  pochi  danni  a  i  Borghi}  e  forfè  perche  non  era  preparato  il 
foraggio,  fcgò  tutti  i  prati  e  i  feminati .  Corfe  poi  voce,  che  voleva- 
no entrare  in  Roma,  e  quivi  prendere  alloggio,  onde  il  Papa  fece  ben 
chiudere  e  fortificar  ie  Porte  della  Città.  Polcia  nel  di  ly.  di  Giu- 
gno, giorno  di  Domenica,  raunati  nella  Bafilica  Vaticana  tutti  gli  Ar- 
civcfcovi,  Vcfcovi,  e  Baroni  venuti  col  Re,  inlicme  con  tutta  la  No- 
biltà Romana,  Papa  Sergio  colle  tue  mani  unlc  coli' Olio  fanto  eflb 
Lodovico  Figliuolo  dell' Imperador  Lottarlo,  gli  mife  in  capo  una 
preziofilTima  Corona,  e  la  Spada  Regale  al  fianco,  con  proclamarlo 
Re  de' Longobardi ,  o  fia  d'Italia.  Celebrata  poi  Mcfla  foknne,  tutti 
•con  gran  fella  fé  ne  tornarono  in  Roma. 

E  di  qui  poflìamo  intendere,  che  non  pcranchc  era  introdotto 
l'ufo  della  Corona  Ferrea,  né  la  coronazione  del  Regno  d'Italia  in 
Milano,  Monza,  e  Pavia,  ficcome  giovane  provai  in  un'Operetta  in- 
<a)  Antcdtt.  torno  a  quello  argomento  W .  Ebbe  principio  da  quello  giorno  l' E- 
^""'J'^'  poca  del  Regno  d'Italia  d'elfo  Lodovico  IL  Re.  Seguì  poi  ne' giorni 
pftn  (.  fcguenti  un  lungo  contrailo  fra  il  Papa,  e  il  Vefcovo  di  iVletz  Dro- 
gonc,  aflìftito,  come  dice  Analtafio,  da  Gregorio  (lì  dee  fcrivere  Gior- 
gio) Arcivelcovo  di  Ravenna,  da  ^ngilberto  Arcivefcovo  di  Milano,  e 
da  una  frotta  d'altri  Vefcovi,  e  Conti  del  Regno  d'Italia,  fenza  che 
fc  ne  dica  il  fuggctto.  Solamente  narra  Analtatio,  che  tal  dibattimen- 
to fu  (i)  contra  hanc  univerfakm ,  iS  Caput  Ecckfiarum  Dei.  Ma  il  Ponte- 
fice, uomo  prudente  e  di  petto,  si  a  propoliio  riipofe,  che  lutti  li 
lafcio  confuu.  Fece  dipoi  illanza  ad  elio  Papa  la  Baronia  Franzefe, 
che  tutta  la  Nobiltà  Romana  giuralTc  Fedeltà  al  fuddetto  Re  Lodo- 
vico} ma  il  faggio  Papa  non  vi  confcnti,  efibendofi  folamente  pronto 
a  .permettere,  che  i  Romani  prcftaflcro  il  giuramento  di  fedeltà  al 
grande  Imperador  e  Lattario .  (z)  Tunc  demum  in  cadcm  Ecclefta  fedentes 
pariter  tam  beatijfimus  Ponti/ex.,  quam  magnus  Rex,  i^  omaes  Jrchiepi- 
fctpi  i3  Epifcopi^  lìantibus  reliquis  Sacerdotibus ,  £5?  Romanerum  6?  Fran- 
car ant  Opttmatibus ,  Fidelitatem  Lbthario  Magno  Imperatori  Jemper  Augn- 
fio  promferuHt .  Ed  avea  ben  ragione  il  Papa.  Non  era  mai  Itata  lot- 
topolta  a  i  Re  d'Italia,  né  al  Regno  Longob^irdico  Roma  col  iuo 
Ducato}  e  Qon  avetido  Ledov^icQ  acqui  dato  alcun  diritto  iopra  i  Ro- 
mani, 


(1)  contro  queft»  ufmirfaìe ,  e  Capo  itile  Chiefe  d^  Iddio . 

(1)  Jllera  finalmente  nella  medefima  Chiefa  fedendo  parimente  tanto  il  bea- 
tifjimo  Pontefice.,  quanto  il  gran  Re,  e  tutti  gli  ^rcivefeovi,  e  Vefcovi, 
fiandc  in  ptcdi  gli  aitri  Sacerdoti,  e  gli  Ottimati  de'  Romani  e  de'  Franchi, 
fKMneJJero  Fedeltà  a  Ltitario  Grande  im^fAdtrt  Jempre  yfugu^e. 


Annali     d'  Italia.  if 

mani,  per  eflere  divenuto  Re  d'Italia,  indebitamente  voleva  obbliga-  Eka  Volg. 
re  i  Romani  a  giurargli  Fedeltà  ,^  cioè  a   riconcfcerlo-  per  loro  Sovra-  Anno  844. 
no.  Non  ebbero  già  effi  difficultà  di  predare  quel  Giuramcnto-a  Lo/- 
fario  fuo  Padre,  perchè  cflo  era  Iraperadore  de'Romini,  e  la  fua  So- 
vranità in  Roma  non  veniva  contraftata  da  alcuno.    Né   fuflìfte,   co- 
me immaginò  il  Cardinal  Baronio,  che  in  quefta  occafionc  Lodovico 
II.  riccvefle  il  titolo  e  la  Corona  Imperiale.  Quefto  punto  e  già  de- 
cifo  fra  gli  Eruditij  e  fé  v'ha  qualche  Diploma  in  contrario,  e(Tb  è  o 
falfo,  o  fcorretto.  Seguita  poi  a  dire  Anaftafio,che  nel  tempo  fieiTo, 
che  il  Re  Lodovico  n  trattenne  in  Roma,.  Siconalfo   Principe  di  Bene' 
vento  arrivò  anch' egli  colà  accompagnato  da  molte  fquadre  d'armati, 
e  fu  ad  inchinare  il  Re,  che  il  ricevette  con  molto  onore,  e  gli  con- 
cedette quanto  gli  dimandò.   Tanta  fu  in  tale  occafi  ine   la   folla  de' 
Franzefi,  Longobardi,  e   Beneventani,  che   Roma  parca  aflediata  da 
uno  fmifurato  efercito,  e  tutti  i  feminati  and  irono  a   facco  per  pafco- 
lo  delli  gran   moltitudine  de'cavalli   e  giumenti.  t>efiderava  ardente- 
mente in  oltre  Siconolfo  di  veder  Papa  SergiOyC  di  ricevere  la  fua  be- 
nedizione. Fu  ammcflo  all'udienza,  e  prollrato  in  terra  gli  baciò  umil- 
mente i  piedi,  e  riportatane  la  benedizioi>e,   tutto   lieto  fé  ne   ritor- 
nò a  cafa.  Altrettanto  fece   co'fuoi   il  Re   Lodovico,   con   finalmen- 
te liberare  da  quel  flagello  il  Popolo   Romano,  e  fi   rcftituì  alla  fua 
refidenza  in   Pavia.    IVIa   perchè    Anaftafio  nulla  di  più   ci  ha   faputo 
dire  intorno  a  i  trattati  di  Sicomlfo  col  Re  Lodovico^  convien  ora  af- 
coltare    1'  Annalifta  di   San    Bcrtino   {a)  ,   che    cosi    fcrive    all'  Anno  (a)  Annales 
prefente  :    (*)    Sigenulfus   Beneventanarum  Diix  ad  Lotharium  cum  fuis  f'"'»»",''-  . 
«mnibus  fui  deditionem    faciens  ,    centum    millitim   aureorum   mulSla   fefe    "■"""""• 
ipjì  obnoxium  fedt .  ^uibus  Beneventani^  qui  pr  idem  alias  ver  fi  fuerant^ 
tompertis ,  ad  eumdem  Sigemtlfum  fé  fé  convertentes ,  Saracenorum  relìquias 
»  fuis  finibus  expellere  moliuntur .  In  vece  di  Lattario  farebbe  forfè  ftato 
meglio  fcriverc  Lodovico,  al  quale  già  abbiam  veduto,  che  Siconolfo 
fece  ricorfo,  fé  non  che  il  Figliuolo  Lodovico  nulla  operava,  che  non 
fofTe  a  nome  del  Padre.    Abbiim  dunque,  che  Siconolfo,   per  afiìcu- 
rarfi  il  dominio  di  Salerno  e  dell'altre  Città  a  lui  fottopollc,  riconob- 
be per  fuo  Sovrano  il  nuovo  Re  d'Italia  Lodovico,  e  ne  dovette  ri- 
cevere r  Invellitura  colla  promcfia  di  pagargli  cento  mila  Scudi  d'oro. 
Tanta  fomma  d'oro  non  dice  Erchemperto  (^),  Autore  in  ciò  piade-  (b)  Erchem- 
gno  di  fede.  Per  teftimonianza  di   lui.   Guido   Duca  di   Spoletta,  gran  f^^^"*' ^"'fi- 
mercatante  di  bugie,  che  nondimeno  gli  fruttavano  alTaidìmo,  promifc  "'^' 
a  Siconolfo  fuo  Cognato  di  fargli  avere  tutto  l'intero  Ducato  di  Be- 
nevento, fc  sborfava  cinquanta  mila  Scudi  d'orofenza  dire,  fé  a  lui, 

opu- 

(*)  Siconolfo  Duca  de'  Beneventani  a  Lattario  con  tutti  li  fuoi  arrendendo- 
fi  y  Ji  obbligò  a  pagargli  cento  mila  feudi  d' oro .  Lo^  che  faputo  i  Beneven- 
tani,  (he  avanti  erano  alienati^  rivolgendo  fi  al  mede  fimo  Siconolfo  tenta,' 
m  di  fcacciare  da' fuoi  confini  gli  avanzi  de'  Saraceni . 


i6  Annali    d'  Italia. 

Era  Vo\g.  o  pure  al  Re  Lodovico.  Ma  probabilmente  a  quell'ultimo,  perchè 
Anno  844.  ibggiugne:  (*)  Cujus  tunc  confilio  confentiem  ^  Romam  (  dove  fi  trovava 
il  Re  novello)  adiit ^  aureos  tribuìt ^  facramcntum  dedit ^  juijurandum  ac 
Cfpit.  Nihil  preficiens ^  manis  abfctjjit .  Come  potefle  Siconolfo  ammal- 
{y)  Lt*  fare  tant'oro,  cel  farà  intendere  Leone  Ollicnic  (4),  che  racconta  il 
'ofiienfit  fiero  faiaflb  da  lui  dato  al  Tcforo  del  Moniitcro  di  Monte  Cafino,  do- 
«/"ló  *  ^^  ^S^*  appoda  andò  più  d'una  volta.  Portò  via  alla  prima  vifita  in 
tanti  calici,  patene,  corone,  croci,  ed  altri  vafi,  circa  cento  trenta 
Libre  d'oro  puriflìrao,  e  tutto  a  titolo  di  preftito,  con  promefla  di 
rellituire  dieci  mila  Soldi  d'oro  Siciliani.  La  feconda  volta  portò  via 
in  tanta  moneta  trecento  feflanta  cinque  Libre  d'argento,  e  quattor- 
dici  mila  Soldi  d'oro.  La  terza  in  tanti  vafi  cinquecento  Libre  d'ar- 
gento .  Tornato  colà  dopo  dieci  Mefi  ruppe  gli  armadj  del  Monille- 
ro,  e  ne  portò  via  il  valore  di  Quattordici  mila  Soldi  Mazati,  con 
obbligo  di  relHtuire  fra  quattro  Mefi,  e  non  rellituendo  di  cedere  varj 
beni  al  Monillcro.  Sette  altri  mila  Soldi  in  altre  volte  portò  via  di 
colà:  teforo  di  Dio,  che  nulla  giovò  a  lui,  ne  alla  Patria,  e  folo  ier- 
vì  a  pagar  le  fue  fatiche  al  Diavolo .  Egli  e  da  credere ,  che  ad  altre 
Chicfc  e  Monilterj  Siconolfo  faceflc  uno  non  divcrfo  trattamento.  Que- 
fto  fine  d'ordinano  toccava  in  que' tempi  a  i  doni  della  gente  pia  fatti 
a  i  facri  Templi.  Come  fofpettai  di  fopra,  ben  potrebbe  cflcrc,  che 
il  Re  Lodovico,  o  in  quefto,  o  nel  fcguentc  Anno  fi  adoperaflc  per 
guetar  la  rabbiofa  guerra  tra  i  due  Principi  Radelgifo^  e  Siconolfo  ^  e 
foflc  anche  accettata  da  Radelgifo  la  divifion  de  gli  Stati  j  ma  che  Si- 
conolfo la  rifiutafle,  perchè  gli  era  flato  promcflb  di  più,  o  che  per 
altri  accidenti  quella  non  avefie  effetto  ,  di  modo  che  continuale  di- 
poi la  guerra  fra  loro.  Tennero  in  quell'Anno  i  tre  Fratelli,  Lattario 
imperadore,  Lodovico  Re  della  Germania,  e  Carlo  Re  di  Francia,  una 
Dieta  o  fia  un  Concilio   co  i  Vcfcovi  nella  Villa  di  Teodone,  oggidì 

(b)  LMe  Xionvilla  W,  dove  oramai  perfuaG,  che  era  da  anteporre  la  concor- 
Tom.  VII.     dia  ad  ogni  riguardo,  contcrmarono  Ja  pace  ed  amicizia  fra  loro.  A- 

(c)  valejius  driano  Valefio  (<■)  cita  uno  Strumento  picfo  dal  Regiflro  del  Moni- 
in  Prdfdt.  ^tcro  Cafaurienfe,  e  dato,  come  egli  pcnfa,  in  quelt'  Anno,  o  pur, 
'ft  ^£1'^^'  come  vo  io  credendo,  nel  precedente  845.  cioè  ylnno  Imperii  Lotharii 
r  {.      ertng.  j^j^jj  j-^^  temporibus  Berengarii  Ducis ,  Jn»o  Diicatus  cjus  FL  die  Sexta 

Menfis  Septembris^  Indiiìitni  FU.  Sicché  correano  già  fei  Anni  ,  che 
Berengario  tra,  per  quanto  fi  può  credere.  Duca  di  Spoleti .  Ma  come 
CIO,  le  abbiam  già  trovato  Guido  Duca  di  quella  Itclla  contrada?  Al- 
tro non  so  io  immaginare,  fé  non  che  due  clTcndo  Itati  i  Ducati  di 
Spoleti,  l'uno  propriamente  di  Spoleti^  e  l'altro  appellato  pofcia  di 
Camerino .y  Guido  aveflc  il  governo  del  primo,  Berengario  àc\  fecondo. 

Anno 

(*)  Del  quale  allora  feguendo  H  cenfigUt  andò  a  Roma^  pagò  gli  Scudi 
d' oro  ,  diedi  il  fegrett ,  prefe  il  giuramento .  Niente  profittando ,  ft  partì 
eolle  mani  vuote. 


Annali    d'  Italia.  17 

Anno  di  Cristo  dcccxlv.   Indizione  vi  11.   • 
di  Sergio  II.  Papa  1. 
di  LoTTARio  Impeiadore    16.   23.  e  6. 
di  Lodovico  II.  Re  d' Italia   2. 

SI  godè  in  queft'Anno  afTai  di  quiete  in  Italia,  fé  non  che  potrcb-  Ea»  Vo!g. 
be  dubitarfi,  che  tuttavia   continuafle,  o    pure    fi    liacccndeflc   la     '^''**  ^^^'^ 
guerra  tra  Siconolfo  e  Radelgifo  Principi  di  Benevento.    Certamente 
l'cguitò  effa  centra  de' Saraceni.   A  quell'Anno  lafciò  fcritto  l' Annali- 
fta  Bertiniano  (a):  Beneventani  cum  Saracenis,   veteri  difcordia  recrude'  (*)  -^«""Us 
fccnte^  dentto  difident .  Forfè  volle  dir  quello  Storico  ciò,  che  abbiam  Sf'rtìn^àm 
di  fopra  intefo  da  altri  Aedi  fuoi  Annali.  Per  conto  poi  de' paefi  Ol- 
tramontani, Lattario  l^peradore ^  che  avea  ftabilito  il   fuo  foggiorno  in 
quelle  pani,  palsò  il  verno  in  Aquisgrana.  Un  luo   Diploma,  dato  a 
di  quindici  di  Maggio  {b)  Anm  Imperii  Hlotharii  XXn.  ^  in  Fran-  (b)   MahUl. 
eia  n.  Indizione  Vili,   fi  vede  fcritto   in   Palatio   Rem  Ar^entorato  ,  '"  ^""f/- 
eum  ircmus  in  Italiani.  Cioè  n  trovava  egli  in  Argentina  con  penlicro 
di  venire  in  Italia.  Ma  né  in  quell'Anno,  che   fi  fappia,  né  finche 
virte  egli  dipoi,  ritornò  in  Italia.  Cioè   lafciò   la  cura   di  quello    Re- 
gno al  Figliuolo  Re  Lodovico.,   ed  egli  attefe  a  confervar'e  governare 
gli  Stati  a  lui  toccati  in  parte  nella  Francia.  Forfè   non  fi  fidava  de' 
ìuoi  Fratelli.  E   in  queft'  Anno  ebbe  un  particolar  motivo,  che  il  fece 
dcfiltere  dal  viaggio  d'Italia.  Se  gli  ribellò  la  Provenza,  e  fu  obbli- 
gato ad  accorrere  colà.  Fulrado  Conte  era  autore  e  fomentatore  di  quel- 
la ribellione .  Ma  colà  giunto  colle  fue  forze  1'  Auguilo  Lottarlo  non 
durò  gran  fuica  a  ricuperar  quella   Provincia,  con    arrenderfegli    eflo 
Fuh-ado  ed  altri  follcvati  in  quelle  parti.   Ni^'fuddetti    Annali  leggia- 
mo: Fulradus  Comes  ^  £5?  ceteri  Provinciales  a  Lotbario  deficiunt  y  ubique 
Pttejìatem  totiiis  Provincie  ufurpant .  Si  legge  appreilb  :  Lotharius  Pro- 
vinciam  ingrejfus  hrctoriim   (  forfè  i'revi   totam  )   fu^t  poteflati    recuperai . 
Ne  gli  Annali  di   Metz  (t)  quello  Fulrado  è  chiamato  Dux  Jrelaten-  (e)  -énntUs 
fis^  e  folamente  fi  dice,  che  Lottarlo  ipfum^  {^  reìiquos    Comites  illa-  ^''""/" 
rum  partium  rebelinre  moUentes.^  in  deditionem   accepit  ^    ^  proiit  voluit  ^ 
Provinciam  ordinavit .    Diverla  fu  ben  la   fortuna   del   Re   Carlo    Calvo 
fuo  Fratello  .  Mentr'egli  nell' Anno  precedente  afiediava  Tolofa,  ebbe 
una  mala  percofla  da  Pippino  fuo   Nipote   Re  d'  Aquitania,   di    modo 
che  nel  prefente,  per  cagione  d'altri  guai,  che  fopragiunfeio,  fu  allret- 
to  a  venire  ad  un  accomodamento  con  lui,  e  a  cedergli   1'  Aquitania, 
con  ritenere  per  sé  tre  fole  Città,   cioè  Poiéliers,  Saintcs,ed  Engu- 
Icmmc.  Gli  predò  Pippino  il   giuramento  di  fedeltà,  ficut  Nepos  Pa- 
truo^  e  fi  obbligò  di  predargli  aiuto  in   tutte  le   neccflìtà   fecondo  le 
forze  fue.   In  quello  medefinao  Anno  entrati  i  Gorfari  Normanni  per 
Tom.  F.  C  mare 


i8  Annalid'  Italia. 

Eka  Volg.  mare  nella  Senna  con  cento  e  venti  navi,  arrivarono  a  Parigi  nel  Sab- 
Anno  845.  bato  fanto,  e  v'entrarono.  Si  può  credere,  che  quella  gente   Pagana 
noti  attendeflc  a  farvi  le  fue  divozioni.  Tutto  il  Popolo  n'era  fuggi- 
to per  la  p.iura .    Accorfe  il  Re  Carlo  con  quelle  foidatefche,   che  in 
quel  frangente  egli  potè   raunare  ,  fino  al  M  >nillero  di  San  Dionilìoi 
ma  trovsndofi  debole  in  confronto  di  que'  Barbari,   bilognò    cacciarli 
via  a  forza  di  danari.  Né  qui  terminarono  ledi  lui  disavventure.  Fe- 
ce egli  parimente  in  quell'Anno  un  Armamento   contra  di   Nomenoio 
Duca  della  minor  Bretagna,  il  quale  fecondo  il  foluo  di  quella  gente 
di  Nizion  divcrfa  dalU  Franecfe,  di  tanto  in  tanto  fi  andava  ribellan- 
do.  In  perfona  marciò  contra  di  que' Popoli  il  l^c  Carlo,  ma  non  con 
quelle  forze,  che  occorrevano  al  bilogno.   Però  in   vece  dt   domarli  , 
riportò  da  eifi   vergogna  e  bulT'e,  e  gli  convenne   tornarlene   indietro 
con  tutta  fretta  nel  pacfc  del  Maine.   Circa  quelli  tempi,   ficcomc 
(»}  '^ohMnn.  racconta  Giovanni  Diacono  ("),  i  Saraceni  venivano  con  grande   Ar- 
Diaconus       ^^^^  ^jj  ^^^j  p^^  prendere  l'I  fola  di  Ponza.  Sergio   valorolb   Duca  di. 
por.  Ktapoì.  Nap^^'»  «nficme  con  quei  di   Amalfi,  Gaeta,  e  burrento,  nicfla  la  Tua 
p.  n.  T.  I.  fperanza  nel  divino  aiuto,  andò  ad  incontrarli,  e  ne  riportò  un'infigne 
Ktr.  Jtalic.    vittoria.  Gli  riufcì  ancora,  di  cacciarli  dall' Ifola  di  Licofa .  Adirati  per 
quello  quegl' Infedeli,  fatti  de  i  gran  preparamenti    in    Palermo,  tor- 
narorK>  poi  con  una  formidabil  flotta,  e  s'impadronirono  del  Cailello 
di  Mifeno,  da  dove  cominciarono  ad  infellare  i  litorali  Griftiani.  Un 
Placiti  tenuto  in  quell'Anno  per  ordine  del  Re  Lodovico  II.  Figlio 
(b)  jiHtitiM.  (Je]p,i^ugulto  Lottarlo,  da  Garibaldo  Giudice  Palatino  (^)  nella  Curie 
fert'.\i.        Ducale  di  Trento y  ci  fa  vedere  in  quelle  parti   Liuti/redo  Duca^  fenza 
p*2.  971.      ch'io  fappia  dire,  fé  quello  titolo  di  Duca  a  lui  provenifle  dalla   Ca- 
rintia,  a  cui  folle   unita  la   Marca  di  Trento,  0   pure  dal  medelìmo 
Trento . 

Anno  di  Cristo  dccgxlvi.    Indizione   iK. 
di  Sergio  II.  Papa  3. 
di  LoTTARio  Imperadore   17.   24.   e  7. 
di  Lodovico  li.  Re  d' Italia    j. 


C 


Rcfceva  ogni  dì  più  la  fuperbia  de'  Saraceni  ^  da  che  ebbero  con- 

_'  quiftata  la  Sicilia  e  la  Calabria;  e  tanto  più  perche    miravano  i 

due  emuli  Principi  di  Benevento  andarfi  rodendo  tra  loro  le  vifccre. 

A  tanto  vennero,  che  in  quell'Anno  partiti  dall'Affrica,   o  pure   dal 

Caltello  di  Mifeno,  dove  già  s'erano  annidati,  con  un  potente  duolo 

di  navi,  ed  entrati  nel  Tevere,   arrivarono   fin    l'otto   Roma.    Ne  gli 

(e)  Annal.     Annali  Bcrtiniani  (.0  fon  chiamati  Saraceni  Maurique .  Col  nome  di  Sa- 

Francor.        raceni  vuol   quell'Autore  fignificar  gli  Arabi    Maomettani,  conquilla- 

.  ^^^.  ^  pjjjj.Q„j  allora  dell'Affrica.  E  col  nome  di  Mori  gli  Aifricani 

^  ileffi 


Birtimani . 


Annali    d'  Italia.  19 

ftefll  lor  fuddici,  che  avcano  nondimeno  abbracciata  la  Falfa  Legge  di   Er*  Vnlg. 
Maometto.  Si  tenne  forte  la  Cucà  di  Roma,  fortificata   allora  abba-   Anno   ^46. 
ftanzaj  però  sfogarono  que' Barbari  la  lor  crudeltà  ne' contorni ,  e  Ipc- 
zialmcntc  la  loro  ingordigia  fopra  la  Tacra  Ikfilìci  di  San  Pietro  (f),   (j)  AnnaUs 
che  era  in  quelli  Secoli  fuori  della  Città,  con  aiportarne  tutti  gli  or-   Fmaccr. 
namenti,  e  quanto  di  prcziofo  vi  trovarono  j  ma  fenza  far  male  alla  fab-   AUtenjes, 
brica .  Se  vogliam  credere  a  Leone  Ollienfe  W,  alio  (tellb  crudcl  tratta-  ^ll'l-"!"' 
mento  foggiacque  anche  la  Baillica  di  S.  Paolo.   Parrebbe  che  nò,  per-  (^b)  Leo 
che  l'Aniialiila  di  San  Bcrtino   fcrive,   che   una   parte   d'effi    Infedeli  Marficanus 
andando  per  dare  il  facco  a  quel  facro  luogo  ,  redo   tagliata   a   pezzi  ^'"'-  Cafin. 
dalk  genti  di  Campagna  di  Roma .  Ma  Giovanni   Diacono,  poco  dianzi    '  '•  '•  ^^■ 
da  me  allegato,  Sciictr>rc  troppo  autentico,  perchè  di  queftì  mcdefimi 
tempi,  alferifce,  che  coiloro  (i)  Romam  fuperveneruut ^  Ecchftai    ylpo- 
JloUrum^  (5?  cun£ìa,  tjUte  extrirìfecus  repeferunt  ^  lugenda  pernicie   (s    hsr- 
ribiti  captivitate  diripiierunt .  Con  qucito  Scrittore  va  d'accordo  ancora 
Analtaiio  nella  V'ita  di    Leone    IV.    Papa.    Paniti  dalle   vicinanze   di 
Roma,  fecondo  il  fuddctto  Ofticnl'e,  e   per  la  Via  Appia  arrivati  alla 
Città  di  F'ondi ,  la  prefero,  la  diedero  alle  fiamme,  trucidarono  pane 
di  quel  PopoJo,  e  il  refto  conduflero  in  ifchiavitù  .  Andarono   poi   4 
fermarli  ed  attendarfi  fotte  Gaeta.   Portate  sì  funelte   nuove   a   LodO' 
vico  II.  Re  d'Italia,  diede  folleciti  ordini  alle   milizie   di    Spolcti  di 
marciare  confa  di  si  nefandi  masnadieri.  Il  Conte  Campelli  (f),  come  [F)  Campii- 
fé  lì  folle  trovato  prcfcnte  a  que' fatti,  ci  dcfcrive  i  viaggi,  i  difagi,  Lou'i'l  /e 
e  il  conilitto   dell' efcrcico    Spolctmo.    Giovanni    Diacono   narra,   che 
Lottano  Re  de' Franchi,  fotto  il   cui    nome   tutto    fi   operava   dal    Re 
Lodovico  Tao  Figliuolo,  inviò  una  feroce  Armata  conira   de'fuddctti 
Saraceni,  che  li  jjeifcguuò  fino  a  Gaeta.  Ma  i  furbi  Aifricani,  medi 
in  aguaio  molti  de'fuoi  a  i    paffi    firctti  delle   montagne,    (tetterò  a- 
fpetrando  i  Crillianij  e  sbucando  all' improvvifo  fopra  i    poco   avver-  • 

titi,  uccifero  r  Alficr  fullc  prime:  il  che  badò,  perchè  andafle  vcrgo- 
gnofamcnte  in  rotta  tutto  l'efercico  de' Fedeli,  e  ne  reflallcro  aflaiflìmi 
eftinti  nella  fuga.  Peggio  anche  avveniva,  fc  Cefarh  Figliuolo  di  Ser' 
gio  Duca  di  Napoli,  che  era  accorfo  colle  brigate  di  Napoli  e  di  Amalfi, 
non  avcHe  attaccata  battaglia  anch' egli  co  i  Saraceni,  con  obbligarli 
a  defifterc  dal  perfegiiitare  i  fugitivi  Criltiani.  Ne  gli  Annali  di  S. 
Bertino  noi  leggiamo  (1)  Hludovicus  Hlotarii  Filius  Rex  Italia  cum  Sa- 
racenis  pugnans,  viBus  vix  Romam  pervenit .  Ma  Giovanni  Diacono, 
che  ne  fapea  più  di  quel!' Annalifta,  nulla  parlando  del  Re  Lodovico 
in  quella  occafione,  e  parlandone  poi  ad  un'altra  fpedizione,  fa  affai 
conofccre,  ch'egli  punto  non  intervenne. a  quella  sfortunata  azione. 
Ncir infeguire  i  fugitivi  Crilliani,  arrivarono  le  brigate  Saracene,  fc- 

C  2  con- 

{\)  fopravennero  a  Roma,  con  lagrimevple  rovina,  e  fcbiavitk  orribile  fac- 
cheggiarono  le  Chiefe  degli  jfpojì oli,  i  tutto  quello  che  trov.ironoal  di  fuori . 

(i)  Lodovico ,  figlio  di  Lettario  Re  d^  Italia  ctmbattends  co'  Saraceni,  ■vint$ 
appena  arrivò  a  Roma . 

/ 


io  Annali    d'  Itali  a. 

Era  Vo'g.  condnchè  avvertì  Leone  Oftienfe,  fin  prefTo  al  Fiume  Gangliano,iB 
Anno  846.  vicinanza  del  Monidcro  Cafincfc .  Non  era  loro  ignota  la  ricchezza  di 
qurl  fucro  Luogo  (l'abbiam  già  veduto  fieramente  pelato  da  Siconolfo) 
e  già  la  divoravano  co  i  dcuderjj  ma  colti   dalla  notte   fi   fermarono 
alla  riva  del  fuddetto  Fiume   con  penfiero  di   fare   un   buon  facco   la 
mattina  feguente.  Stettero  i  Monaci,  l'corgendo  il  pericolo  imminen- 
te, tutta  la  notte  in  orazione,  e  furono  poi  rincorati  ésW  Abbate  Baf- 
facio,  uomo  di  Tanta  vita,  che  difie  d'aver  avuta  una  rivelazione  della 
lor  ficurezza.  Erano  nel  di  innanzi   l'acque  del   Garigliano   si   bafie, 
che  dapcrcutto  fi  poteano  guadare  a  piedi  j  era  il  Ciel  fereno.  Quella 
notte  venne  un  temporale  con  folgori   e   pioggia  tale,   che   nella  fe- 
guente mattina  fi  trovò  sì  gonfio  il  Fiume,  che  ufciva   fuor  del   fuo 
letto.  Rellarono  ben  beffati  i  Saraceni,  quando  fatto  giorno  andarono 
per  valicarlo,  e  raordendofi  le  dita  per  la  preda,  che  loro  era  fuggita 
dille  mani,  fé  ne  tornarono  al  loro  campo  fotto  Gaeta.  Rcllò  quella 
Citta  affediata,  e  fecero  que' Barbari  ogni  sforzo  per  entrarvi  j  ma  per 
tetlimonianza  di  Giovanni  Diacono,  il  lòpra  lodato  Cefario,  Figliuolo 
di  Sergio  Duca  di   Napoli,  colle  lue  navi,  e  con  quelle  degli  Amal- 
fitani', venne  a  ilaaziarc  nel  Porto  di  Gaeta  j  e  l'aldo  alla  difefa  di  que' 
Cittaviini,  non  lalciò  mai  prevalere   la    forza   e    rabbia   de   gl'Infedeli 
cani.  Avvenne  in  quelli  tempi,  che  mentre  l'Imperador  Lottarlo  di- 
(a)  jtìinal.    morava  in  Aquisgrana  ("),   Gifelberto  foldato,  o  pur   Vafiallo  del   Re 
^luTtnfis       C^'''°  C<ifco,  rapì  una  Figliuola  d'elfo  Augullo,  e  condottala  in  Aqui- 
Annaies    tania  la  prete  per  moglie.   Il  nome  di   quella    Principefla.  noi   dicono 
Trancor.       gli  antichi  Storici .  Per  tale  infolenza  concepì  Loit^rio  non  poco  odio 
FuliUnfet.     centra  d'effo  Re  Carlo,  il  quale  informatone  fcrilfe  intorno   a  ciò   a 
/,o.Vo^7Vc  Re  di  Germania,  affinchè  placalfe  il  Fratello.   Pubblicamente 
prore Itarono  amendue  di  non  avere  avuta  parte  in  quel  rapimento,   € 
'  ne  fcriOero  anche   al    Fratello    Lottarlo  5    ma   egli   continuò   nella   fua 

amarezza.   Abbiamo  poi  dal  Dandolo  (^),  che  bramando   Papa    Sergi» 
m  chroJic'o  ^^  comporre  le  differenze,  tuttavia   bollenti    tra   tenerlo    Patriarca   di. 
Tom.  XI i.     Grado,  e  Andrea  Patriarca  d'Aquìleia,  fcrific  ad  amendue,  con   ordi- 
Rtr.    Italie,  nar  loro  di  comparire  al  Concilio,  eh.' egli   avea   propolto   di   tenere, 
e  vi  doveva  afiìllcre  l'Imperadore.   Ma  non  ebbe  effetto  il  fuo  piiflì- 
mo  difcgno,  perché  la  morte  il  capi  nell'Anno  feguente,  ficcome  di- 
remo. Rapì  efia  nel  prefente  anche  Pacifico  Arcidiacono  della  Catte- 
dral  di  Verona,  di  cui  feci  menzione  all'Anno  784».    Il  fuo  Epitaffio 
pubblicato  dall' LlghcUi,    ma   più    corretto   ed    intero  dal    Marchefc 
(e)  UAf-      ^^a'^'^»  ^'^ì  tuttavia  fi  legge  in   quella  Città.    E   n'era   ben   degno, 
ftjui  in        perché  uomo  di  mirabil  induflria  in  quefti  tempi.  Di  lui  fpezialmcntc 

Pnfat.  mi    quivi  è  dcito  : 
Compiex 


C»ffiodor.       oUICOUID  AURO  VEL  ARGENTO  ET  METALLIS  CETERIS, 
OUICUUID  LIGNIS  EX  DIVERSIS  ET  MARMORE  CANDIDO, 
NULLUS  UMQUAM  SIC  PERITUS  IN  TANTIS  OPERIBUS. 
HOROLOGIUM  NOCTURNUM  NULLUS  .\NTE  VIDERAT. 
ET  INVENIT  ARGUMENTUM  ET  PKiMUM  FUNDAVERAT. 

Anno 


Annali     d'  Italia.  %i 

Anno  di  Cristo  dcccxlvii.  Indizione  X; 
di  Leone  IV.  Papa   i. 
di  LoTTARio  Imperadorc  28.  25.  e  8-. 
di  Lodovico  II.  Re  d'Italia  4. 

VEnne  a  morte  in  queft'  Anno  Sergio  IL  Romano  Pontefice  nel  Era  V0I5. 
giorno  27.  di  Gennajo,  fecondo  i  comi  del  Padre  Pagi  Wi  e  Anno  847. 
in  luogo  Tuo  fu  eletto  Leone  IV.  Prete,  o  fia  Cardinale  de'  Santi  Quat-  f^c^^t^'l^r. 
tro  Coronati.  Vuole  cflb  Padre  Pagi,  che  la  Sede  reflaflc  vacante  </«e 
Mefi  e  quindici  giorni^  e  che  il  novello  Pontefice  foffe  conlecrato  fo- 
lamente  nel  di  XI.  d'Aprile.  Sì  lunga  vacanza  della  Cattedra  Apo- 
ftolica  non  la  so  creder' 10,  perché  non  fi  accorda  con  quanto  ci  vien 
narrato  da  Anaftafio  Bibliotecario  {h)..  Le  parole  fue  fon  quelle:  Ro-  (b)  Anajlaf. 
mani  quoque  ntvi  ele5lione  Pontificis  congaudentes.,  capcrunt  iierum  non  me-  in  vit.  Leo- 
àiecriier  contrifiari^  co  quod  fine  Imperiali  non  audebant  aufloritate  futu-  ""  ^^• 
rum  confecrarf  Ptntificem^periculumque  Romanie  Urbis  maxime  meiunùsnt^ 
ne  iterum,  ut  olim,  aliis  ab  hojlibus  fuijfet  obfeffa  .  Hoc  timore  i3  futuri 
cafu  perterriti^  eum  fine  permij]u  Principis  Prxjukm  confecraverunt  •■,  Fi- 
dem  quoque  iìlius^Jìve  Honorem  pojl  Deum  per  omnia.  (^  in  omnibus  con- 
fervantcs .  Cioè  ix  trovarono  i  Romani  in  uno  non  lieve  imbroglio  in 
tal  congiuntura .  Dall'  un  canto  per  non  tirarfi  addofib  l' ira  del  Prin-  ^ 
cipe,  cioè  dell' Imperadorc  lor  Sovrano,  non  ofavano  fcnza  la  permif- 
fione  od  approvazione  di  lui  di  confccrare  il  Papa  eletto.  Dall'altro 
canto  erano  fpronati  dalla  ncceflnà  di  veder  fui  Trono  un  Papa,  che 
accudifle  a  i  bifogni  importanti  della  Città  coli' autorità  del  governo 
a  cagione  de' Saraceni,  che  aveano  poco  dianzi  portata  la  defolazione 
ne'contorni  di  Roma,  per  paura  dell'arrivo  d'altri  fimili  Corfari  Af- 
fricani .  Che  dunque  fecero?  Senza  afpettare  il  confenl'o  dell' Impera- 
dorc, padarono  alla  confecrazione  del  Papa,  ma  con  folenne  protefta 
fatta  nel  Conciltoro,  di  non  aver  intenzione  d'offendere  con  ciò  l'onore 
dell' Imperadorc,  né  di  mancare  in  guifa  alcunj  alla  Fedeltà  ed  ubbi- 
dienza, che  dopo  Dio  a  lui  profelfavano.  Pare,  che  quello  faggio  ri- 
piego, prefo  in  tempi  sì  pericolofi  per  la  Città  di  Roma,  li  IcufalTc 
abbaltanza,  e  folle  prefo  in  bene  da  Lattario  ^-lugujlo .  Certo  non  fi  sa, 
ch'egli  ne  faceflc  rifentimcnto  alcuno.  Ciò  pollo,  non  é  già  verifi- 
inile,  che  fi  difFerilfc  per  due  Mefi  e  mezzo  la  confecrazione  di  Papa 
Leone .y  prima  perchè  fi  fcorgc,  che  i  Romani  fi  affrettarono  a  confe- 
crarlo  per  l'apprcnfione,  in  cui  erano  di  una  nuova  invafion  de' Sara- 
ceni j  e  fecondariamente  perchè  in  tanto  tempo  farebbe  venuta  l'ap- 
provazione del  Re  Lodovico  Luogotenente  del  Padre  ne  gli  affari  d'  I- 
taliaj  e  quella  ancora  fé  folTc  bifognata  del  mcdéfimo  Lottario  Augu- 
fto:  giacché  non  fuflìfte,  come  pcnfa  il  Pagi,  che  a  cagion  delle  fcor- 
rerie  de  i  Normanni  in  Francia  non  foflero  ficuri  i  cammini.  Fecero 

que'  Cor- 


Era  Volg. 

Anno    847. 

(a)  Annales 
Tran  cor. 
£ertiniani . 

jlnnales 
TidHC.    Mt- 
Unftt . 

Annalis 
Trancor. 
Tuldenfes . 

(b)  Ptolt- 
m*ut   tu- 
ttnfis   Hifi. 
Eccl.   T.  XI. 
Rtr.     Italie. 

(c)  Johann. 
Diacon.    in 
rit.    Efife. 
Kiaftl. 

P.  II.  T.  1. 
Rtr.  lt*lic. 


(d)  Annalts 
yrancor. 
Mttenfes. 
Annales 
trancor, 
iHldenfts. 


(e)  Baluf.. 
Cafitular, 
Ttm.  1. 


(f)  Petrut 
Biilieihec. 
Tom.  3.  Dit- 
Cbesne. 

(g)  Antichi- 
tà Eflciifi 
P.    I.   (.    IX. 


(h)  ritren- 
tin.   Memer. 
di   Matilde 
lib.  3. 


^^  Annali    d' Italia. 

que' Corfari  gran  danno  nella  Bretagna  minore  nell'Anno  prcfente  C")  j 
non  minore  rapportarono  all' Aquicaniai  prefcro  anche  nella  giurisdi- 
zione dell' Imperador  Lottarlo  Duroftadio,  e  un'llola  dell' Oilanda. 
Tutto  il  rello  dd  Regno  Oltramontano  di  Lottarlo  godeva  una  buona 
quiete.  Però  a  me  par  da  preferire  l'alTcrzione  di  Tolomeo  da  Luc- 
ca (i>) ,  che  dopo  quindici  giorni  di  Sedia  vacante  mette  l' ordinazion  di 
Papa  Leone,  fé  pur  qucita  non  fegui  anche  prima. 

Continuavano  incanto  i  Saraceni  l'aflcdio  di  Gaeta,  quando  (1 
follevò  una  fiera  burafca  in  mare,  che  mifc  in  pericolo  tutto  il  loro 
naviglio,  {e)  Perciò  mandarono  pregando  Cefario  Figliuolo  di  Sergio 
Due»  di  Napoli,  che  volcfle  permettere  alle  lor  navi  di  approdare  al 
lido,  con  promefla  di  andarfene  via,  lubito  che  fi  forte  rafl'crenato  il 
Cielo.  Ne  fpcdì  Cefario  follccitamentc  l'avvilo  al  Padre,  che  gli  fug- 
gcri  di  prender  buona  precauzione  contra  gl'inganni  di  qucgl' Infe- 
deli.  Si  efcguì  il  trattato,  e  venuto  il  iercno,  levato  il  campo  s'im- 
barcarono, e  fé  n'andarono,  ma  non  con  Dio.  Per  viaggio  furono 
forprcfi  da  un'orribil  tcmpeita,  per  cui  quella  flotta  quali  tutta  inte- 
ramente perì,  come  attcrtano  ancora  Aiiattalìo  Bibliotecario,  e  Leone 
Oltienfe.  Qiiella  lieta  nuova  arrrivo  a  Roma  in  tempo  che  era  eletto, 
e  non  pcranche  ordinato  Papa  Leone  IV.  Seguì  in  Francia,  o  per 
dir  meglio  in  Germania  a  Coblentz  {<i)  un  abboccamento  fra  l' Impc- 
radorc  Lottano  e  Lodovico  Re  di  Germania  fuo  Fratello.  Pare,  che 
non  riufcifle  a  Lodovico  di  riconciliare  con  Carlo  Calv»  Lottarlo  Au- 
gufto,  tuttavia  idcgnato  per  l'ingiuria  fattagli  da  Gifclberto  nel  ra- 
pimento della  Figliuola .  Ma.  i'e  fon  veramente  fatti  in  queft'  Anno  a 
Marsne  predo  a  Mallricht  alcuni  Capitoli  di  lega  e  concordia  tra  i 
fuddctii  tre  Fratelli  Ltt.'ario,  Lodovico^  e  Carlo^  che  furono  pubbli- 
cati dal  Padre  Sirmocdo,  e  dal  Baluzio  (f)  :  bifogna  credere,  che  fi 
rimettenc  fra  tutti  e  tre  una  buona  armonia,  in  quell'Anno  poi  fi 
comincia  a  trovare  in  Tofcana  Jdalberte  Duca  di  quella  contrada. 
E'^li  è  chiamato  negli  Annali  di  Fulda  all'  Anno  878.  Albertus  Bonifacii 
Filius.,  e. da  Pietro  Bibliotecario  (/)  nella  Stona  abbreviata  de' Fran- 
chi Adaìberthus  Bonifacii  Filius .  E  in  un  Documento  dell'Anno  884. 
da  me  prodotto  nelle  Anticlwta  Ellenfi  ig)  vien  detto  Adelbertus  in  Dei 
tiomim  Comes  iS  M*rchio.,  Filius  bona  memtri*  Bsnifacii  olim  Ctmitisi 
di  maniera  che  non  fi  può  dubitare,  eli' egli  fia  Itato  Figliuolo  di  5«- 
mfazia  II.  da  noi  veduto  di  lopra  Conte  di  Locca,  e  vcrilimilmcntc 
Marche fc  e  Duca  di  Tofcana.  Già  fi  oflcrvo,  che  Bonifazio  II.  per 
aver  condotta  dall'Italia  l'impcradrice  Giuditta  all'lm^trador  Lodo- 
vico Pio,  era  Caduto  in  dilgrazia  dell' Imperador  Lottano,  e  perciò 
s'era  ritirato  in  Francia.  O  fia  ch'egli  ncupcraflc  il  governo  nella  To- 
fcana, o  pure  che  Lottario  aramollitofi  cfercitafle  la  fua  gcncrofità 
vcrfo  il  Figliuolo:  certo  e,  che  Adalberto  Due»  in  quelli  tempi  co- 
mandava alla  Tofcana,  dò  rifultando  da  un  Placito  tenuto  in  Lucca 
\h^  m\V  Anno  XX^.  di  Lottano  Imfxradorc,  correndo  V  Miziene  X. 
cioè  odi' anno  prcfeaie,  dove  fi  legge:    Dum  Adalbertus  JUitjiriffimMs 

Dux 


Annali    d'  Italia.  zì 

Dmm  un»  cum  Ambnfio   venerahili  Epifcopo  i/iius   CivitMiis   LMceufiSy   y  Era  Volg. 
refidentibus  hic  Civitate  Liica^  Curte  dìaa  Ducalis  &c.    In  quelli  tempi  Anno  847. 
ancora  Radelgifo  Principt  di  Benevento    («)  trafTe   in   aiuto  fuo  Maffàr  ^^-^  ^ 
Duca  de'  Saraceni  con  alcune    mafnade  di  qucgl'  Infedeli .   Co^ftui  né  ofiimps 
pure  portaTa  rifpctto  a  gli  Itcffi  Bw-neventani >  diede  il  guado  al  Mo-  Uk.i.uxl. 
niftcro  di  Santa  Maria  in  Cinghia-,  prefe  il  Cartello  di  San  Vitoj  for- 
zò alla  refa  la  Città  di  Telefe,  e  facchcggiò  tutti  i   fuoi   contorni.    Fu 
creduto  miracolo,  ch'egli  non  moleftafle  il  Moniftcro  di   Monte  Ca- 
fino,  quantunque  y'\  arrivafle  fino  alle  porte.  Si  fenrì  in  oltre  nell'an- 
no prefente  un  fiero  tremuoto  per  tutto  il  Ducato  di  Benevento,  che  ^^\^"^^*^' 
quafi  tutta  diroccò  la  Città   d'Ifcrnia,  e   hoc  altri  mali.  Roma  an-  ,^  ^y,   £^^ 
ch'cfla  per  atteftata  d'^Anaftafio  W  prov»^  una  brutta  daaza  in  tal  oc-  nis  iv. 
cafione . 

Anno  di  Cristo  dcccxlviii.  Indizione  xi. 
di  Leone  IV.    Papa   2. 
di  Lotta  RIO  Imperadore   19.   i6.  e  9. 
di  Lodovico  II.   Re  d'Italia   j. 

Bollivano  forte  in  quefti  tempi  fra  Rubano  Mauro  Arcivefcovo  di  Ma- 
gonza ,  e  Gorefcalco  Monaco,  alcune  f-imofe  controverfie  intorno 
alla  divina   Predeftinazione.  Era  venuto  in  Italia  Gotefcalco  pieno  di 
boria,  e  per  dovunque  pafTava,  andava  feminando  le  opinioni  fue.  Fer- 
inofli  coftui  prcCTo  di  Eberario  Duca,  o  fia  Marchefc  del  Friuli,  il  cui 
nome  e  titolo  fi  comincia  circa  quefti  tempi  ad  udire.  Rapporta  l'U- 
ghclli  (O  una  Lettera  fcritta  da  efTo  Rubano  a  Netingo  Vefcovo,  non  (0  t^x*<". 
già  eletto  di  Verona,  ma  bensì  di  Brefcia,  intorno  a  quefto  Monaco;  ^-^   '^i^\_ 
e  un'altra  pure  feruta  ad  Heberardum  Ducente  a  cui  pofcia  fui   princi-  fife,  clufin. 
pio  dà  il  titolo  folamcnte  di  Conte  fecondo  il  rito  d'allora,  trovandofi 
i  Duchi  altre  volte  appellati  Marcheft,  ed  altre  C»nti.  In  cfla  gli  dice 
d'cflergli  (lato  riferito,  quemdam  fciolum  nomine   Gotefcbalcunt  apud  u« 
manere^  qui  dogmatizet  &c.  Che  quefto  Eberardo  foffc  veramente  Duca. 
o  Marcbefe  del  Friuli^  ne  fa  fed?  Andrea  Prete  nella  Cronichetta  pub- 
blicata dal  Menchenio,  e  da  me  {d)  riftampata.  Fiorì  Andrea  in  que-  ià)  AntUui- 
fto  mede  (imo  Secolo,  e  le  fue  parole  fon  tali  :  Multam  fatigationem  Lan-  'o\'rfertAt'\ 
gobardi  £5?  oppeffienem  a  Sclavorum  gente  fujiinuerunt ,  ufquidum  Impera- 
Ur  Fortjulianorum  Eberhardum    Principem  conftituit .    Né   altri  e    quefto 
Eberardo,  o  (ìa  Everardo,  fé  non  lo  ftcfTo,  a  cui  Frodoardo  G')  dice  i^)  rrUoar- 
fcritta  una  Lettera  da  Hincmart  Arcivefcovo  di  Rems,  cioè  Viro    lllu-  ^"^"} 
ftrjjfimo  Eberardo  ex  Principibits  Lotharii .  Ho  anch'io,  a  mio  credere,  l.-^.cup.xè. 
baltevolmcntc  provato  (.0,  che  da  lui  viene  la  Raccolta  delle  Leggi  (f)  jintiq. 
Longobarda,  Salica  &c.  che  fi  conferra  ncll'antichifiìmo  Codice  del-   ""l- Oi/ir- 
la  Cattedrale  di  Modena.  In  un  Diploma  dell'anno   88f.   riferito  dal  '*'■  **" 

Fa- 


24  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Padre  de  Rubeis   (i),  egli  e  chiamato  da  Lodovico    II.    Imperadore 
Anno  848.  Eurardtis  Illuftris  Comes  ^  dilcBufque   Competer  nojler .    Parleremo   anche 
^ì^  ^',„«r  P'"  ^  bado  di  quello  medcfirao  Principe,  badando  per  ora  di  fapere, 
ment.  Feci,    ch'egli  fu  Marito  di  Gifella^  o  fia  Gisla  Figliuola  di  Lottario   Augu- 
AjuiUjtnf.    fio,  e  fu  Padre  di  Berengario,  pofcia  Duca  o  Marchefe  anch' elTo  del 
eap.  49.        Friuli,  e  finalmente  Re   d'Italia,  ed    Imperadore  de' Romani.    I   foli 
^rranfor""^   Annali  di  San  Bcrtino  (*)  quei  fono,  che  fotto  il  prefente  anno  hanno 
Sertiniani.    ^^  fegucnti  parole:  Exercitus  Hlotharii  cQHtra  Saracena  Beneventum  oh' 
tinentes  dimicans,  viófor  ffficitur .  Non  fulììite  già,  che  i  Saraceni  fi  fof- 
fcro  impadroniti  di  Benevento.  Solamente  alcune  brigate  d'effi  vi  era- 
no (late  chiamate  in  foccorfo  da  Radclgifo  Principe.  Altro  non   vuol 
dire  quello  Scrittore  colla  parola  Beneventum,  (e  non  una  parte  del  Du- 
cato Beneventano  occupata  da  i  Saraceni  j  o  pure  in  vece  di  oùtinentet 
s'ha  da  fcrivcre  obfidentes .  Centra  di  que'  Maomettani  l' Impcrador  Lot- 
tarlo dovette  comandare  al  Figliuolo  Lodovico  Re  d'  Italia  di    proce- 
dere con  una  buon'Armata,  alla  quale  fecondo  i  fuddctti  Anitali  riufcì 
di  dar  loro  una  fconfitta.  Sul  fine  poi  di  queft'anno,  fogginone  il  me- 
defimo  Storico,  che   Mauri  dcnuo   BtnevetUum  invadunt .    Nella  Storia 
del  Regno  di  Napoli  é  celebre  la  pace,  che  finalmente  fu  conchiufa 
tra  i  due  competitori  nel  Ducato  di  Benevento   Radelgifa  e  Siconolfo . 
(e)  Erthem-  Erchemperto  (f),  e  Leone  Oftienfe  {d)  raccontano,  che  Landone  Con- 
firtu!  Hift.    ff  (ji  Capua,  Adelmario,  e  Bajfacio  Abbate  iì\  Monte  Cafino,  vcggcn- 
Tà)  lei         '^'^  troppo  aflaffinate  quelle   contrade   per   la   lunga   nemicizia   di  que' 
oftìtnfis        due  Principi,  e  per  l' infaziabil  crudeltà  de' Saraceni   abitanti  in  Bari, 
//*.  I.  e.  19.  ed  anche  prefi  al  fuo  fervigio  da  Radelgifo,  fi  portarono  a  Lodevic»  Au- 
guro (che  nondimeno  finqui  tale  non  era)  Figliuolo  di  Lottario,  fuppli- 
candolo  di  metter  fine  a  tanti  malanni .  Colà  pertanto  fi  portò  in  per- 
fona  lo  (leflb  Re  Lodovico,  e  fatcifi  confegnarc  per  forza  tutti  i  Sa- 
raceni nbitanti  in  Benevento,  nella  Vigilia  di  Pentecofte  condotti  co- 
floro  fuori  della  Città,  a  cadauno  fece  tagliar  la   teda.    Pofcia  intcr- 
poflofi  fra  i  due  Principi  litiganti,  compofe  le  lor  differenze,  condi- 
videre il  Ducato  fuddetto  fra  loro  nella  forma,  che  vien  defcritta  dall' 
(e)   Antn'j-  Anonimo  Salernitano  (0,  e  con  rellatc  fottopofta  .i  Siconolfo  Capua  col 
mui  Saler-    j-^^  diltretto,  la  quale  nondimeno  da  li  a  non   molto  fcoflc  il  giogO} 
Parafip.        Con  che  di  un  i'olo  fi  vennero  a  formare  tre  Principati,  cioè  di  Benc- 
p.  ir.  T.  ì.  vento,  di   Salerno,  e  di  Capua.    11  folo   Leone   Marficano  quegli   e, 
-«#r.    ualie.  che    chiaramente  dice  accaduta    qucfta  divifione    ncH'  y/r.no  Sfi.   ed 
•Erchemperto  col  chiamare  j^ugujlo  in  quel  tempo  il  fuddetto  Lodovi- 
co,  fcmbra  concorrere   nella  mcdcfima   opinione.   Ma  Camillo  Pelle- 
grino ebbe  fofpetto,  che  ciò  fcguilTe  nell'anno  8fo.  ed  io  più  di  lui 
vo  fofpettando,  che  anche  prima  poffa  edere  fucccduta  una  si  impor- 
tante avventura.  Si  Erchemperto,  che  Leone  Oltienfc   molta  accura- 
tezza non  mollrano  nel  racconto  di  quel  fatto,  da  che  mettono  la  ve- 
nuta di  Lodovico  II.  a  Benevento  dopo  la  morte  àeW  Imperador  Lttta^ 
rio  fuo  Padre:  il  che  non  può  (lare,  perché   Lottario   manco   di    vita 
Xolamente  nell'anno  8f.f.  Però  non  è  maraviglia,  fé  fu  queilo  fuppo- 

ilo 


Annali    d'  Itali  A,  aj' 

fto  amendue  danno  il  lirolo  à' Imperadore  ad  eflo  Lodovico  IL  in  quel-  Era  VoI§. 
la  occafionc.  Anko  848. 

Ora  in  queft'anno  fembra  a  me  più   Teritìmile,  che   Lodovico 
li.  Re  d'Italia  invitato  e  venuto  a  Benevento  coH'efercito  Tuo,  divi- 
defTe  quel  Ducato.  Nella  parte,  che  refla  dello  Srrumento  d'efta  Di- 
vifione,  pubblicata  dal   fuddetto    Pellegrino   (<»),   Radelgifo  dice:  Et  C»)  Ca-aiU. 
prcefentialiter  antequam  Demmts  Ludogvicus  Rex  cum  fuo  exercitu  exeat  de  ^[af"""' 
ifia  terra,  do  in  vejlra  poteftate  Gajìaldatum  Montellam  &c.  In  qucft'an-  prind*. 
no  abbiam  veduto,  che  l'efercito  d'effb  Re  Lodovico  era  nel  Duca-  LttugAar. 
to  di  Benevento,  né  ci  refta  memoria,  che  ne  gli  anni  8fD.  e  8fi.  e- 
fercito  alcuno  Franzefe  militafle  in  quelle  parti .  Adunque  piuttofto  in 
quefto,  che  in  quegli  Anni,  fcguì  l'accordo  fra  i  Principi  litiganti  del 
Regno  di  Napoli.  Oltre  a  ciò  qui  L«(/owVi»  e  appellato  folamentc /Jf: 
notizia,  che  (ìccoroc  diflì  all'anno  845.  abbailanza  indica,  non  poterG 
quel  fatto  riferire  all'anno  8fi.  perchè  Lodovico  farebbe  (kro  allori 
appellato  Ittiperator .  Ma  quel  che   più  fa  animo  alla  mia  conghicttu- 
ra,  e  forfè  la  rende  opinione  certa,    fi  è  l'autorità  di   Giovanni  Dia- 
cono, che  fiorì  e  fcrifle   ne'medefirai  tempi.  Dopo  aver  egli  narrato 
il  naufragio  della  flotta  Saracenica,  di  cui  s'è  parlato  nell'anno  addie- 
tro, feguita  a  dire  {b):  Eodem  quoque  Jmo^  fupplicatiom  hujus  Sergii,  (b)  johanm 
Principumque  Langubardorum ,  direxit  Lotharius  Imperator  Filiuìti  fuum  Diacunus 
Ludogvicum ,  bona    adolefcentia   juvenem  ,  propter   catervas  Saracenorum  ^^ronU. 
jìpuUx  [uh  Rege  commanentes,  (^  omnium  fines  populantes .  ^i  adveniens ,  Rer"'iJàr'- 
ealejli  comitatus  auxilio,  de  ilìis  Hifmahditis  triumphavit ,   6?  fagaciter 
ordinata  divijione  Beneventani  ^  Salernitani  Principum  viSor  reverfus  ejl , 
(i)  O   fia  dunque,  che   nell'anno   proflimo   pafTato  venifie  l'Armata 
Franzefe  col  Re  Lodovico  a  Benevento,  ma  vincefie  e   trionfane  nel 
prefcntC}  o  pure,  che  eodem  Jnno  voglia  fignificarc  non  peranche  fpi- 
rato  un  anno  dopo  il  naufragio   de' Saraceni  :   abbaftanza  intendiamo, 
che  in  quell'anno  il  Re  Lodovico  pofe  fine  alle  lunghe  contefe  de   i 
Principi  Beneventani,  e  non  già  nell'anno  Sj-o.  o  pure   8fi.  Era  in- 
tanto il  Popolo  Romano,  ma  più  il  buon  Papa  Leone,  prefo  da  gra- 
ve malinconia  sì  per  la  frefca  ricordanza  del  facco   dato  da  i   Mori  e 
Saraceni  alla  Bai!  Ica  Vaticana,  come  pel  timore  d'altri  fimili  infulti 
in  avvenire.  Mofib  perciò  il  magnanimo  Pontefice  (0  dal  comune  la-  (t)  A  nafta f. 
mento,  e  maggiormente  ancora  dal  fuo  zelo,  determinò  di  fabbrica-  ?'^''°'*«- 
re  intorno  ad  cfla  Bafilica  e  al  Borgo  una  Città  colle  fuc  mura,  por-  'HJll  ^"' 

Tom.  V.  D  te, 

(1)  Parimente  neW amo  medefmo  per  fuppVtca  di  quefto  Sergio,  e  de' Pren- 
cipi  Longobardi,  Lattario  Jmperadore  mandò  il  figlio  fuo  Lodovico,  gio- 
vine di  buona  efpettazione ,  per  cagione  delle  turme  de'  Saraceni  dimoran- 
ti nella  Puglia  [otto  del  Re,  e  facchtggianti  di  tutti  i  confini.  Il  quale 
arrivando,  accompagnato  da  celefte  ajuto,  trionfo  di  quegV  Ifmaeliti,  e 
fagactmente  ordinata  la  divifione  d«' Principi,  Beneventano,  e  Salernita- 
no, ritornò  vittoriof» . 


Era  Volg. 
Amn  o  848. 


(«)  Trodoar- 
dus  in  Vitis 
Pontific. 
Ktmantr. 


(b)  Ectard. 
Rer.  Fra>i- 
(nar.  l,  30. 


^6  Annali    d'  Italia. 

te,  e  f)rtifirnzioni  per  ficurezza  della  medcfima.  Era  prima  di  lui  (la- 
to formato  quello  diftgno  d^  Papa  Leone  HI.  anzi  ne  aveva  egli  anche 
ii7 "molti  luoghi  polle  le  fondamenta}  ma  forprefo  dalla  morte,  non  po- 
tè continu.;rnc  h  fabbrica.  Ora  Leone  IV.  comunico  h  prefa  rifoiu- 
zionc  all' Imperadore,  e  qucfti  non  folamente  l'approvò  e  lodò,  ma 
tanto  egli,  come  i  Re  Tuoi  Fratelli  mandarono  a  Roma  una  buona  fom- 
raa  di  danaro,  per  dar  principio  al  lavoro,  ^od  nutu  Diiy  Francique 
jwvamine  Regis ,  dice  Frodoardo  (<»),  cioè  di  Lottano,  fu  mtraprelb  . 
Ordino  il  Papa,  che  da  tutte  le  Città  del  Ducato  Romano,  da  tutti 
i  poderi  del  Pubblico,  e  da  ogni  Moni  fiero  fi  mandafTero  fecondo  la 
talFa  uomini  atti  a  faticare  in  quella  operazione.  E  così  nell'anno  prc- 
fcnte  fi  cominciò  la  fabbrica  grandiof»  di  qudla  nuova  Città,  e  nel- 
lo fpazio  di  quattro  anni  fé  ne  vide  il  compimento .  Tanto  fi  adoperò 
in  quell'anno  Lodovico  Re  di  Baviera,  che  ottenne  da  Lottarlo  Augu- 
fto  a  Gifelierto  il  perdono  pel  rapimento  della  Figliuola  d'eflo  Impc- 
radore.  Tiene  l' Eccardo  C^),  che  da  qucfto  Gifelberto  difccndcfle  quel 
Gifelberto  Duca  di.  Lorena,  che  fu  poi  celebre  nel  Secolo  X. 

Anno   ài  Cristo  dcccxlix.  Indizione  xii. 
di  Leone  IV.   Papa  3. 
di  LoTTARio  Imperadore  30.   17.  e   io- 
di Lodovico  II.  Imperadore   i.. 


(0    P»iÌHr 
»d  Annaì. 
'Barin. 

(d)    Maria- 
rinìuì  Bul- 
lar.  Cafi- 
ninf.  Tom, 
li. 


Succedette  in  queft' Arino  una  perfetta  riconciliazione  fra  V  Impera- 
dot  Lottar  io  .^  e  Carlo  Calvo  Re  della  Francia  Orientale,,  il  quale 
neh'  Anno  antecedente  era  ftato  accettato  per  loro  Re  anche  da  buo- 
na parte  de' Popoli  dell' Aquitania,  e  nel  prefente  entrò  in  pò  (Te  (io  di 
nna  poco  paefe  in  quelle  contrade.  Giacche  non  apparifce,  che  i  Mori 
e  Saraceni  avelTero  per  mare  contrailo  alcuno  da'Cridiani,  a  man  (al- 
va  andavano  coloro  infeilando  tutto  il  littorale  del  Mediterraneo.  Qual 
folfc  la  loro  crudeltà,  ne  fece  in  qucd'  Anno  pruova  la  Città  di  Luni 
in  Tofcana,  che  da  elfi  prefa  e  data  a  facco,  talmente  redo  dcfolata, 
che  da  lì  innanzi  non  riforfc  mai  più .  Il  fuo  Vcfcovato  fu  trasferito 
a  Sarzana,  Città  nata  dalle  rovine  dell'altra.  Anche  tutta  la  fpiaggia 
del  Mare,  partendofi  dal  Fiume  Magra  fino  alla  Provenza,  ebbe  che 
piagnere  {>er  gli  sbarchi  e  faccheggi  di  quegl'  Infedeli .  Crede  il  Padre 
Pagi  (0,  che  nell'Anno  prefente  Lottarlo  Imperadore  dichiaraflc  Au- 
guro e  Collega  nell'  Imperio  Lodovico  II.  primogenio  fuo  e  Re  d' Ita- 
lia, deducendolo  da  alcuni  Diplomi  del  Monidero  di  Santa  Giulia  di 
Brefcia  W,  dove  s'incontra  un'Epoca  d'c(ro  Imperadore  commciata 
prima  dell'Anno  8fo.  Cosi  ha  immaginato  efCo  Pagi,  pcrch'cgli  pre- 
tende fcguita  la  Coronazione  Romana  di  quedo  Prmcipe  nel  Dicem- 
bre dell'Anno  feguentcj  e  però  trovandoli  che  prima  di  quel  di  Lo- 

dovi- 


J 


Annali    d'  Italia.  xj 

dovico  II.  conta  gli  Anni  dell'Imperio,  fecondo  lui  convien'ammet-  Era  Volg. 
lere  un'  Epoca  precedente  ad  cfl"a  Coronazione .  Ma  di   ciò  fi   parlerà  ^nno  849. 
all'  Anno  Icguente .  Dico  intanto  aver  anch'io  offervato  nell'Archivio 
Archiepifcopale  di  Lucca  una  pergamena  fcrkta,  Regnante  D.  N.  Hlo- 
thario  Imperatore  Auguflo ,  Anno  Imperli  ejus ,  poftquam  in  Italia  ingrejjus 
ejì ,  Trlgefìmo  l'ertio^  t^  Flllo  cjus  D.  N.  Hludevvico^  idemque  Impera- 
tore Anna  fixto^  X.  Kal.  Qiìubris^  IndlÉllone  ^arta^   cioè  nell'Anno 
8ff.  Un'altra  fcritta  colle  mcdefirae  note,  ed  Anno  fexto^   III.    Kal. 
Julii,  IndiSlione  III.  il  che  fa  vedere  mutata  l'Indizione  m.l    Settem- 
bre. Un'altra  fcritta  Anno  XXiX.  Hlothaì-ii^  ^  II.  Hludowici,  ^tar- 
to  Idus  Septembris .,  Indizione  XF.  cioè  nell'Anno  8fi,  Un'altra  fcritta 
Anno  XXVIII.  Hiotbarli.,  13  Primo  Hludovvici  Imperatori s  ejus  Filii^ 
VI.  Nonas  Augufii^  Indizione  XIII .  cioè   nell'Anno  8fo.   Si  polTono 
vedere  altri  Documenti  fimili  da  me  rapportati  nelle  Antichità  Italia- 
ne. Abbiamo  poi  da  Anaflaho  Bibliotecario   (^j,  che  nella  Dodicefi-  ft\  ^f,^n^r 
ma  Indizione.,  cioè  nell'Anno  prcfente,  o  pure,  fecondo  un  altro  tefto,  ,■;,  £„,,  jy\ 
nel  precedente,  l'indefedb  Papa  Leone  attcfc  a  rilarcir  le  mura,  le  tor- 
ri, e  le  porte  di  Roma.  Fece  ancora  alzar  da' fondamenti  due  Torri  a 
Porto  alle  rive  del  Tevere  con  catene  di  ferro  da  tenerfi  dall' una  ali* 
altra,  qualor  fi  volefle  impedire  alle  navi  il  falire  su  per  quel  Fiume. 
Tutte  precauzioni  faggiamente  prefe,  perchè  appunto  in  quell'Anno 
giunfc  avvifo  a  Roma,  che  i  Saraceni  con  alTaiflimi  legni  s'erano  fer- 
mati a  Torar  vicino  all'll'ola  di   Sardegna,  e  fi  preparavano   per  tor- 
nare a  vifitare  i  Romani.  Vennero  in  fatti  alla  volta  di   Porto  :   cofa 
che  recò  non  poco  terrore  al  Popolo   Romano,  fé  non  che   Dio    per 
fua  mifericordia  provvide  al  bilbgno.  Cioè  accorfero  in  aiuto  de' Ro- 
mani colle  lor  navi  i  Napoletani,   Amalfitani,  e   Gaetani,  con  animo 
riloluto  di  venire  alle  mani  con  que'  Barbari .  Fecero  tolbo  fapere  l'arrivo 
loro  al  Papa,  ed  egli  andato  ad  Oltia  ne  chiamò  alcuni  alla  fua  prefenz», 
per  intendere,  con  che  pcnfiero  foflero  venuti.  Fra   gli   altri    fi   prc- 
lèntò  ad  eflb  Papa  Cefario  Figliuolo  di  Sergio  Duca  ài  Napoli,"  Gene- 
rale di  quell'Armata,  che  co  1  fuoi  corfe  a  baciargli  i  piedi.  Furono 
tutti  accolti  con  tenerezza,  animati  alla  difcfa,   confortati  dalle   Ora- 
zioni d'cflb  Pontefice.  Ed  allorché  comparvero  i  Mori    alla  fpiageia 
d'Oftia,  attaccarono  coraggiolamente  la  battaglia  j  ma  alzatofi  un  ven- 
to furiofo,  quello  combattè  per  gli  Criftiani,  con  dividere   le  Arma- 
te, e  difpcrgere  le  navi  AlFricane,  che  ruppero  in  varie  Ifole .  Molti 
di  quegl' Infedeli  furono  prefi  ed  uccifij  molti  condotti  a  Roma  fchia- 
vi>  e  con  sì  buon  fucceflb  cerminQ  qgtella  fcctia. 


I^  i  Anno' 


xg 


Annali 


D 


T   A   L  1  A. 


Anno  di  Cristo  dcccl.  Indizione  xiii. 
di  Leone  IV.  Papa  4. 
di  LoTTARiQ  Imperadore   31.    28.  e    11. 
di  Lodovico  II.  Imperadore  2.   &   i. 


E  »  A  Volg. 
Anno   850. 
(a)  Annalcs 
Tranctr. 
Berliniani . 


^fc)  ChronU. 
Cafaurìtnf. 
Afptniic. 
P.  II.  T.  II. 
Rir.    Jtalit. 


(e)  L«bh 
Concilìor. 
Tu».  Yll. 


DA  gli  Annali  di  San  Benino  (<»)  abbiamo,  che  nell'Anno  prefen- 
tc  feguì  la  Coronazione  Romana  di  Lodovico  11.  dichiarato  Au- 
gufto  da  Lattario  fuo  Padre .  Lotbarius  Filiu/n  ftium  Ludovkum  Romant 
mittit.,  qui  a  Leone  Papa  henorifice  fufceptus.,  (5^  in  Imperatetem  un^us 
eft .  Gran  cofa  è,  che  folo  queiio  Scrittore  ci  abbia  conl'ervata  la  me- 
moria di  si  importante  azione,  e  non  ne  abbiano  parlato  gli  altri  an- 
tichi Storici i  quel  che  è  più,  né  pure  Anaftafio  Bibliotecario,  o  chiun- 
que fia  l'Autore  della  Vita  di  Leone  IF.  Papa,  ne  ha  lafciata  parola. 
E  quindi  è  proceduto,  che  tanto  il  Sigonio,  quanto  il  Cardinal  Ba- 
ronie han  pofta  la  Romana  Coronazione  di  Lodovico  II.  e  la  Dignità 
Imperiale  a  lui  conferita,  fotto  l'Anno  844.  il  che  certamente  non 
fuflìfte.  Valendofi  il  Padre  Pagi  di  alcune  Carte  del  JVIonillero  Ca- 
faurienfe,  prodotte  dal  Padre  Mabillone,  ftabilì  quefta  Coronazione 
nel  di  1.  di  Dicembre  del  corrente  Anno.  Ma  io  ne  dubito  forte,  e 
meriterebbe  quello  punto  d'eflere  con  più  diligenza  efaminato  e  de- 
cifo  coir  efatta  oflervazione  di  Carte  originali,  e  non  già  di  copie,  e 
di  memorie  paflate  per  più  mani .  Veggnnfi  i  Documenti  dello  ftelTo 
Moniftero  Cafaurienfe,  da  me  pubblicati  (^),  da'  quali  fi  riconofcerà, 
che  in  divcrfi  Mefi  prima  del  di  due  di  Dicembre  ^\  vede  comincia- 
ta l'Epoca  dell'Imperio  di  Lodovico  II.  E  qualora  fi  rifponda,  che 
allora  i  Notai  fi  fono  ferviti  dell'  Epoca  prefa  non  dalla  Coronazione 
Romani»,  ma  dal  precedente  .Anno,  in  cui  Lottarlo  dichiarò  Impera- 
dore il  Figliuolo,  ficcome  pretende  il  Padre  Pagi,  convien  replicare, 
che  di  tal  dichiarazione  non  e  fatta  menzione  da  Scrittore  alcuno  aa- 
tico.  Ha  il  Padre  Pagi  dedotta  quefta  da  alcune  Carte,  le  cui  Note 
Cronologiche  poflono  efier  fallate  per  colpa  de' Copifti;  e  quando  fuf- 
fiftano,  indicheranno  folamentc  fcguita  1»  Coronazione  fuddetta  prima 
di  quello,  che  pcnfa  il  Padre  Pagi.  Oltre  di  che  non  fono  mancati 
Eruditi,  che  a  tenore  delle  loro  opinioni  hanno  acconciate  le  Note 
Cronologiche  di  varj  antichi  Documenti .  Però  tuttavia  rcfta  da  chia- 
rire la  fulfiftenza  di  queftc  due  Epoche  ,  e  fé  la  prima  cominciale 
nell'Anno  849.  dopo  il  dì  ip.  di  Maggio,  e  prima  del  di  }.  d'Otto- 
bre; e  fé  la  feconda  veramente  avefTe  principio  nel  di  a.  di  Dicem- 
bre dell'Anno  prefente.  Certamente  il  coftumc  de  gì' Inaperadori  an- 
tichi fu  di  ricevere  la  Corona  in  qualche  giorno  di  Fefta  folenne .  Ma 
in  quell'Anno  il  di  2.  di  Dicembre  accadde  in  Martedì,  né  Fefta  al- 
cuna vi  s' incontrò .  Fu  in  qucll'  Anno  bensì  tenuto  un  Concilio  (f) 

in 


cyna 


A   K   N    A    L  I      d'   I   T   A   L  I   A.  1^ 

in  Urie  Regia   Ticino  ^  al  quale   prefcdettero   Jngilberta   Arcivefcovo  di  E-ra  Vo!g. 
Milano,  Teodemano^  o  per  dir  meglio  Tfa/Zw/iro  Patriarca  di'  \c^\\t\'a.^  Anno   850. 
(chiamato  corrottamente  dall'  Ughelli  Hindelmario,  o    Fildemario)  e 
Giufeppe  Vefcovo  (probabilmente  d'Ivrea)  ed  Arcicapellano  di  tutta  la 
Chiefa .  V'ha  dell'errore  in  quelle  ultime  parole.  Dicelì  raunato  effb 
Concilio  yinno  JncarnatioitiS  Dtminicie  DCCCL.   Indili.  XIF.  (^   H/o- 
tharii  atque  Hludovici  piiffimerum  Auguflorum  XXX.  atque  Primo .  Fon- 
datamente pretende  il  Padre  l*ajgi,  che  in  vece  di  Iridisi.  X/^.  s'ab- 
bia quivi  a  fcrivcre  IndiH.  XIII.  perchè  Lottarlo  Augullo  dopt>  il  di 
ultimo  di  Maggio  contava  non  piìi  1'  Anno  XXX.  ma  Densi  il  XXXI. 
del  fuo  Imperio  e  Regno  d'Italia,  e  per  confeguente  celebrato  que- 
fto  Concilio  ne' primi  Mcfi  dell' Anno  prefentc  .  L'Anno  Primo  ài  Lo- 
dovico II.  Iraperadore  fecondo  lui  è  prefo  dall' Epoca  dell' Anno  pre- 
cedente, in  cui   dal  Padre  fu   dichiarato    Augufto  .    Intorno  a  quello 
ultimo  punto  ho  io  già   propello   qualche   mio  dubbio.   Fecero  que' 
Vcfcovi  alcuni  Decreti  affai  lodevoli  ed  utili  per  la  Difciplina  Eccle- 
fìallicaj  ed  effcndovi   intervenuto  anche  1'  Imperador  Lodovico,  dal 
canto  fuo  furono  formati  cinque  Capitoli  riguardanti  il  buon  governo 
dell'Italia.  Non  godè  molta  quiete  ne   pure   V Imperador  Lattario  in 
quell'Anno  ne'fuoi  Regni  Oltramontani.  Nella  Provenza  i  Mori  die- 
dero un  gran  guado  fino  alla  Città  d'Arlesj  ma  in  ritornando  al  lo- 
ro pacfe,  reftarono  anch' efll  fieramente  fiacaflati  da  una  gagliarda  tem- 
pcfta  di  mare.  Così  nella  Frifia  ed  Ollanda  («),  pacfi  d'elfo  Lottano  y.^f,""'''' 
Augufto,  Rorico  Fratello,  o  pur  Nipote  d'£nW/^o,  efTendofi  ribellato  Beninùni. 
ad  cflb  Impcradorc,  calò  con  una  flotta  di   masnadieri  Normanni,  e      Anditi 
portò  la  defolazion  dapertutto.  Non  fapcndo  Lottarlo,  come  liberarfi  francar. 
da  collui,  giudicò  meglio  di  guadagnarlo  colle  buone  >  e   ricevutolo  ^"Jl„^i,f. 
in  grazia,  gli  diede  Doreftado,  ed  altri   Contadi  in  Feudo,  o  fia  in  rrancor. 
governo  perpetuo .  Da  un  importante  Documenta,  da  me  rapportato  Suldenfes . 
nelle  Antichità  Italiche  (^),  fi  ricava,  che  in  quell'Anno  1'  Impera-  (b)  ^"»?«i- 
dor  Lodtvico  II,  prete  per  Moglie  Angilberga.,  o  pure  folamente  con-  d;/»//"  là. 
trafle  gli  Sponfali  con  effo  lei,  coftituendole  in  dote  due  Corti,!' una  f.  117'      '" 
porta  nel  Contado  di  Modena,  l'altra  in  quello  di  Reggio.   Fu  dato 
quel  Diploma  in  Marengo  Certe  Regale.,  III.  Nonas  Oilobris . 

Anno  di  Cristo  dcccli.  Indizione  xiv. 

di  Leone  IV.  Papa  y. 

di  LoTTARio  Imperadorc  3 2.   29.  e    12. 

di  Lodovico  II.  Imperadore  3.  e  2. 

TErminò  il  corfo  di  fua  vita  in  queft' Anno  Y  Imperadrice  Ermengar-  (e)  AtmM. 
day  Moglie  di  Lattario  Augufto ^  con   lafciar  dopo   di  se  {<■)    tre  ^'■anc*r. 
Figliuoli,  cioè  Ltdtvico  II.  Impcradorc,  Uttarie,  e  Carlo ,  ed  alcune  ^"*"i"  ■ 

Fi- 


30  Annali    d'  Italia. 

Età-  Voi».  Figliuole,  delle  quali  una  fu  Gifelm,  o  Gisla,  Badeffa  ncU'infigne  Mo- 
Anno  851.  nillcro  di  Santa  Giulia  di  Brcfcia,  come  rifuka  da  i  Documenti  pub- 
(i)  BuiUr     bJ'<^^'^'  ^^^  Padre  Margarino  (<»),  ma  non  colla  dovuta  attenzione,  Ohiit 
cafiatnf.  '     Ermengardis  Regina  Conjux  Lotharii  Imperataris ,  dicono  {otto  quelt*  An- 
Ttm.  II.       no  gli  Annali  di    Metz.    Le   Imperadrici  Ipeflo  fi  veggono  chiamate 
Regine.  Leggefi  anche  l'Epitattìo  fuo  in  verfi  ,  compolto  da  Rabaup 
Mauro,  dopo  il  quale  vien  confermata  la  fua  morte  fotto  1' Anno  prc- 
fcnte .  A  me  diede  da  peniate  una  Carta  del    Moniltcro   Cafauiienfc  , 
che  fAjbblicai    nell'  Appendice  alla  Cronica  di  quel   Moniftero   {b)  , 
(b)  chr»nit.  fcritta  ncW  yinno  FU.  dèlP  Imperio  di  Lodovico  nel  Mefe  di  Giugno.^  cor- 
%*^ii"t  li    '"^"*^°  V Indizione  IV.  cioè  nell'Anno  8f(5.  dove  Liutardo  Diacono,* 
Ktr.   itdiu.  Contardo  Fratello  vendono  tibi  Domnx  Hermengarda  Regina  alcune  lor 
Corti.   Se  non  fofle  Hata  certa  la  morte  dell' Imperadrice  Ermengar- 
da  in  queft'  Anno,  fi  farebbe  dovuto  crederla  tuttavia  vivente  nell'  An- 
no fuddecto.    Ma  e  chi  è  quella  Ermengarda  Regina  nell'  Anno  8f6? 
Quanto  piìi  vi  penfo,  tanto  meno  so  io  trovarne  conto.  So,  che  l'im- 
pcrador  Lodovico  IL  veramente  ebbe  una  Figliuola  di  quello  nome, 
e  ne  parleremo  anche  andando  innanzi .  Ma  come  dare  il  titolo  di  Re- 
gina ad  una  Principefla  nubile,  quale  efia  era  allora?  E  poi  come  mai 
una  Principefia  tale  faceva  ella  de  gli  acquilU?  e  mafiìmamente  fé  que- 
lla fofle  (lata  Figliuola  àcW  Imperadrice  Jngilèerga;  perchè  farebbe  Hata 
di  molto  tenera  età.  Potrebbe  nondimeno  eflcre  ilata  di  altra  Madre. 
Il  Sigonio,  il  Cardinal  Baronie,  il  Padre  Pagi,  anzi  la  comune  de  gli 
(e)  iw  o-  Storici,  fcguitando  in  quell'Anno  Leone  Ollienfe  (<^),  fcrivono,  che 
Jlitnfu  l.  I.  portatofi  V Imperadcr  Lodcvico  II.  a  Benevento,  cacciò  da  quella  Città 
<'f-  31'        j  Saraceni,  parti  il  Ducato  di  Benevento  fra  Siconolfo  e  Radelgift.^   e 
ciò  fatto,  fé  ne  tornò  a  Pavia.  Ma  di  fopra  pare  a  me  d'aver  dimo- 
llrato,  che  non  poflìamo  in  quefto  luogo  fidarci  della  Cronologia  d'eflb 
Oftienfe,  e  fembrar  più  probabile,  anzi  parer  come  certo,  che  nell' 
Anno  748.  accadcflc  un  tal  fatto.  Era  in  quelli  tempi  llranaracntc  af- 
(d)  chronU.  ^^tta.  la  Francia  da  i  Corfari  Normanni,  cioè  Settentrionali  W.   Una 
lontanili.      parte  d'eflì  tornò  per  la   Senna  a  defolar  que'paefi   fottopolti  al  Re 
afud  Du-     Carlo  Calvo j  e  lafciò  dapertutto  innumerabili  fegni  della  lor  barbarie. 
cA»j»«  y  1^,  ^i^j.^  parte  con  dugento  cinquantadue  legni  mifc  a  Tacco  di  nuovo 

Re7.'  Frane,  nel  Regno  àcW  Imperador  Lottario  la  Frifia  e  l'OUanda.  Giunfcro  di- 
AuHor  Mi-  poi  fino  a  Gant,  che  diedero  alle  fiamme.  Arrivati  al  famofo  Palaz- 
r4c.  *.  s«-  20  Imperiale  di  Aquisgrana,  dopo  averlo  fpogliato,  l'  incendiarono 
'ZlliUon'^  anch'elfo  con  tutti  i  Monillerj  del  contorno.  Prefero  le  nobili  Città 
SecJ.  °u.  di  Trcveri  e  Colonia,}  mifcro  a  fil  di  fpada  chi  non  era  fuggito  de 
Benedienti,  gli  abitanti-,  e  ad  cfle  Città  in  fine  attaccarono  il  fuoco.  Non  Ci  rac- 
,  .,  conta,  che  l'I mperador  Lottano  ufciflc  in  c^mpo  contra  di  coHoro, 

»«r/^  H^'  "è  che  feguiflTe  alcuna  importante  prodezza  dc'Crilliani .  Circa  quelli 
cap.  '9.  medcfimi  tempi  crede  Camillo  Pellegrino,  che  s'abbia  a  mettere  la 
{f)  Anony-  monc  d\  Siconolfo  Principe  di  Salerno,  narrata  da  Erchempcrcp  (0,  -e 
mus  saltrn.  Dall'Anonimo  Salc-rnitano  (/) .  Dubito  io,  che  nel  precedente,  e  fors' 
cMP^iV"'    anche  prima  oioriflc  Sicoaolfpj  perciocché  il  fu.jd?ttc>  Anonimo  gli  d^ 


Annali    d'  Italia.  51 

jfrmì  dieci  ed  alcuni  Meft  di  Principato,  e  quefti  convien  dedurli  dall'   Era  Vols;, 
Anno  8^9.  Lalciò  egli   per  SucceiTore    Sicone  iuo   Figliuolo  >  ma   per  A,nno  851. 
cfler  quc(ti  in  tenera  età,  ne  dichiarò  Tutore  ed  Aio  un  certo  P/V/ro, 
che  l'aveva  tenuto  al  facro  Fonte,  con  efigere  da  lui  un  forre  giuia- 
inento  di  fedeltà  al  Figliuolo.  Poco  flette  a  rnancar  di   vita  dopo  Si- 
conolfo  anche   Radelgifo   Principe  di   Benevento,  in   luogo   drl   quaJc 
fuccedette  Radelgario  fuo  Figliuolo,  uomo  per   Pietà,   per  Valore,  e  r^^^  ^„t;„.^;_ 
per  altre  doti  affai  grato  al  Popolo.  Noi  troviamo  circa  quelli  tempi  tat.  Italie. 
r  Augufto  Lodovico  II.  in   Pavia,  applicato   ad   afcoltarc  i  ricorfi   de'  Oijj'ert.  31. 
Popoli,  e  a  rendere  giuftizia  a  lutei,  ciò  apparendo  da  un  Documento /""I-  9i^- 
da   me  prodotto  altrove  (<») . 

Anno  di  Cristo  dccclii.  Indizione  xv.. 
di  Leo  n  e  IV.  Papa  6. 
di  LoTTARio  Imperadore  33.   30.  e  13. 
di  Lodovico  li.  Imperadore  4.  e  3.. 

TA1«  e  tanta  fu  l'afllftenza  e  premura  del  fommo  Pontefice  Leo- 
ne per  la  fabbrica  della  già  ideata  ed  incominciata  Città  intorno 
alla  Bafilica  Vaticana,  che  in  quell'Anno  elTa  d  vide  felicemente  {^a\  Anaflaf. 
compiuta  W .  Scclfe  egli  il  dì  2,8.  di  Giugno,  cioè  la  Vigilia  della  BihVmhtc. 
Fella  de' Santi  .Apolloli  Pietro  e  Paolo  per  benedirla:  il  che  fu  fatto  ìnrìtaUo- 
con  incredibil  letizia  di  tutto  il  Popolo  Romano,  e  coli' intervento  ""  ■"'• 
éi  tutti  i  Vefcovi  e  Sacerdoti,  con  una  divota  Proceflìortc  d'efTo  Papa 
e  Clero,  che  a  pie' nudi,  e  colla  cenere  fui  capo,  fecero  il  giro  delle 
mura,  ed  implorarono  l'aiuto  e  la  protezione  di  Dio  fopra  la  nuova 
Città.  Ad  ella  fu  pollo  il  nome  di  Città  Leonina;  e  il  Papa  in  tal 
occafione  fece  de  i  magnifici  regali  al  Clero,  alla  Nobiltà  Romana, 
e  a  varie  altre  perfone .  Ne  qui  fi  fermò  l'infigne  vigilanza  di  quello 
Pontefice.  Andava  egli  tutto  dì  penfando,  come  fi  potcfle  rimettere 
in  buono  ftaio  la  difabitata  Città  di  Porto,  per  afficurarla  da  i  tenta- 
tivi de' Saraceni,  che  erano  in  quelli  tempi  il  terrore  del  Litorale  Me- 
diterraneo de' Cri  fliani  in  Italia,  ficcome  i  Normanni  erano  per  la 
Francia.  Volle  Dio,  che  circa  quelli  tempi  capitaflero  a  Roma,  per 
ehiedere  a  lui  foccorlo,  alcune  migliaia  di  Corfi  fuggiti  dal  loro  paefe 
per  paura  de'fuddetti  Mori.  Gii  accolfe  con  amore  di  Padre  il  buon 
Papa,  aicolto  con  tenerezza  tutti  i  loro  affanni,  e  ad  elfi  in  fine  efibi 
il  foggiorno  nella  fuddetta  Città,  e  terre,  e  prati,  e  vigne  per  le  loro 
Famiglie,  che  erano  della  Camera  Pontificia,  e  de  i  Monallerj,  e 
d'altre  perfone,  purché  prometteflero  d' eflere  fedeli  a  lui,  e  a  i  Suc- 
cefforj  Pontefici  in  avvenire .  Promife  quella  gente  non  {blamente  la 
dovuta  fedeltà,  ma^  eziandio  di  vivere  fempre  e  morire  in  qtiel  Luo- 
go i  e  però  il  Pontefice  a   titolo  di  limofina  in  benefizio  delle  ylnime 

degV  Im- 


31  Annali    d' Italia. 

ERAVolg.  degl^  Imptradorì  Lattario  e    Lodovico^  e  della  fua  propria,  aflegnò  ioro 
AwNo  851.  quelle  abitazioni,  e  ne  fpcdì  la  Bolla   con   dichiarare,  che  quel   dono 
durcreibbe,  finch't(Ti   Corfi   foirero  fedeli  ed  ubbidienti  a  i  Papi  "e  al 
Popolo  Romano .   Trovavanfi  parimente  diroccate   le    mura  e   porte 
d'Orta  e  d' Ameria,  cioè  aperto  il  campo  a  i  ladri  ed  aflaffini  di  dan- 
neggiar gli  abitatori  di  quelle  Città.  Accorfe  al  bifogno  loro  la  mu- 
nificenza dell'ottimo  Pontefice}   né  pafsò  molto,  che  di  nuove  mura 
e  porte  avendole  cinte,  le  aflìcurò   da  i   pericoli   ne' tempi  avvenire. 
t?)  AnnAÌti  In  quell'Anno  ci  aflìcurano  gli  Annali  di  San  Benino  («),  che  l' Im- 
Trancor.       perador  Lodovico  IL  il  quale  fi  truovara  in  Mantova  nel  dì  FIIL  Kal. 
rcì)'"Antìqu  Martias ,  come  xì(\i\x.^  àa.  VLX\  {\io  Diploma  (/■),  fi  portò  con  una  buona 
Italie.  Dif-    Armata  nel  Ducato  di  Benevento,  ed  afTediò  la  Città  di  Bari,  tempo 
ftrt.  19.       fa  occupata,  come  di  fopra  dicemmo,  e  fignoreggiata  da  i  Saraceni, 
^ag.  867.     jjj  dove  poi  facevano  fpcfle  fcorrerie  a  danneggiare  i  circonvicini  paefi . 
Avevano  già  le  fue  macchine  dopo  molto  tempo  e   fatiche  aperta  la 
breccia,  ed  egli  era  rifoluto  di  paflare  all'aflalto  con  tutta  apparenza 
di  potervi  entrar  colla  forza;   quando  alcuni   fuoi   poco  faggi   Confi- 
glicri  il  fecero  defiftere  col  pretefto,  che  molto  teforo  era   m   quella 
raunato,  e  tutto  fi  perderebbe,  fé  la  Città  redava  prefa   per  aflalto, 
e  che  era  meglio  guadagnarla  per  capitolazione .  Ma  i  Mori  nella  notte 
feguente  fcppero  così  ben  profittare  del  tempo  loro  lafciato,  che  chiù- 
fero  la  breccia  con  una  forte  travata,  di  modo  che  nel  dì  feguente  lì 
rifero  della  bravura  o  fia  della  femplicità  de  gli  afTedianti.   E  l'Au- 
gufto  Lodavico  non  volendo  maggiormente  confumar  la  fua  Armata 
intorno  a  sì  forte  Città,  fé  ne  tornò  con  poca  gloria  in  Lombardia, 
(e)  Erthtm-  Erchemperto  {e)  anch' egli  fa  menzione  di  quello  fatto  con  dire,  che 
ftrtus  nifi,    i  Saraceni  chiamati  da  lui  Agareni^   ed   Ifmailiti  da   altri,   abitanti   in 
c*f.  10.        Bari,  non  ccflavano  di  fare  fcorrerie  per  tutta  la   Puglia  e   Calabria, 
e  di  mettere  a  poco  a  poco  tutto  il  Ducato  di   Benevento  non   meo 
che  quello  di  Salerno  a  -facco .  Spronati  da  tante  miferie  Bajfacto  Ab' 
tate  di  Monte  Cafino,  e  Jacopo  Abbate  di  San  Vincenzo  di  Volturno, 
andarono  a  trovare  l'Imperador   Lodovico   li.    ed   eccitata  in   lui   la 
compaffione,  il  traffero  di  nuovo  all'afìedio  di  Bari.  Ma  da' Capuani, 
che  dovcano  concorrere  a  qucll'imprefa,  egli  Ci  trovò  burlato.   Niun 
d'cflj  vi  comparve.  Solamente  v' inviarono  il  loro   Vefcovo  Landoìf» 
a  fargli  de' complimenti  .Stomacato  l' Imperadore  della  lor  doppiezza, 
e  vcggcndo  di  perdere  il  tempo  intorno  a  quella  Città,  riconduce  l'e- 
fercito  fuo  a  cafa,  (*)  concejfo  Principatu  Salernitano  Adtmario  fortijjimo 
£3*  illujlri  viro.,  Ì3  Siccnolfi  Filium  exulem  fecit .  Di  ciò  parleremo  all' 
Anno  feguente,  in  cui  probabilmente  quello  fatto  accadde.  Da  .gli  Atti 
del  Concilio  Romano  tenuto  ncU'  Anno  feguente  apparifce,  che  Papa 
Leone  s'era  fermato  per  qualche  giorno  in  Ravenna  infierae  coll'lm- 

pcra- 

(*)  conceduto  il  Principato  di  Salerno  «  Ademariv   uomo  fertiffiniQ  ed  il- 
lujìrey  sfiliate  il  figlio  di  Sifonolfo  . 


Annali     d'  Italia.  33 

perador  Lodovico  per  trattare  di  varj  affari.  Si  può  credere,  che   ciò  Era  Volg. 
syveniflc  nel  fuo  ritorno  dall' affcdio  di  Bari.  .  Anno  S53. 

Anno  di  Cristo  dcccliii.  Indizione  i. 
di  Leone  IV.  Papa  7. 
di  Lotta  rio  Impeiadore  34.   31.  e    14. 
di  Lodovico  li.  Imperadore  j.  e  4. 

DA  gli  Annali  dì  San  Benino  (<«)  impariamo,  che  in  quefti  tempi  (a)  AunaUs 
inforfe  non  poco  di  amarezza  fra  AliclMle  Imperador  de' Greci,  e   '^'■Ancor. 
Lodovico  IL  Imperador  d'Occidente,  perché  quelli  avea  contratti  gli  -'"■*'«"'""• 
Sponlali  con  una  Figliuola  del  Greco  Augufto,  e  (i   andavano  difl-e- 
rendo  le  Nozze .  Gracì  centra  Ludovvicum  filium  Lottar ii  Regem  conci' 
taniur  propter   Filiarn   Imperstoris   Confiantinopolitani  ab  eo  dej'ponfatam ^ 
fed  ad  ejus  nuptias  i>enirc  dtfferentem .  Ma  a  quelto  racconto  fcmbra  op- 
porli una  Carta  di  Lodovico  Itellb  Imperadore,   da   me   accennata  di 
l'opra  all'Anno  8fo.  Per  atteftato  d'ella  in  quell'Anno  cflb    Augulto 
pare  che  prendelTe  per  Moglie  Angìlberga^  che  veramente  fu  Impera- 
driccrcorae  dunque  nell'Anno  prefente  fi  lagnavano  i  Greci,  pcrch* 
egli  non  concludtire  le  Nozze  colla  lor  Principefla,  con  cui  già  erano 
fcguiri  gli  Sponfali?  Altro  non  faprci  dire,  fé  non  che  nell'Anno  8fo. 
feguiflcro  lolamcntc  gli  Sponfali  con   Angelbcrga,  e  che  prima  di  cf- 
fctiuarne  il  Matrimonio,  veniUe  in  campo  il  trattato  con  una  Figliuola 
del  Greco  Aiigufto.  O  pure  che  tardadcro  i  Greci  a   faperc   il    Ma- 
trimonio fcguito  d'elfo  Imperador   Lodovico,  benché  per  via  di  V^c- 
nczia  ave  Acro  facile  il  commercio  coU'Italiaj  e  che  laputolo  in  fine, 
fé  ne  rifentilTero  vcrfo  qucfti  medcfirai  tempi .  Abbiamo  poi  da  i   fo- 
pradetii  Annali,  che  i  Romani   veggcndoll  malmenati  da  i    Mori,   o 
fia  da  i  Saraceni,  e  che   Lottario   Augujìo^  dimentico  de  i   doveri   di 
un  buon  Padrone,  niuna  cura  fi  prendeva  della   lor  dil^efa,   inviarono 
al  medcfimo  delle  doglianze.  Ma  Lottario  viveva  anche  dimentico  di 
Dio,  dato  unicamente  alla  caccia  e  a  i  piaceri.  Dopo  la  morte   dell' 
Lmperadrice  Htrmengarda  fua  Moglie  aveva  egli    prcfo   al   fuo   ferrigio 
due  Contadinclle,  Serve  o  fia  Schiave  fue,   una  anche  delle  quali  gli 
partorì  un  Figliuolo  appellato  Carlomanno .  E  intanto  i  Normanni  già 
avvezzati  a  fare  ogni  anno  vifitaalla  Francia,  anche  nel  prcfvnte  occu- 
parono e  fpogliarono  la  Città  di  Nantes,  con  uccidere  il  Vclcovo,  e  molti 
del  Clero  e  l^o polo .  Prefero  parimente  la  Città  di  Tours,e  ladicderoallc 
fiamme .  Lafcio  andare  il  re  Ilo  della  lor  crudeltà .  Tenne  in  quell'  Anno  lo 
lelantiflìmo  Papa  Z.^ow  Z/'^.  in  Roma,  correndo  il  Mcfe  di  Dicembre, 
un  Concilio  (*)  di    feffanta   lette    Velcovi,   in   cui    furono   pubblicati  W  V.**' 
quarantadue  Canoni  fpcttanti  alla  Difciplina  Ecclefiaftica.   In  elio  Con-  ^'J^'^Tj',. 
CìWo  ivaìcfoiìo  Jnajtajle  Prete  Cardinale  àc\  T\io\o  di   San    Marcello, 
divcrfo  da  Anaftafio  Bibliotecario,   perchè  per  cinque   anni   era   flato 
Trm,  V.  E  aflcn- 


54  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  aflentc  dalla  fua  Parrocchia  contro  il  divieto  de' Canoni,   e  dimorava 
Anno   853.  jp,  Lombardia.  Chiamavanfi  allora  Cardinali  in  Roma  quei,  che  erano 
veri   e    proprj    Parrochi   di    qualche    Chicfa   Parrochiale,   o   Diaconi, 
cioè  veli  e  proprj  Rettori  di  qualche  Diaconia,  o  fia  Spedale,  come 
(%)  jtntiijuì-  ho  dimo(trato  altrove  (")  .  Lo  rtelTo  fi    rruova   praticato  in  Ravenna, 
(te-  it^li'-     in   Milano,  in   Napoli,  ed  in  altre  Città.  Ma  anche  aMora  in  gran  ri- 
'""'''  ''■    putazione  e  (lima  erano  i  Parrocchi  e  Diaconi  fuddetti,  perché  prin- 
cipali ad  eleggere  il  Papa,  e  maflìmamentc  perchè  i  Papi   per  lo  più 
fi  eleggevano  dal  corpo  d'efll  Parrochi  e  Diaconi. 

Il  Papa  con  fae  Lettere  il  chiamò,  e  tre  Vcfcovi  in  oltre  furo- 
no deputati  per  invitare  il  fiiddetto  Analtafio  al  Concilio,  con  avervi 
anche  interpolla  la  loro  autorità  Lattario^  e  Lodovico  Imperaéori:  il  che 
fa  intendere,  in  che  pregio  fofle  allora  la  Dignicà  de' Parrocchi  di  Ro- 
ma, che  andò  poi  Tempre  più  crefccndo  fino  allo  fplendorc,  in  cui  og- 
gi, fi   mira  T Ordine  Cardinalizio.   Eficndo  anche  llato  inviato  a  Roma 
da  Etelvolfo^  Re  dei  Safloni  Occidentali  dell' Inghilterra,  yllfred»  iuo 
(b)  ^Iftr.      Figliuolo  (^),  Papa  Z.ir»w  folennemente  l'unfe  in  Rè  della  fua  Nazio- 
Hili.  Angli-  ^^^  ^  il  prefe  per  fuo  Figliuolo  adottivo.    Diflì,  all'anno  anteceden- 
te, che  Sico'iolfo  Principe  di  Salerno  pria  di  morire  raccomandò  il  fuo 
(e)  jìnony-  picciolo  Figliuolo  Siconc  alla  cura  d'usi  cerco    Pietro  fuo  Padrino.   (<-) 
nitunus  Collui  vinto  da  gli  ftimoli  dell'ambizione,  mcttendofi  lotto  i  piedi  il 

Paralipow.  giuramento  della  fedeltà,  feppe  far  tali  ill-anzc  e  maneggi,  che  induf- 
cap.  80.  le  il  Popolo  a  riconofcerlo  per  Collega  di  Sicone  nel  Principato  Sa- 
lernitano, col  pretcfto  rhe  il  Fanciullo  avclTc  bifogno  pel  governo  di 
un  Compagno.  Ne  di  ciò  contento  fece  anche  ricevere  per  fuo  Col- 
legi Adcmario  fuo  Figliuolo,  non  fo  bene  fé  nell'anno  prcfente,  o  nel 
fuiìegucnte.  Nella  Cronica  del  Moniftero  di  Volturno,  da  me  pub- 
Cd)  ChronU.  blicaca  {à)  ^  nell' Aprile  dell'anno  8f8.  correva  l' //««o /^.  del  Principa- 
VuUurnenf.  jq  u' c (To  Jdemario .  Da  li  pofcia  a  poco  tempo  Pietro,  affinchè  Ade- 
Rer 'itali/  ^^^^^  reltafic  folo  fui  trono,  infinuò  all'innocente  Sicone,  che  era  be- 
ne per  lui  l'andarfi.  a  fermare  per  qualche  tempo  nella  Corte  deli' Im- 
perador  Lodovico  IF.  a  motivo  d'imprirar  la  gentilezza  e  la  Politica 
in  quella  buona  Scuola.  Ubbidì  il  nobil  Garzone,  e  fu  con  tutta  be- 
nignila accolto  da  elfo  Augufto,  nella  cui  Corre  ii  fermò  poi  per  al- 
quanti anni.  Par  ben  quello  più  vcrifimilc,  che  il  racconto  di  Erchera- 
pcrto,  da  cui  di  fopra  intendemmo,  che  Lodovico  Imperadorc  conce- 
dette il  Principato  di  Salerno  ad  A-demario  forte  ed  illttjìre  perfonaggio^ 
e  mandò  in  efiUo  il  Figliuolo  di  Siconolfo.  Seguita  poi  a  dire  il  fuddct- 
to  Anonimo,  che  crefciuto  in  età  Sicone ^  V  Augullo  Lodovico  il  fece 
Cavaliere,  e  con  onore  il  rimandò  al  fuo  Principato  di  Salerno .  Giun- 
to egli  a  Capua,  quivi  fi  fermò,  e  guadagnoflì  l'amore  d'ognuno,  ma 
fpezialmente  di  Landone  Conte,  o  lìa  Principe  di  quella  Città,  e  dt 
Landolfo  Vcfcovo  di  lui  Fratello,  perchè  era  Giovinetto  di  bello  af- 
pctto,  d'alta  ftatura,  e  di  tal  robuftczza,  che  gittava  la  targa,  o  fia 
lo  feudo  (fé  pure  non  è  fcorretta  quella  parola)  fin  fopra  l'Anfitea- 
tro dì  Capua,  ch'era  allora  in  piedi,  edificio  di  mirabil  altezza  e  di 

non 


Annali    d'  Itali  a.  35' 

ifon  minor  bellezza,  del  quale  ne  gli  Anni  addietro  eruditamente  fece  Era  Vojg. 
un  Trattato  il  Canonico  Simmaco  Mazocchi .    Stavano  coli' occhio  a-  Anno  853. 
perto  Pietri^  &  Ademario.^   oflcrvando  gli    andamenti  del  giovane  lor 
Collega  Sicone^  ne  piacendo  loro  tanta  lua  intrinfcchezza  co  i  Capua- 
ni, fpcdirono  colà  gente  fpeita  nelle   iniquità,   che   fegrctamentc  gli 
diedero  d»bcrc,  e  il  mandarono  al  Mondo  di  là.  Da    un  Placito  W  (*^  chrtnic. 
tenuto  nel  territorio  di  Balva,   o  Valva,  Città  allora  del   Ducato  di  ^p^'!*["'"^'. 
Spoleti,  confinante  a  Sulmona,  fi  raccoglie,  che  in   quelli  tempi  era  Rtr,\taiie. 
Duca  di  Spoleti  Guido^  del  quale  già  parlammo  all'anno  845.  Per  ordi- 
ne dell' Imperador  Lodovico,  e  d'eflb  Guido,  tenuto  fu  quel  Giudi- 
zio, e  v'interrennc  anche  Arnolfo  Vefco-vo  di  I^alva. 

Anno  di  Cristo  dcccliv.  Indizione   11. 
di  Leone  IV.  Papa  8. 
di  LoTTARio  Imperadore   35.    32.   e   15^. 
di  Lodovico  li.  Imperadore  6.  e  5. 

Correvano  già  quarant'  Anni,  che  la  Città  di  Ccntocellc,  colle  mu- 
ra per  terra,  e  da  gli  abitanti  fuggiti  per  timore  de' Saraceni  ab- 
bandonata, era  divenuta  un  deferto  {b)  .  \  fuoi  Cittadini  a  guifa  di  fiere  r^s  ji„^a^ 
abitavano  per  gli  bofchi  e  monti,  e  ne  pur  ivi  fi  teneano  lìcuri .  Pen-  BibUothL 
fava  tutto  dì  il  vigilantifllmo  Papa  Leone  alla  maniera  di  fovvenir'alle  in  Lem.  iv. 
mifcrie  e  al  bifogno  di  quefti  Tuoi  Sudditi.  Ifpirato  da  Dio  fece  cer- 
care un  fito  proprio  per  fondarvi  una  nuova  Città,  dove  fofie  abbon- 
danza d'acque  e  comodo   per  mulini.  Si  ritrovò  queito  dodici  miglia 
lungi  dalla  iuddctta  Città  di  CcntoccUe,  e  però  quivi  con  tutto  vi- 
gore fu  dato"  principio  alla  fabbrica  delle  mura,  delle  Porte,  Chiefe, 
e  cafc,  e  compiuto  il  lavoro,  vi  fi  portò  il  Papa  a  vifitarlo  e   bene- 
dirlo, con  ordinare,  che   tal  Città   portaflc  da  li   innanzi  il   nome  di 
Leopoli .  D'cfla  oggidì  forfè  non  refta  vcftigio.    E  perciocché  quegli 
abitanti  col  tempo  dovettero  tornare  alla  Città  vecchia  di  Centoeclle, 
però  giù rtamentc  fi  può  conghicttuiare,  che  il  nome  di   Centocelk  fi 
muta;(le  nel  moderno  di  Civita  Fecchia .  Reftò  in  quclt'  Anno  alquanto 
turbata  la  buona  armonia  fra  Lottarlo  Imperadore ^  e  il  Re  Lodovico  fuo 
Fratello  (f) .  Una  parte  del  Popolo  d'Aquitania,  disguftata  del  Re  Carlo  .  . 
Calvo.,  mandò  ad  efibirfi   pronta  a  ricevere   per  luo  K.c  Lodovico   Fi-  branco" 

fliuolo  d'fiTo  Lodovico  Re  della  Germurtia .  Non  lalciò  T ingorda  am-  Bertimani, 
izione  cadere  per  terra  cotal'offcrta  .  Ando  elfo  giovane  Lodovico  , 
C  fu  accettato  da  quella  fazione.  Mifc  quella  novità  a  partito  il  cervel- 
lo del  Re  Carlo}  e  però  li  ilriniè  in  Lega  particolare  coli' Impera- 
dor Lottarlo,  al  quale  né  pur  piacea,  che  il  Fratello  Lodovico  vo- 
leflc  accrcfccrc  la  Tua  potenza  collo  fpoglio  de  gli  altri  Fratelli .  Pafsò 
U  Re  Carlo  io  Aquitania  coll'cfercuo  iuo,   ma  non  altro  fece,   che 

É  2.  mct- 


3^  Annali    d'  Italia. 

ERikVolg.  metcere  a  fuoco  parte  del  paefe.  Eflcndovi  nondimeno  ritornato  con 
Anno   854.  più   forze  (o),  e  fcorgendo  il  giovane  Lodovico,  che  non  mancavano 

(a)  Annalts  ncH' Aquitania  van  Popoli  contrarj  a  i  di  lui  dilcgni,  abbandonò  qucU' 
FMenfis.      imprefi,  e  tornortcne  a  cala.  E  tanto   piìi,  perchè   Pipfmo  Figliuolo- 
dei  già  Re  Pippino,  fcappato  dal  Moni  Itero,  dove  llava  rinchiufo,  fu 
ben   accolto  dilla  miggiur  parte  de  gli  Aquitani.  Per  cagiane  di  tali 

'  tu  b^lcnze  fegui  nell'Anno  preiente  un  abboccamento  fra  i  due  Fra- 
telli Lattario  laitKradore ^  e  Lodovico  /??  di  Germania .  Sulle  prime  paf- 
farono  fra  loro  delle  paiole  calde;  ma  in  fine  fi  rappezzò  la  buona  a- 
micizia:  del  che  prcfc  molta  gclofia  e  fofpetto  il  Re  Carlo  Calvo.  In 
quell'Anno,  fecondo  i  conti  di  Camillo  Pellegrino,  terminò  il  corfo 
di  Un  vita  Racklgario  Principe  di  Benevento.   Ma  forfè  all' Anno  pre- 

(b)  Erchtm-  ccdcntc  fi  dee  riferir  la  fu»  morte  {!>) .  Ebbe  per  Succefibre  Adelchi., 
perius  nifi,  o  fiì  /Idelgifo  fuo  Fratello,  uomo  di  coftumi  dolci  e  manfucii,  e  si 
eep.  IO.         cortefe,  che  non  v'era  perfona,  che  non  l'amaflc.  Contuttociò  a  ca- 

gion  de' Saraceni,  e  della  divifion  del   Ducato,  ogni  dì  più  andavano 
peggiorando  gli  affari  in  quelle  contrade.  Ne  \\  dee   tralafciarc,   che 
in  quelli  tempi,  per  quanto  eruditamente   ofiervò   il    Padre    Mabillo- 
.        ....    ne  (f),  fioriva  in  Roma  Giovanni  Diacono  della  fanta  Chicfa  Romana,. 
\n  Anna'l.  '  Autor  della  Vita   di    San   Gregorio    Magno,  e   d'altre   Opere,   delle 
tenedtilin.     quali  fa  menzione  la  Storia  Letteraria.   I>a  un  Placito,   che   \\   legge 
l.  34.  t.  lì.,   nella  Cronica  del  Moniltcro  di  Volturno  (;/),  fi  raccoglie,  che  in  que- 
(d)  chronu.  j^j  tempi  era  tuttavia  Duca  di  Spoleti  Guido.,  di  cui  fu  fatta  mcnzio- 
p'iiT.i.  "c  "^"*  Anno  antecedente.  In  quell'Anno  noi  troviamo  Lodovico  IL 
Rer.    itaìk.   Augullo  in  BrcTcia  nel  dì   15.  di  Giugno,  dove  con  fuo  Diploma  con- 
fermò i  beni  della  Chicfa  di  Novara  a  Dodone   Vefcovo.  In  effb  egli 
s'intitola  Imperadort  Augufto^i  Figliuolo  deW inviti ij[}ìmo  Signor  Lot/ari». 
Imperadore . 

Anno  di  Cristo  dccclv.  Indizione   ni. 
di  Benedetto  III.  Papa   i. 
di   Lodovico  II.   Imperadore  7.   6.   e   i. 

Avvenire  in  quell'Anno  in  Roma  un  accidente  faftidiofo,  di  cui 
ci  ha  informati  il  folo  Anaftafio  Bibliotecario  (0 .  Daniello  Mac- 
^ibliothec.  (tro  de' Militi,  o  fia  uno  de' Generali  delle  Milizie,  andò  a  trovare 
*nit^'iv-  ^'°'  i^ ^"iperador  Lodovico y  e  gli  rivelò',  che  Graziano  Supcrilla della  Città 
di  Roma,  creduto  da  cfio  Augufto  uomo  fedele  nel  di  lui  fervigio, 
nella  propria  cafa  d'efTo  Daniello,  avea  detto  a  lui  folo:  Che  i  Fran- 
chi (o  fia  Franzeft)  niun  bene  /accano^  niun  aiuto  davano  al  Popolo  Ro- 
mano (maltrattato  o  minacciato  tutto  dì  da  i  Saraceni)  e  che  fiutto-Jio 
colla  forza  lo  fpogliavano  delle  loro  fojìanze .  Perchè  non  chiamiamo  piut- 
lojlo  i  Greci ,  trattando  con  ejfo  loro  un  accordo  di  pace ,  e  non  ci  leviamo 
di  fatto  al  Regno  e  alla  Signoria  de'  Franchi ,  e  della  fua  gente  ?  ^are 
non  advocamus  Gr^cos ,  cum  eis  foedus  componentes ,   (^  Francorum  Regem 

^  gen- 


Annali    d'  Italia.  37 

t?  ftntem  de  noftro  Regno  ^  Domimtioite  non  expellimus?  Di  più  non  Era  Volg. 
occorfe,  perchè  l'Auguito  Lodovico  andafTe  nelle  furie,  e  fcnza  per-  Anno  855. 
dcre  tenipo  s' incamminalTc  alla  volta  di  Roma  con  delle  foldatefche,  • 
come  fi  può  credere,  ma  fenza  far  procedere,  giulb  il  collume,  le 
lettere  d'avvifo  al  Papa,  e  al  Senato  Romano.  Contuctocio  il  buon 
Papa  Leone  IF.  il  ricevette  co  i  foliti  onori  fopra  le  fcalinate  della 
Bafilica  di  San  Pietro}  e  udite  le  fue  querele,  cercò  di  placarlo  colle 
pili  dolci  parole,  che  fcppe  adoperare.  In  uno  de' giorni  apprefTo  lo 
ftcflo  Impcradore,  affifo  col  Pontefice  e  con  tutti  i  Baroni  Romanie 
Franzefi,  tenne  un  folenne  Giudizio  nella  Sala  già  fabbricata  da  Papa 
Leone  IH.  Qiùvi  Daniello  pubblicamente  diflc  :  Ifie  Gratianui  babuit 
mecum  confilium^  hanc  Romanam  terram  de  vefira  tollere  Potefìate^  fjf 
Gracis  tradere  iìlam .  Allora  non  folamcntc  Graziano,  ma  i  Nobili  Ro- 
mani tutti,  alzatifi  in  piedi,  davanti  all'  Impcradore  gridarono,  che 
collui  mentiva,  e  non  edere  vero  in  conto  alcuno  ciò,  ch'egli  dice- 
va. Mancavano  a  Daniello  i  Tellimonj  per  provare  l'accufa}  e  però 
come  calunniatore  fecondo  le  Leggi  Romane  fu  giudicato  reo,  ed  egli 
fteffb  confefsò  il  falloj  dopo  di  che  fu  dato  in  mano  a  Graziano,  ac- 
ciocché ne  faccfle  quel  che  gli  parea.  Ma  avendolo  poi  l' Impcrado- 
re chiedo  in  grazia,  ed  effcndofene  contentato  Graziano,  colini  re- 
flò  liberato  dal  pericolo  della  morte.  Se  ne  tornò  a  Pavia  l'Impera'- 
dorè,  e  tal  fine  ebbe  un  sì  delicato  affare,  dal  quale,  ficcomc  avver- 
tirono il  Padre  Pagi,  e  T  Eccardo,  chiaramente  fi  deduce  la  Sovrani- 
tà de  gì' Imperadori  di  que' tempi  in  Roma  ItcfTa,  e  nel  Ilio  Ducato. 
Poco  Itette  dipoi  il  fommo  Pontefice  Leone  IF.  ad  cflcre  chiamato  da 
Dio  al  premio  delle  fatiche  da  lui  Ibftenute  in  un  sì  affannoso  Ponti* 
iìcato.  Accadde  la  morte  fua  nel  di  17.  di  Luglio;  ma  dura  e  durerà 
la  memoria  di  quelto  Papa,  infigne  per  tante  Opere  della  fua  pia 
munificenza,  delcritte  lungamente  da  Anallafio,  o  fia  dall'  Autore  della 
fua  Vita,  ma  più  per  la  laniità  del  viver  fuo,  per  cui  meritò  d' cflcre 
rcgiftrato  nel  catalogo  de' Santi .  A  quello  buon  Pontefice  (più  torto 
che  a  Papa  Leone  Terzo)  credono  gli  Eruditi,  che  s'abbiano  a  ri- 
ferir due  fquarci  di  Lettere,  fcrittc  lecondo  Graziano,  {a)  a  Lattario  (t)  GratUn. 
e  Lodovico  Imperadori^  nel-primo  de' quali  fon  le  fcgucnci  parole:  De  c.^.Dìft.io, 
Capitulis  vel  Praceptu  Imperialibus  ve/ìris  vejlrorumque  Pnedecejforum  ir-  <*"  '•  i^i.ì.. 
refragabiliter  cujìodiendis  ^  confervandis  ^  quantum  valuimus  £5?  valemus^  '"'  '' 
Chrijìo  propitio  ^  £5?  nunc  6?  in  <evum  nos  confervatures ,  rnodis  omnibus 
profitemur .  Et  fx  fortajfe  quilibet  alter  vobis  dixerit ,  vei  diilurus  eft^fcìa,' 
tis\  eum  prò  certo  mendacem.  Nel  fecondo  fi  leggono  quell'altre:  Nos 
f%  incompetenter  aliquid  egimus ,  6?  fubditis  juftts  Legis  tramitem  non  con- 
fervavimus  ^  vefiro,  ac  Mijforum  vejlrorum  cunfla  volkmus  emendare  ju- 
dicio .  Inde  Magnitudinis  vejìrte  magnopere  Clementiam  imploramus ,  ut  ta- 
ìes  ad  h<ec^  qu^e  diximus^  perquirenda  AliJJesin  bis  partibas  dirigati! ,  qui 
JDeum  per  omnia  timeant ,  6?  cunila  (  quemadmodum  fi  veftra  prtefens  fuif- 
fet  Imperialis  gloria  )  dili^enter  exquirant .  Et  non  tantum  h<ec  fola ,  qua 
fuperius  diximus  ^  qutsrimus  ^  ut  examuffim  exagitent  y  fed  five  minora  ^  fiv^ 

etiam 


38  Annali    d'  Italia. 

ìl%k  Volg.  «tiam  major»  illis  fmt  de  Nobis  indicata  negotia^  ita  eorum  euti6la  letiti- 

Akno  855.  mo  terminenlur  Examine^  quuteuus  ia  puflerum  mhiL  (it  ^  quod  ex  eis  in- 

' difcuJfuTH  vel  indefinitum  remaneat .   Palli  tali  fervono  aneli' effi  per  farci 

fcmpre  più    intendere  il    fillema   del  Governo  temporale  d'  allora  io 

Roma. 

Poco  fi  tardò  dopo  la  morte  del  fanto  Pontefice  Leone  a  venire 
all'elczion  del  SuccelTore  >  e  qucftì  fu  Benedetto  HI.  Cardinale  del 
Titolo  di  San  Calilto.  Non  già  la  Papefla  Giovanna,  come  una  volta 
fu  creduto  ,  allerchc  per  l' ignoranza  de'  Popoli  fi  poteano  fpaccia- 
re  ,  ed  erano  buonamente  ricevute  anche  le  più  fpallate  Favole  . 
Tale  in  fatti  è  ancor  quella  ,  nata  folamcntc  nel  Secolo  Decimo- 
terzo,  ma  oggidì  talmente  confutata,  e  nconolciuca  fin  da  i  nemici 
della  Religion  Cattolica,  che  fi  renderebbe  ridicolo,  chi  afl'umeflc  di 
più  fpllenerla,  o  di  maggiormente  l'ereditarla  ed  abbatterla.  Mal'af- 
lunzione  d'elio  Papa  Benedetto  non  pafsò  fenza  contratto.  Eravi  una 
fazion  contraria  di  Romani,  che  fegrctamente  teneva  per  Anajìafio  Prete 
Cardinale,  già  fcomunicato,  e  dcpoltonel  Concilio  Romano,  &  ado- 
però quante  cabbale  potè  per  innalzarlo  in  quella  congiuntura.  Rac- 
conta Anaftalìo,  che  eletto  Papa  Benedetto:  Clerui  £5?  cunEìi  Proceres 
Decretum  componentes  propriis  manibus  roboraverunt ,  (^  ut  Confuetud» 
PrifcA  pofcit ,  inviSliJfimis  Lotbari»  ac  Ludovico  deftinaveruHt  ylugufiis:i\ 
che  ci  fa  fempre  più  intendere,  che  era  antico  jlCottume,  e  tuttavia 
fi  ofiervava  di  non  conlccrarc  il  Papa  eletto,  fé  non  dappoiché  infor- 
matone r  Impcradorc  prcltava  l'aflcnlofuo.  L'incarico  di  portar  que- 
llo Decreto  alla  Corte  Imperiale  fu  dato  ^  Niccolò  Fe/cow  di  Anagni, 
e  a  Mercurio  Maettro  de' Militi,  cioè  Generale  dell' Armi,  i  quali  ar- 
rivati a  Gubbio  trovarono  il  Vefcovo  di  quella  Città  Jrfenio,  che  li 
guadagnò  in  favore  dello  fcomunicato  Analtafio .  Pervenuti  alla  Corte 
^i  Lodovico  Augullo,  m  vece  di  promuovere  ^l'intercflì  di  Benedetto 
Eletto,  fi  Hudiarono  di  guadagnar  la  protczion  di  lui,  per  mettere 
cflo  Analtafio  nella  Cattedra  di  San  Pietro,  con  rapprefentargli  pro- 
babilmente^ che  la  fcguita  Llczione  era  Hata  o  Simoniaca  o  Violen- 
ta, contuttoché  il  vero  fofle,  che  Benedetto  avea  fatta  gran  ripugnan- 
za ad  accettare  il  pcfo  del  Pontificato .  Spcdt  l'impcradore  i  fuoi  Melfi, 
i  quali  non  sì  tolto  furano  giunti  alla  Città  d' Otta,  che  videro  venir 
vari  Nobili  de' primarj  di  Roma,  tutti  fautori  d'Anaftafioj  e  pof.ria 
in  vicinanza  di  Roma  con  loro  fi  unirono  Radoaldo  refcnio  di  Porto, 
ed  yjgattne  Fefcova  di  Todi .  Intanto  1'  Eletto  Papa  Bmcdetto  inviò 
incontro  ai  Minillri  Imperiali  due  Vefcovi,  ma  quelli  contra  l'in-» 
tenzione  dell' Impcradorc  furono  ritenuti^  e  confcgnaii  alle  guardie. 
Nel  giorno  feguenie  andò  ordine  per  parte  d'elfi  Minillri  a  tutto  il 
Clero,  Senato,  e  Popolo  Romano  di  venir  loro  incontro  fino  a  Ponte 
Molle,  per  intendere  i  comandamenti  dell' Impcradorc  .  Cosi  fecero, 
fenza  fapcrc.,  che  in^nno  forte  preparato.  Con  quello  foicnne  accom- 
pagnamento l'accecato  dalla  fua  ambizione  Anallafio  entrò  nella  Bafi- 
lic*  Vaticana,  pofcia  occupò  il  Palazzo  I^tcraoenfe,  e  fatta  fpoglitf 

Bene- 


Annali     d'  Italia.  39 

Benedetto  de  gli  abiti  Pontificali,  con  iftrapazzi  non  pochi  H  fece  ri-  Er»  VoJg. 
tener  fotto  buona  guardia.  Allora  furono  incredibili  gli  urli  e  i  pianti  Asso  855. 
del  Clero  e  Popolo,  il  quale  nel  giorno  appreffo  fi  r^unò  nella  Chicla 
di  Santa  Emiliana,  dove  fi  portarono  anche  i  Miniftri  Imperiali  con 
grande  alterigia,  accompagnati  da  una  copiofa  frotta  d'armati,  fpera^- 
do  pure  e  proccurando  d' indurli  ad  eleggere  il  fuddetto  miferabil  Ana- 
■ftafio.  Ma  fi  trovò  ne' Vefcovi  fpezialmente,  e  poi  nel  rcfto  del  Cle- 
ro e  Popolo  tal  coftanza  in  quel  giorno  e  nel  feguente,  gridando  tutti 
di  voler  Benedetto,  e  d' efferc  pronti  più  torto  a  morire,  che  ad  ac- 
cettare l'indegno  pei^fonaggio  loro  propofto:  che  gli  Ufiziali  dell' Ira- 
fìeradorc  convennero  nel  loro  fenti mento,  e  fatto  cacciar  fuori  del  Pa- 
azzo  Anaftafio  fuddetto,  rimifcro  in  libertà  Benedetto.  Dopo  tre  gior- 
ni di  digiuno  fu  folennemente  confermata  l'clczion  d'efTo  Benedetto, 
ed  egli  liideguentemente  nel  di  z^.  di  Settembre  confecrato,  diede 
ì'aflbluzione  a  chiunque  pentito  la  dimandò,  fuorché  al  Vefcovo  di 
Porto . 

Nel  quarto  di  di  F<:bbraio  dell'  Anno  prefente  fu  celebrato  in 
Pavia  un  Concilio  (a)  di  molti    Vefcnvf,    prefidenti  del   quale   furono  (a)  Laiie 
jingilbertd  Arcivefcovo  di  Milano,  Andrea  Patriarca,  d"  Jquileia  (quan-   Conàlior. 
do  non  Ci  ammetta  un  Andrea,  11.  fra  que' Patriarchi,  quefto  nome  fi     ""*■  ''^■'^• 
dee  credere  portò  in  vece  di  Teutimaro;  o  pure  quel  Concilio  appar- 
tiene ad  altro  Anno)  e  Giufeppe  Vefcovo  d'Ivrea,  Arcicapcllano  della 
Corte  Cefarea .  Truovanfi  in  eflo  pubblicati  alcuni  bei  regolamenti  per 
Ja  Difciplina  Eccléfiaftica.  Ed  altri  in  fine  ne  aggiunfe  l'AuguftoLo-- 
dovico,  fpettanti  al  buon  Governo  Civile,   da   me  (^)   dati   alla   luce  (b)  Rerum 
fra  le  Leggi  Longobardiche  .    Tfucrvafi   dipoi   elfo    Imperadorc  da   lì  Italie,  p.  n. 
o  quattro  giorni  in  Mantova,  da  che  fi  legge  un  fu3  Diploma  {e)  dato  '^'"-  •'• 
in  quella  Città  FI.  Idus  Februarii  dell"  Anno  prefente  in  favore  di  Ro'  ^jf^^^""^*" 
rigo  Fefcovo  di  Padova.  Quefto  poi  fu  l'Anno  in  cui  Lottarlo   Aitgufto  [j:)  Antìaut- 
fuo  Psdrc  cominciò  a  fentir  fopra  di  sé  la  mano  di  Dio,  e  a  ricono-  tat.  italu. 
fccre,  che,  era  mortale.  AfTaliro  da  una  lena  malattia,  cercò  indarno  ^/"ff-t.    19. 
Medici,  che  fapefTero  l'arte  di  guarirlo.  Un  tale  avvifo  fervi  di  fpro-  ^"^^  *^" 
ne  al  fuddetto  Imperador  Ledivico  per  defidci are  un  abboccamento  con 
Lodovico  Re  di  Germania  fuo  Zio,  a  fine  d'averlo  favorevole,   ogni 
qual  volca  mancnflc  di  vira  fuo  Padre.    Secondo  le   notizie  recate  da 
Gian-Giorgio  Eccardo  C^),  feguì  il  loro  congrefio  in  Trento.    Ivi   fi  (d)  Ecctrd. 
trattò  di  molti  affari  utili  alla  Criftianità,  ed  amendue  fi  partirono  di  *.""•  ^'^'"•- 
là  in  buona  concordia.  Crefcendo  intanto  ogni  di  piiì  l'infermità  dell'  """^'   "  3° 
Imperadorc  Loitario,  ed  accortofi  egli  di  camminare  a  gran  paflì  verfo 
il  (cpolcro,  feriamente  pensò  a  prendere  congedo   dal   Mondo,  e  in- 
fieme  a  profittar  di  <^uefto   poco  tempo    per   far  penitenza  de'  molti 
fuoi  ecceflì,  e  poter  comparire  in   morte  diverfa  da  quello  ,   che  era  /^n  jf„„gi^, 
flato  in  vita  (0.  Convocata  una  Dieta  de' fuoi  Baroni,  divifc  i  Regni  franctr. 
fra  i  tre  fuoi  Figliuoli  legittimi.  A  Lodovico  IL  già.  dichiarato  Impe-  Meitnfa. 
ladorc  confermò  il  dominio  dell'  Italia .  A  Lottario  fuo  fecondogcnito      ^"*L'?à 
^afciò  la  Francia  di  mezza,  cioè  il  Regno  fituato  fra  il  Reno  e  la  Mo-  {^^'"L  '^"^ 

fa, 


Era  Volg. 
Anno   855. 


(a)  HiatK 
des    Mtnnt- 
yn  da 
imit . 

(b)  Ecc»rd. 
^er.  Frane, 
i.  31.  cap.l. 

(c)  Oandul. 
Tom.  XII. 
Rer.  Itélic. 


40  Annali    d'  Italia. 

fa,  di  cui  s'è  parlato  all'Anno  845.  Dal  nome  di  quefto  giovane  Re 
cominciò  poi  quell'ampio  tratco  di  paefe  ad  appellarli  Lettatingia^  che 
noi  ora  diciamo  Lorena^  fé  non  che  la  moderna  Lorena  é  una  parte 
piccioliffima  dell'antica.  A  Carlo  fuo  terzogenito  lafciò  il  Regno  della 


rinunziò  affatto  a  gli  affari  del  Mondo  prefente,  ed  actefe  a  prepararfi 
per  l'altro.  Da  lì  appunto  a  fei  giorni  nel  dì  18.  di  Settembre  finì 
ìli  vivere.  Principe  faggio  in  morte,  ma  non  così  in  vita,  che  a  molte 
Virtù  accoppiò  maggior  numero  di  V'izj,  né  mii  meritò  d'cfferc  mcffb 
nel  ruolo  de' Santi,  come  han  fatto  i  buoni  Monaci,  folamentc  perchè 
incalzato  dalla  vicina  morte,  per  qualche  giorno  portò  le  divife  di 
Monaco.  Fu  egli  il  primo  a  mio  credere,  che  introdufTtr,  o  pur  di- 
Jatò  in  Italia  l' abufo,  tanto  tempo  prima  cominciato  in  Francia,  dì 
dare  in  Comenda  i  Monifterj  non  men  de  i  Monaci,  che  delle  Mo- 
nache, a  i  Vefcovi,  e  ad  altri  Ecclefiartici,  e  infino  alle  Iraperadri- 
ci,  e  alle  Principefle  Reali,  e  fino  a  i  Secolari  di  Corte,  o  della  Mi- 
lizia: abufo,  diflì,  che  durò  poi,  anzi  fmifuracamentc  crebbe  ne  gli 
anni  fufl'eguenti,  più  forza  avendo  i  cattivi,  che  i  buoni  efempli  nel 
<:uore  guallo  de  gli  uomini  .  Neil'  Epitaffio  .di  quello  Principe  fi 
legge:  (*) 

^i  Francis  .y  Italis,  Romtmis  prafuit  ipfis . 

Anche  il  Blanc  (<»)  pubblicò  una  fua  Moneta,  nel  cui  diritto  ft» 
HLOTHARIVS.  IMP.  AV.  e  nel  rovefcio  VENECIA.  Pensò 
l'Eccardo  C^)  badante  quella  Moneta  a  farci  conofcere,  che  la  Città 
di  Venezia  foflc  in  que' tempi  fottopolla  al  dominio  de  i  Re  Franchi. 
Ma  ciò  è  lontano  <lal  vero.  Da  gli  fteflì  Diplomi  de  gl'lmperadori 
Franzefi,  citati  dal  Dandolo  (0,  chiaramente  fi  ricava,  che  quell'in- 
clita Città  era  efclufa  d*  Regno  d' Italia^  La  Fenecia  di  quella  Mo- 
neta altro  non  è,  che  la  Città  di  Vannes  in  Francia,  appellata  da  i 
Latini  Vene  eia .  Così  nelle  Monete  d'allora  s'incontra  VIRDV- 
NVM,  CAMERACVS,  MEDIOLANVM,  perchè  quivi  furono  ef- 
fe battute. 

Anno 


(*)  QV  Itali  governi  Romani  t  Franchi . 


Annali    d'I 


T   A   L   I   A. 


41 


Anno  di  Cristo   dccclvi.   Indizione  4. 
di  Benedetto  III.  Papa   2. 
di  Lodovico  II.  Imperadore   8.    7.  e  2. 


CI  fan  faperc  gli  Annali  di  San  Benino  W,  che  l'Imperador  Lo- 
dovico II.  reltò  mal  foddisfacto  della  divifion  fatta  dal  Padre  de' 
fuoi  Stati.  Pretendeva  egli,  che  l'Italia  foffe  a  lui  pervenuta  per  do- 
nazione dell'  Avolo  fuo  Lodovico   Pio:  però   chiedeva,   qual  fofTe   la 
parte ,  che  gli   dovea    toccare  dell'  eredità  paterna  ,   quando    gli   al- 
tri  due  Fratelli  aveano    affbrbito  tutti  gli   Stati  d'  Oltramonti .    Ne 
fece  querela  prcflo  de  i  Re  fuoi  Zii,   cioè  di  Lodovico  Re  di  Germa- 
nia., e  di  Carlo  Calvo  Re  di  Francia -y  ma  indarno  la  fece.    Erano  pri- 
ma di  lui  ricorfi  i  Primati  della  Lorena  ad  eflo  Re  Lodovico,  per  af- 
llcurar  quel  Regno  nella  perfona  del  giovane  Re  Lottarlo.,  e  il  trova- 
rono, o  il  renderono  favorevole  a  i  lor  defiderj .  Nel  Maggio  di  queft' 
anno  per  gli  Diplomi  rapportati  dal  Margarino  W,  fi   conofce  che  il 
fuddetto  Imperadore  fu  in  Brefcia,  dove  confermò  a  Gisla  fua  Sorel- 
la dimonante  nell'infigne  Monillero  di  Santa  Giulia  la  fignoria,  o  fia 
il  governo  di  quel  facro  Luogo,  e  ratificò  eziandio  i  Privilcgj  del  me- 
defimo .  Abbiamo  anche  da  Andrea  Dandolo  (0,  ch'egli  fi  trovava  in  Man- 
tova, allorché  Pietro  Doge  di  Venezia  gli  fpedì  per  fuo  Legato  un  cer- 
to Deusdedit,  ed  ottenne  la  conferma  de  i  Privilegj   e  delle  efenzio- 
ni  de' Beni,  che  il  Clero  e  Popolo  di  Venezia  pofledevano  ne  gli  Sta- 
ti dell'Imperio,  o  fia  del  Regno  d'Italia.  E  perciocché  anche  allora 
fi  confiderava  qual  cofa  rara  elFa  Citta  di  Venezia,  fabbricata  in  mez- 
zo all'acque  del  Mare,  il  medcfimo    Augufto  coW lìnperadrice  AngiU 
herga  fua  Moglie  volle  vifitarla.  Vennero  loro  incontro  i   due  Dogi, 
cioè  il  fuddetto  Pietro.,  e  Giovanni  fuo  Figliuolo,  fino  a  S.    Michele 
di  Brondolo  con  funtuofo  accompagnamento,  e  fecero  loro  quanto  ono- 
re poterono.  In  fegno  poi  di  amore  e  di  pace  cfTo  Augufto  tenne  al 
facro  Fonte  un  Figliuolo  del  medefimo   Doge  Giovanni.    Non  fo  io 
l'anno  precifo,  in  cui  fuccedette  un  fatto,  narrato  dall'Anonimo  Sa- 
lernitano {d) .  Certo  fu  dappoiché  Adelgifo  fu  divenuto  Principe  di  Be- 
nevento. Ora  egli  racconta,  che  Pietro  (non  è  chiaro,  fé  allora,  o  fé 
poi)  Principe  di  Salerno.,  confermò  l'amicizia  e   lega  coi  Beneventani. 
Raunato  pofcia  un  copiofo  efercito  di  Salernitani,  infieme  coU'oftc  di 
Benevento  condotta  dal  fuddetto  Principe  Adelgifo,  amendue  pafiaro- 
no  alla  volta  di  Bari  con  pcnfiero  di   formarne   l'afledio,  e  di   levare 
a  i  Saraceni  quel  nido,  occafionc  di  tante  fciagure  alle  loro  contrade. 
Ma  vennero  loro  incontro  con  grande  ftrcpito  quelle  barbare  fchiere, 
e  in  un  momento  attaccarono  la  zuffa.  Riufci  quefta  afiai  calda,  eia 
fine  tal  fu  il  valore  de' Longobardi,  che  i  Saraceni  furono  obbligati  a 
piegare  e  a  prendere  la  fuga .  Qiiand'  ceco  giugnerc  una  frefca  e  po- 
Tom.  V.  F  dero- 


Era    Volg, 
Anno   85Ó. 
(a)  Annal. 
Vrancor. 
Bertiniani . 


nius  EillUr. 
Cafinenf. 
Tom.  II. 

(e)  Danditl. 
ChroiHC. 
Tom.  XII. 
Rer.  Italie. 


(d)  Anouy- 
i/ins   Saiern. 
Paraiipom. 
caf.  79. 


41  Annali    d'  Italia. 

Eka  Volg.  derofa  brigata  d'altri  Saraceni,  che  dando  addofTo  a  gli  llanchi  Cri- 
Anno  856,  Hiani,  li  sbiragliò.  Molti  reltarono  nel  campo  ellinti,  gli  altri,  e  par- 
te d'eflì  feriti,  fi  diedero  alle  gambe.  Orgogliofì   per  quefta  vittoria 
i  Saraceni,  fcorfero  dipoi  per  gli   Principati  di  Benevento  e  di  Saler- 
no, uccilero  non  poche  pcrfone,  menarono  in  ifchiavitù  le  lor  Mogli  e 
^'8'^'"°^'>^  carichi  in  fine  d'immcnfo  bottino,  fc  ne  ritornarono  a  Bari. 
urt   chr7n   ''^  que(l*anno  poi,  fecondo  i  conti  di  Camillo  Pellegrino  W,  la  Città  di 
(ap.  ZI.        Sicopoli  fabbricata  da  i  Capuani,  o  per  accidente,  o  pure  per  iniqui- 
chronie.    tà  di  taluHo,  interamente  fu  defolata  da  im  incendio,  di   maniera   che 
Vulturnenf.    ^q^  vi  reftò  in  piedi  fc  non  il  Palazzo  del  Vcfcovo,  cioè  di   Landel- 
Rcr  Italie    f"  f^^f<^ovo  di  Capita^  Fratello  di  Landone  Conte ^  o  fia  Principe  di  quel- 
la Città.   -Allora  Landone,  e  gli  altri    fuoi   Fratelli   prefero   la  rilolu- 
zione  di  abbandonar  quel  fito  montuofo,  e  di  calare  al  piano  col  Po- 
polo. Diedcrfi  in  fatti  a  fabbricare  preflo  il  Ponte  Cafalino  del  Fiume 
Volturno  una  Città  nuova,  a  cui  pofero  il  nome  di  Capita  nuova ^  che 
è  la  Capua  d'oggidì,  lontana  tre   miglia  dall'antica  defolata   Capua. 
Potrebbe  nondimeno  efiere,   che   più   tardi   fucccdeflc   la  fabbrica  di 
quefta  Città,  feri  vendo  Giovanni  Monaco,  Autore  della   Cronaca  di 
Volturno,  che   Landolfo  Conte   di   Capua  nell'anno   841.    abbandonata 
Capua  vecchia,  portoflì  ad  abitare  nel  Monte  Triplifco,  con  altro  no- 
me   chiamato  Sicopoli,  e  da  lì  a  tre  anni  morì,  cioè  piìi  tard*  di  quel 
che  fuppofe  Cimillo  Pellegrino.  Pofcia  Landone  Conte  fuo  Figliuolo 
abitò  in  Sicopoli  per  anni  tredici  ed  otto  Mefi,  dopo   i  quali   rimafe 
quella  Città  affatto  confumata  dal  fuoco .  11  perchè  avendo  tenuto  con- 
iglio co' fuoi  Fratelli  Landenolfo  Pandene^  e  Landolfo   Vcfcovo,   edi- 
ficarono Capua  nuova  al  piano,  dove    fignoreggiò  eflb  Landone   per 
anni  tre  e  Mcfi  otto.  Ed  allora  i  Capuani  cominciarono  ad  avere  in- 
finite guerre  co  i  Napoletani.  Ne  fi  dee  tacere,  che  in  qucft'Anno 
(b)  Anaftaf..  venne  .1  Roma  per  fua  divozione  {!>)  Etelvolfo  Re  de'  Saffoni  Occiden- 
fa  vit  Bt-    ^'^^'  '"   Inghilterra,  e  portò  de  i  gran   regali  alla    Bafilica  di  San  Pic- 
ntdilli lU.    tro.  Paffando  poi  nel  fuo  ritorno   per   la   Francia,   prefe   per   Moglie 
Giuditta  Figliuola  del  Re  Carlo  Calvo ^  e  la  conduce  a*  fuoi  paefi.  Ma 
poco  fopravvifle,  perchè  nell'anno  8f8.    fu   rapito  dalla   morte.    Patì 
la  Città  di  Roma  nel  Gennaio  di  queft' anno  una  fiera  inondazione  del 
Tevere,  alla  quale  tenne  dietro  la  Peftilenza,   per   cui  perì  una  gran 
quantità  di  perfone .  Abbiamo  anche  da  gli    Annali  di  San   Bertino, 
che   in   quell'Anno   Saraceni    de  Benevento   Neapolim  fraude    adeuntes y 
vajlant^  diripiunty  (^  funditus  evertunt.  Probabilmente  vuol   dire,  che 
toccò  qucfto  flagello  al  territorio,  ma  non  già  alla  Città  di   Napoli. 


Anno 


Annali    d'  Italia.  43 

Anno  di  Cristo  dccclvii.  Indizione  v. 
di  Benedetto  Ili.  Papa  3. 
di  Lodovico  II.  Imperadore  p.   8.  e  3. 

DUe  ftrepìtofe  brighe  in  quefli  tempi  inforrero,   che  diedero  per  ^^^  y^j^^ 
gran  tempo  da  faticare  alla  Sede  Apoltolica.   Avea  ncil'Annoaii-  Anno  857." 
tecedcnte  Lcnarii  Re  della  Lottaiingia,  o   fia  della    Lorena,  Fratello 
dell' Imperador   Lodovico^  prefa  per    Moglie   Teotberga^  e  dichiaratala 
Regina.  Ma  egli  anche  prima  teneva  un  legreto  legame  di  affetto  con 
Gudldrada  Tua  concubina.  Gli  Annali  Bcvnnidni  (<»)  notano,  che  vivcn-  (a)  AnnaUt 
do  anche  Lattario  Augufts  luo  Padre,   egli   menava   una    vita  didoiuta  rrancor. 
ne  gli  adulierj.   Poi  loggiugono,  che  prevalendo  le   fiamme   delia  lu^ -Be'""»""»'- 
impurità,  e   l'attaccamento  a  Gualdrada,  cominciò  ben  tolto,  cioè 
nell'anno  prefente  a  rigettar  dal  fuo  letto,  e   poi  dalla   Corte  la  Re- 
gina Teotberga;  il  che  cagionò  dei   gravi   fconcerti,   de' quali  parla 
a  lungo  la  Stona  Ecclefiallica.  Peggiore  di  lunga  mano  fu  l' altro  af- 
fare.  Paflavi  da  gran  tempo  buona  armonia  e  unità  di  dottrina  fra  la 
fama  Sede  Romana,  e  i  Patriarchi  d'Oriente,  W  ed  allora  fpezialmen-  (bì  Kkita^ 
te  fedeva  nella  Cattedra  di  Collantinopoli  Ignazio  perfonaggro  di  fama  '"^Vits. 
vita.  Perche  quello  zelantiflìmo   Pallore  non   volle   condilccndere   ad  ^^**^"- 
alcune  empie  dimande  dell' Imperador  Michele^  fu  depo{lo>   e   FoziOy 
uomo  Laico  di  gran  fapere,   ma  di   maggiore  ambizione,  e  mu abile 
imbroglione  di  quefti  tempi,  che  avea  foffiato   fegrctamente  in  quel 
fuoco,  feppc  cosi  bene  adoperarfi,  che   venne  ad  occupare   la  Sedia 
Patriarcale,  tolta  al  vero   Paftore.   Di  qui  ebbe   principio  lo   Scifraa 
de' Greci,  che  cefso  bene  da  lì  a  qualche  tempo,  ma  non  ne  feccaro- 
no  mai  le  radici,  le  quali  riforfero  poi  piìi  vigorofe  che   mai  nel  Se- 
colo  Undecimo,  e  durano  tuttavia  con  lagrimevol  feparazione   de  i 
Greci  dalla  Chicfa  Romana  Macllra  di  tutte  l'altre.  Non   fi  può  di- 
re, quante  cure  coftaflc,  quanti  affanni  a  i   Papi  fufTeguenti  una  tal  mu- 
tazione di  cole  nella  Real  Città  e   Chiefa  di   Collantinopoli.  Ne  ac- 
cenneremo qualche  altra  notizia  andando  innanzi ,  con  riferbarne  il  di- 
ftelo  racconto  a  chi  vorrà  confultar  lopra  ciò  la  Storia   Ecclefiallica. 
Nell'anno  prelente  ancora,  fecondo  gli    Annali  di  San  Bcrtino,  V Im- 
ferador  Lodovico  fece  un  abboccamento  con  Lodovico  Re  delia  Germa- 
nia luo  Zio,  e  fra  di  loro  fu  conchiufo  o   confermato  un   trattato   di 
Lega.  A  quell'anno  riferifce  il  Padre    Mabillone  (f)  un  avvenimento  (e)  MahìU. 
prelo  dall'Italia  facra  dcli'Ughelli  (^),  cioè  la  fabbrica  del  Monillero  ^»"<i.  Be- 
ai San  Bartolomeo  di  Ferrara,  e  la  prefa  e  dillruzion   di  Gomacchio  "J'^'^'^^f^ 
fatta  dall'armi  de' Veneziani,   irritati,  perché  Marino   Conte  di   quella  (d    i/^ij//* 
Città  aveffc  carcerato  Badoario  Nipote  di   Giovanni  Do^e   di    Vene-   itat.  ^^icr. 
zia,  nell'andare  ch'egli   faceva  a   Roma,  e  datagli  anch.-  una  ferita,  J"'"-  ."■ 
per  cui  fi  mori.  Ma  quel  racconto  è  fporcato  da  non  poche  favole}  pt/rarìnfr. 

Fi  e  Taf- 


44  Annali    d' Italia. 

Eba  Volg.  e  l'affare  di  Marino  Conte,  ficcome   vedremo,  accadde   circa  l'anno 
Anno  857.  ggi.   Incanto  i  Normanni  flagellavano  a  pii:i  non  polfo  h  Francia,  con 
aver  portata  la  defolazione  fino  alla  llefla  Città  di  Parigi,   e  a  quelle 
di  Tours,  Blois,  Roano,  Beauvais,  ed  altre.  E  che  parte  d'efll  anco- 
ra giugnede  per  mare  a  danneggiar  l'Italia,  fi    raccoglie  dalla    Scoria 
della  Traslazione  di  San  Filiberto  Abbate,  data  alla  luce  da  efib    Pa- 
(3.)  Mabill.  dre    Mabillone   C") .    Le   Traslazioni  appunto  de   i    Corpi   de' Santi  in 
B^tiiiiin     ^"^^'  tempi  feguitavano  ad  elTere  frequenti   in   Francia  e   in   Gcrma- 
Part.  1.        "'3,  cercando  tutti  di  mettere  in  falvo  le  Ileliquie  de' loro  Santi,  e  di 
fottrarle  alla  rabbia  de' Normanni,  tutti  allora  gente  Pagana,  e  nemica 
del  nome  Criftiano. 

Anno  di  Cristo  dccclviii.   Indizione  vi. 
di  Niccolò  Papa   i. 
di  Lodovico  II.  Imperadore  io.  9.  e  4. 


G 


lunfe  in  queft'  Anno  al  fine  di  fua  vita  il  buon  Pontefice  Bene- 
detto III.  e  fecondo  i  conti  del  Padre  Pagi ,  fuccedettc  la  morte 
^^^«'fttf-  fua  nel  di  8.  di  Aprile  {!>) .  Infigni  memorie  della  fua  pia  munificen- 
ìnvn%'i-  "^t  ^'*^'^'"  ^"ch'egli  verfo  le  Chiefe  di  Roma.  Molto  non  era,  che 
ioìaì  1,  y Imperador  Lodovico  venuto  a  Roma  per  non  so  quali  affari,  ne  era 
anche  partito.  Ma  non  così  tolto  ebbe  intcla  la  perdita  di  quello  di- 
gniffimo  Papa,  che  frettolofamente  fé  ne  ritornò  a  Roma  per  impedir 
le  diffenfioni  e  gli  fcandali  nell'elezione  del  nuovo  Pontefice.  Per  quan- 
to fcrive  Anartatio  Bibliotecario,  redo  di  concorde  volere  del  Clero, 
de' Nobili,  e  del  Popolo  Romano,  eletto  Pontefice  Niccolò  I.  Diaco- 
no, pcrfonaggio  di  languc  nobile,  e  più  nobile  per  gii  fuoi  virtuoQ 
colhimi .  Ma  ne  gli  Annali  Bertiniani  fi  legge,  ch'egli  prafentia  ma- 
gis  ac  favore  Ludovici  Regis  (^  Proccrum  ejus ,  quam  Cleri  elettione  fub' 
Jìkuititr.  E  riulci  uno  de'più  riguardevoii  Papi,  che  s'abbia  avutola 
Chicla  di  Dio.  La  fua  Confccrazione  fu  fatta  nella  Bafilica  Vaticana 
nel  di  17.  di  Aprile i  dopo  di  che  condotto  alla  Latcranenfe,  quivi 
con  immenfo  giubilo  di  tutta  la  Città  fu  coronato.  Tre  giorni  dopo 
la  lua  Confccrazione  pranzarono  infieme  con  fomma  carità  il  Papa  e 
r  Imperadore}  e  quefti  poi  fatta  partenza  da  Roma,  andò  a  fcrmarfi 
ed  attcndarfi  colle  fue  genti  ad  un  Luogo  appellato  Quinto.  Colà  volle 
portarfi,  per  fargli  una  vifira  il  nuovo  Papa  infieme  co  i  Baroni  Ro- 
mani. A  tale  avvilo  T  Auguflo  Lodovico  gli  venne  incontro,  e  a  pie- 
di prefa  la  briglia  del  cavallo  Pontificio,  a  guifa  di  un  valletto  adde- 
ftrò  elfo  Papa,  per  quanto  fi  llende  un  tiro  di  faetta.  Dopo  varj  ami- 
chevoli ragionamenti,  e  dopo  un  lauto  convito  nel  padiglione  Impe- 
riale, il  Papa  magnificamente  regalato  dall'  Imperadore,  rifalito  a  ca- 
vallo tornoffene  a  Roma.  Accompognollo  per  buon  tratto  di  flrada 
r Imperadore  anch' cflb  a  cavallo,  fioche  giunfero  in  una  larga  cam- 
pagna, 


Annali    d'  Italia.  45- 

pagnfl,  dove  elTo  Lodovico  fmonrato,  di  nuovo  per  alqii.mto  fp.izio  Era  Vo1,t. 
l'addeftrò,  e  dopo  eflerfi  più  volte  baciati,  finalmente  fi  reparnrcno.  f^!^'''°  ^',^- 
Abbiamo  poi  da  gli  Annali  di  Fulda  (*),  che  trovandofi  nel  Febbraio  p}^^""'*" 
dell'Anno  prefente  Lodovico  Re  di  Gov^^a/a  nella  Città  di  Ulma,qui-  Fulden/es. 
vi  fé  gli  prefentarono   due    Ambafciatori  dell'  Imperador  Lodovico   Tuo      Annalet 
Nipote,  cioè  Notingo  p'efcovo  di  Brcfcia,  ed   Eberardo   Caule ^   che  fi  ^j'"""'-  . 
può  francamente  credere  quel  medcfimo,  che  in  quelli  tempi  era  Du-         «'''«»• 
ca,  o  fia  Marchefe  del  Friuli.  Diede  loro  udienza,  e  li  rimandò,  fenza 
che  fi  fappia  il  motivo  di  tale  fpcdizione.  S'era  fin  l'Anno  precedente 
ribellata  al  Re  Carlo  Calvo  non  poca  parte  de' fuoi  Popoli,  al  vedere, 
che  con  faputa  di  lui  fi  commettevano   afTaiflìme   iniquità,  e   eh'  egli 
quafi   uomo  da  nulla  non  fi  applicava  a  reprimere  le  incurfioni  de' Nor- 
manni, che  mettevano  fofTnpra  il  fuo  Regno.  Ricorfero  cofioro   per 
aiuto  a  Lodovico  Re  di   Germania^   e  gli   promifcro  la   fignoria  d'  eflo 
Regno.  Dicono,  ch'egli  aveffc  ribrezzo  a  prendere  1' armi  contra  del 
Fratello:  tuttavia  col  pretefto  di  lovvenire  al  bifogno  de' Popoli,  ma 
in  fatti  per  appagar  la  fcte  della  non  mai  fazia  Ambizione,  pafsò  con 
un  groflìflìmo  efcrcito  in  Francia,  e  cominciò  quivi  a  fiir  da  Padrone, 
con  donar  largamente  Contadi,  Moniftcrj,  Ville    Regie,  e    poderi   a 
chiunque  abbracciava  il  fuo  partito:  il  che  fu  cagione,  che  il  Re  Carlo 
Calvo  fi  fuggi fle  in  Borgogna.  Ma  avendo  licenziata  1' Armata  fiia,  e 
troppo  fidandofi  di  chi  l'avca  fatto  colà  venire,    trovoflì   al  fine  bur- 
lato, e  gli  convenne  nell'Anno  feguente   tornarfene  a  cafa  alTai  mal- 
contento del  colpo  fallito.  Non  pochi  Vcfcovi  tennero  fiido  pel  Re 
Carlo,  e  giunfero  anche  a   fcomunicar  pubblicamente  efib  Eie  Lodo- 
vico. In  favor  fuo  parimente  fi  dichiarò  Lattario  Re  della  Lorena .^  Fra- 
tello dell' Imperador  Lodovico,  il  quale  in   quell'Anno   non   potendo 
reggere  alle  iftanze  de' Tuoi  Baroni,  ripigliò  bensì  in  Corte  la  Regina 
Teotberga^  ma  meiFe  a  lei  le  guardie y  non  la  lafciava  parlare,   fc   noa 
con  chi  a  lui  parca. 

Anno  cJi  Cristo  dcccltx.  Indizione  vii. 
di  Niccolò  Papa   i. 
di  Lodovico   II.   Imperadore   11.    io.  e  j. 

ERafi  ritirato  alle  fue  contrade  di  Germania  ri    Re  Lodovico^  dopo 
la  fua  da  tutti  biafimata  fpedizione  contra  del  Fratello   Re   Carlo 
Calvo  (^),  ma  durava  tuttavia  il  bollore  della   contefa  e  difunion   fra  (b)  Jnnalts 
loro.  Di  lui  fi  parlava  dapertutto  con  grande  difcredito.  Però  in  quell'  ^''VV'^i-' 
Anno  giudicò  egli  fpcdicnte  d'inviare  in  Italia  Teotone  Mbate  à\  Fui-  ■^"   '"'"' 
da,  affinchè  prclentaffe  TàV  Imperador  Lodovico  fuo  Nipote,  e   al  fommo 
Pontefice  Niccolò  un  Manifelto,  in  cui  lì  lludiava  di  giuftificar  la  guer- 
ra da  lui  portata  in  Francia,  adducendo  quelle  ragioni,  che  non  man- 
cano mai  a  chi  cerca  d'ingoiare  l'altrui,  e  Ipera  anche  d'abbagliar  con 

paro- 


46  Annali    d' Italia. 

Eh*  Volg.  parole  il  giudizio  di  chi  e  fpettatore,   o  uJitor  di  tali  Tragedie.   Fu 
Anno  £59.  l'Abbate  corccfcmenrc  accolto  non  meno  dal  Papa,  che  dall' Impera- 
dnre,  prcflb  i  qiuli  s'ingegnò  il   meglio  che  potè  di  purgar  dall'in- 
famia illuoRe.  Qual  riipolk  contenclTero  le  Lettere,  ch'egli  riportò 
ad  eflb  Re  Lodovico,  noi  dice  la  Stona.  Ben  fi  n^  che  fi  trattò  for- 
te in  quell'Anno  d'accordo  fra  qu.-i  Re }  ma  nulla  fi  potè   conchiu- 
dcre,  perche  Lodovico  pretendeva  di  foilencr  nel  pofTelTo  delle  Con- 
tee, e  de' Beni  da  lui  donati-,lc  perfone,  che  s'erano  dichiarate  in  fa- 
vor fuo  nel  Regno  di  Carlo  >  ma  Carlo  non  vi  volle  mai  acconfentire. 
Cuanilong  ^rcivefcevo  di  Sens,  che  era  (lato  uno  de' maggiori  traditori 
del  Re  Carlo  in  que' torbidi,  fu  accufato  per  quello  in  un  Concilio; 
ma  quel  furbo  uomo  feppe  trovar  la  maniera  di  rientrare  in  grazia  di 
lui.  Fu  di  parere  Papirio  Maffone,  fcguitato  poi  dal   Cardinal  Baro- 
nio,  chs  dii  quello  Guanilone  i  Romanzilli  Franzcfi,  e  potcia  gl'Ita- 
liani prendeflcro  il  nome  di  Gano^  che  vicn   fcmpre  rapprcfcntato  ne' 
Romanzi  per  un  perfido,  o  per  un  traditore.  Certamente  Gatto  fi  truo- 
va  chiamato  anche  Ganelone  in  alcuni  Romanzi.    Non  è  da  fprezzarc 
una  tal  conghiettura,   le  non   che   Cano  ne  i  Romanzi   vicn   fatto  di 
fchiaiia  Magitnzefe^  cioè  da  Magonza^  la  qual  Città  kmpre  e  rappre- 
ftntata  per  traditrice  alla  Caia  Reale  di  Francia,  ed  uomo   Secolare, 
e  non  già  Arcivcfcovo,  e  non  già  a' tempi  di  Carlo  Calvo,  ma  bensì 
a  quei  di  Carlo  Magno.  L'Autore  ancora  de  gli   Annali  di  San  Ber- 
rai Annal     ^'""  ^"^  ^^  ^^  confervata  la  notizia  fcguente.  Cioè,  che  riufci  all'  Im- 
Trjr:<cr.    '    pcrador  Lodovjco  di  farfi  cedere  con  un  trattato  amichevole  da  Carla 
htitmaM.    Re  di  Provenza  fuo  Fratello  quella  porzion  di   Stati,   ch'egli   godeva 
di  qua  dal  Monte  Jura,  e  che  abbracciava  le  Città  di   Geneva^  o  fia 
Genevra,  Lofanna^  e  Seduno  oggidì  Sion,   Capitale  de'  Vallefi,  co  i 
loto  Vefcovati,  Contadi,  e  Monillerj.  Ritenne  Carlo  in  fuo   potere 
folamente  lo  Spedale  del  Monte  di  Giove,  e  il  Contado  Pipinccnle, 
nome  forfè  corrotto,  di  cui   non  truovo  chi   ne   parli.    Da  gli   ftcfli 
Annali  abbiamo  fotto  quell'Anno,  che  Nicolaus  Pontifex    Romanus  de 
Grada  Dei  ^   Libero  ^riitrio,  de  veritate  gemina   Pradejìinationis ,  i3 
Sanguini^  Cbrifti  ut  prò  credentibus  omnibus  fujus  ejì ,  fideliter  confirmat , 
£5?  Catholice  decernit .  Non   ne  fa  menzi-me  il  Cardinal    Buroino,   non 
ne  apparifce  veltigio  fra  le  Lettere  di  elfo  Papa.  Bollivano  allora  que- 
lle fpinofe  contro verfie  nella  Germania  e  Francia  tra   Gote/calco y    Ra- 
iranno  Monaco  di  Corbeia,  Giovanni  Scotto ^  Incmaro  dottilfimo   Arci- 
vcfcovo di  Rems,  ed  altri.  E  da  dolerfi,  che  non  rellino  tali   ferirti 
di  quello  dotto  ed  infigne  Pontefice.  Intanto  piena  era  di  calamitala 
Francia  per  le  inceflanti  rapine  e  (tragi,  che  vi  commettevano  i  Nor- 
manni. Né  contenti  que' barbari  Corlari  di  far  provare  la  lor  crudel- 
tà alle  Città  confinanti  all'Oceano,  palTarono  anche  di  qua  dallo  Stret- 
to, e  falendo  su  pel  Rodano,  vi  faccheggiarono  vane  Città,  che  pun- 
to non  s'afpettavano  una  s.  fatta  vilìta;  e  lenza  volerfi  ritirare  dal  Me- 
diterraneo, fvernarono  dipoi  alla  sboccatura  di  quel   Fiume.  Poco  o 
nulla  auendevano  «Uora  l' Impcradorc,  e  i  Re  delia  fchiatta  Franzefc, 

ad 


Annali    d'  Italia.  47 

ad  aver  forze  in  Mare;  e  in  Francia  e  Germania,  in  vece  di  darfi  vi-  Era  Volg. 
ccndevole  aiuto  centra  di  quc'cani,  ad   altro  non   penfavano,   che  ad  Anno  859. 
ingrandirfi  colle  fpoglie  de' Fratelli  o  Nipoti.   Sarebbe  da  dclìderarc, 
che  fofle   piìi  chiaro   il   tefto  di    Erchemperto   (a)   là  dove   racconta  (^^  Erchem- 
(fotto  il  prcfente   Anno,  fecondo  i  conti  di  Camillo    Pellegrino,   ma  pertus  nifi. 
forfè  più  tardi)  che  terminata  la  nuova  Città  di  Capua,  venne  ad  af-  '"f-  ^5- 
fcdiarla  Guido  Jam  di^us  cum  univerfis  Tufcis;  e  diedele  grandi  affanni, 
perchè  il  Popolo  non  voleva  ubbidire,  per  quanto  fembra,a  Landone 
Conte  fuo  fingolare  amico,  a  cagione  delle  iniquità,  che  commetteano 
i  due  fuoi  Fratelli  Landolfo  Fefcovo ^  e  Landonolfo .  Ma  in   fine  furono 
coftrctti  a  piegare  il  collo  fotto  il  giogo .   Sora  ed  altre  Terre  circon- 
vicine, tolte  a  Landonolfo,  in  vigore  de' patti  furono  confegnate  a  Gui- 
do: del  che  Landonolfo  concepì  tanta  afflizione    d'animo,  che  da   li 
a  poco  morì.  Non  s'intende  bene,  come  pafTaffe  quello  affare.   Co- 
fimo  della  Rena  (^)  per  le  fuddette  parole  di  Erchemperto   venne  in  (bì  K^na, 
fofpetto,  che   Guido  in  quelli   tempi    Duca  di   Spoleti,   foffe  anche  •^"''V^S 
Marchcfe  della  Tofcana  .  Ma  non  merita  quefta  propria  locuzione,  che  ^1}"^^^ 
fé  ne  faccia  cafo.  Sappiamo,  che  altri  Scrittori  riputarono   il  Ducato 
di  Spoleti  o  fia  l'Umbria,  parte  della  Tofcana.  Ed  è  poi  chiaro,  che 
Adalberto  \.  era  allora  Duca  e  Marchefe  d'effa  Tofcana,  trovandofi  egli 
nelle  Carte  de  gli  Anni  antecedenti  e  de' fufTegucnti  in  pofTeffo  di  quel 
Governo.  Vo  io  nondimeno  dubitando,  che   quefto  afledio  di  Capua 
fuccedeflc  in  uno  de  gli  Anni  fuffeguenti . 

Anno  di  Cristo  dccclx.  Indizione  vi  11. 
di  Niccolò   Papa  3. 
di  Lodovico  IL  Imperadore  12.   11.  e  6, 

DA  un  bel  Placito,  ch'io  diedi  alla  luce  (f),  tratto  delle  memorie  (d  Rer. 
del  Moniftero  Caf'aurienfe,  vegniamo  in  conofcenza  che  l'Impe-  h-^'^'x-P- ^U 
rador  Lodovico  per  la  Romania  (oggidì  Romagna)  era  venuto  nel  Du-  ^'""'  {g 
cato  di  Spoleti  prò  jujiitiarum  commoditate^  ^  mali  gnor  um  ajì  ut  ia  depri-  ^^^'  ^' 
menda:  al  che  egli  giornalmente  faceva  attendere  i  luoi  Miniftri.  Giun- 
to poi  intra  fines   H/efinos^  i$   Camertulos ^   cioè    fra   Jeft  e   Camerino^ 
quivi   ordinò,  che  alzaflero  tribunale  Ftbodo  Vefcovo  di  Parma  (il  quale 
tropjjo  tardi  vien  fuppolto  dall'  Ughelli  {d')   fucceduto  nella   Cattedra  (j)  ughtll. 
Parmigiana,  a  Rodoaldo  ^  cioè  a  chi  non  fu  mai  Vefcovo  di  Parma),   ital.  Sarr. 
e  Adalberto  Contejìabile^  e  Fepoldo  Conte  del  Palazzo,  ed  Eccideo   Cop-  '"   spifcnpp. 
pier  Maggiore  con  altri.   Venne  citato  alla  lor  prefemA  lideberto  Conte ,   ^•"'""»fi^- 
ad  opprej/ìones ,  quas  fecerat ^  emendandas .   Aveva  un  certo  Adalberto  ce- 
duto ah' imperadore  tutti  i  luoi  beni  polli  in   finibus    Italia ,   Tufcia , 
Spoleti^  y  Romanite-y  ma  con  riceverli  poi  di  nuovo  da  lui  a   livello, 
fua  vita  naturai  durante.  Quindi  gli  avea  o  donati  o  conceduti  al  fud- 
dctto  Ildeberto  Conte  ^  fcnza  pertniffion  dell' Imperadore  ;  e  però  fu  giu- 
dica- 


43  Annali    d' Italia. 

ìlìLK  Volg.  cicato,  che  quei  Beni  tornaOero  in  porere  e  dominio  d'efib  Augufto. 

Akno  860.  Folle  fu  qucito  Ildeberto  Conte  di  Marfi .  Tuttavia  ho  io  fofpcttato 
altrove,  che  egli  pofTa  eflere  llato  Duca  di  Camerino,  perchè  Conti 
erano  ipeffe  volte  appellati  anche  i  Ducili  e  Marchefi.  Un  Tuo  Placi- 

(a)  Antiqui-  to,  tenuto  in  MarQ  (a)  nell'Anno  8fo.  fi  dice  fcritto  ^kxo  Comitatus 
taf.  Italie,  ejus  VIL  E  potrebbe  eflere,  che  Conte  o  Duca  ei  folle  in  compagnia 
x>;/fr;.  6.     ^,  Qfdclo,  da  noi  veduto  di  fopraj  perciocché  quel  Ducato  fole  va  cffcre 

governato  da  due  Duchi,  non  so  fé  in  folido,  o  pure  dall'uno  di  qui 
dall' Apennino,  e  dall'altro  di  là,  veggendoQ  da  qui  avanti  due  Du- 
cati di  Spoleti  e  di  Camerino .  Ma  non  ci  fomminiftra  la  Storia  baftanti 
lumi  per  ben  decidere  quello  punto.    Sotto  quell'Anno  s' ha  da  gli 

(b)  Annnl.  Annali  di  San  Bettino  (^),  che  V Imperador  Lodovico  J'uorum  fazione 
rrancor.       iiijpctitur ,  (^  iùfe  contra  eos  ac  cantra  Beneventanos  rapinis   atque    incen- 

diis  dejavit .  iNoi  reltiam  qui  al  buio,  perche  di  quello  fatto  niuna 
fpicgazione,  anzi  né  pur  memorie  cj  han  lafciato  i  pochi  Scrittori  d' Ica-, 
lia,  de' quali  fi  fon  faJvate  le  Storie.  Porle  nel  Ducato  di  Spoleti  s'era 
fulcitata  qualche  ribellione,  e  a  quello  fine  colà  fi  portò  l'Imperado- 
re  fuddeito.  Ma  del  male  fatto  a  i  Beneventani  in  quelli  tempi,  niun* 
ahra  tellimonianza  ci  retla,  che  quella.  Seguita  poi  a  dire  il  fuddetto 
Storico  Bcrtiniano,  che  i  Danefi,  cioè  i  Normanni,  che  avcano  paf- 
fato  il  verno  alla  foce  del  Rodano,  alla  prima  llagione  vennero  per 
l'Arno  a  Pila,  e  quella  Città  con  altre  prclcro  ,  mifero  a  lacco,  e  deva- 
llarono. Se  quello  è  vero,  ben  poca  cura  dovcano  allora  avere  gì'  Ita- 
liani di  tener  ben  fortificate  e  guernite  di  buone  mura  le  loro  Città; 
che  non  volavano  già,  come  gii  uccelli,  per  aria  que'  Barbari j  e  le 
mura  d'una  Cirta  ballavano,  malTimamente  in  que' tempi,  a  fermar 
l'empito  d'ogni  più  poderofo  elercico.  Sappiamo  ancora  da  gli  Annali 
(e)  jinr.aht  (jj  Fulda  (0,  che  il  verno  di  quell'Anno  fu  si  fiero,  che  Alare  Jo- 
Tèrancor.  nij^yn  glaciali  rigore  ita  conjlridlum  ejl,  ut  mercatores,  qui  numquam  antea 
nifi  z'e^i  navigio,  tunc  in  equis  quoque  i^  carpentis  mercimoni  a  ferentes 
Venetìam  jrequentarent .  Qui  fi  parla  della  Città  Italica  di  Venezia,  la 
CUI  Laguna  anche  nel  rigorolb  verno  del  lyop-  talmente  agghiaccia- 
ta fi  vide,  che  su  pel  ghiaccio  dalle  carrette  e  da  i  cavalli  convenne 
portarvi  le  mercatanzie,  e  le  provvifioni  del  vitto, 
(dì  An:ialcs  Aggiungono  gli  Annali  di  Metz  (^),  che  il  fuddetto   Imperador 

Vrancor.       Lodovico  in  quell'Anno  (*)  plurima  bella  firenuijjìme  gejjit  adverfus  Sclavo- 
Mittnjes.      ^^^  gentcm .    E'    ben  da  compiagnere  la  Stona  d'Italia,  che  ci  lafcia 
per  tanto  tempo  digiuni  de' fatti  ed  avvenimenti  d'allora,  con  rellarnc 
folo  un  qualche  barlume  preflb  gli  Storici  Oltramontani  j    fé  non  che 
Andrea  Prete  Italiano  e   Scrittore  di   quello  Secolo  nella  fua  Storia 
(e)  y,»dr-ai  breve  (e)  attefta  anch' egli  eflere  fiata  Dormi  Hludo'vici  Imperatoris  Anna 
Prtib-jur.      X.  Indizione  OBava.  cioè  nell'Anno  prelente,  tanta  la  neve   caduta, 
chrsn.  T.  I.  j.  51  fuor  di  miluta  il  freddo,  che  peri  gran   copia  di  feminato,  e   fi 

Rtr.  Gi'>/>.  fcc- 

Mi  ne  hi  11  si . 

(*)  fHoltiJfme  guerre  fece  fortijfimo  contro  gli  Sciavi . 


Annali    d*  I  t  a  l  i  a.  49 

fcccarono  le  viti  alla  pianura ,  e  gelò  nelle  botti  il  vino.  Dopo  di  che  Esa  Vol:^. 
un  certo  Uberto^  dimentico  de' tanti  benefizj  a   lui    fatti   dali' Impera-  Anno  86c. 
dor  Lodovico,  e  de' giuramenti  a  lui  predati,  unitofi  co  i  Borgogno- 
ni, fé  gli  ribellò.  Spedì  Lodovico  conerà  di  lui  Conrado  colie  fue  mi- 
lizie, e  bilognò  venire  ad  un  fatto  d'armi,  in  cui  rcflò  uccifo  il  lud- 
detto  Uberto  colla   perdita  ancora  di  molti   dalla    parte   dell' Impera- 
dore .  Ci  fa  poi  fiperc  la  Storia  Ecclefiallica,  che  cominciò   a   bollir 
forre  la  controverfia  della  depofizionc  di  Santo  Ignazio  Patriarca  di  Co- 
flantinopoli ,  e   dell' intrufione  di    Fozio^    per   cui   il   vigilantiffimo   ed 
intrepido  Papa  Niccolò  non  perdonò  a  diligenza,   ufizj,    preghiere,   e 
minaccie,  a  fin  di  medicar  quella  piaga.  Spedi  egli  in  quelt'Anno  a 
Codantinopoli  i  fuoi  Legati,  perchè  s' informaflero  ben  di  qu(.-gh  af- 
fari. Fece  anche  iftanza  all' Imperador  Michele ^  perchè  rellituiflc  alla 
Chiefa  Romana  i  Patrimoni  di  Ca'abria  e  Sicilia.   Non  men  di  rumore 
faceva  allora  la  perfecuzion  di  Lottarlo  Re  di   Lorena  contra  della  Rc- 
'gina  Tcotberga  fua  Moglie,  che  nell'Anno  prefente  fu  imputila  di  varj 
finti  delitti;  e  quantunque  ella  fi  difendefle   col   Giudizio  dell'Acqua 
bollente,  pure  qual  rea  fu  cacciata  dall'impudico  Marito  in  un    Mo- 
niftero.  Ma  ella  fé  ne  fuggi  di  colà,  e  fi    ridufi'c   in   cafa   di   Uberto 
Tuo  Fratello  nel    Regno  di  Carlo   Calvo.    Ora   paventando    Lottano, 
che  Carlo  non  fi  movefie  contra  di  lui,  comperò  la  Lega  ed  affiflenza 
del  Re  della  Germania   Lodovico  fuo  Zio,  con   cedergli  tutta   1' Alfa- 
zia .  In  qucft'Anno  ancora  (fc  pur  fece  bene  i  conti    Camillo   Pelle- 
grino) Erchemperto  racconta  W,  che  Landone  Conte ^  o  fia   Principe  (a)  Erchtm^ 
di  Capua,  colto  da  una  grave  paralifia  fu  confinato  in  un  letto.    Ser-  P'rtus  Hift. 
gio  Duca  di  Napoli,  ciò  intelo,  fenza  metterfi  penfiero  delle  conven-  *"''  ^^' 
zioni  già  feguite  fra  lui  e  i  Capuani,  aflìflito  da  un  rinforzo    datogli 
da  Ademario  Principe  di  Salerno,  mofle  guerra  al  giovane  Landone^  che 
in  difetto  del  Padre,  aveva  afiunto  il  governo.  Ne  avendo  rilpctto  al- 
cuno alla  Fella  di  San  Michele  ,  celebrata  con  folennità  da  i  Capua- 
ni, anzi  da  tutti  i  Longobardi,  nel  di  8.  di   Maggio,  ficcome  tenuto 
per  Protettore  da   tutta   quella   Nazione;    e   fenza  ricordarfi,   che    in 
quello  fiefTo  giorno  anticamente  i  Beneventani  avcano   data   una   gran 
rotta  a  i  Napoletani:  mandò  i  fuoi  due  Figliuoli,  cioè  Gregorio  Mae- 
ilro  de' Militi,  e  Cefario^  coU'efercito  di  Napoli  e  di    Amalfi    ail'af- 
fedio  di  Capua.   Ma  allorché  giunfcro  al  Ponte  di   Tcodcmondo,    il 
giovanetto  Landone  co  i  Capuani,  a  guifa  di  un  lione,  si  bravamente 
gli  aliali,  che  sbaragliolli,  e  fece  prigioni  ottocento   d'eflj   col   fud- 
detto  Cefario . 


Tom.  V.  G  Anno 


fo  Annali    d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  dccclxi.    Indizione   ix. 
di  Niccolò  Papa  4. 
di  Lodovico  li.  Imperadore  13.  12.  e  7. 


Era  Voi". 


Anno  86k  T>  ^Kg^'''^  '"  quefli  tempi  la  Ghiera  di  Ravenna  Giovanni  Arcive- 
±V  fcovo,  uomo,  in  cui  non  fi  sa,  fé  maggior  folìe  l'Ambizione, 
o  pur  rintcreire.  Portaronfi  a  Roma  varj  Cittadini  Ravennati  a  farne 
doglianza  al  fommo  Pontefice,  e  ad  implorare  rimedio  alle  continue, 
ed  intollerabili  vefTazioni,  che  da  lui  ricevevano.  Anadafio  Bibliotc- 
(a)  ^ nafta f.  Cario  (^0  ne  tefic  il  catalogo  con  dire,  che  quello  .Arcivefcovo  fco- 
hJi"Ì  ^''  "^""'"v» '^  gc"te  a  fijo  capriccio.  Non  permetteva  a  i  Vefcovi  della 
fila  Diocefi,  e  ad  altri  di  andare  a  Roma.  Aveva  occupato  non  pochi 
Beni  della  Chiefa  Romana  e  di  varj  particolari .  Sprezzava  i  Mcllì  della 
Sede  Apodolicai  (tracciava  gli  Strumenti  de  gli  aflìcti  o  livelli  della 
Chicla  Romana,  e  gli  appropriava  a  quella  di  Ravenna.  Qiie' Preti 
e  Diaconi,  che  non  fislo  in  Ravenna,  ma  in  altre  Città  dell'Emilia 
erano  immediatamente  fiattopolli  alla  lanta  Sede,  li  deponeva  lenza 
giudizio  Canonico,  e  li  faceva  mettere  in  prigione,  o  in  fetenti  er- 
ganoli: fenza  faperfi  ben  capire,  come,  fc  comandavano  in  quelle  Città 
gli  ufiziali  del  Papa,  fi  poteficro  dall' Arcivefcovo  commettere  tante 
oppreflìoni,  e  tener  birri  e  prigioni.  Fu  pertanto  eflb  Arcivefcovo 
più  volte  ammonito  con  Lettere  e  Melfi  dal  Papa  a  defillere  da  sì 
fatte  violenze,  e  novità  j  ma  egli  faceva  il  fordo.  Citato  a  compa- 
rire in  Roma  al  Concilio,  Ci  vantava  di  non  cfl'er  tenuto  ad  andarvi. 
In  fine  fu  fcomunicato  nel  Concilio  Romano.  Ci  è  lìata  confcrvata 
parte  d'un  Concilio  tenuto  appunto  in  Roma  per  quello  affare,  in  un 
tb>  A  nell  ^"'^'<-"f'''^>"'^  Codice  della  Cattedrale  di  Modena  >  e  quella  fu  poi  pub- 
Vil  ìFpìjcì'  blicata  dal  Padre  Bacchini  nelle  Giunte  ad  Agnello.  (^)  Dicefi  quivi 
fr.  Raven.  Celebrato  elTo  Concilio,  Pontificatus  Domni  Nicolai  fummi  Pontificis^  (^ 
P.  1.  T.  II.  u>ii  ver/ali s  Pap.e  Jnno  UH.  Imperii  piijjìmi  jHgufìi  Lodovici  Anno  XI. 
Ktr.  Italie^  jjg  o^avodecimo  Menfis  Novembris^  IndiSììone  Decima:  Note,  che  non 
so,  le  fiena»  correctc,  e  fc  riguardino  l'Anno  prcfcntc .  Ivi  l'Epoca 
dell' Imperadore  e  prcfa  dalla  fua  Coronazione  dall'Anno  8fo.  Afcol- 
tiamo  ora  di  nuovo  il  fuddetto  Anadafio.  Racconta  egli,  che  quell' 
Arcivefcovo,  udito  che  ebbe  l'anatema  contra  di  lui  fulminato,  corfe 
ad  implorar  l'aiuto  deil' Injperador  Lodovico,  e  da  lui  ottenne  due 
Legati,  che  per  lui  parlalTcro  al  Papa.  Con  quelli  fc  n'andò  egli  a 
Roma  pien  d'alterigia,  pcriuadendofi  di  far  col  loro  braccio  tremare 
il  Papa.  Ma  il  Papa,  perchè  aflìdito  dalla  ragione,  'ì\  trovò  più  forte 
d'una  torre.  Con  buon  garbo  il  fanto  Padre  fece  de  i  rimproveri  a  i 
Legati,  perchè  comunicaficro  con  uno  fcomunicato,  e  da  lui  altro 
non  poterono  efli  carpire,  fé  non  che  Giovanni  ^\  prcfentaflc  al  Con- 
cilio, che  fi  dovca  tenere  in  Roma  nel   primo  dì  di  Novembre,  per 

dar 


Annali    d' Italia.  5-1 

dar  le  dovute  foddisfazioni  de' Tuoi  eccelli.  Senza  volerne  far  altro,  Era  Vo\g. 
egli  fé  ne  tornò  indietro.  Allora  i  Senatori  di  Ravenna,  ed  altra  gente  Anno  86:. 
dell'Emilia,  gittatifi  a' piedi  del  Pontefice,  lo  feongiurarono  di  ve- 
nire in  perfona  a  Ravenna,  per  dar  fefto  a  tanti  dilordini.  V'andò  c- 
gli  in  fatti,  e  reftitui  il  fuo  ad  ognuno,  e  tornoflene  dipoi  a  Roma. 
Intanto  1' Arcivefcovo  ricorfe  di  bel  nuovo  a  Pavia,  per  ottene- 
re il  patrocinio  dell' Imperadore.  Ma  quivi  trovò,  che  il  Vcfcoyo 
della  Città  Lìutardo^  e  i  Cittadini  non  volevano  commerzio  con  luì, 
e  né  pur  lo  (ledo  Augufto,  che  folamente  gli  fece  dire,  che  dcpofta 
la  fua  alterigia  fi  umiliafTe  al  Papa,  a  cui  gli  flcffi  Imperadori  e  tutta 
la  Chiefa  predano  fommcflìone  ed  ubbidienza  :  altrimenti  non  intende- 
va di  aflìfteilo  né  di  favorirlo.  Tanto  nondimeno  fi  adoperò,  che  ot- 
tenne d'eflere  accompagnato  a  Roma  da  due  Ambafciatori  dell' Impe- 
radore j  ma  quelli  giunti  colà  s'accorfero  di  non  aver  parole  baflevo- 
li  a  muovere  la  fermezza  dello  zelantiffimo  Papa.  Perciò  1' Arcivefco- 
vo fi  gittò  alla  mifcricordia,  promife  quanto  gli  fu  prefcritto,  e  Fu  a(^ 
foluto.  Nel  di  feguente  avendo  i  Vefcovi  fuoi  fufFrag?.nei  dato  un  li- 
bello centra  di  lui,  fu  rifoluto:  Ch'egli  non  potefTe  confecrar  Vefco- 
vo  alcuno,  fé  non  precedeva  l'elezione  fattane  dal  Z)«r^,  cioè  dil  Go- 
vernatore della  Città,  dal  Clero  e  Popolo.  Che  non  impedifie  a  i  Ve- 
fcovi l'andata  a  Roma.  Che  non  efigefie  da  loro  alcuna  fnrta  di  dina- 
ro o  di  doni.  Che  fi  levafie  via  l'ufo  cattivo  della  Trentcfima.  Que- 
lla probabilmente  erano  collrelti  i  Vefcovi  di  pagarla  a  gli  Arcive- 
frovi  di  Ravenna  delle  rendite  delle  lorChiefe.  Soleva  Giovanni  ogni 
due  anni  far  la  vifita  de' Vcfcovati  a  lui  fottopofli,  e  tanto  fi  ferma- 
va colla  fua  Corte  addoflb  a  i  Vefcovi,  che  divorava  tutte  le  lor  ren- 
dite. Gli  obbligava  ancora  (aggravio  non  praticato  in  alcun' altra  par- 
te del  Mondo)  a  contribuire  ogni  anno  alla  Menfa  Archiepifcopale, 
all'Arciprete,  all'Arcidiacono,  e  ad  altre  Dignità  della  Chiefa  di  Ra- 
venna, un  determinato  numero  di  Caftrati,  di  Oblate,  cioè  dell' O- 
llie,  del  Vino,  de' Polli,  e  dell'  Uova.  Gli  allringeva  a  dimorare  or 
l'uno  ora  l'altro  in  Ravenna,  un  mele  sì,  e  un  mefe  nò,  per  farli 
fervir  da  loro.  A  fuo  capriccio  ancora  toglieva  loro  que' Cherici,  che 
farebbono  llati  più  utili  alle  loro  Chicfe .  Quelli  ed  altri  abufi,  ch'io 
tralafcio,  abolì  il  faggio  Papa;  e  dal  Concilio  fuddeito  apparifce,  che 
fu  pollo  fine  alle  avanie  di  quello  tiranno  Arcivefcovo,  con  cfiere  in- 
tervenuti fettantadue  Vefcovi  a  quella  facra  raunanza.  Abbiamo  da  Er- 
chemperto  C"),  che  in  quell'anno  (per  quanto  crede  Camillo  Pelle-  (a^i  Erchcm- 
griro)  il  vecchio  Lanciane  Conte  di  Capua,  cedendo  alla  contratta  pa-  P^''^-  "Jfi- 
ralifia,  (ì  sbrigò  da  i  guai  del  Mondo  prcfente .  Pria  nondimeno  di  "'^' 
morire,  caldamente  raccomandò  il  giovinetto  fuo  Figliuolo  Lanciane  a 
Landolfo  Fefcovo  di  quella  Città,  e  a  Pandone  fuoi  Fratelli,  e  Zii  del 
Giovane,  fcnza  prevedere  che  raccomandava  l'agnello  a  i  lupi.  Era 
Landolfo  uomo  dimentico  affatto  del  facro  fuo  carattere,  e  tutto  dato 
alle  cabale  Secolarefche .  Quand'anche  era  in  vita  il  fuddetto  Lando- 
nc  fcniore  (credefi  in  quello  medefimo  anno)   egli  fegrctamente  illi- 

G  2.  gò 


S^  A   N   N   A    L   1      d'   I   T   A    L   I    A. 

Rea  VoVg.  gò  Guaiferio  Figliuolo  di  Dauferio  Balbo  a  formare  una  congiura  coiì- 
Anno  86i.  jrj  jjj  ^dcmario  Principe  di  Salerno.  Poco  ben  voleva  ad  edo  Adema- 
nns  saltrn.  "°  "  l'opolo,  per  teltimonianza  dclr  Anonimo  Salernitano   (<»),   a  ca- 
p^r.tiipi)m.     gion  dell'avarizia  non  mcn  fua,  che  di  GuimeltrHda  (w^  Moglie,  Don- 
p.  11.  T.  II.  na,  che  ad  altro  non  attendeva  fé  non  ad  accumular  danari .  Prefo  egli 
Rtr,  JtaiK.     adunque  da  i  congiurati,  fu  cacciato  in  una  fcura  prigione,  e   il  fud- 
detco  Guaiferio  collicuito  Principe  di  Salerno.  Era  Ilato  eletto  Vefco- 
vo  d'clTa  Città  di  Salerno   Pietro  Figliut.lo   del   medclìmo  .^dcmario. 
Qiiefti,  udita  la  rovina  del  Padre,  fé  ne  fuggì  a  Sant' Angelo  >  e  fpon- 
lancaraentc  poi  datoli  al  nuovo  Principe,  fu   condotto  a   Salerno,   ne 
li  fa,  cofa  ne  divcniife.  Ora   Landolfo    Fefcovo  di   Capua ^   quantunque 
avelie  giurata  fopra  tutte  le  cole  più  facrc  fedeltà  a  Guaiferio,  come 
a  fuo  Principe,  pure  llette  poco  ad  alienarli  da  lui,  e  a  fargli  guerra. 
Baibaiamente  ancora  cacciò  di  Capui  Landune  gli  altri  fuoi    Nipoti, 
che  li  mifcro  fotto  la  protezion  di  Guaiferio.  Dopo  di  che  ullirpò  il 
dominio  di  quella  Citta,  e  vi  rellò  l'olo  Signore,  perchè  fuo  Fratello 
Pandone  lafciò  la  vita  in  un  combattimento  contra  de'  Salernitani .  In 
(W\  Btillar      quell'anno  ancora  da  i  Diplomi  rapportati  dal   Margarino  (^)  imparia- 
Cafintnf.        vcìo  ^  chc  GisLi  Figliuola  ddV  Imperador  Lodovico  era  in  educazione  nel 
Tom.  II.        Monillcro  appellato  Nuovo,  ed  ora  di  Santa  Giulia  di  Brefcia,  e  che 
Conflit.  37.    l' ,-\ugu(lo  (uo  Padre,  fecondo  gli  abufi  di  que' tempi,  che  tuttavia  du- 
*''  ^  ■  rano  in  qualche  paefe  della  Criltianità,  le  conferì  quel  facro  Luogo  da 

fignorcggiare ,  uiufruttare,  e  governare  per  tutta  la  fua  vita,  fecondo 
la  Regola  di  San  Benedetto.  11  Diploma  è  dato  in  Brefcia.  Con  uà 
altro  Diploma  dato  in  Marengo,  confermò  eflb  Imperadore  tutti  i 
Privilegi  e  Beni  del  Monillero  di  San  Colombano  di  Bobbio  ad  yimal- 
rico  Vèjcovo  di  Como,  chiamato  ivi  Jbbas  Monujletii  Robienjis ^  giac- 
ché, ficcome  fu  avvertito  di  fopra,  s'era  già  introdotta  la  biaiimevol 
ufanza  di  conferire  le  Badie  a  i  Vefcovi,  e  tal  volta  fino  a  i  Secola- 
ri, i  quali  lalciata  una  parte  delle  rendite  pel  magro  Ibltentamenio  de' 
Monaci,  li  divoravano  fcnza  uieiterfi  fcrupolo  il  retto. 

Anno  di  Cristo  dccclxii.   Indizione  x^ 
di  Niccolò   Papa    5. 
di  Lodovico  li.   Imperadore    14.   13.  e  8. 

T7  Ra  in  quelli  tempi  tutta  fconvolta  la  Francia  e  la  Germania,  par- 
X^  te  per  le  interne  difcordie,  parte  per  le  continue  fcorrerie  e  cru- 
deltà de'  Normanni .  Lodovico  Figliuolo  del  Re  Carlo  Ca'vo  fi  rivoltò 
centra  del  Padre.  Altrettanto  fece  in  Gcrmmu  Carlomanno  contra  del 
Re  Lodovico  fuo  Padre.  Nella  porzione  della  Pannonia  fuggetta  ad  ef- 
(c)  Annalts  fo  Re  Lodovico,  per  attellato  de  gli  Annali  Bcrtiniani  (f),  fi  comin- 
Srancor.  ^.j^  ^  provar  la  fierezza  di  una  Nazione  dianzi  incognita  {Ungri  erano 
Co  (toro  appellati),,  chc  faccheggiò  il  paefe.  Di  razza  Tartarica  erano 

quc- 


A    N    N   A    L   I      d'   I    T   A    I.  I    A  .  J3 

quefti  Barbari,  e  pur  troppo  ne  avremo  a  favellare   andando  innanzi,  Ksa  Volg. 
perchè  li  vedremo  portar  la  defolazione  anche  alle  contrade  d'Italia.  Anno-  £6ì. 
Ma  gli  altri  Autori  parlano  moltiffimi  Anni  dopo  di  cosi  barbara  gen- 
te, talché   fi  può  quafi  mettere  in  dubbio   Taflerzione  d'elTi  Annali. 
Avvenne  ancora,  che  Baldoino^  il  quale  era,  o  fu  dipoi  Conte  di  Fian- 
dra, fedufTe  Giuditta   Figliuola  del   Re   Carlo   Calvo,  e    nafcofamentc    — 
condottala  via,  la  prclc  per  ^Moglie   con  gran   rifentimento  del   di  lei 
Padre.  Carlo  Re  d'Aquitania,  altro  Figliuolo  d'effo  Calvo,  anch' egli 
fu  in  dilcordia  col  Padre,  per  aver  prela  Moglie  fenza  fapuca  e  licen- 
za di  lui.  E  Lattario  Re  di  Lorena,   cedendo  a  gli   alTalti  della  sfre- 
nata fua  concupifcenza,  in  quell'anno  ripudiò  con  grave  fcandalo  del 
Criihancfimo  la  legittmia  fua  Moglie   Teotberga   Regina^  e  pubblica- 
mente fposo  la  concubina  Gualdrada,  con  aver  guadagnata  a  quefta  ri- 
foluziorvc  facrilega  l'approvazione  di  Guntario  Jrcivejcovo  di    Colonia, 
e  di  Teoigaudo  Arcivefcovo  di  Treveri ,  e  d'altri  Vefcovi,  tutti    Cor- 
tigiani, Cd  cltimatori  più  della  grazia  del  Principe,   che   di   quella  di 
Dio.  Ma  in  quafi  unta  l'Italia  i\  godeva  allora  buona   pace,  fé  non 
ehc  era  gravemente  affannata  la  facra  Corre  di  Romi   per  gli  difordi- 
bì  delle  Chiefe  Orientali,  cagionati  dall' intrufione  di  Fazio  nella  Cat- 
tedra di  Coftantinopoli,  e  per  la  fuddetta  fcandalofa  rifoluzione  del  Re 
Lottarlo.  L' infaticabil  Pafa  Niccolò  avea  fpedito  alla   Corte  Imperia- 
le d'Oriente  Rodoaldo  Fé  [covo  ài  Porto,  e  Zachcria  Tefcovo  ò.' Ax\-àgn\ , 
per  follener  gli  affari  à\  Sant'' Ignazio  Patriarca  ingiultamente  depollo  e 
carcerato.  Reltò  tradito  da  elfi,  perchè  ebbe  più  forza  in  loro  l'avi- 
dità de  i  regali,  che  la  Religione  e  la  Giullizia.    Tornarono  in  Italia 
quelli  due  Legati  Pontificj,  e  il  Papa  non  avendo  per  anche  fcoperta 
la  lor  fellonia,  fi  fervi  del  medefimo  Rodoaldo  per  inviarlo  in  Francia 
inficme  con  Giovanni  Fefcovo  di  Ficocle  (oggidì  Cervia)  a  fine  di  efa- 
minar  la  caula  del  Re  Lottarlo,   e  di  Teotberga,  e   de' Vefcovi    pre- 
varicatori. Quivi  ancora  fi  lafciò  vincere   Rodoaldo  da   i  copiofi  doni 
a  lui  fitti,  e  tradì  le  rette  intenzioni  e  fperanze  del   Papa.  Mancò  di 
vita  Gisla   Sorella   dell' Imperador    Lodovico,   Badefla   nel    Moniflcro 
Nuovo,  cioè  di  Santa  Giulia  di  Brefcia.  Vedcfi  nel  Bollarlo  Cafincn- 
fe  (<»)  un  Diploma  d'elfo   Augulfo,   con   cui   concede  a   quell'infigne  (a)  B-Mar^ 
Monillero  alcuni  Beni,  affinchè  il  faccia  ogni  anno  in  avvenire  l'An-  ^^l"""^; 
niverfario  della  fua  Dcpofizione,  e  ne  goda  il  Refettorio  delle  Mona-  conflit.' -la. 
che.   Ma  forie  in  vece  di  ^into  Kalendas  Junias^  in  cui  ^i   dice  paf- 
fata  a  miglior  vita  quella    Pnncipclfa,   quivi  fi  ha   da   leggere   ^inte 
Kalendas  Januarìas^  cioè  nel  di  28.  di  Dicembre  dell'anno  preceden- 
te j  perché  il  Dipiuma  è  dato  Brixia  Civitatc  Pridia   Idus  Janii.ìrii ■,  o 
J anuar i as  àeW znno  prefcntej  e  Lodovico  alferilce  feguita  la  di  lei  mor- 
te nobis  ajlantibus .  Per  relazione  di  Ercht-mperto  C^^),  in  quelli   tempi  ih) ^Frchem- 
L'iniquifiìmo  e  Icelleratitlìmo  Seodam.  o  Sauedam  (ficconie  ho  già  ol-  ^"'!'*' J^'-'^' 
lervato,  quello  nome  vuol  dire  Soldano)    Re  o    da    Principe   de  bara- 
ceni,  fignoreggiante  in  Bari,  ufcendo  di  tanto  in  tanto  colle  fue  Iqua- 
dre,  andava  mettendo  a  facco  tutte  le  contrade  de' Ducati  di  Beneven- 
to 


S4  Annali    d'  Italia. 

Er*  Volg.  tn  e  Salerno,  di  modo  che  gran  parte  di  quel  paefe  reftava  difabitato. 

Anno  8óx.  Per  metter  freno  alla  crudeltà  di  cofloro,  più  volte  fu  invitato  8c  an- 
dò l'efercico  Franzefc}  ma  o  fia,  che  non  potcfTero,  o  che  non  vo- 
leflero  venire  eflì  Franzefi  alle  mani  con  quella  canaglia,  dopo  aver 
fatta  un'inutil  comparfa,  (e  ne  tornavano  alle  lor  cafe  fenza  profitto 
alcun  del  paefe.  Però  Adelgifo  Principe  di  Benevento  s'appigliò  al  parti- 
lo di  comperar  la  pace  da  elfi  Barbari,  con  promettere  loro  una  pcnGo- 
nc  annua,  e  dar  loro  ollaggi  per  iìcurezza  del  pagamento. 

Anno  di  Cristo  dccclxiii.  Indizione  xi. 
di  Niccolò  Papa  6. 
di  Lodovico  li.  Imperadore   ij.    14.  e  9. 

Fin  qui  poca  fanità  avea  goduto  Carlo  Re  della  Provenza^   Fratello 
dell' Imperador  Lodovico;  e  giacché  non  avea  Figliuoli,  tanto  il 
Re  Carlo   Calvo  fuo  Zio,   quanto  Lattario   Re  della   Lorena,  s'erano 
precedentemente  maneggiati  per  fuccedergli,   cafo  che   veniffe  a  mo- 
(aì  Annaks  r're  (") .   Arrivò  appunto  il  fine  di  fua  vita   nell'Anno   prefcnte.    Z«- 
Fravcor.        dovico  bnperadore ^  che  Itava  con  gli  occhi  aperti,   volò  in   Provenza, 
Bertiniani.    g  tirò  ^Jaii^  fuj  moki  de' principali  del  paefe .  Ma  eccoti  fopragiugnc- 
re   anche  Lottarlo  Re  della    Ljrena,  comune  loro   Fratello,    preten- 
dente al  pan  di   Lodovico  a  quella  eredità.  Si  conchiufe,  che  amen- 
due  fé  ne  tornaflcro  alle  lor  cafe,  per  tener  pofcia  un  amichevol  Pla- 
cito, in  CUI  fi  decidefle  la  lor  controverfia.  E  tal  rifoluzione  fu  efe- 
guita.  Succedette  poi  fra  loro  una  concordia,  per  culla  maggior  par- 
te della  Provenza  toccò  all' Imperador   Lodovico.    Impiegò  in  quefl' 
Anno  i  fuoi   paterni  ufizj  Papa  Niccolò    prclTo   del   Re    Carlo   Calvo  , 
acciocché  perdonafle  a  Baldoino  Conte^  che  gli  av^a  rapita  la  Figliuola 
Giuditta^  ed  ottenne  quanto  dcfiderava.  Gli  perdonò  il  Re,  e  credo- 
no alcuni,  che  a  titolo  di  dote  gli  affL-gnafTc  il  paefe  oggidì  appellato 
Fiandra;  e  certamente  da  qutfto  Baldoino  difccfero  gli   antichi    rino- 
(^)-^Y-^''f-  rnati  Conti  di  quelle  contrade.   Avvertito  dipoi  cfTo  Pontefice  (/0,co- 
?•»  vita^Ni-  ^^  '"  ^"  Concilio  tenuto  a  Metz  nel  Regno  della   Lorena,  que'Ve- 
ceUi  I.         fcovi  venduti  alla  Corte,  iniquamente  erano  proceduti  nella  caulìi  della 
Regina  Teotberga^  ed  aveano  palliato  l'illegittimo  Matrimonio  del  Re 
Lottario  con  Gualdrada:  in  un  Concilio   Romano   cafso  e   riprovò   il 
celebrato  a  Metz;  fcomunico  e  depofe  i  due  fuddetti    Arcivelcovi  di 
Colonia  e  di  Treveri,  che  erano  flati  fpcditi   dal    Concilio  e   dal  Re 
Lottario  con  ifperanza  di  forprendere  colle  lor  relazioni  il   laggio   ed 
(e)  Ktpno     jvyejmio  Pontefice;  e  cominciò   a  proceflarc  i  Legati  Apoitolici  Ro- 
Tà)  Annai  doalde  e  Giovanni,  fubornati  in  quella  congiuntura  coli' oro.    Se   vo- 
Franctr.    "  gliam  Credere  a  Reginonc  (0,  agli  Annali  di  Mctz(^),  e  all'Annali- 
Metcnfes.       t^^  Saflouc  (') ,  chc  hanno  le  ItcHè  parole,  fi  trovava  in  quelli  tempi 
(e)  Annali-  j,  y^^^^^^Qx  Lodovìco  ocl  Ducato  di  Benevento,  probabilmente  ito  colà 
'"    ''*''  ■  per 


Annali    d'  Italia.  sS 

per  le  preghiere  de' Popoli,  troppo  fpeflo  divorati  da  i  masnadieri  Sa-  Era  Volg. 
raceni.   A  lui  ricorfero  i  due  deporti  e  fcomunicati  Arcivefcovi,  cioè  Asino  863. 
GutitariOy  e  Teotgaudo;  e  gran  rumore  fecero»  perchè  venuti  a  Roma 
con  falvocondotto  di  lui,  erano  (lati  sì  maltrattati  dal   Papa,   con  di- 
fonore  del  Re  Lottario,  della  Rcgal  Famiglia,  e  di  altri    Metropoli- 
tani, fenza  il  confenfo  de' quali  non  fi  dovea  procedere  a  sì  fiera  (en- 
ttnza .  In  fomma  fecero  quanto  fu  in   loro   potere   per    accendere   un 
fuoco,  di  cui  vedremo  gli  effetti  nell'Anno  feguente .  Ma  perchè  g'i 
Annali  fuddetti  han  fallato  in  qualche  punto  di  tale  affare,  e  maffima- 
mente  nel  riferire  fotto  l'Anno  8(5f.  quello,  che  avvenne  nel  prefcn- 
te:  perciò  non  fi  può  con  tutta  certezza  afferi re,  che  in  queflt  tempi 
l'Augufto   Lodovico  dimorafTe  nel   Ducato  di   Benevento.    Abbiamo 
nulladimeno  nelle  Giunte  da  me  pubblicate  (<«)  alla  Cronica  del  Mo-  ("ai  Rfr«»* 
niftero  Cafauricnfe  uno  Strumento  d'acquillo  di    varj   Beni,  fatto  da  Jtalie.  i>  u. 
eflo  Augufto  nell'Anno  prefente  nel  dì  19.  di  Dicembre  in  Villa  Ru-        '     ' 
fano  intus  camimta^  qticim  ipfe  Augtiiìus  ad  Cortem  ipfam  par  aver  at .  Tal 
Villa  probabilmente  era  in  quelle  parti . 

Anno  di  Cristo  dccclxiv.  Indizione  xir. 
di  Niccolò  Papa  7. 
di  Lodovico  II.  Imperadore  16,   ly.  e   io. 

TAnto  feppero  dire  i  due  fcomunicati  e  deporti  Arciwefcovr  Gun- 
tario  e  Teotgaudo  a\V Imperador  Lodovico,  quafi  che  il  Papa  in  con- 
dannarli avede  fatta  una  patente  ingiuria  a  lui,  ed  al  Re  Lottario  fuo 
Fratello,  eh'  egli  montò  in  furore,  ne  capiva  per  la  rabbia  in  fé  ftef- 
fo  (è).  Probabilmente  cnoperò  a  maggiormente  accendere  quello  fuo-  (b)  jinnai, 
co  anche  Giovami  Arcivefcovo  di   Ravenna,  perchè  fappiamo  da  Ana-  ^'■''«'■«'•- 
ftafio  (0,   eh'' egli   ficcome   amareggiato   per   le   cofe   dette  all'Anno    "^J^/nVlli 
Sòl.  fodencva  quegli  Arcivefcovi,  e  infieme  con  loro  non  cefsò  di  far  Fremer. 
più  palli  falfi  contra  del  Papa  e  della  Santa  Sede.  Non  racconta  Ana-  Mcunfes. 
llafio  co,  che  ne  avveniife,  ma  gli  Annali  B'.-rtiniani  ce  ne  han  con-  \'^ yl'"^^-' 
fervata  la  memoria.  Cioè  l'infuriato  Augullo  eoa  ^«^/V^f;-^ji  fua  Mo- '^",-"/     *" 
glie,  con  quegli    Arcivefcovi,  e  con  delle  foldatefche  fé   ne   andò  a 
Roma,  per  far  quivi  calfiire  dal  P;ipa  la  profferita  fentenzaj  e  le  noi 
facea,  coll'empio  penfiero  di   fargli  mettere  le  mani  addoUb .  Prefen- 
tito  quello  fuo  mal  talento  dal  Papa,  ordinò   una   ProcefTìoney  e   un 
generale  digiuno  in  Roma,   per  pregar  Dio,  che   ifpirafTe   all'  Impe- 
radore un  iano  configiio,  e  la  riverenza  dovuta  a  i  Mini  Uri   di    Dio, 
e  alla  Sede  Apoftolica.  Giunfe  in   quel   tempo  a   Roma   l'inviperito 
Augullo,  e  prtfc  alloggio  vicino  alla  Balìlica  di  San  Pietro.  Colà  ar- 
rivò in  quei  punto  h  Pioceflìone  del  Clero  e  Popolo  Romano,  enei 
falire,  clic  faceano  le  Icalinate  di  San  Pietro,  eccoti  fcagliarfi  contra 
di  loro  i  lolduti  dell' Imperadore,  che  con  dar  loro  delle  ba[tGnate,c 

coti 


ftrtus  H'Il. 
(AP.  37 


S^  A    N   N   A   L   I      d'   I   T   A   L   I   A. 

E-.iA  V0I5.  cnn  fracafrar  le  Croci  e  gli  Stendardi,  li  pofero  tutti  in  fuga.  A  que- 
Anno  864.  Ito  fatto,  diveifanuMitc  nondimeno  raccontato,  allude  un  Aurore  di 
poco  credito,  forfè  vivuto  prima  del  Mille,  che  fotto  nume  di  Eu- 
(a)  Eiarof.  tropìo  Longobardo  (<»),  fu  citato  e  pubblicato  da' nem:ci  deJla  Chicfa 
Lanpb»r-  Cattolica.  Non  mantengo  io  per  vero  e  K-gittimo  tutto  quel  ch'eaii 
dus  imf.  racconta  di  quelli,  e  d'altri  fatti  non  fucceduti  a'giorni  fuoi .  Tutta- 
*""■  via  convien  afcoltarlo,  dove  dice,  che  l'Imperador  Lodovico  (lava  a 

San  Pietro,  il  Papa  a  i  Santi  Apoftoli}  e  perciocché  il  Pontefice  fi- 
cca far  Procedi  )ni,  e  cantar  Meffa  contra  Principes  male  a^entes  :  i  Ba- 
roni dell'  Imperadorc  furono  a  pregarlo  di  far  defillerc  da  quelle  prc- 
i^hicre.  Nulla  ottennero.  Ora  accadde,  che  incontratifi  in  una  di  que- 
lle ProcelTioni,  diedero  delle  baftonate  a  i  Romani,  (i)  ^ui  fugientcs 
projscerHut  Cruces  ^  fconas ,  ^uas  portabant ,  ftcut  mos  ejt  Gréscortim  ,  g 
qitibus  noìuiullx  conctilcatie  ^  nomtullte  dirupta  funt .  Unde  (^  imperator  gra- 
'viter  eli  pertnotus  in  tram ,  £5?  prò  qua  caufi*  Apoflolicus  mitior  effeclits  e/i  . 
ProfeSlus  ejì  dcnique  idem  Pontifex  ad  SanSlum  Petrum^  roga.is  Impera^ 
lorem  prò  fuis  talia  patrantikas  >  (3  vix  obtinere  valuit .  "Jam  itaque  iiiter 
..  ,^^^_  fé  familiares  efe^i  fuHt .  Erchcmperco  ib)  anch' egli  fa  menzione  di 
'^"-  quella  facrilega  violenza,  ed  attribuifce  ad  un  tal  fatto  il  galligo  di 
Dio,  che  ficGorae  vedremo  all'"  Anno  871.  provò  cflo  Imperador  Lo- 
dovico. Seguitano  poi  a  dire  gli  Annali  Bcrtiniani,  che  il  Pontefice, 
intefa  che  ebbe  la  violenza  fuddetta,  e  che  fi  penfava  anche  di  met- 
ter le  mani  addolTo  alla  facra  fua  pcrfona,  dal  Palazzo  Lateranenfe  fi 
portò  in  barca  alla  Bafilica  di  S.  Pietro,  dove  per  due  giorni  e  due 
Rotti  (lette  fenza  prendere  cibo  e  bevanda . 

Ma  non  fi  sa  intendere,  come  egli  (i  ritirale  colà,  da  clic  lo 
•fceflo  Imperadorc,  per  confi (lion  del  mcdctìmo  Autore,  alloggiava  al- 
lora fecus  Bafilicam  beati  Petri.  Frattanto  mori  uno  della  ì''amiglia 
d-ir  imperadorc,  che  avca  fpeziata  la  Croce  di  Sant'  Elena,  e  lo  (leflb 
Imperadorc  fu  forprefo  dalla  febbre.  GiudicolTi  quello  un'avvertimento 
;i  lui  mandato  da  Dioj  e  però  inviò  l' Imperadncc  al  Papa,  perchè 
venifTe  a  trovarloj  ed  egli  fulla  di  lei  parola  v'andò.  L' abboccamen- 
to loro  ben  tofto  rimifc  la  concordia.  Il  P;tpa  fi  rellituì  al  Palazzo 
J^aterancnle,  e  1'  (mpcridore  ordirvò,  che  i  due  Arcivcfcovi  fé  ne  tor- 
tulTero  in  Francia.  Ma  efii  prima  di  partirfi,  fecero  gittate  lopra  il 
Sepolcro  di  San  Pietro  un  infulentilTìmo  Scritto  contra  dei  Papa.  L' Im- 
peradorc anch' egli  da  li  a  pochi  giorni  le  ne  andò,  con  lafciare  in  Ro- 
ma un'infaufta  memoria  delle  uccifioni,  delle  ruberie,  e  delle  violen- 
ze 

(i)  /  quali  fuggendo  gettarono  via  le  Croci ^  e  le  Imaginiy  che  portavaìw^ 
fecondo  P  ufo  de' Greci;  delle  quali  alcune  furono  catpi'jlate ^  altre  gua- 
Jìtite.  Onde  anco  l'  Imperador  e  gravemente  adir  off  ^  e  perciò  ['  Apoflo- 
lico  divenne  piti  manfueto .  Andò  finalmente  il  medeftmo  Pontefice  a  S. 
Pietro^  pregando  r  Imperadorc  per  i  fuoi.,  che  tali  cofe  facevano;  (^ 
appena  fu  efaudito .  Già  adunque  tra  di  loro  familiari  divennero . 


Annali    d'Italia^  5-7 

zc  fatte  da  i  Tuoi  a  varie  Chiefe,  e  a  molte  Donne,  anche  confecra-  EaAVolg, 
te  a  Dio.  Venuto  a  Ravenna,  quivi  celebrò  la  fanta  Pafqua,  che  nell'  Anno  864. 
Anno  prefente  cadde  nel  di  1.  d'Aprile.  Non  mi    fermerò    io   qui   a 
riccontare  gli  altri  avvenimcnri  de  i  due  fuddetti    Arcivefcovi,  né  un 
altro  affare,  che  bolliva  ne'medefimi  tempi  di  Rotado  Vefcovo  di  Soif- 
fons,  dcpollo  da  Incmaro  Arcìvefcovo  di  Rems .  E  folamente  verro  di- 
cendo, che  fecondo  i  fuddetti  Annali  di   San  Bsrtino,  i    Vefcovi  del 
Regno  di   Carlo   Calvo,   contrarj  a   Rotado,  fpedirono  i   lor   Legati 
colle  Lettere  Sinodiche  al    Papaj  ma  1' imperador   Lodovico   non   li 
volle  lafciar  palTare  .  All'incontro  il  Re  Cario  Calvo  impedì  a  Rota- 
do il  venire  a  Roma,  bench'egli  avelie  appellato  alla  Sede    Apofto- 
licaj  ma  qucfti  Teppe  trovar  modo  di  fuggire  con  ricorrere  all'Augu- 
fto  Lodovico,  per  potere  l'otto  l'ombra  fua  portarfi  a  Roma.  Aggiun- 
gono effi    Annali,  che  in  qucH' Anno  lo  fteflb  Impcradore,   trovandofi 
alla  caccia,  in  volendo  ferir  colla  faetta  un  Cervo,  fu  da  cd'o  grave- 
mente ferito.  E  che  Uberto  Fratello  della  Regina  Teotberga^  Cherico 
coniugato,  e  fecondo  gli  abufi  d'allora  Abbate  di  San  Martino  diTours, 
dopo  aver  occupata  la  Badia  di  San  Maurizio  ne'Vallefi,  ed  alcuni  Con- 
tadi fpettanti  all' Imperador   Lodovico,    Padrone   di   quegli    Stati,    fu 
ammazzato  da  gli  uomini  d'elio  Augudo.  La  Regina  Teotberga  So- 
rella d'eflo  Uberto,  cacciita  dal  Re  Lottarlo  lì  ricovero  ne  gli  Stati 
del  Re  Carlo  Calvo.   Avea  la  morte  rapito  a  Pietro  Doge  di  Venezia 
il  fuo  Figliuolo  Giovarmi  anch'elfo  Doge  {a).  Conira  di  lui  telTuta  fu  (a)  DuMduì, 
in  quell'Anno  una   congiura  da   varj    Nobili,    per   cui    reftò   uccifo  ,  »»  ^fcr^r/iV. 
mentre  (lava  celebrando  la  Fella  di  S.  Zacheria  nella  Chiefa  del  Mo-  '^"'' ifjy'^ 
Dittero  di  quel  nome.  In  luogo  di  lui  fu  eletto  Doge  Orfo  Particia^    "'  ""^' 
(0^  chiamato  da  altri  Participazio .  Tanto  egli   come  il    Popolo,  die- 
dero il  condegno  caftigo  a  gli  uccifori  dell'innocente  Doge,  con  le- 
varne alcuni  di  vita,  e  mandar  gli  altri  coll'efilio  in  Francia.  Qiiefto 
Doge  fu  poi  creato  Protofpatario  di  Bafilio    Imperadore   de'  Greci,  e 
in  ricompenfa  di  tal  onore  gli  mandò  in  dono  dodici  grolfe  Campane. 
Se  crediamo  al  Dandolo,  cominciarono  folamente  allora  i Greci  ad  ufar 
elTc  Campane.  Leone  Allazio,  uomo   dottiamo,   anch' egli   infegnò  , 
che  una  volta  preffb  i  Greci  Crilhani  non   erano  effe  in  ufo;  e  l'in- 
vcnzion  deiìc  medcfime  vicn  comunemente  attribuita  a  i  Latini .  Cofa 
manifella  per  altro  è,  che  anche  ne' Secoli  Pagani  erano  in  ufo  i  Cam- 
panelli, non  già  le  groffe  Campane,  come  oggidi . 

Anno  di  Cristo  uccclxv.   Indizione  xiii. 
di  Niccolò  Papa   8. 
di  Lodovico  II.  Imperadore   17.   \6.  e    11. 

PRobabilmente  fuccedettc  in  quell'Anno  ciò,  che  abbiamo  da  Er- 
chcmperto  {b)^  le  cui  parole  furono  copiate  dall' Autore-delia  Cro-  ^^  P-rchem- 
nica  del  Moniftero  di  Volturno,  e  da  Leone  Ollienfe .  Maielpoto  Ga-  '''"'""  ""*' 
Tom.  V.  H  ^   rial-      "^-  '^- 


58  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  ftaldo,  cioè  Governatore  di  Telefe,  e  Guandclperto  Gaftaldo  di  Boia- 
Anno  Sés-  no  nfl  Ducato  di  Brnevcnto,  tali  e  tante  preghiere  adoperarono,  che 
jndufTcro  Lamberto   Duca  di  Spoleti,  e  Garardo,  o  fia  Gerardo  Conte 
di   Marfi ,  a  voler  colle  loro  armi  dare  addoUo  a  i  Saraceni .  Tutti  dun- 
que inficmc  aflaharono  que'  Barbari,  nel  mentre  che  dal  territorio  di 
Cjpua  e  di   Napoli  fé   ne  tornavano  a  Biri,  carichi  tutti    di  Ixjttino. 
Ma  il  feroce  loro  Sultano  con   tal  bravu-a   li   ricevette,   che    li    mifc 
tolto  in  ii'compiglio  e  in  fuga,    con    rellare   afìaiflìmi   Cnftiani    morti 
fui  campo,  e  mole*  altri   condotti  via    prigioni,  a' quali    parimente    fu 
dipoi  crudelmente   levata  la  vita.   Perirono  in  quella  giornata,  valoro^ 
fanientc  combattendo,  i  due  Gaftaldi  fucidetti,  col  Conte  Gherardo. 
Tali  parole  fcmhrano  indicare,  che  a  Guido  Duca  di  Spoleti  fofle  i'uc- 
ceduto  Lamberto.   PreCero  da  li  innanii   i  Saraceni  maggior  baldanza  e 
rabbia,  onde  a  man  fai  va  ficcano  fcorrcrie  per  tutto  il   Ducato  di  Be- 
nevento con  diftruggere  dovunque  giugnevanoj   e  a  nferva  delle  prm- 
cipali  Città,  luogo  appena  vi  relto,  che  non  andaffe  a  facco .  Toccò 
fpezialmente   quella   disavventura  a  Telefe,    Alifc,   Supino,    Boiano , 
Ifernia,  e  al  Caltello  di  V'cnafro,  che  furono  interamente  disfatti .  Ar- 
ri vamno  le  loro  masnade  anche  al  fuddctto  Vlonillero  di  San  Vincenzo 
(»)  Chron'ic.  di  Volturno  («),  che  era  de' piìi  ricchi  d'Italia,  e  tutto  lo  fpogliaro- 
Vulturnenf.    no  con  difottcrrare  ed  afportare  il  fuo  teforo.  Convenne  anche  pagar 
R   '' i^i'^   '°'^"  ^^^  '"''^  Scudi  d'oro,  perchè  perdonalTcro  alle  fabbriche,   ne  vi 
*jf.  403.'     attaccalTero  il  fuoco.  Però  giullo  (ofpetto  nafce,  che   Leone   Oltien- 
(bi  Leo  o-    fé  {b)  fcnza  fondamento  fcrivcfle,   efferc   (lato  in  tal   congiuntura  in- 
fiienfn  l.  i.  cendiato  queir  infìgne  Monillero.   Noi  vedremo,  che  molto  piìi  tardi 
'"ì- ÌS-        gli  fiiccedctte  quella  disgrazia.   Per   altro  fappiamo  da   lui,   che   que* 
Monaci  lì  rifugiarono  e  falvarono  nel  Callelio  fabbricato  da  elfi  in  vi- 
cinanza del  Monillero.   Era  in  quelli  tempi   Abbate  di  Monte  Calino 
Jìertario.,  uomo  Letterato,  che   compofc    molti   Trattati  e    Sermoni, 
liccome  ancora  alcuni    Libri  di  Gramatica,  e    Medicina,  ed   alTaiflimi 
Verfi  fcritti  all'  Impcradrice  Angilberga^  e  a  gli  amici  fuoi .  Quelli  pcn- 
fando  a  i  pericoli,  in  cui  per  l'addietro  s'era  trovato  il  Tuo  Monille- 
ro per  cagion  de' Samceni,  nemici  del  nome  Cri lliano,  e  troppo  ami- 
ci delle  follanze  de'Criftiani  :  avca  prima  d'ora  fatto  cingere  di  forti 
mura  e  torri  quel  facto  Luogo,  ed  in  oltre  cominciata  alle  radici  del 
Monte  una  Città,  che  oggidi  fi  appella  San  Germano.  Giovò  al  Mo- 
nillero in  tal  cong'untura  quella  fortificazione,  ma  giovogii  anche  più 
il  fenno  d'eflo  Abbatcj  perche  appena  ebbe  femore  dcU'avvicinamen- 
to  di  que' crudi  Infedeli,  pervenuti  finn  a  Teano,  che  mando  a  trat- 
tar con  loro  di  compofizione.  Tre  mila  feudi   d'oro  pagò  anch' egli, 
e  coloro  contenti  fé  n'andarono.  Intanto  Landolfo   FeCcovo  e    Signore 
{ò.  Erchim-  di  Capua,  (0  dopo  aver  cacciato  dalla  Città  i  iuoi  Nipoti,  Figliuo- 
ftrtus  Hift.   jj  jjj   [^anJone  già  Conte,  che  fi   fortificarono  in  alcune  Callella,  tutto 
"f-  J^»-        jjì  andava  ordendo  nuove   cabbvle,   ingannando   ora  Guaiferio   Principe 
di  Salerno,  a  cui   Capua  avrebbe   dovuto  ubbidire,  ed   ora   Adelgift 
Prmcipc  di  Benevento.  Tir©  pofcia  in  Capua  i  fwddciti  fuo  Nipoti, 

aifin- 


Annali    d' Italia.  5-9 

affinchè  facefTero  guerra  a  gli  altri  fuoi  Nipoti,  Figliuoli  di  P andane .  Era  V0I5. 
Seguì  finalmente  pace  fra  cill   Cugini,  e  tutti   entrarono    in   Capua  .  Anno  86^-. 
Ma  non  mancò  all' alluto  Prelato  maniera  di  dividerli  ed   ingannarli, 
con  foftcncre  a  forza  di  quelle  arti  la  fua  lìgnoria  anche  nel  tempora- 
le.  Intanto  fpedi  Papa  Niccolò  in  Lorena  e  Francia   Arfenio  Vefcovo 
d'Orca  fuo  Legato,   che  aftrinfe  il  Re  Lottano  a  richiamare  e  a  rice- 
vere in  fua  Corte  la  Regina  Teutberga.  Avca   anch'  c(Ib   Vefcovo   in- 
dotta l'impudica  Gnaldrada  a  venire  in  Italia  per  prefentarfi   al  fom- 
mo  Pontefice}  e  la  medcfima  promelTa   avea   riportato  da   Engeltruda 
Figliuola  del  Conte  Matfrido,  e  Moglie  di  Bofone  Conte,   fcomunicata 
dal  Papa,  perché  fuggita  dal  Marito  viveva  in   un   totale   libertinag- 
gio. Ma  dietro   alla   (trada  fi    trovò   da  ambedue  deiufo.    Gu^ldrada 
giunca  fino  a  Pavia  W,  non  pafso  oltre,  richiamata  dall'adultero  Re  ,  ^^^  ^^.^^^_ 
che  di  nuovo  cominciò  a   maltrattare  la   Regina  Teotbcrga .    Engel-  n;Vo(.iì  /. 
truda  anch' ella  fé  ne  ricornò  a  i  fuoi  Itravizj   ni    Francia.    Non   dor-  Paft. 
miva  intanto  T  Imperadrice   Engilberga,  attendendo   ad   impetrar   con- 
tinuamente de  i  doni  dall' Augullo  fuo  Conlorte .  Da  un  Documento, 
ch'io  diedi  alla  luce  {l>) ,  apparifcc,  che  ncU'  Anno  prefente,  o  pure  (b)  ^«f%«^. 
ncir ante-cedente,  Gualberto  Fefctvo  di    Modena,    Meflb   dell'  Impera-  tat.  itaUc. 
dor  Lodovico,  la  mife  in  poflelfo  de/la    Corte  di   fFardeftalla ,   oggidì  ^'IT"-'-'^^- 
Guaflalia  Città,  che  poi  pafsò  lotto  la  fignoria  del  Moniltcro  di  San '''^'  *^'" 
Sifto  di  Piacenza,  fondato  e  dotato  dalla  medefima  Augulh. 

Anno   di  Cristo  dccclxvi.  Indizione  xiv. 
di  Niccolò  Papa  9. 
di  Lo  DO  V  I  co  II.  Impcradore  18.  17.  e  iz. 


F 


In  dall'Anno  861.  aveano  i  Popoli  Pagani  della   Bulgaria  abbrac- 
ciato il  Crillianefimo,  e  al  Re  loro  ^o^^or;  battezzato,  che  ali  un- 
to il  nome  di  Michele,  fedelmente  confervava  la  ricevuta   fànta   Reli- 
gione,  Dio   diede   forza   per   fuperare   una   tcrribil   congiura  de'  fuoi 
Grandi,  che  pentiti  d'aver  abbandonaci  gl'Idoli,  fi  rivoltarono  conerà 
di  lui.  Ora  elT©  Re  in  quell'Anno  fomma  conlblazione   recò  alla  fa- 
era  Coree   di   Roma  per   la  fpedizione   de' fuoi   Ambafciacori   a  Papa 
Niccolò  (<•),  a  fin  di  ricevere  da  lui  idruzioni  intorno  ad  aO'aiflìmi  punti  (e)  Ke'fonj. 
della  Religione  e  della  Difciplina  della   Chiefa.    Giunci  a   Rema  nel  ti'":ol«i  P"- 
Mefe  d'Agofto,  con  tutto  amore  ed  onore  furono  accolti  dal  faggio  ^/li,^£„u"' 
Pontefice,  il  quale  poco  appreflb  inviò  in  quc'Paefi  Paolo   Vefcovo  di 
Popolonia,  e  Fermofo  Fefcovo  di  Porto,  acciocché  fi  ftudiaflero  di  con- 
vertire il  redo  di  que*  Popoli,  ed  ammaellraffero  e  crefimalfero  i  già 
convertiti.    Noto   l'Autore  de   gli    Annali  di   San   Bertino  W   fotto  (j-,   ^„„ai 
quell'Anno,  che  il  Re  de' Bulgari  inviò  a  San  Pietro  l'Armi    llefle.  Francar. 
ch'egli  portava,  allorché   trionfò  de' fuoi   ribelli   colla  giunta    d'altri  Senimam. 
pochi  doni.  Hludovvic/s  vero  Italia  Imperator  hoc  audiensy  ad  Nìcolaum 

H  i  Papam 


6o  Annali    d'  Italia. 

Era  Voi?.  Papam  miftt ^  jiihens ^  ut  arma,  (^  alia,  qua  Rex  Bulgarorum  SanSlo  Pe- 
Anmo   866.  fjro  mìferat,  ei  diriger  et .  De  quibtis  quiàem  Nicolaus  Papa  per  Arfemum 
ei  ctnfifìenti  in  partihus  Beneventanis  trammifit ,  {^  de  quibujdam  excufa- 
tìonem  mandavit .  Circi  quelli  mt.-defimi  tempi  anche  nella  Moravia  fi 
pirico  e  crebbe  la  Fede  di  Cri  Ito,  e  li  dilatò  quella  luce    fino    nella 
Rutila  ;  ma  non  dovettero  i  RulTi  tenerla  falda,  perchè  fui  fine  del  fc- 
gucnte  Secolo  fi  truova  la  lor  convcrfione  al  Cnilianefimo,  con  riu- 
(a)  Dtniiul.  (ciré  poi  Itabile  fino  a  i  giirni  no  II  ri .  Andrea  Dandolo  W  dopo  aver 
inChiro^,ìco.  narrata  la  convcrfione  de' Bulgari  per  opera  di  San  Cirillo  da  Salonichi 
Rn'  uà'i'c    '^P<''^o'o  t^c-paefi  Sdivi,  attella,   ch'cdb  Cirillo   convertì    alla   Fede 
Suetopolo  Re  della  Dalmazia  mediterranea,  che  abbracciava  la  Croazia, 
la  Ruiìia,  e  la  BofUna .    Abbiamo  poco  h  intefo,  eh':  V Imperador  Lo- 
dovico {\  tratteneva  neir  Anno  prefente  nel  Ducato  di   Benevento.   So- 
pra di  che  è  da  fapere,  che  quc' Popoli    ridotti   alla  difperazione   per 
gl'immenfi  continui  ùcchci>gi,  e  per  le  incrcdbiii  crudeltà  de' Sara- 
ceni, altro  fcampo  non  veggendo,   fi:  non   nell'aiuto  dell' Imperador 
fb)  Erchtm-  T.odovico,  SÌ  da  Benevento  {!>) ,  che  da  Capoa  gli  fpedirono  degli  Am- 
i7p"*\"       bafciatori,  fcongiurandol  >  di  accorrere  in  aiuto  loro.  Niuno  ne  fpedi 
Leo    ofiien-  Guaiferio  Principe  di  Salerno,  perchè  non  era  in   grazia  d'effb  Augu- 
fttKi.c.i6.    fio,   a   cagion   della   depafixione  e    prigionia  di  Ademario  Principe  da 
noi  veduto  di  fopra.   AU'cfpofizione  di  tante  mifciiw  patite  da'Crillia- 
ni  fi  moflc  a  compaflìone   1'  Auguilo   Lodovico,  e  determinò   di    far 
guevra,  ma  non  fimile  a  quella  de  gli  Anni  precedinti,  contra  di  que' 
cani.   A  tal  fine  non  so  fé  nel  feguentc,  o  pure  nel  prefente  egli  pub- 
(c)  T>iriv-t-  blicò  quel  rigorofo  editto,  che  Camillo  Pellegrino  diede  alla  luce  (0 . 
Princh  ^?  eCTo  v'ien  intimata  a  tutto  il  Popolo  del  Regno  d'  ftalii   la  fpedi- 

Laniobtird.  ^'O'''  militale  verfo  Benevento,  correndo  V Indizione  XF.  che  denota 
p.  i.  T.  Il,  l'Anno  fufleguente.  Iter  erit  noflrum  (dice  ivi  l' Imperadorc)  per  Ra- 
Rtr.  Italie,  -vemam ,  ^  immediate  Menfe  Martii  in  Pifcariam ,  i^  omnis  exercitus  Ita- 
licus  nobifciim .  Tufcani  autem  cum  Popuìo ,  qui  de  ultra  veniunt ,  per  Ro- 
ntim  veniant  ad  Pontem  Curvurn,  inde  Capuani,  ^  per  Beneventunt  de' 
fcendant  nobis  obviam  Lucerla  FIU.  K%lendus  Aj.rilis  .  Qiielte  ultime 
parole  Itmbrano  accordarli  poco  colie  prime.  Ma  le  è  vero,  che  l' Im- 
peradorc avca  da  muovcrfi  n»-!  Marzo  alla  volta  di  Ravenna,  per  an- 
d  re  a  Pefcara  nel  Ducato  Beneventano  ,  convien  fupporrc  emanato 
quell'Editto  prima  del  Marzo  di  quell'Anno,  giacche  e  fuor  di  dub- 
Do,  che  ntl  GiUi^no  dell'Anno  p-efente  egli  era  già  p  rvenuio  coli' 
Armata  a  Monte  Cafino.  E  fé  fofTc  cosi  in  ve  e  di  IndiHione  J^inta 
Decima  fi  avrebbe  a  fcrivere  ^arta  Decima .  Ma  ritenendo  V  Indizio- 
ne KV.  l'intimazione  apparterrà  all'Anno  fegu.nte,  e  fi  dovrà  cre- 
dere, che  acconofi  Lodovico  nell'Anno  prelentc,  che  non  baflavano 
le  ordinarie  lue  forze  a  fchiantarc  quella  mala  razza,  intimaffe  nel  fe- 
guentc r  iniurrezior.e  dell'  Italia  tutta  per  ultimare  si  importante 
affare.  Ho  detto  rigorofo  quell'  Editto,  perche  chiunque  polTcdcva 
tanti  mobili  da  poter  pagare  la  pena  pecuniina  d'  un  omicidio,  era 
tenuto  ad  andare  all'Armata.  I  Poveri,   purché  avellerò  dieci   Soldi 

d'oro 


Annali    d'  Italia.  6i 

d'oro  di  valfenre,  doveano  far  le  guardie   alle  lor   Patrie,   e  a  i  lidi   Era  Volg. 
del  mare.  Chi  meno  di  dieci  Soldi,  era  efcntato.    Se  uno  avea   moki  Anno  866. 
Figliuoli,  a  riferva  del  piìi   inutile,   che  potea   relhr  col    Padre,   gli 
altri  tutti  aveano  da  marciare.  Due  Fratelli  indivilì  amendue  andava- 
no. Se  tre,  il  più  inutile  iì  lafciava  a  cafa .  I  Conti  e  i  Gadaldi  ncn 
potevano  efentarc  alcuno,  eccettochè  uno  per  lor  fervigio,  e  due  per 
le  lor  Mogli.  Se  più  ne  avcflero  efentati,  la  pena  era  di    perdere  le 
lor  Dignità.  E  le  gU  Abbati  e  le  BadefTc  non  avcffero  inviati  all'Ar- 
mata tutti  i  lor  Vallaili,  recavano  .privi  della  lor  Dignità,  e  que'Vaf- 
falli  perdevano  il  Feudo  e  gli  Allodiali.  Tralafcio  il   retto.  Son  qui- 
vi desinati  i  Conti  e  Minillri  per  l' cfecuzionc  di  quell'Ordine.  Fra 
gli  altri  in  minilìerio  fFitonis  Rimmo  £5?   Lohannts  Epifcopus  de  Forco  ita . 
Quedo  governo  di  Guido  altro  non  può  cHere,  che    Spoleti .    In  mini- 
fierio  F'erengari   Hifdnutndus   Epifcopus .    11   governo  di    Berengario   non 
dovrebbe  ellerc  Itato   lì  Friuli^  perciocché  vivea  tuttavia  Eberardo  luo 
Padre  Duca  di  quella  contrada.  Abbiamo  da  Andrea  Prete  (1),  Scrit-   {-ìs  AndriAs 
lore  Italiano  di  quello  Secolo  ,   che  ad   clTo    Eberardo    Duca  o  Mar-  Presh'^ter, 
chefe  del  Friuli,  di  cui  parleremo  all'Anno  fegucnte,  luccedecte  Un-   V""-   '■ 
roco  fuo  Figliuolo.  Dopo  la  nwrte   à' Unroce  quivi  comandò  Berenga-   Mt„chcnii'.' 
rio  anch'cffb  Figliuolo  d' Eberardo,  che  poi  giunfc  ad  elTcre  Re  d'I- 
talia, ed  anche  imperadore.  Pare  almeno,    che  dalle    parole   fuddctte 
fi  pofla  ricavare,  che  Berengario  fignorcggiaflc  in  qualche  Marca.  Di 
qucfto  Editto  ù  menzione  anche  Ljohc  Oilicnfe    {b)  .  ^I,-,  ^^^ 

Ora  l'Imperador  Lodovico  con   una   foriTud.ibil' Armata  condu-  ojìicnfis 
ccndo  anche   l'eco   l'Augulla  Tua  Moglie   Angilberga^   per  Sora   entrò  di'on.  l.  i. 
nel  Ducato  di  Benevento,  e   correndo  il  Mele   di    Giugno   arrivò  al  "^"  ^^' 
Monillero  di  Monte  Calino,  dove   fu   magnificamente  ricevuto   dall' 
Abbate  Britario,  al  quale  confermò  i  Privilegj  di  quel  facro  Luogo. 
(.()  Cola  fu  a  trovarlo  Landolfo  Fefcovo^  e  Signore  di  Capoa,  che  gli 
picl'ento  le  truppe  del  tuo  paefe,  ma  col  giuoco  altra  volta  facto,  cioè  (e)  Erch;n)c 
con  farle  defrrtar  tutte  a  poco  poco.  Reftò  egli  folo  prcfib  di  Lodo-  firt.  Hift. 
vico,  quafiché  niuna  parte  avelie  nella  fuga  de' Cuoi.   Ma  l'Imperado-  "'^'  3*- 
re  fdcgnato,  ed  affai  conolcente,  che  avea  che  fare  con  gente  doppia, 
pensò  ch'era  meglio  d'adìcuiarfi  de  i  dubbiofi  amici,  prima  di  proce- 
dere conerà  de'  patenti  nemici .  Però  fenza  badare  alle  fcufe  e  a  i  la- 
menti del  malvagio  Vefcovo,  pafso  ad  afTcdiar  Capoa  .  Vi  (lette  fotto 
ben  tre  Mefi,  foggiorna,  che  collo  a  i  Cupuini  la  di (Iruzione  di  tut- 
ti i  loro  contorni.  E  perciocché  non  volle  mai  T  Imperadore  riceverli 
a  patti,  finalmente  s'arrenderono  a   Lamberto    Conte,   cioè   al  Duca  di 
Spoleti,  uno  de'Generali  dell' Imperadore,  cheli  trattò  alla  peggio  da 
lì  innanzi.  Da  ciò  fi  conofcc,  che  Guido  Duca  di  Spoleti  era  morto, 
con  fucccdergli  Lamberto  fuo  Figlinolo,  come  apparirà  alTanno  fcguen-  /^s   aritm- 
ie.  Per  attcltato  dell'Anonimo  Salernitano   (^),  Guaiferio   Principe  di  min  salem. 
Salerno  venne  fino  a  Sarno  ad  incontrare  1' Augullo  Lodovico,  il  qua-  P'iralii>om. 
le  rollo  gli  fece  illanza  d'aver  nelle  mani  il  deporto  ^nnc'npc  Adema'  '•'!'•  '>°- 
rio  da  lui  amato.  Gli  rifpofe  Guaiferio:  Chi  volete  farne ,  Signore y  s'è-  ^f/^iJ/J^^ 

ili 


^^  Annali     d'  I  t.a  l  i  a. 

'E»A  Volg.  gli  è  già  privo  di  luce?  E  toilo   fcgretamentc  inviò  ordine  a   Salerno 
Anno  ióó.  che  gli  cavallero  gli  occhi.  Portoin  dipoi   l'Imperadore   a  Salerno     e 
VI  fu  ricevuto  come  Sovrano j  e  di  la  pafsò  ad  Amalfi,  e  a  Pozzuolo 
dove   prefe  que' bagni ,  e  fui  finire  deli'  Anno  arrivò   a  Benevento' 
dove  jideigifo  Principe  gli  fece  un  funtuofo  accoglimento.  Nella  Cro- 
nica di  Volturno  v'ha  un  Diploma  di   quello    Imperadorc,   dato    /// 
Idusjunii  Anno  Cbrijlo  prepitw ,  XFll.  Jmperii  Domini  Hiudovici  piiflìmi 
Augujìt^  Indiiliom  XlF.  y  pojiquam  cepit  Capuam  J mio  primi    L'In- 
dizione XIF.  mollra  l'anno  prefence.  Ma  nel  Giugno  dell'anno  prc- 
fente  Capua  non  era  peranche  Hata  prcfa  da  lui,  ne  correa  1'  Amo  XV IT 
dell'Imperio,  dedotto  dalla  Coroaazionc  Romana .  Però  può  crederfi 
che  in  vece  écW Indizione  XIV.  s'abbia  quivi  a  fcrivcre  Indizione  XV 
/>    ..  ,■,;   *^'°*^  "'^'''  """°  funcguentc.    Nel   prefentc  ,    fé   pur    fumUono  le  con- 
in  ^nrll     S^'cCture  dd   Padre   MabiUone  (-),   lo   ItelTo   Augufto,   deliderofo  di 
SentdJm.     ^a'^are  un'inlignc  memoria  della  lua  Pietà,  ordino   che   fi  fabbricafTc 
i.  36.  e.  59-  da' fondamenti  l'infigne  Bafilica  e  Moniltero  di  Cafauria  nell' Abruzzo 
in  un'Iloia  del  Fiume  Pefcara,  oggidì  nella  Dioccfi  di  Chieti .  Aveva 
egli  molto  prima  adocchiato  quel  Ino,  polto  allora  nel  Ducato  di  Spo- 
leti,  ficcome  proprio  per  abitazione  di  Monaci,  cercanti  in  que' tem- 
pi più  le  iolitudin»,  che  gli  Itrepiti  delle  Città;  e  dopo  aver  fatto  ac- 
quato di  alfai  beni  deftinaci  al  follciuamento  de' Servi   di  Dio    eflcn- 
do  capitato  colà  in  occation  della  fua  fpcdizion  verfo  Benevento     fe- 
ce dar  principio  alla  fabbrica  di  quel  Moni(b;ro.    I^o  crede   elio' Pa- 
dre Mabillone   appellato   Cafa  aurea  o  per  la  funtuolìtà  e  ricchezza  de 
gli  edihzj,  o  pure  per  la  copia  ed   ampiezza  de'fuoi  beni.    Ma  forfè 
anche  prima  del  Moniltero  e  delia  Bulìlica  fi  nominava  Cafauria  quel 
(b)  chron'ic.  Luogo.  Da  un   Documento,  da  me  dato  alla  luce  (/^),  fpettante  all'. 
Cajaurunf.^  anno  871.  fi  vede  un  acquillo  di  beni  farro  da  eflo    Impcrador  Lodo- 
vìtr.  'itaiic'  ^"^°  ^"  ^'"^°->  i"^  dicitur  Cafauria^  Pago  Pimenfi.  In  un  altro  dell'an- 
no feguente  è  nominata  Ecclejia  trinitatis^  qua  fita  eft  in  lafula  prope 
Pi[cari<s  jlwvium ,  qua  dicitur  Cafauria ,   Munxfìerium  adifìcatum  effe  de- 
bet .  In  un  altro  è  menzionata  Infula^  qua  -uocatur  Cajaurea.  Pero  lem- 
bra,  che  l'ifola,  o  fia  il   Luogo   delle   il   nome  a   quel  Moniftero     e 
non  già  che  lo  ricevcirc.   Tengo  in  oltre,    che   foiamente  nell'Anno 
871.  fi  fondalTe  quel  Moniftero,  Ocrome  vedremo.  Oggidì  è  eflo  ri- 
dotto m  fomma  dcfolazione,  ed  è  di  ftupire,  come   le  belle  porte  di 
bronzo  della  Bafilica,  tuttavia  fuflìftcnti,  abbiano   potuto  durar  tanto 
contro  la  forza  de' prepotenti,  de'lbldati,  e  de' ladri. 


Anno 


Annali    d'  Italia,  63 

Anno  di  Cristo  dccclxvii.  Indizione  xv. 
di  Adriano  II.   Papa  i. 
di  Lodovico  IL  Imperadore   19.   18.  e   13. 

Michele  Imperador  de' Greci,  che  avca  de  i  gran  conti  a  far  con  p^^  Volg. 
Doraenpddio,  per  aver  accefa  la  guerra  nella  Tua  Chiefa  coli 'in-  Ann©  867. 
giulta  depofizione  di  Santo  IgMzio  Patriarca  di  Colt  intinopoli,  e  coU'in- 
irulìone  di  Fazio,  ebbe  in  quell'Anno  il  tuo  pagamento.  Aveva  egli 
nel  precedente  fatto  levar  di  vita  Barda  Ce/are,  e  per  ricompenfa  crea- 
to fuo  Colicgi  ncir  Imperio  ed  Aiigulto  1' uccifor  d'eiTo  Barda  Ba^-  . 
Ho  Macedone,  uomo  di  bifla  nafcita,  ma  provveduto  di  molte  Virtù  y 
e  piìi  di  Fortuna.  O  (la  che  Bafilio  avcite  (ìcure  tellimonianze  ,  che 
fi  macchinava  contro  della  fua  vita,  o  che  venifTe  il  timor  di  cadere 
dall' ubbriachezza,  vizio  familiare  d'efTo  Michele:  la  verità  fi  e,  che 
Michele  fu  uccifo  dalle  Guardie  nel  di  z^.  di  Settembre  dell'  Anno 
prefente,  e  Balìlio  rcllò  (olo  fui  Trono.  Era  quello  novello  Augullo 
uomo  fommamcnte  Cattolico,  e  tale  non  tardo  a  farfi  conofcere  con 
cacciare  duila  Sedia  Patriarcale  di  Coftantinopoli  Fozio,  e  rimettervi 
Sant'Ignazio:  rifoluzionc,  che  recò  immenfo  giubilo  alla  Chiefa  di 
Dio.  In  quello  m  delìmo  Anno  nel  dì  rj.  di  Settembre  paisò  a  mi- 
glior vita  Pap^  Niccolò  1.  e  in  lui  la  fanta  Sede  venne  a  perdere  uno 
de' più  dotti  e  zelanti  Pontefici}  che  da  gran  tempo  ella  avefle  avu- 
to (tì).  Raunatifi  pofcia  i  Vefcovi  ,  il  Clero,  i  Nobili,  e  il  Popolo  {p  ■^""ft^f. 
Romano,  per  paff.ire  all' elezion  del  Succeflore,  cadde  quella  ^^^^-^'^u,'"^,li',i„ 
perlbna  à'  Adriano  li.  Prete  Cardinale  del  titolo  di  San  Marco,  che  thec.  in  vit. 
tofto  fu  portato  al  Palazzo  Lateranenfe  fra  gli  applaufi  fonori  di  tutta  Hadrian.ii. 
la  Citta,  ma  non  già  de' Mtfli  dell'  Imperadore,  i  quali  per  avven- 
tura fi  trovarono  allora  in  Roma.  S'ebbero  quelli  a  male  di  non  ef- 
fere  llati  inviiati  all'elezione  :  non  già  che  loro  dilpiacelfe  il  buon  Pa- 
pa eletto,  ma  perchè  parea,  che  la  loro  cfclufione  ridnndafl'e  in  poco 
rifpetto  all' Augnilo,  di  cui  teneano  le  veci.  Ma  fi  quetarno  all'in- 
tendere, che  s'era  ciò  fatto  non  in  difprcgio  dell' Imperadore,  ma  per 
non  mirodurrc  il  coltumc  di  dover  afpettare  i  Minillri  Imperiali  all' 
Elezione  de'  Papi,  la  quale  non  ammetteva  dilazione.  In  fatti  quell' ob- 
bligo non  v'era,  né  li  trovava  praticato  in  addietro.  Erano  tenuti  fo- 
lamcnte  i  Roma.ìi  ad  alptttar  l'approvazione  Imperiale  dell'Eletto: 
il  che  appunto  anche  in  quella  occafione  fi  efei^ui.  Lodo  1'  Augulto 
Lodovico  con  fue  Lettere  l' elezion  fatta  e  l' Eletto  >  e  certificato, 
che  non  v'era  ina'rvenuca  prom-jfla  alcuna  di  danaro,  diede  ben  vo- 
lentieri l'allciiio  per  la  conlecrazionc  del  nuovo  Pontefice.  Confeffii 
Gugliemo  Bibliotecario,  che  folcano  fuccedere  de  i  difordini  nelle  Se- 
di vacanti  J' allora,  e  prevalendo  le  fazioni,  venivano  cacciati  in  elì- 
lio  noo  pochi  Eccielialtici.   Tutti  fouo  quello  amorevoliffimo  Papa 

le 


<^4  Annali    d' Itali  A. 

Er*  Voig.  fé  ne  rirornarono  liberi  a  Roma.  Accadde  nulladimeno  in  qucfta  va- 
Anno  8Ó7.  canta  una  calamità  infolira.  Lamberto  Figliuolo  di  Guido  ^  Duca  di  Spo- 
leti  (cosi  è  nominato  da  eCìo  Gugiiemo)  tirannicamente  cnrrò  in  Ro- 
ma, fenza  penetrarfi,  qual  prcte(to  egli  ufafìe,  e  come  fé  aveflc  tro- 
vata quella  Città  ribelle  all' Imperadore,  permife,  che  fofTe  in  molti 
luoghi  rncHa  a  lacco  da  i  Tuoi  fgherri.  Non  perdonò  a  Moniflcro  ne 
a  Chicfa  alcuniij  e  fenza  farne  rifentimento  alcuno  lafciò,  che  la' fua 
gente  rapiflc  non  poche  nobili  Fanciulle  sì  entro,  che  fuori  di  Roma. 
Furono  perciò  portate  all' Iraperador  Lodovico  le  doglianze  de' Ro- 
mani per  tante  iniquità ,  di  maniera  che  tutti  i  Franzclì  /panavano  di 
Lamberto^  benché  fofle  anch' egli  di  quella  Nazione  j  e  non  fini  la  fac- 
cenda, che  r  Imperadore  gaftigò  quello  nemico  della  fama  Sede  con 
levargli  il  Ducato,  ma  non  così  torto,  ficcomc  vedremo  .  Allorché 
elfo  Bibliotecario  fcrive,  che  Lamberto  apud  Augufìos  pìiftmos  Roma- 
norum  querìmonin  pr<egr»vi!Hus  fuit ^  altro  non  fi  può  intendere,  fé  non 
che  i  Romani  fecero  ricorfo  a  Ltdovice  folo  Imperadore  in  quelli  rem- 
pi,  e  all'Augulla  Angìlberga  fua  Conforte.  Trovavanfi  allora  cfilinti 
dall' Impcrador  mcdefimo  Gaudenzio  Vefcovo  di  Vcletri,  Stefano  Fefco- 
vo  di  Nepi,  e  Giovanni  fopranominato  Simonide,  per  falfc  imputa- 
zioni loro  date  alia  Corte  Imperiale.  In  1  ro  ftvore  fcrifTe  caldamen- 
te il  buon  Pontefice,  ed  impetrò  non  folo  ad  clTi  la  libertà,  ma  an- 
che a  molti  altri  Romani,  che  come  rei  di  le  fa  macfià  eflo  Lodovico 
Augullo  avea  fatto  carcerare.  Sparfefi  poi  un' ingiunofa  ciirla  centra 
di  quello  buon  Papa,  quafiché  egli  avelie  intenzÌMi  di  cilTarc  ed  abo- 
lire tutti  gli  atti  di  Papa  Niccolò  fuo  PredecclTore,  come  fatti  con 
zelo  troppo  indifcrcto.  Ma  Adriano  informato  di  quella  calunnia,  con 
tanta  umiltà  e  dellrezza  la  fuperò,  che  refto  ognuno  convinto  della 
di  lui  retta  intenzione  di  non  difcodarfi  punto  dalle  midìmc  dell' An- 
ceccllorc.  Giunlcro  poi  a  Roma  i  Legati  del  nuovo  Impcrador  Cat- 
tolico BafiUo^  e  del  Patrijrca  Sant'  Ignazio;  e  il  Papa  mando  anch' c- 
gli  a  Coltantinopoli  i  fuoi;  intorno  a  che  e  da  vedere  li  Storia  Ec- 
clcfìallica. 
(i)  Erchem-  Venutala  primavera,   l' Impcrador  Lodovico   C"),  ammifTato  in 

firfui  H'ift.  Lucerà,  o  fia  Nocera,  Città  della  Puglia  tutto  l'efercito  iuo,  fi  mof- 
f^('  33-        fé  centra  de' Saraceni,  con  difcgno  di  allediar  Bari,  Capitale  delle  lo- 
oftienfis        ^°  conquide.  Ma  si  Erchempcrto,  che  Leone  Ollienfe    {!>)  ci  allìcu- 
chnnic.        rane,  che  venuto  l'efercito  Imperiale  ad  una  giornata  campale  col  Sul- 
'«'*.  1.  e.  36.  tano  di  qucgl' Infedeli,  rellò  disfatto,  e  peri  m  quel  conflitto  non  po- 
ca parte  de' guerrieri  Crilliani.  Quando  1'  Editto  citato  all'anno  pre- 
cedente appartenga  pure  al  prcfcnte,  fé  ne  intende  la  cagione.  Giac- 
ché alla  brama  di  fnidar  da  Bari  e  dalla  Calabria  gli    occupatori  Mo- 
ri, che  tuttavia  durava  nell' Imperadore,  fi  aggiunfe  lo    llimolo  di  ri- 
farcir l'onore,  che  avea  patito  non  poco  in  quella  battaglia:  pare  che 
nulla  di  più  per  quell'anno  opcraflc  il  mcdefimo  Augullo,  e  che  C\  trat- 
^1  jfrtnalti  jencfìe  in  Benevento,  alpettando   miglior  fortuna  con   un'Armata  di 
Meittt/ei.      maggior  polfo.  Né  fi  vuol  ommcttcrc  ciò,  che  gli  Annali  Mctenfi  (0 

ri  fé- 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a;  6^ 

riferifcono  all'anno  prefente.  Cioè,  che  l' Imperador  Lodovico,  rifo-  Era  Volg; 
luto  di  llerrainare  dal  Ducato  Beneventano  la  peflìma  generazione  de'  Anno  867. 
Saraceni,  che  tanti  affanni  recava  a  quelle  contrade,  temendo,  che  le 
forze  del  Regno   non  baftaflcro  all'intento  fuo,   perchè  polTente  era 
anche  l'Armata  di  que' Barbari,  fpedì  Ambafciatori  a  Z.5//.<m  fuo  Fra- 
tello Re  della  Lorena,  per  pregarlo  di  un  gagliardo  rinforzo  in  quello 
bifogno  della  Crillianità.  Lottario  fenza  perdere  tempo  raunò  un  buon 
cfcrcito,  e  colla  maggior  fretta  poflìbile  venne  in  foccorfo  del  Fratel- 
lo, con  efler  poi  fcguite  non  poche  prodezze  dalla  parte  de'Cnlliani. 
Ma  non  apparifcc  altronde,  che   Lottario  in   perfona  venifle  a   Bene- 
vento. E  quegli  Annali  hanno  l'ofla  slogate,  mettendo  fuor  di  fito  le 
azioni  occorfe  in  quelli  tempi.  L'aiuto  fuddetco  pretlato  da  Lottarlo 
all'Augullo   Lodovico  dee  appartenere  all'anno   precedente,  efTendo 
certo,  che  la  morte  di  Papa  Niccolò  quivi   riferita  dopo   il  racconto 
fuddetto  all'anno  868.  appartiene  al  prefente.  A  quell'anno  pare,  che 
s'abbia  da  riferire  il  Teltamento  fatto  da  Eberardo  Duca  del  Friuli  in- 
dubitatamente, quantunque  egli  s'intitoli  foLmente  Conte ^  e  da  Gisld 
fua  Moj^lie  Figliuola  di   Lodovico  Pio   Imperadore,   fatto  in   Comitatu 
Tarviftano  in  Corte  ntfira  Mufxeflro^  Imperante  Domno  Ludovico  Auguflo' 
Anno  Regni  ejus  Chrifio  propitioy  Vicefimo  ^into .  Auberto   Mirco  (<«),  (*]  ^l'rtui 
che  diedelo  alla  luce,  lo  credette  fcritto  nell'anno  857.  Ma  quivi  fi  'Ì*^t[caì'\'i: 
parla  non  già  di  Lodovico  Pio,  bensì  di  Lodovico  li.  Imperadore,  e 
dell'Epoca  del   fuo  Regno,  il  cui  anno  XXV.  cade  nel  prefente  an- 
no. In  elfo  Tcftamcnto  egli  divide  i  fuoi  Beni  ad  Unroco  fuo  Primo- 
genito, a  Berengario^  e  a  due  altri  fuoi  Figliuoli.  Probabilmente  egli 
diede  fine  alla  lua  vita  in  quell'anno,  ed  è  certo,  che  fuccedette  a  lui 
nel  governo  del  Friuli  il  fuddetto  Unroco^  per  attellato  di  Andrea  Pre- 
te C*),  Scrittore  di  quello  Secolo.  Mancato  poi  di  vita  Unroco,  non  ^  -AnirtAy 
fo  in  quaranno,fu  Duca  o  Marchefe  di  quella  contrada  Berengario  [no  in^cV'onice 
Fratello,  di  cui  ci  farà  molto  da  parlare.  Tom.  i.  Rer. 

Germanie. 
Mtnchtnii . 

Anno  di  Cristo  dccclxviii.  Indizione  i. 
di  Adriano  II.   Papa  2. 
di  Lodovico  li.  Imperadore  20.  19.  e  14. 

UN  riguardevol  Concilio  fu  nel  prefente  anno  tenuto  da  Papa  A- 
driano  in  Roma,  in  cui  venne  lodato  e   confermato   lo   rillabili- 
mcnto  di   Sant'' Ignazio   nella  Sedia   Patriarcale  di   Collaniinopoli,   ed 
abolito  il  Conciliabolo,  e  tutti  gli  atti  di  Fozio  Pfeudo-patriarca.  Ab- 
biamo da  gli  Annali  di  San  Bettino  (-0  un  orrido  accidente  occorlo  in  (e)  Annalà 
quelli  tempi  al  medefimo   Papa.   Aveva  egli,   ficcome   Pontefice   di  Prancor. 
tutta  benignità,  fui  principio  del  fuo  Pontificato  rimeflb  in  grazia  del-  ^"''i»'*»'- 
la  fanta  Sede  qucW  Ànafiafio  Parroco,  o  fia  Cardinale  di  Sin  Marcel- 
lo, che  vedemmo  di  fopra  all' Anno  8f}.  condcnnaco  nel  Concilio  Ro- 
Tom.  V,  I  mano 


66 


Annali 


D 


I 


T   A   L  I   A 


Era  Volg. 
Anno   868. 


ad  Ann/il. 

tartn. 

(b)  Eutrof. 

Presi. 

Lanfobar- 

dus  de  Imf 

fitm. 


(e)  labbt 
Concdior. 
Ttm.     Vili, 


mano  da  Papa  Leone  IV.  e  gli  avea  rcftituita  la  carica  di  Biblioteca- 
rio della  fama  Chiefa  Romana.  Qual  gratitudine  e  ricompenfa  ripor- 
tale il  buon  Papa  da  qucfto  Anallafio,  uomo  bensì  delle  prime  e  piìi 
nobili  Cafate  di  Roma,  ma  anche  fupenorc  a  tutti  nelle  iniquità,  fi  vi- 
de ben  prefto.  Era  tuttavia  in  vita  Stefania,  già  Moglie  di  Adriano, 
prima  ch'egli  abbracciaffr  col  celibato  la  vita  Ecclefiallica,  e  rcllava 
di  loro  una  Fanciulla  nubile,  già  promefla,  e  legata  con  gli  Sponfali 
ad  un  Nobile.    Sul  principio  della  Quarefima   Elcutcrio   Fratello  del 
fuddetto  Anaftafio  follevò  con  ingannevoli  modi  quella  Donzella,  e  ra- 
pitala feco  contrafle  il  Matrimonio  con  fommo  fdegno  e  rammarico  del 
Pontefice  fuo  Padre.  Probabilmente  ebbe  Adriano  maniera  di  fargli  le- 
var la  Figliuola:  il  che  mode  a  tal  rabbia  l'infellonito  Elcuterio,  che 
entrato  nella  cafa,  dove  efia  dimorava  colla  Madre  Stefania,  ambedue 
più  che  barbaramente  le  fcannò  ed  uccife>  ma  gli  Ufiziali  della  Giu- 
flizia  gli  mifero  le  mani  addoflb,  di  modo  che  non  potè  fuggire.  Ar- 
fcnio  Padre  di  lui  e  del  fuddetto  Anaitafio,  molto  prima  era  ito  a  Be- 
nevento per  procacciarfi   il  favore  àtW Imperador  Lodovico^  e   fpezial- 
mcnte  la  protezion  àtW Imperadrice  Angilberga^  alla  quale,  perche  era 
Donna  innamorata  piìi  dell'oro,  che  della   Giulbzia,   confegaò  il  fuo 
teforo.  Ma  fopragiuntagli  un'infermità,  che  il  portò  all'altro  Mondo, 
andò  per  terra  ogni  fuo  negoziato .  Ora  il  Pontefice  Adriano  fece  tan- 
to, che  ottenne  dall' Imperadore  de  i  Meflì,  o  fia  de' Giudici  ftraor- 
dinarj,  perche  fofle  fatto   procelTo  e  giuftizia  fecondo  le  Leggi  Ro- 
mane contra  del  fuddetto  Elcuterio .  Hadrianus  Papg  apud  Imperatorem 
Mtff»s  obfinuit,  qui  pr^fatum  Elentherium  fecundum  Legem  Romxnamjw 
dicarent :  il  che,  dice  il  Padre  Pagi  (<»),  fa  intendere  il  fupiemo  domi- 
nio delt' Imperadore  in   Roma,  e  fembra  autenticare   ciò,  che   lalciò 
fcritto  Eutropio  Longobardo  (^),  creduto  Scrittore  del   Secolo  fufle- 
guente,  ma  di  poco  pefo,  con  dire,  che  fotto  gì' Imperadon  Franchi 
inventunt  e  fi ,  ut  omnes  Majores  Rom£  effent  Imperiales  bomines .    In  fatti 
fu  proceffato  Elcuterio,  t^  a  MiJJis  Imperatoris  occifus .  Anaftafio  Car- 
dinale, perché  v'erano  indizj,  che  avelie  cfnrtato  il  Fratello  a  quegli 
omicidj,  nel  Concilio  Romano  tenuto  yinno  Pontificatus  Dontni  Iladria- 
ni  fammi  Pontificis  {jf  univerjalis  Papa  I.  per  IV.  Idus  O^obris  inàtiliO' 
ne  II.  (cominciata  nel  Settembre  di  quell'anno)  fu  folcnncmentc  tco- 
municato,  finche  comparifie  a  rendere  conto  de' reati,  de' quali  era  in- 
quifito.  Scrifie  in  quell'anno  elfo  Pontefice  a  Lodovico  Re  di  Germa- 
nia una  Lettera  {e)  Pridie  Idus  Februarias  Indizione  I.  in  cui  paria  con 
gran  lode  dell' Imperador  Lodovico  Nipote  di  lui,  perche  fcnza  rifpar- 
miar  fatica,  né  caldo,  né    gielo,    combatteva  contro  a  i   nemici   del 
nome  Crilliano,  e  colle  fue  armi  gli  avea  non  poco  abbaflati,  e  rcfti- 
tuita la  pace  a  i  paefi  circonvicini .  Però  gli  raccomandava  di   lafciarc 
in  pace  i  Regni  non  folo  d'efib  Augufto,  ma  anche   del  Re  Lattario 
fuo  Fratello  con  aggiugnere  delle   minacele  in  cafo  di  difubbidienza . 
Un'altra  fimilc  Lettera  fu  fcritta  dal  Papa  al  Re  Carlo  Calvo  colla  ftcf- 
fa  premura  per  l'indennità  de  gli  Stati  di  Lodovico  Augufto,  e  di  fuo 

Fra- 


Annali    D*  Italia.  ^7 

Fratello.  Non  è  a  noi  pervenuto  un  cfatto  conto  delle  imprefc  fatte  Era  Voi». 
in  queft' anno  dallo  ftcflb  Imperadore.  Tuttavia  pare,  che  non  s'abbia  Anno  868. 
a  dubitare,  ch'egli  intraprendeflc  l'afledio,  o  pure  il  blocco  di  Bari. 
(")  dorè  era  il  forte  de' Saraceni.  Diede  il  guafto  a    tutti  i    loro   fé-  (j)  Enhem- 
minatij  pofcia  paflato  a  Matera  Città  ben  fortificata  da  que' Bai  bari,  pcrtus   nifi. 
la  forzò  a  rendtrfi,  e  col  fuoco  la  riduce  in  un   mucchio  di  pietre.  '^•'P-  33- 
Prefe  dipoi  Venofa,  e  tanto  ivi  quanto  in  Canofa  pofe  una  forte  guar-  jr'";"^""^ 
nigione,  che  afficurò  dalle  fcorreric  Saracenichc   la  parte  Occidentale        •^•^•3  • 
del  Ducato  di  Benevento,  e  fervi  a  maggiormente  riftrigneie  la  Cit- 
tà di  Bari.  Arrivò  anche  l'Armata  fua   fino  alla  Cittì  d'Oria  verfo 
Oriente, ma  fenzafaperfi,  fc  fé  ne  impadronifle,  né  fé  la  teneffe.  Do- 
po di  che  fé  ne  tornò  a  Ihnziare  in  Benevento  con  fua  gran  lode  e 
plaufo  di  tutti  i  Fedeli. 

Anno  di  Cristo  dccclxix.  Indizione  ii. 
di  Adriano  II.  Papa  3. 
di  Lodovico  IL  Imperadore  21.   20.   e  ij. 

CElebre  riufcì  queft' Anno  a  cagione  del  Concilio  Generale  {l>)  ce-  (b)  talbe 
lebrato  in  Coitantinopoli  per  cura  del  fommo  Pontefice  yidriano^  CenciiUr. 
e  di  Bafilio  Cattolico  Imperadore  d'Oriente.  Prefidenti  del  racdefimo  ^"""    ^^^^' 
furono  Donato  Vefcovo   d'Odia,   Stefano   Fefcovo  di   Nepi,  e  Marino 
Diacono^  Legati  della  Sede  Apoftolica,  e  Ignazit  Patriarca  àxQo^k^n- 
tinopoli .  Vi  fi  trattò  dell' intrufione  di  Fozt»^  e   di   tutti  i   fuoi  ade- 
renti, con  altri  punti,  intorno  a  i  quali  fi  poflbno   confultar  gli   Atti 
e  la  Storia  Ecckfiaftica  dal  Cardinal   Baronio,  il   quale  é  da   Itupire, 
come  fi  lafciafle  trafportar  cotanto  a  maltrattar  la  memoria  dell'  Im- 
perador  Bafilio  ,   benemerito   in  quefti   tempi  della   fanta   Sede,  e  di 
tutta  la  Chiefa  Cattolica .  Da  Gugliemo  pofcia  Bibliotecario  (0 ,  e  dalla  {e)  GuilUl- 
Prefazione  di   Anallafio   allora  Bibliotecario  della  Romana  Chiefa  al  **"'  ^ikUo- 
fuddetto  Concilio  fi  raccoglie,  che  in  quefti  medefimi  tempi  fu  fpe-  '^")  ■"  ^'^' 
dito  alla  Corte  dell' Imperador  Greco  da  Lodovico  Imperador  d'Oc-  ""''''*''•  ^^^ 
cidente,  Supptne^  ch'era  in  quefti  tempi  /frcimini^rt  della  fua  Corte, 
e  fu  dipoi  Duca  di  Spoleti,  con  un  altro   Legato,   menando  feco  il 
fuddetto  Anaftafio,  credo  per  Interprete,  ficcomc  peribna  intendente 
della  Lingua  Greca.  Il  motivo  di  tale  Ambafciata  era  di  trattare  di 
un  Matrimonio  tra  Cojìantino  Figliuolo  dell' Imperador  Bafilio,  anch' 
cflb  creato  Augufto  e  Collega  nell'  Imperio,  ed  una  Figliuola  dell'  Im- 
perador Lodovico .  All'Anno  8fi.  io  feci   menzione  di  nW Ermengar' 
da  Regina,  la  quale  nell'Anno  8f(J.  come  cofta  da  i  Documenti  da 
me  pubblicati  (rf)  nelle  Giunte  alla  Cronica  del  Moniftero  Cafaurien-  (A)  chrùHìc'. 
fé,  fece  acquifto  d'alcuni  ftabili .  Potrebbe  ella  aver  avuto  per  Padre  <^'»/'""'""'/ 
il  fuddetto  Imperador  Lodovico j  ma  non  pare,  ch'ella  pofFa  effcre  la  «ir^ii/^' 
ftcfla,  delle  cui  nozze  fi  trattava  in  queft' Anno  alla  Corte  di  Coftan- 

I  i  tino» 


<)8  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  tinopoli .  Lafcerò  io  volentieri  una  tal  quiftionc  alla  dccifìone  altrui. 
^*"*°  ^'9-  Parlano  del  fuddetto  trattato  nuziale  anche  gli  Annali  di  San  Bercino  (<«) 
rranco"'^"  *^°"  '^'''^»  ^^^   Bafilio  Impcradorc  (*)  Parricium  fuum  ad  Bairam  (cioè 
Etrtiniàm.    a  Bari)  cum  CCCC.  navibus  miferat ^  ut  (^  Ludoico  cantra  Saraceno!  fer- 
ret  fuffragium^  £5?  Filiam  ipfius  Ludoici  a  fé  defponfatam  (non   per  lui, 
ma  pel  Figliuolo  Colbntino,  chiaramente   atteftandolo    Anaftafio  )  de 
eodem  Ludoico  fufciperet ,  fjf  ////  in  conjugio  fibi  copulandam  ducerei .    Sed 
quadam  occafione  interveniente  difplicuit  Ludoico  dare  Filiam  Juam  Patri- 
cia. A  quelto  racconto  fi  può  aggiugnerc  quello  dell' Anonimo  Saler- 
(^">  '^"*"/„"   nitano  (^),  il  quale  Ic-^    e,  che  fu  bene  fcongiurato  l'Imperador  Lo- 
Paral'^foZ"'  ^ovico  da  i  Principi  di  Benevento  e  di  Salerno  per  1' cfterminio  de'Sa- 
(ap.  8.  racenij   ma  ch'egli  tardò  di  molto  a  muoverfi.  La  fpinta  maggiore  a 

p.ii.T.  II.  lui  data  fu  da  Bafilio  Imperador  de' Greci,  il  quale   fcorgendo   1'  im- 
Rcr.  Italie,    poflibiiità  di  levar  colle  lue  forze  fole  dalle  mani  de'  Saraceni   la  Ca- 
labria e  Puglia,  fpcdì  Ambafciatori,  e  molti  regali   all' Augufto   Lo- 
dovico per  invitarlo  a  quella  iraprefa.  Allora  fi  moffe  Lodovico   con 
tutto  l'efercito,  ed  arrivato  a  Roma  fece  de' ricchi  donativi  alla  Ba- 
filica  di  San  Pietro,  e  fu  in  tal  occafione  unto  e  coronato  Imperado- 
re  dal  Papa:  dopo  di  che  marciò  alla  volta  della  Campania .  Ma  que- 
fta  Coronazione  non  fembra  fulfirtcre,  o  pure  indica  quella,  di  cui  par- 
leremo all' Anno  871.  Si  potrebbe  anche  dubitare,  fé  Bafilio  fpronaflc 
r  Imperador   Lodovico  alla  fpedizion   centra   de'  Saraceni  ncH'  Anno 
866.  perché  anche  nell'Anno  867.  Michele    Augufto  era  vivo  e  co- 
mandava; e  da  lui  avrebbe  dovuto  venire  l' A  mbafceria.  Abbiam  non- 
dimeno detto,  che  vivente  ancora  Michele,  e  nell' Anno  866.  Bafilio 
fu  afiunto  al  Trono,  e  dichiarato  Collega  nell'Imperio.  Ora  quello, 
che  fi  può  tenere  per  certo,  fi  è,  che  Lodovico  Augufto  o  trattò  alla 
Corte  Cefarea  d' Oriente  a  fin  di  ottenere   fòccorfi    per  mare   centra 
de' Saraceni;  o  pure,  che  faputo  da  i  Greci  lo  sforzo,   con  cuiegli 
era  venuto  conerà  di  qucgl'  Infedeli,  Bafilio  già  l'alito  fui  Trono,  man- 
datigli  que' Legati,  mettcfle  in  campo  il   Matrimonio  del  Figliuolo, 
e  faccfie  una  convenzione  di  concorrere  anch' egli  con  un' Armata  na- 
vale alla  lor    diftruzione.   Soggiungono  dipoi  gli   Annali  Bcrtiniani, 
che  fdegnato  il  General  Greco,  perchè  non  gli  fofic  ftata  confcgnata 
la  PrincipelTa  da  condurre  a  Coftantinopoli,  colle  fue  navi  fc  ne  tornò 
a  Corinto. 

Accoftandofi  poi  il  verno  l' Augufto  Lodovico  nel  ritirarfi  dall' 
afledio  di  Bari,  fu  afialito  alla  coda  dai  Saraceni,  che  gli  tolfero  piìi 
di  due  mila  cavalli,  e  con  qucfti  andarono  alla  Chiefa  di  San  Michele 
nel  Monte  Gargano,  e  le  diedero  il  facco,  con  far' anche  prigioni  tutti 

que' 

(*)  yfvev»  mandato  il  fuo  Patricia  a  Bari  con  400,  navi^  acciò  porgej/t 
ajuto  a  Lodovico  contro  i  Saraceni.,  e  ne  ricevejfe  la  confegna  della  fua 
figlia  fpofa  ptr  condurla  allo  Spofo  (Coftantino).  Ma  per  un  acci- 
dente feguito^  Lodovici  non  volle  conjignargliela . 

/ 


Annali    d'  Italia.  69 

que'Cherici,  e  molt' altri  iti  colà  per  lor  divotionc.   Un  avvenimen-  Era.  Volg. 
to  sì  infelice  turbò  non   poco  1'  Imperadore,  il  Papa,   e  i  Romani  .  Anno  869, 
Aggiungono  ancora,  che  avendo  V  Arcivtfcovo  d' yfries  Rolando  ottenu- 
ti da  eflb  Imperadore,  allora  padrone  della  Provenza,  e  da  Jngilberga 
Augufta  fua  Moglie,  non  vacua,  manu^  la  Badia  di  San  Cefario,  s'era 
portato  all' Ifola  di  Camargue  allora  ricchiffima,  dove  quel  Monidero 
poflcdeva  de  i  gran  Beni,  e  vi  aveva  in  pochi  di  alzata  una  fpezie  di 
Fortezza  con  della  fola  terra.  Ma  eccoti  giugncre  i  Mori,  non  so  fé 
dell' AfFrica  o  delia  Spagna.  In  quella  miferabil  Fortezza  fi  rifugiò  lo 
fconfigliato  Arcivcfcovo,  &  ivi  fu  colto  da  que' Barbari,   che  mifcro 
a  fil  di  fpada  trecento  de  i  di  lui  domeftici  o  fudditi,  e  lui  conduflcro 
ben  legato  in  una  lor  nave .  Pel  fuo  rifcatto  fu  convenuto  di  dar  loro 
cento  cinquanta  libre  d'argento,  altrettanti  mantelli,  altrettante  fpa- 
de,  ed  altrettanti  Schiavi.  Mentre  di   ciò  fi   trattava,   1'  Arcivefcovo 
accorato  fi  morì.  Ciò  veduto,  i  Saraceni  furbi,  per  non  perdere  il  ri- 
fcato  affrettarono  il  cambio,  fingendo  gran  fretta  di  partirfi  .  Ebbero     ^ 
quanto  era  (tato  accordato  >  e  mefib  in  una  fedia  legato  il  cadavere  del 
Prelato  defunto,  velHto  con  gli  abiti  Sacerdotali,   co' quali  era   (lato 
prefo,  lo  portarono  c(fi  a  terra,  e   depoftolo  con  gran  riverenza,  fc 
ne  tornarono  alle  loro  navi .  Allora  quei,  che  aveano  portato  il  rifcatto, 
fi  accoftarono  per  parlare  all' Arcivcfcovo,  e  rallcgrarfi   con   lui,  e   il 
trovarono  lenza  parola,  e  fenza  vita.  Altro  non  rellò,  che  di  portarlo 
con  urli  e  pianti  al  Sepolcro,  ch'egli  fi  avea  preparato  molto  prima. 
Un  altro  accidente,  anche  più  ftrepitofo,  accadde   in  qued'  Anno  in 
Italia.  Lo  raccontano  varj  Scrittori  («),  e  fpezialmcnte  i  fuddetti  An-  (a)  t«mhtr' 
nali  Bcrtiniani,  piìi  copiofi  degli  altri.  Sotto  il  prefente  Anno,  e  non  '"^^'^'"f- 
già  nel  precedente.  Lottano  Re  della  Lorena,  fempre  per  cosi  dire      Annaitt 
ammaliato  da  Gualdrada,  e  bramofo  di  liberarfi  dalla  Regina  Teotberga^  francar. 


vi: ani  ■ 


c  dalle  cenfure,  figurandofi  di  poter  ammollire  T  animo  del  fonamo  i^»-"»' 
Pontefice  a  forza  di  regali,  e  col  venir  egli  in  pcrfona  in  Italia,  ag-  jr^^„"J^  " 
giuntavi  ancora  l'intercefiìone  àtW Imperador  Lodovico  fuo  Fratello,  fi  Htidtihiim. 
mode  nel  Mcié  di  Giugno,  ed  arrivò  fino  a  Ravenna.  Quivi  s'incon- 
trò ne  i  Meffi  fpcditigli  dallo  ftefio  Imperadore  per  fargli  fapere,  che 
fc  ne  tornafle  indietro,  e  rimettefl'e  a  tempo  più  opportuno  quel  fuo 
biafimevol  affare,  ftante  il  trovarfi  troppo  impegnato  cflb  Augulto 
nell'alTedio  di  Bari,  (*)  cui  amplius  quam  ducentas  naves  Rex  Gracorum 
in  auxilium  cantra  eofdem  Saracenos  fejìinalo  mittebat .  Non  iftettc  per 
queito  Lottano,  troppo  cotto  dall'amor  della  Druda.  Andò  a  trovar 
l'Augufto  Fratello,  che  era  in  campo  fotto  Bari,  e  tante  batterie  di 
preghiere  e  di  doni  adoperò,  che  indufl'e  1'  Im^riiàv'ict  jingiìberga  ^à 
ottenere  dall' Augufto  Marito,  ch'ella  (lefia  feco  vcnific  a  Monte  Ca~ 
fino,  per  far  quivi  un  abboccamento  col  Papa.  Colà  in  fatti  per  in- 

ter- 

(*)  a  cui  più  di  zoo.  navi  in  fretta  mandava  il  Re  de' Grtci  in  ajutè 
contro  i  mede/mi  Saraceni, 


70  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  tcipolìzionc  dell' Imperadorc  fi  portò  Papa  /Urtano.  Gli  fece  molti 
Anno  869,  prclenti  Lottario,  ma  fcnza  muoverlo  per  quello  ad  alcun  atto  fcon- 
venevole  alla  difciplina  Criftiana.  Impetrò  bensì  per  le  iftanzc  dell' 
Imperadrice,  che  il  Papa  gli  defle  nella  Meffa  folennementc  cantata 
là  facra  Comunione,  ma  con  interrogarlo  prima,  s'egli  avea  puntual- 
mente efeguito  quanto  gli  era  flato  prcfcritto  da  Papa  Niccolò  fuo 
Anteceflore  coll'eflerfi  aftenuto,  e  promettere  d'artenerfi  in  avvenire 
da  ogni  commercio  carnale  coli' impudica  Gualdrada:  il  che  fu  giura- 
to e  promeflb  da  lui,  e  da  i  fuoi  Cortigiani,  che  pur  fapeano  tutti 
di  fpergiurare.  Tornò  il  Pontefice  a  Roma,  colà  ancora  fi  portò  il  Re 
Lottario,  ma  fcnza  ricevere  incontro  alcuno;  e  fenza  che  alcuno  de' 
Chcrici  gli  facelfe  accoglienza  veruna,  vifitò  il  Sepolcro  di  San  Pie- 
tro. Non  potè  impetrare,  che  il  Papa  gli  cantafic  nella  feguente  Do- 
menica la  Mclfa.  Solamente  nel  Lunedì  definò  con  lui  nel  Palazzo 
Latcrancnfe,  e  fu  regalato  di  una  Leena  ((orCe  nm  fona  di  verte),  di 
una  Palma  benedetta,  e  di  una  Ferula^  o  fia  Bafton  Paftorale.  Ciò 
bartò  per  far  tutto  ringalluzzire  lo  fconfigliato  Principe,  ed  intanto  il 
Papa^ determinò  di  mandare  in  Lorena  Formofo  Vefcovo  di  Porto,  e  un 
a'.cro'Vefcovo,  per  informarfi  meglio  de  gli  andamenti  paffati  d'cflb 
Re  Lottario,  a  fin  di  procedere  fecondo  la  giuftizia.  Partitofi  da  Ro- 
ma il  Re,  arrivò  a  Lucca,  dove  fu  forprefo  dalla  febbre  egli  con  tutti 
i  fuoi.  Ne  cominciò  a  morire  oggi  uno,  e  più  altri  ne' di  feguentij  e 
Lottario  fcnza  profittare  di  avvifi  sì  chiari,  a  lui  mandati  da  Dio, 
malato  come  era  pafsò  fino  a  Piacenza,  dove  nel  dì  io.  di  Agofto 
infelicemente  diede  fine  alle  fue  follie  e  alla  fuavita.  Fu  fcppellito  il 
corpo  fuo  da  i  pochi  domeftici  a  lui  rcftati  ignobilmente  fotterra  nel 
Moniftero,  o  per  dir  meglio  nella  Chiefa  di  Santo  Antonino  porta 
allora  fuori  della  Città.  Con  giurto  fondamento  fu  creduto  da  tuttala 
Criftianità  quello  un  patente  gartigo  dell'ira  di  Dio. 

Senza  far  cafo  la  pia  Regina  l'eotberga  de  i  tanti  ftrapazzi  a  lei 
fatti  dal  Real  Conforte,  fece  dono  di  molti  poderi  a  i  Sacerdoti  della 
Chiefa  fuddctta  di  Santo  Antonino,  acciocché  da  li  innanzi  facertero 
r  Anniverfario,  e  pregartero  Dio  per  l'Anima  di  lui,  ficcome  corta 
^iB  *"j**^'  <^^  ""^  Lettera  di  Carlo  Crafib  Imperadorc,  rapportata  dal  Campi  W . 
t«»t  T.^'/"  I^'tiroflì  poi  quefta  Regina  a  Metz,  dove  nel  Moniftero  di  Santa  Glo- 
^«X- 448.  dofinde  profefsò  vita  Monartica,  e  vi  mori  Badcfia,  per  quanto  fi  ri- 
cava da  Giovanni  Abbate  nella  Vita  d'erta  Santa  Glodofinde.  Il  Mu- 
zio, il  Padre  Celcrtmo,  ed  altri  Autori  Bergamafchi  han  fatta  di  querta 
Regina  Tcotberga  una  Beata,  con  formarne  una  Legenda  fecondo  la 
libertà  de' Secoli  andati,  da  cui  apparifce,  che  la  medefima  fondò  a 
Pontita  nel  territorio  di  Bergamo  un  Moniftero,  dove  fantamente  com- 
piè la  fua  carriera.  Con  quali  fondamenti,  e  da  quali  antichi  Autori 
fia  fortenuto  un  tal  racconto,  io  noi  so.  Ben  s»,  che  merita  maggior 
fede  l'alferziooc  del  fuddetto  Giovanni  Abbate,  che  fiorì  nel  Secolo 
Decimo.  Non  cosi  torto  arrivò  in  Francia  la  nuova,  che  era  morto 
il  luddctto  Re  Lottario  fenza  lafciar  dopo  di  se  Figliuoli  legittimi , 

che 


Annali    d'  Italia.  71 

che  il  Re  Carlo  Calvo  fi  affrettò  a  prendere  il  poflcflo  del  Regno  di  Era  Volg. 
lui .  E  gli  riufci  d»  farfene  coronare  Re  nella  Città  di  Metz .  Era  al-  Anno  869. 
lora  infermo  Lodovico  Re  della  Germania  Tuo  Fratello.  Da   che  fi  fa 
egli  alquanto  riavuto,  mandò  a  far  iftanza,  per  aver  la   fua   parte  di 
quegli  Stati.  E  intanto  {* Imperador  Lodovico^  intento  alla   difefa  e  al 
vantaggio  della  Criftianità,  lontamfiìmo  dalla   Lorena,  ftava  combat- 
tendo co  i  Maomettani  Mori  verfo  Bari,  e  tardò  poco  a  fapcrc,  do- 
po l'avvifo  della  morte  del  Fratello,  l'altro   ancora  dell'occupazione 
del  di  lui  Regno.  Ricorfe  a  Papa  Adriano >  e  quelli  immediatamente 
fpedì  in  Lorena  e  in  Francia  due  Vefcovi  fuoi   Legati,   cioè  Pietro^ 
e  Leone   con    Lettere  a  i  Vefcovi  e  Baroni  di  Francia,   ordinando  in 
effe,  che  niuno  ofafie  d'invadere,  turbare,  o  tentar  di  occupare  il  Re- 
gno del  fu  Re  Lottario,  ficcome  cofa   dovuta   per  diritto  ereditario 
air  Imperador  Lodovico  di  lui  Fratello,  intimando  la  fcomunica  a  chi 
contravenifie,  ed  altre  pene  a  i  Vefcovi  confcnzicnti,  o  non  rcfiltenti 
a  tale  occupazione.  Con  quei  Legati  anche  Lodovico   Augufto  fpedì 
Bederado,  uno  de' fuoi  principali  Miniftri,  per  dire  le  fue  ragioni,  pro- 
teftare,  e  fare  altri  fimili  atti.   Chiari  erano  i   diritti  dell'  Imperado- 
re  fopra  quegli  Stati,  meritava  ben  d'eflcre  rifpettata  anche  la  femprc 
veneranda  autorità  del  fommo  Pontefice,  e  maffimamente   proteggen- 
do egli  una  caufa  palcfcmcnte  giufta.  Ma  è  gran   tempo,  che  la  vo- 
glia e  la  comodità  di  occupare  gli  Stati  altrui,  sa  andare  di  fopra  alla 
Religione,  alla  Parentela,  e  a   tutti  i  dettami  della   Giuftizia .    Carlo 
Calvo  nulla  fi  curò  de  i  paflì  fatti  dal  Papa,  e  dal   Nipote  Auguito, 
nulla  dello  fparlare,  che  tanti  e  tanti  doveano   fare  di  lui,   perchè   fi 
prevalefle  della  fua  potenza  contro  di  un  Nipote,  che  non  fi  potea  di- 
tendere, perchè  impegnato  contra  i  nemici  del  nome   Criftiano  j  anzi 
fall  in  tal  fuperbia,  che  fecondo  gli  Annali  di  Fulda  C<»),  dichiarò,  che  (a)  Jnntln 
da  lì  innanzi  voleva  eflere  chiamato  Imperadorc  ed  Auguito,   perchè  ^'^""';- 
era  pofleflbr  di  due  Regni.  ttnjti' 

Anno  di  Cristo  dccclxx.  Indizione  in. 
di  Adriano  II.  Papa  4. 
di  Lodovico  IL  Imperadore  12»  21.  e  16» 

SE  nulla  giovarono  zìi* Imperador  Lodovico  le  fue  ragioni  e  querele, 
benché  si  giulle,  e  benché  avvalorate  da  quelle  del  fommo  Pon- 
tefice, per  fucccdcre  nell'eredità  del  Re  Lottario   fuo  Fratello,   e  fc 
fé  ne  fece  beflPc  il  Re  Carlo  Calvo  fuo  Zio,  perchè  non  temeva  di  lui 
troppo  lontano  ed  intricato  nella  gutrrra  co  i  Saraceni  :  (l')  ebbero  ben  jrìr.co'r 
pollo  quelle  di  Lodovico  Re  della  Germania  Fratello  del  mcdelimo  Re  sertm.  «?• 
Carlo.  Co  i  medcfimi  pretefi  diritti,  che  a  sé  attribuiva  Carlo,  anche  Fuldcnfct, 
Lodovico  pretendeva  la  fua  porzione  del  Regno  di   Lottario,  e  alle 
fue  pretcrjfioni  un»  ancora  l'intimazioni  della  guerra,  fé  il  Re  Carlo 

non 


72.  Ann  al  i    d'  I  t  a  l  i  a. 

Era  Vo!g.  non  s' induceva  ad  un'amichcvol  concordia.  E  ngn  mancavano  an^im- 
t7o.  mi  Nobili  di  quel  Regno,  che  fcgretamente  o  palefcmentc  teneano 
per  Lodovico,  e  non  pochi  erano  anche  ivi  a  trovarlo,  ed  invitarlo. 
Ebbero  gran  accende  i  Corrieri  e  Mcflj,  che  andavano  innanzi  e  in- 
dietro per  quello  affare.  Finalmente  nel  Mcfe  d\'\go(to  s'accordaro- 
no i  due  Fratelli,  e  fcnza  far  paroh  del  Nipote  Augnilo,  come  fc 
non  foflc  vivo,  o  niuna  ragione  avcfTe  (opra  quegli  Staci,  li  divifero 
fra  loro.  Toccò  a  Lodovico  Re  della  Germania  m  fua  parte  l'Alfazia 
con  Argentina,  Bafilea,  Colonia,  Tre  veri,  Utrecht,  Aquifgrana,  par- 
te della  Borgogna  moderna,  e  della  Frifia,  Metz,  e  mohilTimi  altri 
Luoghi  e  Monilterj.  Si  può  dire,  che  il  Re  Lodovico  quegli  fu,  che 
piantò  veramente  il  Regno  Germanico  con  quella  grande  edcnlìonc 
che  fin  quafi  a  i  nollri  giorni  è  durata;  Regno  che  maggiormente  re- 
llò  poi  nobilitato  con  paffare  in  eflo  l'Imperio  Romano.  Pervennero 
in  fua  parte  al  Re  Carlo  Calva  Lione,  Befanzonc,  Vienna  del  Delfi- 
nato,  Tongres,  Tulio,  Verdun,  Cambray,  Malmes,  il  Brabante,  l'Han- 
nonia,  Liegi,  Bar,  e  una  gran  quantità  d'altri  Luoghi  e  Moniftcrj: 
con  che  reTtò  accrefciuta  alTailTìmo  la  di  lui  potenza.  Da  tali  memo- 
rie fi  fcorgerà  quanto  ampiamente  fi  ftendefie  il  Regno  allora  appclla- 
^  to  della  Lottaringia,  o  fia  della  Lorena.  Dopo  quella  divifione  e  con- 

cordia arrivarono  al  Re    Lodovico  quattro   altri   Legati,  cioè  Vibod» 
Fefcovo  di  Parma,  due  Giovanni  e  Pietro,  anch'elfi  Ipcditi  dal  Papa, 
e  con  cffb  loro  Bernardo  Conte  inviato  dall' Imperador  Lodovico,  in- 
caricaci di  loftenere  e  promuovere  gl'intereflì  del  medefimo  Augullo. 
Allorché  P*pa  Adriano  fece  quella  fpedizione,  non  gli  era  giunta  per 
anche  notizia,  che  i  due  Re  Fratelli  avcflero  divifa  la  preda.  E  per- 
r»VL«M«      ^^^  ''  ^^  Lodovico  gli  avea  dato  dianzi  di  belle  parole:  nella  Lettc- 
conciiior.      ra ,  ch' cflb  Papa  gli  Icrive  (a),  il  loda,  perchè  non  ha  imitato  il  Re 
1»m.  Vili.    Carlo,  cioè  un  ufurpatore  del  Regno  del  fu  Lottarlo  Imperadorc,  do- 
vuto, fecondo   le  Leggi  divine  ed   umane,  al  piifiìmo  Imperador  fuo 
Figliuolo.  Gli  dice  ancora,  che  fc  il  Re  Carlo  non  rellituirà  il  mal- 
tolto, effo  Papa  è  rifoluto  di  portarfi  in  perfona  in  Francia,  e  di  pro- 
cedere alle  cenfure  contra  di  un  tale  fprezzatorc  di  Dio  e  delle  Apo- 
Itoliche  ammonizioni.    Andarono  quelli  Legati  a  trovare  anche  il  Re 
Carlo,  ma  lenza  alcun  frutto  per  conto  di    Lodovico    Imperadorej  e 
per  quello  che  riguarda  il  Papa,  »d  altro  tale  fpedizione  non  fervi,  che 
a  fargli  intendere  delle  infoienti  rifpolle,  date  da  elfo  Re  Carlo,  e  da 
i  Velcovi  del  fuo   Regno,   capo  de' quali   era   Incmaro  Arcivefcovo  di 
Rems,  uomo  per  dottrina  e  per  petto  famofo   m  quelli   tempi,   che 
dovette  trovar  nel  fuo  cervello  qualche  beila   ragione  per  giullificarc 
l'iniquità  del  Re  Carlo.  L'anno  fu  quello,  in  cui  riufcì   all' Impera- 
dor Lodovico  di  ridurre  alle  ftrette  i  Saraceni  nella  Città  di  Bari .  Gran- 
fia) AnniUs  ^^  fatiche,  gran  difpcndio  di  gente  e  di  danaro   era  già  coftato  a  lui 
jr*ncìr.        quell'alTedio.  Oltre  a  quanto  fi  è  detto  di  fopra,  raccontano  gli  An- 
Matnfii        nali  di  Metz  (0,  che  l'cfcrcito  inviato  in  uno  de  gli  Anni  preceden- 
caT/«'  ""'  ^'  ^^^  ^^  Lottano  a  qucft'imprefa  in  aiuto  dell' Augullo  fuo  Fratel- 
lo, 


Annali    d' Italia."  73 

lo,  per  non  eflcre  afTucfatto  al  foverchio  caldo  del  Ducato  Beneven-  Era  Vo!g. 
tano,  oppreflo  anche  dall' mtempeiie  dell'aria,  venne  mcn  quafi  tut-   ^'*^'^  ^^o. 
to  .   PUtìimi  etiam  aranearum  merftbus  estinti  ftint:  cioè  dalle  Taranto- 
le, velcnofi  animaletti,  anche  oggidi    iuffillcnti    e    faraofi    pel  danno, 
che  recano  in  quelle  contrade.  Ma   si   gloriofa   fu   l'oftinazione  dell' 
Augufto  Lodovico,  che  fui  fine  dell'anno  prcfente  ridude  qucgl' In- 
fedeli a  perdere  la  fperanza  di  foccorfo,  e    in  tale   llato,    che    furono 
in- fine  obbligati  alla  refa.  Se  vogliam  feguitare  il  Padre  Pagi  («),  e-  (a)  PAgìus 
gli  fc  ne  impadroni  nell'anno  prefcntcj  tuttavia  e  da  prcfern-  Camil-  inCrit.  Bar, 
lo  Pellegrino  (^),  che  diffcri  all'anno  fegucnte  la  prefa  di  quella  Cit-  (b"i  Peregri- 
tà,  e  tal' opinione  coli' autorità  di  uno  Scrittore   contemporaneo  ver-  """  ^'fl'r. 
rà  da  noi  dimollrata  non  folo  più  verifimile,  ma  certa.  ^tln^Jlard 

Mi  fo  io  a  credere,  che  nell'anno   preferite  fucccdefTe   ciò,  che  p"ii.T.n. 
l'Anonimo  Salernitano  {e)  fcritfe,  e   vien   confermuo   da  una  Lettera  Rer.  Ualk. 
dell' Impcrador  Lodovico,  di  cui   parleremo  all'anno   feguente  :   cioè  (<^^  Anonf- 
che  riufcì  all'armi  Criftiane  d'elio    Auguro  di    fconfiggere  tre   Am-  ^,^^'„^f"'" 
mirati,  o  vogliam  dire  tre  Generali  de' Saraceni,  che  guidando  briga-  Paraiip. 
te  di  lor  gente  in  gran  numero,  mettevano  a  facco  tutta  la  Calabria:  cap.  loz.  dr« 
il  che  diede   non  picciolo  crollo  alla  lor  poten2a  in   quelle  parti,  e   '°^- 
fervi  in  oltre  ad  afiFamar  Bari,  ed  a  facilitarne  la  conquida.  Appartie- 
ne appunto  a  quell'anno  ciò,  che  narra  Andrea  Prete  Italiano  {d)  ed  (d)  Andrea 
Autore  di  quelli  tempi  nella  fua  breve  Cronica,  pubblicata  dal  Mcn-  Pnibyter^ 
chenio.    Ricorfero  all' Imperador    Lodovico    i   Popoli,  che   reftava-  '^'"'-"'c- 
no  nella  Calabria  fotto  il  dominio  de' Greci,  pregandolo  d'aiuto,  per-  ^"'^'J^^ 
che  i  Saraceni  avcano  ridotte  in  dcfolazione  le  lor   Città  e  Chiefe,  e  jutncbtnii. 
con  cfibirfi  di  darli  a  lui,  e  di  pagargli  da  lì  innanzi   tributo.  Lodo- 
vico moflbnc  a  compaffione,  fenza  però  accettar,  la  loro  offerta,  inviò 
in  foccorfo  loro  Ottone  Conte  di  Bergamo  ^  ed  Ofchifi»^  e   Gatiardo  Ve- 
fcovi,   i  quali   adunato  un   cfercito,   diedero,  addollb   a   que' Barbari, 
mentre  placidamente  fé  ne  (lavano   mietendo  i  raccolti   in  certa  Val- 
le, e  fattane  una  grande  ftrage,  liberarono  i  prigioni  Crilliani.  Por- 
tata quella  nuova  a  Cincimo  Generale  de'  Saraceni  abitante  nella  Cit- 
tà di  Amantca   lì  molFe  con  molte  forze  centra  de'  Crillianij  ma  an- 
ch'egli  fu  sbaragliato   ed    infcguito   da   i  vincitori    fino   alle    porte  di 
quella  Città.  Penetrò  dipoi  l'Imperadorc   per  mezzo  delle  fpie,  che 
il  fuddetto  Cincimo  con  un  poderofo  rinforzo  a  lui  venuto  per  foccor- 
rere  Bari,  avca  rifoluto  di  alTalire  i  Crilliani  nel  giorno  del  Santo  Na- 
tale, lufingandofi  di  trovarli  fprovveduti  e  attenti  folo  alle  divozioni. 
Pertanto  ordinò,  che  i  fuoi  prima  del  giorno  afcoltaflero   Mefla,  e  fi 
comunicaffero,  e  poi   prefc  1'  armi  ufcilfcro  incontro  alle  mafnadc  di 
quegl' Infedeli .  Così  fecero,  e  pieni  di  coraggio  attaccarono  con  co- 
loro la  zuffa  sì  vigorofamcnte,   che   li    ruppero,   e  ne  fecero  un  co- 
piofo  macello.  Quelle  perdite  quanto  collernarono  gli  animi  del  Sol- 
dano  e  dc'fuei,  altrettanto  rallegrarono  il  Popolo  Fedele  di  Gesìi  Crifto, 
e  del  loro  Imperadore.  Ci  chiama  ora  a  fc  l'illuftre  Città  di  Napoli. 
Era  mancato  di  vita  Sergio  Duca  di  quella  Città,  in  qual'Anno  prc- 

Topi.  V.  K  cifa- 


74  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  cifamente  noi  fo^  con  lafciar  fiio  Succeflore  in  quel  Ducato  Gregorio 
Anno  fcvo..  ji  maggiore  de' Tuoi  Figliuoli,  dichiarato  molto  prima  Maeftro  de"  Mi- 
liti^ ed  è  lo  fteflb  che  dire  Duca.  Lafciò  anche  dopo  di  sé  altri  Fi- 
gliuoli, fra' quali  Ata-nafio^  già  creato  Velcovo  di  Napoli,  uomo  di 
(a>  Johann,  finta,  vita,  e  Stefano  Vefcovo  di  Sorrento,  {a)  Finché  vilfe  e  regnò 
^ta°"s  'a-  ^'■^g"''">  P'^''  ^^^^  ^gl'  uomo  valorofo  e  favio,  e  pe'riciflTmo  della  Lin- 
thanafii  ~  8"*  Greca  e  Latina,  camminarono  bene  gli  affari  di  quella  Città;  e 
Efifcopi  benché  r  Tmperador  Lodovico,  allorché  nell'anno  8(56.  venne  coU'ar- 
Ktafol.  mi  in  quelle  parti,  fi  profcfran'e  mal  foddisfatto  di  quel  Popolo,  e  fors' 
p.  iy.  r.  //.  gp(.|^P  del  loro  Duca,  pure  il  fanto  Vefcovo  Atan.ido,  fpcdito  incon- 
Rer.  Italie^     _  ,    •  t       '  ,  •  ì    ,v  n  j.    m     i 

tro  a  lui,  con  si  buona  maniera  s-  mtrodulle  nella  grana  d  elfo  Impe- 
radore  e  deli' Augulla  fua  Confbrtc,   che  non  fece   violenza   alcuna   a 
,   Napoli,  e  né  pure  v'entrò  dentro.   Da   lì  a  non  molto   cadde  malato 
Gregorio,  e  confultati  i  fuoi  Fratelli,  e   maffimamenre   Atanafio    Ve- 
fcovo, dichiarò  Duca  e  Collega  fuo,  Sergia  If.  fuo  figliuolo,  al  quale 
prima  di  morire,  raccomandò  vivamente  d'effere  ubbidiente  al  Prela- 
to fuo  Zio,  e  di  regolarfi  affatto  col  di  lui  parere,  perché  così  ope- 
rando, bene  farebbe  per  luì,  male  facendo  il  contrario.  Di  quelli  do- 
cumenti fi  dimenticò  ben  preffo  lo  fconfigliato  Giovane.   La  Moglie 
fua,  Donna  'uperba,  non-  potea   fofi^erire,   che   egli  fi   fuggettaffe  a  i 
configli  e  alle  ammonizioni  del  Santo  Prelato,  e  gli  andava  intonan- 
do all'orecchio,  che  fé  pur  intendeva  di   comparire  e  d'effere   vera- 
mente Principe,  dovea  non  folo  aftenerfi  dall' averlo  per  Configliere, 
ma  anche  tenerlo  lungi  da  sé,  anzi  sbrigarfi  da  quell'intoppo.    Dalla 
Lettera,   che  citeremo  all'anno-  feguente,  del'' Imperador  Lodovico, 
(l  ricava,  che  fra  l'ahre  ammonizioni  del  buon  Vefcovo,  che  amareg- 
giavano il  Duca  fuo  Nipote  e    la  Moglie  di  lui,  quella   v'entrava  di 
troncar  l'amicizii  co  i  .Saraceni,  o  per  dir  meglio  una  fpezie  di  lega 
contratta  con  loro,  e  vergognofi  troppo   per  un   Principe   Criltiano. 
(b)  £>i/ii/<»>  De' Napoletani  fcrive  così   qucll' Imperadore   (^)  :    Infìdelibus  arma  ^ 
LuJov.u.     alimenta-  i^  aetera  fuhftdia  trihuentei^  per  totius  Imperli  nollrì  litora  eos  du- 
nym.  Salir- ^^'^^  >  ^  '^'^*"  ^Pf^^  toties  beati  Petri  Apoftolorum  Principis  fines  furtim  de- 
nitan.c.       pr<edarì  conantur ^  ita  ut  faEla  vìdtatur  Neapolis   Panormum  vel  Africa. 
io6.  ^uumque  iioflri  •jui/^ite  Saracenoi  infecjtiuntur  ^  ipft  ^  ut  pò  flint  evadere.,  Nea^ 

pnlim  fuqiunt.,  (fuibus  non  e  fi  neceffarium.,  Panormum  repctere  ^fed  Neapo- 
hm  fu^ientes ,  ibidem  quoufque  perviderint  latitantes  ,  rurfus  improvifo  ad 
exterminia:  redèunt .  (i)  Ora  tanto  picchiarono- ia  capo  al  Duca  Sergio 

la 

(i)  AgV  Infedeli  dando  armi,  e  alimenti.,  e  gii  altri  fnf/ìdj\,  gli  guidano  per 
i  lidi  di  tutto  V  Imperio  noflro  -,  e  con  effì  tante  volte  tentano  di  furtiva- 
mente predare  i  confini  del  beato  Pietro  Prencipe  degli  Jpofloli,  talchi 
Napoli  par  divenuto  Palermo.,  o  V  Affrica .  E  tatti  i  nofiri  prefeguìt an- 
dò i  Saraceni,  queUi  per  poterla  [campare y  fuggono  a  Napoli,  non  effe»' 
do  loro  nece [farlo  ritornare  a  Palermo^  ma  fuggiti  a  Napoli,  ivi  na[cO' 
Jii  tanta  che  vedano  il  belle^  nuovamente  all'  improvifo  ritornano  aglijìer- 
mìMj . 


Annali    d'  Italia.  75" 

la  Moglie,  ed  altri  perveiTi  Configlicri,  che  il  traflcro   a  mettere  in  Era  Volg, 
prigione  il  Vefcovo  Atanafio,  e  gli  altri  fuoi  Zii .  Non  lì  può   dire,  '^««o  870. 
che  commozione  eccitaffe  in  tutta  la  Città  quello  barbaro  awenmien- 
to.   Altro  non  s'udiva  che  gemiti,  urli,  e  mormorazioni    contra  dell' 
iniquo   Principe.  Però  congregato  tutto  il  Clero  sì  Greco  che   Lati- 
no di  quella  Città  co  i  Monaci,  lì  portò  al  Palazzo,   chiedendo   eoa 
grida  la  liberazione  dell'amato  loro  Prelato.  Ando  nelle  fune  Sergio, 
prefe  tempo  a  rifpondere,  e  finalraerice  dopo  fette  di,  avendo  intefo, 
che  i  Sacerdoti  erano  rifoluti  di  fcomunicarlo,   di  delìltere  da    i   (acri 
Ufizj,  e  di  fpogliar  gli  Altari,  rimile  in  libertà  il  buon  Vefcovo.  In- 
credibile per  quello  fu  il  giubilo,  e  la  fella  di  tutto  il  Clero  e  Popo- 
lo, in  guifa  die  fi  pentì  il  Duca  d'averlo  liberato,  e  cominciò  a  te- 
nergli delle  fpie  intorno,  per    fapere,    chi    andava  e  veniva  da  lui  j  e 
da  li  innanzi  perfeguitò  a  man  falva  gli   Ecckììallici ,  oppreffe  le  Ve-  ^J^f     "'^' 
dove,  e  i  Poveri,  perchè  niuno  più  v'era,  che   in   lor   favore   aprifTe  p.u.i.ii. 
la  bocca.  In  quell'anno  fecondo  la  Cronica  Saracenica  («),  s'impadro-  Jtfr.  Italie. 
nirono  i  Mori  dell' ifola  di  Malta  nel  di  zo.  d'Apollo. 

Anno  di  Cristo  dccclxxi.  Indizione   iv. 
di  Adriano  II.   Papa   5. 
di  Lodovico   II.  Imperadore  23.  21.  e  17. 

NON  potè  piti  lungamente  rcfiftere  all'armi  Crilliane  l'aflediata 
Città  di  Bari.  Da  ella  furono  in  quell'Anno   finalmente   fnidati     • 
i  Saraceni .  Lupo  Prctofpata  (^),  che  fcrive  prefa  quella  Città  da  i  Fran-  (b)  Lupui 
chi  ^««0  808.  IndiEiione  Prima ^  tertia  die  ìntrantc  Menfe  Fehruario ^  trop-  ^.""^f^lf  „ 
po  fconciamente  ralla  nelr  Anno.  Ha  bensì  colpito  nel  Mefe,  percioc-  ^^^  j,^/;^ 
che  Andrea  Prete  (0,  Scrittore  contemporaneo,  nella  fua  breve  Cro-  (q)  Ananas 
nica  notò,  che  dopo  le  fcontìtte  fopra  riferite  de'  Saraceni, /èfK<?«^/  Men-  Presbyttr 
fé  Februario^  quirito  ( iox(e  quarto)  expìeto  Anno ^  quod  Bari pojjìffam  {oh-  '^^^."^^f^'' 
fefiam)  habebat  Dominus  Imperatore  comprehendit   Soldanum^  6?   reliquos  Menchemì. 
Saracenos  ibi  confiflentes  interemit  Anno  XXI.  IndiSlione  IF.  cioè  nell'  An- 
no prelente.  Che  quella  Città  non  fi  rendeffe   per  capitolazione,   ma 
forte  prefa  per  forza,  fi  può  raccogliere  dalla  llrage  allora  fatta  de' Sa- 
raceni.  Se  la  fcappò  netta  il  loro  Sultano,  fu  fecondo  la  tellimonian- 
za  dell'Anonimo  Salernitano  (^),  perchè  coltui  ritiratofi  in  Una  Torre  (d)  Anon>j- 
ben  forte,  chiamò  Adelgifo  Principe  à\  Benevento,  che  era  intervenuto  ""*'  ^^'"'' 
coìV Imperador  Lodovico  a  quelPimprefa,  e  fi  arrendè  a  lui,  falva  la  vi-  "//^"'[L^ 
ta,  con  dirgli  di  meritarlo  bene,  perché  aveva  in  fuo   poter  una  Fi-  pag.  108. 
gliuola  d'elfo  Principe,  già  datagli  per  ortaggio,  e  giurò  di  non  aver- 
la toccata.  Da  ciò  prele  motivo  Adelgifo  di  domandarlo  con  due  com-  (e)  Ccnjiait- 
pagni  in  grazia  all' Imperadore,  che  le  ne  contentò,  ma  male  per  lui.  tinus  por- 
Collamino   Porfirogenncta  CO  parlando  della  prefa  fuddetta  di  Bari,  ph'-^S':»"- 
fcrive,  che  quella  Città  col  fuo  territorio^  e  co  i  prigioni  tutti  venne  in  'i}^^l['Jcd 

K  z  potè- 


7<5  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  potere  de'  Romani^  cioè  de' Greci.  Ma  fenza  fallo  s'inganna.  Non  ap- 
Anno  871.  penice,  che  1  Gicci  aveflcro  parte  ncll'acquilto  d'e(U  Città}  niun  fc- 
gno  d'averla  Lodovico  cedura  all'Imperador  Bafilio,  li  raccoglie  dal- 
la Lettera  che  da  qui  a  poco  verrò  allegando,  (^icl  che  è  più,  tanto 
(a)  F.rchcm-  Erchempcrio  ("),  quanto  1!  fopra  citato  Lupo  Protofpata,  aflcnfcono, 
pertus  hifi.  ^^^  i  Qreci  folamcnie  dopo  la  morte  dell' Imperador  Lodovico,  iic- 
*"'■  ^  ■  come  vedremo,  entrarono  in  quella  Città.  Dopo  quefta  gloriofa  im- 
prefa,  aggiugnc  il  fuddcrto  Erchcmperco,  che  l'Augulto  Lod-wico 
inviò  la  Tua  .Umata  all'aUcdio  di  Taranto  Città  tiraneggiata  anch' ef- 
fa  da  i  S.iraceni.  All'Anno  prefentc  pare,  che  s'abbia  a  riferire  col 
Cardinal  B  ironio  una  Lettera  fcritta  dall' Impcrator  Lodovico  a  Bafi- 
(b>  jinony-  l'O  Imperador  de'' Greci ^  e  a  noi  confervata  d.ill'  Anonimo  Salernitano  (b)  . 
tnus  sakr-  Forfè  j  profperi  fucccilì  dell' Augurto  L:iiino,  notificati  al  Greco  col- 
mtaiìus  j^  fpedizion  di  due  Ambafciatori,  moflero  ad  invidia  Bafilio,  il  quale 
taf.  94.  '  perciò  fcrifTc  al  medefimo  Lodovico  una  Lettera  tutta  teffuta  di  varie 
doglianze.  La  prima  era  del  fard  Lodovico  chi-imàrc  Imperadore^  pre- 
tendendo Bafìlio,  che  quelto  nome,  ficcome  ancor  quello  di  B.iftleò^ 
folle  nerbato  a  1  Ioli  Imperatori  d'Oriente,  con  tacciare  di  novità 
l'ufo,  che  ne  faceva  Lodovico,  e  con  dire,  ch'egli  dovca  intitolarfi 
Imperador  de'  Franchi^  e  non  già  de'Romani .  Rifponde  faviamentc  1'  Au- 
gullo  Lodovico,  che  il  nome  di  Baftleo^  fignificante  Re^  li  truova  ado- 
perato da  tutte  le  antiche  e  moderne  Nazioni}  che  quello  d' Impera- 
dore  nella  lua  Cafa  non  è  nu  >vo,  avendolo  goduto  inhno  il  fuo  bilavo- 
lo  Carlo.  Riconofce  poi,  che  da  i  Romani  nc'fuoi  Maggiori  e  in  lui 
fleffb,  era  venuto  non  folamente  l'Imperio,  ma  anche  il  Regno  di 
Francia,  pcrch'cHi  erano  Itati  unti  Re  da  i  Romani  Pontefici.  Nifi^ 
dice  egli,  Romanorum  Imperater  ejfemus^  utique  nec  Francorum.  A  Ro- 
mania enint  hoc  nomen  i^f  dignitatem  a[fumftmus ,  apud  quos  profetò  primo 
tanta  culmen  fuhlimitatis  y  appellatioms  effulfit  ^  quoriimiue  Gentern  (^ 
Vrbem  divinitus  Gubernandctm^  y  Matrem  omnium  Eccleftarum  Dei  de- 
fendendam  atque  fuhlimandam  fufceptmus^  ex  qua  re  (jf  Regnandi  prius^ 
(^  pofimodum  Imperandi  auctoritatem  profapia  noftra  Jeminarium  jumfit . 
Si  ftupifcc  poi,  come  Bìfilio  abbia  Icritto,  che  mentre  i  luoi  Greci 
tentavano  di  ripugnar  Bari,  i  Franzcfi  fé  ne  (lavano  colle  mani  alla 
cintola  mirando  1,  f  nza  porger  loro  aiuto,  e  con  attender  iolo  a  i  con- 
viti.  Quando  manifc-fta  cofa  era,  che  i  Greci,  dopo  aver  fatto  i  bravi 
con  dir  uno  o  due  alTalti,  s'erano  tolto  avviliti,  e  fegrctamentc  tor- 
nati a  i  lor  paefi}  e  intanto  que' Franchi,  che  fecondo  lui  attcndcano 
folamente  a  divertirli,  aveano  daddovero  prcfa  la  Città  di  Bari.  La- 
mentali poi  r  Imperador  Lodovico,  perché  Niccta  Patrizio,  dellinato 
da  Balilio  alla  guardia  del  Golfo  Jdriatico  colla  lua  flotta,  avea  dato  il 
facco  a  molte  Terre  della  Schiavonia  Franzefc,  col  pretelto,  che  gli 
Schiavoni  avelTcro  fpogliato  i  Legati  Pontificj  nel  ritorno  loro  da  Co- 
ftantinopoli,  benché  condotti  fopra  Legni  dello  Iteflb  Greco  Impcra- 
radore .  Duolli,  dico,  gravemente,  perchè  que' Legati  fieno  .'lati  sì 
malamente  provveduti  e  guidati,  e  nulla  finora  delle  robe  loro  refti- 

tui- 


Annali    d'  Italia.  ji 

tuitoj  e  che  Niceta  abbia  dato  il  guafto  a  varie  Caftella  di   giurifdi-  Iìra   Volg. 
zione  del  medefimo  Lodovico,  ed  in  oltre  abbia  menata  via  prigione  ^**^<'  ^V'- 

fran  qumtirà  di  quei;!' innocenti   Popoli:  iniquità  tanto  più  intollera- 
ilc,  (i)  ut  tifdem  Schvinis  nofìris  cum  navi  bus  fui  s  apud  Barim  hi  prò- 
cbi5lu  commimis  utilitatis  cOfìftftentiltus  ^  (^  nihil  fibi  «dverft  aliunde  inmiinert 
putantibus^  tam  irnpie  domus  fu^e  quoque  diripereritur  ^  fibtque  centingerent., 
qua  fi  prcenofcerent  ^  nequaquam  prorfus  incunerent .  Perciò  qualora  Bu(ì- 
liu  non  emeiìdi  il  fatto,  {i)  jufi<e  feveritatis  noflrx  proxbna  tiltio  proctil 
dubio  lubfequetur .  Ci  fan  conofcerc  tali  notizie,   che  tuttavia   l'illria, 
e  almen  qualche  parte  delle  Città  maritime  della  Dalmazia  ubbidiva- 
no airimptrador  d'Occidente.  Rifcrilce  Giovanni  Lucio  (^)  uno  Stru-  i'^')  Johann. 
mento  fatro  nella  Città  di  Spalatro ^  Regnante  in  Italia  Lothario  Fran-  ^^f"^'  ^^^._ 
corum  Rcge  per  Indin.  XF.  fub  die  IF.  Non.  Martii,  cioè   nell*  Anno  w/^'j.^.c.  j. 
837.  o  pure  neirSfi.   Mi  giova  ancor  di  produrre  un' Ifcrizionc,  che 
tuttavia  fi  legge  nella   Città  di  Pola   nell'I llria,  ed  è  tellimonio  del 
continuato  d<. minio  dell' Impcrador  Lodovico  in  quelle  parti.  Si  mira 
efla  fopra  una  Porta  laterale  del  Duomo . 

AN    INCARNT.  DNÌ    DCCCLVIT. 

IND.   V.  RLGE  LODOWICO    IMP.  AVO. 

IN    ITALIA.   HANDEGIS    HVIVS    AECCE 

ELEC.  P.   ENE  CONS.   EPS.   SED.   AN.  V. 

Quello  Vefcovo  non  fu  conofciuto   dall' Ughelli  nel  Tomo   Quinto 

deli'  Italia  Sacra. 

Finalmente  fcrive  nella  fua  Lettera  l' Imperador  Lodovico  dopo 
aver  parlato  dell'iniquo  procedere  de'Napoletani  fautori  de'Saraceni  fj) 
Noveris,  cxercitum  nopum,  Bari  triumphis  nofiris  fubmijfa^  Saracenos 
Carenti  pariter  y  Calabria  nos  mirabiliter  humiliaffe ,  s'imul  £5?  comminuif- 
fé;  ac  bos  celenter^  duce  Dea,  penitus  contriturum  y  si  a  mari  prohibiti 
fuerint  ejcarum  admittere  coptas^  vel  etiam  claffibus  a  Panormo  vel  Afri' 
ca  fufcipere  multitudines  .  Perciò  prega  Bifilto  di  voler  inviare  un  com- 
petente iluoio  di  navi,  che  impedifca  i  trafporti  de' Saraceni,  con  ag- 

gtu- 

(l)  che  gV  iftejfi  noflri  Schiavini  colle  proprie  navi  ftando  preffo  Bari  a  poe- 
tata del  vantaggio  comune.,  e  niente  di  avverfo  credendo  fovrajìargli  d' al- 
tronde ,  con  tanta  empietà  faccheggiate  foffero  tutte  le  di  loro  cafe ,  e  lo- 
ro accadefjero  cole.,  le  quali  previfle  nienre  afatto  farebbero  accadute. 

(z)  certamente  ne  verrà  fubito  la  noftra  giufia  e  fevera  vendetta . 

(5)  Sappiate j  che  il  nofro  efercito.,  Joggio^ato  Bari  a' noflri  trionfi.,  e  i  Sa- 
raceni di  Taranto  e  di  Calabria  per  noi  mirabilmente  umiliati  infteme  e 
indeboliti.,  quefti  preflamente  col  Divino  ajuto  disfarà  affatto.,  fé  farà  lo- 
ro impedito  avere  vettovaglia  per  mare ,  e  anco  da  Palermo  e  dall'  Jffri' 
'c*  gente  mtilta  ton  navi. 


78  Annali    d'  Italia. 

Era   Volg.  giugncrc  (i) .  N'os  enim  Calabria^  Deo  aurore ^  expugnata ^  Siciliani  di- 
Anno  871.  ^pofuimus ,  fccundum  coìHmunem  placitum^  libertati  rejlitticre .  Cjueitc  glo- 
jiolc  imprcfe  meditava  i'  tmp^rador  Lodovico  contra  de' Saraceni,  for- 
midabili allora  alla  Crilliaiiita  si  in  Oriente  che  in  Occidente,  non  nien 
di  quello,  che  poi  furono   i  Turchi  profjObri   della  lor  Legge,   fpc- 
zialmcnce  dopo  aver  foggiogato  i  Saraceni  mcdefmii.    Ma  (concertate 
limafer'»  luite  le   fue  idee  da  una  di  quelle  vicende,  che  ben  di  rado 
fucccdono,  ma  pur  fuccedono  fulla  Terra,  patria  della  corruzion  de 
gli  A'iinii  ede'Corpi.  Dimorava  tuttavia  in  Benevento  eflo  Augullo, 
allorché  cadde  in  cuore  al  Principe  di  quella  Terra  Adclgifo  il  malva- 
gio penfiero  di  mettere  le  mani  addoHb  alla  di  lui  facrata  perfona  .  Co- 
i^  C^"P"-   itantino  Poi  Srogenneca  fcrive  W,  che  il  Sultano  prigione  in  Benevento, 
^cnneuin     uomo  de'  più   furbi  ed  alluti  del  Mondo,  quegli  fu  ,  che  gì'  ifpiro  una  sì 
Vit.  Bafilii     deccilabil  nfoluzione .  In  fatti  anche  l'Anonimo  Salernitano!'^)  attella, 
Maced.  che  Adelgilo  fi  configlio  con  lui  (opra  un  affare  di  sigrande  importanza: 

(b)   jinony-  jj^^o  s'  era  egli  affratellato  con  quell'  Infedele  .  Il  motivo  di  procedere  a 
"mtanui  '  '     ^^""^  ""  ^^^'^  ^'  Palpabile  di  fellonia  contra  del  fuo  Sovrano  variamente  vie- 
ParaU^om.     ne  fcritto  da  gli  antichi  Storici.  L' Annalisa  xJi  Metz  (0  dice,  ch'egli 
cap.  109.       ciò  operò  (1)  Grecorum  perfuaftonil'us  corruptus;  e  che  a  perfuafionc  di 
(e)  Annaks  -^^^  molte  Città  (3)  Samnii^  Campania ^  i^  Lucania ^  a  Ludovico  receden- 
Mettr/ès.      ^^^ •>   Gracovum  dominatìoni  fé  fubdlderunt .    A    tali   notizie  l'Jmperador 
moffe  l'efercito  verfo  la  Capitale,  cioè  per  andare  a  Benevento,  Cit- 
tà allora  piena  di  ricchezze.  Non  l'afpettò  AdeJgifo,  ma  fcaltramcn- 
te  gli  venne  incontro}  proteflò  la  fua  fedeltà   ed    offequioj    giurò    di 
non  avere  in  guifa  alcuna  acconfentito  alla  ribellion  di   quelle   Città  j 
fece  anche  giocar  molti  regali:  laonde  fu  rellituito  nella  grazia  primie- 
ra. Paffato  dipoi  l'Imperadorc  contra  delle   Città   ribellate,    tutte    le 
riduHc  all'ubbidienza,  fuorché  Capui,   che   per  effere   forte  di    mura 
convenne  llrignerla  con  affedio.  A  tutti  1  contorni  d'elTa  Città  fu  da- 
to un  terribil  guaito.  Veggendofi  i  Capuani  ridotti  a  mal  punto,  pre- 
garono il  Vefcovo  loro  Landolfo  d' intcrporfi ,   ed   alzato  il    Corpo    di 
San   Germano,  procelfionalmente  ufciti   di   Città,  andarono  a  trovar 
l'imperadore,  gridando  raifcricordia.  Moffo  a  pietà  1' Augufto  Sovra- 
no, loro  perdono;  e  in  tal  maniera  fcacciati  i  Greci,  polla  guarnigio- 
ne nelle  Città  prefe,  andoffene  dipoi  a  Benevento,  dove  gli  fuccedet- 
te  la  difgrazia,  che  or' ora  verrò  raccontando.  In  efl'a  Città  fi  truova 
egli  nel  di  14.  d'Apjilc  dell'anno  prelcnte,  come  apparifce  da  un  fuo 

Di- 

(1)  Imperciocché  noi  col  divin»  ajuto  ef pugnata  la  Calabria^  éibbiemo  deli' 
berato  di  rendere  alla  libertà  la  Sicilia  ^  fecondo  il  comune  placito . 

(i)  de'  Greci  dalle  perfuasive  corrotto . 

(})  de' Sanniti y  Campania^  e  Lucania  ritirandosi  da  Lodovico  si  fogge! t.a- 
rono  al  dominio  de'  Greci . 


Annali    d'Italta.  79 

Diploma,  già  pubblicato  da  me  («) .  Ma  non  fi  può,  Te  non  difficil-  Kb  a  Volg. 
mcnce,  preftar  fede  al  racconto  del  fudo'ctro  Autore,  perchè  oltre  «'  /^j^^^^^f ^J: 
non  avere  gli  antichi  Scrittori   Italiani   nuli»'  detto,   nulla   conofciuto  ^'^^  ,"JiTc"' 
dell'afledio  di  Capua,  né  dell'efierfx  data,  come  egli  pretende,  qufl-  Dijfert.  ir. 
la  con  altre  Città  circonvicine  a  i  Greci:  lontano  dal  vcrilìmile  fi  fcuo-  fs-  5^5- 
pre,  che  i  Principi  di  Benevento,  e  i  Conti  di  Capua  avefTcro  voluto 
ammettere  prelìdj  Greci  nelle  loro  Città,   e  raa{Tìmart>ente    ftando  in 
tanta  vicinanza  l' Imperador  Lodovico  coli' armi  in  mano.  Si  vuol  non- 
dimeno confcfTarc,  che  Leone  Oflienfe  W  fcmbra  accoftarfi  a  tale  opi-  ^^^'^'t 
nione,  allorché  dopo  la   prefa  di  Bori  fcrive,  che    (i)  duo  quidam  Co-  ,^c'^^'*„ 
mites  nifi  funt  in  Imperatorem  infur^ere .  ^uod  qunm  cognovijfot  Imperator  ^  /  j_  j^^_  j^^ 
perfecut(4S  efl  eos  ufque  Marftam,  ubi  illi  non  audentes   consiftere^  f ugnimi 
Berievcntum.  Di  quc(b  due  Conti  parleremo  fra  poco ."  Aggiugne,  che 
r  Impcmdbre  in  perfeguitando  que'due  Conti,  arrivò  ad  Ifernia  ;  e  vo- 
lendo quella  Città  rtfiliere.  la  efpugnò  e  prefc  .  Pofcia  per  Alife  e  Te- 
Icfc  palsò  alla  Città  di  Sant'Agata,  intorno  al  cui  afiedio  fi  fermò  per 
alquanti  giorni.  V'era  dentro  Ifembardo  Gaftaldo,  cioè  Governatore 
perpetuo  della  medefimaj  buon  per  lui,  c\\e  Bajfacio  Abbate  à\  Monte 
Canno,  per  efi'ere  fuo  Parente,  impetrò  a  lui  f  alla  Città  dall' Impe- 
radorc  il  perdono.  Colà  ancora   comparve  Adeìgifo    Principe  di  Bene- 
vento. Gittatofì  a' piedi  dell' Augufto  Sovrano,  ottenne  non  folo  per 
sé,  ma  anche  per  gli  due  Conti  fuddctti,  d'eflere  rimedi  nella  fua  gra- 
zia. Ciò  fa[to,  l'Impcradore  andò  a  Benevento  a  trovare  una  fciagu- 
ra,  ch'egli  mai  non  fi  farebbe  afpettato.   Ma  ne  pur  qui    poflìam  ri- 
pofare  full' autorità  dell' Oltienfe  .   La  ribellione  di  que'due  Conti,  per 
atceltato  di  Erchemperto,  ficcome  vedremo,   accadde  dopo  la  difav- 
vcniura  occorfa  all' ìmpcradore,  e  per   confeguente   anche    l'etpugna- 
zion  di  quella  Città.  Ciò  che  bensì  poflìam  credere  all'Oitienfe,  per- 
ché concordemente  aflerito  da  gli  altri  antichi    Storici,  fi    è,   che    le 
infolenze  ulate  al  Popolo  di  Benevento,  non  già  da  Lodovico  fmpe- 
radore,.  Principe  aflai  buono,   ma  dalle  Tue  mil'zie,  e   maflìmamentc 
dall' Impeiadiice  /Jngiiberga  Tua  Moglie,  Principefla,  in  cui  non  fi  fa- 
peva  dilcernere  fé  maggior  foffe  la  Superbia  o    l'Avarizia,   quelle  fu- 
rono, che  fecero  perdere  in  fine  la  pazienza  ad    Adelgifo   loro    Prin-  ^^^-j  Erchim- 
cipe.  (i)  Cwperuut  Galli  gra-viter  Beneventarios  perfe^tii^  ac  crudiliter  ve-  ptnus  nifi. 
xare:  lon  parole  d' Erchemperto  (0.    ^umque  Beneventanos  hofiiUter  op-  34- 

infe- 

(i)  certi  due  Conti  tentirono  di  follevarsi  contro  V  Imoeradore .  Lo  che  aven- 
do faputo  t' Imperador  e  h  perfeguitò  fino  a  Mar  sia-,  ove  ejji  non  avendo 
ardire  di  fermarsi ,  [e  ne  fuggirono  a  Benevento . 

(1)  Cominciarono  li  Francesi  a,  gravemente  per feguitare  i  Beneventani ,  ed 
a,  vejfarli  con  crudeltà .  E  la  fua  moglie  ojlil mente  infeq:iendo  i  Bene- 
ventani, e  te  di  loro  donne  per  ogni  modo  troppo  difanorando,  e  varia- 
mente ingiurjndoli\.  dicendo  a' fuoij  (he  i  Beneventani  niente  fanno  difen^ 
dersi  cogli  feudi  i^c. 


8o  Annali    D*  Italia. 

E»*  Vo!g.  infequeretur  fua  Conjux  ^  atque  muìieres  illorum  omnimodis  nlmìum  fadaret  ì 

Anko   871.  ^  tpfa  Bene-vcntanos  variis  injiinis  afficeret  ^  aJJ'crens  ad  fnos ,  quia  minime 

fé  jaunt  communire  Beneventani  clypeis  &c.   Lo  iteffo  viene  allenii  odali' 

(a)  Anon'^-  Anonimo  Salernitano  («),  per  tacer  d'altri  Autori.  Cedreno  (A)  Autor 

mus  Salem.  Greco  fcrive,  elFere  proceduta  tutta  la  fccna,  che  io  fon  per  raccon- 

paraitpom.     tare,  da  i  configli  e  daile  cabbale  del  S'?ldano,  che  condotto  prigio- 

(h\  c^dr       "^  *  Benevento  s' er*  intrinficato  con  Adclgifo  e  collo  (h(ro  Impcra- 

im  Annalil'.  t^ore .  E  certamente  che  Adelgifo  fi   configlialTc  con  coftui,  Io  afferì 

anche  l'Anonimo   Salernitano.    Nel  rello  il  racconto  di   Cedreno  di- 

fcorda  dalla  verità  della   Storia,  e   meritano  qui  più    fede  gli   Storici 

Latini . 

Ora  gli  Annali  di  Metz  c'infegnano  avere  Jdelgifu  Principe  di 
Benevento  fiaudolentemence  perfuafo  all'  Impcrador  Lodovico  di  lafciar 
tornare  alle  loro  cale  le  milizie  Franzcfi,  perchè  lo  (lar  più  quivi  era 
di  loro  incomodo  e  di  gran  danno  a  i  Tuoi  fudditi.  Refto  dunque  con 
pochi  Lodovico.  Ma  è  maggiormente  da  preftar  fede  ad  Andrea  Prc- 

(c)  Andreas  te  (<;) ,  Storico  Italiano  contemporaneo,  che  fcrive,  avere  Adelgifo 
Prahyur  profittato  del  tempo,  in  cui  (0  f^'»»^  Frana  feparati  per  Cajìella^  vel 
Tomi  Rer.  CivitaJes  fideiites  abfque  ullo  terrore^  credentes  fidei  Beneventanorum .  Pc- 
Xiirmun'ic.  ''ò  vcouto  il  bil'ogno  dcl  loro  aiuto,  furono  trattenuti  da  i  Beneven- 
Mioflienii.     tani  in  maniera,  che  niun  d'eflì  potè  accorrere  alla  difcfa  del  proprio 

Padione.  Nel  giorno  zf.  d'  Agofto  Indifìiene  XI.  (fi  dee  fcrivcre  ^ar- 
ia) per  atteltaco  dcl  iuddetto  Andrea,  fcoppiò  la  congiura  de' Benc- 
vent;<ni.  Mentre  l'imperadore  dopo  il  mezzodì  ripofava,  uniti  andaro- 
no al  Palazzo  per  forprenderlo .  Corfcro  all'armi  i  pochi  Franzefi  di 
lua  guardia}  e  fvcgliato  l' Imperadorc  da  quel  rumore,  corfc  anch'c- 
^\  alia  difefa.  Adelgifo  vcggendo  la  refillenza,  fece  metter  il  fuoco 
alle  porte  del  Palazzo;  il  the  coftrinfe  l' Imperadorc  a  ritirarh  colla 
Moglie  Augulla,  e  alquanti  de' tuoi  in  una  Torre  forte,  dove  per  tre 
di  li  difele;  le  pur  quella  Torre  non  fu  il  Palazzo  medefimo.  Ne  gli 

(d)  Annalet  Annali  Bertiniani  (<^J  fi  l^ggc  :  Adelgifus  cura  aliis  Beneventanis  adver- 
Trancor.  fuì  ipfum  Imperatorem  confpiravit ,  quoniam  idem  Imperator  facltene  Uxo- 
%trttmam .    tis  Ju<e  eum  in  perpetuum  exsilium  difponcbat .  Et  quum  idem  Adelgifus  no- 

&u  fuper  ipfum  Imperatorem  irruere  difpofuifflet ,  ijdem  cum  Uxore  j'ua ,  i^ 
cum  eis^  quos  jecum  habebat .,  quamdim  Turrim  "valde  a  tam  munitijjimam 
afcendit  .^  Ì3  il^ì  per  tres  dies  cum  fuis  fé  defendit .  Seguta  poi  a  dire,  che 
intirrpoftoli  il  Velcovo  di  quella  Ciiià,  ottenne  di  poter  andartene  fa- 
no  e  falvo.  Ma  non  cosi  prefto  egli  dovette  ricevere  la  libertà,  fcri- 

(e)  Erchem-  vendo  Erchcmperio  (0  Autore  di  quo' tempi,  che  Lodovico  fu  pre- 
pertus  Hift.    fo  c  mefl'o  in  prigione}  e  mentre  era  in  quello  Hata ^  consif ente  Augu- 
eaf.  34.       jIq  ìff  cujlodia.,  Iddio  molle  dall'Affrica  i  Saraceni,  e  non  tardo  quaran- 
ta giorni  a  vendicar  l'eaorinc  llrapazzo,  fatto  al  maggior  Principe  del- 
la Cri- 

(i;  erano  i  Frtinzefi  divi  fi  per  Cafieìla^  0  Città .,  pieni  dì  fiducia  .^  fenz»  aU 
cuno  fpavent»,  appuggiati  fulla  fede  de'  Beneventani , 


Annali    d'  Italia.  8i 

la  Criftianità,  ch'cflo  Erchemperto  c\\\ìmì  faM&iJftmutH  virum^  fulva-  Era  Volg, 
tortiti  fcìiicet  Benei-entanorum  Provincia.  E  Andrea  Prete  lafcio  Icritto,  Anno  871. 
che  la  di  lui  prigionia  duro  fino  a  di  17.  di  Settembre.  Ora  le  lol- 
datcfche  fue  s'erano  intanto  ammaflate,  cola  che  diede  molta  appren- 
fionc  al  Principe  Adelgilb,  fc  pur  ciò  è  vero,  perchè  Erchemperto 
divcrfamcnte  ne  parla.  Gmnfe  anche  nuova,  che  un  poderofo  ct'erci- 
to  di  Saraceni  era  sbarcato  verlb  Salerno:  licchc  fi  venne  a  capitolar 
la  libertà  del  maltrattato  Augnilo.  Fu  convenuto,  ch'egli,  la  Moglie, 
la  Figliuola  Ermengarda,  e  tutti  i  fiioi,  con  fortitììmi  giuramenti  pre- 
fi  fopra  le  facre  Reliquie,  fi  obbligalFcro  d»  non  fare  m  alcun  tem- 
po ne  per  se  ne  per  altri  vendetta  alcuna  di  quei  fatto,  né  di  entra- 
re mai  più  con  armi  ed  armati  nel  Ducato  di  Benevento.  Dopo  di 
che  gli  fu  permclfo  d'andarfene  ovunque  gli  piacea.  Soggiugnc  Er- 
chemperto, che  Adelg^fo  (i)  bona  ejus  diripiens ^  ditatus  eji :  cunBofque 
vires  excrcitaks  expoliavit  ^  Z3  ex  bonis  eorum  onujlatus  eji .  Incredibile 
fu  il  rumore  (e  ben  lo  meritava  il  cafo)  che  pcrl'ltaiia  e  fuori  dell' 
Italia  fi  fece  per  quello  inlulto.  D'altro  non  i\  parlava,  dando  alcuni 
ragione  ad  Adclgilo  per  cagion  delie  cltorfioni  ed  inlolenxe  pracic;ue 
nella  Provincia  Beneventana  da  i  Franzefi,  e  malììmamente  dall' Ira- 
peradricc  Angiibcrga;  ma  i  più  dctellando  la  fellonia  e  la  fomma  in- 
gratitudine dì  coilui,  che  pagava  di  quella  moneta  chi  con  tanti  iu- 
dori,  langue,  e  Ipele  avea  liberato  lui  e  i  luJi  Popoli  dal  giogo  de' 
Saraceni.  Ho  io  pubblicato  W  un  Ritmo,  allora  compoilo,  che  prò-  (,)>,„-7„i. 
bubilmtnie  fi  andava  cantando  per  le  piazze.  Tali  lono  i  primi  ixc  tat.  italtc. 
prete  fi  verfi  .  (i)  ^'ff'-  4* 

Judite  omnes  fines  terra  horror  e  cum  trìflitici , 
filile  fcelus  fuit  falìum  Benevento  Civitas  . 
Lbuduicum  comprender unt  f anelo  pio  Anguflo  . 

Gorfe  velocemente  la  nuova  di  quello  tragico  cafo  in  Francia  e  Ger- 
mania, per  atteilato  de  gli  Annali  di  San  Bcrtino  (<^),  e  di  Fulda  (0,  (b)  Annata 
e  colia  giunta,  che  fuol  fare  alle  cofe  la  Fama,  cioè  con   ilpacciare,  ?'"''««'■•  _ 
che  rimperador  Lodovico  era  Itato  non  iblamcntc   prelo,   ma   anche  ^'■''"'"'""• 
trucidato  da  i  Beneventani.  Perciò  chi  de  gì' italiani  Ipcdi  al  Re  Car-  ^,anco"\" 
lo  Calvo  in  Francia,  e  chi  al  Re  Lodovico  in  Germania,   invitando-  Fuldtnfes. 
li  a  venire  a  prendere  l'eredità  dei  creduto  morto  loro  Nipote. 

Venne  Carlo  Calvo  fino  a  Bcfanzonc,  e  di  là  Ipedi  corrieri  in  I- 
Tem.  V.  L  talia, 

(i)  ;  di  luì  beni  faccheggiando,  si  arricchì:  e  fpogliò  tutti  i  vajfaliiy  e  si 
caricò  decloro  beni. 

(1)  Tutti  afcoltate  con  triftezza  e  orrore  y 
^taP  empietà  si  fece  in  Beticvemo 
Contro  r  Augujìo  Lodovico  pò . 


Si  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  talia,  per  rifapere  più  fondatamente  la  ferie  di  que(to  sì  ftrcpitofo  nv- 
Anno  871.  venimcnro}  e  uditane  poi  la  verità,  fé  ne  tornò  indietro.  Lodovico  Re 
di  Germania  inviò  anch' egli  Carlo  il  Grafo  fuo  Figliuolo  a   tinir   nel 
fuo  partito  i  Popoli  pofti  di  qua  dal  Monte  Jura,   fudditi  dell' Impe- 
radore.  RimcfTo  poi,  che  fu  in  libertà  eifo  Augullo,  a   dirittura  icn 
venne  nel  Ducato  di  Spolcti,  fdegnato  forte  contro  i   due    Lamberti 
Son  qucfti  i  due  Conti,  de' quali  parlò  Leone  Oltienic,  forfè  con  an- 
ticipir  di  troppo  la  loro  rivolta.  Certamente  l'un  d'ellì   tvx  Duca  di 
Spolcti.  L'altro  o  Fratello,  0  Nipote,  fé  pure  non  v'ha  errore  ne  i 
CaSr  nomi,  perciocché  l'Ignoto  Cafinenfe  fcrive  {a):  Lambert  FiUus  mdo- 
chromc.        "'^  ■>  ^  /'deperì  Comites  nifi  funt  manus  erigere  cantra  Hltidovicum  Impe- 
P.  I.  T.  II.  raterem.  Sed  relata  illorum  fraude  ferfecutus  eft  eas  Illudovicus  ufque  Mar- 
Rer.luhc.    sim.  (*)  Siccome  vedemmo  di  fopra  all'anno  860.    fi  truova   in    quc* 
tempi  un  Ildeberto  Conte  in  quelle  contrade,  non  fo  fé  Conte  di  Mailì, 
o  pur  Duca  di  Spoleti,  o  di  Camerino.  Ma  più  innanzi  non  s'incon- 
tra memoria  alcuna  di  lui.  Convien  nulladimcno  confetìarc,  che  da  Er- 
(b)  Erchtm-  chempcrto  {b)   chiaramente   fono  appellai  ambo   Lamberti  Comites^  e 
eat^r    ■'     dall'Anonimo  Salernitano  (0  ambo  nominis  unius  Lamberti .   Per  me  non 
(S)   jinony.  crcdo,  che  propriamente  quclti  due   Lamberti  Ci  ribellaffcro  a  vifitra 
mus  Salir-    calata  contra  dell' Imperador  Lodovico,  come  G  figurò  il  Conte  Cam- 
nitanus         peHo  (<^) ,  benché  aflìdiio  dal  fuddetto    Ignoto  Calìnenie.  Pare  a  me 
laf."!^/^'     P'"  ^'^'■'.'''9'^'^'  ^^^  1»  collera  contra  di  loro  procedcflc,  perchè  Lodo- 
\ii)c<im'f,el-  ■^l'^o  o  ''  fofpettafTe  d'accordo  con  Adclgifo,  o  impucafle  loro  a  fello- 
ni Storia  di  nia  il  non  elfere  accorfi,  come  portava  l'obbligo  loro,  in  fua  difefa  ed 
M''if^"?"  *'"^°  ^'^^^^  foldatefche  di  Spolcti,  allorché   egli  Ihu-a  folto  il  torchio 
Frane""       '"  Benevento.  Jnterea  Landbertus  (così  dice  1' Annalisa  Bcrtiniano  (0) 
Sertiniani.    '">^  ^^'0  Lamberto  fentientes  /ibi  reputari  ah  Imperato;  e  de  bis  .^  qu^  in  eum 
fa£ta  fuerant ,  ab  eo  difcejferunt  ^  ^  /;;  partes  Be,ievcnti^  quia  pr  te  fatui  A- 
delgijus  eis  conjutiaus  erat , perrexeruiit .  Erchemperto  attc(ta,che  i  Lam- 
berti furono  onorevolmente  accolti  in  iua  Corte  da  Adclgifo.  Né  fuf- 
fille,  come  vuole  Leone  Oftienfe,   che  Lodovico   Augullo  da  Bene- 
vento fi  ritirafle  a  Fcreli,  ed  ivi  fi  fcrmafle   quafi  undici  Mesi.  Aveva 
egli  mandata  l'Imperadrice  a  Ravenna,  acciocché   ivi  teni.fl"c  la   gran 
Dieta  del  Regno  d'Italia.  Nel  giorno  zi.  di  Novembre  di  quell'an- 
no in  F'illa.,  qua  dicitur  Fico^  ubi  ipfe  Auguflus  pr^eerat .,  fece  elfo   Au- 
gullo acquilto  da  un  certo  Sifcnardo  dell'  llbla  appellata  Cafauria  prcf- 
lo  il  Fiume  Pefcara.    Verfo  quelle  parti  fcmbra,  che  folle  la  Villa  di 
Fico.  E  in  quell'anno  appunto  (più   tollo   che  nell'anno   8óó.    come 
vuole  il  Padre  Mabillone)  fon  io  d'avvifo,   che  fcguilTc  la  Fondazio- 
ne del  celebre  Monillcro  Benedettino  di  Cafuiria,  ordinata  dall' Impe- 
rador Lodovico  in  rendimento  di  graz.ic  a  Dio,  che    l'avea  liberato 

dal 

(*)  Lamberto  figlio  di  Guido ,  e  Ildeberto  Conti  tentarono  di  alzare  le  ma' 
ni  contro  Lodo'vico  Imperadore .  Ma  rifaputa  la  di  loro  frode  Loduvi- 
fo  li  perfeguitò  fino  a  Mar  fi . 


Annali     d'  Italia.  83 

dal  eravifTimo  pericolo   incorfo  in  Benevento.    S'egli  in   quefl'Anno  Era  Volg. 
comperò  quel  fico,  non  fi  può  ragionevolmente  peiifare,  ch'egli  fabbri-  Anno  S71. 
caiTc  prima  nel  tondo  altrui.  Della  nuova  guerra  portata  in  quell'anno 
da  i  Saraceni  a  Salerno,  parlerò  all'anno  feguentc .  Qui  non  voglio  h- 
fciar  di  dire,  che  Papa  Adriano^  il  qa«le  nell'anno  precedente  con  tan- 
to vigore,  adoperando  anche  ie  minaccie,   avea   fcritto  a   Carlo   Calvo 
Re  di  Francia,    per  lollenere  i  diritti  AtW Imperador  Lodovico  fopra  la 
Lorena,  e  per  altri  affari:  nell'anno  prefente  dopo  aver  ricevuto  del- 
le rifpolle  alquanto  brufche,  tutto  fi  raddolcì,  e  cominciò  a  far  de  gli 
elogi  mirabili  d' elfo  Re  Carlo  in  ifcrivendogli .  Fra  l'altre  cofe  è  no- 
tabile nella  Lettera  d'cdo  Papa,  rapportata   dal  Cardinal  Baronio,  un 
penliero,  ch'egli  in  fomma   confidenza   notifica  al    medcfimo  Re  con 
dire:  (a)  Ut  fermo  fit  fecretior,   6?  Ut  era  clandepinee^   nulUque  nifi  fidif-  {^)Epift.i^. 
fimis  pu!/licand.e :  vobis  confitemur  devovendo ^  iìs?  rwtefcimus  affirmando ^  fai-  ^^  j'y'm 
va  Fidelitate  Imperai  or  ìs  nojlri,   quia  fi  fuperjles  ei  fucrit   ve  fra   Nobili-  clncìvwr. 
tas ,  vita  nobis  cornile ,  si  dederit  nobit  quisltkt  muli  or  um  mtdiorum  auri  cu-  Lahbe . 
nndum^  numquam  acquiefcemus ,  expofcemus^  aut  fponte  fujcipiemus  alium  in 
Regnum  6?  Jmperiiim  Romanum,   nisi   te   ipfum .  ^em^   quia  pradicaris 
Sapieyitia  {^  Jujìilia,  Religione  é?  Fin  ut  e ,  Nobilitate  £5?    Forma  ^  vide- 
licet  Prudentia,  Tcmpermtia^  Fortitudine,  atque  Pietate   refertus ,  si  con- 
tigirit  te  Imperatorem  tiojlrum  vivendo  fupergrcdi ,  optamus  omms  Clerus ,  (^ 
Piebs,  {5?  Nobilitas  totius  Or  bis  ^  Urbis,  non  jolum  Ducem  (^  Regcm^ 
Patricium  ^  Jtnperatorem^fed  in  prafenti  Ecclesia  DefenJ'orem,  ^  in  ater- 
na cum  omnibus  Santlis  participem  fare .  (i)    Ma  Papa   Adriano  JL  non 
avendo  potuto  ek'guir  quclta  idea,  la  tralmifc  almeno  al    fuo    Succef- 
fore,  che  vedremo  dichiarurfi  in  favore  del  tnedcfimo  Re  Carlo. 

L  z  Anno 


(i)  Jfjinche  rejlino  in  fegreio  fommo  le  parole,  e  le  lettere,  da  non  comu- 
nicarsi, fé  nanfe  a'  più  fedeli:  Fi  diciamo  promettendo ,  e  vi  notifichiamo 
confermando,  che ,  falva  la  Fedeltà  dei.  nojtro  Jmperadore,  che  (e  a  lui 
fopraviverà  la  voftia  Nobiltà,  noi  vivendo,  quantunque  altri  a  noi  de- 
naffe  un  monte  di  molti  moggi  di  oro,  mai  non  ci  acconfentiremo ,  né  chie- 
deremo, 0  fpontaneamente  ricaveremo  altri  nel  Regno  ed  Imperio  Rema- 
no, fé  non  le  Voi  medesimo.  Cui;  perche  siete  kdato  come  ripieno  di fa- 
pienza,  e  Giu/lizia,  Religione  e  Valore,  Nobiltà  e  Bellezza,  di  Pru- 
denza ,  Temperanza ,  Fortezza ,  e  Pietà  ;  fé  accanerà ,  che  Voi  fopr avi- 
viale  al  noflro  Imperadore;  desideriamo  lutto  il  Clero,  e  Plebe,  e  No- 
biltà di  tutto  il  Mondo,  e  di  Roma,  che  sia  non  folamente  Duca  e  Re, 
Patricia  ed  Imperadore ,  ma  nella  prefente  Cbiefa  Difenfore ,  e  nella  eter- 
na con  tutti  i  Santi  partecipe. 


84 


Annali 


Italia 


Era  Volg. 
Anno   871. 


(a)    jtnnal. 
francer. 
Strt'miani . 


Anno  di  Cristo  dccclxxii.  Indizione  v. 
di  Giovanni  Vili.   Papa   i. 
di  Lodovico  II.  Imperadore  24.  13.  e  18. 

Glunfe  a  i  confini  della  vita  in  quell'anno  Papa  Jdriano  II.  Re- 
dò  di  lui  una  glorfofa  memoria  sì  per  le  fue  Virtù  ed  azioni  lo- 
devoli in  fervigio  della  Sede  Apoltolica,  e  della  Chicia  di  Dio,  come 
ancora  della  fua  munificenza  verfo  de' facri  Templi,  e  de' Poverelli .  E 
qui  cominciano  ad  abbandonarci  le  Vitcde'iommi  Pontefici  con  grave 
danno  della  Storia  Ecclcfiaftica  e  Secolare  di  quelli  Secoli.  A  lui  iiic- 
cedctte  Giovanni  Vili,  dianzi  Arcidiacono  della  Chiela  Romana,  len- 
za prccKamente  fapcrfi,  come  penta  il  Padre  Pagi,  in  qual  giorno  (c- 
guifle  la  fua  confccrazione .  Nondimeno  gli  Annali  Bcrtiniani  la  met- 
tono nel  dì  14.  di  Dicembre.  Stavano  intanto  Wi  uMoxt  àeW Imperador 
Lodovico  due  pungenti  fpine.  L'una  era  l'occupazion  del  Regno  della 
Lorena,  da  lui  giultamcnte  prctcfa.  L'altra  l'enorme  affronto  a  lui  fat- 
to dall'ingrato  Principe  di  Benevento.  Per  quel  che  concerne  al  pri- 
mo affare,  egli  per  atteftaco  de  gli  Annali  di  San  Bertino  (a),  fpcdì 
l'Augnila  Angdberga  fui  Moglie,  per  trattarne  co  i  due  Re  funi  Zii . 
Venne  dopo  Fafqua  il  Re  Carlo  Calvo  fino  a  San  Maurizio  per  abboc- 
carfi  con  lei,  fecondocliè  era  ilato  concertato}  ma  intefo  che  la  me- 
dcfima  era  per  andar  prima  a  Trento  per  parlare  con  Lodovico  Re  di 
Germania,  fé  ne  tornò  indietro.  Segui  in  fatti  nella  Citta  di  Trento 
il  divifato  abboccamento}  e  Lodovico  (i)  cttm  Ingclberga  loquens  (  lo 
ftefib  è,  che  yfngill/erga ^  ed  yfngelkrga) .,  partem  Regni  Lotharii.,  quam 
contra  Carolum  accepit  ^  neglelìis  J'acramentis  inttr  eos  pa£ìts .,  fine  cvnfenfu 
oc  confcientia  homimm  quondam  Lotharii.,  qui  fé  illi  commendaverant ,  darà 
reddidit .  Inde  utrimque  facramenta  prioribiis  facramentis  .^  qu<£  cum  Ftatre 
fuo  pepigerat^  diverfa  Ù  adverfa  inter  eos  fiat  faBa .  Fece  poi  fapere 
Angilberga  al  Re  Carlo,  che  vernile  a  San  Maurizio}  ma  Carlo  ii- 
fofpettito,  o  pure  avvertito  di  quanto  effa  avca  pattuito  col  Re  Lodo- 
vico, ricusò  d'andarvi.  Inviò  pofcia  ad  efTo  Re  Carlo  il  Vcfcovo  di 
Parma  Vibodt  fotto  pretcfto  d'amicizia,  ma  veramente  per  trattare  con 
lui  della  rellituzion  de  gli  Stati  del  fu  Re  Lottario.  Carlo  o  non  fi 
iafciò  trovare  da  lui,  o  fé  pur  l'afcokò,  rimandollo  colle  mani  vuo- 
te . 

(i)  con  IngeUerga  parlando.,  fegrei  amente  re  (litui  parte  del  Regno  di  Lotta- 
rlo ^  la  quale  contro  Carlo  ricevve,  me  fi  da  par 'e  i  giuratmnti  fra  di  lo- 
ro fatti  ^  fenza  confenfo  e  f'puta  degli  uomuii  del  già  Lottarlo.,  che  fé  l'e- 
rano racco-nandati .  ìndi  dall'  una  e  dall'  altra  parte  dopo  i  primi  giura- 
menti ,  che  aveva  fatti  col  fuo  fratello ,  ne  feguirono  tra  di  loro  di  diver- 
fi  e  contrai  a. 


Annali     d'  Italia.  85' 

te.  Qual  parte  della  Lorena  reftituifle  il  Re  Lodovico  al  Nipote  Au-  Era   Volg. 
gullo,  noi  dicono  gli  Storici.  Se  poccllìmo  ripofar  full' autorità  di  Go-   Anko   871. 
tifiedo  da  Viterbo  (-j),  dovette  in  rinc  anche  il  Kc  Carlo  venire  a  qu.il-  Ca)  Godtfre- 
che  compufizione  ,   Icrivendo    egli  ,  che   (i)    Imperator  LuJovicus  ip-  'j"^  j.'""'"' 
funi  Regnum  Lotharingia  cum   Canio  patruo  fuo ,  habita  inter  fé  paglione  ^'^^J^'     ""' 
divifit .    Ita  tamen  quod  Ludovicus   Imperator ,   Aquifgrani   Palatium  aim 
fua  portione  haùeret .  Temo  io,  che  Gotifrcdo  abbia   cnmbi-ui  i  nomi, 
e  voglia  parlar  qui  della  divifione  fatta  da  Lodovico  Re  di  Germania 
col   Fratello   Carlo    Calvo.    Ne   vo' lalciar  di  dire,   che    in  riferir  gli 
Annali  il  fuddctto  abboccamento  del  Re    Lodovico  coli' Imperadricc 
Angilberga,  non  dicono  punto,  che  la  medelìma  folle  di  lui  Figliuola^ 
come  ha  pretcfo  il  Campi  {l>)  ed  altri.  Il  Bouchet  la  credette  Figliuo-  (b")  cat»pi 
la  di  un  Duca  di  Spoleti}  i  Sammartani  le  diedero  per  Padre  Etìcone  H'fi- vU' 
Guelfo^  Figliuolo  di  Eticone  Duca  di  Suevia.  Qiianto  a  me  tengo  per  ""*•  "^ 
tuttavia  alcofa  l'origine  fua.  E  per  le  ragioni,  che  ho  altrove  addot- 
to (f),  non  la  fo  credere  Figliuola  naturale  del  fuddetto  Lodovico  Re  (e)  Antiqui- 
ài  Germania,  perchè  dal  medefimo  è  appellata  in  un  Diploma  DUecta  '"t.  Ualu. 
ac  fpiritalis  Filia  nojìra  Engilpirga^  cioè  (blamente  tenuta  al  Bnttclìmo.  ^'Js"'^-   'i- 
Ne  erano  allora  in  ufo  le  difpenfe  di  sì   Itretta  parentela,  quale  fareb- 
be ftata  quella  di  Lodovico  11.  Impcradore  con   Angilberga,   mentre 
farebbero  Itati  in  tal  fuppollo  primi  Cugini.  A  propofito  poi  di  que- 
lla Principefla,  mal  voluta  da  tutta  la  Nobiltà  d'Italia,  madìmamen- 
te  a  cagione  de' gravi  fconcerti  accaduti  all' Auguflo  Conforte  in  Be- 
nevento,  Itrano  è  quel,   che  raccontano  i  fuddetti    Annali  Bcrtiniani, 
con  dire:  (z)  ^ia  Pnmores  Italia  Ingelhergam  propter  fuam  infolentiam 
hahentes  exofam ,  in  loco  illius  Filiam  Winigiji  Imperatori  fubjlituentes ,  ob- 
tinuerunt  apud  eumdem  Imperator em ,  ut  M'iffum  jutim  ad  Ingelbergam  mìt- 
teret^  quatemn  in  Itaìiam  degcret  (  cioè  in  Lombardia  )   £#   pojl  illum 
non  pergertt ,  fed  eum  in   Italiam  re-verfurum  cxpc&aret .    Ipfa  autem  non 
ebaudiens  illud  maiidatum,  pojì  eum  ire  maturavit .  Il  Conte  Campelli  («^)  (d)  CumpeU 
indotto  da  quelle  parole,   lì  figurò,  che   Lodovico  Impcradore  ripu-  ''  ^fi"^'^  '^' 
dialTe  Angilberga,  la  quale  perciò  fi  fece  Monaca.  Ma  non  fuffifte  in  *?«""*•  i7' 
guifa  alcuna,  che  fi  fciogliefie  il  legame  del  loro  Matrimonio,  ne  che  / 

Lodovico  prcndcfie  per  Moglie  la  Figliuola  di  Guinigifo^  chiamato  da 
lui  e  da  altri  Duca  di  Spoleti.  Mori,  ficcome  abbuin   veduto  di  fo- 

pra, 

(i)  V  Imperadore  Lodovico  divi  fé  T  ifieffo  Regno  di  Lorena  con  Carlo  fuo  Zia 
fecondo  i  patti  fra  di  loro  fatti .  Con  quefto  però  che  Lodovico  Imperada- 
re  avejfe  in  Aquifgrana  il  Palazzo  colla  fua  parte. 

(i)  Che  i  Principali  d' Italia  odiando  Ingelberga  per  la  fua  infolenza ,  tu 
fuo  luigo  fùfìiiuendo  aW  Imperadore  la  Figlia  di  Guinigifo^  ottennero  pref- 
fo  l' iflejfo  Imperadore^  che  iaviaffe  un  fuo  Meffo  ad  jngelberga^  acciò  fé 
la  pajfafje  in  Italia  (  I.onbardia  )  e  non  lo  fcguifj'e ^  ma  lo  afpettaffe  al 
fuo  riterne  in  Italia .  EJf»  poi  contro  tale  ordine  s' affrettò  per  feguirlo . 


86^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  pra,  Guinigifo  nell'anno  8ii.  Una  fua  Figliuola  in  quell'anno  fareb- 
Anno  871.  be  it^ta  troppo  attempata   per  fcrvire  di    Moglie  o   di  Concubina  ad 
tin  Impcradore,  che  abbifognava  di  iuccclTionc  .  Però  ivi  G  parlerà  d'u- 
na P'iglia  di  qualch' altro  Guinigifo,  o  pure  di   un  Guinigilo  Figliuo- 
lo del  iuddctto  Duca. 
vlìfar"'^'  ^^  ""  Placito  della  Cronica  Vulturncnfe  C'O  fi  conofce,  che  l'Im- 

v'.'u.T.  I.  pcrador  fuddetto  fi  trovava  nel  di  primo  di   Gennaio  dell'Anno  pre- 
Ri^,   itàìk.  'ente  in  Balva  Città  dell' Abbruzzo.  Abbiamo  da  un  altro  Strumento 
(b)  chrtnic.  aggiunto  alla   Cronica  di   Cafauria  (0,  che  nel  di   iz.   di    Aprile  egli 
Ca[aurieni^^  dimorava  nel  territorio  di  Ruti.  Polcia  fecondo  gli  Annali  di  San  Ber- 
Ktr.  Italie'  ^'"°  ^''^J  '^^^^^   Vigilia  di  Penrecofte  fi  portò  a  Roma:  il  che  vien  con- 
te) .*»»4/'«  fermato  da  un  fuo  Diploma,  rcgiiirato  nella  Cronica  del  Monillcro  di 
Fiancer.        Farfa  C^) ,  la  cui  Data  équefta;  F.  Kalendas  Junii^Jnm^  Chrijìo pro- 
tà)ZhrTnic  ^'^'"^  ^'"P^*'"  ^°^"'  Ludovici  piiffimi  Jugufti  XX IH.  Indizione  F.   J- 
\lrftn[t     '  ^^"''"  '"  Civitate  Roma,  Palatio  Imperatoris .   Nel  giorno  folennc  della 
p.ii.T.u.  Fcntecoile  egli  fu  coronato  da  Papa  Adriano,  che  allora   vivca,   cioè 
Rtr.  Italie,    a  mio  credere   egli   ricevette  la   Corona  del  Regno  della  Lorena,  o 
perchè  parte  gliene  avea  ceduta  il  Re  Lodovico  fuo   Zio,   o   perchè 
con  quello  Atto  egli  mcefe  di  confei-vare  e  fortificare  i  diritti  fuoi  fo- 
pra  quegli   Stati.    Dopo   la  Mefla  cantata   fece   infiemc  col  fuddetto 
Pontefice  una  pompofa  cavalcata  fino  al  Palagio   Lateranenfc.    Fu  in 
{e)  Regwo    quella  congiuntura  (come  s'ha  da  Reginone  (*),  e  dall' Annalisa  Saflb- 
(f)  jinnali-  "^  ^^ ^ ^  ^  "°"  S'*  "'^"  '^""^  leguente,  come  taluno  penso,  che  efib 
jia  saxo        Augulto  in  Una  gran  Dieta  alla  prefenza  del  fommo  Pontefice  efpofc 
T.  /.  Seri-    le  lue  giurte  doglianze   centra  di    Jdelgifo   Principe  di   Benevento,   il 
por.  Eccar-  q^^j^  perciò  fu  proclamato  Tiranno,   nimico  delia    Repubblica  e  del 
Senato  Romano,   e  dichiarata  la  guerra  contra  di  lui.  Slegò  Papa  A- 
driano  da  tutti  i  giuramenti,   e  da  qualunque  promefia  fatta  da  Adel- 
gifo  rimperadore,  riconofccndoli  per   atti  nulli,  perche  fatti  per  for- 
za a  fin  di  falvare  k  vita,  e  perciò  ridondanti  in  pregiudizio  della  fa- 
Iute  pubblica.  Contuttociò  Lodovico,  premendogli  che  niuno  de'fuoi 
il  potcfle  chiamare  (pergiuro,  non  volle    procedere   coli'  armi    contra 
di  Benevento  j    ma  lalcio  quella   incumbcnza  all' Impcradrice  fua  Mo- 
glie, la  quale  raunato  l'cfcrcito  fi  preparò  per  paflnre  a  quella  volta. 
Pervenuta  all'orecchio  di  Adelgifn  la  nuova  di  quella  fpedizione,  tale 
sbigottimento  il  prcfe,  che   le   ne  fuggì   ncll'Ilola  di   Corlica  ,  dove 
per  qualche  tempo  Iconofciiito  fi  fermo.  Così  quegli  Annali.  Ma  fen- 
za  lalio  quella  fuga  di  Adclgifo  in  Corfica  è  aftatto  favolosa.   Noi  il 
troveremo  l'aldo  nel  luo  Principato,  e  non  già  figliuolo  della  paura, 
procedere  contra  de' Saraceni,  i  quali  in  quelli  mcdcfimi  tempi   por- 
tarono l'eccidio  a  i  Ducati  di   Salerno  e   Benevento,  e  non   privo  di 
configlio  in  si  fcabrole  contingenze.  Né  appanfce,  che  l' Impcradri- 
ce fiiddeita  palFalTe  coli' armi  nel  Bencvetuauo,  o  che  vi  facclle  pro- 
dezza ahnjna.  Vcgniaino  ora  a  i  Saraceni.  Da  che  colloro  ebbero  per- 
duta la  Città  di  Bari,  da  vergogna  e  da  rabbia  commollì,  mill-ro'  in- 
fierae  in  Aft'nca  una  nuova  poderofa  Armata  di  quali  trenta  mila  com- 
bat- 


Annali    dMtalia.  S7 

battenti,  e  nell'Autunno  dell'Anno  antecedente  a  dirittura  diedero  le  Er*.  Volg. 
vele  verfo  Siilerno .  Volle  Dio,  che  mentre  coftoro  ficcano  quel  gran-  Anno  871. 
de  apparecchio  di  gente  e  di  macchine  per  paflare  in  Italia  (<»),  uno  (a)  Anony- 
della  lor  Nazione,  per  nome  Arrane,  ricordevole  di  un  picciolo  fa-  "'l'^'^^f,"^'"' 
vore  a  lui  compartito  da  G:iaiferio  Principe  di  Salerno,  trovato  in  Af-  p^/àlipom. 
frica  un'Uomo  da  Amalfi  chiamato  F^luro,  il  pregò  in  confidenza  di  caf.  no. 
Far  fapere  dj  parte  fui  ad  cHo  Principe,  che  fortificafTè  Salerno  a  tuttO' 
potere,  perchè  gli  fovrallava  una  gran  burafca.  Efeguì  1'  Amalfitano 
la  commcffione,  e  Guaiferio  immantinente  C\  diede  a  mettere  in  buoa 
fello  le  fortificazioni  della  fua  Città,  e  vi  fece  alzar  tre  fortiffime  Torri 
ne' fiti  piii  pericolofi.  Una  fu  fatta  dai  Capuani,  allora  fudditifuoi; 
la  feconda  da  i  Tofcani,  probabilmente  negozianti  in  quella  Città;  e 
quella  di  mezzo  la  fabbricarono  i  Salernitani  ftcflì .  Ricorfe  per  aiuto 
ad  AJelgifo  Principe  di  Benevento;  e  quelli  appena  udì  lo  sbarco  della 
flotta.  Morcfca,  che  comparve  anch'  egli  a  Salerno  con  quante  forze 
potè.  Tennero  quelli  due  Principi  configlio  infieme,  e  fu  prefa  la  ri- 
fuluzione  di  ufcir  in  campo  contra  d'elfi,  e  di  azzardare  una  batta- 
glia. Ma  avendo  l'accorto  Adelgifo  ben  confiderata  e  fcandagliata  la 
moltitudine  e  poflanza  delle  fchierc  nemiche,  giudicò  meglio  di  riti- 
rarfi.  TornolTene  egli  a  Benevento,  e  i  Saraceni  attendati  intorno  alla 
Città  di  Salerno  cominciarono  a  (Irignerla  con  un  ben  regolato  affe- 
dio,  che  durò  moltilfimi  Mefi  anche  dell'  Anno  prefente,  e  fu  folle- 
nuto  nulladimeno  con  intrepidezza  da  Guaiferio,  e  dal  fuo  Popolo  . 
Per  atteftaio  d:U' Anonimo  Salernitano,  da  cui  ho  prefo  quello  rac- 
conto, confermato  ancora  da  Erchrmperto,  que'  Barbari  nel  tempo 
d'eflo  atfedio  uccifero  innumerabili  contadini,  e  diftrufiero  tutti  i, con- 
torni di  Salerno.  Venuta  poi  la  Primavera,  mandarono  diftaccamenti 
ne'territorj  di  Napoli,  e  di  Benevento,  e  di  Capua,  che  diedero  il 
facco  dovunque  arrivarono,  e  defolarono  una  gran  quantità  di  Terre. 
Avea  prcfo  Itanza  il  Re  loro  Jbdila  nella  Chiefa  de'  Santi  Fortunato 
e  Gaio;  e  quivi  fatto  porre  il  Tuo  letto  fopra  l'Altare,  foleva  sfogar 
la  fua  libidine  colle  miferc  fanciulle  Criiliane,  che  i  fuoi  andavano  ra- 
pendo. Ordine  dovette  efiere  di  Dio,  che  un  giorno  volendo  cofiui 
far  forza  ad  una,  cadde  dall'alto  della  Chiefa  una  trave,  che  (Iricoiò 
r  infame  Tiranno,  fenza  toccar  l'innocente  Giovane  Crilliana.  In  fuo 
luogo  eleficro  1  Saraceni  per  loro  Generale  o  Re,  un  altro,  chiamato 
^ùimelecy  uomo  arduo  e  fagace. 

in  tante  anguille  Guaiferio  Principe  di  Salerno  ,  altro  fcampo 
non  conofcendo,  determinò  d'implorare  la  mifcricordia  àvW  hnperador 
Lodovico y  e  fpedi  a  lui  in  prima  Pietro  (no  Cognato,  e  pofcia  Guairna- 
rio  tuo  Figliuolo.  In  mal  punto  v'andarono.  L'Augnilo  Lodovico, 
che  era  forte  in  collera  con  Guaiferio,  perchè  o  credeva,,  o  fapcva 
eflerc  il  medefimo  llito  complice  dell'  ignominia  a  lui  inferita  in  Be- 
nevento, non  folamente  niun  foccorfo  loro  accordò,  ma  fcceli  anche 
arredare,  e  mandolli  in  efilio.  Crebbe  perciò  la  difperazinne  ne'  Sa- 
lernitani, perfcguituti  di  fuori  da  i  Barbari,  dentro  dalla  fame»  fé  non 

che 


S8  A   N   N    A   L   r      d'   I   T   A   L   I    a'. 

Era  Vols.  che  Marino  Duca  di  Amalfi  mofTo  a  coinpAllìone  della   lor  disivvcn- 
Anno  871.  tura,  e  riflettendo  al  pericolo  della  propria  caHi,   fc   bruciava  quella 
del  vicino:  dcltramentc  andò   introducendo   vettovaglia   ncU' aHediata 
Città,  e  incoraggendo  quel  Popolo  continuamente  con  ifperanzc  e  buò- 
ne parole.  Landolfo  Fefcovo  di  Capea  fi  molle  anch' egli,  e  dopo  tanti 
mali  da  lui  fatti  per  atteitato  di  Erchemperto,  quefta  almcn    fece   di 
buono  in  vita  Tua:  Cioè  andò  in  perfona  a  Pavia  a   raccomandar  l'in- 
felice  Salerno   all'  Impcrador   Lodovico.    Prollrato    a' Tuoi    piedi  con 
tal' efficacia  perorò,  rauftrando,  in  qual  pericolo  farebbe  la  Criftiani- 
tà,  cadendo   Salerno;  la  gloria,  che  ne  acquiitcrebbe   l' Inipcradorc} 
le  calamità  non  folo  di  Salerno,  ma  anche  di  tutt-c  le  circonvicine  con- 
trade j  che  il  Criltianiffimo  Pruicipe   fi  diede  per  vinto,  e  dimentica- 
to per  allora  il  recente  aflrVonto  a  lui  fatto,  comandò,  che  fi  allelliflc 
un'Armata,  e  fi  mcttefle  in  viaggio.    Volle   il  buon    Impcradore  in- 
tervenire anch' egli  alla  danza.  Giimto  che   fu  a   Patenara  in   Campa- 
nia, dove  ricevette  i  Legati  di  varie  Città,  e   intefo,  che  non  lungi 
da  Capoa  s'era  annidato  un  corpo  di  dieci  mila  Saraceni,  fc  gli  ghto 
a' piedi  Guntario  Conte  fuo  Nipote,  giovane   di  quindici  anni,  e  tanto 
fece  e  diflc,  che  impetro  da  lui  di  poter  andare  ad  alfalire  con  parte 
delle  truppe  Franreli  le  nimiche  raalnade  .  Seco   andarono  i  Capuani 
e  si  bravamente  menarono  tutti  le  mani  contra  di  quc' Barbari    che  ne 
mifero  a  fil  di  fpada  circa  nove  mila:  fegnalata  vittoria,  ma  che  collo 
la  vita  allo   ftcllo  Contarlo  con  fommo  difpiaccre  dell' Augullo  fuo 
Zio.  Che  nel  numero  de  gli  ellinti  lo  Storico  aprifie  di  troppo  la  boc- 
ca, lo  credo  io,  e  verifimilmentc  lo   crederanno   molti  altri.    Mandò 
cfTo  Imperadore  anche  a  Benevento  un  altro  dillaccamento  de'  fuoi  guer- 
rieri, che  unito  co  1  Beneventani  diede  addofio  ad  un  altro  quafi  ugual 
corpo  di  Saraceni,  accampati  in  un  Luogo  chiamato  Mamma.  Ancor 
quelli  furono  mcffi  in  rotta,  e  poco  men  che  tre  mila  d'elfi  rimafcro 
ellinti   fui  campo.    Adelgifo^  Principe  fi  trovò  a  quella   battaglia,  feco 
avendo   i  due  Lrniberti  rifugiati  in   Benevento,  che   mirabilmente  il 
fervirono  in  tale  oecalìonc.  r-rchemperto  mette  quella  vittoria  de'Bc- 
neventani   (il  che  è  ben    più  probabile)  prima  che   Tlmpcrador  giu- 
gneflc  in  Campania  colle  fuc  milizie;  ed  aggiugne,  che  i  Capuani  an- 
che prima  aveano  tagliato  a  pezzi    miile  di   qucgl'  Infedeli.    Sul   fine 
_     dell'Anno  prcfente  riportarono  l'arnii  Criltianc  tutti  quelli  vantaggi . 
sìr^ìtnk^'  ^  "^^'^  Cronica  Saracenic.i  {t)  nell'anno  prctcnte  fi  legge:  Perii?  €- 
p!^ II.  T.  1.  ^f''"^"^  Moslemiorum  in  Sakrniab .  Ne  i  Documenti  da  me  aggiunti  alla 
Her.    Italie.  Cronica  di  Cafauna  (^)  fi  comincia  nell' .Anno  prefeiite  a  far  conofccrc 
(h)  CI, retile.  Suppone  11.  Duca  di   Spoleti .    Egli  e  veramente   chiamato  in  alcune 
%  u^T  u   ^""^^  folamentc  Conte.,  fccondochc   praticavafi  anche  in  Torcana,ein 
^r.'  liane.  "'.^'"'  P»f^*' •  pu^e  chiaramente  in  una  tJarta,  fcritta  ncll'  /Inno  XXI  li. 
di  Lodovico  imperadore  nel  dì  FI.  di  Giugno^  Indizione  F.  cioè  in  quelt' 
Anno,   fi  legge:  Confi at .,  me  Suppo  Dux,filius  quondam  Maurini  &c. 
E  quelli  dali'Autoic  della  Cronica   fuddctta  vien  chiamato   Si(;>pe  Pi' 
cen$Com«s.^  qui  (^  Dux  inferihtur ,  in  Imperateris  esercì  tu  fulgidùs.  Già 


vcdcoi- 


f, 


Annali    d'  Italia.  89 

vedemmo  all'Anno  8iz.  creato  Duca  di  Spoleti  Suppone  Conte  di  Bre-  Era  Volg. 
fcia.    Eflcndo  egli  morto  nell'Anno  814.  fu  promolFo  Maaringo  zncW  Anno  872. 
eflTo  Conte  di  Bretcia.   Fondatamente  fi  può  credere,  che   Maurino  e 
Mauringo  fieno  (lati  un  perlbnaggio  ioloj  e  quando  ciò   fia,  par  molto 
venfimilc,  che  Suppone  IL  fofie  Figliuolo   dello   Iteffb  Mauringo  già 
Duca  di  Spoleti,  e  che  quefto  Mauringo  avelie  per  Padre  Suppone  l. 

Duca. 

Ancor  qui  troppo  diede  fpaccio  alle   lue  fantafie  il  Conte  Cam- 
pelli  W.  Si  figurò  egli,  che  Lamberto  D-Ktd  di  Spoleti  per  poco  tem-  jf\«^^'"^'jj 
IO  perdcfle  quel  dominio,  e  fi  nmettefle  prelto  in  grazia  di  Lodovico  SfoUtTi.  il 
_mperadore,  fenza  che  alcun  folle  lultituito  a  lui  in  quel  Ducato.  Ma 
è  fuor  di  dubbio,  ficcome  ho  dimolhato  altrove  (i) ,  che    Lamberto  (h)^ntìqui' 
ne  fu  cacciato  nell'Anno   871.  ne  lo   ricuperò  mai  m   vita  di   quello  ^/^J^''^^" 
Imperadore  }  e  che  Suppone  II.  fu  creato  Duca  nello  (Icfib  Anno  871.     '^'^' '     ' 
al  vedere,  che  nel  Novembre  di  quell' Anno  fi  truova  A//^^  Supponis 
Comitis  nelle  contrade  dell'  Abbruzzo   moderno  .    Solamente   dopo  la 
morte  di  Lodovico  Augulto,  e  nell'Anno   875.  a   Lamberto   riulci  di 
riaver  quel  Ducato.  Quando  poi  fi  tratta  in   quelli  tempi  di  chi   era 
Duca  di  Spoleti^  convien  Tempre   riflettere,   che  due   furono  i  Ducati 
di  Spoleti  i  l'uno  di  là  dall' . -Spennino,  di  cui  Spoleti  era  capoj  e  l'ai-    , 
tro  di  qua,  che  fu  poi  chiamato  di  Camerino,  fero   due  folevano  ef- 
fere  in  un  tempo  llefib  que' Duchi,  fenza  comparir  chiaro,  fc  in  fo- 
lido  amendue  rcggeflero  que' Ducati,  o  pure  fé  divifo   fra   loro   foflc 
il  comando  e  l'au-oricà.  Parlammo  di  fopra  di  ^tana/te  Vefcovo  di  Na- 
poli, rimclTo  in  libertà  da  Sergio  IL  Duca  luo  Nipote  (0.  Non  pò-  (e)  vita  s. 
tendo  epli  più  reggere  alle  opprcilìoni,  che  continuavano,  dopo  aver  -^thanafiì 
figillato'^il  Tcforo  dclli  fua  Cattedrale,   fi  ritirò  neil' Itola   del  Salva-  ^^'J"l{ 
torc  nell'Anno  871.  And©  nelle  furie  il    Duca  Sergio,  e  mandogli  a  p.  iI.'t,  /, 
dire,  che  rinunziafic  il  Vefcovato,  e  'à  faccflc  Monaco.   Negò  di  farlo  Ker.    lenlie. 
Atanafio,  e  allora  Sergio  fpedì  molte  biigatedi  Napoletani  e  Saraceni 
per  occupar  l'Ifola,  e  far  prigione  il  lauto    Vefcovoj  e   colloro    per 
nove  giorni  diedero  varj  all'alti,  ma  indarno,  a  quel  Luogo .   Dimora- 
va allora  in  Benevento  V Imperador  Lodovico.,  a  cui   Atanafio   fece  fe- 
gretamente   intendere  il  particolare  llato,  in  cui  fi  trovava.   Allora  Lo- 
dovico fpedi  immediatamente  ordine  a  Manno   Duca   di   Amalfi,   che 
accorrefl'e  in  aiuto  del  perleguitato  Pallore .  L'ordine  fu  puntualmente 
cfcguito.  Marino  arrivato  colà  all'improvvifo  con  venti  barche  d'ar- 
mati, levò   il  buon  Prelato}  e  quantunque  aflalito  folTe  da  i   Saraceni 
e  Napoletani   nel  ritirarfi,  fece   lo;o   fronte  sì   vigorofaraente,   che  li 
ruppe }  e  quanti  Saraceni  vennero  alle  fue  mani,  tutti  li  mile  a  fil  di 
fpada.  Allora  Sergio  diede  il  lacco  a  tutto  il  Teforo  del  Vefcovato  : 
pcrlocchc  fu  fcomunicato  da  Papa  /Adriano  IL  allora  vivente,  e  meflo 
l'Interdetto  nella  Città  di  Napoli.  Eflcndo  llato  condotto  Atanafio  in 
l^ilvo  a  Benevento,  fu  graziofamenae  accolto  da  Lodovico;  andò  po- 
(cia  a  Sorrento;  da  lì  a  poco  tempo  pafsò  a  Roma,  dove  fu  alquan- 
to trattenuto  dal  Papa;  e  dappoiché  intefe,  che  l' Imperadore  era  ufcito 
Tem.  V.  M  libc- 


90  Annali     d'  Italia. 

Er*  Volg.  libero  da  Benevento,  andò  a  trovarlo  a  Ravenna,  o  pur  nella  Sabina, 
Anno  873r.  come  ha  Pietro  Diacono,  e  con  cflo  lui    tornò  a  Roma.   Uro  de  gli 
Autori  della  fua  Vita  contemporaneo  attribuifce  alle  di  lui  forti  pre- 
ghiere ed  ammonizioni  la  riloluzione  prefa  da  eOb    Imperadore  di  dar 
foccorfo  all'aHediata  Città  di  Salerno.  Ito  egli  a  Veroli,  quivi  cadde 
infermo,  e  nel  dì  if.  di  Luglio  dell'Anno   prcfcnte   paisò  a   miglior 
vita.  H  fuo  Corpo  portato  alla  fepoltura  nel  Moniftcro  di  Monte  Ca- 
fino,  fu  pofcia  a' tempi  di  Jtanafio  II.    Vefcovo  e    Duca  di   Napoli  , 
Nipote  fuo,  trasferito  a  Napoli  coli' accompagnamento  di  molte  mi- 
racolofe  guarigioni.  Si  venera  la    fua  memoria  dalla  Chiefa  di  Napoli 
nel  fuddetio  giorno  if.  di  Luglio.    11   Cardinal  B.]ronio,  che   dotta- 
incnte  ne  gli  Annali  Ecclcfialtici  fifsò  la  fua  morte  nell' Anno  prefcn- 
(a)   h^artj'  jg^  non  moltrò  la  medefima  attenzione  nel  Martirologio  Romano  00, 
roUgium        ^Qy^  il  fa  mancato  di  vita  tempore  Caroli  Calvi,  in  vece  di.  dire  tem' 
ad  diem       pore  Ludovici  IL 
XY.  Julii . 

Anno  di  Cristo  dccclxxiii.  Indizione  vir. 
di  Giovanni  Vili.  Papa   2. 
di  Lodovico  li.  Imperadore  2j.   24.   e  19. 


AVea  principalmente  attefo  nel   verno  di   queft'  Anno  V  Imperador 
Lodovica  a  far  fabbricare,  e  ad  arricchire  il  Moni  fiero  di  Cafau- 
'ca^Hriénf'  •"'*  ^''^  ■    '  rovavafì  egli  tuttavia  in  Civita  di  Penna,  o  in  quelle  parti, 
p.iUT.u.  nel  Marzo  dell'Anno  prefente,  dove   per  via   di  cambio  acquiftò  da 
^cr.  Italie,  Grimhaldo  Fefcovo  di  Penna   molte  Terre  in  Infula   Pifcaria^  uhi  dici- 
tur  Cajaura.   Lo  Strumento  e  fcritto  ^nno  Imperli  ejus  XXIV.  (^  fé" 
cundo  Anno  Supponii  Comitatus .,  XXF.  Menfis  Martìi  per  Indiiiion.  VL 
Falsò  dipoi  nel   Mcfe  di  Maggio  cflo   Augufto  a  Capua,  dove  {*)  prò 
tetius  Romani  Imperli  commoditatibus  commorans ,  univerjlsqut  fere  tam  Ec- 
cleftajllcls  quam  Secu.'aril/us  potentibus  viris  congregatisi   Àuguflulem  atque 
fokmnem  Curlam  celebravtt  :  fono  parole  della  Cronica   Calauricnfe .    E 
quivi  in  favore  del  fuddetto  MonUlero  diede  due  Diplomi,  l'uno  fcritto 
Septlmo  Calendas  Junlas  Indizione  Sexta .  Acìiirn  Capua.  U ahro  Prldle 
'^'^^ ^"hiT'  Calendas  Junii.  L'arrivo  a  Capua  dell' Augnilo  Lodovico  fu  la  fai u te 
(L'.-x^.        ^^  Salerno  {e).  Immaginarono  i  Saraceni,  fin  allora  ollinati  nell'aOc- 
(d)  ^»o«y-  dio  di  quella  Città,  ch'egli  potrebbe  ftar  poco  a  giugnere   colà  col- 
mus  ialtr-    \q  fue  armi  ,  per  fare  i  conti   con    loro  .    Però    cominciarono  a  dif- 
vitanus         porfi  per  la    ritirata.  Non  la  voleva   intendere  il   Re  o  fia   Generale 
(ap.^iiu'    d'elfi  Ablmelech  {d)^  con  dire  d'aver  non  poche  fegrcte  promeflc,  che 

quella 

(*)  dimorando  pe^  vantaggi  di  tutto  V  Imperlo  Romano ,  e  congregati  quafi 
tutti  tanto  gli  Eccleftaflici ,  quanto  i  Scolari  potenti  uomini  celebrò  una 
Curia  Jugujìak  e  foknne . 


Annali    d' Italia.  91 

euclla  Città  poco  potea  ftare  a  capitolar  la  refa.  Ma  ammutinati  i  Tuoi  Ea  a  Vo!g. 
gli  mifero  le  mani  addoflb,  e   legato  il  cacciarono  in  una  nave,  e  fé  ^^"^  ^7J. 
n'andarono- tutti  con  lafciarc  fui  campo  una  gran  quantità  d'arnefi  e 
di  grani,  a  cui  il  Popolo  di  Salerno  fece  torto,  ma  feioccamente ,  at- 
taccare il  fuoco,  per  paura  che  fofle  finta  la  loro  andata.  Se  n'anda- 
rono que' Ladroni  :  male  nondimeno  per  la  Calabria,  dove  fi   riduflc- 
roj  perciocché  non  trovando  quivi,   chi    loro  s'opponefle,  mentre  i 
disattenti  Greci  lafciavano  fenza  guarnigion  quel  paefe,  e  regnava  la 
divifione  fra  i  Popoli:  tutta  andò  a  facco  quella  Provincia.  Erchem- 
pcrto  fcrivc,  che  la  Calabria  a'fuoi  dì  reftava  defolata,  ut  in  Dilwvio. 
Per  attellato  nondimeno  di  quello  Storico,  e  di  Leone   Ollienfe,  nel 
lornarfcnc  i  Saraceni  fuddetti  in  Affrica,  o  pure  in  Sicilia,  furono  bat- 
tuti da  una  sì  fiera  tcmpcfta,  che  rimafero  fracaflatc  tutte  le  loro  fu- 
fte.  Staodo  intanto  l'Imperador  Lodovico   in  Capua,  ed   informato, 
ch'era  morto  Lamberto^  (opranominato  il  Calvo,  cioè  uno  di  que' due 
Lamberti,  che  fuggirono  da  Spoleti,  ardca  di  voglia  di  vendicarfi  una 
volta  di  Adelgifo  Principe  di  Benevento,  tenendofi  afibluto  da  i  giura- 
menti fatti.  Comincio  pertanto  a  far  de  i  preparamenti  di  guerra  con 
difegno  di  pafTarc  a  Benevento,  ma  fenza  palcfarlo  ad  alcuno  .    Non 
dormiva  Adelgifo,  e  ficcome  Principe  di  non  poca  accortezza  e  pro- 
videnza,.da  che  vide  tornare  effb  Augullo  coli' armi  nella  Campania, 
cominciò  a  premunirfi  in  cafa  e  a  cercare  aiuti  di  fuori.  L'Annalilla 
Bcrtiniano  (")   ci  ha  confcrvatc  le  notizie  fdguenti.   Cioè   trattò   egli  (ai  Annd.. 
con  Bafilio  Imperador  de' Greci,  affinchè  fpediìTe  in  Italia  una  flotta  in  ^'''"*"''-  . 
foccorfo  fuo,  promettendo  di  pagare  a  lui  que' tributi,    che  in  addie-     "'"""""• 
tro  i  Duchi,  o  fia  i  Principi  di   Benevento  aveano  pagato  a  gì' Jmpt- 
radori  Franzefi  .  Guftò  Bulìiio  queiia  propofizione,  e  non  mancò  d'al- 
Icftirc  una  forte  fquadra  di  navi,  e  di  metterla   in  viaggio   alla   volta 
d'Italia.  Attclta  l'Anonimo  Salernitano  W,  che  1' Augufto  Lodovico  0>)  -Anony, 
condufTe  l'Armata  fua  fin  fotto  a   Benevento}    ma  che   que*  Cittadini  ^"/^^'^^"'' 
intrepidamente  corfero  alla  difefa,  ed  altro  non  ne   riportò   l'Impera-  Paralìp. 
dorè  fc  non  delle    villanie,  beffeggiandolo   quel   Popolo   dalle   mura  .  cap.  iiz. 
Procedeva  la  lor  baldanza  dall' avvifo  certo,   che  i  Greci  venivano  in 
loro  aiuto.  Arrivò  in  fatti  ad  Otranto  la  Flotta  fpedita  da   Coltanti- 
nopoli,  fotto  il  comando  di  un  Patrizio:    nuova,   che   ruppe   tutte  le 
mifure  prefe  dall' Augufto  Lodovico,  e  gli  fece  conofcere  per  impof- 
fibile  l'adempimento  dc'fuoi  defiderj  .  A   fin  dunque  d' ufcire    fenza 
vergogna  di  quello  impegno,  fece  fcgretamente  intendere  a  P^/i^  Gio- 
Vanniy  che  defiderava  la  di  lui  venuta  al  fuo  campo,  fuggerendogli  di 
moftrare,  che  fpontaneamente  egli  fi  foffe  moffb  da  Roma,  per  ricon- 
ciliare con  eflb  lui    Adelgifo,   mediante   1' intcrccffione   fua;   giacche 
Lodovico  s'era  prima   lafciato  intendere,  anzi  avea  giurato,  che  non 
fi  leverebbe  mai  di  fotto  a  Benevento,  finché  non  l'aveffc  picfo.  E- 
gregiamente  foddisfece  il  Papa  a  quella  incumbenza  con  farfi  media- 
tore ad  ottenere  il  perdono  dall' Imperadorej  e  quefti  poco  apprclTo 
ritiratofi  colle  fue  genti,  lafciò  in  pace  la  Città  di  Benevento. 

M  t  Con- 


9^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Codantino  Porfirogcnneta  C")  ci  racconta  delle  glorie  favolofc, 

(a)"c°«y?«n-  ^l'orcbè  fcrive,  die  per  paura  dell'armi  Greche  il  Sulcano  dc'Saracc- 
riuMs  Por-     "'_  abbandonato  raflelio  di  Benevento  e  di  Capui,  fc  ne  tornò  in  Af- 
fhyogenn.     frica .  Che  vanto  infuffiflenre  (ìa  quello,  fi   può  raccogliere   da  quan- 
taViLDafi-  IO  abbiam  veduto  finora.    Ma  podl.am  bene    prillargli    fede  in    parte, 
allorché   fcrive,  che  da  lì   innanzi    quc' Principi  riconobbero    per  loro 
Sovrano  T  Impcrador  Greco:  il  che  va  intclb  del  folo  Adelgilb  Prin- 
cipe di  Benevento,  e  non  già  del  Principe  di  Salerno,  né  de  i  Conti  di 
Cnpui .  Cortamente  Adelgilb  non  fi  fido  mai  più  ne  di  Lodovico  Augnilo, 
ne  de  i  Franchi,  dopo  il  bruttifTìmo  giuoco, che  avea  lor  furo.  Abbiu^no 
(h)  Andreas  da  Andrea  Prete  C^) ,  vivente  in  quelli  mcdefimi  tempi ,  che  nel  Meted'A- 
Presijier       go fio  ''i  )  fnu!t<e  locuBte  advenerunt  de  yicentinis  partil/us  in  fimhus  BrefcianiSy 
chron.  2.  /.  ^fi/^^f,  inCremonenflbus  fìnibus  ^inde  perrexerunt  inLaudenfespaytes^fiveetiam 
Mtnc'hcmi.    ^"  Mediolaiienfcs  .  Erant  enim  una  perdente i ,  ficut  Salomon  dixit  :  Locufia  Rc- 
gem  nonhabent  ^fed  per  turmasafcendunt .  Devaflaverunt  enim  multa, grana  mi- 
nuta mila  vel  panici.  Crederei,   che  a  quell'anno  appartencfle  quunto 
(e)  Jthann.  narra  Giovanni  Diacono  (f).  nella  Vita  di  Atanafio  li.   Vefcovo  di  Na- 
Diaco.iHs       poli  con  dire,   (z)  FIujus  temporibus  tanta  Locuflarum  denfitas  in  Campa- 
rti, t.fijc.     ^-^  partibus^  [^  maxime  in  hoc  Parthcnopenfi  territorio  extrta  eft ^  ut  non 
p.  ii.T.  I.  folum  fegetes.,  fed  etiam  arborum  folla.,  (^   ber  bar  um   oler»  vidercntur  ejft 
Her.   iialìc.  confumta .  Merita  ancora  d'efTcre  faputo,  che  in  quello  medcfimo  an- 
(d)  AmaUs  no,  fijcondo  gli  Annali  di  Fulda  C'^),  Ci  provò  lo  llefib  flagello  in  Gcr- 
rruìicor.       mania;  anzi  tale  fu  eflb,  che  non  mai  prima  un  fimile  ne  fu  veduto. 
FHldevfes.     ^j)  Nam  vermes  quafi  Locufta.^  quatuor  pennis  volantes^  iìf  [ex  pedes  ha- 

ben- 

(i)  molte  Iflcu^e  vennero  dalle  parti  di  Vicenza  ne'' contorni  di  Brefcia^  di- 
poi di  Cremona,  indi  andarono  verfo  Ledi,  ò  anco  Milano,  j^ridavano 
afjteme.,  come  Salomone  dìffe:  Le  locuile  non  anno  Re,  ma  vanno  a 
turme  .  Guafl arano  molti  grani  minuti  di  millio.,  o  panico. 

(i)  Di  quelli  al  tempo  sì  gran  folla  di  locufie  in  forfè  nelle  parti  della  Cam- 
pania., e  principalmente  in  quello  territorio  di  Napoli,  che  rwn  folo  le  bia- 
de, ma  anco  le  figlie  degli  alberi,  e  dell'erbe  pareano  confumate. 

(jì  Imperocché  i  vermi  come  L'jcule,  di  quattro  penne ,  e  fei  piedi  vennero 
dall'Oriente,  e  a  g'tifa  di  neve  coprirono  tutta  la  fuperfìcte  della  terra, 
e  tutto  il  verde  guadavano  ne"" campi,  e  ne'' prati .  Èrano  poi  di  bocca  lar- 
ga, e  d' intelino  lunTO,  e  due  denti  aveano  pili  duri  di  un  fajjo,  co'  qua- 
li poteano  a  tutta  forza  rodere  le  cortecce  degli  alberi  Di  effe  la  lun- 
ghezza e  groTezza  quafi  un  poUice  di  un  uomo.  E  tante  erano  di  nume- 
ro ,  che  in  un'  ora  fola  prefTo  la  Città  di  Magonza  confumarono  cento  cam- 
pi di  biade,  ^ando  poi  volavano,  talmente  ingombravano  tutta  l' aria 
per  lo  fpazio  di  un  miglio,  che  appena  vedeafi  lo  fplendore  del  fole .  Del- 
le quali  alcune  in  varii  luoghi  acci  fé ,  furon  trovate  avere  in  corpo  fpight 
intiere  di  grano .  Alcune  poi  andate  verfo  P  occafo ,  ne  fopraggiunfero  al- 
tre, e  per  il  corfo  di  due  ine  fi  quafi  ogni  giorno  col  loro  volo  diedero  un  w- 
rettdo  fpettdcoh , 


Annali     d'  Italia.  93 

bentes^  ab  Oriente  venerunt ,  13  univerfam  fuperficiem  terra  iuftarnivis  opc-  ^"^^  ^'i^';- 
rucrunt^  cunaaque  in  agris  i3  in  pratis  viridi^  devaftabant .  Erant  autem  ^^n.        /3- 
ore  lato ,  £9"  extenfo  iuteftlno ,  duofque  habebant  dentes  lapide  duriores ,  qtii- 
bus  tenaciJJ'.me  arborum  ccrtices  corrodere  z'akbant .  Lonzititdo  (3  craffìtudo 
illariim  qua  fi  poHex  liri .  Tantaque  erant  multitudinis ,  ut  una  bora  diei  cea- 
tam  jugcra  '  frugtim  prope  Urbem  Moguntiam  ccnfumerent .   Quando  autem 
iwlabant ,  ita  tutum  aerem  per  unius  milliarii  fpatium  lelabant ,    ut  fplen- 
dor  S  oli  s  infra  pop  tu  vix  appareret .  ^uarum  nonnulla  in  diverfts  locis  oc- 
cifte^  fpicas  integras  cum  granis  £5?  ariftis  in  fé  habuiffe  repert-e  funi .  ^iii- 
busdam  vero  ad  Occideritem  profeffis,  fupervenerunt  alia  ^  &  per  duorum 
rnenfinm  cii>  ricula  pane  quetidie  fuo  volata  herribile  cernentibus  prabuere 
fpeilaculum.  Aggiugnc  in  fine  qiicfto  Aurore,  cHerfi  anche  raccontato, 
che  in  Italia  nX-l  Brefciaiio  per  tre  giorni  e  tre  noni  era  piovuto  San- 
gue: fole,  che  fi  ipACCiavano   e   trovavano   dapcrtutto   de' compratori 
in  que'Sccoìi  dell'ignoranza,  ed  ebbero  anche  credito  ne'Secoli  della 
Repubblica  Romana.  Andrea   Prete,  che   allora  viflc  in    Lombardia, 
racconta  vcrdinentc  alcuni  accidenti  di  qucft'anno,   che  nel   tempo  di 
P.itqua  per  le  foglie  de  gli  alberi  parca,  che  fofle  piovuta  terra j  che 
una  brina  caduta  a  di  4.  di  Mng!»io  nella  pianura  fece  feccare  i  tralci 
delle  vitij  ma  nulla  Teppe  di  quel  fogniito  Sangue .  Era  in  quefti  tem- 
pi C»nt!  del  f acro  Palazzo  Erihaldo^  cortando  ciò  da  uno   Strumento, 
Icritto  nella  Città  di  Penna,  allora  del  Ducato  di  Spolcti,  non  già  ncll* 
anno  874.  come  ha   T  Autore  della  Cronica  Cafaurienfe  W,  ma  bensì  ^*]  .P'-'J"''/ 
nel  prcfente.  Truovafi  quefto  Conte  del  facro  Palazzo  in  a.tri  Atti  lui  j.fu  ^  j,^ 
line  dell'anno  prcfente  nel  Monillcro  Cafimrienfe .   Colà  ancora  a  fo-  Rer^uaiic. 
lennizzarc  il  fanto  Natale  fi  portò  l'Imperador  Lodovico.  In  un  Pla- 
cito tenuto  da  cfTo  Eiibaldo  nel  dì  24.  di  Dicembre  fi  legge,  (i)  Dum 
Domnus  Ludovvicus  glorio fus  Imperator  de  partibus  Beneventi  reverteretur , 
fc?  venipt  ad  Monafierium  SanEla  Trinitatis  ^  qiiod  eft^  confi ru&tm  in  In- 
fula.,  qua  dicitur  Cafa  aurea.   In  quell'anno  ancora  è   data  ima  Lette-  ^ 

ra  W  di  Giovanni  FUI.  Papa  ad  ylnnone  Fefcovo  di  Frinfinga,  in  cui  ^.^^f^^' 
gli  raccomanda  di  fpedire  con  ficurtzza  a  Roma  le  rendite  fpcttanti  j-^,^  j, 
alla  Chicfa  Romana  in  Germania,  con  aggiugnere  in  fine,  (i)  Preca' 
ittur  autem.,  ut  optimum  Organum  cum  yfrtijìce,  qui  bue  moderari  (3  fa- 
cere  ad  omncm  modulationis  efficaciam  fojjìt  ad  inUi-uEìionem  Mufica  difci- 
plina  ^  nohis  aut  deferas  .y  aut  cum  eifdem  redditibus  mittas .  Ecco  come  la 
fabbrica  de  gli  Organi  avea  prcfo  gran  piede  e  credito  in  Germania. 
Ma  non  già  pcnfo  io  per  quefto,  come  altri  ha  creduto,  che  ora  fo- 
lamentc  Roma  cominciaire  ad  aver  Organi  nelle  fue  Chiefe . 

Anno 

(i)  Mentre  Donno  Lodovico  gloriofo  Intper udore  ritornando  da  Benevento 
arrivato  fu  al  Monifiero  della  S.  Trinità ,  fabbricato  nelF  Ifola  detta  Ca- 
fa aurea . 

(ij  Preghiamo  poi.,  che  tu  ci  porti.,  0  colle  medefime  rendite ^  ci  mandi  un 
ottimo  organo  col  Macftro.,  il  quale  poffa  regijìrarlo  ad  ogni  fueno,  fece»- 
fio  le  re^olt  della  Mufica . 


94  Annali    d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  dccclxxiv.    Indizione    vii. 
di  Giovanni  Vili.    Papa  3. 
di  Lodovico  II.  Iniperadore  16.  ij.  e  20. 

Er  A  Volg.  ipErnioffi  ancora  nel  verno  di  qucft'anno  V  Imperaàor  Lodovico  in  Ca- 
Amno  874.  1/   pua,  dove  r  accortiilìmo  Vclcovo  di  quella  Città  Landolfo  con  tal 
(t)  Erchtm-  di (ìn Voltura  s'introdufle  nell'animo  di  lui   («),   che   quali   non  vede» 
^r/«,  H//.  gfl-g   Augufto  per  altri  occhi ,  che  per  quelli  di  quclto   Prelato  j  e 
'^'  •>  •        però  ipfunt  tertium  in  Regno  fuo  conflituit .  Volle  prevalerli  Landolfo  di 
un  si  favorcvol  vento,  ed  appoggiato  alle  raccomandazioni  dell' Impc- 
radore,  che  mollrava  tanto  affetto  a  lui,  e  un  cuore  si  alieno  da  i  Be- 
neventani, cominciò  a  trattare  con  incredibil  calore,  che  il   Papa  co- 
(lituilTe  il  Vclcovo  Capuano   Metropolitano  di    tutta  la   Provincia  di 
Benevento.  Ma  non  gli  venne   fatta.   Giovanni   FlI!.^  probabilmente 
conofccndo,  che  un  tal  palio  avrebbe  portato  delle  confegucnze  trop- 
po nocive  alla  Sede   Apollolica,    perchè  i   Beneventani  irritati  avreb- 
bono  potuto  gittarfi  in  braccio  a  i. Greci,   che  aveano  fottratto  altre 
Chicfe  in  Calabria  e  Sicilia  alla  Santa  Sede,  e  non  lafccrcbbono  di  fa- 
re lo  fteflo  per  quelle  di  Benevento:  fi  guardò  bene  dall' acconfcntirc 
alle  brame  ambiziole  del  Velcovo  di  Capua .  Riulbi  poi  da  lì  quafi  a 
cento  anni  tanto  al  VlIcovo  Capuano,  quanto  al  Beneventano  di  con- 
feguir  la  Dignità  Aichicpilcopale.  Ora  1' AuguUo  Lodovico,  dopo  cf- 
ferc  dimorato  per  lo  fpazio  quafi  d'un  anno  in  Capua,   finalmente  fu 
richiamato  da  i  fuji  affari  in  Lombardia.   Lafciò  in  efla  Città  di   Ca- 
pua rimperadrice  Angilherga^  e  la  Figliuola  Ermengarda^  e  andoficne 
a  Ravenna,  feco  portando  il  Corpo  di  San  Germano  Vefcovo  di  effa 
Città  di  Capaa,  come  attelta  Leone  Ollienfe.  Abbiamo  nella  Croni- 
(M  chronìc  '^^  Cafaurienlc  W  un  fuo   Diploma  in  favore  del  MoniQero  di  Cafait- 
Cafauritnf'  ^'5,  dato  Tertio  Calendas  Majas  Indizione  Seplima.   A^iim  foris  Civita- 
p.  IL  T.  II.  te  Ravenna  ad  San6ìiim  ApuUinarem ,  Anno  Imperli  Dumni  Ludovici  Se- 
Ker.  Italie,    reniffimi  hnperatoris  Vicejimo  ^into .  Anche  il  iuddctto  Leone  Ollien- 

(c)  Lt»  fc  (0  è  teltimonio,  che  il  mcacfimo  Augulto  trovandoQ  nel  Monifte- 
oftìenfts  ro  di  Santo  Apollinare  fuor  di  Ravenna,  concedette  un  Privilegio  fa- 
chronic.       yorevolc  al  Montllcro  di  Monte  Calino.  Colà  fon   io   d'avvifo,   che 

*  andafle  a  trovarlo  Papa  Giovanni  per  concerto  fatto  fra  loro  di  abboc- 
carfi  amenduc  con  Lodtvico  Re  di  Germania  nel  territorio  di  Verona. 

(d)  chronk.  Ci  aflìcura  in  fatti  la  Cronica  di  Fuida  (<^),  che  effo  Re  Lodovico  do- 
VuUtnre       po  effere  (lato  verfo   la  metà  d'Aprile  a    vifitar  per  fua  divozione  il 

^  ■  Moniltero  di  Fulda,  tenne  dipoi  una  Dieta  Generale  in  Tribuna  prcf- 
fo  M agonza.  Jnde  in  Jtalium  per  Alpes  Nericas  tranfiens ^  cum  Illudo- 
ivico  Nepote  fuo ,  &*  Johanne  Romano  Pontifice ,  haud  procul  ab  Urbe  Fé- 
rana^  colloquium  babuit .  Cofa  fi  trattaflc  in  quel  Congrello,  noi  dico- 
no clU  Annali.  Probabilmente  v'entrarono  le  prcteniioni  dell' Impcra- 

dor 


Annali     d'  Italia.  95- 

dor  Lodovico  fopra  il  Regno  della  Lorena.  Potrebbe  anche  dubitar-  Era  Volg. 
fi,  che  vi  fi  parlafie  di  chi  dovea  fuccedere  nel  Regno  d*  Italia,  e  ncll'  A*"<®  ^74- 
Imperio,  giacché  Dio  non  avea  dato  prole  mafchile  ad  eflb  Augufto 
Lodovico.  In  queft'anno  rutto  anfiolb  eflb  Impcradore  di  fenaprf  più 
nobilitare  il  Tuo  favorito  Moniftero  Cafaurienfc,  impetrò  da  Papa  Gio- 
vanni il  facro  Corpo  di  San  Clemente  L  Papa  e  Martire,  e  fecelo  traf- 
portare  colà  con  cran  iblennita:  laonde  col  tempo  cominciò  ad  efTcre 
appellato  da  alcuni  il  Moniftero  di  San  Clemente.  Il  Cronifta  Cafau- 
rienfc pretende,  che  fotto  Papa  Adriano  II.  fofle  fatta  quella  Trasla- 
zione. Ma  che  ciò  feguifle  a'tempi  di  Giovanni  Vili,  lo  pcrfuadono 
i  Documenti  fpettanri  nell'anno  prefentc  a  quel  Moniltero,  dove  1'  Im- 
perador  Lodovico  comincia  a  far  menzione  di  quefto  facro  acquifto. 
In  un  Privilegio  d'elfo  Augufto  (<»),dato  Cakndis  Septembris ^  IndiStlo-  {^^  Circnk. 
m  O&ava.  JEìum  Olonna  in  Curie  Imperiali^  Anno  Imperli  Domni  Lu-  cafamiini 
dovici  Sereniffìmi  Imperatoris  Vicefimo  ^into^  cioè  nel  preicnce  Anno,  g';.^ /,gj;,_  ' 
nomina  il  Tempio  della  fantifllma  Trmità  in  Infula^  quiS  Cafa  aurea 
vocitatur^  uhi  £ff  almificum  beatijìmi  Pontificii  {jf  Martyris  Clementis  Cor- 
pus venerabiliter  recondi  fecimus .  In  un  altro  Privilegio  dato  parimente 
in  Corte  Olonna,  deliziofo  Palagio  di  Villa  non  lungi  da  Pavia,  dove 
molto  godeva  di  far  foggiorno  quefto  Imperadorc,  nel  dì  if.  d'Ot- 
tobre egli  conferma  al  Moniftero  fuddetto  rutti  i  beni  ad  eflb  da  lui 
donali  Jive  infra  Romanam  Urbem ,  five  extra  ipfam ,  feu  etiam  per  totam 
Pentapolim^  Tufciam^  6?  Spoletinum  Ducatum^  atque  Camerinurn  Comita- 
tum.,  necnon  etir.m  Firmanum^  Afcolinum^  Aprutinum  ^  Pinninum^feu  Tea^ 
ttnum  territorium .  Q^i\  miriamo  diftmto  il  Contado  di  Camerino  dai  Du- 
eato  di  Spoleti .  Contuttociò  in  un  altro  Diploma,  dato  in  queft'anno 
nel  di  primo  di  Novembre  in  Curte  Imperiali  Olonna  egli  torna  a  far 
menzione  d' eflì  Brni  donati  tam  infra  Urbem  Romam,  quam  extra  ipfam 
Romuleam  Urbem ,  per  totam  fctlicet  Campanìam ,  13  p"'  omnem  Romaniam 
(oggidì  Romagna)  necnon  y  per  ambos  Spoletanos  Ducatus^  feu  per  te- 
tam  Tufcìam .  Se  erano  due  i  Ducati  Sf>olctam,  adunque  d'un  Iblo  di 
Spolcti  fé  n'erano  già  formati  duej  e  l'un  d'efli  fu  appellato  Marca 
di  Camerino  o  di  Fermo.  In  quell'ultimo  Documento  ci  fa  lo  ftcflb 
Augufto  fapere  di  aver  oflcrvato  un  Luogo  atto  a  gli  ufi  Monaftici, 
chiamato  Moninello,  difiantem  ferme  duobus  millibus  ab  Urbe  M.intuana^  e 
d'aver  quivi  fondato  e  dotato  un  Monifterodi  .VIonaci  prò  anima  noftnere' 
medio.  Due  altri  Diplomi  d'efl'o  Augufto  fcritti  parimente  in  Corte  Olon- 
na nell'Ottobre  di  queft'anno  fi  leggono  nelle  Antichità  Italiane  (/')  .  ^tl  ^?j;/c«i- 

Non  volle  cll'ere  da  meno  dell' Imperador  fuo  Conlbrte  1' Augu-  ,^f.  i-aiic. 
(la  Atigilberga  y  e    prefe  anch' ella  circa  quefti   tempi  a   fabbricare   in  Differì.   16. 
Piacenza  w  ii^^uardcvol  Moniftero  di  facre    Vergini  fub  titula   Domi-  P-'i-  9ì'i- 
nicte  Refurre^iouii^  ^  in  honore  fanllorum  Martyrum  Sexti^  Fabiani  &c.  ^  ^"^'*' 
(.e)  dove  poi  pare,  che  fi  facefle  Monaca,  m^  non  profelfa  Ermengar-  (e)  Ar.t'mu. 
da  Figliuola  d'efli  Augufti,  come  cofta  da  una  donazione  fatta  da  efla  it^ìn.  Dif. 
nell'anno  8po.  Il  tempo  della  fabbrica  d'cflb  Moniftero   fi  ricava  da /""'•  7- 
un  Diploma  del  luddetto  Impcradore  dato  in  Corte  Olonna  nel  di  13.  ^''^"  ^  ^' 

d'Ot- 


9^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  d' Occobre  dell'anno  prt-fL-nte,  con  cui  confermala  donazione  de  i  bc- 
^''Tucl'it  "'  "  ^^^^  ^^"°  Luogo  tutta  da  cfTa  Angilbcrga.  Il  Locati  (a)  e  il  Ri- 
H!jhr!'pia-  P,=^'^^  Scrittori  Piacentini  prctcfcro,  che  la  fondazione  del  fuddetro  Mo- 
centia.  niilcro,  appellato    poi  di  San  Pietro,  e  divenuto   uno  de' più    inli"ni 

della  Lombardia,  oggidì  poflcduto  da  i  Monaci  Benedettini,   fc"uf(rc 
nell'Anno  8?.i.  con  crror  man:felio  .  Prcrcfe   poi  Pietro  Maria  Cam- 
(b)  Campi    P'  ^^)'  ^^^  l'Impcradricc  Angilberga  dcfll-  principio  a  quella  pia  im- 
jfi.  Eccl.  di  prefa  nell'Anno  8fl.  con  riferire  a  quell'Anno  un  Privilegio  dell' Im- 
pinctnt.a       perador  fuo  Manto,  dove  dice,  che  effo  Au^ufto  vuole  (i)  infra  ma- 
«iL'An.i^i.  jos  Placentìnie  Urbis  in  honorc  fan£ìje  Refurreiìionis  Momlìerium  unum  fa- 
crarum  PutU.irtim  conftruerc .  iVla  fon  chiaramente  guaite    le  note  Cro- 
nologiche di  quel    Diploma  ,   che  per   altro  è  da   me   creduto  Docu- 
mento  legittimo.  Vcggafi  un  altro  Diploma  d'clTo  Auguilo,   da   me 
ta/uTc"  '^^^°  ^^^^  '^'^^  ^'^^  ^^"^  '"""^  quell'Anno  fi  vede  difegnaca  la  fabbrica 
Diifert.  i6.  ^^  l^^^    Moniltcro .    Dimoro  almeno   per   qualche   parte  del   prcfcnic 
fa^.  453-      ■^'^"^  ^^'^  Imperadrice   Angilberga   in   Capoa.    Di   tal  congiuntura  li 
(d,Erchtf^.  prcvalfe  Landolfo  Fefcovo  di  quella  Città  (^J,   uomo,  che  ordiva  o'rni 
{'aT'-T,"'^''  '^'  '^'^^'^  nuove  cabbalc,  per  far  mettere  in  prigione  Giiaiferio  Primipt 
^' ^  '        di  Salerno,  contuttoché  poco  dianzi  quello  Vefcovo  gli  avelie  preda- 
to giuramento  di  fuggezione  e  fedeltà  per  la  Città  di  Capua,  ch'egli 
fignorcggiava  anche  nel  temporale.  Ma  per  quello  non  gli  venne  fatto 
ciò,  ch'egli  andava  macchmando}  perciocché  Guaiftrio  aiutato  da  gli 
Amici  fu  rimeflo  in  liberta,  con  dare  per  fuoi   oftaggi  i    Figliuoli  di 
Landone,  cioè  Landone,  e  Landenolfo,   fuoi   parenti,  i  quaii    Angil- 
berga tornando  in  Lombardia  condulTe  l'eco,  e  lafcioUi  confinati  in  Ra- 
(«1  HHhcus     vcnna.  Mette  poi  Girolamo  Rolli  tO  (fcguitato  in  ciò  dal  Padre  Pa- 
Hiflor    Ra-  g\  (/))  un  Concilio  tenuto  in  quell'Anno  da   Papa   Giovanni  in   Ra- 
71)  p'^^',     venna,  dove  fu  dato  fine  ad  una  lite  inforta  fra  Orfo  Doge  di    Vcne- 
aiAnnal.     ^''^ •  c  Pietro  Patriarca  di  Grado.   Via  il  Rofli,   che   ha   prefo   quclto 
Baron.  fatto  dalla  Cronica  di  Andrea  Dandolo,  non  badò,  che  quello  Scorico 

fa  menzione  di  quello  fatto  dopo  la  morte  di  Lodovico  II.  Impera- 
dore.  Però  più  tardi  s' ha  da  allogar  quefto  Concilio.  All'Anno  pre- 
fente  bensì  appartiene  una  Lettera  fcritta  da  Papa  Giovanni  VI  il.  allo 
MifctUan'  ^*-'^°  Imperadore,  e  pubblicata  dal  Baluzio  U) .  Dovca  Lodovico  aver 
Tom.  V.  '  f-'tca  iftanza  al  Papa,  perchè  fi  reltituiircro  alla  Chicfa  di  Ravenna  al- 
cuni .Moniderj  da  erta  prctefi,  e  allora  pofTeduti  dal  Romano  Ponte- 
fice. Ora  con  quelle  parole  gli  rilponde  Papa    Giovanni;   (z)   Mona- 

fte. 

(i)  folto  le  mura  di  Piacenza  fabbricare  un  Monifìero  di  Fergini  in  onore 
della  fanta  Rìfurrezione  . 

(i)  Il  Moni  fero  di  S.  Maria  in  Cornacchie .,  detto  Pomnofa^  ed  il  Moni- 
fiero  di  S.  Salvatore  in  Monte  Feretro.,  e  ««  altro  Àlo^ijlero  detto  S. 
Probo.,  ed  i  contadini  nel  territorio  Ferrarefe^  e  Mricnfe.,  e  G.iUicata., 
e  la  Faventilla ,  non  abbiamo  tolto  aW  Arcivefcovo  di  Ravenna  ;  ma  tali 
Atoni  lì  eri.,  e  lochi  abbiamo  tenuto  ritrovandoli  poffeduti  da'  noflri  Ante- 
cejfori ,  *  fin'  or»  riteniamo  per  nojiro  diritte . 


Annali    D*  Italia.  97 

jlerìum  SanElie  Maria  in  Comaclo,  quod  Pompofta  dicìtur^  6?  Monafìe-  Era  Volg. 
rium  Sancii  Sahatoris  in  Monte  Feretri^  alitiàquc  Monajlerium^  quod  vo-  Anno  874. 
catur  Sanalo  Probo ,  atque  colonos  in  territorio  Ferrar icnfi ,  ^  Adrienfi , 
£5?  Gallicata  ,  (^  Faventiìlam ,  Ravennati  Jrchiepifccpa  non  ahflulìmui  ; 
ftd  e*  Monafleria  ^  loca  ab  Antecejforibus  nojìris  pojfejja  reperientes  poj/'e- 
dimtis^  hd£lenufque  jure  noflro  retincmus .  Divenne  col  tempo  uno  de' più 
celebri  Monilterj  tV  1  calia  quello  della  Pompofì^  mairimamcnte  dap- 
poiché Ugo  Marche/e  d"  Ejìe  V anichi  di  molti  beni .  Era  in  quefti  tem- 
pi Arcivelcovo  di  Ravenna  Giovanni^  quel  medcGmo,  che  fu  conden- 
nato  nel  Concilio  Romano  ncll'  Anao  861.  E  che  tuttavia  durafle  poco 
buona  armonia  fra  lui  e  Papa  Giovanni,  fi  può  raccogliere  da  un  fram- 
mento d'altra  Lettera  feruta  da  cflb  Papa  all' Imperadrice  Angilberga, 
in  cui  le  dice  (<«)  :  Ad  hoc  ufque  malum  crevit  ^  incraj/atum  eji^  ut  fa-  (i)  ««/«s. 
Elione  Ravennatis  Jrchicpifcopi  Maurinus  citm  fuis  compHcibus  ^  qui  excom-  '*"/"«• 
municati  t5?  anathematizati  a  r.obis  jam  funt  y  Ravennani  ingrederetur  ^l^ 
fidelium  nojìyorum  res  cum  eis  funditus  raperet  (^  devaftaret  ^  adeo  ut  Cla- 
VIS  Civitatis  Ra-jenn<e  a  reflarario  noftro  violenter  fubtraheret  ^  (J  prò  li' 
bitu  fuo ,  nefcimus  cuJHS  auEloritate ,  ipfi  Archiepifcopo  (  qmd  numquam  fa- 
Elum  fuiffè  recolitur)  potefiative  concederei  (*) .  Adunque  1  Miniltri  delia 
Tanta  Sede  comandavano  in  Ravenna,  giacché  preffb  di  loro  (lavano  le 
Chiavi  di  quella  Città . 

Anno  di  Cristo  dccclxxv.  Indizione  vi  11. 
di  Giovanni  Vili.   Papa  4. 
di  Carlo  II.  Imperadore   i. 

SOno  fcorretti  i  tedi  di  alcuni  antichi  Annali,  o  pure  han  fallato  i 
loro    Autori,   allorché   rifcrifcono   all'  Anno    precedente  la   morte 
dell' Imperador  Lodovico  II.  La  verità  è,  ch'egli   fini  di    vivere   fola-  (b)  chrinic 
mente  nel  dì  12.  d' Agolto  dell'Anno  prcfente  nel   territorio   di  Bre-  cafauntnf. 
fcia,  e  non  già  in  Piacenza,  né  in  Milano,  come  alcuni  han  creduto.  "Aln^^ 
Pero  nella  Cronica  Cafaurienfe  data   alla  luce   dall'  Ughelli  (*)  fono  xow.  vi. 
fcorrette  le  nate  Cronologiche  di  un  Diploma,  dato   ///.    Idus  05le-  ital.  s*cr. 
iris  Indinone   FUI.   Anno  Dominici    Incarnattonis    DCCCLXXV.   Si  ^  ^^•,h\^' 
dee  fcrivere  DCCCLXXIV.  perché  l'Indizione  0//rti'«  ebbe  principio 
Tom.  V.  N  nei 


Aer.  ItaVic, 


(*)  //  male  è  arrivate  a  quefto  fegno ,  che  per  fazione  deW  Arcivefcovo 
Ravegnano^  Alaurino  co' juoi  compiici,  da  noi  già  fcomunicati  e  anatema- 
tizati.^  è  entrato  in  Ravenna .,  e  de' fedeli  mftri  le  fojlanze  co' me  de  fimi 
afatto  ha  rapito ,  e  devafìato ,  talché  le  chì.ivi  della  Città  di  Ravenna 
dal  nojìro  Veflarario  ha  fot  tratte  violentemente^  ed  a  fuo  caprìccio^  per 
auttrità  di  chi  noi  fappiamo ,  le  ha  di  potenza  concedute  all'  ijìejjo  Arci- 
vefcovo i  lo  ehi  fi  fa  non  ejftr  feguito  mai . 


9*  Annali    d'  Italia. 

E»\  Voi?  nel  Settembre  dell'Anni  precedente.  Andrea  Prete  Italiano  nella  Tua 
tr^A  drlu  ^^°"'"^'^^"^  ^'*^  fcnve,  che  correndo  V  Indizione  Ottav»,  cioè  in  qucll' 
Pre:i.yte7'!''  ■^^i""  »  P'-*'"  t""o  il    Mcfc  di  Giugno  fi  vide   una  Cometa   colla  coda 
chronic.  '     lunga.  K  chc   nel  Mcfe  di  Luglio  vennero  i  Saraceni,  e  abbruciai ono 
Tom.  i.       una  Ci:tà,  ma   con  efTcre  caduti  il  noms  d'e(ra  dai   tefto    Tuo.   Ha 
Rer.   Gfrw.  (creduto  taluno ,  che  qui  fi  pirli  di  Benevento >  mi  certo  in  R-ncvcnto 
Mcttchtnju    ^^^  cmraronn   quegl'  Infed.li,   né   quella    Città    re(to   confunta   dalle 
fitmme.  Seguita  a  dire  elio   Andrea.  (*)   Seguenti  aiitem  Menfe  Àugu- 
fio.  Hludovicus    Imperator   dcfunaus  efi  pridie  Idus  Jugitfti  in  finibus  Bre- 
faanis .  jlntonius  -vero  Brefcianus  Epifcopus  ttilit  corpus  ejus  ^  l^  pofuit  eum 
in  fepulcro  in  Ecclefia  Sn/ìlla  Mtirix ,  ubi  Corpus   Sancii   Filaftrii  requie- 
fcit .  Anfpertus  Mediolanenfis  Archiepifcopus  mandavit  et  per   ^chidiaco- 
num  fuum^  ut  reddat  corpus  illud .  Ille  autern  noluit .  L' Arcivcfcovo  An- 
fperto  la  volle  vmta,  e  fi  portò  egli  in  pcrlona  a  Brciciacon  Garibal- 
do  V^cfcovo  di  Bergamo,  e  Benedetto  V cfcovo  di  Cremona,  e  con  tut- 
ti i  Preti,  e  il  Clero  d'efle  Città.  E  fatto  cavar  di  fottcrra  l'Impe- 
riai cadavtro,  ed  imbalfamatolo,  il  roifero  in  una  bara,  e   nel  giorno 
quinto  da  che  era  morto,  con  lunga  procefllone,  cantando  i  facri  In- 
ni, lo  conduflcro  a  Milano.  CònfefTa  il  fuddetto  Andrea  Prete,  cfTcr 
egli  ftato  un  di  coloro,  chc  portarono  per  qualche  fpazio  di  ftrada  il 
cataletto.  Feritatem  in  Chrifl»  loquor^  dice  egli,  ibi  fui ^  l^  partem  ali- 
fuam  portavi^   y  cum  portanùbus  ambulét-vi  a  Jlurni>ie^  qui  dìcitur  Oleo 
ufque  ad  fiumen  Addua .  Hanno  conghictturato  il  Menchenio,  e  1' Ec- 
cardo,  che  quefto  Andrea  Prete  pofla  eficre  flato  il  mcdefimo  che  An- 
dre* Agnello  Scrittore  delle  Vite  de  gli  Arcivefcovi  Ravennati.  Ma  fc 
fecondo  i  conti  del  Padre  Bacchini,  Agnello  nell'anno  di  Crifto  829. 
era  in  età  d'anni  trentacinque,  non  è  giammai  verifi^milc,  che  nell'an- 
no S/f.  egli  averte  fpallc  atte  a  portare  quel  pefo.  Dubito  io  più  to- 
fto,  ch'egli  fofle  Bergamafco,  al  vedere,  che  dal  Fiume   Olio   fino 
all'Adda,  cioè  per  la  Dioccfi  di  Bergamo,  a  lui  toccò   l'onore   fud- 
detto  j  e  che  poco  apprefib  egli  parla  individualmente  di  ciò,  che  fecero 
i  Bergamafchi  nella  dilTcnfione  fucccduta  a  cagion  dell'Imperio.    Se- 
guita egli  pofci»  a.  dire,  che  condotto  il  cadavcro  d'cfib  Imperadore  a 
Milano,  eoa  grande  onore  e  pianto  fu  fcppellito  nella  Chiefa  di  Santo 
Ambrofìo  die  feptimana  ejus,  cioè  nel  giorno  fettimo  dopo  h  Tua  morte, 
con  avere  fpcfo  tre  giorni  nel  viaggio,  e  non  già  nc\\\  fettimana  del- 
la Fcfta  di  Santo  Ambrofio  del  Mele  di  Dicembre.  L'Epitaffio  fuo, 
che  tuttavia  ivi   fi  legge,  quantunque  pubblicato  da  altri ,  mi  fia  leci- 
to l'aggiugnerlo  qui. 

D.  P.  M. 

(*)  nel  féguente  mefe  di'  Ago  fio  •  poi  Lodovico-  Imper  adori  morì  il  d)  11.  d'A' 
gojle  ne' confini  di  Brefcia  .  Antonio  Ve  [covo  Brefciano  fece  fepellire  il  fuo 
corpo  nella  Chiefa  di  S.  Maria  ^  ove  ripofa  il  Corpo  di  S.  Fdadrio .  Anf- 
perto  Arcivefcovo  di  Milano  per  mezzo  del  fuo  Arcidiacono  gii  diede  itT" 
dine  di  refiituire  ^uel  Corpo .  Ma  tgli  non  volte  darlo . 


Annali    d'  Italia.  99 

Era    Volg. 
D.  P.  M.  Anno   87J. 

HIC    CVBAT.  AETERNI.  HLVDOVICVS .  CAESAR.  HONORIS. 

AEQVIFARAT.  CVIVS.  NVLLA.  THALIA.  DECVS. 
NAM.  NE.  PRIMA.  DIES.  REGNO.  SOLIOQVE.  VACARET. 

HESPERIAE.  GENITO.  SCEPTRA.  RELIQV[T.  AWS. 
OVAM.  SIC.  PACIFICO.  SIC.  FORTI.  PECTORE.  REXIT. 

VT.  PVERVM.  BREVITAS.  VINCERET.  ACTA.  SENEM. 
INGENIVM.  MIRER.  NE.  FIDEM.  CVLTVSVE.  SACRORVM. 

AMBIGO.  VIRTVTIS.  AN.  PIETATIS.  OPVS. 
HVIC.  VBI.  FIRMA.  VIRVM.  MVNDO.  PRODVXERx\T.  AETAS  . 

IMPERI!.  NOMEN.  SVBDITA.  ROMA.  DEDIT. 
ET.  SARACENORVM.  CREBRAS.  PERPESSA.  SECVRES  . 

LIBERE.  TRANQVILLAM.  VEXIT.  VT.  ANTE.  TOGAM. 
CAESAR  .  ERAT  .  CAELO  .  POPVLVS  .  NON  .  CAESARE .  DIGNVS  . 

OOMPOSVERE.  BREVI.  STAMINA.  FATA.  DIES. 
NVNC.  OBirVM,  LVGES.  INFELIX.  ROMA.  PATRONI. 

OMNE.  SIMUL.  LATIVM.  GALLIA,  TOTA.  DEHINC. 
PARCn  E.  NAM,  VIVVS.  MERVIT.HAEC.  PRAEMIA .  GAVDET. 

SPIRITVS.  IN.  CAELIS.  CORPOJIIS,  EXTAT.  HONOS. 

Fu  Principe  buono.  Erclicmpcrto  Monaco   (a)  altro  non  fcppe  (t)  Bnhtrui- 
trovar  da  riprendere  in  lui,  fé  non  lo  Iconcerto  accaduto  in  Roma  del-  h''*-  ^'fi- 
le. Croci  rotte,  die  narrammo  all'anno  864.  il  quale  fi  dee  più  tolto  *''^"  37* 
attribuire  all' infolenza  de'fuoi  Cortigiani,  che  aluii  e  il  non  aver  fat- 
to levar  di  vita  il  Soldano  de' Saraceni,  allorché  coltui   nella  prefa  di 
Bari  fi  arrende  ad  Adclgifo  Principe  di  Benevento  :  il   che  non  è  un 
delitto,  fé  non  nella  mente  di  chi  fa  poco  di  Teologia,  e  meno  di  Po- 
litic».  Per  altro  abbiam  l'attcltato  di  Rrginone,  che,  così  parla  d'ef- 
fo  Imperadorc  (0:  Fuit  ijle  Princeps  plus  ^ntifericors^Jullitixdeditus^  (b)  R«;/»# 
Jimplicitate  purus  y  Eccleftarum  defenfor^  orphanorum  £5?   pupilloram  pater ^  inChronic».. 
tleemofynarum  larsus  largii  or  ^  fervorum  Dei  humilis  fervitor  ^  ut  juftitìa 
ejus  maneret  in  peculum  [acuii ^   £3*   cornu  ejus  exaltéiretar  in  gloria,  (*) 
Fra  le  Leggi  Longobardiche  fi  leggono  anche  le  fuc  con  varie  giun- 
te da  me  pubblicate  (0 .  (e)  R,r, 

Niuna  prole  mafchile  lafciò  dopo  di  sé  l'Imperador  Lodovico.  Italie.  P,IL 
Re  fio  di  lui  una  fola  Figliuola,  cioè  Ermeugarda  ^  a  lui  partorita  dall'  ^"'"-  ^• 
Imperadrice  Angilberga^  che  la  Madre  avca  lafi:iat3  in  Capua.  E  que- 
fto  mancar  di  lucccffbri  abili  all'Imperio  cominciò  a  turbar  la  pace, 
che  per  tanti  anni  s'era  goduta  in  Lombardia  pel  buongoverno  di  quello 
Principe;  anzi  comincio  qui  la  rovina  dell'  Italia,  che  relló  priva  del  So- 
▼rano  abitante  inefl"a,e  così  potente, che  teneva  in  fireno  la  prepotenza  e 

N  z  l'am- 

(!*)  Code  fio  Prìncipe  fu  pi$ ,  e  mifericordiofo ,  dedito  alla  Giujìizia ,  per  la 
femplicità  purjt,  dJfenfir  delle  Chiefe^  padre  degli  orfani^  e  de' pupilli y 
grandijfimo  elemofiniere ,  feria  umile  de'  Servi  d' Iddi» ,  acciò  la  fua  giujìi' 
zia  refiafj'e  eterna,  «  la  fua  virtìi  efaltata  fujft  ali*  Gleria. 


loo  Annali    d'  Italia. 

Eb  a  Volg.  l'ambizione  de  gl'inferiori}  laonde  la  difcordia  con  altri  malanni  prefe  da 
Anno  87J    lì  innanzi  poflcffo  di  quello  Regno.  Due  erano  allora   i  concorrenti   all' 
Imperio,  e  al  Regno  d'Italia,  lìccomc  difcendenti  da  Carlo  Magno,  cioè 
Lodovico  Re  di  Germania  in  età  alFai  avanzata,  e  provveduto  di  tre  Figliuo- 
li, ognun  de' quali  mfetto  di  molte  magagne;  e  l'altro  era  Cark  Calvo  Re 
di  Francia  fuo  Fratello  .  Tutti  e  due  attentamente  vagheggiavano  gli  Sta- 
(n)  Andrtas  ^'  d'Italia.  Ora  accadde,  per  teftimonianza  di  Andrea  Prete  (<»),  che 
Prtibyttr      fui  principio  di  Settembre  Ci  raunò  in  Pavia  la  gran  Dieta  dc'Princi- 
mchronho.  pi  d'Italia,  cioè  de  i  Duchi,  Marchefi,  e  Conti  d'allora,  con  efler- 
vi  intervenuta  la  vedova  Impcradricc  Angilberga.  La  rifoluzionc  che 
prefero,  biafimata  da  elfo  Andrea  Prete,  fu  di  offerire  il  Regno  a  tut- 
ti e  due  i  fuddetti  Re,  fenza  che  l'uno  fapefle  dell'altro:  e  pero  amen- 
due  fi  accinfero  a  calare  in  Italia  con  quante  forze  poterono  frettolo- 
famente  raunarc.  Maggiore  nondimeno  fu  la  foUecitudine  di  Carlo  Cal- 
vo. Senza  afpettarc  invito  alcuno  de  gì' Italiani,  appena  ebbe  egli  udi- 
ta la  morte  del  Nipote  Augufto,  che  fi  mife  in  afletto   per  venire  a 
(b)  Annal.  prendere  quefta  pingue   Eredità.   Secondo  gli    Annali  Bertiniani  (^), 
Trancor.       jj^j  jj  primo  di    Settembre   imprefe   il   viaggio   verfo   l'Italia,  e  con 
paflare  pei  Moniftero  di  San  Maurizio,  cioè  pel  pacfs  de' Vallefi,  fe- 
licemente arrivato  a  Pavia,  fi  diede  a  far  maneggi  per  eflcr  eletto  Re 
(z) Antiqui-  d'Italia.  Abbiamo  un  fuo  Diploma  {e)  dato  nella  Itcfla  Città  di  Pa- 
^iflir'"''!     ^'*  "^'  ^'  ^^"  ^'  Settembre,  in  cui  non  cfprimc  l'anno  Primo  del  Re- 
fag!\ii.     g"°  d'Italia,  ma  folamente  V  Jmo  Primo  della  SucceJJìone  di  Lodovici. 
Intanto  Lodovico  Re  di  Germania  fpedi  anch' egli  alla  volta  d' Italia 
Carlo  fuo  Figliuolo,  che  gl'Italiani  cominciarono  a  chiamare  Car/^-//^, 
ed  è  oggidì  più  conofciuto  fotto  nome  di  Carle  Crajb,  o  fia  C'irlo  il 
QroJJb .  Giunto  quefti  nel  territorio  di  Milano,  e  intefo  che  Carlo  Cal- 
vo fuo  Zio  era  già  entrato  in  Pavia,  reftò  aflai  malcontento,  e  fenza 
fapere,  qual  partito  prendere.  Attefta  Andrea  Prete,  che  con  elfo  lui 
fi  uni  Berengario^  cioè  il  Figliuolo  di  Eberardt  già   Duca  del  Friuli, 
vegnendo  noi  con  ciò  in  cognizione,  ch'egli  dovea  già  eflcre   fucce- 
duto  per  la  morte  di  Unroco  fuo  Fratello  nel  governo  di  quel   medefi- 
mo  Ducato,  o  vogliam  dire  di  quella  Marca.  Vennero  le  foldatelchc 
di  Berengario  nel  Bergamafco,  commettendo  non  pochi  difordini  d' in- 
cendj,  e  d'adulterj,  di  maniera  che  molti  di  quc'paefani,  lafciando  le 
cafe  e  le  follanze  alla  difcrezion  di   quella  gente,  fc  ne  fuggirono  o 
(d)«;i/?.4i.  alla  Città  o  alle  montagne.  Ricavafi  ancora  da  una  Lettera  (<^)  di  Pa- 
Jthannis      pa  Giovanni  VIIL  ch'egli  arrivato  a  Brefcia  avea  fpogliato   il  Moni- 
p»t*   vili,  jtefo  deii(.  Monache  di  Santa  Giulia  di  tutto  l'oro  si  d'eflb  facro  Luo- 
go, che  dell' Imperadrice   Angilberga,  la  quale  area  colà  rifugiato, 
come  in  ben  ficuro  afilo  il  fuo  non  picciolo  Teforo,  ammafiaio   con 
far  tanto  gridar  la  gente .  Come  veramente  paflafl*ero  in  tale  occafionc 
gli  affari,  non  è  facile  il  dirlo,  ftantc  la  difcordia  de  gli  Annali  di  San 
Bertino  comporti  da  un  Franzcfe,  e  de  i  Fuldenfi  feruti  da  un  Tcde- 
fco,  cercando  l'uno  e  l'altro  di  follener  l'onore,  odi  coprire  i  difet- 
ti della  fua  Nazione,  con  adoperare  ©ccorrcndo  anche  le  bugie  :  di- 
fetto 


Annali    d*  Itali  a.  ioi 

fetto  non  già  ftranicro  ne  gli  Scrittori  di  Storie.  Carlo  Calvo,  fecon-  Era  Volg. 
do  i  fuddctti  Annali  Bertiniani,  ufcito  centra  d'edo  Carlo  Craflo,  il  Anko  8ij. 
mife  in  fuga,  e  coltrinfelo  a  ritirarfi .  Anzi  Andrea  Prete  aggiunfc, 
che  Cario  Calvo  perrextt  in  Bajoariam;  cioè  portò  le  Tue  armi  fino  in 
B.iviera:  il  che  non  faprci  facilmente  credere  io.  L' Eccardo  pensò, 
che  quello  fofTc  uno  ftratagema  di  Carlo  Calvo,  al  quile  non  riufcif- 
fc  già  di  far  fuggire  il  Nipote  Carlo,  ma  bcnsi  di  farlo  retrocedere, 
per  accorrere  alla  difefa  della  cafa.  Ma  né  pur  fembrerà  credibile,  che 
C^rlo  Calvo  volcfTe  paffare  in  Baviera  con  lafciare  in  Italia  un  Prin- 
cipe Tcdefco  fuo  Nipote,  adìftito  dal  Duca,  o  fia  dal  IVIarchefe  del 
Friuli,  che  avrebbe  potuto  profittare  della  lontananza  dello  Zio. 

Comunque  fia,  Lodovico  Re  di  Germania  inviò  alla  volta  d'Ita- 
lia Carlomanm y  cioè  un  altro  de'fuoi  Figliuoli,  con  un'altra  Armata. 
Per  attellato  de  gli  .'annali  di  San  Bettino,  Carlo  Calvo  con  forze 
maggiori  gli  andò  incontro}  e  Carlomanno  conofciuto  di  non  potere 
rcfiltcre  allo  Zio,  trattò  con  lui  di  pace,  e  dopo  i  giuramenti  fegui- 
ti  fra  loro,  fé  ne  tornò  in  Germania.  Laonde  Carlo  Calvo,  sbrigato 
da  quelli  oftacoli,  ebbe  l'agio  convenevole  per  paflhrc  a  Roma  a  ri- 
cevere la  Corona  dell'Imperio  dalle  mani  di  Papa  Giovanni.  All'in- 
contro abbiamo  da  gli  Annali  di  Fulda  (<»),  che  Carlo  Calvo,  Tiranno  (a)  Anndes 
della  Gallia,  balzò  in  Italia,  ed  aggraffò  tutti  i  telori,  che  potè  ritro-  ^'"^'Y'"'; 
vare,  fpezialmente  dell' Imperador  Lodovico  II.  All' avvifo,  che  Car-  f^'«'»/"- 
lomanno  calava  in  Italia,  fi  fortificò  alle  chiufe  delle  montagne}  ma. 
Carlomanno  molto  ben  fcppc  preoccupare  i  fiti  più  difficili.  Ora  Car- 
lo Calvo  confiderando,  che  non  fi  poteva  sbrogliare  da  quello  peri- 
colofo  impegno,  fenza  venire  ad  un  fatto  d'armi,  ficcome  uomo  piìi 
timido  d'una  lepre,  ricorfc  al  ripiego  di  guadagnare  con  una  gran  fom- 
ma  d'oro,  e  con  regali  d'inumcrabili  pietre  preziofe,  l'animo  di  Car- 
lomanno. E  gli  venne  fatto.  Giurò  egli  di  ritirarfi  tofto  dall'Italia, 
e  di  lafciar  quefto  Regno  alla  difpofizion  di  fuo  Fratello  Lodovico, 
purché  Carlomanno  fé  ne  tornafle  anch' egli  in  Baviera.  In  fatti  l'in- 
cauto giovane  Carlomanno  fé  n'andò,  ed  allora  Carlo  Calvo,  nulla  ba- 
dando alle  promelTe  ne  a  i  giuramenti  fatti,  il  più  predo  che  potè,, 
marciò  a  Roma,  dove  con  donativi  corruppe  il  Senato  Romano  in  gui- 
fa  tale,  che  indulTe  Pipa  Giovanni  a  dargli  la  Corona  dell'Imperio. 
In  quello  racconto  ha  vcrifimilmentc  avuta  qualche  parte  la  Paffionc,^ 
o  la  diceria  del  volgo.  Per  altro  Andrea  Prete,  Scrittore  in  ciò  più 
autentico,  attcfta,  che  fatto  al  Fiume  Brenta  un  abboccamento  Ira 
Carlo  Calvo  e  Carlomanno,  rimafc  (labilità  ima  tregua  fra  loro  fino  al 
Mefc  di  Maggio:  dopo  di  che  Carlomanno  fé  ne  tornò  in  Baviera,  e 
Carlo  Calvo  le  n'andò  a  Roma,  dove  fatti  molti  doni  alla  Chiefa  di 
San  Pietro,  ricevette  il  titolo  e  la  Corona  Imperiale  da  Papa  Giovan- 
ni.  Reginonc  fcrive,  ch'egli  a  forza  di  regali  comperò  1'  Imperio. 
Certamente  pare,  che  feguifle  la  tregua  fuddctta,  ed  avefie  da  reftar 
pendente  la  controverfia:  ma  Carlo  Calvo  non  lafciò  per  quello  di 
«re  il  negozio  fuo  con  burlare  il  troppo  fuo  credulo  Nipote.  In  quello 

men- 


lor  Annali    d*  Italia. 

Era  Volg.  tnentre  lo  ftefTo  Lodovico  Re  di  Germania  credcndofi  di  far  defifterc 
Anno  87 j.  41  Fratello  dall' acquilto  dell'Italia,  entrò  coli' armi  in  Francia,  e  die- 
de il  guafto  ad  un   gran   tratto    di  paefc,  fcnxa  che  per  quitto  volef- 
fe  Carlo  Calvo  muoverli  d'Italia.  Non  fi  fa  bene,  fc   edb   Re  Carlo 
da  fé  ftcfTo  aflumefre,  né  quando  aflumeflc  il  titolo  di  Re  d'  Italia,  e 
ne  pure  Te  ne  feguillc  la  formale  elezione  e  proclamazione  in    Pavia . 
Abbiamo  ben  certo  il  tempo  delia  Tua  Coronazione  imperiale  in  Ro- 
ma. Invitato  dal  Papa  colla  fpedizione  di  quattro  Vcfcovi,  arrivò  egli 
colà  nel  dì  17.  di  Dicembre,  e   pofcia  nel   giorno   folenne  del  fanto 
(a)  jinnalts  Natale  X")  fu  unto  e  coronato  Impcradore  ed  Augufto4al  fommo  Pon- 
Trj»:or.       tcficc  Giovanni  V ili.  Rcginone  (^)  attclta,  ch'egli  fece  de  i  gran  re- 
fbT'Rffi»»    g*'*  ^  ^^P*  ^  *  '  Romani.    Nel  giorno  fcguenrc   dando  in  San  Pie- 
in  chrtnic».  tro,  cfcrcitò  la  lua  autorità  col  confermare  i  Privilegi  al  Monillero  in- 
(c>  chrojùt.  {igne  di  -Farfa .  Il  fuo  Diploma,  riferito  nella  Cronica  Farfcnfe  (f),  e 
larftnfc        j^j^  f/jj   Xtil.  Jantiarii  ^  Anno  XXXFl.  Regni  Domni  Caroli  in  Fran- 
Rer^ lun/   "^ì  ^  '"  fi*<:cej[}ìone  Lotharii  VI.  i3  Imperii  ejus  l.  Jitum  in  San&»  Pe- 
/ro,  Indizione  IX.  Feci  meniionc  di  fopra  di  un'Operetta^  attribuita 
(d)DiUdr-  ad  Eutropio  Longobardo,  di  cui  fi  fervi  il  de  Marca  W,  per  prova- 
*a  l.-^.c'ii.  ,.g^  che  Carlo  Calvo  in  tal  congiuntura  cedette  a  i  Romani  Pontefici 
5a""d'"^t3'     ^^  fovranità  fopra  Roma.  In  fatti  dice  coftui,  che  venuto  efTo  Carlo 
tnfcr.  a  Roma  rentvavit  PaSlum  cum  Romanis.,  perdonans  illis  Jura   Regni,   (^ 

cottfuetudiaes  illiui  Sic.  Ma  il  Padre  Pagi  pruova,  non  fuflilicrc  una  ta- 
le allcrzione,  avendo  continuato  gli  Augufti  il  loro  dorainio  in  Roma 
ftefl'a.  E  certo  quell'Autore,  qualunque  ci  fia,  conta  nello  ftefib  luo- 
go dell'altre  favole,  cioè  che  Carlo   Calvo  donò   loro  anche  Pafrias 
Samnia  £jf  Calabria  fimul  cum  omnibus  Civitatibtis  Benedenti,  e  in  oltre 
itd  decorem  Regni  totum  Ducatum  Spoietiiium  tum  duabus  Civitatibus  Tu- 
fciie,  quod  folitus  erat  habere  ipj'e  Dux,  ideji  Aritium  ^  Clufium .  La  Sto- 
ria, ficcome  vedremo,  non  s'accorda  con  quello  racconto,  e  con  al- 
tre particolarità,  ch'egli  foggiugne .  Poiché  per  altro  non  fon  io  lun» 
gi  dal  credere,  che  Papa  Giovanni  ottenefl'e  allora  non  pochi  vantag- 
gi da  un  Principe,  che  aveva  un  conconenis  allo  fteffo  mercato.  Cer- 
(e^  tfìfi.^.  io  fi  ricavarla  una  Lettera  d'elTo  Papa  Giovanni  (?),  che  Carlo  Cal- 
Johannis       vo  avca  ceduto  Capoa,  non  fi  fa  con  quali  patti  alla  Chiefa  Romana. 
Paf*    vili,  (j^^  affari  mtaiito  del  Ducato  di  Benevento  fi  trovavano  in  una  catti- 
va pofitura.  Da  che  l'impcrador  Lodovico  ll.fi  ritirò  da  quelle  con- 
{{)Erchtm-  tradc ,  (/)  ripiglurono  cuore  i  Saraceni,  e  giacche  reltò  fciolto  il  bloc- 
ftnus  in       co  ,di    1  aranto,   che  avca  quali   ridotta  quella   Città  alla  neceflità  di 
chronico       rendcrfi,  a  poco  a  poco  fi  diedero  a  fcorrere  per  gli  territorj  di  Bari 
e  di  Canna,  commettendovi  le  folitc  ruberie  con  alcune  iniquità.  Tre 
volte  ulci  in  campo  contra  di  cotloro  Adclgilo  Principe  di  Beneven- 
to j  ma  fcmpre  fé  ne  torno   indietro  fenza  gloria,  e   fenza    vantaggio 
alcuno.  Pero  in  quelle  parti  andarono  a  dilmifura  crefcendo  le  Icia- 
gure,  ficcome  vedremo. 

Anno 


p 


Annali    d'  Italia.  103 

Anno  di  Cristo  dccclxxvi.  Indizione  ix.. 
di  Giovanni  Vili.    Papa   y. 
di  Carlo  II.  Imperadore  !.. 

Er  quanto,  s' ha- dagli  Annali  Bertiniani   W,  Cario   Cahf  Impera-  EraVoIs. 
^     dorè  foggiornò  in  Roma  fino  al  dì  cinque  di  Gennaio,  nel    qual   Anno   iyé. 
tempo  Papa  Giovanni  àkàe  una  Bolla  in  favore  del  Moniflcro  di  San  ^^^^f^"""^" 
Medardodi  SoifTons,  riferita  dal  Padre  Mabillone  W,  e  fcrirta^»«r/o  ^["""[^^i^ 
Nonay  Januarii  per  manitm-  jlnaflafn    Bibliàthecarii'  fan&if  fedis    zipolo-   ^b"-   Manli. 
lic<e.,  Anno  Deo  propitio  Pontificatus  Domni  Johannis guarito  ^  Imperante  Annal.  Be- 
Dsmno  piijjìmo  perpetuo,  /iugufìo  Caruìo^  a   Deo  coronato  magno  Imperatore  ""*•  ^-  ^'^■ 
Jnno primo yi3 pofi  Confulatum  ejus  Anno  Primo ,  Millione  nonayC\oi  nella 
ilclTa  guifa  che  fi.  praticò  con  gli  antichi  Augufti .  Partirti  dunque  da  Ro- 
ma l'imperadore  novello,  e  venuto  a  Pavii ,  colà  convocò  la  Dieta  del 
Regno  d' Italia,  che  fi  tenne  nel  Mefe  di  Febbraio    V'  intervennero  di- 
ciocto  Vcfcovi,allatefta  de'quali  era  Anfperto  ^rcivefcovo  di  Milano,  e 
Befane  Fratello  di  J?/fM^«rmperadrice  Cpoco  dianzi  da  Carlo  dichiarato 
Duca  ò\  Lombardia, con  dargli  la  Corona  Ducale) , e  dicci  Conti, fra  quali 
Suppone:,  che  tuttavia  teneva  il  governo  del  Ducato  d"  Spoleti,,e  Bo' 
derado. Conte  del;  facro  Palazzo.  Non  dove»  prima  d'ora   eflere    ftato 
eletto  e  riconofciiuo  in  Dieta  alcuna  per  Re  d' Italia  eflo  Carlo  Cal- 
vo .  Per  ficurczza  fua ,  ed  anche  per  confervarei  Tuoi  diritti  a  i  Prin- 
cipi di  quello  Regno,  volle  T  Augufto  Carlo,  che  ne  feguilTe  la  fo- 
lenne  funzione.  Le  parole  dell' accettazione  fon  qurfte  fecondo  l'edi- 
zion  pm  copiofa  d'eÀg  Concilio.  {()  Jam  quia  Hivina-pietas  F'os.,  bea-  (e)  Kerum 
forum  jìpofloìorum  Petri  (^  Pauìi  interventione.   per   Ftcarium   ipforum ,  J^^'^'c- ^-  i^- 
Domnum.vidcJicet  Johannem.,   fummum    Pontifcem.  Ì3   univerfaìem   Pa- 
fam ,  fpiritaiemque  Pairem  lefirum  ,  ad  profeElum   fan&:f    Dei   Ecclefia , , 
nojlrorumque  omnium  iai-itavit^,  £5"  ad  Imperiale  cuìmen  fan fìi  Spiri tusju- 
dicio  provexif:  Nos  unanimiter  Fos  Proteiìorem ,  Domivum ,  ac  Defenjo-  ■ 
rem  omnium  noflrum^  i^  Italici  Regni  Regem  eligimus  8cc.  (*)  Ed  ecco 
come  cominciarono  anche  i  M.ii^nati  del  Regno  d' Italia  ad  eleggere 
il  Re  loro:  cofa  pritÌ!:ata  fempre   fotto   i    Re   Longobardi,   ma    per 
quanto  fembra  difmefla.  fotio  i  precedenti  Imperadori  Franzefi  .  PafTato 

dipoi  1 

(*)  Giacche  la  divina  Pietas,  colV  intercefJTone  de"  heatl  Apojìoìi  Pietro  e  ^ 
Paolo.,  per  mezzo  del  Ficario  di  efji\  cioè  Donno  Giovanni.,  fommo 
Pontefice.,  e  Papa  univerfale -.,  e  voflro  Padre  fpirituale-.,  Foi  ha  chia' 
mato  al  profitto  della  S.  Chiefa  d"  Iddio.,  e  di  noi  tutti \  e  per  giudi- 
zio dello  Spirito  Santo  Fi  ha  innalzato  alla  fuprema  Podeflà  Impe- 
riale :  Noi.  di  comune  confenfo  Fi  eleggiamo 'in  Protettore  .^  Signore  y  t 
DifenJ'ort  di  nei  tutti ,  e  del  Regno  d' Italia  . 


104  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  dipoi  Curio  Calvo  in  Francia,  fece  quivi  tenere   un   Concilio,  o   fia 
Anno  876.  un'altra  Dieta  in  Pontigone,  dove  fu  medcfimamentc  riconofciuto  per 
Impcradore  da  i  Baroni  della  Francia,   Borgogna,    Aquitania,    Setti- 
mania,  Neuftria,  e  Provenza, nel  Giugno  dell'  Anno  prelentc.  V'erano 
prefenti  i  Legati  Apoftolici  Giovanni  refcovo  di  Tul'cania,  e  Giovanni 
Fefcovo  di  Arezzo.   Vi  comparve   lo   ftcffo   Carlo,   vellito    pompofa- 
■mcnte  alla  Greca,  e  da  eflì  Legati  gli  furono  prcfentati  per  parte  del 
Papa  varj  regali,  fra' quali  uno  Scettro,  e  un  Bidone  d'oro,  o  pure 
•indorato.  In  quefti  tempi  la  vedova    Imperadrice    Angilberga   menava 
fua  vita  nel  Moniftero  inlìgne  di  Santa  Giulia  di  Brcfcia,  che  il   de- 
funto Augnilo  conforte  fuo  Lodovico  li.  giufta  l'ufo,  o  per  dir  me- 
glio abufo  d' allora,  aveva  alci  conceduto  in  Commenda,  o  fia  in  go- 
(a)£^ijf.43.  verno,  finch' ella  vivefle.  Da  una  Lettera  di  Papa  Giovanni  {a)  a  lei 
Johannis      fcritta  nell'Anno  fcguente  pare  che  trafpiri,  aver  ella  già  prefo   l'a- 
Pdf£  ruL    jjjjg  Monaftico-i  ma  quello  non  è  certo  a  creder   mio.    Siccome  di- 
cemmo, Carlomanno  i'avea   nel   precedente    Anno   fpogliata  del   fuo 
Teforo.  Le  rellavano  molte  Terre  e  ftabili,  a  lei  donati  dall' Augu- 
■fto  Conforte,  e  almcn  buona  parte  di  quelli  ella  intendeva  di  donare 
al  Monillcro  dalle  facre  Vergini  di    San    Siilo,   da   lei    fabbricato   in 
Piacenza.  Ma  perciocché  non  fi  fidava  delle  mani  rapaci  de  i  Re  fuoi 
parenti,  che  o  fignoreggiavano,  o  aveano  pretenfioni  ne  gli  Stati,  dove 
ella  avea  que'bcni,  pero  in  quelt'  Anno  ella  fi  procacciò  un  Diploma  di 
protezione  da  Lodovico!.  Re  di  Germania, dato  XJ/I.  Kal.  Augufli^  Ann* 
XXXFlll.  Regni  Domni  Hludovvici  Sereniffimi  Regis  in  Orientali  Francia , 
{h)  Antiqui-  IndlUione  Filli.  Lcggcfi  quello  nelle  mie  Antichità  ftaliche  C^).  Non  fi 
t»t.  Italie,    fa^  ch'ella  fé  ne  proccuraflc  un  altro  fimile  da  Carlo  Calvo  Impcradore, 
'Differt.  71.  perchè  non  godeva  molto  della  di  lui  grazia.  Siccóme  accennai  di  fo- 
pra,  in  cflb  Diploma  Angilberga  è  appellata  da   Lodovico   dileSa  ac 
fpiritalis  Filia  nofiia  Engtlpirga :  il  che  fa  conofcere   l'abbaglio   prefo 
{c)-Camfi    jai  Campi  (f)  in  ifpacciarlu  Figliuola  naturale  del  medefimo  Re  Lo- 
^^ ^^jj '"''*"  dovico.  Se  crediamo  a  gli  Annali  di  Fulda  W,  Carlo  Calvo  montato 
{à)  Anntiei  in  fuperbia,  faceva  intanto  delle  (parate  contra  d'eflb  Re  fuo  Fratello, 
tranctr.       non  lolamcntc  negando  di  volergli  dar  parte  alcuna   de   gli   Stati   del 
guldenfes.     defunto  comune  Nipote  Lodovico,  ch'egli  pretendeva;  ma  anche  mi- 
nacciandolo, e  vantandofi  ridicolofamentc  di  voler  condurre  tanta  quan- 
tità di  cavalli,  che  bevendo  tutta  l'acqua  del  Reno,  porgerebbono  a 
lui  comodità  di  paflare  per  l'alveo  alciutto  di   quel  Fiume.    Avendo 
pofcu  (xdiio,  che  Lodovico  fi  metteva  in  ordine  per   ben   riccrerlo, 
cadutegli  le  penne,  mando  Ambaiciatori  per  trattar  di   pace.    Ma   il 
Re  Lodovico  preio  da  mortale   infermila   terminò   i   fuoi   giorni    rei 
Palazzo  di  Francoforte  nel  di  28.  d'Agollo:  Piincipe,  che  nella  Sto- 
,,        .        ria  Germanica  di  Rcginone  fi  meritò   quello   nobile   elogio:  (0    Fuit 
»»  chrmice  <2«/^''^'*  ip^  Prtnceps  Chridianijìmus ,  Fide  Catholicus ,  «0»  folum  Sacula- 
ribus ,  verum  etiam  Ecclejìajlicts  difriptinis  Jufficienter  inflruìius .  i^<f  Re- 
ligionis  /Ufit,  qua   Paca ,  qua  Jujliiia.,  ardentifimus  exfemtor  .    Ingeni» 
caUidiJfimus ,  confiUo  providcntijjimus ,  in  dandis ,  ftve  fubtrahendis  publicis 

Digni- 


Annali    d'  Italia.  iojt 

Dignitatìbus  difcretionis  moderamiae  temperatasi  in  pr celio  vì^oriofiffimus ;  Era  Volg. 
armorum  quam  conviviorum  apparata  Jìtidioftor  ;  cai  maxima  opes  erant  in-  Anno  876. 
ftrumenta  bellica  j  plus  diligens  ferri  rigorem  quam  auri  fulgorem  ;  apud 
quem  nemo  inutilis  valuit\  in  cuius  eculis  perraro  atilis  difplicuit  ;  quem 
vento  muncribus  corrumperc  potuit  ;  apud  quem  nullus  per  pecuniam ,  Ecck- 
fiajlicam ,  five  Mundanam  dignitatem  obtinuit  ;  [ed  magli  Eccleftajlicam  pro' 
bis  moribus ,  £5?  fannia  converfatione  ;  Mundanam  devoto  fervitio  i§  /in- 
cera fidelitate .  (*)  Gli  è  tenuta  la  Germania ,  rpezialmente  per  aver  egli 
fondato  quel  vafto  Regno j  e  per  qucdo,  ma  piiì  per  le  fue  Virtù, 
tuttavia  illius  memoria  in  Benedizione  efi .  Lafciò  dopo  di  sé  tre  Fi- 
gliuoli ,  cioè  Carlomanno  primogenito  ,  Lodovico  II.  e  Carlo  appellato 
il  Grofo. 

T'Jtto  ringalluzzito    1'  Imperador  Carlo    Calvo    all'  avvifo    dell.i 
morte  del  Fratello,  allora  fu  che  fi  tenne  in   pugno   la   conquida  di     . 
tutto  il  pacfe  toccato  in  parte  ad  elfo  Lodovico  di  qua  dal  Reno  (<«) .  pj^fc"""  " 
A mrnaflato  dunque  un  podcrofo  efercito,  andò  ad  occupar  Aquisgrana,  pf^nnia?!/. 
e  dipoi  Colonia.    Accorfe  nella  ripa  oppofta  del  Reno  Lodovico  II.      Annali: 
con  quanti  armati  egli  potè  in   qucU'  anguftia  adunare }    fpcdì   ancora  ^''"«f-  ^'- 
Legati  all'  Augufto  Zio  ,  pregandolo  con   tutta  umiltà   di   ricordarfi  ""^'A,„j  ;, 
della  parentela,  de' patti,  e   giuramenti   fatti   nel  dividere    il   Regno  chrtnìco. 
della  Lorena.  La  rifpolta  afl'ai  galante  fu,  che   i   patti   erano   feguiti 
col  Fratello ,  e  non  già  co  i  Figliuoli  del  Fratello.  Allora  Lodovico, 
benché  inferiore  di  forze,  rivolto  il  timore  in   rabbia}    aniraofamcnte 
pafsò  di  qua  dal  Reno,  e  fattofì  forte  nel  Cartello  di  Adernaco,  tornò 
ad  inviare  Ambafciatori  a  Carlo  con  chiedere  pace.  Fece  viltà  Carlo 
di  volerla,  e  promife  d'  inviare  a  Lodovico  i  fuoi  MefTì   per   trattare 
di  qualche  accordo;  ma  nella  feguente   notte   mife   in   armi   tutte   le 
fue  fchicre  per  improvvifamente  affalire   il    Nipote.    Avvifato    Lodo- 
vico fegrecamentc  di  quello  difcgno  da  Guiliberto  Vefcovo  di  Colonia, 
con  ordmare,  che  i  fuoi  metceflero  le  camicie  fopra  il  giuppone,  co- 
raggiofamente  fi  mofic  contro  della  nemica   Armata,   che   già   era   in 
Tom.  F.  O  mar- 

(*)  Fu  poi  codeflo  Principe  Crijlianiffimo ,  nella,  Fede  cattolico ,  fufficien- 
t emente  ijìruito  non  folamente  nelle  fecolari^  ma  anco  neW  Ecclefiafli- 
che  difcipline .  Ferventiffimo  efecutore  di  quanto  appartiene  a  Religio  •  • 
ne ,  Pace ,  e  Giujìizia  .  In  fommo  grado  ajiuto  d' ingegno ,  nel  coni- 
glio fagace  ;  nel  dare  0  togliere  le  pubbliche  dignità  regolato  dalla  di- 
j erezione^  nelle  battaglie  vittoriofo;  pik  attento  al  preparamento  delle 
tir  mi  .y  che  de' conviti;  a  cui  le  imwenfe  ricchezze  erano  gr  ifirumenti 
di  guerra  ;  pia  amante  del  ferro  rigido ,  che _  dell"  oro  fplemknte  ;  ap- 
frejfo  cui  niuno  inutile  ebbe  forza  >  a  di  cui  occhj  molto  di  raro  di- 
spiacque V utile;  incorruttibile  «'  regali;  apprejfo  il  quale  niuno  per 
denaro  ottenne  dignità  Eccle/tafìica  0  Mondana  ;  ma  piti  tojlo  l'  Eccle- 
ftajìicii  per  i  buoni  coftumi.,  ed  una  f anta  couverfazione  ;  la  mondana 
jier  una  divcta  ferviti/ ,  e  fedeltà  /incera . 


io6  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  marcia,  e  confidato  in  Dio,  attaccò  la  zuffa  nel  dì  8.  di  Ottobre. 
Anno  S76. -pQ^.^.^  ^jj^  p^^j^jj^  jj  ^-^^j.^^  Q^]yQ  quello,  che  fi  meritava.  Andarono 

vituperofamcnte  in  rotta  le  genti  fuc}  molti  furono  gli  uccifi,  molti 
>  prigioni  j  fra' quali  un  Vcfcovo,  un  Abbate,  e  quattro  Conti}  e  s'ar- 
Ficchirono  affaiflìmo  tutti  i  vincitori:  tanta  fu  la  copia  del  bottino  io 
ero,  argento,  merci,  e  bagaglie.  Crefccvano  intanto  i  guai  dell' Ita- 
lia a  cagion  de' Saraceni,  i  quali  avendo  tirato  dall' Aftrica  in  Cala- 
bria de  i  gagliardi  rinforzi,  s'erano  talmente  ingrofTiui,   che   faceano 

(a)  Krthim-  paura  a  tutte  le  Città  Crilliane  di  quel  vicinato,  la)  Venne  a  Taranto 
iap%2  ""  nuovo  lor  Generale,  che  adunfc  il  titolo  di  Re,  ed  ufcito  ira  cam- 
pagna, diede  un  terribil  facco  al  territorio  di  Benevento,  di  Telefc, 
e  d' Alifi  .  Volle  di  nuovo  provar  la  fua  fortuna  contra  di  qucgl' In- 
fedeli Jdelgifo  Principe  di  Benevento}  ma  rimalto  fconficto,fu  obbligato 
a  compcrarfi  un  po'  di  quiete  col  rimettere  in  libertà  il  Sultano,  già 
fatto  prigione  nel  riacquifto  di  Bari.  I  due  compagni  di  coltui  An- 
nofo  e  Abadelbach,  dianzi  fpediti  da  lui  a  Taranto  per  trattare  di 
qualche  accordo,  reftarono  colà,  né  più  fecero  ritorno.  Ora  il  Po- 
polo di  Bari,  veggendofi  in  pericolo  di  cader  di  nuovo  in   mano  de' 

(b)  Lupus  Mori,  {h)  chiamarono  da  Otranto  Gregorio  Generale  de' Greci,  che 
Proeofpae*  con  un  buon  nerbo  di  truppe  venne  a  prendere  il  poflcflb  di  quella 
inchronic».  Cjtfà}  ma,  fecondo  la  fede  Greca,  mife  torto  le  mani-addoflb  a  quel 

Governatore  ed  a  i  principali  Cittadini,  e  li  mandò  a  Coltantiaopoli . 
Andarono  pofcia  i  Greci  colla  fpedizion  di  varie  lettere  pregando 
quei  di  Salerno,  Napoli,  Gaeta,  ed  Amalfi  di  dar  loro  aiuto  contra 
de' Saraceni .  Ma  cantavano  a  i  fordi.  Qiie' Principi  e  Popoli  aveano 
fatta  pace  con  que' Barbari,  anzi  unitifi  con  cflì  cominciarono  colle 
lor  navi  ad  infeftar  la  riviera  Romana  e  il  fuo  Ducato.  Papa  Gio- 
vanni^ le  cui  Lettere  fi  cominciano  a  leggere  nel  Settembre  di  qucll' 
Anno,  eflendo  perite  le  precedenti,  non  avendo  forze  ballanti  da  op- 

(c)  E/Jyf.  I.  porre  a  querto  torrente,  fi  diede  a  tempcibr  con  lettere  {e)  Bofonc 
7.  II.  ve  Daci* ,  lafciato  da  Carlo  Calvo,  come  Viceré  in  Italia,  e  poi  lo  Itcflb 
^oh»nnis      Imperadore  Carlo,  con  rapprefentar  loro  lo   ftato   miferabile,   in   cui 

■  ''^*'  Ci  trovava  il  paefe  intorno  a  Roma  per  le  fcorrerie  de' Saraceni,  e  im- 
plorando l'aiuto  loro.  Acremente  iì  lamenta  egli  ancora  de  cenfinibus 
y  vicinis  noflris  ^  quos  Marchitnes  /olito  nuncupatis  y  che  facevano  anch' 
cffi  alla  peggio  contro  gli  Stati  della  Chiefa.  Vuol  egli  fignificare 
Lamberto^  e  forfè  Guido  ino  Fratello,  Duchi  di  Spoleti,  e  fors' anche 

(A)Epi(i.zi.  Adalberto  Marchefe  e  Duca  di   Tofcana .    In   una   Lettera  {d)   fcritta 

ijuiiem.  allo  ^cCìo  Lamberto y  il  prega  di  rimediare  a  i  danni,  che  da  i  di  lui 
l'omini  venivano  fatti  a  quei  di  San  Pietro^  e  di  Guido:  col  qual  no- 
me s'egli  fignifica  il  Fratello  di  Lamberto,  fi  viene  a  conofccre,  eh' 
egli  non  avea  parte  in  quelle  violenze.  Ma  Carlo  Calvo,  nulla  cu- 
rando le  preghiere  del  Papa,  né  il  debito  fuo  ,  altra  premura  non  a- 
vcva  in  quelli  tempi,  che  di   fpogliarc,   fé   avefie   potuto,   i    Nipoti 

(e)  -Rfim    ^^'^^  de' loro  Stati:  nel  che  andarono  falliti  i  fuoi  defiderj  e   difcgni . 

inChronUo.  Intanto  quc' Principi  divifero  fra  loro  l'eredità  paterna  (0.  A  Carlo- 

man- 


Annali    d' Italia.  107 

taanta  tocco  la  Baviera,  la  Pannonia,  la  Cariotia,  la  Schiavonia,  e  U  Era  Volg. 
Moravia;  a  Lodovico  la  Francia  Orientale,  la   Turingia,   h    Saflbnia,  Anno  876, 
la  Frida,  e  una  parte  del  Regno  della  Lorena;  a  Carlo  il  Greffò  V  Aie- 
magna  cioè  la  Svevia  con  alcune   Città  della   Lorena.    Circa   quelli 
tempi  la  Ruffia,  che  a'noftri  giorni  per  cura  di  Pietro    il   Grande   è 
falita  in  tanta  potenza  e  credito,  abbra'cciò  la  Religione  di  Cri  ilo  W,  (i'^  Confiao. 
e  cominciò  ad  avere  un' Arovefcovo,  Ipedito   colà  da   Santo    Ignazit  ^'^^Jj'j^''i„ 
Patriarca  di  Coftantinopoli.  Si  fcorge  poi  da  un  Placito  da  me  pub-  yìt.    BafilU 
blicato  nelle  giunte  della  Cronica  Cai'aurienfe  (^),  che  era  llato  tolto  imp. 
il  governo  di  Spoleti  a   Suppone   Conte   o   Duca  di   quella   contrada;  {h.chromc. 
perciocché  nel  prefente  Anno  fi  truova  un  decreto  fatto  in  favore  dei  ^"■^""'^yii 
Moniftero  di  Cafauria  per  juffi&nem  Domni  Kareli  Jmperatoris   Augufii^  rJ^.  'itàlk. 
i^  per  jujjìenem  Lamberti  6?  IVidonìs  Comitum .  Fu  Iciitto  quel  docu- 
mento Anno  Dornni  Karoli  piijjìmi  Jmperatoris  Augufli^  Ann»  Imperli  in 
Dei  nomine  Primo  ^  feu  6?  temporibus   Widoyiis   Comitis   Anno   Comitatus 
tjus  Primo  Menfe  Junio,  per  lndi5lionem  IX.  Sicché  Lamberto  per  gra- 
scia di  Carlo  Calvo  Imperadorc  ricupero  il  Ducato  di  Spoleti;  e  Guido 
fuo  Fratello  fu  anch' egli  fatto  Duca,  e  pare   che    tìgnorcggiafTe   nel 
Ducato  Spolctino  di  qua  dall' Appennino,  cioè  in  Camerino  e  Fermo. 
Truovafi  poi  ne  gli  Anni   feguenti  memoria  di    Suppont   Conte   nelle 
Lettere  di  Papa  Giovanni  VI  IL  {e)  dalle  quali  fi  raccoglie,  che  go-  (e)  ^pifi. 
vernava  Milano,  Pavia,  e  Parma,;  e  però  dovrebbe  cfiere  llato  Duca  L°l"^'5°* 
o  Marchefe  di  Lombardia,  come  era  dianzi  Bofonc,   paflato  al  go-  riii"'pLt. 
verno  della  Provenza. 

Anno  di  Cristo  dccclxxvii.  Indizione  x. 
di  Giovanni  Vili.  Papa  6, 
di  Carlomanno  Re  d'Italia  i. 


FEcc  nel  mefe  di  Marzo  di  quell'anno  la  vedova  Imperadrice  An^ 
gilberga^  itando  in  Brefcia  nel  Monillero  di  Santa  Giulia,  1' ultimo 
fuo  Tcllamento,  pubblicato  dal  Campi  {d)^  in  cui  lafcia  al  Monillc-  jn^^'^cd 
ro  delle  Monache  di  San  Siilo,  da  lei  fabbricato  in  Piacenza,  un' im-  piactnt.l.T. 
menfa  quantità  di  Beni,  cioè  Cafe,  Poderi,  e  Ville,  ivi  chiamate  Cor- 
ti, fra  le  <iuali  fi  vede  Campo  Migliaccio  nel  Modenefe;  Corte  nuo- 
va, Pigognaga,  Felina,  Guallalla,  e  Luzzara  nel  Reggiano;  Cabroi, 
e  Mafino  nel  Contado  di  Staziona,  oggidì  Anghiera  lui  Lago  Mag- 
giore; Brunago,  e  Trecate  nel  Contado  di  Bulgaria,  oggidì  nel  di- 
Itretto  di  Milano,  per  tacere  d'altri  Luoghi.  Lafcia  altri  JJeui  per  lo 
Spedale  de  gl'Infermi  e  Pellegrini,  edificato  in  vicinanza  d'eflb  Mo- 
nillero,  fecondo  il  coftume  d'allora,  pochi  eflendo  Itati  i  Monillerj, 
che  non  avefiero  Spedale  pubblico,  perchè  o  non  C\  ufavano,  o  rarif- 
fimc  erano  quelle,  che  oggidì  chiamiamo  Oilerie.  E  tutto  ciò  e  do- 

O  i  nato 


io8  Annali    d'  Italia." 

Era  Volg.  nato  (i)  pro  remedio  £j?  mercede  Jnimx  ejufdem  clementi ffimi  Imperatorìs 
Anno  S77.  (Lodovico  Jl.)  Domini  (^  Seniorts  ?««,  £5?  mea .  Si  riferva,  finché  vi- 
vrà, il  Patronato,  e  il  governo  si  del  Moniltero,  che  dello  Spedale, 
con  foggiugnere  :  (1)  Pofl  meum  vero  obitum  velo  atque  decerno  ^  ut  fi  Er- 
mengarda  unica  mea  Filia  Religiofa  vefte  indtierit ,  ipféi  provi fionem  ejufdem 
Loci  mea  vice  ftifcipiat  6cc.  ^od  fi  illet^  me  de  bac  vita  tranfeume ,  Re- 
ligionis  vefte  induta  non  fuerit ,  volo  atque  inftituo ,  ut  de  ipfo  Monufterio 
atque  Xenodochio  8cc.  nullam  deminorationem  faciat  5cc.  Quella  lua  ulti- 
ma volontà  la  fece  ella  confermare  da  Papa  Giovanni  l^III.  con  Bol- 
la ,  data  Kalendis  Augufti  per  manum  Johannis  Epifcopi ,  Mijji  O?  Apicri- 
farii  fanila  Sedis  Apo ftaliche ,  Imperante  Domno  noflro  Carolo ,  a  Deo  co- 
ronato magno  Imperatore^  Secando,  £<f  Pofi  Cenfulatum  ejus  Anno  Secan- 
do, Jndicìiene  X.  Quanto  fi  legge  di  Ermengarda  in  clTo  Tcrtamenco, 
ci  fa  vedere,  che  non  doveva  eflere  peranche  fcguito  ciò,  che  narra- 
(a)  Annal.  "o  g''  Annali  Bertiniani  (<»)  all'anno  precedente  876.  con  quelle  pa- 
r rancar.  fole  :  (  j  )  Bofo ,  pojlquam  Imperator  ab  Italia  in  Franciam  rediit ,  Beren- 
Sirtiniani .  garii  Everardi  fiiii  fazione  Filiam  Hludovvici  Imperatorìs  Hirmengardam , 
qua  apud  eum  morabatur ,  iniquo  colludio  in  matrimonium  fumfit .  Intorno 
a  che  è  da  avvertire,  che  Berengario  Duca  o  Marchefe  del  Friuli ,  fic- 
come  dicemmo,  s'era  nell'anno  S/f.  unito  con  Carlomanno  centra  di 
Carlo  Calvo  i  ma  cfTcndo  prcvaluta  in  que'cqhtrafti  la  fortuna  di  Car- 
lo con  divenire  Re  d'Italia  ed  Imperador  de' Romani:  quello  Duca, 
accomodandofi  anch' egli  al  tempo,  cangiò  mantello,  e  llrinfe  buona 
amicizia  con  Befone  Duca,  lafciato  da  elfo  Imperadore  al  governo  e 
alla  difefa  di  Lombardia .  Erafi  per  avventura  ricoverata  nella  Corte 
d'eflo  Berengario  la  poco  fa  nominata  Ermengarda ,  unica  Figliuola  del 
defunto  Imperadore  Lodovico  II.  llantc  la  parentela,  che  pall'ava  fra 
loro.  Imperocché  Eberardo  Duca,  o  Marchefe  del  Friuli,  Padre  di 
Unroco,  e  dello  llellb  Berengario  aveva  avuta  per  Moglie  Gifela,  o  Gis- 
ìa.  Figliuola  di  Lodovico  Pio  ^ugullo,  e  perciò  Sorella  di  Cario  Calvo 
Augullo,  e  Zia  paterna  del  fudditto  Imperador  Lodovico  II.  Nel  Tetla- 
mcnto  d' eflb  Everardo,  che  citai  di  fopra  all'anno  867.  manifeltamcntc 

fi  vc- 

(  I  )  per  fuffragio  e  falute  delP  anima  del  mede  fimo  clenientijjimo  Imperadore 
(Lodovico  li.)  Signore  e  Secchio  mio,  e  mia. 

(i)  Dopo  la  mia  morte  poi  voglio  e  determino,  che  fé  Ermengarda  unica^ 
mia  figlia  veftirà  V  abito  Religiofo ,  efja  in  mia  vece  prenda  la  cura  del 
mtdefimo  luogo  tsSc  Che  fé  quella ,  io  mcre>:do ,  non  avrà  vejlito  f  Abito 
Religiofo ,  voglio  e  ordino ,  che  dell"  iflefj'o  Msnifiero  e  Spedale  i^c.  niente 
diminuifca.  £jff. 

(3)  Bofone,  dopoché  r  Imperadore  dal l"  Italia  ritornò  in  Francia ,  per  fazio- 
ne di  Berengario  figlio  d' Eberardo ,  con  arte  iniqua  fposà  Ergmengardtt 
Figlia  di  Lodi/vico  Imperadore. 


Annali     d'  Italia.  109 

fi  vede,  che  Gislaen  il  nome  di  Tua  Moglie.  Che  poi  quefta  Princi- 
pefTa  avefle  per  Padre  Lodovico  Pio  Augullo,  e  Giuditta  Imperadri- 
cc,  lo  negò  bensì  Adriano  Valcflo  W,  ma  fi  raccoglie  da  Agnello  (^), 
Scrittore  contemporaneo,  il  quale  nelle  Vite  de  gli  Arcivcfcovi  di 
Ravenna,  dopo  aver  nominati  i  Figliuoli  d'edo  Augullo  a  lui  nati  dall' 
Imperadricc  Ermengarda,  feguita  a  dire:  (*)  ad  Carolimi  vero  (cioè  al 
Calvo)  plus  fertilem  £5?  opimam  largivit partem ;  (^  Gifelam  Filiam  fuam 
tradidit  Alarito  Curado  (fi  dee  fcrivcre  Evrardo)  piijjìmus  homo  (pro- 
babilmente in  vece  di  piijjìmo  homini) .  Hunc  ij  hanc  Judith  jlugiifla 
purturiìt .  Anche  nello  Spicilegio  del  Padre  Dachery  {e)  fi  legge  una 
Donazion  fatta  da  ella  Gisla^  in  cui  nomina  riverentemente  Carlo  Cal- 
vo fuo  Fratello .  Ecco  dunque  per  maggiore  chiarezza  la  tavola  onde 
rifulta  la  parentela  di  Ermengarda  con  Berengario . 

Lodovico  Pio   Imperadore 

morto  neli'  Anno  840. 
I 


Era    Volg. 
Anno   877. 

(a)  VaìtjlHS 
in  Pr^/nt. 
nei   Panegy- 
ric.   Bcren- 
garìì. 

(b)  Agndl 
Vit.  Epifco- 
ptr.  Ravtn. 
P.  1.  T.  //. 
Rer.  Italie, 
fag.  185:. 
(e)  Dachtry 
Spicileg. 


f 

I 
Carlo  Calvo 
Imperadore 


-1 


Lodovico 
Re  di  Ger- 
mania 


Lottarlo  Imperadore 
morto  nell'Anno  %SS- 


r- 


Carìomanno 
Re  d' Italia 


^ 

I  I    ■ 

Carlo  Lodovico  li.  Lodovico  II.  Im- 

il  Grolto  Re  di  Ger-      peradore  morto 
Impcrad.        mania  nell'Aimo  87^-. 


Gitela   Moglie  di  Everardo 
Duca  del  Friuli   morto  cir- 
ca l'Anno  867. 


r — 

I 

Unruco 
Duca   o 

Maichefe 
del  Friuli 


-"l 


Ermengarda  Moglie  di  Bofone 
Duca  di  Lombardia . 


Berengario  Du- 
ca o  MarchefC' 
del  Friuli,  po- 
fcia  E.e  d'Italia 
ed  Imperadore. 


0 


Ora  Bofone  confiderando  la  nobiltà  di  Ermengarda^  Figliuola  di 
un  Imperadore,  e  piìi  la  pingue  eredità,  ch'ella  portava  (eco,  a  fine 
■di  ottenerla  per  moglie,  fcgretamente  fc  l'intefe  con  Berengario.  Bra- 
mava ancor  quelli  di  meitcrfi  bene  in  grazia  di  Bofone,  cioè  di  chi 
era  Fratello  dcW  Jmperadrics  Ricbilda.,  ed  arbitro  alloia  del  Regno  d'  l- 
talia.  Fecero  dunque  una  furberia,  e  coUufionc  iniqua,  per  trarre  a  fi- 
ne quello  negozio.  E  qual  folle,  può  ricavarfi  da  gli  Annali  di  Fui-  (d)  ^nnahV 
da  (^),  i  quali  all'anno  878.  parlando  di  Bofone  Conte  (  che  cosi  ancora  Francar.  ' 
fi  veggono  non  rade  volte  allora  appellati  i  Duchi  e  iVlarchefi)  hanno  ^«W*"/"-, 

le 

(*)  a  Carlo {i\  Calvo)  poi  donò  la  parte  più  fertile  e  pingue,  e  maritò  Gi- 
fela  fua  figlia  a  Curado  (Evi ardo)  ticmt  piiffrmo .  ^ejlo  e  auejlap.ir- 
tnì  Giuditta  Jugujìa. 


rr»  Annali    ©'Italia. 

Era  Volg.  le  fcgucnri  parole;  (*)  ^ù  propria  uxore  venem  extin&a,  'Fìliéim  Wu- 
Anho  S77.  d«"jvici  Imperai or'h  de  Italia  per  vim  rapuerat .  Dovette  clFcre  il  concer- 
to, che  BoloiK  taccfle  viltà  di  averla  rapita  per  forza,  acciocché  a  Be- 
rengario non  veniiTc  dato  qualche  carico  prclFo   la  vedova   Imperadrice 
Angilbtrga^vii  prcflo   i  Figliuoli  di   Ltdovico    I.    Re  di  Germania,  di 
aver  tenuta  mauo  a  si  fatto  Mutrinaonio:  poiché  quanto  a  Boione,  ne 
doveva  egli  avere  un  fegreto  coolcnfo  da  Carlo  Calvo  Augullo,  mer- 
cè della  Sorella,  cioè  della  fuddctca  Imperadrice  Richilda.    Cola   poi 
ne  avvcnifle,  lo  vedremo  fra  poco.  Né  lì  vuol  tacere,  che  il  mcdelì- 
mo  Bofone  (non  fé  ne  fa  il  prctefto)  avca  ritenuto  nell'anno   prece- 
dente Leont  Nipote  di  Pap»  Giovanni  Vidi,  e  Pietro^  amendue  Ve- 
(a)  T-t'ifi.-].  f*^"^^"  e  Legati,  fpediti  da  efio    Pontefice  alla  Corte   dell' Impcrador 
yohar.nii       Carlo  :  {a)  della  quale  ingiuria  ii  doife  non  poco  con  lui  eflb  Papa  Gio- 
faft  vili,   vanni. 

Era  intanto  in  grandi  faccende  querto  Pupa  per  gli  danni,  che 
tuttavia  recavano  i  Saraceni  al  Ducato  Romano  con  timore  di  peggio. 
Non  fapcva  egli  digerire,  che  Sergi»  II.   Duca  di  Napoli  Criltiano  a- 
velTc  non  folamcnte  Ilabilita  pace  con  quc' nemici  del  nome  Criitiano, 
ma  anche  una  fpecie  di  Lega  ed  unione  con  loro.  Fcr  difciogliere  que- 
lla indegna  alleanza,  li  portò  tgli  in  pcrlona  a  Napoli,  vcrilimilmen- 
le  nel  Crei.naio  di  qudl'annoj    itcc   quante  calde  clonazioni   potè  a 
quel  Ducai  e  per  tentar  pure  di  guadagnarlo  (^),  confecrò   Vefcovo 
£/Mfl  "f-     ^^  quella  Città  Atanafio  juniore,  b  rateilo  del  medelìmo  Ducaj  ma  non 
jjdem  Jo-  riporto  a  Roma  le  non  delle  parulc,  perche  ad  clfc  non  tenne  dietro  al- 
hann.Pa^.     cun  fatto  .  Qiic Ito  è  il  viaggio, del  quale  parla  Erchemperto  (O,con  ag- 
(c)  F.rchem-  gnigaerc ,  che  Lamberto  Duca  di  Hpoleti^  e  Guido  fuo  'Fratello  andarono 
«♦'"io         '"  compagnia  del  [-"apa,!!  quaic  uso  u  medellmo  Itudio,pcr  illaccar  dall' 
amicizia  de'  Saraceni  Guatferio  [-"rincipc  di  Salerno,  Falcare  Duca  d'  A- 
malfi ,c  Dociùi/e  Ipuo^o  lu Duca  di  Gaeta .  Del  luddetto Guaiferio  Prin- 
cipe Salernitano  ii  legge  una  Donazione   fatta   ncU'  Anno   877.    e   da 
(i)  Antiqui-  me  pubblicata  C*^) .  A  Icconda  de' luoi  defiderj  quelli  operarono.  Ga- 
ra/. Itane,    gliardilììmc  illanze  parunentt  lece  ad  Aione    V'clcovo   di    Benevento, 
Difert.   14.  affinchè  inducelfe  il  Fratello,  cioè  Aàelgijo  Principe  di  quel   Ducato, 
/flf.  831.      jj  ritirarli   dalle   convenzioni   latte   con   quegl' Infedeli  ,   con   dire   fra 
(c)iàìfi  4;    l'altre  cole:  (0  A'ei,  coopcrahte  grafia  ChrijH ,  tam  citm  cariffimo  fitto 
eiuflem'       noftro  Lamberto  glorioj'o  Duce  (di  Spoleiij  qui  nobis   in  omnibus  haret, 
Paft.  qiiam  curu  alili  Do'nutium  timentibus  ^  defudabimus  ^  ut  impium  fcedxs  cum 

Agarenii  habitum  dijjulvtitur .  E  perciocché  elio  Papa  intelé,  che  Gre- 
gorio Imperiai  Pedugogo  era  venuto  in  Calabria ,  e  a  là*ri  con  un  Ar- 
mata Ipcdita  ùiVt'  Irìipcradore  Baftlio  .,  anche  a  lui  fcrilTe,  pregandolo 
del  loccorlo  di  alcuni  Legai  per  nettare  da  i  Saraceni  il  littoralc  Ro- 
mano. Ma  le  maggiori  premure  di  Papa   Giovanni  erano   prcilo   all' 

Jmpe- 

(*)  //  quale  avvelenata  la  propria  moglie  rapito  avea  con  violenza  la  Figlia 
di  Lodovico  Imperadort  d' Italia . 


~Amnali    d'  Italia.  hi 

Impcnàor  Carlo  Caho^  acciocché  menafle  o  mandafle  delle  forze  ba-  F.RAVolg. 
ftanti  a  ripulfar  que' Birbari,  che  già  aveano  difcrtata  la  Campania  e  Anno  877. 
la  Sabina,  e  fcorreano  fino  alle  vicinanze  di  Roma.  Son  patetiche  le 
fue  Lettere  in  quefto  affare  (»).  Aveva  in  quefti  tempi  Adulardo  Fé-  (jC)Epift.4i'. 
[covo  di  Verona  impetrare  da  eflb  Imperadorc  in  Benefizio,  o   fia'  in  ejufdim  Jo- 
Commenda,  l'infigne  Monillcro  di  Nonantola,  porto  nel  territorio  di  ^'"*"-  ^'- 
Modena ,  quod  prò  Dei ,  t antique  loci  reverentia  nullus  umquam  Epifcopo-  ^^' 
rum  vel  Judicum  in  Benefìcium  quiefierat ,  fuifque  ufibus  ^  coarEtatis  extrc- 
ma  egeftate  Monachis ^  appUcavit;  e  ciò  con  ifprezzo  dc'Priviicgj  della 
Sede  Apoltolica:   difordine,   che  anche   in   Italia  avea   cominciato   a 
prendere  gran  piede.  Però  lo  fcomunicò,  e  ne  diede  avvifo   ad   yf/;- 
fperto  jircivcfcB'uo  di  Milano,  a  Gualpcrto   Patriarca  d'Aquileia,   e   al 
Clero  di  Verona.  Convien  credere,  che  al  vederfi  i  Romani  così  mal- 
trattati, anzi  divorati  da  i  Saraceni,  e  minacciati  di  mali   anche    più 
terribili  ,  fenza  che  dopo  tante  iftanze  Carlo  Calvo  movefie    un  dito 
per  foccorrerli  :  difficilmente  poteflero  tenere  in  freno  la  lingua  dallo 
fparlare  centra  di  lui  con  dire:  A  che  ci   ferve   quefto 'Imperadore, 
che  fi  gloria  d'cflere  noftro  Sovrano,  né  ruol  pofcia  ne'graviflìmi  bi- 
fogni  recarci  un  menomo  aiuto  ,   e   intanto  attende   folo  a   far  delle 
guerre  ingiufte  contra  de' fuoi  Nipoti?   S'egli  dimentica   il  fuo   do- 
vere, faremo  fcufati,  fé  dimenticheremo  ancor  noi  il  nollro,  e  fé  cer- 
cheremo altro  miglior  Signore.  Rapportate  a  Carlo  Calvo  qucfte  mor- 
morazioni e  minaccie  di  fottrarfi  al  fuo  dominio,  dovette  egli  far  delle 
gravi  doglianze  col  Papa  per  la   fede   vacillante  del    Popolo.    Ora  il 
Pontefice  per  quetar  lui ,  e  reprimere  eziandio  le  licenziofc  voci  de' 
Romani,  tenne  nel  Febbraio  dell'Anno  prefente  un  Concilio  di  Vc- 
fcovi  in  Roma,  nel  quale  dopo  la  protefta  di  aver  già  eletto  ed  unto 
in  Imperadorc  Carlo  Figliuolo  di  Lodovico  yiuzuHo^Xb)  una  cum  annifu  '^  ^.f" 
(Sf  voto  omnium  Fratrum  ^  Coepifcoporum  mflrorum ,  atque  Altorum  fan-  j^,„_  ^y.^ 
£l£  Romana  Ecclefia  Miniilrorum ,  amplique  Senatus ,  totiufque  Populi  Ro- 
mani ,  gmtisque  togata ,  £5?  fecundum  prifcam  confuettidinem  :  conferma  e  fa 
confermare  da  tutti  P elezione  e  confecr»zione  di  lui.  Non  fi  può  leggere 
fenza  ftupore,  per  non  dir  altro,  l'allocuzione  ivi  fatta  da  Papa  Gio- 
vanni, perchè  contenente  una  fparata  tale   di   lodi   di   Carlo   Calvo, 
che  chiunque  è  intendente  della  Storia  d'allora,   manifeftamcnte   co- 
nofcc  efiere  eforbitanti ,  né  convenienti  alla  gravità  e   maeflià  di   chi 
le  propone.  Non  aveano  certo  i   precedenti  Papi   ne  gli   Annali   de' 
Franchi  conofciuto  in  lui  quc' pregi,  che  qui  gli   vengono  dalla   fola 
adulazione  attribuiti .  Pofcia  fi  venne  alla  Scomunica  contra  qualfivo- 
glia   perlona,  che  ofafle  per  qualunque  titolo  turbar  qucfta  elezione, 
e  fcminar  difcordie,  con  dichiararli  miniftri  del  Diavolo,  e  nemici  di 
Dio,  della  Chiefa,  e  dcella  Criftianità  ,   Abbiamo  una   Lettera  fcritta 
da  eflb  Papa  Giovanni  (<r)  a  Lamberto  gloriofo  Duca  di  Spoleti ,  da  cui  ^^'f^'A  ^^^ 
fi  fcorgc,  che  eflb  Duca  avea  ricevuto  ordine  dall' Imperadorc  di  por-  yi^"p'L^ 
tarfi  a  Roma,  e  d'obbligare  i  Romani  a  dar  de  gli  ortaggi  della  lor 
Fedeltà  :  chiaro  contraflegno  della  Sovranità  conferfata  anche  da  quefto 


Ili  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Impcradorc  in  Roma.  Rifpondc  il  Pontefice:  (i)  Romanorum  fiUos  fub 
Anno  877.  jjlo  c<elo  non  hgitur  fuijj'c  obfides  datoSy  quanto  minus  ijiorum ,  qui  Fide- 
ìitatem  Augujìalem  £5?  mente  cuftodhint ,  i3  opere  Dco  juvante  pcrficìunt  ? 
Chiaramente  poi  protefta  di  dubitare,  fé  quell'ordine  fi  fia  fpiccato 
dall' Imperadore  fteflb,  perche  non  gli  par  probabile,  ch'efib  Augufto 
avcfle  tenuto  fegreto  ad  cflb  Papa  un  tal  difegno,  ^  ipfitm  Impcra- 
torem  non  credimus  fuum  nos  velie  fecretum  latuijj'e .  In  Ibmma  gli  ta  fa- 
perc,  che  non  s'incomodi  per  venire  a  Roma,  altrimenti  non  farà 
ricevuto .  (1)  ^um  autem  Deo  juvante  ,  ad  unam  concordiam  £5?  rif;afx 
quietcm  Rcipublica  caujja  redierit,  y  Ittis  figmeata^  qua  tanquam  tela! 
ar amar  uni  putamiis ,  centra  yfugujlakm  Majejlatem  oborta ,  fopita  extitt- 
rint:  allora  firà  amichevolmente  accolto  eflb  Lamberto:  dal  che  fi 
conferma,  che  titubavano  non  poco  i  Romani  nella  Fedeltà  giurata  a 
Carlo  Calvo  i  e  probabilmente  foffiavaoo  in  quefto  fuoco  i  Figliuoli 
di  Lodovico  1.  Re  di  Germania,  pretendenti  anch'elfi  all'Imperio. 
Dicefi  data  la  fuddetta  Lettera  di  Papa  Giovanni,  XII.  Kalendas  No- 
i-embris  Indinone  XI.  cioè  nel  di  26.  d'Ottobre  dell'Anno  prefcnre . 
Ma  fi  conofce ,  che  v'ha  errore,  ed  efier  ella  (al  che  non  s'è  badato 
finquì)  fuor  di  fito  j  perchè  ivi  fi  parla  d'un  Imperador  vivente,  e 
Carlo  Calvo  era  già  mancato  di  vita  (^ficcome  diremo)  nel  dì  13.  di 
efroMcfc,nc  Carlomanno  era  Imperadore.  Pero  quella  Lettera  pro- 
babilmente fu  fcritta  nell'Ottobre  dell'Anno  precedente,  e  in  vece 
di  Indizione  XI.  s'  ha  da  fcriverc  Indiclione  X. 

Verme  pofcia  l' infaticabil  Papa  a  Ravenna,  dove  nel  Mcfe  d' A- 
gofto,  fé  pur  non  fu  in  Giugno,  tenne  un  Concilio  numerolb  dì  150. 
Vefcovi .  Girolamo  Rolli,  Giovan-Giorgio  Eccardo,  ed  altri,   hanno 
moltiplicato  i  Concilj  tenuti  da  Papa  Giovanni  in  Ravenna.    Non  so 
io  dire,  fé  più  d'uno  egli  ne  ce  leb  rafie .    Ben  so,   che  in  quell'Anno 
(a)  L»bbe     quivi  fi  tenne  la  fuddetta  facra  Afiemblea  (<»),  ciò   coltando  da  varie 
Concdtor.       Lettere  del  medcfimo  Papa.  Furono  in  eflb  Concilio   fatti   dicianovc 
(W^Dandul.  Canoni  >  e  il   Dandolo  fcrive  (^),   che  fi   diede    fine   alla   controvcrfia 
in  chronk.   inforta  fra  Orfo  Doge  di  Venezia,  e  Pietro    Patriarca  di    Grado,  per- 
Tom.  XII.     che  queflii  ricufava  di  confecrar  Vcfcovo  di  Toroello,  a  rcquifizion  del 
Doge,  Domenico  Abbate  del  Monillero  di  .Aitino.  Fu  detcrminato,  che 
finché  vivefic  il  Patriarca,   egli  reltòrcbbe  privo  della  confecrazione, 
ma  goderebbe  le  entrate  di  quel  Vefcovato .  Aggiugne  quello    Stori- 
co, che  l'Armata  navale  de' Saraceni  arrivò  fotto   Grado,  e  ie  diede 

pili  - 

(i)  No»  hggffit  che  i  figli  de^  Remani  fieno  fiati  dati  per  ofiaggi  coftì: 
quanto  meno  di  codefii ,  /  quali  la  Fedeltà  yiugufia  confcrvano  col  cuore , 
e  coir  opera  per  divino  ajuto  compijcono . 

(1)  ^ando  poi  col  divino  ajuto  la  caufa  della  Repubblica  farà  ritornata 
in  concordia  e  quiete^  e  della  lite  i  prete fti^  che  quali  tele  d' aragnt 
riputiamo^  inftrti  cc»tr0  J' yfugufia  Maefià,  faranno  ulti . 


Ree.  Italie. 


Annali     d'  Italia.  113 

più  aflaki,  ma  indarno,  per  la  valorola  ditela  de' Cittadini .  Portata  Era  Volg. 
qucdci  nuova  a  Venezia,  inviò  il  Doge  con  uno  nuolo  di  navi  Gio-  Anno  877. 
vanni  fuo  Figliuolo  al  loro  foccoilb.  Non  credettero  bene  quc' Bar- 
bari di  afpettarlo,  ed  alzatele  anchore  vennero  alla  Città  di  Comacchio, 
e  le  diedero  il  lacco.  Fu  poco  apprcilb  dal  Popolo  di  Venezia  eletto 
Doge  e  Collega  del  Padre  eflb  Gsoiianni .  Confella  il  Dandolo,  che  in 
quelli  tempi  i  Mercatanti  Veneziani  comperando  da  i  Corfari(o  Sa- 
raceni o  Schiavoni)  i  poveri  Criiliani,  fatti  da  loro  fchiavi,  ne  face- 
vano poi  traffico,  vendendoli  anche  a  gl'Infedeli.  A  tale  iniquità  il 
Doge  e  Popolo  Veneziano  cercarono  il  rimedio  con  pubblicare  un  ri- 
gorofo  divieto,  e  intimar  gravi  pene  a  chiunque  contraveniffe  .  Segui- 
tava intanto  Sergio  IL  Duca  di  Napoli  a  tenere  ilretta  corrifpondcn- 
za,  e  una  fpecie  di  lega  co  i  Saraceni,  né  voleva,  per  quanto  gridaffe 
Papa  Giovanni  C'»),  dillorfcne,  ingannato  da  i  configli  di  Addgìfo  Prin-  {■^'^Kp'ft-66. 
cipe  di  Benevento,  e  di  Lamberto  Duca  di  Spoleti,  uomo  doppio,  ed  ^^„Jj]  p*' 
avvezzo  a  pcfcare  nel  torbido.  Non  potendo,  né  volendo  Papa  Gio- ^<  ym, 
vanni  l'offerire  tanta  iniquità,  lo  fcomunicò .  Sergio  irritato  per  que- 
llo, molTe  guerra  a  Guaiferio  Prìncipe  di  Salerno,  che  avca  non  folo 
rinunziato  all'amicizia  di  coloro,  ma  eziandio  parecchi  ne  avea  già 
tagliati  a  pezzi.  Otto  giorni  dopo  la  fcomunica  Guaiferia  prefe  ven- 
tidue folditi  Napoletani,  a' quali  fece  tagliar  latella:  che  così  n' avea 
commiffione  da  Pupa  Giovanni.  Qui  nondimeno  non  fini  la  faccenda. 
j1tanaj'to''P'efcovo  di  Napoli  afcoltò  volentieri  in  tal  congiuntura  le  fug- 
gellioni  dell' ambizione  i  e  giacche  oltre  a  i  Romani  Pontefici,  che 
da  più  d'un  Secolo  godevano  temporal  dominio  di  Stati,  anche  Lan- 
dolfo F'efco'vo  di  Capoa  come  Principe  fignoreggiava  quella  Città,  con 
quelli  elcmpli  davanti  a  gli  occhi  pensò  anch' egli  a  farfi  Padrone  in 
temporale  della  Patria  fua.  Pertanto  formata  una  congiura,  fece  pren- 
dere il  Duca  Sergio  fuo  Fratello,  e  dopo  avergli  fitto  cavar  gli  oc- 
chi, il  mandò  prigione  a  Roma,  dove  milcrabilmcnte  terminò  i  fuoi 
giorni.  Non  gli  fu  difficile  il  farfi  poco  appreflb  proclamar  Duca  di 
Napoli.  Di  quella  azione  ne  fu  mirabilmente  lodato  Atanìilo  da  Pa- 
pa Giovanni,  come  apparifce  da  una  fua  Lettera.  E  che  anch' egli 
avefie  intelligenza  di  quello  fatto,  e  vi  delle  braccio,  pare  che  fi  rac- 
colga dal  dirfi  quivi.  (*)  Nos  namque  aliti  omnibus  Mancofts  datis  ^mil- 
le quadringentos  vobis  dare  debemus ^  quos  veflra  di'cclioni  ant  in  initio 
^adragefima ,  aut  in  die  fanSla  Refurre^ionis  vobis  procul  dubio  dirige- 
mui .  ScrilFe  anche  a  i  Napoletani,  lodandoli  di  quanto  aveano  ope- 
rato, e  promettendo  loro  il  danaro,  concertato  verifimilmente  per 
muoverli  contia  di  Sergio.  Quelle  nondimeno  furono  picciole  avven-  (li)  jtnnaÌM 
ture,  rirpttto  a  quelle  dell' ImperaJor  Carlo  Calvo  (^).   Ricevette  egli  p'''*ncor. 

Tom.F.  P  a  Cora-      ^"•""""''• 

(*)  Imperocché  Noi,  dati  tutti  gli  altri  Mancofi,  ve  ne  dohbÌMno  dare 
mille  quattrocento^  che  certamente  vi  manderemo  0  nel  principio  della 
^arejima ,  0  r^l  giorno  della  S.  Rifurrezione . 


XI4  Annali    D*  Italia. 

Era  Volg.  a  Compicgnc  Pietro  Fefcove  di  FofTombrone,  e  Pietro  Fefcav»  di  Si- 
Amno  877.  nigaglia,  Nunzj  a  lui  fpediti  dal  Papa  per  follecitarlo  a  venire  in  Ita- 
lia, per  liberar  da  gt'infulci  de' Saraceni  il  Ducato  Romano:  al  che 
s'era  egli  obbligato  con  vaiie  promcffc.  Determinò  di  venire;  ma 
prima  attefe  a  quetare  i  Gorfari  Normanni,  gran  flagello  allora  della 
Francia,  col  pagamento  delle  contribuzioni  ordinate:  al  qual  fine  ira- 
pofe  una  grave  talFa  a  tutti  i  Secolari  ed  Ecclefiaftici  del  fuo  Regno. 
Raunata  parimente  gran  copia  d'oro,  d'argento,  e  d'altre  preziofc 
cofc,  e  un  groffb  nerbo  di  cavalleria,  calò  finalmente  in  Italia,  ac- 
compagnato àiXC Impirairice  Richildti  tua  Conforte.  A  Vercelli  fu  ad 
incontrarlo    Papa   Giovanni.    Se   crediamo  a  Reginonc,    fu    in  quella 

(a)  Higint     occatìone,  che  (a)  fu  data  in  Moglie  a  Bofons  Duca  Ermingarda  Figlia 
inChronico.  del  fu  Lodovico  II,   Augufto.  Bofoni  germam  Richildis  Regina  Hermìn- 

gurdetn  fUiam  Ludovici  Imperatoris  in  matrimonium  jungit .  Dies  nuptia' 
rum  tanto  apparatu^  tantaquf  liidorum  mxgmficentia  cetebratui  efi  ^  ut  hu' 
}us  celehritatis  gaudi*  modum  txcejjiffe  ferMitur .  Dedit  etiam  eidem  Bofem 
Provincianty  ^  Corona  in  vertice  capii is  impo/ìta,  eum  Regem  appellar» 
juffity  Ut  more  prifcorum  Imperatorum  Re^iiius  daminari  videretur  .  Può 
patire  delle  difficultà  quello  racconto  di  Reginonc  per  quel  che  ri- 
guarda l'aver  Carlo  Calvo  dichiarato  Re  di  Provenza  in  tal  congiun- 
tura Boforici  perchè  fecondo  gli  Annali  Bcrtiniani  Bofonc  folamencc 
due  anni  dappoi  per  impulfo  della  Moglie  prefc  il  titolo  di  Re;  ma 
non  dovrebbe  già  aver  egli  fognato  le  Nozze  di  lui;  né  la  gran  pom- 
pa, con  cui  furono  celebrate.  Certo  Bufone  non  ifposò  Elrmengarda, 
allorché  nell'Anno  precedente  Carlo  Calvo  fi  trovò  in  Lombardia, 
perché  folamente  da  che  Carlo  fu  ritornato  in  Francia,  egli  la  rapì. 
Il  tempo  proprio  per  tali  Nozze  fu  il  ritorno  in  Italia  d'eHb  Impe- 
radore,  e  la  prcfenza  ancora  di  Richilda  Augufta,  Sorella  d'elio  Bo- 
fonc . 

Stavafcne  tripudiando  in  Pavia  Carlo  Imperadorc  col  Papa,  quan- 
do eccoti  giugnere  avvifo,  che  Carlomcinno  fuo  Nipote,  cioè  il  pri- 
mogenito di  Lodovico  /.  Re  di  Gcrmmia,  con  un  groffb  cfercito  di 
Tedefchi  calava  in  Italia,  non  per  intervenire  a  quelle  felle,  mi  per 
fare  una  vifita  dilguftofa  all' Augufto  fuo  Zio.  Le  parole  de  gli  Annali 

(b)  ^tttml.  Fuldenfi  fon  qiteiie  (^)  :  ^id  qrtum  Carolus  comperiffèt  ^  illieo  ju.-<ta  con- 
WMldtnfts      fuetudinem  fu.iM  fugam  inìit .  Oninibus  enim  diebus   vittt  fu£ ,   ubuujnqut 

Hccejfe  eroi  adverfariis  rtjijlire^  atti  palam  ter^a  vertere^y  aut  clam  mili- 
tibus  fuis  effugere  fohbstt .  Confeda  anche  l'Autor  Franzefc  de  gh  An- 
{'à  Ann^Ut  nali  di  San  Bertino  (e),  che  Carlo  Clivo  sbigottito   per  quella  nuo- 
irafKàt.        va,  nuova  certo  non  falfa,  fc   ne  fcappò   col    Papa  a   Tortona,  dove 
Strt'uÙMi.    l' Imperadricc  Richilda  appena  ebbe  ricevuta  la  confccrazione   Impe- 
riale dalle  mani  di  efib  Pontefice,  che  prefe  la  fuga  col  tcforo  verfo 
la   Morienna.  Stette  alquanto  in  efla  Città    di  Tortona  Carlo   Augu- 
fto col  Papa,  afpettando,  che   venifTcro  a    trovarlo  i  Primati   del  Tuo 
Reg<io,  cioè  C/^«  Abbate^  Bofone^  ed  altri,  come   era  il  concerto;  e 
faputo,  che  non  venivano,  fiibito  che  intefe  l'avvicinamento  di  Car- 

loman- 


Annali    d'  Italia.  115- 

lomanno,  frettolofamentc  s'incamminò  egli  verfo  la  Savoia.  Anche  il  E»  a  Voi». 
Papa  non  perde  tempo  a  ritornarlcne  a  Roma,  ina  di  mala  voglia,  n-  Anno  677. 
portando  feco  in  vece  di  un  clercita  un  CrocefilFo  d'oro  di  gran  pe- 
lo, e  tcmpcllato  di  gemme  prcziofc  per  la  Balilica  di  San  Pietro, 
che  Carlo  Calvo  gli  avea  donato.  Fu  prefo  per  illrada  l' Imperadorc 
dalla  febbre,  e  portato  di  là  dal  Monte  Cenifio  a  un  Luogo  appella- 
to Brios,  colà  fece  venir  dalla  Morienna  l'Impcradrice,  e  pofcia  finì 
di  vivere  nel  di  i^.  d'Ottobre.  Atteltano  tutti  gli  Annalifti,  efferc 
Hata  allora  voce  comune,  ch'egli  raonlFe  di  veleno  a  lui  dato  o  man- 
dato da  Sedecia  Medico  Ebreo,  fuo  favorito,  m  una  medicina  per  li- 
berarlo dalla  febbre.  Il  liberò  quefta  da  tutti  i  mali.  Aperto  il  iuo 
cadavero,  e  levate  le  interiora,  come  fi  potè  il  meglio,  bagnato  con 
vino,  e  fparfo  d'aromi,  fu  pollo  in  una  bara  per  portarlo  a  feppellirc 
a  Parigi  nel  Moniltero  di  San  Dionilìo,  in  c(ccuz.ionc  de  gli  ordini 
da  lui  lafciati  prima  di  morire.  Ma  non  potendo  reggere  i  portatori 
all'ecccllìvo  fetore,  miTero  quel  corpo  in  una  botte  ben'  impegolata 
di  dentro  e  di  fuori,  e  coperta  di  cuoio.  Ne  pur  quello  ripiego  ba- 
ftò  a  levar  lo  (traordinario  puzzo  i  pero  allorché  furono  giunti  ad  una 
Chiefetta  di  Monaci  nella  Diocefi  di  Lione,  quivi  leppcUirono  fot- 
terra  la  botte  col  corpo  fteflb.  Sic  tranjìt  gloria  Mundi.  Per  ordine 
poi  di  Lodovico  Balbo  Iuo  Figliuolo  e  Succellbrc  nel  Regno  portate 
l'oda  Tue  a  Parigi,  quivi  ebbero  più  degna  fepoltura.  Andrea  Pre- 
te (-a)  nella  Cronichetta  più  volte  citata  fcrive ,  che  Carlo  Cai-  ^j^  AnàrtM 
vo  creato  Imperadorc  fé  ne  tornò  a  Pavia  nel  Gennaio  IndìBime  Prestyter, 
Nona,  cioè  nell'Anno  876.  ^umque  idem  Karolus  Imperator  de  Rema  chromc. 
reverfus  in  Papia  federet ,  audivit,  quod  Karlomannus  Hludovici  fiiius  con-  ^°"''  ^ 
/r*  eum  veniret  ;  quumque  exercitum  fuum  adunare  vellet ,  (^  cum  eo  bel-  Mtnchtnti .' 
lum  gerere ,  quidam  de  Juis ,  in  quorum  fidelitate  maxime  confidebat ,  ab  eo 
dcfeSli ,  cum  Kar lomanno  fé  conjungebant .  ^tod  ille  vidtns  ,  fugam  iniit , 
Gf  in  Galliam  repedavit ,  ftatimque  in  ipfo  itinere  mortuus  ejl .  Karloman- 
nus vera  Regnum  Itatir  difponens  ptfl  non  multum  tempus  ad  Pairem  in 
Bajoariam  reverfus  efi .  Due  groiìì  errori  fon  qui,  e  tali,  che  fan  co- 
nofccre,  o  che  eflb  Andrea  non  ifcrifle  in  quelli  tempi,  o  che  alla 
fua  Cronichetta  in  fine  fono  ftate  da  altri  aggiunte  le  fuddctte  paro- 
le. Due  furono  le  venute  in  Italia  di  Carlo  Calvo,  e  non  una  fola. 
Ne  egli  terminò  fua  vita  nell'Anno  876.  ma  bensì  ncir877.  Oltre  a 
ciò  Carlomanno  non  potè  andare  a  trovar  il  Padre  in  Baviera,  perche 
quelli  era  già  morto  nel)' Anno  precedente.  Da  gli  Annali  Bertiniani, 
che  ci  han  confervatc  le  notizie  riferite  di  Ibpra,  un'altra  ne  abbiamo, 
cioè,  che  (*)  Carlomannus  mendaci  nuncio  audicns^  quod  Imperator  £3* 
Papa  Johannes  fupsr  eum  cum  mult nudine  maxima  bellatorum  'uenirent  ^ 

Pi  £sf  i>- 

|(*)  Carlomanno  falf amente  informato ,  che  /'  Imperadorc ,  e  Papa  Giovanni 
con  grandiffìmo  numero  di  guerrieri  venivano  fo^ra  di  lui,  fé  ne  fuggì 
per  la  via ,  fer  la  fuale  era  venuto . 


IT(J  Annali     d'  Italia. 

F.n  A  Volg.  y  ipfe  fugam  arripuit  per  viam,  quam  venerat .   Ma  vcrifimilmente  que- 
Anno  877.  Ito  Aucorc  fi  lafciò  in  ciò  ingannare  d^    qualche   diceria   del   volgo  , 
Carlominno    (cn  vcnnz  <enza  paur»  alcuna  in   Lombardia,  e  quivi  ac- 
tefe  a  mcttcrfi  in  pofTefTo  della  Corona  d'Italia,  e  a  farfi   elegi^crc, 
o  riconofccre  Re  da  i  Baroni   del  Rei^no,  che  a    poco  a  poco   anda- 
f^lf^'D^f   '^°"°  ^  fotromecccrfi  a  lui .   Ho  io  pubblicato  (<j)  un  Tuo  Diplomi,  da- 
/tn''^l.        ^°  '"  favore  de' Monaci  di  San  Colombano  di  Bobbio  (Moniftero  al- 
lora goduto  in  Benefizio  da  non  so  qud  pcrlbna  potente)    XIJI.  Ka- 
lendas  Novcmbris^  Anno  Chrifto  propitio  I.  Regni  Dornni  Karlomanni  Se- 
reni ffimi  Regis  in  Italia ,  Indizione  XI.  AElum  in  Carte  Nova  Filla  Re- 
(b^  ibidem    i>'^-   ^"  ''^^^^°  r"'"'^  ^*^  ^°^  cui  dona  una  Chiefa  al    Moniltero   delle 
Dilfert.64.     Monache  di  San  Sifto  di  Piacenza,   fondato   da    Angilberga   Jugufìa  , 
chiamata  da  lui  nojìra  Sorella  ^^  cioè  fpirituale,  é  dato   XIT.    Kalendai 
Novembris  Anno  Cbri(lo  propitio  I.  Regni.  Aclum  in  Carte   SanSli    Am- 
hrofii^  qH£  i-ocitatur  Cajfianum  juxta,  Attuamfiuvium^  Indizione  XI.  Un 
(0  ibidem     altro  ancora  in  favor  CO  delle  Monache  della  Polleria  di  Pavia  fu  dato 
Dijfert.  70.  XII.  Kalendas  Dccembris  Anno  Cbrijlo  propitio  I.  Regni .  Ailum  Civita- 
te  Fcrona^  Indizione  XI. 

Se  in  tali  Documenti  V  Indizione  comincia  in  Settembre,   come 
io  credo,  eflì  appartengono  all'Anno  prcfente.   Anche  nella   Cronica 
(_à)  chrottic.  Caiaurienfe  (d)  fi  legge  un  fuo   Diploma  dato  in  Pavia  XFII.  Calen- 
pilt"u   '^^^  Novembris  Anno  Jecundo  Regni  (cioè  di  Bivicra)  Indittiune  Decima: 
Rtr.  utilit.    '1  che  dà  indizio,  ch'egli  non  avelFe   peranchc  aflunto  il  titolo  di  Re 
d'Italia  nel  di  16.  d'Ottobre.   Ma  in  vece  di    Indicìione   Decima  do- 
vrebbe leggerfi  ivi  Undecima.,  che  cosi  hanno  gli  altri  Tuoi  Diplomi, 
Eoco  fa  accennati.  Tralafcio  altri    Diplomi  di   elfo  Re,   da  me  pub- 
y^;  ^,...,.       l'cati  nelle  Antichità  Italiche  CO,  ed  altrove.  Ma  non  pertanto  non 
hai.  Dijjtr-  voglio  lalciar  di  avvertire,  che  uno  Strumento  originale,  da  me    ve- 
t»t.  17.        (jyto  in   Lucca,  porta  qaclVc  Note:   Regnante  Dutnino  nojlro  Karloman- 
no  puffi mo  Rege  Anto  Regni  ejus.,  po/lqtam  Dea  propitio   ia    Italiam   in- 
grej/'as  e/l^  Primo ^  pridie    Idus   Novembris.,   Indicìione  Duodecima  ,   cioè 
nell'Anno   878.    nel   di    li.    di   Novembre.    Adunque   nello    (telFo   di 
nell'Anno  precedente  egli  non  era  perunche  Re.   \Jn  altro  è  icritto: 
Anno  11.  Karlomanni  pridie  Nonas  Decembris  Indi&ione  XIII.  cioè  nell' 
Anno  87P.  fé  l'Indizione  ha  a»'uco    principio  nel    Settembre.    Adun- 
que né  pur  nel  di  4.  di  Dicembre  dell'  Anno  877.  egli  farebbe  fiato 
Re  d'Italia.  Contuttociò  affai  fondamento  e' e,  per  mettere   in  dub- 
bio, che  Cariomanno  sbigottito  fé  ne   tornafie   indietro   per   la    via  , 
per  cui  era  venuto.  E   non   tardo   egli,   udita   ch'ebbe   la  morte  di 
Carlo  Calvo  Augufto,  a  ragguagliarne  con  fuc  Lettere  Papa  Giovan- 
ni, con  aggiugnerc  d'elferc  itaio  ben  accolto  in  Italia,  e    che   dopo 
una  fcorfa,  che  gli  conveniva  di  fare  in  Germania,  per  parlare  co'fuoi 
Fratelli,  intenzione  fua  era  di  venire  a  Roma  per  ricevere  la  Corona 
deil' Imperio,  promettendo  di  claltarc  più  di    tutti  i  fuoi    Antecclfori 
^ohl^^^    la  Chiefa  Romana,   il  Papa  gli  rifponde  C/),  che  a  fuo  tempo,  cioè 
viiLPaft.  dopo  il  fuo  ritorno  gl'invicrà  i  luoi   Legati  cum  pagina  capitulariter 

CO/h' 


A^N.  N,  A    L   I'    t»'    I   T   A    L   I   A  .'  11/ 

continente  ea,  qute  voi  Mairi  veflr^  Remante  Ecckfta^  veflroque  prete^ori  Era  Volg. 
bicito  Petra  Jfojìolo  perpetualiter  debetis  concedere.   Il  prega  di  non  am-  Anko   877. 
raectere  ne  di  alcoltarc  infìdeles  nsfiros ^  noflrieque   'uìt£   infiditmtes  .    La 
ùu   Lettera  è  data  nel  Novembre  dell' Anno  preferite  .   in  un'altra  («),  (^y Eplft.-jz. 
a  Lamberto  Glorio/o  Coate  fcritta,  gii  h  iapeve  d'aver  intefo,  eh'  efTo  iju/dem. 
Liniberto  medita  di  vanire  aRomi,  per  dar  favore  a  i  nemici  ed  in- 
fedeli del  medcfimo  Pontefice,  e  che  (*)  eos-  rebus  ^  beneficiis  cantra 
noflram  etiam  voluntatem  inconvenienter  rejìituere  debeatis .   Vuol   dire   di 
Formofo  Fejcovo  di    Porte,  e  d'altri  fimili,  ch'egli    avca  fcomunicati . 
Però  dice,  che  noi  riceverà,  fé  viene  per   quello.   Con    altra  Lette- 
ra ib)  ancora  gli  notifica  la  rifoluzione  fua  di  paflar  per  mare  in  Fran-  (■[,■)£.;«  ^g 
eia,  per   iter   marinum^   moftrando   di  andar   coli   per   trattare    col  Re  ejuslem' 
Carlomanno  intorno  alla  difcfa  della  Terra  di  San  Pietro,  e  di  tuttala  Papt. 
Criltianità}  ma  non  fé  gli  farà  torto  a  credere,    ch'egli   avelie   dell' 
altre  fegretc  mire,  perchè  l'andar  per  mare  non  era  il    viaggio   pro- 
prio per  trovar  Carlomanno .    Per   quello   ordina  a    Lamberto  di  non 
moleltare  gli.  Stati   della  Chicfa,   altrimenti   gì'  intima   la   fcomunica. 
Intanto   prima  che  tcrminade  l'Anno  (0,    il    Re    Carlomanno   fé    ne   W   -^"""i' 
tornò  in  Germania,  ma  fccvo    portando    una   pcricolofa   malattia,   che  ^^^(i'^L 
quafi  per  un  anno  il  tenne  languente.    Gacciofiì   anche  la    pelìe  neli'   cìt- £<«;»,* 
Armata  fua,  per  cui  molti  folamentc    toflendo.  cadevano   morti.    Una 
Lettera  di  Giovanni  Papa,  fcritta  in  quell'Anno  (fc  pur  non   appar- 
tiene al  precedente)  ad  Incmara  Jrfivefcava  di   Rems    {d)  ^  per   nianus  (d'»  Marhr. 
jfnajìaftii  Biblioihecarii ,  ci  fa  conofccre  ,  che  fino  a  queiti   tempi  ville  ^'/^-  */- 
Anctftafio  Bibiiotecario  ^  Scrittore  celebre  della  Chiela   Romana,   a  cui  ^'"^ ''*"  3* 
fpcziuimcnte  fi.am  tenuti  per  avere  raccolte,  e  a  noi  conlervate  le  Vite  ' 

de  i  Papi . 

Anno  di  Cristo  dccclxxvtiii.  Indizione  xr. 
di  Giovanni  Vili.  Papa  7. 
di  Carlomanno  Re  d'Italia  1. 

NOn  (ì  può  negare  :  Papa  Giovami  poco  genio  avea  per  gli  Figliuo 
li  di  Lùdomco  I.  Re  di  Germania  j  era  egli  tutto  portato  dail' af- 
fetto vcrfo  la  Cai'a  de  i  Re  della  Gallia,  o  Ila  de' Franicfi  .  Non  po- 
tè ailenerfi  il  Cardinal  Baronio  dal  difapprovarc  la  facilità,  con  cui 
egli  cork:  a  dar  la  Corona  dell'  Imperio  a  Carlo  Calvo .  Ma  chi  non  fa, 
qual  forza  abbiano  i  regali,  e  maffimamcntc  fé  grandi?  Fors' anche  non 
altronde  procedette  la  perfecuzione  da  lui  fatta  a  Formofo  Fefcovo  di 
Porto,  u«mo  lodatiflimo  dc'fuoi   tempi,  fc   non  dall' averlo  fcoperto 

ade- 

(*)  e  che  pretendiate  di  rimetterli  neììe  foflariT^e  e  Benefizj  anco   contr»  H. 
tiojlro  volere^  jenza  convenienza  veruna. 


ii8  Annali    d' Italia. 

F.  RA  Vol|.  aderente  a  i  Tcdefclii,  contrario  a  i  Franzcfi  .    Andava  bcrt   egli   bar- 
Anno  878.  chcggiaodo,  e  coprendo  quelli  Tuoi  gcnj  e  contrngenj  j  ma  i  fMu  cen- 
tra tuo  volere  levavano  la  mafchcra  al  cuore.  Si  venne  pertanto  a  (co- 
prire, per  quanto  fi  poò  conghierturare,  qualche  intenzione  o  niineg- 
gio  fuo,  per  levare  al  Re  Carlomanno  il   Reg-no   d'Italia,  o  almeno 
per  non  volerlo  Imperadore.  Non  porca  eflb  Carlomanno  accudire  irt 
pcrfona  a  quefti  affari,  perchè  fequeftrato  dalla  malattia  in  BiVieraj  e 
però  diede  commelTione  a  Lamberto  Duca  di  Spolcti,  e   ad    ^dalbertt 
Duca,  di  Tofcana  di  far  mutare  penficro  ad  elfo  Pontefice  .  Ciò  che  ope- 
(aì  Anndis  j-aflcro,  udiamolo  da  gli  Annali  di  Fulda:  («)  Lantbertus  ff'kgHts  fì/ius ., 
^""iT"?        ^  Albertus  (lo  llcffo  è,  che  Jldaberlus)   Bùnifadi  filius,   Rtmam  cum 
fu   tnjit.      ffi^ym  -julida.  ingrejji  flint ,  fj?  Johumie  Pontifice ,  fub  cujlvdia  ìinento ,  Opti- 
matts  Romanm-um  fidelitatetn  Karlmanno  facrawe ut 0  firmare  coegrrant .    (*) 
Non  fi  fa  mtendcre  il  pretello  di  una  tale  violenta,  ftantc  il  non  cf- 
ferc  Carlomanno  llato  giammai  Imperador  de' Romani,  e  il  non  eflere 
tenuti  i  Romani  a  giurar  fedeltà  al  Re  d' Italia  >  perchè  fenza  dubbio 
Roma  coi  fuo  Ducato  non  era  comprefa  nell'JtaUco  Regno.  Seguita 
a  dir  quello  Storico,  che  dappoiché   furono  ufciti  di    Roma  que'due 
Principi,  il  Papa  fece  portare  dilla  Bafilica  di  San  Pietro  tutte  le  co*- 
fc  prcziofe  alla  Laterancnie;  velli  di  cilicio  l'Altare  di   San  Pietro j 
fece  chiudere  tutte  le  porte  d'cfla  Chiefaj  e  a  chiunque  -veniva  dalle 
varie  parti  della  Oillianrtà  per  far  quivi  orazione,  non  era  pcrmeffo 
l'entrarvi:  rifoluzione,  che  fu  riprovata  dai  buoni  Fedeli .  Ciò  fatto, 
falito  in  nave  pel  Mediterraneo  pai'sò  in  Francia,  e  vi  fi  trattenne  quafi 
^)F.p'tfiM-  tutto  quell'anno.  Abbiamo  vane  Lettere  {b)  fcrrttrc  da  lui  a  Giovami 
w  85.  ^0-  jircivtfcovo  di  Ravenna,  il  qual  pare  che  in  quelli   tempi  foflc  molto 
hann.  Vili,  j^  grazia  di  quello  Pontefice}  a  Berengario  Con:';.,  cioè  ai  Duca,  0  iìa 
"''■  al  Marchefc  del  Friuli,  ch'egli  chiama  nato  da  Regal  profapia,  perché 

Figliuolo  di  Gisla,  Figliuola  di  Lodovico  Pio  Augullò,  come  fu  det- 
to di  fopraj  ad  Jngilberga  Augulta}  a  Lodoiico  Balbo ^  Figliuolo  di 
Calilo  Calvo,  e  Re  di  Francia-,  a  Lodovico  IL  Redi  Germania-,  e  fi- 
nalmente allo  (ledo  Re  Carlomanno.^  con  nipprefencar  loro  i  graviffimi 
intuiti  fatti  da  Lamberto  &  Adalberto  alht  fua  pcrfona.  Fra  l'altre  co- 
fe  dice  all'  Arcivetcovo  di  Ravenna,  e  a  Bcrengtrio,  etfcre  venuto  Lam- 
berto a  Roma,  aver  prefo  una  porta,  ed  occupata  in  tal  maniera  la 
Città,  ut  nobis  apud  beatum  Petrttm  confijlentibus  (  era  fi  ritirato  il  Papa 
nella  Cina  Leonina)  nttllam  Urbis  Rom<£  poteftatcm  a  piis  Imperatoribus 
beato  Petro,  ejufjae  Ficariis  traditam,  habaemus:  parole,  che  ci  fanno 
intendere  il  fillema  di  Roma  in  quelli  tempi,  cioè  che  i  Pontefici  fi- 
gnoreggiavano  in  Roma,  ma  con  podcHù  loro  conceduta  da  gl'lmpe- 
radori .  Aggiugne,  aver  elfo  Lamberto  a  forza  di  baltonatc  difturba- 

ta 

(*)  Lamberto  figlio  di  Guido.,  t  Alberto  (  Adalberto) /^//o  di  Bonifaci* 
entrati  foni  in  Roma  con  mano  forte.,  ed  imprigionato  Papa  Giovanni ., 
forzato  hanno  gli  Ottimati  de'  Romani  a  giurare  fedeltà  a  Carlontatint . 


Annali    d'  Italia.  iiy 

ta  una  Proceffionc  fatta  da  i  Vcfcovi  e  dal  Clero  a  San  Pietro  j  negato  Era  Voig. 

a  i  Vcfcovi  j  Sacerdoti  e  familiari  del  Papa  l'andarlo  a  trovare j.  incro-  Amno  878. 

datti  in  Roraa  fenxa  licenza  fua  i  nemici  ed    infedeli   fuoi  già  fcomu- 

nicatij  dato  il  facco  a  molti  luog^hi  del  territorio  di  San  Pietro;  per 

le  quali  iniquità  ha  fulminato  centra  di  lui,  e  di    Adelberto   M'archcfc 

e  l>uca  di  Tcfcina,  la  fccvmunica.  Scrivendo  poi  a  Lodovico  Bdba^'^cr 

di  Francia,  adopera  colori  e  titoli  non  certo-  convenienti   alla  graviti 

e  manfuetiklitvc  Pontifìcia  contra  del   Duca   Lamberto^  &;   aggiugnc, 

cUcrfi  e^li  portato  a  Roma  con  Rotilde   fua  Sorella,   da   lui  caricata 

con  v»no  indecente  nome,  cut»  mvcha   Sorore   Roùlde^   cumqiie  complice 

fi0  infida.  Adelhnto  Mar  chiane^  intmo  patria  predone  ^  per  farfi.  Impera- 

dore,  come  correa  la  voce:    voce   nondimeno  fmcntita  da  i  fatti.  Si 

Icorge  poi  da  un'altra  Lettera  d'cffo  Papa  C»),  che  Jdelbertu  Marche-  W  epilf»!* 

fé  avca  per  Moglie  Rotilde ^  e  quefta  Cv  vicn  ad  intendere,,  che  era  So-  ''^4-  ij>nJ- 

rella  di  Lamberto.  Duca  di  Spoleti,  onorata  con  quel  bel  titolo  da  Pa-    '^*  " 

pa  Giovanni .  Prega  Berengario  di  fiir  fapcre  tali  ecceflì  al  Re  Carlo»- 

manno,  perchè  Lamberto  (*)  ejus  fé  voluntate  ja^at  talia  agere .  Scrive 

poi  una  particolarità  rilevante  ad  cffb   Carlomanno,  cioè  ch'egli   era 

Itato  necellitato  prima  delle  fudjetce  violenze  fattegli;  da'Crilliani  ad 

accordarfi  co  i  Saraceni,  con  pagar  loro  annualmente  una  penfionc  di 

venticinque  mila  Mancufi^  o  ileno  Manco^^  in  argento  .i.  moneta  di  quefti. 

tempi,  trovandoti  Muttcof  in  oro  e  Mancofi  in  argento. 

Quelle  tribolazioni  ed  anguftie,  accompagnate  ancora  dà  minac- 
ele d'akrc  violenze,  fecero  rifolvere  Papa  Giovanni  a  palTare  in  Fran- 
cia, giacche  nudriva  anche  prima  quefta  voglia,. per  implorare  l'aiuto 
del  Re  Lodovico  Balbo.   .Andò  per  mare  fino  ad    Arles,  conducendo, 
feco  prigione  Formofo  Fefcgvo  di  Pòrto,  già  d.i   lui   fcomunicato,.  non- 
fiduadoft  di  lafciarlo  in  Roma.  Bofone  Duca.,  W  che. comandava  le  Fc-  (b)  Ann»l.. 
Ù.C  in  Provenza,  g^li  fece  tutte  le  maggiori  finezze,  e    l'accompagnò  Francor. 
per  tutta  la  Francia,  ficcome  uomo  di  mire   altiiììme   fuggerite   a  lui^''"""'"' 
dall' ambiiione  non  raen  fua,  che   della  Moglie   Ermengarda  F'ìgXmaìa. 
di  Lodovico  n.  Augufto.  Perchè  Lodovico  Balbo  era  infermo  gli  con- 
venne d'andare  a  trovarlo  a  Troia  Città  della  Sciampagna,,  dove  ten- 
ne nel  Mele  d'Agofto  un  gran  Concilio,  e  fece  confermar  la  fcomu- 
nica  cootra  de  i  Duchi,  cioè  di  Lamberto  ed  Adalberto,  e  contra  di 
Formofo  Vcfcovo,e  di  Gregorio  Nomenclatore.  Coronò  Re  di  Fran- 
cia il  luddetto  Lodovico,  ma  non  già  fua  Moglie  per  varj  riguardi. 
Veggendo  poi  il  poco  capitale,  che   potea   farfi  del  medelìmo   Re  a 
cagion  della  »ua  poca  fanità,  e  del  cattivo  flato,  in  cui  fi  trovava  al- 
lora quel  Regno  per  le  prepotenze  e  divifioni  de' Baroni,  e  per  le  fcor- 
rcrie  de' Normanni  :  fi  attaccò  il  Papa  al  fuddeto  Bofone  Duca  di  Pro- 
Tenza,.  che  in  compagnia  della  Moglie  Erraengarda  per  la    Morienna 
e  pel  Monte  Cinifio  il  condufTe  fano  e  falvo  a  Torino,  e  di  là  a  Pa- 
via. 

(*)  fi  vanta  di  far  /ali  ctfe  per  ordina  fiio , 


ito  Annali    d'Ital'ia. 

Era  Vola,  vij .  Cofa  manipoLiflero  infieme  cfTo  P-ipa  Giovanni  e  B-ifone,  fi  rac- 
mIibS/m  ^"^"^  ^^  ^''   ^"'"'*  '^'  f'^l'^^i  d«vc  fon   quc(te  parole:  (a)    Po:i!//ex 
Francor.'^"  tf/z/w/o  Bofone  Comite ,  tum  magna,    ambitione  us   Itaìiam  rediìt  ^  13  cum 
Fuidtttfes.     ^0  machinari  fluduH  ,  quomodo  Regiium  Italìcum  de  potejlate  Carìomanni  au- 
ferrc^  ^  ei  tuendum  comminerò  ■potuijjìt .  (i)   E  che  tale  folle  il  dile  'no 
di  Papa  Giovanni,  e  cti'egli  penlafle  a  £irlo  Re  d' Italia,  ed  anche  \m- 
■peradoic,  non  fervirà  poco  a  farcelo  credere  una  Lettera  da  lui  fcric- 
ta  al  i?^  Ctfr/OjCioèa  Carlo  il  Groffb,  in   cui   gli   fa    f.ipere     che   per 
(b")   v.piHola.   conliglio  ed  ctortazione   del   Re  F^odovico  Balbo  {à)  Bofonem  gloriofum 
*'^'?/n  ""   P""'^'P<^"'  P"'  aduptionis  grati  am  Filium  tncum  e  feci  ^  ut  i'ìk  in   mnndanis 
p'apt.     '      djfcurfibus^  nos  libere  in  bis,  qu^  ad   Deum  pertinente   vacare   valeamus . 
^tapropter  contenti  tnmino  Regni  veftri^pacem  i3   quietem  balere  flude- 
tt:  quia  modo  Ì3  deinceps  excommunicawus    omnes ,   qui  contra  pr^di^um 
Filium  noftrum  infurgere  tentaverint .  (i)  Un  atto  di  quella  fatta,  e  pa- 
role tali  dicono  motto.    Parimente  allorché  egli  arrivò  ad   Arlcs    avea 
(c^£>;/.9i.  fcritto    (0    alla    Vedova  Imperadiice   Angilberga,   d' afvcr  quivi    trova- 
eiusd.  Paf.     10(3)  Bofonem  Principem    Generum  vejirum,    £5?    Filiam    Domnam  Her- 
mengardam^  quos  permiffu  Dei  ad  majores  excel  fior  e fque  gradus  Modis  O- 
mmbus  e  J'alvo    nojlro  tornire  promovert    nihilominus    defidcramus .    Giun- 
to che   fu   Papa   Giovanni   in    Pavia  ,    difegno  di    quivi   raunarc   nei 
Dicembre  un  Concilio  col  prctefto  di  trattar  de  gli  affari  delle  Chic- 
fe,  ma  fecondo  tuac  le  apparenze,    per   far   broglio   e    proccurar  la 
depofizione  del  Re  Cariomamio  ^  e   nello    ftcffo   tempo   rafiunziqn  di 
(d)  EpiftoU  Bofone  al  Regno  d'Italia.  A    quello   fine   fcriffe   piij    Lettere   [d)   ad 
116. e?- 117.  Anfperto  Arcivefcovo  di  Milano,  chiamandolo  a   Pavia  co'Iuoi    Suffra- 
tìnU.  ganci-,  lo  Iteflo  fece  a  Berengario  Duca  del  Friuli,  a   fVibodo    Fefcovo 

di  P.irma,  Paolo  Vcfcovo  di  Piacenza,  Paolo  V^efcovo  di  Re^^ajo  g 
LeodoinoVcì'coyo  di  iModcna,  e  ad  altri  Vcfcovi  e  Conti.  La^dif^ra- 
zia  volle,  che  niuno  v'andò,  perchè  niuno  fi  attcnio  di  comparire 
ad  un  Concilio  tale  fenza  licenza  del  Re  Carlomanno  ,  nel  cui  Re- 
gno fi  volca  far    quella  Taora  adunanza >    e    forfè  contra  di    lui.    Ne 

pure 

(i)  lì  Papa  e  prefo  il  Conte  Bofone  ^  con  gran  gloria  ritornò  in  Italia ,  e 
con  effo  fi  ftudiò  di  machinare^  come  avefie  potuto  togliere  dalle  mani  di 
Carlomanno  il  Regno  Italico^  e  raccomandarlo  alla  di  lui  difefa . 

(2)  ho  fatto  mio  figlio  adottivo  Bofone  g'oriofo  Principe ,  acciò  egli  attenda 
a'  mondani  affari ,  e  noi  Uberamente  puffiamo  penfare  a  Dio .  Lavnde  voi 
contenti  del  confine  del  vofiro  Regno  fiate  amanti  della  pace  e  quiete  :  per- 
d)e  ora  e  per  /'  avvenire  fcomunichiamo  tutti  quelli  che  tenteranno  d' in- 
forgere  contro  il  predetto  noftro  Figliuolo . 

(})  Bofsne  Principe  vofiro  Genero^  e  la  Figlia  Donna  Ermengarda^  i qua- 
li però  defideriamo  if  innalzare  a  gradi  maggiori  e  pik  alti  in  Tutti  i 
Alodi ,  Dio  permettendolo ,  e  jalvo  il  rwfiro  onore . 


tjujd 


Annali    d'  Italia.  I^l 

pure  v'andò   Suppone  illuftre   Conte,  forfè  allora  Duca  e   Marchefe  ExAVolg. 
di  Milano,  e  della  Lombardia.   Gli   feri  ve   il    Papa   d'eflere   maravi-  Anno  878. 
gliato  M^curuf  audijìi  tios  in  tuos  Honores  (cosi  erano  chiamati  i  go-  ^^^  Epiftd» 
verni  de' Conti,  Marchefi,  e  Duchi)  i.niffe-,  obvicim  non  concurreris  (i) .   130/ 
Aggiugne.  (z)  Unde  cernimus,  quoniam  iftud  non  ex   corde ^^  fed  prò  fi' 
dentate  fui  Senioris  (cioè  [lerchè  evA  fedele  a  Carlomanno  fuo  Signore) 
ialite;- feceris:  quod  ideo  parcimus.    Contuttociò   il   prega  ed   eforta  di 
lafciar  ogni  altro  affare,  e  di  venire  a  trovarlo,  (^)  incitans  etiamalioSy 
quibus  Apoflolicas  Lìteras  mifimiis  ^  ut  i^  ipfi  fimìliter  facl^nt .  Accortoli 
dunque  Papa  Giovanni,  che  niuna  buona  piega  prendevano  le  fue  po- 
litiche idee,  fé  ne  tornò  (probabilmente  per  la  via  di  Genova  e  del 
mare)  a  Roma,  dove  è  degno  di  oflervazione,  che  tu  fcritto  uno  Stru- 
mento con  gli  anni  di  Carlomanno  accennato  dal  Fiorentini  {b)   cioè  (b)  F'ioren-. 
colle  fegucnti  Note:  Regnante  Carolomanno  Rex  ^  Anno   Regni   in   Ita-  *\"' y."''^-,. 
Ha  Secando^  XF.  Kaìendas  Novembris,  Indizione  Xlll.  Aclum  Civitate  /.V  ^^/'i^' 
Leoniana  Urbis  Ron;<s ,  beati  Petri  Apofìolì .  Bofone  anch' egli  fi  rertituì 
in  Provenza,  e  giacche  non  gli  era   venuto   fatto   il    colpo   in   Lom- 
bardia, cominciò  altre  macchine  per  l'ingrandimento  iuo,  delle  quali 
parleremo  all'  Anno  ftguentc  .  Perciocché  venne  in  queft'  Anno  a  morte 
Giovanni  Arcivefcovo  di  Ravenna,  in  cui  luogo  fu  immediatamente  e- 
letto  Romano^  il  fommo  Pontefice,  ficcome  Padrone  di  quella  Città, 
fcrifle  (f)  al  Popolo  di  Ravenna  d'avere  intefo,  che  Lamberto  Duca  (e)  EpìfioU 
di  Spoleti  macchinava  di  entrare  in  quella  Città.  E   però   ordina  ad  133.^0^4»» 
cffi  lotto  pena  di  mille  Bifnnti  di  non  permettere,  ch'egli,  ne  alcun  "p^^J^^' 
de'fuoi  uomini  fia  ammeflb  entro  la  Città.  Che  in  quefti  tempi  il  Re 
Carlomanno  diroorafle  in  Baviera,  lo   abbiamo   da   varj    documenti,   e 
fpezialmente  in  uno  {d)  fcntto  nel  dì  fefio  d'Ottobre^   in  cui  concedè  {à)Antiqm- 
alU  vedova  Impcradricc  Angelberga  alcuni  beni.  Era  palfato  a  miglior  ^^{rrllf^^'\ 
vita  neir  Ottobre  dell'  Anno  precedente  Santo  Ignazio  Patriarca  di  Co-  ^^^_  pjp_ 
Itantmopoli  :  accidente,  che  aprì  l'adito  al  già   deporto    Po%io   di    ri- 
mettcrfi  su  quel  trono  Patriarcale  (0  non  fenza  biaiimo  dì  Bafilio  Im-  W  Hictt» 
perador  de' Greci,  che  rialzo  un  uomo  tale,  dianzi  si  folcnnemente  ri-  '/„^Jjf  ^' 
provato  in  un   General   Concilio  della   Chiefa  tutta.    Furono   perciò  conjiantì- 
attribuite  da  i  buoni  Cattolici  a  galligo  di  Dio  le  difgrazic,   che   ad  nofol. 
elfo  Augufto  accaddero  dipoi  con  avergli  la   morte   rapito   Coftantino 
fuo  primogenito,  già  creato  Imperadore,  quel  medefimo,  a  cui   Lo- 
Tom.  V.  Q_  dovi- 

(i)  per  chi  ^  fentito^  che  Noi  eramo  venuti  ne' tuoi  Onori  (  Governi  )   non 
ci  fei  venuto  incontro  . 

(i)  Onde  fcorgiamo,  che  così  ti  [ti  portato^  non  di  tua  intenzione y  mn  per 
la  fedeltà  del  tuo  Signore  (Carlomanno)  perlochè  ne  diéimo  il  perdono. 

{■\)  fiimolando  anc' altri ,  acquali  mandato  abbiamo  Lettere  Apofloliche^ 
acciò  ancor  effi  facciano  il  fimile . 


Ili  Annali     d'  Italia. 


Buìtf.  falìibil  racconto, 

(bj  Pagtas  E  finquì  s'era  mantenuta  forte  contro   tutti  gli  sforzi   de' Mori 

Birln  e  de' Saraceni  la  Città  di  Siracufa,  Capitale  allora  delia  Sicilia,  perla 

valorola  difefa  de' Greci,  che  n'erano  padroni.  Ma  in  quell'Anno  afle- 
diata  efla  da  que'  Barbari,  e  con  vane  forte  di  macchine  battuta,  quan- 
tunque i  Cittadini,  e  la  guarnigion  Greca  faceflero  di  gran  prodezze 
{e)  Coftan.  nella  difefa,  (e)  fu  raiferamente  prefa,  meda  a  (il  di  fpada  la  maggior 
Porphyr»-  parte  di  que'Criftiani,  e  dopo  un  general  facco  con  incredibil  botti- 
rit""BaJiìù  "'^'  P^'"<^'^'-'  ^^^  Città  ricchiflìma,  tutta  data  alle  fiamme.  Truoval» 
Jmf.  defcritta  quella  mifcrabil  Tragedia  da   Teodofio   Monaco   contempo- 

raneo in  una  Lettera  già  data  alla  luce  da  Rocco  Pirro,  e  da  me  ri- 
(A)  Rerum    ftampata  (^).  Preteic  l'Abbate  Carull  uomo  dotto,  che   la   prefa   di 
Jtm.  II.' ^'  Siracufa  accadelTe  non  già  in  quell'Anno,  ma  bensì   nell'Anno  880. 
Tuttavia  non  paiono  convincenti  le  ragioni,  ch'egli  reca;  e    fi    vuol 
confrontarle  con  altre  addotte  dal  Padre  Pagi  ,  per  provar    fucceduta 
quefta  perdita  de'Criftiani  nell'Anno  prefcnte.  Aggiungafi  ora  la  te- 
llimonianza  della  Cronica  Saracenica  ,  pubblicata  dallo  fieno   Carufi, 
che    parimente  fi   legge   in   effa   mia    Raccolta,   dove   all'Anno    878. 
fono  le  feguenti  parole:  Capite  funt  Syracufa  vieefimo  primo  Muli ^  f>- 
ria  ^lartct .  Cadde  appunto  il  di  ii.  di    Maggio  del    prclente    Anno 
in  Mcrcordi.   La  perdita  di  Siracufa  ^\  tirò  dietro  quella  di  tutti  gli 
altri  Luoghi  fin' allora  confervati  da  i  Greci  in  Sicilia,  e  tutti  poi  per 
(el   C^r/rf»,  attedato  di  Cedreno  (f  )   furono  (mantelhti  da  i  vittoriofi   Mori,  fuor- 
'"  "l'""'''*'  che  Palermo,  Città,  che  fcelta  per  loro  Fortezza,  crebbe  da   li    in- 
Pht('it.     '    "^'^2'  '"  popolazione  e  grandezza,  e  divenne  poi  Capo  di  quella  sì  ri- 
guard'-vol  Ilola,  del  che  gran  doglia  provarono  i   Criftiani   non    men 
dell'Occidente,  che  dell' Oriente > 

Anno  dì  Cristo  dccclxxix.  Indizione   xii. 
di  Giovanni  Vili.  Papa  8. 
di  Carlo  il  Grosso  Re  d' Italia  i. 

SEguitava  intanto  Carlomanm  Re  di   Baviera  e  d'Italia  a  combat- 
tere con  gl'incomodi  della  fua  fanitàC/).  Sopragiuntagli  una  pa- 
Tijìjcor.        ralifia,  per  cui  perde  quafi  affitto  l'ulo  della  parola,  andava  peggio- 
lutdenfes.     lando  il  fuo  (lato.  Però  i  due  Re  fuoi  Fratelli  Lodo-ukOy  e  Carlo  Craffo, 
o  fia  il  Grojfo^  cominciarono  a  fargli  i  conti  fuUa  vita.  Lodovico  col 
pretcfto  di  una  vifita  portatofi  in  Baviera,  di  mano  in  mano,  che  com- 
parivano alla  fua  udienza  i   Magnati  di  quel  Regno,   'i\  facea  da  loro 
promettere  di  non  prendere  per  loro  Principe  fé  non  lui,  qualora  oc- 
eorrelle  la  morte  del  Fratello.  Carlo  il  Groflb  all'incontro  vagheggia- 
va 


Annali    d'  Italia.  113 

va  l'Italia,  e  fi  preparava  per  calare  dal  fuo  Regno  d' Alemagna  a  prò-  Era  Volg. 
cacciarfi  quelta  Corona.  Teneva  anche  filo  di  trattati  con  Papa  Gio-  Anno  879. 
vanni,  e  il  Papa  gli  dava  buone  parole,  anzi  implorava  il  Aio  aiuto 
contra  de' Saraceni,  fenza  lalciar  nello  itcfio  tempo  di  riconofccre  per 
Re  l'infermo  Carlomanno.  Anzi  impariamo  da  una  Lettera  feruta  da 
Papa  Giovanni  (^)  ad  ulntenìo  Fefcovo  di  Brefcia,  e  a  Berengario  Conte^  (a)  EpìftoU 
Q  fia  Duca  del  Friuli,  che  Carlomaiino  avea  dichiarato  e  fio  Papa  fuo  ^jVwris- 
Sicario  nel  governo  del  Regno  d'Italia.  Era  intanto  dallo  (tcflo  Papa  yin^'papt, 
flato  intimato  un  Concilio  da  t-nerfi  in  Roma  con  chiamarvi  fpezial- 
mci  te  i  M:tropolituni  di  Milano  e  Ravenna  co  i  loro  Sufi^raganci  .  Ma 
eccoti  inlorgcre  una  gara  fra  il  Papa,  ed  Jafpert»  Arcivefcovo  di  Mi- 
lano, che  andò  a  finire  in  una  rottura.  Ciò  che  pretendere  il  Ponte- 
fice Giovanni,  fi  raccoglie  da  una  Lettera  fcritta  a  quell' Arcivcfcovo. 
Erano  le  mire  fue  di  raunar  que'  Velcovi,  per  difporre  coiralfenio  loro 
della  Corona  del  Regno  d' Italia  (*)  Et  quia ^  icrive  egli,  Caruloman- 
nus  corporis ,  Jicut  auuivimus ,  incommoditate  gravatus  ,  Regnurn  reti/tere 
jam  nequit ,  ut  de  novi  Regis  ekiliom  omucs  pnìiitr  confideremo^  voi pr^e- 
di£ie  adejj'e  tempore  va/de  optrtet .  Et  ideo  nuaum  abfque  nojlro  cohjeiìfu 
Regem  debetis  recipere .  Nam  ipfe  ^  quia  aovii  ejì  ordinandus  ut  impertum^ 
a  nobis  primum  atque  potijjimum  debet  eje  vocatus  iÌ5?  elelìus  II  che  era 
dire  in  buon  linguaggio,  che  1' Arcivcfcovo  e  gli  altri  Prelati  dovca- 
no  intervenire  a  quei  Concilio,  per  ricevere  Iniperadore  e  Re  d'Ita- 
lia chiunque  aveflc  voluto  il  Papa.  Ma  Anspcrto,  oltre  al  poter  ef- 
fergii  fiato  vietato  dai  Re  Carlomanno  d'  andare  a  Roma  ,  verifimil 
cola  è,  che  pretcndefie  Ipcttante  a  se  &  a  i  Vefcovi  del  Regno  d'Ita- 
lia reggere  ù  loro  Re,  fenza  dipendere  dal  Romano  Pontefice:  giac- 
ché per  tanti  anni  fotto  i  Re  Longobardi  il  Regno  d' Italia  era  fiato 
indipendente  da  chi  era  Imperador  de' Romani  j  e  circa  ventifette  Anni 
r  avea  tenuto  Carlo  Magno,  fenza  efleie  Impcradore.  Anzi  lo  ^q^o 
Carlomanno  Re  allora  d' Italia  non  fi  sa  che  dipcndefle  punto  dall'ele- 
zione del  Papa  per  acquiltar  quefia  Corona.  Aggiungafi,  che  i  Prin- 
cipi Secolari  d' Italia,  cioc  1  Duchi,  Marchefi,  e  Conti,  doveano  anch' 
cfii  pretendere  almeno  al  pan  de'Vcl'covi,  all' elezione  del  Rcj  ed 
all'incontro  parca,  che  il  Papa  li  voleffe  elclufi  da  quefio  diritto.  Può 
anche  darfi,  che  per  quanto  era  avvenuto  in  Pavia,  già  fi  fofpettaflc, 
o  fi  fapcffc  rivolto  l'animo  di  Papa  Giovanni  in  favor  di  Bofone  Du- 
ca, già  da  lui  adottato  per  Figliuolo,  e  che  perciò  Afpcrto,  e  gli 
altri  fedeli  alla  Cafa  Reale  di  Francia  dominante  in  Germania,  fi  te- 

Q^i  nef- 

(*)  E  perchè  Carlomanno  aggravato  da  incomodi  del  corpo ,  come  udito  ab- 
biamo^ già  non  può  tenere  il  Regno  ^  è  molto  necejfario  ^  che  voi  vi  tro' 
via:e  prefenti  nel  tempo  predetto ,  acciò  tutti  ajjìeme  confultiamo  intorno 
air  eiezione  del  nuovo  Re.  E  perei»  non  dovete  accettare  Re  alcuno  feu' 
za  il  nuflro  conjenfo .  Imperocché  chi  da  noi  dee  confecrarft  m  imperado' 
re ,  da  mi  debbe  ejfere  primamente  e  fpecialmente  chiamato  ed  eletto , 


1X4  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  ncfTcro  lungi  dall'andare  ad  un  congreflb,  dove  correano  pericolo  di 
Anno  879.  cfTcre  aihcttl  a  far  le  voglie  del  Papa.  Abbiamo  una  Lettera  da  cnb 
,s  ppjif^i^  Romano  Pontefice  fcritta  (<»)  vcrfo  l'Aprile  di  quell'Anno  Bofoni  glo- 
ìùjf.ejusd.  ^i'>fo  Principi^  da  cui  rifulra,  che  gli  andava  procacciando  de  gli  ade- 
faft.  rcnti  e  fiucori  in  Italia}  ed  anche  per  quella  mira  dovette  egli  rimet- 

tere in  Tua  buona  grazia  Adalberto  Duca  e  Marchefe  di  Tolcana  con 
Rotilda  fua  Moglie,  già  abommati  da  lui  nell'Anno  precedente,  (i) 
De  parte  quoque^  dice  egli,  Adelberti  glorio ft  Marchionis,  feu  Rotildee 
ComitìJJ'ie  Conjugis  ejus^  cagno fcat  Nobilitai  veftra^  qutd  vobis  in  omnibus 
Fidelcs  y  devotos  Amicos  eos  ej/i  cognofamus .  Ideo  rogamus ,  ut  eorum  Go- 
mitata in  Provincia  pò  fila ,  ficut  jam  tempore  longo  tenuerunt ,  ita  dcinceps 
prò  nojlro  amore  fecuriter  haheant .  Quclh  Contadi  polti  in  Provenzali 
doveano  avere  avuti  Adelberto  e  fua  Moglie  dalla  beneficenza  di  Lo- 
dovico II.  Imperadore,  cominciandofi  con  ciò  a  vedere,  che  tali  go- 
verni prendevano  a  poco  a  poco  la  forma  de'  Feudi  de'  Secoli  fulfc- 
gucnti .  L'afloluzione  dalie  cenfure  data  ad  eflo  Adelberto  fi  vede  fo- 

(b)  Ep'jftola  lamcnte  neli' Epillola  fcritta  dal  fuddetto  Papa  (^)  nel  Novembre  dell* 
158.  ejufd.    jndizione  Xlf^.  dell'  Anno  feguente .  Al  medefimo  Bofone  ancora  è  più 

che  probabile,  che  fofle  indirizzata  un'altra  Lettera  dal  medefimo  Ponte- 

(c)  Efiftola  fice  (f),  mancante  del  Titolo,  in  cui  fono  le  leguenti  parole,  (z) 
t'èo.  ijuid.    Secretum^  quod  Dea  auxiliante ,  vobifcum  Tresis  exjijlentes  habuimus ,  im- 

mutilatum  ac  fixiim  noftro  ApojioUco  peilore ,  quafi  quemdam  tktfattrum  re- 
conditum  procul  dubio  retinemus ;  £5*  totis^  vita  cernite,  nifibus  iltud ,  quan- 
tum in  nobis  ejì ,  alacri  ter  optamus  perficere  .  ^tapropter  ft  Excellentta  ve- 
firte  libet^jam  hoc  ipfum  ad  effebìum  debetis  per  ducere .  Dà  il  titolo  di 
Eccellenza  in  altre  Lettere  ad  elfo  Bofone .  Che  fegreto  poi  e  concerto 
folle  quello,  che  fi  doveva  préfto  efeguire,  cioè  fé  riguardi  il  Regno 
d'Italia,  o  pur  l'occupazione  del  Regno  della  Borgogna,  che  fcguì 
in  quello  medefimo  Anno,  noi  nolfappiamo.  Più  nondimeno  proba- 
bile é  il  fecondo. 

Comunque  fia,  Anfperto  Arcivefcovo  di  Milano  non  volle  inter- 
venire al  Concilio  tenuto  in  Roma  nel  Mcfe  di  Maggio  :  perlochè  fu 
fcoraunicato  da  Papa  Giovanni.  Poco  dappoi  nondimeno   cflb  Ponte- 
fice 

(i)  Da  parte  parimente  à*  Adelberto  gloriofo  Marchefe,  e  Rotilda  Conte£lt 
fua  moglie ,  fappia  la  Nobiltà  vojìra,  che  noi  li  vediamo  a  Voi  in  tutto 
fedeli  e  devoti  amici .  Perciò  preghiamo ,  che  i  di  lore  Contadi  fituati  in 
Provenza,  ficcome  già  da  lungo  tempo  ve  li  anno  avuti,  così  per  r av- 
venire per  r  amor  nojiro  ve-  li  abbiano  jicur amente . 

(z)  //  concerto,  che  col  divino  ajuto  facemmo  efifendo  con  voi  in  Troyes fen- 
ZJ,  dubbio  lo  conferviamo  intatto  e  fiffo  nel  nojlro  petto  Apoftolico,  come 
quafi  teforo  nafcofto'y  e  vivendo  defideriamo  prontamente  di  efeguirìo  con 
tutti  li  sforzi ,  per  quanto  dipende  da  noi .  Laonde ,  fé  piace  a  Vofira 
£ccellenza,  già  lo  dovete  effettuare. 


I 


Annali    d'  Italia.  115" 

fice  (")  gli  fcrifTe,   con  ordinargli   di  venire   all'altro   Concilio,  che   Era  Volg. 
s'avea  da  celebrare  fui  principio  d'Ottobre,  dicendo  fra  l'altre  cofe  :  ^?"^°  .^'9» 
(*)  Hoc  edam  iibi^  tuifque  Suffraganeis  omnibus  admtnitione  noflra  denun-   y^    i^[''^ 
ciamiis  ntque  pracipimus  ^  ut  cum  fo,  qui  de  Regibus  Fraficorum,  Dea  fa-    ipg. 
vente ,  Italiani  fuerit  ingrejfus ,  nullum  abfque  confenfu ,  ti?  unanimitAte  pla- 
citum  facere  prafumatis ,  Apoftolorum  Canone  Capituli  XXXV.  ita  jubente 
atque  diceste  &cc.  Strana  cola  é  il  veder  qui  citato  uno  de'prettli  Ca- 
noni de  gli  A  portoli.  E  da  ciò  Tempre  piìi  fi  fcorgc,  che  nafceva  la 
difcordia  fra  il  Pontefice  e  1'  Arcivcfcovo  dalle  diverfe  prctenfioni  lo- 
ro intorno  al  diritto  di  eleggere  il  Re  d'Italia.  Non   ceflava   intanto 
Papa  Giovanni  di  replicarle  iltanze  (^)  al  Re  Carlomanno .,  perchè  ac-  (b')  Epìft. 
correlfe  in  aiuto  della  Chiefa,  afflitta  da  i  Saraceni,  maltrattata  anche  i8'5.  197. 
da  i  cattivi  Criftiani.  Altrettanto  fcriveva  a  Lodovico  IL  Re  di  Ger-  ^^J/^^^^"*" 
mania,  e  a  Carlo  Graffò  Re   d'  Alemagna   loro  Fratello,  facendo  ora 
all'uno,  ora  all'altro  fperare  l'Imperio.  Non  mancavano  intanto  altre 
graviflìme  faccende  allo  Itefib  Papa,  riguardanti  la  Chiefa  di  Dio.  Era, 
come  dicemmo,  il  deporto  Fozio  rifalito  fui  trono  Patriarcale  di  Co- 
ftantinopoli.  Arrivarono  a  Roma  i  Legati  di  Bafilio  Imperadore ^  e  d'erto 
Fozio,  per  indurre  il  Papa  ad  ammetterlo  alla  fua  comunione:  e  ven- 
ne lor  fatto.  Il  Cardinal  Baroni©  {e)  benché  adduca  delle  ragioni  per  (e)  Bar.  ìn 
ifcufare  in  ciò  la  troppa  facilità  di  Papa  Giovanni,  pure  non  può  afte-  ^nnat.Efk 
nerfi  dal  parlare  con  amarezza  di  lui,  fino  a  figurarfi,  che   la   favola 
de. la  Papefla  Giovanna  prcnderte  origine  da  quella  fua  eforbitante  con- 
difcendenza  in  favore  d'un  perfonaggio  sì  fcreditato:  immaginazione, 
che  né  pure  ha  ombra  di  verifimiglianza  alcuna.    Ma  non  mancano  al- 
tri Scrittori,  che  biafimando  la  rigidezza  di  que' fonimi  Pontefici,   i 
quali  ne  gli  aff^ari  fcabrofi   niun  temperamento  vogliono    ammettere, 
credono  faggiamcnte  concorfo  qucfto  Papa  ad  approvar  l'elezione  di 
Fozio,  maltitnamente  avendolo  egli   fatto  con    varie  condizioni    e  ri- 
guardi, de' quali  parla  lo  Storia  Ecclefiaftica.  Venne  a  morte  in  queft' 
Anno  Landolfo  Fefcovo  e  Conte  di  Capoa  (d)^   con  lafciar  dopo  di  se  W  Enchea^ 
una  trilla  memoria  per  le  fuc  cabbale,  per  la  fuaeftrema  ambizione,  {'^p'^'ao     ' 
e  per  l'odio,   che  portava  a  i    IVlonaci.    Era  folito  a  dire:  Ogm  volta 
che  mi  fi  preferita  davanti  a  gli   occhi  un  Monaco ,  w'  afpetta  in  quel  dì 
qualche  gran  dijgruzia.  Nel  Principato  di  Capoa  gli   fuccedette   Pan-  (e)  chrenk. 
donolfe  (uo   Nipote  (0-  Landolfo  jyiniore  figliuolo  di  Landone,  fuo  Ni-  Comit.  Ca- 
pote  ,  fu  eletto  Vefcovo  di  quella  Città.    Ma   Pandonolfo,  chiamato /""'"• /^"^ 
da  altri    Pandenolfo,  da  lì  a  poco   fatta  prendere  la  facra   Tonfura  a  ff^^e'"' 
Landenolfo  (/),  luo  Fratello  ammogliato,  proccurò,  che  anch' egli  fof-  ojiUnfu 

fé       Ili.  I.  e.  41. 

(*)  ^efi' ancora  a  te,  e  a  tutti  i  tuoi  Suffragami  col  nofìro  avvifo  di- 
nunztamo ,  e  comandiamo ,  che  con  quello  che  de''  Re  de'  Franchi ,  col  di- 
vino favore  entrerà  in  Italia ,  non  prefumiate  di  fare  Placito  alcuno  fen- 
za  il  confenfo  e  volontà  di  tutti  y  /'  Apofìolico  Canone  del  Capitolo  XXXF^ 
tosi  ordinando.,  e  dicendo  ec. 


1x6  Annali     d*  Italia. 

Eka  Volg.  '"e  eletto,  e  mandollo  a  Roma  a  prendere  la  confecrazione  dal   Papa. 
Anno  879    Quantunque  Bertario  Abbate  di  Monte  Cafino,  e  Leene  Fefcovo  di  Tea- 
no vemlTtTo  anch' eglino  a  Roma,   per  dilluadere  il  Pontefice  dill' or- 
dinarlo, con  predirgli  de  i  gravi  dilordini,  il  Papa  non  ne  Fece  cafo  . 
Vcrificollì  la  predizione,  perche  nacque  fiera  difcordia  fra  i    Parenti, 
e  tra  il  Popolo,  che  duro   non   poco  ;  e  i  Saraceni   profittando   della 
lor  divifionc,  diedero  un   terribil  lacco  al  diltretto  di   Capoa.    Pcrlo- 
chè  il  Papa  due  volte  fu  obbligato  a  portarfi  a  quella  Città,  e  a  pren- 
dere in  fine  (tbile  nell'Anno  Tcguente)  il  ripiego  di  dividerne  il  Ve- 
fcovaio,  coltitucndo  Landolfo  Vcl'covo  in  Capoa  vecchia,  e  Landenolfo 
nella  nuova.  Anche  Jldelgifo  Principe  di  Benevento  (non   lì  sa  bene, 
fé  in  quello,  o  le  nel  precedente   Anno)   terminò  i   fuoi  giorni,   ma 
di  morte  violenta,  perchè  uccito  da  i  fijoi  Generi,  Nipoti  ed  Amici. 
In  (uo  luogo  fu  eletto  Gaideri^  o  iitx  Gaiderijb  Figliuolo  d' una  fua  Fi- 
gliuola. La  dilcordia,  che  ficcorae  diffi,  fi  Ircgliò  in  Capoa  per  gli 
due  pretendenti  a  quel  Vefcovato,  fece  ricorrere  i  rigliuoli   di  Lan- 
done,  per  aiuto  a  Guaiferio  Principe  di  Salerno,  il  qual  prefe  la  lor  pro- 
tezione, e  molFe  guerra  a  Pandonoifo  Conte  di  Capoa.  Qiiefti  non  a- 
vcndo  maniera  di  iolteneifi,  fi  raccomandò  al  Papa,  che   l'crifle  Let- 
(a)  Eplftola  ^^^^  ^"^  P^''  trattenere  Guaiferio  dal  moleftare  i  Capoani,  con  iniimar- 
ao6.crii4.  gJ»  anche  la  icomunica;  flagello,  che  fi  fa  udire  ben  fovente  nelle  Lct- 
Johannis      ccTc  di  qucllo  Pontefice.  Gii  dice  fra  l'altre  cofe:  (*)  Nam  prò  ve- 
rni. PMf*.  jiyg  quum  venerimus,  amore,  ipfum  quem  vultis    Capuana  Plebi,  Antifli- 
tem  urdiaabimus ^  ut  vejìer  Piincipaiis  honor  iwminutus  permancat :  parole 
indicanti,  che  Sovrano  di  Capoa  era  il  Principe  di  Salerno,  e  che  non 
dovea  avere  avuto  cfiFctto  la  donazion  di  quella  Città  fatta  da  Carlo 
Calvo  Augullo  alla  Chicla   Romana.   Certo   in  quelle   Lettere   Papa 
Giovanni  non  mollra  di  prctendcrfi  Padrone  in   temporale  di   Capoa. 
L/n  aitro  ricoiio  prima  ancora  di  quello  avca  fatto  Pandonolfo  a  Gai' 
detifo  Principe  di  Benevento,  e  a  Gregorio  Generale  in  Italia  dell' Im- 
perador  Greco  Ballilo,  con    chiedere   loro   foccoifo,  e    promettere  al 
primo  d'elfi,  che  venilfe,  di  fottometterfi  a  lui,  e  di  giurargli  fedel- 
tà. Per  due  diverfe  itrade  giunfero  coftoro  a  Capoa,  e  ^\  accamparo- 
no preflb  a  quella  Città,  in  tempo  che  fopragiunio  ancora  Guaiferio 
colla  fua  Armata,  fi  piantò  anch' egli  vicino  all'Anfiteatro.  Rcltarono 
allora  burlati  da  Pandonolfo  il  Principe  di  Benevento,  e   il   Generale 
de' Greci,  e  pero  fé  ne  tornarono  mal  foddisfatti  alle  lor  cale.  Seguy« 
tò  per  un  pezzo  Guaiferio  a  tenere  aficdiata  quella  Città,  da  dove  ulcì 
tutta  la  Nobiltà,  e  molti  del  Popolo  j  ma  venendo  il  verno  fcnza  ch'e- 
gli avelTc  potuto  dar  la  lezione,  che  volea  a  Pandonolfo,  dopo   aver 
defolato  il  paefc,  fc  ne  tornò  a  Salerno.  Vcggonfi  ancora  Lettere  di 

Pa- 

(*)  Impirocchè,  quando  faremo  arrivati,  per  V  amor  vo/iro  ordineremo  por 
il  Popolo  di  Capoa  un  f^efcovo  fecondo  il  vejìro  volere,  acciò  refli  illefo 
il  vojho  Principe fco  onore , 


\ 


I 


Annali     d'  Italia.  ixj 

Papa  Giovanni  W  a  Pulcari  Duca  d'Amalfi.  S'era   quefti  impegnato  E»AVo!g. 
di  rompere  i  patti  flabiliti  co  i  Saraceni,  e  di  difendere  le  Terre  della  '^^"''p  flf;^ 
Chiefa   llomana:  al  qual  fine  Papa  Giovanni   già   avea   sborfato    dicci  ^^g^:^^^^'^ 
m\h  Mancoll   d'argento.   Perchè  non  aveva  attcfa  la  promefTa,  il  Pa-  iz-j.ejunl. 
pa  fece  iltmzà  per  riavere  il  Tuo  danaro^  e  fopra  ciò    fcrifre   ancora  a 
Cuaiferio  Principe  di  Salerno,  con  ifcomunicar  dipoi  Pietro  Vefcovo  di 
quella  Città,  e  Pulcari,  e  il  Popolo  tutto,  finche  rinunziafiero  all'a- 
micizia de  gl'Infedeli.  Un'eguale  fcomunica  minacciò  ad  Atanafio  il 
giovane,  Vefcovo  di  Napoli,  fé  non  fi  ritirava  dall'alleanza  contratta 
co  i  fuddetti  Saraceni . 

Arrivò  al  fine  de' fuoi  giorni  nel  di  ii.  di  Aprile  dell' Anno  pre- 
fentc  non  fcnza  fofpetto  di    veleno   Lodovico   Balbo  ^  Re   folamente   di 
Francia,  e  non  già  Impcrador  de'Romani,  come  immaginarono  il  Si- 
gonio,  e  il  Cardinal  Baronie.   Prefero  quella    Corona   i    due   fuot    Fi- 
gliuoli Lodovico^  e  Carlomanno ^  a  lui  nati  da  yJnsgarde  Fanciulla  nobile, 
che  fi  crede  da  lui  prefa  per  Moglie  in  fua  gioventù,    ma   poi    ripu-   -::;^5i- 
diata  per  ordine  del  Padre.  Lodovico  IL    Re  di    Germania    raofle   lor 
guerra  (/'),  e  per  una  convenzione  acquiftò  una  parte  della   Lorena.  ]r^^„ J^*^"  * 
Furono  quelli  torbidi,  che  diedero  il  comodo  a  Bofone  Duca  di   Pro-  ^uldinfis. 
venza  di  ben  pefcare  in  quella  congiuntura,  e  di  cfcguire  un  difcgno 
fuo,  non  già  nato  allora.  La   Moglie  Ermengarda   l'andava  incitando 
con  dire,  {<■)  che  una  pari  fua.  Figliuola  d'un  Imperador  d'Occidente,  ^^^^  Annalts 
e  già  Ipofata  ad  un  Imperador  d'Oriente,  non  potea  vivere,   fé  non  sranctr. 
vedca  fé  llefla  Regina,  e  il   Marito  Re.  Forfè  non  aveva  egli  bifbgno  Eerùniani . 
di  SI  fatti  fproni .  Pertanto  parte  con  promelTe  di  Abbazie,  di  Benc- 
hzj  Ecclelìaltici,  e  di  Ville,  parte  colle  minaccie   indufle    i    Vefcovi 
e  Primati  della  Provenza,  e  di  una  parte  del  Regno  della  Borgogna, 
ad  accettarlo  e  riconoi'cerlo  per  Re.  Probabilmente  non  gli  fu  di  pic- 
ciolo aiuto  i?o/?rt^«o  yircivefcovo  d'Arles,  che  il  Papa  confapevole,  per 
quanto  fi  può  conghictturare,  di  quella  rifoluzione,  avea  decorato  col 
titolo  di  Ilio  l'icario  per  la  Gallia .  In  Mante  pn'lTo  a  Vienna  in  una 
Dieta  di  Vefcovi  fu  egli  eletto  e  coronato  Re,  con  piantare  in  quella 
maniera  un  nuovo  Regno,  appellato  Areìatenfe ^  o  pure  di    Borgogna.. 
Abbracciava  quello  la  Provenza,  il  Deltìnato,  la    Savoia,    Lione    col 
fuo  territorio,  ed  alcuni  Contadi  della    Borgogna.    Pretende   l' Eccar- 
do  (fO,  che  la  Città  d'Arles  riconofcrfTe  allora  per  fuoi  Re   Lodovico-  (dì  Gerard. 
IL  Re  di  Germania,  e   Carlo  il  Grefo   Re   d' Alemagna.    Ma   facil-  f"-^  ^'^''^"'• 
mente  fi  può  provare,  ch'elfa  apparteneva  a  i  Re  della  GaUia,  e  che    '^  '^'  ^'^' 
loro  fu  uiurpatd  con  altri   Stati   da    Bofone.    Però   fecondochè   attefta 
Reginone  (?),  Lodovico  e  Carlomanno  Re  della  GalHa,  e  i  lor  Sue-  (e"»  R'gi»» 
ccfibri  perfcguitarono  fempre  Bufone,,  ed  ebbero  in  odio  il  fuo  nome,  '"  chromtt.. 
e  tutti  i  tuoi  fudJui .  Ma  egli  ficcome  pcrfona  di  acuto  intendimento 
e  di  rara  dellrezza,  feppc  così  ben  governarfi,.  che  contra  tutti  i  lor 
tentativi  fempre  mai   faldo  fi    follenne.    Figurofiì  1' Eccardo  fuddetto, 
che  in  quell'Anno  il  Re  Carlomanno,  Figliuolo  del  Re  di    Germania 
Lodovico  L  fi  facefle  portare  in  Italia,  deducendolo  da  un  Diploma 

ri  fé- 


iiS 


Annali    d'  Italia 


Era  Volg. 

Anno   879. 
(ai     Ughcil. 
Ital.  Sacr. 
Tom.   Y. 
in  Efilcof. 
Vtrontnf. 

(b)  Annalts 

Trancor. 

tertiniéni. 


(e)  Antì^m- 
tat.  Italie. 
Dijfert.    70. 


(d)   jintiqa, 
haiic.  Dif- 
ferì. i6. 


(e)  Saxius 
in    Ntt.   ad 
Regn.    Ital. 
Si^oaii . 


riferito  dall' Ughelli  00.  Ma  non  regge  la  fua  conghiettura  fondata 
fopra  un  Documenco  copiato  con  poca  accuratezza,  e  che  dee  rifcrirfi 
all'Anno  877.  Non  permetteva  la  troppo  afflitta  fanità  a  quello  Prin- 
cipe d'imprendere  un  viaggio  tale.  E'  ben  sì  fuor  di  dubbio,  che 
Carlo.,  appellato  da  i  poderi  Grafo,  o  fia  il  Grojo ,  Re  d'Alemagna, 
fuo  Fratello,  cnlò  in  quell'Anno  in  Italia.  Ne  abbiamo  il  nfcontro 
ne  gli  Annali  Bertiniani  (.l>) .  Mirava  egli  cadente  il  Fratello}  e  però 
affretto^  a  lafciarfi  vedere  in  Italia  per  dilporre  gli  animi  de  i  Prin- 
cipi e  Magnati  di  quefto  Regno  ad  eleggere  lui  per  SuccefTore.  E 
che  in  tali  negoziati  palTafle  d'intelligenza  co  i  Re  fuoi  Fratelli,  cioè 
col  fuddetto  Cartomanno .,  e  con  Lodovico  li.  fi  può  ricavar  da  gli  ftefli 
Annali,  che  riferifcono  feguito  fra  loro  un  abboccamento  in  Orba, 
Terra  oggidì  degli  Svizzeri,  prima  ch'egli  fcendefle  in  Italia.  Se- 
condo i  iuddetti  Annali  gli  riufcì  di  ottenere  il  Regno  Italico.  Ma 
quando  precifamente  feguifTe  la  di  lui  elezione,  noi  faprei  dire.  Né 
pure  nel  di  if.  di  Novembre  egli  contava  gli  Anni  del  Regno  d'Ita- 
lia, fé  crediamo  ad  un  fuo  Diploma  {e)  da  me  pubblicato,  e  dato 
XVII.  Kalendas  Novembris  Jmo  ab  Incarttatione  Domini  noftri  Jefu  Chri- 
Jìi  DCCCLXXVini.  Indizione  XIU.  Anno  vero  Regni  Regis  Karoli 
Tertio,  cioè  Terzo  del  Regno  d' A  le  magna  .  Adunque  ne  pure  nel  di 
16.  di  Ottobre  egli  numerava  gli  Anni  del  Regno  d'Italia.  Veggafi  il 
Teltamento  di  Anfperto  Arcivefcovo  di  Milano,  da  me  dato  alla  lu- 
ce C'^),  dove  fon  quefte  note  Cronologiche:  Karlomannus  divina  pro- 
videntia  ordinante  Re.x  Longobardorum  in  Italia  Anno  Regni  ejus  Secando, 
Decima  die  Menfis  Septembris  Ingrediente  Indi £ì ione  Tertiadecima .  Cioè 
in  quell'Anno,  riconofcendofì  da  ciò,  qu\l  corlb  aveflero  in  Milano 
le  Indizioni.  Un  altro  Teftamento  fulscguentcmente  fatto  dal  mede- 
fimo  Arcivefcovo,  vien  accennato  dal  Signor  Safli  Bibliotecario  dell' 
Ambrofiana  (<?),  fcritto  nel  dì  XI.  di  Novembre,  tìelV  Anno  Primo  dì 
Carlo  Re,  neW  Indizione  XII L  Cioè  nello  (lelTo  Anno  879.  Sicché  Carlo 
il  Groflo  dovette  elFerc  eletto  e  riconofciuto  Re  d' Italia  folamcnte 
fui  fine  di  Ottobre,  o  fui  principio  di  Novembre  dell'Anno  prelènte. 
Un  fuo  Diploma  in  favor  delle  Monache  di  Santa  Giulii  di  Brefcia, 
che  fi  legge  nelle  mie  Antichità  Italiche,  è  dato  IF.  Kalendas  Janua- 
rii.  Mistione  XI III.  Anno  vero  Regni  Caroli  Regis  in  Francia  F.  ia 
Italia  IL  A6tum  in  Placentia ,  cioè  nel  dì  2.9.  di  Dicembre  dell'  Anno 
feguente  880.  E  perciocché  in  quel  di  correva  l'Anno  Secondo  del 
Regno  d'Italia,  per  confeguente  nello  Itenb  di  dell'Anno  prefente 
879.  egli  era  già  Re  d'Italia.  Intanto  il  fommo  Poatefice  Giovami 
Vili,  giacché  Bofsne  adottato  per  fuo  Figliuolo  o  avea  fatto,  o  era 
vicino  a  ftabilirc  il  fuo  Regno  in  Provenza  e  nella  Borgogna,  crafi 
accorto  abbaflanza,  che  fopra  l'uno  de  i  due  Re  Fratelli,  cioè  fopra 
Lodovico  IL  Re  di  Germania,  e  fopra  Carlo  il  GreJJ'o  Re  d'Alcma- 
gna,  doYca  cadere  la  Corona  del  Regno  d'Italia,  perciò  colà  rivolfc 
le  mire  fue  Che  anch' egli  avefie  mano  in  eleggere  o  far  eleggere 
Re  d'Italia  elfo  Carlo,  fcmbra  quafi  che  certo,  perchè  all'udirlo  di- 

fpofto 


Annali     d'  Italia.  119 

fpofto  di  venire  in  Italia,  gli  fcrifle   («),   con  ifpcdirgli   Arnolfo  fuo  Era  Volg. 
Configliere,  e  pregarlo  di  accudire  a  i  bifogni  della  Chicfa  Romana,  Anno  879. 
troppo  infcltata  da  i  cattivi  Criiliani,  e  più  da  i  peflìmi  Saraceni.  In  ^^'^   ^^'^'^^ 
un'altra  Lettera,  a  lui  fcritta  fui  fine  di  Novembre,  fi  fcorge  cflere  già  j^,'^,^^,. 
feguico  concerto,  che  il  Papa  do vefie  portarfi  a  Pavia,  allorché  Carlo  vi  nìs  rm. 
folle  giunto  per  trattar  quivi  di  cole  utili  alla  (labilità  del  Regno  j  ed  P'f*- 
eflendo  venuta  nuova,  che  elfo  Re  C^rlo  era  pervenuto  a  Pavia,  fenza 
che  egli  ne  avefle  dato  avvifo  a  Roma,  ne  inviati  colà  i  fuoi  Legati: 
di  ciò  il  Papa  molto  fi  maraviglia.  Vuole  perciò,  ch'egli    fpedifca  i 
fuoi  Ambafciatori  a  Roma  con  Lettere  onorevoli   per  la   fanta   Sede: 
dopo  di  che  cffo  Papa  fi  metterà  in  viaggio  per  andare  a  trovarlo,   e 
a  digerir  con  lui  ciò,  che  riguardava  l'cfaltazione  delia  Sede  Apoflo- 
lica,  e  l'onore  non  meno  del   Pontefice,   che   del   Re.    Era   forte  i« 
collera  Papa  Giovanni  contra  di  Jnfperto  Arcivefcovo  di  Milano,  per- 
chè quelli  feguitato  da  gli  altri  Vcfcovi  e  Principi  dei  Regno   Lon- 
gobardico, non  avea  voluto  accordarfi  con  lui  intorno  all'elezione  del 
Re  d'Italia.  Siccome  efll  non  entravano  a  far  l' Imperadore  de'Ro- 
mani,  appartenendo  ciò  al  Papa,  e  al  Senato  Romano:  così  pretende- 
vano, che  né  pure  il  Papa  entrafiìe  egli  a  fare  il  Re  d'Italia,  credendo 
lor  proprio  quello  diritto.  Arrivò  tant' oltre  quella  gara  e  disunione, 
che  per  non  avere  Anfperto  fatto  cafo  della  fcomunica  Pontificia,  Papa 
Giovanni  il  dichiarò  decaduto  dal  V^efcovaco,  e  ne  fcrifle  al  Re  Car- 
lo {p)^tà.  anche  al  Clero  di  Milano,  perché  paflafle  all'elezione  d'un  (\\  EpiJtoU 
altro.  Non  mancò  il  Re  Carlo  di  fcrivere  in  favore  d' Anspertoj    ma  m.  m. 
il  Papa  le  ne  fcusò,  volendo,  che  quello  Prelato  andalTe  prima  a  Ro-  ^sà-o-iéo. 
sna  a  dar  le  dovute  foddisfazioni .  Vcdefi  nondimeno  celiato  dipoi  quc-  'i""^"" 
fto  turbine.   Ma  per  conto  dell'elezione  di  Carlo  il  Graffo  in  Re  d'I-     *^*" 
talia,  non  cflendoci  vclligio,  che  v' intcrvenilfe  né  in  perfona  né   per 
mezzo  di  alcun  Legato  il  Papa:  fembra  afiai  credibile;    che  quella  fi 
efeguilTe  da  i  Vefcovi,  e  Primati  del  Regno  fenza  volere  dipendenza 
da  lui.  Anzi  appunto,  perchè  Ansperto   Arcivefcovo  volle  indipenden- 
temente dal  Papa  (teflb  procedere  all'elezione  di  Carlo  fuddetto,  pof- 
iiara  conghictturarc,  che  nafcefle   l'ira  d'cflb   Papa   Giovanni   contra 
di  lui,  fino  a  fcomunicarlo,  e  a  cercar  di  deporlo  lotto  altri  prctelli: 
il  che  non  ebbe  effetto,  veggendofi  da  lì  a  non  molto  rimcfla  la  con- 
cordia fra  loro  . 

Anno  di  Cristo  dccclxxx.  Indizione  xiii. 
di  Giovanni  Vili.  Papa  9. 
di  Carlo  il  Grosso  Re  d' Italia   2. 

TTrt-     r      1  •  I-  (e)  Anrtalis 

RLtto   finalmente  vinto  dalle  gravi  fue   infermità   Carlomanno   Re  iramor. 
di  Baviera  e  d'Italia.  Secondo  gli   Annali   di    Fulda   (0,    fegui  f>*tàenfes. 
k  fua  morte   nel  di    2.1.  di    Marzo.   Leggcfi  apprelTo  Reginone   {d)  W  «'!'«» 
Tom.  V.  R  un      '"     ''"""• 


I30  Annali     d'  Itali  a. 

Era  Volg.  un  elogio,  che  cel  rapprefenta  dotato  di  molcc  infigni  qualità  e  virtù. 
Anno  880.  Niuna  prole  lcgittim.i  hlciò  egli  dopo  di   sé.    Vi    rcltò   un   lolo   Fi- 
gliuolo giovane  di  bcUKTimo  afp^tto,  a  lui  partorito  da  Ludsvi'iJa  (uà 
concubini,  appellato  Arnolfo^  di  cui  avremo  a  pirlar  piìi  d'un  poco. 
AU'avvifo  della  morte  del  Fratello  non  fu  pigro  Lodovico  li.    1-le   di 
Germania  a  correre  in  Baviera,  dove   raunati   tutti   i    Baroni   di   quel 
Regno,  fcnza  difficultà   tutti  a  lui    fi   fottomilero.    Contcntofll   egli, 
che  il  ballardo  .Arnolfo  ritenefTe  la  Carintia,  giacche  gliel'avca  con- 
ceduta il  Padre.  Truovafi  il  R.e  Carlo  Graffo  m  Pavia  nel  Mcfe  d' A- 
prile  del  prefente  Anno,  e  non  già  del  lufTegucnte,  come  pensò  il  Pu- 
Viu$  lìl'-*'   "celli  (") ,  ciò  coftando  da  due  Cuoi  Diplomi  in  favore  del  Monilìero 
num.  Baffi.  Ambrofi.mo,  dati  Anno  Regni  in  Italia  Primo  .  Nel  Mele  di   Giugno 
uimùrofian.    i  Figliuoli  del  Re  Lodovico  Balbo,  cioè  Lodovico  e  Carlomanno .^  i  quali 
fag.  ii8.      divifcro  in  quell'Anno  il  Regno  della  Francia,  o  fia  delia  Gallia,  fra 
loro,  camminarono  ben  d'accordo,  e  tennero  un  congrcflb  nella  Villa 
di   Gundolfo,  a  cui  intervenne  il  Re  Carlo  il  Groflb  ,  colà  portatoli 
dall'Italia.  Non  vi  potè  cfTere  il  Re  Lodovico  fuo  Fratello,  perche 
impedito  da  malattia  .  Quivi  fpczialmentc   fi  trattò  delle   maniere  di 
abbattere  Bofone  ufurpatore  della  Borgogna  e   Provenza.    Unitamente 
poi  nel  Mefe  di  Luglio  molTero  l'armi  coiitra  di  lui;  gli  tollero  la  Città 
di  Mafcon,  e  partati  fotto  Vienna  del    Delfinato   vi   milero   l'all'edio. 
Dentro  v'era  con  un  buon  prefidio  Ermengarda^  Moglie  del  Re  Bofo- 
ne, che  fece  una  gagliarda  difcfa  per  grandillimo  tempo.    Ma  il  Re 
CarhCraffo  ^\  fermò  poco  a  qucirimprcra,.chiamato  da' Tuoi  affari  in  Ita- 
lia. Ch'egli  folTe  in  Piacenza  nel  dì  25.  d'Aprile  dell'Anno  prefente,  ap- 
{\3)  Anùc^ttt-  parifce  da  un  fuo  Diploma, da  me  dato  alla  luce  (^),ma  fenza  aver' allora 
tat.  Italie,    avvertito,  che  ivi  il  Sigillo  é  di  Carlo  Imperadi/re.,  il  che  non  può  ftare, 
Diferi.   II.  perchè  egli  cfa  folamcnte  Re,  e  contava  V  Atim  /.  del  Regno  d'' Italia . 
le)' Epift'oia   In  efl'o  Diploma  conferma  i  Beni  alla  Vedova  Impcradricc  Alngelberga . 
zié.Jehan-  Abbiamo  una  Lettera  da  Papa  Giovanni  a  lui  fcritta  ('),  in  cui  gli  ri- 
iiìs  Pdf*       corda  d'averlo  chiamato  in  Italia  per  l'utilità  ed  efaltazione  della  fan- 
^^^.^'  ta  Sede  Apoftolica,  {i)  ad  culmen  Imperli^  Deofropitio^volentes'josper' 

ducere.  Aggiugne,  che  pel  grande  amore,  che  gli  portava,  (1)  ad  vos 
Ravennam  pervenimus  :  cofa  non  mai  praticata  da'  fuoi  AntecelTori ,  per 
ifpcraDza  di  domar  col  fuo  braccio  i  nemici  della  Chiefa.  (3)  Sed  quìa 
de  bis  omnibus  nihil  apud  magitttudinem  veflrum.,  ut  volebamus^  peregimus  : 
rcvertentes  prioribus  pejora  reperimus .  Perciò  il  prega  di  fpcdire  a  Roma 
i  fuoi   Ambafciatori ,  per  concertar  eoa  efli  i  patti  e   privilegi  della 

Chie- 

(i)  coir  animo  di  portarvi  ali"  altezza  deW  Imperio,  col  divino  favore . 

(1)  a  voi  vennemo  in  Ravenna. 

(j)  Ma  perchè  di  tutte  quefìe  cofe.,  che  volevamo^  niente  fccrmo  preffo  la 
Grandezza  voflra  :  ritornati  tibbiamo  ritrovato  le  cofe  ptggiori  di  prima . 


Annali     d'  Italia.  131 

Chiefa  Romana,  prima  ch'egli  colà  fi  porti  in  perfona.   Quefta  Let-  Era  Volg. 
tera  nel  Regiltro  vien  riferita  fotto  il  precedente  x\nao  879.  Pmnofto  Anno  88ò. 
nel  prcfente  credo  io  feguito  fra  loro  un  tale  abboccamento .  Anche  il 
Dandolo  (a)  fcrive  d'eflo  Re  Carlo;  (i)  Htc  Primo  Anno  Regni  fui  Ra-  (j)  nanduì. 
"Jenna  exiJìeHS ,  Foedus  Inter  Fenetos  £5?  fuhJ£cìos  fuas  Italici  Regni  per  quin-  i»  chronìc. 
quennium  reno'-javit .  Nel  Luglio  poi  di  quciraniio  un'altra  Lettera  fi   Tcm.  xji. 
legge  Icritta  dai  medefimo  Papa  ad  eflb  Re  Carlo,  dove  il  loda  per  le  ^"'- ^'*"<^- 
fue  buone  intenzioni  di  accorrere  in  aiuto  della  Chiefa  Romana,  afflit- 
ta allora  più  che  mai  da  i  Saraceni,  e  da  varj  cattivi  Cnftiani.  Il  pre- 
ga di  non  preilar  orecchio  a  i  nemici  dello  Itcflb  Papa  con  aggiugne- 
re,  ch'egli  s'era  portato  ad  una  cerca   Corte,   cosi  elortato  da  Fibodo 
Vefiovo  di  Parma,  per  parlare  con  Guido  Conte   Figliuolo  di  Lamberto:, 
ma  che  quelli  Tavea  burlato  col  non  venire.    E   perchè   il  Re   Carlo 
temeva,  che  il  -Papa  feguitafle  a  proteggere  Bofone  ne  gli   Stati  ufur- 
pati.  Papa  Giovanni  proterta  di  averlo  abbandonato,   dopo  la  tirannia 
praticata  contro  la  Cafa  Reale  di  Francia,  e  di  voler  tenere  folamentc 
il  Re  Carlo  in  luogo  di  Figlio.  Così  quello  politico  Papa  andava  na- 
vigando fecondo  i  venti,  e  mutando  giri  &  idee.  Dice  in  fine,  (t)  Pro 
juftitiis  autem  facìendis  fanEliS  Romance  Ecclefi<£ ,  ut  ideneos  ^  fideks  vi^ 
res  e  latere  veflro  nobis  de  prafenti  dirigatis,  obnixe  depofcimus  ^  qui  mbis 
far  iter  cum  Miljìs  nojìris  proficifcentibus  ^  de  omnibus  jujìitiam  plenijjìmant 
faciant  ^  iy  l'eftra  Regali  atiBoritate  male  agentes  corrigant  Cf?  emendcnt  : 
cioè,  come  io  credo,  ne'confini  de  i  Ducati  di  Spoleti  ediToi'cana.   (y>  Peretrh- 
La  menzione  poi  fatta  qui  di  Guido  Conte ^  o  fia  Duca  di   Spoleti,  ci  nìm  Hifler. 
fa  fufficientemcnte  comprendere,  che  o  in  quello,  o  nel   precedente  Piincip. 
anno  tofle  già  mancato  di  vita  Lamberto  y  veduto  da  noi  in  addietro  Du-  f''!'^^V^' 
ca  di  quella  contrada,  e  fcomunicato  dal  Papa.  Camillo  Pellegrino  {b)  \J,.tu7 nifi 
credette  quetto  Guido  Figliuolo  di  Guido  femore,  parimente    Duca  di  e.  58.  cryp. 
Spoleti.  In  fatti  si  da  Erchemperto  (f),  che  dall'Anonimo  Saiernita-  W  -^«»»y- 
no  ià)  viene  nominato  (2)  Guido  Filius  Guidonis  fenioris  .  Altrove  lo  ftcf-  *""'  ^^<r- 


"yiitanui 


fo  Ercbemperco  fcrive;  (4)  Defunclo  autem  Lamberto  Filio  Guidonis Jè-  ^^,^1;*. 

R.  2,  tlio-        caf.  ijj-. 

(i)  ^tejli  il  primo  anno  del  fuo  Regno  cjfendo  in  Ravenna  ^  rinovo  per  an- 
ni cinque  la  lega  fra  i  Veneziani ,   ed  i  fuui  fudditi  dell'  Italico  Regno . 

(2.)  Per  far  poi  le  Giujiizie  della  S.  R.  Chiefa  al  maggior  fegno  vi  prc 
ghiamoy  che  ora  dal  vojlro  fianco  ci  mandiate  uomini  capaci  e  fede  li  ^  i 
quali  y  noi  pure  co""  Me£i  nofiri  partendo  ^  di  tutti  facciano  giuflizia  pie- 
nijjìma^  e  colla  vefira  Regale  autorità  cajlighino  ed  emendino  i  cattivi. 

(3)  Guido  figlio  di  Guido  il  vecchio . 

(4)  Morto  poi  Lamberto  figlio  di  Guido  femore ,  al  fuo  figlio  la/ciò  Spole- 
ti .  Il  quale  anco  morendo ,  Guido  juniore  prendendo  Spoleti ,  e  Camerino , 
accampato  in  Sepino  fece  pace  co'  Saraceni ,  dati  gli  ofiaggi . 


I3i  Annali     d'  Italia. 

Era  Velg.  «;ow,  Ftlio  fuo  (fcnza  dargli  il  nome)  Spoktum  reliquit .  ^o  etiam  de- 
Anno  Sbo.  cedente  Guido  junior  ^  Spoletum^  y  Camerinum  fufcipiens^  cuni  Saracinis  in 
Sepine  caftrametatus  pacem  fecit^  obftdibus  datis .  Dalle  quali  parole  in- 
tcndiaiDi.),  che  murio  Lamberto,  un  fuo  Figliuolo  gli  fucccdctte  nel 
governa  di  Spoleti .»  E  quello  parimL-nce  mancato  di  vita,  Guido,  che 
dianzi  era  Duca  di  Camerino,  ottenne  anche  il  Ducato  di  Spoleti,  e 
fignoreggiò  in  amenduc  que' Ducati .  Ma  non  C\  può  fallare,  creden- 
do, che  Lamberto  lafciafle  un  Figliuolo  appellato  Guido,  da  che  fopra 
ciò  chiara  è  la  teftimonianza  dcirEpiftola  di  Papa  Giovanni, 
(a)  c«mf!l-  i^fg  Guidi  Duchi  di  Spoleti  riconofce  il  Conte  Campelli  (<»),  di- 

5  luti'l  l's  vcrfamcnte  da  quel  che  fece  Camillo  Pellegrino .  E  non  fcnza  fonda- 
{h)'E[>ift>ù  mento.  In  una  fua  Lettera  dell'anno  88i.  (^)  Papa  Giovanni  fcrivc  a 
ig^.Johon-  Carlo  il  GrofTo  Imperadore.  (i)  De  omnibus  ìmmobilibus  rebus  territorii 
nis  vai.  Sancii  Petri,  quas  nobis  Ravenna  confi  (lenti  bus,  in  pr^fentia  Sereni  tatis 
'"'*■  w/r^  UTER^E  JVIDO   MARCHIO  prò  reinveftitione  reddidit ,  nec 

unum  recepimus  locum .  Adunque  nel  tempo,  in  cui  era  leguito  il  Con- 
greflb  di  Ravenna,  cioè  nel  prcfente  anno  880.  i  due  Ducati  di  Spo- 
leti erano  governati  da  due  Guidi,  l'uno  de' quali  farà  (tato  Figliuolo 
di  Lamberto,  e  l'altro  Fratello.    Il  Figliuolo  di   Lamberto,  fecondo 
l'atteftato  d' Erchemperto,  poco  dappoi  morì}  e  per  conlegucnte  Gai- 
do  Figliuolo  di  Guido,  e  Fratello  di  Lambeoto,  quegli  farà   itato,  che 
fra  pochi  anni  vedremo  Re  d'Italia  ed    Imperador  de' Romani .    Ab- 
(()  Epìftol»  biamo  un'altra  Lettera  di  Papa  Giovanni  (0  al  Re  Carlo  Graffo,  fcrit- 
151.   tjMjd.   jj  j^^j  jj  jQ    jjj  Settembre  del   prcfente  anno,  da  cui   rilulta,  che   li 
^*^*'  afpcttava  l'arrivo  di  lui  a  Roma,  e  il  Papa  dopo  aver  fatte  nuove  iltan- 

2c  per  la  fpedizione  di  un  Legato  dalla  parte  d'elfo  Re, che  prevenilfe  la 
di  lui  venuta  a  fine  di  concertar  lecofe, paffa  a dolerfi, perchè  partitofi  da 
Pavia,  fia  venuto  nel  territorio  di  Roma,  Giorgio  Nomenclatore,  uomo 
già  fcomunicato,  con  un  uomo  di  Guido  Duca-,  e  quali  aiTicurato  dall'au- 
torità del  medefimo  Re  Carlo,  fi  fia  mcfPo  in  polTcflo  dc'Beni  allodiali, 
(l)  qu£  ad jus fanilx Romanie  Ecclefta  {Carola  diva  memoria  Patruo  vejlro 
concedente)  legaliter  pervenerunt .    Se  erano   que' Beni,  come   pare,   che 
non  s'abbia  a  dubitare,  nel  Ducato   Romano,    vcgniamo  a  conolce- 
re,  che  gì' Impcradori   doveano  ritenere  il   Fifco   in  Roma  in  quelli 
(d)  EjìftoU  tempi,  giacché  que' Beni  confifcati  al  fuddctto  Giorgio  gli  avea  Cairi» 
lAr-i.Johan-  Q^i^g  conceduti  al  Papa.  In  un'altra  Lettera X*^)  il  Pontefice  fa  fape- 
7jé!!^'      re  allo  fteflb  Re  Carlo  il  Groflb,  che  l'Armata  navale  de' Greci   ha 

fcon- 

(i)  Di  tutte  le  immobili  cofe  del  territorio  di  S.  Pietro,  le  quali  *  noi  di' 
wnranti  in  Ravenna,  in  prefenza  di  voftra  Serenità  U UNO  E  VAL' 
7'RO  GUIDO  MARCHESE  refe  per  rinvefiizione ,  neppur  un  loco  ab- 
biamo  ricevuto . 

(i)  che  al  gius  della  S.  R.  Cbiefa  {per  concejftont  di  Carlo  voftro  Zio  di 
/anta  memtria  )  legalmente  pervenner» . 


Annali    d'  Italia.  133 

fconfitta  la  Saracincfca,  ma  che  non   lafcinno  i  Saraceni  di  fieramente  ERAVolg. 
infellare  i  contorni  11  e  (lì  di  Roma,  di  modo  che  non  ofava  la  gente  di  Anno  880. 
ufcir  fuori  di  quella  Ciità.  (fucila  vittoria  i  Greci  la  riportarono  nel 
mare  di    Napoli,  ciò  cullando  da  un'altra    Lettera  d'eÀb   Papa   (")  ,  (a)  Epìfialt 
contenente  le  congratulazioni  iue  a  Gregorio  Generale  di  Bafilio  Im-  iao-    tjtfd- 
perador  de' Greci,  a  Teofilatto  Ammiraglio,  e  a  Diogene   Conte,  a'  '"''/*• 
qurih  forte  eziandio  fi  raccomanda,  perchè  vengano  con  alquante  navi 
nella  fpiaggia  Romana,  per  dare  addoffb  a  i  Saraceni,  inumani  divo- 
ratori di  quella  contrada.  Fmalmcnte  crede  il  Padre    Pagi  (.i)  con  al-  (b)  Ptgiitt 
in,  che  nel  Dicembre  di  queft'  Anno  s'incamminalTe  il  Re  Carlo  Groflb  "^  -^»n»l. 
a  Roma,  e  nel  giorno  lanto  del  Natale  del  Signore,  fecondochè  atte-  t^*)'^'„„ai,t 
ftano  gli  Annali  Bertiniani  (f),  ricevcfTe  dalle  mani  di  Papa  Giovanni  Fraucor. 
la  Corona  Imperiale,  cioè  fofTe  creato  Imperador  de' Romani.  Perché  Birtimanì. 
Reemone  ^d) .  Siecberto  {e).  Ermanno  Contratto  (/),  ed  altri  antichi  {à.)  Regmo 
Storici  (eguitano  1  Epoca  incominciante  r  Anno  nuovo  oxWa  Natività  ^^^  sireher- 
del   Signore,  perciò  (i  crede   che   regiftraflcro   la  di  lui   Coronazione  tusìnchro- 
Cefarea  nell'Anno  881.  al  che  non    facendo   mente  il  Cardinal    Baro-  nico . 
nio  U),  ed  altri  fino  al  Natale  dell' 881.   differirono   1' aflunzione  di  ^^^^^'J^'J^. 
quello  Principe  alla  dignità  Imperiale,  ed   evidentemente  s'  inganna-  ^^  f,  cAr" 
rono.  Imperocché  la  Lettera  di  Papa  Giovanni  (*)  a  lui  fcritca  IF.  (g)  saron. 
Kakndas  Jpriìis,  Indizione  XIF.  cioè  nel    Marzo  dell' 881.    fa  cono-  Annui,  eh. 
fceie  chiaramente,  ch'egli  non  afpettò  al  Natale  di  quell*  Anno  a  por-  (^)  ^/-'i"^* 
lare  il  titolo  d  Imperadorc-  Concorrono  a  confermar  queita  venta  varj  j,;^  y^j_ 
Diplomi,  da  me  podi  in  luce  nelle  .antichità  Italiche    (»),   da'  quali  fa^t. 
fii'ulta,  che  moki  Mcfi  prima  del  Natale  dell' .Anno  881.  quello  Prin-  (i)  Antiqu. 
cipe  contava  ne'fuoi  Dipl^^mi  V Jmo  Primo  del  Ibo  Impcno.   Perai-  i''''"^;  ^'^* 
tro  ho  io  propoito  varj  dubbj  incorno  all'alTerzione    de'  (uddetti  An-    .^^ 
nali  Bertiniani,  i  quali  foli  ci  fan   credere  coronato  Imperadore  Carlo 
Graffo  nel  di  if.  di  Dicembre  dell'Anno  prefente,  pocendofi  più  to- 
ito  giudicare,  che  la  Coronazione  fua  in  Roma  fcauiile  ne'due  primi    .         .    . 
Mefi  dell'Anno  881.  ficcomc  può  vederfi  nelle  mie  Diflertazioni  (*).  )^;   ull^f^ 
E  qui  fi  vuol  rammentare  un  Diploma  d'elfo  Carlo  Graffo  Re,  e  non  un  fupra. 
peranche  Imperadore,   dato,   fé   crediamo  a   Pier-Maria  Campi    (/),  0)   c»mpi 
F.    Calendas    Januarii ,   Jnno    Imanntìonit   Deminka  DCCCLXXXl.  ^fi"":  ^ì*" 
JiidiSlione  XIF.  Anno  vero  Regni  Domni  Karoli  Regis   in  Francia,  F.  i»  .„    '^-^ 
Italia,  11.  JStum  Placenti<e.  Qualora  iuffiltano  le  Note  di  quello   Do- 
cumento, fcritto  fecondo  noi  nel  di  i8.  di  Dicembre  dell'Anno  pre- 
fcote  88o.  chiamato  ivi  881.  fecondo  l'Eia  Crilliana,   ulata  allora  da 
molti,  che  principiava  l'Anno  nuovo  al  Natale,  e  debbono  fuffilterc^ 
perchè  altro  limile  Documento  ho   io   rapportato  nella   Differtazione 
Ottava  del!c  Antichità  Italiche,  noi  abbiam  quafi   decifa  quella   con- 
troverfia.  Aggiungo  aver  io  dato  tuori  un  altro  fimile  Diploma  nella 
Differtazione  Quarantefima  prima,  da  me  veduto  Originale  nell'infi.- 
gnc  Moniftcro  delle  facre  Vergini  di  Santa  Giulia  di   Brefcia  ,   dato 
IF.  Kahndas  Januarii^  J adi  fi.  XIF.  jinno  vero  Regni  Caroli  Regis   in 
Francia  F.  in  Italia  II.  ABum  in  Placentia,  cioè  nel  di  zp,   di   Di- 
ce m» 


134  Annali    d'  Italia. 

Eka  Volg.  cembrc  di  quefl' Anno,  anch'ciTo  comprovante,  che  nel  dì  di  Natale 
Anno  880.  d'cflo  Anno  Carlo  CraiTo  non  fu   in    Roma,    né   ricevette  la   Corona 
Imperiale.  Adunque  avendo  noi  fufficicnti   pruove  per  credere   dub- 
biofa  od  erronea  l'alTerzion  de  gli  Annali  Bertiniani,  reità  da  vedere, 
(a^  Bccard.  fé  (la  verifimilc  l'opinion  dell' Éccardo  C^»),  il  qual  tenne  celebrata  la 
Utr.  frun-  Coronazione  Imperiale  di  Carlo  CrafTo  in  Roma  nel  facro  giorno  dell' 
tk*r.l.  31.  epifania  nell'Anno  feguentc  8c}i.  In  un  Dccrctr.  di  C^doldo  già  Mo- 
naco d'Augia,  e  poi  Vefcovo  di  Novara,  pubblicato  dal  Padre  Ma- 
(b)  Mabili.  bilione  W  viene  ordinato  ai  Monaci  del  Monillero  d'Augia  di  fare 
Antcdm.       ogni  Anno  con  celebrazione  di  Mefle  e    rcciramcnto  di    baimi  l'An- 
f.^n.edit.  niverfano  della  conlecrazione  di  Carlo  ferenijfìmo  Terzo  Imperadure  Au- 
in  fol-  gufto^  allora  vivente.  Et  htec  commemoratio  fiat  in  die  Corijecratioms  fu<e  ^ 

idejì  Epiphaiiiarum  die.  Aggiugnc  eflb  Eccardo  un  Diploma  del  mede- 
fimo  Augurto,  dato  nell'Anno  S8f.  in  cui  ordina   anch' egli,  che   fi 
facciano  Orazioni  in  annuali  Confecrationis  fu^e   die.,   hoc  eji ,    Epipbania 
Domini.  Il  fuddetto  Cado/do,  non   conofciuto  dall' Ughclli   nell'  Italia 
facra,  avca  per  Fratello  Liutuardo  Vefcovo  à\  Vercelli,  e   Arcicancel- 
licre  d'elfo    Imperadore  Carlo,  che  era    l'arbitro  di  rutta  la   Corte. 
Contuttociò  il  Padre  Affarofi  (f)  cita  una  pergamena  feruta  in   Rcg- 
^lìo^^dcl      8'°'  Regnante  Domno  Karolo  Re.x  hic  in  Italia  II.  die  IV.  Menfis  Martii 
Montfe'r.  di  Indiatone  XIF.  cioè  ncll'  Anno  feguente.   Adunque  nel  di  4.  di  Marzo 
JLtigi»  p.  I.  del  venturo  Anno  non  peranche   fi  lapeva  in   Reggio   la  Coronazione 
Romana  Imperiale  di  quello  Principe,  Tralafcio   come  'fcorretto  uno 
Strumento  Pifano  dell'Anno  885.  in  cui  nel  di  24.  di  Maggio  corre- 
va r  Indizione  Prima  y  e  1'  Jnno  fecondo  dell'  Imperio .,  di   quclto  Augu- 
fto.   Intanto  fembra  doverfi  credere,  che  la  Conlecrazione  del  di  dell' 
Epifania  riguardi  quella  del   Regno  d'  Italia,  e  non  già  il   principio 
dell'Epoca  dell'Imperio.  E  fc  Carlo  il  GiolTo  fi  trovava  in  Piacenza 
nel  di  ip.  di   Dicembre  dell'Anno  prefentc:  come  potè  egli  mai  colla 
fua  Cone  eflcre  in  Roma  nel  di  6.  di  Gennaio  del  feguente   Anno  ? 
Ma  quelli  imbrogli  di  Cronologia  procedono  da  Documenti  folpetti, 
o  pur  difattentamente  copiati >  e  pero  non  fi  sa  dove  fermare  il  piede. 
Tuttavia  fc  non  è  certo  il  di,  pare  almen  certo  1'  Anno,  in  cui  légui 
la  coronazione  Romana  di  quello   Principej   e   però   comincerò   io   a 
(d)  Erchem-  Contar  V  jinno primo  del  fuo  Imperio  nell'  Anno  feguente.  Guaiferio  fta- 
fert.  e.  48.  to  finora  Principe  di  Salerno  C*^),  in  quell'Anno  per  la  fua  dilpcrata 
Ano>,-j-     falucc  determinò  di  farfi  Monaco  in  Monte  Cafino.   Nel  portarfi  co- 
mus  ialer-    j^  ^  ^^^.^  ^^^  iitrada,  c  fu  fcppcUito  in  Tiano.  Guaimari»  fuo  Figliuo- 
"parTiipom.    lo  gli  fuccedette  nei  Prinapato. 

caf.    130, 


Anno 


p 


Annali    d'  Italia.  135' 

Anno  dì  Cristo  DcqcLXXXi.  Indizione    xiv.. 
di  Giovanni  Vili.   Papa   io. 
di  Carlo  il  G  r  o  s  s  o  Imperadore    i. 

ER  le  ragioni  di  fopra  addotte  tengo  io- per  fermo,   che   Carlo  il  £^^  y^], 
„     Grojò  conieguUTe  non  già  nell'Anno  addietro,  ma  bensì  nel  pre-  Anno  8S1.. 
lente  da  Papa  Giovannr  la  dignità  e  titolo  d' Imperador  de'  Romani . 
Nella  Cronica  Farfenfc  M  da  me  pubblicata  fi   legge  un  Diploma  di  (a)  chronie. 
elfo  Carlo  CrafTo,  confulb  da  quello  Storico  con  Carlo  Magno,  dato  F^rfen/e 

ir.   Kalendas  Martii,   Jmw,  Chrijlo  propiti»  ^  Imperii  Domni  Karoli  pra-^J'-  ^-^^Yc, 
potantis  Jugujìi  unBioms  fu^e  Prime ,  IndiElione  Xiy.   JElum  Jquis  Pa-  ^^^_'  ^^^^ 
latio .  Se,  come  dilli  ivi  in  una  Annotazione,  col  nome  di  Jquis  s'ìa- 
tcndcfle  yiquisgrana ,  non  potrebbe  ftare,  che  allora  quello  Augullo  fi 
trovalTc  in  quel  Luogo.   E  che  ne  pure  quivi  f\  parli  della  Città  d'y^;- 
qui  nel  Monferrato,  lo  deduco  io  da  un  bcllilTmio  Placito,  che  Origi- 
nale fi  conferva  nell'Archivio  de' Canonici  d'Arezzo,  e  fu  di  me  piib- 
blicato  (i>)  altrove.   Da  cfTo  apparifce,   che   Carlo  il  Graffo  fi   trovava  (b) ^ittiquì- 
in  Siena  affiliente  al  medefimo  Placito,  Juno  Imperli  idem  Domni  Ka-  tat.  Italie. 
reli  Primo ^  Menfe  Martio^^   IndiEìione  j^art adecima.,   cioè- nel    Marzo  ^'(f'^t.   31. 
dell'Anno  prefente,  nel  tornare  ch'egli  faceva  dalla  Coronazione  Ro- 
mana. Adunque  non  potè  egli  fui- fine  di  P'ebbraio  trovarfi  nel  Mon- 
ferrato, come  pretefe  a  quell'Anno  1'  Eccardo   {e).    Non  fi   accorda  (ci  Eccari. 
quello  Documento  col  Pifano  riferito  di  fopra;  e  quando  quello  fuffi-  Rf.Germa- 
iU,  parrebbe  che  nel  Febbraio,  o  nel   principio  di    Marzo  accadefle     ""^'   '  ^'' 
la  Coronazione  Romana  di  Carlo  il  Grofib .  Veggafi  ancora  un   altro 
Diploma  all'Anno  8p6.  quVfotto,  dove  s'incontra  un  Aquis.,  che  er» 
foife  una  Corte  polla  nel  Contado  di  Verona.  Intanto  1' Augullo  Car- 
lo in  vece  di  procedere  coli' armi.  Tue,,  ficcome  il    Papa  dcfiderava  e 
fperava,  alla  difcfa  del  Ducato  Romano,  troppo  malmenato  da  i  Sa- 
raceni, noi  il  miriam  ritornato  in  Lombardia  a  prcnderfi  il  frefco .  Da 
un  fuo  Diploma  {d)  prcflb  il  Campi  fi  fcorge,  ch'egli  era   ritornato  ^^^  Campi 
»  Pavia  /^.  Idus  /iprtlis   Anno   IncArnatìonis    Dominici  MCCCLXXXI.  c/Jt.Tom' i 
Jndiflione  XIF.  Anno  Imperli  primo  .  Un'altro  da  me  dato  alla  luce  (.e)  pag.  466. 
cel  fa  vedere  /^.  Kalendas  Mali  Ann»  Incarnationis  Dominici  DCCCLXXXI.  (e'  Antiq. 
IndiEllont  XIF.    Anno  vero  Imperli  ejtis  II.  (farà  fcritto  nell'Originale  ■^"''-  ■^'/"■-■ 
jtnml)  In  cflb  dixc" t^\ ^  Berengarlum  Ducem  (del   Friuli),   6?  affi-    "  '  ^' 
nitate  nobis  conjunSìum  (perchè  Figliuolo  di  G/V/a Tua  Zia  paterna)  «o-- 
firam  deprecale  clementlam ,  quatenus  culdum   Capellano  fuo ,  Petrum   no- 
mine.,.  conceder  emus  qaajdam  res  maffariclas  8cc..Non  (i  sa,   che  quello 
Augullo  attendcflc  nell'Anno  prefente  ad   imprefa  alcuna  .    Abbiamo 
bensì  una  Lettera  a  lui  fcritta  nel  dì  zp.  di  Marzo  (/),  nella  prefente  ^^^  E^'^oU- 
Indizione  Xlf^.  da  Papa  Giovanni,  \n  cui   gli   rapprefenta  i   graviflimi  Ij^'/i]'"' 
guai,  patiti  allora  dx  i  Romani  per  cagion  de  i  Saraceni,  guai   che  papt. 

anda- 


r}6  Annali    d'  Italia. 

Eh  A  Vo!g.  andavano  ogni  dì  più  crefcendo  j  e  però  lo  fcongiura  di   fpedirc,  fc- 
Anno  88i.  condochc    avca  promcfTo  ,  in  loro  aiuto  un  forte  cfcrcito,  alla  cui  te- 
da fia  un  Generale  m  indaco  dalla  Corte  fua:  fegno  che  il    Papi  non 
fi  fidava  de  i  Duchi  di  Spoieti  e   Tofcana.    Ma  non  apparifce,    che 
Carlo  il  Groflo  fc  ne  prendcfle  gran  penficro,  né  che  inviallc   gente 
a  foccorrere  l'afflitta  Ronon .  Due  Diplomi  d'eflb  Augutio  nel  dì  4. 
{z\  Antiiju.  di  Dicembre  in  Milano,  fi  leggono  nelle  mie  Antichità  Icaliciie  (<») . 
Italie.   Dif-  Si  raccoglie  da  un'altra  Lettera  (^),  che  manda  effb  Pontefice  all'lm- 
ps'    49'  V  P^i'adore  Petrum,  inftgnem  Palatii  naftri  fuper  i(la  {ii  dee  fcrivere  Su- 
feq»^  pPfiJÌ<iffi)  Deliciofum  Coufiliarium  Mojlrum^  communemque  Fidelem^  cnn  Za- 

(b)  Efillda  cheriaVifcovQ^  affinchè  cfTo  Augultofpedilca  i  l'uoi  Melfi  prò  recipiendis  de 
ì-]-j.^*haa-  grnnibus^  qute  ballenus  perperam  aRti  fuerunt .,  julìitiìs.,  (^  emendationibus ^ 
*'j,]''  ■  ac  prò  totiiis  Terra  Sandi  Pctrl  falute .  Qui  ti  raccomanda  Papa  Gio- 
vatini,  perché  vengano  i  Mcflì  dell' Impcradore,  acciocché  colla  loro 
autorità  fi  rimcdj  a  i  torti  e  danni,  inferiti  alla  Chiefa  Romana.  Ma 
(e)  Ef'ifioU  in  un'altra  Lettera  CO  non  avrebbe  egli  voluto,  che  i  Meflì  Impc- 
i7i.cfri78.  riali  fofiero  venuti  ad  efercitar  la  loro  giurisdizione  in  Ravenna.  Faf- 
tjusd.  favano  diffenfioni  fra  Rimano  Arcìvefcovo  di  Ravenna,  ed  alcuni    No- 

bili di  quella  Città.  Per  mettergli  in  dovere  proccuro  1' Arcìvefcovo, 
che  r  Impcradore  inviafic  colà  Alberico  Conte .^  il  quale,  fenza  che  il 
Papa  ne  foìTe  confapevole,  colla  forza  della  Giuftizia  diede  fello  a  que- 
gli affari.  Se  l'ebbe  molto  a  male  Papa  Giovanni,  perchè  quantun- 
que pel  diritto  della  fua  Sovranità  potefle  l'Imperadore  inviar  ne  gli 
Stati  della  Chiefa  i  fuoi  Giudici,  ficcome  s'era  praticato  fempre  in 
addietro,  pure  non  pocea  piacere  al  Papa  Padrone  di  Ravenna,  che  t 
Sudditi  fuoi  fenza  faputa  fua,  e  fenza  prima  fare  ricorfo  a  lui,  rivol- 
gefiero  le  loro  iftnnze  al  Tribunale  e  a  i  Miniftri  d'  efib  Augufto  . 
Perciò  ne  fece  doglianza  coli'  Arcivclcovo,  quafi  che  egli  contra  il 
giuramento  predato  alla  fanta  Sede  avefle  operato  j  e  non  finì  la  fac- 
cenda, che  fulminò  fotto  altri  preterti  la  fcomunica  contra  del  mede- 
fimo  Arcìvefcovo,  il  qua!  poi  nell'  Anno  fegucnte  terminò  i  fuoi  gior- 
,,.  ...  ni,  come  fi  ricava  da  una  Lettera  W  feruta  da  elfo  Papa  a  i  Raven- 
304.    »;»/</!  "'^' •  ^°"  *°  ^°  "^*'  intendere,  come  Girolamo  Rofiì  (0,  e  1' Ughel- 

(e)  Kuhcus  li  difftrifcano  fino  all'Anno  889.  la  morte  d'efib  Arcìvefcovo  Rcma- 
Hijler.  Ra-  no .  Convìen  credere  difettofa  in  quelli  tempi  la  Storia  Ecclefiaftica 
vtnn.  l.  j.  1^1  Ravenna,  e  che  abbia  avuto  qualche  ragione,  chi  fra  eflo  Roma- 
no e  Domenico  fucceduto  nel  fuddetto  Anno  88y.  ha  pollo  un  Giovan- 
ni Arcìvefcovo,  e  di  più  un  Leone.  Ho  anche  intefo  dal  Padre  Don 
Pier-Paolo  Ginnani  Abbate  Benedettino,  che  nelle  Carte  Ravennati 
fi  fono  fcopcrti  alctini  Arcivefcovi,  nt)n  noti  al  Rofiì .  Un  d'elfi  pro- 
babilmente farà  il  fucceflbr  di  Romano . 

Ora  dalla  Lettera  poco  fa   accennata,   fcritta  al   mcdefimo  R0- 

(f)  Efifi.  ntano^  noi  impariamo,  che  Papa  Giovanni' s'era  portato  a  Napoli.  Il 
xió.  141.  motivo  di  quello  viaggio  rifulta  da  varie  altre  fue  Lettere  dell'Anno 
or  i66.  ;?»*  prclcnte  (/) .  Jtanafio  JI.  Vefc^vt  infiemc  e  Duca  di  Napoli,  per  am- 
Papt.  '  dizione,  per  iiucreirc,  per  cabbalc  uomo  tutto  mondano,  fi  compia- 
ce- 


Annali    d*  Itali  a:  137 

ceva  forte  dell' amicizia  de' Saraceni,  perchè  entrava  a  parte  de  i  Io-  Era  Vol^. 
re  bottini,  cioè   de   gli  aflailìnj,   che   coloro   andavano   commettendo  Anno  S8ì. 
ne  gli  Stati  della  ChYefa  Romana,   di    Capoa,   e   dell'altre    contrade 
Criltiane.  Piìi  preghiere  ed  illanze  avea  (nto  Papa   Giovanni;    molto 
danaro  avea  sborlatoj  andò  anche  più    d'una    volra  a    Napoli,  e   do- 
vette andarvi  anche  nell'Anno  prelente  apporta,  per   tentare  in    per- 
fona  di  rompere  quella  indegna  Lega.  Nulla  poi  fruttando  tanti  paf- 
fi,  finalmente  profferì  contra  di  lui  la  fcomutuca.   Ma  quello  Velco- 
vo,  finita  una  tela  di  frodi,  ne    cominciava   tolto   un'f.kra.    Chiamò 
egli  dalla  Sicilia   C«)    Sicaimo    Re  o    fia   Generale  de'  Saraceni,   e  il  ^^}^^jf"^"ì 
poftò  alle  radici  del  Monte  Vefuvio.  Per  giulto  giudizio  di    Dio  fu  !af!\^. 
eoli   il  primo  a  farne  la  penitenza,  perché  cominciarono  quo' cani  a  di- 
vorare fpietatamcntc  i  contorni  di  Napoli,  e  per   forza   prendcano  le 
fanciulle,  i  cavalli,  e  l'armi  di  quegli  abitanti .  Accadde  nel  Gennaio 
dell'Anno  prefente,  come  s' ha  da  xmx   Cronichetta  da   me  .data   alla 
luce  C^),  che  Gatdarifo  Principe  di  Benevento  fu  prefo  e  porto  in  pri-  (b)  Antìqu: 
gione   da'iuoi  parenti,  e  in  luogo   fuo   fu   fatto    Principe   Radelchi^  o  /f«''c   O;/- 
fìa  Radelgifo  lì.  Figliuolo  del  già  Principe  Adelgifo .  Senza  faperiene  ■^"''*  ^' 
il   perchè,  fu  il  depollo  Gaiderifo   melTo   in    mano   de'  Franzefi,   cioè 
probabilmente  del  Duca  di  Spoleti  j  ma  ebbe  la  fortuna  di  fcappar  dalle 
carceri,  e  di  rifugiarfi  in  Bari,  Città   allora    fotroporta  a  i    Greci,   i 
quali  onorevolmente  il  mandarono  a  Cortantinopoli .  Btiftlio  ImperadO'  ^ 

re  oltre  all'averlo  benignamente  accolto  e  regalato,  il  rimandò  in  Ita- 
lia con  dargli  il  governo  della  Città  d'Oria.  Giunfe  in  quell'  Anno 
al  fine  di  fua  vita  Orfo  Doge  di  Venezia,  Principe  lodatilfimo  («•)  per  [e)  Dandul. 
la  Sapienza,  Pietà,  ed  amor  della  pace.  Sotto  di  lui  s'ingrandì  la  '^.^^^^^l;"* 
Città  dì  Venezia  con  cncrfi  fabbricata  quella  parte  allora  Ifola,  che  jj^^'  itai](. 
fi  chiama  Dorfo  Duro.  Per  opera  fua  furono  terminate  le  controvcr- 
fie  vertenti  fra  i  Patriarchi  di  Aquilcia  e  di  Grado.  Lafciò  fuo  Suc- 
ecrtbre  il  maggiore  de'fuoi  Figliuoli  appellato  G/er.j««/,  e  g'à  Colle- 
ga fuo  nel  Ducato.  Qiicrti  fpedi  a  Roma  Badoario,  o  Ga  Bidoero 
fuo  Fratello,  acciocché  otteneffe  da  Papa  Giovanni  il  Contado  o  fia 
governo  della  Città  di  Comacchio.  Ma  rifaputo  il  fuo  difegno,  A/it- 
7ÌH0  Conte  di  quelli  Città  gii  Itette  alla  polla,  e  ferito  in  una  gamba 
il  raifc  in  prigione  .  Poco  nondimeno  llcttc  a  rilafciarlo  con  efigcre  da 
lui  una  proraeda  giurata  dì  non  fare  in  alcun  tempo  vendetta,  né  di 
chiedere  lilàrcimcnto  dell'ingiuria,  ne  del  danno  patito.  Tornato  che 
fu  Badoario  a  Venezia,  mori  di  quella  ferita,  e  di  qua  prcfe  motivo 
Giovanni  Doge  fuo  Fratello  dì  condurre  1'  Armata  fua  navale  contra 
di  Comacchio,  Città,  ch'egli  prefe  a  forza  d'armij  e  quivi  come  in 
paefe  di  conquifta  mife  i  fuoi  Giudici  >  e  dopo  aver  danneggiato  ì  Ra- 
vennati, tìccome  conùpevoli  della  prigionia  del  Fratello,  fé  ne  ritor- 
no a  Venezia.  PafTava  poi  fomma  corrifpondenza  fra  Papa  Giovanni, 
e  la  Vedova  Imperadrice  Jngilberga .  Ma  da  che  Bofone  in  Provenza  e 
Borgogna.fi  fece  Re,  tali  fofpetti  inforfero  contra  di  querta  Princi- 
pefla,  allora  dimorante  in  Piacenza  nel  fuo  Monifiero  di  San  Sifto,  a 
Tom.  V.  S  più 


138  A   N   N   A   L   I      d'    I   T   A   L   I   A. 

f  **  ^i'^'  ^'"  ^°^°  '"  ^'■^'^^'^  °^'  Moniftero  di  Santa  Giulia:  che  Carlo  il  Grof» 
Anno  b«i.  fattai,  prendere  la  mandò  in  xMemagna  in  efilio.  Ora  Papa  Giovanni, 
allorché  elTo  Carlo  fu  in  Roma  a  prendere  la  Corona  dell'  Imperio 
s'mtcrelsò  forte  per  la  di  lei  liberazione.  Ne  ebbe  la  promcfla,  purché 
fé  ne  contentafTcro  i  due   Re  di  Francia  Lodo-vico  e  Carlomanno .  Loro 
S  i8z  ì^  dunque  cflo  Papa  fcriflb  nel  di  \z.  di  Marzo  di  quell'anno  («)  con  rap- 
x<)tj^ha>i^  prcfcncare,  che  Angilberga  era  fotto  la  protezione  della  Sede  Apofto- 
nis  vili,      lica,  e  raccomandata  a  lui   anche  dal   fu   Impcrador  Lodovico  II.  fuo 
'"/<•  Marito,  pregandoli  perciò  di  volerla  rimettere  a  Roma,  dove  tal  guar- 

dia le  metterebbe,  che  niun  Ibccorfo  ella  potrebbe  recare  al  Genero 
Bofonc^  né  alla  Figliuola  Ermtngarda  né  in  parole  né  in  fatti.  Una 
Lettera  circolare  parimente  fcrifle  il  medcfimo  Papa  a  tutti  gli  v/m- 
wefcovi^  Fefcovi^e  Conti  d"  Italia.,  acciocché  tutti  concorrellcro  ad  im- 
petrar quella  grazia  dall' Imperadore,  e  che  Angilbcrga  fofìc  inviata  a 
Roma,  con  dire:  (*)  Nam  ftcut  ilìud  Rcgnum^  in  quo  nunc  ili  a  f uh  cu- 
Jlodia  manet  (cioè  l'Alcmagna)  ejus  ejì :  ita  ^  ijlud.  Et  ficut  ibi  cufto- 
ditur.,  ne  aliquod  folatium  vel  confilium  dare  facereque  pojfit  Bofoni:  ita  y 
nos  eam  in  tali  loco  hahitare  faciemus  ^  quo  nihil  adverji  rfioliri^  nihilque 
valeat  machinari  contrarium  ad  hujtts  Regni  (^  Imperli pertmbationem  .  I n- 
torno  a  ciò  fece  egli  dipoi  altre  premure  nell'anno  fegucnte  all'Im- 
peradricc  Riccarda,  Moglie  dell' Augulto  Carlo  Graffo,  alla  quale  an- 
^  Cora  fi  raccomanda  colle  lagrime  a  gli  occhi,  per  avere  i  promcffi  aiu- 

ti da  effo  Imperadore,  (tante  il  crefcere  tutto  dì  la  poffanza  de' Sara- 
ceni intorno  a  Roma,  e  il  mancar  poco,  che  per  la  difperazione  i  Ro- 
mani non  facciano  pace  con  quegl' Infedeli  :  pace  nondimeno,  che  fa- 
rebbe coftata  tefyri , 

Anno  di  Cristo  dccclxxxii.  Indizione  xv. 
di  M  A  RINO  Papa   i. 
di  Carlo  il  Grosso  Imperadore  2. 

(b)  Jnr,aUi  \  7  Enne  a  morte  in  qucft'anno  Lodovico  II.  Re  di  Germania  nel  dì 

TrAncor.         V     zo.  di  Gennaio .  W  Trovavafi  aliora  l' Impcrador  Carlo  Crajfo  ìvlo 

ruUe/ifes.     Fratello  in  Italia,  e  vennero  volando  i  Corrieri  ed   Ambafciaton   non 

Herman»,  j^^^^  jj.[  i^egno  Germanico,  che  della  Lorena,  invitandolo  a  quella  pin- 

Coniraélus  a-    ■         i   •    r  r  -ir-.         i      /-.  •,!•  •       ^      ,,     • 

in   chroìiK,  8"^  eredita,  ed  iniicme  a  loccorrere  il  Popolo  Lriltiano  m  quelle  par- 
Rhegino  in^  tij  giacché  Ic  fiere  ed  inumane  (quadre  de' Normanni  facevano  quivi 

Cbronìca .  ftra- 

(*)  Imperocché,  come  quei  Regno  (1*  Alemagna)  in  cui  quella  Jìa  guar datti 
è  fuo  :  così  è  anco  codeft» .  E  ficcome  ivi  è  cufloditet ,  acciò  niun  folliev» 
e  configlio  dar  poffa  e  recare  a  Bofone  >  così  ancor  noi  la  terremo  in  loco 
tale,  ove  mente  di  avverfo  tentare,  niente  di  contrario  machinar  pejfa  a 
dijìurbo  di  qitejìo  Regno  ed  Imperio  » 


Annali    d*  Itali  a.  139 

ftragl  e  ruberie  incredibili,  e  peggio  erano  per  fare,  udita  che  avcflc-  Era  Volg; 
ro  la  morte  del  Re.  In  fatti  riulci  loro  in  qucfti  tempi  di  devaftare  i  Anno   881. 
contorni  del  Reno  a  Coblentz,  di  prendere  e  dare  alle  fiamme  le  no- 
bili Città  di  Trcveri  e  Colonia,  e  non  pochi  infigni   Moniiìerj  .  Noi 
troviamo  quefto  Imperadore  nel  dì  if.  di  Febbraio  dell' /\nno  prclcn- 
tc  in  Ravenna,  dove  pubblicò  un  infigne  (uo  Diploma  (a)  in  favor  del-  (3) ■^ntljui- 
le  Chiefe.  Di  là  portoffi  il  fuddctto  Augufto  in  Baviera,  e  pofcia  ito  ^,j,/,""[j, 
a  Vormazia,  tenne  quivi  nel  Mefe  di  Maggio  la  gran  Dieta  del  Re-  p^^^  869. 
gno,  dove  da  tutta  la  Germania,  e  dalla  parte  della  Lorena  antica  a 
lui  Ipettante,  fu  riconofciuto  per  loro  Signore  e  Sovrano.  E  percioc- 
ché egli  era  dianzi  Padrone  e  Re  dell'  Alemagna,  e  Re  d' Italia,  e  Im- 
pcrador  de' Romani,  unita  in  lui  una  sì  valla  eltenfione  di  Stati,  par- 
ve, che  un  sì  potente  Monarca  facefle  fperare  al  Pubblico  delle  fegna- 
latc  imprcfe.  Ma  l'efito  fu  ben  diverfo  dalle  fperanze.   Sul  principio 
d*  Agollo  anche  Lodovico  Re  di   Francia  fu   rapito  dalla  morte,  e  ne* 
fuoi  Stati  fuccedetic  il  Re  Carhmcinno  fuo  Fratello.  Aveva  cfTo  Carlo- 
manno  tenuta  fin  qui  (Iretta  d'afledio  la  Città  di  Vienna  del  Deifina- 
to.  Fu  efl"a  in  quell'anno  obbligata  a  renderfi  per  capitolazione,  il  cui 
primo  articolo  fu,  che  la  Regina  Ermtngarda  Moglie  del  Re  Bofonc, 
gloriofa  per  aver  difcfa  quella  Città  quali  due  anni,  tellerebbe  in  li- 
bertà d'andar  colla  Figliuola,  dovunque  a  lei  piaccflc.  Fu  clTa  pertan- 
to condotta  ad  Autun,  dove  comandava  Ricardo,  Fratello  del  Re  fuo  Con- 
forte .  Ne  fi  ha  da  oramettcre,  che  in  queft'anno  ancora  fu  rimefla  in  li- 
bertà la  Vedova  Imperadrice   jlngilberga^   Madre  d'cfla  Ermcngarda: 
tante  furono  in  favore  di  lei  le  iftanze  di  Pap»  Giovanni.  Così  parlano 
di  Carlo  Augufto  gii  Annali  Bertiniani  (^),  con  terminare  appunto  il  ^}^fjl^ 
loro  racconto  in  quell'anno.  (*)  Engilbergam  vero  Ludovici  Italia  Re^is  £,rtiniànì. 
Hxorem,   quam  Imperator  in   Alemanniam  transdtiKtrat  ^  per   Leudeardum 
Fercelknfem  Epifcopum  (  Arcicancellierc  e  Configlier  di  effb  Augnilo) 
Johanni  Papié  ^  ficut  petierat  ^  Romani  remi fit .  E'Tcritta  a  Suppane  glorio- 
fa Conte  una  Lettera  di  Papa  Giovanni  (0,  in  cui   l'avvifa  di  venirgli  W  Efiflol* 
incontro  al  Monte  Cinifio,  con  pregarlo  ancora  di  condur  ^cqo  Anfper-  ^^^'yjjf"* 
io  Arcivefcovo  di  Milano,  Vihodo  Vefcovo  di   Parma,  e  l' Imperadrice  Paft,. 
jlngiìhcrga^  per  trattare  di  gravi  affari.  Fece  credere  quefta  Lettera  al 
Cardinal  Baronio  (</),  al  Puricelli  (f),  e  ad  altri,  ch'elio  Pontefice  me-  (d)  ^aron. 
ditalfc  in  queft'anno  di  paftare  in  Francia,  ma  che  rcftaflc  interrotto  in  Annui. 
dalla  morte  fua  quefto  difegno.  Ne  s'avvide  il  dattiffimo  Porporato,  ^«'e/-  . 
che  quella  Epiftola  è  fuor  di  firo,  ed  appartiene  all'anno  878.  in  cui  //«, ^|i. 
Papa  Giovanni  Vili,  nen  andava  in  Francia,  ma  di  Francia  ritornava  ^um.  eccI. 
in  Italia /)tfr  Clufas  Montis  Cini/ii,  come  s'ha  da  gli   Annali  Bertiniani  Amirofian. 
if).  E  perchè  Suppine  Conte,  ficcome  oflervammo  all'anno  luddctto,  (f)  ^"mI- 

e  ,  r.^^         Francar. 

S  i  "°"       Berfm,ani. 

(*)  Engilberg*  poi  moglie  di  Lodovico  Re  d' Italia ,  che  /'  Imperadore  avea 
trafportata  in  Alemagna.,  f^r  mezzo  di  Leudsardo  Vefcovo  di  Vercelli 
rimandò  0  Roma  a  Papa  Gievanm,  che  favea  richieda. 


140  Annali    d'  I  t  a  l  i  a. 

E KAVolg.  non  andò  punto  ad  incontrarlo,  fé  ne  lamentò  con  lui  e(fo  Pontefice 
Anno  S8i.  jn  uu  Lettera  (.") .  Né  Angilberga  Auguila  era  in  quciH  tempi  in 
IO  ^ohln-  Lombardia,  né  m  iftato  da  potere  portarli  all'Alpi  della  Savoia.  OI- 
nis  vili,  tre  di  che  in  elTa  Lettera  cliiarainente  dice  il  Papa,  (i)  ad  Gallias prt- 
ì-aft..  parantes  venimus^  ut  pacis  atijue  unitatis    vìncuU  Regum  corda  ct/tnecìerc' 

mus .  Sicché  j1  Papa  era  ito  in  Francia,  ne  come  li  pretende,  penfava 
d'andarvi.  Pare  eziandio,  che  all'anno  prcfente   piuttollo   che   all'an- 
tecedente fi  debba  riferire   1'  Epillola   W   fcritta  da  elio   Pontefice   u 
(b)     p'I>*  Carlo  Imperadore  nel  di  11.  di    Novembre,   in  cui   gli  dice  d'avere 
con  giubilo  intefo,  che  elTo  Augnilo,  {z)  poftpofitis  cteteris,y  iter  vejìrum 
in  Italìam  re£lo  tramite  ordinai um  habeatis .  Et  ut  utinam  nen  J'tlum  Pa- 
pia^  verum   etiam  propius  eJJ'etis .,  neceffitas  maxima  depofcit;   e   ciò  per- 
che gli  Stati  della  Chiefa  Romana  erano  più  che  mai  involti  nelle  mi- 
feric  per  cagion  de' nemici  Saraceni,  e   di  Guido  Duca  di  Spolcti,dcl 
quale  parla  nelle  feguenti  parole.   (3)  Caterum  de  Guidane  Rabia^inva- 
fore  fcilicet  {5?  rapaci^  vejlra  gloria  fubveniat ;  C5?  fum  de  finibus  nojìris^ 
ut  aliquantulum  Populus  nojler  relevari  valeat ,   e/icere  modis  omnibus  ju' 
beatis .  Quello  Guido  Rabbia  altri  non  é,  che  Guida  Duca  di  Spoleti, 
©norato  di  quello  titolo  dal  Papa  per  le   fue  continue   infolenzc .    Da 
un'altra  Letrera  (<r)  del  medefimo  Papa  fcritta  allo   rtefTo  Imperadore 
\%6^^      *  ricaviamo,  che  elio  Augnilo  volea  trovarfi  in  Ravenna  nel  dì  della  Pu- 
rificazione della  beata  Vergine,  per  abbocarfi  col  Papa,  il  quale  bra- 
mava, che  almen  quattro  giorni  prima  Carlo  fi  portafle  colà  con  pren- 
dere fcco  Suppone  gloriofo  Conte ^  e  Fedele  comune.  Non  ifcommetterei, 
che  quella  Lettera  fofic  dell'anno  prcfente.  Giudico   bensì   fcritta  in 
(d)  Epìftola  cfib  un'altra  {d) ,  nella  quale  Papa   Giovanni   fa  intendere  al  fuddetto 
*93-  'i'*!^-    Carlo  Augnilo  d'cfierfi  portato  a  Fano  Città  della  Pentapoli,   e   che 
tAf*.  v'era  giunco  anche  ytdalard»   Vefcovo  di   Verona   {^)  fecnndum   vejìra 

dett- 
ici) in  fretta  fiamo  arrivati  in  Francia  per  unire  gli  animi  de^  Re  col  vif$- 
colo  di  pace  e  concordia . 

(i)  lafciato  da  parte  il  rejìo  volgiate  direttamente  il  vofìro  corfo  in  Italia . 
E  volejfe  Dio ,  che  non  folo  in  Pavia ,  ma  anco  piti  vicino  fofle ,  c»me  una 
fomma  necejjità  lo  richiede . 

(})  Del  reJlo  interno  a  Guido  Rabbia,  invafore  cioè  e  rapace  ci  /occorra 
la  voiira  gloria.,  e  per  ogni  modo  fatelo  [cacciar  fuor  a  de' noflri  confini^ 
acciò  un  poco  /allevare  fi  pojfa  il  Popolo  nofiro . 

(4)  /econdo  il  comando  della  voflra  delegazione ,  ed  ivi  abbiamo  affettai»  la 
prelenza  del  prefato  Guido,  e  de' fuoi  miniftri,  che  il  nofiro  tolto  anno  e 
ritenuto  co»  violenza,  in  quinto  anco  da  lì  prefo  il  principio  di  ogni  emen- 
da t  giaftizia,  parimente  anda/femo  per  le  altre  Città,  alla  pre/enza  del 
Legate  vojlro  ricevendo  le  giujiizie  di  tutte  le  co/e ,  /econdo  il  decreto  del' 
/«  vojìra  Clemenza. 


Annali    d*  Italia.  14T 

dekgationìs  jujftim^  6?  ibi  pr^efati  fVidonis ,  (^  fiitellitum  ejus,  qui  nojlra  Era  Volg. 
'violenter  tulerunt  ac  retinuerunt  ^  pnefentiam  pr^Jlolati  fumus  ^  qitatenus  vel  Anno   fc8i. 
i?ide  omnis  emendai  ioni  s  {5?  j  ufi  itine  ccepto  ini  fio  per  caler  as  Urbes ,  de  omni- 
bui  juxta  Clementi^  -vefira  decretum^  recipiendo  coram  Legato  Fejirojufti- 
tìas  pariler  proficifceremur .  Ma  Guido  furbefcamence  Tempre  li  guardò 
dal  comparire.  Adalardo  andò  bensì   (i)  per  ipfas  Civilalts ^  qu^e  ilìorum 
gravamine  opprimuntur  ne\h  Pentapoli}  ma  a  nulla  giovò  5  il  perchè  pre- 
ga l' Impcradore  di  venir  egli  in  perfona  :  altrimenti  non  fi  può  Ipcrar 
riparo  a  i  danni  inferiti  da  Guido,  e  da'faoì  aderenti  e  fghcrri  alle  Ch- 
tà  di  San  Pietro.   Anche  di  qui,    ficcome  il    Padre   Pagi  {")   ©(Tcrvò,  '*]  ^/i"". 
fi  raccoglie  tutcaviu  in  vigore  la  lovranita  ed  autorità  di    quelto    Jm-  sur»n. 
peradore  ne  gli  Stati  delia  Chieia  .   Ma  fi  dee  anche  oficrvare,  che  la 
Pentapoli  era  allora  di.1  dominio  de  i  Papi .  Noi  non  tarderemo  a  ve- 
dere, che  il  Duca   Guido  non  andò  cfcntc  dal  gaftigo,  ch'egli  fi  me- 
ritava . 

Deefi  qui  parimente  far  mcpzicne  di  un'altra  Lettera  (^)  fcritta  (b)  rpi/IoU 
dal  mcdcfimo  Papa  ad  Anjelmo  Arcivefcoi»  di  Milano,  in  cui  racconta  199- 5"*"»- 
i  Tuoi  guai.  (2)  Nos  enirn  in  hac  terra  tam  Paganorum^  quam  malignan-  "p\^J''^' 
tium  Chrijìianorum   tantas  perfecutiofies  patiffiur ,  ut  has  verbis   explicare 
non  vaieamus .  Inter  imtumcras  rapinai  ^  depradationes^  ff?  »/<?/«  quam  plu- 
rima^ ad  augmentum  dohris  nojiri  qutaam  Jceleratus  Longobardus  noifàtie^ 
homo  Widonis  Marchiims^  oRogmla  tres   homines  cepit;   manibus  fingulis 
detruncatis  apud  Narnienfcm  Civitatem^  plures  ex  tali  funt   incisone  fine 
inora peremti .  Ci  fa  intanto  conofctre  qutlta  Lettera,  che  già  avca  ter^ 
minata  la  carriera  di  lua  vita  AnjpeUo  Jrcixejwvo  di  Milano,   già   ri- 
tornato in  grazia  del  Papa,  e  che  gli  era  iucccduto  Jnjeìmo .  Lcggcfi 
prcffo  il  lunctlli  (0,  e  nell' Italia'facra  dell' Ughelli  (<^)   l'Epitaffio,  g,  ^^''Ì''' 
tuttavia  cliiltnte  in  marmo  dell' Arcivtfcovo  Anfpnto^   la   cui   morte  l^l„f''"^'*'ni 
ivi  fi  dice  accat'.uta  Anno  Incarnationis  Dominica   OiUngentefimo   c£foge-  At^drcjian'. 
fimo  fecundo^  Septimo  Jaus  Decemhis^  JndiSlione  XV.  Però  il   Puricclli  (di  v{hdl. 
mette  irancamt-nte  la  lua  morte  nell'Anno  prclentc  881.   Un   grande  ^"^-  ^'''f- 
imbroglio  veramcnic  per  la  Cronologia  di  quelli  tempi  li  e  1  u(o  va- 
rio  delle  Indizioni ^  che  la  maggior  pai  te  mutava  nel  Settembre,  quando 
altri  davano  principio  alle  mcdclìme  lo^ameote  nel  principio  dell'Anno. 
Similmente  ne'lulTcguenti  Secoli   alcuni   cominciavano   l'Anno   noltro 
volgare  non  già  nel  primo  di  di  Gennaio,  ma  nel   Marzo  dell'Anno 

pre- 
co  f^^  quelle  Città  ^  che  fono  oppreje  da  i  di  loro  aggravj . 

(i)  Imperocché  noi  in  quefta  terra  tanto  di  Pagani ,  quanto  di  maligni  Cri' 
fitani  fopportiamo  ptrfecuzioni  sì  grandi ,  che  non  le  pojjìamo  efprimer* 
con  parale .  Tra  le  innumerabili  rapine^  depi edazioni ,,  e  mali  infiniti^ 
per  colmo  del  noflro  dolore  un  certo  [celerai 0  Longobardo  di  nome  ^  uo^ 
mo  di  Guido  Marche  fé  ^  ha  prefo  ottantatre  uomini;  tagliate  a  tutti  It 
mani  prcjfo  la  Città  di  X^arni  ,  w^lti  ne  fon»  fubito  morti . 


Tom.  IV. 


I4X  Annali    d*  Italia. 

Era  Volg.  precedente,  chiamato  ab  Iftcarmtione ;   il  che   fpezialmente   fu  in   ufo 
Anno  88i.  prcflb  i  Pifaiii.  Altri,  come  i  Fiorentini,   davano   principio  all'Anno 
ah  Incarnstiorie  nel  Marzo  feguente  del  noftro  Anno  volgare.  Altri  in 
fine,  non  dalla  Circoncifione,  ma  dal  Natale  precedente  cominciavano 
l'Anno.  Ora  certo  è,  che  V  Indizione  XF".  del  fuddetto  Epitaffio  ebbe 
principio  nel  Settembre  dell'Anno  88 1.  e  l'altro   Ottocentefimo  ettari- 
tefimo  fecondo  quivi  enunziato  non  è  fecondo   l'Epoca  noltra   volgare, 
ma  fecondo  il  rito  Filano,  cioè  fecondo  noi  altro  non  e,  che  l'Anno 
(a)  Sax'iuì    88i.  di  Grido:  il  che  fu  dottamente  avvertito  anche  dal  Signor  SaiTi  (<»)  : 
in  Nat.  ad  Imperocché  è  fuor  di  dubbio,  che  non  già  nell'Anno  88i.  come  crc- 
?£;/'"''  dettero  il  Calchi,  il  Puricclli,  l'Ughclii,  ed  altri,  ma  bensì  nell'Anno 
precedente  88 1.  dovette  dir  fine  a  i  fuoi  giorni  1' Arcivefcovo  Jnfper- 
to .  La  fopracitaca  Lettera  di  Papa  Giovanni  fu  fcritta  ad  Anfelm»  nuovo 
Arcivefcovo  di  Milano  nel  Mcfe  d' Agofto  di  quell'Anno  88i.  Adun- 
que non  può  effcrc  mancato  di  vita  uinfpert»  nel  di  13.  di  Dicembri 
di  quello  mcdefimo  Anno^  Quel  poi,  che  finifce  di  chiarir  quella  ve- 
rità, è  la  morte  di  Papa  Giovanni,   fucccduta  nel  dì  if.  o  16.  dello 
ftclTo  Mefc  di  Dicembre  dell'Anno  pjcfcntc.  Come  dunque  può  aver 
elTo  Pontefice  fcritto  ad  Anfelmo  fucceflbre  d'Anfperto,  e  già  confe- 
crato  Arcivefcovo,  quando  non  fi  metta  la  morte  d'effb  Anfperto  nel 
Dicembre  dell'Anno  precedente  881.?  Né  fi  dee  tacere,  dirfi  ncU' 
Epitaffio  dello  fteflb  Anfperto: 

MOENIA   SOLLICITUS    COMMISSAE  REDDIDIT    URBI 
DIRUTA.  RESTITUIT  DE  STILICONE  DOMUM. 

Di  qui  poffiam  conghietturare,  che  quello  Arcivefcovo  aveffc 
anche  il  governo  politico  di  Milano,  e  che  perciò  egli  rifece  le  mura 
diroccate  di  quella  Città.  Cosi  cominciarono  ì  Vcfcovi  di  Lombardia  a 
procacciarfi  il  Governo  e  Dominio  delle  Città,  e  j  lor  Voti  a  frut- 
tare nelle  elezioni  de  i  Re  d'Italia,  e  fpczialmente  allorché  ci  era  più 
d'un  pretendente.  Gli  Arcivefcovi  di  Milano,  che  erano  i  Capi  in 
tali  congiunture,  fcppero  ben  profittarne,  e  ne  aveano  anch»  l'efem- 
pio  de' Romani  Pontefici.  Ha  già  intcio  il  Lettore  il  tempo,  in  cui 
ccfso  di  vivere  Papa  Giovanni  FUI.  Pontefice  infaticabile,  e  di  molta 
finezza  ne  gli  affari  politici,  di  non  minor  forza  nel  governo  Ecclc- 
fiaflico,  ma  vivuto  in  tempi  ben  infelici,  e  femprc  in  mezzo  alle  bu- 
rafche.  Anzi  fé  vogliam  predar  fede  alla  continuazion  de  gli  Annali 
Fuldenfi,  pubblicata  dal  Frcero,  quanto  fofle  il  Mondo  cattivo,  lo 
provò  egli  più  degli  altri,  perche  non  naturale  fu  la  morte  (uà.  Ro' 
»»<r  (dice  quell'Autore  con  parole  molto  imbrogliate  ih))  Praful  jlpo- 
f  rancar.  fi^i^c*^  Sedts  Johannes  prius  de  Propinquo  fuo  -veneno  potatus  -,  deinde  quum 
Jriktrlì.  <il>  ilio ,  fmalfue  aliis  ff.ée  iniquitatts  Conjortiùus .,  longius  'viiiarus  futatus 
ejì^  quam  etrum  fatisfafium  ej/et  cupiditati^  qui  tam  thefaurum  fuum,  quam 
cuhien  Epifcopatus  rapere  anhelabant^  malleolo^  dum  ufque  in  ceribro  con- 
fiabat ,  prcu£'ui  en^ir^vit ,  Sed  edam  ij>Ji  (onJlruSìor  m»l<e  faHionis ,  coH' 

ere- 


Annali    d'  Italia.  145 

crepante  turh*  ^  ftupefaBus  ^  a  nullo  Ufus  nec  vulneratus,  ntortuus  {non  mora)  Era  Vo'5. 
apparuit .  Non  mancavano  de  i  nemici  in  Roma  llcfFa  a  que(to  Papa,  Anno  881. 
e  s'è  veduto,  come  egli  fra  efll   contava   Formofo   Fefco'vo  di   Porto, 
Gregorio  Nomenclatore,  Giorgio  di  lui  Genero,  Stefano  Secondiccrin, 
ed  altri  de'qualr  cffb  Pontefice  parla  in  una  Lettera  (<?),  che  fu  letta  (a')  EpìftoU 
nei  Concilio  Pontigonenfe  dell'Anno  876.  Era  ben  potente  anche   la  3^9- Jol'""- 
fazione  di  quelli.  Ma  quel  che  è  piìi  da  deplorare,  dopo  la  morte  di  "JL^,    ' 
quello  Pontefice,  il  quale  niuna  diligenza  ommifc  per  difendere  e  fal- 
var  Roma  in  mezzo  a  i  guai,  che  correvano  allora:  andò  Roma,  anzi 
l'Italia  tutta  peggiorando  da  lì  innanzi,  fino   a   trovarfi   fra   poco   in     * 
uno  (lato  di  confufion  mirabile,  e  maflìmamcntc  nel  Secolo  fuflcgucnte, 
ficcome  vedremo.  Succcffore  di   Papa   Giovanni    fu  Marino^   che   da 
gli  Annali  fuddctii  vien  chiamato  jfrcidiacano  della  Chiefa  Romana^  ma 
da  gli  Annali  Lambeciani,  (e   pare  ancora  da   una   Lettera   di    Papct 
Stefano  fuo  Succeflore)  fi  vede  nominato  Fefco-vo^  benché  non  fi  fap- 
pia  di  qual   Sede.   Era  pcrfonaggio  di  gran  credito,   adoperato  da  ì 
precedenti  Papi  in  coipicue  legazioni,  e  a  vificra  calata  oppollo  a  Fozio 
Patriarca  di  Collantinopoli;  pcrlochc  J5«^//o  Imperadore  de' Greci  noi 
volle  poi  riconofccre  per  Papa,  e  Iparlò   forte  di  lui.    Nell'elezione 
e  confecrazionc  fua  non  fi  sa,   che   punto  cntrafle  l'Imperador   Carla 
il  Graffo. 

Durante  queft'Anno  Si^ìfredoy  e  Godifredo  Re,  o  pure  Generali 
de' Normanni  con  una  ftraordinaria  moltitudine  di   que'Corfliri  e  Ma- 
fnadieri,  venuti  tutti  da  i  contorni  del  Mar  Baltico,  inondarono  la  bada 
Germania,  commettendo  dapertutto  immenfi  mali  (/>) .  Carlo  Impera-  (b)  r%.-m# 
dorè  a  fin  di  reprimere  quella  diabolica  Nazione-,   raunato   un   poten-  '"  f^^f'^' 
tiflìrao  efercito  di  Longobardi,  Bavari,  Alemanni,  Turingi,   Saflbni,  -pMer.fès 
e  Friloni,  marciò  contra  di  loro,  ed  aficdiò  que'due  Generali  in  una  Fieheri. 
loro  Fortezza.  Se  fi  ha  a  credere  al  Continuator  Lambeciano  de  gli      AnnaUt 
Annali  di  Fuida,  erano  que' Barbari  ridotti  alla  difpcrazione,  mirando  ^''"'''«"»- 
imminentc-  la  morte  al  vicinoafialto  de'Criltiani,quandoeccoti  (i)  quidam 
ex  Conjìliariis  Jugulìi  Liutovardus  ^  Pfeud0- Epifcopus  ^  Cteteris  Conjtliariis, 
fui  Patri  Jmperatoris  affi  fiere  folebaut  ^  ignorantibtts  ^  junSlo  fili   IFicberto 
Comite  fraudolenti ffimo  ^  Imperai orem  adiity  y  ab  expugnatione  hoflium  pe- 
tunia corruptus  deduxit ,  atque  Gothefridum  Ducem  illorum  Imperatori  prie- 
fentiivtt .  ^em   Imperator  more   /ichaico  quafi  amicum  fufcepit ,   £5?   cum 
eo  pacem:  fecit ,  Seguita  poi  a  dire,  che  noa  Gitante  l'cflere  itati   bur- 
lati 

■(i)  Un  certa  de'Con/ijr^lieri  deW  Augufla^  Liutvardo^  falfo  Fefcovo^  niente 
Japendone  gli  altri  Conftgtieri ,  che  /elevano  affi  fiere  al  padre  deW  Im- 
peradore^,  unito  a  [e  Ficherto  Conte  frodotentifjìmo  ,  and»  aW  Impera- 
dore .^  e  guadagnato  con  denaro  lo  ritirò  daW efpugnazione  de'' nemici^  e 
prefenth  Godifredo  Duca  aldi  loro  Imperadore.  Cui  l"  Imperadore ^ft- 
tondo  il  cojlumt-  Greco,  rkevve  quaft  amico,  e  fece  pace  con  ejfo.. 


ni . 


T44  Annali    d'  Italia. 

Et.k  Volg.  lati  à-A  cfTo  Godifredo  i  fold-.ti  dell' Impcradore,  pure  efTo  Augufto  il 
Anno  b8i.  tenne  al  iacio  Fonre,  giacché  coftui  fi  efibi  di  farfi  Crilliano,  e    gli 
concedette  il  governo  della  Frifia,  con  obbligarfi  infino  a  pagarli  una 
fpecie  di  tributo  da  li  innanzi.   Ma  quello  Autore  par  bene,  che  fi  la- 
fciafTe  fovv'crtir  dalla  paflione,  o  dalle  dicerie  del   volgo,   e   che    non 
fiilTiflano  tutte  le  particolarità  del  fuo  racconto .  Z,;«/t'<xr</o  dipinto  qui  con 
colori  afiai  neri,  fu  vero  Vefcovo  di   Vercelli,  e  fi  truova  lodato  in  una 
(»)  kfijl.  8.  fila  Lettera  W  da  Papa  Giovanni  Vili,  e  ne  gli  Annali  di  Metz  (i>) ; 
^ihannis      né  v'ha  apparenza  alcuna,  ch'egli  fi    lafciafTe   corrompere  da  danari. 
vin.  Pap*   Raccontano  poi  gli  Annali  pubblicati  dal  Freero    molto  diverfamentc 
Frnuc"".'^  '  1' ^fi''!''^  •  Ciocche  un  fierifiìmo  temporale,  e  la  pelle  entrata  ncH' Ar- 
iìeienfes.      mata  Imperiale,  fconcertarono  tutte  le  miiiire  dell' Imperadv-ìre .  Però 
fi  venne  ad  una  Capitolazione  .  Sigefredo  (ma  dovea  dir  Goti/redo)   fi 
fece  Crilliano,   e  ben  regalato  ii  ritirò  in  Frifia.  Aggiugnc   Regino- 
nc,  che  gli  fu  anche  promclTa  in  Moglie  Gisla   Figliuoli  del   fu  Re 
LoitariOf  e  che  Sigefredo^  cioè  l'altro  Generale,  comperato  col   dono 
d'un' immenfa  fomma  d'oro  e  d'argento,  promiie  di  ufcire  del  Regno 
della  Lorena,  e  in  farti  fé  ne  andò.  Comunque  nondimeno  palTalfe  un' 
imprefa  tale,  che  fui  principio  prometf  a  miri  e  monti:  certo  è,  che 
da  tutti  per  1' Augullo  Carlo  riputata  fu  una  pace  si  fatta  al  maggior 
fegno  vergognofa;  ed  egli  redo    in   concetto   di    Principe   dappoco   e 
vile:  concetto,  che  in  fine  proJulTe  li  lui  rovina.   Noa  vo'io  lafciar 
pailare  quell' Anno,  fenza  riferire  un  facto,  di  cui  fa  m.-nzione  il  fole 
(e)  Le0         Leone  Òilienfe  (0.  Cioè,  che  Pandonolfo  Conte  o  fia  Principe  di  Ca- 
oflienfii        poa  pregò  il  Papa  di  voler  focroporrc  al  fuo  Dominio  la  Cicca  di  Gac- 
?f''*""^"       ta,  perché  i  Gactani  allora  fcrvivano  lòlamentc  al  Romano  Pontefice. 
Il  che  come  folTe,  non  ben  s'intende,  perchè  Gaeta  avea  il  Principe 
proprio,  e  lo  ftefl'o  Oftienle  altrove  riconofce  quella   Città   per   indi- 
pendente. Ottenne  Pandonolfo  quanto  chicdea,  e  cominciò  a  ftrigntre 
quella  Città.  Ma  Docibile  Due»  di  Gaeta  non  vo'endo  foiferir  quello 
fcorno,  mandò  a  chiamare  i  Saraceni  abitanti  in   Agropoli,   che    ven- 
nero con  un  gran  rinforzo  a  trovarlo.   Pentito  allori  il  Papa  del  palso 
fatto,  tanto  fi  adoperò  con  buone   parole  e   promefie,  che    Docibile 
rotta  la  Lega  cominciò  con  que' Barbari   la  guerra,   in   cui   perirono 
aflaiflìmi  Gactani.  Si  venne  pofcia  ad  un  accordo,  e  Docibile  aflegnò 
a  que' Barbari  per  loro  abitazione  un  fito  prclTo  il  iMume  Garigluno, 
dove  poi  li  fermarono  per  quali  quarant'anni  colla  dclolazion  di  tutti 
i  contorni .  Crede  il  Cardinal  Baronio  lucceduto  ciò   nell'  .'\nno   Sjp. 
ma  non  è  ben  certo.  Leone  Oilicnfe  narra  quello  facto  dopo  la  morte 
di  Guaiferio  Principe  di  Salerno  accaduta  nell'Anno  88o.    Può   perciò 
cITcre,  che  appartenga  a  i  tempi  di    Giovanni    Vili.    P.ipa .    L'Ano- 
(d)  A»tn-j-  nimo  Salernitano  (.d)  fcrive,  che  Atanafi»  II.  Velcovo  e  Duca  di  Na- 


mui  Salem,  poli,  per  liberarli  dalla  fcomunica,  the  centra  di  lui  elfo  Papa  Gioianni 
tip! i-xC'    ^^^'''  fulminata,  nell'Anno  88 1.  unitofi  con  Guaimario  Principi  di  Sa- 
lerno, e  coi  Capuani,  caccio  i  Mori  d»  Agropoli,  e  che  coltoro  uniti 

fi  ri- 


Annali     d'  Itali  a.  145- 

fi  ritirarono  al  Garigliano,  (*)  £s?  ibidem  prolisa  tempora  nimium  mora-  Era  Volg. 
r«»/,  àf  undique  Capuam^  Beneventum^  Salernum^  N capolini  affligebant .  Ann»    881. 
Sed  Athanafius  ad  folitam  vergens  fallaciam ,  cum  Jgarenis  pacem  iniens , 
Salernitanorum  fines  fortitcr  affligcbat .  Però  il  racconto  di  Leone  Oltienle 
fi   può  dubitare,  le  lìa  in  tutto  ben  fondato.   In  quell'Anno  poi   fe- 
condo la  relazione  della  Cronica  di   Volturno  G<^ ,  fu  prcfo  e  dato  alle  C^)  chrtnk. 
fiamme  da  i  Saraceni  l'infigne  Moniftero   di  San    Vincenzo   di   Voi-  ^"^ '"'"' "^^ 
tuino,  uccifi  que' Monaci ,  i  quali  allettarono   a    pie   fermo    que'nc-  Kf^.    itàlk. 
mici  del  nome   Crilliano.    Reltò   poi  trcntatrè  anni  derelitto,   e    co- 
vile folamcnte  di  fiere  quel    l'acro   Luogo .  Tuttavia  fcrivendo    quello 
Storico,  elitre  accaduto  quello  terribil  guaito  al   Monillcro   fuddctto 
X 111.  Kaiendas  Novembris  Feria  Tertia:  quelle.  Note  difegnano  l'Anno 
precedente  881.  e  non  già  il  preicnte. 

Anno  di  Cristo  dccclxxxiii.  Indizione   i. 
di  Marino   Papa   2. 
di  Carlo  il  Grosso  Impcradore  3 . 


N 


EU' Anno  prefcnte  Papa  Marino^  per  quanto  pretende  il  Cardinal 
i^N    Baronio  (/>),  perperam  fada  Johannis  Pap^  refciudens ^  fra    l'altre  (b)  iar.  io. 
cole  rimiie    nel  luo  Velcovato  Fsrmofo  F'efce'vo  d\  Porto,  già  conden-  Annal.  Ecc. 
nato  e  dcpollo  da  Papa  Giovanni.  Confefl'a  il    Porporato    Annalifta  di 
non  lapere  i  motivi,  per  cui  Papa  Giovanni  condennalTe  Formofo,  che 
ci  vicn   dianzi  dalla  Storia  Ecclcfiallica  rapprcfcnrato,  come  peifonag- 
gio  di  merito  diitinto.   Ma  s'egli  ciò  ignorava,  non  doveva  già  sì  fran- 
camente tacciar  d' mgiullizia   l'atto  d'elio   Papa   Giovanni.    In   oltre 
poteva  egli   informarli  de  i  reati  dati  ai  fuddetto  Formofo  da  quel  Pon- 
tefice, perchè  efpolli  da  lui  in   una   Lettera   (0,   fcritta  a  i    Vefcovi  (e)  KpijioU 
delia  Gallra  e  Germania,  che  fu  letta  l'Anno  876.  nel  Concilio  Pon-  319. 3^^-»»- 
tigonenfe.  Se  folFcro  quelli  sì  o  no  ben  fondati,  fc  giulla  la  fenten-  ""  ^'^^'^ 
za,  non  fi  può  ora  formarne  giudizio.  Polliam  credere,   che  né   pure  ^''^** 
mancalfcro  motivi  a  Papa  Marino  per  alfolvcrlo,  o  per  fargli  grazia. 
Veggafi  Aufilio  C'^)  Scrittore  contemporaneo,  che  attefta  la  reftituzion  (A)jIuxUìui 
di  Formolo,  e  folamcnte   disapprova  il   giuramento   da  lui    eltorto   di  '''r'""-^''' 
non  tornare  in  fua  »iià  né  a  Roma,  né  al   Velcovato.    Seguitava   in-  xvii'bÌ. 
timo  Guido  Duca  di  Spoleti  a  nulla  voler  rellituire   del    maltolto  alla  ÌUoth.   Pa- 
Chiela  Romana}  fors' anche  alle  iniquità   pafTate   ne   aggiugncva   delle  "■«'»• 
nuove.  Però  Papa  Marino  dopo  aver  fignificata  all' Imperador   Carlo 
Tom.  V.  T  il 


(*)  Ed  ivi  per  lungo  tempo  troppo  dimorarono.^  e  per  ogni  parte  affligge- 

-cano  Capua.,  Benevento.,  Salerno.,  Napoli.  Ma  Jtanafio  ripiegando  al 
/olito  inganno .,  pace  facendo  cogli  Jgareni.,  fortemente  tormentava  i  con- 
fini de''  Salernitani . 


i4<5  Annali     d*  Italia. 

Era  Volg.  //  Grojf»  l' aflunzione  fua,  iftancemenrc   il  pregò   di   tornare  in   Italia 
Akno  883.  per  dclìdcrio,  anzi  per  nccciTìtà  di  abboccarfi  con  lui.    Caio  in  Italia 
nel  Mele  di  Maggio  dell'Anno  prelcntc  c(lo  Auguilo,  ed  arrivato  che 
fu  a  Mantova,  Giovanni  Doge  di  Venezia  per  mezzo   de'  fuoi    Anjba- 
fciatori  impetrò  da  lui  la  rinovazion  de' Privilegi ,  come  colU  dal  Do- 
(aì  D4»i«/.  cumento,  rapportato  dal  Dandolo  nella  l'uà  Cronica  C") .  Coiicedc  an- 
Tem"^'xil'    ^°''*  ^'  Patriarca  di  Grado  e  a   tutti  i   Vcfcovi,    Chicfc,  e    Monillerj 
lur^  Ualic.àcWi  Tua  Metropoli  (i)  Ju^itiatH  requirendam  de  fuis  rebus   in   annos  te- 
gale  s  ^  fecundum  quod  Ravennas  hahet  Ecclefta.    Fu   data    quel    Diploma 
n.  Idus  Mail  Anno  fncarnationis  Dominici  DCCCLXXXIII.    Jndiiìio- 
ne  I.    /inno  vero  Imperli  Damni  Caroli  in  Italia  Tertio^   in    Francia    Se- 
cando. yfUum  Mantua.  Fu   determinato   per   luogo  del    congrego    col 
Papa  l'infignc  Moniftero  di  Nonantola,  pollo  nel  Contado  di  Mode- 
na,  cinque  miglia  lungi  dalla  Città.  Qiiivi,  per  attcllato   dell'  .Anna- 
f ranco""''  '  ^'*^*  Frcerlano  W^  l' ìmpcrador  Carlo  accoUc  con  tutto  onore  il  fommo 
Tuidenfa      Pontefice  Marino^  e  concorfero  colà  varj  Magnati,  per  ottener  la  con- 
rreheri.        ferma  dc'lor  Privilegj .  Leggcfi  un  fiio  Diph^ma  conceduto  al  Moni- 
,      .     ftero   di    Cafauria  {e)  XIL  Kalendas  Julii .,  /Inno   Incarnationis Dominici 
Caf^un"r!f'  DCCCLXXXIII.  Mi  ff  ione  Prima,  Anno  vero  piifmi  Imperai  or  ^s  Ca- 
r.  IL  T.  II.  rei  Tertio .  ASlum  ad  Monaflerium.,  quod  nuncupatur  Nonantula .  Un  al- 
X»r.    Italie,  tro  dato  nel  medcfimo  giorno  e  Luogo  per  la  Pieve  di  Varilo  lui  Pia- 
,,  .    centino,  fi  truova  prcfTo  il  Campi  {d) .  Un  altro  dato  FUI.  Kalcndas 

joìr.  *Vù-  7"^'*  '"  favore  del  Moni  ftero  di  Farfk  nello  (tcflo  Luogo,    viene   ac- 
ttitr.Tom.i.  cennato  dal  Padre  Mabillone  (0.  E  due  altri  in  fine  da  me  pubblica- 


(0  Mabill.  ti  (/),  l'uno  dato  IX.  Kalendas  Junii .,  e  l'altro//.  Kalendas  Julii.  A- 
"^Ta'  *'"  ^^"*  ^^o'^^ft"'''  Nonantulas .  E  qui  non  vo'lafciar  di  due,  avere  il  fud- 
Li)  Antìqu  detto  Campi  dato  alia  luce  un  altro  Diploma  d'clTo    Augufto   in    fa- 


Italie.   Dif-  vore  de' Nobili  di  Cafa  Rizzila  Piacentini,  ìcùno  XII.  Kalendas  Mar 
firt.  34.  V  tii  Anno  ab  Incarnatione  Dominica  Domini  noflrijefu  Chrijii  DCCCLXXXIII. 
*'•  JndiSìione  I.  Anno  vero  Domni  Caroli  Re?ni  F.  Imperli  autem    III.    A- 

Hwn  Papia.  Altronde  fi  conolce  la  f.iUua  di  quel  Documento,  ma 
più  chiaramente  Cx  raccoglie  dalla  Data,  certo  elFcndo,  che  nel  Feb- 
braio di  quelV  Anno  Carlo  Craflb  era  in  Germania,  e  non  già  in 
Pavia. 

Quello  che  rifultafle  dal  Congrcflb  tenuto  in  Nonantola  dal  Pa- 
pa e  dall'  tmperadore,  l'abbiamo  da  gli  Annali,  che  cosi  ne  parlano  C^): 
(gì  Jnnalei  jj^i  iiUgy  aita  IVito  Comes  Tufcianorum  reus  Myejiatis  accufatur  :  quod  tilt 
^'""'';       profuzus  evtfit .  (1)   Dovea  dire  Comes  Spoletinorum .  ovvero  Spoletano- 
rrehtri.       rufftf  Ic  non  che  altri  antichi  tennero  1   Umbria  per  parte  della    1  o- 

fcana . 

(i)  /4  giujlizi^  da.   ricercar ft   intorno  alle  fue  cofe  dentro  gli  anni  legali 
air  ufo  della  Chiefa  Ravegnana  . 

(i)  Ivi  tra  If  altre  cofe  Guide  Conte  de'Tofcani  (Spolctini-^  viene  accubito 
reo  di  lefa  maejlà  ;  e  ceda  fuga  fé  ne  Uberò . 


Annali    d'  Italia.  1147 

fcana.  Tante  dovettero  clTcrc  le  premure  ed  i danze  di  Papa  Marino,  Era  Volg. 
uniforme  in  ciò  alle  maflìme  del  luo  Predeceflore,  che  1' Auguflo  Car-  Anno  883. 
lo  mife  al  bando  dell'  Imperio  il  fuddetto  Guide  Dma  di  Spoleti .  Ve- 
ro, o  falfo  che  fofTc,  noi  lappiamo  da  Erchemperto   (<»),   ch'egli    fu  (a)  Erchem' 
accurato  d'avere   fpedito  i  luoi    Melfi   all' Imperador  de' Greci,   con  penus  wfi. 
trattato  di  ribellarG  all' Imperador  d'Occidente,   e  aver   prcl'o   danari  '"f-  79- 
per  effettuare  quello  penfiero .  Aggiugnc  eflb  Storico,  che  Guido  fu 
prefo  da  Curio  III.  Jugujlo^  e  le  non  gli  riufciva  di  fcappare,  vi  an- 
dana il  iuo  capo.  Seguita  poi  a  dire  il  luddetto  Annalifta.  (i)  Sed  ta- 
men  ilU  fuga  tctam  itaìiann  terram  timore  concujjtt  :  quia  fiatim  manti 
cum  "valida  GentiUum  de  gente  Mauritanerum  fwdera  firmiter  pepigit .    Se 
Guido  ricorlc  a  i  Mori,  o  fia  a  i  Saraceni,   legno   è,   ch'egli   niuna 
alleanza  avca  dianzi  intavolato  co  i  Greci.  Trovavafi  in  quelli  tempi 
alla  Corte  dell' Augulto  Carlo   Berehgario  Duca  del    Friuli,   appellato 
da  elli  Annali  Conjanguineus  Imperatoris  per  le  ragioni  addotte  di  fopra 
all'Anno  877.   A  quello  Principe  fu  data  l'incumbcnza  di   togliere  il 
Ducato  di  Spoleti  a   Guido  ,   in   cui   favore  dovea  quel   Popolo  aver 
prefe  l'armi.  Mittitur  ad  exfpoliandum  Regnunt  ÌVtttnis .  Ne  prcfc  egli 
una  parte.  Avrebbe  fatto   lo  Iteflo  dei  retto,  le  non  folTe  entrata  nel 
Tuo  ctercito  la  Pelle:  malore,  che  fi  dilatò  per  l'Italia  tutta,  e  giun- 
fc  fino  alla  Corte  del   medefimo   Imperadore.    Per  quella   cagione   fu 
obbligato  Berengario  a  tornarfene   indietro.    Ma   quella  condanna  ed 
cfccuzionc  conerà  di  Guido,  per  attellato  de  gli  Annali  Lambeciani  W,  /j,)  jinn»Ut 
fi  tiro  dietro  delle   cattive   confegucnze.    (2)    Imperator  fcnve   quello  TuUtnfts 
Storico)  omne  tempus  ajlivum  manftt  in  Itali* ^  animo jque  Optimatumrt-  Lamhtcii 
gionis  illius  co/itra  fé  concitavit .  Fra  quelli   probabilmente  tu  Adalbert»  "   "  " 
Duca  e  Marchefe  di  Tofcana,  perchè  Cognato  d'elio  Guido.  {\)  Nam 
Witonem ,  aliofque  nonnullos  exduliuravit  >  (^  Berieficia ,  qua  illi  (^  patrti 
l^  avi  &'  atavi  ìllorum  tenuerunt  (  il  che  fa  vedere ,  che  i  Ducati ,  Mar- 
chcfati,  e  Comitati  avcano  già  cominci.ito  a  prendere  la  forma  de' Feu- 
di, e  a  paflar   ne' Figliuoli  e    Nipoti;   multo  vilioribus  dedit  perjonis  . 
^itd  illi  graviter  ferentes ,  pari  intentione  contra  illum  rebellare  difponunt , 
multo  etiam  plura^  quam  Ante  habuerant  ^  fibi  vindtcantes .  Che  commo- 
zioni follerò  quelle  ,  e  quali   effetti  producelfero  ,   lo  tace  la   Storia 

T  X  d' Ita- 

(i)  Ma  però  con  quell*  fuga  fece  temere  tutt»   Italia:  per  chi  fubito  con 
forte  arWAta  di  Gentili  fece  una  ferma  lega  co'  Mori . 

{i)  U  Imperadore  tutto  il  tempo  efiivo  reftò  in  Italia^  e  contro  di  fé  co»' 
citò  gli  animi  degli  Ottimati  di  quel  paefe . 

(5)  Imperocché  degradò  Guido ^  ed  alcuni  altri .^  e  a  molto  più  vili  perfone 
diede  i  Benefizj  di  efji.,  de' loro  padri ^  avi^  e  maggiori.  Lo  che  quelli 
Avendo  molto  a  male,  con  egual  animo  tentano  una  ribellione  contro  di 
lui ,  anco  molto  piii  di  prima  pretendendo  di  avere . 


P.  II.  T.  li. 
Sur.    Ualit. 


T 


148  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  d'Italia.  Tre  Diplomi  di  Carlo  Imperadore,  dati  alla  luce  dal  Padre 
Anno  W4.  Cclcltino  (j) ,  e  poi  ridampati  dall' Ughelli  (^),  ci  fan  vedere  cjucllo 
iihr!diBtr-  Impcadorc  in  Murgola  Corte  Regia  del  territorio  di  Bergamo  nel  dì 
fama.  J^-  di  Luglio.  Prima  di  Natale  pafsò   egli  in   Gcrmmia,   per    prov- 

(b.  Ughtll.  vedere  a  i  Normanni,  che  più  che  mai  devallavano  la  Lorena,  e  la 
Tom-  IV.      bafla  Germania. 

Ittìl.  Sacr- 
il}  EpifcQp. 
Bcrgam. 

Anno  di  Cristo  dccclxxxiv.  Indizione   ii. 
di  Adriano  III.  Papa    i. 
di  Carlo  il  Grosso  Imperadore  4. 

'Erminò  colla  vita  il  Tuo  breve  Pontificato  Papa  Marino  nell'An- 
no corrente,  probabilmente  nel    Mele  di    Maggio.    Gli    fu    im- 
.     mantenente  fuftituito  Adriano  IH.  di  nazione  Romano.  Quelli  per  at- 
S/oilr,'»"'  ^^*^*^''  '^'   Martin  Polacco  (0,  di  Tolomeo  da  Lucca  {d) ,  del    Plati.- 
chrenico.      "^  (') 5  ^  d'altri   Autori,  fece  un   Decreto,  che  l' Imperadore  mn  s' ia- 
{à)  ptolo-    tromettejfe  neW  Elezione  de  i  Papi.  Giudicò  il  }?iàcc  Pagi  (/)  vero  un 
'"^"r   ^"'a    ^^1  Atto,  e  che  il  Cardinal  Baronio  crcdclTe  meglio  di  tacerlo.  L' Ec- 
*EccTXi  ^^^^°  '1  tiene  air  incontro  per  una  mera  impollura.   Ne  dubito  forte 
Ktr.    iVaiic!  anch' io.  L'Elezione  del  Romano  Pontefice  s'era  per  tanti  Secoli  ad- 
(c)   Platina  dietro  lafciata  femprc  in  libertà  del  Clero  e  Popolo  Romano.  GÌ'  Im- 
Vit.   ^»n"/-  peradori  Occidentali  coU'elcmpio  de' precedenti  Greci   Augniti    ibla- 
il)**pàimt    ""-'"te  pretefero  e  ftabilirono,  che  fi  dovefl'e  comunicar  loro  1' £/f2/o- 
crit.  An-    ne  fatta,  e  prima  che  da' MefTì    Imperiali   non   folTe   portata  a   Roma 
»</.   %Aron.  l'approvazion  dell'Eletto,  era  vietato  il  confecrarlo.    Però  il  Sigonio 
ig)  Sigomus  ben  informato  di  quell'ufo  C^)  né  apparendo,  che  fi  fofTe  alterità  la 
l'ai  'IT  5   libertà  dell'Elezione,  cambio  i  termini  del  pretefo  Decreto,  in  vece 
'di  Eleggere  feri  vendo,  Confecrare .  Ut  Pontifrx  deftgnatus    Confe  erari  fine 
pr^efentia  Regis^  aut  Legatorum  eju:  poffìt .    Martino   Polacco,  il   primo 
A  parlarne,  ha  folamcnte:  Hic  conftituit  ut  Imperator  non  intromitteret  fé 
de  Elezione.  Qui  fi  parla  in   generale  dell' ciezion  d'ogni  Vclcovo,e 
non  dell' Elezione  de' foli    Papi.   Qiialche  tetto   nondnmeno  ,  creduto 
dal  Panvinio,  ma  fcnza  fondamento,  di   Guglielmo   Bibliotecario,   ha 
de  Elezione  Domini  Papa.  Quando  anche  Adriano   Ili.  avefle  formato 
un  tal  Decreto,  bene  avrebbe  fatto,  né  farebbe  rellato   giulto   titolo 
all' Imperadore  di  dolerfene,  ftante  la  liberta  delle  Elezioni  finqui  lar 
fciata  al  Clero  e  Popolo.   Ne  quello   toglieva  a   gli    Annulli    l'altro 
loro  diritto  (io  non  cerco,  fc  Ugittimo  o  illcgiuim.))  di  voler  fofpcfa 
ìi  Confecrazione .,  finché  vcnifl'e  il  loro  conlcniimcnto.  Ma  intanto  man- 
cando a  noi  pili  antiche   ed    autentiche   pruove   d'  eflb    Decreto,   più 
(10  li.ibid.  ficuro  è  il  fofpcndcrne  la  credenza.    Aggiugne  ii  Sigonio  (/j)  un  altro 
ad  hunc       Decreto  di  quello  raedcfimo  Pontefice,  tatto  ad   iiUnia  de'  Prnuipi 
-"""""•  ^  d'  Ita- 


Annali     d'  Italia.  149 

d'Italia:  (i)  Ut  moriente  Rege  Grafo  fine  Filiis,  Regnitm  Italicts  Prin-  EwAVolg. 
cipibus  una  cum  titulo  Imperli  traderetur .   Ma  quello  Decreto,  giacché  Anno  884. 
lima  de  gli  antichi   Scrittori  ne  ha  parhto,  fi   può  francamente  tenere 
per  una  mera  immaginazion  di  qualche  Scrittore  de  gli  ultimi  Secoli, 
veduto  dal  Sigonio:  qumtunque  fia  vcrilìmile,  che  i  Principi   Italiani 
all'oflervar  privo  di  Figliuoli  l'Imperador  Carlo  il  Grofo  ^   feriamcntc 
penlaflero  a  i  loro  vantaggi.  Intanto  elio  Augullo  fc  ne  itava  in  Ger- 
mania, occupato  dal  meditar  le  maniere  di  reprimere  i  Normanni,  che 
or  qua  or  la  portavano  la  llragc  e  la  defolazibne,   fcnza   però  abban- 
donar la  cura  dell'Italia,  dove  deftinò   le  milizie   Bavarcfi   per  andar 
contro  al  ribello  Guido  Duca  di  Spolcti .  (1)  Ediaum  eft  (fcrive  l'.An- 
nalitta   Frceriano   (<«))   Bj/owarios  ad  Italiam  cantra  JVitonem  belligera  {z^  Annalv 
manu  proficifci .  Furono  in  più  luoghi  fconfitri  dalle  truppe  Criliiane  i  fuldenfes 


in 


Frchiri . 


Normanni  i  e  Carlo  Augullo,  dopo  aver  dato  fello  a  i   fuoi   affari 
Germania,  e  fpezialmcntc  quctate  le  turbulenze  mofle  da  Zventeboldo 
Re  o  fia  Duca  della  Moravia,  verfo  il  fine   dell'Anno  fé  ne  tornò  in 
Italia,  e   profperamentc  celebrò  il  fanto  giorno  del    Natale  in    Pavia. 
Non  fi  sa,  che  il  bandito  e  fuggito  Duca  di  Spoleti  Guido  veramen- 
te fi  valcfle  dell'armi  de' Saraceni,  e  men  di  quelle  de' G,rcci ,  per  dan- 
neggiar le  Terre  de' Grilliani .   Attefe  egli  più  torto  a  placar  l'animo 
dell' Imperadore  Carlo  con    fargli  rappreienrar   le  lue  ragioni  e  giufti- 
ficazioni .  Tanto  in  farti  (i  maneggiò,  che  fu   rimeffo   in   fua   grazia.   ^^-^  jfnnalts 
Cosi  parlano  di  Carlo  Augnilo  gli  Annali  del  Lambecio   {.l>):  Inde  in  FuUea/es 
Italiani  prof c6t US ,  cum  ff^itone  13  cxteris^  quorum  animos  anno  priore  of-  Lamhecii. 
fenderat^  pacifìcatur  .    (3)    Sul  principio  di    Dicembre   C*^)    trovandofi  ^?^^''a°'*"' 
Carlomanno  Re  di  Francia,  o  fia  della  Gallia,  a  caccia,  da  un  cinghiale,  ^g^^J^„_ 
o  pure  da  una  delle  fue  Guardie,  che  l'aiutava  ad  uccidere  quella  fie- 
ra, involontariamente  ferito,  miferamente  cefsò  di  vivere,  con  lalciar 
dopo  di  sé  un  Figliuolo  l'alo  di  età  di  quattro  anni,   appellato  da  gli 
Storici    Carlo  il   Semplice  ,   la  cui    legittima   origine   è   melTa   in    dub- 
bio.  Fu  gran  dibattimento  fra  i  Baroni  del  Regno  intorno   all'accet- 
tare e  dichiarar  Re  quello  Fanciullo,  incapace   allora   di    comando,  o 
pure  di  dare  il  Regno  all' Imperador  Carlo  il  Grojfo :  giacche  in  que- 
lli due  s'era  ridotta  la  fchiatta  milchile  di  Carlo  Magno.    Solamente 
nell'Anno  venturo  fi  venne  alla  rifoluzion  di  quello  dubbio   {d)  .    Ma  (d)  Rhtpné 
non  si  tallo  pervenne  a  i  Normanni  la  nuova  della  morte  di  quel  Re,  '»  chrutu. 

che 

(i)  Che  morendo  il  Re   Grafo  fcnza   figli ^  il  Regno  pajfajfe  a'  Principi 
d' Italia  ajjieme  col  titolo  delV  Imperio  . 

(1)  Fu  intimato^  che  i  Bavareji  con  mano  armata  andajfero  in   Italia  con- 
tro Guido . 

(3)  Indi  anelato  in  Italia  fa  pace  con  Guido  ed  altri  ^  de"  quali   aveva  of- 
fej  u  gli  animi  neW  aiino  antecedente . 


ifo  Annali    d'  Italia. 

Era  Velg.  clic  fcnza  badare  a  i  giuramenti  fatti,  ruppero  la  pace,  e  comincia- 
Anno  884.  rono  ad  infierir  come  primi  centra  de' Popoli  della  Gallia. 
(a)  Rena  Aveva  accennato  Cofimo  delia  Rena  («)  uno   Strumento  fcritto 

itrie  de'        degnante  Donino  nojìro  Carolo^  divina  fave/ite  dementia  Imperatore  Ju^u- 
Huchì  del-    fio  Anno  Imperii  ejus  quarto,  Sexto  Calendas  Junit,  Indiatone  fecunda .  J- 
U    Tofcana  ffi^^  Luca :  cioè  nel  di  zj.  di   Maggio  dell'anno    prclente.    Intero  io 
{h)  A^ithì-  ^'^'^  '^'P"'  pubblicato  {h) .  Contiene  elfa  Carta  una  donizione  fatta  da 
tà  Eftenjt     Adalberto  Marchefe  e   Duca  di    Tofcana  ad  una   Chicfa  da  lui  fondata 
P.  i.  e.  li.  prcfTo  al  Fiume  Magra  nella  Lunigiana  fotto   il   Camello  deli'Aulla: 
Carta  molto  importante,  perchè  ci  dà  a  conofcere  chiaramente  i  Ge- 
nitori e  i  Figliuoli  di  quello  Principe.   Egli  è  chi;im.ito  Adalbertus  in 
Dei  nomine  Comes  i3  Marchio  ^  filtus  bona  memoriiS  Bonifacii  Comitis ,  che 
noi  trovammo  all'anno  813.  ed  8i8.  Conte  di  Lucca,  e  Marchefe  pro- 
babilmente, o  fia  Duca  della  Tofcana.  Fa  Adalberto  quella   donazio- 
ne per  l'anima  fua,  e  di  Bonifazio  iao  Padre,  (^  etiam  prò falute  bona 
memorile  Berta  Genitricis  mea ,  Jìve  prò  falute  anima  Rotildis  dileSa  Con- 
jugis  mea ,  che  di  fopra  abbiam  veduto  Sorella  di  Guido  Duca  di  Spo- 
letij  feu  13  p'o  anima  Anonfuara  olim  Conjugis  mea,  aut  prò  falute  ani- 
mabui  liliorurn  meorum .  Due  fono  i   fuoi    Figliuoli,  che  fottofcrivono 
la  Donazione  con  quelle  parole:  Signo  manus  Aàalberti  Comitis,  filio  fu- 
prafcripti  Adalberti  Comitis  (3  Marcbienis .    Signo  manus   Bonifacii  ipfius 
fila  Adalberti .  E  fi  noti,  che  già  il  giovane  Adalberto  %^  vni\^.<^\^^l^  Con' 
te:  fegno,  ch'egli  godeva  il  governo  di  qualche  Città.  Vedremo  an- 
dando innanzi   i    forti   motivi  di   credere  difcendente  da  quelli  Adal- 
berti Duchi  e  Marchefi  di  Tofcana  la  nobilillìma  Cafa  d'Elle.  Dopo 
il  Principato  di  tre  anni  fu  nel  prefente  Anno  Radelchi  li.  o  fia  Ra- 
delgifo  Principe  di  Benevento  cacciato  dal  trono,  e  fullituito  in  iuo  luo- 
(0  tufus      go  Alone  fuo  Fratello,  correndo  il  mele   d'Ottobre  (0-    Circa  quelli 
Pretofpata     tempi  trovandofi   l'Armata  de' Greci    in  Calabria  all'alfedio  di   Santa 
'"ff*/,""'"'  Sevcrina,  per  fcccorrere  quel  Caftello,  accorfcro  a  folla  da  Agropoli 
ftrtut  Hill.  ^  ^^^  Garigliano  i  Saraceni  j  ma  i  Greci  valorofamente  affrontati  fi  con 
t.48.  e  ji.  colloro,  li  milcro  tutti  a  fil  di  Ipada.  Dopo   di  che   s'impadronirono 
di  Santa  Sevcrina,  e  di  Amantca,  nidi  in  addietro  de  i  Mori.  Fanno 
hnus^'p""'  "menzione  di  quella  vittoria  Coftantino  Porfirogenito  (df),  e  Cedreno  (0, 
fhyrogenn.     ^""  dire,  chc  Generale  de' Greci  fu  a  qucH' imprcfa  Nicefore  Foca  Pa- 
fnvit.Btìfi-  trizio.  Avolo  di  Niceforo  Foca.,  chc  fu  poi  Impcradore  d'Oriente.  In 
'«•  oltre  aggiugne  elfo  Coftantino,  chc  prefcro  la  Città  di  Tropea,  e  for- 

^n^J^"'l"k  """o^o  '  ^''"'■'  *  contenerli  nella  Sicilia.  Fu  ancora  in  quelli ,  ficcomc 
Md  NtcepL'  ne* precedenti  tempi,  chc  Atanafio  II.  Fefcovo  ^  Duca  di  Napoli  (per- 
Pb»c.  fonaggio  indegno  del  nome  di    Crilliano,   non   che   di    Vcfcovo,  per- 

che più  che  mai  collegato  co  i  Saraceni  nemici  del  nome  Crilluno, 
e  fecondo  di  Irodi  e  d'inganni)  recò  immenfi  danni  alla  Città  di  Ca- 
poa  e  al  fuo  territorio.  Moriva  egli  di  voglia  di  fottometterc  al  fuo 
dominio  quella  Città,  e  tentò  piò  volte  di  lorprendcrla.  Ma  non  gli 
venne  fatto.  Intanto  mancò  di  vita  bandone  il  vecchio.  Conte,  o  fia 
Principe  di  quella  Città,  e  gli  fucccdeite  Landenolfo  Iuo  Fratello.  Lco- 

ae 


Annali     d'  Italia.  ift 

ne  Oftienfc  C<»),  fcguitato  in  ciò  dal  Cardinal  Baronie  (*),  mette  fot-  Er*  Volg. 
to  quclt'anno  la  defolazion  dcl''i-i(ìgnc  Moniltero  di  Monte  Cafino,  prc-  ^^'^^  ^^■^■ 
lo  da  i  Saraceni  dimorann  ai   Girigliari'i,  dove  prclTo  all' Altare  di  San  ji^„fi!°chr. 
Mutino  trucidarono  Bertarie  Abbitf  di  quel  farro  Lun^o  :   Pridie  No-  i.i.caf.j^. 
nas  Septembris  Amo  Incaraationis  Domimele  DCCCLXXXI^^.    Indiclione  ib)  Barm. 
Secuitda.  Anche  il  tetto  di    Erchcmperto  (0  ha  l'anm    884.    Contut-  ^"jf/"'"'" 
tocio  temo  10  forte,  che  non  in  que (l'anno,  ma   nell'anno  88 j.    toc-  ^j.-)  Erchtm- 
calTe  la  fuddetta  gran  calamità  a  Monte  Cafino.  Perchè  V  Indiziane  Se-  pertus  nifi, 
conda  fecondo   l'ufo  più    comune  d'allora  commciava  nel   Settembre  (»f- ài. 
dell'anno  precedente.  Oltre  di  che  per  atteftato  di  Angelo  della  No-   ,j.  ^  ^^ 
ce  (<»'),  fi  truovano   Documenti  à'  Jngelario  Jbbate  ^  Succeflor  di  Ber-  „  ;„   j^^tis 
lario,  fcritti  nel  Maggio  di  queft'anno,  corrente   V Indizione  Seconda,  ad    chrtni- 
Fmalmcnte  nella  Cronica  dell' Anonimo  Salernitano  (0,  da  me  data  al-  "«  i'»»- 
la  luce,  fi  legge  diftrutto  quel  Moniftero  nell'anno   88?.   e   non  già  ^^^   ^'     ^ 
nel  fufleguente.  Quello  Autore  copiò  Erchemperlo,  e  di  mollo  prc-  mus  saitr- 
cedette  Leone  Marficano.  mtanus 

faralifom. 
eap.   lj6. 

Anno  di  Cristo  dccclxxxv.   Indizione   iii. 
di  Stefano  V.   Papa  i . 
di  Carlo  il  Grosso  Imperadore   5. 

REftò  decifa  in  quell'anno  la  controverfia  inforta  fra  i  Primari  del- 
la Gailia,  a  chi  doveflc  confegnarfi  il  governo  di  quella  Monar- 
chia, (f)  A  i  più  affennati  il  meglio   parve   di   offcrivlo  zW  Imperador  (f)   Khe^in» 
Carlo,  ficcome  quello,  che  per  lafua  età,  e  per  la  potenza  fua  fi  ere-  m  citrtmto. 
deva  il  più  a  propofito  per  foftener  quello  pefo,   ed  atto  più  d'ogni  r«„,/,J"/"* 
altro  a  rintuzzare  l'orgoglio   de'fempre   più    nocivi  Normanni.  A  lui 
ubbidiva  tuttta  la  Germania,  chiamata  allora  Francia  Orientale,  a  lui 
l'Italia,  a  lui  buona  parte  della  Lorena;  e  congiunte  con  quefle  for- 
ze quelle  della  Gallia,  chiamata  Francia  Occidentale,  fi  poteva  fpcrar 
vittoria   di   chiunque   avefle    voluto   turbare   que'  Regni  .    Ma   quello 
Imperadore,  che   veniva  ad  unire  in  se   tutta  la    Monarchia  di  Carlo 
Magno,    era   ben   lontano   dall' imitare   quel   gran    Monarca,   perchè 
non  ne  avea  già  ereditato  ne  la  mente  ne   il  valore.    Andò   egli  dall' 
Italia  a  prenderne  il  pofieflo  in  quell'anno.   Ma  prima  di  portarfi  co- 
là, Itando  in  Italia,  per  artellato  de  gli  Annali   di   Fulda   C;^),   tenne  {g)  Annalit 
una  gran  Dieta  (probabilmente  in  Pavia)  nel  giorno  dell' Epifania  ;  e  y"^^^^/" 
cola  comparve  Guido  Duca  di  Spoleti,  che   protellò   con   giuramento 
di  non  aver  mai  mancato  alla  fedeltà  da  lui  dovuta  ad  elio  Augulto,  e 
gli  fu  creduto.  Cosi  rientrò  egli  in  grazia  dell' Imperadore,  e  nel  pof- 
fclTo  de  i  Ducati  di  Spoleti  e  di  Camerino.   Aveva  elfo   Augullo  de- 
tcrminata una  gran  Dieta   da  tenerfi  in  Vormacia,  e    volendo   trovar- 
Vifi  anche  Papa  Adriano   HI.  fi  mife  in  viaggio  a  quella  volta;  ma  la 
morte  gli  uoncò  i  pafli  dopo  una  breve  malattia.  Da  una  Bolla  di  que- 


ifi  Annali     d'  Itali  a. 

Era  Volg.  fto  Papa,  pubblicata  dal  Campi  (0,  in  cui  conferma  ed  arcrefce  i  Pri- 
Anno   88j.  vik'gj  ad  ùingilberga  Imperadrice  Augufl-a,  V^cdova  di    Lodovico  II    pel 
ifio^""?!!-    ^^oniftero  delle  Monache  di  San  Silto   di  Pincenza,    noi    intendiamo, 
cult.  T.  I.     ch'egli  tenne  un  Concilio,  non  avvertito  da  altri,  nell' Aprile  del  pre- 
Afffiid.        fcnte  anno.  Probabilmente  fu  ciò    in  Roma,  dove    vedremo,    ch'egli 
lafciò  il  Vefcovo  di   Pavia.   Dice  fra  l'altre  cofc:  Inter  ha!c  Ravennu- 
te  Jrchiepifcopo  cum  Ticinenfe ^  i3  Piacentino ^i^  Regie» fé,  i^  Mutinenft ^ 
cum  Mantua.no  ^i^  Feronenfe  ^  cum  Laudenfe  ^  13  Ferccllenfe  ^  aìiif]ue  Coe- 
pi  capii  nobifcum  fan^am  Synodurn  celebrantibus ,  i^  tua  voluntati  affenfum 
py^ebcntibus ^  volumus  atque  injlituimus  ecc.   Nelle   Dioccfi  di  qucftì   Vc- 
Icovi  erano  (ìtuati  i  Beni  del   Monillcro  di  San  Siilo.   Degno  è  peTciò 
d' ofl'civazionc,  che  il   Papa  concede  que' Privilcgj  e  quelle  cfenzioni, 
perchè  fé  ne  content2no  que' V^cfcovi .  Tale  era  ti  rito  di  que' tempi. 
La  Bolla  e  data  XP^.  Kalendas  Afaii  per   manum  Grcgorii  Nomenclatoris 
(probabilmente  quel  mcdefimo,  che  Papa    Giovanni    Vili,    avea  fco- 
municato)  Mijfi   13    /Ipocrifarii  San^a  Sedis  /Ipojìolica^  imperante  Do- 
nno piijjimo  jlugujìo  Carolo.,  a  Deo  coronato  magno  Imperatore.,  Jnno  ejus 
Quinto,  Mistione  Tertia .  Oflcrvifi  infine,  che  in  quello  Concilio  in- 
tervenne il  Vefcovo  di  FercelU .,  cioè  Liutvardo  Arcicancellier  dell'Im- 
perio, che  r  Imperadorc  per  mio  parere  aveva  inviato   a   Roma,    per 
muovere  ed  accompagnare  il  Papa  in  Germania.  Imperocché,  per  quanto 
^Tranfor        "^'^o"^*  ''  Continuatore  Lambeciano(^)de  gli  Annali  Fuldenfi,  fu  l'Im- 
luldtnfts      peradore,che  invito  a  quella  Dieta  il  Papa  j  e  fama  era,  che  il  motivo  fofTe 
luimbtcù.     per  deporre  fcnza  ragione  alcuni  Vefcovi  a  lui  poco  cari,edi  fardichiarare 
fuo  crede  e  fucccfTore  ne  i  Regni  Bernardo  fuo  Figliuolo  baflardo,  a  lui 
nato  da  una  concubina:  cofa  che  diffidando  di   potere   cfeguire  da  sé, 
giudicò  di  poterla  ottenere  coli' autorità  del  foramo  Pontefice  Adria- 
no  ili.   il  quale  ufcito  di  Roma,  e  valicato  il   Pò,    infcrmatofi  pafsò 
a  miglior  vita,   iéppellito   nel    Monillero   di  Nonantola.    Così  quello 
Storico.  Ma  non  i'ulTìde,  che  Papa  Adriano  pafìafTe  il  Pò.  Guglielmo 
(e)  GmlUl-  Bibliotecario  (f),  .Autor  contemporaneo  ci  aiTicura,  che    quello   Pon- 
mus  Bibiii-  refi  ce  fuper  fluvium  Scultennam  in   Filla.,  qu<e  JVilczacbara  nuncupatur  ^ 
thicmVit.  terminò  i  luoi  giorni.  Quella  Villa   Vilzacara,  polla    nel   dillrccto  di 
p'Jp*"."^     '  Modena  in  vi(.inanza  del  fiume  Scoltcnna,  con  altro  nome  detto  Pa- 
naro, oggidì  lì  appella  San  Cefario,  ficcome  colla  da  molti  indubita- 
ti Documenti  de' Secoli   antichi.   Per  la  viciranza  di  quel    Luogo  all' 
infignc  Badia  di  Nonantola,  fu  il  fuo  cadavero  portato  colà  alla  ftpol- 
tura.  Degna  cofa  dì  oirervazionc  qui  a  noi  fi  prefcnta,  per  conofcerc 
fcmpre  p;ù  l'ignoranza  de' tempi  baibari  in   Italia.  Perché  i  fulfcguen- 
ti   Monaci   Nonantolani  fapeano  d'avere  nella  lor  Chicfa  il  Corpo  d'un 
jldriano  Pontefice^  col  tempo  immaginarono,  che   fofTc  quello   del  ce- 
lebre Papa  Adriano  1.  perché  amendue  quelli  Adriani  fiorirono  l'uno 
a'tempi  di  Carlo  Magno,  e  l'altro  di  Carlo  il  GrolTo.  Cominciarono 
dunque  a  venerare  Adriano  111.  (credendo  il   Primo)  nel  di  8.  di  Lu- 
glio qu.il  Santo,  quantunque  per  Santo  non  fia  riconofciuto  in  alcuno 
de  gli  antichi  Martirologj .  Molti  Secoli  fono,  ebbe   origine   una   tal 

eie- 


Annali    d' Italia.  15-3 

credenza,  e  fé  ne  veggono  le  pruove  ne' monumenti,  rapportati  dall'  Era  Vo!g-. 
Ughclli  (.a).  In  cfTì  vien  detto,  che  Papa  Jdriam  I.  mori  nella  Ter-  Anko  88j. 
ra  di  Spilarnberto  del  territorio  di  Modena,  confinante  con   San  Cela-  ^^  ^g^i- 
rio,  e  che  fu  feppellito  in  Nonjntola.  u7l'.  sàcr. 

in  Efifcop. 
Mulino:/. 

yfd  Carolum  Regem  poUhac  quum  pergere  velkt , 
Lamberti  campo  vitam  finivit  t»  ampio , 
^li  propter  cafus  Lamberti  Spina  vocaìur . 

Ma  il   Padre  Giam-Baiifta  Solleri  della  Compagnia  di   Gesù  , 
uno  de' Continuatori  de  gli  Atti  de' Santi  del  Bollando   (^0,  dopo   il  (b)  jietd 
Padre  Pagi  (r),  ha  chiaramente  dimoftrato,  che  il  ioìo  ^dria>w  Terzo ^  Saneìor.   ai 
e  non  già  il  Primo,  ripofa  ed  è  onorato  nel  Moniftero  di  ISonantola,  i"^  ''^•'^• 
avendo  acquilhto  con  poca  fatica  la  Canonizzazione  dall' ignoranza  de'  (c)''/>aW«i 
Secoli  baibari.  ai    AnnaU 

Aveva  queflo  Pontefice  nel  partirfi  da  Roma,  per  atteflato  del  Saren. 
fuddctto  Guglielmo  Bibliotecario,   lafciato  al  governo  e  alla  difcfa  di 
quella  Città  Giovarmi  Vefcovo  di  Pavia,  e  Mclfo  deli'Imperador  Car- 
lo, in  tempi  veramente  diiaftrofi,  perché  il  territorio  Romano  era  po- 
co dianzi   Itato  devallato  dalle  Locufte  e  dalle   pioggie,  e  vi  regnava 
la  careltia.  Pervenuta  dunque  a  Roma  la   nuova  della  di   lui   morte, 
raunatifi  i  Vcfcovi,  il  Clero,  e  la  Nobiltà  di  quell'inclita  Città,  con- 
cordemente eleflero    Pontefice    Stefano   F.    Prete   Cardinale  de'  Santi 
quattro  Coronati,  perionaggio  di  rare  Virtìi ,  e   della   prima   Nobiltà 
di  Roma.  Pofcia  col  fuddetto  Giovanni   Legato   Imperiale   furono  a 
prendere  quello  nuovo  Eletto,  che  nella  fcguente  Domenica  fu  con- 
iecrato.  Ma  egli  trovò  dipoi  fpogliata  di  tutti  i  fuoi  tefori  ed   arredi 
la  guardaroba  del  facro  Palazzo  Lateranenfe ,  e  delle  Bafiliche  Roma- 
ne, e  voti  i  granai  e  le  cantine:  con  che  gli  mancò  la  maniera  di  fare 
il  donativo  praticato  da  gli  altri  Papi  al   Clero,  e  alle  Scuole  di  Ro- 
ma, e  di  foccorrere  al  Popolo,  miteramentc  allora  afflitto  dalla  fame. 
Crede  il  Cardinal  Baronio  M,  che  quefto  faccheggio  provenifie  dall'  (d)  -Bar.  in 
iniquo  coftume  già  introdotto  in   Roma,  che   morto  il  Papa,   la  fua  Annai.  Eh. 
Famiglia  dava  il  facco  al  Palazzo  Patriarcale  del  Laterano.  Supplì  il 
buon   Pontefice  co  i   fuoi   beni   patrimoniali   al   bifogno  del   Popolo. 
Applicoffi  anche  alla  diftruzion  delle  Locufte,   con  dare  cinque  o  Tei 
denari  a  chiunque  portava  uno  ft«io  delle   medefime   uccife.    Ma   ciò 
non  ballando,  coli' acqua  da  lui  benedetta  fece  fpruzzar  le  campagne, 
e  cefsò  affatto  quel   flagello.    Notano  gli    Annali   del   Lambecio    (f),  {t>  Annaln 
che  giunto  l'avvilo  all' Imperador  C^;7o  il  Gro^  della  conic  e  razione  di  ^JVl'"''-' 
elfo  Papa  Stefano  F.  andò  forte  in  collera,   perche  i  Romani    (*)  eo  Lambiti 

^«f».  F.  V  incoH-      p.  u.  T.  IL 

Rer,    Italie. 
(*)  fenza  fua  faputa  pretefero  di  cenfecrarlo  . 


I5'4  Annali    d'  Itali -a. 

Era  Volg.  inconfulto  illum  Ordinare  pnefumpferHnt .  Però  (i)  mifit  Liufmarium ^  ^ 
Anno  88 j.  qtiofdam  Romina  Scdis  Epifcepos  (che  probabilmcice  avcan»  accompa- 
giiaro  Papa   /fdriano  ///    a  Nonantola)  ut  eum  deponerent  :  (^uod perfìce' 
re  minime  potiierunt .  Nam  prxdiSlus  Ponti fex  Imperatori  per  Legutos  fuos 
plufquam  triginta  Epifcoporttm  nomina   (^  omnium  Presbyteiorum  (^  Dia- 
conorum  Cardiaalium  ^  atque  inferioris  gradus  pcrfonarum^  necnon  £sf  Lai- 
cerum  pr incipit 'n  (cripta  dejìinavit  ^  qui  omnes  unanimiter  eum  elegerunt  ^  fjf 
ejus  ordinationi  fubfcripferunt .  Di   qua   deduce   il  Padre    Pagi,   che   lìa 
vero  il  Decreto,  che  dicemmo  fatto  da  Papa  Adriano  III.  intorno  alla 
libertà  di  confecrare  il  nuovo  Romano  Pontefice,   fenza   alpettare   il 
ti)  Eccard.   confentimcnto  dall' Imperadore .  Giovan-Giorgio  Eccardo  (a)   di   qua 
Rer.  Frane,  all' iocontro  deduce,  che  quel  Decreto,  non  mentovato  da  alcuno  de' 
W.  31.         più  antichi  Storici,  fia  fattura   de' Secoli   polleriori .    Ma  di   ciò  $' e 
detto  abbaftanza  al  precedente  Anno.  Non  bifogna  confondere  1' Ele- 
zione colla  Confecrazione  .  Di  qui  certo  apparifce,  che  Carlo  il  Groflb 
non  volle  effere  da  meno  de  gli  altri  Augufti  tuoi  prcdeceflbri ,  pre- 
tendenti quafi  un  diritto  della  lor  Sovranità  il  confenfo  alla  Confecra- 
zione fuddcttai  e  ch'egli  fdegnato  fi  figurò  di  poter  deporre   quefto 
Papa  novello,  perchè  gli  dovette  efTerc  fuppofto,  che  v'era  ftato  del 
contrailo,  e  del  dubbio  nell*  Elezione  di  lui.  Ma  certificato  poi,  che 
quella  era  fiata  Canonica,  ed  avendo  a   mio   credere   fatto  i   Romani 
valere  l'aver  cffi  operato  tutto  anche  col  confenfo  e  coli' affi  (lenza  di 
Giovanni  F'e/covo  di  Pavia,  Miniilro  dell*  Imperadore    Ilenb:  gli   con- 
venne dcfiltere,  perchè  chi   era  Canonicamente  eletto  e  conlecrato  , 
non  potca  ccfTar  d'cflcrc  Vefcovo  o  Papa,  fc  non    per  delitti   Cano- 
nici .  Perchè  in  quell'Anno  Godi/redo  Duca  de'  Normanni,  a  cui  era 
Hata  data  da  Carlo  Augullo  in  governo  la  Frifia,  facca  delle  novità, 
e  diva  evidenti  fegni  di  ribellione,  fu  ingannevolmente   tirato  ad   un 
abboccamento  da  irrigo  Conte ^  uno  de' principali  Minillri  dell* Impe- 
radore, e  tagliato  a  pezzi.  Con  limile  inganno  fu  prefo  ed  accecato 
Ugo  Fii^liuolo  baftardo  del  fu  Lattario  Re  della    Lorena,   e   Cognato 
di  elio  Godifredo,  Principe,  che  ne  gli  anni  addietro  avca  con  varia 
fortuna  inquietato  non  poco  quel   Regno,  perchè  prctelo   da  lui.  Ne 
^^  F.rchem-  P"""  ce  (fa  %  a  in  quelli  tempi  Atanafto  li.  Fefcov»  di  Napoli  C^^)  di  va- 
futui   Hifi,  lerfi  ora  de' Saraceni,  ora  de' Greci,  per  danneggiare  non  meno  i  Sa- 
*"/"•  J7-        lernitani,  che  i  Capoani .   Era  fuo  nimico,  chiunque  non  fi  fottomet- 
tcva  alia  (uà  immenfa  ambizione.  Nella  (leffa  Settimana  fanta  di  Qua- 
refima,  credendo  di  poter  forprenderc  Capoa^  mentre  il   Popolo  era 

alle 

(  I  )  manda  Liufvardo  ed  alcuni  Vefcovi  della  S:de  Romana  per  depotlo  :  la 
che  non  poterono  fare .  Imperocché  il  predetto  Pontefice  inviò  all'  Impera- 
dore per  i  fuoi  Legati  fcritti  i  nomi  di  pili  che  trenta  Vefcovi ,  e  di  tutti 
i  Preti  e  Diaconi  Cardinali ,  e  di  Per  Jone  inferiori ,  e  parimente  di  Lai- 
ci principi ,  ;  quali  tutti  coneor demente  1»  aveant  eletto ,  e  alla  fua  con-^ 
fecrazione  Jì  erano  Jottofcritti . 


Annali    d'  Italia.  15'5' 

alle  divozioni,  fpcdl  colà  un  cfercito  di  Greci,  Mori,  e  Napoletani,  Era  Volg. 
che  diedero  la  fcalata  alla  Città  i  ma  ne  furono  bravamente  refpinti.  Anno  886. 

Anno  di  Cristo  dccclxxxvi.   Indizione   iv. 
di  Stefano  V.  Papa  2. 
di  Carlo  il  Grosso  Imperadore  6. 

GLI  Annali  di  Fulda  («)  ci   fanno  fapere,    che   1'  Imperador  Carlo  (a)  Ann»hi 
celebrò  la  Fefta  del  Santo  Natale  in  Ratisbona,  e  pofcia   invi-  ^''^?'°^' 
tato  da  Papa  Stefuno  fé  ne  venne  in  Italia .  Per  varj  affari  fpedì  a  Ro- 
ma Liutvardo  Fefcovo  di  Vercelli  fuo  Arcicancellicre,  il  qunlc  fpezial- 
mente  ottenne,  che  i  Vcfcovi,  de' quali  erano  (late  devaftate  le  Chiefc 
e  Dioccfi  da  i  Normanni    nella  Francia  e  Germania   bada,   potcllero 
clTerc  inftallati  nelle   Chicfe  vacanti.   Vennero   nella    Domenica  delle 
Palme  a  parole,  e  poi  alle  mani  le  Guardie  d'elio    Augufto  in  Pavia 
con  que' Cittadini.   Molti  de' primi  reftarono  uccifi,  molti  de'  Pavefi 
feriti,  i  quali  per  timore  della  vicinanza  dell'  Imperadore,  dimorante 
allora  in  Corte  donna,  fi  diedero  alla  fuga,  e  morirono  ntl  cammi- 
no. Dopo  Pafqua  tenne  cflo  Augufto  una  Dieta   generale   in    Pavia, 
terminata  la  quale  s'incamminò  per  la  Savoia  alla  volta  di  Parigi,  Città 
allora  aflediata  da  tutto  lo  sforzo  de  i  Normanni .  Truovafi   defcritto 
quefto  terribile  alTedio  da  Abbone  {!>)  Monaco  di  San    Germano   de'  (j,^  j,^. 
Prati,  che  fu  fpettatore  di  tutta  la  Tragedia.   Era  difefa  la  Città  da  chtfne 
Odone  Conte  d'efla,  e  da  Roberto  fuo  Fratello,  amendue  Figliuoli  va-  *'''•  trant. 
loroli  di  Roberto  il  Forte,  dall'ultimo  de' quali  difcende  la  Real  Ca-  ^*"'-  ^^' 
fa  oggidì  felicemente  regnante  in  Francia.  Venuto  a  Metz  i' Impera- 
dore Carlo,  colà  arrivò  il  fuddctto  Odone  Conte,  per  implorare  foc- 
corfo  alla  Città  atTediata  da  molti  Mefi .  Fu  fpedito  u«  potente  cfer- 
cito, raccolto  dalla  Germania  e  dalla   Lorena,   comandato   da   Arrigo 
Conte  e  Marchefe,  General  d'armi  il  più  accreditato  di  quelli  tempi} 
ma  quefti  nello  fpiare  il  campo  de'  Barbari ,  non   badando  alle    fofle 
coperte,  difpofte  da  coloro  intorno  a  gli  alloggiamenti,  e  caduto  in 
una   d'effe,  reltò  quivi  infelicemente  uccifo  (ul  fine  di  Agolto.    Si 
moffe  in  fine  l' Imperadore  ftcffo  alla  volta  di  Parigi  con  un'  altra  piìi 
poderofa  Armata  i  e  mentre  ciafcuno  fi  ftava  afpettando  qualche  gran 
fatto  d'armi  colla  fconfitta  de'  Normanni,  eccoti  giugnere  con  un  gran 
rinforzo  di  gente  in  aiuto  de  gli  affedianti  i'/gf/r^^»  Duca  di  quella  Na- 
zione. Quelto  fece  andar  ritenuto  1' Augufto  Carlo  dall' azzardar  tutto 
in  una  battaglia  campale,  e  fu  creduto  meglio  di   trattar  d'accordo. 
Erano  anche  ftanchi  i  Normanni  pel  lungo  ed  infruttuofo  affedio .  Fu 
convenuto  col  groffo  di  que' Barbari,  che  fi  ritiraffero  a  Sens  per  quar- 
tiere del  verno,  e  che  sborfate  loro  fettecento  libre  d'argento  al  Mefe 
di  Marzo,  fc  ne  ufciffcro  del  Regno  per  tornarfcne  alle  loro  cafe.  Non 
gloria,  ma  vergogna  non  poca  uni vcrfal mente  riportò  anche  da  quefta 

V  i  im- 


tfó  Annali     d*  Italia. 

Era  Volg.  imprefa  I' Augufto  Carlo  (<j),  perche  oltre  al  non  avere  operato  cofa 
Ak«o   8S6.  aic.jna  decna  dell'Imperiai  maeftà,  lafciò  in  preda  a  que' crudeli    Pa- 
in  chronico.  fi"*"'  '"^   S*"""  tratto   di    paclc .    Sigcfredo    iJuca,   non   coiiiprclo  nella 
detta  convenzione,  anch' egli  colle  Tue  masnade   infierì,  contr*  di  San 
Mcdard-^,  dillruTc  varj   Palazzi,  e  condufTc  in  ifchiavitù  afTuillìmi  Cri- 
ftiani .  Ritiracofi  con  gran  fretta   1'  Imperadore  in   Alfazia,   quafi   che 
avefTe  alia  coda  i  nemici,  fu  alTalito  da  una  malattia,  per  cui  quafi  (i 
ih)  Bar.  in  dubitò  della  fua  vira.  Rcginone  feguitato   dal   Cardinal   Baronio   W, 
^nnat.  Ecc.  e  dal  Padre  Mabillone   (f),  mette  l'adedio  di  Parigi  all'Anno  fcguen- 
{c,   Mai  al.  tc;  ma  é  fallato  il  fuo  terto.  Abbiamo  da  gli    Annali   pubblicati   dal 
Sentdiùiin.     Freero  C"^),  e  dal  Lambecio  (e),  che  inforfe  in  quell'Anno  una  grave 
(d;  jfnnaUi  difcordia  fra  Berengario  Duca  del  Friuli,  Parente  dell'  Imperadore,   e 
Faldenfes      Liutvardo  ^l?/i:o^'o  di  Vercelli .  Per  quella  cagione  portatoli  Berengario 
J'^^a'  al     '"  pcfona  con  una  mano  d'armati  a  Vercelli,  diede  il  facco  al  Palaz- 
ruiiitnits       *^o  Epifcopale,  e  fé  ne  tornò  fenza  oppofizione  d'alcuno  a  cafa.  I  mo- 
lambtcii .     tivi  di  quella  ncmicizia  ed  attentato  ce  gli  ha  confervati  il  Concinua- 
tor  de  gli  Annali  di    Fulda,  dato  alla  luce  dal   fuddetto   Lambecio, 
Autore  nondimeno,  a  cui  non  fi  può   predar   fede    in   tutto,   perché 
appafTionato  forte  centra  di  quello  Prehto.  Vedremo   in   breve,   che 
gli  Alemanni  non  perdonarono  alle  calunnie   per   maggiormente   fcrc- 
ditarlo.  Scrive  ejli,  che  da  che  Carlo  il  Grofo  divenne  Re  dell' Ale- 
magna,   innalzò  forte  quello  Liutvardo,  uomo  per  altro   di  baflìiTìma 
origine,  fino  a  dargli  la  fublime   carica  di    Arcicanccliier  dell'  Impe- 
rio, e  a  lafciarfi  guidare  da  lui  pel  nafo  in  tutti   gli  affari,   di  modo 
che  Liutvardo  era  piìi  onorato  e  temuto,  che  1'  Imperadore   mcdcfi- 
mo .  Sentendo  egli  la  fua  forza,  rapì  molte  Figliuole  de'  piìi    Nobili 
dell'Alemagna  e  dell'Italia,    per  accoppiarle   in   matrimonio  co'  fuoi 
Parenti.  Giunfe  poi  fino  a  tanta  temerità,   che   fece   levar  per  forza 
dal  Moniftcro  di  Santa  Giulia  di  Brcfcia  una  Figliuola  à' Unroco  Conte, 
già  Duca  del  Friuli,  e  Fratello  di  Berengario, e  la  diede  per  Moglie  ad  un 
luo  Nipote.  Le  Monache  di  quel  Moniflero  fi  mifero  a  pregar  Dio,  e 
nella   iiclTa  notte,   che   collui  fi   pcnlava  d'accoftarfi  alia  Fanciulla, 
cadde  morto,  per  quanto  fu  rivelato  ad  una  di  quelle  Rcligiofe,  che 
lo  raccontò   poi  all'altre,  e  la  Fanciulla  reflò  intatta  per  quello  :   fc 
pur  ciò  è  vero,  e  non  un  mero  lavoro  di  fantafia  femminile. 

Durante  l'afledio  fopradetto  di  Parigi,  impariamo  da  Frodoar- 

(pFroàoar-  Jq  (y^)^  ^^g  /r^/^o  Jrcivefcvvo  di  Rems  fcrirfe  a  Papa  Stefano   (*)  pr(y 

Rtmen'r.  "  '     ff^i^io"^  quoque  affine  fuo ,  quem  idem  Papa  in    Filium  adoptaverat  ,   tam 

I.  4.  e  a},  i.  fiì  quarn  aeteros  ctnfanguineos  fuos,  quibus  id  notificaverat ,  debitam  exhi- 

bituros  eidem  Pap^  reverentiam .  Aggiugne,  che  nella  RilpoHa  inviata 

ad 


(•)  per  Guido  parimente  fuo  parente ,  dair  ifleffo  Papa  adottato  in  figlìuO" 
lo,  che  tanto  egli,  quanto  gli  altri  fuoi  confanguinei ,  a'  quali  ciò  ave» 
ftgnificato ,  avrebbero  ^rejìato  al  medefimo  Papa  la  riverenza  dovuta  » 


Annali    d'  Italia.  if/ 

ad  efTo  Arcivefcovo  il  Papa  proteftava.  (*)  Mcmoriam  quoque  Widonìt  Era  Vol;^. 
Diuis  grati(Jìme  fé  fufcepijfe  ,  quem  unici  loco  Filiì  fé  tenere  fatetur .  Qiii  Anno  886. 
fi  parla  di  Guido  Duca  di  Spoleii,  uomo  di  gran  rigiri,  di  Nazione 
Franzefe,  e  perciò  parcnre  d'eiro  Folco.  Da  ciò  fi  conofce,  ch'egli 
nemico  dianzi  de' precedenti  Romani  Pontefici,  s'era  ben  introdotto 
nella  grazia  del  prefeme  Papa  Stefano,  forfè  per  quc'fegreti  difcgni, 
che  fi  verranno  Icoprendo  nell'andare  innanzi.  Circa  quelli  tempi  fon 
io  d'avvifo,  che  fucccdefle  quanto  narra  dello  fteflo  Duca  GuidoEr- 
chemperto  («),  Storico  de' tempi  prefenti.  Cioè,  ch'egli  fi  portò  colla  (a)  Erchim- 
fua  Armata,  mofio  probabilmente  dal  Papa,  centra  de' Saraceni,  pò-  f^'''-  ^i'^or. 
flati  al  Garigliano}  ruppe  i  loro  trincicramcnti,  diede  il  facco  al  loro  ^'^'  *  ' 
campo  j  alquanti  ne  raife  a  fil  di  fpada,  e  obbligò  il  re(to  a  fuggirfi 
per  le  montagne.  Eflendofi  dipoi  accoflato  a  Capoa,  quel  Popolo  per 
timore  C\  fottopofe  al  di  lui  dominio.  Non  sì  prefto  fi  fu  ritirato  Gui- 
do da  quelle  contrade,  che  Ataìuifio  Vefcovo  di  Napoli  fpedì  le  fuc 
genti  con  una  brigata  di  Greci  a  dare  il  guado  al  territorio  di  Capoa . 
Ricorfero  i  Capoani  per  aiuto  al  fuddetto  Guido  Duca  di  Spoleti, 
ed  egli  colla  fola  voce  della  fua  venuta  a  Capoa  diflìpò  le  foldatefche 
Napoletane.  Entrato  poi  in  quella  Città  portofiì  ad  abboccarfi  con 
lui  per  gli  affari  correnti  Aione  Principe  di  Benevento.  Guido  badan- 
do pili  alle  fuggefl;ioni  de' Capuani,  che  alle  leggi  dell'onoratezza,  fe- 
ce prigione  quel  Principe.  Fors' anche  uomo  sì  vogliofo  di  dilatar  le 
fimbrie  delle  fue  Signorie,  non  ebbe  bifogno  a  ciò  de  gl'impulfi  al- 
trui. In  fatti  conducendo  feco  eflo  Alone  con  buona  guardia,  fi  pre- 
fentò  alle  porte  di  Benevento,  che  gli  furono  aperte,  e  prefe  il  do- 
minio ancora  di  quella  Città  col  mettervi  de'fuoi  Ufiziali .  Di  là  paf- 
sò  a  Siponto,  e  colà  parimente  entrò,  con  lafciar  Alone  fuori  della 
Città  ben  cuftodito  da'fuoi  foldati .  Ma  i  Sipontini,  forfè  ingannati 
da  lui  con  delle  falfe  efpofizioni,  fcoperto  che  ebbero,  che  il  lor  Si- 
gnore Alone  era  detenuto  prigione,  data  campana  a  martello,  prefero 
i  Baroni  di  Guido,  ed  egli  fi  rifugiò  e  chiufe  in  una  delle  Chicfe  di 
quella  Città.  Se  volle  uicirne  liber»,  gli  convenne  rimettere  Aionc 
in  libertà;  e  nel  fegucnte  giorno,  dopo  aver  giurato  di  non  far  ven- 
detta di  quello,  gli  fu  permeflb  di  tornarfcnc  a  cafa,  ma  fcornato  e 
malcontento  di  se  medefimo.  Aionc  ricuperò  Benevento;  e  Capoa  la 
vedremo  in  breve  nelle  mani  de'fuoi  Principi.  Diede  fine  alla  fua  vi- 
ta in  quell'Anno  Baftlio  Macedone  Imperador  de' Greci,  Principe  glo- 
riofo  per  varie  fue  imprefc  e  virtù,  ma  biafimato  per  eflerfi  lafciato 
fcdurrc  da  Fozio  Autore  dello  Scifraa  de' Greci,  e  per  averlo  rimefib 
nella  Sedia  Patriarcale  di  Coftantinopoli .  Lafciò  fuo  Succefibr  nell'  Im- 
perio Leone  fuo  primogenito,  già  dichiarato  fuo  Collega  ed  Augufto, 
il  quale  non  tardò  a  cacciare  in  efilio  il  fuddetto  Fozio  con  far  ordi- 
nare 

(*)  Dì  aver  /entità  nominare  con  fuo  fommo  piacere  parimente  Guido  Du- 
ca ^  cui  profejfa  di  tenere  in  luogo  di  unico  fglit. 


ifS  Annali    d' Italia. 

Era  Volt;,  nare   Patriarca  in  luogo  di   lui   Stefano  fuo   Fratello.  Fu  poi  quefto 
ANNd  8S6.  Leone  Impcradorc  per  la  iua   letteratura  e  faviczxa   fopraiiominato    il 
{i)  Erchem.  Sapiente.  Comincio  in  quc-lt' Anno  (.j)  Angeìarìo  Abbate  à\   Monte  Ca^ 
ft,:»i   H,ft.  <J'it)  a  riedificar  quell'iliultre  Monillero,  già   rovinato  da  i  Saraceni 
«•«/..  6i.       Portoflj  allora  a  vilicar  quel  facro  luogo  Eichemperto  Monaco  e  Sto- 
rico di  quelti  tempi,  e  nel  ritornare  a  Capua  cadde  co  i  compagni  in 
mano  de' Greci,  che  h  Ivaligiarono  tutti,  e  prefero  i  lor  cavalli  e  fil- 
migli. Stavano  in  quc' contorni  i  Greci,  condotti  da  Atanafio  II.  Vc- 
fcovo  di   iNapoh,  per  dancggiarc  i  Capuani.  Graviffimi  danni   ancora 
recarono  nel  prelente  Anno  a  varj  paclì  le  tante  inondazioni  de' Fiu- 
mi, che  portarono  via  le  Cafe  e  le  Ville.  Ne  parlano  gli  Annali  Ger- 

(b)  Jìaniìul.  manici,  ed  anche  il  Dandolo  (0  attcfta,  che  fi  provò  in  Italia  la  fteda 
in  chronico  calamità.  Se  crediamo  a  quell'ultimo  Autore,  fu  in  quelli  tempi,  che 
^u    ullic   S^'  ^'^■^"'''  ^  Ungbcri,  gente  ulcita  della   Scitia,  cioè  della  Tart'aiia, 

•  vennero  la  prima  volta  nella  Pannonia,  e  cacciati  da  quelle  Provincie, 
o  più  rollo  loitomclH  gli  divari  ^  chiamati  anche  Unni,  fé  ne  impa- 
dronirono, l^  ufque  hodie  ibi  manent .  E'  cofa  da  avvertire,  perché  que- 
lla Nazion  belliale,  che  allora  lì  nudriva  di  carni  crude,  e  beveva  il 
fangue  umano,  per  quanto  narra  elfo  Dandolo,  fi  fece  pur  troppo 
fcntire  nc'fegucnti  Anni  all'Italia.  Da  ella   prefc   la   Pannonia  il  mo- 

(c)  xhtgin»  derno  nome  di  Ungheria .  Reginone  (0  ne  comincia  a  parlare  all'  An- 
;»  chromct.  ^^  ggp    ficcome  vedremo - 

Anno  di  Cristo  dccclxxxvii.  Indizione    v. 
di  Stefano  V.  Papa  3. 
di  Carlo  il  Grosso  Imperadore  7. 

TRovavafi   V  Imperador  Carlt  dopo  Pafqua  a  Guibelinga  fra   Ma- 
^_,  _ ,   neim  ed  Eidclberga  (^),  quando  comparve  alla  fua  Corte  Bere»- 

Trancor.  gai'io  Duca  del  Friuli,  informato,  che  gli  foprallava  una  gran  tempc- 
ruU$»ftt      ita  per  la  violenza  ulata  in    Vercelli   centra  di   Liutvardo   Fefcovo  di 


VJardum  priori  Anno  commifcrat  ^  componendo  abfolvit  ^  come  s' ha  da  gli 
Annali  di  Fulda  preflo  il  Freero.  Sembra  adunque,  ch'egli  rifaccirc 
a  Liutvardo,  e  con  ufura,  i  danni  recati  a  lui  in  Italia.  M^ncò  di  vira 
in  quell'Anno  Bofone  Re  à:\  Provenza  e  della  Borgogna  inferiore  nel 
di  II.  di  Gennaio.  Redo  di  lui  un  Figliuolo  partoritogli  da  Ermen- 
garda  Figliuola  di  Lodovico  li.  Imperadore,  a  cui  fu  pollo  il  nome 

di 

(*)  e  con  doKÌ  grandi  terminò  aggiufiando  V ingiuria,  che  neW amo  antece- 
dente fatto  avea  a  Liutvardo , 


Annali    d'  Italia.  15*9 

di  Lodo'vico  in  onore  dell'  Avolo  materno  .  Abbiam  veduto,  quanto  Era  Tolg. 
odio  portaflero  i  Re  della  Gallia  e  della  Germania  a  Bofone,  perche  Anno  S87. 
ufurpatore  di  si  bella  parte  della  Monarchia  Franzefe  .  Ma  Bofone 
favorito  dalla  propizia  difpofizion  di  quefti  tempi  ,  fi  mantenne  la  co- 
rona in  capo}  e  quel,  che  è  più  da  ftupire,  il  fuddetto  fuo  Figliuolo 
Lodovico,  che  non  potea  aver  compiuti  i  dieci  anni,  portollì  nel 
prefente  Anno  alla  Corte  dell' Imperadorc  Cario,  per  pagargli  i  tri- 
buti del  fuo  ofTequio,  e  dichiararfi  fuo  VafTallo.  Piacque  tanto  all' Ira- 
peradore  queft' Atto,  che  avuto  anche  riguardo  alla  parentela,  l'accolfe 
con  fingolare  onorcvolezza,  e  non  finì  la  faccenda,  che  l'adottò  per 
fuo  Figliuolo.  (*)  Sufcepit  ad  hominem  (cioè  per  Vaflallo)y?^;^aif  ado' 
ftìvum  Filìum  coniìituit ,  dicono  gli  Annali  fuddctti .  Se  ne  ricordi  il 
Lettore,  perché  quello  Lodovico  fi  farà  conofcere  dopo  alquanti  an- 
ni in  Italia,  e  il  vedremo  anche  Imperador  de' Romani.  Andava  in- 
tanto declinando  in  eflb  Carlo  Imperadorc  la  fanità  del  corpo,  e  noa 
men  quella  della  mente.  Apriffi  con  ciò  una  favorcvol  congiuntura, 
per  abbattere  la  fortuna  di  Liutvardo  Vefcovo  di  Vercelli,  a  chiun- 
que de'Bironi  e  Cortigiani  o  dall'invidia,  o  da  i  giudi  molivi  era 
animato  contra  di  lui.  Verifimilc  è,  che  le  Berengario  Duca  era  tut- 
tavia alla  Corte,  o  almeno  che  gli  amici  fuoi  fi  sbracciaficro  per  at- 
terrar quella  torre.  L'arme,  con  cui  ottennero  il  loro  intento,  fu  U 
calunnia.  Il  Contìnuator  de  gli  Annali  di  Fulda  preffo  il  Lambe- 
cio  («),  che  fparla  forte  di  quello  Vefcovo,  giugnc  fino  a  dire,  eh'  (a)  -^nnal. 
egli  era  Eretico,  e  che  fofteneva,  cffere  il  Signor  noftro  Gesù  Cri-  f^'^?^-- 
fto  unum  unitene  fubflantite^  non  per  fona ,  Niente  è  più  facile,  che  il 
fognare  od  inventar  tutto  contra  chi  è  in  odio  al  Pubblico.  iVda  quel- 
lo, che  diede  il  crollo  a  Liutvardo,  fu  l'avere  gli  Alemanni  nemici 
fuoi  fatto  credere  all' Imperadorc,  che  fra  lui  e  V Imperadrice  Riccar- 
da paffafle  un'indecente  amicizia,  perch'egli  praticava  affai  familiar- 
mente con  elfo,  lei .  Ballò  quella  fola  ombra  all'  Imperadorc  per  cac- 
ciare vituperofamente  da  sé  il  dianzi  sì  caro  e  potente  Miniftro,  e 
per  ifpogliarlo  di  tutte  le  fue  cariche,  fenza  dar  luogo  a  ragione  al- 
cuna in  contrario.  Da  lì  pofcia  a  pochi  giorni,  fatta  venir  l' Impera- 
drice nel  Configlio  de' fuoi  Minillri,  vomitò  anche  conerà  di  lei  il  fuo 
fdegno,  e  con  illupore  di  tutti  proteftò  di  non  averla  mai  toccata  io 
dieci  anni  di  matrimonio  partati  con  lei.  Crebbe  la  maraviglia  all'in- 
contro all'udire  Riccarda  proteftarc,  che  non  follmente  il  Marito  Au- 
gullo  niun  commcrzio  avea  avuto  con  lei,  ma  né  pure  altra  perfonaj 
e  ch'ella  era  vergine,  eiìbendofi  di  provare  quella  fua  afferzionc  col 
giudizio  di  Dio,  cioè  o  col  Duella»  da  farfi  da  qualche  Campione  per 
lei,  o  dalla  pruova  de' Vomeri  infocati,  ch'ella  (IcrPa  farebbe:  riti 
praticati  dall'ignoranza  di  quelli  barbari  Secoli,  e  disapprovati  fein- 
pre  da  i  faggi  tra  i  Cattolici.  Con  ciò  difele  ella  ballevolmente  l'in- 
_  noccn- 

(*)  Lo  accettò  per  va£al}Oy  e  fé  lo  fece  Figlio  adottivo. 


i^o  Annali    d'  Italia. 

Era  Vo!g.  nocenza  fua.  Ma  dopo  la  deformità  di  queft'atto,  o  non  rcggcndoil 
Anho  SSy.  cuore  a  Riccarda  di  abitar  più  con  un  Conforte  fcimunico  ,  o  non  vo- 
lendola pm  Io  (lefTo  Augufto  nella  fua  Corte,  ella  fi  ritirò  in  Andcla 
Monilkro  d'Alfazia,  da  lei   fabbricato,   dove  faniamente  condufle   il 
retto  di  fua  vita,  e  dopo  morte  fu  onorata  qual  Santa. 

Crcfcendo  intanto  i  malori  d'elfo  Augutto,  intimò  egli  una  Die- 
ta generale  del  Regno  a  Triburia  pel   prolBmo    Novembre,  a   fin  di 
provvedere  a  i  bilogni  della  Monarchia)  e  probabilmente  colla  fperan- 
za,  o  almeno  col  dcfiderio  di  far  accettare  a  i  Baroni  per  fuo  Succcf- 
fore  Bernardo  fuo  Figliuolo  baftardo .  Ma  prima  di   quel  tempo,  per 
(a")  Anndis  actcftato  degli  antichi  Annali  (a),  moki  de' principali  Baroni  della  Fran- 
Tuldenfes      eia,  Safibnia,  Baviera,  ed  Alemagna,  non  volendo  più  foffcrire  un  Prin- 
irthni.        j.jpg  jj  {ereditato,  e  divenuto  oranjai  affatto  inetto  al  governo,  fecero 
inficme  congiura,  ed  invitarono  al  Regno  Arnolfo^  Figliuolo  baitardo 
di  Carlomamo  g\2.  Re  di  Germania  e  d'iralia.  L'Autore  de  gli  Anna- 
fb")  ytnnales  1»  ^ambcciani  i^)  ancor  qui  pretende,  che  Liutvardo  fcacciaco,  come 
Tiddenfes       dicemmo,  da  Carlo  Augufto,  ricoveratofi  in  Baviera  preflb  il  mcdcfi- 
L»mbecii.      mo  Arnolfo,  macchiuafle  con  lui  di  deporre  eflo  Imperadore,  e  di  pren- 
dere le  redini  del  governo.  Se  ciò  fofle  vero,  fegno  ben  farebbe,  che 
a  Liutvardo  non  mancavano  Amici  per   tutta  la  ^Monarchia  de' Fran- 
chi .  Comunque  fia,  verfo  la  metà  di  Novembre  fi  tenne  la  Dieta  fud- 
dettai  tutti  i  Baroni,  e  unti  infino  i  principali  Cortigiani,  abbando- 
nato il  mifero  Imperadore,  riconobbero  per  Re  il  giovane  jlrmlfo^  cre- 
duto da  eflì  il  più  abile  al  governo  fra  que' pochi,  che  reftavano  del- 
la difceodenza  mafchile  di  Carlo  Magno.  In  cosi  abietto  (lato  rimallo 
quello  Augulto,  dianzi  padrone  di  quafi   tutto  l'Occidente,  ed  allo- 
ra vivo  fpettacolo  della  caducità  delle  cofe  terrene,  che  altro  ripiego 
non  feppe  prendere,  fé  non  quello  d'inviar  molti  regali  al  Nipote  Ar- 
nolfo, e  di  pregarlo,  che  almeno  gli  concedcfle  alquanti   Luoghi   in 
Alemagna  per  lollentamcnto  fuo,  finché  Dio  il  lafciafle  in  vita;  e  gli 
ottenne,  ma  per  poco  tempo  ne  potè  godere  l'ufo.    Mando  anche  il 
Figliuolo  Bernardo  ad  cflò  Arnolfo,  che  gli  aflegnò  varj  beni  per  fuo 
retaggio.  I  Principi  e  Popoli   della   Gallia,   tuttoché   leguitaficro   ad 
eflcre  flagellati  dai  Normanni,   pure  non   concorfcro    punto  nell'ele- 
zione d'Arnolfo,  e  prefero,    ficcome  dirò,  altre   rifoluzioni .    Per   lo 
contrario   i   Popoli  della  Francia  Orientale,  della  Safibnia,   Turingia, 
e  Baviera,  e  di  una  parte  della  Schiavonia,  accettarono   per  loro  Si- 
gnore Arnolfo.  Per  conto  dell'Italia,  finché  vifle  il  dcpofto  Carlo  il 
Groflb,  niuna  mutazion  vi  ^\  fece,  e  folamentc  fi  tennero  configli,  e 
fi  formarono  leghe  per  quello,  che  già  fi  prevedeva  vicino.  Cadde  in- 
fermo in  quell'anno  Giovanni  Doge  di  Venezia,  per  atteltato  del  Dan- 
!c\  TtAnAui.  ^^^°  ^'^'*  ^  "°"  potendo  accudire  al  governo,  quantunque  già  folTe  (la- 
%n  chrtmif.  to  dichiarato  fuo  Collega  nel  Ducato  Orfo  fuo  Fratello,  tuttavia  die- 
T»m.  xiu     de  licenza  al  Popolo  di  elcggerfi  un  nuovo  Doge.  E  fu  eletto  Pietro 
Utr.   italif.  Cam'iano  nel  di  17.  di  Aprile,  uomo  di  gran  fenno  e  cuore  ne  gli  af- 
fari della  guerra.  Quefti  procedette  oftilmcntc  contro  gli  Schiavonì, 

ma 


Annali    d'  Itali  a.  i6i 

ma  efTendo  egli  reftato  uccifo  nel  Mefe  di  Settembre  in  una  zuffa,  il  E»  a  Voi». 
Doge  fuddetto  Giovanni  ripigliò  il  governo  e  lopraville  anche  fei  Mcfi  A.wso  887. 
e  tredici  giorni.  Era  Signore  di  Capua  Landone  Conte.  (<«)  Tra  perei-  ,^^  Erchtm- 
ler  egli  uomo  pigro  e  dilactenco,  e  perclic  fi  trovava   malconcio  dal-  ptnus  Hìft. 
le  febbri,  per  curar  le  quali  fi  porco   ad  abitare  in   Teano,   giunte   a  caf.  63.  cr 
perderne  la  lìgnoria  nell'anno    prefente  nel   dì   dell'Epifania.  Jtenolfo  I^'l"- 
fuo  parente,  accordatofi  prima  con   Atanafio   II.    yefcovo  e    Duca   di 
Napoli,  che  teneva  mano  a  tutte  le  Gabbale  di  quelli  tempi,  s' impa- 
dronì di  Capoa,  e  ficcome  avea  promelTo,  fi  dichiarò  VafTallo  del  fud- 
detto Atanafio,  con  darli  per  ortaggio  un   fuo   Figliuolo.    Ma  penti- 
toli dipoi,  fi  raccomandò  a  Guido  Duca  di  Spoleti,   il   quale   con   tal 
forza  ne  trattò  col  Vefcovo  fuddetto,  che  fece  rellituirgli  lo  Strumen- 
to dell'obbligazione,  e  rimandargli  il  Figliuolo.  Trattò  pofcia  Atcnol- 
fo  con  Papa  Stefano  di  farfi  fuo  V  ilfallo,  di  dargli  Gaeta,  ch'egli  avea 
poco  avanti  prefa  con  un'aftuzia,  e  di  aiutarlo  contra  de' Saraceni  abi- 
tanti predo  il  Garigliano,  col  mandare  a  tal  fine  a  Roma  Maione  Ab- 
bate di  San  Vincenzo  di    Volturno,   e  D.mferio   Diacono.  Ma    llettc 
poco  a  dimenticar  la  parola  data,  e  nulla  attenne  di  quanto  avea  pro- 
racflb.  Non  mancavano  già  aderenti  in  Capoa  a  Landone  Co«/?,  cfclu- 
fo  già  dal  dominio  di  quella  Città,  che  l'invitavano  a  ritornarvi.  Ani- 
mato da  quella  fpcranza,  un  di  nafcofo-in  una  carretta  entrò  in  clTa 
Città,  e  a  dirittura  andò  al  Palazzo  del  Vefcovo,  cioè  di  Landolfo  iw- 
niore  fuo  Figliuolo,  dove  raunò  tolto  alquanti  de' fuoi  fautori.  Atenol- 
/«,  che  non  dormiva,  follecitamente  'ì\  mile  in  armi,  laonde  fi  venne 
alle  mini  fra  le  due  fazioni.  Prevalendo  quella  di  Acenoifo,  Landone 
ebbe  per  grazia  di  poterfene  andar  fano  e  falvoj  ma  i  fuoi,  e  fra  gli 
altri  li  Vticovo  Landolfo,  furono  mefll  in  prigione,  e  dopo  non  mol- 
to rimedi  in  libertà.  Circa  quelli  medeilmi  tempi,  e  forfè  vivente  tut- 
tavia rimperadof  Bafilio,  U)  Guaimario  I.  Principe  di  Salerno  ^\  por-   /j,)  Utvt 
to  alla  Corte  di  Collantmopoli,  ricevuto  quivi  con   dillinci   onori,    e  tap.   67. 
creato  Patrizio  dall' Imperadore,  Ìì  ne  tornò  pofcia  in  Italia.    Quello 
vuol  dire,  ch'egli  giuro  fedeltà  ed  omaggio  a  i  Greci.  Una  Carta  di 
mr>ita  importanza,  benché  non  aliai  corretta,   ci    ha   confervaco    l' U- 
ghelli  (<^),  fcritta  da    Teodojio   Vefcovo  di   Fermo  nell'anno    prefente,   r^s  u^hdi 
dove  è  riferito  il  contento  omnium  -jcnerabilium  Epifcoporutn  in   Ducatu   ]tai.  sacr. 
Spoletano  degentium  .  Quelli  erano  1  Vefcovi  di  Ri  mi  ni  .^  Fojfombrone  ^  An-   Tòk.     \ 
cona  1  dmerino,  Sinigaglia,  Spoleti .^  Fano .^  Pefaro^  Umana ,  Perugia  .^Oft-  '"    p'-'f- 
mo,  Rieti,  Cagli,  Lodane  (non  lo  che    fia)    Urbino,   Nocera ,   limi,   e     "'^'"'• 
Forlì:  la  qual' ultima  Città  forfè  è  nomeguallo.    Ora  ecco  fin  dove 
fi  llendelfe  allora  il  Ducato  di  Spoleti,  con  cui  andava  unica  la  Mar- 
a  di  Camerino,  appellata  poi  di  Fermo,  e  fin.ilmcatc  d'Ancona, 


Tom.  V.  X  Anno 


nJi  Annali    d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  dccclxxxviii.  Indizione  vi. 
di  Stefano  V.  Papa  4. 
di  Berengario  Re  d' Italia   i . 


^o'g-  "^fO"  fopravifTe  molto  alle  Tue  disgrazie  l'infelice  deporto  Impera- 
888.  j^»    (Jqp  Carlo  il  Grojfo  .  Finì  egli  di  vivere  nel  dì    ti.   di    Gennaio 


Er»  Volg. 

Anko   888. 

"•  ^  -1    uui   y^uittf  II  yjroj/0  .  l'ini  egli  ai  vivere  nei  ai    ti.   di    uennaio 

(a)  nhegiaa  dell' Anno  prefente,  fecondo  Rcginonc  (<»)  ,  o  pure  nel  dì    fegucnte, 
inchromco.  fecondo  gli  Annali  pubblicati  dal   Frecro  C*),  i  quali  aggiungono,  (i) 
i^)  '^»"»lts  C<elum  apertunt  multis  cermntìhm  vifum  eft  ^  ut  aperti   monftraretur ^   qui 
frihtri"      fpretus  terrena  dignitatis  ab  hominibus   exuitur^   Deo  dignus   calejìis   Pa- 
tria vernula  mereretur  feliciter  haberi :   quafi   che   egli    fpontaneamcnte 
per  fervine  a  Dio  aveffe  dato  un  calcio  alle  umane  grandezze.  Aveano 
fpaccio  fìmili  immaginazioni  in  quefti  Secoli  d'ignoranza.  Più  faggia- 
mente  parlò  di  lui,   con    ifperar' anche   l'eterna   fua   falute   Rcginone 
con  dire:  (2)  Fuit  hic  Chriflianifflmus  Princeps^  Deum  timens ^  y  man- 
data eius  ex  tato  corde  cujiodiens,  Ecdeftalìicìs  fan^ionihus  dtvotijjìme  pa- 
re»s ,  in  elecmofynis  largus  ^  orationi  fs?  Pfalmorum  melodiis  indejinenter  de- 
ditus ,  laudibus  Dei  infaticabiliter  intentus,  omnsm  fpem  (^  confilium  fuum 
divina  difpenfatieni  cummittens  :  unde  y  ei  omnia  felici  fuccejfu  concurre- 
hant  in  bonum ,  ita  ut  omnia  Regna  Fr ancor um ,  qua  pradecejjores  fui  non 
fine  fanguinis  effufione  cum  magno  labore  acqui  fterant ,  ipfe  per  facile  in  brevi 
temporum  [patio  ^  fine  confliilu^  nullo  contradicente  ^  pojjìdenda  perceperat . 
^od  autem  circa  finem  vita  dignitatibus  nudatus^   bontfque  omnibus  fpo- 

liatui 

(l)  Si  aprì  il  Cielo  veduto  da  molti ^  acciò  fi  dimoflrajfe^  che  chi  [prezza  la 
terrena  dignità ,  e  vi  rinunzia ,  merita  [elicemente  d'  e[[ere  pre[[o  Di» 
fervo  degno  della  Patria  celefte . 

(1)  Fu  quefti  Criftianifiimo  Principe^  pieno  di  timore  d''  Iddio ^  con  tutto  il 
cuore  o[[ervante  de'  fuoi  comandamenti,  colla  maggior  divozione  obbe- 
diente alle  Leggi  Ecdefiaftiche ,  grande  elemofiniere ,  [cmpre  intento  alf 
orazione,  al  canto  de'' Salmi,  e  alle  divine  lodi,  ogni  [uà  fperanza  e 
difegno  raccomandando  alla  divina  Provvidenza  :  onde  tutto  gli  fi  ri- 
volgea  in  bene,  talché  di  tutti  i  Regni  de'  Franchi  da' [uoi  Predecefi'ori 
non  [enza  [pargimento  di  [angue  con  gran  [atica  acqui  flati,  egli  molt» 
[acilmente,  in  breve  fpazio  di  tempo,  [enza  battaglie ,  fenza  contraftt, 
ne  avea  avuto  il  poffefo .  Che  poi  al  fine  della  vita  [pogliato  fu  delle 
dignità  e  di  tutti  i  beni,  fu  una  tentazione,  come  crediamo,  non  [0- 
lamente  a  purificarlo,  ma,  quel  che  è  più,  a  provarlo.  Imperocché 
quifta,  come  dicono,  tolerò  con  [omma  pazienza,  grazie  rende ido  nelle 
avverfità ,  come  nelle  profferita,  e  perciò  0  già  ricevve ,  0  [en.a  dub- 
bio riceverà  la  corona  della  vita,  da  Dio  premeja  a'[uoi  amanti. 


Annali    d'  Italia.  i6j 

liaius  e/I,  ientatio  fuit,  i4t  credimus,  non  foUim  ad  fargationem ,  [ed,  quod  Era  Volg. 
mAJUi  efl ,  ad  prebationem .  Siquidem  hanc ,  ut  ferunt^  faticntijjìme  teiera-  Anno   E88. 
r;r,  in  adverjìs,  ficut  in  projperii  grattai um  vota  peijohens',  i^  ideo   co- 
ronatrt  vita,  quam  repromiftt  Deus  diligentil/us  fé ,   aut  jam  acccpit,   aut 
ebfque  dubio  accepturus  efi .   Ermanno  Contratto  (<?)  Icrive,  eflcre    (lata  (a)  Htrman~ 
credenza  d'alcuni,  ch'egli  monlTe   llrangolato  da  i  propij    domcUici.  "m  C'intra-, 
Non  c'è  cola  più   Facile  in  iomigliann  cali,  che  il  rofpcttare  e  fpac-  f  chr. 

ciar  violenta  la  morte  d'un  Principe,  quaiìchè  Arnolfo  fi  volefle  af- 
ficurare,  ch'egli  mai  non  potcfle  nicrgerc  a  contraftargli  il  Regno. 
Venne  poi  portato  al  Moniltero  d'Augia,  e  quivi  reppciliro  il  Corpo 
fuo.  Ma  il  Hne  di  qucfto  Impcradore  fu  il  principio  d' mnumtrabili 
mali  per  l'Occidente  Cn diano,  che  fi  rcatenarono  nella  Germania, 
nella  Gallia,  e  nell'Italia,  e  talmente  vi  prei'cro  piede,  che  da  li  in- 
nanzi per  gran  tempo  malfimamente  l'Italia  andò  di  male  in  peggio. 
Mercé  del  buon  governo  de  gi' Imperadori  Carolini  avca  la  Lombar- 
dia coir  altre  vicine  Provincie  goduta  per  più  di  cento  anni  un'invi- 
diabil  pace  j  ma  eccoti  entrar' iii  eiia  la  diicordia  e  la  guerra  j  cre- 
scere da  li  innanzi  l'ignoranza  e  la  barbarie}  e  quel  che  è  peggio, 
iiitrodurfi  ne' Popoli,  ed  anche  ne  gli  Ecckliaitici  una  sfrenata  cor- 
ruzion  di  collumi,  in  guifa  che  troveremo  andando  innanzi  un  Secolo 
di  ferro,  e  divenuti  quelli  pacfi  un'emporio  di  calamità  e  di  vizi. 
Ora  ecco  come  la  vada  Monarchia  de' Franchi  dopo  la  morte  di  Cario 
il  Groflb  venne  a  dividerfi  in  più  pezzi .  Jrmlfo,  ficcome  dicemmo  (/■),  (b)  AnntiUt 
s'impadronì  di  tutta  la  Germania,  e  di  parte  dell'antica  Lorena,  e  ne  Fulde^ifit 
fu  proclamato  Re.  Lodovico  Figliuolo  di  Boione,  ben  allìltito  da  i  f''«*«'''« 
fuoi  Popoli,  e  della  Regina  £r»»/?«^3r^a  fua  Madre,  tenne  faldo  il  Re- 
gno Arelatenle,  cioè  la  Provenza,  e  la  Borgogna  inferiore.  Inforte 
uà  Re  nuovo,  cioè  Rodolfo,  Figliuolo  di  Corrado,  e  Nipote  di  un 
altro  Corrado,  che  era  liato  Fratello  écW  Imperadrice  Giuditta,  Duca 
della  Borgogna,  e  Manto  d'Adelaide  Figliuola  di  Lodovico  Pio  Augn- 
ilo. Occupò  quelli  la  Borgogna  fuperiore,  che  abbracciava  gli  Sviz- 
zeri, i  Grifoni,  i  Validi,  Genevra,  e  la  Savoia,  e  fi  fece  coronare 
Re  da'que' Vcfcovi.  Nella  Francia  Occidentale,  voglio  dir  nella  Gal- 
lio, dovette  eflcre  un  lungo  dibattimento  di  configli  per  eleggere  un 
nuovo  Re,  dante  refTcre  vivo  Carlo  il  Semplice,  Figliuolo  non  lo  fc  le- 
gittimo o  ilicgittimo  del  Re  Lodovico  Balbo,  ma  in  età  non  ancor  atta  al 
governo,  ed  altri  pretendenti  per  qualche  attinenza  di  fangue  alla  Rcal 
Cala  di  Carlo  Magno.  Ma  in  fine  Odone,  chiamato  Eudes  nella  moderna 
Lingua  Franzefc,  Conte  di  Parigi,  Figliuolo  di  Roberto  ti  Forte,  Conte 
d'Angiò,e  Fratello  di  Roberto  J/.  cioè  del  propagatore  della  regnante 
oggidì  Real  Cala,  di  Francia,  perfonaggio  di  gran  nome  pel  luo  va- 
lore, e  per  la  difja  dianzi  fatta  di  Parigi,  creduto  anche  da  alcuni 
Sctittori  Figliuolo  in  feconde  nozze  della  fuddctta  Adelaide  l^gliuola 
di  Lodovico  Pio;  quedi,  dico,  ficcome  più  utile  a  i  bilbgni  ad  Re- 
gno, riporto  il  pallio,,  e  fu  coronato  Re  di  Francia.  L'Autor  de  gli 
Annali  Frccriam  icnfle,  ch'egli  ufurpo  la  Gallia  fino  al  Fiume  Loi- 

■^  i  re. 


ì6^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  rc,  e  l'Aquitania,  parlando  in  qucfta  maniera  a  tenore  delle  preten- 
Akno  S88.  fioni  di  Jrnolfo  Re  di  Germania,  il  quale  come  difccndentc  mafchio 
de  i  Rc  Carolini  credeva  di  dover  fuccedere  anche  nella  Gallia  ad  e- 
fclufione  de'difcendenti  per  via  folo  di  Donne.  Anzi  venuta  la  State 
cfTo  Re  Arnolfo  fi  mile  in  protinto  di  muovere  l'armi  contro  la  Fj:in- 
cia .  A  quello  fine  venne  a  V^ormacia,  dove  tenne  una  gr.in  Dieta > 
ma  fecondo  i  fopra  allegati  Annali,  Odone,  (i)  falubri  utcns  confilio ^ 
conte (lans  fé  malie  fuum  Regnum  gratta  cum  Regis  pacifice  habere ,  quam 
uUa  jaSlantia  cantra  eius  fidelìtatem  fuperbire  :  venie  nfquc  burnì  Ut  er  ad  Re- 
gem,  gratanter  ibi  recipìtur .  Rebus  ab  utraque  parte  ^  prout  placuit  ^  pro- 
lì)  nhegìnofP^''^  difpo/itis,  unusquifque  reverfus  ejl  in  Jua.  E  Rcginnne  (<»J,  Scrit- 
in  chronic.  tor  di  quelli  tempi,  dice  che  i  Franzcfi  crearono  Odone  Re  cum  con- 
fenfu  Jrnulfi:  dalle  quali  cofe  deducono  i  Tedclchi,  che  intanto  fi 
contentane  Arnolfo  di  quella  elezione  ,  in  quanto  Odone  gli  dovette 
giurar  fedeltà  ed  omaggio.  Non  era  per  pad'arla  cosi  bene  Rodolfo ^ 
che  ficcome  dicemmo,  s'era  fitto  Re  della  Borgogna  Trans-Jurana, 
perchè  Arnolfo  pieno  di  mal  talento  contra  di  lui  venuto  in  Aifazia 
inviò  un' Armata  per  foggiogarlo.  Scrive  Reginone,  che  crebbe  la' 
collera  d' Arnolfo  contra  di  Rodolfo,  perchè  quciti  avca  mandate  Let- 
tere per  tutta  la  Lorena,  che  s'era  fottopofta  ad  Arnolfo,  per  ecci- 
tar que'  Popoli  a  prendere  lui  per  Rc .  Ma  Rodolfo  fi  Ihjvo  per  le 
afpre  montagne  del  i"uo  dominio j  ed  Arnolfo  dipoi,  e  Zventeboldo 
fuo  Figliuolo  il  perfeguitarono,  finché  ebbero  vita.  Il  che  non  fi  ac- 
corda co  i  fuddetti  Annali  antichiflìmi  del  Freero .  Secondo  la  rela- 
zione d'eflì,  (z)  Rudolf  US  ^  inito  conftlio  cum  Primoribiis  Àlamannorum^ 
fponte  fua  ad  Regem  (  Arnolfum)  Urbem  Radafponam  ufque  pervenite  mul- 
taque  inter  iilos  convenienter  adunata^  ipfe  a  Rege  cum  pace  permijfus ^  Ji' 
cuti  lenit ,  ad  fua  remeavit .  Potrebbe  edere,  che  anch' egli,  dopo  avere 
riconofciuto  il  fuo  Regno  da  Arnolfo,  otteneffi;  pace  da  lui  j  ma  che 
dipoi  inforgeflero  fra  loro  motivi  di  difcordia,  i  quali  non  ccffiirono 
più,  finché  vifle  Arnolfo,  pieno  di  mal  talento  contra  di  quello  Rc 
nell'Anno  8^4. 

Mi  è  convenuto  di  condurre  il  Lettore   a   conofcere   lo   fmem- 
bramcnto  della  Monarchia  de' Franchi  oltramonti,   perchè    quegli  af- 
fari , 

(i)  tifando  di  un  faJutevole  conftglio^  protejìando  di  volere  piìt  tojìo  pacifi- 
camente avere  il  fuo  Regno  colla  grazia  del  Re,  che  con  alcuna  jat- 
tanza  in  fuperbire  contra  la  di  lui  fedeltà  :  e  venendo  con  umiltà  et  Re , 
ivi  è  ricevuto,  cortejcmente .  Le  cofe  daW una  e  l'altra  parte,  come 
piacque ,  felicemente  aggiufiate,  ciafcheduno  ritornoffene  a" fuoi . 

(l)  Rudolf 0,  tenuto  configlio  co''  Principali  degli  Alamanni,  fpontane amenti 
venne  al  Re  (A  molto)  fino  alla  Città  di  Ratisbona,  e  molte  cofe  tra 
loro  convenientemente  affeftate,  egli  pacificamente  licenziato  dal  Re^ 
come  era  venuto,  ritornò  a'fuoi. 


Annali    d'  I  t  a  t.  t  a.  i6^ 

Era  Vols. 


fari ,  per  quanto  vedremo ,  hanno  gran  connefTione  con  quei  della  me 
defima  Italia.  V'egniamo  ora  a  noi,  cioè  all'Italia  llelTa.    Due   enin( 


^Q    Anno 


i  concorrenri  a  quello  Regno,  cioè  Berengario  Duca  del  Friuli,  e  Gui- 
do Duca  di  Spoleci.  Berengario,  ficcomc  .ibhiam  già  dimoftrato,  nvca 
avuto  per  Padre  Eberardo  iìnch'eiro  Duca  del  Friuli,  Principe  di  gran 
valore  e  pietà V  e  P^r  Madre  Gisla  Figliuola  di  Lodovico  Pio.  Qiiefta 
parentela  col  langiie  Reale  di  Francia  porgeva  a  lui  qualche  titolo  per 
pretendere  la  Corona  del  Regno  d'Italia.  Non  (on  io  pcranchc  aflai 
pcrfuafo,  che  Berengario  fode  di  Nazione  Salica,  o  fia  Franzefc,  per- 
chè quantunque  fuo  Padre  avelie  gran  copia  di  beni  in  Fiandra,  pure 
ne  pofledeva  anche  in  Lamagna,  e  in  Italia,  come  apparifce  dal  fuo 
Teitamento  (<»),  dove  dona  la  libertà  a  tutti  i  Tuoi  fervi  .  Dal  Pane-  (al  Apui 
girifta  di  Berengario  (A),  Guido  Duca  di  Spoleti  vicn  chiamato  Galli-  Minum 
Heros;  e  Berengari»  Italicus  Princeps ,   con  aggìugnere,  che  Dio  a  ^'jj-  ^»- 


cus 


•>■ 


Berengario  (b)  Pamgy 

..........  Latium  concejjit  avitum .  -  p  j 

Quanto  ad  eflb  Guido,  fappiam  di  ceno,  ch'egli  era  Franzefc  d'ori-  ^*^-  j^^^^.^ 
ginc}  e  che  foflc  anche  Parente  de  i  Re  della  ichiatta  di  Carlo   Ma-  {e)    AnnaL 
gno,  fé  n'ha  ballevol  indizio}    ma  fenza   fapcrfi    la   precifa   catena   di   Fuldenjts 
tal  parentela.  Gli  Annali  del  Freero  CO,  e  di  Reginone  (^) ,  il  chia-  f ''''"''•  . 
mano  Figliuolo  ìi  Lamberto,  anch' clTo  Duca  di  Spoleti.    Ma   fembra  )„^chr!nu!. 
più  degno  in  ciò  di  credenza,  ficcome  già  accennai  all'Anno  880.  Er-  (e  Erchem- 
chemperto  (0  Storico  Italiano  e  contemporaneo,  che  cel  rapprefcnta  fertus  Hsft. 
Figliuolo  di  Guido  femore.  Duca  parimente  di  Spoleti .  Secondo  queflo  *«/•  S^- 
Autore,  elfo    Guido,   avuto    che   ebbe   fentore,   qualmente   Carlo   il 
Groflb  era  vicino  a  gli  ultimi  refpiri,    (1)  cupiditate  regnandi  devi&us^ 
deceptufque  a  contribuUbus  fuis ,  reìinquens  Beneventanam   Provinciam  fibi 
fuba^am  ,i3  Spolitenfium  Ducatum, abili  Galliam  regnai  urus  .Come  Guido 
avcflè  ridotto  Benevento  fotto  il  fuo  dominio,  nell'Anno  antecedente 
fi  è  veduto  coir  autorità  di  Erchemperto.  Ma  certamente    j^ione  era 
tornato  in  pofTelTo  di  quel  Principato.  Se  fi  può  prcltar  fede  a  Liut- 
prando  da  Pavia  (/),  Storico  del  Secolo  fufleguente,  pafTava  fra  quelli  (^)  5""'^ 
due  potenti  Principi  Italiani,  cioè  fra  elio   Guido,   e   Berengario,   una  ■{"^'!"  '     v 
Itretta  amicizia,  ed  era  ieguita  convenzion  fra  loro,  che  qualora  Cario 
il  GrolTo  Imperadore  terminafle  i  fuoi  di.  Guido  fi    procaccerebbe    il 
Regno  della  Francia  Romana,  cioè  della  Gallia,  cosi  appellata  a  dif- 
ferenza della  Germania,  chiamata  Francia  Tedefca  ed  Orientale;  e  re- 
nerebbe a  Berengario  il   Regno  d'Italia.    Scrive  in  oltre  cflb    Liut- 
prando,  che  Guido,  appena  udita  la   morte   dell' Augnilo   Carlo,    (i) 

Re- 

(i)  lìinio  dalla  cupidigia  di  regnare,  ed  ingannato  da''fuoi,  lafciando  la 
Provincia  di  Bene'vento  a  Je  foggiogata ,  e  '/  Ducato  di  Spoleti ,  andò 
in  Francia  per  regnare . 

(z)  fi  portò  a  Roma,  e  fenza  il  configlio  de' Franchi  prefe  la  Corona  delP 
Imperio  di  tutta  la  Francia. 


i<^<^  ANNALI    d'  Italia. 

Era  Vele.  Romam  profe^us  ejl ,  (^  abfque  Fr.vicorum  corifilio  totius  FratffU  mais 
Anno  888.  nem pifccfit  Imperii .  Di  qir.ltu  Coronazione   Romana  di    Guido   niun 
altro  Sconco  ha  fatta  minzione,  e  Dio  fa  le  fuifiite.  Tuttavia  uc-i  e 
invcrifimile,  perchè  GuiJo  era  tutto  di  Papa  Stefano  F.  e  ficcom-  e 
dettodiù'pra,fu  da  lui  adottato  per  Figliuolo.  Colia  fponda  dunque 
del  Romano  Pontefice,  e  tratto  dalle  fpcranzc,  che  gli  porgeva  Folco 
Ar ave f covo  à:\Kx.vc\^{wo  Parente,  il  Duca  Guido  le   ne  andò  in  Fran- 
cia colia  bocca  aperta,  credendo  preparato  per  lui  o  facile  da  acqui- 
ftare  quel  Regno.  Forfè  in  quel  capo,  pieno  fempre  d'ambiziofi  di- 
fcgni,  v'era  entrato  quello  di  conquiitur  prima  la  Francia,  per   poter 
poi  con  quelle  forze  anche  dilpodedar  chi  (ìgnorcggiava  in  Italia    ed 
unir  facilmente  in  qucfta  maniera  i  due  Regni .   Intanto  Berengario  Duca 
del  Friuli,  trovandoli  lenza  gagliardo  alcuno  competitore,  fu  pacifica- 
mente eletto  Re  d'Italia  da  molti  Principi  del   Regno.    La   Città  di 
Padova  ha  per  buona  fortuna  a  noi  conlervato  il  I  anegirico  di  quello 
Principe  comporto  da   un  contemporaneo   Poeta   Anonimo,  dato   alla 
luce  da  Adriano  Valefio,  e  da  me  riltampato  nella  mia  Raccolta  Re- 
rum Italicarum.  Un  buon  fanale  per   quelti    tempi   è  quell'Operetta 
benché  fcura  in  alquanti  lìti.  Ora  da  cfla   impjnamo,   che   Berenga- 
rio pregato  da  i  Baroni  del  Regno  Italico,  fi  poitò  a  Pavia     e  quivi 
prete  la  Corona  del  Regno,  certamente  per  le  mani  di   Jnfelmo   Ar- 
civefcovo  di  Milanoj  e  ci  è  pcrmcflb  di   credere,  che  allora   fi  co- 
mmciaffe  ad  ufar  la  Corona   Ferrea^  confervata  tuttavia  nella   Bafilica 
di  San  Giovanni  Batitta  di   Monza,  che  divenne  poi  celebre  ne' tempi 

{z)Antii»t.  fufleguenti,  ficcome  ho  dimollrato  in  una  mia  DilTcrtazionc  W,  Così 

Latin,  j.  z.  parla  quell'Anonimo  Panegirilta:  (*) 

His  moius  grejfum  precibus  contendìt  ad  Urbcm 
Jrriguam,  cut  firn  Ticini  abeuntibus  undis . 
Sujìulit  bete  pojlquam  Regale  in/igne  Coronam  6cc. 

Da  varj  Diplomi,  che   rcltano  del   mcdcfimo   Re   Berengario 

alcuni  de' quali  ho  anch'io  dati  alla  luce  nelle  mie  Antichità  Italiane* 

noi  fiam  condotti  a  credere,  che  nel   Gennaio,  o   Febbraio  del   pre- 

fentc  Anno  888.  Berengario  faliflc  fui  Trono,  e  cominciafle  a  nume- 

(b>  Antìqu.  rar  gli  Anni  del  Regno  d'Italia.  Da  un  Ilio  Diploma  (*)   conctduco 

Italie.  Dif-  ad  ÀngUberga  Imperadrice  Vedova  fi  raccoglie,  che  nel  di  8.  di  Mag- 

[trt.  73.        g,^^  deli'. Anno  prclcnte,  egli  dimorava  in  l'avia,   correndo   V  ^nn»   I. 

del  fuo  Regno.  Ma  non  tutti  i  Principi  e  Popoli  dell'Italia   cooporfe- 

ro   lidi'  elezione  di    Berengario,  e  nominatamente   fon.  10   di,  parere 

chi;  i  DuLati  inligni  di  Spolcii  e  Camerino  lofpendcflcro   il  loro   af- 

Icnfo 

(*)  Così  pregato  alla  Città, fi  porttf. 
Cui  b.igna  dc:   Ticin  "veloce  l"  onda^ 
E  quivi  la  Regal  Coronck^  cinft . 


Aknali    d'  Italia.  i6j 

fcnfo,  ne  volefTcro  riconofcere  lui  per  Re,   finché   non  apparifTe,   fé   Era  Voig. 
la  fortuna  fi  dichiarava  in  favore  djl  Duca  Guido y  che  era   pafTaco   in   Anno  888. 
Francia,  Gli  Annali  del  Frccro  (<»)  dicono,   ch'egli   GaV.iam  Belgicam   .-^  ji„„aUs 
(cioè  il  Regno  della  Lorena)  prout  Rex  hahere  propofuerat .    Il    l-*adrc    FuUenjes 
Daniello  W  pretende,  che  Folco  Arcivefcovo  di    Rems,  già  da  noi   rrehcn. 
veduto  Parente  d'efio  Guido,  avefTe  guadagnato  a  favore  di  lui  alcuni  Oi)  Daniel. 
Vefcovi  e  Signori  de  i  Reami  della  Borgogna  e  Lorena  j  che  perciò  ^fj'^H  ^' 
il  medefimo  Guido  giunto  a  Langres  fi  fece  quivi  coronare  da  Geilone  jom.  ii. 
Fefcovo  di  quella  Città,  e  ch'egli  condufle  feco  un'Armata  dall'  Ita- 
lia. Onde  abbia  prefo  tfJi  notizie  qucfto  Scrittore,  noi  so  immagina- 
re. Gli  Autori  da  lui  citati  non  ne  parlano  ^  e  per  atteibto  di   Fro- 
doardo  (0,  Folco  proteftava  di  non  aver  promofib  gli  affari  di  Gui-  {c)Fr(ido*r- 
do.  Molto  meno  fi  sa,  perchè  eflo  Padre  Danie'lo  f-iancamente   afie-  dus  Hi/lar. 
ri(]e,  che  il  Duca  Guido  era  Figliuolo  di  una  Figliuola  di  Pippino  Re^^'^-  '•  S- 
d' Italia.,  Figliuolo  di  Carlo  Magno.  Né  Tufiìrte  a  mio  credere  il  dirfi 
da  Liutprando  (i),  che  avendo  Guido   mandato   innanzi 'alla  Città  di  (d)  tiut- 
Mctz  un  fuo  Scalco,  per  preparargli  la  tappa  more   Regio .^   quel  Ve-  frand.  nifi. 
fcovo  fece  una  gran  provvifione  di  cibi}  ma  intendendo,  che  lo  Seal-      '  ^'  '•^' 
co  d'ordine  di  Guido  volea  pochifiìma  provianda,   una  tale   fpilorce- 
ria  gli  fece  mutar  penficro  di  favorir  Guido,  talmente  che  fi  dichia- 
rò in  favore  d'Odone  Conte,  che  poi  fu  eletto  Re.  La  Città  di  Metz 
riconofccva  allora  per  fuo  Signore  yfrnolfo  Re  di  Germania,  fé  e  ve- 
ro, che  fofTc  quivi  tenuto  un  Concilio  {e)  Anno  ab   Incarnatione    Do-  (g)  i^kit 
niim  nojlri  Jefu  Chrìfli  DCCCLXXXFIII.  Regni  Domni  Armi  fi  ghrio-  Conciliar. 
fij]ìmi  Regis  Primo ,  die  Kalendartim  Majarum ,  o   Martiarum .    E   però   ^*'*'  ■'■*'• 
né  a  Guido  né  ad  Odone  potè  cfTere  favorevole  Roberto  Vefcovo  di 
quella  Città . 

Quel  che  è  fuor  di  dubbio,  il  Duca  Guido  chiarito  fra  poco  del- 
le vane  fperanze,   che   l'aveano   condotto    in    Lorena,    (*)   invifus  ^ 
inauditus  da  i  fuoi  Franzefi,  com?  fcrive    Erchemperto,    fé  ne    tornò 
mal  contento  in  Italia.  E  giacché  non  gli  era  riufcito  di  afferrar  parte 
alcuna  della  Monarchia  oltramontana  de' Franchi ,  cominciò  a  rivolge- 
re tutti  i  fuoi  penfijri  alla  conquida  del  Regno  d'Italia,  e  ad  abbat- 
tere il  già  divenuto  Re  Berengario.  Qiiclli  intanto  il  meglio  che  po- 
teva fi  andava  affodando  nel  nuovo  fuo  Regno  >  ma  era  minacciato  da 
Jrnolfo  Re  di  Germania,  che  già  ammannito  un  poffente  efercito,    fi 
diipontva  a  calare  in  Itah'a.  Berengario  per  atteftato  de  gli  Annali  del 
Freero  (/),  hoc  prtecavens^  ne   ìtalicum  Regmim  cum   tam   valida,   manu  (f)  Ann0.l. 
ingrejfuro  per  per  am  pateretur.,  mifjìs  ante  fé' Principihus  fuis^  ipfe  vero  in  Fuldenfes 
oppido  Tareutino  (ha  da  dire  Tridentino)  Regi  fé  pnefentavit .  Ob  id er-  ^rihm^ 
gè  ^  a  Rege  ejl  clementer  fufceptus ,   nihil^ue  ti  ante  quaftti  Regni  ab- 

Jlra- 

(*)  odiato^  e  non  afcoltato . 


lóS  Annali    d'  Itali  a. 

Era  Vo\%.  ftrahittir .  Rxcipiuntur  Curtes  Nuxium,  (^  Sngum .  (i)  Si  può  credere. 
Anno  888.  q\^q  anche  Berengario  riconofcellc  dui  Re  Arnolfo,   come  da  (uo  So- 
Caì   Eccard  '^'^'^^^ì  '^  R-Cgno  d' Icalia.  Vuole  1' Eccardo  (<»),  che  Navium  lignifichi 
Rtr.Germt-  Una  Villa  fituata  fopra  di  Trento,  ed  appellata  oggidi  ia  Nave ^  e  può 
mcar.l.^i.  itare .  Ma  non  già,  che  Sagum  diventade  poi  Città,  ora  perduta,  da 
cui  trafle  il  fuo   nome   Sagis   picciolo   Forto   di   Comacchio  alle   rive 
dell'Adriatico,  appellato  oggidì  Porto  di  Magnavacca,.  Non  può  (ta- 
re, che  Arnolfo  (i  facefle  cedere  quel  fito,  troppo  lontano  da' confini 
dc'fuoi  Stati.  Arnolfo  fé  ne  tornò  indietro  pel  Friuli  nella  Carmela, 
dove  celebrò   il  fanto  Natale,   ma  con  una  terribil  perdita  di  cavalli, 
perchè  entrata  fra  elli  un'epidemia  ne  fece  un  afpro  macello.  Io  so, 
che  in  quello  medcfimo  Anno  gli  Annali  fudd'-tti  del  Freero  e  Regi- 
none  (copiato  poi  da  altri  fuHeguenti  Storici)  mettono  la  guerra  fuc- 
ccduta  fra  eflo  Berengario  Re,  e  Guido  Duca  di   Spoleti,    che   alTunle 
anch' egli  *il  titolo  di  Re)  e  le  due  fanguinole   battaglie,   colle  quali 
quelli  due  Emuli  fi  difputarono  la  Corona  del  Regno  d'Italia,  prima 
ancora  che  feguilFe  l'abboccamento  fudJetto  fra  il  Re  Arnolfo  e  Be- 
rengario. E  che  quelli   Autori  Tedefchi  non  pollano   aver   fallato    in- 
torno a  tali  fatti,  pare  che  non  fc  fie  abbia  a  dubitare,  da  che  anche 
ih)  Erchem-  Erchempeito  ('')  Storico  Italiano,  il   quale   in   quelli   tempi  appunto 
fert.  uiftor.  terminò  la  fua   Storia,   dopo  avere   fcritto,  che   l'Armata   navale  de' 
e.  8i.  CT-Si.  Greci  diede  una  rotta  a  quella  de' Saraceni  vicino  allo  Stretto  di  Sici- 
lia nel  Mefe  di  Ottobre  dell'Armo  888.  aggiugne  tolto:  (t)   Hoc  etiam 
Anno  reverfus  e/i  Guido  ad  Italiani^  quam  principare  cupit^  fed  obtinere 
nequii .   y«  Italiam  juxta    Civitatem   Brefcianam   cura    Berengario   t^  ipfa 
Duce  confliBus^  in  quo  nimirum   confliStu  utriufque  partii  acid  crudeltter 
cafa  eft .  Spolia  autem   caj'orum  a   Berengario  recollecìa  funi .    Patii  funi 
tantum  ad  invìcem  ufque  in  Epiphania ,  qua;  celcbratur  mi.  Idus  Janua- 
rii .    <^uum  autem  uterque  fé  junxeiint  ad  paiium ,  vel  ad  bellandum ,  quod 
deinceps  egerunt ,  prjjenti  Opufculo  i/ijeram .  Qiii  finilce  la  Stona  di  Er- 

chcm- 

(l)  di  quello  cautelando  fi  a  tempo.,  per  non  fofrir  male  da  chi  era  per  en- 
trare nel  Regno  Italico  con  sì  forte  armata .,  mandati  avanti  di  fé  i  fuoi 
Principi  y  egli  pei  si  prefentò  al  Re  nel  Cijlello  Talentino  (Tridentino), 
Per  quejlo  adunque  anco  dal  Re  fu  accolto  con  clemenz.t ,  e  niente  gli  è 
tolto  del  Regno  acquijlato ,  eccettuate  le  Corti  di  Navi ,  e  Sago . 

(z)  In  quejl'  anno  ancora  ritornò  Guido  in  Italia ,  alla  quale  brama  di  co- 
mandare ,  ma  non  ia  può  ottenere  .  In  Italia  prejfo  la  Città  di  Brcfci» 
fuvvi  battaglia  tra  Berengario  e  l' ifleffo  Duca ,  in  cui  se  ne  diedero  alla 
peggio  fcambievehnente  /'  una  e  r  altra  armata .  Da  Berengario  poi  rac- 
colte furono  degli  uccifi  le  fpoglie .  Fe:ero  tra  loro  tregua  fino  alla  Epifa- 
nia ^  cioè  fino  alli  6.  di  Gennaio.  Effendofi  poi  l' uno  e  l'altro  uniti  per 
il  concordato .^  o  per  la  guerra .^  che  dipoi  fecero^  lo  inferirò  nel  prefente 
Opufcolo . 


Annali    d'  Italia.  169 

chcmpcito,  con  lafciar  noi  al  buio  di  quel  che  pofcia  avvenne.  Non  Era  Volgi 
fi  può  negare:  la  Storia  d' ItalÌ4  è  qui  imbrogliata  non  poco.  Due  bat-  Anno  888. 
taglie  fenza  dubbio  fi  diedero  da  Guido  a  Berengario}  la  prima  fvan- 
taggiofa,  e  l'altra  favorevole  ad  eflb  Guido.  Per  quanto  apparifce  dal 
Panegirilta  di  Berengario,  pafsò  non  poco  tempo  fra  l'una  e  l'altra. 
Non  so  io  immaginare,  che  Guido  Duca  di  Spoleti   in  un  folo   Anno 
pafl'aflc  in  Francia,  o  per  dir  meglio  nel  Regno  della  Lorena}  quivi 
faccll'e  maneggi  per  ottener  quella  Corona,  e  dopo  aver  rnunato  mol- 
te brigate  d'armati,  ritornale  in  Italia,  e  poteffe  mettere  infieme  un 
efercito  per  la  prima  giornata  campale,  e   un  altro   per   la  feconda  . 
Quel  che  è  più,  elfo  Panegirilta,  Autore  fé  non  contemporaneo,  che 
almcn  gode  la  prefunzione  d'  eflere  ftato  non  lievemente  informato  di 
quegli  affari,  fcmbra  dire,  che  dopo  efierc  ftato  eletto  Re   Berenga- 
rio, celi  fi  godette  quafi  un  Anno  di  pace  («)  :  W  ^«««y- 
'     °           °                 *                                      '                                                                    mus  in  Pa^ 

ntgyrico 
Btrtngar, 
P.   1.   T. 
Rer,    Italie. 


Jnnua  vix  foto  raiilaruni  fiderà  Alundo  Berengarìi 

Pace  fub  hac .  P.  1.  T.  11. 


E  però  ciò  pofto,  cadcrebbe  la   guerra  con  amenduc  le  batta- 
glie fuddctte  nell'  Anno  feguente  88p.  Ma  perchè  il  l'uo  dire  ^uajt  un 
Anno,  ci   lafcia  luogo  a  credere  ritornato  Guido  in  Italia  ne  gli  ulti- 
mi Mefi  dell'Anno  prefente:  però  mi  figuro,  che  gli  rcftaflc  tempo 
di  dar  prima  del  verno  una  battaglia  a  Berengario .  Confcfia  il  Poeta 
iuddctto,  non  sì  tofto  efierc  giunto  in  Italia  il  Duca  Guido,   che  fi 
diede  ad  allertile   un'Armata  d'Italiani.    Alcune   brigate  di   Franzefi 
(l'abbiamo  anche  da  Liutprando  )  aveva  egli  feco  condotto  in  Italia. 
(i)  Camerifios  atque  Spoletinos^  fiducialiter   ut  propinquo^  adiìt ^   dice   lo 
lleffò  Liutprando  {b) .  Bercngarii  etiam  partibus  faventes^  ut  infidos^pe-  (b)   Vmt- 
cuniarum  gratta  acquirit .  Aggiugne   il  Poeta,  che  fpezialmcnte  la  To-  pr*nd.  nìfl. 
l'cana,  la  quale  dianzi  avea  giurata  fedeltà  a  Berengario,  ribellata  prefe  '•  '■  '"f"  ^' 
l'armi  in  aiuto  di  Guido.  Né  è  da  maravigliarfene  .  Quivi,  ficcomc 
vedremo,  dominava  jidaìberto  li.  iVIarchefe  e  Duca,  fuo  Nipote. 

-     -     -     -     -     -     Male  fida  receffit 

Sed  penitus  Tyrrhena  r/i.^.nus ,  hoflefque  protervts_ 
Exfultans  in  Regna  tulit . 

Potrebbono  nondimeno  tali  parole  intenderfi  de' foli  Spoletinj, 
perch'effi,  come  altrove  ho  detto,  paflavano  allora  per  Popoli  di  To- 
Icana.  Lo  ftcflb  Poeta  avea  prima  detto,  che  Berengario  ne' tempi 
addietro 

Tom.  F.  Y  -  -  'fti- 

(  I  )  andò  con  fiducia  «'  Camerini  ed  agli  Spoktini  come  vicini .  Col  denar»        \ 
guadagnò  anco  i  partigiani  di  Berengario ,  tome  infedeli ,  ^ 


170  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg. 

Anno  888.  .     _     .     _     .    Jlimulis  quia  ntotHS  in'tquis 

Firiibus  abfentes  Gallos  quafivit  Etrufcis^ 

con  alludere  alla  guerra  fatra  nell'  Anno  885.  di  eflb  Berengario  al 
Ducato  di  Spoltri  per  ordine  di  Carlo  Grado  Augufto.  Con  quelle 
armi  s'incamminò  conerà  del  Re  Berengario  il  Duca  Guido.  Trova- 
valì  allora  Berengario  nel  diftretto,  o  nella  Città  di  Verona,  trat- 
tando d'aggiuftamcnto  col  Re  Arnolfo  >  del  che  abbiara  parlato  di 
fopra . 

-  -  -  Princeps  aberat^  pacemque  parjbat 
Imperio^  Venna  Athejìs^  qua,  eulta  falubris 
Irrigat . 

Però  ne  gli  ultimi  Mcfi  dell*  Anno,  e  dopo  T  abboccamento  fatto 
con  Arnolfo,  dovette  eflere  la  morta  di  Guido,  incontro  al  quale  mar- 
ciò Berengario  con  quante  forze  anch' egli  potè.  Due  fenza  dubbio 
furono  le  battaglie,  ed  amenduc  fanguinofilìlmc,  che  fcguirono  fra 
quelli  due  Competitori. 

Se  vogliam  credere  a  Liutprando,  la  prima  fu  alla  Trebbia)  fra 
pochi  giorni  fucccdette  l'altra  nel  Brefcianoj  e  in  tutte  e  due  toccò 
a  Berengario  di  foccombere.  Non  la  feppe  giufta.  Cioè  nell'ordine 
di  quelle  giornate  campali,  e  nell' efito  d'clTe  s' ingannò  .  Il  primo  fat- 
to d'armi  tengo  io,  che  fucccdelTe  nel  territorio  di  Brefcia,  e  quello 
nell'anno  prefente,  e  colla  peggio  di  Guido.  L'altro  nell'anno  fulTc- 
guente  e  colla  peggio  di  Berengario.  Erchemperto,  il  quale,  ficco- 
me  abbiam  veduto  di  fopra,  diede  fine  alla  fua  Storia  fui  finir  dell'an- 
no prefente  non  conobbe  fé  non  una  battaglia  fra  Berengario  e  Gui- 
do) e  quella  accaduta  nel  Contado  di  Brclcia)  e  in  clfa  c<eferum  fpoli» 
a  Berengario  recolle  Sia  funt .  Ciò  vuol  dire,  che  il  cimento  riufci  di  mag- 
gior vantaggio  ed  onore  a  Berengario.  Vien  confermata  la  (Icffa  ve- 
rità dair  Anonimo  Panegirifta,  Autore  anch' erto  degno  di  gran  riguar- 
do. Dal  fuo  racconto  apparifcc,  che  nel  primo  fatto  d'armi  non  riu- 
fci già  a  Berengario  di  fconfiggere  il  nemico,  perchè  la  notte  fopra- 
vcnuta  diflurbò  il  corfo  della  vittoria.  Tuttavia  rellò  egli  padrone  del 
campo  della  battaglia:  laonde  nel  giorno  apprclTo  Guido  ipedì  Am- 
bafciatori  a  chiedergli  la  grazia  di  poter  dare  fcpoltura  a  i  luoi  morti, 
che  afcendevano  ad  alcune  migliaia:  e  l'ottenne.  Non  altro  conflitto, 
che  quello  penfo  io,  che  fucccdeflc  nel  prefente  anno,  perchè  vi  vol- 
le non  poco  di  tempo  a  reclutare  ed  aumentar  le  Armate)  e  fpczial- 
mente  aderendo  Erchemperto,  che  reflarono  i  due  Emuli  di  fare  un 
CongrelFo  nel  di  dell'Epifania  per  trattare  di  qualche  maniera  d'ag- 
giuttamcnto  fra  loro.  Finché  non  fi  fcuopra  qualche  Diploma,  che  ci 
faccia  veder  Guido  in  Pavia  nel  fine  di  quell'anno,  o  nel  principio 
del  fufl'egucnte,  fembra  più  credibile,  ch'egli  fc  ne  impadrcnifie  do- 
po. 


Annali     d'  Italia.  171 

pò  la  feconda  battaglia  nell'anno  feguente.  Mentre  quefti  Principi  con-  Era  Voi?; 
tramavano  si  afpramente  fra  loro,  anche  elione   Principe  di    Benevento  Anno  88^. 
era  in  faccende  centra  de  i  Greci.  Gli  era  venuto   fatto   di   ribellare 
ad  cffi  il  Popolo  di  Bari  coli' uccilionc  del  prelìdio,  e  rimettere  quel- 
la Città  fotto  il  fuo  dominio.  Nella  Cronichetta  (<»)  da   me   ilampata  {ì)  Antìquì- 
altrove,  fotto  quell'anno  fi  legge:  Pcrdiìio  fuit  faSia  in  Varo  per  Gra-  tot.  Italie. 
(OS.)  cioè  in  Bari.  Diede  anche  aiuto  ad  ^tenolfo  Conte  di  Capoa,  che  ■^#'''-  S- 
s'era  fottomeflb  alla  fua  fignoria  (^),  con  eflcre  cagione,   che  quello  ^j,)  Erchem- 
Principe  non  folamente  ricuperò  l'Anfiteatro,  già  ridotto  in  Fonezzi  fertus  nìft. 
da  Atanafio  11.   Vefcovo  di   Napoli,  continuo   martello  de' Capuani,  «''/•  73-  7j. 
ma  anche  diede  una  rotta  all'cfcrcito  di  quel  Vefcovo,  con  che  rin-  '''  ^  ^^' 
tuzzò  non  poco  l' infoffribile  di  lui  orgoglio.    Fu  forzato   Atanafio   a 
chieder  pacej  ma  le  paci  di  quello  mal  unco    Vefcovo   fatte   per   un 
anno,  non  duravano  ne  pur  dodici  giorni  .  E  intanto  i  fuoi  cari  Sara- 
ceni abitanti  al  Garigliano,  ovunque  loro  piaceva,  divoravano  tutti  i 
contorni,  né  davano  cfenzione  alcuna  a  gli  fteflì  Napoletani,  permet- 
tendo Iddio,  che  colloro  fodero  il  galligo  di  chi  tutto  dì   fi   ftrviva 
d'ellì  per  infellare  i  fuoi  vicini.  Ora  tornando  al  fuddetto  Aione  Prin- 
cipe.,  recatogli  l'avvifo,  che  Coftantìno  Patrizia  e  General  de' Greci  a- 
vca  meflb  l'afiedio  a  Bari,  colle   lue   milizie,   e  con    un    rinforzo  di 
Mori  marciò  per  Siponto  in  aiuto  di  quella  Città  .  Arditamente  attac- 
cò la  zuffa,  e  a  tutta  prima  colla    llrage  di   moltiffirai    Greci   parve, 
che  la  fortuna  ^\  dichiarafie  in  luo  favore.  Quando  eccoti  fopiagiugncre 
Coltantino  con  tre  mila  cavalli  frcfchi,  co' quali  diede  una  tal  rotta  a 
i  Beneventani,  che  quafi  tutti  vi  rimafero   o   morti  o   prigioni,   e   Io 
fteflb  Alone  (tentò  a  potcrfi  ritirare  con  pochi   de' fuoi  in  Bari.    Co- 
minciò egli  dipoi  a  tcmpeltar  con  lettere  Atenolfo  Conte  di  Capoa  per 
aver  foccorfoj  ma  quelli  era  di  nuovo  in  rotta  coi  fuddetto   Vefcovo 
Atanafio,  uomo  di  niuna  fcdej   e  laddove   inaddietro  i    Napoletani    fi 
tenevano  fotto  i  piedi  i  miferi  Capuani,   prevalendo  ora  quelli,  dava- 
no il  guado  a  tutto  il  territorio  di  Napoli}   Atenolfo  in  vece  di  recar 
aiuto  all'aflediato  Alone,  Itabili  una  pace  e  lega  col  Generale  fuddet- 
to de' Greci.  Non  diflbmigliante  fucccflb  ebbero  l'altre   premure  di 
Aione,  per  avere  de  i  rinforzi  da  i  Galli,  cioè  dal  Duc-ato  di  Spole- 
ti,  e  da  i  Saraceni.  Quantunque  promettefie  loro  monti  d'oro,  niuno 
fi  volle  muovere  per  loccorrerlo,  in  guifa  che  veggcndofi   beffato  da 
tutti,  e  troppo  ridotto  in  angultie,  gli  convenne  capitolar  co  i  Gre- 
ci, e  rendere  loro  la  Città.  Se  ne  tornò  egli  libero  a  Benevento  con 
grandi  minacele  centra  di  Atenolfo,  e  di  Alatone  Abbate  di   San  Vin- 
cenzo di  V^olturno,  perchè  l'aveflero  in  tanta  neccflìtà  abbandonato  e 
delufo.  Secondo  la  teltimonianza  del    Dandolo  (f),   pafsò  inquell'an-  {c^  Bandai. 
no  all'altra  vita  Giovanni  Doge  di  Venezia,  in  cui   luogo   fu   concor-  '"  cbrainco. 
demente  eletto    Doge   Pie/ro  Tribuno,   pcrfonaggio  di   tutta  bontà,  ^°,^' },^/-<._ 
che  da  Leone  Jrti^erador  di  ColtancinopoU  fu  creato   dipoi  Proto/pa- 
tario . 

Y  2  Anno 


i/x  Annali     d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  dccclxxxix.  Indizione    vii. 
di  Stefano  V.    Papa   5. 
di  Berengario  Re  d'Italia   2. 
di  Guido  Re  d'Italia   i. 

A**o\°8^*  /^  Non  fcguì  il  Congreflb,  di  cui  s'era  convenuto  fra  il  Re  Beren- 
V^  gario  e  il  Duca  Guido;  o  fé  fcgui,  non  ne  rifukò  accordo  veru- 
no, e  fu  perciò  rimefla  alla  decifion  dell'armi  la  conccfa   del  Regno. 
Accudirono  dunque  amendtie  quc-lti  Competitori  nel  verno  e  nella  pri- 
mavera a  rinforzar  le  loro  Armate:  al  che    fu   neccffiirio  gran  tempo, 
perchè  Guiilo  fece  venir  di  Francia  non  poche  brigate  di  combatten- 
(a)  Anon-j-  ti.  Veggonfi  dcfcritte  dal  Panegirifta   fuddetto   {a)   le  di  lui   Ichierc. 
tnus  Pane-    Cinquecento  fanti,  calati  dalla  Francia,  erano  comandati  da  ^/;/r^mtf, 
gync.  £c-      ^  j^^  Anfcarto  Fratello  di    Guido.   Menava   trecento  cavalli   Gaufììno-, 
p.  1.  T.  II.  altrettanti  Uberto.  Seguitavano  le  milizie  della  Tofcana,  fé  pure   col 
Rfr.  Italie,  nome  di  Tyrrhena  Juventus  non  vuole  il  Poeta  difegnare  Spoleti.  Veni- 
vano apprelfo  mille  foldati  di  Canterino.  Pofcia  jilberico  con  cento  pe- 
doni, fperando  di  acquiftarfi  tal  mento,  che  ne  aveffe   poi  in   ricom- 
*  penfa  il  Ducato  di  Camerino.  Concorfe  eziandio  Rinieri  con  altre  fol- 

datcfchej  e  Guglielmo.^  che  menava  trecento  corazze.  Condottier  d'al- 
trettante tra  V baldo.,  che  fu  Padre  di  quel  Bonifazio^  che  noi  vedre- 
mo a  fuo  tempo  Duca  porcntilTimo  di  Spoleti  e  di  Camerino.  Suc- 
ccdcrono  in  fine  alcune  migliaia  di  gente  avvezza  non  alle  fpade,  ma 
folo  a  gli  aratri.  Tale  era  l'Armata  di  Guido.  Ragunò  anche  Beren- 
gario quante  genti  potè.  Gualfredo^  che  era,  o  pure  che  fu  dipoi  crea- 
to Marchefc  del  Friuli,  marciava  alla  telta  di  tre  mila  Furlani .  Ve- 
niva poi  Unroco  con  due  altri  Fratelli,  tutti  Figliuoli  di  Suppone  già 
Duca  di  Spoleti,  e  dipoi,  fecondo  le  apparenze.  Duca  di  Lombar- 
dia, e  Suocero  probabilmente  del  Re  Berengario,  conduccndo  mille 
e  cinquecento  corazze .  Marciavano  Leutone  e  Bernardo  fuo  Fratello 
con  mille  dugcnto  cavalli  Tedefchi .  Pofcia  un  Alberico  con  cinquecen- 
to altri  cavalli,  forfè  anch' tflì  tratti  dalla  Germania.  Succedevano  poi 
altre  foldatefche  fotto  il  comando  di  un  Bonifazio.,  di  un  Berardo.,  di 
un  yizzo  feroce,  e  di  un  Olrico.,  che  era  o  fu  poi  Marchcfe,  e  figno- 
leggiava  prcffb  all'Adriatico,  oltre  ad  una  gran  folla  di  rufliche  mi- 
lizie. Non  è  a  noi  polfibile  oggidì  lo  fcifrare  di  quali  Città  o  Luoghi 
foffcro  tiuti  quelli  Condottieri  d'armi .  Atteda  il  fuddetto  Poeta,  che 
in  quelle  Armate  alcuni  Vefcovi  ancora  il  trovarono  maneggiami  in 
vece  di  Pallorali  fpade  e  lancic}  ma  per  la  riputazione  del  facro  lor 
Minillero,  non  li  vuol  nominare.  Regnava  tuttavia  in  quello  Secolo 
un  tale  abufo,  del  quale  s'è  parlato  altrove.  Si  venne  finalmente  alla 
feconda  giornata  campale,  ma  non  già  fui  Brefciano,  come  pensò  Liut- 

pran- 


k 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a.  173 

prando,  ma  per  quanto  fi  può  conghietturare,  alla  Trebbia  fui  Pia-  Era  Volg. 
cenano.  Ho  io  dato  alla  luce  un  Diploma  del  medefimo   Guido  W,  r^^'jj^f-: 
fcricco  IX.   Kal.   Mali  Jnno  Incarnatioms  Domìni  DCCCLXXXFIIII .  )^'^_  ^^'Jh. 
ImUctìone  Vili.  Jaum  Piacenti^ .  Potrebbe   quefto    Documento  com-  Dijfert.  34. 
provare,  ch'egli  appunto  fi  trovafle  in  Piacenza  nel  di  z].  di  Aprile 
di  quell'anno,  cioè  prima  o  dopo  il  fopradctto  conflitto,  fé  non  dia 
abbiam  qui  V Indizione  FUI.  che  non  s'accorda  coli' anno  889.,  ed  appar- 
tiene all'anno  feguente ,  convenendo  per  altro  tutto  il  retto  ad  un  autentico 
Diploma.  E  '^\  olTervi,  che  quivi  Guido  conta  già  X Anno  II.  del  Regno  : 
fcgno  ch'egli  per  non  elTere  da  meno  di  Berengario,  aveffe  cominciato  a 
dedurre  il  principio  del  fuo  Regno  dalla  morte  di  Carlo  ilGroflo;  ma  for- 
fè tu  dato  quel   Diploma  folamente  nell'anno  appreflb .   Abbiamo  poe- 
ticamente dclcritto  quello  fatto*  d  arme,  che  collo  la  vita  a  parecchie 
migliaia  di  perlone,  dal  Panegirifta  di  Berengario.  Ma  chi  ne  bramaf- 
fe  una  più  minuta  ed  efatta  dcfcrizione ,  non  ha  che  a  leggere  la  Sto- 
ria di  Spolcti  di  Bernardino  de' Conti  di  Campello  W,  il  quale  ben-  {h)  CamteU 
che  vivclle  e  fcrivefle  nell'anno  i6j2..  pure  dovette  aver  la  fortuna  di  ''  'fior,  di 
irovarvifi  prefcnte,  e  di  mirar  tutte  le  circoilanzc   di  quel  fanguinofo  ^l"'"' '■ '^9- 
conflitto,  ch'egli  credette  fatto  fui  Brefciano,  e   ch'io  piìi  verifimil- 
mcnte  tengo  lucceduto  fui  Piacentino.   Quantunque  il  Poeta   Anoni- 
mo nel  Panegirico  di  Berengario  aflerifca,  aver  la  notte   fatto  ritirare 
a  i  lor  campi  le  infuirate  Arm.ite  di    Berengario  e   di  Guido:   pure  il 
fuo  filenzio,  e  gli  effetti  (ucceduti,  danno  abbaftanza  ad  intcTiderc,  che 
Ile  riportò  la  peggio  Berengario.   Scrive  Reginone  (<•),  che  dopo  in-  (e)  Rhefm* 
fona  la  gara  fra  quelli  due    Principi   (*)  tanta  ftrages  ex  utraque.  parte  in  chronuo. 
pojìmodum  faaa  ejì .,  tantufque  himanus  fanguis  effufus.,  ut  juxta  Domini- 
cam  voccm ,  Regnum  in  fé  ipfum  divìfum ,  dsfolationis  miferiam  piene  incur- 
rertt.  Ad  pojlremam  IVido  viffer  exijlens.,  Berengarium  regno  expu'.it .  Ma 
non  fuflìlle,  che  nufciffe  a  Guido  di  cacciar  Berengario  fuori  del  Re- 
gno. Qiielli  tenne  fempre  faldo  il  Ducato  del  Friuli,  e  fece  fua  refi- 
denza  in   \'^erona.  Soggiornava  egli  in  quella   medefima   Città   nel  dì 
IO.  di  Settembre  del  prelente  anno,  come  coda  da  un  fuo  Diploma, 
ch'io  ho  pubblicato  (rf),  le  cui  Note  fono:  Data  IV.  Idus  Septcmhrìs  ^■^^/"/J^'^" 
jìnno  Incarnatioiiis  Domini  DCCCLXXXFIII.  Anne  vero  Regni  Domni  Be-  '^{jj-^rtl  '17. 
rengarit  glorioftffimi  Regis  II.  Indizione  Vili.   A&um    Verona     11  trovo 
io  anche  in  Cremona,  e  padrone   tuttavia  di  Brelcia   nel   di   18.  d'A- 
golto,  ciò  apparendo  da  un  fuo  Diploma  pubblicato  dal   Margarino  e  .  .  ^^.^^^_ 
dato  XV.  Ka'endas  Septembris  Anno  Incarnationis  Domini  DCCC LXXXIX.  prand.  nifi. 
Anno  vero  Regni  Domni  Berengarii  IL  Indislione   VII.    Lmcprando   {e)  /,  i.  taf.  6. 

atce- 


(*)  tanta  ftrage  daW  una  e  dall'  altra  parte  dipoi  feguì ,  e  tanto  umano  fan- 
gue  fi  fp^rfe^  che.,  fecondo  la  voce  d' Iddio .,  il  Regno  contro  fé  fleffo  di- 
vi fo  incorfe  qitaji  la  calamità  della  dofolazione .  Alla  fint  Guido  refen- 
do vincitore  fcacciò  Berengario  dal  Regno  . 


174  Annali    d'  Italia. 

Era   Volg.  attcfta,  che  nella  feconda  battaglia,  (i)  quum  maxima  ftragt! fìeret ^  fu- 
Anno  bSp.  ^a  fé  fé  Berengarius  liberavit .   liaginncvolmence   darn^uc  lì    può  crede- 
re, che  dopo  rimalto  in  quella  campai  giornaca  depredo   Berengario, 
vcnifTe  in  rauno  di  Guido  Pavia,  e  xMilano  con  altre  Città  della  Lom- 
bardia . 

(a)  Pagius  Non  ho  io  Caputo  intendere,  perche  il  Padre  Pagi  {a)  parli  del- 
»d  Ann»l.  jg  jj.jg  fuJdette  battaglie  folarr.ente  all'  Anno  891.  Senza  qualche  fat- 
to d'arme  non  farebbe  entrato  Guido  in  poireffò  di  Pavia  e  della  Lom- 
bardia. Ora  noi  abbiamo,  che  Itando  eflb  Guido  nella  Città  di  Pa- 
via, avendo  fatta  raunare  in  quella  Città  una  gran  Dieta  di  Vefcovi 
delle  Città  a  lui  fuggette,  fi  fece  folenncmente  eleggere  Re  d'  Ita- 
lia. L'Atto  di  que  Ita  elezione  fi  truova  dato  alla  luce  nella  mia  Rac- 

(b)  Rer.  colta  Rerum  Italkarum  (^),  e  di  nuoro  nelle  mie  Antichità  Italiche 
itaik.  p.  1.  (e).  Ricordano  que' Vefcovi  in  cflb  Decreto  (z)  iella  horribiìia^  da- 
ITaÌÌì  ^^Jv*'^  nefandìjjìtnas ^  fino  allora  fucccdute,  e  tanti  mali,  che  farebbe 
ital.  Di^èr-  impoflìbilc  il  contarli,  o  fcrivcrli .  Aggiungono,  aver  eglino  confcn- 
»«;.  3.         tito   di   accettare   per   Re   Berengario  (  fenza  nondimeno  nominarlo  ) 

(5)  volentes  nolente f que  minis  diverfis  ^  ftafionibus  inretiti  furtive  ac  frau- 
dulenter .  Dicono  di  piìi,  che  i  nemici,  {^)  fuper'-jeniente perfpicuo  Prin- 
cipe JVidone  bis  jam  fuga  lapft^  ut  fumus^  evaaueruat:  il  che  e  da  te- 
mere, che  folTe  dettato  dall'adulazione.  Pertanto  di  comun  parere 
eleggono  (f)  prafatum  magnanimum  Primipem  tVidonem  ad  protegendum 
iS  Regaliter  gubernandum  nos  in  Regem  6?  Seniorem  &c.  giacche  egli  fi  e 
obbligato  di  amare  e  di  efaltarc  la  fanta  Chiefa  Romana,  e  di  con- 
fervare  i  diritti  dell'altre  Chiefe,  e  le  Leggi  de' Popoli,  e  di  non 
permettere  le  rapine,  e  di  voler  la  pace.  Non  d  sa,  che  il  Re  Gui^ 
do  facefli:  altra  imprefa  in  quell'Anno,  avendo  egli  probabilmente  at- 
tefo  ad  afljcurarfi  de  i  voti  favorevoli  de  i  fuddetti  Vefcovi,  e  a  ri- 
durre in  fuo  potere  quelle  Città  della  Lombardia,  che  tardavano  ad 
umiliarfi  alla  forza  e  fortuna  delle  armi  di  lui.  All'incontro  Berenga- 
rio  è  da  credere,  che  fi  applicaflc  tutto  a  fortificarfi  in  Verona,  e  a 
cercar  foccorfi  dalla  Germania,  ficcome  in  fatti   vedremo  all'  Anno 

fuflc- 

(i)  feguendo  una  ftrage  grandij/tma^  Berengario  fi  trajfe  fuor  colla  fuga. 

(2)  guerre  orribili,  e  nefaKdiJfme  flragi . 

(j)  quaft  per  forza  j  per  varie  minacce,  t  configli  avviluppati  furtivamen' 
te  e  c$n  frode  . 

(4)  fopravenend»  il  chiaro  Principe  Guido,  già  due  volte  fuggiti,  come  fu- 
mo,  fi  dileguarono . 

(f  )  //  prefato  magnanimo  Princi^  Guido  A  difenderci  e  Regalmente  gover- 
narci, in  Re  e  Signore  ec. 


k 


Annali     d'  Italia.  175- 

fuTeguenre .  Nel  prcfentc  la  Vedova  Imperadrice  Angelhergn  prefen-  E»  a  Volg. 
tendo  o  temendo,  che  Arnolfo  Re  di  Germania  raedltaffe  d'irapadro-  Anno  889. 
nirfi  del  Regno  d'Italia,  ncorfe  a  lui  ,  affinchè  le  confermaffe  i  Beni 
da  lei  goduti  in  efTo  Regno;  e  a  tal  fine  fpedì  ia  Germania  Ertncn- 
garda  lui  Figliuola,  Regina  di  Provenza,  Vedova  del  Re  Bofonc  . 
Vicn  rapportato  dal  Campi  {a)  quel  Diploma,  dato  //.  Idus  Junii  W  Campi 
Anno  Dominile  Incarnationis  DCCCLXXXIX.  IndiStione  VII.  Anno  Se-  /^^^'^  'j.  "^" 
(undo  piìjjlmì  Regis  Arnulfi .  A6lum  Forachen .  Ma  Ermengarda  per  al-  Afpend. 
tri  pili  importanti  affari  s'era  portata  in  Germania,  ficcome  vedremo. 
Abbiamo  accennato  di  fopra,  che  circa  quefti  tempi  fi  cominciarono 
a  conofcerc  in  Germania  e  in  Italia  gli  Ungri^  o  vogliam  dire  gli  Un- 
gheri.  Ora  fi  vuol  aggiugnere  la  terribil  defcrizionc  di  quella  fiera  Na- 
zione, che  poi  divenne  il  flagello  dell'Italia  a  noi  lafciata  defi:ritta  da 
Reginone  {b)  fotto  queft' Anno .  La  ftrocijfima  gente,  dice  egli,  de  gli  (b)  Kheg'm» 
Ungheria,  più  crudel  d' ogni  fiera .,  non  mai  udita  ne  nominata  in  Occidente  itChromcf. 
ne'  Secoli  addietro ,  ufcì  de  i  Regni  della  Scitia ,  cioè  della  Tartaria ,  e  dalle 
paludi  del  Fiume  l'anai .  Cofioro  non  coltivano  fé  non  di  rado  la  terra  ^  non 
hanno  cafa  0  tetto ^  non  luogo  fiabik ,  ma  (a  guifa  de  gli  Arabi)  co  i  lo- 
ro armenti,  e  colle  loro  greggie  vanno  qua  e  là  vagando.,  conducendo  feci 
le  Mogli  e  i  Figliuoli  fopra  le  carrette  coperte  di  cuoio.,  delle  quali  in  tem- 
po di  pioggia  e  di  verno  fi  fervon»  in  vece  di  cafe .  Gran  delitto  è  prejfo  di 
loro  il  furio .  Non  appetifcono  l' oro  e  P  argento,  come  fan  gli  altri  uomini. 
Il  loro  piacere  è  nella  caccia  e  nella  pefca .  Si  dicano  di  latte  e  miele .  N»n 
ufano  vefii  di  lana ,  fupplendo  al  hi  fogno  con  pelli  di  fiere  per  guardar  fi  da 
i  freddi ,  continui  nelle  loro  contrade .  Spinti  cofioro  fuori  del  proprio  pae- 
fe  da  altri  Tartari  chiamati  Pezinanti,  perchè  non  baflava  alla  crefciuta 
lor  popolazione  quella  Terra ,  vennero  nella  Pannonia  ;  t  fcaiciati  0  fotto- 
*'"ffi  g^'  Unni,  appellati  anche  Avari  (benché  Tartari  anch' effi  di  na- 
zione )  s'' impadronirono  di  quel  Regno:  Di  là  cominciarono  a  far  delle  [cor- 
rerie ndla  Bulgaria ,  nella  Moravia ,  e  nella  Carintia ,  uccidendo  pochi  colle 
fpade,  ma  molte  migliaia  di  perfone  colle  faette,  [cagliate  da  loro  con  tal 
maefiria ,  che  difficilmente  fé  ne  poffono  fchivare  i  colpi .  Non  fanno  com- 
battere da  vicino  'in  forma  di  battaglia .  Combattono  a  tutta  clrfa  co  i  ca- 
valli, fingendo  di  quando  in  quando  di  fuggire,  e  benefpejfo  quando  tal  un  fi 
crede  d\iverli  vinti,  fi  truova  pili  che  mai  in  pericolo  d"  tjfere  vinto.  Ne 
gli  Ulferi  moderni,  dilccndenti  da  cffi,  dura  anche  oggidi  parte  di 
quefti  loro  coftumi .  Seguita  a  dire:  Vivono  a  guifa  dì  fiere,  e  non  d' uo- 
mini, e  fama  è,  che  mangino  carne  cruda,  e  bevano  [angue.  Inumani  al 
maggior  fegno ,  in  que'  cuori  non  entra  compiiffione  0  mifericordia  alcuna  .  Si 
radono  il  crine  fino  alla  cute .  Con  gran  cura  infognano  a  i  loro  Figliuoli 
e  Servi  /'  arte  del  cavalcare  e  faettare .  Gente  [uperba ,  [ediziofa ,  fraudo- 
lenta; e  truovafi  la  mede  [ima  ferocia  nelle  femmine,  che  ne"  mafcbi;  genie 
di  poche  parole,  ma  di  molti  fatti.  Tali  erano  gli  Ungri,  da' quali  prefc 
la  Pannonia  il  nuovo  nome  d'Ungheria,  Popolo  nefando,  la  cui  cru- 
deltà in  breve  fi  vedrà  venir  a  defolire  il  meglio  dell'infelice  Italia.  , 
Cedreno  (0  dà  a  quella,  barbarica  Nazione  anche  il  nome  di  Turchi,  fj f„„2!l', 

nome 


17^  Annali     d'  I  t  a  l  i  a. 

Era  Volg.  nome  che  fi  ftendeva  a  non  poche  popolazioni  della  Tarlarla,  e  fi  e 
Anno  i(jo.  udito  già  più  volte  ne'SccoU  antecedenti. 

Anno  di  Cristo  dcccxc.  Indizione  viii. 
di  Stefano  V.  Papa  6. 
di  Berengario  Re  d' Italia   3. 
di  Guido  Re  d' Italia  2. 


(»)  Herman- 
nus  Cantra 


ABbiamo  da  Ermanno  Contratto  (^),  che  in  queft'  Anno   Jrnolfo 
Re  ài  Germania  (i)  ex  verbis  Apoftolici  obnixe  rogatur^ut  Romam 
Kus  m  chr.  ^eniens ,  Italiavìque  fub  ditione  fua  retincns ,  a  tantis  eam  eruat  Tyramis . 
Era  Stefano  V.  Pontefice  di  rara   vntìi ,  e  non  e   improbabile  ,  che  i 
malanni  di   Roma  per  cagion  de' Saraceni,   e  quei  dell'Italia  per  U 
guerra  de  i  due  Re,  il  movefiero  a  proccurar  la  veniua  di   Arnolfo  . 
Tuttavia  fapendo  noi,  quanta   parzialità  egli   nudrifTe   per  Guido   Re 
d'Italia,  con  apparenza  ancora,  che  co  i  fuoi  buoni  ufizj  ravclTeegli 
aiutato  a  montare  lui  trono;  non  pare  si   facilmente  da   credere  l'm- 
vito,  che  qui  fi  fuppone   da  lui  fatto  ad  Arnolfo  di  calare  in  Italia, 
e  di  leva,'ya  di  mano  de  i  due  nemici  Regnanti.  Anzi  fon  iod'avvi- 
fo,  che  ili  quello  racconto  v'abbia  dell'errore,   eflcndo  ben   vera  la 
chiamata,  ma    quella  fatta  nell'  Anno  fulfeguente,  o  pure   nell'  893. 
ficcome  vedremo,  e  non  già  nel  prefenrej  e  da  Formofo  Papa,  e  non 
già  da  Stefano^  tuttavia  vivente  in  queft'  Anno,   il  Ccntmuatorc  de  gli 
(b)  JnnaUs  Annali  di  Fulda  (^),   pubblicati  dal  Frecro,  molto  piìj  antico  di  Er- 
Fuldenfes      manno  Contratto,  fcrive  fotto  quell'Anno,  ma  fuor  di  fito,  in  pavlan- 
Frehiri .        Jq  del  Re  Arnolfo;  (z)  yf  Formofo  JfoJloHco  enixe  rogatus  inter-pclLxbat 
(ferivo  inierpeUabatur)  ut  Urbe  Roma  (  fi    feriva   Utbem    Rijmam)   do- 
mum  Sancii  Petri  vifitaret^  tif  Italicum  Regnum  a  malis  Chrifiiatiis  ^  6? 
imininentibus  Paganis  ereptum  ad  fuum  opus  refi  fingendo  dignaretur  tenere . 
Sed  Rex  niuliimodis   caufjis ,   Cf?   in  fuo   Regno  excrcfcentibus  prispediius  , 
quamvis  non  Ubens  ^  pofluluta  denegavit .  Copiò  Ermanno  Contratto  que- 
lle parole,  ed  anch' egli  intefc  di  nominar  formofo  col  nome  di  Apo- 
ftolico,  e  non  già  di  parlare  di  Papa  Stefano.  Ora  certo  e,  che  For- 
mofo 

(i)  a  nome  deW  yìpofloHco  è  molto  pregato .^  che  venendo  a  Roma^  e  rite- 
nendo follo  il  fiio  dominio  Italia ,  la  liberi  da  sì  gran  tiranni . 

(1)  Da  Formofo  jlpojlolico  con  forti  fuppliche  era  chiamato  a  l'ifitan  in 
Roma  S.  Pietro ,  col  degnarft  di  tenere  /'  Italico  Regno  tolto  a'  cattivi 
Crifiiani  ,  ed  a  Pagani  y  che  gli  fovra/lavanf^  all'  uopo  fuo  ritirandolo  . 
Alt  il  Re  impedito  da  molte  e  varie  cagioni  inferte  nel  fuo  Regno ,  quan- 
tunque contro  fua  voglia ,  non  xt  fece  niente . 


Annali    d'  Italia.  177 

m$fo  folamente  fu  eletto  Romano  Pontefice  nell'  Anno  feguente ,  e  per  Era  Volg. 
confegujnce  a  quell'Anno  li  d;;c  riferir  l' inviro  fatto  ai  Re  Arnolfo:  Anno  £90. 
fé  pur  non  volemmo  immaginare,  che  Formofo  Vcfcovo  in  quciti  t^m- 
pi  di  Porto,  e  non  pcranchc  Papa  avcflc  chiamato  in  Italia  il  Re  Ar- 
nolfo, col  quale  egli  manteneva  buona  corrifpondenza,  ed  era  legato, 
ficcome  vedremo,  con  parziale  affetto.  Ma,  ficcome  diflì,  più  tolio 
nell'Anno  8pj.  fi  adoperò  Papa  Formofo,  per  tirare  m  Italia  il  Re 
Arnolfo,  e  quivi  perciò  ne  riparleremo.  Attellano  gli  Annali  fuddetti, 
che  trovandofi  eflb  Re  Arnolfo  in  Forcheim  dopo  Pafqua  nel  Mefc 
di  Maggio,  {i)  ibi  ad  cunt  Filia  Hiudo-vvici  Italici  Rcgis^z;idua  Bofouis 
Tyrarini^  magni s  cum  muneribus  leijiens  honorijicc  faj'ccpta  ^  ac  ad  propria  re- 
miffa  efi .  Ma  né  pur  quello  fatto  è  nippuruio  al  fuo  luogo.  Da  urj 
Diploma  d'elfo  Arnolfo,  che  ho  accennato  d;  fopra,  abbiamo  già  ap- 
prcio,  che  la  Vedova  Impcradrice  Ermenguida  lì  trovò  nell'Anno  pre- 
cedente alla  Corte  del  Re  Arnolfo  in  Forcheim.  Il  motivo  del  fuo 
viaggio,  e  de  i  fontuofi  regali  portati  al  Re  Arnolfo,  fu  il  defiderio, 
che  Lodovico  Figliuolo  fuo  e  di  Bofone ^  già  pervenuto  ad  età  conve- 
nevole per  governar  Popoli,  aflumclTc  il  titolo  di  Re  de!  Regno  A- 
rclatenfc,  o  fia  di  Provenza,  ch'ella  finquì  avea  governato,  come  Tu- 
trice  a  nome  del  Figliuolo.  Non  voleva  ella  far  quello  pàlio  lenza  li- 
cenza del  Re  Arnolfo,  Principe  potentiflìmo,  che  manteneva  pretcn- 
lìoni  fopr?.  tutta  la  Monarchia  de'  Franchi .  E  ficcome  Odone  in  Fran- 
cia, o  fia  ncll»  Gàllia,  e  Berengario  in  Italia,  non  fi  crederono  ficuri 
del  polTcflb  de  i  loro  Regni,  le  prima  non  'à  furono  accordati  con 
elfo  Arnolfo:  cosi  Ermengarda  ricorle  a  lui,  per  avere  il  confentirnen- 
to  fuo  in  favore  del  Figliuolo,  con  riconolcere  anch'  ella  il  Regno 
fuddetto  dipendente  dalla  Sovranità  del  Re  delia  Germania.  Però  tor- 
nata, ch'ella  fu  in  Provenza,  raunati  i  Vcfcovi  e  Baroni  del  Re- 
gno, fece  folennementc  riconofcere  per  Re,  e  coronar  Lod(,vtco  fuo 
Figliuolo. 

L'Atto  di  quella  elezione  e  coronazione  fi  legge  ftampato  nel 
Corpo  de'Concilj  ("),  e  fi  dice  fatta  quella  raunanza  e  funzione  yln-  (a)  t/ihhi 
no  Incarnationis  Dommica  DCCCXC.  IndiSìione  FU.  cioè  o  nel  fine  dei  ccnciiìor. 
precedente,  o  nel  principio  del  corrente  Anno.  Si  vede,  che  ii  buon 
Papa  Stefano  con  lue  Lettere  aveva  efortato  tutti  i  Velcovi  di  quel 
Regno  a  collituire  Re  Lodovico,  Nipote  per  via  della  Madre  di  Lodo- 
vica U.  Imperadorc,  al  quale,  come  protellano  que' Prelati  e  Baroni, 
{i)  prafiantijjìmus  Carolus  (il  Grofib)  Imperator  jam  Regiam  concellerat 
Ttm.F.  Z  Di' 

(0  ivi  prejfo  di  lui  la  Figlia  di  Ludovico  Re  d' Italia,  vedova  del  Ti- 
ranno Bofone,  con  gran  regali  venendo  orrevolmente  fu  accolta ,  e  rimanda- 
ta e  cafa  fua . 

(i)  /'  eccellentìfjimo  Carlo  Imperadore  già  avea  conceduta  la  Regale  Digni' 
tà  ;  ed  Arnolfo ,  che  fu  fuo  Succejfore ,  per  fua  Scrittura ,  e  per  i  fuoi 
fagaciffimi  Legati,  Reocoifo  (o  Teodolfo)  cioè,  Vefcovo,  e  Bertaldo 
Conte,  fautore  del  Regno  ed  autore  in  tutto  eJJ'ere  fi  prova. 


lem.  IX. 


178  Annali    d' Italia. 

ER^Vo^g.  Dignitatent   (nell'Anno  887.)  y  Amulfui^  qui  Succejfor  ejus  exftitit  ^ 
Anso  'i9°-  per  fuum  fcriptuyn,  perqUe  juos  jagacijjimos   Legatos^    Reoculfum  (o  pure 
Teoàulphum)  videlicet  Epifcopum,  (^  BertaUium   Comitem ^  f autor  Regni,, 
auUorque  in  omnibus  effe  cotnproltatur .  Degne  lon   di  annotazione    turre 
quclte  notizie,  per  incendere,   come  i  Re  della  Germania  acqni(ia<rc- 
ro,  e  manccncflero  dipoi  la  loro  lupcriorità  nel  Regno   Arctalenle,  e 
per  conolccie  quello  Lodovico  Re  per  tempo,  di  cui  la  Storia  d'Ita- 
lia avrà   da  parlare   non  poco,   andando   innanzi  .    Cofa   operaflero   in 
quell'Anno  in  Italia  i  due  emuli  Re  Berengario  e  Guido,,  difficilmen- 
te fi  può  ricavar  dalla  Storia  all'ai  digiuna  \n  quelli   tempi  delle   cofc 
noilre,  e  fpezialmente   difettofa   per  la   Cronologia  .    Abbiamo   predo 
(3)Ushell.    l'Ughelli  (.a)  un  Diplom-i  del  Re  Guido,  dato  F//.    Kaiendas  Junit, 
Tom  %'^'    -^^^^  Dominici  Incarnationis  DCCCXC.  JndiElione  f^lU.    Anno   Domno 
in  F.pifcof.    IVidone  Rege  in  Italia  Regnante  Primo  .  ASlum  in  Taurinenfi  Gomitata  . 
Fejiilan.        Colìmo  delia  Rena   (^)   fcrive,    che   ncll'  Originale   di   quello   Docu- 
(h)  Rena,     picnto  da  lui  veduto  fi  legge   /ndièìione   f^//.  e  che   ciò   non   oltante 
Duchi 'ji      torna  cfTo  nell'Anno  890.    cofii  ch'io  non  so   intendere.   Qiiando  ve-» 
jojcan»        ramente  appartenga  all'Anno  fttfl'o  890.  fi  vede,  che  Guido  metteva 
fag.  111.      il  principio  del  Tuo  Regno  nell'Anno  889.  e  non  già  ncll' 888.  come 
pare,  che  rilulti  da  un  altro,  da  me   citato   di   (opra.  Ora   in   quello 
Diploma  dice  il  Re  Guido:  ^ia   Adalbertus  dilekus   Nepos   nojìer  (^ 
Aicirchius,,  deprecxtus  efi  celfitudtnem  nojìram^  ut  Zenovio  faniìa  Ecdejia 
Fafulana  Epifcopo  &:c.  Certo  e,  che  qui  fi  paria  di  Adalberto  II.  Mar- 
chefc  e  Duca  della  Tofcana.   Noi  già  vedemmo  Tuo  Padre  Adalberto  I. 
Marito  di  Rotilde^  Sorella  di  Lamberto  Duca   di  Spolcti   in  un    Do- 
cumento dell'Anno  884.  Convien  credere,  che  quando  fu  dato  il  Di- 
ploma fuddctto  dal  Re  Guido  ,  fofl"e  già  mancato   di    vita  clTo   Adal- 
berto I.  con  fiicccdcigli  nella  Marca  e  nel  Ducato  della  Tofcana  Adal- 
berto II.  di  cui  parla  qui  il  Re  Guido.    E   con   ciò    '^\  conferma   che 
lo  ilelfo  Re  Guido  fu  Fratello  di  Lamberto,,  e  di    Rotilda,,  e  Figliuo- 
lo d'un  altro  Guido.  Trovo  io  il  Re  Berengario  in  Verona  nel  di  io. 
d'Ottobre  dell'  Anno  prefente,  ciò  apparendo  da  un  Tuo  Diploma  Ori- 
ginale da  me   veduto  nell'Archivio  del  Capitolo  de' Canonici  di  Rcg- 
(0  Anùciu.  gio  (f) .  Efl'o  fu  dato  XIII.  Kaiendas  Novembris  Anno  Incarnationis  Do' 
Italie.  Dij-  mini  Dece,   y  XC.  Anno  vero  Regni  Domni  Berengarii  glorioftjjtmi  Rt- 
prt.  67.       ^j^  pjj    jfiJi^io„g  ly   Manco  di  vita  in  quell'Anno  Alone  Principe  di 
Benevento,  fc  vogliam   credere  a  i  conti  di   Lupo    Protolpata   ("i)  >  e 
(d)  Lufui     lafciò  per   fuo  fucceirorc  Orfo  fuo  Figliuolo,  e  non  già  fuo  Fratello, 
pmttfpata     mj  jjj  cjà  jjon  peranche  atta  al  governo. 

in    Chronie. 
upud  Pirtg. 


Anno 


Ammali    d'  Italia.  i/y 

Anno  di  Cristo  dcccxci.  Indizione   ix. 
di  Formoso  Papa  i. 
di  Guido  Imperadore   i. 
di  Berengario  Re  d' Italia  4. 

QUale  ftrctta  corrifpondcnza  paflafle  fruPapi  Stefam,  e  Guido  Re  ^**  Volg.' 
d'Italia,  l'abbiam  già  veduto  di  fopra.  Seppe  ben  profittar  Gui-     '"*°     •^'" 
do  di  quello  favorevol  vento;  e  però  nulia  paventando  dalla  par- 
te di  Berengario,  fcemato  troppo  di  forze,  s'inviò  a  Roma,  e  da  eifo 
Papa  impetro  d'cflere  creato  e  incoronato  Imperador  de' Romani  ncll' 
Anno  prcknte,  e  non  già  nel  feguente,  come  immaginò  il  Cardinal 
Bironio  (<«)  con  altri.    Il  precifo   giorno  della  fua  Coronazione,  già  (a")  Bay.  »» 
dortamentc  avvertito  dal  Sigonio  (^),   fu  il  dì   21.   di   Febbraio,  ciò  Annui.  Ecc. 
colè^ndo  da  un  fuo  Diploma,  da  lui   veduto,  e   poi   pubblicato  dall'  ^"^  ■^'"*- 
Ugheili  (e) ,  e  da  un  altro  da  me  (d)  dato  alla  luce ,   in   cui   Guido  i\,)'si,i,nii4s 
conferma  ad  Ageltruda,  Imperadricc  fua  Moglie,  Sorella  del  fuddetto  de    Regno 
yiione.  Principe  di  Benevento,  e  per  confeguence  Figliuola  dei  fu  pa-  isal.  lib.  j. 
rimente  Principe  Adelgìfo.^   tutti  i  Beni  a  lei  appartenenti  o    per   ere-  (0  i^f'-"''. 
dita  o  per  donazione  lua.  Fu  dato  quello  Diploma  //.  Kalendas  Mar-  ^^^   j^"^' 
tii,  IndiSliine  fallii.  Anno  Incarnationis    Domini   DCCCXCI.   Regnante  in  Epijcop. 
Domm  IVidone  in  Italia.  Anno  Regni  ejus  III.  Imperli  illius  die  Prima .  Parmcnf. 
Aéliim  Roma  .  Abbiamo  anche  pubblicata  dal  Campi  W  una  Bolla  del  l'^V^"  r?r 
mcdciimo  Papa  Stefano.,  con  cui  fono  confermati  a  Bernardo  Fefcovo  di  u1t\,  ^ 
Piacenza  tutti  1  iuoi  privilegj  e  diritti.  Fu  ella  (cnzx.z  per manum  Anaji a/ti  30. 
Regie narii  (^  Scriniarii  fanEla  Romana  Ecclefue  in  Menfe  Fel/ruarii.,  Indi-  (e)   drmfi 
Sìione  Nona .  Data  IV.  Calendas  M:irtias  per  manum  Zacharix  Primicerii  ^J'"'-  '^'^"' 
fannie  Sedii  Apojìolica ,  imperante  Domno  piiffimo  Auguflo  Wido  a  Deo  co-  j„  jippend,  ' 
ronato ,   magno  ,  pacifico   Imperatore    Anno    Primo ,   (3    Pofl    Confulatuw 
ejus  Anno  Primo.,  IndiStione  Nona.  Cioè  nell'Anno  prefente,  e  nel  dì- 
z6.  di  Febbraio.  Altre  piuove  ci  fono.,  che   in   quell'Anno  e    Mefe 
ci  fan  conofcere  indubitata   la  Cotonazion  Imperiale  di  Guido.  Veg- 
gall  ancora  uno  Strumento  Piiano,  da  me  riferito  altrove   (/)  .    Nella  (t)  >«n^«;- 
Bolla  di  piombo  pendente  da  i  fuoi  Diplomi,  da  me  vedur.i,  fi   mira  ''''•  ^'"j''*- » 
nell'una  parte    il  fuo  bullo  col  capo  coronato  e  con  lo  feudo,    e  all'  ?'""'io'jó 
intorno  WIDO  IMl^ERATOR  AUG.  E  nell'altra  RENOVATIO  ^^"*      ^^' 
REGNI  FRANC.  dal  che  era  ben  lontano  quello    Imperadore,   nò 
pur  Signore  di  uucta  l'Italia.  Se  gli  andavano  bene  gli  affari,  fors'egli- 
avca  la  mira  dr  far  delle  conquide  anche   in    Francia,   lìccome   appa-* 
lifce  dalie  Lettere  di  Folco^  Arcivefcovo  di  Rems  (^) .   E   correa   voce  (g)  jroànr. 
in  Francia,  òhe  quello  l?rckro,  benché  fi  moltralìe   tutto   favorevole  àui  Hifitr. 
a  Cai'lo  il  Semplice,  pure  tenelTc  fegreta  corrifpondcnza  con  elio  Guido  '•  4»    (■  J- 
Imperadore  per  tirarlo  in   Francia.    Ma  dopo  quella  funzione  pochi 

Zz  Mefx 


l8o  A   N   N   A    L   I      d'    I    T   A    L   1   A. 

Era  Volg.  Meli  (bpraviflc  il  buon  Papa  Stefano  F.  cerco  effendo,  ch'egli  pafsò 
Anno  891.  nel!' Anno  prefcnte  ad  una  vita  migliore.   Era   in   quelti    tempi   fcon- 
certata  di  molto  la  buonn  armonia  del  Clero  e    Popolo    Romano   per 
le  due  potenti  fazioni,  che  vi  predominavano  commciace  negli  anni  ad- 
(a)  Ltut-      dietro.   Abbiamo  da  Liutprando  (a),  che  fegui  non  lieve  fcisma  nelT 
fr^nd.  Hifi.  eleggere  il  novello  Papa.  Concorfe   l' una    parte  del   Clero   e    Popolo 
•  '•  ««/•  9-  nella  perfona  di  Sergio  Diacono  della  Ciiiefa  Romana  j  ma  allorché  egli 
faliva  all'Altare  per  circrc  conlecrato,   la  contraria  p.irte   prevalendo, 
violentemente  lo  Icacciò,  e  fece  conlecrar  Formsfo  ì^efcovo  di  Porto, 
da  loro  eletto,  e  llim^to  affai  prò  vera  Religione^  divinarumque  Scriptu- 
rarum  £5?  doSìrinarum  fcientia .  Ma  s' mganna  Liutprando.  Quella   ele- 
zione, e  caduta  di  Sergio  accadde  folamente  nell'Anno  8p8.  ficcome 
vedremo,  Liutprando  prende  non  pochi    altri  abbagli  ne  gli   avveni- 
menti di  quelli  tempi,  perchè  non  fucccduti  a  i  fuoi  giorni.  Ora  noi 
(I>)  t«r»n.    troviam  qui  divifi  i  giudizj  de  i  pofteri .  11  Cardinal  Baronio  W  è  tutto 
Zctti'     P^r/'omo/ò,  cfaltando  le  fue  molte  virtù,  e  credendolo  indebitamente 
(e)   Mabìll.  g'à  fcomunicato  e  deporto  da  Papa  Giovami  FUI.  Il  Padre  Mabillo- 
stcui.    r.      ne  (f),  ed  altri,  noi  fanno  credere  efente  da  colpa,  perchè  adducono 
MtHfdia.       i  motivi  di  quella  Scomunica,  che  non  erano  noci  a  i  tempi  del  Car- 
dinal Baronio.   Certamente   pare,   che  non   mancaffe   l'Ambizione  di 
guattar  in  Formolo  gli  ornamenti  della  Religione   e  della   lucra   Let- 
teratura, commendata  in  lui  da  Liutprando  e  da  altri.    Ne  lafciò  il 
partito  contrario  di  fargli  guerra,  finch'egli  viffc,  e  peggio  dopo  la 
fua  morte,  liccome  vedremo.   Il  fuo  avvcrfario  Sergio,  non  erodendoli 
ficuro  in  Roma,  fi  rifugiò  in  Tofcana  fotto  l'ali  di  JdMerto  li.  Duca 
e  Marchefe  di  quella  Provincia . 

In  queft' Anno,  fc  vogliamo  ftarc  all'opinion  del  Sigonio,  dell' 
Eccardo  e  d'altri,  venne  in  Italia  Zventebaldo,  fpedito  con  un  cfercito 
dal  Re  Arnolfo  fuo  Padre  in  aiuto  del  Re  Berengario,  che  fi  trovava  a 
mal  partito i  e  fu  alTediata  da  effì,  ma  indarno,  Pavia.  Secondo  me  ap- 
partiene un  tal  fatto  all'Anno  895.  dove  ne  parleremo.  Pretende  1' Ec- 
cardo, che  il  fuddetto  Zventebaldo  abbandonaffc  l'affcdio  di  quella 
Città  nel  Mefc  di  Marzo  del  corrente  Anno,  perchè  il  Panegirica  di 
(d)  Antnf-  Berengario  (<^)  fcrivc,  che  quello  giovane  Principe,  chiamato  da  lui 
"**'  ^""'Z-  Sinibaìdo  alla  maniera  de  gl'Italiani, 

tering.  °  ' 

P.  1.  T.  ir.  . 

f.ir.   ittlit.  It  momtu  Regis  patrias  Sinibaldus  ad  oras  : 

7ertis  vix  Luna  [e  cornua  luce  replerant . 

Non  appartengono  a  queft*  Anno  que'vcrlì,  ficcorac  dirò  più  abbaffbj 
e  poteva  accorgerfene  lo  fteflb  Eccardo  al  confidcrarc,  che  Guido  fu 
coronato  Imperadorc  in  Roma  nel  dì  zi.  di  Febbraio  del  prefcnte  An- 
no, e  trovandofi  colà,  non  poteva  elTere  in  Pavia,  che  fu  affcdiata  di 
Febbraio-,  e  noi  Tappiamo  da  Liutprando  e  dal  Panegirica  (uddetto, 
che  Guido  in  pcrlona  foftcnne  qucU'afledio,  e  però  non  può  cflerc 
fucccduto    ncir  Anno  prefcnte  .  Riportò  bensì  in  qucll'  Anno  il  Re 

Ar- 


Annali     d'  Italia.  iSi 

Arnolfo  un' infigne   vittoria  contra   de' Normanni.   Reginotie   fcrivc,  Er»  Volg. 
che  (  I  )  ex  innumerabili  multitudine  vix  refidtms  fuit  ^  qui  ad  claffem  adver-  Ahno   &91. 
fum  nuncium  reportaret .  Non  e*  è  obbligazione  di  credergli  tutto  quello 
gran  flagello.  Per  la  morte  di  elione  Principe  di  Benevento  reliò  quel 
Principato  in  una  fomma  debolezza,  con  rimaner  nelle  mani   di   Orfe 
fuo  Figliuolo,  inetto  al  governo,  perchè  Fanciullo  di  foli  fette  Anni. 
Di  quelta  fvantaggiofa  fituazion  de'  Beneventani  ben  confapevoli  i  Gre- 
ci, non  iftcttcro  colle  mani  alla  cintola,   bramofi   ancora  di   far  ven- 
detta dell.i  guerra  lor  fatta  dal  defunto  Aione  («) .  Aveva  poco  dianzi  (a)  Antn-j- 
Leoat  il  Saggio  Imperador  d' Oriente  fpcdito  per  Generale  delle  fue  Ar-  ^."j^J^'"" 
mi  in  Italia  ò';>«^«/;V;o,  appellato  da  Leone  Oftienfe  (*)  Imperialis  Pro-  ^^^j    ,^^,_ 
tofpatarius^  l^  Stratigo  Macedoni*^  Grafite ,  Cephalonia ^  atque   LangO'  grin.    p.  i. 
bardia .  Davano  i  Greci  il  nome  di  Lombardia  a  quel  tratto  di  paefe,  tow.  /;. 
ch'cffi  pofledcvano  in  Calabria  e  nella  Puglia,  e  in  altri  fiti  del  Re-  ^^^'Jl 
gno  ora  di  Napoli.  Ora  coftui  mifc  l'aflcdio  nel  di  15.  di  Luglio  dell'  o/lienfis 
Anno  prcfente  alla  Città  di  Benevento,  ben  conofcendo,  che  V  Impe-  chronic. 
rador  Guido  ^  troppo  impegnato  nella  Lombardia  maggiore  per  la  guerra  ''*•  i-  «^•49- 
tuttavia  durante  contra  di  Berengario,  non  avrebbe  molFo  un  duo  per 
diiturbar  qucli'lmprefa .  Fecero  una  lunga  e  vigorofa  rcfirtenza  i  Be- 
neventani >  ma  in  fine,  perché  non  avcano  forze  da   poter  fare  slog- 
giare i  Greci,  né  altronde  fperavano  aiuto,  lufingati  ancora  dalle  pro- 
mefl'e  d'un  loave  trattamento,  che  Simbaticio  andava  lora  con  fegretc 
ambafciate  facendo  penetrare:  capitolarono  la  refa  della  Città,   dove 
pacificamente  entrarono  i  Greci  nel  dì   18.  d'Ottobre,  divenendo  pa- 
droni di  tutte  le  dipendenze  di  quel  Principato.    In   quelt'.Anno  an^ 
Cora  per  atteftato  del  Dandolo  (0  Pietro  Doge  di  Venezia  avendo  fpc-  yj  chr'nit'. 
dito  a  Havia  i  fuui  Ambafciatori  a  Guido   Augulto,  (z)  ab  eo  obtinuit  x»».  xii.' 
Pnvilegium  in  ea  forma ,  qua  Prtedecejores  fui  Imperatorts  Due/bus   Fé-  x.tr.    luUc 
netiarum  reirouBis  temporibus   concefferaiU .   Fu   rapportato  dal   Cardinal 
Baronio ,  e    dal    Padre   Mabillone  un   Diploma  di   Guido   Augullo  , 
dato  in  queft'  Anno  nel  di    primo,  o  nel  dì    ij.   di    Novembre   ia 
Balva  Città  allora  del    Ducato   di   Spoleti,   dove   era   egli  capitato, 
e  Benevento  redeuntes  noftra  cum  Conjugi  ^  la  quale  gli  partorì  Lamberto 
fuo  Figliuolo,  che  vedremo   Imperadore   nell'Anno   fcguentc:   per  la. 
qual  grazia  a  lui  conceduta  da  Dio,  egli  dona  al  Moniftero   Voltur- 
nenfc  una  Chitfa,  e  tanto  oro,  quanto  pefa  il  Real  Fanciullo.  (^)  Ho  (d)  chrmtti. 
io  prodotto  alcune  ditììcultà  intorno  a   qucfto   Documento,  il   quale,  yti"*''»"'/- 
quando  mai  G  fupponclTe  nato  Lamberto  in  quell'Anno,  vien  certa-  j^^^    jtttiie. 
mente  da  me  creduto  apocrifo,  perchè  molto  prima  era.  venuto  alla  ^u^.  420. 

luce 

(  I  )  M  una  moltitudine  innumerabile  appena  vi  reflÒ,  chi  portajje  airar*- 
mata  f  infaufla  novcUa. 

(1)  da  ejfo  ottenne  il  Privilegio^  tal  quale  i  Predecejfori  fmi  Impir adori 
né' tempi  andati  »vtano  concedute  a"  Dvgi  di  Fenezia. 


l82,  A   N   N   A   L   I      d'   I   T    A    L   I    J|  . 

Era  Volg,  luce  qucfto  Principej  oltre  di  che  non  f>otè  Quido  tornare   in' tempi 
Anno  891.  [jji  ^^  Benevento,  ch'era  in  mano  de' Greci . 

Anno  di  Cristo  dcccxcii.  Indizione  x. 
di  Formoso  Papa  i. 
di  Guido  Imperadore  2. 
di  Lamberto  Imperadore  i. 
di  Berengario  Re  d' Italia  j. 

j    .  I"  \v. 

NOn  fembra  già  che  Fortmfo  Papa  foflc  molto  portato  in   fevore 
(ai  ^»»4(«      •      '^^  ^"'^^  ^"'P«*'^dore ^  an74  fc  dobbiam  credere  ai  Continuator  de 
ruUtnftt      g''  Annali  di  Fulda  (<»),  pubblicati  dal  Frccro,  le  cui  partile  ho  ci,-- 
Frtheri.        tato  all'Anno  890.  egli  non  fu  sì  tolto  Papa,  che  invito  il   Re    Ar- 
nolfo a  calare  coli' Armi  in  Italia  per  liberarla  da   i   cattivi  C'ri/iianiy 
nul^cI^nÀ-  °  ^'^  ^^  '  '^'*'^""'i  co"i^  Ieri  ve  Ermanno  Contratto  (^),  cioè  da  Gui- 
Hus  in  chr.  '^°  •>  ^  ^^  Berengario,  la  nemicizia  e  guerra  dc'quali   fi   tirava  dietro 
la  defolazion  di  buona  parte  delle  contrade  Italiane.  Ma  probabilmente 
un  tale  invito  è   da   riferire  all'Anno  Icgucnte.   Contuttcciò  dovette 
qucrto  Pontefice  accoraodarfi  alle  vicende  e  circollanze  de' tempi.  Al- 
lorché egli  fall  fulla  Cattedra  di  San  Pietro,  trovò  già  creato  Jmpe- 
rador  de' Romani  Guido ^  cioè  chi  in  quelli  tempi   cicrcitava.  giurisdi- 
zione fovrana  in  Roma  Itefla,  e  ne   gli   altri   Stati  della   Chiefa    Ro- 
mana. Però   non   potè   negare   ad   eflo   Guido   Augufto  di   dichiarar© 
Collega  nell'Imperio,  e  di  ornare  colla  Corona  Imperiale   Lamberto^ 
{c)chromt.  Figliuolo  affai  giovane  del  mcdclìmo  Guido.  Le  Noto  Cronologiche 
Cafaurienf.    di  vatj  Diplomi,  dati  da  efl'o  Lamberto,  in  compagnia  del  Padre,   o 
Rtr'nJil'  P"*"^  ^^  '"'  *°^°»  ^^  guidano  a  Gonofcere,  che  la  di   Imi   alTunzione  e 
(diAntiqui-  coronazione  fegui  lenza  fallo  nel  prclentc  Anno;  il' che   parimente   Ci 
tat.  Italie,    vede  confermato  doli*  Autore  della  Cronica  Cafaiirienle  CO..   Del  giorno 
Difirt.s.o-  prccifo,  in  cui  gU  fu  conferita  la  Corona  Augultalc,  ho   io    fatta   ri- 
ìe)    Tiortn-  "'^'^*  "^'^'^  Antichità  Icaliclic  (^),  e  benché   non  l'abbia    potuto   con 
4im  Mtmor.  ^ìcurezza  acctrrare.,  tuttavia  da.  uà  Placito  Lucchefe  riferito  dal    Fjo- 
di  Mtuild*    rentini  (0,  fi  può  ricavare,  ch'egli  prima  del  giorno  Quarto  di  Mar- 
m  ^"  AW  ^°  conregmffc  il  titolo  d' imperadore.  Fu  feruta    quella   Carta  A>ino 
i«VsÌ*r.    it^P^f"  Damni  Lambirti  Scxto^  IF,  die  Menfti   Mariti^  Indimonc  XV. 
Tetii  V.   '    Cloe  neir  Anno  iSst?..  Note  iadicaiiti,  che  prinja  del  di  IV".  di  Marzo 
in    Atpencl.  dell'Anno  corrente,  dovette  elfere  conferito  a  Lamberto  in  Roma  il 
•d   f/x/f»/.  diademi  Imperiale.   Ma   avendo    io   quivi    citato   un'altra   Carta    pro- 
iÌ)''Ant:q.    ^^'^  dall' Ughclli  (/),  e  fcntta  in  yJniio  ^into  Lamberti   Jmpertitom 
hai.  D.ffer'  Menft  Marti 0  per  Inditi.  XF.  cioè  nel  meJefimo  8-97.  per  a-c-coiniarKiiie- 
*iit.  8.  Ito  con  quel  Documento,  fi    truova  qualche   diflicultà.    Vegga,    chi 

/4/^//"r'"'  ^^°'^^  ^*  fuddetta  mia  Diflcntaxione  {g)  nelle  .'antichità  Italiane.  Ag- 
clj/rr' 19.  g'U"gOj  vederli  un  Diploma,  W  di  Guido  Augolbo  fuo   Padre,  d^to 

in 


Annali     d'  Itali  a.  183 

in  Roflelle  di  Tofcana  nel  dì  if.  di    Settembre   dell'Anno   prcfentc,  Era  Volg. 
fenza  che  vi  fi  legga  1'  Anno  dell'  !mp<;FÌo  di  Lamberto  ,  il  che    non  Anno  £91. 
ben  s'accorda  col  luddetto  luppofto.   All'incontro  ho  io  prodotto  un 
altro  Diploma  (.i)  dell'Archivio  del  Moniftero  di  Santo  Ambrofio  di  (a)  ibidi», 
KUhno ^  i'cmio  Kii^endis  Mai:  ^  Indizione  X.   Anna  Domini  DCCCXCIl.  Difirt.  6. 
ImpBf^ante  Donino  tVidom  Imperatore^  Regni  eJHS  II f.    Imperii  illius    IL 
Anno  Lamberti  Imperatoris  I.  JSluyn  Ravenna  :  dove  probabilmente  tor- 
nando da  Roma,  fi  trovarono  quelli  due  Augufti.  Finalmente  accen- 
nerò all'Anno  Spf.  un   Privilegio  d'eflo  Lamberto,   per   cui   appari- 
fce,  che  nel  Febbraio  di  quell'Anno  egli  contava  V  Jnn»   Prima   del 
fuo  Imperio. 

Difiì  già  che  Odone  Conte  di  Parigi  era  (lato  eiettò  ed  accettato 
da  i  Popoli  della  Gallia,o  fia  della  Francia  Occidentale,  per  loro  Re, 
a  riicfVa  dell' Aquitania,  che  gli  fu  contraria.  Era  egli  intento  a  ridut 
colla  forza  anche  gli  Aquitani  alla  fua  ubbidienza,  quando  nel  dì  18. 
di  Gennaio  di  quell'Anno  Folco  jlrcivefcovo  di  Rems  ,  avendo^  com- 
moffa  a  ribellione  non  poca  parte  de  i  Baroni  Franzefi,  dichiarò  e  co- 
ronò Re  di  quel  Regno  Carlo  il  Semplice^  Figliuolo  del  Re  Lodovici 
Balbo .  Si  cominciò  pertanto  non  meno  in  quel  paefe,  che  fi  faceflc  in 
Itali*,  a  guerreggiar  fra  i  due  pretendenti,  e  nell'uno  e  nell'altro  Re- 
gno a  verìfi-carfi  il  détto  de-1  Salvatore,  òhe  Regnum  in  fé  divifum  de- 
fijiabitar.  In  una  delle  fue  Lettere,  citata  da  Frodoardo  W,  icrivc  il  £'/'^f^^" 
fuddetto  Folco  ArcivefcoVo,  avere  i  fuoi  nemici  fparfa  VDce,  ch'egli  Ri~f„f^f_ 
avcfle  intavolata  quella  ribellione,  e  alzato  al  Trono  il  giovanetto  C-ar-  l.  4.  *.  y. 
lo,  per  poi  introdurre  con  tal  pretedo  in  quel  Regno  Guido  Impera- 
dore,  con  cui  veramente  era  Folco  anima  e  corpo,  e  llrettamente  unito 
di  parentela.  Ma  egli  protefl?. ,  che  quella  e  un'indegna  calunnia,  né 
cfierc  an  par  fuo,  ficcomc  uomo  d'onbre,  e  nobilmente  nato,  capa- 
ce di  una  Gabbala  sì  fatta.  Furono  poi  elisione  le  funelle  diflenfioni 
di  Guido,  e  Berengario  in  Italia,  che  i  Popoli  Italiani  cominciarono 
circa  i  tempi  prefenti  a  fortificar  te  loro  Città  e  Cartella,  poiché  per 
la  pace  si  lungamente  confervata  in  quelle  contrade  fotto  gì'  Impc- 
radori  Carolini,  i  piìi  viveano  alla  Snartana.  Ciò  fi  raccoglie  dall' e- 
fempio  di  Modena,  nella  quale  Leodoino  Fefcovo  itce.  far  varie  for- 
tificazioni alle  Porte,  e  nuovi  baftioni,  ben  provveduti  d'armi,  non 
già  contra  i  Padroni,  cioè  centra  di  Guido  e  di  Lamberto  Augulli, 
qui  allor»  fignoveggianti,  ma  per  difefa  de' proprj  Cittadini,  come 
coda  dall' Hcrizione  da  me  riferita  altrove  (0,  dove  fon  quelli  vcrfi:.  (c)Antiqui- 

tat.   Italie. 

HIS  TUMULUM  PORTIS  ET  ERFCTIS  AGGERE  VALLIS,  -D'/"-'-  i- 

FIRMAVIT,  FOSITIS  CIRGUVl  LATITANTIBUS  ARMFS, 
NONI  CONTRA  DOMTNOS  ERRCTUS  CORD  \  SERENOS, 
SED  CIVES  PROPRIOS  CUPIENS  DEFENDERE  TECTOS.. 

(d)  Chrtn'u. 

Lcggefi  nella  Cronica  del  Moniftero  di  Volturno  Cd)  un   Privi-  ^J'^'^'fT^'i 
legio  conceduto  a  Maione  Abbate  di  quel  facro  Luogo  da  Giorgio  Pro-  ^j^   ' italif, 

tofpa- 


Era  Volg. 


(a^  ìlernm 

Italie.  P.  I. 
Tom.     11. 
f.  179.  V 

291. 

(b)   Paitus 
*d  Annal. 


(c)  Trtdtdr- 
iui  Hifior. 
SLtmtnf.  i.  4. 

(d)  Siblio- 
tbtt»    Patr. 
T*m.  xril. 


(e)  Rrr. 
jttlU.P.  11. 
Ttm.  I. 


184  Annali    d'  Itali  a. 

rorpaurio  Imperiale  e  Stratigo  (cioè  General  dell'Armi)  delta  Cefa- 
lonia  e  Lombardia,  a  nome  de  1  Scieniflìmi  Imptradori,  cioè  di  Leone 
ed  y^/f^»^;o  Imperadori  d'Oriente.  In  fine  (\  fcorgc,  che  anch' egli , 
come  era  in  ufo  di  varj  Principi  d'allora,  dice  di  aver  bollato  quel 
Decreto  con  Bolla,  di  piombo.,  Menfe  Jugufii.,  Decima  IndiSìione .  Di 
quello  Giorgio  Patrizio,  che  fucccdettc  a  Simbaticio  conqui (latore  nel 
precedente  Anno  di  Benevento,  fa  menzione  oltre  all' Anonimo  Saler- 
nitano, una  Cronichetta  W,  data  alla  luce  da  Camillo  Pellegrino, 
con  aggiugncre,  ch'egli  o  nel  prcfenie  o  nel  (uflTeguente  Anno  andò 
a  mettere  l'afledio  a  Capoaj  ma  quelli  fi  dovette  bravamente  difen- 
dere, né  fi  sa,  ch'egli  fé  ne  impoflelTafle.  Riferifcc  il  Padre  Pagi  (*) 
a  qucft' Anno  le  due  fanguinofe  battaglie  fuccedurc  fra  i  Re  Berengario., 
e  Guido .f  di  fopra  da  noi  vedute  all'  Anno  888.  ed  88p.  Non  fi  può  mai 
credere,  che  Guido,  da  noi  veduto  ne  gli  Anni  addietro  lìgnoreg- 
giantc  in  Pavia,  e  nella  maggior  parte  della  Lombardia,  fc  ne  foflc 
impadronito  fenza  colpo  di  Ipada,  e  che  fi  forte  differito  fino  a  que- 
fli  dì  il  provar  le  loro  forze  in  qualche  campale  giornata.  Oltre  di 
che  Erchcmperto  ed  altri  Storici  fi  truovano  contrarj  ad  una  tale  opi- 
nione. Vero  e,  aver  Papa  Formofo,  per  relazione  di  F^rodoardo  (0, 
fignificato  a  Folco  Arcivcfcovo  di  Rems,  che  era  per  tenere  un  Con- 
cilio Generale  in  Roma,  die  Kalendarum  Martiarum  Jndiiìionis  Decima., 
cioè  nell'Anno  prcfente,  fé  pure  non  fu  nel  feguente,  perchè  fi  legge 
Jndidìionis  Undecima  nel  redo  pubblicato  nella  Biblioteca  de'  Padri  {.d)  . 
(*)  Jn  quibus  Literis  fatetur.,  Italiam  tunc  femel  ^  fecundo  borrida  bella 
perpejpim.,  £jf  pane  confumtam:  le  quali  parole  cita  il  Padre  Pagi  in 
confermazione  della  fua  credenza.  Ma  da  quelle  nulla  fi  può  conchiu- 
dere j  perchè  ne' correnti  tempi  ancora  continuò  più  che  mai  un'  ar- 
rabbiata guerra  fra  quelli  due  Competitori.  E  noi  vedremo  all'Anno 
feguente  ridotto  a  si  mal  termine  Berengario,  che  fu  coftretto  a  cer- 
car foccorfo  da  Arnolfo  Re  di  Germania.  Frale  Leggi  Longobardi- 
che (0  fc  ne  leggono  alcune  di  Guida  Imperadore  .  Probabilmente 
furono  fatte  e  pubblicate  in  queft'  Anno  nella  Dieta  Generale  de  gli 
Stati . 

Anno 


(*)  Nella  quaV  lettera  confejfa.^  che  V  Italia  allora  una  e  due  volte  avea 
/offerto  orribili  guerre ,  e  che  quaji  era  rifinita . 


k 


Annali    d' Itali  a.  iSj- 

Anno  di  Cristo  dcccxciii.  Indizione  xi. 
di  Formoso  Papa  3. 
di  Guido  Imperadore  3. 
di  Lamberto  Imperadore  2. 
di  Berengario  Re  d' Italia  6. 

UOmo   inquieto  e   maligno  era   in  qucfti  tempi   Zventebaldo  Duca  f"^*  ^°'S' 
della  Moravia,  chiamato  anche  Re  da  talun  de  gii  Sconci.  Ui     '*'*'*  ^^^' 
più  bcnefizj  l'avea  colmato  Arnolfo  Re  della  Germania,  maiTimamcn- 
tc  con  dargli  in  feudo  la  Boemia.  Scopri    coftui   neh'  Anno   prcfcnic 
il  Tuo  mal  talento  contra  dello  ftelTo  luo  benefattore,  laonde  fu  ob- 
bligato Arnolfo  ad  impugnar  la  fpada  per  mettere  in  dovere  l'ingrato. 
Ma  non  parendo  a  lui  d'aver  forze  iufficicnti    per  tale   l'cabrola  im- 
prcfa,  chiamò  in  rinforzo  fuo  i  nuovi  abitatori   della  Pannonia,  cioè 
gli  Ungheri,  iniquilfima  e  crudelilTìma  gente,  co' quali  abbafso  Zven- 
tebaldo, che  fu  collictto  a  renderli  tiibutario  di   Arnolfo,   e  a  dargli 
per  odaggio  un  fuo  Figliuolo)  come  s'hada  Reginone  {") .   Di  quella  (a)  R%/»* 
rifoluzione  riportò  egli  gran  biafimo  fra  i  Criltiani,  perche  quella  bar-  inChronico. 
bara  fchiatta  imparo  ic  vie  di  nuocere  alle  circonvicine  contrade,  ma 
fpezialmcnte  porto  dipoi  la  defoiazione   alla  milera   Italia.    Fioiompe 
qui  in  una  tlcandelccnza   Liutprando    Storico   (^)    contra  di   Arnolfo  (b)  Liut- 
con  dire  fra  l'altre  cole:    (*)    Hungarorum  gentem  cupidam  ^   audacem  ^  prand.  nifi, 
tmnipoteniis  Dei  ignaram ,  fcelerum  omnium  non  iHjciAm ,  dedis  (3  omnium  '•  ' •  "^P-  J- 
rapinarum  fo^ummodu  uvidam  in  auximim  cenvocat  :  Ji  tamen  auxilium  dici 
fotefl^  quod  paullo  poft  ^  eo  mor tenie  ^  tum  genti  jute^  tum  Cieteris  in  Meri- 
die Occafuque  degentibus  Nationibus  grave  penculum^  immo  exciaium  fuit . 
^uid  ig'tur?  Z'wentebaldus  -vincitur,  fubjugaiur,  Jjt  irioutarius  :  jed  Do- 
mino  folus  .  O  cxcatn  jlrnuìfi  Regts  regnanai  cupidi tatem  !  O  tnfelicem ,  a- 
marumque  diemf  Unius  homumionii  dejetìio  fu  totius  Europee  contritio .  éuid 
Tom.  y.  A  a  multe- 

(*)  chiama  in  »juto  la  gente  degli  linieri  avara ,  ardita ,  ignorante  d"  Id' 
dio  onnipotente .,  maliziofijjima  ^  foltanto  avida  di  ftrage.^  e  di  tutte  le 
rapine  :  fé  pure  ajuto  può  dirfi.,  quello  che  poco  dop»^  eJJ'o  morto  .^  fu  di 
grave  pericolo^  anzi  di  rovina  sì  alla  Jua  gente .y  sì  alle  altre  Nazioni 
viventi  al  mezzo  giorno ,  ed  Occidente .  Che  adunque  ?  Zventeboldo  è  vi»' 
/o,  foggiogato^  fi  fa  tributario  :  ma  fola  al  Signore.  O  cieca  del  Re 
Arnolfo  avidità  di  regnare  !  O  infelice  ed  amaro  giorno  !  Di  un  J0I9 
omicciattolo  la  caduta  diviene  di  tutta  Europa  la  rovina .  A  che  0  cieca 
ambizione  prepari  alle  donne  le  vedovanze  .^  ed  «'  Padri  le  privazioni  ^ 
alle  vergini  gUftupri,  a'  Sacerdtti .,  e  *'  Popoli  d' Iddio  le  fchiavitit^  alle 
Chiefe  le  defolazitni^  ed  alle  abitate  terre  le  folitudini? 


1^6  Annali     d'  Italia. 

EnAVolg.  mnUeribus  vìduitatcs,  patribufque  orbitatcs  ^  virginibus  corrupt'tones^  Sacer- 
Anno  893.  dotihns  ^  Populìfnuc  Dei  captìvitates ^   Ecclefìis  defolatianes ,  terris  inhabita- 
tis  folitudines^  deca  ambitio  paras?  Lafcia  il  relto  di  quvUe   giulte  do- 
glianze.  Intanto  andavano,  in  Italia  di   nfiale  in  paggio  gli  aftari  del /J? 
Bctengario,  troppo  fopcrchiito  dalle  maggiori  foric  di  Guido    Impcra- 
(aì  id.l.i.  dfjyf,  (^a) .  Alno  ripiego  non   adendo,  fi    rivotfe   egli   al   potentilFimo  e 
"'^'  ''  vittorioni  Re  Aro  )lfc),  con  iniplorare  il  Tuo  aiuto,  e  fuggtttarfi  in  tutto 

e  per  tutto  ,  le  gli  dava  afiìftrnzi  per  atterrar  l'^vverr^rio,  e  per  fargli  ac- 
quiftar  tutto  il  Regno  d'Italia.  P<-rcanto  fpcdi  Arnolfo  in  Italia  Zven- 
tebolco^  o  (ìa  Zventebaldo ^  o  Zvmteboldo  fuo  Figliuolo  biliardo  con  un 
podcrofo  efercito,  che  unito  con  quel  poco  che  reltava  a  Berengario, 
a  dirittura  s'inviò  alla  volta  di  Pavia,  per  farne  1' aflcdio.  V'era  den- 
tro l'Imperador  Guido,  uomo  di  accortezza  militare,  e  di  non  minor 
vigilanza  provveduto.  Aveva  egli  bnrncaio  con  bu'ne  palizzate  le  ri- 
X  ve  di  un  Fiumiccllo,  che  bagna  quella  Città,  e  quivi  difpollo  \\  fuo 
accampamento  in  guifa  tale,  che  l' efercito  nimico  non  potca  nuocere 
al  fuo.  Più  giorni  paflarono,  fcnza  che  feguilfe  un  menomo  badaluc- 
co. Vi  fu  un  Bavarefe,  che  ogni  di  caricava  di  villanie  gì'  Italiani, 
chiamandoli  gente  vile  ,  che  non  ofava  di  combattere,  che  non  fapea 
ftare  a  cavallo}  e  per  maggior  loro  vergogna  un  di  gli  venne  fatto 
di  levar  di  mano  la  lancia  ad  un  Italiano,  e  di  tornalene  con  elTli  tutto 
fallofo  al  fuo  campo.  Adocchiò  la  boria  di  coftui  Ubaldo^  Padre  di 
quel  Bonifazio^  il  quale  pofcia  a' tempi  di  Liutprando  Storico  fu  Mar- 
chefe  di  Camerino  e  di  Spoleti;  né  potendo  digerir  l'affronto  fatto  da 
collui  all'Armata  Italiana,  gli  (lette  alla  pofta  nel  dì  feguentc  >  ed 
imbracciato  lo  feudo,  andò  ad  incontrarlo,  e  hfciatolo  ben  caracollare, 
all'improvviio  fé  gli  avventò  dietro,  e  venuto  feco  a  duello,  gli  paf- 
sò  colla  lancia  il  cuore.  Da  quefto  fatto  prefero  ardire  gì'  Italiani  , 
terrore  i  Bivarefi.  O  fia,  che  Guido  in  tal'occafionc  fi  valefic  della 
pofTcnte  interpofizione  della  regina  pecunia,  come  vuole  Liutprando, 
ovvero  che  il  Re  Arnolfo  richiamaffe  il  Figliuolo  in  Baviera  ,  come 
(b>  Anony  fcrive  il  Panegirifta  di  Berengario  (A):  certo  è,  che  Zventebaldo  fc 
mui  Pantg.  pg  tom»  Colle  fuc  truppe  in  Germania,  fenz' altro  avere  operato  io 
fr'z^"'^"  profitto  di  Berengario,  che  di  raffrenare  alquanto  i  progreflì  di  Guido 
Augufto.  Ma  qucfti  appena  mirò  allontanato  dall'Italia  quel  tempo- 
rale, che  più  che  mai  tornò  ad  incalzare  l'emulo  Berengario.  Allora 
fu  che  elfo  Berengario  perfonalrocnte  pafsò  in  Baviera  per  rapprefcn- 
tare  con  più  efficacia  la  prepotenza  di  chi  era  avveifario  non  men  fuo, 
che  del  Re  Arnolfo >  e  il  fupplicò  di  calare  egli  ItefTo  in  Italia,  per 
prendere  pofTefio  di  quefto  Regno,  ch'egli  poi  riconofcercbbe  come 
Vaflallo  dalla  di  lui  potente  mano.  Abbiamo  in  oltre  dal  Continuator 
FMnref"  ^^  8*'  Annali  di  Fulda  (0,  che  anche  Papa  Formo/o  con  fuc  Lettere, 
irthtr'i.  e  colla  fpedizione  di  molti  Baroni  d'Italia,  follecitò  il  Re  Arnolfo  a 
qucfta  fpedizione,  lamentandofi  ancora  delle  opprcflìoni  fatte  da  Gui- 
do alla  Chiefa  Romana.  MiJJi  sutem  (fcrive  qucll' .Autore)  Formofi  A- 
pigolici  cum  Epifiolis  ^  Primoribus  Itcìlici  Regni  ai  Regem  in  Bajodritt 

adve- 


Annali     d'  Italia.  187 

ad'oeHerunt ^  enixe  deprecanies^  ut  Italicum  Regnura^  £5?  res  San^i  Petri  ad  Era  Volg. 
fuas  manus  a  malis  Cbrijìianis  eruendum  ndventar'et  :  quod  tunc  maxime  a  Anno  893. 
fVidone  Tyranno  affeiìatum  ejì .  Tniovavaiì  ajlora  il  Re  Arnoitb  in  Ra- 
tisbona,  è  con  tutta  onorevolczza  accolti  quc' Baroni  e  regalati  li  ri- 
fpcdi  in  Italia,  promettendo  di  calarvi  in  breve  anch' eiro.  Noi  qui 
il  vedremo  frapoco,  conducendo  feco  una  formidabil  Armata.  11  Pa- 
negirifta  di  Berengario  dopo  avete  raccontato,  che 

//  monitu  Regis  patrias  Sinbaldus  ad  oras^ 
feguita  a  dire: 

Tertia  vix  Luna  fé  cornua  luce  repltrunf , 

Hic  littus  patriam  pbftquam  concejjit  ad  aulum-y 

Eh  PFido  agmen  dgens  iterum  rtnovare  furorcs 

jlccelerat .  Cantra  duclor  (cioè  Berengario)  dcpelkre  peftem 

Infiruit  arma  pius ,  tantofque  recidere  fajìai . 

Ne  e  latet  jimnlfum,  rurjus  futcrcjcere  béllum 

Hefperia .  H^idonem  etiamnum  miiitè  fretum 

Affbre^  cérvicefqae  procaci  attoilers  fajìu 

jiudiit  &c. 

Perciò  prefe  Arnolfo  la  rifoluzion  di   venir  egli   flelTo  ih  Italia. 
Non  vuol  dunque  dire  Tertia  Luna  cornua,   che  nel   Mele   di  Marzo 
dell'anno  891.  Zventcbaldo,  chiamato  Sinibaldo  dal  Poeta,  fi  ritirafTc 
dall' affcdio  di  Pavia,  come  ha  creduto   taluno j  ma   bensì,   che   erano 
appena  paflati  tre  Mcfi,  da  che  eflo  Zvencebaido  avea  ricondotto  dall' 
Italia  in  Baviera  l'crcrcito  paterno,  quando  l'imperador  Guido  più  fe- 
rocemente che  prima  affali  il  picciolo  Regno  rimalto  a  Berengario,  e  fa)  sìgtnius 
che  il  Re  Arnolfo  determinò  di  venirne  a  far  la  vendetta  in  perfona.  dt   ««j»" 
Attefta  il  Sigonio  (<»)  d'aver  veduto  de  i  Diplomi  dati  da  eflb  Arnol-  ital"-^^- ^• 
fo  Jnno  DCCCXCIil.  F.  Idus  Navcmbris  Ferona: ;  e  per  confeguente,  ^JIIiu^'d!/- 
fecondo  lui,  fui  principio  di  Novembre  dell'anno   prelente.    Non  ne  fen.  21. 
ho  io  mai  veduto  alcuno.  So  bi'nsì,  che  in  effo  giorno   F.   Idus  Ne-  fg.  ut- 
vembris  dell' anfio  prelente,  Bcrengdricr  fi  trovava  in  Verona,  dove  fé-  (<^)  Rhfg">* 
ce  un  dono  air  infigne  Moniltcro  di  San  Zenone  (/>) .  Reginone  (0  poi  '/^^^H'aUs 
pretende,  che  Arnolfo  folamente  nell'anno   feguentc  fi    moveffe  vcrfo  FuUenfes 
l'Italia}  e  il  Continuatore  de  gli  Annali  di  Fulda  C*^)  più  precifamentc  Frthen. 
fcrivc,  che  quetto  Re  celebro  il  Natale  di  quell'anno   fda  cui  i  Te-  (^^  Fmioar- 

Atii   Hi  fior 

dcfchi  cominciavano  a  contar  l'anno  nuovo)  in  Curte  Regia  fi^eihilin-  ^^^      ^^   g 
ga,  cioè  fra  Maneim  ed  Eidelbcrga;  e  che  dipoi  intraprcle  il  viaggio  (ti  Ànony- 

vcrfo  l'Italia.  Abbiamo  aoche  da  Frodoardo  (<■),  avere   Folco   Arene-  mus  s,iler- 

fco-vo  di  Rcms  dato  avvifo  in  quell'anno  all' Imperador   Guido,   che  il  """""' 

fuddctto  Re  Arnolfo  non  voka  pace  con  effb   Guido.   Vcrifimilmente  '^f*^  ^p'i 

accadde  in  quell'anno  ciò,  che  viene  fcritto  dall'Anonimo  Salernita-  th».  11. 

no  (/) .  Da  che  i  Greci  s'erano  impadroniti  di   Bencventof  e  del  fuo  Rtr.  Italie. 

A  a  i  Prin- 


i88  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  Principato,  andavano  fpiando  le  maniere  di  fottometrere  al  lor  domi- 
Anno  893.  nio  quello  ancora  di  Salerno.  Accadde,  che  alcuni  Nobili  Salernitani 
banditi  dalla  lor  Patria  vennero  a  fidar  l'abitazione  loro  in  Beneven- 
to. Segretamente  colloro  intavolarono  un  trattato  con  Giorgio  Patri- 
zio^ Governatore  di  quella  Città,  promettendo  di  farlo  cntr-ir^  a  man 
faha  m  Salerno.  Vi  accudì  il  Greco  Miniltro,  e  fatta  una  mada  di 
quanta  gente  potè  dalla  Calabria  e  dalla  Puglia,  fotto  colore  di  voler 
portare  l'armi  contra  de' Saraceni  abitanti  al  Garigliano,  una  notte  s'i- 
ftradò  coU'cfercito  alh  volta  di  Salerno,  le  cui  Porte  gli  furono  1  pa- 
lancate da  chi  dentro  tenea  mano  co  i  fuddetti  banditi .  Era  fpedita 
per  quella  Città  j  ma  Pietro  /Ircivefcovo  di  Benevento  ed  altri  nobili 
Beneventani,  o  perchè  loro  non  piaccfle  il  maggiore  ingrandimento 
de' Greci  da  loro  mal  veduti,  o  perchè  veramente  tcmeflcro  di  qualche 
trattato  doppio,  moftraroro  renitenza  ad  entrare  in  quella  Città,  e 
intimidirono  talmente  il  Generale  de' Greci,  che  tutti  frettolofuracntc 
le  ne  tornarono  a  Benevento j  e  in  quefla  maniera  rellò  falvo  Salerno. 
Scopri  poi  Guaimario  I.  Principe  di  quelli  Città  i  traditori,  e  contut- 
tociò  loro  perdonò.  In  qu'-lli  tempi  Atenolfo  Conte  e  Principe  di  Ca- 
poa  teneva  ora  con  Atanafw  li.  Fefcovo  di  Napoli,  ora  con  Guaima- 
rio, ed  ora  co  i  Greci,  voltando  vela  a  feconda  de  i  venti.  D'cflb 
(a.)  ^ntiaui-  Guaimario  ho  io  riferito  (a)  un  Diploma  fcritto  all'anno  88p.  in  cui 
vl(ftr'i'"iA.  ^^  alcuni  doni  ad  una  Chiefa  fondata  da  Guaiferio  Principe  fuo  Padre. 
t'S-  755-  S'intitola  Guaimario  Imperialis  Patricius^  e  dice  d'effergli  (tato  con- 
ceduto da  gl'Imperadori  Leone  &  Aleffandro  di  poter  fare  e  disfare, 
allegando  firmìjffimum  Pra^ccptum  Bulla  aurea  ftgillatum  de'  medefimi  Au- 
gufti:  il  che  ci  fa  intendere,  che  in  quelli  tempi  il  Principato  di  Sa- 
lerno era  dipendente  da  i  Greci  Imperadori.  Ma  dappoiché  gl'ingor- 
di Greci  tentarono  d'impadronirfi  di  quella  Città,  u  può  ben  crede- 
re, che  Guaimario  prcndefle  dell'altre  mifure. 

Anno  di  Cristo  dcccxciv.  Indizione  xii. 
di  Formoso  Papa   4. 
di  Lamberto  Imperadore   3.  e   i. 
di  Berengario  Re  d' Italia  7. 

SE  non  era  calato  vcrfo  il  fine  del  precedente  anno  in  Italia  il  Re 
Arnolfo  con  poderofe  fchicre  d'armati,  certamente  ci  comparve  lui 
principi©  di  quello.  Da  Verona  marciò  alla   volta  di    Brcfcia,   che  fi 
dovette  renderei  e  profcguì  il  viaggio,  accompagnato  Tempre  dal  Re 
(fa')  AnntUs  Berengario^  verfo  la  Cirtà  di  Bergamo  \.b) .  Era  quivi  Conte,  cioè  Go- 
Tuldenfis      v'Tnatore ,  per  l'Augullo  Guido,  Ambrofio^  che  non  volendo  mancare 
jrthtri.        g]|^  fedeltà  dovuta  al  fuo  Principe,   e  confidato  nella  forte  fituazionc 
di  quella  Città  polla  fui  monte,  e  ben  provveduta  d'armi,  e  di  forti 

mu- 


Annali     d'  Italia.  189 

mura,  e  di  una  buona  palizzata,  fi  accinfc  alla  difefa.    Animati  i  Te-  Eh  a  Volq. 
dcfchi  dalla  prcfcnza  e  dalla  voce  de  i  due  Re,  fecero  delle   maravi-  ^^'^°  ^94- 
glie.  C'j)  Qiuntunquc  i  Cittadini  foddisfacelTcro  a  tutte  le  leggi  del  va-  (^j-,  _^„„aUi 
lore,  anzi  combatteflero  da  difperati,  pure  fi  fpinfero  i  nemici  Tettole  ruldenfes 
mura,  e  con  gli  arieti  talmente  le  flagellarono,   che  fi  apri  una  larga  Lambecii 
breccia,  per  cui  cntiò  l'infuriata  milizia,  con  dare  il  Tacco  a  lei  prò-  ^j/^},^];^^' 
mcflo  all'infelice  Città  nel  dì  z.  di  Febbraio  della  Purificizione  della 
Vergine.  Non  fi  perdonò  ne  pur  a  i  facri  Luoghi,  né  pure  alle  Vcr- 

fini  confccrate  a  Dio,  ed  erano  condotti  i  Miniftri  del  Tempio  quai 
cftie  legati  da  chi  non  fi  ricordava  d'eflcre  Cridiano.  Tralalcio  l'al- 
tre iniquirà  accennate  da  Liutprando.  Si  rifugiò  il  Conte  Ambrofio 
in  una  Torre.  Pure  fu  prcfo,  e  condotto  davanti  al  Re  Arnolfo,  che 
caldo  per  l'ira  diede  immediatamente  l'ordine  baibarico,  che  fofie  im- 
piccato per  la  gola  ad  un  albero  j  e  quello  fu  puntualmente  cfeguito. 
Reliò  prefo  anche  il  Vefcovo  /Idalberto^  e  dato  in  cuflodia  al  Vefco- 
vo  jiddone .  La  crudeltà  ufara  in  quella  Città  fparfc  tal  terrore  fra  l' al- 
tre di  Lombardia  e  della  Tofcana,  che  niuno  alpcttò  l'arrivo  dell' e- 
fcrcito  Tcdcfco  per  rendcrfi  ad  Arnolfo.  Così  fecero  Milano  e  Pavia, 
nella  prima  delle  quali  Città,  fecondo  la  teftimonianza  di  Liurprando 
(''),  egli  lafciò  per  Governatore  Ottone  Duca  di  SalTonia,  Avolo  di  (b)  Z/W- 
Ottonc  pofcia  Pruno  fra  gì' Imperadoti  di  quello  nome.  Vennero  i  ^f,*""^"  "'^* 
Marchcfi  d'Italia  in  perfona  a  fottometterfi  al  vittoriofo  Re,  fra' qua-  '  '  ''  *'  '' 
li  fpezialmcnte  per  atteftato  de  gli  Ann.'.li  Lambeciani  ,  fi  conta- 
rono Adalberto  li.  Marchcfe  e  Duca  di  Tofcana,  e  5o»//az/o  fuo  Fra- 
tello, e  lldebrandt  e  Gerardo^  Marchefi  di  non  fo  qual  contrada.  Sed 
fr^fumptuefe  fé  inbene fìciari  ultra  modum  jallantes  ^  emnes  capti  funt  ^  £5? 
in  manu  Principjs  dimiffi  ad  cufìodiendum .  Cioè  pretefero  cfll  d'elTere 
inveititi  di  varj  o  Governi  o  Feudi;  e  perchè  non  piacque  ad  Arnol- 
fo la  lor  prctenfione,  li  fece  mettere  in  arrefto,  con  accordar  lom  non 
molto  dappoi  la  libertà,  ma  con  efigere  da  eflì  il  giuramento  di  fedel- 
tà. Se  ne  fuggirono  dipoi  Adalberto  e  Bonifazio,  fenza  piti  far  cafo 
della  promefia  fede.  Arrivò  Arnolfo  fino  a  Piacenza  coll'efercito  fuo 
malconcio  per  la  ftanchezza  e  per  le  malattie-,  e  di  là  pafsò  circa  h 
Paiqua  al  Caltello  d' Ivrea  verfo  l'Alpi,  tenuto  da  Anfgero  Conte  a  no- 
me dell' Augufto  Guido,  entro  il  quale  itava  un  buonprefidio,  invia- 
tovi 03.  Rodolfo  Re  della  Borgogna  fiiperiore.  Gran  voglia  nudriva  Ar- 
nolfo di  far  del  male  a  quello  Ridolfo,  e  però  con  immenfe  fatiche 
valicò  l'Alpi}  ma  fenza  profitto  alcuno j  perche  Ridolfo  fi  ritirò  fra 
le  montagne  de  gli  Svizzeri,  ridcndofi  delie  forze  de' Tedefchi .  Che 
Arnolfo  s'impadronilfe  d'Ivrea,  tuttoché  gli  Annali  non  ne  facciano 
menzione,  lo  raccolgo  io  da  un  Tuo  Diploma,  da  me  pubblicato  (0,  W>*^»"'?«'- 
e  dato  XF.  Kalendas  Maii^  Anno  incamationis  Domini  DCCCXCIIII.  In-  D'jfJ't 
dizione  XIL^Amw  Regni  Arnulfi  Regis  tn  Francia  FU.  AElum  Tporegia . 
Se  ne  tornò  Arnolfo  per  quella  via  in  Germania,  e  fpedi  il  Figliuolo 
Zventcbaldo  a  i  danni  di  Rodolfo  Re,  che  Jafciando  devaftarc  il  pac- 
fc  piano,  fi  ricoverò,  come  diffi,  ne' fiti  forti  delle  montagne .  Strana 

cofa 


li. 


190  A    N    N    A    L    I       d'    I    T    A    L    1    A. 

Eka  Volg.  cofa  é,  che  tanto  il  Poeta  Pancgirifta  (a)  di  Berengario,  benché  Au- 
(^TAn/nt  ^"''i*'  "guardcvolc,  quanto  Liucprando  Scrittore  del  feguentc  Secolo, 
mL  ,n  fi-  moftnno  d'aver  creduto,  che  in  quell'anno  /Arnolfo  pafTafTe  anche  a 
neg.  Birtns.  Roma,  perfcguitando  T  Impcrador  Guido,  che  s'era  falvato  in  quelle 
lii>.  3-  p.Tti.  Ma  fi  ibno  ingannati  quclH  Scrittori,  e  probabilmente  il  primo 

indufle  in  errore  il  fecondo.  Siccome  vedremo,  più  tardi  fucccdette 
(bì  Anony-  qucft' altro  viaggio  d'Arnolfo.  L'Anoftimo  Salernitano  W  attribuifcc 
musSaUrni-  il  ritorno  d'Arnolfo  in  Germania  alle  malattie  del  fuo  efercito.  Sed 
tanus  apui  idem  fame  6?  intemperie  aeris  compulfut  reiserfus  efi  ai  propria .  Che  poi 
Peregrin.       Arnolfo  facede  nel  prefente  anno  le  conquirte  fudJette  per  se,  e  non 

già  per  Berengario,  e  che  giugaclte  a  farli  eleggere   Re  d' Italia  ^  fu 
Ce)   EccMrd.  avvertito  dall' Eccardo  (e),  mercé  di  un  fuo  Diploma  riferito  dall'U- 
Rtr.G'rma-  ghelli  nc' Vcfcovi  di  Chiufi,  c  dato  if»  Roma /^.  Kakndas  Martii  die 
mcar.  i.  31.  j„,,g  incarnationis  Domini  DCCCXCFI.  Indiatone  XIF.  Anno  Regni  Ar* 

ntdfi  Regis  in  Francia  Non$^  i»  Italia  Tertio .  Un  altro  Diploma  di  lui 
(d)  SAìtìui  (il  che  tu  parimente  oflcrvato  dal  Signor  S-.if1ì  (<^))  prefTo  il  Puriccl- 
in  Kot.   ai  \x  Cf)  fu  dato  F.  Iduum  Mariti  die,  Amo  Domini  DCCCXCIF   Indi- 

v^Z'.i'al.     '^:°'^  ^^^-  ^"'*°  ^^^-  ^^^'"  ^*'*«'  ^rnnlfi  feremjjlmi  Regis  in  Framia^ 
(ci  Punctl-  ^  '"  Italia  Primo.  A6tum  Piacenti^. 

lius   Menu-  Vedemmo  anche  di  fopra,  che  i  Marchefi  di  Tofcana  e  d'altre 

wf«f.    Ecd.  parti  vennero  a  trovale  Arnolfci,  per  riconofcere  da  lui  i  loro  Gover- 
»■'>"»»•  ni  e  Feudi,  e  che  a  lui,  e  non  a  Berengario,  giurarono  fedeltà.  Ma  non 
lalcia  d'cflcrc  Urano,  il  vedere  chiamato  in  hàlia  Arnolfo  da  Berengario 
in  aiuto  fuo,  e  Berengario  al  pari  di  Guido  Augufto  dcpreflo  da  que- 
,-,  ,  ,    *to  Re.  Potrebbefì  qui  fofpettare,  che  non  foflc  una  vana  diceria,  quan- 

in  chromc,  ^'^  ''»*'^'°   ^"^'■'""  '^    '^^ndolo   (/) ,  con   dire;  (*)  Arnuìfus  ìntravit  Ita- 
Ttm.  xii.     H'^'^f-,  Berengarium  Regetn  cepit ,  Ambra  fi  um  Comitem  in  furca  fufpendit ,  {5? 
Ktr.   Italie.  Italia  fé  ftln  fubdidit ,   ^  per  Montem  Jevis  in   Gallictm  rediit .    Non 
pare   improbabile  ,   che   queito   arabiziolo   e    feroce   Principe  ,    allor- 
ché vide   h  fortuna  si   favorevole   all'armi  fue    in  Italia,    fi   bcffafTc 
del  Re  Berengario,  e  gli  mctteire  anche  le  mani  addafll»   per   alTicu- 
rarlcne:  il  che  fatto  forzafle  i  Principi  in  Pavia  a  confcntir  nella   fua 
elezione  in  Re  d'Italia.  Tuttavia  a  me  non  fi  può  pcifuadere  quello 
titolo  di  Re  d'Italia,  affunto  da  Arnolfo,  da  che,  per  quanto  abbiam 
veduto  di  fopra,  nel  Diploma  dato  in  Ivrea  XF.  Kalendas  Mail  dell' 
Anno  prefente,  egli  non  nomina   gii    Anni   del    Regno   d'Italia.    Ne 
(gì  Pet.Tht-  pur  ne  fa  menzione  in  un'altro  riferito  dal  Padre  Pc-z  (.?),  e  dato  // 
^doTrtm^'i.  ^'^"^  ^'*"  ^'^  Domini  DCCCXCF.  Indizione  XIU.   Anno  vero   Flì. 
Pa'rt.  là.  '  (o  pure  Fin.)  Regni   Arnolf  piiffmi  Regis.    Atlum  Dripura .    Simil- 
ftì-  34-        mente  un'altro  da  m:  prodotto  altrove  C^)  ha  quelle  Note:   Data  Ka- 
{h)  Antiq».  lendaritm  Decsm'brium  die .,  Anno  Incarnationis  Domini  DCCCXCF   Jndi- 
firt.'ì^      »i»"f^lll-  ^nno  Regni  Armlfì  Regts  FUI.  Aclum  Papia.  Rcfta  per- 


ciò 


(*)  Arnolfo  tntrò  in  Italia ,  prefe  il  Re  Berengario ,  impiccò  il  Conte  Am- 
bì ogii  yefe^i  ftggett»  /'  ìialia ,  e  per  il  monte  di  Giove  ritomìf  in  Francia. 


Annali     d'  Italia.  191 

ciò  da  cercare}  perchè  in  que' Diplomi,  e  non  in  quefti,  Ci  vegg;ino  Era  Voi». 
annoveratigli  .>\nni  del  Regno  d'Italia.  E  tanto  più  parrà  difficile  a  ^^'*'^  ^9-^- 
crederTi  quello  fatto  d'Arnolfo,  perchè  troviam  Berengario,  che    nel 
Dicembre  dello  ftefib  prefenre  Anno  è  Padrone  di    Milano,   e   quivi 
cferciia  l'aufoiità    Regale,    ilccome   colla  da  un    Privilegio   fuo   pel 
Monirtcro  Ambrofiano,  riferito  dal  PuriccUi  con  quelle  Note:  Data 
Jf^.  Nonas  Dccfmhris  Anno  Incarnationis  Domini  DCCCXC/f^.  Anna  vero 
Regni  Domni  Berengarii  gìorioft/fimi    Regis    Septimo ,    Indiclione    XIII. 
ASlum  Medielani.  Pareva  non  men  di  quefto  punto  di    Storia   imbro- 
gliato l'altre  della  morte  di  Guido  Imperadore .  Ma  è  già  dccifo,   ef- 
lerfi  ingannato  il  Cardinal  Baronie  nel  differirla  fino  all'  Anno  899.  Il 
Sigonio,  il  Padre  Pagi,  l'Eccardo,  ed  altri  tengono  per   indubitato, 
ch'egli  per  ifputo  di  fangue  terminafle  i  fuoi   giorni   in   quell'Anno, 
arrivato,  ch'egli  fu  al  fiume  Taro  fra  Parma  e  Piacenza.  Reginone  («),  \^^  ctf,uc 
e  r  Annalisa  di   Metz  (i>)  (l'uno  d'effi  ha  copiato  l'altro)    Ermanno  ['^^  ^^"^'J!' 
Contratto  (e) ^  ed  altri  rapportano  a  quell'Anno  il  fine  d'elfo  Guido,  li/ìa  Aieten- 
Così  fa  anche  l'Anonimo  Salernitano  (^).  Quel  che  è  più,  nel  fram-/"- 
mento  del  Continuatore  Freeriano  W,  che  fu  dato  alla  luce  dal  Lam-  ^^^"qJ^'"1 
bccio,  chiaramente   fi   legge  fotto  il  prefente  Anno:  M'ido  Italici  Re-  i^^,  q]1„ij-^ 
gni  Tyrannus ,  morbe  correptus  obiit .  Cujus   Filius  Lambert us  eodem  modo  (d)   Amny- 
Regnum  invadendo  affeSlatus  ejì .    Finalmente  il    Fiorentini    (/)   accenna  ">!"  SaUr- 
uno  Strumento,  fcritto  .Inno  ab  Incarnationis  cjus  OSlinienteftmo  Nona-  ^''f^'^^,. 
gefimo  ^larto  pojì  avito  Domni  nojlri   IFidoni  ìmperatoris   Anno    Primo.,  ^^m. 
Tertio  Kaltndas  Januarii,  Indizione   Decimatsrtia,   cioè   nel   dì    p.   di  (e)  Annaht 
Dicembre  dell'  Anno  prefente  :  il  che  mette  in  chiaro  non  dovcrfi  ri-  Lumùec. 
muovere  diiU'Anno  prefente  la  di  lui  morte,  contuttoché   il    Panegi-  ^'J'' ]t^i,c' 
rilta  di  Berengario,  Liutprando,  ed  altri  antichi  Scrittori   la   rappor-  ^^^'  m. 
tino  più  tardi.  E  fi  oflcrvi,  come  in  Tofcana  non  fi  contano  in  qu^ili  i^f)  Fionn- 
tempi  gli  Anni  di  Lamberto  Imperadore,  per  non  difpiaccre  credo  io  '*"*  Msmor. 
al  Re  Arnolfo,  a  cui  Adalberto  II.   Duca  e  Marchefe  di  quella  Pro-  £^3 
vincia  avca  giurata  fedeltà.  L'Ughelli  {g)  rapporta  un  Diploma  d'effe  (g)  vghell. 
Guido  Augnilo,  conceduto  ad  Agilolfo  Abbate  di  Bubbio  colle  Note  ital  nacr. 
feguenci:  Dat.  Idus  Aprìlis  Anno  ab  Incarnatione  Domini  DCCCXCF.  ^'""-  .'.^■ 
Indiciom  XIII.  Anno  vere  Regni  ejus  F.   ASìum   Papia .    Crede   1'  Ec-  '^^^f!^' 
cardo  C/--),  che  qui  lia  llato  adoperato  l'Anno  Pifano,  cominciante  nel  (h)  ^'ùard. 
di  Zf.  di  Marzo  1'  Anno  nuovo,  con  precedere  circa  nove  Mcfi  l'  Anno  Rsr.  Ger- 
noftro  volgare}  e  per  confeguente,  che  quello  Privilegio  fia  dato  nell'  ""*"•  '•  3*» 
Anno  prclcnte  894.  Ma  non  avvertì  egli,  che  nel  dì  i}.  d'Aprile  di 
quell'Anno  Arnolfo.,  o  pur  Berengario^  e  non  Guido.,  dominava  in  Pa- 
via .  Oltre  di  che  1'  Indizione  XIII.  non  può  convenire  all'  Aprile  d' elfo 
Anno  854.  Però  quel  Diploma   s'avrebbe   da   riferire   all'Anno   8pf. 
come  ivi  è  fcritto.  Ma  fc  abbiam  detto,  che  già  nell'Anno  prefente 
894.  Guido  ccfsò  di  vivere,  come  può  dunque  egli   aver  comandato 
in  Pavia  nel  di  15.  d'Aprile  del  8pf.  ì   Aggiungafi,  che  in  quel   Di- 
ploma non  fi  veggono  notati  gli  Anni  del   fuo  Imperio  contro  il   co- 
ilumc  di  tali  Documenti.  Perciò  fc  il  Lettore  prenderà  diiEdenza  di 

queir 


192^  Annali     d'  Italia. 

E»A  Vo3g.  queir  Atto,  non  gli  mancheranno  ragioni.  Dovette  fuccedere  la  morte 
Amno  894.  d'cflb  Imperador  Guido  dopo  il  di  iz.  di  Dicembre  dell'Anno   pre- 
fentc,  perche  uno  Strumento  di   Domenico   Arcivcfcovo   di   Ravenna 
(a)  ^uhtus    accennato  da  Girolamo  Rodi  (a),  e  fcritto  Anno ^  Dea  propitio ^  Ponti- 
Hiftor.   Ka-  ficatus  Domn't  Formo  fi  fummi  Pnntificis  l^  univtrfalis  Papa  in  Jpojlolica 
vinn.  l.   5.  facratiffima  beati  Petti  Sede  Tertio-y  Imperante  Dumno  Widone  a  Beo  co- 
ronato, Anno  ^arto  die  XII.    Menfis  Dccembris,   Indizione  XII.    Ra- 
venule.  Si  vede,  che  in  Ravenna  l'Indizione  lì    mutava   folamentc   al 
principio  dell'Anno.  E  di  qui  fi  conferma,  che   Guido  era   Impera- 
dore,  prima  che  Formofo  fofle  Papa,  e  pero  fu  egli  coronato  di  Ste- 
fano F.  e  non  già  da  Formofo,  come  pensò  il  Cardinal  Baronie. 

Anno  di  Cristo  dcccxcv.  Indizione  xin. 
di  Formoso  Papa  j. 
di  Lamberto  Imperadore  4.  e  2. 
di  Berengario  Ke  d'Italia  8. 

DAppoichè  fu  partito  d'Italia  il  Re  Arnolfo,  noi  non  podìam  giu- 
gncrc  a  fapcrc,  fé  Milano,  Pavia,  e  il  redo  della  Lombardia  fc- 
guitafle  almen  per  qualche  tempo  a  Itar  fotto  il  governo  degli  Uffi- 
ziali  da  lui  lafciati  qui,  o  fé  tornafTcro  fotto  il  dominio  di  Lamberto 
^rand^fìifì  ^"^P^^'^'^°^^ •  ^'^'  ^^^^  1"'  prclbr  fede  a  Liutprando  Storico,  (i)  crc- 
l^u  taf.  IO.  derà  tolto,  che  Berengario  appena  intcfa  la  morte  dell' Augullo  Gui- 
do, paflade  a  Pavia,  e  s' impadronifle  non  mcn  di  quella,  che  del  re- 
tto del  i^egno.  Soggiunge  elfo  Storico.  (*)  Sed  ^uia  femper  Italien- 
fes  geminis  uti  Dominis  volunt ,  quatenus  alter um  alterms  terrore  coerceant , 
fp'idonis  Regis  def uniti  Filium,  nomine  Lantbertum,  elegantem  juvenem, 
adhuc  ephwbum,  minufque  bellicofum,  Regem  confiituunt .  Poicia  aggiu- 
gne,  che  non  ofando  Berengario  di  Itare  a  fronte  di  Lamberto,  il  quale 
s'era  incamminato  con  una  grofla  Armati  verfo  di  Pavia,  fi  ritiro  a 
Verona,  cedendo  al  più  forte.  Ma  Liutprando  ha  la  difgrazia  d'eflcrc 
flato  un  cattivo  Storico  per  conto  de  gli  affari  non  fucccduti  al  fuo 
tempo.  Son  chiari  gli  abbagli  da  lui  prcli  in  differir  troppo  la  morte 
di  Guido,  in  fupporre,  che  Lamberto  folamentc  fofle  dichiarato  Re, 
dappoiché  manco  di  vita  fuo  Padre,  quando  egli  tanto  prima  era  an- 
che Imperadore.  Tralafcio  altri  fuoi  falli:  motivi  tutti  di  non  ripofar 
fulla  fede  di  lui  per  conto  di  quefti  avvenimenti,  qualora  non  li  veg- 
gano confermati  da  altri  Scrittori .  Abbiamo  nondimeno  aflai  lume  da 

un 

(*)  M*  perchè  gV  Italiani  fempr e  vogliono  vivere  due  Padroni,  per  raffre- 
nare V uno  col  terrore  dell'altro,  fanno  Re  il  Figlio  di  Guido  Re  de- 
fonto ,  nominato  Lamberto ,  giovino  bello ,  anco  di  prima  barba ,  e  men» 
gHtrrifrt . 


Annali    d'  Italia.  193 

un  Documento,  riferito  dal  Campi,  W  per  incendere,  che  Lamberto  Era  Volg, 
potè  ricuperar  le  non  tutto,  almen  parte  de  gU  Stati  paterni  ncll'  Anno  Anko  £95. 
prcfcnte.  Qiielto  è   un  Diploma   d'cflb   Impcradore,    dato  in   P-^'^^'i'^fìJ'^^T 
Menfe  Februario  IndiSlione  XIII.  Anno  vero  Imperii  Domai  Lamberti  Se-  ci"^'a  r.'/" 
renijjimi  defaris  (^  Jmperaloris  Augujii  ^arto  in   Italia.    Niuna    mcn-  Afpend. 
zionc   facendofi   qu;    di   Guido   fuo    Fiidrc,  ancor  quclto   cel  dà  a   co- 
nol'ccre   mancato   di    vita.    Di    qui    ancora    (ì  può   raccogliere,    che 
nel   Mele  di   Febbraro  dell'  Anno  Spi.    Lamberto    numerava    il   Pri- 
mo   Anno  del   fuo    Imperio.    E  s'egli    era    in    Parma    nei    Mefe    di 
Febbraio  dell'Anno  prcfcnte,  fegno  e,  o  che  quella   Città   fi    tenne 
forte  per  lui   nella  calata   del   Re    Arnolfo,  il   quale   non   arrivò',   che 
a   Piacenza}   ovvero   ch'egli  l'avca   ricuperata    dopo    la  di    lui    riti- 
rata m  Germania.  E  qui   li   vuol   mentovare    un'altro  fuo   Diploma, 
già  pubblicato  da  me  (^)  con  quclte   Note:  Anno  Iiicarnationis  Domini  C')  ^ntitja. 
DCCCXCy.  Domni  quoque  Lamberti  fiijjimi  Imperatoris  ^intìo^  f^lll.  ^''''^"'g  ^'^' 
Idus  Decembrii.,  IndiBime  Xtll.  Ailurn  Regia:  Qivitatii.,  cioè  nella  Città 
di  Reggio,  per  quanto  io  vo  credendo.    Pare   che   qui    fia  adoperata 
l'Era  Pifana,  e  che  quello  \nx\o  DCCCXCr.  abbia  fecondo  noi   da 
cflcre  r  Anno  8i>4.  e  maflimamcnte  fé  V  Indizione  XIII.  vien  prefa  dal 
Settembre  .    Cereamente,   ficcome   vedremo,   non  fembra   vcrifimile, 
che  nel  Dicembre  di  quelt'  Anno  eflo  Augulto  Lamberto  foggiornalTe 
in  Reggio  di  Lombardia.  Quel  folo,  che  a  tal  fuppolto   li  oppone, 
e  queir /f«//o  F.  de  ir  Imperio  ^  perciocché   poffiam   tenere    per  fermo, 
che  nel  di  6.  di  Dicembre  dell'Anno  85)4.  correva  loìamente  V Anno 
IF.  del  luo   Imperio.    Forfè   cosi   farà  Icritto  nell'originale.    11   Si- 
gonio  (<■)  fa  menzione  di  quello   Diploma  all'. 'inno  8p(5.  Che  cfem-  W  sigoniui 
piare  egli  abbia  veduto,   noi   so.    E  ben   farebbe   da   delìdcrare,   che  ft  l^'fìl' 6 
chi   prende   a   trattar   tali   materie,   arrivato   a   quelli   dubbj    ed   olla- 
coli,  potclTe  aver  folto  gli  occhi  gli  Originali  Itclli,    per   poter  giu- 
dicare, fé  portino  feco  tutti  i  contrafcgni  della  loro   autenticità.    Per 
quel   che  riguarda   il   Re   Berengario  ,   abbiamo   prcflo   l' Ughclli  (<^)  (t^)  Vghell. 
un  fuo  Diploma,  dato   (ul   principio   di    Maggio   in   Ferona^   dove   li   ""'•  ^''^''• 
parla  del   Cirto  pubblico  di  quella  Città,    una   cui    parte    per  la  vcc-  J^"'Èpu'cop 
chiezza   era  caduta.  Le  Note  del  Documento   lon   quelle:    IF.   No-   reronenf. 
nas  Mali   Anno  ab  Incarnatione  Dominica   DCCCXCF.   Af^no  -vero  Re- 
gni Berengarii  fereni£ìmi  Regis  IX.  IndiHiona  XIII. 

Non  cefl'ava  intanto  folco  Arcivejcovo  di  Rcms,  per  attcHato  di 
Frodoardo  (0,  d'impegnare  Papa  Formojo  m  fasore  di  Lamberto  Im-   (eì  Fr«</<?tfr- 
feradore,  che  nmallo  in  età  giovanile  dopo  la  morte  del   Padre,  poco  Re,„">if 
atto  al  governo  de' Popoli,  abbifognava  di  aflillenza  da  tutti  i  lati.  Gli  i.  4.  e'.  |. 
rifpondeva  il  Pontefice,  (*)  de  ipfo  Lamberto .^  patris  fé  curavi  h abere ., 
Filiique  carijjìmi  loci  eum  diligere  .^  al que  inviolabiiem  cum  eo  concordiam  ft 
Tom.  F.  B  b  ielle 

(*)  che  egli  aveva  una  cura,  paterna  deW  ijìtffo  Lamberto ,  e  che  lo  amava 
come  UH  Figlie  carijjìmo ,  confervare  volendo  con  e£ì  una  inviolabile  con- 
ctrdia . 


194  Annali    d'Ital 


I    A 


Era  Volg.  velie  fervari ,  In  un'altra  Lettera  Formofo  fi  rallegrava  col  fuddetto 
Anno  895.  Arcivefcovo  della  di  lui  premura  per  gli  vantaggi  di  Lamberto  Impera- 
tore, (i)  ajferens^fe  cum  ipfo  tantam  pacis  fe?  diìedìioms  balere  concordiam, 
ut  mqueant  attquajam  ab  invicem  pravitate  fejungi .  Ma  per  difgrazia  gran 
tempo  è,  die  bene  IpefTo  la  li'igui  de  c^li  uommi  non  va  d'accordo  col 
cuore} e  qui  C\  può  appunto  dubitare, che  Formofo  nella  Segreteria  ado- 
perafTc  un  linguaggio  difFerente  da  i  dcfidcrj  dell' interno  Tuo  Gabinetto. 

(a)  Annal.  Ciò  dico  io, perchè  gli  Annali  del  Freero(<»)ci  fan  fapcre  in  quell'Anno, 
FuUinfts  che  Arnolfo  Re  di  Germania  fu  di  bel  nuovo  invitato  da  Papa  Formofo 
Frehtrt.  ^  ritornare  in  Italia,  con  promefTa  per  quanto  fi  può  credere  di  crear- 
lo Imperadore  ad  efclufione  di  Lamberto  .  Iterum  Rex  (  così  quello 
Storico)  a  Formo/o  yipofìolkt  per  Epiflelas  &*  MiJ/os  emxe  Romam  ve- 
ntre  invitatus  ejl .  Arnolfo  dopo  avere  a(c»lcato  il  parere  de'fuoi  Ve- 
fcovi,  dctermmò  quefta  feconda  fpedizione,  e  nel  Mcfe  di  Settembre 
mofTe  l'efcrcico  alla  volta  dell'Italia.  Paflato  ch'egli  ebbe  il  Po,  di- 
vife  l'Armata  in  due  corpi,  l'uno  de' quali  inviò  per  la  via  di  Bolo- 
gna verfo  Firenze,  coli' altro  marciò  perla  via  di  Pontremoli  fino  alla 
Città  di  Luni,  la  quale,  fc  non  e  fcorretto  qucrto  tello,  non  dove» 
peranche  eflere  ftata  fmantellata  ;  e  quivi  folennizzò  il  Tanto  Natale. 
Ma,  ficcome  vedremo,  non  in  Luni,  ma  bensì  in  Lucca,  ciò  dovet- 
te avvenire.  Probabilmente  P.ipa  Formofo  non  fi  credeva  afi'ai  ficuro, 
da  che  il  fuo  emulo  Sergio  ricoveratofi  in  Tofcana,  molto  s'era  intrin- 
llcato  con  Adalberto  II.  potentifiìmo  Duca  e  Marchcfe  di  quella  Pro- 
vincia, e  la  fazione  di  Sergio  era  tuttavia  poflente  in    Roma  .    Liut- 

(b)  lÀut-  pi*ando  fcrive  C'^) ,  che  hoc  in  tempore  Formofus  Papa  religiofijjìmus  a  Ro- 
frani.  Hìfi.  matiis  vehementer  affliSlabafiy .  Suppone  egli  ciò  fiuto,  dappoiché,  fic- 
itk.  I.  e.  8.  come   vedremo,  il  Re  Arnolfo   fu  a  Roma,  colà  chiamato  dal  Papaj 

ma  non  è  inverifimile,  che  quefta  perfccuzion  comincialTe  molto  pri- 
ma. Se  un  Diploma  di  Arnolfo,  da  me  accennato  all' Anno  preceden- 
te, è  legittimo,  e  ninna  fcorrezionc  v'ha,  qucfto  Principe  nel  dì  pri- 
mo di  Dicembre  era  in  Pavia.  Ma  qui  è  da  afcoltarc  Ermanno  Con- 
ic)  rttrtfian-  tratto  (0?  che  così  fcrive  d'Arnolfo  all'Anno  prefcntc:  (i)  Per  Epi- 
nus  Ctntra- jigias  a  Formofo  Papa  rogatus  ^    Italiam  petìit;    Berengariumque  perterri- 
EiitUn  Cd-  '*"*'  '^^  deditionem  venientem^  Regnumque  pervafum  Italia  reddetitem  ^  fu- 
nifii.    '       fcepit-y  {3  IFaltfredo^  Maginfredoque  Comìtibus  Italiam  cis  Padum  dijiri' 
buit  ;  i3  omnia  -vaftando ,  diviftfque  ad  fuperum  Ì3   inferum  Mare  copiis  , 

tratt  - 

(l)  affermando  iC  avere  con  ejfo  sì  grande  unione  di  pace  e  dileziont^  che 
già  non  poteano  difunirjì  fra  loro  per  qualuttque  perverjità . 

(z)  Pregate  per  ktttrt  da  Papa  Formofo  fi  portò  in  Jtalia)  ed  accolfe  Be- 
rengario  [paventato,  che  Jt  arrendeva.,  e  rclìituiva  V invafo  Regno  d''  /- 
talia  ;  ed  a  Gualfredo ,  e  Maginfredo  Conti  diflribuì  /'  Italia  di  qua  dal 
Pi;  e  devajltuìdo  il  tutto,  e  divi/e  le  milizit  peffo  il  man  yfdriatic» 
t  Tirreno ,  egli  paffcmd»  avanti  celebro  il  SaMo  fatale  in  Lucca . 


Annali    d'  Italia.  195- 

ir*nfiem  ipfc  Natalem  Domini  Lue*  ctkbravit .  Adunque  Arnolfo  foltrn-  e?ia  Volg. 
niz7,ò  il  ianco  Natile  non  in  Luni,  ma  bensì  in  Lucca,  dove  il  Mar-  Anno  £95. 
chele  Adalberto  II.  dovette  accoglierlo.  E  di  qui  chiaramente  appa- 
rifce,  che  Berengario  fu  abbattuto  da  Arnolfo,  il  quale  affjtto  lo  (po- 
gliò  di  Stati,  perchè  diede  il  Ducato  del  Friuli  a  Gualfredo ^  e  (\\.k\\o 
di  Milano  a  Maginfredo ,  Finalmente  è  da  avvertire,  che  nel  dì  4.  di 
Maggio  r  Imperador  Lamberto  li  truova  m  poircdb  di  PrtiVij,  ciò  ap- 
parendo di  un  fuo  Diploma  mdubitato,  da  me  ivi  dato  alla  luce  (<») ,  Ca)^»W<j«;. 
in  cui  fa  una  Donazione  i\V  Imperadrice  Angeltruda,  fua   Madre:    Atto   ^'^J'"'"^' 
ballante  a  far  conofcere  lUggetco  a  molti  dubbj  il  Diploma  fuddetto  tlgT-]i^^' 
fpettante  al  primo  di  di  Dicembre  dell'Anno    precedente,   dove   Ar- 
nolfo compaiifce  Padron  di  Pavia. 

Anno  di  Cristo  dcccxcvi.  Indizione  xiv. 
di  Bonifazio  VI.  Papa  i. 
di  Stefano  VI.  Papa  i. 
di  Lamberto  Imperadore  y.  e  3, 
di  Arnolfo  Imperadore   i. 
di  Berengario  Re  d' Italia  ^. 

MEntre  il  Re  Arnolfo  col  fuo  cfercito  fvernava  in  Tofcana ,  abbia- 
mo da  gli  Annali  di  Fulda  piclTo  il  Frecro  (*),  che  fi  iparfe  JJ/^J'"*'" 
voce,  Berengarium  Nepotem  ejus  (cioè  Berengario  piìi  torto  Zio  che  ^"i/jl"!" 
Nipote  fuo)  a  fide Ittate  fua  defecijje^  (^  in  Italiani  jam  per  hoc  revet' 
fum  ejfe .  Addpertum  videlicct  Marchionem  Ttifciàe  mutuis  celloqtiiis  Be- 
rengarii  ^  ne  aliquo  modo  ad  Regis  FideMatem  iyttendvret .  Manca  qui  qual- 
che parola:  tuttavia  fi  comprende,  avere  Arnolfo  avuto  fentore,  che 
Adalberto  H.  Duca  e  Marchefe  di  Tofcana,  e  il  R.e  Berengario  ma- 
ncggiafTero  Sott'acqua  una  ribellione  contra  di  lui;  il  che  conturbò 
non  poco  r cfercito  fuo,  e  lui.  Né  era  lenza  fondamento  tal  fama. 
Jl  vedere,  che  Arnolfo  due  volte  era  calato  in  Italia,  non  per  aiuta- 
re, come  fi  credeva,  alcuni  de'  Principi  in  cfla  dominanti,  ma  per  fog- 
giognrli  tutti,  non  fKJtea  piacere  né  pure  a  i  Principi  contendenti  fra 
loro.  Dalle  parole  ancora  luJdcttc,  potrebbe  nafcer  dubbio,  che  l'am- 
biziofo  e  barbaro  Arnolfo  folto  qualche  prctcllo  avelie  confinato  in 
Germania  il  Re  Berengario;  e  ch'egli,  come  le  la  vide  bella,  fc  ne 
tornò  in  Italia,  con  darfi  poi  a  rtrignere  lega  col  Duca  di  Tofcana, 
mal  foddisfatto  anch' elTo  del  procedere  d'Arnolfo.  Ma  nel  BuUario 
Cafinenfe  v'ha  un  fuo  Diploma,  dato  r.  Nonas  Afartii,  Anno  Demi- 
tiisa  Incarnai iodis  DCCCXCn.  Domni  vero  Berengarii  Regis  IX.  ASium 
Vcron<e .  Quello  ci  h  vedere,  o  ch'egli  non  era  partito  da  Verona, 
o  v'era  ritornato,  ed  efcrcitava  1'  autorità  Regale.  In  quella  ambigui- 

Bb  z  tà  di 


19^  A    N   N    A    L   I      D*   I   T   A    L   1    a: 

F.RA  Volg.   tà  di  penficri  prcfc  Arnolfo  la  rilbluzion  di  pafTare  a  Roma,  per  prcn- 
AsNo  b96.   jcrvi  la  Corona  dell'Imperio,  figurandoli,  che  fatto  quefto  pafTo,  gli 
larebbe  più  agevole  il  difllpar   chiunque  fi    fcoprilie   contrario  a'  fuoi 
voleri.   Per  ilhade  cattive,  e  con  gran  perdita  di  cavalli  arrivò  colà. 
Ma  in  Roma  ancora  trovò  quello,  che  non  fi  afpettava.  Jgeitruda  Ve- 
dova del  defunto  Impcrador  Guido,  Donna  di  vini  coraggio,  per  fo- 
Itencre  i  diritti  dell'  Augulto  Lamberto  Tuo  Figliuolo  ,  avea  prevenuto 
l'arrivo  d'cfib  Arnolfo,   e  con  buon  nerbo  di  gente  entrata  in  Roma 
s'era  accinta  alla  difcfa  non  mcn  di  quella  gran  Città,  che  della  Città 
Leonina.  Parve  irrifoluto  Arnolfo  alla  vifta  di  quefto  in.ifpettato  olla- 
colo  j   ma  veggendo  irritate  le  fuc  fquadre  da  qualche  villania  lor  detta 
da  i  Romani,  che  guardavano  le  mura,  e  tutte  avide  di  combattimen- 
to, diede  l'ordine  per  un  generale  alfalto.  Liurprando  narra  un  avvc- 
^fra>!d"uift    "'™C"^o  W,  che  ha  tutta  la  ciera  d'una  favola.  Cioè,   che   fcappan- 
L  i.  taf.  2.   <io  "13  Isprc  vcrfo  la  Città,  accompagnata  dalle  grida  grandi  dell'" efcr- 
cito  d'Arnolfo,  cadde  il  cuore  per  terra  a  i  difenl'ori   di   Roma  :   del 
che  accortifi  i  foldati  di  Arnolfo,  diedero  l'affalto  alla  Città  Leonina, 
e  la  prefero.    Per  quello  anche  i  Romani  capitolarono  la  refa  di  Ro- 
ma. Certo  e,  che  Roma  venne  per  forza  alle  mani  d'Arnolfo,  e  che 
Papa  Formo/e^  perfcguitato,  e  forfè  imprigionato  dalla  fazione  di  5'<.t- 
gio,  unita  coir  Augulta   Ageltruda,  fu  rimcflo  in    libertà.    Concertata 
dipoi  la  Coronazione  Imperiale,  tutto  il  Senato  Romano  colla  Scuola 
de' Greci,  e  colle  bandiere  e  Croci  andò  a  ricevere    Arnolfo  a  Ponte 
Molle,  e  fra  gl'Inni  e  Cantici  facri  il  condufle  alla  Bafilica  Vaticana, 
nelle  cui  fcalinate  fi  trovò  Papa  Formofo,  che  con  amore  paterno  l'ac- 
colfe,  ed  introdottolo  nel  facro  Tempio,  quivi  il  creo  ed  unfe  Impe- 
radore  Augullo,  con  porgli  in  capo  1' Infperial  Corona.  Di  ì\  a  po- 
chi dì  Arnolfo,  dopo  nver  dui  molti  ordini  pel  governo  della  Città, 
e  per  la  ficurezza  del  i*ontefice,  fece  raunare  in  San  Paolo  il  Popolo 
Romano,  e  da  clTi  ricevette  il   giuramento  di  fedeltà   fecondo  il  rito 
antico.  Tale  fu  quel  giuramento:  J  uro  per  hxc  omnia   Dei  mylìeria  ^ 
quod  [alvo  hontre  è?  lege  mea ,  atqtie  fidelitate  Domni  Formo  fi  Pap£ ,  Fi- 
ielis  furn  £5?  ero  omnibus  diebus  -vita  mea  Arnolfo   Imperatori ,   (^   nitm- 
qitam  me  ad  illius  infidelitatem  cum  aliquo  homitie  fociaho .    Et   Lamperto 
jìlio  Jgildruda  (adunque  era  mancato  di  vita  Guido  Augufto  luo  Pa- 
dre, né  fi  trovò  in  quefto  fconvolgimento  di  cole,  come  vuale  il  Pa- 
negirifta  Berengario  e  Liurprando)  (j?  ipft  Mairi  fute  ad  S<£cularem  hono- 
rem numiuam  adjutorium  pnebebo .  Et  hanc  Civitatem   Romar/t  ipfi  Latn- 
berto  y  Matri  ejus  Jgildruda^  (^  eorum  homtnibus  per  aliquod  ingeni um^ 
aut  argumentum  non  tradam .  S'era  Ageltruda,   per   atteltato  di    Regi- 
(b)  TLhigìH»  none  (i),  fcgretamentc  ritirata  da  Roma,  allorché  furono  per  entrar- 
ìnChronica.  vi  le  milizie  d'Arnolfo.  Prefib  il  Campi  (0  fi  veggono  due  Diplomi 
W  Camtii     conceduti  dal  novello  Imperadore  Arnolfo  in  favor  del  Moniftero  delle 
etnt.  T.\     Monache  di  San  Sifto  di  Piacenza.  E'  dato  il   primo   FU.   Kalendas 
Afptnd.         Maii ,    yfmo    Incarnationis   Domini    DCCCXCFI.    Indili.    XIF.   Anno 
imperii  ejus  Primo.  Ailum  Roma.  L'altro  fu  dato  a  richieda  di  Papa 

Fot- 


-Annali    d*  Itali  a.  197 

Forraofo  Kalendis  Maii  colle  ftefTc  Note.  Anche   1' Ughelli    (/?}  rap-  Era  Voi/». 
porta  un'altro  Diploma  d'Arnolfo,  con  cui  conferma  i  fuoi  diritti  al   Anno  896. 
Monillero  di  San  Salvatore  di  Monte  Amiate.   Ivi  fon  quefte  Note:  i^^lsa^r 
Signum  Domiti  Jrnulphi  invì^ljfimì  Imperatoris  Au^ufii .    Data  IF.  Ka-  Tom.  ni.  ' 
lendas  Mar  ni  die.,    Anno    Incarnationis   Domini  DCCCXCFI.    IndiSlione  in  E^ifcip. 
XlV.    Anno   Regni   Arnulpbi  Regis  in   Francia  Nono.,  in  Italia  Tertio  .  c^"/'"' 
ASium  Rom£ .  Lafccrò  io  confiderure  a  i  Lettori,  perchè  quello  Di- 
ploma fia  dato  da  Arnolfo,  già  dichiarato  Impcradore,  fenza   poi  far 
menzione  in  elTo  dcW  Anno  Primo  dell' Imperio;  e  fé  fia  da  credere, 
ch'egli  fofle  dichiarato  Imperador  de' Romani  prima  del  dì  17.  di  Feb- 
braio di  quell'Anno,   che   fu   Biflellile.    Noi   abbiamo   apprcfo  da  i 
fuddetti  due  ficuri  documenti  del  Monillero  Piacentino,  che  Arnolfo 
era  in  Roma  nel  dì  primo  di  Maggio;  e  gli  Annali   Freeriani  (^)   ci  (b)  »*«x'»* 
fan  fapere,  che    (i)   ipfe  XF.  tandem  die.,  pefiquam   venerai.,   ab    Urbe  '*CAr#»w<>. 
digreffus  eft .  Adunque  non  potè  il  Diploma  Amiatino  cflcre  dato  nel 
Febbraio.  Forfè  in  vece  di  Martii  fi  avrà  da  leggere  Alaii .   11  Padre 
Papebrochio  e  il  Padre  Pagi,  che  fondarono  fu  qucfto  Documento  al- 
cuni loro  raziocinj,  certamente  non  pofarono  il  pie  ficuro .    Dopo  le 
funzioni  fuddctte    Arnolfo   fece  prendere   Coftantino  e  Stefano,  due 
de' principali  Baroni  di  Roma,  come  rei  di  Icfa  maeftà,  per  avere  in- 
trodotta in  Roma  l'Imperadrice  Agcltruda,  e  legati   feco  li  condufTc 
in  Baviera,  (l)  Urbem  ver»  ad  fuas  manus  cuftodiendam  Far  aldo  cuìdam 
Faffallo  conceffit . 

Erafi  ritirata  l' Imperadrice  Vedova  Ageltruda  nella  Città  di  Spo- 
leti .  Mofle  a  quella  volta  Arnolfo  con  penfiero  di  coglierla  o  di  fcac- 
ciarla  di  là.  Ma  fopravenutagli  una  grave  infermità  di  capo  (Regino- 
ne  le  dà  il  nome  di  Paralifia)  in  vece  di  accudire  a  quella  imprefa  , 
ebbe  da  penfare  a  fcappar  d' Italia,  dove  non  fi  fidava  più  di  fermarfi 
per  gli  tanti  nemici,  ch'egli  aveva,  o  fi  era  fatto  colle  fue  crudeltà, 
e  co' fuoi  ambiziofi  difegni .  Però  con  isforzate  marcie  il  piò  torto 
che  potè  prima  del  fine  di  Maggio,  fi  ritirò  per  la  via  di  Trento  ift 
Baviera,  feco  conducendo  la  pericolofa  malattia,  onde  era  llato  afla- 
lito.  Secondochè  lafciò  fcritto  Liutprando  (f),  fu  attribuito  quello  W  ^'*t- 
fuo  malore  alla  fagacità  della  fuddctta  Augufta  Ageltruda,  alTediata  i)^"  j%.  j, 
da  cflb  Arnolfo  nel  Cartello  di  Fermo,  perché  le  riufcì  di  guadagnar 
coli' oro  un  domellico  del  medcfimo  Arnolfo,  e  di  fargli  dare  un  fon- 
nifero,  che  gli  fconcertò  la  tefta,  e  la  fanità  in  maniera,  che  non  fi 
riebbe  mai  piìi  .  Ma  quefta  è  verifimilmente  una  diceria,  divulgata  fra 
il  Popolo,  che  troppo  inclina  a  credere  fopranniturali,  o  effetti  dell' 
umana  malizia,  alcuni  mali,  madìmamentc  de' gran  Signori.  Altre  cofc 

Ibg- 

(i)  egli  finalmente  il  decimoquint»  giorno  da  che  era   venuto,  fi  partì  di 
Roma . 

(1)  Roma  poi  concejje  all'  immediata  ctt/fedia  di  un  certa  Fajfalh  Farold« . 


J98  Annali    d'  Italia. 

Era  Vo'?.  foSgHigtic  dipoi  Liutprando,  cioè  che  Guido  Re  (quefti  era  Impera- 
Anno  896.  doie  e  morto  molto  prima)  prclc  ad  inleguire  il  quali  fugitivo  Arnol- 
fo. E  ch'cflb  Arnolfo,  giunto  che  fu  a  Monte  Bardone  fui  Parmi- 
giano, determino  di  cavar  gli  occhi  a  BL-rengario,  per  tenere  più  fi- 
curamentc  da  li  innanzi  l'Italia.  iVIa  avvertitone  Berengario  da  un' 
Amico  luo  Cortigiano,  fc  ne  (cappò  frcttolofamente  a  Verona:  dopo 
di  che  lutti  gì'  Italiani  cominciarono  a  fprezzare  Arnolfo .  Parimente 
racconta  Liucprando,  che  giunto  eflb  Arnolfo  a  Pavia,  e  fvcgliatafi 
una  ledizione  del  Popolo,  fu  fatta  tanta  II ragc  della  di  lui  gente,  che 
n'erano  piene  le  cloache  tutte  di  quella  Citta.  E  perciocché  Arnolfo 
non  pecca  paflar  per  Verona,  marcio  pel  Piemonte  ad  Ivrea,  Città 
governata  da  Anfchario  Marchese ^  uomo  timidiflìmo,  che  s'era  dianzi 
ribellato.  Giuro  allora  Arnolfo  di  non  partirli  prima  di  fotto  a  quella 
Città,  fé  non  aveva  nelle  mani  Anfcario.  Ma  \  Cittadini,  fatto  ufcir 
di  Città  Anfcario,  per  poter  veridicamente  giurare,  eh' egli  era  fug- 
gito, ottennero  da  Arnolfo  di  reftarc  in  pace.  Finalmente  dice  Liut- 
prando,  che  Arnolfo  pel  Mongivi,  e  per  la  Savoia  pafsò  a  i  proprj 
pacfi .  Tutte  immaginazioni  e  tradizioni  falfe,  perché  il  Continuatore 
de  gli  Annali  di  Fulda,  Autore  contemporaneo,  e  però  più  degno 
di  tede  attella,  ficcome  abbiam  veduto,  che  Arnolfo  da  Spolcti  a  di- 
rittura venne  a  Trento,  ed  ufcì  d'Italia,  prima  che  fofle  fpirato  il 
Mele  di  Maggio.  In  fomma  la  Stori*  di  quefti  tempi  li  truova  affai 
maltrattata  da  i  più  antichi  Scrittori.  Falla  di  molto  anche  la  Cronica 

(a)  Ktim»     di   Reginone  ("),  che  folto  quell'Anno  ci  vuol  far  credere  accaduta 
ìnChmnx».  \^  tnoric  di  Lamberto  Jmperadore,  e  l'entrata  in  Italia  di  Lodovico  Fi- 
gliuolo di  Bafene  Re  di  Provenza.  Chiaramente   vedremo  la  fallita  di 
tali  racconti i  ne  é  da  credere,  che  vengano  da  Rcginona.   Le  Itimo 
io  giunte,  difurdinatamcnte  fatte   alla  di  lui   Cronica,    quantunque   il 

(b)  Malìll.  Padre  Mabillonc  (^)  ed  altri,  le  prendelFcro  per  buona  moneta.  La- 
jtnnal.  Be-  {ciò  Arnolfo,  prima  d'abbandonare  l'Italia  (<^),  Ratoldo  fuo  Figliuolo 
*'  f^'""  baltardo  al  governo  di  Milano,  credendo  in  tal  guil'a  di  tenere  in  ub- 
jfnnum.  bidicnza  il  Popolo  d' Italia.  Ma  gì'  Italiani  alzarono  il  capo,  e  Ratoldo 
(ci  Annalts  fu  collietto  a  lornarrenc  pel  Lago  di  Como  in  Germania .  Lamberto 
Tuldtnftt  Imperadore,  per  quanto  fi  può  Icorgcie,  non  fu  pigro  ad  accorrere  in 
ttehtri.  quclte  parti,  e  a  ripigliare  il  poiTcflò  di  Milano  e  di  Pavia  col  rima- 
nente della  Lombardia.  Magitìfredo ^  o  fu  Magnifredo ^  Conte  di  Mila- 
no, ed  anche  Marchefe  della  Marca  di   Milano,  come  fi  può  dedurre 

{à)  Herman-  ^^  Ermannno  Contratto  ('*')  dall'Anno  Spf.  perche  avea  tenuto  forte 
'aL'^tditim.  P*l  partito  del  Re  Arnolfo,  ebbe  d'ordine  di  Lamberto  tagliata  la 
Canif.  teftaj  e  ad  un  fuo  Figliuol),  e  ad  un  fuo  Genero   toccò   la  pena  di 

perdere  gii  occhi .   Vo  10  credendo,  che  in  quella  occafionc  patiffc  de' 
grandi  atfanni  la  Città  di   Milano,   perché  a' tempi  di  Landolfo  Senio- 
re, Sconco  di  Milano  {e)  del  Secolo  Undcciroo,  durava  la   iradizio- 
{c)  Lanini-  nc,  che  un  Lamberto  Re  d'Italia  avea  fatto  un' afpro  trattamento  alla 
fhus   Senior  Città  di   Milano  con  averla  aOcdiata,  e  prcfa  con  inganno,  dove  poi 
xi^' Itali!''  ^'^^  un'orrida  Itragc  dc'Cuiadini,  dillruflc  i  Palagi,  le  Torri,  e  l'al- 
tre 


Annali    d'  Itali  a.  199 

tre  belle  fabbriche,  e  fortificazioni  di  quella   nobil    Città.    Pieno    di  Era   Vo!g. 
favole  e  d'anacronifmi   è  quefto  racconto  di  Landolfo,  copiato  poi  da  Anno  896. 
Olivano  Fiamma  (<»)  perchè  fuppone  vivuto  quefto  Re  Lamberto  circa  ,  .     ^^^ 
l'Anno    f70.  e    prima   che  i  Longobardi    calafTero   in    Italia:  Sbaglio  ,„g  uanì- 
incfcufabile,  e  tcftimonio  della  fomma  ignoranza  di  que* Secoli,  per-  pul.  Fior. 
che  folamcnte  circa  cento  ottanta  anni  dappoi  fiori  quello  Landolfo  .  '^<""-  -*■{• 
Dice  egli  ancora,  che  llduino  era  allora  Duca  di  Milano,  e  che  Lam-  *"^'  ""' 
berte  fu  poi  uccifo  alla  caccia  in  un  bofco  con   una  Spina   da   vizzo 
Figliuolo  di  quello  llduino.  Tuttavia  chiara  cofa  è,  ch'egli    intende 
di  parlare  dell'  Imperador  Lamberto,  ficcome  apparirà  dalla    maniera 
della  fua  morte.  E  però  dalle  fue  popolari   fole   abbaltanza   tralucc  , 
eh*  elfo  Lamberto  dovette  maltrattare  non  poco  la  Città  di  Milano  a 
cagion  di  fua  ribellione .  Ordinariamente  non  fon  fenza   qualche   fon- 
damento fimiii  tradizioni  de' Popoli .  Anche  il  Re  Berengario  ànX  cznto 
Aio  (giacché  venne  in  quelli  tempi  a  mancar  di  vita  Gualfreda   Due* 
e  Marchcfc  del  Friuli,  che  ribellatofi  a  lui  s'era  dito  ad  Arnolfo)  ri- 
tornò in  poflclTo  di  Verona  e  del    Ducato   del    Friuli,  con   iftenderc 
il  fuo  dominio  fino  all'  Adda:  con   che  fi    può   credere,   che   Brcfcia 
ancora  e  Bergamo  vcnifiero  alla  di  lui   ubbidienza.    Ho  io   pubblica- 
to {b)  un  fuo  Diploma  dato  Pridie  Kalendas  Decemhris ^  Anno  Incarna-  W -'''"?««»- 
tionìs  Domini  noftri  Jefu   Chrilii  DCCCXCn.   Regni   vero   Domni   Be-  Dikrt.   óf. 
rengarii  Serenijffìmi  Regis  Vili,  per  Indinìonem  XF.  Aclum  Corte  jìquis . 
Vedemmo  di   (opra  all'  Anno  881.   un    Diploma  di  Carlo  il   Grofi'o, 
fcritto  Aquii  Palatio .    Non  so  fé  abbia  che  fare  con   quella  Corte  A- 
quis^  la  qual  feaza  fallo  non  può  eficre   Aiqui   Città  del  Monferrato, 
perchè  fin  là  non  fi  (tendeva  la  giurisdizione  di   Berengario. 

I  difgufti  dati  da  i  Romani  a  Papa  Formofo^  prima  che  giugnelTc 
a  Roma  Arnolfo,  ed  accrefciuti  a  difmifura,  dappoiché  egli  fé   ne  fu 
partilo,  il  fecero  finalmente  foccombere  al  pefo  de  gli  alfitnni ,  fc  pu- 
re non  intervennero  mezzi  anche  più  violenti  per  troncare  il  corfo  di 
fua  vita,  perch'egli  era  incorfo  nell'odio  non  folamente  della  maggior 
parte  di  qutl  Popolo,   ma   anche  di   Lamberto    Imperadore^   contra  del 
quale  aveva  elfo  Pontefice  alzato  al  trono  Imperiale  il  Germanico  Re 
Arnolfo.  Il  Cardinal    Baronio   Cf)   dopo   Onofrio    Panvinio,   differì   \%  (.€\  turi». 
morte  di   quello   Papa  fino   al   Decembre   dell'anno  prelcnte,   fondato  -^''^'''• 
fuir'alTcrzione  di  Adamo  Bremenfe,  che  fcrivca   circa  l'anno  1080.  la     "^ ''' 
fua  Storia.  Ma  il  Padre  Pagi  (^)  con  addurre  due  Bolle  di  Papa  Ste-  W  '"''&"*' 
fano  VI.  fuo  fuccedore,  date  nell'Agodoe  Settembre  di  quell'anno,  'j^  Annàl. 
ha  moftrata  l'inluffi (lenza  di  tale  opinione.  Quel  che  è  più,  il  Conti-  Baron. 
nuatore  de  gli  Annali  di  Fulda  (0  pubblicati  dal  Frcero,  Autore,  per  (O  jianalu 
quanto  pare,  contemporaneo,  (crive  mancato  di  vita  quello  Pontefice  ^'^'j'"!" 
die  Sznàie  Pa/ch^e  .  EJ  Ermanno   Contratto  (/)  anch' egli  (crive,    che  :f  ^,rma»i- 
Fermtfus  Papa  die  Pafchte  obiit .  Mi  né  pur  quello  (i  può  crcdi-rc,  qua-  nm  Contr»- 
lora  (ulfiltano  i  due  Diplomi,  dati  da  Arnolto  Impcradurc  m  Roma  fui  (i'"  »» 
fine  d'Aprile,  e  nel  di  primo  di   Maggio  pel  Monillero  di  San  Siilo,  ^^.'''"'f-  . 
che  fi  fono  accemwti  di  l'opra .  Nel  di  4.  di    Aprile  cadde  la  Palqua  'r„ 

nell'      ^  ■ 


zoo  Annali    d'  Itali  a. 

Era  Volg.  nell'anno  prcfente .  ConfefTando  il  medefimo  Annalisa  Frecriano,  che  , 
Anno  89*'  Arnolfo  non  fi  fermò  in  Roma  più  di  quindici  dì,  ed  cflendo  egli  ita- 
lo fcnza  dubbio  coronato  Imperadotc  da  Papa  Formofo,  per  ncceffità 
non  dovette  accader  la  fua  motte  nel  di  di  Pafqiia.  Lo  Storico  fud- 
detto  Frecriano  ne  fa  menzione  folamcnte,  dappoiché  Arnolfo  fu  ritor- 
nato in  Germania.  Può  cflcre,  che  un  di  fi  fcuopra  qualche  Docu- 
mento, onde  venga  afTai  lume  per  decidere  qucfto  punto.  Intanto  e 
certo,  che  a  Papa  Formofo  dopo  tre  giorni  di  Sede  vacante,  fucce- 
dette  Bonifazi»  VI.  Pontefice  cfimcro,  perchè  non  piìi  che  quindici 
giorni  durò  il  fuo  Pontificato.  La  podagra  quella  fu,  che  il  portò  all' 
altro  Mondo,  fecondo  gli  Annali  Freeriani  fuddetti^  né  fu  già  caccia- 
to dalla  fedia,  come  pretende  il  Cardmal  Baronio,  tuttoché  veramen- 
te Giovanni  IX.  Papa  nel  Concilio  Romano  dell'anno  8p8.  riprovaf- 
fc  la  di  lui  elezione.  Si  venne  pertanto  ad  eleggere  un  nuovo  Papa, 
e  quefti  fu  Stefano  FI.  di  fazione  contraria  al  defunto  Papa  Formolo. 
Sulle  prime  moftrò  egli  di  approvare  l'operato  da  lui  nella  perfona 
d'Arnolfo,  con  riconofcere  anch'egli  per  Imperadorc,  come  colla  da 
una  fua  Bolla  citata  dal  Padre  Pagi,  e  data  nel  di  io.  d' Agolto  dell' 
anno  prefcnte,  imperante  Domno  fUJfimo  ylugufto  Arnulfo^  a  Beo  corona- 
to Magno  Imperatore^  Anno  Primo.  iVla  da  li  a  poco,  o  perché  folfc 
cacciato  di  Roma  il  Miniltro  laiciatovi  da  Arnolfo,  o  per  gli  potenti 
maneggi  di  Lamberto  Auguilo,  e  per  l' inclinazione  dello  Iteflò  Papa, 
riconobbe  egli  Lamberto  per  legittimo  Imperadorc.  Un'altra  fua  Bol- 
(t")  DtffWy  ''  rapportata  dal  Padre  Dachcry  W,  fi  vede  fcritta  fotto  V  Jndizime 
Sficìlig.  ^f^-  commciata  nel  Settembre  di  quell'anno,  imperante  Domno  nofiro 
Ttm.  III.  Landeberto  piijjìmo  yiugujìo^  a  Dea  coronato  Magno  Imperatore .  Otto  meli 
poi  dopo  l'adunzione  fua  anno  quello  Ponictìce  ad  un  ccceflo,  che 
renderà  fempre  deteftabile  la  memoria  fua  nella  Cbicfa  di  Dioj  pcr- 
ch'egli  facto  diflottcrrarc  il  cadavero  di  Papa  Formofo .^  e  con  una  ridi- 
cola funzione  degradatolo  in  un  Concilio  non  aililtico  dallo  Spirito 
Santo,  lo  fece  gictar  nel  Tevere,  e  dichiarò  nulle  tutte  le  fue  ordi- 
nazioni, e  in  primo  luogo  quella  dello  Hello  Formolo.  Intorno  a  ciò 
è  da  vedere  la  Stona  Lcclcfiallica,  e  la  difcfa  di  Formolo  ne  gli  Opu- 
fcoli  di  Aulìlio,  il  quale  ci  ha  conlcrvata  una  notizia  fra  l'ahrcj  cioè, 
che  in  un  Concilio  tenuto  in  Ravenna,  dove  intervennero  quafi  tutti 
i  Vefcovi  d'Italia,  era  fiata  riconofciuta  legittima  ed  approvata  l'or- 
dinazione di  Formofo,  ancorché  egli  dal  Vcfcovato  di  Porto  fofic  paf- 
fato  alla  Cattedra  di  San  Pietro.  Appartiene  a  quell'anno  la  mutazio- 
ne feguita  nel  Principato  di  Benevento,  raccontata  dall'Anonimo  Sa- 

(b)  Ano*-}'  Icrnitano  (0,  da  Leone  OlUenfe  (f),  e  da  altre  Cronichette  preflb  Ca- 
mui  Salir-  millo  Pellegrino.  Non  potevano  più  fofi^erire  i  Beneventani  l'orgogli»- 
niunin  fg  governo  de' Greci,  dominanti  nella  loro  Città.  Comunicarono  cflì 
Rfr.    Italie   '  '^"^  dcfiderj  a  Guaimarie  I.  Principe  di  Salerno}  e  quelli  a  Guido  Du- 

(c)  Lt*  ca  e  Marchcfe  di  Spoleti.  Falso  all'affedio  di  cfla  Città  lo  llcfTo  Gui- 
oftitnfit  do  con  un  copiofo  cfercito,  e  per  molto  tempo  la  Itrinle.  Veggcndofi 
il*.  i,f,49.  ^  jjjjj  pjj[ito  Giorgio  Patrizio  qmvi  Governatore  per  Leone   Imperadsr 

de'  Gre- 


Annali     d'  Italia.  zoi 

de' Greci,  incitò  i  Cittadini  alla  difefa.  Alerò  non  cercavano  eflìj  e  Era  Volg. 
però  prefe  l'armi  tanto  i  Greci,  che  i  Beneventani,  ufcirono  di  Gii-  Anno  896. 
tà,  per  dare  addofTo  a  i  nemici;  ma  fecondo  il  concerto  fatto  quei  di 
Benevento  fi  diedero  alla  fuga,  ritornando  nella  Città,  e  feco  traffirro 
nella  raifchia  le  genti  di  Spoleii .  Giorgio  Patrizio,  fé  volle  falvar  la 
vita,  pagò  cinque  mila  foldi  d'oro,  e  fu  lafciato  andare.  Reftò  in  po- 
tere di  Guido  Duca  quella  Città  col  fuo  Principato .  Ma  chi  è  quello 
Guido?  Lo  fteflo  Anonimo  Salernitano  il  credette  quel  mcdehmo  Gui- 
do, che  abbiam  veduto  Re  d'Italia  ed  Imperadore,  con  ifcriverc,  eh' 
egli  tenne  per  un  anno  e  Mefi  nove  quel  Principato,  e  che  portatoli 
in  occalion  della  morte  di  Carlo  il  Groflb  Auguilo,  (*)  adeptus  eft  Re- 
galem  dignitatem .  Benevetttum  namque  Iniferatrix  Racbeitruda  nomiiìt  {S.- 
gcltruda  vuol  dire)  regendum  fufcepit  y  5?  prafuit  Beneventani^  anno  uno 
(^  06Ì0  menfihus .  In  eantdem  Urbem  ingreJJ'a  efl  Pridie  Kakndus  ^prilis  &c. 
Sicché  fecondo  quello  Autore,  il  conquiltatorc  di  Benevento  fu  Gui- 
do Imperadore^  e  prima  ancora  d'edere  creato  Re  d'Italia:  il  che  vuol 
dire,  che  la  concjuifta  di  Benevento  da  lui  fatta  cadercbbe  nell'anno 
887.  Ma  ciò  non  può  fuflìftere,  quanto  al  tempo,  perchè  Gccome  ab- 
biam veduto,  i  Greci  entrarono  in  polFclTo  di  Benevento  nell'anno 
8yi.  e  ne  {tetterò  padroni  quafi  quattro  anni .  Immaginò  il  Conte  Cam- 


ar         _  _ 

é  fenza  qualche  fondamento  la  fua  opinione  per  quel  che  dirò .  Tut- 
tavia meglio  avrebbe  fatto  quello  Autore  col  guardarli  dal  produrre 
i  fogni  fuoi  dapertutto  come  verità  contanti,  e  dal  dcfcrivere  i  fatti  da 
lui  immaginati,  quadchè  co'proprj  occhi  gli  avelTe  veduti.  Egli  mette 
anche  fuor  di  fito  la  morte  di  Guido  Imperadore,  e  difFerifce  quella 
di  Lamberto  Augufto  fuo  Figliuolo  lino  all'anno  pio.  che  e  uno  fpa- 
ventofo  anacronifmo  contro  la  Storia  di  quelli  tempi. 

Potrebbe  invero  fofpettarfi,  che  Guido  Duca  e  Marchefe  di  Spo- 
leti  di  cui  fanno  menzione  le  Croniche  fuddctte,  folle  (lato  il  mede- 
fimo  (/«/Vo  Imperadore,  il  quale  nell'Anno  894.  qualche  Mcfe  prima 
della  fua  morte,  impiegaffe  le  forze  fue  in  conquiftar  Benevento.  Pure 
un  Anonimo  Cronifta  Beneventano  affai  chiarnmente  racconta,  che 
dopo  la  morte  d'eflb  Augullo  entrò  Guido  Duca  e  Marchefe  in  Pu- 
glia, e  vi  conquido  Benevento,  dove  era  già  morto  Giorgio  Patri- 
zio, e  comandava  Teodoro  Turmoca  .  E  che  Guaimario  I.  Principe 
di  Salerno  avea  per  Moglie  una  Sorella  d'eflo  Guido  per  nome  Jota. 
Però  poffiam  conghictturarc,  che  quello  Guido  tofl'e  Fratello,  o  al- 
meno Parente  di  Lamberto  Imperadore.  S'erano  impadroniti  i  Greci 
Tom.  V.  Ce  di 

(*)  ottenne  la  dignità  Regale .  Imperocché  /'  Itnperadrice  per  nome  Racbei- 
truda (Ageltruda)  prefe  il  governo  di  Benevento^  e  lo  tenne  un  anno^ 
e  mefi  otto .  Nella  medefinta  Città  entrò  l' ultimo  giorno  di  Marzo . 


loi  Annali    d'  Italia, 

• 

E»  A  Volg.  di  Benevento  nell'Anno  891.  Secondo  le  Chronichetce  pubSlicire  da 
Anno  «96.  CiJmillo  Pellegrino  (a)  tribus  yimis ,  novenKfue  MenftbuSy  fff  diehus  vi- 
ni is  'lirhr.  li'^^^  domìnaùo  Gractrum  tenuit  Beneventum^,  Samniique  Provmciam .  Pejl 
Prìnap.  hoc  Guido  AUrchenfe  introivit  in  Beneventum  (i).  Ci  conJucooo  tali 
Latìgobard.  notizie  ad  intendere,  che  ncll'  anno  894.  Guido  Duca  di  Spoleti  cac- 
h.  i.  r.  li.  fJQ  i  Greci  da  Benevento.  Vi  ftettc  egli  padrone  ylnHo  I.  6?  Menji' 
p"^3io!'cr'  bui  VII.  o  pure,  come  ha  l'Anonimo  Sslernitano,  e  il  Beneventano, 
/fj.  Ann»  uno  i3  Menjihus  o5IOy  ovvero  ttovevt:  dopo  il  qual  tempo  fu   ce- 

duto il  Principato  Beneventano  a  Radelchi  II.  o  fia  Radelgifo  FratelU 
dell' Imperadrice  y/^e//r«</rt.  Da  due  Diplomi  d'cflo  Radclgilb,  che  fi 
(b)  chrtnic.  leggono  nella  Cronica  del  Mnniftero  di  Voltutoo  il>)  rufBcicntement« 
v'uuurnenf.  iì  puo  dcdurrc ,  ch' egli  nell'anno  prefcnte  Spfl.  cominciò  a  contare 
r.  II.  T.  I.  gli  Anni  del  Tuo  Principato  in  Benevento.  Nella  fuddetta  Cronica 
Kir.  Halli,  abbiamo  un  Placito  tenuto  da  Lodovico  Gallaldo  in  Beneventùno  Pa- 
latio ,  in  pYtefentia  Domna  Ageltrudis  Imperatricis  Augulìa ,  y  Dotnni  Ru' 
delchis  Principis  .  Verifimilmcnte  appartiene  cflb  al  prefcnte  anno. 
Portò  opinione  il  fuddetto  Camillo  Pellegrino,  che  Radelgifo  II.  ri- 
cuperane la  (ìgnoria  di  Benevento  nell'  anno  898.  Ma  certo  fallò  ne* 
fuoi  conti .  L'  Anonimo  Beneventano  da  lui  pubblicato  fcrive.  (i)  Pofìea 
vero  pr afata  Imperatrix  Anno  uno,  6?  o£to  Menfibus  expletis^  pojlfiuim 
Graji  Benevento  fuerant  expulfi.,  in  eadem  ingre[fa  eli  pridie  Katendas  Apii- 
lis ,  y  pauh  pìft  longe  fuperius  nomi-natus  Radelchis  Fratrem  fuum  Bene- 
ventano Principatui  re/lituit,  qui  fere  dttodecim  annis  ab  eo  fuerat  expulfus . 
Neil'  anno  884.  ficcomc  è  detto  di  fopra,  Radelchi ,  o  fia  Radelgifo 
11.  cadde  dal  dominio  di  Benevento .  Adunque  avendolo  dopo  quafi 
rfi-f^/V/ //««/■  ricuperato,  cadde  tal  fatto  nell'anno  prefcnte.  E  percioc- 
ché in  quella  Città  nell'  anno  894.  ebbe  fine  il  dominio  de' Greci, 
e  Guido  Duca  vi  fignorcggiò  un  Anno  td  otto  Mefi,  dopo  i  quali  ve- 
nuta l' Imperadrice  Agcltruda  a  Benevento,  ne  rimifc  in  polTeflb  il 
Fratello  Radelgifo:  per  confeguentc  nell'anno  prcfente  fi  dee  credere 
rcftituito  a  lui  il  Principato  Beneventano.  Qiiell' Atto  dipoi  fa  ch'io 
fofpetti,  non  eficre  fiato  il  fuddetto  Duca  Guido  Figliuolo  d'efia  A- 
geltruda  Augufta,  come  immaginò  il  Conte  Campelli,  perche  fecondo 
il  cofiume  delle  cofe  umane  non  arrcbbe  ella  tolto  al  Figliuolo  quell' 
infignc  dominio  per  darlo  ad  un  Fratello}  e  maflimamentc  per   averlo 

cflb 

(j)  tre  anni,  e  nove  mefiti  giorni  venti  la  ignori»  de^  Greci  tenne  Benc' 
vento  e  la  Provincia  de'  Sanniti .  Dipoi  Guido  Marcbefe  entrò  in  Be- 
nevento . 

(%)  Ma  dopo  la  prefata  Imperadrice  ^  compiti  un  anno  ed  otto  meji^  da  che 
i  Greci  erano  flati  fcacciati  da  Benevento ,  f'  entrò  f  ultimo  giorno  di 
Marzo ,  e  poco  dopo ,  il  molto  avanti  nominato  Radelchi  refiituì  al  Prin- 
cipato Beneventano  il  fuo  fratello ,  il  quale  quafi  per  annt  dodici  »'  era 
fia*o  sbalzato . 

\ 


Annali    d*  Italia.  103 

e(ro  Guido  tolto  colle  fue  forze  dalle  mani  de' Greci .  Né  fi  dee  ta-  Era  Volg. 
cere,  che  qutlto  Guido  Duca  di  Spoleri,  appena  impadronito  di  Be-  Anno  igó. 
ncvcnto  (<»),  mandò  in  cfiiio  Pietro  (^efcovo  di  quella  Città,  che  pure  ,  , 
l'avca  aiutato  a  farne  l'acquilto.  Se  l'ebbero   forte   a   male   i    Bene-  ^„,  ^J^J." 
ventani .  Però  da  li  a  quattro  mcfi  pentitoli  Guido  di  quefta  Tua   im-  vmtanus 
prudente  azione,  andò  in  perfona  a  Salerno,  dove  s'era  rifugiato  que-  ^-  ^   T-  u. 
ito  virtuofo  Prelato,  ed  avendolo  placato,  il    riconduile  a    Benevento  f"^' JJ''"^' 
con  praticar  pofcia  verfo  di  lui  tutti  gli  atti  di  una  vera  benevolenza .         "  °' 
Aggiugne  in  oltre,  (*)  che  pr<edi£lus  Marchio  Spo'etium  perrexit^  Impe- 
rstorem  Lambertum ,  ejufque  Matrem  Imperatricem  cernere   cupieus;    ibant 
enim  Romani  ad  Jpojìolorum  limira ,  ^  idem  ire  gejiicbat .   Danno  ancora 
tali  parole  qualche  indizio,  che  quelto    Guido  iVJarchele  non  folle  Fra- 
tello di  Lamberto  Imperadore.    Nell'anno  prefentc  (i  ha   dal    mede- 
fimo  Cronifta  e  dall'Anonimo  Beneventano,  che  ànàundoGuaimario  /.  (i)  (^)  -^ntny- 
Principe  di  Salerno  colla  Conlorte  Jota  alia  volta  di    Benevento   per  '"■'"  ^''^"'' 
^ìCiiare  i\  Duci  Guido  iuo  Cognato,  fcrmatofi  nella  Città  di  Avellino,  p/j"x  jj 
vi  ebbe  la  mala  notte.  Perciocché  Jddferio,  Galtaldo  d'cfla  Terra  per  Rer.   itaiu. 
fama  corfa,  che  Guaimario  macchinafle  di  farlo  imprigionare,  mife  in  P'g'  ^93- 
prigione  lo  llelfo  Guaimario,  e  ntl  di  Icguentc  gli  fece  cavar  gli  oc- 
chi.  A  quelto  avvilo  il  Duca  Guido  mode  l'armi  lue  contro  di  Avel- 
lino, e  tanto  tormentò  colle  macchine  di  guerra  e  coU'allcdio  quella 
Città,  che  Adclferio  s'indnfle  a  mettere  in  libertà   l'accecato   Guai- 
mario, e  la  maltrattata  Principtfla  fua  Moglie,  che   fé   ne   tornarono 
«  Salerno  non  con  quell'allegrezza,  con  cui  fé  n'erano  partiti.    Tro- 
volTi  dipoi  quelto  Adeiferio  in  compagnia  de' Capuani,  allorché  fecondo 
il  folito  marciavano  a  facchcggiare  il  territorio  di  Napoli,  e  fu  prefo 
da    i    Napoletani    in    una    Icaramuccia  .    Guaimario    Ipcdi    immante- 
nentc  calde  ittanzc  ad  jltanufio  Fejcuvt  e  Duca  di    Napoli,   per  aver 
codui   nelle   mani,  e  à  fine  di   farne   vendetta.    iVIa   Adelfcno  ebbe 
maniera  di   fuggirlene  e  di  falvarfi  .    Succedette   in   quell'Anno  una 
fanguinofiflìma  guerra  (0  fra  gli    Unghen  e   i   Bulgari.    Jn   due  bat-  (e)  Annules 
taglie  rcftarono  Iconfitti  gli  ultimi.  Vennero  alla  tciza,   che  fu  fom-  ^•*'-'^'»f" 
mamente  rabbiofa.  Vi  perirono  da   ventimila  Bulgari   a  cavallo  (del  ^'''^"''• 
qual  numero  io   non  vo'   far   ficurtà)  >   maggiore    nondimeno    fu    la 
Itrage  fenza  dubbio  de  gli  Ungheri,  perche  loro  toccò  di  andare  (con- 
fitti .  Ma  prelto  vedrem  colloro  rilorgere  più  che  mai  poflcnti  e  fie- 
ri, e  portar  la  rovina  anche  alla  mifcra  Italia. 

C  e  i  Anno 

(*)  il  predetto  Marchefe  andò  a  Spoletta  hr amando  di  vedere  V  Imperadore 
Lamberto ,  e  /'  Jmperadrice  fua  Madre  ;  imperocché  andavano  a  Roma 
a  vifitare  i  Santi  Apofloli  >  ov'  egli  pure  avea  cariffim»  di  andare . 


X04  Annali    d' Italia. 

Anno  di  Cristo  dcccxcvii.  Indizione  xr. 
di  Romano  Papa   i. 
di  Lamberto  Imperadore  6.  e  4. 
di  Arnolfo  Imperadore  2. 
di  Berengario  Re  d'Italia    10. 

Er*  Volg.  TN  un  Placito  (a),  ch'io  ho  dato  alla  luce,  fi  conofce,  che  in  qucft' 
(^)'Antl^Ji-  ^  Anno  l'autorità  di  Lamberto  Imperadore  veniva  riconofciuta  in  To- 
tat.  ullic.    ^"^ana;  e  che   pafTava  buona  armonia   fra  lui  e    Adalberto  II.    Duca  e 
Dijftrt.   IO.  Marchcfe  di  Tofcana .  Fu  quel  Giudizio  tenuto  in  Firenze  Anno  Do- 
mnì  Lamberti^  Deo  propitio^  Sesto,    IF.    die   Menfis   Marcì ^   Jndilìione 
^intadecima :  il  che  fa  conofccre,  che  nel  di  4.  di  Marzo  dell'Anno 
Spz.  Lamberto  era  già  flato  alzato  al  Trono  Imperiale.  Chi  tenne  quel 
Placito,   fi  conofce  dalle  fcguenti  parole.  Dum  ad praclaram  poteflatem 
Domni  Lamberti  pii^mi  Imperatore  Mifftts  dirt&us  fuìjfet  in  finibus  Tu- 
fciéC^  Amedeus,  Comes  Palatii;  (^  cum  -jeniffet  Civitate  Florentia  in  do- 
mum  Epifcopii  ip/ìus  Civitatis ,  in  atrio  unte  Ba/ilica  SanSii  Johannis  Ba- 
ptifla  inibi  refideret  una  fimul  cum  Adelbertus  Marchio,,  fifi^ulorum  humi- 
nu>M  Jujìitias  faciendas  &CC.    Da   qurflo    Amedeo,   che   godeva   l'infigne 
carica  di  Conte  del  Palazzo  nel   Regno   d'Italia,   ha  creduto   taluno, 
che  polTa  efTcre  difcefa  la  Real  Cafa  di  Savoia,  perchè  il  nome  A"  A- 
medeo  nel  Secolo  Undecimo   (\  truova   in  cfla.    Non  è   fprczzabile  la 
conghietturaj  ma  fola  non  bafta  a  fiffar  cofa  alcuna  per  quella  Genea- 
logia.  Nella  parte  della  Borgogna,  fignorcg£ji;ua  dai  Re  Ridolfo,  con- 
vien  cercare  gli    Antenati   di   quefli   nobiliffimi    Principi,   iapcndctì  , 
ch'elfi  di  colà  pafTarono  in  Iralia  .   Lume  troppo  debole  e  un   nome, 
per  poter  credere,  che  Lamberto  fi  valeffe  per  un  sì  riguardo  voi  poito 
della  fua  Corte  di  un  Principe  di  ftraniera  contrada.   Abbiamo  dal  Pa- 
(b)  Antn-j-  ncgirifta  di  Berengario  (/•),  che  fegui  pace  e  concordia  fra  il  fuddetto 
Z'^g/lJtnl.  Lamberto  Augufto,  e  Berengario  Re  in   un    Congrcfio   tenuto  m    Pavia 
j>.  /.  T.  ;/  ncir  Anno  precedente.  Aggiugne  egli  appreflo,  che  Lamberto  piìi  yo\~ 
Rer.  itslie.    tc  andò  Cercando  pretcfti  per  rompere  quefta  pace:   il  che   probabil- 
mente avvenne  nell'Anno  corrente.  Ecco  le  fue  parole: 

O  Juvenile  decus,  fi  mens  non  Iteva  fuijfet! 

Siepe  datas  voluit  pacis  refcindere  deflras 

Fraudibus  inventis .  Sed  enim  ratione  fagaci 

Deprehendis  Pater  alme  (Berengario)  (/o/w,  ac  murmura  temnis . 

(0  ^nttqu.  Che  cflb  Berengario  fi    trovafTc  in   Ceneda   ncll'  Anno  prcfentc  , 

^ftu'\  ^'^'  l'at>^''»™o  '^=»  u"  '"o  Diploma  riferito  nelle  mie  Antichità  Italiane  (0. 
m-  97!       F^"  •"  queft'Anno  Stefano  VL  Papa  un  fine,  indegno  del  facrofan- 


k 


Annali     d'  Italia.  205- 

to  Aio  grado,  ma  frutto  dell'iniquità  da  lui  praticata  contro  la  me-  E»*  Volg. 
moria  di  Papa  Formofo  in  difonore  della  fanta  Chiefa  Romana.  Tal-  ^*"*'*  ^^T- 
mente  rcftarono  ftomacaci  i  Romani  del  facrilego  ftrapazzo  da  lui  fat- 
to del  cadavere  di  quel  Pontefice,  il  cui  Elogio  fi  può  leggere  ncll' 
Opereitt  d'Aufilio,  e  prcfTo  altri  Scrittori,  che  fatta  fra  loro  con- 
giura, gli  mifero  le  mani  addolTo,  e  cacciatolo  in  una  prigione,  quivi 
ài  li  a  poco  lo  Itrangolarono .  Frodoardo  così  ne  fcrivc  : 

Captus  6f  ipfe^  facraque  ahiefìus  ab  tede,  tenebris 
Carceris  injicitur^  vinclìfque  mneilitur  atris^ 
Et  fuffocatum  crudo  premit  ultio  Uto . 

E  ncir  Epitaffio  fattogli  dipoi  da  Papa  Sergia  III.  e  rapportato  ' 

dal  Cardinal  Baronio,  fi  legge  lo  ftefTo  . 

CUMQUE  PATER  MULTUM  CERTARET  DOGMATE  SANCTO, 

CAPTUS,  ET  A  SEDE  PULSUS  AD  IMA  l'UlT. 
CARCERIS  INTEREA  VINCLIS  CONSTRICTUS,  ET  IMO 

STRANGULATUS  NERBO,  EXUIT  ET  HOMINEM. 

Pretende  il  Padre  Pagi,  che  a  queftn  Pontefice  s'abbia  da  rife- 
rire un    Decreto,   a   noi   confervato  da  Graziano  {a)     e  dal  Cardinal  i*'  ?^;?''*" 

uronio  rapportato  ali  Anno  816.  e  non  gu  ad  uno  de  gli  Anteccf-  <,.  2.8. 
fori  Stefani,  cioè  che  fi  rimettefle  in  ufo  il  divieto  di  non  conlecrare 
il  nuovo  Papa  eletto  fcnza  la  licenza  8c  approvazion  dell' Imperadore 
regnante.  Il  Decreto  è  qnciìo :^ta  fan^a-  Rimana  Ecckjta^  cui  au- 
fiore  Deo  prteftdemus ,  a  pluriiius  patitur  violentias ,  Ponti/ice  obeunte  :  qu^e 
ob  hoc  iìtferuntur ,  quia  ahfqae  Imperiali  notitia  P oriti fìcis  fit  Confecratio^ 
nec  Canonice  ritu  S  confuetudine  ab  Imperatore  direEli  interfunt  Nuncii^ 
qui  fcandala  fieri  vetent  :  Fvlumus ,  ut  quum  inftituendus  cjl  Pontifex ,  con- 
venientibus  Èpifcopis  £5?  univerfo  Clero.,  eUgatur .,  prafente  Senatu  £5?  Po- 
pulo^  qui  ordimndus  tji .  Et  fio  ab  omnibus  eleSlns^  prjefentibut  Legatis 
Imperialibus  confacretur .  Nullufque  fine  periculo  fui ^  juramenta  vel  prò- 
mijfiortes  atiquas  nova  adinventione  audeat  extorquere ,  nifi  qua  antiqua  exi- 
git  ctnfuetudo ,  ne  Ecclefia  fcandalizetur ,  Cf?  Imperialis  honorificentia  mi- 
nuatur .  V^icn  chiamato  Canonicus  ritus  quel  colhime.  Tale  non  parve 
poi,  ficcome  vedremo,  nel  Secolo  Undecimo.  Ma  è  ben  più  proba- 
bile ,  che  quello  Papa  Stefano  non  facefle  quefto  Decreto,  e  che 
s'ingannafTe  Graziano  con  attribuirlo  ad  un  altro  Papa  Stefano,  quand' 
cGo  indubitatamente  fi  legge  nel  Concilio  di  Ravenna  nell'  anno  fe- 
guente  celebrato  da  Papa  Giovanni  IX.  Il  giorno  precifo,  in  cui  fu 
levato  dal  Mondo  quclto  Pontefice,  è  tuttavia  ignoto.  Bensì  è  cer- 
to, ch'egli  ebbe  per  Succeirore  nella  Cattedra  di  San  Pietro  Romano,  (b)  tahi.. 
Due  fue  Bolle,  rapportate  dal  Baluzio  (^),  ci  affieurano,  ch'egli  era  «"«  -^ppend. 
Papa  nel  Mefe  d'Ottobre  del  prefente  anno,  cflendo  fcrittc  Idibus ''^.  ^"'^"^ 
Oiìobrify  imperanti  Domno  nofivo  piiffimo  perpetuo   Augujìo   Lamberto  a  farcii,   ' 

De» 


io6  Annali    d'  Itali  aiI 

Era  Volg.  D€$  coronata  magne  Impertttore  Anno  VI.  t3  poft  Confulatum  Anito  FI. 
Anno  897.  luditìione  Pri.na .  Per  atteftato  del  Dandolo,  quello  Papa  mandò  i) 
(a)  Vandul  P^'^'<*  Archicpifcopalc  (o)  a  aitale  II.  Patriarca  di  Grado .  Se  vo- 
j".  chroHÌ(»  gl'ara  credere  alla  farragine  indigeftì  delia  Cronica  della  Novalefa  (>), 
Tom.  XII.  in  quelli  tempi  fiorì  Ammalo.,  o  (la  Ammolons  Vefcovo  di  Torino  di 
Ker.  Italie.  c\ìi  qucU'  Autorc  narra  un  farto  aflai  llrano .  (*)  Lam'jerti  Regis  tem- 
NovAtì-""'  P"^'  /*"'  Maginfredus ^  quem  iaterfecit;  necno»  (^  Ammulus  Epifcopus  Tau- 
titnfe .  rinenfis ,  qui  ejufdem  Civitatis  Turres  (^  iuuios  perversiate  fua,  dejìruKit . 

p.  11.  T.  II.  Nam  i/iimicitiam  exercens  cum  fuis  Civibus.,  qui  continuo  tllum  a  Civitate 
Ktr.  Italie,    exturharunt  :  fuiique  tribus  amis  ab/que  Epifcopali  Cathedra,  ^ui pojlmo- 
fi-  7*3-      ^^^  p^^f  peraèla  reverfus ,  (^  mam  valida  cirt^ui ,  dejlruxit ,  Jicut  dixi- 
mus .  Fuerat  hac  fiquidem  Civitas   coMdehftJJìmis    Jurribus  bene  redimita 
(^  *reus  in  circuitu  per  totum  deambuiatorioi .,  cum  propugnaculis  defuper 
atque  antemumlibus .  Veramente  i  Velcovi  avcano  già  acquiitate  forze 
tali  e  ricchezze,  che  già  cominciavano  non    pochi  d'  eflì  a  prendere 
un'aria  Principerà j  e  però  non  e  tanto  difficile  a  credere  quella  ga- 
ra e  vendetta  fra  quel  Vefcovo  e  i  Cittadini.    Che   poi  quello   Am- 
molonc  Vefcovo  di   Torino,    veramente    vivclTe  in  quelli   tempi,  lo 
abbiamo   dal   Concilio  Romano  tenuto  nell'Anno  feguence  da   Papa 
Giovanni  IX.  apparendo  da  un  frammento  d'elio,   dato  alla   luce  dal 
(ci   Maiill.  Padre  Mabillonc  (e),  che  cflb  Aramolone  v'intervenne,  e  fu  uno  de' 
^ffittJtc.     pjij  zelanti  per  la  memoria  e  gloria  di  Papa  Formolo. 
ad  Ittr.  Ital.  *  "^  or 

Anno  di  Cristo  dcccxcviii.  Indizione  i. 
di  Teodoro  II.  Papa  i. 
di  Giovanni  IX.  Papa  i. 
di  Lamberto  Imperadore  7.  e  j. 
di  Arnolfo  Imperadore  3. 
di  Berengario  Re  d'Italia  11. 

^^^  d'"H^  QUcccdcttc  in  quell'Anno  ciò,  che  narra  Lìutprando  Iftorico  (d) 

iiè."u  e.  10.  ^  di  Adalberto  il.  Duca  e  Marchefe  di  Tofcana.  Cioè,  ch'egli  in- 

fìcme  con  Ildebrando  molto  potente  Conte  (non  fi  sa  di  qual  Città) 

fi  ri- 

(*)  Dì  Lamberto  Re  ai  tempo  lìffe  Maginfredo .,  eiiiuccife-,  e  Ammalo  an- 
cora VcJco\.-o  di  Torino ,  il  quale  culla  fua  pervcrfità  diftrujfe  le  Torri 
e  i  muri  della  medejtma  Città .  Imperocché  inimicizia  metiando  co''  fuoi 
Ciitddini,  da  quejfi  ìofto  fu  fcacciato  dalla  Città;  e  per  tre  anni  fette 
fenza  la  Cattedra  Fcfcovilt .  Il  quale  dipoi  fatta  la  p%ce  ritornato.,  e  di 
forte  Jquudra  cinto  diflrujfe ,  come  abbiamo  detto .  J^ejla  Città  certa- 
mente era  fi^-ta  ben  coronata  di  fortifpme  Torri.,  ed  archi  aveva  intorno 
da  per  tutto  da  potervi  fpii£eggi<ire  .^  ben  coperti  al  di  fopra  e  difeji . 


Annali     d'  Italia.  voy 

fi  ribellò  da  Lamberto  Imperadore ^  e  raunata  una  competente  Armata y  Era  Volg. 
s'incamininò  alla  volta  di  Pavia.   (*)  Tanta  quipfe  (dice  egli)  yidal-  A»k«  M- 
bertus  erat  potentine  ^  ut  inter  omnes  Italia  Principes ,  folus  ipfe  cignomento 
diceretur  Dives .  Hggiugne,  ch'egli  avea  per  Moglie  Berta ^   la  quale 
in  prime  Nozze   con   7eobaldo  Conte  di   Provenza  avea   partorito   Ugo 
Conte  e  Marche/e,  che  vedremo  all'anno  pi6.  eflere  creato  Re  d'Ita- 
lia. Quella  altera  Donna  Figliuola  del  già  Lattario  Re  della  Lorena,, 
quella  fu,  che  fpmfc  il  Marito  a  prendere  l'armi  contra  dell' Augullo 
Lamberto.  Paflaco  per  Monte  Bardonc,  giunfe  egli  col  fuo  poco  ag- 
guerrito efercito  fino  a  Borgo   San    Donnino   fra   Parma  e   Piacenza  . 
Intanto  avvertito  di  quclta  mofla  Lamberto,  mentre  godeva  il  diver- 
timento fuo  favorito  nella  forefta  di    Marengo,  fenz' afpettar  ,  che  fi 
unilTe  r  Armata  fua,  con  foli  cento  cavalli,  venne  frettolofamente  in- 
contro ad  Adalberto .  Trovata  la  di  lui  gente  immerfa  in  un  profondo 
fonno  per  aver  votate  nel  giorno  innanzi  le  botti,   le  diede  addoflb, 
e  fopra  quanti  arrivò,  sfogò  la  collera  fua.  Ildebrando-  ebbe  la  fortu- 
na di  falvarfi  colla  fuga.  Non  così  avvenne  al  Duca  della  Tofcana  . 
Colto  in  una  greppia,  dove  s'era  appiattato,  e  condotto  alla  prefen- 
za  di  Lamberto,  che  gli  diede  foicnncmcnte  la  berta,  fu  condotto 
prigione  con  altri  a  Pavia.   Gli  Autori  più  antichi  ci  defcrivono  l' Im- 
perador  Lamberto  come  giovane  di  non  molto  cuore,  e  di  minore  fpe- 
ricnza  nell'Armi,  e  qui  Liucprando  cel  fa  conofcere  un  Marte.  Con- 
tuttociò  fi  può  ben  credere,  che  Liutprando  nella  foftanza  del  fatto 
non  fi  fia  ingannato.  Era  in  Pavia  cflb  Lamberto  nel  di  17.   di   Lu- 
glio di  quell'Anno,  ficcome  colla  da  un  Privilegio  da  lui  conceduto- 
a  i  Canonici  di  Parma,  e  da  me  dato  alla  luce  con  quelle  Note  (•«):  ^f^ /'^""^"f 
FL  Kakndas  Augufti  Anno  Incarnationis  Domini  DCCCXCFIIH.  (farà  jtn''\±. 
l'Anno  Pifano,  cioè  fecondo  l'Era  volgare  Anno  8p8.)  Domni  quoque 
Lamberti  piiffìmi  Imperatori!  VI.  Indizione  I.  ASlum  Papia  Urbe   Tici- 
nenfi.  Dopo  foli  quattro   Mefi  di   Pontificato,    per  quinto  fi   crede  ,  ^^^ ^'^'"^^' 
Papa  Romano  pafsò  a  miglior  vita.    In  luogo  fuo  fu  eletto  Tfo^oro  II.  ^anor.    " 
Pontefice,  che  non  tenne  la  Sedia  di  San  Pietro  più  di  venti  giorni,  Pontificib. 
ma  che  meritava  per  le  fjc  Virtù  di  tenerla  lunghiirimo   tempo.    Di  ^-^^^.y//. 
lui  così  fcrive  Frodoardo  W:  ^"■'   •''"''*• 

Di- 

(*)  Imperocché  Jdalbert$  era  tanto  potente  y  che  trti  tHtti  li  Prencipi  d'  I- 
talia ,  egli  folo'  era-  cognominato  il  Ricct . 


io8  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg. 

Anno  898.  Dileltus  Clero  Theodorus  ^  pacis  amicus. 

Bis  fenos  (  dcnos  )  Romana,  dies ,  qui  jura  gubernans , 

Sobrius  6?  caftus^  patria  boni  tate  refertus^ 

yixit  pauptribus  diffufus  amator  {«f  alt  or . 

Hic  Populum  decuit  co/megere  vincula  pacis  ì 

uitque  Sacerdutes  concordi  ubi  junxit  honort , 

Dum  propriis  revocat  disjeSlos  fedibus^  ipfe 

Complacitus  rapi  tur,,  decreta  fede  locandus .  (•) 

Si  venne  ad  un'altra  elezione.  Eleflc  una  parte  del  Popolo  i'fr- 
gio  Prete,  il  quale,  fé  vogliam  credere  a  Liucprando,  era  anche  lU- 
to  ficcorae  già  dicemmo,  eletto  nell'anno  8pi.  in  concorrenza  di  Papa 
Formolo,  e  poi  rifugiato  in  Tofcana  fotto  la  protezione  di  Adalber- 
to II.  Duca  .  Ma  più  polfanza  ebbe  jl  partito  contrario,  da  cui  fu 
non  folamente  eletto,  ma  confecrato  Giovanni  IX.  E  quelli  poi  cac- 
ciò in  cfilio  tanto  il  fuddctto  Sergio,  quanto  altri  Romani  di  lui 
fautori  : 

PelUtur  ele^us  patria  quo  Sergius  Urbe., 
Romulidumque  gregum  quidam  traduntur  abtlSi . 

Così  fcrive  Frodoardo .  E  però  fi  comprende,  che  non  già  nell* 
anno  8pi.  fcgui  l'elezione  e  la  decadenza  di  Sergio,  ma  bensì  nell' 
occafion  di  quefta  Sede  vacante.  Nell'Epitaffio  del  fuddctro  Sergio, 
che  arrivò  finalmente  anch' egli  ad  edere  Papa,  fi  legge,  che  quello 
Giovanni  IX.  Papa  fu  un  ufurpatore  del  Pontificato, 

Rotnuleofque  greges  diffipat  ijie  lupus. 

Comunque  fia,  toccò  a  Sergio  il  di  fouo  in   quefta  occafione  , 

e  le  poche  memorie,  che  rellano  di  Giovanni  IX.  cel  danno  a  cono- 

Tcere  per  uomo  molto  faggio  e  pio.  Siccome  egli  era  della  fazione  di 

Papa  Formolo,  cosi  ebbe  principalmente  a  cuore  di  nfarcirc  il  di  lui 

onore.  A  tal  fine  poco  dopo  la  confecrazione  lua  raunò  un   Concilio 

,  .        , ,     in  Roma,  dove  furono  ftabiliti  alcuni  Capitoli,  da' quali  fi  ricava  non 

Cincilior.'    poca  luce,  per  conofcere  il  filtema  di  quelli  tempi  {.") .  Prima  d'ogni 

T»m.  IX.  altra 

(•)   Diletto  al  Clero.,  e  della  pace  amante 
Per  giorni  venti  governi)  la  Chieja , 
E  fobrio.,  t  cafto,  e  con  paterno  amore. 
Dei  poveri  fu  fempre  un  gran  fojlegno . 
Al  Popolo  infegnò  frigner  la  Pace; 
E  i  Sacerdoti  unì  con  pari  onore-, 
Mentre  gli  efuli  invita  alle  lor  Sedi, 
Egli  è  t«lto  e  innalzato  a  Sede  eterna. 


Annali     d'  Italia.  ^09 

altra  cofa  fu  annullato  il  Concilio  tenuto  da  Papa  Stefano  VI.  contra  Era  Volg. 
del  defunto  Papa  Formofo,  e  condennati  alle  fiamme  i  fuoi  proceiri  e  Anno  89Ì.- 
dccrcti,  come  affatto  illegittimi  e  difordmaci,  perchè  fatti  contra  di 
un  cadavero,  che  non  può  dir  le  fue  ragioni.  Dato  fu  il  perdono  al 
Clero,  che  intervenne  a  quel  Sinodo j  e  decretato,  che  la  traslazione 
d'effo  Formofo  dal  Vefcovato  di.  Porco  al  Papato  non  paffaflc  in  e- 
fcmpio,  perchè  era  vietato  da  i  Canoni  il  palfa^gio  da  una  Chiefa  all' 
altra  fcnza  qualche  grande  neccffità  della  Chielaj  e  però  non  fi  am- 
mettevano allora  Vefcovi  al  Pontificato  Romano,  p'urono  approvati  e 
rimedi  nel  loro  grado  tutti  i  Vefcovi,  Preti,  e  Cherici  ordmati  dal 
fuddctto  Papa  Formofo i  confcrm..ra  l'elezione  ed  unzione  di  Lamberto 
Imperadere;  riprovata  ed  annullata  la  barbarica  di  ^;7/o//b,  qua  per  fubre- 
ptionem  extorta  efl .  Fu  ratificata  la  fcomunica  contra  Sergio,  Benedet- 
to, e  Manno,  Preti  della  Chiefa  Romana,  e  contra  Leone,  Pafquale, 
e  Giovanni,  Diaconi  della  Sede  Apoltolica,  ficcomc  principali  pro- 
motori della  fcandalofa  procclfura  contra  di  Papa  Formolo}  ed  intimaa 
la  mcdciìma  cenfura  a  chiunque  ad  capkndum  thejaurum  avea  tratto  dal 
fepolcro  il  cadavere  d'eflb  Papa,  e  poi  gittate  nel  Tevere.  Miriamo 
dipoi  in  quclto  Concilio  il  Decreto,  che  dal  Padre  Pagi  vien  creduto 
fatto  da  Stefano  FI.  Papa,  e  già  riferito  all'anno  precedente,  intorno 
al  non  coniecrarc  il  nuovo  Papa  eletto,  le  non  coli' approvazione  deli' 
Impcradore,  e  alla  prefcnza  de' fuoi  Legaci .  Eralì  già  introdotto  l'abo- 
minc voi' abufo,  che  morendo  il  Papa,  cerreva  il  Popolo  a  dare  il  fuco 
al  Palazzo  Pontificio,  con  paflàr' anche  un  tal  furore  aducifo  ad  altri 
luoghi  entro  e  fuori  di  Roma:  il  che  avea  fcrvito  d'efempio  per  fare 
lo  Iteflb  ad  altre  Città.  Fu  proibito  un  tale  ecceii'o  :  (*]  Quod  qui 
facere  prafumftrit ^  non  folum  Ecclefiaftka  cenfura^  fed etiam  Imperiali  in- 
dignatione  feriatur . 

Terminato  quello  Concilio,   Ci  portò  Papa  Giùvannl  a  Ravenna 
per  abboccarfi  coW  Impcradore  Lamberto^  e  trattar  tcco  di  concerto  de' 
comuni  bifogni.  Si  rauno  quivi  ancora  un  Concilio  di  fcttantaquutro 
Vefcovi,  e  v'intervennero  i  due  luddetti  primi  luminari  della  Crtllia- 
nità.  Uno  de' Capitoli  ivi  Itabiliti  è  quello  per  parte   dell' Imperado- 
re,  baftcvolmente  indicante  la  di  lui  Sovranità.  Si  qtiis  Romanus     cu- 
JHfcumque  ftt  ordinisi  ftve  de  Clert^fi-ve  de  Semtu^feu  de  quoiunniue  or- 
dine .^  gratis  ad  nojìram  Imperialem  Majeftatem  venire  vtìlueiit.,  aut  tiecef- 
fitate  compulfus  ad  nos  l'o/uerit  proclamare ,   mllus  eis  contradicere  prtelu- 
mat;  ^  neque  eorum  rcs  quifquam  invadere  veL  depradari  .^  aut  eorum  per- 
fonas  in  eundo  vel  redeundo  vel  murando .,  inquietare  priefumat;  dot.ec  iiceat 
Imperatori,^  Potè  flati  eorum  caujjai.,  aut  perjhms.^   aut  per  Nos  aut  per 
Mijfus  noliros  deliberare,   ^i  autem  eos  inquietare  eundo.,  redeundo.^  vel 
mitrando  tentaverit.,  vel  eorum  quidpiam  rerum  auf'erre-y  pojiquam  noflram 
Tom.  F.  Dd    "  mi- 

(*)  Lo  che  chi  a-cerà  ardire  di  ammettere.,  fia  punito  non  folamente  dalla 
cenfura  Ecckftaflica ,  ma  anco  dallo  /degno  Imperiale . 


ITO  Annali     d'  Italia. 

E»A  Volg.  mifericordìam  prodamjveriftt ,   ImpeYaììs  ultionis  inJi^^tioitem    incurrctt  . 
Anno  8y8.  fra  gli  fconccrti  de  gli  anni  pafTati  dovea   cflere    ihiro  mclTo  oliacelo 
in  Roma  a  chi  volea  ricorrere  e  appellare  al  Tribunale   dell' Impcra- 
dore.   Lamberto  volle,  che  fiifTlftefrc  nell'antico  Tuo  vigore  quello  ("uo 
diritto.  Conicrma  in  oltre  1'  Imperadore  Privilegium  fanSfa  Roviana  Ec- 
eleftte^  quod  a  prìfcis  temporibus  per  pìijfimos    Jmperatores  Jlabilìtum  eft . 
Volle  dipoi  il  Pontefice,  che  Lamberto  Augufto,  i  Vefcovi,  e  B.iro- 
ni,  approvifTcro  il  Concilio  Romano,  poco  dianzi />ro  <r(?«/iì?  Z)ow«/ For- 
mofi  fanilijjimì  Pap<e  ^  non  invidile  zelo^  /ed  reSfitudinis  gmtia  canonice  pg- 
raSliim.  E  perciocché  ne  gli  Stati  della  Chicfa   Romana  per  gli   anni 
addietro  erano  Jtate  commefTe  immcnfe  ruberie,  incendj,  e  violenze: 
perciò  fece  iftanza  al!'  Imperadore,  ut  talia  impunita  non  dimittatis  .  Sog- 
giugne  :  Ut  paSlum^  quod  a  beatie  memorile  vsflro   Genitore   Donino  Wi- 
doiie  y  y  a  Fobis  piifftmis  Impcratoribus ,  juxta  pr^ecedentem  confuetudi^iem, 
fa£ìum  efl y  nunc  rcintegretur ,  (^  inviolatum  fervetur .    Chiamavalì  Patto 
la  Signoria  di  Roma,  dell' Efarcato,  e  della  Pcntapoli,  che   chiunque 
defiderava  d' e  Aere  Imperadore,  confermava  per  patto  a  i  Ronwni  Pon- 
tefici con  un  nuovo  Diploma.  Forfè  il  barbaro  Re  Arnolfo  mancò  al- 
la giufta  confermazione  di  qucdi  patti.  Dice  in  olrre  il  Papa,  che  era- 
no Itati  alienati  illecitamente  alcuni  Beni  patrimoniali,  ed  anche  alcu- 
ne Città,  ed  altre  cofe  contenute  in  eflo  Patto ^  fcnza  cfprimere  fé  da.' 
fuoi  Predcccflbri,  o  pure  da  gì' Imperadorij  ed  cfigc,  che  tali  aliena- 
zioni  fieno  annullate  nel  Concilio.   E    perciocché  in   addietro   s'erano 
fatte  in  territoriis  beati  Petri^   delle   adunanze    illecite   da   i    Romani,, 
Longobardi,  ed  anche  Pranzefi,  cantra    /fpofiolicam  6f  Imperialem  vo- 
luntatem:  vuole  che  con  un  decreto  dell' imperadore  e  dei  Sinodo  fie- 
no; proibite  per  l'avvenire.  Finalmente  e'^pone  il  Papa  lo    llato  milc- 
rabile,  a  cui  era  ridotta  la  fanta  Chicfa  Romana,  perchè  non  le  rcfta- 
vano  rendite  da  mantenere  il  Clero,  e  da  aiut;ire  i  Poverelli >  ed  aven- 
do egli  trovata  quafi  dillrutta  la  Patriarcal  Bafilica  Latcrancnfe,  avea 
ben'mviato  gente  per   tagliar  travi  da  rifarcirla,  ma  ne  era   llaco  im- 
pedito da  i  malviventi  d'allora   il  tagliamenro.  Però  fcongima   l' Im- 
peradore, acciocché  dia  mano  a  quella  fabbrica,   e  adoperi  l'autorità 
fua,  per  rimettere  in  migliore  fiato  la  Chicfa  Romana.  Fa  quello  Con- 
cilio conofcere  che  quello  Papa  Giovanni  era  perfonaggio  di  vaglia,  ma 
eletto  al  governo  della  nave  in  tempi  troppo  buralcofi,che  peggiora- 
rono anche  di  più  andando  innanzi . 
fa)  Anott'y-  Per  altro  abbiamo  dal  Paiiegirifta  di  Berengario  00,  che  ne'duc 

mui  in  pa-  precedenti  anni,  e  nel  piefente  ancora  G  godè  in  Italia  una  buona  pa- 
rtn^ani^''  cc ,  c  un  felice  raccolto  delle  campagne: 

Tertia  viox  tamen  hunc  Latio  produxerat  ajìai 
Ubere  telluris  potientent  pace  fequejlra . 

Ma  non  giunfc  al  fine  di  c\\ìc[V%nno\''  Imperadore  Lamberto ^  g\o- 
▼ane  dotato  di  bclUffimc  doti,  di  coftumi  pudici,  e   di  grande  elpet- 

tazio- 


Annali    d*  Italia.  iti 

tazione,  fc  fofTe  più  lungamente  vivuro,  come  s' hi  da    Liutprando .  Era  Volg. 
Dikttavafi  egli  forte  della  caccia,  e  il  fuo  lu'-'go   favorito  per  tal  fo-  Anno  898. 
lazzo  era  il  bolco  di  Marengo  nel  territorio,  dove  fu  poi  fabbricata  la 
Città  d'  AlefTandria.  Dura  tuttavia  un  Caltcllo  in  quelle  parti,  che  por- 
ta il  nome  di  Marengo,  mentovato  da  Leandro  Alberti,  e  dal  Magi- 
no.  Quivi  nel  dì   50.  di  Settembre  confermò  egli  a   Gamenolfo  Fe[co- 
vo  di  Modena  i  Pnvilegj  della  lua  Chiefa  con  un  Diploma,  accenna- 
to dal  Sigonio,  e  pubblicato  dipoi  dal  Sillingardi,  che  fi  legge  ancora 
predo  rUghelliC'»).  Eflb  fu  Aito  anm  Jncarnationis  Domini DCCCXCFlll.  (a^  Ughell. 
Dormi  quoqu-i  Lamberti  piiffimi  Imperatoris ,  FUI.  Pridie  Kaknclas  O£ìo-  ■''"'■  ^"'r- 
bris  Indizione  Secunda .  Un'altro  Diploma  d'eflo  Lamberto  ho  io  ctpo-  '^'>'"-  "■ 
Ilo  alla  luce  (^),  dato  nel  dì   5.  di  Settembre,  in  favore  della   Chiefa  'mui!»/,'/.' 
d'Arezzo,  che  ha  le   mcdefime   note   del   precedente.    Sul   principio  (b)  Amiqu. 
dunque  d'  Ottobre  dovette  fuccedere  la  non  naturale  morte  del  fuddet-  l'^^'c-  nif- 
to  Impcrador  Lamberto.  Era  egli  alla  caccia,  e  cadutogli  fotto  il  ca-  ^"'''  ^^' 
vallo,  mentre  a  briglia  fciolta  perfeguitava  non  fo  qu;il  fiera,  l'infeli- 
ce Principe  fi  ruppe  il  collo  e  mori.  Ecco  le  parole  del  fuddet to  Pa- 
negiriiia  d»  Berengario: 

-  -  -  -  Studio  jam  vadit  in  altes 
Fenandi  lucos ,  cupiens  fibi  mittier  pprum 
Infurmem ,  aut  rapidis  occurrere  motibus  urfuvt  ; 
Avia  [ed  pojìquam  r.intio  clamore  fatigant 
Prtecipites  focii^  ipfe  uno  comit.inte  minijìro^ 
Dum  fternacis  equi  foderet  cakaribus  armos^ 
l'/nplicitus  cecidit  fibimet  fub  pecore  collum , 
Abrumpem  teiteram  celli/o  gutture  vitam . 

Quefta  fu  la  pubblica  voce,  che  fi  fparfe  allora  della  maniera  di 
fua  morte,  e  lo  attelta  anche  Liutprando  {e)  con  dire:  Ajunt  fané ^  bunc 
Regem^  dum  in  luco  Marìnco  venaretur  (eli  enirn  ibidem  mira  mamitudi-  1*^  5"*fr-* 
ms  (jf  amoenitatis  Incus  ^^  adeo  venatiombus  aptus)  ts  fi  cut  morts  efi  ^  apros  1. 1.  cap.  iz. 
effreni  confe6taretur  equo^  cecidij/'e^  collimque  ftegijfe .  Ma  fo^giugnc  ap- 
prcflb,  cfl'erci  (lata  un'altra  fama,  creduta  da  lui  più  venfimile,  e  di- 
vulgata dapertutio.  Cioè,  che  avendo  Lamberto  fatto  decapitare  A/ÌJ- 
ginfredo  Conte  di  Milano  a  cagion  di  fua  ribellione,  conferì  quel  po- 
llo ad  Ugo  di  lui  Figliuolo,  che  Maginfredo^o  Magni/redo  vicn' uppcì- 
lato  anch' egli  nell'antico  Codice  della  Cefarea  Biblioteca,  e  colmol- 
lo  anche  d'altri  bencfizj,  affinché  dimenticafie  la  diigrazia  occorfa  a 
luo  Padre.  Anzi  perche  in  qutrto  giovinetto  all'avvenenza  li  univa  un 
nubile  ardire,  fé  gli  affezionò  talmente  elfo  Lamberto,  che  il  voleva 
femprc  a'fuoi  fianchi,  non  che  in  Tua  Corte.  Trovandofi  foli  amen- 
due  alla  caccia,  afpettandoche  paffafle  qualche  cinghiale,  fu  prefo  Lam- 
berto dal  Tonno-,  e  allora  L^go,  prevalendo  più  in  lui  l'ira  per  la  mor- 
te dt-1  Padre,  che  il  favore  di  Lamberto,  e  la  memoria  de'benefizj  ri- 
cevuti, e  del  giuramento  prcllato:  con  un  battone  gli  ruppe  il  collo, 

D  d  z  facen- 


in.  Annali    d'  Italia. 

ERA  Vo'g.  facendo  poi  correre  voce,  che  la  caduta  da  cavallo  gli  avcflc   abbrc- 
Anno  £98.  viata  la  vita.  Stette  nafcofo  per  alcuni  anni  il  fatto,  ma  prefentoffi  oc- 
catìonc,  in  cui  lo  ftcffb  Ui^o  lo  rivelò  al  Re  Berengario.   Anche  1'  Au- 
(a^  chrotic.  tore  della  Cronica  della  Novalefa  (0  lafciò  fcritto,  che  per  mano  del 
Kjvali-         Fif^liuolo  dell' uccifo  Ma;^infrcdo  Conte  tolta  fu  la  vita  a    Lamberto, 
cieitfi  p.  II.  mentre  erano  alla    caccia.    Spina    Lamberti  era   chiamata  una   volta    la 
Kir.   Italie.  ^"^'■''^1  ^^°  f'gg''^'  ha  il  nome  di  Spilimberto  vicina  al   Panaro  e  a  San 
Cefano,  e  nel  diltretto  di  Modena.   Di  (opra  vedemmo  all'anno  88j-. 
che  l'antico  Monaco  Nonantolano,  da  cui  abbiamo  la  V^ita  di  Adria- 
no I.  Papa,  prctefe  così  nomimto  quvl  Luogo  a  cafit   L^mbetti^  con 
aver' anche  creduto  altri  Scrittori,  che  Lamberto  folfe  (tato   con  una 
Spina' tolto  di  vita  da  Ugo.  Ma  quelle  fon  favole,  troppo  leggiermen- 
te nate,  e  che  non  meritano  d'i(Tf-re  confutate. 

Altro  non  ci  voleva,  che  quefto  impenfato  accidente  per  far  ri- 
forgere  la  fortuna  del  Rt  Berengario.    Strano   ben    può    fembrare  uno 
Strumento  d'acquifto  fatto  da  Everardo  Fefcovo  di   Piacenza  della  me- 
(b')  C*mfi     tà  della  Rocca  di  Bardi,  fcritto  (/'),  Berengario  Rege .,  anno  Regni  ejus 
iJtor.iiPia-  i„  ji^ii^  Decimo,  Menfe  Auvufte^  ìndiElione  Prima .   Ali' Agollo  dcli'an- 
Afpmd.         ""  prclcnte  appartiene  quella  Indizione;  e  pero   potrebbe    dcdurd  di 
qua,  che  fofTe  prima  mancato  di  vita   1' fmperador  Lamberto,   e  clic 
Piacenza  già  ubbidifle  al  Re  Berengario:  il  che  non  fi  può  accordare 
colle  notizie  recate  di  fopra.   Ma  quella  Carta,  o  patifce  delle   diffi- 
cultà,  o  pure  non  fu  affai  attentamente  letta,  e    (Campata  per   confc- 
guence  con  qualche  sbaglio.  Certo  nell'  Agofto  dell'anno  prefcnte  8p8. 
correva  V  Anno  TJndecimo.^  e  non  già  il  Decimo.,   del  Regno  di  Beren- 
gario} e  però  nulla  fi  può  llabilire  con   quell'.Atto  dubbioro,fe  pur 
non  è  qualche  cofa  di  peggio .  Ora  portata  al  Re  Berengario  la  nuo- 
va del  morto  fuo  emulo,  non  fi  fece  egli  pregare  a  volare  a  Pavia,  do- 
ve fu  lenza  aperta  oppofizion  ricevuto,   con  darfi   a   lui  turtc   l'altre 
h  i^sair     ^'^'^^  S'^  fignoreggiate  da  Lamberto.  Rapporti  1' Ughelli  (0   un  tuo 
in.  'Efifc$p.     Diploma  in  favore  di  Azza  Vefcovo  di  Reggio,  FtH.   Idiis    Novem- 
Ktgienf.         bris  anno  Incarnationis  Domini  DCCCXCF III.  anno  -cero   Domni  Beren- 
jipfend.        g^yii   Sereni Jfimi  Re  gii   XI.    Indiziane   I.    jetum    Papue    Palatio    Regio. 
(dì  L'  I-      '^''°^'^  ^g^'  P'^'*  teilimonianza  di  Liutprando  (^),  carcerato  m  clTa  Cit- 
pr»nd'."HÌfi.  tà  ^i  Pavia  Adalberto  II.   Duca  e   Marchcfc  di  Tofcana  con  altri.  Li 
t.i.cap.ii.  rimile  egli  tutti  in  libertà,  e  in  polTefib  de' loro  Gr>verni   e  Beni;    e 
perciò  anche  la  Tofcana  cominciò  a  riconofccrlo  per  fuo  Re  e  Sovra- 
no. Vi  redava  il  Ducato  di  Spoleti,  che    potea  fare   refiUenza,   per- 
chè al  governo  di  quelle  contrade  dimorava  tuttavia  la  Vedova  Impe- 
radrice  Ageltruda.,  Madre  del  defunto  Lamberto  Augullo.  Si  trattò  ami- 
(c)  jintt<jui-   chevolmcnte  di  concordia^  e  da  un'importante  Diploma  (>')  efiltente 
v'tìfilt'^'ix-  nell'Archivio  di  San  Siilo  di  Piacenza,  fi  comprende,  che   Berengario 
guadagnò  quell'altera  Donna,  col    concederle,   fecondo  i  corrotti    co- 
llumi di  quelli  tempi,  due  Moniftcrj  a  difpofizionc  d'cfia,  e  col  con- 
fermarle tutti  i  beni  (uoi  proprj,  o  a  lei  dc.n;tti  sì  dal   Marito  Guido, 
che  dal  Figliuolo  Lamberto.  1Ì  Diploma  fu  dato  KMendis  DectmbriSy 

anno 


Annali    d'  Italia.  115 

gHM  Incarnatianis  Demini  mUri  JeCu  Chrifli  BCCCXCVIII.    anno   •vero  Eka  VoIr. 
Regni  Bercn^arii  gloriarmi  Regis  XI.  per  /ndiSìignem  IL  JElum  Civitate  ^'*^*  ^9^- 
Regime:  cioè  a  mio  credere  in  Reggio  di  Lombardia.    Sotto  efTa  Car- 
ta Berengario  aggiunfe  di  fuo  pugno  le  fcguenti  parole:    Promitt$  ego 
Berengarius  Rex  iibi  Jgeltruda: ,  reli£l£  quondam.  PFidonì  Impnatoris ,  quia 
ah  hoc  bora,  ut  deinccps,  amicus  tibifum,  ftcuti  reile  amiais  amico  ejff'e  de- 
bet .  Et  cunSia  tua.  Prxceptalia  conce  (fa  a  PFidone  ^  feu  a  Filio  ejus  Lam- 
berto Imperatoribus ,  nec  tollo ,  nec  ulli  aliquid  aliquando  t oliere  dimitto  in- 
jujìe .  Ce  motivo  di  credere,  che  per  tal  via  il   Ducato  di  Spolcii  l'c- 
niflc  all'ubbidienza  del  Re  Berengario.  Fors' anche  fcguitò  Agckruda 
a  governar  quel   Ducato,  giacche  non  s'ode  più  parlare  di  Guido  Dw 
e*  e  Marchefe,  di  cui  fu  tatta  menzione  all'anno  8<?6.    Sul  principio 
di  quefto,  Odone ^  Re  di  una   parte   della   Francia,   morendo,  apri    la 
ftrada  a  Carlo  il  Semplice^  Re  dell'altra,  d' impadronirfi  di  tutto  il  Re- 
gno. Intanto  Arnolfo  Re  di   Germania  per  le  Tue  infermità  languiva, 
né  operò   più  cola  degna  di  confiderazione  .   Molto   meno  pcnfava  all' 
Italia.  E  le  lo  Struvio  {")  col  prendere  fcnza  elame  le  parole  di  Liut-  (»)  ^*'^'*- 
prando  I dorico  giunte  a  Icriverc,  ch'egli   in   quell'anno  per  la   terza  n'^r'man'^n 
volli  calò  in  Italia,  e  pcrfeguitò  Guido  Imperadorc ^  non  moltrò  già  di-  yj,.  Arnuif. 
fccrnimento  critico  j  e  tanto  meno  dopo  aver  detto  innanzi,  che  lo  ftcf- 
lo  Guido  qualche  anno  prima  era  mancato  di  vita.   Varj  altri  moder- 
ni Scrittori  hanno  aflerito  lo  Iteflb,  ma  loro  mancavano  quc' tanti  lu- 
mi, che  ha  dipoi  guadagnato  la  Storia,  e  de' quali  poteva  e  dovea  va- 
lerli quello  Autore  Tedelco. 

Anno  di  CtxIsto  dcccxcix.  Indizione   ir. 
di  Giovanni  IX.   Papa  2. 
di  Berengario  Re  d' Italia  i  r. 

Soggiornava  in  Pavia  il   Re  Berengario  nel  Marzo  dell'anno  prcfen- 
te,  dove  concedette  varj  Privilcg},   da  me   (è)  dati   alla   luce.    Il  (b)-/«/i^«!- 
pnmo  in  favore  della  Chiefa  di  San  Nicomcde  nel  dillrctto  di  Parma,  nV^t"'"» 
fpcdito  FII/.   Idus  Martias,  cioè  nel  di  8.  d'efTo  Mele.  Un'altro/^.  ^"^{. 
Jdus  MartiaSt  o  fia  nei  di   11.  di   Marzo  dalle  Monache  della  Poller- 
ia di  Pavia.  Un'altro  per  le  mcdefime  dato  F.  Kalendas  Jprilis,  o  fia 
nel  di   28.  di   Marzo,  anno    Incarnationis  Domini  DCCCXCFIII.    anno 
Regni  Domni  Berengarii  gloriojijjìmi   Regis   Xll.    Indizione  II.    M.i  con 
errore,  dovendo  eliere  anno  DCCCXCFIIIL  A£lum  Papite-y  perché  nel 
Marzo  dell'anno  898.  Berengario  non  era  padron  di  Pavia,  né  é  cre- 
dibile, che  la  di  lui  Canceikria  ora  adoperalfe    l'Era  Fioreniina,   ora 
la  Pifana,  ora  la  Volgare.  Pareva  pure,  che  ornai  ridotto  tutto  il  Re- 
gno d' Italia  lotto  il  governo  di  un  Principe  folo,    Principe  amorevo- 
le, e  di  cuor  fincero,  s' avelie  qui  a  godere  un' mvidiabii  quiete.  Ma  ^^  Sigtnitu 
andò  ben  divcrraraente,  le  vogliam  ci  edere  al  Sigonio  (f),   al  P.  Pa-  ^'^f'^"* 


E  »  A  Volg. 
Anno    899. 
(a)   Pagius 
Ad     Annal. 
S   rtnti. 
(b     LtHt- 
fréindus 
Hifior.   lib. 
l.  ca[i.  IO. 


(e)  Vghtì- 
iiHS  Imi. 
Sacr.  To.  lì. 
in  Epijcef. 
MutintnJ. 


114  A'^nali>d'  Italia. 

gi  ('»),c  ad  altri  moderni  Scrittori j  perchè  in  qiicfto  medefimo  Anno 
cominciò  per  l'Italia  una  tela  di  ^i;ivi!lìmc  fciagurc,  fé  pur  la   Scoria 
mancante  ed  imbrogliala  di  qucfti  tempi  ci  lafcia    difcernere  il    vero. 
Durava  tuttavia  in  alcuni  de'l-'rincipi  Italiani,  già  della  fiizione  di  Gui- 
do e  Lamberto  Imperadori,  l'avverfionea  Berengario,  rimontato  pie- 
namente fui  Trono.    S'avvifarono   coftoro  di  chiamare  in  Italia  Lodo- 
vico Ite  di  Provenza  (^J  Figliuolo  di  Bofone^  e  di  Et mengarda ,  caccian- 
dogli in  capo  delle  prctenuoni  fu  quello  Regno,  per  clVcre  (lata  Er- 
mengarda  Figliuola  di  Lodovico   //.  Imperadore .   Quel,  che  parve  più 
Urano,  fu  che  Adalberto  Marchete  d'Ivrea  fi  fece   capo  e  promotore 
di  quella  mena,  ancorché  egli  avclTe   per  Moglie   Gish   Figliuola  del 
medefimo  Re  Berengario,  la  quale  gli  avca  partorito  un  Figliuolo  ap- 
pellato Berengario  dal  nome  dell' Avolo  materno.  Vedremo  a  fuo  tem- 
po quello  giovane  Berengario  divenire  Re  e  Tiranno  delP  Italia .  Vol- 
le dunque  Lodovico  Re  di  Provenza  provar   la  fua   fortuna,  e  calò    in 
Italia  con  un'Armata  de'fuoi  Provenzali.  Ma   certificato,   che   il  Re 
Berengario  veniva  ad  incontrarlo  con  forza  molto  maggiore,  awilitofi 
non  tardò  a  pentirfi  della  cominciata  imprefa,  e  fecondo  l'oilervazio- 
ne  del  Vangelo  fpedi  fcgrcti   Mcffi  a  Berengario  per  trattare  di  pace. 
Non  ripugnò  Berengario  ficcomc  uomo  di  buona  legge,  ed  efiendofi 
contentato,  che  Lodovico  con  forte   giuramento  fi   obbligafie  di  non 
mai  più  tornare  in  Italia,   per  qualunque  chiamata  o   irtanza,  che  gli 
fufle  fatta  da  i  nemici  d'eflo  Berengario,  gli  pcrmife  di  tornarfene  in- 
dietro fano  e  falvo.  Fu  in  quella  congiuntura  ben'aflìftito  il    Re  Be- 
rengario da  jidalberto    li.    potentifllmo    Marchefc   di    Tolcana,   dianzi 
guadagnato  con  molti  regali .  Si  attribuì   al  gagliardo  foccorfo   fuo  la 
facilità,  con  cui  Berengario  fi  sbrigò  da  quello  pericolofo  impaccio. 
Ma  ficcome  vedremo,  non  fi  può  ammettere  in  quell'anno   la  prima 
venuta  del  Re  Lodovico  in  Italia;  e  perle  ragioni,  che  fi  addurran- 
no, fi  dee  efla  riferire  all'anno  fuffeguente.  Un'altro  avvenimento  di 
maggiore  importanza  pare,  che  s'abbia  da  riferire  all'anno   prefente, 
cioè  il  primo  ingreflo,  o  fia  la  prima  fcorreria  in  Italia  delia  crudelif- 
fima  Nazione  de  gli  f/wgi^m,  chiamati  anche  Lfnni^  e  fi^f/j/',  da  alcu- 
ni antichi  Scrittori,  e  nominatamente  dil  fuddctto  Liutprando .  Se  non 
falla   l'Autore   della   Cronica   di    Nonantola,  i  cui    frammenti    furono 
pubblicati  dall' L'ghelli  (t),  ann$  DCCCXClX.  venere  Ungari  in   Ita- 
liam  de  Menfe  Augufli .  Indittione  11  f.   Ottavo  Kalendas   Ocìobris  junxt- 
ruiit  fé  Cbrijiiani  cum  eis  in  bello  ad  fluvtum  Brentant ,  ubi  multa   tnillia. 
Chrijltanorum  iuter fella  funi  ab  eis ,  (^  alias  focavcre ,  ^  veucrunt  ujque 
ad  Nonaalulam,  (^  occidere  MoHachos^  6?   incendtrunt   Monafìertum^    (^ 
Codices  rnultos  coHcremavcre  ^  atque  oninem  depopulati  funt    Locnm .     Pra- 
dicìus  autem  venerabilis  Leopardus  Jbbas-cum  cunèlis  aliis   Menachis  fu- 
gere^y  6?  aliquaadiu  latue/e.  Sicché  fecondo  quello  .autore,  nel   dì  24. 
di  Settembre  in  cui  correva  V  IndiziorK  l'I.  fu  d;Ha   la  battaglia  da  i 
Crilliani  a  gli  Ungheri  Pagani  al  Fiume  Brenta  con  immcnlà  itrage  e 
cotale  fconnita  de  1  primi:  dopo  di  che  vennero  fino  all'infigne  Mo- 
ni Ite- 


Annali    D*  Italia.  115" 

niftero  di  Nonantola  fui  diflretto  di  Modena,  e  dopo  avergli   dato  il  Era  Volg. 
facco,  lo  confegnarono  alle  fiamme.  Tuttavia  perchè  il  Continuatore  Anno   899. 
de  gli  Annali  di  Fulda  GO ,  riferifce  all'anno  feguente  quelta   memo-  j-^^  ji„„j,Us 
rabil  calamità  de  gl'Italiani,  può  rcftar  dubbio,  che  più  totto  a  quel-  Fuldenfis 
lo,  che  a  quell'anno  appartenga  l'entrata  prima  de  gli  Unghcri,  e  la.  Frehtn, 
rotta  data  al  Popolo  Crilliano.   E  tanto  più  perchè  pare,  che  gli  Un- 
gheri  folamertte  dopo  la  morte  di    Arnolfo  Re  di    Germania^  alzafTero 
la  teda,  e  cominciafTero  a  portar  la  delolazione  non   meno  alla   Ger- 
mania, che  all'Italia     Certo  è,  che  fui  fine  di  queft'anno  efib  AnioU 
fo  diede  fine  a  i  funi  malori  colla  fua  morte .  Vedremo  all'  anno  fuffe- 
gucnte,^  come  fi  parli  di  quella  irruzione  de  gli  Ungheri  in  una  Let- 
tera fcritta  da  i  Vefcovi  Tedefchi  a  Papa  Giovami  IX.   Intanto  fi  vuol 
qui  accennare  un  Diploma  del  Re  Berengario,   copia  del  quale   con- 
fcrvata  da  i  Monaci  Benedettini  di  Modena,  fu  da  me   data  alla  luce 
W .  in  effb  il  Re  Berengario  conferma  tutti  i    Privilegj   e  Beni   del  (b)  AntU 
predetto  Moniftero  Nonantolano  a  Leopardo  Abbate,  e  in  fine  fi  leg-  ?«".  Italie. 
gè  :    Dxtum.    XII lì.    Kakndas    Septembris  amo     Incarnatìonis    Domìni  ^'Jf""'-  *i- 
DCCCXCniir.  Domm  autem  Bertngarii  glorio fxffmì  Regis  XII.  Indi&io-  ^"^'  '^^' 
ne  II.  Ailum  Curtis  no/lr^  Filzachara,  cioè  nel  Cartello  oggidì  appel- 
lato San  Ccfario  nel  Modenele,   vicino  a   Nonantola.    Quivi  nulla   fi 
parla  de  gli  Ungberi ,  perchè  più  di  un  Mele  dappoi,  fecondo  il  fud- 
detto  Storico  di  Nonantola,  fucGcdettc  T infelice  giornata  campale  eoa 
cffi  alla  Brenta.. 

Anno  di  Cristo  dcccc.  Indizione-  1 1  r- 
di  Benedetto  IV.   Papa  i. 
di  Lodovico  III.   Re  d'Italia   t. 
di  Berengario  Re  d'Italia   13. 

FU  in  queft'^anno  per  atteftato  de  gli  Annali  pubblicati  dal  Freero, 
e  di  Reginone  (0,  eletto  da  i  Vefcovi  della   Germania  per   loro  (e)   Regi>n 
Re,  Lodovico  Figliuolo  legittimo  del  defunto  Arnolfo,  benché  in  età  ìnchrtnict. 
puerile,  e  di  tale  elezione  diedero  elfi  avvifo  a  Papa  Giovanni  con  una      , 
Lettera,  che  fi   legge  nella  Raccolta  de'  Concilj    {d)  .    ZuentebaUo^  o  comìlìor. 
fia  Zuentebctdo .,  Fratello  baftardo  d' efTo  Lodovico,  era  già  in  poffeffo   xow.  ix. 
del  Regno  delia  Lorena.  Se  gli  ribellarono,  que' Popoli    con   darfi  a 
Lodovico)  perlochc  inforfe  la  guerra-,   ma  rimaflo  uccifo  in  un  firro' 
d'armi  eflo  Zuemebaldo,  finì  predo  qu'-l  rumore.   Abbiamo  nella  fud- 
dctta  Raccolta  d=:' Concilj  un'altra  Lettera  fcritta  al  racdefimo    Papa 
Giovitnni  da  i  Vefcovi  della  Baviera,   che   dee   appartenere   all'  anno 
prefente,  non    potendofi  differir  più    tardi,   quando   fia   certa,    ficco- 
me  pare  la  morte  di  P.ipa  Giovanni   IX.  in  quello    medefimo    Anno. 
E  tanto  più  perché  vi  fi  dice  già  eletto  il  nuovo  Re  Lodovico  :   il 

che , 


ii6  Annali    d'Ital  ia. 

EnAVplg.  che,  ficcorac  abbiam  detto,  accadde  nel  principio  d;;!!' anno  corrente . 
Anno  900.  Qiijvi  fono  menzionati  Progenttores  feremlJimì  Seniorii   (  ora  diciam   ^;- 
gnore)  noflri ^  Ludovici  videlicet  ImpcratOi is .  Qii.iche  c^uallatore  de  gli 
antichi  tclti  ni  vece  di  Regii  avr^  quivi   polto  Jmperatoris  ;  non  cflcn- 
do  probabile,  che  tal  titolo  tì  delle  a  c|u^:l  Re  1-anciullo,  pnché  da  i 
foli  Romani  Pontefici  quello  fi  conferiva,  né  fi  sa,  che  alcuno  in  quc- 
fti  tempi  ruturpafle  iii  pregiudizio  de' Papi .  In  fatti  di  fotto  è  men- 
tovato ya-y^w^y^j"  Rex  nojìer .  Pretendono  quc' Vtfcovi  affatto  c.iiunnio- 
fa  la  voce  Iparfa,  ch'efii  aveficro  l~atta  pace  con  gli  Ungheri,  (i)  «/- 
■^«ff,  ut  in  Italimn  tranfirent^  pecu.iiam  de  di  (fé .  Soggiungono    appreffo. 
(2)    ^ando   vero    Unugaros   Italiam   intraJJ'e   comperimus  ^  pacificare  cut» 
eijdem  Sclavis^  tcflc   Deo,   multum   deftderaviraus  ^   quatenus   tamdiu  fpa- 
tium  darenty  quatndiu  Langobcrdiam  nol/is  inorare  (^  res  San6ìi  Petri  de- 
fendere^  Pcpulumque  Cbrijiianum  divino  adjutorio  redimere  liceret .  Etnee 
ipjum  ab  eis  obtinere  potuitn-MS .  in  fine  con  un  polcritto  aggiugnc  Teot- 
maro  yircivefcovo  }uvavcv\Ic,  o  fia  di  Salisburgo;  (j)  Sed  quin  Dei  gra- 
fia liberata  eft  Italia ,  quando  citius  poterò ,  pecunia}}!  vobis  tran5mitta}}i . 
Eficndo  mancato  di  vita  Papa  Giova}mi  IX.  a  cui  (ì  dice  fcritia  que- 
lla Lettera,  avanti  il  Settembre  dellMnno  prcfcntc  ;  conicguentcmen- 
te  prima  di   quel  tempo   erano  per  la  prima   volta   venuti  a  devaltar 
l'Italia  i  ficrifllmi  Ungheri.  Laonde  o  nell'anno  prefentc  o  nel  prece- 
dente s' ha  da  mettere  il  principio  di  quella  ornbil  tempclla,  che  per 
tanti  anni  dipoi  flagello  e  devaftò  la  railcra  Italia.  Il  Continuatore  de 
{a")    Annȓ.  gli  Annali  pubblicati   dal  Frecro  (o)  fotto  quell'anno,    nel  quale  egli 
THÌdinfis      dcpole  la  penna  ,  fcrive  che  mentre  1  Bavarefi  uniti  co  i  Boemi  dava- 
Treheri.        ^q  ^\  guallo  alla  Moravia,  (4)  Avari  qui  dicuntur  Ungari ,  tota  devafia- 
ta  Italia  (manca  qualche  paiola)  ita  ut  occifis  Epijcopis   quatfìplurimis , 
Malici  cotitra  eos  dcpellsre  tmlientes,  in  uno  pralio   uno  die  ceciderint  vi- 

ginti 

(i)  e  di  avergli  dato  denaro^  acciò  pajfajfcro  in  Italia. 

(a)  ^ando  pòi  feppemo ,  che  gli  Ungheri  erano  entrati  in  Italia ,  avemmo 
un  gran  defiderio ,  »'  è  tefiimone  Iddio ,  di  fargli  far  pace  co'  medefimi 
Sciavi,  punhè  ci  deffero  tanto  di  tempo,  che  noi  potejfento  entrare  in 
Longobardia,  e  difendere  le  fojlanze  di  S.  Pietro,  e  liberare  il  Popolo 
Crifiiano  colf  ajuto  Divino. 

-{j)  Ma  perchè  per  divino  favore  P  Italia  è  liberata,  quanto  più  pr e  fio  po- 
trò ,  vi  manderò  il  denaro . 

(4)  Gli  Avari  detti  Ungheri,  devaflata  tuUa  V Italia,  talché,  uccifi  mol- 
tijfimi  Fefcovi ,  gi'  Italiani  alf  incontro  machittando  di  fcacciarii ,  in  una 
fola  battaglia ,  in  un  fol  giorno  ne  perirono  ventimila .  Imperocché  gì'  i- 
JfeJJi  ritornar 0}tu  in  Ungheria  per  la  medefima  via,  per  cui  erano  ve- 
nuti . 


Annali     d'  Italia.  117 

gìnti  mìlìia  (numero  forfè  troppo  ingrandito).  Ipfi  namque  eademvia^  Era  Volg. 
qua  intraverunt ^  Pannomam  regreffi  funt .  Rcginone,  o  per  dir  meglio,  Akko  900. 
qualche  fuo  Continuatore,  poco  perito  della  Cronologia,  riferilcc  all' 
anno  feguenie,  cioè  fuor  di  fito,  come  ha  ancor  fitto  d'alni  avve- 
nimenti, la  deplorabil  rotta  data  da  gli  Ungheri  all'efercito  de  gl'Ita- 
liani. Ma  per  quanto  s'è  detto,  appartiene  quella  calamità  o  al  pre- 
fente,  o  all'antecedente  anno,  (i)  Gens  Hungurtrum ^  ferivo  quello  Au- 
tore, Langobardorum  fines  ingrejj'a^  aedibus  ^  incenda s.^  ac  rapinis  ciudc' 
l'iter  cullila  devajìat .  Cujus  violentine  ac  belluino  furori  quum  terree  incoia 
in  unum  agmen  conglobati  reftftere  conarentur  ^  innumerabilis  niultittido  i£li- 
hus  [agiti arum  perii t;  quamplurimi  Epifcopi  (^  Comtes  trucidantur .  Ag- 
giugnc,  che  Ludmardo  (vuol  dire  Liutuardo)  f^efcoz-o  di  Vercelli,  già 
da  noi  veduto  Minidro  favririto  di  Carlo  il  GrofTo  Imperadorc ,  e  in 
fine  fuo  nemico,  volendo  fcappare  dalla  crudeltà  di  quelli  Barbari,  che 
dovcano  cflcre  arrivati  fino  a  V'ercelli,  mentre  conduceva  fcco  gl'iai- 
menfi  tefori,  da  lui  raunati  nel  fuo  minillero  di  Corte,  disavveduta- 
mente incappò  nc'medefimi  masnadieri  Ungheri,  che  gli  tolfcro  la  vi- 
u,  e  più  volentieri  le  di  lui  ricchezze. 

Ma  il  racconto   più    individuato  de' primi   affanni   recati    da  gli 
Ungheri  all'Italia,  s' ha  dallo  Storico  Liurprando  (?).  Certamente  egli  (a)   t',ut~ 
falla  nella  Cronologia,  perche  dopo  aver  narrata  la  merce  di  .Arnolfo  prandm 
Re  di  Germania,  e  l'ailùnzionc  al  trono  di  Lodovico  fuo  Figliuolo,  ''^'  ^•'-  <*• 
fucccduta  nell'anno  prcfente,  ed  altri  avvenimenti  de' luflcgucnti  anni, 
feguita  a  fcrivcre  così:  (1)  Paucis  -vero   interpofitis  annis,  quuM  nuUus 
ejjet ,  qui  in  Orientali  ac  Jtiftrali  plaga  liungaris  refijieret  (  nam  Buha- 
rorum  gentem  atque  Grnecorum  tributai  iam  fé cerant)  imriienfo  innumcrabi- 
lique  colie  fio  exercitu  miferam  petunt  Italiam.    ApprcfTo   narra   la   prima 
irruzion  di  coftoro  in  Italia.  Verlo  la  metà  di    Marzo  entrarono   pel 
Friuli  j  e  fenza  fermarfi  né  ad  Aquileia,  loc  a  Verona  (ch'egli  chiama 
tnunitiJJImas  Civitates  non  fcnza  maraviglia  di  chi  legge,  perchè  Aqui- 
leia atterrata  da  Attila,  non  fi  sa  che  nlorgeire  mai  più,  e  lo  confefla 
altrove  W  |o  (Icflo  Liutprando)  pacarono  alla    volta  di   Ticino,   (j)  (b)  Lmt- 
qua  nuac  alio  excellentiori  vocabulo  Papia  vocatur.   Quaiichè  quella  Città  prand.  Hi/I. 
prcndcffe  quello  nome  da  i  Papi,  dall' ammmuivo  Pup^e ,  come  alcuni  ''^-  *•  '•  *• 
Gramaticucci  han  fognato,  o  foflc  Patria   Pia.   Sorprelo  dalla  com- 
Tot».  r.  E  e  pai  fa 

(1)  La  Gente  degli  Ungheri  entrata  ne'  confini  de'  Langobardi .,  colle  fìragi^ 
incendi  e  rapine  crudelmente  guajìa  il  tutto.  Della  quale  alla  v latenza^ 
e  befliale  furore  sforzando^  di  reftftere  gli  abitatori  del  paefe  fretti  in 
uno  [quadrone  .^  una  moltitudine  innumerabile  perì  per  colpi  delie  faette  ; 
moliijfimi  Vefcovi  e  Conti  fono  trucidati . 

(z)  Tra  pochi  anni  poi.,  niun»  ad  Oriente  ,  ed  Aujiro  rcfiftendo  agli  Un- 
gheri (  imperocché  aveano  fatta  tributaria  la  gente  de'  Bulgari ,  e  de' 
Greci)  raccolto  un  efercito  immenfo  ed  innumerabile  afj'alifcono  la  mitera 
Italia . 

(j)  che  ora  con  nome  più  degno  ft  appella  Papia. 


xi8  Annali    d' Itali  a. 

Eka  Volg.  parfa  di  qucfte  non  roai  più  vedute  genti  ftranicre  il  Re  Berengario, 
Anno  900.  fpedì  tofto  prcflantidìmi  ordini  per  tutta  la  Lombardia,  Tofcana,  Ca- 
merino, e  Spolcti,  e  radunò  un  cfcrcito  tre  volte  più  copiofo  di  quello 
de  gli  Ungheri .  Con  quarte  forze  andò  contra  de' Barbari,  i  quali  ac- 
cortifi  dello  iVantaggio,  rincularono  fino  all'  Adda,  e  paffaronlo  a  nuoto 
colla  morte  di  molti.    Infcguiti  fcmpre  dall' cfcrcito  CriUiano,  giun- 
fero  al  Fiume  Brenta,  dove  abbiamo  anche  veduto,   che    l'Anonimo 
Nonantolano  mette  la  battaglia  funelta  al  Popolo  Italiano.  Quivi  tio- 
vandofi  alle  llrctte,  mandarono  al  Re  Berengario  fupplicandolo  di  vo- 
lerli lafciar  andare  in  pace,   con  cfibirfi  di  rertituire  tutti  i   prigioni, 
e  tutta  la  preda,  e  di  obbligarfi  di  non  ritornare   mai   più    in    Italia: 
al  qual  fine  gli  darebbono  in   ortaggio  t  loro   Figliuoli.    Non   dovca 
faptre  Berengario  il  proverbio:  A  nemico  che  fugge ^  fagli  i ponti  d'' oro . 
S' citino  egli  in  non  volere  dar  loro  quartiere,  figurandoteli  tutti  già 
fcannati,  o  prefi.  Portata  qucrta  inumana  rifpolla  a  gli   Ungheri,   li 
trafle  alla  difperszione,  ingrediente  efficace  per  accrcfcere  il  coraggio 
nelle  zufi^e .  Però  rifoluti  di  vendere  ben  caro  la  vita  loro,  improwi- 
famente  vennero  ad  aflalire  i  Crirtiani,  che  dolcemente  attendevano  a 
bere  e  mangiare,  fenza  afpettarfi  una  tale  improvvifata.  Non  fu  quel- 
lo un  fatto  d'armij  fu  un  macello  di  chiunque  non  ebbe  buone  gam- 
be>  e  a  niuno  fi  perdonò:  tanto  erano  inviperiti  que'cani.  Da  li  m- 
nanzi  niuno  de  gl'Italiani  ebbe  più  cuore  di  far  fronte  a  cofloro,  che 
vittoriofi  fcorfero  dipoi  per  la  Lombardia,  e  fui  finir  dell'anno  fi  ri- 
ducevano  in  Ungheria,  per  tornar  pofcia  nell'anno  apprcrto  in  Italia. 
Non  potè  di  meno,  che  per  qusrta  imprudenza,  e  per  si  lagrimevol 
perdita  fatta  o  nel  prefente  anno  o  nel  precedente,  non  rertaire  fcre- 
ditato  ed  avvilito   il  Re   Berengario}  e   portlam   conghietturare  ,   che 
anche  da  qucrto  finiftro  di  lai  lucceflb   prendelTe  animo   Lodovico   Rt 
ài  Provenza^  per  condurre,  come  io  credo,  la  prima  volta  l'armi  lue 
(a)  Liut-      in  Italia.  Liutprando  {a)  fcrive,  che  nato  qualche   dilFapore   fra  Bc- 
frandus        rcngario,  &  Adalberto  II.  Marchefe  di  Tofcana,  querti  ad  irtigazionc 
Ut.  i.  e.  IO.  fpexialmente  di  Berta  fua  Moglie,  donna  al  maggior  fegno   ambizio- 
fa,  morte  gli  altri  Principi  d' Italia  ad  invitare  il  luddetto  Re  Lodo- 
vico alla  conquirta  di  quefto  Regno.    E'  anche   da   credere,  che  nel 
trattato  averterò  mano  i  Romani,  giacche  fi  oflerva,  che  Berengario 
non  potè  ottener  la  Corona  Imperiale,  e  querta  poi  fu  si  tacilmentc 
conceduta  al  fuddetto  Lodovico.  Anche  il  Panegiriila  di    Berengario 
,„  _  atterta  (^),  che  il  promotore  di  querta  venuta  del   Re   Lodovico  fu 

mls  Panlg.  Adalberto  Marchefe  di  Tofcana,  con  dire: 

Sertngarii 

iii>-  4-  ^arta  igitur  Latto  vìxdum  deferbuit  ajlas^ 

Hac  ratione  iterum  folito  fublata  venena 
Belltia^  Tyrrhenis  fundens  fera  fibiLi  ab  orisy 
Sol  liei  taf  Rhodani  gente»!  :  cui  moribus  au&or 
Temnendus  Ludovicus  erat  ^  (ed  ftirpe  legendus  ^ 
Bre»gario  geneft  conjunSlus  qui^pe  fuperb» . 

Come 


A  N^N  alio'  Italia.  119 

Come  poi  quefto  Poeta  parli  qui  à\  \in  ^arto  ^art» ,  dopo  aver  Era  Volg. 
detto,  che  ncW  Jmo  Terzo  Lamberto  Augulto  termino  luu  vita,  non  Anno  900. 
fi  Svi  ben  comi3rei\icre .    Dall'anno  8p6.  in  cui   ftabilirono  pace  infie- 
me  Lamberto  e  Berengario,  fi  può  intendere,  che  corfcro  tre  anni, 
nel  terzo  de' quali,  cioè  nell'anno   8p??.    Lamberto   dicJe    fine  a' fiioi 
giorni.   Pel  quarto,  in  cui   Lodovico  Re  di  Pro^'enza   calò    in  Italia, 
pare,  ch'egli  intenda  l'anno  899.  e  che  non  abbia  conofciuco.  Gab- 
bia confalo  le  due  divcrfe  venute  di  quello  Re  mentovate    da  Liut- 
prando,  con  dirne  una  fi^la .  Comunque  fia,  in  quell'anno  e  certa  la 
difccfa  d'eil'o  Lodovico  in  Italia;  e  quella  la   crtdo   io  la   prima   Tua 
venuta.   Accenna  il  Sigonio  due  Diplomi  (a),  dati   dal  Re    Berenga-  u\  si^tnius 
rio  in  Ferona  IT.  Idus  Miirtias ,  e  XUl.  Kalendas  Novembris  dell' an-  jt  Retno 
no  prefcnte.   L  due  altri  dati  dal  Re    Lodovico   Pridie  Idui   Oi:tobris  Italie,   l.  6. 
in  Corte  Olonna,  e  Pridie  Kalendas  Novembris  del   mcdefimo  anno  m 
Piacenza.  Quell'ultimo  fi  legge  prcflb  l'  Ughelli  (^) .  Ho  io  prodotto  .■^s  uchell 
altrove  (e)  un  Privilegio,  da  lui  conceduto  nel  Febbraio  dell'anno  fc-  nal.  iacr. 
Guente  a  Pietro  Vefcovo  di  Arezzo,  da  cui  fi  ricava,  the  ditaglifi  la  ^r»»».  v. 
Città  di  Pavia,  quivi   in  una  gran    Dieta   de'  Vefcovi,    Marchcfi,   e  -^Pt"^'"^-,    . 
Conti  del  Regno  d'Italia  (circa  il  principio  d'Ottobre  dell'anno  pre-  ,^,    "uliu 
fente).  ycnientibus  nobis  (dice  egli)    Papiam   in  [acro    Palatio,   ibi(/ue  Dijjert.  3.' 
Elezione ,  13  Omnipotentis  Dei  difpenfatioite ,  in  nobis  ab  omni'jus  Epifco- 
pis  y  Marchninibus ,  Comitibus,  cunclifque  itera  majeris  inferiorifqHe  perjontg  , 

Ordifiibus  fatlo  òcc.   Né  perde  egli  tempo  per   andare   a  Roma,  dove 
gli  dovea  già  eflere  fiata  promcHa  la  Corona  e  il  titolo  d' Impcrado- 
rc  .  In  un  altro  fijo  Diploma,  parimente  da  me  pubblicato   00,   egli  (d)  il'.  Dif- 
comparilce  in   Olonna  prelfo  a  Pavia  nel  dì  14.  di  Ottobre  dell'anno  ^"''  '°' 
prclcnte,  e  conta   V  Anno  Primo  del  Regno  d'  Italia  .  ^''^' 

Aveva  int-into  la  morte  rapito  il  buon  Papa  Giovanni  IX.  e  in 
luogo  Tuo  era  (lato  fiitlituito  JPapa  Benedetto  IT.  Prima  del  di  31.  d'  A- 
golto  convicn  credere,  che  feguiflc  l'elezione  e  confccrazionc  di  que- 
llo Pontefice-,  da  che  abbiamo  una  fiia  BulLi  fpedita   pel    Vefcovo   di 
Lione  Jngrino,  e  data  (0  //   Kalendas  Septembris  Anno   Domni   Bene-  (e)  Labit 
diSli  Papié  Primo,  Anno  II.  pò  fi  obitum  Landebcrti  Imperatoris  Augufti,  Conctlhr. 
Indi&ione  III.  cioè  neli' Anno   prefente.    E   in    qucfi' Anno   mcdefimo  ^''"''  ■'^* 
credette  il  Padre  Pagi  (/),  e  credeva  anch'io  una  volta,   che   Lodo-  (f)   p^^;„j 
vico  avefle  conlcguito  in  Roma  la  Corona  e  il  Titolo  Imperiale}  ma  ad  Annal. 
per  le  ragioni,   che   addurrò,   ciò   avvenne  fialamente   nell'Anno   ap-  siron. 
prefib.  Reginone  {g),  o  fecondo  me,  chi  fece  fenz' ordine  di  Crono-  ,  .   B.he  im 
logia  delle  giunte  alla  Storia  di  Reginone,  fcrive  all'Anno  897.   av-  ■^iChrtmc'o. 
venimenti,  che   debbono   appartenere   all'Anno   prefcnte.    Cioè,    che 
inter  Ludovicum  £5"  Berengarium  ir:  Italia  plnrimis  congrcjjioites  fiunt  ;  multa 
certaminum  difcrimina  ftbi  fusceduut .   No-vijjìm;  Ludovicus  Ber  cagar  iiim  fu- 
gata, Romarn  ingreditur,   ubi  a  fummo   Pontifice  coronatus,  Imperator  ap- 
fetlatur .  Altre   memorie  non  ci  rcilano  per  chiarire,  le  vciamente    in 
qucit'  Anno  fuccedcficro  tali  combattimenti  fra  Lodovico  e   Berenga- 
rio. E  qui  fi  oflervi,  che  il  buon  Liutprando  non  fa  menzione  alcuna 

fica  della 


aio  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  della  promozion  di  Lodovic$  alla   Dignità   Imperiale,   ed  affai  mofira 
Anno  900.  Jj  non  averne  avuta  contezza:  il  che  ci  dee  rendere  cauti  a  credere 
tutto  quanto  fu  fcritto  da  lui  de' tempi  alquanto  lontani  dall'età  Tua. 
Accadde  nell'Anno  prefente  rautazion   di   dominio   nel    Principato  di 
(a)  Anorv)-  Benevento.  (<»)  Radelchi^  o  fia  Radeìgtfo  II.  Princijte  di   quella  Con- 
mui  Btnt-    irada,  affai  facea  conolcere  la  fua  femplicità  e  debolezza  con  lafciarfr 
^"ì!d"ì>trit   Rovcrnarc  alla  cieca  da  un  certo  Virialdo ,  uomo  di  malignità   fopra- 
f.\.  T.  li  «"*•  Coflui  trattava  alla  peggio  i  Beneventani,  moltiflìmi  ne   cacciò 
K#r.  itAiie.  in  cfilio,  c  coJtoro  fi  ricoveravano  tutti  a  Capoa  fotto  la   protezione 
di  Atemlfo  Conte  e  Signore  di  quella  Città.  Aveva   Atenolfo,    ficco- 
me  pcrfonaggio  attento  a'fuoi  intercffi,  fatto  de  i  gran  maneggi   per 
ottenere  una  Figliuola  di  Guaimario  I.  Principe  di  Salerno  in  Moglie 
per  Landolfo  fuo  Figliuolo,  ma  fenza  mai  poterla  fpuntare,   tuttoché 
lì  efibiilc  di  riconofcerc  lui  per  fuo  Sovrano,  come  avcano  fatto  in  ad- 
dietro i  Conti  di   Capoa.    A    quelle    Nozze   fempre  fi   oppofe   Jofa^ 
Sorella  del  fu  Guido  Duca  di  Spolcti  e  Moglie  d'efib  Guaimario,  la 
quale  per  eficre  ex  Regali  Jìemmate  erta.,  aborriva  d'imparentarfi   con 
chi  ella  pretendeva  Suddito  fuo.  Vi  fi  oppofero  anche  i  Parenti  d'efTo 
Atenolfo,  banditi  e  dimoranti  in  Salerno.  Il   perchè   fianco  di   quelli 
rifiuti    fece    Atenolfo    pace    con    Jtannfio    li.    Fefcovo    e    Due»    di 
Napoli,  ed  accasò  il  Figliuolo  Landolfo   con   Gemma   Figliuola  d'effb 
Atanafio.    Intanto   i    fuorufciti   Beneventani   andavano    buzzicando,   e 
animando   Atenolfo  ad   occupare   la   Città   e   il    Principato  di    Bene- 
vento ,    e    menarono    così    accortamente    quefto    trattato ,    che    una 
notte  rotte  le  ferrature   di   quella   Città,   v'introduffero    Atenolfo;   e 
dopo  aver   prefo   Radelgifo,    concordemente    col    Popolo    proclama- 
rono Principe   efib    Atenolfo ,    il   quale   con   umili    maniere    e    molti 
doni  fcppe  ben  cattivarfi  in  breve   l'amore  di   que' Cittadini .    L' U- 
ghclli,  feguitando  la   fcorta   di   alcuni   Storici    Napoletani,   mette   la 
morte  del  fuddetto  Atanafio  II.  Vefcovo  di   poco   gloriofa   memoria, 
ed  anche  Duca  di    Napoli,   nell'Anno   8pf.    Ma  probabilmente   egli 
vide  oltre  a  quell'Anno;  e  fé  la  di  lui  Figliuola  Gemma    foffe    (lata 
prcfa  per  Moglie  in  queft'Anno  dal  Figliuolo  di  Atenolfo,  (parendo 
verifimile,  che  fuo  Padre  Atanafio  foffe  allora  vivo)  converrebbe  dif- 
ferir la  morte  di  quefto   Vefcovo   almcn   fino   all'  Anno   prelcntc .    I* 
luogo  di  lui  certo  è,  che  Gregorio  (Nipote  fuo,  fé  non  erro)  fu  creato 
^"*  C4«»;i     Duca  di  Napoli.  Da  uno  ftrumento  riferito  dal  Campi   W   fi    vede, 
ifior.diP,^-  ^^^  j^  quell'Anno  nel  dì  23.  di  Settembre  fer  Indizione  ^arta  Do- 
'*"*■  mm  Ageltruda  olim  Imperatrix  Augufla  fa  un  cambio  con   Maione   Ab' 

bute  di  San  Vincenzo  del  Volturno,  acquiftando  una  Corte  e  Chiefa 
polla  nel  Piacentino,  e  ch'efla  continuava  ad  abitare  nel  Ducato  di 
Spolcti . 


Anno 


Annali    d' Itali  a.  zxi 

Anno  di  Cristo  dcccci.   Indizione  iv. 
di  Benedetto  IV.  Papa   i. 
di  Lodovico  III.  Imperadore  i. 
di  Berengario  Re  d'Italia  14. 


NOi  diam  principio  al  Secolo  Decimo  dell'Era  Criftiana,   Secolo  ^^^  ^ 
di  ferro,  pieno  d'iniquità  in  Italia   per  la  fmodcrata  corruzion  ^„^,  ^^f 
de'coftumi  non  meno  ne' Secolari,  che  ne  gli  Ecclefiaftici:  motivi  a 
noi  di  ringraziar  Dio,  perchè   ci  abbia  riferbati   a  i   tempi   prefenti, 
non  già  efenti  da  i  vizj  ed  abufi;  ma  tempi  aurei  in  paragone  di  quelli. 
Non  come  pretefcro  il  Cardinal  Baronio,  il  Padre  Pagi,   l'Eccardo, 
ed  altri,  fu  conferita  a  Lodovico  Re  di  Provenza  e  d'Italia  la  Corona 
Imperiale  in  Roma  dal  Pontefice  Benedetto  IV.  nell'Anno  poo.    ma 
bensì  nel  Febbraio  dell'Anno  prefente,  come  avvertì  il  Sigonio  («),        gUf„;^ 
e  fu  confermato  dal  S'gnor  Saflì   W    Bibliotecario   dell' Ambrofiana .  j,  R,j„a 
Rapporta  l'  Ughelli  (e) ,  e  piìi  correttamente  il  Padre  Tatti    un    Di-  ital.  Ut.  6. 
ploma  di  quello  Principe,  dato  in  favore  della  Chiefa  di  Como  a  Liu-  0»  Saxms 
tuardo  Vcfcovo  di  quella  CittM,  e  Tuo  Arcicancelliere,  XF.  Kalendas  '"^^jf^  " 
Febrttarii  die,  anno  Incarnationis  Domini  DCCCCI.  Indizione  IF.    anno  si^onium. 
autem  Ludovici  largitimi  (forfè  gloriofijftmi)  Regii  in  Italia   Primo.   A-  (c°  VghM. 
Bum  B  aloni  a .  Si  dee  feri  vere  Belem<e .  Un  altro  ne  ho  io  prodotto  {d)  itai.  saer. 
della  Donazione  della  Corre  di  Guaftalla  fatta  da  efib   Re   al    Moni-  f^"*^!' 
ftero  di  San  Sifto  di  Piacenza,  dato  XIF.  Kalendas  Februarii  Anno  In-  comtnf. 
carnationis  Dominici  DCCCC.  (quando  non  fi  adoperi  l'Anno  Fiorcn-  (d)  Antiqi^ 
tino  e  Veneziano,  cofa  che  a  me  par  diffìcile,  fi  dee  fcrivere  DCCCCI.)  jf'*'''-  ^'f- 
IndiStione  IV.  anno  Primo  regnante  Hludivico  glorio fijfimo  Rege  in  Italia.  ■'"''•  *'" 
A£lum  Bolonia  Civitate .   Adunque  nel  di  14.  di   Gennaio  del   prefente 
Anno  era  tuttavia  Lodovico  in  Bologna,  ed  ufava  il  folo  titolo  di  Re. 
Pafsò  dipoi  a  Roma,  dove  nel  Mefc  di  Febbraio  niuna  difficultà  trovò 
ad  cflere  innalzato  al  Trono  Imperiale,  e  coronato  da  Papa  Benedetto 
IV.  Mi  fi  rende  verifimile,  che  i  voti  del  Pontefice  e  del  Senato  Ro- 
mano concorreflero  volentieri  in  qucfto  Principe,  perche  Berengario  per 
lo  fcacco  matto  a  lui  dato  da  gli  Ungheri  avca  perduto  il  credito  j  e 
Lodovico  all'incontro  per  l'unione  del  Regno  di  Provenza  con  quello 
d'Italia  veniva  creduto  piìi  pofTcnte  e  più   atto  dell'altro  a   foltener 
quello  governo ,  e  a  difendere  gl'Italiani  da  gli  Ungheri  e  da  i  Sara- 
ceni. Dappoiché  Lodovico  ebbe  confeguita  l'Imperiai  Dignità,  tollo 
ne  cfcrcitò  l'autorità  in  Roma  llefla,  con  alzar  ivi  Tribunale,  e  de- 
cidere le  caufe  di  chiunque  a  lui  ricorreva  per  ottenere  giullizia.  Così 
ufavano  di  fare  anche  gli  altri  precedenti  novelli    Impcradori .  E'  ce-  (e)    FiWor 
Icbrc  in  quello  piopofit^o  un  Giudicato,  che  già  il  Fiorentini  {e)  diede  'j".f""^''' 
alla  luce,  fcritto  ^««0  Imperli  Domni  Ludovici  Primo,  Menfe   Februa-  J^.^f^'J'    * 

rii , 


Ili  A   N   N   A   T.  I      d'    I   T   A    L   T   A. 

E»*   Volg.  r/V,  IndiSliom  piarla,   cioè   nell'Anno    prefcnce .    Il    fuo   Principio    è 
Anno  901.  quelto:   Dum  Domiui  Lurlovicus  Sereaijjtmts  Imneratoy  j4 tgit/iui  a    Re- 
gale digrtitate  Romam  ad  jummum  Imperialis  ctdmiais  apicem  per  fanBiffìmi 
ac  ter  beatìffimi  jummi  Pontìficn  i3  univcrfalìs  P:ipif  Dom^i  Bcned  fìi  dex- 
teram  advenìjftfy  atqiie  ciim  eodem   Revere, iti jTi mi    Patre   cum  funcl'JJimis 
Rcmanis  feu  Italtcis  Epifcópis^  atque  Re^ui  fai  Ducibus  (^  Coinitihus,  ca- 
terisque  Principibus..ìic.  in  Pa/ado,  quod  ejì  fuuditum  juxta  BafiUca  bea- 
tijfimi  Petri  Priiuipis  Apoftolurum  ^  in  Lanbia  magiore  ipfius   Palacii  pa- 
riter  cum  eodem  fummo  Pontifice  in  judicio  refeùijj'et .  iaz.  Sicché  ragion 
vuole,  che  fi  literiica  al  Fcbbiaio  di  quell'Anno  la  Coronazione  Ro- 
mana di  qucIto  l-'rincipe  in  konn,  dove  era  egli    tuttavia   nel   di    z. 
(i)  Antiqui-  ^^  j\^]arzo,  come  rifuita  da  un  fuo  Diploma  (a),   da   me    pubblicato, 
D'iirtrl''"i9-  ^'^''^  '^  ^^8&^  Vanao  I.  </<?//' Imperio .   Ch'egli  poi  fi  ritrovaire  in  Pa- 
fag.  49.        Wd  iul  fine  dell'Anno,  apparilce  da  un  altrj    tuo    Privilegio,   in   cui 
concede  alla  Chicfa  di  Como  la  Badia  della  Coronata,  poiba  vicina  al 
Fiume  Adda,  quella  Itcfla,  che  fu  fondata   da  Cuniberto  Re  dc'Lon- 
^ìm^v    '     gohardi.   Il  Diploma  (^)  è  dato  f^//.  Jdus  Dicemhris  anno   Incarnatio- 
ip  Epifcop.     vis  Domini  DCCCCI.  India.one  IF.  anno  autem  Regni  Ludovici  Serenif- 
Cómeuf.        Jimi Jmperatoris  in  Italia  Primo.   Non  può  tuffiltcre  un  Diploma,  che 
(e)  là.,  ilt.    viene  accennato  dall' Ughelli  (f)  come  dato  da  Berengario  Papia  Anno 
rc^/tÌQ.     DCCCCI.  Sexto  Idusjulii,  Indimene  ir.  Anno  ejufdtm  Regis  XIII.  In 
quell'Anno  Berengario  non  fu  padrone  di   Pavia.    L'Anno   XIlI.    del 
fuo  Regno  correva  nell'Anno  precedente,  e  a   quelto    lì   dovrà   rife- 
rire il  Diploma  con  correggere   del   pari   l'Indizione,   fé   pur  non    li 
tratta  di  un  Documento  apocrifo.  Se  la  guerra  continuall'c,  o  fc  qual- 
che battaglia  fi  delle  fra  quello  nuovo  Imperadore,   e   il    Re  Beren- 
gario nell'Anno  prcfente,  non  fi  può  raccogliere  dalle   troppo   fearfc 
memorie  di  que' tempi .  Sappiamo,  che  riufci  al  primo  di  cacciar  l'al- 
tro fuori  d'Italiaj  ma  in  qual' Anno  precilo  quelto  avvcnilfe^    non    ci 
è  permcflo  di  accertarlo.   Il  Cardinal  Baronio  h  trovò  alla  defcrizion 
di  quelli  tempi  sì  confufo,  che  difav vedutamente  inciampò  in  non  po- 
chi Anacronilmi,  per  volerfi  fcollare  dal  Sigonio,  che  qui  più  accu- 
ratamente pofe  al  luo  fito  e  diftinfc  gli  avvenimenti.   Ancorché,    fic- 
comc  abbiam  detto  di  fopra  all'Anno   896.   a    Guai/nario   I.    Principe 
di  Salerno  fofle  Hata  data   una   buona   lezione,   che   dovea   umiliarlo, 
allerchè  gli  furono  cavati  gli  occhi.-  pure  ritornato  alla  fua  rclidcnza, 
non  cefsò  mai  d'elfere  fuperbo  e  crudele.    Tante   ne    fece,    che   per- 
duta la  pazienza,  il  Popolo  fi  mife  a  lluzzicarc  Guaimario  II.  fuo  Fi- 
gliuolo, già  dichiarato  nell'anno  895.  Collega  nel  Principato  dal  Pa- 
dre, acciocché  egli  folo  alT'umcire  il  governo.  Non  caddero   in    terra 
qucflc  efortazioni  .  Fu  prelo   con   buona   maniera  il  cicco   e    vecchio 
Guaimario,  e  confinato  nella  Chicfa  di  San  Mafiìmo ,   fondata  da   lui 
llelTb:  con  che  il  Figliuolo  da  lì  innanzi  fignoreggiò  folo,  e  con  fod- 
(3)  Chronì-  disfazione  del  Popolo  tutto.   Pero  da  i  Salernitani  il  primo  vien  chia- 
ten.   Arab.  xnMo  Guaimarius  mala  memoria .,  e  il  fecondo  bona  memoria.   Abbiamo 
rì/  ^uJti.  '^^^^^  Cronica  Arabica  Cantabrigenfc  (<')  che  Abul-abbas  Generale  de' 

Sara- 


Annali    d*  Italia.  223 

Saraceni  in  Sicilia  (*)  f^/J/V  Panormum^  ti?  ciedes  magna  fui t  die  o£lavo  Era  Volg. 
Menfis  Septembris.  Ma  lafcia  di   d;r  quelto    Autore,   le    Palermo   foflc  Anno  901. 
allora  in  mano  di  qualche  ribello  del  Re  Moro  o  pur  de'Crtrtiani  Gre- 
ci, i  quali  nondimeno  non  ci  reità  v>:(ligio,    che   ricuperafTero    quella 
Città,  da  che  fu  per  la  prima  volta  loro  tolta  da  i  Saraceni.  In  quell' 
Anno  ancora  Atenolfo  Principe   di    Benevento,   e    Signore   di    Capoa, 
prcfe  per  fuo  Collega  nel  Principato  (-»)  Landolfo  fuo  Figliuolo.  Era  (a)  chrtnU 
in  quefti  tempi  Conte  del  Palazzo,  e  Conte  di  Milano  Sigefredo^  fic-  '^^^/p'"!^' 
come  appanfce  da  un  fuo  Placito   (*)   tenuto  in    Milano   nella   Corte  Tom.  i.  Kn. 
del  Duca.  Secondochè  ho  io  dimoftraro  altrove  (f),  nella  Corte  de  i  ualic. 
Re  Longobardi  la  principal  Dignità  dopo  la  Regale  veniva  conGJe-  {h}  Antiqui' 
rata  quella  del  Conte  del  Palazzo,  appellato  anche  facto  Palazzo,  per-  '^''/r'"^"' 
che  a  lui  in  ultima  iftanza    fi   riferivano  tutte   le   caufe   del   Regno,  ^^_ '^'^ 
llendendofi  perciò  la  di  lui  autorità  anche   nella   Città   delle   Marche   (e)  ibidem 
del  Friuli,  della  Tofcana,  e  di  Spoleti,  ma  non  già  al  Ducato  di  Be-  J^'f'rf.  /• 
ncvento . 

Anno  di  Cristo  dccccii.  Indizione  v. 
di  Benedetto  IV.  Papa  3. 
di  Lodovico  III.  Imperadore   2, 
di  Berengario  Re  d'Italia  ij. 

DA  un  Diploma  (à)  efTfientc  nell'Archivio  de'  Canonici  di   Reg-  (d)  liiJim 
gio  abbiumo,  che  nel  di  iz.  di  Febbraio  di  quell'anno  Lodavi-  ^'Jfirt.  zi. 
co   Imperadtire   fogr^iornava   in    Pavia.    Le  note  fon    quelte  :    Dat.    11. 
Idus  februarii  Amis  Domini  DCCCCIf  Indiclione  F.   Anno  Primo  Im- 
perante  Domno  Hìudovico  in  Jtilia.  A&um  Papi<e .   Di  qui    ancora   ap- 
parifce,  che  la   Coronazione   Romana    di   quello    Imperadore  dovette 
iuccedcre  dopo  il  di   li.  di  Febbraio  dell'anno  precedente.   Anche  il 
Sigonio  (e)  ne  cita   un'altro   d' effb    Lodovico   dato    If^.  Idus  Maii^  (e)s!goniut 
Anno  Regni  fui  in  Italia  Secando .,  Chrijìi  DCCCCIL  ma  fcnza  far  men-  de  Rtgno 
Zione  dell'anno  dell'  Imperio.  E  nell'  Archivio  Archiepilcopale  di  Lue-  ■"'•'•  i'^b.ó, 
ca  v'ha  uno  Strumento  fcritto  IT.  Kalendas  Junii^  Anno   IL  hnperii 
Ludovici.,  Indi5lione  F\  Non  (ì  può  giugncrc  a  conofcere,  in  quale  de 
gli  aruii,  dappoiché  Lodovico  Redi  Provenza  s'impadronì  del  Regno 
d'Italia,  riulcilTe  a  lui  di  cacciar  Berengario  fuori  non  folo  di   Vero- 
na, ma  anche  di  tutta  l'Italia.  Crede  il    Sigonio,   che   ciò   avvenifle 
nel  precedente  anno.  Comunque  fia,  pare  indubitata  cofa,  che  Beren- 
gario ne  fu  cacciatoi   ed    egli   ritirarofi  in   Baviera   prelTo  il  giovane 
Lodovico  Re  di  Germania ,  (lette  quivi  ad  afpettar  qualche   favorevol 

vicen- 

(  *  )  frefe  Palermo ,  e  grande  firage  feguì  agii  otto  del  me  fé  di  Settembre . 


(a)    Anony 
tnm  in  Pa-  J 


114  Annali    d'  Italia. 

Èra  Volg.  vicenda  del  Mondo,  per  riacquillare  il  perduto  Regno.  Se  .voeliam 
Anno  901.  ripofare  full'opinionc  del  Sigonio,  feguit.it a  e  fiancheggiata  dal  l'adrc 
Pagi,  dal  Leibnizio,  dall'  Eccardo,  e  da  altri,  in  quello  medefimo 
anno  Berengario  la  ricupero,  e  feguì   la   Tragedia  di  Lodovico   III. 

-  Imperadore  luddetto,  dcfcritta  dal  Poeta  Panegirica  di  Bcrenf^ano  («) 

-  da  Liucprando  {l>) ^  Rcginonc    {()   ed  altri  antichi   Storici.    Racconta 
,    Liucprando,  che  dopo  avere  Lodovico  conquiitata  l'Italia,  e  vifitatc 

^  *"'■•    '  •  varie  Tue  Provincie,  gli  venne  voglia  di  veder' anche  U   Tol'cana.  A 
(b)  Liut-      quello  fine  da  Pavia  nafsò  a  Lucca,  dove  con  impareggiabil  magnifi- 
frandus        ccnza  fu  accolto  da  Adalberto  II.  Duca  e  Marchele  di  quella  Provin- 
Hiftor.  Ltb.  j,jj    Rcftò  ammirato  cll'o  Imperadore  al   trovar  quivi   tante  truppe 
(e)  Rhigino  tut"^^  ben' in  ordine,  e  nella  Corte  d'elio  Adalberto  una  si  gran  lun- 
ÌBChr$nitt.  tuofità  e  proprietà,  e  le  immenfe  Ipefe  fatte  da  quel  ricchiflimo  Prin- 
cipe per  onorarlo.  Gli   fcappò  pertanto  detto  in   confidenza  a  i   fuoi 
domclHci  :    ^ejio   Adalberto  ;'  avrebbe  da   chiamare  più   tofto   Re    che 
Marche/e;  perchè  in  nullz  è  da  menadi  me  ^  fuor  chi  nel  nome  .  Rappor- 
tato quello  motto  al  Duca  Adalberto,  e  a  Berta  fua  Moglie,  Donna 
accortilTìma,  troraiono  cfiì  fotto  quelle  parole  nafcolb  il  tarlo  dell'in- 
vidiai e  però  Berta  da  li  innanzi  alienò  da  Lodovico  l'animo  del  Ma- 
rito e  de  gli  altri  Principi  d' Italia .  Palso  dalla  Tolcana  a  Verona  l' Im- 
perador  Lodovico,  e  quivi  fi  mife  a  dimorar  con  tutta  pace,  avendo 
probabilmente  licenziata  parte  dc'fuoi  loldati ,  o  medili  a  quartiere  per 
la  campagna.  Scrive  il  Pancgirilla  di  Berengario,  aver' efib  Lodovica 
fottoraelTa  Verona  colle  Città  circonvicine  ,  perché    Berengario  mal- 
concio per  una  moleda  quartana  non  potè  fargli  rcfiftenza.  E  che  an- 
dato Lodovico  a  quella  Città  ricompensò  i  fuoi  foldaii  con  donar  loro 
gran  quantità  di  poderi,  togliendoli  forfè  a  i  Cittadini  .  Senza  timore 
dipoi  quivi  le  ne  flava,  perch'era  venuta  nuova,   forfè   appolla  fatta 
dilTerainare  dallo  lleflb  Berengario,  che  l'emulo  Berengario  era  slog- 
giato dal  Mondo: 

Nil  veritus  :  metuenda  nimis  quia  fujìuìit  ipfum 
Fama  Berengarium  letti  difcrunina  pajfum . 

Ma  non  era  morto,  né  dormiva  Berengario.  Ben' informato  egli 
dello  flato  delle  cofc  da  que' Cittadini,  che  tenevano  per  lui,  e  l'pe- 
iiaìmente  da  jidelarde  Vefcovo  della  Città,  che  l'efortò  a  venire  per 
teftimonianza  di  Rcginonc:  prima  ben  concertato  l'affare,  una  notte 

fiunto  con  grofTa  brigata  d'armati  alle  mura  di  Verona,  vi  fu  intro- 
oito,  e  (ul  far  del  giorno  diede  all'armi.  Lodovico  fc  ne  fuggi  in 
una  Chiefa.  Scoperto  e  prefo  fu  prcfcntato  a  Berengario,  che  forte 
il  rimproverò  per  la  mancata  fede,  e  per  aver  rotto  il  giuramento  di 
non  ritornare  in  Italia  >  e  ciò  non  cllanie  dopo  avergli  fatto  cav  ir  gli 
occhi,  perdonò  la  vita  allo  fpcrgiuro  avvcrfario,  e  lafciollo  anche  ri- 
tornar liberamente  in  Provenza.  Nel  Panegirico  di  Berengario  proba- 
bilmente l'adulazione  fece  dire  a  quel  Poeta,  che  contro  la  volontà 


Annali     d'  Italia.'  ^^^ 

di  Berengario  i  fuoi  partigiani  tolfero  la  vifta  a  Lodovico.    Giovanni  Era  Volg. 
Biacacurta,  che  t'orfe  avea  per  tradimento   ceduta   Verona  a  Lodovi-  Anno  901. 
co,  colto  in  una  Torre,   rello  tagliato  a  pezzi.  I  Soldati   Provenzali 
all'avvilo  di  quefta  disavventura  tutti  le    n'andarono   chi   qua   chi   là 
dirpcrlì;  e  Adalberto  Marchefe  d'Ivrea   Genero   di  Berengario  diede 
loro  addoflo  nel  voler  pafl^ir  l'Alpi. 

Dopo  quello  fortunato  colpo  non  fu  difficile  al  Re  Berengario 
di  ricuperare  il  Regno  d'Italia,  al  quale  li  può  ben  fenza  fatica  cre- 
dere, che  l'orbo  Lodovico  Imperadore  fu  obbligato  di  rinunziare,  fc 
volle  la  libertà  di  ritornarfene  oltra  monti.  Che    poi  nell'  Anno  pre- 
fcnte  avvcniUe  colla  caduta  del  nemico    Principe  il   riforgimento  del 
Re  Berengario,  Icmbra,  che  non  s'abbia  a  dubitarne.   Nell'Archivio 
del  Capitolo  de' Canonici  di  Modena,  tuttavia  lì  conferva  un  Diploma 
originile  d'edo  Berengario,  già  pubblicato  dal  Siiiingardi,  e   poi  dall' 
Ughelli  (a),  dato  interventu  Hegiiulfi  Epijcopi  a  Gotifredv    Vefcovo   di  (a)  Ughel- 
jVlodena  ,    f^fl.    Idus   Jugufli    Anna    Imanuitmiis    Domìni    noJJri    Jefu  ^'"'  "•''• 
Chrip  DCCCCII.  Amo  vero  Regni  Domai  Bcrengarii  gmìofiffmi  Regis  f^'y^ffL'^' 
Decimo  quinto  per  lndi5lionem  F.  Acium  Civitate  Fapia .  Ho  10  in  oltre  Mutinenfl 
pubblicato  {b)  un'altro  fuo   Diploma,   dato  in  favore   di   Pietro    Ve-  /h)^„,;.„i_ 
Icovo  di  Reggio  XFl.  Calendas  Augufti^  Anno  Dominìcie  Incarnatìonis  tat.  Italie. 
DCCCCII.  Regni  vero  Dorarti  lìerengurii  pii£ìm   Regis   XF.   Indiélione  Dijfen.    14. 
F.  Acium  Palatio   Ticinenji  ,   quod  cft  Caput  Regni  noftri .    Sicché   dee 
metterli  per  cofa  certa,  che  riulci  nel  Mefe  di  Luglio  al  Re  Btren- 
girio  di  ricuperar' il  Regno,  e  di  far  mutar  paefe  ali'Auguflo  Lodo- 
vico. Vedremo  andando  innanzi  altre  pruove  concorrenti  a  pcifuadcrci 
la  luffiftcnza  di  qucfta  opinione,  che  fi  vede  autenticata  ancora  da  Leo- 
ne Olhcnfe  là  dove  fcnve  (f )  :  Ludovicus  Bofonis  Regis  Provinci^e  filius  (c^  tet- 
regnavit  annis  tribus:  cioè  prefo  il  principio  del  Tuo    Regno   daii'  eie-   o/^""/* 
zionc,  ficcome  dicemmo,  fcguica  in   Pavia  l'anno   poo.    Contuttociò  i//^",'. ^' ,^, 
inforgono  tali  difficultàj  non  già  intorno  alla  dcprclli-ìn  di  Lodovico, 
ma  s!  bene  intorno  ali'acciecamento  fuo,  che  fecondo  me  convien  cre- 
dere molto  più  tardi  balzato  affatto  dal  Trono  d'  Italia,  e  inficmc  j  ri- 
vato  de  gli  occhi  elfo  Lodovico.  Quelle  le  ho  iogiaclpoile  altrove  (,d) ^  (d)  Jnti- 
c  le  addurrò  anche  nel  progrelTo  di  quelli  racconti.  Aitro,  per  quanto  f' '"^  ,r'*" 
a  me  ne  fembra,  non  accadde  in  quell'anno,  fc  non   che    prcvalie  la  j^'      '" 
fortuna  di  Berengario,  aiutato  da  Adalberto  Duca  di    Toicana  :  laonde  (e)  Prota- 
Y  Auguflo  Lodovico  fu  obbligato  a  ritirarfi  in  Provenza  con  giuramcn-o  fp<"^  ."» 
di  più  non  tornare  in  Italia.   Abbiamo  poi   da   Lupo    Protr.lpata  (f),  ^,7"'Xr 
che  nell'anno  prcfentc  Ibraim  Re  de' Saraceni  Aftricani  venne  a  Co-  itaìn. 
fcnza  nella  Calabria,  e  vi  morì  colpito  da  un  fulmine.  Altra  Cronica  (f)  chronì- 


Arabica  (/)  mette  la  fua  morte  per  difcnteria  nell'anno  prefente  o  pur  '^"^  -^''."^ 
nel  fegucnte,  e  la  dice  fucceduia  in  Sicilia.  Mulfédà 


Tom.  V.  Ff  Anno 


^^6  Annali    d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  dcccciii.  Indizione  vi. 
di  Leone  V.   Papa  i. 
di  Cristoforo  Papa   i. 
di  Lodovico  III.  Impcradore  3. 
di  Berengario  Re  d'Italia   i6. 

Era  Volg.  C  Eguì  nell'anno  prcfcnre  la  fondazione  del  Moniftero  di  S.  Savino, 

Anno  903.  i3  F^tta  in  Piacenza  da  Everardo  Vefcovo  di  quella  Città.  Dice  que- 

%or^d!%'a    ^"  Vefcovo  nello  Strumento  C^»),  che  la  Chiefa  di  quedo  Santo  era 

«nt4  't^'."!.  ^;^"Z'  fti'""''  di  Piacenza,  e  ch'egli  pcnfava  di  quivi  fabbricare  un  Mo- 

Apptnd.        niflero  di  Beneditrini  :  (*)  H^ec  itaque  vota  dum  ferventi  amore  cupere- 

pius  explere  (  heu  prob  dolor  !  )  fupervenit  mi  fera  horridaque  gens  infelicium 

Paganorum ,  qui  hoflili  gladio  corpora  trucidante s ,   igneqne  furor is   Eccle- 

fias  Dei  cremmtes^  concremaverunt  pari  ter  pr^fatam   Ideati  Savini  Ecck' 

ftam.  Ag!^iiiane,  che  per  timore,  che  i  Pagani  fudv^etti ,  cioè  gli  \Jn- 

gheri,  nnn  tornalero  un'altra  volta  ad  infierire  contra  di    quel    fiero 

Luogo,  avea  fabbricata  entro  la  Città  la  Chiefa  e  il  Moniftero  di  San 

Savino:  notizie  tutte,  che  ci  fan  conofcere  fcguita  la  prima  funcllif- 

fima  irruzione  de  gli  Ungheri  in  Italia  nell'anno  Syp.  o  nel  poo.  Lo 

Strurtr-rrto  è  fcritto  Regnante  Domio  Berengayio  gratia  Dei  Rej^e   Anno 

Rf^/ii  eius  in  Dei  nomine  Sextodecimo  ^  III.  Kalendas  Jprilis^   Indili  ione 

VI.    ASlum  Piacenti. t .  Per  confeguente  vegniamo  ad  intendere,  che  il 

Re  Berengario  nel  fine  di   Marzo  dell'anno  prefente  fignoreggiava  in 

_    Piacenza,  ed  era  già  ftato  da  lui  abbattuto,  e  cacciato   fuor^  d'  Italia 

(b)  F/.r(»/,-  Lodovico  IH.  Imperadore.  Anche  il    Fiorentini    {b)  e    Cofimo  della 

il  Matildt    l^-cna  (f),  oficrvarono,  che  nellanno  90^.  e  904.  lono  fcgnaci  gh  Stru- 

Liè.  3.         menti  di  Lucca  coli' anno  XA'/.  e  XF'I/.  del  Re  Berengario;  e  però 

{e)   Rena,    veggiamo  confermata  la  medefima  verità.   Abliiamo  in  oltre  due  Fri- 

Du'hi  di      ^''^"i  conceduti  dallo  fteflo  Re  Berengario   all'  infigne    Moniftero  di 

Tofcana.       Bobbio,  e  già   dati    alla  luce   dall' Ughelli    {d) .    Il   primo   fu  fcritto 

(d)  u^hel-     III.  Idus  Septembris  anno  Domimele  Incarnationis  DCCCCIIl.  Regni  ve- 

ìius  ital.       ro  Domni  Berengarii  piif^mi  Regis  Xfl.  Indtclioue  FU.  Aclum  apud  Ec- 

ìn'^ÈJfJp     '^^'^"^'"  ^^"^^  '^^^^'  ^"^^^  ""^^^  /=«/"■«.   L'altro  fu  darò  X/A''.  Kalendas 
ìtbituf.        Nuvembris  Anno  Dominici  Incarnationis  DCCCCllI.  Regni   Domni   Be- 
rengarii  XFI.  Acìum  in  P»pia  Civitate  Palatio  Ticinenfi .   Pero  non  pa- 
re, che  rcfti  dubbio  iacoroo  all'elFerc   ftato  in  qucfti  tempi   Signore 

di 

(*)  Ardentemente  bramando  di  effettuare  quelli  defidcrj  (  0  dolore  !  )  foprav- 
venne  la  mi  fera  e  crudele  gente  degl'  infelici  Pas^^aui ,  ;  quali  con  ferro  ni- 
mico trucidando  i  corpi  .^  e  col  fuoco  del  furore  abbrugiando  le  ChieJ'e  d' Id- 
dio ,  abbrugiarono  parimente  la  predetta  Chiefa  del  beato   Savino . 


Annali    d'  Italia.  117 

di  Pavia  e  del  Regno  d'Italia  il  Re  Berengario  ad  cfclufionc  di  Lodo-  Er^  Volt 
vico  IH.  Itnperadore^   fopranominato  da  i   l'ufTeguenti   Scrittori  1'  Orbo  Anko  903. 
per  dirtin:^ueilo  da  gli  altri  Augulti  di   quello  nome  .    Finalmente  ho 
io  pubblicato  un  bcllilfimo  Placuo  (a),  tenuto  in  Piacenza   Jn»o  Re-  .  ^ 
gni  Domiti  Berengarii  Regi  Beo  propitio   XT.    Menfe  Januario  Indiatone  ut^''ù'}u.' 
Sexta  da  Sigefredo  Conte  del  facro  Palazzo .   Che  quivi  allora  fi  tro-  tar.  Diffìrt, 
vafle  anche  il  Re  Berengario,  fi  ricava  dal  principio  del  Placito  :  Z)a?«  7- 
in  Dei  nomine  Civitate  Plactntia  ad  Monaftirium  fancìa  Refurre^ionis  Jefu 
Chrijìi  Doitnus  gloriofijjimus  Berengarius  Rex  pneerat .  Da  quello  Docu- 
meDto  ancora  appicndiarno,  che  Ermengarda  h'igiiuoh  di  Lodovico  IL 
Imperadtre  e   della   Regina   Angeiberga^   e  JVladie   di   Lodovico   Re  di 
Provenza  ed  Impcradorc  vivente,  s'era  fati»   Monaca  m  San  Siilo  di 
Piacenza,  td  era  allora  Badella  di  quel  Moniltcro. 

Venne  a  morte  nell'anno  prelente  Benedetto  W.   Papa.  Se  non 
foflc  Frodoardo,  che  ci  ha  lafciato  qualche  memoria  de' Romani  Pon-  (b)  F>-tf</*.-.»- 
tefici  di  quello  QisgraZiato  Secolo,  noi  non    laprcmmo   le   rare  doti  e  '^"^  ^'  *" 
Vircù  di  un  tale  Papa.  Menta  d'clfcrc  ritento  ancor  qui  i' Elogio,  l'u  t°uÌ 
ch'egli  ne  fa  con  Uire  ;  C^)  Rtr.  jtalic. 

(*)  Tum  /aera  confurgunt  Benedicli  regmina  Quarti 
Ponttficis  Alagni  ^  memo  qut  nomuie  tali 
Enituit  ^  cunSlis  ut  dapjiln  atque  henignus . 
Huic  generis  necnen  ptetatis  jj.lcndor  opimus 
Orndt  opus  cunSìum .  AledUiìtur  juj'a  Tonantis . 
Pratulit  hic  genera.e  bonum  lucro  jpecialt . 
Defpedlas  viduas ,  inopes  vncuoj\ue  patronìi^ 
jijjidua  ut  natos  propria  boni  tute  fovebat^ 
Mercatufgue  polum ,  indiguis  fu»  cuncia  reftidit . 

Gli  fucccdctte  nella  Cattedra  di  San  Pietro  Leone  V.  ma  non  da- 
rò ne  pur  due  Meli  il  Ilio  Pontificato.  Secondochc  s'ha  da  Vincenzo  ^'^)  ^*">' 
Bclluacenfc,  da  Martino  Polacco,  da  Tolomeo  da  Lucca,  dal  Platina,  "'"/  '"  ^''* 
e  da  altri,  Criftoforo  fuo  Prete,  o  Capellano  il  caccio  m  prigione,  cd/i/z  «^Ì». 
occupò  egli  la  Sedia  Apoltohca.  Fa  il  Cardinal  Baronia  (0  un  giulto  ««W  900. 

^  f  2-  lamcn- 

(*)  Ecco  il  Regno  del  ^arto  Benedetto 
'  Degno  Pajior  Supremo ,  a  tutti  J'cmpre 
Largo  e  benigno  :  a  quejii  ampiu  fpiendore 
Di  Jiirpe  e  di  pietade  ogn' opra  adorna. 
Del  vero  Onnipotente  Iddio  le  Leggi 
Contempla .  Ed  al  privato  il  bea  comune 
^ejii  antepoje .  E  vedove  neglette  y 
E  i  poverelli  jenza  difenjori 
Come  figli  ajutava  aj/iaunmente  y 
lutto  donando  lor ^  ael  del  contento. 


xi8  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  lamento  fopra  l'infelice  ed  obbrobriofo  Secolo,  di  cui  ora  andiamo 
Anno  903.  parlando,  con  attribuire  fpczialmcnte  la  forgente  di  tanti  difordini  e 
moliti,  che  fi  videro  lui  Trono  di  Pietro,  alla  prepotenza  de'  Prin- 
cipi Secolari,  che  vollero  mifchiarfi  nell'elezione  de'Romani  Pontefi- 
ci, concludendo  in  fine.  (*)  Nihil  penitus  Eccleft^  Romana  contingere 
fojje  funeftius^  tetrius  nthil  atqtie  lugubrius^  qiiam  fi  Principe  Sitculares 
in  Romanorum  Ponti ficum  eleElionem  manus  immittant .  L' oficrvazionc  del 
faggio  e  zelante  Porporato  è  bella  e  buona,  e  noi  dobbiam  defiderar, 
che  Tempre  duri  la  libertà  ben  regolata,  e  da  tanti  Secoli  introdotta 
nel  facro  Collegio  de' Cardinali  di  eleggere  il  Romano  Pontefice  .  Ma 
qui  è  fuor  di  (ito  l'cpifonema  dello  zelante  Annalidaj  perchè  i  ma- 
lanni della  Sedia  Apouolica  in  quelli  tempi  vennero  da  i  Romani  llcflì, 
e  non  da  i  Principi  Secolari.  Per  lo  contrario  in  que' Secoli,  ne' quali 
il  Clero,  il  Senato,  i  Militi,  cioè  i  Nobili,  e  il  Popolo  Romano  a- 
veano  tutti  mano  nell'elezione  del  fommo  Pontefice,  e  nafccvano  be- 
ncfpelTo  contefc  e  fcifmc,  non  fu  già  creduto  un'abominevol  ripiego, 
che  i  buoni  Imperadori  adoperaflero  il  loro  confenlb,  per  frenare  in 
quella  guifa  le  gare,  le  fazioni,  e  le  prepotenze  degli  elettori.  Ab- 
biam  veduto,  che  il  buon  Papa  Giovanni  IX.  conobbe  Canonico  e 
neceflario  quello  freno.  Abbiamo  anche  veduto  tanti  buoni  ed  ottimi 
Papi  eletti  in  addietro;  né  lì  può  dire,  che  nocefle  alia  fanta  Sede 
l'eflcrvi  intervenuto  il  confentimento  de  gli  Augnili  .  Anzi  allorché 
non  vi  furono  Imperadori,  o  non  ebbero  elfi  alcuna  parte  ncll'elezion 
de' nuovi  Pontefici,  e  Roma  fi  trovo  piena  di  mali  umori,  allora  luc- 
cederono  i  difordini  più  grandi,  come  fi  può  coRofrere  confultando 
la  Storia  della  Chiefa.  Lodiamo  dunque  i  Principi  buoni,  e  i  terapi 
prefenti,  e  biafimiamo  i  Principi  cattivi  di  tutti  i  tempi-,  e  rendiamo 
grazie  a  Dio,  che  da  tanti  anni  in  qua  camminano  di  sì  buon  concerto 
le  elezioni  de' Romani  Pontefici,  e  quelli  buoni,  e  quelli  di  edifica- 
zione, e  non  piìi  di  fcandalo  al  Popolo  di  Dio,  fenza  che  vi  Ga  bi- 
fogno  di  freno  a  i  difordini  per  mezzo  della  potenza  Secoivirc.  Se  Ro- 
ma avefle  allora  avuto  in  Italia  un' Imperadore,  non  farebbe  fucccdu- 
ta  la  deforme  fcena  di  Criltoforo,  che  illegittinumente  fi  affile  fulla 
Cattedra  Pontificia,  piuttollo  Tiranno,  che  vero  Pontefice.  Riferifcc 
(li)  Dtchtry  il  Dachery  (<»)  una  Bolla  di  quello  Papa  Cri/fo/oro^  fcritta  nel  fine 
in  spiciUg.  dell'anno  prefente  in  favore  della  Badia  di  Corbeia,  IndiSliune  yil. 
Tom.  VI.  Septimo  Kalendas  yanuarii,  imperante  Donno  nojlro  piifflino  Augufto  Lu- 
dovico a  Deo  coronati  Imperatore  fanEliffimo .  Si  ollervi  qutUo  nominar 
tuttavia  Impcradore  Lodovico  III.  il  quale  pur  vicn  creduto,  ficconie 
abbiam  detto,  che  accecato  foIFe  fpinto  fuori  d'Italia. 

Anno 

(*)  Niente  affatto  poter  accadere  alla  Chiefa  Romana  di  più  funefto ,  tetr» 
e  lugubre ,  che  fé  i  Principi  Secolari  mettano  li  mani  neW  elezione  de' 
Romani  Pontefici. 


Annali    d'  Italia.  trg 

Anno  di  Cristo  dcccciv.  Indizione  vii. 
di  Sergio  IH.  Papa   i. 
di  Lodovico  IH.  Impcradore  4. 
di  Berengario  Re  d'Italia  17. 

DA  un  Privilegio  conceduto  al  Moniftero  di  San  Vittore  di  Mar-  E»*   Volg. 
figlia,  e  pubblicato  da  i  Padri   Marcene  W  e  Durand,  noi   im-  j!"^J°^, 
pariamo,  che  Lodovico   Imperadore  foggiornava  in  Arles  in    Provenza  y,,,^    ^^^i_ 
nel  dì  li.  di  Marzo  dell'Anno  prcfente  ,  efTendo  dato  quel  Diploma /j^r.  r#.  i. 
XI.  Kalendas  Udii  ylnno  Domini  DCCCCIV.    Indiaione  FU.  Anno  ÌF. 
imperante  Domno   nojìro  Hludovico .    Ailum   Arelate  .    All'incontro   noi 
troviamo  in  Verona  il  Re  Berengario  nel,  di  4.  d'  Aprile  di  quelto  me- 
defimo  Anno,  ciò  coftando  d.i  un  fuo  Diploma  originale  da  me  veduto 
nell'infigne  Moniftero  di  San  Zenone  di  quella   Città,   e   pubblicato 
con  quelle  Note  W:  Data  pridie  Nonas  Aprili s^  Anno   Dominica   In-  j^,   ^""j^"'~ 
carnationis  DCCCCIF.  Regni  ver»  Domnì  Berengarii  piiffimi  Regis  XFII.  xajftrt.    14. 
Indizione  Vii.  ASìum  Verents .   Ne  abbiamo  un'altro  già  dato  alla  luce 
dal  Sillingardi,  e  poi  dall' Ughelli  (f) ,  cioè  un  Privilegio   conceduto  (e)  Vghtl' 
a  Goti/redi  Ve/covo  di   Mod-na,  dato  Vili.  Kalendas   Julias.,   Anno    In-  ^'^'^^/yì  11 
carnationis   Domini    DCCCCIV.    Anno  vero   Domni    Berengarii  fereniffi-  j„  Èpifcop.  ' 
mi  Regis  XV II.  A5lum    Urbe  Ticinenfi .  Così  fta  nel  Tuo  originale.  Un'  Mutine»/. 
altro  ancora  Ipcdito  XVllI.  kalendas  Julii  di  quelt' Anno,  ASìum  Villa 
Jtazani,  lì  legge  nell'Archivio  de' Canonici  di  Modena.   Perciò   pof- 
fiam  conietturare,  che  la  pace  per  quell'Anno  continuafle   in   Italia, 
né  folle  turbato   il   Re  Berengario   nel  poflcffb  dell'  Italico   Regno  . 
Egregiamente  già  ha  provato  il  Padre  Pagi  W,  che  nel  prefcnte  Anno  W  P*pitt 
fu  cacciato  dal  Trono  Pontificio  l'ufurpatorc  Crilioforo;  e  in  fuo  luogo  '^^  Annàl 
eletto  e  confccrato  Sergio  Prete,  cioè  quel   mcdefimo,  che  dianzi  nell'^dr»;;. 
Anno  8p8.  vedemmo  clecco  Papa  in  concorrenza  di  Papa  Giovani  IX. 
Ebbe  pili  polfo  in  efTo  Anno  898.  la  fazione  oppolla,  laonde  egli  lenza  i^^  f''»'^'*''- 
poter  giugnerc  alla  confecrazione,  hi  neceffitato  a  muiar  Cielo,  e   a  J^an.Pontì- 
fuggirfene  in  Tofcaaa,  dove  ftette  nafcofo  per  fette  anni.  Bifogna  qui  fidb.  p.  11. 
afcoltar  Frodoardo,  Scrittore  di  quefti  tempi,  («)   che  ne   parla  nella  t^»"».  in. 
fegucnte  maniera:  (*)  ^""^   •"'»^'<* 

Ser- 
(*)  Indi  Sergio  ritorna  ^  che  al  fupremo 

Ofier  già  eletto ,  fi  trovò  in  e  fi  Ho , 

Ove  un  Settennio  confumò  nafta  (li . 

^indi  tornando  della  Gente  «'  prieghi^ 

Nel  già  aj/ègnato  Onor  è  confecrato , 

Terzo  Pali  or  di  quello  nome.,  il  quale 

Ne. la  Sede  di  Pietro  collocato., 

Piìt  di  fetf  anni  uè  trionfa  il  Alondù-, 


X30  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg. 

Ann»  9C4.  Sergius  inde  red'tt  ^  du/ium,  qui  IcElus  ad  arcetn 

Culminis ,  ex /ilio  tulerat  rapiente  repulfam  . 

©ao  profugus  latuit  SEP7E.\4  vulventibus  Annis . 

fìirìc  Populi  remeans  precibus ,  facratur  homre 

Pridem  adftgnato^  quo  nomine  Tertins  exit 

yìntifìes^  Petri  eximia  qu»  Sede  recepto 

Prafule^  gaudet  cvam  Annis  Septcm  amplius  Oriis . 

Sicché  non  è  vero  ciò,  che  fcrlfle  Liucprando  Iftorico  dcli'ele- 
lion  di  Sergio  nell'Anno  8j»i.  ne  che  a  lui  prcvjJeflc  in  quell'occa- 
fìone  Papa  Formofo.  Ciò  avvenne,  come  ho  detto,  folamente  nell' 
Anno  SpS.  e  però  convien  ripetere,  che  Liutprando,  a  cui  per  altro 
(ìam  tanto  obbligati  per  la  Storia  d'Italia  di  quello  Secolo,  non  può 
ncgarfi,  che  non  l'abbia  molto  imbrogliata  ne' fatti  accaduti,  prima 
ch'egli  nafceflc,  perche  li  fcriffe  folamente  per  altrui  relazione.  L' han 
feguitato  alla  cieca  i  fuflcguenti  Storici,  perchè  ne  gli  affari  d'Italia 
non  aveano  di  meglio  da  poter  confultarc .  Si  fcatena  qui  contra  di 
nius  Annal  ^^^'g'"  ''  Cardinal  Baronio  {a)  con  parlarne  all' Ann--  908.  fino  al  quale 
Ecdif.  ad  egli  diffcrifce  l'ingrefTo  del  mcdcfimo  Sergio  nel  Papato,  con  dargli 
Ann.  908.  i  titoli  di  (*)  Nefandus ^  quem  audijli  in  Formo fum  Papam  ita  faviffe . 
Potens  ifte  armis  Marchionis  Ttifcia  Adalberti ,  homo  vitiorum  omnium  fer- 
V14S ,  facinorofijfimus  tmnium ,  qu^e  intentata  reltquit  ?  Invaftt  ifle  Sedem  Chri- 
fiophorì .  Ab  omnibus  non  kgitimus  Pontifex^  fed  conclamatur  tnvafor.  Se 
il  Porporato  Annali fta  avcfle  potuto  vedere  a'fuoi  dì  ciò,  che  di  Ser- 
gio fcrivc  Frodoardo,  oltre  ad  altre  memorie  venute  dopo  di  lui  alla 
luce,  avrebbe  infognato  alla  fua  penna  maggior  moderazione  contra 
di  quello  Pontefice .  Certo  non  fu  egli  efentc  da'vizj,  ma  non  giunte 
mai  a  gli  eccedi,  che  qui  gli  vengono  attribuiti.  Fidoffi  qui  troppo 
il  Cardiaale  di  Sigeberto,  come  anche  prima  avea  fatto  il  Platina.  Ma 
Sigeberto  forte  s'ingannò  con  addofiare  a  Sergio  l' iniquifiìmo  proce- 
dere di  Papa  Stifano  VI.  contra  del  cadavere  e  delle  ordinazioni  di 
Papa  Formofo .  Né  fuffifte,  che  Sergio  colla  potenza  dell' aimi  di  Adal- 
berto Duca  di  Tolcana  ufurpafTe  la  Sedia  Pontificia.  Fu  egli  richia- 
mato a  Roma  precibus  Populi  Romani,  e  a  fin  di  deporre  Crijioforo  , 
cioè  un  ingiutto  occupatore  del  Pontificato.  Certo  è  finalmente,  che 
Sergio  fu  riguardato  da  tutta  la  Chiefa  di  Dio  come  vero  e  legittimo 
Pontefice,  e  non  già  come  ufurpatore  della  Sedia  di  San  Pietro.  Vc- 
■  dremo  a  fuo  luogo  l'Epitaffio  di  quello  Papa,  che  va  d'accordo  coli' 

afTcr- 

(*)  Nefando,  cui  udijle  tiver  tanto  incrudelito  contro  Formi ft  Papa.  Co- 
dejìo  potente  per  r  armi  di  Adalberto  Marchefe  di  Tofcana,  Uomo  fchia- 
VI  di  tutti  i  vizj ,  di  tutti  il  piit  facinorofo ,  che  non  tentò  di  fure  ? 
Coderò  '  invafe  la  Sede  di  Crijlifero .  Da  tutti  è  conclamato  uen  legi- 
timi  Pontefice,  mn  invafort . 


Annali    d'  Italia.  x^i 

aflerzionc  di  Frodoardo.  Per  tcltimonianza  dell' Oftienfe  (a)  il  depoflo   Era  Vdg. 
Cri/loforo  fi  fece  Monaco,  ed  ebbe  tempo  da  far  penitenza  de   i   falli   ■'^~'*°  9°A- 
della  Tua  'imbizi  >ne .    Secondo   i   conti   di   Camillo   Pellegrino,  e  del  ol^ttf/ 
Padre  ivi  ibi  Mone  W,  il  nobililTìmo  Moniltero  di  Monte  Cafino,  circa  ni,,  i./.  jo. 
ventidue  anni  prima  imantellato  da  i  Saraceni,   in  quell'Anno  per  cura  (.b)  Ai*bill. 
di  Leone  Abbate  fi  cominciò  a  rifabricare,  affinché  vi  tornalTero  ad  a-  ^»»'''-  B'- 
bicare  i  Monaci,  i  quali  dopo  la  rovina  di  quel  facro   Luogo  arcano  "'  '  "^\. 
eletto  il  loro  foggiorno  in  Teano.  Potrebbcfi  credere,  che  fui  fine  di 
quell'Anno  ritoraafie  in  Italia  con  grandi  forze  l'Imperador  Lodovico 
111.  quando  foffe  (lato  efactamente  copiato  dal  Campi  il  Decreto  dell' 
elezione  di  Ga/V/ff  Fefcovo  ò\  Piacenza  (f),  fatta  dopo  la  morte  di   Eu-  ,^s  C4,;,»i 
rardo^  con  qu'-(lf  Note:  Anno  ab  Incarnatione  Domini  noftri  Jefu  Chrifti  ifi}r.dit>i»- 
DCCCClf^.  IndiSlione  FllL  imperante  Domni  Hludavico  ferenijjimo   li»-  ttm.a.  x.  j.. 
peratore  Anno  ^into .  Ma  di  ciò  parleremo  all' .Anno  fegucntc,  ficco"-  -^fP""^- 
me  ancora  di  Guido  parlerà  la  Storia  andando  innanzi .   Badi  per  ora 
oirervarc,  che  eirc:nda  qai  nominato  Lodovico  Augxh,    fi    Comprende, 
ch'egli,  e  non  già  il  Re  Bercgario,  tìgnoreggiava  allora  in  Piacenza. 
Ciò  Icrvirà  di  lume  per  ciucilo,   che   verremo   dicendo  all'Anno    fe- 
gucntc . 

Anno  di  Cristo  Dccccv.  Indizione  viii. 
ài  Sergio  III.   Papa  2. 
di  Lodovico  III.  Imperadore  y. 
di  B  E  R  E  N  G  A  R I  o  Re  d' Italia  1 8. 

SUI  fine  dell'Anno  precedente,  ficcome  ho  detto,  dovette   fuccc- 
dere  la  feconda  venuta  in    Italia  di    Lodovico   III.    Augudo  ,   non 
gii  Orbo,  ma  tuttavia  guernito  d'un  piio   d'occhi    fani   e   veggenti. 
E  in  quell'Anno  poi  crebbe  li  fa\  felicità,  ma  che  andò  a  terminare 
in   una  grave   miferia,   con   cHere   avvenuto   tutto   quel,   che   abbiam 
narrato  di  fopra  all'Anno  pOi.  Era  dalla  fur  Adalberto  II.  Duca  di  To- 
fcanaj,  avea  qudti  tratto  n-l  ìwi  partito   varj    altri    Principi   d' Italia  j 
in  guifa  che  cflcndo  venuto  Lodovico  con  grandi  forze,  e    mancando 
al  Re  Berengario  quelle  de' Principi  fuoi    VafTalli,   fu  allretto   a    dar 
luogo  a  quella  prepotente  tempella,    con    perdere    non    folo    Pavia    e 
Milano,  ma  anche  Verona,  e  con  d->verfi   ritirare  in  efilio  fuori  d'I- 
talia. Si  trovava  egli  (J)  yjl,  Kalendas  J unii  Anno  Dominici  Incarni-   (à)  Anti<jfi- 
tionis  DCCC':r.   Domni  vero  Berengarti  ìnvìmfimi  Re<iis  XFllL    Indi-  %'fr'l'^'% 
Elione  Fili,  in  Fai  e  Pruviiuano  jux:a.  Plebem  SanUi  Fiorimi.   Dove  fia 
quella  Valle,  altri  piì»   pratico  di  me  lo  dirà.   S'aggiunfe,  fecondo  il 
Pancgirilla  di   B.rcngario   (0,    che    un' indifcreta   quartana   rendè   eflo  ''«"'  ^«"«y- 
Berengario  in;.bi!e  alia  difell.,  e  ad   accudire  al  bifo^no  si  prelT^ante  de'  "^^^  '^J^^a 
pioprj  afliri.   Da  che  egli  !ì  fu  mi-flo  in  falvo,    Lodovico  ^\  portò   a  Ub.  a,. 
Verona,  dove   predando   fede   alla    voce   o   accidentalmente   corfa,   o 

mah- 


131  Annali    d'  Itali  a. 

Eka  Volg.  maliziofamente  fparfa,  che  Berengario  fofTe  morto,  Ce  ne   ftava   Ccmt 
Akno  poj.  buone  guardie,  e  lenza  lolpetto,  quali  che  foiic  orumiii  terminacu  ogni 
difputa  del  Regno.  Quella   fua  tralcurartzza  animo   B-rengario,   e   la 
fua  fazione  ad  entrare  t'urtivamence  di   notte   in    Verona,   dove   colto 
lo  fconfigliato  Lodovico,  gli  ftce  dipoi  buon  mercuo  con  folamentc 
privarlo  de  gli  occhi.   Che  in  qucft'Anno,  e  non  già  nell'Anno  por. 
accadclTe  la  di  lui  venuta  e  rovina,  ecco  le    ragioni,   che  ce    lo   han 
(a)  jtntìa.     da  perfuadcre ,  di  me  dedotte  prima  d'ora  nelle  Antichità  Italiche  W. 
ital.  Dijier-  Siccome  poco  fa  avvertii,  abbiamo  prclFo  il  Campi  la  C.>rta  dell'elc- 
'«*•  14-         zionc  di  Gnido  Velcovo  di  Piacenza,  fatta  da   quel    Clero   e    Popolo, 
(bt  Campì    ^  '^'^'■'"a  C^)  Anno  ab  Incarnai  bue  Domini  no/lri  Jefu  Chrifli  DCCCCIflI. 
iftn-.dipU-  Milione  ostava  ^imperante  Domno  Hluduvico  jerenijjìmo  Imperatore  yimt$ 
tinta   T.  I.  V.  Probabilmente  il  Campi  non  ha  con  all,ii  attenzione  copiata  quella 
Aìftniic.      Carta ,  e  in  vece  dell'  Anno  prelente  DCCCCF.  ha  letto    DCCCCIF. 
offendo  certo,  che  V  jdnno  ^into  d»  Lodovico  Augufio  appaitienc   a 
quell'Anno.  Fors' anche  ha  uafcurato  il  Mefe,  che  non  li  fuolc  om- 
mettcre,  e  che  avrebbe  dato  a  noi  maggior  Uime  per  conoiccrc  me- 
glio il  tempo  di  quella  elezione.   Ma   ne   abbiam   tanto,   che   non    fi 
può  fallare  in  riferendola  al  fine  dell'Anno  precedente,  in  cui  correva 
V  Indizione  Ottava^  o  pure  all'Anno  prcfentc .   Cominciamo  dunque  a 
conoiccrc,  che  in  Piacenza  v'era  riconol'ciuto  per    Padrone   non   già 
Berengario .,  come  \'(.A(zmmo  all'Anno  yoj.  ma  bensì  Lodovici  IH.  Im- 
M  jinùqu    pcradore.  Ho  io  poi  prodotto  (<•)  due  Atti  di  y///«^r?«  Arcivefcovo  di  Mi- 
iflic.  Dtf-    lano.  L'uno  informe,  e  fenza  fottofcrizioni,   fatto  Anno   Incarnationis 
[ttt.  14.         Domini  Nongenteftmo  Nonagefimo  Sexto ,  PuntificMius  vero  fuprataxati  Do- 
mni  Andrete    Arcbiepijapi  Sexto ,   Menfe   Julio ,    Indiflione  Odiava .    Ma 
fenza  fallo  fi  dee  Icrivcre  Nongenteftmo  ^into,   perchè  in  quello   cor- 
reva i'' Anno  Sejlo  d'cfiu  Andrea,  eletto    Arcivcfcovo   nell'Anno   poo. 
.e  nel  Luglio  di  quello   racdcllmo    Anno   coircva   V  Indizione   Ottava. 
Più  corretto  è  l'altro,  conlilUnte  in  un  Placito  tenuto  dai  mcdelimo 
Arcivcfcovo  in  Belano  fui  Lago  di  Como,  e  da  Ragifredc  Giudice  del 
facto  Palazzo,  anicndue  AIi£i  Domni  Imptratoris ^  e  Icritto  Anno    Im- 
.pcrii  Dcmni  Htudovici  hnperaloris  ^into^  Mcnjejuho^  Indi£fioiie  Odia- 
va.  E  che  nel  di  4.  di  Giugno  del  pictente  Anno  cflb  Lodovico  Im- 
peradore  fi  trovafle  in  Pavia,  lo  raccolgo  da  un  lUo  Privilegio,  fotto- 
fcntto  da  Arnolfo  Notaio  ad  vicem  Liutuardi  Epifcopi  (di  Como)  y 
jlrchicanceilarii^  Datum  Pridie  Nonas  Juntas^  Anno  Incarnationis  Domi- 
nici DCCCC^.  Indici.  FUI.  Anno  P .  imperante  Domno  Hludovico  gìo- 
riojO  Imperatore  in  Italia .  ASlum  Papia . 

l'ero  giufto  fondamento  a  noi  fi  porge,  per  credere  finalmente, 
che  in  quell'anno  ritornato  per  la  feconda  volta  l'Augullo  Lodovico 
in  Italia,  niun  calo  facendo  del  giuramento  vcrifimiimcntc  predato  a 
Berengario  nell'anno  poi.  allorché  fu  collretto  a  ritornarfene  in  Pro- 
venza, riconquillafle  Pavia,  Milano,  e  Piacenza,  o  per  dir  meglio  tut- 
ta la  Lombardia,  e  cacciafie  anche  fuor  di  Verona  il  Re  Berengario 
allora  infermo.  Secondo  i  Documenti  originali  da  me  veduti,  e  dati 

alla 


Annali    d'  Italia.  233 

alla  luce,  fi  truova  Berengario  nell'ultimo  di  di  Luglio,  e  nel  primo  Eha  Volg." 
d'Agotlo  del  preferite  anno  in  Tulies ^  Corte  polta  lui  Lago  di  Garda,  Anno  90J. 
dove  a  petizione  di  Renila  Regina  e  Moglie,  e  di    Ardengo  Vel'covo 
di   Brefcia  ed  Arcicancclhere,  concedette  alcuni    Beni  a  certi  luoi  fa- 
miliari.  Il  primo  e  fcritto   lì.    kal.    Augufti^   anno   DominiCiS    Incarna- 
tionìs  DCCCCV.  Regni  Domni  Berengarii  piiffimi   Regis  X^ll.  (^  ii  dee 
fcrivere  XV HI.)  Indictione  Fili.    Atìum    '■Tulle s .    11   fecondo    tu   dato 
Kakndis  Augujìi  con  altre  ùmili    Note,  e    coli' anno   XFIII.  del  Re- 
gno di  Berengario.   Trovotlì  egli  in  oltre  nel  di   V.  d' Agolto  in  Pe- 
fchiera  lullo  Ueflb  Lago,  dove  fece  un  dono  al   Moniitcro  di  San  Ze- 
none di    Verona    {^)    III.    Nonas    Augufli   anno   Dumimcx   Incarnationii  (^^  -^""T^: 
DCCCCV.  Domni  vero  Berengarii  piijjimi  Regis  XVilll.  (va  lenito  con   Ccn'^^i. 
una  uniti  di  meno  XV III.)  IndiHiom  Vili.  Reg.none  fcrive  {b)  che   (b)  Kht(inB 
in  Menfe  Augiifioh<ec  mulatto  Regni  fatta  eft .   Ma  Galvano  Fiamma  (0  '"Chremco. 
noto,  che  licicnga.no  XlL.kalendas  Augujli  cnirò  di  nouc  in  Verona,   ■^' [/"'""If 
e  colie  nella   rete   l'incauto  lue  avvertano.   E  cosi  appunto  avvenne ,  'pior."-!  xi. 
ciò  rifultando  dal  fuddetco  Diploma  dato  iJa  Berengario  in  Ftlchierrt,  Rer.    Italie. 
dove  egli  dice:  Omnium  novertf foleriia.,  Jobannem  quemcJam^  cui  alio  ne- 
mirie  Braccacurta  vocitabaiur.,  noflra  ohm  jideluati  ojjsnjum^  in  qua  etiam 
perdurans  c^mprehenfus  eji ,  (3'  mnlclMus ,  cujus  res  ui.titijcjue  juajlàntia  le- 
gali judicio  noiira  fuit  aitioni  fubjecìa  6<.c.   i^er   buona    ventura  il    i-'ane- 
girilta  di  Berengario  («)  ci  ha  conlcrvata  quella  medclima  n(>triia,  chia-  (d'   ^nony 
ramtntc  comprovante,   che  nei  tempo  appunto  del   ncuperamcnto    di  """'  '"  ^*' 
Vcrona,  e  dell  acciecamento  di  Lodovico  .-^ugulto,    quello    Giovanni  rtnUr.  i.  4. 
Braca-corta  inftdcle  fu  prcfo  in  una  Torre,  e  tagliato  a  pezzi.  Ecco 
le  lue  parole  : 

Tu  ponens  etiam  Cartum- Femorale  jGkiì/Vtes, 
Aita  tenens  Turris .,  ft  jorte  rejumeie  vitam 
Sis  polis  :  bine  traheris  tawen  ad  difcrimina,  mortis  , 
Et  mifer  in  Patria  nudus  truncaris  Arena . 

Sicché  oramai  tocchiam  con  mano  in  vigore  delle  addotte  pruo-  {€)  Annali- 

ve,  che  nppaitiene  al  prtlcnte  anno  la  feconda  comparfa  in  Italia  d' ci-  -Z^"  '^''^'' 

lo  Lodovico,  e  la  felicità  delie  lue  Armi,   la  quale    poi   andò  a   ter-  ^^"^  ^^"^j~ 

minare  in  una  fonoia  dilavventura,  per  cui  gli  convenne  tornar  fenza  Ktr.    ital'ic. 

occhi  in  Provenza.   Anche  l'Annaiilla  Saflonc  (f),  Mariano  Scoto  (/),  {f)  Aianan. 

ed  Ottone  lùiiìngente  (i)  rifenlcono  aii'annopof.  la  (cena  luddetta}  *""'"  "» 

e  pero  non  fi  dee  quella  rimuovere  dall'anno  prclcnte .  La   Gronolo-  (gj'^o"/!* 

già  di  Sigcberto  é  affatto  dilettola  in  quelli  tempi,  mafiìmamente  per  frìjus^cnps 

le  cofe  d'Italia.  Giugne  {h)  egli  a  differir  la  dilgrazia  luddetta  di  Lo-  inChromco. 

dorico  fino  all'anno  91  f.   E'  Itato  di   parere  il  fad;c  Bernardo  Maria  O^V'^'^'^"'- 

de  Rubeis  (0,  che  Grimaldo,  o  fia  Grmoaldo  Marchcric,   nominato  in  ""/"      '"' 

alcuni   Diplomi  di  Berengario  da  me  dati  alla  luce,  govenufic  in  quc-  (i.)  JD«  r«. 

fli  tempi  h  Marca  del  Friuli ,  appellata  anche  Veronenje.,  perche  Beren-  *'"    Atmu- 

gario  prima  d'clTcre  Re,  nella  nobil    Città   di   Verona  avea  fifl'ata   la  "'J"';  ■'^"J- 

lua  refidenza .  Tom.  F.  G  g  Anno  «J."  j'i. 


134  Annali    d'  Itali  a. 

Anno  di  Cristo  dccccvi.  Indizione  ix. 
di  S  H  R  G  IO  Papa  3. 
di  Lodovico  III.  Imperadore  6. 
di  Berengario  Re  d'Italia  15;. 

Eh  A  Volg.  T)Uò  efferc,  che  in  quefl'anno  fi  godcflc  dopo  tanti  affanni  di  conte- 
Anko  906.   1^     if.  e  guerre  una  buona  pace  e  quiete  in  Italia,  fé  non  che  Andrea 
(z)  Dandul    D"i<^o'o  fcrive  (<»),  che  in  quefti  tempi  la  crudeliflìma  e  Pjgana  Na- 
in  chrotticò  zioH  dc  gli  Ungberi  l'corfe  furiolarnente   l'Italia,   incendiando  i    Luo- 
lom.  xii.     ghi,  tagliando  a  pezzi,  e  menando  in  ilchiaviiìi  le  perfone.  Che  il  Re 
Her.   ■i'<i^'f^  Éerengdtio  mandò  contra  d'eflì  venti  mila  armati,  pochi  de' quali  tor- 
narono indietro.  Si  (lefe  la  rabbia  di  colloio  a  Trivigi,  Padova,  e  Bre- 
fcia,  con  giugncre  fino  a  Milano  e  Pavia,  e   paffare   all'cftrcmità  del 
Piemonte.  Aggiugne,  che  quelli  Barbari  venuti  in  barche  ne' contor- 
ni di   Venezia  vi  abbruciarono  Città  Nuova,  e  Equilo,  Fine,  Chiog- 
gia,  Capodarzere,  e  diedero  il  Tacco  a   tutro  quel   Littorale.   Tenta- 
rono anche  nel  dì  18.  di  Giugno   di   arrivar  fino  a    Malamocco,  e  a 
Rialto,  cine   alla  llcffa  Citta  di   Venezia.    Ma  Pietro   Doge  facendofi 
loro  incontro  coli' Armata  navale  li  mife  in  fuga.  Durò  una  tal  perfe- 
cuzione  tutto  quell'anno.   11  Re  Berengario  altra  maniera  non  avendo 
per  isbrigarfi  da  quelli  cani,  a  forza  di  regali  gl'induUe  a  tornarfenc 
alle  lor  terre.  Così   il  Dandolo,   ma   lenza  poter  io   accertare,   s'egli 
erraffe  con  riferire  a  quell'anno  l'irruzion  fatta  in  Italia  nell'anno  899. 
o  pure  nel  900.  di  cui  s'è  parlato  di   fopra.   Abbi.imo   parimente  dal 
frammento  della  Vita  di  San  Geminiano  Vcfcovo  di  Modena,  da  me 
(b)  Kerum.     pubblicata  (''0,  e  fcritta  da  un  Autore  non  folo  vivente  in  quello  Se- 
Ualic.P.ll.  colo,  ma  vicino  a  quelli  tempi,  che  querta  inumana  gente  ex  horrendt 
""'     '        Scytharum  genere  originem  ducens^  cioè  venuta  dalla  Tartaria,  arrivò  an- 
che a  Modena,  da  dove  era  fuggito  il  Vefcovo  con  tutto  il  Popolo. 
Entrarono  nell'abbandonata  Città,  fi  portarono  al  Duomo,  fcnza  pe- 
rò toccare  il  Sepolcro  d'eflb  Santo,  né  inferirono  danno  alcuno   alla 
Città:  il  che  fu  attributo  ali' interccf]ìone  del  mcdefimo  Santo  Protet- 
tore .  Se  quello  avveniffe  nella  fuddctta  prima  entrata  de  gli  Unghcri 
in  Italia,,  o  pure  nell'anno  prefente,  non  fi  può  decidere.   Solamente 
(e)  lìut-       fappiamo  per  relazione  di  Lmtprando  (f),  che  dopo  avere  il  Re  Be- 
praud.  H'ifl:  rengario  riacquillato  il  Regno  d'Italia  nell'anno  precedente,  e  riman- 
ìib.ì..f..ii.  j^j^  Y  Imperador  Lodovico  in  Provctiza  con  una  tal  memoria,  che  più 
non  gli  venne  voglia  di  tornare  in  Italia:  (i)    Hungarorum  interea  ra- 

bies  y 

(i)  Infanto  degli  Ungberi  la  rakbia^  perchè  pe^  Safoni t  Franchi ^  Svevi^ 
Bai'arcfì  non  fi  potea,  niuno  refijìeiulo  fi  dilata  per  tutta  Italia  .  Ma  per- 
chè Berengario  JìabUmente  aver  non  poteva  fedeli  i  fuoi  faldati  ^  non  pofo 
j5  era  fatti  amici  gli  Ungheri . 


Annali    d'  Italia.  x^^ 

i/tes^  quia  per  Saxones^  Francos^  Suevos,  Baioaiios  nequihant ^  totam  per  Era  Vo!g. 
Italiani  nullis  rejìftentibus  dilatstur .  Ferum  quia  Berengarius  fìrmiter  fuoi  '^nno  906. 
militai  habere  fidelei  non  poterai ,  amicos  fibi  Hungaros  non  mediocriter  ef- 
fecerat .  Quclh  erano  i  flagelli  delia  milcra  Iialia  dalli  parcc  del  Le- 
vante. Anche  i  Romani,  Capuani,  e  Beneventani  portavano  il  pelo 
d'altre  fimili  fciagurc  per  cagion  de*  Mori,  o  Ila  de'Suaccni,  i  quali 
fabbricatofi  un  buon  nido  e  ben  fortificato  al  Fiume  Gangliano,  fcor- 
revano  per  tutto  il  contorno, 

S'aggiunfe  un'altra  pefte  dalla  parte  del   Ponente,   narrata  dal 
fuddetto  Liutprando,  dalla  Cronica  della  Novalefa  W,  e  da  altre  an-  {■ì^  Chronic'. 
tiche  Storie.  Racconta  cflb  Liutprando  (^) ,  che  alcuni  anni  prima  di  ^.'''^^"- 
queflo  venti  foli  Saraceni  di  quei  di  Spagna  in  una  picciola  bajca  por-  y    W  n 
rati  dalla  tempelta,  approdarono  ad  una  Villa  polta  (i)  m  Italicorum^  Rer.   UaIu'. 
Ptoiinciahumquf  co'>:f:nio^  chhm^iz  FraJJìneto .  Qiiello  luogo  il  mettono  (^    ^'«'- 
alcur.i  nella  Provenza,  il  Padre  Berctti  {e)  Io  crede  firuato  fra  Nizza  P'^^"'^"' 
e  Monaco  nell'Italia.  Certo  è,  che  non  era  lungi  dal  Marcj  e  a  por-  (£-.'   ser'ettì 
tata  da  poter  nuocere  si  all'Italia,  che  alla  Provenza.  Coltoro  entra-  T»]fertat. 
tivi  di  notte  fcannarono  qup.nti  Criftiani  ivi  fi    ritrovarono,  ed  impa-  chongra- 
dronitifi  della  Villa,  con  folte  bofcaolic  e  fpincti  fi  fecero  un  fi  cu  re  v"^'  f'  f' 
argine  e  rirugio  in  un  Monte  contiguo .  Di  la  cominciarono  ad  inrc- 
ftarc  e  faccheggiare  i  Luoghi  circonvicini;  e  chiatnati  dalla  Spagna  al- 
tri non  pochi  della  lor  Setta,  a  poco  a  poco  fi  renderono  formidabi- 
li a  tutti  gli  abitanti  di  quelle  contrade,  e  divenne  come   inefpugna- 
bile  quel  loro  nido.  Contribuirono  anche  gli  liolti  pacfnni  ad  accre- 
fcerc  la  loro  bclliale  infolenza,  perchè  regnando  la  difienfione  fra  i  Po- 
poli della  Provenza,  l'una  parte  li  chiamava   in  fuo  aiuto   per  depri- 
mere l' altra i  e  tutti  in  fine  rimafero  dillrutti  da  quelli  ofpiti,  nemi- 
ci del  nome  Criltiano.  Ora  comparivano  cofloro  in  Provenza,  ora  vo- 
lavano nel  Regno  della  Borgogni,  ed  ora  fi  (Spandevano  per  le  conti- 
gue parti  dell'Italia.  Arrivarono   dipoi,   ficcome  a   fuo   luogo   vedre- 
mo, fino  ad  Aiqui  nel   Monferrato j  ed  in  quell'anno  paflarouo  fino  al- 
la Novalefa  fopra  Torino,  col  faccheggiare  ed  abbruciare  quel  riguar- 
dcvolidìmo  Moniftero.  Prefentita  la  lor  venuta,  Danniz-erto  Abbate  co" 
fuoi   Monaci,  e  col  teforo  ebbe  tempo  da  fuggirfene,    e   da  mectcrfi   {^chremc. 
in  falvo  nella  Città  di  Torino.   Per  te'.limoniar.za  della  fuddetca  Cro-  (\i^Vp,j 
nica  della  Novalefa  {d)  (2)  hoc  tempore  in  'Taurinenfi  Civitate  Translatio  Tom.  11. 
ftiSla  eji  fanti  Secundi  MartyriSj  qui  fuit  Dux  Thebeorum  Legionis ^  faSla  a  ^f-    ■f'"'''- 

Gg  z  Do-      f^S-  731- 

(i)  ne^  confini  d'' Italia,  e  Provenza. 

(l)  in  queflo  tempo  nella  Città  di  Torino  ft  fece  la  Traslazione  di  Santo  Se- 
condo Martire,  che  fu  Capitano  della  Legione  Tebca,  fatta  da  Donno 
Vilielmo  Fefcovo  r  anno  della  Incarnazione  del  Signore  poó.  ^ejli  com- 
pofe  la  Pajfone  del  Sante  Salvatore  con  tre  Refponfurj .  E  dall'  Apojlo- 
lico  della  Romana  Sede,  e  di  tutti  i  Ve f covi  mi  Sante  Sinodo  radunasi y 
per  tre  Anni  a  motivo  di  penitenza  fu  fofpefo  dal  Fcfcovato . 


* 


X3<5  Annali    d'  Italia. 

E  «  A  Volg.  Domno  ff^tlielmo  Epifcopo  anno  iHcarmtioitis  Dominici!   DCCCCFl.  Hic 

Anno  907.  compofuit  Paffioncm  Sancii  Sahatoris   cum  trihus  Re f'pOfi forili .  Et  ab  Apo- 

ftolìco    Roman.^    Sedis,   £5?   cun&urum    Epifcoporum  ^  (]ui  in  fanEla   Synoda 

cjonvenerant ,  trihus  annis  oh  poenitentne  caufcim  ah  Epifcopatu  fufpenfits  eft . 

Anno  di  Cristo  dccccvii.  Indizione  x. 

di  Sergio  III.    Papa  4. 

di  Lodovico  III.   Impcradore  7. 

di  Berengario  Re  d' Italia  20. 


S Evinto  io  a  notar  gli  anni  di  Lodovico  III.  Jmperadore^  quafichc 
qufft'orbo  Principe  continuafTe  a  tener  qualche  dominio  in  quelle 
parti.  Ma  dnppoichè  la  mala  fortuna  il  colle  m  Verona,  la  verità  e, 
che  di  lui  non  li  fece  piò  conto  alcuno  in  ital'a,  e  celsò  di  compa- 
rire il  Tuo  nome  ne  gli  Atti  pubblici.  Ritenne  egii  nondimeno  il  ti- 
tolo d' Impcradore  nella  Tua  Provenza,  finche  ville,  ma  lenza  giurif- 
dizione  alcuna  in  Roma,  e  molto  meno  nel  Regno  d'Italia.  Proba- 
bil  cofa  é,  che  in  quell'anno  a  Papa  Sergio  \\\.  nurcill'e  di  ridurre  a 
perfezione  la  fabbrica  della  già  caduta  Fatriarcal  Balìlica  Latcrancnfc. 
E'  da  ftupire,  come  il  Cardinal  Baronio  niuna  menzione  abbia  fatto 
di  quella  imprefa,  gloriofa  alla  memoria  d' elfo  Pontefice.  Forfè  il  mal 
animo,  ch'egli  portava  contra  di  Sergio,  non  glielo  lafcio  avertirc, 
dt  Rei'nJ'"  ancorché  il  .Sigonio  diligentemente  l'avcfle  notato  prima  (.a).  Onde 
Ualic.  l.  6.  poi  avelie  egli  tratta  quella  notizia,  non  appariva.  IVIa  avendo  il  Pa- 
(b)  Mahill.  dre  Mabillone  {l>)  dato  alla  luce  un  Opufcolo  di  Giovanni  Diacono 
'"  -^ppind.  iuniorc,  ora  abbiamo  il  fonte  di  una  tal  verità.  Già  vedemmo  nel 
*]l^^  "  '  Concilio  di  Ravenna,  tenuto  nell'anno  8p8.  rammemorata  la  caduta  di 
quell'infigne  Bafilica,  per  la  fabbrica  della  quale  fi  affaticava  Papa 
Giovanni  IX.  Scrive  elTo  Giovanni  Diacono,  che  la  mcdcfima  andò  in 
rovina  a' tempi  di  Stefano  Seflo  Papa,  (*)  Ì3  fuit  in  ruinis  dijfipata  13 
comminuta  ufque  ad  tempus  ^  quo  revocatus  eft  Domnus  Sergius  Presbyter 
y  ele6lus  de  exfilio .,"^3  confecratus  efì  Romanorum  Tertius  Praful .  Paro- 
le, dalle  quali  Tempre  piìj  vcgniamo  ad  intendere,  che  Sergio  non  fu 
un  ufurpatore  del  Soglio  Pontificio,  come  fuppone  clTo  Cardinal  Ba- 
ronio,  i  cui  Annali,  non  fi  può  negare,  fi  truovano  circa  quelli  tem- 
pi confufi  e  difettofi  non  men  per  la  Cronologia  de' Papi  e  de  gl'lm- 
pcradori,  che  per  gli  fatti  d'allora.    Seguita  a  dir  quello   Scrittore; 

Pojì 


(*)  e  fu  tra  le  rovine  difflpata  e  infranta  fino  al  tempo ,  ì»  cui  fu  richia- 
mato dair eftlii)  Donno  Sergio  Prete ^  ed  eletto  e  confecrato  Terzo  (di 
quello  nome)  Pajìor  de  Romani. 


Annali    d'  Italia.  237 

(0  Pofì  ofdinationem  igitur  fuam  Dom:ius  Sergius  HI.  Papa  trijlabatur  Era  Volg. 
nimìum  fuper  defolationem  nobili -Jimi  hujns  Templi.  Non  enim  erat  fpes  -ne-  Anno  937. 
que  folatium  de  re/fauratione  iiìlus .  ^umque  omnibus  ejfet  desperatio  de 
ejus  defolatione ^  i^  bumanum  deejjit  auxilium:  ad  divinte  pietatis  converfus 
Juvamen,  in  qua  femper  habuit  fiduciam^  incipieiis  ab  antiquis  labo^are  fun- 
damentii ,  fine  tenus  opus  hoc  confummavit ,  f ^  decer avit  ornamentis  aurcis 
i^  argenteis .  Va  poi  quello  Storico  annoverando  ad  uno  ad  uno  que- 
gli ornamenti,  conchiudendo  con  qucfte  parole  il  fuo  ragionamento: 
(1)  J-Lec  omnia  de'votus  tihi  pyjeparavit  .,i3  non  cejfabit  ^  dum  fpiritns  ejus 
rexerit  artus.,  pr<eparare  t?  offerre  libi  Dontnus  Sergius  Papa  Tertius:  il 
che  ci  fa  conolcere,  che  il  iuddetto  Autore  vivca  e  fcriveva  in  quefti 
tempi.  Se  folle  ftata  compolta,  e  fofTe  arrivata  fino  a  dì  noftri  la  Vi- 
ta di  Papa  Sprgio,  tengo  io  per  fermo,  che  il  troveremmo  ben  diver- 
fo  da  quello,  che  troppo  facilmente  iuppofc  e  pretefe  il  Padre  de  gli 
Annali  Ecclefiaflici . 

In  quelli  tempi  fecondo  le  Storie  Germaniche  (<»),  portarono  gli  (3)  Cmti- 
Unghcri  la   defolazione   alla   Baviera.    Vennero   con   loro   alle    mani    i  ««-'''"■  s.he- 
Crilliani  di  quella  contrada,  ma   ne   rcltarono   fconfitti,  e   di   loro   fu  S''""" >    ^ 
fatta  una  terribile  firage.   Dilcttavafi  non  poco  circa  quelli  tempi  ^4te- 
mifo  Principe  Beneventano  di  foggiornare   in   Capoa,   antica  Patria,   e 
dominio  luo  (^) .  Lafciava  egli  per  Governatore    di    Benevento  Pietro  ^^^  ^»ony- 
Fefcove  di  quella  Città,  come  perfona,  di  cui  fi  ridava  afT^iiflìmo.  Una  "'"  ^      ' 
razjon  di  Beneventani  poco  contenta  del  governo  di   Atenolfo,  fi  fervi  p^r.iHpt>m. 
di  quefta  occafione  pp.r  tentar   l'animo  del    Vefcovo,   offerendogli    il  p.  1.  r.  /;. 
dominio  della  Città  e  del  Principato.   Non  accettò  egli  l'offerta,  ma  ^"'-    ^"^"' 
né  pur  la  fprezzò,  e  tutto  tenne  nafcolto  ad   Atenolfo.   Ma  qucfti  ne  ^''^'  ^^  " 
fu  avvertito  dalla  fazion  d'altri,  che  gli  era  fedele}  e  perchè  non  cef- 
fava  quella  mena,  all'improvvifo  Atenolfo  cavalcò  a    Benevento,  im- 
prigionò alcuni  de' congiurati,  e  cacciò  in  efilio  il  Vefcovo,  che  fi  ri- 
tirò a  Salerno,  dove  Guaimario    li.   Principe   nemico   d'  Atenolfo   con 
onore  l'accolfe,  e  da  li  innanzi,  finche    vilfe,   gencrofamentc  il  man- 
tenne a  tutte  lue  fpefc .  Rapporta   l' Ughclli    (0  una  Bolla   di  Sergio  (e)  Ughtll. 
Papa,  in  favore  del  Capitolo   de' Canonici  d'Alti,    fondato   in    quefti  ■''•''■  ^'"^''• 
tempi  da  Audace  Fejcovo^  data  in  Menfe  Majo,  Indizioni  Decima,  anno  ,^'"^.;/-(^» 

Jbeo       utjltxf. 

(i)  Dopo  la  fua  confecrazìone  adunque  Donno  Sergio  III.  Papa  troppo  ai - 
triflavafi  [opra  la  ckfuLazione  di  quefto  nobilijjìmo  Tempio  Imperocché 
non  v'' era  jperanz-u.,  ne  Jóllievo  intorno  alla  fua  rifiaurazione  .  E  tutti  ef- 
Jendo  in  dijperazione  intorno  alla  fua  defolazione  .^  e  mancando  r  umano 
ajuto  :  rrcolto  al  fioccar fo  della  divina  pietà ,  nella  quale  ebbe  fempre  fi- 
ducia., corhinciando  a  lavorare  dagli  antichi  fondarne nti .,  infimo  al  fine  com- 
pì quefi'  opera ,  e  /'  abbellì  di  ornamenti  d"  oro  e  d' argento  . 

(z)  Tutto  quefto  diioto  a  te  preparò ,  e  no»  refierà ,  finche  viva ,  di  prepa- 
rare ed  offerire  a  te.,  Donno  Sergio  Papa  Terzo. 


138  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Deo  propitio  Pontificaius  Demnì  Sergìì  fummì  Poutificis  IF.  che  appun- 
Anno  907.  to  cade  ncli'anno  prefcncc:  il  che  fa  conofccre,  quanto  sbagliafie  il 
Cardinal  Baronio  ne  gli  anni  di  Sergio  III.  Ma  certo  dovca  dormire 
rUghclli,  quando  dopo  aver  confeflato,  che  Audace  Vefcovo  d'Adi 
fu  porto  in  quella  Cattedra  nell'anno  904.  vuole  con  qticfta  Bolla  cor- 
reggere Anail'afio  Bibliotecario  e  il  Baronie,  i  quali  mettono  la  morte 
di  Sergio  II.  Fapa  nell'Aprile  dell'anno  847.  quum  ex  hoc  Diplomate 
eonflet  Sergitm  li.  Menfe  Majo  Decim.^  Indizioni s  adirne  in  vii'is fuijfe ^ 
quafiche  Sergio  III.  io(i^c  Sergio  IH.  Abbiam  di  grandi  obbligazioni  all' 
Ughelli,  ina  farebbe  da  dcfidcrare,  che  la  fua  Italia  Sacra  folfe  inte- 
ramente rifatta  da  capo  a  piedi,  come  in  Francia  fi  fa  della  Gallia  Sa- 
cra de' Sammartani ,  cflendo  ben  da  lodare  la  rillampa  e  correzione  fac- 
tane  dal  Signor  Coleci,  ma  non  ballando  qucQa  al  bifogno. 

Anno  di  Cristo  dccccviu.  Indizione  xi, 
di  Sf. RG  I  o  III.  Papa  j. 
di  Lodovico  III.   Imperadore  8. 
di  Berengario  Re  d'Italia  21. 


C 


Ofa  vergngnofa  era,  che  i  Saraceni  fi  fofTcro  annidati  preflb  al 
r  Garigliano  in  fito  tutto  circondato  da  gli  Srari  di  Principi  Cri- 
Itiuni,  e  pur  continuafiero  a  quivi  abitar  con  tanta  pace,  e  fcnza  che 
alcun  li  turbafie,  anzi  con  turbar' eglino,  e  defolare  tutto  il  vicinato, 
(a")  Uo  Abbiamo  nulladimeno  da  Leone  Oltienfc  {a)  che  Atenolfo  Principe  di 
oftitnfit  Benevento  e  di  Capoa,  uomo  di  gran  fenno,  prcflo  a  poco  circa  que- 
Lib.Lcso.  ili  tempi,  volle  tentare,  fé  fi  folte  potuto  Inidar  di  colà  quella  razza 
d'iniqui  masnadieri.  Fatta  pertanto  lega  con  Gregorio  Duca  à\  Napoli, 
e  con  gli  Amalfitani,  Popoli  allora  indipcndenu  da  Napoli,  e  che  fi 
eleggevano  anch' efìì  il  loro  Duca,  e  contribuendo  turti  la  lor  quota 
di  gente,  uni  un  buon'elcrcito  e  marcio  centra  d'elfi  Mori.  Forma- 
to un  Ponte  di  navi  vicino  al  Traghetto  fopra  il  Fiume  Garigliano, 
e  venuto  di  qua,  cominciò  la  guerra.  Ma  una  notte,  mentre  i  fuoi 
facevano  poco  buona  guardia,  ulcirono  da  i  lor  trincieramcnti  i  Sara- 
ceni, e  aflìditi  da  i  pei  fidi  Cittadini  di  Gaeta,  diedero  addofibal  cor- 
po avanzato  de' Collegati  con  ucciderne  moki,  e  infcguir  gli  altri  fi- 
no al  Ponte.  Quivi  fecero  tcRa  i  Criltiani  con  tal  vigore,  che  obbli- 
garono il  nemico  a  retrocedere  in  frcrta  verfo  i  fuoi  alloggiamenti .  Di 
più  non  ne  dice  Leene  Oiticnfe  :  fcgno  che  dovette  sfumare  in  nulla 
quello  sforzo  di  Atenolfo.  Ma  ancor  di  qui  fi  conofce,  che  i  tanti 
guai  recati  da  gli  AfTncani  per  tanti  anni  a  quelle  contrade  d'Italia, 
in  buona  parte  fon  da  attribuire  alla  poca  armonia,  anzi  dilcordia  di 
que' Popoli  e  Principi  Cnltiani,  e  quel  eh' è  peggio  alla  malvagità 
d' alcuni  i  perchè  niiU  non  mancò  fr?  cflì,  chi  protcggtiTe,  ed  anche 

aiu- 


Annali    d'  Italia.  139 

aiurafle  quegli  affaflìni,   per  profittar  del  guadagno,   eh'  eflì   faceano  Era  Volr. 
colla  rovina  de  gP  infelici  ed  innocenti  Popoli.   Non  fi  fa,  fé  in  quell'  ^^""^  9°^- 
anno  gli  Unghcri  facefiero  fcorreria  alcuna  in  Italia.    Egli  è  ben  cer- 
to, fecondo  il  Continuatore  di  Reginone,  con  cui  va   d'accordo  Er- 
manno Contratto  (^) ,  che  coftoro  devallarono  la  SafTonia  e  la  Turin-  (a.)  Htrman- 
gia,  perchè  non  paffava  anno,  che  quefta  maledetta  (chiatta  non  por-  ""^  Cantra- 
taflc  la  deibhzione  a  qualche  Provincia  Cridiana.    In    qucft'anno   an-  clrouìco 
Cora,  o  pure  nel  feguentc,  per  quanto  fi  ricava  dalla  Cronica  Arabica  edttion. 
Cantabrigenfe  (^)  fu  mandato  in  Sicilia  dal  Re  de' Mori  d'Affrica  un  Camjii . 
nuovo  Emir,  o  fia  Generale  d'Armata,   il  quale   raunato   un'  efercico  '^)  ^^J'^"" 
di  Siciliani  e  di  Mori,  s'impadronì  della  Città  di  Taormina  nel  di  pri-  p  n  ^a.  i. 
mo  d' Agolto,  giorno  di  Domenica.   Ma  il  di  primo  d'Agofto    né  in  Rer.    Italie. 
quell'anno,  né  nel  feguente,  cadde  in  Domenica.  Nella  Cronica  del  (ci  chroni- 
Monillero  del  Volturno   fi   legge   (f)  :    Civitas    Rhegium  a  filìo  Regis  ''" ^"jf^j' 
jlfar  capta  efl .  Urbs  Taurimenis  capta  e  fi  a  Saraccnis.  Rex  vero  Africa  1"^.  i.Ktr. 
fuper  Cofentiam  refidens ^  no6lu  quadarn  Dei  judicio  mortuus  eft .  {*)  Non  Italie. 
lon  cosi  coite  tali  notizie,  che  non  pollano  darci  qualche  lume  per  la  Hi-  4^i- 
Storia  della  Sicilia,  e  della  Calabria . 

Anno  di  Cristo  dccccik.  Indizione  xii. 
di  Sergio  III.  Papa  6. 
di  Lodovico  III.    Imperadore  9. 
di  Berengario  Re  d' kalia  2  2. 


V  Eggcndo  j^tenolfo  Principe  à\   Benevento,   che  non  badavano   le 
forze  fue  a  Itcrminarc  i  Saraceni ,  divenuti  da  gran  tempo  infof- 
fribili  per  la  loro  permanenza  al   Garigliano,  giacché  coftoro  riccvea- 
no  rinforzi  dalia  parte  del   Mediterraneo:  alche  egli  non  avea  riparo  ; 
né  potea  far  capitale  de  gli  aiuti  de'  Napoletani,  1   quali   navigavano 
con  pili  bandiere,  e  molto   men   de'Gaecani,   che   davano   braccio   a 
quella   canaglia:    fi   avviso   di    ricorrere  a  Leottg  il  Saggio   Imperadore 
d'Oriente,  per  implorare  foccorfo  da -lui .   A  tal  fine  intorno  a  quelli 
tempi  fpedi  a  Collanrinopoli  {d)  \\  fuo  Primogenito  e  Collega  nel  Prin-  (à)  Uo 
cipato  Landolfo.,  con  rauprelentarali  tutti  i  malanni  foiFcrti  da' Crillia-  ^fl'-'"!'^ 
m  in  tanti  anni  addietro  per  cagnin  de  Saraceni,  e  con  lupplicarlo  d  in-  ^^^  i.c.ki. 
viarc  una  potente   Armata  per  ellinguere  una  volta  quello  incefiante 
incendio.  Ebbe  piacere  il  Greco  Augullo  di  si   fatta  richiella,  e  più 
di  chi  la  portò}  perchc.fi  lufingò,  che  fofie  venuto  il  buon  vento  di 

rimet- 

(*)  La  Città  di  Reggio  fu  prefa  dal  figlio  del  Re  Jfar.  La  Città  Taor- 
mi;ìa  fu  prefn  da  Saraceni .  Il  Re  poi  Africes  rifedeado  [opra  Cofenza , 
di  notte  morì  per  giudizio  d' Iddio . 


2-p  Annali     d'  I  t  a  l  i  a. 

P.RA  Voi?,  rimettere  in  vigore  l'antica  Sovranità  dcgl' Impcradori  Greci  nel  Prin- 
Anno  pop.  cipato  di  Benevento,  che  fotte  gl'Imperadori  Carolini  avea  fatto  nau- 
fragio.  Promife    tutta  l'affidcnza  a  Landolfo,   e   ordinò,   che  fi  alle- 
ftifle  un' Arnsata  navale  per  quella  fpedizione.   Nell'anno  prefente  per 
(a)  Conti-     atteftato  de  gli  Annaiidi  Tcdefchi   (a),  gli  Ungheri   sfogarono   la  lor 
ttuatir  Rht-  crudeltà  contra  dell' Alcmagna,  o  fia  della  Sucvia.  Può  elfere,  che  il 
^ìurZ'annus    ^^  Berengario  adoperando  il  buon  fegrcto  de  i    regali,   tenelTe   quella 
Conraclus      mala  gente  lungi  dall'Italia.  Tuttavia,  fc  non  ci   vennero,  era  conti- 
inChronuo.   nuo  il  timore,  chc  ci  vcniflcro .  Riccardo  Cluniaccnfe  nella  fua  Cro- 
jinxabfta     „j(,3  (é)  aflcrilce  (quanto  a  me  io  credo  fcnza  fondamento)  che  colloro 
ih^'iuchar-  f'-'^^  quotannis ^  quali  ogni  anno   venivano  a   vifitar   1'  Italia   per   radere 
ias  clunia-  quello,  chc  era  reibato  intatto  negli  anni  precedenti.  Comunque  lìa, 
(enfis  iit        i   Popoli  della  Lombardia  cominciarono  da  lì  innanzi  a  fortificar  le  loro 
chronico.       Città  e   CallcUa,  giacché  per  atteltato  di  Liutprando  (e),  omnia  Hun- 
prarJds'      5'*"  Regfiì  (  ftalici )  loca  favìenclo  percurrunt .  Neque  era/ ,  qui  eorum pra- 
Hijor.  Lìh.  fentiam^  nifi  viunitijfimii  forte  pra(iolaretur  locis .    (*)  Altrove  {d)  ho  io 
li.  cap.  6.     provato,  chc   verl.i  quelli  tempi  appunto  il  Re  Berengario  concedette 
(d)  Anti-^      licenza  a  Rifinda  Badeffa  della  Polleria  in  Pavia  di  fabbricar  delle  Ca- 
^Diliert  '1.6    ^clla  nelle  tenute  del  tuo  Moniltero,  Ad  Paganorum   deprimendas   in/i' 
dias,  e  infieme  prò  pcrjecutione  5?  incurfione  Paganorum .   Anche    Adal- 
bert»  Fefcovo  di  Bergamo  ottenne  dal  medcfimi  Re  di  poter  fortificare 
quella  Citta,  chc  era  n)inacciata  maxima  Suevorum  Ungarcrum  incurfio- 
ne.   E  fono  lo  llefib  Re  i  Canonici  di  Verona  concederono  la  facoltà 
di  far  delle  fortificazioni  al  Caltello  di  Cereta  prò  perfecutione  Ungaro- 
rum .  Altri  fimili  efemi'li  ci  vengono  fomminittniti  dille   memorie   ri- 
malte  ne  gli  Archivj . 

Anno  di  Cristo  dccccx.  Indizione  xiii. 
di  Sergio  IH.   Papa  7. 
di   Lodovico  III.   Impcradore   io. 
di  Berengario  Re  d'Italia   23. 

(e)  dirotti-  T^RA  le  giunte  da   me   fatte   alla   Cronica   Cafauricnfe  C'-)   abbiamo 
ton   cm/au-  X_    un  Placito  tenuto  lotto  quell'anno  nel   Mele  di   Novembre  in  un 
rienft  p.  II.  Luogo  appellato  Corncto  da  Waldeperto,  chiamato  Vicecomes  Alberici 
xj*   ^ìtalic   ^'^^''chionis .   Per  quanto  fi   può  Icorgerc,  quello  Lu<igo  era  fituato  nel 
diltretto  di  Civita  di  Penna.,  che  ne'  tempi   d'allora   apparteneva   alla 
Marca  di  Camerino,  perché  v' intervengono  ■S'm'-';^/ </? /'/««f  .  degnia- 
mo perciò  a  coroprcndcrc  ,  chi  fofle  allora  Marchele  della  Marca  di 

Ca- 

(*)  gli  Ungheri  coli'  incrudelire  [corrono  per  tutti  i  luoghi  del  Regno  ( Italico) . 
Ne  vi  era^  chi  afpeitaffe  la  di  loro  prefenza,  Je  non  fé  per  avventura 
in  luoghi  fortiffimi . 


Annali    d'  Italia.  z4i 

Camerino,  cioè  nn'  yJlbsrko .  E  da  tal  notizia  prendono  lume  i  verfi  Era  Volg, 
del  Poeta  Panegirida  di  Berengario  (<«),  il  quale  fra  gli  altri,  che  con-  Ann*  910. 
dulTcro  foldatefche  in  rinforzo  di  Guido  allora  Re  d'Italia  contra  del  *^^^  -^"or.y- 
Re  Berengario  nell'anno  S88.  o  pure  noU'SSp.  annovera  ancora  un'  "'f^!,,'"  ^^T- 
Alberico,  con  dire:  nng.  ùh.z. 

-     -     -     -     Pariterque  cohors  Camerhia  fuperbit 
Munere  natorum^  fubigitque  in  bella  fodales 
'Mille  ■   Sua  virtute ,  magis  [ed  prole  fupinus 
(  Pofi  monjlrata  fides  )  cent  e  no  milite  Utus 
Pauper  adhuc  Albricui  abit ,  jam  jartique  rcfultat 
Spe  Camerina .  Utinam  dives  fine  morte  fodalis . 

Son  certamente  affai  fcurc  quefte  parole  .  Potrebbe  talun  cre- 
dere, che  quell'Alberico  Conte,  il  quale  nell'anno  776.  intervenne 
alla  Dieta  di  Pavia,  per  eleggere  o  confermare  Carlo  Calvo  Re  d'I- 
talia, folTe  il  medefimo,  che  vien  qui  mentovato  dal  Poeta.  Cionon- 
dimeno è  punto  affai  dubbiofo  per  la  troppa  didanza  dell' età  j  ma  pa;r 
bene,  che  non  relli  dubbio,  che  V  Jllberico  nominato  qui  dal  Poeta 
fuddetto,  diveniffe  poi  Marchefc  di  Camerino.  Militava  egli  nell'an- 
no 888.  o  pure  88p.  in  favore  di  Guido  contra  di  Berengario  ,  e  già 
fperava  il  governo  di  quella  Marca: 

------     Jam  jamque  refultat 

Spe  Camerina.     --»---- 

Pofcia  dovette  egli  abbracciare  il  partito  di  Berengario: 

Poft  monjirata  fidts .     -----  ' 

E  in  ricompenfa  fu  fatto  Marchefc  di  Camerino .  Prima  era  po- 
vero Signore  : 

Pnuper  adhuc  Albrìcus  abit  .     -     -     -     - 

Divenne  pofcia  ricco,  coli' avere  uccifo  il  fuo  Compagno,  cioè 
probabilmente  chi  era  Duca  di  Spolcti,  ed  aver' egli  occupato  anche 
quel  paefe.  Non  ci  dà  la  Storia  luce  alcuna,  per  potere  dilcifrar  quc- 
fti  ofcuri  fatti .  Più  fcuro  ancora  è  il  lenfo  di  quelle  parole  : 

Sua  virtutt^  magis  fed  prole  fupinus . 

Vo  io  credendo,  che  Supiuus  fia  adoperato  per  fignificare  un'ar- 
rogante ed  altiero .  Seneca  usò  in   quefto   fenfo   il  vocabolo   Supiuus. 
E  quando  ciò  fia,  vedremo  a  fuo  tempo,  che  un'  Alberico  Marchclc  da 
Marozia  ebbe  un  Figliuolo  appellato  anch'effe  Alberico,  il  quale  di- 
Tom.  I.  Hh  vcn- 


^4^  Annali     d'  Italia. 

E«A  Volg.  venne  poi  Principe,  o  Togliam  dire  Tiranno  di  Roma.  Potrebbe  ef- 
Anno  910.  fere,  che  il  primo  di  qucfti  Alberighi  fofTe  il  medcfimo  Alberico  Mar- 
chcfe  di  Camerino,  da  noi  veduto  nel  Placito   fuddctto .    Concorre   a 
farcelo  fofpetcarc  il  Nome  e  la   Dignità  ancora.    Ne   gli    Stati   della 
Chicfa  Romana  noi  non  fappiamo,  che  alcuno  de' Governatori  portalTc 
il  titolo  di  Marchefe .  Era  quefto  folamente  in  ufo  ne  i  Regni  d'Ita- 
lia, Germania,  e  Francia.  Però  non   mancherebbe    probabilità  a   chi 
volefle  credere,  che  Alberico  Marchefe  di   Camerino   foffc    Marito  di 
Marozia .  E  qualora  il  Panegirica  di    Berengario  aveflc   fcritto   quel 
fuo   Poemetto  dopo  la  morte  di  lui  (del  che  ragionevolmente  dubito 
in,  e  prima  di  me  dubitò  il  Padre  Pagi)  potrebbe  parere,  che  foffc 
chiamato  da  lui  Alberico  prole  fupinus^   cioè   fupcrbo   per  aver  pro- 
creato Alberico  Principe  di  Roma,  e  Giovanni  XI.  Pontefice  Romano. 
Da  un  Diploma  da  me  dato  alla   luce   apparifce,   che   nel  di    2.y.   di 
{i) Antiqui-  Luglio  (")  il  Re  Berengario  fi  trovava   in   Pavia,   e   che   tuttavia  era 
tot.  Italie,    vivente  la  Regina  Bertila  Tua  Moglie,  poiché  ad  illanza  fua  egli  donò 
paJ'''i4<.   '  ""*  Corte  ad  Anfelmo  glorio/o  Conte  di  Verona  fuo  Compadre  e  Con- 
figlicre.  Fu  dato  il  Diploma  F'I.  Kalendas  Augufti^  Ann»  Dominici  In- 
carnationis  DCCCCX.  Domnì  vero   Berengarii  ferenijjimi   Regis  XX III. 
Indizione  XIII.  A^um  in  Curie  Rodingo .  Due  Placiti  parimente  da  me 
(b)    H'idem  pubblicati  (*)  ccl  fanno  vedere  nel    Mefe  di  Novembre  in  Cremona. 
^'n'/T    '^   ^'  principio  d'uno  è  quefto:  Dum  in  Dei  nomine  Civitate  Cremona.,  ubi 
V    ijjert.4.  j^g^jjjj^^  Bercngarius  gloriofijjimus  Rex  praerat  i3c.  Fu  fcritto  quel  Do- 
cumento ^««0  Regni  Demni  Berengarii  Regis  Deo  propitio  Vigefimo  Ter- 
tìo^  Menfe  Novembri.,  Indizione  ^artadecims .,  cominciata  nel  Settem- 
bre. In  quell'Anno  Atenilfo  Principe  di  Benevento  e   di   Capoa,   co- 
nofcendo  per  qualche  incomodo  di  fua  falute,  che  fi  avvicinava  il  tempo 
di  pagare  il  tributo  della  natura,  ed   avendo   inviato   il   maggiore  de| 
fuoi  Figliuoli,  cioè  Landolfo.,  alla  Corte  Imperiale  di  Grecia,  affinchè 
fé  veniva  la  morte,  altri  non  s'intrudcfTe  nel  Principato,  dichiarò  fuo 
Collega  coir afienfo  del  Popolo  il  minore  de' fuoi  Figliuoli,  cioè  Afe- 
nolfo  II.  Ciò  fi  ricava  da  i  Diplomi  di  quefti  due  Fratelli,  molti  de' 
quali  fi  veggono  dati  alla  luce.  Secondo  i  conti  di  Camillo  Pellegri- 
no, terminò  in  fatti  Atentlfo  I.  la  fua  carriera  nel   Mefe  d'Aprile  di 
quell'Anno,  ed  ebbe  per  SuccefTori  nel  Principato  i  fuddetri  fuoi  due 
Figliuoli,  Principi  di  gran  giudizio,  perchè  attefero  per  loro  conto  a 
..   fmentire  il  proverbio  del  rara  eft  concordia  fratrum .  Diedero  in  queft| 
flì  iaxo',"  Anno  (0  gli  Ungheri  una  gran   rotta  all'Armata  di    Lodovico  Re   di 
Htrmannut   Germania;  e  cosi  la  lor  fierezza  e  fortuna  fi  facea  largo   dapertutto. 
Ctniraiim    Seguitava  il  Re  Berengario  a  tencrfcli  amici,  e   con    ciò   difendeva 

inChromC0,  J»  Italia. 
<r  n.ii. 


Anno 


Annali    d'  Italia, 


2-43 


Anno  di  Cristo  dccccxi.  Indizione  xiv. 
di  Anastasio  III.  Papa    i. 
di  Lodovico  III.  Imperadoie   ii. 
di  Berengario  Re  d'Italia  24. 

MAncò  di  vita  in  queft*  Anno  nel  Mcfc  di  Maggio  Leont  il   Sag-  ^**    "^'^o'S- 
gio  Impciadore  de' Greci    C"),   e   gli    fucccdcrono   nell' Imperio  /j^"^^^^^"' 
yilejfandro  Tuo  Fratello,  e  Coflantim  Porfirogcnico  Tuo  Figliuolo  dieta  nus;  Le* 
puerile.  Girolamo  Roffi  (b)  cita  uno   Stromento   Icritto    in   Ravenna  Orammat:- 
^nno  Odiavo  Sergii  Pontificis^  Inditfiom  ^artadccima.  Perciò  il  Padre  "^.  «?"'«• 
Pagi  {e)  fondatamente  fciiflc,  che  Sergio  III.    Papa  conduflc   Tua   vita  ^^„^'"'r^. 
fino  a  qualche  Mele  dell'Anno  prefcnte.   Frodoardo  anch' egli,  ficco-  vinn.Lih.^. 
me  e  dct  o  di  fopra,  attella  (d),  che  quello  Pontefice  tenne  la  Sedia  (e)  l'apus 
di  San  Pietro  yimis  Septem  amplius .  Finalmente  il  Lambecio  {e)  pub-  "''  ^«»«'. 
blicò  un'alira  Bolla  del  medehmo  Papa  fcritta  in  Kaloidis  Jutiii^  Anno  (l)'^r,idoar- 
Ponti ficatus  Domni  Sergii  fummi  Pontificis  y  uni'verfalis  Papa  FUI.  In-  dus  de  Rem. 
disiane  XIF.  Perciò  rcfta  affai  accertato  il  tempo  di  fua  morte.    Era  Pontif. 
in  si   mal  concetto  quello  Papa  predo  il  Cardinal   Baronio,   che    rifa-  ^-'^-T.iii. 
rendo  clTo  Porporato  (/)  il  di  lui  Epitaffio,  confervato  a  noi  da    Pie-  ie)'i!aml'e- 
tro  Mallio,  C^)  non  vi  Teppe  trovare,  benché  Scrittore  di  tanto  difccr-  aus  Rer. 
nimenco,  fé  non  Sergio  I.  Papa  morto  nell'Anno  701.  Ma   indubitata  Hamburg. 
cofa  e,  che  effb  appartiene  a  quefto  Pontefice,  sì  per  le  notizie,  che  fi'*'  '• 
contiene,  come  ancora,  perché  uniforme  a  quanto  fcriffe  di  lui   Pro-  !,„,  ;1,'^"l 
doaido,  Iiccome  abbiain  veduto  di  lopra.  L  Epuamo  e  quello,   che  nal.  EccUf. 
a' tempi  di  Pietro  Mallio,  cioè  nel  Secolo  Duodecimo  tuttavia  fi  con-  (g)  t'urus 
fervava  nella  Bafilica  Vaticana.  *'^''l\""  ^' 

Bajilic.    Va- 

LIMINA  QUISQUIS  ADIS  PETRI  METUENDA  BEATI,  Tamlfum' 

CERNE  i^ll  SERGiI  EXCUBIASQUE  FETKI.  x#«,   va 

CULMEN  APOSTOLICAE  òEDlS  IS  JURE  PATERNO  '       ' 

ELECTUS  TENUIT,  UT  THEODORUS  OB.T. 
PELLITUR  URBE  PATER,  PERVADIT  SACRA  JOHANNES, 

ROMULEOSQUE  GREGES  DISSIPAT  ISTE  LUPUS. 
EXSUL  ERAT  Fx\TRiA  SEPTEM  VOLVENTIBUS  ANNIS 

POST  MULTIS  POPULl  URBE  REDIT  PRECIBUS. 
SUSCIPITUR  PAPA.  SACRATA  SEDE  RECEPTA 

GAUDET.  AMAT  PASTOR  AGMINA  CUNCTA  SIMUL. 
HIC  INVASORES  òANCTORUM  FALCE  SUBKGIT 

ROMANAE  ECCLESL\E  JUDICIISQUE  PAIRUM. 

Nel  primo  pentametro  in  vece  di  Excubias  s'ha  da  leggere  EXU- 
VIAS.  Nel  fecondo  (i  accenna  Teodoro  II.  Papa  morto  nell'Anno  Xp8. 
Nel  terzo  efametro  l'Autore  dell'  Epitaffio  parla  di  Giovanni  IX.  Papa. 
Ma  ciò,  che  rendè  sì  cfolò  Sergio  III.  al    piiffimo   Cardinal   B<jroni(>, 

Hh  i  fu 


X44  Annali    d'  Italia. 

ERAVolg.  fu  l'effcre  noto,  ch'egli  fii  fcnmunicato  dsl  Ponrcfice  Giovanni  FI  fi. 
^o'^^^a"'  '"'*  ^"  P"'  ^"^^^  afToluto  da  i  Papi  SucccfTori .  Sigeberto  (<»)  ed  altri 
ris  in'chró-  ^"^"'  Copiatori  il  tacciano,  perchè  infierì  contra  il  cndavero  e  le  ordi- 
nico.  nazioni  di  Papa  Formofo .    Abbiam   detto,   ciò   efTcre   falfiffìmo.    Né 

entrò  egli  come  Ladro,   ma   come    P.ifiore  a  rcgs^ere   la   greggia  di 
Cfifto,    Qvicl   folo,   che  può  giiiftamentc  fargli  difcredito,  fi  è,  che 
Maria  fopranominara  M^iros-ù  Dobiliffima  Patrizia  Promana,  ma  anche 
Donna  di  vita   difonefta  in  qucfti  tempi,  fé   vogliam  preftar  fede   alla 
(b)  l'iHt-      '"^'^  lingua  di  Liutprando  (^),  ex  Papa  Sergia  johannem^  qui  polì  Jo- 
ftundus        hannis  Ruvennatis  obitum  fanHa    Remante   Ecckfix  obtinuit   Dignitatem^y 
Hiftor.  Li  h.  ne  fari  9  genuit  adulterio .  Cosi  lafciò  fcritto  quello  Storico,  ma  folo  ga- 
"•  '"^-  '3-  rante  di  quefta  indignità,  copiato  poi  alla  cieca  da  i  fufTcguenti  Scrit- 
tori.  Può  effere,  ch'egli  dica  il   vero.    Contuttociò    fi    potrebbe   di- 
mandare, fé  s'abbiano  a  prendere  come  verità   contanti    tutte   le   lai- 
dezze e  maldicenze,  delle  quali  è  sì  vago  nella  fua  Storia  Liutprando. 
Predava  egli  fede  a  tutte  le  Pasquinate,  e  a  tutti  i  libelli  infamacorj 
di  quo' tempi,  che  ne  pure  allora  mancavano. 

Durava  in  Roma  una  fajione  contraria  a  Papa  Sergio  HI.  e  fi 
può  lecitamente  fofpcttare,  che  quefta  fpargcfTc  delle  velenole  dice- 
rie in  aggravio  della  di  lui  pcrfona  e  fama.  Son  ben' io  pcrfuafo,  che 
Marozia  deflc  non  poche  occafioni  di  fcandalo  a  Roma,  e  ne  vedre- 
mo a  fuo  tempo  le  pruove,  ma  a  poter' afferire  con  franchezza,  ch'cfla 
da  Sergio  procreale  Giovanni,  che  poi  tenne  la  Cattedra  di  San  Pie- 
tro, di  gran  pruove  ci  vogliono.  A  buon  conro  di  quello  Giovanni 
XI.  Papa,  cosi  fcrive  Leone  Marficano,  o  fia  l'Ofticnfc,  Storico  del 
oì-inrn  in  ^^^°^°  luflcgucnte  (e):  Defungo  Agapito  Papa  Secundo^  Johannes  Un- 
chroJie.  decimus  natione  Romanus ,  alberici  Romanorum  Confulis  filius ,  ;'///  in  Pon- 
Lih.i.t.ói.  tificdtnm  fuccedit .  Falla  l'Oftienfc  in  dire,  che  Giovanni  XL  fuccc- 
defle  ad  Agapito,  ficcome  anche  poco  jccuraramente  (crifie  Liutpran- 
do, che  Giovanni  XI.  fuccedctie  a  Giovanni  X.  Ma  in  fine  Leone  O- 
ftienfe  può  a  noi  fervire  di  teftimonio,  eflere  ftata  la  tradizione  m 
Roma,  che  Giovanni  XL  fofie  figliuolo  di  Alberico  Confole  de' Ro- 
mani e  Marchcfe,  e  non  già  di  Sergio  IIL  Papa.  E  Marozia  è  da 
credere,  che  fofic  Moglie  del  medefimo  Marchcfe  Alberico.   Veggafi 

(d)  Antn-^-  anche  l'Anonimo  Salernitano  (<^),  Scrittore  di  quello  medefimo  Se- 
Zuanurra-  ^"'°'  ''  'l"'^'^  notò,  che  Papa  Giovanni  XI.  fu  Figliuolo  cujufdam  Jl- 
7aVipcm.  "'  ^ff''^'  Patricii.  E  (e  fode  certo,  come  vuole  il  Padre  Pagi  all'Anno 
p.ii.To.ii.  po8.  che  nella  Vita  di  Santo  Udelrtco  Fefcovo  di  Augufta  in  vece  di 
Rir.  iialic.    Marino  fi  avcfTe  da  leggere  Sergio  Papa,  avrebbe  cfio  Sergio  avuto  il 

dono  della  Profezia.  Ora  a  Sergio  III.  fuccedcttc  nel  Pontificato  ylna- 

(e)  AKtiqHÌ-  jia/io  III.  Vece  in  quefl' Anno  (<■)  yfnfelmus  gratta  Dei  Comes  Ctmitatu 
'ltlktrt''^^'\    Ferenenfe ^  ^  filius  bonte  memorile  ff^aldorienfis  Francorum  genere ^  nel  fuo 

ultimo  Tcdamento  una  donazione  di  va'j  beni  Monafierio  SanHi  Silve- 
firi  fitto  in  Con:itatu  AJotinenfe.,  ubi  vocabulum  efl  Nonantulas .  La  Carta 
è  fctitta  Regnante  Domno  noflro  Berengario  Rege  hic  in  Italia .^  Anno  Fi- 
eeftmo  ^arto  fiuh  die  de  Menfie  SeptembriSy  Indizione  XF.  Ebbero  poco 

dap- 


Annali    d'  Italia.  a4f 

dappoi  cura  i  Monaci  di  far  confermar  qiiefta  fua  difpofizionc  dallo  Era  Volg. 
flerfò  Re  B;rengano,  che  ci  fcuopre,  dov'egli  allora   dimorafle.    Fu   Anno  911. 
darò  il  Diploma  F.  Kakndas  Nevembris^  Anno  Dominìde    Incarnationis 
DCCCCXl.   Domni   vero   Berengarii   Serenijfmi  Regis  XXIV.  Indizione 
^intadecima .  Aclum  Pdpìa: .  Tornò   probabilmente  di   quell'Anno  in 
Italia  Landolfo  Principe  di  Benevento  e  di  Capoa,  e  fi  diede  col  mi- 
nor Fratello,  cioè  con  Atenoìfo  li.  a  governar  faggiamente  i  fuoi  Po- 
poli. Portò  feco  da   Coltantinopoli   l'illuftrc  titolo   di   Patrizio:  del 
che  (\  vede  ch'egli  fi  gloriava  ne' fuoi   Diplomi.   Queflo   nondimeno 
dà  abballanza  a  conofcerc,  aver  egli  fuggettati  gli  Stati  fuoi  alla  So- 
vranità de  gì'  Imperadori  Greci,  i  quali  con  compartire  lo  fteflb  onore 
e  titolo  a  Gregorio  Duca  di  Napoli,  e  a  Giovanni  Duca  di  Gaeta,  an- 
darono slargando  la  loro  autorità  e  dominio   in   quelle   parti   d'Italia. 
L'ultimo  anno  fu  quello  della  vita  di  Lodovico  Re  di   Germania.  (<»)  (t)  MdrisH. 
Mori  in  età  giovanile,  fenza  aver  prefa  moglie,  fenza  lafciar  Figliuo-  S{*tus;  hc- 
li .  Concorrevano  i  voti  de' Baroni  in  Ottone  Duca  di  SafTcnia,  che  fu  ^f^^""^„^, 
Av oìo  ài  Ottone  /.  Augullo:  ra.i  egli  colle  fcufc  della  vecchiaia  ricusò  cómraaTt , 
quello  pefo,e  configliò  di  appoggiarlo  a  Conrado  o  fia  Corrado  Duca  o-  *iVi. 
della  Francia  Orientale,  che  in  fatti   fu   eletto   Re.    Che   quelli   nu- 
drifle  delle  pretenfioni  fopra  l'Italia,  fi  può  dedurre  da  quanto  lafciò 
fcritto  Eccheardo  con   dire:   {b)  Hattonem   Moguntinitm    (  Archiepifco-  (j^)  gechetr- 
pum)  in  Jtaliam^Jus  Regium  exaSlurum,  tendentem  Conjlantiam  devenijfe  ^  dus  deCaf. 
y  redije  divittm  ab  Italia  ditijfimum .  (*)  Verifimilmente  il  Re  Beren-  A?'»*/-  s. 
gario  Imorzò  con  de  i  regali  fatti  a  quello  Arcivefcovo  un   principio  G<i(/»,  e  i. 
di  nuovo  incendio.  E  dipoi  Corrado  ebbe  da  penfare  alla  cafa  propria 
per  cagion  de  gli  Ungheri,  che  di  tanto  intanto   portavano   le    ftragi 
e  i  faccheggi  ora  ad  una  Provincia  ed  ora  a  un*  altra  del  Regno  Ger- 
manico . 

Anno  di  Cristo  dccccxii.  Indizione  xv. 
di  Anastasio  III.  Papa  2. 
di  Lodovico  III.    Imperadore   12. 
di  Berengario  Re  d'Italia  25:. 

MErcc  del  faggio  governo  del  Re  Berengario  continuò  la  quiete  e 
pace  nel  cuor  dell' Italia  in  quelli  tsmpi,  perch'egli  fapeva  rcn- 
dcrfi  benevoli  gii  allora  formidabili  Ungheri,  trattenendoli  dal  tornare 
in  Italia.  Duravano  folamcnte  gli  affanni  nella  Campania  per  le  fcor- 
rerie  de  i  Saraceni  abitanti  prefib  al   Fiume   Garigliano,  e  ne' confini 

del 

(*)  che  Attone  Moguntino  (Arcivefcovo)  venendo  in  Italia  per  la  e  fa- 
zione del  gius  Regio  .y  arrivi  a  Cojìanza.,  e  ne  ritornò  ricco  ^  dall'  Ita- 
lia ricchi£tmo  . 


X4^  Annali     d*  Italia. 

Era  Volg.  del  Piemonte  e  delle  circonvicine  parti  a  cagion  de  gli  altri  Saraceni 
Anno  911.  Spagnuoli,  che  dimoravano  in  Fralììneto.  Tornirono  in  quell'anno  gli 
Unghcri  a  dcvaftar  la  Saflonia  e  Turingia.  Ma  ncUi  Gallia,  dove  per 
tanti  anni  addietro  i   Normanni,  pcfte  del  genere  umano,  aveano  riem- 
piute tutte  le  Occidentali  Provincie  d'incendj,  ruberie,  e  morti,   fi- 
^*^  TlìX  "'*''^*^"^^  ^*  cominciò  a  refpirarc  (a)  col  ripiego  prcfo  di  cedere  a  Rol- 
T'x.i  l'-ì.'  ^""'ì  Capo  di  que' masnadieri,  quel  tratto  di  paefe,  che   cominciò  ad 
appellarli  dipoi  Normandia.  A  quefto  s'induflc    Carlo  il  Semplice  Re 
della  Galiia  per  le  iibnze  dc'fuoi  Baroni.    Rollane  con  abbracciare   la 
Rfligion  Crilliani,  e  ricevere  il  l'acro  Batttlimo,  in  cui  gli  fu  muta- 
to il  proprio  nome  in  quello  di  Roberto^  condulTc  anche  il  Popolo  fuo 
a  rinunziare  a  gì'  Idoli ,  e  diede  prmcipio  ad  un'  mfigne  Ducato  in  quelle 
parti .  Noi  vedremo  nel  Secolo  fulTeguentc  la  lor  Nazione  in  un  grand' 
auge  anche  in    Italia.  Mancò  di  vita  nel  prefente  anno  Rodolfo  l.  Re 
(b)»rw4»-  '^i  Borgogna  (/^),  e  in  luogo  di  lui  alTunle  il  governo  di  quel  Regno 
nus  Cantra-  Rodolfo  11.  fuo  Figliuolo.  Quello  Principe  ancora  fi  lafcerà  vedere  in 
élusin  chr.  Italia  da  qui  a  pochi  anni,  e  farà  parlar  di  sé  llcflb.  PolTedcva  il  ce- 
lebre Moniltero  di  Nonantola,  fecondo  l'ufo  di  quelli  tempi,  fra  gli 
altri  Moniilerj  da  sé  dipendenti,  uno  d'cffi  fituato  nel  dillretto  di  Tri- 

(c)  u^hel-  vigi,  e  fondato  da  Gherardo  Conte  più  di  cento  anni  prima  (0 .  Neil' 
lius  hai.  irruzione  de  gli  Ungheri  rcllo  affatto  dillrutto  quel  facro  Luogo,  e 
ìn'Euff»^'  ^'^PP^i''t°  "^'*c  rovine  il  fepolcro  de' Santi  Martiri  Senefio  e  Teopora- 
Tdrv'fin.       P°>  ^  Corpi  de' quali  ivi  ripofavano.  Ebbe  premura  P/>/ro  ^i^^«/f  No- 

nantolano,  che  quelli  facri  pegni  fofTero   trafportati   a   Nonantola  ;   e 

(d)  s'igtmus  una  tal  Traslazione  fu  fatta  nell'anno  prefente,  come  ha  il  Sigonio  W, 
Ua^'/"*       e  il  Catalogo  de  gli   Abbati  Nonantolani   da  me  dato  alla  luce  (e). 

(e)  ^ntiq.  Lcggefi  prelTo  1'  Ughelli  defcritta  ella  Traslazione  da  un  antico  Scrit- 
Ital.  DiJJcr-  tore .  Fu  quefto  l'ultimo  anno  della  vita  di  Pietro  Tribuno  Doge  di 
*<"-(>l-  Venezia.  Il  Dandolo  (/)  ripruova  l'avere  alcuni  fcritto,  ch'egli  fu 
tn  chrfmet  Principe  iniquo,  e  pellìmo,  e  che  per  gli  fuoi  demeriti  fu  uccifo  dal 
T*m.  XII.  Popolo,  fapendofi  da  autentiche  Scritture,  aver  fatta  lega  in  lui  la 
Rir.  it»ÌK.  benignità  colla  faviczza  ,  e  ch'egli  dopo  aver  pacificamente  governa- 
to il  Popolo  per  ventitré  anni  e  ventitré  giorni,  era  di  morte  natu- 
rale mancato.  Per  elezione  del  Popolo  fu  lulUiuito  in  fuo  luogo  Oa/ò 

•  Particiac»^  o  fia  Participazio  II.  fopranominaro  Paureta .   Inviò  quelli 

da  li  a  poco  alla  Corte  di  Coltantinopoli  Pietro  fuo  Figliuolo  a  figni- 
iicarc  al  Greco  Augullo  la  promozione  fua.  Probabilmente  era  allora 
Impcradore  Coftantino  Porfiro^enito  fanciullo,  perchè  in  quell'anno  morì 
yflejfandra  fuo  Zio.  Molte  finezze,  molti  regali  ricevette  il  Veneto 
Giovane;  e  ornato  ancora  del  titolo  di  Protofpat»rio  fé  ne  tornava  tutto 
contento  a  cafa,  quando  fu  i  Confini  della  Croazia  fraudolentemente 
fi  trovò  prelo  da  Michele  Duca  di  Schiavonia,  Ipogliato  di  quinto 
avea,  e  confegnito  a  Simeone  Re  de  i  Bulgari.  Se  volle  Orlo  Doge 
riavere  il  Figliuolo,  fu  neccllìtaio  a  fpedire  in  Bulgaria  Domenico  Ar- 
cidiacono di  Malamocco,  che  con  grandilììmi  doni  il  rifcattò,  e  in  be- 
nemerito fu  dipoi  creato  Vcfcovo  della  fua  Chiefa.   Abbiamo  da  gli 

Sto- 


f 


I 


Annali    d'  Italia.  147 

Storici  Greci  W,  che  il  fuddctto  Re  de' Bulgari  in  quefto  medcfimo  Era  Volg. 
anno  con  un  copiofo  efercito  pafsò  ad  afTediar  Coftaminopoli}  ma  co-  ,^^''J^^^^I^• 
nolciuio,  che  troppo  duro  era  quell'ofTo,  diede  orecchio  a  chi  trattò  ia,a  ,'"^''^'^' 
di  paccj  laonde  carico  d'oro  e  d'altri  regali  fé  ne  tornò  alle  fue  con-  sìmton  z,»- 
trade.   Trovandofi  il  Re  Berengario  in  Pavia,  diede   facoltà,    ficcome  gothcta,  cr 
accennai  di  fopra,  a  Ri/t>tda  Bade  fa  del  Moni  fiero  della   Porteria,  di  •»'"• 
poter  fabbricare  Cartelli,  cioè  Fortezze  nelle  Ville  e  tenute   del  fuo 
Monirtero,  (^)  cum  Bertifcis,  Merulorum  propugnaculis  ^  jiggeribus  ^  atque  {h)  j/ntìqui- 
FoJatiSf  omnique  argumento^  ad  Paganorum  deprimendas  infidias .   Vuol  tat.ualu. 
dire  per  difcnderfi  dalla  pefllma  gencrazion  de   gli    Unghcri    Pagani,  f'^^''^^' 
Anche  nell'anno  precedente  avea  Berengario  accordata  una  fimile  fa-  \^^^^ 
colta  a  Pietro  Vefcovo  di  Reggio,  come  corta  da  altro  fuo  Diploma. 
Di  qua  poi  venne,  eh."  fpezialmente  per  la  Lombardia  più   di  prima 
fi   cominciarono  a  fabbricar  Fortezze,  Rocche,  Torri,  e  Cartella  bea 
munite  in  tal  copia,  che   nel  fecolo  furteguentc   fi   mirava   in  qucrtc 
contrade,  per  così  dire,  una  fclva  di  querti  Luoghi  forti >  ed  ogni  Si- 
gnorotto, non  che  i  Marchefi,  Conti ,  ed  altri  Signori  potenti,  n'era 
provveduto. 

Anno  di  Cristo  dccccxiii.  Indizione  i. 

di  Landone  Papa   i. 

di  Lodovico  III.   Imperadore   13. 

di  Berengario  Re  d'Italia  i6. 

Circa  querti  tempi  fuccederono  delle  rivoluzioni  in  Sicilia.  Quivi 
fignoreggiavano  da  gran  tempo  i  Mori ,  o  vogliam  dire  i  Sarace- 
ni .Affricani.  Erafi  non  picciola  parte  d'cffi  ribellata  al  Re  dell'Affri- 
ca loro  Signore,  e  nell'anno  poj>.  per  qmnto  fi  raccoglie  da  una  Cro-  ,  >  -,,      . 
nica  Arabica  CO,  cacciarono,  e  mandarono  in  Affrica  il  Governatore   J^.J'*^' 
IVI  mello  dal  Re.  In  queft  anno  fecero   loro    Amira  o  fia   Generale  />.  //.  r.  /. 
Korhab:   laonde  per  domire   cortoro    fu   fpedita  nell'anno   feguente  ««'-. //4/;f. 
dall'Affrica  un'Armata  navale;  m;i  il  Figliuolo  di  Korhab  ufcito  ali*  '£' ^j^'J^"** 
incontro  d'erta   coli' armata  de' Siciliani,    pofe  h   nemica  in   rotta,  e  itai.'f"6. 
l'incendiò.  Tanto  fon  brevi  quelle  memorie,  che  folamente  a  tento-  (eì  p»gtM 
ne  fi  può  dar  conto  di  quegli  affiri.  Crede  il  Sigonio  (^),  feguicato  »^  Annal. 
in  ciò  dal  Padre  Pagi  {e),  che  in  qucrt'anno  circa  la  metà  di  Otto-  ff"";^,^,_ 
brc  Amjlafio  IH.  Papa  terminarte  i  Uni  giorni.  Frodoardo  (/)  Scrit-  ^^^  '^\  ^''' 
torc  di  querti  tempi,  dopo  aver  narrata  la  morte  di  Papa  Sergio  IH.  man.  Ponti- 
feguiu  a  dine:  /«*. 


^0 


Era  Volg. 
Anno    913. 


^4'  Annali 

-     -----     ^uo  rei 

Humanis  ,  in  ylnalìaft'tim  fa 

Tertius  hoc  Pr<tful  renitet  t, 

Sedis  jfpoJloUca  blundo  ntodiw  ShÌìiwii:. 

Sentiat  ut  Chrijlum  venia  fibi  munire  hlandum . 


1 

lini 

il  DI 

I  m 


iJiliuiij 


(a)  Chronìc. 
trevi  SénHi 
Galli . 

(b)  Anticfuì- 
tat.  Italie. 
T.  I.  f.  110. 

(c)  Atttiqu. 
Italie.    Dif- 
ferì.  II. 
fi-  587. 


In  luogo  fuo  fu  eletto  Papa  Landone,  a  noi  folamentc  noto  pel 
nome,  fcnza  faperfi  alcuna  azione  di  lui.  Fece  in  quelli  tempi  Cer- 
rado  Re  di  Germania  non  fenza  ingratitudine  guerra  ad  irrigo  Duca 
di  SalTonia,  che  fu  Padre  di  Ottone  Jugufit  il  Grande;  ma  nulla  vi 
guadagnò.  Ebbe  maggior  fortuna  nel  Regno  della  Lorena,  di  cui 
s'era  impadronito  Cirio  il  Semplice  Re  di  Francia  (-.) ,  e  ne  ftaccò  al- 
meno l'AHazia.  Nella  Cronichetta  Amalfitana  (^)  ,  da  me  data  alla 
luce,  noi  troviamo  in  quefti  tempi  Duca  d'Amalfi  Manfone.W  quale 
dopo  fedici  anni  di  governo  diede  l'addio  al  Secolo,  e  fi  fece  Mo- 
naco. Nel  di  IO.  d'Agofto  dell'anno  prcfente  era  in  Pavia  il  Re  Be- 
rengario, dove  donò  al  Moniftcro  delle  Monache  della  Porteria  (0  una 
parte  del  muro  di  quella   Città. 

Anno  di  Cristo  dccccxiv.  Indizione   ii. 
di  Giovanni  X.  Papa   i. 
di  Lodovico  III.  Impcradore   14. 
di  Berengario  Re  d'Italia  17. 


man.    Ptrtt. 


(d>  iL*h,n,    C^^^^^^^^^  Girolamo  RofH  di  aver  veduto  uno   Strumento  fcrirto 
Htftor.   Ra-  ^^  '"  Ravenna  a'  tempi  di  Papa  Land»ne  (d)  Ntnis  Fehrusrii  Udìaio- 
vinrt.  i.  s.  ■  w  Secunda.   Perciò  egli  era  vivo  nel  Febbraio  dell'anno  prefentc.  Di 
{c)Frodoar-  lui  cosf  fcrivc  Frodoardo  (e)  : 
iiis  di  Re- 
Land»  dein  fummam  Petri  tenet  ordine  Sedem . 
Mcnfìbus  b»nc  coluit  fex ,  ut  denifjue  diebus  ^ 
Emeritus  Patrum  fequitur  quoque  fata  priorum . 

Venne  egli  perciò  a  morte  in  quell'anno  ed  ebbe  per  Succef- 
(ore 'Giiv Ami  X.  Papa,  dianzi  Arcivefcovo  di  Ravenna,  il  quale,  fic- 
comc  apparirà  da  una  fua  Bolla,  che  accennerò  all'anno  917.    prima 
del  di  ip.  di  Maggio  dell'anno  prefentc  fu  eletto  e  confccrato  Papa, 
e  non  già  nell'anno  912.  come  fu  d'avvilo  il  Cardinal   Baronio  (/) . 
La  penna  fatirica  di  Liutprando  (g)  ha  fommamcnre  fcreditata  la  me- 
mona  ancora  di  quefto  Giovanni  Romano  Pontefice.    Racconta  egli, 
p'rand  Hifi   '^^^  Teodora,  fcortum  impiidem ,  Madre  di  ;V/,»rozM  fopra  mi:ntovata,  ed 
iih.t.t.  13!  Avola  materna  di  Jiberuo,  che  vcdr^iino  a  fuo  tempo  Signore  o  Ti- 
ranno 


(f)  Bar.  iti 
Annal.  Eie. 
*d  Ann. 
912.. 

(g)  Limt- 


Anmali     d'  Italia.  2.49 

ranno  di  Roma,  era  la  Padrona  affbluca  di  Roma,  Romana  Civitatis  Era  Volg. 
non  inviriliter  mtnarchiam  oitinebat .  Se  è  vero  quanto  con  tali  parole  Anno  914. 
vuol  dire  Liutprando,  un  gran  proceflb  è  quello  conrra  della  Nobil- 
tà e  del  Popolo  di  Roma, 'che  tanta  poflanza  lafciava  ad  un'impudi- 
ca femmina.  C:ipito  a  Roma  G/#i'(?««/,  fpeditovi  da  Pietro  Arcivelco- 
vo  di  Ravenna.  Se  ne  mvaghi  Teodora.  Venne  in  quel  tempo  a  mor- 
te il  Vclcovo  di  Bologna,  e  Giovanni  fu  eletto  per  Succeflbrc  in  quel- 
la Chicfa.  Ma  pau!o  pofl  ante  biijus  diem  confecratioais  venne  a  morte  il 
fuddttto  Arcivclcovo  di  Ravenna,  e  l'ambizioìb  Giovanni  per  eibr- 
tazioiic  e  mezzo  di  Teodora,  lalciata  andare  la  Cliiefa  di  Bologna, 
Ucum  ejus  coiitra  SanSlorum  Pattum  injìituta  fihl  ufurpavit .  Aggiugnc 
Liuiprindo,  che  modica  temporìs  intercapedine^  Dea  vocaute^qui  eura  in- 
jujìe  ordiniverat  Pupa,  defunHus  efl .  Theodor^  autem  Glycerii  mens  per- 
verfa^  ne  amajìi  ducentorum  miliaiium  iHiercjpcdiue ,  quihus  Ravenna  Jeque- 
Jiraiur  a  Roma ,  rarijjìmo  concubitu  potiretur ,  Ravennatis  bum  Sedem  AY' 
(htepifcepatus  loegit  deferere ,  Romanumque  {pruh  nefas)  fummum  Poiitifi- 
ciitm  ujurpare .  Che  Giovanni  ptr  gli  foiti  maneggi  di  quella  fcmmira 
fo(Tè  tralportato  lui  Trono  di  San  Pietro,  non  ho  difficultà  a  creder- 
lo.  Che  folTc  anche  univerfalmente  biafimaro  quello  fuo  p.iffjggio  dal- 
la Cincia  di  Ravenna  a  quella  di  Roma,  ne  fon  più  che  perfuafo.  Era 
contro  la  dilciphna  Ecclclìattica  de' vecchi  tempi.  I  Canoni,  ed  anche 
l'ultimo  Concilio  Romano  dell'anno  8p8.  riprovavano  tali  traslazioni, 
per  frenare  in  tal  guifa  la  cupidità  ed  ambizione  de'  Vcfcovi .  Ma  non 
fi  può  già  lenza  ribrezzo  alcoltare  il  Cardinal  Baronio,  allorché  chia- 
ma Giovanni  X.  P feudopapam ^  nefarium  invaforem,  meretricis  viribus 
Roma  pollentem .  Non  e  già  firailc  l'entrare  in  una  Chicla  per  via  del- 
la Simonia,  e  il  farvi  paflaggio  da  un'altra  Chicfìi .  Roma  aveva  allo- 
ra bifogno  di  un  Papa  di  gran  fcnno  e  coraggio.  Tale  fu  creduto 
l' Arcivclcovo  di  Ravenna,  e  in  cali  di  bifogno  cedono  le  leggi  della 
Difciplina  Ecclefiallica.  Ed  elTcndo  liuto  Giovanni  eletto  fcnza  fcif- 
ma,  e  riconofciuto  dalla  Chiefa  univerfalc  per  Icgictimo  e  vero  Papa: 
il  mettere  oggidì  in  dubbio  il  Tuo  Pontificato,  non  dorrebbe  cllere 
permeici,  ficcome  punto,  che  potrebbe  tirarli  dietro  delle  brutte  con- 
iegucnzc.  Poiché  quanto  al  dirfi  da  Liutprando,  che  per  motivo  d'im- 
pudicizia Giovanni  fu  da  Ravenna  condotto  alla  Cattedra  di  S.  Pietro, 
io  che  chi  é  avvezzo  a  credere  più  tolto  il  male  che  il  bene,  anzi  truo- 
va  agevolmente  anche  nelle  azioni  più  buone  il  mUe,  immantencntc 
lo  crederà.  Ma  non  cosi,  chi  fa  a  quante  dicerie  del  vol^o  e  fottnrio- 
lla  la  vita  de' Grandi.  Attetla  lo  llcflo  Liutprando,  di  aver  ricavata, 
quella  notizia  dalla  Vita  della  luddctta  Teodora,  ut  telìatur  ejus  Fiia . 
Buon  tello  ficuramente  per  ifpacciar  fomighanti  iniquità  lenza  penco- 
lo d' ingannare.  Da  quella  Vita  o  lia  da  queil'infamc  Romanzo,  avrà 
anche  imparato  Liutprando,  che  poco  dopo  ellcre  Itato  promoll'o  Gio- 
vanni air  Arcivefcovato  di  Ravenna,  pulso  al  fommo  Pontificto.  Mo- 
dica temporis  intercapedine^  dice  egli.  Ora  fappia  il  Lettore  averci  da-  W  *»^'«>- 
to  Girolamo  Roffi  {")  de  gl'indubitati  nlcontri,  che  fin  dell'Anno  "'l^"'-^*- 
T,m.  F.  li  pof.       '"'"'•  ^-    • 


^S0  Annali    d*  Italia. 

E»AVo1g.  poj-.  Giovanni  commciò  a  governar  la  Chic-fa  di  Ravenna,  A/,  feri  ve 
Amno  914.  gg]j  ^  monumenta,  Urftani  Tabularti  complura  tefìantur .  Venne  egli  al 
Rommo  Pontificato  nell'anno  prefcnte  914.  E  pure  l'Autor  di  quel- 
la faririca  Vita,  ovvero  Liutprando,  ci  dice,  che  non  potendo  fofFc- 
rire  l'impudica  Teodora  la  troppa  lontananza  del  Drudo,  modica  tem- 
foris  intercMpedine  il  fece  paflare  al  foglio  Pontificio.  Come  prcltar  fe- 
de ad  Autori  sì  mal  informati,  e  sì  inclinati  alla  maldicenza?  Uno 
Strumento,  e  un  Diploma  abbiamo  nella  Cronica  del  Moniltero  del 
(a'^  chronic.  Volturno  W,  fpettanti  a  Landolfo  ed  Atenolfo  Principi  di  Benevento 
Ki)/;«r»fn/.^  e  di  Capoa.  Il  primo  fu  fcrirto  anno  Imperii  Domni  nojlri  Contamini 
«ir.  itaiic.  '  Septimo ,  ^  Quinto  anno  Patriciatus  Domni  noflri  Landulfi ,  neciion  13 
Quinto  anno  Domni  noflri  Athenulfi,  Principisi  Menfe  Novembri^  Tenia 
Indiziane .  ABum  Capua .  Se  l' Indizione  comincia,  come  io  credo,  nel 
Settembre,  fono  fpettanti  all'anno  prefenre,  e  ci  conducono  a  cono- 
fcere,  che  Landolfo  era  (lato  creato  Patrizio  dal  Greco  Imperadorc 
prima  della  metà  di  Novembre  dell'anno  pii.  e  fimilmentc  yttenolf» 
fuo  Fratello  creato  Collega  nel  Principato.  Vcggcndo  noi  parimente 
mentovati  gli  anni  di  Coflantino  FUI.  Imperadore  d'Oriente  in  Capoa, 
viene  a  confermarfi  la  Sovranità  rimeffa  in  Benevento  e  Capoa  dall' 
Augufto  Greco.  Si  fcorge  ancora,  che  dall'anno  pii.  e  non  già  dal 
ptz.  come  volle  il  Padre  Pagi,  fi  cominciarono  a  contare  gli  anni  del 
di  lui  Imperio. 

Anno  di  Cristo  dccccxv.  Indizione   iii. 
di  Giovanni  X.  Papa  2. 
di  Lodovico  III.  Imperadore   15. 
di  Berengario  Imperadore   i. 

|b)  Bandul.  ▼  Afciò  fcritto  il  Dandolo  (^),  che  ^arto  Conradi  {Kc  di  Gcrma- 
inchromc.  |_^  ^j^)  ^f^y,g  Saraceni  Italiam  graviter  premunì .  L'anno  quarto  d'elfo 
'Ru.  italù.  Corrado  correva  nel  prefcnte  j  e  però  ci  fi  porge  fondamento  di  cre- 
dere, che  in  queft'anno  i  Saraceni,  abitanti  prcfTo  il  Gsrigliano,  fa- 
ceflero  qualche  funeftiflìma  foorreria  nella  Campania  e  nel  Ducato  Ro- 
mano, che  defolafle  le  Chiefe  e  Famiglie  de  gì' infelici  Critliani.  AITai 
verifimile  in  oltre  è,  che  Giovanni  X.  Papa,  uomo  di  gran  mente  e 
cuore,  ficcome  fra  poco  il  vedremo  appellato  dal  Panegirilla  di  Be- 
rengario, prendefTe  di  qui  la  rifoluzione  di  crear  Imperadore  il  Re  Be- 
rengario.  Da  quello  pnfTo,  quanto  io  vo  conghistturando,  s'era  guar- 
data finora  la  Corte  di  Roma,  perchè  vivea  tuttavia  1'  orbo  Impera' 
dorè  Lodovico^  che  quantunque  nulla  s'impacciaffe  de  gli  atlari  d'Ita- 
lia, e  niun  conto  di  lui  facefle  Roma  e  l'Italia:  ciò  non  ollantc  con- 
fervava  il  titolo  d' Imperadore,  né  i  P»pi  am:ivano  di  levargli  quc(l' 
ombra  di  diritto  e  di  dignità.  Ma  vinfc  il  bifogno,  e  fece  mutar  fi- 

flcma 


Annali    d'  Italia.  xjt 

ftema.  Non  fi  potea  più  tollerar  l'infolenza  e  crudeltà  de  i  Mori  del  Er*  Vo!g. 
Garigliaoo,  che  iì  divoravano  tutte  le  rendite  delle  Terre  Pontificie,  Anno  piy. 
e  facevano  languire  nella  povertà  i  Papi  d'allora.  Né  Berengario  do- 
vea  fentirfi  voglia  di  far  delle  fpcfe  in  condurre  un'Armata  ail'erter- 
minio  di  quegl' Infedeli,  dando  probabilmente  per  rifpolla  ai  Ponte- 
fici, che  ricorrelTero  per  aiuto  al  loro  Imperadore  m  Provenza.  Ora 
Giovanni  Papa  inviò  al  Re  Berengario  un'ambalciata  con  molti  rega- 
li, pregandolo  di  venir  a  liberar  da  quc' cani  gli  Ipoipaci  Stati  della 
Chicfa,  e  i  circonvicini  ancora.  Gli  elìbi  eziandio  la  Corona  Impe- 
riale, per  maggiormente  animarlo  all'imprcfa.  Finora  Berengario  era 
flato  lolamentc  Re  d'Italia,  ne  avea  voluto  adoperar  la  forza,  per  oc- 
teper  l'altra  Corona,  come  attcila  il  iuo  Panegirilta,  con  dire  («^;       (,)  Antny- 

tnui  in  Pa- 

Summus  erat  Pajlor  fune  temporis  Urbe  Johannes^  "fg-  Sereni- 

Officio  affai im  clarus^  fophiaque  repietns  ^  ''*•  +• 

^tque  diu  talem  mentis  fervmus  ad  ujum . 

Ebbe  ben  più  conofcenza  di  quefto  Papa  Giovanni  eflb  Panc- 
gìrifta,  che  non  l'ebbero  Liutprando,  e  il  Cardinal  Baronio  :  ed  ceco 
come  diverlameace  egli  ne  parla,  aggiugnendo: 

^itenus  httic  prohibebtt  opes  vicina  Charybdis^ 
Pur  pur  a  quas  deUerat  majorum  /ponte  Beato , 
Limina  qui  referat  cajtis  rutilatitia ,  Petri . 

Cioè  i  vicini  Mori  il  privavano  delle  rendite  delle  Terre,  che 
la  pietà  de  gli  antichi  Imperadon  avsva  donato  alla  Chiela  Romana. 
Seguita  a  dire: 

Dona  Duci  (cioè  a  Berengario)  mittity  f*cris  adveSla  Minijìris^ 
^0  memor  extrenii  trihuat  [uà  jura  dtei 
RumaniSy  fovet  Aufonias  quo  numine  terras  ^ 
Impera  fumturus  eo  prò  munere  Jertum-, 
Solus  £5*  Occiduo  Cafar  vocitandus  in  Orbe. 

Cioè  gli  manda  de  i  donativi,  fcongiurandolo  colla  memoria  del 
dì  del  Giudizio  di  liberar  le  Terre  de' Romani,  e  di  rimettere  in  elfi 
quella  pace,  ch'egli  facea  col  fuo  buon  governo  godere  ai  rclto  dell' 
Italia,  promettendogli  la  Corona  Imperiale  per  quello.  Truovo  io 
ncir  Aprile  di  quell'Anno  il  Re  Berengario  in  Pavia,  ciò   apparendo 


fon  quc  Ite;  Dum  in  Dei  nomine  in  Firidario  juxta  Paiaci$  Domni  Re- 
gis  hujus  Tuinenps ,  ubi  Domnus  Berenganus  glonojiffimus  Rex  pr aerai , 
y  fuum  geraralem  tenebat  Piaeitum  &c.   t,'  per  altro  riguardevole  quel 

1  i  i  Pia- 


^S'^  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  Placito  per  la  notizia,  ch'cfloci  porge,  come  Radaldo  illuflre  Conte  $ 
Anno  grj.  Marche/e{non  so  di  qual  Marca) godeva  in  benefizio  una  parte  de  i  Beni 
del  Monillero  di  San  Colombano  di  Bobbio,  per  conccirione  de  i  Kc, 
i  quiili  pigavano  e  ricompcnfat'ano  allora  con  ifcandalo  i  Tcrvigi  de  i 
loro  Ufiziali  colla  roba  delle  Chiefe:  il  che  fi  praticava  in  molti  pacfi 
Crifliani .  Non  contento  di  ciò  aveva  anche  occupata  ima  Corte  ap- 
pellata Barbada,  benché  fpettante  alla  parte  riferbua  all' Abbatecai 
Monaci  per  loro  foltcntamento .  Ne  fece  querela  Teodelaffìo  Abbatter: 
fu  fentenziato  che  gli  fofle  rcllituita  la  Tua  Corte.  Lcggcfi  mcdcli- 
,  ^  .     mamentc  prclTo  il  Campi  (^j)  un  Diploma  dato  dal  Re  Berengario  in 

iftor.lTìla-  9"^'^"  ftelTo  anno,  Flì.  Kalendas  /fugu/fi .  A^lum  tn  Sinna .  Che  Luo- 
(cm.a  T.  1.  go  fia  quefto,  noi  so.  Un  altro  ancora  vicn  rapportato  dall'  Ughelli  (é), 
jippendìc.  dato  Kalendis  Septembris  dA  mcdefimo  Anno.  JSlum  Curte  Curciano  . 
^Ual^flUr  ^^  P""^  quelb  so  io  dir  dove  fifTe .  Seguita  poi  a  dire  il  Pan-giri- 
Tom.  ly.  in  ^^-t  ^^^  Berengario,  intcfa  ch'ebbe  l'ambalciara  e  volontà  del  Papa, 
F.p!;cop.Btr-  fi  diede  a  raunar  l'Armata,  per  porrarfi  a  prendere  l'Imperiai  Coro- 
fomenf.         na,  cd  irapicgarfi  in  fcrvigio  di  lui: 

T'ali  bus  evi&iis  precibus^  juhet  agmina  Regni  ^ 
^ueis  cum  bella  tulit  ^  queis  cum  facra  miinera  pacis, 
Affare ,  qute  tanti  grejfum  comitentur  honoris . 

Difpoflc  le  cofe,  Berengario  Ci  mifc  in  viaggio  alla  volta  di  Ro- 
ma. Un  rozzo  Placito   già  accennato  dui  Fiorentini,  e  dame  poi  da- 
{c)Jntiqm-  to  alla  luce  (f),  ci  fa  vedere,  fin  dove  egli  fofìe  giunto  nel  di  io.  di 
'vifferf "io    N^v^'Ti'^''^-.  cioè  fuori  di   Lucca.  Fu  fcritta  qu:-lla  Carta  originale  da 
me  avuta  fotto  gli  occhi  Anno  Regni  Domni  Bcreugarii  Regis  Deo  prò- 
■  pitto  Figefitno  Odiavo ,  Decimo  die  Mcnfts  Novemhris ,  ladiclione  ^ìrta  : 
cioè  nell'anno  prefenre,  effendo  cominciati  nel  S:ttf'mbre  l'Indizione 
piarla.  Le  prime  parole  del  Placito  fon  quelle  coocepute  con  illiic 
del  Secolo  d' oro  della  Latinità .   Dum  Domnus  Bcreugari.'ts  Sereniffìmus 
Rex  prò  timore  Dei  6?  lìatum  nmiiumque  faa^arum  Dei  Ecclejìjrum  ele- 
Elorum  Populo  hic  It alias  ahitantibiis  ^  ani rn. -eque  fu-f   mercede m  jujlitiam 
adimplendam  partibus  Romam  iret  ^  cumque  pevvenilJ'et   infra    Tufci.i  foris 
banc  Urbem  Luca  {^c.  Sicché  per  tempo  fcor^i imo,  non  ruffiltcrel'o- 
pmione  del  Sigonio  e  del   Baronio,   che  tennero   conferita  la   Corona 
dell'Imperio  ad  t\Xa  Berengario  nel  Settembre  dell'anno  prelente.  E 
che  egli  foffe  coronato  Imperadorc  nel  di   del  fanto  Natale  dell'anno 
prefente,  ne  fon' io  perfualo  per  le  ragioni,   che   addurrò    qui   fotto. 
Tuttavia  perché  il  Panegirifta  di  Berengario  differifce  la  Coronazione 
Romana  di  Berengario  fino  alla  vcntu'"a  Paiqui,  anch'io  mi  rikrbo  di 
parlarne  all'anno  feguente .  Abbiamo  poi  dalla  Cronica  Arabica  Can- 
(d")  Chrom-  tabrigcnfe  C'^),  che  in  Sicilia  nell' anno  prefente,  o  pure  nel  feguente, 
con  Arabi-     Primo  die  Menfis  Januarii  ez^'efa  Clfifjìs  Befikorhab  (probabilmente  ri- 
cumìart      \j,.\\q  j^.[  \\q  de' S  .nceni  Africani)  ^a'-j^r/à;   Rom^eos  (cioè  contrade* 
KcV.  Uali(.    Greci)  in  loco ^  Halayanab  dicium ^  ptriit  in  mari .  Sicché  una  fiera  trm- 

pelU 


Annali    d'  Italia.  15' 3 

,pefl:a  mandò  a   male   con   quella   flotta  tutti   i  difegni   di  quegl'  In-  Era  Volg. 
fedeli .  ^'*'*°  9x6. 

Anno  di  Cristo  dccccxvi.  Indizione   ly. 
di  Giovanni  X.  Papa  3. 
di  Berengario  Imperadore  i. 

SE  vogliamo  fidarci  del  Panegirifta  di  Berengario^  quello  Principe, 
accoltandofi   la  Fcfta  della  Refurrezion  del  Signore  (che  nel  prc- 
fente  anno  cadde  nel  di  1*4.  di    Marzo)   s'incamminò   vcrfo   Roma  a 
prendere  la  Corona  dell'Imperio,  fecondo  il  concerto  fatto  con  Papa 
Giovarmi.  Si  legge  con  piacere  defcritta  da  clTo  Panegirifta  (.<')  quella  C^)   Anony- 
magninca  funzione.   All'udire,  che  fi    avvicinava  alla   Regal   Città  il  „,^L'%,** 
futuro  Imperadore,  ufcì   il  Senato  e  Popolo  con  tutte  le  Scuole  delle  rengar.  /.  4. 
divcrfc   Nazioni,  che  fi  trovavano  in  Roma ,  Greci,  SafToni,  Franzefi, 
e  limili,  j)ortando  le  lor  bindiere  ed  infegne.   In  cima  a  quelle  de  i 
Romani  fi    vedevano   tede   finte  di  Fiere,   cioè  di   Lioni,  Lupi,   e 
Draghi  : 

-     -     -     -     Nam^ne  prius  patrio  canti  ore  Semfus, 
Prafigens  fudibuj  riiius  fine  carne  Ferarum  . 

Tutti  cantavano  nella  lor  lingua  le  lodi  di  Berengario.  Gli  ul- 
timi della  proccflione  erano  i  nobili  Giovani  Romani,  fra' quali  Pietro 
Fratello  dfl  Papn,  e  il  Figliuolo  di  Ter. fi  latto  Conlolc,  i  quali  dopo 
aver  baciato  i  piedi  a  Berengario,  gli  diedero  il  ben  venuto,  e  il  com- 
plimentarono a  nome  della  Città  .  Stava  li  fommo  Pontefice  Giovanni 
Tulle  Icalinate  di  San  Pietro,  vcftito  de  gli  abiti  Pontificali  col  Clero, 
alpettando  il  Principe,  che  veniva  fra  l'immenfa  calca  del  Popolo  fo- 
pra  bianca  chinea  a  lui  inviata  dal  Papa.  Smonto  Berengario,  e  al 
falire  dalle  icalinate  alzolTì  dal  faldidoro  Papa  Giovanni,  e  fcgui  fra 
loro  con  baci  e  toccamento  di  mani  un  fcllofo  abbracciamento.  Sta- 
vano chiule  le  Porte  della  Bafilica  Vaticana,  ne  fi  aprirono,  finche 
B-rcngiiio  non  ebbe  giurato  di  confermare,  creato  che  folle  Impe- 
radore, tutti  quanti  gli  Siati  e  Beni,  che  la  pia  munificenza  de  gli 
antichi  Imptradori  avea  donato  alla  Chiefa  Romana.  Fatte  le  preghiere 
al  Sepolcro  di  San  Pietro,  pa(sò  il  Principe  al  Palazzo  Latcranenic, 
d..ve  gli  era  appiedata  una  lauta  cena.  L'entrata  fua  pare,  che  fuccc- 
dclFc  nel  Sabbato  Santo.  Venuto  por  il  Solenniflìmo  giorno  di  Pafqua 
di  Refurrczion?,  proccdcrono  Papa  Giovanni  e  Berengario  alla  Bafili- 
ca  Vaticana,  iup.rbamcnie  addobbata,  fra  gli  Itrcpito'i  viva  deli'  in- 
numcrab;!  Popo.o.  Qiiivi  fu  unto,  quivi  coronato  Imperador  de' Ro- 
mani Berengario  con  Corona  d'oro,  ornata  di  gemme  j  furono  cantate 
le  acclamuziom  votive  del  Clero  e  Popolo  j  e  intimato  il  filcnzio,  fu 

letto 


E  »  A  Volg. 
Anno   pro. 


(a)  Jintì^uì- 
tat.  Italie. 
Dijfertat.  3. 
f*g.  108. 


(b)  jtntiqui- 

tat.  Itaiif. 
Jìifirt.    56. 

(c)  Chroni- 
ftn  Cdfau- 
rienfe  P.  11. 
Te.  IL  Utr. 
Italie. 

(d)  Anony- 
mus  in  ta- 
ntiyrico  Bi- 
rtniarii , 


i5'4  Annali    d'  Italia. 

letto  ad  alta  voce  il  Diploma,  con  cui  il  novello  Auguftb,  confer- 
mava alla  Chiefa  Romana,  e  a  i  fommi  Pontefici  tutti  gli  Itati  e  Beni 
ad  cfTa  conceduti  da' luci  Prcdeceffbri  coli' intimazion  delle  pene  con- 
ira  chiunque  ne  turball'e  il  poircflo  e  dominio  a  i  fucceflori  di  S.  Pie- 
tro. Ciò  fatto,  Berengario  clercitò  la  fua  pia  magnificenza  con  fupcr- 
biflìmi  regali  d'armi,  velli  e  corone  d'oro,  tenìptllate  di  gemme, 
non  folamente  alla  Bafilica  di  San  Pietro,  ma  anche  all'altre  delia  Cit- 
tà, e  come  fi  può  credere,  anche  al  Papa,  al  Clero,  al  Senato,  e 
a  i  Militi  di  Roma.  In  tale  occafione  ancora  gran  copia  di  moneta 
fi  gittava  al  Popolo,  ficcome  ho  io  dimollrato  altrove  (1).  E  qui 
l'Anonimo  Poeta  termina  il  Panegirico  di  Berengario,  con  invitare 
i  giovani  Poeti  a  cantare  il  rcfto  delle  azioni  di  quello  nuovo  Im- 
peradorc  ; 

Et  pofl  Imperli  diadema  refumiie  lauda . 

Adriano  Valefio,  che  fu  il  primo  a  trar  dalle  tenebre  quello 
Poema  lilorico,  prcziofo  frammento  per  la  Storia  dello  fcuro  Secolo 
prefente,  fu  di  parere,  che  il  Poeta  fofle  contemporaneo  di  Beren- 
gario. Ma  all'offcrvare,  ch'egli  ha  prefo  qualche  abbaglio  in  punti 
importanti  di  Storia,  de' quali  dovrebbe  clTere  flato  meglio  informato, 
chi  rapprefcnta  fé  fteflb  Poeta  vecchio  fui  fine:  non  so  io  farmi  a  cre- 
dere, ch'egli  vivente  Berengario  componefie  quel  Poema.  Parrà  m- 
tanto  inverifiraile,  che  dopo  la  morte  di  Berengario  alcuno  aveflc  in- 
traprcfa  quella  fatica.  Pure  non  è  fuori  de  i  limiti  del  pofllbile,  che 
Berengario  fuo  Nipote,  divenuto  poi  Re  d'Italia,  fi  prcndeflc  la  cura 
di  far  teflcrc  le  lodi  dell'Avolo  Augullo. 

Ha  già  provato  il  Padre  Pagi  con  fode  ragioni,  non  fufllderc 
l'epinione  di  chi  riferì  al  Settembre  dell'anno  precedente  la  Corona- 
zione Romana  di  Berengario.  Altre  pruove  ne  ho  addotto  anch'io  di 
■fopra,  ficcome  pure  nelle  Antichità  Italiane .(*) .  Che  poi  Icguific  nel 
dì  di  Pafqua  dell'anno  prefente  quella  macllofa  funzione,  dovrebbe  a 
noi  ballare  la  chiara  aflerzione  della  Cronica  Calaurienlc  (0,  e  del 
Panegirilla  fuddctto,  che  così  ne  fcrive  W. 

Mox  crtceis  mttndum  lampas  Phabea  quadrigis 
Luce,,  Deus  qua  fadius  homo  proctjjìt  ab  aKtr$ 
Tumbali ,  ftrflat  .-.---- 

Tuttavia  fon' io  perfuafo,  che  non  nella  Pafqua  dell' anno  prefen- 
te, ma  nel  Natale  dell' aano  precedente,  Berengario  folfc  innalzato  al 
Trono  Imperiale.  Ne  addurrò  le  pruove  all'anno  pii.  e  914.  Intan- 
to dopo  aver  noi  veduto,  ch'egli  era  in  Tofcana  nel  di  ic.  di  No- 
vembre, incamminato  alla  volta  di  Roma,  non  pare  che  dovcfie  tar- 
dar tanto  ad  arrivarvi,  e  che  più  tollo  nel  Natale  egli  avcfle  coiife- 
guito  il  Diadema  Imperiale.   Ne  già  dice  il  Fiorentini,  ch'egli  fc- 

gui- 


Annali    d'  Italia.  iff 

fjuitafTc  fino  al  Marzo  dell'anno  pi6.  ad  eflerc  chiamato  Re,  ma  Co-  Era  Volg. 
amente  dice,  che  nel  Marzo  fi  comincia  a  trovar  memoria  dell'Im-  ^'*^'^  9^^- 
perio  fuo  nelle  Carte  di  Lucca .  Abbiam  detto  eflere  (lato  uno  de  i 
motivi,  per  gli  quali  fu   promoflb   Berengario  alla  Corona  Imperiale 
il  bifogno  del  fuo  ajuto  per  iftcrminare  i  Saraceni  dal  Garigliano.  Leo- 
ne Ortienfc  (a)  fc'ce  credere  al  Sigonio,  al  Baronio,  e  ad  altri,   che-  ^L^? 
quefta  gloriofa  imprefa  feguilTe  nell'anno  91  f.  correndo  il  Mcfe  d' A-  cir»";" 
gofto.  Ma  o  egli  fallò,  o  è  fcorretto  il  fuo  tefto.  Per  confeffionc  fua  Lib.i.c.sz. 
il  principale  influfTo,  per  diftruggere  quel  nido  di   afTaflìni,  venne  da 
Papa  Giovanni  X.  qui  ex  Epifcop^tu  Ravennate  Triennio  ante  Romanam 
Sedent  invaferat .  Sahmenre  in  quell'anno  ebbe  principio  il  Terzo  an- 
no del  Pontificato  d'eflo  Papa  Giovanni}  e  però  in  quello  dee  eflerc 
fucccduto  l'edcrminio  di  quegl' Infedeli .  Lupo  Protorpata  (^)   l'atte-  (b)  Prct». 
ftò  anch' egli,  feri  vendo:  amo  DCCCCXFI.  exierunt  yfgareni  de  Cari-  (^;^^V'» 
liane.  Ora  abbiamo  da  Liutprando  (f),  e  dal  fuddetto  Oltienfe,  che  t^i.  v/Rer. 
Giovanni  Papa,  premendogli  forte  di  fnidare  dal  Garigliano  i  Saracc-  Italie. 
ni,  finquì  creduti  invincibili,  fpedl  alla  Corte  Imperiale  di  Collanti-  (e)  Liut- 
nopoP  per  ottenere  un'Armata  navale,  la  qual  chiudcflc  la  via  del  ma-  ^^"^af^^^y 
re  a  quella  canaglia,  e  impediffr  i  foccorfi,  che  poteano  fpcrare  dall'  i.'^,^]  i^'  * 
Affrica.  Trafle  in  lega  Landolfo  Principe  di    Benevento   e   di  Capoa, 
Gregorio  Duca  di  Napoli,  e  Giovanni  Duca  di  Gaeta,  a' quali  due  ul- 
timi Niccolò  Patrizio,  fopranominato   Picingli,   Generale   de' Greci, 
portò  l'onore  del  Patriziato.  Che  anche  l' Imperador  Berengario  con- 
tribuifle  non  poche  forze  per  qucll' imprefa,  fi   può  lecitamente  con- 
ghietturare,  e  maffimamenre  fcrivcndo  l'Oftienfe,  che  Papa   Giovan- 
ni una  cum  Alberico  Marchione.,  ctim  valida  pugnatorum  manu,  volle  in 
pcrlbna  intervenirvi,  per  maggiormente  animare  il   Popolo   Crifbiano. 
Già  dicemmo,  che  Alberico  era  Marchefe  di  Camerino,  e  fecondo  le 
apparenze  anche  Duca  di  Spoleti,  e  però  Vafiallo  di  Berengario.  Par 
credibile,  ch'egli  guidalTe  le  truppe  date  dall' Imperadorej  e  da  Liut- 
prando fappiamo,  che  le  genti  di  Camerino  e  di   Spoleti  non  mancaro- 
no a  quella  gloriofa  fpedizione.  Divifo  quedo  fiorito  cfercito,da  due 
bande  llrinfe  i  Saraceni,  tenendo  forte  l'afiedio  o  blocco  per  tre  mefi: 
tempo  che  badò  ad  affamar  que'Mori,  i  quali  non  potendo  più  reg- 
gere, attaccato  il  fuoco  a  tutte  le  lor  cafe  ed  arnefi,  sbucarono  im- 
pctuofamente  fuori  de  i  loro  recinti,  e  fcapparono  chi  qua  chi  là  per 
le  montagne,  e  felve  vicine.  Ma  gl'infeguirono  con  tal  diligenza  ed 
oftinazione  i  Criftiani,  che  di  coloro  niun  vi  rimafe,  che  non  foffe  o 
uccifo  o  prefo  vivo,  o  fatto  fchiavo.  Per  quella  gloriofa  imprefa  in- 
credibile fu  il  gaudio  de  i  Fedeli  di   Grido   in  Roma,  e  ne  gli   altri 
circonvicini  paefi,  e  lode  ne  riportò  Papa  Giovanni,  tuttoché  non   a 
tutti  parefic  proprio,  che  un  Vicario  di  Grillo  pacifico  fi   portafle  in 
perlona  ad  aflìllt-re  a  quella  fanguinofa  danza,   e   delTo"   egli   il   primo  Cd)  Margn- 
un'cfempio  di  praticar  lo  ftefio  ad  altri.  Intanto  l' Imperador  Beren-  rinìus  buI- 
gario  venne  da  Roma  verfo  la  Lombardia .  Un  fuo  Diploma  prclTo  il  ^"'■■Cafi- 
Margarino  (O  fu  dato  ^y//.  Kalendas  J unii  anno  Domini  DCCCCXFI.  JI^mo 

Do- 


ij<5  Annali    d'  Italia. 

Era  Vo!?.  Domni  vero  Berengarii  ferenifimt  Regis  XXIX.  Impcriì  autem  fui  Primo ^ 
Ann©  91Ó.  indizione  IT.  Acltim  Carte  Sina:  Luogo  a  me  ignoto .   In  elio  concc- 
-dc  a  Berta  dilettidìma  Figliu>li  Tua,  e  Bidcira  dell' inllgne  Monillcro 
<li  Santa  Giulia  di  Brcfcii,  la  facoltà   di    fabbricare  un    CaiVcllo   full» 
riva  del  Ticino,  cum  Bertifcis,  Spizatis.,  Tur>i!>us,   ^  Msrulùnim  prò- 
pugmadis ,  Foffatis ,  atque  Agierihus ,  omnibufque  argumentis  eidem  Cacci- 
lo necejfariis.   li  timore  de  gli   Uiighcn,  liccome  difll,  facca  pienderc 
quelle  precauzioni  a  gl'Italiani.   Un' alrro  lun   Diploma    in    favore  di 
(a)  A«tì-      Pietro  Fefcovo  d'Arezzo,  e  della  iua  Chiefa,  da  me  pubblicato  W,  fi 
^mt    Italie,  vede  dato  X.  Kalcndas  Junii  coli' altre  fopra  riferite  Noce,  in  fine  ^- 
fh)Chrom-  ^^"'  '"  Civitale  Ravenna.   Nella  Cronica  AiabicJ- Canrabrigenfe  (t')  è 
con  Arab.     notato   fotto   qucd'anno,   che   i    Siciliani   dcpolero   Bcnkorhab  ,  e    il 
f.ii.To.l.   mandarono  in  Affrica,  dove  egli  e    il   Figliuolo   morirono.   Pare    che 
Kir.  imi.      coftui  fi  fofle  follevato  in  Sicilia  contra  del  Re  de' Mori,  e  che  pre- 
fo  ed  inviato  in  Affrica  pagalTe  colla  tefta  la  pena  della  fua  ribellione. 
Spedì  il  Re  Affricano  nel   Mefe  d' Agnlto  dell'anno  prefcnte  una  po- 
tente Armata  navale  in  Sicilia  per  cltinguere  qytl  foco,   il  quale  ve- 
rilimilracnte  fu  cagione,  che  in  quelii  tempi  la  Nazion  Saracenica  da 
quelle  parti  non  infcllaire  l'Italia. 

Anno  di  Cristo  dccccxvii.  Indizione  v. 
di  Giovanni   X.   Papa  4. 
di  Berengario  Impcradore  3. 


G 


lacche  non  fi  può  fapcr  l'anno  prccifo  della  morte  di   Adalberto 
il.   Duca  e  Marchclc  di  Tofcana,  il  Sigonio,   il   Contelori,   ed 
aitri,  per  conivttura  l'hanno  affegnata  all'anno  prclente.  Però  in  que- 
llo ne  fo  menzione  anch'io.   Mancò  di  vita  quello  rinomatiffimo  Prin- 
cipe, come  s'ha  dal  luo  Epitaffio,  tuttavia  cfillente  in  Lucca,  e  rap- 
f^)Tkrintì-  portato  dal  Fiorentini  (O . 
ni  Mtmor. 

di  Mauid,      IN  SEXTO  DECIMO  SEPTEMBRE   NOTANTE  CALENDAS  (i) 

Lib.  3. 

ta  Ejt'elfi'  Secondo  le  conietture  da  me  addotte  nelle  Antichità  Eftenfi  (^)', 

far.i.c.  da  lui  dilcelc  la  nobiliffima  Cafa  d'Elle.  Un  paffo  fcorretto  di  Liut- 
ai, prando  è  llato  cagione,  che  di  quello  ricchilTìmo  e  gloriofo  Principe 

abbiano  parlato  con  difcrcdito  moki  moderni  Scrittori,  e  principal- 
pranJus'  mfot^  '1  ^'arjinal  Baronio.  Favellando  cflo  Storico  di  Marozia  nobi- 
Miftor.  Lib.  l'ifima  Romana,  ch'egli  ci  vuol  far  credere  Donna  prollituta,  fcrive 
X.  <•</.  13.     (f)j  ch'tffa  (1)  ex  Alberto  Msrchitne  Albericum   (genuit)   qui  nofiro  pofi 

tttn- 

(i)  Ai  dice Jf ette  dell'  Ago jio  Mefe. 

(2)  da  Alberto  Marchefe  ebbe  Alberico  ^  il  quale  dipoi  ufurpo  il  Principato 
di  Rtma. 


Annali     d'  Italia.  ^<;j 

ttmpore  Romina  Urbis  Principatum  ufurpavit .  Ma  Adalberto  dimorante  Era  Volg. 
in  Tofcana,  nulia  ebbe  che    hv  con    Marozi.i   abitante   in   Roma.   In   Anno  917. 
vece  di  Alberto  IJutprando  fcriOc  ex  Alberico  Marchiane;  e  lo  può  (cor- 
gcre  il  Lettore  Itcfl'o  in  ofTervar  quell'altre  parole  del  medeiìmo   Au- 
tore, dove  dice  (<»)  :  Habuerat  Mar  ozia  ftUum   nomine  Jlbericum^   quem   (a)  idim 
ex  Alberico  Marchìone  ipf*.  genuerat .  (i)  E  l'amico  Scrittore  della  Cro-  ^-'*. 3.  e.  n." 
nica  di  Farfa  (0,  che  ebbe  davanti  a  gli  occhi  quella  di  Liutprando,   ,,, 
anch' egli  fcrive,  che  (1)  Maroti<i  ex  Alberico  Murchione  babuit  Alberi-  „„  f.Jj}!,'. 
cum^  qui  pofl  ejufdem  Urbis  accepit  Priacipatum .  Altre  piuoiedi  quclta  fé  Pan.  11, 
verità  io' tralalcio;  rillrmgendomi  a  dire,  che  s' hanno  da  cairarc  alcu-  '^""-  ^^^ 
ne  partite  non  fuiiìltenri  della  penna  del  Cardinal  Baronie,  e  d'altri,  *'^"  ""'"• 
centra  la  memoria  del  Duca  Adalberto  lì.  non  vcnficandofi   né  pure  saUrn.lT- 
ch'cgli  avefl'e  mano   nell'elezione   de' Papi,   come   penla   il    Cardinale  wvj  p.irali- 
iuddctto,  il  quale  difavveducamente  ancora  ci  rapprefcnro  Alberico  PriO-  /"'"•  K-  H- 
cipe  di  Roma,  nato  da  cflb  Adalberto  II.  e  da  "Teodora,  Sorelia  di  Ma-  Y  i'^'  ^"^' 
roiia,  quando  è  fuor  di  dubbio,  che  il  giovane   Alberico  fu  figliu'.)io 
di  Alberico  Marchcfc,  e  di  Marezia  Patrizia  Romana.  Ebbe  quclto  Du- 
ca Adalberto  il.   per  Moglie  Berta ^  Figliuola  di  Lottarlo  Re  della  Lot- 
taringia,  o  iìa  dell'antica  Lorena,    che  li    procreo   tre  Figliuoli    cioè 
Guido .f  Lamberto^  ed  Ermeigarda .  ElTendo  mancata  di  vita   Gisla,  Fi- 
gliuola dell' Imperador  Berengario,  Moglie  di  Adalberto  MarcheJ'e  d' I' 
vrea,  fu  ella  Erraengarda  prcfa  per  Moglie  da  elfo  Marchete  d'Ivrea. 
Dopo  la  morte  del  Duca  Adalberto  nel  Ducato  della  Tofcana,   per  at- 
teilato  di  Liutprando  (<■)  filius  ejus  IVido  a   Berengario   Rege   Marchio  t^^   x.ìHt~ 
fatris  loco  confi it uit ur .  Sicché  Guido .^  fé  in  queifanno  mon  iuo  Padre,  prandus 
cominciò  a  governare  il  Ducato  della  Tofcana.  Hiftor.   Lìh. 

Sccondochc  riferifce  il  Browcro  (1^),  fu  in  quefti  tempi  fpedita  ^'a-^'Ì"'  ,'^" 
da  Papa  Giovanni  X.  una  Bolla  ad  Aicone  Abbate  di  Fulda  in  Germa-  ras  Jnt'i^'' 
nia.   Efla  è  data  XlIIf.  Kalendas  Junii.^  Aano.,   Deo  propitio .,  Pontifica-  q-tit   fuI- 
tus  Domni  Johznnis  fummi  Pontificis  C^  univerjàlis  Decimi    Papa  m  fa-  '^'"f-  t'I^ 
cratijfima  Sede  beati  Petri  Apofioli  ^arto,  impelante  Domno  piijjimo  Au-  ^  '*' 
g'ifto^  a  Deo  coronato.^  magno   Imperatore.,    Anno  Secando.,  (^  Patriciatus 
(le  pur  non  ha  da  dire,  come  io  credo,  Pofi  Con/ulatum)  Anno  Secundo 
Indiiìioìie  ^inta .   Ecco  lo  (hle  olTervato  anche  iotco  gli  antichi  impera- 
dcri  Sovrani  di  Roma.  Dalla  Cronica  Cafaurienl'e  (0  impariamo ,  che  i^\  ^u      . 
nell'anno  prclente  l'Augudo  Berengario  dovctie  portarli  a  Camerino,  coi  Cafa"'-' 
da  dove  andò  poi  a  vilicare  l'infigne    Moniltero   di  San   Clemente  di  "enfe  p.  11. 
Calauria  fondato  da  Lodovico  II.   Imperadore.  Quivi  confermò  i  Pri-  '^''-  "■  ^^''^ 
vilcgj  a  quel  l'acro  Luogo.  Il  Diploma  e  dato  Xl/.  Kalendas  Novem-  ^"'^"' 
bris ,  Anno  Dominici  Incarmtionis  Nongente  fimo  Septimodecimo ,  Domni  ve- 
lom.  r.  K  k  ro 

(i)  Mar  ozia  aveva  avuto  an  figlio  per  nome  Alberico  .,da_  Alberico  Mar  che  fé . 

(2)  Marozia  da  Alberico  Marchtfe  ebbe  Alberico^  che  dipoi prefe  il  Prin- 
cipato della  mede/ima  Città . 


rfS  Annali    d'  Italia. 

Era    Volg.  ro  Beren^arii  piijftmi  Regi s  Fice fimo  affavo ^ /mperii  autem  fui  Secundo,  lit^ 
Anno  9'^!:  didlione  ^inta .  Actunt  in  Pifcaria.   L'  Indizione  ^inta   (quando  non 
fofìe  Ibto  fcritto  nell'originale  FI.  piutcolto  die  F.)  qui  corre   fino 
al  fine  dell'anno:  il  che  é  cofa  rara.  Ma  forfè  quel  Documento  con- 
tien  de  i  difetti,  non  iuflìllcndo,    che  in  queft'anno  corrcffe    1'  Anno 
XXFin.  del  Regno  di  B  rengario,  come  llampò  il   Padre   Dachciy, 
(a)  Valtfius   ma  si  bene  l'anno  XXX.   Il  Valefio  (/«)  in  citar  quello  Diploma  fcrif- 
in  Nons  ad  j-^  ^/««j  TriceJt'/»o ,  probabilmente  correggendo  l'errore  del  tello.   Pc- 
itrlntar.      '"^  ^  P"°  anche  dubitar  deli' Indizione .  Se  non   fi  opponcflcro  le    ra- 
gioni addotte  nell'anno  precedente,  quello  trovarfi    Berengario  a  Pe- 
fcara,  mi  avrebbe  f,itto  dubitare,  che  l'ellerminio  de'Saraccni  più  to- 
rto in.  quello,  che  in  quell'anno  fofle  fucccduto.  E  a  pcrluadcrlo  po- 
trebbe ancora  concorrere  la   ftelTa  Cronica  Cafaurienfe,   fé  folle  vero, 
che  Ittone  Abbate  Cafaurienfe  aveffc  dato  principio  al  (uo  governo  ncll' 
anno  916.  come  vien  pretefo  nella  Stampa  d'elfi  Cronica} -perché  ivi 
è  fcritto,  che  a' tempi  di  quefto  Abbate  i  Saraceni  diedero  un  ficrif- 
mo  facco  al  Monillero  di  Cafauria,  e  di(lru(rcro  tutte  le  Callella  e  i 
poderi  di  quel  facro  Luogo.    Ma  non  fi  può  con  ficurezza  attenere  in 
quefto  a  i  racconti  di  quello  Scrittore.   Appartiene  parimente  all'anno 
fbY  Anù'      P'"cf^"'^^  ""  Diploma  del  mcdefimo  Imperatore,  eh' io  già  pubblicai  (^)  . 
\l\tau  lui.  Conférma  egli  a  Berta  fua  Figliuola,  che  abbiam  già   veduta  Badelfa 
Vijferi.T.,    del  Monidcro  di  Santa   Giulia  di  Brefcia,  il    Moniltcro   di  San  Sifto 
di  Piacenza  con  tutti  i  funi  beni,  fecondo  gli  abufi  di  que' tempi.  Fu 
dato  quel  Diploma  FI.  Kalendas  Septembris^  anno  Dominicce  Incarnatio- 
nis  DCCCCXFI.  Donni  i-ero  Berengarii  piijjlmi  Regis  XXXFIU.    Impe- 
rli autem  fui  Secundo.,  Indizione  F.    /iffum  in  Curie  Sinna .   Ma   ['Indi- 
zione F.  mortra  l'anno  DCCCCXF/I.   Forfè  qui  il  Cancelliere  fi  fervi 
dell'anno  Pifano.  Ma  né  pure  in   quefto  Documento  dovrebbe  efferc 
l'anno  XXXVIH.  del  Regno,  elTendo  fuor  di  dubbio,  che  allora  cor- 
reva l'anno  XXX.   Si  vede  qui,  che  Mota  Odeirico  ALirchefe  cxz.  Conte 
del  facro  Palazzo.  Qiicfto  perfonaggio  il  rivedremo  fra  poco.   Per  quan- 
(c")  cArfl»i-.  to  abbiamo  dalla  Cronica   Arabica  (f)  fopra   citata,  già  fpcdito   dall' 
(on    Arabi-  Affrica    con   un'  Armata   navale    jlbufaid    Aldaiph     in    Sicilia,  nel   dì 
tZì^'i  Rtr    ^^-  '^^  Settembre  ebbe  maniera  d'entrare  in   Palermo.  Pofcia,  nel  dì 
Italie.        '  17-  di  Ottobre  (*)  Fwdus  per  cu  fferunt  Siculi  cum  Ben- Ali  Fava  AJfaario 
cantra  Abufaid  Aldaiph  ^  ^  obfe^a  eft    Panormtn  fex   Menfes^   £5?  defecit 
in  ea  fal^  ita  ut  falis  uncia  duobus  tarenis  vendi  cwperit.  Si  vede,  che  tut- 
tavia durava  la  ribcllion  de' Mori  in  Sicilia  contro  il  Re  loro,  e  i  Si- 
ciliani tenevano  co  i  ribelli . 

Anno 

(*)  Lega  fecero  i  Siciliani  con  Ben- AH  Fava  AJfaario  contro  Ahufaid  Al- 
daiph ,  è  fu  affediato  Palermo  fei  mefi ,  e  vi  fu  tal  penuria  di  file ,  che 
un'  unci*  cominciò  a  vender  fi  due  t  areni . 


B 


Annali     d'  I  t  a  l  i  a.  xj-^ 

Anno  di  Cristo  dccccxviii»  Indizione  vi. 
di  Giovanni   X.  Papa   5. 
dì  Berengario  Imperadore  4, 

Enchc  molti  fieno  gli  Scrittori  sì  antichi  che  moderni,  i  quali  ri-  ^Kk  Volg. 

ferifcono  all'anno  legucnte  la  morte  di  Cortado  1.  Redi  Germa-  Anno  918. 

nia,  pure  Epidanno  («3,  Ermanno  Contratto  (0,  ed  altri  (0  Sconci,  **^  Epidan- 
feguitaii  in  ciò  dal  Padre  Fagi,  dall' Eccardo,  e  da  altri  moderni,  la  "J^'J"^ 
TTicrtono  accaduta  nell'anno  prefentc,  prima  del  Natale  del    Signore.  t^hHeiman- 
Fu  Principe  di  gran  valore,  e  di  non  mmor  prudenza  e  pietà.  Con-  nus  contra- 
ivi, de  gli  Unght-ri  ebbe  più  volte  da  sfoderare  la  Ipada,   e  continuo  ^"^  '", 
la  guerra  contia  di  irrigo  Duca  di    Saflonia,   chiamato  da  gli  Storici  ?f-)''"^j°rìa- 
pcr  dillinzione  da  gli  altri  Arrighi,  V  Jucufe,  cioè  1' Ucceiiatore .  Pu-  „«j  i,cotus 
re  venuto  a  morte,  anteponendo  l'amore  del  pubblico  bene  aiie  pn-  inChrenia'. 
vate  fue  pafììoni,  egli  fu  che  configliò  a  1  Principi  del    Rtgiso   Gei-  ^  '^"^ 
manico  di  eleggere  per  fuo  Succcilore  lo  lleffo  Arrigo,  Principe  ben 
meritevole  di  quella  Dignità  (d)  .  A  quello  fine  gl'invio  lo    bcettro,  (j)  ccnti- 
la  Corona,  e  gli  altri  ornamenti  Reali.   Da  un  Diploma  da  me  dato  nuater  Rhe- 
alla  luce  (0»  apprendiamo,  che  V  Imperador  Berengario   fi    trovava   in  ginoms  in 
Pavia  nel  di  zo.  d'Aprile  dell'anno  prelente,  dove  confermo  ai  Ca-  ?  .''°"l^'' 
nonici  di  Padova  i  lor  Privilcgj  e  Beni.    Lcggonfi  ivi    quelle   Note;  iiaiu.""^!!- 
Data  XII.  Kalendas  Maii,  anno  Domimele  Incarmtinnis    ÙCCCÓXFII.  feri.  36. 
DtiHfii  vero  Berengarii  piijjìmi  Regis  XXXl^I.  Imperli  armo  III.  hdi6iio- 
»e  FI.  Aiìum  Civitate  t  apite .   iVia  fi  dee  fon  vere  «y^/-/»  DCCCCXf^III. 
le  pure  non  ii  vuol  ricorrere  all'anno  Filano:  il  che  difficilmente  m'in- 
duco io  a  credere.  Son  guaiti  ancoragli  anni  del  Regno,  perché  al- 
lora era  in  corfo  r«K«e  XXXI.  Ho  io  parimente  pubblicato  (/)  un  bel  (f)  ib'Oif- 
Placito,   tenuto  in  Milano  ^k«o   Imperli  Domni  Berengarii  Imperéiteris  ^'"' ^' 
Tercio .,  Menjc  Aprilii.^   Indizione   FI.  cioè   nell'anno   ptclcnte.    11  fua 
principio  e  quello:  Dum  in  Dei  nomile  Civitate  Medioiani^  Curie  Du- 
cati ili  lauiia  cjiifdem  Cuiiis  in  judicto  lefideret  Betengarius  Nepus  (^  Mif' 
fui  Domni  {^  glarìofijjìmi  Berengarii  Serenijfitni  Itr.feratorii   Alio  ^  He 
nior  ejus.,  qui  m  Comttatu  Medioianenje  ah  ipjo  Imperato)  e  Mijfus  ejjet  coh- 
Jìituius.^  tamquam  Comes  13  MiJJ'us  dijcurrens  òcc.  Quello  Berengario  era 
Figliuolo  di  Adalberto  Marcheje  d'Ivrea,  e  di  Cina  Figliuola  ucll' Au- 
gnilo Berengario.  Noi  il  vedremo  a  luo  tempo  Re  d' Italia.  La,  Cor- 
te del  Ducalo^  che  fi  vede  in  Milano,  lignifica  il  Palazzo,  dove  lole- 
Tano  abitare  1  Duchi.  In  altre  Città  s'incontra  la  Corte  Ducale.,   che 
vuol  dire  lo  Ilcflb.  Le  Carte  poi  di  quelli   tempi   ci  fanno  vedere  in 
Roma  e  nel  fuo  Ducato  molti  Nobili,  che  infii.me  fono  appellati  Con'   („)^„fi  „^-. 
foli  e  Duchi,  ficcome  ho  mollrato  altrove  C?)>  probabilmente  Ctnjoli ^  rTt.  itaiic. 
perché  membra  del  Senato  Romano,  il  quale  tuccavia  durava j  e  Du-    DìjJ'trt.  j. 
<!^'i,  perchè  Governatori  di   qualche   Citta.   Riufcì  in   quell'anno,  o  f  •<^i.  v 

K  k  i  pure       •*  ^ 


z6o  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  pure  nel  fegucntc,  a  i  Siciliani  e  Mori  ribelli  (a)  di  coftrigncre  alla 
Anno  919.  rda  nel  di  li.  di  Marzo  la  Città  di  Palermo  dopo  fei  Meli  d'afTe- 
^rao,ruZ'  *^'°'  ^°^  lajciarc  la  libertà  al  prefidio  AfFricano.  Silcm  fu  creato  A- 
p.  li.  r.  /.  niira,  o  fia  Governator  Generale  della  Sicilia.  E  (ul  fine  dell'anno 
Ker.  iialic.  venne  fatto  a  i  Mori  di  occupar  anche  la  Città  di  Reggio  in  Ca- 
labria. 

Anno  di  Cristo  dccccxix.   Indizione  vii. 
di  Giovanni   X.   Papa  6. 
di  Berengario  Impcradore   5. 

E*  Involta  in  un  gran  buio  per  qucfli  tempi  la  Storia  d'Italia,  non 
rcltando  né  Storie  né  Atti,  per  gli  quali  fi  venga  in  cognizio- 
ne di  quel,  che  operarono  i  Papi,  1' Impcradore,  e  gli  altri  Prin- 
Ifb"'  Lìut-  '^■P'  d'Italia.  Ci  ha  nulladimcno  confervata  Liurprando  (^)  una  noti- 
frand:  nifi.  Zia,  che  mi  fia  lecito  di  riferire  all'anno  prclrnrc  .  Cioè  che  nacque- 
Ix.eaf.  is.  ro  diflenfioni  fra  l'Imperador  Berengario,  e  Guido  Duca  di  Tofcana  j 
che  quelli  inficme  colla  Duchcfla  Berta  i'ua  Madre  fu  prcfo  e  nicffb 
in  prigione  in  Mantova.  Ma  che  non  potendo  Berengario  cavar  dalle 
mani  de' Governatori  fedeli  ad  cfTa  Berta  le  Città  e  Callella  della  fud- 
detta  Tofcana,  rimife  in  libertà  Guido  e  la  Madre.  Bertha  auiem  {Ìo- 
no  le  lue  parole)  Adalberti  uxor  cum  Widone  Filio  pojì  mariti  obìtum, 
minoris  non  fa&a  eji,  qtiam  "jir  fuus  ^  potentix .  ^<s  tum  calliditate  i3 
muKcribus  ^  tum  hy mente i  txercitio  duUis  ^  nennullos  Jìbi  fideles  effecerat .  Ma 
fc  Liutprando  vuol  tutte  le  Principelfe  d'allora  D^nne  prollitute,  fcn- 
ZTi  che  i  Mariti  fé  ne  altcrafl'eio  punto,  ci  e  ben  pcnneflo  di  ripete- 
re, ch'egli  era  una  mala  lingua,  ne  merita  fede  la  Satira  fua .  In  età 
almeno  di  Icffanta  anni  fi  trovava  Berta  in  quelli  tempi;  e  quello  Au- 
tore è  dietro  a  farci  vedere,  ch'ella  adefcalTe  Amanti  e  fedeli  colle  lue 
dilfolutczze .  Seguita  poi  a  dire,  (i)  Unde  contigit  ^  kt  dum  paulo  poJì  a 
Berengario  fimul  cum  Filio  caperetur ,  (jj"  MantUie  in  cufiodia  tener etur ,  [uas 
Civitutes  y  Cajìella  omnia  Berengario  minime  red'lrderit,  fed  firmiter  te- 
Kuerit ,  eamque  po/imudum  de  cujìodia  fimul  cum  Filio  liberavit .  Nuli' al- 
tro lappiamo,  che  quello  poco  di  qucU'avvenimcmo,  con  ignorarne  i 
motivi  e  la  maniera,  con  cui  la  Duchclla  B;  rta  e  Guido  fuo  Figliuo- 
lo rellarono  prefi  dali'  Auguito  Berengario.  Circa  quelli  medefimi  tem- 
pi Landolfo  ed  Atenoifo  11.  Principi  di  Benevento  e  di  Capoa,  ebbe- 
ro guerra  ca  i  Saraceni,  e  l'ebbero  ancora  co  i  Greci,  padroni  di  Ba- 
ri e 

(i)  Onde  accadde^  che  mentre  poco  dopo  da  Berengario  ajjìeme  ctl  figlio  fu 
preja  e  tenuta  prigioniera  in  Mantova  non  recitili  a  Berengario  le  fue 
Città  e  Cafieila  tutte  .^  ma  le  tenne  forti  .^  e  ptt  affieme  col  figlio  da  ejfd 
ricupero  la,  libertà . 


Annali     d'  Italia.  z6x 

ri  e  d'altre  Città.  L'autore  della  Cronica  di  Volturno  (a)  cel  fa  Tape-    Era  Vo!f. 
re  con  quarte  parole:   (*)  His  temporibus  fupraditli  Pri;tcipes  multa  cum    '^ì*^*^.  9'9- 
Saracenis  ^  Crucis  certamina  habucrunt;  Sed  Dei    miferìcordia  'viSloriam   ynifun.lnf'' 
acceperuHt ,  In  Sicilii,  per  attcftuto  delia  Cronica  Arabica  (/•>)  fui  fine   p,  /;.  V.  ^ 
di  quell'anno,  o  pur  nel  feguente  fi  fece  tregua  fra  Salem   Governa-  Rtr.  Italie. 
tor  Moro,  e  il   Popolo  di  Taormina:  dal  che  fcorgiamo,  che  durava-  0^'  chronic. 
no  le  turbolenze  in  qucirifola,  e  vedremo,  che  per  molto  tempo  an-  p'^^u"^"^  , 
Cora  tennero  in  cfcrcizio  le  forze  del  Sultano  dei  Mori,  il  quJe  in-  lur.  itaiic' 
tanto  rauno  un  poiTente  cfcrcito  per  mare   e    per   terra,   fenzn    che    fi 
conofca,  fé  perifpednlo  in  Sicilia,  o  pur  verfo  altra  parte.  Sotto  quell' 
anno  fciivc  Fiodoavdo:  {e)  Hungari  Ita'iam^  partemque  Francite,  RegHum  i„ch7 r"!^! 
fcilicet  Lotta) ii.,  depradantur ,   \5à  alcuna  altra  Stona  non  abbiamo  no-    Rer.   Frane. 
tizia  di  quella  incurfionc  de  gb  Unghcri  in  Italia.    Puie   fi   può    ere-  Du-chejnc  , 
dcre.  Stavano  i  Popoli  della   Lombardi.!  circa  quelli    tempi  in    conti- 
nua apprenfione  della  venuta  di  quclti  cani.    Ho  io   renduta  pubblica  i^-) ji„,i„„i, 
la  Preghiera  ('«'),  che  allora  quel  di  Modena  faceva   a  Sao  Geminiano  tat.  Italie. 
fuo  Protettore,  acciocché  egli  intercedefle  da  Dio,  Differt.  i. 

Ut  hoc  flagellmn ,  qtiod  meremur  miferi . 
C<eìorum  Regis  evadamus  gratta  . 
Nam  doSlus  eras  Attil<e  temporibus- 
Portai  pandendo  liberare  fubditos . 
NuHc  te  rogamus ,  lictt  fer'vi  pejjìmi , 
Ab  Vngerorum  nos  defendas  jacitlis . 

Leggonfi  ancora  altri  verfi  per  incitare  il  Popolo  a  far   buona 
guardia  in  que'calamitofi  tempi. 

Anno  di  Cristo  dccccxx.   Indizione  viii. 
di  Giovanni   X.  Papa  7. 
di  Berengario  Imperadore  6. 

Rlcavafi  da  un  Diploma,  da  me  dato  alla  luce  W,  che  V Imperador  (e)  ib.  Dìf- 
Berengario.,  llando  in  Pavia  nel  dì  26.  di  Settembre  di  quelt'an-  /"■'•  63. 
no,  confermo  rutti  i  Privilegi  alla  Chie'a  di  Parma,  e  ad  Aicardo  Ve- 
fcovo  di  quella  Città,  chiamato  //crfii^-^o  dall' Ughelli,  interveniente  O- 
delrico  gloriofrjjìnio  Marchiane  noflrs .  Non  fo  10  dire,  fé  Odclrico .,  il  qua- 
le lollcncva  ancora  li  grado  di  Conte  del  facto  Palazzo,  fofle  Mar- 
chefe  del  Friuli,  o  pure  di  Milano.  Fu  dato  qu'l  Diploma  FI.  ka.- 
ìendas  O^obris,  anno  Dominic<e  Incarnationis   DCCCCXX.    Domni    vero 

Bcren- 

(*)  In  quefti  tempi  i  detti  Principi  ebbero  molte  battaglie  co''  Siiracenì  e  co! 
Greci  i  ma  per  divina  miferìcordia  ne'  ufcirtno  vittoriojì . 


z6i  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  Bnengarii  Sereni Jfimi  Regis  XXX IH.  Imperli  autem  fui  F.  IniiBione 
Anno  pio.  ym,  (cominciata  nel  Settembre)  ASìum  Papite .  Un  altro  Tuo  Privi - 
/"fr;  II  ^^g'°»  '^-'^o  nicdcliinamcntc  in  Pavia  nel  di  6.  di  Settembre  (a),  ho 
}H-  5*3-      '°  ^°'^°  ^'^^  tenebre .  A  quello  medefimo  anno  dovrebbe  appartenere 

(b)  c»mfi  un  Documento  dello  Iteflb  Berengario  (^J,  in  cui  dona  alla  Chicfa  di 
iftor.diPU-  Santo  Antonino  di  Piacenza  una  picciola  Badia  di  Santa  Criltina  po- 
*Api>'^  I  '  ^^^  '"  Pavia,  ad  intcrceflìone  di  Grimaido  gloriofo  Conte ^  e  per  gli  me- 
riti di  Guido  Fejcovs  d'effa  Città  di  Piacenza.  Dicefi  dato  quel  Di- 
ploma XI 11.  Kalendus  Januarii ,  ./Inno  Dominici  Incarnationis  DCCCCXXI. 
Domnì  vero  Berengarii  piiffimi  Regis  XXXIF.  Imperli  autem  fui  Quinto , 
IndtÉìttne  Nona.  ^5tnm  Verona.  Ma  nel  di  io.  di  Dicembre  dell'an- 
no pii.  correva  Vanno  FI.  e  non  già  il  ^into^  perle  ragioni  addot- 
te air  anno  piò.  Perciò  o  qui  viene  adoperato  l'anno  Pifano,  antici- 
pante l'anno  nollro  Volgare, o  pure  ivi  s'tia  da  fcrivere  annoDCCCCXX. 
nel  cui  Dicembre  correva  V  ladizitne  IX.  e  potea  forfè  correre  V  an- 
no XXXIF.  del  Regno.  Truovafi  parimente  nella  Cronica  Farfenfe 
una  contcrmazione  di  tutti  i  Privilegj  conceduti  all'  infigne  Monifte- 
ro  di  i'arfa,  fatta  dal  medefimo  Impcradore.  11    Diploma   porta  que- 

(c)  chrome.  Uc  Note:  {e)  Dattim  II.  katendas  Julii.,  Anno  Dominiae  Inrarnationis 
fi'-fenje  ^^  DCCCCXX.  Demni  -vero  Berengarii  XXFllI.  (  fi  dee  fcrivere  XXXIII.  ) 
^Ktr^ Italie.    ^'l*"ì  I''"P^^'i  autem  F.  Atìum  in  Cune  Oloma.  Fra  l'altre  cole  egli 

coahrma  a  quel  Moni  Itero  quidquid  Jlbericus  Marchio  ia  idem  Mona- 
fterium  ali<jua  infcriptione  condonavit  in  Comitaiu  Firmano.  Anche  di  qui 
può  iralpanre,  che  il  M.ircheje  yJJùerico  aLitc  volte  nominato  di  fopra, 
folle  Marchele  di  Camerino,  ed  anche  Duca  di  Spoleti,  giacche  il 
Monillero  Faifenfc  era  fituato  nel  Ducato  Spolctino.  L' Autore  della 
fuddccta  Cronica  fa  menzione  della  Marca  di  Fermo  .  La  tiimo  io  una 
cola  Ilcfl'a  colla  Marca  di  Camerino.  Attefero  in  quelli  tempi  gli  Ab- 
bati di  Monte  Cafino,  di  San  Clemente  di  Cafauria,  e  di  Volturno, 
a  rimettere  in  piedi  i  lor  Monillcij  già  diltrutii  da  i  Saraceni.  Me- 
nta poi  d'cflcrc  rammentata  la  donazione  della  C'erte  di  Prato  l^iano, 
polla  nel  Piacentino,  che  Berengario  Augullo  fece  in  quell'anno  alla 
diletta  fua  Moglie  Anna.,  per  inicrcelDone  di  Guido  Fefcovo  di  Piacen- 
(-<)  Ant'i^u.  x<j,  c  di  Odcirico  inclito  Mar  che  fé .  Il  Diploma,  da  me  publicato  (<^), 
u»iic.  Dif-  ha  quelle  iNoie:  Data  l'I.  Idus  Septembris  amo  D»mini,ue  Incarnationis 
ftrt.  20.  DCCCCXX.  Domni  vero  Berengarii  Sereni  fimi  Rcgii  XXXlll.  Imperli 
éutem  fui  FI.  Indicìiùne  Filli.  JSlum  Papia .  Ma  qui  dee  circrc  Icor- 
rctio  V anno  FI.  deil'  Imperio,  e  in  fuo  luogo  s'ha  da  fcrivere  anno  F. 

(e)  ib.  Dìf-  j-Jq  io  altrove  (0  citato  uno  Strumento  autentico,  da  me  veduto  in 
jtrt.  66.       l{cctg\o  con  quelle  Note;  Berengarius  grada  Dei   hnperator   Auguftus, 

A.ìiiO  Imperli  cjus  ^into.,  Decimo  Kalerdai  Decembrls  Indizione  Nona., 
cioè  nell'anno  picknte.  Come  poi  Diplomi,  che  han  tucta  la  ciera  di 
Originali,  contengano  sì  fatti  sbagli,  non  fi  fa  cosi   facilmente  intcn- 

(f)  Anon-j-  dere  .  Moglie  dell*  Augullo  Berengario  era  ne  gli  anni  addietro  i?fr///i^j . 
mus  in  fa-  f^^^j  q^,  q^j  trovumo  Anna,  a  cui  nondimeno  non  è  dato  il  titolo  di 
Ti^nTr'fx  Angusta.  Scrive  il  Pancginlta  di  Berengario  una  rilevante  parricola- 
riniu  .  .  .  ^^^^  ^^^^^  l'anno  88p.  (/)  .  -  -  Fa- 


Annali    d'  Italia.  263 

Era  Volg. 

Parìter  tria  fulmina  belli  -^nno  920. 

Supponida  ceeuHt  :  Regis  fociabat  amico , 

^i9s  tHftc  fida  fatis  Conjux  :  peritura  venenis , 

Sed  pojlquam  haujìura  ejì  inimica  hortamina  Circes . 

Era  congiunta  in  primo  matrimonio  col  Re  Berengario  Bertila 
probabilmente  Figliuola  di  Suppone^  veduto  da  noi  Duca  di  Spoleti 
nell'anno  871.  Ch'ella  fofTe  vivente  anche  nell'anno  yio.  s'è  oflcr- 
vato  di  (opra.  Di  qui  impariamo,  ch'cfTa  fu  levata  dal  Mondo  col  ve- 
leno, e  pare  che  per  la  Tua  infedeltà  tanto  male  le  avveniflV.  Dovet- 
te Berengario  paflare  alle  feconde  Nozze  con  prendere  quella  ulnna . 
Se  in  oltre  le  dcfle  il  titolo  di  Augulta,  noi  faprei  dire. 

Anno  di  Cristo  dccccxxi.  Indizione    ix. 
di  Giovanni   X.   Papa   8. 
di  Berengario  Imperadore  7. 
di  Rodolfo  Re  d'Italia  i. 

R Apporta  rUghelli  (<»)  il   teftamento   dì   Noterio^   o   fia   Nctckeria  ^j^li^fj^j.' 
Vcicovo  di  Verona,  fatto.  Imperante  Dnmno  noflro  Berengario  Im-   j„„'   y^ 
peratore.  Anno  Scxto^  fub  die  Decimo   de  Menfe    Ftbruarii^   Indi-  in  Efifcop. 
Sìione  IX.  Se  quefto  Atto  e  autentico,   e   fé   accuratamente   trafcritto  verouenj. 
dall' Ughelli,  noi  vegniamo  a  conofccre,  che  Berengario  non  dovette 
ricevere  la  Corona  e  il  titolo  Imperiale  nella  Pafqua  dell'Anno   916. 
ma  bensì  prima  del  dì  io.  di  Febbraio  d'eflo  Annoj  e  con  inforgcre 
un  fofperto,  che  ciò  fcguilTe  nel   Natale  dell'Anno  9if.  ed  aver  fal- 
lato il  Panegirifta  di  Berengario,  fulla  cui  relazione  fondati  alcuni  hanno 
aflegnata  la  di  lui    Coronazione   alla   Pafqua   fuddetta   dell'Anno    916. 
Ma  perché  TUghelli  troppe  volte  porta  fcorretti  i    Documenti   nella 
fua  Italia  facra,  non  pofllam  qui  ripofar  fulla  fola  fua  fede.  Se  un   di 
ulcirà  alla   luce   qualche    Diploma   o    Strumento,   fcritto   ne' Meli   di 
Gennaio  e  Febbraio  dell'Anno  916.  e  de  i    fulTeguenti  ,   finche    vifTe 
Berengario,  allora  fi  potrà  meglio  accertare  quella    partita.    Il    Sigo- 
nio  {h)  attcllò  di  averne  veduto  uno,  dato  Re2ni  fui  Trigefimo  primo y  (b)  sìgonìus 
Imperli  vero  Quarto y  FÌI.  Kalendas  Janiiarii^  ìndici.  FU.  cioè  nel  Ai  de   Re^no 
16.  di  Dicembre  dell'Anno  918.   Il   Padre  Pigi  (0  vuole,   che  s'ab-   ■'''"•  "'^ 
bla  fecondo  i  (uoi  conti  a  legger  ivi  Imperli  vero  tertio .  Ma  fé  il  Si-   ^"%^^-^," 
gonio  feppe  ben  leggere,  e  fé  autentico  era  quel  Diploma,  vegniamo  crit.alAn- 
in  cognizione,  che  appunto  nel  dì  di  Natale  dell'Anno  91  f.  accadde  «al.  Baron. 
la  Coronazione  Romana  di  Berengario .  Veggafi  un  altro  Documento 
qui  fotto  all' Anno  914.  Aggiungali  ancora,  che  nell'Indice  delle  Carte 
dell' infignc  Archivio  dell' Arcivcfcovato  di   Lucca  è  notato  un  Livel- 
lo, dato  dà  P;>/rff  Vcicovo  adì' J uno  IL  di  Berengario  Angufto  nel  dì 

14.  di 


a')^  Annali     d'  I  t  a  l  i  a, 


Era  Volg.   14.  di  Marzo  Indizione  V.  cioè  nell'Anno  917.  Adunque  prima  della 
Akno   92. t.  Pafqua  dell'Anno  prect dente  Berengario  dovea  avere  ricevuta  la  Co* 
(i)  Dandul.  ion:i  dell' Imperio.  Abbiamo    poi    dal    Dandolo   (o) ,   che   circa   quelli 
Tom.  XII.    tempi  gii  Ungheri  ulciti  delia  Pannonia  empieruno  di   deloiazione   la 
R«r.   Italie.  Moiavia  e  la  lìocraia,  con  uccidere  ancora  il  Duca  di  quella  contra- 
da. Vennero  poi  nella  Croazia,  e  pafTato  il  CaltcUo  di  Lcopoli,  tro- 
varono Gotifìcdo  &  j^rdo  Duchi  iniicmc  col  Patriarca  d'Aquilcia  (le- 
condo  i  conti  deli' Ughelli  dovrebbe  edere  Or/o)  che  attaccarono  bat- 
taglia con  loroj  ma  sfortunatamente,  perchè  quei   due    Duchi    vi    la- 
fciarono  la  vita,  e  il  Patriarca  mercè  di  un  buon  cavallo  e  de  gli  (pe- 
roni fi  riduUc  in  lalvo.   Diedero  i   B.iibari  vincitori  un   facce   univcr- 
falc  alla  Croazia  e  Sriria}  fc  ne  tornarono  pieni  di  bottino  nella  Pan- 
nonia,  e  di  là  palTarono  a  far  la    ftefl'a   danza   nella   Bulghcria.    Seguì 
parimente  nell'Aprile  di  qucll' .^nno  un  fatto  d'armi    preflb   la   Città 
di  Afcoli  fra  Landolfo  Principe  di  Benevento  e  di  Capoa,  ed  Urfileo, 
o  fia  Orfeolo,  Generale  de' Greci,  che  vi   reflò   morto.    Ne   fa   men- 
(b)  lufius      zionc   Lupo  Piot<>rpjca  (i>)  con   quelle  parole:  (i)    ^nno  pzi.    intcriit 
Protojpata     Urfileo  Stratigo  in  praiio  de  Afculo  menfe   yfprilis  .^   ^  apprehendit   Pan- 
'"   ^*^*""^-  (iuìfum  Jpuieo .  Sccondochè  oflervo  Cumillo  Pellegrino,  qui  fi  dee  leg- 
B.!r.    Italie,  gere  Landulfus  /Ipitlìam .  E  che  quello    Principe  ritogliere  a   i   Greci 
(e)  ùut-       Il  Puglia,  Il  ricava  da  Liiitpraiido  (f),  che  fcrivc  (i)  Principerà  Lan- 
f ramini    in  dulpbum  feptennio  potejìatize  Apulfim  fihi  [uhjugajj'e .  Benché  V  bnperador 
Legatt»m  .    j^cftig^^rio  placid,tmence  governalfc  il  Regno   d'Italia,  pure  i  mali    u- 
iron,   che   in   que' tempi   guadavano   troppo   di    leggieri    la    pubblica 
quiete  ed  armonia,  non  gii  pcrnàfero  di  goder  più   lungamente  della 
pace.  In  quell' Anno  appunto  lucccdctte  a  mio  credere  ciò,  che  vien 
M")  Vmt-      rii^T^to  da  Liutprando  {d)  ,  Venuto  a  morte   Gariberto    Arcixefcovo  di 
trandus         Milano,  fc  volle  Lamberto  eletto  fuo  fuccelTore   entrar   m    poiledo   di 
Hilìor.lìb.    quella  Chicfa,  gli  convenne  Iccondo  i    pelTimi   abufi   d'allora  compe- 
i.  «i/.  15.    ,-j,,»  \\  confenfo  dell' Imperadore  con  buona  fomma   di    danaro,    aven- 
done egli  clatta  tanta,  quanta  fé  ne  folca  dare  a  i  C:imeritri,  a  i  Por- 
tieri, ed  ai  Cullodi  de' pavoni,  e  de  gli  altri  ucccUumi  della  Corte. 
Se  l'ebbe  forte  a  male  il   novello   Arcivelcovo,   e   cominciò   tolto   a 
meditarne  la  vendetta.  Accadde,  che  yidilberto  Marche  fé  d' Ivrea,  ben- 
ché Genero  dello  llcflo  Berengario,   Odelrico    Marchele   e   Conte   del 
facro  Palazzo,  benché  tanto  beneficato  da  elfo  Imperadore,  e  Gilberto 
potente  e  valorolo  Conte,  fegretimenie  tramarono  una  ribellione  cen- 
tra del  medefimp  Augufto  Berengario.  Inlolpeititolenc  egli  fece  met- 
tere le  mani  addoflo  ad  Odelrico,  e  il  diede  in  guardia  all' Arcivcfeovo 
Lamberto,  per  prendere  poi  quelle  rifoluzioni,  che  follerò  credute 

più 

(i)  V  Anno  92.1.  morì  Orfeolo  Generale  nella  battaglia  di  afcoli  e   Lan- 
dolfo occupila  Puglia. 

(i)  avere  il  Principe  Landolfo  tenuto  fitto  il  fuo  potere  h  Puglia  per  anni 
fette . 


Annali     d'  Italia,  z6j; 

più  convenienti  alla  giudizia.  Da  lì  a  qualche  giorno  mandò  Bcren-  Era  Volg. 
gario  de  i  MelTi  con  ordine  all'  Arcivelcovo  di  rirncccerc  in  mano  di  '^«no  9^'- 
lui  il  prigioniere.  La  rifpolla,  ch'egli  diede,  fu,  che  fé  un  par  fuo 
confegnall'e  alla  Giultizu  alcuno,  a  cui  fi  dovclle  levar  la  vita,  egli 
opererebbe  contro  i  Canoni,  e  meriterebbe  di  perdere  il  Vcfcovato . 
Di  più  non  occorfc  all' Impcrador  Berengario  per  il'coprire  il  mal  ani- 
mo di  Lamberto}  e  tanto  piìi  fi  aHìcuro  della  di  lui  intelligenza  e 
icgu  co  i  nhelli,  perch'egli  lenza  licenza  alcuna  0' cflb  Bcicuguiiu  ri- 
mife  in  libertà  OJeiricw. 

Allora  fu,  che  il  Marchefe  Adalberto,  elfo  Odelrico,  e  Gilber- 
to Conte  determinarono  di  chiamare  in  Italia  un  alerò  Principe  per 
atterrar  Berengario  (j)  ,  e  rivolicro  gli  occhi  a  Rodolfo  IL  o  iia  Ri-  Ca)  i^-  ihé 
dulfo.  Re  delia  Borgogna  appellata  Tranfiurana,  che  comandava  alla  "('  ^^' 
Savoia,  a  gli  Svizzeri,  e  ad  altri  circonvicini  paefi  .  Non  mancava  a 
quello  Re  l'Ambizione,  cioè  la  lete  d' ingrandirfi,  innata  in  quafi 
tutti  i  Principi,  e  con  quella  voglia  andava  congiunta  la  potenza,  ac- 
crcfciuta  dall' aver  egli  prcfa  per  Moglie  Berta  Figliuola  di  Eurcar- 
do  Duca  potentiiTìmo  della  Suevia.  Cominciarono  pertanto  quelli  tre 
congiurati  un  trattato  fegreto  col  fuddecto  Re  Rodolfo,  per  farlo  ve- 
nire in  Italia.  Ma  mentre  colloro  fulla  montagna  di  Brcicia  batteva- 
no un  di  configlio  per  condurre  a  fine  la  meditala  imprcl'a,  ne  fu  av- 
vertito rimperador  Berengario.  Forcò  il  calo,  che  in  quello  medefi- 
mo  tempo  erano  calati  in  Italia  due  Re,  o  fia  due  Capitani  de  gli 
Ungheri,  appellati  Durfac,  e  Bugat,  per  lalallare  la  miiera  Lombar- 
dia, i  quali  perciò  mando  a  pregare,  che  fé  gli  voleano  bene,  andaf- 
fcro  a  fare  una  vifita  a  que'luoi  ribilli.  Non  vi  fu  bilogao  di  'pero- 
ni a  quella  gente,  avida  di  fanguc  e  di  bottino  .  VoLrono  lui  Bre- 
Iciano  per  vie  fconofciutc,  ed  arrivarono  inafpettati  al  luogo  di  quella 
combriccola.  Uccifero  e  prefero  molti  'di  coloro.  Odeìrico  Conte  del 
Palazzo  bravamente  difendcndofi  lafciò  ivi  la  vita.  Adalberto  Marche- 
fé,  e  Gilberto  Conte  furono  del  numero  de' prig:onicri .  Il  primo,  uo- 
mo non  bcUicofo,  ma  fornito  di  una  miiabil  lagacitiì  ed  alluzia,  ve- 
dendo, che  non  v'era  maniera  di  Icappare,  gittate  via  l'armi  e  tutti 
gli  ornamenti  preziofi,  e  velhtofi  da  femplicc  ioldarelli,  fi  lafciò  pren- 
dere da  gli  Unghcri .  Interrogato  chi  foilej  rilpoie  d' elferc  un  hn- 
taccino  d'un  uomo  d'armi,  e  li  pregò  di  larlo  mennie  ad  un  Calhllo 
appellato  Calcmaia,  dove  teneva  i  luoi  Parenti,  che  il  rilcattcrcbbono . 
Condotto  colà,  e  non  conofciuto,  fu  a  vijillìmo  prezzo  comperata  la 
di  lui  libertà  da  Leone,  uno  de  l'uoi  lolditi.  Gilberto  nconofciuto  per 
quel  che  era,  ben  ballottato,  e  mezzo  nudo,  fu  prcfer.cato  all'  Au- 
gnilo Berengario.  Se  gli  gittò  egli  tollo  a' piedi  per  implorar  la  fua 
mifericordiaj  ma  trovandoli  lenza  brache,  e  moftrando  quelle  parti, 
che  la  verecondia  infegnò  a  nalcondere,  cominofle  al  rifo  tutti  gli  a- 
llanti.  Era  Berengario  Principe  fommamentc  portato  alla  Clemenza, 
e  quella  volta  ancora  ne  volle  lalciare  un  illultie  cfempio  con  perdo- 
nare a  codui.    Dopo  averlo  f«io  vcllire  d'ubiti  convenevoli  al  fuo 

Tom.  F.  LI  gra-  / 


^^^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  grado,  il  lafciò  andare  con  dirgli  di  non  volere  da  lui  giuramento  al- 
Anno  9ZI.  cun-^y  mi  che  s'egli   lornalTc  a  rivoltarfi  contra  del  fuo   Sovrano,  fc 
ne  alpettafle  pure  il  gaftigo  da  Dio.   Di   quella  tua  foverchia  indul- 
genza ebbe  ben  torto  a  pcntird  Berengario;  perciocché  l'ingrato  Gil- 
berto appena  fu  ritornato  ad   Ivrea,  che  iitigato  dagli  altri  ribelli  fc 
n'andò  in  Borgogna  a  fpronare  il  Re  Rodolfo,  affinchè  colle  fue  for- 
ze califTe  in  Italia.  Né  paffarono  trenta  giorni,  che  Rodolfo  avendo 
mofTv.  )'ainii  fuj  H   quefta   volta,    fi    diede  a   detronizzar   R^-ren^a. io  . 
Le  fcene  di  quelli  ribelli  le  crf  do   io  fuLccUuic  ncll'  Anno   corrente . 
Ed  appunto  nel  Settembre  od  Ottobre  di  quello  medefimo  anno  fon 
io  d'avvilo,  che   elfo   Rodolfo   venuto   in    Italia,  e   impoireflatoli   di 
Pavia,  quivi  folTe  eletto  Reda  i  Principi  fuoi  parziali.  Le  ragioni  li 
vcdr;inno  andando   innanzi.  Un   Placito   tenuto  in   Ravenna  da  Oaejlo 
jlrch'efcovo  di  efTa  Città,  e  da  Odelrico  Vaffallo  e  MelTo  dell' Impe- 
(a)  Antìcfu.  radorc  Berengario,  da  me  dato  alla  luce  («),  non  so  io  dire,  fé  ap- 
ftrt'^-xi^'^'  P'*'"^^"g'*  all'anno  prefente,  perché  le  Note  Cronologiche  fi  fcuopro- 
fl- 9^9'      "°  fiualle.  Ben  so,  che  può  elio  far  conofccre,  che   in  quelli   tempi 
in  Ravenna  e  nel  fuo  Efarcato  clTo  Augufto  efercitava  giurisdizione  e 
fignoria,  né  apparifce,  che  ivi  i  Romani  Pontefici  ritcneflcro  il  tem- 
perai dominio . 

Anno  di  Cristo  dccccxxii.   Indizione  x. 
di  Giovanni  X.  Papa   9. 
di  Berengario  Imperadore  8. 
di  Rodolfo  Re  d'Italia  i. 


(b") Frtfrfwr-  QE  crediamo  a  Frodoardo  ib)^  folamentc  in  quell'anno  dovette  cora- 
dusmchro-  ^  parire  in  Italia  coH' efcrcito  fuo  Rodolfo  Re  di  Borgogna,  fcrivcn- 
Rer.  Frar>-  '^^  ^S^' •  (*)  Berengario  Longobardorum  (dovca  dire  Rorn.inoyum)  Imperato- 
tic.  Da-  re  Regno  ab  Optimatibus  fuis  deturbate  ^  Redulfus  CifatpinDe  Gallio  Rex 
Che/ne.         ab  ipfts  in  Regnum  admittitur .   Ma  io  tengo,  che  ia  calara  iii  Italia  di 

Rodolfo,  e  l'elezione  fua  in  Re  d'Italia  fuccedclTc  ne  gli  ulrimi  Mcfi 
(e)  pandu-  dell'  anno  precedente .  Il  Dmdolo  fcrilTc  (f )  :  Rodulfus  Regnum  Italia 
^nnoV^xu  o^'^'^''*'^  ^«''^  Domini  DCCCCXXI.  qui  ìHvitatus  ab  Italicis  in  Lonibar- 
Ker.   iialic.  diam  venit ,  £5?  Berengarium  Regem  bellando  viàt ,    {«f  fic   Rtgnum   obti- 

nuit .  So  non  cfferc  quello  .Autore  di  tale  antichità,  da  poter  decide- 
(d)  Ant\-  xc  tal  controvcrfia;  ma  a  buon  conto  ho  io  pubblicato  {d)  un  Diplo- 
^mr  Italie.  j^  Rodolfo,  che  ci  afficura,  ch'egli  nel  dì  4.  di  Febbraio  dell' an- 
■"        '^  nopre- 

(*)  Berengario  hnperadort  de''  Longobardi  (Romani)  sbalzato  dal  Regno 
da"  fuoi  Ottimati^  Rodolfo  Re  della  Gaìlia  Gifalpina  da  c£i  viene  amrnejfo 
nd  Regno  . 


Annali    d'  Italia.  rSj 

no  prefente  era  già  dichiarato  Re   d'  Italia,  e  pacificamente  foggior-  Era  Voi* 
nava  in  Pavia,  dove  confermò  ad  ^leardo  re/covo  di   Parma  la    Badia  Anno  91?.' 
di  Berceto.  Fu  dato  quel  Diploma  II.  Non^is  Feiruarii  /Inno  ah    In- 
carnatione  Domini  nojìri  Jcfu  Cb-ijìì  DCCCCXXII.    Indizione   X.    Re- 
gnante Domno  noflro  Rodulfo  Rege  in  Burgundia,  X[.  in  It;ilia   I.  Datum 
Ticini  Civitate^  ad  intcrcelfione  di  La,nberto  ^Ircivefcovo  di    iVlihno     e 
di  Adalberto  Marchefe  d'IiTca.  A  quc/ta  elezione  non  dovette  confen- 
tire  Guido  Duca  di  Tolcana,  perche  fi  veggono  tuttavia  notati  gli  an- 
ni di  Berengario  in  una  Carta  dell'  Archivio  Archiepifcopale  di  Lucca 
fcritta  Jnno   VII.  Bercngarii  Imperatoris   Pridi.'   KaUudai  Majas    Indi- 
zione X.  cioè  nell'anno  prefente >  ed  altri  luircguetni  .\tti  continisano 
col  mcdefimo  ftile.  Riuici  dunque  a  Rodolfo  Re  di   occupar  Pavia 
e  di  farfi  eleggere  e  coronare  Re  d'Italia  da!  fuddctto    Arcivefcovo* 
e  da  i   Principi    ribelli   dell'  Impcrador    Berengario.    Si   ricoverò   cfiò 
Berengario  a  Verona,  e  quivi  S\  foltcnne  coli' aiuto  de   gli   Ungheri, 
che  verifimilmente  in  quelia  congiuntura  ad  illanza  'iwx  vennero  in  Ita- 
lia. Frodoardo  chiaramente  dopo  le    parole   di    fopra   allegate   aggiu- 
gnc:  (='*)  Hungan  aSlione  pr  adisti  Berengarii^  muli  il  captis  oppidis  .^  Ita- 
liani depy.-edantur .  Perciò  Rodolfo  dovette  contcncarfi   delie  conquitie 
fatte,  fcnza  turbare  Berengario  nel  pofleiro  di  Verona,  e  coaieguen- 
temcnte  nel  Ducato  del  Friuli.  Truovafi  in   Pavia  Rodolfo  nel  di  7. 
di  Dicembre  dell'anno  prefente,  fc  pure  fecondo  l'Era   Pifa.aa  nan  e 
d?  riferire  al  precedente:  ciò  apparendo  da  un   fuo   Diploma   ('j),   in  (a)  Antimi. 
cui  conferma  a  i  Canonici  di  Parma  i  lor  Privilegj .  Fu  cflb  d;uo  FI.  ''"'•  ^'S""- 
Idus  Decembris  Anno  Dominica  Incarnationr.    DCCCCXXII.  Domnì  ve-  "*''  ^'^■f'i' 
ro  Bodutfi  piìjpmi  Regis   in    Italia  1.   in   Burgundia   Xli.    Ind igiene  X.  ^^' 
jlSttim  Papia.  L'indizione  X.  corrente  nel  Mele  di  Dicembre,  lecon- 
do  l'ulo  piìi  comune  d'allora  indica  l'anno  precedente.  Un'.dtro  fi- 
mile  Diploma,  ma    differente   neiie    Note,  vicn    rapportato   dall'  U- 
ghelli    {b)  ,   dato   ///.    Nonns   Decembris   Anno   Ihcarnationis   Dominici  (b)  vghtl- 
DCCCCXXII    Domni  vero  Roduifi  pittimi  Regis  m    Italia  I.    in  Bur-  lius  jtal. 
gundia  XI.    Indizione  XI.  AElum  Papia .  Come  ci  polfa  cflert    tal  di-  f'"'''-  ^-  •'*'■ 
vano  fra  Atti  fpediti  nello  Ue'Jo   tempo  dalia   meoefima  Cancelkua,  ?  ^'^*''°f- 
ehi  mei  sa  dire?  Per  me  cr;do  l'un  d'effi  diRttofo.  JNcU'  ultimo  di     ''^""' 
quelli  Privilegj,  conceduto  ad  ittanza  di  Lamberto  Arcivcfcovo  di  iVli- 
lano,  di  Guido  Fcfcovo  di  Piacenza,  di  Beucaetio  Fefcovo  di   Tortona, 
e  di  Gillerro  illuflre  Cfinte^  diletti  Configlieri  luoi,  Rodolfo  concede  ad 
Adalberto  Fefcovo  di  Berg?roo,  e  a' Cittadini  di  poter  fortificare  la  loro 
Città  già  diltruftà,  qua  nttnc  maxime  Sifevorum  ^  IJngarorum  mcur [io- 
ne turbatur  . 

L  1  z  Anno 

(*)  Gli  Ungheri  per  opera  del  predetto  Berengario  ,  prefe  molte   Cajklla 
depredano  V  Italia . 


a<58  Annali    d*  Italia. 

Anno  di  Cristo  dccccxxiii.  Indizione  xi. 
di  Giovanni  X.  Papa   io. 
di  Berengario  Imperadore  9. 
di  Rodolfo  Re  d'Italia   3. 

Era  Vola.  VT ON  manca-va  all'Augufto  Berengario  né  coraggio  nelle   fue  av- 
Akno  913.    1^    verfità,  né  panico  di  aderenti  eVrdeli,  pronti  ad  impiegar  li  vi- 
ta in  diFcf:»  di  lui.  Fra  q>iefti  fpezialmente  il  concava  Guida  Vefcovo  di 
(ai  iÀ»t-      Piacenza  C'»)  il  qude  poco  fa  abbiim  veduto,  che  era  uno  de' Confi- 
franiui  Hi-  ^\^y\  Jel  Rc  Rodolfo  in  Pavia.  Il  Campi  (*)   notò,   che   nell'anno 
fTv  ^o-'^'  ^^^-  """  Strumento  fu  fcritto  in  quella  Città  di  Piacenza,  correndo 
(b)  Campi     il   ^^e^c  di  Maggio^  e  la  Decimi  Indizione^  con  gli  anni  di  Rodolfo  Rt 
jjlor.dipia-  d'Italia:  il  che  fa  conofcere,  che  Piacenza  allora  ubbidiva  a  lui.  Ma 
unx..Lih.%.  in  aijre  due  Carte,  fcrirte  nello  /??/ò  Amo,  e  lotto  \z  Jìejfa   Indizio- 
ne^ e  amendue  in  prefenza  di  Guido  Fefcovo^  fi  fa  menzione  di  Beren- 
gario Imperadore,  correndo  V  Jnm  Settimo  dei  fuo    Imperio:   fegno  , 
che  il  Vefcovo  Guido,  e  Piacenza  erano  tornati  all'ubbidienza  di  lui. 
Anzi  da  quelli  Atti  fi  può  ricavar  pruova,  che  i  due  Diplomi  da  me 
accennati,  come  fpedici  nel  precedente  anno  in  Pavia,  po.Tano  appar- 
tenere (almeno  l'uno  d'edì)  più  toflo  all'anno  pM.    come  io  folpet- 
tava.  Perciocché  come  potè  fui  fine  dell'anno  piz.  eflcrc  Guido  in  Pa- 
via Configticre  del  Re  Rodolfo,  quando  noi   già  il   troviamo   pafTato 
nel  partito  di  Berengario,  correndo  V  Indizione    Decim-T,   cioè   proba- 
bilmente prima  del  Setcembre  d'elfo  anno  911?  E   le   così    folfe,    il 
principio  del  Regno  di  Rodolfo  in  Italia  farà  llaco  nel  fine  dell'anno 
pii.  come  io  già  conietturai,  e  non  già  nell'anno  fufTeguentc  .    Ag- 
giugne  il  Campi,  che  focco  il  dì    18.    di    Maggio  dell'anno   prelcntc 
pzj.  fi  vede  altro  Strumento  fcritto  con  gli   anni  di   Rodolfo   in    Pia- 
cenza. Sicché  dovca  già  Rodolfo  avere  ricuperata  quella  Città.    In- 
tanto l'Imperador  Berengario,  adunate  quante  forze  potè,  volle  ten- 
tar la  fortuna  di  una  battaglia,  che  troppo  fvantaggiofa  in  fine  riufci  per 
lui.   La  rapporto  io   all'anno  prefente  Tulla  tellimonianza  di  Frodoar- 
(c)TrtJ<)ar-  j^^  che  nc  feri  ve  così:  (f)  Rodulphus  Cifalpin^e  Galliót  Rex ,  quem  Ita- 
iusinChro-  j-^-^  abje£lo  Rege  fuo  Berengario,  in  Regnum  receperant ,  cum  ipfo  Berett- 
Rei-   piane',  gari»  coitflixit ,  eumnue  devicit ,  ubi  nàlle  quingenti  viri  cecidi  fé  dicuntur  , 
J)i*-chi/nt.  (*)    E'  narrato  quello  fatto  d'armi  da  Liucprando  colle   fcguenti    cir- 
coltanze.  S'incontrarono  le  due   Armate  nemiche  a  Fiorcnzuola  tra 

Pia- 

(»)  Rodolfo  Re  della  Gallia  Gifalpinn^  cui  gì'  Italiani^  rigettato  il  loro  R( 
Berengario ,  aveano  accettato  nel  Regno ,  venne  alle  mani  collo  fìeffo  Bt' 
rengario^  e  lo  viitfe ,  ove  dicefi  ^  che  miri  fero  uomini  ifoo. 


Annali     d*  Italia.  169 

Piacenza  e   Borgo   S.    Donnino  nel  di    19.  di  Luglio  ,  e   quivi    vcn-  Era  Tolg- 
nero  alle  mani  con  un  conti  irto  tanto  più    dctellibile,   perchè   per  la  Anno  913- 
diverfità  delle  ftzioni  fi  videro  imbrandire  il  ferro  i  Padri  contra   de' 
Figliuoli,  i    Figliuoli   contra  de'  Padri,   i  fratelli  1'  un   contra  dell' 
altro . 

(*)---     ^cer  Avus  ìethum  parat  ecce  Nepoti 
Stermndui  per  eum .     -     -     •     - 

Sembrano  queftc  parole  indicar  Berengario   Impcradore,  che  do-  ~' 

vette  in  quella  giornata  aver  per  avverfano  il  Tuo  Iteflo  Nipote  Be- 
rengario Figliuolo  di  Gisla  Figliuola  Tua  ,  e  di  Adalberto  Marche- 
fc  d'Ivrea.  Di  grandi  prodezze  vi  fece  1'  Augufto  Berengario,  non 
minori  il  Re  Rodolfo.  Ma  fini'.lmcnce  fi  dichiaro  la  vittoria  in  favo- 
re del  primo,  e  andò  rotto  tutto  il  campo  del  Re  Borgognone.  Avca 
quello  Re  maritata  con  Bonifazio  Conte  potcntiflìmo,  che  divenne  poi 
Marchile  di  Spolcti  e  di  Camerino,  GualdraJa  lua  Sorella,  Donna  per 
beila  e  per  faviezza  illullre,  che  era  anche  vivente,  allorché  Liut- 
prando  tcrivea  le  fue  Storie.  Comparve  quello  Bonifazio  infieme  con 
Gariardo  Conte,  menando  feco  un  buon  corpo  d'armati,  in  foccorfo 
del  Re  fuo  Cognato^  ed  avrebbe  dcfiderato  d'entrar' anch' egli  nel  pri- 
mo fuoco  di  quella  battaglia  .  Ma  ficcome  perfonaggio  di  rara  altu- 
zia,  giudicò  meglio  di  tcncrfi  in  aguato,  aCpettando  l'efitodel  com- 
battimento, per  d.irc  addoiFo  a  quei  di  Berengario,  cafo  che  vincefic- 
ro,  e  fi  sbandafiero,  cioè  per  far  quello,  che  tante  volte  è  avvenuto 
in  fimili  cafi  o  per  la  poca  accortezza  de' Generali ,  o  per  la  disubbi- 
dienza de' Soldati  troppo  aniìofi  del  bottino.  E  cosi  appunto  avvenne, 
talché  i  Berengariani  di  vincitori  divennero  vinti .  Jam  Rodulphi ^  à\c9 
Liurprando,  pitrie  omncs  milites  ftigerant  j  i^  B^rengarii  dato  viElori^  fi- 
gno  culligere  [poLa  fatagebant  :  quum  Bontfacius  atque  Gariardus  jubito  ex 
injidiis  properantes^  hos  tanto  levins  quanto  inopinatius  fauciabant .  Gariar- 
do accettava  chiunque  fé  gli  rendeva  prigione  .  Bonifazio  a  niuno  da- 
va quartiere.  Mutata  perciò  la  faccia  della  fortuna,  e  tornati  alle  ban- 
diere I  foldati  fugitivi  di  Rodolfo,  facilmente  fconfin"ero  l'Armata  di 
Berengario,  con  tanta  (Irage  nondimeno  dell'una  e  dell'altra  parte, 
che,  fé  vogliamo  prellar  fede  a  Liutprando,  a' fuoi  dì  pochi  uomini 
d'arme  reftavano  in  Italia.  Fuggiflcne  l'Imperador  Berengario  a  Ve- 
rona. Rodolfo  allora,  nulla  temendo  più  dell'abbattuto  awerfario,  do- 
po quella  vittoria  diede  una  fcorfa  in  Borgogna,  colà  richiamato  da 
vaij  fuoi  preniurofi  affari. 

Anno 

(*)     Ecct  l'Avo  [pie  tato  e  troppo  forte 
Al  Nipote  prepara  un'  empia  morte . 


xyo  Annali    d*  Italia. 

Anno  di  Cristo  dccccxxiv.  Indizione  xii. 
di  Giovanni  X.   Papa   1 1 . 
di  Rodolfo  Re  d' Italia  4. 

Era  Volg.     \  Ltra  via  non  feppe  trovare  l' Imperador  Berengario  per  foftcnerfi 
Anno  914.  Xa.  "1  capo  la  crollante  fua  Corona,  che  1'  indegno  ripiego  di  chia- 
mare in  Italia  la  fpietata  Nazion  de  gli  Ungheri,  co' quali  avca  trat- 
tenuta finquì  a  forza  di  regali  una  buona  amicizia.  Calati  codoro  nel 
Febbraio  di  queft'anno,  li  fpinfe  egli  alla  volta  di  Pavia.    Ma  ad  al- 
cuni de'fuoi  mcdefimi  Vcronefi  flati  in  addietro  si  fedeli  ed  attaccati 
a  lui,  dovette  dilpiacer  non  poco  quefta  rifoluzionc  barbarica,  preve- 
dendo ognuno,  quanto  fanguc  e  danno  cagionerebbe  a  gli  amici  llcfli 
la  venuta  di  quella  gente,  nemica  del  nome  Criltiano,  e  troppo   av- 
vezza alle  crudeltà.  E  per  quello  motivo,  o  pure  per  altri  a  noi  igno- 
ti, cominciarono  alquimti  di  que' Cittadini  ad  ordire  una  congiura  con- 
(a)  Lìut-     tra  di  Berengario  {a).  N'ebbe  fentorc  l'infelice   Principe,  e  faputo, 
^H*a^'*' Tb   '-^^  ""  certo  Flamberto  luo  Compare,  perchè  gli  avea  tenuto  un  Fi- 
x.c'ap.  18.    gliuolo  al  facto  Fonte,  ne  era  capo,  fattotelo  venir  davanti,   gli   ri- 
1^ fiHH.        cordò  i  benefizj  a  lui  compartiti,  ne  promife  de' maggiori^  purch' egli 
•fofle  coitante  nelia  fedeltà  verfo  del   fuo   Sovrano.    E   donatag'i  una 
tazza  d'oro,  lafciollo  andare  in  pace.    Altro  non   fece  nella  rotte  fc- 
guente,  dopo  eflerfi  veduto  fcopcrto,  lo  fconofcencc  Flfmberto,  che 
litigare  i  fuoi  congiurati  a  fare  il  colpo  divifato  centra  la  vita  dell'  Au- 
gulto  Berengario.  Che  la  m.ilizia  e  l'accortezza  non  cvefTcro  gran  luo- 
go in  cuore  di  quclto  Principe,  fi  può  riconofcere  dall' aver' egli  prc- 
Ib  il  ripofo  in  quella  notte,  non  già  nel  Palazzo,  che  fi  potea  difen- 
dere, ma  in  un  picciolo  gabinerto,  contiguo  ad  una  Chicfa,  per  po- 
ter'clfcre  prello,  fecondo  il  luo  colf  urne,  a  levare  di  mezza  notte,  ed 
aflìftcre  a  i  divini  ufizj .  Perchè  nulb.  fofpcttava  di   male,  né   pure  fi 
precauzionò  colle  guardie.  ASzolTi  al  fiorio  della  Campana  del  Matu- 
tino  notturno,  e  andò  alla  Chiela .  Ma  vi  comparve  da  li  a  poco  an- 
che Flamberto  con  una  mano  di  sgherri,  e  venutogli  incontro  3ncn- 
gario  per  intendere  il  lor  volere,   trafitto    da   varj     colpi    delle    loro 
Ipade,  cadde  morto  a  i  lor  piedi.  E  quefto  miferabil  fine  ebbe  l' Im- 
perador Berengario,  Principe,  a  cui  nel  valore  pochi  andarono  innan- 
zi, niuno  nella  Pietà,  nella  Clemenza,  e  nell'amore  della  G'ullizia  . 
Vo  io  credendo,  che  nel  Mefe  di  Marzo  del  prefente  anno  egli  folTc 
W^"''?"'- tolto  dal  Mondo,  perché  ho  avuto  fotto  gli  occhi,  e  poi  ilampato  W 
'("Jr.  Dift'rt.  uno  Strumento  originale,  efiflcncc   ncll'  Archivio  dell'  Arcivelcovato 
19.  '  di  Lucca,  con  quelle    Ncte:  RegKr.tte  Domiio  nofìro  Berengario  grada, 

Dei  Imperatore  Jugudo^  Anno  Imperli   ejus   Nono^   Duodecimo   Kaiendas 
Aprilis.  Indizione  Duodecima.  Contiene   una   permuta   fatta  di   alcuni 
■^       '  Bcm 


Annali     d'  Italia.  271 

Beni  tra  Flaiberto  Scavino,  e  Pietro  Vefcouo  di  Lucca,  con  avere  Era  Volg. 
Guido  Duca,  inviati  i  fuoi  M.-flì  per  conofccrc  ,  che  non  feguiffe  le- ^"no  914. 
fionc  della  Chiefa  in  quel  Contratto.  Ora  di  qui  apparifce,  che  nel 
dì  ZI.  di  Marzo  non  era  per  anche  giunta  a  Lucca  la  nuova  della 
molte  dell'Auguro  Berengario.  Quel  che  è  più,  un  tal  Documento 
maggiormente  ci  afficura,  che  nel  dì  14.  di  Marzo,  o  fia  nella  Paf- 
qua  dell'Anno  pi<S.  Berengaiio  non  fu  promoflo  alla  Dignità  Impe- 
riale, ma  prima  di  quel  giorno:  altrimenti  nel  dì  21.  di  Marzo  del 
prefcnie  anno  larebbe  corfo  l'anno  Ottavo  e  non  già  il  Nono  del  Tuo 
Imperio.  Ma  fé  è  così,  vegniamo  ad  intendere,  che  la  di  lui  Coro- 
nazione Romana  fi  ha  da  riferire  al  fanto  Natale  dell'anno  91  f.  e  che 
il  Panegirilb  di  Berengario  fi  dee  differentemente  fpicgare,  fé  è  pof- 
fibilc}  e  fé  non  fi  può,  convicn  confcflarc,  eh'  egli  anche  in  qucfto 
fallò,  né  ci  è  permeflo  di  crederlo  Autore  contemporaneo  di  Beren- 
gario ftcflo.  Fu  compianta  da  i  più  la  morte  di  così  buon  Principe} 
e  fé  fi  vuol  preiiar  fede  a  Liutprando  C'j)  rcltava  tuttavia  a' tempi  fuoi  (a)  Lìut- 
in  Verona  davanti  ad  una  Chiefa  una  pietra  intrifa  del  fangue  d'eflb  t"^nd.  ulfi.. 
B(;rtTgario,  che  per  quanto  fofie  lavata  con  varj  liquori,  mai  non  ''^•-•*-^«^- 
perde  quei  colore.  Aveva  allevato  Berengario  in  fua  Corte  un  nobile 
e  valorofo  Giovane,  appellato  Milane^  a' cui  configli  fé  fi  foffe  egli 
attenuto,  non  gli  farebbe  avvenuta  quella  fciagura .  La  notte  ftelFa  , 
ch'egli  reitò  trucidato,  avca  voluto  MiUne  mettergli  le  guardici  ma 
a  patto  alcuno  noi  permife  Berengario.  Ora  quefto  generofo  Giova- 
ne, giacche  non  potè  difrndere  if  fuo  Sovrano  vivente,  non  lafciò  al- 
meno di  prontamente  vendicarlo  morto.  Prefe  egli  l' iniquo  Flamberto 
con  tutti  i  fuoi  complici,  e  nel  terzo  giorno  dopo  l'uccifion  di  Be- 
rengaiio tutti  li  fece  impiccar  per  la  gola.  Quefto  Milone  fu  dipoi 
(fors' anche  era  allora)  Conte,  cioè  Governator  di  Verona,  e  perfo- 
naggio  di  rare  e  perfette  Virtù  . 

Doveano  prima  di  quella  Tragedia  avere  avuto  ordine  gli  Un- 
gheri  da  Berengario  di  pa(7are  all'afTedio  di  Pavia,  perchè  fé  gli  ria-- 
iciva  di  ricuperar  quella  Città,  Cipo  del  Regno,  il  Re  Rodolfo  veri- 
fimilmente  più  non  rivedeva  l'Italia.  Andarono  que' Barbali  fotto  il 
comando  di  Suiardo  lor  Generale,  commettendo  pel  viaggio  tutte  le 
inumanità  loro  conluete.,  e  ftrinfero  coll'afTedio  la  Regal  Città.  Volle 
la  difgrizia,  che  non  feppero  que' Cittadini  difendere  cmaggiofamentc 
quella  forte  Piazza,  tiè  figgiamenre  renderla  a  patti  di  buona  guerra. 
V'entrarono  per  forza  gli  Ungheri,  fecero  man  bafTa  fopia  tutto  il 
Popolo,  ed  attaccato  il  fuoco  a  Chiefe,  Palagi,  e  Cafe,  riduffero  in 
un  monte  di  pietre  qurlla  dianzi  sì  felice  e  ricca  Città,  avendo  coo- 
perato un  vento  gagliardo  a  dilatar  quell'incendio.  In  quella  rovina 
perì  pel  fumo  e  per  le  fiamme  anche  Giovanni  ottimo  Vefcovo  d'cflai 
e  trovandofi  con  lui  il  Vefcovo  di  Vercelli,  anch' egli  miferamente 
vi  lafciò  la  vita.  In  fomma  da  gran  tempo  in  qua  non  s'era  udita  una 
si  fpavcntofa  calamità  in  Città  Criftiane.  Ne  tralafciar  fi  dee  l'orrida 

de- 


172-  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  dcfcrizione,  che  ne  fece  Frodoardo  (■»),  Scrittore  allora  vivente:  (i) 
Anno  914.  HuHgari  du5lu  Regis  Berengarii^  qiiem  Ltingobardi  pepukrant ^  Italiim  de- 
d    ^nchro-  W^^"^**"  •  Papiam  quoque .  Urbem  populofijjìmam  atque  opulentijjtmam ,  igne 
nic.   To.  u.  fiiccendunt ,  ubi  opcs  periere  innumerabiies  ;    Ecclefia  quadraginta   tres  fuc- 
Ktr.  Frane,  cenfx \  Urbis  ipfius   Epifcopus   cum   Epifcepo   Fercellenfi  ^   qui  fecum  erat^ 
Dh- che/ne.  igne  fumoque  necatur .  Atque  ex  illa  pàsne  innumerabili  multitudine  ducenti 
tantum  fuperfuiffe  memorantur .  ^ui  ex  reliquiii   Urbis  incenjie ,  quas  inter 
eineres  legerant^  argenti  modies  olìe  dederunt   Hungarìs^   vitant,   murofque 
Civitatis  vacu^  rcdimentes  ^c.  Ini  crea  Bcrengirius  Italia  kex  a  fuis  in- 
terimìtur .  Anche  Liutprando  non  fi  l'azia  di  deplorar  lu  ligrimcvol  ro- 
trandut'      ^ '"^  '^'  9^^^^^  '"^^'^  Città  (^) ,  ed  afTcgoa  il  tempo    prccilo   della   me- 
Hifttr.  L'tb.  defima  con  dire:  (t)  UJia  eft  infelix  olim  formofa  Papia  Jnno   Dominicie 
3.  cnp.   I.     Jncarnationis  DCCCCXXJP'.  ^arto  Idus  Alanti ,  l/idicìione  XI l.  Feri* 
•xsr  Jequ.        frj    /jpya  III.   Aggiiigne  apprclTo,  che  Pavia  dilirutta,  a  differenza  di 
Aquilcia,  rilorfe,  e  da  li  a  non  molti  anni  tornò   ad   efTcre   ben   fab- 
bricata, popolata,  e  ricca,  come  prima,  di  modo  che  (dice  egli)  (3) 
non  folum   •vicinas  [ed  fi?  Icnge  pofitas  prteceliit  opibus  Civitates .  Ipfa   in- 
ftgnis ,  t?  loto  Orbe  notijfima,  Roma ,  hac  inferior  ejjet ,  fi  pretto fx  bea\}f- 
fimorum  Apofìolorum  Corpora  non  haberet .  Per  atteltato  del  luddetto  Fro- 
doardo gli  Ungheri  pieni  di  bottino,  in  vece  di  tornaifene  pel  Friuli 
alle  lor  cafe,  come  pretende  Liutprando,  puffarono  per  1'  Alpi  in  Fran- 
cia. Rodolfo  Re  à\  Borgogna  e  d'Italia  fi  trovava  allora  di  là  da' mon- 
ti, ed  uiiito  con  Ugo  Conte  di  Vienna  ferrò   quelti    malandrini   ad   al- 
cuni paffi  llretti .   Ma  ebbero  la   maniera   d'utcìrne   per   dove    men    fi 
credeva,  e  fi  fpinfero  verfo  la  Linguadoca  .  Quanti  ne  potè   cogliere 
Rodolfo,  tutti  gli  fece  mettere  a  fil  di  fpada.     >. 

RelU- 

(.1)  Gli  Ungheri  [otto  la  condotta  del  Re  Berengarit  {cacciato  da  Longo- 
bardi^ faccheggiano  r  Italia.  Abbrugiano  anco  Pavia  Città  popolalif- 
fima.,  dove  perirono  innumerabili  ricchezze;  furono  incendiate  Ghie  fé 
.quarantatre y  de.r  i(le£'a  Città  il  Fefcovc  cai  Fcfcovo  di  Vercelli^  cht 
era  feco ,  i  ammazzato  dal  fuoco  e  dal  fumo .  E,  di  quella  quafi  in- 
numerabile moltitudine  fi  racconta ,  che  dugento  folamcnte  fopravivef/c- 
r».  ^ei-,  che  dagli  avanzi  dell'  incendiata  Città  raccolti  tra  li  ce- 
neri diercno  agli  Ungheri  moggi  etto  d'argento.,  ricompra>ide  la  vita  e 
le  mura  della  Città  vuota  ec.  Intanto  Berengario  Re  d' Italia  è  uccife 
da"  fuQÌ, 

^z)  Brugiata  fu  r  infelice  già  bella  Pavia  V  Anno  delV  Incarnazione  del 
Signore  5)24.  il  dì  il.  di  Marzo .^  Indizione  11.  Feria  6.  tra  3. 

{j)  fupera  in  ricchezze  non  folamente  le  vicine.,  ma  anco  le  lontane  Città. 
Roma  flejfa  infigm  e  in  tutto  il  Mmdo  nottfjìma  farebbe  inferiore  a 
fuefia ,  fé  non  avefj'e  i  Corpi  preziofi  degli  Apoflili  beatiffimi . 


A    N    N    A    L   I       d'    I    T    A    L    1    A,  zyi, 

Reftata  libera  la  Lombardia  da  quello  flagello,  e  tolto  di  mezzo  Era  Volg. 
il  compctitor  Berengario,  le  ne  tornò  lieto  in  Italia  il  Re    Rodolfo,  •^**^'^  'n4- 
e  fenza  contrailo  ebbe  quali  tutto  il  Regno  a  fua  difpolìzione .    Ri- 
corfe  rollo  a  lui  Giovanni  Fefco'vo  di  Cremona,  già  Cancelliere  dell'  Au- 
gnilo Berengario,  per  raccomandargli  la   Tua    Chicfa,  (*)   a    Paganis^ 
cioè  da  gli  Uogheri ,  e?  quod  magìs  e  fi  dulendum^  a  peffimis  Cbrifiianìi 
defolatam .  Gli  confermò  Rodolfo  tutti  i  fuoi  beni  e  Frivilcgj,  ad  i  dan- 
za di   Beato   Fefcovo  di   Tortona  ed   Arcicancclliere,   non  conofciuto 
dall' Ughelli,  e  di    Aìcurdo   Fefcovo  di    Parma,    fuo   Jurìculario^    cioè 
Configlicre.  Ha  quelle  Note  il  Diploma:  (<»)  Data  F.  Cakndas  Oliu-  0^^,  ^'"''-. 
Z-m,  ^mio  Dominici  hcarnationis  DCCCCXXIF.    Domni  vero   Rodulfi  '^^'n-.^l''}''' 
Screntjjlmi  Rcgis  in  Burgundia  XF.  in  Italia  IF.  Indicìione  XI II.  J£lum      ''''''' '^' 
in  Pratis  de  Granne .  Concedette  egli  ancora  con  un'altro   Diploma  a 
Guida  Fefcovo  di  Piacenza  {i>)  un  lìto  delle  mura  delia  Città  di  Pavia,  (''^  c^wpi 
per  potervi  fabbricare  la  cafa  de' X'cfcovi  di  Piacenza,  perciocché  fo-  ^' "'•'^'d^'"' 
levano  tutti  i   Velcovi  del  Regno  aver  quivi,  ficcome  altrove  accen-  Ap^end. 
nai,  cafa  piopTia  per  abitarvi  in  occalìon  delle  Diete,  e   d'altre   ne- 
ceflìtà  da  ricorrere  al  Re.  E  quivi  truovafi  appunto  anche   nominata 
Cafa  fannie  Lunenfis  Ecclefae :    Il  Diploma  è  mancante  del  Luogo,   e 
giorno,  e  mefe  .   Dicefi    dato   in    quell'Anno    Roda  fi    Rcgis   in   Italia 
Tertio,  Indictione  Duodecima.  Probabilmente  prima  di  Settembre,  fc.lcr- 
citò  in  oltre  quello  Re  la  (uà  munificenza  verlb  il   fuddctto   Aicardo 
Fefcovo  ài  Parma,  con  donargli  la  Corte  di  Sabionera,  oggidì  riguar- 
devol  Terra.  E' dato  quel  Diploma  (0  FUI.  Idus  Otlobiis   /inno  Do-  (e)  vghell. 
miniere  Incarnationis  DCCCCXXIF.  Domni  vero  Rodulfi  piiffimi  Regis  in  imi.     Sacr. 
Burgundia  XIF.  hic  in  Italia  IF.   Aiìiim   Papia.    Un'altro   ancora   fu  '^^'"-  ^'-  '"■ 
dato  da  lui  in  Ferona  (d)  Pridie  Idus  Novembris  Indizione   XII.    Anno  ^parmtnl. 
Regis  in  Italia  III.  e  un'altro  parimente  dato  nella  Iteira  Città  e  giorno  \^A)An"!qui. 
coW Indizione  XIIIl.   Ma  dee  eflcre   XlII.    V'ha  della  dilcordia   fra  "Jt.  ualic 
quelli  Diplomi  intorno  a  gli  Anni  del  Regno  d'Italia.  Se    poi    luflì-  ■^'Z^'''-  '9- 
Ikfle,  che  nell'Ottobre  e  Novembre  di  qucli'  Anno  conelTe  il  di  lui  ^^^n,^'  ^ 
Anno  ^larto.,  fi  verrebbe  ad  intendere,  che  nell'Anno  pii.  non  chhs  fag!\'^.^'^' 
principio  il  Tuo  dominio  in  Italia,  ma  bcn.si  circa  l'Ottobre  del  pzi. 
Ne  fi  dee  ommettcre,  che  il  Privilegio  dato  al    Vcfcovo   di    Parma, 
fu  conceduto  per  interccllìonc  di  Ermengarda  inclita  Conte£a  ^  e  ài  Bo- 
nifazio valor oftffinio  Marchefe.,  che  Rodolfo  chiama  nojira  Regime  potè ftatis 
Conftliarios .  Era  Ermengarda  Moglie  di  Adalberto  Marchcje  d'Ivrea   di 
cui  ragioneremo  fra  poco,  ballando  per  ora  di    oflervare   il   grado    dì 
fomma  confidanza,  eh' efia  occupava  nella  Corte  del  Re  Rodolfo.  Bo- 
nifazio qui  mentovato,  potrebbe  tilun  conietturare,  che  foflc   quello 
Ilefib,  per  la  cui  accortezza  e  bravura  abbiam  veduto   di   fopra,   che 
Rodolfo  riportò  la  vittoria  di  Eiorenzuola,  e  che  m   ricompenfa   l'a- 
l'om.F.  Mm  velie 

(*)  devaflata  da'  Pagaui  (Unghcri)  e  quello  che  è  più  da  compiagKerf, , 
da' peffimì  Cridiani. 


Era  Volg. 
Anno    914. 

(a'!    Liut- 
pi,ind.  Hft. 
ili.  i.  e.  ib. 


(b"^    lupus 
Prttcìtaia 
Tom.  V. 
Rer.     Italie. 
(e   Chro'iic. 

P.  li.   T.   I. 
Rtr.    Italie. 


174  Annali    d'  Italia. 

vcfTc  fitto  Marchefe.  Ma  non  è  già  certo,  che  ivi  fi  parli  di  quel 
mcilclimo  Bonifazio  j  e  quand'anche  fé  ne  parlaffe ,  rcda  in  dubbio  di 
qual  Mirca  egli  fo(re  inveihro  .  Si^mo  anicurati  da  Liutprando  («), 
che  a' tempi  iuoi  egli  fu  Marchefe  dì  Camerino  e  di  Spaliti;  ma  non 
fappiimo  già,  fc  confeguif^e  in  quelli  tcm  i  qutll' inlìgne  Governo. 
Alberico  Marchefe  da  noi  veduto  di  fopra  era  allora  Governacor  di  quella 
contrada  .  Certo  che  a  quello  Bonifazio  il  Re  Rodolfo  diede  per  Mo- 
glie Gualdradd  fu»  Sorella.  Di  ciò  tornerà  occafion  di  parlare  piiì  a 
DilTo  all'  r^nno  946.  al  quii  Anno  folamcnte  il  credo  io  pervenuto  al 
pofltlTo  e  governo  di  Spoleti  e  di  Camerino.  Sotto  quell'Anno  poi 
narra  Lupo  Prof  fpata  {b)  le  disgrazie  della  Città  d'Oria  nella  Ca- 
labria con  dire:  (\^  Capta  e/l  Oria  a  Saracettis  Menfe  Julii.^  6?  inter- 
fecerunt  cunEÌAS  mulieres  j  reliquos  vero  deduxerunt  in  Africam ,  cun£ios  ve- 
numdaiites .  Abbiamo -parimente  daUa  Cronica  Arabica  di  Sicilia  (f), 
che  venuto  in  queft' .Anno  dall'Affrica  un  nuovo  Generale  de' Mori, 
prcfe  nella  Calabria  la  Rocca  di  Santagata. 


Anno  di  Cristo  dccccxxv.   Indizione  xiii. 
di  Giovanni    X.  Papa  ii. 
di  Rodolfo  Re  d'Italia   j. 


O 


Tom 
R*r. 


XII. 

Itaiic. 


Ne  gli  ultimi  Meli  dell' Anno  precedente,  o  ne  gli  otto  primi 
del  prefentc,  ne' quali  correva  V  Amo  piarlo  di  Rodolfo  Re  d' I- 
talia,  Orfe  Particiaco,  o  fia  Participazio,   Doge  di   Vcnez.a,    per   at- 
{A)Dand<4l.  teftato  del  Dandolo  (^),  fpediii  per  fuoi   Ambafciatori  ad  cflo  Kc  Do- 
in  chronic.  menico  F'efcovo  di  Malamocco,  e  Stefano  Calopnno,  ottenne  da  lui  la 
confermazione  di  tutte  le  efcnzioni  e  libertà,  concedute  al  Popolo  di 
Venezia  da  gli  antichi  Re  ed  Imperadori .    Degno   è   d'olTervazione, 
che  Rodolfo  in  quel   Diploma  (z)  declaravit ,  Ducem  Fenetiarum  pote- 
fiatem  habere  fabricandi  Monetatn^  quia  ei    confitit.,    antiquos   Duces   hoc 
comiituatis  temporibus  ptrfecijfe  .  In  fatti  e  antichiflìmo  il  diritto  di  bat- 
tere moneta  ne  i   Dogi  di  Venezia,  e  da  gli  Strumenti  di  quello  mc- 
dclìmo  Secolo  fi  ricava,  che  era  già  in  ufo  la  Moneta  Veneta^  né  tuf- 
fi llcre,  che  da  Berengario  II.  fofle  loro  conceduto  un  si  fatto  Privi- 
legio, come  ha  fcritto  più  d'uno,  perché  ne  godevano  molto  prima. 
Si  credeva  il  Re  Rodolfo  di  avere  oramai  in  pugno  il  Regno  d'Italia, 
fcnza  fapcrcjche  un  altro  v'afpirava  anch'egli,c  lavorava  tott'acqua  alla 

di 


(1)  Oria  fu  prefa  da' Saraceni  nei  Me  fé  dì  Luglio^  ed  uccìfere  tutte  le 
donne;  gli  altri  poi  condolerò  in  Affrica ^  vendendoli  tutti. 

(i)  dichiarò.,  che  il  Doge  di  Venezia  ha  la  podeflà  di  batter  Moneta, per- 
thjè  egli  feppe ,  che  gli  antichi  Dogi  fatte  /'  aveano  continuamente . 


Annali     d'  Italia.  x75' 

di  lui  rovina. Quelli  era  Ugo  Duca  e  Marchefe  della  Provenza, Figliuolo  Er*   Volg. 
di  Teobaldo  Conte,  e  di  ^f;/<a  nata  da  Lattario  Re  àcWz  Lorena,  e  dal-  Anno  pzy. 
la  famola  Gualdrada  illegictimamcnce  da  lui  prefa  per  Moglie.  In  fe- 
conde nozze  fu  cfTa  Berta  maritata  con  Adalberto  II.  foprancminato  il 
Ricco ^    Duca  di  Tofcana,  la  quale  appunto  cefsò   di  vivere  nel   di  8. 
di  Marzo  dei  prcfentc  anno.   L'Epit:;ffio  luo,  riferito  dal  Fiorentini, 
(e),  tuttavia  elìfte  incifo  in  marmo  nella   Cattedrale  di  Lucca;  né  fo 
intendere,  perché  il  Padre  Pagi  W  lo  creda  fattura  de' Secoli  porte-  ^?^    ^l'ren- 
riori .  Una  Sorella  d'efla  Berta  per  nome  Ermengarda  morì  anch' cfla,  j^'  natdde 
e  fu  fcppellita  in  Lucca,  ficcome  apparifce  dal  luo  Epitaffio,  rappor-  m.   3. 
tato  da  elfo  Fiorentini,  e  da  me  altrove  («).  Siccome  di  fopra  ofTer-  (b)  Pagìus 
vammo,  procreo  Berta  al  fecondo  Marito  due  Figliuoli  mafchi,  cioè  ^'^   'ninnai. 
Guido y  che  dopo  la  morte  del  Padre  fu  Duca  di  Tofcana,  e  Lamberto ^  ,^-^  cèlleeiì» 
di  cui  parleremo  a  fuo  tempo.  Procreò   eziandio   una  Femmina,   ap-  Kava  va. 
pellata    Ermengarda^  che  già  abbiam   veduto  maritata  con   Jdalherto  infcriptìcn. 
Marchefe  d'Ivrea,  dopo  la  morte  di  Gisla  fua  prima  Moglie,  Figliuo-  fH-  '^^S- 
la  dell' Impcrador  Berengario.  Lo  Storico  Liutprando  ci  defcrive  (^)  W  i'«'- 
quella  Principefla  per  la  più  proftituta  donna  del  Mondo.    Non  folo  ^f^"'^"  1'  \ 
fé  crediamo  a  lui,  faceva  efTa  mercato  della  fua  cneftà  con  tutti  i  Prin-  ij-  fequ. 
cipi  d'Italia,   ma  fcialacquo  ancora   con  ignobili   pcrfone .    In  qucfta 
maniera  s'era  ella  fenduta  arbitra  e  padrona  del   Regno,  dipendendo 
da  i  luoi  voleri  e  cenni  i  Principi  tutti.  Qual   fede    (ì   meriti   qui    la 
penna  fcmpre   Satirica  di   Liutprando,  io  noi  lapiei  dire.   Ora  Ugo, 
che  a' tempi  del  Re  Berengario  era  venuto  in  Italia,  e  probabilmente 
follcvò  centra  di  lui  la  Tofcana,  e  contro  fuo  volere  cagion  fu,   che 
Berengario  facefle  prigione  la  Duchcffa  Berta  Tua  Madre,  e  il  Duca 
Guido  fuo  Fratello;  Ugo,  diffi,  dappoiché  intcfc  la  morte  di  Beren- 
gario, tornò  a  far  de  i  trattati  fegrcti  per  ottener  la  Corona  d'Italia, 
con  Berta  fua  Madre  allora  vivente,  con  Guido  Duca,  e  Lamberto  funi 
Fratelli  uterini.  Signori  di  gran  pofi'anza  in  Tofcana,  e  colla  Marchc- 
fana  Ermengarda.,  che  comandava  a  bacchetta  in  Lombardia.  E  non  li 
fece  in  damo.  Ermengarda  fu  quella,  che  diede  principio  alla  tela  coa- 
tta di  Rodolfo,  uomo  ineguale,  che  oggi  faceva  una  cofa,  e  domani 
la  disfaceva.  Già  noi  vedemmo  querta   PrincipcfTa  in   Pavia  alzata  al 
grado  di  Configliera  di  fua   Maeftà.  Era  in   quelli   tempi   mancato  di 
vita  il  Marchefe  d'Ivrea  Adalberto  fuo  Marito.  Gran  diflenfionc    bol- 
liva fra  i  Principi  d'Italia.  Liutprando  Storico  a  guifa  de' Romanzie- 
ri atttibuifce  tutto  a  rivalità  fra  loro  inforta  a  cagion  della   fteffa  Er- 
mengarda. Ora  eda  trovandofi  in   Pavia  con  un   forte    partito  di  fuoi 
parziali,  ribellò  quella  Città  al  Re  Rodolfo,  che  n'era  ufcito  per  fuoi 
affari.  Qui  lafcero  io,  che  il  Lettore  cfamini,  come  Pavia,  la  qunl  fi 
vuole  ridotta  da  gli  Ungheri  nell'anno  precedente  in   un  mucchio  di 
pietre,  li  foHe  cosi  prcllo  ripopolata,  e  con   forze  da   nbcllarfi.  Co- 
munque fia,  ieguita  a  dire  Liutprando,  che  Rodolfo  unita  una  podp- 
rofa  Armata  de' Tuoi  aderenti,  per  mettere  in  dovere  quella  impudica 
Amazzone,  s'accampò  dove  il  Ticino  mette  capo  in  Po.   La  notte 

M  m  z  ve- 


1J6  Annali     d*  Italia. 

Era  Voi»,  vegnente  Ermengarda  con  un  Tuo  biglietto  gli  fop  intendere,  che  in 
Anno  915-  mano  fua  era  flato  ed  era  tuttavia  l'averlo  Tuo  prigioniere,  perchè  tut- 
ti quc'dcl  partito  d'eflo  Rodolfo  nulla  più  bramavano,  che  di  abban- 
donar lui,  e  di  darfi  a  lei}  ma  che  ella,  perché  ddìderava  il  di  lui  be- 
ne e  li..  Tua  amicizia,  a  tali  irtanze  non  avea  voluto  aderire.  Prcllò  fe- 
de, e  reftò  fpavcntato  Rodolfo  a  quelle  furbcfchc  parole;  e  nella  fe- 
gucntc  notte,  avendo  finto  d'andare  a  letto,  lenza   che  alcun  dc'fuoi 
le  ne  avvedefle,  pafsò  a  Pavia  per  abboccarfi  con   Ermengarda.    Ve- 
nuto il  dì,  ne  alzandofi  mai  Rodolfo,  tutti  i    fuoi    Principi   e    Corti- 
giani n'erano  in  penaj  e  fcoperto  in  fine,  ch'egli  manciva,  chi  dice- 
va una  cola,  e  chi  un'altra.  Quand' eccoti  arrivare  nel  campo  un  av- 
vifo,  che  Rodolfo  unitofi  co' fuoi  avvcrfarj  lì  preparava   per  dar  loro 
addofl'o.  Badò  quello  per   mettcìli  tutti   in   cofternazionc,   e   però  fc 
n'andarono  non  correndo,  ma  volando  a  metterfi  in  falvo  in  Milano. 
Allora  fu,  che  Lamberto  Arcivrfcovo  di  Milano  egli  altri  prima  ade- 
renti a  Rodolfo,  fi  (laccarono  affai to  da  lui,  ed  inviarono  Mcffi  ad  Ugo 
Duca  di  Provenza ,  perchè  vcnifTc  in  Italia  a  prendere  il  Regno  .  Qualch' 
aria  di  Romanzo  comparifce  in  quello  racconto  di  Liutprando.  Intan- 
(z)  Liut-       ^°  Rodolfo  burlato  da  gli  uni,   abbandonato  da   gli   altri  (a)  fi    ritirò 
frand.  Hìft.    in  Borgogna;  ma  non  difmcttendo  la  voglia  di  ritenere,  o  di  ricupc- 
iib.  3.  (.4.  rar  l'Italia,  fi  raccomandò  a  Burcardo  potcntiflìmo  Duca  dell'  Alcma- 
gna  o  fia  della  Suevia,  Suocero  fuo,  ed  uomo  bfftiale,  la  cui  Figliuo- 
la Berta  egli  avea  già  prefa  per   Moglie.  AmmafTito  un  copiofo  cler- 
cito,  calarono  in  Italia;  fé  in  quell'anno  o  pure  nel  fufltguente,  noi 
fo  io  decidere.  Giunti  che  furono  ad  Ivrea,  Burcardo  con  difegno  di 
cfaminar  le  forze  della  Città  di   Milano,  dove  era  il  nerbo  de  gli  op- 
pofitori,  prefc  l'afiiinto  di  andar  colà  come   Ambafciatore,  mollrando 
di  trattar  di  pace.  Prima  d'entrarvi  fi  fermò   fuori   della   Città  nella 
vag<  Bafilica  di  San  Lorenzo,  che  oggidì  è  comprefa  entro  le  mura  di 
Milano;  e  ben  adocchiato  il  fico:  ^tiì^  difTe  a' fiioi   familiari,  ^ />c/>-^ 
formare  una  Fortezza ,  che  terrà  ifP  freno  non  fols  Milane ft ,  mn  anche  mol- 
ti de'' Principi  d' Italia .  Poi  vicino  alle  mura  della  Città  fi  lafciò  fcap- 
par  di  bocca  in  linguaggio  Tedefco,  che  s'egli  non  infcgnava  a  tutti 
gl'Italiani  a  contentarfi  di  un  folo  fperone,  e  di  cavalcar  delle  caval- 
le, egli  non  era  Burcardo,  con  altri  vanti,  che  tutti  furono  immedia- 
tamente rapportati  all'  Àrcivefcpv»  Lamberto .  Quelli   da  uomo  accorto 
fece  molte  finezze  a  Burcardo,  il  condufic   fino  allt  caccia  in  un  fuo 
Broglio  con  permettergli  di  ammazzare  un   Cervo:   cofa   ch'egli  non 
foltva  concedere  a  perfona  del  Mondo;  e  il  rimandò  tutto   gonfio  di 
belle  fperanze.  Ma  nel  mentre  che  gli  dava  de  i  divertimenti  in  Mi- 
lano, ìecc  inrendere  a  i  Pavefi,  e  ad  alcuni  Principi   d'Italia,  che    fi 
preparaflero  per  liberare  il  paefe  da  qucflo  Tedefco  di  si  mala  volon- 
tà .  Partito  Burcardo  da  Milano,  alloggiò  la  fera  in    Novara.   Nel  dì 
fegucntc  appena  ripigliato  il  viaggio,  cadde  nell' imbofcata,  che  gli  era 
Hata  tefa.  Datofi  alia  fuga,  e  raduto    il  cavallo   nella   fofla   di   quella 
Città,  quivi  trapafl'ato  da  più  lancie  lafciò   la  vita.  I  fuoi  rifuciarifi 

nella 


Annali     d'  Italia.  i.'j-j 

nella  Chiefa  di  San  Gaudenzio,  furono  tutti  tagliati  a  pezxi .  A  qucfta  Era  Volg. 
nuova  sbigottico  Rodolfo,  piìi  che  in  fretta  fé  ne  tornò  in  Borgogna,  Anno  915. 
né  più  pensò  all'Italia. 

Da  Ermanno  Contratto  (<«),  e  da  Artmanno  Monaco  (*)  fappia-  {z)Htrmnn- 
mo ,  che  dopo  la  morte  del  Re  Corrado  il  fuddetto  Burcardo  s'  era  fat-  nm  ctntra- 
to  Tiranno  della  Sucvia,  avea  commcfle  varie  iniquità,  (i)  ^  in  It»-  ^^,^,tnchr. 
Jiam  ingreffus^  dum  totam  ftbi  terram  fubjicere ^  i^  multai  decipert  ctgitat ^  'camini, 
ipfe  doloUtatt  illius  gentis  pr^ventas ,  dum  fludet  evadere ,  fubito  lapfu  in-  (b)  Hart- 
franis  equi  in  foveam ,  veluti  cafui  illius  praparatam ,  cecidit ,  hocque  infpe-  mannus  in 
rato  sbitu  miferabiliter  vitam  finivit .    Migliore   forfè  del   Suocero   non  V"*  f'  ^'" 
era  il  Genero  fuo  Rodolfo.  Così   ne  fcrive    Frodoardo  all'anno  pi6. 
{')  Hugo  fi  li  US  Berta  Rex  Roma  fuper   Itaìiam  conjìituitur  ^  expulfo  Ro-  (c)irodi)ar- 
dulfo  Cifalpina  Gallia  Rege ,  qui  Regnum  illud  pervaferat ,  {«?   alteri  Fc-  dm  in  Chr. 
mina ,  vivente  Uxore  fua ,  (e  copulavirat ,  occifo  quoque  a  Filiis  Berta  Bur- 
chardo  Alamannorum  Principe^  ipfius   Rodulfi   Socero,  qui   Jlpes  cum  ipft 
tranfmearat ^  Italici  Regni  gratta  recuperandi  Genero,  {t)  Frodoardo  in  un 
fiato  racconta  tutti  quefti  fatti  fotto  l'anno  pzfJ.    Dell' cfakazione  del 
Re  Ugo,  fucceduta  certamente  nel  feguente  anno,  fotto  il  medefirao 
mi  nferbo  io  di  parlare.  Intanto  è  da  ofTervare,  che  Burcardo  fu  uc- 
cifo  a  filiis  Berta .  Cioè  da  Guido  Duca  di  Tofcana,  e  da  Lamberto  fuo 
Fratello   coli' aiuto  di   Ermengarda   Marchefana  d' Ivrea.,  loro   Sorella, 
perchè  tutti  afpiravano  a  mettere  fui  capo  di  Ugo  Duca  di  Proven- 
za, lor  Fratello  uterino,  la  Corona  del  Regno  d' Italia,  ma  per  lor© 
gaitigo,  ficcome  vedremo   andando    innanzi.    Non  fi    dee    ora   tacere 
un'importante  particolarità  del  fuddetto  Guido  Duca  di  Tofcma.  Da 
che  per  la  morte  dell'  Imperador  Berengario  Roma  rel'^ò  fenza  Impe- 
ladore,  cioè  fenza  quel  freno,  in  cui  la  tenevana  gli  Augufli   Sovra- 
ni, governata  folo  da  Papa  Giovanni.,  ma  in  tempi,   che  non  fi    ave» 
quell'ubbidienza  e  rifpctto  dal  Senato  e  Popolo  Romano,  che  fi  con- 
veniva a  i  Pontefici,  i    quai    pure   erano   veri  e    legittimi    Padroni   di 
quella  Città,  del  fuo  Ducato,  e  d'altri    paefi  :  Maria.,  fopranominata 
Manzia,  che  fecondo  Liutprando  coli' impudicizia  fua  avea  già   for- 
mato 

(i)  ed  entrato  in  Italia.,  mentre  penfa  di  [aggettar fi  tutta  la  terra ^  t  d' in- 
gannarne molti ,  egli  flej/o  prevenuto  dalla  furberia  di  quella  gente ,  men- 
tre s''  ingegna  di  [camparla ,  per  improvi[a  caduta  d' uno  sfrenato  cavaU 
lo  precipiti)  in  una  [oJ[a ,  come  preparata  alla  di  lui  caduta ,  e  per  que- 
fia  morte  ina[pettata  finì  mi[er amente  la  vita . 

(i)  Ugo  figlio  di  Berta  Re  di  Roma  fopra  f  Italia  viene  coflituito.,  [cac- 
ciato Rodolfo  Re  della.  Gallta  Cifalpina ,  //  quale  avea  invafo  quel  Re- 
gio., e  vivente  fua  moglie.,  era  fi  unito  ad  altra  Donna.,  occifo  parimen- 
te da'  Figli  di  Berta  Burcardo  Principe  degli  /tiamanni.,  Socero  delV 
ifteffo  Rodolfo.,  che  con  effò  avea  pacato  le  Alpi ^  per  riacquijlare  al 
Genero  /'  Italico  Regno  . 


178  Annali    d'  Italia. 

£»*  Voi  g.  mato  un  groflo  partito  de' Tuoi  aderenti,   s'impadronì    della   Mole  .%*• 
Anko  pzj.  driana,  oggidì  Caftcllo  Sani'  \ngelo,  edificio,  che   in  quc' tempi    an- 
cora veniva  creduto  una  Fortezza  quid   ind'pu^nabile,   e   in  tal  guifa 
cominciò  e  continuò  con  più  baldanza  a   far  da    Padrona  in    Roma  . 
Obbrobriofc  memorie  di  quell'alma  Città   fon   quelle.    Tuttavia  per 
maggiormente  aflbdar  la  fua  pofTanza,   cercò  di  avere  un  Marito  po- 
tente, alle  cui  forze  congiunte  colle  fuc  ninno,   e  né    pure    il  Papa, 
potcfTe  redftere.  Guido  Duca  e  Marchefc  di  Tofcana,  per  atteftato  di 
(al  thtfir.     Liurprando  (<«),  non  ebbe  difficuUà  di  prendere    per    Moglie   una   sì 
Hijl.l.i.       fatta  Donna,  perchè  il  dominio  di  Roma,  che  pareva  da  lei  portato 
*•  4-  in  dote,  ebbe  preflo  di  lui  più  pefo,  che  ogni  altro  riguardo,  Quc- 

ftc  indubitate  Nozze  di  Guido  con  Marozia  ci  danno  abbastanza  a  co- 
nofcerc,  che  ^ilberico  Mar  che  fé  ^  da  noi  veduto  di  l'opra,  Manto  di  Ma- 
(bì  MATÙn.  rozia,  dovea  già  clTere  mancato  di  vita.  Martino  Polacco  W,  Tolo- 
roUnin  jj,j,Q  j  Lucca  (f),  il  Platina  kà).  il  Siconio  (0,  ed  altri  ancora  fcri- 
man.  fon-  vono,  chc  intorno  a  quelli  tempi,  nata  dilcordia  rra  Papa  G;<?v««»;  X. 
ùf.  ed  Alberico  Marchefe  ^  fu  forzato  l'ultimo  ad  ufcire  di    Roma.    Ritira- 

(c)  rtoUm.  tofi  egli  nella  Città  d'Oria,  quivi  con  fabbricare  una  fortezza  fi  af- 
xr'^/lE  ci     ^'^"'■ò  •  Per  vendicarfi  poi  de' Romani,  chiamò  in  Italia  gli  Ungheri, 

(d)  yUtina  >  quali  venuti  in  Tofcana,  dopo  aver  dato  a  tutte   quelle  contrade  il 
dt    Roman,  gualìo,  ed  uccifa  gran  gente,  fc  ne  tornarono  carichi  *Ji   bottino   al 
Pontificii,     ipro   pacfe  .    Sdegnati   per  quelto  i  Romani   trucidarono   il  Marcheft 
^d^ Re^n""*'  •^^berico .  Non  trovo  io  veftigio  alcuno  né  in  Liutprando,  ne  in  veiu- 
Itétlit.         "o  <^e  gli  antichi  Scrittori,  chc  gli  Ungheri  arri valTero  mai  in  Tofca- 
na o  preflo  Roma.  Tuttavia  non  farà  lenza  fondamento  la  morte  del 
fuddctto  Alberico,  fcmbrando  non  improbabile,  che  non  volendo  più 
fofFerir  Papa  Giovanni  la  di  lui  prepotenza,  irovalTe  maniera  per  farlo 
levare  dal  Mondo.  Murczia  dipoi  per  confervare  l'ufurpata  fua  figno- 
ria  in  elTa  Roma,  fi  volle  maggiormente  fortificare   col   tirar  in  cfla 
Città  Guido  Marchefe  e  Duca  di  Tofcana,  e   prenderlo  per   Marito  . 
Noi  vedremo,  ch'cfla  avea  partorito  ad  Alberico  Marchefe  fuo  primo 
Conforte  un  Figliuolo,  che  portò  il  nome  del   Padre,  e  divenne  col 
tempo  Principe  o  fia  Tiranno  di   Roma.    Ma  eflendo  egli  in  quelli 
tempi  fanciullo}  né  potendo  per  la  fua  tenera  età  dar  vigore  a  gli  am- 
biziofi  difegni  della  Madre,  clTa  provvide  al  bifogno  in  altra  guila  , 
con  paflarc  die  feconde  Nozze. 

Anno  di  Cristo  dccccxxvi.  Indizione  xiv. 

di  Giovanni  X.   Papa   13. 

di  Ugo  Re  d' Italia  i. 
(f)  r»gtui 

ad    Unnal. 

B»Ttn.         T\  Icevctte  in  quelfanno  l'Italia  un  nuovo  Re,  cioè  Ugo  Marchc- 
^Ki^ì"'^"  ^    ^^  ^  Duca,  e  non  già  Re  di  Provenza,  come  oflcrvò  il  Padre 
^>p-  '  }•    pjjgj  (y^_  gg  vogliara  credere  allo  Storico  Liutprando  U),  molte  Vir- 
tù con- 


Annali    d'  Italia.  179 

th  concorrevano  in  quello  Principe,  (i)  Fuit  Rex  Hugo^  dice  egli  ,  Era  Volg. 
non  minoris  fcienti^  qitxm  audacia",  nec  infenoris  fortitudinis  qua.m  calli-  Ann»  916. 
ditatis .  Dei  edam  cult  or,  fan^^que  Religionis  amatorum  amator;  i»  p.iu- 
perum  necejjitatibus  ctiriofus  ;  erga  Ecckftas  follicitus,  religio fus .  Philofo- 
pbofque  viros  non  folum  amahat ,  verunt  edam  fortiter  honorabat .  ^i  etfi 
tot  rirtutibus  clarebat ,  mulierum  tamen  illecebris  eas  foedabat .  Cosi  Liuc- 
prando,  che  da  fanciullo  fu  Paggio  nella  Corte  d'effb  Re  Ugo,  ma 
forfè  non  dovette  allora  per  la  fua  età  faper  bene  fcandagliare  le  qua- 
lità di  qoefto  Principe.  Noi  pefando  le  di  lui  azioni  nel  progrelTo  della 
Storia,  inclineremo  più  tolto  a  crederlo  un  picciolo  Tiberio,  una  fo- 
Icnniflìma  volpe,  ed  un  vero  ipocrita,  che  per  fini  umani  raoftrava  gran 
venerazione  alle  Chiefe,  e  pcrfone  facre,  ma  poca  nelle  fue  operazio- 
ni verfo  Dio  e  verfo  la  Giuftizia.  Non  folamentc  tirò  egli,  Itando 
in  Provenza,  nel  fuo  sparuto  Lamberto  yfrcivefcovo  di  Milano,  e  buona 
parte  de' Principi  d'Italia,  e  fpczialmente  i  fuoi  Fratelli  uterini,  ma 
anche  lo  (leiTo  Papa  Giovanni  X.  facendo  credere  a  tutti,  ch'egli  por- 
terebbe in  Italia  il  Secolo  d' oro i  e  principalmente  fofterrcbbe  l'auto- 
rità del  Papa  entro  e  fuori  di  Roma.  Da  gli  effetti  ce  ne  accorgere- 
mo. Venuto  per  mare  sbarcò  egli  a  Pifa,  (1)  quts  ejì  Tufcìa  Provin- 
ciit  caput  (lo  dice  Liutprando)  ed  appena  giunto  colà,  vi  comparve- 
ro gli  Ambafciatori  di  Papa  Giovanni,  anzi  vi  concorfero  a  braccia 
aperte  quafi  tutti  i  Principi  d'Italia,  per  accogliere  quefto  creduto 
novello  ntloratore  del  Regno,  ed  invitarlo  a  prendere  la  Corona,  ch'e- 
gli vagheggiava  da  tanto  tempo.  Pafsò  dipoi  a  Pavia,  dove  concor- 
demente tu  eletto  Re,  ed  appreflb  coronato  in  Milano  nella  Bafilica 
Ambrofiana  dal  fuddetto  Arcivefcovo  Lamberto .  Non  è  sì  facile  il 
determinare  non  dirò  folamente  il  giorno  e  il  mefe,  mane  pur  l'An- 
no, in  cui  qucrto  Principe  ottenne  il  titolo  e  la  Corona  di  Re.  Il  Si- 


gonio  fu  d'opinione   (a),  che  e^Ii   giugneffe    a   Pifa  n^l   Luglio  di  C»)  Stgonìu: 
quell'anno,  e  pofcia  in  Mi'ann  fofle  innalzato  al  trono.  Il  Signor  Saf-  ^'  ^'i"' 
fi  C^3  Bibliotecario  dell'  Ambrofiana,  inclinò  a  crederlo  creato  Re  fra  (m  vij^à, 
il  Maggio  e  r. Sgotto  dell'anno  precedente  p2f.  e   ne  adduflc  alcune  inNot.ad 
ragioni  -  Ho  io  all'incontro  ofTervato  de  i  combattimenti  fra  gli  ftcffi  S'ioniunf. 
Diplomi  di  quefto  Principe,  o  per  colpa  de'Copifti,  o  perché  alcuni 
d'cfli  enfienti  ne  gli  Archivj  paiono  bene  a  prima  villa  originali,  ma 
tali  noa  fono  in  fatti,  ed  alcun  d'cffi  è  anche  fattura  di  falfarj .  S'ag- 

giu- 

(i)  F«  il  Re  Ugo  non  meno  dotto,  che  audace;  non  meno  forte,  che  aflutt . 
Jdorattirt  anco  d' Iddio,  ed  amante  degli  amanti  la  [anta  Reliitone;  nelle 
nectjUìtà  de' poveri  curio/o  ;  verfo  le  Chtefe  follecito ,  religie  fo .  'Edi  Filo- 
fofi  Uomini  anuva  t.on  folansente  ,  ma  anco  fortemente  gli  onorava .  Il 
quale  felhene  per  tante  virtù  rifpkndeva,  pur  le  imbrattava  collt  don- 
ne/che lujingbe . 

(z)  tape  della  fofcana  Provincia . 


i8o  Annali    d'  Italia. 

ERAVolg.  giugne  l'imbroglio  altre  volrc  accennato  di  tre  diverfe  Ere  dall' Tn- 
Anno  916.  carnazionc,  cioè  dell'anno  Volgare  prcio  dal  di  if.  di  Dicembre,  o 
dal  primo  di  Gennaio,  e  dell'anno  Pifano,  e  del  Fiorentino;  oltre  a 
quello  delle  Indizioni  ora  murate  nel  Settembre,  ed  ora  fui  principio 
dell'anno  noftro .  In  quella  controversa  ecco  ciò,  ch'io  fono  andato 
oflcrvando . 

Due  Diplomi  Originali,  da  me  veduti  in  Verona,  già  Cono  alla 
{^y Antiqui-   luf-e  (a).  L'uno  ha  quelle  Note:    Data    Jnm   Dominicte   Incarnati$nis 
'vilfcrt.'^'ìo.  DCCCCXXniI.  Pridie  Idus  Februarii,    Jndicìionc   Prima  ^   Regni  vera 
Domiti  Hugonis  gloriofijjìmi  Regis  Secutido .   Alluni  introna.  L'altro  ha  le 
medefimc  Note,  a  rilcrva  dell' cflcre  flato  dato  XFllI.  Kalendas  Martii^ 
e  in  quello  tuttavia  fi  conferva  il  Sigillo  di  cera  coli' effigie  d'cfTo  Ugo 
coronato   e  barbaro,  e   colle   lettere  intorno   HUGO  GrS  DÌ   REX . 
Quel  XV III.  Kalendas  Mari  ti  ha  qualche  cofa  di  llraniero  ,    ma   non 
ne  mancano  efempli .  Adunque  nel  di  it.  di  Febbraio  dell' anno  pi6. 
non  dovette  peranche  Ugo  aver  prefa  la  Corona  dc-l  Regno  d' Italia  . 
(b)  ib.  D'if-  -Un  Placito  Lucchefc  ha  parimente  quelle  Note  (^)  :  Jnno  Regni  De- 
firt.  IO.        ^y^i  Hugonis  &c.  ^tintodecinto  ^  Vili.  Kalendas  ApHlis  Inditlione  ^tar- 
tadecima^  cioè  nel  di  2.^.  di  Marzo  dell'anno   941.    dalle   quali    Note 
rifulta,  che  ne  pure  nel  di  if.  di  Marzo  quello  Principe  avea  comin- 
ciato a  contar  gli  Anni  del  (uo  Regno.  Un  altro  Diploma  conforme 
.  .    ,      .^  a  quelli  ho  io  prodotto  altrove  {e)  dato   ni.    Kalendas  Jprilis  dello 
fert.  61,       Hello  anno  P41.    E   nell'Archivio  de' Canonici  di   Modena  v'ha  uno 
Strumento  di  Donazione  fatto  a  Gotifredo    Vefcovo,    Regnante   Domno 
Ugbo  Rex  ic  in  Italia  Anno  ^into,  de  Menfe  Aprilis.,  Indizione  ^ar- 
ta^  cioè  nell'anno   pji.    che  conferma   la   verità    luddetta .    Rapporta 

(d)  Vtheil.  ^'  Ughclli  un  altro  Diplomi  dato  (./)  Anno  Dominicte  Incarnationis 
ital.  sacr.  '  DCCCCXXFII.   Deàm»tcrtÌ6  Kalendas  Martii,  Indizione  XV.  Anno  Hu- 

Tom.  II.  gonis  Primo ^  che  va  d'accordo  con  gli  antecedenti.  Ne  rifcrifce  poi 
'pjmln/'  ""  altro  dato  W.  Idiis  Mail.,  Anno  Dominicte  Incarnationis  DCCCCXX/X. 
armenj.  ]^ig„i  Hugonis  IV.  Indicìione  II.  Se  non  v'ha  errore  in  quello  Docu- 
mento, vegniamo  a  conofcerc,  che  prima  del  di  iz.  di  Maggio  dell' 
anno  pid.  Ugo  fu  promolTo  alla  Dignità  Regale  .  Ma  forfè  ivi  farà 
feritto  Regni  Anno  III.  trovando  io  altre  memorie  indicanti,  che  ne 
pure  nel  di  7.  di  Giugno  dell'anno  916,  egli  contò  l'anno  Primo  del 
Regno.  Uno  Strumento  dell' Archivio  de' Canonici  di  Modena  è  ferit- 
to Regnante  Domito  noftro  Ugho  Rex  ic  in  Italia  Anno  Tercio ,  de  Menfe 
Julio.,  Indizione  ^ùntadectma^  cioè  nell'anno  917.  .Adunque  nel  Mele 
di  Luglio  dell'anno  pif.  tì  truova,  ch'egli  avea  già  confcguita  la  Co- 
rona del  Regno  d'  Italia.  Un  altro  è  fcricto  Regnante  Domno  nojlro 
Hugho^  gratta  Dei  Rex  in  Italia  Anno  ORavo^  £5?  Regnante  Domno  no- 
jlro Lottarlo  Fili«  ejus^  gratta  Dti  Rex  ic  in  Italia  Anno  Tertio^^  dics 
XII.  de  Menfe  J alio  per  Indizione  VI.  cioè  nell'ann.)  p^j.  Qiiclle  Note 

(e)  Tutti,  lignificano,  ch'egli  era  già  Re  nel  di  12.  di  Luglio  deli'  anno  p2(j. 
Mnn»\ì  Su-  ^^Q  Strumento,  riferito  dal  Padre  Tatti  (0,  fu  feritto,  Ugo  gratta 
rim  u!"**  Z)e/   Rex.   Anni  Regni  ejus  in  Italia  ^inio^   Menfe  Mail,   Indizione 

^ar- 


Annali    d'  Italia.  i8i 

^arfa^  cioè  nell'anno  pji.  fa  conofccre,  che  nel  Maggio  del   9z6.  Era  Vo!g. 
egli  non  era  pcranche  Re.  Sicché  dopo  tanto  icandaglio  lenabra  poterfi  Anno  916. 
decidere,  che  il  Regno  di  qucdo  Principe  comincio  nell'anno  prefcnte 
pi6.  nel  Mefc  di  Giugno,  o  poco  prima  o  poco  dopo.  Truovall  poi 
cfTo  Ugo  (a)  in  Ferona  XII.  Idus  Augujli  dell'  anno   prefcnte,   come  (a)  jintìqu. 
.corta  da  un  altro  Tuo  Diploma,  in  cui  e  efprclfo  V  Anno  Primo  del  (uo  ''"''f-   Dif- 
Rcgno.  Chi  avendo  fotto  gli  occhi  le  Carte  di  qualche  antico  e  do-  ^"''-  '^■ 
viziofo   Archivio,  le  cfamincrà  con    pazienza,   potrà  più   lìcuramente    ^*'     ^'" 
decidere  quello  punto  di  controverfia . 

Intanto  non  è  improbabile,  che  accadelTc  ne' primi  Meli  dell'an- 
no prefente  l' ultimi  venuta  in  Italia  del  Re  Rodolfo,  e   la  morte  di 
Burcardo  Duca  di  Suevia,  narrata  fotto  quert'annoda  Ermanno  Con- 
trirto W:  del  che  abbiamo  favellato  nell'anno   precedente.   Per  atte-  {hi) Herman- 
lìdio  di  Liutprando  (f),  da  che  fu  entrato  Ugo   in    poircfib   del   Re-  nus  Contra- 
gno,  (i)  pe/i  pauliilum  Mantuam  a/piit ,  ubi  (^  Johannes  Papa  ei  occur-  ^^^/" 
rens^  fwdus  cum  eo  percuffit .  Quella  lega  di  Papa  Giovanni  coi  Re  Ugo  (cj    L,utpr. 
non  fi  può  attribuire  ad  altro,  che  alia  (pcranza,  che  quello  Principe  Hift.  z,ii.  3. 
gli  dertc  braccio  per  foltenerc  il  luo  dominio  in  Roma.  Andava  quivi  '"/•  4- 
probabilmente  ognidì  più  venendo  meno  la  di  lui  autorità  a  cagion  di 
Murozia^  aflìllita  dalle  forze  di  Guido  Marchefe  e  Duca   di   Tolcana  , 
Manto  luo,  laonde  il  Papa  cercò  quello  appoggio,  ma  appoggio  fopra 
di  un  Principe,  che  non  avca  le   non  un   folo    mtercfle  ,   cioc   quello 
delia  propria  grandezza.  Nel  di   12.  di  Novembre  di  quell'anno  il  Re 
Ugo  trovandofi  in  Alti,  confermò  a  quel  Vefcovo  {d)  tutti  1  fuoi  Pri-  (d)  vhtl. 
vilegj  e  beni.  Seconlo  la  Cronica  Arabica  di  Caniabrigia  C'),  il   Re   ital.  sacr. 
de' Saraceni  facendo  guerra  «  i  Crilliani  in  Calabria,  picfe  un  Luogo   ^""l-  i^- ** 
nomato  Urab,  che  forfè  è   Oria^    caduta   fecondo  il    Protofpata   nelle   ^'Ig'^r 
mani   di  qucgl' Infedeli  nell'anno  924.  Pofcia  fece  tregua  co' Calabre-   (e)  chronie. 
fi,  ed  ebbe  per  ortaggio  Leene  yejc$v9  Sicili»no,  Govcrtwtore  allora  Arabicum 
della  Calabria,  .\ttella  in  oltre  il  fuddctto  Protofpata  (/),  che  in  qucll'   ^-  ^^-  ^''•/• 
anno  (z)  comprehendit  Michael  Sclabus   Sipontum   Menje  Julii .    E   Ro-  ({\'lJpuÌ'' 
moaldo  Salernitano  (g)  ne  parla  anch' cg.i  con  ilcnvcrc:  (})  Venerunt  protofp.ita 
Sciavi  in  Apuliam^  £3*  Civitatem  Sipontum  hojiili  direptione  (^  gladio  va-  chroi.  r.  v. 
Jlaverunt .  Sicché  quelle  contrade  non  men  da  1  Saraceni,  che  da  gli  ^"^"   ^'''''^ 
Schiavoni,  miferamentc  infellatc  fi  truovano  in  quefti  tempi.  ^^^   i^/Vr»" 

Tom.  V,  N  n  Anno 


Chronic 
Tom.    VII. 
Mtr.    Italie. 


(i)  poco  dopo  andò  a  Mantova^   ove  anco  Giovanni  Papa  venendogli  in- 
contro ,  fece   lega  con  ejjo . 

(i)  Michele  Schiavane  prefe  Siponio  nel  Mefe  di  Luglio . 

(})  Fennero  gli  Schiavoni  nella  Puglia  ^  e  con  faccheggio  e  ferro  nemico  df 
vajìarono  la  Città  dì  Stponto . 


i8z  Annali    d*  Italia. 

Anno  di  Cristo    dccccxxvii.  Indizione    xv. 
di  Giovanni  X.   Papa    14. 
di   Ugo    Re  d' Italia  i. 

EnAVolg.  A  Ttefe  in  queft'aano  Taccorto  Re  Ugo  a  trattar' amicizia  e  lega 
Anno  917.  j^^  ^on  tuiri  i  vicini  Potentati.  Penso  ancora  a  fpedirc  Ambalcia- 
tori  alia  Corte  Imperiale  di  Coltantinopoli,  e  fcelle  per  tale  incum- 
(aì  U'it^r.  bcnza  il  Padre  di  Liutprando  storico  C"),  ficcome  perdona  di  gran  cre- 
Hift.L:b.i.  duo  per  l'onoratezza  de' Tuoi  collumi,  e  per  ciTere  bel  parlatole .  An- 
'•  S-  dò  quelli,  e  fu  ben  ricevuto  da  R»mano  allora   Imperador   de' Greci. 

Liutprando  non  fa  menzione,  (e  non  di    lui,   quiiichc  il   primo  fra   i 
Greci   Augulli  non  folle    in   que' tempi    Cojlantìno   Vili.    Figliuolo  di 
Leone  il  Saggio.   Né  fi  fazia  d'encomiar' elio  Romano,   come    Prin- 
cipe   dotato  di  valore  non  ordinario,  e  di  Pietà,  Libi  .alita  e  Pruden- 
za, che  non   avea  pari.   Portò  quello  Ambafcutore  de  1  gran  regalia 
quella  Corte.   Ma  ciò,  che  riulcì  più  caro  all' Augullo   Romano,   tu 
che  eflcndo  flato  aflalito  nel  viaggio  cflò  Ambalciatore  da  alcuni  Scia- 
vi, o  vogliam  dire  Schiavoni,  ribelli  all' Imperio  Greco,  gU  nulci  di 
farli  prigioni  e  di  prefcntarli   vivi    in   Collantinopoli   all' imperadore, 
che  ne  fece  gran  fella.   Non  così  avvenne  per  un'altro  bizzarro  rega- 
lo portato  a  lui  d'Italia.  Confiltcva  quello   m   due    Cani,   non   fo   fc 
Corfi,  o  mallini,  o  pur  d'altra  fatta,  certo  incogniti  in  quelle  parti. 
Quelle  belile,  allorché    furono   prcfentate  all' Imperadore,  al  vedere 
quella  Itrana  figura,  quafi    miraflcro   non   un'  uomo,   ma  iw  mollro   a 
cagion  dell'abito  de' Greci    Impcradori,   the    tuttavia   comparilce  ne' 
balli  rilievi,  e  nelle  monete  d'allora,  troppo  llranicro   a   gli   occhi  di 
genti  e  belile  avvezze  all'Italia:  con  poca  creanza  s'avventarono  con- 
erà di  fua  Macltà  Imperialej  e  fé  non  erano  preti  coilt;  braccia  da  mol- 
ti, faceano  un  bruttiffimo  Ichcrzo  al  dominator  de' Greci.  Torno  po- 
fcia  in  Italia  tutto  contento  quello  Ambaftutoie  al  Ke  Ugoj  ma  Itet- 
te  poco  ad  ammalarli,  e  Icorgcndo  di  non  poterla  Icappare,    li  mirò 
(hi  ViheìL     in  un   Monirtero  fecondo  l'ufo  di  que' tempi,  e  prelo   l'abito    Mona- 
itai.  Sacr.      (lieo  da  lì  a  quindici  giorni   patso  da  quella  all'altra  vita,  c<>n  lalcia- 
Tom    li.  in  fg  jj   Figliuolo   Liutprando  in  eia  fanciullelca .   Stando  in   Pavia  con- 
y''Jrminr.       f'!""^»  '^  '^^  ^go  (i)  nel  di   17.  di   Febbraio  ddl'Hono  prclcnte  i  Pri- 
(c)  Lup^s      vilrgj  a  i  Canonici  di   Parma.  Crebbero  intanto   le  calamità   de'  C.ri- 
p<oto;puiA     Ihar.i' in  Calabria  per  la    potenza  de' Saraceni .    Secondo  la  relazione  di 
^•'"-  ''•   .     Lupo  Profofpaia  (0  afledian.no   que' barbari   Taranto,   e   quantunque 
fd^flwai't  ""a  valorofa  difefa  faceflero  que' Cittadini,  pure  toccò  loro  infine  di 
dus  Salimi-  foccombcre.  Jnno  917.  (fcrive  egli  cos\  )  fuit  excidium   Tarenti  fatra- 
tanui  in       tutti  j  ff?  perempti  funi  omnes  viriliter  pugnando  j  relitjui  vera  deportati  Junt 
Chronic.       ;„  jfricam  .  Id  faStum  eli  Menfe  Jugufli  in  feftivitate  fan£t<e  Maria .  Ro- 
Jl'i^"  lllì<.  moaldo  Salernitano  id)  nfcrilce  all'  anno  ì^ìó.  quella  dilavvcntura  de* 

Ta- 


Annali     d'  Italia.  xZì 

Tarcntini,  e  ratiribuifce  a  gli  Unghcri,  fcrivendo,  che  dopo  la  prc-  ERAVolg, 
fa  di  Siponro  fatta  da  gli  Sciavi,  non  po(i  multum  temporis  Ungri  -vene-  Anno  918. 
runt  in  /Ipuliam  :  ^  capta  Auria  Civitate  ceperunt  Tarentum .  Dehinc  Cam- 
panium  ingrejfi,  non  modicam  ipjìus  Provmcùe  partem  igni  ac  direptioni  de- 
derunt .    Il   Protofpaca  e  Scrittore  pm  antico  di  Romoaldo. 

Anno  di  Cristo  dccccxxviii.  Indizione   i. 
di  Leone  VI.   Papa   i. 
di  Ugo  Re  d' Italia   3. 

NOn  fapcva  accomodarfi  Papa  Giovanni  X.  alla  prepotenza  di  Ma- 
rozia^  e  di  Guido  Duca  di  Tol'cana  di  lei  Manto,  che  fi  anda- 
vano ufurpando  tutto  il  governo  temporale  di  Roma  {a).  Dovca  boi-  u\^  ^^^^^ 
lir  forte  la  difcordia  fra  loro,  e  verilìmiimentc  il  Pontefice,  uomo  i\  frandus  Hi- 
pctto,  non  lafciava  intentato  mezzo  alcuno  per  foitcnere  i  fuoi  diritti, /<"■•  ■£•'*•  3» 
ed  abbattere  quefti  pertuibatori  della  lua  sì  ben  fondata  autorità.  Ando  '"f-  '^' 
a  terminar  qucfta  diffcnfionc  in  un  facrilcgo  enorme  ccceflo .  Segre- 
tamente Guido  e  Marozia  raunarono  una  mano  di  sgherri,  che  entrati 
un  dì  nel  Palazzo  Laterancnfe,  su  gli  occhi  dello  ItclTo  Papa  truci- 
darono Pietro  di  lui  fratello,  fpezialmente  odiato  da  Guido j  e  meflc 
Je  mani  addoflTo  allo  ttcflo  Pontefice,  il  cacciarono  in  una  fcuia  pri- 
gione. Non  pafsò  molto,  che  l'infelice  Pontefice  quivi  terminò  i  fuoi 
giorni,  o  foprafatto  dal  dolore  di  si  indegno  llrapazzo}  o  pure,  come 
correa  fama  a' tempi  di  Liuiprando,  perchè  con  un  cufcino  il  fuffo- 
carono.  Si  larcbbe  afpetrato  il  Lettore,  che  il  Cardinal  Baronio  avefle 
qui  aguzzata  la  penna  contra  di  si  cfecranda  iniquità,  e  centra  de' 
fuoi  facnUghi  Autori.  Tutto  il  contrario.  Grida  egli,  qua  fi  cfultan- 
do  :  Sic  igitur  dignum  fuis  fceleribus  finem  accepit  invajor  ^  detentor  inju- 
fius  Jpoftvlic£  Sedis  Johannes^  ut  qui  per  impudicam  fcmmarn  jacrojan- 
lìam  Apoflolicam  Sedem  liolentus  atriputt^  <eque  per  impudicam  muiicrem 
ejeSlus  cf  cunjellus  in  carcetem^  ea  fintai  cum'vita  caruerit .  Ma  e  ic  fof- 
Irro  ciarle,  e  voci  inventate  da  gì'  ingiunti  nemici  di  querto  Papa 
Giovanni,  quelle,  che  il  folo  Liutprando  lafcio  lentie  del  fuo  in- 
grclTo  nel  Pontificato:  che  farebbe  da  dire  deila  fentcnza  profferita 
qui  contro  la  memoria  di  un  Romano  Pontefice,  accettato  e  vene- 
rato per  tale  da  tutta  la  Chiefa  di  Dio,  e  che  lodevolmente  cfercitò 
il  Pontificato,  e  folo  per  foilcnerc  i  diritti  temporali  della  Santa  Sede 
incontrò  l'odio  de' cattivi  e  de' prepotenti,  e  reltò  in  fine  foperchiato 
da  efiì?  Vcggafi  ciò,  che  il  medelimo  Baioni©  dica  all'Anno  pj-f.  e 
P63.  di  Giovanni  XIII.  Papa,  che  per  varie  ragioni  non  era  da  para- 
gonare con  Gitvanui  X.  Non  mi  ftendo  a  dire  di  piìi,  baftando  rap- 
portar qui  ciò,  che  ne  fcriflc  Frodoardo.  (è)  1  fuoi  verfi  fon  quelli;  (b)  Frcdt- 

ardus    dt 
Romtnis 

Nn  z  Sur- 


184  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  ^        Sur^^tt  ab  hinc  Decimus  fcandens  [aera  Jura  JohsnHH. 
9*  •  Rexerat  ille  Ravennatem  moderamine  pltbem . 

Jnrle  petit  US  ad  hunc  Romanam  percoUt  arcem^ 
Bis  feptem  qua  pranituit  paiilo  amplius  annis . 
Pontieri  hic  noflro  le^at  fetimenta  Seulfo . 
MHnifjcirqHf  fcicram  decorans  ornatikus  au'am. 
Pace  nitet  dum ,  Patricia  deceptus  iniqua , 
Correre  coniic'tur ^  cltudrifque  ar^atur  opacis. 
S^'f'tus  at  CiSvis  retineri  non  valet  antrìs  : 
Emicat  immo  athra  decreta  fedilia  fcandens . 

In  qurfti  mrdcfìmi  t^mpi  fioriva,  e  fcriveva  Frodoardr»,  e  la  te- 
ft?moni:in7a  Tua  vile  ben  piò,  che  qurlla  di  Liurprando,  ch'era  allora 
un  rncn^/o,  e  rrefciiito  pofcia  in  età.  ptfcò  le  notizie  di  quefti  tempi 
nei  Libigli)  inFimirorj,?  Romanzi  d'allora.  E  s'egli  foflc  ben'infor- 
mato  di  quegli  ^fll^iri,  bifli    leggere  rio,  ch'egli  doDr>  il  fiiddetro  em- 
pio farro  ro,?gHiqnc:    ®«o  ntortuo ^  ipfum  M<irotiée  Filìum  nomine  Johm- 
nem^  quum  ex  Sergio    Papa   meretrix  ipfa  genuerat,    Papa-.n  conflituunt . 
Mi  qirfla  e  una  rpropofìrati  afTerzionc.   Imperocché  di  certo  finpia- 
mo,  che  d'^po  Giovanni  X.  fu  etetro  e  confecrato  Pypa  Leone  FI.  nel 
Mcf-  di  G'ugnn,  fecondo  i  conti  del  Padre  Pagi  .   E  dopo  Leone  venne 
Vivz  Stefnto  VII.  e  di  poi  Giovanni  Figliuolo  di   Marozia.   Ora  vacti 
a  fi-tare  di  L'utpran^o.  Frodoardo  difFcrifce  la   morte   di    Papa    Gio- 
vanni X.   fì'io  all'  \nno  feguenrc .   Abbiam  veduto,  che  cfTo    Papa  fu 
.s  vrodoar-  P^^''''^'^  dcceptus  iniqua^  cioè   da   Marozia  j    mi   nella  Storia    Frodoar- 
dlnn'chro-  <^<^  ftcffo  (a)  a(Terifce,   che   Guido    Duca  di  Tofcana   Fratello   del   Re 
nic.   Tt.  11.  Ugo,  ebbe  mino  in  quella  empietà.   Una  Carta  efìitente  nell' Archi- 
Rer.  Fr.i»c.  yio  Archicpifcopale  di    Lucca,   e   da   me    veduta,   porta    le    fegucnci 
Du-chejne.  j^^^^  Cfonolnsichc  :   f/u^o  grada  Dei  Rex   /inno  Regni  ejus  Beo  propì- 
tio  Secando^  ipfa.  die  K%lend.  J-inuarii  fndiclione  Primj.,  cioè  nel  ili  pri- 
mo di  Gennaio  del  prcfcntc   Anno,  Cvinf-rmandofi,  che  U^o  non  coa- 
fcguì  il  Regno  nel!' Anno    pie.    Contiene   quel   docum:'nto   una    per- 
muti di  beni  fitti  da   Pietro  Vefcovo  di   Lucca,  fs?  H^ido    Dux  direxit 
Mt(p)S  fuos.,  per  chiarire,  che  non  interveniva  danno  o   frode    in    quel 
Contrarrò:  dal  che  intendiamo,  ch'egli  r^ggiarnava  allora   in   Lucca. 
Circa  il    Mefe  di  Setrembre  dovette  il    Re    Ugo    fare    una  fcorfa  a  i 
fuoi  Stili  di  Provenza.   Abbiamo  quella  particolarità  a  noi  confervata 
dal  fopradetto   Frodoird^.    lleriherttts  Comes,  dice   egli,   cum   Rodulf» 
(Re  di   FrxncW)  proficifcitur  in  Burgundi 'm  ohviam  Hugoni  Italia  Regi. 
Aggiugne  ancora,  che  Hugo  Rex  hahens  coiloquiutn  cum   Rodulf».^  dedit 
Heriberto  Corniti  Provinciam  Fiennenfem  vice  filli  fui  Odonis .  Pero  il  Re 
Ugo,  vedendo  di  non  poter  tenere  quegli  Stati,  dovette  farne  un  i"a- 
(b)  Dathery  crifizio  alla  potenza  di   Eriberto  Conte  di   Vermandois,  arbitro  allora 
%"'■•?•         del  Regno  di  Frincia.  Rapporta  il  Padre    Dachery  W    un    Diploma 
ì!fir,m"'      d'eflo  Re  Ugo.  d.ito  Pridie  Idus  Novemhris    Anno  Dominici    Incarna^ 
tinon.         tio»is  DCCCCXXnn.  Regni  v?ro  Domni  Hugvtìs  pijpmi  Regis  Tertio, 

Jn- 


Annali    d'  Italia.  z2s 

IndiSiione  Prima-  Da  qucfto  ricaviamo  il  tempo,  in  cui  egli  era  in  Era  Volg. 
Vienna,  e  che  o  non  avea  ceduto  pcranche  quegli  Stati,  o  pure  gli  Anko  919. 
avea  ceduti  con  ritenerfi  la  Sovranità.  Nella  Cronica  d'Amalfi  (<»),  ,v  ^  • 
correndo  quelli  tempi,  noi  troviamo  Duca  di  quella  Citta,  ed  Impe-  ital.  Dijftt-' 
rial  Patrizio,  Majiaro-  Figlio  del  già  Duca  Manfom .  Il  titolo  di  Pa-  tat.  j. /<jf. 
trizio  fa  intendere,  che  quella  Città  continuava  a  riconofcere  la  fo-  *'®- 
vranità  de' Greci  Impcradori. 

Anno  di  Cristo  dccccxxix.  Indizione   11. 
di  Stffano  vii.  Papa    i. 
di  Ugo  Re  d'Italia  4. 

NOn   più   di   fette    Mefì   e   cinque  giorni,  durò   il   Pontificato  di 
Leone  FI.  Papa,  attcftandolo  Frodoardo  (A)  con  quefti  verfi,do-  {h^Trodimr. 
pò  aver  parlato  della  morte  di  Papa  Giovanni  X.  '''  Roman. 

Pr»  quo  celfa  Petri  Sextus  Leo  re^mina  fumens^ 
Alenftbus  hiec  feptem  fervati  quinifque  diebui^ 
Pr^decejforumque  petit    confortia  vatum . 

Però  il  Padre  Pagi,  che  il  fa  creato  Papa  circa  il  fine  di  Giu- 
gno dell'Anno  precedente,  il   crede    per   confeguente   morto   intorno 
al  dì  5.  di  Febbraio  dell'  Anno  prefeme.   Ma   il   fiiddetto   Frodoardo 
col  riferire  fotto  queft' Anno  la  morte  di   Papa  Giovanni  X.  carcerato, 
può  far  dubitare  di  quelli  conti,  non  cfTcndo   probabile,   che    i    Ro- 
mani clcggcflero  un  Pontefice  novello,  fc  prima  non  furono  accertati, 
che  coll'efrere  mancato  di  vita  Giovanni,  era  vacante  la  Sedia  di  San 
Pietro.  Johannes  Papa  {  dice   egli  (O  )  quum  a  quadam   potenti  femina  i^^-)  7^,^  ;^ 
(ogmmÌHe  Mar  scia,  Principatu  priratus  fub  culi  oditi   deti»eretur,   ut   qui-  chnnict. 
dam^  vi,  ut  p:ures  aftruunt,  aélus  angore  defungitur .    Che   anche   Leone 
VL  fofFe  imprigionato,  e  moridc  in  carcere,  l'ha  bensì  fcrirto  il  Car- 
dinal Baronio  (^),  ma  fenza  addurnc  Autore,  o    prunva    alcuna.    To-  (ì\-Baron.ìn 
lomeo  da  Lucca  {e)  trecento  anni  prima  del  Baronio  fcrifTe  :  (i)  De  hoc  Annalìb^ 
nulla  Htjìbria  aliqua  gejìa  tradunt ,  quia  modicum  feiit ,  fed  quod  in  pace  Ecdef. 
quievit,  nuliam  tamen  tyramidem  exercuit .  Ora  é  fuor  di  dubbio,  chea  ^'^^  '''"j^ 
Leone  FL  nel  Romino  Pontificiito  luccedette  Stefano  VII.  le   cui   a-  i,„L    '*à,à^ 
Zioni  rellano  tuttavia  fcppellite    nel   buio   di    quell'ignorante    Secolo.  f.uìi[.  t»S 
Abbiamo  poi  dal  fuddetto  Frodoardo,  che  in  quclh  tempi  (i)  vr<e  Al-  xì.  Kn. 

pium 


Italie. 


(l)  Di  quello  niente  dicono  le  Storie,  breve  ejfendo  flato  ti  fu»  Pontifica- 
to ,  fé  non  fé  aver  egli  ripofalo  in  pace  ,  e  niente  avere  efer citato  di 
tirannia . 

(1)  le  vie  delle  Jlpi  a  (fé  diate  furono  da' Saraceni,  da' quali  ajfaliti  molti 
che  voleva»!  andare  a  Rentay  rittrnano  indìttro . 


x86  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  pium  a  Saraceni!  ohfejfét ^  a  quibus  inulti  Romam  prvficifci  voUntes ^  impe- 
Anno   piy.  //;;  re-jertuntur .  Venivano  qu-lti  maianni  ed  impcdimenii  da  i  Saiacc- 
ni,  che  s'erano  ben  furtificati  nel  Luogo  di  FralTincto  a  i  confini  deli' 
Italia  e  Francia,  da  dove  infeftavan-i  tutte  le  circonvicine  Provincie. 
Non  iì  sa  bene  l'Anno  precilb,  in  cui  Guido  Duca  di  Tofcana  pafsò 
^*/?^"'I''^'    ^^  qiic-fta  all'altra  vita.  Tuttavia  giacche  .Liutprnndo    («)    dopo   aver 
Mp    fx     ^    nair.ita  l*  morte  di  Giovanni  X.   Papa  Icrivc;   {*)  IVido  vero  no»  multo 
polìjnoritur^fraterqueejusLamlfertus  ipfi  Ficarius  ordinatur:  fi   può  fon- 
datamente conictturarc,   che  in  quell'Anno  iucccdeilc  il    fine  de' Tuoi 
giorni.  In  luogo  d' eflb  fu  creato  Due*  di  Tolcana  Lamberto  Tuo  Fra- 
tello. Noi  troviamo  in  Pavia  il  Kc  Ugo  nel   Mele   di   Maggio,   ciò 
(b)  VghilL    apparendo  da  un  i'uo  Diploma  (^)  Ipedito  in  favore  di  Sigcfredis  Vc- 
ital.  sacr.    icovo  di   Parma  e  della  fua   Ciucia,    IF.    Jdus   Maii^   Anno   Dominicte 
lom    II.  m  j^jcurnatiunis  DCCCCXXIX.  Regni  vero  Domni  Hugoms  piiffimi  Regis  IlII. 
^annenf.       ( ''"   probabilmente///.)  Indizione  II.  J£lum  Papitt.    Landolfo  Prin- 
cipe  di  Benevento  e  di  Capoa,  tuttoché  creato   Patrizio   da   gi'Impc- 
radori  Greci,  ebbe  di  quando  in  quando  delle  liti  con  cfiì,  e  fece  lor 
(e)  lupus      guerra.   In   quell'Anno  ancora  per  attellaco  di    Lupo    Proiofpatt  (<). 
Chiome.        unitoli  egli  con  Guatmario    li.  Principe  di   balcrno,  guerreggio   con- 
To    V.  Rtr.  tro  i  Greci,  CIÒ  apparendo  dalle  parole  di  quello  Scrittore:  yinn»  929, 
Italie.  lndi6li«He  U.    Pandulphus  ("vuol  dire  Landulphus)  (^    Guaimarius  Pri»- 

cipes  Langobaraorum  tntraveruut  ylpuliam^  dove  1  Greci  erano  fpczial- 
(à)chronìc.  niente  padrini  di  Bari.  Abbiamo  in  oltre  dalia  Cronica  Arabica  (<^), 
jtr»tic.  p.  che  Saclabio  Generale  de' Saraceni  in  Sicilia,  il  quale  nel  precedente 
//.  Tom.  /.  Anno  avca  prcla  Z-armina,  in  quelto  excurfioncm  fecit  ufque  ad  Alanca- 
g.ir.  Italie.  i,gf^^,„  ^  {j  crede,  che  voglia  dire  Langobardum .,  cioè  il  Ducato  Be- 
neventano) i^  multos  captivos  cepit ,  nuiiam  tanen  Civitatem  expugnavit . 
Induiias  tandem  unius  anni  fecit  cum  Calauren/ibus  . 

Anno  di  Cristo  dccccxxx.    Indizione    iii. 
di  Stefano  VII.   Papa  i. 
di  U  G  o  Re  d' Italia  j. 


N' 


On  ha  la  Storia  d' Italia,  fé  non  Liutprando,  che  abbia  con  qual- 
:hc  eltcnlionc  parlato  de  i  fatti  d'Ugo  Re  d' ImVu .  Mane  parla 
egli  lenza  aficgnarnc  i  tempi,  anzi  talora  confondendo  l'ordine  de  i  tem- 
pi .  Sarà  perciò  lecito  a  me  di  rapportar  fotto  il  prcfenic  anno  la  con- 
giura fatta  in  Pavia  contra  del  Re  Ugo  da  Gualberto,  e  da  Everardo 
(e^  Liutfr.    fopranominato  Gcznne  (.0-  Erano  efli  due  Giudici  di  quella  Città,  ma 
hift.ub.  3.  prj.potcQt,  per  la  loro  nobiltà,  ricchezze,  &  aderenze.  Il  primo  avea 
"'■  ^°'  "  avu- 

(*)  Guido  poi  Hcn  molto  dopo  muore,  e  il  di  hi  /rateilo  Z.amberio  entra 
nelle  fue  veci , 


Annali    d'  Italia.  287 

avuto  un  Figliuolo  appellato  Pietro  Vefcovo  di  Como,  e  una  Figliuola  Era  Volg. 
per  nome  Raza  maritata  in  Gilberto  Conte  del  l'acro    Palazzo .  Gezone   Anno  930. 
era  una  fentina  di  vizj  .   La  cagion  non  iì  la:   un  di  fecero  coftoro  adu- 
nanza di  g'-nte  con  penlìero  di  andare  addolTo  ai  Re,  che  vivca  fenza 
folpetto  alcuno.  Tanto  tardarono,  che  Ugo  fu  avvertito  della  lor  me- 
na, e  da  uomo  fcaltro  mandò  a  dir  loro  le  piìi  belle  parole  del  Mon- 
do, cfibcndofi  pronto  a  correggere,  le  v'era  cofa,  che  lor  difpiacef- 
fe .  Con  ciò  rcflò  quetata  la  f.'ga  de  i  due  congiurati,  ma  non   ccfsò 
l'animo  loro  pcrverfo  di  macchinar  contro  la  vita  del  Re,  fé  pure  1' a- 
ftuto  Ugo  non  finfe  quclf  ultima  partita  per  liberarli  da  chi  avea  nu- 
drito  fcntimcnti  si  perniciolì  contra  la  di  lui  Corona  e  vita.  Fi;ccndo 
egli  viltà  di  non  curar  quelli  movimenti,  ulci  un  giorno  di  Pavia,    e 
andato  in  alrre  Città,  fece  venire  a  sé  varie   brigate    dc'Iuoi    folditi, 
e  Ipezialmcnte  Sanlone  uomo  di  gran  potenza,  e  nemico  dichiarato  di 
G<zone.   Ugo  fu  conlìgliato  da  lui  di  tornarfcnc  in  Pavia  >  e  percioc- 
ché collumavano  i  Nobili  Pavefi ,  allorché  il  Re  ritornava,  di   ufcir- 
gli  incontro  fuori  della  Città,   gli    dille,   elfere   neceflario   d' ordinare 
Icgretamcntc  a  Leone  f^efcoio  di   Pavia,  nemico  anch'elfo   di  Gezone, 
di  ferrare,  ulcita  che  folle  la  Nobiltà,  le  Porte  d'elTa  Città,  e  di  ben 
cultodire  le  chiavi,  acciocché  niuno  potelfc  rientrarvi.  Così  fu  fatto. 
E  Gualberto  e  Gezone  rellarono  colti  in  quella  maniera  e  i   loro  fe- 
guaci.  11  primo  pagò  colla  tella  i  luoi  debiti  j  a.  Gez.one   furono  ca- 
vati gli  occhi,  e  tagliata  la  lingua,   perché   avea   Iparlato   del  Rcj  il 
Filco  Itele  l'unghie  a  tutti  i  loro  tcfori}  e  a  i  complici  di  coltoro  toc- 
cò una  dilgultofa  prigionia.  Quello  colpo  fervi  ad  accreicere  la  ripu- 
tazion  del  Re  Ugo,  e  a  farlo  temere  e  rirpct'tare  non   folo  in    Pavia, 
ma  per  tutto  il  Regno:  il  che  non  avea  laputo  fire  in  addietro  il  buon' 
Imperador  Berengario.   Un  Diploma   del  Re   Ugo  dato   ir»  Pavia  nel 
Settembre  di  quilt'anno  in  favore  di  Sigefredo   Fe[covo  di    Parma,    fu 
da  me  dato  alla  luce  {») .  Secondo  la  Cronica    Arsbica  di  Sicilia   (^),  i^^\  jtnti- 
Saclabio  Generale  de' Saraceni  in  quciV ^nno  excur/tone  in  Calauriarfi  fa-  c^uit.  ualit. 
Èia,  cepit  arcem,  cui  nomen   Termutah ,   y  abduxit  captivorum  duodecim   Di([:rt.   31. 
milita.   InraiitJ  convien  confcflarc,  che  in  quelli  tempi,  ancorché  V  l- ff^<-  '^}^'  . 
talia  godtife  comuncmcnre  la  pace,  pure  aliai  drforme  era  il  fuo  voi-  ^^^  jirlbk. 
to,  pciché  le  beli*.-\rri,  le  Scienze,  la  pulizia  da  gran  tempo  «e  era-  p,  u.  t.  i. 
no  bandite,  e  una  fomma  ignoranza  regnava  dapcrtutto,  non  folamen-  Rtr.    Italie. 
te  fra  i  Laici,  che  per  Io  più  non  poliedcvano  Libri,  troppo  cari  al- 
lora, perche  manofcntri,  ma  anche  fra  gli   lltffi    Ecclelìalticì,  e  fino 
tra  I   Monaci,  che  pure  in  molii  luoghi  mantcnevanc»  1' u(o  di  tialcri- 
vere  tfli  Libri.  Per  cagion  di  quella  ignoranza,  e  per  gli  efempli  de' 
viziofi,  the  erano  crclciuti  a  dilmilura,  fi  aumentò  di  molto  la  cnrru- 
Zion  de'toltumi,  e  ne   pati   la  Rtligiunc  lltlTa,  divenuta  per  rosi  dir 
materiale  e  lenza  Ipirito.   Non   già   che    nalccirero    Erefie,    perché    il 
Popolo  e  i  Pallori  della  Chicfa  tenevano  fuldo  quel  che  aveano  apprc- 
fo  della  Fede  Oittianaj,  ma  perché  pochi  leggevano,  pochi  fpiegava- 
no  le  divine  Scritture  >  e  il  non  udire  inculcau  nelle  Prediche  la  pa- 
rola. 


i88  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  rola  di  Dio,  e  le  fue  gran  verità,  lafciava  libero  il  campo  a  i  vizj,  e 
Anno  930.  alle  fuperltizioni  :  che  tali  erano  il  duello,  e  varie  altre  pruovc  appel- 
late Giudizj  di  Dio  ed  inventate,  per  ifcoprirc,  come  icioccamentc  fi 
credeva,  la  verità  delle  cole,  e  l'innocenza,  o  reità  delle  pcrfone,  per 
tacer' altre  cofc.  Allora  ancora  pia  che  mai  fi  fpacciarono  Miracoli 
falfi}  fi  formarono  vane  Leggende  di  Santi,  che  oggidi  fi  fcorgono 
favolofev  e  pero  andò  m  decadenza  anche  la  dilcipìma  Monaihca  nel- 
la maggior  parte  de' Moni itcrj,  mafiìmamente  perchè  que' facri  Luo- 
ghi venivano  divorati  da  i  l^nncipi,  e  dsri  in  Commenda  ad  Abbati 
anche  Secolari,  e  fcandalofi;  e  i  Vclcovi,  e  fin  gli  lleflì  Romani  Pon- 
tefici più  a  diltruggerc,  che  ad  edificare  erano  rivolti,  llante  la  voga, 
in  cui  comincio  ad  efltre  la  Simonia,  l'incontinenza,  il  dover' andare 
alla  guerra,  per  nulla  dire  di  tanti  altri  dilbrdini  di  quelli  Secoli  bar- 
biirici,  non  taciuti  dal  Cardinal  Baronio. 

Anno  di  Cristo  dccccxxxi.  Indizione    iv. 
di  Giovanni  XI.  Papa    i. 
di  Ugo  Re  d' Italia  6. 
di  LoTTARio  Re  d'Italia   i. 


PEr  maggiormente  aflìcurarfi  la  Corona  fui  capo,  e  confc-rvare  ne' 
Tuoi  dilcendenti  il  Regno  d'Italia,  il    Re  Ugo   dichiarò   in   qutft' 
anno  Collega  e  Re  Lottano  luo  Figliuolo,  natogli  da  y^/da   fua   Mo- 
glie defunta  ;  e  concorfcro  co  i  lor  voti  in  quella  elezione  tutti  i  Prin- 
(t)  sìgunìMi  cipi  e  Baroni  nella  Dieta  del  Regno.  Credette  il  Sigonio  («),  che  ciò 
dt  RtgHo       tcguiflc  nell'anno  932..  all'incontro  Girolamo  Rofiì  {i')  afieri,  che  que- 
(b'  RuUÙs    '^"^  Principe  fu  pioraofib  alla  Dignità  Regale  nell'anno  precedente  930. 
Difior.    R«-  P<^f  aver  vtouco  neir  Archivio  di  Ravenna  Strumenti  feruti,  dice  egli, 
*«»».  /.  j.    in  queir  anno  col  Regno  di  Ugo  e  Lortario .  Prcfc  il  Padre  Pagi  (f)  con 
(e)  Pagmt     ambe  le  mani  una  tale  afierziune,  e  la  llabili  per  cofa  indubitata .  Ma 
«A    Anntl.  g' j gjj  avtfTc  fatta  mente  a  tanti  altri  Documenti,  che  reitano  di  Ugo 
e  Lottano,  U  farebbe  anch' egli  trovato  confufo,  come  fon  io,  in  ac- 
certare il  principio  del  licgno  di  Lottano.   Vero  è,   che   dal   Signor 
(d'i  s»x\w    Salii  {.A  Bibliotecario  dell' Ambrofiana   lono   allegate   varie   memorie, 
*Sf^°'  à        'f^'Canti  conferito  il  titolo  Regale  a  Lottarlo  nell'anno  p}0.   Ma  egli 
Vitin.    itMÌ.  ftefTo  ne  accenna  dell'altre,  che   cominciano  il  Regno  di  lui  nell'an- 
no prelenie,  con  aver  anche  immaginata  una  lode  voi  maniera  di  Scio- 
gliere quelto  gruppo,  lupponcndo  due  Epoche  divcrfe  di  Lottario,  la 
prima  dell'elezione,  e  la  leconda  della  Coronazione.    E'   ingegnofo  il 
trovato i  ma  f'c  ci  erano  Popoli,  che  non  riconofcevano  il   Re   d'Ita- 
lia, ie  non  dappoiché  egli  era  coronato  j  e  fé  la  Coronazione  fu  di  ta- 
le importanza,  che  recava  il  compimento  all'efTcnza  de  i  Re  in  quc' 
tempi:  noa  fi  faprà  si  facilmente  intendere,  come  dopo  l'elezione  fi 

difFc- 


k 


Annali    d*  Italia.  189 

diffcrifTc  cotanto  il  prendere  la   Corona.  Io  per  me   conEcflb  d'aver  Era  Volg. 
qualche  diffidenza  dei  Documenti,  che  mettono  il  cominciamento  del   ^i^^o  9ì^- 
Regno  di  Lottario  nell'anno  pjo.  I  Diplomi  fcritti  con  lettere  d'oro 
non  fono  in  molto  credito  predo  di  mej  non  mancano  Carte  falle  ne 
gli  Archivjj  e  le  legittime  per  colpa  o  de' fecondi  Notai,   o  dc'Co- 
pifti,  o  de  gli  Stampatori  non  di  rado  fnn  giunte  a  noi  con  delle  slo- 
gature. Ora  ancorché  n'abbia  anch'io  veduto  di  quelle,  dalle  quali  il 
può  arguire  innalzato  al  Trono  regale  Lottario  nell'anno  pjo.  ed  al- 
cuna per  avventura  fé  ne  legga  nelle  mie  Antichità  Icaliche:  pure  co- 
sì abbondante  è  il  numero  di  quelle,  che  mettono  il  principio  del  fuo 
Regno  nell'anno  prefente  9^1.  che  più  ficuro  tengo  il  fermarmi  in  que- 
lla opinione.  Ho  io  pubblicato  un  bel  Placito  (./),   cioè   uno   de* più   (»)  Antiqu. 
certi  monumenti  dell'Antichità,    tenuto   in    Pavia   llefla,   ytnno  Regni  it»tic.    Dif- 
Domni  Hugoni  fsf  Lotharii  filio  ejus  grafia  Dei  Regfs^  Dea  propicie^  Do-  I'"*-  l^'  ^ 
mni  Hugoni  Decim»^  Lotharii  vero  ^irtte^  Xll^.  Kalendas  OElubris ,  In-  '°' 
dìEiione  Ntna^  cioè  nell'anno  pjf.   \Jn  altro  Placito  fi  vede  tenuto  in 
Lucca,  ylnno  Dontni  Ugoni  ^iatodtcimo^  Dcmni  Lotharii  vero  Decimo^ 
bollavo  Kalendas  Aprilis ^  Indicìione  ^artadecima^  cioè  nell'anno   94 [. 
II   primo  ci  fa  conofcere  Lottario  nel  Settembre  dell'anno  931.  Re, 
e  il  fecondo  cel  moftra  non  peranche  Re  nel  Marzo  dello  (leffo  anno . 
Nell'Archivio  de' Canonici  di  Modena  uno  Strumento  fu  fcritto,  Z)o- 
mnus  Hugo^i^  Lothario fili»  ejus  grafia  Dei  Regis  hic  in   Italia^  Domno 
Hugo  Anno  Ottavodecimo  ^  13  Domno  Lot bario  Jnno  Terciodecima  ^  F.  Ka- 
lendas  Januarius  per  IndiSlione  Secunda^  cioè  nell'anno  943.    Adunque 
né  pure  nel  di  i8.  di  Dicembre  dell'anno  930.  Lottario  era  falito  fui 
Trono.  E  che  né  pure  nel  dì  4.  di  Marzo  del  931.  egli  godeffc  del 
titolo  Regale,  fi  raccoglie  da  una  Carta  fcritta   in  Lucca  anno  XIX. 
Regni  Lttbarii  Regis.,  IF.  Nonas  Martii.,  Indizione  Fi  IL  cioè  nell'an- 
no 9fo.  Vegganh  altri  Documenti  da  me   rapportaci   nelle    Antichità 
Italiane  (^),  che  né  pur  nell'Aprile  dell'anno  931.  aveva  avuto  prin-  ^^  •^*-  ^'^" 
cipio  il  Regno  di  Lottario.  Da  quelle  notizie  non  difcordano  le  pub-  J^.etlìyc 
blicatc  dal  Campi  (0,  dall' UghcUi  W,  e  dal  Margarino  (0,  benché  yc.  clmpi' 
non  fempre  efattamentc  copiati   fieno  i   loro   Documenti,   dimodoché  ipr.dipia. 
dee  parer  più  ficuro  il  fiflare  nell'anno  prclente  il  prmcipio  dell'Epoca  ^l'^t  l',/' 
del  Regno  di  Lottario  Figliuolo  del  Re  Ugo.  E  tanto  più  ciò  fi  tro-  \„  ual.'sàc. 
vera  certo,  quanto  più  fi  rifletterà  ad  uno  Strumento  dato   alla   luce  {&,  Margar. 
dal  Padre  Tatti  Cf),  dove  Ibn  quelle  Note  Cion^jlogiche .    Ugo  grafia  -S"''-    Caff 
Dei  Rex  anni  Regni  ejus  in  Italia  ^inte.,  Menfe  Maii,  IndtElione  ^in-  "f^^'-rj;,/^' 
/«,  cioè  nell'anno  prefente  di  Maggio.  .Adunque  non  era  peranche  in  Anna''l.  L- 
ufo  Epoca  alcuna  di  Lottano  prima  del  corrente   Maggio  .   Che    poi  ir.  dt  com$ 
verfo  il  fine  del  Maggio  llefib  egli  faliflc  al  Trono,  può  ricavarfi  da  '^""-  ■'•'• 
una  Carta  pecora  dell'Archivio  del  Monillero  Milancfe  di  Santo  Am- 
brofio,  fcrìttz  Hugo  ^    Lotharit  filius  ejus  divina   ordinante  previdenti» 
Regis,  anno  Regni  praii^o  Hugoni  ^into,  Lotharii  Primo.,  Me,ije  Ma- 
gio., lndi6lione  ^arta.  Credcfi,  che  in  quell'anno  mancalfe  di  vira  Lam- 
btrto  Jrcivefcovo  di  Milano .  Quel  Clero  e  Popolo  fi  figurava  di  poter 
Tom.  F.  O  o  eleg- 


^9®  Annali     d'  Italia. 

Era  Vo}g.  eleggere  fecondo  l'inveterato  coftutnc  dal  grembo  de'fuoi  Parrochi  o 
Anno  931.  Canonici  Nazionali  il  SuccciTore;  ma  i  maneggi,  ola  potenza  del  Re 
Ugo  s'intcrpofero,  e  furono  obbligati  ad  eleggere   per  quella  Catte- 
dra uno  ftraniere.  Quefti  fu  llduino  Franzefe,    parente   del   medefimo 
Re,  che  eletto  già  Vefcovo  di  Tongrcs  in  concorrenza  di    un  altro, 
foccombcndo  nella  contefa,  era  ne  gli  anni   addietro  venuto  a   cercar 
prtud^Hift.  migliore  fortuna   in   Italia   («)  .  EfTendo  venuto  meno  nell'anno  918. 
Uh.  3.  <.  II.  Noterio^  o  fia  Notecherio^  Vefcovo  di  Verona,  tanto  fi  adoperò  il  Re 
Ugo,  che  inftallò  in  quella  Sedia  llduino,  o  pure  gliene  fece  folamen- 
te  godere  le  entrate.   Ma  non  terminò  l'ambizione  di  quello  Prelato, 
né  la  politica  del  Re  Ugo,  a  cui    premeva  di   avere  un  Arcivcfcovo 
di  Milano  tutto  fuo:  febben  pare,  che  Ratcrio,  di  cui  parleremo,  met- 
ta in  dubbio  la  volontà  del  Re  lleffo  in  qucfto  affare.    Certo  è,  che 
llduino  pafsò  dalla  Chiela  di  Verona  alla  più  infignc  e  più  pingue  Am- 
brofiana:  giacche  più  non  fi  badava  a  i  Canoni,  che  vietavano  le  traf- 
lazioni  de'Vefcovi.  Aveva  egli,  allorché  venne  in  Italia,  condotto  fc- 
co  R»terio  Monaco  di  Liegi,  uomo  celebre  in  quelli  tempi  ob  Religio- 
nem  ^  feptemque  ^rtium  ìiberalium  perìtiam^   come  dice   Liutprando,  di 
cui  avremo  occafion  di  parlare  andando  innanzi .  Fu  fpedito   lo   Itedb 
(b)  Katht-    Raterio  a  Roma  (^),  per  ottenere   dal   Sommo  Pontefice  l'approva- 
rìus  in  Epi-  ^jone  dell' Arcivefcovato  d' llduino,  e  il  Pallio.  Riufci  felicemente  in 
(ìIit'd*-''  9"^fto  negoziato  il  valente    Monaco,   e   non   dimenticò  i  fuoi   proprj 
(htrii.  affari,  perchè  per  confeflìonc  fua  inficme  col  Pallio  e  colle  Bolle  Pon- 

tificie in  favore  di  llduino  allato  funi  &f  litera  Dumni  Papa  tunc  tent- 
poris  Johannis  gloriof^  indoìis^  quibus  contìnsbantur  ejufdem  preces,,  tottufqut 
Romana  Eccìefia  ^  utì  ego  Feronenjibus  darer  Epifcopus .  Perciò  o  nell'an- 
no prefente,  o  nel  fufregucnte ,  dovette  Raterio  entrare  in  pofleffo  del- 
la Chicfa  di  Verona. 

Ma  avendo  noi  udite,  che  qucfto  Monaco  portò  Lettere  di 
Giovanni  Papa,  convien  ora  raccontare  ,  che  in  quell'  anno  ccfsò  di 
vivere  Stefano  VII.  Papa,  di  cui  Frodoardo  fcrive  cosi:  (0 

(e)  froioAr-  ■'  ' 

ius  dt  R0~  .  ,  .  r,  t  I  •  ri 

man.  PoHtì-  Septtmus  btrtc  Stepbanus  btnos  prafulget  tn  aìimos., 

fitib.  yfu^o  menfe  fuper ,  bijfeno  ac  Sole  jugato . 

Gli  fuccedettr  Giovanni  XI.  Figliuolo  di   Marozia.    Ha   quefto 
Papa  anch' egli  la  disgrazia   d'cffcre  appellato  Pfeudopontifex  dal  Car- 
(dì  Bar.  in  dinal  Baronio  (^),  che  unicamente,  come  fecero  tant' altri,  fi  appog- 
Annal.Ect.   gJQ  f^,|ie  maldicenze  di  Liutprando  Storico.  Troppo  ilomaco  lece  al 
zelante  Porporato  l'aver  quefti  detto,  ch'effo   Giovanni  era  nato  da 
Marozia,  e  da  Sergio  III.  Papa.   Ma  ficcome  abbiam  detto  di  fopra 
all'anno  pio.    ragionevolmente    fi    poftbno   quefte  credere   calunniofc 
voci,  fparfe  da' nemici  contro  la  fama,  e  memoria  di    Sergio.   Man- 
zia  era  Moglie,  fecondo  tutte  le  apparenze,  di   Jlherico  Marcbefe;  e 
di  effo  Alberico  vien   chiamato  da  altri   Scrittori   Figliuolo  effo   Gio- 
vanni XI.  creato  Papa  in  queft'aaao.  Che  fc  il  Baronio  fcrive  effcrc 

egli 


Annali    d'  Italia.  t<jt 

egli  flato  portato  al  Pontificato  dalla  prepotenza  di  Guido  Mankefe  d'i  Era  Vo!g. 
Tofcana,  Marito  poltcriorc  di  Marozia,  non  s'abbia  a  male,  (e  gli  Anno  93 1. 
rifpondiamo,  cflere  quelli  fogni  fuoi  ed  immaginazioni,  non  foftenutc 
dalla  tcftimonianza  di  alcun  antico  Scrittore.  E  tanto  più,  perché, 
fìccomc  abbiam  detto,  pare,  che  il  luddetto  Guido  Duca  e  Marchcfe 
già  foflc  mancato  di  vita  nell'anno  pip.  Per  altro  lì  può  credere,  che 
Marozia  non  lalciaffe  in  ozio  la  Tua  polTanza  per  far  cadere  in  capo  al 
Figliuolo  la  tiara  Pontificia,  e  fcguitar  ella  a  comandar  le  felle  in  Ro- 
ma, come  avea  fatto  in  addietro.  Ma  di  quello  fi  ha  da  domandar  con- 
to a  i  Romani  d'allora,  che  avviliti  o  effeminati  fi  lafciavano  cosi  ag- 
girar da  una  Donna.  Per  altro  non  fapendofi  fucceduta  allora  violen- 
za alcuna,  ragion  vuole,  che  legittima  fofle  l'clczion  di  Giovanni  XI. 
ed  egli  in  fatti  fu  riconofciuto  per  vero  Papa  da  tutta  la  Chiefa ,  e 
chiamato  dal  vivente  allora  Raterio  Pontiftx  gloriaja  indolis-f  laonde  al 
tribunale  del  facro  Annalilla  non  conveniva  di  dichiararlo  Pfeudopon- 
tefice,  ed  iittrufo  centra  il  fcntimento  della  Chiefa  univerfalc  e  dell» 
Storia . 

Abbiamo  da  Frodoardo  ("),  che  in  quell'Anno  Graci  Saracenos 
per  mare  infequentes  ufque  ad  Fraxenedum  faitum.^  ubi  erat  refugium  ipfo-  ^^'^'^''clr' 
>•«»»,  £3"  undt  egredientes  Italiam  fedulis  pradahaitthr  incurfibus^   Alpibui 
etiam  occupatis,  celeri  Deo  propttio  internecione  proteruHt ,  quietam  redden- 
tes  Alpibus  Italiam  (*) .  Di  quello  fatto  glonofo  all'armi  Greche,  ed 
utile  all'Italia,  non  rella  veltigio  in  alcun' altra   Utoria.  Né  fi   creda 
già  il  Lettore,  che   vcnille  fatto  a  i  Greci  di  Ichiantar  quella  mala 
razza  da  Fraflìneto.  Seguitarono  que' malandrini  ad  abitar  ivi,  e  ad  in- 
fettar come  prima  l'Italia,  e  la  Provenza,  e  tornerà  in  breve  occafion 
di  parlarne.   Oltre  a  quell'anno  non  fi  può  dilFenre  una  (Irepitofa  ini- 
quità del   Re   Ugo  (^) .  Reggeva  la  Tofcana  allora   Lamberto  Duca^  (b)  tiut- 
uomo  bellicofo,  e  capace  di  gran  fatti.  Il  credito  di  quello  Principe,  prandm 
fuo  Fratello  uterino,  era  una  fpina  fu  gli  occhi  al  Re  Ugo  ,  per   ti-  "'^'"'-  ''*• 
more  che  i  Principi  d'  Italia  ribellandofi   portaflcro   alla  Corona  eflo  ^'  "^'  '^* 
Lamberto.  Aveva  in  oltre  Ugo  lui  Fratello  dal  lato  del   Padre,  ap- 
pellato Bofone^  che  ardentemente  vagheggiava  il  Ducato  della  Tolca- 
na.  Che  dunque  fece  quella  volpe  Regale?  Sparfc  voce,  che  Berta 
Duchefia  di  Tofcana  fua  Madre,  non  avca   partorito  alcun   Figliuolo 
al  Duca  Adalberto  fuo  Marito  j  ma  che  prefi  de  i  Figliuoli  nati  da  al- 
tre Donne,  cioè  Guido ^  Lamberto.,  ed  Ermengarda.,  avea  finto  d'averli 
cfla  partoriti,  per  poter  continuare  la  fua  autorità  dopo  la  morte  del 
Manto .  Bifognò  ben  fuppore  llranamcnte  femplicc  e  fcimuniio  Adal- 
berto Duca,  che  non  s'avvide  di  quella  invenzione.  Ciò  fatto  il  Re 

O  o   z  Ugo 

(*)  i  Greci  per feguit andò  i  Saraceni  per  mare  fino  a  Fr affitta 0 ,  ove  era  iì 
loro  rifugio.,  e  d'onde  ufcendo  con  accorte  /correrie  depredavamo  l' Italia., 
occupate  anco  le  Alpi,  gli  disfanno  con  pronta  Jlrage  col  favore  divino , 
quieta  rendendo  alle  Alpi  l' Italia  . 


E»  A    Volg. 
Anno  931. 


(a)  Titrtn- 
tini  Memor, 
di  Matilde 
lib.  3. 

(b)  Lii4t- 
frand.  l.  1. 
(ap.  IJ. 


(c)  Antichi- 
tà F.ftenfi 
P.    l.  e.  II. 
V  Jt<ju. 


(d)  liut- 
fr*nd.  Hi  fi, 
M.  3.  «.II 


191  Annali    d'  Italia. 

Ugo  (lette  poco  ad  intimare  al  Duca  Lamberto,   che  non  ardifTc  di 
appclljrfi  piìi  fuo  Fratello .  Non  Teppe  Lamberto  digerir  quella   ca- 
lunniofa  voce,  e  fece  fapere  al  Re  d'eflcrc  pronto  a  provare  in  ducilo, 
che  tanto  egli,  come  e(Tb  Ugo,  erano   venuti  alla  luce  per  la  mede- 
fi  ma  Madre.  Allora  il  Re  dellinò  un  cerco  giovane  appellato  Tedui- 
no  per  fuo  Campione,  a  fin  di  decidere  coli' armi  a  nome  fuo  quella 
controverfia.  Seguì  il  combattimento,  in  cui  reftò  vincitore  Lamber- 
to i  e  CIÒ  in  que' tempi,  ne'qudi  il  Duello  per  pazza  opinione  de' Popo' 
li  veniva  creduto  un  manifcllo  Giudizio  di  Diointorno  alla  vcritào  falli- 
ta delle  accufe,  fervi  a  comprovare  l'innocenza  del  vincitore  Lamberto  . 
Liutprando  crede  inventata  quella  calunnia  dal   Re  Ugo,  perch'  egli 
era  già   in   trattato  di   accafarfi  con    Marozia,  e   cercava  di   levar   di 
mezzo  l'impedimento  della  parentela,  elfendo  ella  Hata  Moglie  di  Gui- 
do Marchefe  di  Tofcana  fuo  Fratello.  Rellò  confuto  il  Re  Ugo,  ma 
non  lafciò  per  quello  di  contmuar  la  perfccuzionc  contro  il   Fratello 
Lamberto}  e  tanto  feppc   fare,  che  l'actrapolò,  ed  avutolo  nelle  ma- 
ni, gli  fece  cavar  gli  occhi,  e  toltogli  il   Ducato  della  Tofcana,   lo 
confeiì  a  Bojone  fuo  Fratello.  Per  atredato  del  Fiorentini   {")   quello 
Bofone  fi  ti  uova  nell'anno  fegucntc   M.uchcle  della  Tofcana.    Liut- 
prando fcrivc  {b)  che  a'  fuoi  tempi  vivea  tuttavia  l'  infelice   Lamber- 
to, (*)  qui  nunc  ufque  lumine  privai us  fuperefi .  Così  in  altre  mani  paf- 
sò  il  Ducato  della  Tolcana,  tolto  con  si  enorme  fuperchieria  alla  fchiat- 
ta  de  i  Bonifazj  &  Adalberti,  gloriofi  e  potenti  Duchi  di  quella  Pro- 
vincia. Ma  non  perciò  credo  io,  che  finiflc  la  lor  profapia,  con  ave- 
re addotto  conghietture  fortilfime  ed  atte  a  perfuadere,  che  {e)  d^  al- 
cuno di  que' due  Principi,  cioè  o  da  Guido  o  da  Lamberto  Marchefi  di 
Tofcana,  e  Figliuoli  di  Jdalbertt   II.  il  Ricco,  o   pure   da  Bonifazio 
Fratello  d'elfo  Adalberto  II.  fia  difcefa  la  nobilillìma  llirpe  àc'i  Mar- 
chefi d'Efie^  che  poi  nel  Secolo  Undecimo  diramata,  fiorifcc  tuttavia 
nella  Real  Cafa  di  Brunsvic,  regnante  in  Inghilterra,  e  Germania,  e 
nella  Cafa  de  i  Duchi  di  Modena.  Siccome  ho  io  provato  con   ficu- 
ri    Documenti,   cominciano  in  quelli   tempi   a   trovarfi   gli    Antenati 
della  gloriofa  profapia,  che  poi  fu  appellata  àc"  Marchefi  d'  Efie .    Si 
truovano  elfi  ornati  del  titolo  di  Marchefi;  e  quantunque  io  non  abbia 
potuto  fcoprir  finora  Documento  alcuno,  chiaramente  comprovante  la 
lor  connclTione  co  i  fuddetti  antichi    Marchefi  di   Tofcana,   pure  tali 
conghietture  concorrono,  che  diffìcilmente  fi  potrà  fallare  in  tenendo 
i  Principi  Eltcnfi  per  difcendenti  da  elfi.  Lo    llelTo   Liutprando   (<^), 
pare  che  indichi,  avere  il  Duca  Guido  avuto  de  i  Figliuoli  da  Ma- 
rozia  Patrizia  Romana^  perche  detc (landò  le  nozze  del  Re  Ugo  colla 
medefima,  fcrive,  ch'cffa  non  potea  valcrfi  della  Legge  Ebraica,  con- 
cedente all'un  Fratello  di  fufcitare  il  feme  dell'altro  Fratello  defun- 
to fcnza  Figliuoli,  e  perciò  dice: 


(*)  fer  anco  ciect . 


Annali    d*  Italia,  193 

Jmmemor  afpkeris  praceptl  caca  Johamis,  Eia  Volj». 

^i  Fratti  nittuit  Fratris  violare  maritam.  Anno  931, 

Htec  tibi  Meyfeos  non  prajlant  carmina  Fatis^ 

J^i  Fratris  fobokm   Fratris  de  nomine  jujjit 

Edere ,  fi  primus  nequeat  febi  gignert  natum .  ^ 

Ntfira  tuo  peperijfe  viro  te  Specula  ntrunt . 

Ma  che  divenne  di  quefti  Figliuoli  di  Guido?  Altri  ne  potè 
avere  Lamberto  Tuo  Fratello,  ed  altri  ìnche  Bonifazio  loro  Zio  pater- 
na, giacché  i  Longobirdi  tutti  foleano  prendere  Moglie,  non  efTcn- 
do  in  ufo  fra  loro  le  Primogeniture.  Noi  troviamo  ricreato  e  con- 
fcrvato  ne  gli  Antenati  della  Cafa  d'Erte,  viventi  in  quelli  medefimi 
tempi,  e  dipoi,  il  nome  di  Jdalberto^  il  titolo  di  Marchefe^  la  lor  po- 
tenza, i  lor  Beni  e  Giuspatronati  in  Tofcana,  m affi mamente  ne*  Con- 
tadi di  Arezzo,  Pifa,  e  Luni,  prima  che  vcniflcro  in  Lombardia.  Pe- 
rò fra  le  tenebre  di  quelli  Secoli  non  poco  lume  fi  ha  per  conghiet- 
tiirarc  i  Principi  Eftcnlì  diramati  da  gli  antichi  Adalberti  Marchefi  di 
Tolcana.  Redo  per  le  iniquità  del  Re  Ugo  depreHa  quella  nobil  Pro- 
fapia,  ma  noi  la  vedremo  dopo  la  di  lui  morte  riforgerc,  con  non  mi- 
nor ludro  di   prima. 

Anno  di  Cristo  dccccxxxii.  Indizione  v. 
di  Giovanni  XI.   Papa   2. 
di  Ugo  Re  d' Italia    7. 
di  L  o  T  T  A  R  I  o  Re  d' Italia    2. 

Possedeva  quietamente  il  Re  Ugo  il  Regno  d'Italia,  e  dimorava 
in  Pavia  IF.  KaUndas  Madii  di   quell'Anno}    come  s'ha  da  un 
iuo  Diploma  da  me  pubblicato  (<») .  Ma  gli  pareva  poco,  fé  non  ar-  (a) -'»'»f'*«- 
rivava  anche  al  dominio  di  Roma,  come  aveano  fatto  tanti  altri  fuoi  '^'^      '*" 
Predeccflbri .  Conobbe,  che  altro  mezzo  non  v'era  per  ottenere  l'in-  tau<-i. 
tento,  che  il  guadagnar  l'animo   di   Marozia,   onnipotente  in   quella 
Città.  Se  vogliam  credere  a  Liutprando  W,che   teneva  quello  fur-  (i,)   tmtfr. 
biffimo  Re  per  uom  fanto,  fu  Marozia  ftelTa,  che  dopo  la  morte   di  HìH.  iìb.  3. 
Guido  fuo  Marito  fpcditi  a  lui  Ambafciatori,  l'invitò  a  Roma,  con  ^'^t-  '*• 
offerirgli  fé  flefTa  in  Moglie,  e  il  dominio  della  Città   per   così   dire 
in  dote.  AndòilReUgo  in  quell'Anno  a  qucil' inclita  Città,  accolto 
cortefemcnte  da  i  Romani}  fu  ammefTo  in   Cartello   Sant'Angelo  da 
Marozia,  che  n'era  la  padrona}  e  confidato  in  quella  fortezza,  lafciò 
fuori  di  C^irtà  l'cfercito  fuo.  Ch'egli  rpofalTe  Marozia,  e  fi  mettelTe 
in  pofl'cITo  di  Roma,  abbartanza  fi  raccoglie  dallo   ftcfTo   Liutprando, 
il  quale  dettila  come   incertuofe   tali    Nozze }   da   che   Marozia  avea 
dianzi  avuto  per   Marito,   Guido  Duca  di   Tofcana,   Fratello  uterino 
d'effe  Re  Ugo.  Qui  chiede  lofio  il  Lettore,  le  Ugo,  che  facca  tanto 

r  uomo 


194  Annali    d'  Italia. 

ERA  Volj.  l'uomo  dabbene,  veramente  s'involfe  ad  occhi  aperti  in  quell' incetto, 
Anno  931.  q  pure  (c  ottenne  difpcnfa  della  parentela  dal  Papa.  Altro  non  so  dir 
io,  le  non  che  non  apparifcc,  che  allora  folTcro  fatte  difpenfc .  E  che 
probabilmente  Ugo  fi  fervi  per  contraerc  quelle  Nozze  di  un  galante 
luo  trovato,  cioè  di  far  credere,  che  Guido  non  era  fuo  Fratello, 
Cccome  abbiam  già  veduto.  Si  può  ancora  chiedere,  perché  Ugo, 
che  avea  in  pugno  Roma,  e  il  Papa,  cioè  Giovanni  l'uo  Figliaftro, 
non  fi  faccflc  dichiarare  e  coronar  Imperador  de' Romani.  Forlc  non 
ebbe  tempo  da  compiere  quefto  fuo  verifimil  defiderio;  e  fi  truova 
ancora  qualche  antica  memoria,  in  cui  egli  è  chiamato  Imferadore^  ma 
fcnza  aver  mai  confeguita  la  Corona  Romana,  mentre  in  tutti  i  fufTe- 
gucnti  fuoi  Diplomi  egli  ufa  fcmprc  il  titolo  di  Re,  e  non  mai  d'Im- 
peradore.  Ora  da  che  Ugo  fu  in  poflcflb  di  Roma,  fc  vogliam  cre- 
dere a  Liutprando,  cominciò  a  moftrar  poca  ftima  della  Nobiltà  Ro- 
mana. Peggto  avvenne.  Un  di  ebbe  il  giovane  ytlberico  Figliuolo  di 
Marozia,  e  di  Alberico  Marchefe,  ordine  dalla  Madre  di  dar  da  lavar 
le  mani  al  Re  fuo  Padrignoj  ma  con  si  poco  buon  garbo  colla  brocca 
gli  votò  l'acqua  nelle  mani,  che  Ugo  gli  lafciò  andare  un  man  ro- 
vefcio  fui  volto.  Levatofi  di  lì  Alberico,  fatta  raunanza  di  molti  No- 
bili Romani,  rapprcfentò  loro  la  tracotanza  di  quefto  novello  Re,  il 
quale  fé  su  i  principj  trattava  sì  villanamente  un  par  fuo,  cofa  non 
avrebbe  fauo  nel  progreflb  del  tempo  in  danno  e  vituperio  de'  Ro- 
mani? Con  quefte  parole,  e  con  altre  in  deteftazion  de' Borgognoni, 
si  fattamente  accefe  gli  animi  d'effi  Nobili,  che  data  campana  a  mar- 
tello, e  mclTo  tutto  il  Popolo  in  armi,  chiufero  le  Porte,  &  andarono 
ad  aflcdiare  il  Re  in  Callcllo  S.  Angelo,  fenza  dargli  tempo  d'intro- 
durre le  fue  milizie.  Tal  fu  la  paura  del  bravo  Re  Ugo,  che  né  pur 
credendofi  ficuro  in  quella  fortezza,  fi  fece  calar  giù  per  le  mura  del 
Caltello  fuori  della  Città,  e  volò  a  trovar  le  fue  truppe,  colle  quali 
a/Tai  fcomato  marciò  rollo  fuori  del  Ducato  Romano.  Servi  quella 
occafione  al  Popolo  Romano,  fianco  d'eflcrc  fignoreggiato  da  una 
Donna,  per  dichiarar  loro  Principe  e  Signore  il  fuddetto  yill/erico,  giac- 
ché fé  avcflero  renduto  il  governo  a  Papa  Giovanm^  come  era  di  do- 
vere, Marozb  avrebbe  continuato  a  governar  ella  fotto  nome  del  Fi- 
gliuolo Pontefice.  Anzi  Alberico,  per  maggiormente  aflicurare  il  fuo 
dominio,  mife  in  prigione  la  ftcfia  Marozia  fua  Madre,  e  tenne  in 
maniera  le  guardie  al  Papa  fuo  Fratello,  che  nulla  poteva  operare 
fenza  faputa  e  confentimento  di  lui .  Siamo  tenuti  di  quefte  partico- 
larità a  Frodoardo,  il  quale  fotro  l'Anno  fcguente  ferivo  nella  Cro- 
(3i)  rr»do*r-  nica,  (-»)  chc  tornati  da  Roma  i  Melfi  della  Chiefa  di  Rems,  Pailium 
''"^  '"'•'*''•  yirtaldo  Préefuli  deferunt  ^  nuntiantque  ;  Jobannem  Papctm  Filium  Marta  ^ 
'chtsne!^'  1^^  ^  Aiurtcta  dicitur^  fub  tuftodia  detintri  a  Fratre  fuo  nomine  Albri- 
co,  qui  Maire fn  quoque  -[uam  Maroctam  claufam  fervabat  ^  y  Romam  con- 
(b)  idtm  im  tra  Ilugonem  Regcm  teuebat .  Ripete  lo  Itcflb  nella  Storia  della  Chiefa 
^*'''''-  *'"  di  Rems  con  dire  (*):  Artolius  Epifcopus  poft  itnnum  ordinationis  fua 
<«;.  Z4.  ^  Pailium  fufcipit  ^  mijfum  fibi  per  Legai es  Ecclefia  Remenfis  a  Johanne  Papa 

fino 


Annali    d'  Italia.  19^ 

fiUc  Afaritf,  qua  ^  Mar  oda  dijcebatur^  vel  ab  /f Iberico  Patrick  Fratre  Era   Voìg. 
ipfms  Papa,  qui  eumdem  Johannem  Fratrem  fuum  in  fua  detinebat  potè-  Anno  931. 
Jìa,te^  (^  pradiEiam  Matrem  ipfsrum  in  cuftodia  claufam  tenebat;   Hugo- 
nerh  quoque  Regem  Roma  depulerat .  Ed  allora  a  mio  credere  fu,  che  fi 
fcatenò  liberamente  la  Satira  centra  della  deprefla  Marozia,  e  di  Papa 
Giovanni  fuo  Figliuolo,  con  aggiugnere  a  i  veri   vizj   di   qucU'ambi- 
ziofa  Donna  gli  altri  inventati  dalia  maldicenza,  per  giuftificare  in  qual- 
che maniera  l' ufurpazione  del  dominio  di  Roma,  e  le  rifoluzioni  prefe 
da  Alberico  centra  di  una  Madre  e  di  un   Fratello   Papa.    Servirono 
poi  a  Liutprando  quelle   Pafquinatc  per  denigrar  la   fama  de  i   Papi 
d'allora.  Probabilmente  in  queft' Anno  fu  promolTo  alla  Cattedra  Epi- 
fcopale  di  Verona  Raterio  Monaco,  ma  contro  il  volere  del  Re  Ugo, 
il  quale  unicamente  confentì  all'ordinazione  fua,   per  non  difpiacere 
alla  Corte  di  Roma,  che  l'avea  caldamente  raccomandato,  e  per  ifpe- 
ranza,  ch'egli  aggravato  da  particolari  indifpofiztoni  sloggiercbbe  predo 
dal  Mondo.  Ma  Raterio  guarì,  e  fu  conlecrato .  Allora  Ugo,  iecon- 
dochè  attefta  lo  ftcflb  Raterio  C"),  iratijjìmus  redditur-,  juravit  per  Deum  (a)  Ka:he- 
(  nrc  ejl  mentitui  )  quod  diebus  vita  fua  de  ipfa  ordinatione  non  tjfem  ga-  ""*  '"^^c^'l 
vifurui.  Mifit  ergo  in  pitaciolo  certam  quantitatem  ftipendii,  quod  tener em  hA^nem 
de  rebus  Ecclefia;  de  cateris  exigens  Jusjurandum ,  ut  diebus  iliius ,  Filiique  papam. 
fui  amplius  non  requirerem.  Eg§  inte'ligens^  quanta  abfurditas  ex  hoc  con- 
fequeretur ,  non  confeafi .  (i)  Ed  ecco  come  fi  abufalTero  allora   i  Prin- 
cipi del  Secolo  della  lor  potenza,  con  difporre  a  lor  talento  de  i  Beni 
delle  Chiefe  j  e  fé  il  Re  Ugo  foflc  quel  Principe  sì  pio  e  timorato  di 
Dio,  che  Liutprando  ci  vorrebbe  far  credere.  Paggio  egli  allora  del 
Re  Ugo  feri  ve  di  fé  ilefTo:  (*)  Ea  tempe fiate  tantus  eram,   qui  Regis  ,^^      . 
Ilugonis  gratiam  vocis  mihi  dulcedine  acquirebant .  Is  enim  etiphoniam  ma-  uh.  ó,'*(  i. 
gnopert  diligebat,  in  qua  me  coaqualium  Puerorum  nema  vincere  poter at .  (i) 
Truovafi  nel  dì  primo  di  Luglio  dell'Anno  prefence  in  Lucca  efTo  Re 
Llgo,  dove  {<:)   admomtione   KariJJìmi  Fratris  nojìri  Bofonis   illufiri_ffìmi  ^-^^^^^Yjlr' 
Alarchienis  (già  creato  Marchefe  di  Tofcana)   dona  a  i    Canonici    di  j^^    /   '/^ 
Lucca  una  Corte  prò  remedio  animarum  Jdalberti  Marchionis,  (^  Berta  Epifcùf. 
fereniffima  Cemitifa  Matris  noftra .  Così  quel  buon  Re  dopo  averla  in-  Lucenf. 
famata  colla  calunnia  de  i  parti  fuppofti.  Il  Diploma  fu  dato  Kalendis 
Julii^  Jnnt  Dominica  Imarnationis  DCCCCXXXII.   Regni  aute.n   Do- 

mni 

(i)  prefe  fuoco;  giurò  per  Dio  {ne  mentì)  di  non  rallegrarfi  mai  di  effct 
ordinazione .  Meffe  adunque  in  una  pezzuola  una  certa  quantità  di  fti- 
pendio ,  che  i»  teneffi  delle  co  fé  della  Chiefa  -,  del  rejìo  facendomi  giu- 
rare di  non  ricercar  più  niente ,  Lui  viventi  e  '/  fuo  figliuolo .  Io  co- 
nofcendo  le  indegne  confeguenze  di  ciò ,  non  vi  preftai  il  confenfo . 

(1)  j1  quel  tempo  taF  era,  che  colla  dolcezza  della  voce  mi  acqui  (lava  la 
grazia  del  Re  Ugo .  Imperocché  quelli  amava  molto  la  buona  voce ,  nella 
quale  niuno  potea  fuperarmi  de' giovanetti  miei  pari. 


1.^6  Annali    d'  I  t  a  l  i  a'. 

Fra  Volg.   mni  Hugonis  piìjfftmi  Rtgis  Sexto^  L»th/irii  item  Regis  Secando^  ImliStìone 
Anno  931.  ^i„ia^  Allumiti  Civitate  Lucm .   Non  fo  fc  Ugo  andafle  allora  a  Ko- 
luìin'chr'e-    "^^'>  °  P"""*^  ^^  "^  vcniflc .  In  qucft*  Anno  per  attcftato  del  Dandolo  (a), 
H.C*  T.  XII.  Orf»  Particiaco^  o  iiz  Participazio^  Doge  di  Venezia,  vcggendori;ora- 
t.er.   itulic.  mai  vecchio,  dato  un  calcio  al    Mondo,   fi    fece    Monaco.   In   luogo 
fuo  fu  eletto  Doge  Pietr»  Candian»  II.  Figliuolo  di  Pietro  Candiano 
I.  Doge.  Quelli  pel  fuo  valore  e  faviczza  accrebbe  non  poco  la  po- 
tenza de'  Veneziani  con  afluggcttar  varj  Popoli  confinanri ,  e  far  lega 
con  altri .  Mandò   tofto  alla  Corte   di    Codaniinopoli  Pietro  fuo  Fi- 
gliuolo con  aflaidìmi  regali,  ed  ottenne  da  quegli  Augulli  la  Dignità 
di  Proiofpatario. 

Anno  di  Cristo  dccccxxxiii.  Indizione  vi. 
di  Giovanni  XI.  Papa  3. 
<li  U  Go  Re  d'Italia  8. 
di  L  o  T  T  A  R  I  o  Re  d' Italia   5. 

TRuovo  io  parimente  nel  Gennaio  di  queft' Anno  il  Rt  Ugo  in  To- 
fcana .  Stando  egli  in  Arezzo,  confermò  a  i  Canonici  di  quella 
Città  precihus  Kari£tmi  Fratris  noflrì  Bofonis  incliti  Marchionis  i  Beni 
lalciati  da  Pietro  Vefcovo  a  i  medefimi  Canonici,  e  che  loro  avca  con- 
fermato SereniJJìmus  ^vus  nofier  Letharius  Imperator,  Padre  di  Lottano 
Re  della  Lorena,  da  cui  era  nata  Berta  fta  Madre.  Fu  quel  Privile- 
gio W  dato  Anni  Dominici  Incarnationis  DCCCCXXXIII.  XVI.  Ka- 
lendas  Februarii.,  Regni  autem  Domm  Ilugonis  piiffimi  Regis  Vili.  Do- 
minique Lttharii  itcm  Regis  lll^  Indizione  VI.  AElum  in  Domo  *Sanlii 
Di/nati.  Quindi  fi  può  ricavare,  che  Ugo  già  foflc  Re  nel  Gennaio 
dell'Anno  ì»ì6.  Ma  non  è  ficuro  quefto  Documento.  Ho  ben' io  meflo 
qui  l'Anno  j;^^.  ma  parmi,  che  l'Originale  non  fofi'e  ben  chiaro  in 
qucfta  Nota.  E  poi  come  accordar  quello  Diploma  coli' altro  dell'  Anno 
precedente?  Ivi  nel  dì  primo  di  Luglio  pji.  correva  V  Anna  Sejìo  òc\ 
Regno  d'Ugo,  e  qui  nel  di  ry.  di  Gennaio  del  pjj.  corre  V Anno 
Ottavo.  V'ha  anche  dell'errore  ne  gli  anni  del  Regno  di  Lottarlo . 
Per  r  affronto  poi  ricevuto  da  Aiberico  Patrizio  di  Roma  ,  e  dal  Po- 
polo Romano  nell'Anno  antecedente,  fi  rodeva  il  cuore  il  Re  Ugo, 
e  non  tardò  a  cercarne  vendetta  con  pafTare  all'aflcdio  della  ftefla  Ro- 
ma. Trovò  chi  non  era  figliuolo  delia  paura.  Diede  bensì  il  guado 
al  paefe,  ma  non  gli  riufci  di  condurre  i  Romani  ad  aprirgli  le  port?, 
e  ne  pure  a  far  capitolazione  alcuna.  In  poche  parole  fi  sbriga  Fro- 
doardo  con  ifcrivere  (0  fotto  quclt' Anno:  {*)IIugo  Rex  Italia  Rotnam 
obftdet .  E  Liutpraodo  racconta,  ch'cflb  Ugo  {d)  qualiter  Romam,  ex 

qua 


QÒ)  Jtttlqiti- 
t»t.  Italie. 
J)i£trt.    6i. 


(e)  Trtditr. 
in  Ckronic* 
T.  II.  X-ir. 

Jrancu. 
J)u-Chefne  . 
(d)  Liulfr. 
Lib.  4.  «.  I. 


(*)  Ugo  Re  d* Italia  ajfedia  Roma. 


Annali     d'  Italia.  197 

qua  ejtEius  turpìter  fuerat ^  pojfet  acquifere^  cogitabtit .  CoUeSla  itaquf  mul'  Ek*  Volg. 
titudint ^  proficifcitur  Romam:  cujus  quamquam  loca  (^  provincias   circum  Anno  933. 
circa  mifere  devaftaret  ^  tamque  ipfam  quotidiano  impctu  impugnaret  ^  in- 
grediendi  eam  tamen  effeSlum  obtinere  ho»  potuit .  (*)   Potrebbe  anche  cre- 
derfi  fucceduto  in  quell'Anno,  e  forfè  prima  ciò,   che   il    mcdeiìmo 
Liutprando  racconta  (") .  ^*)  ''^'** 

Cioè  che  i  Principi  d'Italii,  malcontenti  di  avere  fopra  di  sé  un     '    ì-c.iy 
Re,  che  ad  una  fomma  malizia  avea  cominciato  ad  unire  la  crudeltà, 
con  avere  fpczialmcnte  privato  fotto  indegno  pretefto  della  villa  e  del 
Ducato  Lamberto  Marchefe  di  Tofcana  fuo  Fratello ,  fi  avvifarono  di 
richiamare  in  Italia  il  già  diftronizzato  Rodolfo  II.  Re   di    Borgogna  . 
Ugo,  che  tenea  delle  fpie  dapertutto,  lo  feppc,  e  fpediti  a   Rodolfo 
i  moi  Ambafciatori,  gli  fece  ulcir  di  cuore  quefta  voglia,  con  ceder- 
gli parte  de  gli  Stati,  ch'egli  podedeva  in  Provenza,  prima  di  veni- 
re al  Regno  d' Italia,  avendo  all'incontro    ceduto    quel    Re   ad  Ugo 
qualfivoglia  fua  pretenfione  fopra  l'Italia.  Cosi   reftò   egli  libero  dal 
tinoórc  da  quella  parte.' Pretendono  il  Du-Chcfne  C^),  e  il  Buche  (f),  C^)  on. 
che  per  tale  accordo  Rodolfo  II.  acquiltafle  la  Savoia,   il   Delfinato,  ^^^^\  '' 
ed  altri  paefi  di  Provenza  fino  al  Mare  di  Marfiglia.   Ma   farebbe  da  lunà.uT.'x. 
vedere,  fé  la  Savoia  fofle  dianzi  di  Rodolfo,  o  pure  di  Ugo.    E  che  (e)  buci}» 
Ugo  aveflc  già  ceduto  ad  altri  il  Marchefato  di  Vienna  fi  è  di  fopra  ^'^'n  dt 
veduto.  Pretendono  in  oltre  quegli   Scrittori,   che   Ugo   ritenefie   in  \ly^'^" 
fuo  potere  la  Città  d' Arles  col  fuo  Contado >  e  certamente  noi  il  ve- 
dremo tornare  in  Provenza,  e  quivi  efercitar  dominio.    Vogliono  an- 
cora, che  Rodolfo  defie  allora  Alda.,  o  fia  Adelaide .,  Tua  Figliuola  per 
Moglie  a  Lottarlo  Re   Figliuolo  del  Re  Ugo .  Può  elTere ,  che  fra  le 
condizioni  del  loro  accordo  vi  fofie  ancor  quella  j  potrebbe  anche  du- 
bitarfi,  che  feguificro  gli  Sponfali  dell' uno  coli' altra  j  ma  che  in  que- 
lli tempi  fi  accoppiafie  Adelaide  con  Lottario,  nonfuffille.  Vedremo 
all'anno  P38.  le  loro  Nozze.  E  qui  fi  vuol  avvertire,   che    Lottario 
non  era  peranche  in  età  capace  di  unirfi  con    Donna.    Il    Monaco  di 
Bobbio  (<^),  che  fcrilTc  i  Miracoli  operati  da  Dio   per   ini-ercefiìon  di  (d)  MdiH. 
S.  Colombano  Abbate  di  queli' infigne  Moniftero,   e  vivea  in  quelli  ^*"<'-,  *<- 
medefimi  giorni,  racconta  un  fatto  non  indegno  di  memoria.  Aveano  j^'^^'^ 
alcuni  potenti,  fpezialmente  Guido  Fefcovo  di  Piacenza,  occupata  una 
gran  quantità  di  beni  al  Moniftero  di  Bobbio:  iniquità,  che  era  alla 
moda  in  que'si  fconcertati  tempi  dell' Italia  e  della  Francia.   Allorché 
il  Re  Ugo  fu  divenuto  padrone   di    quello   Regno,   la   Regina  Alda 
fua  Moglie  condulTe  in  Italia  un  nobile  e  faggio  uomo,  appellato  Ger- 
T«m.  V.  P  p  Unno 

(*)  penfava  come  poter  acquiftar  Roma.,  donde  era  flato  vergognofamente 
fcacciato .  Raccolta  adunque  una  maltitudine  va  a  Roma;  della  quale 
quantunque  i  luoghi  e  le  provincie  d"  ogn'  intorno  mifer amente  deva/laf- 
fe ,  e  qutlla  medefima  con  quotidiano  affalto  impugnajfe ,  mn  poti  peri 
tntrarvi  mai. 


198  Annali    d'  Italia. 

Fra  Volg.  Jenna  con  penfiero  di  dargli  un  Vefcovato.  Fu  quefti  creato  Arcican- 
Anno  933.  celliere  del  Regno  da  Ugo.  Suiim  Sigìllnm  fi  tribuit ^  fummumque  Ccin- 
cellarium  effe priecepit .  Io  il  truovo  folainencc  Cancelliere  nell'anno  pzij. 
ma  comparifce  poi  ne'ffguenti  anni  Arcicancelliere.  Venuto  a  morte 
Silveratìo  Abbate  di  Bobbio,  il  Re  diede  quella  Badia  in  commenda  a 
Gcrlanno,  che  ne  pur' era  Monaco.  E  quefti  trovato  il  Moniftero 
dinnzi  sì  ricco,  allora  sì  fmilzo,  più  volte  fi  raccomandò  al  Re  Ugo, 
affinchè  «^bbligaHc  quegli  ufurpatori  alla  rellituzion  de'  beni  (i)  Sed 
Rex  pote/lafive  ea  non  valebat  ah  eis  auferre .  Metuebat  enim  eos,  m  fi 
aliquìd  cantra  eorum  voluntatem  ageret  ^  Regni  damnum  incurreret  :  quia 
fcimiis  ettam  cantra  ettm  fapiiis  rebellajfe .  Di  qui  ancora  fi  conolce, 
come  foHero  corrotti  gli  animi  e  i  coftumi  de'  Principi  sì  Secola- 
ri ,  come  Ecclcfiaftici  d' allora  .  Adunque  1' accoVto  Re  gli  died'e 
per  parere  di  condurre  a  Pavia  il  Corpo  di  San  Colombano,  perchè 
a  quella  vifta  ^\  commoverebbono  gli  ufurpatori .  Cosi  fu  fatto,  forfè 
circa  l'anno  ptp.  o  ^ì^o.  e  quel  facro  depofito  fu  efpofto  nella  Chicfa 
di  San  Michele.  Allora  (i)  Lotharius  ban<e  indolis  pUer^  filìus  pradiSli 
Regis ,  quem  Alda  Regina  fua  genuit ,  magnis  fehribus  urebatur .  ^ù  Ju- 
bente  patre  ad  fupradiStam  Eccìefiam  in  ulnis  adduclus  efl .  Per  intercef- 
fionc  del  Santo  riacquiftò  egli  la  fanità.  Ricuperarono  i  Monaci  an- 
cora alcuni  de  i  lor  Bmi,  ma  non  già  gli  occupati  dall' indurato  Vc- 
fcovo  di  Piacenza.  Dal  che  fi  può  intendere,  che  il  Re  Lottarlo  era 
tuttavia  di  tenera  età  circa  quefti  tempi.  Abbiamo  dal  fopra  allegato 
Frodoardo  fotto  il  prefente  anno,  che  i  Saraceni  abitanti  in  FralTineio 
(^)  meatus  Alpium  occupante  atque  vicina  qu<eque  depr^dantur .  Fece  pa- 
rimente fine  al  corfo  di  fua  vita  in  queft'anno  G««/>wjni;  II.  Principe 
(a)  R«n.«-«/- di  Salerno  (<?),  con  lafciar  fuo  Succeftore  Gifolfo  (no  Figliuolo  in  età 
dus  snUrni-  di  foli  quattro  anni,  a  cui  fu  dato  per  tutore  Prilco. 

»''•  ^-  f"-  Anno 

(i)  M*  il  Re  colia  fua  podeftà  n$n  potevi  cavargleli  dalle  mani.  Impe- 
rocché avea  timor  di  coloro^  che  Je  qualcofa  operaie  contro  il  volere  di 
tjfi^  non  ave  fé  da  /offrirne  danno  nel  Regno  :  perchè  fappiamo  ^  che  fpejf» 
fi  fono  ribellati  anco  contro  di  lui . 

(i)  Lattario  giovanetto  di  buona  indole^  figlio  del  predetto  Re,  cui  partorì 
Jlda  fua  Regina^  era  travagliato  da  fé  bri  grandi. -fi  quale  per  camatt' 
do  del  padre ,  fu  condotte  in  braccia  alla  Chiefa  fopr adetta . 

(l)  occupano  le  aperture  delie  ullpi^  e  depredano  tutto  il  vidnatt. 


Annali    d*  Italia. 


^99 


Anno  di  Cristo  dccccxxxiv.  Indizione  vii. 
di  Giovanni  XI.  Papa  4. 
di  Ugo  Re  d' Italia    9. 
di  L  o  T  T  A  R I  o  Re  d' Italia    4. 


SIgebcrto  {a)  all'Anno  pjz.  e  1' Annalida  SafTone  {l>)  all'Anno  93  j.  £^^   y^j^^ 
liicconiano  un  tatto,    che    forfè   è   da   rif(.rtrc   all' Anno    polente.  Anno  934! 
Da  che  i  Principi  d'Italia  non  poterono  nmovcre  centra   del  Re  Ugo  W  sigektr- 
Rodolfo  II.  Re  di  Borgogna.^  né  c'era  fperanz.a  di  poter  tirare  in  Italia  '"' '"  ehm- 
jitrigo  gloriofo  Re  di   Germania,  perch'egii  avea  troppe  faccende   in  "h)  Annali. 
cafa  propria,  e  lì  sa  da  Liutprando,  che  il  Re  Ugo  non   ril'parmiava  fta  saxo 
regali  per  tcnerfelo  amico:   lì  rivollero  ad  Arnoldo  Duca  di    Baviera  e  ^-  ^-  H'ft'r. 
di  Carintia,  facendogli  credere,   che    l'Italia,   s'egli    veniva   con   una  ^'""'^■ 
buona  Armata,  era  di  facile  conquida  per  l'avvcrlione   conceputa   da 
molti  contra  del  Re  Ugo.   {<:)  Luuprando  narra  quello  avvenimento,  (e)    LÌMtpr. 
ma  lenza  affegnarnc  il  tempo  fecondo  il  luo  collume.    Calò    Arnoldo  ''*-3-'^-i4» 
perla  Valle  di  Trento,  che  era  da  quella  pane  la  prima  Marca  dell' 
Italia,  e  venne  a  Verona,  le  cui  porte  gli   furono   aperte   d^   M'itone 
Co«/f  della  Città,  e  da  Raterio  Fefcovo:  efli  almeno  furono  creduti  de' 
principali  a  chiamarlo  in  Italia.  Non  illette  colle  mani  alla  cintola  il 
Re  Ugo.  rtmmaflato  il  fuo  efercito,  lo  fpinfe  a  quella  volta.  Accad- 
de, che  ufcito  di  GulTolcngo  un  corpo  di    Bavarctì,   s'incontrò   con 
un'altro  d'Italiani,  e  venuto  alle   mani    rellò    talmente   disfatto,   che 
taluno  appena  coU'uiuto  delle  g^mbe  potè  portarne  la  nuova  a  gli  al- 
tri.  Ballo  quello  poco  per  isbalordire  Arnoldo,  il  quale   conoiciuto, 
che  non  era  si  molle  il  terreno,  come  egli  s'era  fi_,urato,  determinò 
di  tornarfcne  in  Baviera  per  rifare  ed  accrcfcerc  i* efercito,   e   rimet- 
tere ad  altra   ftagione  quella  imprefa.    Pensò  ancora   di   condur  leco 
Milonc  Conte.  Ma  quelli  penetratoli  dileguo,  rcilo  in  forfè  di  quel, 
che  avea  da  fare  .  In  Baviera  per  conto   alcuno   non   voleva  andare  j 
pencololb  era  il  portarfi  al  Re  Ugo.  Tuttavia  elelTe  l'ultimo  pani- 
lo, e  quello  gli  dovette   fervire  per   giultificarlì ,  e   per   cancellare    i 
fofpetti  formati  contra  di  lui.  Arnoldo  fé  ne  tornò   in    Baviera,   me- 
nando feco  il  Fratello  di  Milone,  e  i  di  lui  foldati  prigionieri.    Pre- 
fentatofi  il  Re  Ugo  a  Verona,  la  riebbe  lenza  difficuua,  e  latto  i^xcn- 
àcre  i\  Fejcovo  Raterio ^  il  confinò  in  una  prigion  di   Pitvia,  dove  ebbe  ,,>  _    , 
tempo  da  poter  defcrivere  grazioiamcnce  1  laiti  deiU  tua  buona  e  rea  ri!4s  u! Epx- 
fortuna.  Pretende  egli  in  una  Lettera  (<^)  fcritta  a  Papa  Giovami  XIJJ.  fiat.  Tom.  i. 
che  ingiullo  folTe  il  gaftigo,  e  che  il  Re   Ugo  prendelTe  preiclto  dalie  a?"-'''J. 
rivoluzioni  di  Verona  per  nuocere  a  lui  fecondo  la  fu^ii^eltion  del  fuo  ^"''""l  P'- 

Ppz  odio      ^""'''"'^'- 


300  Annali    d*  Italia.' 

E»*  Volg.  odio.  (0  Cepìt  me^  dice  Ratcrio,  retruftt  in  cuftodUm  in  quadam  Pa- 

Anno  934    pj^  turricula;  ftin  dico  fine  mea  culpa  ^  ftd  cifra   legem   ita  httc  egit  ^   (f 

fine  audientìa  .  Dicat  bete  quifque  quod  vtlet  ;  temerarìis  enim  judiciis  juxta 

/tugufiinum piena  funt  omnia.  Diede  rn  quclt' Anno  il  Re  Ugo  un  Di- 

plumi  in  confermazione  de  i   beni  poHcduti  da  i  Canonici   di    Modc- 

(a1  Vghtll.    na.  (<•)  Le  Note  fon  qucite:  Datum  XI l.  Kalendas  OElobris  Anno  Do- 

•'"f  f/*r     ^'"''^^  Incarnationis  DCCCCXXXJF^.  Regni  autem  Domni  Hugonis  invi- 

'uutmtnf.      lHIJìini  Regis  OSlavo^  {3  Domni   Lotharii   iter»    Regis   TertiOy   Jndi£Iione 

Septima .  C^i  è  adoperata  l'Indizione  noltra  volgare,  che  cominciat» 

nel  Gennaio  procede  per  tutto  1'  Anno  . 

Anno  di  Cristo  dccccxxxv.  Indizione  viii. 
di  Giovanni   XI.  Papa  j. 
di  Ugo  Re  d'Italia  io. 
di  L  o  T  T  A  R  I  o  Re  d*  Italia  j. 


N' 


'Onhoio  ben  potuto  chiarirmi,  fé  quel  Bonifazio  Conte ^  che  noi 
_    .    vedemmo  di  fopra  all'Anno  914.  chiamato  in  luo  aiuto  da  Ro- 
dolfo Re  di  Borgogna  e  d'Italia,  fofl'e   fin  d'allora  promolTo  alla  cTi- 
gnità  di  Marchcfe,  ed  averte  in  governo  il  Ducato  di   Spoleti,   e   la 
iV)  ttutpr.^    Marc»  di  Camerino.  Liutprando  IcrilTc  W,  ch'egli  (z)  nofiro  ttmport- 
'  **  *'  ^  '  Camerinorum  (^  Spole  tinerum  ex  flit  ìt  Marchio  :  il  che  ci   può   far  dubi- 
tare, che  molto  più  tardi  a  lui  forte  conferito  quell'illuftre  governo. 
Ne  è  molto  verifimile,  che   Ugo   Re   promovertc  quello  Bonifazio, 
che  era  Cognato  del  fuddctto  Re  Rodolfo .  Egli  è  ben  fuor  di  dub- 
bio, che  in  quefti  tempi  fignorcggiava  nelle  Marche  di  Spoleti   e  dì 
Camerino  un  Teobaldo  o  fia   Tebaldo^  di  cui  fcrive  il  medcfimo  Liut- 
(e)  liem       prando   (0:    Teobaldus  Heroi   quidim  .,  proximi    Regi   Higoni    affimi  ite 
ìib.  4.  t.  4.  conjunSlus .,  Camerinorum  ^  Spoletinorum  Marchio  erat  (5).  Qiicllo  Teo- 
Cd)    idtm      baldo    e   poi    chiamato    Nipole   fuo    da    erto    Re    Ugo   M  .    Bolliva 
W.  5-  ('  1-  tuttavia  la  guerra  fra    Landolfo    Prìncipe    di    Benevento,  e   i   Greci  , 
e  fi  trovava  il  primo  a   mal   partito,  non  so  ben  dire,  fé  in  quell" 
Anno,  o  pure  in  alcuno  de  gli  antecedenti.  Comunque  fu  per  con- 
to del 

(i)  Mi  prefe,  mi  carcerò  in  piccola  torre  di  Pavia  i  non  dico  fenza  mi» 
colpa.)  ma  fuor  di  legge  così  operò ^  e  jenza  afcoltarmi.  Dica  qui  eia- 
fcuno  quel  che  vorrà;  imperocché  di  temerarii  giudiz},  dice  Agqflino^ 
tutto  ì  pieno . 

(i)  a  ttcfir»  tempo  fu  Marche  fé  di  Camerino  e  di  Spoleti. 

(})  Un  certo  Eroe  Teobaldo.,  flretti fimo  parenti  del  R*  Ugo  era  Marchtfi 
di  Cinturino  *  di  Spoleti. 


Annali    d'  Italia;  301 

to  del  tempo,  abbiam  di  certo,  che  ricorfe  Landolfo  per  aiuto  a  Ea*  Volg. 
quello  Duca,  o  fìa  Mirchcfc  di  Spoleti  e  di  Camerino,  il  quale  con  *"«•  915- 
grandi  forze  unitofì  a  lui,  e  venuto  ad  un  fatto  d'armi  co  i  Greci, 
loro  diede  una  rotta.  Non  tennero  qucfti  da  li  innanzi  la  campagna,^ 
ma  attefcro  a  difenderli  nelle  Caftella  di  loro  giurifdizione .  Liutpran- 
do  perfona,che  fi  dilettava  forte  di  tagliare  i  panni  addoflo  a  gli  al- 
tri, e  di  rallegrare  i  fuoi  Lettori  con  delle  galanti,  ma  forfè  non 
fcmprc  vere  avventure)  ne  conta  qui  una  alquanto  ofccna,  e  le  fa 
ì  ricci  colla  fua  piacevole  eloquenza .  Cioè  che  Teobaldo  quanti  Gre- 
ci gli  capitavano  alle  mani,  tutti  li  faceva  caftrare,  lafciandoli  poi 
ire  in  pace  ,  e  con  ordine  di  dire  al  loro  Generale  ,  che  fapcndo 
egli,  quanto  prcziofe  e  care  cofe  foflero  alla  Corte  dell' Imperadorc 
di  lui  padrone  gli  Eunuchi,  gli  faceva  que' regali;  e  che  fc  ne  afpct- 
tafle  molti  più  andando  innanzi .  Accadde,  che  un  di  ufciti  di  un  Ca- 
ftcUo  i  Greci  co  i  Terrazzani,  fecero  una  zuffa  con  quei  di  Tcobal- 
do,  e  ne  reftarono  molti  prigioni.  Si  preparava  la  fella  fuddetta  a 
qucfti  infelici,  quando  dal  Cartello  giunfe  alle  tende  infuriata  una  gio- 
vane donna,  Moglie  d'uno  d'cffi,  che  prefentatalì  a  Teobaldo,  Tep- 
pe COSI  ben  dire  le  Tue  ragioni,  e  perorare  i  Tuoi  diritti  fopra  il  cor- 
po e  le  membra  del  Marito,  che  moflc  a  rifo  tutta  la  brigata,  e  le 
riufcì  di  riaver  fano  e  falvo  il  fuo  uomo.  In  qual'anno  precifamentc 
fuccedelTe  quefta  guerra  di  Landolfo  e  di  Teobsldo  centra  de' Greci,, 
non  fi  può  chiarire. 

Circa  quefti  tempi",  per  relazione  dèi  Dandolo  ('a)\  avendo  i  Co-  W  p*nim* 
macchicfi  mcffi  in  prigione  alquanti  Veneziani,  Pietro  Doge  di  Vene-  '*" '«  cA''»- 
zia  fpedi  contra  di  loro  un'Armata,  che  prcfa  la   Città  la  diede  alle  "^'r^^'i^lu 
fiamme,  uccife  molti  di  que' Cittadini,  e  condufTe  il  rimanente  a  Ve- 
nezia. Furono  qucfti  poi  rilafciati  con  promcfla  di  eftcre  da  li  innanzi 
fudditi  della  Repubblica  Veneta .  A  quefti  tempi  ancora  dovrebbe  ap- 
partenere la  venuta  in  Italia  di  Mànafr  jlrcivefcovo  di    Arles,  di   cui 
parla  Liu:prando  (à) .  Qutfto  ambiziofo  Prelaro,  non  contento  del  gra-  (1*^   LÌHtpri 
do  e  gregge  luo,  ficcome  parente  del  Re  Ugo,,  venne  a  pcfcar  mag-  '**"  •♦■  **  3» 
gicri  grandezze  in  Italia.  Il  Re,  che  per  politica  amava  di  efaltare  i 
luoi  parenti  e  nazionali,  gli  alTegnò  le  rendite  delle  Chiefe   di   Vero- 
na, Trento,  e  Mantova,  e  il  fece  anche  Màrchefe  di  Trento  con  if- 
candalo  di  tutti  i  Fedeli.  Avendo,  ficcome  dicemmo,  ripigliata  fona 
i>  Saraceni  abitanti  in  Fraflineto,  può  eflerc  che  in   queft'anno  awe- 
niffc  ciò,  che  narra  il  Tuddetto  Liutprando  (0.  Ciocche  alcune  bri-  (e)  ihidtm 
gate  di  quc'mafnadieri  calarono  fino  ad  Aqui  nel  Monferrato;  ma  rau-  **/•*♦ 
natili  i  Criiliani  di  quelle  contrade,  con  tal  bravura  diedero   loro  ad- 
doflo, che  ne  pur' uno  ne  fcnmpò  dalle  loro  fpade.  In  Genova  fi  vi* 
de  Icatur.rc   una  fontana   coli' acque   di   color  di    fangue.    Fu  creduto 
(angue  ciò,  che  vcnlìmilmi-nte  fu  un'accidente  naturale  ;  e  prcfo  per- 
ciò cumc  un  prclagio  di  quaUhe  calamità.  Ne  maggiore  in   fatti  po- 
teva avvenire  a  quel  Popolo  ;  perciocché   nell'anno  ftcflo  venuti  dall' 
Affrica  colia  loro  Armata  i  Mori,  entrarono  in  quella  Gi:ià  all'im* 

prov- 


302,  Annali    d*  Italia. 

Era  Volg.  provvifo,  e  tagliarono  a  pezzi  tutti  i  Cittadini,  con  riferbar  folamen» 
Anno  93J.  te  le  Donne  e  i  Fanciulli,  che  furono  condotti  fchiavi  in   Aifrica  in- 
fiemc  col  bottino  di  tutte  le  Chiete  e  cafc  di  Genova.  Pietro  Biblio- 
tecario, Martin  Polacco,  e  il  Bslluacenfe,  ferivano  accaduta  cosi  fu- 
ncfta  difgrazia  nell'anno  I.  di  Giovanni  XI.   Papa,  cioè  nell'anno  pji. 
Non  fo  qual  fede  meritino  fimili  Scrittori.  Liurprando  di  gran  lunga 
pili  antico  di  loro,  la  mette  più  tardi.   Leggell   nelle   mie    Antichità 
{t)jtntìqui-  Italiane  (.")  un  bellifllmo  Placito,  che  ci  fa  incendere,  che  il  Re  Ugo 
$«t.    itAli-    avea  fabbricato  un  Palazzo  nuovo  in  Pavia,  dove  anche  dimorava  nel 
far.  Dijftrt.  ^]  jg   jj  Settembre  de!  prefente  anno.   Il  Tuo  principio  é  quello.  Dum 
•3'*  in  Dei  nomine  Civitate  Papia  in  Palacium  noviter  adificatum  ad  Dom  uvt 

Ughoitem  glorioftjjìmum  Rex  in  Camimta  dormitorii  ipfius  Palacii^  ubi  ipfe 
Domnus  Ugo,  Q  Lotherio  Filio  ejus  gloriBfiJJimi  Rcges  prteejfent,  in  eorttm 
frafentia  Enejaribo  Comes  Palatii  i3c.  In  vece  di  Enefaribo^  che  fu  mal 
copiato,  fi  dee  fcrivcre  ejfet  Sarilo,  ciò  riconolbcndolì  dalle  fottofcri- 
zioni,  dove  è  Sarilo  Comes  Palatit.  Fu  fcritto  quel  Documento,  che 
ne  conticn  de  gli  altri ,  Jtmo  Regni  Domni  Hugom  i^  Lothario  Ulto  ejus 
grada  Dei  Reges ,  Deo  propitio  Domni  Hugoni  Decimo ,  Lotharii  vero  ^in- 
Ho,  Xlf^.  Kalendas  O&ubris,  IndiSlione  Nona-,  cioè  nell'anno  prelcnte. 
(M  Ctmp't    Vien  parimente  rapportato  dal  Campi  (^)   un'altro   Privilegio   da  cfTo 
jpr.difU-  Re  conceduto  alla  Bjdia  di  ToUa  fui  Piacentino,  dato  f^J//.  kalendas 
HBi.a  T.  I.  Januarii,  anno  Dominici  Incarnationis  DCCCCXXXf^I.  Djmaorum  au- 
tem  piijffìmorum  Regum,  Hugonis  videlicet  X.  Lotharii  vero  V.   lndt£ìione 
ostava.  JÉlum  Papi^.  Era  in  ufo  prcflb  di  molti  il  dar  principio  all' 
anno  nuovo  nel  Natale  del  Signorej   pero   quello   anno   i)j6."  fecondo 
noi  fu  il  P5f.   Ma  non  fo  già  intendere,  come  ivi  unì'  Indizione  Olia- 
va, che  dovca  camminare  lino  al  fine  dell'anno,  quando   s'è  nel  pre- 
cedente documento  veduto,  che  in  Pavia  (Iella  V  Indizione  Nona  aveva 
avuto  principio  nel  Settembre.  Bilogncrcbbc  in  tali  occafioni  aver fot- 
to  gli  occhi  le  Carte  pecore  originali,  per  poterle  meglio  cfaminare. 
Trovandofi  poi  nel  fuddetto  Placito,  tenuto    in    Pavia,   prefente  yln- 
fcbarius  Marchio  quondam   yidalberti,   idemijue  Marchionis   Filiu,  ^\    può 
(ci  t««/-      credere 'che  il  Re  Ugo,  come  fcrive  Liutprando  (0,  quia  Theobatdus 
frana,  l.  j.  j[;fay(fji0  ( qj  Spolcti)  hominem  exueraì ,  Spoletinorum  ac  Camerinorum  Mar- 
**'*^'  ^*         chionem  V  ivciVc  già  coilituito.  Egli   era   Fratello   di   Berengario  Alar- 
cbefe  d' ìv rei,  eò  uomo  di  grande  ardire .  Ne  avea  paura  il  Re  Ugo, 
e  però  il  mandò  al  g^ovcrno  di  Spoleti  e  di  Camerino,  per  tenerlo  lon- 
tano da  sé. 


Anno 


Annali 


Italia. 


303 


Anno  di  Cristo  dccccxxxvi.  Indizione  ix. 
di  Leone  VII.   Papa  i. 
di  Ugo  Re  d'Italia   11. 
di  L  o  T  T  A  R I  o  Re  d' Italia  6. 


Glunfe  al  fine  de' Tuoi  giorni  in  queft'anno  Papa  Giovanni  XI.  e  fc  E»*  Volg. 
mancaflc  di  morte  naturale,  o  in  altra  guifa,  non  ne  abbiamo  lu-  A"*"*  936. 
me  alcuno  nella  Storia.  Ecco  ciò,  che  di  lui  lafciò  fcritto  Frodoardo  /-,)  j-^.^^^^^. 
Scrittore  di  quelli  tempi  W  .  dm  de  Rt- 

man.  ttnti- 
Nato  Patricia  (di  Marozia)  bine  cedunt  pia  jura  Johdnni^  ^'"^' 

Undecimus  Petri  hoc  qui  nomine  Sede  ìevatur. 

Fi  vacuus ,  fplendore  carens ,  modo  [aera  minifirans , 
■  Fratre  a  Patricia  Juris  moder amine  rapto^ 
^i  Matrem  iAceflam.,  rerum  fajìigia  moecho  (al  Re  Ugo)^ 
Tradere  conantem ,  Decimum  fub  claufìfa  Johannem 
^la;  dederat  ^  clauftro  vigili  (^  culiode  fubegit . 
Artoldus  nolìer  fub  quo  [aera  Pallia  fumit . 
Papaque  obli,  mmen  ^eminum  (quintum)  fere  nadlus  in  annnm . 

Cioè  per  atteftatò  di  Frodoardo,  a  qtiefto  sfortunato  Pontefice  fu  ufur- 
pata  tutta  la  Signoria  temporale  di  Roma.  E  febben  dice  quefto  Scrit- 
tore, modo  f aera  mlniftram  in  vece  di  tantummodo,  quafiché  Alberico 
Patrizio  fuo  Fratello  fi  contentafie  ch'egli  attendcfTe  a  dir  Me{ra,ea 
regolar  lo  Spirituale  della  Chitfa:  pure  giufto  motivo  ci  e  di  crede- 
re, che  l'ufurpatcre  Alberico  volefTe  anche  far  da  Papa,  con  obbli-  "* 
gare  il  Fratello  a  fare  quel  folo,  che  a  lui  piaceva.  Non  vituperio,, 
ma  difgrazia  fu  quefta  della  fama  Sede  Romana,  tiranneggiata  allora 
da'fuoi  propri  Cittadini.  Abbiamo  dal  medefimo  Frodoardo  (5)  fotto 
aucft'anno,  che  Johanne  Papa  fratre  librici  defunSìo  ^  Leo  quidam  Dei 
fervus  Roma  Papa  conftituitur .  «Qiielte  parole  congiunte  con  altre  ri- 
fleffioni  fatte  dal  Padre  Mabillone  CO  intorno  a  i  Brevi  di  quefto  Pon- 
tefice, zelantiiTìmo,  perchè  fi  rimettefTe  in  piedi  la  troppo  (caduta  Di- 
fciplina  Monaftica,  hanno  fomminiftrato  qualche  fondamento  di  cre- 
dere, ch'egli  foflc  Monaco.  Ma  fé  tale  non  fu,  certo  fu  uomo  di  ra- 
ra probità,  e  che  difficilmente  acconfentì  alla  fua. elezione,  appunto 
promofTo  a  quefto  fublimc  grado  da  Alberico  Principe  di  Roma,  per- 
che fi  fapeva,  ch'egli  non  curava  punto  le  pompe  del  Secolo,  e  pen- 
sava folo  alle  cofe  di  Dio;  il  che  era  appunto  ciò,  che  Alberico  dc- 
fiderava.  Frodoardo,  che  fini  di  feri  vere  il  fuo  Poemetto  dc'ilomani 
Pontefici,  vivente  elfo  Papa  Leone,  così  ne  parla: 


(b)   Idem  in 
Chr.    T.  II. 
Rer.    Frane, 
Du-chisne . 
(e)    Mahiil, 
Annai.    £t~  ■ 
nediéiitt. 
lib.  43. 


Septi' 


•\ 


304  Annai.1    d'Itai^ia. 

Eka  Vclg. 

Anno  936.  SeptitHus  exfurgit  Leo  ^  me  tamen  ifia  volutans^ 

Nec  curans  apices  Mundi  ^  nec  celfa  requirens , 

Sola  Dei  qua  funt  ^  alacri  fub  peìlore  volvens  y 

Culminaque  evifans,  dignufque  nitore  probatur 

JRegminis  eximii^  Petrique  in  Sedi  loctttur . 

Ac  geminans  dono  cumulatum  muneris  almi 

Pergere  latantem  ampkxu  dimifit  honoro . 

^em  Pater  omnipotens  alacrem  cultuque  venufium 

^ttoUat ,  fervetque  diu .'-----     - 

'Se  Leone  folTc  (lato  Monaco,  non  avrebbe  probabilmente  taclut» 
quella  fua  qualità  Frodoardo  Monaco .  Uno  Strumento  di   Leone  Ab- 
(t)  j4nu<jm.  bate  dì  Subiaco  fi  legge  nelle  mie  Antichità  Italiane  (<•),  fcritto  Anne 
^rt"ìS        Domino  propitio  Pontificatus  Domni  Léonis  fummi  Pontificis^  (^  univerfa- 
lis  Sexti  (dovrebbe  dire  Septimi)  Papa  /.  Indizione  FUI.    cioè    ncll' 
Anno  prcfente.  Da  che  Roma  ebbe  la  confolazione  di  veder  nella  Se- 
dia di  S.    Pietro  collocato   un  sì   degno   perfonaggio,   tardò   poco  a 
provar  de  i  graviffimi  affanni  per  l'afTedio,   che  Ai   nuovo   ne    intra- 
prefe  il  Re  Ugo,  Tempre  inviperito  contra  de' Romani,  e  del  loro 
Principe,  a  cagion  dell' infulto  a  lui  fatto   nell'Anno  95 1.   e  fcmprc 
vogliofo  del  dominio  di  quell' Augufta  Città.  Ecco  ciò,  che  ne  fcrive 
(b)rrodo4r-  "'^^'^  '^^  Cronica  il  fuddctto  Frodoardo  (b):  Hugo  Italia  Rex  Rontam 
im  in  Chr.  *tifus  capere ,  afflilo  fuo  exercitu  fame ,  {jf  equoruth  interitn ,  pa8a  tandem 
face  cum  Albrico ,  dans  ei  Filiam  fuam  conjugem ,  ab  ohfiditne  defiflit .  (*) 
E'  da  credere,  che  Alberico,   veggendofi   venir  h  piena   addolTo,  a- 
vcfle  fpogliato  di  grani  e  di  foraggio   la   campagna:   dal   che   nacque 
la  penuria  dell' efercito  d'Ugo.  Ad   intavolar  qucfta   pace   non   poco 
fi  adoperò  Odone  Abbate  Tanto  e  celebre  del  Moniftero  di  Giugni,  che 
rifplendeva  allora  dapertutto  per   la  riforma  del   Monachismo   felice- 
mente in  cflb  introdotta.  Era  egli  atniciflìmo  del   Re   Ugo,  e  però 
ili  chiamato  a  Roma  dal  buon  Papa,  «ì   perché   trattafle   d'accordo, 
e  sì  ancora  perchè  rimcttcfTc  l'oiTervanta  Monallica,  e  il  buon  ordine 
,       nel  Moniftero  di  S.   Paolo  di  Roma.  Giovanni  Monaco  C'^),  e  Difcc- 
Suu^Y       polo  <i'  ^^^  Santo  Odone  nella  di  lui  Vita  cosi  fcrive  :  Sub  idem  tem- 
MintJid.      pus  Itaìiant  miffi  fumus  a  Leone  fummo  Pontijice ,  ut  pacis  legatione  fun- 
in  yit.  s.  o-  geremur  inter  Hugonem  Ltn^ohardorum  Regem ,  (^  Jlbericum  Romana  Ur- 
4*niiLx.    ^,j  Principem.  Più  fotto  aggiugne:  Dum  Romuleam  Urbem  ob  inimici- 
tiam  Alberici  jam  fati  Principis  pradiSlus  Hugo  Rex  obfidcret ,  cxpit   ille 
(  Odo  )  intra  extrague  (lif<^uirert  ^  j>acij  concordia^ue  monita  inter  utrof- 

que 

(•*  )  Ugo  Re  d"  Itali»  ejfendoft   sforzati  di  prender  Roma ,   ttrmntatt  il 
fuo  efercito  dalla  fame^  e  morte  de"  cavalli  ^  fatta  finalmente   In  pace 
con  Alberico y  dandogli  per  moglie  una  fua  Figliuola,  lafcia  ftare  l" af- 
I  fedio . 


Annali     d'  Italia.  305* 

fue  dijfemìnare ^  qu»tÌHus  pojfet  furerem  pradi&i  Regis  fedare^   fff  prtedi-  Era  Votg. 
Efam  Urbem  tueri  a  tuHta  obfidione .  Ma  forfc  non  è  certo,  che  in  que!l'    Anno  93Ó. 
Anno  Sane' Odone  fofle  chiamato  da  Papa  Leone.  Liutprando  CO,  che   {i)  L'm- 
non  parla,  fé  non  d'un  afTcdio  di  Roma,  fatto  circa  quelli  tempi  dal  p'-^nd.  «.  4. 
Re  Ugo,  fcrivc  che  fpcrando  egli  di  far  cadere  nella   rete   co'ic   fue  '"!'•  '• 
furberie  Alberico,  gli  propofe  di  dargli  in  Moglie  yllda  fua  Figliuo- 
la, e  di  tenerlo  da  li  innanzi  in  luogo  di  Figlio.   Ma   Alberico,   che 
fapeva  anch' egli  il  fatto  fuo,  acconfcnti  alle  Nozze,  e  prclc  Alda  per 
Moglie,  ma  non  lafciò  mai  mettere  piede  in  Roma  ad  eflb  Re  L'go, 
ne  mai  fi  fidò,  finché  vifTc,  di  lui.  Tuttavia  (aggiugne  Liutprando) 
farebbe  riufcito  al  Re  Ugo  di  far  cadere  nella  tagliuola  il  Genero,  ic 
non  foffcro  ftati  tanti  Nobili  e  foldati,  che   per   paura  del  Re   Ugo 
fcappavano  a  Roma,  ed  ivi  ben  accolti  ed  onorati  da  Alberico,  ii  te- 
nevano faldo  in  non  volere  ne  confidenza  ne  pace  con  lui  . 

Un'altra  più  fonerà  ne  fece  m  quell'Anno  il  Re  Ugo,  Ve- 
demmo coftituiro  Duca  di  Tofcana  per  via  d'una  iniquità  Bofone^  Fra- 
tello del  mcdefimo  Re.  ATeva  egli  per  Moglie  JVilla^  Donna  nobile 
di  Borgogna,  avidiflìraa  di  accumular  danaro  o  per  diritto  o  per  ro- 
vefcio.  Per  paura  di  lei  s'erano  ridotte  le  nobili  Donne  di  Tofcana  a 
dismettere  tutti  i  loro  ornamenti,  cfTendo  pericolofo  il  portarne.  Nef- 
fun  mafchio,  quattro  femmine  bensì  aveva  cJTa  partorito  al  Marito, 
una  delle  quali  Willa^  anch' effa  di  nome  fu  maritata  con  Berengario 
Figliuolo  di  Adalberto  Murchefe  d'Ivrea,  cioè  con  quello  Itcflo,  che 
vedremo  a  fuo  tempo  Re  d' Italia.  Per  quanto  ne  fcrive  Liutprando  (6),  (b)  id.  U, 
pervenne  all'orecchio  del  Re  Ugo,  che  Bofone  ad  iftigazion  della  caf.  5. 
Moglie  macchinava  contra  di  lui  delle  novità.  Chi  fi  nondimeno,  che 
quella  volpe  non  fingeflc  ancor  quelli  delitti  nel  Fratello,  per  far 
palTarc  il  Ducato  della  Tofcana  in  un  fuo  proprio  Figliuolo,  ficcomc 
infatti  avvenne?  Liutprando  poi  volea  male  a  JViila .  Studiò  pertan- 
to, e  trovò  la  maniera  d'imprigionar  Bofone >  io  fpoglio  anche  di 
tutte  quante  le  ricchezze  fuej  ed  ordinò,  che  IVilla  fua  Moglie,  co- 
me ormine  de' falli  del  marito,  fofle  ricondotta  in  Borgogna.  Sopra 
tutto  faceva  il  Re  l'amore  ad  un  pendone  alfai  lungo  e  largo,  tutto 
gioiellato,  che  Bofone  foleva  portare.  Quello  non  fi  trovò  fra  lo  fpo- 
glio di  lui.  Ciò  intefo  dal  Re,  diede  ordine,  che  fi  ufafle  ogni  mag- 
gior diligenza  per  rinvenirlo}  e  fé  non  compariva,  che  fi  cercalfe  an- 
che fotto  i  panni  di  Willa.  In  fatti  ofTcrvato,  che  pendeva  una  fib- 
bia di  fotto  le  natiche  di  Willa  affifa  lui  cavallo,  una  delle  guardie 
con  galanteria  le  fece  partorire  il  pendone.  Liutprando  umor  buffone 
mette  in  bocca  di  quella  guardia  delle  piacevoli  parole  intorno  a  quella 
fcoperta.  Dopo  la  caduta  di  Bofone,  di  cui  non  lappiamo  cola  divc- 
nifle,  fu  dato  dal  Re  Ugo  il  Ducato  di  Tofcana  ad  Ubato  Figliuolo 
fuo  ballardo,  a  lui  partorito  da  Waldclmonda  una  delle  lue  concubi- 
ne, giacché  quello  piillimo  Re  a  gli  altri  fuoi  vizj  univa  ancoi  quello 
di  mantenerne  molte  alla  Turchelca.  Ai  Placito  tenuto  in  Pavia  ncil' 
Anno  precedente,  e  da  rac  accennato  di  fopra,  oltre  ad  Azzoae  rino- 
Tom.  y.  Q^q  mato 


3o5  Annali    d' Italia. 

Eh*  Volg.  mato  Vefcovo  di  Vercelli,  e  a  B*terico  Vcfcovo  d'Ivrea,  intervenne 
Anmo  936.  ancora  Ubtrtus  Illuftris  Marchio^  £5*  Filio  idem  Domni  Ugtni  fiijfìmi  Re- 
gis .  Sicché  egli  portava  già  il  titolo  di   Marchefe^   e   dovea  governar 
qualche  Marca.  E  fc  non  ci  fofle  l'autorità  di  Franccfco  Maria  Fio- 
(a^  Fiortn-    rentini,  (")  che  ci  afficura,   trovarli   in   una  Carta   Lucchefe   tutcaviii 
un.  Mtmor.  Bofone  Duca  in  Tofcana  nel  dì  fei  di  Luglio  del  9^6.  fi  farebbe  potuto 
it  Matildt.  fofpcttare,  che  nel  precedente  Anno  foffc  accaduta  la  disgrazia  di  Bo- 
fone, e  divenuto  Duca  o  fia    Marchefe  di  Tofcana  Uberto.    Ma  ab- 
(bl  Fr$Joar-  biimo  qui  concorde  anche  Frodoardo  W ,  che  folto  queft'  Anno  fcri- 
dut  in  chr.  yc  :  (*)  Hugo  Rex  repertis  quibufdam  Fratris  fui  Bofonis  cantra  fé ,    UT 
FERtUR.,  inftdiis,  eunidem  Fralrem  fuum  dolo  capit  ^  atque   in   cu/lodi* 
mittit .  Sul  principio  di  Luglio  dell'Anno  prefente  mancò  di  vita  Ar- 
rigo Re  di  Germania,  Principe  per  le  fue   molte   Viitìi,  e   per  varie 
fcjjnalate  vittorie  gloriofo  nella  Storia,  che  ebbe  per  Succeflore  in  quel 
Regno  un  Figliuolo  più  gloriofo  del  Padre,  cioè  Ottone  il  Grande^  ài 
cui  avremo  non  poco  da  favellare  nel  progrcffò  di  quelli  Annali.  Fra 
fcì  chronìc   ^*  Carte  del  Moniflero  Volturnenfe  (0  una  fé  ne  legge,   fcritta    Re- 
VuliurZ'nf.'  gnante  Domno  Ugo  Rex  grafia  Dei  in  Italia  in  Anno  XI.   fcf   Lotharius 
P    II.  T.  I.  Rex  filius  ejus  inftmul  cim  eo  in  /Inno  V.  £5?  •vtgefimo  die  Menfe  Julii  per 
Ktr.    Italie.  2ndi£ìionem  Nonam .  AElum  in  Mar  fi .  Erano  i  Marli  nel  Ducato  di  Spo- 
Icii,  e  però  quivi  fi  contavano  gli   Anni   del  Re  d'Italia.    Nel   pre- 
fente Anno  fu  fcritta  quella  Carta,  ma  i  Copi  (li   han  guade  alquanto 
le  Note,  cioè  s'ha  da   icrivcre  in    Anno    F.    Lothario^  cffendo   certo, 
che  Lottarlo  prima  del  Mefc  di  Luglio  dell' Ann»>  pji.   avca  confe- 
guita  la  Dignità  Regale. 

Anno  di  Cristo  dccccxxxvii.  Indizione  x» 
di  Leone  VII.  Papa  2. 
di  Ugo  Re  dMtalia  ii. 
di  L  o  T  T  A  R I  o  Re  d' Italia  7. 

FU  qiteft*anno  funeftidìmo  alla  Campania,  perciocché  fecondo  l'at- 
teftaio  di  Leone  Ollicnfe  C<^),  Indizione  Decimuy  venientes  inuume- 
"oftiinftt        rahiles  Hungari  fuper  Capuam^  omnia  in  circuitu  ipfius    depredati  funt . 
hchr.n.      Similiter  etiam  Beneventi  fecere,  ufque  Samum  y  Nolam  difcurrentes  (^ 
i.  i-(*P-  55-  devalantes  omnia;  cun^amque  Liburiam  peragrantes,-  iterum  Capuam   re- 
vcrfi  per  duadecim  dies  in  Campo  Galliano  commorati  funt .  (*)  Fecero  pri- 

gio- 

(*)  Ugo  Re  fcoperte  alcune  infidie  del  fuo  Fratello  Boftne  contro  di  /?, 
come  dice  fi.,  circonviene  V  ifteffo  Fr  atei!»  fuo.,  e  lo  manda  in  prigione. 

(*)  V  Indizione  Decima  venendo  innumerabili  Ungheri  fopra  Capua.,  depre- 
darono tutta  aW  intorno  .  Il  fimile  fecero  anche  a  Benevento ,  fino  a  Sarn» 
t  Nola  [correndo  e  guadando  tutto;  e  tutta  la  Lihuria girando ^  di  nuo- 
vo ritornati  a  Capua  per  iodici  giorni  fi  trattennero  nel  Campo  Galliano . 


Annali    d'  Italia.  307 

gioni  molti  de  gli  uomini  fuddici  del  Moniftero  di  Monte  Cafino,  per  Era  Volg, 
rifcattare  i  quali  convenne  a  i  Monaci  d'impiegar  moki  lacri  arredi  e  Anno  937. 
vafi  d'argento  della  lor  Chiefa.  Gonfj  que' Barbari  dal  non  trovare  op- 
polìzione  alcuna  alle  loro  rapine,  fi  avanzarono  entro  il  paete  de' Mar- 
fi,  commettendo  anch'ivi  incendj  e  taccheggi.  Ma  i  Marfi  uniti  co  j 
Peligni  gli  afpettarono  in  agaato  ad  un  fico,  e  piombando  loro  addofTo, 
quafi  tutti  li  mifero  a  fil  di  Ipada  con  levar  loro  tutto  il  copiolìffimo 
bottino  dianzi  fatto.  Pochi  di  que' mafnadicri  ebbero  la  fortuna  di  i'ot- 
trarfi  alle  loro  fpade,  e  di  tornarfcne  al  loro  paefe.   Lupo  Protofpata 
W  mette  quella  irruzione  de  gli  Ungheri  all'anno  precedente  pjó.  Se  W  ^««^'" 
Più  a  lui,  che  all'Oitienfe  s'abbia  a  credere,  non   laprei  dirlo.  V'ero  ,^cWk# 
e,  che  da  Frodardo,  da  Witichindo,  e  da  alcuni  altri  Scrittori  fi  fa, 
che  in  quello  mcdcfimo  anno  un  nuvolo  d' Ungheri,  paflati  per  la  Ba- 
viera, diedero  un  terribil  guaito  all'Alfazia,  e  a  tutto  il  Regno  del- 
la Lorena  con  arrivar  fino  all'Oceano.    Ed    Ermanno   Contratto   fcri- 
ve  W,  che  Jnna  Domimele  Incarnatioitis  DCCCCXXXFJl.  Ungari  Fran-  Q^'^^trmaH-. 
ciam ,  y  ÀlemAmiam ,  6?  Galiiam  ufque  ad  Oceanum ,  Burgundiamque  de-  ""^^  ^^"chr 
vajiantes,  per  Italiani  rtdierunt .  (*)  Ma  non  e' è  apparenza  alcuna,  che  ti\n,n. 
gli  Ungheri  guallatori  delle    Provincie  oltramontane   venilTero  fino  a  Ctn'if. 
Capua  con  un  giro  sì  lungo.  Quei  paflando  per   l'Italia  le   ne  torna- 
rono fani  e  falvi  al  lor  paefe:  laddove  gli  altri,  che  faccheggiarono  la 
Campania  e  Benevento,  lafciarono  per  la  maggior  parte  la  vita  in  quel- 
le contrade .  Però  diverfe  dovettero  eifere   le  brigate   de  gli  uni  e  de 
gli  altri.  Lafcerò,  ch'altri  decida,  fc  a  quell'anno,  o  pure  al  prece- 
dente appartenga  un  Giudicato  di   Capua,   riferito  nella   Cronica   del 
Moniftero  Volturnenfe  (OjC  (ermo  Tige/tmo  feptimo  Anni  Imperii  Do-   (e)  chrtnic. 
mni  Conjìantini  Imperattris  ^  ^  XXXFl.  Anno  Principatus  Dumni  Lan-  VnlturKtnf. 
dulfi  gloriofi  Principisi  (^  XXf^Jl.  Anno  Principatus  Domni  Atenulfi  exi-  ^-  ^^'^'/' 
mii  Principisi  Menfe  SeptemMs,  Indiclione  X.  Ne  fo  io  menzione,  af-     "^'     "  "' 
finche  da  gli  anni  di  Cofiantino  FUI.  Imperador  de' Greci,  regillrati 
ne' documenti  di  Capua,  fi  nconofca,  che  doveva  cflcre  ri  (labilità  la 
pace  fra  la  Corte  Imperiale  di  Collantinopoli,  e  i  Principi  di  Bcneven-  ,,<       , 
to  e  Capua,  cioè  di  Landolfo  ed  Atenoìfo .  Arrivò  in  quell'anno  al  fine  ìnchronico'. 
dc'fuoi  giorni  Rodolfo  il.  Re  di  Borgogna,  quel  medefimo,   che  era  (e^  Conù- 
ilato  Re  d'Italia,  attellandolo   Frodoardo  {d) ^  il  Continuatore  di  Re-  »«•«'"  «'«- 
ginonc  (0)  Ermanno  Contratto  (/),  ed  altri.  Lafciò  dopo  di  sé  Cor-  ■^J"^""  ^, 
rado  fuo  P'igliuolo,  che  gli  fuccedette  nel  Regno,  t  Adelaide  Figliuo-  n-ls  c»n'tra- 
la,  di  cui  parleremo  all'anno  feguente .  Preflb  il  Padre   Tatti  {g)  ab-  tlm  m  Chr, 
biamo  un  Privilegio  conceduto  nella  Città   di   Como  da  i  Re  Lgo  e  >a;  ^"" 
Lattari»  ad  Azxone  Fefcoxo  dix  quella  Città,  in  cui  comparifcono  que-  "f^^^l'cfml 
Ile  Note  Cronologiche.  Datum  XFH.  kalendas  Juiii  anno   Dominici  j,„   u 

Qj\2.  In- 

(*)  V  anno  deW  Incarnazione  del  Signore  5137.  gli  Ungheri  devaflundo  la, 
Francia  e  /'  Alemagn.i  e  la  Gallia  fino  air  Oceano  ^  e  la  Borgogna ,  ri- 
tornarono per  /'  Italia . 


3o8  Annali    d'  Italia. 

Era   Volg.  IncarmtioHÌs  DCCCCXXXF'n.   Domni  Hugonìs  piifftmi   Regis  XI.  Lo- 
Anno  937.  thani  vera  Fiìii  ejus  item  Regis  ni.  Indizione  X.  j45lum  Cumis  Civitale\^ 
Qiiedo  Documento,  diverfamciite  dall'allegato  nell'anno  precedente, 
ci  fa  riconofccrc  già  creato  Re  il  giovine  Lottarlo  nel  di  if.  di  Giu- 
gno dell'anno  pji.  Secondo  me,  in  quel  della  Cronica  di    Volturno, 
{i)chr»nu.  g  non  in  qucfto,  v'ha  dell'errore.  Abbiamo  dalla  Cronica  Arabica  (a) ,^ 
p!^'^ii!''t  I  '•^^  continuavano  in  Sicilia  le  difTcnfioni  e  fedizioni   fra  i  Criftiani   e 
Ker.   uùlii.  Mori.  Quivi  è  notato,  che  nel  prefente,o  pur  nel  fufTcguente  anno, 
il  Popolo  di  Gcrgenti  fi  rivoltò  contra  di  Salem  Generale  del  Re  dell' 
Affrica  in  quell'lfola.  Adunò  quelli  un'Armata,  e  pafso  ad  alTcdiare 
Oùa.  Colà  ancora  accorfero  con  tutte  le  loro  forze  gli  Agrigentini, 
e  mifero  in  rotta  il  nemico  efercitoj  e  di  là  palTarono  fin  folto  Paler- 
mo con  dare  a  quella  Città  varj  affalti .  Ma  ufciti  i  Mori  co  i  Paler- 
mitani, comandati  dal  Generale  Salem,  sbaragliarono  gli  aflcdianti,  e 
buon  prò  a  chi  ebbe  migliori  gambe .  Era  in  quelli  tempi  Confole  e 
Duca  di  Napoli  Giovanni.  Da  un'altra  Cronica  Arabica  di  Abulphe- 
(b)  llìdtm.  dà  {b)  fi  ricava  che  nell'anno  9^6.  Amiras  Sicilia.,  qui  dicitur  Salem y 
multis  molefliis  ^  injuriis  vexavit  Siculos ,  ita  ut  /ìgrigentini  coafìi  ftnt  <?*- 
fellere  milites  Regis  .    Tum  Rex   Afriche  mìfit  exercitum  ,  circumfeditque 
Civitatem .    Agrigentini  vero  petierunt  [uccurfum  ab  Imperatore  Conjìanù- 
wopolis ,  qui  Jiatim  eis  allegavit  pritfidium .    Perduravit  adhuc  obfidio  uf- 
qut  ad  Annum  jzp.  jEgira  {Chri(ìi  vero  ^Jip.) .  Credefi,  che  in  quell' 
anno  ad  Ilduino  Arcivefcovo  di  Milano  defunto  fucccdefl'e  Arderico.,  Ca- 
(ci  Jrndf.  nonico  Milanefe.  Arnolfo  Storico  racconta  ('),  che  deliderando  il  Re 
nifi.  Mi-     Ugo  di  mettere  in  quella  Sedia  un  fuo  Figliuolo  (creduto  da  me  quel 
dtoÌAntnf.     <i'eobaldo.,  di  cui  fa  menzione  Liutprando)  ne  potendo  per  la  di  lui  po- 
««r!  lùlìi.  ^^  ^f*  ottener  l'intento,  fece  eleggere   Arcivefcovo  quello  Arderico, 
uomo  vecchio, per  ifperanza,  che  tardaflc  poco  ad  ufcire  di  vita.  Scor- 
gendo poi,  ch'egli  non  avca  gran  fretta  d'imprendere   quel  viaggio, 
Jecc  in  una  Dieta  di  Pavia  attaccar  lite  da  i  fuoi  coi  Milanefi,  per  le- 
var dal  Mondo  con  quella  frode  1' Arcivefcovo.  Ma  .Arderico  ebbe  la 
fortuna  di  falvarfi .  Reflaronvi  nondimeno  morti  novanta  nobili  Mila^ 
nefi;  e  il  Re  Ugo  dipoi  per  penitenza  diede  alla  Chicfa  di  Milano  la 
Badia  di  Nonantola  pofta  fui  Modcnefe,  quiH  propter  nonaginta  fiiijtirii 
Curtes  fic  vocata  perhibetur .  Quello  fi  può  credere  un  tcfluto  di  fole, 
mifchiato  di  qualche  verità.  Indubitata  cofa  è,  che  la  ricchiflìma  Ba- 
dia di  Nonantola  fu  formata  e  raagnificamcnic  dotata  due  Secoli  pri- 
ma di  quello. 


Ann» 


Annali    d'  Italia.  309 

Anno  di  Cristo  dccccxxxviii.  Indizione  xi. 
di  Leone  VII.  Papa  5. 
di  Ugo  Re  d'Italia    13. 
di  Lottar!  o  Re  d' Italia  8 . 

DO  pò  la  morte  di  Rodolfo  IT.  Re  di  Borgogna,  il  Ri  Ugo  intavo-  E**  Volg. 
lo  un  trattato  di  Nozze  col  Re  Corrado  di  lui  Succcflore,  e  lo     '"*"  93»- 
eonchiufe  nell'anno  prefente,  fc  crediamo  al  Padre  Mabillone  (4)  cai  J^],^^'*'^'* 
Padre  Pagi  (^) .  Cioè  eflcndo  egli  Vedovo  per  la  morte  della  Regina  ,,*"^,^,„. 
jilda  Tua  Moglie,  e  riguardato  per  infuflìftente  e  nullo  il  fuo   Matri-  ^4.  f,unc  ' 
monio  con  Marozia  Patrizia  Romana,,  egli  prefe  per  Moglie  Berta  (t)  Annum. 
Vedova  del  fuddctto  Re  Rodolfo .  Stabili   ancora  il    Matrimonio  del  W  ^^X'j*^' 
Re  Lottarlo  fuo  Figliuolo  con  Adelaide  Figliuola  del   medcfimo   Ro-  ^aro""^  ' 
dolfo,  Donna,  che  per  la  fua  fantità  e  per  le  Tue  avventure   divenne  (e)  LiHt^r. 
poi  cclcbratifliìma  nelle  Storie.  Di  che  età  fofle   allora  quefta   Regal  lib.^.  e.  6. 
Fanciulla,  allorché  andò  a  marito,  l'abbiamo  dalla  vita  di  lei,  fcritta 
da  Santo  Odilone   Ahbate  di  Giugni:    {d)   ^um  adhuc  ejfet .,   die' egli-,  (d)  Vita  s. 
juvencula^  £5?  fextumdecimum  atatii  fu*  ageret  Annum  .^  Beo  donante  ^  ade-  -^àt^^hiiis^ 
fta  eft  Regale  matrintoniufK ,  junSa  fcilicet  Regi  Lottar  io  ^  Hugonis  ditif-  j"^ 


cr 


ftmi  Regis  Italici  Filio .  (*)  La  ragione,  per  cui  i  fuddetti  Scrittori  giù*  surium  ad 
dicarono  appartenere  a  queft'anno  il  matrimonio  di    Adelaide,  è  fon-  ditm  16. 
data  fuUo  Strumento  Dotale,  che  tuttavia  fi  conferva  in  Pavia  nell' Ar-  Di">»bns. 
chivio  dell' infigne  Monìllero  di  S.  Salvatore,  e  fii  dato  alla  luce  dal  (j^^  Cariar. 
Margarino  (e) .  Da  eflo  pare,,  che  tanto  il  Re  Ugo,  quanto  il  Re  Lot-  in  Bull.  On- 
tario fi  foflero  portati  id  Borgogna  per  ultimar  quelle  nozze.  Fu  fcrit-  fintnf.T.ii. 
to   il    Diploma    Pridie   Idus    Decembris    Anno    Dominici    Incarnationis  c»nfin.  4f. 
DCCCCXXXVIII.  Regni  vero  Domni  Hugonis  XII.   Filii  ejus   Lotharii 
item  Regis  FU.  Indizione  XI:  AHum  in  Curte ,  qua  Columbaris  dicitur . 
Ma  quelle  Note  tutte   indicano  l'anno  937.   eflcndo  certilììmo,   che 
nel  di  12.  di  Dicembre  d'eflb  anno  corrtwi  Vanno  XII.  di  Ugo,  e  il 
FU.  di  Lottario.  l^'  Indizione  XII.  doveva  aver  avuto  principio  nel 
Settembre  d'eflb  anno.  Però  qui  o  è  fallato  l'anno,  o   eflb  è  l'anno 
Pifano,  e  quel  9j8.  fecondo  me   ha  da   eflcre   il   noftro  p?7.    Se  poi 
quelli  foflero  gli  Sponfali  folamente,  o  pure  l'effettivo  Matrimonio i- 
nc  parleremo  all' anno  pfo.  Certo  è,  che  quivi  Lottario  dona  ad  Ade- 
laide cinque  Corti,  fra  le  quali  fon  riguardevoli  quella  di  Marengo .,   e 
l'altra  di  Ohnna,  oltre  ancora  a  tre  Badie,  fecondo  i  cofl:umi  corrot- 
ti d'allora.  La  dote  tutta,, a  lei  coftituita  da  eflb  Lottario,   afcendc 

a  4f8o. 

(*)  EJfendo  pemuche  giovanetta,  ed  avendo  anni  fedici.,  per  dono  celefle  ot^ 
tenne  il  Matrimonio  Regale ,. unita  dee  al  Rt  Lottario  Figlio  di  Ugo  ric- 
thiffime  Re  d'Italia. 


Era  Volg 
Anno  938 


(t)    Chron't- 
t»n  Novali- 
titnft  P.  Il, 
Ttm.  II. 
Utr,  ltdli(. 


(b)  Chrottì- 
un   Arabie. 
P.  11.  T».  1. 
titr,  Juiit. 


(e)  Mulla- 
rÌHm  Cafi- 
uenfe  T.  11. 
Ccajtiiul. 
48. 


STO  Annali    d'  Italia. 

a  4f8o.  Manfi  di  terra:  dono  veramente  da  Re,   Ce   non  v'entrafTero 
anche  i  Beni  di  Chiefa.  Aggiugne  Liutprando,  che  il  Re  Ugo   per- 
duto dietro  alle  concubine,  non  folamente  mancò  dell'amor  maritale 
verfo  la  nuòva  fua  moglie   Berta,   ma  in   tutte  le  maniere   moilrò  di 
averla  in  abbominazione .  E  che  nella  mandra  d'efle  Tue  concubine  fu 
fpcxialmentc  diftinta  dalla  di  lui  parzialità  Bczola,  di  viliffima  nazione 
Sueva,  che  gli  partorì  non  folamente  £ofone^  creato  Vefcovo  di  Pia- 
>cenza  dopo  la  morte  di  Guido  nell'anno  P40.  ma  anche  Berta  marita- 
ta poi  a  Romano  juniore  Imperador  Greco.  In  oltre  amò  forte  Roza, 
Figliuola  di  quel  medcfimo  Gualberto,  a  cui  egli   avea  fatto  tagliare 
il  capo,  la  quale  gli  partorì  una  belliiTima  Figliuola j  e  finalmente  Ste- 
fania Romana,  da  cui  ebbe  un  Figliuolo  Tcobaldo,  fatto  dipoi  Arci- 
diacono della  Chiefa  Milanefe.  Era  Ugo  si  fcreditato  prcfTo  d'ognu- 
no per  quelta  fua  sfrenata  patentiflìma  difoncllà,  che  il  Monaco  Au- 
tore della  Cronica  della  Novalefa  (a)  lafciò  correre  una  fcandaiofa  di- 
ceria, che  con  tutta  l'infame  vita  di  quello  Re  non  dee  meritar  fede 
preffb  gli  affennati  Lettori.  Dopo  aver' egli  detto,  che  Ugo  era  uomo 
di  eltrema  alluzia  e  malizia,  e  che  teneva  fpie  per  tutte  le  Città  per 
indagar  chi  parlava  male  di  lui;  il  che  tal  timore  fparfe  in  tutti,   (i) 
.  «/  minime  auderent  palam  loqui  de  eo ,  fed  more  fcurrarum  per  calamts  fof- 
fos  ad  invicem  loquentes^  fic  infidias  parabant  et:  feguita  poi  a  dire,  che 
Ugo  ebbe  un  Figliuolo  appellato  Lattario.,  al  quale,  giunto  che  fu  al- 
la convenevole  età,  diede  Moglie .  (z)  IJìe  namque  obtemperans  monìtis  Pa- 
tris ,  Conjugem  accepit .  Pater  mero  pejì  dotem  fuccenfus  face  luxuria ,  Nurum 
vi  fiat ,  antequam  ad  Filii  pei'veniat  thaìamum .  O  nefas  !  0  libido  indomi- 
ta! t^c^  Continuò  in  quell'anno  la  guerra  fra  i  Siciliani  rivoltati,  e  i 
Saraceni  dominanti  in  queir  Ifola.  (^)  Sulle  prime  recarono  in  un  fat- 
to d'armi  vincitori  i  Siciliani,  fconfitti  pofcia  in  un'altro .  Venne  dall' 
AflFiica  un  nuovo  Generale  de'  Mori  con  un  copiofo  efcrcito  a  Paler- 
mo, e  comincio  a  fmaniellar  le   mura  e  le    porte  di  quella  Città  j  la 
qual  novità  fu  cagione,  che  quei  di  Gcrgenti  fi  ribellarono.  Lcggefi 
nel  Boilaiio  Cafinenle  (')  un  Diploma  di  Ugo  e  Lottario,  dato  in  fa- 
vore del  Moniftero  d.ib  Sante   Flora  e  Lucilia  d'Arezzo,  Pridie  Ka- 
lendas  Junii^  Jnm  Dominice  Incarnationis  DCCCCXXXIX.    Regni  Do- 
mni  Hugonis  Anno  XII.  Filii  ejus  Lotharii  Regis  VII.  Indizione  XI.  Cor- 
rifponde  all' anno  prefente   V  Indizione  XI.  Per  confeguente  l'anno  959, 
dee  effere  fecondo  l'Era  Pifana,  cioè  a  dire  il  nollro  pj8.  Ma  che  nel 
dì  }i.  di  Maggio  d'cflb  anno  p^S.  corrcfTe  l'anno    XIL    di    Ugo,  e 
il  VII.  di  Loicario,  noi  fo  credere.  Forfè  qu:\  Diploma  è  dell'anno 
5)57.  Anno 

(i)  età  non  ardivano  pubblicamente  parlare  di  lui,,  ma  a  guifa  di  buffoni 
per  mezzo  di  canne  [cavate  parlando  affìeme ,  così  gli  tendevano  infidie . 

(z)  Imperocché  cedefto  obbediente  agli  avvifi  del  Padre.,  prej'e  Moglie.  Il 
Padre  poi  dopo  la  dote.,  accefo  dalla  face  della  Luffuria.,  corrompe  la 
Nuora.,  prima  che  arrivi  al  talamo  del  Figlio.  O  fcekr aggine J  »  libidi- 
ne if renata.'  (^c. 


Annali    d*  Italia.  311 

Anno  di  Cristo  dccccxxxix.  Indizione  xii. 
di  Stefano  Vili.  Papa  i. 
di  Ugo  Re  d'Italia   14. 
di  L  o  T  T  A  R 1  o  Re  d*  Italia  9. 

PRctcndc  il  Padre  Mabillone  (<»)  che  rinovandofi  di  mano  in  mano  Er*  Volf. 
le  gare  fra  il  Re  UgOy  ed  Alberico  Principe  di  Roma  foflc  di  nuovo  Anwo  939, 
chiamato  a  Roma  in  queft' Anno  SinCOdone  Abbate  di   Giugni,   per  [*^.^;^''jjjj- 
aggiuftar  le  differenze  fra  qucfti  due  emuli  guerrcggiantì .    Ne  parla  ^"/  'j,„,j' 
veramente  la  di  lui  Vita,,  e  fi  vede,  che  quel   Santo   Abbate  andò  a  /<i,  44.»,  3. 
Pavia;  e  fu  alloggiato  nel  Mbniftero  di   San   Pietro   in  Casio  aureo. 
Ma  non  è  ben  chiaro  il  tempo  dc'fuoi  viaggi  a  Roma.  Fra  gli.  altri 
graviflirai   difordini  di   quello   infelice   Secolo,    affai   confidcrabile   fu 
quello  della  non  folo  fnervata,.  ma  abbattuta  difciplina  Monadica  nella 
maggior  parte  de*  Moni (Verj  d' Italia,  per  colpa  fpezialmentc  de  i  Re, 
che  o  vendevano  le  Badie  a  gli  ambiziofi  e    fimoniaci    Monaci,   o  le 
concedevano  in  Commenda  alle  Regine,  a  i  Vefcovì,  ed  anche  a  i  Se- 
colari in  ricompenfa  de  i  loro  fervigj .  Spezialmente  andò  per  quefto' 
in  malora  il  nobiliffimo  Moniftcro  di  Farfa,  pollo  nella  Sabina.  Gre- 
gorio Monaco,  Autore  della  Cronica  Fàrfenie  (^),  attcfta,   che   quer(l>)  chnai' 
lacro  Luogo  era  falito  si  alto  tanto  nello   fpirituale,  che  nel   tempo-  "»  Farftn- 
rale,(*)  ut  in  loto  Regno  Italico  non  inveniretur  Jimile  huic  Monafterio ,  J^^^'"'-  ^^' 
nifi  quod  vocaiur  Nonantul^y  cioè  i\  Nnnantulano  porto  nel   Contado   di  g,r. /»«/.. 
Modena,  che  patì  anch' e (To  le  disgrazie  mcdefime   in   qucfti    infelici 
tempi.  Era  Abbate  di  Farfa  Ratfredo .   Due  fcellerati    Monaci   Cam-- 
pone  8c  Ildebrando  col  veleno  fé  ne  sbri:»aronn.  Ildebrando  portatofi 
a  Pavia,  ottenne  a  forza  di  danaro  quella  Bndia  dal  Re  Ugo  per  Cana- 
lone, il  quale  in  ricompenfa  diede  a  goder  quattro  buone  Celle,  cioè 
quatuo  piccioli  Moniilcrj  dipendenti  dal  Furfcnfe,  ad  Ildebrando.  Per 
un'Anno  fletterò  d'accordo  qucfti  due  falfi  Monaci  ;  pofcia   vennero 
alle  mani  fra  loro.  Ildebrando,  guadagnati  con  danaro  gli  uomini  della^ 
Marca  di  Camerino,  o  fii  di  Fermo,  s'impofl«tfsò  di  Farfa.  Gamponc 
con  efibir  più  danaro  a  quc'mrdefimi,  cacciò  l'altro;  e  fenia  contar*' 
altre  fue  iniquità,  attefe  a  mettere  al  Mondo  de' Figliuoli  e  delle  Fi- 
gliuole, che   tute  arricchì  e   dorò  co  i   beni   del    Moniftero.    Serva 
quello  picciolo  (aggio- a  i  Lettori,  per  conofcerc  la  corrurcla  di  quc* 
tempi  infelici .  Ora  abbiamo  dal  fiiddetro  Autore  della  Cronica-  di  Far- 
fa, o  pur  da  una  Relazione  di  Ugo  Abbate  d'effo  Moniftero  una  par- 
ticolarità, che  fa  onore  ìà  Alberico  Principe  allora  di  Roma,   facen- 
dolo- 

(*)  che  in  tutto  il  Regne  Italico  mn  fi  trovava  un  ftmilé  a  quejlò   Moni- 
fiero  ,  fé  non  fé  quello  che  fi  chiama  di  Nonantola . 


3'*  Annali    d*  Italia. 

EnAVolg.  dolo  vedere  pio  Riformatore  del  Monachifmo  d'allora.  Erut  autem. 
Anno  939.  dice  egli, /««£■  temporii  Albericus  Romanorum  Princeps  gloriofns ^^n  com- 
perta  hujus  Monajierii  crudeli  divaftatione ,  quam  pejjìmus  pnedi6ìus  Jbhas 
Camp»  fatagebat  exercere ,  valàe  condoluit ,  ^5?  fìcut  alia  Monajìeria ,  fub 
fuo  confi it ut s  dominio^  ad  Regalar em  normam^  quam  amiferant  in  Paga- 
Htrum  devaftatione  pr<edidla,ita  £5?  hoc  Caenobium  reducere  fiudebat .  Per- 
tanto mandò  egli  de' Monaci  regolari  a  Farfaj  ma  Campone  co'fuoi 
mal' avvezzati  Monaci  non  li  volle  ricevere,  e  poco  vi  manco,  che 
ia  notte  non  faceffe  levar  loro  colle  coltella  la  vita.  Tornati  che  fu- 
rono quelli  a  Roma,  Alberico  falito  in  collera  ipedì  gente  armata, 
che  ne  fcacciò  l'indegno  Campone,  il  quale  fi  ritirò  a  Rieti.  Dal 
che  fi  può  dedurre,  che  Farfa  e  la  Sabina  erano  in  quelli  tempi  della 
giurifdizione  del  Ducato  Romano.  Pofc  Alberico  in  Farfa  un'efera- 
plariffimo  Abbate,  cioè  Dagiberto^  e  gli  fece  rendere  tutti  i  beni  del 
Moniftero}  ma  quelli  da  lì  a  cinque  anni  attoflìcato  da  i  peflìmi  Mo- 
naci lafciò  di  vivere .  Tale  era  allora  in  alìalflìmi  luoghi  la  corruzione 
del  dianzi  sì  «fiorito  Monachifmo  . 

La  morte  in  quell'Anno  rapì  a  Venezia  il  fuo  Doge,  cioè  Pie- 
(a)  t)«niit- '^^^  Candiano  II.  uomo  di  gran  vaglia  e  prudenza  (a).  Aveva  egli  fra 
lusiachrt-  l'altre  fue  imprefc  mdotta  la  Città  di  Giuftinopoli,   oggidì    Capodi- 
nic»T.xJi.   ftria,a  pagar  cenfo  a  quella  di  Venezia.  E  perciocché /Finterò  Mar- 
■*"'•   •""'"•  f^cy^  d' Ulna  aveva  impollo  a  i  mercatanti  Veneziani  delle  infolitc  ga- 
belle, ed  altre  gravezze  a  chi  di  loro  polTedcva  beni  nell' Illria,  fcnza 
che  giovaflero  le  lamemanze  di  quelli:  faviamente  il  Doge  pubblicò 
un'Editto,  che  proibiva  a  lutti  i  Veneziani   d'andare   in    Illria,   e  a 
quei  d' ilkia  di  venire  a  Venezia.  Allora  il  Marchefe  e  i  fuoi  Popoli 
iornjci  in  sé,  implorarono  la  mediazione  di  Marino  Patriar/a  di  Gra- 
do, il  quale  s'interpole  col  Doge  e  ridulTe  a  i  primieri   patti,   e  ad 
una  buona  concordia  amenduc  le  parti  .  Fu  pofcia  eletto  Doge  Pietre 
Badoero,  il  quale  dicono,  che  era  Figliuolo   di  Orfo  Particiaco,  o  fia 
Partidpazio ,  g\ì  Doge  di  Venezia,  volendo  ancora  che  folTe  la  llcfla 
Caia  quella  de' Particiaci,  e  de' Budoeri .  Secondo  la   Cronica    Arabi- 
(h)  chrtnì-  ca  (>)  legui  una  battaglia  in  Sicilia  fra  i   Mori,  e  quei  di  Agrigento, 
""it^Joi  °  ^^  Gergenci,  colla  peggio  de' primi.  Tornato  a  Palermo  il  Gene- 
tir,   luitt.  '■'*lc  de'  Mori  pofc  una  contribuzione  alla  Città,  e  fatto  venire  un  buon 
rinforzo  di  truppe  dall' Aifrica  ,  s'impadronì   di    Butera,   d'Aflaro,  e 
di  qualch"  altra  Fortezza   in    Sicilia.    Pafsò    in   quell'Anno   a    miglior 
vita  Papa  Leone  f^II.  con  danno  della  Chiefa,  per  clTcre  (lato  Ponte- 
fice di  gran  Pietà  e  zelo  della  Religione.   Ebbe   per   fucceflbrc   Ste- 
fano Vili,  di  nazione  Romano  per  attcltato  di  Pandolfo  Pifano  e  d'al- 
(c)  R#r.       tri  (') .    Non  so  io  intendere,  come    mai   fcriveUe   il   Cardinal   Baro- 
ltA\.  p.  II.  nio  {d):  ^um  a    Romartis^  pefihahitis   Cardinalibus^   effet  cleStus   opera 
Ttm.iii.      Otitnii  Regis ,  Tyrannerum  in  Je  odium  coricitavit .  (*)  Dovette  provenir 
■J  Anni  quc- 

Ectlif. 

(*)  Da''  Romani .,  lafclati  da  parte  i  Cardinali^  ejfendo  fiato  eletto  per  opera 
dt  Ottone  Re^  contro  di  fé  concitò  l'odio  de'  Principi , 


Annali     d'  Italia.  313 

quefta  immaginazione  dall' aver  egli  predato  fede  a  Martin   Polacco,  Ea*  Volg. 
che  il  fa  di  Nazion  Tedcfco.  Ma  quella  e  alTerzione  inlulliltence  .  Non  ''^hn*>  939- 
poteva  allora  Ottone  Re  di  Germania  avere  tal  polla  in  Roma  da   far' 
eleggere  un  Papa.  Che  poi  non  foirero  ammtfli  alla  di  lui  elezione  i 
Cardinali,  niuno  de  gli  antichi  Sconci   lo   attelta;    né   Tappiamo,    che 
quello  Eletto  non   fofle  un  d'cllì.    Girolamo   Rolli    W   accenna   uno  W  Rubiu$ 
Strumento  di  Livello  fatto  da  Pietro  Arcivcicovo  di  Ravenna  a  qual-  ^^.^f'^'n^"' 
che  perfona  particolare,  e  non  già,  come  fuppone  il  Padre    Pagi,  la  *'""■  '  *  *' 
confermazione  de' Privilegj  della  Chiefa  di   Ravenna,    fatta   dai    Papa 
al  fuddetco  Arcivefcovo  con  quefte  Note:  ^4nno  D:o  propitio^   Ponii- 
fuatus  Domiti  Stepbani  fummi  Pontificis  ^c.  Jme  Pi  imo ,  Regnante  Do- 
t»no  Hugone  piìjjimo  Rege  Jane  XI III.  [ed  ^  Domno  Hlotario  ejus  Ftàa 
ìtem  Rege  Anno  Nono.,  die  XXIX.  OSoùris,  IndiÉìione  XIII.  Ravenna ^ 
cioè  nell'Anno  prcl'ente.  Ci  aflicura   il   iuddctto  Rolli,   che   in  altre 
Carte  Ravennati  di  quelli  tempi  fi  veggono  notati   gli  Anni  di  Ugo 
e  Lottarlo.  Segno  è  quello,  che  non  avendo  potuto  il  Re  Ugo  vin- 
cerla co   i   Romani,   per  ottener  la  Corona  dell'Imperio,   s'era  im- 
padronito dell'  Efarcato .  Ed  io  temo ,  che  il  nome  del  Papa   cntrafTc 
in  quegli  Atti  folamcnte  per  coltumc  e  riverenza  verlb  il  Pontificato 
Romano,  e  non  già  perche  Ugo  lafciaHe  il  temporal  dominio  di  quelle 
contrade  a  i  Papi.   Vedremo,  che   a' tempi  di   Octoae    il   Grande    k 
fanti  Sede  ricuperò  1'  Efarcato . 

Anno  di  Cristo  dccccxl.  Indizione  xiii. 
di  Stefano  Vili.  Papa   2. 
di  Ugo  Re  d'Italia  ij. 
di  LoTTARio  Re  d'Italia   io, 

OSia  che  il  Re  Ug»  non  fi  fidaflc  d'alcuno,  e  di  chi  gli  entrava 
in  fofpctto  egli  macchinaflTe  tolto  la  rovina >    o    pure   che    vera- 
mente ftanchi  i  Principi  d'Italia  non  potefl'cro  piti  l'offerir  lui  Trono 
quella  Volpe  coronata:    certo  e,  che  clTo  Re  Ugo  la  prele  contru  di 
Berengario  Mar  che  fé  d' Ivrea  ^  e  conerà  d' Jnfcario  Duca  e   Marchefe  di 
Spoleti  e  Camerino.,  Fratello  del  medefimo  Berengario  per  folpetto,  o 
pure  per  certa  cognizione,  che  amendue  d'accordo  tramallcio   contra 
la  di  lui  Corona.  La  Tragedia,  le  vogliam  credere  al  Catalogo   de  i 
Duchi  di  Spoleti   pollo   innanzi   alla   Cronica  di    Farfa   (^),   dovette  (V)  chrtnìc. 
fucccderc  neh' Anno  prefcntc,  eflendo  ivi  fcntto;  DCCCCXL.  Anfcha,-  laifenje 
rius  Marchio  obiit .  S:pcài  òun(\\xc  il  Re  Ugo  in  primo  luogo  alla  volta  P.ii.Tt.ii. 
di  Spoleti  Sariione.,  o  fia  Sarliene,  Borgognone,  (.e)  uomo   non  guer-  f'\'  \'"^' 
riero,  ma  di  rara  accortezza,  e  pero  alfai  atto  al   bifogno.   Sardo,  e  y;^.  j' "/.  i! 
Sarlius  fi  truova  egli  chiamato j  ed  e  quel   medefimo,   che   fi   truova  e?-  3. 
nelle  reccbic  Carte  appellato  Sarilo  Comes  Paiatii.,   perché  cfercitava 
l'infigne  carica  di  Conte  del  facro  Palazzo.  Gh  diede  il  Re  un  buon 
JTem.  F.  R  r  ner- 


514  Annali    d*  Italia. 

F-RAVolg.  nerbo  di  foldatefche  per  poter' operare  colla  forza  j  e  vi  aggiunfc  un' 
Anno  940.  ^i^ro  più  potente  rinforzo,  cioè  una  gran  fomma  di  danaro,  per   po- 
tcrfenc  valere  a  tirar  dalia  fua  i  Popoli  di  Spoleti,  con  ordine  ancora 
di  ricorrere  per  aiuto  alla  Vedova  del  fu  Duca  Teobaldo ^  che  era  Ni- 
pote del  medefimo  Re  Ugo.   Andò  Sarlione,  ed  eleguì  puntualmente 
quanto  gli  era  (lato  comandato.    Mifc   in    punto   una    buona    Armata, 
ma  Anfcario  quantunque  fi  vedefle  troppo  inferiore  di  forze,  pure  fi 
accinfc  da  valorofo  ad  un  fatto  d'armi.  Gli  riufcì  di  sbjragliar  la  pri- 
ma Ichiera  de' nemici ,  ma  non  potendo  reggere  all'arrivo  di  due  altre 
fchiere,  dopo  aver  fatto  gratìdi  prodezzr  di   fua   perfona,   caduto  col 
cavallo  in  un  fofio,  quivi  trafitto  da  molte  lancie  e  dardi  lafciò  la  vi- 
ta. Portata  quefta  nuova  al  Re  Ugo,    ne  fece  gran  fella,  e  in  ricom- 
penfa  dei  buon  fcrvigio  dichiarò  Sarlione  Marchefe  di   Spoleti   e   Ca- 
merino. Di  quello  aflare  fi  fcuopre  mal' informato  Gregorio  Monaco 
(a)  chronk.  Autorc  della  fuddctta  Cronica  di  Farfa  («),  con  ifcrivcre,  che  (i)  bel- 
rarfenft       lum  mainum  commijum  eli  prò  contentione  Marchile  Firmante  inter  Jfche' 
Z"^- 47S-     rium  13  Sari'.onem  (quafi  che  Spoleti  e   Camerino   fofiero  denominati 
X»"'  ùaÙc.  'V'^1^^  ^'  Fermo).   In  qua  pravalens  S arilo  inter fecit  Afchertum^  (sf  ob- 
'  tinuit  Marchiani .  Finquì  cammina  bene,  ma  non  ciò,  ch'egli  loggiu- 
gne  con  dire,  (i)  Cantra  quem  Hugo  Rex  exarfit  magno  furore^  pfrj'e- 
qttens  illum  prò  eodem  Jfcherio  germano  fuo .    Et   q'inm  ejfet   idem   Sarilo 
in  quodam  reclufus  Tufcano  Oppido  ^  videns  fi  nulla   ratioue  illum   effugere 
pojfe  ^  no6lu  indutus  Monachilem  leflem^  i^  fummo  diluculo,  ligato  in  gut- 
ture  fune^  ejus  fé  potè  flati  tradidit .  Et  motus  Rex  mi/eri  cor  dia  fuper  eum^ 
perdonavit  ei  ipfam  culpam ,  ac  prxpofuit  eum  fuper  cun£ta  Monajleria  Re- 
galia intra  fine s  Tufci^e  13  Firmante   Marchia.    Trovò   quello    Monaco 
fra  le  Carte  dell'Archivio  Farfenfe  Sarilone  Abbate  di  quel    Monillc- 
ro,  e  fel  figurò  divenuto  Monaco.  Ma  coftui  fu  Duca  e  Marchefe  di 
Spoleti  e  Camerino,  ed  ottenne  anche  fecondo  l'iniquità  di  que' tempi 
in  governo  o  fia  in  Commenda  la  Badia  di  Farfa.  Potrebbe  ben  co- 
nieuurarfi,  che  in  progreflb  di  tempo  Sarilone  decadeflc  dalla   grazia 
del  Re  Ugo  (giacche  ci  voleva  ben  poco)  e  ch'egli  il  pcrfeguitairc 

e  de- 

(i)  una  gran  guerra  fi  fece  per  il  contrailo  della  Marca  di  Fermo  tra  Anf- 
cario  e  Sarilone.  Nella  quale  Sarilone  prevalendo  ucci  fé  Anf  cario  ÌS 
ebbe  la  Marca . 

(1)  Contro  di  cui  Ugo  Re  fi  acce  fé  con  gran  furore ,  perfeguìtandolo  per  il 
medefimo  Anfcario  fuo  germano .  Ed.  ejfcndo  il  medefimo  Sarilone  rin- 
chiufo  in  un  certo  Tofcano  Caflello.,  vedendo  di  non  poterlo  fuggire  in 
maniera  alcuna.,  di  notte  veftito  da  Monaco.,  e  di  buon  mattino.,  con 
una  fune  al  collo  fi  diede  ni  di  lui  pttere .  Ed  il  Re  moffo  a  mi  feri' 
cardia  fopra  di  quello ,  gli  perdono  /'  Ole  [fa  colpa  f  e  lo  mefje  a  foprain" 
tendere  a  tutti  i  Monafierj  Regali  entro  i  Confini  della  Marca  di  Tt- 
fcana  e  di  Fermo, 


— Al*  NALi     d'  Italia.  jrjr 

cdcponeffc;  e  che  quefto  Monaco  confondefle  poi  le  azioni  e  i  tempi  Era  Volg. 
in  raccontare  quel  fatto .  Anno  940. 

Ci  reftava  da  abbattere  Berengario  Marchefe  d' Ivrea  Fratello  del 
fuddctto  Anfcario.  (»)  Non  fi  mottrò  punto  corrucciato  con  lui  l'a-  r^s^  Liutpr. 
ftuto  Re  Ugo,  anzi  affettando  gran  benevolenza,  nel  venire  ch'ei  Hift.  iih.  y. 
fece  alla  Corte  l'accolfe  con  diftinte  carezze.  Ma  nel  Configlio  fé-  c.^.  a-fij. 
greto  fu  determinato  di  cavargli  barbaramente  gli  occhi .  Trovoflì 
prcfcnte  a  quella  rifoluzione  il  Re  Lattario^  che  viene  da  Liutprando 
appellato  (*)  parvulus  ^  6?  mctjfariarum  fibì  rerum  adhuc  ignarus  puer . 
E  ficcome  fanciullo  di  buona  indole,  non  reggendogli  il  cuore  di  ve- 
der quella  crudeltà,  fegretamentc  ne  fece  avvertire  Berengario,  il  quale 
non  perde  tempo  a  fuggirfene  fuor  d' Italia  con  ricoverarfi  preflo  di 
Ermanno  Duca  di  Suevia.  Per  altra  itrada  mandò  anche  verfo  Lama- 
gna  Willn  fua  Moglie,  benché  gravida  di  nove  mefi  e  vicina  al  par- 
to, che  ebbe  tanta  forza  e  coraggio  da  valicare  a  piedi  quell'aspre 
montagne.  Ma  non  potè  prevedere  il  Regal  fanciullo  Lottario,  che 
col  falvare  gli  occhi  a  Berengario,  preparava  a  fé  Itefib  la  perdita  del 
Regno  e  della  vita,  ficcome  vedremo.  Ermanno  Duca  di  Suevia  pre- 
fentò  poi  Berengario  ad  Ottone  Re  di  Germania,  che  l'onorò  e  re- 
galò non  poco,  e  fcl  tenne  ben  caro  nella  fua  Corte.  Giunta  quella 
nuova  al  Re  Ugo,  fpedi  Ambafciatori  ad  Ottone,  pregandolo  di  non  ' 

ammettere  Berengario  fuo  nemico,  e  di  non  fomminillrargli  aiuto  al- 
cuno, con  efibirgli  in  ricompenfa  una  gran  fomma  d'oro  e  d'argento. 
Ma  il  Re  Ottone,  che  forfè  avea  per  tempo  delle   mire  fopra   l'Ita- 
lia, gli  rifpofe,   di  non  aver  bifogno  delle  altrui  ricchezze,   e  di  non 
poter  negare  ricovero  e  fuflidio  a  chi  ricorreva  alla  clemenza  fua.  Nel 
Bollario  Cafinefe  W  fi  legge  un  Diploma  di  Ugo  e  Lottano,  in  cui  (b)  Bulla- 
confermano   il  Comitato  o   fia  il   Contado  e   governo    temporale   di  rìum    Cafi- 
Bobbio  a  quel  Moniftero,  e  a'fuoi   Abbati,    con   eflcr'ivi  nominato  "'"J'  ^-  -'•^• 
Liutfredus  Comes  fjf  Abltas  Bobienfis .  Sarebbe  da  ricercare,   fé   quello  ^'"fi"'  J*'- 
Liutfrcdo  fofie  Monaco,  o  pure  Secolare,  che  con  titolo  di  Conte  go- 
vernafie  quella  contrada,  e  di  jibbate  il  Moniftero  di  San  Colombano . 
Molto  più  farebbe  da  cfaminare  il  dirfi   ivi,  che  i   Re   Longobardi, 
Rotari,  Ariberto,  e  Liutprando,  e  gì' Imperadori  e  Re  Carolini /)r<e- 
fato  Coenobii  Comitatum  Bobienfem  cum  toto  fuo  bonore  tradiderant  £5?  fir- 
maverant .  E'  difficile   il  credere   in  tanta  antichità  Abbati   Conti  di 
Citta.  Ecco  le  Note  Cronologiche  di  quel   Diploma,   che   danno   a 
martello:  Dai.  Tertiotlecmo  Kalendas  ^prilis^  Anno  Dominici  Incarna- 
tionis  DCCCCXL.  Regni  nofiri  Domni  Hugonis  piiffìmi  Regis  XIF.  Lo- 
tharii  autcm  Filii  cjus  item  Regis  IX.  Indizione  Deàmatertia .  ASium  in 
prtefato  Bobienfe   Cosnobio .    Abbiamo  da   FrodosrJo  («■),  che  in   quefl'   \^)  '^''tritar. 
Anno  una  gran  brigata  d' Inglefi  e   Franzefi,  incamminata   per   divo-  '"      ''"""■ 
zione  alla  volta  di  Roma,  fu  colhctta  a  tornafcne  addietro,  occifis  eo- 

R  r  z  rum 

{*)  piccolo  e  ragazzo  peranco  ignorante  delle  cofe  a  fé  neceffarìe . 


Mtr.    Italie. 


31^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  rum  KonnuIlfS  a  Saracems .  Ncc  fot  uh  Jlpes  tran/tre  propter  Saraceno!.,  qui 
Anno  940.  yicum  Monaflerii  San5li  Mauritii  eccupaverant .   Sequi  è  indicato  il  Mq- 
nailcro  Agaunenfe  di  S.  Maurizio  ne'  Vallcfi,  aveano  dilatato  ben  lungi 
qucgl*  Infedeli  aflalTìni  di   ftrada  il  loro  potere.    Ricavafi    ancora   dalla 
(«■)   chroni-  Cronica  Arabica  di  Sicilia  {a)  che  portatoli  rdercito  de' Mori  all'af- 
TiffT  ^^^^°  '^'  ^^'"^  Bellota,  nel  Mcfc  di  Novembre,  fu  mcfTo  in  rotta  da 
RJr.  '  li  alle,  q^^i  '^i  Gcrgcnti,  che  vi  prefero  tutte  le  tende  de   gl'Infedeli.    Ag- 
(bl    z,«/.KJ     "iiignc  Lupo  Prorofpata  (^),  che  in  quello  medcfimo  Anno   540.  in- 
Pmtofpata     troierunt  Unzari  vel  Unni  in  Italiani  Menfe  sprilli .   Et  fttStum  ejì  prw- 
inchronKo.  ^y^,^  y^  Matera  a  Gracis  tum  Longobardis  cum   Stratigo    Imogalcipto^   £5? 
negtvit  (prò  necavit)  eum  Pao  in  mari.   Probabilmente  Landolfo  Prin- 
cipe di  Bv-nei'ento  e  Capua  l'avea  rotta  di  nuovo  co  i  Greci}  ma  quelle 
.    troppo  brevi  memorie  non  ci  lafciano  ben  difcernere  le  particolarità, 
(ci  P'''*^'-  e  né  pur  la  foftanza  di  que' fatti.  Oflerva  Camillo  Pellegrino  (0,  che 
Princip.         n""  ^  quclt  Anno  n  truova  nelle  Carte  memoria  di  Atenoljo  Principe 
Langotard.    anch' cfTo  di  Benevento  e  di  Capua,  e  Fratello  di  Landolfo^  e  poi  non 
p.i.To.ii     più;  il  che  può  far  conictturare,  ch'egli  nell'Anno  prefcntc  defle  fine 
a  fuoi  giorni. 

Anno  di  Cristo  dccccxli.   Indizione   xiv. 
di  Stefano  Vili.  Papa  3. 
di  Ugo  Re  d'Italia    16. 
di  LoTTARio  Re  d'Italia  11. 


(d)  Lìutfr.      A    Ttefta  Liutprando  M,  non  aver  mai  il  Re  Ugo  difmefTa  la  voglia. 

Uh.  5.  f.  I.    £\   né  deporta  la  fperanza  di  acquidare   il  dominio  di  Roma,   o  da 

il  titolo  e  la  Corona  d'Imperador  de' Romani;  e  tuttoché  avelTe  data 

in  Moglie  ad  j4lberico  Principe  di  Roma  ^//«^tf  fua  Figliuola,  pure  non 

cefsò  mai  di  moleftarlo  e  di  fjrgli  guerra,  ^uem.,   dire  egli,   quotan- 

nis  gravi  ter  $pprimebat  gladio  {j?   ig^' •,   qaa  poter  at   univerfa   conjumens.^ 

éideo  ut  Civitates ,  prater   Romam ,  in  qua  ipfe  confederai ,  omnei  auferret . 

Sed  y  ipfam  fine  dubio  tum  depopulando.,   tum   Cives   niuneribus   corrum- 

fendo  conquijivijfct ,  nifi  occulta  (^  jufla  jujìì  Dei  fententia  illi  prohibuif- 

fet .  Ci  fi  porge  motivo  di  credere,  che  il  Re  Ugo  in  quell'anno  in 

perfona  coll'efercito  fuo  infeftafTe  il  Ducato   Romano,  al   vedere  un 

fuo  Diploma,  fpcdito  nella  Campania  in   favore  del    Monillero  di  S. 

(t)  chr»m-  Vincenzo  del  Volturno  con  qucfte  Nofe;  (<■)  Data  XIII.    Kal.   vlu~ 

ecn  Vultur-  ^^/^j  j„yg  Dominici'  Incarnationis  DCCCCXLI.  Regni  vero  Domni  Htt- 

Tom  lrÌI'.  ^<'»"  /'"#'«'  ^'S'^  ^^-  Lotharii  vero  X.  Indizione  XIF.  ASlum  in  Cam- 

hàtit.        '  pinia  juxte  Oppidum  Romaniie .  Secondo  i  miei  conti,   nel   Luglio  del 

preftntc  anno  avrebbe  dovuto  correre  l'anno  XVL  di  Ugo,  e  l'XL 

di  Lottarlo.   Però  forfè  appartiene  efTo  diploma  all'anno  precedente, 

e  zW  Indizione  XIIl.  Nel  Marzo  di  quell'anno  fi  truovano  i  due  Re 

in 


Annali    d'  Italia.  317 

in  Lucca ^  deve  donarono  a  i  Canoatci  di  quella  Città  due  Corti  con   E»*  Volg. 
un  Diploma  (■<)  dato  FU.  Kalendas    /Iprilis   Anno   Dominile   Incarna-   Anno  941. 
thnis  DCCCCXLI.  Regni  vero  Demni  Hugonìs  Regìs  Xf^.  Filii  ejus  Lo-  ,^)^"/j/^"'" 
tharii  item  Regis  X.  IndìSlione  XIII I.    jèum   Luca.    Erano  i  due  Re   r,\j[ert.  6z. 
in  quella  Città,  come  fi  ricava  da  un  Placito  da  me    pubblicato  (^),   (fa')  ibidem 
incamminati   alla    volta  di   Roma .   E   che   veramente   il   Re   Ugo  in  Difftrt.  le. 
quell'anno  facefle  guerra  ad  Alberico  Principe   di    Roma,   e  fone  in 
que' contorni,  come    fi  può  credere,  coli' armi,  fi  raccoglie  da  un  fi.10 
Diploma  (0?  in  cui  dona  all'infigne  Moniftero  di  Subiaco,  pofto  nel  (e)  ih.  Dif- 
Ducato  Romano,  la  Corte  Sala.  Fu  cfTo  fcritto  FU.  Kalendas   Julii  f"'*'    '7- 
^««0  Deminìde  Incarnationis  DCCCCXLI.  Regni  vero   Domni  Hugonis 
panimi  Regis  XF.  Lotharii  vero  item  Regis  X.   IndiSiione  XII/I.  ASìum 
juxta  Romam  in  Menafterio  Sanila  Firginis  Agnes.    Ancor   qui    occor- 
rono le  medefime  difììcultà,  che  ho  poco  t.n  accennato  intorno  al  Di- 
ploma Vulturnenfe ,  ma  il  Documento  ci   afficura  ,  che  Ugo  verfo  il 
fine  di  Giugno  era  fotto  Roma.  Abbiamo  in  oltre  un'illurtre  pruova 
del  di  iui  pafiaggio  per  Pila  in  un  Placito,  da  me  pubblicato,  il  cui 
principio  è  queftn:  {d)  Dum  in  Dei  nomine  Civitate  Fifa  ad  Curie  Do-  {à)  ih.  in 
mnorum   Regum ,  ubi  Domnus  Hugo  £5?  Lotharius  glorio fiffimis  Regibus  pra-  '"  '  '*'»?'''• 
ej/ent ,  fukus  viies,  quod   Topia   (un  Pergolato)  vocatur  .,   infra   eadem 
Curie  in  judicio  re  fiderei  Ubertus  illujìer  Marchio  £5?  Comes  Palacii,  /?«- 
gulorum  omnium  juftitìas  faciendas  àc  deliberandas ,  refedentibus  Leo   Ful- 
terrcnfis.,  Adelbertus  Lucenfis  fanElarum  Dei  Ecclefiarum  venerabilihus  Epi- 
fcopis  &c.   Fu  n:ritto  quel  Ciudicato    Anno   Regni  idem  Domni  Hugoni 
^lintodecimo ,  Lotharii  vero  Decimo.,  XIF.  die  Men/is  Alarcii ,  Indizio- 
ne ^uartadecima ,  cioè  nell'anno  prefente .  Vien  accennato  dal  Fioren- 
tini (e)  un  altro  Placito   tenuto  in  quelli    medcfimi    tempi   da  Uberto  '^9^   f!*'^'"' 
Marchcfe  di  Tofcana  in    Lucca   con   quello   principio.   Dum  in   Dei  dì' MaHiìiit 
ttomint  in  Civitate  Luca  ad  Curte  Domni  Hugonis  Regis  in  folario  ipfius  Hi,,  3. 
Curtis ,  ubi  Domnus  Ugo  y  Lotharius  Filio  ejus  gloriofiffimi  Regibus  pra- 
erant  in  capitela  ,  ubi  e  fi  longanea  foUrii ,  prepe  Ecclejiam  fanili   Benedi- 
iìi,  £5?  prope  Capella  ipfius  folarii .,  qua  vocatur  fanZi  Stephani.,  in  judi- 
cio refideret  Hubertus  Marchio^  (^  Comes  Palatii  &c.    Dal   che    inten- 
diamo, che  Uberto,  Figliuolo  baftardo  del  Re  Ugo,  era  allora  non 
folamcnte  Marchefe  della  Tofcana,  ma  eziandio  Conte  del  facto   Pa- 
lazzo. Circa  quelli  tempi  più  che  mai  infierivano  i  Saraceni  abitanti 
in  Fraflìncto  a  i  confini  dell' Italia  e  della  Provenza  (/) .  Aveano,  co-  (f)  Liutfr. 
me  ho  accennato  di  fopra,  occupati  nell'Alpi   tutti  i  palli,   che  gui-  ''*•  S-  *•  4» 
dano  dalla   Francia  in  Italia  con  eflere  giunti  fino  al  Monillero  Agau- 
ncnfe  di  S.   Maurizio,  fituato  nel  paefe  oggidì  appellato  de' Vallefi  . 
Studiava  il  Re  Ugo  le  maniere  di  fnidar  que' crudi  masnadieri,  e  co- 
nofcendo  di  mancargli  le  forze  per  mare,  giacché  in  que' tempi  gì'  Im- 
peradori  e  Re  d' Italia  poco  attendevano  ad  aver  Armate  navali,  prefc 
la  nfoluzione  ,  d'inviare  Ambafciatori  a  Cofìantino  e  Romano  Impera- 
dori  de"  Greci  per  pregarli  di  volere  a  lui  lomminillrare  una  compe- 
leote  flotta  di  navi  con  fuoco  Greco,  acciocché  raentr'egli  per  terra 


3i8  Annali     d'  Italia.. 

F«*  Vclg.  andafle  ad  afTalir  que'Barbari  ne'loro  fiti  alpcftrijeffe  incendiafTcro  1  Lc- 
Anno  941.  gn,  de  i  Mori,  ed  impediflero,  che  non  vcniffe  loro  foccorfo  dalla 
(t)chr*nic.  Spagna.  Secondo  la  Cronica  Arabica  (*)  riufcì  finalmente  a  i  Mori 
jirabicum  fignofeggianti  in  Sicilia  di  prendere  dopo  tanto  tempo  la  già  ribellata 
p.  11.  T.i.  Città  di  Gergcnti  .  Allora  il  Governator  Moro  per  afficurarfi  de' Si- 
*"■•  ■"*''*•  ciliani  fece  lìnantellar  afTaiffime  Fortezze  di  quell'Hola,  e  menò  fchia- 
vi  in  Affrica  raoltifllmi  di  quegli  abitanti. 

Anno  di  Cristo  dccccxlii.  Indizione  xv. 
di  Marino  II.  Papa   i. 
di   Ugo  Re  d' Italia    17. 
di  LoTTARio  Re  d'Italia  ii. 

CHe  tuttavia  fui  principio  di  quell'anno  folTero  in  bollore  le  con- 
trovcrfie  intorno  al  dominio  di  Roma  fra  il  Re  Ugo  ed   jllberico 
Q>)rroiotir-  l^atrizio  e  Confolc  de' Romani,  fi  raccoglie  da  Frodoardo  W,  che  la- 
ìhs  in  chr.  fciò  fcritte  quelle  parole:  DomnusOdo  jdbbas prò  puct  agenda  Inter  Hugo- 
nem  Regem  Italia ,  6?  Alhcricum  Romanum  Patricium ,  apud  eumdem  Regem 
laborabat.  Abbiam  già  veduto  di  fopra,  che  Szni'  Odone  Abbate  di  Clu- 
gnì  due  altre  volte  era  flato  chiamato  in  Italia  per  quello  medefimo 
affare.    Temo  io,   che  non   più  di  due  volte  egli   ci   veniflc.    Mi   fi 
rende  probabile,  che  feguifTe  pace  o  tregua   fra  quelli   due  competi- 
tori, al  vedere  tornati  di  quell'anno  in  Lombardia  i  due  Re.  o  fia  il 
W  -rf»''<»-  folo   Re  Ugo.    V'ha  un   loro   Diplòma   (0  con  cui  ad  intercelTionc 
[*ru\  à' Uberto  inclito  Marche/e  e  Conte  del  nojìr»  facrc  PaUzzo,  e  di  Elijiar- 

dt  illujìre  Conte ^  confermano  i  lor  beni  a  i  Canonici  di  Reggio.  Elfo 
fu  dato  ^arto  Idus  Junii  Anno  Dominica  Incarnéitionis  DCCCCXLII. 
Regni  vero  Domni  Hugonis   Regis   Xt^'II.    Lothsrii   XIII.  IndiSf.   XF. 
A£lum  Papia .  Con  altro   Diploma   furono  confermati  da  cffi   Re    per 
interpofizionc  di  Ambrojìo  l^efcevo  di  Lodi,  Hi.  Adevertt  refcovo  à\  Pa- 
(H)  ib.nìf-  dova  tutti  i  beni  della  tua  Chiefa .  Ivi  s' ha  queftc  Noce  {.à);   Datiim 
/'«•  34-       Oifavo  Kalendas  Junii.,  Anno  Dominici  Incarnationis  DCCCCXLtl.  Re- 
gni vero  Domni  Hugonis  XFI.  Lotharii  vero  XI.  Aclum  in  Garda  Opi- 
do.  Parve  a  me  originale  quel  Diploma.  Ora  fcmbrano  a  me  fcorretti 
gli  anni  de  i  due  Re,  e   fors' anche   manca   ivi   1'  Indizione .,   la  quale 
non  fi  folcva  ommetterc .  Scrive  in  oltre  lotto   quello   fleflo  anno  il 
fuddetto  Frodoardo  ;  Idem  vero  Rex  Hugo  Saracenos  de  Fraxinido  eorum 
munitione  difperdere  conabatur .  Pertanto  dovrebbe  appartenere  all'anno 
(e)  Liirt-      prefcntc  ciò,   che  fcrive   Liutprando   {e).   Cioè  che   avendo  Romano 
frand.  l.  5.  Jmperador  d'Oriente  inviato  uno   Ituolo  di  navi  a  requifizion  del  Re 
Ugo,  quelli   le   incammino   per   mare  a  Fraflìneto.    L'  arrivo  d'effe 
colà,  e  il  dare  alle  fiamme  tutte  le  barche  de' Saraceni,  che  quivi  {\ 
trovarono»  fu  quafi  un  punto  flcfTo .  Ugo  nel  mcdclimo  tempo  arri- 
vò per 


Annali    d      tali  a.  319 

vò  per  terra  a  Fraflìneto  colla  Tua  Armata.    Pertanto   non   fi   fidando  Era  Volg. 
i  Barbari  di  quella  lor  Fortezza,  l'abbandonarono,  e  tutti  fi  ridufiero  Anno  941. 
fui  Monte  Moro,  dove  il  Re  li  aflediò.  Avrebbe  potuto  prenderli  ivi^ 
o  trucidarli  tutti  >  ma  per  un  efecrabil  tiro  di  politica  fé  ne  a  Henne . 
Tremava  egli  di  paura,  che  Berengario  già  Marchcfe  d'Ivrea  fuggi- 
to in  Germania,  non  fopravenifie   in    Italia  con   qualche   ammaflo  di 
Tedefchi  e  Franzcfi .  Però  licenziata  la  flotta  de' Greci,  capitolò  con 
gli  alTediati  Saraceni  di  metterli  nelle  montagne,  che  dividono  l' Ita.- 
lia  dalla  Suevia,  acciocché  gli  ferviflero  di  antemurale,  cafo  mai  che 
Berengario  tcntafle  di  calare  con  gente  armata  in  Italia.  Non  è  a  noi 
facile  l'indicare  il  fito,    dove  a  coftoro  fu  afiegnata  l' abitazione .  So- 
lamente fappiamo,  che  a  moltiflìmi  Criftiani,  i  quali  incautamente  da 
lì  innanzi  vollero  pafiar  per  quelle  parti,  tolta  fu  la  vita  da  que' ma- 
landrini :  il  che  accrebbe  l'odio  e  la  mormorazione  de  gì'  Italiani  cen- 
tra di  quello  Re,  il  quale  lafciò  la  vita  a  tanti  fcellerati,  affinchè  potcffc- 
ro  levarla  a  tanti  altri  innocenti.  Secondo  i  conti  del  Padre  Pagi  (<>),  (a)  pa^ìus 
a"  quali  credo  ben  fatto  l'attenerfi,  mancò  di  vita  nell'anno    prefcnte  ""^    Annui. 
Stefano  FUI.  Papa.    Ermanno  Contratto  {b) .  Sieebcrto  {e)     ed  altri  fj^SI?' 
lo  atteltano.  Dal  iolo  Martino  Polacco  abbiamo  (rf),  eh  egli /«// wa-  nm  Contr»~ 
tilatus  a  quibufdam  Romanis:  il  che  ha  fatto  immaginare  a  i  fufleguenti  ^us  i»  chr. 
Scorici  ciò  avvenuto  per  ordine  di    Alberico   Prìncipe  di   Roma.    Ma  W  S'g'l>ir- 
non  e  Martino  Autore  dì  tale  antichità  e  credito,  che  la  fola  parola  ^'y^/'"^*'^'" 
di  lui  ci  abbia  da  legare  il  cervello.  Se   crediamo  ad   effb    Martino,  (d)  Martin. 
quefto  Papa  Stefano  fu  anche  natione  Germanus,  e  pure  nel  Catalogo  Polonus  in 
ben  più  antico  de' Papi,  pollo  avanti  alla  Cronica  del    Volturno  (0,  chromco. 
e  dal  Dandolo  (/),  e  da  altri,  egli  e  chiamato  Stephanus  FU.  Roma-  kJ/^^^w* 
nus .  Un  avvenimento  tale  nella  pcrfona  di  un  fommo  Pontefice  avreb-  p.  a,  r.  /. 
be  fatto  dello  llrcpito,  e  ce  ne  farebbe   menzione    preflo  di   qualche  «f.    Italie. 
Storico  di  que' tempi-  A  Stefano  fuccedettc  Marino  li.  Papa  di   na-  (') -D^'"^»'- 
zione  Romano,  erroneamente  chiamato  A/ar//«o  da  alcuni  Scrittori  an-  T,m    xu' 
tichi,  e  dallo    fteflb    Martino   Polacco.    Che   quefii  fofie   porto  nella  K,r.'  italk. 
Cattedra  Pontificia  prima  del  di  4.  di  Febbraio  dell'anno  feguente,  fi  {g)D.ichery. 
conofce  da  una  fua  Bolla  pubblicata  dal  Padre    Dachery   (^),   e   data.'"  ^t'"^'S- 
II.  Nonas  Februarii ,  Jnno  Pontificatus  Domni  noflri  Marini  fummi  Pon- 
tificis  &c.   Anno  l.  Menfe  Februarii.^  Indizione  /.Anzi  era  anche  in  pof-  (W)  Tatti 
fcfio  del  Pontificato  nel  dì  21.  di  Gennaio  d'eflb  anno  P43.   ciò   co-  Annali  Sa- 
ftando  da  altra  fua  Bolla,  prodotta  dal  Padre  Tatti   C^),  e  data  XIL  ""'  '^'  ^*"" 
Kalendas  Februarii.,  Anno   Pontificatus  Domni  no/ìri  Marini  fummi  Pon-  JlTctl'mie. 
tificis  8cc.  Secundo.  IndiSìione .  IL  cioè  nell'anno  944.  Però  con   tutta  Ar*bici*m.' 
ragione  fi  può  credere  innalzato  Marino  U.\n  quell'anno  al  Romano  p-  H-  t.  i. 
Pontificato.  La  mifcra  Sicilia  per  attellato  della  Cronica  Arabica  ('),  J^""-    ^'^''*- 
in  quelli  tempi  fi  trovava  in  gran  confufione,  perchè  il  furto  e  l'in-  iJ chro^l'» 
giudizia  dapcrtutto  godcano  paffaporto,  e  i  piìi  potenti  opprimevano  rem.  xii. 
i  più  deboli  .   In  Venezia  il  Doge  Pietro  Badoero,  fecondochc  dice  il  «"■•    it*ltt. 
Dandolo  (^),  finì  di  vivere  in  quell'anno,  e    conferita  fu    la   fua   di-  U  M»"?-'»- 
gnità  à  Pietro  Candiant  III.  Si  legge  nelle  mie  Antichità  Italiane  (/)  '^IjJl*  "' 


un  Di- 


IX. 


3  IO  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  un  Diploma  di  Ugo  e  Lottano^  in  cui  confermano  ad  Aribaldo  Vcfco- 
Anno  941.  i;o  di  Reggio  tutti  i  beni  e  privilegj  defila    Tua   Chiela,   dato   ^aito 
Jdus  yiugufti  Anno  Dominici  Icarnationis  DCCCCXLII.  Regni  vero  D$- 
mni  Hugonis  Regis  XFI.  Lothirii  XII.   Indièìione  XF.    A6ìum   Papia . 
Ma  nel  dì  iz.  d'Agofto  di  qucft' Anno  correva  V  Anno  XVII.  di  Ugo 
(a)  it»  o-  Re.  Leone  Oftienfe  («)  cita  un  Diploma  di  quelli  Re,   che   Angelo 
//#»/»<  chr.  jgjjj  Noce  aflerifcc  dato  Idus   Majarum   Anno   Dominici  Incarnationii 
'  '•*•"■  DCCCCXLII.  Regni  Domni  Hugonis  Regis  XVII.  Lotharii  XIII.  Indi- 
zione I.  Datami»  Palatio  Ticinenjì .  Ma  ancor  quello  e  fallato,  perche 
Y Indizione  I.  appartiene  all'Anno  fcgucnte,  fé  pur  non  fi  ricorre  all' 
Anno  tifano.  In  una  Cronica  nianufcruta  da  me  veduta  del  Moniftcro 
di  Subiaco,  fi  legge  memoria  di  un  Placito  tenuto  nel  di  zy.  d' Ago- 
fto  di  quell'Anno  da  Alberico  Principe  di  Roma,  in  cui  fu  decifa  una 
lite  vertente  fra  Leone  Abitate  di  Subiaco,  ed  alcuni  Cittadini  di  Ti- 
voli. 

Anno  di  Cristo  dccccxliii.  Indizione   i. 
di  Marino  II.    Papa   i. 
di  Ugo  Re  d'Italia   18. 
di  L  o  T  T  A  R I  o  Re  d' Italia  13. 


I 


N  quefti  tempi  maneggiò  il  Re  Ugo  il  matrimonio  di  Berta  fua  Fi- 
_  gliuola,  a  lui  nata  da  Bezola  fua  concubina,  e  giovane  di  bellezze 
rare  -con  Romano  Figliuolo  di   Cojìantino  Porfiregenito   Imperadore  de' 

(b)  tiut-      Greci.  (*)  Allorché  quello  Imperadore  mandò  la   flotta  in  aiuto   del 

frani,  i.  5.  Rc  Ugo,  fece  iftanza  per  avere  una  delle  di  lui  Figliuole  legittime. 

**/»•  J-  Di  quelle  Ugo  niuna  ne  aveva,  e  però  gli  cfibì  la  baltarda  o  fpuriaj 

ne  la  Città  di  Collantinopoli  la  rifiuto .  Ebbe  efecuzionc  quello  trat- 
tato nell'Anno  fcguente.  Ma  intanto  in  Germania  altro  che  nozze  an- 
dava manipolando  Berengario  Marchefe  d'  Ivrea    contra   del   medefimo 

(0  li.t.  8.  Re  Ugo.  (0  Fece  egli  piìi  iltanze  al  Re  Ottone  per  ottenere  un  corpo 
di  milizie  da  condur  feco  in  Italia^  ma  le  fece  indarno,  perche  non 
mancavano  irapcgni  e  bifogni  ad  Ottone  in  cafa  propria j  ed  oltre  a 
ciò  peroravano  in  favor  d'Ugo  i  regali,  che  di  tanto  in  tanto  egli  ne 
andava  ricevendo.  Trovavafi  con  Berengario  un  Gentiluomo  per  no- 
me Amedeo,  che  Liuiprando  chiama  opprime  nobilem,  pcrlonaggio 
di  fingolar  dellrczza  ed  accortezza  ornato.  Quelli  il  configlió  di  ri- 
volgere le  lue  fperanze  a  i  Principi  d'Italia,  fapendo,  che  tutti  erano 
inalconienti  del  Re  Ugo,  perche  d'ordinario  non  conferiva  le  cari- 
che, i  governi  e  i  Vcfcovati,  fé  nan  a  i  figliuoli  delle  lue  concubine, 
e  a  i  Borgognoni,  e  continuamente  cfiliava  i  Nobili  Italiani,  e  pel 
fuo  afpio  governo,  peggio  che  il  lupo  dalle  pecore,  era  odiato  da  i 
Popoli.  Si  tfibi  egli  di  venir  a  fcoprire  gli  animi  de' Principi  d'Ita- 
lia, e  in  faui  travellito  ^a  pezzente,  col  bordone  e  la  ufca  fen  venne 

in 


Annali     d'  Italia.  511 

in  compagnia  di  que' poveri  Pellegrini,  che  andavano  per  divozione  a  Era  Volg. 
Roma.  Segretamente  s'abboccò  con  affaiffimi  V'efcovi,  Conti,  e  No-  A^i^<o  943. 
bili  potenti  dell'Italia,  e  fpiò   i   lor   fcntimcnti   intorno   al    Re   Ugo, 
aprcndofi  ancora  con  quelli,  che  conobbe  più  portati  alia  di  lui  rovi- 
na.  Ma  non  potè  si  celatamence  condurne  l'impreia,  che    non   ne  a- 
vciFe  fentore  il  Re  Ugo,  ficcome  quegli,  che  manteneva  fpic  daper- 
tutto  .  Volarono  gli  ordini  di  cercarne  conto,  ma  Amedeo  andava  mu- 
tando abiti  :  fi  tinfe  con  pece  la  bella  e  lunga  barba,  che  fecondo  gli 
ufi  d'allora  anch' egli  portava  j  facea  cambiar  colore  a   i  capelli;   ora 
era  zoppo,  ora  cieco,  ora  affiderato;  e  in  una  di  qaeftc  figure  fi  pre- 
fcntò  anche  al  Re  in  compagnia  de  gli  altri  Poveri,  e  n'ebbe  per  ii- 
mofina  una  vede.   Dappoiché  ebbe  terminate  le  fuc  fliccende,   infor- 
malo delle  perquifizioiii,  che  d'ordine  del  Re  fi  faceano   alle   Chiufc 
fopra  tutti  i  pafieggieri,  per  iftradc  difaflrofe,  e  fgor  di  mano,  felice- 
mente fc  ne  tornò  in  Germania,  dove  fece   a  Berengario   il   rapporto 
delle  commìflloni  cfeguite .    Ancorché   Lupo    Protofpata   riferifca  all' 
Anno  941.  la  morte  di  Landolfo  I.  Principe  di  Benevento  e  di  Capua, 
pure  Camillo  Pellegrini  («),  diligentifiìmo  Scrittore  delle  memorie  de'  C^)  'f^T'' 
Principi  Longobardi,  ofTervò,  trovarfi  ancora  ne' primi  Mefi  di  queft'   "prir.cip.  ""' 
Anno  menzione  di  lui  ne  gli  Strumenti  antichi.  Crcdcfi  dunque,  eh'   Langohu,i. 
egli  terminifle  la  vita  nell'Anno  prefente  nel  dì  to.  d'Aprile.   Aveva 
egli  dichiarato  neir  Anno  P40.   fuo  Collega  nel  Principato  Landolfo  ì\.  • 

fuo  Figliuolo,  il  quale  dopo  la  morte  del  Padre  tardò  poco  a  pro- 
clamar Principe  e  Collega  Paldolfo^  o  fia  Pandolft  l.  fuo  Figliuolo, 
che  fu  poi  fopranominato  Cape  di  ferro  .  Abbiam  nella  Storia  facra  di 
Piacenza  (0  un  Diploma  (non  so  ben  dire,  fé  Documento  ficum  o  nò)  j) ^^j'^'n. 
di  donazione  fatta  in  queft' Anno  da  Ugo  e  Lottario  alla  Chiefa  di  c^'^^  j.  f. 
Santo  Antonino  d'cfia  Città  di  Piacenza  colle  fi-guenti  Note.  Data 
F.  Idus  Marta y  Anno  Dominici  Incarnationis  DCCCCXLIIL  Regni  vero 
Dumni  Hugonis  piijjìmi  Regis  XFll.  Lotharii  XI IL  IndiEìione  Prima . 
Return  Piacenti^ .  Ma  dee  eficrc  Lotharii  XII.  come  ^\  fcorgerà  da  un 
altro  Documento  fpettante  alla  medefima  Chiéfa,  e  dato  nel  giorno 
VII.  Idus  M*rtii  del  94f.  Ne  è  da  credere,  che  il  Re  Ugo,  come 
fi  legge  in  quefto  Diploma,  delTe  il  titolo  d' Imperadorc  a  Lottarlo 
Avolo  fuo  materno,  feppeilito  in  elTa  Chiefa  di  Santo  Antonino  con 
dire:  Pro  Dei  amore  i3  anima  Avii  nojlri  Lotharii  Imperatori! ,  cujus 
Corpus  infra  Bafilicam  SanSfi  Antonini  Martyris  humatum  quiefcit .  Sapeva 
Ugo,  che  l'Avolo  fuo  Lottario  era  llato  folamcnte  Re  della  Lorena, 
e  non  mai  Imperadorc .  Vedefi  prefib  il  fuddetto  Campi  una  dona- 
zione fatta  da  Bofone  Vefcovo  di  Piacenza  e  Figliuolo  baftardo  del 
Re  Ugo  alla  Chiefa  di  S.  Fiorenzo  di  Fiorenzuoli  con  quefte  Nore: 
Hugo  y  Lotharie  Filio  ejus,  gratia  Dei  Reges .,  Anno  Regni  eorum^  Hu- 
goni ,  Deo  propitit.,  Septimodecimo.,  Lotharii  lero  Terciodecimo  ^  VII.  die 
Mtnfis  Juhìì.^  IndiSlitne  Prima  ^  cioè  nell'Anno  prcfcnic . 

Tom.  y.  Ss  Anno 


312, 


Annali    d'  Italia. 


Era  Volg. 
Anno   944. 


(a)  L'mt- 
fniìid.  I. 
eaf.    8. 


(b)  IL  (.  9. 


(0    Conti- 
uuat.    Theo- 
phan.  n.  46. 
tn  Roman. 

LtCAp. 


(d)  Vghell. 
Itti.  Sdcr. 
Tom.    I. 
iit  Kfifcop. 
CamerÌH, 


Anno  di  Cristo  dccccxliv.  Indizione  ii. 
di  M  A  R  I  NO  II.   Papa  3. 
di  Ugo  Re  d'Italia   19. 
di  LoTTARio  Re  d'Italia  14. 

NOn  lardavano  gli  Ungheri  il  favorito  lor  mcftierc  d' infettar  col- 
le fcorrerie,  faccheggi,  e  ftragi  tutti  i  paefi  circonvicini,  ora 
comparendo  addoflb  a  i  Greci,  ora  in  Germania  e  Francia,  e  talor» 
ancora  in  Italia.  Circa  quelli  tempi  per  teftimonianza  di  Liutpran- 
do  C'»),  il  Re  Ugo  per  Icvarfi  d'addofTo  quefto  flagello,  che  fi  facca 
troppo  fpeflb  fcntire  in  Italia,  (labili  pace  con  loro,  comperandola 
nondimeno  con  dieci  moggia  di  denari.,  fé  pure  non  è  una  efagcrazionc 
di  quello  Storico.  Si  obbligarono  colloro  di  ufcir  d'Italia,  e  di  non 
ritornarci  più  con  dare  ortaggi  della  loro  promeHa.  Ugo  con  sì  belle 
parole  rapprefentò  loro  il  gran  bottino,  che  farebbono  in  Ifpagna, 
paefe  doviziofo  ed  intatto,  che  con  una  guida  loro  data  da  elfo  Re  pre- 
fero la  (Irada  a  quella  volta.  Sperava  Ugo,  che  non  tornerebbono  mai 
pili  indietro  j  ma  colloro  eflendofi  trovaci  incammini  afpri  e  fenz' ac- 
qua, per  timore  ài  morire  di  fete,  dopo  aver  dato  delle  buone  coltel- 
late alla  guida,  di  nuovo  comparvero  in  Italia,  da  dove  poi  palTarono 
in  Ungheria  {l>) .  Intanto  fi  effettuarono  le  Nozze  di  Berta  Figliuola 
del  Re  Ugo  con  Romano  Figliuolo  dell' Impcrador  Greco  Coftantim  j 
giovane  di  quattordici  ant;i .  Per  attellato  del  Continuator  di  Teofa- 
ne U)  fu  fpedito  a  levarla  in  Lombardia  Pafcalio  Protofpatario  e  Du- 
ca della  Lombardia,  cioè  de  gli  Stati,  che  i  Greci  Augulli  poffedc- 
vano  nel  Regno  oggidi  appellato  di  Napoli .  Sigefredo  Fefcovo  di  Parma 
fu  fcelto  dal  Re  per  Condottiere  della  Figliuola  alla  Corte  di  Coltan- 
tinopoli,  dove  arrivò  nel  Mcfe  di  Settembre ,  feco  portando  un  fuper- 
billìmo  treno  di  giocali  e  regali.  Secondo  il  collume  de' Greci  fu  mu- 
tato a  quella  Principerà  il  nome  di  Berta  in  quello  ài"  EuioJJìa .,  o  pu- 
re à' Eudaci*;  e  fcrivono,  che  dopo  cinque  anni  ella  mancò  di  vita 
con  fama,  che  il  Marito  non  l'avclTe  mai  toccata.  Abbiamo  nell' Ita- 
lia facra  C-^)  uno  Strumento  di  dotazione,  fitta  da  Eudo  Fefcovo  di  Ca- 
merino della  Chiefa  di  Santa  Maria  nel  Callello  di  Santa  Severina,  che 
ci  dà  cognizione  di  una  particolarità,  non  altronde  a  noi  nota.  Fu  Icritta 
quella  Carta  ^«w«^  Tncarnatione  Domini  nolìri  Jefu  Chrifli  DCCCXXLIF. 
Regnante  Domne  Hw^one  Nomdecimo  anno.,  ijf  Filio  ejus  Lothario  <^ti»' 
Rodecimo ,  excdlentijjlmis  Regibus ,  temporibus  Huberto  Filio  ejus  inclito  Mar- 
ch'ivni  atque  piiffimo  Dhcì  anno  Secundo  per  Indicìione  Tertia ,  Civitaie  Ca • 
merina  .  Manca  il  Mefe^  ma  V  Indizione  III.  indica  alcuno  de  gli  ul- 
timi quattro  Meli  dell'anno  prelente.  Forfè  in  vece  dell'*»»»  XF.^x 
Lottario  farà  (lato  ivi  anno  ^artodecimo .  Di  qui  noi  impariamo,  che 
non  contento  il  Re  Ugo  di  aver  creato  Uberto .^  fuo  Figliuolo  badar- 

do, 


Annali    d'Itai.ia.  313 

do,  Conte  del  Sacro  Palazzo,  e  Marchefe  e  Duca  della  Tofcaoa,  gli   Era  Voi». 
conferì  ancora  nell'anno  precedente  P4}.  il    Ducato   di    Spolcti,  e  ia  Anno  944. 
Marca  di  Camerino,  con  proFufione  di  grazie  fopra  la  medelìma  per- 
fona.  Adunque  Sarlione  o  Suriìone^  che  già   vedemmo   in   pofTeiTo   di 
quelle  contrade,  dovea  edere  o  morto,  o   incorfo    nella   dilgrazia  del 
Re  Ugo  (cofa  ben  facile  l'otto  un  sì  forpcttofo    Regnante)   ed  avere 
perduto  quc' governi.  Viene  accennata  fotto  queft' anno  dal  Padre  Ma- 
bilione  («)  una  Bolla  di  Papa  Marino  II.  confcrmacoria  di  tutti  i  pri-  (,>  Mabìll 
vilcgj  e  beni  del  celebratillìmo  Monillero  di   Monte  Calino.   Efla   fu  utnnal.  bc- 
fcritta  i»  Menfe  Januarìo  per  IndìEiionem  Secundam .  Datura  XII.  kalen-  ncditi. 
das  Fel>ruarti ,  anno  Deo  propìtio  Pontificatm  Domai  mjtri  Marini  fummi      '^  ^'  ^^' 
Pontificii  &c.  Secundo  itt  Menfe  Janusrio^  ladiStione  Secunda .   Un'altra 
fimil  Bolla  m  favore  del   tVIoniltcro  di   S.   Vincenzo   del    Volturno    fi 
legge  nella  Cronica  d'cflo  Moni  il  ero   (^)  in  McnJ'e   Marti» .,    Indizione  (b)  chronic. 
Secuuda.anm  Pontificatus  Domni  Marini  fummi  Pontificia  Secundo.   Nella   ^"^""'""'f- 
Itcfla  Cronica  abbiamo  la  confermazione  de' beni   ipettanti  al  Moniftero  rJ;._  "/,^//^" 
Suddetto  nel   Ducato  di  Napoli,  (cniiì  Imperante  Domm  Hojìro  ConJlMn- 
tino  Alagno  Imperatore  anno  XXXFI.  Jed  (^   Romano  Magno   Imperatorie 
anno  XX  III.  die  prima  Menjis  Februarii^  Indici  ione   Secunda.,   Neapo.im  . 
Quctte  Note,  indicanti  per  cagion  dell'  Indizione  l'anno  preieiue,  non 
fi  accordano  con  gli  anni,  che  dil   Du- Cangc  (0,   e  dal  F.  Pagi   (d)  (e)  Bu-cAn- 
fono  attribuiti  a  Cofiantino  Pcrfirogenito ^  e 'à  Kumano  Lacupeno .  Ne  cor-  S'  f^mil. 
rilp  indoiio  a  quelle  d'altri  Documenti   della  mtdelima   Cronica.    Ma  p^"-"''"- 
di  qui  aimen  ricaviamo,  che  durava  in   Napoli  ia   iovranita   de' Greci  ad  Jl^'^al 
Augullii  ed  cliere  (lato  allora  Pi incipe,  e  Duca  di  quella  liluUic  Cit-  Baion. 
tà  Giovanni  col  Fi^l.uolo  Alarm».,  creato  anch' efl'o  Duca,  lìccomc  fan 
fede  le  tcgucnti  parole  :  Nos  Johannes  in  Dei  nomine  emintntiJfiMus  Lon- 
[ul  £5?  Dax  prò  vi:e  nojira^  qu.im  CJ"  prò   vice  Marmi   Duca  Jilii  nojiriy 
^ui  infra  atatem  ej/'e  videtur. 

Anno  di  Cristo  dccccxlv.  Indizione   ifi. 
di  Marino  II.   Papa  4. 
di   Ugo  Re  d'Italia   io. 
di  L  o  T  T  A  R  I  o  Re  d' Italia   i  j. 

F Ecero  i  due  Re,   ftando  quefl'anno  in   Pavia,  donazione  di  una 
Corte  alla  Chiela  di  Santo  Antonino  di  Piacenza.   11  Diploma,  che 
fj  può  Icggeie  prefTo  il  Campi  (<•),  fu  Icriito  /^.    Idus  Mariti ,  Amo  (e)  Campì 
Dìminiae  Incarnatioms  DCCCCXLF .  Regni  vero  Domai  Hugunii  p'njjimt  ifior.diPia~ 
Regis  XIX.  Lotbaìii  vero  XU^ .  Indiiìiom  Tertia .  Actum  tapits .   Cam-  "''•  '^•-  •^• 
minano  egregiamente  quelle  Note.    Dice  ivi  il   Re    Ugo,  che  quella 
Corte  mhis  obvtnit  per  cartulam  donationis  ab   Ardingo   venerabili  Miiti- 
ncnfs  Ecclejia  Epifcopo .  Quello   Ardengo   Vefcovo   di    Modena  non   fu 
conuiciuto  dal  Suiuigardi,  né  dall' Ughelli,  e  però  fi  dee  ripone  nel 

S  s  z  Cata- 


314  Annali     D*  Italia. 

Era  Voli;.  Catalogo  dc'Vefcovi   Modenefi  fra  Goti/redo ,  e  Guido.  Ne  j  Diplomi 
Anno  945.  (jjj   Berengario  Imperadorc  fi  vede,  che  un'  Jrdengo  Vefcoro  fu  fuo  Ar- 
cicancelliere  fino  all'anno  911.  Qiiando  qucili  non  fcAe    (lato  Vefcovo 
di  Brefcia,  dovrebbe  tenerfi  per  quel  medefimo  Ardengo  Vefcovo  di 
Modena,  di  cui  fi  fa    menzione  in  quello    Diploma.    Lcggefi   ancora 
(a)  jintiq.    un'altro  Diploma  («)d'effiRc,  ferir t o ////.  Nonas  Martii^  coli' altre 
iiaì.  Dijjtr.  fudJette  Note}  come  ancora  un  Placito  (*)  tenuto   in    Reggio  Sexto- 
^-  decimo  Kalendas  Aprilis  colle  medeiime  Note.  Abbiamo  poi  preffo  l'U- 

'^Jerf'^    ghclli  (0  una  conferma  di  beni,  fatta  nella  metà  di  Agofto  da  elfi  Re 
(clvghtìi.    a  i  Canonici  di    Vercelli,    Idibus   Juguftì  anno    Incarnationis    Dominica 
Hai.  Sacr.    DCCCCXLF'  Regni  vero  Domni  Hugonis  XX.  Lotharii  'vero  XF.  Indi- 
Tom.  IV.  tn  ^lonc HI.  Documenti,  che  tutti  fervono  a  farci  conofcerc  le  tpoche  di 
Vclltìùnf     q'-iefti  Re  cominciate  ne  gli  anni  pi(S.  e  9^1.  Finquì  avea  tenuto  fal- 
do  la  fortuna  e  la  politica  del  Re  Ugo,  ma  finalmente  tutto  andò  in 
fafcio.  Le  iniquità  non  poche  da   lui   commefle,  il  tirannico  fuo  go- 
verno, l'avarizia,  per  cui  aggravava  forte  i   Popoli,  il  non  fidarfi  de 
gl'ltaliTni,  che  il  contracambiavano  col  non    fidarfi  punto  di  lui,  e  il 
conferire  i  podi  a  i  foli  (Iranieri,   a' quali   anche   con  facilità  li   leva- 
(dl  LìMpr     '^^1  furono  le  cagioni,  ch'egli  fu  rovcfciato  dal  Trono,   {d)  Con  po- 
uiji.  lib.  5.  che  truppe  calò  dalla  Suevia  Berengario  Marche/e  d' Ivrea ^  il  fofpirato 
tap.  IX.       da  tutti,  perchè  da  tutti  creduto,  ch'egli  foio  potcfle  liberar  l'Italia 
dall' odiato  Re  Ugo.  Venne  dalla  parte  di  Trento.    Da  Manajfe  Ar' 
civefcovo  d'Arlcs,  che  aveva  ingoiato  ancora  i  Vefcovati   di   Trento, 
Verona,  e  Mantova,  e  governava  in   oltre  la  Marca   di   Trento,   era 
flato  pollo  per  Cartellano  d'una  Fortezza  chiamata  Formigara  unChe- 
rico  fuo  fido  per   nome    Adelardo .    Con   quefto   Chcrico  abboccatoli 
Berengario,  s'impegnò  di  fare   Arcivefcovo  di    Milano  effo  Manaffc, 
qualora  egli  efier  volelTe  in  aiuto  fuo,  e  di  dare   ad    elfo    Adelardo   il 
Vefcovato  di  Como.  Prefe  l'efca  l'ingrato   ed  ambiziofo   Manalfe,  e 
non  folamente  cedette  a  Berengario  quella  Fortezza,  ma  cominciò  an- 
che a  far  grandi  maneggi  per  tutta  Italia  in  favore  di  lui.  Corie  ben 
predo  per  le  Città  di  Lombardia  la    fama   dell'arrivo   di    Berengario. 
Milone  Conte  di  Verona,  che  chiamato  alia  Corte  dal  Re  Ugo  per  fo- 
fpetti,  era  fcgretamentc  ofiervato  dalle  guardie,  fingendo  di  non  av- 
vcdcrfene,  diede  ad  cfie  una  lauta  cenaj  e  quando  vide  ognuno  ben' 
abborracciato,  ed  immerfo  nel  fonnoj  con   un   fole  fcudierc   fcappò . 
Giunto  a  Verona,  fece  immantinente  faperlo  a  Berengario,  e  il  rice- 
vette in  quella  Città.   A   Milone  tenne   dietro   Guido   Fefcovo  di   Mo- 
dena, che  a'iettato  dalla  promefia  di  un  buon  boccone,  come  dice  Liut- 
prando.  Maxima  iìla  Abbatia  Nonantùìa,  qu»,m  13  tunc  acquifivit^  anl- 
matus.,  fi  ribellò,  e  col  {uo  credito  fi  tirò  dietro  una  gran  folla  d'I- 
taliani .   A  quello  avvifo  accorfe  il  Re  Ugo  coll'cfercito,  e  pofe  1  af- 
fedio  a  Vignola,  Cartello  d'elfo  Vefcovo,   e  (mi   fia   lecito  il   dirlo) 
Patria  mia.   Anche  oggi.li  ha  qufrta  Terra,  fituata  prcflo  il  Fiume  Pa- 
naro, una  fnrte  Rocca  con  tre  alte  Torri}  e  dovca  anche  allora  ede- 
re Luogo  ben  fortificato  j  perchè  per  quanti  sforzi  Ugo  faccflc,  non 

pò  ce 


Annali    d'  Italia.  }^^ 

potè  cfpugnarlo.  Nel  tefto  ftampato  di  Liutprando  fcorrettamcntc  d  Era   Volg. 
legge  NiveoU .  Ha  da  cfTerc  lineala,  e  cosi  hanno    i   MSti.  Anno  94J. 

Mentre  il  Re  Ugo  attendeva  a  quello  affcdio,  invitato  Beren- 
gario dall'  Arcivefcovo  Jrderico^  fé  n'  andò  a  Milano,  dove  a  gara,  ab- 
bandonato Ugo,  concorrerò  i  potenti  Italiani,  tutti  per  ifmugnere  da 
lui  qualche  Governo,  o  Podere,  o  Moniftcro,  o  Vefcovato.  Beren- 
gario, allora  povenOìmo,  con  larga  mano  a  chi  prometteva,  a  chi  di- 
fpenfava  la  roba  non  fua,  ftudiandofi  di  contentar  chiunque  fi  dichia- 
rava per  lui.  Quantunque  reftafTc  in  sì  gran  burafca  affai  collcrnato 
l'animo  del  Re  Ugo,  pure  corfo  a  Pavia  prcfe  il  buon  partito  W  d'in-  (a)  idem 
viare  il  Figliuolo  Lattario  a  Milano,  per  pregare  non  folamcnte  Be-  lib.y$.fi. 
rengario,  ma  il  Popolo  tutto,  che  fé  joro  non  piaceva  di  avere  pili 
per  Re  effb  Ugo,  almeno  per  amore  di  Dio  teneflero  per  Re  il  fuo 
giovinetto  Figliuolo,  che  nulla  avea  loro  fatto  di  male,  e  ch'cffi  po- 
trcbbono  allevare  e  governare,  come  meglio  loro  piacefle.  Fece  tal' 
imprcnìone  e  compaflìone  nella  Dieta  di  Milano  la  prcfenza  ed  umil- 
tà di  I.,otTario,  proftrato  davanti  alla  Croce,  che  corfi  ad  alzarlo  il 
proclamarono  di  nuovo  loro  Re  e  Signore.  In  queflo  mentre  non  cre- 
dendofi  il  Re  Ugo  ficuro,  ufcì  di  Pavia  con  tutto  il  fuo  immenfo  te- 
foro,  e  s'inviava  verio  l'.'^lpi  per  ufcire  d' Italia:  quand' ecco  gii  giu- 
gnc  avvifo,  che  erano  contanti  gl'Italiani  di  averla  tuttavia  per  Re. 
Venne  quella  inafpcttata  rifoluzione  dall'accorto  Berengario,  come  poi 
fi  feppe,  non  piacendo  a  lui,  che  Ugo  portafie  oltre  a' monti  tanta 
copia  d'oro  e  d'argento,  con  cui  avrebbe  potuto  tirar' in  Italia  i  Bor- 
gognoni ed  altri  Popoli,  per  riacqui ftar  colla  forza  il  perduto  Regno. 
Era  in  qucfti  tempi  Vefcovo  di  Brcfch- Giufeppe ^  Prelato  giovane  d'e- 
tà, vecchio  di  collumi.  Berengario,  che  faceva  già  parlar  di  sé  tutta 
l'Italia,  (avvifandofi  ciafcuno  'ii  mirare  in  lui  un  nuovo  Davidde,un 
nuovo  Carlo  Magno)  cominciò  ben  tallo  a  farla  da  Tiranno.  Scnz». 
motivo  alcuno,  fenza  coni'glio  de'Vefcovi,  tolte  a  Giufeppe  quella 
Chiefa,  e  conferiila  ad  /intorno^  che  la  tenne  fin  l'anno  960.  Tutto- 
ché con  giuramento  avefle  promefTo  al  fopra  mentovato  Adelardo  il  Ve- 
fcovato di  Como,  pure  per  amore  dell' Arcivefcovo  di  Milano  lo  con- 
ferì ad  un  certo  Waldone^  che  per  teftimonianza  di  Liutprando  fece 
un  mondo  di  mali  in  quella  Dioccfi  con  facchcggi  delle  campagne, 
con  acciccamcnti  di  varie  pcrfonej  e  ad  Adelardo  diede  la  Chiela  di 
Reggio.  Fu  vicino  ancora  a  cacciar  dalle  loro  Sedie  Bofone  Veicovo 
di  Piacenza,  figliuolo  fpurio  del  Re  Ugo,  Liutfredo  Vefcovo  di  Pa- 
via j  ma  guadagnato  fcgretamcnte  con  oro  da  elfi,  mollrò  di  lafciarli 
per  amore  di  Dio  in  pace .  Quelle  fuc  fregolatc  procelTure  le  raccon- 
ta in  un  fiato  Liutprando  >.  ma  io  non  farci  la  figurtà,  che  tutte  fuc- 
ccd'vffero  in  quelli  tempi.  Anzi  quando  fuflìfleire  uno  Strumento  di 
Adelard»  Vefcovo  di  Reggio,  da  me  pubblicato  W,  e  fcntto  Ann»  (b)  A-nt'm. 
Domni  Rugeni  Serenijpmi  Regis  XV  il  lì.  Lotharii  vero  Filii  ejus  fimilìter  italk.  Dif- 
Rcx  X.IV  Kalendis  Januarii^  IndìFìkne  li.  (non  fo  bene,  le  fpettante  f"*-  ^^• 
all'anno  P4}.  o  al  P44.  perche  v'ha  del  difetto  in  quelle  Note)  tra- 

bal- 


3i<)  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  b.illercbbe  l'anerrionc  di  Liiuprando  incorno  alb  perfonad'cfTo  Adf- 
Anno  946.  lardo,  oltre  al  i'aperfi  da  Donizonc  ('«),che  Adelardo  fu  amici/lìmo  di 
(*^  z^""'^"  uideltiide  Moglie  del  Re  Lottario,  e  l'aiutò  contra  di  Berengario.  Scri- 
'tkild.  libA'.  ^^  'ot^°  quelt'annD  Frodoardo:  (i)  Hugo  Rex  Italia  Regno  depulfus  a 
(h)  FroJear- fuis  ^  (^  FiUus  ìpfius  iti  Regnum  fufceptus  cfi .  {*)  Ma  che  relUlle  tut- 
iminchrt-  tavia  in  Italia  per  qualche  tempo  con  titolo  di  Re  eflb  Ugo,  non  fé 
""*'  ne  può  dubitare,  e  lo -confefla  dipoi  lo  ftcflb  Frodardo. 

Anno  di  Cristo  dccccxlvi.   Indizione   iv. 
di  Agapito  II.  Papa    i. 
di  Ugo  Re  d'Italia  ii. 
di  LoTTARio  Re  d' Italia  1 6, 

(e)  Idem  '^Otto  il  prefentc  anno  fcrive  Frodoardo  CO:  Hugo  Rex  Italia  a  fuis 
iiid.  ^  i»  Regnum  rccipitur:  il  che  ci  può  far  credere,  che   fuccedeile  fui 

principio  di  quell'anno  parte  di  quello,  ch'io  ho  raccontato  nel  pre- 
cedente. Aggiugne  poco  dappoi  quello  Storico;  Mariaus  Papa,  decef- 
ftt^  CS?  pax  Inter  Albencum  Patricium  13  Hugonem  Regem  Italia  depaci- 
fcitur .  Certo  è,  che  Papa  Marino  li.  fu  chiamato  da  Dio  a  miglior 
vita  in  quell'anno,  ed  ebbe  per  fuccefTore  nella  Cattedra  di  San  Pie- 
tro Agapito  II.  di  nazione  Romano.  Quel  depacifcitur  vnoi  dire  in  buon 
Latino,  che  fegui  finalmente  pace  fra  li  Re  Ugo ^td  Alberico  Patrizi»^ 
o  fja  Principe  di  Roma  ;  perciocché  Ugo  vergendoli  ornai  ridotto  in 
baffo  Uato,  lafciò  andar  le  vecchie  prctcnlioni,  e  convertì  per  forza 
in  amicizia  la  nimitta  finqui  follenuca  con  Alberico  fuo  Genero.  Ma 
fcnza  prò.  Imperocché  gl'Italiani,  Iccondo  1' atteltato  di  Liutprando 
(d)  liutfr.  Storico,  {d)  lafciarono  bene  il  titolo  di  Re  ad  elfo  Ugo  e  Lottarlo, 
Ut. S.C. 14.  ma  co  i  fatti  né  pur  li  confideravano  come  Conti.  All'incontro  Be- 
rengario riteneva  bensì  il  nome  di  Marchete  d'Ivrea,  ma  prelfo  di  lui 
(lava  tutto  il  potere  e  l'autorità  Regaie.  Quello  luo  afccndentc,  e  un' 
aria  di  gran  cortcfia,  accompagnata  da  un  credito  di  moka  liberalità, 
furono  le  cagioni,  che  i  Genitori  d'clTo  Liutprando  di  nazione  Pave- 
fe ,  giudicarono  rara  fortuna  il  poter'  accomodare  a  i  fervigj  di  lui  il  Fi- 
gliuolo, allora  affai  giovane,  ma  giovane  di  buon  talento,  amator  del- 
le belle  Lettere,  e  pento  nella  Lingua  Latina  e  Greca.  Bifognò  non- 
dimeno comperar  con  immenlì  regali  il  di  lui  impiego,  confiftcntc 
nell'effere  Segretario  delle  Lettere  d'effo  Berengario.  £i  ad  fervien- 
ium  (dice  egli)  me  tradunt:  cui  etiam  immenfis  oblatis  tHuneribus^  fecre- 
torum  ejus  coujlium,  ac  Epijlalarum  conjìituunt  Signatorem.  Ma  del  fuo 
lungo  e  fede!  fervigio  mai  pagato  ben  fu  col  tempo  il   milcro  Liut- 

pran- 

(*)  Ugo  Re  d' Italia  cacciato  fu  dal  Regno  da'  fuoiy  ed  il  fuo  Figlia  accet- 
tato nel  Regno. 


Annali    d'  Italia.  3x7 

prando,  e  però  non  ccfla  d'inveire  contra  d'eflo  Berengario  e  di  fVil-  Era  Volg. 
la,  o  fia  Guilla.  Tua  Moglie,  ch'egli  ci  vuol'ancFic  far  credere  adulte-  ^•"*<»  94^* 
ra,  fecondo  il  confueto  tenore  della  fua  penna.  Peggio  ancora  ne  avreb- 
be detto,  fc  avefle  continuata  la  fua  Storia,  e  fc  quefta  foflc  a  noi  per- 
venuta intera. 

Qualche  mutazione  dovette  feguire  in  quefti  tempi  nel   Ducato 
di  Spoleti,e  nella  Marca  di  Camerino,  fé  non  c'inganna  il  Catalogo 
de  i  Duchi  di  Spoleti  ("),  porto  avanti  alla   Cronica  di   Farfa,   dove  (a)  chroni- 
leggiamo:  ^««0  DCCCCXLFl.  Benefatius  (^   Thebaldus  Duces :  il  che  ««»  rarftn- 
fembra  indicare,  che  non  più  fignoreggiafle  ivi  Uberto  Figlio  del  ^c -^' ^^'"  ^*: 
Ugo,  ma  bensì  Bonifazio  e  Tebaldo  fuo   Figliuolo.    Lo    ftefTo   Autore 
di  quella  Cronica,  dopo  aver  narrata  la  morte  di   Alberico   Prìncipe  di 
Roma,  avvenuta  neir  Anno  9f 4.  fa  menzione  Marchionis  Thebaldi^  qui 
tunc  Sabinenfibus praerat .  E  in  un'altro  Catalogo  de  gli  Abbaiti  di  Farf» 
è  regi  (Irato  Radfredus  Presbyter  ^   Mbas  temporibus  Hugonis  Regis^  6? 
Hlotharìi  Filii  ejtts,  (^  Theobaldi  Ducis .  Seg-uita  poi,  Campo   Presbyter 
£5?  Jbbas  temporibus  Hugonis  ^   Hlotarii  filii  ejus  Regum^   ^  Domni 
Lconis  Papa ,  £j?  Bonefacii  tjf  'Thehaldi  Filii  ejus  Ducum .  Pertanto  ab- 
biamo bartevol  fondamento  di  credere,  che  non  piacendo  al  Marchete 
Berengario  tanto  accrefcimenro  di  potenza  in  Uberto  Figliuolo   bartardo 
del  Re  Ugo,  il  quale  a!  Ducato  della  Tofcana  aveva  aggiunto  quello 
di  Spoleti,  e  la  Marca  di   Camerino:    hcc^c   in  maniera,  ch'egli   fi 
contentafTc  del  primiero,  e  fofTe  creato  Bonifazio  Duca  e  Marchefe  di 
Spoleti  e  di  Camerino.  Ebbe  quefto  Bonifazio  un  Figliuolo  appellato 
Tcobuldo^  il  quale  abbiam  già  detto  trovarli  Duca  e  Marchefe  di  quelle 
contrade  nelr  Anno  9^4.  Di  fopra  all'Anno  89^.  ci  comparve  mento- 
vato da  Liutprando  {b)  un'  Ubaldo  Padre   di   quel    Bonifazio,  qui  pofl  (b)    Uutfr. 
mflro  tempore  Camerinorum  y  Spoletinorum  exjiitit  Marchio.  Similmente  nifi.  Uh.  i. 
fu  da  noi  trovato  all'  Anno  913.  in  aiuto  del  Re  Rodolfo  quefto  Bo-  "P-  7- 
ttifazioy  fcrivcndo  il  medcfìmo  Liuf prando  (e):  Dederat  Rex   Rodulfus  (e)  idem 
Waldradam  Sororem  fuam,  tam  forma,  quam  fapientia^   <ju£   nunc  ufque  H^-^^'C-^^- 
fupere/l,  honefiam  matronam,  conjugem  Bonifacio   Corniti  potcntiffìmo,   qui 
nofìro  tempore  Camerinoram  ac  Spoletinorum  exftitit  Marchio.   (*)  Si  può 
ora  chiedere,  in  qual  tempo  quefto  Bonifazio   confeguifTe   le    Marche 
di  Spoleti  e  di  Camerino.  Tengo  io  per  fermo,  che  folamente   nell' 
Anno  prefente,  e  ciò  per  le  ragioni    da    me   addotte    nelle    Antichità 
Italiche  {d) .  Quivi  ancora  ho  fatto  conofcere,  che   queftio   mcdcfimo  (d)  Antìq. 
Bonifazio  fu  di  Nazione  Ribuaria,  e  fi  può  credere  che  foffe  Suocero  it*ìic.  Dif- 
del  fuddetto  Uberto  Marchefe  di  Tofcana.  Per   atteftato   di    San    pjer  /*'"'•  ^•^^*' 
Damiano  iOtUbertus  Marchio,  pater  Hugonis  Marchionis  {ài  Tofcana)  namiln!" 

fili  US        l.T.E/ift.ll.. 

(i)  ^vea  dato  il  Re  Rodolfo  Valdrada  Sorella  fua,.  matrona  onorata  sì 
per  la  bellezza,  sì  per  la  faviezza,  che  fin'' ora  e  fi  ile,  per  moglie 'a 
Bonifazio  Conte  potentijjimo ,  che  al  mflro  tempo  è  Marchefe  di  Came- 
rino e  Speleti . 


3z8  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  fiìius  naturaUs  Regis  Hugonis^  Guillam  major is  Boni f adi  Marchioiiis  Fi' 
Anho  946.  lifffft  eonjugali  fibi  fxdere  copulavit .  (*)  Chiima  egli  Bonifazio  maggiore 
il  fopra  nominato  Bonifazio  Marchefe  di  Spolcci  e  di  Camerino,  per- 
chè vedremo,  che  un  fuo  Nipote  chiamato  anch'cffb  Bonifazio  fu  poi 
Marchefe  (e  probabilmente  di  Camerino)  nell'Anno  loop.  e  quefti 
fecondo  Sin  Pier  Damiano  doveva  eflcre  Bonifazio  minore. 

Intanto  véggendo  il  Re  Ugo  fé  llcfro  caduto   in    troppo   difprc- 

gio  preffb  gl'Italiani,  e  fors' anche  paventando  p'ggio  da  Berengario 

e  da  altri,  ch'egli  ingiuftamcnte  aveva  aggravati  ed  offefi,  determinò 

(»)    l'mtpr.  in  fine  la  fua  ritirata  fuori  d'Italia,  {a)  Pertanto   dopo   aver   finto   di 

hi.  5.  e.  14.  f^^  pjj,g  j,Qf,  Berengario,  per  moftrar' anche  una  fomma  confidenza  con 

lui,  raccomandò  alia  di  lui  fede,  e  come  ad  un  caro  amico,  il  Figliuolo 

Lottario .  Andoflene  dipoi  in  Provenza,  feco  portando  gl'immcnfi  fuoi 

tefori;  il  che  non  s'accorda  con  quanto  s'è  detto  di  (opra,  cioè   col 

ripiego  prefo  da  Berengario,  affinchè  non  pafl'afle  tanto  oro  di   là  da' 

monti ,  fé  non  che  Ugo  era  più  furbo  dello  fteflo  Berengario.  Ch'egli 

non  fofle  più  in  Italia  nel  di  19.  di    Maggio,    lì    può   raccogliere  da 

(b)  VthtU.    una  donazione  fatta  dal  Re  Lottario  (*)  alla  Chiefa  di  Reggio,  fenza 

ital.  Sdcr.    far  menzione  alcuna  del  Padre .  Il  Diploma  fu  dato  Xlf^.  Kalendas  Ju- 

Ttm.  V.       ffii^  jnno  Dominici   Incarnationis  DCCCCXLF'I.  vinno  Domni  Latharii 

i»   jtfpind.  j^frji  pgr  ìndiSìion.   IV.   AUum   Papi^ .    Nulladimeno  ho  io   veduto 

neir  Archivio  Arcivefcovale  di  Lucca  una  Carta   pecora   fcritta  jlnn» 

XXI.  Hugonis^  6?  XFI.  Letharii  Regis.,   Tertio   Nonas   Auguflì^   Indi- 

Biotte  IV.  cioè  neir  Anno  prefente,  immaginandomi  io,  che  alcuni  fc- 

guitaflcro  a  chiamarlo  Re  anche  dopo  la  di  lui  ritirata  dall'Italia. 

Anno  di  Cristo  dccccxlvii.  Indizione  v. 
di  Agapito  li.  Papa    i. 
di  Lottario  Re  d'Italia    17. 

TRovandofi  in  Provenza  l'abbattuto  Re  Ugo,  Raimondo  Principe 
d'Aqutania,  commolfo  dalla  fama  delie  aiportate  ricchezze,  gli 
fu  alla  vita  con  cfibirfi  di  mettere  inficme  un  groffb  efercito,  badante 
nd  atterrar  Berengario,  e  a  rimettere  lui  fui  Trono  .  Tante  gliene  diffe, 
che  giunfe  a  cavargli  da  i  coffani,  e  più  dal  cuore,  una  gran  fomma 
di  danaro.  Si  fcppe  in  Italia  quella  fparata  di  Raimondo.  Liutprando, 
che  era  allora  a'fervigj  di  Berengario,  fcrive  che  fé  ne  fecero  le  ri- 
fate,  efTmdo  aflai  nota  la  vilù  di  quella  gente,  la  quale  in  fatti  nulla 
poi  operò  in  aiuto  d'cflb  Ugo.  Aggiugnc  lo  ftcflb  Storico,  che  Ugo 

da 

(*)  Uberto  Marchefe ,  padre  di  Ug$  Marchefe  (  di  Tofcana  )  Figlio  natu- 
rale del  Re  Ugo  prefe  in  moglie  GuìUj  Figlia  del  maggior  BoHÌfazÌ9 
Mtrcbefe . 


Annali    d'  Italia.  319 

da  lì  a  non  molto  diede  fine  a'fuoi  giorni,  con  lafciarc  il   lefbro  fuo  Er*  Volj, 
a  Birta  fua   Nipote,  Vedova  di   Bojone   Conte  d'Arles,   fpofaca   poco  Anno  947. 
prima  dal  mcdcfimo  Raimondo,  indegno  per  la  fua  fparutezza  di  così 
bella  moglie.  Si  può  credere  fucccduta  in  quell'Anno  la   morte   fua, 
perchè  nelle  Cronichettc  de  i  Re  d'Italia,  da  me   date  alla   luce  (<»)  (») j4>ie<-dtt. 
fi  legge,  ch'egli  regnavit  Amos  XXI.  expUtos ^  'i^  Menfes  IX.  ^  dies  Latin.  T.ii. 
III.  Computando  gli  Anni,  che  dopo  lui  regnò  Lottario  fuo  Figliuo- 
lo, viene  a  cadere  la  morte  fua  nel   di  z^..   d'Aprile  dell'Anno   prc- 
fentc  947.  Scrive  Leone  Ofticnfe  (^),  che  Ugo  lafciato  il  Regno  al  (h)  ttt 
Figliuolo,  (i  )  i»  Burgundi^  Cam  emiti  thefauro  fuo.,  ^  univerfu  divitiis  ^ft"'d>' 
recejjìt.,  ibique  Manafterium  de  propriis  Jumtihus  ditijjìmum  confi)  ucns  .^  quod  ''^'  ^-  *•  *^'- 
fanclus  Petrus  de  Arie  nuncupatur .,  in  eodcm  Mo.ìachus   ejì   effeSìus .    Ma 
fi  ticn  per  fermo,  che  l'Oltienie  abbia  fallato   in    credere   fabbricato 
dal  Re  Ugo  quel  Moniftero,  ed  oltre  a  ciò   il   Padre    Mabillone  (f)  W  V"*'-'. 
mette  in  dubbio  il  di  lui  Monacato.  Nulla  di  quello  dice  Liutprandoj  ^'"f'-  ^'- 
che  meglio  ieppe  le  azioni  di  lui >  ma  bensì   dice,  che   Ugo    tornato  ^„„.    p^j. 
in  Borgogna  (l'otto  il  qual  nome  li  comprendeva  allora   anche  la  Pro- 
venza) (z)^rm  <r/?  viam  univerfét  carms  ingrejfus .  Non  è  improbabile, 
che  vcggendo  egli  imminente   la   morte,   veitilTc   l'abito    Monadico: 
che  quelio  era  ufo  d'allora.  Reftato  incanto  in  Italia  il   Re  Lottarti^ 
poco  impaccio  fi  dovette  prendere  in  governare  i  Popoli,  perché  go- 
vernato da  Berengario  Marchcfe  d'Ivrea:  cioè  agnello  confegnato   alla 
cuftodia  del  lupo.  Abbiamo  fotto  quell'Anno  dal  Protofpata  (i^),  che  ^-.^  . 
introierunt  Ungari  in  Italiam ,  13  perrexerunt  ufque  Hydrumum .  Et  Pia-  Protojfnt*. 
tepidi  ( Generile  óe' Greci)  fedii  in  Civitate  Cuperfani^,  Et  fuit  eo  Anno  chrtnic. 
huìH  interitus  per  omnem  terram.    Anche   alla   Lombardia   circa  quelli  ^"^ /•  ^tr. 
tempi  toccò  un' indifcrcta  vifita  degli  Ungheri,  per  attcltato  di  Liut-  ^"'^"' 
prando  (0,  eflendo  comparfo  in  quelle  contrade  Tajfi  Re  di  que'Bar-  (e)    L'mtpr. 
bari  con  un  copiofo  cfercito.  Berengario   colia   forza  non  dell'armi,  W.  j.  ai. 
ma  di  gran  quantità  d'oro,  il  fece  ritornare  addietro}  e  non  già  coli' 
oro  fuo,  ma  con  quello,  che  raccolfe  dalie  Chicfe  e  dal  povero   Po- 
polo, con  avere  impollo  un  tcllatico  di  un  denaro  d'argento  per  ca- 
dauna perfonaj  e  lo  pagavano  infino  i  fanciulli  iattanti  dell'uno  e  dell' 
altro  feflb.  Colla  fomma   di  tanto  argento  raccolto,  con  cui   mifchiò 
del  rame,  fece  battere  dieci  moggia  di  denari,  co' quali  foddisfece  all' 
accordo  Ilabilito  con  gli  Ungheri}  e  per  se  ritenne  da  buon'economo 
tutto  quanto  egli  avea  tolto  alle   Chicfe .    Non   par   credibile    per  la 
lontananza  de' pacfi,  che  quello  foflc  il  corpo  d' Ungheri,  di  cui  poco 
fa  parlò  Lupo  Protofpata,  e  che  arrivò  ad  Otranto  .   Nella   Storia 
Tom.F.  Te  Ara- 

(0/  ritirò  itt  Birg$gna  con  tutto  il fut  t eforo  e  tutte  le  ricchezze.,  ed 
ivi  a  fue  fpefe  fabifticatido  un  ncchiffimo  Monijìero,  detto  S.  Pietro 
i"  Arlesy  nel  medejimo  fi  fece  Monaco. 

{i)  ìh  breve  mori. 


33©  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Arabica  di  Abulphcdà  fi  legge  (<»)  ,  che  in  queft'  Anno  Aìmanfort  Re 
AsNo  948.  de' Saraceni  AfFiicani  diede  l' Ifola  di  Sicilia  in  feudo  ad  Alallano  Fi- 
(n)  Chrani-  glmolo  di  AH,  clie  fu  obbligato  a  fare  una  gran  guerra  in  quelle 
)>.  11.  T.  I.  parti,  ma  con  buon  lucceno,  perche  ndune  quin  tutta  queir  Irola 
ìur.  itdic.  l'otto  il  fuo  dominio.  Un'altra  Cronica  Arabica  aHerifce,  che  coftui 
niifc  buon'ordine  in  tutta  la  Sicilia,  governandola  con  lìngolar  ret- 
titudine. 

Anno  di  Cristo  dccccxlviii.  Indizione  vi. 
di  Agapito  II.  Papa   3. 
di  LoTTARio  Re  d'Italia    18. 

IN  queft' Anno  ancora   truovo   io   Ltttari»,  che  efercita  l'autorità 
Reale.  Ad  iftanza  di  Dcodato  ^tfcovo  di    Parma  egli   dona   alcuni 
(b)  -rfo/if.     poderi  ad  un  certo  Liudono  i'uo  Vaflailo, con  Diploma  (0  fpcdito  Xiy. 
^ftrt"  tu'.      Kalendarum  Februariarum  Anno   Domìmca  Incarnationis  DCCQCXLFII. 
Anno  vero  Lotharii  Regis  XFll.  IndìEliune  FI.  Aclum  PapiéC .  Qui  vo 
io  credendo  adoperato  l'anno  Fiorentino  e  Veneto.  Preflb  a  que' Po- 
poli l'anno  DCCGCXLVII.  correva  fino  al  dì  Zf.  Marzo  del  noUro 
anno  P48.  Ne  vedremo  altri  efcmpli  fra  poco.  Un'altro  fuo  Diploma 
(e)  ìhìàtm.    ho  io  prodotto  (0,  dato  XV 111.  Kakndas  Julii  Anno  Dominici  Incar- 
naùmis   DCCCCXLVIII.    Regni  autem   Dumni  Lotharii  piijjìmi    Regis 
XVI U.  Indizione  VII.  A^um  Parma .  Qin  ha  da  eflerc  l' Indizione  VI. 
Dona  elTo  Re,  a  richicfta  di  Atttne^  o  (ia  di  yf^zo,   Vefcovo  celebre 
di  Vercelli,  tre  Corti  a  i  Canonici  di  Parma}  cioè  due  polle  nel  di- 
Itretto  di  Parma,  &  Guilzacara  (oggidi  S.  Ccfario)  infinibus  Mutinen- 
ftl>us.,fub   Strafa  Regia  non  longe  a  fltivio  Scultenna .  Aggiungafi  un  al- 
{di  C»mfi    tro  fuo  Diploma  pubblicato  dal  Campi  (<^),  in  cui  a  petizione  di  Guido 
iftor.difU-  Vefcovo  di  Modena,  e  di  Adelardo  Vefcovo  di  Reggio   confermi   tutti 
«»*.  X.  /.   j   lor  beni  a  i  Canonici  di    Piacenza  .'Le   Note   di  quel    Documento 
fono  le  feguenti.  Datcì  Idibus    Februarii^   Anno  Dominici   Incarnationis 
DCCCCXLVIII.  Regni  vero  Domni  Lotharii   XVII.    Indizione   Sesta  . 
Aclum  Mediolani.  Qui  è  l'anno  noltro  volgare}  ma  chi  sa,  che  l'ori- 
ginale non  abbia  l'anno  Fiorentino  DCCCCXLVIL?   Finalmente   un 
i\j  ù«uì    altro  Diploma  ho  io  dato  alla  luce  (0,  che  ci  fa  vedere  elfo    Re  in 
tJt  Itale'  Lucca  nel  dì  V.  di  Luglio  dell'anno  prcfcnte,  correndo  1'  Anno  XVIII. 
Vijfert.tó.     del  fuo  Regno,  come  ha  l'originale,  e  non  già  XVII.  come  per  er- 
ror  del  Copiila  fu  ftampato.  E"  un  privilegio  conceduto  ;«/f-rvff«^«  y 
petitione  Aledrami  incliti  Comitii .  Qiiefti  e   forfè   Aleramo.,  che    fu  poi 
primo  Marchefc  del  Monferrato.  Si  può  credere,  che  il  Re  Lottario 
al  vederi!  così   abbandonato   alla  difcrezione   di   Berengario    Marchefc 
d'Ivr.-a,  conlìgliato   da  i  fuo;  ricorrelTc   alla   protezione  di    Cojlantino 
Perfirogenito  Imperador  d'Oriente,  giacche  Berta  fua  Sorella  era  ma- 
ritatala Romano  iuniorCj  Figliuolo  d'eflb  Au^ulto,  e  dichiarato  anch' 

egli 


Annali    d'  Italia.  531 

egli  Collega  nell'Imperio,  correndo  il  Mcfe  dr  Luglio  dell'anno  prc-  Er4  Volg. 
fcnte.  Liutprando  W  ci  afllcura,  avere  efTo  Imperador  Coflantìno  per  Anno  948. 
mezzo  di  Andrea  Conte  della  Curia  inviate  Lettere  a  Bereng;irio,  colle  ^^^  /'"/'? 
quali  gli  fignificava,  che  avrebbe  con  piacere  veduto  qualche  Ambi- 
fciatore  di  lui,  per  fargli  conoscere,  quanto  amore  egli  pcrtafle  alla 
di  lui  perfon.i .  Chiaramente  poi  e  caldamente  gli  raccomand'.va  d'ei- 
fere  ben  fedele  al  giovane  Re  Lottarlo,  di  cui  fapeva,  eh'  egli  era 
Aio  e  Governatore.  Già  fi  dovea  temere  o  prevedere  quel  che  da  lì 
a  non  molto  avvenne.  Berengario,  che  nulla  volea  fpendere  del  fuo  in 
tale  ambafceria,  s'avvisò  di  proporre  quefto  viaggio  ed  impiego  allo 
fteflb  Liutprando,  allora  Segretario  fuo,  come  ben  pratico  della  Lin- 
gua Greca.  Perco  indunc  il  di  lui  Padrigno,  uomo  facolrofo,  a  far 
gullare  quella  fcelta  al  Figliaftro,  e  a  provvederlo  ancora  di  rutto  il 
bifognevole  per  sì  fatta  fpedizionc,  con  promettere  mari  e  m  >iui  all' 
uno  e  all'altro.  Non  fi  sa  l'anno  prccifo,  in  cui  Liutprando  cfcguì 
tal  commelllone}  ma  fi  può  conghictturarc  nel  prefcnte,  o  pur  nel 
feguente .  Certo  e,  ch'egli  nel  di  zf.  d' Agofto  ufcì  di  Venezia  in 
nave,  e  nel  dì  17.  di  Settembre  arrivò  a  Coftantinopoli .  Si  prefcntò 
all' Imperadore  colla  fola  Lettera  datagli  da  Berengario,  piena  anche 
di  bugie >  e  perciocché  l'avaro  Berengario  niun  regalo  gli  avea  dato 
da  prclcntare  all' Imperadore,  ed  egli  olTervò,  qu.nune  aveflero  por- 
tati a  quella  Corte  gli  Ambafciatori  di  Ottone  Re  di  Germania,  e  del 
Re  Saraceno  di  Spagna:  non  volendo  egli  eficie  da  meno,  avendo  prov- 
veduto di  lua  borfa  varie  preziofc  robe,  a  nome  di  Berengario  le  pre- 
fcntò  a  quel  Monarca.  Racconta  egli  dipoi  le  maraviglie  da  lui  ve- 
dute in  Coftantinopoli,  ed  alcune  magnificenze  di  quella  Corte,  con 
interrompere  fui  più  bello  del  racconto  la  fua  Storia.  Probabilmente 
egli  ne  avrà  fcritto  di  piìj }  ma  non  farà  giunto  fino  a  i  dì  nollri .  Re- 
ftano  folamente  due  altri  pezzi  della  fua  fatica,  riguardanti  i  tempi  di 
Ottone  il  Grande,  de' quali  mi  varrò  a  fuo  tempo.  Ma  intanto  per 
quefta  mancanza  viene  a  reftare  in  un  gran  buio  la  Storia  d' Italia  . 
Nell'Archivio  di  Lucca  fi  legge  uno  Strumento,  fcritto  yfn»o  XFII. 
Lotharii  Regis^  Fili.  Kalendas  Aprilìs  Indizione  FI.  cioè  nell*  anno 
prefcnte  \  ma  dovrebbe  eflerc  1'  anno  XFIIL 

Anno  di  Cristo  dccccxlix.  Indizione  vii. 
di  Agapito  II.  Papa  4. 
di  L  o  T  T  A  R I  o  Re  d' Italia  1 9. 

^  (b;  Hirman- 

»U[  CoHtrd- 

ERmanno  Contratto  W  mette  fotto  qucft'anno  la  morte  del  Re  Lot-  f^\' l^.^Jì^\ 
tarie^  e  fu  in  ciò  feguitato  dal  Sigonio  (0  .  Ma  indubitata  cofa  de  Regno 
è,  ch'egli  manco  di  vita  folamente  nell'anno  feguente.  Noi    il   tro-  itaì'u. 
viamo  tuttavia  vivo  e  regnante  nel  di  11.  di  Dicembre  di  queft'An-  (^)  Catnpi 
no,  m  cui  fu  fcritto  uno  Strumento,  pubblicato  dal  Campi  W    con  „„^. 'Z'"*/ 

Tt  i  que- 


3  31  Annali    d'Italia. 

Era  Volg.  quefte  Note:  Lotharius  grafìa  Dei  Rtx,  y/»«»  Regni  ejus^   Deo  prop- 
Anno  949.  ^^^ ^  N»nodecimo ,  XI.  die  infrante  Dicembri,  IndiSiione  Offava,    comin- 
ciata nel   Settembre.  Troveremo  anche  dc'fuoi  Diplomi  nel  feguente 
anno.  Da  gran  tempo  era  in  controverfia  l' Arcivefcovato  di   Rcms, 
combattuto  da  due  Antagonifti,  cioè  da  Affaldo,  ed  Ugo,  per  coipK» 
de' Principi  e  Re  di  qucfti  tempi,  i  quili  mettendo  la  mano   nel  San- 
tuario, deponevano  i  legittimi  Prelati,  e  ne  fultituivano   de  gli   altri 
a  loro  capriccio.    Marino  Legato  della   fama   Sede,  fpedito   colà  da 
(il  Frorfwr-  Papa  Jgapift  (a)^  in  un  Concilio  tenuto   in   Engcleira    l'anno   precc- 
Re'minf  I4.  '^^^^^  1  *^"  rimcflo  in  quella  Sedia   Artaldo  indebitamente   deporto  . 
ta'p.  3;.        Nel  prefente  anno  per  attertato  di  Frodoardo  (^),  jigapitus  Papa  Sy- 
(b)   Uem      noduifì  habuit  apud  SanElum  Petrum,  in  qua  damnationem  J^lugsnis  Epifco- 
inChronict.  pi  apud  Ingulenheim    fa^a'm   cenfìrmavif  ;    excommunicans  etiam   Hugonem 
(Duca  di  Francia)  Princìpem,  donec  Ludovico  Regi  fafisfaciaf  (*) .  An- 
che la  Chicfa  Archiepifcopale  di  Milano  era  per  quelli  tempi  involta^ 
Ce)  '«'^'«'-  in  un  ^rave  difordinc.  Il  Puricelli  (0,  ci  Padri  Ughelli  e  Papebrochio 
ment.  Bufil.  tengono,  che  in  quelt  anno  finiHc  di  vivere  Arderico  vecchio  Arcive- 
uimhrofian.    fcovo  di  quella  C'ttà .    Il   Sigonio,   la  cui   afTcriione  e  foltcnuta    dal 

(d)  Arnulf.  tefto  della  Storia  di  Arnolfo  antico  Storico  Milancfc  (</),  rifcrifce  \% 
x'n  T^iv  '^'  '"'  "^'^''^^  all'anno  947.  ed  altri  la  mettono  nel  94.8.  Comunque  fia, 
JUr.    ùalic.  l'ambiziofo  Arcivrfcovo  d' Arles  Manajfe,  che  divorava  anche  le  Chiefc 

di  Trento,  Verona,  e  Mantova,  afTìftito,  cerne  fi  può  credere,  o  dal 
Re  Lottarlo  fuo  parente,  o  più  torto  da  Berengario  Marchefe ,  fecon- 
do le  promeffe  a  lui  fatte,  fu  eletto  Arcivefcovo  da  una  parte  del 
Clero,  e  Popolo  di  Milano.  Ma  rtcttc  forte  un'altra  non  men  vigo- 
rofa  parte  in  eleggere  e  volere  Arcivefcovo  Adelmanno  Prete  Milanc- 
fe.  Niun  d'cffi  per  cagione  di  querta  difcordia  giunfc  mai  ad  cflerc 
confccrato,  o  riconofciuto  per  legittimo  Paftore  di  queU'inlìgne  Chic- 
fa.  Non  lafciarono  per  querto  i  due  pertinaci  competitori  di  mettere 
le  mani  fopra  le  rendite  dell' Arcivefcovato-,  anzi  vennero  a  qualche 
accordo  con  partirle  fra  loro:  il  che  produfTe  un  incredibil  danno  ad 
cffa  Chiefa,  perche  ora  l'uno,  ora  l'altro  andarono  fvaljgiando  il  te- 
foro  della  medefima,  che  era  de' più  riguardevoli  d'Italia,  con  fcrvir- 
fcne  a  foftcner  le  loro  gare  e  pretenfioni.  Simili  fconccrti  di  querto 
mifr-rabil  Secolo  abbondavano  allora  in  altre  Chicfe,  e  in  anaifTimi  Mo- 

(e)  ckrmit.  nifterj  d'Italia.  Secondo  la  Cronica  Arabica  (e)  in  qucrt'anno  i  Sici- 
jirAbuum  ijjpj  tramarono  una  congiura  conrra  di  AlafPano,  o  fia  Alfano,  Signo- 
Ktr'^itlùe.  ''*^'  °  vogliam  dire  Governatore  di  qucU'Il'ola.  Ma  fcoperto  il  tratta- 
{{)chrònic.  to,  c  prefi  i  Capì  della  fazione,  pagarono  colle  lor  tcfte  la  pena  di 
Tulturninf.  quefto  mal  condotto  afare.  Trnovafi  ancora  nella  Cronica  del  Vol- 
turno (0  un  Atto  di   Leone  Abhafe  di  quel  Moniftero,  fcritto   Annt 

Tri- 


V.  a.  T.  1. 


»,|*)  Agapito  Papa  tenne  un  Concììio  prejfo  S.  Pietro,  in  cui  confermò  la 
condanna  di  U^o  Fé  fcovo  fatta  preffo  Engtleim,  [comunicando  anco  Ugo 
Frifuipe ,  finche  abbia  foddisfatto  al  Re  Lodovico . 


Annali    d' Italia.  333 

Tricejim»  Sexto  regnantt  Domno  Confi antino  magno  Imperatore^  i3  Decimo  Ei*  Volg. 
Anno  Princìpatus  Domni  Landulfi  glorio  fi  Principis  (di  Benevento  e  Ca-  A»+no  950. 
pua)  C^  jinno  Scxto  Princìpatus  Domni  Pandulfi  filii  ejus^  Menft  Julia  ^ 
Septim*  IndiSlione^  cioè  nell'anno  prefcnte .  Altri  Documenti  abbiamo 
ifj  effa  Cronica,  dove  fono  annoverati  gli  anni  di  Cofì*Htino  Imperadore 
de' Greci,  che  vanno  coerenti  con  quefto.  E  da  vedere,  come  il  Pa- 
dre Pagi  metta  fotto  l'anno  prefcnte  Y  Anna  XXXV IL  e  XXXV III. 
d'eflb  Imperadorc. 

Anno  di  Cristo  dccccl.  Indizione  vi  11. 
di  Agapito  II.  Papa   5. 
di  Lotta  RIO  Re  d'Italia    io. 
di  Berengario  II.   Re  d'Italia  i. 
di  Adalberto  Re  d'Italia    i.. 


CI  fi  prefeota  tuttavia  vivo  e  regnante  ih  quell'Anno  il   Re  LoV- 
tario,  ciò  apparendo  da   una   pergamena  da  me    veduta  nell'Ar- 
chivio   infigne   dell'  Arcivefcovato   di    Lucca  ,   e   fcritta    Anno   XIX. 
Lotharil    Regis^    ^arto    Nonas   Mhrtii  ^    Indizione    Vili.    Abbiamo 
parimente  rapportato  dall' Ughclli  W,  e  dal  Tatti    (*),   un    Diploma  (a)  v^hiM. 
d'cfT»  Lottano,  dato  iPrìdie  Kalendas  funii.,  Anno   Domimene   Incarna-  {J"'"^   *""■' 
tionis-  DCCCCL.  Regni  vero  Lotharii  XX.    ASìum    Papiu: .    Ma  quefto  in"'^pircet. 
infelice  Principe,  dotaco  d'ottimi  coftumi,  e  degno  di  vivere  e  re gnzr  comtnf. 
lungamente,  fu  rapito  dalla  morte  nel  più  bel  fiore  dell'età  fua.  Leo-  (b'  Tatti 
ne  Oftienfe  (f)  altro  non  dice,  fé  non  che  (r)  in  fubitam phrenefim  in-  -^nnid.   Sa- 
cidensy  ultimam  diem  explevit .  Ma  Frodoardo   Scrittore  di  quefti   tem-  j-,^.  ^ 
pi  (^).  riferifces  la  voce  comune,  che  allora  corfe,  cioè  che  Berengario  {t,    Le»  o- 
col  veleno  lo  fpedifle  all'  altra  vita  .  (2.)  Berengarius^  dice  egli ,  quidam  fi'en.m  chr. 
Princeps  Italia.,  veneno  (ut  ferunt)  necato   Lot bario   Rtge  Ilugonts  ^"''^j ''Ìc  J' ^^^'^ 
Rex  Italia  efficitur .  Lo   ftefTo  volle   dire   lo    Storico    Liutprando    CO,  )i„s  In  chr. 
allorché  dopo  aver  narrato,  che  il  giovinetto  Lottano  falvò  Bcrenga-  (eì    L'iutfr. 
rio  dall'ira  del  Padre,  aggiugne:  (3)   Sed  ho!  quod  fibì  decipulam  Lo-  nifi.  l.  j. 
tharius  praparaverit  .f  futuri  ignarus  videre  non.potuit.  Dura  enim   Beren^'"^'  ^' 

gang 

(i)  caduto  in  una  improvìfa  frenefia  morì . 

(i)  Berengario  Principe  d"  Italia,  col  veleno  {come  dicono)   evinto  Lattaria: 
Re  Figlio  di  Ugo.,  è  fatto  Re  Ì" Italia . 

(3)  Ma  oh.'  cljt  fi  era  preparato  il  laccio  noi  potè  vedere  Lottarlo  ignare 
del  futuro  .  Imperocché  ìiientre  provide  a  Berengario  ^  Ji  preparò  chi  gli  /#- 
gUeJfe  il  Regno-  e  la  vita. 


3  34  Annali    d'  Italia. 

Era  Vo!g.  ^^arto  con/uluit^  qai  RcgKum  ^  vitant  auferret  ^  ftbimet  pr^parsvit .  Ab- 
Anno  950-  biamo  il  giorno  certo  della  di  lui  morte  daila  Cronica  1  Ila  Novalc- 
Sovi'i-""'  ^^  ^'*^-  ^^'  ^"^""^  '^'  Lottarlo  quell'Autore:  (i)  Hic  dum  aliquando 
f  „'-, _  de  Papi.i  venirti  T'aurinum  cum  uxore  fu»   (la   Regina    Adelaide)  Feria 

?.  n.T.ii.  quarta^  qiiéC  eft  XII.  die  (martca  qui  a   mio  credere   Kalendas)   Menjjs 
*"■•    ifi't-  Novembri!.,  Pneceptum  dedit  Arduino  Marchiorn   (creduto    Marchcfe  di 
Su  fa)  Abbatta  Biemettnfis .  ^i  non  poji  multum  tempus  mortuus  efi,  tranf- 
a£lo  vis  [patio  unius  Menfis^  Feria  fexta^  qu,ie   eft   X.    Kalendas  Decem- 
bris ,  y  Mediolanum  veStus  ;   ibique  tumulatur  in  fepulcro  fui   Genitoris . 
Ma  non  fulTìlte,  che  Ugo  Tuo  Padre  fo(Te  fcppellito  in  Milano.  Poiìla- 
mo  bcnsi  tenere  per  fermo,  che  il  Re  Lottarlo  nel  di  12.  di  Novem- 
bre di  quell'anno,  giorno  di  Vcnerdi,    terminalTc  i  fuoi   giorni,  per- 
chè con  tale  alTcrzione  fi  accorda  anche  l'antica   Cronichetta  de  i  Re 
ih)  chrtnic.  d'Italia  da  me  data  alla  luce  (^),  dove  è  fcricto,  che  {z)  poft  dece/fura 
lu""!^.  'u.  'P-ft'*^  Ugboni  regnavit  ipfe  Lautharius  annos  III.  expletos ,  Cs?  Menfes  VII. 
Antcàdt.       y  Dies  II.  Obitavit  die  Fentris  ^  qui  eft  Decimo  Calendas  Decembris ,  Ci- 
Latin.  cr      vitate  Taurinenftuni . 

T.iv.Kir.  P(.,.  attediato  della   medefima  Cronichetta,  (lette   vacante   venti- 

quattro giorni  il  Regno  d'Italia,  elTendo  probabilmente  occorfo  que- 
fto  tempo  per  radunare  i  Principi   Italiani,   dall'elezione  de' quali   di- 
pendeva allora  il  confcguimenco  della  Corona.  Finalmente  tanti  furo- 
no i  maneggi  dell'accorto  Berengario  Marchefe  d' Ivrea.,  Nipote  del  fu 
Imperador  Berengario  per  parte  di   Gisla  fua   M«dre,   che  tanto  egli, 
quanto  Adalberto  Tuo  Figliuolo  furono  eletti  Re,  e  coronati  nel  di  rf. 
di  Dicembre  di  quell'anno,  giorno  di  Domci^ca,  nella  Chicfa  di  S. 
Michele  maggiore  di  Pavia.  Le  parole  della  Cronichetta  fon  quelle: 
Die  Dominico.,  XV.  die  Decembris  in  Bifilica  Sanili  Michaelis,  qua  dici- 
tur  Major .,  fuerunt  ele^i  i^  coronati  Bercngarius  ^  Adalbertus  Fiiius  ejus 
in  Regibus.  Cadde  appunto   la  Domenica   nel   dì    if.  di    Dicembre  di 
l\  odi       quell'inno;  e  però  reità  filTb  il  principio  dell'Epoca  di    Berengario  e 
I»  vit.  s.      ^'   Adalberto  Re  d'Italia;  né   è   da   afcoltare   chi   diverfamentc  ne  ha 
AUlaidts      fcritto.  Erano  quefti  Principi  di    Nazione   Salica,  e   però   di   origine 
tbud  Cani-  Franzcfe.  La  Regina  Adelaide  Vedova  del  Re  Lottano   redo    in    Pa- 
fHm.  yjj     £.  confidcrabile  cio^  che  fcrivc  Sant'Odilonc  nella  di  lei  Vita  (0. 

Do- 

(i)  Quefti  mentre  una  volta  da  Pavia  veniva  a  Torino  colla  fua  Moglie 
Mela  Feria  quirta.,  cioè  ^el  dì  il.  di  Ottobre  diede  ad  Ai  dumo  Mar- 
chefe il  Precetto  per  /'  Abbazia  Bremetenfe  II  quale  non  molto  tempo 
dopo  morì.,  pajjato  appena  io  fpazio  di  un  mefe .,  nella  Feria  Jefia.,  cioè  a 
2t  di  Novembre .,  t  fu  portato  a  Milano-,  ed  ivi  i  ripofto  nel  fepolcro 
del  fuo  Genitore . 

(i)  dopo  la  morte  deW ifleffo  Ugo  regnò  tffo  Lottarlo  anni  }.  compiti.,  e  Me- 
fi  -j.  e  Giorni  i.  Morì  in  giorno  di  Venerdì  a  zi.  di  Novembre  neìia 
Città  di  Tonno. 


Ammalio'  Italia.  335' 

Dopo  aver  detto,  ch'efia  Regina  non  partorì  a  Lottarlo  fc  non  una  Era  Volg. 
Figliuola  appellata  Emma,  che  fu  poi  maritata  nell'anno  966.  con  Lot-  Anno  9J0. 
tario  Re  di  Francia,  Padre  di  Lodovico  V.  Re  parimente  di  Francia: 
feguita  a  dire,  (*)  SupradiSio  vero  Lothario  ante  Annum  circiter  Terfium^ 
pijìquam  Dominam  Adalheidam  duxerat ,  defungo ,  remunfit  ipfa  vìdua  vi- 
ro, deJìitutA  maritali  cenftìio .  Se  dunque  Adelaide,  non  peranchc  com- 
piuti i  tre  anni  del  iuo  matrimonio,  reftò  vedova  per  la  morte  del  Re 
Lottano:  non  fudìfte  l'opinione  de' Padri  Mabillone  e  Pagi,  che  all' 
anno  938.  (  ficcome  accennammo  di  fopra)  riferifcono  le  di  lei  Noz- 
ze. Conv^ien  conchiudcre  in  oltre,  che  il  Diploma  efiftente  in  S.  Sal- 
vatore di  Pavia  indica  folamente  i  di  lei  Sponfali  conchiufi  fui  fine 
dell'anno  P37.  in  tempo  ch'elTa  per  la  fua  tenera  età  non  dovea  cf- 
fere  atta  alle  funzioni  maritali.  Giunta  poi  all'età  di  fedici  anni  nell' 
anno  947.  allora  dovette  efFcttuarfi  il  matrimonio  fuo  col  Re  Lottarlo. 
E  importa  bene  il  conofcere  l'età  di  quefta  memorabil  Principcfla,  per- 
chè in  breve  la  vedremo  Ipofata  da  un  gran  Monarca,  e  pofcia  Impe- 
radricc  gloriofa.  Scrive  Lupo  Protofpata  W  fotto  quell'anno,  che  i  (•)  i-tpus 
Greci  obfederunt  Afculum,  (^  obtinuerunt .  Protoffata 

M-er,    Italif. 

Anno  di  Cristo  dccccli.  Indizione  ix. 
di  Agapito  II.  Papa  6. 
di  Berengario  II.  Re  d'Italia  2. 
di  Adalberto  Re  d'Italia  2. 

IL  Sillingardi  C^)  diede  già  alla  luce  un  Diploma  de  i  Re  Berenga-  (b)  siili». 
rio  &  Adelbcrto,  che  fi  legge  ancora  prefTo  l' Ughelli  (e) .  Le  No-  lAnlui  in 
te  di  quel  Documento  fon  quelle.  Datum  Decimo  die  Kxlend.  Fehruar.  c«th.ilog» 
anno  Dortiinicte  Jncarnationis  DCCCCL.  Regni  vero  piiffìmorum  Berenga-  ^f^'J]"^"^'- 
rii  i^  Jdelberti  Regum  Primo,  Indizione   Nona .  ASìum  Papi£.    L'In-   tino  aÌÌiu 
dizione  Nana  corrente  nel  Febbraio  di  quell'anno,  e  diftefamunte  ferir-    1606. 
la,  fa  conofcere  che  qui  fi  parla  dell'anno  pfi.  e  che  vi    è  adopera-  (^)  ugh0U. 
to  l'anno  Fiorentino  e  Veneto,  il  quale  corre  fino  al  dì  ir.  di  Mar-    '"'r.^fi' 
zo  dell  anno  noitro  volgare .  Uiccd  ivi  fatta  la   donazione  di  quattro  uutintnf. 
Caftella  a  Guide   Vefcovo  di   Modena,  che  aveva  molto  cooperato  all' 
cfaluzione  di  Berengario,   interventu  ac  petitione   Odeberti   Marchionis, 
atque  Magnifredi  Comitis .   M'c  rincrefciuto  force  di  non  poter  co'miei 
occhi  vedere  qucfto   Diploma,  efillentc  allora  nel  doviziofo  Archivio  {à')AHtichì- 
dcl  Capitolo  de' Canonici  di  Modena,  ma  oggidì  ("marito   o    perduto,   tà  Eftenfi 
Perciocché  ficcome  ho  provato  nelle  Antichità  Eftenfi  id),  quefto  O-  ''•  ^-  '•  'J- 

deher-       "^  J'^"' 

(*)  //  fopradetto  Lattario  poi  morto  avanti  il  terzo  anno  in  circa ,  da  che 
avea  Jpofato  Donna  Adelaide ,  quejìa  ritnafe  priva  del  marito  e  del  fu» 
fonfiglio . 


33^  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  deberto^  o  fia  Otberto  illuftrc  Marchefc  e  Principe  di  quefti  tempi,  è 
Anno  951.  uno  de' Progenitori  della  nobilidìma  Cafa  d'Eftc.  Ne  fo  ora  folamcn- 
te  menzione,  per  parlarne  poi  ex  profeflo,  andando  innanzi .  Anche  il 
(a)  siitniut  Sigonio  («)  cita  un  Diploma  de  i  fuddetti  Re  in  favore  del  Monifte- 
d»  Rtgnt      ro  delle  Monache  di  S.  Sifto  di  Piacenza,  dato  amto  DCCCCL.    Re- 
Jtai.  l.  6.      g„i  „.^^5  Domni  Berengarii^  y  Domni  jidalberti  piifuìiorum  Regum  Pri- 
mo^ Indi&ionc  Nona.  Non  cita  il   Mcfe,   ma  farà   il   Gennaio  o  Feb- 
braio di  queft'anno,  riconofccndofi  anch' ivi  adoperato  l'anno  Fioren- 
tino ,  giacche   1'  Indizitne  Nona   indica  infallibilmente  V  anno  volgare 
DCCCCLI.  Nell'anno  prefente  ancora  per  teftimonianza  del    Dando- 
Qo)  Vagiti-  lo,  {b)  il  Re  Berengario  ftando  nella  Corte  Olonna,  (*)  renovavit  fot- 
in  chromc.  ^^^  /^^^^  Venetos  6f  fubjeBos  futs  ;  £5?  eorum  Civitatum  fines  ab  Urbibus 
*»r'  kallc.  If^^'"  Regni  diftinxit^   è?  ^  Fenetis  quadrageftmam  fohmmodo  debere  dt- 
claravit .     Diede   poi    principio  al  Tuo  governo  il   Re  Berengario  con 
una  iniquità,  che  fece  incredibile  -rtrepito  per  tutta  l'Italia  e  Germa- 
nia.  Era,  come  diffi,  rimafla  in  Italia  .Adelaide  Vedova  del   Re   Lot- 
tarlo^ giovinetta  di  diciano  ve  in  venti  anni-,  in  cui  non  fi  fa,  fé  mag- 
gior fofle  la  Bellezza,  o  la  Pietà,  e  Saviezza.  O  fia,  che  Berengario 
temeflc,  ch'ella  pacando  alle  feconde    Nozze   con  qualche   Principe, 
potefle  turbargli  il  dominio  di  qucfto  Regno;  o  ch'egli  bramando  di 
maritarla  col  Figliuolo  Adalberto,  la  trovalTc  troppo  renitente  a  qucfta 
alleanza,  llante  l'avverfione  da  lei  conccptita  centra  chi  comunemen- 
te fi  crcdea,  che  avefic  tolto  di  vita  il  Re  fao  Conforce:  la  verità  fi 
è,  che  Berengario  pafiando  dalle  dolci  alle  brufchc,  rinferrò  la  mifc- 
ra  ed  innocente  Principerà  in  una  prigione . 

Non  fuflìlle  ciò,  che  il  Sigonio  fcrivc,  che  cficndo  Adelaide  in 

poflcffo  di  Pavia,  Berengario  fu  ncccffit  ito  ad  efpugnar  quella  Città .  Fu 

quivi  egli  eletto  Re,  ficcome  vedemmo,  e  ne  prefc  allora  la  fignoria, 

(e)    ti.HÌe»i  e  quivi  diede  anche  i  Diplomi  fuddetti.  Ne  Pavia,  come  vuol  Giro- 

Hìlt»r.   A4-  lamo^Rofil  (<"),  era  Città  dotale  di  cfla    Adelaide.   Vicn   riferita  dal 

vinn.  l.  j.  Browcro  i.'^'ì  una  memoria  polla  nella  Cattedrale  di  Trcvcri  con  qucftc 

\Js    Ann^l.   parole  •■ 
Trtvir.  l.  9. 

XTI.  KALENDAS  MAJI 
CAPTA  EST  ADELHEIDIS  IMPERATRIX 
CUMIS  A  BERENGARIO  REGE 

Xm.  KALENDAS  SEPTEMBRIS 

LIBERAVIT  DOMINUS 
ADELHEIDAM  REGINAM  A  VINCULIS. 

La  credo  fattura  de' Secoli  poftcriori}  porrebbe  nondimeno  efie- 
rc,  che  conteneffe  qualche  verità.  Che  quciìa  Regina  fofle  imprigio- 
nata 

(*)  rinovò  la  lega  tr*  i  Veneziani,  ti  i  fuoì  fudditì \  e  didinfe  i  confini  del- 
ie di  loro  Città  dalle  Città  delV  Italico  Htgno  ^  e  dichiarò  i  Feneziani  de- 
bitori della  quadragefim»  foiamtntt . 


Annali     d*  Italia.  337 

nata,  non  già  nel  Lago  di  Cerno,  ma  bensì  nella  Rocca  di  Garda  fui  Era  Vo'g. 
Lago  Bcnaco,  oggidì   Lago  di  Garda,   l'abbiamo   da  Donizonc    (")  >  '""''^o  951- 
e  pare  cosi  poni  il  contello  delle  lue  avvcncure.  Parimsntc   l'Anna-  ^^\,-''^''Tf~' 
lilla  Saflbne  W,  pubblicato  duU' Eccardo,  Icrivc,  che  Berengario  (i)  ,hiid.l.  1' 
uidekidem  XI l.    Kalendas  jVhii  cr.ptam  Cumis  dcpricdavit  ^  {j?  in  cuflodìa  Tom.  V. 
raedii  (ferivi  13  media,)  lacrymubiiiter  affli xi t .    E  leggonfi    tali   parole  '"'•    •"■"''<• 
anche  in  Ditmaro  (O,  Autore  più   antico.    Forfè   di   qui  fu   ricavata  ^a^  '$"1     ' 
r  Ifcrizionc  di  Trcvcri .  Per  altro  falla  l'AnnaliIla   Saflbne  rapportan-  r.  L'acori. 
do  la  prigionia  di  Adelaide  all'anno  (j^s).  quando   efTa  non   può  cfTcre  aift.  Eccur- 
feguita  fc  non  nell'anno  prefcntc  pfi.  perchè  Berengario  fu  eletto  Re  "'•• 
folarnente  nel  di   ir.  di  Dicembre  dell'anno  precedente  oro.  né  si  fu-  ^'^^  Dnm»- 
bito  dovette  egli  mettere  le  roani  aduolio  alia  sroitunaca  Regina.  Ora  ui,,  j. 
de' mili  trattame-nti  fatti  ad  Adelaide  aoa  vazwo  d.i  lui,  che  di  IVilla^  o 
fia  Guiila  fua  Moglie,  Donna,  che  anche  da  Liutprando    ci  vien   di- 
pinta per  un  vafo  di  tutti  i  vizj,   ne  abbiamo  un    buon   tefliraonio  , 
cioè  S-ìxvC  Oddone  (<«')  Abbate  di  Giugni,  e    perfonaggiu   confidente   di  (d)  old»  in 
quella  medciìma  Santa  Pnncipefla.  (z)  Pojlquam^  dice   egli,   mortuus  vita  0.  a- 
effet  Lotharius  vir  ejus^  honorem  Italici  Re  gru  adeptus  eji  quidam  vir  no-  ^'''^"^"   . 
mine  Berengarms  qui  habebat  uxorem  nomine  li''illam .    A  quikus  innocens  "^^    C4»//. 
fapta ,  divcrjìs  angujliata  crudatibus ,  capiUis  aefivici  diltractìs ,  frequenter 
pugnis  exagitata  {^  calcibus  ;  una  tantum  eornite  famula ,   ad  uliimum  te- 
tris inclufa  carceribus^  divinitus  pofli/jodum,  ordinante  Dea,    Jrnperialibus 
eji  fubiimata  culminibus  .  E  la  Monaca  Rosvida  C"^),    Poetcfla   di    quel  /gì  urosvì- 
Sccolo,  che  narra  a  lungo  quella   leena,  actefta,  che    Adelaide  fu  an-  thA  de  gef. 
che  Ipogliata  di  tutte   quante   le   fue  gioie,   velli,   ed  altre   fupcllct-  odd*H. 
tili  . 

Sccondoche  s' ha  dal  fuddetto  Donizonc,  per  molto  tempo  (lette 
confinata  Adelaide  con  una  fola  damigella  in  fondo  di  una  torre.  Ma 
cflendo  riufcito  ad  un  Prete  appellato  Martino  di  fare  un'apertura  nel 
muro  di  quella  prigione,  o  pure  come  altri  vogliono,  con  una  cava 
fatta  fottcrra,  una  notte  la  cavo  fuori,  e  dopo  aver  veltitn  lei,  e  la 
fua  damigella  da  uomo,  trovò  un  pcfcatorc,  che  in  una  barchetta  li 
condufle  tutti  e  tre  ad  una  felva  contigua  al  Lago  di  Garda,  a  cui 
Odilone  dà  il  nome  di  palude >  dove  fra  quegli  alberi,  o  fra  quelle, 
canne  fi  appiattarono,  ma  con  pericolo  di  morir  di  fame,  fc  un  pe- 
re//». V.  V  V  fca- 

(i)  fpoglìò  Adelaide  pre  fa  in  Como  ti^  zo.  d"  Aprile,^  ed  in  prigione  coW  ine- 
dia /'  affiijfe  in  modo  ìagrimevok . 

(2)  Alorto  Lottar  io  fuo  marito,  ottenne  l'onore  dell'Italico  Regno  un  ccrt' 
uomo  per  nome  Berengario ,,  che  aveva  per  moglie  Guiila.  Da'  quali  prefa 
queir  innocente  ^  angujliata  con  diver/t  tormenti ,  firappatile  i  capelli.,  fre- 
quentemente /Irapazzata  con  pugni  e  calci  j  avendo  Jolamente  per  ctmpa- 
gna  una  ferva ,  finalmente  cbiufa  in  tetra  carcere ,  dipoi  per  Divina  di- 
fpafizione  fu  fublimata  alla  Dignità  dell'  Imperio . 


338  Annali    d'  Italia. 

F,  RA  Vnlg.  carorc  non  avefìe  loro  fomminiftrato  del  pefce.  Fu  fpcdito  il  Prete 
Anno  951.  ^^\\^  Regina  ad  Melardo  Vefcoi'o  di  Reggio,  in  cui  cfla  confidava  non 
poco,  per  ottener  foccorfoi  e  il  Vcfcovo  raccomandò  quedo  affare  ad 
ottone  (lo  ftcfTo  è  che  dire  Azzo)  il  quale  riconotccva  in  feudo  dalla 
Chiefa  di  Reggio  la  Fortezza  di  CanofTli.  Convien  ora  Capere,  che 
quello  Jzz$^  Bisavolo  della  rinomata  Contc.Ta  Matilda,  di  cui  avre- 
mo alFai  da  parlare,  era  Figliuolo  di   Sigefredo  appellato  da  Donizone 

Prittctps  pr^eclarus  Lucenfi  de  Comitatu  i 

il  quale  co' Tuoi  Figliuoli  fi  protcfta  di  A^i»3/»w  Longobarda .  Venuto 
Sigifredo  in  Lombardia,  crebbe  in  potenzi  e  ricchezze,  ed  oltre  a  due 
altri  Figliuoli,  che  ftabilirono  due  doviziofe  Cafc  in  l^arma,  ebbe  il 
fuddctto  Azzo^  chiamato  anche  nelle  vecchie  Carte  Adalbertus  ,  qui 
£5?  Atto^  che  più  de' Fratelli  s'ingrandì,  e  fra  gli  altri  beni  acquiitò 
dal  fijddctto  Adelardo  Vcfcovo  di  Reggio  in  feudo  Canaffa,  dove  fiib- 
bricò  una  incfpugnabil  Fortezza.  E'  fituato  quello  celebre  Luogo  nelle 
prime  montagne  del  diftretto  di  Reggio,  vcrfo  il  Fiume  Enza.  Iyì 
s'alza  ben' in  alto  unfaffo,  tutto  ifolato,  la  cui  fommità  con  buone 
mura  e  torri  fortificata,  non  avea  paura  ne  dialTalti,  nòdi  macchine 
militari  i  e  però,  purché  la  vettovaglia  non  mancafle,  fi  rideva  la  guar- 
nigion  di  CanofTa  anche  delle  più  grandi  Armate.  Vxcic  Alberto  Azza 
l'impegno  di  focorrcre  la  pcrfeguitata  Regina}  e  mefla  a  cavallo  una 
mano  de'fuoi  Armati,  andò  con  eflì  in  perfona  a  levar'  Adelaide,  e  con- 
dufiela  a  CanofTa.  Lo  attefta  anche  il  fuddctto  Sant' Odilone  con  dire, 
che  (*)  fupervenit  tjuidam  derìcus,  qui  ejus  fuerat  captivitatis  6?  fugie 
focius  ^  nuntians  adejfe  exercitum  militum  atmitorum^  qui  eam  cum  gaudio 
accipientes^  deduxerunt  fecum  in  quoddam  inexpugnabile    Cajìrum  .    Scrive 

(a)  ntniio  Domzone  ('i)  che  Alberto  Azzo  diede  avvifo  di  quella  fua  nlbluzio- 
/  .  I.  f.  I.  j^g  ^  Papa  Giovanni ^  il  quale  la  lodò.    Aggiugne,   aver  clTo    Alberto 

(b)  Lei)  Azzo  trattato  con  Ottone  Re  di  Germania  per  dargli  in  Moglie  Adc- 
ojiienfis  laide i  ed  eflendo  fegretamente  venuto  Ottone  a  Verona,  gliela  con- 
chromc.  dulTe  Colà }  ed  egli  fpofatala,  feco  la  menò  in  Germania:  il  che  non 
(e)  ^chroni-  '"'^^^«1  ficcomc  Vedremo.  Seguita  poi  a  dire  Donizone,  che  fcoperto 
con  Novali-  l'affare  da  Berengario,  fpcdì  l'clcrcito  all'affcdio  di  Canoffa.  E  que- 
titnfe  p.  II.  fio  affcdio,  fé  vngliam  credere  a  Leone  Ofticnfe,  durò  ben  tre  an- 
r».  //.  Rer.  nj  (^)  L(,  ii^ff^  (^  iggi^p  nella  Cronica  della  Novalcfa  (0 .  Di  qui 
(^'pafins  P°'  '^"'^  prefo  motivo  alcuni  moderni  Scrittori,  e  fra  gli  altri  il  Padre 
ed  Annal.  P^'g'  ^'^) ■)  à\  credere  alTcdiata  in  quell'Anno  Adelaide  entro  Canoffa, 
Sjron.         e  di  dire,  che  fi  fono  ingannati  i  fuddetti  Storici,  parlanti  di  uii'af- 


fed 


10 


(*)  fopravenne  un  certo  Cherice^  che  era  flato  campagna  dells  fua  fchiavitìi 
e  fuga ,  av'cifi;u.'n  e[ftr  pronto  un  efercito  di  faldati  arttjati ,  i  quali  con 
allegrezza  prendendola ,  fect  la  cuudujfero  in  un  arto  Cajìello  inej'pugna- 
iile  . 


Annali    d'  Italia.  339 

fcdio  di  SÌ  lunga  durata.  Ma  non  hanno  avvertito  C  l'avvertì  bensì  i!  Era  Voi». 
Sigonio)  che  l'afTcdio  di  CanofTa  vicn  raccontato  da  Donizone  come  ^*^^°  95 1- 
imprefa  fatta,  dappoiché  il  Re  Ottone  ebbe  rpofata  e  condotta  in  Ger- 
mania Adelaide.  Fero  fu  così  ben  condottala  fuga  di  quella  Regina, 
e  il  fuo  padàggio  a  CanolFa,  che  non  ne  ebbe  Icntore  il  Re  Beren- 
gario, fé  non  dappoiché  fu  calato  in  Italia  Ottone  il  Grande.  Per  altro 
Leone  Ollienfe  e  f)oniz:one  hanno  disavvedutamente  confufe  le  circo- 
ftanzc  dell'affare.  Viveva  allora  Papa  Agapito  II.  e  non  già  Papa  Gio- 
vanni. Le  Nozze  di  Adelaide  furono  celebrate  in  Pavia.,  e  non  già 
in  f^ertna .  Rosvida  più  antica  che  Donizone  di  un  Secolo,  né  pur 
ella  racconta,  che  Adelaide  foifc  aflediata  in  CanoOaj  e  folamentc  di- 
ce, che  fu  ricoverata  da  Adclardo  V^cfcovo  di  Reggio  in  una  fua  forte 
Città,  volendo  lignificare  Canolfa,  dove  cffa  fu  tervita  con  tutto  o- 
nore,  finché  Ottone  calò  in  Italia,  e  la  fece  andare  a  Pavia.  Ora  tor- 
nando indietro,  C\  dee  mettere  per  cola  cerca,  che  fece  gran  rumore 
«nche  nella  Corte  di  Ottone  il  Grande  Re  di  Germania  la  crudeltà  di 
Berengario,  e  la  fventura  e  prigionia  dell'innocente  Regina.  Bilogna 
eziandio  fupporre,  come  troppo  verifimile,  che  Ottone  foffc  infor- 
mato del  Luogo,  ove  ella  era  celata,  per  avergliene  fcritto  o  ella,o 
il  Vefcovo  Adclardo,  o  pure  Azzo  Signore  di  CmofT-, .  Né  mancarono 
alcuni  di  lui  Cortigiani,  che  conofccndo  di  villa  le  rare  doti  di  quella 
Principcira,  il  conligiiarono  a  prenderla  per  Moglie,  giacché  la  Re- 
gina Editta  fua  Conforte  era  mancata  di  vita  cinque  o  lei  anni  prima, 
con  aggiugncre  ancora,  che  cosi  facendo,  egli  poteva  aprirti  la  ftrada 
a  conquiftare  il  Regno  d'Italia. 

Prcparoflì  dunque  per  tale  fpcdizione  il  Re  Germanico .  Mandò 
innanzi  Lodoifo  fuo  Figliuolo,  il  quale  le  vogliam  credere  al  Continua- 
tore di  Reginone  (-»),  e  all' Annaiilla  Saflonc  (^),  trovò  dapcrtutto  de   (a")   Contì- 
gli  oftacoli,  e  de  gl'incomodi,  perché  niuna  Città  o  Callello  il  volle  "«'"'"'  ^^■"- 
riceverej  e  tutto  ciò  per  colpa  di    .^irrigo   Duca  di   Baviera  fuo   Zio  ^^"'^"  azx 
paterno,  che  portando  invidia  a  gli  avanzamenti  del  Nipote,  per  tre   [h'i  Amìali- 
anni  andò  facendo  faperc  a  gl'ItaliaHÌ,  quanto  fi    macchinava  in  Ger-  7?-»  iaxo  m 
mania,  ed  alienava  quanti  poteva  in  Italia  dall'amore  di  lui.   Ma   te-   <^>"'o»'<:'>- 
mo,  che  fi   fieno   ingannati  quelli  Autori   in   riferir   tali    circoltanze  .    ,-.   ^^^p^^. 
Certamente  Rosvida   (() ,    Iltorica  di   quello  Secolo,  fcrive   tutto   il  :ha  je  ge- 
contrario,  dicendo  di  Lodoifo:  (*)  fi's  oùd»- 


Perpaucis  fecum  fociis  fecreto  refiimptis 
Itatiam  petiit ,  f«rtique  matiu  penetravit , 
Eshortans   Patris  imperio  Popuìum  dare  cellunt; 
Mosque  redit ,  clarum  referem  Jine  Marte  triumphum . 

V  v  1  Calò 

(*)   D«  pochi  e  fidi  accomp.zgnato  igiene 

Verj'o  /'  Italia ,  e  con  man  forte  v'  entra , 
//  Pvpol  e/orlando  a  fuggettarfi 
jlli^  Imperio  Paterno  :  indi  ritorca 
Con  iiiujìre  trionfo  e  Jenza  guerra .         • 


ms . 


34°  A    N   N   A    L   I      D*   I   T   A    L   I    A. 

A^N^o^cfu        j     ^'■°  ^°^T  '•  ^^  Ottone,  fingendo  (come  vuole  Ditmaro  (*), 
(.»)    D.nua'.  ^  °^P^  '"'  ^  ^^ohnc  Urspcrgcnfe  C^))  di   fare  un  viaggio  di  divozio- 
rusinchro-  "^  ^  Roma,  c  all' improvvifo  s'incamminò  verfo  Pavia,    che  gli   aprì 
««  U.i.     le  Porte.   Niuna  oppofizione    fu  fatta  dal  Re  Berengario,  p'>rch' e^li 
fé  fu^^n"     '"'^"'^"te  attefe  a   falvarli  in  un  fuo  force  Camello.   Ma  é  ben  da  mV 
chionuo.      "^''gl'aifi ,  come  così  accorto  Principe,  quale  era  Berengario,  fi  lafciafTe 
cogU.-rc  SI  all'impenfata,  e  pare  più  torto  da  credere,  che  il  Re  Ot- 
tone conduccfle  fcco  un  gagliardo  cfercito,  o  che  tenefìe  di  grandi  in- 
telligenze m  Italia.   Arrivano  egli  a  Pavia,  ed  impadronitofi  di  quella 
Citta,  fece  torto  faperc  alla  Regina  Adelaide  il  fuo  defidcrio  di   ve- 
derla, infinuandolc  ancora  colla  giunta  di   molti  regali  l' intcnzion  Tua 
di  averla  per  Moglie.  Colà   portodi    Adelaide,    incontrata   fuor  della 
{c)ir>J'ir-  ^'^^^  ^^^  fuddctto  Duca  di  Baviera  Arrigo,  e  poi  ricevuta  con  tutto 
dus  m  chr.  ""'^'"^  «J^'  Re  Ottone.  S)  Frodoardo  (0,    come   RosviJa,  e  gli   altri 
antichi  Storiografi  ci  afficurano,  che  le  Nozze  d'efTo  Re  vedovo  colla 
,^^  D    •       g'o^^ne  vedova  Adelaide,  folcnnsmcnte  fi  celebrarono  nella  Ueffa  Citta 
»!   Ann'al    '''  ^^"'^  '  ^'  ^^^^"^  '^'S'  ^'^^ ^  ^'^'''tofi  dell' ifcrizioiic  fopracitata  di  Trc- 
haron.  ^^^i ,  vuol  foftencre,  che  Ciroa  il   Mele  d' Aborto  fegui  il  loro  Matri- 

monio. Ma  egli  s'appoggio  ad  una  memoria  dubbioia;  e  quando  pur 
qucrta  contenaa  verità,  altro  non  fé  ne  può  dedurre,  fc  non  che  Ade- 
laide ebbe  nel  dì  zo.  d' Agofto  la  fortuna  di  falvai  fi  dalla  prigione  di 
Garda}  e  non  già  che  in  quel  Mele  ella  arrivalTe  al  talamo  del  Re 
Ottone.  Che  tuttavia  nel  di  zi.  di  Set.embre  di  quell'anno  Berenga- 
no  &  Adalberto  fignoreggiafil-ro  in  Pavia,  ne  fa  fede  un  loro  Dipio- 

jtilic  d!}-  '"^'  ^'^  "^"^  '^"^  ^"•^  '"^'^  ^')  C"n  q^crte  Note;  Data  X.  Kakndas 
ftrt.  70.  Oaobris  Anno  Dominici  Incarnationis  DCCCCLI.  Regni  vero  Domino- 
rum  Bcrerigarli  atque  AdMnti  pìijfiinorum  Regum  Primo  ^  Indiaiene  X. 
\llvuulr'  '^^^^"'^  P^pi'e-  Cosi  nella  Cronic;i  dd  Volturno  (/)  fi  ha  un'altro  loro 
«»"/>  "p!*i'l  I^'l'l"'"a  dato  FI.  Kakndus  OBobris  ,  Anno  Domìnice  Incarnationis 
Tom.  i.s^er.  DCCCCLI.  Regni  lero  Domnorum  Berengarii  atque  Adelberti  piijjtmorum 
Jtalic.  Regum  Primo ^  Indizione  X.  ABum  in  Plebe  SanSlì  Marini.  Che   rtcl]c 

^Ann*u'sA  P"*^*^'  ^'  "PP'"^^'°  ^'^  entrare  in  Pavia  il  Re  Ottone,  ne  abbiamo  il 
(ridi  Como  n'contro  in  un  Diploma  C?)  d'efib  Re,  dato /^/.  Idus  Oetobris ,  Anna 
Tom.  11.  Incarnationis  Domini  mfiri  Jefu  Chrifìi  Nongentejimo  ^inquageftmt  Pri- 
(h)  Purictl-  mo^  Indiaione  Decima  .^  Anno  Re ^ni  Otthonis  Regis  in  Francia  Decimo- 
mintane"'  ^''^^°->  '".  ^'^'''^  P>'mo;  Aaum  Papi£.  Un' altn.  fimile  ne  cfibiicc  il 
itf.  Amhro-  l^'-"''celli  C-^),  dato  nel  medefimo  giorno.  E  qui  fi  vuol' ofTcrvare,  che 
//»».». 171.  Octone  cominciò  ad  intitolarfi  Re  d'Italia,  quafichc  Berengario  e 
li)  Anna-  Adalberto  folfero  affatto  decaduti  dal  loro  diritto.  Celebrò  egli  dipoi 
loi^LtLr-  '^  '"''"^°  Natale  in  Pavia;  ed  allora  fu  fecondo  1'  Annalirta  SalTone  ('/}, 
^•;  ■  ch'egli   (*)  cum  fuis  fidelibus  in   Italia   Papia   Natale   Domini   celebra- 

vi t  , 

(*)  co'fuoi  fidi  ir,  Italia  in  Pavia  celebrò  il  Natale  del  Signore,  e  cele- 
bra/e con  Regile  raagnificcHza  le  Nozze,  e  così  difpojìi gli  affari  fi  par- 
te di  lì  ce. 


Annali     d'  Itali. a.  341 

vif ,  6?  celehratis  juxta  magnificentiam  Regalem  Nuptiis ,  ficque   difpofttis  E  k  a  Vo!g. 
negotiis  proficifcitur  inde  i3c.    Abbiamo  dulia  Cronica  Arabica  U) ,  che  Anno  951. 
nel  di  z.  d.   Luglio   dell'anno  prefcnte    venne  dall' Affrica  a  Palermo  '^|.j;-^;/^'- 
un  nuovo  General  d'armi  Moro,  appellato  Saclabio,  forle  quello  llef-  p    ;;   j-  ^_ 
fo,  ch'era  (lato  nell'Anno  ^50.  o  pure  un  fuo  Figlio,  menando  feco  ku.    Ualic. 
una  buona  Armare  da  valerfene  per  terra  e  per  mare,  ed  alTai  Camelli. 
Affano  padron  dell' IfoU,  uniti  i  Siciliani  con  quefti    Affncani,  pafsò 
al  Cartello  di  Riva,   che  fi   trovò  abbandonato  da  gii    abitanti.  AfTe- 
diò  Geragia,  ma  cflcndo  ofTo  duro,  accordò  la  pace  a  quel  Popolo  , 
con  ricevere  gli  ortaggi  della  lor  fedej  e  fece  poi  lo  rterto   con  quei 
di  Caflana.  In  quefti  tempi  per  teftimonianza  di    Frodoardo  (0  i  Sa-  (h)Frtdt4r- 
raceni,   che  già  furono  cacciati  da  Fraffmeto,  tenevano  occupati  i  pai-  dus  mchr*- 
faggi  dell'Alpi,  di  maniera  che  chiunque    volca  venire  dalla  Francia,  *'**• 
o  da  gli  Svizzeri  e  Grigioni  in  Italia,  era  coftrctto  a  pagar  loro  una 
fomma  tafsata  di  danaro.  Aggiugnc,  che  gli    Ungheri   in  queft' anno, 
paflando   per  l'Italia,  arrivarono  in  Aquitania,  dove  per  tutta  la  Stace 
comniilero  grandi  ruberie  e  ammazzamenti   di  perlone;  e  che  poi  ri- 
pagando per   r  Italia  fé  ne  tornarono  alle  cife  loro.    Non    dovea   già 
fucccdcre  parteggio  alcuno  di  quefti  masnadieri,  che  non  lafciaflero  da- 
pcrtutto  fegni  della  loro  avidità  e  barbarie. 

Anno  di  Cristo  dcccclii.  Indizione  x. 
di  Agapito  II.   Papa  7. 
di  Berengario  II.   Re   d' Italia  3. 
di  Adalberto  Re  d'Italia  3. 

CI  ha  conferva-a  il  fuddetto  Frodoa-do  una  particolarità  de  i  dife- 
gni  del  Re  Ottone:  cioè  ch'egli  (*)  Legationem  prò  fufcept ione  fui 
Rum:im  dirigit .  ^a.  non  obtenta^  eum  Uxore  in  fua  regreditur .  Dovette 
dunque-  il  Re  Ottone  tentare.  Ce  Papa  Jf^apito  volcfle  concedergli  la 
Corona  imperiale,  giacché  al  vafto  Regno  della  Germania  pareva  cra- 
mpi aggiunto  quello  ancora  dell'  Italia.  Ma  hcQ  male  i  fuoi  conti  . 
Alberico  Patrizio  er.n  tuttavia  Padrone  di  Roms,  né  voglia  fi  fentiva 
di  deporre  quel  manto  si  luminofo.  Si  può  credere,  che  le  rilpoftc 
dare  colla  negativa  dal  Pontefice  ad  Ottone,  fofTero  dettate  dal  me- 
d'.fimo  Alberico.  Truovo  io  il  Re  Ottone  fui  principio  del  Febbraio 
di  queft'anno  tuttavia  dimorante  in  Pavia,  dove  confermò  tutti  i  beni 
al  Monillcro  delle  Monache  di  S.  Sifto  di  Piacenza  con  un  Diplo- 
ma {e)  dato  FUI.  Idus  Februani,  Anno  Incarnationis  Domini  nofìri  Je-  (e)  jtntif. 
fu  Chrifti  DCCCCLII.  Milione  Decima^  Amo  vero  Domni  Ottonis  in  Italie.  Dif- 

Ita-      f'rt-  «S- 

(*)  invia  a  Roma  un''  jimbafceria  per  lo  fuo  ricevimento .  Il  quale  non. ot- 
tenuto, colla  moglie  fé  ne  ritorna.. 


341-  Annali     d'  I  t  a  l  i  a. 

Era  Volg.  Italia  Primo ^  in  Francia  XVI.  Adum  Papia .  Ma  inforfero  liti  in  cfla 
Anso  951.  Cina  di  I^ivia  fra  Lodolfa  Figliuolo  del  Re  Ottone,  ed  Arrigo  Duca 
di  Baviera  Fratello  del  mcdelimo  Ottone,  che  mifero  di  m:il'  umore 
quei  giovane  Principe.  S'aggiunte  ancora,  ch'egli  s'indilpetti  nott  no- 
(0  Tutm»-  CO  per  le  Nozze  del  Re  Oltane  ("uo  Pacire  {a) .  Era  Ottone  in  età 
ru<chronic.  alquanto  avanzata,  né  di  mafchi  avea  le  non  quel  Figliuolo,  a  lui  nato 
ur]y.rg^n-  '^^"'^  Moglie  Editta  prima  d'edere  Re.  Concepì  Lodolfo  un  timore, 
>/  in  chro-  e  timore  anche  non  mal  fondato,  che  le  dal  fecondo  Matrimonio  na- 
„(,.  fceilero  Figliuoli,  quelli  gli  potelTcro  difputare  la   fucceffionc  al  Re- 

gno,  perche  nati  dal   Padre  Re.  Perciò  in  collera   partitofi   da  Pavia 
p refe  il  cammino  vcrlb  la  Sallbnia»  dove   cominciò  a   macchinar  delle 
novità  centra  del  Padre.  Quello  accidente  izcc  iifolvcrc  il  Re  Ottone 
a  tornarfenc  in  Germania.  Lalciò  in  Pavia  Corrado  Duca  di  Lorena  fuo 
Genero  (maritato  con  Liutgarda  fua  Figliuola)   con  fufficicnti  milizie 
per  guardia  di  quella  Capitale  contro  i  tentativi  di  Berengario.   E  giun- 
to in  Saflonia,  quivi  celebrò  la  fanta  Pafqua .  Ma  Berengario,  che  la 
fapeva  lunga,  non  volle  già  impugnar  l'armi  contra  di  un  Re  di  tan- 
ta poflanza,  e  a  cui  moftrava  egli    molte   obligazioni,   per  le    finezze 
Tifategli  in  tempo  del  fuo  clìlio.   Mife  egli  il  fuo  lUidio  in  guadagnar- 
fi,  come  fi  può  fofpetcare,  con  de  i  fcgreti  regali  il  cuore  del  Duca 
Corrado^  Governator  di  Pavia.   11  configlio,  ch'eflb  Corrado  gli   die- 
de, fu  di  gittarfi  alla  mifcricordia  del  Re  Ottone,  Da  un  Principe  sì 
magnanimo  si  poteva  Iperar  tutto.   Abbracciato  quello  parere,  e  pre- 
ventivamente, come  fi    può  conictturare,    avvertito  di  tal   rifoluzionc 
il  Re  Ottone,  Corrado  tlcflb  condulTe  in  Germania  Berengario.  Stette 
Berengario  tre  giorni  fcnza  poter' ottenere  udienza  da  Ottone  :  del  che 
fi  offule  non  poco  il  Duca  Corrado,  dappoiché  egli  con  buona  fede 
l'aveva  imbarcalo  in  quello  affare.  Se  l'ebbe  anche  amale  il  Principe 
Lodolfo,  ficcome  quegli,  che  fpolava  tutti  gl'intcrcfli  di  Corrado  fuo 
Cognato.   Fiiuimentc  Berengario  giunfe  alla   prefcnzn  del  Re  Ottone j 
fi  ciibi  pronto  a  far  tutto  quanto  piacefic  alla  Maeltà  fuaj  e  redòcon- 
chiufo,  che  nella  Dieta,  la  qual  iì  dovca  tenere  nella  Città  d'Augu- 
lla,  fi  tcrmincrcbbono  i  (uoi   iffari,  ficcome  in  fatti  avvenne.  Scrive 
Ha^  enti-    '^  Continuatore  di  Rcginone  (A),  fcguitato  dall' Annali  (la  SalTone  (0, 
if!4ator  Rht-  ^^^  Berengario  lullc  prime  (i)  nihil  de  bis,  qua  -voluit  ,   obtinuit ;  [ed 
gtnanu   in     Piachinatiune  Hcnrici  Ducis  fratris  ^  -nix  vita  (J  patria  iadulta,  in  ftaliam 
chromco       rtdiit  :  unde  Chunradus  Diix  multum  offenfus  a  debita  Regis  Jidelitate  de- 
fil  "sKxoin  f'"^  ■  ^^°t,'«^^t)e  cfìcrcy  che    Bcicngano  in  vigore  del  lalvocondorto  fc 
chro::Ui>.      "c  tornalTc  in  Italia  colle  mani  vote  per  allora.    Scrivend>)    poi    Fio- 
Cd')  fr.d;ar.  doafdo  («0 ,  chc  (i)  ipfe  quoque  Otbo  foft  cekbrationem  Papiant  regredì- 

(l)  niente  ottenne    di  quanto  pretendevi-,   ma  per  machinazione  d' Enrico 
Ddcx  fratello^  appena  ottenuta  In  vita.,  e  la  patria.,  ritornò  in  Italia  : 
•  '■^o»de  Corrado  Duca  molto  tffefo  fi  ribellò  dalla  dovuta  fedeltà  del  Re . 
{1)  /'  tftejj'o  Ottone  parimente  dopo  la  eeMrazione  ritorna  a  Pavia . 


Annali    d'  Itali  a.  343 

/«r,  io  non  so  credere  quello  ritorno  di    Ottone  in    Italia  .    Forfè    in  Es*  Volj. 
vece  di  Otho  fi  ha   ivi  da  kn^crc  Berengarius .  Comunque  fia,  Bcren-  Anno  951. 
gario  6c  Adalberto  coli'  intervenire  dipoi  alla  Dieta  di   Augufta  ,  ac- 
conciarono i  fatti  loro  col  Re  Ottone. 

Abbiamo  da  Vitichindo  (a)  Scrittore  contemporaneo,  e  dall' Ab-  (a^  Wltì- 
batc  Urspergenfe  {b)  in  che  confi  (lederò  le  cofe  accordate  da  Ottone  't^'^]]^^'' 
a  Berengario.  Cioè  contcntolfi  il  Re,   che    Berengario    col    Figliuolo  J^'^-j^.^l^^^ 3- 
feguitadc  ad  efiere  Re  d' Italia,  ma  con  riconofcerc  da  lui  quello  Re-  gi;,jis  ;» 
gno  in  Feudo,  e  con   giurargli   fedeltà  e  fuggezione  .    Il  giuramento  chronuo. 
fu  prcllato  folennemente  in  faccia  di  tutta  la  Corte,  e  di  tutta  1' Ar- 
mata :  dopo  di  che  Berengario  (1)  dimifus  cum  gratta  i3  pace  in   Ita- 
ìiam  remeavtt.  Ditmaro  (0  aggiugnc,  ch'egli  (i)  Regina  (cioè  di  Ade-  ( 0  Dk^*- 
laide)  iram  fupplici  venia,  placavit ,  honciqne  cum  pace  patriam  revifit .  E,  ^^^^  ^-^^  ^' 
la  Monaca  Rosvida  {d)  conferma  la  llcffa  verità  con  ifcriverc  di  Be-  (d)  Hr'osvi. 

rengario  :  '^.f  ?'fi- 

Hunc  Regem  certe  digno  fufcepìt  honore ^  oaaomi.. 

Reftituens  Hit  fublati  culmina   Regni , 
IJìa  per  certe  tantum  [uh  conditione  ^ 
Ut  pQJi  h^c  caufts  non  coatradiceret  ullis 
JpfiHS  imperio^  multis  (lotto  pernc)  longe  metuendis  ,. 
Sed  feu  Subjeclus  jii(fti  e[fet  Jìudiofus  . 
Hoc  quotjue  follicitis  decrevit   maxime  dicìis  ^ 
Ut  pofl  htsc  Populum  regexet  clementius  ipfum^ 
^uem  prius  imperio  nimium  contrivit  amaro .  - 

^i  [e  complendis  ftmulans  promptum  fore  jujjis , 
Ocyus  abfcejftt ,  patriam  Utufque  petivit . 

Finalmente   Liutprando  M  nell'anno  968.  diceva  al  Greco  Tm-  (.e)  Lìutfr. 
pcradore:  (?)  Berenganas  t^    Adelhertus  fui   Milites    (Vafi'alli)    effeEli^  >n  UiAu»n, 
Regnum  Italicum  fceptro  aureo  ex  ejus  manu  fufceperunt  ^  (^  jurejurando  fi-_ 
dem  prcmiferunt .  E  di  qui  ebbe  principio  il  diritto  prctcfo  da  i  Redi 
Germania  fopra  l'Italia!  E  fin' allora  fuccedetre  una  mutazione  degna 
di  molto  riguardo,  cioè  che  il  Re  Ottone  rifervò  per   sé  le  Marche 
di  Verona  e  di  Aquileia,  le  quali    immediatamente   diede   in   governo 
ad   Arrigo   Duca  di  Baviera  fuo  Fratello.  Lo  attcfta  dipoi  il  luddetto 
Cnntmuarore  di  Reginonc  (/) ,  con  tornare  fui  buon   fentiero   e   feri-  (f)  conti- 
vere,  che  Berengario  col  Figliuolo  Adalberto  (4)  Regia  fé  per  omnia  nuator    Rt- 

'  °  fff        ginonis    i» 

Chronic$ , . 

(i)  licenziato  cm  grazia  e  pace  ritornò  in  Italia. 

(1)  della  Regina  (  Adelaide)  piaci)  lo  [degno  ottenuto  il  perdono  ^  e  con  buo- 
na pace  tornò  a  rivedere  la  patria  . 

(3)  Berengario  e  Adalberto  fatti  fttoi  Fa  falli  nello  fcettro  d'oro  dalla  fu» 
M:im  ebbero  H  Regno  Italico^  e  fedeltà  promifero  giurando. 

(4)  i.i  tutto  in  -oaffai.aigio  diede  ft  al  dominio  Regio.,  e  di  nuovo  prefe  il  go- 
verno d"  Italia  per  grazia  e  dono  del  Re .  Eccettuata  folamcntt  la  Mar- 
ta di  Ferona  e  di  Jquileia  data  ad  Enrico  fratello  del  Re. 


344  Annali    d'  Italia. 

Era  Vole.  in  vaffalUtium  dedit  dominationi ^  (^    Italiam   iterun  cum  gratta  C5?   don» 
Anno  951.  j^egis  accepit  regendam .  Marca  tantum  Fcronenfts  i3  JquikieMfn  excipitur  ^ 
qua  Heinricho  fratti   Regis   ammittitur .   Lo    fleiro   viene   aircrico  dall' 
(?)  An»»li-  Annajilla  Saflbnc  C«),  e  da  Octone  Vcfcovo  di    Frihnga   W  nella  Tua 
Ha  saxo  in  Cronica.  Un  gran  capezzcfne  in  quella  maniera  fu  pollo  al  Re  Bcren- 
chrontco.     gario }  ma  egli  ciò  non  oftante,  di  catrivo  che   era,   divento  pcggio- 
jvl/iWij    '■^-  ^°'  '^  troviamo  mficme  col  Figliuolo  Adelberto  nel  di  p.  di  bct- 
lib.6  C.19.  tcmbrc  dell'anno  prelcnte  in  Pavia,  ove  diede  un  Tuo  Diploma  (0  m 
(e    jintiqt4.  favore  di  Rumbeit^)  Abbate  d'Alti.  Come  le  la  palTafTe  Uberto  Duca  ài 
Italie.    Dif-  Tofcana,  Figliuolo  ballando  del  già  Re  Ugo,  da  che  Berengario  fi  fe- 
fin.41.fug.  ^^  Arbitro,  e  poi  anche  divenne  Re  d'Italia,    niuna   memoria   ce    lo 
addita.   Perche  appunto  in  quelli  tempi  non  s'incontra  ildi  lui  nome 
nelle  Carte  della  Toicana,  può  inforgere  qualche   fofpetto,   che    Be- 
rengario l'avelTc  abbattuto  come  perlona,  di  cui  poc©  fi  avelie   a  fi- 
dare. Ma  o  fia,  ch'egli  pacificamente  continualTc  in  quel  dominio,  o 
che  vi  folTc  riraelTo  dopo  la  venuta  in  Italia  del  Re  Ottone  :  certo  e, 

(d)  Ibidem  che  s' incontra  memoria  di  lui  in  quell'anno  in  uno  Strumento  da  me 
Diffirt.  11.  fenduto  pubblico  (</),  e  fcritro  in   Lucca  amo  ab  Incarnationis  ejus  Non- 

gentefimo  ^inquagefimo  Secundo .,  ^into  Nonas  Magli  .^  Indizione  Deci- 
ma. Non  VI  comparilcono  gli  anni  del  Re  per  gl'imbrogli,  ch'erano 
allora  in  Italia.  Mmùfeftus  Jum  ego  Uberto  Marchio,  Legem  vivente  Sa- 
liga, bona  memoria  D»mni  Ugotti  Regi.  Segno  può  cflcr  quello,  ch'e- 
gli govcrnafic  allora  la  Tofcana  col  titolo  di  Marchefe,  ma  da  lì   in- 

(e)  Ibidem  nanzi  fé  ne  perde  la  memoria.  Ho  io  parimente  data  alla  luce  CO  una 
Dijfert.  V.    donazione  fatta  al  Moniltcro  di  Subiaco  da  Benedetto  ConJole  e  Duca, 

-anno  Deo  propltlo  Pontlficatus  Domni  Agapltl  fummi  Pontlficls  6?  univer- 
falis  junior is  (c-ioè  Secondo)  Papa  in  j aerati jfim a  Sede  Beati  P etri  Apo-  - 
fiali  FU.  Indimom  X.  Menfe  Madio,  die  XX IF.  Dal  che  rifulta  che 
Agapito  prima  del  di  2.4.  di  Maggio  nell'anno  94(5.  avea  confeguito 
il  Pontificato  Romano.  Da  quello  poi,  e  da  altri  fimili  Documenti 
-de' Papi  d'allora  fcorgiamo,  che  Alberico  lafciava  a  i  Romani  Pontefi- 
ci l'onore  d'clT'ere  nominati  ne  gli  Atei  pubblici,  come  fé  folfcro  c- 
glino  i  Padroni  di  Roma,  e  del  fuo  Ducato,  quando  fi  fa  di  cer- 
to, eh'  egli  la  faceva  da  Principe  affbluto  nel  temporale  di  quegli 
StatL 

Anno  di  Cristo  dccccliit.  Indizione  xxJ^ÉJl^ 
di  Agapito  li.  Papa    8.  ^^^ 

di  Berengario  II.  Re  d'Italia  4. 
di  Adalberto  Re  d'Italia  4. 

INforfe  in  quell'anno  un'afpra  e  fcandalofa  guerra  in  Germania,  per- 
chè Lodvlfo  Figliuolo  del  Re  Ottone  fi  ribellò  al  Padre,  e   collega- 
to con  Corrado  Duca  della  Lorena  fuo  Cugaio,  e   con  altri   Principi 

della 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a.  345- 

della  Germania,  prcfc  l'armi  fpezialmcntc  centra  di    Arrigo   Duca  di  Ea*    Voi». 
Baviera  fuo  Zio  paterno,  ficcome  difguftato  per  piìi  ragioni  contra  di  ^"^'^  953- 
lui.  Fu  dunque  necelUtato  il  Re  Ottone  a  procedere  coli' armi  contra 
del  Figliuolo  e  del  Genero.  Succederono  fanguinofi   aflcdj,   faccheg- 
gi  di  Città,  coir  altre  pcnfioni  di  una  guerra  arrabbiata,  che  io,  co- 
me avventure  fuori  d'Italia,  lafcerò  raccontare  ad  altri.    Se  non  falla 
Frodoardo  (a),  ebbe  origine  quefto  fuoco  dall'edere  nato  al  Re  Ot-  (a)  yr»A»<«r. 
tone  dalla  Regina  Adelaide  un  Figliuolo  mafchio,  e  corfa  voce,  che  fCbronic». 
il  Padre  avefle  deftinato  quefto  frutto  delle  fue  feconde  nozze  nlla  fuc- 
ccflìone  del  Regno,  quando  egli  l'avea  già  promeda  a  Lodolfo,   con 
avergli  anche  fatto  giurar  fedeltà  da  i  Baroni.  Intanto  il   Re   Beren- 
gario tornato  in  Italia,  per  quanto  fcrive  il    Continuator   di    Regino-  (b)  canti- 
ne W,  di  tutte  le  fue  difavvcnturc  incolpava  (i)  Epifcopos,  fcf  Comi-  nuator    x«- 
/(?i,  catetofque  Italia  Principes;  omntfque  eos  odiis  t^  immicitiii  infequens ^  gitomi  m 
inimicijjìmos  fibi  effecit .  Fra  quelli,  che  particolarmente    s'erano  tirato      '■"'"**• 
addoffo  l'odio  di  Berengario,  ci  fu  Alberto  Azzo  Signore  di  Canofla, 
dopo  cfTcre  venuto  cflb  Re  in  chiaro,  aver  egli   ricoverata  e   nafcofa 
Adelaide  nella  fua   forte  Rocca,  onde  ebbe  principio   la  deprcflìone 
fua.  Però  ne  andava  Berengario  meditando  la  vendetta}  ma  il  rifpet- 
co  del  Re  Ottone,  che  aveva  aflTcurnto  della  fui  protezione  Azzo,  il 
riteneva.  Quand' eccoti  accenderli  in  Germania  'a   guerra  fuddctta  la 
quale  non  lafciava  luogo  ad  Ottone   di   penfare  all'Italia.    Allora    fu 
che  Berengario  fpcdì  l'efcrcito  fuo  all'afledio  di   Canolìa,  e   non   già 
allorché  Adelaide  s'era  colà  ricoverata.  Trovò  quivi  Azzo  ben  prov- 
veduto di  vettovaglia  per  una  lunga  difefa.    Donizone   {e)   ci   ailìcu-  (e)  D#»»;*# 
ra,  che  al  Re  Ottone  fu  condotta  da  Azzo  la  Reeina  Adelaide:  '",  ^'/■.■^''' 

'^  thild.  Itb.  r. 

'  ^       _,    .  (*p.  I.  i.y. 

-     -     -     -     ^a  Regi  tane  quoque  nupftt  :  utr.  Italie. 

Conjuge  fufcepta  redit  ad  propriam  mtdo  terram , 

Ottoni  fpondens ,  quod  de  fé  maxima  pajfet . 

Pofcia  vicn  raccontando,  che  Berengario,  il  quale   finche  Otto- 
ne non  fu  arrivato  in  Verona  (o  più  totlo  in  Pavia  non  conobbe  ove 
foffe  occultata  Adelaide,  fieramente  adirato  contra  di  Azzo,  fi   portò 
ad  aflediarlo  in   CanofTa.    Ora   non  avendo  egli   potuto  intraprendere 
quello  alTcdio,  dappoiché  Ottone  era  calato  in  Lombardia,  perche  al- 
tro aveva  egli  da  penfare  in  quel  rovcfcio  di  fortuna,  rclia,   che   fo- 
lamcntc  dappoiché  egli  fu  rcltituito   nel   Regno  e   vide  impegnato  il 
Re  Ottone  nelle  interne  turbolenze  de'fuoi  Stati,  allora  fcaricaflc  la  {X\  tupm 
fua  bile  contra  di  Azzo.  Ma  CanofTa  era  inefpugnabil  Fortezza;  altra  tretofpat* 
via  non  reftava  per  impadronirfcne,  che  di  foggiogarla  colla  famej   e  i»chronieo. 
z  quefto  avea  ben  provveduto  Azzo.  Scrive  Lupo  Protofpata  C';^)  all'  ^g^'  jt  r 
Tom.  y.  X  X  anno 

(  I  )  /'  Fefcovi ,  e  Conti ,  e  gli  altri  Principi  d' Italia  ;  e  tutti  quelli  ftr Se- 
guitando con  adii  ed  inimicizie ,  fé  gli  refe  contrariiffimi . 


34^  Annali    d*  Italia. 

Era  Volg.  anno  pfi.  Malachianus  fecit  prcelium  in  Calabria  cum   Sitrduenis,  (^   e e- 
Anno  954.  ^iji(  _   ivia  l'Autore  della  Cronica  Aribica  Cantabrigcni'e  («)  mette  quc- 
yiraù'kiim''  ^''  ^^^^^  Torro  l'anno  prefente  con  ifcrivcrc  :  Egrejì  funt  exercitus  (de' 
p.  II.  T.  i.  Saraceni)  in  Calauriam^  y  ebviam  faSii  AfelgianOy  eum  in  fugam  egerunt . 
Rer.    Jtalic.  Aggiugne,  che  gli  abitanti  di  Ramaza  e   Pietra   fecero  in  tal  occafio- 
ne  fchiavi  molti  Criftiani,  e  gì' inviarono     in    Affrica.    Quedo    Mala- 
chiano,o  Melgiano, affai  fi  conofce,  che  era  Generale  de'Greci .  Gareg- 
giavano tuttavia  i  duf  Eletti,  ma  non  mai  confecrati  Arcivefcovidi  Milano, 
cioè  ManaJJe  ^  Adelmanno^  con  intanto  furiofamente  malmenare  i  beni 
e  il  teforo  di  qucU'inflgne  Chiefa.   Stanchi  i   Milanefi  di  quello  fcan- 
dalofo  contrafto,  o  per  amore  o  per  forza  gì' indulfero  a  cedere:  con 
che  rcflò  aperto  il  campo  all'elezione  di  un  nuovo  Arcivefcovo,  e  que- 
(h)  Jtrnulf.  fi;  fu  TValperto^  o  fia  Gualberto.  Utrifejue   (feri ve    Arnolfo  (*)   Storico 
Hijl   Me-      \/fji;jnefc)  [ponte  vel  invit"  cedentibus ,  Sedem  tenuit  Walptrtui  folus  .  Nel 
t! C't.iv-  margine  del  MnnufcrittoEflenfe  di  quella  Storia  e  fcritto,  che  l'clezion 
■Rtr.   itmu.  di  Gualberto  accadde  nell'anno  9f  5.  Rapporta  il  Campi  {e)  un  Decreto 
(ci  Camp    jj  qncfto  Arcivefcovo,  fcritto  anno  Ine arnatiams  Domini  DCCCCLXllI. 
^fi"^-^'^"*-  Pentificatus  autem  Demni  Archipr,efu>i.<:  Walperti  Decimo^   Mtufe  Julia ^ 
Indizione  V.  (dovrebbe  cfTerc  VI.)   Note,  che  l'indicano  creato  Ve- 
fbovo  dopo  il  Luglio  dell'anno  prefente  pfj.  fc   pure   V Indizione  V. 
non  moftra  più  tofìo  l'anno   precedente.    E    poi   conviene   accordare 
j/L^st'/r     quell'Atro   con  un   altro,    riferito  dall'Ughelli  W,  dove   s'incontra 
Ttm.  lY.     nell'Aprile  di  quell'Anno  Gualberto  già  Arcivefcovo. 


nru. 


tilt. 


c 


Anno  di  Cristo  dccccliv.  Indizione   xii. 
di  Agapito  II.  Papa  9. 
di  Berengario  II.   Re  d'Italia   j. 
di  Adalberto  Re  d'Italia   j. 

Ontinuò  in  quell'Anno  l'incendio  della  guerra  civile  in  Germa- 
'  nia,  e   vi   fi    mifchiarono  anche   gli    Ungheri,   chiamati    in  loro 
ajuro  da  Lodolfo   Duca  di   Alemagna,  o   fia  di   Suevia,   Figliuolo  del 
Re  Ottone.,  e  da  Corrado  Duca  di  Lorena.   Non   pochi  di  codoro   la- 
(e)Frtdo«r-  fciarono  la  vita  in  quelle  parti,  per  atteflat»  di  Frodoardo  (e)i  esteri 
iHstnChr.^g^    IfgiHi^f^  revertuHtur  in  fua .    Altrettanto   fcrive  il  Continuatore  di 
Reginone .  Continuò  ancora  in  Italia  lo  tiretto  afledio  della  Rocca  di 
CanofTa,  dove  intrepidamente  fi  fofteneva  Jlherto  Àzzo.,  con  ifpcranza, 
che  o  il  Re  Ottone ^  od  altri  accorrcfTe  un  dì  in  fbccorfofuo.  Accenna 
{f)  Knhetu    Girolamo  RofTì  (/;  uno  Strumento  fcritto  in  Ravenna  Anno  mi.  Ag*- 
*«»»?i.  s** /""  P^P'^1  Rfgtante  Berengario  fff  Adeiberto  ejus  Filio   Anno  IF.  Regni 
eoium^  Inditìivne  XII.  cioè  nell'anno  prefente.  Cita  eziandio  un  Con- 
cilio tenuto  in  quella  Città  nell'  Anno  fufl'eguente,  correndo  1'  Annt  V. 
d'cflì  Re,  e  \  Indizione  XIII.  memorie  tutte,  che  ci  fcu->pfono   che 
anche  quelli  due  Re,  non  mcn  di  Ugo  e  di  Lottarlo,  dominavano  in 

Ra- 


Annali     d'  Italia.  347 

Ravenna  e  nel  fuo  Ei'ircaco,  tuttoché  tali  Stati  non  appartenefTero  al  Era  Volg. 
Regno  d'Italia.  Roma   era  ftata  ufuipua  a  i  Papi   da   Alberico;  i  Re  A-"'""  <>54- 
d'Italia  fecero  anch' cllì  un  fomigliante  giunco  all' Efarcato .   Glie  poi 
il  fuddetto  Roflì  feriva,  eh;,-  Adelbertm  Rex  Rxve>tn:im  ftdem  con/ìituif  Re- 
f«;/)r<?f;/)«a«»,  ed  avendo  mai  trartaf)  1  Mercatanti  Veneziani,  fu  fconfitt>>  da 
Pietro  Cangiano  valorofo  Doge  di  V^cnL-ziajcd  in  tal  congiuntura,  perche 
il   Popolo  di   Com-iccbio   avea   predato   ajuto  al   Re  Adalhert»^  i  Ve- 
neziani portatiG  a  quella  Città,  dopo  il  facco  la  tpianarono  in  maniera, 
che  dopo   nnlti   Secoli   durò   fatica  a  rialzare  il  capo:  noi  crederemo 
veri  tali  racconti,  qualora  fé  ne  adducano   legittime    pruove,  con   al- 
legar memorie  antiche,  o   Autori  non  lontani    dal  Secolo   di   cui  par- 
liamo. A  buon  conto  nulla  di  ciò  ieppe  il  Dandolo,  vecchio  Scritrore 
delle  cole  Venete,    né  altri,  che  hmnn  Icrirto  prima  del  Roflì.  Ter- 
minò in  quell'Anno  il  corfo  di  lui  vita  Alberico   Patrizio  e  Piincipe, 
vogliam  due  Tiranno  di  Roma.   Nel  Catalogo  pollo  davanti  alla  Cro- 
nica di  F'urfa  C«)  lì  legge:  A»HO  DCOOCHt^.  Albericui  Princeps  Roma   (t)  chrenìe. 
ohit .   E.  Frodoardo  Storico  di  quelli  tempi  lo  conferma  con   dire   fotto   Farfmf. 
il  prefcnte  Anno:   Albrico  Patricia  Rutnanorum  defunf^o^  Filius  ejus  Oiìa-  ^-  ■"•  ^-  •'^• 
viartus ,  quum  effct  ClericuSy  Principatum  adcptus  eji .  Sicché  il  dominio     '"'     '"  "' 
temporale  di   Roma  fu  occupato  da   quello   Ottaviano^   che   in   breve 
vedremo   falire   anche    fui    Trono   Poniificio.   Ad  iftanza   di   Gualberto 
u^rcivefcovo  di   Milano  fu  fatto  in  quelt' Anno  un  \?n\ì\cg\o  %  Bruaengé 
Vefco-vo  d' Alli  da  Berengario  &  Adclberto  Re.  Vien  elfo  rapportato 
dall' Ughclli  {b)  con  quelle   Note:   Datfi  Decimo  Kalendas  Junii  Anno   (b^  Vghtll. 
Dominicte  Inarnatiinis  DCCCCLIIII.  Regni   vero   Berengarii   (^    Adel-  'tal.  sacr. 
berti  ir.  IndiEìione  XII.  Jttum  Papia.    L'  Arcicancelliere  qui   nomi-  ^'"*-  j.''- 
nato  e  Guido    Fefcovt .,  cioè  il  Vefcovo  di   Modena,  che   dopo  il  fud-   l^rf,//.     * 
detto   Brunengo   dovette  circa  qu-IU   tempi   confcguire   queli'  illullre 
Dignità,  continuata  dipoi  anche  fotto  Ottone  il  Grande. 

Anno  di  Cristo  dcccclv.  Indizione  xiii. 
di  Agapito  II.  Papa   io. 
di  Bereng  A  R  IO  li.    Re  d'Italia  6, 
di  Adalberto  Re  d' Italia  6. 


in 


FU  d'avvifo  il  Cardinal  Baronio  (0,  che  in  quell'anno  Papa.  Ag»-  (c^l«r(»».,« 
pito  dcfle  fine  a  i  fuoi  giorni .   Eruditamente  han    provato  i   F.dn  jtunat.  Ecc. 
Papebrochio  (<«'),  e    Pagi  (?),   ch'egli   menò   fua  vita    fino  a   qualche  ^^1    P^p*- 
Mclc   dell'  anno    feguente.    Ciò   ancora  fi  deduce   da   uno   Stiumcnro  c7'V»T  " 
Fcrrarefe  da  me  veduto,  in  cui  fino  quelle  Note:   Anno  Dio  pìofuio  chroKu»» 
Pontificato  Domno  Agapito  fummo  Pontifice.,  £3*  univerfali  Pape  in  Apoflt-  Hijior. 
liea  facratijjìtìta  beati  Petri  Apoftoli  Domini  Sede  Anno  Dedmo ,  /;<:^ue  re-  '^^    Pagius 
gnaute  Domno  Berengario  Rege,  (^  Adalbertus  ejus  Filius  ih  Italia   Ann»  gart^ 

X  X  i  SextOf 


34'  Annali     d*  Italia. 

EKAVolg.  Sexte^  die  Unde cimo  Menfe  Jamario^  Indizione  ^artadecima  Ferrarle, 
Anho  95 j.  cioè  nel  dì  ii.  di  Gennaio  dell' antio  fcgucntc.   Durava  tuttavia  l'af- 
fedio  della  Rocca  di  Canofla,  intraprcfo  dal  Re  Berengario^  che  per  te- 
(a'i  Vonls.*  ftimonianza  di  Donizonc  (<»)  v'intervenne  in  perfona,  ed  avea  prcla  la 
inVit.  Ma-  fua  danza  in  un  luogo  appellato  Lavacchicllo,  rifoluto  di  non  pariirl» 
thi.d.  l.  1.    di  lì,  finche  non  veniva  in  fuo  potere  qucll'ollinata  Fortezza.  Si  attc- 
'"V"  *•         diava  di  quella  troppo  lunga  prigionia  Jlberto  Azze  quivi  riftretto,  e 
fpcflc  volte  per  ricrearfi  Iccndeva  dall'alto  in  un  certo  fuo,  da  dove 
parlava  co* principali  dell' efercito  nemico.  Venne  pcnfiero  a  Berenga- 
rio di  attrappolarlo  in  quel  fitoj  ma  Azzo  una  notte  avvertito  da  una 
delle  fentinelle  nemiche  di  quel,  che  lì  trattava,  non  più  da  lì  innan- 
zi   fi  attentò  di  lafciarfi  vedere .  Gli  venne  poi  fiuto  di  Ipignere  una 
notte  fuori  della  Rocca,  uno  dcTuoi  famigli,  e  d'inviarlo  al  Re  Ot- 
tone in  Germania  con  lettere  compafiìoncvoli,  fupplicandolo  d'  aiuto, 
e  rammentandogli  le  promcfle  di    protezione  a  lui  fatte .    Ma  Ottone 
ne  pure  in  quelt'anno  potè  accudire  a  gì'  intereflt  d' Italia,  perchè  avea 
troppi  nemici  addoflb  nelle  proprie  contrade.  Era  fui  fine  del  prece- 
dente anno  feguita  la  pace  fra   iui,  e  Loùolfo  fuo  F'igliuolo,  e  Corra- 
do fuo  Genero  i  e  quand'egli  pur  fi  credeva  di  poter  attendere  alla  fola 
guerra,  che  gli  rcltava  con  gli  Schiuvoni,  eccoti  un  efercito  innutne- 
rabile  d' Ungheri    inoltrarfi    fino  ad    Augulta  .    A    giudizio   d'ognuno 
quello  gran  nuvolo  d'armari  pareva  invincibile j  ma  il  prode  Re  Otto- 
ne si   animofamente   ed   ordinatamente  ,    benché   troppo   inferiori  for- 
{h)  Anttili-  zc  avcfle,   gli   aflali,  che  li  mifc  in  rotta  (/')  •   Una  (lerminata  quan- 
fta  Sax»,      tilà    redo    vittima  delle   fpade  }   altri    lafciarono    la  vita  nel    Fiume 
Ontinaat.     L^ch  •  pochi    in   fine   fc  ne  falcarono  ;   di   maniera  che  da   dueento 
Iridoitrdut    ^""'  '"  addietro  non  s  era  riportata   una  vittoria   si   Itrepitola  e   corn- 
inchrtnico.  piuta .  Ma  in  quel  terribil  conflitto  redo  morto  il  fuJdctto   Corrado 
I>itm*r.l.x.  Duca  di  Lorena.  Diede  anche  fine  in  qued'anno  a  i  fuoi  giorni  Ar- 
rigo Duca  di  Baviera,  Fratello  del  Re  Ottone,  Principe,  che  in  am- 
bizione e  crudeltà  non  fi  lafciava  vincere  da  alcuno.  Scrivono,  ch'egli 
fece  cadrarc  l'Arcivcfcovo  di  Aquileia,  e  cavar  gli  occhi  a  quello  di 
Salisburgo"  Lafciò  dopo  di  sé  un  Figliuolo,  che  da' moderni  viene  ap- 
pellato Arrigo  il  Rijfofo,  a  cui  il  Re  Ottone  conferì  il  Ducato,  e  che 
col  tempo  fi  ribellò  ad  Ottone  li.  Imperadore. 

Attefe  ancora  \n  qued'anno  il  Re  Ottone  alla  guerra  contro  gli 
Schiavoni,  e  di  quefti  parimente  riportò  vittoria:   con  che  crebbe  in 
immenfo  la  gloria  di   lui,  e  il  timore  in  tuti  i  Popoli  confinanti   alla 
Germania.  Gli  nacque  eziandio  nell'anno  prefente  dalia  Regina   Ade- 
laide Ottone  II.  che  fu  poi  Imperadore,  con  fomma  allegrezza  del  Pa- 
dre, e  de'iudditi  fuoi.  Circa  quedi  tempi  Pietro  Candiano  III.  Doge 
Ynch^oiu»  '^'    Venezia  (f)    col  configlio  ed    adenfo  del   Popolo  creò   fuo   Col- 
'itm.  XII.    lega   Pietro^  uno    de'  fuoi   Figliuoli  v   ma  quedi,   fprezzando   le   am- 
jl«r.   u»it(.  monizioni   del   Padre,  alzò   bandiera  contra   di    lui,  e  fi  venne  un  di 
all'  armi   nella   Piazza  di    Rialto  fra  la   fua   fazione,  e   quella  del  l*a- 
dre  .  Era  per  foccoraberc  il  giovane ,  fc  il  vecchio  Doge  non  gli 
'  .>,>-....  otte- 


Annali    d'  Italia.  349 

otteneva  in  dono  la  vita  .  Ma  per  foddisfàzionc  della  giuflizia  e  fm*  Volg. 
del  Popolo  il  mandò  in  cfilioj  e  in  qucfta  congiuntura  i  Vcfcovi,  Anno  955. 
il  Clero  e  Popolo  fecero  un  Decreto  con  giuramento  di  non  ammet- 
terlo mai  più  per  Doge  né  in  vita,  né  dopo  morte  del  Padre.  Se- 
condochc  feriva  il  Dandolo,  andò  il  giovane  Pietro  a  ritrovare  Guid» 
Marcheft^  Figliuolo  del  Re  Berengario,  che  accoltolo  cortefemente 
il  prefcntò  al  Re,  (j?  ad  Spoktanam  Mariham  debellandam  fecum  duxit . 
Pofcia  ottenuta  licenza  da  Berengario  di  vendicarfi  de'  Veneziani ,  ven- 
ne a  Ravenna,  dove  con  fei  navi  armate  prefe  vicino  al  Porto  di  Pri- 
raaro  fette  navi  Venete,  che  cariche  di  merci  andavano  a  Fano.  Non 
e  da  fprczzare  quello  racconto  del  Dandolo,  il  quale  fi  fervi  di  anti- 
che Storie,  ora  indarno  da  noi  defiderate,  foraminiftrandoci  egli  un 
barlume  per  conofccre,  che  il  Re  Berengario  tentò  di  levare  il  Du- 
cato di  Spolcti  a  feobaìdo^  o  Tebaldo^  che  ne  era,  ficcomc  vedemmo,, 
allora  in  poflcflo,  per  darlo  a  Gmdo  fuo  Figliuolo.  Pare  nondimeno, 
che  il  Dandolo  riferifca  quello  fconvolgimcnto  all'anno  pf8.  o  pfp. 
perchè  fcrivc,  che  Pietro  Doge  (mono  od  ()f9.)  poji  Filit  creatio/tem 
non  plus  fu.im  duobus  Menftbus  (^  quatuordecim  diebus  vìxìjfe  fertur .  Ma 
un  sì  poco  tempo  non  convien  molta  a  tutta  quella  ferie  di  cofc. 

Anno  di  Cristo  dcccclvi.  Indizione  xiv» 
di  Giovanni  XII.  Papa   i. 
di  Berengario  II.  Re  d' Italia  7. 
di  Adalberto  Re  d' Italia  7. 


FU  quello  l'ultimo  anno  della  vira  di  Papa  Agapito  II.  Pontefice, 
le  cui  rare  Virtù  e  gefta  è  da  dolere  ,  che  non  fieno  fiate  tra- 
mandate dalla  penna  d'alcuno  a  i  polleri,  o  pure  non  fieno  giunte 
fino  a  i  di  noftri .  Aveva  Onaviano  dopo  la  morte  di  Alberico  Patrizio 
fuo  Padre  occupata  la  Signoria  di  Roma>  fu  configiiato  da  i  luoi  di 
occupare  anche  la  Sedia  di  S.  Pietro j  ne  gli  fu  difficile  l'ottenere 
l'intento.  Venne  dunque  creato  Papa,  ma  per  quanto  oflerva  il  Car- 
dinal Baronio,  in  età  impropria,  ed  incapace  di  sì  fublime  e  facro- 
fanca  Dignità,  perche  forfè  non  arrivava  all'età  di  dicianove  anni.  Egli  ,  . 
nell'anno  PJ3.  fi  vedrà  tuttavia  chiamato  («)  Puer  dall'  Imperadore  ^,^. /.  e. 
Ottone .  Scaldafi  forte,  e  giuftamente  contra  di  si  fatta  elezione  il  Car-  ^4^.  6, 
dinaie  Annalilla,  ma  con  faggiaraente  eonchiudere,  che  eflendo  que- 
llo novello  Papa  flato  accettato  dalla  Chiefa  univerfale  per  vero  e  le- 
gittimo Pontefice,  per  tale  ancora  fi  dee  ora  riconofccrlo.  Non  fareb- 
be flato  fé  non  bene,  che  il  dottiamo  Porporato  aveffe  fatto  ufo  di 
quella  Vlalllma  per  alcuno  ancora  de' precedenti  Pontefici.  Certo  e 
poi,  che  Ottaviano  in  quella  occafione  mutò  il  proprio  nome  in  quello 
di  Giovanni  XII.  e  pero  vien  creduto  il  primo,  che  introduccfle  l'ufo 

di 


ÌSO  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  di  cambiar' il  nome  de' novelli  Papi,  con   fcrvirfi    poi   di   due   nomi. 
Anno  9s6.  tjoc  ó' Ottaviano  nelle  cofe  temporali,  e  di  Giovami  nelle   fpiricuali; 
rito  olTervaco  in  parte  anche  oggidì  da  i  Papi     E' anche  fuor  di  dub- 
bio, che  non  ha  fondamento  alcuno  il  dirli  Ja   alcuni    Storici,  efTerc 
itata  la  potenza  di  ^■flherico  Patrizio  (uo  Padre,  che  prnmofTe  al  Pon- 
tificato quello  Tuo  Figliuol  giovinetto:  perciocché  Pippiam  di  certo, 
che  Alberico  avea  ceflato  di  vivere  nell'anno  r)f^.  E  pure  ao.hc  Gre- 
(ì^chrtnic.  gorio  Monaco  Aurore  della  Cronica  Farf-nCe  (i),  che  vivea  nel  Secolo 
Tarfenje       rufTegucntc,  lafcio  Icritto,  che  Alberico  Principe  migrante ^  Filius  ejus  Jo- 
K.ir''u*til'  ^^"""^-^  ?*'  ^^^^'  vivente  Papa  mdimtus  eft  i^c.   Ho  io  prodotta  altro- 
t'g.  Ali-      ^^  ^*^  ""^  Donazione  fatta  al  Mon. Itero  di  Subisco  da  Graziano  Con- 
{h)AHiiqHÌ-  fole  e  Duca,  e  feruta  Jmo  Deo  propiti»    Pontif.catus    Domni   Johamis 
t^.  itaùc.    fummi  Pontificis  6?  univerfaìis  XII.   Papa  in  lacratifima  Sede  beati  Pe- 
V,prt.  j.     t^i  yip»fl,/i  Primo,  Indiaione  XF .  Menfe  Nuvemhio ,   die   XI III.  cioè 
Bcir  anno  preftnte . 

Fu  in  quell'anno  dcvaftata  da  una  terribil  pcllilcnza  la  Germa- 
nia. ContuttGCiò  il  Re  Ottone^  che  oramai  rcfpirava  dalle   guerre  in- 
terne o  vicine,  penso  a  reprimere  l' infolrnza  del  Re  Berengario ,  che 
ad  onta  fua  pcrfcguitava  Alberto  Azze,   raccomandato  fuo.    A  quello 
fine  CceKc  Lodolfe,  o  Cm  Litolfo  fuo  Figliuolo,  con  cui  s'era  pacifica- 
{c)  AntiMli-  to,  e  lo  fpcdì  in  Italia  con  un'Armata   0).    Era    l' aflcdiata   Canofla 
line  Ann     S'^  '"  agonia  vicina  a  renderfi  per  la  fame,  quando  fi  feppe  l'arrivo 
di  Lodolfo  a  Verona:  il  che  incoraggi  i  difenfori .   A  grandi  giornate 
pafsò  Lodolfo  il  Pò,  e  venne  alla   volta  di    CanolTa,    perlochc   fenza 
.,  .      appettarlo  fé  n'andarono  con   Dio  gli  afTedianti.  ConfefTa  Donizone  (<0, 

inVu'AU-  ':'^^.  '"''^cdio  di  quella  Fortezza  durò  fentis  fimul  (^  tribus  annis,  e  che 
thild.  l.  I.  ^"  incominciato,  dappoiché  Ottone  colla  Regma  AdcLide  fu  ritorna- 
fMf.  I,  IO  in  Germania.   Pero   non  fi  può  immaginar  altro,  fé   non  che  la  li- 

bcrazion  di  Canofla  accadere  in  quell'anno  per  la    venuta  e  pel    foc- 
corfo  di   Lodolfo.  Per  altro  convicn  confciraie,  che  Leone  Ollienfe, 
e  lo  (ttflb  Donizone,  ficcome  Autori  del  Secolo  fufl'cgucnte,  avendo 
prtlo  dalla  tradizion  de'  vecchi  gli  avvenimenti  di  quello  tempo,  con- 
furero  non  poco  il  vero  col  fallo.   L'Ollicnle  s'inganno  Icrivendo,  che 
la  Regina  Adelaide  folle  per  tre  anni  aflcdiata  in  Canofla.   Ingannoflì 
forte  anche  Donizone  con  ircrivcrc,  che  Gitone  il  grande  calo  in  per- 
fona  a  liberar  Canofla-,  e  che  venuto  alle  mani  col  Re  Berengario  nel 
Prato  di  Fontana,  lo  Iconfiile,  l'ebbe    vivo   nelle    mani,   ed    inviollo 
prigione  in  Germania,  dove   tei  mino  i  luoi   giorni-,    e  che    pofcia   fu 
creato  Re  Albert»  (lo  Itclfa  e  che  Adalberto)  fuo  Figliuolo,  il   qujie 
tornò  airaflcdio  di  Canofla.   Aggiugne    ancora,   che    fpedito   dal    Re 
Ottone  in   Italia  il  Duca  Licolto  Tuo   Figliuolo,   rcllo   uccifo   in   una 
/<.    i7xV    battaglia  di  man  propria  da  cfl'o  Re  Alberto:  il  che  intefo  da  Otto- 
Mù   fupra.    ne,  frettololamcnte  con  un'Armata  venne  in    Italia,   e   qui    fu  creato 
({)Fro'ioar-  Re  d'Italia  ed   Impcradorc.  Somma  confufion  di   tempi  e  di    fatti  fi 
'ad  Ann^"^'  ^'^""P'"*^   '"  inc^o  racconto,   per  quel  che  vedremo .   Perora  lappiamo 
pj^^      '      di  certo  coli' autorità  dell'Annullila  Saflone  (<•),  e  di  Frodoardo  (/), 

che 


Annali     d'  Italia.  35'i 

che  Lodolfo  nel  corfo  di  queft'anno  i»  Italiam  ad  ctmprimendam  Be-  Era  Volg. 
rengarii  tyrannidem  dirigitur,  t?"  >»  brevi ^  expulfo  Berengario  ^  totius  Ita-  Anno  pjó. 
Ita  fojfeffor  efficitur .   Ermanno  Contratto  (a)  anch' egli    fcrive    lotto   il  .. 
prefenre  anno  ;  Liutslfus  Dux  Italium  hefìiliter  invafìt ,  fugatoque  Beren-  „^s  con'ra- 
garit  t^  fili9  ejus,  Papia.  Urbe,  Provinciaque  potitus  efi .    /Arnolfo    Sto-  flus  i»  chr. 
rico  Milancfc  del  Secolo  fulTcguente  W  non  difcorda  da  tali  Scritto-  ('')  -^'•»»'A 
ri  con  dire,  che  Berengario  odiato   da   gl'Italiani    principalmente   per  ?/    '  ^*" 
la  crudeltà  Tua,  e  per  l'avarizia  di  Guilla  fua  Moglie,  non  fi  attentò  /.  i.  e,  5. 
di  venire  a  butaglia  con  Limlfo  fpedito  dal  Padre  in    Italia}  fed  iit- 
grejfus  quod dicìtur  Sanili  Julii^  inexpugnabile  municipium  (nel  Lago  d'Or- 
ca dillretto  di  Novara)  refedit  invaìidMS .  Dice  di  piìi,  che  tradito  da' 
fuoi  Berengario  fu  dato  in  mano  di  Litolfo  j  ma  che  qucfti  con  eroica 
magnanimità  il  lafciò  andar  libero,  volendolo  vincere  coli' armi  e  non 
colla  perfidia.  Altro  che  a  quello   a  noi  non  ftiggcrifce  intorno  ad  un 
tale  avvenimento  la  Storia  d'Italia.    Se  allora   luccedefle  la  battaglia 
accennata  da  Donizone  nel  Prato  di  Fontana,  in  cui  egli  (con  errore 
a  mio  credere)  fa  fconfitto  e  prefo  il  Re  Berengario,  noi  faprei  dire. 
Credo  eziandio,  che  Litolfo  conquiftafie  parte  della  Lombardia  ,    ma 
non  già  tutt»  r  Italia,  come  fcriveva   l'Annaiilla   Safione .    Il    Conti- 
nuatore di  Reginoae  non  altro  dice,  fé  non  che  egli /o//«;  Italix  piene 
fojfejfor  ej^dtfir. 

Anno  di  Cristo  dcccclvii.  Indizione  xv» 
di   Giovanni  XII.   Papa  i. 
di  Berengario  II.   Re  d'Italia  8. 
di  Adalberto  Re  d'Italia  8. 


ANdavano  profpcrando  in  Italia  l'armi   di  Litolfo  Duca  di  Lamt- 
gna.  Figliuolo  del  Re  Ottone,  e  già  pareva,  che  abbattuto  Be- 
rengario  col  Figliuolo  non  potcfTc  più  n  forge  re  :  quando  l'improvvifa 
morte  d'efTo  Litolfo  troncò  il  filo  alla  fortuna  e  vita  di  lui,  e  fece  /^.v  jj,^;,^ 
mutar  alpetto  alle  cofc  d'Italia.  Donizone  {e)  cel  rapprefenta  pafTato   da  i„  y;t_  m«- 
parte  a  parte  in  una  battaglia  dalla  lancia  del  Re  Adalberto.  Ma  pili  fede  tMd.  Uh.  i. 
merita  chi  il  dice  morto  in  altra  maniera.  Febrt  correptus,  fcrive  Epi-  '"f-  '• 
danno  (d)  nella  fua  Cronica.    E   Frodoardo  («■)  :    Liudulfus  Othonis   Fi-  /j\  j^^^.j, 
ìius ,  qui  pcene  totam  obtiuuerat  Italiam,  obiit ,  fepeliturque  Magunti^e  apud  dannus   i» 
Sanilum  Albanum.  Ed  Ermanno  Contratto  (/)  :  Liutolfus  Dux  commijfa  Chromct. 
pugna   Adalpertum  vincita,  cunElifqiie  [ibi  una  cum  Regno  Italia  fuhjugatis,  ^*^  frodo^r- 
ipje  eodem  /Inno  apud  Plumbiam  immaturo  ohitu  vita   deceffit ,    £5?   mitgno  ({sH^rmitn- 
mu'torum  lucìu  Moguntia  Jepultus  e[l .   Non  so,  fé  qui   fi  parli  di  Plom-  nns  Contr»' 
hia  Terra  della  diocefi  di  Novara.   Ditmaro  (?)  ci  ha  confcrvato  il  di  Hus  m  chr. 
della  fua  morte  con  ifcrivere  non  fenza  qualche  differenza  da  gli  altri  ^^^^""',"'' 
Scrittori  circa  il  motivo  della  fua  venuta  in  Italia:  Liudulfus.  Regis  fi'   "      '^'  '  " 


35"*  Annali    d'  Italia. 

Ekv  Volg.  ìius,  malcrum  depravatus  confilìo  ^  rurfum  rebellavit  ^  patriaque  cedens  ^  //■«- 
Am(«>   9J7.  liam  perrexit  ;  ibiqtte  quum  anmm  ferme  unum  effet ,  Odiavo  Idus  Septem- 
bris  {proh  dolor  f)  obiit .  Hujus  corpus  a  fociis  ejufdem   Moguntsam  dela- 
tutu,  lugubriter  in  Ecclefta  Chrifti  Martyris  Albani  fepultum .  Vanno  con- 
cordi qucfti  Autori  in  aHerirc  feppcllito  il  corpo  del  fuddctto  Princi- 
f»e  in  Magonza,  ne  fi  oppongono  a  Donizone,  il  qmle    artcfta,   che 
e  vifccrc  di  lui  ebbero  Tcpoltura  nella  Chiefa  di  S.   Profpcro  di  An- 
tognano  vicino  al  Prato  di  Carpineto   fui  Reggiano,  ma  il  corpo  im- 
balfamato  fu  mandato  in  Germania  al  Re  Ottone  Tuo   Padre.    Facil- 
mente s'intende  ancora,  che  la  mancanza  di    qucfto    Principe   fi   tirò 
dietro  il  riforgimento  de  i  Re  Berengario  &    yidalberto,  i    quali,    tor- 
nati che  furono  i  Tedefchi  nelle  loro  contrade,  dovettero  fenza  fatica 
rimctterfi  in  pofl'efio  delle  Città  perdute.  Ma  fi  vuol' aggiugnere,  ef- 
ferc  corfo  in  Italia  un  fofpetto,  che    Berengario   avefle   proccurata  a 
Litolfo  la  morte  con  que' mezzi,  a' quali  può  ricorrere  folamenrc,  chi 
è  fervo  dell'iniquità.   Pojlea  vero,  fcrive    Arnolfo   Storico    Milanefe  , 
.    pius  ille    Litulfus  perfidia    Langobardorum  fertur  veneno   necatus .    Nelle 
(i)  chrom-   Giunte  da  me  fatte  alla  Cronica  del   Monifìcro  di  Cafauria  (-),   fi  Icg- 
*riìnfe  p  lì.  8^  "".°  Strumento  di  terre  concedute  a  livello  da  Ilderico  Abbate  di 
r».  //.  Ktr.  quel  facro  Luogo  ad  Jttone,  o  fia  ad  ^zzo  Conte,  fcritto  Regnantibus 
U*lic.  Domno  Berengario,  ^  Jdelberto  Filio  ejus   Regibus,    Anno    Regni  eorum 

in  Dei  nomine  FU.  £5?  temporibus   Teobaldi   Ducis    £«f   Marchionis   Anno 
ejus  IV.  Menfe  Junii,  per  IndiElionem  XV.   Abbiamo  qui  affai  luce  per 
conofccre,  che  in  qucfti  tempi  era  il  governo  del  Ducato  di  Spoleti, 
e  della  Marca  di  Camerino,  appoggiato  a  Teobaldo,  o  fia  Tebaldo.  Egli, 
ficcome  di  fopra  oficrvai  all'anno  946.  era  Figliuolo  di  quel  Bonifazio 
di  Nazione  Ripuaria,  che  era  (laro    Duca  anch' efio,  e    Marchcfe  di 
quelle  contrade .    Numerandofi   qui   l' Anno   ^arto  del  fuo    Ducato  , 
convien  credere,  che  nell'anno  pf  j.  o  9f4.  mancalTe  di  vita  Bonifa- 
zio Tuo  Padre,  e  ch'egli  luccedefie  nel  governo  di  quegli  Stati.  L' Au- 
(V)  chrtnic.  "t"'"^  ^^^"3  Cronica  Farfenfc  (*)  fa  parimente  menzione  (otto  qucfti  tcm- 
rarfenfi        pi  Marchionis  Teobaldi,  qui  tunc  Sabinen/ìbus  praerat .    Nella    Sabina    e 
p.ii.T»  II.  fituato  il   Moniftcro  di  Farfaj   eia  Sabina  era  allora  comprefa  nel  Du- 
»r^'7i"      '^^^°  ^^  Spoleti.   Abbiamo  poi  dalla  Cronica  Arabica  (f),  che  venuto 
(tfchronic.  nell' Agofto  dell'anno  precedente  in   Sicilia  un   Generale    Moro,   ap- 
Arthicum     pellaio  Ammar,  dopo  avere  (vernato  in  Palermo,  ufcito  di  colà  nella 
f- II- To.i.  primavera,  pafsò  in  Calabria.   All'incontro   arrivato  in   Sicilia  Bafilio 
Ammiraglio  de'Grcci,  vi  fpianò  la  Mofchea  di  Riva,  e  prefe  la  Città 
di  Terminci  e  venuto  alle  mani  con  Aflanno  Moro,  Signore  dell' Ifo- 
Ja  nella  Valle  di   Mazara,  mifc  a  filo  di  fpada   molti  di  quegl'  Infe- 
deli . 


Jt(r.     Jttilit. 


Anno 


Annali    d'  Italia. 


3S3 


Anno  di  Cristo  dcccclviii.   Indizione    i. 
di  Giovanni   XII.  Papa   3. 
di  Berengario  II.  Re  d'Italia  p. 
di  Adalberto  Re  d'Italia  9. 

PErchc  Ottone  il   Grande  Re  di  Germania,  dopo  la  morte  di  Zn-  e^^  Vole; 
dolfo  Tuo  Figliuolo  fucceduta  in  Italia,  niuna  inquietudine  rccafle  Anno  958! 
a  i  Re  Berengario  &c  yldalberio^   potrebbe   taluno   chiederlo;  e  fi  po- 
trebbe rifpondere}  che  Berengario  dovette  placarlo  in  qualche  manie- 
ra. Ne  e  anche  un  contrafegno  il  vedere,  che  eflo  Berengario,  quan- 
tunque per  le  ragioni  vecchie,  e  per  la  venuta  del  fuddetto  Litolto,  a 
cui  aderì  torto  Alberto  y/zzo,  dovcfle  nudrirc  rabbia  e  mal  talento  verfo 
di  qucdo  Bifavolo  della  ContefTa  Matilda,  pure  il  lafciò  in  pace,  per 
riguardo,  come  fi  può  conghietturare,  ad  Ottone  di   lui    Protettore. 
Anzi  e  da  oflervare,  che  fé   non    prima,    almeno   in  quefl'  anno  cflo 
Alberto  Azxo  porta  il  titolo  di  Conte,    cioè   di   Governatore   proba- 
bilmente di  qualche  Città.  Ciò  coda  da  uno  Strumenta,  da  me  pro- 
dotto (<»),  fcritto  Berengarius  Ì3  Adelbertus  Filio   ejus  grafia   Dei   Re-  ("^  jf»tiqtt. 
ges.  Amo  Regni  eorum  Deo  proficio  Hoilavo ^   Menfe   Novembris^   Indi-  ^f,l!l'\a"^' 
elione  Secunda:  indicanti  l'anno  prcfente.  In  efio  Strumento  Atto  Fi- 
lius  quondam  idemque  Attorti  de  Comitatu  Parmenfe ,  qui  profeffus  fum  ex 
natione  meo,  Lege  vivere  Longobardorum^  vende  alcuni  beni  ad  Adelber- 
tOy  qui  y  Atto  Comes  y  Conjobrino  meo  ^  Filius  quondam  Sigefredi  de  Co- 
mitatu Lucenfi .  Fu  ftipolato  quello  Strumento  in  Loco  Infula  Judicia-, 
ria  Parmenfts.  Potrebbe  effcrc,  che  a  quefti   tempi   appartenelFc  ciò, 
che  narra  l'Autore  della  Cronica  Farfcnle.  Quel  Tiranno  e  dilapida- 
tore dell' infigne  Moniltcro  di  Fai  fa,  Campane  Abbate,  di  cui  parlam- 
mo all'anno  pjp.  era  tuttavia  vivo,  ed  opprimeva  quel  t'aero  Luogo. 
Giovanni  XII.   Papa  cominciò  ad  abborrirlo, /f«/  Ù  fuus  pater,  cioè 
Alberico  Patrizio.   E  noi  iafciando  tornare  al  governo  del    Moniftcro, 
creò  in  fiaa  vece  Abbate  di  Farfa  un""  Adamo,   oriondo  della   Città  di 
Lucca,  fé  pure  non  vuol  dire  di  Lucania.   Ma  perchè  in  quelli  tem- 
pi per  la  maggior  parte  i   Moniftcrj   d'Italia,   feminarj   una  volta  di 
Virtù ,  erano  divenuti  Tentine  di  Vizj  :  cflb  Adamo  ben  tofto  li  fcoprì 
non  da  meno  del  fuddetto  Campone.  Pro  publico  autem  fi upri  /celere  ^ 
in  quo  detentus  e  fi  a  militibus  Papié  johannis,  (^  Marchionis  TheobMi, 
qui  tunc  Sahincnfibus  praerat  .    Per  efimcrfi  dal   galligo   gli   convenne 
alienar  due  Corti,  ed  altri  fondi    fpcttanti  a   quel    Moniltcro  .    Lupo  ^^  ^"!"" 
Protofpata  {b)  all'anno  pff.  notò,  che  Mariano   Generale    de'  Greci  inchronU» 
venne  in  Puglia.  Sotto  quell'anno   poi,  o  pur   nel   feguentc,  I'  .'\u-  {e)  chmnit. 
torc  della  Cronica  Arabica  {e)  della  Sicilia  lafciò   Icritto,  che  Affano  ■^''"l'ic. 
Saraceno  Signore  di  quell'Ifola,  iramfretavit  (^  ivit  obviam  fratri  Tuo  ^  ^^-  '^'•J- 
Tom.  r.  Yy  Ami      «'^-  ^"''''- 


3  5'4  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  Ammar  .  Et  fugit  coram  eo  Alarianus  Strategus ,  abduSìa  tamen  navi  e 
Anno  959.  navibus  Moslemiorum .  Ag^iugne  apprcffo,  che  quell' Armata  nivale  di 
Mori  nel  tornare  di  Settembre  in  Sicilia  andò  tutta  a  male,  e  fu  d'uo- 
po farne  una  nuova.  Circa  quelli  tempi  Attom  Fefcevo  di  Vercelli  , 
grande  ornamento  di  quella  Cliicfa  per  la  fiia  Letteratura  e  Pietà  , 
diede  fuori  il  fuo  Trattato  de  Prejfuvii  EcclcfiiS ^  dove  tfpone  il  mal 
trattamento,  che  fi  facca  de'Vcfcovj,  con  permettere  a  tutti  di  ac- 
cufirii,  con  eiìgcrc  da  cfll,  che  in  mincanza  di  pruove  prcndelTcro 
il  giuramento,  ed  accettanero  il  Duello  da  farfi  con  qualche  loro 
Campione.  Riconofce  per  Canoniche,  e  come  vegnenti  da  Dio  le 
elezioni  de' Vefcovi  fatte  dal  Clero  e  Popolo.  Mai  Principi  poco  ti- 
morati di  Dio,  fprezzando  quelle  regole,  volevano,  che  la  lor  volon- 
tà prcvalcffe  in  eleggere  i  facri  Pallori.  E  quali  mai?  Si  rifiutavano 
ì  meritevoli  eletti,  e  conveniva  prendere  i  prediletti  da  loro,  ancor- 
ché indegni,  non  confiderando  elfi  il  merito  del  fapere,  e  della  bon- 
tà dc'cothimi,  ma  folamente  le  ricchezze,  il  parentado,  e  i  fervigj . 
E  fé  non  vendevano  le  Chicfe  per  danaro,  le  davano  nondimeno  in 
pagamento  della  fervitù  preftata  da  elfi,  o  da' lor  Parenri  alla  Corte. 
Però  fi  vedevano  Fanciulli  alzati  al  Velcovato  ,  e  fi  obbligava  il  Po- 
polo a  dar  tcllimonianzc  favorevoli  a  quelli  sbarbatelli,  che  appena 
avevano  imparato  a  memoria  qualche  articolo  della  Fede,  per  potere 
rifpondere,  benché  tremando  all' efame:  il  quale  era  tuttavia  in  ufo 
pili  tolto  per  formalità,  che  per  chiarire  la  fcienza  d'elfi.  Ed  ecco 
qual  folTe  in  quelli  tempi  lo  ilato  miferabile  delle  Chiefe  d'Italia. 

Anno  di  Cristo  dcccclix.  Indizione   ii. 
di  Giovanni  XII.  Papa  4. 
di  Berengario  II.  Re  d'Italia  io. 
di  Adalberto  Re  d'Italia   io. 

ERa  aitai  vecchio  Pietro  Candiano  III.  D^gc  di  Venezia;  a  quella 
malattia  (\  aggiunfc   la  grave  afflizione  provata    per   la    ribellione 
di  Pietro  fuo  Figliuolo,  che  fervi  ad  affrettargli  la  partenza  da  quello 
Ca)  T)tnM.   Mondo  .  (")  Non  fu  egli  si  prello  morto,  che  raunato   il  gran  Con- 
in  chronico    {\u\\n  del  Popolo ,  dove  intervennero  anche  i  Vefcovi  ed  Abbati,  tutti 
Italie  '    '"   deliberarono  di  voler  per  loro  Doge  quel  mcdcfimo  Pietro  IF.  ch'elfi 
prima  aveano  giurato  di  non  ammettere  al  loro  governo.  Però  a  gara 
con  quafi  trecento  barche  fé  n'andarono  a  Ravenna  a  levarlo,  e  pom- 
pofamente  ricondottolo  a  Venezia,  di  nuovo  il  crearono  Doge.  Ac- 
cadde probabilmente  in  quell'Anno  un  fatto,  di  cui  ci  ha  confervata 
(b")  Anonj-  una  breve  memoria  l'Anonimo  Salernitano  {b) .  Cioè  che  Giovanni  XII. 
mas  Saieni.  Papa,  il  qualc  comandava  tanto  in  temporale  che  fpirituale  in  Roma, 
p.ii.To.ii.  gjji^g  jgjjj.  ^jifTenfioni  con  Panduìfo^  e  Landolfo  II.  Principi  di  Bene- 
*«■•    "««•  venjQ  e  ^ji  Capua,  ch'cflb  Iltorico  chiama  Figliuoli  di  Landolfo  I.  ma 

eoa 


Annali    d'   Italia.  ^^^ 

con  errore,  perchè  Pandolfo  fu  Figliuolo,  e  non   Fratello  di  Lundol-  Era  Volg, 
fo  II.  il  quale  fin  dell'Anno  945.  l'avca  dichiarato  Collega  nel  Prin-  Anno  959. 
cipato.  Ora  Papa  Giovanni   cium  eTct   adokfcens^   atque   viliis   dedituSy 
andique  hofiiuffi  gentes  congregari  jujjìt  in    unum^  £5?   non  tantum    Roma- 
num  exercitum ,  fed  ^  Tiifcos  Spoletinofque  in   fitum  fufragmm  conduxit . 
Ne  i  Popoli    di    Spoleti,   né  quei   dclli  Toican:»   erano  allora   ludditi 
del   Papa,  e  però  li  dovette   egli   trar   feco   in  lega.    \  quello  avvifo 
Landolfo   Principe   di    Benevento   mifc   in   armi   tucti  i  Tuoi  Capuani, 
ed  incontanente  fpedì  a  Salerno,  pregando  Gifolfo   Principe  di  qi.icila 
Terra  di  accorrere  in  aiuto  Tuo.  Venne  Gif-lfo  con   fiatito  efcrcito, 
e  gran  (almcria.   Non  ci  volle  di  più  per  fare  aSomre   turti  i  di-fegni 
di  Papa   Giovanni;  perciocché  dum  Roinani,  Sp9leti:ùqus  (^  Tufci ^  ad- 
t-entum   Principis  Gifulfi  reperijfeat ,   magno   metti  per  cuffia,  fuos  repctunt 
fines .  Aggiunge  il  mcde(ìm.->  Storico,  che  da  li  a  quuche  tempo  Papa 
Giovanni  per  (uni   Ambalciatori    fece  intendere  a  Gil'olfo   fuid-tto  di 
voler  contracre  Lega  con  lui.   Venne  Gifolfo  da  Salerno  a  Tcrracina, 
conducendo  feco  un  nobiliflìmo   corteggio,  e   colà   portatoli   anche  il 
Papa,  ftabilirono   fra  loro  la  dcfìderata   Lega.   In  f.;mma   dice   quefto 
Scrittore  Salernitano,  clìere  ftato  in  tanto  credito  G.foifa  Principe  di 
Salerno,  che  tanto  i  Greci,  che  i  Saraceni,  Franzefi  e  Safloni  fi  (lu- 
diavano  di  averlo  per  amico,  e  niuno  fi  attentava  a  toccare  gli   Stati 
di  lui.  Ho  io  data  alla  luce  ("}  una  Donazione  da  lui  fitta  alla  Chiefa  {"^ ^»tv*- 
di  San  Mafllmo,  fondata  in  Salerno  a  Doìnino  Guaiferio  Principe  Bifa-  llt'^'  % 
via  fiojiro,  come  egli  dice.  Lo  Strumento   fu  fcritto  itt  anno  rigefimo 
quinto  Principattis  mftri^  de  Menfe  Jprilis^  IndiEìione  II.  cioè  ncll' anno 
prelente,  fé  quelle  Note  furono  ben  copiate.   Leggefi  pari-mente  nel- 
le Antichità  Italiche  W  un  Diploma  de  i  Re  Berengario  &  Adalberto  ,^-^  ibidem 
dato  FUI.  Kalendas  Ninicmbris ,  anno  Incarnationìs  Dtmini  DCCCC LV 1 1 1 1 .  Biffert.   1. 
Regni  'vero  Domnorum  Berengarii  atque  Àdalherti  piiffimorum  Reguni  Villi. 
Inditlione  HI.  ASlum  Papìa  .  Anche  quello  Documento  appartiene  all' an- 
no prclcnte.  Non  fi  fa  già,  a  quiile  fia  precifamcnre  da  riferire  una  Let- 
tera fcritta  dal  fipralodatn  fittone.,  o  fia  da  Azzo  Vefcovo  di  Vercelli  in 
quelli  tempi,  perfonaggio  di  facra  Letteratura   ornatilTìrao,   come  di- 
moltrano  l'Opere  fue  date  alla  luce   dal    Padre   Dacheiy   (0,  e  tanto  (c)jitt(nrir. 
più  degno  di  ftima,  quanto  più  era  comune  allora  l'ignoranza  in  Ita-  c'ii'"f'i 
lia  .  Tutti  fi  lamentavano,  ma  fpezialmente  i  Vefcovi,  dell' afpro  go-  ^P'fi-y-"» 
verno  del  Re  Berengario,  e  fi  può  credere,  che  Iludiaflcro  le  manie-  Ddck^ 
re  di  f^ravarfene.  Ora  Berengario,  a  cui  non  mancavano  fpie,  per  af- 
ficurarfi  della  fedeltà  d'elfi  Prelati,   volle  obbligarli   a  dargli   de   gli 
oftaggi .  Sopra  ciò  Attone  fcrille  a  i  Vefcovi  luoi  Confratelli,  (giac- 
ché non  era  loro  permelTo  di  raunarfi)  per  udire  il  lor  fentimento  in- 
torno a  quella  novità .    Egli    intanto   giudiziotatncnte    propone    il   fuo 
con  riconofcere  l'obbligo  della  fedeltà,  dovuto  a'fuoi  Sovrani,  ma  con 
follcncre,  che  non  lì  dee  far  quello,  che  non  hanno  fatto  i  Prcdeccf- 
forij  né  eficre  giullo  l'cfporre  gli  oltaggi  a' pericoli    della   vita,  per- 
chè fc  i  Vefcovi    non  fi  trattcncfléro  per  timore  di  Dio  dal  mancare 

Y  y  z  al 


iry. 


5S^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  al  loro  dovere,  molto  mcn  fc  ne  guardcrcbbono  per  timore  di  nuoce- 

Anno  959.  re  a  gli  ortaggi.  Nel  Catalogo  de' Duchi  di  Spolcti,  porto  davanti  al- 

(ti)  chronic.  ^^  Cronica  di  Farla  (<?)  prima  dell'anno  p6o.  fi  vede  menzionato  Ttì»/- 

Fnrfenje     '  ffiuHtlus  Dux ,  il  qualc  fi  può  crcdcfe  lucceduco  in  quel  Ducato  per  la 

p.ii.To.ii.  morte  o  per  altra   mancanza  di    l'eoùaìrio  Duca  e    Marchcfc  di  quella 

*"■•  •"'«'"^-  contrada .  All'anno   p8i.    noi   troveremo   creato    Duca  e  Marchefe   di 

Spolcti  e  Camerino  un  Trafmortdo  lenza  poterfi   chiarire,  fé  fieno  di- 

ytric.   perfone,  e  forfè  1' un  figlio  dell'altro,  o  fc  pure  fuor  di  fito  a- 

vcffe  il  Cronirta  Farfcnfe  parlato  di  un  Traimondo  Duca  verfo  qucrti 

tempi. 

Anno  di  Cristo  dcccclx.   Indizione   iii. 
di  Giovanni  Xll.   Papa    y. 
di  Berengario  II.  Re  d'Italia  ii. 
di  Adalberto  Re  d'Italia   ii. 


(b)   t'mtpr. 
liifl.  iih.6. 
t.  6. 


(e)     Conti- 
nuator    Re- 
g'tnonis   in 
Chronici . 
(d)   Annali- 
Jla  S4X0. 


NOn  ha  la  Storia  d'Italia  Autore  alcuno,  da  cui  fi  pofla  ricavare, 
in  che  confirtertero  gli  aggravj  fatti  dal  Re  Berengario  a  quafi 
tutti  i  Principi  d'Italia,  ed  in  particolare  al  Romano  Pontefice.  Ch* 
egli  ne  facefle,  e  molti,  ed  intollerabili  ,  fi  può  argomentare  da 
quanto  lafciarono  fcritto  gli  antichi  Storici,  fi  a' quali  Liutprando, 
dove  racconta  (^) ,  che  regnantibus  ^  immo  favientibus  in  Italiam^  y 
ut  "verius  fateamur^  tyranmdem  exercentibus  Berengario  atque  jldeìber- 
tOy  Giovanni  XU.  Papa  fpcdi  per  Tuoi  Legati  aJ  Ottone  il  Grande  Re 
di  Germania  Giovanni  Cardinal  Diacono,  ed  Azzone  Notaio,  o  pure 
Archivirta  con  pregarlo,  che  per  amare  di  Dio  e  de  i  Santi  Aporto- 
li Pietro  e  Paolo  volcflc  liberar  lui,  e  la  fama  Chiefa  Romana  dalle 
griffe  di  qucrti  due  Re,  e  rimetterla  nella  l'uà  primiera  libertà.  Die- 
tro a  i  Legati  Poniificj  arrivo  in  SalTonia  Gualberto  Arcivelcovo  di  Mi- 
lano, che  appena  vivo  s'era  potuto  ibttranc  alia  rabbia  di  Berengario 
&  Adalberto,  protertando  di  non  poter  più  fofferire  la  loro  crudeltà, 
e  molto  mtn  quella  di  afilla ^  o  (và  Guilia  Moglie  di  Berengario,  che 
contro  le  Leggi  Ecclefiartichc  volea  fortencre  come  Arcivcfcovo  di  Mi- 
lano ManaJJ'e  Arcivelcovo  d'Arlcs,  il  quale  altronde  fi  la,  che  fegui- 
tava  tuttavia  ad  intitolarfi  Aicivclcovo  di  iMilano.  inoltre  fopragiun- 
fe  Gualdone  f^efcovo  di  Como,  e  non  già  di  Cuma,  come  fi  penso  il 
Padre  Pagi,  lamentandofi  anch' egli  di  varie  opprelfioni  a  lui  fatte  da  i 
due  Re  fuddetti,  e  dalla  Regina  VVilla.  Aggiugnc  Liutprando;  re- 
nerunt  £3*  nonmlli  alter ius  ordinis  ex  Itali»  viriy  c/uos  inter  Illufiris  Mar- 
chio Otbertus  cum  Apsjiolicis  cucurrerat  Nuntiis  ^  a  janilijjimo  Qthone  tunc 
Rege^  ut  dixi,  nane  ^ugujìo  de  fare .,  conftlium^  auxiliumque  expetcns  .  Lo 
ftctib  abbiamo  dal  Continuatoje  di  Rcginone  (f),  le  cui  parole,  rap- 
portate ancora  dall' Annali rta  SafTonc  (<^J,  fono  le  lègucnti  lotto  qucrt' 

anno 


Annali    d'  Italia.  357 

anno:  Lfgatì  quoque  ah  JpolìoUca  Sede  veniunt ^  Johannts  Diaconus^  6?  Kr  *  Vo:». 
^zo  Scriniarius  ^  vocantes  Regem  ad  defe'tdendum  Itali^yìt  y  ^  Romanam  Anmo  v6a. 
Rempublicam  a  tyrannide  Berengvii .  PFaltbertiis  etiam  Archiepifcopiis  Me- 
diolanenfis ^  (^  IValdo  Cummus  Epifcopus^  {5?  Opertus  Marchia^  Berenga- 
rium  fugientcs ,  in  Saxonia  Regem  adeunt .  Sed  £5?  reliqui  piene  omnes  Ita- 
lite  Comites  6?  Epifcopi^  Literis  eum  aut  Legatìs^  ut  ad  fé  Uberaados  "ve- 
niate expofcunt .  Convien  qui  por  mente  a  qiielto  Obertt  Marchefe,  in- 
dubitato afccndentc  della  nobiliffima  Cafa  d'Ette,  che  mireremo  an- 
che diramata  nella  Real  Cafa  di  Brunfvich  dominante  in  Germania,  e 
nella  gran  Bretagna.  Noi  vedemmo  queilo  Principe  nell'anno  q^i. 
caro  al  Re  .Berengario,  e  Tuo  confidente.  Ma  Berengario,  facile  a 
farli  de  i  nemici,  era  anche  più  facile  a  perdere  gli  amici.  Non  po- 
tendo più  il  Marchefe  reggere  all'afprc  ed  ingiulte  maniere  di  lui, 
ricorfe  anch' egli  al  Re  Ottone.  Siccome  fi  dimollrcrà,  quello  Mar- 
chefe Oberto  non  é  già  Io  iteffo,  che  Uberto  Figliuolo  ballardo  del  Re 
Ugo,  e  Marchefe  di  Tofcana,  del  quale  Uberto  non  parlano  più  da 
qui  innanzi  le  Carte  antiche  di  Lucca.  Noi  troveremo  il  noltro  Oberto 
fotto  Ottone  il  Grande  uno  de'primi  perfonaggi  nella  fiia  Corte,  e  di 
tutta  r  Italia  i  laddove  Uberto  Marchefe  di  Tolcana  fu  da  cflb  Ottone 
cacciato   in  efilio . 

Se  mi  vien  chicflo,  di  qual  Marca  avefle  allora  il  governo  il  fud- 
detto  ObertOy   non   fo  rifpondcrc   per  mancanza  di  lumi.    So  bene  (e 
lo  vedremo  andando  innanzi)    ch'egli   mancato  di    vita   circa   l'Anno 
P7f.    lafciò    dopo    di    se    due    Figliuoli,    cioè   Adalberto^    ed    Ober- 
to   \\.   amendue    Marche  fi  .    E   quello    Adalberto  ,   ficcomc    colla    da 
uno   Strumento    Lucchc'e ,    citato   dal   Fiorentini   {»)  ,   e  da   me   poi  ^V .  f?'"'"*" 
pubblicato    nelle    Antichità    Eftenfi    (^)  ,    vien     chiamato    Adalbertus  di  MutiìL' 
Marchio^  Filio  borite  memoria  Obberti,  (^  Nepus  bonte  memorite  Adalber-  l'ó.  4. 
;/,  qui  fuit  Jìmiliter  Marchio.    Sicché   Padre  di   quello   Oberto^   chia-  (b'y^»/;VA/- 
mato  lìlujìre  Mtrchefe  da  Liutprando,  fu  Mn" z\iro  Marchefe  Adalberto;  '^   '^^'"fi 
e  però  fecondo  i  miei  conti,   per  le   oflervazioni   già   addotte   in  ella 
Opera,  concorrono  fortiffimc  conietturc  a  farci  credere  il  Padre  d'elfo 
Oberto  difcendcntc  da  uno  de  i  due    Adalberti    Duchi   e    Marchefi  di 
Tofcana,  o  per  via  di  .So«i/"tf2/o  Figliuolo  di  Adalberto  I.,  o  per  quel- 
la di  Guido  o  di  Lamberto  Figliuoli  di   Adalberto    II.    Duchi   anch' cfil 
di  Tolcana .  Sotto  i  Re  Ugo  e  Lottarlo  fu  perfeguitata  e  deprelia  la 
profapia  d'eflì   Adalberti;  ma  fotto   Berengario,   e    maggiormente  poi 
lotto  Ottone  il  Grande,  fi   rialzò  nella   pcrfona  del   mentovato  Mar- 
chefe Oberti^  con  durar  tuttavia  per  mifericordia  di  Dio  nelle  nobilif- 
fimc  due  Cafe  regnanti,  che  tcllè  ho  accennato.  Ora  tornando  ad  Or- 
ione I.  Re  di  Germania  dovette  ben  parergli  (àporito   l'invito   a   lui 
fatto  da  tanti  Principi  di  acquillare  non  folamcntc  il  Regno  d'Italia, 
rea  anche  la  Corona  dell'Imperio  Romano;  e  però  iaquell'anno  egli 
accudi  alle  provvifioni  neceflarie  per  calare  con  forza  e  decoro  in  Ita- 
lia nell'anno  vegnente.  Truovafi  una  Donaiione  fitta  dal  Re  Bcren-  (<:)  /f»tiq'*- 
gario  alla  Regina  fFilla  o  fia  Guilla  fua  Moglie,  iO  interventtt  ac  pe-  l^'^t'io"^' 


3)8  Annali     d'  Italia. 

Eia  Volg.  tìtlone  Ifldon'is  Marchionis^  noftrique  dile£li  Filii .  Fu  dato  qu?!  Diploma 

Anno  gùo.  Qcìavo  die  ka'oid.  No-vembris  anno    Domimele    Incarnai ìohìs   DCCCCLX. 

Indlcliune   Quarta  ^  Regni  lero   Donaonim   Berengarii^    é?    Adalbcrti  Rg- 

gum  Decimo  .  Jcltim  'vero  Papì^e .  Sotto  queilo  medefimo  anno  raccon- 

(a)  pandu-  ta  il  Dandolo  (^),  che  Pietro  Candiano  7/^.  Doge  di  Venezia,  ir.fieme 
Mi'co'V^xn  '^°"  Buono  Patriarca,  di  Grado,  con  Pietro  Fcfcovo  di  Oiivola,  o  fia 
fi'/r.    italii.  ^^  Venezia  (ttlla,  con  Giovanni  f^efcovo  di   Torcello,  e   con    gli  altri 

Vcfcovi,  Clero  e  Popolo,  rinovo  il  D.-creto  già  facto  da  Orfo  I.  Do- 
ge di  non  far  da  li  innanzi  mcrcatanzia  de  gli  fervi,  o  fia  de  gii  Schia- 
vi Criltiani.  Cioè  da  gran  tempo  collumavano  i  mercatanti  Venezia- 
ni di  comperar  da  i  Corlari  Schiavoni  o  Unghcri  de' poveri  Crillinni 
fatti  fchiavi,  e  poi  li  rivendevano  a  i  Saraceni  o  ad  altre  Nazioni  Pa- 
gane. Circa  l'anno  877.  fu  proibito  quello  infame  trafiico  da  i  Dogi, 
e  dal  Clero  e  Popolo  di  Venezia  con  pene  temporali  e  rpirituali.  Ci 
fu  bifogno  ancora  in  quell'anno  di  rinovar  lo  (leffb  divieto,  con  proi- 
bire nel  medefimo  tempo  ti  portar  Lettere  d'  Italiani  o  di  Tcdcfchi 
a  i  Greci,  o  al  loro  Impcradorc:  ad  iftarza  forfè  del  Re  Berengario, 

(b)  D#»'«  a  cui  non  doveano  piacere  fimili  intelligenze.  Donizone  (^)' oltre 
'tli l'Jh  ìik.'  all'afTedio  di  Canofla  fatto  dal  Re  Berengario,  o  fciolto  nell'anno  946. 
I.  M/.  I,'     ne  racconta  un'altro  fucceduto  dipoi  od  intraprelo  dal   Jie  Adalberto, 

ma  con  imbrogliare  i  tempi,  perchè  Icrive  cflere  venuto  in  Italia  Li- 
tolfo  Figliuolo  del  Re  Ottone,  per  le  cui  forze  rello  libera  CanofTa. 
Uccifo  poi,  com'egli  vuole,  Licolfo  in  una  battaglia,  Jlberto  yizzo 
Signore  di  quella  Rocca  fcrifle  immediatamente  al  Re  Ottone,  che 
fccndcfle  in  Italia,  perchè  quella  farebbe  fua:  e  che  Ottone   (*) 

-     -     -     -     confe/fir4  multos  fecum  inde  revexit 
Jtaliam  fecum ,  quem  facifice  petierunt 
CunSli  Lombardi ,  Jibi  dantes  «ppida  gratis  . 

Quello  fecondo  aflldio  fecondo  lui  durò  Tempora  per  bina^ternos 
Mtnfefque^  cmè,  fé  so  ben  intendere,  due  anni  e  tre  Meli.  Conofcc 
il  Lettore,  che  v'ha  de  gli  sbagli  nella  narrativa  di  Donizonc.  Ma 
pollo,  che  fuilKla  il  luddctto  fecondo  alTedio,  ed  affcdio  anch'  elfo 
ben  lungo,  parrebbe  che  doveffimo  crederlo  incominciato  nell'anno 
P49.  e  terminato  nel!'  anno  961.  allorché  uà  gran  temporale  venne 
dalla  Germania  in  Italia. 


Anno 


(♦)  Mi  fubito  molti  ricondujfe 

Seco  in  Italia,  a  cui  ft  dieroH  tutti 
l  Lombardi  col  dono  di  cajìella . 


Annali    d'  Italia.  35-9 

Anno  di  Cristo  dcccclxi.  Indizione  iv. 
di  Giovanni  XII.   Papa   6. 
di  B 1' R  F  N  G  A  R  I  o  II.  Re  d'Italia  11. 
di  Adalberto  Re  d' Italia   1 1 . 

QUando  fia  originale,  come  fcmbrò  a  me  un  Dipl^^ma  (")  de  i  Re   Eh*  Volg. 
Berengario  &c^ ^liailerto .  conceduto  a  Martino  Jbbate  della  Van-   ^**^°  .96i. 
g;id)zza  piefTo  air  Adigecto,  dove  io  oflcrvai  tuttavia  il  Sigillo  di   ^^^   j^J^^ 
cera  col  nome  di  quei  Re  :   noi  troviamo  cflì  Regnanti  in  Verona  fui   D!jfert.  6j. 
fine  di  Maggio  del  prcfenre  Anno.  Fu  darò  quel    Diploma    ///.   Ka- 
lendas  Junias^  Anno  Incarnatmns  Domini  DCCCCLXI.  Regni  vero  Domni 
Berengarii^  atque  Adal'ocrti  piijfimormn  Regurn  XI.   Indicìione  Il^y,Acium 
Veronie .  Quel  che  è  più,    cÌTendo    llato   dato   quello    Diploma  inier- 
venta  ac  petitione  Ugonis  Marchionis  Thufci^  ,  noi  vegniamo  a  conoi'cc- 
re,  che  Uberto  Marchefe  di  Tofcana^  o  avea  pagato  il  debito  della  na-    ...   ^    ... 
tuia(.i;,o  come  vogliono  alcuni  era  luori  d  Italia  cacciato  m  elilioj   )^  Fficnlì 
e  che  Ugo  fuo  Figliuolo,  il  quale  riufci  poi   uno  de' Principi   famofi   ?.  1.  e.  ij. 
d' Italia,  era  fucceduto  a  lui  nel  poircffo  e  governo  della  Tofcana}  ed 
avere  S.   Pier  Damiano  imbrogliata,  ficcome  vedremo,   co'fuoi    rac-   ,,  ,.  -  ;> 
contila  Storia  della  Tofcana.   Vien  anche  rapportata  dall' Ughelli  (f)   it'al.^lcr. 
la  fondazione  del  Moniftero  di  Graffano  nella  diocefi  di  Vercelli  fatta  Tom.  iv. 
da  Ale dr amo  Marchefe  ^  Figliuolo  di  Guglielmo  Conte ^  e  da  Gerherga  P'i-   '«  Kpifcot). 
gliuola  del  Re  Berengario.  Quelli  vien   creduto   il    prim.)    Marchefe   >'"■'«''"'/• 
del  Monferrato,  da  cui  derivo  la  fchiatta  di  quc'  Principi  sì  celebri, 
lìccome  vedremo  nella  Storia  de' Secoli  fuffeguenti.   Quello  Strumento 
ha  quelle  Note:  Berengarius  ^  Adelbertus  ejus  Filius^  grafia  Dei    Re- 
ges^    Anno   eorum ,    Deo  propitie ^    Undecima.,    Menfe   AugHlii.,    Indizione 
^arta.,  cioè  nell'Anno  prcfcnte,  nel  cui  Mefe  di    Agolto   troviamo 
tuttavia  dominanti  quelli  due  Re.   Vedefi  anche  appiedo  il   Guiche- 
non  {d)  un  Diploma  di  Ugo  e  Lottarlo  Re  d'Italia,  che   nrll'  \nno   C^^'   Gnìcht^ 
P58.  leonine  Aledramo  Corniti  quondam  Cortem^  qua  Forum   nun.upatur,  Th"  ^' sTuf 
fttam  fuper  fluvium  Tanar .  Si  può  tenere  per  lo  fteflb  Aledranio,  che  clntur! ì. 
con  titolo  di  Marchefe  companlce  da  lì  innanzi.  Intanto    (lava   forte  num.  83. 
a  cuore  al  Re  Ottone   la  fpcdizion  d'Italia;    ma   prima   d'intrapren- 
derla volle  ailìcurar  la  Corona  della  Germania  in  capo  ad  Ottone  pri- 
mogenito fuo .   Adunata  dunque  in  Vormazia   la    Dieta   Generale    del   (e)  Contì- 
Regno ,  fu  con  unanime  confenfo  de'  Baroni  e  del  Popolo  eletto   Re  ntator  Rht- 
di  Germania,  e  coronato  Ottone  II.  fuo  Figliuolo  (0-    Ciò   fatto,   e  S'^'»". '" 
raccomandato  a  Guglielmo  Arcivcfcovo  di  M.igonza  fuo  Fratello  effb  Fi-  ^  Zllmàn- 
gliuolo,  che  era  allora  in  età  di  fette  Anni,  tornò  Ottone  il   Grande  nus  comra- 
ìn  Saffbnia,  e  dopo  aver  dato  buon  ordine  a  gli  affiti,  per  la  Baviera  tiu^tnchr. 
e  per  la  Valle  di  Trento  calò  coli'  efcrcito  i'uo  in    Italia,   ubi   ornnes  „  ^""1»''- 
f<ene  Comites  (^  Epifcopos  obvios  habuity  0?j  «^  decuif,  ab  eis  hcnoiifice  {n  ctro». 

fufct' 


300  Annali     d'  I  t  a  l  i  a. 

Et  k  V6\?..  fufceptui^  poleflalive  ^  i§  al'fqiie  ulla  rtfifltntia  Papìam  intravit .  Trovò 

Anno  961.  quivi  diltrurco  da  Berengario   il  Palazzo  de  i  Re',  forle  per   un  pazzo 

_  galtigo  dato  da  lui  a  i  Cittadini,  ed  ordinò,  che  lì  ritaccfle.  Intanto 

Berengario  e  Wilia  Tua  Moglie  e  i  lor  Figliuoli,  fi  chmfero  in  varie 

Fortezze,  fenza  ofar  di  comparire  coli' armi  in  campagna  per  opporfi 

a  i  felici  progi-cill  del   Re  Germanico. 

Si  può  mollo  bene  accordar  quella  relazione  con  ciò,  che  1' A- 

(a)  Antn-^-  nonimo  Salernitano  {a)  lafciò  fcritto  dicendo,  che  il  Re  Adalberto 
mus  Saltr-  cum  magno  apparata^  foptiloque  nimis  valido  Clufas  venite  cioè  alla  Chiufa 
nitanMs  nella  Valle  dell'Adige,  quatcnus  cum  Ottone  certnmen  iniret .  Feruntqu$ 
R  / iJalic  P^'*''t*f'^i  Ut  fesaginta  milita  pugnattrum  aiìn  Regc  Adclverto  fuiffènt .  Stette 
pai.  109.      ivi  quello  cfercito  un  dì  e  una  notte,  lenza  che  udilTcro  avvicinarfi  il 

nemico  5  quand' eccoti  moki  di  quc' Conci,  cioè  de' Governatori  delle 
Città,  diflero  fuor  de  i  denti  ad  Adalberto,  che  il  pregavano  di  por- 
tarfi  a  Pavia  per  fare  intendere  al  Re  Berengario  fuo  Padre  di  cedere 
ad  erto  Adclberto  il  governo  del  Regno,  perchè  loro  intenzione  era 
di  non  iilar  più  fotto  il  comando  di  lui.  Se  acconfentiva,  erano  pronti 
a  combattere  con  tutte  le  lor  forze  contra  chi  veniva  in  Italia  per 
torgli  il  Regno >  fc  nò,  fi  farebbono  dati  al  Re  di  Germania,  ficco- 
me  rifoluti  di  non  piìi  fopportare  la  crudeltà  di  Berengario  e  di  Tua 
Moglie.  Andò  Adalberto;  trovò  il  Padre  difpolto  alla  rinunzia;  ma 
Willa  fua  Madre,  femmina  delle  perverfc  e  triile,  che  fieno  mai  fiate 
create  al  Mondo,  non  fi  volle  lafciar  in  alcuna  maniera  (muovere,  e 
difturbò  l'affare.  Portata  da  Adalberto  la  rilpolla  a  i  Comi,  ciò  fervi 
ad  accrefccrc  la  lor  collera;  e  però  all'iftante  partendofi  da  lui  colle 
lor  genti,  fc  ne  tornarono  cadauno  alla  fua  Città.  Di  qui  è,  che  fenza 
contralto  alcuno  entrò  il  Re  Ottone  in  Italia,  e  a  dirittura  paflato  a 
Pavia,  vi  trovò  fpnlancate  le  Porte.  Non  tardò  la  maggior  parte  de' 
Principi,  e  delle  Cirtà  d'Italia  ad  eleggere  e  a  riconolcere  per  fuo 
Signore  il  Re  Ottone  nella   Dieta  tenuta   a   quefl;o   fine   in    Milano. 

(b)  LanM-  Landolfo  feniore  C^J  Storico  Milanclc  del  Secolo  fuficgiiente  cosi  ne 
fus  Senior  fcrjvc  :  Otto  ab  omnibus  in  Regmm  cum  triumphis  Mediolani  Elecìm ,  fu- 
Hifl.  Me-  blimatus  e/i.  Seguita  poi  a  defcrivere  la  Coronazione  fatta  nella  Ba!i- 
eliolan.  l.  z.  jj^^  Ambrofiana  di  Milano,  con  quelle  parole.  fFalperto  (  Arcivcfco- 
'itr.'Jtttìu'  ^")  my  II  evia  divina  celebrante^   mtiltis   Epifcopis.  circumjlantihus  ^   Rex  0- 

m,!iii  Regalia.^  Lanceam^  m  qua.  Clavtis  Domini  habebatur^  (^  Enfem  Re- 
gilem,  ìiipcnnem^  Ba/theum,  Clamydem  Imperialo»^  emaejque  Regias  vs- 
jies  fuper  Altare  beati  Àmbrofii  depofuit  ,  perficientibus  atqus  celebranti- 
bus  Clericis,  omnibufque  Ambroftanis  Órdinihus  divinarum  folemnitatum  my- 
jìeriis^  IValpntui  magnanimus  Archicpifcopus  ^  omnibus  regalibus  indumen- 
tiì  cum  mariipulo  Subdiaconi  {(i  oficrvi  l'antichità  di  quelto  rito)  Corona, 
fuperimpoftta  i^Cìoc  ìì  Corona  del  Ferro,  in  cui  non  dovea  laperc  Lan- 
dolfo, come  fanno  oggidì  quei  di  Monza, che  v'era  inncllato  un  Chiodo 
del  Signori ,  perchè  l'avrebbe  detto,  come  lo  difTe  della  Lancia)  ad- 
fantibus  beati  Ambre fii  fuffraganeis  univerftSy  multifque  Ducibus  atque 
Marchitnibus  y  decentifme  U  mirijice  Ottonem  Regem  collaudai um  ^  per 

omnia 


Annali     d'  Italia.  3(5r 

omnia  cenfirmatum^  induit  atque  peruaxit .  Spedi  intanto   il  Re   Ottone  Era  Volg. 
a  Roma  Attone^  o  fia  A2.Z0  Abbate  di  Fulda,  con  ordine  di  preparar  Anno  9^11. 
gli  alloggi,  e   liuto   quanto   occorreva   per   la  lua   venuta   a   Roma, 
giacché  era  d'accordo  con  Papa  Giovanni  XII.  che  gli   farebbe  con- 
ferita la  Corona  Imperiale. 

Da  gran  tempo,  cioè  dall' anno  815.  occupavano  i  Saraceni  l' Ifola 
di  Creta,  oggidì  Candia.  Venne  in  penfiero  a  Romano  iuniore  Inipc- 
rador  de' Greci  di  riacquiftarla ,  e  Ipedi  a  quella  imprefa  Niceforo  Foca 
nell'anno  precedente.   Di   molte  prodezze  quivi  fece  quello    Genera- 
le (a),  e  finalmente  nel  prefcnte  anno  gli  rmfci  di  prendere  la  Capi-  (»)  t«  Da- 
tale, e  di  ridur  tutta  1' Ifola   alla  divozione  del  Greco  Augulìo:   mo-  """f  ^'■^^• 
tivo  di  fonima  confolazianc  ed  allegrezza  non  folo  a  i  Cnltiani  d'  O-   "^"tuti,s^' 
ricnte,  ma  all'Italia  tutta.    Diverfa  era  ben   la  forte  dell' Ifola  di  Si-  Prtjpata 
cilia  in  quelli  tempi.  E^cr  atteftato  della  Cronica  Arabica  (^),  Aflano  inchrenìco. 
Signore  d'cfla  Ifola,  fcco  condufle  in  Affrica  opfitfiares  Siculoruru  fcioé  '-^)  '■i^'''""'- 
p£r  quanto  vo  10  conghictturando,   1   figliuoli    giovanetti  de    Nobili  />.  7/.  x.  i 
Siciliani)   £5?  injlituit  eos  in  Religione  Amir   Al-Mumenin,  hoc  eft  Impe-   Rer.  itilic. 
ratoris  Fideltiim ,  feu  Mahometanorum ,  qui  res  eorum  auxit ,  £5?  benefecit 
eis .  Dovette  in  quefta  maniera  la  Religion  Criltiana  ricevere  un  gran 
crollo  in  Sicilia   fotto  il  giogo  de' Saraceni .  Sul  fine  di  Maggio  dell' 
anno  prefente  fece  partenza  da  quella  vita  Landolfo  il.  Principe  di  Bc-  (e)  Pengri- 
nevcnto  e  di  Capua  («),  con  fuccedergli  Pandolfo  fopranomuiato  Ca-  "'«/  tiijtor. 
fsdiferro.,  già  dichiarato  fuo  Collega  nel  Principato  nell'  anno  P43.  e  ^/'""l' 
Landolfo  III.  amendue  fuoi  Figliuoli.  p^.^T.t'^ ii 

Rer.     Italie. 

Anno  di  Cristo  dcccclxii.  Indizione  v. 
di  Giovanni  XII.    Papa   7. 
di  Ottone  I.  Imperadore   i. 
di  Ottone  II.  Re  d'Italia  i. 


CElebrò  il  Re  Ottone  la  feda  del   Santo  Natale  dell'  anno    prece- 
dente in  Pavia,  e  pofcia  fi  accinfe  al  viaggio  di  Roma.  Lcggefi 
prcflb  Graziano  ('0,  ne  gli  Annali  BaronianiCO,  e  in  altri  Libri  il  Giù-   (ó^Ortiiian. 
ramcnto  latto  da  lui  in  favore  di  Papa  Giovanni  prìm^  di  palfare  colà.   ^^Ji-  63. 
Si  permitttnte  Damino.,  dice  egli,  Rom.%m  venero-.,  fxn5la>n  Romanam  Ec-  '".^j- 
clefiam^  Ì3  l'è  ReBorem  ipfìus  exaltabo  fecundum  poffemeum;  ^  numquam  AnnaLuu, 
vitam ,  aut  membra ,  £3*  ipfum  honorem ,  qaem  habes ,  mea  voluntate ,  aut 
meo  conftlio.,  aut  meo  confenfu.,  aut  mea  exbortaticne  perdes .   Et  in  Roma- 
ti*  Urbe  nullum  Placitum ,  aut  ordinationem  faciam  de   omnibus ,   qua   ad 
Te ,  aut  ad  Romanos  pertinent ,  fine  tuo  confilio .    Et  quidquid  in  noflram 
foteflatem  de  Terra  Sanili  Petri  pervenerit ,  Tibi  reddam .    Et   cuicumque 
Regnum  Italicum  commifero ,  jurare  faciam   illum ,  ut  adjutor   Tibi  /t  ad 
deftndendam  Termm  SanSti  Petri  feeundum  fuum  poJJ'e .  Ha  il  Padre  Pa- 
T»m.  V.  Z  z  gi 


^6%  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  gì  C")  provato,  non  cfTerc  ftato   Ottone  il  Grande,  divenuto  che  fu 

Anno  961.   /^ugufto,  da  meno  de*  fuoi  PrcdecefTori ,  con  avere  acqutllata  la  Sovra- 

faj  Pugius    j^jj^  ji  K.oma,  e  lalciatone  l' utile  dominio  al  Romano  Pontefice.  An- 

£*rciit'''      ^^^  '^^  *-'°  ^  ""'^  pruova  il  dirfi,   ch'egit   in   Roma   non   terrà  alcun 

Placito  e  Giudizio,  né  pubblicherà  Editto  alcuno  intorno  a  cofc  Ipct- 

tanti  al  Papa  e  al  Popolo   Romano,   fenza   afcoUare  il   Conlìglio  del 

medclìmo  Papa.  Accompagnato  dunque  dall' cfcrcito,  e  da  gran  folla 

di  VefcoY!  e  Baroni,  precedendolo  per  tre  giornate  1  Arcivefcovo  di 

(b)  Liut-  Milano  Gualberto^  s'inviò  alla  volta  di  Roma  Ottone  W.  Giunto  co- 
prandus  là,  fra  le  acclamazioni  d'immenfo  Popolo  fu  con  tutto  onore  ed  a- 
H.jìor  l.  6.  jnore  accolto  da  Papa  Giovanni  XII.  Ci  e  ftato  coni'crvaco  da  Epi- 
"oniinuat.  danno  (e)  il  giorno,  in  cui  con  incomparabil  magnificenza  feguì  la  di 
Regirxonìt  lui  Coronazione  per  mano  del  Papa,  e  gli  fu  conferito  il  titolo  e  l'au- 
in  chroHìct.  lonrà  d'Imperadore  Augufto.  Ipfe^  dice  egli,   a  Papa   Oéiaviant   be- 

(c)  Epidan-  ^^^j^^y^^  ^-^  PurìficattoNe  fan&te  Maria,  die  Domintco  .   Così  1'  Imperio 

VHS  »».<•»-„  .  ,,  -'  -.  V      ,  1  1-      r>  ■ 

Miib.  Romano,  che  era  (tato  vacante  fin   qui  dopo  la   morte  di   JSerengarto 

uìuguflo^  pafsò  ne  i  Re  di  Germania,  o  pure,  come  alcuni  vogliono, 
tornò  a  i  Re  Franchi,  cfTcndochè  la  Germania  tuttavia  portava  il  no- 
me di  Francia,  e  lo  ftcfTo  Ottone  s'intitolava  Re  della  Francia,  cioè 
dell'Orientale,  venendo  la  Gallia  fotte  nome  di  Francia  Occidentale. 
In  tal  occafionc  Papa  Giovanni,  e  tutto  il  Popolo  Romano,  per  at- 
tcftato  di  Liutprando,  giurò  fopra  il  Corpo  di  S.  Pietro  di  non  mai 
tenere  aderenza  alcuna  co  i  deporti  Re  Berengario  &  Adilherto .  All' 
incontro,  per  aflerzione  del  fuddetto  Liurprando,  o  per  dir  meglio 
del  fuo  Continuatore,  Ottone  a  Papa  Giovanni  XII.  non  folum  prepria, 
reflituit^  cioè  l'occupatogli  da  i  Re  precedenti  d'Italia,  verum  etiam 
ingentibus  gemmar um,  auri^  fi?  argenti  munir ibus  ipfum  honoravit .  La 
Cronica  Reicherspergenfe,  Teodcrico  da  Niem,  il  Goldafto,  ed  altri, 
rapportano  alcuni  Decreti,  che  fi  dicono  fatti  in  tal  occafionc,  e  di- 
poi, intorno  all'elezione  de' Papi,  alle  Inveftiture  de*Vercovi,e  alla 
relHtuzione  di  beni  e  diritti  fatta  all' Imperadore.  Sono  manifellc  im- 
pofture  de' Secoli  pofteriori,  che  non  meritano  d'eflc re  confutate. 
Leggefi  parimente  prefTo  al  Cardinal  Baronio,  e  in  altri  Libri,  il  Di- 
ploma di  Ottone,  confermatorio  di  tutti  gli  Stati  e  beni  della  Chic  fa 
Romana:  Documento  nondimeno,  che  non  va  efcnte  da  varie  diffi- 
(4)  rUn*  culti,  ficcome  ho  altrove  accennato  (^) .  Fra  l'altre  cofe  fi  veggono 
BfpefiviHi  ivi  confermate  a  S.  Pietro  le  Provincie  della  Fenezia^  e  dell'  Iflria^  e 
ftr  'o  Co»-  tutto  il  Ducato  Speìetano,  e  Beneventano^  e  la  Città  di  Napoli,  per  ta- 
*c7m»(Mt.  cere  d'altri  paefi,  che  per  1' addietro  non  mai  furono  dipendenti  nel 
temporale  dal  Romano  Pontefice  ,  ed  erano  governati  da  Principi , 
VafTaili  de  gl'Imperadori  d'Occidente,  o  de  i  Re  d'Italia,  o  pure 
de  gli  Augufti  Greci,  e  feguitarono  ad  efler  tali. 

Dopo  il  foggiornodi  pochi  di  in  Roma,  paflati  in  feftc  col  Ro- 
mano Pontefice,  e  in  dar  buon  fefto  a  quegli  affari,  fc  ne  tornò  in- 
dietro il  novello  Imperadore  Ottone,  ed  arrivato  a  Lucca,  quivi  con- 
cedette ad  Ubtrto  Fefcovt  di  Parma  il  Comitato,  o  fia  il  Governo  di 

quella 


Annali     d'  Itali  a.  363 

quella  Città  (a)  con  un   Diploma  dato  ///.   /dus    Martii   Amo   Domi-   Era    Voi». 
nica  iKcarnatìonis  DCCCCLXII.  Anno  vero  Imperli  Domni   Ottohis  Se-   ■^"^o  y<l'. 
reniJHmi  Aiigujli^  Primo  ^  Indizione  F.  J5ltim  Livi  ce .   Il  nome  di  Livia  ^''  ^*/^'^'- 
dovrebbe  iìgnilìcar  Forlì;  ma  si  abbondanti  di    Ipropofiri    Tono  o    per  ^j!»  ^u'^'in 
negligenza  dell' Ughelli,  o  per  colpa  dc'Copifti,  o  per  isbagli  de  gli  f.pifcop.pj^- 
Stampatori,  i  Documenti  da   lui   inferiti  nell'Italia  Sacra,  che  in  ve-  "-«/• 
ce  di  Livide  credo  io  fcritto  ivi  Lucce .  Lcggclì  in  fatti  nelle  mie  An- 
tichità  Italiane  {b)  un  altro  Diploma  d'elTo  Augufto,  dato  in    favore  ;j,^  ^„f; 
de' Canonici  di   Lucca  nello  (ledo  giorno,  cioè  ///.  Idus  ALirtii  Anno  Ualn.   dÌ/- 
Dominici  Incarnationis  DCCCCLXIL  Amo  vero  Imperii  Dcmnì  Ottonis  I"f-  6i. 
Primo ^  Indiclionc  F.   A^um  Luca.  Però  per  la  Tofcana  e  per  Lucca, 
€  non  già  per  la  Romagna  fé  ne  tornò  1'  Augu.lo  Ottone  a  Pavia,  do- 
ve celebrò  la  fanta  Pafqua".  Ho  io  prodotto  un  altro  fuo  Diploma  ic)  i^}  J^'^- 
in  favore  di  Norberto  Abbate  di  S.  Pietro  in  Calo  aureo  ò\  Pavia,  da-  '^'^'"'''    '^^' 
to  a  mio  credere  in  quella  Città  F.   Idus  Aprills   Ann»  Doìninica    In- 
carnationis DCCCCLXII.  Imperii  vero  Domni  Imperataris  Hottonis  Au- 

gufìi  piiffimi  I.  IndiElione  F.    AElum te.    Quivi    Itando  efer- 

cito  la  fua  liberalità  verfo  altre  Chicfe  del  Regno,  e  verfo  i  Conti, 
Marchefi,  ed  altri  Bareni,  che  s'erano  moftrati  più  fedeli  alla  fua 
Corona,  ed  attaccati  al  fuo  fcrvigio.  Gli  Scrittori  Milancfi  riferifco- 
no  de  i  gran  Beni  e  Stati  da  lui  conferiti  a  Gualberto  Arcivejcovo  di 
Milano,  e  alla  fua  Chief^.  Si  può  certamente  credere,  che  molto  più 
sfavillafTe  la  fua  gratitudine  verfo  chi  era  (lato  il  principal  promotore 
de  i  di  lui  avanzamenti  in  Italia.  Coiifcgui  in  tal  congiuntura  Liiit- 
prando.,  le  cui  Storie  ho  tante  volte  allegato,  il  Vefcovato  di  Cremo- 
na, dopo  clTere  (lato  varj  anni  alla  Corte  di  Ottone  in  Germania, 
perchè  o  efiliato,  o  perfcguitato  dal  Re  Berengirio.  Anche  Donizo- 
nc  {d)  attefta,  che  Alberto  Azzo  Signore  di  Canoffa,  a  cui  tante  ob-  ^^"^  .^""'** 
bligazioni  avca  la  divenuta  Imperadrice  Adelaide  ,  iu.  ben  rimunerato  'tlif/'iifV 
dall' Augufto  Ottone.  Ecco  le  fue  parole:  ca'p-i.T.v. 

Rer.    Italie. 

Muneribus  magni:  Attomm  ditat  i3  altis  y 

Cui  mnnuUos  Comitatus  contulit  nitro . 

Per  quem  regnabat ,  nil  mirum  ,  ft  peramabat , 

Ho  io  nelle  Annotazioni  a  quelli  verfi,  e  nelle  Antichità  Italia- 
ne (0,  dimoltrato,  come  egli  fu  creato  Conte,  cioè  Governatore  per-  (e)  ^„/,w 
pctuo  di  Reggio,  e  di  Modena  nello  (lelTo  tempo.  Truovanfi  in  ol-  iiaiic.   Di/- 
tre  memorie  d'cfTer  egli    ftato   promofTo  a  maggior   Dignità,    perche  f"'^-  ^^ 
ci  companfce  ornato  col  titolo  ancora  di  Mirchefe.  E  qu   Ipczi^lmcn- 
tc  ebbe  principio  lo  ftraordinario   ingrandimento  de  i  Maggiori  della 
fàmofa  Contesa  Matilda.,  di  cui  fu  B'davolo  lo  (tcflo  Adalbertus  qui  (^ 
Atto  Comes.   Medcfimamcnte  fra  gli   altri,  fu  i   quali   fparfe  gencrclà- 
mcnte  le  grazie  fue  l' Augufto  Ottone,  ci  fu  Oberto  illurtrc  Alircbefey 
Progenitor  de  gli  Ellenfi,   cioè  quel  medefimo  Principe,  che  noi  ve- 
demmo all'anno  960.  raalirattato  dal  Re  Berengario,  e  pall'ato  in  Gcr- 

Z  z  £  mania 


3^4  Annali     d'  Italia. 

Eri  Volg.  mania  ad  invitare  Ottone  alla  conquida  del  Regno  d'Italia.  Cioè  fu 
Anno  961.  ^gli  alTunto  all'  infigne  carica  di  Conte  del  /acro  Palazzo,  la  cui  au- 
torità non  iolo  era  eminente  nella  Corte  dell' Imperadorc,  ma  fi  (ten- 
deva anche  per  tutto  il  Regno,  eflondo  al  di  lui  Tribunale  fottopofli 
anche  i  Conti,  i  Marchefi,  e  Duchi,  cioè  i  Principi  di  que' tempi. 
Ne  accennerò  le  pruovc  andando  innanzi . 
(a)   Centirr.  Abbiamo  poi  dal  Continuatore  di  Reginone  (<») ,  le  cui   parole 

Ktginonis       paiono  copiate  dall' Annalifta  SafTonc,  che  mentre  l' Impcrador  Octo- 
in,Chri>ni(».  ^^^  cornava  da  Roma  a  Pavia,  Berengtrius  in  quod*m  Monte,  qui  dtcitur 
ad  San£ium  Leonem ,  flurimis  undique  fectim  copiis  attratìis ,  fé   munivit . 
La  Fortezza  di  S.  Leone  era,  ed  è  fituata  nell'Umbria,  Ducato  allora 
di  Spoleti,  nel  Contado  di  Monte  Feltro,  og»idi  S.  Lea.  E  però  altri 
fcrivono,  che  Berengario  fu  aflediato  in  Montefeltro .   Et  fVillaiH  La- 
cu  Major i,  in  quadam  Infula  ,  qua  dtcitur  ad  SanSlum  Julium  fé  induftt . 
Mt  s'mganna  quello  Autore,  mettendo  1' Mola  di  S.  Giulio  nel  Ver- 
bano,  o  tia  nel  Lago  Maggiore.  F.lTa  è  nel  Lago   d'Orta  nella  Dio- 
cefi  di  Novara.  Fi  Hi  vero  cjus  Jdelbertus  ^  Guido,  bue  illucque  vaga- 
bantttr .  ^afdam  tamen  munitiones  cum  Juis  fequacihus  adhuc  poffldebant , 
hoc  eft  Grad  (fi  dee  fcrivcre  Gardam  nel  Lago  Bcnaco,  chiamato  og- 
gidì di  Garda  fra  Brcfcia  e  Verona)  ^  Travallium  (forle  Valle  1  ra- 
vaglia  nelle  Montagne  verfo  il  Lago  Maggiore)  àf    Infulam  m  Lacit 
Curnano:  Luogo   già   da   noi   veduto  per  la  fua   fortificazione   famoio 
ne' tempi  precedenti.   La   prima   applicazione  del    Novello    Augulto , 
fu  di  alfediar  mila  nell' Ifola  di  S.    Giulio.    Ben  s'immaginava  egli 
di  trovar  con  cfib  lei  i    tefori   ammalTati   con   tante  cltorlioni   ne  gU 
anni  addietro,  e  verifimilmcnte  non  s'ingannò.    Quafi  due  Meli  du- 
rò queir  alTedio,  e  vi  faticarono   non  poco   gli   arcieri  e  frombolatori 
dell'  Armata.  Fu  obbligata  in  fine  Willa  a  rcnderfi  .  Ebbe  compalhonc 
e  rilpctto  al  di  lei  fefTo   1'  Imperadore,  e  dopo   averla,   come  h  può 
conghiccturare,  ben  pelata,  le  donò  la  libertà.   Eila  con  quanta  tretta 
potè,  andò  a  trovare  il   Marito  Berengario  a  Monte  Feltro,  con  ado- 
perar poi  tutta  per  quanto  potè  la   fcminina   eloquenza ,  aftinché  egli 
(M  nar.  in  non  fi  rendeffe  ad  Ottone  .  Rapporta  il  Cardinal  Baronio  C^)  un»  do- 
Unn»L  Ecc.  n^^ione  fatta  da   cfib  Augufto  a  i  Canonici  di  quell'  Mola,  in  rendimen- 
to di  grazie  a  Dio,  perche  quoddam  Ca/lellum,  videlicet    In!ulam  San- 
ili Julii  per  Berengarium  Rigem  ab  Eptfcopatu  Novartenfi  fublatam ,  no- 
llr.e  rubdidcrit  dittoni .  Il   Diploma  è  dato  IF.  Kaìendas  ^ugujh,  Ann9 
Dominici  Ina^rnat.  DCCCCLXH.   Anno   Imperli  Primo,   Inaia,9rie  y . 
Ailum  in  Villa ,  que  dicitur  Morta  prope  Ucum  ejufdtm   i^anttt   Julii  . 
Però  queir  Ifola  non  era  nel  Lago  Maggiore.  Sul  fine   di  Setcenibrc 
fi  truova  r  Imperadore  in  Pavia,  dove  intuitu  amanttfim^   nojlra  Uh- 
iueis  Alcyde  (fi  dee  fcriverc  Jdelheide)  Imperatrici^,  conlcrma  a  Bru- 
(es  VMI     «^'^^  f^"'^'^  d'Arti   i  Privilegi  della  fua  Chiefa  (0,   "Diploma  e 
ualfacr      dato  Fili.  Kalendas  Oaohris  Anno  Dommc^  Incarnationts  DLCCCLXH. 
Tom.  IV.'     Indiatone  FI.  Anno   Imperli  Sercniffimi   Imperatorts   Othoms  Pnmo.   A- 
\n  Epifcof.     ^       p^pi^^  Civitate.  Fuor  dell' ufo  di  firaili  documenti  quivi  U  vcg- 
jipnf-  ^  gono 


Annali     d'  Italia.  365" 

cono  fottofcrirti  Obferttis  (fi  dee  fcriverc  Otkrtus  /acri  Palatìl  Comes  ^  Era  VoJg. 
cioè  Obert0  Marchcfe,  Progenitor  degli   Eltenfi,  come  abbiam  dccro   Anno  961. 
di  fopra,  e  IVido  Muthitnfts  Epifcopus  con  altri  Velcovi .  Quello  Guido 
Vcfcovo  di    Modena  è   quello   ilcflb,   che   lotto  i  Re   Berengario   & 
x'\delberto  aveva  elcrcitata  l'eminente  carica  di  Arcicancelliere .  Con- 
vien  ben  credere,  ch'egli   fofle  uomo  di  gran  dellrezza  e  maneggi, 
e  che  fapelTe  far  ben  giocare  i  regali, e  voltare  mantello  a  tempo:  per- 
chè feppe  ottenere  il  medeiìmo  riguardevolilTimo  polto  fotto  1' Augu- 
llo  Ottone.  Ne  fa  fede  lo    fleflo   Diploma,  a  cui   fi   fottofcrive  yfa- 
tberus  Cancellxrius  ad  vicem  Widonis  Epifcepi  Ù  Arcbicancellarii .  Godeva 
già  quello  Prelato,  cioè  divorava  la  ricchiflìma  Badia  di    Nonantola  , 
polta  nel  Contado  di  Modena  fotte  il  Re  Berengario,  ficcome  coda 
dalle  memorie  di  quel  Moniftero,  da  me  pubblicate   altrove  (a).   Da  {*)  Anticfu 
che  fu  venuto  un  nuovo  Padrone  a  comandare  in  Italia,  non  trafcurò  ^11,^\J^^'' 
egli,  fecondo  gli  abufi  d'allora,  di  farfi   donare  e  confermare  da  cffo  (b) '/j.  £>»/- 
la  medefima  Badia.  Ne  ho  io  pubblicato  il  Diploma  (*),  dato  a  con-  ftrt.  73, 
tcmpiazione  dell' Imperadrice  Adelaide  Widuni  fanUs  Mutinenfis  Ecdeft^ 
veaerabiU  Epifeopo ,  dilefloque  noflro  fideli  {5?  Archicancelbrio ,   //.    Nonas 
Ocìohris ,  /Inno  Dominici  Incarmtionis  DCCCCLXIl.  Indiiììone  FI.  Jn- 
no  Imperli  SireniJJìmi  Ottonis  Impnatorìs  Primo .  AEìum  Papia  Ci-vitatt  . 
h\  efla  Città  di  Pavia  celebrò  Ottone  la  Feda  del   Santo   Natale}   e  [^^^"/j'*'' 
per  quanto  ho  io  ofTervato  altrove  (f),  abbiamo  fondamento  di  crede-  /  /  '   '5 
re,  ch'egli  facefle  in  quell'anno  eleggere  Re  d'Italia  Qttom  II.    fiio  (d)  ' Bacchì- 
Figliuolo,  già  eletto  Re  di  Germania.   Vegganfi    ancora  nella  Storia»',  ijioriA 
dei  Moniilero  di  Palirone  alcuni  Documenti  {d) ^  nc'quili  vanno  con-  M  utnifie- 
cordi  gli  anni  dell'  Imperio  di  Otlone  1.  con   quei  del  Regno  di    Ot-  "ront  Appm- 
tom  II,  dk. 

Anno  di  Cristo  dcccclxiii.  Indizione  vi. 
di  Giovanni  XII.   Papa  8. 
di  Ottone   I.  Imperadore  2. 
di  Ottone  II.  Re   d'Italia   i. 

Subito  che  la  ftagionc  addolcita  lo  perraife,  e  dopo  aver  folenniz- 
zata  la  fanta  Pafqua  in  Pavia,  fi  portò  Y  Imperudor  Ottone   I.   all' 
adèdio  della  Rocca  altifllma  di    S.    Leo   nel    Monte  Feltro,  dove  s'e- 
ra chiufo  Berengario  colla  Moglie,  e  probabilmente  fi  trovava   bloc-  (e)  Ctntì- 
cato  da  molto  tempo.  Non  ^\  potea  quell'inefpugnabil  Fortezza  pren-  nuaur    Re- 
dcrc  fé  non  col  mezzo  di  un  blocco;  C"")  e  però  quello,  le  non   pri-  &'""""_"* 
ma,  certo  m  quelli  tempi  m  formato  aliai   Itretto,  con  prendere  tutti  _^„„aiifia 
i  paffi,  per  gli  quali  fi  potcfie   andare  o  ufcir  di  quella  Rocca.  Spcfc  Saxo  in 
ivi  tutta  la  State  Ottone,  e  ne  abbiamo  anche  le  pruovc  in  varj  Di-  chrtnuo , 
plomi,  conceduti  da  lui  in  quel  fito.  Uno  ne  ho  io  dato  alla   luce  (/)  y2/f"'c^ 
in  favore  de' Canonici  di  Reggio  j  ferino  F.  Kalendas  Jitlii  Anno  Do-  ftrt'''io, 

mini' 


$66  Ammali     d'  Itali  a. 

Era  Volg  miaice  Incarmtìonh  DCCCCLXIII.  IndiSlione  fi.  /inno  vero  Tmperiì  Mn- 
Anno   963.  g)ìi  Otboiiis  Impeiatoiis  Jugufli  IL  ylclum  in   Monte   Feretri  ad   Petra»} 
.       ...        SanSìi  Lco/iis .  Un'altro  parimente  ne  ho  dato  altrove  (1).  Guido   Fe- 
i)if,r't.'7i.Aov0  di  Modena  ed    Arcicancellierc  dcll'Impcradore,   non  dimenticò 
in  tal  congiuntura  i   proprj    vantaggi,  ed   impetrò   da  elio    Auguro, 
per  interpofizione  di  Jdelaide  Imperadrice ^  tutti  i  Beni,  che  in  qualfì- 
voglJa  maniera  erano  (lati  appartenenti  IVidoni  quondam  Marchìoiti.,  fcu 
Conrado .,  qui  13  Cono  dicitur  .^  Filiis  Bereug.irii , /eu  IViì!^  ipfius  Bereu- 
gurii  Uxoris ,  eorumque  Mutris ,  tam  in  Comitatu  Motinenft ,  feu  Bononienfe . 
Cb)  sillin-      '*  Diploma  {b)  tuttavia  cfiftcnte  col  (liu  figlilo  di  cera  nell'Archivio 
Idriui  C4- de' Canonici  di  Modena,  fu  dato  //.  Idus   Septembris   eoli'altre  Note 
talog.  Fpi-    {ndàciic  .  jl^um  in  Marat  Feretri  ad  Petmm  Sa>.Eìi  Leonis .  Molto  prima 
/<■»/>.    MMt-  ancora  i  Canonici  d'Arezzo  riportarono  da  elfo    Augullo  la  conferma 
V'htlliut       de'lor  beni  e  privilcgj  con  un'altro  Diploma  dato  FI.  Idus  Mai .  A- 
ital.  Sacr,     flum  in  Mente  Feretrano  ad  SanSlum  Leoacm.    Rapporta  il   Guichenon 
Tcm.  II.  iu  nella  Biblioteca  Scbulìana  (0   una   Donazione   fatta  da  cffb   Augullo 
^'^"^'  /■     Aymoni  Corniti.^  creduto  da  lui    Marchefc  di   Sufa   con   quelle    Note; 
(t^  "ntKfu.  -^"^'^  ^^i-  id"^  -^"Z^ft'ì  Anno  Dominici  Incarnationis   Nongenteftmo  Se- 
JtAl'u.  Dij-  x.tge/imo  Tertio  y  Indici  ione  Sexttt ,  Imperii  Sereni  [fimi   Ottonis    Impertito- 
firt.  36.       ris  XXf^Il.  ABum  Papia .  Non  era  allora  in  P,«wjj Ottone,  né  correva 
r  Anno  XXFlI.ddV  Imperio  .  Che  dunque s'  ha  da  dire  di  quel  Diploma? 
Ma  mentre  fi  trovava  impegnato  Ottone  in  qucfto   afTedio,  gli 
venne  avvifo  d'un'improvvifa   mutazione  feguita  in  Roma.    Ne   pur 
io  so  dire,  fé  Uà  di  Liutpiando,  o  pure  d'altro  Autore,  una  giunta, 
che  fi   legge  alle   di  lui  Storie,  dove  fi  tratta  a  lungo  di  quello  ftre- 
(dì   Cemin.  P'iolo  aff-ire .  Ora  qucfto  Autore  (.d)  racconta,  che  trovandofi  fui  prin- 
lìKtfrtiHdi    cipio  di  qucft'anno  in  Pavia  Ottone  Augullo,  molti,  che   prima  per 
M.  6.  I.  6.  iimorc  aveano  taciuto  i  difetti  e  vizj  di  i^apa  Giovanni  Xll .  ricorfcro 
a  lui,  mettendogli  in  coulìderazione,  che  a  lui  toccava  di  provvedere 
al  decoro  della  Chicfa   Romana,    olcur.to   dalie  difroluiczze  e  da  gli 
fcandali  di   qucfto    Giovane    Papa,    che  fcnza  freno   alcuno   attendeva 
a  sfogarfi  ne  gli  adultcrj,  con   far  divenire   un    poftribolo  il    Palazzo 
Lateranenfe  .  Aggiugnevano  ancora,  ch'egli  teneva  corrifpondenze  con 
Adalberto  Figliuolo  di   Berengario,  benché  da  lui  prima  odiato,   per- 
ché gli  recava  fuggczione  e  timore  il  conofceic  Ottone  per  Principe 
dabbene  e  ngorolo,  e  al  contrario  fperava  maggior    liberta,  fc  rilbr- 
geflero  Berengario  &  Adalberto.  Non  hdandofi  l'Iroperadore  Ottone 
di  quefte  relazioni,  mandò  alcuni  fuoi  confidenti  a  Roma,  per  laperc 
il  netto  di  tali  accufe .  Trovarono  tlTi  più  di  quel,  che  era  ttato  rap- 
portato j  e  tornati  alia  Corte  dcll'Impcradore  nulla  tacquero  de' dilor- 
dini,  the  correano  in  Roma.  Allora  l'Imperadorc,  ficcome  Principe 
favio  e  ricordevole  del  benefizio  ricevuto  di  frcfco,   folamenie  rifpo- 
fc  :  (*)  Puer  efl  j  faùU  honorum  ìmmut abitar  extmpio  virtrum .    Spero  , 

eum 
(•)  E  ragazze  -,  facilmente  fi  muterà  all'  tfempio  de'  buoni  uomim .   Spe- 
ro, che  egli  ad  una  $nejìa  riprenfiont  ^  ad  una  liberale  per juafione  facilmeutt 
ujàrà  da  que' mali , 


Annali    d*  Italia.  3^7 

tHiH  ohjur gattoni  bone  lì  a  ^  fua/tone  liberali^  facile  fé  ex  ilHifefe  emsrfurum  E»*  Volg. 
malis .  Gli  fpedi  dunque  alcuni  de'fuoi,  che  amorevolmente  l'ammo-  Anno  963. 
nirono,  e  il  pregarono  di  rimctrerfi  nel  buon  cammino  j  ed  intanto  (r) 
Papia  navem  confcetidit  ^  ac  per  Eridani  alveum  Ravfnnam  ufque  perve' 
nit .  Indeque  progrediens ,  Mtrttem  Ftretranunt ,  quod  Oppidum  SauSli  Leo- 
nis  difitur,  in  quo  Berengariits  £5?  titilla  erttt ^  obfedit .  Colà  mandò  Pjpa 
Giovanni  due  luoi  Nunzj,  cioè  Leone ^  che  fu  poi  Papa,  e  Demetrì» 
nobile  Romano,  i  quili  fatta  fcufa  de  gli  tcctk\  da  lui  commeflì,  ne 
promiCero  la  correzione.  Ma  che  gli  folTe  venuta  in  faftidio  l'ammo- 
nizione Imperiale,  lo  fece  torto  conofcerc,  perchè  cominciò  ad  attac- 
car lite,  quafichè  Ottone  coll'afledio  di  Montefeltro  gli  voleflc  occu- 
pare uno  de  gli  ftati  della  Chiefa  Romana:  Al  che  rifpondeva  l'Im- 
pcradorc:  (z)  Omitem  terram  Sanili  Petri,  qua  noHra  poteiati  fuhjeSfa 
tfi^  promiftmus  reddere;  atque  id  rei  <?/?,  qu»d  ex  hac  mtmitione  Berenga- 
rium  cum  omni  familia  pellere  nitimur .  ^uo  enint  pa^o  terram  hanc  et 
reddert  poffumus^  fi  non  prius  eam  ex  violenterum  mauibus  ereptam  potejìati 
nofìrée  fubdimus  ? 

Cosi  andava  prendendo  piede  l'incendio,  quand'eccoti  giugnerc 
ficuro  avvifo  all' Imperadore,  che  Adalberto^  invitato  dal  Papa,  era 
giunto  per  mare  a  Civita  Vecchia,  e  di  là  era  pafTato  a  Roma,  ri- 
cevuto con  grande  onore  da  cfTo  Pontefice  Giovanni.  Allora  Ottone 
s'avvide,  che  era  difperato  il  negozio;  e  lafciata  parte  delle  fue  genti 
al  blocco  di  S.  Leo,  col  rcfto  dell'Armata  s'incamminò  alla  volta  di 
Roma,  chiamatovi  da  i  Romani  ftcflì .  Il  Papa  al  vedere  avvicinarfi 
qucJta  vifita,  comparve  armato  come  un  S.  Giorgio-,  ma  poi  ftimò 
meglio  di  fuggirfene  fuor  di  Roma  infieme  con  Adalberto.  Colà  poi 
entrato  l' Imperadore  fenza  oppofizione,  anzi  con  allegrezza  de' Ro- 
mani, che  ufcirono  ad  incontrarlo,  fi  fece  predar  giuramento  da  tutti 
gli  Ordini  di  non  eleggere,  né  confecrare  da  Jì  innanzi  Papa  alcuno 
lenza  il  confentimento  d'eflb  Augufto  e  del  Re  Ottone  fuo  Figliuolo. 
Dopo  di  che  per  foddisfare  alle  preghiere  dc'Vefcovi  e  del  Popolo, 
fu  raunato  fui  principio  di  Novembre  un  Concilio  nella  Bafilica  di 
S.  Pietro,  dove  intervennero  moltifiìmi  Vefcovi  d' Italia  e  di  Germa- 
nia, molti  Cardinali,  e  Ufiziali  della  Chiefa,  e  del  Popolo  Romano, 
e  furono  prodotte  le  accufe  coatta  di  Papa  Giovanni  XII.  Due  volte 

(i)  in  Pavia  falì  s'una  nave^  e  pel  arft  dèi  Rodano  arrivò  fino  -  Ra- 
venna.  E  indi  tirando  avanti  afediò  Monte  Feretro,  detto  Cafiell»  di 
S.  Leone,  in  cui  trovavafi  Berengario  r  Guilla . 

(1)  Abbiamo  promeffo  di  reftituire  ogni  terra  di  S.  Pietro ,  «  noi  ftvgef- 
ta  y  t  perei»  ci  sforziamo  di  fcacciare  da  quefta  Fortezza  Beren'jrio  con 
tutta  Ia  famiglia .  Imperocché  come  poffiamo  refiituirgli  quefla  terra ,  fé 
prima  non  la  fottomettiamo  al  poter  nofiro  liberata  dalle  mani  de'  vio- 
lenti ? 


3^8  Annali     d'  I  t  a  l  i  a  . 

E,KA  VoX  fu  ciuco  il  Papa  a  comparire  e  a  giuftificarfi .  Altra  rifpofta  non  die- 
AtJHo  963.  de  egli,  (e  non  che  aveva  intelb,  come  efli  erano  dietro  a  fare  un'al- 
tro Papa;  e  che  quando  mai  ciò  ofaflero,  li  fcoraunicava  tutti  .  Giunte 
il  Concilio  a  deporre  Giovanni,  e  in  fuo  luogo  fuftituì  Lione  Proto- 
fcriniario,  perlbnaggio  di  conofciuta  probità,  Laico  nondimeno:  il  che 
era  contro  i  Canoni.  Può,  fé  vuole,  il  Lettore  ricorrere  al  Cardinal 
Baronie,  e  a  Pietro  de  Marca,  che  con  affai  ragioni  ripruovano  l'ope- 
rato da  que'V'efcovi,  e  tengono  per  un  Conciliabolo  quell'adunanza, 
e  per  illegittimo  Papa  Leone  VIU.  che  così  fi  fece  egli  chiamare.  Ma 
farebbe  forfè  da  defiderate,  che  lo  Iteffo  Porporato  Annalilb  non  avef- 
fe  peggio  ancora  che  que"Ve(covi,  fcreditato  l'ingrcffo  di  Papa  G/o- 
"  -jamì  XII   nel  Pontificato,  fino  a  tenerlo   per   illegittimo   Succeflore 

(a^  B4r#».    di  S.  Pietro,  condire  («),  ch'egli  ufurpb  il  Pontificato,  e  che  Jbor- 
Annal.  Ec-  thum  iflum  tunc  parturiit  Rom^  tyratmis  vi  polkns  ^  armi s  omnia  mijcens, 
(Iffia/l.  ad    ^^^^-^  ^^^^„^  atqut  fubvertens^  ut  Nullo  paBo  dicendus  tunc  fuertt  Legi- 
f."lkn^^'    timus  ijfe  Pentifex,  in  cujus  elezione  Lex  nulla  fit  fuffragatura ,  [ed  omnta 
-vis  y   metus  impleverint   ^c.    Più   fotto  ancora  vicn   chiamato  da  Im 
Johannes  aflhtus   Papa.    Fermoffi   qualche   tempo  dipoi   l' Imperador 
Ottone  in  Roma,  e  per  non  eifcre  d'aggravio  alla  Citta,  mando  lotto 
S    Leo  buona  parte  delle  fue  truppe,  alquante  folamcnte  ritenendone 
per  guardia  fua .  Celebrò  in  elTa  Città  il   Santo  Natale,  ed  ebbe   U 
confSlazion  d'intendere,  che  il  forte  Cartello  di  Garda  fui  Lago  Bc- 
mco,  o  fia  di  Garda,  era  venuto  in  potere  de' fuoi     Ne  fi  dee  tace- 
re   che  elfo  Imperadore  nell'anno  prelente  prima  di    portarli   coli  c- 
fercito  a  Roma,  verfo  il  fine  di  Agollo  andò  a  Capua,  dove  con  gran- 
de  onore  e  magnificenza  dovette  clfere  accolto  da  P*>^ofc  Capodtfer. 
ro,  chiamato  Pandolfo  ne' fuoi  Diplomi,  e  da  Landolfo    IIL    Fratelli, 
Principi  di   quella   Città  e  di   Benevento  .    Solevano  da   gran   ternpo 
queiti  Principi  anteporre  il  loro  foggiorno  in  Capoa  a  quello  di   Be- 
nevento: il  che  fu  cagione,  che    Capoa  fi    andò  a   poco  a  poco    in- 
grandendo, e  Benevento  venne  calando.  Dell'andata  cola  dell  Impe- 
Fadore  ne  abbiamo  le  oruove  in  un  fua  Diploma,   con   cui   conferma 
al  Momllcro  di  S.   Vincenzo  di  Volturno  tutti  1  fuoi  beni  e  pnvile- 
Qa)  Chronit.  „:     (^)  ^^^^  XI.  Kalendanm  Septemkrium  Amo  Dominici  Incarnationis 
rulturninf.    ÀrrrcLXIII    Impera  vero  Domni  Ottonis  piifimi   Impcratons  L    (  lì 
ìi/'i'' dee  feri  vere  //)  Indiaione  FL  A^um  Capua   Civitate .    \Jn^^\,ro   me- 
defimamente  fi  legge  ivi  darò  nel  medehmo  giorno  e  Mcfe,  macol 
Jglum  Civitate  Cumis,  forfè  fcritto  in  vece  di  Capua,  fé  pure  in  quello 
ftelfo  di  Gitene  non  potè  giugncre  a  Cuma .  Talvolta  nondimeno  1  A- 
aum  s'è   veduto  diverfo  d.   tempo  e  di    luogo  dal   /)«/«.«.    Ricavafi 
(0  ChrcnU.  daila  Cronica  Arabica  (0,  che   nel  Mcfe  di   Maggio  del  prefente  an- 
UrabUur»     °„  ^cmcd ,  Figliuolo  di  Aliano   Signore   della   Sicilu,    raunati  1  tuoi 
ì  "-J'i   '•  Mori  co  i  SicUinni,  andò  all'alTedio  della  Citta  di   Taormma,  e  tal- 
^u.  lui..    Monco  annfe,  e  berfaghò,  che  nel  Dicembre  la  collrinle  alla  refa, 
SgUcndola  non  so  dire  te  a  i  Greci,  o  pure  a  1  Siciliani  ribelli. 


Anno 


Annali    d'  Italia.  3^9 

Anno  di  Cristo  dcccclxiv.  Indizione  vii. 
di  Benedetto  V.  Papa  i. 
di  Ottone  I.  Imperadore  3. 
di  Ottone  II.  Ke  d' tali  a    3. 

Dimorava  tuttavia  fui  principio  di  queft'anno  in  Roma   V Impfra-  E«*  Volg. 
dorè  Ottone,  quando   fi  fcoprì  una  congiura  preparata   centra    di   ■^''»«*  5**^4' 
lui.  Papa  Giovanni  XII.  avvertito  delle  poche  forre,  che  efTo  Augu- 
fto  avea  ritenuto  ("eco  in  Roma,  mandò  perfone  lotto  mano,  che  con 
grandi  promefle  di   ricompcnlc   litigarono   moltiflìmi   Romani  a   pren- 
dere Tarmi  centra  di  lui.   Tirò  ancora  nel  luo  partito  non  pochi  Ca- 
ftcUani  del  Ducato  Rommo.  Già  era   dellinato  il   di    3.  di    Gennaio 
alio  fcoppio  della   mina.  Ne  fu  avvertito  l' imperadore .  O  fia,  come 
vuole  il  Continuator  di  Reginonc  (a),  ch'egli   prcoccupalfe   Tinfulto  (*''  Ctnti- 
de' Romani,   o  come  vuole  il  Continuator  di  Liutprando  {b)     ch'egli  "f""*.''  *'" 
s'opponclle  cosi  coraggiolamcnte  co  pochi  luoi  veterani  loldati  allcm-  '^b)  c»nti- 
pito  de' nemici,  i  quali  con  carra  aveano  barricato  il  Ponte  del  Te  ve-  nunttr 
re,  che  ne  fu  fatta  grande  llragcj  e  piii  ancora  di  male   fircbbe   fé-  i'''*'p>''">dt 
guito,  fé  non  fi  foflc  interpolo  l'eletto  Papa  Lttne  Vili.   A  rcqui-  "''•^■'^-  '^• 
lizionc  fua  perdonò  egli  a' Romani,  rcflitui  loro  gli  ortaggi,  e  racco- 
mandato alia  lor  fede  il   fuo    Papa,  ufci  di   Roma,   per   venire  nelle 
Marche  di  Spoleti  e  di  Camerino,  dove  intefc,  che  fi  trovava  il  già 
Re  Adalberto.  Intanto  la  Rocca  di  S.  Leo  capitolo  la  refa.  Berenga- 
rio., e  IVilla  fua  Moglie  prefi  d'ordine  dell' Imperadore,    furono   in- 
viati prigioni  a  Bambcrga  in  Germania.  Con  quelle   parole   racconta 
quel  fatto  Arnolfo  Storico  Milancfc  {e):  Berengarium  ipfum.,  arce  qua-   ^f^    .^rnul- 
elam  robujìa  munittrm,   diuturna   vallans   ohjejjìone  fubegit .,   Filiis  circum-   j^lfJiòiJ''' 
fuaque  difperfts ,  Wid»ne ,  Adelberto ,  £*?  Canone .  lìlum   vero   cum   Filia-   t».  iv.  Kcr\ 
ius  ^  Conjuge  capiura  fecum  devexit  in  Sueviam ,  ubi  uon   multo  fofl   in  lt/tlic% 
Amaritudine  aninne  diem  claufit  extremum .    Maneggiavafi    intanto   Papit 
Gitvanni  per   tornare  in  caia,  e   fcppe   cosi   ben'  adelcarc  i  Romani, 
che  in  fatti  l' introduflcro  in  Città.  Allora  fi  trovò  in  gran   pericolo 
il  Papa  dell' Imperadore,  cioè  Leone   Vili.  Tuttavia  ebbe  la  fortuna 
di  poter' ulcire  di  Roma,  ma  fpogliato  di  tutti  i  fuoi   mobili  &  arre- 
di; e  fi  ricoverò  nel  campo  dell' Imperadore  itcflb  .  Sufleguentemente 
radunato  nel  di  16.  di  Febbraio  un  Concilio,  icui  Atti  fi  leggono  pref- 
fo  il  Cardinal  Baronio(<^),  e  nelle  Raccolte  de' Concili  (■?) ,  fu  dichia-  {^)  'Sann. 

'••-■  ■    -  —  -  -  in  Arnatib. 


rato  Leone  VIII.  occupatorc  illegittimo  del  Trono  Pontihzio,  dcpolh    "  ,^  i 
1  iuoi  Uramatori,  e  ridotti  per  mucricordia   al   primo   lor  grado   gli  ^g;  L»bl,e 
ordinati  da  quello  falfo  Pontefice.    Per  tali   novità,  e   per  gli    giura-   Concilior. 
menti  sì  marofiervati  dal  Popolo  Romano,  fremeva  di  collera  l'Au-  ^*'*-  ■'■^• 
gufto  Ottone,  e  maffimamcnte  gli  trafifle  il  cuore  l'avvifo  delle  veo- 
ToTH,  r.  Aaa  dette 


370  Aknali    d'  Italia. 

ERAVoIg.  dette  fatte  da  Papa  Giovanni,  con  far  tagliare  la  mano  de  (Ira  a  G/u- 
Anno  964.  ^-anni  Cardimi  Diacono j  e  la  lingua,  due  dica,  e  il  nafo  ad  Azzonc 
primo  Archivila}  con  far  fligellare  Otger-io  Vefcovo  di  Spira,  e  con 
altri  fimili  sfoghi  della  fua  collera.  (*)  Multa,  ex  de  Primorum  in  Urbt 
debaccbatus  vicn  detto  da  Gcrb^rto,  che  fu  poi  Papa,  nel  Concilio 
di  Reins  dell'anno  ^91.  Però  {i  diede  Ottone  ad  ammafTar  l'efercito 
per  tornare  a  Roma.  Dio  in  quclto  mentre  liberò  Roma  e  la  Chiefa 
da  così  fcandalofo  Pontefice.  Una  malattia  di  otto  giorni  il  porrò  via, 
fenza  ch'egli  potelTc  ricevere  i  Sacramenti  della  Chiefa.  Dopo  di 
che  i  Romani,  niun  cafo  facendo  delle  promefTc  giurate  di  non  con- 
fccrare  alcun  Papa  eletto  fcnza  l'afTenlb  dell' Imperadorc,  elcdbro  e 
fecero  confecrar  Papa  Benedette  Cardinale  Diacono,  con  giurare  nello 
lielTo  tempo  di  non  mai  abbandonarlo,  e  di  foftencrlo  contro  la  po- 
tenza dell' Imperadore .  .Maggiormente  irritato  da  quello  atto  1' Au- 
gurto  Ottone,  (Irinfe  coU'aflcdio  Romaj  la  tempellò  colle  petricre 
ed  altre  macchine;  e  impedendo  l'entrata  de' viveri,  talmente  l'affa- 
mò, che  il  Popolo  fu  allretto  a  ricorrere  alla  di  lui  mifcricordia,  nul- 
la avendo  fcrvito  l'efìerfi  lo  ftefTo  Papa  Benedetto  afFacciato  alle  mu- 
ra per  minacciare  la  fcomunica  all' Imperadore,  e  a  tutto  il  di  lui  c- 
fcrcito . 

Adunque  nel  di  ij.  di  Giugno  entrò   ''Imperadore  in   Roma} 
rimifc  nella  Sedia  Pontificia  Z^ow  Vili,  fece  convocare  un  Concilio, 
o  fia  un  Conciliabolo,  dove  comparve  con  gii  abiti  Pontificali  anche 
il  nuovo  Papa  Benedetto  F.  a  cui    fu  chiefto,   come  aveflc   contrn   il 
giuramento  prima  prcllato  all' Imperadore,  ofato  di  entrare  nella  Cat- 
tedra di  S.  Pietro.  Confcfsò  egli  di  aver  peccato,  ed  implorò  la  mi- 
fcricordia dell' Imperadore .  Ciò  fatto,  fi  fpogliò  del  Pontificale  am- 
manto, e  confcgnò  il  fuo  Pa dorale  a  Leone  Vili,  che  lo  fece  met- 
tere in  pezzi.  Fu  a  lui   pcrmeflb   di    ftare  nell'Ordine    de' Diaconi  , 
ma  coll'efiiio  in  Germania.  Torno  a  dire,    che   fono   invenzioni  de* 
^  chro-ntc.  Secoli  pofteriori  alcuni  Decreti,  che  la  Cronica  Retchcfpcrgcnfe  (<»), 
un['"     '   ^^  ^''■"  ^^"  rapportati,  come   emanati  da   quello  Concilio  o  Conci- 
liabolo, ne' quali   fi  truovano  eforbitanti  concezioni  di  autorità  all' Im- 
peradore sì  nello  fpirituale,  che  nel  temporale  della  Chiefa  Romana. 
(b)  B-jro».     Il  Cardinal  Baronie  (/>),  il  Padre  Pagi  (0,  ed  altri,  han  faggiamentc 
^EccUM'.      rigettate  fimili  impollure.  Partifiì  dopo  la  Fefta  di  S.  Pietro  da  Ro- 
(z)  Pagi'ui     ma  r  Imperador' Ottone   per   tornarfene   in   Lombardia  C'^};    ma  vide 
ei  Annaìti  nel  viaggio  aflalito  il  fuo  cferciro  da  una  terribil  pelle,  la  qual    fece 
s-irenii.       incredibile  ftrage  non  men  de' Nobili,  che  de   gl'Ignobili.    Fra  gli 
nltter"Rt-    *''^'''  ^'  l^fciarono  la  vita  Arrigo  Arcivefco'uo  di   Treveri,   Gervico   Ab' 
f\.nonn  in      hate  di  Wirtzburg,  e  Gotifredo  Duca  di  Lorena.  Alla  mano  di  Dio, 
chrenìco.      sdegnato  per  le  violenze  ufatc  da  Oltane  in  Roma,  fu  da  molti  ai- 
jiìinaiifta     JJ-ib^ito  Gucfto  gafligo.  Ceffata  finalmente  la  pcftc,  fi  riduffe  l'Au- 

Saxo  apud  TOC»  »  •<  „,.n.„ 

(*)  Con  molta  Jìrage  de"  principaìi  delia  Città  itt/uriato.. 


I 


Annali    d'  Italia.  3^1 

gufto  Ottone  in  Lombardia  j  dove  pel  tempo  dell' Autunno  fi  divertì  Era  Voi», 
colla  caccia.  Il  cammino,  ch'egli  dovette  tenere  nel  fuo  rirorno,  fu  Anno  964. 
per  la  Tofcana,  (tante  l'aver' egli  fatta  una  Donazione  ad  un  Moni- 
ftero  in  Lucca  nel  di  zp.  di  Luglio,  come  colta  da  un  fuo  Diploma, 
da   me  divolgato   W,    /Ì6lunt    Luca    IF.    Kalend.    Au^ufli  .    Riufci   \\\  {ì^  Anùqu. 
quelt'anno  ad  Adalberto   Figliuolo  di    Berengario  di  aver  nelle  mani  Uaììc.   Dif- 
Dodone  Cappellano  d'cflo  Augullo,  e  di  condurlo   prigione  in  Cor- ■/'"''•  '■+• 
fica,  ma  da  lì  a  non  molto  il  rimile  in  libertà.  Venne  anche   fitto  a 
Gualdo^  o  fia  Guatdoite  Vefcovo  di  Como  di  efpugnar  l'ifola,  Fortez- 
za fituata  nel  Lago  Lario,  o  vogliam  dire  di  Como,  con  ifmantellar 
pofcia  tutte  quelle  fortificazioni,  ma  fenza  potere  rimettere  in  grazia 
dell'  Imperadore  Azzo,  che  fotto  quella  promcfla  gli  avca  ceduto  quel 
forte  Luogo.    Viene   accennato  da  Leone   Olticnle  {tj)   un   Diploma  (b>  u» 
dell'  Imperadore  Ottone  in   confermazione  di  tutti  i  l^rivilegj  e  beni  ojlìtnfis 
dell' infigne  Moniltero  di  Monte  Cafinoj  e  quclto  fi  vede   pubblica-  cjtreifk. 
to  dal  Padre  Cartola  (0  colle  feguenti  Note  ;  Data  XII.  Kal.  Mar-  f'^f;  c/rrW» 
/;■/ .  Anno  Dominica  incarnationis  DCCCCLXIF.  IndiSlione   VII.    Anno  nifi.  Jll'a* 
Imperli  Magni  Ottonls  Imperatoris  Augujìi  Tertio .   Aflum  in  Villa   Pa-  c*jtneHf. 
terno ^  in  Comitatu  Penneiijt .   Di  qui  intendiamo,  che  Ottone  nel  Feb- 
braio dell'anno  prefcnte  dimorava  tuttavia  nella  Marca  di  Camerino. 
E  fi  noti  il  titolo  di  Magno  ^  che  non  fi  fuole  ordinariamente  vedere 
in  altri  Diplomi  d'elio  Imperadore.  Come  fi  ha  dalla   Storia  Vcntta 
del  Dandolo  (^),  in  quell'anno  Pietro  Candiauo  IF.  Doge  di   Vene-  fd)  DuhiIu- 
zia  fpedi  ad  elio  Imperadore  Giovanni  Contunao,  e  Giovanni  Deneo,  '«^ '"  chro- 
o  fia  Dente,  fuoi  Ambafciatori,  ed  ottenne  la  conferma  de' (oliti  Pat-  "'"  "^^  ^.^^' 
ti  e  Privilegj  del  Clero  e  Popolo  di  Venezia.  Due  Placiti  ho  io  ri-  ^"■- ""'"• 
ferito  altrove  (f),  tenuti  in  qucit'  anno   da  Otberto    Marche/e  e  Cinte  (t)  Antichi- 
dei /acro  Palazzo  j  Progenitor  de' Principi  Eltenfi,  in  Pavia  e  in  Lue-  t»  Efitnfi 
ca.  Cofmo  dalla  Rena  ha  incautamente  confufo  quelto    Principe  con  '"  ^"  '^'  '^* 
Uberto  Marchele  di  Tofcana.  Vcdcfi  ciTo  Oberio  ancora  chiamato  ia 
un  di  quc' Placiti  Aubtrtus  Marchio.,  ^  Comes  PaUcii-y  ma  egli    nella 
fottofcrizione  fi  chiama  Otbeitus .  Uberto  veniva  da  Hucbertus ^  o  pure 
da  Pluttibcrtus^  nome  diverlo  da  Otbertus . 

Anno  di  Cristo   dcccclxv.    Indizione  vi  11. 
di  Giovanni  XIII.   Papa  i. 
di  Ottone  I.  Imperadore  4. 
di  Ottone  li.  Re  d'Italia  4. 

DOpo  avere  l'Augufio  Ottone  celebrato  in   Pavia  il  fanto   Natale 
dell'anno  precedente,  e  dato  buon  fello  a  gli  affari  d' Italia,  to-  (f)  Onti- 
Ito  s'incamminò,  per  attcllato  del  Continuatore  di  Rcginone  (/)  alla  ««'•""■  Rt- 
volta  della  Germania.  Gli  vennero  all'incontro  a  i  confini  il  Re  Ot-  ^T""  '" 

A  a  a  2  tene 


37*  Annali     d'  Italia. 

Era  Voìg.  to»e  II.  e  Guglielmo  Jrcivefcovo  di  Magonza,  Tuoi  Figliuoli.  Seco  con- 
Anno  96J.  dtiffc  in  quelle  parti  Io  sfortunato  Papa  Benedetto  V.  e  il  coniegnò  ad 
jìdalago  Ard-vefcovo  di  Amburgo  con  ordine  di  ben  cullodirlo.  Atte- 
^S^.,^'^''r"  ^'^  Adamo  Bremcnfc  ("),  che  ArchiepifcQpus  illum  magno  cum  honore 
iìb"'x  e' 6  "fì^^  ^^^  ohitiim  e/US  detinuit .  E  che  a' Tuoi  di  fi  diceva,  efTere  flato 
Hijlcr.  quello  P.ipa  uomo  Santo  e  Letterato .   /■^itar  apud  nos   in  fan^a    con' 

<  •verfatione  vivens^  a'iofque  fanEls  vivere  docens ,  quum  jam^    R0m.inis  pO' 

fcentibus  a  Cxfare  reflitui  debuiffet   apud   Hammamburg  in  pace  quievit  . 
Cujus  tranfitus  III.  Nonas  JhHì  contigiffe  defcribititr .  Abbiamo  da  Dit- 
(bì  B'ttmar.  maro  (^) ,  che  a' tempi  di  Ottone  III.  fu   riportato  a  Roma  il  Corpo 
in  chronko  d'cflo  Papa,  il  qifale  avea  predetto  di  dover   morire   in  Amburgo,  e 
lib.  4.  j.pig  finattantoche  non  fofTero  riportate  a  Roma  l'ofla  fue,  farebbe  fta- 

to  quel  paefe  defolato  da  i  circonvicini  Pagani,  né  vi  fi  goderebbe 
mai  pace:- il  che  fi  verificò  a  puntino.  Le  parole  fopra  riferite  di 
Adamo  Bremenfe  ci  danno  a  conofcere,  che  prima  di  Pipw  Benedetto 
V.  era  mancata  di  vita  Leone  Vili,  lafciaco  in  Roma  qual  Papa  dall' 
Imperadore  Ottone.  Mori  egli  in  fatti  in  quell'anno,  per  attcllato 
del  Continuatore  di  Reginone;  e  i  Romani  per  paura  di  dilgullar 
r  Imperadore  ,  fpedirono  in  Salfonia  due  Ambafciatori  ,  cioè  Azz» 
Protoarchivifta,  e  Marino  Vefcovo  di  Sutri  prò  inflitnendo  quem  vellet 
Romano  Pontifìce .  In  tal  congiuntura  dovettero  fare  iilanza  per  riavere 
il  legittimo  Papa,  cioè  l'efiìiato  Benedetto  F.  Ed  aveano  anche  fecon- 
do il  fudJetto  Adamo  indotto  l' Imperadore  a  concederlo,  ma  noi  per- 
niifc  la  morte  fua,  accaduta,  mentre  s'era  dietro  a  qucfto  maneggio. 
Però  Ottone,  che  li  avea  onorevolmente  accolti,  li  rifpedi  a  Roma, 
e  con  loro  accompagnò  Otgerio  Vej'covo  di  Spira,  e  Liuzo  Vefcovo  di 
Cremona.  Altri  non  è  qucfto  Z./«;20,  ic  non  Z/.'//^or«À2f/»  Storico,  tante 
volte  nominato  di  fopra,  che  divenuto  Vefcovo  di  Cremona  non  la- 
fciava  di  frequentar  la  Corte  di  Ottone,  ficcomc  perfonaggio  di  va- 
glia, e  molto  a  lui  caro.  I  nomi  in  qucdi  Secoli  barbari  li  truovano 
molto  alterati  nel  linguiggio  de' Popoli .  Conrado  diveniva  Canone  ■■,  Az- 
za ^\  mutava  in  Attener  Enrico  cangiavafi  in  Enzio;  Adelaide  fi  pro- 
'  nunzrava  P'-r  yJdela,  Alda,  Adeteit»,  Adelgida;  Cunegonda  (i  conver- 
{c^  Aniiv,HÌ-  tiva  in  Cuiiiza.,  e  limili,  ficcome  ho  io  avvertito  altrove  (<^) .  Segui- 
la/ it.uic.  ta  a  dire  quello  Storico,  che  gmnti  a  Roma  i  fuddetti  Ambalciatori 
Dijtrt.  41.  g  peribnaggi ,  tunc  ab  omni  plebe  Romana  Johannes  Narnienjis  Ecclcfia 
Epifcopus  e.igitur.,  Sedique  Apoftolicis  Pontifex  inthronizatur .  L'  antico 
rito  era,  che  il  Clero  e  Popolo  Romano,  dappoiché  era  morto  e 
feppcUito  il  Papa,  immantinente  palavano  ad  eleggere  il  Succcflbre} 
ma  noi  confccravano,  prima  d'averne  dato  avvilo  a  gP  Imperadori,  o 
a  I  loro  Minillri  in  Italia,  e  ricevutone  il  Placet.  Troppi  efempli  ne 
abbiam  veduto  in  addietro  .  Per  lo  contrario  le  parole  l'opra  riferite 
paiono  indicare,  che  nò  pure  godeflero  ora  i  Romani  la  libertà  dell' 
elezione,  e  che  pofla  eflcr  vera  la  facultà,  che  alcuni  pretendono  data 
ad  Ottone  il  Grande,  e  a'fuoi  Succefiori  di  eleggere  il  Papa.  Ma 
non  è  da  credere,  che  Ottone  il  Grande  commctteire  quelto  atto  li- 

raa- 


Annali     d'  Italia.  373 

Tannico.  E  noi  qui  intendiamo,  perche  non  fu  fecondo  il  co  (lume  im-  Era  Volg: 
mediatamente  eletto  il  SucccfTore  di  Leone  FUI.  Era  tuttavia  vivo  Anno  5Ó5. 
il  vero  Papa  Benedetto  V.  ne  altro  Papa  lì  poteva  o  doveva  eleggere 
da' Romani.  Morto  quello,  e  tornati  con  tal  nuova  a  Roma  gli  Am- 
bafciutori  co  i  Vefcovi  fuddetti,  non  gii  dall' Imperadore,  ne  da' funi 
Miniltri,  ma  ab  omnì  Plebe  Remana^  cioè  dal  Clero  e  Popolo,  fu  clett3 
Papa  Giovanni  XIII.  Non  pafso  poi  l'anno  prcfente,  che  quefto  no- 
vello Pontefice  o  lìa  perchè  trattalFe  con  troppa  altura  i  Baroni  Ro- 
mani j  o  pure  perchè  non  volefTe,  che  i  Romani  mal  avvezzi  ne' tempi 
addietro  fi  ufurpaHero  la  giurisdizione  a  lui  fpcttante:  fi  tirò  addofib 
l'odio  loro,  in  guifa  che  un  dì  prefo  dal  Prefetto  di  Roma  (  Ufizio 
infigne  a' tempi  de  gli  antichi  Impcradori,  che  fi  torna  ad  udire  an- 
cora in  quelti)  e  da  un  certo  Roffred» ,  e  cacciato  di  Roma,  fu  meffb 
prigione  in  una  Fortezza  della  Campania,  o  pure  mandato  in  efilio 
colli  . 

Non  mancarono  alla  Lombardia  in  quell'anno  altre  novità.  J- 
daìberto  Figliuolo  di  Berengario,  per  molti    parziali  e  corrifpondenti, 
che  tuttavia  confervava  in   Italia,  fi  lafciò  vedere  in  Lombardia,  e  ci 
dovette  fufcitar   qualche   ribellione.    Avvifatone   1'  Imperadore,    fpcdì 
Burcardo  Duca  d' Alcmagna  con  delle  foldatcfche,  e  con  ordine  di  an- 
dare a  trovar  quello   perturbatore   del  Regno,   dovunque   egli    fnfTe  . 
Quelli  per  tcllimonianza  del  Continuatore  di  Reg-nnne,  cunt  Lan^o- 
bardis  Impsratoris  fidtlihus  £5"  alemanni s -vi Cum  per  Padum  mviiavit  ^  ^ 
iliis^y  ubi  eum  audierant  effe  partibus .,  navim   appUcuit  .  In  vece   di   quel 
vifum  per  Padum^  che  è  un  errore  de  i  CnpKli,  o  de  gli  Stampatori, 
l'Annalida  Saflbnc  {a)  ha  per  Jufum  t3  Padxm.,  che  è  un  altro  fpro-  '*)  AnndU 
pofico.  Si  dee  lcnvcre>y«?»  per  Padttm.,  giù  per  Pò-  voce  ne'barbari  ^"/"Z" 
tempi,  e  infino  da  Santo  Agollino  {b)  uGita.  Nell'ufcir  dalle  barche  '?^        '^ 
dietro  a  quel  Fiume  le  truppe  Imperiali  furono  alTilite  da   Adalberto  "b^  .<;'.  ^«, 
e  da  i  iuoi.  Ma  rcllò  ellinto  fui  campo  con   alquanti  C,nido   Fratello  z-'ft'<>'-" 
d'eflb   Adalberto,  e  il  redo  diede  a  gambe.    Adalberto  anch' egli    fi  J.'/'f-'l^"/ 
falvo  nelle  montagne,  dove  iì  tenne  ben  afcofo  da  lì  innanzi.  Burcar-  j' j,w    ' 
do  all'incontro  fc  ne  tornò  in  Germania,   e  portò   all' Imperadore    la 
nuova  di  quella  vittoria.  Fece  anche  rumore  un  alrro   fitto  in  Lom- 
bardia. Interim  (  feguita  a  dire  il   Conrinuator   di  Reginme   ('),   con  (d   Co^iu- 
cui  va  d'accordo  1' Annali  Ila  SafTone  )  Guido  Metenfts  'Epifcopus  vulpina  n:iu,r.Rhr, 
calliditate  Imperatori  fidelem  fé  fimttlans .,  ip fifone  infideles  fe'proditurum  ja-  ^"^'j^^;; 
iìitans,  legatione   Adalherti  fumeiìs .,  in  Saxonia,    Imperatorem  aggreditur  ^  fi^  saL'^ 
nec  fame  11  vi  fu  aut  allocutione  ip'ius  participatur:  cum  dedecore  redire  per- 
mijfus^  infra  Alpei  ultra  Curiam  comprehen-litur^,  ^  in  Saxoniam  remijfus 
in  Sclavis  cuftudi£  mancipatur .  Mi  ancor  qui  un  errore  corto  nelle  co- 
pie, o    nelle   llampe   di  tale    liloria,   ci    ha   n.ifcofa   chi    foHe   quello 
Guido  Vcfcovo.  Non  già  fu  egli  Metenfis  Epifcopus.,  come  ha  il   redo 
fuddctto,  perchè  allora  o  Adalberone ^  o  pure  Teoderico  reggeva  la  Chie- 
la  di  Metz;- ma  bensì  Mutinenfis  (voce  che  probabilmente  abbreviata 
neir originale,  non  fu  oflervau  ne  intcfa  dal  Copilh,  e  da  lui  prelìi 

pei- 


374  Annali    D*  Italia. 

E  HA  Volg.  per  quella  di  Metenfis)  Epìfcopus .  Mutìnenfis  Epifcopus  appunto  (\  \eg,gc 
Anno  96$.  nell' Annalilta  SalTonc .  Ed  é  quel  medcfimo  Guido  Fefcovo  ò\  Modella, 
che  abbium  veduto  di  l'opra  occupatore  della  ricchiffima  B;idia  di  No- 
nantola,  ed  Arckancelliere  non  meno  lotto  i  Re  Berengario  8c  Adal- 
berto, che  fotto  il  niedclìnio  Ottone  Augulto.  Non  so  già  io  cre- 
dere, ch'egli  palTaire  in  Germania,  come  Ambafciatore  di  Adalberto, 
perchè  un  uomo  si  fcaltro,  e  Mmiliro  si  eminente  dell' Impcradore, 
non  par  capace  di  un  laico  si  fatto .  Dovette  egli  più  tolto  tener  qual- 
che filo  di  corrirpondenza  con  Adalberto  >  e  ciò  fcoperto  ,  divenne 
fofpetto  alla  Corte  Cefarea.  Mi  fi  rende  verifimile,  che  effb  fi  por- 
talTc  colà  per  far  credere  (non  so  fc  con  verità  o  con  falfità)  all' Im- 
pcradore, che  l'intelligenza  fua  con  Adalberto  era  Hata  per  ifcoprire, 
chi  folTero  i  partigiani  d'cflb  Adalberto  in  Italia,  e  chi  quei  che  mac- 
chinavano ribellione  contra  deli' Imperadoie.  Ma  nel  cuore  di  Ottone 
prevalfero  i  folpetti  formati  contra  di  lui,  e  maflìmamente  perche  forfè 
non  lungi  dal  diltretto  di  Modena  s'era  lafciato  vedere  Adalberto,  al- 
lorché fi  azzuffo  poco  dianzi  con  Burcardo  Duca  di  Alemagna.  Però 
gli  nego  l'udienza,  e  dopo  averlo  licenziato,  il  fece  poi  prendere  di 
qua  da  Coirà  nell'  Alpi,  e  mandollo  prigione  non  so  in  quale  Fortez- 
za. Così  cefsò  egli  d'clfere  Arcicancelliere.  Ma  noi  il  troviamo  pofcia 
(ai  Labht  nel  Concilio  di  Ravenna  dell'anno  967,  {t)  vivo  e  fano:  fegno,  che 
Concilior.  fg  f^  pollo  in  prigione,  feppe  anche  ufcirne,  e  dovette  fopravivcre 
Tom.  IX.  ^^^  all'anno  969.  perchè  in  elfo  la  Città  di  Modena  riccvcrte  un  Ve- 
fcovo  nuovo,  cioè  Ildebrando.  La  carica  di  Arùcancellitre  vcdefi  da  qui 
innanzi  efcrcitata  da  Uberto  Fcfcoxo  di  Parma, 
(b)  ìM}ui  Abbiamo  da  Lupo    Protofpata  fotto  quell'anno  (*),  che  introivà 

inclfom'co.  ^^"""'^  Patricius  in  Siciliam,  ^  ibi  mortuus  ejt .  Cioè  mori  quello  Ge- 
nerale de' Greci  in  una  fmguinola  b^ittagua,  ch'egli  ebbe  co  i  Sarace- 
ni dominatori  della  bicilia.   Ne  fa  menzione  Liutpiando   nella  defcri- 
zione  della  fua  Ambalciaca  (f),  di  cui  parleremo  più  a  baffo,  con  di- 
tnind'.'*in      '"'^  »  '""'^^  Saraceni  ani?fiati  ante  tritnmum  cum  Manuele  Patricia  .^  Nicephori 
Ligatitn.       (Impcradore  de' Greci)  Nepote.^  juxta   Scyilam  y    Charibdim  in   mari 
Siculo  bellum  pararunt .  Cujus  im/nenfas  copias  quum  proflraviJJ'ent .,  ipfum 
compreheriderunt ,  capiteque  truncat»  Jujpenderunt .  Cujus  [ocium  ^  commi' 
litonem  (cioè  Niceta  Eunuco)  quum  caperent .^  quia   Mtttrius  erat   gene- 
risi^ occidere  funt  dtdignati^  Jed  vtn^urK  ac  long'i  cuftodia  macerai um  tanti 
vendiderunt  ,   quanti  nec  ullum  bujujmudi  mortales  [ani  capitis  emerent  . 
Più  a  lungo  vicn  defcritta  quella  funella  avventura  da  Leone  Diacono 
(d)  PafìHf    preflb  il  Padre   Pagi  {d) .  Secondo  lui  Niceta  Eunuco  Patrizio  coman- 
inCrit.Bar.  dava  alla  fanteria,    Manuelio   Patrizio  alla  cavalleria,  uonao  di   caldo 
.tri  hunc       ingegno,  e  di  fregolato  ardire.  Sbarcate  che  ebbero  amendue  in  Sici- 
^nnum.       jj^  j^.  j^j.  milizie,  trovarono  (ul  principio    favorevole  alle  lor  armi  la 
fortuna,    perche    fi   arrenderono  le   Città   di   Siracufa,   di  Termine  , 
Taormina,  e  Lentini .  Ma  ufciti  di   nuovo   in   campagna,  mentre  di- 
foidinati  infeguivano  per  luoghi  difaltrofi  i  fugitivi,  caddero  nelle  im- 
bofcatc  de'  Mori  :  laonde  pochi  fi  contarono,  che  non  rcllaflero  o  melfi 

afil 


Annali    d'  Italia.  375' 

a  fìl  di  rpada,  o  fatti  fchiavi  .  Le  lor  navi  ancora  per  la  maggior  parte  Era  Volg. 

rimafcro  preda  de'  vittoriofi   Saraceni .    Di   quefta  fpcdizione   rotante  Anno  96). 
sfortunata  fa  menzione  in  poche  parole  Cedreno-,  ed  io  vo  credendo, 
che  fu   la  Itefla,  che  vien  narrata  nella  Storia  Saracenica  di  Abiilplie- 

dà  (")  lotto  l'anno  961     o  962.  condire,  che  undiqHe  Romana  "venere  (a)   Uifior. 

claffes  (erano  appellati  per  lo  più   Romani  i  Greci)  propugnandi  catifa;  /T'','*'!v  ^' 

tff  pofì  exitiofum  beVium  viceré  Musìemit^  qui  plufquam  vi  inti  milita  Ro-  p'^/ -^  ,j 

tneoruvi  necArunt^  cunSlaque  arma  ^  illorum  fubfìanti.im  dtvaftarunt .  Al-  Rer.   Italie. 
tn  Autori  hanno  parlato  di  quello  fatto  all'anno  964. 

Anno  di  Cristo  dcccclxvi.  Indizione   ix. 
di  Giovanni  XIII.   Papa    2. 
di  Ottone  I.  Imperadore   y. 
di  Ottone  IL  Re  d'Italia  5. 

ERa  difguftato  forte  l' Imperadore  Ottone  centra  de'  Romani  a  ca- 
gion  de  gli  affronti  fatti  a  Papa  Giovanni  XIÌI.  il  quale  fi  tro- 
vava tuttavia  o  confinato  in  una  prigione,  o  efiliato  nella  Campania  . 
Non  fi  poteva  fcufar  la  ribellione,  perche  fi  ulurpavano  1' aurorità 
temporale,  di  cui  erano  da  gran  tempo  giuftamente  in  pofTeflo  i  Ro- 
mani Pontefici}  e  l'ardir  loro  feriva  anche  1'  Imperador  loro  Sovrano. 
Perciò  Ottone  determinò  di  tornare  in  Italia  per  rimediare  a  sì  fatti 
difordini  (^),  ed  anche  pc-r  tagliare  il  corfo  a  certe  trame,  che  Ada!-  (W  Co»/;». 
berta  Figliuolo  di  Berengario  andava  tuttavia  ordendo,  o  mantenendo  ^'•'P"'"" 
m  J^ombardia.  Ed  appunto  fi  venne  a  fcoprue  anche  m  Germania, 
che  un  certo  Udone  Conte  di  quelle  contrade,  irritato  centra  di  Gualdo 
o  fia  PFaldonc  ^efcovo  di  Como,  perchè  quelli  non  avele  impetrata 
grazia  dall'  Imperadore  ad  Atttne  o  fia  ad  A'zzo^  già  aflediato  ncH'  liola 
del  Lago  di  Como,  fi  preparava  a  venire  in  Italia  con  rifoluzionc  di 
cavar  gli  occhi  al  fuddetto  Vefcovo.  Aveva  a  quello  fine  intelligen- 
za fcgreta  con  Adalberto .  Fu  prefo  e  condennato  j  ma  ottenne  il  per- 
dono, con  giurare  di  non  mettere  mai  piìi  piede  in  Italia.  Di»po  la 
metà  d' Agesllo  tenne  l'Augnilo  Ottone  una  gran  Dieta  in  Germania, 
e  poi  per  1' Alfazia  e  per  Coirà  calò  in  Lombardia.  Portava  egli  fece 
una  lilla  di  quei  che  nell'anno  precedente  aveano  o  palcfemente  ,  o 
fcgretamcnte  abbracciato  il  partito  di  Adalberto.  Fra  ellì  era  Sigolfo 
Vefcovo  di  Piacenza  con  alcuni  Conti.  Portatifi  quefti  ad  ofTequiare 
r  Auguito  Sovrano,  fece  lor  mettere  le  mani  addorfb,  e  li  mandò  pri- 
gioni oltre  a' Monti,  chi  nella  Francia  Orientale,  e  chi  in  SafTonia  . 
Fece  venir  freddo  a  i  Romani  la  com parla  dell' Imperadore  in  Italia, 
e  l'apprenfionc  del  fuo  rigore  >  e  figurandofi  di  acconciar  le  cofe  con 
poca  Ipcfa,  liberarono  il  Papa  con  richiamarlo  a  Roma,  e  chiedergli 
perdono  delle  ingiurie.  Vuole  il  Continuator  di  Reginnnc,  che  G;o- 
vanni  XIII.  Papa,  da  che  venne  cacciato  di  Roma,  fteffc  imprigio- 
nato 


3  7<>  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  nato  in  qualche  Fortezza  della  Campania.  Ma  Leone  Oftlcnfc  (a)  fup- 
Anno  966.  pone,  ch'egli  folamcnte  foflc  mandato  in  efiiio  con  dire,  (i)  Johan- 
tìcn^'chr'  *"  Pi^pn    Roma  pulfus   esilio^    Capuam   •venite   fj?  a    memorato    Principe 
Uh.    i.     '     Partdulf»  rogatus^  tutte  primum  in  eadem    Civitate   Archicpìfcopatum   con- 
fiitiiit .   Se  CIÒ  e  vero,  e  le  in  quell'anno  la  Chicl'a  di  Capoa  fu  eretta 
in  Arcivcfcovato,  egli  non    altro   foffn   che   l'cfilio  in   Campania}  o 
pure  meffb  in  libertà  prima  di  tornarfcne  a  Roma,  andò  a  Capoa,  dove 
accrebbe  l'onore  a  quella  Chicfa.  Ma  altri  tengono  eretta   Capoa   in 
Cà\Ht  man-  Arcivefcovato  nell'  Anno  pó8.    Ermanno  Contratto  (^)    all'anno    jxjp. 
nai  cT!*"-  (cioè  fuor  di  (ito)  racconta,  che  (z)  hoc  tempore  Rodfredus  Comes  ^ 
fìus  in  chr.  Petrus  PrafeSìus  cum  aliis  quibufdam  Romanis  J»haH/tem  Papant  compre- 
tdii.  Parif.  ijcnfum^  6?  in  C^ijìellum  San&i  Angeli  retrufum^   (^   in  ex/i/ium    demum 
in  Campaniam  m'ijjum  per  decem  (^  ampli us  menfes  tiffliguat ;  donec  Rod- 
fredo  occifo  a  Johanne  quodam  Crefcentti  filio ,  ad  fuam  Sedem  'vix  tamdem 
relaxatus  rediret .  Duro  dunque  più  di  dieci   Meli  l'cfilio  di  Papa  Gio- 
vanni, e  vcrifimilmente  egli  ritornò  alla  fua  Sedia  nel  Settembre  dell' 
anno  corrente  . 

Vcrfo  il  fine  parimente  di  quell'anno  arrivò  l' Imperadorc  Otto- 
ne a  Roma,  e  quivi  celebrò  la  Feda  del  Santo  Natale.  Nota  il  Con- 
(c)    Ctwtìn.  tinuatore  di   Regiiione  (0,  che  in    quello   medcfimo   anno  (j)  Beren- 
Riiiiiiitis      garius  quondam  Italia  Rcx  ex  fui  mori  tur,  ^  in  Babemberg  regio  more  fe- 
tnChrtnict.  pdìtur .  TVilla  o  ^\ì.  Guilla  tua  Moglie,  prima  che  il  Corpo  di  lu!  fofle 
diro  alla  Icpolrura,  fi  Fece  Monaca  in  B.imbergi.   Due  loro  Figliuole 
nubili  erano  (late  prima  con   tutto   decoro    mrll'e    dall' Imperadore    in 
Corte  predo  l' Imperadrice  Adelaide.   De' due  Figliuoli  Mifchi  d'efib 
{à)    ■Crffir-   Berengario,  cioè  di  Adalberto  e  di   Conrado,   che   rellarono    vivi   e    in 
clròn'uo        liberta,  ne  parleremo  anche  all'Anno  9(58.   S'ingannò  forte  1' .Abbate 
(eì  «41»-'      Urfpergenfr  (^),  allorché  fcrilTe,  che  Adalberto  con  Berengario  fuo  Pa- 
tntirthaìtiin  Jrc  fu  Condotto  prigione  a   Bambcrga.  Intanto  non  voglio  ommette- 
Gtneaiog.       re,cheefro  Adalberto  lafciò  dopo  di  fé  un  Figliuolo  appclluo  Ottone 
Shndeilut      Guglielmo  (<•)}  e  che  Gerberga  Moglie  d'elfo  Adalberto  rimalla  Vcdo- 
in  Gtntaltg.  vaj  fi  rimaritò  con  Arrigo  Duca  di  Borgogna.    Quelli   poi   venuto   a 
Ir  Atte.  mor- 

(i)  Giovanni  Papa  eftliato  di  Roma,  venne  a  Capua,  e  dal  detto  Prin- 
cipe Pandolfo  pregati) ,  allora  per  la  prima  volta  nella  fleJJ'a  Città  poft 
V  Arcivcjc6vad$ . 

(1)  in  quello  tempo  Roffredo  Conte,  e  Pietre  Prefetto  con  certi  altri  Ro- 
m%nì  per  dieci  me  fi  e  piti  tormentano  Giovanni  Papa  catturato ,  e  cacciato 
nel  Caftello  di  S.  Angelo,  t  finalmente  e  fi  Hat  0  nella  Campania  y  finché 
Roffred»  ucctfo  da  un  certo  Giovarmi  figlio  di  Crefcenzo ,  finalmente  ap- 
pena liberati  ritornò  alla  fua  Sedia . 

(})  Berengario  già  Re  d' Italia  efule  muore,  ed  è  fepelto  in  Bamberga  ali» 
regale . 


Annali     d'    Italia.  377 

morte  fcnza  lafciar  Figliuoli  proprj,  fece  palìare  quel  Ducato  nel  Fi^  En*.  Volg. 
gliaftro,  la  cui  difccndcnz*  durò  anche  molto  tempo  in  infignc  onore.  Anno  <;66, 
In_  un   Diploma  di  irrigo  I.  Impcradorc  dell'Anno    1014.    rapportato 
dal  Guichcnon  (<*),  egli  li  vede  appellato  Ottho  qui  ^  fVillelmus  Comes ^  (j)    Cuiche- 
Fflius  Jdalberti^Nepts Berengarii Regis .  Poca  attenzione  peraltro  fu  quella  nm   B'.k.io- 
del  Guichcnon  (»)  mcdelìmo,  allorché  riferi  all'Anno  prcfente  una  do-  '''"^-  ^i^'uf- 
nazione,  che  fi  dice  fatta  da  Ottom  III.  Imperadore  a  Manfredo  Mar-  f^p""^'   ^^' 
chefe  di  Sufa  con  quella  Data:  XI.  Kaleadas  Novembris  Anno  Domini-  (h)  ii.f^Sg. 
ta  Incarnatìonis  Nongentefimo  Se.<cigeftmj  Sesto.,  Indiclìone  I.    Anno    'vero 
Tertie  Ottcnis .    Nel   prcienie  Anno  né   pur  era  nato,  ne    era    per   na- 
fccre  Ottone  III.  Ne  Ottone  III.  imperare  cxpit  Anno  falutis  973.  co- 
me fcnve  t(^o  Guichenone.    Né  V  Indizione  Prima  s'accorda  col   fuo 
Amì'.o  Terzo.  Manca  eziandio  il  Luogo  del  dato  Diploma,  Però  quello 
e  documento  o  apocrifo,   o  molto  uiforme.   Era  in  quelli   tempi   Re 
di  Francia  Lattario,  ed  abbiamo  da  Frodoardo  (<r),  ch'egli    nell'anno  m  ^rodoar- 
prcfcnte  Uxorem  atcepit  Emmam  Filiam  Regis  quondam  Italici ,  cioè  di  dus-  in  ci»: 
Lattario  Re,   I''igliuolo   del   Re   Ugo.    Eflcndofi   rimaritata   in   Ottone  "pud   -D*- 
Augulto  Adelaide  Madre  di  quella   Principell'a,  e  da   credere,  che   lo  '"'f'**' 
ftelTo  Imperadore  fi  adoperalTc  molto  per  proccurar  cosi  lUuttri  Noz- 
ze alia  Figliaftra.   Il  medefimo  Frodoardo  nella  Cronica  Virdunenfe  C<^)  (d)  id.  in 
ripete  lo  iteflo  con  dire:  Lotharius   Re.x   Fr4nce:-um   Emmam   LorìoArii  chr.virdu- 
Regis  Itali <e ^  fjf  Adeleidis  poji  Imperatricis  filiafn,  duxit  uxorem.  nen/.p.  isi. 

Anno  di  Cristo    dcccclxvii.  Indizione  x. 
di  Giovanni  XIII.  Papa   3. 
di  Ottone  I.   Imperadore  6. 
di  Ottone  II.  Imperadore   i. 

ATtefe  fui  principio  di  quell'anno  V  Imperadore   Ottone,   flundo  in 
Roma,  a  proceffar  que' Romani,  che  aveano  si  maltrattato  Papa 
Giovanni  X/II.   Il  Continuitore   di    Reginonc  (e)   altro   non   dice,   le  («)   Contin, 
non  che  (i)  excepfo  Prafe^o  Urbis,  qui  aufugerat ,  tredecim  ex  majoribus  ^^'f'"'"'' 
Romanis,  qui  auUores  expulfionìs  Domnt  Johannis  Papa  videbantur,  Juf- 
fendio  interire  jujjìt :  pruove,  dice  il    Padre  Pagi,  del  fuo  lupremo  do- 
minio in  Roma  (/),  elercitato  alla  guifa  de'ùioi  Predeceflbri .  Aggiu-  (0  v«l*i*' 
gne  il  Cardinal  Bironio  {g)  con  citare  una   giunta   fatta   ad   Analtalio  "1  '^^^"^' 
Bibliotecario,  che    Ottone   mandò   oltre   a' Monti   in   elìlio  i  Confali,   [oba'rtn.i» 
fece  impiccare   per  la  gola  i  Tribuni ,  e  cavar  dal  fcpolcro  il  cadavero  Arì.ti.  Ecc. 
di  RofiFredo  Prefetto  della  Città,  che  fu  fquarcato  in  varj  pezzi.  Quel  "''   ■^"''^ 
Tom.  F.  Bbb  Prc-       ^^' 

(i)  eccettuato  il  Governatore  di  Roma,  che  se  n^ era  fuggito,  fece  impic- 
care tredici  de''  principali  Romani  creduti  autori  delC  efilio  di  D.  Gio- 
vanni Papa. 


378  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Prefetto,  che  era  fucccduto  a  RofFredo,  pollo  nudo  fopra  un  afino 
Anno  967.  (.Qf,  ^p,  oj^g  j^  capo,  fu  ignominiofamcnte  menato  per  la  Città,  fru- 
ftato,  e  poi  cacciato  in  prigione.  Noi  non  fappiam  tutto  l'operato 
da  lui-,  pure  ne  fappiam  tanto,  che  poffiam  conghictturare  ,  che  la 
Giuftizia  di  lui  comparifle  prelTo  di  molti  Crudeltà .  Lo  (Iciro  Nice- 
foro  Foca  Imperador  de'  Greci  rinfacciò  a  Liuiprando  Ambalciitor 
...  d'Ottone  nell'anno  fegucnte  ,  che  elTo   Ottone   (")    Romanorum  alias 

in  lègAt'o».  gl^^'^'ì  alias  fufpendio  interemit  ^  oeu.'is  alios  privavit  y  exftlio  alias  relega- 
va (i).   Ma  Liurprando  rifpofe,   che   Ottone   (i)  infurgentes   cantra, 
y  Domnum  Apollolicum^  quafi  jurisjurandt  violatores  facrilegos  ^  Domino' 
rum  fuorum  ^polìoltcorum  tortores  ^  raptores^  fecundum    Decreta    Romano- 
rum  Imperatorum  Julìiniani^  Falentiniaiù  ^  'thcodofti^   £5?  c<eterarum,  ca- 
eidit ,  jugulavit ,  fufpendit ,  è?  ex  fili»  rekgavit .    ^a^  //  non  faceret ,  im- 
pius^  ìniufìusy  crudelis,  tyrannus  effet .    Ma  Carlo   Magno  non  fece  co- 
(\ì\  Herman-  «' J  e<i  Ermanno  Contratto  l'crive  (*) ,  che  Ottone  (3)  Romamwniens 
nus  Cantra-  ÌHJurìas  Domini  Pap£  graviter  in  auSoribus  fceleris ,  partim  exjiliis ,  par- 
ffui  in  Chr.  tim  patibulis ,  variifque  panis  Cs?  abomiiiztianibus  judiczvit .  Non    ha  co- 
nofciuto  il  Cardinal  Baronio,  e  ne  pur  alrri,  fuorché   il  Sigonio,  un 
Concilio  di  afTainimi  Vefcovi  Italiani  ed  Oltramontani,  celebrato  lui 
principio  di  quell'anno  in  Romi  da  Papa  Giovanni  XIII.    D'eflb  ci 
ha  confervata   memoria   un    Diploma  di    Ottone  il   Grande,    con   cui 
vengono  confermati  tutti  i  fuoi  beni  e  privilegj  all'  infigne   Monillc- 
(0  AHtìq.    ro  di  Subiaco.  L'ho  io  pubblicato  CO,   e  porta  quelle  Note:  Data 
Italie.  Dif.    Tertio    Idus   Januarias  ,    Jmto   Dominice   Jncamatianis   DCCCCLXFIl. 
f,rt.  6).       Jmperii  vero  Domnì  Ottonis  piiffìmi  Ccsfaris  F.    Inìiilìone    X.    Dice   ivi 
l'imperadore,  che  Giorgio  Abbate  di  Subiaco  w«/>  in  gremium  Baftìicx 
Beati  Petri  Jpofìolonim  Principis,  ubi  cum  Domnojd'oanne  XIU.  Papa, 
fanna  Synodo  prò  utilitate  ejufdem  Eccle/i£ ,  Ì3  vencrabiìium  Locorum  in- 
tereramusy  circumfedentibus  cum  Ravennate  Archiepifcopo  plurimis  Epifco- 
pis  ex  Romano  territorio.,  atque   Italia.,   (3   ultremontano    Regno.,   necnon 
in  chronuop^^e fette  Capuano  Principe,  qui  ^  Marcbia   Camerini   Ì3    Spoletini   Du- 
Tom.  XII.    catus.  Si  noti  quell'ultima  partita,  di  cui   parleremo   fra    poco.    Del 
xw.  Italie,    fuddetto  Concilio  Romano  fi  ha  anche  da  incendere  il  Dandolo  (<^) , 

allor- 

(0  df  Romani  altri  uccift  coUtt  fpada,  altri  fect  impiccarti  altri  accecò., 
altri  ne  handì . 

(1)  fecondo  i  Decreti  degV  Imper adori  Remani  Giuflimano ,  Valentiniano  , 
T$odoftOy  ed  altri,  veci  fé,  Jl  rozzo,  impiccò,  e  bandì  quelli,  che  in  forti 
erano  contro  anche  il  Domno  ilpojlalico,  quafi  facnlegi  violatori  del  giu- 
ramento ,  de^  Signori  loro  jfpojìolici  tormentatori ,  e  rapitori . 

(5)  venendo  a  Roma  le  ingiurie  del  Signore  Papa  gravemente  putti  negli 
Jutori  della  fceleraggiw ,  parte  ctu  e^ii ,  parte  co' patiboli ,  e  varie  pene 
td  infamie. 


Annali     d'  Italia.  379 

allorché  fcrive,  che  Pietro  Candiano   IV.  Doge  di  Venezia   nell'anno  Era  Volg. 
Nono  del  fuo  Ducato,  cioè  nel  prefcntc,  mandò  per  fuoi  Ambnfcia-   Anko  06:-. 
tori  Giovanni  Contarcno,  e  Giovanni  Vcncrio  Diacono  'Johanm  Pap<e^ 
y  Ottoni  Imperatori^  Rorride  exilìcnttbus  in  Synodo  ibi  congregata;  e  che 
mollrati  i  Privilegi  della  Chicia  di  Grado,  fu  decretato  in  efio  Con- 
cilio, ch'efTa  folle  Chiefa  Patriarcale  e  Metropoli  di  tutta  la  Venezia. 
E  lo  ftefl'o  Ottone  le  confermò   i  fuoi    Privilegi   con   un   Diploma   a 
parte.  Terminato  quello  Concilio  1' Imperadore,  fecondoché  s' ha  dal 
Continuitor  di  Reginone  (a)  pel  Ducato. di  Spoleii    venne  a  Raven-  («")    Comin. 
na,  dove  celebrò   la  Pafqua  in  compagnia  del  fommo  Pontefice  Gio-  '^^li'»'»'! 
vanni  Xlil.  yiéìam  in  loco ^  qui  dicitur  SanElo  Severo^' ubi  Dumnm  Otto  ""-^'''"*"^'- 
praerat  X.    Kahndas   Madii   Indi&ione   X.    fi  legge  in   uno   Strumento 
rapportato  dal   P.idrc  Bacchini  (i>)  .  Qiiivi  ancora  nel    Mele    d'Aprile  (h)   Bacchi- 
tenuto  fu  un  Concilio  d'aflaiffimi  Vcfcovi,  i  cui  Atti,  ficcome  ancor  ''''  ¥■  ''''■ 
quelli  del  Concilio  Romano  non  fon  giunti  fino  a' di  noftri.   Solamente  ^''pf,'". 
fi  sa,  che  furono  ivi  fitti  molti  Decreti  ad  uttUtatem  fana^  Ecclefix^  Ufftnd'.'"' 
e  il  Continuator  di  Reginone  fcrive,  che  l' Imperadore  Jpojiolico  Jo- 
hanni  Urbem  ^  terram  Ravennatium ,  aliaque  complura ,  multis  retro  tem- 
poribus Romanis   Pontificibus   ablata  reddidit  ;    eumque  inde   Romam   cum 
magna  Utitia  remifit .  Cioè  Ugo,  Lottario,  e  Berengario  Re  d'Italia 
nulla  aveano  lafciato  godere  dell' Etarcato  a  i  Papi;  e  lo  ftefio  Ottone 
ne  avca  ritenuto   anch'egli  finqui,  oltre  al  fovrano,    l'utile  dominio. 
Per  quello  che  dirò  all'anno  P70.  motivo   ci   reità  di   dubitare,   che 
Ravenna  folle  relHtuita  al  Papa.  Tuttavia    Liutprando    (r)    nell'anno  (e)  Uut- 
feguentc  96'è.   rifpofe  al  Greco  Imperadore,  che  1' Augullo  Ottone  I.  p^'^nd.  ,n 
fanlìorum  Jpojlolorum  Ficariis  poteftatetn  (^  honorem  omnem  contradidit .   ^^S""'»- 

Ciò  fatto  r  Imperadore  andò  in  Tolcana  per  atteltato  del  Con-  , 

tinuatorc  fuddetto.  L' Annalilta  SalTbne  (^)  aggiugoe,  ch'egli  in  par-  (d)  Annali- 
tes  TufciéB  i3  Lucania:  fece JJìt  ^  cioè  nel  Ducato   di    Benevento.    Certo/'»  ^»xi> , 
è,  ch'egli  fu  in  Tolcana  nel  Mefe  di    Giugno,  ciò  apparendo  da  un 
Placito  tenuto  dal  Marcbefe  Otberto  Conte  del  l'acro    Palazzo,   da    me 
dato  alla  luce  W,   e   tenuto   Locus  nuncupante  prope  Monte  Fultrario^  {t^  Antichi- 
quod  eft  infra  Comitatu  Foloterenfe,  ubi  Domnus   flotto   Imperator   Augu-  *^  f-fitnfi 
ftus praerat .  Il  Documento  fu  Icritto  ytnno  Imperli  Donai  Hottuni  Im-  ^'  ^'  '•  ^^■ 
peratore  yluguftus^  £5?  iter»  Hot  to  fi  Ho  ejus  grafia   Dei   Rex   Sexto^   XI  l. 
die  Alenfe  J unii ^  lìidictiofie  Decima.  Se  polcia  Ocrone  paffade  verlb  Be- 
nevcnco,  noi  fo  dire.  Abbiamo  bensì  un  Diploma  d'efib  Augufto  prclTo 
rUghelli  (/;,  che  cel  rapprtlenta  nella  llelì'a  Città   di   Benevento   nel  ,rs  ^j  ,  ,, 
dì  13.  di  Febbraio  dell'Anno  prelente,  e  ci  dà  a  conolcere,  ch'egli  ),ii.  iaVr. 
non  andò  a  dirittura  da  Roma  a  Ravenna.   EHo  Privilegio  fu  dato  in  in  Epijcof. 
favore  della  Chiefa  di  Benevento:  Idibus  Feijruarii  Anno  Dominici  In-  Bmevent. 
carnationis  DCCCCLXFJl.  Imperit  vero  Domni   Ottonis  piijfimi  C^faris  ^"^'    ^^^^' 
VI.  Indizione  X.  Alìurn  in  Qtvitate  Beneventi .  Ci  conduce  poi  quello 
medclìmo  Atto  ad  intendere,  che  PauUolfo  Capodiferro,  e  Landolfo  III. 
fuo  Fratello   già    aveano   riconofciuto  l'alto  dominio   dell' Impcradoie 
fopra  i  loro  Ptincipati  di  Benevento  e  Capoa,  e  s'erano  dichiarati  fuoi 

Bbb  i  Vaf- 


(,\)     Liuti>r 
>»  Ltgation. 


(W   ?erigrì- 
nius    Hijhr 
Princif. 
Langobtri. 


380  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  Vaflalli ,  con  abbandonare  i  Greci .  Però  Niceforo  Foca  Imperador  Greco 
Anno  967.  nell'Anno  leguente  ebbe  a  dire  a  Liutprando  Fefcovo    di    Cremona,    e 
Ambafciator  di  Ottone:   (<»)  Principes  aulem,  Capuanum  fcilicet ^  i$  Be- 
neventanum^  fan^i  nofiri  Imperiì  olim  fervos ,   nunc  rebelks  ^  fervituti  pri- 
Jìinis  {Otto)  tradat .   Ma  Pandolfo  la  i'eppe  fare  da  buon    mercatante, 
perché  in  ricompenfa  di   quella  Tua  fiiggexione  aveva  ottenuto   dall' 
Impcradore  di  edere  creato  anche  Duci  di  Spoleti^  e  Marche  fé  di   Ca- 
merino. Fu  di  parere  Camillo  Pellegrino  (^),  che  Pandolfo  folamentc 
nell'Anno  s>69.  confeguilFc  cosi  buon  boccone.  Ma  ci  reftano  docu- 
menti ficuri,  indicanti,  che  prima  anche  dell'Anno  prcfente,  egli  ar- 
rivò a  confcguirlo.  L'abbiam  poco  fa  veduto  intervenire  al  Concilio 
Romano  nel  di  undici  di  Gennaio  del  prefcnte   Anno   co   i   titoli   di 
Duca  e  Marchefe .  Oltre  a  ciò  nelle  giunte  da  me  fatte  alla  Cronica 
{t)Chri)»ic.  Cair.urien(e  (f)  abbiamo  un  bel  Placito,  tenuto  in  Villa  Mariani^  campo 
f*iTT  il  ^"^'^  proprietatis  fatiEìa    Firmane   Ecclefia  ^   re  fidente    Pandulfo  Duce  (^ 
Rir.  Italie.  Marcinone .y  e   fcritto   j^nno  ab   Incarnatìone  Domini  nofiri  Jefu   Chrijli 
DCCCCLXVll.  13  imperante  Dorano  Ottone  Imperatore   Augufto  ^   Anno 
Imperli  ejus  VI.  Menfe  Feùruario  per  IndtSlionem  X.   11    nomt.-   di   Duca 
e  di  Marchefe  riguarda  il  Ducato  di  Spo.'efi,  e  la  Marca  di  Camerino^ 
nella  quale  era  comprefa  la  Città  di  Fermo,  trovandofi  anche  la  llcfla 
Marca  talvolta   appellata  Marca  di  Ferm»  .    Leggefi    un   altro   Placito 
(à)  Chr»ni(.  ^gji^  Cronica  del  Volturno  (a) ,  tenuto  ncU'  Anno  feguente  in  territo- 
^  jYti  '"'*  MarJ(canOy  che  era  allora  pa'te  del   Ducato  di  Spoleti,  ubi  fede  bai 
^r,   Italie.  Domnus  Pandolfuf  glorio fus  Princeps  (di    Benevento,  o    pur   folamentc 
di  Capua),  Dux  (di    Spoleti)   ^   Àfarchio  (di    Camerino)    fcritto   in 
./Inno  ab  Incarnatìone  Domini  nofiri  Jefu  Chrifii  DCCCCLXVI/I.  Anno 
Imperli  Magni  Ottonis  Augufli  in  Anno  Septimo ,  (3  Otto  Jmperatoris  Fi- 
lius  infimul  cum  eo  in  Anno  Primo.,  (3  tV.    Kalendas    Septembris,   Indi- 
elione  Undecima.  Di  qui  ancora  fi   l'corgc,   che    Pandolfo   non   afpettò 
l'Anno  969.  per  acquiltarc  i  governi  di  Spoleti  e   di  Camerino.    Era 
ilato  ne' tempi  del  Re  Ugo  in  polT'eflo  di  quelli  due  Staci  Uberto  Duca 
e  Marchefe  di  Tofcana   fuo   Faglio   ballardo.    Quando   egli   ne   deca- 
dcfle,  e  fc  per  cagion  del  fuo  cfilio,  o  pure  per  la  fua  morte,  non  fi 
fa}  e  noi  troviamo  ben' imbrogliata  la  Storia  de'fuoi  ultimi  anni,  e  il 
tempo  della  morte  fuaj  del  che  ho  io  parlato  altrove  (f) .    Quel   che 
è  certo ,  C/^o  fuo  Figliuolo  a  lui  fuccedctte  nel  Ducato  della  Tofcana 
(nonfo  dire  in  qual' Anno  precifo)  ma  non  già  in  quello  di  Spoleti, 
e  né  pur  della  Marca  di  Camerino,  quantunque  col  tempo  egli   arri- 
vafie  a  dominar' ancora  in   quelle  Contrade.    Ci   vicn   poi   dicendo   il 
Continuatore  di  Reginone  (0,  che  tanto  Papa  Giovanni  XIII.  quanto 
r  Impcradore,  fcrid'ero  Lettere  al  giovane  Re  Ottont  II.    iavitandolo 
per  la  Fella  del  fanto  Natale  a  Roma. 

Imp^iegtì  Ottone  II.  alcuni  Mefi,  per  mettere  in  buon'ordine 
gli  affari  di  Germania,  al  qual  fine  tenne  anche  una  Dieta  de' Principi 
^n  Vormazia.  Ed  cflendofi  finalmente  mclTo  in  viaggio  nel  Mefe  di 
Settembre,  accompagnato  da   Guglielmo   Ardvtfcevo  di   Magonza  fuo 

Fra- 


(e)  Jlntichi- 
tà  tftenfi 

r.  1.  (.  ij. 


(f)  Ctntì- 
nu*t»r   K$- 
lintnis  in 
Chronico . 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a.  381 

Fratello,  folcnnizxò  la  fcfta  di  S.   Michele  in  Augufta.  E  qui  termina  Era  Volg. 
la  Continuazion  de  gli   Annali   di  Reginone.   Seguita  a   dire    l'Anna-   Anno  9(^7. 
lifta  Saflonc  (''),  ch'eflb  Re  per  la  Valle  di  Trento  calò  in  Italia,  e  u-\  ^„„^ii. 
trovò  in  Verona  1' Augullo  fuo  Padre,  con  cui  celebrò  la  Feda  dell'  /?<  saxo 
Ogniflanti .  Pofcia  pafiando  per  Mantova,  ed  imbarcatili  in   Po,giun-  apud Eccar- 
fero  a  Ravenna,  e  dopo  eflerfi  fermati  quivi  per  alquanto  tempo,  ri-  ^^"*- 
pigliato  il  viaggio  arrivarono  a  Roma   XI.   Kalcndas   Januarii   nel   dì 
11.  di  Dicembre)  ma  dee  dire  IX.  Kaìendas^  cioè  nel  di  Z4.    incon- 
trati tre  miglia  fuor  di  Roma  da  i    Senatori  colle  Scuole   portanti  le 
lor  Croci  ed  Infcgne  e  cantanti  le  lodi  dell' Imperadore  .  Si  trovò  Papa 
Giovanni  nelle  fcalinate  di  S.   Pietro  a  riceverli.   Nel  fegumt  e  giorno, 
cioè  nella  Fefta  del  fanto  Natale,  Ottone  II.   nella   Bafilica   Vaticana 

.•fu  proclamato  Imperadore  Augufto,  e   ricevette  dalle   mani   di    Papa 
Giovanni  l'unzione  e  Corona  Imperiale  con  gran   plaufo   ed   allegria 
non  meno  de  i  Tedcfchi,  che  de  i    Romani.    Ditmaro  (i>)  all'incon-  ih)  Ditmétr. 
tro  fcrive,  che  Ottone  Tuo  Padre  non  fi  trovò  allora  in  Roma.  yE^ui-  in  chronic» 
vocus  Imperatoris ., junior  Otto.,  quem  peperit  iuclyta  Mater  jlde'haidis^  in  ''^'  »• 
Nativitate  Dtmini  Rotrue  Jmperator  effeSlus  i[l ,    Patre  jubente ,   ac  tunc 
in  Camp.imajuxta  Capuam  commorunte .  Ne  fi  dee  tralalciare,  che  llando 
nell'Aprile  di  quell'Anno    Ottone  il  Grande  in  Ravenna,  (f)    Nicc-  (e)   Ctntì- 
foro  Foca  Imperador  do' Greci  gli  fpedi  de  gli  Ambafciatori  con  di-  nnator  v.he- 
verfi  regali,  chiedendo  pace  ed  amicizia  con    lui.    Furono   affai   ono- ^i"'"  "* 
revolmentc  accolti  e  nipediti,  forlc   con    fole   buone   parole}    perche 
r  Imperadore  covava  delle  pretenfioni  fopra  gli  Stati,  chiamati  ora  \\ 

-Regno  di  Napoli.  Tuttavia  fpcrando  egli  di  far  meglio  quello  affare 
con  inviare  i  luoi   Ambafciatori   alla   Corte   di    Coltantinopuli,    fcelfe 
per  tale  incumbenza  Liuiprandt  Fefco'vo  di  Cremona,  a  cui  non  man- 
cava la  lingua  in  bocca  .  Qiielti  nell'Anno   fuffeguentc  s'incarnino  a 
quella  volta,  portando  Ipezialmcnte  la  commiffion  di  chiedere  per  Mo- 
glie del  Celareo  Figliuolo  Ottone  Teofania  Figliuola  di  Romano  iunio- 
re,  già  Imperador  d'Oriente.  Sotto  quell'Anno  fcrive  Lupo    Proto- 
fpata:  (<^)  Defcendit  Otho  Rex  i^  fenex,  pater   Othonis   Regis,   qui  più-  (d)  tHpus 
gnavit  ium  Bulcaffimo  Saracenorum  Rege,  ^  interfecit  eum.,  Q  in  eo  pra-  f^oto/pats 
lio  perierunt  quadraginta  millia   himinum .  Ma  pretende   Camillo    Pelle-  '"''  ''""*♦• 
grini,  che  quella  sì  flrepitofi  vittoria,  in    tempi  tali    non   conotciuta 
d.i  verun' altro  Storico,  fìa  narrata  fuor  di  fito  (  fìccorae  credo  io,  che 
nel  gran  numero  di  que'  Saraceni  ammazzati  il  Protofpata  slargalfc  c- 
forbitanremente  la  bocca)  e  s'abbia  elTa  da  riferire   all'Anno  p8i.  e 
a' tempi  di  Ottone  II.  Auguflo.  Appartiene  al  prefente  Anno  un  Di- 
ploma (f)  di  Ottone  1.  in  cui  dona  molte  Corti   ad    ^iledramo,  o  fia  (e)    itnvt- 
Meramo  Marchtfe .,\\(\m\c  vien  creduto,  che  folTc  il  primo   Marchefe  ""'"  ^"^  ^• 
della  Marca  del  Afo«/<?rra/o.   Da  lui  pofcia  difcefc  la  Famiglia  di  que'  i^lr'''ìtl 
Principi,  che  fecero  rifonarc  il  fuo   nome  non   meno  in  Occidente,  Monftrr»to. 
che  in  Oriente . 


Anno 


jSi  Annali    d'  Itali  a. 

Anno  di  Cristo  dcccclxviii.  Indizione  xi. 
di   Giovanni  Xlll.  Papa  4. 
di  Ottone  I.  Imperadore  7. 
di  Ottone  II.  Imperadore   1. 

E»  A  Volg.  /"^l  refta  la  defcrizionc  dell' Ambafciata  fatta  da  Liutprando  Fcfcov» 
Anno  968.  ^^^  jj  (Cremona  a  Nkeforo  Foca  Impcrador  d'Oriente  a  nome  de  i 
(l'i  Liutfr.  '^"^  Ottoni  Impcradori  d'Occidente,  {«)  ed  è  un  pezzo  ttupendo  per 
in  Leg»ti»n.  que' Secoli  d'ignoranza,  che  fa  più  che  mai  conoicere,  quanto  fofle 
Ipiritofo  e  lepido  l'ingegno  di  quello  Vefcovo.  Giunfc  egli  nel  di  4, 
di  Giugno  del  prefenie  anno  a  Coftaminopolii  fu  mal  ricevuto,  mal- 
trattato in  varie  maniere  a  quella  Corte.  S'ebbe  a  male  Niceforo  Fo- 
ca, che  Ottone  s' intitolafle  Imperador  de'  Romani^  perchè  fecondo  lui 
dovca  chiamarli  folamente  Re^  pretendendo  riferbato  a  sé  folo  il  titolo 
d' Imperadore  :  pretenfione,  che  faltò  fuori  anche  a'tcmpi  di  Lodovico 
II.  Imperadore.  Andò  parimente  in  furia  contra  di  Papa,  Giovanni^ 
il  quale  avea  fpedito  anch' egli  de' Legati  con  Lettere  clortatorie  per 
le  Nozze  propofte  con  Ottone  II.  ch\dmno  Imperadore .  Ma  quel,  che 
più  fcottava  il  Greco  Augurto  Niceforo,  a  noi  dipinto  (non  so  fc 
con  tutta  verità)  da  Liutprando,  come  uomo,  a  cui  niun  vizio  man- 
cava, l'aver  già  intefo,  che  i  Principi  di  Benevento  e  di  Capua,  in 
addietro  V^afTalli  e  tributar]  de  i  Greci  Imperadori,  fi  folTero  fotto- 
mcffi  all' Imperador' Ottone  >  e  tanto  più  perche  era  inforta  paura, 
che  Ottone  poicfle  e  volefle  anche  togliere  a  i  Greci  gli  Stati  dipen- 
denti da  elfi  in  Puglia  e  in  Calabria.  Si  vede  da  quella  Relazione, 
che  j^dalberto  e  Corrado  Figliuoli  del  già  Re  Berengario,  erano  ricorli 
alla  Corte  Greca,  e  le  faceano  credere  d'avere  in  Calabria  o  in  Pu- 
glia fette  mila  corazzieri  da  unire  coli' Armata  navale,  che  Niceforo 
pcnfava  di  fpedirc  in  Italia  contro  gii  sforzi  d'Ottone  Augullo.  Fra 
le  moke  inlolenze,  vanti,  e  fpropolìtate  cofe,  che  Niceforo  Impera- 
dore, o  i  fuoi  Minirtri  diflero  a  Liutprando,  il  più  ridicolo  fu  I'  aver' 
eglino  pretelo,  che  fé  Ottone  voleva  pure  per  Moglie  del  Figliuolo 
la  Rigai  PrincipefTa  Greca  Teofania^  avtlTe  da  cedere  al  Greco  Au- 
guito  i' EfarcRto  di  Ravenna,  Roma  col  fuo  Ducato,  e  il  rello  del 
pacfe,  cioè  Benevento  e  Capua,  lino  a  i  confini  de  gli  Stati  goduti 
da  i  Gicii  in  Puglia  ed  in  Calabria.  O  pure,  fé  cercava  folo  amici- 
zia, ftnza  tratr.ir  di  parentela,  che  lafcialle  libera  Roma,  cioè  ch'egli 
fi  Ipi^glialTc  del  titolo  e  diritto  Imperiale  fopr*  di  Roma.  Poiché  per 
altro  intendeva  il  Greco  Imperadore  di  reftituire  a  i  Papi  tutto  quel 
che  loro  era  dovuto,  purché  potelTc  ricuperare  la  Sovranità  fopra  di 
Roma,  e  l'antica  pretefa  autorità  ncU'eIczion  de'ntiovi  Papi.  In  quc- 
fto  mentre  avvertito  l' Imperadore   Ottone  dell'indegno   ricevimento 

dei 


Annali     d'  Italia.  383 

del  Tuo  Ambafciatorc  in  Coftantinopoli,  e  che  Niceforo  in  vece  di  E«a  Volg. 
pace  voleva  guerra,  e  dava  ricaverò  ad  Adalberto  e  Corrado  nemici  Anno  968. 
ilioi,  e  metteva  in  ordine  una  flotta,,  per  inviarla  contra  di  lui  in  Ita- 
lia: vedendoli  invitato  al  fuo  giuoco,  fcnza  perdere  tempo,  andò  a 
mettere  il  campo  fotto  Rari,  Città  allora  fottopofta  a  i  Greci.  Di 
quello  adedio  fa  menzione  lo  (fcflb  Liutprando,  ma  eoa  foggiugncre ,, 
che  alle  fue  preghiere  Octotic  l'avea  poi  levato: 

Induperator  enim  Bari'um  confcenderat  Otto^ 
Cade  fimul^  flammifque  fibi  loca  fubdere  tentans^ 
Sed  precibus  remeat  Romanas  vilior  ad  Urbes. 
Inde  meis . 

Si   dovca  trovar'  in  affanni    Liutprando  al   veder  cominciata   U 
guerra,  quand'egli  era  tuttavia  in  mano  de' Greci,  che  potcano  voler 
vendicarli  fulla  di  lui  perlona.  L'Anonimo  Salernitano  (a)  icrive,che  (t)  jfnony- 
Ottone  ApuliiS  fines  vena,  fs?  "valide  eam  dimicavit,  {5?  Ciz'itatem  Bari  mus    salir- 
ali  quarti  ulum  obfedit  ^  l^  quantum  valuit  widique  conjlrinxit .  Forfè  inter-   ''"'""" 
prctando  il  Sigonio   (^)  alcune  parole  di  Sigeberto  Storico,  prefe  oc-   ^'^     itàlìc 
cafione  di  fcriverc,  che  i  Principi  di  Benevento  e  Capoa  ribellatili  ad   [h)  sigfniiti 
Ottone  furono  in  aiuto  do' Greci,  e  che  dipoi  alltctti  dalla  forza  tor-  de  Regno 
narono  all'ubbidienza  dell' Impcrador  Latino.    Ma   Liutprando   nella.  •^''''-  ^*  7* 
Relazion  della  fua  Ambafciata,  e  1  Placiti  di    Pandolfo,  da   me  ram- 
mentati all'anno  precedente,  fanno  abballanza  intendere,  che  clTo  Pan- 
dolfo e  Landolfo  fao  Fratello  offervarono  una  buona  armonia  coli'  Au- 
gufto  Ottone  ,  ne  punto  a  lui  fi   ribellarono   in   quelli   tempi .    Cofa 
operaflero  in  congiuntura  di  tali  turbolenze  i  due  Figliuoli  del  fu  Re 
Berengario,  non   apparifce.  Arnolfo  Storico  Milancfe  del  Secolo  fuf- 
fcguentc  racconta  (f),  che  Corrado  fi  quietò,   perchè  Goti/redo  creato  (d  Arnuìf. 
dipoi  Arcivcfcovo  di   Milano  nell'anno  P7f.  o  pure  Ottone  IL    Im-   ^'y  ^'' 
peradore  gli  dovette  accordar  qualche  Stato  o  penfione  .   Ma  Adalberto  ,   g  j  'iy\ 
non  volle  mai  afcoltare  trattato  alcuno   d'accordo,  e    finché   vifle   fu  «er.   itaiic, 
in  armi  contro  gli  Ottoni  Augufti .   De  i  Figliuoli  di  Berengario  così 
feri  ve  il  Suddetto  Arnolfo  Storico  :  Quorum  IFidone  interfeSlo^  Canone 
fazione  quieto ,  Adelbertus  cteteris  animo  fior  diebus  vittf  omnibus  faSlus  eji 
in  diierfa  profugus .  Centra  di  quelli  ebbe  molta  guerra  il  luddcito  Go- 
tifredo  Arciveicovo  di  Milano,  ficcomc  Prelato  molto  fedele  a  gì'  Im- 
peradori  Ottoni . 

Appartiene  all'Anno  prefente,.  e  non  già  all' antecedente,  come 
immaginò  1' Annali  (la  Saflbne,  una  Lettera,  fcritta  da  Ottone    Primo 
Augullo  a  i  Baroni  di  Germania  XF".   Kalendas  Februarii  in   Campania 
juxta  Capuam^  e  riferita  da  Witichindo  W,  in  cui  fa  loro  fipere,  che  (d)  Wtti' 
alpcttava  gli  Ambafciatori  del  Greco  Impcradorc,  con  apparenza,  che  't""^"/ 1 
veniflero  a  chieder  pace.   Ma  fé  altramente   accadcfie,  fperava  di    tor      "^"naùftà 
loro  coU'armi  la  Puglia  e  la  Calabria.    Che  fé    poi   s'accordifitro,  e  sax». 
gli  conccdeflero  la  Moglie  richicfta.  pel  Figliuolo,  allora  egli  penfava 

di 


384  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  di  paflìir  colle  Milizie  fino  a  FraffÌHeto,  per  isnidar  di  colà  i  Saraceni 
Anno  f;68.  Spagnuoli .  Pareva,  che  fecondo  la  rclazion  di  Liucprando  («) ,  da  noi 
Hijl'ub.''\.  v^'<J"'a  di  fopra  aU\-\niio  941.  aveflero  i  Mori  abbandonato  quel  fico; 
e.  s-  12-  7-  ^^^  '^j  ^"'  .'^  '^co''g'^  i  che  tuttavia  ne  erano   in   poflefTo,   e   che   i   la- 
menti  de  i   Popoli   circonvicini   aveano  mofTo   l'animo  di  Ottone   il 
Grande  a  liberarli  da  que' malandrini;    il   che   poi   non  cfcgui    per   la 
guerra  inlorca  co  i  Greci,  e  per  altri  diilurbi  Tuoi.  In  fine  d'cHa  Let- 
tera fcrive  Ottone:   Filius  nofler  in  Nativitate   Domini   Coronam  a  Do- 
milo Jpojìolico  in  Impera  dignitatem  fufccpit  :  parole,  che   compruovano 
lenita  quella  Lctitra  nel  Gennaio  dell'Anno  prefente .   Nel  dì  primo 
di  Luglio  parimente  di  quell'Anno  diede  cdo    Impcradore   in   flivorc 
del  Moniltcro  di    Monte   Cafino   un    Diploma,   accennato   da   Leone 
Qa\  Le»  Odicnfc  W ,  c  pubblicato  dal  Padre  Gattola  (0,  con  quelle  Note:  Data 

o/?;«»y?j  4ìe  Kakndas  Julius  Jmw  Dominile  Incarnationis  Nongentefmo  Scxageftmo 
lib'^'l'.'c.  4.  Sfptimo^  Impera  vero  Domai  Ottonis  Serenijfimi  defaris  Septimo ^  IndiSlione 
(e)  GAt'toù  XI.  A£lum  m  Monte  ^  ubi  Stapbulo  Regis  dicitur .  V  Jnno  FU.  di  Ottone 
Hiftor.  Mo-  coW  Jfidizione XI.  chianmcme  indicano  l'Anno  prcfcnte  póS.e  pure  ivi  fi 

Vtt'i'^'fi"   ^^^^*^  ^^^'  ^'^""^  "°"  ^'  P"°  penrarc,fe  non  che  o  il  Documento  non  fia 
"'"■'■     •   ■     autentico,  e  che  l'antico  Ccpilla  sbaglialFe  Icrivendo  Nongentefimo  Se- 
xageftmo  Septimo  in  vece  di  dire  Ottavo^  o  disattentamente   copialFe  il 
numero  Romano  DCCCCLXFUl.  tal  quale  foric  Ilava  notato  nell'  o- 
riginale;  o  pure  che  il  Cancelliere  abbia  fallato  ncWJnrto^  e  fors' an- 
che nel  nome  del  Ltiogo^  il  quale  in  un'altro  Diploma,  dato  da  cfib  x'Vu- 
gulto  al  Moniltcro  di  S.    Vincenzo  del    Volturno  nel   di    precedente 
.di  quello  medefimo  Anno   vicn   chiamato   Stabiilum   Regis.    Le    Note 
v]l?m-n"nfi  '^'  qu^-'^t' altro  Diploma   fono:  {d)    Data  pridìe   Kakndas   Julias .,   Anno 
p.  n.io.i.  I^ominica  Incarnationis  DCCCCLXFUl.  Impern  vero  Domni  Ottonis  Se- 
Rer.    Italie,  renijjimi  Cafaris  FI l.  Indizione  XI.  Aclum  in  Monte.,  ubi  Stabulo  Regis 
dicitur.  Di  fimili  sbagli  commelfi  nelle   Segreterie  e   Cancellerie  ds' 
Principi,  ne  abbiamo  piij  di  un'cfempio;  ed  io  tengo  un  Breve  Ori- 
ginale di  Siilo  IV.  Papa,  Icritto  Pontifìcatus  Modri  Anno  Tertiodecimo ^ 
die  FU.  Aprilis  MCCCCLXXXXlIlI.\umào  ha  da  cflere  MCCCC- 
LXXXIIII.  Sul  fine  di  quell'Anno   tornò    indietro   dalla   fua   amba- 
fciata  Liutpyando  FeJ'covo  di   Cremona,   mal   foddisfatto   de' Greci,   e 
più  del  loro  Iraperadore.  Venne  anche  a  morte  Landolfo  III.  Principe 

(e)  Ptrtgri-  di  Benevento  e  Capoa  (^) .  Benché  lafciafie  Figliuoli,  luo  Fratello 
nius  Hiftor.  Pandolfo  Capodiferro  OCCUPÒ  lutù  gli  Stati  dianzi  da  lui  poflcduti  :  con 
Lan^'oìard.  ^^'-  'irebbe  di  molto  la  di  lui  potenza.  In  quelli  tempi  fu  creato  Duca 
p.  Lio.  II.  di  Amalfi  Maflaro  iuniore.  Fratello  del  precedente  Mallari,  e  tenne 
Ktr.    Italie,  quel  governo  (blamente  quattro  anni,  come  fi   ricava  dalla  Cronichetta 

(f)  ^»r,5«   Amalfitana,  da  me  data  alla  luce  (/). 

Il  a  tu.  To.  I,  ' 


Anno 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a.  38y 

Anno  di  Cristo  dcccclxix.  Indizione  xii. 
di  Giovanni  XIII.  Papa   j. 
di  Ottone  I.  Imperadore  8. 
di  Ottone  II.   Imperadore   3. 

SEcondo  I' Annalifta  SafTonc  («),  Ottone  il  Grande,  dopo  aver  folen- 
nizzara  la  Feda  del  Tanto   Natale  dell'Anno  precedente  nella  Pu-  f**  ^"'S' 
gl.a     fermofi,  tuttavia  ,n  quelle  parti,  e  celebrò  la  Pafqua  dell'Anno   ,v'^jS: 
prelcnte  in  Calabm.  Sono  affatto  fcuri  i  fatti  d'cfib  Aiigurto  in  quello  V  Sax" 
parti,  dove  egli  fi  tratteneva,  perchè  tuttavia  durava  la    "uerra   co  i  "P"'^  ^f^- 
Orcci,  ne  voleva  egli    permettere,  che  i  Principi  di  Benevento   e  di  ""''''""• 
Capoa     du-enuti  fuo>  VafTalli,  reaaffero  efpofti  alio  sdeano  dell' Impe- 
radore d  Oriente.  Sigeberto  {b)  attribuHce  a   quefl' Anno   una   vieto-  ih)  sigeicrt. 
ria  riportata  fopra  i  Greci. in  Calabria  da  Guntcro,  e  Si^efredo   Ufi-  ''^chronico. 
ziah  dell' Augulto  Ottone.  Che  vittoria  fofTe  qucda,  lo  d.'o  fra  poco 
i.upo  Protolpata  (0  altro  non  dice  fotro  nueft'Anno,  f-,  non  che  in-  M  r„»«, 
trcn-^t  OthoRrx  in  yìpuliam  Menfe  Martii;  obfidit  Civitatem  Bari  irrito  pWpaL 
conatu.   Abbiam  veduto,   che  ciò    fuccedette    nell'Anno   antecedente    '»  cAr<,;;,c, 
/iggiugne:  Et  tu  alto  Anno  intravit  in   Calahriam   Menfe  Oaohris,    M  '^.'Z /'  ^"'' 
boi  obfcuratus  eft  Menfe  Decembris .  Pare,  che  quello  accadcfTe  neli'  Anno 
STV    /''/;'^''''"'°  prelTol'Ughelli  «  un  fuo  Diploma,  dato  (d)  u^hell. 
^if-  .Aalendas  Man ^  Anno  Insarnationis  Dominici  DCCCCf  XIX  Anno  -""'■  ^'•"^■ 
rZF'"""'  ^'/'"'f^- ^  ^ercnijjimi  Auj^fli  FUI.  IndicUone  XII.  A^um  in  IZot'-  '* 
Ca.abna  tn  fuburl„o  C,Jf,n, .  In  cflb  a  petizione  di  Uberto   Vcfcovo   d.  JlÌ2nr 
Parma  ed    Arcicanccllierc   conferma   Ottone   ad    Ingone   fuo    VafTallo  " 

tutti  1  beni  da  lui  goduti  in  Comitatibm  Ruìgarìenf, ,  LaumeUenfi ,  Pìorn- 
bien/t,  Mediolanenft,   Evorienfi ,  Pupicnft,  Piacentino,  Parmenfi;    e   dice 
tra  1  altre  cole:  Cum  nos  in  Calabria  refidebamus  in  confine  atque  plani- 
cu,  qu^  eft  mter  Cajfanum,  ^  P etram  S angui nariam ,  ibique  nodro  Im- 
penuh jure ^oftrts  Fidelibus  tam  Calabris ,  quxm  omnibus  Italuis' Franctf. 
que  atque  Theutonicis  leges  pr^ceptaque  imponeremus   ^c.  il  che  ci  fa  in- 
Dnnr';''H'  f  Sovranità  Imperiale  in  quelle  parti,  fen^a  che  ivi    fi    parli  (.^.  chro„lc. 
punto  d  akun  altro  diritto  o  pretenfione  dei  Roman-  Pontefici .  LeJgefi  c>  ■^«n.«/: 
un  altro  Diploma     fpcd.to  di  etTo  Augufto  in  confermazione  dc'beni  p-''-^-^'- 
^^ZT}'^Ì  del  Moniftero  di  Cafauria,  dato  Kalendis  Maii,    coli' .hre  fr  %±l. 
No  e  fuddctte  (0  .  AElum-,H  Apulia  in  fuburbio  Bivino ,  oggid:  Bonomo.  Yul.  str/ 
1  ruovafi  in  queftì  tempi  Giovanni  Duca  e  Confole  di  Gaeta  (0,  cioè  rom.v.^p, 
inncipe  di  quella  Città,  ma  dipendente  da  i  Greci   Auaulli     Ora  per  '""^• 
w"''"t  ''1^  vittoria,  che  dilfi  riportata  dall' Imperadore    in    Calabria     f;  T" 
Witich.ndoC^)    e  Ditmaro  (b),  la  raccontano  in  qucfta  m.m.ra    Fc-'  nl^'ih  , 
cero  credere  1  Greci  ad  Ottone  Augufto  d'aver  condotta    la    P-inci-  U»'  -D'"»-- 
pelia  richieda  in  Moglie  pel  giovinetto  Ottone  II.  perlochc   celi   in-  ''«•"' c^'»- 
Tom.  V.  C  e  e  viò       "'"'''*•  '• 


386  Annali    d' Italia. 

Era  Vo}g.  viò  in  Calabria  molta  Nobiltà  con  alcuni  Reggimenti  di  foldati  a  ri- 
Anno  ^69.  cevcria.  Quando  quedi  fi  credevano  d'eflcre  iti  a  far  fefte,  all'im- 
provrifo  i  Greci  fi  fcagliarono  loro  addolTo,  non  pochi  ne  uccifcro  e 
molti  ne  prefero,  che  inviarono  prigioni  a  Coftantinopoli,  con  dar' an- 
che il  facco  a  tutto  il  loro  bagaglio.  Se  a  quello  avvilo  fumade  per 
la  collera  Ottone  il  Grande,  ci  vuol  poco  a  figurarfelo.  Diede  ordine 
immantinente  a  Guntario  e  Sigefredo  val»rofi  Tuoi  Generali,  che  col 
fiore  delle  fuc  gemi  andalTcro  a  dimandar  conto  a  i  Greci  di  tanta  ini- 
quità. Volarono  quelli,  forprefero  l'Armata  nemica,  ne   fecero   gran 
macello,  e  a  quanti  prefero  tagliarono   il  nafo,  lafciandoli  poi   ire  a 
lor  comodo,  dove  voleano.  Pofero  in  contribuzione  tutta  quella  parte 
di  Calabria  e  Puglia,  che  apparteneva  a  i  Greci,  e  carichi  di   botti- 
no, d'allegria,  e  di  gloria  ie  ne   tornarono  all' Impcradorc.    L' Ano- 
(»)  Anony-  nimo  Salernitano  («)  fcrive,  che  Ottone  Calabria  jines  venity  incendiis 
ptus    SAler-  y  depradationibus  eam  vehementer  afflìxìt ,  C?"  »»;7/;«  damna  vel  opprejjìo' 
nuAnus        nti  gejfit  in  Principatu  Salernitano.   Gifolfo  Prindpt  di  Salerno  tcnea  al- 
jitr.  ' Italie    ^^^^  '~°  '  Greci.  Pretende  Witichindo,  che  quella  nuova,   portata  a 
fag.  199.      Collantinopoli  fervifle  di  motivo  al  Popolo  di  congiurare  unitamente 
coli' iniqua  Imperadrice  centra  di  Niceforo  Foca  Impcradorc  d'Orien- 
te, a  cui  levarono  la  vita.  Ma  da  altre  cagioni  ebbe  origine  la  morte 
inferita  nel  Dicembre  di  quell'Anno  a  Niceforo:  fopxa  di  che  fi  pol- 
(b)  europa-  fono  vedere  gli  Storici  Greci  W .    Lupo   Protofpata,   Sigeberto,  ed 
Uta.  altri,  il  fanno  uccifo  nell'Anno  fcguente,   e   quella   fembra   opinione 

^lir^'"/""'  "^^8^'''  fondata.  In  luogo  Tuo  fali  fui   Trono   Giovami   Tzimifce^   che 
Ztn»rai.       ebbe  aliai  a  cuore  di  trattar  d'amicizia  con  Ottone  Aiigulto. 

Tenuto  fa  quell'anno  un  Concilio  in   Roma  da   Papa   Giovanni 
XIII.  Gli  Atti  ne  fono  periti}  ma  ne  rella  la  teftimonianza  nella  Bol- 
la dell'erezione  della  Chicfa  di  Benevento  in   Arcivcfcovato,  fatta  in 
cflb  Concilio  dal  Papa.    Le  Note  Cronologiche  di  quella   Bolla  foa 
{c)Vgktìl     quelle:  {e)   Data  FU.  Kalendas  Junii  Anno   Pontificatus  Domni  nofìri 
hai.  sacr.    Johannìs  XIII.  Papte  IV.  Imperatoris  Othonis  majuris  VII.  £5?  mimris 
JrÈ  \f!>^'  ^^-  i»^'*^^"^'  ^^^-  ^""0  Domimele   Incarna tionis  DCCCCLXIX.   Pan- 
MintvtnT    ^^l^"  Capodiferro  quegli  fu,  che  procacciò  quello  onore  alla  fua  Città 
di  Benevento,  6c  adoperò    l' interceflìone  dell' Imperadore.    Prafidtn- 
tibus  Kobis,  dice  il  Pontefice,  in  fanSla  Synodo  a£ìa  ante   ConfeJJìcnem 
beati  Petri  Jpojlolorum  Principis  Seprimo  Kalendas  Junias^  prafente  Do- 
nino Ottone  gltriofijjìmo  Imperatore  Augufto  Romanorum.,  nofiro  Filio  8cc. 
hortatu  benigno  ipfius  prafati  Domni  Ottonis  clementi IJimì  Imperatoris  Au- 
gujli   Scc.    intervenientibus   Pandulfo  Beneventana   (3    Capuana    Urbium 
Principe ,  feu  Spoleti  Cff  Camerini  Ducatus  Marchiane  t3  Duce ,  ftmulqut 
l^  Landulfo  excetlentijjìmo  Principe  filio  ejus  &c.  Sicché  fcguitava  tutta- 
via Pandolfo  a  governare  anche  Spoleti  e  Camerino.    Di   lui  racconta 
(d)  Ano*-}-  r  Anonimo  Salernitano  il  fatto  feguente  {d) .  Da  che  l' Imperadore  cb- 
mut  Salirti,  bc  dato  il  guallo  alla  Calabria  e  al  Principato  di  Salerno,  fé  ne  andò 
p.  I.  T.  11.  a  Ravenna   Pandolfo,  il  pregò  di  lafciargli  un  corpo  delle  fue  trup- 
fli  199       P^»  P"^*"  P""^^"^  tentare  qualche  altra  prodezza  contra  de' Greci,  e  Tot- 


Annali    d'  Italia.  387 

tenne.  Con  quello,  e  co'fuoi  fi  portò  fotto  la  Città  di  Bovino}  ven-  Era  Volg, 
ne  alle  mani  co  i  Greci,  ufciti  della  Città,  e  li  fconfilTe.  Ma  fopra-  Anno  969. 
giunto  un  rinforzo  ad  cflì  Greci,  fi  attaccò  di  nuovo  la  battaglia,  e 
Pandolfo  prcfo  nella  mifchia  (di  ciò  fi  può  dubitare  non  poco)  fu  in- 
viato a  Coftantinopoli  prigione  .  Dopo  ciò  Eugenio  Patrizio  Generale 
de' Greci  fpinfe  le  fue  armi  centra  gli  ftaci  di  Pandolfo.  Prefe  Avel- 
lino, e  giunto  a  Capoa  vi  mife  l'alledio  con  facchcggiar  intanto  il 
paefe,  e  far  prigioni  quanti  gli  vennero  alle  mani.  Si  prevalfe  di  tal 
congiuntura  Murino  Duca  di  Napoli  per  danneggiare  il  più  che  potè 
il  diftretto  di  Capoa  .  Ma  dopo  quaranta  giorni  d'afledio,  in  cui  inu- 
tilmente tormentata  fu  quella  Città  dalle  macchine  di  guerra,  i  Greci 
per  timore,  che  non  lòpragiugnelTe  l'Armata  Imperiale  di  Ottone,  fc 
n'andarono  con  Dio,  ritirandofi  a  Salerno,  dove  quel  Principe,  cioè 
Gifolfo,  che  fembra  collegato  con  elfi,  fece  lor  godere  un  deliziofo 
trattamento.  Arrivò  in  fatti  a  Capoa  Tefercito  dc'Tedefchi  e  de  gli 
Spoletini,  e  trovando  sloggiati  i  nemici,  pafsò  co  i  Capuani  a  vcndi- 
carfi  de' Napoletani .  Renderono  ben  loro  la  pariglia.  Riprelero  Avel- 
lino, e  ne  fecero  un  falò,  perche  s'era  dato  a  i  Greci  fpontaneamen- 
te.  Ad  Eugenio  Patrizio  Greco,  prefo  per  la  fua  crudeltà  da  i  fuoi, 
ed  inviato  a  Coftantinopoli,  era  lucceduto  Abdila  Patrizio.  QiielH 
con  quante  forze  potè,  andò  a  trovare  l'efercito  Cefaieo  vcrfo  Alcoli. 
Reftò  egli  uccifn,  e  sbaragliata  la  fua  gente  colla  morte  di  mille  e 
cinquecento  perfone.  Arricchirono  forte  delle  fpoglie  de' vinti  i  vin- 
citori. Se  è  vero  tutto  quefto  racconto,  e  maffimamente  la  prigionia 
del  Principe  Pandolfo,  convien  credere,  che  tali  fatti  accadcffcro  qual- 
che fettimana  dopo  il  di  z6.  di  Maggio,  in  cui  abbiam  veduto  il  me- 
dcfimo  Pandolfo  prefente  al  Concilio  Romano . 

Anno  di  Cristo  dcccclxx.   Indizione  xiir. 
di  Giovanni  XIII.  Papa   6. 
di  Ottone  I.  Imperadore  9. 
di  Ottone  II.  Imperadore  4. 

Elebrò  Ottone  il  Grande  per  atteftato  dell' Annalifta   Safibnc   («),  (a)  ^»»</*. 
il  tanto  Natale  dell'Anno  antecedente  in  Pavia.  Del  fuo  ioggior-  fi"  Sax* 
no  in  quclU  Città  anche  nel  di  zt.  di  Gennaio  dell'anno  prefente  re-  "P»^  Eccar- 
fta  tuttavia  ficura  pruova  in  un  fuo  Diploma  C^),  dato  in  favore  del  il",'";    •    . 
Moniftero  Veroneie  di  Santa   Maria  dell'  Organo,  XI.   Kalendas  Fé-  m  3.'" 
bruarii^    Anno   Dominici   Incarnationis    DCCCCLXf^JllI.  Imperii  vero  Dijftit.  34. 
Domni  Ottonis  FUI.   Indiziane  XIII.  Qiu  l' anno  969.  è  fecondo  1'  Era 
Fiorentina  e  Veneziana,  e  viene  fecondo  noi  ad  clfere  l'anno  970.  nel 
cui  Gennaio  correa  tuttavia  V  Anno  mi.  del  fuo  Imperio.  Di  là  poi 
pal'sò  a  Ravenna,  e  quivi  folennizzò  la  Pafqua  del  Signore.   Piaceva 

Ce  e  a  non 


388  Annali     d'  Itali    a. 

Fra  Volg.  non  poco  all' Augufto  Ottone  quella   Magnifica  Città,  e  però   quivi 
Anno  970.  fece  fabbricare  un  Palazzo  nuovo  per  abitazione  fua,  ficcome  colta  da 
,y  /i  Dir.  ""  l'iacito,  ch'io  ho  dato   alla  luce  nelle   Antichità  Italiane  (-*)  .  Co- 
o\.  "'       '   tal  notizia  Icmbra  indicare,   che  Ottone  godeflc  non  folamcntc  il  di- 
retto e  i'ovrano  dominio,  ma  anche  l'utile  di  Ravenna,  e  del  Tuo  Efar- 
cato.  Se  non  lode  (lato  cosi,  difficilmente  s' intenderebbe,  come  egli 
fabbricane  a  sé   lleflb  un  Palazzo  in  fuolo  altrui.   Abbiamo  da  Gnola- 
(h)    Kuhtus  mo  RolTi  (^),  che  trovandoli  in  quello  medelimo  anno  nella  Romagna 
nijlor.   Ri-  il  l'uddctto  Imperadore,   tenuto   fu  in  Ferrara  un    Placito,    dove   alia 
via»,  l.   5.  prclenza  di  yinelberto  Fefcovo  di  Bologna,  di  Uberto  Fefco-vo  di  Forlì, 
di  Giovanni  Fej'covo  d'  Imola,  e  di  Leone  Fej'covo  di  Ferrara,   Pietro  Ar- 
civefcovo  di  Ravenna  fece  iltanza  di  riaver   Confandolo,  ed  altri   Beni 
fpettanti  alla  fua  Chicfa.  ndensque  Liuzius  Epifcopus  CremonenTts  {così 
ancora  fi  chiamava  Liutprando  allora   Vefcovo  di  Cremona)  ea  ad  Ceini' 
iatum  Ferrarienfem  nulla  omnino  ex  parte  poffe  fpeSlare  .^  nullius  juris  y  nìji 
Ra-jennatis  effe:  Eccico  Nuntius  Othoms  Augufli  pronunttavit ^  probavit- 
que ,  ea  Ravennatis  effe  Ecclefitt .  Si  Liutprando ,  che  Eccico ,   chiamato 
Ezeca  in  altri  Documenti,  erano  Melfi  Ipcuiii  dall'  imperadore  Ottone 
per  conolcerc  e  giudicare  intorno  a  quella  ditfeicnza;  e  però  tcorgia- 
mo  l'autorità  Imperiale  in  quelle  contrade.   Da  Ravenna   portodi  di- 
poi r  Imperadore  Ottone  nel   Principato  di  C;ipoa,  dove  diede  un  Di- 
(c)  CattoU  ploma  pel  nobiliillmo  Momltero  di  Monte  Calino  {e)  FUL  Kalendas 
n      ^Cac'n    J'*'''"  •  -^^i*'!^  '»  locum  ubi  Celli  ce  {o  pure  SilUce)  dicitura  Capuano  ter- 
ritorio.  Truovafi  poi  ella  Augullo   nel  Settembre  leguentc,  ammini- 
Itrantc  giuUizia  nel  Ducato  di  Spoli.ti.   Nelle  giunte  da  me  fatte  alla 
{di)  chrtnìc.  Cronica  di  Calauria  (^),  ft  può  leggere  un   Giudicato   del    medcfimo 
^"^n^T  il    Aug'-'^^"»  '^  '^^  Pandolft  I^uca  e  Marchefc  di  quelle  contrade,  giacché 
K«r.    itAlic,  quello  Monarca  non  isdcgnava  di  uirnlcre  in  pcrlona  a  i    Placiti,  e  de- 
cidere le  liti  de'  fudditi  còl  parere  de'Minillii.  Ivi  e  Ccr'nzo .,  qualiter 
in  territorio  Marftcane  in  campo  Cajìiri  ad  ipfam  Ci'vitatem  Marfuanam^ 
diim  in  Placito  refideret  Domnus  Otto  Magmis  Imperatur  Sereniffimus  Au- 
gufìuSy  £5?  Pandulfus  Dux  (y  Marchio  prò  Jinguloruni  bominum  juflitia  fieri 
j'acienda  &c.  Così   ufavano*  allora  i  iVlonarchi  amanti  de' luci  Popoli  ^  e 
dovunque  fi  trovavano,  ed  anche  in  campagna,  alzavano  Tribunale  , 
e  fommariamenie  alcoltare  le  ragioni  delle  parti,  profferivano   la  con- 
venevol  ftntenza.  Fu  cfTo   Placito  tenuto  ab    Incarnatione   Domìni   no- 
fri  Jefu  Chrifti  Anno  DCCCCLXX.    Anno   Imperli   Domni   Imperatoris 
Ottonis  Sereiùffìmi  Augufii  IX.  £5?  Otttnis  filli  ejus  lU.    Menje   Septem- 
bri,  Iiìdi£lio,ie  XIV.  cominciata  in  eflo  Mefe  di  Settembre.   Ed  è  qui 
conliderabile  il  vedere,  che  a  quel  mcdclìmo  Placito  afliftc  Ezeca  Du- 
ca ^  Marchefe.,  e  Conte  del  Palazzo.  Non  ho  fapuco  immaginar  finora, 
onde  co  (lui  prencefle  i  titoli  di   Duca  e  Marche  fé,  perché   ch-aro   fi 
vede,  che  allora  PandoUo  Capodiferro  era  tuttavia  Duca  di  Spoleti  e 
Marchefc  di  Camerini.  Ne  egli  fi  fottolcrivc,  fé  non  con  quelle  pa- 
role: Sigìium  manus  Ezecat  Con/itis  Palatii.  Per  me  pcnfo,  che  ivi  fia 
egli  chiamalo  cosi  in  fallo,  perchè  in  un  altro   fimil   Placito,  tenuto 

nel 


Annali     d'  Italia.  389 

nel  medefimo  Luogo  e  Tempo,  e  pubblicato  nella  Cronica  del  Mo»  Era  Totg. 
niftcro  di  V'^olturno  (■«),  egli  interviene,  ma   con  edere   folamentc  in-   Anno  970. 
titolato  Ezzec4i  Comes  PclaUus .  o    fia  Palatii.  Convien   poi   credere,  (*\^*''''«"- 
che  in  quelli  tempi  contro  a  coltume  Ottone  Augulto  avelie  due  Ceniti  />.  ;;.  j.  /. 
dd  [acro  Palazzo^  efl'cndo  indubitato,   che  nello  lleflo   tempo  era   fo-  Rtr.    uaìic. 
Itenota  quella  medefima  carica  da  Otberto  Marchefe ^  Progenitor  de  gli 
Eftcnlì  .   E  CIO  colla  da  un  Tuo  Placito,  tenuto   in  non  so  qua!  Luo- 
go, {h)   ivi  é  fcritto:  Dum  in  Dei  nomine  Locus ^  qui  dicitur   Cla[[o  in  ^)  ■antichi- 
in  terra  Alberici  Filio  bona  memorile  Aigoni^  ubi  Domnus  Imperator  prie-  'C  i'   a 
erat^  rexidiff'et  in  judicio   Otbertus   Marchio  (^    Comes    Palatio   &c.   Fu     '    "    * 
fcritto  quei  Giudicato,  Anno  Jmperii  Domni  Ottoni  No»o,  Imperii  Donni 
Otto  Filio  ejus  Deo  propicio  Tertio^  Indigliene   ^uartadecima,   cioè  ncll' 
anno   piefcnte  .    E   notili,   che   quivi    fi   trovava   in   perfona  lo   ftcfla 
Ottone  Augnilo. 

Se  non  falla  1' Anonimo  Salernitano  (f),  dovrebbe  eflerc  accadu-  {e)  Antny- 
to  in  quell'anno  ciò,  ch'egli  dopo  il  racconto  dell'anno  precedente  ""*'  ^"^^'^n. 
feeuita  a  fcrivcre  con  dire,  che  1' Impcradore  Ottone  con  una  copio-  ^''  ,.',■' 
la  Armata  li  porto  a  1  uinni  de  INapolctani  per  gAltigaru  della  cru-  ^^j.  300. 
deità  ufita  a  i  Capoani  nel  tempo  del  precedente  alledio.  Allora  fu, 
che  fé  gli  prefcntò  davanti  Aloara  Moglie  di  Pandolf$  Principe  di  Be- 
nevento e  di  Capoa,  infieme  con  Landolfo  IF .  Tuo  Figliuolo,  già  di- 
chiarato Collega  nel  Principato  dal  Paure  nell'anno  S)68.  e  gli  racco- 
mando vivamente  il  Marito,  già  condotto  prigione  a  Coftantinopoli . 
Ottone  per  coltrignere  i  Greci  a  liberarlo,  o  uimen  per  farne  vendet- 
ta, meno  l'efercito  in  Puglia,  fece  dare  il  facco  al  paefe,  e  llrinfc 
coll'affcdio  la  Città  di  Bovino,  i  cui  borghi  furono  dati  in  preda  al- 
le fiamme.  Ma  le  mutazioni  feguite  in  Coltantinopoli  influirono  a  far 
ceflarc  la  guerra.  Perciocché  mentre  Pandolfo  (i  trovava  ne' ceppi  in 
quella  Città,  Niceforo  Fusa,  il  quale  fi  preparava  a  maggiormente  an- 
gulli^rlo,  fu  uccilo  per  congiura  dell'iniqua  fua  Moglie,  ed  alzato  al 
Trono  Giovanni  Tzirnifce .  Quelli  non  volendo  liti  coli'  Impcradore  Ot- 
tone, fece  tolto  mettere  in  libertà  Pandolfo,  ed  invioUo  in  Italia  con 
precedente  concerto,  che  facelTe  defillere  dille  ollilitù  Ottone.  Infor- 
mito  dell'arrivo  di  Pandolfo  a  Bari,fpedi  fubito  1' Imperadore  ad  Ab- 
dala  Patrizio,  acciocché  fenza  perdere  tempo  glie!  mandalTe  :  il  che  fu 
elcguito;  e  tanto  fi  adoperò  poi  Pandolfo,  che  Ottone  fece  fine  alia 
guerra.  Quando  fuflìfla  tutto  quello  racconto,  dovette  prima  del  Set- 
tembre ritornar  libero  in  Italia  elfo  Principe  di  Benevento  e  Capoa, 
giacché  l'abbiam  poco  fa  veduto  intervenire  a  i  Placiti  tenuti  di  quel 
Mefc  in  Marfi .  Venne  dipoi  l' Imperadore  a  Roma,  e  quivi,  per  at- 
tellato  dell' Annalida  SalTone,  celebrò  la  Fella  del  fanto  Natale.  Ma 
io  avrei  volentieri  veduto  il  giorno  prccifo,  in  cui  nell'anno  pi  cicute 
da  elfo  Augnilo  Ottone  tenuto  fu  im  Placito  in  Ravennn,  rapportato 
dal  Padre  Mabillone  (d)^  perchè  prefcnte  al  med^-fimo  fi  trovo  Panr  ,d1  Mdbìll. 
dolfo  Principe  e  Marche/e,  per  confrontare  l'alTerzion  dell' Anonimo  Sa-  ^^"f-'  '^''i 
Icrnitano  con  eflb  Documento.  Ho  detto  di  l'opra,  che  quello  Inipe-  ^„),. "'g-,*i. 

radorc 


39^  Annali    d*  Italia. 

Ex*  Volg.  radere  fece  fabbricare  un  Palazzo  in  Ravenna,  e  tal  notizia  vìen  con- 
Anuo  970.  fermata  di\  medcfimo  Placito.  Eccone  le  parole:    Dum  in  Dei  nomine 
Otto^  divina  providente  clementia  Imperator  Auguftus  reftderct  in  Regia  AU' 
la ,  non  ionge  a  mventbas  Ravenna  Urbis  fila ,  quam  ipfe  Imperai w  clarif- 
ftmus  in  honorem  fui  claris  adificiii  f andare  praeceperat  juxta  rivum  penes 
muros  ipfius  Civiiatis  decurrentem ^  qui  dicitur  Muro-novo^  tunc  eo   impe- 
ratore dariffimo  tbi  plurima  fui  Imperii  ordinante  ^  di/ponente  &c.  Que- 
fto  foggiotao  dell'  -iugulto  Ottone  in  Ravenna,  il  Palazio  ivi  fabbri- 
cato, td  altri  legni  di  dominio  ivi  da  lui  cfercitati  e  continuati  da  i 
fuoi  Succeflbri,  licconic  vedremo,  mi  han  fatto  dubitar  piìi  volte,  fc 
fuUìfta  quanto  vedemmo  di  fopra  all'anno  P67.  intorno  alla  reftituzio- 
ne,  che  fi  dice  da  lui  fatta  a  Papa  Giavanni  XIII.  di   Ravenna  e  del 
fuo  Efarcato.  Ma  non  ho  affai  lumi  per  poter  ben  decidere  quello  pun- 
.       to.  Ne  parleremo  andando   mnanzi .    Diede  nel   Novembre  dell'anno 
^^falif^'o!}-  prefente  Papa  Giovanni  XIII.  in  livello  la  Città  di   Palellrina  a  Ste- 
ftrt.  36.       fania  chiarijfima   Senatrice  di  Roma,  come  colta  dallo  Strumento  da 
t*l.  135'      me  dato  alla  luce  («) . 

Anno  di  Cristo  dcccclxxi.  Indizione  xiv. 
di  Giovanni   XIII.   Papa  7. 
di  Ottone  I.  Imperadorc  io. 
di   Ottone  lì.  Imperadorc  j. 


O 


Ttone  Juguflo  il  Grande,  che  ficcome  diflì,  molto  fi  dilettava  di 
Toggiornare  in  Ravenna,  folennizzò  in  quella  Città,  fecondoché 
{h)  Annaìì-  aitclla  1' Annalilla  Salfone  (^),  la  Pafqua  dell' anno  prefente  in  compa- 
Jf"  SMxt  a-  gpjjj  dell' Imperadiice  Adelaide ^  la  quale  non   fi   (laccava  m:^i  dal  fuo 
{t)y,""s     fianco.  Era  ito  a  Roma  Santo   UdaJrico   Fefcovo  d' Augufta  (0-  Nel 
vdalritì        tornare  indietro  fi  portò  egli  a  vifitare  in  cfla  Città   amendue   quegli 
#.  ii.crix.  Augufii,  che  con  fomma  divozione,   e  con  diltinte  finezze  l'accolle- 
{à'' Ji^itheus    J.Q     £d  è  notabile,  {d)  che  Pietro  Arcivefcovo  <ì\  Ravenna  in  queft'an- 
v'tnn  l  k'  "°  circa  il  Mcfc  d' Agolto  fpontaneamente  rinunziò  la  fua  Chiefa,  ed 
ebbe  per  Succeffbre  Oneflo  Arcivefctvo .  Aveva  già  intavolata  Pandolft 
Principe  di  Benevento  la  pace  fra  l'  Augufto  Ottone  e  Giovanni   Tze- 
mifce  Impcrador  de' Greci.  Fra  l'altre  condizioni  di   quello  accordo, 
v'era,  che  il  Greco  Augullo  dcffe  in  Moglie  al  giovane  Imperadorc 
Ottone  11.  Teofania,,  Figliuola  di  Romano  iumore.,  e  già  Impcrador  d'O- 
TÌtni; ,  e  di  Teofania .y  olia  Teofanone  Augufia:  il  che  dovette  recar  mara- 
viglia a  i  Politici  d'allora,  Itante  l' edere  Teofania   Figlia  di  chi  non 
era  pù  Imperadorc.  Però  Ottone   Augufio  fuo   Padre   fi  crede,    che 
fpcdiffc  in  quell'anno  a  Coftantinopoli  de  gli  Ambafciatori,  per  pren- 
(c>  si[i>nius  jjg,g  g  condurre  in  Italia  quella  Pnncipciraj  e  fecondo  il  Sigonio  (<■), 
ir  l\i^"%   ^"  eccito  per  quella  incumbcnza  Arnolf»  I.  creato  m  quell'anno   Ar- 
*  "  civc- 


Ankali    d*  Italia.  591 

civcfcovo  di  Milano.  In  tale  opinione  concorfe  anche  il  Padre  Pagi  (a) .  Era  Volg. 
Ma  cffi  incautamente  confufcro  1' Ambafceria  di  Arnolfo  II.  Arcivefco-  A**no  971. 
^0,  fucceduta  a' tempi  di  Ottone  III.  con  quelli  tempi.  Non   parlano  crit^Baron. 
punto  di  quella  funzione  incaricata  ad  Arnolfo  gli  antichi  Storici  Mi- 
lanefi.  Abbiamo  all'incontro  da  Ugo  Flaviniacenfe  W,  che  il   corpo  Q))  Hug» 
di  S.  Pantaleone  Martire  fu  portato  in  Germania  dall' Arci vefcovo  di  f''J^'"'T 
Colonia,  cioè  da   Cerone,  obtentum  dono   Coftantinopolitani  Ir/tperatorts ,  v'iriUn.  ''' 
quando  prò  ejus  Filia  Ottoni  II.  in  matrimonio  jangenda  .,juj[fu  ejusdem  Ot-  pag.  t66. 
tonis  ad  eumdem  Imperatorem  Legatus  mijfus  e  fi  cum  Epifcopis  dutèus,  Du- 
ciÙMSf  (^  Comitibus.  ConfelTa  Ditraaro  (<r),  che  non  mancarono  perfo-  ^^'l!"'",'^' 
ne  nella  Corte  dell' Imperadoxe,  che  non  folo  difapprovarono  quello 
maritaggio,  forfè  per  la  ragione  fuddetta,  o  perche  parea  loro,  che 
dante  quella  Lega  ed  amiltà  co  i   Greci,  non   farebbe  piìi  permeflo 
ad  Ottone  di  togliere  ad  cffi  gli  Stati  da  loro  goduti  in  Puglia  e  Ca- 
labria, come  elfi  defideravano .  Ma  Ottone  il  Grande,   fenza  far  cafo 
del  loro  parere,  andò  innanzi,  e  volle  che  lì  efeguifle  il  trattato >  per- 
che verifimilmente  egli  penfava  di  maggiormente   fiancheggiar  le   fue 
pretenfioni  colle  ragioni  di  quella  Nuora;  e  ne  vedremo  anche  gli  ef- 
fetti. Narra  fotto  quell'anno  il  Dandolo  C^^),  che  Pietro  Candiano  IV.  (4)  oandul. 
Doge  di  Venezia,  Vitale  Patriarca  di  Grado  fuo  Figliuolo,   Marino  in  chrtnUe 
Vefcovo  Olivolenfe,  cioè  di  Venezia,  e  gli  altri  Vcfcovi,  Clero  e  Po-  ^'""-  -*'^|: 
polo  di  Venezia,  per  foddisfare  all'  Imperador  di  Collantinopoli ,  il  qua-  **'^'   ■"'  '** 
le  penfava  a  ricuperar  Gerufalemme  dalle  mani  de  gì'  Infedeli,  e  che 
avea  guerra  co  i  Ruffiani  Mofcoviti,  a' quali  diede  in  quell'anno  una 
gran  rotta,  fecero  un  folenne  <lecreto,,  che  niuno  de' Veneziani  ofalTe 
di  portar  armi,  ferro,  legnami  ed  altri  militari  attrecci  a  i   Saracsni, 
de' quali  potelTcro  valerli  contra  de' Criftiani,  folto  pena  di  cento  libre 
d'oro>  e  chi  non  potclTe  pagar  con  danaro,  pagalTe  colla  tella:   giu- 
fliffimo  divieto,  confermato  poi  da  molti  fulTegucnti  Editti  de' Criftia- 
ni, ma  mal  oflervato  anche  oggidì.    Abbiamo  dall' Annalilla  SalTonc, 
che  Ottone  Augufto  celebrò  il  fanto  Natale  di  queft'anno  in  Raven-  .  .        , 
na.  E  dalla   Cronica  del    Monillcro  Mofomenfe   (0,   che  Jdalberone^^—,i1'""^ 
Arcivefcovo  di  Rems,  Natali  Domini  celebrato   in   quell'anno,   Legatos  r.  //.  n$vt 
fuos  Romam  cum  Literis  dirigit  ad  Domnum  Johannem  Papam,  cognome»-  tditien. 
U  Albam  Gallinam,  qui  a  juventutis  fuae  primis  annis,  reverentiae  compe- 
tentis,  y  digttttatis  yjngelicae  albebat  canis .  Dì  codumc  antichiffimo  fo- 
no i  Sopranomi,  alcuni  de' quali  paflarono  col  tempo  anche  in  Cogno-  (f)  jfniìq. 
mi  i  e  tale  appunto  era  quel  di  Gallina  bianca  applicato  a  Papa  Gio-  Italie.  Dif- 
vanni,  perchè  fin  dalla  gioventìi  ebbe  il  crine   bianco.    Di  quell'ufo  •^'^^'  *'•  ''' 
ho  io  trattato  nelle  Antichità  Italiche .  (/)  ' 


Anno 


39^  Annali    d'  Italia. 

Anno  (li  Cristo  dcccclxxii.  Indizione  xv. 
di  Benedetto  VI.  Papa   i. 
di  Ottone  I.  Imperadore   ii. 
di  Ottone  li.   Imperacore  7. 

A*No^°'^'  T^  Roma  celebrò  Otttne  Augufto  la  Pafqua  dell'Anno  prcfcnte,fe- 
(^"^Annlìi-  ^  contro  T  attcllato  dell' Annalilta  SafTone  {a).  Colà  s'era  egli  porta- 
fa.  saxo  a-  CO,  per  afpettarvi  la  Regal  Nuora  Tetffatm,  o  vogliam  dire  Teofania^ 
pud  Eccard.  che  già  era  pervenuta  in  Italia  con  fuperbo  accompagnamento,  e  ma- 
gnifici regali  da  dilpenfare  alla  Corte  Cefarca .  Ottone  le  mandò  in- 
contro Tctderico  Vtfcovo  di  Metz.  Di  quefto  Vefcovo  parla  Sigebcr- 
(hfsiielert.  to  (^)  Diacono  nella  lua  Vita,  allorché  dice:  Domno  Prafule  Beneven- 


„j-_  ncn^a,  e  u  mgegno  e  raconaia  tDcn  pr 

Iqua,  cioè  nel  di   14.  di   Aprile  fegui  il  folennifTìmn  Matrimonio   fuo 
con  Ottone  II.  Augnilo  arridentibus  cun^is  halite  Germaniteque  Prima- 
UbuSy  come  fcrivc  Ditmaro,  e  fi  fecero  di  grandi  felle  in    così   lieta 
congiuntura.    Pofcia  l' Imperadore  col  Figliuolo   e   colla    Nuora,    la- 
fciando  r  Italia  in  pace,  s'inviò  alla  volta  della  Germania,  da  cui  per 
tanto  tempo  era  ftato  lontano.   Nel  p.fTare  per  Ravenna,  concedette 
(e)  Atttìqu  ""  Privilegio,  chicftogli  da  On:[ìo  Jrcivefcavo  m  favore  del  Monidero 
itaìic.  Dif-  di  ClafTe  (0,  e  dato  /^n>io  Domimele  Incarnationis  DCCCCLXXII.  Im- 
ftrt.  71.       perii  "jero  Domni  Ottonts  fernpcr  Augufti  XI.  alterius  viro  Ottonis  F.  In- 
(d)  chronic.  dizione  XF .  jaa  Ravenna.   Manta   il  giorno  e  mele  o    per  dimenti- 
*Mofomtn[.     """  '^^^  Cancelliere,  o  per  inavvertenza  del  Copilla  .   Ma    fi   vede, 
ét^uà  Di-     che  era  tuttavia  vivo  Papi  Giovami  XIII.  co]  cui  confenfo,  tratt;.n- 
xheryinspi-   dofi  di  affare  di  Chicfa,  Ottone  proibifce  l'alienazion  de'beni  di  quel 
"'^g-        .     Muniftcro.  Tenne  cflo  Papa  un  Concilio  in  Roma  nell'Anno  prelen- 
AnnZ'Vu.  te,  ciò  apparendo  da  una  iua  Bolla  rapportata  dal  Padre  Dachcry  W, 
dd  hunc        e  'lata  ylnno  Pontificato  FU.  imperli  Domni  Ottonis   Major is   XI.    Ju- 
jtnHHtn.       uiorii  vero  F.  in  Menfe  Aprili^  Inditiione  XF.    Solamente    pochi    meli 
^P-ch^'^"''  ^^^^  quello  fiuto  fopravilTc  quello  digniflìmo  Papaj  e  la  fua   morte, 
^(g)  Mar%'  '^'^"^'^  ^  ricava  dall'Epitaffio  fuo   predo  il   Cardinal    Baronio   CO,   ac- 
««/  Pelonus  cadde  nel  dì  6.  di  Settembre.   Ebbe  vcrfo  il  fine  dell'Anno  per  fiic- 
inchronìco,  ceflbrc  nella  Cattedra  di   San  Pietro,  non    già  Dono.,  come    Ermaiino 
^^^^/'l°'      Contratto,  ed  altri  fcguirati  da  cdb  Cardinale,  hanno  fcritto,  ma  co- 
7tTfit  Hift.    ^'^   c'infegna   Sigebcrto  C/)    con    Martina   Polacco   ig)  Tolomeo    da 
Ccdtf.  Lucca  W  ed  altri ,  Benedetto  FI.  di   nazione    Romano .    Durò   la   va- 

(i)  PagtHs  canza  della  Santa  Sede  circa  tre  mcfì,  come  ofl'crva  il  Padre  Pagi  ('), 
Ba^ea"ad  P^'"'^^^  convenne  appettare  l'afTenfo  de  gì' Imperadori,  che  erano  ai- 
hunc  Ah-  ^ora  in  Germania.  Ho  io  dato  alla  luce  un  Placito,  tenuto  nella  Villa 
num,  di 


Annali     d'  Itali  a.  393 

di  Gragio  da  Otberto  Marchefe  e  Conte  del  facro  Palazzo,  cioè  dt  imo  Fra  Volg, 
de' Progenitori  della  Cafa  d'Elle,  («)  Anno  Imperii  Domni  Bottoni  Un-   ^*^'^'^  ''TV 
decimo ,  Imperli  vero  Domtii  Hottoni  Filio  ejus ,  Beo  propitio ,  plinto ,  Xlll.   'fj  ^ìlnt' 
KaUndas  Septembris^  Jndi£lione  Xr.  cioè  nel  ò\  io.  d' Agolto  dell'Anno  /  ^i!l.i6- 
prel'cnte.  Da  cfTo  Documento  rifulta,  ch'clTo  Marchefe   godeva   con 
titolo  di  Benefizio^  fecondo  la  biafimevol' iifanzi  di  quc' tempi,  il  ce- 
lebre Monillero  di  S.  Colombano  di  Bobbio,  a  lui  conferito  de  parte 
Dtmneruììì  Jmperatorum . 

Intorno  a  che  è  da  olTervare,  che  circa  quelli    medcfimi   tempi 
era  Abbate  di  Bobbio  Gerberto^  di  nazione  Franzcfe,  famofo  perfonag- 
gio.pcr  la  fua  Letteratura,  per   varie  fue  avventure,   e  per  efTere  in 
fine,  ficcome  vedremo,   giunto  a  confeguire  il   Pontificato   Romsno . 
Si  sa  da  una  fua  Lettera  (^0,  fcritta  verfo  l'anno  970.  ch'egli  fu  prò-  (h)  Gerter' 
molTo  a  quella  ricchiflìma  Badia  ò^n  Ottone  I.  Imperadore^  e  ch'egli  ri-  '"'  ^f'fi- 
cevettc  il  ballon  Paltorale  di  quel  Monillero  da  Papa  Giovanni  XIII.  '^" 
Di  grandi  vcirazioni  ebbe  quivi  Gerberto,  e  tali,  che  in  fine  gli  con- 
venne ritirarfi  in  Germania:  il  che  fu  principio  della  fua  fortuna,  per- 
chè giunfe  ad  cffcre  Maellro  di  Lettere  di  Ottone  III.  pofcia  Impe- 
radore,  ed  entrò  in  piìi  valle  carriere.  Nelle  Lettere,  che  reftano  di 
lui,  fi  Icorge,  che  abbondavano  i  fuoi  nemici,   ma  niun  vcftigioc'è, 
ch'egli  fi  lagni  del  Marchefe  Otberto.,  tuttoché  per  ragione  di  quell'ap- 
pellato Benefizio  quelli  pofledcflc  una  parte  delle   rendite  del   Moni- 
ftcro .  Le  fue  principali  querele  erano  contra  di  Pietro  Fefcevo  di  Pa- 
via, al  quale   fcrivc  CO,  come  ad  un'ufurpatore  de  i  beni  appartenenti  (e)  idem 
a  quei  facro  Luogo.  A  me  non  è  venuta  alle  mani  altra  notizia  dell' ul-  ^f'ft-  S- 
terior  vita  del  fuddetto  Principe,  cioè  del  Marchefe  Oberto .  Benso, 
ch'egli  nell'anno  pjf.  non  fi  contava  tra  i  vivi,  e  ch'egli  lafciò  dopo 
di  se  almen  due   Figliuoli,   cioè  yldalberto  (lo    lleflo   è  che    Alberto) 
ed  Oberte  IL  amendue  Marchefi.  Varie  pruove  ne  aveva  io  addotto 
nelle  Antichità  Ellcnfi  W,  ma  più  individualmente  fi  raccoglie  da  uno  f^cTr' 
Strumento,  cfillente  nell'Archivio  Archiepifcopa'e  di  Pifa,  fommini-  ;».  j,c.i^. 
flratomi  dal  fu  chiariflìmo  Padre  Abbate  Camaldolefe  Don  Guido  Gran-  e  zo. 
di.,  pubblico  Lettore  in  quell'Univerfità,  e   da   me   pubblicato   nelle 
Antichità  Italiane  (<?)•  Ivi  Adalbertus  i3  Ohertus germani  Marehioni  filii  ;^^;,^"^|?" 
bona  memoria  Oberti  Marchionis  ^  Comitis  PaLitio,  prendono  a  livello  ftrt.-i, 
varj  beni  da  Alberico  Fefcovo  di  Pifa,  Regnanti  Domno  nofiro  Otto  Im- 
perator  Augujìo  ^  filio  bona  memoria  Ottonis  Imperator .,  Anno  Imperli  ejus 

in  Italia  Oliavo ,  Idus  O^obris cioè  nell'anno    s>jy.  Da  O- 

berto  IL  Marchefe  difcendono  i  Principi  Eltenfi,  ficcome  andremo 
vedendo.  Lafciò  Oberto  I.  di  grandi  Stati  e  Beni  a  i  fuoi  Figliuoli, 
fituati  fpezialmente  in  varj  Contadi  della  Tofcana,  dove  poi  fu  cele- 
bre la  Terra  Obertenga .  E  più  che  altrove  la  fua  potenza  e  ricchezza 
fu  nella  Lunigiana:  tutti  indizj,  che  Adalberto  Marchefe  fuo  Padre  di- 
fcenJcva  da  gli  Adalbcrti  da  noi  veduti  Duchi  e  Marchefi  pottntiflìmi 
della  Tofcana,  fecondo  le  forti  conietture  da  me  recatenelle  fuddctte  ^^)-^"*"^'' 
Antichità  (/).  Merita  ancora  d'edere  qui  rammentata  la  deftruzione  ;f  '•'"''' 
Tom.  F.  Ddd  cir-        '    ' 


3f4  Annali     d*  Italia. 

Cra  Volg.  circa  quefti  tfmpi  fecuira  de  i  Saraceni,  datatiti  anni  annidati  in  Fraf- 
Anno  971.  fiotto  ne' confini  dell  Iiali:i,  che  infettavano  rutto  il  vicinato,  e  met- 
tevano in  contnbir/.ionc  chiunque  ofava  di  paflarc  per  l'Alpi  venendo 
o  andando  in  Francia.  La  gloria  di  averli  fchiantati  di  colà  è  dovuta 
a  Guglielmo  Conte  di  Provenza,  Fratello  di  Cerrade  Re  di  Birgogna, 
(1'  odilo,  che  con  un  forte  efercito  gli  afflili  e  fconfilTc  (^),  liberando  una  vol- 
*v-  ^^^"W  ^*  ^-^  *'  8'"^'^  y^^^  quelle  contrade.  Racconta  ancora  Lupo  Protofpa- 
ioh  Àpud  f*  ('^)  ""  altro  farro  d'armi  de' Criilinni ,  iucceduto  in  quclt'anno  con- 
'Mabillon.  tro  i  Saraceni  di  Calal)rij,  che  per  noi  refta  involto  in  molte  tenebre . 
ninnai.  Bt-  Pugnavi t ^  dice  egli,  y^/io  Filius  Trasmundi  Marchift  cum  quatuordccim 
^h)  L  i>  ì^illibtti  Saracenorum .  C.iyfus  ffivc  Dux  )  Ducobolus  vocaliatur-y  £5?  Otto 
Proto,  tal  a  i»  fuhftdium  ntiftt  fex  mi  Ili  a.  fuos  ^  i^  vicit  Àflu  ptrfeq^ucns  Agarenos  ufque 
ia  chronico  TareHtum .  Si  dee  fcriverc  yltto^  cioè  Azzo^  il  qu»!e  ebbe  per  P^tdic 
lo.  V.  R<r.  qm-]  Trmmondo^  che  noi  vedemmo  all'anno  pfp.  Duca  e  Marchcf's  di 
■''"  "^*  Spolcti:  fé  pure  (il  che  par  poco    credibile)  non   parlaffe    il   fuddec- 

to  Autore  per  anticipazione  di  Trasmonde ,  che  troveremo  creato 
Duca  e  Marchefe  di  que'  paefi  ncH'  anno  981.  fenza  apparire,  le 
quello  fofle  diverfo  d:ìiralcro.  La  Città  d' Amalfi  ebbe  ne' tempi  cor- 
italic'"jò'  ''^"^'  P*^""  ^""  Duca  (0  Sergio  Imperiiilc  Patrizio,  titolo  a  lui  Lonfc- 
i.p»i.  nò.  rito  ài  i  Gr>.-ci  Augulli:  Salì  egli  a  quc(ta  Dignità  con  aver  fatto  le- 
vare la  vita  a  Ma/lari  precedente  Duca. 

Anno  di  Cristo  dcccclxxiii.    Indizione   i. 
di  Benedetto  VI.  Papa   i, 
di  Ottone  II.  Impcradorc  7.  e   i. 


F 


'U  queflo  l'ultimo  anno  della  vita  de!  vecchio  Ottone  Imperadore  . 
Truovavafi  egli  in  Germania,  avea  celebrato  il  Tanto  N.it.ili  dell' 
(d)  Wìtì-  anno  addietro  in  Francfort  ;  la  P;irqu.i  del  prefente  in  Quimileburg  C^^), 
(h'tnius:  dove  ricevette  le  Ambafcerie  dei  Biemi,  Greci,  Beneventani,  Unghari, 
Vitmarus:  Bulgari,  Danefi,  e  Slavi .  Quivi  ancora  dimorando  confermò  i  Privilegj 
sJx"o  J  ^''*  Chirfa  di  Cremona  con  Diploma  (0  dato  r.  Kakndas  Jprilis  An- 
4^,i.  '  no  Dominile  Incarnutionis  DCCCCLXXl I f.  IndìElìone  l.  Imprrii  Domni 

{eyAntìsju.  Ottenis  XII.  item  Ottonis  VI.  AHitm  ^uintiìeburg.  La  morte  di  Eri- 
itAÌu.  Dif-  ff,an»0  infigne  Duca  di  Saffbnia  l'attrilto  non  poco.  Pafsò  a  Merfc- 
^"^''  ''■  burg,  Ijfciando  dapertutto  fegni  della  fua  rara  Pietà.  Giunto  a  Mi- 
minleve,  quivi  forprcfo  o  da  accidente  apoplctico,  o  da  altro  frctto- 
lofo  malore  ,  dopo  avere  ricreata  l'anima  co  i  fanti  Sacramenti,  la 
rendè  al  fuo  Creatore  nel  dì  7.  di  Maggio.  Principe  terror  de  i  Bar- 
bari, che  per  le  fuc  grandi  imprcfe  in  guerra,  per  l'amore  e  propa- 
gazion  della  Religione,  per  lo  zelo  della  Giuflizia,  e  per  altre  lurai- 
nofe  Virtù,  giuftamcnre  doro  Carlo  Magno  fi  acquillo  il  titolo  di 
Gr.indc.  Fa  portato  il  fuo  Corpo  alla  fepoltura  in  M.iddeburgo.  An- 
corché Ottone  IL  fuo  Figliuolo  già  foflc  coronato  Re  di  Germania  e 

d'Ita- 


AfiNALi     d'  Itali  A*  395- 

d'Iralia,  e  folcnnemence  creato  Imperador  de' Romani  dall^apa:  con-  Era  Vo!». 
tuttocio  i  Prìncipi  della  Germania  confermarono  di   nuovo  l'elezione  Anno  973, 
fuar  Quelli  fopranominato  il  Roffo  ^  ne' primi  luoi  anni  lafciolfi  alquan- 
to tralporcare  alla  via  lubrica  de'vizj,  ma  non  tardò  a  rimetterli  fui 
buon  cammino.  Abbondava  allora  la  Germania  di  Vefcovi,  e  di  Ab- 
bati Santi,  che  colì'erempio  loro  ifpiravano  l'amore  delle  Virili.  Era 
anche  una  fcuola  di  fantità  la  iìeffa.  fua  Cafa  paterna,  in  cui  l'Avoh 
Matilde,  e  la  Madre  Adelaide  meritarono  d'eflerc  ripollc  nel  catalogo 
delle  Principcffe  fante,  per  nulla  dire  del   piiilìmo  fuo   Genitore,   di 
Brunone  Arcivefcavo  di  Colonia  fuo  Zio  paterno,  di  Guglielmo  Arcive- 
favo  di  Magonza  luo  Fratello,  e   d'altri  di   quella   Regal   Famiglia, 
tutti  per  la  iingoiare  lor  Pietà,  e  per  molte  altre  Virtù   commendati 
nella  Storia  di  quelli  tempi.  Godeva    nell'anno   prefcnte    l'Italia   un' 
invidiabi!  pace .   Rapporta  Girolamo  Rolli  {a)  gli   Atei    Klfai   logori  di  ^j)  huìiuì 
un  Concilio  tenuto  nel  di  9.  di  Settembre  dell'anno  prcfente  da  One    Hi/lor.  r.i- 
Jlo  Arciiefcovo  di  Ravenna  con  alcuni  Vefcovi  fuoi  fuffraganei,  e  molti  '^'^''»-  ''^- ?• 
Nobiii,  nella  Terra  di  Marzaglia  del   Contado  di    Modena  vicino  al 
Fiume  Secchia.    Anche  il   Sigonio  {b)   ne    fa  menzione   fotto    quello*  (b)  sìgonìMs 
anno,  cftandone  gli  Atti  efidenti  nell' Archivio  de' Canonici  di  Mode-  de  Re^^no 
na,  i  quali  diverfi  da  quei  del  Rodi  furono  poi  diti  alla  luce  dal  Ve-  ^^"^'^  ''^-l- 
fcovo  Siilingaidi  (e).  Tali  fono  le  Note  Cronologiche  prella  il  Rofli  :   (c^   siiUn- 
Temporibus  Domnì  BenediEfi  Apojì olici  ....  ejus  in  Dei  nomine  Amo  Pri-  &"'''''"  Ca- 
?w*,  Imperante  Domno  Othone  piiffimo  Anna  f''!.  die  nene  Septembris,  Jn-  'f°f^  ^{^ 
di&ione  II.    ASlum  in  loco,  ubi  dicitiir  Martìalia ,  territorio  Mutinenfi .  Di  tmenf. 
qui  e  da  altri  Atti  apparifce,  che  gii  anni  de'Papi,  anche  fuor  de  gli 
Stati  della  Chiefa,  fi  contavano  per  venerazione  al   Ibmm  >  Pontifica- 
to.  Preffo  il  Silìingardi  (\  leggono  quc'.t' altre  Note:   Anno   Dominica 
Incarnationis  DCCCCLXXIII.  Apojloiitiis  Domni  Benediclt  Primo,  Ini- 
ferii  vero  Domni  Othonis  O^avo ,  Pontificatus  Domni  Honefti  Ravennatis 
Metropolitani  Tertio .  In  loco  Mar  faglia .   Ma  qui  v'ha  qualche  sbaglio. 
In  uno  Strumento  del  Monillero  di  Subiaco  s'incontrano  quelle  No- 
te: Anno  Deo  propitio,  Pontificatus  Domni  Benedici  fummi  Pontificii  ^ 
univerfalis  Papa  Primo ,  Imperantibus   hnpcratoribui  Ottone  Mcijori  Anna 
XII.  i3  Othone  Minori  ejtts  Filio  Amo  Sexto,    Indicìione  /.   Menfe  Fe- 
bruario ,  die   Nona.    Camminano   ben    quelle    Note,   perché   non   era 
per  anche  mancato  di  vira  Ottone  il  Grande.  N«  gli  Atti  del  Silìin- 
gardi litigava  Adalberto  Fefcovo  di  Bologna  per  alcuni  beni  prttefi  della 
lua  Chiela,  e  goduti  da  Uberto  Vefco'vo  di   l'arma.    In   quei    del    Rolli 
alcuni  Nobili  Ravegnani  pretendevano  alcuni  b: ni,  come  lor   proprj, 
cfillenti  nel  Bolognefe  e  in  altri  Luoghi  della  Romagna  j  e   il  luddctfo 
Vefcovo  di  Parma  li  fofteneva,  come  a  sé  fpctranti  t^.v  Invefiituris  ma- 
gni Othonis  Imperatoris:    il  che  h    intendere  il   dominio  di    Ottone    I. 
Impcradore  ncU'Efarcato.  Uberto  per  elfere  (lito  Arcicancelliere  d'cfso 
Ottone  ne  dovea  aver  ben  profittato.   Morto   che  J-'u    Ottone,   chi  fi 
cVvdea  gravato,  grido,  Veggonfi  ancora  prelenti  a  quel    Concilio    al- 
cuni Co«/;  dell' Efarcato .  Tali  folcano  denominarli  1  Governatori  delle 

D  d  d  i  Gif 


39^  Annali     d'  Italia. 

F.»AVolg.  Città  del  Regno  d'Italia.  Nel  fuddetto  Archivio  di   Subiaco  fi  con- 
Anno  973.  ferva  u;;' altra  Bolla  con  quelle  Note:  Data  FI.    Kalendas    Decemher ^ 
fer  m.inum  Juhannis  Deo  amabilis  Primicerei  fummt  Apolìolice  Sedis .  An- 
.    no  Deo  propitio  Pontificatiis  Dumi  Benedigli  fummi  Pontifici  (^  univerfali 
Pape  in  Saoatiffima  Sede  beati  Retri  Jpofìoli  Primo ,   imperante   Domn» 
noflro  Ottone  pitj/in/o  P.  P.  Augufio^  a  Deo  coronato  pacifico  Imperatore^ 
IriiliElìone  li.  Se  quella  Indizione  ha  avuto  principio   nel   Settembre, 
abbiam  qui   l'anno    prefeote   975.  e  da  tale    Documento   rifulta,   che 
Beiiedettu  VI.  avca  dato  principio  al  fuo  Pontificato  o  fui  fine  del  pre- 
cedente anno,  o  fui   principio  di  quello.   Può  eficre  poi,  che  a  que- 
..  Ilo  nisidefimo  anno  appartenga  ciò,  che  vicn  raccontato  dall'Anonimo 

m>ti  "^"r-  Salernitano  (<a),  cioè  che  Pandolfe  Capodiferro  Prmcipe  di  Benevento, 
nit»n.  P.  I.  a  cui  non  ulcivano  di  mente  i  danni  recati  da  i  Napoletani  al  diftretto 
To.ii.Ktr.  dj  Capoa,  unito  infieme  un'efercito  di  Beneventani  e  Spoletini,  andò 
U*U$.  jj  dcvaltaie  il  territorio  di  Napoli.  Penfava  anche  di  fare  il  roedefimo 

giuoco  a  quel  di  Salerno  j  ma  eccoti  venire  Gifolfo  /.  Principe  di 
quella  contrada  con  una  buona  Armata  de' iuoi,  e  pollarfi  ad  un  Luo- 
go appellato  Fiumicello,  dove  erano  delle  buone  foflcj  anticamente 
fatte,  afpettando  a  pie  fermo  i  Beneventani.  Ciò  veduto,  Pandolfo 
fé  ne  tornò  a  cafa,  fenza  recar'altia  molellia  a  i  Salernitani. 

Anno  di  Cristo  dcccclxxiv.   Indizione  ii. 
di  Dono  II.  Papa   i. 
di  Ottone  II.  Imperadore  8.  e  i. 


D 


^Tiravano  tuttavia  i  mali  umori  in  Roma.  Ad  alcuni  potenti  non 
piaceva  punto  la  dipendenza  dall' Imperador  de'Ro^mani,   ficco- 
rae  avvezzi,  prima  che  Ottone  il  Grande  mcttefTe  loro  la   briglia,   ad 
una    frcgolata  licenza  in   quell'augulta   Città.    Pertanto,   ceffato   che 
fij  il  timore  d'eflb  Imperadore  Ottone  p^cr  la  fua  morte  accaduta  nell* 
Anno  addietro,  eglino  fenza  mctterfi  pcnficro  del   regnante    Impera- 
dore di  lui  Figliuolo,  perchè  lontano,  e  giovane,  pafTarono  ad  un' or- 
rida iniquità  .   Bonifazio   lopranominato   Francone,   Figliuolo   di    Fer- 
ruccio, di  Nazione -Romano  e  Cardinal  Diacono,  ma  uomo  fcellera- 
tiilìmo,  mile  le  mani  addoffb  a  Papa  Benedetto  VI.   cacciollo   in   pri- 
gione, e  quivi  crudelmente  il  fece  dopo   qualche  tempo    ftrangolarc. 
Qiiindi  non  per  legittima  elezione,  ma  colla  violenza,  vivente  anche 
lo  lleiro  vero  Papa,  occupò  il  Pontificato  Romano,  rendendofi   per- 
fa^ rttrman- c\ò  immeritevole  d'cTere  annoverato  fra  i  legittimi  Papi.  Ma  quello 
km;  ContrA-  Pfcudo- Pontefice  e  Tiranno  poco  godè  il   frutto  delle  fue  fcellcrag- 
^'r  "*  S'"'  '  peiciocchè   fecondo    Ermanno   Contratto  (^)  pojì  unum  ntenfent 

'tdit'"'c4nif.  e.xpulfus ^  Conjìantinopoiim pojlea  petiit .  (*_)  Secondo  lui  fu  Crefcenzio  Fi- 

gliuo» 

(*)  dopo  un  mefe  /cacciato  andò  poi  a  CoJlatUinopoH . 


Annali    d'  Italia.'  397 

glkiolo  di  Teodou,  che  fece  imprigionar  Benedetto.  DaI  Sigonio  (^)  Era  Volg. 
è  chiamato  Cencio^  ficcome  ancora  nella  Cronica  del  Volturno.    Ag-  ^f"^"  ''?4- 
giugne  il  Cardinal  Baronio  (^i'),  che  Bonifazio  prima  di   abbandonare  ^^^  Rerné'*' 
Roma,  fpogliò  del  fuo  teforoje  di  tutti  i  facri  arredi  la  Bafilica  Va-  imlit  lié.-j. 
ticana,  e  tutto  portò  con  fcco  a  Coftantinopoli ,  coronando  con  quefto    b)  Earon. 
gli  altri  fuoi  ficrilegj  .  Di  quefto  fatto  abbiamo  anche  mm/jone  prefTo  ^'^^^"r^^"}' 
il  Dandolo  (0-  E.   tali   enormità    commettevano   e   commilcro   anche  (^o  i)^„j^ 
prima,  e  dipoi  i  Romani   d'allora,    centra   de*  quali    farcbbono   ftate  lusinckn- 
più  a  propolìco  le  do^jlianze  del  Cardinal  Bironio,  che  contro  i  Prin-  fico  T.  xii. 
cipi  di  quc'tempi  infelici.  Cacciato  via   l'ufurpatore,   fé    rrcdiamo  a  *""•   ^''*'"- 
Sigeberto  C'^) ,  a  Mariano  Scoto  (f),  a  Martino  Polacco  (/),  e  ad  al-  (j)  si£eier. 
tri  Scrittori,  fu  alzato  al  Trono  Pontificale  Dono  II    delle  cui  azioni  tus  in  chn- 
nuUa  ci  ha  confervato  l'antica  Storia,  la  quale  anzi  è  confuTifllma  nell'  '"^'• 
afTegnarc  il   tempo   e    la   fucceflìone    de' Papi    d'allora.    Abbiamo   dal  y^^,^*''^*' 
fuddetto  Dandolo,  che  in  quell'Anno  Ott«ne  II.   Auguflo  (i)  txifiens  chronko. 
FerheU  (oggidì  Feria  nella    Vcftfalia,    fc    pure   non    è   Ferda^   o    fia  (f)   Marti- 
Ferden)  Privilegium  comejfit  Àudoino  Capellano  (j"  Nuntio   Fitalis   Gra-  ""'  P"'";"*^ 
denfts  Patriarchte^  conjìrmans  Gradenfem  Ecclefiam  Metropolitanam^  exent-  '"     '■"'"'*• 
piones  Ì3  mmunitates  (^  Ubertates^  quas  Otto  I.  eidem   Ecclefue   conce f- 
ferat^per  Privilegium  renovavit .  Crede  lo  Struvio  C?),  che  nell'Anno  (g)  Struv. 
prefente  venifTe  in  Italia  il  fuddetto  Ottone  If.  e  andaflc  fino  in  Ca-  '^''f-    "'-^ 
labria,  con  allegare  intorno  a  ciò  Tautorità  di   Leone  Oftirnfe  (^),  il  ^h'^'"*,*' 
quale  feri  ve.   (1)  Seguenti  Jmo^  de  funaio  primo    Ottone^    Otto   fectmdus  ofiitnfis 
Jmperator  Filius  ejus  cognomento  Rufus  venit  Capuam ,  fjf  abiit  Tarentum ,  chronic. 
ac  MeiapOKtumyi^  deinda  Calahriam:  unde  profpere  ad  fua  reverfus .   Ma  ''^' *'  ''9' 
è  certo,  che  quefto   Imperadore  non  fi  mofTe  di  Germania  nell'Anno 
prefente,  perchè  quivi  impegnato  per    la   guerra   inforta   fra    lui,    ed 
uìrrigo  II.  il  Riftòfo  ,  Duca   di    Baviera   fuo    Cugino    ('") .    Il  fet^uenti  i^^  ^h*^"- 
jimo  deli'Oftienfe  risgu;uda  la  fucceffion  de   gli    Arcivcfcovi   di   Ca-  ^*^,"'^*'^*" 
pua,nè  altro  vuol' indicare,  fé  non  l'Anno  p8o.  in  cui,  ficcome  ve- 
dremo. Ottone  II.  arrivò  fino  in  Calabria.    Secondo  i   conti   di    Ca- 
millo Pellegrini  qui  convien  riferire  una  rivoluzione  accaduta  nel  Prin- 
cipato di    Salerno,  e  narrata  dilT  Anonimo  Salernitano  (i) .   Avea  Gì-  W^'«"»3'»»- 
folfo  I.   Principe  di  balcrno  non   lolamentc   accolto,   ma   eziandio   col-  p    ^  j  ;/_ 
maro  di  beni  e  d'altri  benefizi  Landolfo  Figliuolo  di  .itemlfo  II.  Prin-  R»r.  itnUi. 
cipe  di  Benevento  e  luo  Cugino.  Coftui   con  efecrabii* ingratitudine 

fui 

(i)  li  andò  in  Ferhela  un  Privilegio  diede  a  Audoino  Cappellano  e  Nunzio^ 
di  Fitale  Patriarca  di  Gradt,  confermando  la  Chiefa^  di   Grado   Me- 
tropolitana; 1'' efenzioni^  e  immunità^  e  libertà^  le  quali  Ottone  I.  con^ 
ceduto  avea  alla  medefinm  Ghie  fa ,  per  Privilegio  le  rinovò  . 

(i)  fieir  Jnno  fen^uente ,  morto  Ottone  I.  Ottone  II.  Imperadore  fuo  figli» 
detto  il  Rufo  venne  a  Capita ,  e  andò  a  T'arenio ,  e  Metaponto ,  e  p«L 
in  Calabria  :  onde  felicemente  ritornato  a'  fuoi . 


39^  Annali     d'  Italia. 

Es*  Volg.  fui  fine  dell' Anno  precedciuc,  una  notte  con  affai  congiurati  fece  pri- 
Anno  974.  g-one  il  fuo  benctattor  Giloìfo,  e  h  Principcir^  Gemma  di  lui  Mo- 
glie con  vaij  loro  attinenti,  ed  ufurpoffi  il  Fiincipato  di  Salerno.  Ala- 
rino  Duca  di  Napoli,  Manfone  Duca  di  Amalfi  icneano  con  cflo  Lan- 
dolfo. Ne  era  afflictiffinio  il  Popolo  di  Salerno,  perché  non  poco  a- 
mava  il  Tuo  Principe  Gifolfo.  Riufci  in  quril'  \nno  ad  alcuni  Parenti 
del  Principe  medelìmo  di  muovere  PAndoìfo  Principe  di  Benevento  in 
aiuto  di  lui,  giacché  e)To  Pandolfo  naa  avea  caro,  che  Landolfo  fuo 
Parente  aiiafle  la  te  Ila.  Ed  in  fatti  portatofi  egli  con  un  polente  cfcr- 
cito  lotto  Salerno,  talmente  Itrinfe  quella  Città,  che  l'ufurpatorc  co  i 
fuoi  fu  necclfitato  a  capitolare.  Fu  rimedb  in  libertà  Gifolfo,  e  riebbe 
il  dominio  fuo  .  Per  ricompcnfa  di  si  rilevante  fervigio  recatogli  da 
Pandolfo,  giacché  non  aveva  Figliuoli  fuoi  proprj,  adottò  per  fuo  Fi- 
gliuolo Pa»^»//» ,  o  fia  PcUdolfo,  fccondogcnito  del  mcdcfimo  Principe 
Pandolfo . 

Anno  di  Cristo  dcccclxxv.  Indizione   iii. 
di  Benedetto  VII.  Papa  i. 
di   Ottone  li.  Imperadore  9.  e  3. 


D 


lede  fine  alla  fua  vita  e  al  fuo  Pontificato  in  queft'Anno,  o  pure 
fui  fine  del  precedente  Domo  II.  Papa,  fenza  che  apparifca  no- 
tizia alcuna  delle  azioni  lue,  e  col  non  cfTcre  ancora  ben  certo  il  tempo 
del  fuo  Pontificato.  Ben  fi  fa  da  alcune  Bolle,  che  fu  eletto  Papa  in 
quell'Anno,  fc  non  prima,  Benedetto  FII.  Nipote  di  yìlbcrico  già  Prin- 
cipe o  Tiranno  di  Roma,  e  Vclcovo  di  Sutri,  giacché  più  non  fi 
faceva  conto  de' Canoni,  che  vietavano  a  i  Vefcovi  il  paflaggio  da 
una  Chiefa  all'altra.  Che  egli  enrralTe  nella  Sedia  di  S.  Pietro  prima 

(a)  Ptgius  dell'Aprile  del  prtfentc  Anno,  lo  piuova  il  Padre  Pagi  (<»),  e  pof- 
inCniic.ad  fono  anchc  pcrluaderlo  altre  memorie,  che  citerò  qui  Totto  all'Anno 
^rtrml.  Ma-  p^g  Q^t^  v' intcrvcniflc  ancora  l'aninfo  e  l'approvazione  di  Ottone  II. 
rtnn.  Augufto,  afferita  da  alcuni    Scrittori,    fi    può   dedurre   dalla    Vita   di 

(b)  Syr«j  ;'»  S.  Maiolo  Abbate  di  Giugni,  là  dove  fcrive,  (^),  che  elfo  Impera- 
Vìta  s.  Ma-  dorè  unitamente  con  Santa  Adelaide  fua  Madre  'ìcqc  quanto  potè  per 
i"''  'l""'       indurre  il  fanto   .>\bbatc  ad  accettar  quclto  fublime  impiego,    per   ri- 

"  '  *"■  mediare  a  gli  fcandali  del  difunito  ed  ambiziolb  Popolo  Romano.  Ma 
egli ,  che  cercava  d'eficre  umiliato,  e  non  claltato,  tanto  fi  fcppc  fcu- 
fare,  che  fi  fottrafie  alle  loro  illanze  e  preghiere.  Non  longo  pojì  tem- 
pore^ (i-rive  quell'Autore,  Romana  Sede  proprio  -viduata  Pa/ìore,  idem 
Dei  famulus  (.Maiolo  Abbate)  Ottonis  fecundi  juniìa  cum  Matre  prece ^ 
■'-  Italiani  repetere  a  partibus  ejl  cos&us  Gallio .   A  Maire  tunc  ^  Filie  ho- 

ncre  fufccptus  dignijjimo ,  ad  culmen  Apojìolica  dignitatis  precibtis  impelli 
cocpit  continuatisi  ton  quel  che  fcguc .  Ora  non  ellcndo  loro  riulcito 
qucfto  intcnio,  fu  poi  eletto  ed  ìnironizzaao  il  fuddctco  Benedetto  yi[. 

il  qua- 


Annali     d'Itat.  ta.  399 

il  quale  non  tardò  a  raunare  un  Concilio,  e  a   fulminar  la   fcomiinica  Era  Vo!g. 
centra  del  rivcnte  e  Aiggito   Antipapa  Bonifazio.  Gcrherto  yfrcivefcovo     ^^^  ^^^' 
di  Rcms,  e  poi  Pontefice  Rommo,  né  gli    Atti  del  Concilio  di  Rcms, 
pubblicati  dal  Cardinal  Baronie  C"),  cnsì   ne  parla:  Succedit    Rom.t  in  (z) Bartnim 
Pontificatu  horrcndum   monfìrum   Makfactus  f  così  nomina    et^li    l'iniquo  '"  fr".f' 
Bonifazio)  ,    cunflos   niortaks    nequitia    fuperavs ^   ctiam    tirioris    Pontifi-  J^  xnn. 
cis  fanguine  cruenttis .  Sed  bic  etiam  fit^atus .  £5?  in  ma^na  Synodo  damnatus  991. 
efl .  Po(To-io  ta'i  parole  lalriar  qu  Jche  dubbio,  c^e  Benedetto  VII.  im- 
mediatamente dopo  rcfp'ilfìonc  d:  11' iniciiio  B->niFizio,  e  non  già  Dono 
II.  fode  alzato  al  Pontificato .  Ma  fcnza  miglior  lume  non  fi  può  de- 
cidere una  tal  quiftione. 

Non  s'accordano  gli  Storici  Tcdcfchi  nell'aflegnar    l'Anno,  in 
cui  Alligo  IL  Duca  di  B;u'iera  fu  mila  forza   affretto   ad    umiliare  il 
capo  a.L'Augufto  Ottone  II.  fuo   Cullino.    Lamberto   da    Scafnabur-  (h)  L^^Jer- 
go  {b)  parla  di   ciò   fotto    l'Anno   precedente,    Sipebcrto  (<•)   fott-o   il  tm  Scafna- 
prcfcnte,  ed  Ermanno    Contratto  (d^  più  tardi  .  Oltre  a   ciò   fecondo  burgcvhs  ih 
V  Ar.nalifta  SalTone  {')  fece    quelto    fmperadore    suerra   con   gran   va-  ^^^l^'Ul^f 
loie   e   fortuna   a  i    Danefi .    Sircberto   rio    riferifce   all'Anno    fulTe-  inchronico', 
gu^-nre .    Credefi  ,   che    nel    prcfcnte   terminnfle    il   corfo    di    Tua    viti  {,'ì)Herman- 
Arnolfo    Arcivejcovo  di    Milano,    il    quale   ebbe    per   SuccefTiire    Goti-  ""' *^<'""'^- 
fredc  .   Quelli    per    attedilo    di    Arnolfo    Storico    Milanefe   if)   Ni-  ^^^'j^"^2[- 
poce  del  fuddetto  Arnolfo,  a  tutta  prima  fu  rigettato  dal  Clero  e  Po-  fla  sax» 
polo,  perchè  non  era  ne    Prete    ne    Diacono,   ma    follmente    Suddia-  apud  Ec- 
cono.  Finalmente  fupfrò  tu'ti  gli  oftjcoli   Reri<£  fidelitatis  grafia^  per-  'i^''.^"^' 
che  o  era  Itato  promo'To  da  Ortonc  II.   Auguftò,  o  per  interpofizione  ^^^  ^"Jl 
di  luì   fi  placarono  gli  oppnfirori ,   Quarti   poi  cbb.°  guern,    come   di  dioUn.l.  i. 
fopra  fu  accennato,  con  Corrado  ed   Adalberto  Figliuoli  del  fu  Re  Be-  caf.  8. 
rengario,  che  tuttavia  vivcnno  e  teneano  vive   le  lor   pretenfioni.    Si 
quietò  Corrado  per  via  d'accordo;   ma  Adalberto,  finché  ebbe  fiato, 
tenne  l'armi  in  manoj  tutti  fatri,  come  fi  può  credere,  fucceduti  in 
Lombardia.  Sotto  quell'Anno  ancora  notò  Lupo  Protofpara  (g),  che  (g)   Luput 
/.f;»^f/ (farà  un  Capitano  de' Saraceni  ) /»/er/('(f?«j  f/^,  ^  Zacharias  (farà  ^''''tofpatii 
un  Generale  de' Greci)  Botuntum  cepit,  cioè  la  Città   di    Bitonto,   in  '"     ''"'"'*■ 
cui  forfè  primi  dominava  Pandolfo  Principe  di  Benevento:  notizie  troppo 
fcure,  per  poter  conofcere  la  Storia  di  que'paefi  .   F.    il    Sigonio    (A)  (h)  s'igon'ms 
parimente  nota,  che  Bononienfes ^  erientihus  in  Urbe  feditionibtis ^    Turrei  '''  i^'i^f' 
privatas  condere  ;  Urbevetani  Confules  creare  coeperunt .   Ma  il  Sigonio  avrà    '*  '    '  '  '' 
CIÒ  prefo  da  qualche  Storia  de  gli  ultimi  tempi,  nrn  pmto  valevole 
ad  informarci  di  quelli  tenebrofi  tempi.  Che  fi  potefie  allora  dar  prin- 
cipio alle  Torri  private  de' Nobili  nelle  Città  d' Italia,  "non  avrei  dif- 
ficulrà  a  crederlo.    Mi   tengo   ben   certo,    che   ninna   peranche   delle 
Città  d'Italia  avea  introdotto  l'ufo  de'Confoli  coli' autorità,  e   balìa,, 
che  troveremo  ne' due  Secoli  fufleguenti . 


Anno   1 


400 


Annali    d'  Italia. 


Anno  di  Cristo  dcccclxxvi.  Indizione  iv. 
di  Benedetto  VII.   Papa  i. 
di  Ottone  II.  Imperadore   io.   e  4. 


Era  Volg. 
Anso  976. 
(a)  jìnnuli- 
fia  Saxo 
tpud  Ectéir- 
ium. 


(b)  Déndnl. 
in  Chronif. 
Tom.  XII. 


(c)  Pitrut 
JÌMmÌMn.  in 
Vita    Sunili 
RomUMldi  . 


DAU'Annalifta  SafTonc  (a)  fotto  il  prcfente  anno  abbiamo,  che  yfr- 
rigo  II.  Duca  ài  Baviera,  appellato  da' moderni  il  RifTofo,  fu  po- 
n.o,  come  oggidì  dichiamo,  al  bando  dell' Imperio,  e  privato  del  Du- 
cato, ed  anche  fcomunicato  per  ladra  ribellione  all' Imperador  fuo 
Cugino.  Ritiroflì  egli  in  Boemia,  mcttendofi  fotto  l'ali  di  Boleslao 
11.  Duca  di  quel  paefc.  Prcfe  motivo  di  qui  T  Imperadore  Ottone  di 
far  guerra  alia  Boemia,  ma  con  poca  fortuna  la  fece.  Sorprefo  da' 
Boemi  un  corpo  di  Bavarcfi,  ch'erano  venuti  al  fervigio  di  Ottone, 
fu  per  la  maggior  parte  tagliato  a  pezzi .  A  quefto  avvifo  fé  ne  tornò 
indietro  aliai  confufo  l' Imperadore,  ma  pieno  di  rabbia  e  di  dcfiderio 
di  vcndicarfcne .  Per  teftimonianza  del  Dandolo  C^),  una  fiera  Trage- 
dia accadde  in  quclfanno  in  Venezia.  Avcjl  Pietro  Candiano  If' .Do- 
ge di  Venezia  fotto  varj  pretefti  ripudiata  fua  Moglie,  con  obbligar- 
la a  farh  Monaca  nel  nobilidìmo  Moniftcro  di  S.  Zacheria.  Quindi 
pafsò  ad  accafarfì  con  Gualdrada  Sorella  di  Ugo  Duca,  e  Marchefe  di 
Tofcana,  che  gli  portò  in  dote  afTaifllmi  poderi.  Servi,  e  Serve,  ve- 
rifimilmentc  verfo  i  confini  del  Fcrrarcfe.  Per  difcfa  di  quelli  beni  , 
che  erano  fuori  del  dominio  Veneto,  egli  afloldò  molti  Soldati  Italia- 
ni; il  che  accrebbe  la  fua  baldanza  in  maniera,  che  cominciò  a  trat- 
tar con  troppo  rigore  il  Popolo  di  Venezia,  ed  attaccar  facilmente 
brighe  co  i  vicini.  Dicono,  ch'egli  Ferrai ienfts  CaJleUi  Populum  debel- 
laviti  Opiterginum  quoqne  Cajìrum  igne  confumtum  devaftari  jujftt;  non- 
nullaque  alia  fé  ohjurgantibus  afpera  intulit .  Ma  fini  male  1'  alterigia  fua . 
Venuto  egli  in  odio  n  tutto  il  Popolo,  e  formata  una  congiura  con- 
tra  di  lui,  quelia  fcoppiò  nell'anno  prcfente.  L' aflalirono  un  dì,  e 
perche  non  poteano  efpugnare  il  Palazzo,  dov'egli  fi  difendeva  con 
alquanti  foldati,  feguicando  lo  fconfigliato  parere  di  Pietro  Orfeo!o,vi 
attaccarono  il  fuoco.  Le  fiamme  non  folamente  dillruflero  il  Palazzo, 
raa  anche  le  Chicle  di  S.  Marco,  di  S.  Teodoro,  e  di  Santa  Maria 
Zobenico,  e  piìi  di  trecento  cafe .  Pietro  Doge  nel  fuggire  fu  prefo, 
e  unitamente  con  Pietro  fuo  Figliuolo  infante  trucidato  da  i  principali 
della  Città.  Nel  dì  il.  di  Agofto  fu  eletto  Doge  il  fuddetto  Pietro 
Or/etlo  pcrfonaggio  di  rara  pietà,  e  di  coflumi  veramente  Criftiani  , 
il  quale  s'applicò  torto  a  rifare  il  Palazzo  Ducale,  e  il  Tempio  di 
S.  Marco,  e  a  governare  con  fingolar  carità  e  giulhzia  il  Popolo  fuo. 
Da  S.  Pier  Damiano  ((),  che  narra  quello  avvenimento,  tali  notizie 
prcfe  lo  (telTo  Dandolo.  E  merita  d'efTcre  notato  dirli  dal  mcdcfimo 
S.  Pier  Damiano,  che  Pietro  Orfcolo  Dalmatici  Regni  adeptus  ejl  Prin- 
cifatum,  ovvero  ch'egli  Dalmatici  Ducatus  gubernabat  halenas;  il   che 

pò- 


Annali     d'  Italia.  401 

potrebbe  far  credere,  che  i  Veneziani  già  foflero  in  polTeffb  della  Dal-  E»»  Yo!g. 
raazia.  Ma  noi  vedremo,  che  molto  più  tardi  la  Dalmazia  venne  fot-  Anno  976, 
to  il  dominio  de' Veneziani.   Il  Damiano  per  anticipazione  parlò  casi, 
perchè  a' Tuoi  giorni  la  Dalmazia  ubbidiva  a  quell' inclita  Repubblica. 
Veggafi  qui  fotto  all'anno  pp/.  All'anno  prclente  notò  Lupo  Proto- 
fpata  (<«),  c\\c  obfednunt  Saraceni   Gravinam,  feci  irrito  conatuy  e    che  OO  ^"ff 
Giovanni  Zimifce  Imperador  gloriofo  de' Greci  diede  fine  alla  fui  vita,  ^"'"j/"'*.'» 
con  fuccedcrgli  Baji.io^  e  Cojlantinoy  Figliuoli  di    Romano  juniore  già 
Jmperadore:  il  che  viene  aitcltato  anche  da  arltri  Scrittori    delle   cofe 
■Greche.  Né  fi  dee  tralal'ciare,  the  nell'anno   prefente   (labili   pace  e 
lega  Sicardo  Conte ^  e  tutto  il  Popolo  della  Città  di  Giufìinopoli,  oggi- 
dì Capodillria,  col  fuddetto   Pietro    Orfeolo  appellato   ivi  gloriofijjìrfitts 
Venetiarum  D'ix .  Lo  Strumento  rapportato  dal  Dandolo  ha  le  fegucnti 
N  ote  :    Imperante  Domino   no[lr$  Domino   Ottone   Sereniamo   Imperatore 
Anno  ^larto  (coli' Epoca  incominciata  dupo  la  morte  del  Padre)  XII. 
Menfis   Òilobris  ,    Indiiìione   V.    cominciata   nel    Settembre  j    e    perciò 
nell'anno  prefente,  e  non  già  x\&\Y  Anno  Secondo^  come  pensò  il  Dan- 
dolo, purché  fuffifta,  ch'egli  foflc  creato  Doge  nel  prefente.  Di  qui 
poi  abbiamo,  che  l'illria   tuttavia   riconofceva  l' Imperador  d'Occi- 
dente per  fuo  Sovrano . 

Anno  di  Cristo  dcccclxxvii.    Indizione  v. 
di  Benedetto  VII.   Papa  3. 
di  Ottone  II.  Imperadorc  11.  e   5. 

Cominciarono  almeno  in  quell'anno,  e  continuarono  nel  feguentc, 
le  difcordie  fra  Ottone  II.  AuguAo,  e  Lottarlo  Re  di  Francia,  a 
cagion  del  Ducato  della  Lorena.  Non  fono  concordi  gli  antichi  Sto- 
rici, cioè  Ermanno  Contratto,  Sigcberto,  l'Annalilla  Saironc  ed  al- 
tri, in  aflegnare  i  tempi  di  quelle  militari  imprcfe.  L' Annalifta  lud- 
detto  {h)  racconta   fotto  il  prefente  anno,  ed  altri    folto  il   feguentc  (b"  Annali. 
ciò,  ch'io  fono  ora  per  dire.  Perchè  Lottario  avca  data   la  Lorena  a  ^l/'j^"-  "■' 
Carlo  fuo  Fratello,  e  quelli  s'era  collegato   coli' Imperadore  ,   Lotta    tìum  ^ ec- 
rio  in  collera  portò  l'armi  fue  in  Lorena,  e  dato  il  facco   al   Palazzo  <ardum. 
di  Aquisgrana,  Sedia  del  Regno,  e  ad  altri  Luoghi,  fc  ne  tornò   in- 
dietro. Ottone  irritato  forte  da  quelle  violenze  del  R.c  iuo  Cognato, 
per  atteltato  di  Sigcberto  (f),  (*)  cum   ineftimabili  exercitu  profecutus^  (c^  sìgtler- 
eondiEio  die,  fcilicet  Kalendis  OSobris  Franciam  intravit  ^   quam  ufque  ad  mi  in  chr. 
Tom.  V.  E  e  e  Ka-       ^àAnn'.r.'i. 

(*)  'venendo  con  efercito  ineftimabile,  al  giorno  Jlabilito,  cioè  il  primo  d'Ot- 
tobre entrò  in  Francia,  la  qua'.e  girando  fino  al  primo  di  Decembre ,  con 
varie  ftragi  devastò  i  confini  di  Rems ,  Lauda» ,  Saijfons ,  e  di  Parigi , 
0lle  Chitje  £  lidie  folamente  conceduta  una  immunità  u.nverjate , 


402-  Annali    d'  Italia. 

Era   Volg.  Kalendas  DecemMs  pervagatus ,  fittes  Remenfimn^  Lauduntnftum ^   Suefpo- 
Anno  977.  num^  ^  Parifien/tum  diverfa  cade  vaftavit  ^  Eccleftis  tantum  Dei  omnium 
immunitate  conce ffa .  L'annali  Ila  Sallone  fcrivc,   ch'egli   ufque   Parifius 
nullo  ftbi  obfiiìente  pervenit .   Ma  nel  tornare  indietro,  allorché  ebbe  da 
valicare   jl  Fiume    Aflona,   colto  dall' Armata  di  Lottano,   vi   perde 
buop.a  pajte  del  bagaglio  e  dilla  preda.   Lafcerò,  ch'altri  d^-cida,  fé 
quelU  guerra  appartengi  al  prefente  o  al  fuiTcgucntc  anno.  Secondo- 
che  fcrive  il  fuddetto  Annalilla,  prima  che  leguiiTe  quelVa  rottura  fra 
l'impcradore  e  il  Re  Lottario,  il  depollo  Duca  di  Baviera  Arrigo  JL 
occupò  la  Città  di  PafTavia.  Vi  accorfe  Ottone    Augullo  alTcdio    lui 
nella  xncdcfima,  e  in  fine  l'obbligò  a  fottomctterfi  al  fuo  volere.    E 
(a')  Lw;»»»      Lupo  Protofpata  («)  lafciò   fcritto  a  quello   medi  fimo  anno.    (*)   /«- 
Protol'^at»     cenderum  Agar  mi  Civitatem   Ori^^  (^  cun^um   vulgus   in  Siciltam  dedu' 
inChr.viico.  xeruftP.  Altri  tengono  lucceduto  più  tarJi  qucJlo  fatto.   Vicn  rappor- 
Buihr.'^c^'-  ^^^°  '^^'  Margarino  (^)   un    Diploma  di    Ottone   II.    Augudo,   come 
/(/«»^.r.  y/.  fpettantc   all'anno   prefente   colle  ieguenti    Note:    Dattim  IV.  Nonas 
Ctnjlit.  58..  Jprilis  Anno  Dominìca  Incarnai  ioni  s  DCCCCLXXVII.  Indizione  F.  Re- 
gni vero  Domni  Ottonis  XVI.  Imperli  XI.  In  elfo  dichiara   egli    Conte 
di  Bobbio  l'Abbate  di  qucU' infigne  Monillcro,  come  erano  (lati  in 
{c)Jntl*hi-  addietro  altri  Abbati.  Ma  altrove  (0  ho  io  dubitato   della  legittimi- 
tà Efiriji      tà  di  quello  Diploma,  al  vedere  si  anticamente  invertito  1'  Abbate  per 
r.  I.  t.  il.  annulum  «ureum  de  jamdiElo  Comitdfu;  e  al  trovar  qui   V  Anno  XI.  dell' 
Imperio,  il  quale  cominciava  a   decorrere  folamentc   nel   Natale  dell* 
anno  prefente.  Pcrp  l'Ughelli  tralafciò  l'anno  d'eflo  Imperio,  ed  ag- 
(d)    Vihell.  giunfe:   (il)  Atlum  Noviowaga  in    Palati»   Imperatoris .    Sono   ivi    citati 
jtal.  SAtr.     per  tellimonj   1' Arcivefcovo  di   Magonza,  Rinaldo   Ve/covo  di    Pavia, 
i^'"'gpìrcop.  Giovanni  Fejcovo  di  Piacenza,  ed  altri.   Non  fi  folcvano  allora  rcgtllrar 
lobiittf.        ne' Diplomi  Imperiali  i  Nobili  tellimonj .  Tal  collumc  fu  introdotto 
più  tardi.  Vefcovo  era  allora  di  Piacenza  Sigolfo  e  non  Giovanni ^  co- 
M    ^*'"^'    ™^  *' ^^  '^"''^  Carte  accennate  dal  Campi  (^),  il  quale  flranamcntc  fi 
^^^),  j"^ftudia  d'accordare  con  effe  l' anacronifmo  di  quello  Diploma.  Comun- 
que fia,  quivi  si  incontrano  le   feguenti  parole  :  ^utecum/fue  igifur  Adal- 
bertus  vcl.  Opizo  Marcbiones ,  vel  eorum  feijuaces  ,  in  pr<£fato   Comitatu  , 
fcf  ejus  pertimntiis  agere  vel  facere  prafumpferunt ,  nifi  de  expreffa  licenti» 
{5?  libera  voluntate  Comitis   memorati.,   votumus   irrita  fieri  atque  caffa  . 
Abbiam  veduto  all'anno  pji.  provato  con  un  autemico   Strumciao, 
ed  IO  ho  prima  d'ora  con  altre  pruovc  nelle  Antichità  Eft'.'nfi  dimo- 
ftrato,  che  fiorivano  in  quelli  tempi  Adalberto ytà  Oberto  II.  Marche- 
fi,  Figliuoli  del  Marchefe  Oberto  I,  dal  fecondo  de' quali  difcende  la 
(f)  ^«'W/-  nobiliilìma    Cala  d'Elle.    E   in   una    Pergamena   Luccbefe  dell'anno 
tà   Efttnfi     lon.  s'incontra  (/)  Adalbertiis  Marchio  filio  botte  memoria  Okberti .,  qui 
p.  1.  (.  16..  Qppiiif,.  (jei  (;5,g  fo  jo  menzione,,  acciocché  fi  fappia,  che  il  medrfim<> 

Ober- 

(♦)  Incendiarono  gli  Agareni  ìa  Città  di  Oria^  t  in  Sicilia  tr afferò  tutt» 

il  volgo  . 


Annali    d*  Italia.  403 

Oberte  II.  era  anche  appellato  Obizzo .  Nella  ftefTa  maniera  is'mcon-  Era  Volg. 
trcrà  Adalbertus  qui  (sf  Azza  ^  ed  altri  fimili  cfempii  I:  truovano  nelle  Anno  978. 
raemorie  di  quc' tempi.   Però  Azzo  ed  O^/zzo  divennero  poi  nomi  de' 
Principi  Ellenlì  fufl'e^uenti,  e  andarono  a  poco  a  poco  in  disufo  quei 
di  Oberto  e  di  Adalberto^  che  e  lo  rteflo  che  Alberto-, 

Anno  di  Cristo  dcccclxxv^i  ii.  Indizione  vi. 
di  Benedetto  VII.    Papa  4. 
di  Ottone  II.  Imperadore  11.  e  6. 

AGII   Anni  precedenti  e  a  parte  ancora  di  qucflo,  appartiene   un 
racconto  di  Andrea  Dandolo  (") .    Scrive    egli,    che    Vitale   Pa-  (^^  Dandul. 
triarca  à\  Grado,  Figliuolo  dell' ucciio  Doge  Pietro  Candiano  IF.  per  ^'',^  '^'xi' ' 
conlìgho  d'alcuni  Veneziani  (*)  Saxoniam  ad  Irnpcratorem  prcperans ^de  Rcr.   lutile, 
occifiofie  fui  gcnitoris  querelam  expofuit  ^i^  remedium  implvravit .  ^lem  Ifit^ 
perator  deiote  fujcipien^  fibi  condoluit  ^^  i^  eum  fecum  mancre  rogivit .  Ag- 
giugne  apprcflb,  the  anche  Gualdrada  già  Moglie  d'eiTo  Doge  ucci- 
fo,  e  Sorella  di  Ugo  Duca   e    Marchefe    di   Tolcana,   Lege   Salica  de- 
fpOH/ata,  porche  veramente- difcendente  da  Padre  6c    Avolo    Franzctì  , 
fece  anch'*  ella  ricorfo   con   delle   buone   raccomandazioni   all'lmpera- 
drice  Adelaide^    per   inquietare   il    Doge   novello   e  i    Veneziani.    Ma 
Pietro  Orjeolo  Doge  deliramente  tratto  con    efl'a    Imperndrice,   e    per 
via  d' uni  compoiizione  quietationem  obtinttit  fubfequenter ^  per  Imperatri- 
cent  apprtbatam  Piacentine  ^  Dominico  Carimano   Fenetorum   nuntio  procu- 
ratite .  Abbiamo  dall' Annalisa  Saflone  (0,  che  in  qucifAnno  Adeihei-  (b)  ^»„4/;. 
dis  Imperatrix  cum  Filiti  Athelheide  Abbatijj'a  in  Italiam  profeéla  efl  prò-  fin  Saxo  a- 
pttr  quafdam  difcordias  Inter  fé  (^  FiHum  faiìas .  Pero  fi  può  credere,  pud  Eccard. 
che  in  quelli  tempi  leguiflc  l'accordo  fuddetto  approvato  in  Piaccc.zs 
dalla  fuddctta  Augulta.  Noi  abbiamo  da  Siro  Monaco  (4),   che   O/-  f^\  svrusin 
tane  II.  Augufto  concepì   tanta  altcnzion  d'animo  centra  deUa  pislfi-  vu.  s.  ai«- 
ma  Imperadricc  fua  Madre,  quaji  in  rei  public^   dilapidatricer/t,    forfè  j-^h  apud 
perch' ella  fpendeva  molto  in  limofine,  e  in  ornare  o  dotar  le  Chiefc.   ■*^''^''''"'' 
Ma  Odilone  Abbate  di  Giugni  W  nella  Vita  di   quefta   Santa    Impera-  (j-;  qjh,  ;„ 
drice  icrive,  che  non  mancando  alla  Corte,  chi   \\  metteva  in  diigra-   Vita  s.  A- 
zia  del  Figliuolo  Augufto  (e  fra  quefte  fi  può  fofpettare,  per  quanto  delhaidis. 
dirò  altrove,  che  v'entrafle  la  Nuora  Teofania)  clfa  Adelaide  non  in 
Italia  fi  ritirò,  ma  bensì  nel    paterno   Regno   della    Borgogna,   ubi  a 
Fratre ,  fàlicet  Chtmarado  (Re  di  quelli   contrada)  y  mbiiilJì»ja   Ma- 
ihilde  ejus  corijuge^in  ben  ricevuta,   E  perciò  trijlabatur  de  abfcntia  ejus 

E  e  e  z  Ger- 

{*)  correndo  in  Sajfonia  aW  Imperadore ,  efpofe  la  querela  intorno  alV  ucci- 
fione  del  fuo  genitore ,,  e  ne  implorò  V  tmenda  .  Con  cui  /'  imperadore  ciivo- 
tameatt  accogliendolo  fi  condolfe ,  e  lo  pregò  a  trattener  fi  [eco . 


E»  A  Volg. 
Anno    978. 


(a")  Pitrus 
Damiani 
in  Vita  S. 

Romnaldi . 


Pertgrinius 
H'tft.    Prin- 
tip.     Lange- 
k»rd     P.   1. 
Tom.  II. 
Kir,  Italif. 


404  Annali     d'  Italia. 

Germania;  latabatur  in  advcntu  ejus  tota  Burgundia-.,  exfultabat  Lugdu- 
nutn.,  quondam  Philofopbia  maUr  y  nutnx^  necma  (^  Patema  nobilis  fe- 
dei  Regis .  D.i  ciò  inferirce  il  Padre  MabiUone,  che  s' ingannaflc  l' An- 
naliUa  tuddctto  sì  nel  raccontar  la  venuia  in  Italia  di  Santa  Adelaide 
come  ancora  neir  Anno,  prercndendo  egli,  che  ciò  leguilfe  folamence 
neii'Anno  p8o.  in  cui  S.  Maialo  Abbate  riconcilio  l'Auguda  Madre 
col  Figlio.  Ma  avendo  noi  qui  raffcrzione  delio  Storico  SalTone,  e 
in  oltre  quella  del  Dandolo,  che  dovette  prendere  la  notizia  dell'ac- 
cordo feguito  fra  Gualdrada  e  Pietro  Orfeolo  Doge,  dallo  Strumento 
fatto  in  Piacenza  coli' incerpofizionc  dell' Impcradncc,  abbiamo  affai 
fondamento  di  credere  qucjl*  Augufta  venuta  di  Germania  in  Italia 
da  dove  poi  dovette  paflare  a  Vienna  di  Francia. 

Dal  Dandolo  luddctto  vicn  fuficgucntc mente  fciitto,  e  piìj  difTu- 
famente  cfpoito  da  S.  i^icr  Damiano  (<»),  e  da  altri,  che  hanno  fcritta 
la  Vita  di  S.  Pietro  Orfeolo .,  cioè  del  fopra  lodato  Doge,  che  atten- 
dendo egli  alle  opere  di  Pietà  ,  flccome  uomo  di  Tanta  vita,  ma  co- 
nofccndo  d'aver  de  i  nemici,  che  macchinavano  contra  di  lui,  e  pro- 
vando anche  i  rimorfì   per  l'uccifione  del   (uo    Antcccfrorc:    capitò    a 
Venezia  Guarino  Abbate  di  S.   Michele  di  Gufano  in  Guafcogna,  che 
non  difficilmente  pcrfuafe  al  buon  Doge  di  dare  un  calcio  al  Mondo, 
e  di  abbracciar  la  Vita  Monaftica.   In  fatti  nella  notte  del    di  primo 
di  Settembre  dell'Anno  prcfente    Pietro   Orfeolo^  fenza   far  parola  di 
tiò  né  colla  Moglie  Fclicia,  ne  con  Pietro  Tuo  Figliuolo,  ne  con  al- 
cuno de'fuoi  domeflici,  ufcì  fcgretamente  di  Venezia,  accompagnato 
da  Giovanni  Gradenigo,  e  da  Giovanni   Morofìno  Tuo   Genero,   pcr- 
fonaggi  anch' effi  di  rara  pietà,  e  da  Romoaldo  celebre  Monaco  di  Ra- 
venna, e  poi  fanto  Iflitutore  dell'Ordine  Camaldolenfe,  e  da  Marino 
inlìgne  Anacoreta,  s' inviò  in  Francia,  e  quivi  nel  Moniftero  fuddctto 
di  S.  Michele  prefe  l'abito  Monadico,  e  pafsò  quivi   diecinove   anni 
crcfcendo  di  vinù  in  virtù,  di  modo  che   dopo    morte,   rifpJcndcndo 
anche  per  varj  miracoli,  fu  irv  quel  Moniftero  ed  in  Venezia  onorato 
qual  Santo.  A  Pietro  Orfeolo  fuccedette  in  quell'Anno  nel  Ducato  di 
Venezia  Fitale  Candiano^   Fratello  dell' uccifo   Pietro   IV.    Doge.    A 
queito  avvifo  tornò  a  Venezia  Vitale  Patriarca  di  Grado  fuo  Nipote, 
che  dianzi   dimoiava  nella   Marca  di    Verona.    £   perciocché   qucfVo 
Prelato  avea  fommamente  fcrcditati  i   Veneziani   prello   l' Inaperadorc 
Ottone  \\.  fu  fpedito  dallo  flcflb  fuo  Zio  Doge  in  Germania,  per  ri- 
meitcrli  in  grazia:  il  che  egli  felicemente  cfeguì .  Mancò  di  vita  nell* 
Anno  prcfente  Gifolfo  I.  Principe  di  Salerno  (*),   e   fuccedette   a   lui 
in   quel    Principato   Pandolfo ,   i'ccondogenito   di    Paadolfo   Capodiferrt 
Pi iiicipe  di  Benevento  e  Capua,  adottato  per  Figliuolo  da  eflo  Gilblfo 
nell'Anno  P74.   Mi  Pandolfo  fuo  Padre  affunfe  anch' egli   il  titolo  di 
Principe  di  Salerno,  e  volle  go/ernar  quegli  Stati  infìcme  col  Figliuo- 
lo, in  guM.i  che  poffedendo  i  Principati  di  Benevento,  Capoa,  e  Sa- 
lerno, e  reggendo  in  oltre   il   vallo  allora   Ducato   di   Spoleti,   e   U 
Marca  di  Camerino,  quali  la  metà  dell'Italia  flava  fotto  il  dominio 

fuo , 


Annali    d'  Italia.  405 

fuojcd  egli  era  fcnza  comparazione  il  più  potente  Principe  d'Iralia. 
Né  fi  dee  tralalciarc,  che  tutti  que' Principi  erano  di  Nazion  Longo- 
barda^ e  s'intitolavano  Langobardcrum  gentii  Principes  . 

Tali  ancora  furono  i  due  Marcheft  Oberti  progenitori  della  Cafa 
d'Elle,  e  i  lor  Succtflbn  fi  gloriavano  d'efla  Nazione.  Tali  pari- 
mente furono  gli  Antenati  della  celebre  Confeffa  Matilda .  Fienva  tut- 
tavia in  quelli  tempi  Adalberto^  o  fia  Jliterto  //zzo.  Conte  di  Mo- 
dena e  di  Reggio,  e  Bifavolo  della  llcfla  Contefla.  Si  truova  egli  vi- 
vente anche  nell'Anno  «?8i.  come  fi  ha  da  un  Tuo  Contratto,  rife- 
rito nel  Bollarlo  Cafinenfc  {") .  Aveva  egli  due  Figliuoli,  cioè  Tedal- 
do^ che  fu  Succeffbre  nc'fuoi  Beni  e  Stati,  e  Gotifredoy  che  fu  Ve- 
fcovo  di  Brefcia,  vivente  anche  il  Padre.  Moglie  d'elfo  Alberto  Azzo 
era  lldegarde  Donila  piillìma,  la  quale  per  attcllato  di  Donizone  (^), 
fabbrico  il  Moniftero  di  S.  Gcnefio  di  BiefccUo,  oggidì  ridotto  in 
Commenda.  Fortificò  egli  maggiormente  la  Rocca  di  Canolfa,  vi 
fondò  ed  arricchì  la  Chiefa  di  Santo  Apollonio,  in  cui  Il;ibilì  UJia 
Collegiata  di  Canonici,  mutala  dipoi  in  un  Moniltcro  di  Benedettini^ 
anch'elio  paflato  dipoi  in  Commenda.  In  alcuni  Scrumenti  di  Tedaldo 
Marcbefe  luo  Figliuolo  fi  truova  anche  lo  IlclTo  Alberto  intitolato 
Marche  fé .  Lcggeu  ivi  (f)  Theudaldus  Marchio^  Filio  quondam  Addbertì. 
itemque  Marchio ,  qui  frofejfo  fum  ex  Nat  ione  me  a  Lege  vivere  Langobar- 
dorum .  Ma  ci  è  ignoto,  di  qual  Marca  si  l'uno,  che  l'altro  tolTcro 
invelliti .  Al  prcfente  Anno  Ermanno  Contratto  (,d)  ^ 
Scafnaburgo  CO»  ed  altri,  rapportano  la  guerra,  feguiia 
Augudo,  e  Ltttario  Re  di  Francia}  ficcome  ancora  la 
Arrigo  II.  Duca  di   Baviera .    Sono   di   elfo   Ermanno 


Lamberto  da 
fra  Ottone  11. 
depreflìane  di 
quelle    parole  : 


Era  Volg. 
Anno    978. 


Heirtricus  Dum  Bajoaria ,  Isf  alius  Dux ,  Auguftenfts  quoque  Èpifcopus  Hsin- 
ricus ,  rebellantes  Imperatori ,  capti  (^  ex  filio  mancipati  fknt .  Ducatumque 
Bajoaria  Otto  Dux  Sueverum  cepit .  Era  quello  Ottone  figliuolo  di  Li- 
/o//o,danoi  già  veduto  Primogenito  di  Ottone  il  Grande  Impcrado- 
re.  Confermò  l' Augulto  Ottone  in  quell'Anno  i  Beni  e  Privilegi 
della  Chiefa  di  Cremona  con  un  Diploma  (/)  dato  XIJ^.  Kakndas  Ma- 
jas .,  Anno  Dominici  hicarnat.  DCCCCLXXFIII.  Regni  vero  Domnt  Ot- 
tonii  Imperatoris  Augu/ìi  Xf^III.  Imperli  vero  XI.  Indiclione  FU.  ABum 
Corte ^  qu£  Aìttftet  dicitur .  L'Indizione  ha  da  eficre  Sejìa  . 

Girolamo  Rofiì  ig)  fotto  l'Anno  prcfcnte  ,  come  egli  crede, 
rapporta  così  imbrogliate  e  fcurc  alcune  notizie  fpettanti  a  Ravenna, 
che  non  fé  ne  può  ben  comprendere  il  fenfo.  Cita  egli  uno  Strumen- 
to, in  cui  Uberto  Vefcovo  di  Forlì  ed  alcuni  Arcipreti,,  concedono  ad 
Oneflo  Arcivefcove  di  Ravenna  viginti  Mauentes  (erano  contadini  ob- 
bligati con  una  fpccic  di  fervitù  al  fervigio  de' lor  Padroni)  con  tutte 
le  lor  vigne  e  beni  eo  ordine.,  condicieneque .,  ut  fi  per  Apofiolicos  fanSla 
Romanie  Eccltfia ,  aut  per  Othanem  Imperai orem ,  media  pan  de  diflriSlione 
Urbis  Ravennie.,  fjf  Comitatus  Decimani^  queni  ipfe  (Hubertus)  cum  Lam- 
berto Fratre  y  Honefto  (  Archiepifcopo)  dederat .,  fuhtraSla  fuijfet .,  nec  re- 
fiituere  intra  fex  Menfts  ipfe ,  ncque  Lambertus  pojfet ,   Honejìo  fas  ej/èt 

Ma' 


(a)  tn\\»T. 
Cafintnf. 
T.  i.   Con- 
ftitHt.  61. 
^'^;  Donìz.» 
Vit.  Ma- 
tUild.   i.  I. 
'"?■    3- 


(e)  BMCcki' 
ni  IJlor.  del 
Mom/ier.  di 
Polironi 
jttipend. 
(àjUirmtin- 
niéi  Contra- 
£ÌHi  in  Chr, 
id'it.  Canif. 
(e)  Lamhir- 
tus SchafnA' 
burgtnfis  <» 
Chronic» , 


{i)Antìquì- 
tat.   Italie. 
Dij[irt.    18. 


Hifitr.     Rd- 
vt»n.    l,   5. 


40^  Ammali     d*  Italia. 

Er*  Volg.  Mamntes  ^  qui  fupra  [cripti  funt^  bonaqae  ^  quit  nd  Hubert um  13  Lurnher^ 
Anho  91^-  .ìum. ibidem ptrtinerent  ^  omnia  tenere ^  pò (Jìdereque .  Lo  Strumento  fu  fcritto 
^««0  Pontifìcatus  Domni  Benedici  j'ummi  Pomiùìs  Sexto^  ficque  impe- 
rante Domho  Orbane^  a  Dea  coronato  in  Italia  Anna  XI.  die  li.  Menfts 
OElobris.,  IndìBione  FI.  in  loco  ^  qui  dicitur  Gonverfto.,  territorio  Jrimi- 
nenfi.  Non  fi  sa  intendere,  come  nel  di  z.  di  Ottobre  dell' Annrj  prc- 
fente  potcfTe  correre  V^nno  Sefto  di  Benedetto  VII.  Papa.  Altre  me- 
morie abbiamo,  che  indicano  lui  creato  Papa  neìl' Anno  P7f.  e  però 
come  mai  può  convenire  ali*  Anno  prcCente  l'  Jn>io  VI.  del  Tuo  Pon- 
tificato? Nell'Archivio  del  Moniftcro  di  Subiaco  lì  legge  uno  Stru- 
mento, rcritto  Anno^  Beo  propitìo^  PontiBcatus  Domni  Benedirti  fummi 
Pontifici.,  6?  univerfali  FU.  Papa  IF.  Imperante  Donino  Ottone  a  Deo 
coronato  pacificus  imperator  Anno  XI.  Indittione  FI.  Mer.fts  Martii  die 
Sexta^  cioè  nell'Anno  prelentc .  Un  altro  fu  fcritto  Anno  Pontificalus 
Domni  Benedici  fummi  Pontifici  6?  antierfali  FU.  Papa  in  facrutiffima 
Sede  head  Petri  li.  Imperatoris  Domni  Ottoni  piijjtmi  é?  perpetuo  Augu- 
fioy  a  Deo  ci/ronati ^  Anno  Nono.,  Indiciiene  IF.  Menfis  Januarii  die  X. 
cioè  nell'Anno  976.  Ritornando  ora  alle  parde  dello  Stiumento  ac- 
cennato dal  Rolli,  è  confidcrabilc  il  dirli,  che  fé  dal  Papa,  o  dall' Im- 
peradore  folTc  tolta  all'  Arcivcfcovo  Oocito  media  pars  de  diJiriHione 
Ravenna.,^  Comitatus  Decimani  (ceduto  i\V  Arcivefcovo  Onefìo  àaì  Fe- 
fcovo  Uberto,  e  àa  Lamberto  fuo  Fratello)  in  tal  calo  eflb  Arcivefcovo 
felli  padrone  de  gli  Uomini  e  Beni  fopra  notati.  Può  eflcre,  che  folTc 
in  difputs  la  Signoria  di  Ravenna  fra  il  Romano  Pontefice,  e  l'Im- 
peradore .  Ma  giacché  abbiam  rapportato  de  i  Documcnu  fpcttanti 
alla  Cronologia  Pontifi^la,  non  vo'  .finiria  fcnza  avvertire,  che  ncll' 
Archivio  poco  fa  menzionato  del  Monillero  infigne  di  Subiaco  fi  nuova 
un'altra  Bolla  con  quelle  Note:  Anno,  Deo  propitius  Pentificatus  Do' 
mni  Benedigli  fummi  Pontifici ,  y  univerjdii  Septimi  Papa  in  facratifflma 
Sede  beati  Petri  Apofieli  Tertió,  Imperii  Domni  Ottonis  Magni  Impera- 
tori Anno  Decimo,  indizione  F.  Menfe  Aprilis  die  XXFìlI.  cioè  neil' 
Anno  977.  Ora  da  1  (uddetti  Documenti  rilult-i,  che  Benedetto  FU. 
fu  aflunto  al  Pontificato  o  fui  fine  dell' Aniio  974.  o  lui  principio  del 
P7f.  All'incontro  in  Ravenna  fi  truova  cflb  Papa  promoHb  al  Ponti- 
ficato un'Anno  o  due  prima.  Il  Padre  Don  Pier  Paolo  Ginànni  Ab- 
bate Benedettino,  diligentidìmo  raccoglitore  delle  memorie  antiche 
di  Ravenna,  ha  fcnpcrto  due  Strumenti,  l'uno  fcritto  Anno  Pontifi- 
tatus  Domni  Benedici  Decimo,  Imperante  Ottone  in  Italia  Anno  XF.  die 
XXIF.  Decembris,  Indizione  X.  Raveniue,  che  indica  l'Anno  981.  re- 
gnante Ottone  IL  Augulto.  L'al:ro  fu  fcritto  Anno  Pontificatus  Do- 
mni BeneAitti  OElavo,  die  XI.  /Iprilis  per  Indifllonem  FUI.  cioè  ne  il* 
Anno  980.  da'qu.ili  Strumenti  veggiamo  anticipalo  d'uno  o  di  due 
anni  il  principio  del  di  lui  Pontificato.  Che  é  qui  da  dire?  Altro  10 
non  fo  immaginare,  fé  non  un  ripiego,  che  io  nondimeno  fono  il  pri- 
mo a  confeflar  poco  vcrifimile.  Cioè  che  i  Ravcgnani  confor.deflcro 
ìnGcmc  i  due  Benedetti,  eroe  il  Sefto  e  il  Settimo,  con  credere,  che 

il  pn- 


Annali    d'  Italia.  407 

il  primo  ufcito  di  carcere  avefle  continuato  a  federe  nella  Cattedra  di  E»  a  Volg. 
San  Pietro,  e  che  perciò  attribuifTcro  all'uno  anche  gli  Anni  dell'ai-  •'^'^^o  979- 
tro,  mentre  iuccedcttcrn  sì  da  vicino  l'uno  all'altro.  Fòrs' anche  tali 
Carte  potrebbono  far  dubitare,  che  Benedetto,,  da  noi  chiamato  Sc- 
fto,  non  fodc  ftrangolato,  ma  riforgefle. 

Anno  di  Cristo  dcccclxxix.  Indizione  v.. 
di  Benedetto  VII.  Pap^    5. 
di  Ottone  II.  Imperadore  13.  e  7. 


P 


ER  atte  (tato  del  Dandolo  W,  Vitale  Candiani\,   creato   Doge  di  (')  ?f'»^«'- 
Venezia  nell'Anno  precedente,,  dopo   aver  palTatO'  folamente  un'  ^  j^^^*^*^^'^* 
anno  e  due  Mefi  nel"  governo  colla  fanicà  femprc  languente  ed  afflitta  italtc, 
da  varj  malori,  infcrmoflì  gravemente;   e  però   quattro  giorni   prima 
di  morire,   fattofi   portare  al    Moniftero   di   Sant'Ilario  ,   quivi   prefo 
l*abito  Morraftico,  e  fatta  la  profeflìone,  pafsò  a  miglior   vita.   Tale 
era  allora  il  pio  collume  di  molti,  perfuafi  di  adìcurarfi  in  tal  manie- 
ra l'eterna  loro   falute .  E  refta  tuttavia  qualche  veftfgio  di  quell'ufo 
nell'abito  Religiofo,  con  cui  moki,  e  non  men  de' buoni,  che  de' cat- 
tivi, fi  fanno  portare  alla  fcpoltura,  eleggendo  allora  alcuni  ciò,   che 
forie  fprezzarono  e  derifero  in  loro  vita .  Fu  in  luogo  di  V'itale  pro- 
clamato Doge  di  Venezia  Tribuno  Memmo ^  perfona  atTai  facoltofa,  fot- 
te il  quale  per  poca  fu»  cura  accaddero  varj   fcandali  e   (concerti   in 
quella  nobil  Città.  Perciocché  nata  nemicizia  fra  i  Caloprini  e  Mo- 
rolìni,  potenti  Famiglie  di   Venezia,  i   primi   un  giorno  fpalleggiati 
dal  medefi.mo  Doge  prefero   l'armi  contra  de  gli  altri,  che  ebbero  la 
fortuna  di  falvarfi,  fuorché   Domenico   Morofino,  che   rellò  vittima 
del  furor  de' nemici.  Io  non  so,  onde  abbia  trattoli  Sigonio  ih)  ciò,  (bj  s\g»ntm 
ch'egli  racconta  fotto   l'Anno   prèfente.   Cioè,  che  inforfe  una  gran  de  Kigno 
guerra  in  Italia,  quippe  Bafuius  t3  Conflantìmis  Imperatores  turpe  rati ^^t'^^-  ltl>-  7- 
fé  veteretot  annorum  A  pulì  a  ^  Calahrixque  fuijfe  pojfefìone    dejeclos^   Sa- 
racenis,  quos  nuper  Crstcì  cregerant  (abbiam  veduto,  che  1'  Ifola  di  Can- 
dia  fu  ritolta  a  i  Saraceni  l'anno  pi^i.  fotto  Romano  iuniore  Impera- 
dore) magna,  mercede  conduSlis  ^  Italiam  iavaferutit ,  ^  Barrio ,  ac  Mate- 
ra  expugna tis^  Apulia  ptimum^  delude^  ntmine  prohibente ^    Calabriam  re- 
ceperunt .    Ma  a   chi   ritolfero  i  Greci   quelle  contrade?  Se  i  Saraceni 
erano  in  loro  aiuto,  dille  mani  di  chi  le  avran  ricuperati  i  Greci?  A 
me  non  è  venuto  fotto  gli  occhi  antico  Scrittore  alcuno,. che  parli  di 
si  farto  avvenimento.  E  noi  vedremo  \n  breve  i   Saraceni   potenti  in 
Calabria.  Lupo   Protofpata  fotto  quell'anno   fcrive   («■)  :    Occidit   Por-  (^a  £^»^ 
fhyrius  Protofpata  Andream  Rpifcopum  Orienfem  Menfe  Augujli .  Altra  av-  Pr^tofvatt 
ventura  di   conlegucnza  non   dovette   egli    (apere.   E  pofcia   all'anno  inChronic». 
p8i.    nota,   che  ia  Città  di  Bari  fu  confegnata  a  i  Greci:  come  dun- 
que fc  ne  impadronirono  in  queft' anno?  Per  altro  e  certo,  che  pochi 

anni 


4o8  Annali     d'  Italia. 

Ea*  Volg.  anni  prima  aveano  i  Greci  perduta  la  Città  di  Bari,  e  feco,  come  fi 
Anko  979.  può  credere,  la  Puglia.  Cedrcno  l' attorta   W,   favellando   di  Bali  Ilo 
^nui'^n  An-  ^  Coftantino  Augniti  Greci.  In  Italia^  dice  egli,   quidam  vir  potens^ 
nalibHs.        ""'*^  ^^  "■^i  ?"'  Bsirim  incolebant ^  nomine  AJeks,   concitati!   Longobardis ^ 
cantra   Rommos   (  tal  nome   attribuivano  a  fé    fteflì  i    Greci  )   movit  . 
^umquc  Imperai  or  adverfus  hunc  mifijfct   Bafiiium   Argyrum   Sami^  (^ 
Contolconem   Ccphallenia  PriefeElos^  Meles  illuliri  eos  prwlio  vicit  ^   multis 
ctejis ,  haud  paucis  captis ,  reliquis  turpi  fuga  -vitam  tutatis .  E'  da   llu- 
pire,  come  Lupo    Proiofpata  nulla  parli  di  quello   fatto,  quando   fia 
(b1  Ughtll.    vero.  Tanto  1' Ughelli  (^),   quanto  il  Bordoni  (f),  rapportano  a  quell' 
Ttm  ^1^     ^""°  ""  Privilegio  conceduto  a  Sigefredo  Fefcovo  di  Parma  con  quelle 
(e)  Bord0n.  Note:  Data  Nonis  Jprilis^  Anno Dontinica Incarnationis  DCCCCLXXlX. 
The/AHr.        Indizione  VII.  Anno  T'erta  Otbonis  Regni  regnante  Sesto .  A6lum  ^lite- 
Ectltf.par-  lemburgi  :  fenza  punto  badar' ellì,  che  Ottone  Terzo  non  era  per  an- 
""^^'  che  nato  in  quell'anno,  e  che  allora  regnava  Ottone  Secondo  Impe- 

radore,  e  non  già  fuo  Figliuolo,  e  che  1'  Indizione  FU.  non  s'accor- 
da coW  Anno  FI.  di  Ottone  HI.  Sarà  forfè  un  Diploma  vero,  ma  al- 
terato da  i  Copilti  ignoranti.  Manjone  Imperiale  Patrizio  ed  Antipato, 
Wì  Anùa»   *^'°^  Proconfole,  fi  truova  Duca  di  Amalfi  ('«').  Quelli  noli' anno  p8i. 
lt*ì\c.  T.  i.  f»  degradato  da  Oferio  fuo  Fratello,  il  quale  dopo  avere  regnato  un' 
fai.  110.      anno  e  nove  Mefi,  mancò  di  vita,  e  diede  adito  al  fuddecco  Manfonc 
di  rìalTumcre  il  governo  di  Amalfi. 

Anno  di  Cristo  dcccclxxx.  Indizione  viii. 
di  Benedetto  VII.  Papa  6. 
di  Ottone  II.  Imperadore  14.  e  6. 

ERA  finquì  durata  la  nemicizia  di  Ottone  U.   Imperadore  con  Lot- 
tario  Re  di  Francia  a  cagion  delia  Lorena,  Provincia  allora  di  gran- 
de ertenfione  fra  la  Germania  e  la  Gallia .    In  quell'anno   ebbe   fine  . 
Segui  un'abboccamento  fra  loro,  e  per  attellato  di  Ditmaro  (0,  Lu- 
1»  chrin!ce  ^^"''"'•^  ■^'■^  '"'""  ^'^''^  fuimet ,  ac  muneribus  magni/ìcis  ad  Ottonem  venit , 
lik.  3.  ^  fibi  fatisf*cieni^  amicitiam  ejus  firmiter  acquijivit .    Cosi   hanno   altri 

(DAr.tiMles  Scrittori  (/) .  E  Sigcberto  aggiugnc  U),  che  Rex  Lotharius  Lot barin- 
mìdtihii-  gj^fff  abjurat .  Ma  il  Continuatore  di  Frodoardo  ib)  fcrivc,  che  Otto- 
'^"jlHntlifia  "^  Augurto  riconobbe  quel  paefe  in  Fiudo  dal  Redi  Francia.  Lctha- 
Smxo.  fius  Rex  Francorum  cantra  velu.Jtatem  Priacipum  Regni  fui    Remis  paci- 

(g)  siiiiirt.  Jicatus  efì  cum  Othont  Imperatore.,  dedttque  Otheni  in  bcucficium  Lotha- 
>^chromta.  fj^gj^  Ducatum :  quod  magis  corda pradiStmum  Principum  contrifìavit .  La- 
nitartr  />«'-  fecero  io  dilputare  intorno  a  quello  punto  gli  Eruditi  l'ranzefi  e  Te- 
dtard.  tpud  dcfchij  perché  quel  Continuatore  non  è  di  tale  antichità  da  potcrfi 
Du-cke/nt  ripofar  fui  Ilio  detto.  In  quella  maniera  avendo  l' Augullo  Ottone  af- 
ro. ;/.  Rtr.  Sturata  la  quiete  della  Germania,  riv<  ile  i  fuoi  penfieri  all'Italia.  Sta- 
vagli  a  i  fianchi  l' Impcradrice  Teofania  fua   Moglie,  che  gli  andiiva 

mct- 


Annali     d'  Italia.  409 

mettendo  in  capo  delle  precenfioni  fopra  gli  Stati  poHeduti  da  i  Greci    Era  Voig. 
Auguftì  in  Iralia,  per  cfler'ella  Figliuola  d'  un   Greco   Imperadore  :  Af*-»  9^°- 
con  che  s'invogliò  il  Marito  di  tenra.rne  !a  conquida.  Se  fi  ha  da  cre- 
dere ad  un  Continuatore  della  Cronica  di  Frodoardo  (0  preffb  il  Du-  (^a)  7^^»» 
Chcfne,   fu  egli  in  oltre  chiimato  in  Italia  dal  Papa,  per  provvedere  ibidem. 
a  i  mali  umori,  che  piìi  che  mai  fcrpeggiavano  in  Roma.    Evocatus  a 
Papa^  ut  Eccleft<e  fiicctirreret ^  in  Itdìam^ uhi  Aptilìam  13  Cahhriam  Ita- 
lia Provincias  ad  jus  [mperii  Gr/ecorum  appenùentes  ^  ad  fmper'um  Rom- 
num  conatus  trans/erre.    In  quell'anno  per  reftimonianza  dell' Annalifia 
Sairone  (*),  la  fuddetta  Impcradricc  Teofania  partori  all'  Augnilo  Mi     (b)  AhìhiU- 
rico  un  Figliuolo,  appellato  Ottom  III.    che   fu  poi   Re   t-d    Impera-/"  Snxi 
dorè.    Calo   dunque    m    Italia   Ottone    II.    Imperadore   nell' Autunno  ^'"^  ^'^" 
dell'anno   corrente,   e   giunto   a   Pavia,   quivi   fi    pacificò   co'la   fan-  '^"'^  *"" " 
ta    Imperadrice   Adelaide   tua    Madre  .    Non  van   d'  accordo   su  qucflo 
punto   Sant'  Odilone   Abbate   (0   di    Giugni  ,    e   Siro   Monaco   x'^bbatc  (e)  od.lo  in 
d'  clTb    Moniltero   {d)   prima  di   Odilone  .    Secando    il  fuJdctto  Odi-  Vaa  s.inn. 
Ione,    pentito   1'  Imperadore  de   i   disgulli    dati   alla    Madre,   fpcdi   a  ^dhelheidn. 
Corrado  Re  di  Borgogna,  e  a  S.  Maialo  òt  i  Melfi,  con  pregarli  d'in-  i^j/f^'" 
lerporfi  per  la  rinconciliazionc  e  di  condurre  Adelaide  a  Pavia.  Ven- yjj'^    '     "' 
ne  eUa  in  fatti  a  quella  Città,  abboccofil   col  Figliuolo,  ed  amendue 
non  fcnza  lagrime   C\  pacificarono .  Siro   all'  incontro   fcrive  ,   che   non 
attcntandofi  alcuno  de' buoni  Cortigiani  di  aprir  boccs  in  favor  d'Ade- 
laide, foUccitato  S.   Maiolo  da  molti,  {]  portò  alla  Corte,  e  con  gc- 
nerofa  franchezza  talmente  ne  parlò  all' Imperadore,   eh'  egli    fi  diede 
per  vinto,  e  andò  a  gittarfi  a' piedi  della    Madre.    Nelle    Annotazioni 
alle  Leggi  Langobardiche  (0  ho  io  fcritro,  che  quefta  riconciliazione  ^^n  5,,. 
fcgui  in   V^erona  nell'anno  985.   Ma  clTa  è  indubitatamente  da  rifcrirfi  uii.  ?'.   il. 
all'anno  prelente.   Da  Pavia  pafsò  1' Augnilo  Ottone  a  Ravenn:i,  dove  rom.  1. 
per  relazione  dell' Annalifta  SalTone  celebrò  il  fanro  Natale.  Della  fua 
permanenza  in  quella  Città  ne  abbiamo  anche  la   tcllimonianza   in  un 
Diploma  (/)  da  me  dato  alla  luce,  in  cui  egli  confermò  a  i  Canonici  (f)  Anfifu. 
di  Parma  {interventu  ac  petitione  Domina:  nolìrx    Matris   Adelaide.,  già  iflic    Dif- 
riconciliata  con  lui)  tutti  i  loro  Privilegi,  F.  Kalendas  Januarìi  ^  Annoi"'-  '*• 
Dominici  incarnai ionis  DCCCCLXXX.   Indiclione  Nona.,  Re<!ni  vero  Do- 
mni  Ottonis  XXII.  (  dovrebbe  efiere   XX.  )    bnpcrii  autem  ejus   XIII. 
(dee  efiere   XIIII  facile  errore  del  Copifta)   AElum  Ravenna.  V^uolt 
il  Sigonio  (^),  che  Ottone  appena  arrivato  in  Iralia   tcncire  nel  xMcie  .... 
d'Agolto  una  folennillima  Dieta  de' Principi   Italiani  in  Roncaglia  fui  ^fj ^eV»'"" 
Piacentino,  dove  fi  fece  giuftizia  di  chi  avea  mofle  fedizioni  in  Italia,  italu  ab.  1. 
e  furono   conferiti   Feudi  a   varie   perfone  ,   e  fra   1'  altre  a  Lanfranco 
Bracciforte   Piacentino  .    Aggiugne,   che    Tedaldo   Figliuolo   di    Alberto 
Azza  Conte  ed  Avolo  delia  Contcffa   Matilde  fu   dichiarato    Marchefe 
di   Mantova.  Ma  nulla  di   ciò  fufiìite  .  Nel  dì  7.  Ottobre  era  tutta- 
via di  là  da  Monti   l' Imperadore   Ottone  II.    come   con  un   Tuo  Di-   (h"!   M»bill. 
plonia  pruova  il  Padre  Mabillone  (/>) .  In  que' tempi  non  v'era   Mar-   ■^"""i-  S'- 
chele  di  Mantova.   Senza  dubbio  Tedaldo  portò  il  titolo  di  Marchefe^  !rf«»^'o8' 
Tom.  V.  Fff  ma  ■  ^  " 


4IO  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  ma  con  rcftare  tuttavia  ignoto,  onde  a  lui  vcniffc  qucfta  dcnorainazio- 
Anno  981-  ne.  Ed  è  una  favola  quella  del  Biaccifortc. 

Anno  di  Cristo  dcccclxxxi.  Indizione  ix. 
eli  Benedetto  VII.  Papa  7. 
di  Ottone  II.  Imperadore   ij.  e  9. 

(al  Ruhus    "CRA  tuttavia  in  Ravenna  T  AuEjufto   Ottone  li.  nel  di  if.  di  Gen- 
Hiftor.    B.a-   JLj  naio,  citando  il  RolTì  C»)  un  fuo  Diplom:i ,  dato  Jf^y//.  Kal.  Fe- 
7h^"'''^'r'  ^''"^^''  ^»"'>  Dominka  Incarnatioms  DCCCCLXXXI.  Indizione  IX.  Re- 
fi! "saxo       i"^  ^^-   '»^P^^'"   X^f^-    Ravenna.    Falsò   dipoi  a   Roma   per   atteftato 
nfud  Ec-      dell' Annalisa  SafTone,  (/')  in  compagnia  delle  Augufte,  cioè  di  Jdelai- 
<ardi4m.        de    Tua    Madre,    e   di    Teofania   Moglie,   e    vi   (olcnizzò   la   Pafqua   . 
Confermò    all'  infignc    Momftero   di    Farfa  i   fuoi    Privilegi    con   un 
Tarftnfi"''   ^'P'orns    ^'^^    *^3to    ///.    Nonas   Mali ,    ^nno    Dominicte   Incarnationis 
p.  11.  T.  IL  DCCCCLXXXI.   Indtaione    FUI.     (   ferivi     Villi  )     Imprii  autem 
Rer.  Italie,    ejus  XIV.    /f&um   Roma  .   Un'  aUro   fuo  Diploma    in  favore  del  Mo- 
niftero   di   Cafauria   fu   fpedito    XIF.    Kalendas  Maii   nell'  anno    fud- 
detro  ,    Indizione   Nona.,   Regni  vero    Domni  Ottonis   Secundi    Vicefimo 
primo  ,    Impera    autem  ejus    Decimo  quarto  .    Ailum    Roma  in    Palatio 
juxta    Eccìefiam  beati    Petri   .^po/Joli,  cioè  fuor  di   Roma,  dove   (Dica- 
no abitar   gì'  Imperadori  ,   allorché  andavano  a  qucil'  Auguila    Città. 
Lo  ftelfo  pure  praticavano  in  Ravenna,  in  Milano,  ed  in  altre  Città, 
abitando  fuori  d'effe,  credo  io,  per  loro  maggior  ficurezza,  e  quiete 
ancora  de' Cittadini .  Sufleguentcmente  nel    Mcfe  d'.Agollo   confurmò 
tutti   i  Privilegj  e  beni  al  cclebratilTìmo  Momftero  di   Monte  Cafino  . 
11   fuo  Diploma,  che  tuttavia  originale  col  fuo  Sigillo  di  cera  fi  con- 
ferva nell'Archivio  Cafinenfe,  dato  alla   luce  dal  Padre    .Abbate  Gat- 
(à)GatttUy  tola  C"^),  fi  vede  fpedito  Vili  Idus  Augufii  Anno  Dnminica  Incarnatio- 
"hinalìe        "'^    DCCCCLXXXI.    Imperii  vero   Domni   Secundi   Ottonis    Imperatori! 
cTfintnf.       Augufli  ^uartodecimo^   IndiBione  Nona.  A5lum   Cevice .    Quivi  è  degno 
Pan.  i.       d'attenzione  ciò,  che  dice  quc-ft' Imperadore  in  confermare  ad  Aliger- 
no  Abbate  tutte  le  tenute  del   Moniftero  Cafinenfe  in  ambobus  Ducati- 
bus  noftris ,  Spoletino  atque    Firmano ,  feu  infra  emnes  fines  nojìrì   Regni 
Italici.   Il   Ducato  di  Fermo,  appellato  anche   Marca  di  Fermo,  altro 
non  è,  che   il  Ducato,  o    fia  la    Marca   di    Camerino.    Or   di   qua   fi 
vegga,  fé  pofla  fuflìftere,  che  i  due  Ottoni  Primo  e  Secondo  aveffero 
donato,  o  fia  confermato,  alla  fanta  Chiefa  Romana  fv«(^?«w  Ducatum 
Spoktinum.^  feu  Beneventanum .  Ognun  sa  per   conto  del  Beneventano, 
che  cflo  era  in  quelli  tempi  de'  fu<ii  proprj  Principi,  i  quali   ricono- 
fccvano  ora   i  Greci,  ora  i  Latini  Imperadori  per  loro  Sovrani,  fenza 
che  mai  niuno  de' Papi  fé  ne  lamcntalTe,  o  vi  pretendefle.   Cosi  i  due 
Ducati,  o  fia  le  due  Marche  di  Spolcti  e  di   Camerino  dipendevano 

da  i 


Annali     d'  Italia.  411 

da  i  foli  Imperadori  d'Occidente,  ed  erano  parti  del  Regno  d' Italia >   Era  Volg. 
e  i  Re  e  gì' Imperadori  vi  mettevano  al  governo  i  Duchi  di  mano ,  in  Anno  981. 
mano   il  che  appunto  fucccdettc  nell'annoprcfente  .  Imperciocché  venne 
a  morte  Pandolfo  Capodiferro ,  potentillimo  Prmcipe  di  Benevento  e  Ca- 
pua,  che   per  molti  anni  era  anche  llato  Duca  di  Spoleti,  e  Marchc- 
le  di    Camerino.    Dopo   l'Aprile,   e    prima   del    ÌVIcfe   di    Gnigno   di 
qucft'anno  egli   terminò  i  Tuoi   giorni,  e   fu   Icppellito   in   Capua .  A 
Landolfo  JF".  iuo  primogenito  toccò  il   Principato  di  Benevento  e  Ca- 
pua j  a  Pandolfo^  o  tìa  Paldolfo   fccondogcnito   redo    il    Principato  di 
Salerno.   Per  conto  di  Spoleti  e  di  Camerino^  iìccome  vedremo,  que- 
llo pervenne  a  Trasf/iondo  Duca  e  Marchete,  nominato  nelle  Croniche 
di  Farfa  e  del  Volturno.  Trovavalì  in  Capua  1' Augullo  Ottone  neli* 
ultimo  di  di  S;:ttcmbrc,  allorché  confermo  una  gran  copia  di  beni  do- 
nati al  nobil  Monillcro  di  S.  Salvatore  di  Pavia  dall' Imperadrice  yfd'e- 
laide  fua  Madre,  piiflìina  fondatrice  di  quel  facro  Luogo.    11    Diplo- 
ni-:i  fu  dato  (j)   Pridie  Kakudas  Otlobris   Anno   Domimele  Incarnationìs  ^j»)  t^iarga- 
DCCCCLXXXI.   Indizione  X.    Regni  Dovmi  Secundi  Ottonis  XXiF.  nnìus  buI- 
Jmpern  auoqtic  XIV.  Aitum  Capua.  Gli  Anni  del  Regno  fono  Icorret-  '<"■•    Cafin. 
ti,  né  s'accorda  quello  Diploma   colla  dotazione,   fatta   più   tardi   di  ^.'-iH'  ^^''' 
cflb  Monilieio  dall' Augulta  Adelaide.    Attefe  in  quelli    tempi  l'Im- 
peradore  Ottone   ad    ammafl'ar   gente,  e  a  far   tutti  1    preparativi    per 
cominciar  la  guerra  co  1  Greci .   Ma  perche  Pandolfo   Principe  di  Sa- 
lerno doveva  cflere  ora  dipendente  da  elfi,   Ottone,  per    atteltato  di 
Romoaldo  Salernitano  (^),  afledio    quella    Città,  e  la    preic  :    Feniens  i;^-)  notnual- 
Salernum  ob fedita  cepitque  illam  expaguuns :  lono  parole  di  quello  Stori-   dus  Sater- 
co.   Ed  Ermanno    Contratto  (0   icnve   a  quell'anno.   Otto   Jmperator  "'^z""*! 
peragrata  Italia  Campaiiiam ,  Calabrofque  fit.es   cum   cxctcitu    ingreditur .  j.  y^''^^^ 
Lalciò  fcritto  Lupo  Protolpata  ('ij  lotto  quell'anno,  che  fecit  pywlium  jtal'n. 
Otho  Rex  cum  Saracenis  in  Calahri*  in  Civitate  Cotruna ,  £5?  mortai  funt  (e  Herman- 
ibi  ^uadraginta  mitlia  Poenonwi  {enorme   slargata   di    bocca)   cum   Rcgc  »»i  Contra- 
eorum,  nomine  Bulcajftmus .   Ma  quella  notizia  è  fuor  di  lìto,  conolcen-  (fhronko. 
doli,  che  appartiene  all'anno  leguentci  ed  è  anche  alterata  di  multo,  (dj   Lupus 
Così  egli  narra  all'anno  p8z.  la  morte  di  Ottone  Jl.  la  qual  pure  ac-  frctrtata 
cadde  lolamente  nel  p8}.  '^^  ^^--^'^ 

Ci  vicn  poi  dicendo  Gotifredo  da  Viterbo  (^),  che   prima  che  j,^ij^' 
Ottone  11.  tornallb  in  Italia,  ciano  qui  inforte  Ira  1  Popoli,  e    maflì-  {e]  Godefn- 
mamente  in  Roma,  vane  ledizioni.    Arrivato  ch'egli    tu  a   Roma    in  dus    vhcr- 
collera,  lenti  le  doglianze  de' Popoli,  noto  1  rei}  ed  un  giorno,  fatto  ^p^'f^l    ^^ 
un  folenne  convito,  in  cui  li  trovarono  tutti  i  Principi   e    Baroni,    e  ottone  11. 
circondato  il  luogo  dalle  lue  guaidie,  mentre  erano  fui  piìà  bello  dell' 
allegria,  intimo  il  filcnzio  a  tutti.  Quindi   ordinò,  che  lì  IcggelTe  il 
procedo  dei  delinquenti,  a  cadaun  dc'quali  immcdiatamcnie  tu  fpic- 
cato  il  capo  dal  bullo . 


F  f  f  i  ^i 


4IX  Annali    d'  Itali  a. 

Era  Volg. 

Anno  981.  ^«/  meruit ^  damnatur  ibi  pwna  capitali. 

Sanguine  Nohilium  jam  menfa  potejl  maculari. 

Otho  /ibi  capita  vult  quafi  fercla  davi . 
Humani  capitis  dum  menfa  cruore  madefcit., 
Non  minus  ante  datis  Rex  imperat  undique  ve/ci . 

(a)  sigonius  Da  Gotifredo  prcfc  queftc  notizie  il  Sigonio  (-j),  come   buona 

ile  Regno       moneta ,  c  le  inferì  nc' fuoi  Annali.  Ma  s'ha  da  tenere  per  certo,  che 
j:al.  Uh.  7.  qucfte  fon  tutte  fandonie,  almeno  per  quel   che  riguarda   Ottone  II. 
Imperadorc.  Al  piìi  al  più  potrebbe  aver  dato   motivo  a   quella   fa- 
vola Ottone  HI.  fuo  Figliuolo  per  l'operato  fuo  in  Roma:  del    che 
parleremo  a  fuo  luogo .  È  che  lo  ftefTo  Gotifredo  imbrogli  qui  i  fatti 
del  Terzo  Ottone  con  quei  del  Secondo,  fi  fcorgc  dal  dire  egli,  che 
Ottone  II.  portò  da  Benevento  il  Corpo   di   S.    Bartolomeo    Apodo- 
lo:  il  che  fappiamo  attribuito  da'piìi  vecchi  Scrittori  ad  Ottone  HI. 
tuttoché  né  pur  quefto  fufTifta.  Ora  non  parlando  alcuno  de  gli  anti- 
chi Storici  della  fopradetta  rigorofa,  anzi  orrida  giultizia,  che  avrebbe 
fatto  grande  ftrepito  nel    Mondo:    non    è    badante   a    farcela   credere 
l'autorità  di  Gotifredo,    lontano   da    quefti    tempi,   e    Scrittore   dell' 
Co)  Annali-  Anno   1190.   Abbiamo  poi  dall' .'^nnalilta  Saflbnc  W,  che  il    fuddctto 
ftasaxo.       Imperadore  celebrò  la  Fella  del  fanto   Natale  in    Salerno:    il    che    ci 
vien  fempre  più  afficurando,  che  in  quell'Anno  egli  fé  ne  impadronì 
(c)Lamher-  Colla  forza  dell'armi.   Lamberto  da  Scafnaburgo  {e)  dice,  ch'egli  fo- 
tusSchafaa-  lennizzò  effa  feda  in  Roma.   Ma   qui    non   fé   gli    può   predir   fede. 
''"hrónfcl  '"  ^^"'*  ^'■°"''^*  ^'^^  Monidero  del  Volturno  (d)  abbiamo   un    bel    Fla- 
{d)chronic.  '-'^"  tenuto  ip/o  die  Lu>t£ .,   quinto  die  intrante  Mcnfe  Decembrio.,   Indi- 
Vuliurnin-    lìione  X.  fuper  Salermtamm  Civitat:m ,  in  qua  refidibat  fupradiclum  Ini- 
feP.ii.T.  I.  peratorem  cum  fuis  Honoralibus  hojìiliter.^  Anno  Domini  DCCCCLXXXf. 
Rer,    Italie,  j^p^rii  vero  Domiti    Secundi   Ottoni   XI IH.    Cadde   appunto   in  qued' 
Anno  il  di  quinto  di  Dicembre  in  Lunedi  i  e  pero  abbiamo,  che  al- 
lora l' Imperadore  era  ad  ode  (orto  Salerno,  ed  avendolo  prefo  pijmi 
del  Natale,  quivi  dovette  celebrar  quella  Fella.   A  qucd'Anno  pari- 
mente dovrebbe  appartenere  un    Diploma  d'elfo   Gitone,   conceduto 
(el  Anùqu.  ^  •  Canonici  di  Lucca  (<■)  XIJ.  Kalendas  Januarias  ^nno  Dominici  In- 
jtalic.  Dif-  carnationis  DCCCCLXXXJl.  Indiclione  X.   Anno  Regni  Secundi   Ottonis 
firt.  6i.       XXV.  Impera  quoque  ejus  XF.  J^um  juxta  Civitatem   Salernum .    Sono 
Icorrctte  quedc  Note.  L'Anno  per  mio  avvilo  ha  da  eflere  DCCCC- 
LXXXI.  Oliando  nuiladimcno   folle   dato   nell'Anno   fudcguente,   di 
qui  apprenderemmo,  che  anche  nell'Anno  appredo  l' Imperadore   ce- 
lebrò il  Natale  del   Signore  in  Salerno:  cola  nondimeno,  ch'io  peno 
a  credere.  Né  C\  dee  tralalciare  ciò,  che  fcrive  l'Autore   della   Cro- 
{D  Chronlc.  nica  di  Cafmria  (.0,  cioè  che  nell'Anno  prcfcnte  Domnus  Otto  Impe- 
^"^trT'n  '''^""' ^'^  Romdea  egrejfus  Urbe.,  ijf  (edificata  fibi  Regali  domo  in  Campo y 
Ker.  Italie,    f'"  vocatur  de  Cedici  y  foto  ipfo  afltvo  tempore  ibi  perendinans  manfit .  Era 
quello  Luogo  nel  territorio  di   Marfi ,   ciò   apparendo  da  un    Placito 

da  me 


Annali    d*  Italia.  413 

da  me  aggiunto  alla  medcfima  Cronica,  tenuto  in  terriioìio  Marjìcano  Era  V^lg. 
in  ipfo  Campo  de  Cedici^  ubi  erat  ipfa  Cafa  Domni  Ottonis  edificatila  ubi  Ann^  981. 
refidebat  in  Placito  Giiiebertus  venerabilis  Epifcopus   (di    lìcigamo)    &c. 
Elio  Placito  fu  celebrato  Jnno  ab  Incarnatioae  Domini  nofiri  Jefu  Chrijìi 
DCCCCLXXXJ.  Anno  Imperatoris  Magni  Ottonis  Filli  quondam  Ottonis 
Imperatoris  Augufti  XIF.  die  Menfis  Augufti^  Indiilione   IX.    Aèìum   i» 
Marfi .  Adamo  Abbate  di  Cafauna  v  mie  quivi  una  lice  di  beni.  Truo- 
vatì  ancora  nella  Cronica  del  Moniltero  di  Santa  Sofia  (<»)  un  Diplo-  (*)  ^^gMl. 
ma  d'eiTo  Augufto,  impetrato  da  Gregorio  Abbate  di  quel  facro  Luo-  ^^"^^  ^"ylli 
go,  e  dato  XV.  Kalendas  Novembris  Anno  Duminicie  Incarnai io>tis  g^j. 
Imperli  vero  Domni  Secundi  Ottonis  XIV.  Indizione   X.  ASìum  in  Givi- 
tate  Beneventana  in  Palatio  Regio.  Ma  è  groiramentc  fallato  l'anno,  e 
s'ha  da  fcrlvere  Anno  DCCCCLXXXI.  Ho  detto  di  fopra,  che  il  Prin- 
cipato di  Bcnevemo  e  di  Capua,  dopo  la  morte  di  Pandolfo   Capodi- 
ferre,  fu   governato   da  Landolfo  IP'',  fuo  Figlio.  Aggiungo   ora,  che 
in  queft'anno  coli* efpullìone  d'eflb  Landolfo  JV.  Benevento  pervenne 
alle  mani  di  Pandolfo  11.  Figliuolo   di   Landolfo  JII.  cioè  di   un  Fra- 
tello del  fuddetto  Capodiferro.   Anche  Pandolfo  li.  Prmcipe  di  Saler- 
no {.b)  era  Itato  fpofieli'ato  di  quel  Principato  da  Manfone  Duca  dj  Amai-  (b1  PtrtirU 
fi,  il  quale  con  Giovanni  l.  luo    Figliuolo  il   tenne    per  due   anni.  E  '"^  tiiftoK. 
quantunque  Ottone  II.  allediafle  e  prendclle  quella  Citta ,  ficcome  ab-  ^j^'""^'   j 
biam  veduto:  pure  tanto  iapcre  ebbero,  che  rellarono  amendue  con- 
fermati in  quel  Principato. 

Anno  di  Cristo  ucccclxxxii.  Indizione  x» 
di  Benedetto  VII.   Papa  8. 
di  Ottone  li.   Imperadore   16.  e   io. 

NEL  Catalogo  del    Monirtero  Nonantolano   (0  ,  da  me   dato  alla  (e)  Antìcfu. 
luce,   viene  ferino,  che  in  quell'anno   fu  conferita  quella   iniì-  itaVu.  Dif. 
gne  Badia  a  Giovanni  Archimaiidrita  Greco,  ed  è  importante  la  not\-  f"''-  ^T- 
zia  per  imparare  a  conofccre  per  tempo   un   volpone,   che   arrivò    in 
fine  ad  occupar  la    liefla    Cattedra   di   S.    Pietro,   ficcome   vedremo  . 
S'era  quello  aftuto  Caiabrele  mirabilmente  introdotto  nella  confiden- 
za dell' Imperadricc  Teofania.,  Greca  ancb'cfla  di  Nazione.   Ed  infor- 
mino, che  buon  boccone  folle  quello   dorila   Badia    Nunantolana,   go- 
duto in  addietro  da  alcuni    Vclcovi,  valenti  cacciatoli  de  i  beni  de' 
Monaci,  l' impetrò  fecondo  i  pervertì  coftumi  d'allora  dall' Imperado- 
re .  Nella  copia  del  Diploma  da  me  veduta  e  pubblicata,  mincavala 
Data  {.d)-j  ma  é   da   oQcrvaie,   conK  fia   ivi   dipinto   quello   ipocrita.  (<1)  Atit:<f. 
Dopo  aver  detto  l' Imperadore,  che  quel  Moni llcro,  z/;  Comitatu  Mo-  t">i'"-  oij- 
tinenfe  conJìruStum^  quod  Nonantuta    vocatur  ^   Omnibus  aliis  Majus .,   ^ /""'•  °3- 
quod  olim  exernplar  bene  vivendi.,  t^  fauci  £  converfationis  fuerat  reliquis^ 
piene  jam  annullatum.^  atque  fondo  tenus  depopuiatum  iniqutrum  pravitate 

bami- 


4^4  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  hominum,  eo  quod  per  longa  curricula  annorum  era  flato  fcnta  veri  Ab- 
Anno  981.  bati,  e  non  eHl-rfi  trovalo  fra  i   Monaci  alcuno  atto  a  quel  governo, 
foggiugne .   Polìhnc  confulta  fapierUum  redaxi  ociilos  meos  ad  Ju/icos ,  In- 
ter quos  queìndam  Archimandritem  (j?  Conjecretalem  meum ,  Johannem  no- 
mite-,  reperì^  probis  morihus  ornatum  ^  ptidicum  ^  fobrium  ^  docibilem^  Gr^eca 
fcientia  non  ineruditum,  totiufque  prudenti^  ^  (^  fanclìtatis  fulgore  prxcU' 
rum.  ^<em  confilio  "virorum  iltujhium ^    Deumque  timetitium^  (^   ckclione 
Fratrum  in  jam  di&o  Mo/iajlerio  coittmancntium^  a  nojlro  cubiH^  £5?  necef- 
fariis  confiliis  ahjlrahentts^  fupra  nomina tis   Fratribus  in  Pairem  6?  Rf' 
£lorem  f^eferimus.  Olfcrvili,  come  la  Badia  Nonamohiiia  vien  chiama- 
ta la  più  Grande,  s'io  non  erro,  di  tutte  1' alue  d' Italia .  Ottima  fu 
qui  r  intenzione  deli'  Imperadore-,  ma  andindo  innanzi  fcorgeremo,  che 
fante  uomo  forte  queito  Archimandrita  Giovanni  .  Nel  Mcfe  di  Marzo 
del  corrente  anno  fi  truova  Tlmpcradore  Ottone  11.  in  Taranto,  dove 
conferma  ad  Odeirico  Vej'covo  di  Cremona  i  beni  della  fua  Chiefa.  Le 
(a)    ìhiàtm  Note  del  Diploma  fon  quelle  («) .  Datmn  XFll.  Kalendas  /Iprilii  Jn- 
Dijfert.  61.  jjo  Dominici  Incarnatioim  DCCCCLXXXII.  IndiSione  X.  Regni  Domni 
Secufidi  Ottonis  XX.  Imperli  autem  Xllll.  (  fi  dee  fcriverc  XFl.  )  Qui- 
vi ancora  egli  dimorava  Xlf^.  Calendas  Majas .,  come  fi    raccoglie   da 
(b)'  Ibidem  altro  fuo  Diploma  (b)  in  favore  di  Gio'janni  f^efcovo  di  Salerno  da  me 
Di[fert.  s-      pubblicato.  Scrive  Leone  Odienfe  (f),  che  Oaone  venit  Capuam,(^ 
^'^ÌH°        abiit  Taretìtim^  ac  MetApouttim^  £5?  deinde   Calabriam^  unde  profperc  ad 
chr'^nW.  1.  fuci  reverfus.  jinno  Domini  DCCCCLXXXlll.  iterum  magno  exercitu  con- 
taf.  IO.       gregato  cum  Saracenis  in  Calabriam  dimicaturus  defcendit ,  Ma  non   v'ha 
grande  .cfattezza   in  quelle    parole,  o    per  dir   meglio   nel   tello,   che 
abbiamo.  L-anno  è  ivi  fallato,  certo  cflendo,  che  nel  prefcnte,  e  non 
già  nel  fulTcguente  ftgui  la  battaglia,  di  cui   fcguita  elfo   Oilienfc  a 

parlare .  , 

(ò)  Rtmual-  Romoaldo  Salernitano  racconta  C'^),  che   Ottone  IL   da  Salerno 

^Zhrtvni  P"'  Brixiam  (forfè  Brutios)  (^  Lucaniam  in  Calabriam peirexit ^  l^  apud 
vJr.  iulit.'  Stylum  Calabria  oppidum  e vm  Saracenis  pugnami^  eofque  devicit ,  Rbegium 
quoque  ccpit .  Anche  Lupo  Protofpata,  liccome  abbiam  veduto  all'an- 
no precedente,  nota  che  la  battaglia  d'elio  Imperadore  co  i  Saraceni 
riulci  favorevole  a'Crillumi,  e  che  vi  rellarono  lui  campo  quaranta 
mila  Mori:  nel  che,  ficcome  dilfi,  ognun  vede  ch'egli  apri  di  troppo 
la  bocca.  Ma  s'ingannarono  quelli  ed  altri  Autori  non  meno  nel  fatto, 
che  nel  tempo.  Non  fi  può  [laccare  dall'anno  prefente  il  fatto  d'ar- 
mi, iucceduto  fra  Ottone  Augullo,  e  i  Mori-,  ed  in  quello  non  re  (lo 
,  V  _,.  vincit(;rc,  ma  vinto  l'imperador  d'Occidente.    Abbiamo   da   Ditma- 

S  3  "''■  ro  (0,  da  Ermanno  Contratto  (/"),  da  Epidanno  U),  dall'  Annalilla 
{i)Hirman-  Saffone  (A),  da  altri  il  vero  racconto  di  queito  infelice  avvenimento. 
nui  contra-  Incorno  a  che  è  da  fapcre,  che  i  Greci  Augulli  Bijilio  e  Coftantino., 
fVZj'"'-  d«  che  penetrarono  l'intenzione  dell' Imperadore  Ottone  IL  di  voler 
nus  inchr.  allalire  gli  Stati  da  loro  poflTcduti  in  Puglia  e  Cah.brw,  gli  Ipedirono 
(h)  yinHali-  Ambjrci:itori  per  dillornarlo  da  si  fatta  imprela.  A  nulla  avendo  fer- 
fia  Sax»,      y,,^  j^,  j^j.^,  clonazioni  e  preghiere,   fi   rivollero   per   aiuto   a  1  Mori 

di  Si- 


Annali    d'  Italia.  41  f  ' 

di  Sicilia  e  d'Affrica,  promettendo  loro  buon  foldo  e  rcgili .  A  que-  Era  Volg. 
fto  invito  fi  leccarono  le  dita  i  Saraceni,  di  nulla  più  vogliofi  che  di  '^'"*°  9^1. 
poter  mettere  liberamente  il  piede  nella  Calabria:  fé  pure  la  guerra 
di  Ottone  non  fu  ancora  contra  di  loro,  come  pofledenti  qualche  Città 
o  Fortezza  in  q^uelle  parti .  Pertanto  raunata  una  poflente  F'iotta  na- 
vale, accorfero  a  foltenere  gì'  intercffi  de' Greci,  e  fors' anche  i  lor 
proprj  .  Avea  l'Imperador  Ottone  anch'cgli  un  gagliardo  clcrcito  de' 
fuoi  SafToni,  accrefciuto  da  un  buon  rinforzo  di  Bavarefi  ed  Aleman- 
ni. In  peribna  era  venuto  Ottone  Duca  di  Baviera  e  di  Svevia,  Figliuo- 
lo del  già  Litolfo  fuo  Fratello,  a  militar  fotto  il  di  lui  comando.  Ol- 
tre a  ciò  concori'ero  alla  di  lui  Armata  i  Beneventani,  Capuani,  Sa- 
lernitani, ed  altri  Popoli  dell'Italia.  La  fua  prima  imprefa  fu  l'alTe- 
dio  di  Taranto,  Città  difefa  e  tenuta  da  i  Greci,  eamque  ^  come  dice 
Ditmaro,  viìiliter  in  parvo  tempore  oppugnatam  devicit .  Proi'egui  il  viag- 
gio in  Calabria  per  azzuffarfi  co  i  IVlori.  A  tutta  prima  li  rftife  in 
fuga,  ed  obbligò  a  ritirarfi  in  una  Città.  Ufciti  poi  coiloro  con  bella 
ordinanza  in  campo,  fi  attaccò  la  crudele  battaglia.  Gran  macello  fe- 
cero i  Cnftiani  di  quegl' Infedeli,  sbaragliarono  i  loro  fquadroni,  fe- 
cero fuggire  l  reftanti  Ma  mentre  i  Criftiani  sbandati  fon  dietro  a 
raccogliere  le  fpoglie  del  campo,,  eccoti  a  mio  credere  comparir  di 
nuovo  raccolti  e  fchierati  i  Saraceni,  che  fenzi  trovare  refillenza,  mi- 
fero  a  fil  di  fpada  quanti  dc'Criltiani  vennero  loro  alle  manine  refta- 
rono  padroni  del  medefimo  campo.  Perirono  in  quell'infelice  conflit- 
to non  già  il  fuddetto  Ottone  Duca  di  Alemagna  e  di  Baviera,  come 
vuole  il  Sigonio,  perch'cgli  tornò  in  Germania,  e  quivi  mancò  di 
vita  nel  prel'ente  annoj  ma  bensì  ^irrigo  f^efcovo  d' Augnila,  Vernerò 
Abbate  di  Fulda,  ficcome  ancora  per  atteftato  di  Leone  Oftienfe,  Lan- 
dolfo^ Principe  di  Benevento  e  di  Capua  ,  con  Jtenolfo  Marchefe  (  forfè 
di  Camerino)  fuo  Fratello,  ed  altri  Principi,  Vefcovi,  e  Conti.  Altri 
ancora  rclbrono  prigioni  e  convenne  loro  rifcattarfi  con  gran  fomma 
d'oro,  ^orum  unus  (fcrive  Epidanno)  erat  Fertellenfis  Epifcopus ^  car- 
cere dia.  muceratus  apud  Jlexandriam  d'  Egitto  .  Le  memorie  della  Chiefa 
di  Vercelli  prclso  l'Ughelli  (0  portano,  che  circa  quelli  tempi  Pietro- (i)  u^hell. 
II.  Velcovo  di  quella  Chiefa  andò  per  fua  divozione  a  i  Luoghi  fanti  itti.  Sacr. 
d'Oriente  e  fu  prelb  e  tenuto  gran  tempo  in  prigione.  Tornato  pò-  T"":  .''^■ 
icia  a  VLfcelli,  dopo  la  morte  fu  aggregato  al  catalogo  de' Beati .  Ma  'vnclìunì' 
s'egli  per  disavventura,,  fecondo  gli  abufi  de' Secoli  barbari,  foffe  ito 
alla  guerra,  e  fra  i  combattenti  aveffe  voluto  far  di  prode  (il  che  non 
fi  può  ora  chiarire)  non  farebbe  un  tal  Santo  approvato  dalla  Chiefa 
di  Dio.  Succedette  quefla  campale  sfortunata  battaglia,  fecondo  Ditma- 
ro Ili.  Idus  Julii^  e  fenza  fallo  in  quefl' anno,  come  s' ha  da  i  fuddetti 
Scrittori . 

Indarno  pretende  il  P.  Gattola(/^),  che  Landolfo  //^..Principe  di  (b)  CatfU 
Benevento  foflc  tuttavia   vivente   nel  Novembre  dell'  anno   prefcnte  ,  «'/*•  Mona- 
c  che  perciò  lì  debba  trasferire  la  battaglia  fuddetta,  in  cui  egli  pe-  fl"'-^<'fi~ 
ri,  all'anno  fcguente  .   Dee  patire  qualche  difetto  il   Diploma  da  lui  "'*'' 

addt)t- 


4T($  Annali     d'  Italia. 

Er*  Volg.  addotto  ,  ed  eflo  apparterrà  all'anno  precedente,  potendofi  raccogliere 
Anno  981.  Ja  i    Documenti   da   me    pubblicati   nella    Cronica   del    Monillcro   di 
(t)  chrentc.  Volturno  (^),   che  Landenolfo  fuo  Fratello,  dopo  il  Luglio  dell'anno 
p   n\  I   prefcnte  cominciò  a  reggere  il  Ducato  di  Bc^nevento,  e  che  per  con- 
dir. Italie,    fcguentc  era  mancato  di  vita  Landolfo  IF.  Scriire  il  Sigonio  {b)<,  che 
(b>  sigonius  i  domani  e  Beneventani  tenendo  davanti  a  gli  occhi  le  crudeltà  clcr- 
^  ^'i"'       citate  in  Roma  da  Ottone    li.  fui  principio  di  quel  fatto  d'armi,  de- 
'^'*    '  ^'  camparono,  lalciando  colla  lor  ritirata  clpofto  il  rimanente   dell' cfer- 
cito  Cefareo  alla  disgrazia,  che  da  lì  a   poco  avvenne}    laonde   nell' 
anno  feguente  Gitone  sfogò  la  Tua  collera   contro  di    Benevento   con 
aflcdiarlo,  prenderlo,  diroccarlo,  e  trafportarne  il  Corpo  di  S.  Barto- 
lomeo. Ma  il  Sigonio  troppo  incautamente  feguitò  qui  Gotifredo  da 
(e)  Goxìfre-  Viterbo  C*^)  parlante   della  crudeltà  di   Ottone,  della   prcla  di    Bcne- 
iieni  '?»'     vento,  e  dell' afportamento  del  facro    Corpo   fuddetto:    che   fon  tutte 
Panth.         fole  mancanti  affatto  di  verità.  "Se   Landolfo   IV.    Principe  di   Bene- 
vento lafciò  la  vira  in   quella  funefta  battaglia:  come  fi   può  credere, 
che  i  fuoi   r  abbandonalTero  ?    .Anzi   Ottone   confcrvò  la   fua  grazia  a 
quella  Città,  contentandoli,  che  ^lo*r»  Madre  d'elfo    Landolfo  go- 
vernane da  li  innanzi   quel  Ducato  unitamente  con  Landenolfo  altro  di 
lei  Figliuolo,  i  Diplomi  de' quali   cominciano  a  comparir  da  qui  in- 
nanzi.   Ora  tornando  sW  Imperadore  Ottone  IL  da  che  egli  vide  sbara- 
gliato, e  la  maggior  parte  tagliato  a  pezzi  da  i  Saraceni  l'efercito  fuo, 
(d)  Dìtrrmr.  ccrcò  fcampo  dalla  parte  del  mare  (^),  e  adocchiata  una  Galea,  o  fia 
in  chr.  l.  3.  grofla  Nave  di  Greci,  venuta  a  raccogliere  i  tributi  in  Calabria,  fpin- 
fe  il  cavallo  nell'acqua,   e  fu  da  un   foldato   Schiavonc,  che  il  rico- 
nobbe, introdotto  in  eflfa.   Datofi   anche  a  conofcere  fegretamente  al 
Capitan  della  Nave,  il  pregò  ed  ottenne,  che  gli  lafciaiie  fpedire  un 
MelTo  all' Imperadrice  Teofania^  perch'clla  m.inderebbe    montagne   di 
danaro  e  di  regali  per  rifcattarlo.    Stava   effa    Augulla   nella   Città   di 
RolTano,   Patria  di  quel  Giovanni  Archimandriti,  che  abbiam  già  ve- 
duto divenuto    Abbate  di    Nonantola.    E  ben   infirmata   di    quel  che 
avefle  ad  operare,  allorché  comparve  la    Nave   Greca,   fece   ufcir   di 
Roffano  una  gran  frotta  di    giumenti   tutti   carichi   di    lomc,   credute 
piene  d'oro  e  di  regali  prcziofi .   In  alcune  barchette,  dove  erano  de 
i  bravi  foldati  vciliti  da  marinari,  s'accodò  alla  njve  Greca  Teederico 
Vtfcovo  di  Metz,  per  conchiudcrc  il  negozio  e  il  cambio.  Condotto 
fulla  proda   rAugullo   Ottone,   allorché    fi  trovò   alla   villa   de'luoi, 
fidandofi  del  fuo  ben  faper  nuotar,  fpiccò  un  falto,  e  Imciolfi  in  ma- 
re, e  perché  volle  ritenerlo  per  la  vede  uno  de' Greci,    fi  guadagnò 
da  uno  de""  Soldati  Tedefchi  una  (loccnta,  che  il  f:;ce   cadere  mdiciro, 
e  mife  fpavento  a  tutti  gli  altri,  in  guifa  che  1' Imperadore  nuotando, 
e  feguitato  dalle  barchette  de' ("noi,  arrivò  in  falvo  al  lido.  Rimadi  i 
(«)  Arnulf.  Greci  nuti  confufi,  fé  n'andarono  con   Dio,  altro  non  portando  fcco, 
Hjjior.   Ut-  che  un  rimprovero   alla   lor   balordaggine.    Arnolfo  'Storico   Milanefe 
Tlm"7r       '^^^  Secolo  fufTeguente  vuole,  W  che  i  Greci  rcftalTero  in  altra  giiifa 
Rer.  Italie,    burlati.  Cioè  inoltrò  Ottone  di  voler  fcco  la  Moglie   colle   fuc   Djì- 

migcl- 


Annali     d'  Italia.  ^17 

migellc,  aflìcurando,  che  porteiebbono  un' immenfa  fomma  d'oro   e  Era  Vole 
d'argento  con  loro:  (*)  ^mmjue  foret permij/'um^  viros  adolefcentes  mu-  Anno  982". 
Uebriter  fuperindittos ,  fubtus   autem  accin&os   mucronibus  cautiffime   vciire 
mandavit .  Ubi  vero  ingrejji  funt  navem^  illico   irruentes  ìh  hojies  ^   eva^i- 
natii  enftbui ,  iridi fferenter  quofqut  trucidant .  Interim  faltu  per  cito  prof:l:ens        /' 
Jmperator  in  pcbgus ,  nataado  evafit  ad  litrus  li  ber  £5?  Itetus .  linde  terre- 
facli  traufii-eruHt  hojìes  old  propria .  L'Anonimo  Scritcore  della  Cronica 
della  Novaleù  («),  anch' egli  parla  di  quello  fatto  con  alcun' altra  cir-  '^\  f-/.^    ■ 
collanza.    Giunto  pofcia  1' Auguito  Ottone  a  Capua,   per  attcllato  di  Kcvaiiafnfl 
Leone  Olii jnfc  (b)  ^  firmavit  Principatum  relicìce  Pandulfi  (Czpodifcrro)  f-  i'- T.  t. 
Principis  Jloaria ^  i^  Filio  ejus  Landemlfo :  dal   che  (1  può    fcorgerc  ,  ^"'-  '"'^'^• 
chi  folle  nconoi'ciut3  allura  per  Sovrano  di  quegli   Stati.   Abbiamo  in  ^n^    ^'/l^' 
quefh  tempi  la  fondazione  del  nobile  Moniftcro   di  S.    Giorgio   nella  lib!' \.  d^o. 
Città  di  Venezia,  data  alla  luce  dall' Ugheili  (0.  Vedefi  fcritto  quello  (g\  ^^^^n 
Strumento  y^mo  ah  Incarnai.  Rtdemptoris  nofiri  DCCCCLXXXII.  Ini-  Ual.  sLr. 
perantibus  Dominis  Fa/ilio  (^  Conftantino  Fratribus  populo  Romano  (quc-  "^o"»-  ^'• 
Iti  ed  altri  fimili  sbagli  fon  frequenti  nell' Italia  Sacra.)  Qui  s'ha  da  '"  ^''."''■ 
fcriverc,  come  risulta  dalla  Cronica  del  Dandolo  (<0    Fratribus,  Filiis  f^^'^^^Ùul 
quondam  Romani  Imperatorìs   viagnis  ^  pacificis  Imperatoribus ,  ^««0  au-  in  chtonic.  ' 
tem  Imperli  eorum  poli  obitum  Johannis  Cimijìei  (lai vi    Zirniski)    Unde-  '^o'"-  -^^^• 
c:?}iO  dic  XX.  Decembris,  IndtElione  XI.  RiiouUi .  Ap^-cna  ritornato  dalla  ^"''  ■"*'''• 
batta4l:a  di  Calabria  lano  e  talvo  in  Germania  il  lopra  mentovato  Ot- 
tone Duca  di  Baviera,   quivi  diede  fine  alla  fua  vita.    Jl  Ducato  dell' 
Alemagna,  o  iìa  della  Suevja  toccò  a    Corrado   (0,    e  quel   della  Ba-  (e)  jinnali- 
viera  nell'anno  feguente  ad  Arrigo  Figliuolo  di  Bertoldo,  elTcndo  tut-  ^^^  ^'^'^'^ 
tavia  in  prigione  il  già  depolto  Arrigo.,  Cugino  germmo  di  Ottone  JL  "j^amìlnT 
Augulto.  Mancò  di  vita  m  quell'anno  Giovanni  Duca  di  Napoli,  per  ¥.fìfi.  v. 
quanto  s'ha  da  S.   Pier  Damiano  iS) .  cap.  13. 

Anno  di  Cristo  dcccclxxxiii.    Indizione  xi. 
di  Giovanni  XIV.  Papa    i. 
di  Ottone  111.  Ke  di  Germania  e  d'Italia  i. 


TEnuto  fu  nell'anno  prefente  un  riguardevol  Placito  in  Roma,  da 
me  già  dato  alla  luce  {g)  Anno  Pontificatus  Dormi  Benedici  funi-  {■^  Anùnui 
mi  Pontifici  i^  univerfalis  Papa  FU.  Anuo  Filli,  five   Domito   Ottone  tat.  Italie. 
Tom.  F.  G  g  g  11.  Ma-      ■»#'■'•  7- 

(*)  ed  effendo  fiato  permeffò ,  comandò ,  che  con  ogni  maggior  cautela  ve- 
nijl'ero  uomini  giovani  veftiti  da  donna  al  di  fcpra.,  fotio  foi  armati  di 
pugnali.  Come  poi  entr-ati  furono  nella  Nave.^  Jubiio  aj/inta.ido  i  netntci, 
/guantate  le  Jpade  tutti  trucidano  indifferentemente .  Intun.o  con  veloce 
fallo  gettandoji  C  Imperadore  in  mare.,  nuotando  arrivò  al  lido  likiOyC 
lieto .  Onde  Jpaventad  ì  nemici  pa£'aro»«  al  loro , 


4i8  Annali     d'  Italia. 

Era    Volg.  //.  Magne  Imperatore  fua  Ctronationìs  ^uintodecimo  Anno^  fed  £<f  huJHS 
Anno  983.  jpfUìs  Menfis ^  [ttdiBione  XI.  In  vere  di  ^uintudecimo  avrebbe   ija   ef- 
ferc  \crmo  Sextodecimo ^  fc  pur  qui  fi  parla",  come  s'avrebbe  a  parla- 
re, della    Cor^naziortc    Rom-Tia.    Il    luoj^o   del    Placito  fu  in  Baftlica 
beati  Prtri  Jpo^olorum  Principis  intra  FJofpit<tIe^  in  eo  uftialis  e  fi  nominati 
Papié  dormiendum.  Prefedeva  il   Ponrcfice  Benedetto  con  varj   Vcicovi, 
Abbati,  ed  Ufiziali  della  Chiefa  Romana,  coli' intervento  ò\  Giribertù 
Fefc4)V9  di  Tortona,  e  di  Pietro  Fei'covo  di  Pavia;  is  enim  ambobus  (co- 
me tcrive  q'ieiri^ionnte  Notaio)  per  confenfu  Pontifici^  ac  jiijjione  Im- 
ferafona^  cura  audiendi  veritatem  eo  mìjfi  funt .,    ftante   1' cllere   il  Mo- 
nderò di  Siib^aco.  litigante   con  quel  della  Cava,  fotto  la    protezion 
dell' Imperadorc.  Fu  ivi  fcntenziato  in  favore  de' Monici  di  Subiaco. 
(a")    Vita  S.  Taranto  abbiamo  da   Sierberto    (t) ,   che   trovindofi   tutti  i  Baroni    di 
Jldalhfrti      Q^rmania  e  d'Italia   afflitti  e  coftemati    per  la  rotta   loro  data    da   i 
'sMnIfor'.  ad  Greci,  e  Saraceni  in  Calabria,  (*)  fola  fmperatrix  {Tìmphania)  femi- 
diem  i3.      ttea  y  Gr^ca  levitate  infultabat  eis^  quod  ab  exercitu  fu<e  N attorni  -uim 
Apniis.        gp„i  Romani:  ac  per  hoc  coepit    Primatibus  exofa   haberi .    All'  incontro 
i'Auzufto  Ottone  non  capiva  in  sé  Ih-fTo  per  la  rabbia  e  pel  difpctto 
del  danno  ed  affronto  recatogli  da  i  fuddetti  fuoi  nemici,  ed  altro  non 
(b)  ohmar.  ruminava,  che  le   maniere  di   farne  una  fonora  vendetta  {b)  .    Venne 
inchrtnico.  j^nquc  a  Verona  con  penfiero  di  mctfer  infìemc  un  piìi  poderofo  eter- 
cito.  A  quefto  fine  intimò  una  D'età  Generale  della  Gcrmatiia  e  deli* 
Italia,   in  effa  Città  di  Verona.  Nel  torto  di  Dicmaro  d  legge,  che 
jfmo  Dominici  Incamationis  DCCCCLXXFIlf.  Imperator  Feronx  Pia- 
cìtum  hahiiit.   Ma  fi  dee  fcrivere    DCCCCLXXXlil.   Cosi   ancora   ha 
*  (c\  jin»aìì    l'Annalirta  SafTone,  (0  che  fedelmente  va  copiando  Ditraaro.  In  efia 
fillaxo  a-  Difta   Filius   fmperatoris   (cioè   Ottone   III.   fanciullo  m  età  di   circa 
fud  Eccard.  quattro  anni  )  ab  omnibus  in  Dominiim  eli^itur .   Ma  perciocché  egli  non 
ricevette  allora  la  Corona  del  Rc^no  d'Italia,  però  Ci  truovano  molti 
Atti  pubblici  da  li  innanzi  fenza  il  fuo  nome.  Fu  in  quella  occafione, 
che  fi  fecero  e  pubblicarono   le    Leggi  di   Ottone    II.   aggiunte   alle 
Longobardiche:  giacche  continuava  il  coftume,  che  i  Re  e  gi'Impc- 
radori  non  promulgavano  Leggi  fenza  faputa  e  confcntimcnto  de   gli 
(àMiret       Stati.    Dalla  Prefazione  d*  efle  .abbiamo  (d)   che   intervenne  a  quella 
ìLgolard.    Dieta  cum  omnibus  Itali<f  Procerihtis   anche  Corrado  Re  di   B.irgogna  , 
P.  II.  r.  ;.  Zio  materno  d'elfo  Ottone  II.  Augufto,  chiamato,  come  ft  può  cre- 
Kcr.  Italie,  j^^^^  affinchè  egli  pure  contribuilfG  foccorfi  per  la  gran  guerra,  che 
fi  meditava  di  fare  centra  de' Greci  e  Saraceni.  Strane  ben  compari- 
fcono  quelle  Leggi  a  gli  occhi  noftri  oggidì,  e  s' hanno  con  tutta  ra- 
gion di  riprovare;  ma  in  quc'SecoJi    d'ignoranza  e  di   barbarie  fem- 
brarona  non  fole  giuftc,  ma  neccflaric.  Secondo  le  precedenti  Leggi 

qua- 

(*)  la  fola  Imperadrice  {Teofania')  con  h?^ierezza  feminile  e  Greca  inful- 
tava  loro ,  perchè  dall'  efercito  di  fua  Nazione  erano  flati  vinti  i  Ro- 
mani :  e  per  quejlo  cominciò  ad  ejfere  odiata  da^  Primati . 


Annali    d'  Italia.  419 

qualora  veniva  prodotto  qualche  Strumenio  o  TelUmcnto  comprovar!-  Era  Volg. 
te  l'acquifto  di  Beni,  fé  mai  da  contrarj  litiganti  veniva  rigettato  co-  Anno  983. 
me  falfo,  ballava,  che  chi  l'allegava  in  fuo  favore,  giurafte,  toccati 
i  fanti  Vangeli,  che  cfTo  Strumento  era  legittimo  e  vero,  per  otte- 
ner toflo  fentenza  favorevole  da  i  Giudici:  tanra  era  la  venerazione, 
che  fi  aveva  al  Giuramento.  Ma  in  pratica  fé  ne  provavano  dc'pcflì- 
mi  effetti.  Abbondavano- in  que' tempi  i  Falfarj,  che  imbro-^liano  an- 
che oggidì  il  criterio  de  gli  Eruditi  con  certe  Carte  e  Diplomi,  che 
reftano  ne  gli  Archivj.  Abbondavano  del  pari  le  perfone  di  buono 
ftomaco,  alle  quali  nulla  coftava  il  prendere  un  giuramento  fallo  . 
Maflìccio  dunque  era  il  difordine  in  pregiudizio  de'  giulli  acquirenti 
o  pofleffbri  di  beni.  Fin  l'anno  961.  ad  OttOrje  l.  Augufto  ne  fu  frftto 
richiamo  da  i  Principi  d' Italia  nel  Concilio  Romano .  Per  configlia 
d'elTo  Ottone,  e  del  Papa  fé  ne  differì  il  rimedio  al  Concilio,  che 
fi  celebrò  nel  96J.  in  Ravenna.  Ma  ne  pur  ivi  fi  venne  a  ril'oluzione 
alcuna,  ci;  quorumclam  Principum  abfentia/n  :  tanto  è  vero  ciò,  eh'  io 
diceva  del  ncccffano  lor  confcnfo  per  le  Leggi.  Nella  Dieta  dunque, 
tenuta  in  quell'anno  in  Verona,  fi  rimediò  ad  un  tale  fconcerto,  ma  con 
un  rimedio  pcggior  del  male.  Cioè  fu  determinato,  che  fé  taluno  «ccu- 
faffe altrui  di  Carte,  titoli,  o  Giuramenti  filfi,  {i  decidefle  la  controver- 
fia  col  Duello;  fcnza  badare,  che  il  Duello  è  un  tentar  Dio,  ed  un 
mezzo  fproporzionato  ed  mfedele  per  ifcoprir  la  verità  delle  cole,  e 
che  fi  dava  a  i  più  forti  il  comodo  di  occupar  facilmente  le  follan- 
te de  i  men  forti.  Ma  non  le  conofcevano  allora  quelle  verità,  quan- 
tunque alla  ileffa  Dieta  non  mancaffe  un  gran  numero  di  Vcfcovi  ed 
Abbati  :  per  la  perfuafione,  in  cui  erano,  che  Dio,  come  protet- 
tore della  verità  e  dell' innocenza,  la  dichiarafle  nel  Duello,  chiamato 
perciò  Giudizio  di  Dio. 

Il  tempo  della  Dieta  di  Verona  dovrebbe  effere  (lato  il  Giugno 
dell'anno  prefente,  giacché  un  Diploma  di  Ottone  II.  Augufto  in  fa- 
vore della  Chicfa  di  Liegi,  rapportato  dal  Padre  Marrenc  CO,  e  dato  (^)  ^Aru- 
XFIl.  Kalendas  Julii,  Anno  Dominici  Incarnar  ioni  s  DCCCCLXXXIll.  "^J'',''- 
IndiElione  XI.  Anno  vero  Regni  Secundi  Ottonis  XXV.  Imperii  autcm  X?'.  jom.  i. 
AEliim  Feronx .  L'anno  dell'Imperio  ha  da  efifre  il  XVI.  l'anno   del 
Regno  non  so  come  poffa  edere  il  XXV.  E  ne   dubiterò,  finche  mi 
fi  moftri  un'Epoca,  da  me  non  conofciura   finqui,   ed   anche    ignota 
al  chiariffimo  Padre  Don  Gotifredo  Abbate   Gotwicenfe  {b).,   che  olii-  Oà)  chronìc. 
gcntcmente    tratta  delle   Epoche  de  gli    Auguiti   Tcdcfchi .    Vero  è  Gotwutnft 
nondimeno,  che  di  fopra  ne  abbiam  veduto  du^"  altri    fimiii   efempli  .  ^'^  '•^'*-i- 
Ci  farà  un'altro  Diploma  intendere,  dove   paflaff:  rLnpenulorc  Ot-  ''  ^' 
tono  dopo  la  Dieta  di  Verona.  Qiicfto  è    cnnfcim.torio  de' beni   del 
Moniftero  di  Santa  Maria  in  Palatiolo  di  Ravenna  (O1  e  con  tale  au-  (0   Sullar. 
torità  formato,  che  abballanza   indica   il  domuuo  d'  effo    Auj^ulto   in  cijincnft 
quella  Città.  I'\i  cffo  dato  Pridie  Idus  Juin.,  Anno  Dominici  Incarna-  ^\\J' ^^"^' 
tionis  DCCCCLXXXIll.  Indizione  XI.  Kcgm  ve.  0  Dornnt    Secundi  Ot- 
tonis XXVI.  Impera  quoque  ejus  XV IL  (clic  eUcie  XV J.)  ,i£lum  Ra- 

O  g  g  i  venttit 


410  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  venna .  Ma  prima  di  congedarfi  da  Verona,  fvegliò  1'  Augufto  Otco- 
AsNo  983.  ne  jj-  \  penfieri  fdegnofl  centra  de'  Veneziani  a  cagion  dell'  uccifione 
,  ,  ^^^  del  loro  Doge  Pietro  Candiano ,  Attefta  nondimeno  il  Dandolo  (^)  , 
m  chr'onco  chc  avendo  fpedico  Tribuno  Iremmo  Doge  alcuni  Ambafciatori  a  Ve- 
X.  xu.  Rer.  rona  in  quelt'  anno,  il  placò,  e  ne  riportò  h  conferma  de  i  patti.  Ho 
lulk.  jo  dajo  alla  luce  (^)  il  Diploma  d'cflì   Patti,  fatto  dallo  lledb  Augu- 

{oì  Pi(na      j^^  ^j  ^(j-^  Tribuno  Doge,  dove  fon  dilUnte  le   Terre    fottopofte  al 
fjt.  11^.      Doge  di  Venezia  da  quelle  del  Regno  d  Italia  .    Menta  oliervazione 
il  dirfi  da  eflb  Iraperadore:  Hi  funt  ex  noflro  fcilicet   Jure:    Papienfes^ 
Mediolanenfes  ^  Cremonenfes  ^  Ferrarienfes  ^  Ravennates  ^  Comucknjes  ^  /ìri- 
minenfes ,  Pifaurienfes  ^  Cefenatenfes^  Fanenfes  ^  Senogallienfes  ^  Anconenfes^ 
Humanenfes  ^  Firmenfes,  6?  Pinnenfes^    Feronenjes^   Gtivellenfes^    Ficenti- 
nenfes^    Monte filicenfes,    Paduanenfès,    Tervifianenfes  ^    Cenetenfes ,    Foroju- 
Jie.ifeSy  Iftrienfes^  £5?  citn6it  in  noflro  Italico  Regno.  Poi    leguita   ad   an- 
noverare i  Popoli  dipendenti  dal  Doge  di  Venezia.  E  perciocché  egli 
non  diflingue  punto  dal  reltq  delle  Cittì  del  Regno  Ravenna^  Ferra- 
ra^ Comacchio  (^c.  fcgno  è,  ch'erano  in  quelli  tempi  incorporate   nel 
Regno  d'Italia,  né  fullìfterc,  che  Ottone   I.   Augnilo  avcfle   rellitui- 
10  T  Efarcato  a' Papi,  ed  aver' egli  perciò  fabbricato   il    Palazzo   Re- 
gale prcfTo  a  Ravenna,  come  in    Luogo   di   fuo   dominio,   come    s'è 
veduto  di  fopra.  Ma  non  andò  molto,  che  i  Caloprini   ed  altri  No- 
bili Veneti,  nemici  de'Morofini,  fi  portarono  a^  Verona,  ed  infinua- 
rono  ad  Ottone  Augullo  la  maniera  di  foctomcttcrc   Venezia  all'Im- 
perio fuo,  con  efihirgli  anche  Srefino   Caloprino  una  buona  fomma 
d'oro,  le  il    dichiarava   pofcia  Doge.    Di   più    non  ci    volle,   perche 
r  Impcradore,  pieno  di    mal    talento   contra  chiunque  era  amico  de' 
Greci  Augufti,  vicrafTe  con  pubblico  bando  a  tutte  le  Terre  del  fuo 
Imperio  e  Regno  di  portar  da  li  innanzi  vettovaglie  a  Venezia,  e  a' 
Veneziani  di  rnetter  piede  nelle   Terre   dell'Imperio.    Il   popolo   an- 
cora di  Capodargerc  fi  ribellò  ad  eflì  V^eneziani,  e  fi  diede  all' Impc- 
radore,  con  riconofccre  da  lui  Loreo  ed  altri  fiti .  In  oltre  il  Velco- 
vo  di  Belluno  occupò  varj  Beni  del  Veneto  dominio.  Allora  fu,  che 
TriLuno  Doge  kce  dirupar  le  cafe  di  tutti  que' Cittadini,  che  erano  ri- 
corfi  all' Imperadore,  e  mettere  in  prigione  le  Moglie  i  Figliuoli  lo- 
ro. Male  e  peggio  farebbe  andata  per  gli  Veneziani,   fé    non   fucce- 
deva  colla  morte  di  Ottone  un  gran  cambiamento  di  cole.  Ma  avanti 
di  narrar  quella  morte,  conviene  accennare,  che  eflo  Imperadore  an- 
dò Prima  a  Pavia,  dove  IX.  Kalendas   Septembris  prope   Fluvium  pci- 
(c)  chrtmc.  num  diede  un  Diploma  al  Moni  Itero  di  Volturno  {e) ,  Di  là  pafsò  ne' 
Yulturntnf.   Principati  di  Benevento  e  Capua.  L'Autore  della  Cronica  di  Cafau- 
p.  n.  Te.  i.  ^ja  fcrive  (<^),  che  Anno  ab  Incarnatione  Domini  DCCCCLXXXIll.  In- 
m'chltnu.  fit^'O""  ^l-  ?«"^»    Domnus  Otto    Secundus   Imperator   in   Apuliam  proft-^ 
Cajauritn.     ^us .,  ^  Ottone  Filio  fuo  coronato  (ma  non  sì  predo)  apud  Farim  {c\oè 
p.  ;/.T9.  i/.  B.,ri)  Civitatem   maneret^   Johannes   Pimienfis   Epifcopus   i3c.    Ma   forfè 
«rr.    UaVu.  ^■,)^^  dell'errore.  Veggafi  il  Giudicato  nelle  Giunte  alla  Cronica  fud- 
detta.  Ci  fomminiftra  ancora  la  Cronica  del  Volturno  due  altri    Di- 
plomi 


Annali     d'  Italia.  4x1 

plomi  del  medtfimo  Augufto  in  favore  di  quel    Moniftero,   amendue  E»  a  V0I5. 
dati   //.  Iduarum    Novembrium   Anno  Dominile   Incarnationis   DCCCC-  Anno  983. 
LXXXlll.    Indmione   XI.    Rei^ni   vero    Domni   Secundi   Ottonis   XXFl. 
Imperli  quoque  ejus  XFl.  A£lum  Capua .  Ma  forfè  quelli   fon  da   rife- 
rire all'anno  precedente.   Ancor  qui  abbiamo  l'anno  XXVI.  del  Re- 
gno.   Ne  gli  originali  talmente  farà    (lato  fcritto   XXI II.    che  i  Co- 
pi (fi  l'abbiano,  lìccomc  é  facile  prefo  per  XXVi.    Vcggonfi  in  effa 
Cronica  Volturnenfe   altri    Diplomi,   che   fervono  alla  correzione   di 
quelli  medefimi  Documenti.    Anzi  il  Cardinal   Baronio   (<»)   riferendo  ^^\  s^rtn. 
quello  Ilcflo  Diploma,  legge  Anno  XXIII.  in  ^nnal. 

Ora  tutti  quelli    movimenti  di   Ottone   II.    Augullo  erano   per  Scelefiaft. 
unire  un  formidabil'efcrcito  da  condurre   fpezialmente   contra  de' Sa- 
raceni.  Penfava  infino  d'andarli  a  trovare   in  Sicilia.  Dìfponens  ( icrive 
Arnolfo  Milancfe  (.0)  ^equoreas   undas  fotejìatlve  cum   omni  transmeare  (b)  jiraulf. 
Italia^  per  utiiverfum  Regnum  dilatai  militandl  prxceptum  .    Altrettanto  ^iiàioian. 
abbiamo  da  Leone  Oltitnfe  (0-  E  lo  Scorico  Epidanno  (,d)  aggiugne  /<-Viro^' 
uria  diceria  del    volgo,  cioè  ch'egli  intendeva  di  fare   un  ponte  fuUo  oftnnfn  in- 
Stretto  della   Sicilia,    per   palfarc    in   qucU'lfola,   come   altrove   fece  chron.    IH. 
Dario  (vuol  dire   Serfe)  Re  di  Perfia  per  portare  la  guerra  in   Gre-  ^-  '■  9\ 
eia.   Ma  venuto  cflb   Impcradorc  a  Roma  fui  principio  di  Dicembre,  j     ^'^'V 
quivi  infermatoli  (chi  immagina  per  altiizion  d  animo,  e  chi  per  fé-  chrtnifo. 
rita  mal  curata)  diede  fine  a  i  fuoi  giorni.  Abbiamo  da  Ditmaro  (0,  (e)  ritmar. 
ch'egli   fentendo   avvicinarli  il    fuo    fine,   fece   quattro   parti   del   fuo  '"   c^r»»;<^ 
Infero }  la  prima   per  le   Chicfc;    la  feconda  a  1  Poveri  j   la  terza  a        ^■ 
Matilda  fua  Sorella,   BadclTa   piiflìma  di    Quidelinburg,  e  la   quarta  a 
gii  afflitti  fuoi  Cortigiani  .  FaSiaque  latialiter  (cioè  in    Lingua  Latina 
o  Romana)  confejfione  coram  ApofloUco.,  deterifque  Coepifcopis  aique  Pres- 
byteris.,  acceptaque  ab  eis  optata  rcmijfiune .,  FU.  Idus   Decembris   ex  hac 
luce  fubtraSlus  f/,  terr^que  commendatiis.^  uhi  intreitus  orientalis  Paradifi 
dijMus  fanElt  Retri  cunBis  patet  fidelibus .,  (^  imago  Dominica  honorabiliter 
formata  venientes  quofque  fiam  benedicit .  Leone  Ollienfe  aggiugne,  che 
il  Corpo  fuo  fu   leppcllito  in  labro  porphyreticoy^  che   durava    tuttavia 
a'tempi   del    Cardinal   Baronio   inficme   coli' immagine   del    Salvatore- 
nell'atrio  della  Bafilica  Vaticana.  Qj-iello  Sepolcro  di  porfido    fu  poi 
levato  da  Paolo  V.  Pontefice  a  cagion  della  Fabbrica  nuova.  Così  là 
morte  fui  piìi  bel  fiore  dell'età  troncò  la  vita  e  le  imprefe  meditate 
da  quello  Principe,  che  prometteva  di  uguagliar  la  gloria  del  Padre, 
fc  piìi  lungo  folle  llato  il  corfo  de'fuoi  giorni.  L'Autore  della  Vita 
di  Santo  Adalberto  (/)  gli  dà  la  taccia  di  molta  ambizione,  e  di  poco  ^P Ji^iJ^' 
fenno.  Aveva  egli  alquante  fcttimane  prima  inviato  in  Germania  l'uni-   /,  m  Jah' 
co  fuo  Figliuolo  Ottone  IH.  per  quivi  ricevere  la  Corona  del   Regno  Sanéìor.  ai 
Germanico.   In  fatti  fecondo  la  teltimonianza  di   Ditmaro,  in  die  prò-  '^"'"»  ^ì- 
ximi  Natalis  Domini  ab  Jobanne   Arcbiepifcopo   Ravennate  ^  6?  a   WilU-  •^/"''^• 
£//ò  Moguntifio,  in  Regem  confecratur  Aquisgrani .  E' notabile,  chel'Ar- 
civefcovo  di  Ravenna  facelTe  la  prima  figura  in  quella  folenne  funzio-  (g)   AnntL 
»c .  La  Cronica  d' lldefcim  dice,  {g)   eh' egli /^rr  un£lionem   Jobannls  HiUtihiim:, 

Ra- 


421  Annali    d'  Italia. 

E»  A  Vd{.  Ravenmiis  Jrchìepifcepi  in  die  Natalis  Dimini  un6lus  eji  in  Regcm .  Ma 
Anno  983.  appena  terminata  la  gran  feda,  eccoti  arrivar  la  nuova  della  morte 
dell' Augufto  Tuo  Padre,  che  tutte  (turbò  quelle  allegrezze.  Che  in 
queft'anno  ancora  giugnelTe  al  fin  di  fua  vita  Benedette  FU.  foromo 
Pontefice,  e  gli  fuccede/Te  Giovanni  XIF.  venfimilmcnte  lo  perfua- 
dcran  le  ragioni  che  addurrò  all'anno  feguente.  Fu  difcacciato  in 
quell'  anno  da  i  Salernitani  Manfone  lor  Principe  con  Giwanni  I, 
di  lui  Figliuolo,  e  in  luogo  d'elfi  fij  creato  Principe  di  Salerno  G/o- 
vanni  II.  Figliuolo  di  Lamberto,  forfè  della  fchiatta  <ie. gli  antichi 
X)uchi  di  Spoleti. 

Anno  di  Cristo  dcccclxxxiv.  Indizione  xii. 
di  Giovanni  XIV.  Papa  2. 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania  e  d'Italia  2. 

FU  fufTeguita  la  morte  di  Ottone  II.  Imperadore  da  graviflìmi  fcon- 
certi  nella  Germania  W.  Venne  fatto  ad  Jrrigo  II.  già  Duca  di 
chr*n.  lik.  Baviera,  Figliuolo  di  /Irrigo  I.  cioè  di  un  Fratello  di  Ottone  il  Grande ^ 
3-   .  di  ufcir  di  prigione,  o  pure  di  tornar  dall' efilio,  in   cui   fi    trovava. 

J»cTrt"-'*'  Aveva  il  defuito  Ottone  li.  Augufto  raccomandato  il  fuo  tenero  Fi- 
InnaLM-  gliuolo  Ottone  III.  alla  cura  di  Guarino  Aràvefcovo  di  Colonia  }  ma 
dtshtmtn-  ■entrato  Arrigo  Duca  in  quella  Città,  con  prctcMidere,  che  a  lui  fpct- 
/«'■  talTe  fecondo  le  Leggi  la  tutela  del   Re  Fanciullo,   glielo  levò  dalle 

mimi.  La  mira  nondimeno  d'elfo    Arrigo   era  di   occupare  per  sé  la 
Corona  del  Regno  Germanico  :  al  qual  fine  fi  guadagno  con  affai  re- 
gali non  pochi    Principi  e  Grandi  di  quelle  contrade,  e  quei  maflìma- 
mente,  che  V  Im^crzàncc  Teofania  colle  fue  imprudenti  doglianze  avea 
disguftato.  Non  finì  la  faccenda,  che  nel  dì  di  Pafqua  in    Quindilin- 
gcburg,   dove  era  concorfa  una  gran  folla  di  Baroni,  fi  fece  effo  Ar- 
(b)  StfHv.    rigo  da  i  fuoi  parziali  proclamare  Re  di  Germania.  Dallo  Struvio  (^) 
Corp.    tiift.  ^  chiamato  quefto  Arrigo  Henricui  Henrici  rixoft  Filius:  fé  con  ragio- 
Cirmamc.    ^^ ^  lafcerò  deciderlo  a   gli    Eruditi   Tedefchi .    Dimorava   tuttavia   in 
Roma  l'Angufta  Teofania.,  afflittiflìma   per  la   perdita  del   Conforte, 
<}uando  gli  arrivò  l'amaro  avvifo  del  miferabile  (lato,  in  cui  fi  trova- 
va anche  j1  Re  Ottone  fuo  Figliuolo.   Volò  per  quello  a  Pavia  a  tro- 
var rimperadricc  Adelaide  Suocera  fua,  lafciata  già   dal    Figliuolo  al 
"    governo  di  quella  Città,  e  della  Lombardia.  Collc^  L'grimc  deplora- 
rono amcndue  le  disavventure  della  loro  Augulla  Cala-,    pofcia   lenza 
perdcrfi  d'animo  pafTarono  in  Germania,  dove  fi   mifcro  alla  tcfta  di 
quanti  (lavano  tuttavia  fedeli  al  loro  Figliuolo  e  Nipote.   Dichiararonfi 
(e)  Annuii-  ancora  in  loro  favore  (0  Lottarlo  Re  di  Francia,  e  Corrado  Re  di  Bor- 
#4  Sax*,      gogna,  tuttoché  Gisla  Figliuola  di  Corrado  fo(fc  maritata  col  luddetto 
Arrigo  Duca.  Prevalfc  in  fatti  il  partito  di  Ottone    III.   e  fi    venne 
«d  una  convenzione,  per  cui  IH.  Kéilendas  Julii  fu  da  cflb  Arrigo  con- 

fcgna- 


Annali    d'  Italia.  413 

regnato  il  Re   fanciullo  all' Augufta   Teofania  fua  Madre.    In.  qucfto  E» a  Volg. 
mentre  nel  di  io.  di  Luglio  dell'Anno  prefente,  fé  vogliamo   ripofar  *'"^*  984. 
full'aflerzione  del  Cardinal  Baronio  e  del  Padre  Pagi,  terminò  il  cor- 
fo  di  fui  vita  Benedetto  VII.  Papa  ,  per   quanto  fi  ricava  dall'  Epitaf- 
fio fuo,  rapportato  da  elfo   Cardinale    Annaiifta.    Fu  in  fuo  luogo  fu- 
ftituito  Pietro  Vefcovo  di  Pavia,  che  aflunfc  il  nome  di  Giovani  XIV. 
Egli  era  Itato  in  addietro  ArcicanccUicre  dell' Imperadore  Ottone  H. 
e  il  fuo  nome  s'incontra  ne  i  Diplomi  di  lui,  da  me  accennati  ne  gli 
Anni  precedenti.  Ma  a  me  fembra  affai  più  probabile,  che  nell'Anno 
precedente  feguifle  la  vacanza  della  Chiefa  Romana.  Vero  è,  che  i Di- 
plomi del  Monillero  Volturnenfe  ci  rapprefentano  nel  Novembre  del 
P83.  Pietro  Vefcovo  di  Pavia,  che  fu  poi  Papa  Giovanni  XIV.  tut- 
tavia Arcicancelliere  di  Ottone  II.  Ma  non  fon  Documenti  per  con- 
to delie  Note  Cronologiche  affai  ficuri .  E  che  efiì  appartengano  ali* 
Anno  p8i.  ne  può  fare  la  fiMa  V  Indizione  XI.  perche  nel   Novembre 
diiir  Anno  983.   fecondo   l' offervazione   del   Cardinal   Bi-'onio,   dovea 
cfTere  la  XII.  Per  conto  poi  dell'Epitaffio  di  Benedetto  VII.  conver- 
rebbe efaminare,  fé  veramente  fia  fattura  di   Autore   contemporaneo, 
e  non  de' tempi   pofleriori,   come  io  fofpetto,  e  fé  venga  riferita  la 
di  lui  morte  zW  Indizione  XII.  con  ficur  zza  dal  Marmo,  e  non  g'à  da 
qualche  copia  trovata  ne' Manufcritti.  Le  ragioni,  ch'io  ho  di  divcr- 
famente  credere,  fon  qjjefte.  L' Annali fta  SalTbne  {")   prcfTo   l' Eccar-   (a)   idem 
do,  e  il  Cronog«-afo  SafTone  W  prcfTo  il  Leibnizio,   fcrivono   all'an-  ^P"d  Eecar- 
no  precedente  983.  che  Ottone  II.  dopo  la  Dieta  di  Verona  Romam  ^^^chnito- 
revertitur .,  ac  Domnuni  Apofloììcum  di^ne  cum  honore    Romanie  pr^efecit  grafhus  sa- 
Ecdejt^ .  Quefto  non  fi  può  intendere,  fé   non  di    Pietro   Vefcovo  di   xo    «pud 
Pavia,  alzato  al  Pontificato  col  nome  di  Giovanni  XIV.  Sembra  anche   f"*"'"»"» 
difficiliflìmo,  che  il  Clero  e  Popolo  Romano,  liberato  dalla  fuggezio-  *^iag" 
ne  di  Ottone  II.  Auguflo  rapito  dalla  morte,  foffe  concorfo  ad  eleg- 
gere Papa  un  Vefcovo  flranieroj  ma  ciò  fu  ben  facile,  cflcndo  tut- 
tavia vivo  e  prefente  in  Roma  lo  fleffo  Ottone.  Aggiungafi,  vederfi 
citata  dal  Cardinal  Barnnio  (0  una  Memoria  tuttavia  efi  (lente  in  mar-  i^  Ann'id' 
mo  e  fcritta  Tempore  Johannis  XIIII.    Papa.,    Menfe    Februario.,    Indi-  EccUf.   ai 
Elione  XII.  Jnno  Dominici- Incarnationis  DCCCCLXXXIIII.  Adunque  ^»».  984. 
nel  Febbraio  di  quefl'anno  era  già  creato  Papa  Giovanni  XlV.  e  per 
confegucnte  poffiam   prefumere  l'afTunzione  fua  al   Trono    Pontifizio, 
fucceduta  nell'anno  precedènte.    Strarva  cofa  è,  che  il  Cardinal  Baro- 
nio,  lavorando  fui  fuppoflo,  che   in  qned'  anno   984.    Benedetto    VII, 
moriffe  ,  e  gli   fuccedefTe   Giovanni  XIV.    faceffe  a  quella   tavola  di 
marmo  la  fcguente   '\nnorazione:  Scd  mendofe  noitnibil^  ut  manifefie  ap- 
fareat,  loco  Anni  O^ogcftmi  piarti  legendum  06togeftmi   ^inti .,  ^   loco 
Jndiclìonis  Duodecima ,  le^endiim   Decima   Tertià ,    ut  convenire   Johannis 
Papa  Sedis   tempori  pojjìt .    Anzi    nulla   fi  ha  da  murare,   e  da 'quello 
contemporaneo  ed  autentico  monumento  s'ha   per  lo  contrario  da  in- 
ferire,, che  1' Epitatlio  di  Benedetto  VII.  Papa  fu  compollo  dai  Mo- 
naci, riconofcemi  ia  fondazione  del  lor  Moni  fiero  da  efTo  Papa,  molti. 

anni 


E  HA  Volg. 
Akno   984. 


(«)    Petrus 

Malìiut 

T«.  yil.  Ju- 

nii  Aél.San- 

Itor.  Bol- 

Und. 

(h)  Chrtnic. 

Vullurntnf. 

P.  11.  lo.  I. 

Rer.    Italie. 


(c)  Herman, 
nus  Contra- 
etuf  <» 

Chronico , 

Edition. 

Ca»if. 


414  Annali     d'  Itali  a. 

anni  dappoi ,   e   perciò  fallace   in    aflegnar  V  anno  precifo   della  fui 
morte . 

IVIa  dopo  nove  Mefi  di  Pontificato  finì  fìja   vita  Papa   Giovanni 
XIV.  e  dall'Epitaffio,  rapportato  dal   Cardinal   Baronio  (le  pure  ri- 
cavato fu  dal  Marmo  e  non  da  i  Manufcritti)  fi  raccoglie,  che  la  fua 
morte  avvenne  nel  dì  XX.  d' Agofto .  Ma  le  quello   Epitaffio   era   in 
S.  Pietro,  chieggo  io,  perchè  noi   rapportale    Pietro    Mallia   (4),    il 
quale  tanti  Secoli  prima  raccolle  le  memorie  della  B^filica  Vaticana, 
e  no]  conobbe  punto  e  noi    riferì?    Secondo  i  conti   d'  elfo   Baronio  , 
quello  Papa  Giovanni  mori  nell'anno  lufleguentc  >  fecondo  i  miei  nel 
prcfente.  L'Autore  della   Cronica  del    Voiiurno   (^),  cioè   Giovanni 
Monaco,  il  quale  fiorì  nel  Secolo  fulfcguente,  fcrive   così   nel  Cata- 
logo pollo   avanti   alla   fua   Cronica  :   Johannes   XIF.    Papienfis   Annoi 
(ferivi  Menfes)   IX.  Ide  in  Cafìelio    Sancii   Jngeli  retruj'us ,  famis  cru- 
delitate  necatus  efi   Jnna  DCCCCLXXXIV.   Indiclione  XII.    Ermanno 
Contratto  (0  racconta  cosi  orrenda  iniquir.à  di  quelli  tempi  colle  fe- 
guenti  parole:   Anno  984.  Romts  Johannes  XIV.  qui  ^    Petrus    Papia 
prius  Epifcopus ,  fedit  menfibus  Vili,  eumque  Bonifacius  Verrucii  (  o  Ker- 
rucii)  ftìius^  prius  relegato  Benedicfo.,  m.ile   ordimtus,    de    Conjlantinopoli 
quo  fugerat  ^  teverfus^  comprehendit  ^  ^  in  Cafiellum  Sanili  Angeli  relega- 
tum  fame.,  ^  itt  perhibent .,   veneno   enecuit  ^  atque   Sedem   invafit .    Però 
da  quell'anno  non  s'avrebbe  da  rimuovere  la  morte  di  Giovanni  XI f^. 
Già  abbiam  veduto  all'anno  P74.  che  Bonifazio  Figiiuol  di  Ferruccio, 
mollro  d'iniquità,  dopo  avere  a  forza  di  lacruegj  e  di  crudeltà  occu- 
pata la  Cattedra   di  S.    Pietro,  coltieito  a  fuggii  lene,   ncoveroflì  in 
Collantinopoli,  feco  portando  il  teforo  di   S.    Pietro,    Appena  colini 
ebbe  intcla  la  morte  di  Ottone  II.  che  il  teneva  m  briglia,  che  cela- 
tamcntc  len  venne  a  Roma,  e  colla  fizione  d.-'luoi  pitziali  prefo  Pa- 
pa Giovanni  XIV.  il  fece   più  che   barbaramente   morir  di  lame  o   di 
veleno  in  Callello  Santo  Angelo,  ed   eiporie  il  fuo  cadavero  alla  vi- 
fta  del  Popolo,   deploratore   di  si   indegno    fpettacolo.    Poicia   quello 
Tiranno  di  nuovo  fi  allife  fui  Trono  Pontitìzio.   Ma  non  vi  duro,  fe- 
condo i  Codici  V.iticani,  piti  di  quattro  Mcfi ^  o  pure  di   undici,    per 
quanto  ha  Ermanno  Contratto,  e  la  Cronica  del    Volturno,   co' quali 
va  d'accordo  Romoaldo  Salernitano.   Mi  attengo  io  a   quell'ultimo, 
perche  vedremo  quell' empio  ufurpatore  del  Pontilicato,   tuttavia   vi- 
vente nel   Mirzo   dell'anno  venturo.  Nella  Cronica  fuddetta  del  Vol- 
turno fi  legge  uno  Strumento  di  livello  conceduto  da  Roffrcdo  Abba- 
te del  Moni  itero  Voiturnenfe  ad  Aitone.,  o  iìa  A:,zo  Conte  con  quelle 
Note:   Ab  Jncarnatione  Domini  noflri  Jefu    Chnjli  funi  Anni   DCCCC- 
LXXXIV.  Temporibus  Domni  Tranfemuldi  Dux  13  Marchio,  IJS  Duca- 
tus  cjus  Secando,   (3  Dies   Menje   OSlober ,  $cr   IndiSiune  XI II.    A6ium 
Capux'.  i'u  ben  fatto  lo  Strumento  in  Capuaj    ma   perche  fi   trattava 
di  un  Conte  del  Ducato  Spolctino,  e  di  beni  polti^  nei   territorio  di 
Penna,  comprcfo  nel  mcdefimo  Ducato,  perciò  non  (i  contano  gli  anivi 
di  Landenolfo  Principe  di  Capua,  ma  bensì  quei  di  Trasmondo  Duca  di 

Spo- 


Annali    d'  Italia.  425- 

Spolcti,  e  Marchefe  di  Camerino,  o  fia  di  Fermo.   Di  qui  dunque  Era  Volg: 
apprendiamo,  che  nell'anno  antecedcncc  985.  o  pure  fui  fine  dell' an-  Anno  984. 
no  p8i.    Trasmond»  fu  creato  Duca  e  Marchefe  da  0//o«(r  II.  Augufto, 
fenza  apparire,  che  altri  dopo  la  morte  di  Pandolfo  Capodiferro   ottc- 
nefle,  que'due    Ducati,  o   lìa  quelle   Marche.  Perchè   non   ho   fatta 
menzione  in  addietro  di  ciò,  che  fcrive  Lupo  Protofpata  (<«),  ora  qui  (*)  ^"t"*' 
la  farò.  Jme,  fcrive  egli  DCCCCLXXXll.   tradita  eft   Civitas  Barii  Zc&nk^^ 
in  manus  Chalechyri  Patricii,  qui  (^  Delphina^  a  duokus  Fratribus  Ser- 
gio y    Tbeophyla^o   Menfe   junii  XI.   die .    Et   Otbo   Rex   ohiit  Romx . 
Ma  cffendo  certo,  che  la  morte  di  Ottone  II.  accadde  nell'anno  pre- 
cedente 983.  perciò  anche  il  tempo  della  refa  di  Bari  a  i   Greci   do- 
vrebbe appartenere  a  quell'anno  ItcfTo.  Abbiamo  veduto  di  lopra,  che 
Ottone  II.   fu  in  Bari  nell'anno  98}.  Se  ciò  è   vero,  non   può  Ilare 
il  tempo,  che  qui  il  Protofpata  accenna.  Anzi  a  me  pare  aflìii  proba- 
bile, che  folamente  dopo  la  morte   d'  cfTo   Imperadore  i   Cittadini  di 
Bari  fi  deficro  all'Ufiziale  de' Greci,  giacche  non  aveano   piìi  da  te- 
mere di  lui.  Aggiugne  elfo  Storico:  yiftno   DCCCCLXXXIII.   appre- 
hendit  pradi6lus  Delphina  Patr ictus  Civitatem  Afculum  in  Menfe  Decem- 
bri .  Può  clfere,  che  vi  fia  errore  nel  tempo j  ma  a  buon  conto   im- 
pariamo, che  dopo  cficre  mancato  di  vita  Ottone  II.  Augnilo    i  Gre- 
ci ftefero  l'ali  in  Puglia,  e  s'impadronirono  fin  della  Città  di  Afcoli 
Pretende  1' Ughelli  (^),  che  in  quell'anno  la   Chiefa  di    Salerno  folTe  ^ìll^'^s'J!' 
alzata  da  Papa  Benedetto    VII.   al  grado   Archiepifcopale  .    Solamente  r.  vii. 
cita,  ma  non  rapporta  la  Bolla  d'eiTo  Papa,  come  pur' era  di  dovere: 
e  però  non  fi  può  giudicare  intorno  al  tempo  di  tale  erezione .  Quel 
che  è  certo.  Amato ^  vivente  in  quelli  tempi,  fu  il  primo  Arcivelco- 
vo  di  quella  Città j  e  Principe  ne  era  allora  Giovanni  If. 

Anno  di  Cristo  dcccclxxxv.  Indizione  xiii. 
di  Giovanni  XV.  Papa    i . 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania  e  d'Italia  3. 

TEnea  tuttavia  nel  Mefe  di  Marzo  dell'anno    prelente  il  Tiranno 
Antipapa  Bonifazio^  parricida  di  due  Pontefici,  occupata  la  Sedia 
»  ^/i-^V'°^'  ^^\  '^^'^  ^^  aificurano  gli  Strumenti  accennati  da  Girola-  (0  Kuhus 
ino  Kofi]  (0,  e  feruti  in  Ravenna  Anno  Nongente  fimo  Qilogefimo  §uin-  "'M-   R-»- 
to  a  parta  Firginis^  qui  Annus  ibi  Primus  Btnifacii  Pontificis   Molimi     •^""'- ''*•  J- 
Indizione  XI IL  Idibus  Martii  fcribitur .   Ma  non  tardò  la  morte  a  met- 
tere fine  alla  vita  e  alle  fctrlleraggini  di  quello  faifo  Papa.    Colto  da 
improvvifo  accidente  pafsò  a  rendere  conto  di  se  al  Tribunale  di  Dio 
Era  collu.  talmente  in  odio  al  Popolo  Romano,  che  la  plebe  prefo  il  ,..  .,„. 
d.  lu,  cadavero  lo  ftralcino  per  la  ftrade  della  Città  M,%  trafitto  da  )V JlZT. 
mille  colpi  di  lancie,  lo  lafcio  inlcpolto  nel  Campo,  dove  era  la  Sta-  »d  h«nc 
tua  di  Marco  Aurelio  Imperadore.  La  mattina  fcgucntc  venuti  i  Che-  -'»'""»• 
'^°"''^'  Hhh  rici. 


(a)  faukr» 
thìus  ade» 


416  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  vici,  e  trovato  sì  vcrgognofo  fpettacolo  ,  gli  diedero  la  fcpoltura  . 
Ann»  985-  Truovafì  qui  più  dell' ufato  imbrogliata,  e  fcura  la  Cronologia  de' fom- 
mi  Pontefici.  Mariano  Scoto,  Gotifrcdo  da  Viterbo,  Martino  Po- 
lacco, l'Autore  della  Cronica  del  Volturno,  ed  altri,  mettono  per 
fucceiTore  di  Bonifazio  un  Giovanni  Romano,  chiamato  da  alcuni  Fi- 
gliuolo di  Roberto^  convenendo  tutti,  ch'egli  (eàziic  quattro  Meft  nc\ 
Pontificato.  Quel  che  é  llrano,  a  quello  Figliuol  di  Roberto  fanno 
dipoi  (ncccàcre  Giovanni  ài  nizione  Romano,  Figliuolo  di  Leone  Pre- 
te, nato  nel  Rione  delle  Galline  bianche.  Quell'altro  Giovanni y  in- 
dubitato Romano  Pontefice,  fi  truova  poi  nelle  memorie  di  quelli 
tempi  Tempre  appellato  Giovanni  XV^.  Ma  fé  il  precedette  un  altro 
Giovanni  Figliuolo  di  Roberto,  come  non  alTunfe  egli  il  nome  di  Gio- 
vanni XV.  che  ofierviamo  nel  fuo  Succeflore?  Si  avvisò  il  Padre  Pa- 
''  pcbrochio  (j),  d'aver  trovato  lo  fcioglimento  di  quello  gruppo  con 
at  chren  immaginare,  che  G/o'ya««/ Figliuol  di  Roberto,  fofle  follmente  £/f//o, 
Hifior.  e  non  Confecrato.  Ma  chi  rcgiltra  il    nome  di   lui   nel  Catalogo  de' 

Romani  Pontefici,  noi  diftingue  da  gli  altri  veri   Pontefici,   anzi  gli 
dà  il  nome  di   Giovanni  XV.    Né  fi  cominciavano  a   contar  gli  anni 
del  Pontificato,  (e  non  dopo  la  confecrazione .  Perciò  altri  Autori  an- 
tichi e  moderni  tralafciano  quello  Giovanni  figlio  di  Roberto,  e  così 
ancora  fece  il  Cardinal  Baronio .  Ma  fofle   o  non  fofle  Papa  per  quat- 
tro Me  fi  elfo  Giovanni,  noi  abbiam  di  certo,  che  circa  quelli  tempi, 
e  fecondo  tutte  le  verifimiglianze  nell'anno  prefentc  fu  eletto  e  con- 
fecrato Papa  Giovanni  appellato  XV.  Figliuolo  di  Leone,  il  quale  per 
molti  anni  dipoi  governa  la  Chiefa  di   Dio.  Veggafi  ancora  ciò,  che 
...  ^„„42;.  dirò  qui  fotto  all'anno  pp^.  Secondo  1' Annalifta   Safibnc   (^),,  Arrigo 
Ha  saxt'a-  già  Duca  di  Baviera,  che  nell'anno  addietro  aveva  ufurpato  il  Regno 
fui  Eccard^  al  picciolo  Re  Ottone  IH.   in  quell'anno   divino  infiin^lu  ad  fé  rever- 
Jtis^  6?  vanaexaltationefe  deje6lum  confpiciens^  veniente   Rege  (Ottone) 
in  Franconevord ^  illuc  ipfe  adveniens^  in  confpeflu  totius  Populiy  complica- 
tìs  mmibus^Shumilis  habitu  ^  a&u^  vera  compun^us  posniUntia,  Regia  [e 
tradidit  potejlati .  Fu  ricevuto  con  tutto  onore,  e  gli    fu   rcflituito  il 
grado  di  Duca,  e  per  confeguente  il    Ducato  di   Baviera.    Anzi  ve- 
dremo, ch'egli  ebbe  per  giunta  col  tempo  anche  il  Ducato  della  C«- 
rintia,  e  la  Marca  di  Verona-,  di  modo  che  Ottone    III.   ebbe  da   lì 
innanzi  tra  i  fuoi  piìi  fedeli  quello   Arrigo,  come  appunto  richiedeva 
la  llretta  lor  parentela.  Fu  anche  rellituito  ad  elfo  Ottone  III.  il  Re- 
gno della  Lorena  da  Lattario  Re  di  Francia:  con  che  di  bene  in  me- 
glio andavano  profpcrando  i  di  lui  affari .   Abbiamo  da    Lupo  Proto- 
(c)  z«/«i      fpata  (0,  che  in  quell'anno  fu   mandato  da  gì'  Imperadori   Greci   al 
rrttcffata     ooMcrno  della  Puglia  Romano  Patrizio,   la  cui  rcfidenza   pofTiam  ere* 
inchr^mc.^^^^^  che  folTe  in  Bari . 


Anno 


Annali    d'  Italia.  ^2,7 

Anno  di  Cristo  dcccclxxxvi.  Indizione  xiv. 
di  Giovanni  XV.  Papa  2. 
di  Ottone  III,  Re  di  Germania  e  d' Italia  4. 

Cita  il'  Padre  Mabillone  (<»)  una  Bolla  di  Papa  Giovami  XV.   con  Era  Voi 
cui  conferma  tutti  i  beni  e  privilegj  del  iVIoniftero  di  S.  Pietro  Anno  986. 
in  Cslo  aureo,  dove  ripofa  il  Corpo  di  Santo  Agoltino  Dottore  della  (»)   Mabill. 
Chiefa,  a  Pietro  Jbbate  di  quel  facro  Luogo.  Fu  cda  data  FUI.  Ka-  ^"""J-  . 
lendas  Februarii  per  rnanum  Jtbannis  Epijcopi  Nepeftrà^  Anno  Primo  Jo-  adhunc"' 
hannis  XV.  Pap*-,  Indiclione  XIV.  Girolamo  Roffi    ib)   anch' egli   ac-  Annum . 
ccnna  uno  Strumento  Icritco  in  Ravenna  V««o  Secando  Pontificatus  Jo-  <^')    ^ubeut 
hannis  XV.  Alenfe  Decembri,  Indizione  XV.  cioè   nel   Dicembre   dell'  "'fl"--^"- 
Anno  prclcntc.   Ne  cita  un  altro  ftipulato  Anno  Tertio  Johannis   XV.  ^'""'    '  ^' 
P$nfificis,  V.  Idus  y alias.,  Indizione  I.  Ravenna .,' cioè  nell'Anno  i;88. 
notizie  tutte,  che  confermano  allunto  eflb  Giovanni  XV.  al  Pontifi- 
cato prima  del  Dicembre,  e  dopo  il  Luglio  dell'Anno  p8f.  A  quell' 
Anno  586.    rUghelli  (0,  e  il  luddetto   Padre   Mabillone   riferifcono  (0  Ug'"^^- 
una  donazione  fatta  da  Adelaide  Imper.^drice ,  che  per  errore  di  ftampa  ^"''"  ^'*"^' 
credo  io,  chiamata  da   efio    Ugheili    Otttnis  III.   Imptratoris  uxor,  al  f^'"ÈJfc,p 
Monillcro  di  S.  Fruttuolb  del  Contado  di   Genova.    Le   Note   Cro-  Genuenf. 
nologiche  fon  quelle:  Tertius  Otho  Dei  grafia  hnperator  Augufius^  Anno 
Imperli  ej US.,  Deopropitio,   Tertie,  prima   Die   Aprilis,   Indizione  XlV. 
A^tm  in  San&o  Frulluofo.  Ma  Ottone  Jli.  non  era  per  anche   Impc- 
radore,  né  é  mai  da  credere,  che  in   uno    Strumento   pubblico,   che 
fi  dice  fottofcritto  dalla  piiflìma  Adelaide  Augulta,  e  da  fVi/igo,  o  fu 
ff^iligifo  Arcivefcovo  di  Magonza,  gH  folTe  dito  il  titolo  d'  Imperado- 
re.  Dice  ivi   Adelaide  di  far  quella  donazione  prò  anima  prisdicìi  quon- 
dam Domini  Othonis  Imperatoris  viri  mei ,  fcu   mercede ,   ^  prò  fomento 
Filiirmei  Karolis  quem  Dominus  Deus  (^  Salvator  nojler   Jefus    Cbrijlus 
reddidit  mihi  de  flu£iibus  maris  turbidi  vivum  ^  fofpitcm.,  per  merita  bea- 
tiffimi  Fru6luofi ,  fi?  per  oratitnes  bonorum  virorum  iuidem  Domino  famu- 
hntium.  Niuno  pcranche   ha  laputo,  che   l'Augulfa   Adelaide   avelFe 
un  Figliuolo  chiamalo  Carlo;  e  le    l'avcfic   avuto,    pare    imponibile, 
che  la  Storia  non  ne  avcfle  fatta  menzione.  Da  Lottarlo   Re  d'Italia 
ella  non  ebbe  che  una  Figliuola  appellata   Emma.,   per   teltimonianza 
di  Santo  Odiione  W,  e  da  Ottone  i.  certamente  non  ebbe  un  Carlo,  (m  odilo  in 
Potrebbe  dirfi,  che  in  vece  di  Karuli  fi   ha   qui   da   leggere   Ottonis,  Vita  s.  a- 
cioc  di  Ottone  IL   che   nell'Anno   981.   vedemmo,   che   gittatotì   m^bdtidn. 
mare,  fi  lalvò  da  i  nemici.  Ma  egli  era  già   mancato  di   vita.    Però 
che  li  ha  da  dire  di  quello  Diploma?  V'^enne  a  morte  in  quell'Anno 
Lottarlo  Re  di  Francia,  a  cui  lucccdette  Lodovico   V.    luo   Figliuolo, 
chiamato  nelle  Storie  il  Dappoco .  La  Regina  Emma.,  che  poco  fa  dilli 
Figliuola  dell' Imperadncc  Adelaide,   palso   di  gravi  aftanni  dopo   la 

Hhhi  morte 


4i8  Annali    d'  Italia. 

Eka  Volg.  morte  del  Marito  Lottario,  perchè  accufata  al  Figliuolo  Lodorico 
Anno  986.  jj  pratica  fcandalofa  con  /idalberone  Fefcovo  di  Laon:  fopra  che  fi  vcg- 
(\  Lupus  gono  due  Lettere  da  lei  fcntte  alla  Madre  Adelaide,  e  all' Augu Ita 
Prtttfpata  Tetfunia  fra  quelle  di  Gerbcrto.  Abbiamo  da  Lupo  Protofpata  (<«), 
i»cAr»»)V#.  che  neir  Anno  prcfcntc  i  Saraceni  fecero  un'invalìone  in  Calabria. 
,.  CompreheKderunt  Saraceni  fan^*m  Chiriachi  (cioè  San^iS  Cyriaae)  Ci- 
'f^f^",  vitatem^  (^  diftpavcrunt  Calabriam  t$tam .  E  l'Annalilla  Saflbne  (^) 
/pu/Euar-  racconta,  che  il  fanciullo  Re  Otttne  III.  con  pofTcntc  cfcrcito  andò 
ium.  contra  la  Schiavonia  Occidentale.  Colà  venne  a  trovarlo  Mifecone  Duca 

di  Polonia  con  gran  feguito  di  foldatefche,  ed  oltre  all'avergli  pre- 
fcntato  un  Camello  con  altri  regali,  fé  ipfum  ttiam  fubdidit  potè/iati  il- 
ìius^  cioè  fi  dichiarò  Tuo  VafTalloi  fj?  ttinc  fimul  pergentes  ^  devtijln'ce' 
rum  tttam  terram  incenditi^  i3  depradationìbus  multis .  Aveva  quello 
Duca  per  Moglie  Dobrova^  Sorella  di  Btlislao  Duca  di  Boemia,  Prin- 
ciperà Criftiana,  la  quale  tanto  feppe  fare,  che  induffc  il  Marito  ad 
abiurare  il  Paganefimo,  e  ad  abbracciare  la  ^anta  Religione  di  Crifto: 
il  che  fu  cagione,  clie  la  Polonia  cominciò  a  dar  luogo  al  Crilliane- 
fimo.  Anche  la  Ruffia,  o  fia  la  Mofcovia,  circa  quefti  tempi  ab- 
bracciò in  parte  la  Religion  Criftiana. 

Anno  di  Cristo  dcccclxxxvii.  Indizione  xv. 
di  Giovanni  XV.   Papa    3. 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania  e  d'Italia  j. 

CElcbre  è  queft'  Anno  per  la  morte  del  giovane  Lodovico  V.   Re 
di  Francia,  già  raccomandato  alla  cura  di    Ug»   Capeta    Duca   di 
Francia,  fenza  lalxiar  Figliuoli   dopo   di   se.    Della   ftirpe   Regale   di 
Carlo  Magno  ci  reftava  tuttavia  Carlo  Duca  di  Lorena,  Zio    paterno 
d' elfo  Lodovico.  Contuttociò  cffb  Ugo  Capeto,  prcvalcndofi  del  mal 
animo,  che  aveano  i  Primati  della  Francia  contra  d'efib  Carlo,    per- 
chè legato  d'intercfll  col   Re   Germanico,  fi    fece   proclamar  Re   di 
Francia,  e  coronare  fui  principio  di  Luglio.  Da  lui  per  diritta  linea 
(ci  jlnn»Us  mafchile  difcende  il  CriftianilTirao  Regnante  Re  di  Francia  Luigi  XV. 
Hildts-         Seguitò  poi  la  guerra  fra  lui  e  il  fuddetto  Carlo   con   varia   fortuna: 
hiim.  del  che  potrà  informarfi  chi  vuole   dalla  Storia  di  Francia.  In  quell' 

^di  Re'"!"'  Anno  portarono  di  nuovo  i  Safloni  la  guerra  nel  paefe  degli  Slavi, 
jtalU^"*  unde  ili/ compulji j  Regis  (cioè  di  Ottone  IIL)  ditioni  fé  fubdunt ^JS  Ca- 
(c)  Bar.  in  fttlla  juxta  Albiant  rejìaurantur ^(ono  parole  dell'  Annalifta  d' lidefeim  (0, 
Anntl.  Ecc.  g  Saflbne.  Perchè  non  fi  sa,  in  qual' Anno  prccifamente  fuccedclle  la 
^l\  ^^"T'  perfecuzione  fatta  in  Roma  a  Papa  Giovami  XV.  chiamato  da  vari 
chronic*.  Autori  XVL  fata  a  me  lecito  il  farne  qui  menzione.  Il  bigonio  (a) 
{g.ptohm.  ne  parla  all' Anno  995.  Il  Cardinal  Bironio  (f)  all'Anno  pSf.  Martino 
Luanps  dt  Polacco  (/) ,  Tolomeo  da  Lucca  CO,  ed  altri  narrano,  che  quello 
Vtntif^  Papa  fu  peifona  molto  dotta  ,  e  compofc  alcuni  Libri .  Ma  perchè 
^'  non 


Annali    d'  Italia.  419 

Bon  ccflavano  in  Roma  le  fazioni ,  Crcfcenzio  Patrizio  di  quella  Città,  Ex  a  Volg. 
che  col  titolo  di  Confole  avca  in  fuo  potere  CaftcUo  Santo  Angelo,  Anno  987. 
fi  diede  a  perfeguitarlo,  in  maniera  che  fu  coftretto  il  buon   Papa   a 
fuggirfenc  di  Roma,  e  a  ricoverarfi  in  Tofcana,  della  qual  Provincia 
era  allora  Duca  e  Marcbcfe  Ugo,  Figliuolo  di  Uberto,  e  Nipote  d'Ugo 
già  Re  d'Italia.  Di  là  cominciò  Giovanni  a  foUecitare   il   giovinetto 
Re  Ottone  III.  di  calare  in  Italia,  altro  mezzo  non   conofcendo   per 
rimediare  alla  sfrenata  licenza  de' Romani,  che  quella  di  creare  un  Im- 
peradorc .  Ciò  intefo  da  Crefcenzio,   e   non   eflendo  fmarrita   la   me- 
moria della  giuftizia  fatta  da  Ottone  il  Grande,  e  fors' anche  dal  Se- 
condo: reandò  a  pregare  il  Papa,  che  fé  ne   tornafTe   alla   fua   Sedia. 
In  fatti  Giovanni  XV.  fi  portò  a  Roma,   dove   cflb   Crefcenzio   col 
Senato  fu  a  dimandargli  perdono .  Da  lì  innanzi  ebbe  quiete  il   Papa 
dal  Popolo  Remano .  Per  le  fuddctte  moleftie  inferite  a  qucflo  Pon- 
tefice li  può  credere  fcritto  da  Romoaldo  Salernitano  (1),  che  a' tempi  (a)XmMÌ- 
d'elTo  Giovanni  XV.  Rtrtiani  Capiianei  Patriciatus  fibi  tyrannidem  ven-  ^'   ^~'y"' 
dicavere,  cioè  ufurparono  al  Papa  il  dominio  temporale  di   Roma.    Il  ^,^"  y,^;,/ 
Cardinal  Baronio  fé  la  prende  Tpeffo  contra  i  Principi  d'allora,  fenza 
mai  riconofcere,  da  chi  venivano  gli  fconvolgimenti  di  Roma  e  della 
Cattedra  Pontificia,  cioè  da  i  Romani  ftefiì .  Aggiugne  efTo  Romoal- 
do, che  in  queft' Anno  i  Saraceni  facchcggiarono  la  Calabria.    Forfè 
racconta  egli  qui  ciò,  che  Lupo  Protofpata  fcriflc  all'Anno   prece- 
dente . 

Anno  di  Cristo  dcccclxxxviii.   Indizione  i. 
di  Giovanni  XV.  Papa  4. 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania  e  d'Italia  6. 

Circa  quelli  tempi,  come  notò  il   Dandolo   (^),  i   Caloprini  No-  (h)  dmiuIuì, 
bili  Veneziani,  i  qiuli  già  vedemmo,  che  erano  iti   con  alcuni  inchr(»iu$. 
lor  fazioHarj  a  ftuzzicar  l' Imperadore  Ottone  II.  contra  di  Tribuno  \oro  ^'"'' f'f- 
Doge,  e  contro  la  libertà  della  lor   Patria,   veggendo   per  la   morte      '''     ""' 
d'elfo  Augufto  fvaniti  tutti  i  loro  difegni ,  tanto   fi  raccomandijrooo 
air  Impcradrice  jiùelaide,  dimorante  allor  in  Pavia,  ch'ella  interpofc 
la  fua  autorevol  protezione  prcflo  il  fuddetto   Doge,   affinchè   potcf- 
fcro  con  ficurezza  tornare  a    Venezia.    L'ottennero  efiì   con   avere  il 
Doge  mandato  quattro  perfone,  che  giurarono  la  loro   falvezza.    Ma 
da  li  a  non  molto  i  Morofini  lor  nemici  dettero  alla  polla,   allorché 
i  tre  Figliuoli  di  Stefano  Caloprino  venivano  dal    Palazzo    IDucalc  in  /  ^  „        , 
una  gondola,  e  li  trucidarono.  11  Doge  moftrò  di  non  avervi  colpa j  j^^   uUrn. 
ma  il  Popolo  credette  ciò,  che  volle}  e  chi  fu  morto,  non  rcfufcitò.  chr.T.vii, 
Sotto  quell'Anno  racconta  Romo.-ildo  Salernitano,  {()  che  i  Saraceni  Rtr.  iialU. 
aflcdiarono  ,  prcfcro  e  dillrulTero  la  Città  di  Cofenza.    Aveva   fcritto  (^'  ^"f"' 
fotto  r  Anno  precedente  Lupo  Protofpata  (<^Jj  che  nella  Città  di  Ba-  inch/tnit» 

>  ri. 


430  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  ri,  fuddita  allora  de' Greci,  il  Popolo  follevatofi  conerà  Sergio  Pro- 
Anmo  988.  tofpata  (era  quclta  una  Dignità  conferita  dalla  Corte  di  Colbntino- 
poli,  come  di  Primo  Capitano)  Puccifero  nel  Mefe  di  Febbraio. 
NcìV  Annojprel'cnie^  JndiBwue  Pri/»a  depopulavcrunt  Saraceni  Vicos  Ba- 
renfes^  (S  w>ox  ac  mulieres  in  Siciliam  captives  duxere .  Intorno  ancora 
a  quelli  tempi  II  dilatò  forte  in  Lombardia  l'ordine  Monadico,  fpc- 
zialmente  per  la  venuta  a  Pavia  e  per  gli  fanti  efempli  di  Maiolt  Ab- 
bate à\  Giugni.  Era  allora  il  Monachismo  in  Italia  in  fomroa  depref- 
fìone.  Pochi  Monifterj  fi  contavano,  dove  fioriflc  la  regolar  difci- 
^  plina.  Nella  maggior  parte  de' Monaci,  ma'limamente  fé  i  lor  Mo- 
nafterj  erano  piccioli,  o  fé  grandi,  ridotti  in  Commenda,  compariva 
una  deplorabile  depravazion  di  coltumi .  Trovavanlì  talvolta  de'  piiffi- 
mi  Abbati,  e  de' religiofiflìmi  Monaci}  ma  noi  poco  fappiamo  delle 
loro  Virtù,  e  meno  delie  opere  loro  in  fervigio  e  profitto  fpirituale 
de' Popoli .  Si  vede  bensì  dalle  memorie,  che  reftano,  elTere  ftato 
l'ordinario  e  comune  Itudio  de  gli  Abbati  e  Monaci  d^ allora  di  ac- 
quitlar  tutto  di  de  i  nuovi  ftabili ,  8c  anche  de  gli  Stati,  cioè  delle 
Cartella  e  Ville,  che  andavano  poi  a  finire  nel  Sic  vis  non  vobis  di 
Virgilio.  Ingegnavafi  ancora  cadauno  de' potenti  Monilterj  di  avere 
per  quanto  potca  de  gli  altri  Monilterj  fubordinati  a  se  per  tutta  1' I- 
calia^  o  almen  delle  Celle,  o  fia  de' Priorati  nelle  varie  Città,  o  ne' lor 
Contadi,  dove  poi  teneano  un  Priore,  e  talvolta  alcuni  pochi  Mona- 
ci, i  quali  fé  ne  tlavano  in  gaudeamus,  perchè  disobbligati  dal  rigore 
della  Difciplina. 

Giovo  non  poco  la  venuta  del  fanto  Abbate  Maiolo,   perciocché 
oltre  ali' aver  egli  riformito  alquanti  vecchi  Monilterj,  s'invogliirono 
molti  di  fabbricarne  de  1  nuovi,  ne'principj  de* quali  certo  e  che  fio- 
riva la  Pietà  e  il  buon  elempio .   Pero  intorno  a  quelli  tempi  la  fanta 
(»")  odiU'tn  Impcradrice  Adelaide ,  zggmnCe  {a)  un  riguardevol  Monillero  all'anti- 
Vit.s.Adtl-  chitlima  Chiela  di  S.  SuiVatorc  di  Pavia,  non  fulfiitendo  un'antichità 
"■  di  lunga  mano  maggiore,  che  da  taluno  gli  viene  attribuita.  In  Par- 

ma farle  il  Monutcìo  di  S.  Giovanni,  in   Brefcello  quello  di    S.    Ge- 
ncfio,  in  Milano  -qu-llo  di  S.  Celio,   in  Genova  quello  di  S.  Siro,  in 
f/m/z*?  la  Badia  di  Santa  Maria,  in  Reggio  quello  di  S.   Profpcro,  og- 
gidì di  S.   Pietro  j  in  Padova  l'infignc  di  Santa   Giultina  ,    per   tacer 
(b)  sillin-    d'altri.  \n  Modena  aveva  Ildebrando  Fefcovo  (l>)  conceduta  ad  un  Mo- 
gardus  c«-  naco  Stefano  nell'Anno  p8j.  l'anticha  Chiefa  di  S.  Pietro,  porta  al- 
tali^.  Efif-  lora  fuori  della  Città .  I  Monaci  Nonantolani,  che  artbrbivano  un'im- 
Htnf.^""'    mi-'nlii  copja  di  Beni  ne'tcrritorj  di  Modena,  Bologna,  Ferrara,    Ve- 
rona, ed  altre  Città,  mirando  di  mal  occhio  la  difpofizion  d'un  nuovo 
Monirtdo  in  lor  vicinanza,  deliramente  fpinfcro  un  lor  Monaco   per 
nome  Pietro,  che  fi  uni  con  eflo  Stefano  alla  cura  della  Chiefa   fud- 
detta.  Quando  poi  Pietro  fé  la  vide  bella,  rubò  all'altro  Monaco  la 
Bolla  Fpircopale,e  tentò  con  danari  il  fopralodato  Vcfcovo  per  aver 
(e)    jintìq.  pgii  1^  j^ctà  di  quella  Chiefa j  ma  il  Prelato,   detcrtando   la   furberia 
^f,tt6u       ^^^  Monaco  Nonantolano,  il   cacciò    via,    e   confermò  (0   in   qucrt' 
■'     ■  Anno 


Ammali    d'  Italia.  431 

Anno  a  Stefano  il  pofleflo  di  quella  Chiefa:  il  che   fu  principio  del  Era  Vo!?. 
Moniftero  di  S.  Pietro,  tuttavia  florido   in   quefta    Città,   e    fondato  Anno  988. 
neir  Anno  pp6.  dal  Vefcovo  di    Modena   Giovanni .    Degno   è  ancora 
d'odervazione  ciò,  che  racconta  Arnolfo  (a)   Monaco  di  Santo   Em-  (»)   Mabiìl. 
merammo,  cioè,  che  nella  fola   Roma   fi    contavano   quaranta   Moni-  Annui,  se- 
llerj  di  Monaci,  e  venti  di  Monache,  profeflanti  tutti   o   quali   tutti  "'^'^ìi»-  ad 
la  Regola  di  S.   Benedetto ,  e  y*^«r«  Collegiate   di    Canonici:    tanto  l'^s^.y^^' 
fi  era  dilatato  l'ordine  Monadico,  e  l'iftituro  de' Canonici.  Dall' U-  \tai.  sacr. 
ghclli  W  e  dal  Tatti  (f)  e  rapportato  un  Diploma  dato  da  Ottone  III.  Tom.  v. 
in  favore  di  Adelgifo  Vefcovo  di  Como  con  quefte  Note:  Datum  III.  C*^)  ^^'^' 
Nonas  Oaobris,  Anno  Dominici  Incarnationis  DCCCCLXXXVIII.   In-  fi"r"cij" 
di  filone  II.  Impera  Dumni  Othonis  Quinto .  Jtium  in  Palatio  Renesbobc. 
Non  avverti  l'Ugheili,  che  quello  Privilegio  non  potè  mai   compe- 
tere ad  Ottone  III.  il  quale  non  era  peranche  Imperadore  .  Il   Tatti 
bensì  lo  riferi  all'Anno  978.  e  ad  Ottone  II.  Augufto.  Ma  ficcomc 
olTervò  il  chiariamo  Padre  Gotifredo  Abbate  Gotwicenfe  W,  ne  pur  (d)  cltrenìc. 
così  vengono  guarite  le  piaghe  di  quello  Documento,  in  cui  è  anche  Gotwicenft. 
da  avvenire  quel  Titolo  Urano:  Otbo   Tertius  gratta  Dei  Gubtrnatory  "^-i-f-^oó. 
feu  Imperator . 

Anno  di  Cristo  dcccclxxxix.  Indizione  ir. 
di  Giovanni  XV.  Papa   y. 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania  e  d'Italia  7. 

TAnto  dall' Annalifta  Sallone  («•),  quanto  da  quello  d'Ildefeim  C/),  (e)  AnntW- 
abbiamo,  che  in   quell'Anno   Theophana    Imperatrìx  mater  Regis  fi*  Sax». 
(cioè  di  Ottone  III.)  Romam  perrexit\  ihique  Natalem  Domini  celebra-  ^•L^"'"''' 
vit^^  omnem  regionem  Regi  fubdidit .  Per  la  tenera  età,  e  per  la  lon-  ,,1,^'' 
tananza  del  Re  Ottone  III.    pur   troppo   aveano   cominciato  i    Pòpoli 
dell'Italia  a  calcitrare  e  a  fufcitar  delle  fedizioni,    ficcome   verrò   di- 
cendo più  innanzi .   Ancorché  la  fanta  Impcradrice   Adelaide  ilando  in 
Pavia  comandalTc,  e  fi   ftudiafie  di   tener   quieti    i   Popoli,    pure   non 
era  affai  temuta  e  rifpettata  la  di  lei  autorità .    Venne  con   più    polfo 
jn  Italia  l'Augufta  Teofania^   e   di   qui   impariamo,    che   clTa   dovette 
rimettere  in  miglior  fello  gli  affari.   Ma  non  fi  dee  tacere,  che  l'Ar- 
chimandrita Calabrefe  Giovanni  .^  da  noi  veduto   di    fopra   creato 'Ab- 
bate del  ricchiflìmo  Moniftero  di  Nonantola  ,   feppe  ben  far   fruttare 
in  fuo  favore  l'intrinfichezza,  ch'egli  godeva  appreffo  la  fuddctta  Im- 
peradrice  Teofania,  ficcome  uomo  intendente  della  Lingua  Gr'-ca,  ed  . 
originario  di  Calabria.   P.irsò  in    queft'Anno   a    rtiigU^M-   vita-  Sigualdo  )y  J/'^f^. 
Vefcovo^  di  Piacenza  (1),  e  l'accorto  Greco  colla  protezione  dcli'Au-  dnz,.  r.  l 
gufta  fu  promoffb  a  quella  Chiefa,  quantunque  per  acteftato  del  Cro-  (h)  chrm»- 
nografo  Saffbnc,  W  foffe  ftato  eletto  Vefcovo  un  uomo   degno,   eh'  r"*^"*  Sa- 
cgh  fece  difcacciarc.  Né  di  ciò  contenta  la  fua  ambizione,   giacche  ZibnìZ'.* 

in  quel 


432-  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  in  quel  Secolo  era  divenuto  alla  moda  il   far  de  i   nuovi   Arcivefco- 

Anno  989.  vati,  ottenne  da  Papa  Giovami  XV.  che  Piacenza  fofTc  eretta' in  Ar- 

civeicovato,  con  levarla  di  fotto  alla  giurisdizione  del  Metropolitano 

di  Ravenna.  Ha  recato  maraviglia  a  taluno,  ed   e   ferabrato  errore, 

il  trovar  quefto   Giovanni   yircivefcovo   di    Piacenza-,    ma  di   tal    verità 

non  fi  può  dubitare.  Leggcli    preflb   il    Campi   una    Permuta  da   lui 

fatta  in  Pavia  col  Maftro  di  quella   Zecca,    in   cui   cffb   e    appellato 

Domnus   Johannes    Archiepifcopus    Sanile   Piacentine   Ecclefic ,   l^    Abhas 

Monajìeni  Sanili   Silvefiri,  fili   Nonantule .    Lo    Strumento   fu   fcritto 

jinno  ab  Incarnati$ne  Domini  noflri  Jefu  Chrijli  Nongcntefimo   Ottuagefi' 

mo  Nono^  Tertio  die  Menjis  Genuarii,  lndifli$ne   Secunda .  Il  non  veder 

qui  fatta  menzione  degli  Anni  del  Re  Ottone  III.  ficcome  ne   pure 

x\c\\o  Stt\imzx\x.o  lì'- Ildebrando  Fefcovo  ài  Modena,  citato  all'Anno  pre- 

(a)  C(>f>m$     cedente,  e  né  pure  in  un  altro,  accennato  da  Colìmo  della  Rena  W, 

dtlU  KertA.,  g  jj,  gijrj  jigijj  (jronica  del  Volturno  (0,  mi  fa  reltar  fofpefo  in  pen- 

Duclii'di      (iTCy  come  Ottone  IH.  folTe  Re  anche  d'Italia,   e  non   entrafle   fe- 

Tnfctina.       condo  il  cotlume  il  fuo  Nome   ne' pubblici    Documenti.    Forfè   per- 

(b)cir#»;c.  che  non  era  ftato  peranche  coronato?  Lafcerò  decidere  ad  altri  quefto 

ruUHrntnf.   ^yj^^iio  ;  poiché  per  altri  Documenti  fi  vede,  che  Ottone  III.  figno- 

*«-.   lùlU.  fcggiava  in  quelli  tempi,  come  Re  in  Italia  . 

Ma  prima  di  abbandonare  il  luddetto  Strumento  di  Giovanni  Ar- 
civefcovo  di  Piacenza,  fi  vuol  oficrvare,  che  in  conformità  del  buon 
rito,  che  fi  praticava  allora  in  molti  Luoghi,  affinchè  nelle  permute 
non  veniflc  danno  alle  Chiefe,   furono   inviati    Eftimatori   pubblici   a 
riconofcere  il  valore  de  i  Beni,  ehe  s'aveano  a  permutare.  Però  quivi 
fi  legge  :  Et  ad  hanc  previdendam  commutationem  accejferunt  fuper  ipfts 
reìfus  ad  previdendum  Ilderadus  Mijfo  Donni  Teodaldi  Marchio ,  6?  Comes 
Comitatu  MotintnJ'e,  &*  Meibertus  Clericus   Mijft  eidem  Donno  Johanni 
Archiepifctpo .   Perche  il  Moniltero  di  Nonantola  era  ed  e  fituato  nel 
territorio  di  Modena,  e  qui  fi  trattava  di  permutar  de  i   fuoi    Beni: 
perciò  d'ordine  del  Conte  o  fia  del   Governatore   perpetuo  di    Mo- 
dena, andarono  gli    Eftimatori   pubblici   a   raccogliere    il   valor  delle 
terre  da  pcrmutarfi .   Ma  Tedaldo^  Avolo   della   celebre   Contcffa  Ma- 
tilda ^  è  inoUrc  appellato  Marchio.  Di  che  Marca  era  egli  Marchcfe? 
lùAmknì-  ^°^'   nell'Anno  p/f.  (come  da  Strumento  (f)  da  me  pubblicato  ?.p- 
iAt.  ìttììe.    parifce)  fi  iruovano  in  Pila  Adalbertus^  i3  Obertus  (Progenitore  della 
Dtfftrt.  7.    Cafa  d'Eftc)  germani  Marchiani^  filli  bone  memorie  Oherti  Marchionis 
t3  Corniti s  Palatio.  A  qual  Marca  comandavano  quefti  due  Mgrchefi.* 
L'una  delle  due  vo  io  conghictturando  j  cioè  o  che  già   fofiero   ift.- 
tuitc  delle  Marche  minori,  e  che  per  clcmpio  Modena  con  altre  cir- 
convicine, Città  formafie  una  Marca,  da  cui  Tedaldo  prcndefte  il  titolo 
di  Marchete  i  e  che  la  Lrnigiana,  in  cui  poITcdcano  tanti  Stati  i  Mag- 
giori della  Caf-i  d'tìfte,    ficcome   vedremo,   anch' cfla  dcfic   il   titolo 
Marchionale  a  i  due  fuddetti   Adalberto   ed   Oberto   Fratelli .   O   pure 
che  gl'I mperadori  conferendo  il  titolo  di  Marchcle  a  i  Principi,  che 
pofledcano  molti  Stati,  come  Terre  e   Caftclla,  gli  cfcnttflero  con 

ciò 


Annali     d'  Italia.  433 

ciò  dalla  giiirifdizione  de'Marchch  maggiori,  concedendo   loro   l'au-  Era  Volg. 
torità  Marchionale  fopra  i  mcrdcfuni  Scati .   Veggiamo  in  quelli  tempi  Anno  (j'èc). 
ancora  introdotti  i  Conti  Rurali^  cioè  Signori  di  qualche  Caftcilo  ,  e- 
fentati  dalla  giurisdizione  de  i  Co.ìti  d-lic  Città.   Cosi  a  poco  a  poco 
s'andarono  trinciando  le  Marche  e  i  Contadi  non  meno  in  Italia,  che 
in  Germania.  QiielH  fon  punti  fcuri,  e   giacché   ci   manca   !a  chiara 
luce  della  verità,  fi  debbono  ammettere  come  buona   moneta   le   co- 
nietture  fondatf  fopra  il  verifimile.   Scrive  Lupo  Protofpata  (rf),rottó  (j)    Lf4fu 
qued' .Anno,  che  ^(?/2'(?«////  Johannes  Patriiius  (Governacor  Greco  della  ProtofpU 
Puglia)  ^«i  6?  Aitrmiropolus^  6?  occìdit  Leonem  Cann.it wm^  (^  Nicolaum  '>iChronuo. 
CriiìSi,  £5?  Porphyrium .   Probabilmente  de'principah  di  Ex\i.   In  quelli 
tempi  noi  lirioviamo  Duca  di  Spolcti  e  Marchefe  di   Camerino   Ugo 
Mar  che  fé  é\  Toicana:  il  che  e  degno  di  oirervazione .   Da  qu^'l  domi- 
nio dovea  effere  decaduto  Traimondo ^  o  pure  egli  era  folamente  Mar- 
chefe di  Camerino.  Ce  ne  aificura  un  Placito,  (^)  pubblicato  dal  Pa-  n-.   „ 
dre  Gattola,  e  tenuto  ;■« /^mmvo  Jprucienfe ^  Anno  hlongentefivio  OElua-  Htft.  Ulna- 
gefìtr.o  Nono^  ^  Maife  Julia  ^  per   Indicelo   Secunda .    A    quel    Giudizio  fier.    capn. 
prefedeva  GuiiieìmiiS  Cornei  Miff'us  Domni  Vgunì  Dux  i3   Marchio .    Si  ^^"f-  ■'• 
farebbe  delidcraia  più  attenzione  in  Pier  Maria   Campi,    Autore   per 
altro  benemerito  delle  Lettere  per  la  fua  Strna  Ecclcfiallica  di    Pia- 
cenza, allorché  prudufle  un  Diploma  di  Ottone  III.  {e)  con  cui  crea  (e)  Campi 
Militi  \  Bracciforti,  Cittadini  di  Piacenza,  e  dà  toro  in  Feudo  Vico-  ''fi"'-  ^'^'/f- 
giullino  con  vane  cfenzioni .   La  Data   del    Privilegio   è   quella:    Da-  fi^fi-'^'f''^- 
tum  XF.  Calendas  Decembris ,  Anno  Incarnationis  Domini  pb'i).   Indizione  ""'    '  ^' 
Prima .  Anno  veKO  Domni  Ottonis  IH.  Imperli  ejus  Quinto .  AElum  Pla- 
centits  in  Ecclejìa  Sanélae  Brigidae .  Teftibus  praejentibus  Gelone  Duce  Boe- 
'/l'iae,  Geufredo  Duce  Bavariao,  (^  Henrìco  Cornile  de  Lauzomonde .    Né 
s'avvide  li  buon  Campi,  che  Odone  IH.  non  era  per  anche    Impe- 
radore,  né  era  venuto  in  Italia  per  quelli   tempi,   ne   correva   V Indi- 
s/ow  Pr/«?«  nell' Anno  prefeure  i)8<3.  per  nulla  dire  di  que'TcIlimonj, 
e  d'altre  particolarità  di  quel  finto   Documento. 


Anno  (li  Cristo  dccccxc.  Indizione  iii. 
di  Giovanni  XV.   Papa  6. 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania  e  d'Italia  8. 


ABbiam  detto,  che  l' Imperadricc  Teofania  colla  fua  venuta  in  Ita- 
lia mife  o  rimile  alla  divozione  del"  Re  Oliane  HI.  fuo  Figliuo- 
lo que' Popoli,   che  volevano   vivere    lenza   briglia.    La    Cronica   del 
Moniftero  del  Volturno  (d)  ci  fomminillra  una   pruova   dell' autorità  (A")  chrtnk. 
da  lei  cfcrcitata  in  Italia  per  un   Diploma   fuo    fpedito  in    protezione   ^'*^"*'>>- 
d'eflb  Moniltero,  ^arto  Nonas  Januarias  Anno  Dominici  Incarnationis  1'  ^\,^]"' 
^om.  r.  lii  DCCCCXC.       ^"'•'    "' 


434  Annali    d'  Italia. 

F.KK  Volg.  DCCCCXC.  Indiai  ione  Il.antto  vero  TertiiOttonis  regnmtìs  IH.  /iSlum  Ro- 
Anno  990.  p,,g  dove  ella  aveva  celebrato  il  ianm  Natale.  Ma  ti  òcc  ìcnvcxc  IndiElione 
HI.  e  per  conto  de  gli  anni  del  Regno  fi  ha  da  fcriveie  Anno  FU.  Tut- 
tavia ficcomc  tu  cd'civato  in  alcuni  Atti    accennati   di    lopra,   non    fi 
contavano  ^trinche  gli  anni  del   Regno  di  Ottone  lil.   in  Italia.  Un' 
{y)  Aìit\<iu.  altro  più  importante  Dotumento  (<?)  ho  io  dato  alla  luce,  cioè  un  Pla- 
itn::.  Di]-  ^j^^  tenuto,  anno  dea  propitio  Pontifìcaltis   Domni  Johannis  fummi  Pon- 
fH- 9S9-      t'fi'^''^  f^-  die  XI II.  Menfc  Martiiy  Imlitìione  HI.  feris  Ci-vitate  Raven- 
ne ,  in  Fico ,  ani  dicitur  Sablonaria ,  pojì  Tribunal  Patatii ,  quod  elim  ctn- 
firuere  jujit  Dornnus  Motto  Imperalur.   Notabili  fon  quelle  parole,  ma 
più  ancora  le  \cu,\\f:.'nù:  Dum  refideret ^  Dea  annuente^  Johannes  Jrchie' 
pifcopus  fanSfe  Piacentine  Ecclefie  in  generali  Placito ,  ftmul  cum  eo  Hugo 
gratia  Dei  Epifcopus  fanSìe  Hamdeburgcnfis  Ecclefie  jujjione  Domne  Thee^ 
fana  Jmperatris    (sc.    Un  tale  Atto  finifce  di  chianie,  che  l'Elarcato 
di  Ravenna,  non  fo  fé  per  qualche  accordo  leguito  co  i  Romani  Pon- 
tefici, o  per  altre  ragioni,  era  divenuto  parte  del  Regno  d'Italia,  e 
che  da  gran  tempo  non  ne  erano  più   in  pofleflb  i  Romani  Pontefici. 
Ottone  ili.  non  per  anche  avea  confcguito  la  Corona,  e  il  diritto  de 
gì' Imperadorij  e  pure  Teofania  Tua   Madre  fa   da  Padrona  m  Raven- 
na, mandcindovi  i  km    Mcflì  a   tener   pubblicamente  giullizia,   lenza 
che   fi  fappia,  che  ne  facefiero  doglianza   i   Papi.    Ed   ora  s'intende, 
perchè  Ottone  il  Grande  ave  (Te  quivi  fabbricato  di  pianta  un  Palazzo 
Regale  per  sé,  e  per  gli  luoi  SuccefTori .   Dobbiamo  anche   al  Padre 
(b)   Mihììì.   Mabillone  (0  la  memoria  di  un  Diploma  d'ella  Impcradrice,  dato  iti 
in   jtnnal.    f.ivarc  del   Moniftcro  eli  Farfa,  affinchè  gii  folfe  rctHtuita  la  Cella  di 
Bincdiflin.     Sj„ta  Vittoria,  polla  nella   Marca  di  Camerino.   Fu  ottenuto   quello 
^Anìlm         Diploma  inter-ventu  Johaìmis  Archiepìfcopi  Ravennatis^  y  Hugouis  Prin- 
cipi s .,  cioè  di  Ugo.,  Duca  e   Marchete  di   Tolcana  e    di    Spoleti,    che 
faceva    la  iua  (Jtnte  alla  vedova  Imperadrice.    Le  Note   di  quel  Do- 
cumento, come  cofa  rara,  meritano  d'ellcre  qui  rammentate.  Datum 
Kalendis  Aprilis,  anno  Domimele  Incarnationis   DCCCCXC.   Imperli  Do- 
ni,t^e  Theophanu  Imperatricls  XFHI.   Indizione  HI.  Ravennae .  L'Epo- 
ca di  Teofania  non  è  già  prefa,  come  penso  il   fuddctto  Padre    Ma- 
bilione,  dall'anno  della  morte  di  Ottone  II.    fuo  Conforte  ,  ma  ben- 
sì, come  avvertì  il  dottillìmo  Padre  Gotificdo    Abbate   Gotwicenfc, 
(O  chr.nu.  (0  dall'  Anno  delle  lue   Nozze,  cioè  dal  p/i.  Intanto  oficrviamo,  che 
Getzvictnfe  quelli  Principcfla  la  faceva  non  da  Imperadrice,  ma  da  Imperadore. 
To.    I.  p.ii.  TornoTenc  ella  in  quell'anno  in  Germania   per  affillcrc  al  Re   Otto- 
^^'*'  ne   III.  fuo  Fi^^liuolo  nel  governo  de  gli  Stati.  Secondochè  racconta 

{A' Romunl.  Romoaldo  Salernitano  GO,  Ann.    DCCCCXC.    Stella    a  parte    Septem- 
dus   saicrn.  frionls  apparititi  hahens  {plcndorem ,y  qui  tenebat    cantra   Moidiem.,   qua/ì 
T^TuR      P^F»^  unum.  Et  poft  pauces  dies  iterum  apparuit  eadem    Stelìa  a  parte 
iÌaUc'    "''  Occidcntis,  13  fplendor  ejus  ad  Qrkntem  tendebat .  Et  non poft  multos  dies 
fuit  terrd:mòtus  magnus,  qui  ptwes  evertit  domos  in  Benevento  (3  Capua^ 
multo fque  homitics  occidit ,  (3  in  Civitate  Ariano  multas    Eccle/ias  fubver- 
tit .  Civitas  quoque  Frequentus  faene  media  cecidit ,  Civitatem  vero   Con- 

fsnam 


Annali    d*  Italia.  435* 

N  fanam  prope  mtdiam  cttm  Epìfc.po  fuhvertìt  ^  wultofquc   homines  opprejjìt .  Era  Vflg. 
Ronfcm  totani  cum  ejus  hcminihus Jubmerftt .  (i)    Viene  anche  da  Leone  Anno  990. 
Ollicnfc  {a)  n.irrara  quclta  dilawcntura  con  aggiugncrc.   (1)  In  Bene-  .^  ^^^ 
vento  Fiperam   dejecit^  (j'  fubvertit   qutndecim   Tunes^   in  qutbus   ccntum  o/liia/ìt 
quinquaginta  hoìnines  mortui  funt .   Angelo  dalla  Noce  fu  di  parere,  che  chromc. 
col  nome  di  Fipcra  lì  a  Indicato  un  Caftello  di  quello  nome   del    ter-  ''*•  t- cu- 
ritorio  di  Benevento.  Credo  io  piìi   toilo,  che  Leone    lignifichi    una 
figura  di  Vipera,  che   tuttavia  i    Beneventani   nella    ftcH'i   loro  Città 
tcncflcro  alzata  fopra  qualche  Colonna,©  Fabbrica  alta  :  luperltizionc 
ereditata  da  gli   antichi  Longobardi  (5)  Simulacrum ^  quod  Fulgo  Vipe- 
ra nominai ur ^  cui  Langobardi  flecìebant  colla  (^),  fi  legge  nella  Vita  di   ;,^/^Ì/^ 
S.  Barbato  Vcfcovo  di  Benevento.   Pare,  che  fino  a  qiiclti  tempi  du-   p.  r///.  \^ 
ralTe  quella  fuperlHziofa  rtatua  o  figura  in  cHa  Città.  Ma  avendo  noi  npifap. 
veduto  all'anno  66],  che  per  opera  di  quel  fanto  Preluto    fu  atterra-   StatT^ent. 
ta,   fi  può  fofpettare,  che  almeno   il  Luogo,  dove   efTa   fu,   ritencfic 
quel  nome,  e  in  alcuni  non  folTe  ben'  cltinta  quella  ridicola  perfuifio- 
ne,  che  dal  mantenimento  di  quel   Luogo  dipendclFe  la  felicità  e  lal- 
vczza  della  Città,  in  quella  guila  che  gli   antichi    Romani  pcnfurc-no 
dell'Altare  della  Vittoria,  i  Troiani   del   Palladio,  i  fiorentini   della 
(tatua  di  Marte,  ed  altri  fimili. 

Anno  di  Cristo  dccccxct.  Indizione   iv. 
di  Giovanni   XV.   Papa  7. 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania   e  d' Italia  p. 

ABbiamo  dall' Annalifla  SalTonc  CO,  che  Ottone  III.  coH' Auguda  (e)  uinnaii- 
Tcofania  fua  Madre  celebrò    con   folennità  ed   allegria   la    lanta  fl"  Saxo. 
Pafqua  in  Quidciingcburg  in  Saflouia  .   Intervennero  a  tal  F  dì  a  Mar- 
li  i  z  chiù 

(i)  Vanno  990.  dalla  parte  di  Settentrione  comparve  una  Stella,  che  ave- 
va uno  Jpkndore ,  che  fpandevaft  contro  il  Mezzogiorno^  quafi  un  pajfo . 
E  dopo  pochi  giorni  di  nuovo  apparve  la  mede/ima  Stella  dalla  parte 
d'Occidente,  e  il  (uo  fplendore  tendeva  air  Oriente  .  E  non  molti  giorni  dopo 
ftguì  un  gran  terremoto,  il  quale  rovinò  molte  cafe  in  Benevento,  e  Ca- 
pua,  e  occife  molti  uomini,  e  nella  Città  di  Jriano  diroccò  molte  Chie- 
fe .  La  Città  parimente  Frequento  rovinò  quafi  mezza .  Diroccò  poi  la 
Città  di  Confa  quafi  mezza  col  Fefcovato^  ed  opprejft  molti  uomini: 
Sommerft  tutta  Ronfa  co' fuo    uomini. 

(i)  In  Benevento  gettò  a  terra  Vipera,  e  rovinò   if.    Torri,   nelle  quali 
morirono  ifo.  uomini. 

(5)  Simolacro,  che  chiamafi  volgarmente  Vipera^  «  cui  i  Longobardi  pie- 
gavano H  collo . 


43*^  Annali     d'jtalia. 

Era  Volg.  ch'io   Tufcanorum  Hugo ,   £s?   Dux   Pohnortim   Mifcco  cum  pluribus   Regni 
Anno  991.  Ptinc'tpihus y  etìverfa  munera  ad  obfeqiiium  Imperatoris  (non  era  per  anche 
Impcnidnrc)  eleferentes .  Ugo  Marche  fé  e  Duca  di    Tofcana  con  grandi 
ricchi  zzc  e  potenza  accoppiava  una  non  minore  accortezza,  e  volen- 
doli ben  mettere  in  grazia  di  Ottone  III.  e  di  Tua  Madre,  non  cornò 
si  rodo  in   Italia,  ma    continuò   a  far   la   Tua   corte   a    que' Regnanti, 
finché  guinfero  a  Nimcga.  Qui  infermatafi    1' Ini 'pe  rad  ri  ce   Teofania, 
da  morte  immatura  fu  rapita  nel  di   16.  di  Giugno  dell'anno  prcfcn- 
(?l)  Diimar.  te.   l^reflb  Ditmaro  {a)  la  Tua  morte  è  polla   focto   il    preccdt-nte   an- 
j"  c/»n»»/f»  p,Q^  dia  per  errore  de'Copilli  l' Annaliiìa  SafTonc,  Ermanno  Concrat- 
■  ■  '*■  IO,   Lamberto  da  Scafnaburgo,  che  copiavano  la  Cronica    di  Ditma- 

ro, dovettero  ben  vedere,  che  anch' egli  fotio  il  prefente  anno  notò 
la  morte  della  fuddctta  Impcradrice.  Era  quelta  Greca  Principefla  don- 
na di  rpiriti  virili,  di  bella  ed  onella  converfazione,  molto  caritativa 
verfo  de' Poveri  e  delle  Chicfc;  fapcva  ckttivarfi  l'affetto  di  chi  ella 
voleva,  ed  infìcme  tener  baflo  chi  alzava  la  creila >   utiliflima   perciò 
nel  governo  de  gli  Stati  al  Figliuolo.   Un  folo  difetto  viene  in  lei  ri- 
V       '.Va    P*"^^^^"  '^''  Santo  Oddone  (^),  cioè,  che  quantunque   ella  folle  utile 
ytdtlhliJit.'  ^^  Ottima  per  gli  altri,  Socrui  tamen  (cioè  a  Santa    Adelaide)/»;/  ex 
parte  conti  aria  .  Ad  poflremum  ^wo  f«;'«y^/<?w  G;vm  (  probabilmente  vuol' 
intendere  di  Giovanni  .-^rcivclcovo  di   Piacenza)  aliorumque   adulantium 
confiUo  fruens^  minaùatur  ci  ^  qu.ifi  manu  defignando^  dicens  :  Si  integrum 
annum  fupervixero ,  non  dominabitHr  Adhelaida  in   tota   Miinde ,   quod  non 
pojffìt  circumdari  palmo  una.  ^(tfn  fenfentiam  inconfulte  prolatam^  divina 
cenfura  fcctt  effe  vcracem .  Ante  quatuor  hehdomadai  Gr<eca  Imperati ix  ab 
bac  luce  difcejjit .  Augufla  Adalhaida  fiiperjies^  fclixque   remanftt .   AU'av- 
vifo   della   defunta    Nuora   la   piiflìma    Impcradrice    Adelaide   fi    portò 
dall'Italia  in  Germania   per   confolar   l'afflitto    Nipote  Ottone   III.    e 
per  dare  aflìllenza  alla  di  lui  età  bifognoù    tuttavia    di    conliglio    nel 
governo  del  Regno.  E  quivi  ille  eam  Matris  in/lar  fecum  tamdiu   hfi- 
.buity    quoad  ufque    ipfe    protervorum    confilio   juvtnum    deprazatus,    tri- 
fiem    illa.n  dimifit .    Sicché   ella  malcontenta  li   rellitui  all' Italia  (  non 
lo  in  qual  tempo)  lafciando  il   Re  Nipote   in  balia  a  i  tralpoiti  della 
fua  giovciltò  .   Finqui  avea  Tribuno  Memma  Doge    di    Venezia  gover- 
nato il  fuo  Popolo  lenza  operar  cole,  che  gUcne  guadagnafl'cro    l'af- 
(c)  Dj/rdut.  fetro.   (.e)  Gli  llava  non  poco  a  cuore,  che  Maurizio  luo  l'igliuolo  lue- 
in  chro.Aco  cedclfe  a   lui  nel  governo,  e  perciò  lo  fpedi  a  Collantinopoli  con  ifpe- 
UaÌi/^^"^'  ^'^^^'^ì  ^^^  ritornando  conJccorato  da  quegli  Augufti  di  qualche  illu- 
ftre    Dignità,   più  facilmente    otterrebbe    il  Tuo   intento.     Ma  cadde 
incaiiro  maLito  elio   Doge,  e  fcntendo  accoilarfi   il    fuo    fine,    fi    (l-cc 
portare  al    Monillero  di  San  Zachcria,  e  quivi  prefo  l'abito  Monalli- 
co ,  dopo  lei  giorni  terminò  di  vivere.   Non  già    il  di  lui  Figliuolo, 
ma  bciifi  Pietro  Or/colo  II.  fu  creato  in  luo  luogo  Doge  di  Venezia. 
Egli  era  Figliuolo  di  quel  Pietro  Orfeolo ,  che  già  vedemmo  Doge,  e 
poi  pafTato  alla  vita  Monaltica  in  Francia,  dove  perle  lue  Virtù  ii  gua- 
d;ignò  il  titolo  di  beato  e  di  fanto .  Quelli  fu  Principe  di  gran   fcn- 


Annali     d'  Italia.  437 

no,  e  talmente  attento  a  i  vantaggi  della  Tua  P.uria,  die   Venezia  a'  Era  Volg. 
fuoi  di  crebbe  fommamentc   di  potenza  e  decoro.  All'anno  prcceden-  Anno  991. 
te  990.  racconta  il  Sigonio  W  le   rivoluzioni   icguitc    in    Milano   fra  ,  ,   si-onins 
Landolfo  Jrdvefcovo.  e  il  Popolo  di  quella  Città.  Il  Signor  Sarti  nel-  j^  lulno 
le  Annotazioni   {b)  fu  di  parere,  che  efìo  Landolfo   vcnin'e   promofTo  ital.  lib.  7. 
a  queir  Arciveiccvaro  nell'anno  p8o.   come  in  fatti  è  notato  "nel  Co-  ;b    s.ixius 
dice  E(b.nfe  della    Stona   di    Arnolfo    Miiancfe  (0  >    e   che   nel   9^^-  '",„„  J'J'"' 
fuccedeflcro  quelle  diffenfioni,  per   le    quali   Ottone    li.    Impcradoic  lundem. 
fecondo  lui  ai'cdiò  Milano  nell'anno  983.   Io  p.on  ni' arrifchio  a  prò- (e;  Arnnlf. 
porre  alcuno  di  tali  fatti,   perche   circa  il   tempo   l.i    Storia    ci    lafcia  AUdmian. 
nelle  tenebre;  e   mi   prendo  la  libertà  di  narrar  qui  le  follevazioni  fud-  ^^y  J/^/;^' 
dette  con  qvialchc  barlume  di  verifimiglianza,  che  irovandofi   troppo 
giovane  il  Re  Ottone   ili.  e  morta  la  Madre  fua,  e  pafl'ata   in  Ger- 
mania l'Avola  fua  Adelaide,  potcffe  allora  il  Popolo  di  Milano  pren- 
dere l'armi  contra  del  iuo  Arcivei'covo .  Ora  il  fatto  è  in  quella  ma- 
niera narrato  da  Landolfo  feniorc  (^)  Storico   Milancfe.  (d'i  inndui. 

A' tempi  di  Ottone  I.  era  potcntilfimo   in  Milano   Bonizone   ex  jm  simor 
Carcano .     Effcndo    vacata    la   Chiefa   di  Milano  per  la   morte  di  Co-  ^'fi-"'--Mt- 
iifredo  yircivefcovo  nell'anno  980.  collui  a  forza  d'oro  proccurò  queil'  j^"^^!  juiU 
Arciveicovato  dall' In-.peradore   per  iuo    Figliuolo    Landolfo   contro   Li 
volontà  di    tutto  il   Clero  e  Popolo    Milanelc  ,  al   quale   apparteneva 
l'elezione.  Crebbe  perciò  di  giorno  in  giorno  fcmpre  più   l'odio  uni- 
verfale  conti  a  di  lui.   Interta  Landulphus  paucis  con/tncratus  annis  ^  patre 
ejus  male  mortuo  a  qucdam  Tazonis  xtrnula  fuo  inletìo^  ad  Ottonar.  Im- 
pcratorem  curfu  veloci  fugiens  tetendit .   Iftigato  l' Imperadore  (quelli  era. 
Ottone  IL)  venne  all'aiiedio  di  Milano.    Per  una  vifione   tornò  in  fc 
llelio  Landolfo,  e  chiamati  d;Jla  Città  molti  Nobili,  Inabili  un'infa-   ' 
me  accordo  con  cffi,  concedendo    loro  in    Feudo  o  a   Livello  le    Di- 
gnità della  Chieta,  e  le  Pievi  della  fua  Dioceli:  con  che  egli  ritornò 
quieto  alla  fua  Cattedra,  e  1' Augulto  Ottone  lene  andò  in  Liguria. 
Ma  nulla  parlando  Arnolfo  Milanefe,  Scrittore  pii!i  efatto,  e  contem- 
poraneo d'elio  Landolfo  nel  Secolo fiUregucnte, di  un  tale  afìcdio,  e  nulla 
dicendone  gli  Scrittori  Tedefchi,  che    pure   van   rcgiltrando    tutte  le 
più  riguardevoli  azioni  di  Ottone  IL  io   non   so,  che   s'abbia  a   cre- 
dere a  Landolfo  Storico   per   conto  di   efio   alTcdio.    Però    meglio   fia 
l'attenerli  qui  al  raccorito  d'elfo  Arnolfo  (0,  che  con  altre  circollanze  (e)  Amulf. 
ci  rapprefcnta  quegli  avvenimenti .   Dice  adunque,  che  fticceduto  Lan-  '^'/'■"■-   -*^«- 
dolfo,  nativo  del  Cailello  di  Carcano,  a  Gotofredo  Arcivefcovo,  per  f,l^'^'""/\ 
la  troppa  inlblenza  del  Padre  e  del  Fratello  cominciò  a  tirarfi  addolTo 
l'odio  del'Popolo,  coU'abulai  lì  del  dominio  della  Città,  di  cui  forfè 
era  Conte,  o  vogliam  dire  Governatore.    Congiurò    contra   di   lui    la 
Plebe,  ma  i  Nobili  erano  in  favore   di  lui.    ^dbiis   ajjidne  rìxantibus 
grande  commijfum  ejì  in  Urbe  ce/tamen.  Vedendo   Landolfo  di  non  po- 
tere reggere  alla   forza  del  Popolo,  lafciato   nella   Città   il   Padre  fiio 
decrepito,  lì  ritirò  fuori  co  1   Nobili,    a' quali,    per   tenerli    faidi   nel 
fuo  partito  con  farli  fuoi  Vaflalli  dillribuì  molti  Bencfizj.  de' Chcrici,. 

e  beni 


I.  e.  IO. 


43  8  Annali     d'  Italia. 

EraVo!».  c  beni  della  fua  Chicfa.  Iterum  autem  colleSlo  ex  ^h-erfìs  partihns  agmì- 
Anno  991.  ne  ^  coaflixìt  eifdem  cum  Civibus  in  Campo  Carbomrite  ^  uhi  faSla  eft  plu- 
rima ciedes  titrinque  :  a  quo  bello  agre  divertii  bac  etiam  z-ice .   in  Civitate 
autem  quidam  (Ieri vi  qHìdam)  vernula.  ^  aitdita  Domini  fui  nece ^  accur- 
rensy  Patrem  Prafulìs  leSlo  jacentem  cultro  transfixit .  Ma  non  andò  mol- 
to, che  frappolkfi  varie  perfonc   f^ggic,  (Vgui   concordia  e   pace   fra 
Landolfo  e  il  Popolo.   L' Arcivefcovo  in  emenda  de' Tuoi  peccati  fece 
fabbricare  in   Milano  il  Monillcro  di  S.  Golfo,  dove   poi   venendo  a 
morte  v:!lle  elTere  feppellito.  Qui  non  c'è  parola  ne  di   Ottone    II. 
né  di  alTedio  da  lui  fatto  di  Miianoj  e  però  potrebbono  cfTere  fucce- 
diiti  cotali  fconcerti  durante  la  lontananza  e  minorità  di  Ottone  III. 
Circa  quelli  medefimi  tempi   anche  il  Popolo  di   Cremona   recò  non 
pochi  affanni  ad  Odelrico  Ftfcovo  di  qnella  Città  ;    perciocché  Ecdefta 
fuée  terram  poteflative  invaferunt ,  ac  illam  (  forfè  illum  )  deveflierunt  ;  at- 
que  j'ub  ebtentu ,  feu  occafione  cotnmendationis  atque  faclicii ,  Clericos  illius 
ac  Laicos  fuo  iegimini  jufìe  y  legaliter  deditos  13  e.   injufte  depr  te  dante  s  , 
eamdem  Eccleftam  coartando  ac  depredando  ^   multis  calamitatibus  oppri- 
...     mcbant .    Tutto  ciò  fi  legge  in  un  Diploma  di   Ottone    III.    {a)   dell' 
ìtaL^sacr.    ^""°  ^^^-  ^^"'  tutti,  chc  fon  degni  d'attenzione,   perchè   di   qui  fi 
Tom.  IV.  in  fcorgc  il  principio  della  Libertà  e  indipendenza,  che  a  poco  a  poco 
r.fìjcop.         andarono  poi  procacciando  a  fé  fteflì  i  Popoli   d'Italia   con  una   (tre- 
Crtmontnf.    pj^of^  oiuuzion  di   cofe,  di  cui  andremo  di  mano  in  mano  rawifando 
(M   Campì     ''  progrelTo.  Rapporta  il  Campi  C*)   un  Piaciro  tenuto  ;«  Civitate  Pia- 
jJlor.dtPia-  centia  in  folario  proprio  Donni  Ànhiepilcopì  JanSìa    Placentin<g    Eccìeftte  ^ 
tini..  T.  1.  dove  in  judtcio  refidebat   Domnus   Joannes  vir  venerabilis   Archìepifcopus 
fantine  Placeiitina  Ecclefia ^  Mijfus  Donni  Ottonis  Regis .  Dal   Notaio  fu 
Icritto   Anno  ab    Iricarnatione   Domini  noftri   Jefu   Chrijìi  DCCCCXCJ. 
Decimotertio  Kalendas  Februarii,  Indizione  ^tarta .  Noi  ancor  qui  tro- 
viamo in  ufo  r autorità  Regale  di  Ottone  Ili.  in  Italii,  ma  non   già 
notati  ne  gli  Atti  pubblici  gli  anni  del  fuo  Regno,  .'\bbiamo  da  Lu- 
(0  Lupus      P"  Protolpata  (0 ,  chc  fetit  bellum  Ajìo  Comes  cum  Saracenis  in  Taren- 
Protofiiata     fo ,  i^  ibi  cecidit  ille  cum  multis  Barenftbus .  In  vece  di  Ajie^  un'altro 
inChronko.  Codice,  e  l'Anonimo  Baicnlc  hanno  Otto  Comes:  ma  fi    dee   fcriverc 
Atto  Comes.    Medelìmamenic  in  quell'anno  Ug$  Capeto  Re  di  Francia, 
lilc^nuto  contra  di  Arnolfo  Arcivefcovo  ó\  Rems,  il  fece  deporre  da  i 
Vcicovi  in  un  Concilio   tenuto   in   quella   Città,   ma   fenza   chc   fofic 
approvata  una  tal  rifoluzionc  dalla  lantaSede.  In  luo  luogo  fece  egli 
ordinare  GerbertOy  che  noi  già  vedemmo  Abbate  di  Bobbio,  in  ricom- 
penla  d'ellcrc  (tato  Mac  Uro  del  Re  Roberto  luo   Figliuolo,  e   per  la 
Itima  della  di  lui  rara  Letteratura.  Vedremo  poi,  fin  dove  arrivò   h 
fortuna  di  quclto  perlonaggio. 


.Anno 


Annali    d'  Italia.  439 

Anno  di  Cristo  dccccxcii.    Indizione  v. 
di  Giovanni   XV.   Papa  8. 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania  e  d'Italia  10. 

DA  die  fu  alzato  alla    Dignità  Ducale  in   Venezia    Pìetrt   Orfeolo  Era   Volg. 
IJ.  ficcome  perfona  di    grande   attività  e   fcnno  ,   fpedi    tolto  a  ^^***  99^- 
Coftantinopoii  i  fuoi  Legati,  ed    ottenne  da  gì'  Imperadori    Ba/ilio  e 
Coftantiiw  la  Bolla  d'oro  contenente  la  conferma  di  tutte  le  libertà  ed 
clenzioiii,   godute  in  addietro   dal  Popolo  di  Venezia  per  tutto  l'Im- 
perio d'Oriente.  Studioflì  ancora  di  itabilir  buona  amicizia   con  tutti 
i  Principi  de' Saraceni ,  a' quali   per  tale  effettto  mandò  Ambafciatori . 
Ma  particolarmente  ebbe  cura  di  far  confermare  al  Re  Ottone   III.  i 
vecchi  Patti.  Si  legge  nella  Cronica  del  Dandolo  W  il    Diploma  di  (•>)  Dandu- 
tal  Conferma,   ccncedura  da  cflo  Re  ìnterve;ttu  y  petitione  nofìra   di-  j)^^'j  xii 
leSìiffimae  Dominae  A-viae  Adelhcidae  Imperatricis  Awiulìae  :  il  che  fa  co-  n^r.    Italie. 
nolcere,  che  Infanta   Imperadricc  tuttavia  dimorava  in  Germania  nella 
Corte  del   Re  fuo  Nipote.    E  il  Diploma  e  dato  XIF'.  Kakndas  Ati- 
gufti^  Anno  Dommicae  Incarnationis   DCCCCXCII.    IndiBione   F.    Anno 
vere  Domni  Ottonis  111.  Regmntis  No-o  .   Aclum  Molinhufen .    AiTcrirce 
Lupo  Protorpata  (*),  che  in  quell'anno  fi  provò  uaa  terribil  carellia  (h)  Luput 
per  tutta  l'Italia.  Non  già  nell'anno  991.  come  (limò  il  Sigonio  (f),  P'o'^fp'*'^ 
ma  bensì    nel  fine  del  prcfente,  diede  fine  ai  fuoi  giorni  Aloara  Pnn-  '^,    >;j„„j„' 
cipelTa  di  Capua,  già  Moglie  di  Pandolfo  Capodiferro .,  la  quale  finquì  j/.  Re^ns 
col  i"igliuolo  Landenolfo  {d)  virilmente   avea   governato   quegli  '  Stati  .  ■""'•  ^'*-  7- 
Siccome  oflervò  il  Cardinal    Baronio    (f),   ella   avea   fatto   ammazzare  ^^l-^'r 
un  fuo  Nipote  Conte,  per  paura  ch'egli  col  fuo  credito  potefle   oc-  ci(a«;c. 
capare  il  Principato  a' fuoi  Figliuoli:  perloché  San  Nilo  Abbate  le  prc-  lib.  z.c.io. 
diflc,   che    mancherebbe  la   Itirpc  fua,   ficcome   in   fatti   da   lì  a   non  u)  iaron. 
molto  avvenne.  '.'^  f*"'*^^- 


Ecclef. 


Anno  di  Cristo  dccccxcii i.  Indizione  vi. 
di   Giovanni    XV.   Papa  9. 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania  e  d'Italia  11. 

NEH' Archivio  dell'  infigne  Moniftcro  di  Subiaco  fi  legge  uno  Stru- 
mento, (crkto  Anno  Deo  propitio  Pontificatus  Domni  Job  anni  fum- 
mi  Pontificis  y  iiniiicrfali  XF.  Papa  in  facratifima.  Sede  beati  Petri 
Apoftoli  Septimo.,  Indizione  F.  Menfts  Februarii  die  tertìa,  cioè  nell'an- 
no precedente.  Ma  quelto  Mefc  non  s'accorda  con  quanto  s'è  ac- 
cennato all'anno  p8f.  intorno  al  tempo  dell'elezione  di  quello  Papa. 
Più  fi  confà  un  altro,  fcritto  Anno  FUI.   Indiilione   FI.   Menfis  Jalii 

dit 


44°     *  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  die  ojlava^   cioè  nell'anno    prcfente  .    Appena   furono   pafTati   quattro 
/\kn'o  993.   \.ie(ì  dopo  la  morte  di  yilo.ira  PrincipefTa  di  Capua   C'»),  che    in  efTa 
oftif'fis         9'"*^  '^.'  C^T"^  "^^^^  '^'  -''^-  ^'  "aprile  di  quell'anno   fcoppiò    una   con- 
chron.  l.  z.  g'^ia  di  malvagi  contra  di  Landenolfo  Principe  fuo  Figliuolo,    per  cui 
Caf.   IO.       egli   redo  mifcramcnre  privato  di  vita  predo  la  Chicfa  di  S.  Marcel- 
lo .    Era   parente   di    Landcnolfo   Trasmondo    Conte    Teatino,   o    fia   di 
Chieti,  e  Marcbefc,  cioè  a  mio  credere  quel  medefimo,  che  di  fopra 
dicemmo  Duca  di  Spoleti,  o  almeno  Marchefe  di    Camerino.    Si  ac- 
cinfc  quclti  a  vendicar  la  morte  dell' uccilo  Principe,  e  dopo  due  Mefì 
con  un   competente  elercito ,  accompagnato  da   Rinaldo  &    Oderifio 
Conte  di  Marfi,  portoflì  all'aircdio  di  Capua.  Vi  (lette  lotto  quindici 
di,  nel  qual  tempo  diede  il  guido  al  territorio!,  cioè  galligò  in  vece 
de  i  rei  gl'innocenti;  e  fcnza  far  altro  fc  ne  ritornò  a  cafa  .    Per  at- 
,  tcftato  della  Cronica  del  Volturno  {h)   entrò  la   peftc   in   Capua    con 

YuitHrl"',}'   t^^  furia,  the  appena  rcftò  in  vita  la  terza  parte  del  Popolo.  Giunta 
p.  il.  T.  1.  intanto  la  nuova  dell' afTaflinamcnto  (iiddctto  alla  Corte  di  Ottone  III. 
Rer.   Italie,  in  Germania,  venne  un  ordine  ad    Ugo   Marche/e  di   Tofcana  di   farne 
rigorofa  vendetta.  Adunque  Ugo,  ainmaffatc  le  forze  fue,  ed  unitele 
con  quelle  di  Trafmondo,  e  de  i  Conti   fuddetti,  tornò   ad   aflediarc 
più  (trcttamcnte  Capua,  tanto  che  obbligò   que' Cittadini  a  dargli   in 
mano  i  malfattori,   cioè  gli  uccifori  del  iuddctto  Landenolfo.  (f)  Sci 
ni- ''"'^.'^     d' cffi  ne  fece  impiccar  per  la  golaj  gli  altri  con  varie  pene  ricevct- 
o/«%«/.  57.  '^''°  ''  pagamento  de' loro  misfuti .  Rt-lbo  Principe  di  Capua  L.iidolfo 
cap! i.  Fratello  minore  del  medefimo  Landcnolfo. 

Attefc  circa  quelli  tempi  Pietro  Orjeolo  TI.  Doge  egregio  di  Ve- 
nezia a  ndorarc  la  Città  di  Grado,    le  cui  fabbriche    venivano    n^cno 
(di  Dd«i«/.    P"*"  l'antichità  (<«)  .    La   cinfe  di  mura  da  i  fondamenti;  vi  fabbricò  il 
in  chroiìuo  Palazzo  Ducale  rrcfb  alla  Torre  occidentale;  e  fece  riporre  in  Icgreti 
7om.  XII.      luoghi  fotterra  i  Corpi   de' Santi  di   quella   Cattedrale.    E   perciocché 
Rer.  ttaUf.     (^JQ^j^^fii  f'^efcovo  di  Belluno  feguitava  ad   occupar   varj    beni  e  diri:ti 
de' Veneziani,  e  non  voleva  arrenderli  ne  alle  ambai'ciatc  ne  alle  Let- 
tere dello  Itclfo  Re  (!)itone:    proibi    il   favio    Doge   ogni   commcrzio 
del  Tuo  Popolo  colla  Marca  di  'l'nvigi.  Ballò  quello  ripiego  per  met- 
tere in  dovere  i  Brlluncli,  i  quali  non  potendo  piìi  ricevere  falc,    ne 
altre  mcrcatanzie,  dimandarono  pace  ai   Veneziani,  e  1' ottennero,  al- 
lorché il  Re  Ottone  venne  m   iralia.    Credefi,   che  a  quell'anno  ap- 
partenga la  dotazione  della  Badia  di  Santa  Maria  de' Benedettini ,  fon- 
,,     ■    .    ,    data  in  Firenze  {e)  di  iniìa  ContclTa,  ivi  chiamata  Filìa  Domni  Bo- 
It    rUa"di'  "'f^"'-)  qui  fuit  Marchio.,   cioè  di   Spoleti.    Era  clTa   (lata    Moglie   ^\ 
L'Io.  Uierto  Duca  e  Marcl'.cle  di  Tofcans',  ed  era  Madre  del  vivente  allora 

Vghcll.  Marchefe  di  Tofcana  Ugo.  Le  Duchefl'e  e  Marchcfane  per  lo  più  ulà- 
ìtel.  sacr.  y.,^.^^  j]  f^.\^■y  pome  di  Contese.  Lo  Strumento  fu  fcritto  con  quelle 
({■"' Alain:.  Note;  Otho  gratta  Dei  hnperator  Aiigufìus.^  Filius  Domni  Ottoni s^  An- 
yiìinA.  he-  no  Imperli  ejus  XI.  Pridie  Kukndas  Jumi.,  Indiclione  Vi  cine  nell'an- 
ni^it-iin.  ad  i^„  prefcntc ,  fecondoché  penso  l'Ughelli,  e  dòpo  di  lui  il  Padre  Ma- 
bilione  (/).  Ma  dovcafi  por  mente,  che  Ottone  ìli.  non  era  pcranche 

giun- 


jfnHUm 


Annali     d'  Italia.  44t 

giunto  alla  Corona  Imperiale i  né  in  quelli  Secoli  alcun  Re  Tcdefco  Era  Vof?. 
portò  mai  il  titolo  d' Imperadorc,  fé  non  dopo  eflere   flato    coronato  Anko  993. 
dal  fommo  Pontefice.  Pero  quello  Strumento  è  piìi  antico,  e  s' ha  da 
riferire  all'anno  P78.   nel  cui  Giugno  corrc«  V  Anno  XI.  dell'Impe- 
rio di  Ottone  II.  e  l' Indizione  VI.  Abbiamo  da  Leone   Ollienfe  (<?)  ,  (a)  tto  o- 
che  i  Monaci  di  Monte  Calino  fabbricarono  varj  Moniflcri  in  Tofcana  fi'""-  chr. 
ex  Hugonis  Murchionn  largitione  (^  conccjfione ^   fra' quali  il   fuddetto  di  '"^ •-•''•  "• 
Santa  Maria  in  Firenze.  Terminò  i  fuoi  giorni  in  quell'anno  {b)  Cer-  {\3)HtrmM- 
rado  Re  di  Borgogna,  Fratello  della  piiflìma  impcradricc  Adelaide -j  Qà  nm  Centi- n- 
tbbe  per  iuccelfore  Rodolfo  fuo  Figliuolo,  appellato   da  gli  Storici  il  ^^"^  inchr. 
Dappoco.  Tenne  parimente  in  qu.  fti  tempi  un  Placito  in    Verona  y/r-  "''"•   ^""'J- 
rigo  Duca,   Padre  di   ianto   Airigo    Imptradore,  che   governava   allora 
non  lolamente  il  Ducato  di  Baviera,  ma  quello  ancora  della   Carintia 
colla  Marca  di  Verona.  L' Ughelli  (.e)  rapporta  i  fuoi  titoli    fcorret-  (0    ughtiU 
tamcnte,  e  lì  dee  leggere  così:  Domrius  Henticus  Dux  Bavariorum,  feu  IL"^'   ^''''' 
Karentayienfium.,  atque  iftius  Marchile  Feronenfium .  Fu  fcritto  qutl  Giudi-  ;„  y.pùob. 
ciXo  Jnno  ab  Incarnatione  Domini  noflri  Jefu  Chrifii  Noncgentefirno  Nonagefi-  Vnonenf, 

me  Tertio de  Menfe  Novembri  Indièlione  Septimn.  Pretendeva  Ochcrto 

(più  tollo  Otberto)  Vefcovo  di  Verona,  che  gli  fodero  Itati  ufurpaii 
de' beni  a  Theodaldo  olim  Marchione  .^  cioè  dall'  Avolo  della  Contejfa 
Alatilde,  che  fi  vede  allora  molto  ben  vivo,  ne  so  ferchè  v'  entri 
queir  &///«,  fé  pur  non  dee  dirfi  una  delle  disattenzioni  dell' Uglielii . 
Perchè  Tedaldo  Marchefe  citato  non  comparve,  fu^ decretato  il  pof- 
fcfib  di  quc'beni  al  Vcfcovo.  Ecco  chi  er*  Governatore  della  Marca 
di  Verona  in  quelli  tempi. 

Anno   di  Cristo  dccccxciv.   Indizione   vii. 
di  Giovanni  XV.  Papa  io. 
di  Ottone  III.  Re  di  Germania  e  d' Ital.   ii. 

COn  gli  affari  d'Italia  han  correlazione  quei  di  Gerberto  creato  Ar- 
civcfcovo  di  Rems .  Prefe  la  fanta  Sede  la  protezione  di'  Arnoifo 
depollo  da  quella  Sedia  contro  le  Leggi  Canoniche,  e  Papa  Giovanni 
XV.  iofpcfe  da  i  divini  Ufizj  quc'Vefcovi,  che  aveano  profferita  fcn- 
tenza  contra  di  lui.  Reltano  tuttavia  le  invettive  d'cfl'o  Geiberto  non 
diro  contro  la  Chiefa  Romana,  ma  contro  quc'Pap.,  che  in  quelli 
ultimi  tempi  l' aveano  cotanto  fporcata,  e  sì  malamente  governata i 
di  Gerberto,  dico,  il  quale  da  qui  a  non  molto  ci  comj>..riià  faiito 
fui  medefimo  Trono  Pontitìzio.  Ugo  Cnpeto  Re  di  F. ancia  fpedi  al 
Papale  ragioni  dell'operato  da  i  Vcfcovi,  e  il  pregò  di  voler  venire 
in  perfona  tino  a  Granoblc,  per  conofccre  meglio  quella  differenza. 
Non  fi  lenti  voglia  il  Pontefice  Giovanni  di  prenderli  t.nnto  incomo- 
do, e  folamente  mandò  in  Francia  Leone  Abbate  del  Miuiillero  di  S. 
Bonifazio  per  fuo  Legato,  per  cui  opera  nell'Anno  feguentc  fu  in 
Tom.  F.  Kkk  qual- 


44^  Annali    d*  Italia. 

E^jiA  Volg.  qualche  maniera  porto  fi ae  a  q^el^imbro^lio.   Abbiamo  da  Lupo  Pro- 

ÀKNo  994.  toipata(a),c  da  Romo.ildo  Sulernitano  (^),  che  in  quelt' Anno  obftfa 

j'rwt'M'/j     efi  Materaa  Saracenis  tribui  menfiòus  ^  y  quarto  capta  ab  eis .   Ne  erano 

inChr^Hic».  iHora  in  pollcffb  1  Grcch,  ma  non  ebbero  forza  per  poterla  fotlencre 

(W  Rmuiì-  contro  la  poflanza   de' Mori .    Fino  all'Anno   prelcnte    Ggnoreggjò    in 

4ts  SaUrn.  Salcroo  Giovami  li-  appellato^;"  Lambtrto .  {e)  La  morte  il  rapi,  con  re- 

TcìVeTt'^'ì-  '^"""^  Principe  di  Salerno  luo  Figliuolo  Guaimatio^  chiamato   il  Ttrxo  ^ 

B>ns  aifior.  per  dithnguerlo  da  altri   due   Principi  dello   llclfo   nome,  che   erano 

frincif.        vivuti  ne' tempi  addietro.  Era  eflb  Giovanni  tuttavia  vivente  nel  Giii- 

laniobari.   gno  di  quelV  Anno,  ciò  apparendo  ài  un  Diploma  d;ito  da  lui  e  dai 

(d)  Af'tìqt,  ''•^l»'"»  Guaimario,  che  fi   legge   nelle   Antichità   Italiane   U) .   Truo- 

Italic.   Dif-  vafi  ancora  in   quell'Anno   Giberto^   o   fia   Oberto   li.    Marchefc,   Fi- 

jtrt.  31.       gliuolo  di  c^wtW  Oberto  I.  che  noi  gii   vedemmo   Marchcle   e  Conte 

tn-  '035-.   del  facro  P,»lazzo,  e  dicemmo  Progenitore  della  Cala  d'Elle,  il  quale 

^^à  t  fieli  fi''  "^"^  ""  Placito  nella  Cfaicfa  di  Lavagna,  e   fcntcnzia   in   favore   del 

/.  1.  (,  ij,  Moniftcro  di  S.  Fruttuofo.  (0  L'Arto   fu   fcritto   Anm   Incarmtionts 

Domini  nojìri  Jefu  Chrifti  Nongentcftmo  NoHugefimo  ^tarte,   X.   Kale»' 

das  ftbruariiy  Jndiilìene  Septima^  cioè  fenza  contar  gli  Anni  di  Ottone 

III.  Re.  Erano  potenti  in  Tofcana  e  Lunigiana  1  Marc  he  fi,  appellati 

dipoi  d'Elle,  e  forfè  di  qui   poflìamo  inferire,  che  il  luddetto  Obert» 

11.  governaffc  in  quelli  tempi  la  Marca  di  Genova. 

Anno  di  Cristo  dccccxcv.  Indizione  viii. 
di  Giovanni  XV.  Papa   11. 
di  Ottone  III.  Ke  di  Germania  e  d'Ital.    13. 

\ 

FU  nel  prefcnte  Anno  fui  principio  di  Giugno  tenuto  per  ordine 
del  Papa  un  Concilio  in  Mofomo,  oggidì  Moufon  vicino  alia 
Mofa,  a  cui  prcfedeitc  Leone  jlbbate  Legato  Pontifizio,  e  fu  dccifo, 
che  la  depofizione  di  Arnolfo  Arcivefcovo  di  Rems  folfe  invalida  e  nul- 
la, e  per  confcgoente  contro  i  Canoni  entrato  in  quella  Chiefa  Ger- 
ìerto  Monaco,  già  Abbate  di  Bobbio.  Però  fpofleli'ato  di  quell'infi- 
gne  Arcivefcoyato  Gerberto,  e  come  abbandonato  da  Ugo  Capeto  Re 
di  Francia,  fi  ritirò  alla  Corte  del  Re  Ottone  III.  di  cui  avea  l'onore 
d'elTere  (lato  Maeftro.  Ma  Arnolfo,  che  era  in  prigione,  finche  vifTe 
«.  _.  il  Re  Ugo,  non  ne  potè  ufcire.  Abbiamo  da  Ditmaro  (/),  e  da  Er- 

chr  \!"*.'^'  manno  Contratto  (^),  che  ad  una  Dieta  tenuta  in  Maddcburgo  inter- 
(g) Herman-  vcnnc  Con  gli  altri  Principi  Arrigo  IL  Duca  di  Baviera  e  di   Carin- 
»«»  contra-  (jj^  e  Marchcfc  di  Verona,  il   qual  pofcia  portatofi  a  Gandcrshciro, 
HMin  chr.  ^^^^  Gerberga  fua  Sorella  era  Badefla,  quivi  cadde  gravemente   infer- 
mo.  Però  chiamato  a  se  il  Figliuolo  Arrigo,  che  fu  poi   Imperadorc 
e  Santo,  gli  ordinò  di  tornarfcne  in  Baviera  ad  alTicurarfi  di  quel  Du- 
cato, raccomandandogli  di  non  operar  mai   contro   la   tede  ed  ubbi- 
dienza dovuta  al  Re  fuo  Signore  :    MalBifta  da  lui   trafcurata  ne  gli 

anm 


Annali    d'   Italia.  443 

anni  addietro,  del  c^he  era  ben  pentito}  e  pregandolo- di  ricordai  fi  del  Era  Vo!g. 
Padre,  che  più  non  rivederebbc  in  quefto  Mondo.  Aggiugne  1' An-  Anno  995. 
nalifta  SafTone:  (")  Hic  pujìquam  pwnitcntia  dn8us  Regiium  refpcsit,:  ^  (a)  Annalì- 
Bavvaria  Ducatu  donatus  eft ,  ita  in  eo  prò  compcntnda  pace  ultra  pria-  ft"  ^"xo  a- 
res  fuos  effloruit^  ut  ab  illius  terree  incolis  Henricus  Pacifictis  i^  Patir  f"  ^"''"'  ' 
Patrit!^  appdiaretur .  Dopo  la  morte  del  Padre  il  gioVant  Arrig<i,  Bav- 
lariorum  elezione  £5*  auxilio,  bona   Patris   (^   Ducaturb^    Rege   donante^ 


obtinuìt .  Abbiamo  poi  due  rilevanti  particolarità  Tpettanti  a  quell'Anno 

heim 


ne  gli  Annali  d*  Udefeim  W,  copiate  dipoi  dall'  Annalilta  Saflbne,  cioè,  (M  AnnaUs 
che  Ottone  111.  mandò  per  Tuoi   Ambafciatori  a  Coitantinopoli   Gio-  ^''•'''"- 


vanni  f^cfcovo  di  Piacenza,  e  Bernuardo  Fefcovo  di    V'irzburgo,  per  ad- 
dimandare  in  Moglie  d'eflb  Re  una  PrincipeiTa  del  Carigue    Imperiale 
de'  Greci .  Tornerà  il  ragionamento  intorno   a  quello   affafé  andando 
innanzi.  Quefto  Vefcovo  di  Piacenza  è  quel   riiedefimb  (j/oi'«««/  Ar- 
chimandrita Calabrcfe,  di  cui  abbiam  parlato  di  iopra,  e  che    vedre- 
mo Antipapa  in  breve .    Il   Campi   nella   Storia   Ecclcilafiicu  di    Pia- 
cenza il  truova  in  quella  Città  anche  nell'Aprile  dell'Anno  preiente. 
L'altra  particolarità  è,  che  Legati  Apo fi oliccs  Sedìs  cum  itihinimitate  Ro- 
manorum  atque  Langobardorum   Regcm   Ròraant  invitarit .    Certo   è,   chtì 
per  la  lontananza  del  Re  erano  uiforti  de  i  tropo  mali  timori  in  Ita- 
lia, cioè  fcdizioni  di  Popoli,  e  fopratutto"  da  i  potenti  venivano  ufur- 
pati  giornalmente  i   beni  e   diritti   delle   Chicfe.    Abbiam   veduto   il 
Popolo  di  Milano  in  rotta  centra  del  loro  Arcivefcovo  Landolfo .  Ob- 
bligato Papa  Giovanni  XV.  a  fuggirfene  di  Roma  per  la   prepotenza' 
di  Crefcenzio,  e  di  quel  Senato.  Forfè  quelli  due  fatti  òccorfero  circa 
quefti  medefimi  tempi.    E  come  avclfe  mano  e  balìa  nel   governo  dì 
Roma  il  fuddetto  Crefcenzio,  l'i  può  anche  intendere  da  ciò,  che  i 
Vefcovì  di  Francia  nella  lite  già  accennata  di  Arnalfo  e   Gerberio  di- 
ccano,  o  per  dir  meglio  facca  lor  dire  lo  (lefTo  Gerbcrto  (f )  :    Regiì^  (e)  Sdr»n. 
ac  mflri  Legati  Romant  profeti ^   ^   Rpiftolas  Pontifici  porre xerujìt ,   ^  '^d"^^'  '"' 
db  eo  indigne  fufcepti  funt .  Sed^  ut  credimus  ^   quia   Crefcentio  nulla  mu-  *^:^     "' 
ftufiula  obtulerunt ,  per  triduum  a  Palatio  feclufi^  nullo  refponfo  acccpto  re- 
dierunt  :  quod  peccai is  nojlris  exigentibus  provenire ,  non  diibium  eft ,  ut  Ro- 
tHana  Ecclefta,  qua  Mater  (^  Caput  Èccle/tat'um  eft,  per  Tyrannidem  de- 
ifilitetur .  Ecco  lo  ilato,  in  cui  fi  trovava' allora  la   Sedia   Apoftolica, 
certo  per  colpa  de'foli  Romani.  Da  un  Diploma  riferirò  dall' Ughclli  {d)  (j)  ughtll. 
fiamo    aflkurati,  che  il  Re  Ottone  IH.  fi   trovava   in   Magonza   ///.  ■""'•  ^''f- 
Idui  NovetHbris  Anno  Dominici  Iticarnationis  DCCCCXCy.    IndiSìione  '^'""-  y 
Vlin.  (la  quale  dovea  camminare  fino  al   fine  dell' .'^nno   prcfcntc,  verJtnf?' 
fecondo  il  moderno  Itile)  Anno  Teftii  Oitonis  Rcgaaatis  XIL  Parimente 
la  Cronica  del  Monillero  del  Volturno  (0  ci  lomminiftra  un  Placito,  (e)  chronie. 
tenuto  ih  quèll' Arino  in  Falva  nel  Ducato  di   Spoleti,  o  pure  nella   u""//%''A. 
Marca  di  Camerino.  Erano  prefidenti  ad  eflb  Atto  Comes,   (^   Oderi-  ^^r.  ' Italie. 
fius  Comes ,  ^  Heimepertus  Epifcepus  Mijfus  Domni  Ugonis  Dux  (^  Mar- 
chio.  Quelle  poche  parole  confermano  quanto  s'è  accennato  di  fopra, 
cioè  che  per  qualche  accidente  non  era  piìì  Duca  di  Spoleti  e  Mar- 

Kkk  i  chefc 


444  Annali     d'  Italia. 

Kra  Volg.  chcfe  di  Camerino  Trasmondo ^  da   noi    veduro   negli   anni   addietro   al 
Anno  'ì')6.  governo  di  quc'  pjcfi  i  e  che  a  lui  era  t'ucceduto  Ugo  Duca  e   Mar- 
chefe  anche  di  Tofcana . 

Anno  di  Cristo  dccccxcvi.  Indizione  ix. 
di  Gregorio  V.   Papa    i. 
di  Ottone  III.  Re   14.  Imperadore   i. 

L'Anno  fu  quefto,  in  cui  venuta  la  Primavera,  vernali  tempore^   il 
g\o\'nr\e  Ottone  111.   Re  calò  in   Italia,  accompagoato  dalla  guir- 
(a)  chriino-  dia  di  un  decorolo  efcrcito  .   Secondo  il  Cronografo  SalTone  {a)  Donti- 
graphus  Sa-  nicam  Refurretlionem  PapitS  Regali  more  cekbravit .  PalTato  dipoi  a  Ra- 
xoi»  Acctjf.  venna,  quivi  fece  una  buona  polata,  e  colà  gli   giuiifc   l'avvifo,   che 
tii       '  "''  ^^^  mancato  di  vira  Giovanni  XV    cioè  quei   Papa,  che  il  fanto   Ab- 
{^'  Aìmonus  b.uc  di  Flcuiy  Abbone  (*)  ito  a  Roma,  turpis  lucii  cupidum^   atque  in 
in  yna  s.      omnibus  fuìs  ailibus  venalcm  reperii  .  Seco  avea    l' Imperadore   cond'.iuo 
Al/homs.      Brunone  ino  Parente,  in  qualità  di  Cappellano,  giovane  letterato,  ma 
alquanto  per  la  fua  età  focol'o  .Invoglioflì  Ottone  di  metterlo  fui  Trono 
Pontifìzio,  e  intcfofi  co  i  Romani,  lo  fpedi  a  Roma,   accompagnalo 
da  fVilligifo  ArcivefcovQ  di  Magonza,  e  da  Adalbolào  Vefcovo  di  Utrecht, 
dove  innalzato  a  quella  fublimc  Dignità  afiunCe  il  nome  di  Gregorio  V. 
fcì  s'mn\m  '^  Sigonio  {e)  fcrive,  che  Ottone,  ufurpato  jure  Brumnem  Saxoiem  pro' 
il  Legno      pinquum  fuum ,  XFI.    Kalendas  Julii   Pontifìcem  dee  aravit ,   ac  Romam 
jtalU  l.-j.    conficrandunt  mijit .  Altrettanto  ha  Girolamo  Rolfi  (.d)-^  ed  amcndue  ri- 
(à)  Rubtus    ferii  cono  air  Anno  precedente  l'efalraxionc  d'eflb  Gregorio}  né  man- 
■v'inn'  l    5"  caio  Scrittori,  che  credono   creato   Papa   Brunorje,   allorché   Ottone 
III.  fu  giunto  a  Roma,  e  adoperò  la   fua   autorità   in    favore  di   lui. 
l€)iaron.t»  M^  tanto  al  Sigonio,  quanto  al  Rolli,  e  al  Carduul  Bironio  (0,  nun- 
.(l»»4/.  £«.  carono  molti  lumi,  che  noi  ora  abbiamo,  e  però  in  mjlce  circoftanze 
fi  allontana  dal  vero  il  loro  racconto.  La  venta  Ì\  e,   che   folamente 
nel  prcfcnte  Anno  venne  Occoric  III.  in  Italia;  td  in  elfo   mancò   di 
vita  Giovanni  XV.    Romano  Pontefice.  Stando  il  Re  Ottone  in  Ra- 
venna, raccomandò  a  i  Rommi  il  fuddetto  Brunonc,  ed  effi  concor- 
demente convennero  ncll' elezione  di  lui,  fenza  che  il  Re  ufurpaiTe  i 
loro  diritti.  Prefe  il  nome  di  Gregorio  V.   Non  tfiendo  egli  pcranchc 
Imperadore,  ma  folo  Re  d'Italia,  a  nulla  era  tenuto  per  lui  il  Clero 
e  Popolo  Romano,  e  folamente  poteano  intervenire  riguardi   di   con- 
venienza, che  in  fatti  non  mancarono  in  tal  congiuntura.   Come  fuc- 
ccdefic  l'affare,   l'abbiamo   da  un    Autore   conrcmporanco,   cioè   dal 
Monaco  Autore  della  Vita  di  Santo  Adalberto  Vefcovo  di  Piaga  preflb 
(f)    MaVM.  il    Padre    Mabillone   (/)   Rex   autem  Otto^   fcrive   egli,   Alpium    mves 
Stetti.  Bt-     multo  mi  li!  e  transmeanSy  juxta  fucram    Urbem   Ravenna  m  regalia  eajìra 
""^'^^9,6        metatus  e/l .  VA  in  ejus  occurfum -vcniunt  EpiJìoU  tnm  Nuntiis,  quos  mit- 


Annali     d'  Italia.  445^ 

tunt  Romani  Proceres  ^  Senatorius  Ordo:  primo  ilUus   adventum,   velul  Era  Volg. 
mo  tempore  paterna  mortis  non.  vifum,  totis  vifceribus  de/ùkrare^  ac  de-  ^kno   996. 
bita  fidelilate  pullicitantur  exipefìare .    Deinde  in  morte   Domni    Jpofi olici 
tam  ft'A  quam  ilHs^  non  modicam  inveStam  effe  partem  incommodorum  an- 
nuntiant  ^  quem  prò  eo  ponerent  ^  Regalem  exquirunt  fententiam  .   Hci  tanto 
mando  egli  a  Roma  Bruitone;  e  che  quclti  fofle  liberamente  eletto  ed 

•  approvalo  dal  Clero  e  Popolo  Romano,  l'abbiamo  da  gli  Annali  d'  II- 

delcim  (a),  e  dall'Annalisa  Saffone  (^),  che  fcrivono  a   qiielf  Anno  :.  (a>    jìnnal. 
Johannes  Papa  obiit .  Unde  Imperator  in  Jtalia  po/ìtus ,  rumore  incitai us ,  HiUts- 
pramifis  quibufdam  Principibus  ^  Publtco  Con  feri  fu  (3    Eie  tt  ione,  fecit  in  ''.^"'^^^^y 
ulpoftolicam  Sedem  ordinari  fuum   Nepotem   Domnum  Erunonem,   Ottonis  ^^^  saxfV 
Fiium,  qui  Aiarcham  Feronenfem  fervabat ,  impofito  nomine  Gregorii .  Di 
qiìì  impariamo,  chi  fofle  il   Padre   di  Gregorio  V.    Papa,   cioc   Ottone 
Duca  d-'lla  Franconia,  ed  allora  Marchefe  ancora  della   Marca  di  Ve- 
rona, nato   da   Liutgarda   Figliuola   di   Ottone  il  Grande   Impcradore . 
Ne  ho  io  prodotta  la  Cicncalogia  altrove  (0.  Così  il  Cronografo  Saf-  (e)  Antìtf. 
Toiìc  fciive  {d):  Nepotem  fuum  Branumm,  virum  valde  prteclaruìn^   non  Italie    Dif- 
/olum  Cleri, /ed  6?  omnium  Fomariorum  Unanimi  Foto  Ciiium  Pvntificcm  i"'-  ^^:  ,. 
ele£ìum  j'ubrogari  pie  confenfit .  Crede  il  Padre  Pagi  ('') ,  che  lui  princi-  t^  gj,c„ji 
pio   di    Maggio    Icguiire   l'u(]uo^ione    al   Trono    Ponlifizio    di    Gre-   p. /.  r.  8-. 

gOiio    V.  W    Cbromt- 

Aliorchè  Ottone  nel  calare  in  Italia  fu  a  Verona,  per  atteftato  S''^!'^-  ^'"=» 
del  Dandolo  (/},  Pietro  Orfeolo  II.   Doge  di  Venezia  invio  a  fargli  ri-  1^,"ium. 
verenza  Pietro  iuo  Figliuolo,  che  ebbe   l'onore  d'efl'erc   tenuto  alla  (e)    Papm 

•  Crcfima  dal  mcdefimo  Re:  nella   quale   occasione   mutò  il  fuo   nome  Cnt.  Bara». 
in  quello  di  Ottone,  e   ret^i'uto  dai  Re  fé  ne  tornò  tutto  contento  al  (.i)Daniul. 
Padre.   E  quando  elio  Re  hi  giunto  a  Ravenna,  il  luuJctto   IJoge  gli  j^^     -j^u 
fpedì  de  gli  Ambafciatori ,  che  riportarono  da  lui  Privilegium  de  Portu  tur.    itnìit. 
(^  Mercato  tenendo  cum  tribiis  locis ,  cum  ornai  Datio  (^  Tbeloneo .    N  on 

fi  può  ben  intendere  in  qu.1l  fuo  folTc  quello  Porto  e  Mercato.  Im- 
maginò il  Sigonio,   che   Ottone    III.    prima   di  portarG  a    Ravenna, 
paflalTc  ad  aflediar   Milano,  dove  aggiultade  le  differenze    inibite    fra 
Landolfo  Arctvcfcovo,   e  il  Popolo  di  quella  Città.   Mi  appunto  l'im- 
miginò.  Niuno  de  gli  antichi  Scrittori  conobbe  quello  aflcdio  di  Mi- 
lano, né  fotto  Ottone  H.  né  a' tempi  di  Ottone   III.  fuo  Figliuolo: 
però  non  fi  può  ripofar  full'aucorità  di  Landolfo  feniore   Storico  Mi- 
lancfe,  che  è  folo  a   narrarlo;   e  tanto  piìi,  perchè   già    avvertimmo, 
che  Arnolfo  altro  Srorico  Milanefe,  ma  più  accurato,  nulla  ne  paria,  e 
fcrivc  polio  in  altra   miniera  fine  alle  controverfie  di  Milano.  Si  può 
ben  credere,   che  in  quell'anno,   e   non  già  nel   fegucnre,   come   fu 
d'avvifo  Girolamo  Rolì  (^) ,   riufcilTe  ad  cflb  Ottone    111.  dimorante  (gì  R"**"» 
in  Ravenna  d'indurre  S.  Romoaldo,  Monaco  ed  Anacoreta,  di  fantità  J/„'J' i^f' 
già  conofciuia,  ad  accettare  il  governo  del  Monidero  di  Clafle,  co-  (hi   l'iuut 
me  fi  legge  nella  vita  d'eflo  Santo,   fcritta  da  S.   Pier  Damiano  (^) .  Damiani 
Dappoiché   fu   aflunto  al    Pontificato   Gregorio   F.    il    Re    Ottone    11 L  '"*'"",?: 
raolTe  da  Ravenna  alla  volta  di  Roma,  dove  fu  folennementc  ricevuto.  ,J!*'*l 

Ho      '"^'^' 


Ff*  -Vtolg. 
Anno  996: 

(a)  Antkhi- 
tk   EJicnfi 
P.-l.  C.  10. 


(b)  jlnotty- 
tnus  in-  Vit. 
S,  Adalbtrti 
Pragtnf. 
(e)  Pagim 
Criiif,    Si- 
ro». 


(i)  Dìimar. 
in  Chronìci 
Uh.  A- 

(e)  Annali- 
fia   Saxo. 

(f)  Chrtno- 
graphus  Sa- 
xo   tditui  a 
Liibnitio . 
(gì  Ughill. 
Ital.  Sacr. 
Ttm.    Y.  in 
Bfifcop. 
Verjnenf. 
(hi   Antiqu. 
Jtaiic.    Vij- 
fen:  8.- 


(i)   Itidint 
pifferi,  li 


446^  Annali    d' Italia. 

'"Ho  io  rapportato  un  bel  Placito,  tenuto  fuori  della  ftefla  Romn  dal 
mcdcfinio  Re  coli' afli (lenza  di  moki  Vefcovi  e  Principi  con  quelle 
note  (a')  Regnante  Domno  Fiottone  fiìjjimo  Rcge  Anno  Regni  pieta-th  ejus 
in  Italia  Secando.,  Prìr/ta  Menfe  Maàii.,  Inditt-iDne  Secunda ,  forap  Porta' 
SanSi  Laurent  a  .y  infra'  Palatias  Domni  nojlrl  Regis .  Non  ho  finora  fa- 
puto  intendere,  perchè  fi  dica  Anto  Secando  del  Regno,  fc  non  fup- 
ponendo,  che  feguifle  la  fua  Elezione  e  Coronazione  in  Re  d'  Italia» 
nell'Aprile  dell'anno  precedente.  Ma  fé  Gitone  era  in  Roma,  o  fia 
fullc  porte  di  Roma  nel  di  primo  di  Maggio,  fi  avvalora  1'  autorità 
di  quegli  Scrittori,  che  il  fanno  giunto  colà',  primi  che  Brunone  forte 
pollo  iulla  Cattedra  Poniifizia  .  Ora  in  eflb  Placito  l*  Abbate  di 
Santa  Fiora  d'  Arezzo  fece  querela  contra  Jdd'aertus  Marchio  y  i^ 
Albertus  germani ,  Filli  quondam  lìolberti ,  cioè  Figliuoli  del  Mar- 
chtfe  Obeit&  I.  Gante  del  facto  Romano  Palazzo,  ed  Antenati  del- 
la Cafa  d'Erte,  per  cagione  di  alcuni  Beni  da  loro  occupati,  e 
ne  riportò  il  pofleflb,  Jalva  querela  ,  cioè  con  lafciar  vive  ad  tflì 
Marchcfi  le  loro  ragioni  nel  pctitorio  .  Stando  in  vicinanza  di 
Roma  il  Re  Ottone  III.  finalmente  giunfc  ad  ottenere  la  Coro- 
na dell'Imperio.  Siccome  abbiamo  dalla  Vita  di  Sant'  Adalberto 
0') ,  magno  gaudio  omnium  Imperatorium  attigit  apicem .  Latantur  cum 
Primoribus  minores  Civitatis ,  cum  affliSlo  pauptrt  exfultant  agmina  viduct- 
rum,  quia  novus  Imperator  dat  jura  Populis .^  dat  jura  novus  Papa.  Que- 
lle parole,  dice  il  Padre  Pagi(«"),  manifefte  ofìendunt .,Ottonern-  IH.  fi- 
cuti:  6?  Decejfcres ,  fttnreynum  Dominium  in  Urbe  exenuiffe  >  quod  ufque  ad 
nojlra  tempora  Dbfcuriirn  fuit.  Il  giorno,  in  cui,  fecondo  gli  Annali' 
d'Ildefeim,  egli  Imperator  6?  Patricius  coronatur^  fu  quello  di  Pente- 
colle,  che  in  quell'anno  cadde  nel  dì  51.  di  Maggio.  Ma  per  atte- 
ftato  di  Ditmaro  (^),  e  dell' Armalifta  Safitine  ('),  Ront.rm  ve/tiens  in' 
Afcenfione  Domini.,  qua  tunc  erat  XII.  Kalendas  Junii.,  anno  atatìi  fute' 
XF.  Regni  atttem  XIII.  Indizione  Vili  ("ha  da  efiere  VUIL  )  ab  eo- 
dem  unSltonem  percepii^  ^  Jdiwcatus  Ecdefae  Santi  Pctri  efficitur.  Al- 
trettanto ha  il  Cronografo  Saflbne,  pubblicato  dal  Leibnizio  (/;:  il 
che  <}uando  fia  vero,  la  Coronazione  fcguì  nel  dì  11.  dì  Maggio.  E 
quefta  appunto  fi  dee  dire  la  vera  fcnteiìzi.  Rapporta  1' Ughelli  (j?)  un 
iuo  Diploma,  dato  in  Roma  X.  Kalendas  Junii  di  quell'anno,  Indi' 
elione  IX.  snno  Tertii  Ottonìs  Imperantis  I.  Ho  io  parimente  pubbbca- 
to  un  Diploma  C'È»),  da  lui  dato  in  favore  di  Odelrico  Fefcovo  di  Cre- 
mona, obtentu  Karijftmie  Sororis  no/Ira  Sophia  con  quelle  Note:  Da- 
tUm  VI.  Kalendas  'Junii  anno  DoìninicK  Incarnationis  DCCCCXCVI.  In- 
dizione Villi,  anno  vero  Tercii  Ottonis  Rcgnantis  Xlll.  Imperli  autem 
ejus  Primo.  Jdìum  Roma:  il  che  ci  fa  conofccrc,  ch'egli  era  già  im- 
pciadorc  nel  dì  ij.  di  Maggio.  E  qui  non  voglio  tacere,  che  nel 
mcdcfiroo  Mefc  Jrdoino  Conte  del  Palazzo  tenne  un  Placito  (»)  nel  di- 
ilictto  di  Brcfcia,  dove  l'Avvocato  della  Chicfa  di  Cremona  ottenne 
fentenza  favorevole  contra  di  Gualberto  Giudice.  L'Atto  fu  fcrirto 
4Hna  iHtarnationis  Domini  ttofri  Jefu  Cbrijli  DCCCC.  Nonagefimo  Sex- 

to., 


t     Annali    d*  Italia.  447 

/«,  XI.  Kalendiis  Junias^  IndiEìitne  Nona:  il  che  è  da  notare,  perchè  Era  Volg. 
l'emprc  più  fi  conferma  quanto  io  ho  detto  di  fopra,  cioè,  che  qum-  Anno  ppó. 
tunque  Ottone  III.  fone  eletto  Re  d'Italia,  e  governafTe  quello  Re- 
gno, pure  non  erano  contati  in  Italia  gli  anni  del  luo  Regno,  per- 
ch'egli  non  era  per  anche  coronato  colla  Corona,  che  chiaTniam9 
Ferrea.  Altra  ragione  non  fo  io  addurne  che  qucfta.  Aggrung^fi  un' 
altro  Diploma  d'elTb  Augufto,  dato  FIU.  Kakndas  yuati  dtll'anno 
prefente  coW  yfSìum  Ronuc^  come  fi  lègge  nel  Bollano  Cafinenfcj  di 
modo  che  fiara  certi  del  dì  della  fua  Coronazione . 

Creato  che  fu  Imperadore  Ottone  III.  cominciò  fecondo  il  ri- 
io  de'fuoi  Predecefibri  a  far  giuftizia  in  Romaj  e  fra  gli  altri  fu  ci- 
tato Crcfcenzio  per  le  infolenzc  ufatc  a  Giovanni  XF.  Papa.   Hah'tto^ 
dice  r  Annalisa  Saffonc   («),  cum   Romanis  Placito^  quemdam  Crcfcen-  f^  jt^^g. 
tium^  quia  priorem  Papam  ìnjuriis  ftvpe  laceraverat  ^  exjtlio  fiatuit   depor-  Vijla  saxt 
tari;  fed  ad preces  novi  Jpoftolici  omnia  UH  remiftt .  Di  qui  ancora  s'm-  "/'«^  Eccar* 
tende,  qual  forte  l'autorità  Imperiale  di  Ottone  III.  in  Roma.  Sbri-  ^'*'**- 
gato  da  qtiefti  affari  effb  Augufto,  fi  trasferì  dipoi  a   Pavia.    Ne  ho 
la  pruora  in  un  fuo  Diploma  (*),  confermatprio  de' beni  e   privilegj  ;^b)  A/itlqa. 
del  Moniftero  delle  Monache  di  Santa  Maria  di  Tcodata,  oggidì  del-  ■"'«''«•  C;/- 
la    Poflicrla ,    dato    Kalendis    jlugufli^    anno    Dominici    Incarnationis  i^"''-  '*• 
DCCCCXCn.  Indizione  IX.  unno  Tertii  Ottoni;  Recanti 5  XIII.  Im- 
ferii  Primo.  yi6lum  Papia.  Benché  niuno  de  gli  antichi  Storici   fic- 
eia  menzione ,^  che  Ottone  III.  foflc  cororwto  colla  Corona  del  Re- 
gno d'Italia:  pure  fi  può  ragionevolmente  credere,  ch'egli  o  nel  fuo 
primo  arrivo  in  Lombardia  nclli  Primavera  di  queft'anno,  ovvero  nell' 
eflere  tornato  colà  dopo  la  Coronazione  Romana,  ricevefie  ancor  l'al- 
tra del  Regno  Italico.  Bonincontro  Morigia  da  Monza  (0»  che  fio-  (e)  iomn- 
rJva  nel  Secolo  Decimoquarto,  ficcomc  olTervai  nel  mio  Trattato  de"."'.'''*'.  ^'~ 
Corona  Ferrea  W,  fcrive,  ch'egli  primo  in  Modo'étia  (cioè  in  Monza)  cWir". 
fojìea  in  Mediolano  Italici  Regni  Ceronant  accepit .   Anzi,   fc  a  lui  ere-  {à)  jinec'd»t. 
diamo,  Ottone  III.  fu  quegli,  che  coftitui  la  nobil  Terra  di  Monza  •i'"''».  X;  1. 
Caput  Lombardia  t?  Sedem  Regni  illius:  il  che  difficilmente  fi  può  cre- 
dere, perchè  quell'era  una  prerogativa  di   Pavia,  e  fc   fi  vuol'anchc 
di  Milano.  Sappiamo  ben  di  certo,  che  ne' Secoli   fufiegucnti  fu,  e 
tuttavia  fi  truova  curtodita  la  Corona  del  Ferro  nella  Bafilica  di  S.  Gio- 
vanni Batifta  di  Monza,  e  che  quivi  talvolta  furono  coronati  i  Re  d'I- 
talia. Sull'Autunno  fc  ne  tornò  in  Germania  il  novello  Augufto,  e 
per  quanto  ci  afficura  il  Cronografo  Saffonc,  in  agrippina  Colonia ^  fum^ 
mi  Imperatoris  condìgno  honore,  celebrai  Natakm  diem .  Può  clFcre    mo- 
tivo di  maravigha  il  trovare  tanta  diverfità  di  pareri  intorno  all'anno, 
in  cui  Ugo  Capete  Re  di  Francia,  Primo  della  fua  fchiatta,  fini  di  vi- 
vere. L'Annalifta  Saflone   (e)  fa  fucceduta  la  di  lui  morte  nell'anno  (e)  Atmoh 
99-if  Oderanno,  ed  altri  nell'anno  pi)8.  Certo  è,  che  s'ingannano.  Il  ^'A  i»«<». 
Padre  MabiUone  e  il  Padre  Daniello  il  credono  mancato  di  vita  nell* 
anno  prefente  99<5.  Ma  il  Padre  Pagi  pretende,  che  ciò  accadefle  nell' 
anno  fcguente  997-  Tale  fu  ancora  il  fcntimcnto  di  Romoaldo  Saler-^ 

nitano 


448  Annali    d'  Italia, 

E-RA  Volg.  nitano  (") .  Lafccrò  io  difputaili  di  quello,  badando  ricordare  a  i  Let- 
Anno  996.  tori,  ch'egli  ebbe  per  SucccfTore  Roberto ^  Principe  per  la  fua  Pietà 
(a  Romual-  ^  ^^^  gjjjg  WyxxL  lodatiflìmo,  ma  poco  da  noi  conolciuco  per  altre  fuc 
talu/'^^n"''  azioni.  Abbiamo  poi  una  gran  folla  di  Scrittori,  che  tengono  ifticui- 
chronu.  ti  in  quell'anno  da  Papa  Gregorio  V.  i  fette  Elettori  dell'Imperio. 
Tom.  VÌI.  Ma  in  quefti  ultimi  tempi  ben  ventilata  una  tal  quiftione,  è  oramai 
Ktr.  Italie,  decito,  non  fuflìllere  l'illitution  d'cflì  Elettori:  intorno  a  che  non  i- 
fpendcrò  io  altra  parola. 

Prima  nondimeno  di  abbandonar  quell'anno  fi  vuol  rammentare 
uno  ftrcpitolo  fatto,  che  fi  dice  accaduto  nel  Contado  di  Modena,  e 
(b)  siitnius  yj^i^  riferito  all' anno  prefente  dal  Sigonio  (*),  e  da  altri.  Gorofredo 
lui   Uh!  1.  ti*  Viterbo  (f)  circa  l'anno  itpo.  fu  il  primo  e  il  folo  a  fpacciar  quc- 
(c)G»dtfri-  (lo  racconto.  Trovandofi  l'Imperadrice  Moglie  di  Ottone  III.  (chia- 
mai vittr-     mìXi  Maria  da  alcuni)  vicino  a   Modena  nella  Cala  del  Conte,  0  fia 
bunf.  in        Governatore  di  quella  Città,  chiamata  Amola,  perdutamente  s'inva- 
'""  '"*       Viighi  d'eflo  Conte,  ed  anche  sfacciatamente  gli   palesò   le   fuc  fiim- 
me .  Egli  fedele  a  Dio  e  al  fuo  Prmcipe  (ì  mile  a  fuggire}  e  perchè 
l'Imperadrice  l'aveva  afrcrraro  pel  mantello  a  fine  di  ritenerlo,  glie- 
lo lafciò  nelle  mani.  R!ivtlò  il  Conte  alla  propria  Moglie  quanto  gli 
era  accaduto,  ben  prevedendo  la  propria  rovina.   In  fatti  acculato  dall' 
Imperadrice  all' Auguilo  Conforte,  quafichc  egli  avelie  dato  un'aflal- 
to  alla  di  lei  oncllà,  il  credulo  Ottone  gli  fece  fenz' altro  tagliare  il 
capo.  Comparve  dipoi  l' afflitta  Moglie  del  Conte  davanti  all'Impe- 
radore,  e  rivelato  il  fatto,  come  era,  dimandò  giullizia,  con  efibirfi 
di  provar  l' innocervza  del   Marito,  e  la  calunnia  dell' Imperadrice  col 
Giudizio,  come  allora  diceano,  del  Ferro   rovente.    Fu  ammefla  alla 
pruova,  e  lenza  danno  alcuno  manegiò  quel  Ferro,  o  pure  p.ideggiò 
■iliefa  fopra  i  vomeri  infocati:  pcrlocchè  1' Imperadrice  fu    condannala 
al  fuoco.  Ma  che  quella  fia  una  popolar  novella,  bevuta  buonamente 
da  Gotofredo  da  Viterbo,  abbaflanza  fi  comprende   dal   vedere,   che 
niuno  de' piìi  antichi  Scrittori  ha  lalciata  menzione  di  un'avvenimento 
di  tanto  rilievo,  che  avrebbe  fatto  un'incredibil   rumore   dapertutto. 
■E  ne  pure  alcun  d'eflì  fcrive,  che  Ottone  111.  giovane  di  ledici  anni 
averte  per  anche  prefa  Moglie;  anzi  s'è   olfcrvato,    ch'egli   nel    pre- 
cedente Anno  inviò  due  Vefcovi  a  cercarne  una  in  Grecia     Aggiuii- 
gafi  aver  noi  trovato  all'  Anno  989.  Tedaldt^  Avolo  della  Contefia  Ma- 
tilda, Marchefe  e  Conte  di   Modena.    Scorgeremo  in    oltre    vivente   lo 
(lenb  Tedaldo  dopo  la  morte  di  Ottone  111.  ne   è   molto  probabile, 
che  fofic  llato  tolto  a  lui  il  Governo   di    quella   Città    per   darlo   ad 
un'altro.  Qiiel  folo,  che  potrebbe  addurfi  per  foltencr  qui  il  racconto 
di  Gonfrcdo,  confille  in  immaginare,  che  gli  Antichi  paflaflero  lotto 
,„         ,  .    filenzio  le  nozze  e   la   morte  di   quella   Imperadrice,  come  memoria 
fu\  fimJ     infam.e.  Oltre  di  che  Landolfo  Seniore,  Storico  Milanefe,  non   lon- 
Hìftor.  Me-  tano  da  i  tempi  di  Ottone  IH.  lafciò  fcriito  C*^),  aver  egli   fpedito  a 
''"'"•»•  Coflantinopoli  /trnolfo  II.  .Arcivcfcovo  di  Milano  a  cercargli  una  Mo- 

^Ual^'^"^   glie,  defunaa  Ctnjuge,  ex  qua  Filium  mafcuium  minime  genuerat:  ficco- 


Annali    d'  Italia.  449 

me  io  prima  d' ora  ofTervai  nella  Prefazione  alla  Scoria  d'effb  L&ndol-  Era  Volg. 
fo ,  Però  ne  creda  ciò  che  vuole  il  faggio  Lettore .  Annc   997. 

Anno  di  Cristo  dccccxcvii.  Indizione  x. 
di  Gregorio  V.   Papa   i. 
di  Ottone  III.  Re  ij.  Imperadore  2. 

PAreva,  che  oramai  doveflTe  il  Regno  d'Italia,  e  Roma  più   che 
l'altre  Città,  goder  pace  e   quitte,  da   che   c'era  un'lrapcrador 
potente,  che  potea  .farfi  riipettare  ed  ubbidire  da  tutti.    Ma   non   fu 
così.  Un  mal' uomo,  un'uomo  acciecato  dall'ambizione,  convien  di- 
re, che  foffe  Crefcenzio  Conloie  di  Roma.   Quando  fi  credeva  Grego- 
rio f.  Papa  di  poter' cfercitare  quel  tcmporal  dominio  in  Roma  e  nel 
fuo  Ducato,  che  aveano  goduto  tanti  fuoi  Predectfibri,  e  che  gli  era 
fiato  confermato  dall' Augufto  Ottone  HI.  trovò  un  troppo  gagliardo 
oppofitore  in  efio  Creictnzio.  Avvezzo  quelli  a  comandare,  lenza  far 
calo  del  giuramento  di  fedeltà  prellato  al  medefimo  Papa,   e   all' Im- 
peradore, dimenticando  ancora  il   perdono   de' fuoi    falli,   poco   dianzi 
ottenuto  ad  intcrccffione  dello  fleflo  Pontefice:    tanto   fece,   che   ob- 
bligò Gregorio  V.  »  fuggirlene  di   Rom.i,   nudus  omnium  rerum.,  e  a 
mettere  in  f^lvo  la  vita.  X")  Ritiroffi  egli  a    Pavia,   dove   raunato   un  (a)  A»>iiiUs 
Concilio  di  Vcfcovi,  fulminò  la  fcomunica  centra  di  Crefcenzio.  Ma  ^>>^"b"'"- 
quelli  fé  ne  rife,  anzi  da  lì  a  non  molto  pafsò  all' diremo  de  gli  ce-  saxo*"* 
ceffi,  quafichè  non  ci  foflc  più  né  Dio,  ne  potenza  umana,  vaievole 
"a  contraftarc  con  lui .  Cioè  capitò  in  quelli  tempi  a  Roma  quel  Gio- 
vanni Calabrcle  Vcfcovo  o  fia  Arcivefcovo   di    Piacenza,  di   cui   s'è 
parlato  più  volte  ne  gli  anni  addietro,  e  il  quale  nella  Vita  di  S.  Nilo 
Egumeno  prcflo  il   Cardinal   Baronie  porta   il   nome   di   Philagatbus  ^ 
già  inviato  dallo  lleffo  Ottone  IH    a  Collantinopoli    per   trattare   del 
fuo  maritaggio  con  una  delle  Figliuole  de' Greci  Augulli.    Venivano 
con  elfo  lui  gli  Ambafciatori  fpcditi  all' Auguilo  Ottone  da  Bafilio  e 
Coftantino  Impcradori,  che  furono  con  grande  onore  ricevuti  da  Cre- 
fcenzio. Allora  fu,  che  tanto  l'ambiziofo  Crefcenzio,  quanto  il  vol- 
pone Giovanni,  tramarono  ur.a  tela  d'infame  politica,  che  abbaftanza 
rifulta  dalla  Storia  di  que' tempi.  Cioè  fi  accordarono  inficmc,  che  il 
governo  temporale  di  Roma  rcllaflè  a  Crelcenzio,  ma  fotto   la   pro- 
tezione,  e   lotto   la   fovranità   de   gì' Impcradori    Greci}    e   Giovanni 
folTe  creato  Papa,  con  contentarfì  del  governo  fpiriiuale  della  Chiefa 
di   Dio.    Parlando  Arnolfo  Milanefe    {b)    di    quello   Giov'anni    Greco,  (b)  ^.rff»»//. 
ha  le  feguenti  parole;  De  quo  diElum  efi-,   quod  Romani  decus   Impetii  Hiftor.  Mì- 
afiute  in  Grtecos  transferre  tentaffet .  A  me  fcmbra  verifimilc,  che  an«.he   '^'o^""- 
gli  Ambalciaiori  Greci  avcflero  mano  in  quello  indegno  trattalo,  che   ^^^  '  ^^^^-^ 
tu  immediatamente  efeguito  con  aver  la   fazion   di    Crefcenzio  ckito 
e  confecrato  il  fuddetto  Giovanni,  manifelto  Antipapa,  ed  ufurpatorc 
Tom.  F.  Lìì  del 


fcnA    Volg 

Anno  997, 


(a)  Chront- 
gra^hus  Sa- 
xo  apud- 
LtJbnitium, 


(b)   Anùq». 
balìe.  Dif- 
ftrt.  XL 


45-0  AsNALi     d'  Italia. 

del  Trono  Pontifizio,  Fece  in  oltre  Crefcenzio  mettere  in  prigione 

Sii  altri  Fregati  dell' Imperadore  Ottone,  che  erano  tornati  da  Co- 
antinopoli .  Benché  io  abbia  di  fopra  dato  affai  a  conofcerc  chi  fede 
Giovanni,  ora  divenuto  Antipapa,  pure  a  i  Lettori  non  farà  difcaro 
di  mirarne  la  pittura,  che  ce  ne  lafciò  il  Cronografo  SafTonc  («),  ap- 
pellato dal  Pagi,  Maddcburgenfe .  Hic  igitur^  dice  egli,  Jjohanms  na- 
tione  Grecai  (di  fopra  Tavea  chiamato  Johannem  quemdam  Calubrita- 
num)  conditione fervus,  aflu  callidij/tmus ,  Imperatorem  yfugujlum  Otionetn 
II.  fub  paupere  adiens  habitu ,  oh  interventum  fu<e  dile&£  conteElalis  Tbeo- 
fbn»H  'flugufta^  Regia  primum  efi  alitus  ^pe.  Deinde  pracurrente  tempo- 
rr,  •mlpina^  qua  nimium  callehat,  ver/ut ia^  prxfatum  eatenus  circumvt' 
flit  ulugujìupt  (veggafi  all'Anno  982.)  ut  prò  loco  Ì3  tempore  fatti  clt- 
mtnti  ab  eo  gratia  donatus ,  pane  inter  primos  ufque  ad  defunEtionem  funi» 
clarus  baberetur .  Pojl  dormitionem  vero  Secundi  Ottonis^  regnante  jam  Ter- 
tio  Ottone  filio  fuo^  frafatus  Johannes  ingenita  fibi  circa  Uhi  calluit  fecu- 
rius  aftutia ,  quo  Regis  infamia  £5?  Primatum  illins  permittebatur  incuria . 
jld  i»ec  defungo  Placentinie  Urbis  Epifcopo^  vir  borue  indolii  ei  fubeligi- 
tur .  ^a  ìndtcenter  ejeBo ,  pnefatus  Johannes^  non  faflor  [ed  mercenarius^ 
tamdem  non  regendam^  [ed  devaftandam  fufcepit  Ecckfiam .  ^am  quum 
«li/f'Mt  annos  teneret,  avariti^  diabolica  imbriatus  veneno^  tantum  Jt  ex- 
tuli t  fuper  fe^  ut  etiam  Roma  iffam  beati  Petri  Apoftoli  Sedem^  Anti- 
'fhriftì  membrum  vere  effeSlus^  fornicando  potius  poliueret,  quam  venerando 
mfederet .  Ecco  qual  foffc  il  furbo  Calabrcfcy  che  s'intrufe  nella  Sedia 
facrofanta  del  Principe  de  gli  Apoftoli.  Fu  egli  perciò  fcomunicata 
da.  tutti  i  Vefcovi  dell'Italia,  Germania,  e  Francia. 

Crefcenzio  intanto  Imperium  fibi  ufurpavit;  e  perchè  Papa  Grt- 
;gorio  J^.  fi  azzardò  d'inviare  i  fuoi  legati  a  Roma,  li  fece  egli  pren- 
dere, e  cacciolli  in  prigione.  Di  tutu  qwcfta  iacrilega  follcvazione 
andsiv^no  di  mano  in  mano  gli  avvi fi^  all'  Àugufto  Ottone  III.  ma  uo- 
vandofi  egli  in  Germani;»  impegnato  nella  guerra  contro  gli  Slavi  ^ 
non  potè  sì  prcfto  accudire  a  gl'incereffi  d' Italia,  certo  effcndo,  ch'egli 
fin  vcrfo  il  fin  di  quell'anno  non  fi^  raoflc^lalla  Saflonia.  Perciò  fcor- 
retto  è  da  dire  un  fuo  Diploma  da  me  letto  ncll'  Archivio  Epifcopalc 
di  Cremona  con  quefte  note  :  (^)  Data  Kalendis^  Muii^  Anno  Domim- 
ele Jncarnatitnis  Nongentefimo  Nonagefimo  Septimo^  Domni  autem  Ottonis 
regnantis  XF.  Imperli  vero  II.  Indizione  X.  A£ium  Roma  .  Gli  anni 
del  Regno  e  dell'  Imperio  convengono  all'anno  feguente,  e  confcguen- 
temcnte  s' ha  da  fcrivere  Anno  DCCCCXCFIII  Indizione  XI.  S"  in- 
gannò eziandio  il  Sigonio,  e  poi  Girolamo  Roffì,  allorché  fenderò, 
che  Ottone  IH.  fu  in  Ravenna  nell'Aprile  dell'anno  prefentc,  dove 
alle  preghiere  di  Alafia  fua  Sorella  donò  alcuni  Stati  in  Lombardia  a 
Witichmdo,  a  quo  illufìris  Carrettorum  Familia  manavit,  come  fpac- 
ciavano  i  fevolofi  Genealogifti  de  gli  ultimi  Secoli.  Se  fia  poi  Do- 
cumento legittimo  una  Bolla  di  Gregorio  V.  Papa,  che  fi  pretende  con- 
ceduta in  quell'anno  a  Giovanni  Ardvefcovo  di  Ravenna  Nonis  Julii^ 
'JndìSlione  X.  aellc  Scritture  Eftcnfi  per  la  <30DCrovcrfia  di  Comacchio 

è  fta- 


Annali    d' Italia.  4^1 

è  ffato  abbaftanza  cfarainato.  Abbiamo  prcffb  ri  Gimpi  (<»)  un  Diplo-  Era  Tolg. 
ma  di  Ottone   HI.  fpedico  neli*aivio  prcfenw  XFI.   Kakndas  Augii-   Anko  997! 
fii  :  jiSlum  Efcbtnorwaga y  cioè  in  una  Terra  di  Germania.  Circa  il  fine  (^^  campi 
poi  dell'anno  prcfente  indubitata  cofa  è,  che  eflb  Impcradorc  calò  di  p'^cen^r  1 
nuovo  in  Italta,  si  perchè  fotto  quell'anno  1' Annalitta  d'ildesbcim  (^)  (b)  AnBalis 
fcrivc,  ch'egli,  ut  Romamrunt  fentinam purgiuet y  Italiam  perrexH y  e  sì  HiUeiheim  . 
perchè  così  pcrfuadono  i  Documenti,  che  citerò  all'  anno  fegucnte  . 
Balli  qui  l'accennare  un  fuo  Diploma,  pubblicato  dal  Padre  Pucci- 
nclli  (0,  che  cel  fa  vedere  in  Treaio  nel  dì  ij.  di   Dicembre  dell'  ^'^],F'*'"' 
anno  prcfeme.   E  l'Ughelli  attefta,  che  il  rocdcfimo  ne  fpedì  un' al-  "■,   ^Jf/" 
tre  in  fevorc  della  Cbiefa  di  Vercelli,  Papi^  ia  Paditio  XI.  Kalmias  Badia  Fio- 
yanuarii  Anm  Incarnationis  Domini  DCCCCXCyil.  IndiElioae  XI.  Art-  rtnt.  pag. 
Ko  Regni XIF.  Jmperii autem  IL  S'aumentò  mirabilmente  in  quell'anno  *3»- 
}a  potenza  <lc'  Veneziani  (<0  perchè  nata  difcordia  dopo  la  morte  di 
furpimira  Re  de  i  Croati  Schiavoni,  le  Città  maritimc  della  Dalma-  ("^^  T>aniul. 
tia  moftrarono  genio  di  darli  fotto  jl  dominio  Veneto,  che  in  quelle  r.xujìer 
parti  non  pofledeva  allora  fé  non  la  Città  di  Zara.  11  faggio  dunque  lulic' 
e  valorofo  Doge  Pietro   Orfealo  li.   con  una  buona   armata  navale   fi 
portò  colà,  ed  ebbe  ubbidienti  a'fuoi  cenni  Parcnzo,  Pola,  Aufere, 
Veglia,  Arbe,  Traù,  Spalatro,  Curzola,   Liefina,  Ragufi,  ed  altre 
Città  ed  Ifcle:  dopo  di  che   trionfalmente  reUituitoQ  a  Venezia  co- 
Kiinciò  ad  intntolarfi  Duca  della  Dalmazia . 

Anno  di  Cristo  Dccccxc vii i.- Indizione  xi. 
di  Gregorio  V.  Papa  3 . 
di  Ottone  III.  Re  16.  Impcradore  3. 

DA  uno  Strumento,  da  me  dato  alla  luce  CO,  noi  ricaviamo,  che  {e)  AntiqitU 
nel  di  if.  di  Gennaio  dell'anno  prcfente  Domntis  Otto  Dux  fi-  tat.  ifahc. 
lius  botiit  memoria   Comni  comperò  da  Liuti/redo   Fefcov/i  di  Tortona  ^'Jl""'-  4*' 
molte  CaiicUa  e  Beni.  Il  contratto  fcguì  in  Pavia.  Quello  Ottone  Du" 
cay  Figliuolo  di  Cintone y  cioè  di  Cotrad^)  Duca  della  Francia  Orienta- 
le, altri  non  è,  che  il  Padre  di  Gregorio  F.    Papa.  t,flcndofi   ritirato 
a  Paria  eflb  Pontefice  a  cagione  dello  Scifroa  introdotto  nella  Chiefa 
Romana,  colà  s'era  portato  ancora  Ottone  fuo   Padre,  Marcbefe  al- 
lora della  Marca  di  Verona  j  o  pure  vi  capitò  accompagnando  1' Au- 
fufto  Ottone  HI.  il  quale  irritato  forte  contro  i  perturbatori  del  l'uo 
mperio,  e  della  Chiefa  Romana,  fui  fine  del  precedente  anno  era  ca- 
lato di  nuovo  in  Italia.  Il  Cronografo  Safl'onc  (/)   ci  fa  fapere  ,   che  C^)  chrin*^ 
xenerahUis  Papa  Gregerius  Papi<e  obviam  faSus  eji  all'  Imperadorc.  Adun-  ^^^^^Vu/"' 
que  Ottone  III.    venne  a  Pavia,  e  ficcome  poco  fa  oflèrvammo,  qui-  uìbnit^um. 
vi  celebrò  la  fella  del  fanto  Natale.  Oltre  a  ciò  nel  di  f.  di  Gennaio  (g)  Puncell, 
del  pr<;fciite  anno  egli  fi  truova  in  quella  Città,  dove  diede  un  Diplo-  ^"'ifmint. 
ma  in  favore  del  Monillcro  Ambiouaoo >  (^)  Nonis  Januarii  Anm  Do-  ^j^'ì^'r 

Ili  mmicte 


^^%  Annali     d'  Italia. 

Era  Volt,  minici  Incarnat.  DCCCCXCFIU.  Regni  vtro  Domni  Ottonis  fertii  XlK 
Anno  91^8    (dee  cGere  XF.)  Imperli  ejus  II.  Indizione  XI.  jfSum  Papia .    Di  là 
poi  pafsò    l'imperadore  a   Cremona,  e   quivi  nel  dì    19.  di   Gennaio 
concedette  a  i   Canonici  di  Santo   Antonino  di    Piacenza  un    Privile- 
{■x^  Campì     giù  C-i),   dato   Xiy.    Kakndas    Februarii   Anno   Dominicàe    Incarnationìs 
Iftffr.dipld-    OCCCCXCFIlI.  Indizione  XI.  Anno  vero  Domni  Ottonis  Tertii  Impg- 
<(»«,.   T.  I.  ^^fgfj^  Regni  ejus  XF.  Imperii  II.  A^um  Cremome .  Che  eflo  Augullo 
nel  medefimo  giorno  dimorafle  in  Cremona,  ne  abbiamo  un'altra  te- 
(b1  yintiqu.  ftimonianza  in  un  Placito  da  me  pubblicato  W,   il  cui   principio   è 
Italie.  Di/-    j-jie;  £)um  in  Dei  nomine  Civitate  Cremona  in  Domo  (cioè  nel  Palazzo 
ftrt.  ib.       j^j  Vcfcovo)  ipfius  Civitatis  in  Laiibia  Majore  ipfitis  Domus,  ubi  Do- 
t''i-19ì-      ^^^^  Otto  gloriofifflmus  Imperator  fraeffet.,  in  judicio  refide bat  ^  per  ejuf- 
iem  Domni  Olderici  licentiam  (cioè  del  Vefcovo  di   Cremona,   perchè 
non  fi  potca  ne' luoghi  privati  fcnza  permiffion  del  Padrone  alzar  Tri- 
bunale di  Giuflizia)  Otto  Dux  6?  Miffus  Domni  ipftas  Ottonis  Impera- 
toris  (cioè  il  Padre  di  Gregorio  V.   Papa)  unicuiquc  jufiitias  faciendas 
6?  deliberandas  :  refidentibus  cum  eo  Henricus  Dux  (cioè  di  Baviera,  che 
fu   poi  Imperadore)  &c.   In   cffb  Placito   ottenne   Odelrico  Fefcovo^  di 
Cremona  una  favorcvol    fentenza  centra   de'Cittadmi  della  mcdcilnu 
Città   ufurpatori  de'fuoi  beni.   Da  Cremona  (\  trasferì  Ottone  a  Ra- 

(c)  ìhàtm  vcnna,  e  quivi  (0  V.  Idus  Februarii,  Indizione  XI.  confermò  i  Pri- 
x>\!itrt.   61.  vilegj  a  i  Canonici  di  Ferrara,  con    imporre  a  i    trasgrcflori   la   pena 

di  cento  Libre,  da  pagarfi  medietatem  Camera  noflra^  ^  medietatem 
fradiEìis  Canonicis.,  e  non  già  alla  Camera  Pontifizia.  Dovette  in  tal 
congiuntura  fuccedere  ciò,  che  narra  Andrea    Dandolo  a   qucfto  me- 

(d)  nanduU  defimo  anno  (<^) .  Cioè  che  foggiornando  Ottone  HI.  in  Ravenna,  s'm- 
(»  chrtnico  vopliò  di  fare  una  fcappata  a  Venezia,  per  vedere  quella  maravigliofa 
T  xiL^tr.  cn-'jà     Fatta  dunque  vifta  di  ritirarfi  all'antichilfimo   Moniftcro   dell» 

Pompofa,  per  quivi  fare  un  poco  di  purga,  con  foli  fei  compagni, 
eGiovanni  Diacono,  fi  portò  pofcia  colà  incognito.  Segretamente 
avvertito  della  fua  venuta  il  Doge,  la  notte  trattava,  e  cenava  lauta- 
mente con  lui,  nel  giorno  poi  il  lafciava  andare  a  fuo  talento  vifitan- 
do  le  Cbiefc  e  l'altre  cofe  rare  della  Città.  Tenne  Ottone  Augufta 
al  Battefimo  una  Figliuola  del  Doge  j  e  foddisfatta  la  fua  cunolita  fc 
ne  ritornò  a  Ravenna.  Finalmente  in  compagnia  di  Papa  Gregorio  V. 
e  con  un  fioritiflìmo  cfercito  d'Italiani  e  di  Tedefchi  s'incamminò  il 
{e\  Ann»-    giovane  Imperadore  alla  volta  di  Roma  (0- 

hfta    Sax»  In  efla  fi  trovarono   quelli  due   primi   luminari  della   Criltianità 

af»à  Ecc-  yjjj  Kakndas  Martii  Anno  Dominic<e  Incarnationìs  DCCCCXCVllI. 
iATinm.  i,^^i^iane  XI.  ciò  apparendo  da  un  Diploma  d'cflo  Augulto  in  favore 
ii^chrtnU  dell' infigne  Moniltcro  di  Farfa  contra  di  Ugo  Abbate  (/),  qui  fibi  Im- 
jtrftnfe  '  perialis  Abbati^,  Monafierii  videlicet  Farfenfis .,  abfqut  noftro  affenfu  re- 
p.  IL  T.  11.  ^j^f„  ufurpaverat  inique^  6?  quod  deterius  efi ^  pretto  emerat  a  Romani 
*"■•  ■""'"•  Pontifice.  Il  bello  è,  che  Ottone  Ili.  lo  tolfc  ad  Ugo  Abbate,  per 
darlo  poi  in  Commenda,  o  fia  in  Benefizio  ad  un  Ugo  Fejcovo .  Non 
rilette  però  molto  a  rimettere  in  pofleflb  del  medefimo   Moniftero  il 

fud- 


Annali    d*  I  t  a  l  i  a;  45^3 

fuddetto  Ugo  Abbate,-  il  quale  riufci  poi  uo  valentuomo,  e  faticò  non  E»»  Vel?; 
poco  in  vantaggio  del  fuo  Moniltero.  Un  altro  Tuo  Diploma  (a),  dato  ^^no  998. 
in  Roma  ftefla  F.  KaUndas  Marti:,  fi  legge  nelle  Antichità  Italiane,  jf^n," ^^i 
in  effb  fon  confermati  tutti  i  fuoi  beni  ad  Antonino  Vefcovo  di  Pi  (loia.  yi^,.  19. 
Non  avea  già  afpeitato  1'  arrivo  di    Papa   Gregorio,  ne  dell'  Impera-  fui-  9- 
dorè,  l'Antipapa  Giovanni;  ma  cautamente  traveftito,  dopo  aver  te- 
nuta occupata  circa  dieci  Mefi  la  Sedia  di  S.    Pietro,  fé   n'era  fug- 
gito. Poco  nondimeno  gli  valfe  in  quello  bifogno  l'afluzia  fua.    Fu 
fcopcrto  e  prefo  da  i  Romani  iteff»,  i  quali  per  atteftato  di   S,  Pier 
Damiano  W,  e  del  Cronografo  Saflone  (f),  temendo,   che  1*  Impc-  ^^^fj'^^* 
radore  il  lafcìafTe  andar  fenza  pena,  gli  tagliarono  la  lingua  e  il  nafo,  £-^';J.'7;' ^^ 
gli  cavarono  gli  occhi,  e  cosi  malconcio  il  conduflero  nelle  carceri  di  cadxUum. 
Roma.  Da  lì  a  qualche  tempo  portolo  a  rovcfcio  fopra  di  un  afmello  (e)  chrtna- 
colla  coda  d'efib  in  mano  il  gxiidarono  per  le  piazze  e  contrade  della  r*?*- *<»*»' 
Città,  forzandolo  a  cantare:-  tab fup^licitfm  patitur,  qui  Romanum  Pa- 
pam  de  fua  Sedi  peìlere  nititur  i  Novella  be^  graziofa,   come   fé   foffe 
credibile,  che  il  mifero  avefse  voglia  e  forza  da  cantar  quella  Canzone  . 
E  poi  s'ha  da  chiedere  a  Pier  Damiano^  come  poreffe  coftui  cantare ^ 
dopo  averci  detto,  che  gli  era  rtata  dianzi  tagliata  la  lingua.  Peral- 
tro non  fi  mette  in  dubbio   l'obbrobriofo  trattamento  fatto  a  quefto 
Antipapa;  anzi  fi  sa,  che  'fu  dctcllàto  da  S.  Niie  Abbate  Greco,,  ce-  ''  •'' 

lebre  di  quelli  tempi,  e  fondatore  del  Moniflero  di  Grottafcrrata,.  abi-  . 

tante  allora  in  un  Moniftcro  preffb  di  Gseta,  la  cui  Vita  fi  legge  ne 
gli  Annali  Ecclefiaftiri  del  Baronio.  Udito  ch'egH  ebbe,  come  1' An- 
tipapa orbatus  eculis ,  lingua,  6?  nafo,  in  carcerem  conjelius  efì ,  per 
compafiìone  a  queflo  fuo  Nazionale  Greco,  benché  di  patria  Cala- 
brcfe,  fi  portò  a  Roma.  Accolto  con  fomma  divozione  dal  Papa  e 
dall' Imperadore,  chiefe  loro  in  dono  l'infelice  Giovanni,  qtù,  dice- 
va c^li ,  utntmqut  vefìrum  ex  fonte  Baptifmafis  fufcepit .  Veggafi ,  a.  qual 
grado  di  riputazione  avclfe  portato  coftui  la  fua  ipocrifia,  da  che  avea 
tenuto  al  facro  Fonte  dtie  sì  eccelfi  perfonaggi .  Allora  l'Imperadorc: 
colle  lagrime  a  gli  occhi  (  neqne  enim  revera  tota  res  ejus  conHlio  pera- 
8a  efì)  gli  rifpofe,  che  gliel  concederebbe,  purché  cflb  Nilo  volefie 
fermarfi  in  Roma  a  governare  il  Moniftero  di  Santo  Anaftafio  de' Gre- 
ci. Si  difponeva  il  buon-- fervo  di  Dio  ad  accettar  la  propofizione  j: 
Jid  duriti  ille  Papa ,  non  coment us  malis ,  qu<e  adverfus  prtedìéum  Phila- 
■  gathum  (così  egli  nomina  Giovanni)  patraverat ,  quum  illum  adduxiffet y 
6f  facer dotala  veffes  et  dilaniaffet,  per  totam  Urbem  circumduxit  &:c.  Pre- 
difie  poi  Nilo  tanto  al  Papa  quanto  all' Imperatore  l'ira  di  D40,  per~ 
che  niuna  roil'ericordia  aveano  di  coftui,  male  corrifpondcndo  a  Dio^ 
che  loro  l'avea  dato  nelle  mani. 

Non  era  già  fuggito  Crcfccnzìo  da  Roma,  perchè  confidato  nel  c2r^/"4*'^' 
creduto  allora  inefpugnabile  Cartello  di  Santo  Angelo,  quivi  fi  ferrò  Jtmnaiì-^ 
co'iuoi  partigiani  (à) ,  Dopo  la  Domenica  in  Albis  fece  l' Imperadore /<»  Saxo 


Rf' 


imprendere  l'afledio  di  quella  Fortezza  con  quante  macchine  erano  al-  GÌ4Ìfr 
lora  in  ufoy  e  éAti  varj  aflalti   e  fcalate,.  finalmente  riufci  ai  fuoi  di  ''"'M-  '•  ^' 


fupe- 


(af.  4. 


45*4  A'N  N  ALtl'   b*  I  T  AfL-I'A/ 

E«*  V»Ig.  fuperar  quella  Roec».  A  Crefcenzio  prcfo,  e  a  dodici  de' (ubi-  taglia.' 
Anno  998.  ta  fu  d'ordine  dell'  Imperadore  la  tella,  e  i   lor  cadaveri  appcfi'  a  i 
merii  del  Caftello  ///.  Kalendas  Mail,  quando  Crefcentius  decoliatus  fuf- 
penfui  fuit,  come  fi  ha  da  un  Diploma  d'cflb  Imperadore,   citato  dal 
{yS   MahìlL  P.  Mabillone  (») .  Ma  divcrfamente  contano  quedo  fatto  gli  Storici 
"^Tr'  ^'d  ^■'^''^r  <^i°^  Leone  Ofliienfe,,  S.  Pier  Damiano,  Arnolfo,  e  Landolfo 
llnclnn.    Seniore  Scorici  Mrlanefi,  con  ifcriverc,  che  ingannevolmente,  e  con 
proaiefia!  e  giuramemco  di  aver  falva  la  vita,  s' induflc  Crcfcetuio  a  dare 
il  Gallrilo  e  sé  fllcfla  in  mano  dell' Jmpcradofc,.  il  qual  pofda  con  qual- 
che pieteftoi  gli  fece  tagliare  k  teda:  il  che  fervi  ad  atterir  diiunque 
non  fapevai  .ailora  ubbidire  «è  al  Papa,  né  all'  Impcradofe  ,  Ce&ò  di 
vivere,  o  riiatmz,iò  alla  fua  Chieia  in  queft'  anna  Giovaurà  Ardiutfc»- 
va  di  Ravenna.  Trovava>fi  odia  Corte  deli'  Imperadore  Gerherto  Mo- 
naco Ftanccfc,  d»  noi  vcdtwo  Abbate  di  Bobbio,  e  pofcia  Arcive- 
footo  «li  Rcms.  Cacciato  da  quella  Chiefa,  fi  auaccò  all'  Augnilo 
Ottone  IH.  di  cui  era  flato  Maeitro ,  è  ficcomc  gran  laccendicrc 
.flava  attento  ad  ogni  apertura  di  avanzare  la  fua  fortuna.  Ed  appun- 
to egli  cttenne  d'cfferc  proraoflo  all' A rcivcfc ovato  di  Ravenr»  vcrfo 
il  fine  d'Aprile  dell'anno  corrente,  e  non  già  nell'anno  anteceden- 
*c,  come  pensò  Girolamo  Roffi.  Tenne  egli,  prima  che  paffafic  qucft* 
(b)  Lalht     anr»  ,  un   Concilio  deVfuoi  Suffraganti  in  cfla  Città  (^)  .,  Occorre 
rTm^ìx      *^"'  ""  ponto  imbrogliato  di  Storia.  Prcflb   l'Olftcnio,  e  ne' Concili 
ic)'^gn'ell.    ^^  Labbe ,  e  nelle  giunte  ad  Agnello  Ravennate  (<?) ,  e  nella  Croni- 
rit.  Efifi.    Ga  di  Farfa  (.d),  fi  legge  una  riguardevol  Coftituzione  di  Ottone  IH. 
Mavenn.        Augufto,  indirizzata  Cottfulibus  Seiiattts  Populique  Remaniy  Jrchiepifc»-' 
r.  i.  T.  ^J-,pis^  Jbbittibtts,  MarchioittbHS ^  CotnitibuSy  in  Italia,  ionjlitutis y  dove  proibi- 

(d)  chrtnic.^^^  da  lì  innanzi  ed  annulla  le  alienazioni  de' Beni  delle  Cbiefe.  Fu  fatta 
Tarfenje  '  c  .pubblicata  quelta  Coltituzione  XI/.  kakndas  Olfobris  IndiUitne  XIJ. 
r.  II,  T.  II.  e  cominciata  nel  Settembre  dell'anno  prel«nte  )  amio  III.  Pcntijicatus 
fjr.    i'»^>(-  j)fff^i  Gregorii  V.  Papa,  promilgatn  ftr  marni  Gtrhtru  fanSlée  Raven- 

natis  Ecch/ia  jirchiepifcopi  in  sa  Symdo ,  in  qua  MediaÌMtenJt  Epifcopo, 
jirnulfo  ntmirK  Papatum  ablatur»  eft  in  Bufilica  beati  Fetriy  fUéi  voea- 
tur  ad  Céslum  attreum ,  t?"  fubfcrtpferuHt  emnes ,  qui  adfuertmt  Epifcopi . 
Non  fi  fa  primieramente  il  Luogo  di  quello  Concilio.  Se  in  Raven- 
na efiftcva  una  Bafiìica  di  S.  Pietro  ad  Ctelum  aureum,  o  come  Jw  un 
altro  tetto ,  ad  Cellam  aurfot» ,  qui\ii  farà  llato  tenuto  U  fuddctio  Con- 
cilio. Ma  più  jTTobabilc  fembra,  che  qui  fi  debba  intendere  la  Bafi- 
lica  famofa  di  quello  aomc,  pofta  in  Pavia,  dove  ripofa  il  facto  Cor- 
po di  Samo  Agotlino.  Non  certo  in  Roma^  finche  non  apparifca,  che 
ivi  forte  Bafilica  alcuna  cosi  denominata.  Secondariamente  non  fi  ca- 
pifce,  che  fignifichino  quelle  parole,  in  qua  Mediolanenlì  Epifcopo ,  Jr- 

(e)  pagius '"if^'  nomine,  Papatum  ablatum  ejt .  Ópi  decide  tolto  il  P.  Pagi  W 
in  Qrim.  con  dire,  che  l'imperito  Cronografo  Farfcnfe  v'aggiunfc  di  fuo  que- 
«i  Anttél.  fte  parole,  {$  Arvulfum  jirchiepifcopum  Mediolanenfem  lec»  jfobanms  Jr» 
Baron.  fhieptfcopi  Piacentini  pofuit .  Ma  anche  nel  tetto  della  Biblioteca  Eltcn- 

fc,  ove  lon  le  Vite  de  gli  Arcivcfcovi  di  Ravenna,  s'incontrano  le 

kclTe 


Ammali    d' Italia.  45-5' 

ftcffij  parole .  E  poi  come  afpettare  aT  dì  io.  di  Settembre  di  qucft' 
anno^  e  al  Concilio  di  Pavia,  a  levare  il  Papato  a  Giovanni  Calabre- 
fe  Arcivcfcovo  di  Piacenza,  s'egli  già  nel  di  z.  di  Marzo  era  (lato 
idepoilo  e  villaneggiato,  e  forfe  non  fi  contava  piìjirra  i  viventi?  Giac- 
chia a  noi  raancano  i  lumi  Jclla  Scoria  per  rirchiarar  quello  punto^ 
amo  meglio  di  tacete,  o  pute  di  fòlamentc  proporre  un  «mio  fofpet- 
To.  Cioè,  che  motto  in  quell'anno  Landolfo  II.  Arcivefcovo  di  Mila- 
no, gli  fucccdcfle  Arnolfo  II.  il  quale  (ìccome  altTJ  Vefcovi  voleano 
allora  u(àrc  il  titolo  di  Servus  Servorum  3eiy  rifcrbato  oggidì  al  Ro- 
mano Pontefice,  così  anch' egli  aflumeffe  il  titolo  di  Papa  Urbis  Me- 
ìdiolanj ,  non  exvi  per  ufurpard  il  Pontificato  Romano,  ma  per  imitare 
gli  amichi  Vefcovi,,  i  quali  erano  al  pari  del  Pontefice  Romano  chi*- 
anati  Papi .  Giacché  il  ccrflume  ave»  introdotto,  che  a  i  foli  fucoefTori 
nella 'Cattedra  di  S.  Pietro  fi  deffe  quefto  titolo,  Papa  Gregorio  fi 
può  immaginare  che  ne  faceflc  doglianza,  e  che  nel  Concilio  di  Pa- 
tria foDe  decretato,  che  Arnolfo  denftcfTe  dal  chiamarfi  P^ipa .  San  Grc- 
•gorio  VII.  Pontefice  decretò  dipoi,  che  quefto  titolo  foflc  riferbato 
a  i  Romani  Pontefici . 

Due  Diplomi  da  me  pubblicati  W  ci  fanno  vedere  Ottone  III. 
•Augufto  nel  jctritorio  di  Lucca.  Il  prrmo  e  dato  X.  kalendas  Septent' 
•èris  nnm  Dominicte  iMcarnutionis  DCCCCXCFIII.  Indizione  VI.  (ha 
da  effère  XI.  ASlum  in  Marlia-  juxta  Lueanr.  Il  fecondo  fu  dato  K»-- 
iendis  SeperrAris  dello  lleffo  anno .  AStum  in  Cajlello  Marlia  juxta  Lu-^ 
xam.  Ch'egli  di  là 'paflafTc  a  Pavia,  l'impariamo  da  un  altro  fuo  Di- 
ploma in  favore  del  Vefcovo  di  Torino  (*)  dato  kalendis.  Septembrrs 
»nna  Dominicte  Ihcarnationis  DCCCCXCFIII.  IndiElione  XII.  anno  Re- 
igjti  'Dèmni  Otbonii  Tertii  XIV.  hnperiU  vero  ejusf  III:  /iSìum  Pulatro 
Papia.  Ma  quello  è  Docunìento  difettofo.  Nel  primo  di  di  Settem- 
Jjrc  non  potè  efl'ere  Ottone  Augufto  nel  territorio  di  Lucca,  e  in- 
Pavia. Perciò  in  vece  di  Septemhris  s'ha  forfè  da  lèggere  OSìobrir, 
Così  in  vece  dell'anno  XIV.  del  Regno  s'ha  da  fcrivere  XV.  Quivi 
ancora  fi  legge  eo  quod  interventa  oh  atnorem  &c.  fenza  dii  fi  chi  inter- 
vcnifle  per  impetrar  quella  grazia.  Abbiamo  pofcia  un  altro  Diploma 
del  .mcdefimo  Augufto  in  fivore  del  Moniftero  di  Bobbio  (f),  do- 
ve è  Ailum  Papidc  anno  ab  Insarnatìone  Domini  nojìri  Jefu  Chrifti 
DCCCCXCFIII.  Indizione  XI.  (s'ha  da  fcrivere  XII.)  ann»  Imperli  III 
Ott$nis  III.  Datum  kalendis  OHìbris:  il  che  ci  dà  a  conofcere,  che  la 
fuddfctta  Coftituzion  generale  fu  da  lui  formata  e  promulgata  in  un 
Concilio  tenuto  in  efTa  Città  di  Pavia,  e  non  altrove.  Merita  ezian- 
dio d'eflcre  qui  rammentato  un  Placito  (^),  tenuto  nel  dì  16  di  Set- 
tembre dell'anno  prefente,  anno  Gregorii  fummi  Pontificis  III  ^  anno 
Ottoni»  Imperatoris  III.  Indiillone  XIt.\Civitate  Corneìtenfe  (cioè  in  I- 
mola)  juxta  Monafterium  San£ìa  Maria.,  quod  vocatur  in  Regula.  Ten- 
ne quefto  Placito  Domnus  Oldericus  Subdiaconus  (^  Mìjfus  Domai  Ctt- 
tonis  Imperaterisy  fjf  cum  eo  Domnus  Erardus  Comes.  Ivi  fu  rimeflo  in 
pofleiTo  d'alcuni  Beni  fituati  nel  territorio  di  Faenza  e   d'Imola  jl 

Moni- 


EaA  Volg. 
Anno  '996. 


(a)  Jntìq. 
Italie.    Dif-- 
ftrt.  S. 


(b)  Xitticìtt- 
non  Bibl't»' 
thic.  Seiuf. 
CtHtMr.    l. 

caf.  «7. 


(e)  Bullar. 
Caftntnf. 
T.  z.  Ctn- 
ftitut,   6j. 


(d>  Antìij. 
Italit.   DiJ^ 
firt.   IO. 


45"^  Annali    d'  l  t  k  l  i^a. 

E«A  Volg.  Monirtcro  di  Santa  Maria,  quod  vocatur  in  Palatiolo^  porto  iir  Ravcn* 
Anno  998.  na .  Tunc  mifit  Domnus  Oldericus  Subdiaconus  £57  Mijftis  Domrù  Impera- 
torti  cutn  pradieio   Domnus  Erardus   Comes  bandum  tkc.  colla  '^cna  di 
cento  Bifanti  d'oro  a  i  trafgreJFori  da  pagarfi  medietatem  Camera  no flrée 
(cioè   dell' Imperadore)  e   l'altra  metà  al    Monillero;    pruova   ancor 
quella  del  Fifco  fpettante   nelle   Città   dell' Efarcato  all' Imperadorc. 
W  Lutui      ^'  ^^  P°'   intendere  Lupo   Protofpata  W,    che    in  qucft' anno  •venit 
rrotoLta     ■Bufitus  Caytus  (Ufiziale  di  guerra  de' Saraceni)  cum  pradieto  Smaragdo 
incirtmo.  (era  quclb  un  Greco,  o  un  Cittadino  di  Bari  ribello  de' Greci)  Bn- 
rum  Menfe  OifoMs ,  (^  pradiBus   Smaragdus  eques  intravit   Barum  per 
vim  a  Porta  Occidentali^   6?  exiit  iterum .   Tunc   Bufttus  cognita  fraudt 
Mfceffit .  Dovca  coltui  av«r  fatto  credere  a  i  Mori  òj  dar  loro  in  mano 
U  Città  di  Bari,  fignoreggiata  allora  da  i  Greci}   ma  non  cflendogli 
■venuto  fatto  di  filTare  il  piede  in  quella  Città,   il  Capitano  de' Mori 
temendo  di  qualche  inganno,  fé  ne  tornò  colle  pive  nel  lacco.  A  qucft' 
(b)><«mW- anno,  .ficcomc  ho  nelle  Antichità  Ellenfi  {.i>)  fatto  conofcere ,  fi  truo- 
t*   Ejlinf    va  nel  Broglio  di  Carrara  in  Lunigiana  Oberte  li.    Marcheft,  Proge- 
^.  1.  e.  ij.  nitore  de' Principi  della  Cafa  d'Efte,  che  ftabilifce  un  aggiullamento 
con  Goti/redo  Fefcoi)o  di  Luni.,  riconofcendo  da  lui  in  Livello  quattro 
Pievi.  Egli  è  ivi  chiamato  Otbertus  Marchio  Ftlius  quondam  item  Ot- 
berti  itemque  Marchio  .^   qui  profejfus  fum  ex  Nat  ione  mea    Lege  vivere 
Longobardorum .  Gli  (lati  di  quelli  Principi  erano  allora  principalmen- 
te nella  Lunigiana  e  per  la  Tofcana.  Tenuto  fu  in  queft'anno  un'in- 
figne  Placito  in   Roma  davanti  a  Papa  Gregari»   F.  e .  all' Imperadorc 
{e)  M*hill.     Ottone  IH.   (<r)  anno  Pontificatus  Domni  Gregorii ,  fummi  Ponti ficis  (^ 
^iinediai'n      "'"'""'f^^^^  ^-  P'^P^  H-  Ii^perii  aiitem  Domni  Ottonis  ìmp^ratoris  fimiliter 
"chrcnic.     ^'-  Mistione  XI.  Menfis  Aprilis  die  IX.  davanti  alle  porte  della  Bafilica 
Tarftnf.        Vaticana,  dove  Ugo  Abbate  di  Farfa  vinfe  una  lice  di  due    Chietc , 
p.  ll.T.ii.  qua  funt  adificata  in  Thermii  Aìexandrinis^   cum   cafis  ^   cryptis,   hertis  y 
*#r.  //«/»«.    fgf^^j^  ^j^if-j  y  incultis  &c.  fitas  Roma   Regione    Nona .    Fu    importa    la 
pena  di  dieci  libre  d'oro  ottimo  a  i  tralgrcflbri,  da  pagarli,  medieta' 
tem  Regiy  6?  medietatem  ipfius  Monafterii  (Farfcnfts)  ReSloribus .  Potreb- 
be(ì  forte  anche  di  qui  dedurre  il  lovrano  dominio  tuttavia  conlervato 
in  Roma  da  Ottone  IIL  Augufto;  del  che  io  ho  addotto  altre  pruovc 
biella  Piena  ElpoCzionc  &c. 

Anno  di  Cristo  dccccxcix.  Indizione  xii. 
di  Silvestro  II.   Papa   i. 
di  Ottone  III.  Re  17.  Imperadorc  4. 

VEnne  a  morte  in  queft' Anno  nel  dì  12.  di  Febbraio,  fccondochc 
abbiamo  dal  Tuo  Epitaffio,  Gregorio  V.  Papa,  fcnza  che  alcuno 
de  gli  antichi  Storici  parli  più  prccilaraentc  à\  quefto  fatto .  Egli  era 
nel  più  bel  fiore  ticlk  Tua  gioventù  ,  e  probabilmente  corfe   qualche 

fofpet- 


Annali     d'  Itali  a.  45^7 

fofpetto,  che  la  fazion  di   Crefccnzio  avefle  faputo   trovar   modo  di  Era  Vo'g. 
sbrigarfi  di  un  Papa,  odiato  da  cffi,  parente  dell' Imperadore,  e  tanto  Anno  999. 
affi ftito  dalla  potenza  di  lui.  Lcggefi  anche  oggidì  nella  Bafilica  Va- 
ticana il  fuo  Epitaffio,  rapportato  da  Pietro  Mallio,  dal  Cardinal  Ba- 
ronio,  dall'Aringhi,  e  da  altri.    Non  dovea   per   anche   eflere   abba- 
ftanza  appagata  l'ambizione  di  Gerberto  coli' Arcivcfcovato  di  Raven- 
na, contuttoché  allora  fone  quella  Chiefa  una  delle    piìi    riguardevoli 
e  ricche  della  Crilbanità  .  Venuta  la   vacanza   della- (anta   Sede,  s'a- 
doperò egli  per  ottenerla  colla  protezione  ed  autorità  dell'  Imperado- 
re, (lato  già  Difcepolo  fuo:  le  pure  lo  Ikflb  Ottone  III.  quegli  non 
fu,  che  per  avere  un  Pontefice  ben  affetto  e  dipendente  da'fuoi  cen- 
ni, ii  promoffe  a  quella  eccella  Dignità.  Se   fi  vuol   preltar  fede   ad 
un  Diploma  da  me  dato  alla  luce,  nel  primo  dì  di  Gennaio  dell'Anno 
prcfente  fi  trovava  eflb  Augufto  in  Verona,  {a)  dove   concedette  a  i  ^^^ ■;^'' "^"t- 
Canonici  di  Parma  per  interpofizione  di  Sigefredo  fefcovo  Parmigiano  y-/'.',,'^£,_  '^' 
Curtetn  de  Palationi^  qute  dicitur  Saniti  Secundi^  cum  Cafrello  (^  Fillis . 
Siccome  facilmente  fi  oilerva  nelle  antiche  memorie,  bene  fpeflb  (otto 
nome  di  Corre  era  comprcfo  un  territorio,  che  avea  Caftello  e   Paro- 
chia  fua  particolare.  Il  Diploma  fu  dato  Kalendis  Januariì  Jnno  Do- 
minici ìncarnationn  DCCCCXCIX.  Indizione  XIII.  Anno  T'ertii  Otionis 
Reg>h%ntis  XFII.   Imperantis  IIII  J8um  feron^e .  Ma  quc(teNoie  tutte 
convengono  non  al   prcfcnte    Anno,   ma   bensì   ai    iuflcgucntc}    e    qui 
farà  (lato  adoperato  l'Anno  Veneto  e  Fiorentino,  che  durava  ne' pri- 
mi Mcfi  dell'Anno  Millcfimo  della  nollra  frìute.  Comunque  fia,  era 
cHb  Augurto  in  Roma,  allorché  accadde  la  morte  di  Gregorio    V.  o 
pure  accorfe  egli  frettclofamentc  colà  a  quedo  diSjiudolb  avvilo.  Scrive 
il  Cronografo   Saflonc  (^),  che  nel  di  7.  di   Febbraio   di    quell'Anno  (b"*,  chront- 
diede  fine  alla  fua  vita  Matilda.,  Fighuola  di   Ottone    I.    Augullo,   ed  gi'ath.  Sax» 
egregia  Badcl'sa  Quindilmburgenfe,  alla  cui  faviezza   luptrioie   al   iuo  ",*»''    ^f'*- 
fcfso,  avea  l' Augullo  Ottone  IJl.  lafciato  il  governo  del  Regno  Ger-  """""• 
manico.  Furono  fpediti  A mbafciàtori  per  portare  all' Imperadore  quella 
infauda  nuova,  i  quali    Romani  peyvenientes  pnefatum   Imperatcrem   re- 
centi  Nepotis fui  Pap^r  Biunoais ,  qui  Romana  Lingua  Greg.vìus  dtcebatur^ 
obitu  aàmodum  mosfium  reperiunt .  Era  egli  dunque  in  Roma,  poco  dopo 
la  molte  del  Papa,  e  quivi  parimente  il  nuovo  nel  dì  7.  di  Maggio, 
ciò  apparendo  da   un    Iuo  Diploma   (f)  dato  alla   Chiefa   di    Vercelli,  {c>  Antìq. 
Nonis  Maiiy  Anno  Dominica;  Incarnationis  DCCCCXCFIllI.    Indizione  •'"'""f.  -D/A 
XII.  Anno  Ter!  a  Ottonis  Rcgis  XV.  Imperai  or  is  III.  A  Bum  Roma.  ^  -"''  ''3- 
confiderubilc  in  cdo  Diploma    il   dirli  :    Damus   omnia  pradia    Arduini 
filli  Dodonis  ^  quia  hojìis  publicus  adjadicatus  Epifcopum  Petrum  Verceilen' 
fem  interfecit^  (^  interfeSlum  incendere  non  cxpaiìt .  E'  pure  quello  Ar- 
doino  figliuolo  di  Dodone,  o  pur  di  Oddone,   quel   mtdefimo   fcmbra 
cflcrc  (tato,  che  da  qui  a  non  molto  vedremo  Re  d'Italia,  con  eflere 
caduta  la  Corona  del  Regno  d'Italia  in  un  si  crudele  ed  empio  pcrio- 
naggio .  Ora  i  buoni  ufizj,  o  pure  l'autorità  di  Ottone  IH.   Augudo, 
furono  cagione,  che  Gerberto^  già  Arcivefcovo  di  Rems,  pofcia  di  Ra- 
Tom.  y.  Mmm  venna 


4f8  Annali    d*  Italia. 

Era  Volf,  venna^  giugncflc  a  falirc  fuUa  Cattedra  Pontifizia  di  Rom*  nel  dì  due 
Amno  999.  d'Aprile,  col  prendere  il  nome  di  Silvejiro  li.  E*  famofo  quel  vcr- 
fo,  compodo  da  lui,  o  da  altri: 

Scandit  ab  R.  Cerbertus  ad  R.  poft  Papa  viget  R. 

Egli  ebbe  per  fucccflorc  nella  Cattedra  Archiepifcopale  di  Ra- 
venna Leone  Abbate  Nonantolano. 

Era  tuttavia  vivente  Adelaide^  Vedova  di  Ottone  il  Grande,  in- 
tenta folo  alle  limofinc,  e  ad  altre  opere  di  Pietà,  per  le  quali  fi 
meritò  poi  d'cfTere  annoverata  fra  i  Santi.  Aveva  ella,  oltre  ad  altri 
Monifterj,  fondato  fuor  di  Pavia  l'iniìgnc  di  S.  Salvatore.  Al  mc- 
dcfimo  in  queft' Anno  nel  di  15.  di  Aprile,  trovandofi  ella  infra  Ca- 
Jlrum,  qui  dicitur  Ajlerna^  Judiciaria  Alfajiettfe^  cioè  in  Aifazia,  fece 
una  magnifica  donazion  di  Beni,  che  fi  legge  nello  Strumento  da  me 
dato  alla  luce  (<») .  S'era  la  buona  Impcradrice  portata  in  Borgogna 
per  mettere  ia  pace  fra  i  fudditi  di  Rodolfo  II.  Re  fuo  Nipote,  e  per 
vifitar  que' Luoghi  fanti.  Infermatafi  finalmente,  piena  di  menti,  pafsò 
a  miglior  vita  (^)  nel  di  16.  di  Dicembre  dell'Anno  prefente,  e  ono- 
rata da  Dio  con  varj  miracoli  fu  feppcllita  in  Selts.  Noi  poicia  tro- 
viamo r  Augufto  Ottone  nel  celebre  Monillero  di  Subiaco,  dove  con- 
cede a  Pietro  Monaco  licenza  di  fabbricare  una  Chiela,  con  un  Di- 
ploma CO  dato  ///.  Idus  Auguri  Anno  Dominile  Incarmtionìs  DCCCC' 
XCVIIII.  Indiaiom  XII.  Anno  Tertiì  O^onis  Regnantis  XFI.  Impelati- 
tis  UH.  A6tum  Sublaci  in  fan^o  Benedi5lo .  Con  altro  fuo  Diploma  or- 
dinò dipoi,  che  il  nobil  Moniftero  di  Farfa  non  aveffe  in  avvenire  a 
concederfi  in  Benefizio  o  fia  in  Commenda  ad  alcuno.  EfTo  Privile- 
gio {d)  fu  dato  y.  Nonas  OEìobrii  di  quell'Anno,  Indictiont  XII.  Anna 
Regni.  XFI.  Imperli  IV.  AStum  Rofnx .  Son  degne  in  quello  Diploma 
le  Tcguenti  parole  :  Nos  quodam  die  Romam  e.\euntes  prò  reftituenda  Re- 
pubìica^  cum  Mar  chiane  noflro  Hugone.,  (^  condita  Imperii  no/lri  cum  ve' 
ner abili  Papa  Silvejiro  Secando.,  (^  cum  aliis  noftris  Opti/aatibus.,  ibidem 
traSfavimus .  Q»e(ì' Ugo  cn  il  Marchcfc  e  Duca  di  Tofcana,  talmente 
introdotto  nella  Corte  di  Ottone  III.  Augufto,  che  gli  ferviva  non 
folamcnte  di  Configliere,  ma  in  certa  maniera  anche  da  Aio. 

.abbiamo  poi  da  Leone  Ollienfe  W,  che  in  quell'Anno  Lai- 
dolfo  Principe  di  Capoa,  perchè  fcoperto  d'aver  tenuta  mano  nell'af- 
faflìnamento  di  Landenolfo  fuo  Fratello,  fu  cacciato  in  cfilio  dall' Im- 
pcradorc  Ottone,  e  fullituito  in  fuo  luogo  Adetnarìo  nobile  Capuano. 
Da  un  Diploma  ancora,  rapportato  nella  Cronica  del  Moniftcro  di 
Santa  Sofia  (/),  fi  fcorge,  che  elfo  Augnilo  era  in  Benevento  V.  Idui 
Novembris  àc\  prclente  Anno  quivi  ben  trattato  da  Pandolfo  II.  Prin- 
cipe di  quella  Città  .  E  quando  fulfifla  quello  Documento,  facilmente 
fi  potrà  verificare,  ch'egli  fi  trovalTc  prima  in  quella  mcdefima  Città 
VII.  Idusjulii^  mi  qual  giorno,  fcrivc  Roberto  Abbate  Tuizicnic  (jf), 
che  Santo  Eribtrto  fu  confccrato  Arcivcfcovo  di  Colonia  in  Bene- 


(al  Ant'iqu. 
Italie.  Dif- 
ferì.  II. 

P'g-  ni- 
(b)  Odile  in 
Vita  S.  A- 
dclhtidis . 


(c)  Antiqu, 
Italie.  Bif- 
firt.  67.  , 


(d)  Chronic, 

larftnft 

y.  11.  T.  II. 

Ktr.  Italie. 


(e")  Zt» 

Oftienfis 
Chron.  l.  Z. 
*af.  IJ. 

(f)     UghtlL 
Ttm.    VUl. 
Ital.   Sacr. 
in    Apptnd. 
(g''   Ruiert. 
Tuitienfis 
in     Vit.    S. 
Utriiirli . 


vento 


Annali    d'  Italia.  4^9 

vento  ^  dove  era  la  Corte  dell' Impcradore.   Anche   il   Padre   Bcilando  Era  Volg. 
dubitò  di  qiidto  giorno.  Ma  Ademario  poco  godette  del  Tuo  Princi-  Anwo  ^g)g. 
pato  di  Capoaj  perciocché  fecondo  il  luddeito  Olhcnfc  pauhfojì ^  ciac 
quattro  Mcfi  dappoi  da  i  Cittadini  di  Capoa  fu  dilcacciato,  e  in  luogo 
fun  fu  creato  Principe  Landolfo  IV.  da  Sant'  Agata,  Figliuolo  ai  Lan- 
dolfo III.  già  Principe  di  Benevento,  Tornato  che  fu   Ottone   III.  a 
Roma,  tenne  un  rigutrdevol  Placito,   rapportato  dal   Padre    Mabillo-  , 
ne  (<»),  e  nella  Cronica  del  Monillcro  di  Farfa,  (i),  Anno,  Dto  prò-  ^Sn„al  ùl- 
pitìo,  Pontificatui  Domnì  noftri   Siheftri  fummi  Ponùficis  fjf   univerfaHi  ntduiin. 
Secundì  Papié  Primo ,  £s?  Imperli  Domni  noftri  Tertii  Ottonis ,  a  Deo  co-  (b j  chrcnic. 
rottati^  magni  ^  pacifici  Imperatoris  Anno  ////.  Indiaior.e  XI IL  Menfe  p'"'{'"!Ì 
Decembris  die  fecunda .    Litigavano  fra  loro  l'Abbate  di  Farfa  Ugo,  e  f^er.'  lìalL 
Gregorio  Abbate  de' Santi  Cofma  e   Damiano,   JVloniftero  pollo  Roma 
tram  Tiberim  in  Mica  Aurea  ^   a  cagione  della   Cella   di    Santa    Maria 
in  Minione.  Davanti  a  Papa  Gregorio  F.  s'era  agitata  quelta  caufa,  ^ 
tunc  JupradiStus  Domnus  Gregorius  Papa  propter  pecuniam ,  quim  accepe- 
rat  a  Gregorio  Abate,,  iratus  eft  contra   Hugonem   Ahatem^   e  il   forzo   a 
cedere .  Dopo  la  morte  di  Papa  Gregorio  reclamò  Ugo  Abbate  di  Farfa 
davanti  l'Imperadore  in  Roma  nel  Palazzo  Imperiale}  ed  effendo  (iato 
più  volte  citato  l'Abbate  Gregorio,  e  ricufando  di  comparire;  rin>- 
peradore  col   configlio  de'  Giudici  diede   il   poircllb   di    quella   Celia 
air  Abbate  di  Farfa,  con  intimar  la  pena  di  cento  libre  d'oro  puro  a 
i  contraventori,  da  applicarfi,  medietatem  Camera  imperatoris,  (^   mt- 
dietatem  prafaio  Alonafterio  fanSì<e  Maria  in   Pharpba.    E   ne  tu    fatto 
lo  Strumenno  Pracepto  Domni  Imperatoris,  ^  conjenjit  Domni  Apoftoli- 
ci^five  Judicum.  Circa  quelli  tempi  Pietro  0>Jcoi.o  il.  Doge   di  Ve- 
nezia, per  attellato  del  Dandolo  (0,  a  requilizioiv;   di   £a/ilio   e  Co-  ^'^^  »/"'■-:''• 
fiantim  Impeiadori  d  Oriente,   mando  a   Loltantinopoii   Giovanni  luo  x.  xii.  Rer. 
Figliuolo,  che  da  loro  ricevette  molti  onori  e  finezze.   Ed  allora  fu,  itaiic. 
come  fcrive  Cedreno  (^),  che  Bafilio  Augulto  Principi  Fenetia  nuptam  (-^^  cedn- 
tradidit  fili.zm  Argyri,  Sororem  ejus  Romani,  qui  pojl  Imperio  potitus  eft,  ",7  ,fc»«"'^" 
hoc  modo  gentem  fibi  devinciens  l^enetorum .  Quello  Principe  di  Venezia   Annum . 
altro  non  fu,  che  il  fuddetto  Giovanni,  il  quale  per  attcllaio  del  mc- 
defimo  Dandolo,  fu  dal   Popolo  eletto  Doge  e   Collega  dtl    Padre. 
Riconobbe  lo  ftcflb  Dandolo  quelle  Nozze  celebrate  magni  lì  e  a  me  me  in 
Collantinopoli,  e  chiama  quella  Principcfla  Maria   {Marta  ha  un'altro 
tefto)  Nipote  di  Bafilio,  perchè  nata  da  una  fua  Sorella  maritata  con 
Argiro.  Furono  coronati  gli  Spofi  con  diadema  d'oro,  e  Giovanni  ono- 
rato col  titolo  di  Patrizio,  e  regalato   col   Corpo   di   Santa   Baibara, 
ch'egli  portò  con  fcco  a  Venezia  .  Scrive  lotto  quefi'  Anno  Lupo  Pro-  (e^  lupus 
tofpata  (•■'),  che  defcendit  Trachamotus  Catapamts,  qui  (3'  Gregoriits,   (^  Pmtojfaia 
•bfedit  Civitatem  Gravinam,    (5'   comprehendit  Tbeophyhìilitm .    Davano  i  "'^^'""o- 
Greci  in  quelli  tempi  il  nome  di    Catapano   al   Governacor   Generale  canJ'i». 
de  gli  Stati,  che  pofledcvano  in  Calabria  e  in  Puglia:  nome,  che  Gu-  Kot.  ad 
glielmo  Puglicfe,  ed  altri  ftimarono  derivato  dalla  Greca  favella,  ma  ■fH<xi»d.  ts- 
il  Du-Cange  (/)  ha  cicduto  formato  dal  Latino  Capitancus.   La   qui-  '"  ^'"If^- 

IV  it  /^.   '  Latin. 

M  m  m  i  ftio- 


E  »  fc  Volg. 
Anno  looo. 
(ai   Ughtll. 
Ital.  Sacr. 
in  Ep  fccp. 
Cerne  nf. 
(  b)  Chronic. 
Golvvicenfe 
fi-  il3- 


4^0  Annali     d'  Italia. 

ftionc  non  fo  io  dire, fé  fia  peranche  pienamente  decifa.  Dall' Ughclli  {a) 
è  rapportato  un  Diploma  darò  alla  Chiefa  di  Como  da  Ottone  III. 
colle  fegucnti  Note:  Data  FI.  Kalendas  Junii ^  Jnm  Dominìca  Incar- 
nationis  999.  Imperli  Domni  Ottonis  XFI.  Indizione  XII.  Spropofnatc 
affjtto  fon  qucfte  Note,  ficcome  ofTervò  il  Coicti  nella  nuova  edi- 
zion  dell' Ughclli,  ed  avvertì  anche  il  diligcntiflìmo  Padre  Gotifredt 
Abbate  Gotwicenie  (^),  il  quale  olTcrva  qui  ed  altrove  molte  firaili 
ftorturc  de  i  Documenti  recati  da  cflb  Ughclli . 


Anno  di  Cristo  m.  Indizione  xiii. 
di  Silvestro  li.   Papa   2. 
di  Ottonk    III.  Re   i8.  Imperadorc   j. 


fc)  Vitmar. 
Chronic. 
Uh.  4, 

(d)  Adema- 
rus    Mona- 
ehm    in 
Chrinif . 


(e^  Anùjit. 
Italie.  Dif. 
firt.     31. 

m-  967- 


ERano  mancate  ad  Ottone  III.  Augnilo  le  tre  principali  colonne 
fue,  cioè  Gregorio  V.  P?pa,  la  Tanta  Avola  Adelaide^  e  la  piillìma 
e  favia  Zia  Matilda  BadefTa  :  però  per  regolar  gli  affari  del  Regno 
Germa-nico  s'inviò  colà  nella  Primavera  di  quell'anno.  Spezialmente 
era  condotto  in  Germania  dal  pio  dcfiderio  di  vifitarc  in  Gncsna  Città 
della  Polonia,  il  facro  Corpo  di  Santo  Adxlberto  Fefcavo  di  Praga,  ul- 
timamente martirizzato  per  la  Fede  di  Gcsii  Grillo  da  i  Prullìani  , 
avendo  intefo,  che  al  fuo  Sepolcro  fi  faceano  de  i  frequenti  miracoli. 
Portoflì  colà  con  fomma  divozione,  e  a  pie  nudi  entrato  nella  Città, 
fece  le  fue  orazioni  in  quel  facro  Tempio.  Celebrò  dipoi  la  Pafqua 
in  SafTonia,  e  di  là  pafTando  ad  Aquisgrana,  quivi  foicnnizzò  la  Fcila 
della  Pentecofle.  Molto  da  una  giovanil  curiofità  volle  vedere,  dove 
ripolafTe  il  Corpo  di  Carlo  Magno  (0  ■  F  fcgretamcnte  fatto  rompere 
il  pavimento,  tanto  fi  cercò  fottcrra,  che  \\  trovò  la  C.:mera  dove 
era  il  dcpofito  di  quel  gloriofo  Monarca,  la  cui  dcfcrizionc  abbiamo 
da  varj  antichi  Storici,  ma  fpezialmente  da  Ademaro  {d)  Monaco, 
Scrittóre  ricino  a  quelli  tempi.  Non  altro  prefe  Ottone,  che  la  Cro- 
ce d'oro,  che  gli  pendeva  dal  collo,  e  parte  delle  velli  non  putre- 
fatte-, e  il  redo  lafciò,  come  era.  Perchè  ciò  fu  creduto  cantra  dì- 
fcìpUnam  Ecclefiafìicam^  perciò  corfe  voce,  che  Carlo  Magno  era  ap- 
paruto  ad  Ottone  IH.  con  predirgli,  che  morrebbe  fcnza  credi.  Le 
Storie  di  quelli  tempi  fon  piene  di  fimili  vifioni  e  fogni.  A  tutto 
allora  fi  prcllava  fede,  e  non  pochi  erano  gl'inventori  di  tali  novità. 
Lo  ftclTo  Ademaro  fcrivc,  che  Otto  Imperator  per  [omnium  monituseft^ 
ut  levaret  Corpus  Caroli  Magni.  Dimorava  in  Aquisgrana  1' Augullo 
Ottone,  allorché  Olderice,  o  fia  Odelrico  Fefcovo  àiCremonì.,  ottenne 
da  lui  la  conferma  di  due  Corti,  con  Diploma  dato  (.')  F.  Idus  Maii 
Anno  Dominici  Incarnationis  Milk  fimo  ^  Indizione  XIII.  Anno  Tercii  Ot- 
tonis Re^nantis  XFI.  (dee  cffcre  j:/^//.)  Imterii  F.  (ha  da  ciTeie  IF.) 


Annali    »'  Italia.  461 

JSfum  Jquhgrani  in  Palath .  Sbrigato  da  gli   affari   cklla   Germania,  Er*    Volg. 
fé  ne  torno  Ottone  m   Italia  j  e  fé  vogliani  credere  ad  un  fuo  D.plo-   ^^';'''^°^°- 
ma,  pubblicato  dal  Margarino  (.v),  era  egli   in  Pavia  nel  di  6.  di  Lu-  c^n^nfé. 
elio  del  prelentc  anno,  a-vendo  quivi   confermate   al    Moniftero  di  S.  r.  11.  Con- 
Silvatorc  tutte  le  fue  tenute  ed  eil-nzioni  con  Diploma  data  II-  No-  fi">*^-  68. 
nns  Julii^  Anno  Domimc<e  Incarnaùonii  M.  IndiBione  XIII.  Anno  Tcrtii 
Qttonis  Regni  XFII.  Imperiì  Anno  V.  Ailum  in    Pafitnfi   Palatio .    Da 
un'altro  luo  Diploma  prciTo  l'Ughelli  (ù)  abbiamo,  ch'egli  dimora-  (^]^  ^«^'^»- 
va  in  Roma  nella  Fefta  dell' Ogninfanti  di  quell'anno,  avendo  ivi  con-  ^^^  ^r^  j^ 
ceduto  a  Leone  Fefcovo  di  Vercelli  un  Privilegio,  Kaìendis  Novembris^  Epìfcop. 
Anno  Dominici  Incarnationis  M.  IndiEìione  XIV.  Anno  Tertii  Ottonis  Re-  VtraiUnf. 
gnantis  XFI.  Imperii  vero  V.  Aiìum  Roma  in   Palatio  Monafterto .   E 
Icorretta  quell'ultima  parola,  e  fecondo  un' efemplare  del  Padre  Ma- 
bilione  (0  s'ha  da  leggere  Mentis.  Finalmente   l'Autore  de   gli   An-  (e)  Mabill. 
nali  d'ildefeira  W  fcrive,  che  Imperator  Natakm  Chrifìi   Roma  cele-  '^^^J.^^.^[- 

kravit .  (d)  Annaìes 

Quello  è  quel  poco,  che  fi  sa  delle  azioni  di    Ottone  III.  nel  nUdesheim. 

prcfcnte  anno.   Potrebbe   elTere,  ch'egli   in   qucfto   medcfimo,  come 

fcrive  l'Ollienfe  (0,  andalTe  per  divozione  al  Monte  Gargano ,  e  pò-  ^^'j^.f^i 

fcia  a  Benevento i  ma  certo  non  fuccedette,  come  pensò  il  Padre  Ma-  f^^rlm/. 

bilione,  la  di  lui   venuta  a  Ravenna,  né  la  fua   permanenza   nel  Mo-  m,  1. 

nillero  di  Clafle,  dovendoli- ciò  riferire  all' anno  feguente.   Non  so  da 

quale  Documento  o  Storia  fi  prendclTe  il  Sigonio-f.O  la  feguente  no-  J^^'^^'""" 

tizia,  di  cui  fi  può  dubitare,  cioè  che  Pàpt  Silveflro  TI.  andò  ad  Or-  ^^iJi^  7. 

vieto,  y  Rempublicam  ejus   Civitatis  multis  faltttaribus   legibus   rinxit  . 

Aggiugne,  che  elfo  Pontefice  alfcdiò  in    quell'anno    Cefena  .    F^    così 

fu,  fcrivcndo  San  Pier  Daminno  (^),  che  Papa  Gerbertus  iuxta    Cafe-  (s)  ^'"■"^ 

-  •    r         1^      •  ]  •/■/.  •  1  rj'         Damiani 

nam  capra  metatus   eraty   ejujque   Uppiattm   circumfuft    exercitus   objtdtone  -^^y^^^^ 

vallabat .  Per  qual  motivo  s'inducelie  3  tale  aficdio  il    Pontefice,  non  uaurìt.i. 
appirifce.  Finalmente  fcrive   il  msdefimo  Sigonio,  che  i  St'accni  con 
groffo  efcrcito  in  quell'anno  fecero  un'irruzione  nella  Campania,  ^ 
Capua/n  ejus  Provincia  caput  ceperunt .   Ma  quello  avvenimento  qual  cre- 
denza pofla  meritare  noi  veggo,  non  ne  parlando  alcuno  de   gli  anti- 
chi Storici.  Se   foffe  riufcito  un  si  gran  colpo  a  i   Mori,  troppo  flrc- 
-pito  avrebbe  fatto  in  Italia;  ed  è  quafi  impoflìbile,  che  alcuno  de  gli 
antichi  non  ne  avelTe  bfciata  memoria.  Scorg;fi  ancora,  che  il  Sigo- 
nio fi  fervi  qui  di  poco  buoni  Documenti,  perchè  fcrive,  che  Otto- 
ne III.  intela  quella  disavventura  del   Crilliancfimo,   con   tanta    pre-, 
ftezza  tornò  dalla  SafTonia  in  Italia,  e  che  nel  di   zf.  di   Marzo  dell* 
anno  feguente  iodi,  arrivò  a  Ravenna.  M.i  noi  già  nhbiam  veduto, 
ch'egli  di  buon'ora  comparve  in  Italia   nell'anno   prefente  .    Non  al- 
tro ha  Lupo  Protofpata  V^)  fotto  quell'anno,  fc  non  che  Anno  Mi'Ie-  W  t«»«« 
/mo.  Indizione  XIII.  captus  ejì  Smaragdas  {n\>^Wo  de' Greci)  atraca-  ,^cK^i«. 
motbo  (  Catapano  o  fia  Generale  d' elfi  Greci  )  Menfe  Julii  XI.  die .  Che 
s'egli  poi  foggiugne:  Et  obiit  Rex  Otho  Roma .^   quello  è  un   doppio 


erro- 


E»*  Voìg. 
Akno  iooo. 
(  i,  jintiqu. 
Jtalit.  T.  I. 
f*g.   lìo. 

(b)  Ibìiim 
Ii.ffirt.   6. 


4^*  A   N  N   A   L   I      d'   I  T   A   L   I   A. 

errore,  non  eflendo  mancato  di  vita  Ottone  III.  ne  in  qucft'  anno 
ne  m  Roma.  Fu  Duca  d>  Amalfi  circa  quelli  temp.  G^cvl^i  pZlll 
figliuolo  del  pa  Ma,zo.e  Duca  (.),  e  portò  anch'cgli  il  titolo  dipf. 
tuzto  Imperiale.  Che  ,  Greci  in  quefli  tempi  avcffcro  ftcfa  di  molto 
la  lor  Cgnona  nella  Puglia,  fi  può  dedurre  da  un  Diploma  di  GrZ 
7  (^>  Pj^t^^P^ano  e  Catapano  d'Italia,  in  cui  conferma  al  mX 
ftero  di  Monte  Cafino  varie  tenute  polle  in  Lellna,  Afcoli ,  CaS 
Mmcrvina,  e  Tran,,  Città  perciò  fottopofte  al  dominio  Greco  ' 


IND!- 


>«. 


4<J3 


INDICE 

DEL     TOMO     CLUINTO, 


ABniLA  Re  de'Saracenf^  impudico,, 
e  facrilego,  gaftigato  da  Dio  nello 
fteffo  peccato.  87. 

Abusi.  Cicca  la  confermazione  dell' 
elezione  del  R.  Pontefice.  Prefaz. 
pag.  xlij  e  fèg.  Circa  il  dare  i  Moni- 
fterj  in  Commenda.  40.  fz.  iii.  314. 

Adalardo  Vefcovo  di  Verona  fco- 
municato.  irt. 

Adalberto  Duca  d*^Anftrafìa.  2. 

Adalberto  1.  Duca  di  Tofcana.  22. 
47.  106.  Sua  prepotenza  in  Roma . 
117.  118.  e  fe^.  Torna  in  grazia  di 
Papa  Giovanni  Vili.  124.  Suoi  Ge- 
nitori, Mogli,  e  F'gli.  ifo. 

Adalberto  li.  itrpetra  un  Diploma 
da  Gu'do  Re  d'Italia.  178.  Come 
accolto  da  Arnolfo  Re  di  Germa- 
nia. 189.  Sua  congiura  centra  di  lui. 
I9f.  Muove  Tarmi  centra  di  Lam- 
berto Augufto ,  ed  è  fatto  prigione . 
107.  Liberato  dal  Re  Berengario  .212. 
A  cui  prefla  aiuto  centra  di  Lodo- 
vico Re  di  Provenza.  214.  218.  Po- 
fcia  proniuove  la  rovina  d'elfo  Lo- 
dovico 218.  231.  Manca  di  vita.. 2j'6. 

Adalberto  Figlio  di  Berengario,  di- 
chiarato Re  d'Italia  col  Padre.  334. 
Si  oppone  coirarmi  alla  calata  di 
Ottone  il  Grande  in  Italia.  360.  Fug- 
ge qua  e  là  da  cfTo  Ottone.  364. 
Ricevuto  in  Roma  da  Papa  Giovanni 
XII.  367.  Suoi  vani  tentativi  in  Lom- 
bardia. 373.  Ricorre  alla  Corte  del 
Greco  Angufto.  382.  Mai  non  fi  que- 
tò,  finché  vifle.  383.  e  fe^- 

Adalberto  Marchefe  d'Ivrea  favo- 
rifce  Lodovico  Re  di  Provenza  cen- 
tra del  Re  Berengario.  214.  Pofcia 
cangia  mantello.  225-.  Moglie  fua  Er- 


mengarda  figlia  di  Adalberto  II.  Du- 
ca di  Tofcana.  25-7.  Sua  congiura 
centra  di  Berengario .  i6f.  267.  Man- 
ca, di  vita .  27f. 

Adalberto  Marchefe  figlio  di  Ober- 
to  I.  Marchefe.  393.  ejej;.  402.  432^ 
446. 

Adalberto  Vefcovo  di  Bergamo .  189. 
240.^  267. 

Adalberto  Vefcovo  di  Lucca.  317. 

Adalberto  Vefcovo  di  Bologna. 
388.  391-. 

Adamo  Abbate  di  Càfauria .  413. 

AofL.^iDE  Figlia  di  Rodolfo  II.  Re 
di  Borgogna  promeffa  in  ifpofa  a  Lot- 
tario  figlio  di  Ugo  Re  d'Italia.  297. 
307.  309.  e  ffg.  Reda  Vedova.  33^. 
Imprigionata  da  Berengario  Re  d'I- 
tal'a.  336.  Fuggita  dalla  carcere.fi 
ricovera  in  Canorta .  337.  338.  L''* 
berata  e  prefa  in  Moglie  da  Ottone 
il  Grande  Re  di  Germania. 340.  34.3. 
377.  395".  398.  Sue  difltnfioni  e  pa- 
ce col  Figlio.  403.  409.  411.  429. 
436.  e  feg.  Sua  morte.  45-8. 

Adelardo  Vefcovo  di  Reggio.  32^. 
330.  Ricovera  Adelaide  Regina  in 
Canofla.  338. 

Adelgiso  Principe  di  Benevento .  qó. 
E*  fconfitto  da  i  Saraceni.  41.  e/eg. 
Compra  la  pace  da  eflì .  5*4.  5-8.  Ac- 
coglie Lodovico  II.  Augulio.  62.  Ri- 
cupera Bari .  7f.  Imprigiona  efloAu- 
gafto.  'J9- e  fcg.  Il  rilafcia. 80.  Guer- 
ra intimata  centra  di  lui.  86.  Va  in 
aiuto  de' Salernitani .  ivi  e  ffg.Dk 
ona  rotta  a  i  Saraceni.  88..  Fa  pace 
coir Imperador  Lodovico.  91.  Mal- 
menato da  i  Saraceni .  102.  Da  eflì 
fconfitto .  106.  Fa  patti  con  loro  .111. 
Sua  morte  violenta.  126. 

Adelgiso  Vefcovo  di  Como.  431. 

Ademario  Principe   di  Salerno.    34. 


4^4 


INDICE 


e  feg.  Aiuta  Sergio  Duca  di  Napo- 
li .  49.  I  mprigionato  e  deporto .  fi. 
60.  Gli  fon  cavati  gli  ocelli.  62. 

Ademario  Principe  di  Capoa,  poco 
gode  del  fuo  Principato .  45-8. 

Adeverto  Yefcovo  di  Padova.  318. 

Adriano  II.  Papa,  fua  elezione.  63. 
Suo  Concilio .  6f .  Ingiuria  a  lui  fat- 
ta da  Anaftafio  Cardinale. 66.  Sua  co- 
danza  nell'  artare  di  Lottario  Duca  di 
Lorena .  70.  Suoi  Legati  e  lettere  in 
favore  di  Lodovico  li.  Augufto.  71. 

.  72.  Suo  <iil'egno  in  favore  di  Carlo 
Calvo.  83.  Muore.  84.  Coronò  Lo- 
dovico II.  per  la  Lorena.  86.  89. 

Adriano  III.  Papa,  fuaelezione.  148. 
Concilio  da  lui  celebrato.  15-2.  Palla 
a  miglior  vita.  1^1. 

Agapito  II.  Papa,  fua  elezione.  326. 
•Concilio  da  lui  tenuto.  332.  341.  Fi- 
ne di  fua  vita.   349. 

Agatone  Vtfcovo  di  Todi.  jg. 

Ageltruda  Moglie  di  Guido  Impe- 
radore.  179.  Si  oppone  in  Roma  ad 
Arnolfo  Redi  Germania.  196.  Si  for- 
tifica nel  Ducato  di  Spoleti.  197.  * 
feg.  Governa  Benevento.  201.  e feg. 
Sua  concordia  col  Re  Berengario . 
il 3.  Abita  nel  Ducato  di  Spoleti. 
120. 

AicARDO  Vefcovo  di  Parma.  261.273. 

A10NE  Principe  di  Benevento.  i)-o. 
Imprigionato  da  Guido  DiKa  di  Spo- 
Jeti.  15-7.  Ricupera  Bari,  e  fa  altre 
imprefe.  171.  Éfconfitto  dai  Greci. 
■hi.  Termina  il  corfo  di  fua  vita.  178. 

AiONE  Vefcovo  di  Salerno.  4. 

AiONt   Vefcovo  di  Benevento,  no. 

Alberico  Marchete  di  Camerino .  241, 
Manto  di  Maroiia.  242.  Concorre 
a.  cacciare  dal  Garigliano  i  Saraceni . 
iff.  Fu  Padre  di  Alberico,  che  di- 
venne Principe  di  Roma.  25'6.  e  feg. 
Dono  da  lui  fatto  al  Moniftero  di 
Farfa.  262.  Fine  di  fua  vita.  278. 

Alberico  Figlio  di  Alberico  Mar- 
chefe,  che  fu  poi  Principe  di  Roma. 
2f  7.  278.  Proclamato  Principe  caccia 
da  Roma  il  Re  Ugo.  294. E  la  foftie- 
nc  contra  di  lui.  296.  Ufurpa  tutto 
il  dominio  di  Roma.  303.  Difende 
Roma,  e  fa  pace  col  Re  Ugo.  ^04. 
e  feg.  Rimette  in  buon  fello  il  Mo- 
niftero  di  Farfa.  312.  Guerra  a  lui 
continuata  da  elfo  Re  Ugo .  317.  319. 


34«- 


Pofcia   con  lui  fa    pace  .  326. 
344-  Ccfla  à\  vivere.  347. 

Aledramo  Marchefc  primo  del  Mou- 
terrato.  35-9.  381. 

Alessandro    Imperadore  de*  Greci 
243-  Tempo  di  fua  morte  .  246! 

Aloara  Principelfa  di  Capua ,  fua  mor- 
te. 339. 

Amedeo  furbo  Gentiluomo  di  Beren- 
gario Marchefc  d'Ivrea,  fuoi  ftrata- 
gemi  in  favt)re  di  quello,  e  contro 
Ugo  Re.  320.  321. 

Amalrico  Veicovo  di  Como, ed  Ab- 
bate di  Bobbio.  5-2. 

Amato  Arcivefcovo  primo  di  Salerno  . 
4if. 

Ambrosio  Conte  di  Bergamo.  188. 
Impiccato  per  ordine  del  Re  Arnol- 
fo. 189. 

Ambrosio  Vefcovo  di  Luca.  23. 

Ambrosio  Vefcovo  di  L-di.  318. 

Amedeo  Conte  del  Palazzo.  204. 

Ammolone  Veicovo  di  Torino.  206. 

Anastasio  III.  Papa,  fua  elezione. 
244.  lua  morte.  247. 

Anastasio  Prete  Cardinale  deporto, 
33.  Suoi  maneggi  pel  Papato  38.  E' 
tcacciato  39.  E'  rimeffo  nel  fuo  gra- 
do. 65-.  Scomunicato  di   nuovo.  66. 

Anastasio  Bil^liotectir io.  Scrittore  ce- 
lebre. Autore  delle  V  te  de' Papi .  117. 

Andrea  Patriarca  d'Aquile'a.  20.  39. 

Andrea  Arcivefcovo  di  M'iano.  232. 

Andrea  Duca  di  Napoli  uccifo.    xi. 

Andrea  Storico  non  fu  Agnello  Ra- 
vennate. 98. 

Akgelario  Abbate  di  Monte  Calino  . 
ifi.  Rifabbrica  quel  Monirtero.  ijS. 

Angilberga  Moglie  di  Lodovico  II. 
Augullo.  33.  41.  Dono  di  Guaftalla 
a  lei  fatto  dal  Marito.  5-9.  61.  Sua 
avarizia.  69.  80.  Spedita  a  Carlo  Cal- 
vo, e  a  Lodovico  Re  di  Germania. 
84.  Odiata  da  gl'Italiani.  85-.  Sua  di- 
mora in  Capoa.  94.  Lettere  di  Papa 
Giovanni  Vili,  a  lei.  iiS.  e  feg.  Di- 
ploma di  Carlo  il  Grolfo  in  fuo  fa- 
vore. 130.  Mandata  in  efilio.  137. 
Liberata.  139.  Fabbrica  il  MonilterQ 
di  S.  Siilo  in  Piacenza.  95-.  Rcrta  Ve- 
dova .  99.  Suo  fiiggiorno  in  Brcfcia . 
104.  Suo  Teftamento.  107.  Bolla 
Pontitìzia  in  favor  d'ella.  15-2.  166. 
i7r- 

i\ngilberto  Arcivefcovo  di  Milano. 
14.  29.  39.  Anna 


INDICE 


4<Jj 


Anna  Moglie   di   Berengario   Impera- 

dore.  162. 
Anno,  fuo  principio  diverfo    in   varj 

paefi  .   141.  e  i'eg. 
Anscario   Marchefe   di   Spolcti   e  di 

Camerino.  302.  In  un  fatto  d'armi 

reità  uccilb.  313.  e [eg. 
Anselmo  Arcivetcovo  di  Milano.  141. 

Anselmo  Conte  di  Verona.  ^44. 
Ansperto    Arcivefcovo    di    Milano. 
98.  103.  III.  120.  biue  lìti  cou  Papa 
Giovanni  Vili.  123.  Da  cui   è  Ico- 
municato.  124.  ejeg.  129.  139.  Viene 
a  morte.  141.  e Jeg. 
Antonino  Velcovo  di  Piftoia.  45-3. 
Antonio  Velcovo  di  Brefcia.  98.  1^3. 

325-. 
Akdengo   Vefcovo  di    BrefcLi.  233. 

324. 
Ardengo  Vefcovo  di  Modena.   323. 
A  R  fi  E  R  I  e  o  Arcivefcovo  di  Milano . 
30S.  Si  rivolta  contro   il   Re   Ugo. 
325-.  Jjua  morte.  332. 
Ardoino  Come  del  Palazzo.  446. 
Aribaluo  Vefcovo  di   Reggio.   319. 
Arnoldo  Duca  di  Baviera.  299. 
Arnolfo  figlio  di  Carionianno  Re  di 
Civieia   ed    Italia.    130.   Proclamato 
Re  della  (iermania.  lóo.  Pa  guerra  a 
Rodolfo  Re  di  iSojgugua.  1Ó4.  So  gli 
fottomette  Berengario  Re  d' Italia .  1Ó7. 
175.  Concede  la  Provenza  al  Re  Lo- 
dovico. 177.  Chiama  gli    Unghcri  in 
•Germania.  iSf.  boUecitato  da   Papa 
Formofo  e  da  altri  a  calare  in  Italia. 
186.  Viene  a  Bergamo.  iSJi.  Dopo  la 
prefa  di  quella  Città  fegli  rendono  i.,uan 
tutte   l'altre  (3ittà   della   Lombardia. 
189.   Proclamato  Re  d'  Italia  .    190. 
Torna  in  Italia.  194.  E'  coronato  Im- 
peradore.  196.  M -lato  fé  ne  torna  iu 
■  Germania.  197.  e  feg^  213.  Dà  fine 

al  fuo  vivere.  215'. 
Arnolfo  1.  Arcivefcovo  <ii  Milano. 

390.  399- 
Arnolfo  li.  Arcivelcovo  di  Milano. 

4)"y- 
Arrigo,  pofcia  Imperadore,  fuccede 

al  Padre  nd  Ducato  della  Baviera, 
442.  e  feg.  45-2. 
Arrigo  Ducai  di  SaflTonia,  Padre  di 
Ottone  il  Grande  Augulto .  248.  E- 
letto  Re  di  Germania .  25-9.  Sua 
•morte .  306. 


Arrigo  Duca  di  Baviera,   Fratello  di 
Ottone   il    Grande.    339.    342.    345'< 
Swa  morte.  348. 
Arrigo  II.  Duca  di  Baviera.  348.  397^ 
399.    Pollo   al    bando   dell'Imperio. 
4^3.  402.  40J-.  Si  fa  proclamare    Re 
di  Germania .  422,.  Sua  pace  con  Ot- 
tone III.  426-  Suo  Placito.  441.  Fine 
di  fua  vita .  442. 
Arrigo  Arcivetcovo  di  Treveri.  37* 
Arrigo  Vefcovo  di  Augnila.  41  f. 
Arsenio  Vefcovo  di  Gubbio.  38. 
Arsenio  Vefcovo  d'Orta .  5-9. 
xiRTOLfio  Vefcovo  di  Remi.  294. 
At.\kasio  fanto  Vefcovo  di   Napoli. 
74.  Imprigionato  dal  Nipote,  poi  ri- 
mellb  in  libertà.  75-.  AUcdiato  in  un* 
Ifola  fugge  a  Lodovico  Augnilo.  89. 
Palla  a  niiglior  vita.  90. 
Atanasio  iuniorc  Vefcovo  di  Napoli. 
110.  Abbatte  Sergio   Duca  fuo    Fyi- 
tello,  e  vien  proclamato  Duca  di  Na- 
poli. 113.  Sua  alleanza  co   i  Sarace- 
ni. 127.  Scomunicato  per  quello  da! 
Papa.  136.  e  fig.   Scaccia  i    fuddettt 
Saraceni.  145'.  Sue  iniquità  .  ij-o.  ij'4, 
IJ7.  lói.  171.  Sua  morte .  220. 
Ate.>«)lfo    Piincipe  di   Capoa .    i6r. 
171.   1S8.    S'  impadronifce  di    Bene- 
vento. 220.   Manda   in  ciìlio   Pietro 
Vefcovo  di  quella  Città  .  237.  Tenta 
di  fcacciare  dal  Garigìiano  i    Sarace- 
ni .  238.  239.  Termiua  il  corfo  di  fua 
vita.  242. 
Atknolfvì  II.  Principe   di  Benevento 
e  di  Cat3oa.242.  245-.  2j-o.  307.  Tem- 
po, in  c<ii  egli  mancò  di   vita.    316, 
Attose.  l^edi  Azzonc. 
Audace  Vellcovo  u'Afti.  238. 
Azzo  Bibavolo  della  Contefla  Matilda, 
Signor  di  Canolla,  ricovera  in  quella 
Fortezza  la  Regina    Adelaide.   338. 
Alfediato  dal  Re  Berengario  in  quel- 
la. 346.  i-yir^^.  Liberato   da   Lodolfo 
Figlio  di  Ottone  il   Grande.   35-0.  e 
feg.  Alzato  al  grado  di  Conte  .  3f3. 
35-8.  e  di  Marchefe.  363.  e  feg.  b me 
de'fuoi  giorni,  e  ina  figliolanza.  40f. 
AzzoNE  Vefcovo  di  Como.  307. 
AzzoNE  Vefcovo  di   Vercelli    qoj'.  e 
feg.   339.   Sua    Letteratura  e  Pietà  . 
354-  35"^ 


N  n'n 


Bacia 


4<5ò 


INDICE 


B 


BA  n  I A  Fiorentina  de'  Benedettini 
fondata  dalla  Contella  Willa.  440. 

Balpoino  Conte  di  Fiandra.  f3.   5-4. 

Bari  Città  della  Puglia  prcfa  da  i  Sa- 
raceni, f.  Atìediata  da  Lodovico  II. 
Ausilio.  67.  e  feg.  73.  E'  colìrctta 
alla  reta.  "JS-  ^  f'S- 

Baronio  Cardinale  difefo.  Prefaz. 
pa:v  xjii.  e  feg. 

Basjmq  Macedone  creato  Iinperador 
de' Greci.  63.  64.  Concilio  per  fiia 
cura  tenuto.  67.  Manda  una  Flotta 
in  foccotfo  di  Lodovico  Augufio. 
68.  69.  Lettera  a  lui  ferina  da  elfo 
Lodovico.  76.  Manda  foccorfi  ad  A- 
delgifo  Principe  di  Benevento.  92. 
Favorifce  Fot'o.  121.  Muore.   15-7. 

Bassacio  Abbate  di  Monte  Calino. 
20.  24.  Va  a  chiedere  aiuto  da  Lo- 
dovico II.  Augudo.  32. 

Baterico  Vefcovo  d'Ivrea,  306. 

Be.n'edetto  Ili.  Papa,  fua  elezione. 
38.  Contiartata  da  Anaftalio  Cardi- 
nale fcomunicato .  ivi .  E'  chiamato 
a  miglior  vita .  44. 

Benedetto  IV.  Papa,  fua  elezione. 
219.  Dà  la  Corona  dell'  Imperio  a 
Lodovico  Re  di  Provenza  e  d'Italia. 
221.  Termina  i  fuoi  giorni.  227. 

Benedetto  V.  Papa,  fua  elezione  ed 
cfilio.   370.  Chiamato  all'altra  vita. 

372.- 
Benedetto  vi.  Papa,  fua  elezione  . 

392.  Suo  mifcrabil  fine.  396. 

Benedetto  VII.  Papa,  fua  elezione. 
398.  406.  Sua  morte.  422.  e  feg. 

Benedetto  Vefcovo  di  (^Ircmona.  98. 

Benedetto  Vefcovo  di  Tortona. 267. 

Beneventani  una  volta  adoratori  della 
Vipera.  435'. 

Benevento,  fuo  Vefcovo  creato]  Ar- 
civefcovo.  386. 

Berengario  Duca  del  Friuli.  61.  6f. 
Favorifce  Carlomanno .  100.108.  Fu 
Nipote  di  Lodovico  Pio  Augiifto  . 
io8.  e  feg.  118.  Vicario  del  Re  Car- 
lomanno in  Italia.  123.  Tenta  di  pren- 
dere il  Ducato  di  Spolcti .  147.  Si 
■vendica  di  Liutuardo  Vefcovo  di  Ver- 
celli .  15-6.  Placa  r  Augulto  Carlo 
Craflb.  lyS.  Forfè  fu  di  fchiatta  Ita- 
liana. i6f.  Eletto  Re  d'Italia.  166. 
&i  fottopone  ad  ArnoUo  Re.  di  Ger- 


mania. 167.  Gli  è  mofla  guerra  da 
Guido  Duca  di  Spoleti.   i(^. 

Berengario  I.  Re  d'Italia,  fua  feli- 
ce battaglia  contro  Guido  Duca  di 
Spolcti.  170.  Altra  battaglia,  in  cui 
egli  fu  fconfitto.  173.  R'corre  ad  Ar- 
nolfo Re  di  Germania .  186.  188. 
Che  lo  fpoglia  del  Regno.  i9f.  Con- 
giura contro  di  lui.  ivi.  Ricupera  la 
Marca  di  Verona.  199.  Fa  pace  con 
Lamberto  Imperadore.  204.  Dopo  la 
morte  di  elfo  Lamberto  riacquilla  il 
Regno.  212.  Gli  muove  guerra  Lo- 
dovico Re  di  Provenza.  214.  E'  fcon- 
fitto da  gli  Ungheri.  218.  Cacciato 
d' Italia  dà  Lod!ovico  Re  di  Proven- 
za ed  Augulto.  222.  Sorprende  elTo 
Lodovico  ,  r  accieca  ,  e  ricupera  il 
Regno .  225-.  232.  In^  itato  da  Papa 
Giovanni  X.alla  (Corona  dell'Impe- 
rio. 2fi.  Defcriz'one  della  fua  Co- 
ronazione. 2V3.  Tempo  d'effa.  2f4. 
263.  271.  Imprigiona  Guido  Duca  di 
Tofcana .  260.  Contra  di  lui  chiama- 
to in  Italia  Rodolfo  II.  Re  di  l5or- 
gogna.  26f.  Da  lui  è  fconf.tto  in 
una  battaglia.  268.  Pofcia  uccifo  in 
Verona  da  i  congiurati.  270. 

Berengario  figlio  di  Adalberto  Mar- 
chefe  d'Ivrea,  fuo  Placito  in  Mila- 
no .  25-9.  Succede  al  Padre .  275-.  313. 
Scampato  dalle  ìnfidie  del  Re  Ugo, 
ftiggc  in  Germania.  31 5".  Suoi  ma- 
neggi contra  d'cflb  Re.  322.  Cala 
in  ualfa  con  alquante  milizie.  324. 
Comincia  a  tiranneggiare.  325-.  Sua 
autorità  nel  governo  del  Regno.  326. 
Fatto  Aio  del  Re  Lottano .  328.  Sua 
avarizia  .  329.  Spcdifcc  Liutprando 
Storico  per  Ambafciatore  al  Greco 
Augnilo.  331.  Col  veleno  manda  al 
Mondo  di  là  il  Re  Lottano  .  333. 
Vien  eletto  Re  d'Italia.  334.  Impri- 
giona Adelaide  Regina.  336.  e  Jeg. 
All'arrivo  m  Italia  di  Ottone  il  Gran- 
de fé  ne  fugge.  340.  Supplichevole 
ricorre  a  lui.  342..  Riacquifia  il  Re- 
gno. 343. 

Berengario  li.  Re  aflcdia  CanoHa  . 
345".  Coli  retto  a  ritirarli  da  Lodolfo 
Figlio  di  Ottone  il  Grande.  35-0.  Per 
la  morte  di  lui  riforge.  35-2.  Alla  ve- 
nuta di  Ottone  il  Grande  fugge.  360. 
Si  fortifica  nella  Rocca  di  S.  Leo- 
ne.  364.  Quivi  è   bloccato  da  cflb 

Otto- 


INDICE 


467 


Ottone  3(^f.  E'  condotto  prigione  in 
Germania,  dove  muore.  3Ó9.  37Ó. 

Berengario  forfè  Duca  di  Spoleri  . 
IO.   16. 

Bernardo  Vefcovo    di  Virtzburgo , 

443- 
Berta,  Madre  di  Ugo  Conte  di  Pro- 
venza, e  poi  Moglie  di  Adalberto  II. 
Duca  di  Tofcana.    207.    Aliena    gli 
animi  de  gì'  Italiani  da  Lodovico  Ke 
di   Provenza  ed    Auj^ullo.  2.24.  25-7. 
Carcerata  da  Berengario  Auguito .  ióo. 
Sua  morte.   275'- 
Berta   figlia  di  Berengario  Auguflo, 
Badeffa  di  S.  Giulia  di  Brefcia.  25-6. 
25-8, 
Berta  figlia  di  Ugo  Re  d'Italia,  ma- 
ritata a  Romano  figlio  di  Coitaiuino 
Imperador  de  i  Greci.  322. 
Bertario  Abbate  di  iVlonte   Calino  , 
fua  Letteratura.    f8.   126.  Trucidato 
da  i  Saraceni,  ifi. 
Bertita  Regina,  Moglie  del  Re  Be- 
rengario. 232.  Tolta  di  vita  col  ve- 
leno. 263. 
BoLiSLAO  Duca  di  Boemia.  428. 
Bo.NiFAZio  VI.  Papa7  fua  eiezione  e 

morte.  200. 
Bonifazio   Conte ,   Cognato  dì   Ro- 
dolfo  Re  di  Borgogna,   riporta   vit- 
toria per  lui.  269.  273.  e  jeg.  Creato 
Duca  e  Marchete  dì  Spoleti  e  Came- 
rino, 327.  Tempo  di  fua  morte.  35-2. 
Bonifazio,  fopranominato  Francone, 
Pfeudopapa  .   396.   Cacciato  fugge  a 
Coitantinopoli .   397.   Condamato  in 
un  Concilio.  399.  Tornato  a  Roma, 
fa  milcramente  morire  Papa  Giovan- 
ni XIV.  423.  e  fe^^.  Sua  morte.  42^. 
BosoNE  creato   Duca  di   Lombardia. 
103.  ic6.  Rapifce   EriT»cngarda  figlia 
di  Lodovico  II.  Augnilo.  109,  E  la 
prende  in  Moglie  con  gran  folenni- 
tà  .    114.    Accoglie   Pa^^a    Giovanni 
Vili,  in  Provenza.  1x9.  e  feg.  Ne- 
goziati d'effo  Papa  in  favore  di  lui. 
123.  e  feg.  Si  fa  proclamare   Re  di 
Borgogna.  127.  Guerra  a  lui  fatta  da 
i   Franzefi.   130.   e  fe^-   Termina  il 
fuo  vivere.  I3-8. 
B0S0NE  Fratello  di  Ugo  Re  d'Italia, 
creato  Duca  di  Tofcana.   291.   295-. 
Depollo  ed  imprigionato  -da  effo  Re. 
305-.  e  fee. 
BosoNE   Vefcovo  di  Piacenza .    310. 

321.   J2f. 


Bxunengo  Vefcovo  d' a  fi  i.  347.  ^6<^, 

Bulgari  convertiti  alla  Religioii  Cri- 
Jliana .   5-9. 

Buono   Patriarca  di  Grado.   35-8. 

BuRCARDo  Duca  di  Sucvia.  ióf.  Ca- 
lato in  Italia  è  uccifo.  27Ó. 

BuRCARDO  Duca  -di  A  le  magna .  373, 


c 


Adoldo  Vefcovo  di  Novara.  134. 

Campane.  Loro  ufj  prellb  i  Greci, 
e  Latini .  f  ^. 

Capua,  fuo  Principato.  24.  Concedu- 
ta da  Carlo  Calvo  alla  Chiefa  Ro- 
mana. 102. 

Capua  nuova  quando  fabbricata.  42. 
Eretta  in  Arcivcfcovato.  376. 

Cardinali  difeti .  Prejaz.  pag,  xxxir. 

CARDINALI  Romani,  Parrochi  o  Dia- 
coni. 34. 

Carlo  Calvo  Re  di  Francia  fa  guerr» 
a  Lottano  Augullo.    i.   E   lo   fcon- 
figge.  2.  Stati  a  luì  toccati  nella  di- 
viijon  co  i  Fratelli .  7.  Pace  confer- 
mata fra  loro.  16.  Percollè  a  lui  date 
da  Pippino  tuo  Nipote,  e  d?l  Duca 
della  IJrctagna  minore.  17.  e  feg.  22. 
Gli  fa  guerra  Lodovico  Re  di  Ger- 
mania tuo    Fratello  ,   45*.    Perdona  e 
Baldoino .    f4.   Occupa   gli  Stati    di 
Lattario  Re  della   Lorena.    71.   Su» 
fupert)ia.  71.  e  feg.  Deitinato  dal  Pa- 
pa per  Imperadore.  83. 
Carlo  Calvo  viene  in  Italia  per  fuc- 
cedere  in  quello  Regno .  100.  Sua  ga- 
ra  con    Carlo   il    Groffo.    ivi.   (fon 
Carlomanno,    loi.  E"  coronato    Im- 
peradore.  102.    Eletto    Re    d'Italia. 
103.  Muove  guerra  a  ì  Figli  di  Lo- 
dovico fao  Fratello.  105.  Rotta  a  lui 
data  da  i    Jedefchi.    106.    Torna  in 
Italia  ,114.  Fugge  all'  avvifo  della  ve- 
nuta di  Carlomanno ,  ivi.  e  feg.  Ter- 
mina miferamentc  i  fuoi  giorni  .115-. 
Carlo  il   Grolfo  cala    in   Italia    per 
contradare  il  Regno  a  Carlo  Calvo, 
loo.  Stati  a  lui  latciati  dal  Padre.  ■107.  ' 
Minacele  a  lui  fatte  da  Papa  Giovan- 
ni  Vili,   120.    Cala  in  Ita'ia ,    128. 
Creato    Re  d"  Italia  .  ivi.   Coronato 
Imperadore  da  Papa  Giovanni   Vili. 
''SS-  '  f%-  i3f-  i>u^  infelice  impreta 
contro  i  Noimanui.  143.  e  fesr    Ab- 


N  nn  : 


MC- 


468 


INDI     CE 


boccamcnto  (uo  con  Papa  Marino  . 
146.  Mette  al  bando  dell'  Imperio 
Guido  Duca  di  Spolcti  .  147.  Sue 
poco  lodevoli  azioni .  148.  A  lui  da- 
to il  governo  della  Gallia  .    ifi. 

Carlo  il  Ciroiro  Imperadore  impugna 
la  confecraxionc  di  Papa  Stefano  V. 
if^.  e  fe^.  Suo  inntilc  sforzo  contro 
i  Normanni    alfcdlanti   Parigi  .    iff. 

■  e  feg.  Infermo,  e  difprczzato  da  ognu- 
no. 160.  Miferamentc  finifce  i  luoi 
giorni.  162, 

Carlo  Figlio  di  Lottano  Augufto.  29. 
*  feg;..  Succede  al  Padre  nel  Regno 
della  Provenza,.  40.  Cede  una  por- 
lion  di  paefe  a  Lodovico  II.  Augu- 
Co  liio  Fratello.  ^6.  Fine  de'  luoL 
giorni.  5-4. 

Carlo  il  Semplice  coronato  Re  di 
Francia  .  iS^.  213.  Cede  a  i  Nor- 
manni il  paefe  ora.  appellato  Norman- 
dia. 246. 

Carl omaso  cala  in  Italia  per  contra- 
flare  il  Regno  a  Carlo  ("alvo.  idi. 
Stati  a  lui  lafciati  dal  Padre  .  107. 
Tornato  in  Italia,  fa  fuggire  Cario 
Calvo  Imperadore  .  114.  ?  fei^.  E' 
creato  Re  d'Italia  n6.  Sua  lunga 
malattia.  117.  Maneggi  di  Papa  Gio- 
vanni Vili,  contra  di  lui.  119.  f /f^- 
CESARio  figlio  di  Sergio  Duca  di  Na- 
poli. i().  e  feg.  22.  27..  Sconfitto  e 
tatto  prigione  da  i  Capuani.  49. 

Civita  Vecchia,  origine  di  quello  Nor 
me.  35-. 

Codice  Carollmo.  Sue  Lettere  il lu- 
firate,  e  loro  Cronologia  .  Prefaz. 
pag.  XXX vili.  efcg. 

Co.NCiLio  di  Pavia.  28.  e  feg.  39. 

Concilio  Generale  VLII.  tenuto  in 
Coftantinopoli .  67. 

Concilio  in  Ravenna  tenuto  da.  Papa 
Giovanni  Vili.  112. 

Concilio  in  Roma  radunato  da  Papa 
Giovanni  IX.  208.  209. 

CoNONE,  o.  fia  Corrado,  Duca  della 
Francia  Orientale,  Padre  di  Grcgo- 
no  V.  Papa  4fi. 

CoNTARDo  Duca  di  Napoli  uccifo  .. 
II. 

Conte  del  Palaz'io,  Dignità  primaria 
nella  Corte  de  i  Re  d'Italia.  7.23. 

Conte  di  Modena,  che  fi  pretende  fat- 
to indebitamente  mt^rire  per  calunnia 
della  Regina  Moglie  di  Ottone  HI. 
44S.. 


Corona  Ferrea  de  i  Re  d'Italia  non 

ufata  nel   Secolo  IX.    14.   Suo  ufo. 

166.    Con   ella  coronato    Ottone  iir 

Milano .  3^)0.  Ove  fi  confervi  .  447. 
Corrado   I.   Re  di  Germania.   24^. 

24S.  Fine  di  fua  vita.  25'9. 
Corrado  Re  di  Borgogna,  Figlio  df 

Rodolfo  li.  307.  394.  Va  a  trovarlo 

Adelaide   Augufla  fua  Sorella.  403. 

Interviene  alla  Dieta  di  Verona.  418. 
Corrado   Duca  di   Lorena.   342.   Si 

ribella  ad  Ottone    il  Grande  .    344. 

348. 
Corrado  figlio  del  Re  Berengario  II. 

366.   3S2.   3S3.  e  feg. 
CÓRTE,  una  volta  Villa  con  Cartello. 

Costantino  Porfirogenfto  Fmperador 
de  i  Greci .  243.  240.  lyo.  281.  323. 
330. 

Cremonesi  ,  lor  (edizione  contra  di 
Odelrico  Vefcovo.  438. 

Crescenzio  Confole  Romano  ,  fua 
prepotenza  in  quella  C^ittà .  429.  443 
Proceffato  da  Ottone  HI.  Augullo 
447..  Fa  fuggire  Papa  Gregorio  V 
449.  Ufurpa  il  Dominio  di  Roma 
ivi.  Gli  è  tagliatoli  capo.  45-4. 

Cristoforo  Papa,  o  più  tolto  ufui;' 
patore  della  Sede  Pontificia .  228.  E 
dcpollo.  229.  e  feg. 

Cronologia  imbrogliata  pel  vario  ufo 
delle  Indizioni  ec.  141.  142.  Epoca 
di  Berengario  e  di  Adalberto  (labili- 
tà. 334. 


D 


D 


.__'Aciberto  Abbate  di  Farfa.  312. 

Dalmazia  fignoreggiata  da  Lodovico 
H.  Augufio.  77. 

Deodato  Vefcovo  di  Parma.  330. 

DociBiLE  Duca  di   Gaeta,   no.  Sue. 
liti  col  Principe  di  Capoa.  144. 

DoDONE  Vefcovo  di  Novara.  36. 

Domenico   Vefcovo  di  Malamocco  . 
246.  274.. 

Dominio  Temporale  del  R.  Ponte- 
fice, difefo.  Prefaz.  pag.  xvi.  e  J'eg. 

Donato  Vefcovo  d'Onia.  67. 

Donni VERTO  Abbate  della  Novalcfa^ 
235'. 

Dono.  II.  Papa,  fua  elezione.  397.  Dà 
fine  al  fuo  vivere.  398. 

D^ocoNE  Vcfcovo  di  Metz.   i3' 


INDICE 

Duella.  Vidi  Superftiiioni . 


4^9 


E  Berardo  Duca  del  Friuli.  23.  4f. 
Suoi  Figliuoli.  61.  Suo  Teftameiir 

to  e  morte.  6f.  Fu  marito  di  Gisia 

Figlia  di  Lodovica  Pio.  108.  e  fe^. 
Elettori  fette  dell'Imperio,  quaudo 

iitituiti .  448. 
Elezione  dc'R.  Pontefici  confermata 

dagl'I mperadori  per  abufo,    frefaz. 

pag.  XLii.fyV^.  Pure  voluta  .21.38.63. 

148.  if3.  205-.  Decreto,  e  prctenlìoni 

intorno  ad  efla.  209.  228.  367.  372. 

382.  392. 
Emma  figlia  di  Lottano  II.  Re  d' Italia 

Moglie  di  Lottarlo  Re  di   Francia . 

377-  42.7- 
Erioldo  Re  di  Danimarca.  3. 
Eribaldo  Conte  del  facto  Palazzo  . 


93- 


3ir- 
fua  mor- 


Ermanno  Duca  di  Suevia 

Ermengarda  Imperadricc, 
te.  29. 

Ermeng.^rda  figlia  di  Lodovico  II. 
Augufto.  99.  Monillero  di  S.  Siilo  a 
lei  lafciato  dalla  Madre.  107.  E'  ra- 
pita da  Bofone  Duca.  109.  Sue  fo- 
lenni  nozze  con  lui.  114.  Viene  in 
Italia  col  Marito.  119.  Sua  ambizio- 
ne ;  per  cui  è  proclamata  Regina .  1 27. 
Aiicdiata  in  Vienna  del  Delfinato  . 
130.  139.  Va  in  Germania.  175'.  Ed 
ottiene  l'efaltazion  del  Figlio.  177. 
Si  fa  Monaca  in  S.  Sifto  di  Piacen- 
za. 227. 

Ermengarda  figlia  di  Adalberto  U. 
Duca  di  Tofcana,  e  Moglie  di  Adal- 
berto Marchefe  d'Ivrea.  25-7.  273. 
Sua  dilbnedà  ed  imbrogli  per  abbatte- 
re Rodolfo  Re  d'Italia.  275-. 

Estense  Cafa  nobililTuna ,  onde  di- 
fceiida.  ijo.  25-6.  3^7.  3Ó3.  371.  393. 
Aoi.  405'.  432.  442.  446.  45-6.  Sua 
oiramazionc.  292. 

Etelvolfo  Re  in  Inghilterra.  42. 

Euuo  Vcfcovo  di  (ilamerino.   322. 

Everarkq  Vefcovo  di  Piacenza.  212. 
226. 


FENO-sfEMi  .  Freddo  e  neve  tanta  j 
che  gelò  il  vino.  48.  49.  Eferciti 
di  lod.ifle,  e  piogge  di  fangue.  91.  93-. 
Cometa  veduta  per  un  mefe.  98.  Fe- 
de fiera.  117.  147-  Locude,  e  loro 
rimedio.  if3.  Stella  prodigiofa;  e  ter- 
remoto .  434. 

Folco  Arcivefcovo  di  Rems  .  ifó. 
166.  179.  Corona  Carlo  il  Semplice. 
183.  187.  Promuove  gì'  interelTi  di 
Lamberto  Augnilo .  193. 

Formoso  Vefcovo  di  Porto  inviato  a  i 
Bulgari.  5-9.  E'  inviato  in  Lorena  .  70. 
Perfeguifato  da  Papa  Giovanni  Vili. 
117.  e  feg.  Da  lui  imprigionato .  119. 
142.  Rimeflb  in  libertà  ed  alfoluto  da 
Papa  Marino.  145-.  Viene  eletto  Pa- 
pa. 180.  Non  è  amico  di  Guido  Au- 
fulìo.  182.  Pure  dà  la  Corona  dell' 
mperio  a  Lamberto  di  lui  Figlio  . 
ivi.  Chiama  in  Italia  Arnolfo  Re  di 
Germania.  186.  e  feg.  194.  Il  coro- 
na Imperadore.  196.  E'  chiamato  da 
Dio  all'altra  vita.  199.  Suo  cadave- 
re dilTottcrrnto ,  e  gittato  nel'  Teve- 
re. 200.  209.  230. 

Fozio  intrufo  nel  Patriarcato  di  Coflan- 
tinopoli.43.  49.  Ne  è  cacciato.  63. 
65-.  67.  Rimeifo  in  quella  Cattedra. 
121.  i2f.   Scacciato,    i^"]. 

Francia.  Divilìone  di  fua  Monarchia 
e  fue  confegucnze.  7.  8. 

Francia.  Rea!  Cafa  oggidì  ivi  domi- 
nante, onde  difcende.   iff.  163.428. 

Frassineto.  Nido  de'Saracini.  23^'. 


GAiDERiso  Principe  di  Benevento. 
126.  Vicn  depollo.  137. 
Galli.a  detta  Francia  Occidentale.  362. 
Gamenolfo  Vefcovo  di  Modena . 

211. 
Garibaldo  Vefcovo  di  Bergamo.  98. 
Gariberto  Arcivefcovo  di   Milano. 

264. 
Gaudenzio  Vefcovo  di    Velctri.  64. 
Genova  facchegg'ata  da  i  Mori,  301. 
Gerberto   Abolite   di  Bobbio  .    39^. 

Creato  Arcivefcovo    di   Rems .   438. 

441.  Depollo  ricorre  ad   Ottone  III. 

442.  Creato  ArcWciCovo  di   Raven- 
na. 45-4.    Poicia  Papa.    Vedi  Silva- 

ftro  il.  Ger.- 


470 


Germania.   Principio  del  diritto  de' 
l'uni  Re  fopra   l'Italia.   343.    In   elTi 
palla  r Imperio  Romano.  361.  Data 
anco  Francia  Orientale.  362. 
Giovanni  VII].   Papa,  fua  elezione. 
84.  Tratta  la  pace  ha  Lodovico  Au- 
gnilo &  Adelgilb  Principe  di  J3eue- 
vento.  91.  Richiede  un  Organo  dalla 
Gerrnania.    93.   Ricufa    di   ergere    la 
Cliitìla   di   Capoa   in    Atcivefcovato. 
94.    Suo  abboccamento  con    J.,odo- 
vico  Redi  Gcrinama.  94.  e  fcg.  Dà 
la  Corona  dell' Imperio  a  Carlo  Cal- 
vo, loz.  Implora  il  di  lui  foccorlb. 
106.  Concilio  da  lui  celebrato  in  Ro- 
ma. IH.  Un'altro  in  Ravenna,  iiz. 
Va  a   Vercelli  ad   incontrare    Carlo 
Calvo  Augufto.  114.  In  fretta  fé  ne 
torna  a  Roma.  ni.  Va  in  Francia. 
iiS.  iKj.  efeg.  Sue    liti  con  Àfperto 
Arcivelcovo  di  Milano.    125.    Am- 
mette  Tozio    alla   fua   comunione. 
125-.   Scomunxa   Atanafio    Vefcovo 
di  Napoli.  136.  e  feg.  Giugne  al  fine 
di  fua  vita.  142.  Riprcfo  dal  Cardi- 
nal Earonio.  lAf. 
Giovanni  IX.   Papa,    fua    elezione, 
e  Concilio  da  lui  celebrato.  loS.  Ca- 
noni d'elfo  Concilio,  e  di  un   altro 
tenuto  io  Ravenna-  209.  e  feg.  Fine 
di  fua  vita.  ^19^ 
Giovanni  X.  i^apa,  fua  elezione.  24S. 
Difefo  dalla   penna   fatlrica  di  Liut- 
prando.  ivi  Invita   il   Re  Berengario 
alla  Corona  dell' Imperio.  25-1.  Come 
cfeguìta  ella  Coronai  ione.  25-3.  Scac- 
cia dal  Garigliano  i  Saraceni,  zff.  e 
feg.  Si  libera  da  Alberico  Marchcfe. 
278.  Sua  venuta  a  Maiuova,  ed  ab- 
boccamento col  Re  Ugo.  281.  Suo 
niiierabil  fine.  283    2^5-. 
Giovanni  XI.  Papa,  nato  da  Albe- 
rico Marchefe,  e    non   già  da    Papa 
Sergio.  243.  e  feg.  2S2.  Eletto  Papa, 
e  imicbiiainente   ingiurato  dal    Cardi- 
nal 13a;oiio  .   290.    Imprigionato   da 
Alberico  fuo  Fratello.  294.  SuaiTior- 
tc.  303. 
Giov.^NNi   XII.    Papa  ,  dianzi  Otta- 
viano ,  eletto  Papa .    349.    Fa   guerra 
a'  Principi  di  Benevento.  35-4.  Manda 
Ambafciatori  al    Re    Ottone   per   at- 
terrare Be.-cnpirio  6c  Adalberto  Regi 
d'Italia.  35-0.  Giuramento  a  lui  prc- 
ftato  da  dio  Ojtotie.  361.  A  cui  dà 


INDICE 


la  Corona  dell'Imperio.  ^«2.  Suoi 
depravati  coftumi.  366.  E'  deporto 
nel  Conciliabolo  Romano .  367.  Suoi 


tentativi  per  tornare  in  Roma,  aóo 
Miferabil  fuo  fine.  370. 
Giovanni  XHl.  Papa,  fua  elezione. 
a73-.'r"P'ig'o"atoda  i  Romani.  37f. 
t  liberato .  ivi .  Concilj  da  lui  te- 
nuti in  Roma.  378.  e  feg.  3S6.  Suo 
lopratrome.  391.  Paffa  a  miglior  vi- 
ta. 392. 
Giovanni  XIV.  Papa,  fua   elezione. 

423.  Sua  infelice  morte.  424. 
Giovanni   XV.   fapa,   fua  elezione. 
426.  e  feg.   Perfeguitato  da  1  Roma- 
ni. 428.   441.  Invita  Otn,ne  III.   in 
Italia.  443.  Sua  morte.  444. 
Giovanni  Arci  vefcovo  di  Ravenna 
fcomunicato  nel  Concilio    Roìhauo. 
SO.  Si  fottomette  a  gli  ordiiii  del  Pa- 
pa. 5-1.  Suoi    reati,   in.   5- 5-.   L'tiga 
con  Papa  Giovanni  Vili,  97.  Divien 
fuo  amico.  n8.  Muore.  J2i.  421. 
45-4- 
Giovanni  Doge  di   Venezia.  41.  n- 
Giovanni    Doge  di   Venezia,    Figlio 
di  Orfo.  137.  Rinovati  a  lui  i  Privi- 
legi da  Carlo   il   Grolfo.   14Ó.  Sui 
morte .  itìo. 
Giovanni  Duca  di  Gaeta.  24^.  iff. 

Giovanni  Duca  di  Napoli.  308.  323. 

417. 
Giovanni  II.  Principe  di  Salerno .  422. 

42f.  Sua  morte.  442. 
Giovanni  Orfeolo  Doge  di  Venezia. 

Giovanni  Petrella  Duca  di   Amalfi, 
462. 

Giovanni  Vefcovo  di  Napoli.  12. 

Giovanni  Vefcovo  di  Cervia.  5-3.  5-4. 

Giovanni  Vefcovo  di   Pavia.  if3. 

GiovAN.Nj  Vefcovo  di  Arezzo  .  104. 

Giovanni  Vefcovo  di  Tufcania.   104. 

Giovanni  Vefcovo  di  Cremona.  271. 

Giovanni  Vefcovo  d'Imola.   388. 

Giovanni  Vefcovo  di  Salerno.   414. 

Giovanni  Vefcovo  di  Modena.    431. 

Giovanni  Vefcovo  di  Belluno.  440. 

Giovanni  Archimandrita  Greco  divie- 
ne Abbate  di  Nonantola.  413.  e  feg. 
416.  Creato  Vefcovo  di  Piacenza. 
431.  Ottiene  il  titolo  di  Arcivelco- 
vo. 432.  Suo  Placito  in  Ravenna. 
434-  */'£•  436.  438,  Ambalciatorc 

di 


INDICE 


47t 


di  Ottone  III.  all'  Imperador  de'  Gre- 
ci. 443.  Sue  Gabbale  e  ritratto.  45-0. 
Ufurpa  il  Papato,  ivi.  Prcfo  è  ob- 
brooiiofamente  trattato.  4^3. 

Giovanni  Diacono  Scrittore  della  Vita 
di  S.  Gregorio  Magno .  36. 

Giorgio  Arcivefcovo  di  Ravenna, fuo 
viaggio  in  Francia.  2.  Fatto  prigione 
perde  il  fuo  teforo .  3.  14. 

Giorgio  Patrizio,  Generale  de' Greci 
nel  Ducato  di  Benevento ,  fuo  Privi- 
legio. 183.  e  feg.  Indarno  alTedia  Ca- 
poa.  184.  E  poi  tenta  Salerno.  188. 
'  A?-  Vien  cacciato  da  i  Beneven- 
tani .  200.  e  feg. 

Giorgio  Abbate  di  Subiaco.  378. 

GiSLA  figlia  di  Lodovico  Pio,  Mo- 
glie di  Eberardo  Duca  del  Friuli.  108. 

GiSLA  figlia  di  Lodovico  II.  Augufto 
colHtuita  Badella  di  S.  Giulia  di  Bie- 
fcia .  j-i. 

GiSLA  Sorella  di  Lodovico  III.  Augu- 
fto,Badeffa  di  S.  Giulia  di  Brelcia . 
30.  Privilegio  a  lei  dato  dal  Fratello . 
41.  Paflfa  all'altra  vita.  53. 

GiSLEBERTO    Vefcovo  dì   Bergamo  . 

413- 

GisOLFO  Principe  di  Salerno .  298.  Va 
in  foccorfo  de' Beneventani .  3^5-.  Sua 
riputazione,  ivi.  386.  396.  398.  Sua 
morte.  404. 

Giuditta  Imperadrice,  fiia  morte.  8. 

Giuditta  figlia  di  Carlo  Calvo,  Ve- 
dova di  un  Re  de'  Sadbni .  42.  E'  ra- 
pita da  Baldo.'no.  5-3.  5-4. 

GiuDizj  d'Iddio,  yedi   Superfiizioni . 

Giuramento  di  Lodovico  Impcra- 
dore,  fciolto  da  Adriano  II.  Papa. 
86.  Suo  ufo,  e  venerazione.  419. 

Giuseppe  Vefcovo  di  Brelcia,  325'. 

GoTESCALCO  Monaco  ,  fuoi    errori . 

i3- 

Gotifredo  Arcivefcovo  di  Milano. 
383.  e  feg.  Sua  elezione.   399.  437. 

Gotifredo  Duca  di  Lorena.  370. 

GoTZfKEDO  Vefcovo  di  Brelcia.  405-. 

Gotifredo  Vefcovo  di  Modena  .  225-.. 
229.  280. 

Gotifredo-  Vefcovo  di   Luni.  ^^6. 

Greci  s' impadronilcono  di  Bari  io6. 
Loro  tolta  la  Sicilia  da.  i  Saraceni . 
122.  Vittoria,  riportata  contra  di  elTì . 
lyi.  Occupano  il  Ducato  di  Bene- 
vento. 181.  Che  pofcia  loro  è  tolto, 
xoo.  e  jeg.  Rotta  loro  data  da  i  Sa- 
raceni. 374.  Occupano  ]3a.i.  425-. 


Gregorio  IV.  Papa  manda  Legati  di 
pace  in  Francia.  2.  Fine  di  fua  vi- 
ta. 12. 

Gregorio  V^.Papa,  fua  cl<;znMie  444. 
Fatta  liberamente  da  i  Romani .  445-. 
Forzato  a  fuggire  di  Roma .  449.  Sua 
Bolla  dubbiofa .  4^0.  E'  rimclfo  fui 
Trono.  45-3.  Fine  de' fuoi  giorni. 
45-6.  e  feg. 

Gregorio  Duca  di  Napoli.  49.  Suc- 
cede a  Sergio  fuo  Padre,  e  termina 
i  fuoi  giorni .  74.  219.  238.  245".  ^SS• 

Gregorio  Abbate  di  S.  Sofia  di  Be- 
nevento. 413. 

Gregorio  Abbate  de'  SS.  Cofma  e 
Damiano .  45-9. 

Grimaldo  Marchefe  del  Friuli.  233. 

Grimb.^ldo  V^efcovo  di  Civita  di  Pen- 
na. 90. 

GuAiFERio  Principe  di  Salerno.  5-2. 
f8.  E'  in  difgrazia  di  Lodovico  II. 
Augufto.  60.  Fa  cavar  gli  occhi  ad 
Ademario.  61.  e  feg.  F"ortifica  Sa- 
lerno. 87.  Affediato  da  i  Saraceni 
implora  l'aiuto  di  Lodovico  Augu- 
(lo .  ivi .  E'  imprigionato.  96.  no.  11 3. 
126.  134. 

GuAi.MARio  Principe  di  Salerno.  134. 
Fa  guerra  a  i  Saraceni.  144.  Va  a 
Coflantint^poli .  161.  Si  fa  Vaffallo 
de' Greci  Augnili..  188.  Concorre  a 
cacciar  da  Benevento  i  Greci .  200. 
E'  acciecato.  203.  R'cufa  una  figlia 
fua  a  Landolfo  Principe  di  Capoa. 
220.  E'  depolto  dal  Figlio  Guaima- 
rio  li.  222. 

GuAiMARio  II.  Principe  di  Salerno 
imprigiona  Guairnario  I.  fuo  Padre. 
222.  237.  Fa  guerra  a  i  Greci.  186. 
Celfa  di  vivere.  298. 

GuAiMARio  III.  Principe  di  Salerno. 
442. 

Gualberto  Arcivefcovo  di  Milano. 
346.  Va  in.  German'a  ad  implorar 
foccorfo  centra  del  Re  Berengario. 
3^6.  Dà  la  Corona  d'Italia  ad  Otto- 
ne il  Grande.  360..  362.  e  feg. 

Gu.\.i.nERTo  Veicovo  di  Modena,  fp, 

GuALFREDo  Marchcfc  del  Friuli.  172. 
195-. 

GuALPERTO  Patriarca d'Aquileia.  ni. 

GuANiLONE  Arcivefcovo  di  Sens .  46. 
Creduto  da  alcuni  il  Gano  de'  Ro- 
manzi .  ivi . 

Guglielmo  Veicovo  di  Torino. 235-. 
r  fe^.  Gu- 


47t 


INDICE 


GuGLiEtMo  Conte  di  Provenza.  394. 
Gjjiuo  1.  Duca  di   Spoleti    libera  Be- 
nevento dall' alledit).  9.    PrcLb  da  un 
Saraceno  e   liberato,    io.   Mediatore 
fra  Lodovico   Re,  e  Siconolrb  Prin- 
cipe di  Salerno,  ij".  e  feg.  35-.  47. 
Guido  II.  Duca  di  SpoJeti .  ic6.  no. 
Guido  Piglio  di  Lamberto  divicn  Du- 
ca di  Spoleti  e  di  Camerino.  131. 
Guido  Fratello   di   Lamberto,  creato 
Duca   di  Spoleti  e  di  Camerino.  132. 
Inulta  gli  Stali  oella   Chicfa   Roma- 
nia .  140.  E'  mcUTo  al  bando  dell'  Im- 
perio .    147.   Riacquilìa    la  grazia   di 
Carlo   Aug-ullo.    149.  ifi.  Adottato 
in  Fi'^lio  da  Papa  Stefano  V.  occu- 
pa Capoa  e  Benevento,    i-fy.  Va  in 
Francia  afpirando  a  quel  Regno.  lóy. 
Tornato  in  Italia  allume   il   titolo  di 
Re,  e  muove  guerra  al  Re  Berenga- 
jio.  169.  Sua  battaglia  infelice  coutra 
di  lui.    170.   Altra,  in  cui   fconfiffe 
l'avvcrfario  .    173.  E'    foJeniiemente 
eletto  Re  d'Italia.  174.  Sua  Genea- 
logia. 178.  E"  coronato  Imperadore. 
J79.  Suo  Diploma  dubbiofo  .  181.  Di- 
fende Pavia.  186.    P'inifce  di  vivere. 
191. 

Guido  novello  Duca  e  Marchefe  di 
Spoleti,  poco  da  noi  couofeiuto,  li- 
bera Benevento  dalle  mani  de'  Gred. 
XQO.  e  feg.  202.  e  feg. 

Guido  Duca  di  Totcana.  2^-7.  Fatto 
prigione  da  Berengario  Augulto.  260. 
270.  Promuove  la  venuta  in  Italia  di 
Ugo  Conte  di  Provenza.  275-.  e j'eg. 
Prende  per  Moglie  Marozia  Rtmia- 
na.  278..  281.  Imprigiona  Papa  Gio- 
vanni X.  283.  Sua  morte.  286. 

Guido  Marchefe  Figlio  del  Re  Beren- 
gario II.  349-  35'7-  3^4-  S^ó.  Ucci- 
fo  in  un  conflitto.  373.  e  feg. 

Guido  Vefcovo  di  Piacenza. 231.  262, 
i<58.  273.  297. 

Guido  Vefcovo  di  Modena  ^\  rivolt» 
contia  di  Ugo  Re  d' Italia.  324.  330. 
Arcicancellierc  del  Re  Berengario.  II. 
347.  E  di  Ottone  il  Grande.  364.  e 
feg.  Cade  in  difgraz'a  d;  lui .  373. 

Guii-iRERTo  Vefcovo  di  Colonia,  lof. 

GuNTARio  Arcivefcovo  di  Colonia. 
il.  £'  depollo,  ff. 


H 


H 


Akdegis  VrfcOTO  di  Po!».  77. 

I 


IAcoPO  Abbate  di  S.  V'nc«-nzo  del 
Volturno  va  ad  implorar  aiuto  d» 
Lodovico  II.  Augtìfto.  32. 
Ignazio  fanto  Patriarca  di  Colhntinn- 
poli  dcpoflo  .43.  49.  RimelR)  nell» 
iua  Cattedra.  63.  6f.  67.  Sua  morte. 
121. 
Ildebrando   Vefcovo    di    Modena. 

,   374-  430. 

Ildeperto  Conte,  forfè  di  iMarfi, 
forfè  ancora  Daca  di  Camerino .  47. 
e  feg.  82. 

Ilderico  Abbate  di  Cafauria.  35-2. 

Ilduiko  Arcivefcovo  di  Milano.  290. 
PalTa  all'altra  vita.  30S. 

Immagini  facre,  culto  d'efTe  rmeffo 
da  Michele  Imperador  de' Greci,    f. 

Incmaro  Arcivefcovo  di   Rems .   72. 

Indizioni,  lor  vario  ufo.  141.  e  feg. 

Italia  Sua  rovina.  99.  i  uioi  Ma- 
gnati (ìcleggono  il  Re,  103.  Sua  igno- 
ranza, e  di  quefla  le  pemme  confc- 
guenze.  287.  288. 

Ittone  Abbate  di  Cafauria.  25-8. 


LAiDOLFO  Principe  di  Capoa.  440. 
Cacciato  in  elilio.  45-8. 

Lamberto  Duca  di  Spoleti.  fS.  61. 
Violenze  da  lui  commefle  in  Roma. 
64.  Fugge  dallo  fdegno  di  Lodovico 
II.  Auguflo.  82.  89.  Cefla  di  vive- 
re. 91. 

Lamberto  iunlore  Duca  di  Spoleti. 
107.  no.  e  feg.  Sua  prepotenza  in 
Roma.  117.  118. 

Lamberto  Figlio  di  Guido  Angurto . 
iSi.  E'  coronato  Imperadore  da  Papa 
Formofo.  182.  Ricupera  parte  degli 
Stati.  193.  Infierifce  contro  Milano. 
199.  Fa  pace  col  Re  Berengario  .  204. 
Dà  una  rotta  ad  Adalberto  Dnca  di 
Tofcana,  e  il  fa  prigione.  207.  Si 
abbocca  in  Ravenna  con  Papa  Gio- 
vanni IX.  209.  E'  uccifo  alla  caccia. 
211.  e  feg. 

Lamberto  Figlio  di  Adalberto  li. 

Duca 


INDICE 


473 


Duca  di  Tofcana.2f7.  ijf.  Sua  con- 
giura per  cfaltiire  Ugo  Conte  di  Pro- 
venza .  275-.  276-  ^  f'g-  Creato  Duca 
di  Tofcana .  2S6.  E'  abbattuto  dal  Re 
Ugo  fuo  Fratello  uterino .  292. 

Lamberto  Arc'vefcovo  Ji  Milano 
congiura  contro  Berengario  Augullo. 
264.  27Ó.  efe^.  Si  ribella  al  Re  Ro- 
dolfo. 276.  e  feg.  Promuove  l' efal- 
tazione  di  Ugo  in  Re  d'Italia.  277. 
p-ine  di  Tua  vita  .  289. 

Lakdesolfo  Principe  di  Capoa.  ifo. 

LANnEKOLFO  Princpc  di  Benevento 
e  di  Capoa.  41  r-  '  ffg-  4>7-  439- 
Uccifo  da  i  congiurati.  440. 

Landenoi-fo  Vctcovo  di  Capo.i  nuo- 
va .  126. 

Landolfo  Conte  di  Capoa.  4.  Ter- 
mina i  l'uni   giorni.  7.  42. 

Landolfo  II.  Principe  di  Benevento 
e  di  Capoa.  321.  Guerra  a  lui  molià 
da  Giovanni  X.  Papa.  3f4.  Termina 
il  corfo  di  fua  vita.  361. 

L.'VNDOLFO  III.  Principe  di  Benevento 
e  di  Capoa  .  361.  368.  379.  Sua  mor- 
te .  384. 

Landolfo  IV.  Principe  di  Beneven- 
to. 389.  Succede  al  Padre. 411.  413. 
Muore  in  battaglia.  415'. 

Landolfo    IV.    Principe    di    Capoa. 

45'9. 

Landolfo  Figlio  di  Atenolfo  Princi- 
fe  di  13enevento  e  di  Capoa.  220. 
Dich'arato  Collega  da!  Padre.  223. 
Che  l'invia  a  Collantinopoli  .  239. 
Succede  al  Padre  .  242.  244.  25-0. 
25-5-.  Sua  t'elice  battaglia  co  i  Greci. 
i6j\.  286.  300.  e  fcg,  307.  Fine  di 
Ina  vita.  321. 

Landolfo  [I.  Arcìvefcovo  di  Mila- 
no, (edizione  del  Popolo  contra  di 
lui.  437.  445-.  Sua  morte.  45-5'. 

Landolfo  Veicovo  di  Capoa.  7.  32. 
42.  Sue  iniquità .  47.  Congiura  con- 
tro Ademario  Principe  di  Salerno . 
fi.  e  feg.  Signoreggia  in  Capua .  fS. 
Vilita  dà  lui  fetta  a  Lodovico  li.  Au- 
gullo .  61.  Sue  frodi  cagionano  l'af- 
ledio  di  Capua  ivi.  Muove  l'Impe- 
radore  al  foccorfo  di  Salerno.  S8. 
Indarno  tenta  di  ergere  in  Arcivcfci- 
vato  la  fua  Chiefa .  94.  Sue  Gabbale. 
96.  E  morte.  125'. 

Landolfo  iuniorc  Vefcovo  di  Capoa 
vecchia .  1 26. 
tom.  r. 


Landone  Papa,  fua  elezione.  24S. 

Landone  (ionte  di  Capua  7.  34.  Fab- 
brica Capua  nuova.  42.  Se  gli  rliuUa 
il  Popolo  .  47.  Sua  grave  infermità . 
49.   E  morte,  yi. 

Landone  Principe  dì  Capoa.  ifo.  i6t. 

Landone  tìglio  di  Landone  Conte  di 
Capoa,  mette  in  rotta  i  Napoletani. 
49.  e  jug.  Succede  al  Padre,  j-i.  E' 
Icacciato  da    Landolfo  fuo   Zio.  f2. 

Leggi  di  Ottone  II.  aggiunte  alle  Lon- 
gobardiche. 418.  di  Ottone  III.  Co- 
ititLuione  annullante  l'alienazione  de' 
Beni  delle  Chicle.  4f4. 

Leodoino  Vefcovo  d:  Àlodena.  120. 
Fortifica  la  fua  Città.  183. 

Leose  IV.  Papa,  fua  elezione.  21. 
Confccrazionc  non  ditterita.  22.  Fab- 
brica la  C.ttà  Leonina,  if.  e  feg.  Al- 
tre lue  l'aobricfe .  26.  Compie  elfa 
Città  Leonina.  31.  Fortifica  altri  Luo- 
ghi.  rw.  Suo  Cmcilio.  33.  Fabbrica 
Leopoli.  35".  Muore.  37. 

Leone  V.  Papa,  fua  elezione  e  depref- 
n  jnc .  227.  e  feg. 

Leone  Vi.  Papa,  fua  elezione.  284. 
Palla  a  mi^for  vita .  28)-. 

Leone  VII.  Papa,  fua  elezione.  304. 
J'erinina  il  corfo  del  fuo  vivere.  312. 

Leone  Vili.  Papa,  fua  elezione.  368. 
e  feg.  369.  D.chiarato  ulurpatore  della 
Sedia  di  S.  Pietro,  poi  rimellb  nella 
fua  Dignità .  370.  Fine  de'  fuui  dì .  372. 

Leone  il  Sapiente  Impeiador  de' Gre- 
ci.  15-7.  Occupa  il  Ducuto  di  Bene- 
vento. 18 1.  Poi  lo  perde.  200.  e  feg. 
239.  Compie  la  camera  dei  fuo  vive» 
re.  243. 

Leone  Vefcovo  d;  Teano.  126. 

Leone  Vefcovo  di  Pavia.  287. 

Leone  Vefcovo  di  Volterra.  317. 

Leone  Vefcovo  di  Fcnara.  388. 

Leone  Vefcovo  di  Vercelli .   4Ó1. 

Leone  Abbate  di  Monte  Calino  .  331. 

Leone  Abbate  di  Subiaco.  304.  320. 

Leone  Abbate  del  Volturno.  332. 

Leone  Abbate  di  S.  Bonifaz'o.  4.41. 
e  feg. 

Leone  Abbate  Nonantolano,  Arcive- 
fcovo  di  Ravciuia.  45-8. 

L  E  o  1'  .\  R  D  o  Abbate  di  Nonantola . 
214. 

Lingua  Romanza  Franzefe  qual  foflè 
una  volta .  4. 

LiuTARDo  Vefcovo  di  Pavia,  yi. 
O  o  o  Liu- 


474 


INDICE 


LiuTiFREDO  Duca  di  Trento.  i8. 
LiuTiFREDO    V efcovo   di  Pavia  . 

LiuriFREDO  Abbate  di  Bobbio.    315-. 

LtuTPR.\NDO  Velcovo  di  Cremona 
Scrittore  maledico,  192.  244.  Sp.ic- 
ciò  le  Falquiiiate  per  Illoria.  245.  e 
fe^.  Palagio  nella  Corte  del  Re  Ugo . 
279.  282.  Errori  della  tua  Stoiij.iS4. 
295-.  Prefo  per  Segretario  dal  Mar- 
chele  d'Ivrea.  326.  E'  inviato  Ain- 
bafciatorc  al  Greco  Augufto.  331. 
Creato  Velcovo  di  Cremona.  363. 
372.  Torna  Ambafciatore  a  Coftan- 
tinopoli.  381.  e  fe^^.  Mnl  foddistatto 
fé  ne  tor.ia  in  Italia .  384.  Suo  Pla- 
cito in  Ferrara.  388. 

LiuTUARDO  Vefcovo  di  Vercelli.  134. 
143..  f /<f^.  ij-2.  e  feg.  Accufato  di 
prepotenya.  iff.  Infulroa  lui  fatto  da 
Berengario  Duca  del  Friuli,  ifó.  E' 
abbattuto  da  gli  emuli.  15-8.  Sua  ibI- 
Icrabl  morte.  217. 

LiuTUARUo  Vefcovo  di  Como.  221. 

232-. 

Liuzo.  Vedi  Liutprando.. 

Locuste,  lor  Higello  in  Italia.  92. 

liOi>OLFo  Figlio  di  Ottone  il  Grande,. 
Ipedito  in  Italia  dal  Padre.  339.  Co- 
mincia delle  novità  contra  di  lui .  342, 
Se  gli  ribella.  344.  347.  Torna  all'ub- 
bidienza del  Padie.  548.  Da  lui  in- 
viato in  Italia,  di  parte  d'ella  s'impa- 
dronifce.  35'o.  E'  rapito  dalla  morte. 

JLoDovico  II.  figlio  di  Lottano  è  in- 
viato a  Roma  .  13.  Proclamato  ivi 
Re  d'Italia.  14.  Suo  cfercito  contra 
de' Saraceni.  19.  Li  lcoiifi.;ge.  24. 
Divide  il  Ducato  di  Benevento  t'ra  i 
CvJinpeiit.iri .  25-.  H^  coronato  Impe- 
radore.  28.  Sua  Epoca,  e  Moglie. 
29.  Ad'edia  Bari.  32.  Corre  a  Roma 
per  folpetto,  che  gii  lì  ribelli   il    Po- 

folo  Romano.  36.  e  fei^.  Succede  al 
adre.  39,  Ceduo  a  lui  un  tratto  di 
Wefe  da  Carlo  Re  di  Provenza  Cuo 
Fratello.  46.  Suo  Placito  nel  Ducato 
di  Spfìleti .  47.  Guerre  da  lui  fatte. 
48.  Acquilta  buona  parte  della  Pro- 
venza. 5^4.  Incitato  contro  Papa  Nic- 
colò .  iv$ .  Infoiti  da  lui  fatti  a  i  Ro- 
mani, fó. 
Lodovico  II.  Auguflo  dona  Guaftalla 
alla  Moglie .  5*9.  Chiamato  in  aiuto 


da  i  Beneventani.  60.  Suo  rigorofo 
Editto  per  la  fpediiion  militare.  61. 
Ailedia  Capoa.  ivi.  Fonda  il  Mo- 
niitero  dì  Calauria.  62.  Rotta  a  lai 
data  da  i  Saraceni .  64.  e  J'eg.  Fa  gio- 
ii zia  in  Rema.  6f.  Conquilla  varie 
Città.  67.  E'  a  lui  tolta  la  Lorena. 
71. 
Lodovico  II.  Imperadorc,  fuc  impre- 
le  fotto  B\ri,  e  in  Calabria.  73.  Co- 
Urigne  alla  refa  i  Saraceni  di  Bari . 
7f'  ^  A?'  Sua  Lettera  ah'lmperador 
I3alilio.  7Ó.  E"  imprigionato  da  Adel- 
eifo  Principe  di  Benevento.  79.  e  feg. 
RimeUb  in  libertà.  81.  Moniitero  di 
Calauria  da  lui  fondato  .  82.  Rellitui- 
ta  a  lui  parte  della  Lorena.  85-.  Per 
cui  è  coronato  in  Roma .  86.  Manda 
un'Armata  in  foccorfo  di  Salerno. 
87.  e  feg.  Gran  Corte  da  lui  tenuta 
in  Capoa .  90.  Libera  Salerno .  ivi 
e  feg.  Fa  pace  con  Adelgilb  Princi- 


pe di  Benevento.  91.  e  fci.  Suo  ab- 
bocamento  con  Lodovico  Re  di  Ger- 
man'a .  94.  F'inc  di  Ina  vita.  97.  Sua 
fepoltura  in  Milano.  98. 

Lodovico  Re  di  Germania,  fua  Lega 
con  Carlo  Calvo,  i.  e  fcg..  Dà  una 
rotta  a  Lottario  Augullo.  2.  Con- 
quida molte  Provincie.  3.  Stati  a  lui 
toccati  nella  divifion  co  i  Fratelli .  7. 
Pace  confermata  fra  loro.  16.  22. 
Occupa  gran  paefe  a  Carlo  Calvo 
fuo  Fratello.  4)-.  Acqoilìa  l' Aliàzia. 
49.  Pretende  parte  della  Lorena.  71. 
La  divide  con  Cailo  Calvo.  72  Suo 
abboccam--nto  con  Lodovico  Augu- 
lìo,  94.  Fine  di  fua  vita.  104. 

Lodovico  II.  Figlio  di  Lodvco  I. 
Re  di  Germania .  35-.  Dà  una  rotta 
all'efercito  di  Carlo  Calvo  Augullo. 
106.  Amoreggia  la  Biviera.  122.  Ac- 
qulla  parte  della  Lorena.  127.  E  poi 
la  Bav  era.  130.  Termina  i  fuoi  gior- 
ni. 138. 

Lodovico  Re  à'i  Germania,  figlio  di 
Arnolfo.  215-.  Muore  feuza  prole.. 
24  J-. 

Lodovico  Balbo  Re  di  Francia.  119. 
Viene  a  morte  127.. 

Lodovico  Re  di  Provenza,  dopo  la 
morte  d'  Bolbne  fuo  Padre,  d  folìen- 
ta  nel  Regno.  if8.  e  feg.  '63.  So- 
lennemente è  coronato  Re.  177.  e 
feg.   Venuto  in  Italia  contra  del  Re 

Bercn-^ 


INDICE 


47^ 


Berengario,  fcornato  fé  ne  torna  in 
Provenza.  214.  Cala  di  nuovo  in  I- 
talia.  218.  e  fe^^.  E'  coronato  Irnpe- 
radore  in  Ro.tìa.  221.  Caccia  Bjicn- 
gario  d'Italia.  224.  Da  cui  polcii  è 
prefo  ed  acciecatu.    225".    232.   2^0. 

IjOTTARio  Aagufto  fa  guerra  a  i  l'uoi 
Fratelli,  i.  Da  loro  fcou fitto.  2.  Di- 
vide t;li  Stati  con  elfi .  7.  Pace  con- 
fermata fra  loro.  16.  R'cupe-a  la 
Provenza.  17.  22.  Contra  de' Sara- 
ceni dì  Puglia  manda  1*  eferciio  .  24. 
Fa  pace  con  Carlo  Calvo.  26.  E' 
kifeltato  da  i  Normanni .  29.  Sua  in- 
continenza. 33.  Sua  mortale  infer- 
mità. 39.  Teltamento  e  morte.  39. 
e  feg. 

JLoTTARio  Figlio  di  Lottarlo  Augu- 
ro .  29.  e  feg.  Succede  al  Padre  nel 
Regno  della  Lorena  .  39.  Scaccia 
Tbeotbcrga  fua  Moglie.  43.  A'uta 
Carlo  Calvo  fuo  Zio.  45-.  Cede  l'Al- 
fazia  a  Lodovico  Re  di  Germania. 
49.  Ripudia  la  Moglie.  f3.  Parte  del- 
la Provenza  a  lui  tocca.  5-4.  f8. 
Manda  foccorli  a  Lodovico  Augn- 
ilo fjo  Fratello,  óf.  Va  a  Roma. 
70.  Muore  in  Piacenza.  70. 

LoTTARio  Figlio  di  Ugo  Re  d'Ita- 
lia, dich-arato  Re  e  Collega  del  Pa- 
dre. 288.  Tempo  di  tal  dichiaraz'one . 
289.  ."iuoi  Sponfali  con  Adelaide  fi- 
glia di  Rodolfo  II.  Re  di  Borgogna. 
^97-  '  f^K-  309-  ^  /^<?-  Jìalva  da  un 
gran  pericolo  Berengario  Marchele 
d'Ivrea.  315".  Impetra  da  i  Principi 
Italiani  di  continuare  nel  Regno.  324. 
t  feg.  Ma  è  Re  più  di  nome,  che  di 
farti.  326.  329.  Col  veleno  è  levato 
di  vita.  333. 

Lucca.  Ivi  Lodovico  III.  Imperad. 
fu  accolto  da  Adelberto  II.  Duca  e 
Marchefe.  224.  Ivi  Epitaffio  di  que- 
llo Du  a.  25-6.  Archivio  dell' Arci- 
vefcovato  fuo  lodato.  263.  333.  Nel- 
la fua  Catedrale  Epitaffio  di  Berta. 
27^.  In  ella  i  due  Re  Ugo,  e  Lot- 
tai io .  316.  317.  Ivi  Ottone  I.  Impc- 
radore.  362.  363.  371.  Ivi  Ottone 
HI.  W> 


M 


MAgnifredo  Duca  di  Milano. 
i9f .  Gli  è  recifo  il  capo  per  or- 
dine di  Lamberto  Imperadjre.  198. 
211. 

Maiolo  fanto  Abbate  di  Clui^nì .  398. 
e  fé?.  Riconcilia  S.  Adelaide  con 
Ottone  fuo  Figlio.  40;.  4'ii. 

Maione   Abbate  di   S.    Vincenzo    del 

Volturno.  161.  171.  183.  220. 
Malta  prcfa  da'lVlori.  is- 

Man'ASSE  Arcivefcovo  d'  Arles  creato 
Marchefe  di  Trento.  301.  Si  rivolta 
contra  del  Re  Ugo.  324.  Sua  gar» 
per  la  Chiefa  di  Milano  ccMi  Adel- 
manm.  332.  346. 

Mansone  Duca  di  Amalfi .  248.  398. 
408.  413. 

Makchesi  d'Eflc  verllmilmente  di- 
icendenti  da  gli  Adalberti  Duchi  di 
Tofcaiia.  292.  35'7- 

Marchesi  una  volta  fenza  apparire  di 
quali  .Marche.  432. 

Marino  Papa,  fua  elezione.  143.  Af- 
folve  Formofj  Vefcovo  di  Porto. 
i4f .  Suo  abb.'ccamento  con  Carlo  il 
GrolTo  AiV4"u:lo.  146.  E'  rapito  dal- 
la morte.  148. 

Marino  lì.  Papa,  fua  elezione.  319. 
Chiamato  a  miglior  vita.  326. 

Marino  Patriarca  di  Grado.  312. 

Marino  Vefcovo  di  Sutri.  372. 

Marino  Vefcovo  Olivolenfc.  391. 

Marino  Duca  di  Amalfi.  88.  98. 

Marino  Duca  di   Napoli.   323.   387. 

398- 

Marino  Conte  di  Comacchio.  137. 

Marozia,  Moglie  di  Alberico  Mar- 
chefe, da  lui  generò  Papa  Giovanni 
XI.  244.  Ed  Alberico,  che  fu  poi 
Principe  di  Roma .  25-7.  Si  rimarita 
con  Guido  Duca  di  Tofcana .  277. 
281.  Imprigiona  Papa  Giovanni.  X. 
283.  290.  Ebbe  Figli  da  elfo  Guido. 
292.  Si  rimarita  con  Ugo  Re  d'  I- 
talia.  293.  Imprigionata  dal  Figlo. 
294.  303. 

Marti.no   Abbate   della   Vangadizza. 

35'9- 
Massa R  capo  de' Saraceni  va  in  ajuto 

di  Radelgifo  Principe  di  Benevento* 

23. 
Mastaro  Duca  d'Amalfi.  28f. 
Mastaro  II.  Duca  di  Amalfi.  384. 
O002  Me- 


X 


47^ 


INDICE 


Metodio  eletto  Patriarca  CPO.  f. 

Michele  Impcrador  de' Greci  fucce^e 
a  Teofiio  fuo  Padre,  f.  Ain.ireggia- 
to  contra  di  Lodovico  II.  Augnilo. 
3^.  Scaccia  S.  Ignazio  Patriarca. 43. 
E'  uccil").  63. 

Michele  Re  de*  Bulgari  abbraccia  la 
Relif^ion  Cfi!iifl;ia.  5-9. 

Michele  Duca  della  Schiavoii'a.  246. 

Milanesi,  lorfedirione  confo  di  Lan- 
dolfo Arcivefcovo.  437.  44f. 

Milano  maltrattato  da  Lamberto  Im- 

'     peradore.  198.   Rivoluzione   in   cffo. 

437- 

Milose  Conte  di  Verona  vendica  la 
morte  di  Berenrario  Imperadore.  271. 
Dà  quella  C'tta  ad  Arnolfo  Duca  di 
Baviera.  299.  Si  rivolta  contro  il  Re 
Ugo.  324. 

M1SICOSE  Duca  di  Polonia.  428. 

Monachismo,  fua  corruzione  nel  Se- 
colo   Decimo.  311.  4';o. 

MoNisTERj  dati  in  Comeiida  per  abu- 
fo .  40.  5-2.  III. 

MoNisTERT  molti  in  Italia.  330.  431. 

MoNisTERO  di  Monte  Calino  fvali- 
giaio  da  Siconolfo  Pr'ncipe  di  Saler- 
no. 16.  Prcfervato  dall'unghie  de' Sa- 
raceni. 20.  f8.  Finalmente  Taccheg- 
giato da  effi  .  ifi. 

Moniste Ro  di  Cafauria  fondato  da 
Lodovico  II.  Augnilo.  62.  82.  94. 
e  feg. 

MoNisTERO  di  S.  Siiìo  in  Piacenza 
fabbricato  da  Angilberga  Imperadri- 
ce.  9S- 

MoNisTERO  del  Volturno  dato  a  Tac- 
co da  i  Saraceni.  14^. 

MoNisTERO  di  S.  Vincenzo  del  Vol- 
turno defoUuo  da  i  Saraceni .  fS.  Di 

■    Monte  Calino  rifabbricato.  231. 

MoNiSTERO  di  S.  Savina  di  Piacenza. 
226. 

MoNiSTERO  infigne  di  Farfa  come  mal 
condotto  nel  Secolo  Decimo.  311. 


N 


>7  IcEFORa  Foca  Impcrador  de'Grc- 
^  ci.  381.  e  l'rg.  Uccifo  da  i  con- 
giunitt.  386.  389. 
Niccolo'  I.  Papa,  fua  elezione.  44. 
Suo  Libro  dogmatico  perduto.  46. 
Manda  Legati  a  Coftantinopoìi  in  fa- 
*oi;«  di  San  Ignazio .  49.  Scomunicai 


Giovanni  Arcivefcovo    di   Ravennt . 

•  5*0.  Atwlifce  le  inique  di  lui  confue- 
tudini.  fi.  Suo  zelo  contra  di  Lot- 
tarlo Re  di  Lorena  pel  ripudio  della 
Moglie.  5-3.  Ottiene  il  perdono  a  Bal- 
doino  Conte  di  Fiandra.  f4.  Proce- 
de contro  i  V  eleo  vi  delinquenti .  j-j'. 
Infulti  a  lui  tatti  da  Lodovico  II. 
Augnilo,  iiie  l'eT.  A  lui  fpedifcono 
un'Amhafceria  i  Bulgari .  59.  E'  chia- 
mato a  miglior  vìm.  63. 

Nilo  Santo  Abbate , fondatore  del  Mo- 
niitero  di  Grotta  ferrata.  4f3. 

NoMEsoio  Duca  della  minor  Breta- 
gna. 8.  18. 

NoNANTOLA  Mouillcro  infigne  del 
Modenefc.  146.  Ivifeppellito  Adria- 
no III.  Papi.  15-3.  Diiirutto  da  gli 
Ungheria  214.   216.    Sue  ricchezze, 

311-  3^4- 

Norberto  Abbate  di  S.  Pietro  in  Cx- 
lo  aureo  di  Pavia.  363. 

NoR.viANNi  faccheggiiiio  e  bruciano 
Roano.  3.  Poi  Nantes.  8.  E  Parigi. 
17.  e  f'T^.  [lidi  altri  Luoghi.  22.  29. 
Provincie  e  Città  da  loro  defolate. 
30.  33.  44.  Padano  nel  Mediterraneo. 
46.  Danno  il  ficco  a  Pila .  48.  Lo- 
ro inumanità  nella  baffi  Germania. 
138.  Poco  profperamente  fa  loro  guer- 
ra C;irlo  il  Groflb  Augnilo  .  143..  e 
ff^.  Affediano  Parigi,  ify. 

Notecherio  Vefcovo  di  Verona.  2Ó3. 

NoTiNGO  Vefcovo  di  Brcfcia.  23.45-. 


O 


O Berto  I  Marchefc  va  in  Germa- 
n'a  a  follecitare  Ottone  il  Grande 
contra  del  Re  Berengario.  55-6.  Fu 
Progenitore  de  i  Marchefi  Élienlì  . 
3^7.  Creato  Conte  del  Sacro  Palaz- 
zo da  Ottone  il  Grande.  363.  e  Jrg. 
370.  e  leg.  379.  389.  Suoi  ultimi  gior- 
ni, e  Figliuoli.  393- 

Oberto  II.  Marchefe  ,  Progenitore 
de' Principi  Ellenfi  .  393.  432.  Suo 
Placito.  442.  45-6. 

Odelrico  Vefcovo  di  Cremona.  414. 
Sedizione  del  Popolo  contra  di  lui . 
438.  446.  4f2.  460. 

Odelrico  Marchefe,  Conte  del  facto 
Palazzo.  2f8.  261.  264.  e  feg. 

Odone  C  Eudes  )  Conte  di  Parigi  aflèdia- 
to  d*  i  Normanni,  iff.  E'  creato  Re 

di  Fran- 


INDICE 


477 


di  Fr.mcii.  ló^?.  Sì  fottomette  ad  Ar- 
nolfo Re  di  Germania  .  164.  Sue  guer- 
re.  183.  E  morte.  213. 

Odone  Abbate  di  Clugnì .  304.  311. 
Suoi  viaggi  a  Roma.  318. 

Olonna  Villa  deliiiofa  de  i  Re  d'I- 
talia. 9J-. 

Onesto  Arcivcfcovo  di  Ravenna.  390. 
392.  Suo  Concilio .  39f ,  405'. 

Organi.  Loro  ufo.  93. 

Orso  Partici.ico  Doge  "di  Venezia.  5-7. 
Sua  lite  con  Pietro  Patriarca  di  Gra- 
do. 96.  112.  Sua  morte.  137. 

Orso  Particiaco  II.  Doge  di  Vene- 
zia. 246.  Diploma  di  Rodolfo  Re 
d' Italia  da  lui  ottenuto  .  274.  Fine 
del  fuo  governo .  296. 

Orso  Principe  di  Benevento.  178.  Gli 
fono  occupati   gli   Stati   da  i   Greci . 

.     i8i. 

Otgerio  Vefcovo  di  Spira.  370.  372. 

Ottaviano  figlio  di  Alberico,  creato 
Principe  di  Roma .  347.  Pofcia  Pa- 
pa.  349.   f  feg.    Vedi    Giovanni  XII. 

Ottone  Duca,  Avolo  di  Ottone  il 
Grande.  189.  Ricufa  il  Regno  della 
Germania.  245-. 

Otton  I.  il  Grande,  eletto  Re  di 
Germania.  306.  Accoglie  Berengario 
Marchefe  d' Ivrea  fugitivo  .  316.  ^  Ceg. 
Afpira  alle  nozze  di  Adelaide  Vedo- 
va di  Lottarlo  Re  d' Italia  .  339.  S'im- 
padronifce  di  Pavia,  e  fpofa  la  fud- 
detta  Regina  .  340.  Suo  ritorno  in 
Germania.  342.'  Rimette  Berengario 
in  polfeiTo  del  Regno  d' Italia  ivi . 
Infigne  fua  vittoria  degli  Ungheri  . 
348.  A  Im  inviano  preghiere  il  Papa, 
ed  altri  Principi  d'Italia  contra  de  i 
due  Re  Berengario  &  Adalberto.  35-6. 
Calato  di  nuovo  in  Italia  entra  in  Pa- 
via. 349.  e  feg.  E'  coronato  Re  in 
IVlilano.  360.  Pofcia  Imperadore  in 
Roma .  3Ó2.  Benefico  vcrfo  i  fuoi 
aderenti.  363.  Prende  l' Ifola  di  S. 
Giulio  colla  Regina  Willa .  364.  Af- 
fedia  Berengario  in  S .  Leo .  hi  Que- 
rele a  lui  port.te  contra  di  Giovanni 
XII.  Papa.  366.  Il  fa  deporre.  367, 
Fa  prigione  Berengario.  369.  Torna 
in  Germania.  371.  Pofcia  a  Roma. 
376.  Dove  fa  troppo  rigorofa  giulH- 
zia._377.  IVlanda  Liutprando  per  am- 
bafcii-tore  al  Greco  Ai.gufto.  381.  <r 
feg.  A  cui  dipoi  fa  guerra.  383.  384.. 


Infulto  a  lui  fatto  da  i  Greci.  385-. 
De' quali  riporti  vittoria.  386.  e  Jes;. 
Suo  Palazzo  in  Ravenna.  388.  389. 
I'"a  pace  co  i  Greci.  390.  Rende  l'a- 
nima al  fuo  Creatore.  394. 

Ottone  II.  Figlio  di  Ottone  il  Gran- 
de, fua  nafcita.  348.  Eletto  Re  di 
Germania.  35-9.  E  d'Itali.i.  365-.  371. 
Viene  a  Ravenna  e  a  Roma  .  380. 
Dove  è  coronata  Imperadore.  381. 
Prende  in  iVloglie  Teofania  Greca . 
390.  e  feg.  392.  Succede  al  Padre. 
394.  e  feg.  399.  Sue  militari  impre- 
fe.  401.  Sua  dilTenfione  colla  Ma- 
dre. 403.  Fa  pace  con  Le  ttjrio  Re 
di  Francia .  408.  Sue  azioni  in  Ita- 
lia. 411.  415-.  Sconfitto  da  i  Sarace- 
ni .  ivi . 

Ottone  II.  Imperadore,  come  libera- 
to dalle  mini  de'  Greci .  416.  Dieta 
da  lui  tenuta  in  Verona.  418.  Suo 
Diploma  in  favore  del  Doge  di  Ve- 
nezia .  420.  Suoi  cattivi  difcgni  contra 
de'  Veneziani  420.  Dà  fine  a  i  fuoi 
giorni  .421. 

Ottone  IH.  Imperadore,  fua  nafcita. 
409.  Proclamato  Re  di  Germania  e 
d'Italia.  418.  Coronato  Re  in  Aquif- 
grana.  421.  (lontra  di  lui  fi  folleva 
Arrigo  già  Duca  di  Baviera.  422. 
Suoi '  profperi  fucceffi  in  Germania. 
426.  Anni  fuoi  non  contati  in  It  dia . 
432.  Suoi  Ambafciitori  al  Greco 
Augulìo.  443.  Cala  in  Italia.  444. 
e  feg.  E'  coronato  Imperadore  in  Ro- 
ma. 446.  Come  ancora  Re  d'Italia. 
447.  Racconto  dubbiofo  dell'  infedel- 
tà di  fua  Moglie,  che  dicono  fatta 
morire  da  lui.  448.  e  fé?.  Torna  in 
Italia.  4<-o.  Va  a  Venezia.  45-2.  De- 
pone Giovanni  Calabrefe  ufurpator 
del  Pap-.to .  45-3.  Fa  morire  Crefcen- 
zio  Confole.  4^4.  Sua  CoOituzione, 
che  vieta  l'alienazione  de' Beni  delle 
Chicfe .  ivi .  Placito  da  lui  tenuto  in 
Roma.  45-6.  Promuove  Gerberto  al 
Papato .  45-7.  e  feg.  Suo  ritorno  in 
Germania.  460.  Pofcia  in  Italia.  461. 

Ottone  Guglielmo,  Figlio  di  Adal- 
beao  Re  d'Italia,  divien  Duca  di 
Borgogna .  d']6. 

Ottone,  figlio  di  Litolfo,  creato  Du« 
ca  di  Baviera.  -lOf.  415".  417- 

Ottone  Conte  di  Bergamo  .  73. 


478 


INDICE 


PACIFICÒ   Arcidiacono   di   Verona, 
fuo  Epitaffio .  20. 
Pandolfo,  o  fia  Paldolfo  Capodifèr- 
ro,  Principe  di  Benevento  e  di   Ca- 

S«.  321.  A  lui  t":i  guerra  Giovanni 
.  Papa.  3ff.  Succede  a  Landolib 
II.  fuo  Padre.  361.  Creato  Duca  di 
Spoleti  e  Marchefe  di  Camerino .  379. 
3S2.  Sua  poteiua.  384.  Fatto  prigiou 
da  i  Greci .  387.  e  fe«.  Librato  tor- 
na in  Itili X.  389.  396. 

pANDOLFO  figlio  di  Pandolfo  Capddi- 
fòrro  creato  Principe  di  Salerno .  398. 
404.  411.  413. 

PANrtoLFo  II.  tìglio  di  Landolfo  III. 
fi  ti  Principe  di  Iknevento.  413.  45'8. 

PANDONOLF9  Principe  di  Gipaa.  I2f. 
Muove  ijuerra  a  G.'.eta.  144. 

Papessa  Giovanna,  fciocrhiffima  favo- 
la de' Secoli  ignoranti.  38. 

Pavia  prefa  e  incendiata  da  gli  Un- 
gheri.  271. 

Paolo  Vcfcovo  di  Popolonia.  f$. 

P.'VOLO  Vefcovo  di  Piacenza.  120. 

Paolo  Vefcovo  di  Regj^io.  120. 

Pietro  Doge  di  Venezia.  7.  41.    5-7. 

Pietro  Caadiano  Doge  di  Venezia. 
160. 

Pietro  Tribuno  Doge  di  Venezia. 
171.  Diploma  »'i  Guido  Augnilo  in 
fuo  tavore.  181.  234.  Suo  tìne.  246. 

Pietro  Candiano  II.  D.ige  di  Vene- 
zia. 296.  Prende  Comacchio.  301. 
Giu.;ne  al  fine  di  fua  vita.  312. 

Pietro  Candiano  III.  Doge  di  Ve- 
nezia. 319.  Se  gli  ribella  il  Figlio. 
348.  Sua  morte.  3^4. 

Pietro  Ca^idiano  IV.  Doge  di  Vene- 
zia (i  ribella  al  Padre.  348.  Rim.Hb 
in  governo  dal  Popolo  .  35-4.  Suiii 
editti.  35-8.  371.  391.  E'  trucidata  dal 
Popolo .  400. 

PiETRoBadoero  Doge  di  Venezia.  312. 
A.iiva  al  fin  di  fua  vita.  319. 

Pietro  Orfeolo  Do.^e  di  Venezia.  400. 
403.  Fugge,  e  li  fa  Monaco.  404. 

Pietro  Orfeolo  II.  "Dìgt  di  Venc- 
lia,  436.  459.  Fabbiica  Grado.  440. 
44f.  Divicn  Padrone  della  Dalma- 
zia. 4fi.  e  feg,.  45-9. 

Pietro  Principe  di  Salerno.  31.  34. 
Col  veleno  tT^lic  la  vita  a  Sicone 
Principe.  35-.  Fa  guerra  a  i  Saraceni, 
e  va  iconfitto .  41 .  *  feg. 


Pietro  Patriarca  di  Grado.  96.    ile. 

Pietro  Arcivefcovo  di  Benevento.  188. 
203.  E'  elìli.ito  .  237. 

Pietro  Arcivefcovo  di  Ravenna.  313. 
388.  390. 

Pietro  Vefcovo  dì  Arezto.  Ì19.  2f6. 

Pietro  Vefcovo  di  Follonurone.  114. 

Pietro  Vefcovo  di  Lucca.  270. 

Pietro  Vefcovo  di  Pavia.  393.  Crea- 
ti Papa.  423.  yedi  Gi  >vannì  XIV. 

Pietro  Vefcovo  di  R.ggij.  2 2 f.  247. 

Pietro  Vefcovo  dì  Salerno,  p.  127. 

Pietro  Vefcovo  di  Sinìgaglla.  114. 

Pietro   Vefcovo  di   Vercelli   uccifo. 

45-7- 
Pietro  II.  Vefcovo  di  Vercelli .  iif. 
Pietro  Abb.tte  di  Njnantola.  246. 
Pietro  Abbate  di  S.  Pietro  in  Gaelo 

au'co  di  Patii.  427. 
PiPPiNo  figlio  dì  Pispino  Re   d'Aqui- 

tania.  2.  8.  Riacquilla  quel   Rc-gno. 

17- 
Po.MPOSA,  Moniftcro  ìnfigne  poiTedu- 

t.)  da  Giovanni  Vili.  Papa.  97. 
Pontefici   Romani,  loro    clezioire  e 

confecrazi  Mie  ,    come    regolate    una 

volta.  20f.  209.  228. 
Pu'LCARi   Duca  d'Amalfi,   no.   Sua 

Lega  coi  Saraceni.  127. 


R  Abano  Mauro  Arcivefcovo  di  Ma- 
gonza  .  23. 

Raoaldo  Conte  e  Marchefe.  25-3. 

Radelgario  iVmcipe  di  Benevento. 
31.  Celfa  di  vivere.  36. 

Radelgiso  Piiiicipe  di  Benevento, 
guerra  a  lui  f.-tta  da  Siconolfo  Prin- 
cipe dì  Salerno .  4.  e  fe^.  Chiama  in 
aiuto  i  Saaceni .  f.  Sua  Armata 
fconfitta.  8.  AlTcdi-ato  in  Benevento. 
9.  Di  nuovo  prende  Saraceni  al  fuo 
foldo.  23.  Divifo  il  Ducato  fra  lui,  e 
Siconotfo.  2J-.  Dà  fine  alla  fua  vita. 

31- 
Radelgiso  II.  Principe  di  Benevento. 

137.    Vien   depolh) .    lyo.    Ricupera 

Benevento.  202.  Poi  lo  perde.  220. 

Rado  aldo  Vefcovo  di  Port  >.  38. 

Ramberto  Abbate  d'Alti.  344. 

Ratekio  Monaco,  Vescovo  di  Ve- 
rena. 290.  29Ó.  Polio  in  prijjionc  dal 
Re  Ugo.  299- 

R»- 


INDICE 


479 


Regni.  Germanico,  e  di  Lorena.  71. 
105-.  D'Itaii,i:  lue  vicende,  e  dipen- 
denze. 123. 

Religione  Crìftiana  abbracciata  dalla 
Pollnnia  ,  Ruffia  o   Molcovii .  428. 

Riccarda  Imperadt ice,  Moglie  di  Car- 
lo il  GrolFo.  138.  Giiillifica  la  fua 
innocenza,  e  mu.ir  fantamente .  i^<). 

RisiNDA  Badeffa  della  Polleria.  240. 
247. 

Roberto  figlio  di  Roberto  il  forte, 
Progenit;>re  della  Real  Cafa  di  Fran- 
cia, i^-f.  163. 

RoDOALDO  Vefcovo  di  Porto.  5-3.  f4. 

Rodolfo  I.  figlio  di  Corrado,  pro- 
clamato Re  della  Borgogna  fuperio- 
re.  163.  Guerra  a  Ini  fatta  da  Arnol- 
fo Re  di  Germania.  -164.  189.  e feg. 
Termina  i  fuc^i  dì .  2J.6. 

Rodolfo  H.  Re  della  Barj^ngna.  241^. 
Invitm?  in  Italia  contra  di  Berenga- 
rio impcradore.  265-.  E' coronati  Re 
d' Italia .  166.  Dà  una  rotta  a  Bsren- 
gario.  268.  e  fez-  Dopo  la  cui  mu- 
te acquida  tutto  il  Regno.  273.  Se 
gli  ribella  Pavii  .  275.  Abbandona 
l'Italia.  276.  Sua  pace  con  Ugo  Re 
297.    Fine  di  lui  vita.  307. 

Rolando  Arcivefcovo  d'Arles,  fuo 
fine  infelice.  69. 

RoLLONE  Capo  de^Normanni,  primo 
Duca  di  Normandia,  chiamato  Ro- 
berto. 246. 

Romani  fott opofti  una  volta  alla  So- 
vranità-Imperiale.  36.  e  feg. 

Romano  Papa,  fua  elezione.  205'.  Paf- 
fa  a  mi'jlior  viti .,  207 

R0.MAN0 -Impeiador  de' Greci  .  282. 
318.  323. 

RoM.\No  Figlio  di  Coftantirio  Porfiro- 
genito  Imperaior  de'  ireci.  320.  Pren- 
de per  Moglie  Berta  Figlia  di  Ugo 
Re  d' Italia.  322.  Riacquifta  l'ifola 
di  Greti  .  361.. 

Romano  Arcivelcovodi  Ravenna.  121. 
Fine  del   fui  vivere.  136. 

R0M0ALD0.  Santo  Abbate  di  Clafle. 
446. 

R0TILDE  Moglie  c^i  Adalberto  II.  Du- 
ca di  Tc^fcana.  119.  124.  178. 

Russia.  Sua  Convcrlioiie .  60..  107. 


Saraceni  di  Sicilia,  conquide  loro 
nella  Calaoria.  f.  S'impadronifco- 
no  di  Bari .  ivi .  Sconfitti  da  Scr^^io 
Duca  di  Napoli ,  lacclieggiano  la  Ba- 
(ìlica  Vaticana.  19.  Sumnerla  la  lor 
flotta.  22.  27.  Diilruggono  la  Città 
di  Limi.  26.  Sconfiggono  l'efercito 
de'Beneventani  e  Salernituii .  42.  De- 
folazione  da  lor  data  al  Ducato  Be- 
neventano. 5-8.  Fan  priiiione  Rolan- 
do A.civelcovo  d'Arles.  69.  Loro 
tolta  la  Città  di  Bari .  75*.  e  feg.  Af- 
iediano  Salerno.  87.  Se  ne  tituano, 
e  danno  il  facco  alla  Calabria.  91. 
InfelUno  la  Pu.;lia.  102.  S'impadro- 
nifcono  della  Sicilia .  122.  Rotta  lo- 
ro ditta  da  i  Greci.  133.  Si  fanno  for- 
ti al  Garigliano.  145-.  Saccheggiano 
Monte  Calino.  lyi.  Quei  di  Spagna 
fi  annidano  in  Fraffiiuto.  23J-.  Caccia- 
ti i  primi  dal  Garigliano  per  cura  di 
Papa  Giovanni  X.  3.SS-  Prendono 
Taranto.  28^2. 

Saraceni  di  Fraflìneto  pcrniciofi  all' 
Italia.  291.  28Ó.  31Ó.  317.  318.  394. 

Sarilone  Conte  del  Palazzo  .  302. 
Creato  Marchefe  di  Spokti  e  di  Ca- 
merino. 314.  Fine  del  fuo  governo  ^ 
o  della  fua  vita .  323. 

Scisma  de' Greci  futto  Fozio.  43.  si- 
ili. 125'.  if7. 

Scisma  in  Roma  per  la  elezione  del 
Papa,  Sergio,  e  Formofo.  iSo.  194. 
200.  per  Sergio,  e  Giovanni  IX. 208. 

Sergio  li.  Papa,  fua  elezione  .  13.  Dà 
la  Corona  del  Regno  d'Italia  a  Lo- 
dovico II.  ivi.  Solliene  i  diritti  del 
Popolo  Romano.  14.  PafTa  a  miglior 
vita    21. 

Sergio  III.  Diacono  della  Chiefa  Toc* 
combe  nell'elezione  di  Papa  Foimo- 
fo.  180.  Veramente  foccom.ie  in  qu«;l- 
la  di  Giovanni  IX..  208..  Vicn  eletto 
Papa .  229.  Ril"abbr;ca  ia  Patiiarcale 
Lateranenfe.  236.  Sua  morte,  e  di- 
felà  del  Uio  nome.  243. 

Sergio  Duca  d'Ama'fi.  394. 

Sergio  Duca  di  Napoli..  11.  .Sconfig- 
ge la  Flotti  de' Saraceni.  18.  Scon- 
fitto da  i  Capoani.   49.  Siu  morte. 

73- 
Sergio  II.  Duca  di  Napoli.  74.  Im- 
prigiona Aianaiio  Vclcovo  di   quella. 

Città 


480 

Città,  e  fuo  Zio.  7)-.  L'alTedia  in 
uti' Itola,  ed  è  l'comuciicatj.  89.  no. 
Sua  Lega  co  i  Saraceni.  113.  Ac- 
cìecato  e  depollo  victic  inviato  a  Ro- 
ma .  ivi . 
SicoNE  Principe  di  Salerno.  31.  Mef- 
(o  in  Coite  di  Lodo\ico  II.  Au^u- 
fto.  34.  Col  veleno  è  tolto  di    vita. 

SicoNOLFO  Piincipe  di  Salerno,  Tua 
gueira  centra  di  Radelgilb  Principe 
di  Benevento  .  4.  e  feg.  Prende  al  luo 
foldo  i  Saraceni.  7.  Mette  in  rotta 
l'efercito  nemico.  8.  Ricorre  per  aju- 
to  a  Lodovico  II.  Re  d'Italia,  ij-. 
Saccheggia  il  telbro  di  Monte  Cali- 
no. 16.  Divide  il  Ducato  con  Ra- 
dclp,ìlò.  24.  Fine  de' Cuoi  giorni.  30. 

SiGEFREDO  Duca  de' Normanni .  lyf. 

SiGEFREDO  (Jonte  del    Palazzo.    213. 

SiciEFREDO  Veicovo  di  l'aima.  266. 
287.  45'7- 

SiGOLFO  Vefcovo  di  Placenta,  syy. 

SiLVERAno  Abbate  di  Bohbio.  298. 

Silvestro  11.  Papa  ,  lùa  elezione 
4f8.  Adédia  Celena.  461. 

Si.vr^ATicio  Generale  de' Greci  occupa 
il  Ducato  di  Benevento.  181.  A  lui 
luccede  Giorgi)  Pjt(Ì2Ìo.  184. 

Simeone  Re  de  i  Jiuigari.  246.  e  feg. 

Siracusa  prela  du  i  ^saraceni.  122. 

SoPRANO.Mi,  di  coltuine  antico  ,  paf- 
liiti  anco  in  cogn  mi.  391. 

Si'EDALi  frequenti  per  mancanza  d'O- 
(Icrie.   107. 

Spoi.eti,  elten-lione  di  quel  Ducato  . 
161.  Pollo  da  alcuni  nella  Tofcana. 
9.  47.  Suo  Ducato  di\ ilo  in  due. 89. 

Suppone  II.  Duca  di  òpolcti.  67. Pu 
tìglio  di  Mauiiiio.  89.  Interviene  al- 
la Di.ta  di  Pavia.  103.  107.  T'oife 
Duca  di  Milano.  121. 

Stefano  V.  Papa,  lua  elezione,  i^'^. 
Amico  oi  Guido  Re  d'Jt.ìlia.  17Ó. 
11  crea  Imperadore.  179.  Sua  mji- 
te.  180. 

Stefano  VI.  Papa  Tua  elezione,  e  bar- 
barie coiit.o  il  cada  vero  di  Papa  For- 
molo. 200.  Suo  infelice  fine.    204. 

,  '  fis- 

Stefano  VII.  Papa,  fua elezione.  28^. 

Tcrmhia  i  lu  ^i  giorni.  290. 
Stefano    Vili.    Papa,  iua   elezione. 

312.  Ann  I  della  i-ua  moite.  319. 
Stefano  Patriarca  di  CoUiUitiuopoli . 


INDICE 

Stefano  Vefcovo  di  Nepì.  64.  67 
Superstizioni  .  49.   ifg.    288.  20 


4iy-  435"-  448- 


292. 


TFdalt)0  Marchefe,  Avolo  della 
Conteila  Matilda.  405-.  409.  Ha 
t'nlo  di  Marchefe  e  Conte  di  Mo- 
dena. 432.  441. 

Teoiialdo  March jfe  di  Camerino  e 
di  Spokti.  300.  Sua  v'ttoria  contro  i 
Greci.  301.  Celfa  di  vivere .  302.  Su» 
Moglie  Nipote  del  Re  Ugo.  314. 

Teoiìaldo  II.  Duca  e  Marchefe  di 
Spolcti  e  di  Camerino.  327.  349. Sfi. 
Teinpo  di  fua  moite.  ìfó. 

Teodelasio   Abbate  di  Bobbio.   25*2. 

Teoderico  Vefcovo  di  Metz.  392. 
416. 

Teodoro  II.Papa,fua  elezione  e  mor- 
te .  200.  207. 

Teofania  Figìia  di  Romino  iuniorc 
Imperador  de' Greci,  chiella  in  Mo- 
glie per  Odone  11.  Angullo .  381. 
e  feg.  A  cui  è  condotta.  390.  e  feg. 
Sue' Nozze.  392.  Ritorna  in  Italia, 
ivi.  e  feg.  413.  Libera  il  mariti  dal- 
le mani  de' Greci.  416.  Accorre  in 
aiuto  di  Ottone  III.  fuo  Figlio.  422. 
Sua  venuta  a  Roma.  431.  F  aut  iti- 
ti in  It,ilia.  433.  e  feg.  Sua  morte. 

,43<5- 

Teofilo  Imperador  de'  Greci  ,  fui 
mone.  j. 

Teotperg.a  Moglie  di  Lottano  Re 
della  Lorena  fcacciata  dal  Marito.  43. 
47.  Fugge  nel  Rc^no  di  Carlo  Cal- 
vo. 49.  F'  ripudiata.  f2.  e  fé?.  Poi 
ripigliata.  S9-  Finifcc  fua  vita  in  un 
Moniilero.  70. 

Teotgaudo  Arcivcfcovo  di  Treveri . 
5-3.  E'  depoito.  SS-     ^ 

Teutim.aro  Patriarra  d'Aquileja.  29. 

Teuto:ie   Abbate  di  Fulda.  45-. 

Tiberio  Vefcovo  di  Napoli,  fua  mor- 
te. 11. 

Titoli  di  Papa,  ed  alai,  a  c!ii  riicr- 
vati.  4fr 

Torri,  di  effe  fabriche  in  Citù  d'  Ita- 
lia .  399. 

Trasmondo  Duca  e  Marchefe  di  Spo- 

leii  e  Camerino.  3f6.  394  4ii-  440- 
Trasmon- 


r  N  n 

Trasmondo  II.  Duca  di  Spoleti.424. 

ej'eg.    A   lui  fuccede   Ugo  Duca  di 

Tolcana.  433. 
Tre\iuOto  terribile  in  Puglia.  434. 
Tre.vto,  fua  Corte  Ducale.  18. 
Tribuno  Memmo  Doge  di  Veneiia. 

407.  410.  419.  Sua  morte .  436. 


I    C    E 


481 


Uberto  Figlio  di  U^o  Re  d' Italia 
creato  Duca  di  Tolcana .  305".  Fu 
eziandio  Contede!  Palazio.  317.  Fofcia 
tnche  Duca  e  iVlarchefe  di  Spoleti  e 
di  Camerino.  322.  Le  quali  Provin- 
cie fono  a  lui  tolte.  327.  Incerto  il 
tempo  dì  fua  morte.   344.35-7.  35-9. 

380- 

Uberto  Vefcovo  di  Forlì.  3S8.  405". 

Uberto  Vefcovo  di  Parma  Come  di 
quella  Città.  362.  Arcicancelliere  di 
Ottone  il  Grande.  374.  395'. 

Venerio  Patriarca  di  Grado.  20. 

Venezia  efclufa  dai    Re^no  d'  Italia. 

40.  Viiiiata  da  Lodovico  li.  Augullo. 

41.  Suo  antico  diritto  di  batter  Mo- 
neta .  274.  Dillurbi  in  erta .  400.  420. 

Veneziani  .  Loro  favio  e  giudo  decre- 
to di  non  portar  ferro  armi  ec.  a' Sa- 
raceni in  ofFefa  de  Ciilliaai.  391. 

Vescovi  dì  Lombardia  entrano  nel  go- 
verno delle  Città,  e  nell' elezione  del 
Red' Italia.  142.  Vefcovì  militari.  172. 

Ughelli  lodato,  ma 238.  263. 

Ugo  Marchete  e  Duca  dì  Provenia, 
Figlio  di  Berta,  rimaritata  in  Adal- 
berto II.  Duca  di  Tolcana .  274.  e  fen;. 
Proclamati)  Re  d'Italia,  ne  viene  al 
poirelFo .  278.  Quando  coronato .  279. 
Suo  abboccam.-nto  con  Papa  Giovan- 
ni X.  281.  Manda  Ambafciatori  a 
Ccltunrinopoli.  282.  Congiura  con- 
tra  di  lui  fcoperta  e  punita .  287.  In- 
giullamente  perfeguita  ed  abbatte  Lam- 
berto Duca  di  Tofcana.  291.  Divien 
Signore  di  Roma  con  ifpofar  Ma- 
roiia.  293.  Ma  ne  è  cacciato  da  i 
Romani .  294.  Indarno  allèdia  Roma . 
296.  Ricupera  Verona .  299.  Torna 
all'  alTedio  di  Roma  ,  e  fa  pace  con 
Alberico .  304.  Sua  fcandalofa  incon- 
tinenza. 310. 


Ugo  Re  d'Italia  cptitinuai  la  guerra  cot?- 
tra  di  Roma.  316.  Snida  i  Saraceni 
da  Fraffineto.  318.  efcg.  Marita  Ber- 
ta fua  Figlia  con  Romano  F  iglio  di 
Ccrflanrìno  Imperador  de' Greci.  320. 
322.  Centra  di  lui  s'alzano  Berenga- 
rio Marchefe  d' Ivrea ,  e  molti  Prin- 
cipi d'Italia.  324,  Vuol  ritirarli ,  ed 
è  riremito..'  325-,  Sua  pace  con  Al- 
berico Principe  di  Roma,  e  deprcllìo- 
ne.  326.  Si  riduce  in  Provenza.  328. 
Fine  de'fuoì  giorni.  329. 

Ugo  Capcto  proclamato  Re  di  Fran- 
cia. 42^.  43S.  441.  Tempo  di  fua 
morte .  447.  e  feg. 

Ugo  Fi|;lio  di  Uùerio,  creato  Duca 
di  Tolcana.  35-9.  380.  E  di  Spoleti. 
433>  Afledia  Capoa.  440.  444.  4J-8.- 
e  fez. 

Ugo  Vefcovo  di  x'Vmhurgo.  434. 

Ugo  Abbate  di  Farfa.  311.  4f3.  45-6^ 


4f9- 
VinoDO 


120. 


Vefcovo  di  Parma. 
131.  139. 


47-   7i- 


ViTALK   Candìano  Doge  di  Venezia* 
404.  Termina  il  fuo  vivere.  407. 

Vitale  II.  Patriarca  di  Grado.  206. 

Vitale  III.  Patriarca  di  Grado,  391. 
403.  e  feg. 

Ungri  Tartan  s'ìmpadronifcono  della 
Pannonla.  ifS.  Loro  origine,  e  bar- 
bari coilumi.  175'.  Chiamati  dal  Re 
Arnolfo  in  Germania.  i8f.  Loro  bat- 
taglie co  i  Bulgari.  203.  Calano  per 
la  piimi  volta  in  Italia.  214.  è  fe^- 
216.  Continuano  le  fcorrc;ie  e  fac- 
cheggi .  234.  240.  lóf .  267.  Prendo»' 
no  e  diitruggono  Pavia  .  271.  e  jeg^ 
Devàilano  la  Puglìaed  altri  paslì.  307. 
322.  319.  Rotta  ialìgne  data  loro  da 
Ottone  il  Grande.  348. 
Unroco  Duca  del  Fiiuli.  61.  óf.  Fi- 
ne de'fuoì  giorni.  100. 
Usi,  I  Mondani,  anco  i  Re,  vicini  a 
morte  veftivano  1'  abito   Moliallico  . 

329- 

UssERi  difcendentì  dagli  Ungti,  o  Un- 
ghcri ,  che  dettero  il  nome  di  Un- 
gheria alla  Pannonia;  loro  barbari  co- 
fluiTii.  175'. 

Waldone   Vefcovo  di  Como .   3if. 

3S1-  371-  37f- 
WiLLA  Figlia  di  Bofone  Duca  di  To- 
fcana, Moglie  di  Berengario  li.  che 
P  p  p  poi 


48: 


r'  N    D    l    C    E 


poi  fa  Re  d'Italia,  jof.  35-1.  Sua 
prepotenza  .  3f6.  Trattiene  il  Marito 
dal  rinunziar  la  Corona.  360.  AiFc- 
diata  neir  Ifola  di  S.  Giulio  .  364. 
Condotta  prit;ioniera  in  Germania  . 
369.  Si  fa  Monaca .  376. 

WiLLA  ConteflTa  Moglie  di  Uberto 
Duca  di  Tofcana.  440. 

WiNTiRO  Marchefe  d'iftria.  322. 


^/AcHERiA  Vefcovo  d'Anagni.  f^. 

Zecca  antichiflima  in  Venezia.  274. 

ZvENTEBOLDO  tìglio  di  Amolfo  Rc 
di  Germinia.  164.  180.  Spedito  in, 
Italia  allèdia  Pavia  .  iSf.  Torna  in 
Germania.  186.  189.  Uccifo  in  un 
facto  d'armi.  21  j-. 


IL        FINE. 


DIìTTA- 


DETTAGLIO 

DEI       LIBRI, 

Che   in   maggiore   numero  Jì  trovano   apprejfo   Giovannf 

Riccomini    Stampatore^  e  Libbra] o  in  Lucca  con 

li  re  flettivi  prezzi. 

Baluzii  C  Stephani  )  Mifcellanea  novo  ordine  digefta,  &  non  paucis  ineditis  mo- 
numentis  auéla,  opera  Joannis  Dominici  Manli  Lucenfis,in  folio  Lucas  1761. 
apud  Vincentiam  JunìSinium,  Sumptibus  Joannis  Riccomini.  L»  detta  Opera^ 
4 he  fi  comprenderà  in  f'^alumi  quattro  in  Foglio ,  fi  relafcia  per  AffociaciazÀone 
«  Paoli  20.  /■/  T'orno^  per  li  non  ÀJfociati  a  P.  Zf.  Se  ne  fon»  già  pubblicati 
tre   T'orni  . 

Fugliucci  (  R.  P.  F.  Aleflìo)  Catechifmo,  cioè  Iftruzione  fecondo  il  Concilio 
di  Trento  ai  Parrochi  &c.  nuova  Edizione  a  tenore  della  Coftituzione  di  Cle- 
mente XIII.  in  8*^.  Grande,  Lucca  1761.  per  Vincenzo  Giuntini  a  fpefe  di  Gio- 
vanni Riccomini .  P.  5-. 

Carli  Elementi  di  Morale  per  ciò,  che  riguarda  l'efcrcizio  di  efla  per  Iftruirone 

della  Gioventù  in  12.  Lucca  iTsi-  P-  i-  — 

Diflertationes  SeleSae  (Joannis  Aberti  Eulerii,  Paali  Prilli,  &  Laurentii  Beraud) 
ad  Imperialem  Petropolitanam  Academiam  milFae,  cum  eleclricitatis  Caula  quac- 
rcretur  cum  Fig.  in  8.   Lucca  175-7.  P.  3. 

Epitecti  Manuale,  &  SententiiB,  quibus  accedit  Tabula  Cebetis  Greco-htina  in  8. 
Grande  Lucca  i7f7.  P.  4. 

— ^  detto  in  8.  piccolo  P.  3. 

Fontana  (P.  Giufeppe  Francefco)  Storia  degli  Ordini  Monaftici  volumi  otto 
in  4.  Lucca  i737-  P.  40. 

Frilìi  (Pauli)  Differtationes  Philìco-Pvlathematics  voi.  z.  inquarto  Grande  cum 
Fig.  Lucx  1760.  17Ó1.  apud  Vincentium  JunSinium  fumptibus  Joannis  Ric- 
comini P.  16. 

' modo  di  regolare  i  Fiumi  con  Tavola  Topografica  in  quarto  Lucca  1762, 

per  Vincenzo   Giuntini  a  fpefe  di  Gin.  Riccomini  P.  4. 

Raccolta  di  Opufcoli  Morali,  &  Afcetici  voi.  4.  in  12.  per  il  Giuntini  a  fpefe 
del  Riccomini  a  P.  2.  per  Tomo;  ne  fono  pubblicati  due  Tomi  ^  ed  il  terzo  i 
in  Tirchio. 

Goguet  Origine  delle  Leggi,  delle  Arti,  delle  Scienze  &c.  traduzione  dal  Fran- 
cefe  voi.  3.  in  4.  con  figure,  e  Tavola  Cronologica  a  ciafchedun  volume 
Lucca  i-jbi.  per  Vincenzo  Giuntini  a  fpefe  di  Gin.  Riccomini  P.   30. 

Marchetti  (  Francefco  )  Rifpofta  Apologetica  al  Saggio  della  Storia  del  Seco- 
lo XVII.  fcritta  dal  Sig.  Gio.  Battifta  Nelli  in  4.  Lucca  1762.  per  Vincenzo 
Giuntini  P.  4. 

Della  impudenza  Letteraria  Sermone  Parenctlco  contro  un  libro  intitolato  Me- 
morie Anedote  fpettanti  alla  Vita  di  F.   Paolo   Sarpi    raccolte   da   Francefco 

Grifelini  P.  i  — 

Giufani  (Carlo)  Memorie  fopra  la  Fifica,  ed  Iftoria  naturale  di  diverfi  valent'uo- 
mini  voi.  4.  in  8.  con  fig.  Lucca  ij^l.  P.  20. 

» detto  Tom.  4,  feparato  P.  5. 

Keilii 


Kei'iii  Hacobi  Med.  DoS.)  Tentamina  Medico-Phifict,  quibvis  accedit  Medicina 
Statica  Britannica, Edilio  prioribus  accuratior,  rcrumquc  Indice  auOa  in  8.  ma» 
Jori  cum  Fig.  Lacx  175-6.  P.  4. 

, Idem  in  charta  minori  P.  3-  .   ^     .  r>        •       •     o        ~    r- 

Linnsci   (  Caroli)  Regnum  vegetabile,  &  fundamenta  Botarne»  in  8.  cum   l-ig. 

De^EyrV/^Differtaiion  fur  la  Giace,  nouvelle  Ediiion  avec  des  Planches  voi.  2. 
in  8.  a  Lucques  17^7.  P.   6.  •        .  „j 

Medicina  facile,  ovvero  formulario  di  medicamenti  di  agevole  preparazione  trad. 

dal  Frane,  in  8.  Lucca  175-8.  P-  i-  — 
Moniglia  (P.  F.  Tommafo  Vincenzo)   ofTerrazioni  contro  i  Miterialìfti  in  8. 

Lucca  1760.  per  Vincenzo  Giuntini  P.  4.  .:    •  t 

Memorie  per  fervire  alla  Cafa  di  Brandemburgh  t  tutto  l'anno  17^6.  in  iz.  Luc- 

MlmS^ìnwrno  alla  Vita  di  Federigo  III.  Re  di  Pruflìa  in  «.  in  Lucca 

Stona^Criticl  del  Suicidio  Ragionato  in  8.  Lucca  lyói.  per  Vincenzo  Giuntini 

a  fpefe  di  Gio.  Riccomini  P.  3.  ,     .     .  ^r-         r  n     ■     ^     l- 

Muratori    (  Lodovico   Ant.  )   Annali    d'Italia    in    4-   7V«f»   Scjlo  tn  Torchio, 

per  orni   Tomo   a  gli  ajftciati  P.  6.  .    „    ,  ^^  /-•„ 

Magalotti  (Conte  Lorenzo ,)  Opere  inedite  Tom.  i.  in  8.  Lucca  1761.  per  Gio. 

Riccomini  a  fpefe  di  Gaetano  Cambiagi  di  Firenze  P.  4. 
Farfetti  (Joannis  Baptiftx)    Carmina  libri  duo  in  8.  1762.  P.  i.— 
Donelli  (Ugonis)  Commcntariorum  de  Jure  Civili  Tomus  Priinus  in  Yo\.  J>er 

gli  S'gi-  ylffocitti  P-  zo. 

Per   li  mn  AJfociati  P.  30.  „  „-       .   •     r^  1     d 

Imfciizzioni  raccolte  da  Moafig.  Benedetto  Paffionei  ui  Fol.  P.  io. 


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