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ANNALI D' ITALIA
DAL PRINCIPIO
DELL'ERA VOLGARE
SINO AL L' ANNO 1750.
ANNALI D' ITALIA
DAL PRINCIPIO
DELL' ERA VOLGAP.E
Sino a l l' Anno 1750.
COMPILATI
DA LODOVICO ANTONIO
MURATORI
COLLE PREFAZIONI CRITICHE
DI GIUSEPPE CATALANI
Trete delT Oratoria- di S. Girolamo della- Carità ,
E COL PROSEGUIMENTO DI DETTI ANNALI
FINO A GLI ANNI. PRESENTI.
TOMO QUINTO
Dall' Anno 841.. dell' Era Volgare fino all' Anno^ 1000,
IN. LUCCA MDCCLXin.
Per Vincenzo. Giuntisi.
CON LICENZA D E' S U P E II I 0 R I .
A fpcfc di Giovanni Ricco mini.
ALL'ILLUSTRISS. SIC. MARCHESE
VITTORIO
GHILINL
MARCHESE DI MAR ANZ ANA , SEZZE , GAMALERO ,
E CONTE DI RIVALTA,
PATRIZIO ALESSANDRINO,
S. L>. B.
Anti fono, lUuftrifs. Sig.
Marchese, i motivi, che
poflbno altrui rendere
defiderofo di onorare la degnillì-
ma Perfona Voftra, che io fono
per-
perfuafo niiittò dover feflfere al
Mondo, che non approvi Pardi-
re, con cui ini fo lecito di dedi-
carvi uivo de' Volumi degli Anna-
li d'Itdia del famx)fo Muratori. Im-
perciocché ìe fi vuole confidera-
re la Nobiltà del Vòtltò Cafato ,
egli è baftevolmente noto ellère
quello uno de' più antichi ^ e de'
3iu ragguardevoli della Città d' A-
eflfandria : Se gli onori , che non
vennero mai meno ai Voftri Illu-
ftri Afcendenti, chi non fa quali
importanti Cariche e Secolari , ed
Ecclefiafliche Eglino follennero,
e tra quelli non e da fcordarfi un
Marchefe Tommaso ( fo Vollro amo-
révole Genitore) che il luminofo
impiego di primo Gentiluomo del-
la Camera del glor. regnante Mo-
nar-
narca CARLO EMANUELE cq^
prì con fplendidezza e decoro : E
le Voi medeflmo vogliamo riguar-
dare , chi non vede il lullro cliia-
riffimo di mille rare doti , ed ec-
celfe virtù, che vi rendono uno
de' più compiti Cavalieri della no-r
lira Italia ì Due di quelle doti cer-
tamente,, come all'uomo nobile ap-
partenenti, io non poflb paflare
lotto lìlenzio, e fono la liberali-
tà, e la pietà, che non mai (tan-
che di produrre benefici eifetti in
prò della Patria, vi hanno di que-
lla procacciato T amore e la Ili-
ma per modo, che vi ha voluto
annoverare fra que' pochi dillinti
Soggetti , a i quali fuole Ella com-
metter la cura delle cofe fue . Fe-
liciffima , che può gloriarli di ef-
fere
fere il nido d' una virtuofa Fami-
glia, la quale non Iblo in Alef-
fandria fpande la fua luce, ma
nella Corte Romana eziandio, e
negli altri Stati del noftro invit-
to Sovrano, per mezzo di due
voftri Fratelli, ornamento Puno
della facra Prelatura , onor T altro
della Real Milizia , e ambidue
afcritti al nobilillimo Ordine Ge-
rofolimitano . A quefte egregie
Voftre qualità fi aggiunge quafi
per colmo una indicibile corte-
lia , colla quale non può a meno
chi ha r onore di accoftarvifi di
re/tare di voi ammirato, e di par-
tirne col cuore ripieno di un ri-
verente affetto; e quefta, fiami
permelfo di dire elfere fiata quel-
la, che mi ha ora dato animo
a fu-
a fuperare ogni riguardo, ed a
recarmivi innanzi col dono, che
io vi faccio del prefente Volu-
me . Io fon certo che T offerta non
vi farà difaggradevole , percioc-
ché fo quale ftima Voi avete fem-
ore avuto de' buoni Libri, de'qua-
i fate continuamente lodevole
acquiito; onde non elfendo ne-
cellarie le preghiere, perchè vi
degnate accettarla , altro piti non
mi reità da fare , che fupplicarvi
di voler graziofamente accordare
anche a me quella protezione ,
fotto di cui fi pregiano tant' al-
tri di vivere, e dichiararmi col
più difbinto oifequio fempre pron-
to a Voftri flimatillimi comandi .
Tom. V. h PRE-
PREFAZIONE
D I
GIUSEPPE CATALANI
vf/ V. Tomo deir Edizioftc Romana .
Quantunque tutto ciò, che occorre in quefto Quin-
to Volume degli Annali d'Italia del Muratori^
fcritto con qualche pregiudicata opinione , lia {ta-
to già non lolamente notato, ma confutato anco-
ra dift'ufamente dal diligente, ed accurato Gior-
nalifta Romano, in due luoghi del Giornale de' Letterati per
l'anno mdccxlvi. llampato in Roma appredb li fratelli Ta-
gliarini nel raedefimo anno, dirò pur io qualche cofa, do-
po aver riferito, fecondo lo itile già fin'ora tenuto, il dilcor-
fo del fuddetto Scrittore. Ecco com'egli favella nel mefe di
Maggio Articolo XV.
„ Queito V. volume, che comprende i6o. anni dall'
,841. al mille, cioè la maggior parte del Secolo Nono, e
, tutto intero il Decimo (ripieno non folo di tenebre affai
, più del precedente, ma oltre a ciò, di itravaganze si nei
, civile, che nell' Ecclefiaftico ; ) benché fia di minor mole
, degli altri Tomi, è nondimeno sì abbondante di opinio-
, ni, e d^ argomenti, co' quali foitiene il Signor Muratori
, il fuo fiftema già tiiTato di fopra ; che ci obbliga ad ular
, e maggior diligenza, e a riferirlo più diltintamente, e con
, maggior chiarezza, di quel che abbiam fatto finora. Tali
, opinioni e argomenti s'aggirano intorno a due capi prin-
, cipali, co'quali lì sforza d'abbatter l'antico diretto domi-
, nio del Romano Ponteiice negli ftati della Chiefa ; e fono:
, I. La fovranìtà afl'oluta da lui pretefa prima ne' Greci, e
, pofcia negli Auguiti Latini: 11. Il fuppolto Imperiai dirit-
, to nel confermar l'elezione de' Romani Pontefici. Ma pri-
b % » ma
li
»
>»
XIJ
„ ma di porre con tutta fincerità fotto degli occhj altrui la
„ mente dell'erudito Annalisa, è ncceirario di dare una bre-
„ ve general noti/.ia di tutto il N'olume: poiché per venire
„ a' due predetti capì, bifogncrà che ci fiicciamo alquanto
„ indietro, e richiamiamo alcune di quelle cofe,chenel rr-
„ ferire il Quarto Tomo (limammo bene di tralafciare: pcr-
„ che, a confellare il vero, non- avremmo mai fuppollo d'in-
„ contrare nel Quinto cofa, che ci avelie a far pentire,
„ d'ellere flati troppo riguardati verfo uno de' primi Lette-
„ rati della noflra Italia.
„ In quello Tomo non hanno luogo i Longobardi , fi
rende bensì tacitamente ragione, perchè fé n'è parlato
con tanta lode ne' due precedenti. Perciocché il Signor
Muratori manifcila all'an. 945-. di ell'er nato Lombardo,
e al 978. attelta, che i Principi di Salerno, di Benevento ,
di Capita, di Spoleti^c. erano di Na/ion Lombarda, e in-
„ titolavanfi Langobardorutn i^entis pr/ncrpes : che Vali anche
„ furono i due Marchelì Obcrti progenitori della cafa d'E-
„ y/c, e che i fuccelìbri di c\\Mi{i\ fi glor'tavano di ejja Na~
„ zione, e finalmente che gli Antenati della celebre Con-
„ tclfa Matilde furono anch' efiì Lombardi. V'hanno ben-
„ sì luogo gli Ungheri, e i Saraceni: ma perchè quelle due
„ Nazioni infeltaron l'Italia colle fcorrerie, lenza annidar-
„ vili; poco interelHino alcune notizie, che fi aggiungono
„ alla Storia quafi compita, che ne telfe il Critico del Card.
„ Baronie . Altro genere d'avvenimenti inquietò l'Italia, fpe-
„ cialmente nel Secolo Decimo . E il Signor Muratori in
„ occafione di mentovare il trattato di Attone Velcovo di
„ Vercelli (an. 95-8.) T>e prefuris Eccle/ia y parla della
„ pellìma Collitutione de' Monallerj non cominciati a rilor-
„ gere tino alla venuta di S. Majolo Abate di Clugnì a Pa-
„ via Pan. 988. e fpecialmente de' Vefcovadi, de'quaU le-
„ pidamente dice: Si vedevano fanziulli alzati al Vefcova-
„ do-, e fi obbligava il popolo a dar tejiimonianze favore-
voli a quejìi sbarbate Iti, che appena avevano imparato a
memoria qualche articolo della fede, per poter risponde-
re, benché tremando, air e fame, il quale era tuttavia in
ufo pit^tofto per formalità, che per chiarire la fetenza
di ciji. Ed ecco qual fofe in qitejìi tempi lo fiato mif era-
bile delle Ghie fé d'Italia.
„ Nel-
XITJ
„ Nella flefla Sede Apoftolica pur troppo vi furono de-
„ gli fconcerti lagrimevoli , come lo attelìano tutti gli anti-
„ chi Scrittori .. E il Card. Baronia \\n dall'anno 876. mentr'
„ era Pontefice Giovanni Vili, fifsò l' infaulto loro principio:.
„ Ex hoc tempore male coeptum eftt ut quum^ pr£ter an-
„ tiquortim morem , non infifierent ita tenaci firmoque ani-
„ mo Succeffores {exceptis iis , qua fpeftant ad Jìdem) Tra-
„ decejforum vefiigiis^ innumera ex bis parta Jint mala.
„ {num. 17.) Indi con fincerità, e libertà grande manifefta
„ le violenze, gli fcifmi , e i difonori della S. Sed€ per tuL-
„ to il Secolo Decimo, ringraziando fempre il Capo invifi-
,, bile della Chiefa, che la prefervò illefa in tanti, e sì re-
„ plicati pericoli. 11 Sig. Muratori, fenza faperfene il per-
„ che, fa l'apologia a quelli Pontefici biafimati dal Card^
„ Baronìa y e pare che abbia più ilima di quelli, che non.
„ ebbe di S. Leone III., e del di lui Anteceflòr S. Adria-
„ no, cui fa, all'an. 774. autore occulto della rovina del Re.
„ Tìefiderio, e aiferifce non farfegli torto,, in creder che
„ adoperalTe autorità e deflrezza in quanti occulti maneg-
„ gi potè . Legge nel Poemetto ài Frodaardo (che termina
„ m Leone VII.) ciò, che non vi feppe vedere il Tagiy.
„ in difefa dello Scifmatico Giovanni X. all'an. 914, e vuo-
„ le , che il Baronia fi fia troppo fidato della penna fatiri-
„ ca di Liutprando, uomo fecondo lui (an. 9x8.) alloror
„ ragazzo, che, crefciuto \>o\, pefcò le notizie di quejìi
„ tempi ne' libelli infamatorj , e romanzi d' allora, al qua-
„ le, come dice all'anno ^},t.. fervirono le pafquinate jper
„ denigrar la fama de' Tapi : mentre avea detto di fopra-
„ (an. 911.) che nemmeno a qae' tempi mancarono libelli
„ infamatori, e pafquinate in Roma.
„ Per lìmil modo di.fende Giovanni XI. chiamando fo~
„ gni e imìnagin azioni i lentimenti del Card. Baronia ^
„ contro del quale fi dichiara in quello afpro linguaggio:
„ Al tribunale del [acro Annnlifta non conveniva di dichia-^
„ rarlo 'Tfeudoponteftce,. ed intrufo contro il fentimento-
„ della Chiefa univerfale , e della Storia {zn. 931.} Fin Gio-
„ vanni XII. giovanetto intrufo,. e depotlo finodalmentc
„ dopo nove anni d'invaiione ,vien patrocinato dal Sig Mu-
„ ratori; il quale approvando il dirfi dal Baronia, che psr
,y vero e legittimo Pontefice lo ha riconofciuto la Chiefa^
» fog-
>»
XJV
„ foggiunge : Non farebbe flato fé non bene , che ti dottìf-
„ fimo Torporato avefe fatto ufo di quefta majfma per al-
„ cuno ancora .de' precedenti (an. 95-6.) E giunto all'anno
„ 963. in cai 'fu deporto, giuiìifica l'elezione di quello Scil-
„ matico 'Giovane., aftermando, eflèr defiderabile, che il
„ Baronio non nvejfe peggio ancora che que' Vefccvi , fere-
„ ditato L' ingrejfo net Santificato^ fino a tenerlo per ille-
„ gitttmo fuccejfòr di S. Tietro. Né folo prende egli le di-
„ fefe de' Papi Scifmatici, o fiano intrufi: ma vuol che fi
„ credano onelle Matrone quelle celebri donne, che da tut-
„ ti gli Scrittori ci vengono additate per proftitute; lofte-
„ nendo all'an. 911. che gli Scrittori abbian feguito alla cie-
„ ca il maledico Liutprando . Q\\q però non approva l'aver
„ eglino allento con Liutprando medefimo, che Marozia
„ Patrizia Romana exTapa Sergio Joannem, qui pofl Joannis
„ Bavennatis obitum S. R. E. obtinuit dignitatem , nefario
„ genuit adulterio : anzi pretende di reOitur l'onore al Duca
„ Adalberto IL fpecialmente contro il Baronio, del quale
„ vuol che fi caffino molte partite infiufiìflenti (917.) Più
„ concila è l'apologia di Berta, madre di Guido Duca di
„ Tofcana.: poiché dice, ch'ella aveva 60. anni, e perciò
4, non era atta ad adefcare amanti (an. 919.) Difende altre-
„ sì Ermengarda figlia ài' Adalberto li. Duca di Tofcana,
» e feconda moglie del Marchefe d'Ivrea, perchè non gli
„ par credibile, ch'ella facefle mercato, non folo co'Prin-
„ cipi d'Italia, ma eziandio con perfone ignobili (9i5'.)
„ IVilla o fia Guilla moglie di Berengario vien tacciata da
„ Liutprando, come adultera; ma il big. Muratori l'attri-
„ buifce al confueto tenore della penna di quello Illorico,
„ il quale,, fecondo lui (an. 946,) l'avrebbe anche più in-
„ giurata, fé aveife continuato a fcrivere , per eifere fiato
„ sì mal ricompenfato del fuo lungo e fedel fervigio in qua-
„ Htà di Segretario.
„ Eppure, dopo avere in mille guife fcreditato quefio
„ Autore, che fcriveva la Storia dc'fucì tempi, fino a chia-
„ marlo d'umor bufinone (an. 936.) deplora all'anno 948.
„ la mancanza di quella llloria , troncata, die' egli, nel più
„ bello, mentre era Legato di Ber engario a Coilantinopo-
„ li ; e afferma, che in tanto per quefta mancanza viene
^ a refiare in un gran bujo la Storia d'Italia. Ed è no-
tabi-
XV
,„ tabile, che Liutprando abbia più incontrato col Sig. Mti-
„ ri2^<7r/ nella fua legazione al Greco- Imperadore (an. 968.)
„ ellendo allora Vefcovo di Cremona, che nella fua Sto-
„ ria: benché quella folTe da lui fcrirta molto- di propoii-
„ to, e quella per render ridicola- la Corte Greca, e per
„ additarne la palpabile ignoranza. Nondimeno indi ricava
„ (an. pfx.) il diritto pretefo dai Re di Germania fopra
„ /' 7f /«//■<«; motb-ando, che Ottone nella Dieta d'Augulla
„ s'accordò con: Berengario^ e col di lui figlio, lafciando
„ ad effi il Regno con patto, che lo riconofceirero in feu-
„ do. Berengarius\,A^ Adelhertus, così Liutprando, fui
„ milites ejfe6ìi regntim Italicum fceptro aureo ex ejus
„ manu fit/ceperunt . \'\ ricava inoltre all'anno 968. leb-
„ bene con interpetrazione alquanto forzata, la fpecie viva
„ nelia mente del Greco delia fovranità fopra di Roma,
„ e dell' antica pretefa autorità neir elezion de' nuovi 'Pa-
5, pi. Ma di ciò parleremo a fuo luogo.
„ Del rello, anche in quello Tomo ha feguita la trac-
„ eia del Card. Baronio, e del 'Pagi, ì quali gli fommini-
„ Urano i farti, e gli Autori che ne trattano. 11 Pagi gli
„ è più amico, e rare volte lo abbandona. Ma gli Annali
„ del Card. Baronio, benché generalmente gli apprezzi po-
„ co, in quello Volume par, che da lui fi dii'prezzino.
„ Dice all'anno 901. che l'Eminentifs. Annalifta per eirerlì
„ voluto fcollar dal Sigonio ^ fi trovò confufo, e inciampò-
„ in molti anacronifmi, e che i di lui Annali {\ trovano in
„ quelli tempi confufi e difettofi, non meno per la crono--
„ logia de'Papi e degl' Im.peradori, che per li fatti (an.
„ 607.) Quanto alla cronologia potrebbe dirfi,,che il Sig.
„ Muratori l'avelie rillorata anche meglio del Pagi\ {q
„ tanti documenti, de' quali arricchifce gli Annali, non fof-
„ fer quafi tutti bifognofi di correzione o nell'anno, o nella
„ Indizione, o in altro carattere di tempi . Egli medefimo
„ (anno 910. e 9ix.) ^\ dichiara di llupirne: Come diplomi,
„ che han tutta la ciera d' originali , contengano si fatti
„ sbaglj , non fi fa così facilmente intendere .. .come ci
„ poffa ejfere tal divario fra Atti fpediti nello Jìejfo tempo
„ dalla mede f ma Cancelleria, chi mei fa direi Di fimil
„ natura incontrandone fovente neW Italia Sacra deWVghel-
n li, non potè contenerfi dal difapprovarne la riilampa fatta
„ in
»
il
XVJ
„ in Venezia dal Gj/<?^ì; mentre vorrebbe, che (anno 907.)
„ fofe interamente rifatta da capo a piedi , come in Fran-
„ eia fi fa della Gallia Sacra de' Sammartani. Ma in or-
„ dine ai fatti fi trova bene fpelTo all' ofcuro egli medefi-
„ mo, onde ricorre alle congetture, le quali ognun sa,
„ quanto fieno debole appoggio per Toftenere i fatti: con-
„ tuttociò ei liberamente atìerma (l'anno 989.) che quando
„ manca la chiara luce della verità^ Jì debbono ammettere
„ come buomi moneta^ le congetture fondate /opra il veri~
7?w//^ . Il Canone in materia litorica non può ammetterfi*
ed alcuno lo pallerà forfè per buono, circa lo fcopri-
mento delle Marche di Tedaldo Avolo della Contefia Ma-
„ tilde y e di jìdalberto, e Oberto, progenitori della cafa
„ ^'£7?<?, perchè quelle cofe non interellàno generalmente?
„ ma non gli fi accorderà certamente da veruno in fatti
„ d'univerfal premura. Tanto ci lembra che polla ballare
„ per aver l'idea, almeno fuperficiale, di quello Volume.
„ Paffiamo ora al primo de' due propoili capi, cioè al pre-
„ tefo fovrano dominio degl' Imperadori negli itati di Santa
„ Chiefa.
„ Il Primo argomento non faputo veder dal Baronio y
„ lo fomminiilra il Tagi al Sig. Muratori \ ed è il Confo-
„ lato all'ufo de' Greci, colla buona forte d'incontrarlo in
„ Carlo Magno medefimo, il quale, nella giunta da lui fatta
„ alle leggi Longobardiche il primo anno del fuo Imperio,
„ chiaramente lo efprelle: Anno ab Incarnatione 1). N. J.
„ C. 801. Ind. IX. anno vero regni nofìri in Francia 33.'
„ in Italia 5,8. ConfiUatus autem tiojì ri primo . Quindi am-
„ bedue argomentano, che Carlo Magno., e i fuoi fucccef-
„ fori prefero all'ufo de' Greci AugulFi il Confolato perpe-
„ tuo: perciò incontrando talvolta patriciatus ejus, con
,, franchezza correggono poft Confulatum ejus . Se non che
„ di tanti documenti, che l'uno, e l'altro portano, appena
„ fette, o otto Diplomi Pontificj fi trovano con tal nota di
„ tempo, fenza comprenderli, fé così usò la Curia di Ro-
„ ma per riverenza, o per adulazione: poiché, l'unico ri-
„ ferito efempio di Carlo Magno non ebbe imitazione. Efll
,, Diplomi fi veggono agli anni 817. 819. 875-. 877. 891. 897.
„ e Ipecialmente 917. il quale è molto notabile, sì perchè
„ il Sig. Muratori emenda il Tatriciatus anno fecundo in
\
XVIJ
poft Con fu Intum., con foggiugnere .- Ecco lo flìle ojfervato
anche fotto gli antichi Imperadori Sovrani di Roma: e
sì ancora perchè l'Imperadorc Beretigario nominato nel
Diploma, lungi dal provare la pretela fovranità, chiara-
mente dimotlra, che la Dignità Imperiale fu illituita da
S. Leone ìli. in Occidente, mantenuta dai di lui fuc-
ceiFori, affinchè il. Vicario di Grillo, e la Chieia Ro-
mana avellerò protezione, e difela. Perciocché Giovanni
X. villa abbandonata la Chiefa e l'Italia da Lodovico
r Or^ó/, creò Imperador Berengario^ benché quegli ancor
vivelìe . E dopo la morte dì quello nuovo Auguilo, ef-
fendo vacato l'Imperio 38. anni, cioè dal 9x4. al 961.
Giovanni Xll. invitò Ottone Re di Germania, accioc-
ché venifle a liberar dalla l'irannide l'iralia, e la Ghicfa,
ad efempio di Carlo Magno ^ e gli otìerle in pre^nio la
Corona. Onde è vero ciò, che dice il Sig. AJuratori
l'an. 993. che ninn Re Tede/co fortò titolo d' Impera-
dore , fé non dopo ejfere fiato coronato dal fomrno Ponte-
fice^ contro l'opinione di chi vuol continuala la Serie
degl' Imperadori ne' Re di Germania in que' 38. anni : ma
„ è altresì vero, che non era coronato dal Tommo Ponte-
„ lìce, fé non prometteva con giuramento di difendere, e
„ proteggere il fommo Pontetìce, e gU llati della. Chiefa
,, Romana, conforme è manifeito dal giuramento sì antico,
„ che più moderno ( Bar. ^ 'Tag. 960. «. $. Mabill. Muf.
„ Ital. toni. X. /. 398.)
„ In ordine a ella coronazione ci dà una noti/Ja il
„ Sig. Muratori i che ci fembra aliai particolare. Vuol egli
„ ( parlando d'un Concilio fatto in Ravenna da Giovanni
„ IX. coir intervento di Lamberto Imperadore) interpe-
„ trarci a fuo gullo, che cola folle quel "Patto del Canone
„ 6. e del 7. Chiamavanfi 'Fatto ^ egli dice, h Signoria
„ di Roma , deir Ef arcato , e della Pentacoli , che chiun-
„ que defiderava d' ejfere Imperadore^ confermava per patto
„ a Romani 'Fontefict con nuovo •Diploma (anno 898.) Che
„ prima di elTér coronato Imperadore, alcun faceile fimil
„ Diploma, é all'ai difficile a provarli. Più malagevol è an-
„ corali perl'uadere, che quel 'Patto de' due Canoni voglia
„ dir Signoria di Roma ^c. Le parole del Canone Sello
„ fono: 'Vt paflumy quod a bon. mem, vefiro Genitore '^Do-
Tom. V. e „ mì~
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mifio fVìdoue^ ^ a vobis ■pìiffìmis Imperatorìbus juxta
pvivcedentem confuetud'tnem fahum eft^ nunc re'tntegretur^
^ inviolatum fe^vetur . E il Seitimo vuol, che lì an-
nullino alcuni Diplomi emanati in pregiudizio di quel
Tatto : De locisy att^ue rebus ^ qutc in eodem 'Pa6to con-
tinenturypracepta nonnulla illicita ^c. Ora la woce 'Pa-
élum in queMecoli barbari non altro lignifica che 'Placi-
to y Co ftituzioney Legge y o Atto Tnblico . Quello fi vede
chiaro nella conferma delle donazioni fatta da Ottone.
Per hoc paEìnm confìrmationis nofìra .... per hoc no-
ftra delegationis paEium .... fecundnm quod in pailo,
^ conjiitutione, ac promifflonis firmitate En^enii Tonti-
ficis . . . hoc pa5tum confirmationis noftne roboravimus .
Se poi tutti gl'Imperadori f^icelìero tal conferma, come
indfca il Canone riferito, lafceremo che altri lo cerchino;
baltandoci folo di avvertire, che eflendo così, la ColU-
tuzione celebre comunemente rigettata da'Franzefi: Ego
Lndovicns Imp. ^ug- (fatuo ^ & concedo per hoc pailum
confìrmationis nojìr a ^c. {Baron. 817. n. x. ) farà inter-
polata, ma non falla: e che il non nominarli da Ottone
AI. altre donazioni, che quelle di Pippino, e Carlo M,
che fono le fondamentali dello itato Ecclelìaitico, non
efclude la confuetudme nominata nel riferito Canone .
„ In quello fuo Patto confermato per patto riguarda
il noltro Autore que* patti fegrcti, che immaginò tra S.
Leone III. e Carlo M. figurandoli l'anno 800, che Papa
Leone ftabiliff'e tale accordo con Carlo M. prima di ejal-
tarlo tanto y e guadagnajfe anch' egli dal canto fuo., e de"
fuoi fucceffori . Ma tali patti fegreti a noi fembra, che
liano limili all'accordo coli' a^i pojjidetis ^ che luppone le-
guito in Salz l'anno 803. fra Carlo Magno ^ e gli Amba-
Iciarori di Miceforo: in guila che rimanellero a Niceforo
la Sicilia y le Città rimalte nella Calabria ^ e i diritti fo-
pra Napoli y Gaeta e Amalfi: e a Carlo Magno Roma
col Uucato Romano &c. benché confelFi, che gli Scrittori
non ne parlino . Contuttociò fi fcuoprc indi la mente
dell'Autore impegnatilFimo a follenere, anche in quelli
Annali volgari, ciò, che nella Piena Efpofìzione tèe. e
Antiquit. Med. Mvi diff. x. & 3. avanzò in pregiudizio
dell'antico fupremo dominio de' Romani Pontefici. Più
»
alk
XJX
„ alla fcoperta fi dichiara l'anno 814, argomentando dalle
„ p?trole à' Eginardo^ che annovera tra le conquide di Carlo
„ Magno Italiani totani, qua ab Augufta Tratorìa ufque
in Calabriam inferiorem, in qua Gracorum , GJ Bene-
ventanorum conflat effe confinìa , decies centum , ^ eo am-
pliits pajfuum millibus longitudine porrigitur\ in «quella
maniera --: Parole chiare di qiTeH'accreditato Storico, e
Utiiziale della Corte di elio Carlo Magno, che lì oppon-
„ gono a chi voklle efcludere dal ùio fovrano Dominio Ro-
„ ma col fuo Ducato, e l'Elarcato di Ravenna, la Penta-
„ poli, il Ducato di Spoletì, o altra contrada d'Italia -- .
„ Tal fuo argomento lo rinforza l'anno feguenie con una
congettura, per ahbatcre trafverfalmente un fortiflimo in^
dizio di fovranità Pontificia nell'efercizio àtt\ jus gladii —:
Giuntone, die' egli, l'avvilo all' Imperadore , fé l'ebbe
forte a male, parendogli troppo rigorofamente galligati i
„ rei da un Papa primo Vefcovo della Criltianità. Può ezian-
„ dio conghietturarfi, ch'egli temefie per quello fatto delle
„ rivoluzioni, onde venifle a perdere non meno egli, che
„ il Papa, il dominio di Roma.
„ Ivi non fi nega già il dominio a' Pontefici; ma fi ac-
„ eorda loro un dominio fubordinato al fovrano Imperiale,
e di più concefib loro da gì' Imperadori , attaccandoli a
una lettera lufinghiera {Ep. Bf.) di Giovanni Vili, a
Berengario, in cui lo prega a procurargli fcampo dalla
tirannìa di Lamberto Duca di Spoleto, con cfprimere i
Urbis Roma potejìatem a piis Imperatoribus B. ""Petro ,
„ ejufojiie Vicariis tradii am. Onde il Signor Muratori con-
„ chiude — : Parole, che ci fanno intendere il fifiema di
„ Roma in quelli tempi, cioè, che i [Pontefici fignoreggia-
„ vano in Roma, ma con poiefià loro conceduta da gì'lm-
„ pcradori, 878 — . Nel che fi diparte da gli eruditi Fran-
„ cefi , e fegue il GoLdafto, che vien chiamato dal 'Pagi
„ {an. 961, n. i.) vir Romana: Ecclefìa parum aquus . E
„ perchè quello è un punto di fomma importanza, Itimia-
„ mo noltro dovere di qui riferire la fentenza del mede-
„ limo 'Pagi, adoprato dal Signor Muratori non fempre
M fedelmente per follenere le lue opinioni. Ecco le di lui
„ parole nel luogo citato: Sicut poft renovationem Imperii
„ "Pontificis Romani fupremum dominium Urbis , Uncatus
ex. n Ro~
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„ Romani, ^ aitar tcm dìttonmn Ecclefìafticarum in Impe-
„ ratorem tranftnlerunt , refervato fibi dominio utili: ita
M 5SJ Joannes XII. Imperium Romanum iterum renovans ,
„ eodem /e modo geffit. Su premunì ttaque urbis, ^ ditto-
„ num a •'Pipino, & Carolo M. Ecclefìa Rom. conceffarum
„ domtnium penes -Tontifices fuit : donec a Troceribus Ro~
„ manis indt^ne habiti , Quieti, ^ tranquilUtati tam fua,
„ quam Ecclcfia confulere volentes, ® eorum temeritatem
„ frano aliqm coerccre, fupremum Urbis, T>ucatus Ro-
„ mani, ^ Exarcatus Ravennenfìs domininni in Imperatores
y, tranftuleruvt , falva, quam fibi Romani premi ferant , fide,
„ aliijqiie qtiihujdam juribns fìbi refervatis. Tale è lempre
„ illemimcnto del 'Pagi. Che però i'ticontratofi all'anno 832.
>, («. I ) nelle parole" del Continuatore di Paolo Diacono;
„ ^Pajchaiis quoque Apofìolicus poteftatem , quam prifci Im-
y, peratores bahuere, ei fuùer 'Popnliim Romanum concejjìt :
„ così' argomenta : ^tare Imperatores Francici prater de-
y, feiifìonem, & protedionem Ecclefìa ftipremo dominio in
y, urbe potiti funt ex concejjlone 'Fonti ficum Romattorum ,
,, ad quod quorumdam Romanorum infolentia eos adegit .
„ E alquanto fotto {num. 3.) dopo aver riferito, come S.
„ Pafquale s'ebbe a difendere da una grave calunnia: Qua-
„ re non mirum , profegue , fi fummi 'Pontifices ad fimtles
y, infolcntias reprimendas , fupremum 1)rbis dominium, fal-
y, va , quam Romani fibi promiferant , fide , /';/ Imperatores
y, tranjìulerint .
« Noi non intendiamo qui di giuftitìcare affatto l'opi-
nione del Tagi, biibgnofa anch' ella di cenfura : polcia-
chè i Pontefici non trasferirono il fupremo dominio ne-
gli Auguili : ma loro il comunicarono, per aver braccio
forte, oltre alla legittima fovrana autorità: in guifa, che
fé non vi folle biiognato il terrore delle armi , niun in-
terelVe vi averebbero avuto gl'Imperadori. Lodiamo bensì
il 'Pagi, e con elfo gli eruditi Francelì, perchè hanno ri-
conolciuta negli Auguiti Latini poteità delegata, non af-
.. foluta, come il noltro Annalilla ; efercÌ2Ìo di fovranità
„ per privilegio Pontificio, non diritto annello alla dignità.
„ Ciò, che ci è forte difpiaciuto, è, che il Signor Mura-
M fori all'anno 832. nella caufa di S. Palquale, in cui il
yp Tagi replicatamente conobbe delegazione di potellà negli
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„ Augufti, così c'infulta: Chi non vede nella fofìanza , e
„ nel maneggio di f ne fio fatto la fovranità dell' Imùeradore
„ in Roma., è da credere ^ che abbia ben corta la l'ifia.
„ Inoltre parlando all' anno 967. di Ottone il Magm , di
„ cui, oltre al detto fopra , così parla di nuovo il 'Pagi
„ {num. I.).- Vides Othonem., ftcuti ante eum Carolum Mar-
yy gnum^ ^ alias, ftipremo jtire in Rnmanos a Joanne XIL.
„ donatttm fiiiffe : così volgarizza infedelmente quella fen/-
,» tenza --: Pruove, dice il Padre Tagi, del fuo fuprerno
,> dominio in Roma, efercitato alla guifa de i Cuoi prede-
„. ceilori --. Il che abbiamo Itimato ben d'avvertire, affin-
„ che non redi ingannato il Lettore, quando incontra in
„ quelli Annali l'altrui autorità in lingua volgare. Anche
„ all'anno 941. fa dire a Lintvrando {lib. f. cap. i.) — :
„ Non aver mai il Re 'Vgo difmelTa la voglia, né dejjoila
„ la fperanza di acquillare il dominio di Roma^ o fia il
„ Titolo, e la corona d'ìmperadore de i Romani -. Ma
„ Liutprando non dice quello: ecco le dì lui parole: 'l^go-
„ ne Rege turpiter exPulfo, Alhericus, ut pr a fati fumus,.
y, Romance Civitatis^ Monarchiam ohtinehat . ^tem Rea
„ Hugo quotannis graviter opprimebat . Né poteva dirlo-:
,» perchè in quelli tempi infelicilTimi i Signori Romani avear
„ no violentemente ufurpata la Signoria in Roma, e altri
„ negli altri Stati della Chiefa, e la ritennero, finché il nuo-
„ vo Carlo M. Ottone I. come lì è detto, fu invitato da
„ Giovanni XII. a venir coU'eferciro a vendicar Roma, e
„ gli Stati della Chiefa nell'antico fupremo dominio de i
„ Pontefici, come puntualmente efeguì, con rinnovare le
„ antiche donazioni, e l'antico poHelTo, malgrado del Sig.
„ Muratori y che s'unifce col Goldafto a tacciar di falfo il
„ Diploma in molte parti, perchè s'oppone al già allérito
,,, da lui .
,, Per dare un faggio dell' armonia grande del Sacer-
„ dozio, e dell'Imperio, quando per concelTion del legitti-
„ mo Sovrano eiercitavano gli Augulli fovranità in Roma,
„ e nello Stato- della Chiefa, fecondo WTagi; o più vera^
„ mente, Iccondo noi, ambedue d'accordo, così volendo
„ il Pontefice, amminitlravano gli aftari ; balla riflettere alU
„ ColHtuzione di Lattario, dilli nta in nove Capitoli prell'o
„ Oljìento {^ColL Rom. T. IL f^ag. io8. cap. i. ) poco^ fe-
y> del-
XXlj
„ delraente anche efTa volgarizzata dal Signor Muratori
„ l'ano. 814. Eccone le Iteiì'e parole: Conjìituimus ^ ut o-
„ mnesy qttt fub fpeciali de f enfiane 'Domni Apoftoltci ^ feu
„ iioftra fuerint fufceptiy ittkpetrata mv'tolabìliter utantur
y, defenflone. ^lod fi quis in quocumque violare frafum-^
-n Jfjerit y fciaty fé periculum vita fua iucurfurum . Nam^
M& hoc decernimusy ut 'Domno Apojìolica in omnibus jujì a
, fervetur obedientia , feu Ducibus , fi^ Judicibus fuis ad
y jufìttiam faciendam . 11 i. e 3. Capo riguardano l'elezion
, de i Pontetìci, e fé ne parlerà a luo luogo. (Gap. IV.)
, Volumus etiam ut miffi conftituantur a TDomno Apofìoli-
y co y ^ a nobisy qui annuatirn nobis renunctent , qualiter
,, fìngult Uucesy kè Judices juflitiam populo facianty ^
y quomodo noftra conftitutio fervetur . 'Decernimus ita"
, qucy ut primum omnes clamoresy qui negligentia'Ducum.y
, aut Judtcum fuerint y ad notitiam "Domni Apofìolici re-
y feratitury ut flatim aut ipfe per fuos nuntios eofdem e-
y mendari faciat y aut notificety ut legatione a nobis dire-
y Ba emendentur . Nel Gap. \^ fi dà a i Ronìani l'elezion
, d'una legge da feguire, e fi avvertono, c\\q fi offende rint
, cantra eamdemy eidem legi y quam profìtebuntur y difpafì-
y tione T>amni 'Ponti ficisy ^ noftra omnimodis fubjacebunt .
y Finalmente ordina, ut omnis homOy fìcut Tìei gratiam ^
i noflram habere dcftderat , ita pr/fìet in omnibus obe-
ì dientiamy atque reverentiam Romano Pontifici . Da que-
, Ila Gollituzione ognun vede, che l'Imperadore dichiara^
, to Gollega della lovranità dal Pontefice per tenere i fud-
> diti in dovere, dappertutto manifelta la fuperiore del Pon-
.» tefice. Ma il Sig. Muratori dice che — da quelle or-
^ dinazioni rifulta la jignoria de i Papi in Roma, e nel luo
, Ducato, ma inlìeme la fuperiore de gli Augulli — . E vol-
, garizzando il quarto Gapiiolo al folito poco fedelmente,
, tace i Minillri da deputarfi dal Pontefice, e tutto attri-
„ buifce a quelli dell' Imperadore — . Vuole, che liano de-
yy putati de i Melfi dall'lmperadore , che ogni anno infor--
5, mino efiò Augnilo, come (x portino! Giudici neh' ammi-
„ niilrazion della giullizia, e come fia ollèrvata 1' Imperiai
„ Gollituzione — . Con quell'arte gli riulcirà a maraviglia
„ di far credere al volgo ciò, che tentò di perfuadere a i
„i Letterati (</« Antiqui. Med. Mvi Diff. 1.. pag. óf.) coli*
„ con-
xxnj
„ conclufione: cert'? non eo fupremo jurcy qmd nunc Apo-
yy ftalica Sedes exercet , & in perpetnum exerceat optan-
„ dum ejì : e che non feppe hv credere ai Giudici diiap-
„ paflìonati nella Tiena Efpofizione ^c.
„ A quella lodevole armonia (ì riferifcono e le parole
„ del giuramento d'Ottóne Magno: Et in Romana Urbe
„ nullum placitum., aut ordinationem faciam de omnibus ,
„ aua ad tCy aut ad Romanos pertinety fine tuo confdio :
„ E quelle dell' Annalisa Sartbne, che parla di Ottone III.
Habtto cum Romanis T tacito , quemdam Crefcentium ,
quia priorem 'Papam (Jo. XV^) injurits ftepe lacerave-
raty exilio ftatuit deportari^ fed ad preces novi Apofto-
„ liei omnia illi remtfit . E pure il Signor Muratori {an.
„ 961. e 996.) ne teppe cavar nuovi argomenti di Sovra-
„ nità aflbluta ne gli Augulti contro il Baronioy e il di lui
„ Oitico, che non ve la riconobber tale. Non già che il
„ Tagi non oll'ervafle nella vita di S. Adalberto : Novus-
„ Imperai or dat Jura populis, dat jura novus Vapai ma
„ faldo nella fua opinione di Sovranità delegata, e inlìeme
„ ammirando, che fino a quei tempi avellerò continuato gli
„ Augurti in tale efercizio, dice (ann. 996. n. 7. ): ^ae
„ manifejle oftendunty Ottoncm III. ftcuti <S decefforesyfu-
„ premum dominium in 'Vrbe exercuijfey quod ufque ad no-
„ fira tempora obfcurum fuit . Ma prima di partire dalla
„ Colb'tuzione di Lattario y vorremmo» che fi avvertillero
„ due ingegnole alterazioni , che le fon date dal noltro An-
„ nalifta . Ciò che dichiara il primo onore nella fovranità de i
„ Pontetìci, e il fecondo in quella de gli Augulli, cioè che
„ tutto diiponga, ordini, e decida il Ponterice, e fé gli
„ mancano le forze per farlo, invochi l'ajuto dell' Impera-
„ dorè: dal Signor Muratori vien chiamato prima ijìanza
„ nelle querele y cioè non lupremo diritto. E in fecondo
„ luogo i Duchi nominati nella Collituzione li chiama Go-
„ vernatori della C/r^i: venendo in tal modo a follenere,
che le Provincie delle donazioni liana infulEilcnti . La
medefima dottrina ripete all'anno 918. fpiegando i Con-
„ foli, e Duchi, che s' incontrano nelle carte vecchie — r
Probabilmente Contoli, egli dice ,, perchè membra del Se-
nato Romano, il quale tuttavia durava ; e Duchi, perchè
„, Governatori di qualche Città — . Lattario per altro dopo
„ avet
>»
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XXJV
„ aver provveduto nel Capitolo 6. della fua Coltituzione
„ -allo Stato Ec eie Ila Iti co, provvede nel iettimo al iuo Re-
„ gno d'Italia contìnante; 'lìepradatìones in confìnio nojìro
non fiant . E quelli confini, benché al Signor Muratori
pajano troppo valli, noi tenghiamo per fermo, che lìano
gli ftefììdìrai regnati nella donazione di Ottone Magno ,
confermatoria delle più antiche. {Bar. 961. n. IV. Ta^
„ gius ibid.) Cum injula Cor fica. TDeinde in Suriano^ de^
„ inde in Monte Bardonis, demde in Ber ceto , exinde in.
„ Tarma ì deinde in Rhegio, exinde in Mantua., atque in
„ Monte Si/icisy atque Provincia Venetiarutn, & IJìrin.
„ Se in querto gran tratto di paelì non v'eran Ducati, e
„ March<fiati, farà vero, che i Duchi eran Governatori di
„ Città, conve ipfe dixit .
„ Ma giacche abbiam nominata la Corfica, la quale il
„ Signor Muratori, collretto all'ann. 807. da lettera di Leo-
„ ne IH. confcila, che doveva eder comprefa nelle donazio-
„ ni , ma pretende che non avelie etietto ; iarà bene di lom-
„ minillrargli documento certo^ con cui provandoli l'identi-
^ tà di quella parte di donazione così remota, lì venga a
„ conofcere, che qualllvoglia cola, che s'incontri in carte,
„ o precetti, o Piaciti ripugnante alle donazioni, non indi-
„ ca fallita delle medelìme, ma ulurpazione altrui . OiFervò
„ egli eruditamente all'an. 8i8. che—fin lotto Carlo Magno
„ per maggior licurezza delle Provincie fituate a i confini,
„ furono iltituiti Uttiiiali, che ne avellerò cura, chiamati
„ perciò Marchenli, <j Marcheli, che è quanto dire culto-
„ di de i confini—. Or di quelli Marcheli fin l'anno 2>^6.
y, ultimo di Sergio li. n'era uno in (Joriica, cioè il Conte
„ Adalberto dipendente dalla Chiefa Romana, come li ha
„ dal celebre Codice Farneliano, non villo dal Signor Mu-
ratori., nella vita di quello Pontefice. Hujus pr^fati Ton-
ti fìcis tempore y quum tfia Je ita agerentur, Adeìvertus
Comes vir Jìrenuus . Hic quum e (Jet Marcenjìs, ££? tutor
Corfìcane Infule., cognita necejjltate reipublue, mifit epi-
flolam Rome continentem . ^lod multitudo gentis Sarace-
norum ad xi. millia properantes venir ent cum navibus
LXXiii. ubi iiie{feHt equi T>. & quo d fé dicerent Rome
„ properare . Et adcertarent liberare beati Tetri Apoftolì^
^ 'Pauli thefauros Ecclefiarum. Et fi fieri putuiffet fip-
„ forum
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XXV
„ forum Apojìolortim cor por a Intro inferrent Roma, ne de
„ tanta falute noftra gens nefandijjìma paganornm exultare
„ potuiffet . ^i^ m'tjja eft x. die Menfis Aug. Ind. ix. Que-
llo e iìmili documenti da preferirli fenza dubbio a tante
carte di Monalterj, e da mandarfi almeno del pari con tanti
Placiti, de i quali è ripieno quello Volume, lì oppongono
alla opinion del Goldajìo, abbracciata dal Signor Miira-
„ tori a difpetto del Pagi (961. ». 4.) per tacciar di falfità
„ la donazione di Ottone, come lo avea fatto già nella Tie-
„ na Efpofiz,ione \sc. alla quale qui li rimette.
„ Ma tornando alla grande armonia del Sacerdozio,
„ e dell'Imperio; il Sig. Muratori, che lodò tanto nel line
„ dell'anno 430. tom. 3. una legge di Valentiniano (/. óB.
„ /. II. tit. 30. Cod. Theod.) a •Pf/frÉ' Proconfole d'Affri-
„ ca, in cui li dichiara, che fai va la riverenza dovuta alla
„ fua Maeltà, non ifdegna di litigar co' privati nel medefi-
„ mo foro, e d'elfer giudicato colle fleire leggi; fa poi le
„ maraviglie, che il Vicario di Crifto in fua propria reli-
,, denza adduca le fue ragioni per mezzo del luo Avvoca-
„ to, e lenta quelle della parte avvcrfa in pendenza Eccle-
„ lialtica, conforme alle leggi civili e cano:iiche, e li lafcia
„ ufcir dalla penna quella invettiva: -- fé dal vedere, che i
„ Minillri imperiali alzano Tribunale in Roma, e nello itef-
„ lo Palazzo Lateranenfe, e ad iiìanza di chi li pretende
„ gravato, chiamano al loro giudizio il Pontefice per beni
„ temporali, e proferifcono fentenza , non rifulti chiaramen-
„ te il dominio fovrano , tuttavia confervaro in Roma da gli
„ Augulli, io ne rimetto la decilione a chiunque fa protef-
„ lione d'amare la verità in Roma Itclla, con credenza, che
„ ognuno ivi l'ami, e non l'abborilca ~. Non s'inganna il
„ big. Giuratori nella fua credenza, che in Roma s'ami la
„ verità, perciò Itimiamo bene difcoprire la talntà di quello
„ periodo, aftinché chi legge non relli ingannato. Il Placi-
„ to da lui qui riferito, fu pubblicato dal Mabillone {An-
„ nal. Bened. tom. 1. Append. n. 5'x.) e appartiene all'an-
„ no 819. terzo di Papa Gregorio IV. ellendo Imperadori
„ Lodovico 'Pio, e Lottarlo ino figliuolo, il quale cinque
„ anni prima avea latta la Coltituzionc fopra riferita, nel
}, quarto Gap. della quale avea Itabilito, come vedemmo, ut
„ JMiJJi cottjtituantur a IJomno Apojìoìico, ^ a nobis, per
Tom. V. d „ la
xxvj
la buona ammìniftrazione del governo ne gli Stati Ponti-
ficj. Ora X Abate di Farfa fi pretendeva gravato da'San-
ti Pontefici Adriano I. e Leone III. quafi che gli avefiero
contro ragione occupiìte alcune poirellloni , e diceva di
averne Tempre reclamato fotto Stefano IV, S. Tafquale
I. ed Eugenio II. fuccellbri di S. Leone III. ma non elfer-
gli Hata fatta giullizia . Era dunque neceflTario fentir le par-
ti per venire in cognizione del vero: nò s'afpettava ciò
ad altri, che a' Miniftri Imperiali, sì perchè aveano la cu-
mulativa nel governo per concefl^ion de' Pontefici ; e sì
perchè il Pontefice era una delle parti. Onde Miffi Im-
periatesi che erano un Vefcovo ed un Conte, intimato
l'Abate di Farfa nel Sacro Palazzo Apollolico, ivi alla
prefenza del Sommo Pontefice Gregorio IV. a (ìmiglianza
delle Congregazioni moderne coram SanBiJ/ìmo, fentiro-
no le ragioni de' Monaci, e quelle della S. Sede prodot-
te da un Avvocato di quei, che oggi fi chiamano Concì-
ftoriali , il quale chiamavafi anch' elTo Gregorio : Refìdentibus
nobis, parole chiarifllme del Phcho, ibidem in Judicio in
'Palatio Lateranenfì in prafentia TJomtii Gregorii Tapa^
^ una Jlmul nobifcum aderant Leo Epifcopus,^ Biblio-
thecarius S.R. E. Theodor us EpifcopuSy Sirinus 'Primice-
rius t'Theophila^ius Nominculator ^Gregorius filins Mercu-
rii, Petrus T>us de Ravenna ^c. Fu il primo l'Abate a di-
chiarar le fue pretenfioni: e allora i Minillri con fomma ri-
verenza fentiron le ragioni di S. Chiefa dal di lei Avvo-
, cato: Ta/ia audientes prafente T)ornno Apo fio lieo ^ inter-
I rogavimus Advocatum ipjìus Tìomni Apojìolici S. R. E.
, nomine Gregorium, quid exinde dicere "joluijfet . Quelli
, tacciò di falfo le pretenfioni; onde l'Abate produfiTe Icrit-
, ture e atteftati, che moflero altercazione tra l'Avvocato
, e l'Abate, e fu differita la Congregazione ad altro giorno.
„ Radunata eflTa di nuovo nelle medefime forme, tut-
, ti quei che difendevano la parte dell'Abate, prefero il
giuramento, o vero o falfo, fu' Sacri Evangelj, e allora
, finalmente giudicarono i Minifiri, che l'Avvocato Ponti-
, ficio cedefle al poflelfo di ciò, che pretendeva l'Abate.
, Ma la Sovranità pretefa queOa volta ebbe poca fortuna :per-
, che V h.v\ocAlo facere noluit , e il Pontefice fprezzò il
, loro giudizio, con dire, che l'avrebbero diicorfa coll'Ira-
„ pera-
XXV IJ
„ peradore . Ipfe Tìomnns Apoflolicus d'txìt , noftro judìcìo
„ Je minime credere , nfq tic dura in pnejentia Domiti hn-
„ peratoris nobifcum fìmul veniret : il che però non feguì
„ mai, e l'Abate redo fconrento. Laonde i Miniftri Impe-
„ fiali s'ebbero a contentar d'una protetta ftipulata e fo-
„ fcritta da loro fteffi, e da tutti quei del partito di Far-
„ fa, affinchè quello Giudicato illuforio non pregiudicafTe
„ alle pretenlloni de' Monaci in avvenire. Si legga, e fi ri-
„ legga il Placito, non fi troverà né alzato Tribunale, nò
„ chiamato in giudizio il Pontefice, nò proferita fentenza
„ definitiva.
„ Della {Iella natura è l'altro Placito, tenuto nel Pa-
„ lazzo V^aticano l'anno 855. contro Graziano Superiila,
„ calunniato come reo di lefa maefià preflb Lodovico II. Nò
„ fi ricava da eiFo la Sovranità de gì' Imper adori di quei
„ tempi in Roma Jìcfa^ e nel fuo 'Ducato^ come pretende
„ il Signor Muratori, illruito ^z}iX Eccardo e dal Tagiy il
„ quale per altro dice folamente dominio urbis, non nel
„ Ducato Romano. Perciocché AnajìaJiOy che lo riferifce,
„ non lo rapprefenta per un giudizio di Sovrano, ma per
„ un confellb, o AlTemblea, in cui fedeva inficme coU'lm-
„ peradore il S. Pontefice Leone IV. co'fuoi Palatini e altri
„ nobili Romani, e Franzefi: Ipfe Imperator cum SanBif-
„ /Imo Leone Tontifice omnibus Romanis Troceribus pari^
„ ter, ^ optimis Francis in domo, quam bon. mem. Leo
„ ///. Tapa juxta Ecclefiam beati 'Tetri Apojìoli fecerat
„ fedentibus 'Tlacitum habuit ^c. Né altrimenti poteva fe-
„ guire: mentre benché Lottario ancor vivellé, non avendo
„ terminata la fua incoltantifiima vita, fé non a' x8. di Set-
„ tembre di quefl' anno ; 1' Imperador , che tenne il Pia-
„ cito nella caufa di Graziano, era Lodovico II. riipettofo
„ a' Pontefici, e alla Chiefa , fino ad eilérii umiliato al mc-
„ delimo Palatino Gra-ziano Superiila, per falvar la vita al
„ Calunniatore . Imperator a Gratiano multa , ^ humili
„ fupplicatione petivit, come attella Anaflafio, il quale lolo
„ ci fomminiltra quella notizia. Ed è notabile, che il Signor
„ Muratori così lento a creder le difoneilà del Secolo De-
„ cimo, quando alcun altro Scrittore non s'unifce con Liut-
» prando, come all'anno 938. e che fuppone Anajiafìo male
M informato de' fatti, come vedemmo; prelli poi ad amen-
ti „ due
xxvuj
„ due quefti Scrittori tutta la fede, quando gli fembra, che
„ foftengano la fua opinione contro la Sovranità de'Romani
„ Pontetici : mentre la vuol pallata da gli Auguiti Greci ne'
„ Latini. Noi però, che amiamo la verità in Roma; e per-
„ ciò negammo a gli eruditi Franzefi, e in fpccie al 'Pagi,
„ la pretefa traslazione di Sovranità ne gli Augufti Caroli-
„ ni , fatta da gli lleflì Pontefici, e dimoltrammo, aver que-
„ Iti comunicata con quelli 'la flelfa Sovranità, per tenere a
„ freno i fudditi fovente infedeli, e arditi, col terrore delle
„ armi, non dobbiamo qui tralafciar d'avvertire, che fotto
„ rimperador Lottarlo, ribelle non meno al padre, che
„ alla Chiela, non fi mantenne quell'armonia dell'Imperio,
„ e del Sacerdozio, che fu {labilità da' primi anni con Eh-
„ genio II. ma pretefe l'Imperadore di ftender la mano, e
„ su gli ftati della Chiefa, e full' autorità del Pontefice, co-
„ me moftra chiaramente il Baronia, non ripugnando il Pagi
„ all'anno 836. e nemmeno il S:g. Muratori; febben fup-
„ pone che gl'Imperadori ufalfero del lor diritto.
„ Per la qua! cofa alcuni lineamenti, che li veggona
„ nella teffitura della riferita calunnia, parrebbe, che h\o-
„ rilìero l'opinione del Signor Muratori, fé non ^\ riHet-
„ tede attentamente, e alla primiera coadocta degli Augu-
„ Hi, e alla potteriore, ricominciata lealmente da Lodovica
,y II. In fatti ivi {\ legge: ^lia Franci nihil nobis boni fa^
„ ciunt , vel adjutorium prabent , fed magis qu£ noftra flint >
„ violenter toUunt . ^luare non advocamiis Gracos cum eis.
„ faedus pacis componentes , le Francorum gentem de nojtro
„ regno, 13 dominatione expellimusì Dalle quali parole, ben-
^, che fi comprenda chiaramente, che in Roma li conofceva.
„ il Regno e la Signoria della Chiefa, chiamata altrove Res-
„ publica,. Q facra Respnblica; nondimeno fi comprende
„ altresì, che vi erano dappertutto i Franchi, lenza averfi
„ indizio , che vi folTer pofti di confenfo del Pontefice .
„ Inoltre nel Congrelìb o Placito dice il calunniatore: Iftc
y, Gratianus habuit mecurn confdiiim hanc Romanam ter-
„ ram de vejtra t oliere poteftate , IS Gracis t rader e illam .
„ Il che quantunque riguardi e l'Imperadore, e 'l Ponrefi-
„ ce: contuttociò coir immaginazione, che l'Imperador folle
„ il Sovrano, a lui folo potrebbefi riferire, come fa il Sig.
„ Muratori, chQ fempre più figurandofi di penfare e fcriver
« gin-
XXJX
„ giuflo, dice all'anno 891. che Formofo quando fati alla
Cattedra di S. Tietro trovò gtà creato Imperador de"
\\ Romani Guido, cioè chi in quefti tempi efercitava gtu-
„ rifdizione Sovrana in Roma Jìeffa, e negli altri Jiati
,y della Chiefa Romana.
„ Non paiTarono moki anni, clie i Baroni Romani, i
,, quali erano Itati tenuti in freno da' Pontefici per mezzo
', de gli Augulti, fcoiFero audacemente il giogo, ed ulur-
„ patoli il Principato non rispettarono più il Papa, nò gli
„ lafciarono per 38. anni crear verun Augufto. Non può
„ qui il Signor Muratori continuar la Sovranità Imperiale:
', onde lì contenta di rappelLir la già decaduta. Da che
„/£•/• la morte, egli dice all'an. 9x5-. deW Imperador Be-
,, rengario Roma rejtò fenza Imperadore, cioè fenza quel
„ fretto, in cui la tenevano gli Augufii Sovrani, governa-
„ ta fola da 'Papa Giovanni, ma in tempi, che non fi ave--
„ va queir ubbidienza, e rif petto dal Senato, e Topo lo Ro-
„ mano, che fi conveniva a t Pontefici, i quali pure erano
„ veri e legittimi padroni di quella Città , del fino T^uca-
„ to, e d' altri faefl. Maria foprannominata Maro zia , che
„ fecondo Liutprando, coli' impudicizia fua avea già forma-
„ to un grojfo partito do fuoi adei"enti, s' impadroni della
„ Mole Adriana, e in tal guifa continuò a far da padrona
„ di Roma dava da fare al Tapa Giovanni X.
„ che chiaanò Vgo Marche fé, e 'Duca di Trovenza, e le
„ fe^ce Re d'Italia ©r. A quell'antica Sovranità Augufta ,
„ che qui rammenta, porta egli medefimo un argomento
„ contrario all'an. 95x. mentre racconta coli' autorità di Fro-
,, doardo, come Ottone Re di Germania venuto in Italia',
„ e fpofata Adelaide da Pavia legationem J^ro fufceptione
„ fui Ronsam dirigit , qua non obtenta, cum uxore in fua
„ regreditur . (Tal repulfa, s'immagina, che la dettaffe al
„ Pontefice Agapito 11. questi!, che allor governava, o per
„ meglio dir, tiranneggiava in Roma, cioè Alberico fìgVmoì
„ di M aro zi a) . Che. le Roma s'era mantenuta fenza il pre-
„ cefo Sovrano 31. anni; evenuta l'occafionedi crear l'Im-
„ peradore, in Roma medelìma non s'accetta; ognun ve-
„ de, che il Sovrano era il Pontefice, e tale lo vede negli
,, Atti pubblici anche il Signor Muratori, febbene coftan-
„ te nella fua opinione dice, che Albericoiafciava a i Ro-
„ mani
XXX
„ mani Totitefici f onore d' ejffer nominati ne gli Atti puh-
„ blici , come fé foffero eglino i padroni di Roma e del fuo
„ 'Ducato. E appena (95-4. e 9)6.) riconofce in Ottavia-
„ no figliuol ài Alberico^ che fu Giovanni XII. il dominio
„ fpirituale, e temporale, fubordinato però ad un Sovrano
„ ideale; conforme fé ne dichiara all'ann. 966, quando era
„ già Imperadore Ottone Magno; perciocché condannando
„ la ribellion de' Romani, che avean cacciato in elilio Gio-
„ vanni XIII. dice, che fi ufurparon l' autorità tempora-
„ le, di cui erano da gran tempo giuftamente in pofefo i
„ Romani ^Pontefici , ^ /' ardir loro feriva anche /' Impera-
„ dor loro Sovrano. E in quello linguaggio parla coftante-
„ mente in tutto il Tomo, come li può veder all' an. 998.
„ onde fino al Secolo Undecimo, vuole gì' Imperadori So-
„ vrani di Roma ilellk e del Ducato.
„ Peggio anche del Ducato Romano tratta l'Efarcato
„ di Ravenna: mentre ivi concede almeno il dominio uti-
„ le a' Pontefici; ma nell'Efarcato a poco a poco toglie lo-
„ ro anche quello. Degno è d'olìervarfi, che accorda, non
„ volendo, a S. Chieia una prefcrizion centenaria, fenza
„ attender la prima Donazione di Tippino. Perciocché la
„ Donazione di Carlo, che conferma la più antica, appar-
„ tiene all' an. 774. Ora il Sig. Muratori, che esaminate
„ all'an. 783. alcune lettere del Codice Carolino, cioè la
„ 68, 75-5 e 84. conobbe e confefsò , che Adriano vi efer-
„ citava giurisdizione temporale, convinto all'an. 875. da
„ lettera di Giovanni Vili, all' Imperadrice Angilberga :
„ Adunque, die' egli, i Minijfri della S. Sede comandava-
,; no in Ravenna ; giacche prejfo di loro Jìavano le Chiavi
„ di quella Città. Niente di più s'alpetti il lettore in van-
„ laggio della S. Sede . Se poi brama faper la condotta del
„ nottro Annalisa in tutto il Secolo Decimo; é necell'ario,
„ eh' ei fi rammenti di ciò, che IcrifiTe altrove in tal parti-
„ colare, poiché non fa qui altro, che volgarizzarlo e dige-
„ rirlo lecondo l'ordine de' tempi: An fubfequutis tempo-
„ ribus effe perrexerit Exarchatus Ravenna in piena ditio-
„ ne' Romanorum "Tontificum; an potius cum Italico Regno
„ deinde cunjunEtus fuerit,quodve jus in eamregionem exer-
„ cuerint olim Imperatores , ac Italia Reges , hac jam ex-
„ pendi in pleniOri expofìtione jnrium Cafareorum ac Efte.i-
„ fium
XXJfj
„ pum hi Comaclum . Et praterquam q ito d multa funt ^ qua
„ perfuadeant , excidi (fé per plura fecula Romanam Eccte-
„ flam e pojfejjione ac dominatione Exarchatus ^ ne fatis
„ quidem compertum babemus^ quibus olim pa&is^ & con-
„ ventionibus 'Pipinus & Caro/us Magnus ipfum Exarcba-
„ tum Romanis 'Pontificibus concejferint : certe non eo fu*-
„ premo jure &c. {Ti e AnÉtf. Med. jEvì^ dijf. i. pag. 65-.)
„ Co'.Tiincia dall' an. 911. in tempo del Vecchio Impe-
„ rador Berengario ^ appoggiandofi a un Placito tenuto in
„ Ravenna dall' Arcivefcovo, e da Olderico Vaffallo e MeiFo
„ deli'lmperadore: e dice, che tal Placito ~ può far cono-
„ fcere, che in quelli tempi in Ravenna e nel fuo Ef«r-
,, cato efib Augiifto efercitava giurisdizione, e Signoria; né
„ apparifce, che ivi i Romani Pontefici rltenelFero il tem-
„ perai dominio — . fi Pagi Tempre feguiro dal Sig. Mura-
ci tori^ fuorché quando favorifce la S. Sede, faviamente di-
„ moltra, fenza lafciarfi fviar da congetture fallaci in genere
), di fatti: Reges Italia nnllum jus neque in 1)rbem, ne-
i, que in 'Ducatum Romanum^ neque in Exarchatum Ra-
ti vennenfem habuiffe: ideoque qua ipfì ufurpaveranty-Ec-
j, cleJÌ£ R. rejtitnta , ® donationes a Pipino ^ Carolo Ma-
„ gno faólas ab Ottone confirmatas fuijfe (967. nu.\.) Ma
«, il Sig. Muratori dopo averci, in conferma della fenten-
„ za del Pagi, additati i Re d'Italia ìnvafori, cioè'U^*?,
5j Lottarlo, e Berengario, agggiugne in quanto all'Efarca-
» to, che lo Jìcjfo Ottone ne avea ritenuto anch' egli fin qui
„ (96z.) oltre al Sovrano, Futile dominio. Onde parreb-
„ be, che voleflé anch'egli partirfi, come il 'P^^i, dall' opi-
„ nion del Goldafto . Ma dopo foli anni otto un Placito lo
„ rimette fui luo mal cominciato fentiero. Legge nel Pia-
,j cito, aver Ottone fabbricato in Ravenna un Vsà&zzo: on-
„ de ne arguifce, eh' egli avefTe non filo il diretto e Sc-
„ vrano dominio, ma anche l'utile di Ravenna, e del fio
„ Efircato, ( an. 970.) Da quello, e altri indizj di domi-
„ nio, dice aver più volte dubitato, fé fuffilta la donazio-
„ ne à' Ottone in ordine all' lifarcato ; ma, ioggiugne, non
„ ho apfai lumi per poter ben decidere quefto punto. De'bar-
), lumi peróne va trovando qualcuno . Gli Atti logori d'un
5, Concilio di Ravenna gli conlervano il Veicovo di Parma
„ con preten/ìoni fopra alcuni beni nel Bolognefie ex inve-
ii Jìitu-
XXXlj
^^ jìiturìs Magni Ottonìs . Onde fubito afferma: // che fa
„ intendere il dominio d'Ottone neW Efarcato . Imbrowlian-
„ doli poi con altro documento , dice una proporzione, non
„ da Ittorico: Tuo ejfere^ che fojfe in dìfputa la Signoria
.„ di Ravenna fra il Romano Pontefice , e /' Imperadore
„ {an. 978.)
„ Contuttociò , quafi z\m aveffe avuto lume badante
„ per decidere, e le lue dubbiezze follerò argomenti certi,
,, tratti da incontrallabili verità, anche qui , co ne aveva fatto
„ nella Tiena Efpofizione ^c. recita dal fuo Diploma di
„ convenzione tra Ottone II. e Alemmo Doge di Venezia
„iquerte parole. Hi funt ex noftro fcilicct jnre, Tapien-
-ty fesy Mediolanenfes f Cremonenfes ^ Ferrarienfes ^ Raven-
„ natesy Cornac lenfes , Ariminenfes^ 'Tifaurenfes, Cefena-
„ tenfes^ Fanenfes, Senogallienfes, Anconenfes^ Humanen-
„ T^j, Firme n fé s ^ G? Tinnenfes., Fcronenfes , Gavellenfcs ^
„ Vicentinenfesy Monte filicenfes , Paduanenfes ^ Tervifia-
4, nenfesy Cenetenfes ^ Forojulienfes y IJìrienfes,^ cunófi in
„ nofìro Italico Regno . Quindi ne trae tal confeguenza
« («an. 983.) -- Perciocché egli non difUngue punto dal
„ redo delle Città del Regno Ravenna, Ferrara, Comac-
9, chio &c. Segno e ch'erano in quelli tempi incorporate
3, nel Regno d'Italia, nò fullillere, che Ottone I. Augufto
„ avelie rellituitol' Efarcato a' Papi, ed aver egli perciò fab-
„ bricato il palazzo &c. -- Qui anche noi congetturiamo,
„ che il Lettore richiamerà ciò, che dilli? il Sig. Muratori
„ all'anno 806. contro un fuo chiarilTimo Emulo: — Che
„ a' tempi di Clemente VII. Papa ci follerò perfone, che fi
« figuralfcro comprefe nel!' Efarcato di Ravenna, donato al-
„ la S. Sede, le Città di Modena, Reggio, Parma, e Pia-
„ cenza, fi può perdonare alla fcarfa erudizione d'allora .
„ Ma è bene una vergogna, che ne' tempi nollri, tempi di
„ tanta luce per l'erudizione, perfona abbia ofato di voler
ì3 follenere quella pretcniìone, con impugnare la verità co-
„ nofciuta ~. Indi rammenteralfi avere il Sig. Muratori
„ accordato a' Romani Pontefici all'an. 808. l'utile lìgnoril
„ dominio dell' Efarcato, da cui due anni prima s'era con-
„ tentato di levarne il folo Ducato di Spoleti , e di re-
„ flringerne alquanto i confini: rammenterafii altresì, che
n l'aver Carlo Magno riconofciute nel fuo tettamento tra
le
»>
XXX IIJ
„ le li. Metropoli del fuo Regno, le cinque fole, che al-
„ lora erano in Italia, cioè Roma, Ravenna, Milano, Ci-
„ vidal del Friuli, e Grado, gli fervi d'argomento per fo-
„ (tener l'alto Dominio Imperiale, non già per incorporarle
„ nel Regno d'Italia. Onde non potrà non ammirare, come
„ dopo la dichiaraiione di non aver lumi ballanti per de-
ciderne, e dopo ellerfì appoggiato a deboliliime conget-
ture; full' iltabile fondamento d' un Diploma, che dichiara
i confini a' V'eneziani , itabilifca lo fmembramcnto dall' E-
farcato da gli itati della Chicia.
„ Molto più ammirerà l'ultima pruova, da lui addot-
„ ta, come evidente, cioè un Placito tenuto in Ravenna
„ l'an. 990. jnjjìotie TDoìnne Tbeopbane Imperatrìcis ^ con
„ farvi iopra quelta poco plaulibile ritlefìione —, Un tale
„ alto finilce di chiarire, che l'Eiarcato di Ravenna, non
„ fo fé per qualche accordo feguito co i Romani Ponte-
„ fìci, o per altre ragioni, era divenuto parte del Regno
„ d'Italia, e che da gran tempo non n'erano più in polìelfo
„ i Romani Pontehci — . Eppure dopo ellerii valuto d'ar-
„ gomenti tanto facili a rigettarli ; come le avelfe vinta la
„ caufa, fino intuita la S. bede : mentre, all' an. 998. avcn-
,, do raccontato come Ottone 111. con luo Diploma dato
„ in Ravenna, confermò a' Canonici di Ferrara i privilegi,
„ con imporre a' trasgrcllori cento libbre da pagarti medie-
V, tatem Camera nojtra, ^ medietatem pr/edictis Canoni-
„ f/j; così chiude il periodo: e non già alla Camera Ton-
„ ti/jcia. Intercalare ulato anche all' an. 8zi. per foltener,
„ che Spoleti apparteneva al Regno d'Italia, contro l'auto-
„ rità delle lettere à'' Adriano a Carlo Alagno ^ che fecero
„ dire al Tagi (an. 774. num. i.), che Carlo donationi a
„ ''Pipino patre fafla fuperaddidit 'Ducatum dumtaxat Spo-
„ letanum .
„ Inoltre congetturiamo, che il lettore farà iftanza al
„ Sig. Muratori^ aftinché dichiari per qual titolo preferifce
„ qualche fuo bel "Placito., loggetto a mille circoltanze di
„ perfone, e di tempi, alla donazione chiariiTima, e certif-
„ lima di Ottone Magno ^ conlervata originale in Caftel S,
„ Angelo, della quale lon due fedeìilfime copie nella Biblio-
„ teca Vaticana, ville e confiderate dal Card. Baronia, il
„ quale con piena approvazione del Tagi la inlerì negli
Tom. V. e j, An-
XTXJV
„ Annali (p^i. n. 3.); e (limiamo, che il tnedefimo lettore
„ in tanto, a quallìfia delle di lui congetture, aiìinchè non
„ (i prendano per buona, moneta ^ opporrà quelle poche pa-
„ foie; Ofnnia fwpsrius nominata ita, ad vejtram partem
„ fer hoc nojìra- coniirmationìs. paButn rohoramus^ ut in
„ -vcfiro permaneant jure^ principarn^ atopue ditione ^ l§ nc-
„ que a nobis y neque a fuccejjoribus nojiris per quodlibet
,y argumentumy five machinattonem y in quacun que parte ve-
ìy ftra poteftas immìnnatHr^ aut a vobir inde altquid fub-
„ traoatnry de fuprafcriptis njideliret prvvinciis y urhibns^^
„ civitatibus, oppidis\, cajtris , vtcttlisy infidi s^ territoriis y
„ atque patrimoniisy necnon ^ pen fionibus ^ atque ccn^bus\
yy Ita Ut neqne vos ea faffuri JìmuFy neque quibuslibet ea
>> f^cere volentthns confentiamnr ... . . uos in qnantur»
»> pojfumus, defenfìres e fé teft'atmir: ad hoc ut ea m illiiis
„ dittane ad utendHniy S? fruendum^ atque di fpoitendnm fi^~
,y mìter 'vaLcavt obtineti . Le quali poche parole,.» ben
„ conliderarle, diltruggono tutto il gran travaglio della metà
„ del Quarto Volume, e di tutto il Quinto di quelli Au-
„ nali. Perciò il Sig. Muratori abbandonando la lua fida
„ fcorta, cioè Antonio 'Pa'^iy s'è attaccato all'Autor delle
„ Collituzioni Imperiali, che ha tacciata di fallita la dona-
„ zione; fenza temere, che alcuno gli adatti quel medefi-
•,, minimo Elogio, che fa il -Pa^i al Goldaila da lui feguì-
M, to: Vir Romana Ecclefìte parum tequns Imperium Ro-
„ manunty quale a Tontificibus Rotnanis renovatum male
„ pajjìm defìgim-vit {an. ^6z. n. x.)
„ Porle ancora, fenza ch'egli imitalTe così appaflìona-
„ tamente il Goldaftoy da taluno anche de' più periti nell'an-
„ tica difciplfna, farebbe creduto vtr parum aqnus R. E.
>, quando parla del Sacro Collegio de'Cardinali. E in fatti,,
„ che i Titoli o Chfefe Titolari di Roma foll'er chiamate
„ indillintamenre Parrocchie, e Diocefi, lo infegna Anafta-
yy fio Bibliotecario y.Q fi ricava dalle lettere de gli amichi
„ Pontefici: fìccnme ancora da'Concilj, e da gli antichi do-
M cumcnti s'apprende, che anche le Cattedrali ebbero i me-
„. defimi due nomi. Ma che l Preti, e Diaconi Cardinali ,
5r che componevano il Clero Romano, tenuto in tanta fli-
» ma da' Papi ne' primi fccoH, e che dopo moltiplicato il
t> Clero ,, chiamaronfì il Corpo, della Chiela. Romana , dei
. v» qua-
fi
ti
fi
si
a
5»
XXXV
quale folo doveafi eleggere il Pontefice, abbiano avuto miì
predo gli anticlii, e moderni Scrittori il nome di Parro-
chi; niuno mai lo ha detto. Eppure il Sig. Muratori chia-
ma all'an. 483. S.. Felice III. Tarroco del Titolo di Fa-
fcioU: e all'an. 868. dice, che Adriano II. avea rimelR)
in grazia della b. Sede queir Anaftafio Tarroco^ 0 fta
Cardinale di S. Marcello, falfamcnte da luì creduto in
quello luogo il Bibliotecario, e rettamente ilimato diver-
fo dal Bibliotecario all'an, 85-3., e che fu deporto da S.
Leone Z^'., per eflere llato lungi dalla fua Chiefa cinque
ann-i. Allo (Iciro an.'gjj. ripete ciò, che già Icrille {Antiq.
hai. dif. 6<.), che il in Roma, che in Ravenna, Mila-
no, Napoli, ed altre Città chiamavano nel Nono Secolo
Cardinali, quei che tran veri e proprj Tarrocbi di qual-
che Chiefa Tarrochiale, e 'Diaconi^ cioè -veriy e prof>rJ
Rettori di qualche '^Diaconia., 0 fia Spedale. Dice poi,
che eian tenuti in gran reputaziprte o^Vit^ T -arrochì e 'Z)m-
coni 6\ R'otna. E rirleitendo, che detto Anafiafìo fu in-
vitato al Concilio di tre Velcovi deputati, così conchiu-
de: // che fa vedere, in che pregio fojfe Allora la di-
gnità de" l'arrochì di Roma, che andò fempre pia cre-
Jce^tdo fino allo Jflendore, in cui ^ggi fi mira V orditi^
,, Cardia ali-z,io .
^, Che nel titolàrio, e laclle velli i Preti, e Diaconi
^'Cardinali hano andati lerapre più crefcendo dopo il No-
„ no Secolo, è verillìmo. Ma che non debbano a verun pat-
„ to paragonarfi co'Parrochi di Ravenna &c., lo dimollra
^ k liella loro iitituzione fìtta da S. Cleto nel principio della
^ Chi eia d'ordine di S. "Pietro iBede;!imo: mentre i 15-. Pre-
,',ii< che' poco dopo ebbero da S, .Evarifto altrettanti Ti-
„ toli, o liane Diocefi, o Parrocchie fiorirono più di due
„ Secoli, prima che s'illituiilér Parrocchie ; ed eiiendo nelle
„ fuddette Città la fola Cattedrale, era in Roma quello no-
„ bile Collegio, il quale un Secolo intero prima, che fia
„ conoici-uto dal Sig. Muratori ancor nafcente, era ambito
,-, da gli llcllì \ efcovì . Onde bifognò proibir loro nel Con-
„ cilio di Stefano III. tal prefunzionc: fi qitis ex Eptfco-
„ pis, vel 'Presbyteris, vel Monachis , aut ex Laici s con-
T, tra Canonum, ^ San^orum Tatrum Jìatuta prorumpens,
fi in gradiim major um S. R. E., idejì 'Presbyteroriim Car-
e 1, „ dina-
Sì
«
il
)i
V
n
xxxvj
„ dinaliumy & T)ìaconornm ire praftimpferìt ^c. ( Toll.
,, Rom. fag. 163.) Ma tornando al punto principale, da cui
„ (ìamo alquanto dilungati; dal palazzo fabbricato fuor di
„ Kavcnna per foggiorno de gli Auguiti, e dagli altri due,
„ o tre debolillìmi indizj di luppolìa giurisdizione, a noi
„ lembra, che le opinioni, e le congetture del Sig. Mu-
„ ratort^ in ordine e all'alto dominio, e all'utile degli Au-
,, gulti nell'Efarcato, vengano anzi delufe, che ajutate, e
„ così crediamo, che debba parere a chiunque ania la ve-
„ rifa. Solpendiamo l'altro capo, cioè il pretefo diritto hn-
« periale nel confermar l'elezione de' Romani Pontetici , ad
„ altro meie: giacché ci fiamo necellariamente troppo dilteli
„ lui primo.
Non tìnifce qui il Cenfore di queflo Tomo V. Egli an-
cora nel Mefe di Luglio profegue a confutare, quanto ha
creduto fcritto in elio Tomo inconfìderatamente dal Mura-
tijriy e così dice all'Artic. XXI. pag, 209.
- „ li metodo da noi necellariamcate tenuto nel riferire
„ il primo de' due capi, intorno a' quali dicemmo, che fi
„ aggiravano gli argomenti, e le opinioni del nollro erudi-
„ tillimo Annalirta, contro il legittimo Sovrano dominio de*
„ Romani Pontetici, ci obbligò a foverchia lunghezza . E
>, oltre a ciò fermatici a confidcrar le due principali bigno-
}, rie, cioè il Ducato Romano con la llefla Roma, non.com-
„ prefa nelle antiche Donazioni del Re Pippino, e di CàHo
„ Magno, perchè foggetta per altro titolo al Ponieiice; e
„ l'Efarcato di Ravenna prima e mallìma porzione di elle
„ donazioni; delle altre Signorie minori, che li contengono
„ nelle medclime, ne parlammo appena di palio, e lenza
„ molto impegno; tanta imprellìonc ci fece, il nuovo filie-
„ ma del Sig. Muratori^ al quale dovemmo opporre quel
>, de'Franzeli, e tra clli quello del Critico "Pagit come più
„ tollerabile del nuovo. Un folo argomento ci rincrelce
„ d'avere omclfo, cioè quello d'inferir dalle chiavi della
„ ConfefTione di S. Pietro, efibizionc di dominio: ficcome
„ una loia delle Signorie minori ci duole di aver tralaicia-
„ ta, cioè quella del Regno oggi di Napoli, e allora diltin-
„ to in più Principati, de' quali molti ne furon donati da
„ Ottone Magno al Romano Pontefice. Che però prima di
1, venire all'altro capo, cioè al pretefo Imperiai diritto nel
„ con-
XXXVlj
„ confermar l'elezione de' Pontefici, è neceflario di breve-
„ mente erporre e la fallita di elio argomento, e ciò, che
„ fente il Sig. Muratori contro la manifeOa fentenza del
„ Diploma di Ottone, in cui lì confermano le antiche, e fi
„ regillrano le nuove Signorie co' loro giuiti titoli, o d'an-
„ tico pollellb, o d'antica Donazione, o ancora di più mo-
„ derna .
„ Quanto all'argomento, con cui pretende il Sig. Mu-
„ ratori di follenere il Dominio fupremo di Carlo Magno
in Roma contro il Ta<i't { an. 789. e j^6.)j lo prende
egli dalla lettera di S. Gregorio IH. a Carlo Martello Mag-
giordomo di Francia. CLaves Ccnfejjìon'ts B. Tetri y quas
vobis AT) REGNVM direximus ( Bar. 740. nu. io.
„ Cod. Car. I. Conc. Lab. tom. vi. pag. 1472.) Se egli fa-
„ celle la forza nelle fole ch'avi , gli avrebbe già pienameri-
„ te rifporto il Card. Baronio (796. n. 16.) .• Hic tu rideas
„ opus efti Leti or y no-vatorum deltria,' dmn quamlibet oc-
„ cafìonem captantes ., per claves ex legum prafcrìpto tra-
„ dunt Carolum in poffejjlonem immijfum Rom. Écclefia .
„ Ma dichiarandofi a lettere majufcole , qual e fecondo lui
„ la virtù delle chiavi della confellìone, o fepolcro di S. Pie-
„ tro; noi non llaremo a moftrare coU'autoriià di S. Grego-
„ rio Magno {lib. i. Ep. 47. lib. 7. Ep. 34. ^ 117-); chfi
„ quelle chiavi erano una fanta Reliquia, la quale coltuma-
„ vano i Pontefici di mandare a' Re, e Signori grandi , e
„ anche a'Vefcovi molto remoti. Accenneremo bensì col
„ Continuatore di Fredegario , che le chiavi mandate a
„ Callo Martello erano della fteifa natura: Eo tempore bis
„ a Roma B. 'Papa Gregorius, claves venerandi fepulcri
>, cnm vuiculis B. Tetri., ^ muneribus magnis, ^ tnfini-
„ tis legationem., cfuod antea nullis auditis ., aut vifìs tem-
„ poribus fuit ., memorato Trincipi deftinavit {Tagtus 740.
„ nu. 4.). Tali anche furon quelle, che mandò Sant' Adria-
„ no al Re Carlo, come lo manifclla egli medefimo nella
„ celebre lettera lui culto delle l'acre Immagini, fpiegandonc
„ con S. Gregorio la loro fpiritual virtù, confiftente nella
,, limatura delle catene inferitavi : ^t qtiod ejus collum li-
„ gavit ad martyrium., hoc veftrum ab omnibus peccatis
„ folvat ( Condì. Lab. ubi fup. )
»
Cer-
Xxxviij
„ Certa cofa è, che fé il Sig. Muratori avefTe con-
, fultato il Sig. Gcntilotti, che in altre occaiìoni lo ha fa-
, vorito {Script. Rer. hai.)-, non avrebbe fatto inveltire
, il Maggiordomo di Francia della Signoria di Roma con
, una Reliquia. Poiché avrebbe faputo, che nel Codice Ca*-
, rotino Originale non fi legge a-d Regnum, ma bensì ad
Rogum., che in quei tempi barbari valeva, quanto pre-^
ces, o deprecatio ^ come oiléfva il Ducange nel Glof-
fario , apportando elempj di Giovanni Diacono nella
Cronica dei V'cicovi Napoletani , di varie carte prello
r Ughelli , dei Cartulario Cal'aurienfe , e delle Formu^
le precariarnm . E nello fteiì'o Codice Carolino Ep.
Lxxxvm. fi trova replicata quella frale; mentre S. Adrìa^
no feri ve al Re Carlo : Jn/kper ^ fer Attonem 'DiacO"
num., ipfo nobis pellicente^ rogum emifmius, ut penitus
etim ducptn confsqucnter Jiijctpercmus . K il vero, che
nell'edizione del Ci reitero ii legge rognm^ il che fece
credere al Du-Cange ellere qucìte due voci indiiierentr.
Rogam in ambedue i luoghi del Codice lelfc anche il
Lambecio, perchè non ravvisò, che ivi il Codice era l'Ia-
to corretto, come ravvifotlo il Sig. Getttil&tti. Noi fa-
remmo un torto grandiflimo agli Eruditi, e mancherem-
mo alla dovuta gratitudine verlo l'Emin. Sig. Card. Pal'-
(ionei, la cui mt-rcè polliamo dar conto minutiMimo d<i
detto Codice, fé non ne epilogaflimo qui la (taria a be-
nefìzio comune, giacché il Sig. Muratori colle lue M<v-
julcule fuor di tempo, e fuor di ragione, ce ne d;ì moit-
vo ; il che non aveva fatto c?ol diitribaire a 'ìi^o talento le
lettere del Codice in q-ueito o in quell'anno, libertà prela
anche da altri, e che prenderà Hi in avvenire, le non le
li opporrà un argine di retta, e chiara Cronologia: por-
che oltre alla indicibil tralcuraggine del Collettore di efìe,
vi è una confusone inellricabile fenza un fommo e rigo-
fòfo efame della llória, che in elfe contienlì.
„ Comprende il Codice Carolin<i <^i). lettere , fcritte
tiitre a' Principi, e Re di Francia • nello fpazio di 5-0. an-
ni dal 740. al 791.., da' Romani Pontefici (toltene due fole)
S. Gregorio III., S. Zaccaria, Stefairo II. S. Paolo I.,
Coltantino Sciimatico, Stefano HI. e S. Adriano. Furono
elle raccolte l'anno 791. d' ordine di Carlo ^ che fu poi
„ Im-
\
XXXjX
„ Imperadore: € perciò chiamafi Codice Carolino , ed è
„ quello ilello Codice membranaceo di 98, fogli , il quale
„ confervafi nella Biblioteca di Vienna. Da quello Codice,
„ come da fonte fon derivate tutte quelle lettere Pontitì-
„ eie; febhene tra le prime nove, fé ne trovano fette prelfo
„ il Cardinal Baronio, e prello i Centuriatori, che delle al-
„ tre non n'ebbero le non la memoria, o il fommario. Tre
„ Valentuomini tutti Bibliotecarj Cefarei, Tegnagelioy Lam~
„ becìoy e Gentilotti^ impiegarono la loro indullria nelFela-
5, me di elfo Codice Origin.ile. Il primo per tellimonianza
„ inJuhitna del Sig. Gev.tthttìy variò, inferì, aggiunfe la
„ margine, e iino r?fe Qon troppa libertà alcuna cola di sì
preziofo documento, e tale lo trafcrilfe al Padre Giaco-
mo Gretfi-re, il quale pub.blicollo in Ingoltlad Pan. 1613.,
unica, e rarilTima edizione, che ha fervito a i Collettori
de'Conciij, e a gli Scrittori Ecclelìaltici d'un grande aju-
„ to ; benché nata da fonte impuro. Tentò il Lambecìo di
„ ripurgvxrla, collazionandola diligentemente colf originale ,
„ e ne fece una feconda edizione in fol. in Vienna bellilH-
„ ma, e corretcidima ; ma nemmeno quella corrifponde al
Codice originale, perchè non ne contiene i difetti. Oltre
a ciò avendola egli desinata per principio d' una grand'
opera intitolata Syvtagma. reru-n Germanicarum, la qua-
le, nò da elfo, né dal di lui fucceilore Nefelto fu con-
tinuata, n'è avvenuto, che quella feconda edizione im-
perfetta, rimanga inedita, alFicurandoci il Sig. Gentilottì^
, che appena qualche efemplare pervenne in altrui mano :
fecunkiC Ixiijus editionis paucijjima- exemph extare fcio .
Finalmente il medeiimo Sig.. Gentilottì ne intrapreie, e
,,. a ciò avendola egli desinata per principio d' una araw^'
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5>
)
5>
„ felicemente ultimò una collazione efattilllma coH'edizio-
„ ne Gretferiana, notando minutamente ogni benché meno-
„ milfima variazione del Codice membranaceo , indicando
„ le correzioni > e le aggiunte del Tegnagelìo si dentro, che
„ in margine, e fino avvertendo qualliha minuzia di mano
„ poilerfore allo Scrittor del Codice. Onde in quanto al
„ tello puro, e lincerò niente vi reità da delidcrare ..
„ Or quello inellimabil teforo, cioè quanto luccefliva-
„. mente operarono i tre chiarillìmd Bibliotecarj Cefarei,
„ tutto polFiede, e conferva nella iua invidiabile vaililFima
Biblioteca l'Emin. Sig- Cardin. Palfionei,. il quale, con
„ quel-
»
XL
quella fìngoLir beneficenza, con cui fomminiflra a chiun-
que può e la valerfene, i fonti puri e (inceri delle ma-
terie gravi, e unii, Ipeciaimente alla S. Sede, ri tutto ha
conHdato in nollra mano. Di quella celebre Biblioteca,
dal Sig. Cardinale con tinillimo dilcernimento nello fpa-
zio di l'opra 40. anni formata in varie Città d' europa ,
non può lenza ammirazione parlarcene. Tanta e sì lira-
ordinaria copia di Libri olièrilce agli occhj di tutti la no-
biltà, e grandezza dell'animo di b. E. Ma gli uomini di
rara Letteratura nella mohiplicità di tanti libri, che più
non fi trovano, conol'cono il lommo, e non mai inter-
rotto lludio, e diligenza in cercargli ; gli amatori de gli
lludj profondi nel gran numero di quelli, che trattano di
, materie fingolari, pellegrine, e noviliime, ravvilano la de-
, licatezza del guilo ; nelF univerlale Iceltezza di tutti, of-
, lervano l'intelligenza dell' illullre Raccoglitore di sì pre-
, ziofo teforo ; e finalmente quelli, che lono prattici in ma-
, tcria di libri, nel Compleiio di tanti pregj di quella ra-
, rillìma Biblioteca, vedono l'impoHibiHtà di formarne pre-
, feniemcntc una fimile. Fino da 3S. anni indietro, quan-
, do non era a quel grado di perfezione, al quale è Itam
, dopo condotta, ne parlò in quelli termini l'inligne Bc-
, nedettino D. Bernardo di Montfaucon ( -PaU-ogr. Gr. lib.
, 4. cap. if.)-' '^rima'Tabula fpecimina feptem exbihet ex
, Bìbliotheca 111. nobifqiie amicijjìmi viri 'Dominici '^PaJJiO-
, nei: qui annos vigintiqnatuor vtx emenjus ^ incredìbili
, fiilget rerum ^ dijciplinarumque notitia^ gvctcis^ latinif-
, que literis apprimc eruditus^ Btbliothecamque numerojam
, MSS.^ editornmque exemplarium comparavit, Itbrorum
dele6lu cum paucis numerandam . Literatorum commodis
fic advigilans^ ut qua vel penes fé habet ^ vel amicorum
ope nancifci poteji, quibufvis iiteraria rei opcrarn danti-
bus nec rogatus ojferat. Del rello tutto ciò che riguarda
il Codice Carolino con altri preziofillimi Documenti, me-
dita S. E. di darlo in luce per comun difinganno in van-
taggio della S. Sede col titolo: Codex donationutn S. R.
E. notis Chronologicis ^ ^ Hiftoricis illajìratus . E le le
occupazioni continue del Miniiterio, che il Sig. Cardinale
follicne, non gli permetteranno di efeguire sì nobil dile-
guo, li è dichiarato di voler confidare alla nollra debo-
v> lezza
XL)
„ ie^^^. anche quefla infigne, e per tutti i capi utiliiTìma
„ Raccolta, a benefìzio del pubblico. PafTiamo ora alla Si-
„ gnoria del Regno di Napoli.
„ Si dichiarò il Sig. Muratori^ fin dall'anno 800. in
„ cui annodò il Greco Imperio col Latino, che gli Augulli
„ (rreci — in Italia non fecero più gran figura, e lolamente
„ andarono ritenendo il dominio in Napoli, ed in alcune
„ Città della Calabria — . Allìcurò tal dominio tre anni dopo
„ col fupporto accordo tra Carlo Magno , e gli Ambafcia-
„ tori di Rice foro coW uti pojjidetis ^ di cui parlammo nel
„ mele di Maggio: e tale vuol che lia(i mantenuto nel Se-
„ colo Decimo. Afferma ail'an. 944.— che durava in Na-
„ poli la Sovranità de i Greci Augulii, ed effere (lato allora
„ Principe, e Duca di quella illuttre Città Giovanni col fi-
„ gliuolo Marino creato anch'elio Duca. ~ Adopra in prova
„ di ciò l'autorità della Cronica di S. Vincenzo di Voltur-
„ no; e perciò non crediamo, che tino a detto tempo vorrà
„ alcuno contraltare ai Greci il lungo poUcilò di quel Du-
„ cato. Crediamo bensì, che niuno vorrà accordare al Si-
„ gnor A/«rtf/-or/ la prctefa continuazione di polFelFo, dopo
„ che Ottone Magno ^ debellati i Greci, ne fece la dona-
„ zione a S. Tietroy e a Giovanni XII. di lui Succellore;
„ dichiarando ciò, ch'era d'antico dominio, e ciò che con-
,, cede di nuovo: Item in ''Partibus Campania Soram y Ar-
,-, ces., Aquimim., Arpinum., 'Theanum., ® Capuam, necnon
„ patrìmonia ad potejìatem tS ditionem vejìram pertinen-
„ ria, Jìcuti ejì patrimonium Beneventanum, ^ patrimo-
„ ntum Neapolitanum-, ^patrimonium Calabria fuperioris ^
,, S> inferioris . Tìe Civitate aiitem Neapolitana cum Ca-
„ (tello ^ Territoriis ^ finibus S> tnfulis fuis ftbi perti-
„ nentibus ., Jlcut ad eajdem refpicere videntury nec (Di-
ploma Henrici I. rede legic necnon) patrimonium Sicilia
fi ''Deus noftris illud tradiderit manibus . Simili modo Ct-
vitatem Cajetam, ® Fundum cum omnibus earum perti-
ncntiis . La qual Donazione vien confermata da S. Errico
l'anno 1014. quali colle (lefle parole.
„ Crediamo inoltre, che niuno accetterà le difficoltà
„ (altrove le chiama fallita col Goldatto) ch'ei, richiamando
„ la fua ^/?w/r Efpofizione èJr., va ricercando nel diploma
„ di Of^o«é' anno yói. — Fra l'altre cole, egli dice, li veg-
Tom. V. / »i gono
xuj
„ gono ivi confermate a S. Tietro le Provincie della Ve-
„ nez'a, e dell' Irtria, e tutto il Ducato Spoletano, e Be-
„ nevcncano, e la Città di Napoli, per tacere d'altri paelì ,
V che per l' addietro non rnai furono dipendenti nel tempo-
„ rale dal Romano Pontefice, ed erano governati da Prin-
„ cipi, V'allaili de gl'Imperadori d'Occidente, o de i Re
„ d'Italia, o pure de gli Augulli Greci, e feguirarono ad
„ ellere tali --. Perciocché da quei paelì, che il Sig. Mu-
„ ratori efprime, ciafcuno argomenterà la natura di quei
„ che tace. Le due Provincie della Venezia, e dell'lllria,
„ benché prelfo Anadafìo Self. 318. fiaito con manifelto er-
„ voxQ e{yYe\\Q atque Trovhicias Venetìarutn ^ ^ Hijìriam%
» nel Diploma di Ottone^ e in quello di Errico vi fanno
,, figura di confini ; Exinde in "Tarma ^ deinde in Regio ^
„ ex inde in Manina y atqne in Monte Sikcis ^ atqtie 'Vro-
„ viuciaVenetiaruniy^ Iftria^ o come legge il Cod. V at.
„ pubblicato dall' Ulufiriflirao Giorgi {Baron. tom. 13. fag.
„ 6x9.) atque Trovincia Venetiarum Heiftria . Dopo la
„ qual defcrizione del confini, fi riprende il filo della do-
„ nazione di Carlo Magno ivi confermata : Necnon £y cun-
„ óinm T>ucatnm Spoletanum, feu Beneventanum &c. in or-
„ dine al Ducato Beneventano, comprefo nella donazione
„ CaroUna, ognuno avrà più fede al Pagi {an.-j%j.n. j.^/eq.)^
„ vedendone la conferma nel Diploma di Ottone, che alle
„ oppofizioni dell'Autor delle Coitituzioni Imperiali, e del
„ Signor Muratori, non fortenute , che dalla loro opinio-
V, ne. il fimilc accaderà della Città di Napoli, e del patri-
„ monio di Sicilia ifpecialmente in vedendo con quanta iinr
„ cerità fi dichiara l'Imperadore, allorché ingrandifce del
„ proprio lo fiato Pontificio: Offerimtts .... de proprio no-
„ Jìro regno civitates ^ oppida cufn pifcariis fuis , ideft Rea-
» tem, A'tiiternum, Fiirconern, Nnrfiam, Balvam ^ Mar-
» Jiw. E forfè farà taluno a fomigliantc opinione quella corta
„. rilpolta del medefimo Pagi (an. ^6z. num. i.): Vana
„ JMit omnes rafiunculie a Goldafto in medium addutlay
„ nec ampliori confutatione indigeni. Ma veniamo al pre-
„ tefo diritto Imperiale di confermar l'Elezione del Ponte-
„ fice.
„ Si vede eflTo da prima chiamato con giufio titolo pre-
„ teìtjioue. Imperiale : ma poi. dopo, toltane una fola» occa.-
„ fione
Xliij
„ fìone {an. SS^.)»!" cui appellafi qua^ un diritta di So-
„ vranità^ fi trova fempre col nome allbluto di diritto Itn-
„ periale:e quel eh' è più notabile, lì vuol cominciato coli'
„ Imperio medeiimo. Che però alle parole dell' Ailronomo
„ nella Vita di Lodovico Tio'. pramifit tamen legatioTienti
„ qua fut>er ordìnatione ejtts Imperatori fatisfaceret , rife-
„ rite dal "Pagi in altro fenlb, dà il Signor Muratori quella
„ interpretazione all'anno 8i6. -- Parole, che indicano già
„ nata in Lodovico Augnjto la pretenfione, che non s' avelie
a confacrare il Papa liletto lenza il confentimento fuo --.
Onde viene a far nafcere infieme coli' imperio tal preten-
fione. Perciocché l' Ailronomo parla di Stefano IV. im-
mediato Succelfor di S. Leone ^ rinnovatore dell'Imperio
„ di Occidente. Nò è già quella una nollra congettura. Egli
„ medefimo ci fcopre il fuo animo all'anno feguente difcor-
j, reti dola su gli Annali Laurelameniì, quando parlano della
„ gran renitenza di S. Tafquale nell' accettare il Pontinca-
,-, to. Ecco le parole degli Annali: Cui (Steph. JV.) Ta-
,-, fcbaits Jucceffor eìettus , pojì completam folenniter orai-
„ nationem fuam , ^ munera , & excu/atoriam Imperialem
„ mifit Epijìolam ^ in qua fibi non fòlum nolenti ^ /ed etiam
„ plurimum renitenti -fontifìcatus honorem velitti impa5lum
„ afeverat . Le quali additandoci, che il Pontetice non
„ icrilie, fé non dopo la confacrazione, chiaramente efclu-
y, dono ogni confenlo, e dimoltrano, che la lettera era offi-
„ ciofa,e corrifpondente alla grandiilima armonia, che paf-
„ fa^a allora tra il Sacerdozio, e l'Imperio. Or fentiamo ilf
„ Signor Muratori . — Quella lettera di fcufa d'ellere fiata
„ confacrato Papa 'Fa/quale contro iua voglia, fa abbailanza
„ iniendere, che ne i patti della bignoria di Roma, confe-
„ rita da Carlo Imperadore, e da Lodovico fuo figliuolo a
„ Leone HI. e a Stefano IV. Sommi Pontefici, vi dovea ef-
„ fere, che per conlacrare il nuovo Papa Eletto, (i dovdlè
„ allettare l'approvazione, e il conienfo deli' Imperadore
„ prò tetnpore --.
„ Congettura per verità, che ha ben del particolare,
„ e che obbliga, chi fi chiamò mal foddisfatto del 'Fagi^
„ perchè fenza attendere la libertà della conlacrazione re-
,1 ilituita da Cojìantino 'Pogonato a Benedetto IL l'anno 684.-
it ne llabilì T Epoca in Gregorio IIL l'anno 731. a prenderlo
fz „ per
»■»
XLJV
„ per Avvocato anche in quefto capo, come lo fu nel pri-
„ mo, contro le opinioni del Signor Muratori. E a dir
„ vero, egli che iomniinittrò al noitro AnnaJiita le riferite
„ memorie dell' Altronomo, e d'Eginardo, non le interpe-
„ trò già in qurllo fenfo: anzi continuando il fuo periodo
» della libertà di conlacrare il fommo Pontefice, lo con-
„ duce fino all'anno 815. in cui crede, che di confenfo
„ di Eugenio il. fofle riprcfa l'antica conluetudine nata,
„ com'è noto, da ufurpazione, e foltenuta contro ogni di-
„ Ipoiìzione dei Canoni , tollerando i Pontefici per bene
„ delia Chiefa: Ecco la di lui opinione {ann. 815-. nitm.
,, 30.): ^A-T itaojue a Jujìintano Angufto ^ pojìquam Ita-
„ itam Imperio Orientali adjecit incluffus, qui defierat in
" Gregorio "Papa III. ut i anno 731. num. 20. indicavimus^
„ prafenti anno in integrum refìitutus, non exijfimante Eu-
„ genio li. id Lothario Imperatori denegandnm effe ob fa-
„ ófionesy ^ Client e Las eorum., qui ^ qnod Rom^s potentiores
„ effent y potiores quoque fé effe debere in eleóltone 'Fonti-
i-> jicum Rornanorum arbitrabantur . ConfelTa però d'appog-
„ giarfi ad una Coflituzione taciuta dal Cardinal BaroniOy
„ da Le Cointe, da Natale yilef andrò, da Tapcbrochio, e ge-
„ neialmente dagli Scrittori Cattolici, perchè cdi forfan fu-
„ fpicarentur y illud figmentum ejfe Schifmaticorum, la quale
„ dobbiamo al folo Continuatore di Paolo Diacono, che
„ lenza forfè l'avrà impattata da alcune Collituzioni pote-
„ lleriori, commettendola infiemc, e ornandola con parole
„ lue proprie. Del che vi fi fcoprono grand'indizj, e fpe-
„ cialmente, che il Pontefice debba confacrarfi in pr^fcn-
„ tia Mijfi 'Domini Imperatoris, in vece di Mifforum^co-
„ me hanno tutti gli altri documenti ; e che l'Eletto, prì-
„ ma d'clfer coniacrato, debba fare Sacramentum cum ju-
„ ramentOy quale 'Dominus Eugenius Tapa, fponte prò con-
„ fervatione omnium factum habet per fcriptum : claufula ,
„ che da fé mcdefima i] dillrugge, preflb chi ha qualche
„ fentore dei documenti di quei fecoli, ripieni di vera, e
„ non di affettata barbarie.
„ Che veramente Eugenio II. faceffe qualche Decreto,
„ in cui venilìc obbligato il Clero, e Popolo, a giurare di
„ non far elezione, fé non canonica, e giufia ; è ugual-
„ mente chiaro da' Diplomi d'Ottone Magno, e di S. Er-
i, rico.
XLV
„ rico, come Io è, che S. Leone IV. confacrato fenza par-
„ recìparne l'elezione all' Imperadovc, fecondo l'accordo tra
„ Sergio II. e Lottarlo, fece fpontaneamenre una promeira ,
„ la quale poi fu pretefo , che faceilero i Pontetìci prima
„ della confacrazione. Ed ecco le parole {Ielle del Diplo-
„ ma di Oitonc, ricopiate j-i. anni dopo da S. Errico: Se-
„ cundHm quod in paBo y & confìitutione ^ ac promijjionis
,, firmttate Eugenii Tontificis fuccejforumque ilitus conti-
„ netur, ut omn'ts Clerus, ^ univerfa populì Romani fio-
„ bilitas propter diverfas neceffitates, •Fonti ficnm irratio-
„ nabiles erga populum fìbi fubje6ttim afperitates retundcn-
„ das , Sacramento fi obitgent , quatenus futura Vontìficum
„ elecìio {quantum uniufcujufque intelle6fus fuerit) cano-
„ nice ^ ^ j afte fiat . Et ut ille^ qui ad hoc fanóJum &
„ Apoftolirum regimen eligitur, nemine confini ient e conje-
„ crai US fiat Tontifex , priufquam talem in prafintia Mif-
„ firum nojìrorum, vel filii nojìrT^ fiu univerfa generali-
„ tatis faciat promiffìonem prò omnium fatis fazione ^ atque
„ futura confervatione, qualem T)omnuSy ^ venerandi! s
„ Jpiritalis pater nojìer Leo ^ fponte fecijfe dignofiitur .
„ Ma che a tempo d' Eugenio niente penlalle Lottarlo
„ a voler confermare l'Elezione, apparifce da quella di Va-
„ lentino SucceiTor d'Eugenio, per cui confelìa il Sig. Mu-
„ ratori all'anno 817. -- non apparire, ellerfi attefa appro-
„ vazione Imperiale --. E molto più apparifce dalla di lui
„ Collituzione Imperiale , fatta in Roma di confenfo del
„ Pontefice l'anno 814. nel cui Capitolo terzo, così fi de-
„ termina: In elezione autem Romani Tontificis nullus five
„ liber y five firvus prafumat aliquod impedimentum facere .
„ Sed UH folummodo Romani , quibus antiquitus conceffum
„ ^Jì confìitutione SS. 'Patrum , fibi eligant Tonttficem .
„ !^od fi quis centra hanc nojìram Conftitutioncm facere
„ prafump ferita exilio tradatur. Accadde tre anni dopo
„ quella Collituzione, che il Clero, e Popolo avendo eletto,
„ ed intronizzato per forza Gregorio IV. il qual non vole-
„ va in conto alcuno accettare il Pontificato, ebbero a Ipe-
„ dire in f^ rancia, per conlultarne l' Imperadore ; e perciò
„ ne differirono la confacrazione. Anailafio non ne parla:
„ ma fupplilce il di lui filcnzio 1' Autore della Vita di Lo-
j, dovico Pio: Gregorius presb. tit. S. Marci eleEius eft ^
„ dila-
\
XLVJ
, dilata confccratìone ejus ufque ad confulinm Imperafo-
„ ris. ^uo annuente, ^ eletltonem Cleri ® Topuli pro-
, hante ordmatns ejt in loco prtoris . Anche Eginardo dice
, la Itella cola in diverla maniera, dalle cui parole compren-
, dcfi, che r Imperadore d(ubitò, che foile violata la iua
, Cortituzionc neir eleggere il Po-titetìce: Ekeius , fed non
,, prìus (trdìnatiLS efly qaam Legatus Imperatoris Romam
, venite ^ ele£lioHem popuit quaits effet , examinavit . Né
, l'uno, nò l'altro di quelli Autori favorilce il Decreto
, fuppoilo d'Eugenio II. com'è evidente; dicendo l'uno,
, che rin^peradorc conluluto approvò l'elezione; e l'altro,
, che efplorò per un Tuo Legato, fé reiezione era Schietta.
, Tuttavia ebbe il 'Pttgi qualche motivo di credere riilabi-
, lito da Eugenio II. Tulo d'attendere il confenfo Impc-
, riale, dopo di eliér flato interroeflò per quaiì cento anni.
, Tanto più che Lortario medeiìmo io. anni dopo la detta
, Collitu/.ione lo rillabilì certamente con Sergio U. come
, or' ara vedremo.
„ Non lappiamo già intendere, come fi ammetta quel
, Decreto d'Eugenio e Lottario dal big. Muratori. Avc-
, va egli filìato, come abbinino villo, un diritto Imperiale
df confermare l'elezione, nato coli' Imperio medeiìmo l'an-
no 800. giunto poi ali'Szf. in cui li pretende fatto quel
, Decreto, fa vedere, che Lottario era di Febbrajo — in
, Matengo Corte Reggile di Lombardia -- di ritorno in Fran-
, eia, come accennò l'anfiò precedente , e nega airolutam«;nie
, quel lecondo viaggio in Italia, chelblliene il Decreto. Per-
, ciò alìerì all'anno 814. che n-on' poteva luilìltere, le non 11
,. folle corretto l'anno con Giovanni Giorgio Eccardo, la-
, Iciando libero a eiAicu-no iJ credere di elio ciò, che gli
, parere più verilìmile. Conturtociò tre anni dopo riferite
, le parole d' Eginardo fopra l'informazione prela dall' Im-
, peradore nell'elezione di Gregorio IV''. così ragiona: —
Ecco dunque, che incominciamo a vedere verificato il
Decreto, attribuito a Papa Eugenio II. e a Lottario Ao-
guiio, intorno al divieto di conf.icrare il Pontefice elet-
to,, lenza l'allenfo' dell' Imperadore,. o de'fuoi Miniltri ,
con poterli dubitare, ciò ancora lì oflervalVe nell'elezione
di Valentino, perchè forfè in Roma lì trovava il Legato
imperiale, che acconfetuì --. Qui noi nt>n vogliamo ehv-
» geta-
XLVlj
„ gerare, che la fentenrJi del Sig. ^/«r^i^<?r/ non corri fpon-
de a quella del Decreto: Et ille qui ele&us fuerit^ me
confentiente confetratus 'f enti f ex non fiat ^ priuf^juam ta-
U Sacramentnm faciat in -pr^ifentia MiJJì *Domni impe-
ratoris <3 popiili cum juraynento\ quale l^ominus Euge-
„ nÌHs 'Papa ^c. Solo dicinmo, e etediamo di certo, che
„ ognuno dirà, che con tal fuo argomento, il cjualc ii ften-
„ de al più al più tif)0 alla confacrazione di Valentino l'ann.
„ 817., la buona memoria del diritto Imperiale nato coU'
,„ Imperio va a tevrjv.
.' „ Bri reito, che Ron folo fi{\ falfo il Decreto attribui-
to ad Eugenio II., ma clve dall'* a-vere' Lottarlo efarainata
l'eleziorre dì Gregorio IV., non nafcefle di bel nuovo la
già eltinta contuetudine d'a-ttendere il confenlo Irnperia-
le, ir rende manitello dalla cofifacrazione di Sergio li.,
Succelìor di Gregorio. Perciocch^ì , quantunque leguille
,, un breve Scifmi p<>r l'inviiìone di certo Giovanni Diaco-
„ no, i Romani da le medefimi vi ripararono, e l'Eletto
„ in Apofìoitca B. Tetri Sacrattfftma Sede ùrdìnatus con-
y-, fecratitfque eli Tonti fex^ come (\ legge in Anaiialìo.E'
„ vero, che nei principio di quello Pontificato l'Impcradore
„ Lottarlo, il quale non era più quel buon Principe di xo.
„ anni addietro, mandò cfm delle pretenlìoni il fuo figlio
„ Lodovico a Roma, e che le truppe, che lo accompagna-
„ rono, fecero delle rubberie, e recarono altri danni nello
„ (taro della Chiefa :- ma non è già vero, che le infolenze
„ de' Soldati, le quili il Sig. ^/«r^/fcri dichiarò penlìoni di
„ guerra, quando le fc^cero i Longobardi, nafcellero dall' af-
„ Pronto facto all'lmperadore, conAicrando il Papa fenz'at-
„ tenderne la conferma da: lui. Almeno né Affaftalìo , né
„ veruni Annali lo dicono. Il Sig- Muratori \C) argomen-
„ ta. — Ma perchè contro i Patti feguì quella confacra-
» zione, cioè fenza l'Imperiai beneplacito, al che non fa-
„ pevano accomodarli i Romani, Lottarlo Augnilo ne fece
„ del riientimento , ed inviò a Roma il fuo primogenito
„ Lodovico coir armata (/'<2;/. 844.) — . E lo argomenta da
„ gli Annali Bertiniani, la cui fentenza , perché prelTo lui
«, li legge tronca da capo e da piedi, farà bene di fentirla
«, intera, poiché contiene il principio certo di quella pre-
M teniione Imperiale-: Gtegorim R^matpa Eealejia Tonti fex
„ dece/'
XLVllj
decejjlt , cui Sergius fuccedens in eadem Sede fubflittii-
tur . ^uo in Sede Apojìolica ordinato., Lotharius filium
fuum Hludovicum citm 'Dragone Medìomatricorum Epi-
Jcopo dirigiti abiuro Sy ne aeince^s decedente Apojìohco
qtiifqnam illic prater fui jujjionem^ Mifforumqiie fuoriim
pra/entiam ordinetur Antifies . ^li Romam venientes ho-
norifìce pufcepti Junt . 'Peraófoque negotio Hludovicum
'Fontifex Romanus un£tione in Regem. confecratum cin-
gulo desornvit . T)rogonem vero Epifcopum fui Vicarium
Galliarum , Germaniarumque partibus defìgnavit . A noi
, non fi appartiene di giudicare, le Sergio fece bene o ma-
, le, rilbggettando la libertà della conl'acrazione a gl'Impe-
, radori : atìermiamo bensì elìère cofa indubitata, chetale
, accordo (i fece tra Sergio, e Lodovico, e che fi farebbe
, praticato nella confacrazione di S. Leone IV. tre anni do-
, pò, fé il timore de' Saraceni non avelie obbligato i Ro-
, mani a confacrar i'enza indugio il loro Sovrano: Hoc ti-
, morcy lo dice chiaramente Anailafio, S? futuro cafu per-
, territi f eum fine permipfu 'Princtpis "Prafulem confecra-
, runt .
„ Ciò, che non potò efeguirfi in S, Leone IV. fi efe-
, guì dopo la di lui morte in Benedetto III. 1' anno Sff.
, nel quale anno fi vide per la prima volta praticata l'an-
, tica confuetudine di mandare il Decreto di Elezione agli
, Augulli d'Occidente, come fi era fatto a que'd'Oriente ,
, ed a gli Efarchi di Ravenna; e ce lo atteila l'itleilo Ana-
, ilafio; Clerusy ^ cuntii 'Troceres 'Decretum componentes
, propriis manibus roboraverunt , ^, ut confuetudo prifca
y pofcit j invi£fijfjì'nis Lot bario ^ ^ Ludovico dejiinaverunt
, Auguftis . D.iUc quali parole ricava il Signor Muratori \\
, conferma della fua opinione: — il che ci fa fempre più
, intendere, egli dice, che era antico il coltume, e tutta-
, via fi olTervava, di non confacrare il Papa eletto, fé non
.dappoiché informatone 1' Imperadore, predava 1' allenfo
, luo -- interpretando l'imitazione dell'ufo antico per con-
tinuazione di elio, al che, come abbiamo villo, ripugna-
no i fatti. Elferfi parimente avuto l'Imperiai confenlo da
Lodovico II. dopo la morre del padre, prima dell'ordi-
nazione di S. Niccolò Magno, non è da dubitarne; sì
perchè gli Annali Bertiniani dicono, di eflo: prafentié
„ ma-
il
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„ magts Ludovici Regis, ^ Trocerum cjus, quam CI '.ri
„ elehione fubfìittiitur\ e si ancora, perche (ì bada Ana-
„ ilafio, che il piillimo Imperadore alìiltè alla folenne fun-
„ /Jone della conlacrazione in San Pietro. Oltre di che Ana-
„ (tallo trattando del Decretò di Elezione nella vita A' A-
„ driano IL Siicceirore di San Niccolò 1. così apertamente
„ li efprime: Hludovvicus CbrijìianìJJtmus Imperator co-
„ gnofcens etianit qualiter in eo decretum futs fnbjcriptio-
nibus roboraverunt , valde gaviju^ ejì Alox impc-
rialcm Jcribcns Epijìolam , cunSìos Romanos , quod di-
gnrim tanto elegijfent officio 'Prafulem conlatidavit , per
quam vtdelicet mnotuit ■> nulli quippiam pr/emii fare ex
confecratione ipfius quo quo modo pollicendum &c. Il fi-
mile ell'erlj praticato nella creazione di Giovanni VIIL
„ può congetturarli, ma non alìerirli: perchè le vite de'
„ Pontefici raccolte da Analìalìo ci abbandonano. Il P. T'agì
„ coir autorità dell' Annaliita Bertiniano, e del Cont.inuator
„ d'Aimoino, che lo copiò, ripone la conlacrazione di Gio-
vanni Vili, il dì 14. di Dicembre, che cadeva in Dome-
nica l'anno 871. Adrianus 'Papa moritur ; ^ Johannes
Archidiaconus Rom. Ecclejia xix. Cai. Januarii in locum
ejus fubftituitur . Onde non par che meriti la riprenlìone
„' del Sig. Muratori^ cioè — lenza precifamente fapcrfì ,
„ come penla il P. Pagi., in qual giorno leguiHè la fua con-
„ {aerazione ~. E intanto diciamo noi poterli congetturare,
5, che rimperadore anche qui correlle col fuo allcnfo, per-
„ che vivente Lodovico., il quale ottenne tal privilegio per
„ il padre, e lo eiercitò egli ilclFo, non è credibile, che
„ leguilìè sì coniiderabil variazione .
„ Non fu così dopo la morte di Lodovico., feguita Pan.
„ 875-. perchè cllendo foppravvivuto G/oi;«7^«/ ^^//.tìno all'
„ 88i. ebbe in quell'anno per SuccetFore Marino; né vi è
„ notizia, che Carlo Graffo., punto vi s'ingeriire: onde con-
„ felfa il Signor Muratori., che -- nell'elezione, e conla-
„ crazione iua, non fi sa, che punto entrailè l' Imperadore
„ Carlo il Grojfo — . Di Adriano IH. feguì il medelìmo .
„ Ed è degno d' oirervazione, che a queito Pontetice gli
„ Autori moderni attribuifcono un decreto, con cui fi to-
„ glie il Privilegio a gli Augurti . Il Baronio, che niente
„ tace, o utile, o fvantaggioio alla S. Sede, febbene fpiega
Tom. V. g „ le
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L
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lì
„ le circoftanze, e gli aggiunti, che danno luce a gli avve-
„ nimenti, che hanno dello Itravagante, viene creduto dal
„ "Pa^i, che lo taceirc, non penfando, che coflumailero gli
„ Augulli di mandare i loro Legati : l^ecretnm illiid Ha-
„ driani de ordinando Tontificc fine prafentia Legatorum
„ Imperìalìnm tacetur a Baronia^ quia ipfe non putabat ,
„ Imperatores ufos fui (fé mittere Le^atos^ qui ordtnationì
,, Tontifìcir Romani adejfent . La quale fcufa pare intem-
„ peltiva: mentre il Cardinal Baronie avea riferito negli anni
„ addietro con Anallalìo ciò ch'era feguito in ordine a' Le-
„ gati Imperiali. Il Signor Muratori pax ò all'anno 884.
„ dubita forte coW Eccardo di un tal Decreto, e in tale
„ occadone h dire al 'Pa%i^ cofa che offènde l'integrità del
„ Cardinal Baronio, quali che egli maliziofamente aveife ta-
„ ciuto il Decreto. ~ Giudicò il P. Tagi vero un tale Atto,
e che il Cardinal Baronio crcdcire meglio di tacerlo --,
il che certamente non (ì deduce dalla fentcnza di elio 'Pagi
., qui fopra efpolta . Inoltre, non come avea fatto del De-
„ creto d'Lugenio 11. rigettato prima, e poi {limato vero;
„ ma li mantiene collante in negarlo certo. Solo fé ne vale
„ per rimettere in campo il diritte Imperiale , giacché in
„ quelli due Pontefici non lo ha potuto trovare. — Quando
„ anche Adriano HI. egli dice, avelie formato un tal De-
creto, bene avrebbe fatto, ne farebbe reltato giudo tito-
„ lo all'imperadore di dolerfene, llante la libertà delle qle-
I, zioni, fin qui lafciata al Clero, e Popolo. Ne quello toglie-
„ va a gli Augulli l'altro loro diritto (io non cerco, fé le-
„ gittimo, o illegittimo) di voler folpefa la confacrazione,
„ finché veniilé il loro confentimento —. Cosi foavemente
„ accennando l'obbligo della S. Sede a gli Augulli, per non
„ a\ere invaia l'elezione canonica al Clero e Popolo fino
„ al predetto anno, (x fa (bada ad un fuo dubbio, fulla ce-
,, kbre Collituzione attribuita a Leone Vili. Pleudo-Papa,
T, in cui i\ concede l'elezione all'imperadore: il qual dub-
„ bio, dopo averlo inlìnuato al Lettore, lo lafcia cobi pcn-
„ dente, alHnché rclli in altrui libertà l'accettarlo, o no: ed
„ è il fcguente.
„ Racconta il Continuatore di Reginone l'anno 965.
„ come dopo la morte di elfo Leone Vili, i Romani fpe-
„ dirono Ambafciatori a Ottone Magno prò injìituendo
., quem
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„ quem vellet Romano Tontìfce : non d sa, fé per timore,
„ che avellerò d'Imperiai violenza, di cui ne aveano avuto
„ un frefco efempio nello Scismatico, premorto al vero
„ Papa Benedetto V. o perchè quello medelimo vivendo
„ tuttavia nel fuo efilio, non parelle loro, dovere crearli
„ un nuovo Pontefice, come penta piìi a bailo il Signor
„ Aluratori .'Ì^Qi\à\mQno su tale accidente, egli la diicorre
„ cosi: -- L'antico rito era, che il Clero., e Popolo Ro-
„ mano, dappoiché era morto, e feppellito il Papa, im-
,, mantinente palfavano ad eleggere il Succellbre, ma noi
„ confacravano prima d'averne dato avvifo agl'lmpcradori,
„ o ai loro Miniltri in Italia, e ricevutone il Placet. Troppi
„ efempli ne abbiamo veduto in addietro. Per lo contrario
„ le parole fopra riferite, pajono indicare, che neppure go-
„ dellero ora i Romani la libertà dell'elezione, e che polFa
„ edere vera la facoltà, che alcuni pretendono data ad Oc-
„ tone il Grande, e a'iuoi Succeiìbri , di eleggere iJ Papa.
„ Ma non è da credere, che Ottone il Grande comrnettelle
„ quell'atto tirannico --. Prima di quelli tempi però conobbe
„ egli molto bene, che niun interelle aveano gli Auguiti
„ nella elezione. Perciocché parlando all'ann. 867. di quella
„ d'Adriano II. dalla qjjale per teilimonio d'AnallaGo, fu-
„ rono rigettati i Legati di Lodovico, «1? vìdelicet Lega-
,, tos 'Vrincipum in ele£^fi07iem Romanorum 'Trafulum ex-
„ pe£iandì mos per hujufmùdi fomitem inolefceret ^ aiìeri-
„ ice, che — quell' obbligo non v'era, né lì trovava prati-
,, cato in addietro. Erano tenuti folamente i Romani ad a-
„ fpeftarc l'approvazione Imperiale dell'eletto, il che ap-
„ punto anche in quella occalìone li efeguì ~. Ma tornia-
„ mo al prctefo diritto Imperiale sì collantemente foltenuto
„ dal Sig. ^/«r^;'(3r/, che tin variale ientenze degli Autori,
„ le per avventura gli fon contrarj .
„ Rifaputalì a Roma la morte d'Adriano IH. fu fubito
„ eletto, e nella feguente Domenica confacrato Stefano V.
„ come lì ha da Guglielmo Bibliotecario, il quale dice an-
i, Cora, che trovavali allora in Roma il Vefcovo di Pavia
„ Giovanni, a cui benché Minillro Imperiale, Adriano par-
„ tendo, avea raccomandato il governo della Città. Quelli
„ però non ebbe parte alcuna nel grande affare, come lo
„ attella il medefimo Guglielmo; nò ve la doveva avere,
g -L „ co-
LIJ
„ come fi ricava dalla doglianza di Carlo CrafTo, perchè i
„ Romani avellerò creato il Papa fenza partecipargliene nien-
„ te, la quale fu quietata con moltrare lolamcnte l'univer-
„ iale conlenlb de gli elettori, fenza ombra di fcufa, per
„ non avere avvifata l'elezione, o ricercato il confenlo Im-
„ perirle; indizj certiilìmi, che e 1' Imperadore, e i Ro-
„ mani fapevano, non elfervi tal obbligo. Tal doglianza Im-
„ periale l'abbiamo prefTo l'Annaliila Larabeciano infieme
„ coll'cfito, che ebbe. Imperator iratus, quod eo incon-
„ Jalto ullitm ordinare frafumpferunt , m'tfit Lintvvar-
„ dtim, & quofdam Romana Sedis Epifcopos., qui eum de-
„ foncrent^ quod perficere tninune potuerunt . Nani fradi-
ci 6tus 'fontifex Imperatori per Legatos fuos plufquam tri-
), ginta Epifcoporum nomiua^ & omniutn ^Fresbyterorum^^
„ 'Diaconorutfi Cardivalium , atqne inferioris gradus per-
,) fbnarum^ nec non ^ Laicorum Trincipum regionis feri-
ni pta dejtinavit ^ qui omnes unanimiter eum elegerunt ^ £9
„ ejus ordiriationi fnbfcripferunt .T)a quelle due ultime pa-
„ role, cioè d'avere tutti concordemente lottofcriito all'Or-
„ dinazione, fi comprende in che fenfo adopri l'Annaliila
„ la parola Ordinare \ che vale a dire creare PontcHce, o
,, conferire il Pontificato: perciocché niuna difciplina c'in-
,, fegna , che fia flato mai fofcniio alla conlacrazione de'
„ Pontefici. Onde la vera e pura fpiegazione di quelle pa-
„ role è tale: — Adiratoli l' Imperadore, perchè lenza lua
„ faputa olarono di creare alcuno Sommo Pontefice &c. — .
„ 11 Signor Muratori all'incontro vuol, che quella parola
j, ordinare fi debba prendere per confecrare% e per dar pelo
„ alla lentenza, muta la parola generica uìlttm in illnm ^ che
„ viene a individuare Stefano V. Ecco le di lui parole con
„ fomma fede . -- Notano gli Annali del Lambecio , che
„ giunto l'avvilo air Imperadore Carlo il Crollo, della con-
}, l'aerazione di elio Papa Stefano V. andò forte in collera,
,, perchè i Romani eo inconfulto illum ordinare prafurnpfe-
„ runt .
„ Con tale immaginazione, quafi avelie egli meglio in-
„ tefa la fentenza dell' Annalilta, e meglio ravviiata la di-
„ fciplina di quelli tempi, che non- fecero gli altri, e fpe-
„ cialmcnte il 'Pagi {an. 885-. n. 3.) ne tira quella confe-
„ guenza . — Di qui Certo apparifcc, che Carlo il Crollo
„ non
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non volle efTere da meno de gli altri Augufti fuoi Prede-
cellbri, pretendenti, quafi un diritto della loro Ibvranità,
il confenfo alla creazione fuddetta — . Con cui viene ad
afTicurare un efercizio di tal diritto per lo fpazio d'8y.
anni in tutti gl'Imperadori d'Occidente, ch'erano itati
finora, cioè in Carlo Magno, in Lodovico Pio, in Lot-
tarlo, in Lodovico II. in Carlo Calvo (che fu in tempo
di Giovanni VUI. e non ebbe occafione d'eiercitare il
pretefo diritto), ed in Carlo CralTb ; perchè Lodovico
Iralbo, anteceirore di Carlo, dice all'an. 879. --che fu Re
di Francia, e non già Imperadore de' Romani, come im-
maginarono il Sìgoiiio, e il Card. Baronio — . Noi all'in-
contro abbiamo per certo, che chiunque ama la verità,
e non l'abborrifce, conofcerà, che quello prctelo diritto
non fu altro, che una conceflìone o Privilegio Pontificio,
accordato da Sergio II. a Lottarlo, per opra di Lodovico
di lui figlio, e che non fu efercitato da altri, che da quelli
due Imperadori, per lo fpazio di foli 30. anni, nei con-
fermar l'elezione di cinque foli Pontefici, a compren-
dervi anche S. Leone IV. la cui precipitofa confacrazione
nacque dal timore de' Saraceni, dopo la concellione del
Privilegio. Toltine quelli cinque Pontefici, che furono
elio S. Leone IV. Benedetto 111. San Niccolò Magno,
Adriano lì, e Giovanni Vili, non fi troverà in tutto il Se-
colo Nono altro Pontefice, dopo la cui elezione folle at-
tefo l'allento Imperiale, perchè tale aflènfo non era, e non
poteva eilere diritto dell' Imperadore; ma o ufurpazione,
come era Itato ne' Goti, e ne gl'Imperadori d'Oriente, o
Privilegio, come lo fu ne' due fuddetti Augnili Carolini.
„ L che fia vero, in quei 18. anni in circa, i quali paf-
farono di mezzo tra Giovanni Vili, e Giovanni IX. fegui-
rono in Roma tali fconcerti di Scifmi, d'efpilazioni del
Patriarchio, di violenze, e di peggio ancora, che fu ne-
cellario richiamare con Decreto Sinodale quella confue-
tudine dell' alFenfo Imperiale, la quale fu fempre di mala
voglia tollerata dalla S. Sede, perchè ripugnante a gli an-
tichi Canoni, e ingiullilfima per tutte le ragioni. Il De-
creto {\ legge prelfo Graziano {dift. 63. cap. ì8.), ed è
riferito dal Card. Baronio {an. 816. nu. loi. ), e da tutti
comunemente ^i attribuifce ad uno Stefano Papa fui la fede
» di
di Graziano. Ma il Signor Muratori faviamente oflerva
(an. 897.), che s'ingannò Gra/.iano, e tirò anche gli ai-
tri nel fuo inganno: e in fatti elio li trova nel cap. x. d'un
Concilio Romano, celebrato da Giovanni IX. l'anno 898.
fecondo la miglior Cronologia, ed e tale: ^ia Romana
Ecclefìa., cui, T)eo autore, pra:(ìdemus, plurtmas patii ur
violentìas 'Poniìfice obeunte : qua ob hoc inferunttir, quia
abfque Imperatoris notitia, (è Jiiorum Legatorum pra-
fentia Tontificis fit confecratio , fiec canonico ritu, ^ con-
fuetudine ab Imperatore direni interjunt Nuntii, qui
'violentiam, iè fcaiidala in ejus con/ecratione non permit-
tant fieri, volumus id ut deinceps abdicetur: ^ conjii-
tuendus 'Pontifex convenientibus Epifcopìs ^ univerfo
Clero eli^ntur expetente Senatu ^ Topulo, qui ordinat^-
dus eft : & fic in confpt&u omnium celeberrime eleffus ab
omnibus, prajcntibus Legatis Imperiai/bus , confecretur .
Nnllufque fine periculo juramentum , vel promijjìones ali-
quas nova adinventione ab eo audeat extorquere, nifi qu£
antiqua exigit confuetudo, ne Ecclefìa fcandalizetur, vel
Imperatoris bonorificentia minuatnr . Quello Decreto lo
abbiamo noi prefo dal Concilio Romano, non da quel di
Ravenna, ove dice il Sig. Muratori, che indubitatamente
fi legge: ed è alquanto diverfo da quel di Graziano, fom-
minilb-atogli dal 'Pagi, come manifelta la (Iella cita/Jone
fiilfa 'Dift. 33. cap. i8. avendovi lolo del fuo quella ri-
tleiTione. — Vicn chiamato Canonicus ritus quel coltunie.
Tale non parve poi, lìccome vedremo, nel Secolo Undc-
cimo ~. Riflellione aliai notabile, perchè par che voglia
dichiarare canonica una ulurpazione tollerata folo, e non
mai prima del riferito Decreto confermata dalla S. Sede.
Che però il Pagi {an. 897. «. f.) procura di lalvare quella
cfprellione col canone, o fia decreto di Eugenio 11. da
lui creduto legittimo, al quale unilce l'altro attribuito da
Graziano a Stefano, onde verrebbe a eller Regola Eccle-
lialtica. Ma il Sig. Muratori dubitando forte del Decreto
di Eugenio \\. e negando ailolutamente quello di Stefa-
no, e contuttociò maravigliandoli, come nel Secolo Un-
decimo non paja più rito Canonico quel coltume, non
pare che diilingaa le coltiiuzioni Imperiali dall' tlcclclia-
lUche .
« Tal
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LV
„ Tal confuctudine però necefTìxriamente canonizzata
di Giovanni IX. per riparare a' difordini della S. Sede,
non ebbe alcuno effetto, finche, dopo un periodo più che
feilagenarìo di ftravaganxe maggiori , non congiunte il
Pontefice coli' autorità fua il braccio potente di Ottone
Magno; febbene anche fulla condotta di quello, e de'fuoi
„ Succeilori, ha qualche cofa da ridire il Card. Baronio .
„ Deplora quefto grand' uomo al principio dell' an. 900. lo
„ flato infelicifiìmo della Chiefa nel Secolo Decimo, in cui
i Principi Laici s'arrogarono la facoltà di creare i Pon-
;, icfici a loro talento : ^loufque Germania Imperatores Ot-
„ tones meda interceffere utrique parti contrarli^ arrogan-
„ tes licet ^ ipfi [ibi pariter 'Tapa ele^ionem, atque eleEìi
,, deje^ioncm . E ne riporta l'approvazione dal ''Pagi sì qui ,
„ che all'anno 911. Npn ha egli già la forte d' incontrare
„ prellb il Sig. Muratori^ il quale anzi deride quella flefi'a
„ fentenza, che dal favio Cardinale viene propella («. 4. )
„ ad ogni uomo di fenno con ficurezza , che la debba ab-
„ bracciare . ^ua ciin6ìa confiderans quifque fapiens piane
„ borre fcens in hanc prorfus fententiam rnecum ibìt : nihd
„ penitus Ecclefia Romana contingere pò fé fnnefiius^ te-
„ triits nibil, atqne In^ubrìns^ quam fi 'principe^ feculares
„ in Romanornm "Tontifìcum eleffionem manus immittant .
„ Non s'ingannò il dottiffimo Annalilla: perchè chiunque
a clamino l'pecialmente gl'infauili tempi dell' Anarchia tra
„ Berengario ^ e Ottone Magno -i è flato finora del medeiì-
„ mo Pentimento. Ma il Signor Muratori argomentando fu!
„ fallo così difcorre. -- L'olfervazione del faggio, e zclan-
„ te Porporato è bella e buona , e noi dobbiamo dclidera-
„ re, che fempre duri la libertà ben regolata, e da- tanti
„ fecoli introdotta nc-l Sacro Collegio de' Cardinali di cleg-
„ gcre il Romano Pontefice. Ma qui è fuor di fitol'Epi-
„ fonema dello zelante Annalifla; perchè i malanni della Se-
„ dia Apoflolica m quelli tempi vennero da i Romani flef-
„ li, e non da i Principi fecolari {ann. 903.) ~. Lo llelfo
„ linguaggio adopra all'anno 9:^4. allorché, morto Ottone^
„ tornarono i Baroni Romani alla loro prepotenza . — Con-
), tro de'quali, egli dice, farebbero ftate più a propofito le
j, doglianze del Card. Baronia^ che contro i Principi di
» quei tempi infelici. — . £ finalmente all'an. 987. parlando
» di
LVJ
„ di Crefcenzio, il quale col Senato ufurpò a'Rom<ini Pon-
„ tetici l'autorità, e bignoria in tempo di Giovanni XV.
„ dopo aver rircrite le parole di Komoaldo Salernitano :
„ Romani Capitanei 'Patriciatus fibi tyrannidem vendica-
„ vere-y ibggiugiic: — il Cardinal Baronia le la prende fpello
„ contro i Principi d'allora, fenza mai riconoicere da chi
„ venivano gli iconvolgimenti di Roma, e della Cattedra
„ Pontificia, cioè da i Romani Iteffi —.
„ Ma certamente il Sig. Muratori fuppone il f;\lfo :
„ mentre il Card. Baronio ii dichiara di quai Principi Lai-
„ ci intende, cioè de' Baroni Romani, del Principe di To-
„ icana, e de' tre Ottoni (de' quali poco fa udimmo ciò che
„ ne lente): Modo Eomanoritm 'Proccres., modo Etruria
„ Princeps {ann. 900. nnm. 7.) Ne è folo il Cardinal Ba~
„ renio a riconoicere i Baroni Romani per Principi: anche
„ l'Annalilla Lambeciano nel luogo lopra riferito, in cui parla
„ del Decreto di Elezione di Stefano V. annovera tra le
„ altre folcrizioni quelle Laicorum Principum Regionis .
« H^il Sig. Muratori^ chetali le pubblicò {Rer. ItaL to.
„ 1. p. 1.) Q tali le legge prelìb il Pagi, a cui deve l'of-
„ latura, e loltanza de'luoi Annali, s'è compiaciuto di mu-
„ tarle in Laicorum Principum -, in guifa, che fa diventare
„ i Principi Laici dello llato Ecclefiailico, Laici principali.
„ Il che facendo non pare, che abbia avuto altro fine, fé
„ non quello d'inveir più copertamente contro il Cardin.
„ Baronio: perciò noi per non ingannare la fede pubblica,
„ andiamo di tanto in tanto m.anifeitando le variazioni, che
,, hanno qualche confeguenza, benché non ila quello il no-
„ Uro illiiuto.
,, Non è qui da tacere, che refprcflìone Canonico ri-
„ r«, ^ Con fuet Udine del Decreto di Giovanni IX. nata
„ fenza dubbio dall'ignoranza del fecolo, non folo non par-
„ ve giulla nel Secolo Uni.^ecimo, ma fu emendata nel Con-
„ cilio Romano di Niccolò II. con dichiarare privilegio Apo-
„ itolico, e privilegio perfonale, qual era Itato in Lottario,
„ e Lodovico un tal confenfo imperiale. II. Sig. Mnrato-
„ ri adduce nel Tomo feguente le parole di quel Decreto
„ Sinodale l'anno 105-9. Salvo debito honore, ^ reverentia
„ ddefti filli noflrt Henrici , qui impr^efentiarum Rex ha-
„ betun ^ futurus imperator T>eo concedente fperatur ,
., ficut
LVlj
JìcHt jam /ibi concejjìmus , & Succefforibus illiust qui ab
Apojìolìsa Sede perjònaliter hoc jus impetraverint . Ma
vi aggiunge la codetta del Cronico di Farfa ad concejfum
nova ele^ionts accedant., e la feguente chiufa, che con-
ferma le fue opinioni de' Tomi precedenti , e fnerva al-
quanto l'autorità del Pontefice. — in qucfta maniera il
Papa rimife ne' termini dell'antica confuetudine, da noi per
più fecoli ollervata, l'elezione de' Romani Pontefici, con-
fermandola a i Cardinali, e al Clero, e popolo Romano,
ma con riferbarne l'approvazione al Regnante Imperado-
re, prima di confacrarìo . Prevalendofi inoltre» della mino-
rità del Re Arrigo, fece diventare quello un privilegio
perfonale accordato dalla S. Sede all'Imperadore , il che
non s' udì mai in addietro. E i Greci, e i Franchi, e i
Tedefchi Augufti, fin qui aveano foftcnuto, che quella
folle una prerogativa dell' alto loro dominio in Roma ; e
in conceder gli llati al Romano Pontefice, fi riferbava-
no per patto quello da lor pretefo diritto — . Saldo in tal
fua opinione, anche due anni dopo, trattando della ele-
zione di Alell'andro 11. confacrato liberamente fenza atten-
dere per niente al privilegio, per giulle caufe rigettato
dal Sacro Collegio, così conchiude. ~ Indipendenza man-
tenuta poi fino a' dì noltri, quando per tanti fecoli addie-
tro, fotto gl'Imperadori Greci, Franchi, e Tedefchi era
durato il collume, o diciamo, le così {x vuole, 1' abufo,
che l'elezione bensì reflalfe libera al Clero, e Popolo Ro-
mano, ma che non fi deveniile alla confacrazione, fenza
il beneplacito, e l'approvazione de gli Augniti ~. E poco
appreflb dice, che i Romani erano ~ rifoluti di rompere
ogni catena, e di ricuperare la piena loro libertà in fare
i Papi, praticata fempre mai ne' primi quattro fecoli della
Chiefa .
„ Abbiamo voluto prendere dal Tomo feguente il ri-
ferito epilogo dell'opinione del Signor Muratori^ in or-
dine al pretefo diritto Imperiale, aliinchè fi veda quanto
alto principio gli affegna, e fin à^Qso. lo conduce. E cer-
„ tamente fé non dicellé dodici anni dopo, cioè al 1073.
„ che San Gregorio VII. a imitazione di San Gregorio
„ Magno fpedì fuoi Ambafciatori al Re Arrigo 1\'. accioc-
„ che non preilafie il fuo afilènfo; fi farebbe creduto, che
Tom. V. ^ „ nella
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„ nella creazione di AlelTandro II. avelTe avuto il fuo prin-
„ cipio la nuova libertà di confacrare il Pontefice. Al che
„ per altro ripugna S. Pier Damiani, che fcriveva nel Pon-
„ tificato del medefimo Alellandro: mentre parlando della
„ confuetudine de i fuoi tempi lìb. i. Epìft. io. così li fpie-
„ ga: EleB'tonem per Epifcoporum Cardinalium fieri de-
„ bere principale judicium ; ita ut fecundo loco jure pra»
„ beat Clerus affenfumy tertio popularis favor attollat ap-
„ plaufum : ficque fufpendendam effe caufam ; ufi^uedum Re-
„ gi^ celfitudinis (cioè Òl" Arrigo IV. che non tu fatto Im-
„ peradore fino all'anno 1084.) confulatur autoritas^ nifi
„ periculum fortajjis tmmineat^ quod rem quantocyus acce-
„ lerare compellat . E gli eruditi fanno, che da S. Pier Da-
„ miani s'accenna U privilegio perfonale, concello da Nic-
„ colò li. al medefimo Re Arrigo, non praticato mai , fé
„ non in San Gregorio W\. il quale lo ricercò fpontanea-
„ mente ad altro fine: e che nel medefimo Santo Pontetì-
„ ce ebbe fine ogni pretenfione o Regia , o Imperiale .
„ Or torniamo al Secolo Decimo, per non confondere i
„ Tomi, e le materie trattate in efiì .
\i „ Udimmo, che il Cardinale Baronia fi dichiarò mal
„ foddisfatto de gli Ottoni, benché Ì\ opponeflero alla pre-
„ potenza de' Principi Romani, e Tofcani ; poiché s' inge-
„ rirono nell'elezione, e fecero anche deporre alcuni Pon-
„ tefici . La opinione del Signor Muratori è oppolla al fen-
„ timento del Baronia:, ma i fatti da lui medefimo riferiti
abbattono la di lui opinione. Cominciò Ottone Alagno dal
far deporre, o giuftamente, o ingiuftamente, Giovanni
XII. a cui fu foilituito lo Scifmatico Leone Vili, cui fi
attribuifce la Collituzione {T>ift. C^.cap. 13.) tanto gra-
„ dita al Goldaftoy accettata anche dall' Arcivefcovo Marca,
„ con manifelto inganno {pag. 964. n. 6. ad n. xx. Baron.
„ ^ feqq.) Nell'elezione del feguente Pontefice, Ottone non
„ potè ingerirfi . Poiché i Romani prepotenti, lo iteflb an-
„ no 964. — Niun cafo facendo (parole del Signor Muratori)
„ delle promefie giurate di non confacrare alcun Papa Eletto
„ fenzaTairenfo dell'Imperadore, ele{rero,e fecero confacrare
„ Benedetto V. — Ma Ottone lo fece deporre in un con-
„ ciliabolo, e lo fece condurre efule in Amburgo (ove morì)
„ con prima riilabilire lo Scifmatico Leone Vili. Ed efien-
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„ do quefti venuto a morte prima dì Benedetto y i Roma-
„ ni, che vedevano tutto adoprarfi con violenza, fpedirono
„ Ambafciatori all'lmperadore, come fi è detto fopra, per-
„ che facefle Papa chi voleva: dal che fenza congetturare
„ s'arguifce, che effi, vivente il legittimo Pontefice nei fuo
„ efilio, non dovevano crearne altro, ma fofpettavano, che
Ottone voleiTe continuar lo Scifma. Che in Giovanni XIII.
eletto ab omni Tlebe Romana , come egli dice all' anno
965-. non s'intereflaire rimperadore, fi potrebbe credere,
„ quand'ei non foftenefle l'elezione libera di Gregorio V.
„ con l'autorità di due Annaliili, che provano tutto il con-
„ trarlo anno 996. Joannes Tapa obiit . Unde Imferator
„ (Ottone Ili.) in Italia pofitus rumore incitatus^ pra-
„ mijjìs qiiibufdam Vrincipibusy pub lieo confenfuy ® ele-
„ Bione fecit in Apojìolicam Sedem ordinari fuum Nej^otem
„ T^omnnm Brunonem &c. Egli medefimo, che qui elagera
foio gli ufizj ImperiaH, e il rifpetto de i Romani, confefla
all'an. 999. nella creazione di Silvellro 11. che — i buoni
ufizj, oppure l'autorità di Ottone III. Augullo, furono ca-
gione, che Gerberto, già Arcivefcovo di Rems, pofcia
di Ravenna, giungelle a falire fulla Cattedra Pontificia di
Roma, nel dì 2. d'Aprile --, perchè realmente il pubbli-
„ co confenfo per timore, non può, né deve chiamarfi li-
„ berta di elezione.
„ Che Ottone li. imitaflTe il I. e il IH. lo fa vedere ,
„ e la creazione di Giovanni XIV. dicendo il Cronografo
„ Salfone prelìb il Leibnizio all'anno 893. che 1' Imperado-
„ re ~ dopo la Dieta di Verona Romam revertitur, ac
„ 'Domnum Apojìolicum digno cum honore Romana prafe-
„ cU Ecclefia --: e le premure da lui fatte l'anno 975-. a
„ S. Majolo Abbate di Clugnl, perchè accettaile il Pontifi-
„ Gato, quafi folle in fua mano il dilporne . Oltre di che
„ ricufando quello fu fatto Pontefice il Vefcovo di Sutri,
„ con nome di Benedetto VII. e il Succelìbr di eSTo, cioè
„ Giovanni XIV. fuddetto, era Pietro Vefcovo di Pavia ;
„ argomenti indubitabili a favore della fentenza del Cardi-
„ nal Baronia in ordine a gli Ottoni : Arrogantes Jìbì pa-
„ riter Taptc ele^ionem^ attrite elc5ii dejeóìionem : perchè
„ la confuetudine della Chieia Romana fofienuta dai Ca-
„ noni, è afìatto ripugnante a tal forte di elezioni. L'allènfo
h % Im-
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LX
„ Imperiale sì, che non C\ prova nei tre Ottoni: argomen-
„ tandofi appena in due o tre Pontefici, cioè in Giovanni
„ Xlll. Benedetto VI. e Benedetto VII. fenza che alcun
„ Annalifta, o documento antico lo porti. Onde chiunque
„ ama la verità, e in Roma, e fuori di ella, non può af-
„ fermare di certo prima del Secolo Undecime, fé non l'e-
fercizio del Privilegio Apoftolico in Lottario , e Lodo-
vico, di cui abbiamo parlato abbaftanza. Quindi è, che
il pretefo diritto Imperiale di confermare 1 elezione de i
„ Romani Pontefici , non meno del fupremo dominio degli
„ Augulli Latini nello Stato Ecclefialtico, fortenuto folo da
„ opinioni e argomenti, che fono un debolilFimo appoggio
„ de i fatti, refta affatto diftrutto.
„ Abbiamo, per quanto ci fembra, efaminato diftinta-
„ mente anche il fecondo de'due capi, ai quali riducemmo
„ tutto il lavoro di quello Volume, ed una porzione del
„ prccedence. Rimane ora, che diamo qui una piccola ap-
,, pendice, o fia un epilogo del primo capo, Ifefo dal cri-
„ tico Tagi {an. 999, n. 3.) di cui fummo affretti a va-
„ lerci per Avvocato in ambedue ; affinchè meglio com-
„ prendano i Lettori, e l'origine, e il valore di alcune delle
opinioni del Sig. Muratori. Parla il Ta^i di una fuppo-
ffa Coffituzione di Ottone III. preffb il Goldafto pag. 40.
della quale non dubita di afferire: putidum hoc commen-
„ tum tot fere mendacia., quot verba compie^fitur .\L dopo
„ di averne fcoperte alcune falfirà più fingolari, ragiona cosi
,, generalmente di tutta: ^ti 'Diploma illud fabricavit y ma-
„ nifejìe fupponit ., ha^enus Imperatore s ., faltem qitoad fu-
j, premtim dominiumy nihil Vontifìcibus dedijfe, ^ donatio-
^, nei tara Ti pini., quam Caroli Maq^ni., ^ Ottonis I. qitas
,» falfarius aliquot tantum comitatuum fuife dicit., mera
„ commenta efe. Et tamen ip fernet Goldaflus paulo ante
„ pag- 36. pratenpum Leonis Vili. Tapa decretnm exhi-
„ bet ., quo non folum Tìonationes a Carolo Magno., ^ a
„ ^Pipino, fed etiam T)onationes a Jujf intano Imperatore
„ ^ Ariperto Longobardorum Rege faEias confirmat . Fal-
^ fus ille Otto Ecclefi£ Romana^ Civitat e s otio^ a fé co-
„ mitatus appellata^., Inrgitur; ^ ab ea T)onatione exclu-
'„ dtt TiHcatiim Romanum, "Ducatum Sfioleti, ac Vrbem
^ Raveanen/em y totumque Exarchatumt quia fcilicet Schi-
»»
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'„ fmaùc't Imperatori Theutontco potiora membra Status Ec-
„ clejiaft'tci attrìbuere volebaìit^ ^ al'tqua tantum oppida
„ Romanis 'Tontificibus reliitquere , ajferentes^ Z^ antìquos
„ Imperatores nullum unquam jus 'Tonti ficibus adfcripfìjfe
„ in magna illa Dominia. ^a & fìmilia referre^ refehlere
„ f/?, quum nihil faljìus in medium adduci pojjit .
Dopo una lunga confutazione di quanto occorre in que^
fio V. Volume de gli Annali d'Italia, creduto pregiudiziale
all'alto afl'oluto dominio temporale della Sede Apoitolica,
io veramente non faprei, che aggiungervi; imperocché lo
Scrittore di elfi Annali altro non fa, che confermare, dove
fé li dà l'occafione, il fuo intraprefo fiftema, da me già
confutato nella Prefazione al Tomo precedente, con mo-
ftrarne infudillenti i principj. Pure, per dir qui qualche co-
f-a, gli efempj di giarifdizione,. praticata tal volta in Roma
dagl'Imperadori, allegati in più luoghi dal Muratori., niente
pregiudicano all'alto alToluto dominio de' Papi su de'fuoi
Stati; imperocché quelli, o la efcrcitarono a richieila, e
col confenfo di quelli, o pure perchè vollero ufare delle
violenze. Già, come diflì nella fuddetta Prefazione del To-
mo IV. per reprimere l'orgoglio de' prepotenti Romani, e
de' Principi Tiranni circonvicini, fu conferita dai Papi ai Re
Franchi, ed Iniperadori l'Avvocarla della Santa Sede Apo-
llolica. Quindi è, che nel coronarli cingeano loro la fpada,.
lìccome Icrive Anaftafia aver fatto Sergio 11. a Lodovico
11. e il noftro Annalirta Muratori all'anno 844. Pafcafio.
Radberto nella Vita del Venerabil Guala preda il Mabillone
al Secolo IV. de gli Atti dei Santi dell'Ordine Benedettino,
introduce Lottarlo I. a dire al Papa, di aver ricevuto ex.
confen/u, W vo/uutate di lui honorem , & nomen Imperialis.
^Officii^ infuper ® diademata capitis., ^ gladium ad defen-
Jìonem ipfìus Ecclejia^ ^ Imperii vcffri. Che poi il conce-
dere quefl' Avvocazione fofle in arbitrio del Papa, lo deduco
da quel, che fcrive Anaftafio nella Vita del fuddetto Sergio
li. dopo aver egli detto, che i Miniftri ImperiaU dimanda-
rono a Sergio, che i Romani preftafléro il giuramento di fe-
deltà a Lodovico II. cioè di riconofcerlo per Avvocato, e
Difenfore: 'Pojìulaverunt a Tontijìce., ut omnes Trimates,
Romani fidelitatem ipfi Ludovico Regi promitterent ; tollo
foggiunge, che il Papa non volle a verurh patto concedere,
che
LXlj
che ciò fi facede: .^lod prudenùjjlmus Tonttfex fieri ne-
quaquam concejjìt . Era dunque tutto in arbitrio de' Papi il
concedere agl'lmperadori l' Avvocarla, ficcome Tempre più
fi conferma da quefte altre parole, dette da Sergio alii Mi-
riftri Imperiali: Si 'vultis ^Domino Lothario Magno Impe-
ratori hoc Sacramentum ut faciant folummodo ^ confentioy
atque fermitto^ nam Ludovico ejus fitto ^ ut hoc peraga-
tur, nec ego, nec omnìs Romanorjtm Nobilitas confentit .
Un de gli obblighi dell' Avvocarla, era attendere alla
elezione de i Papi, affinchè da' Romani non fi faceflc vio-
lenza, ficcome talvolta era accaduto. Laonde i Papi fteffi
cercarono di provvedervi, con obbligare gl'Elettori a non
venire alla creazione, fé non erano prefenti i MefTì Impe-
riali, che con la loro autorità tenefTero in freno i medefi-
mi Romani, con impedirne gli fcandali . Quefl' obbligo In-
giunto airimperadore, come ad Avvocato della Chiefa, di
dovere inviare i fuoi Meffi per i Comizj Pontificj, ebbe o-
rigine dopo la morte di Pafquale I. (ficcome dopo altri Au-
tori notò il celebre Monfignore Fontanini in più luoghi della
fua opera intitolata, il ^Dominio temporale della Sede Apo-
ftoUcafopra la Città di Comaccbio) , mentre nacque Scifma
nella elezione di Eugenio II. che fu l'Autore di quel De-
creto nell'anno 825-: ad evitanda in pofterum Comitiorum
dijfidia, come riconofce il 'P^gi in detto anno S. 29. dove
recita la formola del giuramento, il quale da Eugenio itefib,
e da Lottarlo, fpedito a Roma per tale affare dal fuo padre
Lodovico Pio, fu impofio al Clero, ed al Popolo Romano,
non efiendofi prima d'allora offervato altro itile nella ordi-
nazione dei Pontefici, fé non che il nuovo Papa fpediva i
fuoi Legati all' Imperadore, per confermare i patti antichi,
llabiHti co' Principi CaroHni fino dai tempi di Carlo Martello.
Leone IV. nell'anno 847. confermò il Decreto di Eugenio
II. come nota il Tagi in detto anno 5- 9- e poi Stefano VI.
nell'anno 897. vi fece una nuova conferma, addotta da Gra-
ziano al Canone XXV 111. Dift:inzione XXXlll. la quale pure
viene riconofciuta dal Tagi, quantunque il nollro Annalilla
all'anno 897. dove riferifce detto Decreto, dice leggerfi nel
Concilio di Ravenna nell'anno fcguente celebrato da Papa
Giovanni IX. Quel che qui la d'uopo ofl'ervare, fi è, che
in eflib Decreto elprelFamente fi afferma, che fi Itima necef-
faria
/■
LXllJ
farla la prefenza dei Meffi Cefarei, non già per alcuna ra-
gione, e Sovranità Imperiale, ma per volere, e determina-
zione de i Papi,, acciocché i Meffi- violentiamo ^ fcandaU
non permittant fieri .
Fu collume ancora in quei tempi calamitofi, che i Som-
mi Pontefici , per lalvare la Sede Apoltolica, e i proprj Sta-
ti, e i Popoli dalle nemiche incurfioni, giacché dalla ca-
dente Stirpe Carolina non poteano fperare foccorfo veruno,
creairero qualche gran Principe in fuo figlio adottivo, per
dargli il Croverno, e la difefa de'lor Patrimonj. Così Gio-
vanni Vili, di cui anche fa menzione il noltro Annalifla all'
anno 879. creò fuo figlio adottivo Bofone Duca di Lom-
bardia; e così parimente Stefano VI. creò Guido Duca di
Spoleti, come attella Frodoardo nella Storia di Rcms Lib.
4. cap. I. ; ed alTai prima Stefano II, creò figliuolo adottivo
il Re Pipino coi fuoi figliuoli, per quel che fi ritrae dalla
Lettera 3. del Codice Carolino; e Carlo Magno nella Let-
tera 84. tra quelle di Alenino, per mezzo del fuo Amba-
fciadore Angilberto, implora da Leone IH. Papa,, di ellère
dichiarato fuo tìglio adottivo: in filitim fibi adoptaret . Nella
Lettera ixf. Giovanni VIII. prega Lodovico Balbo ad affi-
ftere a Bofone, che 1' avea accompagnato da Francia fino
a Pavia, affinchè debelli i nemici della Santa Sede. Leggafi
il Fontanini nella difefa II. di Comacchio pag. 108. ed il
Sandini nella fua annotazione 4. alla Vita di Giovanni Vili.
dove riferifce alcune parole della Lettera 119. di eflb Pon-
tefice, fcritta a Carlo il Grallb, nella quale chiaramente ci
fpiega il fine, per cui i Papi foleano creare qualche Principe
potente in lor figlio adottivo: Bofonem gloriofum Trinci'
pem per adoptionis gratiam filium meum efifeci^ ut ille in
mundanis d'ifcurfibus ^nos libere in his^ qua ad'Deum per-
tinentt vacare valeamus .
Ma giacché difcorriamo di Giovanni VIIF. e di Bofo--
ne , non voglio palfar fotto filenzio , ciò che de* medefi-
mi dice il noltro Annalilla all'anno 880. Racconta egli ,
come il fuddetto Pontefice fi proteilò col Re di Francia
di avere abbandonato Bofone , dopo la tirannìa praticata
colla Cafa di Francia, cui avea^ufurpato il Regno di Bor-
gogna, indi conchiude: Così quejìo politico Tapa andava
navigando fecondo t venti , e mutando giri y e idee. Gran
cofa
cofa! II celebre Muratori così "benemerito de' Romani Pon-
tetici in quello Tomo, principalmente per averne vendicata
la memoria, e le azioni, non so, come abbia in tal guifa
parlato di quefto Papa, non avendo altro fondamento di
fargli un così brutto carattere, che le fue conghietture, e
pregiudicate opinioni, alle quali in vero fé fi folle univer-
falmente meno fidato, non vi farebbe per avventura, che ri-
prendere ne'fuoi Annali, fcritti con fomma erudizione, e
ne' quali s'apprende la maniera di ben governare. Egli all'
anno 878. avea ricavato dall'adozione in figlio, che dì
elfo Bojone fece Papa Giovanni Vili, e dal modo rifo-
luto, con cui avea fcritto a Carlo il GrolTo Re di Fran-
cia, che (lefTe contento de'fuoi corffini, intimando la fco-
munica a chiunque il detto Bofone aveflTe moleftato; ne
avea, diffi, ricavato, che il Pontefice volea dichiararlo Re
d'Italia. Similmente da una Lettera, che il mcdefimo Pon-
tefice Giovanni a lui fcrivea, e che viene rapportata all'an-
no 879. in cui egli parla di certo fegreto, crede il Mura-
tori aver motivo futìficiente di alTerire, non elfer altro que-
llo fegreto, che l'idea d'invadere la Borgogna, nota fecon-
do lui all'i fteflb Papa. Quelli dunque fono i gìri^ le muta-
zioni, ed il navigare fecondo i venti, del Tolitico^ com'e-
gli dice, Giovanni FUI. Ma chi non vede però, che que-
lle fono mere congetture, ed anche aliai deboli? Chi può
dire di certo, che Papa Giovanni voJelle fare Bofone Re
d'Italia? E fu quella incertezza lo fpacciaremo noi alfeve-
rantemente per un politico fabbricator di rigiri? Che fé pur
dee dirfi tale, che certamente tale non può dirfi , non avrà
poi ragione il Chiarilfimo nollro Annaliila di prenderfela
all'anno 883. col Cardinal Baronìo, per avere fui dubbio
condannato il Papa, di cui ^\ parla, ove riferiice l'operato
da lui contro Formofo Vefcovo di Porto: Confefa, dic'e-
gli, ;■/ Corporato Annulifia di non fapere i motivi, per cui
'Papa Giovanni condannajfe Formofo, che ci vien dianzi
dalla Storia Ecclefiaftica rapprefentato come Terfonaggio
di merito diftinto . Ma s" egli ciò ignorava, non dovea già
sì francamente tacciar d" ingiujìizia l' atto di efo Vapa
Giovanni. Ma Papa Giovanni Vili, ha incontrata in alcuni
luoghi poca fortuna prefib il Muratori, che anche all'anno
877^ parlando dell'allocuzione fatta da lui intorno all'lm-
pe-
LXY
peradore, vi ritrova una /parata di lodi-, la quale efprefTio-
ne potea, e dovea efTere più mifurata.
Impegnato Tempre più il Muratori nella fua opinione,
cioè che ancora nel Nono Secolo, e nel Decimo i Papi fi-
gnoreggiavano in Roma con poteilà loro conceduta dagl'Im-
peradori, fi va attaccando a varj luoghi, e monumenti, aliai
volte non troppo bene efaminati, come è tra gl'altri quello
di una lettera di Giovanni IX. fcritta l'anno 878. all'Arci-
vefcovo di Ravenna, e a Berengario, ove dice elfer venuto
Lamberto a Roma, aver prefo una porta, ed occupata in tal
maniera la Città, ut nobis apud Beatum 'Petrum confìjìen-
tibus ( erafi ritirato il Papa nella Città Leonina ) nullam
Vrbis Roma fot e fiat em , a piis Imperatoribus Beato Te-
tro, ejufifue Vicàrio traditam haberemus . Quali che la pa-
rola potejìas fignitìchi foltanto una facoltà dipendente, e noti
più tolto un aÌFoluto dominio, confermato a' Papi con varj
Diplomi, de' quali abbiamo già fatta menzione nella Prefa-
zione al Tomo precedente di quelli Annali . Non so come
all'anno Ss-f. del prefente Tomo non fi Ila tirata qualche
confeguenza, come altra voltaci fece, dall' Epitafio pollo al
fepolcro di Lottarlo Imperadore, di cui è fcritto,
§lui Francis y Italis , Romanis prafuit ipjìs,
cioè , che Lottano fia (lato padrone di Roma per le parole ,
Romanis prafuit ipfìs . Ma quella confeguenza, ficcome le
altre, cavate in pregiudizio dell'alto fupremo dominio della
Sede Apollolica su de'fuoi Stati, farebbe Hata aliai debole .
Imperciocché quelle parole altro non lignitìcano, fenonchè
il fupremo officio della Prefettura, o folle Avvocarla della
Sede Apollolica, ch'ebbe Lottarlo, come Imperadore, fic-
come ditìùfamente da' Scrittori Pontifìcj lì è dimoftrato in
altre occafioni.
Vengo ora all'anno 967. dove narrata la morte di 13.
Romani, che aveano maltrattato Papa Giovanni Xlll. fatti
appiccare da Ottone Imperadore, foggiugne il noltro Anna-
lilla: Truovet dice il P. Pagi, del fuo fupremo dominio
in Roma, lo non trovo legittima una tal confeguenza, per-
chè già s'è dimoilrato abbaltanza dal celebre Monfig. Fon^
tapini, nella difefa 1. di Comacchio §. CVII. che gli Atti
cfercitati fopra le Signorie della Santa Sede, non hanno mai
Tom. V. i efclu-
LXVJ
efclufa la Sovranità Pontificia; imperocché non fi efercira-
vano fimili atti fenza il conlenfo de' Papi. Che poi prima di
Giovanni XIII. i Papi efercitalFero giudicatura in caula cri-
minale, come da'fupremi Signori, e non altrimente, ce lo
attefta l'Anonimo Altronomo preflb il Tìuchefnio Tomo x.
pag. z^6. ove fcrive, che Lodovico Pio fu avvifato, ^uod
Romanorum alìquì potentes cantra Leonem Apoftolicum fra-
'vas ìnierint conjurationes ; e che il Papa, avendoli trovati
rei, gli avea condannati alla morte: qiios detraEìos y atque
convi^ìos idem Apofìolicus fuppUcio addìxerit capitali^ Le-
ge Romanorum in id confpirante . Quantunque foggiunga
l' Aftronomo, che ciò difpiacque a Lodovico Pio, quello
non fu, perchè Leone fi fofTe ulurpata l'autorità, che non gli
competea, ma perchè il rumore, fparfo da i nemici del Papa,
gli avea rapprefentato il fatto diverfamente da quello che era.
All'anno 9x1. riferito un Placito tenuto l'otto l'Imperio
di Berengario, ailerifce, che può far cono/cere , che in Raven-
na., e nel feto E [arcato ejfo Aiigujìo efercitava giurifdizione^
e fignoria\ ne appari fce^ che ivi i Romani 'Pontefici ritenef-
fero il temporale dominio . Qui veramente fi conofce fempre
più, quanto mai poflà la forza della opinione pregiudicata, an-
che negli Uomini grandi , tra quali fenza dubbio dee annoverarfi
il Muratori. Quefto Placito, per confefiione del medefimo
Annahtta, ha le note alterate, e guafte ; e pure, perchè fer-
ve al fuo filtema, paflTa per buono fenza veruna eccezione .
Laddove trovandofene innumerabili, ove fi tratta di ftru-
menti, e diplomi, che combattono coli' idea, ch'egli vuol
darci del temporale dominio de' Pontefici : rileva ogni più
minuto mancamento, che in elfi apparifca. Più forprendente
riefce ancora, che efib faccia tanta forza fu i diplomi, ed
altre fimili carte, non ottante l'autorità di altri legittimi do-
cumenti, o Irtorici, ed anche diplomatici, che abbiamo in
contrario; quando egli flieflb ci ha infegnato a dubitarne .
Oltre il lamento fatto da lui , cioè che tratto tratto fi fcuo-
prono falfi, e fpurj molti monumenti, che hanno tutta l'ap-
parenza di legittimi; e dice chiaram.ente all'anno 983. che
abbondavano in quei tempi i falfarj ■, che imbrogliano anche
o^fidì il criterio degli Eruditi con certe carte ^ e diplomi y
che rejìan negli Archivj . Or fé a tutto quello aggiungere-
mo, e le pretenfioni, che potevano avere i Principi fu quel-
lo,
LXVIJ
lo, che non era proprio, e l'adulazione de' Feudatarj, che
volendo fare ordinariamente da piccoli Tiranni, fi dichiara-
vano fudditi di chi loro pareva più utile; e lo Itile delle
Curie, che o per feguitare l'antico coftume, o per dilatare
la giurifdizione del proprio Sovrano, gli attribuiva il do-
minio di ciò, che non era più Tuo (del che non mancano
anche in tempi affai vicini efempj) vedremo poi, che non
deve farfi de' Placiti , diplomi , donazioni , e fimili , quel gran-
de, e ficuro capitale, che ne fa tal volta il noftro , per al-
tro dottiffimo, Annalilla, a fronte principalmente di altri fo-
lenni documenti, che non folo hanno tutta l'apparenza, ma
fono in effetto legittimi , e finceri . Io poi non fo capire il
iìftema di certi Autori, i quali, ove fi tratti di documenti,
che fanno per la loro opinione, aggiuftano non folo le note
guafte, ma anche i groiVi errori, che nei medefimi occor-
rono; e per lo contrario, quando favorifcono la parte con-
traria, li rigettano in vedervi un piccolo sbaglio. Che fi-
nalmente Ravenna ed il fuo Efarcato apparteneffe fovrana-
mente a i Romani Pontefici, e da i medefimi foffe fovra-
namente fignoreggiata, di lunga mano l'han dimoftrato con
incontraftabili autorità, e fatti chiari, diverfi Scrittori, che
non fa d'uopo qui trafcrivere .
Finalmente a dimoffrare fempre più l'autorità dei Pa-
pi, anche nelle cofe temporali, e quanto ancora, a cagion
di queffe fieno obbligati ai medefimi e i Re, e gl'lmpera-
dori, ho ftimato qui rapportare ciò, che fcrifiTe all' anno
871. rimperador d'Occidente, Lodovico II. a Bafilio Ma-
cedone Imperador d'Oriente, il quale querelandofi, che que-
lli fi ufurpaffe il nome di Augufto, ed intimandogli , che fé
ne afteneiìè, Lodovico nella rifpofta Apologetica tra le altre
cofe gli dice, d'efiTere egli Imperadore, perchè lo ha fatto,
.e confacrato il Sommo Pontefice. Che fé non fi chiama
Imperador Francorum^ ma Romanorumy di che maraviglia-
vafi il Greco, ciò avviene perchè, conìe il medefimo- Lo-
dovico atteffa: Nijl Romanorum Imperator effemusy utique
Tiec Francorum-, a Romanìs enìm hoc nomen, ^ dignitatem
ajfumpftmus^ apud qiios profeto primo tanta ctilmen fublì-
mitatis, ^ appellat'tonis effnlfìt ^ qunrumque Gentem^ l§
1)rbem dìv'tnìtus ^ubsrnandam, ^ Matrem omnium Eccle-
Jiarum T>ei defendendam , atque fublimavdam fufcepimus ;
ex
Lxvnj
ex qua ® REGNANT>I pr'uis ^ ^ pofìmodum IMTEÌIAN-
1)1 auBoritatem profapia nojìra fem'tjiar'tum fumpjìt . Nam
Francorum Tr'mc'tpes primo Reges , deìnde vero Imperato-
res dim flint ii ^DVMTAXAT, qui a ROMANO TON-
TI FICE AT> HOC Oleo Satino pemnEfi funi. In qua
'etiam Carolus Magnus Abavus nojìer un ff ione ejujìnodi fer
Summum 'Pentifìcem delibutus^ primus ex gente nofìra., pie-
tate in eo abundante, & Impera tor diBus^ & Chrijìus Do-
minus fatìus eft ^c. Leggefi quefta Lettera fcritta da Lo-
dovico li. prelTo il Baronio all'anno 871. e parte della me-
deiìma prelTb ancora il noitro Annalisa Muratori all'illello
anno . Ora in ella Lettera ben fi conofce il faggio, che dà
Lodovico li. Augufto della iua gratitudine verfo la Santa Se-
de Apoftolica, protellando, che la fua Cafa avea ricevuto
dalla medefima, primo la dignità Reale, e poi l'Imperiale,
cioè quella dal Pontetìce Zaccaria, in perfona di Pippino^
e quella da Leone ili. in perlbna di Carlo Magno; che per
quella feconda era necellario riconofcerla dal Sommo Ro-
mano Pontefice, iftitutore di efiTa"; e che portava fece il de-
bito di governare appunto colla Prefettura dell' Avvocarla
le temporali Signorie della Santa Sede Apoftolica, e di /ro-
teggere la medefima . Se il celebre Muratori fin da più tem-
po non fi fofie impegnato a foltenere le altrui mal fondate
pretenfioni con varj fcritti, dati ancora alla luce, confutati
già da dotti Scrittori, certamente non avrebbe in quefti An-
nali proferite tante fue congetture, pregiudiziali all'antico
alto alfoluto dominio de' Papi fu de' loro Stati; avrebbe più
tolto e dalla fuddeita Lettera, e da altri monumenti, rap-
portati in quefti Annali, cavato molti e chiari argomenti, a
favore dei fuddetto antico alto alfoluto dominio temporale
de' Papi; ed avrebbe altresì fatto conofcere, quanto i Prin-
cipi fecolari fieno obbligati alla Santa Sede Apoftolica, per
quello ancora riguarda il loro temporale Dominio. Sarà pe-
rò, ciò non ollante, fempre il celebre Ludovico Antonio
Muratori degno di fcufa, ed anche lede, non folo per le
tante cofe Icritte a favore delh Chiefa Romana, e de' Papi,
ma ancora per eflerfi proteftato con una fua Lettera, Icritta
al Sommo Pontefice BENEDETTO XIV. che avrebbe cor-
retto prontamente tutto ciò, che ne'fuoi Scritti difpiaceva
alla Sede Apoftolijca.
GLI
G L I
ANNALI D'ITALIA
Dal principio dell' Era Volgare
lino all'Anno 1750.
Anno di Cristo DCCCXLI. Indizione IV.
DI Gregorio IV. Papa ij.
DI LOTTARIO ImPERADORE 21. ip. C 2.
"^NUTA la Primavera, Lottario ^ugufìo pnfsò colle
lue forze a Vormazia, perchè Tenti va edere in armi
il Fratello Lodovico Re; (a) e paflato il Reno l'in-
calzò talmente, che il fece ritirar nella Baviera. In-
tanto il Re Carlo colle brufche avca tirato nel fuo
partito Bernardo, già rimcffb in pofleflo della Setti-
mania, e colle buone s'era cattivato l'amore e l'af-
nitcnza de'Popoli dell'Aquitaniai né gli mancava nella
Ncullria e nella Borgogna gran copia di fedeli & aderenti . Raunata perciò
una non ifprezzabile Armata, coraggiofamente s' moltrò fino alia Senna,
e non otlantcl'oppofizione delle foldatcfche quivi lafciate da Lottarlo per
difendere que' paflì , gli riufci di valicarla, e d'inoltrarfi fino alla Cit-
tà di Troyes. Portato qucflo avvifo a Lottarlo, fu cagione, ch'egli,
lafciato (lare Lodovico, rctrocedcffc per badare all'altro Fratello, al
Tom. V. A quale
Era Volg.
Anno 841.
(a) Annoi.
Trantcr.
Tu'.'hnfes .
Khhiirduf
lib. X.
t Annali D* Italia.
Era Volg. quale fpedì Ambafciatori per lagnarfi di lui, perchè avefle pafTato i
Anno 841. confici g lui poco avanti preferirti. Li rimandò Carlo bene informati
delle fuc ragioni, cioè con dolerli, che Lottario perfcguitafle il comu-
ne Fratello Lodovico, e contro i giuramenti ufurpafte tanti Stati ad
cffo Carlo afTcgnati nelle precedenti convenzioni, con altre ragioni,
ch'io tralafcioj cfibendofì conruttociò pronto ad un CongrelTo, per
vedere, fc all'amichevole fi porca ftabilire un accordo. Se nò, che fa-
rebbe rimefTa all'armi la dccifion delle loro controverfic . In quello
mentre i due Fratelli Lodovico e Carlo trattarono e conchiufero una
Lega fra loro contra di Lottario: dopo di che Lodovico fi molTc con
quanto sforzo gli fu permefTo, e riufcitogli di dare una rotta ad Adal-
berto , creato Duca d' Aufirafia da Lottario , e da lui lafciato alla
guardia del Reno, felicemente valicò quel Real Fiume, tendendo
ad unir le fue forze con quelle di Carlo, ficcome in fatti avvenne.
And<irono innanzi e indietro varie ambafciatc, varj progetti, per veder
pure di concordar gli animi fcnza Ipargimento di fanguej ma niuna
condizione piaceva a Lottario, perchè intanto afpettava, che feco fi
vcnifle a congiugnere Pippino fuo Nipote, pretendente alla Corona
d' Aquitania, che conduceva un buon rinforzo di truppe Venuto Pip-
pino, Tempre piiì fi vide allontanarla fperanza dell'accordo, e però
amendue le parti fi accinfero alla bartaglia. Il firo, dove fi azzuffare-
no nel dì if. di Giugno le due Armate nemiche, fu Fontaneto, o
(a) jtsttilL fia Fontenay nel Contado di Auxerrc . Agnello, (<») Scrittore Italia-
ri/, i^pifct- no di quelli tempi, afferma, che l'efercito di Lottario era comporto
^p\f''Z'"'j d'innumerabil gente, e però di lunga mano fuperiore a quello dc'due
«ir. Italie. F'ratelli avverfarj , Ciò non oftante con tal rabbia e vigore combattè
l'Armata d'efiì due Fratelli, che ne redo in fine fconfitta quella di
Lottarlo, il quale per altro fece maraviglie di valore nel combatti-
... j mento. Ma quello Memorabil fatto d'armi fu la rovina della Francia,
frawcor."" ' per atteftato de gli Annali di Metz i^)-, perchè vi perì la gente piìi
Metenjet . brava di tutta la Francia, così che da lì innanzi comincio ad andare in
declinazione quel Regno, ridotto all'impotenza di difendere fc Ileflo,
non che di conquillare l'altrui. ScrifTero alcuni, che cento mila per-
fone rimafero eltintc fui campo. Sì gran macello non fi dee molto fa-
cilmente credere. Agnello attefta, che dalla parte di Lottario e di
Pippino vi perirono quaranta mila pcrfonc : fagrifizio ben grande alla
matta ambizione.
Ci ha poi quello medefimo Autore confervata una particolarità,
che vien taciuta da gli Annalilli Franzefi e Tedefchi d'allora. Cioè
che Gregorio Papa^ affai prevedendo, dove aveva a terminare l'abomine-
vol diflcnfione de i tre Re Fratelli, mofib da zelo ed amore paterno, de-
terminò d' inviare in Francia tre Legati , affinchè s' interponcficro per la
concordia e pace . Saputo ciò da Giorgio Arcivefcovo di Ravenna fcrilfe
all' Imperador Lottario, pregandolo d' impetrare dal Papa, che anch'c-
gli in compagnia de'Legatt potefle intraprendere quel viaggio. L'ot-
tenne, ma andò colla malediiionc Apolìolica, perchè ben conofccva
il Pon>
Annali d'Italia. 3
il Pontefice, che vano e torbido cervello fofTe un tal Prelato . Andò, Era Vo!g.
diflì, con trecento cavalli, feco portando gran copia d'oro e d'argcn- Anno 841.
to, con aver faccheggiato il rclto del telerò della fua Chiefa, ed a-
fportace Corone, Calici, e Patene d' oro, e vali d'argento e d'oro, e
tolte le gemme dalle Croci: tutto per far de i regali. Ne Agnello
diflìmula, che le mire di quello Arcivefcovo erano di fovvertirc a forza
di donativi Lottarlo Augulto, per fottrarfi dall'ubbidienza e podeftà
del Papa, come avea fatto qualche fuo Predeceflbre Scismatico: al
qual fine feco portò i Privilegj conceduti da alcuni cmpj Imperadori
Greci alla fua Chiefa. Giunto Giorgio all'Armata di Lottano, fic-
come abbiamo da gli Annali di San Bcrtino C«), fu ritenuto da cflb ,^^. ^^^ ,
Augudo, fenza permettergli di trattare d'accordo co'fuoi Fratelli. Al- Franco"' "
trettanto poflìam credere, che fuccedefle a i Legati del Papa, per- BertmiaHi,
che Lottarlo non fapeva intendere configli di pace, lufingandofi di
maggior vantaggio per la via dell'armi. Ora Iddio permife, che dopo
la rotta dell' efercito Lottariano , l'ambiziolo Arcivefcovo Giorgio
fofle prefo da i. vincitori foldati, fpogliato del Piviale di cui era ve-
(tito,c con grande ftrapazzo condotto alla prefenza del Re Carlo, il
quale per tre giorni il fece Ilare fotto buona guardia, come prigione.
1 Legati Apoftolici ebbero la fortuna di poterfi falvar colla fuga ad
Auxcrre. 1 Preti e Cherici, che accompagnavano 1' Arcivefcovo fud-
derto, chi qua, chi là. Tutto il fuo teforo rcilò in preda a i fol-
dati. I fuoi Privilegj gittati nel fango, calp;(l:ati, e lacerati fi per-
deronoi ed egli fteflb fu in pericolo d'cfiere cacciato in efilio da Carla^
e da Lodovico^ dappoiché furono inlormati della di lai malignità; ma
Y Imperadrke Giuditta moffane a compalTionc, gì' impetrò k libertà.
Sci fece venire davanti il Re Carlo, e dopo averlo rabbuffato ben
bene, e fattogli predar giuramento, il lafciò andare con ordine, che
gli fofie rellituito tutto quanto fi potea trovare fpettante a lui. Si
trovò ben poco. Tutti i fuoi Preti, le vollero tornare in Italia, fu-
rono coftretti a venirfene a piedi e in farfctto , e chiedendo la limo-
fina. Promife Giorgio di compenlar loro i danni, giunto che folTe a
Ravenna; ma i fatti non corriipolcro poi alle parole. Si ritiro lo fcon-
ficto Lottarlo ad Aquisgrana, per attendere a far gente di nuovo da
poter (oftcncre la guerra, e lalcioffi tanto trasportare dal fuo mal ta-
lento, che per aver foccorfo da 1 Saflbni Scellingi, permife loro di
ritornare a gli antichi riti Pagani , con grave fcandalo del Criftiane-
fimo. Ad Erioldo ancora Re di Danimarca, Apoltata dalla Rcligion
Cri (liana, e perfecutor de' Crilliani, concedette da godere alcune Terre
ne' fuoi confini . Intanto il Re Lodovico, parte col terrore, parte col
maneggio trafle nel fuo partito molti de'Saflbni; in oltre tutti 1 Po-
poli deli' Aultrafia, Tuiingia, ed Alamagna, ridufle fotto il fuo do- ,,,
minio. Nello ileflb tempo i Normanni {.b) profittando della difcordia [a f^l'/^-"
de i Re Fratelli, sbarcarono in Francia, prefero la Città di Roano, nell. apul
e dopo il facco la diedero alle fiamme, con reftar dcfolati dalla lor d% dmn
crudeltà alcuni Monafteri, e un buon tratto di paefe. Rinlorzuto al- ^''"'- "■
A i
quau-
Rer. Fixitc.
4 Annali d' Italia.
Era Vo!g. quanto di gente l'Imperador Lottano pafsò il Reno, quafi che vo-
Anno «41. iefTc impedire i progrc-ffi di Lodovico fuo Fratello, ma poi fcnza far
altro, fé ne tornò a Vormazia . Pafso poi nel Maine, commettendo
dapertutto le fue truppe immenfi difordini e faccheggi, ed obbligando
colla forza que' Popoli a giurargli fedeltà. Non era mcn della Fran-
(a) Erchem- F'^ Sconvolto in quelti tempi il Ducato di Benevento per la guerra
ftrtus Hift. inforta fra ^/Vo«o//o dominante in Salerno W, e Radelgif» Principe Bc-
cap. ij. nevf-ntano. Siconolfo, ficcome uom bellicofo, aiutato anche ài Lan-
dolfo Conte di Capoa^ eda'fuoi Figliuoli, fcnz.i perdere tempo, s'inol-
trò nella Calabria, e tutta la riduife fotto il fuo dominio. Prefc anche
buona parte nella Puglia, e rivoltoli addolTo all'altro pacfe di Bene-
vento, s' impadronì di alcune altre Città e Terre. Una Donazione, fatta
(b'! Antiqui- da elfo Siconolfo Principe ad yiione Vefcovo di Salerno e alla fua Chiefa
iVriT "^^ '^^^^ d'Agofto dell'Anno prefente, fi legge nelle mie Annchit»
/"«i- 77- *t^'»»"C '^^•
Anno di Cristo dcccxlii. Indizione v.
di Gregorio IV. Papa i ó.
di LoTTARio Imperadore 13. 20. e 3.
Urando tuttavia la guerra e gli fconcerci in Francia tra Lottarlo
/ Jugiifto^ e i due Re fusi Fratelli , feguirono varj movimenti
(e) ììUhar- dall'una e dall'altra parte, minutamcnce deferita da Nirardo CO. Fra
iuiHifl.i.i. l'altre cofe con piacere ^\ legge prelTo di lui la conferma della Lega
labilità fra i fuddetti due Fratelli Lodovico e Carlo in Argentina, o
voglism dire in Strasburg. L'uno fece il fuo giuramento in Lingua
Tcdcfca, e l'altro in Lingua Romanza, che era fin d'allora la Vol-
gare Franzcfe, e s'accoltava più alla noftra Italiana di quel, che fac-
cia oggidì. Sarebbe da defiderare, che fofie rellato un pezzo fimile
della Lingua nodra Italiana di que' tempi, per conofcere in che llato
cHa allora fi crovafTej mi finora nulla di ciò s*c veduto, perchè tutte
le Scritture, che reltano, fono di Lingua Latina, milchiata nondi-
meno di molti Solecifmi e Barbarifmi . [ Tedefchi, e gì' Inglefi hanno
interi Opufcoli di que'Secoli nella lor lingua. Nulla ne ha l'Italia.
Ora io non mi fermerò a defcrivere le vicende delia guerra di Fran-
... , eia, perchè furono di poco momento. Batterà qui dire, che incalzato
yrancor!'" \^ Impcrador Lottarlo da i Fratelli (^), dopo avere fpogliato il Palazzo
AerùniAm. d' Aquisgrana di tutte le cofe piij prcziofc, fi ritiro a Lione, e quivi
dopo aver fin' ora rifiutato di dare orecchio a i progetti di pace, final-
mente la debolezza delle forze fue il configliò ad afcoltarli . Si con-
venne fra i tre Fratelli di fare un abboccamento prcfTo alla Città di
Mafcon in un' Ifola del Fiume Sona, che divideva le Armate. Quello
feguì verfo la metà di Giugno, e vicendevolmente tutti e tre diman-
darono perdono del pafTato, giurarono di confervar tra loro una buona
pace e fratellanza i e determinarono di tenere un Congrefib nella Città
di
D
Annali- d' Italia. $
di Metz nel primo dì di Ottobre, per regolare la divifion della Mo- Era Volg.'
narchia Franzefe, di cui fi andò poi fcriamcnte trattando da li innan- ^^'^ ^41-
zi. Ma quello Congreflo fi diffcri fino a i cinque di Novembre, e
per varj impedimenti o pretctli trasportato fu al Giuf^no dell' Anno
fcgucnte . Peraltro i due Fratelli Lodovico e Carlo ^ dappoiché ebbero
codrefto r Augudo Lottano a ritirarli da Aquisgrana, colà fi porta-
rono cffi, e ordinata quivi una raun.inza di molti Vefcovi, fecero loro
decidere, che- Lottario per gl'inlulti fatti al Padre, per la mancanza
a i giuramenti, per l'indebita guerra fatta a i Fratelli, avea provato
il flagello della vendetta di Dio, ed era decaduto da i Regni di Fran-
cia e di Germania, de' quali erano divenuti giudi poflefibri i Re Lo-
dovico e Carlo. Ciò fatto, i due Fratelli divifero tra loro i Regni}
ma per l'accordo, che nell'Anno fulFeguente feguì tra effi, e l' Im-
peradore Lattario, fi fece una piìi llabil divifione. Terminò i fuoi
giorni nel Gennaio dell'Anno prcfenre Teofìlo Imperador de' Greci ^ con
laiciare fucccfTor nell'Imperio Michele fuo Figliuolo in età di foli tre
anni. Una malattia pericolofd fopragiunta a quefto novello Augufto
diede occafionc a i Monaci di Studio di promuovere la reitituzion delle
facre Immagini con promcfra della di lui guarigione. Rifanato egli in
fatti, con giubilo de' Cattolici furono rimeffe in ufo ne' facri Templi
le Immagini, e cacciato via lanne falfo Patriarca di Cofhtntinopoli, in
luogo fuo tu eletto Metodio ^ uomo di fanta vita, e di fcntiracnti or-
todoflì . La divisione e guerra tra r Principi di Benevento fcguitava
più che mai vigorofa, quando i Saraceni Affricani, chiamati da altri
^gareni^ o pure Mori^ padroni della vicina Sicilia, feppero ben pren-
dere pe' capelli la buona fortuna, con paflare forfè prima di quclt' Anno
in Calabria, dove a man falva s'impadronirono di alcune Città e Ter-
re, e vi fi radicarono talmente, che l'Italia tutta n'ebbe a piagnere
dipoi per lungo tempo. Sotto quell'Anno Nitardo (a), e gli Annalk W Nìthar'
Bcniniani {!>) mettono l'entrata di coltoro nel Ducato di Benevento, f^'y "'fi'"-
Radelgifo Principe di quelle contrade vcggcndo profperar sì forte gir {^^)'jinnaU
affari dell'emulo Sicoiwlfo ^ da cui or una, or un'alrra Città gii ve- Francar.
niva occupala, lenza trovar maniera da potere refillere, s'appigliò ad Serumafii,
un confìgiio dettato dalla difperazionej cioè chiamo in anno luo al-
quante brigate de' Saraceni pollati nella Calabria, (e) Ebbe ordine da (0 Erchtm-
lui Pandone Governatore di Bari di dar quartiere a quegl' Infedeli fuori {'^l''\^'^^
della Citta dalla parte del Mare. Ma i Saraceni, gente la più furba
del Mondo, andarono tanto l'piando le fortificazioni della Città, che
trovarono modo una notte di arrampicarfi e dì entrarvi dentro lenza
refiUcnza d'alcuno. Milero a fil di fpada una parte del mil'cro inno-
cente Popolo, l'altra la fecero tchiava, e Pandone fra gli altri dopo'
molti tormenti fu gittato ed affogato nel mare .
Con Eichemperto va d'accordo l'Anonimo Salernitano {d) in- (<R Antp-
torno a quelli^ fatti. Racconta egli, che Radelgifo Principe di Bene- '^arJplm!''
vento con un' Armata di ventidue mila perionc tra cavalleria e fante- cap. 65.
m fi portò ail'aflcdio di Salerno > ma Sicanolfo Principe colla gente p- "• t. Il^
di Sa- ^'■- ^'*^"i
6 AstfALio' Italia.
Era Vo!g. di Salcmo, Capua, Aggerenza, Confa, 8c Amalfi, venne a battaglia.
Anno S41. e sbaragliò i Beneventani. Quella probabilmente è la rotta, di cui
all'Anno 840. s'è faica menzione, coli' autorità di Erchcmperto. Se-
guita poi a dire, che Siconolfo, raunato un buon cferciio, fi portò
anch'cgli addolTo a i Beneventanij ma qucfti ufciti dalla Città sì va-
lorofamentc gli aflalirono, che li raifcro in fuga. Dopo quetto i Sa-
raceni con grandi forze calarono in Calabria j prefero Taranto con fa-
cilità, ed entrati nella Puglia, diedero il facco a quafi tutte le Città
con uccidere le perfone, che erano crefciute a guifa delle biade. Per
attellato poi di Lrchcmpcrto, Radclgifo trovandofi impotente a cac-
ciar fuori di Buri que' Barbari ofpiti, cominciò a trattar con loro ami-
chevolmente, e a valerli del loro aiuto. Comandò ad Oifo fuo Fi-
gliuolo di menarli all'alTedio di un Cartello, e v'andarono con una
potente olle. Ma ciò faputo da Siconolfo, arditamente andò a tro-
varli, e li fconfifle con iilrage di chi non potè ben menar le gambe.
11 Re d'cffi per nome Calfo, cadutogli fotto per la (lanchezza il ca-
vallo, ftcntò a giugnere co i fuoi piedi a Bari. Crebbero poi le mi-
ferie di quelle contrade, perchè fecondo l'Anonimo Salernitano, Ra-
dalgifo prefe al fuo foldo il Principe de' Saraceni abitante in Bari, per
nome Saotan, o Saudan, come altri hanno fcritto. Tengo io, che
quello folFe non il proprio fuo nome, ma quello bensì della fua Di-
gnità, e lo ItelTo fia che Sfidano^ o Sultano, come han detto dipoi
(i) Èrbeltt gì' Italiani. Veggafi il d'Erbeloc (<«> alla parola Solthan . Col rinlorzo
Bièlitthec. di collui c delle fue masnade i Beneventani pacarono addolTo a i Sa-
Oricntal. lernitani j e non meno a gli uomini che alle cafe e a i poderi recarono
infiniti danni. Furono coltoro appena ritornati indietro, che perve-
nuta a Siconolfo fignorcggiante in Salerno la notizia , che Radcl-
gifo avea fpogliata la Cattedrale di Benevento di buona parte
ficl fuo tcforo per ingagiare e pagare i Saraceni del fuo partito: anch'
egli fi prevalfc di qucito fcellerato cfempio, e prcfa per forza dalla
Cattedrale di Salerno gran copia d'oro, fc ne fervi per impegnare
alla difefa de'ùioi Stapi il Comandante Saraceno di Taranto, chiamato
Apollafar. Ben volentieri collui pafso con buon nerbo di gente al fer-
vigio di Siconolfo, e pofcia unito co i Salernitani al guaito de' Be-
neventani. Accadde poi, che tornato ApoUafar da quella fpcdizione
con Siconolfo a Salerno, mentre amendue con fella lalivano le fcale
del Palazzo, Siconolfo per ifcherzo il prefe colle braccia, e portollo
di pefo lopra, e nel polarlo giù l'abbracciò e baciò. Ma il fupcrbo
e delicato Saraceno fé l'ebbe force a male> e tuttoché Siconolfo dicef-
fc d'aver fatto ciò per burla, e non per inganno, pure giurò di non vo-
lerlo più fcrvire, ed immantenentc con tutti i funi li partì di Saler-
no, e tornolTene a Taranto. Quivi tratto con Radalgifo, efibcndofi
a i fuoi fervigj . Né potea giugnere a lui nuova più cara di quella.
Accettato e venuto coll'elercuo fuo, tolto fu fpadito contra de' Sa-
lernitani j nel pacfc de' quali commife enormità e danni incredibili.
Cpsi el' Infedeli andavano profittando della difcordia de' Principi Cri-
dia-
Annali D* Italia. 7
ffiani colla rovina de' Popoli innocenti. Ottenne in queft'Anno, fé Era Volg.
pur n^n fu nel precedente, il Do2;e di Venezia Pietro da Lotiario Im- ^^^° ^^'^'
peradore la conferma delle efenzioni de' Beni goduti da i Veneziani
nel Regno d'Italia, 11 Diploma rapportato dal Dandolo («), fu dato (a") Dandul.
Kalendis Septemhris Anno Chrtfìo propitio Tmperii Dotnni Lotharii pììjjlmi chromc
Jugufli in Italia XXII. in Francia //. Miaime FUI. A^um Tkermis ^^^- ^^j^';.
Filla Palatio Regio. Qiiclle Note Cronologiche non fuffiftono. Fors' Qj)' e amili.
anche tale Tpcdizione la (tefla è, di cui s'è fitta troppo prellq men- Peregrinus
zione di fopra all' Anno 840. Terminò in queft'Anno, fecondo i conti ^'fi"":
di Camillo Pellegrino (,!>) i fuoi giorni Landolfo Conte, o fia Principe ^'^""l'^rj
di Capua (0- Recarono di luì quattro Figliuoli, cioè Landone, che {e) Erchem*
fignoreggiò in Capua ; Pandone'xn Soraj e Landolfo in Tiano . Il quarto pirtus Hift.
Figliuolo Landolfo feguitò la via Ecclefiaftica , con divenir poi Ve- '"t- *^-
fcovo di Capua, e perfonaggio famofo per le fue iniquità. Lafciò il
vecchio Landolfo per ricordo a' funi Figliuoli, che non permctteflcro
mai la riunione de' Principati di Benevento e Salerno; e tutti da lì
innanzi cominciarono a tirar de' calci contra del Principe di Beneven-
to, e a poco a poco ftabilirono l'indipendenza del Principato di Ca-
pua da Benevento e da Salerno.
Anno di Cristo DCccxLiir» Indizione vr.
di Gregorio IV. Papa 17. -
di Lotta RIO Imperadore 24. ii. e 4.
DI fomma confolazione a tutta la Monarchia Franzefe riufcì 1' An-
no prefente, perchè fi venne finalmente alla divifione de' Regni
tra i Figliuoli di Lodovico Pia : il che produlTe la concordia fra lo-
ro, e la pace fra tutti i Popoli loro fudditi {d) , Seguì queffa nel Mefe >,..,„!"
d' Agodo nella Città di Verdun prcfTo alla Mofa, con cflerfi quivi ùettn^èt.
abboccaci i tre Re, e pacificati fra loro. La parte, che toccò al Re
Carlo .^ appellato dipoi il Calvo., fu la parte Occidentale della Francia,
cioè dall' Oceano fino alla Mofa e alla Schelda, e fino al Rodano, alla
Sona, al Mediterraneo, e alla Spagna. Al Re Lodovico toccò la Ba-
viera, parte della Pannonia, la SafTonia, e tutte le Provincie della
Germania di là dal Reno, con qualche parte ancora di paefe di qua
da eflb Reno, e nominatamente Magonza; e qui ebbe principio il
Regno diMla Germania, appellato anche Francia Orientale. AH' Impc-
rador Lottarlo rcftò tutto il tratto di paefe fituato fra il Reno e la Mofa
andando fino all'Oceano, la Provenza, la Savoia, gli Svizzeri, e Gri-
gioni, cioè quafi tutta l'antica Borgogna e l'Alfazi»} (*) nec non £jf
«««/a Regna. Itaine cum. ipfa: Romana: Urbe,, come ha T Autore de gli
Anna-
(*) parimente' anca, tutti i Regni d'Italia: coir ipjfa.' Città: di Roma,
8 Annali d' Italia.
Ek* Volg. Annali di Metz: con che egli venne a perdere tante Provincie, che
Anno 843. j] Padre gli avca lafciato in Germania, e ch'egli avrebbe potuto age-
volmente ritenere, fé l'incontentabile Tua ambizione non l'aveffc con-
detto a mancar di parola, e a far guerra al Re Carlo fuo Fratello.
E qui non lafciano alcurfi Scrittori di quc* tempi di deplorar quello
trinciamcnto della dianzi sì valla Monarchia Franzcfc, che unita fa-
ceva paura a tutti, divifa apri il campo a i Normanni, Saraceni, ed
Ungheri d'infierire e prevalere contra de'Criftiani d'Occidente, e
d'inferir loro un'Iliade di mali. E tanto piìi reftò efla indebolita,
perchè al Re Carlo Calvo toccò bensi in quella divifione, almen taci-
tamente anche l'Aquitaniaj ma in quelle contrade fi fece forte il fuo
Nipote Pippino II. Figliuolo del Re Pippino I. riconofciuto per Re
dalia maggior parte di que' Popoli j e gran fangue e fatiche dipoi cn-
ftò ad eflc) Re Carlo il levar quel Regno dalle mani del Nipote. Ri-
bcllofiì ancora al medefimo Re Carlo, per non dire, che fi llaccò dalla
fua alleanza, Nomenoio Duca della minor Bretagna, fcguendo l'ufo de
i PredccclTori , che non fapeano fé non colla forza indurfi a riconofce-
(a) AnmUs ^g p^j- Iq^q Sovrani i Re di Francia. E in quell'Anno ancora C<«) i
»-l';l';!!„; Normanni fecero uno sbarco nell' Aquitania inferiore- e diedero il fac-
co al paele. Sopra tutto prela la Citta di Nantes, vi trucidarono il
Vcfcovo Goarde^ e molti Cherici e Laici. Però Icnribilmcnic fi co-
minciò a provare collo fmembramento della Monarchia il pefo delle
miferie, fpezialmentc nella Francia Occidentale, in cui ancora nell' A-
prile dell' Anno corrente mancò di vita V Imperadrice Giuditta^ Madre
del fuddctto Re Carlo Calvo. Minori poi non erano gli affanni nel
Ducato Beneventano per la guerra, che ollinatamentc faceano tra di
loro il Principe di Benevento Rmdelgifo^ e Siconelfo Principe di Saler-
no. Altro non s'udiva che faccheggi, e piìi de gli altri ne fapeano
profittare gli aftuti Saraceni, dominanti nella Calabria e in B.iri, col
farfi partigiani ora dell'uno, ora dell'altro Principe, ed arricchirfi colle
fpoglie de gl'infelici Popoli. Or mentre colloio (\ (lavano a i fervigi
(l>) Brchtm- di Radclgifo ('!'), Siconolfo non potendo reggere al contrailo, altro Icani-
ftrtHi Hìfi. pò non Icppe trovare, che di condurre al foldo fuo molte brigate di
ff- «7- quc' Saraceni, che fignoreggiavano la Spagna, ed avcano anche occu-
pata r Ilbla di Creta, o fia di Candia. Fra quelli Saraceni, e quei
dell'Affrica non paffava allora amicizia, anzi fi riputavano fra loro ne-
mici. Con quello rinforzo venne un giorno Siconolfo alle mani coli'
Armata di Radclgifo nel Luogo appellato le Forche Caudine, celebre
anche nella Storia Romana. Riufcì a Radclgifo a tutta prima di met-
tere in rotta le fchiere nemiche; ma Siconolfo, che (lava ritirato in
difparte con uno lecito drappello ad oflcrvar l'efito dzWx batt:!{:lia, alt
lorché vide i Beneventani sbandati perfeguitare i fugitivi , fi Icagliò
contra di loro, ne taglio molti a pezzi, molti altri ne fece pri:;ioni,
(e) te» e codrinfe il rollo a menar le gambe. Dopo quella infigne vittoria
Marfieanus vennero in fuo potere, eccettochc Benevento e Siponto, tutte l'altre
chr cafin. q^^j jj Radclgifo . Abbiamo da Leone OlUcnfc (0, che Siconolfo
"*• '• *• -^J- per
Annali d' Italia. «^
per pagare i Saraceni Spagnuoli fotto nome di prcftito Tpogliò di quafi Era Volg.
tutto l'infigne Tuo telbro il Monidcro di Monte Calino. Finalmente Akno S45.
fi portò egli all'afTedio della Itefla Capitale di Benevento. Eragià ri-
dotto a mal termine l'aflediata Città non meno per la morte de i di-
fenfori, che per la mancanza delle vettova'»lie , quando Radelgifo fi
avvisò di chiamare in foccorfo fuo Guido iJuca di Spoleti . Contutto-
ché queftì folTe Parente di Siconolfo, pure non lafcio di accorrere con
un copiofo efercito in aiuto d'cflo Radclgiloi ma prima di giugnerc
a Benevento fece fapere a Siconolfo, che il conlìgliava di ritirarli
dall' afledio, e che lafciafle fare a lui, perche fubito che avefTe potu-
to favellar con Radelgifo, avrebbe fatta conofcere al medclìmo Sico-
nolfo la parzialità, di cui lì gloriava verlb di lui. Gli fu prcltata fe-
de, e Siconolfo fciolle l'alfedio. Ma Guido (*) pio cupiditatt pecunia'
rum, quibus maxime Francorum fubjicitur genus (era Guido di nazion
Franzefe) avendo fmunto da Radelgifo la l'omma di fettanta mila feudi
d'oro, nulla attenrve delle promefle fatte al fuo Cognato Siconolfo,
e fé ne tornò a Spoleti.
Divcrfamcnte vien raccontato quello fatto dall'Anonimo Saler-
nitano (a), il quale fiori a mio credere cento Anni dopo Erchemper- (a) jfneny-
to. Secondo lui, Siconolfo invitò ed ebbe in fuo aiuto Guido fuo Co- '^f saltr-
gnato, qui ilio tempore Tufcis praerat . L'Umbria, dove è Spoleti, era """"*'
in quc' tempi da i Letterati polla nella Provincia della Tolcanaj e pe- cap'èi.
rò altri ancora chhmsirono Duca de' Tofcani ^ chi comandava a gli Spo- p. 11. t. i,
letini. Più fotto poi foggiiigne, che 1 Toscani, gli SpoIeti»i, e i Sa- R'r. Italie,
leniitani cinfero d' afledio Benevento, quali che Guido comandafie non
folo al Ducato di Spoleti, ma anche a quel della Tofcana: il che non
pare credibile. Ora Itando elfi attendati fotto quella Citta, uno de' Sa-
lernitani dimandò a una fentinella Beneventana: che fa il vojlrt Fabbro
Ferraio? Cosi difle per ifcherno, perche Radelgifo in Tua giòventìi, ben-
ché di nobiliflima Cafa, fi dilettava di praticar con gli Orefici, e ne
aveva imparata l'Arte. Allora il Beneventano gli rifpofe: Sta fabbri-
fando un paio di forbici per tofare un Cherico : alludendo a j';V#«o//tf, che
ne gli Anni addietro per forza ulatagli da Sicardo Principe fuo Fra-
tello avea prclb il Diaconato . Ora avvenne , che andando il Conte
Guido (così é chiamato dal Salernitano) con un folo Scudiere alla ron-
da intorno alla Città, fu adocchiato dal Saraceno Apollafar, che s'im-
pegnò con Radelgifo di menarglielo davanti prigione, fé tornava nel
di fcguente a lafciarfi vedere cosi foletto girando fuor delle mura .
Comparve nel dì fcguente Guido, e Apollafar con un lolo Scudiere
andatogli alle fpallc, il colpi si fattamente nel capo, che tutto lo sba-
lordì. Allora prefc il di lui cavallo per le redini, s'inviò verlb la Cit-
ta, fenza che Guido fapefle in che Mondo allora fi fofie. Ma il fuo
^om. r. B Scu-
(*) per la ingordigia del denaro, a cui fia foggettifjìma la nazione dt'
Franchi .
IO Annali d' Italia.
Era Volg. Scudiere veggendo il Padrone in sì mifero (lato, colh lancia in refta
Anno 843 fpronò il cavallo, e palsò da parte a parte lo Scudiere nemico. Ciò
ofTcrvato da Apollafar, colla lancia diede a Guido un colpo nel petto
con tal forza, che gli pafso l'usbergo, e alquanto ancora ferito il ro-
vefciò a terra. Per qm:fla percofla tornato in sé Guido, e falito fui
cavallo del fuo Scudiere, dopo aver corretto il Saracino a tornarfenc
indietro, s'incamminò vcrfo i Tuoi, i quali informati del fucccflo , pre-
fero tolto l'armi, e diedero un furiofo adalto alla Città colla morte
di molti Beneventani. Per l'afiFronto ricevuto era forte in collera Gui-
do, e però fegretamente fece proporre a Radclgifo un accordo, fc
gli dava io mano Apollafar con altri Saraceni. Fu accettata la propo-
ììzione, prefo .Apollafar a dormire, e condotto co i pie nudi a Gui-
do, il qudc non dimenticò di farne vendetta. Seguita poi l'Anonimo
a dire, che i Beneventani promifero danari a Guido, fé induceva Si-
conolfo ad una divifion del Ducato, e che quella in fine fi fece di
confenfo de gli emuli Principi. Ma il racconto dell'Anonimo ha un
po'd'aria di Romanzo, difcorda da Erchcmperto, Storico di maggior
credito; e certo pare contrario alla verità, nel fupporre feguito l'ac-
cordo fra que'due Principi poco dopo l'alTedio di Benevento, tenen-
do per fermo il Pellegrino, che qu-jlla concordia avvenilfe tanto piti
tardi, cioè nell'Anno 8fo. o pure 8fi. per opera di Lodovico 11. Im-
feradore . E però ne creda il Lettor ciò, che vuole. Quella è poi la
prima volta, che prelTo gli antichi Scrittori s' incontra Guido Duca
di Spoleti nell'Anno prefcnte. Vedemmo di fopra all'Anno 814. che
Maurengo, o Marengo Conte di Brefcia, appena creato Duca di quella
contrada, fu rapito dalla morte, fenza che apparifca chi gli fucccdelle
in quel Ducato; fé non che il Conte Campelli, Autore del Secolo
proffimo palTato, mette per immediato Succeflore di lui Guido 1. o fia
Guidone^ o IVidone, di fchiatta Franzefe . Ma egli a tentone, e fenza
autorità dell' antica Storia ciò immaginò; né ludìfte punto, che il
medefimo Guido nell'Anno 819. falvaffe Roma da i Saracini . Facile
è troppo quello Storico a fpacciar le immaginazioni fue, come cofc
certe; e tale anche e il dire, che nell'Anno 852.. eflo Guido per la
morte di Sicone Principe di Benevento m fé con la. fua Corte pubbliche
dimojìrazioni di lutto. Chi ciò ha mai rivelato al Campelli? A me fem-
bra tuttavia incerto, fc a Mor^w^o fuccedelTe Guido I. perchè dall'An-
no 8Z4. fino all' 843. in cui cominciamo a fcoprir quello Guido Duca
di Spoleti, pafsò di molto tempo, e in quelli Anni fi potè frapporre
qualche altro Duca, a noi ignoto. Nel Catalogo de i Duchi di Spo-
(a) Mabill. leti, riferito dal Padre Mabillone W fi vede all' Anno 8}6. Berenga-
uinerar. i- ^/^^ £)tix . Di quello Berengario Ducz troveremo fatta menzione più
'"'"• folto all' Anno 844.
Ora per conofccre, che in queft' Anno fuccedettc l'afledio di
(b) :}oh4nn. Benevento, per intendere nello (lefio tempo gli avvenimenti ^cUa Cit-
Diaconus j^ ^jj Napoli, convien qui ricorrere a Giovanni Diacono, Scrittore
R# "iwr "' ^^ <l"c^^* mcdefimi tempi nelle vite de'Vefcovi Napoletani W. Già
Annali d' Italia. ii
ci fece egli fapcrc all'anno 859. come Lottarlo Jmperahre fpedi un Era Vo!g.
Aio Barone per nome Contardo per far delìllere i Beneventani dall' op- Anno 843-
preffione de' Napoletani . Jndrea Maellro de' Militi, o lìa Generale,
cConfolc e Duca di Napoli, giudicò Ipedicnte di fermare in Napoli elfo
Contardo, per tenere in freno colla fua prcfenza la p-.iuhnza de' Napole-
tani j e a tal fine gli fece fperar le nozze di Eupraffia fua Figliuola,
Vedova del Duca Buono. Ma non fi concludendo mai quello accafa-
mento, Gontardo unito con alcuni nemici d'eflo Andrea Confole,
l'ammazzò di fua mano nella Bafilica Battefimale di San Lorenzo j ap-
preflo fi fece Confole e Duca di Napoli, e prcfe per Moglie la fud-
dctta Figliuola dcU'urcifo Duca . Ma il Popolodi Napoli mai lofFerendo,
elle coltui forcfticre uvelfc sì crudelmente tolto di vita il loro Duca, do-
po tre dì entrarono furiofamente nella Cafa del Vcfcovo, dove egli
abitava, e mifcro a fil di fpada lui, la Moglie Fupraffia, e tutti i luoi
familiari . Dopo di che d'accordo cleflero per loro Duca Sergio Figliuo-
lo di Marino e di Eupraflìa, infigne perfonaggio di quella Città, co-
me s'ha dalla Vita di Santo Atanafio {") Vclcovo di Napoli, e Fi- {^)V•t<^ s.
gliuolo d'cflb Sergio, con ifpedir tolto corrieri a Cuma, dove egli fi ^^.*'""'^'
trovava, per fargli fapere quefta elezione. Era Sergio flato fpedito jl^'J"^i^
nella mattina llclTa di quel dì, in cui fu uccifo Andrea Duca, per Am- p. //. r. u.
bafciatore a Siconolfo Principe di Salerno, (i) obftdentem tane Bcneven- Rer. Italie,
tanos . Enimvero in ipfts diebus divifus efi Principatus Langobardorum : pa-
role, che concordano coir Anonimo Salernitano, e potrcbbono indica-
re, che qualche anno prima di quel che finora s'è creduto, feguiffe
la Divifione del Principato di Benevento, fecondo la Carta rapportata
da Camillo Pellegrino U) , fé non che fi può pretendere, voler fola- ^p]^^^^'^f^'
mente dire quel divifus ^ che era Scifma, divifione, e guerra nel Prin- Hipr'.'^"'
cipato di Benevento tra Radelgifo e Siconolfo . Per altro convien ofler- Princif>.
vare, che nel fuddcito Strumento di Divifione è nominato Domnus La»gebardi
LudovicHS Rex . Non può convenir quello titolo di 7?ir nell'anno 8fi.
in cui prctcndcfi fatta quella divifione, a Lodevico II. il quale nell'an-
no 8fo. ficcome vedremo, ed anche prima, fu dichiarato Imperado-
re. Ma di ciò riparleremo all'anno 848. Intanto ritornando noi a gli
affari di Napoli, abbiamo da Giovanni Diacono, che .y^rg/iJ eletto Du-
ca di quella nobil Città, volo a prenderne il poffcflb. Ed eflendo (ta-
to da li a poco chiamato da Dio a miglior vita Tiberio Vefcovo di Na-
poli dopo si lunga prigionia, (z) Sergius Confai Apocrifarios fuos Ro-
B 2, mam
(i) che nìlora ajfediava i Beneventani. Imperciocché negli fiejjl giorni divi-
fe fu il Principato de' Longobardi .
(1) Sergio Con fole mandando a Roma i fuoi Jpocrifarj ^ fece premurtfe ifla»'
ze , che Giovanni Eletto foJ]'e mejfo fui Trono . Ma Donno Gregorio Pa-
pa Romano tardò a rifpondere tanto che mandata una ambafceria caneni-
camentt fi afficurafj'e , che non fi rapijfe la Sede Pontificale .
^L^ Annali d' Italia.
Era Volg. mam dcftìrtans ^ obnixius Johannem Eledum inthronizari poflulavit . Sed
Akno 843. Domnus Gregoritis Papa Remulrus^ tamdiu hujujmodi petit ionem diftulit ^
quo adufque mijfa kgatione camnice inveftigaret^ ne Pontifìcalem fubrìpe-
ret Sedem. Ma cHendo noi per vedere accaduta la morte di Papa Gre-
gorio IV". nel Gennaio dell'anno fufTeguentc, vegniamo per confegucn-
tc a comprendere, che nel prefcncc anno fi fece l'aflcdio di Bcneven-
(al jitiezat ^"' ^ Sergio Duca diede principio alla Tua Signoria in Napoli. Con-
rf« mva E- ghiettura poi il Padre Allezati Abbate Benedettino (a), che Lottarit
foca Ludo- Jugujìo nell'anno prefentc dichiaraffc Re d'Italia il fuo primogenito
vu. II. !mp. Lodovico: cofa anche, di cui ebbe fofpctto il Padre Pagi W . Né man-
mcrmc'.'" ""° Carte, che fembrano aflìllcre a qucfta conghiettura. Anallafio
ad Annal. fteiTo (0, ficcome vedremo, chiamandolo Re prima della Coronazio-
Baron. ne Romana, potrebbe fervirc a darle qualche pefo . Però non è ini-
^^Xf^^r^"^' probabile, che dal prefentc anno Lodovico II. defle principio a gli an-
in vit "ser- "' '^"' ^"° Rcgno . Sia a me lecito nondimeno di mettere il principio
gii 11. dell' Epoca fua nell' anno fegucntc .
Anno di Cristo dcccxliv. Indizione vii.
di Sergio II. Papa i.
di Lottar IO Impcradore 25. 12. e j.
di Lodovico II. Re d'Italia 1.
(à) Annal. QEcondo gli Annali Bcrtiniani W, Sigebcrto W Mariano Scoto (/),
tir't''niàni ^ ^'^ "'^" antichi Storici, diede fine a'fuoi giorni nell'anno prefcn-
(e) sigebèr. te Gregorio IV. Papa. Ciò avvenne, per quanto han creduto il Sigo-
tui in chro- nio, il Panvinio, e il Padre Pagi nel dì Zf. di Gennaio . Anallafio C^),
"'*"• . 0 qualunque fia l'Autore della fua Vita, ci dà ragguaglio delle fab-
nus sbotti briche da lui fatte, e de i copiofi donativi, ch'egli offerì a Dio in
inChronico. Varie Chiefe . Ma è ben da dolerfi, che per lo più gli antichi Scric-
(g) Anafiaf. tori delle V^ite de' Papi, raccolte da Ana(tafio, altro non ci fappiano
Bthliothtc. contare, fé non i rifarcimcnti o regali da lor fatti a i facri Templi,
w^ riiono ^^ anioni loro, che ben più lo meritavano, quelle erano, che s'avca-
no da tramandare a i poderi, e che noi ora defideriamo, ma indarno.
Così le poche Croniche antiche de' riguardevoli Monifterj d'Italia fi
riducono ad una gran fila d'acquifti, di Livelli, o di liti per beni tem-
porali, lafciando quel che piìi inaportava, cioè la Virtii e le gcfta lo-
devoli de gli Abbatte de' Monaci d'allora, fé pardi quelle v'era ab-
bondanza. Nella Cattedra di San Pietro ebbe Gregorio IV. per fuc-
ceflore Sergio li. che fu confecrato nel dì io. di Febbraio. Ma per-
che contro i patti feguì quella confecrazione, cioè fenza l'Imperiai
beneplacito (al che non fapevano accomodarli i Romani), Lottario
Augullo ne fece del rifcntimento, ed iavià a Roma il fuo primoge-
nito Lodovico c«U' Arraau . Gli Annali Bertinia»i dopo aver narrata
relè-
Annali d' Italia. 13
l'elezione di Papa Sergio, feguitano a dire: W ^0 in Sede jipoftoli- Era Volg.
ca ordinato^ Lotharius Filttim fuum Hludovvicum Rumam cum Drogane Anno 844.
Mediomatricorum Episcopo dirigiti alluros, ne deinceps ^ decedente jipoftoli- vj. ■^""'^^^
co. quifquam Ulte prteter fui juffionem^ Mtfforumque fuorum priefentiam ^ or- sertiniani.
dinetur Antijiei . ^ì Romani venientes , honorifice fufcepti funt ( i ) E' ve-
ro, che furono onorevolmente ricevuti j ma Analtafio (^) vi aggiugne W -f »<»/«/".
altre particolarità taciute da gli Annalilti. Cioè, che arrivato l'eìcr- '^a'^^'/ ^"^'
cito Imperiale alla prima Città de gli Stati Poncificj, cominciò a far
provare lo fdegno dell' Imperadore a qucgl' innocenti Popoli, con uc-
cidere raoltifllme perfone, talmente che fpaventata la gente, chi qui
e chi là correva a nafconderfi . Un sì beltial trattamento feguitò per
tutto il loro riaggio fino al Ponte della CapcUa, dove fattoli un ne-
ro temporale vi perirono colti da i fulmini alcuni de' familiari di jDr»-
gone Fefcovo di Metz. Ne reftarono bensi atterriti i Franzcfi, ma non
perciò dcpofero la loro ferocia, e con quel mal animo pervennero nel-
le vicinanze di Roma. Quafi nove miglia fuori della Città Papa Ser-
gio mandò incontro tutti i Giudici a Lodovico, il quale verifimilmen-
te era già ftato prima dichiarato Re d' Italia da Lottarlo Augufto luo
Padre i e quelli colle bandiere e con acclamazioni l'accolfero. Eden-
dò poi preflb alla Città quafi un miglio, gli fecero un bell'incontro
le Scuole della Milizia, cantando le lodi, e parimente vennero ad in-
contrarlo tutte le Infegnc del Popolo [Jtcut mos efi Imperatorem aut
Regem fufcipere (1) alla villa delle quali Ci rallegrò il Re Lodovico.
Stava ad alpettarlo il buon Papa nell'atrio della Bafilica Vaticana con
tutto il Clero e Popolo Romano, ed arrivato Lodovico, fi abbracciaro-
*^o> (3) ^ tenui t idem Ludovìcus Rex dexteram antediliì P$ntificis . Ar-
rivarono in quella maniera alle Porte della Bafilica, che tutte il Pon-
tefice avea fatto ferrare, ed allora il Pontefice interrogò il giovane
Re, s'egli veniva con mente pura, e con fincera volontà, e per fa-
Iute del Pubblico, e della Città, e di quella Chicfa: perchè, fc così
era, eflb Papa comanderebbe, che s'apriflero le porte: altrimenti non -
afpettalTc da lui ordine alcuno di aprirle. Rifpofe il Re d'eflcre venu-
to con buona intenzione, e fenza penficro di alcuna malignità. Allo*
ra fece il Pontefice fpalancar le Porte, ed entrarono amendue col Cle-
ro, e con tutti i Vclcovi, Abbati, Giudici ed altri Franzcfi venuti
col
(l) // quale ordinato nella Sede Jpoftolica^ Lattario manda a Roma il fi-
glio fiio Lodovico con Drogane Ve [covo di Metz a preccurare^ (he per
l'avvenire^ morendo V Apo ftalico^ nijfuno ivi fia ordinato Pontefice fenza
il fuo ordine^ e la pr e fenza de fuoi Inviati. I quali arrivati a Remi
furono onorevolmente ricevuti.
(i) come coftumafi ricevere 1" Imperadore .^ 0 Re.
(}) « frinfe il medefimo Lodovico Re la defira del fopr adetto Ptntefice.
14 Annali d' Italia.
Eka Volg. col Re} e giunti alla tomba di San Pietro, proltrati venerarono il fa-
Anno 844. ero fuo Corpo i e dopo avere il l^apa recitata l'Orazione, tutti uiciti
della Chiefa, andarono a ripolar ne' Palagi preparati entro la Città.
Rcllò fuori di Roma l'efcrcuo Franzcl'e, che ne' giorni apprcflo re-
cò non pochi danni a i Borghi} e forfè perche non era preparato il
foraggio, fcgò tutti i prati e i feminati . Corfe poi voce, che voleva-
no entrare in Roma, e quivi prendere alloggio, onde il Papa fece ben
chiudere e fortificar ie Porte della Città. Polcia nel di ly. di Giu-
gno, giorno di Domenica, raunati nella Bafilica Vaticana tutti gli Ar-
civcfcovi, Vcfcovi, e Baroni venuti col Re, inlicme con tutta la No-
biltà Romana, Papa Sergio colle tue mani unlc coli' Olio fanto eflb
Lodovico Figliuolo dell' Imperador Lottarlo, gli mife in capo una
preziofilTima Corona, e la Spada Regale al fianco, con proclamarlo
Re de' Longobardi , o fia d'Italia. Celebrata poi Mcfla foknne, tutti
•con gran fella fé ne tornarono in Roma.
E di qui poflìamo intendere, che non pcranchc era introdotto
l'ufo della Corona Ferrea, né la coronazione del Regno d'Italia in
Milano, Monza, e Pavia, ficcome giovane provai in un'Operetta in-
<a) Antcdtt. torno a quello argomento W . Ebbe principio da quello giorno l' E-
^""'J'^' poca del Regno d'Italia d'elfo Lodovico IL Re. Seguì poi ne' giorni
pftn (. fcguenti un lungo contrailo fra il Papa, e il Vefcovo di iVletz Dro-
gonc, aflìftito, come dice Analtafio, da Gregorio (lì dee fcrivere Gior-
gio) Arcivelcovo di Ravenna, da ^ngilberto Arcivefcovo di Milano, e
da una frotta d'altri Vefcovi, e Conti del Regno d'Italia, fenza che
fc ne dica il fuggctto. Solamente narra Analtatio, che tal dibattimen-
to fu (i) contra hanc univerfakm , iS Caput Ecckfiarum Dei. Ma il Ponte-
fice, uomo prudente e di petto, si a propoliio riipofe, che lutti li
lafcio confuu. Fece dipoi illanza ad elio Papa la Baronia Franzefe,
che tutta la Nobiltà Romana giuralTc Fedeltà al fuddetto Re Lodo-
vico} ma il faggio Papa non vi confcnti, efibendofi folamente pronto
a .permettere, che i Romani prcftaflcro il giuramento di fedeltà al
grande Imperador e Lattario . (z) Tunc demum in cadcm Ecclefta fedentes
pariter tam beatijfimus Ponti/ex., quam magnus Rex, i^ omaes Jrchiepi-
fctpi i3 Epifcopi^ lìantibus reliquis Sacerdotibus , £5? Romanerum 6? Fran-
car ant Opttmatibus , Fidelitatem Lbthario Magno Imperatori Jemper Augn-
fio promferuHt . Ed avea ben ragione il Papa. Non era mai Itata lot-
topolta a i Re d'Italia, né al Regno Longob^irdico Roma col iuo
Ducato} e Qon avetido Ledov^icQ acqui dato alcun diritto iopra i Ro-
mani,
(1) contro queft» ufmirfaìe , e Capo itile Chiefe d^ Iddio .
(1) Jllera finalmente nella medefima Chiefa fedendo parimente tanto il bea-
tifjimo Pontefice., quanto il gran Re, e tutti gli ^rcivefeovi, e Vefcovi,
fiandc in ptcdi gli aitri Sacerdoti, e gli Ottimati de' Romani e de' Franchi,
fKMneJJero Fedeltà a Ltitario Grande im^fAdtrt Jempre yfugu^e.
Annali d' Italia. if
mani, per eflere divenuto Re d'Italia, indebitamente voleva obbliga- Eka Volg.
re i Romani a giurargli Fedeltà ,^ cioè a riconcfcerlo- per loro Sovra- Anno 844.
no. Non ebbero già effi difficultà di predare quel Giuramcnto-a Lo/-
fario fuo Padre, perchè cflo era Iraperadore de'Romini, e la fua So-
vranità in Roma non veniva contraftata da alcuno. Né fuflìfte, co-
me immaginò il Cardinal Baronio, che in quefta occafionc Lodovico
II. riccvefle il titolo e la Corona Imperiale. Quefto punto e già de-
cifo fra gli Eruditij e fé v'ha qualche Diploma in contrario, e(Tb è o
falfo, o fcorretto. Seguita poi a dire Anaftafio,che nel tempo fieiTo,
che il Re Lodovico n trattenne in Roma,. Siconalfo Principe di Bene'
vento arrivò anch' egli colà accompagnato da molte fquadre d'armati,
e fu ad inchinare il Re, che il ricevette con molto onore, e gli con-
cedette quanto gli dimandò. Tanta fu in tale occafi ine la folla de'
Franzefi, Longobardi, e Beneventani, che Roma parca aflediata da
uno fmifurato efercito, e tutti i feminati and irono a facco per pafco-
lo delli gran moltitudine de'cavalli e giumenti. t>efiderava ardente-
mente in oltre Siconolfo di veder Papa SergiOyC di ricevere la fua be-
nedizione. Fu ammcflo all'udienza, e prollrato in terra gli baciò umil-
mente i piedi, e riportatane la benedizioi>e, tutto lieto fé ne ritor-
nò a cafa. Altrettanto fece co'fuoi il Re Lodovico, con finalmen-
te liberare da quel flagello il Popolo Romano, e fi rcftituì alla fua
refidenza in Pavia. IVIa perchè Anaftafio nulla di più ci ha faputo
dire intorno a i trattati di Sicomlfo col Re Lodovico^ convien ora af-
coltare 1' Annalifta di San Bcrtino {a) , che cosi fcrive all' Anno (a) Annales
prefente : (*) Sigenulfus Beneventanarum Diix ad Lotharium cum fuis f'"'»»",''- .
«mnibus fui deditionem faciens , centum millitim aureorum mulSla fefe "■"""""•
ipjì obnoxium fedt . ^uibus Beneventani^ qui pr idem alias ver fi fuerant^
tompertis , ad eumdem Sigemtlfum fé fé convertentes , Saracenorum relìquias
» fuis finibus expellere moliuntur . In vece di Lattario farebbe forfè ftato
meglio fcriverc Lodovico, al quale già abbiam veduto, che Siconolfo
fece ricorfo, fé non che il Figliuolo Lodovico nulla operava, che non
fofTe a nome del Padre. Abbiim dunque, che Siconolfo, per afiìcu-
rarfi il dominio di Salerno e dell'altre Città a lui fottopollc, riconob-
be per fuo Sovrano il nuovo Re d'Italia Lodovico, e ne dovette ri-
cevere r Invellitura colla promcfia di pagargli cento mila Scudi d'oro.
Tanta fomma d'oro non dice Erchemperto (^), Autore in ciò piade- (b) Erchem-
gno di fede. Per teftimonianza di lui. Guido Duca di Spoletta, gran f^^^"*' ^"'fi-
mercatante di bugie, che nondimeno gli fruttavano alTaidìmo, promifc "'^'
a Siconolfo fuo Cognato di fargli avere tutto l'intero Ducato di Be-
nevento, fc sborfava cinquanta mila Scudi d'orofenza dire, fé a lui,
opu-
(*) Siconolfo Duca de' Beneventani a Lattario con tutti li fuoi arrendendo-
fi y Ji obbligò a pagargli cento mila feudi d' oro . Lo^ che faputo i Beneven-
tani, (he avanti erano alienati^ rivolgendo fi al mede fimo Siconolfo tenta,'
m di fcacciare da' fuoi confini gli avanzi de' Saraceni .
i6 Annali d' Italia.
Era Vo\g. o pure al Re Lodovico. Ma probabilmente a quell'ultimo, perchè
Anno 844. ibggiugne: (*) Cujus tunc confilio confentiem ^ Romam ( dove fi trovava
il Re novello) adiit ^ aureos tribuìt ^ facramcntum dedit ^ juijurandum ac
Cfpit. Nihil preficiens ^ manis abfctjjit . Come potefle Siconolfo ammal-
{y) Lt* fare tant'oro, cel farà intendere Leone Ollicnic (4), che racconta il
'ofiienfit fiero faiaflb da lui dato al Tcforo del Moniitcro di Monte Cafino, do-
«/"ló * ^^ ^S^* appoda andò più d'una volta. Portò via alla prima vifita in
tanti calici, patene, corone, croci, ed altri vafi, circa cento trenta
Libre d'oro puriflìrao, e tutto a titolo di preftito, con promefla di
rellituire dieci mila Soldi d'oro Siciliani. La feconda volta portò via
in tanta moneta trecento feflanta cinque Libre d'argento, e quattor-
dici mila Soldi d'oro. La terza in tanti vafi cinquecento Libre d'ar-
gento . Tornato colà dopo dieci Mefi ruppe gli armadj del Monille-
ro, e ne portò via il valore di Quattordici mila Soldi Mazati, con
obbligo di relHtuire fra quattro Mefi, e non rellituendo di cedere varj
beni al Monillcro. Sette altri mila Soldi in altre volte portò via di
colà: teforo di Dio, che nulla giovò a lui, ne alla Patria, e folo ier-
vì a pagar le fue fatiche al Diavolo . Egli e da credere , che ad altre
Chicfc e Monilterj Siconolfo faceflc uno non divcrfo trattamento. Que-
fto fine d'ordinano toccava in que' tempi a i doni della gente pia fatti
a i facri Templi. Come fofpettai di fopra, ben potrebbe cflcrc, che
il Re Lodovico, o in quefto, o nel fcguentc Anno fi adoperaflc per
guetar la rabbiofa guerra tra i due Principi Radelgifo^ e Siconolfo ^ e
foflc anche accettata da Radelgifo la divifion de gli Stati j ma che Si-
conolfo la rifiutafle, perchè gli era flato promcflb di più, o che per
altri accidenti quella non avefie effetto , di modo che continuale di-
poi la guerra fra loro. Tennero in quell'Anno i tre Fratelli, Lattario
imperadore, Lodovico Re della Germania, e Carlo Re di Francia, una
Dieta o fia un Concilio co i Vcfcovi nella Villa di Teodone, oggidì
(b) LMe Xionvilla W, dove oramai perfuaG, che era da anteporre la concor-
Tom. VII. dia ad ogni riguardo, contcrmarono Ja pace ed amicizia fra loro. A-
(c) valejius driano Valefio (<■) cita uno Strumento picfo dal Regiflro del Moni-
in Prdfdt. ^tcro Cafaurienfe, e dato, come egli pcnfa, in quelt' Anno, o pur,
'ft ^£1'^^' come vo io credendo, nel precedente 845. cioè ylnno Imperii Lotharii
r {. ertng. j^j^jj j-^^ temporibus Berengarii Ducis , Jn»o Diicatus cjus FL die Sexta
Menfis Septembris^ Indiiìitni FU. Sicché correano già fei Anni , che
Berengario tra, per quanto fi può credere. Duca di Spoleti . Ma come
CIO, le abbiam già trovato Guido Duca di quella Itclla contrada? Al-
tro non so io immaginare, fé non che due clTcndo Itati i Ducati di
Spoleti, l'uno propriamente di Spoleti^ e l'altro appellato pofcia di
Camerino .y Guido aveflc il governo del primo, Berengario àc\ fecondo.
Anno
(*) Del quale allora feguendo H cenfigUt andò a Roma^ pagò gli Scudi
d' oro , diedi il fegrett , prefe il giuramento . Niente profittando , ft partì
eolle mani vuote.
Annali d' Italia. 17
Anno di Cristo dcccxlv. Indizione vi 11. •
di Sergio II. Papa 1.
di LoTTARio Impeiadore 16. 23. e 6.
di Lodovico II. Re d' Italia 2.
SI godè in queft'Anno afTai di quiete in Italia, fé non che potrcb- Ea» Vo!g.
be dubitarfi, che tuttavia continuafle, o pure fi liacccndeflc la '^''** ^^^'^
guerra tra Siconolfo e Radelgifo Principi di Benevento. Certamente
l'cguitò effa centra de' Saraceni. A quell'Anno lafciò fcritto l' Annali-
fta Bertiniano (a): Beneventani cum Saracenis, veteri difcordia recrude' (*) -^«""Us
fccnte^ dentto difident . Forfè volle dir quello Storico ciò, che abbiam Sf'rtìn^àm
di fopra intefo da altri Aedi fuoi Annali. Per conto poi de' paefi Ol-
tramontani, Lattario l^peradore ^ che avea ftabilito il fuo foggiorno in
quelle pani, palsò il verno in Aquisgrana. Un luo Diploma, dato a
di quindici di Maggio {b) Anm Imperii Hlotharii XXn. ^ in Fran- (b) MahUl.
eia n. Indizione Vili, fi vede fcritto in Palatio Rem Ar^entorato , '" ^""f/-
eum ircmus in Italiani. Cioè n trovava egli in Argentina con penlicro
di venire in Italia. Ma né in quell'Anno, che fi fappia, né finche
virte egli dipoi, ritornò in Italia. Cioè lafciò la cura di quello Re-
gno al Figliuolo Re Lodovico., ed egli attefe a confervar'e governare
gli Stati a lui toccati in parte nella Francia. Forfè non fi fidava de'
ìuoi Fratelli. E in queft' Anno ebbe un particolar motivo, che il fece
dcfiltere dal viaggio d'Italia. Se gli ribellò la Provenza, e fu obbli-
gato ad accorrere colà. Fulrado Conte era autore e fomentatore di quel-
la ribellione . Ma colà giunto colle fue forze 1' Auguilo Lottarlo non
durò gran fuica a ricuperar quella Provincia, con arrenderfegli eflo
Fuh-ado ed altri follcvati in quelle parti. Ni^'fuddetti Annali leggia-
mo: Fulradus Comes ^ £5? ceteri Provinciales a Lotbario deficiunt y ubique
Pttejìatem totiiis Provincie ufurpant . Si legge appreilb : Lotharius Pro-
vinciam ingrejfus hrctoriim ( forfè i'revi totam ) fu^t poteflati recuperai .
Ne gli Annali di Metz (t) quello Fulrado è chiamato Dux Jrelaten- (e) -énntUs
fis^ e folamente fi dice, che Lottarlo ipfum^ {^ reìiquos Comites illa- ^''""/"
rum partium rebelinre moUentes.^ in deditionem accepit ^ ^ proiit voluit ^
Provinciam ordinavit . Diverla fu ben la fortuna del Re Carlo Calvo
fuo Fratello . Mentr'egli nell' Anno precedente afiediava Tolofa, ebbe
una mala percofla da Pippino fuo Nipote Re d' Aquitania, di modo
che nel prefente, per cagione d'altri guai, che fopragiunfeio, fu allret-
to a venire ad un accomodamento con lui, e a cedergli 1' Aquitania,
con ritenere per sé tre fole Città, cioè Poiéliers, Saintcs,ed Engu-
Icmmc. Gli predò Pippino il giuramento di fedeltà, ficut Nepos Pa-
truo^ e fi obbligò di predargli aiuto in tutte le neccflìtà fecondo le
forze fue. In quello medefinao Anno entrati i Gorfari Normanni per
Tom. F. C mare
i8 Annalid' Italia.
Eka Volg. mare nella Senna con cento e venti navi, arrivarono a Parigi nel Sab-
Anno 845. bato fanto, e v'entrarono. Si può credere, che quella gente Pagana
noti attendeflc a farvi le fue divozioni. Tutto il Popolo n'era fuggi-
to per la p.iura . Accorfe il Re Carlo con quelle foidatefche, che in
quel frangente egli potè raunare , fino al M >nillero di San Dionilìoi
ma trovsndofi debole in confronto di que' Barbari, bilognò cacciarli
via a forza di danari. Né qui terminarono ledi lui disavventure. Fe-
ce egli parimente in quell'Anno un Armamento contra di Nomenoio
Duca della minor Bretagna, il quale fecondo il foluo di quella gente
di Nizion divcrfa dalU Franecfe, di tanto in tanto fi andava ribellan-
do. In perfona marciò contra di que' Popoli il l^c Carlo, ma non con
quelle forze, che occorrevano al bilogno. Però in vece dt domarli ,
riportò da eifi vergogna e bulT'e, e gli convenne tornarlene indietro
con tutta fretta nel pacfc del Maine. Circa quelli tempi, ficcomc
(»} '^ohMnn. racconta Giovanni Diacono ("), i Saraceni venivano con grande Ar-
Diaconus ^^^^ ^jj ^^^j p^^ prendere l'I fola di Ponza. Sergio valorolb Duca di.
por. Ktapoì. Nap^^'» «nficme con quei di Amalfi, Gaeta, e burrento, nicfla la Tua
p. n. T. I. fperanza nel divino aiuto, andò ad incontrarli, e ne riportò un'infigne
Ktr. Jtalic. vittoria. Gli riufcì ancora, di cacciarli dall' Ifola di Licofa . Adirati per
quello quegl' Infedeli, fatti de i gran preparamenti in Palermo, tor-
narorK> poi con una formidabil flotta, e s'impadronirono del Cailello
di Mifeno, da dove cominciarono ad infellare i litorali Griftiani. Un
Placiti tenuto in quell'Anno per ordine del Re Lodovico II. Figlio
(b) jiHtitiM. (Je]p,i^ugulto Lottarlo, da Garibaldo Giudice Palatino (^) nella Curie
fert'.\i. Ducale di Trento y ci fa vedere in quelle parti Liuti/redo Duca^ fenza
p*2. 971. ch'io fappia dire, fé quello titolo di Duca a lui provenifle dalla Ca-
rintia, a cui folle unita la Marca di Trento, 0 pure dal medelìmo
Trento .
Anno di Cristo dccgxlvi. Indizione iK.
di Sergio II. Papa 3.
di LoTTARio Imperadore 17. 24. e 7.
di Lodovico li. Re d' Italia j.
C
Rcfceva ogni dì più la fuperbia de' Saraceni ^ da che ebbero con-
_' quiftata la Sicilia e la Calabria; e tanto più perche miravano i
due emuli Principi di Benevento andarfi rodendo tra loro le vifccre.
A tanto vennero, che in quell'Anno partiti dall'Affrica, o pure dal
Caltello di Mifeno, dove già s'erano annidati, con un potente duolo
di navi, ed entrati nel Tevere, arrivarono fin l'otto Roma. Ne gli
(e) Annal. Annali Bcrtiniani (.0 fon chiamati Saraceni Maurique . Col nome di Sa-
Francor. raceni vuol quell'Autore fignificar gli Arabi Maomettani, conquilla-
. ^^^. ^ pjjjj.Q„j allora dell'Affrica. E col nome di Mori gli Aifricani
^ ileffi
Birtimani .
Annali d' Italia. 19
ftefll lor fuddici, che avcano nondimeno abbracciata la Falfa Legge di Er* Vnlg.
Maometto. Si tenne forte la Cucà di Roma, fortificata allora abba- Anno ^46.
ftanzaj però sfogarono que' Barbari la lor crudeltà ne' contorni , e Ipc-
zialmcntc la loro ingordigia fopra la Tacra Ikfilìci di San Pietro (f), (j) AnnaUs
che era in quelli Secoli fuori della Città, con aiportarne tutti gli or- Fmaccr.
namenti, e quanto di prcziofo vi trovarono j ma fenza far male alla fab- AUtenjes,
brica . Se vogliam credere a Leone Ollienfe W, alio (tellb crudcl tratta- ^ll'l-"!"'
mento foggiacque anche la Baillica di S. Paolo. Parrebbe che nò, per- (^b) Leo
che l'Aniialiila di San Bcrtino fcrive, che una parte d'effi Infedeli Marficanus
andando per dare il facco a quel facro luogo , redo tagliata a pezzi ^'"'- Cafin.
dalk genti di Campagna di Roma . Ma Giovanni Diacono, poco dianzi ' '• '• ^^■
da me allegato, Sciictr>rc troppo autentico, perchè di queftì mcdefimi
tempi, alferifce, che coiloro (i) Romam fuperveneruut ^ Ecchftai ylpo-
JloUrum^ (5? cun£ìa, tjUte extrirìfecus repeferunt ^ lugenda pernicie (s hsr-
ribiti captivitate diripiierunt . Con qucito Scrittore va d'accordo ancora
Analtaiio nella V'ita di Leone IV. Papa. Paniti dalle vicinanze di
Roma, fecondo il fuddctto Ofticnl'e, e per la Via Appia arrivati alla
Città di F'ondi , la prefero, la diedero alle fiamme, trucidarono pane
di quel PopoJo, e il refto conduflero in ifchiavitù . Andarono poi 4
fermarli ed attendarfi fotte Gaeta. Portate sì funelte nuove a LodO'
vico II. Re d'Italia, diede folleciti ordini alle milizie di Spolcti di
marciare confa di si nefandi masnadieri. Il Conte Campelli (f), come [F) Campii-
fé lì folle trovato prcfcnte a que' fatti, ci dcfcrive i viaggi, i difagi, Lou'i'l /e
e il conilitto dell' efcrcico Spolctmo. Giovanni Diacono narra, che
Lottano Re de' Franchi, fotto il cui nome tutto fi operava dal Re
Lodovico Tao Figliuolo, inviò una feroce Armata conira de'fuddctti
Saraceni, che li jjeifcguuò fino a Gaeta. Ma i furbi Aifricani, medi
in aguaio molti de'fuoi a i paffi firctti delle montagne, (tetterò a-
fpetrando i Crillianij e sbucando all' improvvifo fopra i poco avver- •
titi, uccifero r Alficr fullc prime: il che badò, perchè andafle vcrgo-
gnofamcnte in rotta tutto l'efercico de' Fedeli, e ne reflallcro aflaiflìmi
eftinti nella fuga. Peggio anche avveniva, fc Cefarh Figliuolo di Ser'
gio Duca di Napoli, che era accorfo colle brigate di Napoli e di Amalfi,
non avcHe attaccata battaglia anch' egli co i Saraceni, con obbligarli
a defifterc dal perfegiiitare i fugitivi Criltiani. Ne gli Annali di S.
Bertino noi leggiamo (1) Hludovicus Hlotarii Filius Rex Italia cum Sa-
racenis pugnans, viBus vix Romam pervenit . Ma Giovanni Diacono,
che ne fapea più di quel!' Annalifta, nulla parlando del Re Lodovico
in quella occafione, e parlandone poi ad un'altra fpedizione, fa affai
conofccre, ch'egli punto non intervenne. a quella sfortunata azione.
Ncir infeguire i fugitivi Crilliani, arrivarono le brigate Saracene, fc-
C 2 con-
{\) fopravennero a Roma, con lagrimevple rovina, e fcbiavitk orribile fac-
cheggiarono le Chiefe degli jfpojì oli, i tutto quello che trov.ironoal di fuori .
(i) Lodovico , figlio di Lettario Re d^ Italia ctmbattends co' Saraceni, ■vint$
appena arrivò a Roma .
/
io Annali d' Itali a.
Era Vo'g. condnchè avvertì Leone Oftienfe, fin prefTo al Fiume Gangliano,iB
Anno 846. vicinanza del Monidcro Cafincfc . Non era loro ignota la ricchezza di
qurl fucro Luogo (l'abbiam già veduto fieramente pelato da Siconolfo)
e già la divoravano co i dcuderjj ma colti dalla notte fi fermarono
alla riva del fuddetto Fiume con penfiero di fare un buon facco la
mattina feguente. Stettero i Monaci, l'corgendo il pericolo imminen-
te, tutta la notte in orazione, e furono poi rincorati ésW Abbate Baf-
facio, uomo di Tanta vita, che difie d'aver avuta una rivelazione della
lor ficurezza. Erano nel di innanzi l'acque del Garigliano si bafie,
che dapcrcutto fi poteano guadare a piedi j era il Ciel fereno. Quella
notte venne un temporale con folgori e pioggia tale, che nella fe-
guente mattina fi trovò sì gonfio il Fiume, che ufciva fuor del fuo
letto. Rellarono ben beffati i Saraceni, quando fatto giorno andarono
per valicarlo, e raordendofi le dita per la preda, che loro era fuggita
dille mani, fé ne tornarono al loro campo fotto Gaeta. Rcllò quella
Citta affediata, e fecero que' Barbari ogni sforzo per entrarvi j ma per
tetlimonianza di Giovanni Diacono, il lòpra lodato Cefario, Figliuolo
di Sergio Duca di Napoli, colle lue navi, e con quelle degli Amal-
fitani', venne a ilaaziarc nel Porto di Gaeta j e l'aldo alla difefa di que'
Cittaviini, non lalciò mai prevalere la forza e rabbia de gl'Infedeli
cani. Avvenne in quelli tempi, che mentre l'Imperador Lottarlo di-
(a) jtìinal. morava in Aquisgrana ("), Gifelberto foldato, o pur Vafiallo del Re
^luTtnfis C^'''° C<ifco, rapì una Figliuola d'elfo Augullo, e condottala in Aqui-
Annaies tania la prete per moglie. Il nome di quella Principefla. noi dicono
Trancor. gli antichi Storici . Per tale infolenza concepì Loit^rio non poco odio
FuliUnfet. centra d'effo Re Carlo, il quale informatone fcrilfe intorno a ciò a
/,o.Vo^7Vc Re di Germania, affinchè placalfe il Fratello. Pubblicamente
prore Itarono amendue di non avere avuta parte in quel rapimento, €
' ne fcriOero anche al Fratello Lottarlo 5 ma egli continuò nella fua
amarezza. Abbiamo poi dal Dandolo (^), che bramando Papa Sergi»
m chroJic'o ^^ comporre le differenze, tuttavia bollenti tra tenerlo Patriarca di.
Tom. XI i. Grado, e Andrea Patriarca d'Aquìleia, fcrific ad amendue, con ordi-
Rtr. Italie, nar loro di comparire al Concilio, eh.' egli avea propolto di tenere,
e vi doveva afiìllcre l'Imperadore. Ma non ebbe effetto il fuo piiflì-
mo difcgno, perché la morte il capi nell'Anno feguente, ficcome di-
remo. Rapì efia nel prefente anche Pacifico Arcidiacono della Catte-
dral di Verona, di cui feci menzione all'Anno 784». Il fuo Epitaffio
pubblicato dall' LlghcUi, ma più corretto ed intero dal Marchefc
(e) UAf- ^^a'^'^» ^'^ì tuttavia fi legge in quella Città. E n'era ben degno,
ftjui in perché uomo di mirabil induflria in quefti tempi. Di lui fpezialmcntc
Pnfat. mi quivi è dcito :
Compiex
C»ffiodor. oUICOUID AURO VEL ARGENTO ET METALLIS CETERIS,
OUICUUID LIGNIS EX DIVERSIS ET MARMORE CANDIDO,
NULLUS UMQUAM SIC PERITUS IN TANTIS OPERIBUS.
HOROLOGIUM NOCTURNUM NULLUS .\NTE VIDERAT.
ET INVENIT ARGUMENTUM ET PKiMUM FUNDAVERAT.
Anno
Annali d' Italia. %i
Anno di Cristo dcccxlvii. Indizione X;
di Leone IV. Papa i.
di LoTTARio Imperadorc 28. 25. e 8-.
di Lodovico II. Re d'Italia 4.
VEnne a morte in queft' Anno Sergio IL Romano Pontefice nel Era V0I5.
giorno 27. di Gennajo, fecondo i comi del Padre Pagi Wi e Anno 847.
in luogo Tuo fu eletto Leone IV. Prete, o fia Cardinale de' Santi Quat- f^c^^t^'l^r.
tro Coronati. Vuole cflb Padre Pagi, che la Sede reflaflc vacante </«e
Mefi e quindici giorni^ e che il novello Pontefice foffe conlecrato fo-
lamente nel di XI. d'Aprile. Sì lunga vacanza della Cattedra Apo-
ftolica non la so creder' 10, perché non fi accorda con quanto ci vien
narrato da Anaftafio Bibliotecario {h).. Le parole fue fon quelle: Ro- (b) Anajlaf.
mani quoque ntvi ele5lione Pontificis congaudentes., capcrunt iierum non me- in vit. Leo-
àiecriier contrifiari^ co quod fine Imperiali non audebant aufloritate futu- "" ^^•
rum confecrarf Ptntificem^periculumque Romanie Urbis maxime meiunùsnt^
ne iterum, ut olim, aliis ab hojlibus fuijfet obfeffa . Hoc timore i3 futuri
cafu perterriti^ eum fine permij]u Principis Prxjukm confecraverunt •■, Fi-
dem quoque iìlius^Jìve Honorem pojl Deum per omnia. (^ in omnibus con-
fervantcs . Cioè ix trovarono i Romani in uno non lieve imbroglio in
tal congiuntura . Dall' un canto per non tirarfi addofib l' ira del Prin- ^
cipe, cioè dell' Imperadorc lor Sovrano, non ofavano fcnza la permif-
fione od approvazione di lui di confccrare il Papa eletto. Dall'altro
canto erano fpronati dalla ncceflnà di veder fui Trono un Papa, che
accudifle a i bifogni importanti della Città coli' autorità del governo
a cagione de' Saraceni, che aveano poco dianzi portata la defolazione
ne'contorni di Roma, per paura dell'arrivo d'altri fimili Corfari Af-
fricani . Che dunque fecero? Senza afpettare il confenl'o dell' Impera-
dorc, padarono alla confecrazione del Papa, ma con folenne protefta
fatta nel Conciltoro, di non aver intenzione d'offendere con ciò l'onore
dell' Imperadorc, né di mancare in guifa alcunj alla Fedeltà ed ubbi-
dienza, che dopo Dio a lui profelfavano. Pare, che quello faggio ri-
piego, prefo in tempi sì pericolofi per la Città di Roma, li IcufalTc
abbaltanza, e folle prefo in bene da Lattario ^-lugujlo . Certo non fi sa,
ch'egli ne faceflc rifentimcnto alcuno. Ciò pollo, non é già verifi-
inile, che fi difFerilfc per due Mefi e mezzo la confecrazione di Papa
Leone .y prima perchè fi fcorgc, che i Romani fi affrettarono a confe-
crarlo per l'apprcnfione, in cui erano di una nuova invafion de' Sara-
ceni j e fecondariamente perchè in tanto tempo farebbe venuta l'ap-
provazione del Re Lodovico Luogotenente del Padre ne gli affari d' I-
taliaj e quella ancora fé folTc bifognata del mcdéfimo Lottario Augu-
fto: giacché non fuflìfte, come pcnfa il Pagi, che a cagion delle fcor-
rerie de i Normanni in Francia non foflero ficuri i cammini. Fecero
que' Cor-
Era Volg.
Anno 847.
(a) Annales
Tran cor.
£ertiniani .
jlnnales
TidHC. Mt-
Unftt .
Annalis
Trancor.
Tuldenfes .
(b) Ptolt-
m*ut tu-
ttnfis Hifi.
Eccl. T. XI.
Rtr. Italie.
(c) Johann.
Diacon. in
rit. Efife.
Kiaftl.
P. II. T. 1.
Rtr. lt*lic.
(d) Annalts
yrancor.
Mttenfes.
Annales
trancor,
iHldenfts.
(e) Baluf..
Cafitular,
Ttm. 1.
(f) Petrut
Biilieihec.
Tom. 3. Dit-
Cbesne.
(g) Antichi-
tà Eflciifi
P. I. (. IX.
(h) ritren-
tin. Memer.
di Matilde
lib. 3.
^^ Annali d' Italia.
que' Corfari gran danno nella Bretagna minore nell'Anno prcfente C") j
non minore rapportarono all' Aquicaniai prefcro anche nella giurisdi-
zione dell' Imperador Lottarlo Duroftadio, e un'llola dell' Oilanda.
Tutto il rello dd Regno Oltramontano di Lottarlo godeva una buona
quiete. Però a me par da preferire l'alTcrzione di Tolomeo da Luc-
ca (i>) , che dopo quindici giorni di Sedia vacante mette l' ordinazion di
Papa Leone, fé pur qucita non fegui anche prima.
Continuavano incanto i Saraceni l'aflcdio di Gaeta, quando (1
follevò una fiera burafca in mare, che mifc in pericolo tutto il loro
naviglio, {e) Perciò mandarono pregando Cefario Figliuolo di Sergio
Due» di Napoli, che volcfle permettere alle lor navi di approdare al
lido, con promefla di andarfene via, lubito che fi forte rafl'crenato il
Cielo. Ne fpcdì Cefario follccitamentc l'avvilo al Padre, che gli fug-
gcri di prender buona precauzione contra gl'inganni di qucgl' Infe-
deli. Si efcguì il trattato, e venuto il iercno, levato il campo s'im-
barcarono, e fé n'andarono, ma non con Dio. Per viaggio furono
forprcfi da un'orribil tcmpeita, per cui quella flotta quali tutta inte-
ramente perì, come attcrtano ancora Aiiattalìo Bibliotecario, e Leone
Oltienfe. Qiiella lieta nuova arrrivo a Roma in tempo che era eletto,
e non pcranche ordinato Papa Leone IV. Seguì in Francia, o per
dir meglio in Germania a Coblentz {<i) un abboccamento fra l' Impc-
radorc Lottano e Lodovico Re di Germania fuo Fratello. Pare, che
non riufcifle a Lodovico di riconciliare con Carlo Calv» Lottarlo Au-
gufto, tuttavia idcgnato per l'ingiuria fattagli da Gifclberto nel ra-
pimento della Figliuola . Ma. i'e fon veramente fatti in queft' Anno a
Marsne predo a Mallricht alcuni Capitoli di lega e concordia tra i
fuddctii tre Fratelli Ltt.'ario, Lodovico^ e Carlo^ che furono pubbli-
cati dal Padre Sirmocdo, e dal Baluzio (f) : bifogna credere, che fi
rimettenc fra tutti e tre una buona armonia, in quell'Anno poi fi
comincia a trovare in Tofcana Jdalberte Duca di quella contrada.
E'^li è chiamato negli Annali di Fulda all' Anno 878. Albertus Bonifacii
Filius., e. da Pietro Bibliotecario (/) nella Stona abbreviata de' Fran-
chi Adaìberthus Bonifacii Filius . E in un Documento dell'Anno 884.
da me prodotto nelle Anticlwta Ellenfi ig) vien detto Adelbertus in Dei
tiomim Comes iS M*rchio., Filius bona memtri* Bsnifacii olim Ctmitisi
di maniera che non fi può dubitare, eli' egli fia Itato Figliuolo di 5«-
mfazia II. da noi veduto di lopra Conte di Locca, e vcrilimilmcntc
Marche fc e Duca di Tofcana. Già fi oflcrvo, che Bonifazio II. per
aver condotta dall'Italia l'impcradrice Giuditta all'lm^trador Lodo-
vico Pio, era Caduto in dilgrazia dell' Imperador Lottano, e perciò
s'era ritirato in Francia. O fia ch'egli ncupcraflc il governo nella To-
fcana, o pure che Lottario aramollitofi cfercitafle la fua gcncrofità
vcrfo il Figliuolo: certo e, che Adalberto Due» in quelli tempi co-
mandava alla Tofcana, dò rifultando da un Placito tenuto in Lucca
\h^ m\V Anno XX^. di Lottano Imfxradorc, correndo V Miziene X.
cioè odi' anno prcfeaie, dove fi legge: Dum Adalbertus JUitjiriffimMs
Dux
Annali d' Italia. zì
Dmm un» cum Ambnfio venerahili Epifcopo i/iius CivitMiis LMceufiSy y Era Volg.
refidentibus hic Civitate Liica^ Curte dìaa Ducalis &c. In quelli tempi Anno 847.
ancora Radelgifo Principt di Benevento («) trafTe in aiuto fuo Maffàr ^^-^ ^
Duca de' Saraceni con alcune mafnade di qucgl' Infedeli . Co^ftui né ofiimps
pure portaTa rifpctto a gli Itcffi Bw-neventani > diede il guado al Mo- Uk.i.uxl.
niftcro di Santa Maria in Cinghia-, prefe il Cartello di San Vitoj for-
zò alla refa la Città di Telefe, e facchcggiò tutti i fuoi contorni. Fu
creduto miracolo, ch'egli non moleftafle il Moniftcro di Monte Ca-
fino, quantunque y'\ arrivafle fino alle porte. Si fenrì in oltre nell'an-
no prefente un fiero tremuoto per tutto il Ducato di Benevento, che ^^\^"^^*^'
quafi tutta diroccò la Città d'Ifcrnia, e hoc altri mali. Roma an- ,^ ^y, £^^
ch'cfla per atteftata d'^Anaftafio W prov»^ una brutta daaza in tal oc- nis iv.
cafione .
Anno di Cristo dcccxlviii. Indizione xi.
di Leone IV. Papa 2.
di Lotta RIO Imperadore 19. i6. e 9.
di Lodovico II. Re d'Italia j.
Bollivano forte in quefti tempi fra Rubano Mauro Arcivefcovo di Ma-
gonza , e Gorefcalco Monaco, alcune f-imofe controverfie intorno
alla divina Predeftinazione. Era venuto in Italia Gotefcalco pieno di
boria, e per dovunque pafTava, andava feminando le opinioni fue. Fer-
inofli coftui prcCTo di Eberario Duca, o fia Marchefc del Friuli, il cui
nome e titolo fi comincia circa quefti tempi ad udire. Rapporta l'U-
ghclli (O una Lettera fcritta da efTo Rubano a Netingo Vefcovo, non (0 t^x*<".
già eletto di Verona, ma bensì di Brefcia, intorno a quefto Monaco; ^-^ '^i^\_
e un'altra pure feruta ad Heberardum Ducente a cui pofcia fui princi- fife, clufin.
pio dà il titolo folamcnte di Conte fecondo il rito d'allora, trovandofi
i Duchi altre volte appellati Marcheft, ed altre C»nti. In cfla gli dice
d'cflergli (lato riferito, quemdam fciolum nomine Gotefcbalcunt apud u«
manere^ qui dogmatizet &c. Che quefto Eberardo foffc veramente Duca.
o Marcbefe del Friuli^ ne fa fed? Andrea Prete nella Cronichetta pub-
blicata dal Menchenio, e da me {d) riftampata. Fiorì Andrea in que- ià) AntUui-
fto mede (imo Secolo, e le fue parole fon tali : Multam fatigationem Lan- 'o\'rfertAt'\
gobardi £5? oppeffienem a Sclavorum gente fujiinuerunt , ufquidum Impera-
Ur Fortjulianorum Eberhardum Principem conftituit . Né altri e quefto
Eberardo, o (ìa Everardo, fé non lo ftcfTo, a cui Frodoardo G') dice i^) rrUoar-
fcritta una Lettera da Hincmart Arcivefcovo di Rems, cioè Viro lllu- ^"^"}
ftrjjfimo Eberardo ex Principibits Lotharii . Ho anch'io, a mio credere, l.-^.cup.xè.
baltevolmcntc provato (.0, che da lui viene la Raccolta delle Leggi (f) jintiq.
Longobarda, Salica &c. che fi conferra ncll'antichifiìmo Codice del- ""l- Oi/ir-
la Cattedrale di Modena. In un Diploma dell'anno 88f. riferito dal '*'■ **"
Fa-
24 Annali d' Italia.
Era Volg. Padre de Rubeis (i), egli e chiamato da Lodovico II. Imperadore
Anno 848. Eurardtis Illuftris Comes ^ dilcBufque Competer nojler . Parleremo anche
^ì^ ^',„«r P'" ^ bado di quello medcfirao Principe, badando per ora di fapere,
ment. Feci, ch'egli fu Marito di Gifella^ o fia Gisla Figliuola di Lottario Augu-
AjuiUjtnf. fio, e fu Padre di Berengario, pofcia Duca o Marchefe anch' elTo del
eap. 49. Friuli, e finalmente Re d'Italia, ed Imperadore de' Romani. I foli
^rranfor""^ Annali di San Bcrtino (*) quei fono, che fotto il prefente anno hanno
Sertiniani. ^^ fegucnti parole: Exercitus Hlotharii cQHtra Saracena Beneventum oh'
tinentes dimicans, viófor ffficitur . Non fulììite già, che i Saraceni fi fof-
fcro impadroniti di Benevento. Solamente alcune brigate d'effi vi era-
no (late chiamate in foccorfo da Radclgifo Principe. Altro non vuol
dire quello Scrittore colla parola Beneventum, (e non una parte del Du-
cato Beneventano occupata da i Saraceni j o pure in vece di oùtinentet
s'ha da fcrivcre obfidentes . Centra di que' Maomettani l' Impcrador Lot-
tarlo dovette comandare al Figliuolo Lodovico Re d' Italia di proce-
dere con una buon'Armata, alla quale fecondo i fuddctti Anitali riufcì
di dar loro una fconfitta. Sul fine poi di queft'anno, fogginone il me-
defimo Storico, che Mauri dcnuo BtnevetUum invadunt . Nella Storia
del Regno di Napoli é celebre la pace, che finalmente fu conchiufa
tra i due competitori nel Ducato di Benevento Radelgifa e Siconolfo .
(e) Erthem- Erchemperto (f), e Leone Oftienfe {d) raccontano, che Landone Con-
firtu! Hift. ff (ji Capua, Adelmario, e Bajfacio Abbate iì\ Monte Cafino, vcggcn-
Tà) lei '^'^ troppo aflaffinate quelle contrade per la lunga nemicizia di que'
oftìtnfis due Principi, e per l' infaziabil crudeltà de' Saraceni abitanti in Bari,
//*. I. e. 19. ed anche prefi al fuo fervigio da Radelgifo, fi portarono a Lodevic» Au-
guro (che nondimeno finqui tale non era) Figliuolo di Lottario, fuppli-
candolo di metter fine a tanti malanni . Colà pertanto fi portò in per-
fona lo (leflb Re Lodovico, e fatcifi confegnarc per forza tutti i Sa-
raceni nbitanti in Benevento, nella Vigilia di Pentecofte condotti co-
floro fuori della Città, a cadauno fece tagliar la teda. Pofcia intcr-
poflofi fra i due Principi litiganti, compofe le lor differenze, condi-
videre il Ducato fuddetto fra loro nella forma, che vien defcritta dall'
(e) Antn'j- Anonimo Salernitano (0, e con rellatc fottopofta .i Siconolfo Capua col
mui Saler- j-^^ diltretto, la quale nondimeno da li a non molto fcoflc il giogO}
Parafip. Con che di un i'olo fi vennero a formare tre Principati, cioè di Benc-
p. ir. T. ì. vento, di Salerno, e di Capua. 11 folo Leone Marficano quegli e,
-«#r. ualie. che chiaramente dice accaduta qucfta divifione ncH' y/r.no Sfi. ed
•Erchemperto col chiamare j^ugujlo in quel tempo il fuddetto Lodovi-
co, fcmbra concorrere nella mcdcfima opinione. Ma Camillo Pelle-
grino ebbe fofpetto, che ciò fcguilTe nell'anno 8fo. ed io più di lui
vo fofpettando, che anche prima poffa edere fucccduta una si impor-
tante avventura. Si Erchemperto, che Leone Oltienfc molta accura-
tezza non mollrano nel racconto di quel fatto, da che mettono la ve-
nuta di Lodovico II. a Benevento dopo la morte àeW Imperador Lttta^
rio fuo Padre: il che non può (lare, perché Lottario manco di vita
Xolamente nell'anno 8f.f. Però non è maraviglia, fé fu queilo fuppo-
ilo
Annali d' Itali A, aj'
fto amendue danno il lirolo à' Imperadore ad eflo Lodovico IL in quel- Era VoI§.
la occafionc. Anko 848.
Ora in queft'anno fembra a me più Teritìmile, che Lodovico
li. Re d'Italia invitato e venuto a Benevento coH'efercito Tuo, divi-
defTe quel Ducato. Nella parte, che refla dello Srrumento d'efta Di-
vifione, pubblicata dal fuddetto Pellegrino (<»), Radelgifo dice: Et C») Ca-aiU.
prcefentialiter antequam Demmts Ludogvicus Rex cum fuo exercitu exeat de ^[af"""'
ifia terra, do in vejlra poteftate Gajìaldatum Montellam &c. In qucft'an- prind*.
no abbiam veduto, che l'efercito d'effb Re Lodovico era nel Duca- LttugAar.
to di Benevento, né ci refta memoria, che ne gli anni 8fD. e 8fi. e-
fercito alcuno Franzefe militafle in quelle parti . Adunque piuttofto in
quefto, che in quegli Anni, fcguì l'accordo fra i Principi litiganti del
Regno di Napoli. Oltre a ciò qui L«(/owVi» e appellato folamentc /Jf:
notizia, che (ìccoroc diflì all'anno 845. abbailanza indica, non poterG
quel fatto riferire all'anno 8fi. perchè Lodovico farebbe (kro allori
appellato Ittiperator . Ma quel che più fa animo alla mia conghicttu-
ra, e forfè la rende opinione certa, fi è l'autorità di Giovanni Dia-
cono, che fiorì e fcrifle ne'medefirai tempi. Dopo aver egli narrato
il naufragio della flotta Saracenica, di cui s'è parlato nell'anno addie-
tro, feguita a dire {b): Eodem quoque Jmo^ fupplicatiom hujus Sergii, (b) johanm
Principumque Langubardorum , direxit Lotharius Imperator Filiuìti fuum Diacunus
Ludogvicum , bona adolefcentia juvenem , propter catervas Saracenorum ^^ronU.
jìpuUx [uh Rege commanentes, (^ omnium fines populantes . ^i adveniens , Rer"'iJàr'-
ealejli comitatus auxilio, de ilìis Hifmahditis triumphavit , 6? fagaciter
ordinata divijione Beneventani ^ Salernitani Principum viSor reverfus ejl ,
(i) O fia dunque, che nell'anno proflimo pafTato venifie l'Armata
Franzefe col Re Lodovico a Benevento, ma vincefie e trionfane nel
prefcntC} o pure, che eodem Jnno voglia fignificarc non peranche fpi-
rato un anno dopo il naufragio de' Saraceni : abbaftanza intendiamo,
che in quell'anno il Re Lodovico pofe fine alle lunghe contefe de i
Principi Beneventani, e non già nell'anno Sj-o. o pure 8fi. Era in-
tanto il Popolo Romano, ma più il buon Papa Leone, prefo da gra-
ve malinconia sì per la frefca ricordanza del facco dato da i Mori e
Saraceni alla Bai! Ica Vaticana, come pel timore d'altri fimili infulti
in avvenire. Mofib perciò il magnanimo Pontefice (0 dal comune la- (t) A nafta f.
mento, e maggiormente ancora dal fuo zelo, determinò di fabbrica- ?'^''°'*«-
re intorno ad cfla Bafilica e al Borgo una Città colle fuc mura, por- 'HJll ^"'
Tom. V. D te,
(1) Parimente neW amo medefmo per fuppVtca di quefto Sergio, e de' Pren-
cipi Longobardi, Lattario Jmperadore mandò il figlio fuo Lodovico, gio-
vine di buona efpettazione , per cagione delle turme de' Saraceni dimoran-
ti nella Puglia [otto del Re, e facchtggianti di tutti i confini. Il quale
arrivando, accompagnato da celefte ajuto, trionfo di quegV Ifmaeliti, e
fagactmente ordinata la divifione d«' Principi, Beneventano, e Salernita-
no, ritornò vittoriof» .
Era Volg.
Amn o 848.
(«) Trodoar-
dus in Vitis
Pontific.
Ktmantr.
(b) Ectard.
Rer. Fra>i-
(nar. l, 30.
^6 Annali d' Italia.
te, e f)rtifirnzioni per ficurezza della medcfima. Era prima di lui (la-
to formato quello diftgno d^ Papa Leone HI. anzi ne aveva egli anche
ii7 "molti luoghi polle le fondamenta} ma forprefo dalla morte, non po-
tè continu.;rnc h fabbrica. Ora Leone IV. comunico h prefa rifoiu-
zionc all' Imperadore, e qucfti non folamente l'approvò e lodò, ma
tanto egli, come i Re Tuoi Fratelli mandarono a Roma una buona fom-
raa di danaro, per dar principio al lavoro, ^od nutu Diiy Francique
jwvamine Regis , dice Frodoardo (<»), cioè di Lottano, fu mtraprelb .
Ordino il Papa, che da tutte le Città del Ducato Romano, da tutti
i poderi del Pubblico, e da ogni Moni fiero fi mandafTero fecondo la
talFa uomini atti a faticare in quella operazione. E così nell'anno prc-
fcnte fi cominciò la fabbrica grandiof» di qudla nuova Città, e nel-
lo fpazio di quattro anni fé ne vide il compimento . Tanto fi adoperò
in quell'anno Lodovico Re di Baviera, che ottenne da Lottarlo Augu-
fto a Gifelierto il perdono pel rapimento della Figliuola d'eflo Impc-
radore. Tiene l' Eccardo C^), che da qucfto Gifelberto difccndcfle quel
Gifelberto Duca di. Lorena, che fu poi celebre nel Secolo X.
Anno ài Cristo dcccxlix. Indizione xii.
di Leone IV. Papa 3.
di LoTTARio Imperadore 30. 17. e io-
di Lodovico II. Imperadore i..
(0 P»iÌHr
»d Annaì.
'Barin.
(d) Maria-
rinìuì Bul-
lar. Cafi-
ninf. Tom,
li.
Succedette in queft' Arino una perfetta riconciliazione fra V Impera-
dot Lottar io .^ e Carlo Calvo Re della Francia Orientale,, il quale
neh' Anno antecedente era ftato accettato per loro Re anche da buo-
na parte de' Popoli dell' Aquitania, e nel prefente entrò in pò (Te (io di
nna poco paefe in quelle contrade. Giacche non apparifce, che i Mori
e Saraceni avelTero per mare contrailo alcuno da'Cridiani, a man (al-
va andavano coloro infeilando tutto il littorale del Mediterraneo. Qual
folfc la loro crudeltà, ne fece in qucd' Anno pruova la Città di Luni
in Tofcana, che da elfi prefa e data a facco, talmente redo dcfolata,
che da lì innanzi non riforfc mai più . Il fuo Vcfcovato fu trasferito
a Sarzana, Città nata dalle rovine dell'altra. Anche tutta la fpiaggia
del Mare, partendofi dal Fiume Magra fino alla Provenza, ebbe che
piagnere {>er gli sbarchi e faccheggi di quegl' Infedeli . Crede il Padre
Pagi (0, che nell'Anno prefente Lottarlo Imperadore dichiaraflc Au-
guro e Collega nell' Imperio Lodovico II. primogenio fuo e Re d' Ita-
lia, deducendolo da alcuni Diplomi del Monidero di Santa Giulia di
Brefcia W, dove s'incontra un'Epoca d'c(ro Imperadore commciata
prima dell'Anno 8fo. Cosi ha immaginato efCo Pagi, pcrch'cgli pre-
tende fcguita la Coronazione Romana di quedo Prmcipe nel Dicem-
bre dell'Anno feguentcj e però trovandoli che prima di quel di Lo-
dovi-
J
Annali d' Italia. xj
dovico II. conta gli Anni dell'Imperio, fecondo lui convien'ammet- Era Volg.
lere un' Epoca precedente ad cfl"a Coronazione . Ma di ciò fi parlerà ^nno 849.
all' Anno Icguente . Dico intanto aver anch'io offervato nell'Archivio
Archiepifcopale di Lucca una pergamena fcrkta, Regnante D. N. Hlo-
thario Imperatore Auguflo , Anno Imperli ejus , poftquam in Italia ingrejjus
ejì , Trlgefìmo l'ertio^ t^ Flllo cjus D. N. Hludevvico^ idemque Impera-
tore Anna fixto^ X. Kal. Qiìubris^ IndlÉllone ^arta^ cioè nell'Anno
8ff. Un'altra fcritta colle mcdefirae note, ed Anno fexto^ III. Kal.
Julii, IndiSlione III. il che fa vedere mutata l'Indizione m.l Settem-
bre. Un'altra fcritta Anno XXiX. Hlothaì-ii^ ^ II. Hludowici, ^tar-
to Idus Septembris ., Indizione XF. cioè nell'Anno 8fi, Un'altra fcritta
Anno XXVIII. Hiotbarli., 13 Primo Hludovvici Imperatori s ejus Filii^
VI. Nonas Augufii^ Indizione XIII . cioè nell'Anno 8fo. Si polTono
vedere altri Documenti fimili da me rapportati nelle Antichità Italia-
ne. Abbiamo poi da Anaflaho Bibliotecario (^j, che nella Dodicefi- ft\ ^f,^n^r
ma Indizione., cioè nell'Anno prcfente, o pure, fecondo un altro tefto, ,■;, £„,, jy\
nel precedente, l'indefedb Papa Leone attcfc a rilarcir le mura, le tor-
ri, e le porte di Roma. Fece ancora alzar da' fondamenti due Torri a
Porto alle rive del Tevere con catene di ferro da tenerfi dall' una ali*
altra, qualor fi volefle impedire alle navi il falire su per quel Fiume.
Tutte precauzioni faggiamente prefe, perchè appunto in quell'Anno
giunfc avvifo a Roma, che i Saraceni con alTaiflimi legni s'erano fer-
mati a Torar vicino all'll'ola di Sardegna, e fi preparavano per tor-
nare a vifitare i Romani. Vennero in fatti alla volta di Porto : cofa
che recò non poco terrore al Popolo Romano, fé non che Dio per
fua mifericordia provvide al bilbgno. Cioè accorfero in aiuto de' Ro-
mani colle lor navi i Napoletani, Amalfitani, e Gaetani, con animo
riloluto di venire alle mani con que' Barbari . Fecero tolbo fapere l'arrivo
loro al Papa, ed egli andato ad Oltia ne chiamò alcuni alla fua prefenz»,
per intendere, con che pcnfiero foflero venuti. Fra gli altri fi prc-
lèntò ad eflb Papa Cefario Figliuolo di Sergio Duca ài Napoli," Gene-
rale di quell'Armata, che co 1 fuoi corfe a baciargli i piedi. Furono
tutti accolti con tenerezza, animati alla difcfa, confortati dalle Ora-
zioni d'cflb Pontefice. Ed allorché comparvero i Mori alla fpiageia
d'Oftia, attaccarono coraggiolamente la battaglia j ma alzatofi un ven-
to furiofo, quello combattè per gli Criftiani, con dividere le Arma-
te, e difpcrgere le navi AlFricane, che ruppero in varie Ifole . Molti
di quegl' Infedeli furono prefi ed uccifij molti condotti a Roma fchia-
vi> e con sì buon fucceflb cerminQ qgtella fcctia.
I^ i Anno'
xg
Annali
D
T A L 1 A.
Anno di Cristo dcccl. Indizione xiii.
di Leone IV. Papa 4.
di LoTTARiQ Imperadore 31. 28. e 11.
di Lodovico II. Imperadore 2. & i.
E » A Volg.
Anno 850.
(a) Annalcs
Tranctr.
Berliniani .
^fc) ChronU.
Cafaurìtnf.
Afptniic.
P. II. T. II.
Rir. Jtalit.
(e) L«bh
Concilìor.
Tu». Yll.
DA gli Annali di San Benino (<») abbiamo, che nell'Anno prefen-
tc feguì la Coronazione Romana di Lodovico 11. dichiarato Au-
gufto da Lattario fuo Padre . Lotbarius Filiu/n ftium Ludovkum Romant
mittit., qui a Leone Papa henorifice fufceptus., (5^ in Imperatetem un^us
eft . Gran cofa è, che folo queiio Scrittore ci abbia conl'ervata la me-
moria di si importante azione, e non ne abbiano parlato gli altri an-
tichi Storici i quel che è più, né pure Anaftafio Bibliotecario, o chiun-
que fia l'Autore della Vita di Leone IF. Papa, ne ha lafciata parola.
E quindi è proceduto, che tanto il Sigonio, quanto il Cardinal Ba-
ronie han pofta la Romana Coronazione di Lodovico II. e la Dignità
Imperiale a lui conferita, fotto l'Anno 844. il che certamente non
fuflìfte. Valendofi il Padre Pagi di alcune Carte del JVIonillero Ca-
faurienfe, prodotte dal Padre Mabillone, ftabilì quefta Coronazione
nel di 1. di Dicembre del corrente Anno. Ma io ne dubito forte, e
meriterebbe quello punto d'eflere con più diligenza efaminato e de-
cifo coir efatta oflervazione di Carte originali, e non già di copie, e
di memorie paflate per più mani . Veggnnfi i Documenti dello ftelTo
Moniftero Cafaurienfe, da me pubblicati (^), da' quali fi riconofcerà,
che in divcrfi Mefi prima del di due di Dicembre ^\ vede comincia-
ta l'Epoca dell'Imperio di Lodovico II. E qualora fi rifponda, che
allora i Notai fi fono ferviti dell' Epoca prefa non dalla Coronazione
Romani», ma dal precedente .Anno, in cui Lottarlo dichiarò Impera-
dore il Figliuolo, ficcome pretende il Padre Pagi, convien replicare,
che di tal dichiarazione non e fatta menzione da Scrittore alcuno aa-
tico. Ha il Padre Pagi dedotta quefta da alcune Carte, le cui Note
Cronologiche poflono efier fallate per colpa de' Copifti; e quando fuf-
fiftano, indicheranno folamentc fcguita 1» Coronazione fuddetta prima
di quello, che pcnfa il Padre Pagi. Oltre di che non fono mancati
Eruditi, che a tenore delle loro opinioni hanno acconciate le Note
Cronologiche di varj antichi Documenti . Però tuttavia rcfta da chia-
rire la fulfiftenza di queftc due Epoche , e fé la prima cominciale
nell'Anno 849. dopo il dì ip. di Maggio, e prima del di }. d'Otto-
bre; e fé la feconda veramente avefTe principio nel di a. di Dicem-
bre dell'Anno prefente. Certamente il coftumc de gì' Inaperadori an-
tichi fu di ricevere la Corona in qualche giorno di Fefta folenne . Ma
in quell'Anno il di 2. di Dicembre accadde in Martedì, né Fefta al-
cuna vi s' incontrò . Fu in qucll' Anno bensì tenuto un Concilio (f)
in
cyna
A K N A L I d' I T A L I A. 1^
in Urie Regia Ticino ^ al quale prefcdettero Jngilberta Arcivefcovo di E-ra Vo!g.
Milano, Teodemano^ o per dir meglio Tfa/Zw/iro Patriarca di' \c^\\t\'a.^ Anno 850.
(chiamato corrottamente dall' Ughelli Hindelmario, o Fildemario) e
Giufeppe Vefcovo (probabilmente d'Ivrea) ed Arcicapellano di tutta la
Chiefa . V'ha dell'errore in quelle ultime parole. Dicelì raunato effb
Concilio yinno JncarnatioitiS Dtminicie DCCCL. Indili. XIF. (^ H/o-
tharii atque Hludovici piiffimerum Auguflorum XXX. atque Primo . Fon-
datamente pretende il Padre l*ajgi, che in vece di Iridisi. X/^. s'ab-
bia quivi a fcrivcre IndiH. XIII. perchè Lottarlo Augullo dopt> il di
ultimo di Maggio contava non piìi 1' Anno XXX. ma Densi il XXXI.
del fuo Imperio e Regno d'Italia, e per confeguente celebrato que-
fto Concilio ne' primi Mcfi dell' Anno prefentc . L'Anno Primo ài Lo-
dovico II. Iraperadore fecondo lui è prefo dall' Epoca dell' Anno pre-
cedente, in cui dal Padre fu dichiarato Augufto . Intorno a quello
ultimo punto ho io già propello qualche mio dubbio. Fecero que'
Vcfcovi alcuni Decreti affai lodevoli ed utili per la Difciplina Eccle-
fìallicaj ed effcndovi intervenuto anche 1' Imperador Lodovico, dal
canto fuo furono formati cinque Capitoli riguardanti il buon governo
dell'Italia. Non godè molta quiete ne pure V Imperador Lattario in
quell'Anno ne'fuoi Regni Oltramontani. Nella Provenza i Mori die-
dero un gran guado fino alla Città d'Arlesj ma in ritornando al lo-
ro pacfe, reftarono anch' efll fieramente fiacaflati da una gagliarda tem-
pcfta di mare. Così nella Frifia ed Ollanda («), pacfi d'elfo Lottano y.^f,""''''
Augufto, Rorico Fratello, o pur Nipote d'£nW/^o, efTendofi ribellato Beninùni.
ad cflb Impcradorc, calò con una flotta di masnadieri Normanni, e Anditi
portò la defolazion dapertutto. Non fapcndo Lottarlo, come liberarfi francar.
da collui, giudicò meglio di guadagnarlo colle buone > e ricevutolo ^"Jl„^i,f.
in grazia, gli diede Doreftado, ed altri Contadi in Feudo, o fia in rrancor.
governo perpetuo . Da un importante Documenta, da me rapportato Suldenfes .
nelle Antichità Italiche (^), fi ricava, che in quell'Anno 1' Impera- (b) ^"»?«i-
dor Lodtvico II, prete per Moglie Angilberga., o pure folamente con- d;/»//" là.
trafle gli Sponfali con effo lei, coftituendole in dote due Corti,!' una f. 117' '"
porta nel Contado di Modena, l'altra in quello di Reggio. Fu dato
quel Diploma in Marengo Certe Regale., III. Nonas Oilobris .
Anno di Cristo dcccli. Indizione xiv.
di Leone IV. Papa y.
di LoTTARio Imperadorc 3 2. 29. e 12.
di Lodovico II. Imperadore 3. e 2.
TErminò il corfo di fua vita in queft' Anno Y Imperadrice Ermengar- (e) AtmM.
day Moglie di Lattario Augufto ^ con lafciar dopo di se {<■) tre ^'■anc*r.
Figliuoli, cioè Ltdtvico II. Impcradorc, Uttarie, e Carlo , ed alcune ^"*"i" ■
Fi-
30 Annali d' Italia.
Età- Voi». Figliuole, delle quali una fu Gifelm, o Gisla, Badeffa ncU'infigne Mo-
Anno 851. nillcro di Santa Giulia di Brcfcia, come rifuka da i Documenti pub-
(i) BuiUr bJ'<^^'^' ^^^ Padre Margarino (<»), ma non colla dovuta attenzione, Ohiit
cafiatnf. ' Ermengardis Regina Conjux Lotharii Imperataris , dicono {otto quelt* An-
Ttm. II. no gli Annali di Metz. Le Imperadrici Ipeflo fi veggono chiamate
Regine. Leggefi anche l'Epitattìo fuo in verfi , compolto da Rabaup
Mauro, dopo il quale vien confermata la fua morte fotto 1' Anno prc-
fcnte . A me diede da peniate una Carta del Moniltcro Cafauiienfc ,
che fAjbblicai nell' Appendice alla Cronica di quel Moniftero {b) ,
(b) chr»nit. fcritta ncW yinno FU. dèlP Imperio di Lodovico nel Mefe di Giugno.^ cor-
%*^ii"t li '"^"*^° V Indizione IV. cioè nell'Anno 8f(5. dove Liutardo Diacono,*
Ktr. itdiu. Contardo Fratello vendono tibi Domnx Hermengarda Regina alcune lor
Corti. Se non fofle Hata certa la morte dell' Imperadrice Ermengar-
da in queft' Anno, fi farebbe dovuto crederla tuttavia vivente nell' An-
no fuddecto. Ma e chi è quella Ermengarda Regina nell' Anno 8f6?
Quanto piìi vi penfo, tanto meno so io trovarne conto. So, che l'im-
pcrador Lodovico IL veramente ebbe una Figliuola di quello nome,
e ne parleremo anche andando innanzi . Ma come dare il titolo di Re-
gina ad una Principefla nubile, quale efia era allora? E poi come mai
una Principefia tale faceva ella de gli acquilU? e mafiìmamente fé que-
lla fofle (lata Figliuola àcW Imperadrice Jngilèerga; perchè farebbe Hata
di molto tenera età. Potrebbe nondimeno eflcre ilata di altra Madre.
Il Sigonio, il Cardinal Baronie, il Padre Pagi, anzi la comune de gli
(e) iw o- Storici, fcguitando in quell'Anno Leone Ollienfe (<^), fcrivono, che
Jlitnfu l. I. portatofi V Imperadcr Lodcvico II. a Benevento, cacciò da quella Città
<'f- 31' j Saraceni, parti il Ducato di Benevento fra Siconolfo e Radelgift.^ e
ciò fatto, fé ne tornò a Pavia. Ma di fopra pare a me d'aver dimo-
llrato, che non poflìamo in quefto luogo fidarci della Cronologia d'eflb
Oftienfe, e fembrar più probabile, anzi parer come certo, che nell'
Anno 748. accadcflc un tal fatto. Era in quelli tempi llranaracntc af-
(d) chronU. ^^tta. la Francia da i Corfari Normanni, cioè Settentrionali W. Una
lontanili. parte d'eflì tornò per la Senna a defolar que'paefi fottopolti al Re
afud Du- Carlo Calvo j e lafciò dapertutto innumerabili fegni della lor barbarie.
cA»j»« y 1^, ^i^j.^ parte con dugento cinquantadue legni mifc a Tacco di nuovo
Re7.' Frane, nel Regno àcW Imperador Lottario la Frifia e l'OUanda. Giunfcro di-
AuHor Mi- poi fino a Gant, che diedero alle fiamme. Arrivati al famofo Palaz-
r4c. *. s«- 20 Imperiale di Aquisgrana, dopo averlo fpogliato, l' incendiarono
'ZlliUon'^ anch'elfo con tutti i Monillerj del contorno. Prefero le nobili Città
SecJ. °u. di Trcveri e Colonia,} mifcro a fil di fpada chi non era fuggito de
Benedienti, gli abitanti-, e ad cfle Città in fine attaccarono il fuoco. Non Ci rac-
, ., conta, che l'I mperador Lottano ufciflc in c^mpo contra di coHoro,
»«r/^ H^' "è che feguiflTe alcuna importante prodezza dc'Crilliani . Circa quelli
cap. '9. medcfimi tempi crede Camillo Pellegrino, che s'abbia a mettere la
{f) Anony- monc d\ Siconolfo Principe di Salerno, narrata da Erchempcrcp (0, -e
mus saltrn. Dall'Anonimo Salc-rnitano (/) . Dubito io, che nel precedente, e fors'
cMP^iV"' anche prima oioriflc Sicoaolfpj perciocché il fu.jd?ttc> Anonimo gli d^
Annali d' Italia. 51
jfrmì dieci ed alcuni Meft di Principato, e quefti convien dedurli dall' Era Vols;,
Anno 8^9. Lalciò egli per SucceiTore Sicone iuo Figliuolo > ma per A,nno 851.
cfler quc(ti in tenera età, ne dichiarò Tutore ed Aio un certo P/V/ro,
che l'aveva tenuto al facro Fonte, con efigere da lui un forre giuia-
inento di fedeltà al Figliuolo. Poco flette a rnancar di vita dopo Si-
conolfo anche Radelgifo Principe di Benevento, in luogo drl quaJc
fuccedette Radelgario fuo Figliuolo, uomo per Pietà, per Valore, e r^^^ ^„t;„.^;_
per altre doti affai grato al Popolo. Noi troviamo circa quelli tempi tat. Italie.
r Augufto Lodovico II. in Pavia, applicato ad afcoltarc i ricorfi de' Oijj'ert. 31.
Popoli, e a rendere giuftizia a lutei, ciò apparendo da un Documento /""I- 9i^-
da me prodotto altrove (<») .
Anno di Cristo dccclii. Indizione xv..
di Leo n e IV. Papa 6.
di LoTTARio Imperadore 33. 30. e 13.
di Lodovico li. Imperadore 4. e 3..
TA1« e tanta fu l'afllftenza e premura del fommo Pontefice Leo-
ne per la fabbrica della già ideata ed incominciata Città intorno
alla Bafilica Vaticana, che in quell'Anno elTa d vide felicemente {^a\ Anaflaf.
compiuta W . Scclfe egli il dì 2,8. di Giugno, cioè la Vigilia della BihVmhtc.
Fella de' Santi .Apolloli Pietro e Paolo per benedirla: il che fu fatto ìnrìtaUo-
con incredibil letizia di tutto il Popolo Romano, e coli' intervento "" ■"'•
éi tutti i Vefcovi e Sacerdoti, con una divota Proceflìortc d'efTo Papa
e Clero, che a pie' nudi, e colla cenere fui capo, fecero il giro delle
mura, ed implorarono l'aiuto e la protezione di Dio fopra la nuova
Città. Ad ella fu pollo il nome di Città Leonina; e il Papa in tal
occafione fece de i magnifici regali al Clero, alla Nobiltà Romana,
e a varie altre perfone . Ne qui fi fermò l'infigne vigilanza di quello
Pontefice. Andava egli tutto dì penfando, come fi potcfle rimettere
in buono ftaio la difabitata Città di Porto, per afficurarla da i tenta-
tivi de' Saraceni, che erano in quelli tempi il terrore del Litorale Me-
diterraneo de' Cri fliani in Italia, ficcome i Normanni erano per la
Francia. Volle Dio, che circa quelli tempi capitaflero a Roma, per
ehiedere a lui foccorlo, alcune migliaia di Corfi fuggiti dal loro paefe
per paura de'fuddetti Mori. Gii accolfe con amore di Padre il buon
Papa, aicolto con tenerezza tutti i loro affanni, e ad elfi in fine efibi
il foggiorno nella fuddetta Città, e terre, e prati, e vigne per le loro
Famiglie, che erano della Camera Pontificia, e de i Monallerj, e
d'altre perfone, purché prometteflero d' eflere fedeli a lui, e a i Suc-
cefforj Pontefici in avvenire . Promife quella gente non {blamente la
dovuta fedeltà, ma^ eziandio di vivere fempre e morire in qtiel Luo-
go i e però il Pontefice a titolo di limofina in benefizio delle ylnime
degV Im-
31 Annali d' Italia.
ERAVolg. degl^ Imptradorì Lattario e Lodovico^ e della fua propria, aflegnò ioro
AwNo 851. quelle abitazioni, e ne fpcdì la Bolla con dichiarare, che quel dono
durcreibbe, finch't(Ti Corfi foirero fedeli ed ubbidienti a i Papi "e al
Popolo Romano . Trovavanfi parimente diroccate le mura e porte
d'Orta e d' Ameria, cioè aperto il campo a i ladri ed aflaffini di dan-
neggiar gli abitatori di quelle Città. Accorfe al bifogno loro la mu-
nificenza dell'ottimo Pontefice} né pafsò molto, che di nuove mura
e porte avendole cinte, le aflìcurò da i pericoli ne' tempi avvenire.
t?) AnnAÌti In quell'Anno ci aflìcurano gli Annali di San Benino («), che l' Im-
Trancor. perador Lodovico IL il quale fi truovara in Mantova nel dì FIIL Kal.
rcì)'"Antìqu Martias , come xì(\i\x.^ àa. VLX\ {\io Diploma (/■), fi portò con una buona
Italie. Dif- Armata nel Ducato di Benevento, ed afTediò la Città di Bari, tempo
ftrt. 19. fa occupata, come di fopra dicemmo, e fignoreggiata da i Saraceni,
^ag. 867. jjj dove poi facevano fpcfle fcorrerie a danneggiare i circonvicini paefi .
Avevano già le fue macchine dopo molto tempo e fatiche aperta la
breccia, ed egli era rifoluto di paflare all'aflalto con tutta apparenza
di potervi entrar colla forza; quando alcuni fuoi poco faggi Confi-
glicri il fecero defiftere col pretefto, che molto teforo era m quella
raunato, e tutto fi perderebbe, fé la Città redava prefa per aflalto,
e che era meglio guadagnarla per capitolazione . Ma i Mori nella notte
feguente fcppero così ben profittare del tempo loro lafciato, che chiù-
fero la breccia con una forte travata, di modo che nel dì feguente lì
rifero della bravura o fia della femplicità de gli afTedianti. E l'Au-
gufto Lodavico non volendo maggiormente confumar la fua Armata
intorno a sì forte Città, fé ne tornò con poca gloria in Lombardia,
(e) Erthtm- Erchemperto {e) anch' egli fa menzione di quello fatto con dire, che
ftrtus nifi, i Saraceni chiamati da lui Agareni^ ed Ifmailiti da altri, abitanti in
c*f. 10. Bari, non ccflavano di fare fcorrerie per tutta la Puglia e Calabria,
e di mettere a poco a poco tutto il Ducato di Benevento non meo
che quello di Salerno a -facco . Spronati da tante miferie Bajfacto Ab'
tate di Monte Cafino, e Jacopo Abbate di San Vincenzo di Volturno,
andarono a trovare l'Imperador Lodovico li. ed eccitata in lui la
compaffione, il traffero di nuovo all'afìedio di Bari. Ma da' Capuani,
che dovcano concorrere a qucll'imprefa, egli Ci trovò burlato. Niun
d'cflj vi comparve. Solamente v' inviarono il loro Vefcovo Landoìf»
a fargli de' complimenti .Stomacato l' Imperadore della lor doppiezza,
e vcggcndo di perdere il tempo intorno a quella Città, riconduce l'e-
fercito fuo a cafa, (*) concejfo Principatu Salernitano Adtmario fortijjimo
£3* illujlri viro., Ì3 Siccnolfi Filium exulem fecit . Di ciò parleremo all'
Anno feguente, in cui probabilmente quello fatto accadde. Da .gli Atti
del Concilio Romano tenuto ncU' Anno feguente apparifce, che Papa
Leone s'era fermato per qualche giorno in Ravenna infierae coll'lm-
pcra-
(*) conceduto il Principato di Salerno « Ademariv uomo fertiffiniQ ed il-
lujìrey sfiliate il figlio di Sifonolfo .
Annali d' Italia. 33
perador Lodovico per trattare di varj affari. Si può credere, che ciò Era Volg.
syveniflc nel fuo ritorno dall' affcdio di Bari. . Anno S53.
Anno di Cristo dcccliii. Indizione i.
di Leone IV. Papa 7.
di Lotta rio Impeiadore 34. 31. e 14.
di Lodovico li. Imperadore j. e 4.
DA gli Annali dì San Benino (<«) impariamo, che in quefti tempi (a) AunaUs
inforfe non poco di amarezza fra AliclMle Imperador de' Greci, e '^'■Ancor.
Lodovico IL Imperador d'Occidente, perché quelli avea contratti gli -'"■*'«"'""•
Sponlali con una Figliuola del Greco Augufto, e (i andavano difl-e-
rendo le Nozze . Gracì centra Ludovvicum filium Lottar ii Regem conci'
taniur propter Filiarn Imperstoris Confiantinopolitani ab eo dej'ponfatam ^
fed ad ejus nuptias i>enirc dtfferentem . Ma a quelto racconto fcmbra op-
porli una Carta di Lodovico Itellb Imperadore, da me accennata di
l'opra all'Anno 8fo. Per atteftato d'ella in quell'Anno cflb Augulto
pare che prendelTe per Moglie Angìlberga^ che veramente fu Impera-
driccrcorae dunque nell'Anno prefente fi lagnavano i Greci, pcrch*
egli non concludtire le Nozze colla lor Principefla, con cui già erano
fcguiri gli Sponfali? Altro non faprci dire, fé non che nell'Anno 8fo.
feguiflcro lolamcntc gli Sponfali con Angelbcrga, e che prima di cf-
fctiuarne il Matrimonio, veniUe in campo il trattato con una Figliuola
del Greco Aiigufto. O pure che tardadcro i Greci a faperc il Ma-
trimonio fcguito d'elfo Imperador Lodovico, benché per via di V^c-
nczia ave Acro facile il commercio coU'Italiaj e che laputolo in fine,
fé ne rifentilTero vcrfo qucfti medcfirai tempi . Abbiamo poi da i fo-
pradetii Annali, che i Romani veggcndoll malmenati da i Mori, o
fia da i Saraceni, e che Lottario Augujìo^ dimentico de i doveri di
un buon Padrone, niuna cura fi prendeva della lor dil^efa, inviarono
al medcfimo delle doglianze. Ma Lottario viveva anche dimentico di
Dio, dato unicamente alla caccia e a i piaceri. Dopo la morte dell'
Lmperadrice Htrmengarda fua Moglie aveva egli prcfo al fuo ferrigio
due Contadinclle, Serve o fia Schiave fue, una anche delle quali gli
partorì un Figliuolo appellato Carlomanno . E intanto i Normanni già
avvezzati a fare ogni anno vifitaalla Francia, anche nel prcfvnte occu-
parono e fpogliarono la Città di Nantes, con uccidere il Vclcovo, e molti
del Clero e l^o polo . Prefero parimente la Città di Tours,e ladicderoallc
fiamme . Lafcio andare il re Ilo della lor crudeltà . Tenne in quell' Anno lo
lelantiflìmo Papa Z.^ow Z/'^. in Roma, correndo il Mcfe di Dicembre,
un Concilio (*) di feffanta lette Velcovi, in cui furono pubblicati W V.**'
quarantadue Canoni fpcttanti alla Difciplina Ecclefiaftica. In elio Con- ^'J^'^Tj',.
CìWo ivaìcfoiìo Jnajtajle Prete Cardinale àc\ T\io\o di San Marcello,
divcrfo da Anaftafio Bibliotecario, perchè per cinque anni era flato
Trm, V. E aflcn-
54 Annali d' Italia.
Era Volg. aflentc dalla fua Parrocchia contro il divieto de' Canoni, e dimorava
Anno 853. jp, Lombardia. Chiamavanfi allora Cardinali in Roma quei, che erano
veri e proprj Parrochi di qualche Chicfa Parrochiale, o Diaconi,
cioè veli e proprj Rettori di qualche Diaconia, o fia Spedale, come
(%) jtntiijuì- ho dimo(trato altrove (") . Lo rtelTo fi rruova praticato in Ravenna,
(te- it^li'- in Milano, in Napoli, ed in altre Città. Ma anche aMora in gran ri-
'""''' ''■ putazione e (lima erano i Parrocchi e Diaconi fuddetti, perché prin-
cipali ad eleggere il Papa, e maflìmamentc perchè i Papi per lo più
fi eleggevano dal corpo d'efll Parrochi e Diaconi.
Il Papa con fae Lettere il chiamò, e tre Vcfcovi in oltre furo-
no deputati per invitare il fiiddetto Analtafio al Concilio, con avervi
anche interpolla la loro autorità Lattario^ e Lodovico Imperaéori: il che
fa intendere, in che pregio fofle allora la Dignicà de' Parrocchi di Ro-
ma, che andò poi Tempre più crefccndo fino allo fplendorc, in cui og-
gi, fi mira T Ordine Cardinalizio. Eficndo anche llato inviato a Roma
da Etelvolfo^ Re dei Safloni Occidentali dell' Inghilterra, yllfred» iuo
(b) ^Iftr. Figliuolo (^), Papa Z.ir»w folennemente l'unfe in Rè della fua Nazio-
Hili. Angli- ^^^ ^ il prefe per fuo Figliuolo adottivo. Diflì, all'anno anteceden-
te, che Sico'iolfo Principe di Salerno pria di morire raccomandò il fuo
(e) jìnony- picciolo Figliuolo Siconc alla cura d'usi cerco Pietro fuo Padrino. (<-)
nitunus Collui vinto da gli ftimoli dell'ambizione, mcttendofi lotto i piedi il
Paralipow. giuramento della fedeltà, feppe far tali ill-anzc e maneggi, che induf-
cap. 80. le il Popolo a riconofcerlo per Collega di Sicone nel Principato Sa-
lernitano, col pretcfto rhe il Fanciullo avclTc bifogno pel governo di
un Compagno. Ne di ciò contento fece anche ricevere per fuo Col-
legi Adcmario fuo Figliuolo, non fo bene fé nell'anno prcfente, o nel
fuiìegucnte. Nella Cronica del Moniftero di Volturno, da me pub-
Cd) ChronU. blicaca {à) ^ nell' Aprile dell'anno 8f8. correva l' //««o /^. del Principa-
VuUurnenf. jq u' c (To Jdemario . Da li pofcia a poco tempo Pietro, affinchè Ade-
Rer 'itali/ ^^^^^ reltafic folo fui trono, infinuò all'innocente Sicone, che era be-
ne per lui l'andarfi. a fermare per qualche tempo nella Corte deli' Im-
perador Lodovico IF. a motivo d'imprirar la gentilezza e la Politica
in quella buona Scuola. Ubbidì il nobil Garzone, e fu con tutta be-
nignila accolto da elfo Augufto, nella cui Corre ii fermò poi per al-
quanti anni. Par ben quello più vcrifimilc, che il racconto di Erchera-
pcrto, da cui di fopra intendemmo, che Lodovico Imperadorc conce-
dette il Principato di Salerno ad A-demario forte ed illttjìre perfonaggio^
e mandò in efiUo il Figliuolo di Siconolfo. Seguita poi a dire il fuddct-
to Anonimo, che crefciuto in età Sicone ^ V Augullo Lodovico il fece
Cavaliere, e con onore il rimandò al fuo Principato di Salerno . Giun-
to egli a Capua, quivi fi fermò, e guadagnoflì l'amore d'ognuno, ma
fpezialmente di Landone Conte, o lìa Principe di quella Città, e dt
Landolfo Vcfcovo di lui Fratello, perchè era Giovinetto di bello af-
pctto, d'alta ftatura, e di tal robuftczza, che gittava la targa, o fia
lo feudo (fé pure non è fcorretta quella parola) fin fopra l'Anfitea-
tro dì Capua, ch'era allora in piedi, edificio di mirabil altezza e di
non
Annali d' Itali a. 35'
ifon minor bellezza, del quale ne gli Anni addietro eruditamente fece Era Vojg.
un Trattato il Canonico Simmaco Mazocchi . Stavano coli' occhio a- Anno 853.
perto Pietri^ & Ademario.^ oflcrvando gli andamenti del giovane lor
Collega Sicone^ ne piacendo loro tanta lua intrinfcchezza co i Capua-
ni, fpcdirono colà gente fpeita nelle iniquità, che fegrctamentc gli
diedero d»bcrc, e il mandarono al Mondo di là. Da un Placito W (*^ chrtnic.
tenuto nel territorio di Balva, o Valva, Città allora del Ducato di ^p^'!*["'"^'.
Spoleti, confinante a Sulmona, fi raccoglie, che in quelli tempi era Rtr,\taiie.
Duca di Spoleti Guido^ del quale già parlammo all'anno 845. Per ordi-
ne dell' Imperador Lodovico, e d'eflb Guido, tenuto fu quel Giudi-
zio, e v'interrennc anche Arnolfo Vefco-vo di I^alva.
Anno di Cristo dcccliv. Indizione 11.
di Leone IV. Papa 8.
di LoTTARio Imperadore 35. 32. e 15^.
di Lodovico li. Imperadore 6. e 5.
Correvano già quarant' Anni, che la Città di Ccntocellc, colle mu-
ra per terra, e da gli abitanti fuggiti per timore de' Saraceni ab-
bandonata, era divenuta un deferto {b) . \ fuoi Cittadini a guifa di fiere r^s ji„^a^
abitavano per gli bofchi e monti, e ne pur ivi fi teneano lìcuri . Pen- BibUothL
fava tutto dì il vigilantifllmo Papa Leone alla maniera di fovvenir'alle in Lem. iv.
mifcrie e al bifogno di quefti Tuoi Sudditi. Ifpirato da Dio fece cer-
care un fito proprio per fondarvi una nuova Città, dove fofie abbon-
danza d'acque e comodo per mulini. Si ritrovò queito dodici miglia
lungi dalla iuddctta Città di CcntoccUe, e però quivi con tutto vi-
gore fu dato" principio alla fabbrica delle mura, delle Porte, Chiefe,
e cafc, e compiuto il lavoro, vi fi portò il Papa a vifitarlo e bene-
dirlo, con ordinare, che tal Città portaflc da li innanzi il nome di
Leopoli . D'cfla oggidì forfè non refta vcftigio. E perciocché quegli
abitanti col tempo dovettero tornare alla Città vecchia di Centoeclle,
però giù rtamentc fi può conghicttuiare, che il nome di Centocelk fi
muta;(le nel moderno di Civita Fecchia . Reftò in quclt' Anno alquanto
turbata la buona armonia fra Lottarlo Imperadore ^ e il Re Lodovico fuo
Fratello (f) . Una parte del Popolo d'Aquitania, disguftata del Re Carlo . .
Calvo., mandò ad efibirfi pronta a ricevere per luo K.c Lodovico Fi- branco"
fliuolo d'fiTo Lodovico Re della Germurtia . Non lalciò T ingorda am- Bertimani,
izione cadere per terra cotal'offcrta . Ando elfo giovane Lodovico ,
C fu accettato da quella fazione. Mifc quella novità a partito il cervel-
lo del Re Carlo} e però li ilriniè in Lega particolare coli' Impera-
dor Lottarlo, al quale né pur piacea, che il Fratello Lodovico vo-
leflc accrcfccrc la Tua potenza collo fpoglio de gli altri Fratelli . Pafsò
U Re Carlo io Aquitania coll'cfercuo iuo, ma non altro fece, che
É 2. mct-
3^ Annali d' Italia.
ERikVolg. metcere a fuoco parte del paefe. Eflcndovi nondimeno ritornato con
Anno 854. più forze (o), e fcorgendo il giovane Lodovico, che non mancavano
(a) Annalts ncH' Aquitania van Popoli contrarj a i di lui dilcgni, abbandonò qucU'
FMenfis. imprefi, e tornortcne a cala. E tanto piìi, perchè Pipfmo Figliuolo-
dei già Re Pippino, fcappato dal Moni Itero, dove llava rinchiufo, fu
ben accolto dilla miggiur parte de gli Aquitani. Per cagiane di tali
' tu b^lcnze fegui nell'Anno preiente un abboccamento fra i due Fra-
telli Lattario laitKradore ^ e Lodovico /?? di Germania . Sulle prime paf-
farono fra loro delle paiole calde; ma in fine fi rappezzò la buona a-
micizia: del che prcfc molta gclofia e fofpetto il Re Carlo Calvo. In
quell'Anno, fecondo i conti di Camillo Pellegrino, terminò il corfo
di Un vita Racklgario Principe di Benevento. Ma forfè all' Anno pre-
(b) Erchtm- ccdcntc fi dee riferir la fu» morte {!>) . Ebbe per Succefibre Adelchi.,
perius nifi, o fiì /Idelgifo fuo Fratello, uomo di coftumi dolci e manfucii, e si
eep. IO. cortefe, che non v'era perfona, che non l'amaflc. Contuttociò a ca-
gion de' Saraceni, e della divifion del Ducato, ogni dì più andavano
peggiorando gli affari in quelle contrade. Ne \\ dee tralafciarc, che
in quelli tempi, per quanto eruditamente ofiervò il Padre Mabillo-
. .... ne (f), fioriva in Roma Giovanni Diacono della fanta Chicfa Romana,.
\n Anna'l. ' Autor della Vita di San Gregorio Magno, e d'altre Opere, delle
tenedtilin. quali fa menzione la Storia Letteraria. I>a un Placito, che \\ legge
l. 34. t. lì., nella Cronica del Moniltcro di Volturno (;/), fi raccoglie, che in que-
(d) chronu. j^j tempi era tuttavia Duca di Spoleti Guido., di cui fu fatta mcnzio-
p'iiT.i. "c "^"* Anno antecedente. In quell'Anno noi troviamo Lodovico IL
Rer. itaìk. Augullo in BrcTcia nel dì 15. di Giugno, dove con fuo Diploma con-
fermò i beni della Chicfa di Novara a Dodone Vefcovo. In effb egli
s'intitola Imperadort Augufto^i Figliuolo deW inviti ij[}ìmo Signor Lot/ari».
Imperadore .
Anno di Cristo dccclv. Indizione ni.
di Benedetto III. Papa i.
di Lodovico II. Imperadore 7. 6. e i.
Avvenire in quell'Anno in Roma un accidente faftidiofo, di cui
ci ha informati il folo Anaftafio Bibliotecario (0 . Daniello Mac-
^ibliothec. (tro de' Militi, o fia uno de' Generali delle Milizie, andò a trovare
*nit^'iv- ^'°' i^ ^"iperador Lodovico y e gli rivelò', che Graziano Supcrilla della Città
di Roma, creduto da cfio Augufto uomo fedele nel di lui fervigio,
nella propria cafa d'efTo Daniello, avea detto a lui folo: Che i Fran-
chi (o fia Franzeft) niun bene /accano^ niun aiuto davano al Popolo Ro-
mano (maltrattato o minacciato tutto dì da i Saraceni) e che fiutto-Jio
colla forza lo fpogliavano delle loro fojìanze . Perchè non chiamiamo piut-
lojlo i Greci , trattando con ejfo loro un accordo di pace , e non ci leviamo
di fatto al Regno e alla Signoria de' Franchi , e della fua gente ? ^are
non advocamus Gr^cos , cum eis foedus componentes , (^ Francorum Regem
^ gen-
Annali d' Italia. 37
t? ftntem de noftro Regno ^ Domimtioite non expellimus? Di più non Era Volg.
occorfe, perchè l'Auguito Lodovico andafTe nelle furie, e fcnza per- Anno 855.
dcre tenipo s' incamminalTc alla volta di Roma con delle foldatefche, •
come fi può credere, ma fenza far procedere, giulb il collume, le
lettere d'avvifo al Papa, e al Senato Romano. Contuctocio il buon
Papa Leone IF. il ricevette co i foliti onori fopra le fcalinate della
Bafilica di San Pietro} e udite le fue querele, cercò di placarlo colle
pili dolci parole, che fcppe adoperare. In uno de' giorni apprefTo lo
ftcflo Impcradore, affifo col Pontefice e con tutti i Baroni Romanie
Franzefi, tenne un folenne Giudizio nella Sala già fabbricata da Papa
Leone IH. Qiùvi Daniello pubblicamente diflc : Ifie Gratianui babuit
mecum confilium^ hanc Romanam terram de vefira tollere Potefìate^ fjf
Gracis tradere iìlam . Allora non folamcntc Graziano, ma i Nobili Ro-
mani tutti, alzatifi in piedi, davanti all' Impcradore gridarono, che
collui mentiva, e non edere vero in conto alcuno ciò, ch'egli dice-
va. Mancavano a Daniello i Tellimonj per provare l'accufa} e però
come calunniatore fecondo le Leggi Romane fu giudicato reo, ed egli
fteffb confefsò il falloj dopo di che fu dato in mano a Graziano, ac-
ciocché ne faccfle quel che gli parea. Ma avendolo poi l' Impcrado-
re chiedo in grazia, ed effcndofene contentato Graziano, colini re-
flò liberato dal pericolo della morte. Se ne tornò a Pavia l'Impera'-
dorè, e tal fine ebbe un sì delicato affare, dal quale, ficcomc avver-
tirono il Padre Pagi, e T Eccardo, chiaramente fi deduce la Sovrani-
tà de gì' Imperadori di que' tempi in Roma ItcfTa, e nel Ilio Ducato.
Poco Itette dipoi il fommo Pontefice Leone IF. ad cflcre chiamato da
Dio al premio delle fatiche da lui Ibftenute in un sì affannoso Ponti*
iìcato. Accadde la morte fua nel di 17. di Luglio; ma dura e durerà
la memoria di quelto Papa, infigne per tante Opere della fua pia
munificenza, delcritte lungamente da Anallafio, o fia dall' Autore della
fua Vita, ma più per la laniità del viver fuo, per cui meritò d' cflcre
rcgiftrato nel catalogo de' Santi . A quello buon Pontefice (più torto
che a Papa Leone Terzo) credono gli Eruditi, che s'abbiano a ri-
ferir due fquarci di Lettere, fcrittc lecondo Graziano, {a) a Lattario (t) GratUn.
e Lodovico Imperadori^ nel-primo de' quali fon le fcgucnci parole: De c.^.Dìft.io,
Capitulis vel Praceptu Imperialibus ve/ìris vejlrorumque Pnedecejforum ir- <*" '• i^i.ì..
refragabiliter cujìodiendis ^ confervandis ^ quantum valuimus £5? valemus^ '"' ''
Chrijìo propitio ^ £5? nunc 6? in <evum nos confervatures , rnodis omnibus
profitemur . Et fx fortajfe quilibet alter vobis dixerit , vei diilurus eft^fcìa,'
tis\ eum prò certo mendacem. Nel fecondo fi leggono quell'altre: Nos
f% incompetenter aliquid egimus , 6? fubditis juftts Legis tramitem non con-
fervavimus ^ vefiro, ac Mijforum vejlrorum cunfla volkmus emendare ju-
dicio . Inde Magnitudinis vejìrte magnopere Clementiam imploramus , ut ta-
ìes ad h<ec^ qu^e diximus^ perquirenda AliJJesin bis partibas dirigati! , qui
JDeum per omnia timeant , 6? cunila ( quemadmodum fi veftra prtefens fuif-
fet Imperialis gloria ) dili^enter exquirant . Et non tantum h<ec fola , qua
fuperius diximus ^ qutsrimus ^ ut examuffim exagitent y fed five minora ^ fiv^
etiam
38 Annali d' Italia.
ìl%k Volg. «tiam major» illis fmt de Nobis indicata negotia^ ita eorum euti6la letiti-
Akno 855. mo terminenlur Examine^ quuteuus ia puflerum mhiL (it ^ quod ex eis in-
' difcuJfuTH vel indefinitum remaneat . Palli tali fervono aneli' effi per farci
fcmpre più intendere il fillema del Governo temporale d' allora io
Roma.
Poco fi tardò dopo la morte del fanto Pontefice Leone a venire
all'elczion del SuccelTore > e qucftì fu Benedetto HI. Cardinale del
Titolo di San Calilto. Non già la Papefla Giovanna, come una volta
fu creduto , allerchc per l' ignoranza de' Popoli fi poteano fpaccia-
re , ed erano buonamente ricevute anche le più fpallate Favole .
Tale in fatti è ancor quella , nata folamcntc nel Secolo Decimo-
terzo, ma oggidì talmente confutata, e nconolciuca fin da i nemici
della Religion Cattolica, che fi renderebbe ridicolo, chi afl'umeflc di
più fpllenerla, o di maggiormente l'ereditarla ed abbatterla. Mal'af-
lunzione d'elio Papa Benedetto non pafsò fenza contratto. Eravi una
fazion contraria di Romani, che fegrctamente teneva per Anajìafio Prete
Cardinale, già fcomunicato, e dcpoltonel Concilio Romano, & ado-
però quante cabbale potè per innalzarlo in quella congiuntura. Rac-
conta Anaftalìo, che eletto Papa Benedetto: Clerui £5? cunEìi Proceres
Decretum componentes propriis manibus roboraverunt , (^ ut Confuetud»
PrifcA pofcit , inviSliJfimis Lotbari» ac Ludovico deftinaveruHt ylugufiis:i\
che ci fa fempre più intendere, che era antico jlCottume, e tuttavia
fi ofiervava di non conlccrarc il Papa eletto, fé non dappoiché infor-
matone r Impcradorc prcltava l'aflcnlofuo. L'incarico di portar que-
llo Decreto alla Corte Imperiale fu dato ^ Niccolò Fe/cow di Anagni,
e a Mercurio Maettro de' Militi, cioè Generale dell' Armi, i quali ar-
rivati a Gubbio trovarono il Vefcovo di quella Città Jrfenio, che li
guadagnò in favore dello fcomunicato Analtafio . Pervenuti alla Corte
^i Lodovico Augullo, m vece di promuovere ^l'intercflì di Benedetto
Eletto, fi Hudiarono di guadagnar la protczion di lui, per mettere
cflo Analtafio nella Cattedra di San Pietro, con rapprefentargli pro-
babilmente^ che la fcguita Llczione era Hata o Simoniaca o Violen-
ta, contuttoché il vero fofle, che Benedetto avea fatta gran ripugnan-
za ad accettare il pcfo del Pontificato . Spcdt l'impcradore i fuoi Melfi,
i quali non sì tolto furano giunti alla Città d' Otta, che videro venir
vari Nobili de' primarj di Roma, tutti fautori d'Anaftafioj e pof.ria
in vicinanza di Roma con loro fi unirono Radoaldo refcnio di Porto,
ed yjgattne Fefcova di Todi . Intanto 1' Eletto Papa Bmcdetto inviò
incontro ai Minillri Imperiali due Vefcovi, ma quelli contra l'in-»
tenzione dell' Impcradorc furono ritenuti^ e confcgnaii alle guardie.
Nel giorno feguenie andò ordine per parte d'elfi Minillri a tutto il
Clero, Senato, e Popolo Romano di venir loro incontro fino a Ponte
Molle, per intendere i comandamenti dell' Impcradorc . Cosi fecero,
fenza fapcrc., che in^nno forte preparato. Con quello foicnne accom-
pagnamento l'accecato dalla fua ambizione Anallafio entrò nella Bafi-
lic* Vaticana, pofcia occupò il Palazzo I^tcraoenfe, e fatta fpoglitf
Bene-
Annali d' Italia. 39
Benedetto de gli abiti Pontificali, con iftrapazzi non pochi H fece ri- Er» VoJg.
tener fotto buona guardia. Allora furono incredibili gli urli e i pianti Asso 855.
del Clero e Popolo, il quale nel giorno appreffo fi r^unò nella Chicla
di Santa Emiliana, dove fi portarono anche i Miniftri Imperiali con
grande alterigia, accompagnati da una copiofa frotta d'armati, fpera^-
do pure e proccurando d' indurli ad eleggere il fuddetto miferabil Ana-
■ftafio. Ma fi trovò ne' Vefcovi fpezialmente, e poi nel rcfto del Cle-
ro e Popolo tal coftanza in quel giorno e nel feguente, gridando tutti
di voler Benedetto, e d' efferc pronti più torto a morire, che ad ac-
cettare l'indegno pei^fonaggio loro propofto: che gli Ufiziali dell' Ira-
fìeradorc convennero nel loro fenti mento, e fatto cacciar fuori del Pa-
azzo Anaftafio fuddetto, rimifcro in libertà Benedetto. Dopo tre gior-
ni di digiuno fu folennemente confermata l'clczion d'efTo Benedetto,
ed egli liideguentemente nel di z^. di Settembre confecrato, diede
ì'aflbluzione a chiunque pentito la dimandò, fuorché al Vefcovo di
Porto .
Nel quarto di di F<:bbraio dell' Anno prefente fu celebrato in
Pavia un Concilio (a) di molti Vefcnvf, prefidenti del quale furono (a) Laiie
jingilbertd Arcivefcovo di Milano, Andrea Patriarca, d" Jquileia (quan- Conàlior.
do non Ci ammetta un Andrea, 11. fra que' Patriarchi, quefto nome fi ""*■ ''^■'^•
dee credere portò in vece di Teutimaro; o pure quel Concilio appar-
tiene ad altro Anno) e Giufeppe Vefcovo d'Ivrea, Arcicapcllano della
Corte Cefarea . Truovanfi in eflo pubblicati alcuni bei regolamenti per
Ja Difciplina Eccléfiaftica. Ed altri in fine ne aggiunfe l'AuguftoLo--
dovico, fpettanti al buon Governo Civile, da me (^) dati alla luce (b) Rerum
fra le Leggi Longobardiche . Tfucrvafi dipoi elfo Imperadorc da lì Italie, p. n.
o quattro giorni in Mantova, da che fi legge un fu3 Diploma {e) dato '^'"- •'•
in quella Città FI. Idus Februarii dell" Anno prefente in favore di Ro' ^jf^^^""^*"
rigo Fefcovo di Padova. Quefto poi fu l'Anno in cui Lottarlo Aitgufto [j:) Antìaut-
fuo Psdrc cominciò a fentir fopra di sé la mano di Dio, e a ricono- tat. italu.
fccre, che, era mortale. AfTaliro da una lena malattia, cercò indarno ^/"ff-t. 19.
Medici, che fapefTero l'arte di guarirlo. Un tale avvifo fervi di fpro- ^"^^ *^"
ne al fuddetto Imperador Ledivico per defidci are un abboccamento con
Lodovico Re di Germania fuo Zio, a fine d'averlo favorevole, ogni
qual volca mancnflc di vira fuo Padre. Secondo le notizie recate da
Gian-Giorgio Eccardo C^), feguì il loro congrefio in Trento. Ivi fi (d) Ecctrd.
trattò di molti affari utili alla Criftianità, ed amendue fi partirono di *.""• ^'^'"•-
là in buona concordia. Crefcendo intanto ogni di piiì l'infermità dell' """^' " 3°
Imperadorc Loitario, ed accortofi egli di camminare a gran paflì verfo
il (cpolcro, feriamente pensò a prendere congedo dal Mondo, e in-
fieme a profittar di <^uefto poco tempo per far penitenza de' molti
fuoi ecceflì, e poter comparire in morte diverfa da quello , che era /^n jf„„gi^,
flato in vita (0. Convocata una Dieta de' fuoi Baroni, divifc i Regni franctr.
fra i tre fuoi Figliuoli legittimi. A Lodovico IL già. dichiarato Impe- Meitnfa.
ladorc confermò il dominio dell' Italia . A Lottario fuo fecondogcnito ^"*L'?à
^afciò la Francia di mezza, cioè il Regno fituato fra il Reno e la Mo- {^^'"L '^"^
fa,
Era Volg.
Anno 855.
(a) HiatK
des Mtnnt-
yn da
imit .
(b) Ecc»rd.
^er. Frane,
i. 31. cap.l.
(c) Oandul.
Tom. XII.
Rer. Itélic.
40 Annali d' Italia.
fa, di cui s'è parlato all'Anno 845. Dal nome di quefto giovane Re
cominciò poi quell'ampio tratco di paefe ad appellarli Lettatingia^ che
noi ora diciamo Lorena^ fé non che la moderna Lorena é una parte
piccioliffima dell'antica. A Carlo fuo terzogenito lafciò il Regno della
rinunziò affatto a gli affari del Mondo prefente, ed actefe a prepararfi
per l'altro. Da lì appunto a fei giorni nel dì 18. di Settembre finì
ìli vivere. Principe faggio in morte, ma non così in vita, che a molte
Virtù accoppiò maggior numero di V'izj, né mii meritò d'cfferc mcffb
nel ruolo de' Santi, come han fatto i buoni Monaci, folamentc perchè
incalzato dalla vicina morte, per qualche giorno portò le divife di
Monaco. Fu egli il primo a mio credere, che introdufTtr, o pur di-
Jatò in Italia l' abufo, tanto tempo prima cominciato in Francia, dì
dare in Comenda i Monifterj non men de i Monaci, che delle Mo-
nache, a i Vefcovi, e ad altri Ecclefiartici, e infino alle Iraperadri-
ci, e alle Principefle Reali, e fino a i Secolari di Corte, o della Mi-
lizia: abufo, diflì, che durò poi, anzi fmifuracamentc crebbe ne gli
anni fufl'eguenti, più forza avendo i cattivi, che i buoni efempli nel
<:uore guallo de gli uomini . Neil' Epitaffio .di quello Principe fi
legge: (*)
^i Francis .y Italis, Romtmis prafuit ipfis .
Anche il Blanc (<») pubblicò una fua Moneta, nel cui diritto ft»
HLOTHARIVS. IMP. AV. e nel rovefcio VENECIA. Pensò
l'Eccardo C^) badante quella Moneta a farci conofcere, che la Città
di Venezia foflc in que' tempi fottopolla al dominio de i Re Franchi.
Ma ciò è lontano <lal vero. Da gli fteflì Diplomi de gl'lmperadori
Franzefi, citati dal Dandolo (0, chiaramente fi ricava, che quell'in-
clita Città era efclufa d* Regno d' Italia^ La Fenecia di quella Mo-
neta altro non è, che la Città di Vannes in Francia, appellata da i
Latini Vene eia . Così nelle Monete d'allora s'incontra VIRDV-
NVM, CAMERACVS, MEDIOLANVM, perchè quivi furono ef-
fe battute.
Anno
(*) QV Itali governi Romani t Franchi .
Annali d'I
T A L I A.
41
Anno di Cristo dccclvi. Indizione 4.
di Benedetto III. Papa 2.
di Lodovico II. Imperadore 8. 7. e 2.
CI fan faperc gli Annali di San Benino W, che l'Imperador Lo-
dovico II. reltò mal foddisfacto della divifion fatta dal Padre de'
fuoi Stati. Pretendeva egli, che l'Italia foffe a lui pervenuta per do-
nazione dell' Avolo fuo Lodovico Pio: però chiedeva, qual fofTe la
parte , che gli dovea toccare dell' eredità paterna , quando gli al-
tri due Fratelli aveano affbrbito tutti gli Stati d' Oltramonti . Ne
fece querela prcflo de i Re fuoi Zii, cioè di Lodovico Re di Germa-
nia., e di Carlo Calvo Re di Francia -y ma indarno la fece. Erano pri-
ma di lui ricorfi i Primati della Lorena ad eflo Re Lodovico, per af-
llcurar quel Regno nella perfona del giovane Re Lottarlo., e il trova-
rono, o il renderono favorevole a i lor defiderj . Nel Maggio di queft'
anno per gli Diplomi rapportati dal Margarino W, fi conofce che il
fuddetto Imperadore fu in Brefcia, dove confermò a Gisla fua Sorel-
la dimonante nell'infigne Monillero di Santa Giulia la fignoria, o fia
il governo di quel facro Luogo, e ratificò eziandio i Privilcgj del me-
defimo . Abbiamo anche da Andrea Dandolo (0, ch'egli fi trovava in Man-
tova, allorché Pietro Doge di Venezia gli fpedì per fuo Legato un cer-
to Deusdedit, ed ottenne la conferma de i Privilegj e delle efenzio-
ni de' Beni, che il Clero e Popolo di Venezia pofledevano ne gli Sta-
ti dell'Imperio, o fia del Regno d'Italia. E perciocché anche allora
fi confiderava qual cofa rara elFa Citta di Venezia, fabbricata in mez-
zo all'acque del Mare, il medcfimo Augufto coW lìnperadrice AngiU
herga fua Moglie volle vifitarla. Vennero loro incontro i due Dogi,
cioè il fuddetto Pietro., e Giovanni fuo Figliuolo, fino a S. Michele
di Brondolo con funtuofo accompagnamento, e fecero loro quanto ono-
re poterono. In fegno poi di amore e di pace cfTo Augufto tenne al
facro Fonte un Figliuolo del medefimo Doge Giovanni. Non fo io
l'anno precifo, in cui fuccedette un fatto, narrato dall'Anonimo Sa-
lernitano {d) . Certo fu dappoiché Adelgifo fu divenuto Principe di Be-
nevento. Ora egli racconta, che Pietro (non è chiaro, fé allora, o fé
poi) Principe di Salerno., confermò l'amicizia e lega coi Beneventani.
Raunato pofcia un copiofo efercito di Salernitani, infieme coU'oftc di
Benevento condotta dal fuddetto Principe Adelgifo, amendue pafiaro-
no alla volta di Bari con pcnfiero di formarne l'afledio, e di levare
a i Saraceni quel nido, occafionc di tante fciagure alle loro contrade.
Ma vennero loro incontro con grande ftrcpito quelle barbare fchiere,
e in un momento attaccarono la zuffa. Riufci quefta afiai calda, eia
fine tal fu il valore de' Longobardi, che i Saraceni furono obbligati a
piegare e a prendere la fuga . Qiiand' ceco giugnerc una frefca e po-
Tom. V. F dero-
Era Volg,
Anno 85Ó.
(a) Annal.
Vrancor.
Bertiniani .
nius EillUr.
Cafinenf.
Tom. II.
(e) Danditl.
ChroiHC.
Tom. XII.
Rer. Italie.
(d) Anouy-
i/ins Saiern.
Paraiipom.
caf. 79.
41 Annali d' Italia.
Eka Volg. derofa brigata d'altri Saraceni, che dando addofTo a gli llanchi Cri-
Anno 856, Hiani, li sbiragliò. Molti reltarono nel campo ellinti, gli altri, e par-
te d'eflì feriti, fi diedero alle gambe. Orgogliofì per quefta vittoria
i Saraceni, fcorfero dipoi per gli Principati di Benevento e di Saler-
no, uccilero non poche pcrfone, menarono in ifchiavitù le lor Mogli e
^'8'^'"°^'>^ carichi in fine d'immcnfo bottino, fc ne ritornarono a Bari.
urt chr7n ''^ que(l*anno poi, fecondo i conti di Camillo Pellegrino W, la Città di
(ap. ZI. Sicopoli fabbricata da i Capuani, o per accidente, o pure per iniqui-
chronie. tà di taluHo, interamente fu defolata da im incendio, di maniera che
Vulturnenf. ^q^ vi reftò in piedi fc non il Palazzo del Vcfcovo, cioè di Landel-
Rcr Italie f" f^^f<^ovo di Capita^ Fratello di Landone Conte ^ o fia Principe di quel-
la Città. -Allora Landone, e gli altri fuoi Fratelli prefero la rilolu-
zione di abbandonar quel fito montuofo, e di calare al piano col Po-
polo. Diedcrfi in fatti a fabbricare preflo il Ponte Cafalino del Fiume
Volturno una Città nuova, a cui pofero il nome di Capita nuova ^ che
è la Capua d'oggidì, lontana tre miglia dall'antica defolata Capua.
Potrebbe nondimeno efiere, che più tardi fucccdeflc la fabbrica di
quefta Città, feri vendo Giovanni Monaco, Autore della Cronaca di
Volturno, che Landolfo Conte di Capua nell'anno 841. abbandonata
Capua vecchia, portoflì ad abitare nel Monte Triplifco, con altro no-
me chiamato Sicopoli, e da lì a tre anni morì, cioè piìi tard* di quel
che fuppofe Cimillo Pellegrino. Pofcia Landone Conte fuo Figliuolo
abitò in Sicopoli per anni tredici ed otto Mefi, dopo i quali rimafe
quella Città affatto confumata dal fuoco . 11 perchè avendo tenuto con-
iglio co' fuoi Fratelli Landenolfo Pandene^ e Landolfo Vcfcovo, edi-
ficarono Capua nuova al piano, dove fignoreggiò eflb Landone per
anni tre e Mcfi otto. Ed allora i Capuani cominciarono ad avere in-
finite guerre co i Napoletani. Ne fi dee tacere, che in qucft'Anno
(b) Anaftaf.. venne .1 Roma per fua divozione {!>) Etelvolfo Re de' Saffoni Occiden-
fa vit Bt- ^'^^' '" Inghilterra, e portò de i gran regali alla Bafilica di San Pic-
ntdilli lU. tro. Paffando poi nel fuo ritorno per la Francia, prefe per Moglie
Giuditta Figliuola del Re Carlo Calvo ^ e la conduce a* fuoi paefi. Ma
poco fopravvifle, perchè nell'anno 8f8. fu rapito dalla morte. Patì
la Città di Roma nel Gennaio di queft' anno una fiera inondazione del
Tevere, alla quale tenne dietro la Peftilenza, per cui perì una gran
quantità di perfone . Abbiamo anche da gli Annali di San Bertino,
che in quell'Anno Saraceni de Benevento Neapolim fraude adeuntes y
vajlant^ diripiunty (^ funditus evertunt. Probabilmente vuol dire, che
toccò qucfto flagello al territorio, ma non già alla Città di Napoli.
Anno
Annali d' Italia. 43
Anno di Cristo dccclvii. Indizione v.
di Benedetto Ili. Papa 3.
di Lodovico II. Imperadore p. 8. e 3.
DUe ftrepìtofe brighe in quefli tempi inforrero, che diedero per ^^^ y^j^^
gran tempo da faticare alla Sede Apoltolica. Avea ncil'Annoaii- Anno 857."
tecedcnte Lcnarii Re della Lottaiingia, o fia della Lorena, Fratello
dell' Imperador Lodovico^ prefa per Moglie Teotberga^ e dichiaratala
Regina. Ma egli anche prima teneva un legreto legame di affetto con
Gudldrada Tua concubina. Gli Annali Bcvnnidni (<») notano, che vivcn- (a) AnnaUt
do anche Lattario Augufts luo Padre, egli menava una vita didoiuta rrancor.
ne gli adulierj. Poi loggiugono, che prevalendo le fiamme delia lu^ -Be'""»""»'-
impurità, e l'attaccamento a Gualdrada, cominciò ben tolto, cioè
nell'anno prefente a rigettar dal fuo letto, e poi dalla Corte la Re-
gina Teotberga; il che cagionò dei gravi fconcerti, de' quali parla
a lungo la Stona Ecclefiallica. Peggiore di lunga mano fu l' altro af-
fare. Paflavi da gran tempo buona armonia e unità di dottrina fra la
fama Sede Romana, e i Patriarchi d'Oriente, W ed allora fpezialmen- (bì Kkita^
te fedeva nella Cattedra di Collantinopoli Ignazio perfonaggro di fama '"^Vits.
vita. Perche quello zelantiflìmo Pallore non volle condilccndere ad ^^**^"-
alcune empie dimande dell' Imperador Michele^ fu depo{lo> e FoziOy
uomo Laico di gran fapere, ma di maggiore ambizione, e mu abile
imbroglione di quefti tempi, che avea foffiato fegrctamente in quel
fuoco, feppc cosi bene adoperarfi, che venne ad occupare la Sedia
Patriarcale, tolta al vero Paftore. Di qui ebbe principio lo Scifraa
de' Greci, che cefso bene da lì a qualche tempo, ma non ne feccaro-
no mai le radici, le quali riforfero poi piìi vigorofe che mai nel Se-
colo Undecimo, e durano tuttavia con lagrimevol feparazione de i
Greci dalla Chicfa Romana Macllra di tutte l'altre. Non fi può di-
re, quante cure coftaflc, quanti affanni a i Papi fufTeguenti una tal mu-
tazione di cole nella Real Città e Chiefa di Collantinopoli. Ne ac-
cenneremo qualche altra notizia andando innanzi , con riferbarne il di-
ftelo racconto a chi vorrà confultar lopra ciò la Storia Ecclefiallica.
Nell'anno prelente ancora, fecondo gli Annali di San Bcrtino, V Im-
ferador Lodovico fece un abboccamento con Lodovico Re delia Germa-
nia luo Zio, e fra di loro fu conchiufo o confermato un trattato di
Lega. A quell'anno riferifce il Padre Mabillone (f) un avvenimento (e) MahìU.
prelo dall'Italia facra dcli'Ughelli (^), cioè la fabbrica del Monillero ^»"<i. Be-
ai San Bartolomeo di Ferrara, e la prefa e dillruzion di Gomacchio "J'^'^'^^f^
fatta dall'armi de' Veneziani, irritati, perché Marino Conte di quella (d i/^ij//*
Città aveffc carcerato Badoario Nipote di Giovanni Do^e di Vene- itat. ^^icr.
zia, nell'andare ch'egli faceva a Roma, e datagli anch.- una ferita, J"'"- ."■
per cui fi mori. Ma quel racconto è fporcato da non poche favole} pt/rarìnfr.
Fi e Taf-
44 Annali d' Italia.
Eba Volg. e l'affare di Marino Conte, ficcome vedremo, accadde circa l'anno
Anno 857. ggi. Incanto i Normanni flagellavano a pii:i non polfo h Francia, con
aver portata la defolazione fino alla llefla Città di Parigi, e a quelle
di Tours, Blois, Roano, Beauvais, ed altre. E che parte d'efll anco-
ra giugnede per mare a danneggiar l'Italia, fi raccoglie dalla Scoria
della Traslazione di San Filiberto Abbate, data alla luce da efib Pa-
(3.) Mabill. dre Mabillone C") . Le Traslazioni appunto de i Corpi de' Santi in
B^tiiiiin ^"^^' tempi feguitavano ad elTere frequenti in Francia e in Gcrma-
Part. 1. "'3, cercando tutti di mettere in falvo le Ileliquie de' loro Santi, e di
fottrarle alla rabbia de' Normanni, tutti allora gente Pagana, e nemica
del nome Criftiano.
Anno di Cristo dccclviii. Indizione vi.
di Niccolò Papa i.
di Lodovico II. Imperadore io. 9. e 4.
G
lunfe in queft' Anno al fine di fua vita il buon Pontefice Bene-
detto III. e fecondo i conti del Padre Pagi , fuccedettc la morte
^^^«'fttf- fua nel di 8. di Aprile {!>) . Infigni memorie della fua pia munificen-
ìnvn%'i- "^t ^'*^'^'" ^"ch'egli verfo le Chiefe di Roma. Molto non era, che
ioìaì 1, y Imperador Lodovico venuto a Roma per non so quali affari, ne era
anche partito. Ma non così tolto ebbe intcla la perdita di quello di-
gniffimo Papa, che frettolofamente fé ne ritornò a Roma per impedir
le diffenfioni e gli fcandali nell'elezione del nuovo Pontefice. Per quan-
to fcrive Anartatio Bibliotecario, redo di concorde volere del Clero,
de' Nobili, e del Popolo Romano, eletto Pontefice Niccolò I. Diaco-
no, pcrfonaggio di languc nobile, e più nobile per gii fuoi virtuoQ
colhimi . Ma ne gli Annali Bertiniani fi legge, ch'egli prafentia ma-
gis ac favore Ludovici Regis (^ Proccrum ejus , quam Cleri elettione fub'
Jìkuititr. E riulci uno de'più riguardevoii Papi, che s'abbia avutola
Chicla di Dio. La fua Confccrazione fu fatta nella Bafilica Vaticana
nel di 17. di Aprile i dopo di che condotto alla Latcranenfe, quivi
con immenfo giubilo di tutta la Città fu coronato. Tre giorni dopo
la lua Confccrazione pranzarono infieme con fomma carità il Papa e
r Imperadore} e quefti poi fatta partenza da Roma, andò a fcrmarfi
ed attcndarfi colle fue genti ad un Luogo appellato Quinto. Colà volle
portarfi, per fargli una vifira il nuovo Papa infieme co i Baroni Ro-
mani. A tale avvilo T Auguflo Lodovico gli venne incontro, e a pie-
di prefa la briglia del cavallo Pontificio, a guifa di un valletto adde-
ftrò elfo Papa, per quanto fi llende un tiro di faetta. Dopo varj ami-
chevoli ragionamenti, e dopo un lauto convito nel padiglione Impe-
riale, il Papa magnificamente regalato dall' Imperadore, rifalito a ca-
vallo tornoffene a Roma. Accompognollo per buon tratto di flrada
r Imperadore anch' cflb a cavallo, fioche giunfero in una larga cam-
pagna,
Annali d' Italia. 45-
pagnfl, dove elTo Lodovico fmonrato, di nuovo per alqii.mto fp.izio Era Vo1,t.
l'addeftrò, e dopo eflerfi più volte baciati, finalmente fi reparnrcno. f^!^'''° ^',^-
Abbiamo poi da gli Annali di Fulda (*), che trovandofi nel Febbraio p}^^""'*"
dell'Anno prefente Lodovico Re di Gov^^a/a nella Città di Ulma,qui- Fulden/es.
vi fé gli prefentarono due Ambafciatori dell' Imperador Lodovico Tuo Annalet
Nipote, cioè Notingo p'efcovo di Brcfcia, ed Eberardo Caule ^ che fi ^j'"""'- .
può francamente credere quel medcfimo, che in quelli tempi era Du- «'''«»•
ca, o fia Marchefe del Friuli. Diede loro udienza, e li rimandò, fenza
che fi fappia il motivo di tale fpcdizione. S'era fin l'Anno precedente
ribellata al Re Carlo Calvo non poca parte de' fuoi Popoli, al vedere,
che con faputa di lui fi commettevano afTaiflìme iniquità, e eh' egli
quafi uomo da nulla non fi applicava a reprimere le incurfioni de' Nor-
manni, che mettevano fofTnpra il fuo Regno. Ricorfero cofioro per
aiuto a Lodovico Re di Germania^ e gli promifcro la fignoria d' eflo
Regno. Dicono, ch'egli aveffc ribrezzo a prendere 1' armi contra del
Fratello: tuttavia col pretefto di lovvenire al bifogno de' Popoli, ma
in fatti per appagar la fcte della non mai fazia Ambizione, pafsò con
un groflìflìmo efcrcito in Francia, e cominciò quivi a fiir da Padrone,
con donar largamente Contadi, Moniftcrj, Ville Regie, e poderi a
chiunque abbracciava il fuo partito: il che fu cagione, che il Re Carlo
Calvo fi fuggi fle in Borgogna. Ma avendo licenziata 1' Armata fiia, e
troppo fidandofi di chi l'avca fatto colà venire, trovoflì al fine bur-
lato, e gli convenne nell'Anno feguente tornarfene a cafa alTai mal-
contento del colpo fallito. Non pochi Vcfcovi tennero fiido pel Re
Carlo, e giunfero anche a fcomunicar pubblicamente efib Eie Lodo-
vico. In favor fuo parimente fi dichiarò Lattario Re della Lorena .^ Fra-
tello dell' Imperador Lodovico, il quale in quell'Anno non potendo
reggere alle iftanze de' Tuoi Baroni, ripigliò bensì in Corte la Regina
Teotberga^ ma meiFe a lei le guardie y non la lafciava parlare, fc noa
con chi a lui parca.
Anno cJi Cristo dcccltx. Indizione vii.
di Niccolò Papa i.
di Lodovico II. Imperadore 11. io. e j.
ERafi ritirato alle fue contrade di Germania ri Re Lodovico^ dopo
la fua da tutti biafimata fpedizione contra del Fratello Re Carlo
Calvo (^), ma durava tuttavia il bollore della contefa e difunion fra (b) Jnnalts
loro. Di lui fi parlava dapertutto con grande difcredito. Però in quell' ^''VV'^i-'
Anno giudicò egli fpcdicnte d'inviare in Italia Teotone Mbate à\ Fui- ■^" '"'"'
da, affinchè prclentaffe TàV Imperador Lodovico fuo Nipote, e al fommo
Pontefice Niccolò un Manifelto, in cui lì lludiava di giuftificar la guer-
ra da lui portata in Francia, adducendo quelle ragioni, che non man-
cano mai a chi cerca d'ingoiare l'altrui, e Ipera anche d'abbagliar con
paro-
46 Annali d' Italia.
Eh* Volg. parole il giudizio di chi e fpettatore, o uJitor di tali Tragedie. Fu
Anno £59. l'Abbate corccfcmenrc accolto non meno dal Papa, che dall' Impera-
dnre, prcflb i qiuli s'ingegnò il meglio che potè di purgar dall'in-
famia illuoRe. Qual riipolk contenclTero le Lettere, ch'egli riportò
ad eflb Re Lodovico, noi dice la Stona. Ben fi n^ che fi trattò for-
te in quell'Anno d'accordo fra qu.-i Re } ma nulla fi potè conchiu-
dcre, perche Lodovico pretendeva di foilencr nel pofTelTo delle Con-
tee, e de' Beni da lui donati-,lc perfone, che s'erano dichiarate in fa-
vor fuo nel Regno di Carlo > ma Carlo non vi volle mai acconfentire.
Cuanilong ^rcivefcevo di Sens, che era (lato uno de' maggiori traditori
del Re Carlo in que' torbidi, fu accufato per quello in un Concilio;
ma quel furbo uomo feppe trovar la maniera di rientrare in grazia di
lui. Fu di parere Papirio Maffone, fcguitato poi dal Cardinal Baro-
nio, chs dii quello Guanilone i Romanzilli Franzcfi, e potcia gl'Ita-
liani prendeflcro il nome di Gano^ che vicn fcmpre rapprcfcntato ne'
Romanzi per un perfido, o per un traditore. Certamente Gatto fi truo-
va chiamato anche Ganelone in alcuni Romanzi. Non è da fprezzarc
una tal conghiettura, le non che Cano ne i Romanzi vicn fatto di
fchiaiia Magitnzefe^ cioè da Magonza^ la qual Città kmpre e rappre-
ftntata per traditrice alla Caia Reale di Francia, ed uomo Secolare,
e non già Arcivcfcovo, e non già a' tempi di Carlo Calvo, ma bensì
a quei di Carlo Magno. L'Autore ancora de gli Annali di San Ber-
rai Annal ^'"" ^"^ ^^ ^^ confervata la notizia fcguente. Cioè, che riufci all' Im-
Trjr:<cr. ' pcrador Lodovjco di farfi cedere con un trattato amichevole da Carla
htitmaM. Re di Provenza fuo Fratello quella porzion di Stati, ch'egli godeva
di qua dal Monte Jura, e che abbracciava le Città di Geneva^ o fia
Genevra, Lofanna^ e Seduno oggidì Sion, Capitale de' Vallefi, co i
loto Vefcovati, Contadi, e Monillerj. Ritenne Carlo in fuo potere
folamente lo Spedale del Monte di Giove, e il Contado Pipinccnle,
nome forfè corrotto, di cui non truovo chi ne parli. Da gli ftcfli
Annali abbiamo fotto quell'Anno, che Nicolaus Pontifex Romanus de
Grada Dei ^ Libero ^riitrio, de veritate gemina Pradejìinationis , i3
Sanguini^ Cbrifti ut prò credentibus omnibus fujus ejì , fideliter confirmat ,
£5? Catholice decernit . Non ne fa menzi-me il Cardinal Buroino, non
ne apparifce veltigio fra le Lettere di elfo Papa. Bollivano allora que-
lle fpinofe contro verfie nella Germania e Francia tra Gote/calco y Ra-
iranno Monaco di Corbeia, Giovanni Scotto ^ Incmaro dottilfimo Arci-
vcfcovo di Rems, ed altri. E da dolerfi, che non rellino tali ferirti
di quello dotto ed infigne Pontefice. Intanto piena era di calamitala
Francia per le inceflanti rapine e (tragi, che vi commettevano i Nor-
manni. Né contenti que' barbari Corlari di far provare la lor crudel-
tà alle Città confinanti all'Oceano, palTarono anche di qua dallo Stret-
to, e falendo su pel Rodano, vi faccheggiarono vane Città, che pun-
to non s'afpettavano una s. fatta vilìta; e lenza volerfi ritirare dal Me-
diterraneo, fvernarono dipoi alla sboccatura di quel Fiume. Poco o
nulla auendevano «Uora l' Impcradorc, e i Re delia fchiatta Franzefc,
ad
Annali d' Italia. 47
ad aver forze in Mare; e in Francia e Germania, in vece di darfi vi- Era Volg.
ccndevole aiuto centra di quc'cani, ad altro non penfavano, che ad Anno 859.
ingrandirfi colle fpoglie de' Fratelli o Nipoti. Sarebbe da dclìderarc,
che fofle piìi chiaro il tefto di Erchemperto (a) là dove racconta (^^ Erchem-
(fotto il prcfente Anno, fecondo i conti di Camillo Pellegrino, ma pertus nifi.
forfè più tardi) che terminata la nuova Città di Capua, venne ad af- '"f- ^5-
fcdiarla Guido Jam di^us cum univerfis Tufcis; e diedele grandi affanni,
perchè il Popolo non voleva ubbidire, per quanto fembra,a Landone
Conte fuo fingolare amico, a cagione delle iniquità, che commetteano
i due fuoi Fratelli Landolfo Fefcovo ^ e Landonolfo . Ma in fine furono
coftrctti a piegare il collo fotto il giogo . Sora ed altre Terre circon-
vicine, tolte a Landonolfo, in vigore de' patti furono confegnate a Gui-
do: del che Landonolfo concepì tanta afflizione d'animo, che da li
a poco morì. Non s'intende bene, come pafTaffe quello affare. Co-
fimo della Rena (^) per le fuddette parole di Erchemperto venne in (bì K^na,
fofpetto, che Guido in quelli tempi Duca di Spoleti, foffe anche •^"''V^S
Marchcfe della Tofcana . Ma non merita quefta propria locuzione, che ^1}"^^^
fé ne faccia cafo. Sappiamo, che altri Scrittori riputarono il Ducato
di Spoleti o fia l'Umbria, parte della Tofcana. Ed è poi chiaro, che
Adalberto \. era allora Duca e Marchefe d'effa Tofcana, trovandofi egli
nelle Carte de gli Anni antecedenti e de' fufTegucnti in pofTeffo di quel
Governo. Vo io nondimeno dubitando, che quefto afledio di Capua
fuccedeflc in uno de gli Anni fuffeguenti .
Anno di Cristo dccclx. Indizione vi 11.
di Niccolò Papa 3.
di Lodovico IL Imperadore 12. 11. e 6,
DA un bel Placito, ch'io diedi alla luce (f), tratto delle memorie (d Rer.
del Moniftero Caf'aurienfe, vegniamo in conofcenza che l'Impe- h-^'^'x-P- ^U
rador Lodovico per la Romania (oggidì Romagna) era venuto nel Du- ^'""' {g
cato di Spoleti prò jujiitiarum commoditate^ ^ mali gnor um ajì ut ia depri- ^^^' ^'
menda: al che egli giornalmente faceva attendere i luoi Miniftri. Giun-
to poi intra fines H/efinos^ i$ Camertulos ^ cioè fra Jeft e Camerino^
quivi ordinò, che alzaflero tribunale Ftbodo Vefcovo di Parma (il quale
tropjjo tardi vien fuppolto dall' Ughelli {d') fucceduto nella Cattedra (j) ughtll.
Parmigiana, a Rodoaldo ^ cioè a chi non fu mai Vefcovo di Parma), ital. Sarr.
e Adalberto Contejìabile^ e Fepoldo Conte del Palazzo, ed Eccideo Cop- '" spifcnpp.
pier Maggiore con altri. Venne citato alla lor prefemA lideberto Conte , ^•"'""»fi^-
ad opprej/ìones , quas fecerat ^ emendandas . Aveva un certo Adalberto ce-
duto ah' imperadore tutti i luoi beni polli in finibus Italia , Tufcia ,
Spoleti^ y Romanite-y ma con riceverli poi di nuovo da lui a livello,
fua vita naturai durante. Quindi gli avea o donati o conceduti al fud-
dctto Ildeberto Conte ^ fcnza pertniffion dell' Imperadore ; e però fu giu-
dica-
43 Annali d' Italia.
ìlìLK Volg. cicato, che quei Beni tornaOero in porere e dominio d'efib Augufto.
Akno 860. Folle fu qucito Ildeberto Conte di Marfi . Tuttavia ho io fofpcttato
altrove, che egli pofTa eflere llato Duca di Camerino, perchè Conti
erano ipeffe volte appellati anche i Ducili e Marchefi. Un Tuo Placi-
(a) Antiqui- to, tenuto in MarQ (a) nell'Anno 8fo. fi dice fcritto ^kxo Comitatus
taf. Italie, ejus VIL E potrebbe eflere, che Conte o Duca ei folle in compagnia
x>;/fr;. 6. ^, Qfdclo, da noi veduto di fopraj perciocché quel Ducato fole va cffcre
governato da due Duchi, non so fé in folido, o pure dall'uno di qui
dall' Apennino, e dall'altro di là, veggendoQ da qui avanti due Du-
cati di Spoleti e di Camerino . Ma non ci fomminiftra la Storia baftanti
lumi per ben decidere quello punto. Sotto quell'Anno s' ha da gli
(b) Annnl. Annali di San Bettino (^), che V Imperador Lodovico J'uorum fazione
rrancor. iiijpctitur , (^ iùfe contra eos ac cantra Beneventanos rapinis atque incen-
diis dejavit . iNoi reltiam qui al buio, perche di quello fatto niuna
fpicgazione, anzi né pur memorie cj han lafciato i pochi Scrittori d' Ica-,
lia, de' quali fi fon faJvate le Storie. Porle nel Ducato di Spoleti s'era
fulcitata qualche ribellione, e a quello fine colà fi portò l'Imperado-
re fuddeito. Ma del male fatto a i Beneventani in quelli tempi, niun*
ahra tellimonianza ci retla, che quella. Seguita poi a dire il fuddetto
Storico Bcrtiniano, che i Danefi, cioè i Normanni, che avcano paf-
fato il verno alla foce del Rodano, alla prima llagione vennero per
l'Arno a Pila, e quella Città con altre prclcro , mifero a lacco, e deva-
llarono. Se quello è vero, ben poca cura dovcano allora avere gì' Ita-
liani di tener ben fortificate e guernite di buone mura le loro Città;
che non volavano già, come gii uccelli, per aria que' Barbari j e le
mura d'una Cirta ballavano, malTimamente in que' tempi, a fermar
l'empito d'ogni più poderofo elercico. Sappiamo ancora da gli Annali
(e) jinr.aht (jj Fulda (0, che il verno di quell'Anno fu si fiero, che Alare Jo-
Tèrancor. nij^yn glaciali rigore ita conjlridlum ejl, ut mercatores, qui numquam antea
nifi z'e^i navigio, tunc in equis quoque i^ carpentis mercimoni a ferentes
Venetìam jrequentarent . Qui fi parla della Città Italica di Venezia, la
CUI Laguna anche nel rigorolb verno del lyop- talmente agghiaccia-
ta fi vide, che su pel ghiaccio dalle carrette e da i cavalli convenne
portarvi le mercatanzie, e le provvifioni del vitto,
(dì An:ialcs Aggiungono gli Annali di Metz (^), che il fuddetto Imperador
Vrancor. Lodovico in quell'Anno (*) plurima bella firenuijjìme gejjit adverfus Sclavo-
Mittnjes. ^^^ gentcm . E' ben da compiagnere la Stona d'Italia, che ci lafcia
per tanto tempo digiuni de' fatti ed avvenimenti d'allora, con rellarnc
folo un qualche barlume preflb gli Storici Oltramontani j fé non che
Andrea Prete Italiano e Scrittore di quello Secolo nella fua Storia
(e) y,»dr-ai breve (e) attefta anch' egli eflere fiata Dormi Hludo'vici Imperatoris Anna
Prtib-jur. X. Indizione OBava. cioè nell'Anno prelente, tanta la neve caduta,
chrsn. T. I. j. 51 fuor di miluta il freddo, che peri gran copia di feminato, e fi
Rtr. Gi'>/>. fcc-
Mi ne hi 11 si .
(*) fHoltiJfme guerre fece fortijfimo contro gli Sciavi .
Annali d* I t a l i a. 49
fcccarono le viti alla pianura , e gelò nelle botti il vino. Dopo di che Esa Vol:^.
un certo Uberto^ dimentico de' tanti benefizj a lui fatti dali' Impera- Anno 86c.
dor Lodovico, e de' giuramenti a lui predati, unitofi co i Borgogno-
ni, fé gli ribellò. Spedì Lodovico conerà di lui Conrado colie fue mi-
lizie, e bilognò venire ad un fatto d'armi, in cui rcflò uccifo il lud-
detto Uberto colla perdita ancora di molti dalla parte dell' Impera-
dore . Ci fa poi fiperc la Storia Ecclefiallica, che cominciò a bollir
forre la controverfia della depofizionc di Santo Ignazio Patriarca di Co-
flantinopoli , e dell' intrufione di Fozio^ per cui il vigilantiffimo ed
intrepido Papa Niccolò non perdonò a diligenza, ufizj, preghiere, e
minaccie, a fin di medicar quella piaga. Spedi egli in quelt'Anno a
Codantinopoli i fuoi Legati, perchè s' informaflero ben di qu(.-gh af-
fari. Fece anche iftanza all' Imperador Michele ^ perchè rellituiflc alla
Chiefa Romana i Patrimoni di Ca'abria e Sicilia. Non men di rumore
faceva allora la perfecuzion di Lottarlo Re di Lorena contra della Rc-
'gina Tcotberga fua Moglie, che nell'Anno prefente fu imputila di varj
finti delitti; e quantunque ella fi difendefle col Giudizio dell'Acqua
bollente, pure qual rea fu cacciata dall'impudico Marito in un Mo-
niftero. Ma ella fé ne fuggi di colà, e fi ridufi'c in cafa di Uberto
Tuo Fratello nel Regno di Carlo Calvo. Ora paventando Lottano,
che Carlo non fi movefie contra di lui, comperò la Lega ed affiflenza
del Re della Germania Lodovico fuo Zio, con cedergli tutta 1' Alfa-
zia . In qucft'Anno ancora (fc pur fece bene i conti Camillo Pelle-
grino) Erchemperto racconta W, che Landone Conte ^ o fia Principe (a) Erchtm^
di Capua, colto da una grave paralifia fu confinato in un letto. Ser- P'rtus Hift.
gio Duca di Napoli, ciò intelo, fenza metterfi penfiero delle conven- *"'' ^^'
zioni già feguite fra lui e i Capuani, aflìflito da un rinforzo datogli
da Ademario Principe di Salerno, mofle guerra al giovane Landone^ che
in difetto del Padre, aveva afiunto il governo. Ne avendo rilpctto al-
cuno alla Fella di San Michele , celebrata con folennità da i Capua-
ni, anzi da tutti i Longobardi, nel di 8. di Maggio, ficcome tenuto
per Protettore da tutta quella Nazione; e fenza ricordarfi, che in
quello fiefTo giorno anticamente i Beneventani avcano data una gran
rotta a i Napoletani: mandò i fuoi due Figliuoli, cioè Gregorio Mae-
ilro de' Militi, e Cefario^ coU'efercito di Napoli e di Amalfi ail'af-
fedio di Capua. Ma allorché giunfcro al Ponte di Tcodcmondo, il
giovanetto Landone co i Capuani, a guifa di un lione, si bravamente
gli aliali, che sbaragliolli, e fece prigioni ottocento d'eflj col fud-
detto Cefario .
Tom. V. G Anno
fo Annali d' Italia.
Anno di Cristo dccclxi. Indizione ix.
di Niccolò Papa 4.
di Lodovico li. Imperadore 13. 12. e 7.
Era Voi".
Anno 86k T> ^Kg^'''^ '" quefli tempi la Ghiera di Ravenna Giovanni Arcive-
±V fcovo, uomo, in cui non fi sa, fé maggior folìe l'Ambizione,
o pur rintcreire. Portaronfi a Roma varj Cittadini Ravennati a farne
doglianza al fommo Pontefice, e ad implorare rimedio alle continue,
ed intollerabili vefTazioni, che da lui ricevevano. Anadafio Bibliotc-
(a) ^ nafta f. Cario (^0 ne tefic il catalogo con dire, che quello .Arcivefcovo fco-
hJi"Ì ^'' "^""'"v» '^ gc"te a fijo capriccio. Non permetteva a i Vefcovi della
fila Diocefi, e ad altri di andare a Roma. Aveva occupato non pochi
Beni della Chiefa Romana e di varj particolari . Sprezzava i Mcllì della
Sede Apodolicai (tracciava gli Strumenti de gli aflìcti o livelli della
Chicla Romana, e gli appropriava a quella di Ravenna. Qiie' Preti
e Diaconi, che non fislo in Ravenna, ma in altre Città dell'Emilia
erano immediatamente fiattopolli alla lanta Sede, li deponeva lenza
giudizio Canonico, e li faceva mettere in prigione, o in fetenti er-
ganoli: fenza faperfi ben capire, come, fc comandavano in quelle Città
gli ufiziali del Papa, fi poteficro dall' Arcivefcovo commettere tante
oppreflìoni, e tener birri e prigioni. Fu pertanto eflb Arcivefcovo
più volte ammonito con Lettere e Melfi dal Papa a defillere da sì
fatte violenze, e novità j ma egli faceva il fordo. Citato a compa-
rire in Roma al Concilio, Ci vantava di non cfl'er tenuto ad andarvi.
In fine fu fcomunicato nel Concilio Romano. Ci è lìata confcrvata
parte d'un Concilio tenuto appunto in Roma per quello affare, in un
tb> A nell ^"'^'<-"f'''^>"'^ Codice della Cattedrale di Modena > e quella fu poi pub-
Vil ìFpìjcì' blicata dal Padre Bacchini nelle Giunte ad Agnello. (^) Dicefi quivi
fr. Raven. Celebrato elTo Concilio, Pontificatus Domni Nicolai fummi Pontificis^ (^
P. 1. T. II. u>ii ver/ali s Pap.e Jnno UH. Imperii piijjìmi jHgufìi Lodovici Anno XI.
Ktr. Italie^ jjg o^avodecimo Menfis Novembris^ IndiSììone Decima: Note, che non
so, le fiena» correctc, e fc riguardino l'Anno prcfcntc . Ivi l'Epoca
dell' Imperadore e prcfa dalla fua Coronazione dall'Anno 8fo. Afcol-
tiamo ora di nuovo il fuddetto Anadafio. Racconta egli, che quell'
Arcivefcovo, udito che ebbe l'anatema contra di lui fulminato, corfe
ad implorar l'aiuto deil' Injperador Lodovico, e da lui ottenne due
Legati, che per lui parlalTcro al Papa. Con quelli fc n'andò egli a
Roma pien d'alterigia, pcriuadendofi di far col loro braccio tremare
il Papa. Ma il Papa, perchè aflìdito dalla ragione, 'ì\ trovò più forte
d'una torre. Con buon garbo il fanto Padre fece de i rimproveri a i
Legati, perchè comunicaficro con uno fcomunicato, e da lui altro
non poterono efli carpire, fé non che Giovanni ^\ prcfentaflc al Con-
cilio, che fi dovca tenere in Roma nel primo dì di Novembre, per
dar
Annali d' Italia. 5-1
dar le dovute foddisfazioni de' Tuoi eccelli. Senza volerne far altro, Era Vo\g.
egli fé ne tornò indietro. Allora i Senatori di Ravenna, ed altra gente Anno 86:.
dell'Emilia, gittatifi a' piedi del Pontefice, lo feongiurarono di ve-
nire in perfona a Ravenna, per dar fefto a tanti dilordini. V'andò c-
gli in fatti, e reftitui il fuo ad ognuno, e tornoflene dipoi a Roma.
Intanto 1' Arcivefcovo ricorfe di bel nuovo a Pavia, per ottene-
re il patrocinio dell' Imperadore. Ma quivi trovò, che il Vcfcoyo
della Città Lìutardo^ e i Cittadini non volevano commerzio con luì,
e né pur lo (ledo Augufto, che folamente gli fece dire, che dcpofta
la fua alterigia fi umiliafTe al Papa, a cui gli flcffi Imperadori e tutta
la Chiefa predano fommcflìone ed ubbidienza : altrimenti non intende-
va di aflìfteilo né di favorirlo. Tanto nondimeno fi adoperò, che ot-
tenne d'eflere accompagnato a Roma da due Ambafciatori dell' Impe-
radore j ma quelli giunti colà s'accorfero di non aver parole baflevo-
li a muovere la fermezza dello zelantiffimo Papa. Perciò 1' Arcivefco-
vo fi gittò alla mifcricordia, promife quanto gli fu prefcritto, e Fu a(^
foluto. Nel di feguente avendo i Vefcovi fuoi fufFrag?.nei dato un li-
bello centra di lui, fu rifoluto: Ch'egli non potefTe confecrar Vefco-
vo alcuno, fé non precedeva l'elezione fattane dal Z)«r^, cioè dil Go-
vernatore della Città, dal Clero e Popolo. Che non impedifie a i Ve-
fcovi l'andata a Roma. Che non efigefie da loro alcuna fnrta di dina-
ro o di doni. Che fi levafie via l'ufo cattivo della Trentcfima. Que-
lla probabilmente erano collrelti i Vefcovi di pagarla a gli Arcive-
frovi di Ravenna delle rendite delle lorChiefe. Soleva Giovanni ogni
due anni far la vifita de' Vcfcovati a lui fottopofli, e tanto fi ferma-
va colla fua Corte addoflb a i Vefcovi, che divorava tutte le lor ren-
dite. Gli obbligava ancora (aggravio non praticato in alcun' altra par-
te del Mondo) a contribuire ogni anno alla Menfa Archiepifcopale,
all'Arciprete, all'Arcidiacono, e ad altre Dignità della Chiefa di Ra-
venna, un determinato numero di Caftrati, di Oblate, cioè dell' O-
llie, del Vino, de' Polli, e dell' Uova. Gli allringeva a dimorare or
l'uno ora l'altro in Ravenna, un mele sì, e un mefe nò, per farli
fervir da loro. A fuo capriccio ancora toglieva loro que' Cherici, che
farebbono llati più utili alle loro Chicfe . Quelli ed altri abufi, ch'io
tralafcio, abolì il faggio Papa; e dal Concilio fuddeito apparifce, che
fu pollo fine alle avanie di quello tiranno Arcivefcovo, con cfiere in-
tervenuti fettantadue Vefcovi a quella facra raunanza. Abbiamo da Er-
chemperto C"), che in quell'anno (per quanto crede Camillo Pelle- (a^i Erchcm-
griro) il vecchio Lanciane Conte di Capua, cedendo alla contratta pa- P^''^- "Jfi-
ralifia, (ì sbrigò da i guai del Mondo prcfente . Pria nondimeno di "'^'
morire, caldamente raccomandò il giovinetto fuo Figliuolo Lanciane a
Landolfo Fefcovo di quella Città, e a Pandone fuoi Fratelli, e Zii del
Giovane, fcnza prevedere che raccomandava l'agnello a i lupi. Era
Landolfo uomo dimentico affatto del facro fuo carattere, e tutto dato
alle cabale Secolarefche . Quand'anche era in vita il fuddetto Lando-
nc fcniore (credefi in quello medefimo anno) egli fegrctamente illi-
G 2. gò
S^ A N N A L 1 d' I T A L I A.
Rea VoVg. gò Guaiferio Figliuolo di Dauferio Balbo a formare una congiura coiì-
Anno 86i. jrj jjj ^dcmario Principe di Salerno. Poco ben voleva ad edo Adema-
nns saltrn. "° " l'opolo, per teltimonianza dclr Anonimo Salernitano (<»), a ca-
p^r.tiipi)m. gion dell'avarizia non mcn fua, che di GuimeltrHda (w^ Moglie, Don-
p. 11. T. II. na, che ad altro non attendeva fé non ad accumular danari . Prefo egli
Rtr, JtaiK. adunque da i congiurati, fu cacciato in una fcura prigione, e il fud-
detco Guaiferio collicuito Principe di Salerno. Era Ilato eletto Vefco-
vo d'clTa Città di Salerno Pietro Figliut.lo del medclìmo .^dcmario.
Qiiefti, udita la rovina del Padre, fé ne fuggì a Sant' Angelo > e fpon-
lancaraentc poi datoli al nuovo Principe, fu condotto a Salerno, ne
li fa, cofa ne divcniife. Ora Landolfo Fefcovo di Capua ^ quantunque
avelie giurata fopra tutte le cole più facrc fedeltà a Guaiferio, come
a fuo Principe, pure llette poco ad alienarli da lui, e a fargli guerra.
Baibaiamente ancora cacciò di Capui Landune gli altri fuoi Nipoti,
che li mifcro fotto la protezion di Guaiferio. Dopo di che ullirpò il
dominio di quella Citta, e vi rellò l'olo Signore, perchè fuo Fratello
Pandone lafciò la vita in un combattimento contra de' Salernitani . In
(W\ Btillar quell'anno ancora da i Diplomi rapportati dal Margarino (^) imparia-
Cafintnf. vcìo ^ chc GisLi Figliuola ddV Imperador Lodovico era in educazione nel
Tom. II. Monillcro appellato Nuovo, ed ora di Santa Giulia di Brefcia, e che
Conflit. 37. l' ,-\ugu(lo (uo Padre, fecondo gli abufi di que' tempi, che tuttavia du-
*'' ^ ■ rano in qualche paefe della Criltianità, le conferì quel facro Luogo da
fignorcggiare , uiufruttare, e governare per tutta la fua vita, fecondo
la Regola di San Benedetto. 11 Diploma è dato in Brefcia. Con uà
altro Diploma dato in Marengo, confermò eflb Imperadore tutti i
Privilegi e Beni del Monillero di San Colombano di Bobbio ad yimal-
rico Vèjcovo di Como, chiamato ivi Jbbas Monujletii Robienjis ^ giac-
ché, ficcome fu avvertito di fopra, s'era già introdotta la biaiimevol
ufanza di conferire le Badie a i Vefcovi, e tal volta fino a i Secola-
ri, i quali lalciata una parte delle rendite pel magro Ibltentamenio de'
Monaci, li divoravano fcnza uieiterfi fcrupolo il retto.
Anno di Cristo dccclxii. Indizione x^
di Niccolò Papa 5.
di Lodovico li. Imperadore 14. 13. e 8.
T7 Ra in quelli tempi tutta fconvolta la Francia e la Germania, par-
X^ te per le interne difcordie, parte per le continue fcorrerie e cru-
deltà de' Normanni . Lodovico Figliuolo del Re Carlo Ca'vo fi rivoltò
centra del Padre. Altrettanto fece in Gcrmmu Carlomanno contra del
Re Lodovico fuo Padre. Nella porzione della Pannonia fuggetta ad ef-
(c) Annalts fo Re Lodovico, per attellato de gli Annali Bcrtiniani (f), fi comin-
Srancor. ^.j^ ^ provar la fierezza di una Nazione dianzi incognita {Ungri erano
Co (toro appellati),, chc faccheggiò il paefe. Di razza Tartarica erano
quc-
A N N A L I d' I T A I. I A . J3
quefti Barbari, e pur troppo ne avremo a favellare andando innanzi, Ksa Volg.
perchè li vedremo portar la defolazione anche alle contrade d'Italia. Anno- £6ì.
Ma gli altri Autori parlano moltiffimi Anni dopo di cosi barbara gen-
te, talché fi può quafi mettere in dubbio Taflerzione d'elTi Annali.
Avvenne ancora, che Baldoino^ il quale era, o fu dipoi Conte di Fian-
dra, fedufTe Giuditta Figliuola del Re Carlo Calvo, e nafcofamentc —
condottala via, la prclc per ^Moglie con gran rifentimento del di lei
Padre. Carlo Re d'Aquitania, altro Figliuolo d'effo Calvo, anch' egli
fu in dilcordia col Padre, per aver prela Moglie fenza fapuca e licen-
za di lui. E Lattario Re di Lorena, cedendo a gli alTalti della sfre-
nata fua concupifcenza, in quell'anno ripudiò con grave fcandalo del
Criihancfimo la legittmia fua Moglie Teotberga Regina^ e pubblica-
mente fposo la concubina Gualdrada, con aver guadagnata a quefta ri-
foluziorvc facrilega l'approvazione di Guntario Jrcivejcovo di Colonia,
e di Teoigaudo Arcivefcovo di Treveri , e d'altri Vefcovi, tutti Cor-
tigiani, Cd cltimatori più della grazia del Principe, che di quella di
Dio. Ma in quafi unta l'Italia i\ godeva allora buona pace, fé non
ehc era gravemente affannata la facra Corre di Romi per gli difordi-
bì delle Chiefe Orientali, cagionati dall' intrufione di Fazio nella Cat-
tedra di Coftantinopoli, e per la fuddetta fcandalofa rifoluzione del Re
Lottarlo. L' infaticabil Pafa Niccolò avea fpedito alla Corte Imperia-
le d'Oriente Rodoaldo Fé [covo ài Porto, e Zachcria Tefcovo ò.' Ax\-àgn\ ,
per follener gli affari à\ Sant'' Ignazio Patriarca ingiultamente depollo e
carcerato. Reltò tradito da elfi, perchè ebbe più forza in loro l'avi-
dità de i regali, che la Religione e la Giullizia. Tornarono in Italia
quelli due Legati Pontificj, e il Papa non avendo per anche fcoperta
la lor fellonia, fi fervi del medefimo Rodoaldo per inviarlo in Francia
inficme con Giovanni Fefcovo di Ficocle (oggidì Cervia) a fine di efa-
minar la caula del Re Lottarlo, e di Teotberga, e de' Vefcovi pre-
varicatori. Quivi ancora fi lafciò vincere Rodoaldo da i copiofi doni
a lui fitti, e tradì le rette intenzioni e fperanze del Papa. Mancò di
vita Gisla Sorella dell' Imperador Lodovico, Badefla nel Moniflcro
Nuovo, cioè di Santa Giulia di Brefcia. Vedcfi nel Bollarlo Cafincn-
fe (<») un Diploma d'elfo Augulfo, con cui concede a quell'infigne (a) B-Mar^
Monillero alcuni Beni, affinchè il faccia ogni anno in avvenire l'An- ^^l"""^;
niverfario della fua Dcpofizione, e ne goda il Refettorio delle Mona- conflit.' -la.
che. Ma forie in vece di ^into Kalendas Junias^ in cui ^i dice paf-
fata a miglior vita quella Pnncipclfa, quivi fi ha da leggere ^inte
Kalendas Januarìas^ cioè nel di 28. di Dicembre dell'anno preceden-
te j perché il Dipiuma è dato Brixia Civitatc Pridia Idus Janii.ìrii ■, o
J anuar i as àeW znno prefcntej e Lodovico alferilce feguita la di lei mor-
te nobis ajlantibus . Per relazione di Ercht-mperto C^^), in quelli tempi ih) ^Frchem-
L'iniquifiìmo e Icelleratitlìmo Seodam. o Sauedam (ficconie ho già ol- ^"'!'*' J^'-'^'
lervato, quello nome vuol dire Soldano) Re o da Principe de bara-
ceni, fignoreggiante in Bari, ufcendo di tanto in tanto colle fue Iqua-
dre, andava mettendo a facco tutte le contrade de' Ducati di Beneven-
to
S4 Annali d' Italia.
Er* Volg. tn e Salerno, di modo che gran parte di quel paefe reftava difabitato.
Anno 8óx. Per metter freno alla crudeltà di cofloro, più volte fu invitato 8c an-
dò l'efercico Franzefc} ma o fia, che non potcfTero, o che non vo-
leflero venire eflì Franzefi alle mani con quella canaglia, dopo aver
fatta un'inutil comparfa, (e ne tornavano alle lor cafe fenza profitto
alcun del paefe. Però Adelgifo Principe di Benevento s'appigliò al parti-
lo di comperar la pace da elfi Barbari, con promettere loro una pcnGo-
nc annua, e dar loro ollaggi per iìcurezza del pagamento.
Anno di Cristo dccclxiii. Indizione xi.
di Niccolò Papa 6.
di Lodovico li. Imperadore ij. 14. e 9.
Fin qui poca fanità avea goduto Carlo Re della Provenza^ Fratello
dell' Imperador Lodovico; e giacché non avea Figliuoli, tanto il
Re Carlo Calvo fuo Zio, quanto Lattario Re della Lorena, s'erano
precedentemente maneggiati per fuccedergli, cafo che veniffe a mo-
(aì Annaks r're (") . Arrivò appunto il fine di fua vita nell'Anno prefcnte. Z«-
Fravcor. dovico bnperadore ^ che Itava con gli occhi aperti, volò in Provenza,
Bertiniani. g tirò ^Jaii^ fuj moki de' principali del paefe . Ma eccoti fopragiugnc-
re anche Lottarlo Re della Ljrena, comune loro Fratello, preten-
dente al pan di Lodovico a quella eredità. Si conchiufe, che amen-
due fé ne tornaflcro alle lor cafe, per tener pofcia un amichevol Pla-
cito, in CUI fi decidefle la lor controverfia. E tal rifoluzione fu efe-
guita. Succedette poi fra loro una concordia, per culla maggior par-
te della Provenza toccò all' Imperador Lodovico. Impiegò in quefl'
Anno i fuoi paterni ufizj Papa Niccolò prclTo del Re Carlo Calvo ,
acciocché perdonafle a Baldoino Conte^ che gli av^a rapita la Figliuola
Giuditta^ ed ottenne quanto dcfiderava. Gli perdonò il Re, e credo-
no alcuni, che a titolo di dote gli affL-gnafTc il paefe oggidì appellato
Fiandra; e certamente da qutfto Baldoino difccfero gli antichi rino-
(^)-^Y-^''f- rnati Conti di quelle contrade. Avvertito dipoi cfTo Pontefice (/0,co-
?•» vita^Ni- ^^ '" ^" Concilio tenuto a Metz nel Regno della Lorena, que'Ve-
ceUi I. fcovi venduti alla Corte, iniquamente erano proceduti nella caulìi della
Regina Teotberga^ ed aveano palliato l'illegittimo Matrimonio del Re
Lottario con Gualdrada: in un Concilio Romano cafso e riprovò il
celebrato a Metz; fcomunico e depofe i due fuddetti Arcivelcovi di
Colonia e di Treveri, che erano flati fpcditi dal Concilio e dal Re
Lottario con ifperanza di forprendere colle lor relazioni il laggio ed
(e) Ktpno jvyejmio Pontefice; e cominciò a proceflarc i Legati Apoitolici Ro-
Tà) Annai doalde e Giovanni, fubornati in quella congiuntura coli' oro. Se vo-
Franctr. " gliam Credere a Reginonc (0, agli Annali di Mctz(^), e all'Annali-
Metcnfes. t^^ Saflouc (') , chc hanno le ItcHè parole, fi trovava in quelli tempi
(e) Annali- j, y^^^^^^Qx Lodovìco ocl Ducato di Benevento, probabilmente ito colà
'" ''*'' ■ per
Annali d' Italia. sS
per le preghiere de' Popoli, troppo fpeflo divorati da i masnadieri Sa- Era Volg.
raceni. A lui ricorfero i due deporti e fcomunicati Arcivefcovi, cioè Asino 863.
GutitariOy e Teotgaudo; e gran rumore fecero» perchè venuti a Roma
con falvocondotto di lui, erano (lati sì maltrattati dal Papa, con di-
fonore del Re Lottario, della Rcgal Famiglia, e di altri Metropoli-
tani, fenza il confenfo de' quali non fi dovea procedere a sì fiera (en-
ttnza . In fomma fecero quanto fu in loro potere per accendere un
fuoco, di cui vedremo gli effetti nell'Anno feguente . Ma perchè g'i
Annali fuddetti han fallato in qualche punto di tale affare, e maffima-
mente nel riferire fotto l'Anno 8(5f. quello, che avvenne nel prefcn-
te: perciò non fi può con tutta certezza afferi re, che in queflt tempi
l'Augufto Lodovico dimorafTe nel Ducato di Benevento. Abbiamo
nulladimeno nelle Giunte da me pubblicate (<«) alla Cronica del Mo- ("ai Rfr«»*
niftero Cafauricnfe uno Strumento d'acquillo di varj Beni, fatto da Jtalie. i> u.
eflo Augufto nell'Anno prefente nel dì 19. di Dicembre in Villa Ru- ' '
fano intus camimta^ qticim ipfe Augtiiìus ad Cortem ipfam par aver at . Tal
Villa probabilmente era in quelle parti .
Anno di Cristo dccclxiv. Indizione xir.
di Niccolò Papa 7.
di Lodovico II. Imperadore 16, ly. e io.
TAnto feppero dire i due fcomunicati e deporti Arciwefcovr Gun-
tario e Teotgaudo a\V Imperador Lodovico, quafi che il Papa in con-
dannarli avede fatta una patente ingiuria a lui, ed al Re Lottario fuo
Fratello, eh' egli montò in furore, ne capiva per la rabbia in fé ftef-
fo (è). Probabilmente cnoperò a maggiormente accendere quello fuo- (b) jinnai,
co anche Giovami Arcivefcovo di Ravenna, perchè fappiamo da Ana- ^'■''«'■«'•-
ftafio (0, eh'' egli ficcome amareggiato per le cofe dette all'Anno "^J^/nVlli
Sòl. fodencva quegli Arcivefcovi, e infieme con loro non cefsò di far Fremer.
più palli falfi contra del Papa e della Santa Sede. Non racconta Ana- Mcunfes.
llafio co, che ne avveniife, ma gli Annali B'.-rtiniani ce ne han con- \'^ yl'"^^-'
fervata la memoria. Cioè l'infuriato Augullo eoa ^«^/V^f;-^ji fua Mo- '^",-"/ *"
glie, con quegli Arcivefcovi, e con delle foldatefche fé ne andò a
Roma, per far quivi calfiire dal P;ipa la profferita fentenzaj e le noi
facea, coll'empio penfiero di fargli mettere le mani addoUb . Prefen-
tito quello fuo mal talento dal Papa, ordinò una ProcefTìoney e un
generale digiuno in Roma, per pregar Dio, che ifpirafTe all' Impe-
radore un iano configiio, e la riverenza dovuta a i Mini Uri di Dio,
e alla Sede Apoftolica. Giunfe in quel tempo a Roma l'inviperito
Augullo, e prtfc alloggio vicino alla Balìlica di San Pietro. Colà ar-
rivò in quei punto h Pioceflìone del Clero e Popolo Romano, enei
falire, clic faceano le Icalinate di San Pietro, eccoti fcagliarfi contra
di loro i lolduti dell' Imperadore, che con dar loro delle ba[tGnate,c
coti
ftrtus H'Il.
(AP. 37
S^ A N N A L I d' I T A L I A.
E-.iA V0I5. cnn fracafrar le Croci e gli Stendardi, li pofero tutti in fuga. A que-
Anno 864. Ito fatto, diveifanuMitc nondimeno raccontato, allude un Aurore di
poco credito, forfè vivuto prima del Mille, che fotto nume di Eu-
(a) Eiarof. tropìo Longobardo (<»), fu citato e pubblicato da' nem:ci deJla Chicfa
Lanpb»r- Cattolica. Non mantengo io per vero e K-gittimo tutto quel ch'eaii
dus imf. racconta di quelli, e d'altri fatti non fucceduti a'giorni fuoi . Tutta-
*""■ via convien afcoltarlo, dove dice, che l'Imperador Lodovico (lava a
San Pietro, il Papa a i Santi Apoftoli} e perciocché il Pontefice fi-
cca far Procedi )ni, e cantar Meffa contra Principes male a^entes : i Ba-
roni dell' Imperadorc furono a pregarlo di far defillerc da quelle prc-
i^hicre. Nulla ottennero. Ora accadde, che incontratifi in una di que-
lle ProcelTioni, diedero delle baftonate a i Romani, (i) ^ui fugientcs
projscerHut Cruces ^ fconas , ^uas portabant , ftcut mos ejt Gréscortim , g
qitibus noìuiullx conctilcatie ^ nomtullte dirupta funt . Unde (^ imperator gra-
'viter eli pertnotus in tram , £5? prò qua caufi* Apoflolicus mitior effeclits e/i .
ProfeSlus ejì dcnique idem Pontifex ad SanSlum Petrum^ roga.is Impera^
lorem prò fuis talia patrantikas > (3 vix obtinere valuit . "Jam itaque iiiter
.. ,^^^_ fé familiares efe^i fuHt . Erchcmperco ib) anch' egli fa menzione di
'^"- quella facrilega violenza, ed attribuifce ad un tal fatto il galligo di
Dio, che ficGorae vedremo all'" Anno 871. provò cflo Imperador Lo-
dovico. Seguitano poi a dire gli Annali Bcrtiniani, che il Pontefice,
intefa che ebbe la violenza fuddetta, e che fi penfava anche di met-
ter le mani addolTo alla facra fua pcrfona, dal Palazzo Lateranenfe fi
portò in barca alla Bafilica di S. Pietro, dove per due giorni e due
Rotti (lette fenza prendere cibo e bevanda .
Ma non fi sa intendere, come egli (i ritirale colà, da clic lo
•fceflo Imperadorc, per confi (lion del mcdctìmo Autore, alloggiava al-
lora fecus Bafilicam beati Petri. Frattanto mori uno della ì''amiglia
d-ir imperadorc, che avca fpeziata la Croce di Sant' Elena, e lo (leflb
Imperadorc fu forprefo dalla febbre. GiudicolTi quello un'avvertimento
;i lui mandato da Dioj e però inviò l' Imperadncc al Papa, perchè
venifTe a trovarloj ed egli fulla di lei parola v'andò. L' abboccamen-
to loro ben tofto rimifc la concordia. Il P;tpa fi rellituì al Palazzo
J^aterancnle, e 1' (mpcridore ordirvò, che i due Arcivcfcovi fé ne tor-
tulTero in Francia. Ma efii prima di partirfi, fecero gittate lopra il
Sepolcro di San Pietro un infulentilTìmo Scritto contra dei Papa. L' Im-
peradorc anch' egli da li a pochi giorni le ne andò, con lafciare in Ro-
ma un'infaufta memoria delle uccifioni, delle ruberie, e delle violen-
ze
(i) / quali fuggendo gettarono via le Croci ^ e le Imaginiy che portavaìw^
fecondo P ufo de' Greci; delle quali alcune furono catpi'jlate ^ altre gua-
Jìtite. Onde anco l' Imperador e gravemente adir off ^ e perciò [' Apoflo-
lico divenne piti manfueto . Andò finalmente il medeftmo Pontefice a S.
Pietro^ pregando r Imperadorc per i fuoi., che tali cofe facevano; (^
appena fu efaudito . Già adunque tra di loro familiari divennero .
Annali d'Italia^ 5-7
zc fatte da i Tuoi a varie Chiefe, e a molte Donne, anche confecra- EaAVolg,
te a Dio. Venuto a Ravenna, quivi celebrò la fanta Pafqua, che nell' Anno 864.
Anno prefente cadde nel di 1. d'Aprile. Non mi fermerò io qui a
riccontare gli altri avvenimcnri de i due fuddetti Arcivefcovi, né un
altro affare, che bolliva ne'medefimi tempi di Rotado Vefcovo di Soif-
fons, dcpollo da Incmaro Arcìvefcovo di Rems . E folamente verro di-
cendo, che fecondo i fuddetti Annali di San Bsrtino, i Vefcovi del
Regno di Carlo Calvo, contrarj a Rotado, fpedirono i lor Legati
colle Lettere Sinodiche al Papaj ma 1' imperador Lodovico non li
volle lafciar palTare . All'incontro il Re Cario Calvo impedì a Rota-
do il venire a Roma, bench'egli avelie appellato alla Sede Apofto-
licaj ma qucfti Teppe trovar modo di fuggire con ricorrere all'Augu-
fto Lodovico, per potere l'otto l'ombra fua portarfi a Roma. Aggiun-
gono effi Annali, che in qucH' Anno lo fteflb Impcradore, trovandofi
alla caccia, in volendo ferir colla faetta un Cervo, fu da cd'o grave-
mente ferito. E che Uberto Fratello della Regina Teotberga^ Cherico
coniugato, e fecondo gli abufi d'allora Abbate di San Martino diTours,
dopo aver occupata la Badia di San Maurizio ne'Vallefi, ed alcuni Con-
tadi fpettanti all' Imperador Lodovico, Padrone di quegli Stati, fu
ammazzato da gli uomini d'elio Augudo. La Regina Teotberga So-
rella d'eflo Uberto, cacciita dal Re Lottarlo lì ricovero ne gli Stati
del Re Carlo Calvo. Avea la morte rapito a Pietro Doge di Venezia
il fuo Figliuolo Giovarmi anch'elfo Doge {a). Conira di lui telTuta fu (a) DuMduì,
in quell'Anno una congiura da varj Nobili, per cui reftò uccifo , »» ^fcr^r/iV.
mentre (lava celebrando la Fella di S. Zacheria nella Chiefa del Mo- '^"'' ifjy'^
Dittero di quel nome. In luogo di lui fu eletto Doge Orfo Particia^ "' ""^'
(0^ chiamato da altri Participazio . Tanto egli come il Popolo, die-
dero il condegno caftigo a gli uccifori dell'innocente Doge, con le-
varne alcuni di vita, e mandar gli altri coll'efilio in Francia. Qiiefto
Doge fu poi creato Protofpatario di Bafilio Imperadore de' Greci, e
in ricompenfa di tal onore gli mandò in dono dodici grolfe Campane.
Se crediamo al Dandolo, cominciarono folamente allora i Greci ad ufar
elTc Campane. Leone Allazio, uomo dottiamo, anch' egli infegnò ,
che una volta preffb i Greci Crilhani non erano effe in ufo; e l'in-
vcnzion deiìc medcfime vicn comunemente attribuita a i Latini . Cofa
manifella per altro è, che anche ne' Secoli Pagani erano in ufo i Cam-
panelli, non già le groffe Campane, come oggidi .
Anno di Cristo uccclxv. Indizione xiii.
di Niccolò Papa 8.
di Lodovico II. Imperadore 17. \6. e 11.
PRobabilmente fuccedettc in quell'Anno ciò, che abbiamo da Er-
chcmperto {b)^ le cui parole furono copiate dall' Autore-delia Cro- ^^ P-rchem-
nica del Moniftero di Volturno, e da Leone Ollienfe . Maielpoto Ga- '''"'"" ""*'
Tom. V. H ^ rial- "^- '^-
58 Annali d' Italia.
Era Volg. ftaldo, cioè Governatore di Telefe, e Guandclperto Gaftaldo di Boia-
Anno Sés- no nfl Ducato di Brnevcnto, tali e tante preghiere adoperarono, che
jndufTcro Lamberto Duca di Spoleti, e Garardo, o fia Gerardo Conte
di Marfi , a voler colle loro armi dare addoUo a i Saraceni . Tutti dun-
que inficmc aflaharono que' Barbari, nel mentre che dal territorio di
Cjpua e di Napoli fé ne tornavano a Biri, carichi tutti di Ixjttino.
Ma il feroce loro Sultano con tal bravu-a li ricevette, che li mifc
tolto in ii'compiglio e in fuga, con rellare afìaiflìmi Cnftiani morti
fui campo, e mole* altri condotti via prigioni, a' quali parimente fu
dipoi crudelmente levata la vita. Perirono in quella giornata, valoro^
fanientc combattendo, i due Gaftaldi fucidetti, col Conte Gherardo.
Tali parole fcmhrano indicare, che a Guido Duca di Spoleti fofle i'uc-
ceduto Lamberto. PreCero da li innanii i Saraceni maggior baldanza e
rabbia, onde a man fai va ficcano fcorrcrie per tutto il Ducato di Be-
nevento con diftruggere dovunque giugnevanoj e a nferva delle prm-
cipali Città, luogo appena vi relto, che non andaffe a facco . Toccò
fpezialmente quella disavventura a Telefe, Alifc, Supino, Boiano ,
Ifernia, e al Caltello di V'cnafro, che furono interamente disfatti . Ar-
ri vamno le loro masnade anche al fuddctto Vlonillero di San Vincenzo
(») Chron'ic. di Volturno («), che era de' piìi ricchi d'Italia, e tutto lo fpogliaro-
Vulturnenf. no con difottcrrare ed afportare il fuo teforo. Convenne anche pagar
R '' i^i'^ '°'^" ^^^ '"''^ Scudi d'oro, perchè perdonalTcro alle fabbriche, ne vi
*jf. 403.' attaccalTero il fuoco. Però giullo (ofpetto nafce, che Leone Oltien-
(bi Leo o- fé {b) fcnza fondamento fcrivcfle, efferc (lato in tal congiuntura in-
fiienfn l. i. cendiato queir infìgne Monillero. Noi vedremo, che molto piìi tardi
'"ì- ÌS- gli fiiccedctte quella disgrazia. Per altro fappiamo da lui, che que*
Monaci lì rifugiarono e falvarono nel Callelio fabbricato da elfi in vi-
cinanza del Monillero. Era in quelli tempi Abbate di Monte Calino
Jìertario., uomo Letterato, che compofc molti Trattati e Sermoni,
liccome ancora alcuni Libri di Gramatica, e Medicina, ed alTaiflimi
Verfi fcritti all' Impcradrice Angilberga^ e a gli amici fuoi . Quelli pcn-
fando a i pericoli, in cui per l'addietro s'era trovato il Tuo Monille-
ro per cagion de' Samceni, nemici del nome Cri lliano, e troppo ami-
ci delle follanze de'Criftiani : avca prima d'ora fatto cingere di forti
mura e torri quel facto Luogo, ed in oltre cominciata alle radici del
Monte una Città, che oggidi fi appella San Germano. Giovò al Mo-
nillero in tal cong'untura quella fortificazione, ma giovogii anche più
il fenno d'eflo Abbatcj perche appena ebbe femore dcU'avvicinamen-
to di que' crudi Infedeli, pervenuti finn a Teano, che mando a trat-
tar con loro di compofizione. Tre mila feudi d'oro pagò anch' egli,
e coloro contenti fé n'andarono. Intanto Landolfo FeCcovo e Signore
{ò. Erchim- di Capua, (0 dopo aver cacciato dalla Città i iuoi Nipoti, Figliuo-
ftrtus Hift. jj jjj [^anJone già Conte, che fi fortificarono in alcune Callella, tutto
"f- J^»- jjì andava ordendo nuove cabbvle, ingannando ora Guaiferio Principe
di Salerno, a cui Capua avrebbe dovuto ubbidire, ed ora Adelgift
Prmcipc di Benevento. Tir© pofcia in Capua i fwddciti fuo Nipoti,
aifin-
Annali d' Italia. 5-9
affinchè facefTero guerra a gli altri fuoi Nipoti, Figliuoli di P andane . Era V0I5.
Seguì finalmente pace fra cill Cugini, e tutti entrarono in Capua . Anno 86^-.
Ma non mancò all' alluto Prelato maniera di dividerli ed ingannarli,
con foftcncre a forza di quelle arti la fua lìgnoria anche nel tempora-
le. Intanto fpedi Papa Niccolò in Lorena e Francia Arfenio Vefcovo
d'Orca fuo Legato, che aftrinfe il Re Lottano a richiamare e a rice-
vere in fua Corte la Regina Teutberga. Avca anch' c(Ib Vefcovo in-
dotta l'impudica Gnaldrada a venire in Italia per prefentarfi al fom-
mo Pontefice} e la medcfima promelTa avea riportato da Engeltruda
Figliuola del Conte Matfrido, e Moglie di Bofone Conte, fcomunicata
dal Papa, perché fuggita dal Marito viveva in un totale libertinag-
gio. Ma dietro alla (trada fi trovò da ambedue deiufo. Gu^ldrada
giunca fino a Pavia W, non pafso oltre, richiamata dall'adultero Re , ^^^ ^^.^^^_
che di nuovo cominciò a maltrattare la Regina Teotbcrga . Engel- n;Vo(.iì /.
truda anch' ella fé ne ricornò a i fuoi Itravizj ni Francia. Non dor- Paft.
miva intanto T Imperadrice Engilberga, attendendo ad impetrar con-
tinuamente de i doni dall' Augullo fuo Conlorte . Da un Documento,
ch'io diedi alla luce {l>) , apparifcc, che ncU' Anno prefente, o pure (b) ^«f%«^.
ncir ante-cedente, Gualberto Fefctvo di Modena, Meflb dell' Impera- tat. itaUc.
dor Lodovico, la mife in poflelfo de/la Corte di fFardeftalla , oggidì ^'IT"-'-'^^-
Guaflalia Città, che poi pafsò lotto la fignoria del Moniltcro di San '''^' *^'"
Sifto di Piacenza, fondato e dotato dalla medefima Augulh.
Anno di Cristo dccclxvi. Indizione xiv.
di Niccolò Papa 9.
di Lo DO V I co II. Impcradore 18. 17. e iz.
F
In dall'Anno 861. aveano i Popoli Pagani della Bulgaria abbrac-
ciato il Crillianefimo, e al Re loro ^o^^or; battezzato, che ali un-
to il nome di Michele, fedelmente confervava la ricevuta fànta Reli-
gione, Dio diede forza per fuperare una tcrribil congiura de' fuoi
Grandi, che pentiti d'aver abbandonaci gl'Idoli, fi rivoltarono conerà
di lui. Ora elT© Re in quell'Anno fomma conlblazione recò alla fa-
era Coree di Roma per la fpedizione de' fuoi Ambafciacori a Papa
Niccolò (<•), a fin di ricevere da lui idruzioni intorno ad aO'aiflìmi punti (e) Ke'fonj.
della Religione e della Difciplina della Chiefa. Giunci a Rema nel ti'":ol«i P"-
Mefe d'Agofto, con tutto amore ed onore furono accolti dal faggio ^/li,^£„u"'
Pontefice, il quale poco appreflb inviò in quc'Paefi Paolo Vefcovo di
Popolonia, e Fermofo Fefcovo di Porto, acciocché fi ftudiaflero di con-
vertire il redo di que* Popoli, ed ammaellraffero e crefimalfero i già
convertiti. Noto l'Autore de gli Annali di San Bertino W fotto (j-, ^„„ai
quell'Anno, che il Re de' Bulgari inviò a San Pietro l'Armi llefle. Francar.
ch'egli portava, allorché trionfò de' fuoi ribelli colla giunta d'altri Senimam.
pochi doni. Hludovvic/s vero Italia Imperator hoc audiensy ad Nìcolaum
H i Papam
6o Annali d' Italia.
Era Voi?. Papam miftt ^ jiihens ^ ut arma, (^ alia, qua Rex Bulgarorum SanSlo Pe-
Anmo 866. fjro mìferat, ei diriger et . De quibtis quiàem Nicolaus Papa per Arfemum
ei ctnfifìenti in partihus Beneventanis trammifit , {^ de quibujdam excufa-
tìonem mandavit . Circi quelli mt.-defimi tempi anche nella Moravia fi
pirico e crebbe la Fede di Cri Ito, e li dilatò quella luce fino nella
Rutila ; ma non dovettero i RulTi tenerla falda, perchè fui fine del fc-
gucnte Secolo fi truova la lor convcrfione al Cnilianefimo, con riu-
(a) Dtniiul. (ciré poi Itabile fino a i giirni no II ri . Andrea Dandolo W dopo aver
inChiro^,ìco. narrata la convcrfione de' Bulgari per opera di San Cirillo da Salonichi
Rn' uà'i'c '^P<''^o'o t^c-paefi Sdivi, attella, ch'cdb Cirillo convertì alla Fede
Suetopolo Re della Dalmazia mediterranea, che abbracciava la Croazia,
la Ruiìia, e la BofUna . Abbiamo poco h intefo, eh': V Imperador Lo-
dovico {\ tratteneva neir Anno prefente nel Ducato di Benevento. So-
pra di che è da fapere, che quc' Popoli ridotti alla difperazione per
gl'immenfi continui ùcchci>gi, e per le incrcdbiii crudeltà de' Sara-
ceni, altro fcampo non veggendo, fi: non nell'aiuto dell' Imperador
fb) Erchtm- T.odovico, SÌ da Benevento {!>) , che da Capoa gli fpedirono degli Am-
i7p"*\" bafciatori, fcongiurandol > di accorrere in aiuto loro. Niuno ne fpedi
Leo ofiien- Guaiferio Principe di Salerno, perchè non era in grazia d'effb Augu-
fttKi.c.i6. fio, a cagion della depafixione e prigionia di Ademario Principe da
noi veduto di fopra. AU'cfpofizione di tante mifciiw patite da'Crillia-
ni fi moflc a compaflìone 1' Auguilo Lodovico, e determinò di far
guevra, ma non fimile a quella de gli Anni precedinti, contra di que'
cani. A tal fine non so fé nel feguentc, o pure nel prefente egli pub-
(c) T>iriv-t- blicò quel rigorofo editto, che Camillo Pellegrino diede alla luce (0 .
Princh ^? eCTo v'ien intimata a tutto il Popolo del Regno d' ftalii la fpedi-
Laniobtird. ^'O''' militale verfo Benevento, correndo V Indizione XF. che denota
p. i. T. Il, l'Anno fufleguente. Iter erit noflrum (dice ivi l' Imperadorc) per Ra-
Rtr. Italie, -vemam , ^ immediate Menfe Martii in Pifcariam , i^ omnis exercitus Ita-
licus nobifciim . Tufcani autem cum Popuìo , qui de ultra veniunt , per Ro-
ntim veniant ad Pontem Curvurn, inde Capuani, ^ per Beneventunt de'
fcendant nobis obviam Lucerla FIU. K%lendus Aj.rilis . Qiielte ultime
parole Itmbrano accordarli poco colie prime. Ma le è vero, che l' Im-
peradorc avca da muovcrfi n»-! Marzo alla volta di Ravenna, per an-
d re a Pefcara nel Ducato Beneventano , convien fupporrc emanato
quell'Editto prima del Marzo di quell'Anno, giacche e fuor di dub-
Do, che ntl GiUi^no dell'Anno p-efente egli era già p rvenuio coli'
Armata a Monte Cafino. E fé fofTc cosi in ve e di IndiHione J^inta
Decima fi avrebbe a fcrivere ^arta Decima . Ma ritenendo V Indizio-
ne KV. l'intimazione apparterrà all'Anno fegu.nte, e fi dovrà cre-
dere, che acconofi Lodovico nell'Anno prelentc, che non baflavano
le ordinarie lue forze a fchiantarc quella mala razza, intimaffe nel fe-
guentc r iniurrezior.e dell' Italia tutta per ultimare si importante
affare. Ho detto rigorofo quell' Editto, perche chiunque polTcdcva
tanti mobili da poter pagare la pena pecuniina d' un omicidio, era
tenuto ad andare all'Armata. I Poveri, purché avellerò dieci Soldi
d'oro
Annali d' Italia. 6i
d'oro di valfenre, doveano far le guardie alle lor Patrie, e a i lidi Era Volg.
del mare. Chi meno di dieci Soldi, era efcntato. Se uno avea moki Anno 866.
Figliuoli, a riferva del piìi inutile, che potea relhr col Padre, gli
altri tutti aveano da marciare. Due Fratelli indivilì amendue andava-
no. Se tre, il più inutile iì lafciava a cafa . I Conti e i Gadaldi ncn
potevano efentarc alcuno, eccettochè uno per lor fervigio, e due per
le lor Mogli. Se più ne avcflero efentati, la pena era di perdere le
lor Dignità. E le gU Abbati e le BadefTc non avcffero inviati all'Ar-
mata tutti i lor Vallaili, recavano .privi della lor Dignità, e que'Vaf-
falli perdevano il Feudo e gli Allodiali. Tralafcio il retto. Son qui-
vi desinati i Conti e Minillri per l' cfecuzionc di quell'Ordine. Fra
gli altri in minilìerio fFitonis Rimmo £5? Lohannts Epifcopus de Forco ita .
Quedo governo di Guido altro non può cHere, che Spoleti . In mini-
fierio F'erengari Hifdnutndus Epifcopus . 11 governo di Berengario non
dovrebbe ellerc Itato lì Friuli^ perciocché vivea tuttavia Eberardo luo
Padre Duca di quella contrada. Abbiamo da Andrea Prete (1), Scrit- {-ìs AndriAs
lore Italiano di quello Secolo , che ad clTo Eberardo Duca o Mar- Presh'^ter,
chefe del Friuli, di cui parleremo all'Anno fegucnte, luccedecte Un- V""- '■
roco fuo Figliuolo. Dopo la nwrte à' Unroce quivi comandò Berenga- Mt„chcnii'.'
rio anch'cffb Figliuolo d' Eberardo, che poi giunfc ad elTcre Re d'I-
talia, ed anche imperadore. Pare almeno, che dalle parole fuddctte
fi pofla ricavare, che Berengario fignorcggiaflc in qualche Marca. Di
qucfto Editto ù menzione anche Ljohc Oilicnfe {b) . ^I,-, ^^^
Ora l'Imperador Lodovico con una foriTud.ibil' Armata condu- ojìicnfis
ccndo anche l'eco l'Augulla Tua Moglie Angilberga^ per Sora entrò di'on. l. i.
nel Ducato di Benevento, e correndo il Mele di Giugno arrivò al "^" ^^'
Monillero di Monte Calino, dove fu magnificamente ricevuto dall'
Abbate Britario, al quale confermò i Privilegj di quel facro Luogo.
(.() Cola fu a trovarlo Landolfo Fefcovo^ e Signore di Capoa, che gli
picl'ento le truppe del tuo paefe, ma col giuoco altra volta facto, cioè (e) Erch;n)c
con farle defrrtar tutte a poco poco. Reftò egli folo prcfib di Lodo- firt. Hift.
vico, quafiché niuna parte avelie nella fuga de' Cuoi. Ma l'Imperado- "'^' 3*-
re fdcgnato, ed affai conolcente, che avea che fare con gente doppia,
pensò ch'era meglio d'adìcuiarfi de i dubbiofi amici, prima di proce-
dere conerà de' patenti nemici . Però fenza badare alle fcufe e a i la-
menti del malvagio Vefcovo, pafso ad afTcdiar Capoa . Vi (lette fotto
ben tre Mefi, foggiorna, che collo a i Cupuini la di (Iruzione di tut-
ti i loro contorni. E perciocché non volle mai T Imperadore riceverli
a patti, finalmente s'arrenderono a Lamberto Conte, cioè al Duca di
Spoleti, uno de'Generali dell' Imperadore, cheli trattò alla peggio da
lì innanzi. Da ciò fi conofcc, che Guido Duca di Spoleti era morto,
con fucccdergli Lamberto fuo Figlinolo, come apparirà alTanno fcguen- /^s aritm-
ie. Per attcltato dell'Anonimo Salernitano (^), Guaiferio Principe di min salem.
Salerno venne fino a Sarno ad incontrare 1' Augullo Lodovico, il qua- P'iralii>om.
le rollo gli fece illanza d'aver nelle mani il deporto ^nnc'npc Adema' '•'!'• '>°-
rio da lui amato. Gli rifpofe Guaiferio: Chi volete farne , Signore y s'è- ^f/^iJ/J^^
ili
^^ Annali d' I t.a l i a.
'E»A Volg. gli è già privo di luce? E toilo fcgretamentc inviò ordine a Salerno
Anno ióó. che gli cavallero gli occhi. Portoin dipoi l'Imperadore a Salerno e
VI fu ricevuto come Sovrano j e di la pafsò ad Amalfi, e a Pozzuolo
dove prefe que' bagni , e fui finire deli' Anno arrivò a Benevento'
dove jideigifo Principe gli fece un funtuofo accoglimento. Nella Cro-
nica di Volturno v'ha un Diploma di quello Imperadorc, dato ///
Idusjunii Anno Cbrijlo prepitw , XFll. Jmperii Domini Hiudovici piiflìmi
Augujìt^ Indiiliom XlF. y pojiquam cepit Capuam J mio primi L'In-
dizione XIF. mollra l'anno prefence. Ma nel Giugno dell'anno prc-
fente Capua non era peranche Hata prcfa da lui, ne correa 1' Amo XV IT
dell'Imperio, dedotto dalla Coroaazionc Romana . Però può crederfi
che in vece écW Indizione XIV. s'abbia quivi a fcrivcre Indizione XV
/> .. ,■,; *^'°*^ "'^''' """° funcguentc. Nel prefentc , fé pur fumUono le con-
in ^nrll S^'cCture dd Padre MabiUone (-), lo ItelTo Augufto, deliderofo di
SentdJm. ^a'^are un'inlignc memoria della lua Pietà, ordino che fi fabbricafTc
i. 36. e. 59- da' fondamenti l'infigne Bafilica e Moniltero di Cafauria nell' Abruzzo
in un'Iloia del Fiume Pefcara, oggidì nella Dioccfi di Chieti . Aveva
egli molto prima adocchiato quel Ino, polto allora nel Ducato di Spo-
leti, ficcome proprio per abitazione di Monaci, cercanti in que' tem-
pi più le iolitudin», che gli Itrepiti delle Città; e dopo aver fatto ac-
quato di alfai beni deftinaci al follciuamento de' Servi di Dio eflcn-
do capitato colà in occation della fua fpcdizion verfo Benevento fe-
ce dar principio alla fabbrica di quel Moni(b;ro. I^o crede elio' Pa-
dre Mabillone appellato Cafa aurea o per la funtuolìtà e ricchezza de
gli edihzj, o pure per la copia ed ampiezza de'fuoi beni. Ma forfè
anche prima del Moniltero e delia Bulìlica fi nominava Cafauria quel
(b) chron'ic. Luogo. Da un Documento, da me dato alla luce (/^), fpettante all'.
Cajaurunf.^ anno 871. fi vede un acquillo di beni farro da eflo Impcrador Lodo-
vìtr. 'itaiic' ^"^° ^" ^'"^°-> i"^ dicitur Cafauria^ Pago Pimenfi. In un altro dell'an-
no feguente è nominata Ecclejia trinitatis^ qua fita eft in lafula prope
Pi[cari<s jlwvium , qua dicitur Cafauria , Munxfìerium adifìcatum effe de-
bet . In un altro è menzionata Infula^ qua -uocatur Cajaurea. Pero lem-
bra, che l'ifola, o fia il Luogo delle il nome a quel Moniftero e
non già che lo ricevcirc. Tengo in oltre, che foiamente nell'Anno
871. fi fondalTe quel Moniftero, Ocrome vedremo. Oggidì è eflo ri-
dotto m fomma dcfolazione, ed è di ftupire, come le belle porte di
bronzo della Bafilica, tuttavia fuflìftcnti, abbiano potuto durar tanto
contro la forza de' prepotenti, de'lbldati, e de' ladri.
Anno
Annali d' Italia, 63
Anno di Cristo dccclxvii. Indizione xv.
di Adriano II. Papa i.
di Lodovico IL Imperadore 19. 18. e 13.
Michele Imperador de' Greci, che avca de i gran conti a far con p^^ Volg.
Doraenpddio, per aver accefa la guerra nella Tua Chiefa coli 'in- Ann© 867.
giulta depofizione di Santo IgMzio Patriarca di Colt intinopoli, e coU'in-
irulìone di Fazio, ebbe in quell'Anno il tuo pagamento. Aveva egli
nel precedente fatto levar di vita Barda Ce/are, e per ricompenfa crea-
to fuo Colicgi ncir Imperio ed Aiigulto 1' uccifor d'eiTo Barda Ba^- .
Ho Macedone, uomo di bifla nafcita, ma provveduto di molte Virtù y
e piìi di Fortuna. O (la che Bafilio avcite (ìcure tellimonianze , che
fi macchinava contro della fua vita, o che venifTe il timor di cadere
dall' ubbriachezza, vizio familiare d'efTo Michele: la verità fi e, che
Michele fu uccifo dalle Guardie nel di z^. di Settembre dell' Anno
prefente, e Balìlio rcllò (olo fui Trono. Era quello novello Augullo
uomo fommamcnte Cattolico, e tale non tardo a farfi conofcere con
cacciare duila Sedia Patriarcale di Coftantinopoli Fozio, e rimettervi
Sant'Ignazio: rifoluzionc, che recò immenfo giubilo alla Chiefa di
Dio. In quello m delìmo Anno nel dì rj. di Settembre paisò a mi-
glior vita Pap^ Niccolò 1. e in lui la fanta Sede venne a perdere uno
de' più dotti e zelanti Pontefici} che da gran tempo ella avefle avu-
to (tì). Raunatifi pofcia i Vefcovi , il Clero, i Nobili, e il Popolo {p ■^""ft^f.
Romano, per paff.ire all' elezion del Succeflore, cadde quella ^^^^-^'^u,'"^,li',i„
perlbna à' Adriano li. Prete Cardinale del titolo di San Marco, che thec. in vit.
tofto fu portato al Palazzo Lateranenfe fra gli applaufi fonori di tutta Hadrian.ii.
la Citta, ma non già de' Mtfli dell' Imperadore, i quali per avven-
tura fi trovarono allora in Roma. S'ebbero quelli a male di non ef-
fere llati inviiati all'elezione : non già che loro dilpiacelfe il buon Pa-
pa eletto, ma perchè parea, che la loro cfclufione ridnndafl'e in poco
rifpetto all' Augnilo, di cui teneano le veci. Ma fi quetarno all'in-
tendere, che s'era ciò fatto non in difprcgio dell' Imperadore, ma per
non mirodurrc il coltumc di dover afpettare i Minillri Imperiali all'
Elezione de' Papi, la quale non ammetteva dilazione. In fatti quell' ob-
bligo non v'era, né li trovava praticato in addietro. Erano tenuti fo-
lamcnte i Roma.ìi ad alptttar l'approvazione Imperiale dell'Eletto:
il che appunto anche in quella occafione fi efei^ui. Lodo 1' Augulto
Lodovico con fue Lettere l' elezion fatta e l' Eletto > e certificato,
che non v'era ina'rvenuca prom-jfla alcuna di danaro, diede ben vo-
lentieri l'allciiio per la conlecrazionc del nuovo Pontefice. Confeffii
Gugliemo Bibliotecario, che folcano fuccedere de i difordini nelle Se-
di vacanti J' allora, e prevalendo le fazioni, venivano cacciati in elì-
lio noo pochi Eccielialtici. Tutti fouo quello amorevoliffimo Papa
le
<^4 Annali d' Itali A.
Er* Voig. fé ne rirornarono liberi a Roma. Accadde nulladimeno in qucfta va-
Anno 8Ó7. canta una calamità infolira. Lamberto Figliuolo di Guido ^ Duca di Spo-
leti (cosi è nominato da eCìo Gugiiemo) tirannicamente cnrrò in Ro-
ma, fenza penetrarfi, qual prcte(to egli ufafìe, e come fé aveflc tro-
vata quella Città ribelle all' Imperadore, permife, che fofTe in molti
luoghi rncHa a lacco da i Tuoi fgherri. Non perdonò a Moniflcro ne
a Chicfa alcuniij e fenza farne rifentimento alcuno lafciò, che la' fua
gente rapiflc non poche nobili Fanciulle sì entro, che fuori di Roma.
Furono perciò portate all' Iraperador Lodovico le doglianze de' Ro-
mani per tante iniquità , di maniera che tutti i Franzclì /panavano di
Lamberto^ benché fofle anch' egli di quella Nazione j e non fini la fac-
cenda, che r Imperadore gaftigò quello nemico della fama Sede con
levargli il Ducato, ma non così torto, ficcomc vedremo . Allorché
elfo Bibliotecario fcrive, che Lamberto apud Augufìos pìiftmos Roma-
norum querìmonin pr<egr»vi!Hus fuit ^ altro non fi può intendere, fé non
che i Romani fecero ricorfo a Ltdovice folo Imperadore in quelli rem-
pi, e all'Augulla Angìlberga fua Conforte. Trovavanfi allora cfilinti
dall' Impcrador mcdefimo Gaudenzio Vefcovo di Vcletri, Stefano Fefco-
vo di Nepi, e Giovanni fopranominato Simonide, per falfc imputa-
zioni loro date alia Corte Imperiale. In 1 ro ftvore fcrifTe caldamen-
te il buon Pontefice, ed impetrò non folo ad clTi la libertà, ma an-
che a molti altri Romani, che come rei di le fa macfià eflo Lodovico
Augullo avea fatto carcerare. Sparfefi poi un' ingiunofa ciirla centra
di quello buon Papa, quafiché egli avelie intenzÌMi di cilTarc ed abo-
lire tutti gli atti di Papa Niccolò fuo PredecclTore, come fatti con
zelo troppo indifcrcto. Ma Adriano informato di quella calunnia, con
tanta umiltà e dellrezza la fuperò, che refto ognuno convinto della
di lui retta intenzione di non difcodarfi punto dalle midìmc dell' An-
ceccllorc. Giunlcro poi a Roma i Legati del nuovo Impcrador Cat-
tolico BafiUo^ e del Patrijrca Sant' Ignazio; e il Papa mando anch' c-
gli a Coltantinopoli i fuoi; intorno a che e da vedere li Storia Ec-
clcfìallica.
(i) Erchem- Venutala primavera, l' Impcrador Lodovico C"), ammifTato in
firfui H'ift. Lucerà, o fia Nocera, Città della Puglia tutto l'efercito iuo, fi mof-
f^(' 33- fé centra de' Saraceni, con difcgno di allediar Bari, Capitale delle lo-
oftienfis ^° conquide. Ma si Erchempcrto, che Leone Ollienfe {!>) ci allìcu-
chnnic. rane, che venuto l'efercito Imperiale ad una giornata campale col Sul-
'«'*. 1. e. 36. tano di qucgl' Infedeli, rellò disfatto, e peri m quel conflitto non po-
ca parte de' guerrieri Crilliani. Quando 1' Editto citato all'anno pre-
cedente appartenga pure al prcfcnte, fé ne intende la cagione. Giac-
ché alla brama di fnidar da Bari e dalla Calabria gli occupatori Mo-
ri, che tuttavia durava nell' Imperadore, fi aggiunfe lo llimolo di ri-
farcir l'onore, che avea patito non poco in quella battaglia: pare che
nulla di più per quell'anno opcraflc il mcdefimo Augullo, e che C\ trat-
^1 jfrtnalti jencfìe in Benevento, alpettando miglior fortuna con un'Armata di
Meittt/ei. maggior polfo. Né fi vuol ommcttcrc ciò, che gli Annali Mctenfi (0
ri fé-
Annali d' I t a l i a; 6^
riferifcono all'anno prefente. Cioè, che l' Imperador Lodovico, rifo- Era Volg;
luto di llerrainare dal Ducato Beneventano la peflìma generazione de' Anno 867.
Saraceni, che tanti affanni recava a quelle contrade, temendo, che le
forze del Regno non baftaflcro all'intento fuo, perchè polTente era
anche l'Armata di que' Barbari, fpedì Ambafciatori a Z.5//.<m fuo Fra-
tello Re della Lorena, per pregarlo di un gagliardo rinforzo in quello
bifogno della Crillianità. Lottario fenza perdere tempo raunò un buon
cfcrcito, e colla maggior fretta poflìbile venne in foccorfo del Fratel-
lo, con efler poi fcguite non poche prodezze dalla parte de'Cnlliani.
Ma non apparifcc altronde, che Lottario in perfona venifle a Bene-
vento. E quegli Annali hanno l'ofla slogate, mettendo fuor di fito le
azioni occorfe in quelli tempi. L'aiuto fuddetco pretlato da Lottarlo
all'Augullo Lodovico dee appartenere all'anno precedente, efTendo
certo, che la morte di Papa Niccolò quivi riferita dopo il racconto
fuddetto all'anno 868. appartiene al prefente. A quell'anno pare, che
s'abbia da riferire il Teltamento fatto da Eberardo Duca del Friuli in-
dubitatamente, quantunque egli s'intitoli foLmente Conte ^ e da Gisld
fua Moj^lie Figliuola di Lodovico Pio Imperadore, fatto in Comitatu
Tarviftano in Corte ntfira Mufxeflro^ Imperante Domno Ludovico Auguflo'
Anno Regni ejus Chrifio propitioy Vicefimo ^into . Auberto Mirco (<«), (*] ^l'rtui
che diedelo alla luce, lo credette fcritto nell'anno 857. Ma quivi fi 'Ì*^t[caì'\'i:
parla non già di Lodovico Pio, bensì di Lodovico li. Imperadore, e
dell'Epoca del fuo Regno, il cui anno XXV. cade nel prefente an-
no. In elfo Tcftamcnto egli divide i fuoi Beni ad Unroco fuo Primo-
genito, a Berengario^ e a due altri fuoi Figliuoli. Probabilmente egli
diede fine alla lua vita in quell'anno, ed è certo, che fuccedette a lui
nel governo del Friuli il fuddetto Unroco^ per attellato di Andrea Pre-
te C*), Scrittore di quello Secolo. Mancato poi di vita Unroco, non ^ -AnirtAy
fo in quaranno,fu Duca o Marchefe di quella contrada Berengario [no in^cV'onice
Fratello, di cui ci farà molto da parlare. Tom. i. Rer.
Germanie.
Mtnchtnii .
Anno di Cristo dccclxviii. Indizione i.
di Adriano II. Papa 2.
di Lodovico li. Imperadore 20. 19. e 14.
UN riguardevol Concilio fu nel prefente anno tenuto da Papa A-
driano in Roma, in cui venne lodato e confermato lo rillabili-
mcnto di Sant'' Ignazio nella Sedia Patriarcale di Collaniinopoli, ed
abolito il Conciliabolo, e tutti gli atti di Fozio Pfeudo-patriarca. Ab-
biamo da gli Annali di San Bettino (-0 un orrido accidente occorlo in (e) Annalà
quelli tempi al medefimo Papa. Aveva egli, ficcome Pontefice di Prancor.
tutta benignità, fui principio del fuo Pontificato rimeflb in grazia del- ^"''i»'*»'-
la fanta Sede qucW Ànafiafio Parroco, o fia Cardinale di Sin Marcel-
lo, che vedemmo di fopra all' Anno 8f}. condcnnaco nel Concilio Ro-
Tom. V, I mano
66
Annali
D
I
T A L I A
Era Volg.
Anno 868.
ad Ann/il.
tartn.
(b) Eutrof.
Presi.
Lanfobar-
dus de Imf
fitm.
(e) labbt
Concdior.
Ttm. Vili,
mano da Papa Leone IV. e gli avea rcftituita la carica di Biblioteca-
rio della fama Chiefa Romana. Qual gratitudine e ricompenfa ripor-
tale il buon Papa da qucfto Anallafio, uomo bensì delle prime e piìi
nobili Cafate di Roma, ma anche fupenorc a tutti nelle iniquità, fi vi-
de ben prefto. Era tuttavia in vita Stefania, già Moglie di Adriano,
prima ch'egli abbracciaffr col celibato la vita Ecclefiallica, e rcllava
di loro una Fanciulla nubile, già promefla, e legata con gli Sponfali
ad un Nobile. Sul principio della Quarefima Elcutcrio Fratello del
fuddetto Anaftafio follevò con ingannevoli modi quella Donzella, e ra-
pitala feco contrafle il Matrimonio con fommo fdegno e rammarico del
Pontefice fuo Padre. Probabilmente ebbe Adriano maniera di fargli le-
var la Figliuola: il che mode a tal rabbia l'infellonito Elcuterio, che
entrato nella cafa, dove efia dimorava colla Madre Stefania, ambedue
più che barbaramente le fcannò ed uccife> ma gli Ufiziali della Giu-
flizia gli mifero le mani addoflb, di modo che non potè fuggire. Ar-
fcnio Padre di lui e del fuddetto Anaitafio, molto prima era ito a Be-
nevento per procacciarfi il favore àtW Imperador Lodovico^ e fpezial-
mcnte la protezion àtW Imperadrice Angilberga^ alla quale, perche era
Donna innamorata piìi dell'oro, che della Giulbzia, confegaò il fuo
teforo. Ma fopragiuntagli un'infermità, che il portò all'altro Mondo,
andò per terra ogni fuo negoziato . Ora il Pontefice Adriano fece tan-
to, che ottenne dall' Imperadore de i Meflì, o fia de' Giudici ftraor-
dinarj, perche fofle fatto procelTo e giuftizia fecondo le Leggi Ro-
mane contra del fuddetto Elcuterio . Hadrianus Papg apud Imperatorem
Mtff»s obfinuit, qui pr^fatum Elentherium fecundum Legem Romxnamjw
dicarent : il che, dice il Padre Pagi (<»), fa intendere il fupiemo domi-
nio delt' Imperadore in Roma, e fembra autenticare ciò, che lalciò
fcritto Eutropio Longobardo (^), creduto Scrittore del Secolo fufle-
guente, ma di poco pefo, con dire, che fotto gì' Imperadon Franchi
inventunt e fi , ut omnes Majores Rom£ effent Imperiales bomines . In fatti
fu proceffato Elcuterio, t^ a MiJJis Imperatoris occifus . Anaftafio Car-
dinale, perché v'erano indizj, che avelie cfnrtato il Fratello a quegli
omicidj, nel Concilio Romano tenuto yinno Pontificatus Dontni Iladria-
ni fammi Pontificis {jf univerjalis Papa I. per IV. Idus O^obris inàtiliO'
ne II. (cominciata nel Settembre di quell'anno) fu folcnncmentc tco-
municato, finche comparifie a rendere conto de' reati, de' quali era in-
quifito. Scrifie in quell'anno elfo Pontefice a Lodovico Re di Germa-
nia una Lettera {e) Pridie Idus Februarias Indizione I. in cui paria con
gran lode dell' Imperador Lodovico Nipote di lui, perche fcnza rifpar-
miar fatica, né caldo, né gielo, combatteva contro a i nemici del
nome Crilliano, e colle fue armi gli avea non poco abbaflati, e rcfti-
tuita la pace a i paefi circonvicini . Però gli raccomandava di lafciarc
in pace i Regni non folo d'efib Augufto, ma anche del Re Lattario
fuo Fratello con aggiugnere delle minacele in cafo di difubbidienza .
Un'altra fimilc Lettera fu fcritta dal Papa al Re Carlo Calvo colla ftcf-
fa premura per l'indennità de gli Stati di Lodovico Augufto, e di fuo
Fra-
Annali D* Italia. ^7
Fratello. Non è a noi pervenuto un cfatto conto delle imprefc fatte Era Voi».
in queft' anno dallo ftcflb Imperadore. Tuttavia pare, che non s'abbia Anno 868.
a dubitare, ch'egli intraprendeflc l'afledio, o pure il blocco di Bari.
(") dorè era il forte de' Saraceni. Diede il guafto a tutti i loro fé- (j) Enhem-
minatij pofcia paflato a Matera Città ben fortificata da que' Bai bari, pcrtus nifi.
la forzò a rendtrfi, e col fuoco la riduce in un mucchio di pietre. '^•'P- 33-
Prefe dipoi Venofa, e tanto ivi quanto in Canofa pofe una forte guar- jr'";"^""^
nigione, che afficurò dalle fcorreric Saracenichc la parte Occidentale •^•^•3 •
del Ducato di Benevento, e fervi a maggiormente riftrigneie la Cit-
tà di Bari. Arrivò anche l'Armata fua fino alla Cittì d'Oria verfo
Oriente, ma fenzafaperfi, fc fé ne impadronifle, né fé la teneffe. Do-
po di che fé ne tornò a Ihnziare in Benevento con fua gran lode e
plaufo di tutti i Fedeli.
Anno di Cristo dccclxix. Indizione ii.
di Adriano II. Papa 3.
di Lodovico IL Imperadore 21. 20. e ij.
CElebre riufcì queft' Anno a cagione del Concilio Generale {l>) ce- (b) talbe
lebrato in Coitantinopoli per cura del fommo Pontefice yidriano^ CenciiUr.
e di Bafilio Cattolico Imperadore d'Oriente. Prefidenti del racdefimo ^""" ^^^^'
furono Donato Vefcovo d'Odia, Stefano Fefcovo di Nepi, e Marino
Diacono^ Legati della Sede Apoftolica, e Ignazit Patriarca àxQo^k^n-
tinopoli . Vi fi trattò dell' intrufione di Fozt»^ e di tutti i fuoi ade-
renti, con altri punti, intorno a i quali fi poflbno confultar gli Atti
e la Storia Ecckfiaftica dal Cardinal Baronio, il quale é da Itupire,
come fi lafciafle trafportar cotanto a maltrattar la memoria dell' Im-
perador Bafilio , benemerito in quefti tempi della fanta Sede, e di
tutta la Chiefa Cattolica . Da Gugliemo pofcia Bibliotecario (0 , e dalla {e) GuilUl-
Prefazione di Anallafio allora Bibliotecario della Romana Chiefa al **"' ^ikUo-
fuddetto Concilio fi raccoglie, che in quefti medefimi tempi fu fpe- '^") ■" ^'^'
dito alla Corte dell' Imperador Greco da Lodovico Imperador d'Oc- ""''''*''• ^^^
cidente, Supptne^ ch'era in quefti tempi /frcimini^rt della fua Corte,
e fu dipoi Duca di Spoleti, con un altro Legato, menando feco il
fuddetto Anaftafio, credo per Interprete, ficcomc peribna intendente
della Lingua Greca. Il motivo di tale Ambafciata era di trattare di
un Matrimonio tra Cojìantino Figliuolo dell' Imperador Bafilio, anch'
cflb creato Augufto e Collega nell' Imperio, ed una Figliuola dell' Im-
perador Lodovico . All'Anno 8fi. io feci menzione di nW Ermengar'
da Regina, la quale nell'Anno 8f(J. come cofta da i Documenti da
me pubblicati (rf) nelle Giunte alla Cronica del Moniftero Cafaurien- (A) chrùHìc'.
fé, fece acquifto d'alcuni ftabili . Potrebbe ella aver avuto per Padre <^'»/'""'""'/
il fuddetto Imperador Lodovico j ma non pare, ch'ella pofFa effcre la «ir^ii/^'
ftcfla, delle cui nozze fi trattava in queft' Anno alla Corte di Coftan-
I i tino»
<)8 Annali d' Italia.
Era Volg. tinopoli . Lafcerò io volentieri una tal quiftionc alla dccifìone altrui.
^*"*° ^'9- Parlano del fuddetto trattato nuziale anche gli Annali di San Bercino (<«)
rranco"'^" *^°" '^'''^» ^^^ Bafilio Impcradorc (*) Parricium fuum ad Bairam (cioè
Etrtiniàm. a Bari) cum CCCC. navibus miferat ^ ut (^ Ludoico cantra Saraceno! fer-
ret fuffragium^ £5? Filiam ipfius Ludoici a fé defponfatam (non per lui,
ma pel Figliuolo Colbntino, chiaramente atteftandolo Anaftafio ) de
eodem Ludoico fufciperet , fjf //// in conjugio fibi copulandam ducerei . Sed
quadam occafione interveniente difplicuit Ludoico dare Filiam Juam Patri-
cia. A quelto racconto fi può aggiugnerc quello dell' Anonimo Saler-
(^"> '^"*"/„" nitano (^), il quale Ic-^ e, che fu bene fcongiurato l'Imperador Lo-
Paral'^foZ"' ^ovico da i Principi di Benevento e di Salerno per 1' cfterminio de'Sa-
(ap. 8. racenij ma ch'egli tardò di molto a muoverfi. La fpinta maggiore a
p.ii.T. II. lui data fu da Bafilio Imperador de' Greci, il quale fcorgendo 1' im-
Rcr. Italie, poflibiiità di levar colle lue forze fole dalle mani de' Saraceni la Ca-
labria e Puglia, fpcdì Ambafciatori, e molti regali all' Augufto Lo-
dovico per invitarlo a quella iraprefa. Allora fi moffe Lodovico con
tutto l'efercito, ed arrivato a Roma fece de' ricchi donativi alla Ba-
filica di San Pietro, e fu in tal occafione unto e coronato Imperado-
re dal Papa: dopo di che marciò alla volta della Campania . Ma que-
fta Coronazione non fembra fulfirtcre, o pure indica quella, di cui par-
leremo all' Anno 871. Si potrebbe anche dubitare, fé Bafilio fpronaflc
r Imperador Lodovico alla fpedizion centra de' Saraceni ncH' Anno
866. perché anche nell'Anno 867. Michele Augufto era vivo e co-
mandava; e da lui avrebbe dovuto venire l' A mbafceria. Abbiam non-
dimeno detto, che vivente ancora Michele, e nell' Anno 866. Bafilio
fu afiunto al Trono, e dichiarato Collega nell'Imperio. Ora quello,
che fi può tenere per certo, fi è, che Lodovico Augufto o trattò alla
Corte Cefarea d' Oriente a fin di ottenere fòccorfi per mare centra
de' Saraceni; o pure, che faputo da i Greci lo sforzo, con cuiegli
era venuto conerà di qucgl' Infedeli, Bafilio già l'alito fui Trono, man-
datigli que' Legati, mettcfle in campo il Matrimonio del Figliuolo,
e faccfie una convenzione di concorrere anch' egli con un' Armata na-
vale alla lor diftruzione. Soggiungono dipoi gli Annali Bcrtiniani,
che fdegnato il General Greco, perchè non gli fofic ftata confcgnata
la PrincipelTa da condurre a Coftantinopoli, colle fue navi fc ne tornò
a Corinto.
Accoftandofi poi il verno l' Augufto Lodovico nel ritirarfi dall'
afledio di Bari, fu afialito alla coda dai Saraceni, che gli tolfero piìi
di due mila cavalli, e con qucfti andarono alla Chiefa di San Michele
nel Monte Gargano, e le diedero il facco, con far' anche prigioni tutti
que'
(*) yfvev» mandato il fuo Patricia a Bari con 400, navi^ acciò porgej/t
ajuto a Lodovico contro i Saraceni., e ne ricevejfe la confegna della fua
figlia fpofa ptr condurla allo Spofo (Coftantino). Ma per un acci-
dente feguito^ Lodovici non volle conjignargliela .
/
Annali d' Italia. 69
que'Cherici, e molt' altri iti colà per lor divotionc. Un avvenimen- Era. Volg.
to sì infelice turbò non poco 1' Imperadore, il Papa, e i Romani . Anno 869,
Aggiungono ancora, che avendo V Arcivtfcovo d' yfries Rolando ottenu-
ti da eflb Imperadore, allora padrone della Provenza, e da Jngilberga
Augufta fua Moglie, non vacua, manu^ la Badia di San Cefario, s'era
portato all' Ifola di Camargue allora ricchiffima, dove quel Monidero
poflcdeva de i gran Beni, e vi aveva in pochi di alzata una fpezie di
Fortezza con della fola terra. Ma eccoti giugncre i Mori, non so fé
dell' AfFrica o delia Spagna. In quella miferabil Fortezza fi rifugiò lo
fconfigliato Arcivcfcovo, & ivi fu colto da que' Barbari, che mifcro
a fil di fpada trecento de i di lui domeftici o fudditi, e lui conduflcro
ben legato in una lor nave . Pel fuo rifcatto fu convenuto di dar loro
cento cinquanta libre d'argento, altrettanti mantelli, altrettante fpa-
de, ed altrettanti Schiavi. Mentre di ciò fi trattava, 1' Arcivefcovo
accorato fi morì. Ciò veduto, i Saraceni furbi, per non perdere il ri-
fcato affrettarono il cambio, fingendo gran fretta di partirfi . Ebbero ^
quanto era (tato accordato > e mefib in una fedia legato il cadavere del
Prelato defunto, velHto con gli abiti Sacerdotali, co' quali era (lato
prefo, lo portarono c(fi a terra, e depoftolo con gran riverenza, fc
ne tornarono alle loro navi . Allora quei, che aveano portato il rifcatto,
fi accoftarono per parlare all' Arcivcfcovo, e rallcgrarfi con lui, e il
trovarono lenza parola, e fenza vita. Altro non rellò, che di portarlo
con urli e pianti al Sepolcro, ch'egli fi avea preparato molto prima.
Un altro accidente, anche più ftrepitofo, accadde in qued' Anno in
Italia. Lo raccontano varj Scrittori («), e fpezialmcnte i fuddetti An- (a) t«mhtr'
nali Bcrtiniani, piìi copiofi degli altri. Sotto il prefente Anno, e non '"^^'^'"f-
già nel precedente. Lottano Re della Lorena, fempre per cosi dire Annaitt
ammaliato da Gualdrada, e bramofo di liberarfi dalla Regina Teotberga^ francar.
vi: ani ■
c dalle cenfure, figurandofi di poter ammollire T animo del fonamo i^»-"»'
Pontefice a forza di regali, e col venir egli in pcrfona in Italia, ag- jr^^„"J^ "
giuntavi ancora l'intercefiìone àtW Imperador Lodovico fuo Fratello, fi Htidtihiim.
mode nel Mcié di Giugno, ed arrivò fino a Ravenna. Quivi s'incon-
trò ne i Meffi fpcditigli dallo ftefio Imperadore per fargli fapere, che
fc ne tornafle indietro, e rimettefl'e a tempo più opportuno quel fuo
biafimevol affare, ftante il trovarfi troppo impegnato cflb Augulto
nell'alTedio di Bari, (*) cui amplius quam ducentas naves Rex Gracorum
in auxilium cantra eofdem Saracenos fejìinalo mittebat . Non iftettc per
queito Lottano, troppo cotto dall'amor della Druda. Andò a trovar
l'Augufto Fratello, che era in campo fotto Bari, e tante batterie di
preghiere e di doni adoperò, che indufl'e 1' Im^riiàv'ict jingiìberga ^à
ottenere dall' Augufto Marito, ch'ella (lefia feco vcnific a Monte Ca~
fino, per far quivi un abboccamento col Papa. Colà in fatti per in-
ter-
(*) a cui più di zoo. navi in fretta mandava il Re de' Grtci in ajutè
contro i mede/mi Saraceni,
70 Annali d' Italia.
Era Volg. tcipolìzionc dell' Imperadorc fi portò Papa /Urtano. Gli fece molti
Anno 869, prclenti Lottario, ma fcnza muoverlo per quello ad alcun atto fcon-
venevole alla difciplina Criftiana. Impetrò bensì per le iftanzc dell'
Imperadrice, che il Papa gli defle nella Meffa folennementc cantata
là facra Comunione, ma con interrogarlo prima, s'egli avea puntual-
mente efeguito quanto gli era flato prcfcritto da Papa Niccolò fuo
Anteceflore coll'eflerfi aftenuto, e promettere d'artenerfi in avvenire
da ogni commercio carnale coli' impudica Gualdrada: il che fu giura-
to e promeflb da lui, e da i fuoi Cortigiani, che pur fapeano tutti
di fpergiurare. Tornò il Pontefice a Roma, colà ancora fi portò il Re
Lottario, ma fcnza ricevere incontro alcuno; e fenza che alcuno de'
Chcrici gli facelfe accoglienza veruna, vifitò il Sepolcro di San Pie-
tro. Non potè impetrare, che il Papa gli cantafic nella feguente Do-
menica la Mclfa. Solamente nel Lunedì definò con lui nel Palazzo
Latcrancnfe, e fu regalato di una Leena ((orCe nm fona di verte), di
una Palma benedetta, e di una Ferula^ o fia Bafton Paftorale. Ciò
bartò per far tutto ringalluzzire lo fconfigliato Principe, ed intanto il
Papa^ determinò di mandare in Lorena Formofo Vefcovo di Porto, e un
a'.cro'Vefcovo, per informarfi meglio de gli andamenti paffati d'cflb
Re Lottario, a fin di procedere fecondo la giuftizia. Partitofi da Ro-
ma il Re, arrivò a Lucca, dove fu forprefo dalla febbre egli con tutti
i fuoi. Ne cominciò a morire oggi uno, e più altri ne' di feguentij e
Lottario fcnza profittare di avvifi sì chiari, a lui mandati da Dio,
malato come era pafsò fino a Piacenza, dove nel dì io. di Agofto
infelicemente diede fine alle fue follie e alla fuavita. Fu fcppellito il
corpo fuo da i pochi domeftici a lui rcftati ignobilmente fotterra nel
Moniftero, o per dir meglio nella Chiefa di Santo Antonino porta
allora fuori della Città. Con giurto fondamento fu creduto da tuttala
Criftianità quello un patente gartigo dell'ira di Dio.
Senza far cafo la pia Regina l'eotberga de i tanti ftrapazzi a lei
fatti dal Real Conforte, fece dono di molti poderi a i Sacerdoti della
Chiefa fuddctta di Santo Antonino, acciocché da li innanzi facertero
r Anniverfario, e pregartero Dio per l'Anima di lui, ficcome corta
^iB *"j**^' <^^ ""^ Lettera di Carlo Crafib Imperadorc, rapportata dal Campi W .
t«»t T.^'/" I^'tiroflì poi quefta Regina a Metz, dove nel Moniftero di Santa Glo-
^«X- 448. dofinde profefsò vita Monartica, e vi mori Badcfia, per quanto fi ri-
cava da Giovanni Abbate nella Vita d'erta Santa Glodofinde. Il Mu-
zio, il Padre Celcrtmo, ed altri Autori Bergamafchi han fatta di querta
Regina Tcotberga una Beata, con formarne una Legenda fecondo la
libertà de' Secoli andati, da cui apparifce, che la medefima fondò a
Pontita nel territorio di Bergamo un Moniftero, dove fantamente com-
piè la fua carriera. Con quali fondamenti, e da quali antichi Autori
fia fortenuto un tal racconto, io noi so. Ben s», che merita maggior
fede l'alferziooc del fuddetto Giovanni Abbate, che fiorì nel Secolo
Decimo. Non cosi torto arrivò in Francia la nuova, che era morto
il luddctto Re Lottario fenza lafciar dopo di se Figliuoli legittimi ,
che
Annali d' Italia. 71
che il Re Carlo Calvo fi affrettò a prendere il poflcflo del Regno di Era Volg.
lui . E gli riufci d» farfene coronare Re nella Città di Metz . Era al- Anno 869.
lora infermo Lodovico Re della Germania Tuo Fratello. Da che fi fa
egli alquanto riavuto, mandò a far iftanza, per aver la fua parte di
quegli Stati. E intanto {* Imperador Lodovico^ intento alla difefa e al
vantaggio della Criftianità, lontamfiìmo dalla Lorena, ftava combat-
tendo co i Maomettani Mori verfo Bari, e tardò poco a fapcrc, do-
po l'avvifo della morte del Fratello, l'altro ancora dell'occupazione
del di lui Regno. Ricorfe a Papa Adriano > e quelli immediatamente
fpedì in Lorena e in Francia due Vefcovi fuoi Legati, cioè Pietro^
e Leone con Lettere a i Vefcovi e Baroni di Francia, ordinando in
effe, che niuno ofafie d'invadere, turbare, o tentar di occupare il Re-
gno del fu Re Lottario, ficcome cofa dovuta per diritto ereditario
air Imperador Lodovico di lui Fratello, intimando la fcomunica a chi
contravenifie, ed altre pene a i Vefcovi confcnzicnti, o non rcfiltenti
a tale occupazione. Con quei Legati anche Lodovico Augufto fpedì
Bederado, uno de' fuoi principali Miniftri, per dire le fue ragioni, pro-
teftare, e fare altri fimili atti. Chiari erano i diritti dell' Imperado-
re fopra quegli Stati, meritava ben d'eflcre rifpettata anche la femprc
veneranda autorità del fommo Pontefice, e maffimamente proteggen-
do egli una caufa palcfcmcnte giufta. Ma è gran tempo, che la vo-
glia e la comodità di occupare gli Stati altrui, sa andare di fopra alla
Religione, alla Parentela, e a tutti i dettami della Giuftizia . Carlo
Calvo nulla fi curò de i paflì fatti dal Papa, e dal Nipote Auguito,
nulla dello fparlare, che tanti e tanti doveano fare di lui, perchè fi
prevalefle della fua potenza contro di un Nipote, che non fi potea di-
tendere, perchè impegnato contra i nemici del nome Criftiano j anzi
fall in tal fuperbia, che fecondo gli Annali di Fulda C<»), dichiarò, che (a) Jnntln
da lì innanzi voleva eflere chiamato Imperadorc ed Auguito, perchè ^'^""';-
era pofleflbr di due Regni. ttnjti'
Anno di Cristo dccclxx. Indizione in.
di Adriano II. Papa 4.
di Lodovico IL Imperadore 12» 21. e 16»
SE nulla giovarono zìi* Imperador Lodovico le fue ragioni e querele,
benché si giulle, e benché avvalorate da quelle del fommo Pon-
tefice, per fucccdcre nell'eredità del Re Lottario fuo Fratello, e fc
fé ne fece beflPc il Re Carlo Calvo fuo Zio, perchè non temeva di lui
troppo lontano ed intricato nella gutrrra co i Saraceni : (l') ebbero ben jrìr.co'r
pollo quelle di Lodovico Re della Germania Fratello del mcdelimo Re sertm. «?•
Carlo. Co i medcfimi pretefi diritti, che a sé attribuiva Carlo, anche Fuldcnfct,
Lodovico pretendeva la fua porzione del Regno di Lottario, e alle
fue pretcrjfioni un» ancora l'intimazioni della guerra, fé il Re Carlo
non
72. Ann al i d' I t a l i a.
Era Vo!g. non s' induceva ad un'amichcvol concordia. E ngn mancavano an^im-
t7o. mi Nobili di quel Regno, che fcgretamente o palefcmentc teneano
per Lodovico, e non pochi erano anche ivi a trovarlo, ed invitarlo.
Ebbero gran accende i Corrieri e Mcflj, che andavano innanzi e in-
dietro per quello affare. Finalmente nel Mcfe d\'\go(to s'accordaro-
no i due Fratelli, e fcnza far paroh del Nipote Augnilo, come fc
non foflc vivo, o niuna ragione avcfTe (opra quegli Staci, li divifero
fra loro. Toccò a Lodovico Re della Germania m fua parte l'Alfazia
con Argentina, Bafilea, Colonia, Tre veri, Utrecht, Aquifgrana, par-
te della Borgogna moderna, e della Frifia, Metz, e mohilTimi altri
Luoghi e Monilterj. Si può dire, che il Re Lodovico quegli fu, che
piantò veramente il Regno Germanico con quella grande edcnlìonc
che fin quafi a i nollri giorni è durata; Regno che maggiormente re-
llò poi nobilitato con paffare in eflo l'Imperio Romano. Pervennero
in fua parte al Re Carlo Calva Lione, Befanzonc, Vienna del Delfi-
nato, Tongres, Tulio, Verdun, Cambray, Malmes, il Brabante, l'Han-
nonia, Liegi, Bar, e una gran quantità d'altri Luoghi e Moniftcrj:
con che reTtò accrefciuta alTailTìmo la di lui potenza. Da tali memo-
rie fi fcorgerà quanto ampiamente fi ftendefie il Regno allora appclla-
^ to della Lottaringia, o fia della Lorena. Dopo quella divifione e con-
cordia arrivarono al Re Lodovico quattro altri Legati, cioè Vibod»
Fefcovo di Parma, due Giovanni e Pietro, anch'elfi Ipcditi dal Papa,
e con cffb loro Bernardo Conte inviato dall' Imperador Lodovico, in-
caricaci di loftenere e promuovere gl'intereflì del medefimo Augullo.
Allorché P*pa Adriano fece quella fpedizione, non gli era giunta per
anche notizia, che i due Re Fratelli avcflero divifa la preda. E per-
r»VL«M« ^^^ '' ^^ Lodovico gli avea dato dianzi di belle parole: nella Lettc-
conciiior. ra , ch' cflb Papa gli Icrive (a), il loda, perchè non ha imitato il Re
1»m. Vili. Carlo, cioè un ufurpatore del Regno del fu Lottarlo Imperadorc, do-
vuto, fecondo le Leggi divine ed umane, al piifiìmo Imperador fuo
Figliuolo. Gli dice ancora, che fc il Re Carlo non rellituirà il mal-
tolto, effo Papa è rifoluto di portarfi in perfona in Francia, e di pro-
cedere alle cenfure contra di un tale fprezzatorc di Dio e delle Apo-
Itoliche ammonizioni. Andarono quelli Legati a trovare anche il Re
Carlo, ma lenza alcun frutto per conto di Lodovico Imperadorej e
per quello che riguarda il Papa, »d altro tale fpedizione non fervi, che
a fargli intendere delle infoienti rifpolle, date da elfo Re Carlo, e da
i Velcovi del fuo Regno, capo de' quali era Incmaro Arcivefcovo di
Rems, uomo per dottrina e per petto famofo m quelli tempi, che
dovette trovar nel fuo cervello qualche beila ragione per giullificarc
l'iniquità del Re Carlo. L'anno fu quello, in cui riufcì all' Impera-
dor Lodovico di ridurre alle ftrette i Saraceni nella Città di Bari . Gran-
fia) AnniUs ^^ fatiche, gran difpcndio di gente e di danaro era già coftato a lui
jr*ncìr. quell'alTedio. Oltre a quanto fi è detto di fopra, raccontano gli An-
Matnfii nali di Metz (0, che l'cfcrcito inviato in uno de gli Anni preceden-
caT/«' ""' ^' ^^^ ^^ Lottano a qucft'imprefa in aiuto dell' Augullo fuo Fratel-
lo,
Annali d' Italia." 73
lo, per non eflcre afTucfatto al foverchio caldo del Ducato Beneven- Era Vo!g.
tano, oppreflo anche dall' mtempeiie dell'aria, venne mcn quafi tut- ^'*^'^ ^^o.
to . PUtìimi etiam aranearum merftbus estinti ftint: cioè dalle Taranto-
le, velcnofi animaletti, anche oggidi iuffillcnti e faraofi pel danno,
che recano in quelle contrade. Ma si gloriofa fu l'oftinazione dell'
Augufto Lodovico, che fui fine dell'anno prcfente ridude qucgl' In-
fedeli a perdere la fperanza di foccorfo, e in tale llato, che furono
in- fine obbligati alla refa. Se vogliam feguitare il Padre Pagi («), e- (a) PAgìus
gli fc ne impadroni nell'anno prefcntcj tuttavia e da prcfern- Camil- inCrit. Bar,
lo Pellegrino (^), che diffcri all'anno fegucnte la prefa di quella Cit- (b"i Peregri-
tà, e tal' opinione coli' autorità di uno Scrittore contemporaneo ver- """ ^'fl'r.
rà da noi dimollrata non folo più verifimile, ma certa. ^tln^Jlard
Mi fo io a credere, che nell'anno preferite fucccdefTe ciò, che p"ii.T.n.
l'Anonimo Salernitano {e) fcritfe, e vien confermuo da una Lettera Rer. Ualk.
dell' Impcrador Lodovico, di cui parleremo all'anno feguente : cioè (<^^ Anonf-
che riufcì all'armi Criftiane d'elio Auguro di fconfiggere tre Am- ^,^^'„^f"'"
mirati, o vogliam dire tre Generali de' Saraceni, che guidando briga- Paraiip.
te di lor gente in gran numero, mettevano a facco tutta la Calabria: cap. loz. dr«
il che diede non picciolo crollo alla lor poten2a in quelle parti, e '°^-
fervi in oltre ad afiFamar Bari, ed a facilitarne la conquida. Appartie-
ne appunto a quell'anno ciò, che narra Andrea Prete Italiano {d) ed (d) Andrea
Autore di quelli tempi nella fua breve Cronica, pubblicata dal Mcn- Pnibyter^
chenio. Ricorfero all' Imperador Lodovico i Popoli, che reftava- '^'"'-"'c-
no nella Calabria fotto il dominio de' Greci, pregandolo d'aiuto, per- ^"'^'J^^
che i Saraceni avcano ridotte in dcfolazione le lor Città e Chiefe, e jutncbtnii.
con cfibirfi di darli a lui, e di pagargli da lì innanzi tributo. Lodo-
vico moflbnc a compaffione, fenza però accettar, la loro offerta, inviò
in foccorfo loro Ottone Conte di Bergamo ^ ed Ofchifi»^ e Gatiardo Ve-
fcovi, i quali adunato un cfercito, diedero, addollb a que' Barbari,
mentre placidamente fé ne (lavano mietendo i raccolti in certa Val-
le, e fattane una grande ftrage, liberarono i prigioni Crilliani. Por-
tata quella nuova a Cincimo Generale de' Saraceni abitante nella Cit-
tà di Amantca lì molFe con molte forze centra de' Crillianij ma an-
ch'egli fu sbaragliato ed infcguito da i vincitori fino alle porte di
quella Città. Penetrò dipoi l'Imperadorc per mezzo delle fpie, che
il fuddetto Cincimo con un poderofo rinforzo a lui venuto per foccor-
rere Bari, avca rifoluto di alTalire i Crilliani nel giorno del Santo Na-
tale, lufingandofi di trovarli fprovveduti e attenti folo alle divozioni.
Pertanto ordinò, che i fuoi prima del giorno afcoltaflero Mefla, e fi
comunicaffero, e poi prefc 1' armi ufcilfcro incontro alle mafnadc di
quegl' Infedeli . Così fecero, e pieni di coraggio attaccarono con co-
loro la zuffa sì vigorofamcnte, che li ruppero, e ne fecero un co-
piofo macello. Quelle perdite quanto collernarono gli animi del Sol-
dano e dc'fuei, altrettanto rallegrarono il Popolo Fedele di Gesìi Crifto,
e del loro Imperadore. Ci chiama ora a fc l'illuftre Città di Napoli.
Era mancato di vita Sergio Duca di quella Città, in qual'Anno prc-
Topi. V. K cifa-
74 Annali d' Italia.
Era Volg. cifamente noi fo^ con lafciar fiio Succeflore in quel Ducato Gregorio
Anno fcvo.. ji maggiore de' Tuoi Figliuoli, dichiarato molto prima Maeftro de" Mi-
liti^ ed è lo fteflb che dire Duca. Lafciò anche dopo di sé altri Fi-
gliuoli, fra' quali Ata-nafio^ già creato Velcovo di Napoli, uomo di
(a> Johann, finta, vita, e Stefano Vefcovo di Sorrento, {a) Finché vilfe e regnò
^ta°"s 'a- ^'■^g"''"> P'^'' ^^^^ ^gl' uomo valorofo e favio, e pe'riciflTmo della Lin-
thanafii ~ 8"* Greca e Latina, camminarono bene gli affari di quella Città; e
Efifcopi benché r Tmperador Lodovico, allorché nell'anno 8(56. venne coU'ar-
Ktafol. mi in quelle parti, fi profcfran'e mal foddisfatto di quel Popolo, e fors'
p. iy. r. //. gp(.|^P del loro Duca, pure il fanto Vefcovo Atan.ido, fpcdito incon-
Rer. Italie^ _ , • t ' , • ì ,v n j. m i
tro a lui, con si buona maniera s- mtrodulle nella grana d elfo Impe-
radore e deli' Augulla fua Confbrtc, che non fece violenza alcuna a
, Napoli, e né pure v'entrò dentro. Da lì a non molto cadde malato
Gregorio, e confultati i fuoi Fratelli, e maffimamenre Atanafio Ve-
fcovo, dichiarò Duca e Collega fuo, Sergia If. fuo figliuolo, al quale
prima di morire, raccomandò vivamente d'effere ubbidiente al Prela-
to fuo Zio, e di regolarfi affatto col di lui parere, perché così ope-
rando, bene farebbe per luì, male facendo il contrario. Di quelli do-
cumenti fi dimenticò ben preffo lo fconfigliato Giovane. La Moglie
fua, Donna 'uperba, non- potea fofi^erire, che egli fi fuggettaffe a i
configli e alle ammonizioni del Santo Prelato, e gli andava intonan-
do all'orecchio, che fé pur intendeva di comparire e d'effere vera-
mente Principe, dovea non folo aftenerfi dall' averlo per Configliere,
ma anche tenerlo lungi da sé, anzi sbrigarfi da quell'intoppo. Dalla
Lettera, che citeremo all'anno- feguente, del'' Imperador Lodovico,
(l ricava, che fra l'ahre ammonizioni del buon Vefcovo, che amareg-
giavano il Duca fuo Nipote e la Moglie di lui, quella v'entrava di
troncar l'amicizii co i .Saraceni, o per dir meglio una fpezie di lega
contratta con loro, e vergognofi troppo per un Principe Criltiano.
(b) £>i/ii/<»> De' Napoletani fcrive così qucll' Imperadore (^) : Infìdelibus arma ^
LuJov.u. alimenta- i^ aetera fuhftdia trihuentei^ per totius Imperli nollrì litora eos du-
nym. Salir- ^^'^^ > ^ '^'^*" ^Pf^^ toties beati Petri Apoftolorum Principis fines furtim de-
nitan.c. pr<edarì conantur ^ ita ut faEla vìdtatur Neapolis Panormum vel Africa.
io6. ^uumque iioflri •jui/^ite Saracenoi infecjtiuntur ^ ipft ^ ut pò flint evadere., Nea^
pnlim fuqiunt., (fuibus non e fi neceffarium., Panormum repctere ^fed Neapo-
hm fu^ientes , ibidem quoufque perviderint latitantes , rurfus improvifo ad
exterminia: redèunt . (i) Ora tanto picchiarono- ia capo al Duca Sergio
la
(i) AgV Infedeli dando armi, e alimenti., e gii altri fnf/ìdj\, gli guidano per
i lidi di tutto V Imperio noflro -, e con effì tante volte tentano di furtiva-
mente predare i confini del beato Pietro Prencipe degli Jpofloli, talchi
Napoli par divenuto Palermo., o V Affrica . E tatti i nofiri prefeguìt an-
dò i Saraceni, queUi per poterla [campare y fuggono a Napoli, non effe»'
do loro nece [farlo ritornare a Palermo^ ma fuggiti a Napoli, ivi na[cO'
Jii tanta che vedano il belle^ nuovamente all' improvifo ritornano aglijìer-
mìMj .
Annali d' Italia. 75"
la Moglie, ed altri perveiTi Configlicri, che il traflcro a mettere in Era Volg,
prigione il Vefcovo Atanafio, e gli altri fuoi Zii . Non lì può dire, '^««o 870.
che commozione eccitaffe in tutta la Città quello barbaro awenmien-
to. Altro non s'udiva che gemiti, urli, e mormorazioni contra dell'
iniquo Principe. Però congregato tutto il Clero sì Greco che Lati-
no di quella Città co i Monaci, lì portò al Palazzo, chiedendo eoa
grida la liberazione dell'amato loro Prelato. Ando nelle fune Sergio,
prefe tempo a rifpondere, e finalraerice dopo fette di, avendo intefo,
che i Sacerdoti erano rifoluti di fcomunicarlo, di delìltere da i (acri
Ufizj, e di fpogliar gli Altari, rimile in libertà il buon Vefcovo. In-
credibile per quello fu il giubilo, e la fella di tutto il Clero e Popo-
lo, in guifa die fi pentì il Duca d'averlo liberato, e cominciò a te-
nergli delle fpie intorno, per fapere, chi andava e veniva da lui j e
da li innanzi perfeguitò a man falva gli Ecckììallici , oppreffe le Ve- ^J^f "'^'
dove, e i Poveri, perchè niuno più v'era, che in lor favore aprifTe p.u.i.ii.
la bocca. In quell'anno fecondo la Cronica Saracenica («), s'impadro- Jtfr. Italie.
nirono i Mori dell' ifola di Malta nel di zo. d'Apollo.
Anno di Cristo dccclxxi. Indizione iv.
di Adriano II. Papa 5.
di Lodovico II. Imperadore 23. 21. e 17.
NON potè piti lungamente rcfiftere all'armi Crilliane l'aflediata
Città di Bari. Da ella furono in quell'Anno finalmente fnidati •
i Saraceni . Lupo Prctofpata (^), che fcrive prefa quella Città da i Fran- (b) Lupui
chi ^««0 808. IndiEiione Prima ^ tertia die ìntrantc Menfe Fehruario ^ trop- ^.""^f^lf „
po fconciamente ralla nelr Anno. Ha bensì colpito nel Mefe, percioc- ^^^ j,^/;^
che Andrea Prete (0, Scrittore contemporaneo, nella fua breve Cro- (q) Ananas
nica notò, che dopo le fcontìtte fopra riferite de' Saraceni, /èfK<?«^/ Men- Presbyttr
fé Februario^ quirito ( iox(e quarto) expìeto Anno ^ quod Bari pojjìffam {oh- '^^^."^^f^''
fefiam) habebat Dominus Imperatore comprehendit Soldanum^ 6? reliquos Menchemì.
Saracenos ibi confiflentes interemit Anno XXI. IndiSlione IF. cioè nell' An-
no prelente. Che quella Città non fi rendeffe per capitolazione, ma
forte prefa per forza, fi può raccogliere dalla llrage allora fatta de' Sa-
raceni. Se la fcappò netta il loro Sultano, fu fecondo la tellimonian-
za dell'Anonimo Salernitano (^), perchè coltui ritiratofi in Una Torre (d) Anon>j-
ben forte, chiamò Adelgifo Principe à\ Benevento, che era intervenuto ""*' ^^'"''
coìV Imperador Lodovico a quelPimprefa, e fi arrendè a lui, falva la vi- "//^"'[L^
ta, con dirgli di meritarlo bene, perché aveva in fuo poter una Fi- pag. 108.
gliuola d'elfo Principe, già datagli per ortaggio, e giurò di non aver-
la toccata. Da ciò prele motivo Adelgifo di domandarlo con due com- (e) Ccnjiait-
pagni in grazia all' Imperadore, che le ne contentò, ma male per lui. tinus por-
Collamino Porfirogenncta CO parlando della prefa fuddetta di Bari, ph'-^S':»"-
fcrive, che quella Città col fuo territorio^ e co i prigioni tutti venne in 'i}^^l['Jcd
K z potè-
7<5 Annali d' Italia.
Era Volg. potere de' Romani^ cioè de' Greci. Ma fenza fallo s'inganna. Non ap-
Anno 871. penice, che 1 Gicci aveflcro parte ncll'acquilto d'e(U Città} niun fc-
gno d'averla Lodovico cedura all'Imperador Bafilio, li raccoglie dal-
la Lettera che da qui a poco verrò allegando, (^icl che è più, tanto
(a) F.rchcm- Erchempcrio ("), quanto 1! fopra citato Lupo Protofpata, aflcnfcono,
pertus hifi. ^^^ i Qreci folamcnie dopo la morte dell' Imperador Lodovico, iic-
*"'■ ^ ■ come vedremo, entrarono in quella Città. Dopo quefta gloriofa im-
prefa, aggiugnc il fuddcrto Erchcmperco, che l'Augulto Lod-wico
inviò la Tua .Umata all'aUcdio di Taranto Città tiraneggiata anch' ef-
fa da i S.iraceni. All'Anno prefentc pare, che s'abbia a riferire col
Cardinal B ironio una Lettera fcritta dall' Impcrator Lodovico a Bafi-
(b> jinony- l'O Imperador de'' Greci ^ e a noi confervata d.ill' Anonimo Salernitano (b) .
tnus sakr- Forfè j profperi fucccilì dell' Augurto L:iiino, notificati al Greco col-
mtaiìus j^ fpedizion di due Ambafciatori, moflero ad invidia Bafilio, il quale
taf. 94. ' perciò fcrifTc al medefimo Lodovico una Lettera tutta teffuta di varie
doglianze. La prima era del fard Lodovico chi-imàrc Imperadore^ pre-
tendendo Bafìlio, che quelto nome, ficcome ancor quello di B.iftleò^
folle nerbato a 1 Ioli Imperatori d'Oriente, con tacciare di novità
l'ufo, che ne faceva Lodovico, e con dire, ch'egli dovca intitolarfi
Imperador de' Franchi^ e non già de'Romani . Rifponde faviamentc 1' Au-
gullo Lodovico, che il nome di Baftleo^ fignificante Re^ li truova ado-
perato da tutte le antiche e moderne Nazioni} che quello d' Impera-
dore nella lua Cafa non è nu >vo, avendolo goduto inhno il fuo bilavo-
lo Carlo. Riconofce poi, che da i Romani nc'fuoi Maggiori e in lui
fleffb, era venuto non folamente l'Imperio, ma anche il Regno di
Francia, pcrch'cHi erano Itati unti Re da i Romani Pontefici. Nifi^
dice egli, Romanorum Imperater ejfemus^ utique nec Francorum. A Ro-
mania enint hoc nomen i^f dignitatem a[fumftmus , apud quos profetò primo
tanta culmen fuhlimitatis y appellatioms effulfit ^ quoriimiue Gentern (^
Vrbem divinitus Gubernandctm^ y Matrem omnium Eccleftarum Dei de-
fendendam atque fuhlimandam fufceptmus^ ex qua re (jf Regnandi prius^
(^ pofimodum Imperandi auctoritatem profapia noftra Jeminarium jumfit .
Si ftupifcc poi, come Bìfilio abbia Icritto, che mentre i luoi Greci
tentavano di ripugnar Bari, i Franzcfi fé ne (lavano colle mani alla
cintola mirando 1, f nza porger loro aiuto, e con attender iolo a i con-
viti. Quando manifc-fta cofa era, che i Greci, dopo aver fatto i bravi
con dir uno o due alTalti, s'erano tolto avviliti, e fegrctamentc tor-
nati a i lor paefi} e intanto que' Franchi, che fecondo lui attcndcano
folamente a divertirli, aveano daddovero prcfa la Città di Bari. La-
mentali poi r Imperador Lodovico, perché Niccta Patrizio, dellinato
da Balilio alla guardia del Golfo Jdriatico colla lua flotta, avea dato il
facco a molte Terre della Schiavonia Franzefc, col pretelto, che gli
Schiavoni avelTcro fpogliato i Legati Pontificj nel ritorno loro da Co-
ftantinopoli, benché condotti fopra Legni dello Iteflb Greco Impcra-
radore . Duolli, dico, gravemente, perchè que' Legati fieno .'lati sì
malamente provveduti e guidati, e nulla finora delle robe loro refti-
tui-
Annali d' Italia. ji
tuitoj e che Niceta abbia dato il guafto a varie Caftella di giurifdi- Iìra Volg.
zione del medefimo Lodovico, ed in oltre abbia menata via prigione ^**^<' ^V'-
fran qumtirà di quei;!' innocenti Popoli: iniquità tanto più intollera-
ilc, (i) ut tifdem Schvinis nofìris cum navi bus fui s apud Barim hi prò-
cbi5lu commimis utilitatis cOfìftftentiltus ^ (^ nihil fibi «dverft aliunde inmiinert
putantibus^ tam irnpie domus fu^e quoque diripereritur ^ fibtque centingerent.,
qua fi prcenofcerent ^ nequaquam prorfus incunerent . Perciò qualora Bu(ì-
liu non emeiìdi il fatto, {i) jufi<e feveritatis noflrx proxbna tiltio proctil
dubio lubfequetur . Ci fan conofcerc tali notizie, che tuttavia l'illria,
e almen qualche parte delle Città maritime della Dalmazia ubbidiva-
no airimptrador d'Occidente. Rifcrilce Giovanni Lucio (^) uno Stru- i'^') Johann.
mento fatro nella Città di Spalatro ^ Regnante in Italia Lothario Fran- ^^f"^' ^^^._
corum Rcge per Indin. XF. fub die IF. Non. Martii, cioè nell* Anno w/^'j.^.c. j.
837. o pure neirSfi. Mi giova ancor di produrre un' Ifcrizionc, che
tuttavia fi legge nella Città di Pola nell'I llria, ed è tellimonio del
continuato d<. minio dell' Impcrador Lodovico in quelle parti. Si mira
efla fopra una Porta laterale del Duomo .
AN INCARNT. DNÌ DCCCLVIT.
IND. V. RLGE LODOWICO IMP. AVO.
IN ITALIA. HANDEGIS HVIVS AECCE
ELEC. P. ENE CONS. EPS. SED. AN. V.
Quello Vefcovo non fu conofciuto dall' Ughelli nel Tomo Quinto
deli' Italia Sacra.
Finalmente fcrive nella fua Lettera l' Imperador Lodovico dopo
aver parlato dell'iniquo procedere de'Napoletani fautori de'Saraceni fj)
Noveris, cxercitum nopum, Bari triumphis nofiris fubmijfa^ Saracenos
Carenti pariter y Calabria nos mirabiliter humiliaffe , s'imul £5? comminuif-
fé; ac bos celenter^ duce Dea, penitus contriturum y si a mari prohibiti
fuerint ejcarum admittere coptas^ vel etiam claffibus a Panormo vel Afri'
ca fufcipere multitudines . Perciò prega Bifilto di voler inviare un com-
petente iluoio di navi, che impedifca i trafporti de' Saraceni, con ag-
gtu-
(l) che gV iftejfi noflri Schiavini colle proprie navi ftando preffo Bari a poe-
tata del vantaggio comune., e niente di avverfo credendo fovrajìargli d' al-
tronde , con tanta empietà faccheggiate foffero tutte le di loro cafe , e lo-
ro accadefjero cole., le quali previfle nienre afatto farebbero accadute.
(z) certamente ne verrà fubito la noftra giufia e fevera vendetta .
(5) Sappiate j che il nofro efercito., Joggio^ato Bari a' noflri trionfi., e i Sa-
raceni di Taranto e di Calabria per noi mirabilmente umiliati infteme e
indeboliti., quefti preflamente col Divino ajuto disfarà affatto., fé farà lo-
ro impedito avere vettovaglia per mare , e anco da Palermo e dall' Jffri'
'c* gente mtilta ton navi.
78 Annali d' Italia.
Era Volg. giugncrc (i) . N'os enim Calabria^ Deo aurore ^ expugnata ^ Siciliani di-
Anno 871. ^pofuimus , fccundum coìHmunem placitum^ libertati rejlitticre . Cjueitc glo-
jiolc imprcfe meditava i' tmp^rador Lodovico contra de' Saraceni, for-
midabili allora alla Crilliaiiita si in Oriente che in Occidente, non nien
di quello, che poi furono i Turchi profjObri della lor Legge, fpc-
zialmcnce dopo aver foggiogato i Saraceni mcdefmii. Ma (concertate
limafer'» luite le fue idee da una di quelle vicende, che ben di rado
fucccdono, ma pur fuccedono fulla Terra, patria della corruzion de
gli A'iinii ede'Corpi. Dimorava tuttavia in Benevento eflo Augullo,
allorché cadde in cuore al Principe di quella Terra Adclgifo il malva-
gio penfiero di mettere le mani addoHb alla di lui facrata perfona . Co-
i^ C^"P"- itantino Poi Srogenneca fcrive W, che il Sultano prigione in Benevento,
^cnneuin uomo de' più furbi ed alluti del Mondo, quegli fu , che gì' ifpiro una sì
Vit. Bafilii deccilabil nfoluzione . In fatti anche l'Anonimo Salernitano!'^) attella,
Maced. che Adelgilo fi configlio con lui (opra un affare di sigrande importanza:
(b) jinony- jj^^o s' era egli affratellato con quell' Infedele . Il motivo di procedere a
"mtanui ' ' ^^""^ "" ^^^'^ ^' Palpabile di fellonia contra del fuo Sovrano variamente vie-
ParaU^om. ne fcritto da gli antichi Storici. L' Annalisa xJi Metz (0 dice, ch'egli
cap. 109. ciò operò (1) Grecorum perfuaftonil'us corruptus; e che a perfuafionc di
(e) Annaks -^^^ molte Città (3) Samnii^ Campania ^ i^ Lucania ^ a Ludovico receden-
Mettr/ès. ^^^ •> Gracovum dominatìoni fé fubdlderunt . A tali notizie l'Jmperador
moffe l'efercito verfo la Capitale, cioè per andare a Benevento, Cit-
tà allora piena di ricchezze. Non l'afpettò AdeJgifo, ma fcaltramcn-
te gli venne incontro} proteflò la fua fedeltà ed offequioj giurò di
non avere in guifa alcuna acconfentito alla ribellion di quelle Città j
fece anche giocar molti regali: laonde fu rellituito nella grazia primie-
ra. Paffato dipoi l'Imperadorc contra delle Città ribellate, tutte le
riduHc all'ubbidienza, fuorché Capui, che per effere forte di mura
convenne llrignerla con affedio. A tutti 1 contorni d'elTa Città fu da-
to un terribil guaito. Veggendofi i Capuani ridotti a mal punto, pre-
garono il Vefcovo loro Landolfo d' intcrporfi , ed alzato il Corpo di
San Germano, procelfionalmente ufciti di Città, andarono a trovar
l'imperadore, gridando raifcricordia. Moffo a pietà 1' Augufto Sovra-
no, loro perdono; e in tal maniera fcacciati i Greci, polla guarnigio-
ne nelle Città prefe, andoffene dipoi a Benevento, dove gli fuccedet-
te la difgrazia, che or' ora verrò raccontando. In efl'a Città fi truova
egli nel di 14. d'Apjilc dell'anno prelcnte, come apparifce da un fuo
Di-
(1) Imperciocché noi col divin» ajuto ef pugnata la Calabria^ éibbiemo deli'
berato di rendere alla libertà la Sicilia ^ fecondo il comune placito .
(i) de' Greci dalle perfuasive corrotto .
(}) de' Sanniti y Campania^ e Lucania ritirandosi da Lodovico si fogge! t.a-
rono al dominio de' Greci .
Annali d'Italta. 79
Diploma, già pubblicato da me («) . Ma non fi può, Te non difficil- Kb a Volg.
mcnce, preftar fede al racconto del fudo'ctro Autore, perchè oltre «' /^j^^^^^f ^J:
non avere gli antichi Scrittori Italiani nuli»' detto, nulla conofciuto ^'^^ ,"JiTc"'
dell'afledio di Capua, né dell'efierfx data, come egli pretende, qufl- Dijfert. ir.
la con altre Città circonvicine a i Greci: lontano dal vcrilìmile fi fcuo- fs- 5^5-
pre, che i Principi di Benevento, e i Conti di Capua avefTcro voluto
ammettere prelìdj Greci nelle loro Città, e raa{Tìmart>ente ftando in
tanta vicinanza l' Imperador Lodovico coli' armi in mano. Si vuol non-
dimeno confcfTarc, che Leone Oflienfe W fcmbra accoftarfi a tale opi- ^^^'^'t
nione, allorché dopo la prefa di Bori fcrive, che (i) duo quidam Co- ,^c'^^'*„
mites nifi funt in Imperatorem infur^ere . ^uod qunm cognovijfot Imperator ^ / j_ j^^_ j^^
perfecut(4S efl eos ufque Marftam, ubi illi non audentes consiftere^ f ugnimi
Berievcntum. Di quc(b due Conti parleremo fra poco ." Aggiugne, che
r Impcmdbre in perfeguitando que'due Conti, arrivò ad Ifernia ; e vo-
lendo quella Città rtfiliere. la efpugnò e prefc . Pofcia per Alife e Te-
Icfc palsò alla Città di Sant'Agata, intorno al cui afiedio fi fermò per
alquanti giorni. V'era dentro Ifembardo Gaftaldo, cioè Governatore
perpetuo della medefimaj buon per lui, c\\e Bajfacio Abbate à\ Monte
Canno, per efi'ere fuo Parente, impetrò a lui f alla Città dall' Impe-
radorc il perdono. Colà ancora comparve Adeìgifo Principe di Bene-
vento. Gittatofì a' piedi dell' Augufto Sovrano, ottenne non folo per
sé, ma anche per gli due Conti fuddctti, d'eflere rimedi nella fua gra-
zia. Ciò fa[to, l'Impcradore andò a Benevento a trovare una fciagu-
ra, ch'egli mai non fi farebbe afpettato. Ma ne pur qui poflìam ri-
pofare full' autorità dell' Oltienfe . La ribellione di que'due Conti, per
atceltato di Erchemperto, ficcome vedremo, accadde dopo la difav-
vcniura occorfa all' ìmpcradore, e per confeguente anche l'etpugna-
zion di quella Città. Ciò che bensì poflìam credere all'Oitienfe, per-
ché concordemente aflerito da gli altri antichi Storici, fi è, che le
infolenze ulate al Popolo di Benevento, non già da Lodovico fmpe-
radore,. Principe aflai buono, ma dalle Tue mil'zie, e maflìmamentc
dall' Impeiadiice /Jngiiberga Tua Moglie, Principefla, in cui non fi fa-
peva dilcernere fé maggior foffe la Superbia o l'Avarizia, quelle fu-
rono, che fecero perdere in fine la pazienza ad Adelgifo loro Prin- ^^^-j Erchim-
cipe. (i) Cwperuut Galli gra-viter Beneventarios perfe^tii^ ac crudiliter ve- ptnus nifi.
xare: lon parole d' Erchemperto (0. ^umque Beneventanos hofiiUter op- 34-
infe-
(i) certi due Conti tentirono di follevarsi contro V Imoeradore . Lo che aven-
do faputo t' Imperador e h perfeguitò fino a Mar sia-, ove ejji non avendo
ardire di fermarsi , [e ne fuggirono a Benevento .
(1) Cominciarono li Francesi a, gravemente per feguitare i Beneventani , ed
a, vejfarli con crudeltà . E la fua moglie ojlil mente infeq:iendo i Bene-
ventani, e te di loro donne per ogni modo troppo difanorando, e varia-
mente ingiurjndoli\. dicendo a' fuoij (he i Beneventani niente fanno difen^
dersi cogli feudi i^c.
8o Annali D* Italia.
E»* Vo!g. infequeretur fua Conjux ^ atque muìieres illorum omnimodis nlmìum fadaret ì
Anko 871. ^ tpfa Bene-vcntanos variis injiinis afficeret ^ aJJ'crens ad fnos , quia minime
fé jaunt communire Beneventani clypeis &c. Lo iteffo viene allenii odali'
(a) Anon'^- Anonimo Salernitano («), per tacer d'altri Autori. Cedreno (A) Autor
mus Salem. Greco fcrive, elFere proceduta tutta la fccna, che io fon per raccon-
paraitpom. tare, da i configli e daile cabbale del S'?ldano, che condotto prigio-
(h\ c^dr "^ * Benevento s' er* intrinficato con Adclgifo e collo (h(ro Impcra-
im Annalil'. t^ore . E certamente che Adelgifo fi configlialTc con coftui, Io afferì
anche l'Anonimo Salernitano. Nel rello il racconto di Cedreno di-
fcorda dalla verità della Storia, e meritano qui più fede gli Storici
Latini .
Ora gli Annali di Metz c'infegnano avere Jdelgifu Principe di
Benevento fiaudolentemence perfuafo all' Impcrador Lodovico di lafciar
tornare alle loro cale le milizie Franzcfi, perchè lo (lar più quivi era
di loro incomodo e di gran danno a i Tuoi fudditi. Refto dunque con
pochi Lodovico. Ma è maggiormente da preftar fede ad Andrea Prc-
(c) Andreas te (<;) , Storico Italiano contemporaneo, che fcrive, avere Adelgifo
Prahyur profittato del tempo, in cui (0 f^'»»^ Frana feparati per Cajìella^ vel
Tomi Rer. CivitaJes fideiites abfque ullo terrore^ credentes fidei Beneventanorum . Pc-
Xiirmun'ic. ''ò vcouto il bil'ogno dcl loro aiuto, furono trattenuti da i Beneven-
Mioflienii. tani in maniera, che niun d'eflì potè accorrere alla difcfa del proprio
Padione. Nel giorno zf. d' Agofto Indifìiene XI. (fi dee fcrivcre ^ar-
ia) per atteltaco dcl iuddetto Andrea, fcoppiò la congiura de' Benc-
vent;<ni. Mentre l'imperadore dopo il mezzodì ripofava, uniti andaro-
no al Palazzo per forprenderlo . Corfcro all'armi i pochi Franzefi di
lua guardia} e fvcgliato l' Imperadorc da quel rumore, corfc anch'c-
^\ alia difefa. Adelgifo vcggendo la refillenza, fece metter il fuoco
alle porte del Palazzo; il the coftrinfe l' Imperadorc a ritirarh colla
Moglie Augulla, e alquanti de' tuoi in una Torre forte, dove per tre
di li difele; le pur quella Torre non fu il Palazzo medefimo. Ne gli
(d) Annalet Annali Bertiniani (<^J fi l^ggc : Adelgifus cura aliis Beneventanis adver-
Trancor. fuì ipfum Imperatorem confpiravit , quoniam idem Imperator facltene Uxo-
%trttmam . tis Ju<e eum in perpetuum exsilium difponcbat . Et quum idem Adelgifus no-
&u fuper ipfum Imperatorem irruere difpofuifflet , ijdem cum Uxore j'ua , i^
cum eis^ quos jecum habebat ., quamdim Turrim "valde a tam munitijjimam
afcendit .^ Ì3 il^ì per tres dies cum fuis fé defendit . Seguta poi a dire, che
intirrpoftoli il Velcovo di quella Ciiià, ottenne di poter andartene fa-
no e falvo. Ma non cosi prefto egli dovette ricevere la libertà, fcri-
(e) Erchem- vendo Erchcmperio (0 Autore di quo' tempi, che Lodovico fu pre-
pertus Hift. fo c mefl'o in prigione} e mentre era in quello Hata ^ consif ente Augu-
eaf. 34. jIq ìff cujlodia., Iddio molle dall'Affrica i Saraceni, e non tardo quaran-
ta giorni a vendicar l'eaorinc llrapazzo, fatto al maggior Principe del-
la Cri-
(i; erano i Frtinzefi divi fi per Cafieìla^ 0 Città ., pieni dì fiducia .^ fenz» aU
cuno fpavent», appuggiati fulla fede de' Beneventani ,
Annali d' Italia. 8i
la Criftianità, ch'cflo Erchemperto c\\\ìmì faM&iJftmutH virum^ fulva- Era Volg,
tortiti fcìiicet Benei-entanorum Provincia. E Andrea Prete lafcio Icritto, Anno 871.
che la di lui prigionia duro fino a di 17. di Settembre. Ora le lol-
datcfche fue s'erano intanto ammaflate, cola che diede molta appren-
fionc al Principe Adelgilb, fc pur ciò è vero, perchè Erchemperto
divcrfamcnte ne parla. Gmnfe anche nuova, che un poderofo ct'erci-
to di Saraceni era sbarcato verlb Salerno: licchc fi venne a capitolar
la libertà del maltrattato Augnilo. Fu convenuto, ch'egli, la Moglie,
la Figliuola Ermengarda, e tutti i fiioi, con fortitììmi giuramenti pre-
fi fopra le facre Reliquie, fi obbligalFcro d» non fare m alcun tem-
po ne per se ne per altri vendetta alcuna di quei fatto, né di entra-
re mai più con armi ed armati nel Ducato di Benevento. Dopo di
che gli fu permclfo d'andarfene ovunque gli piacea. Soggiugnc Er-
chemperto, che Adelg^fo (i) bona ejus diripiens ^ ditatus eji : cunBofque
vires excrcitaks expoliavit ^ Z3 ex bonis eorum onujlatus eji . Incredibile
fu il rumore (e ben lo meritava il cafo) che pcrl'ltaiia e fuori dell'
Italia fi fece per quello inlulto. D'altro non i\ parlava, dando alcuni
ragione ad Adclgilo per cagion delie cltorfioni ed inlolenxe pracic;ue
nella Provincia Beneventana da i Franzefi, e malììmamente dall' Ira-
peradricc Angiibcrga; ma i più dctellando la fellonia e la fomma in-
gratitudine dì coilui, che pagava di quella moneta chi con tanti iu-
dori, langue, e Ipele avea liberato lui e i luJi Popoli dal giogo de'
Saraceni. Ho io pubblicato W un Ritmo, allora compoilo, che prò- (,)>,„-7„i.
bubilmtnie fi andava cantando per le piazze. Tali lono i primi ixc tat. italtc.
prete fi verfi . (i) ^'ff'- 4*
Judite omnes fines terra horror e cum trìflitici ,
filile fcelus fuit falìum Benevento Civitas .
Lbuduicum comprender unt f anelo pio Anguflo .
Gorfe velocemente la nuova di quello tragico cafo in Francia e Ger-
mania, per atteilato de gli Annali di San Bcrtino (<^), e di Fulda (0, (b) Annata
e colia giunta, che fuol fare alle cofe la Fama, cioè con ilpacciare, ?'"''««'■• _
che rimperador Lodovico era Itato non iblamcntc prelo, ma anche ^'■''"'"'""•
trucidato da i Beneventani. Perciò chi de gì' italiani Ipcdi al Re Car- ^,anco"\"
lo Calvo in Francia, e chi al Re Lodovico in Germania, invitando- Fuldtnfes.
li a venire a prendere l'eredità dei creduto morto loro Nipote.
Venne Carlo Calvo fino a Bcfanzonc, e di là Ipedi corrieri in I-
Tem. V. L talia,
(i) ; di luì beni faccheggiando, si arricchì: e fpogliò tutti i vajfaliiy e si
caricò decloro beni.
(1) Tutti afcoltate con triftezza e orrore y
^taP empietà si fece in Beticvemo
Contro r Augujìo Lodovico pò .
Si Annali d' Italia.
Era Volg. talia, per rifapere più fondatamente la ferie di que(to sì ftrcpitofo nv-
Anno 871. venimcnro} e uditane poi la verità, fé ne tornò indietro. Lodovico Re
di Germania inviò anch' egli Carlo il Grafo fuo Figliuolo a tinir nel
fuo partito i Popoli pofti di qua dal Monte Jura, fudditi dell' Impe-
radore. RimcfTo poi, che fu in libertà eifo Augullo, a dirittura icn
venne nel Ducato di Spolcti, fdegnato forte contro i due Lamberti
Son qucfti i due Conti, de' quali parlò Leone Oltienic, forfè con an-
ticipir di troppo la loro rivolta. Certamente l'un d'ellì tvx Duca di
Spolcti. L'altro o Fratello, 0 Nipote, fé pure non v'ha errore ne i
CaSr nomi, perciocché l'Ignoto Cafinenfe fcrive {a): Lambert FiUus mdo-
chromc. "'^ ■> ^ /'deperì Comites nifi funt manus erigere cantra Hltidovicum Impe-
P. I. T. II. raterem. Sed relata illorum fraude ferfecutus eft eas Illudovicus ufque Mar-
Rer.luhc. sim. (*) Siccome vedemmo di fopra all'anno 860. fi truova in quc*
tempi un Ildeberto Conte in quelle contrade, non fo fé Conte di Mailì,
o pur Duca di Spoleti, o di Camerino. Ma più innanzi non s'incon-
tra memoria alcuna di lui. Convien nulladimcno confetìarc, che da Er-
(b) Erchtm- chempcrto {b) chiaramente fono appellai ambo Lamberti Comites^ e
eat^r ■' dall'Anonimo Salernitano (0 ambo nominis unius Lamberti . Per me non
(S) jinony. crcdo, che propriamente quclti due Lamberti Ci ribellaffcro a vifitra
mus Salir- calata contra dell' Imperador Lodovico, come G figurò il Conte Cam-
nitanus peHo (<^) , benché aflìdiio dal fuddetto Ignoto Calìnenie. Pare a me
laf."!^/^' P'" ^'^'■'.'''9'^'^' ^^^ 1» collera contra di loro procedcflc, perchè Lodo-
\ii)c<im'f,el- ■^l'^o o '' fofpettafTe d'accordo con Adclgifo, o impucafle loro a fello-
ni Storia di nia il non elfere accorfi, come portava l'obbligo loro, in fua difefa ed
M''if^"?" *'"^° ^'^^^^ foldatefche di Spolcti, allorché egli Ihu-a folto il torchio
Frane"" '" Benevento. Jnterea Landbertus (così dice 1' Annalisa Bcrtiniano (0)
Sertiniani. '">^ ^^'0 Lamberto fentientes /ibi reputari ah Imperato; e de bis .^ qu^ in eum
fa£ta fuerant , ab eo difcejferunt ^ ^ /;; partes Be,ievcnti^ quia pr te fatui A-
delgijus eis conjutiaus erat , perrexeruiit . Erchemperto attc(ta,che i Lam-
berti furono onorevolmente accolti in iua Corte da Adclgifo. Né fuf-
fille, come vuole Leone Oftienfe, che Lodovico Augullo da Bene-
vento fi ritirafle a Fcreli, ed ivi fi fcrmafle quafi undici Mesi. Aveva
egli mandata l'Imperadrice a Ravenna, acciocché ivi teni.fl"c la gran
Dieta del Regno d'Italia. Nel giorno zi. di Novembre di quell'an-
no in F'illa., qua dicitur Fico^ ubi ipfe Auguflus pr^eerat ., fece elfo Au-
gullo acquilto da un certo Sifcnardo dell' llbla appellata Cafauria prcf-
lo il Fiume Pefcara. Verfo quelle parti fcmbra, che folle la Villa di
Fico. E in quell'anno appunto (più tollo che nell'anno 8óó. come
vuole il Padre Mabillone) fon io d'avvifo, che fcguilTc la Fondazio-
ne del celebre Monillcro Benedettino di Cafuiria, ordinata dall' Impe-
rador Lodovico in rendimento di graz.ic a Dio, che l'avea liberato
dal
(*) Lamberto figlio di Guido , e Ildeberto Conti tentarono di alzare le ma'
ni contro Lodo'vico Imperadore . Ma rifaputa la di loro frode Loduvi-
fo li perfeguitò fino a Mar fi .
Annali d' Italia. 83
dal eravifTimo pericolo incorfo in Benevento. S'egli in quefl'Anno Era Volg.
comperò quel fico, non fi può ragionevolmente peiifare, ch'egli fabbri- Anno S71.
caiTc prima nel tondo altrui. Della nuova guerra portata in quell'anno
da i Saraceni a Salerno, parlerò all'anno feguentc . Qui non voglio h-
fciar di dire, che Papa Adriano^ il qa«le nell'anno precedente con tan-
to vigore, adoperando anche ie minaccie, avea fcritto a Carlo Calvo
Re di Francia, per lollenere i diritti AtW Imperador Lodovico fopra la
Lorena, e per altri affari: nell'anno prefente dopo aver ricevuto del-
le rifpolle alquanto brufche, tutto fi raddolcì, e cominciò a far de gli
elogi mirabili d' elfo Re Carlo in ifcrivendogli . Fra l'altre cofe è no-
tabile nella Lettera d'cdo Papa, rapportata dal Cardinal Baronio, un
penliero, ch'egli in fomma confidenza notifica al medcfimo Re con
dire: (a) Ut fermo fit fecretior, 6? Ut era clandepinee^ nulUque nifi fidif- {^)Epift.i^.
fimis pu!/licand.e : vobis confitemur devovendo ^ iìs? rwtefcimus affirmando ^ fai- ^^ j'y'm
va Fidelitate Imperai or ìs nojlri, quia fi fuperjles ei fucrit ve fra Nobili- clncìvwr.
tas , vita nobis cornile , si dederit nobit quisltkt muli or um mtdiorum auri cu- Lahbe .
nndum^ numquam acquiefcemus , expofcemus^ aut fponte fujcipiemus alium in
Regnum 6? Jmperiiim Romanum, nisi te ipfum . ^em^ quia pradicaris
Sapieyitia {^ Jujìilia, Religione é? Fin ut e , Nobilitate £5? Forma ^ vide-
licet Prudentia, Tcmpermtia^ Fortitudine, atque Pietate refertus , si con-
tigirit te Imperatorem tiojlrum vivendo fupergrcdi , optamus omms Clerus , (^
Piebs, {5? Nobilitas totius Or bis ^ Urbis, non jolum Ducem (^ Regcm^
Patricium ^ Jtnperatorem^fed in prafenti Ecclesia DefenJ'orem, ^ in ater-
na cum omnibus Santlis participem fare . (i) Ma Papa Adriano JL non
avendo potuto ek'guir quclta idea, la tralmifc almeno al fuo Succef-
fore, che vedremo dichiarurfi in favore del tnedcfimo Re Carlo.
L z Anno
(i) Jfjinche rejlino in fegreio fommo le parole, e le lettere, da non comu-
nicarsi, fé nanfe a' più fedeli: Fi diciamo promettendo , e vi notifichiamo
confermando, che , falva la Fedeltà dei. nojtro Jmperadore, che (e a lui
fopraviverà la voftia Nobiltà, noi vivendo, quantunque altri a noi de-
naffe un monte di molti moggi di oro, mai non ci acconfentiremo , né chie-
deremo, 0 fpontaneamente ricaveremo altri nel Regno ed Imperio Rema-
no, fé non le Voi medesimo. Cui; perche siete kdato come ripieno di fa-
pienza, e Giu/lizia, Religione e Valore, Nobiltà e Bellezza, di Pru-
denza , Temperanza , Fortezza , e Pietà ; fé accanerà , che Voi fopr avi-
viale al noflro Imperadore; desideriamo lutto il Clero, e Plebe, e No-
biltà di tutto il Mondo, e di Roma, che sia non folamente Duca e Re,
Patricia ed Imperadore , ma nella prefente Cbiefa Difenfore , e nella eter-
na con tutti i Santi partecipe.
84
Annali
Italia
Era Volg.
Anno 871.
(a) jtnnal.
francer.
Strt'miani .
Anno di Cristo dccclxxii. Indizione v.
di Giovanni Vili. Papa i.
di Lodovico II. Imperadore 24. 13. e 18.
Glunfe a i confini della vita in quell'anno Papa Jdriano II. Re-
dò di lui una glorfofa memoria sì per le fue Virtù ed azioni lo-
devoli in fervigio della Sede Apoltolica, e della Chicia di Dio, come
ancora della fua munificenza verfo de' facri Templi, e de' Poverelli . E
qui cominciano ad abbandonarci le Vitcde'iommi Pontefici con grave
danno della Storia Ecclcfiaftica e Secolare di quelli Secoli. A lui iiic-
cedctte Giovanni Vili, dianzi Arcidiacono della Chiela Romana, len-
za prccKamente fapcrfi, come penta il Padre Pagi, in qual giorno (c-
guifle la fua confccrazione . Nondimeno gli Annali Bcrtiniani la met-
tono nel dì 14. di Dicembre. Stavano intanto Wi uMoxt àeW Imperador
Lodovico due pungenti fpine. L'una era l'occupazion del Regno della
Lorena, da lui giultamcnte prctcfa. L'altra l'enorme affronto a lui fat-
to dall'ingrato Principe di Benevento. Per quel che concerne al pri-
mo affare, egli per atteftaco de gli Annali di San Bertino (a), fpcdì
l'Augnila Angdberga fui Moglie, per trattarne co i due Re funi Zii .
Venne dopo Fafqua il Re Carlo Calvo fino a San Maurizio per abboc-
carfi con lei, fecondocliè era ilato concertato} ma intefo che la me-
dcfima era per andar prima a Trento per parlare con Lodovico Re di
Germania, fé ne tornò indietro. Segui in fatti nella Citta di Trento
il divifato abboccamento} e Lodovico (i) cttm Ingclberga loquens ( lo
ftefib è, che yfngill/erga ^ ed yfngelkrga) ., partem Regni Lotharii., quam
contra Carolum accepit ^ neglelìis J'acramentis inttr eos pa£ìts ., fine cvnfenfu
oc confcientia homimm quondam Lotharii., qui fé illi commendaverant , darà
reddidit . Inde utrimque facramenta prioribiis facramentis .^ qu<£ cum Ftatre
fuo pepigerat^ diverfa Ù adverfa inter eos fiat faBa . Fece poi fapere
Angilberga al Re Carlo, che vernile a San Maurizio} ma Carlo ii-
fofpettito, o pure avvertito di quanto effa avca pattuito col Re Lodo-
vico, ricusò d'andarvi. Inviò pofcia ad efTo Re Carlo il Vcfcovo di
Parma Vibodt fotto pretcfto d'amicizia, ma veramente per trattare con
lui della rellituzion de gli Stati del fu Re Lottario. Carlo o non fi
iafciò trovare da lui, o fé pur l'afcokò, rimandollo colle mani vuo-
te .
(i) con IngeUerga parlando., fegrei amente re (litui parte del Regno di Lotta-
rlo ^ la quale contro Carlo ricevve, me fi da par 'e i giuratmnti fra di lo-
ro fatti ^ fenza confenfo e f'puta degli uomuii del già Lottarlo., che fé l'e-
rano racco-nandati . ìndi dall' una e dall' altra parte dopo i primi giura-
menti , che aveva fatti col fuo fratello , ne feguirono tra di loro di diver-
fi e contrai a.
Annali d' Italia. 85'
te. Qual parte della Lorena reftituifle il Re Lodovico al Nipote Au- Era Volg.
gullo, noi dicono gli Storici. Se poccllìmo ripofar full' autorità di Go- Anko 871.
tifiedo da Viterbo (-j), dovette in rinc anche il Kc Carlo venire a qu.il- Ca) Godtfre-
che compufizione , Icrivendo egli , che (i) Imperator LuJovicus ip- 'j"^ j.'""'"'
funi Regnum Lotharingia cum Canio patruo fuo , habita inter fé paglione ^'^^J^' ""'
divifit . Ita tamen quod Ludovicus Imperator , Aquifgrani Palatium aim
fua portione haùeret . Temo io, che Gotifrcdo abbia cnmbi-ui i nomi,
e voglia parlar qui della divifione fatta da Lodovico Re di Germania
col Fratello Carlo Calvo. Ne vo' lalciar di dire, che in riferir gli
Annali il fuddctto abboccamento del Re Lodovico coli' Imperadricc
Angilberga, non dicono punto, che la medelìma folle di lui Figliuola^
come ha pretcfo il Campi {l>) ed altri. Il Bouchet la credette Figliuo- (b") cat»pi
la di un Duca di Spoleti} i Sammartani le diedero per Padre Etìcone H'fi- vU'
Guelfo^ Figliuolo di Eticone Duca di Suevia. Qiianto a me tengo per ""*• "^
tuttavia alcofa l'origine fua. E per le ragioni, che ho altrove addot-
to (f), non la fo credere Figliuola naturale del fuddetto Lodovico Re (e) Antiqui-
ài Germania, perchè dal medefimo è appellata in un Diploma DUecta '"t. Ualu.
ac fpiritalis Filia nojìra Engilpirga^ cioè (blamente tenuta al Bnttclìmo. ^'Js"'^- 'i-
Ne erano allora in ufo le difpenfe di sì Itretta parentela, quale fareb-
be ftata quella di Lodovico 11. Impcradore con Angilberga, mentre
farebbero Itati in tal fuppollo primi Cugini. A propofito poi di que-
lla Principefla, mal voluta da tutta la Nobiltà d'Italia, madìmamen-
te a cagione de' gravi fconcerti accaduti all' Auguflo Conforte in Be-
nevento, Itrano è quel, che raccontano i fuddetti Annali Bcrtiniani,
con dire: (z) ^ia Pnmores Italia Ingelhergam propter fuam infolentiam
hahentes exofam , in loco illius Filiam Winigiji Imperatori fubjlituentes , ob-
tinuerunt apud eumdem Imperator em , ut M'iffum jutim ad Ingelbergam mìt-
teret^ quatemn in Itaìiam degcret ( cioè in Lombardia ) £# pojl illum
non pergertt , fed eum in Italiam re-verfurum cxpc&aret . Ipfa autem non
ebaudiens illud maiidatum, pojì eum ire maturavit . Il Conte Campelli («^) (d) CumpeU
indotto da quelle parole, lì figurò, che Lodovico Impcradore ripu- '' ^fi"^'^ '^'
dialTe Angilberga, la quale perciò fi fece Monaca. Ma non fuffifte in *?«""*• i7'
guifa alcuna, che fi fciogliefie il legame del loro Matrimonio, ne che /
Lodovico prcndcfie per Moglie la Figliuola di Guinigifo^ chiamato da
lui e da altri Duca di Spoleti. Mori, ficcome abbuin veduto di fo-
pra,
(i) V Imperadore Lodovico divi fé T ifieffo Regno di Lorena con Carlo fuo Zia
fecondo i patti fra di loro fatti . Con quefto però che Lodovico Imperada-
re avejfe in Aquifgrana il Palazzo colla fua parte.
(i) Che i Principali d' Italia odiando Ingelberga per la fua infolenza , tu
fuo luigo fùfìiiuendo aW Imperadore la Figlia di Guinigifo^ ottennero pref-
fo l' iflejfo Imperadore^ che iaviaffe un fuo Meffo ad jngelberga^ acciò fé
la pajfafje in Italia ( I.onbardia ) e non lo fcguifj'e ^ ma lo afpettaffe al
fuo riterne in Italia . EJf» poi contro tale ordine s' affrettò per feguirlo .
86^ Annali d' Italia.
Era Volg. pra, Guinigifo nell'anno 8ii. Una fua Figliuola in quell'anno fareb-
Anno 871. be it^ta troppo attempata per fcrvire di Moglie o di Concubina ad
tin Impcradore, che abbifognava di iuccclTionc . Però ivi G parlerà d'u-
na P'iglia di qualch' altro Guinigifo, o pure di un Guinigilo Figliuo-
lo del iuddctto Duca.
vlìfar"'^' ^^ "" Placito della Cronica Vulturncnfe C'O fi conofce, che l'Im-
v'.'u.T. I. pcrador fuddetto fi trovava nel di primo di Gennaio dell'Anno pre-
Ri^, itàìk. 'ente in Balva Città dell' Abbruzzo. Abbiamo da un altro Strumento
(b) chrtnic. aggiunto alla Cronica di Cafauria (0, che nel di iz. di Aprile egli
Ca[aurieni^^ dimorava nel territorio di Ruti. Polcia fecondo gli Annali di San Ber-
Ktr. Italie' ^'"° ^''^J '^^^^^ Vigilia di Penrecofte fi portò a Roma: il che vien con-
te) .*»»4/'« fermato da un fuo Diploma, rcgiiirato nella Cronica del Monillcro di
Fiancer. Farfa C^) , la cui Data équefta; F. Kalendas Junii^Jnm^ Chrijìo pro-
tà)ZhrTnic ^'^'"^ ^'"P^*'" ^°^"' Ludovici piiffimi Jugufti XX IH. Indizione F. J-
\lrftn[t ' ^^"''" '" Civitate Roma, Palatio Imperatoris . Nel giorno folennc della
p.ii.T.u. Fcntecoile egli fu coronato da Papa Adriano, che allora vivca, cioè
Rtr. Italie, a mio credere egli ricevette la Corona del Regno della Lorena, o
perchè parte gliene avea ceduta il Re Lodovico fuo Zio, o perchè
con quello Atto egli mcefe di confei-vare e fortificare i diritti fuoi fo-
pra quegli Stati. Dopo la Mefla cantata fece infiemc col fuddetto
Pontefice una pompofa cavalcata fino al Palagio Lateranenfc. Fu in
{e) Regwo quella congiuntura (come s'ha da Reginone (*), e dall' Annalisa Saflb-
(f) jinnali- "^ ^^ ^ ^ ^ "°" S'* "'^" '^""^ leguente, come taluno penso, che efib
jia saxo Augulto in Una gran Dieta alla prefenza del fommo Pontefice efpofc
T. /. Seri- le lue giurte doglianze centra di Jdelgifo Principe di Benevento, il
por. Eccar- q^^j^ perciò fu proclamato Tiranno, nimico delia Repubblica e del
Senato Romano, e dichiarata la guerra contra di lui. Slegò Papa A-
driano da tutti i giuramenti, e da qualunque promefia fatta da Adel-
gifo rimperadore, riconofccndoli per atti nulli, perche fatti per for-
za a fin di falvare k vita, e perciò ridondanti in pregiudizio della fa-
Iute pubblica. Contuttociò Lodovico, premendogli che niuno de'fuoi
il potcfle chiamare (pergiuro, non volle procedere coli' armi contra
di Benevento j ma lalcio quella incumbcnza all' Impcradrice fua Mo-
glie, la quale raunato l'cfcrcito fi preparò per paflnre a quella volta.
Pervenuta all'orecchio di Adelgifn la nuova di quella fpedizione, tale
sbigottimento il prcfe, che le ne fuggì ncll'Ilola di Corlica , dove
per qualche tempo Iconofciiito fi fermo. Così quegli Annali. Ma fen-
za lalio quella fuga di Adclgifo in Corfica è aftatto favolosa. Noi il
troveremo l'aldo nel luo Principato, e non già figliuolo della paura,
procedere contra de' Saraceni, i quali in quelli mcdcfimi tempi por-
tarono l'eccidio a i Ducati di Salerno e Benevento, e non privo di
configlio in si fcabrole contingenze. Né appanfce, che l' Impcradri-
ce fiiddeita palFalTe coli' armi nel Bencvetuauo, o che vi facclle pro-
dezza ahnjna. Vcgniaino ora a i Saraceni. Da che colloro ebbero per-
duta la Città di Bari, da vergogna e da rabbia commollì, mill-ro' in-
fierae in Aft'nca una nuova poderofa Armata di quali trenta mila com-
bat-
Annali dMtalia. S7
battenti, e nell'Autunno dell'Anno antecedente a dirittura diedero le Er*. Volg.
vele verfo Siilerno . Volle Dio, che mentre coftoro ficcano quel gran- Anno 871.
de apparecchio di gente e di macchine per paflare in Italia (<»), uno (a) Anony-
della lor Nazione, per nome Arrane, ricordevole di un picciolo fa- "'l'^'^^f,"^'"'
vore a lui compartito da G:iaiferio Principe di Salerno, trovato in Af- p^/àlipom.
frica un'Uomo da Amalfi chiamato F^luro, il pregò in confidenza di caf. no.
Far fapere dj parte fui ad cHo Principe, che fortificafTè Salerno a tuttO'
potere, perchè gli fovrallava una gran burafca. Efeguì 1' Amalfitano
la commcffione, e Guaiferio immantinente C\ diede a mettere in buoa
fello le fortificazioni della fua Città, e vi fece alzar tre fortiffime Torri
ne' fiti piii pericolofi. Una fu fatta dai Capuani, allora fudditifuoi;
la feconda da i Tofcani, probabilmente negozianti in quella Città; e
quella di mezzo la fabbricarono i Salernitani ftcflì . Ricorfe per aiuto
ad AJelgifo Principe di Benevento; e quelli appena udì lo sbarco della
flotta. Morcfca, che comparve anch' egli a Salerno con quante forze
potè. Tennero quelli due Principi configlio infieme, e fu prefa la ri-
fuluzione di ufcir in campo contra d'elfi, e di azzardare una batta-
glia. Ma avendo l'accorto Adelgifo ben confiderata e fcandagliata la
moltitudine e poflanza delle fchierc nemiche, giudicò meglio di riti-
rarfi. TornolTene egli a Benevento, e i Saraceni attendati intorno alla
Città di Salerno cominciarono a (Irignerla con un ben regolato affe-
dio, che durò moltilfimi Mefi anche dell' Anno prefente, e fu folle-
nuto nulladimeno con intrepidezza da Guaiferio, e dal fuo Popolo .
Per atteftaio d:U' Anonimo Salernitano, da cui ho prefo quello rac-
conto, confermato ancora da Erchrmperto, que' Barbari nel tempo
d'eflo atfedio uccifero innumerabili contadini, e diftrufiero tutti i, con-
torni di Salerno. Venuta poi la Primavera, mandarono diftaccamenti
ne'territorj di Napoli, e di Benevento, e di Capua, che diedero il
facco dovunque arrivarono, e defolarono una gran quantità di Terre.
Avea prcfo Itanza il Re loro Jbdila nella Chiefa de' Santi Fortunato
e Gaio; e quivi fatto porre il Tuo letto fopra l'Altare, foleva sfogar
la fua libidine colle miferc fanciulle Criiliane, che i fuoi andavano ra-
pendo. Ordine dovette efiere di Dio, che un giorno volendo cofiui
far forza ad una, cadde dall'alto della Chiefa una trave, che (Iricoiò
r infame Tiranno, fenza toccar l'innocente Giovane Crilliana. In fuo
luogo eleficro 1 Saraceni per loro Generale o Re, un altro, chiamato
^ùimelecy uomo arduo e fagace.
in tante anguille Guaiferio Principe di Salerno , altro fcampo
non conofcendo, determinò d'implorare la mifcricordia àvW hnperador
Lodovico y e fpedi a lui in prima Pietro (no Cognato, e pofcia Guairna-
rio tuo Figliuolo. In mal punto v'andarono. L'Augnilo Lodovico,
che era forte in collera con Guaiferio, perchè o credeva,, o fapcva
eflerc il medefimo llito complice dell' ignominia a lui inferita in Be-
nevento, non folamente niun foccorfo loro accordò, ma fcceli anche
arredare, e mandolli in efilio. Crebbe perciò la difperazinne ne' Sa-
lernitani, perfcguituti di fuori da i Barbari, dentro dalla fame» fé non
che
S8 A N N A L r d' I T A L I a'.
Era Vols. che Marino Duca di Amalfi mofTo a coinpAllìone della lor disivvcn-
Anno 871. tura, e riflettendo al pericolo della propria caHi, fc bruciava quella
del vicino: dcltramentc andò introducendo vettovaglia ncU' aHediata
Città, e incoraggendo quel Popolo continuamente con ifperanzc e buò-
ne parole. Landolfo Fefcovo di Capea fi molle anch' egli, e dopo tanti
mali da lui fatti per atteitato di Erchemperto, quefta almcn fece di
buono in vita Tua: Cioè andò in perfona a Pavia a raccomandar l'in-
felice Salerno all' Impcrador Lodovico. Prollrato a' Tuoi piedi con
tal' efficacia perorò, rauftrando, in qual pericolo farebbe la Criftiani-
tà, cadendo Salerno; la gloria, che ne acquiitcrebbe l' Inipcradorc}
le calamità non folo di Salerno, ma anche di tutt-c le circonvicine con-
trade j che il Criltianiffimo Pruicipe fi diede per vinto, e dimentica-
to per allora il recente aflrVonto a lui fatto, comandò, che fi allelliflc
un'Armata, e fi mcttefle in viaggio. Volle il buon Impcradore in-
tervenire anch' egli alla danza. Giimto che fu a Patenara in Campa-
nia, dove ricevette i Legati di varie Città, e intefo, che non lungi
da Capoa s'era annidato un corpo di dieci mila Saraceni, fc gli ghto
a' piedi Guntario Conte fuo Nipote, giovane di quindici anni, e tanto
fece e diflc, che impetro da lui di poter andare ad alfalire con parte
delle truppe Franreli le nimiche raalnade . Seco andarono i Capuani
e si bravamente menarono tutti le mani contra di quc' Barbari che ne
mifero a fil di fpada circa nove mila: fegnalata vittoria, ma che collo
la vita allo ftcllo Contarlo con fommo difpiaccre dell' Augullo fuo
Zio. Che nel numero de gli ellinti lo Storico aprifie di troppo la boc-
ca, lo credo io, e verifimilmentc lo crederanno molti altri. Mandò
cfTo Imperadore anche a Benevento un altro dillaccamento de' fuoi guer-
rieri, che unito co 1 Beneventani diede addofio ad un altro quafi ugual
corpo di Saraceni, accampati in un Luogo chiamato Mamma. Ancor
quelli furono mcffi in rotta, e poco men che tre mila d'elfi rimafcro
ellinti fui campo. Adelgifo^ Principe fi trovò a quella battaglia, feco
avendo i due Lrniberti rifugiati in Benevento, che mirabilmente il
fervirono in tale oecalìonc. r-rchemperto mette quella vittoria de'Bc-
neventani (il che è ben più probabile) prima che Tlmpcrador giu-
gneflc in Campania colle fuc milizie; ed aggiugne, che i Capuani an-
che prima aveano tagliato a pezzi miile di qucgl' Infedeli. Sul fine
_ dell'Anno prcfente riportarono l'arnii Criltianc tutti quelli vantaggi .
sìr^ìtnk^' ^ "^^'^ Cronica Saracenic.i {t) nell'anno prctcnte fi legge: Perii? €-
p!^ II. T. 1. ^f''"^"^ Moslemiorum in Sakrniab . Ne i Documenti da me aggiunti alla
Her. Italie. Cronica di Cafauna (^) fi comincia nell' .Anno prefeiite a far conofccrc
(h) CI, retile. Suppone 11. Duca di Spoleti . Egli e veramente chiamato in alcune
% u^T u ^""^^ folamentc Conte., fccondochc praticavafi anche in Torcana,ein
^r.' liane. "'.^'"' P»f^*' • pu^e chiaramente in una tJarta, fcritta ncll' /Inno XXI li.
di Lodovico imperadore nel dì FI. di Giugno^ Indizione F. cioè in quelt'
Anno, fi legge: Confi at ., me Suppo Dux,filius quondam Maurini &c.
E quelli dali'Autoic della Cronica fuddctta vien chiamato Si(;>pe Pi'
cen$Com«s.^ qui (^ Dux inferihtur , in Imperateris esercì tu fulgidùs. Già
vcdcoi-
f,
Annali d' Italia. 89
vedemmo all'Anno 8iz. creato Duca di Spoleti Suppone Conte di Bre- Era Volg.
fcia. Eflcndo egli morto nell'Anno 814. fu promolFo Maaringo zncW Anno 872.
eflTo Conte di Bretcia. Fondatamente fi può credere, che Maurino e
Mauringo fieno (lati un perlbnaggio ioloj e quando ciò fia, par molto
venfimilc, che Suppone IL fofie Figliuolo dello Iteffb Mauringo già
Duca di Spoleti, e che quefto Mauringo avelie per Padre Suppone l.
Duca.
Ancor qui troppo diede fpaccio alle lue fantafie il Conte Cam-
pelli W. Si figurò egli, che Lamberto D-Ktd di Spoleti per poco tem- jf\«^^'"^'jj
IO perdcfle quel dominio, e fi nmettefle prelto in grazia di Lodovico SfoUtTi. il
_mperadore, fenza che alcun folle lultituito a lui in quel Ducato. Ma
è fuor di dubbio, ficcome ho dimolhato altrove (i) , che Lamberto (h)^ntìqui'
ne fu cacciato nell'Anno 871. ne lo ricuperò mai m vita di quello ^/^J^''^^"
Imperadore } e che Suppone II. fu creato Duca nello (Icfib Anno 871. '^'^' ' '
al vedere, che nel Novembre di quell' Anno fi truova A//^^ Supponis
Comitis nelle contrade dell' Abbruzzo moderno . Solamente dopo la
morte di Lodovico Augulto, e nell'Anno 875. a Lamberto riulci di
riaver quel Ducato. Quando poi fi tratta in quelli tempi di chi era
Duca di Spoleti^ convien Tempre riflettere, che due furono i Ducati
di Spoleti i l'uno di là dall' . -Spennino, di cui Spoleti era capoj e l'ai- ,
tro di qua, che fu poi chiamato di Camerino, fero due folevano ef-
fere in un tempo llefib que' Duchi, fenza comparir chiaro, fc in fo-
lido amendue rcggeflero que' Ducati, o pure fé divifo fra loro foflc
il comando e l'au-oricà. Parlammo di fopra di ^tana/te Vefcovo di Na-
poli, rimclTo in libertà da Sergio IL Duca luo Nipote (0. Non pò- (e) vita s.
tendo epli più reggere alle opprcilìoni, che continuavano, dopo aver -^thanafiì
figillato'^il Tcforo dclli fua Cattedrale, fi ritirò neil' Itola del Salva- ^^'J"l{
torc nell'Anno 871. And© nelle furie il Duca Sergio, e mandogli a p. iI.'t, /,
dire, che rinunziafic il Vefcovato, e 'à faccflc Monaco. Negò di farlo Ker. lenlie.
Atanafio, e allora Sergio fpedì molte biigatedi Napoletani e Saraceni
per occupar l'Ifola, e far prigione il lauto Vefcovoj e colloro per
nove giorni diedero varj all'alti, ma indarno, a quel Luogo . Dimora-
va allora in Benevento V Imperador Lodovico., a cui Atanafio fece fe-
gretamente intendere il particolare llato, in cui fi trovava. Allora Lo-
dovico fpedi immediatamente ordine a Manno Duca di Amalfi, che
accorrefl'e in aiuto del perleguitato Pallore . L'ordine fu puntualmente
cfcguito. Marino arrivato colà all'improvvifo con venti barche d'ar-
mati, levò il buon Prelato} e quantunque aflalito folTe da i Saraceni
e Napoletani nel ritirarfi, fece lo;o fronte sì vigorofaraente, che li
ruppe } e quanti Saraceni vennero alle fue mani, tutti li mile a fil di
fpada. Allora Sergio diede il lacco a tutto il Teforo del Vefcovato :
pcrlocchc fu fcomunicato da Papa /Adriano IL allora vivente, e meflo
l'Interdetto nella Città di Napoli. Eflcndo llato condotto Atanafio in
l^ilvo a Benevento, fu graziofamenae accolto da Lodovico; andò po-
(cia a Sorrento; da lì a poco tempo pafsò a Roma, dove fu alquan-
to trattenuto dal Papa; e dappoiché intefe, che l' Imperadore era ufcito
Tem. V. M libc-
90 Annali d' Italia.
Er* Volg. libero da Benevento, andò a trovarlo a Ravenna, o pur nella Sabina,
Anno 873r. come ha Pietro Diacono, e con cflo lui tornò a Roma. Uro de gli
Autori della fua Vita contemporaneo attribuifce alle di lui forti pre-
ghiere ed ammonizioni la riloluzione prefa da eOb Imperadore di dar
foccorfo all'aHediata Città di Salerno. Ito egli a Veroli, quivi cadde
infermo, e nel dì if. di Luglio dell'Anno prcfcnte paisò a miglior
vita. H fuo Corpo portato alla fepoltura nel Moniftcro di Monte Ca-
fino, fu pofcia a' tempi di Jtanafio II. Vefcovo e Duca di Napoli ,
Nipote fuo, trasferito a Napoli coli' accompagnamento di molte mi-
racolofe guarigioni. Si venera la fua memoria dalla Chiefa di Napoli
nel fuddetio giorno if. di Luglio. 11 Cardinal B.]ronio, che dotta-
incnte ne gli Annali Ecclcfialtici fifsò la fua morte nell' Anno prefcn-
(a) h^artj' jg^ non moltrò la medefima attenzione nel Martirologio Romano 00,
roUgium ^Qy^ il fa mancato di vita tempore Caroli Calvi, in vece di. dire tem'
ad diem pore Ludovici IL
XY. Julii .
Anno di Cristo dccclxxiii. Indizione vir.
di Giovanni Vili. Papa 2.
di Lodovico li. Imperadore 2j. 24. e 19.
AVea principalmente attefo nel verno di queft' Anno V Imperador
Lodovica a far fabbricare, e ad arricchire il Moni fiero di Cafau-
'ca^Hriénf' •"'* ^''^ ■ ' rovavafì egli tuttavia in Civita di Penna, o in quelle parti,
p.iUT.u. nel Marzo dell'Anno prefente, dove per via di cambio acquiftò da
^cr. Italie, Grimhaldo Fefcovo di Penna molte Terre in Infula Pifcaria^ uhi dici-
tur Cajaura. Lo Strumento e fcritto ^nno Imperli ejus XXIV. (^ fé"
cundo Anno Supponii Comitatus ., XXF. Menfis Martìi per Indiiiion. VL
Falsò dipoi nel Mcfe di Maggio cflo Augufto a Capua, dove {*) prò
tetius Romani Imperli commoditatibus commorans , univerjlsqut fere tam Ec-
cleftajllcls quam Secu.'aril/us potentibus viris congregatisi Àuguflulem atque
fokmnem Curlam celebravtt : fono parole della Cronica Calauricnfe . E
quivi in favore del fuddetto MonUlero diede due Diplomi, l'uno fcritto
Septlmo Calendas Junlas Indizione Sexta . Acìiirn Capua. U ahro Prldle
'^'^^ ^"hiT' Calendas Junii. L'arrivo a Capua dell' Augnilo Lodovico fu la fai u te
(L'.-x^. ^^ Salerno {e). Immaginarono i Saraceni, fin allora ollinati nell'aOc-
(d) ^»o«y- dio di quella Città, ch'egli potrebbe ftar poco a giugnere colà col-
mus ialtr- \q fue armi , per fare i conti con loro . Però cominciarono a dif-
vitanus porfi per la ritirata. Non la voleva intendere il Re o fia Generale
(ap.^iiu' d'elfi Ablmelech {d)^ con dire d'aver non poche fegrcte promeflc, che
quella
(*) dimorando pe^ vantaggi di tutto V Imperlo Romano , e congregati quafi
tutti tanto gli Eccleftaflici , quanto i Scolari potenti uomini celebrò una
Curia Jugujìak e foknne .
Annali d' Italia. 91
euclla Città poco potea ftare a capitolar la refa. Ma ammutinati i Tuoi Ea a Vo!g.
gli mifero le mani addoflb, e legato il cacciarono in una nave, e fé ^^"^ ^7J.
n'andarono- tutti con lafciarc fui campo una gran quantità d'arnefi e
di grani, a cui il Popolo di Salerno fece torto, ma feioccamente , at-
taccare il fuoco, per paura che fofle finta la loro andata. Se n'anda-
rono que' Ladroni : male nondimeno per la Calabria, dove fi riduflc-
roj perciocché non trovando quivi, chi loro s'opponefle, mentre i
disattenti Greci lafciavano fenza guarnigion quel paefe, e regnava la
divifione fra i Popoli: tutta andò a facco quella Provincia. Erchem-
pcrto fcrivc, che la Calabria a'fuoi dì reftava defolata, ut in Dilwvio.
Per attellato nondimeno di quello Storico, e di Leone Ollienfe, nel
lornarfcnc i Saraceni fuddetti in Affrica, o pure in Sicilia, furono bat-
tuti da una sì fiera tcmpcfta, che rimafero fracaflatc tutte le loro fu-
fte. Staodo intanto l'Imperador Lodovico in Capua, ed informato,
ch'era morto Lamberto^ (opranominato il Calvo, cioè uno di que' due
Lamberti, che fuggirono da Spoleti, ardca di voglia di vendicarfi una
volta di Adelgifo Principe di Benevento, tenendofi afibluto da i giura-
menti fatti. Comincio pertanto a far de i preparamenti di guerra con
difegno di pafTarc a Benevento, ma fenza palcfarlo ad alcuno . Non
dormiva Adelgifo, e ficcome Principe di non poca accortezza e pro-
videnza,.da che vide tornare effb Augullo coli' armi nella Campania,
cominciò a premunirfi in cafa e a cercare aiuti di fuori. L'Annalilla
Bcrtiniano (") ci ha confcrvatc le notizie fdguenti. Cioè trattò egli (ai Annd..
con Bafilio Imperador de' Greci, affinchè fpediìTe in Italia una flotta in ^'''"*"''- .
foccorfo fuo, promettendo di pagare a lui que' tributi, che in addie- "'"""""•
tro i Duchi, o fia i Principi di Benevento aveano pagato a gì' Jmpt-
radori Franzefi . Guftò Bulìiio queiia propofizione, e non mancò d'al-
Icftirc una forte fquadra di navi, e di metterla in viaggio alla volta
d'Italia. Attclta l'Anonimo Salernitano W, che 1' Augufto Lodovico 0>) -Anony,
condufTe l'Armata fua fin fotto a Benevento} ma che que* Cittadini ^"/^^'^^"''
intrepidamente corfero alla difefa, ed altro non ne riportò l'Impera- Paralìp.
dorè fc non delle villanie, beffeggiandolo quel Popolo dalle mura . cap. iiz.
Procedeva la lor baldanza dall' avvifo certo, che i Greci venivano in
loro aiuto. Arrivò in fatti ad Otranto la Flotta fpedita da Coltanti-
nopoli, fotto il comando di un Patrizio: nuova, che ruppe tutte le
mifure prefe dall' Augufto Lodovico, e gli fece conofcere per impof-
fibile l'adempimento dc'fuoi defiderj . A fin dunque d' ufcire fenza
vergogna di quello impegno, fece fcgretamente intendere a P^/i^ Gio-
Vanniy che defiderava la di lui venuta al fuo campo, fuggerendogli di
moftrare, che fpontaneamente egli fi foffe moffb da Roma, per ricon-
ciliare con eflb lui Adelgifo, mediante 1' intcrccffione fua; giacche
Lodovico s'era prima lafciato intendere, anzi avea giurato, che non
fi leverebbe mai di fotto a Benevento, finché non l'aveffc picfo. E-
gregiamente foddisfece il Papa a quella incumbenza con farfi media-
tore ad ottenere il perdono dall' Imperadorej e quefti poco apprclTo
ritiratofi colle fue genti, lafciò in pace la Città di Benevento.
M t Con-
9^ Annali d' Italia.
Era Volg. Codantino Porfirogcnneta C") ci racconta delle glorie favolofc,
(a)"c°«y?«n- ^l'orcbè fcrive, die per paura dell'armi Greche il Sulcano dc'Saracc-
riuMs Por- "'_ abbandonato raflelio di Benevento e di Capui, fc ne tornò in Af-
fhyogenn. frica . Che vanto infuffiflenre (ìa quello, fi può raccogliere da quan-
taViLDafi- IO abbiam veduto finora. Ma podl.am bene prillargli fede in parte,
allorché fcrive, che da lì innanzi quc' Principi riconobbero per loro
Sovrano T Impcrador Greco: il che va intclb del folo Adelgilb Prin-
cipe di Benevento, e non già del Principe di Salerno, né de i Conti di
Cnpui . Cortamente Adelgilb non fi fido mai più ne di Lodovico Augnilo,
ne de i Franchi, dopo il bruttifTìmo giuoco, che avea lor furo. Abbiu^no
(h) Andreas da Andrea Prete C^) , vivente in quelli mcdefimi tempi , che nel Meted'A-
Presijier go fio ''i ) fnu!t<e locuBte advenerunt de yicentinis partil/us in fimhus BrefcianiSy
chron. 2. /. ^fi/^^f, inCremonenflbus fìnibus ^inde perrexerunt inLaudenfespaytes^fiveetiam
Mtnc'hcmi. ^" Mediolaiienfcs . Erant enim una perdente i , ficut Salomon dixit : Locufia Rc-
gem nonhabent ^fed per turmasafcendunt . Devaflaverunt enim multa, grana mi-
nuta mila vel panici. Crederei, che a quell'anno appartencfle quunto
(e) Jthann. narra Giovanni Diacono (f). nella Vita di Atanafio li. Vefcovo di Na-
Diaco.iHs poli con dire, (z) FIujus temporibus tanta Locuflarum denfitas in Campa-
rti, t.fijc. ^-^ partibus^ [^ maxime in hoc Parthcnopenfi territorio extrta eft ^ ut non
p. ii.T. I. folum fegetes., fed etiam arborum folla., (^ ber bar um oler» vidercntur ejft
Her. iialìc. confumta . Merita ancora d'efTcre faputo, che in quello medcfimo an-
(d) AmaUs no, fijcondo gli Annali di Fulda C'^), Ci provò lo llefib flagello in Gcr-
rruìicor. mania; anzi tale fu eflb, che non mai prima un fimile ne fu veduto.
FHldevfes. ^j) Nam vermes quafi Locufta.^ quatuor pennis volantes^ iìf [ex pedes ha-
ben-
(i) molte Iflcu^e vennero dalle parti di Vicenza ne'' contorni di Brefcia^ di-
poi di Cremona, indi andarono verfo Ledi, ò anco Milano, j^ridavano
afjteme., come Salomone dìffe: Le locuile non anno Re, ma vanno a
turme . Guafl arano molti grani minuti di millio., o panico.
(i) Di quelli al tempo sì gran folla di locufie in forfè nelle parti della Cam-
pania., e principalmente in quello territorio di Napoli, che rwn folo le bia-
de, ma anco le figlie degli alberi, e dell'erbe pareano confumate.
(jì Imperocché i vermi come L'jcule, di quattro penne , e fei piedi vennero
dall'Oriente, e a g'tifa di neve coprirono tutta la fuperfìcte della terra,
e tutto il verde guadavano ne"" campi, e ne'' prati . Èrano poi di bocca lar-
ga, e d' intelino lunTO, e due denti aveano pili duri di un fajjo, co' qua-
li poteano a tutta forza rodere le cortecce degli alberi Di effe la lun-
ghezza e groTezza quafi un poUice di un uomo. E tante erano di nume-
ro , che in un' ora fola prefTo la Città di Magonza confumarono cento cam-
pi di biade, ^ando poi volavano, talmente ingombravano tutta l' aria
per lo fpazio di un miglio, che appena vedeafi lo fplendore del fole . Del-
le quali alcune in varii luoghi acci fé , furon trovate avere in corpo fpight
intiere di grano . Alcune poi andate verfo P occafo , ne fopraggiunfero al-
tre, e per il corfo di due ine fi quafi ogni giorno col loro volo diedero un w-
rettdo fpettdcoh ,
Annali d' Italia. 93
bentes^ ab Oriente venerunt , 13 univerfam fuperficiem terra iuftarnivis opc- ^"^^ ^'i^';-
rucrunt^ cunaaque in agris i3 in pratis viridi^ devaftabant . Erant autem ^^n. /3-
ore lato , £9" extenfo iuteftlno , duofque habebant dentes lapide duriores , qtii-
bus tenaciJJ'.me arborum ccrtices corrodere z'akbant . Lonzititdo (3 craffìtudo
illariim qua fi poHex liri . Tantaque erant multitudinis , ut una bora diei cea-
tam jugcra ' frugtim prope Urbem Moguntiam ccnfumerent . Quando autem
iwlabant , ita tutum aerem per unius milliarii fpatium lelabant , ut fplen-
dor S oli s infra pop tu vix appareret . ^uarum nonnulla in diverfts locis oc-
cifte^ fpicas integras cum granis £5? ariftis in fé habuiffe repert-e funi . ^iii-
busdam vero ad Occideritem profeffis, fupervenerunt alia ^ & per duorum
rnenfinm cii> ricula pane quetidie fuo volata herribile cernentibus prabuere
fpeilaculum. Aggiugnc in fine qiicfto Aurore, cHerfi anche raccontato,
che in Italia nX-l Brefciaiio per tre giorni e tre noni era piovuto San-
gue: fole, che fi ipACCiavano e trovavano dapcrtutto de' compratori
in que'Sccoìi dell'ignoranza, ed ebbero anche credito ne'Secoli della
Repubblica Romana. Andrea Prete, che allora viflc in Lombardia,
racconta vcrdinentc alcuni accidenti di qucft'anno, che nel tempo di
P.itqua per le foglie de gli alberi parca, che fofle piovuta terra j che
una brina caduta a di 4. di Mng!»io nella pianura fece feccare i tralci
delle vitij ma nulla Teppe di quel fogniito Sangue . Era in quefti tem-
pi C»nt! del f acro Palazzo Erihaldo^ cortando ciò da uno Strumento,
Icritto nella Città di Penna, allora del Ducato di Spolcti, non già ncll*
anno 874. come ha T Autore della Cronica Cafaurienfe W, ma bensì ^*] .P'-'J"''/
nel prcfente. Truovafi quefto Conte del facro Palazzo in a.tri Atti lui j.fu ^ j,^
line dell'anno prcfente nel Monillcro Cafimrienfe . Colà ancora a fo- Rer^uaiic.
lennizzarc il fanto Natale fi portò l'Imperador Lodovico. In un Pla-
cito tenuto da cfTo Eiibaldo nel dì 24. di Dicembre fi legge, (i) Dum
Domnus Ludovvicus glorio fus Imperator de partibus Beneventi reverteretur ,
fc? venipt ad Monafierium SanEla Trinitatis ^ qiiod eft^ confi ru&tm in In-
fula., qua dicitur Cafa aurea. In quell'anno ancora è data ima Lette- ^
ra W di Giovanni FUI. Papa ad ylnnone Fefcovo di Frinfinga, in cui ^.^^f^^'
gli raccomanda di fpedire con ficurtzza a Roma le rendite fpcttanti j-^,^ j,
alla Chicfa Romana in Germania, con aggiugnere in fine, (i) Preca'
ittur autem., ut optimum Organum cum yfrtijìce, qui bue moderari (3 fa-
cere ad omncm modulationis efficaciam fojjìt ad inUi-uEìionem Mufica difci-
plina ^ nohis aut deferas .y aut cum eifdem redditibus mittas . Ecco come la
fabbrica de gli Organi avea prcfo gran piede e credito in Germania.
Ma non già pcnfo io per quefto, come altri ha creduto, che ora fo-
lamentc Roma cominciaire ad aver Organi nelle fue Chiefe .
Anno
(i) Mentre Donno Lodovico gloriofo Intper udore ritornando da Benevento
arrivato fu al Monifiero della S. Trinità , fabbricato nelF Ifola detta Ca-
fa aurea .
(ij Preghiamo poi., che tu ci porti., 0 colle medefime rendite ^ ci mandi un
ottimo organo col Macftro., il quale poffa regijìrarlo ad ogni fueno, fece»-
fio le re^olt della Mufica .
94 Annali d' Italia.
Anno di Cristo dccclxxiv. Indizione vii.
di Giovanni Vili. Papa 3.
di Lodovico II. Iniperadore 16. ij. e 20.
Er A Volg. ipErnioffi ancora nel verno di qucft'anno V Imperaàor Lodovico in Ca-
Amno 874. 1/ pua, dove r accortiilìmo Vclcovo di quella Città Landolfo con tal
(t) Erchtm- di (ìn Voltura s'introdufle nell'animo di lui («), che quali non vede»
^r/«, H//. gfl-g Augufto per altri occhi , che per quelli di quclto Prelato j e
'^' •> • però ipfunt tertium in Regno fuo conflituit . Volle prevalerli Landolfo di
un si favorcvol vento, ed appoggiato alle raccomandazioni dell' Impc-
radore, che mollrava tanto affetto a lui, e un cuore si alieno da i Be-
neventani, cominciò a trattare con incredibil calore, che il Papa co-
(lituilTe il Vclcovo Capuano Metropolitano di tutta la Provincia di
Benevento. Ma non gli venne fatta. Giovanni FlI!.^ probabilmente
conofccndo, che un tal palio avrebbe portato delle confegucnze trop-
po nocive alla Sede Apollolica, perchè i Beneventani irritati avreb-
bono potuto gittarfi in braccio a i. Greci, che aveano fottratto altre
Chicfe in Calabria e Sicilia alla Santa Sede, e non lafccrcbbono di fa-
re lo fteflo per quelle di Benevento: fi guardò bene dall' acconfcntirc
alle brame ambiziole del Velcovo di Capua . Riulbi poi da lì quafi a
cento anni tanto al VlIcovo Capuano, quanto al Beneventano di con-
feguir la Dignità Aichicpilcopale. Ora 1' AuguUo Lodovico, dopo cf-
ferc dimorato per lo fpazio quafi d'un anno in Capua, finalmente fu
richiamato da i fuji affari in Lombardia. Lafciò in efla Città di Ca-
pua rimperadrice Angilherga^ e la Figliuola Ermengarda^ e andoficne
a Ravenna, feco portando il Corpo di San Germano Vefcovo di effa
Città di Capaa, come attelta Leone Ollienfe. Abbiamo nella Croni-
(M chronìc '^^ Cafaurienlc W un fuo Diploma in favore del MoniQero di Cafait-
Cafauritnf' ^'5, dato Tertio Calendas Majas Indizione Seplima. A^iim foris Civita-
p. IL T. II. te Ravenna ad San6ìiim ApuUinarem , Anno Imperli Dumni Ludovici Se-
Ker. Italie, reniffimi hnperatoris Vicejimo ^into . Anche il iuddctto Leone Ollien-
(c) Lt» fc (0 è teltimonio, che il mcacfimo Augulto trovandoQ nel Monifte-
oftìenfts ro di Santo Apollinare fuor di Ravenna, concedette un Privilegio fa-
chronic. yorevolc al Montllcro di Monte Calino. Colà fon io d'avvifo, che
* andafle a trovarlo Papa Giovanni per concerto fatto fra loro di abboc-
carfi amenduc con Lodtvico Re di Germania nel territorio di Verona.
(d) chronk. Ci aflìcura in fatti la Cronica di Fuida (<^), che effo Re Lodovico do-
VuUtnre po effere (lato verfo la metà d'Aprile a vifitar per fua divozione il
^ ■ Moniltero di Fulda, tenne dipoi una Dieta Generale in Tribuna prcf-
fo M agonza. Jnde in Jtalium per Alpes Nericas tranfiens ^ cum Illudo-
ivico Nepote fuo , &* Johanne Romano Pontifice , haud procul ab Urbe Fé-
rana^ colloquium babuit . Cofa fi trattaflc in quel Congrello, noi dico-
no clU Annali. Probabilmente v'entrarono le prcteniioni dell' Impcra-
dor
Annali d' Italia. 95-
dor Lodovico fopra il Regno della Lorena. Potrebbe anche dubitar- Era Volg.
fi, che vi fi parlafie di chi dovea fuccedere nel Regno d* Italia, e ncll' A*"<® ^74-
Imperio, giacché Dio non avea dato prole mafchile ad eflb Augufto
Lodovico. In queft'anno rutto anfiolb eflb Impcradore di fenaprf più
nobilitare il Tuo favorito Moniftero Cafaurienfc, impetrò da Papa Gio-
vanni il facro Corpo di San Clemente L Papa e Martire, e fecelo traf-
portare colà con cran iblennita: laonde col tempo cominciò ad efTcre
appellato da alcuni il Moniftero di San Clemente. Il Cronifta Cafau-
rienfc pretende, che fotto Papa Adriano II. fofle fatta quella Trasla-
zione. Ma che ciò feguifle a'tempi di Giovanni Vili, lo pcrfuadono
i Documenti fpettanri nell'anno prefentc a quel Moniltero, dove 1' Im-
perador Lodovico comincia a far menzione di quefto facro acquifto.
In un Privilegio d'elfo Augufto (<»),dato Cakndis Septembris ^ IndiStlo- {^^ Circnk.
m O&ava. JEìum Olonna in Curie Imperiali^ Anno Imperli Domni Lu- cafamiini
dovici Sereniffìmi Imperatoris Vicefimo ^into^ cioè nel preicnce Anno, g';.^ /,gj;,_ '
nomina il Tempio della fantifllma Trmità in Infula^ quiS Cafa aurea
vocitatur^ uhi £ff almificum beatijìmi Pontificii {jf Martyris Clementis Cor-
pus venerabiliter recondi fecimus . In un altro Privilegio dato parimente
in Corte Olonna, deliziofo Palagio di Villa non lungi da Pavia, dove
molto godeva di far foggiorno quefto Imperadorc, nel dì if. d'Ot-
tobre egli conferma al Moniftero fuddetto rutti i beni ad eflb da lui
donali Jive infra Romanam Urbem , five extra ipfam , feu etiam per totam
Pentapolim^ Tufciam^ 6? Spoletinum Ducatum^ atque Camerinurn Comita-
tum., necnon etir.m Firmanum^ Afcolinum^ Aprutinum ^ Pinninum^feu Tea^
ttnum territorium . Q^i\ miriamo diftmto il Contado di Camerino dai Du-
eato di Spoleti . Contuttociò in un altro Diploma, dato in queft'anno
nel di primo di Novembre in Curte Imperiali Olonna egli torna a far
menzione d' eflì Brni donati tam infra Urbem Romam, quam extra ipfam
Romuleam Urbem , per totam fctlicet Campanìam , 13 p"' omnem Romaniam
(oggidì Romagna) necnon y per ambos Spoletanos Ducatus^ feu per te-
tam Tufcìam . Se erano due i Ducati Sf>olctam, adunque d'un Iblo di
Spolcti fé n'erano già formati duej e l'un d'efli fu appellato Marca
di Camerino o di Fermo. In quell'ultimo Documento ci fa lo ftcflb
Augufto fapere di aver oflcrvato un Luogo atto a gli ufi Monaftici,
chiamato Moninello, difiantem ferme duobus millibus ab Urbe M.intuana^ e
d'aver quivi fondato e dotato un Monifterodi .VIonaci prò anima noftnere'
medio. Due altri Diplomi d'efl'o Augufto fcritti parimente in Corte Olon-
na nell'Ottobre di queft'anno fi leggono nelle Antichità Italiane (/') . ^tl ^?j;/c«i-
Non volle cll'ere da meno dell' Imperador fuo Conlbrte 1' Augu- ,^f. i-aiic.
(la Atigilberga y e prefe anch' ella circa quefti tempi a fabbricare in Differì. 16.
Piacenza w ii^^uardcvol Moniftero di facre Vergini fub titula Domi- P-'i- 9ì'i-
nicte Refurre^iouii^ ^ in honore fanllorum Martyrum Sexti^ Fabiani &c. ^ ^"^'*'
(.e) dove poi pare, che fi facefle Monaca, m^ non profelfa Ermengar- (e) Ar.t'mu.
da Figliuola d'efli Augufti, come cofta da una donazione fatta da efla it^ìn. Dif.
nell'anno 8po. Il tempo della fabbrica d'cflb Moniftero fi ricava da /""'• 7-
un Diploma del luddetto Impcradore dato in Corte Olonna nel di 13. ^''^" ^ ^'
d'Ot-
9^ Annali d' Italia.
Era Volg. d' Occobre dell'anno prt-fL-nte, con cui confermala donazione de i bc-
^''Tucl'it "' " ^^^^ ^^"° Luogo tutta da cfTa Angilbcrga. Il Locati (a) e il Ri-
H!jhr!'pia- P,=^'^^ Scrittori Piacentini prctcfcro, che la fondazione del fuddetro Mo-
centia. niilcro, appellato poi di San Pietro, e divenuto uno de' più inli"ni
della Lombardia, oggidì poflcduto da i Monaci Benedettini, fc"uf(rc
nell'Anno 8?.i. con crror man:felio . Prcrcfe poi Pietro Maria Cam-
(b) Campi P' ^^)' ^^^ l'Impcradricc Angilberga dcfll- principio a quella pia im-
jfi. Eccl. di prefa nell'Anno 8fl. con riferire a quell'Anno un Privilegio dell' Im-
pinctnt.a perador fuo Manto, dove dice, che effo Au^ufto vuole (i) infra ma-
«iL'An.i^i. jos Placentìnie Urbis in honorc fan£ìje Refurreiìionis Momlìerium unum fa-
crarum PutU.irtim conftruerc . iVla fon chiaramente guaite le note Cro-
nologiche di quel Diploma , che per altro è da me creduto Docu-
mento legittimo. Vcggafi un altro Diploma d'clTo Auguilo, da me
ta/uTc" '^^^° ^^^^ '^'^^ ^'^^ ^^"^ '"""^ quell'Anno fi vede difegnaca la fabbrica
Diifert. i6. ^^ l^^^ Moniltcro . Dimoro almeno per qualche parte del prcfcnic
fa^. 453- ■^'^"^ ^^'^ Imperadrice Angilberga in Capoa. Di tal congiuntura li
(d,Erchtf^. prcvalfe Landolfo Fefcovo di quella Città (^J, uomo, che ordiva o'rni
{'aT'-T,"'^'' '^' '^'^^'^ nuove cabbalc, per far mettere in prigione Giiaiferio Primipt
^' ^ ' di Salerno, contuttoché poco dianzi quello Vefcovo gli avelie preda-
to giuramento di fuggezione e fedeltà per la Città di Capua, ch'egli
fignorcggiava anche nel temporale. Ma per quello non gli venne fatto
ciò, ch'egli andava macchmando} perciocché Guaiftrio aiutato da gli
Amici fu rimeflo in liberta, con dare per fuoi oftaggi i Figliuoli di
Landone, cioè Landone, e Landenolfo, fuoi parenti, i quaii Angil-
berga tornando in Lombardia condulTe l'eco, e lafcioUi confinati in Ra-
(«1 HHhcus vcnna. Mette poi Girolamo Rolli tO (fcguitato in ciò dal Padre Pa-
Hiflor Ra- g\ (/)) un Concilio tenuto in quell'Anno da Papa Giovanni in Ra-
71) p'^^', venna, dove fu dato fine ad una lite inforta fra Orfo Doge di Vcne-
aiAnnal. ^''^ • c Pietro Patriarca di Grado. Via il Rofli, che ha prefo quclto
Baron. fatto dalla Cronica di Andrea Dandolo, non badò, che quello Scorico
fa menzione di quello fatto dopo la morte di Lodovico II. Impera-
dore. Però più tardi s' ha da allogar quefto Concilio. All'Anno pre-
fente bensì appartiene una Lettera fcritta da Papa Giovanni VI il. allo
MifctUan' ^*-'^° Imperadore, e pubblicata dal Baluzio U) . Dovca Lodovico aver
Tom. V. ' f-'tca iftanza al Papa, perchè fi reltituiircro alla Chicfa di Ravenna al-
cuni .Moniderj da erta prctefi, e allora pofTeduti dal Romano Ponte-
fice. Ora con quelle parole gli rilponde Papa Giovanni; (z) Mona-
fte.
(i) folto le mura di Piacenza fabbricare un Monifìero di Fergini in onore
della fanta Rìfurrezione .
(i) Il Moni fero di S. Maria in Cornacchie ., detto Pomnofa^ ed il Moni-
fiero di S. Salvatore in Monte Feretro., e «« altro Àlo^ijlero detto S.
Probo., ed i contadini nel territorio Ferrarefe^ e Mricnfe., e G.iUicata.,
e la Faventilla , non abbiamo tolto aW Arcivefcovo di Ravenna ; ma tali
Atoni lì eri., e lochi abbiamo tenuto ritrovandoli poffeduti da' noflri Ante-
cejfori , * fin' or» riteniamo per nojiro diritte .
Annali D* Italia. 97
jlerìum SanElie Maria in Comaclo, quod Pompofta dicìtur^ 6? Monafìe- Era Volg.
rium Sancii Sahatoris in Monte Feretri^ alitiàquc Monajlerium^ quod vo- Anno 874.
catur Sanalo Probo , atque colonos in territorio Ferrar icnfi , ^ Adrienfi ,
£5? Gallicata , (^ Faventiìlam , Ravennati Jrchiepifccpa non ahflulìmui ;
ftd e* Monafleria ^ loca ab Antecejforibus nojìris pojfejja reperientes poj/'e-
dimtis^ hd£lenufque jure noflro retincmus . Divenne col tempo uno de' più
celebri Monilterj tV 1 calia quello della Pompofì^ mairimamcnte dap-
poiché Ugo Marche/e d" Ejìe V anichi di molti beni . Era in quefti tem-
pi Arcivelcovo di Ravenna Giovanni^ quel medcGmo, che fu conden-
nato nel Concilio Romano ncll' Anao 861. E che tuttavia durafle poco
buona armonia fra lui e Papa Giovanni, fi può raccogliere da un fram-
mento d'altra Lettera feruta da cflb Papa all' Imperadrice Angilberga,
in cui le dice (<«) : Ad hoc ufque malum crevit ^ incraj/atum eji^ ut fa- (i) ««/«s.
Elione Ravennatis Jrchicpifcopi Maurinus citm fuis compHcibus ^ qui excom- '*"/"«•
municati t5? anathematizati a r.obis jam funt y Ravennani ingrederetur ^l^
fidelium nojìyorum res cum eis funditus raperet (^ devaftaret ^ adeo ut Cla-
VIS Civitatis Ra-jenn<e a reflarario noftro violenter fubtraheret ^ (J prò li'
bitu fuo , nefcimus cuJHS auEloritate , ipfi Archiepifcopo ( qmd numquam fa-
Elum fuiffè recolitur) potefiative concederei (*) . Adunque 1 Miniltri delia
Tanta Sede comandavano in Ravenna, giacché preffb di loro (lavano le
Chiavi di quella Città .
Anno di Cristo dccclxxv. Indizione vi 11.
di Giovanni Vili. Papa 4.
di Carlo II. Imperadore i.
SOno fcorretti i tedi di alcuni antichi Annali, o pure han fallato i
loro Autori, allorché rifcrifcono all' Anno precedente la morte
dell' Imperador Lodovico II. La verità è, ch'egli fini di vivere fola- (b) chrinic
mente nel dì 12. d' Agolto dell'Anno prcfente nel territorio di Bre- cafauntnf.
fcia, e non già in Piacenza, né in Milano, come alcuni han creduto. "Aln^^
Pero nella Cronica Cafaurienfe data alla luce dall' Ughelli (*) fono xow. vi.
fcorrette le nate Cronologiche di un Diploma, dato ///. Idus 05le- ital. s*cr.
iris Indinone FUI. Anno Dominici Incarnattonis DCCCLXXV. Si ^ ^^•,h\^'
dee fcrivere DCCCLXXIV. perché l'Indizione 0//rti'« ebbe principio
Tom. V. N nei
Aer. ItaVic,
(*) // male è arrivate a quefto fegno , che per fazione deW Arcivefcovo
Ravegnano^ Alaurino co' juoi compiici, da noi già fcomunicati e anatema-
tizati.^ è entrato in Ravenna ., e de' fedeli mftri le fojlanze co' me de fimi
afatto ha rapito , e devafìato , talché le chì.ivi della Città di Ravenna
dal nojìro Veflarario ha fot tratte violentemente^ ed a fuo caprìccio^ per
auttrità di chi noi fappiamo , le ha di potenza concedute all' ijìejjo Arci-
vefcovo i lo ehi fi fa non ejftr feguito mai .
9* Annali d' Italia.
E»\ Voi? nel Settembre dell'Anni precedente. Andrea Prete Italiano nella Tua
tr^A drlu ^^°"'"^'^^"^ ^'*^ fcnve, che correndo V Indizione Ottav», cioè in qucll'
Pre:i.yte7'!'' ■^^i"" » P'-*'" t""o il Mcfc di Giugno fi vide una Cometa colla coda
chronic. ' lunga. K chc nel Mcfe di Luglio vennero i Saraceni, e abbruciai ono
Tom. i. una Ci:tà, ma con efTcre caduti il noms d'e(ra dai tefto Tuo. Ha
Rer. Gfrw. (creduto taluno , che qui fi pirli di Benevento > mi certo in R-ncvcnto
Mcttchtnju ^^^ cmraronn quegl' Infed.li, né quella Città re(to confunta dalle
fitmme. Seguita a dire elio Andrea. (*) Seguenti aiitem Menfe Àugu-
fio. Hludovicus Imperator dcfunaus efi pridie Idus Jugitfti in finibus Bre-
faanis . jlntonius -vero Brefcianus Epifcopus ttilit corpus ejus ^ l^ pofuit eum
in fepulcro in Ecclefia Sn/ìlla Mtirix , ubi Corpus Sancii Filaftrii requie-
fcit . Anfpertus Mediolanenfis Archiepifcopus mandavit et per ^chidiaco-
num fuum^ ut reddat corpus illud . Ille autern noluit . L' Arcivcfcovo An-
fperto la volle vmta, e fi portò egli in pcrlona a Brciciacon Garibal-
do V^cfcovo di Bergamo, e Benedetto V cfcovo di Cremona, e con tut-
ti i Preti, e il Clero d'efle Città. E fatto cavar di fottcrra l'Impe-
riai cadavtro, ed imbalfamatolo, il roifero in una bara, e nel giorno
quinto da che era morto, con lunga procefllone, cantando i facri In-
ni, lo conduflcro a Milano. CònfefTa il fuddetto Andrea Prete, cfTcr
egli ftato un di coloro, chc portarono per qualche fpazio di ftrada il
cataletto. Feritatem in Chrifl» loquor^ dice egli, ibi fui ^ l^ partem ali-
fuam portavi^ y cum portanùbus ambulét-vi a Jlurni>ie^ qui dìcitur Oleo
ufque ad fiumen Addua . Hanno conghictturato il Menchenio, e 1' Ec-
cardo, che quefto Andrea Prete pofla eficre flato il mcdefimo che An-
dre* Agnello Scrittore delle Vite de gli Arcivefcovi Ravennati. Ma fc
fecondo i conti del Padre Bacchini, Agnello nell'anno di Crifto 829.
era in età d'anni trentacinque, non è giammai verifi^milc, che nell'an-
no S/f. egli averte fpallc atte a portare quel pefo. Dubito io più to-
fto, ch'egli fofle Bergamafco, al vedere, che dal Fiume Olio fino
all'Adda, cioè per la Dioccfi di Bergamo, a lui toccò l'onore fud-
detto j e che poco apprefib egli parla individualmente di ciò, che fecero
i Bergamafchi nella dilTcnfione fucccduta a cagion dell'Imperio. Se-
guita egli pofci» a. dire, che condotto il cadavcro d'cfib Imperadore a
Milano, eoa grande onore e pianto fu fcppellito nella Chiefa di Santo
Ambrofìo die feptimana ejus, cioè nel giorno fettimo dopo h Tua morte,
con avere fpcfo tre giorni nel viaggio, e non già nc\\\ fettimana del-
la Fcfta di Santo Ambrofio del Mele di Dicembre. L'Epitaffio fuo,
che tuttavia ivi fi legge, quantunque pubblicato da altri , mi fia leci-
to l'aggiugnerlo qui.
D. P. M.
(*) nel féguente mefe di' Ago fio • poi Lodovico- Imper adori morì il d) 11. d'A'
gojle ne' confini di Brefcia . Antonio Ve [covo Brefciano fece fepellire il fuo
corpo nella Chiefa di S. Maria ^ ove ripofa il Corpo di S. Fdadrio . Anf-
perto Arcivefcovo di Milano per mezzo del fuo Arcidiacono gii diede itT"
dine di refiituire ^uel Corpo . Ma tgli non volte darlo .
Annali d' Italia. 99
Era Volg.
D. P. M. Anno 87J.
HIC CVBAT. AETERNI. HLVDOVICVS . CAESAR. HONORIS.
AEQVIFARAT. CVIVS. NVLLA. THALIA. DECVS.
NAM. NE. PRIMA. DIES. REGNO. SOLIOQVE. VACARET.
HESPERIAE. GENITO. SCEPTRA. RELIQV[T. AWS.
OVAM. SIC. PACIFICO. SIC. FORTI. PECTORE. REXIT.
VT. PVERVM. BREVITAS. VINCERET. ACTA. SENEM.
INGENIVM. MIRER. NE. FIDEM. CVLTVSVE. SACRORVM.
AMBIGO. VIRTVTIS. AN. PIETATIS. OPVS.
HVIC. VBI. FIRMA. VIRVM. MVNDO. PRODVXERx\T. AETAS .
IMPERI!. NOMEN. SVBDITA. ROMA. DEDIT.
ET. SARACENORVM. CREBRAS. PERPESSA. SECVRES .
LIBERE. TRANQVILLAM. VEXIT. VT. ANTE. TOGAM.
CAESAR . ERAT . CAELO . POPVLVS . NON . CAESARE . DIGNVS .
OOMPOSVERE. BREVI. STAMINA. FATA. DIES.
NVNC. OBirVM, LVGES. INFELIX. ROMA. PATRONI.
OMNE. SIMUL. LATIVM. GALLIA, TOTA. DEHINC.
PARCn E. NAM, VIVVS. MERVIT.HAEC. PRAEMIA . GAVDET.
SPIRITVS. IN. CAELIS. CORPOJIIS, EXTAT. HONOS.
Fu Principe buono. Erclicmpcrto Monaco (a) altro non fcppe (t) Bnhtrui-
trovar da riprendere in lui, fé non lo Iconcerto accaduto in Roma del- h''*- ^'fi-
le. Croci rotte, die narrammo all'anno 864. il quale fi dee più tolto *''^" 37*
attribuire all' infolenza de'fuoi Cortigiani, che aluii e il non aver fat-
to levar di vita il Soldano de' Saraceni, allorché coltui nella prefa di
Bari fi arrende ad Adclgifo Principe di Benevento : il che non è un
delitto, fé non nella mente di chi fa poco di Teologia, e meno di Po-
litic». Per altro abbiam l'attcltato di Rrginone, che, così parla d'ef-
fo Imperadorc (0: Fuit ijle Princeps plus ^ntifericors^Jullitixdeditus^ (b) R«;/»#
Jimplicitate purus y Eccleftarum defenfor^ orphanorum £5? pupilloram pater ^ inChronic»..
tleemofynarum larsus largii or ^ fervorum Dei humilis fervitor ^ ut juftitìa
ejus maneret in peculum [acuii ^ £3* cornu ejus exaltéiretar in gloria, (*)
Fra le Leggi Longobardiche fi leggono anche le fuc con varie giun-
te da me pubblicate (0 . (e) R,r,
Niuna prole mafchile lafciò dopo di sé l'Imperador Lodovico. Italie. P,IL
Re fio di lui una fola Figliuola, cioè Ermeugarda ^ a lui partorita dall' ^"'"- ^•
Imperadrice Angilberga^ che la Madre avca lafi:iat3 in Capua. E que-
fto mancar di lucccffbri abili all'Imperio cominciò a turbar la pace,
che per tanti anni s'era goduta in Lombardia pel buongoverno di quello
Principe; anzi comincio qui la rovina dell' Italia, che relló priva del So-
▼rano abitante inefl"a,e così potente, che teneva in fireno la prepotenza e
N z l'am-
(!*) Code fio Prìncipe fu pi$ , e mifericordiofo , dedito alla Giujìizia , per la
femplicità purjt, dJfenfir delle Chiefe^ padre degli orfani^ e de' pupilli y
grandijfimo elemofiniere , feria umile de' Servi d' Iddi» , acciò la fua giujìi'
zia refiafj'e eterna, « la fua virtìi efaltata fujft ali* Gleria.
loo Annali d' Italia.
Eb a Volg. l'ambizione de gl'inferiori} laonde la difcordia con altri malanni prefe da
Anno 87J lì innanzi poflcffo di quello Regno. Due erano allora i concorrenti all'
Imperio, e al Regno d'Italia, lìccomc difcendenti da Carlo Magno, cioè
Lodovico Re di Germania in età alFai avanzata, e provveduto di tre Figliuo-
li, ognun de' quali mfetto di molte magagne; e l'altro era Cark Calvo Re
di Francia fuo Fratello . Tutti e due attentamente vagheggiavano gli Sta-
(n) Andrtas ^' d'Italia. Ora accadde, per teftimonianza di Andrea Prete (<»), che
Prtibyttr fui principio di Settembre Ci raunò in Pavia la gran Dieta dc'Princi-
mchronho. pi d'Italia, cioè de i Duchi, Marchefi, e Conti d'allora, con efler-
vi intervenuta la vedova Impcradricc Angilberga. La rifoluzionc che
prefero, biafimata da elfo Andrea Prete, fu di offerire il Regno a tut-
ti e due i fuddetti Re, fenza che l'uno fapefle dell'altro: e pero amen-
due fi accinfero a calare in Italia con quante forze poterono frettolo-
famente raunarc. Maggiore nondimeno fu la foUecitudine di Carlo Cal-
vo. Senza afpettarc invito alcuno de gì' Italiani, appena ebbe egli udi-
ta la morte del Nipote Augufto, che fi mife in afletto per venire a
(b) Annal. prendere quefta pingue Eredità. Secondo gli Annali Bertiniani (^),
Trancor. jj^j jj primo di Settembre imprefe il viaggio verfo l'Italia, e con
paflare pei Moniftero di San Maurizio, cioè pel pacfs de' Vallefi, fe-
licemente arrivato a Pavia, fi diede a far maneggi per eflcr eletto Re
(z) Antiqui- d'Italia. Abbiamo un fuo Diploma {e) dato nella Itcfla Città di Pa-
^iflir'"''! ^'* "^' ^' ^^" ^' Settembre, in cui non cfprimc l'anno Primo del Re-
fag!\ii. g"° d'Italia, ma folamente V Jmo Primo della SucceJJìone di Lodovici.
Intanto Lodovico Re di Germania fpedi anch' egli alla volta d' Italia
Carlo fuo Figliuolo, che gl'Italiani cominciarono a chiamare Car/^-//^,
ed è oggidì più conofciuto fotto nome di Carle Crajb, o fia C'irlo il
QroJJb . Giunto quefti nel territorio di Milano, e intefo che Carlo Cal-
vo fuo Zio era già entrato in Pavia, reftò aflai malcontento, e fenza
fapere, qual partito prendere. Attefta Andrea Prete, che con elfo lui
fi uni Berengario^ cioè il Figliuolo di Eberardt già Duca del Friuli,
vegnendo noi con ciò in cognizione, ch'egli dovea già eflcre fucce-
duto per la morte di Unroco fuo Fratello nel governo di quel medefi-
mo Ducato, o vogliam dire di quella Marca. Vennero le foldatelchc
di Berengario nel Bergamafco, commettendo non pochi difordini d' in-
cendj, e d'adulterj, di maniera che molti di quc'paefani, lafciando le
cafe e le follanze alla difcrezion di quella gente, fc ne fuggirono o
(d)«;i/?.4i. alla Città o alle montagne. Ricavafi ancora da una Lettera (<^) di Pa-
Jthannis pa Giovanni VIIL ch'egli arrivato a Brefcia avea fpogliato il Moni-
p»t* vili, jtefo deii(. Monache di Santa Giulia di tutto l'oro si d'eflb facro Luo-
go, che dell' Imperadrice Angilberga, la quale area colà rifugiato,
come in ben ficuro afilo il fuo non picciolo Teforo, ammafiaio con
far tanto gridar la gente . Come veramente paflafl*ero in tale occafionc
gli affari, non è facile il dirlo, ftantc la difcordia de gli Annali di San
Bertino comporti da un Franzcfe, e de i Fuldenfi feruti da un Tcde-
fco, cercando l'uno e l'altro di follener l'onore, odi coprire i difet-
ti della fua Nazione, con adoperare ©ccorrcndo anche le bugie : di-
fetto
Annali d* Itali a. ioi
fetto non già ftranicro ne gli Scrittori di Storie. Carlo Calvo, fecon- Era Volg.
do i fuddctti Annali Bertiniani, ufcito centra d'edo Carlo Craflo, il Anko 8ij.
mife in fuga, e coltrinfelo a ritirarfi . Anzi Andrea Prete aggiunfc,
che Cario Calvo perrextt in Bajoariam; cioè portò le Tue armi fino in
B.iviera: il che non faprci facilmente credere io. L' Eccardo pensò,
che quello fofTc uno ftratagema di Carlo Calvo, al quile non riufcif-
fc già di far fuggire il Nipote Carlo, ma bcnsi di farlo retrocedere,
per accorrere alla difefa della cafa. Ma né pur fembrerà credibile, che
C^rlo Calvo volcfTe paffare in Baviera con lafciare in Italia un Prin-
cipe Tcdefco fuo Nipote, adìftito dal Duca, o fia dal IVIarchefe del
Friuli, che avrebbe potuto profittare della lontananza dello Zio.
Comunque fia, Lodovico Re di Germania inviò alla volta d'Ita-
lia Carlomanm y cioè un altro de'fuoi Figliuoli, con un'altra Armata.
Per attellato de gli .'annali di San Bettino, Carlo Calvo con forze
maggiori gli andò incontro} e Carlomanno conofciuto di non potere
rcfiltcre allo Zio, trattò con lui di pace, e dopo i giuramenti fegui-
ti fra loro, fé ne tornò in Germania. Laonde Carlo Calvo, sbrigato
da quelli oftacoli, ebbe l'agio convenevole per paflhrc a Roma a ri-
cevere la Corona dell'Imperio dalle mani di Papa Giovanni. All'in-
contro abbiamo da gli Annali di Fulda (<»), che Carlo Calvo, Tiranno (a) Anndes
della Gallia, balzò in Italia, ed aggraffò tutti i telori, che potè ritro- ^'"^'Y'"';
vare, fpezialmente dell' Imperador Lodovico II. All' avvifo, che Car- f^'«'»/"-
lomanno calava in Italia, fi fortificò alle chiufe delle montagne} ma.
Carlomanno molto ben fcppc preoccupare i fiti più difficili. Ora Car-
lo Calvo confiderando, che non fi poteva sbrogliare da quello peri-
colofo impegno, fenza venire ad un fatto d'armi, ficcome uomo piìi
timido d'una lepre, ricorfc al ripiego di guadagnare con una gran fom-
ma d'oro, e con regali d'inumcrabili pietre preziofe, l'animo di Car-
lomanno. E gli venne fatto. Giurò egli di ritirarfi tofto dall'Italia,
e di lafciar quefto Regno alla difpofizion di fuo Fratello Lodovico,
purché Carlomanno fé ne tornafle anch' egli in Baviera. In fatti l'in-
cauto giovane Carlomanno fé n'andò, ed allora Carlo Calvo, nulla ba-
dando alle promelTe ne a i giuramenti fatti, il più predo che potè,,
marciò a Roma, dove con donativi corruppe il Senato Romano in gui-
fa tale, che indulTe Pipa Giovanni a dargli la Corona dell'Imperio.
In quello racconto ha vcrifimilmentc avuta qualche parte la Paffionc,^
o la diceria del volgo. Per altro Andrea Prete, Scrittore in ciò più
autentico, attcfta, che fatto al Fiume Brenta un abboccamento Ira
Carlo Calvo e Carlomanno, rimafc (labilità ima tregua fra loro fino al
Mefc di Maggio: dopo di che Carlomanno fé ne tornò in Baviera, e
Carlo Calvo le n'andò a Roma, dove fatti molti doni alla Chiefa di
San Pietro, ricevette il titolo e la Corona Imperiale da Papa Giovan-
ni. Reginonc fcrive, ch'egli a forza di regali comperò 1' Imperio.
Certamente pare, che feguifle la tregua fuddctta, ed avefie da reftar
pendente la controverfia: ma Carlo Calvo non lafciò per quello di
«re il negozio fuo con burlare il troppo fuo credulo Nipote. In quello
men-
lor Annali d* Italia.
Era Volg. tnentre lo ftefTo Lodovico Re di Germania credcndofi di far defifterc
Anno 87 j. 41 Fratello dall' acquilto dell'Italia, entrò coli' armi in Francia, e die-
de il guafto ad un gran tratto di paefc, fcnxa che per quitto volef-
fe Carlo Calvo muoverli d'Italia. Non fi fa bene, fc edb Re Carlo
da fé ftcfTo aflumefre, né quando aflumeflc il titolo di Re d' Italia, e
ne pure Te ne feguillc la formale elezione e proclamazione in Pavia .
Abbiamo ben certo il tempo delia Tua Coronazione imperiale in Ro-
ma. Invitato dal Papa colla fpedizione di quattro Vcfcovi, arrivò egli
colà nel dì 17. di Dicembre, e pofcia nel giorno folenne del fanto
(a) jinnalts Natale X") fu unto e coronato Impcradore ed Augufto4al fommo Pon-
Trj»:or. tcficc Giovanni V ili. Rcginone (^) attclta, ch'egli fece de i gran re-
fbT'Rffi»» g*'* ^ ^^P* ^ * ' Romani. Nel giorno fcguenrc dando in San Pie-
in chrtnic». tro, cfcrcitò la lua autorità col confermare i Privilegi al Monillero in-
(c> chrojùt. {igne di -Farfa . Il fuo Diploma, riferito nella Cronica Farfcnfe (f), e
larftnfc j^j^ f/jj Xtil. Jantiarii ^ Anno XXXFl. Regni Domni Caroli in Fran-
Rer^ lun/ "^ì ^ '" fi*<:cej[}ìone Lotharii VI. i3 Imperii ejus l. Jitum in San&» Pe-
/ro, Indizione IX. Feci meniionc di fopra di un'Operetta^ attribuita
(d)DiUdr- ad Eutropio Longobardo, di cui fi fervi il de Marca W, per prova-
*a l.-^.c'ii. ,.g^ che Carlo Calvo in tal congiuntura cedette a i Romani Pontefici
5a""d'"^t3' ^^ fovranità fopra Roma. In fatti dice coftui, che venuto efTo Carlo
tnfcr. a Roma rentvavit PaSlum cum Romanis., perdonans illis Jura Regni, (^
cottfuetudiaes illiui Sic. Ma il Padre Pagi pruova, non fuflilicrc una ta-
le allcrzione, avendo continuato gli Augufti il loro dorainio in Roma
ftefl'a. E certo quell'Autore, qualunque ci fia, conta nello ftefib luo-
go dell'altre favole, cioè che Carlo Calvo donò loro anche Pafrias
Samnia £jf Calabria fimul cum omnibus Civitatibtis Benedenti, e in oltre
itd decorem Regni totum Ducatum Spoietiiium tum duabus Civitatibus Tu-
fciie, quod folitus erat habere ipj'e Dux, ideji Aritium ^ Clufium . La Sto-
ria, ficcome vedremo, non s'accorda con quello racconto, e con al-
tre particolarità, ch'egli foggiugne . Poiché per altro non fon io lun»
gi dal credere, che Papa Giovanni ottenefl'e allora non pochi vantag-
gi da un Principe, che aveva un conconenis allo fteffo mercato. Cer-
(e^ tfìfi.^. io fi ricavarla una Lettera d'elTo Papa Giovanni (?), che Carlo Cal-
Johannis vo avca ceduto Capoa, non fi fa con quali patti alla Chiefa Romana.
Paf* vili, (j^^ affari mtaiito del Ducato di Benevento fi trovavano in una catti-
va pofitura. Da che l'impcrador Lodovico ll.fi ritirò da quelle con-
{{)Erchtm- tradc , (/) ripiglurono cuore i Saraceni, e giacche reltò fciolto il bloc-
ftnus in co ,di 1 aranto, che avca quali ridotta quella Città alla neceflità di
chronico rendcrfi, a poco a poco fi diedero a fcorrere per gli territorj di Bari
e di Canna, commettendovi le folitc ruberie con alcune iniquità. Tre
volte ulci in campo contra di cotloro Adclgilo Principe di Beneven-
to j ma fcmpre fé ne torno indietro fenza gloria, e fenza vantaggio
alcuno. Pero in quelle parti andarono a dilmifura crefcendo le Icia-
gure, ficcome vedremo.
Anno
p
Annali d' Italia. 103
Anno di Cristo dccclxxvi. Indizione ix..
di Giovanni Vili. Papa y.
di Carlo II. Imperadore !..
Er quanto, s' ha- dagli Annali Bertiniani W, Cario Cahf Impera- EraVoIs.
^ dorè foggiornò in Roma fino al dì cinque di Gennaio, nel qual Anno iyé.
tempo Papa Giovanni àkàe una Bolla in favore del Moniflcro di San ^^^^f^"""^"
Medardodi SoifTons, riferita dal Padre Mabillone W, e fcrirta^»«r/o ^["""[^^i^
Nonay Januarii per manitm- jlnaflafn Bibliàthecarii' fan&if fedis zipolo- ^b"- Manli.
lic<e., Anno Deo propitio Pontificatus Domni Johannis guarito ^ Imperante Annal. Be-
Dsmno piijjìmo perpetuo, /iugufìo Caruìo^ a Deo coronato magno Imperatore ""*• ^- ^'^■
Jnno primo yi3 pofi Confulatum ejus Anno Primo , Millione nonayC\oi nella
ilclTa guifa che fi. praticò con gli antichi Augufti . Partirti dunque da Ro-
ma l'imperadore novello, e venuto a Pavii , colà convocò la Dieta del
Regno d' Italia, che fi tenne nel Mefe di Febbraio V' intervennero di-
ciocto Vcfcovi,allatefta de'quali era Anfperto ^rcivefcovo di Milano, e
Befane Fratello di J?/fM^«rmperadrice Cpoco dianzi da Carlo dichiarato
Duca ò\ Lombardia, con dargli la Corona Ducale) , e dicci Conti, fra quali
Suppone:, che tuttavia teneva il governo del Ducato d" Spoleti,,e Bo'
derado. Conte del; facro Palazzo. Non dove» prima d'ora eflere ftato
eletto e riconofciiuo in Dieta alcuna per Re d' Italia eflo Carlo Cal-
vo . Per ficurczza fua , ed anche per confervarei Tuoi diritti a i Prin-
cipi di quello Regno, volle T Augufto Carlo, che ne feguilTe la fo-
lenne funzione. Le parole dell' accettazione fon qurfte fecondo l'edi-
zion pm copiofa d'eÀg Concilio. {() Jam quia Hivina-pietas F'os., bea- (e) Kerum
forum jìpofloìorum Petri (^ Pauìi interventione. per Ftcarium ipforum , J^^'^'c- ^- i^-
Domnum.vidcJicet Johannem., fummum Pontifcem. Ì3 univerfaìem Pa-
fam , fpiritaiemque Pairem lefirum , ad profeElum fan&:f Dei Ecclefia , ,
nojlrorumque omnium iai-itavit^, £5" ad Imperiale cuìmen fan fìi Spiri tusju-
dicio provexif: Nos unanimiter Fos Proteiìorem , Domivum , ac Defenjo- ■
rem omnium noflrum^ i^ Italici Regni Regem eligimus 8cc. (*) Ed ecco
come cominciarono anche i M.ii^nati del Regno d' Italia ad eleggere
il Re loro: cofa pritÌ!:ata fempre fotto i Re Longobardi, ma per
quanto fembra difmefla. fotio i precedenti Imperadori Franzefi . PafTato
dipoi 1
(*) Giacche la divina Pietas, colV intercefJTone de" heatl Apojìoìi Pietro e ^
Paolo., per mezzo del Ficario di efji\ cioè Donno Giovanni., fommo
Pontefice., e Papa univerfale -., e voflro Padre fpirituale-., Foi ha chia'
mato al profitto della S. Chiefa d" Iddio., e di noi tutti \ e per giudi-
zio dello Spirito Santo Fi ha innalzato alla fuprema Podeflà Impe-
riale : Noi. di comune confenfo Fi eleggiamo 'in Protettore .^ Signore y t
DifenJ'ort di nei tutti , e del Regno d' Italia .
104 Annali d' Italia.
Era Volg. dipoi Curio Calvo in Francia, fece quivi tenere un Concilio, o fia
Anno 876. un'altra Dieta in Pontigone, dove fu medcfimamentc riconofciuto per
Impcradore da i Baroni della Francia, Borgogna, Aquitania, Setti-
mania, Neuftria, e Provenza, nel Giugno dell' Anno prelentc. V'erano
prefenti i Legati Apoftolici Giovanni refcovo di Tul'cania, e Giovanni
Fefcovo di Arezzo. Vi comparve lo ftcffo Carlo, vellito pompofa-
■mcnte alla Greca, e da eflì Legati gli furono prcfentati per parte del
Papa varj regali, fra' quali uno Scettro, e un Bidone d'oro, o pure
•indorato. In quefti tempi la vedova Imperadrice Angilberga menava
fua vita nel Moniftero inlìgne di Santa Giulia di Brcfcia, che il de-
funto Augnilo conforte fuo Lodovico li. giufta l'ufo, o per dir me-
glio abufo d' allora, aveva alci conceduto in Commenda, o fia in go-
(a)£^ijf.43. verno, finch' ella vivefle. Da una Lettera di Papa Giovanni {a) a lei
Johannis fcritta nell'Anno fcguente pare che trafpiri, aver ella già prefo l'a-
Pdf£ ruL jjjjg Monaftico-i ma quello non è certo a creder mio. Siccome di-
cemmo, Carlomanno i'avea nel precedente Anno fpogliata del fuo
Teforo. Le rellavano molte Terre e ftabili, a lei donati dall' Augu-
■fto Conforte, e almcn buona parte di quelli ella intendeva di donare
al Monillcro dalle facre Vergini di San Siilo, da lei fabbricato in
Piacenza. Ma perciocché non fi fidava delle mani rapaci de i Re fuoi
parenti, che o fignoreggiavano, o aveano pretenfioni ne gli Stati, dove
ella avea que'bcni, pero in quelt' Anno ella fi procacciò un Diploma di
protezione da Lodovico!. Re di Germania, dato XJ/I. Kal. Augufli^ Ann*
XXXFlll. Regni Domni Hludovvici Sereniffimi Regis in Orientali Francia ,
{h) Antiqui- IndlUione Filli. Lcggcfi quello nelle mie Antichità ftaliche C^). Non fi
t»t. Italie, fa^ ch'ella fé ne proccuraflc un altro fimile da Carlo Calvo Impcradore,
'Differt. 71. perchè non godeva molto della di lui grazia. Siccóme accennai di fo-
pra, in cflb Diploma Angilberga è appellata da Lodovico dileSa ac
fpiritalis Filia nofiia Engtlpirga : il che fa conofcere l'abbaglio prefo
{c)-Camfi jai Campi (f) in ifpacciarlu Figliuola naturale del medefimo Re Lo-
^^ ^^jj '"''*" dovico. Se crediamo a gli Annali di Fulda W, Carlo Calvo montato
{à) Anntiei in fuperbia, faceva intanto delle (parate contra d'eflb Re fuo Fratello,
tranctr. non lolamcntc negando di volergli dar parte alcuna de gli Stati del
guldenfes. defunto comune Nipote Lodovico, ch'egli pretendeva; ma anche mi-
nacciandolo, e vantandofi ridicolofamentc di voler condurre tanta quan-
tità di cavalli, che bevendo tutta l'acqua del Reno, porgerebbono a
lui comodità di paflare per l'alveo alciutto di quel Fiume. Avendo
pofcu (xdiio, che Lodovico fi metteva in ordine per ben riccrerlo,
cadutegli le penne, mando Ambaiciatori per trattar di pace. Ma il
Re Lodovico preio da mortale infermila terminò i fuoi giorni rei
Palazzo di Francoforte nel di 28. d'Agollo: Piincipe, che nella Sto-
,, . ria Germanica di Rcginone fi meritò quello nobile elogio: (0 Fuit
»» chrmice <2«/^''^'* ip^ Prtnceps Chridianijìmus , Fide Catholicus , «0» folum Sacula-
ribus , verum etiam Ecclejìajlicts difriptinis Jufficienter inflruìius . i^<f Re-
ligionis /Ufit, qua Paca , qua Jujliiia., ardentifimus exfemtor . Ingeni»
caUidiJfimus , confiUo providcntijjimus , in dandis , ftve fubtrahendis publicis
Digni-
Annali d' Italia. iojt
Dignitatìbus difcretionis moderamiae temperatasi in pr celio vì^oriofiffimus ; Era Volg.
armorum quam conviviorum apparata Jìtidioftor ; cai maxima opes erant in- Anno 876.
ftrumenta bellica j plus diligens ferri rigorem quam auri fulgorem ; apud
quem nemo inutilis valuit\ in cuius eculis perraro atilis difplicuit ; quem
vento muncribus corrumperc potuit ; apud quem nullus per pecuniam , Ecck-
fiajlicam , five Mundanam dignitatem obtinuit ; [ed magli Eccleftajlicam pro'
bis moribus , £5? fannia converfatione ; Mundanam devoto fervitio i§ /in-
cera fidelitate . (*) Gli è tenuta la Germania , rpezialmente per aver egli
fondato quel vafto Regno j e per qucdo, ma piiì per le fue Virtù,
tuttavia illius memoria in Benedizione efi . Lafciò dopo di sé tre Fi-
gliuoli , cioè Carlomanno primogenito , Lodovico II. e Carlo appellato
il Grofo.
T'Jtto ringalluzzito 1' Imperador Carlo Calvo all' avvifo dell.i
morte del Fratello, allora fu che fi tenne in pugno la conquida di .
tutto il pacfe toccato in parte ad elfo Lodovico di qua dal Reno (<«) . pj^fc""" "
A mrnaflato dunque un podcrofo efercito, andò ad occupar Aquisgrana, pf^nnia?!/.
e dipoi Colonia. Accorfe nella ripa oppofta del Reno Lodovico II. Annali:
con quanti armati egli potè in qucU' anguftia adunare } fpcdì ancora ^''"«f- ^'-
Legati all' Augufto Zio , pregandolo con tutta umiltà di ricordarfi ""^'A,„j ;,
della parentela, de' patti, e giuramenti fatti nel dividere il Regno chrtnìco.
della Lorena. La rifpolta afl'ai galante fu, che i patti erano feguiti
col Fratello , e non già co i Figliuoli del Fratello. Allora Lodovico,
benché inferiore di forze, rivolto il timore in rabbia} aniraofamcnte
pafsò di qua dal Reno, e fattofì forte nel Cartello di Adernaco, tornò
ad inviare Ambafciatori a Carlo con chiedere pace. Fece viltà Carlo
di volerla, e promife d' inviare a Lodovico i fuoi MefTì per trattare
di qualche accordo; ma nella feguente notte mife in armi tutte le
fue fchicre per improvvifamente affalire il Nipote. Avvifato Lodo-
vico fegrecamentc di quello difcgno da Guiliberto Vefcovo di Colonia,
con ordmare, che i fuoi metceflero le camicie fopra il giuppone, co-
raggiofamente fi mofic contro della nemica Armata, che già era in
Tom. F. O mar-
(*) Fu poi codeflo Principe Crijlianiffimo , nella, Fede cattolico , fufficien-
t emente ijìruito non folamente nelle fecolari^ ma anco neW Ecclefiafli-
che difcipline . Ferventiffimo efecutore di quanto appartiene a Religio • •
ne , Pace , e Giujìizia . In fommo grado ajiuto d' ingegno , nel coni-
glio fagace ; nel dare 0 togliere le pubbliche dignità regolato dalla di-
j erezione^ nelle battaglie vittoriofo; pik attento al preparamento delle
tir mi .y che de' conviti; a cui le imwenfe ricchezze erano gr ifirumenti
di guerra ; pia amante del ferro rigido , che _ dell" oro fplemknte ; ap-
frejfo cui niuno inutile ebbe forza > a di cui occhj molto di raro di-
spiacque V utile; incorruttibile «' regali; apprejfo il quale niuno per
denaro ottenne dignità Eccle/tafìica 0 Mondana ; ma piti tojlo l' Eccle-
ftajìicii per i buoni coftumi., ed una f anta couverfazione ; la mondana
jier una divcta ferviti/ , e fedeltà /incera .
io6 Annali d' Italia.
Era Volg. marcia, e confidato in Dio, attaccò la zuffa nel dì 8. di Ottobre.
Anno S76. -pQ^.^.^ ^jj^ p^^j^jj^ jj ^-^^j.^^ Q^]yQ quello, che fi meritava. Andarono
vituperofamcnte in rotta le genti fuc} molti furono gli uccifi, molti
> prigioni j fra' quali un Vcfcovo, un Abbate, e quattro Conti} e s'ar-
Ficchirono affaiflìmo tutti i vincitori: tanta fu la copia del bottino io
ero, argento, merci, e bagaglie. Crefccvano intanto i guai dell' Ita-
lia a cagion de' Saraceni, i quali avendo tirato dall' Aftrica in Cala-
bria de i gagliardi rinforzi, s'erano talmente ingrofTiui, che faceano
(a) Krthim- paura a tutte le Città Crilliane di quel vicinato, la) Venne a Taranto
iap%2 "" nuovo lor Generale, che adunfc il titolo di Re, ed ufcito ira cam-
pagna, diede un terribil facco al territorio di Benevento, di Telefc,
e d' Alifi . Volle di nuovo provar la fua fortuna contra di qucgl' In-
fedeli Jdelgifo Principe di Benevento} ma rimalto fconficto,fu obbligato
a compcrarfi un po' di quiete col rimettere in libertà il Sultano, già
fatto prigione nel riacquifto di Bari. I due compagni di coltui An-
nofo e Abadelbach, dianzi fpediti da lui a Taranto per trattare di
qualche accordo, reftarono colà, né più fecero ritorno. Ora il Po-
polo di Bari, veggendofi in pericolo di cader di nuovo in mano de'
(b) Lupus Mori, {h) chiamarono da Otranto Gregorio Generale de' Greci, che
Proeofpae* con un buon nerbo di truppe venne a prendere il poflcflb di quella
inchronic». Cjtfà} ma, fecondo la fede Greca, mife torto le mani-addoflb a quel
Governatore ed a i principali Cittadini, e li mandò a Coltantiaopoli .
Andarono pofcia i Greci colla fpedizion di varie lettere pregando
quei di Salerno, Napoli, Gaeta, ed Amalfi di dar loro aiuto contra
de' Saraceni . Ma cantavano a i fordi. Qiie' Principi e Popoli aveano
fatta pace con que' Barbari, anzi unitifi con cflì cominciarono colle
lor navi ad infeftar la riviera Romana e il fuo Ducato. Papa Gio-
vanni^ le cui Lettere fi cominciano a leggere nel Settembre di qucll'
Anno, eflendo perite le precedenti, non avendo forze ballanti da op-
(c) E/Jyf. I. porre a querto torrente, fi diede a tempcibr con lettere {e) Bofonc
7. II. ve Daci* , lafciato da Carlo Calvo, come Viceré in Italia, e poi lo Itcflb
^oh»nnis Imperadore Carlo, con rapprefentar loro lo ftato miferabile, in cui
■ ''^*' Ci trovava il paefe intorno a Roma per le fcorrerie de' Saraceni, e im-
plorando l'aiuto loro. Acremente iì lamenta egli ancora de cenfinibus
y vicinis noflris ^ quos Marchitnes /olito nuncupatis y che facevano anch'
cffi alla peggio contro gli Stati della Chiefa. Vuol egli fignificare
Lamberto^ e forfè Guido ino Fratello, Duchi di Spoleti, e fors' anche
(A)Epi(i.zi. Adalberto Marchefe e Duca di Tofcana . In una Lettera {d) fcritta
ijuiiem. allo ^cCìo Lamberto y il prega di rimediare a i danni, che da i di lui
l'omini venivano fatti a quei di San Pietro^ e di Guido: col qual no-
me s'egli fignifica il Fratello di Lamberto, fi viene a conofccre, eh'
egli non avea parte in quelle violenze. Ma Carlo Calvo, nulla cu-
rando le preghiere del Papa, né il debito fuo , altra premura non a-
vcva in quelli tempi, che di fpogliarc, fé avefie potuto, i Nipoti
(e) -Rfim ^^'^^ de' loro Stati: nel che andarono falliti i fuoi defiderj e difcgni .
inChronUo. Intanto quc' Principi divifero fra loro l'eredità paterna (0. A Carlo-
man-
Annali d' Italia. 107
taanta tocco la Baviera, la Pannonia, la Cariotia, la Schiavonia, e U Era Volg.
Moravia; a Lodovico la Francia Orientale, la Turingia, h Saflbnia, Anno 876,
la Frida, e una parte del Regno della Lorena; a Carlo il Greffò V Aie-
magna cioè la Svevia con alcune Città della Lorena. Circa quelli
tempi la Ruffia, che a'noftri giorni per cura di Pietro il Grande è
falita in tanta potenza e credito, abbra'cciò la Religione di Cri ilo W, (i'^ Confiao.
e cominciò ad avere un' Arovefcovo, Ipedito colà da Santo Ignazit ^'^^Jj'j^''i„
Patriarca di Coftantinopoli. Si fcorge poi da un Placito da me pub- yìt. BafilU
blicato nelle giunte della Cronica Cai'aurienfe (^), che era llato tolto imp.
il governo di Spoleti a Suppone Conte o Duca di quella contrada; {h.chromc.
perciocché nel prefente Anno fi truova un decreto fatto in favore dei ^"■^""'^yii
Moniftero di Cafauria per juffi&nem Domni Kareli Jmperatoris Augufii^ rJ^. 'itàlk.
i^ per jujjìenem Lamberti 6? IVidonìs Comitum . Fu Iciitto quel docu-
mento Anno Dornni Karoli piijjìmi Jmperatoris Augufli^ Ann» Imperli in
Dei nomine Primo ^ feu 6? temporibus Widoyiis Comitis Anno Comitatus
tjus Primo Menfe Junio, per lndi5lionem IX. Sicché Lamberto per gra-
scia di Carlo Calvo Imperadorc ricupero il Ducato di Spoleti; e Guido
fuo Fratello fu anch' egli fatto Duca, e pare che tìgnorcggiafTe nel
Ducato Spolctino di qua dall' Appennino, cioè in Camerino e Fermo.
Truovafi poi ne gli Anni feguenti memoria di Suppont Conte nelle
Lettere di Papa Giovanni VI IL {e) dalle quali fi raccoglie, che go- (e) ^pifi.
vernava Milano, Pavia, e Parma,; e però dovrebbe cfiere llato Duca L°l"^'5°*
o Marchefe di Lombardia, come era dianzi Bofonc, paflato al go- riii"'pLt.
verno della Provenza.
Anno di Cristo dccclxxvii. Indizione x.
di Giovanni Vili. Papa 6,
di Carlomanno Re d'Italia i.
FEcc nel mefe di Marzo di quell'anno la vedova Imperadrice An^
gilberga^ itando in Brefcia nel Monillero di Santa Giulia, 1' ultimo
fuo Tcllamento, pubblicato dal Campi {d)^ in cui lafcia al Monillc- jn^^'^cd
ro delle Monache di San Siilo, da lei fabbricato in Piacenza, un' im- piactnt.l.T.
menfa quantità di Beni, cioè Cafe, Poderi, e Ville, ivi chiamate Cor-
ti, fra le <iuali fi vede Campo Migliaccio nel Modenefe; Corte nuo-
va, Pigognaga, Felina, Guallalla, e Luzzara nel Reggiano; Cabroi,
e Mafino nel Contado di Staziona, oggidì Anghiera lui Lago Mag-
giore; Brunago, e Trecate nel Contado di Bulgaria, oggidì nel di-
Itretto di Milano, per tacere d'altri Luoghi. Lafcia altri JJeui per lo
Spedale de gl'Infermi e Pellegrini, edificato in vicinanza d'eflb Mo-
nillero, fecondo il coftume d'allora, pochi eflendo Itati i Monillerj,
che non avefiero Spedale pubblico, perchè o non C\ ufavano, o rarif-
fimc erano quelle, che oggidì chiamiamo Oilerie. E tutto ciò e do-
O i nato
io8 Annali d' Italia."
Era Volg. nato (i) pro remedio £j? mercede Jnimx ejufdem clementi ffimi Imperatorìs
Anno S77. (Lodovico Jl.) Domini (^ Seniorts ?««, £5? mea . Si riferva, finché vi-
vrà, il Patronato, e il governo si del Moniltero, che dello Spedale,
con foggiugnere : (1) Pofl meum vero obitum velo atque decerno ^ ut fi Er-
mengarda unica mea Filia Religiofa vefte indtierit , ipféi provi fionem ejufdem
Loci mea vice ftifcipiat 6cc. ^od fi illet^ me de bac vita tranfeume , Re-
ligionis vefte induta non fuerit , volo atque inftituo , ut de ipfo Monufterio
atque Xenodochio 8cc. nullam deminorationem faciat 5cc. Quella lua ulti-
ma volontà la fece ella confermare da Papa Giovanni l^III. con Bol-
la , data Kalendis Augufti per manum Johannis Epifcopi , Mijji O? Apicri-
farii fanila Sedis Apo ftaliche , Imperante Domno noflro Carolo , a Deo co-
ronato magno Imperatore^ Secando, £<f Pofi Cenfulatum ejus Anno Secan-
do, Jndicìiene X. Quanto fi legge di Ermengarda in clTo Tcrtamenco,
ci fa vedere, che non doveva eflere peranche fcguito ciò, che narra-
(a) Annal. "o g'' Annali Bertiniani (<») all'anno precedente 876. con quelle pa-
r rancar. fole : ( j ) Bofo , pojlquam Imperator ab Italia in Franciam rediit , Beren-
Sirtiniani . garii Everardi fiiii fazione Filiam Hludovvici Imperatorìs Hirmengardam ,
qua apud eum morabatur , iniquo colludio in matrimonium fumfit . Intorno
a che è da avvertire, che Berengario Duca o Marchefe del Friuli , fic-
come dicemmo, s'era nell'anno S/f. unito con Carlomanno centra di
Carlo Calvo i ma cfTcndo prcvaluta in que'cqhtrafti la fortuna di Car-
lo con divenire Re d'Italia ed Imperador de' Romani: quello Duca,
accomodandofi anch' egli al tempo, cangiò mantello, e llrinfe buona
amicizia con Befone Duca, lafciato da elfo Imperadore al governo e
alla difefa di Lombardia . Erafi per avventura ricoverata nella Corte
d'eflo Berengario la poco fa nominata Ermengarda , unica Figliuola del
defunto Imperadore Lodovico II. llantc la parentela, che pall'ava fra
loro. Imperocché Eberardo Duca, o Marchefe del Friuli, Padre di
Unroco, e dello llellb Berengario aveva avuta per Moglie Gifela, o Gis-
ìa. Figliuola di Lodovico Pio ^ugullo, e perciò Sorella di Cario Calvo
Augullo, e Zia paterna del fudditto Imperador Lodovico II. Nel Tetla-
mcnto d' eflb Everardo, che citai di fopra all'anno 867. manifeltamcntc
fi vc-
( I ) per fuffragio e falute delP anima del mede fimo clenientijjimo Imperadore
(Lodovico li.) Signore e Secchio mio, e mia.
(i) Dopo la mia morte poi voglio e determino, che fé Ermengarda unica^
mia figlia veftirà V abito Religiofo , efja in mia vece prenda la cura del
mtdefimo luogo tsSc Che fé quella , io mcre>:do , non avrà vejlito f Abito
Religiofo , voglio e ordino , che dell" iflefj'o Msnifiero e Spedale i^c. niente
diminuifca. £jff.
(3) Bofone, dopoché r Imperadore dal l" Italia ritornò in Francia , per fazio-
ne di Berengario figlio d' Eberardo , con arte iniqua fposà Ergmengardtt
Figlia di Lodi/vico Imperadore.
Annali d' Italia. 109
fi vede, che Gislaen il nome di Tua Moglie. Che poi quefta Princi-
pefTa avefle per Padre Lodovico Pio Augullo, e Giuditta Imperadri-
cc, lo negò bensì Adriano Valcflo W, ma fi raccoglie da Agnello (^),
Scrittore contemporaneo, il quale nelle Vite de gli Arcivcfcovi di
Ravenna, dopo aver nominati i Figliuoli d'edo Augullo a lui nati dall'
Imperadricc Ermengarda, feguita a dire: (*) ad Carolimi vero (cioè al
Calvo) plus fertilem £5? opimam largivit partem ; (^ Gifelam Filiam fuam
tradidit Alarito Curado (fi dee fcrivcre Evrardo) piijjìmus homo (pro-
babilmente in vece di piijjìmo homini) . Hunc ij hanc Judith jlugiifla
purturiìt . Anche nello Spicilegio del Padre Dachery {e) fi legge una
Donazion fatta da ella Gisla^ in cui nomina riverentemente Carlo Cal-
vo fuo Fratello . Ecco dunque per maggiore chiarezza la tavola onde
rifulta la parentela di Ermengarda con Berengario .
Lodovico Pio Imperadore
morto neli' Anno 840.
I
Era Volg.
Anno 877.
(a) VaìtjlHS
in Pr^/nt.
nei Panegy-
ric. Bcren-
garìì.
(b) Agndl
Vit. Epifco-
ptr. Ravtn.
P. 1. T. //.
Rer. Italie,
fag. 185:.
(e) Dachtry
Spicileg.
f
I
Carlo Calvo
Imperadore
-1
Lodovico
Re di Ger-
mania
Lottarlo Imperadore
morto nell'Anno %SS-
r-
Carìomanno
Re d' Italia
^
I I ■
Carlo Lodovico li. Lodovico II. Im-
il Grolto Re di Ger- peradore morto
Impcrad. mania nell'Aimo 87^-.
Gitela Moglie di Everardo
Duca del Friuli morto cir-
ca l'Anno 867.
r —
I
Unruco
Duca o
Maichefe
del Friuli
-"l
Ermengarda Moglie di Bofone
Duca di Lombardia .
Berengario Du-
ca o MarchefC'
del Friuli, po-
fcia E.e d'Italia
ed Imperadore.
0
Ora Bofone confiderando la nobiltà di Ermengarda^ Figliuola di
un Imperadore, e piìi la pingue eredità, ch'ella portava (eco, a fine
■di ottenerla per moglie, fcgretamente fc l'intefe con Berengario. Bra-
mava ancor quelli di meitcrfi bene in grazia di Bofone, cioè di chi
era Fratello dcW Jmperadrics Ricbilda., ed arbitro alloia del Regno d' l-
talia. Fecero dunque una furberia, e coUufionc iniqua, per trarre a fi-
ne quello negozio. E qual folle, può ricavarfi da gli Annali di Fui- (d) ^nnahV
da (^), i quali all'anno 878. parlando di Bofone Conte ( che cosi ancora Francar. '
fi veggono non rade volte allora appellati i Duchi e iVlarchefi) hanno ^«W*"/"-,
le
(*) a Carlo {i\ Calvo) poi donò la parte più fertile e pingue, e maritò Gi-
fela fua figlia a Curado (Evi ardo) ticmt piiffrmo . ^ejlo e auejlap.ir-
tnì Giuditta Jugujìa.
rr» Annali ©'Italia.
Era Volg. le fcgucnri parole; (*) ^ù propria uxore venem extin&a, 'Fìliéim Wu-
Anho S77. d«"jvici Imperai or'h de Italia per vim rapuerat . Dovette clFcre il concer-
to, che BoloiK taccfle viltà di averla rapita per forza, acciocché a Be-
rengario non veniiTc dato qualche carico prclFo la vedova Imperadrice
Angilbtrga^vii prcflo i Figliuoli di Ltdovico I. Re di Germania, di
aver tenuta mauo a si fatto Mutrinaonio: poiché quanto a Boione, ne
doveva egli avere un fegreto coolcnfo da Carlo Calvo Augullo, mer-
cè della Sorella, cioè della fuddctca Imperadrice Richilda. Cola poi
ne avvcnifle, lo vedremo fra poco. Né lì vuol tacere, che il mcdelì-
mo Bofone (non fé ne fa il prctefto) avca ritenuto nell'anno prece-
dente Leont Nipote di Pap» Giovanni Vidi, e Pietro^ amendue Ve-
(a) T-t'ifi.-]. f*^"^^" e Legati, fpediti da efio Pontefice alla Corte dell' Impcrador
yohar.nii Carlo : {a) della quale ingiuria ii doife non poco con lui eflb Papa Gio-
faft vili, vanni.
Era intanto in grandi faccende querto Pupa per gli danni, che
tuttavia recavano i Saraceni al Ducato Romano con timore di peggio.
Non fapcva egli digerire, che Sergi» II. Duca di Napoli Criltiano a-
velTc non folamcnte Ilabilita pace con quc' nemici del nome Criitiano,
ma anche una fpecie di Lega ed unione con loro. Fcr difciogliere que-
lla indegna alleanza, li portò tgli in pcrlona a Napoli, vcrilimilmen-
le nel Crei.naio di qudl'annoj itcc quante calde clonazioni potè a
quel Ducai e per tentar pure di guadagnarlo (^), confecrò Vefcovo
£/Mfl "f- ^^ quella Città Atanafio juniore, b rateilo del medelìmo Ducaj ma non
jjdem Jo- riporto a Roma le non delle parulc, perche ad clfc non tenne dietro al-
hann.Pa^. cun fatto . Qiic Ito è il viaggio, del quale parla Erchemperto (O,con ag-
(c) F.rchem- gnigaerc , che Lamberto Duca di Hpoleti^ e Guido fuo 'Fratello andarono
«♦'"io '" compagnia del [-"apa,!! quaic uso u medellmo Itudio,pcr illaccar dall'
amicizia de' Saraceni Guatferio [-"rincipc di Salerno, Falcare Duca d' A-
malfi ,c Dociùi/e Ipuo^o lu Duca di Gaeta . Del luddetto Guaiferio Prin-
cipe Salernitano ii legge una Donazione fatta ncU' Anno 877. e da
(i) Antiqui- me pubblicata C*^) . A Icconda de' luoi defiderj quelli operarono. Ga-
ra/. Itane, gliardilììmc illanze parunentt lece ad Aione V'clcovo di Benevento,
Difert. 14. affinchè inducelfe il Fratello, cioè Aàelgijo Principe di quel Ducato,
/flf. 831. jj ritirarli dalle convenzioni latte con quegl' Infedeli , con dire fra
(c)iàìfi 4; l'altre cole: (0 A'ei, coopcrahte grafia ChrijH , tam citm cariffimo fitto
eiuflem' noftro Lamberto glorioj'o Duce (di Spoleiij qui nobis in omnibus haret,
Paft. qiiam curu alili Do'nutium timentibus ^ defudabimus ^ ut impium fcedxs cum
Agarenii habitum dijjulvtitur . E perciocché elio Papa intelé, che Gre-
gorio Imperiai Pedugogo era venuto in Calabria , e a là*ri con un Ar-
mata Ipcdita ùiVt' Irìipcradore Baftlio ., anche a lui fcrilTe, pregandolo
del loccorlo di alcuni Legai per nettare da i Saraceni il littoralc Ro-
mano. Ma le maggiori premure di Papa Giovanni erano prcilo all'
Jmpe-
(*) // quale avvelenata la propria moglie rapito avea con violenza la Figlia
di Lodovico Imperadort d' Italia .
~Amnali d' Italia. hi
Impcnàor Carlo Caho^ acciocché menafle o mandafle delle forze ba- F.RAVolg.
ftanti a ripulfar que' Birbari, che già aveano difcrtata la Campania e Anno 877.
la Sabina, e fcorreano fino alle vicinanze di Roma. Son patetiche le
fue Lettere in quefto affare (»). Aveva in quefti tempi Adulardo Fé- (jC)Epift.4i'.
[covo di Verona impetrare da eflb Imperadorc in Benefizio, o fia' in ejufdim Jo-
Commenda, l'infigne Monillcro di Nonantola, porto nel territorio di ^'"*"- ^'-
Modena , quod prò Dei , t antique loci reverentia nullus umquam Epifcopo- ^^'
rum vel Judicum in Benefìcium quiefierat , fuifque ufibus ^ coarEtatis extrc-
ma egeftate Monachis ^ appUcavit; e ciò con ifprezzo dc'Priviicgj della
Sede Apoltolica: difordine, che anche in Italia avea cominciato a
prendere gran piede. Però lo fcomunicò, e ne diede avvifo ad yf/;-
fperto jircivcfcB'uo di Milano, a Gualpcrto Patriarca d'Aquileia, e al
Clero di Verona. Convien credere, che al vederfi i Romani così mal-
trattati, anzi divorati da i Saraceni, e minacciati di mali anche più
terribili , fenza che dopo tante iftanze Carlo Calvo movefie un dito
per foccorrerli : difficilmente poteflero tenere in freno la lingua dallo
fparlare centra di lui con dire: A che ci ferve quefto 'Imperadore,
che fi gloria d'cflere noftro Sovrano, né ruol pofcia ne'graviflìmi bi-
fogni recarci un menomo aiuto , e intanto attende folo a far delle
guerre ingiufte contra de' fuoi Nipoti? S'egli dimentica il fuo do-
vere, faremo fcufati, fé dimenticheremo ancor noi il nollro, e fé cer-
cheremo altro miglior Signore. Rapportate a Carlo Calvo qucfte mor-
morazioni e minaccie di fottrarfi al fuo dominio, dovette egli far delle
gravi doglianze col Papa per la fede vacillante del Popolo. Ora il
Pontefice per quetar lui , e reprimere eziandio le licenziofc voci de'
Romani, tenne nel Febbraio dell'Anno prefente un Concilio di Vc-
fcovi in Roma, nel quale dopo la protefta di aver già eletto ed unto
in Imperadorc Carlo Figliuolo di Lodovico yiuzuHo^Xb) una cum annifu '^ ^.f"
(Sf voto omnium Fratrum ^ Coepifcoporum mflrorum , atque Altorum fan- j^,„_ ^y.^
£l£ Romana Ecclefia Miniilrorum , amplique Senatus , totiufque Populi Ro-
mani , gmtisque togata , £5? fecundum prifcam confuettidinem : conferma e fa
confermare da tutti P elezione e confecr»zione di lui. Non fi può leggere
fenza ftupore, per non dir altro, l'allocuzione ivi fatta da Papa Gio-
vanni, perchè contenente una fparata tale di lodi di Carlo Calvo,
che chiunque è intendente della Storia d'allora, manifeftamcnte co-
nofcc efiere eforbitanti , né convenienti alla gravità e maeflià di chi
le propone. Non aveano certo i precedenti Papi ne gli Annali de'
Franchi conofciuto in lui quc' pregi, che qui gli vengono dalla fola
adulazione attribuiti . Pofcia fi venne alla Scomunica contra qualfivo-
glia perlona, che ofafle per qualunque titolo turbar qucfta elezione,
e fcminar difcordie, con dichiararli miniftri del Diavolo, e nemici di
Dio, della Chiefa, e dcella Criftianità , Abbiamo una Lettera fcritta
da eflb Papa Giovanni (<r) a Lamberto gloriofo Duca di Spoleti , da cui ^^'f^'A ^^^
fi fcorgc, che eflb Duca avea ricevuto ordine dall' Imperadorc di por- yi^"p'L^
tarfi a Roma, e d'obbligare i Romani a dar de gli ortaggi della lor
Fedeltà : chiaro contraflegno della Sovranità conferfata anche da quefto
Ili Annali d' Italia.
Era Volg. Impcradorc in Roma. Rifpondc il Pontefice: (i) Romanorum fiUos fub
Anno 877. jjlo c<elo non hgitur fuijj'c obfides datoSy quanto minus ijiorum , qui Fide-
ìitatem Augujìalem £5? mente cuftodhint , i3 opere Dco juvante pcrficìunt ?
Chiaramente poi protefta di dubitare, fé quell'ordine fi fia fpiccato
dall' Imperadore fteflb, perche non gli par probabile, ch'efib Augufto
avcfle tenuto fegreto ad cflb Papa un tal difegno, ^ ipfitm Impcra-
torem non credimus fuum nos velie fecretum latuijj'e . In Ibmma gli ta fa-
perc, che non s'incomodi per venire a Roma, altrimenti non farà
ricevuto . (1) ^um autem Deo juvante , ad unam concordiam £5? rif;afx
quietcm Rcipublica caujja redierit, y Ittis figmeata^ qua tanquam tela!
ar amar uni putamiis , centra yfugujlakm Majejlatem oborta , fopita extitt-
rint: allora firà amichevolmente accolto eflb Lamberto: dal che fi
conferma, che titubavano non poco i Romani nella Fedeltà giurata a
Carlo Calvo i e probabilmente foffiavaoo in quefto fuoco i Figliuoli
di Lodovico 1. Re di Germania, pretendenti anch'elfi all'Imperio.
Dicefi data la fuddetta Lettera di Papa Giovanni, XII. Kalendas No-
i-embris Indinone XI. cioè nel di 26. d'Ottobre dell'Anno prefcnre .
Ma fi conofce , che v'ha errore, ed efier ella (al che non s'è badato
finquì) fuor di fito j perchè ivi fi parla d'un Imperador vivente, e
Carlo Calvo era già mancato di vita (^ficcome diremo) nel dì 13. di
efroMcfc,nc Carlomanno era Imperadore. Pero quella Lettera pro-
babilmente fu fcritta nell'Ottobre dell'Anno precedente, e in vece
di Indizione XI. s' ha da fcriverc Indiclione X.
Verme pofcia l' infaticabil Papa a Ravenna, dove nel Mcfe d' A-
gofto, fé pur non fu in Giugno, tenne un Concilio numerolb dì 150.
Vefcovi . Girolamo Rolli, Giovan-Giorgio Eccardo, ed altri, hanno
moltiplicato i Concilj tenuti da Papa Giovanni in Ravenna. Non so
io dire, fé più d'uno egli ne ce leb rafie . Ben so, che in quell'Anno
(a) L»bbe quivi fi tenne la fuddetta facra Afiemblea (<»), ciò coltando da varie
Concdtor. Lettere del medcfimo Papa. Furono in eflb Concilio fatti dicianovc
(W^Dandul. Canoni > e il Dandolo fcrive (^), che fi diede fine alla controvcrfia
in chronk. inforta fra Orfo Doge di Venezia, e Pietro Patriarca di Grado, per-
Tom. XII. che queflii ricufava di confecrar Vcfcovo di Toroello, a rcquifizion del
Doge, Domenico Abbate del Monillero di .Aitino. Fu detcrminato, che
finché vivefic il Patriarca, egli reltòrcbbe privo della confecrazione,
ma goderebbe le entrate di quel Vefcovato . Aggiugne quello Stori-
co, che l'Armata navale de' Saraceni arrivò fotto Grado, e ie diede
pili -
(i) No» hggffit che i figli de^ Remani fieno fiati dati per ofiaggi coftì:
quanto meno di codefii , / quali la Fedeltà yiugufia confcrvano col cuore ,
e coir opera per divino ajuto compijcono .
(1) ^ando poi col divino ajuto la caufa della Repubblica farà ritornata
in concordia e quiete^ e della lite i prete fti^ che quali tele d' aragnt
riputiamo^ inftrti cc»tr0 J' yfugufia Maefià, faranno ulti .
Ree. Italie.
Annali d' Italia. 113
più aflaki, ma indarno, per la valorola ditela de' Cittadini . Portata Era Volg.
qucdci nuova a Venezia, inviò il Doge con uno nuolo di navi Gio- Anno 877.
vanni fuo Figliuolo al loro foccoilb. Non credettero bene quc' Bar-
bari di afpettarlo, ed alzatele anchore vennero alla Città di Comacchio,
e le diedero il lacco. Fu poco apprcilb dal Popolo di Venezia eletto
Doge e Collega del Padre eflb Gsoiianni . Confella il Dandolo, che in
quelli tempi i Mercatanti Veneziani comperando da i Corfari(o Sa-
raceni o Schiavoni) i poveri Criiliani, fatti da loro fchiavi, ne face-
vano poi traffico, vendendoli anche a gl'Infedeli. A tale iniquità il
Doge e Popolo Veneziano cercarono il rimedio con pubblicare un ri-
gorofo divieto, e intimar gravi pene a chiunque contraveniffe . Segui-
tava intanto Sergio IL Duca di Napoli a tenere ilretta corrifpondcn-
za, e una fpecie di lega co i Saraceni, né voleva, per quanto gridaffe
Papa Giovanni C'»), dillorfcne, ingannato da i configli di Addgìfo Prin- {■^'^Kp'ft-66.
cipe di Benevento, e di Lamberto Duca di Spoleti, uomo doppio, ed ^^„Jj] p*'
avvezzo a pcfcare nel torbido. Non potendo, né volendo Papa Gio- ^< ym,
vanni l'offerire tanta iniquità, lo fcomunicò . Sergio irritato per que-
llo, molTe guerra a Guaiferio Prìncipe di Salerno, che avca non folo
rinunziato all'amicizia di coloro, ma eziandio parecchi ne avea già
tagliati a pezzi. Otto giorni dopo la fcomunica Guaiferia prefe ven-
tidue folditi Napoletani, a' quali fece tagliar latella: che così n' avea
commiffione da Pupa Giovanni. Qui nondimeno non fini la faccenda.
j1tanaj'to''P'efcovo di Napoli afcoltò volentieri in tal congiuntura le fug-
gellioni dell' ambizione i e giacche oltre a i Romani Pontefici, che
da più d'un Secolo godevano temporal dominio di Stati, anche Lan-
dolfo F'efco'vo di Capoa come Principe fignoreggiava quella Città, con
quelli elcmpli davanti a gli occhi pensò anch' egli a farfi Padrone in
temporale della Patria fua. Pertanto formata una congiura, fece pren-
dere il Duca Sergio fuo Fratello, e dopo avergli fitto cavar gli oc-
chi, il mandò prigione a Roma, dove milcrabilmcnte terminò i fuoi
giorni. Non gli fu difficile il farfi poco appreflb proclamar Duca di
Napoli. Di quella azione ne fu mirabilmente lodato Atanìilo da Pa-
pa Giovanni, come apparifce da una fua Lettera. E che anch' egli
avefie intelligenza di quello fatto, e vi delle braccio, pare che fi rac-
colga dal dirfi quivi. (*) Nos namque aliti omnibus Mancofts datis ^mil-
le quadringentos vobis dare debemus ^ quos veflra di'cclioni ant in initio
^adragefima , aut in die fanSla Refurre^ionis vobis procul dubio dirige-
mui . ScrilFe anche a i Napoletani, lodandoli di quanto aveano ope-
rato, e promettendo loro il danaro, concertato verifimilmente per
muoverli contia di Sergio. Quelle nondimeno furono picciole avven- (li) jtnnaÌM
ture, rirpttto a quelle dell' ImperaJor Carlo Calvo (^). Ricevette egli p'''*ncor.
Tom.F. P a Cora- ^"•""""''•
(*) Imperocché Noi, dati tutti gli altri Mancofi, ve ne dohbÌMno dare
mille quattrocento^ che certamente vi manderemo 0 nel principio della
^arejima , 0 r^l giorno della S. Rifurrezione .
XI4 Annali D* Italia.
Era Volg. a Compicgnc Pietro Fefcove di FofTombrone, e Pietro Fefcav» di Si-
Amno 877. nigaglia, Nunzj a lui fpediti dal Papa per follecitarlo a venire in Ita-
lia, per liberar da gt'infulci de' Saraceni il Ducato Romano: al che
s'era egli obbligato con vaiie promcffc. Determinò di venire; ma
prima attefe a quetare i Gorfari Normanni, gran flagello allora della
Francia, col pagamento delle contribuzioni ordinate: al qual fine ira-
pofe una grave talFa a tutti i Secolari ed Ecclefiaftici del fuo Regno.
Raunata parimente gran copia d'oro, d'argento, e d'altre preziofc
cofc, e un groffb nerbo di cavalleria, calò finalmente in Italia, ac-
compagnato àiXC Impirairice Richildti tua Conforte. A Vercelli fu ad
incontrarlo Papa Giovanni. Se crediamo a Reginonc, fu in quella
(a) Higint occatìone, che (a) fu data in Moglie a Bofons Duca Ermingarda Figlia
inChronico. del fu Lodovico II, Augufto. Bofoni germam Richildis Regina Hermìn-
gurdetn fUiam Ludovici Imperatoris in matrimonium jungit . Dies nuptia'
rum tanto apparatu^ tantaquf liidorum mxgmficentia cetebratui efi ^ ut hu'
}us celehritatis gaudi* modum txcejjiffe ferMitur . Dedit etiam eidem Bofem
Provincianty ^ Corona in vertice capii is impo/ìta, eum Regem appellar»
juffity Ut more prifcorum Imperatorum Re^iiius daminari videretur . Può
patire delle difficultà quello racconto di Reginonc per quel che ri-
guarda l'aver Carlo Calvo dichiarato Re di Provenza in tal congiun-
tura Boforici perchè fecondo gli Annali Bcrtiniani Bofonc folamencc
due anni dappoi per impulfo della Moglie prefc il titolo di Re; ma
non dovrebbe già aver egli fognato le Nozze di lui; né la gran pom-
pa, con cui furono celebrate. Certo Bufone non ifposò Elrmengarda,
allorché nell'Anno precedente Carlo Calvo fi trovò in Lombardia,
perché folamente da che Carlo fu ritornato in Francia, egli la rapì.
Il tempo proprio per tali Nozze fu il ritorno in Italia d'eHb Impe-
radore, e la prcfenza ancora di Richilda Augufta, Sorella d'elio Bo-
fonc .
Stavafcne tripudiando in Pavia Carlo Imperadorc col Papa, quan-
do eccoti giugnere avvifo, che Carlomcinno fuo Nipote, cioè il pri-
mogenito di Lodovico /. Re di Gcrmmia, con un groffb cfercito di
Tedefchi calava in Italia, non per intervenire a quelle felle, mi per
fare una vifita dilguftofa all' Augufto fuo Zio. Le parole de gli Annali
(b) ^tttml. Fuldenfi fon qiteiie (^) : ^id qrtum Carolus comperiffèt ^ illieo ju.-<ta con-
WMldtnfts fuetudinem fu.iM fugam inìit . Oninibus enim diebus vittt fu£ , ubuujnqut
Hccejfe eroi adverfariis rtjijlire^ atti palam ter^a vertere^y aut clam mili-
tibus fuis effugere fohbstt . Confeda anche l'Autor Franzefc de gh An-
{'à Ann^Ut nali di San Bertino (e), che Carlo Clivo sbigottito per quella nuo-
irafKàt. va, nuova certo non falfa, fc ne fcappò col Papa a Tortona, dove
Strt'uÙMi. l' Imperadricc Richilda appena ebbe ricevuta la confccrazione Impe-
riale dalle mani di efib Pontefice, che prefe la fuga col tcforo verfo
la Morienna. Stette alquanto in efla Città di Tortona Carlo Augu-
fto col Papa, afpettando, che venifTcro a trovarlo i Primati del Tuo
Reg<io, cioè C/^« Abbate^ Bofone^ ed altri, come era il concerto; e
faputo, che non venivano, fiibito che intefe l'avvicinamento di Car-
loman-
Annali d' Italia. 115-
lomanno, frettolofamentc s'incamminò egli verfo la Savoia. Anche il E» a Voi».
Papa non perde tempo a ritornarlcne a Roma, ina di mala voglia, n- Anno 677.
portando feco in vece di un clercita un CrocefilFo d'oro di gran pe-
lo, e tcmpcllato di gemme prcziofc per la Balilica di San Pietro,
che Carlo Calvo gli avea donato. Fu prefo per illrada l' Imperadorc
dalla febbre, e portato di là dal Monte Cenifio a un Luogo appella-
to Brios, colà fece venir dalla Morienna l'Impcradrice, e pofcia finì
di vivere nel di i^. d'Ottobre. Atteltano tutti gli Annalifti, efferc
Hata allora voce comune, ch'egli raonlFe di veleno a lui dato o man-
dato da Sedecia Medico Ebreo, fuo favorito, m una medicina per li-
berarlo dalla febbre. Il liberò quefta da tutti i mali. Aperto il iuo
cadavero, e levate le interiora, come fi potè il meglio, bagnato con
vino, e fparfo d'aromi, fu pollo in una bara per portarlo a feppellirc
a Parigi nel Moniltero di San Dionilìo, in c(ccuz.ionc de gli ordini
da lui lafciati prima di morire. Ma non potendo reggere i portatori
all'ecccllìvo fetore, miTero quel corpo in una botte ben' impegolata
di dentro e di fuori, e coperta di cuoio. Ne pur quello ripiego ba-
ftò a levar lo (traordinario puzzo i pero allorché furono giunti ad una
Chiefetta di Monaci nella Diocefi di Lione, quivi leppcUirono fot-
terra la botte col corpo fteflb. Sic tranjìt gloria Mundi. Per ordine
poi di Lodovico Balbo Iuo Figliuolo e Succellbrc nel Regno portate
l'oda Tue a Parigi, quivi ebbero più degna fepoltura. Andrea Pre-
te (-a) nella Cronichetta più volte citata fcrive , che Carlo Cai- ^j^ AnàrtM
vo creato Imperadorc fé ne tornò a Pavia nel Gennaio IndìBime Prestyter,
Nona, cioè nell'Anno 876. ^umque idem Karolus Imperator de Rema chromc.
reverfus in Papia federet , audivit, quod Karlomannus Hludovici fiiius con- ^°"'' ^
/r* eum veniret ; quumque exercitum fuum adunare vellet , (^ cum eo bel- Mtnchtnti .'
lum gerere , quidam de Juis , in quorum fidelitate maxime confidebat , ab eo
dcfeSli , cum Kar lomanno fé conjungebant . ^tod ille vidtns , fugam iniit ,
Gf in Galliam repedavit , ftatimque in ipfo itinere mortuus ejl . Karloman-
nus vera Regnum Itatir difponens ptfl non multum tempus ad Pairem in
Bajoariam reverfus efi . Due groiìì errori fon qui, e tali, che fan co-
nofccre, o che eflb Andrea non ifcrifle in quelli tempi, o che alla
fua Cronichetta in fine fono ftate da altri aggiunte le fuddctte paro-
le. Due furono le venute in Italia di Carlo Calvo, e non una fola.
Ne egli terminò fua vita nell'Anno 876. ma bensì ncir877. Oltre a
ciò Carlomanno non potè andare a trovar il Padre in Baviera, perche
quelli era già morto nel)' Anno precedente. Da gli Annali Bertiniani,
che ci han confervatc le notizie riferite di Ibpra, un'altra ne abbiamo,
cioè, che (*) Carlomannus mendaci nuncio audicns^ quod Imperator £3*
Papa Johannes fupsr eum cum mult nudine maxima bellatorum 'uenirent ^
Pi £sf i>-
|(*) Carlomanno falf amente informato , che /' Imperadorc , e Papa Giovanni
con grandiffìmo numero di guerrieri venivano fo^ra di lui, fé ne fuggì
per la via , fer la fuale era venuto .
IT(J Annali d' Italia.
F.n A Volg. y ipfe fugam arripuit per viam, quam venerat . Ma vcrifimilmente que-
Anno 877. Ito Aucorc fi lafciò in ciò ingannare d^ qualche diceria del volgo ,
Carlominno (cn vcnnz <enza paur» alcuna in Lombardia, e quivi ac-
tefe a mcttcrfi in pofTefTo della Corona d'Italia, e a farfi elegi^crc,
o riconofccre Re da i Baroni del Rei^no, che a poco a poco anda-
f^lf^'D^f '^°"° ^ fotromecccrfi a lui . Ho io pubblicato (<j) un Tuo Diplomi, da-
/tn''^l. ^° '" favore de' Monaci di San Colombano di Bobbio (Moniftero al-
lora goduto in Benefizio da non so qud pcrlbna potente) XIJI. Ka-
lendas Novcmbris^ Anno Chrifto propitio I. Regni Dornni Karlomanni Se-
reni ffimi Regis in Italia , Indizione XI. AElum in Carte Nova Filla Re-
(b^ ibidem i>'^- ^" ''^^^^° r"'"'^ ^*^ ^°^ cui dona una Chiefa al Moniltero delle
Dilfert.64. Monache di San Sifto di Piacenza, fondato da Angilberga Jugufìa ,
chiamata da lui nojìra Sorella ^^ cioè fpirituale, é dato XIT. Kalendai
Novembris Anno Cbri(lo propitio I. Regni. Aclum in Carte SanSli Am-
hrofii^ qH£ i-ocitatur Cajfianum juxta, Attuamfiuvium^ Indizione XI. Un
(0 ibidem altro ancora in favor CO delle Monache della Polleria di Pavia fu dato
Dijfert. 70. XII. Kalendas Dccembris Anno Cbrijlo propitio I. Regni . Ailum Civita-
te Fcrona^ Indizione XI.
Se in tali Documenti V Indizione comincia in Settembre, come
io credo, eflì appartengono all'Anno prcfente. Anche nella Cronica
(_à) chrottic. Caiaurienfe (d) fi legge un fuo Diploma dato in Pavia XFII. Calen-
pilt"u '^^^ Novembris Anno Jecundo Regni (cioè di Bivicra) Indittiune Decima:
Rtr. utilit. '1 che dà indizio, ch'egli non avelFe peranchc aflunto il titolo di Re
d'Italia nel di 16. d'Ottobre. Ma in vece di Indicìione Decima do-
vrebbe leggerfi ivi Undecima., che cosi hanno gli altri Tuoi Diplomi,
Eoco fa accennati. Tralafcio altri Diplomi di elfo Re, da me pub-
y^; ^,...,. l'cati nelle Antichità Italiche CO, ed altrove. Ma non pertanto non
hai. Dijjtr- voglio lalciar di avvertire, che uno Strumento originale, da me ve-
t»t. 17. (jyto in Lucca, porta qaclVc Note: Regnante Dutnino nojlro Karloman-
no puffi mo Rege Anto Regni ejus., po/lqtam Dea propitio ia Italiam in-
grej/'as e/l^ Primo ^ pridie Idus Novembris., Indicìione Duodecima , cioè
nell'Anno 878. nel di li. di Novembre. Adunque nello (telFo di
nell'Anno precedente egli non era perunche Re. \Jn altro è icritto:
Anno 11. Karlomanni pridie Nonas Decembris Indi&ione XIII. cioè nell'
Anno 87P. fé l'Indizione ha a»'uco principio nel Settembre. Adun-
que né pur nel di 4. di Dicembre dell' Anno 877. egli farebbe fiato
Re d'Italia. Contuttociò affai fondamento e' e, per mettere in dub-
bio, che Cariomanno sbigottito fé ne tornafie indietro per la via ,
per cui era venuto. E non tardo egli, udita ch'ebbe la morte di
Carlo Calvo Augufto, a ragguagliarne con fuc Lettere Papa Giovan-
ni, con aggiugnerc d'elferc itaio ben accolto in Italia, e che dopo
una fcorfa, che gli conveniva di fare in Germania, per parlare co'fuoi
Fratelli, intenzione fua era di venire a Roma per ricevere la Corona
deil' Imperio, promettendo di claltarc più di tutti i fuoi Antecclfori
^ohl^^^ la Chiefa Romana, il Papa gli rifponde C/), che a fuo tempo, cioè
viiLPaft. dopo il fuo ritorno gl'invicrà i luoi Legati cum pagina capitulariter
CO/h'
A^N. N, A L I' t»' I T A L I A .' 11/
continente ea, qute voi Mairi veflr^ Remante Ecckfta^ veflroque prete^ori Era Volg.
bicito Petra Jfojìolo perpetualiter debetis concedere. Il prega di non am- Anko 877.
raectere ne di alcoltarc infìdeles nsfiros ^ noflrieque 'uìt£ infiditmtes . La
ùu Lettera è data nel Novembre dell' Anno preferite . in un'altra («), (^y Eplft.-jz.
a Lamberto Glorio/o Coate fcritta, gii h iapeve d'aver intefo, eh' efTo iju/dem.
Liniberto medita di vanire aRomi, per dar favore a i nemici ed in-
fedeli del medcfimo Pontefice, e che (*) eos- rebus ^ beneficiis cantra
noflram etiam voluntatem inconvenienter rejìituere debeatis . Vuol dire di
Formofo Fejcovo di Porte, e d'altri fimili, ch'egli avca fcomunicati .
Però dice, che noi riceverà, fé viene per quello. Con altra Lette-
ra ib) ancora gli notifica la rifoluzione fua di paflar per mare in Fran- (■[,■)£.;« ^g
eia, per iter marinum^ moftrando di andar coli per trattare col Re ejuslem'
Carlomanno intorno alla difcfa della Terra di San Pietro, e di tuttala Papt.
Criltianità} ma non fé gli farà torto a credere, ch'egli avelie dell'
altre fegretc mire, perchè l'andar per mare non era il viaggio pro-
prio per trovar Carlomanno . Per quello ordina a Lamberto di non
moleltare gli. Stati della Chicfa, altrimenti gì' intima la fcomunica.
Intanto prima che tcrminade l'Anno (0, il Re Carlomanno fé ne W -^"""i'
tornò in Germania, ma fccvo portando una pcricolofa malattia, che ^^^(i'^L
quafi per un anno il tenne languente. Gacciofiì anche la pelìe neli' cìt- £<«;»,*
Armata fua, per cui molti folamentc toflendo. cadevano morti. Una
Lettera di Giovanni Papa, fcritta in quell'Anno (fc pur non appar-
tiene al precedente) ad Incmara Jrfivefcava di Rems {d) ^ per nianus (d'» Marhr.
jfnajìaftii Biblioihecarii , ci fa conofccre , che fino a queiti tempi ville ^'/^- */-
Anctftafio Bibiiotecario ^ Scrittore celebre della Chiela Romana, a cui ^'"^ ''*" 3*
fpcziuimcnte fi.am tenuti per avere raccolte, e a noi conlervate le Vite '
de i Papi .
Anno di Cristo dccclxxvtiii. Indizione xr.
di Giovanni Vili. Papa 7.
di Carlomanno Re d'Italia 1.
NOn (ì può negare : Papa Giovami poco genio avea per gli Figliuo
li di Lùdomco I. Re di Germania j era egli tutto portato dail' af-
fetto vcrfo la Cai'a de i Re della Gallia, o Ila de' Franicfi . Non po-
tè ailenerfi il Cardinal Baronio dal difapprovarc la facilità, con cui
egli cork: a dar la Corona dell' Imperio a Carlo Calvo . Ma chi non fa,
qual forza abbiano i regali, e maffimamcntc fé grandi? Fors' anche non
altronde procedette la perfecuzione da lui fatta a Formofo Fefcovo di
Porto, u«mo lodatiflimo dc'fuoi tempi, fc non dall' averlo fcoperto
ade-
(*) e che pretendiate di rimetterli neììe foflariT^e e Benefizj anco contr» H.
tiojlro volere^ jenza convenienza veruna.
ii8 Annali d' Italia.
F. RA Vol|. aderente a i Tcdefclii, contrario a i Franzcfi . Andava bcrt egli bar-
Anno 878. chcggiaodo, e coprendo quelli Tuoi gcnj e contrngenj j ma i fMu cen-
tra tuo volere levavano la mafchcra al cuore. Si venne pertanto a (co-
prire, per quanto fi poò conghierturare, qualche intenzione o niineg-
gio fuo, per levare al Re Carlomanno il Reg-no d'Italia, o almeno
per non volerlo Imperadore. Non porca eflb Carlomanno accudire irt
pcrfona a quefti affari, perchè fequeftrato dalla malattia in BiVieraj e
però diede commelTione a Lamberto Duca di Spolcti, e ad ^dalbertt
Duca, di Tofcana di far mutare penficro ad elfo Pontefice . Ciò che ope-
(aì Anndis j-aflcro, udiamolo da gli Annali di Fulda: («) Lantbertus ff'kgHts fì/ius .,
^""iT"? ^ Albertus (lo llcffo è, che Jldaberlus) Bùnifadi filius, Rtmam cum
fu tnjit. ffi^ym -julida. ingrejji flint , fj? Johumie Pontifice , fub cujlvdia ìinento , Opti-
matts Romanm-um fidelitatetn Karlmanno facrawe ut 0 firmare coegrrant . (*)
Non fi fa mtendcre il pretello di una tale violenta, ftantc il non cf-
ferc Carlomanno llato giammai Imperador de' Romani, e il non eflere
tenuti i Romani a giurar fedeltà al Re d' Italia > perchè fenza dubbio
Roma coi fuo Ducato non era comprefa nell'JtaUco Regno. Seguita
a dir quello Storico, che dappoiché furono ufciti di Roma que'due
Principi, il Papa fece portare dilla Bafilica di San Pietro tutte le co*-
fc prcziofe alla Laterancnie; velli di cilicio l'Altare di San Pietro j
fece chiudere tutte le porte d'cfla Chiefaj e a chiunque -veniva dalle
varie parti della Oillianrtà per far quivi orazione, non era pcrmeffo
l'entrarvi: rifoluzione, che fu riprovata dai buoni Fedeli . Ciò fatto,
falito in nave pel Mediterraneo pai'sò in Francia, e vi fi trattenne quafi
^)F.p'tfiM- tutto quell'anno. Abbiamo vane Lettere {b) fcrrttrc da lui a Giovami
w 85. ^0- jircivtfcovo di Ravenna, il qual pare che in quelli tempi foflc molto
hann. Vili, j^ grazia di quello Pontefice} a Berengario Con:';., cioè ai Duca, 0 iìa
"''■ al Marchefc del Friuli, ch'egli chiama nato da Regal profapia, perché
Figliuolo di Gisla, Figliuola di Lodovico Pio Augullò, come fu det-
to di fopraj ad Jngilberga Augulta} a Lodoiico Balbo ^ Figliuolo di
Calilo Calvo, e Re di Francia-, a Lodovico IL Redi Germania-, e fi-
nalmente allo (ledo Re Carlomanno.^ con nipprefencar loro i graviffimi
intuiti fatti da Lamberto & Adalberto alht fua pcrfona. Fra l'altre co-
fe dice all' Arcivetcovo di Ravenna, e a Bcrengtrio, etfcre venuto Lam-
berto a Roma, aver prefo una porta, ed occupata in tal maniera la
Città, ut nobis apud beatum Petrttm confijlentibus ( era fi ritirato il Papa
nella Cina Leonina) nttllam Urbis Rom<£ poteftatcm a piis Imperatoribus
beato Petro, ejufjae Ficariis traditam, habaemus: parole, che ci fanno
intendere il fillema di Roma in quelli tempi, cioè che i Pontefici fi-
gnoreggiavano in Roma, ma con podcHù loro conceduta da gl'lmpe-
radori . Aggiugne, aver elfo Lamberto a forza di baltonatc difturba-
ta
(*) Lamberto figlio di Guido., t Alberto ( Adalberto) /^//o di Bonifaci*
entrati foni in Roma con mano forte., ed imprigionato Papa Giovanni .,
forzato hanno gli Ottimati de' Romani a giurare fedeltà a Carlontatint .
Annali d' Italia. iiy
ta una Proceffionc fatta da i Vcfcovi e dal Clero a San Pietro j negato Era Voig.
a i Vcfcovi j Sacerdoti e familiari del Papa l'andarlo a trovare j. incro- Amno 878.
datti in Roraa fenxa licenza fua i nemici ed infedeli fuoi già fcomu-
nicatij dato il facco a molti luog^hi del territorio di San Pietro; per
le quali iniquità ha fulminato centra di lui, e di Adelberto M'archcfc
e l>uca di Tcfcina, la fccvmunica. Scrivendo poi a Lodovico Bdba^'^cr
di Francia, adopera colori e titoli non certo- convenienti alla graviti
e manfuetiklitvc Pontifìcia contra del Duca Lamberto^ &; aggiugnc,
cUcrfi e^li portato a Roma con Rotilde fua Sorella, da lui caricata
con v»no indecente nome, cut» mvcha Sorore Roùlde^ cumqiie complice
fi0 infida. Adelhnto Mar chiane^ intmo patria predone ^ per farfi. Impera-
dore, come correa la voce: voce nondimeno fmcntita da i fatti. Si
Icorge poi da un'altra Lettera d'cffo Papa C»), che Jdelbertu Marche- W epilf»!*
fé avca per Moglie Rotilde ^ e quefta Cv vicn ad intendere,, che era So- ''^4- ij>nJ-
rella di Lamberto. Duca di Spoleti, onorata con quel bel titolo da Pa- '^* "
pa Giovanni . Prega Berengario di fiir fapcre tali ecceflì al Re Carlo»-
manno, perchè Lamberto (*) ejus fé voluntate ja^at talia agere . Scrive
poi una particolarità rilevante ad cffb Carlomanno, cioè ch'egli era
Itato necellitato prima delle fudjetce violenze fattegli; da'Crilliani ad
accordarfi co i Saraceni, con pagar loro annualmente una penfionc di
venticinque mila Mancufi^ o ileno Manco^^ in argento .i. moneta di quefti.
tempi, trovandoti Muttcof in oro e Mancofi in argento.
Quelle tribolazioni ed anguftie, accompagnate ancora dà minac-
ele d'akrc violenze, fecero rifolvere Papa Giovanni a palTare in Fran-
cia, giacche nudriva anche prima quefta voglia,. per implorare l'aiuto
del Re Lodovico Balbo. .Andò per mare fino ad Arles, conducendo,
feco prigione Formofo Fefcgvo di Pòrto, già d.i lui fcomunicato,. non-
fiduadoft di lafciarlo in Roma. Bofone Duca., W che. comandava le Fc- (b) Ann»l..
Ù.C in Provenza, g^li fece tutte le maggiori finezze, e l'accompagnò Francor.
per tutta la Francia, ficcome uomo di mire altiiììme fuggerite a lui^''"""'"'
dall' ambiiione non raen fua, che della Moglie Ermengarda F'ìgXmaìa.
di Lodovico n. Augufto. Perchè Lodovico Balbo era infermo gli con-
venne d'andare a trovarlo a Troia Città della Sciampagna,, dove ten-
ne nel Mele d'Agofto un gran Concilio, e fece confermar la fcomu-
nica cootra de i Duchi, cioè di Lamberto ed Adalberto, e contra di
Formofo Vcfcovo,e di Gregorio Nomenclatore. Coronò Re di Fran-
cia il luddetto Lodovico, ma non già fua Moglie per varj riguardi.
Veggendo poi il poco capitale, che potea farfi del medelìmo Re a
cagion della »ua poca fanità, e del cattivo flato, in cui fi trovava al-
lora quel Regno per le prepotenze e divifioni de' Baroni, e per le fcor-
rcrie de' Normanni : fi attaccò il Papa al fuddeto Bofone Duca di Pro-
Tenza,. che in compagnia della Moglie Erraengarda per la Morienna
e pel Monte Cinifio il condufTe fano e falvo a Torino, e di là a Pa-
via.
(*) fi vanta di far /ali ctfe per ordina fiio ,
ito Annali d'Ital'ia.
Era Vola, vij . Cofa manipoLiflero infieme cfTo P-ipa Giovanni e B-ifone, fi rac-
mIibS/m ^"^"^ ^^ ^'' ^"'"'* '^' f'^l'^^i d«vc fon quc(te parole: (a) Po:i!//ex
Francor.'^" tf/z/w/o Bofone Comite , tum magna, ambitione us Itaìiam rediìt ^ 13 cum
Fuidtttfes. ^0 machinari fluduH , quomodo Regiium Italìcum de potejlate Carìomanni au-
ferrc^ ^ ei tuendum comminerò ■potuijjìt . (i) E che tale folle il dile 'no
di Papa Giovanni, e cti'egli penlafle a £irlo Re d' Italia, ed anche \m-
■peradoic, non fervirà poco a farcelo credere una Lettera da lui fcric-
ta al i?^ Ctfr/OjCioèa Carlo il Groffb, in cui gli fa f.ipere che per
(b") v.piHola. conliglio ed ctortazione del Re F^odovico Balbo {à) Bofonem gloriofum
*'^'?/n "" P""'^'P<^"' P"' aduptionis grati am Filium tncum e feci ^ ut i'ìk in mnndanis
p'apt. ' djfcurfibus^ nos libere in bis, qu^ ad Deum pertinente vacare valeamus .
^tapropter contenti tnmino Regni veftri^pacem i3 quietem balere flude-
tt: quia modo Ì3 deinceps excommunicawus omnes , qui contra pr^di^um
Filium noftrum infurgere tentaverint . (i) Un atto di quella fatta, e pa-
role tali dicono motto. Parimente allorché egli arrivò ad Arlcs avea
(c^£>;/.9i. fcritto (0 alla Vedova Imperadiice Angilberga, d' afvcr quivi trova-
eiusd. Paf. 10(3) Bofonem Principem Generum vejirum, £5? Filiam Domnam Her-
mengardam^ quos permiffu Dei ad majores excel fior e fque gradus Modis O-
mmbus e J'alvo nojlro tornire promovert nihilominus defidcramus . Giun-
to che fu Papa Giovanni in Pavia , difegno di quivi raunarc nei
Dicembre un Concilio col prctefto di trattar de gli affari delle Chic-
fe, ma fecondo tuac le apparenze, per far broglio e proccurar la
depofizione del Re Cariomamio ^ e nello ftcffo tempo rafiunziqn di
(d) EpiftoU Bofone al Regno d'Italia. A quello fine fcriffe piij Lettere [d) ad
116. e?- 117. Anfperto Arcivefcovo di Milano, chiamandolo a Pavia co'Iuoi Suffra-
tìnU. ganci-, lo Iteflo fece a Berengario Duca del Friuli, a fVibodo Fefcovo
di P.irma, Paolo Vcfcovo di Piacenza, Paolo V^efcovo di Re^^ajo g
LeodoinoVcì'coyo di iModcna, e ad altri Vcfcovi e Conti. La^dif^ra-
zia volle, che niuno v'andò, perchè niuno fi attcnio di comparire
ad un Concilio tale fenza licenza del Re Carlomanno , nel cui Re-
gno fi volca far quella Taora adunanza > e forfè contra di lui. Ne
pure
(i) lì Papa e prefo il Conte Bofone ^ con gran gloria ritornò in Italia , e
con effo fi ftudiò di machinare^ come avefie potuto togliere dalle mani di
Carlomanno il Regno Italico^ e raccomandarlo alla di lui difefa .
(2) ho fatto mio figlio adottivo Bofone g'oriofo Principe , acciò egli attenda
a' mondani affari , e noi Uberamente puffiamo penfare a Dio . Lavnde voi
contenti del confine del vofiro Regno fiate amanti della pace e quiete : per-
d)e ora e per /' avvenire fcomunichiamo tutti quelli che tenteranno d' in-
forgere contro il predetto noftro Figliuolo .
(}) Bofsne Principe vofiro Genero^ e la Figlia Donna Ermengarda^ i qua-
li però defideriamo if innalzare a gradi maggiori e pik alti in Tutti i
Alodi , Dio permettendolo , e jalvo il rwfiro onore .
tjujd
Annali d' Italia. I^l
pure v'andò Suppone illuftre Conte, forfè allora Duca e Marchefe ExAVolg.
di Milano, e della Lombardia. Gli feri ve il Papa d'eflere maravi- Anno 878.
gliato M^curuf audijìi tios in tuos Honores (cosi erano chiamati i go- ^^^ Epiftd»
verni de' Conti, Marchefi, e Duchi) i.niffe-, obvicim non concurreris (i) . 130/
Aggiugne. (z) Unde cernimus, quoniam iftud non ex corde ^^ fed prò fi'
dentate fui Senioris (cioè [lerchè evA fedele a Carlomanno fuo Signore)
ialite;- feceris: quod ideo parcimus. Contuttociò il prega ed eforta di
lafciar ogni altro affare, e di venire a trovarlo, (^) incitans etiamalioSy
quibus Apoflolicas Lìteras mifimiis ^ ut i^ ipfi fimìliter facl^nt . Accortoli
dunque Papa Giovanni, che niuna buona piega prendevano le fue po-
litiche idee, fé ne tornò (probabilmente per la via di Genova e del
mare) a Roma, dove è degno di oflervazione, che tu fcritto uno Stru-
mento con gli anni di Carlomanno accennato dal Fiorentini {b) cioè (b) F'ioren-.
colle fegucnti Note: Regnante Carolomanno Rex ^ Anno Regni in Ita- *\"' y."''^-,.
Ha Secando^ XF. Kaìendas Novembris, Indizione Xlll. Aclum Civitate /.V ^^/'i^'
Leoniana Urbis Ron;<s , beati Petri Apofìolì . Bofone anch' egli fi rertituì
in Provenza, e giacche non gli era venuto fatto il colpo in Lom-
bardia, cominciò altre macchine per l'ingrandimento iuo, delle quali
parleremo all' Anno ftguentc . Perciocché venne in queft' Anno a morte
Giovanni Arcivefcovo di Ravenna, in cui luogo fu immediatamente e-
letto Romano^ il fommo Pontefice, ficcome Padrone di quella Città,
fcrifle (f) al Popolo di Ravenna d'avere intefo, che Lamberto Duca (e) EpìfioU
di Spoleti macchinava di entrare in quella Città. E però ordina ad 133.^0^4»»
cffi lotto pena di mille Bifnnti di non permettere, ch'egli, ne alcun "p^^J^^'
de'fuoi uomini fia ammeflb entro la Città. Che in quefti tempi il Re
Carlomanno diroorafle in Baviera, lo abbiamo da varj documenti, e
fpezialmente in uno {d) fcntto nel dì fefio d'Ottobre^ in cui concedè {à)Antiqm-
alU vedova Impcradricc Angelberga alcuni beni. Era palfato a miglior ^^{rrllf^^'\
vita neir Ottobre dell' Anno precedente Santo Ignazio Patriarca di Co- ^^^_ pjp_
Itantmopoli : accidente, che aprì l'adito al già deporto Po%io di ri-
mettcrfi su quel trono Patriarcale (0 non fenza biaiimo dì Bafilio Im- W Hictt»
perador de' Greci, che rialzo un uomo tale, dianzi si folcnnemente ri- '/„^Jjf ^'
provato in un General Concilio della Chiefa tutta. Furono perciò conjiantì-
attribuite da i buoni Cattolici a galligo di Dio le difgrazic, che ad nofol.
elfo Augufto accaddero dipoi con avergli la morte rapito Coftantino
fuo primogenito, già creato Imperadore, quel medefimo, a cui Lo-
Tom. V. Q_ dovi-
(i) per chi ^ fentito^ che Noi eramo venuti ne' tuoi Onori ( Governi ) non
ci fei venuto incontro .
(i) Onde fcorgiamo, che così ti [ti portato^ non di tua intenzione y mn per
la fedeltà del tuo Signore (Carlomanno) perlochè ne diéimo il perdono.
{■\) fiimolando anc' altri , acquali mandato abbiamo Lettere Apofloliche^
acciò ancor effi facciano il fimile .
Ili Annali d' Italia.
Buìtf. falìibil racconto,
(bj Pagtas E finquì s'era mantenuta forte contro tutti gli sforzi de' Mori
Birln e de' Saraceni la Città di Siracufa, Capitale allora delia Sicilia, perla
valorola difefa de' Greci, che n'erano padroni. Ma in quell'Anno afle-
diata efla da que' Barbari, e con vane forte di macchine battuta, quan-
tunque i Cittadini, e la guarnigion Greca faceflero di gran prodezze
{e) Coftan. nella difefa, (e) fu raiferamente prefa, meda a (il di fpada la maggior
Porphyr»- parte di que'Criftiani, e dopo un general facco con incredibil botti-
rit""BaJiìù "'^' P^'"<^'^'-' ^^^ Città ricchiflìma, tutta data alle fiamme. Truoval»
Jmf. defcritta quella mifcrabil Tragedia da Teodofio Monaco contempo-
raneo in una Lettera già data alla luce da Rocco Pirro, e da me ri-
(A) Rerum ftampata (^). Preteic l'Abbate Carull uomo dotto, che la prefa di
Jtm. II.' ^' Siracufa accadelTe non già in quell'Anno, ma bensì nell'Anno 880.
Tuttavia non paiono convincenti le ragioni, ch'egli reca; e fi vuol
confrontarle con altre addotte dal Padre Pagi , per provar fucceduta
quefta perdita de'Criftiani nell'Anno prefcnte. Aggiungafi ora la te-
llimonianza della Cronica Saracenica , pubblicata dallo fieno Carufi,
che parimente fi legge in effa mia Raccolta, dove all'Anno 878.
fono le feguenti parole: Capite funt Syracufa vieefimo primo Muli ^ f>-
ria ^lartct . Cadde appunto il di ii. di Maggio del prclente Anno
in Mcrcordi. La perdita di Siracufa ^\ tirò dietro quella di tutti gli
altri Luoghi fin' allora confervati da i Greci in Sicilia, e tutti poi per
(el C^r/rf», attedato di Cedreno (f ) furono (mantelhti da i vittoriofi Mori, fuor-
'" "l'""'''*' che Palermo, Città, che fcelta per loro Fortezza, crebbe da li in-
Pht('it. ' "^'^2' '" popolazione e grandezza, e divenne poi Capo di quella sì ri-
guard'-vol Ilola, del che gran doglia provarono i Criftiani non men
dell'Occidente, che dell' Oriente >
Anno dì Cristo dccclxxix. Indizione xii.
di Giovanni Vili. Papa 8.
di Carlo il Grosso Re d' Italia i.
SEguitava intanto Carlomanm Re di Baviera e d'Italia a combat-
tere con gl'incomodi della fua fanitàC/). Sopragiuntagli una pa-
Tijìjcor. ralifia, per cui perde quafi affitto l'ulo della parola, andava peggio-
lutdenfes. lando il fuo (lato. Però i due Re fuoi Fratelli Lodo-ukOy e Carlo Craffo,
o fia il Grojfo^ cominciarono a fargli i conti fuUa vita. Lodovico col
pretcfto di una vifita portatofi in Baviera, di mano in mano, che com-
parivano alla fua udienza i Magnati di quel Regno, 'i\ facea da loro
promettere di non prendere per loro Principe fé non lui, qualora oc-
eorrelle la morte del Fratello. Carlo il Groflb all'incontro vagheggia-
va
Annali d' Italia. 113
va l'Italia, e fi preparava per calare dal fuo Regno d' Alemagna a prò- Era Volg.
cacciarfi quelta Corona. Teneva anche filo di trattati con Papa Gio- Anno 879.
vanni, e il Papa gli dava buone parole, anzi implorava il Aio aiuto
contra de' Saraceni, fenza lalciar nello itcfio tempo di riconofccre per
Re l'infermo Carlomanno. Anzi impariamo da una Lettera feruta da
Papa Giovanni (^) ad ulntenìo Fefcovo di Brefcia, e a Berengario Conte^ (a) EpìftoU
Q fia Duca del Friuli, che Carlomaiino avea dichiarato e fio Papa fuo ^jVwris-
Sicario nel governo del Regno d'Italia. Era intanto dallo (tcflo Papa yin^'papt,
flato intimato un Concilio da t-nerfi in Roma con chiamarvi fpezial-
mci te i M:tropolituni di Milano e Ravenna co i loro Sufi^raganci . Ma
eccoti inlorgcre una gara fra il Papa, ed Jafpert» Arcivefcovo di Mi-
lano, che andò a finire in una rottura. Ciò che pretendere il Ponte-
fice Giovanni, fi raccoglie da una Lettera fcritta a quell' Arcivcfcovo.
Erano le mire fue di raunar que' Velcovi, per difporre coiralfenio loro
della Corona del Regno d' Italia (*) Et quia ^ icrive egli, Caruloman-
nus corporis , Jicut auuivimus , incommoditate gravatus , Regnurn reti/tere
jam nequit , ut de novi Regis ekiliom omucs pnìiitr confideremo^ voi pr^e-
di£ie adejj'e tempore va/de optrtet . Et ideo nuaum abfque nojlro cohjeiìfu
Regem debetis recipere . Nam ipfe ^ quia aovii ejì ordinandus ut impertum^
a nobis primum atque potijjimum debet eje vocatus iÌ5? elelìus II che era
dire in buon linguaggio, che 1' Arcivcfcovo e gli altri Prelati dovca-
no intervenire a quei Concilio, per ricevere Iniperadore e Re d'Ita-
lia chiunque aveflc voluto il Papa. Ma Anspcrto, oltre al poter ef-
fergii fiato vietato dai Re Carlomanno d' andare a Roma , verifimil
cola è, che pretcndefie Ipcttante a se & a i Vefcovi del Regno d'Ita-
lia reggere ù loro Re, fenza dipendere dal Romano Pontefice: giac-
ché per tanti anni fotto i Re Longobardi il Regno d' Italia era fiato
indipendente da chi era Imperador de' Romani j e circa ventifette Anni
r avea tenuto Carlo Magno, fenza efleie Impcradore. Anzi lo ^q^o
Carlomanno Re allora d' Italia non fi sa che dipcndefle punto dall'ele-
zione del Papa per acquiltar quefia Corona. Aggiungafi, che i Prin-
cipi Secolari d' Italia, cioc 1 Duchi, Marchefi, e Conti, doveano anch'
cfii pretendere almeno al pan de'Vcl'covi, all' elezione del Rcj ed
all'incontro parca, che il Papa li voleffe elclufi da quefio diritto. Può
anche darfi, che per quanto era avvenuto in Pavia, già fi fofpettaflc,
o fi fapcffc rivolto l'animo di Papa Giovanni in favor di Bofone Du-
ca, già da lui adottato per Figliuolo, e che perciò Afpcrto, e gli
altri fedeli alla Cafa Reale di Francia dominante in Germania, fi te-
Q^i nef-
(*) E perchè Carlomanno aggravato da incomodi del corpo , come udito ab-
biamo^ già non può tenere il Regno ^ è molto necejfario ^ che voi vi tro'
via:e prefenti nel tempo predetto , acciò tutti ajjìeme confultiamo intorno
air eiezione del nuovo Re. E perei» non dovete accettare Re alcuno feu'
za il nuflro conjenfo . Imperocché chi da noi dee confecrarft m imperado'
re , da mi debbe ejfere primamente e fpecialmente chiamato ed eletto ,
1X4 Annali d' Italia.
Era Volg. ncfTcro lungi dall'andare ad un congreflb, dove correano pericolo di
Anno 879. cfTcre aihcttl a far le voglie del Papa. Abbiamo una Lettera da cnb
,s ppjif^i^ Romano Pontefice fcritta (<») vcrfo l'Aprile di quell'Anno Bofoni glo-
ìùjf.ejusd. ^i'>fo Principi^ da cui rifulra, che gli andava procacciando de gli ade-
faft. rcnti e fiucori in Italia} ed anche per quella mira dovette egli rimet-
tere in Tua buona grazia Adalberto Duca e Marchefe di Tolcana con
Rotilda fua Moglie, già abommati da lui nell'Anno precedente, (i)
De parte quoque^ dice egli, Adelberti glorio ft Marchionis, feu Rotildee
ComitìJJ'ie Conjugis ejus^ cagno fcat Nobilitai veftra^ qutd vobis in omnibus
Fidelcs y devotos Amicos eos ej/i cognofamus . Ideo rogamus , ut eorum Go-
mitata in Provincia pò fila , ficut jam tempore longo tenuerunt , ita dcinceps
prò nojlro amore fecuriter haheant . Quclh Contadi polti in Provenzali
doveano avere avuti Adelberto e fua Moglie dalla beneficenza di Lo-
dovico II. Imperadore, cominciandofi con ciò a vedere, che tali go-
verni prendevano a poco a poco la forma de' Feudi de' Secoli fulfc-
gucnti . L'afloluzione dalie cenfure data ad eflo Adelberto fi vede fo-
(b) Ep'jftola lamcnte neli' Epillola fcritta dal fuddetto Papa (^) nel Novembre dell*
158. ejufd. jndizione Xlf^. dell' Anno feguente . Al medefimo Bofone ancora è più
che probabile, che fofle indirizzata un'altra Lettera dal medefimo Ponte-
(c) Efiftola fice (f), mancante del Titolo, in cui fono le leguenti parole, (z)
t'èo. ijuid. Secretum^ quod Dea auxiliante , vobifcum Tresis exjijlentes habuimus , im-
mutilatum ac fixiim noftro ApojioUco peilore , quafi quemdam tktfattrum re-
conditum procul dubio retinemus ; £5* totis^ vita cernite, nifibus iltud , quan-
tum in nobis ejì , alacri ter optamus perficere . ^tapropter ft Excellentta ve-
firte libet^jam hoc ipfum ad effebìum debetis per ducere . Dà il titolo di
Eccellenza in altre Lettere ad elfo Bofone . Che fegreto poi e concerto
folle quello, che fi doveva préfto efeguire, cioè fé riguardi il Regno
d'Italia, o pur l'occupazione del Regno della Borgogna, che fcguì
in quello medefimo Anno, noi nolfappiamo. Più nondimeno proba-
bile é il fecondo.
Comunque fia, Anfperto Arcivefcovo di Milano non volle inter-
venire al Concilio tenuto in Roma nel Mcfe di Maggio : perlochè fu
fcoraunicato da Papa Giovanni. Poco dappoi nondimeno cflb Ponte-
fice
(i) Da parte parimente à* Adelberto gloriofo Marchefe, e Rotilda Conte£lt
fua moglie , fappia la Nobiltà vojìra, che noi li vediamo a Voi in tutto
fedeli e devoti amici . Perciò preghiamo , che i di lore Contadi fituati in
Provenza, ficcome già da lungo tempo ve li anno avuti, così per r av-
venire per r amor nojiro ve- li abbiano jicur amente .
(z) // concerto, che col divino ajuto facemmo efifendo con voi in Troyes fen-
ZJ, dubbio lo conferviamo intatto e fiffo nel nojlro petto Apoftolico, come
quafi teforo nafcofto'y e vivendo defideriamo prontamente di efeguirìo con
tutti li sforzi , per quanto dipende da noi . Laonde , fé piace a Vofira
£ccellenza, già lo dovete effettuare.
I
Annali d' Italia. 115"
fice (") gli fcrifTe, con ordinargli di venire all'altro Concilio, che Era Volg.
s'avea da celebrare fui principio d'Ottobre, dicendo fra l'altre cofe : ^?"^° .^'9»
(*) Hoc edam iibi^ tuifque Suffraganeis omnibus admtnitione noflra denun- y^ i^[''^
ciamiis ntque pracipimus ^ ut cum fo, qui de Regibus Fraficorum, Dea fa- ipg.
vente , Italiani fuerit ingrejfus , nullum abfque confenfu , ti? unanimitAte pla-
citum facere prafumatis , Apoftolorum Canone Capituli XXXV. ita jubente
atque diceste &cc. Strana cola é il veder qui citato uno de'prettli Ca-
noni de gli A portoli. E da ciò Tempre piìi fi fcorgc, che nafceva la
difcordia fra il Pontefice e 1' Arcivcfcovo dalle diverfe prctenfioni lo-
ro intorno al diritto di eleggere il Re d'Italia. Non ceflava intanto
Papa Giovanni di replicarle iltanze (^) al Re Carlomanno ., perchè ac- (b') Epìft.
correlfe in aiuto della Chiefa, afflitta da i Saraceni, maltrattata anche i8'5. 197.
da i cattivi Criftiani. Altrettanto fcriveva a Lodovico IL Re di Ger- ^^J/^^^^"*"
mania, e a Carlo Graffò Re d' Alemagna loro Fratello, facendo ora
all'uno, ora all'altro fperare l'Imperio. Non mancavano intanto altre
graviflìme faccende allo Itefib Papa, riguardanti la Chiefa di Dio. Era,
come dicemmo, il deporto Fozio rifalito fui trono Patriarcale di Co-
ftantinopoli. Arrivarono a Roma i Legati di Bafilio Imperadore ^ e d'erto
Fozio, per indurre il Papa ad ammetterlo alla fua comunione: e ven-
ne lor fatto. Il Cardinal Baroni© {e) benché adduca delle ragioni per (e) Bar. ìn
ifcufare in ciò la troppa facilità di Papa Giovanni, pure non può afte- ^nnat.Efk
nerfi dal parlare con amarezza di lui, fino a figurarfi, che la favola
de. la Papefla Giovanna prcnderte origine da quella fua eforbitante con-
difcendenza in favore d'un perfonaggio sì fcreditato: immaginazione,
che né pure ha ombra di verifimiglianza alcuna. Ma non mancano al-
tri Scrittori, che biafimando la rigidezza di que' fonimi Pontefici, i
quali ne gli aff^ari fcabrofi niun temperamento vogliono ammettere,
credono faggiamcnte concorfo qucfto Papa ad approvar l'elezione di
Fozio, maltitnamente avendolo egli fatto con varie condizioni e ri-
guardi, de' quali parla lo Storia Ecclefiaftica. Venne a morte in queft'
Anno Landolfo Fefcovo e Conte di Capoa (d)^ con lafciar dopo di se W Enchea^
una trilla memoria per le fuc cabbale, per la fuaeftrema ambizione, {'^p'^'ao '
e per l'odio, che portava a i IVlonaci. Era folito a dire: Ogm volta
che mi fi preferita davanti a gli occhi un Monaco , w' afpetta in quel dì
qualche gran dijgruzia. Nel Principato di Capoa gli fuccedette Pan- (e) chrenk.
donolfe (uo Nipote (0- Landolfo jyiniore figliuolo di Landone, fuo Ni- Comit. Ca-
pote , fu eletto Vefcovo di quella Città. Ma Pandonolfo, chiamato /""'"• /^"^
da altri Pandenolfo, da lì a poco fatta prendere la facra Tonfura a ff^^e'"'
Landenolfo (/), luo Fratello ammogliato, proccurò, che anch' egli fof- ojiUnfu
fé Ili. I. e. 41.
(*) ^efi' ancora a te, e a tutti i tuoi Suffragami col nofìro avvifo di-
nunztamo , e comandiamo , che con quello che de'' Re de' Franchi , col di-
vino favore entrerà in Italia , non prefumiate di fare Placito alcuno fen-
za il confenfo e volontà di tutti y /' Apofìolico Canone del Capitolo XXXF^
tosi ordinando., e dicendo ec.
1x6 Annali d* Italia.
Eka Volg. '"e eletto, e mandollo a Roma a prendere la confecrazione dal Papa.
Anno 879 Quantunque Bertario Abbate di Monte Cafino, e Leene Fefcovo di Tea-
no vemlTtTo anch' eglino a Roma, per dilluadere il Pontefice dill' or-
dinarlo, con predirgli de i gravi dilordini, il Papa non ne Fece cafo .
Vcrificollì la predizione, perche nacque fiera difcordia fra i Parenti,
e tra il Popolo, che duro non poco ; e i Saraceni profittando della
lor divifionc, diedero un terribil lacco al diltretto di Capoa. Pcrlo-
chè il Papa due volte fu obbligato a portarfi a quella Città, e a pren-
dere in fine (tbile nell'Anno Tcguente) il ripiego di dividerne il Ve-
fcovaio, coltitucndo Landolfo Vcl'covo in Capoa vecchia, e Landenolfo
nella nuova. Anche Jldelgifo Principe di Benevento (non lì sa bene,
fé in quello, o le nel precedente Anno) terminò i fuoi giorni, ma
di morte violenta, perchè uccito da i fijoi Generi, Nipoti ed Amici.
In (uo luogo fu eletto Gaideri^ o iitx Gaiderijb Figliuolo d' una fua Fi-
gliuola. La dilcordia, che ficcorae diffi, fi Ircgliò in Capoa per gli
due pretendenti a quel Vefcovato, fece ricorrere i rigliuoli di Lan-
done, per aiuto a Guaiferio Principe di Salerno, il qual prefe la lor pro-
tezione, e molFe guerra a Pandonoifo Conte di Capoa. Qiiefti non a-
vcndo maniera di iolteneifi, fi raccomandò al Papa, che l'crifle Let-
(a) Eplftola ^^^^ ^"^ P^'' trattenere Guaiferio dal moleftare i Capoani, con iniimar-
ao6.crii4. gJ» anche la icomunica; flagello, che fi fa udire ben fovente nelle Lct-
Johannis ccTc di qucllo Pontefice. Gii dice fra l'altre cofe: (*) Nam prò ve-
rni. PMf*. jiyg quum venerimus, amore, ipfum quem vultis Capuana Plebi, Antifli-
tem urdiaabimus ^ ut vejìer Piincipaiis honor iwminutus permancat : parole
indicanti, che Sovrano di Capoa era il Principe di Salerno, e che non
dovea avere avuto cfiFctto la donazion di quella Città fatta da Carlo
Calvo Augullo alla Chicla Romana. Certo in quelle Lettere Papa
Giovanni non mollra di prctendcrfi Padrone in temporale di Capoa.
L/n aitro ricoiio prima ancora di quello avca fatto Pandonolfo a Gai'
detifo Principe di Benevento, e a Gregorio Generale in Italia dell' Im-
perador Greco Ballilo, con chiedere loro foccoifo, e promettere al
primo d'elfi, che venilfe, di fottometterfi a lui, e di giurargli fedel-
tà. Per due diverfe itrade giunfero coftoro a Capoa, e ^\ accamparo-
no preflb a quella Città, in tempo che fopragiunio ancora Guaiferio
colla fua Armata, fi piantò anch' egli vicino all'Anfiteatro. Rcltarono
allora burlati da Pandonolfo il Principe di Benevento, e il Generale
de' Greci, e pero fé ne tornarono mal foddisfatti alle lor cale. Seguy«
tò per un pezzo Guaiferio a tenere aficdiata quella Città, da dove ulcì
tutta la Nobiltà, e molti del Popolo j ma venendo il verno fcnza ch'e-
gli avelTc potuto dar la lezione, che volea a Pandonolfo, dopo aver
defolato il paefc, fc ne tornò a Salerno. Vcggonfi ancora Lettere di
Pa-
(*) Impirocchè, quando faremo arrivati, per V amor vo/iro ordineremo por
il Popolo di Capoa un f^efcovo fecondo il vejìro volere, acciò refli illefo
il vojho Principe fco onore ,
\
I
Annali d' Italia. ixj
Papa Giovanni W a Pulcari Duca d'Amalfi. S'era quefti impegnato E»AVo!g.
di rompere i patti flabiliti co i Saraceni, e di difendere le Terre della '^^"''p flf;^
Chiefa llomana: al qual fine Papa Giovanni già avea sborfato dicci ^^g^:^^^^'^
m\h Mancoll d'argento. Perchè non aveva attcfa la promefTa, il Pa- iz-j.ejunl.
pa fece iltmzà per riavere il Tuo danaro^ e fopra ciò fcrifre ancora a
Cuaiferio Principe di Salerno, con ifcomunicar dipoi Pietro Vefcovo di
quella Città, e Pulcari, e il Popolo tutto, finche rinunziafiero all'a-
micizia de gl'Infedeli. Un'eguale fcomunica minacciò ad Atanafio il
giovane, Vefcovo di Napoli, fé non fi ritirava dall'alleanza contratta
co i fuddetti Saraceni .
Arrivò al fine de' fuoi giorni nel di ii. di Aprile dell' Anno pre-
fentc non fcnza fofpetto di veleno Lodovico Balbo ^ Re folamente di
Francia, e non già Impcrador de'Romani, come immaginarono il Si-
gonio, e il Cardinal Baronie. Prefero quella Corona i due fuot Fi-
gliuoli Lodovico^ e Carlomanno ^ a lui nati da yJnsgarde Fanciulla nobile,
che fi crede da lui prefa per Moglie in fua gioventù, ma poi ripu- -::;^5i-
diata per ordine del Padre. Lodovico IL Re di Germania raofle lor
guerra (/'), e per una convenzione acquiftò una parte della Lorena. ]r^^„ J^*^" *
Furono quelli torbidi, che diedero il comodo a Bofone Duca di Pro- ^uldinfis.
venza di ben pefcare in quella congiuntura, e di cfcguire un difcgno
fuo, non già nato allora. La Moglie Ermengarda l'andava incitando
con dire, {<■) che una pari fua. Figliuola d'un Imperador d'Occidente, ^^^^ Annalts
e già Ipofata ad un Imperador d'Oriente, non potea vivere, fé non sranctr.
vedca fé llefla Regina, e il Marito Re. Forfè non aveva egli bifbgno Eerùniani .
di SI fatti fproni . Pertanto parte con promelTe di Abbazie, di Benc-
hzj Ecclelìaltici, e di Ville, parte colle minaccie indufle i Vefcovi
e Primati della Provenza, e di una parte del Regno della Borgogna,
ad accettarlo e riconoi'cerlo per Re. Probabilmente non gli fu di pic-
ciolo aiuto i?o/?rt^«o yircivefcovo d'Arles, che il Papa confapevole, per
quanto fi può conghictturare, di quella rifoluzione, avea decorato col
titolo di Ilio l'icario per la Gallia . In Mante pn'lTo a Vienna in una
Dieta di Vefcovi fu egli eletto e coronato Re, con piantare in quella
maniera un nuovo Regno, appellato Areìatenfe ^ o pure di Borgogna..
Abbracciava quello la Provenza, il Deltìnato, la Savoia, Lione col
fuo territorio, ed alcuni Contadi della Borgogna. Pretende l' Eccar-
do (fO, che la Città d'Arles riconofcrfTe allora per fuoi Re Lodovico- (dì Gerard.
IL Re di Germania, e Carlo il Grefo Re d' Alemagna. Ma facil- f"-^ ^'^''^"'•
mente fi può provare, ch'elfa apparteneva a i Re della GaUia, e che '^ '^' ^'^'
loro fu uiurpatd con altri Stati da Bofone. Però fecondochè attefta
Reginone (?), Lodovico e Carlomanno Re della GalHa, e i lor Sue- (e"» R'gi»»
ccfibri perfcguitarono fempre Bufone,, ed ebbero in odio il fuo nome, '" chromtt..
e tutti i tuoi fudJui . Ma egli ficcome pcrfona di acuto intendimento
e di rara dellrezza, feppc così ben governarfi,. che contra tutti i lor
tentativi fempre mai faldo fi follenne. Figurofiì 1' Eccardo fuddetto,
che in quell'Anno il Re Carlomanno, Figliuolo del Re di Germania
Lodovico L fi facefle portare in Italia, deducendolo da un Diploma
ri fé-
iiS
Annali d' Italia
Era Volg.
Anno 879.
(ai Ughcil.
Ital. Sacr.
Tom. Y.
in Efilcof.
Vtrontnf.
(b) Annalts
Trancor.
tertiniéni.
(e) Antì^m-
tat. Italie.
Dijfert. 70.
(d) jintiqa,
haiic. Dif-
ferì. i6.
(e) Saxius
in Ntt. ad
Regn. Ital.
Si^oaii .
riferito dall' Ughelli 00. Ma non regge la fua conghiettura fondata
fopra un Documenco copiato con poca accuratezza, e che dee rifcrirfi
all'Anno 877. Non permetteva la troppo afflitta fanità a quello Prin-
cipe d'imprendere un viaggio tale. E' ben sì fuor di dubbio, che
Carlo., appellato da i poderi Grafo, o fia il Grojo , Re d'Alemagna,
fuo Fratello, cnlò in quell'Anno in Italia. Ne abbiamo il nfcontro
ne gli Annali Bertiniani (.l>) . Mirava egli cadente il Fratello} e però
affretto^ a lafciarfi vedere in Italia per dilporre gli animi de i Prin-
cipi e Magnati di quefto Regno ad eleggere lui per SuccefTore. E
che in tali negoziati palTafle d'intelligenza co i Re fuoi Fratelli, cioè
col fuddetto Cartomanno ., e con Lodovico li. fi può ricavar da gli ftefli
Annali, che riferifcono feguito fra loro un abboccamento in Orba,
Terra oggidì degli Svizzeri, prima ch'egli fcendefle in Italia. Se-
condo i iuddetti Annali gli riufcì di ottenere il Regno Italico. Ma
quando precifamente feguifTe la di lui elezione, noi faprei dire. Né
pure nel di if. di Novembre egli contava gli Anni del Regno d'Ita-
lia, fé crediamo ad un fuo Diploma {e) da me pubblicato, e dato
XVII. Kalendas Novembris Jmo ab Incarttatione Domini noftri Jefu Chri-
Jìi DCCCLXXVini. Indizione XIU. Anno vero Regni Regis Karoli
Tertio, cioè Terzo del Regno d' A le magna . Adunque ne pure nel di
16. di Ottobre egli numerava gli Anni del Regno d'Italia. Veggafi il
Teltamento di Anfperto Arcivefcovo di Milano, da me dato alla lu-
ce C'^), dove fon quefte note Cronologiche: Karlomannus divina pro-
videntia ordinante Re.x Longobardorum in Italia Anno Regni ejus Secando,
Decima die Menfis Septembris Ingrediente Indi £ì ione Tertiadecima . Cioè
in quell'Anno, riconofcendofì da ciò, qu\l corlb aveflero in Milano
le Indizioni. Un altro Teftamento fulscguentcmente fatto dal mede-
fimo Arcivefcovo, vien accennato dal Signor Safli Bibliotecario dell'
Ambrofiana (<?), fcritto nel dì XI. di Novembre, tìelV Anno Primo dì
Carlo Re, neW Indizione XII L Cioè nello (lelTo Anno 879. Sicché Carlo
il Groflo dovette elFerc eletto e riconofciuto Re d' Italia folamcnte
fui fine di Ottobre, o fui principio di Novembre dell'Anno prelènte.
Un fuo Diploma in favor delle Monache di Santa Giulii di Brefcia,
che fi legge nelle mie Antichità Italiche, è dato IF. Kalendas Janua-
rii. Mistione XI III. Anno vero Regni Caroli Regis in Francia F. ia
Italia IL A6tum in Placentia , cioè nel dì 2.9. di Dicembre dell' Anno
feguente 880. E perciocché in quel di correva l'Anno Secondo del
Regno d'Italia, per confeguente nello Itenb di dell'Anno prefente
879. egli era già Re d'Italia. Intanto il fommo Poatefice Giovami
Vili, giacché Bofsne adottato per fuo Figliuolo o avea fatto, o era
vicino a ftabilirc il fuo Regno in Provenza e nella Borgogna, crafi
accorto abbaflanza, che fopra l'uno de i due Re Fratelli, cioè fopra
Lodovico IL Re di Germania, e fopra Carlo il GreJJ'o Re d'Alcma-
gna, doYca cadere la Corona del Regno d'Italia, perciò colà rivolfc
le mire fue Che anch' egli avefie mano in eleggere o far eleggere
Re d'Italia elfo Carlo, fcmbra quafi che certo, perchè all'udirlo di-
fpofto
Annali d' Italia. 119
fpofto di venire in Italia, gli fcrifle («), con ifpcdirgli Arnolfo fuo Era Volg.
Configliere, e pregarlo di accudire a i bifogni della Chicfa Romana, Anno 879.
troppo infcltata da i cattivi Criiliani, e più da i peflìmi Saraceni. In ^^'^ ^^'^'^^
un'altra Lettera, a lui fcritta fui fine di Novembre, fi fcorge cflere già j^,'^,^^,.
feguico concerto, che il Papa do vefie portarfi a Pavia, allorché Carlo vi nìs rm.
folle giunto per trattar quivi di cole utili alla (labilità del Regno j ed P'f*-
eflendo venuta nuova, che elfo Re C^rlo era pervenuto a Pavia, fenza
che egli ne avefle dato avvifo a Roma, ne inviati colà i fuoi Legati:
di ciò il Papa molto fi maraviglia. Vuole perciò, ch'egli fpedifca i
fuoi Ambafciatori a Roma con Lettere onorevoli per la fanta Sede:
dopo di che cffo Papa fi metterà in viaggio per andare a trovarlo, e
a digerir con lui ciò, che riguardava l'cfaltazione delia Sede Apoflo-
lica, e l'onore non meno del Pontefice, che del Re. Era forte i«
collera Papa Giovanni contra di Jnfperto Arcivefcovo di Milano, per-
chè quelli feguitato da gli altri Vcfcovi e Principi dei Regno Lon-
gobardico, non avea voluto accordarfi con lui intorno all'elezione del
Re d'Italia. Siccome efll non entravano a far l' Imperadore de'Ro-
mani, appartenendo ciò al Papa, e al Senato Romano: così pretende-
vano, che né pure il Papa entrafiìe egli a fare il Re d'Italia, credendo
lor proprio quello diritto. Arrivò tant' oltre quella gara e disunione,
che per non avere Anfperto fatto cafo della fcomunica Pontificia, Papa
Giovanni il dichiarò decaduto dal V^efcovaco, e ne fcrifle al Re Car-
lo {p)^tà. anche al Clero di Milano, perché paflafle all'elezione d'un (\\ EpiJtoU
altro. Non mancò il Re Carlo di fcrivere in favore d' Anspertoj ma m. m.
il Papa le ne fcusò, volendo, che quello Prelato andalTe prima a Ro- ^sà-o-iéo.
sna a dar le dovute foddisfazioni . Vcdefi nondimeno celiato dipoi quc- 'i""^""
fto turbine. Ma per conto dell'elezione di Carlo il Graffo in Re d'I- *^*"
talia, non cflendoci vclligio, che v' intcrvenilfe né in perfona né per
mezzo di alcun Legato il Papa: fembra afiai credibile; che quella fi
efeguilTe da i Vefcovi, e Primati del Regno fenza volere dipendenza
da lui. Anzi appunto, perchè Ansperto Arcivefcovo volle indipenden-
temente dal Papa (teflb procedere all'elezione di Carlo fuddetto, pof-
iiara conghictturarc, che nafcefle l'ira d'cflb Papa Giovanni contra
di lui, fino a fcomunicarlo, e a cercar di deporlo lotto altri prctelli:
il che non ebbe effetto, veggendofi da lì a non molto rimcfla la con-
cordia fra loro .
Anno di Cristo dccclxxx. Indizione xiii.
di Giovanni Vili. Papa 9.
di Carlo il Grosso Re d' Italia 2.
TTrt- r 1 • I- (e) Anrtalis
RLtto finalmente vinto dalle gravi fue infermità Carlomanno Re iramor.
di Baviera e d'Italia. Secondo gli Annali di Fulda (0, fegui f>*tàenfes.
k fua morte nel di 2.1. di Marzo. Leggcfi apprelTo Reginone {d) W «'!'«»
Tom. V. R un '" ''"""•
I30 Annali d' Itali a.
Era Volg. un elogio, che cel rapprefenta dotato di molcc infigni qualità e virtù.
Anno 880. Niuna prole lcgittim.i hlciò egli dopo di sé. Vi rcltò un lolo Fi-
gliuolo giovane di bcUKTimo afp^tto, a lui partorito da Ludsvi'iJa (uà
concubini, appellato Arnolfo^ di cui avremo a pirlar piìi d'un poco.
AU'avvifo della morte del Fratello non fu pigro Lodovico li. 1-le di
Germania a correre in Baviera, dove raunati tutti i Baroni di quel
Regno, fcnza difficultà tutti a lui fi fottomilero. Contcntofll egli,
che il ballardo .Arnolfo ritenefTe la Carintia, giacche gliel'avca con-
ceduta il Padre. Truovafi il R.e Carlo Graffo m Pavia nel Mcfe d' A-
prile del prefente Anno, e non già del lufTegucnte, come pensò il Pu-
Viu$ lìl'-*' "celli (") , ciò coftando da due Cuoi Diplomi in favore del Monilìero
num. Baffi. Ambrofi.mo, dati Anno Regni in Italia Primo . Nel Mele di Giugno
uimùrofian. i Figliuoli del Re Lodovico Balbo, cioè Lodovico e Carlomanno .^ i quali
fag. ii8. divifcro in quell'Anno il Regno della Francia, o fia delia Gallia, fra
loro, camminarono ben d'accordo, e tennero un congrcflb nella Villa
di Gundolfo, a cui intervenne il Re Carlo il Groflb , colà portatoli
dall'Italia. Non vi potè cfTere il Re Lodovico fuo Fratello, perche
impedito da malattia . Quivi fpczialmentc fi trattò delle maniere di
abbattere Bofone ufurpatore della Borgogna e Provenza. Unitamente
poi nel Mefe di Luglio molTero l'armi coiitra di lui; gli tollero la Città
di Mafcon, e partati fotto Vienna del Delfinato vi milero l'all'edio.
Dentro v'era con un buon prefidio Ermengarda^ Moglie del Re Bofo-
ne, che fece una gagliarda difcfa per grandillimo tempo. Ma il Re
CarhCraffo ^\ fermò poco a qucirimprcra,.chiamato da' Tuoi affari in Ita-
lia. Ch'egli folTe in Piacenza nel dì 25. d'Aprile dell'Anno prefente, ap-
{\3) Anùc^ttt- parifce da un fuo Diploma, da me dato alla luce (^),ma fenza aver' allora
tat. Italie, avvertito, che ivi il Sigillo é di Carlo Imperadi/re., il che non può ftare,
Diferi. II. perchè egli cfa folamcnte Re, e contava V Atim /. del Regno d'' Italia .
le)' Epift'oia In efl'o Diploma conferma i Beni alla Vedova Impcradricc Alngelberga .
zié.Jehan- Abbiamo una Lettera da Papa Giovanni a lui fcritta ('), in cui gli ri-
iiìs Pdf* corda d'averlo chiamato in Italia per l'utilità ed efaltazione della fan-
^^^.^' ta Sede Apoftolica, {i) ad culmen Imperli^ Deofropitio^volentes'josper'
ducere. Aggiugne, che pel grande amore, che gli portava, (1) ad vos
Ravennam pervenimus : cofa non mai praticata da' fuoi AntecelTori , per
ifpcraDza di domar col fuo braccio i nemici della Chiefa. (3) Sed quìa
de bis omnibus nihil apud magitttudinem veflrum., ut volebamus^ peregimus :
rcvertentes prioribus pejora reperimus . Perciò il prega di fpcdire a Roma
i fuoi Ambafciatori , per concertar eoa efli i patti e privilegi della
Chie-
(i) coir animo di portarvi ali" altezza deW Imperio, col divino favore .
(1) a voi vennemo in Ravenna.
(j) Ma perchè di tutte quefìe cofe., che volevamo^ niente fccrmo preffo la
Grandezza voflra : ritornati tibbiamo ritrovato le cofe ptggiori di prima .
Annali d' Italia. 131
Chiefa Romana, prima ch'egli colà fi porti in perfona. Quefta Let- Era Volg.
tera nel Regiltro vien riferita fotto il precedente x\nao 879. Pmnofto Anno 88ò.
nel prcfente credo io feguito fra loro un tale abboccamento . Anche il
Dandolo (a) fcrive d'eflo Re Carlo; (i) Htc Primo Anno Regni fui Ra- (j) nanduì.
"Jenna exiJìeHS , Foedus Inter Fenetos £5? fuhJ£cìos fuas Italici Regni per quin- i» chronìc.
quennium reno'-javit . Nel Luglio poi di quciraniio un'altra Lettera fi Tcm. xji.
legge Icritta dai medefimo Papa ad eflb Re Carlo, dove il loda per le ^"'- ^'*"<^-
fue buone intenzioni di accorrere in aiuto della Chiefa Romana, afflit-
ta allora più che mai da i Saraceni, e da varj cattivi Cnftiani. Il pre-
ga di non preilar orecchio a i nemici dello Itcflb Papa con aggiugne-
re, ch'egli s'era portato ad una cerca Corte, cosi elortato da Fibodo
Vefiovo di Parma, per parlare con Guido Conte Figliuolo di Lamberto:,
ma che quelli Tavea burlato col non venire. E perchè il Re Carlo
temeva, che il -Papa feguitafle a proteggere Bofone ne gli Stati ufur-
pati. Papa Giovanni proterta di averlo abbandonato, dopo la tirannia
praticata contro la Cafa Reale di Francia, e di voler tenere folamentc
il Re Carlo in luogo di Figlio. Così quello politico Papa andava na-
vigando fecondo i venti, e mutando giri & idee. Dice in fine, (t) Pro
juftitiis autem facìendis fanEliS Romance Ecclefi<£ , ut ideneos ^ fideks vi^
res e latere veflro nobis de prafenti dirigatis, obnixe depofcimus ^ qui mbis
far iter cum Miljìs nojìris proficifcentibus ^ de omnibus jujìitiam plenijjìmant
faciant ^ iy l'eftra Regali atiBoritate male agentes corrigant Cf? emendcnt :
cioè, come io credo, ne'confini de i Ducati di Spoleti ediToi'cana. (y> Peretrh-
La menzione poi fatta qui di Guido Conte ^ o fia Duca di Spoleti, ci nìm Hifler.
fa fufficientemcnte comprendere, che o in quello, o nel precedente Piincip.
anno tofle già mancato di vita Lamberto y veduto da noi in addietro Du- f''!'^^V^'
ca di quella contrada, e fcomunicato dal Papa. Camillo Pellegrino {b) \J,.tu7 nifi
credette quetto Guido Figliuolo di Guido femore, parimente Duca di e. 58. cryp.
Spoleti. In fatti si da Erchemperto (f), che dall'Anonimo Saiernita- W -^«»»y-
no ià) viene nominato (2) Guido Filius Guidonis fenioris . Altrove lo ftcf- *""' ^^<r-
"yiitanui
fo Ercbemperco fcrive; (4) Defunclo autem Lamberto Filio Guidonis Jè- ^^,^1;*.
R. 2, tlio- caf. ijj-.
(i) ^tejli il primo anno del fuo Regno cjfendo in Ravenna ^ rinovo per an-
ni cinque la lega fra i Veneziani , ed i fuui fudditi dell' Italico Regno .
(2.) Per far poi le Giujiizie della S. R. Chiefa al maggior fegno vi prc
ghiamoy che ora dal vojlro fianco ci mandiate uomini capaci e fede li ^ i
quali y noi pure co"" Me£i nofiri partendo ^ di tutti facciano giuflizia pie-
nijjìma^ e colla vefira Regale autorità cajlighino ed emendino i cattivi.
(3) Guido figlio di Guido il vecchio .
(4) Morto poi Lamberto figlio di Guido femore , al fuo figlio la/ciò Spole-
ti . Il quale anco morendo , Guido juniore prendendo Spoleti , e Camerino ,
accampato in Sepino fece pace co' Saraceni , dati gli ofiaggi .
I3i Annali d' Italia.
Era Velg. «;ow, Ftlio fuo (fcnza dargli il nome) Spoktum reliquit . ^o etiam de-
Anno Sbo. cedente Guido junior ^ Spoletum^ y Camerinum fufcipiens^ cuni Saracinis in
Sepine caftrametatus pacem fecit^ obftdibus datis . Dalle quali parole in-
tcndiaiDi.), che murio Lamberto, un fuo Figliuolo gli fucccdctte nel
governa di Spoleti .» E quello parimL-nce mancato di vita, Guido, che
dianzi era Duca di Camerino, ottenne anche il Ducato di Spoleti, e
fignoreggiò in amenduc que' Ducati . Ma non C\ può fallare, creden-
do, che Lamberto lafciafle un Figliuolo appellato Guido, da che fopra
ciò chiara è la teftimonianza dcirEpiftola di Papa Giovanni,
(a) c«mf!l- i^fg Guidi Duchi di Spoleti riconofce il Conte Campelli (<»), di-
5 luti'l l's vcrfamcnte da quel che fece Camillo Pellegrino . E non fcnza fonda-
{h)'E[>ift>ù mento. In una fua Lettera dell'anno 88i. (^) Papa Giovanni fcrivc a
ig^.Johon- Carlo il GrofTo Imperadore. (i) De omnibus ìmmobilibus rebus territorii
nis vai. Sancii Petri, quas nobis Ravenna confi (lenti bus, in pr^fentia Sereni tatis
'"'*■ w/r^ UTER^E JVIDO MARCHIO prò reinveftitione reddidit , nec
unum recepimus locum . Adunque nel tempo, in cui era leguito il Con-
greflb di Ravenna, cioè nel prcfente anno 880. i due Ducati di Spo-
leti erano governati da due Guidi, l'uno de' quali farà (tato Figliuolo
di Lamberto, e l'altro Fratello. Il Figliuolo di Lamberto, fecondo
l'atteftato d' Erchemperto, poco dappoi morì} e per conlegucnte Gai-
do Figliuolo di Guido, e Fratello di Lambeoto, quegli farà itato, che
fra pochi anni vedremo Re d'Italia ed Imperador de' Romani . Ab-
(() Epìftol» biamo un'altra Lettera di Papa Giovanni (0 al Re Carlo Graffo, fcrit-
151. tjMjd. jj j^^j jj jQ jjj Settembre del prcfente anno, da cui rilulta, che li
^*^*' afpcttava l'arrivo di lui a Roma, e il Papa dopo aver fatte nuove iltan-
2c per la fpedizione di un Legato dalla parte d'elfo Re, che prevenilfe la
di lui venuta a fine di concertar lecofe, paffa a dolerfi, perchè partitofi da
Pavia, fia venuto nel territorio di Roma, Giorgio Nomenclatore, uomo
già fcomunicato, con un uomo di Guido Duca-, e quali aiTicurato dall'au-
torità del medefimo Re Carlo, fi fia mcfPo in polTcflo dc'Beni allodiali,
(l) qu£ ad jus fanilx Romanie Ecclefta {Carola diva memoria Patruo vejlro
concedente) legaliter pervenerunt . Se erano que' Beni, come pare, che
non s'abbia a dubitare, nel Ducato Romano, vcgniamo a conolce-
re, che gì' Impcradori doveano ritenere il Fifco in Roma in quelli
(d) EjìftoU tempi, giacché que' Beni confifcati al fuddctto Giorgio gli avea Cairi»
lAr-i.Johan- Q^i^g conceduti al Papa. In un'altra Lettera X*^) il Pontefice fa fape-
7jé!!^' re allo fteflb Re Carlo il Groflb, che l'Armata navale de' Greci ha
fcon-
(i) Di tutte le immobili cofe del territorio di S. Pietro, le quali * noi di'
wnranti in Ravenna, in prefenza di voftra Serenità U UNO E VAL'
7'RO GUIDO MARCHESE refe per rinvefiizione , neppur un loco ab-
biamo ricevuto .
(i) che al gius della S. R. Cbiefa {per concejftont di Carlo voftro Zio di
/anta memtria ) legalmente pervenner» .
Annali d' Italia. 133
fconfitta la Saracincfca, ma che non lafcinno i Saraceni di fieramente ERAVolg.
infellare i contorni 11 e (lì di Roma, di modo che non ofava la gente di Anno 880.
ufcir fuori di quella Ciità. (fucila vittoria i Greci la riportarono nel
mare di Napoli, ciò cullando da un'altra Lettera d'eÀb Papa (") , (a) Epìfialt
contenente le congratulazioni iue a Gregorio Generale di Bafilio Im- iao- tjtfd-
perador de' Greci, a Teofilatto Ammiraglio, e a Diogene Conte, a' '"''/*•
qurih forte eziandio fi raccomanda, perchè vengano con alquante navi
nella fpiaggia Romana, per dare addoffb a i Saraceni, inumani divo-
ratori di quella contrada. Fmalmcnte crede il Padre Pagi (.i) con al- (b) Ptgiitt
in, che nel Dicembre di queft' Anno s'incamminalTe il Re Carlo Groflb "^ -^»n»l.
a Roma, e nel giorno lanto del Natale del Signore, fecondochè atte- t^*)'^'„„ai,t
ftano gli Annali Bertiniani (f), ricevcfTe dalle mani di Papa Giovanni Fraucor.
la Corona Imperiale, cioè fofTe creato Imperador de' Romani. Perché Birtimanì.
Reemone ^d) . Siecberto {e). Ermanno Contratto (/), ed altri antichi {à.) Regmo
Storici (eguitano 1 Epoca incominciante r Anno nuovo oxWa Natività ^^^ sireher-
del Signore, perciò (i crede che regiftraflcro la di lui Coronazione tusìnchro-
Cefarea nell'Anno 881. al che non facendo mente il Cardinal Baro- nico .
nio U), ed altri fino al Natale dell' 881. differirono 1' aflunzione di ^^^^^'J^'J^.
quello Principe alla dignità Imperiale, ed evidentemente s' inganna- ^^ f, cAr"
rono. Imperocché la Lettera di Papa Giovanni (*) a lui fcritca IF. (g) saron.
Kakndas Jpriìis, Indizione XIF. cioè nel Marzo dell' 881. fa cono- Annui, eh.
fceie chiaramente, ch'egli non afpettò al Natale di quell* Anno a por- (^) ^/-'i"^*
lare il titolo d Imperadorc- Concorrono a confermar queita venta varj j,;^ y^j_
Diplomi, da me podi in luce nelle .antichità Italiche (»), da' quali fa^t.
fii'ulta, che moki Mcfi prima del Natale dell' .Anno 881. quello Prin- (i) Antiqu.
cipe contava ne'fuoi Dipl^^mi V Jmo Primo del Ibo Impcno. Perai- i''''"^; ^'^*
tro ho io propoito varj dubbj incorno all'alTerzione de' (uddetti An- .^^
nali Bertiniani, i quali foli ci fan credere coronato Imperadore Carlo
Graffo nel di if. di Dicembre dell'Anno prefente, pocendofi più to-
ito giudicare, che la Coronazione fua in Roma fcauiile ne'due primi . . .
Mefi dell'Anno 881. ficcomc può vederfi nelle mie Diflertazioni (*). )^; ull^f^
E qui fi vuol rammentare un Diploma d'elfo Carlo Graffo Re, e non un fupra.
peranche Imperadore, dato, fé crediamo a Pier-Maria Campi (/), 0) c»mpi
F. Calendas Januarii , Jnno Imanntìonit Deminka DCCCLXXXl. ^fi"": ^ì*"
JiidiSlione XIF. Anno vero Regni Domni Karoli Regis in Francia, F. i» .„ '^-^
Italia, 11. JStum Placenti<e. Qualora iuffiltano le Note di quello Do-
cumento, fcritto fecondo noi nel di i8. di Dicembre dell'Anno pre-
fcote 88o. chiamato ivi 881. fecondo l'Eia Crilliana, ulata allora da
molti, che principiava l'Anno nuovo al Natale, e debbono fuffilterc^
perchè altro limile Documento ho io rapportato nella Differtazione
Ottava del!c Antichità Italiche, noi abbiam quafi decifa quella con-
troverfia. Aggiungo aver io dato tuori un altro fimile Diploma nella
Differtazione Quarantefima prima, da me veduto Originale nell'infi.-
gnc Moniftcro delle facre Vergini di Santa Giulia di Brefcia , dato
IF. Kahndas Januarii^ J adi fi. XIF. jinno vero Regni Caroli Regis in
Francia F. in Italia II. ABum in Placentia, cioè nel di zp, di Di-
ce m»
134 Annali d' Italia.
Eka Volg. cembrc di quefl' Anno, anch'ciTo comprovante, che nel dì di Natale
Anno 880. d'cflo Anno Carlo CraiTo non fu in Roma, né ricevette la Corona
Imperiale. Adunque avendo noi fufficicnti pruove per credere dub-
biofa od erronea l'alTerzion de gli Annali Bertiniani, reità da vedere,
(a^ Bccard. fé (la verifimilc l'opinion dell' Éccardo C^»), il qual tenne celebrata la
Utr. frun- Coronazione Imperiale di Carlo CrafTo in Roma nel facro giorno dell'
tk*r.l. 31. epifania nell'Anno feguentc 8c}i. In un Dccrctr. di C^doldo già Mo-
naco d'Augia, e poi Vefcovo di Novara, pubblicato dal Padre Ma-
(b) Mabili. bilione W viene ordinato ai Monaci del Monillero d'Augia di fare
Antcdm. ogni Anno con celebrazione di Mefle e rcciramcnto di baimi l'An-
f.^n.edit. niverfano della conlecrazione di Carlo ferenijfìmo Terzo Imperadure Au-
in fol- gufto^ allora vivente. Et htec commemoratio fiat in die Corijecratioms fu<e ^
idejì Epiphaiiiarum die. Aggiugnc eflb Eccardo un Diploma del mede-
fimo Augurto, dato nell'Anno S8f. in cui ordina anch' egli, che fi
facciano Orazioni in annuali Confecrationis fu^e die., hoc eji , Epipbania
Domini. Il fuddetto Cado/do, non conofciuto dall' Ughclli nell' Italia
facra, avca per Fratello Liutuardo Vefcovo à\ Vercelli, e Arcicancel-
licre d'elfo Imperadore Carlo, che era l'arbitro di rutta la Corte.
Contuttociò il Padre Affarofi (f) cita una pergamena feruta in Rcg-
^lìo^^dcl 8'°' Regnante Domno Karolo Re.x hic in Italia II. die IV. Menfis Martii
Montfe'r. di Indiatone XIF. cioè ncll' Anno feguente. Adunque nel di 4. di Marzo
JLtigi» p. I. del venturo Anno non peranche fi lapeva in Reggio la Coronazione
Romana Imperiale di quello Principe, Tralafcio come 'fcorretto uno
Strumento Pifano dell'Anno 885. in cui nel di 24. di Maggio corre-
va r Indizione Prima y e 1' Jnno fecondo dell' Imperio ., di quclto Augu-
fto. Intanto fembra doverfi credere, che la Conlecrazione del di dell'
Epifania riguardi quella del Regno d' Italia, e non già il principio
dell'Epoca dell'Imperio. E fc Carlo il GiolTo fi trovava in Piacenza
nel di ip. di Dicembre dell'Anno prefentc: come potè egli mai colla
fua Cone eflcre in Roma nel di 6. di Gennaio del feguente Anno ?
Ma quelli imbrogli di Cronologia procedono da Documenti folpetti,
o pur difattentamente copiati > e pero non fi sa dove fermare il piede.
Tuttavia fc non è certo il di, pare almen certo 1' Anno, in cui légui
la coronazione Romana di quello Principej e però comincerò io a
(d) Erchem- Contar V jinno primo del fuo Imperio nell' Anno feguente. Guaiferio fta-
fert. e. 48. to finora Principe di Salerno C*^), in quell'Anno per la fua dilpcrata
Ano>,-j- falucc determinò di farfi Monaco in Monte Cafino. Nel portarfi co-
mus ialer- j^ ^ ^^^.^ ^^^ iitrada, c fu fcppcUito in Tiano. Guaimari» fuo Figliuo-
"parTiipom. lo gli fuccedette nei Prinapato.
caf. 130,
Anno
p
Annali d' Italia. 135'
Anno dì Cristo DcqcLXXXi. Indizione xiv..
di Giovanni Vili. Papa io.
di Carlo il G r o s s o Imperadore i.
ER le ragioni di fopra addotte tengo io- per fermo, che Carlo il £^^ y^],
„ Grojò conieguUTe non già nell'Anno addietro, ma bensì nel pre- Anno 8S1..
lente da Papa Giovannr la dignità e titolo d' Imperador de' Romani .
Nella Cronica Farfenfc M da me pubblicata fi legge un Diploma di (a) chronie.
elfo Carlo CrafTo, confulb da quello Storico con Carlo Magno, dato F^rfen/e
ir. Kalendas Martii, Jmw, Chrijlo propiti» ^ Imperii Domni Karoli pra-^J'- ^-^^Yc,
potantis Jugujìi unBioms fu^e Prime , IndiElione Xiy. JElum Jquis Pa- ^^^_' ^^^^
latio . Se, come dilli ivi in una Annotazione, col nome di Jquis s'ìa-
tcndcfle yiquisgrana , non potrebbe ftare, che allora quello Augullo fi
trovalTc in quel Luogo. E che ne pure quivi f\ parli della Città d'y^;-
qui nel Monferrato, lo deduco io da un bcllilTmio Placito, che Origi-
nale fi conferva nell'Archivio de' Canonici d'Arezzo, e fu di me piib-
blicato (i>) altrove. Da cfTo apparifce, che Carlo il Graffo fi trovava (b) ^ittiquì-
in Siena affiliente al medefimo Placito, Juno Imperli idem Domni Ka- tat. Italie.
reli Primo ^ Menfe Martio^^ IndiEìione j^art adecima., cioè- nel Marzo ^'(f'^t. 31.
dell'Anno prefente, nel tornare ch'egli faceva dalla Coronazione Ro-
mana. Adunque non potè egli fui- fine di P'ebbraio trovarfi nel Mon-
ferrato, come pretefe a quell'Anno 1' Eccardo {e). Non fi accorda (ci Eccari.
quello Documento col Pifano riferito di fopra; e quando quello fuffi- Rf.Germa-
iU, parrebbe che nel Febbraio, o nel principio di Marzo accadefle ""^' ' ^''
la Coronazione Romana di Carlo il Grofib . Veggafi ancora un altro
Diploma all'Anno 8p6. quVfotto, dove s'incontra un Aquis., che er»
foife una Corte polla nel Contado di Verona. Intanto 1' Augullo Car-
lo in vece di procedere coli' armi. Tue,, ficcome il Papa dcfiderava e
fperava, alla difcfa del Ducato Romano, troppo malmenato da i Sa-
raceni, noi il miriam ritornato in Lombardia a prcnderfi il frefco . Da
un fuo Diploma {d) prcflb il Campi fi fcorge, ch'egli era ritornato ^^^ Campi
» Pavia /^. Idus /iprtlis Anno IncArnatìonis Dominici MCCCLXXXI. c/Jt.Tom' i
Jndiflione XIF. Anno Imperli primo . Un'altro da me dato alla luce (.e) pag. 466.
cel fa vedere /^. Kalendas Mali Ann» Incarnationis Dominici DCCCLXXXI. (e' Antiq.
IndiEllont XIF. Anno vero Imperli ejtis II. (farà fcritto nell'Originale ■^"''- ■^'/"■-■
jtnml) In cflb dixc" t^\ ^ Berengarlum Ducem (del Friuli), 6? affi- " ' ^'
nitate nobis conjunSìum (perchè Figliuolo di G/V/a Tua Zia paterna) «o--
firam deprecale clementlam , quatenus culdum Capellano fuo , Petrum no-
mine.,. conceder emus qaajdam res maffariclas 8cc..Non (i sa, che quello
Augullo attendcflc nell'Anno prefente ad imprefa alcuna . Abbiamo
bensì una Lettera a lui fcritta nel dì zp. di Marzo (/), nella prefente ^^^ E^'^oU-
Indizione Xlf^. da Papa Giovanni, \n cui gli rapprefenta i graviflimi Ij^'/i]'"'
guai, patiti allora dx i Romani per cagion de i Saraceni, guai che papt.
anda-
r}6 Annali d' Italia.
Eh A Vo!g. andavano ogni dì più crefcendo j e però lo fcongiura di fpedirc, fc-
Anno 88i. condochc avca promcfTo , in loro aiuto un forte cfcrcito, alla cui te-
da fia un Generale m indaco dalla Corte fua: fegno che il Papi non
fi fidava de i Duchi di Spoieti e Tofcana. Ma non apparifce, che
Carlo il Groflo fc ne prendcfle gran penficro, né che inviallc gente
a foccorrere l'afflitta Ronon . Due Diplomi d'eflb Augutio nel dì 4.
{z\ Antiiju. di Dicembre in Milano, fi leggono nelle mie Antichità Icaliciie (<») .
Italie. Dif- Si raccoglie da un'altra Lettera (^), che manda effb Pontefice all'lm-
ps' 49' V P^i'adore Petrum, inftgnem Palatii naftri fuper i(la {ii dee fcrivere Su-
feq»^ pPfiJÌ<iffi) Deliciofum Coufiliarium Mojlrum^ communemque Fidelem^ cnn Za-
(b) Efillda cheriaVifcovQ^ affinchè cfTo Augultofpedilca i l'uoi Melfi prò recipiendis de
ì-]-j.^*haa- grnnibus^ qute ballenus perperam aRti fuerunt ., julìitiìs., (^ emendationibus ^
*'j,]'' ■ ac prò totiiis Terra Sandi Pctrl falute . Qui ti raccomanda Papa Gio-
vatini, perché vengano i Mcflì dell' Impcradore, acciocché colla loro
autorità fi rimcdj a i torti e danni, inferiti alla Chiefa Romana. Ma
(e) Ef'ifioU in un'altra Lettera CO non avrebbe egli voluto, che i Meflì Impc-
i7i.cfri78. riali fofiero venuti ad efercitar la loro giurisdizione in Ravenna. Faf-
tjusd. favano diffenfioni fra Rimano Arcìvefcovo di Ravenna, ed alcuni No-
bili di quella Città. Per mettergli in dovere proccuro 1' Arcìvefcovo,
che r Impcradore inviafic colà Alberico Conte .^ il quale, fenza che il
Papa ne foìTe confapevole, colla forza della Giuftizia diede fello a que-
gli affari. Se l'ebbe molto a male Papa Giovanni, perchè quantun-
que pel diritto della fua Sovranità potefle l'Imperadore inviar ne gli
Stati della Chiefa i fuoi Giudici, ficcome s'era praticato fempre in
addietro, pure non pocea piacere al Papa Padrone di Ravenna, che t
Sudditi fuoi fenza faputa fua, e fenza prima fare ricorfo a lui, rivol-
gefiero le loro iftnnze al Tribunale e a i Miniftri d' efib Augufto .
Perciò ne fece doglianza coli' Arcivclcovo, quafi che egli contra il
giuramento predato alla fanta Sede avefle operato j e non finì la fac-
cenda, che fulminò fotto altri preterti la fcomunica contra del mede-
fimo Arcìvefcovo, il qua! poi nell' Anno fegucnte terminò i fuoi gior-
,,. ... ni, come fi ricava da una Lettera W feruta da elfo Papa a i Raven-
304. »;»/</! "'^' • ^°" *° ^° "^*' intendere, come Girolamo Rofiì (0, e 1' Ughel-
(e) Kuhcus li difftrifcano fino all'Anno 889. la morte d'efib Arcìvefcovo Rcma-
Hijler. Ra- no . Convìen credere difettofa in quelli tempi la Storia Ecclefiaftica
vtnn. l. j. 1^1 Ravenna, e che abbia avuto qualche ragione, chi fra eflo Roma-
no e Domenico fucceduto nel fuddetto Anno 88y. ha pollo un Giovan-
ni Arcìvefcovo, e di più un Leone. Ho anche intefo dal Padre Don
Pier-Paolo Ginnani Abbate Benedettino, che nelle Carte Ravennati
fi fono fcopcrti alctini Arcivefcovi, nt)n noti al Rofiì . Un d'elfi pro-
babilmente farà il fucceflbr di Romano .
Ora dalla Lettera poco fa accennata, fcritta al mcdefimo R0-
(f) Efifi. ntano^ noi impariamo, che Papa Giovanni' s'era portato a Napoli. Il
xió. 141. motivo di quello viaggio rifulta da varie altre fue Lettere dell'Anno
or i66. ;?»* prclcnte (/) . Jtanafio JI. Vefc^vt infiemc e Duca di Napoli, per am-
Papt. ' dizione, per iiucreirc, per cabbalc uomo tutto mondano, fi compia-
ce-
Annali d* Itali a: 137
ceva forte dell' amicizia de' Saraceni, perchè entrava a parte de i Io- Era Vol^.
re bottini, cioè de gli aflailìnj, che coloro andavano commettendo Anno S8ì.
ne gli Stati della ChYefa Romana, di Capoa, e dell'altre contrade
Criltiane. Piìi preghiere ed illanze avea (nto Papa Giovanni; molto
danaro avea sborlatoj andò anche più d'una volra a Napoli, e do-
vette andarvi anche nell'Anno prelente apporta, per tentare in per-
fona di rompere quella indegna Lega. Nulla poi fruttando tanti paf-
fi, finalmente profferì contra di lui la fcomutuca. Ma quello Velco-
vo, finita una tela di frodi, ne cominciava tolto un'f.kra. Chiamò
egli dalla Sicilia C«) Sicaimo Re o fia Generale de' Saraceni, e il ^^}^^jf"^"ì
poftò alle radici del Monte Vefuvio. Per giulto giudizio di Dio fu !af!\^.
eoli il primo a farne la penitenza, perché cominciarono quo' cani a di-
vorare fpietatamcntc i contorni di Napoli, e per forza prendcano le
fanciulle, i cavalli, e l'armi di quegli abitanti . Accadde nel Gennaio
dell'Anno prefente, come s' ha da xmx Cronichetta da me .data alla
luce C^), che Gatdarifo Principe di Benevento fu prefo e porto in pri- (b) Antìqu:
gione da'iuoi parenti, e in luogo fuo fu fatto Principe Radelchi^ o /f«''c O;/-
fìa Radelgifo lì. Figliuolo del già Principe Adelgifo . Senza faperiene ■^"''* ^'
il perchè, fu il depollo Gaiderifo melTo in mano de' Franzefi, cioè
probabilmente del Duca di Spoleti j ma ebbe la fortuna di fcappar dalle
carceri, e di rifugiarfi in Bari, Città allora fotroporta a i Greci, i
quali onorevolmente il mandarono a Cortantinopoli . Btiftlio ImperadO' ^
re oltre all'averlo benignamente accolto e regalato, il rimandò in Ita-
lia con dargli il governo della Città d'Oria. Giunfe in quell' Anno
al fine di fua vita Orfo Doge di Venezia, Principe lodatilfimo («•) per [e) Dandul.
la Sapienza, Pietà, ed amor della pace. Sotto di lui s'ingrandì la '^.^^^^^l;"*
Città dì Venezia con cncrfi fabbricata quella parte allora Ifola, che jj^^' itai](.
fi chiama Dorfo Duro. Per opera fua furono terminate le controvcr-
fie vertenti fra i Patriarchi di Aquilcia e di Grado. Lafciò fuo Suc-
ecrtbre il maggiore de'fuoi Figliuoli appellato G/er.j««/, e g'à Colle-
ga fuo nel Ducato. Qiicrti fpedi a Roma Badoario, o Ga Bidoero
fuo Fratello, acciocché otteneffe da Papa Giovanni il Contado o fia
governo della Città di Comacchio. Ma rifaputo il fuo difegno, A/it-
7ÌH0 Conte di quelli Città gii Itette alla polla, e ferito in una gamba
il raifc in prigione . Poco nondimeno llcttc a rilafciarlo con efigcre da
lui una proraeda giurata dì non fare in alcun tempo vendetta, né di
chiedere lilàrcimcnto dell'ingiuria, ne del danno patito. Tornato che
fu Badoario a Venezia, mori di quella ferita, e di qua prcfe motivo
Giovanni Doge fuo Fratello dì condurre 1' Armata fua navale contra
di Comacchio, Città, ch'egli prefe a forza d'armij e quivi come in
paefe di conquifta mife i fuoi Giudici > e dopo aver danneggiato ì Ra-
vennati, tìccome conùpevoli della prigionia del Fratello, fé ne ritor-
no a Venezia. PafTava poi fomma corrifpondenza fra Papa Giovanni,
e la Vedova Imperadrice Jngilberga . Ma da che Bofone in Provenza e
Borgogna.fi fece Re, tali fofpetti inforfero contra di querta Princi-
pefla, allora dimorante in Piacenza nel fuo Monifiero di San Sifto, a
Tom. V. S più
138 A N N A L I d' I T A L I A.
f ** ^i'^' ^'" ^°^° '" ^'■^'^^'^ °^' Moniftero di Santa Giulia: che Carlo il Grof»
Anno b«i. fattai, prendere la mandò in xMemagna in efilio. Ora Papa Giovanni,
allorché elTo Carlo fu in Roma a prendere la Corona dell' Imperio
s'mtcrelsò forte per la di lei liberazione. Ne ebbe la promcfla, purché
fé ne contentafTcro i due Re di Francia Lodo-vico e Carlomanno . Loro
S i8z ì^ dunque cflo Papa fcriflb nel di \z. di Marzo di quell'anno («) con rap-
x<)tj^ha>i^ prcfcncare, che Angilberga era fotto la protezione della Sede Apofto-
nis vili, lica, e raccomandata a lui anche dal fu Impcrador Lodovico II. fuo
'"/<• Marito, pregandoli perciò di volerla rimettere a Roma, dove tal guar-
dia le metterebbe, che niun Ibccorfo ella potrebbe recare al Genero
Bofonc^ né alla Figliuola Ermtngarda né in parole né in fatti. Una
Lettera circolare parimente fcrifle il medcfimo Papa a tutti gli v/m-
wefcovi^ Fefcovi^e Conti d" Italia., acciocché tutti concorrellcro ad im-
petrar quella grazia dall' Imperadore, e che Angilbcrga fofìc inviata a
Roma, con dire: (*) Nam ftcut ilìud Rcgnum^ in quo nunc ili a f uh cu-
Jlodia manet (cioè l'Alcmagna) ejus ejì : ita ^ ijlud. Et ficut ibi cufto-
ditur., ne aliquod folatium vel confilium dare facereque pojfit Bofoni: ita y
nos eam in tali loco hahitare faciemus ^ quo nihil adverji rfioliri^ nihilque
valeat machinari contrarium ad hujtts Regni (^ Imperli pertmbationem . I n-
torno a ciò fece egli dipoi altre premure nell'anno fegucnte all'Im-
peradricc Riccarda, Moglie dell' Augulto Carlo Graffo, alla quale an-
^ Cora fi raccomanda colle lagrime a gli occhi, per avere i promcffi aiu-
ti da effo Imperadore, (tante il crefcere tutto dì la poffanza de' Sara-
ceni intorno a Roma, e il mancar poco, che per la difperazione i Ro-
mani non facciano pace con quegl' Infedeli : pace nondimeno, che fa-
rebbe coftata tefyri ,
Anno di Cristo dccclxxxii. Indizione xv.
di M A RINO Papa i.
di Carlo il Grosso Imperadore 2.
(b) Jnr,aUi \ 7 Enne a morte in qucft'anno Lodovico II. Re di Germania nel dì
TrAncor. V zo. di Gennaio . W Trovavafi aliora l' Impcrador Carlo Crajfo ìvlo
ruUe/ifes. Fratello in Italia, e vennero volando i Corrieri ed Ambafciaton non
Herman», j^^^^ jj.[ i^egno Germanico, che della Lorena, invitandolo a quella pin-
Coniraélus a- ■ i • r r -ir-. i /-. •,!• • ^ ,, •
in chroìiK, 8"^ eredita, ed iniicme a loccorrere il Popolo Lriltiano m quelle par-
Rhegino in^ tij giacché Ic fiere ed inumane (quadre de' Normanni facevano quivi
Cbronìca . ftra-
(*) Imperocché, come quei Regno (1* Alemagna) in cui quella Jìa guar datti
è fuo : così è anco codeft» . E ficcome ivi è cufloditet , acciò niun folliev»
e configlio dar poffa e recare a Bofone > così ancor noi la terremo in loco
tale, ove mente di avverfo tentare, niente di contrario machinar pejfa a
dijìurbo di qitejìo Regno ed Imperio »
Annali d* Itali a. 139
ftragl e ruberie incredibili, e peggio erano per fare, udita che avcflc- Era Volg;
ro la morte del Re. In fatti riulci loro in qucfti tempi di devaftare i Anno 881.
contorni del Reno a Coblentz, di prendere e dare alle fiamme le no-
bili Città di Trcveri e Colonia, e non pochi infigni Moniiìerj . Noi
troviamo quefto Imperadore nel dì if. di Febbraio dell' /\nno prclcn-
tc in Ravenna, dove pubblicò un infigne (uo Diploma (a) in favor del- (3) ■^ntljui-
le Chiefe. Di là portoffi il fuddctto Augufto in Baviera, e pofcia ito ^,j,/,""[j,
a Vormazia, tenne quivi nel Mefe di Maggio la gran Dieta del Re- p^^^ 869.
gno, dove da tutta la Germania, e dalla parte della Lorena antica a
lui Ipettante, fu riconofciuto per loro Signore e Sovrano. E percioc-
ché egli era dianzi Padrone e Re dell' Alemagna, e Re d' Italia, e Im-
pcrador de' Romani, unita in lui una sì valla eltenfione di Stati, par-
ve, che un sì potente Monarca facefle fperare al Pubblico delle fegna-
latc imprcfe. Ma l'efito fu ben diverfo dalle fperanze. Sul principio
d* Agollo anche Lodovico Re di Francia fu rapito dalla morte, e ne*
fuoi Stati fuccedetic il Re Carhmcinno fuo Fratello. Aveva cfTo Carlo-
manno tenuta fin qui (Iretta d'afledio la Città di Vienna del Deifina-
to. Fu efl"a in quell'anno obbligata a renderfi per capitolazione, il cui
primo articolo fu, che la Regina Ermtngarda Moglie del Re Bofonc,
gloriofa per aver difcfa quella Città quali due anni, tellerebbe in li-
bertà d'andar colla Figliuola, dovunque a lei piaccflc. Fu clTa pertan-
to condotta ad Autun, dove comandava Ricardo, Fratello del Re fuo Con-
forte . Ne fi ha da oramettcre, che in queft'anno ancora fu rimefla in li-
bertà la Vedova Imperadrice jlngilberga^ Madre d'cfla Ermcngarda:
tante furono in favore di lei le iftanze di Pap» Giovanni. Così parlano
di Carlo Augufto gii Annali Bertiniani (^), con terminare appunto il ^}^fjl^
loro racconto in quell'anno. (*) Engilbergam vero Ludovici Italia Re^is £,rtiniànì.
Hxorem, quam Imperator in Alemanniam transdtiKtrat ^ per Leudeardum
Fercelknfem Epifcopum ( Arcicancellierc e Configlier di effb Augnilo)
Johanni Papié ^ ficut petierat ^ Romani remi fit . E'Tcritta a Suppane glorio-
fa Conte una Lettera di Papa Giovanni (0, in cui l'avvifa di venirgli W Efiflol*
incontro al Monte Cinifio, con pregarlo ancora di condur ^cqo Anfper- ^^^'yjjf"*
io Arcivefcovo di Milano, Vihodo Vefcovo di Parma, e l' Imperadrice Paft,.
jlngiìhcrga^ per trattare di gravi affari. Fece credere quefta Lettera al
Cardinal Baronio (</), al Puricelli (f), e ad altri, ch'elio Pontefice me- (d) ^aron.
ditalfc in queft'anno di paftare in Francia, ma che rcftaflc interrotto in Annui.
dalla morte fua quefto difegno. Ne s'avvide il dattiffimo Porporato, ^«'e/- .
che quella Epiftola è fuor di firo, ed appartiene all'anno 878. in cui //«, ^|i.
Papa Giovanni Vili, nen andava in Francia, ma di Francia ritornava ^um. eccI.
in Italia /)tfr Clufas Montis Cini/ii, come s'ha da gli Annali Bertiniani Amirofian.
if). E perchè Suppine Conte, ficcome oflervammo all'anno luddctto, (f) ^"mI-
e , r.^^ Francar.
S i "°" Berfm,ani.
(*) Engilberg* poi moglie di Lodovico Re d' Italia , che /' Imperadore avea
trafportata in Alemagna., f^r mezzo di Leudsardo Vefcovo di Vercelli
rimandò 0 Roma a Papa Gievanm, che favea richieda.
140 Annali d' I t a l i a.
E KAVolg. non andò punto ad incontrarlo, fé ne lamentò con lui e(fo Pontefice
Anno S8i. jn uu Lettera (.") . Né Angilberga Auguila era in quciH tempi in
IO ^ohln- Lombardia, né m iftato da potere portarli all'Alpi della Savoia. OI-
nis vili, tre di che in elTa Lettera cliiarainente dice il Papa, (i) ad Gallias prt-
ì-aft.. parantes venimus^ ut pacis atijue unitatis vìncuU Regum corda ct/tnecìerc'
mus . Sicché j1 Papa era ito in Francia, ne come li pretende, penfava
d'andarvi. Pare eziandio, che all'anno prcfente piuttollo che all'an-
tecedente fi debba riferire 1' Epillola W fcritta da elio Pontefice u
(b) p'I>* Carlo Imperadore nel di 11. di Novembre, in cui gli dice d'avere
con giubilo intefo, che elTo Augnilo, {z) poftpofitis cteteris,y iter vejìrum
in Italìam re£lo tramite ordinai um habeatis . Et ut utinam nen J'tlum Pa-
pia^ verum etiam propius eJJ'etis ., neceffitas maxima depofcit; e ciò per-
che gli Stati della Chiefa Romana erano più che mai involti nelle mi-
feric per cagion de' nemici Saraceni, e di Guido Duca di Spolcti,dcl
quale parla nelle feguenti parole. (3) Caterum de Guidane Rabia^inva-
fore fcilicet {5? rapaci^ vejlra gloria fubveniat ; C5? fum de finibus nojìris^
ut aliquantulum Populus nojler relevari valeat , e/icere modis omnibus ju'
beatis . Quello Guido Rabbia altri non é, che Guida Duca di Spoleti,
©norato di quello titolo dal Papa per le fue continue infolenzc . Da
un'altra Letrera (<r) del medefimo Papa fcritta allo rtefTo Imperadore
\%6^^ * ricaviamo, che elio Augnilo volea trovarfi in Ravenna nel dì della Pu-
rificazione della beata Vergine, per abbocarfi col Papa, il quale bra-
mava, che almen quattro giorni prima Carlo fi portafle colà con pren-
dere fcco Suppone gloriofo Conte ^ e Fedele comune. Non ifcommetterei,
che quella Lettera fofic dell'anno prcfente. Giudico bensì fcritta in
(d) Epìftola cfib un'altra {d) , nella quale Papa Giovanni fa intendere al fuddetto
*93- 'i'*!^- Carlo Augnilo d'cfierfi portato a Fano Città della Pentapoli, e che
tAf*. v'era giunco anche ytdalard» Vefcovo di Verona {^) fecnndum vejìra
dett-
ici) in fretta fiamo arrivati in Francia per unire gli animi de^ Re col vif$-
colo di pace e concordia .
(i) lafciato da parte il rejìo volgiate direttamente il vofìro corfo in Italia .
E volejfe Dio , che non folo in Pavia , ma anco piti vicino fofle , c»me una
fomma necejjità lo richiede .
(}) Del reJlo interno a Guido Rabbia, invafore cioè e rapace ci /occorra
la voiira gloria., e per ogni modo fatelo [cacciar fuor a de' noflri confini^
acciò un poco /allevare fi pojfa il Popolo nofiro .
(4) /econdo il comando della voflra delegazione , ed ivi abbiamo affettai» la
prelenza del prefato Guido, e de' fuoi miniftri, che il nofiro tolto anno e
ritenuto co» violenza, in quinto anco da lì prefo il principio di ogni emen-
da t giaftizia, parimente anda/femo per le altre Città, alla pre/enza del
Legate vojlro ricevendo le giujiizie di tutte le co/e , /econdo il decreto del'
/« vojìra Clemenza.
Annali d* Italia. 14T
dekgationìs jujftim^ 6? ibi pr^efati fVidonis , (^ fiitellitum ejus, qui nojlra Era Volg.
'violenter tulerunt ac retinuerunt ^ pnefentiam pr^Jlolati fumus ^ qitatenus vel Anno fc8i.
i?ide omnis emendai ioni s {5? j ufi itine ccepto ini fio per caler as Urbes , de omni-
bui juxta Clementi^ -vefira decretum^ recipiendo coram Legato Fejirojufti-
tìas pariler proficifceremur . Ma Guido furbefcamence Tempre li guardò
dal comparire. Adalardo andò bensì (i) per ipfas Civilalts ^ qu^e ilìorum
gravamine opprimuntur ne\h Pentapoli} ma a nulla giovò 5 il perchè pre-
ga l' Impcradore di venir egli in perfona : altrimenti non fi può Ipcrar
riparo a i danni inferiti da Guido, e da'faoì aderenti e fghcrri alle Ch-
tà di San Pietro. Anche di qui, ficcome il Padre Pagi {") ©(Tcrvò, '*] ^/i"".
fi raccoglie tutcaviu in vigore la lovranita ed autorità di quelto Jm- sur»n.
peradore ne gli Stati delia Chieia . Ma fi dee anche oficrvare, che la
Pentapoli era allora di.1 dominio de i Papi . Noi non tarderemo a ve-
dere, che il Duca Guido non andò cfcntc dal gaftigo, ch'egli fi me-
ritava .
Deefi qui parimente far mcpzicne di un'altra Lettera (^) fcritta (b) rpi/IoU
dal mcdcfimo Papa ad Anjelmo Arcivefcoi» di Milano, in cui racconta 199- 5"*"»-
i Tuoi guai. (2) Nos enirn in hac terra tam Paganorum^ quam malignan- "p\^J''^'
tium Chrijìianorum tantas perfecutiofies patiffiur , ut has verbis explicare
non vaieamus . Inter imtumcras rapinai ^ depradationes^ ff? »/<?/« quam plu-
rima^ ad augmentum dohris nojiri qutaam Jceleratus Longobardus noifàtie^
homo Widonis Marchiims^ oRogmla tres homines cepit; manibus fingulis
detruncatis apud Narnienfcm Civitatem^ plures ex tali funt incisone fine
inora peremti . Ci fa intanto conofctre qutlta Lettera, che già avca ter^
minata la carriera di lua vita AnjpeUo Jrcixejwvo di Milano, già ri-
tornato in grazia del Papa, e che gli era iucccduto Jnjeìmo . Lcggcfi
prcffo il lunctlli (0, e nell' Italia'facra dell' Ughelli (<^) l'Epitaffio, g, ^^''Ì'''
tuttavia cliiltnte in marmo dell' Arcivtfcovo Anfpnto^ la cui morte l^l„f''"^'*'ni
ivi fi dice accat'.uta Anno Incarnationis Dominica OiUngentefimo c£foge- At^drcjian'.
fimo fecundo^ Septimo Jaus Decemhis^ JndiSlione XV. Però il Puricclli (di v{hdl.
mette irancamt-nte la lua morte nell'Anno prclentc 881. Un grande ^"^- ^'''f-
imbroglio veramcnic per la Cronologia di quelli tempi li e 1 u(o va-
rio delle Indizioni ^ che la maggior pai te mutava nel Settembre, quando
altri davano principio alle mcdclìme lo^ameote nel principio dell'Anno.
Similmente ne'lulTcguenti Secoli alcuni cominciavano l'Anno noltro
volgare non già nel primo di di Gennaio, ma nel Marzo dell'Anno
pre-
co f^^ quelle Città ^ che fono oppreje da i di loro aggravj .
(i) Imperocché noi in quefta terra tanto di Pagani , quanto di maligni Cri'
fitani fopportiamo ptrfecuzioni sì grandi , che non le pojjìamo efprimer*
con parale . Tra le innumerabili rapine^ depi edazioni ,, e mali infiniti^
per colmo del noflro dolore un certo [celerai 0 Longobardo di nome ^ uo^
mo di Guido Marche fé ^ ha prefo ottantatre uomini; tagliate a tutti It
mani prcjfo la Città di X^arni , w^lti ne fon» fubito morti .
Tom. IV.
I4X Annali d* Italia.
Era Volg. precedente, chiamato ab Iftcarmtione ; il che fpezialmente fu in ufo
Anno 88i. prcflb i Pifaiii. Altri, come i Fiorentini, davano principio all'Anno
ah Incarnstiorie nel Marzo feguente del noftro Anno volgare. Altri in
fine, non dalla Circoncifione, ma dal Natale precedente cominciavano
l'Anno. Ora certo è, che V Indizione XF". del fuddetto Epitaffio ebbe
principio nel Settembre dell'Anno 88 1. e l'altro Ottocentefimo ettari-
tefimo fecondo quivi enunziato non è fecondo l'Epoca noltra volgare,
ma fecondo il rito Filano, cioè fecondo noi altro non e, che l'Anno
(a) Sax'iuì 88i. di Grido: il che fu dottamente avvertito anche dal Signor SaiTi (<») :
in Nat. ad Imperocché è fuor di dubbio, che non già nell'Anno 88i. come crc-
?£;/'"'' dettero il Calchi, il Puricclli, l'Ughclii, ed altri, ma bensì nell'Anno
precedente 88 1. dovette dir fine a i fuoi giorni 1' Arcivefcovo Jnfper-
to . La fopracitaca Lettera di Papa Giovanni fu fcritta ad Anfelm» nuovo
Arcivefcovo di Milano nel Mcfe d' Agofto di quell'Anno 88i. Adun-
que non può effcrc mancato di vita uinfpert» nel di 13. di Dicembri
di quello mcdefimo Anno^ Quel poi, che finifce di chiarir quella ve-
rità, è la morte di Papa Giovanni, fucccduta nel dì if. o 16. dello
ftclTo Mefc di Dicembre dell'Anno pjcfcntc. Come dunque può aver
elTo Pontefice fcritto ad Anfelmo fucceflbre d'Anfperto, e già confe-
crato Arcivefcovo, quando non fi metta la morte d'effb Anfperto nel
Dicembre dell'Anno precedente 881.? Né fi dee tacere, dirfi ncU'
Epitaffio dello fteflb Anfperto:
MOENIA SOLLICITUS COMMISSAE REDDIDIT URBI
DIRUTA. RESTITUIT DE STILICONE DOMUM.
Di qui poffiam conghietturare, che quello Arcivefcovo aveffc
anche il governo politico di Milano, e che perciò egli rifece le mura
diroccate di quella Città. Cosi cominciarono ì Vcfcovi di Lombardia a
procacciarfi il Governo e Dominio delle Città, e j lor Voti a frut-
tare nelle elezioni de i Re d'Italia, e fpczialmente allorché ci era più
d'un pretendente. Gli Arcivefcovi di Milano, che erano i Capi in
tali congiunture, fcppero ben profittarne, e ne aveano anch» l'efem-
pio de' Romani Pontefici. Ha già intcio il Lettore il tempo, in cui
ccfso di vivere Papa Giovanni FUI. Pontefice infaticabile, e di molta
finezza ne gli affari politici, di non minor forza nel governo Ecclc-
fiaflico, ma vivuto in tempi ben infelici, e femprc in mezzo alle bu-
rafche. Anzi fé vogliam predar fede alla continuazion de gli Annali
Fuldenfi, pubblicata dal Frcero, quanto fofle il Mondo cattivo, lo
provò egli più degli altri, perche non naturale fu la morte (uà. Ro'
»»<r (dice quell'Autore con parole molto imbrogliate ih)) Praful jlpo-
f rancar. fi^i^c*^ Sedts Johannes prius de Propinquo fuo -veneno potatus -, deinde quum
Jriktrlì. <il> ilio , fmalfue aliis ff.ée iniquitatts Conjortiùus ., longius 'viiiarus futatus
ejì^ quam etrum fatisfafium ej/et cupiditati^ qui tam thefaurum fuum, quam
cuhien Epifcopatus rapere anhelabant^ malleolo^ dum ufque in ceribro con-
fiabat , prcu£'ui en^ir^vit , Sed edam ij>Ji (onJlruSìor m»l<e faHionis , coH'
ere-
Annali d' Italia. 145
crepante turh* ^ ftupefaBus ^ a nullo Ufus nec vulneratus, ntortuus {non mora) Era Vo'5.
apparuit . Non mancavano de i nemici in Roma llcfFa a que(to Papa, Anno 881.
e s'è veduto, come egli fra efll contava Formofo Fefco'vo di Porto,
Gregorio Nomenclatore, Giorgio di lui Genero, Stefano Secondiccrin,
ed altri de'qualr cffb Pontefice parla in una Lettera (<?), che fu letta (a') EpìftoU
nei Concilio Pontigonenfe dell'Anno 876. Era ben potente anche la 3^9- Jol'""-
fazione di quelli. Ma quel che è piìi da deplorare, dopo la morte di "JL^, '
quello Pontefice, il quale niuna diligenza ommifc per difendere e fal-
var Roma in mezzo a i guai, che correvano allora: andò Roma, anzi
l'Italia tutta peggiorando da lì innanzi, fino a trovarfi fra poco in *
uno (lato di confufion mirabile, e maflìmamcntc nel Secolo fuflcgucnte,
ficcome vedremo. Succcffore di Papa Giovanni fu Marino^ che da
gli Annali fuddctii vien chiamato jfrcidiacano della Chiefa Romana^ ma
da gli Annali Lambeciani, (e pare ancora da una Lettera di Papct
Stefano fuo Succeflore) fi vede nominato Fefco-vo^ benché non fi fap-
pia di qual Sede. Era pcrfonaggio di gran credito, adoperato da ì
precedenti Papi in coipicue legazioni, e a vificra calata oppollo a Fozio
Patriarca di Collantinopoli; pcrlochc J5«^//o Imperadore de' Greci noi
volle poi riconofccre per Papa, e Iparlò forte di lui. Nell'elezione
e confecrazionc fua non fi sa, che punto cntrafle l'Imperador Carla
il Graffo.
Durante queft'Anno Si^ìfredoy e Godifredo Re, o pure Generali
de' Normanni con una ftraordinaria moltitudine di que'Corfliri e Ma-
fnadieri, venuti tutti da i contorni del Mar Baltico, inondarono la bada
Germania, commettendo dapertutto immenfi mali (/>) . Carlo Impera- (b) r%.-m#
dorè a fin di reprimere quella diabolica Nazione-, raunato un poten- '" f^^f'^'
tiflìrao efercito di Longobardi, Bavari, Alemanni, Turingi, Saflbni, -pMer.fès
e Friloni, marciò contra di loro, ed aficdiò que'due Generali in una Fieheri.
loro Fortezza. Se fi ha a credere al Continuator Lambeciano de gli AnnaUt
Annali di Fuida, erano que' Barbari ridotti alla difpcrazione, mirando ^''"'''«"»-
imminentc- la morte al vicinoafialto de'Criltiani,quandoeccoti (i) quidam
ex Conjìliariis Jugulìi Liutovardus ^ Pfeud0- Epifcopus ^ Cteteris Conjtliariis,
fui Patri Jmperatoris affi fiere folebaut ^ ignorantibtts ^ junSlo fili IFicberto
Comite fraudolenti ffimo ^ Imperai orem adiity y ab expugnatione hoflium pe-
tunia corruptus deduxit , atque Gothefridum Ducem illorum Imperatori prie-
fentiivtt . ^em Imperator more /ichaico quafi amicum fufcepit , £5? cum
eo pacem: fecit , Seguita poi a dire, che noa Gitante l'cflere itati bur-
lati
■(i) Un certa de'Con/ijr^lieri deW Augufla^ Liutvardo^ falfo Fefcovo^ niente
Japendone gli altri Conftgtieri , che /elevano affi fiere al padre deW Im-
peradore^, unito a [e Ficherto Conte frodotentifjìmo , and» aW Impera-
dore .^ e guadagnato con denaro lo ritirò daW efpugnazione de'' nemici^ e
prefenth Godifredo Duca aldi loro Imperadore. Cui l" Imperadore ^ft-
tondo il cojlumt- Greco, rkevve quaft amico, e fece pace con ejfo..
ni .
T44 Annali d' Italia.
Et.k Volg. lati à-A cfTo Godifredo i fold-.ti dell' Impcradore, pure efTo Augufto il
Anno b8i. tenne al iacio Fonre, giacché coftui fi efibi di farfi Crilliano, e gli
concedette il governo della Frifia, con obbligarfi infino a pagarli una
fpecie di tributo da li innanzi. Ma quello Autore par bene, che fi la-
fciafTe fovv'crtir dalla paflione, o dalle dicerie del volgo, e che non
fiilTiflano tutte le particolarità del fuo racconto . Z,;«/t'<xr</o dipinto qui con
colori afiai neri, fu vero Vefcovo di Vercelli, e fi truova lodato in una
(») kfijl. 8. fila Lettera W da Papa Giovanni Vili, e ne gli Annali di Metz (i>) ;
^ihannis né v'ha apparenza alcuna, ch'egli fi lafciafTe corrompere da danari.
vin. Pap* Raccontano poi gli Annali pubblicati dal Freero molto diverfamentc
Frnuc"".'^ ' 1' ^fi''!''^ • Ciocche un fierifiìmo temporale, e la pelle entrata ncH' Ar-
iìeienfes. mata Imperiale, fconcertarono tutte le miiiire dell' Imperadv-ìre . Però
fi venne ad una Capitolazione . Sigefredo (ma dovea dir Goti/redo) fi
fece Crilliano, e ben regalato ii ritirò in Frifia. Aggiugnc Regino-
nc, che gli fu anche promclTa in Moglie Gisla Figliuoli del fu Re
LoitariOf e che Sigefredo^ cioè l'altro Generale, comperato col dono
d'un' immenfa fomma d'oro e d'argento, promiie di ufcire del Regno
della Lorena, e in farti fé ne andò. Comunque nondimeno palTalfe un'
imprefa tale, che fui principio prometf a miri e monti: certo è, che
da tutti per 1' Augullo Carlo riputata fu una pace si fatta al maggior
fegno vergognofa; ed egli redo in concetto di Principe dappoco e
vile: concetto, che in fine proJulTe li lui rovina. Noa vo'io lafciar
pailare quell' Anno, fenza riferire un facto, di cui fa m.-nzione il fole
(e) Le0 Leone Òilienfe (0. Cioè, che Pandonolfo Conte o fia Principe di Ca-
oflienfii poa pregò il Papa di voler focroporrc al fuo Dominio la Cicca di Gac-
?f''*""^" ta, perché i Gactani allora fcrvivano lòlamentc al Romano Pontefice.
Il che come folTe, non ben s'intende, perchè Gaeta avea il Principe
proprio, e lo ftefl'o Oftienle altrove riconofce quella Città per indi-
pendente. Ottenne Pandonolfo quanto chicdea, e cominciò a ftrigntre
quella Città. Ma Docibile Due» di Gaeta non vo'endo foiferir quello
fcorno, mandò a chiamare i Saraceni abitanti in Agropoli, che ven-
nero con un gran rinforzo a trovarlo. Pentito allori il Papa del palso
fatto, tanto fi adoperò con buone parole e promefie, che Docibile
rotta la Lega cominciò con que' Barbari la guerra, in cui perirono
aflaiflìmi Gactani. Si venne pofcia ad un accordo, e Docibile aflegnò
a que' Barbari per loro abitazione un fito prclTo il iMume Garigluno,
dove poi li fermarono per quali quarant'anni colla dclolazion di tutti
i contorni . Crede il Cardinal Baronio lucceduto ciò nell' .'\nno Sjp.
ma non è ben certo. Leone Oilicnfe narra quello facto dopo la morte
di Guaiferio Principe di Salerno accaduta nell'Anno 88o. Può perciò
cITcre, che appartenga a i tempi di Giovanni Vili. P.ipa . L'Ano-
(d) A»tn-j- nimo Salernitano (.d) fcrive, che Atanafi» II. Velcovo e Duca di Na-
mui Salem, poli, per liberarli dalla fcomunica, the centra di lui elfo Papa Gioianni
tip! i-xC' ^^^''' fulminata, nell'Anno 88 1. unitofi con Guaimario Principi di Sa-
lerno, e coi Capuani, caccio i Mori d» Agropoli, e che coltoro uniti
fi ri-
Annali d' Itali a. 145-
fi ritirarono al Garigliano, (*) £s? ibidem prolisa tempora nimium mora- Era Volg.
r«»/, àf undique Capuam^ Beneventum^ Salernum^ N capolini affligebant . Ann» 881.
Sed Athanafius ad folitam vergens fallaciam , cum Jgarenis pacem iniens ,
Salernitanorum fines fortitcr affligcbat . Però il racconto di Leone Oltienle
fi può dubitare, le lìa in tutto ben fondato. In quell'Anno poi fe-
condo la relazione della Cronica di Volturno G<^ , fu prcfo e dato alle C^) chrtnk.
fiamme da i Saraceni l'infigne Moniftero di San Vincenzo di Voi- ^"^ '"'"' "^^
tuino, uccifi que' Monaci , i quali allettarono a pie fermo que'nc- Kf^. itàlk.
mici del nome Crilliano. Reltò poi trcntatrè anni derelitto, e co-
vile folamcnte di fiere quel l'acro Luogo . Tuttavia fcrivendo quello
Storico, elitre accaduto quello terribil guaito al Monillcro fuddctto
X 111. Kaiendas Novembris Feria Tertia: quelle. Note difegnano l'Anno
precedente 881. e non già il preicnte.
Anno di Cristo dccclxxxiii. Indizione i.
di Marino Papa 2.
di Carlo il Grosso Impcradore 3 .
N
EU' Anno prefcnte Papa Marino^ per quanto pretende il Cardinal
i^N Baronio (/>), perperam fada Johannis Pap^ refciudens ^ fra l'altre (b) iar. io.
cole rimiie nel luo Velcovato Fsrmofo F'efce'vo d\ Porto, già conden- Annal. Ecc.
nato e dcpollo da Papa Giovanni. Confefl'a il Porporato Annalifta di
non lapere i motivi, per cui Papa Giovanni condennalTe Formofo, che
ci vicn dianzi dalla Storia Ecclcfiallica rapprcfcnrato, come peifonag-
gio di merito diitinto. Ma s'egli ciò ignorava, non doveva già sì fran-
camente tacciar d' mgiullizia l'atto d'elio Papa Giovanni. In oltre
poteva egli informarli de i reati dati ai fuddetto Formofo da quel Pon-
tefice, perchè efpolli da lui in una Lettera (0, fcritta a i Vefcovi (e) KpijioU
delia Gallra e Germania, che fu letta l'Anno 876. nel Concilio Pon- 319. 3^^-»»-
tigonenfe. Se folFcro quelli sì o no ben fondati, fc giulla la fenten- "" ^'^^'^
za, non fi può ora formarne giudizio. Polliam credere, che né pure ^''^**
mancalfcro motivi a Papa Marino per alfolvcrlo, o per fargli grazia.
Veggafi Aufilio C'^) Scrittore contemporaneo, che attefta la reftituzion (A)jIuxUìui
di Formolo, e folamcnte disapprova il giuramento da lui eltorto di '''r'""-^'''
non tornare in fua »iià né a Roma, né al Velcovato. Seguitava in- xvii'bÌ.
timo Guido Duca di Spoleti a nulla voler rellituire del maltolto alla ÌUoth. Pa-
Chiela Romana} fors' anche alle iniquità pafTate ne aggiugncva delle "■«'»•
nuove. Però Papa Marino dopo aver fignificata all' Imperador Carlo
Tom. V. T il
(*) Ed ivi per lungo tempo troppo dimorarono.^ e per ogni parte affligge-
-cano Capua., Benevento., Salerno., Napoli. Ma Jtanafio ripiegando al
/olito inganno ., pace facendo cogli Jgareni., fortemente tormentava i con-
fini de'' Salernitani .
i4<5 Annali d* Italia.
Era Volg. // Grojf» l' aflunzione fua, iftancemenrc il pregò di tornare in Italia
Akno 883. per dclìdcrio, anzi per nccciTìtà di abboccarfi con lui. Caio in Italia
nel Mele di Maggio dell'Anno prelcntc c(lo Auguilo, ed arrivato che
fu a Mantova, Giovanni Doge di Venezia per mezzo de' fuoi Anjba-
fciatori impetrò da lui la rinovazion de' Privilegi , come colU dal Do-
(aì D4»i«/. cumento, rapportato dal Dandolo nella l'uà Cronica C") . Coiicedc an-
Tem"^'xil' ^°''* ^' Patriarca di Grado e a tutti i Vcfcovi, Chicfc, e Monillerj
lur^ Ualic.àcWi Tua Metropoli (i) Ju^itiatH requirendam de fuis rebus in annos te-
gale s ^ fecundum quod Ravennas hahet Ecclefta. Fu data quel Diploma
n. Idus Mail Anno fncarnationis Dominici DCCCLXXXIII. Jndiiìio-
ne I. /inno vero Imperli Damni Caroli in Italia Tertio^ in Francia Se-
cando. yfUum Mantua. Fu determinato per luogo del congrego col
Papa l'infignc Moniftero di Nonantola, pollo nel Contado di Mode-
na, cinque miglia lungi dalla Città. Qiiivi, per attcllato dell' .Anna-
f ranco""'' ' ^'*^* Frcerlano W^ l' ìmpcrador Carlo accoUc con tutto onore il fommo
Tuidenfa Pontefice Marino^ e concorfero colà varj Magnati, per ottener la con-
rreheri. ferma dc'lor Privilegj . Leggcfi un fiio Diph^ma conceduto al Moni-
, . ftero di Cafauria {e) XIL Kalendas Julii ., /Inno Incarnationis Dominici
Caf^un"r!f' DCCCLXXXIII. Mi ff ione Prima, Anno vero piifmi Imperai or ^s Ca-
r. IL T. II. rei Tertio . ASlum ad Monaflerium., quod nuncupatur Nonantula . Un al-
X»r. Italie, tro dato nel medcfimo giorno e Luogo per la Pieve di Varilo lui Pia-
,, . centino, fi truova prcfTo il Campi {d) . Un altro dato FUI. Kalcndas
joìr. *Vù- 7"^'* '" favore del Moni ftero di Farfk nello (tcflo Luogo, viene ac-
ttitr.Tom.i. cennato dal Padre Mabillone (0. E due altri in fine da me pubblica-
(0 Mabill. ti (/), l'uno dato IX. Kalendas Junii ., e l'altro//. Kalendas Julii. A-
"^Ta' *'" ^^"* ^^o'^^ft"''' Nonantulas . E qui non vo'lafciar di due, avere il fud-
Li) Antìqu detto Campi dato alia luce un altro Diploma d'clTo Augufto in fa-
Italie. Dif- vore de' Nobili di Cafa Rizzila Piacentini, ìcùno XII. Kalendas Mar
firt. 34. V tii Anno ab Incarnatione Dominica Domini noflrijefu Chrijii DCCCLXXXIII.
*'• JndiSìione I. Anno vero Domni Caroli Re?ni F. Imperli autem III. A-
Hwn Papia. Altronde fi conolce la f.iUua di quel Documento, ma
più chiaramente Cx raccoglie dalla Data, certo elFcndo, che nel Feb-
braio di quelV Anno Carlo Craflb era in Germania, e non già in
Pavia.
Quello che rifultafle dal Congrcflb tenuto in Nonantola dal Pa-
pa e dall' tmperadore, l'abbiamo da gli Annali, che cosi ne parlano C^):
(gì Jnnalei jj^i iiUgy aita IVito Comes Tufcianorum reus Myejiatis accufatur : quod tilt
^'""''; profuzus evtfit . (1) Dovea dire Comes Spoletinorum . ovvero Spoletano-
rrehtri. rufftf Ic non che altri antichi tennero 1 Umbria per parte della 1 o-
fcana .
(i) /4 giujlizi^ da. ricercar ft intorno alle fue cofe dentro gli anni legali
air ufo della Chiefa Ravegnana .
(i) Ivi tra If altre cofe Guide Conte de'Tofcani (Spolctini-^ viene accubito
reo di lefa maejlà ; e ceda fuga fé ne Uberò .
Annali d' Italia. 1147
fcana. Tante dovettero clTcrc le premure ed i danze di Papa Marino, Era Volg.
uniforme in ciò alle maflìme del luo Predeceflore, che 1' Auguflo Car- Anno 883.
lo mife al bando dell' Imperio il fuddetto Guide Dma di Spoleti . Ve-
ro, o falfo che fofTc, noi lappiamo da Erchemperto (<»), ch'egli fu (a) Erchem'
accurato d'avere fpedito i luoi Melfi all' Imperador de' Greci, con penus wfi.
trattato di ribellarG all' Imperador d'Occidente, e aver prcl'o danari '"f- 79-
per effettuare quello penfiero . Aggiugnc eflb Storico, che Guido fu
prefo da Curio III. Jugujlo^ e le non gli riufciva di fcappare, vi an-
dana il iuo capo. Seguita poi a dire il luddetto Annalifta. (i) Sed ta-
men ilU fuga tctam itaìiann terram timore concujjtt : quia fiatim manti
cum "valida GentiUum de gente Mauritanerum fwdera firmiter pepigit . Se
Guido ricorlc a i Mori, o fia a i Saraceni, legno è, ch'egli niuna
alleanza avca dianzi intavolato co i Greci. Trovavafi in quelli tempi
alla Corte dell' Augulto Carlo Berehgario Duca del Friuli, appellato
da elli Annali Conjanguineus Imperatoris per le ragioni addotte di fopra
all'Anno 877. A quello Principe fu data l'incumbcnza di togliere il
Ducato di Spoleti a Guido , in cui favore dovea quel Popolo aver
prefe l'armi. Mittitur ad exfpoliandum Regnunt ÌVtttnis . Ne prcfc egli
una parte. Avrebbe fatto lo Iteflo dei retto, le non folTe entrata nel
Tuo ctercito la Pelle: malore, che fi dilatò per l'Italia tutta, e giun-
fc fino alla Corte del medefimo Imperadore. Per quella cagione fu
obbligato Berengario a tornarfene indietro. Ma quella condanna ed
cfccuzionc conerà di Guido, per attellato de gli Annali Lambeciani W, /j,) jinn»Ut
fi tiro dietro delle cattive confegucnze. (2) Imperator fcnve quello TuUtnfts
Storico) omne tempus ajlivum manftt in Itali* ^ animo jque Optimatumrt- Lamhtcii
gionis illius co/itra fé concitavit . Fra quelli probabilmente tu Adalbert» " " "
Duca e Marchefe di Tofcana, perchè Cognato d'elio Guido. {\) Nam
Witonem , aliofque nonnullos exduliuravit > (^ Berieficia , qua illi (^ patrti
l^ avi &' atavi ìllorum tenuerunt ( il che fa vedere , che i Ducati , Mar-
chcfati, e Comitati avcano già cominci.ito a prendere la forma de' Feu-
di, e a paflar ne' Figliuoli e Nipoti; multo vilioribus dedit perjonis .
^itd illi graviter ferentes , pari intentione contra illum rebellare difponunt ,
multo etiam plura^ quam Ante habuerant ^ fibi vindtcantes . Che commo-
zioni follerò quelle , e quali effetti producelfero , lo tace la Storia
T X d' Ita-
(i) Ma però con quell* fuga fece temere tutt» Italia: per chi fubito con
forte arWAta di Gentili fece una ferma lega co' Mori .
{i) U Imperadore tutto il tempo efiivo reftò in Italia^ e contro di fé co»'
citò gli animi degli Ottimati di quel paefe .
(5) Imperocché degradò Guido ^ ed alcuni altri .^ e a molto più vili perfone
diede i Benefizj di efji., de' loro padri ^ avi^ e maggiori. Lo che quelli
Avendo molto a male, con egual animo tentano una ribellione contro di
lui , anco molto piii di prima pretendendo di avere .
P. II. T. li.
Sur. Ualit.
T
148 Annali d' Italia.
Era Volg. d'Italia. Tre Diplomi di Carlo Imperadore, dati alla luce dal Padre
Anno W4. Cclcltino (j) , e poi ridampati dall' Ughelli (^), ci fan vedere cjucllo
iihr!diBtr- Impcadorc in Murgola Corte Regia del territorio di Bergamo nel dì
fama. J^- di Luglio. Prima di Natale pafsò egli in Gcrmmia, per prov-
(b. Ughtll. vedere a i Normanni, che più che mai devallavano la Lorena, e la
Tom- IV. bafla Germania.
Ittìl. Sacr-
il} EpifcQp.
Bcrgam.
Anno di Cristo dccclxxxiv. Indizione ii.
di Adriano III. Papa i.
di Carlo il Grosso Imperadore 4.
'Erminò colla vita il Tuo breve Pontificato Papa Marino nell'An-
no corrente, probabilmente nel Mele di Maggio. Gli fu im-
. mantenente fuftituito Adriano IH. di nazione Romano. Quelli per at-
S/oilr,'»"' ^^*^*^'' '^' Martin Polacco (0, di Tolomeo da Lucca {d) , del Plati.-
chrenico. "^ (') 5 ^ d'altri Autori, fece un Decreto, che l' Imperadore mn s' ia-
{à) ptolo- tromettejfe neW Elezione de i Papi. Giudicò il }?iàcc Pagi (/) vero un
'"^"r ^"'a ^^1 Atto, e che il Cardinal Baronio crcdclTe meglio di tacerlo. L' Ec-
*EccTXi ^^^^° '1 tiene air incontro per una mera impollura. Ne dubito forte
Ktr. iVaiic! anch' io. L'Elezione del Romano Pontefice s'era per tanti Secoli ad-
(c) Platina dietro lafciata femprc in libertà del Clero e Popolo Romano. GÌ' Im-
Vit. ^»n"/- peradori Occidentali coU'elcmpio de' precedenti Greci Augniti ibla-
il)**pàimt ""-'"te pretefero e ftabilirono, che fi dovefl'e comunicar loro 1' £/f2/o-
crit. An- ne fatta, e prima che da' MefTì Imperiali non folTe portata a Roma
»</. %Aron. l'approvazion dell'Eletto, era vietato il confecrarlo. Però il Sigonio
ig) Sigomus ben informato di quell'ufo C^) né apparendo, che fi fofTe alterità la
l'ai 'IT 5 libertà dell'Elezione, cambio i termini del pretefo Decreto, in vece
'di Eleggere feri vendo, Confecrare . Ut Pontifrx deftgnatus Confe erari fine
pr^efentia Regis^ aut Legatorum eju: poffìt . Martino Polacco, il primo
A parlarne, ha folamcnte: Hic conftituit ut Imperator non intromitteret fé
de Elezione. Qui fi parla in generale dell' ciezion d'ogni Vclcovo,e
non dell' Elezione de' foli Papi. Qiialche tetto nondnmeno , creduto
dal Panvinio, ma fcnza fondamento, di Guglielmo Bibliotecario, ha
de Elezione Domini Papa. Quando anche Adriano Ili. avefle formato
un tal Decreto, bene avrebbe fatto, né farebbe rellato giulto titolo
all' Imperadore di dolerfene, ftante la liberta delle Elezioni finqui lar
fciata al Clero e Popolo. Ne quello toglieva a gli Annulli l'altro
loro diritto (io non cerco, fc Ugittimo o illcgiuim.)) di voler fofpcfa
ìi Confecrazione ., finché vcnifl'e il loro conlcniimcnto. Ma intanto man-
cando a noi pili antiche ed autentiche pruove d' eflb Decreto, più
(10 li.ibid. ficuro è il fofpcndcrne la credenza. Aggiugne ii Sigonio (/j) un altro
ad hunc Decreto di quello raedcfimo Pontefice, tatto ad iiUnia de' Prnuipi
-"""""• ^ d' Ita-
Annali d' Italia. 149
d'Italia: (i) Ut moriente Rege Grafo fine Filiis, Regnitm Italicts Prin- EwAVolg.
cipibus una cum titulo Imperli traderetur . Ma quello Decreto, giacché Anno 884.
lima de gli antichi Scrittori ne ha parhto, fi può francamente tenere
per una mera immaginazion di qualche Scrittore de gli ultimi Secoli,
veduto dal Sigonio: qumtunque fia vcrilìmile, che i Principi Italiani
all'oflervar privo di Figliuoli l'Imperador Carlo il Grofo ^ feriamcntc
penlaflero a i loro vantaggi. Intanto elio Augullo fc ne itava in Ger-
mania, occupato dal meditar le maniere di reprimere i Normanni, che
or qua or la portavano la llragc e la defolazibne, fcnza però abban-
donar la cura dell'Italia, dove deftinò le milizie Bavarcfi per andar
contro al ribello Guido Duca di Spolcti . (1) Ediaum eft (fcrive l'.An-
nalitta Frceriano (<«)) Bj/owarios ad Italiam cantra JVitonem belligera {z^ Annalv
manu proficifci . Furono in più luoghi fconfitri dalle truppe Criliiane i fuldenfes
in
Frchiri .
Normanni i e Carlo Augullo, dopo aver dato fello a i fuoi affari
Germania, e fpezialmcntc quctate le turbulenze mofle da Zventeboldo
Re o fia Duca della Moravia, verfo il fine dell'Anno fé ne tornò in
Italia, e profperamentc celebrò il fanto giorno del Natale in Pavia.
Non fi sa, che il bandito e fuggito Duca di Spoleti Guido veramen-
te fi valcfle dell'armi de' Saraceni, e men di quelle de' G,rcci , per dan-
neggiar le Terre de' Grilliani . Attefe egli più torto a placar l'animo
dell' Imperadore Carlo con fargli rappreienrar le lue ragioni e giufti-
ficazioni . Tanto in farti (i maneggiò, che fu rimeffo in fua grazia. ^^-^ jfnnalts
Cosi parlano di Carlo Augnilo gli Annali del Lambecio {.l>): Inde in FuUea/es
Italiani prof c6t US , cum ff^itone 13 cxteris^ quorum animos anno priore of- Lamhecii.
fenderat^ pacifìcatur . (3) Sul principio di Dicembre C*^) trovandofi ^?^^''a°'*"'
Carlomanno Re di Francia, o fia della Gallia, a caccia, da un cinghiale, ^g^^J^„_
o pure da una delle fue Guardie, che l'aiutava ad uccidere quella fie-
ra, involontariamente ferito, miferamente cefsò di vivere, con lalciar
dopo di sé un Figliuolo l'alo di età di quattro anni, appellato da gli
Storici Carlo il Semplice , la cui legittima origine è melTa in dub-
bio. Fu gran dibattimento fra i Baroni del Regno intorno all'accet-
tare e dichiarar Re quello Fanciullo, incapace allora di comando, o
pure di dare il Regno all' Imperador Carlo il Grojfo : giacche in que-
lli due s'era ridotta la fchiatta milchile di Carlo Magno. Solamente
nell'Anno venturo fi venne alla rifoluzion di quello dubbio {d) . Ma (d) Rhtpné
non si tallo pervenne a i Normanni la nuova della morte di quel Re, '» chrutu.
che
(i) Che morendo il Re Grafo fcnza figli ^ il Regno pajfajfe a' Principi
d' Italia ajjieme col titolo delV Imperio .
(1) Fu intimato^ che i Bavareji con mano armata andajfero in Italia con-
tro Guido .
(3) Indi anelato in Italia fa pace con Guido ed altri ^ de" quali aveva of-
fej u gli animi neW aiino antecedente .
ifo Annali d' Italia.
Era Velg. clic fcnza badare a i giuramenti fatti, ruppero la pace, e comincia-
Anno 884. rono ad infierir come primi centra de' Popoli della Gallia.
(a) Rena Aveva accennato Cofimo delia Rena («) uno Strumento fcritto
itrie de' degnante Donino nojìro Carolo^ divina fave/ite dementia Imperatore Ju^u-
Huchì del- fio Anno Imperii ejus quarto, Sexto Calendas Junit, Indiatone fecunda . J-
U Tofcana ffi^^ Luca : cioè nel di zj. di Maggio dell'anno prclente. Intero io
{h) A^ithì- ^'^'^ '^'P"' pubblicato {h) . Contiene elfa Carta una donizione fatta da
tà Eftenjt Adalberto Marchefe e Duca di Tofcana ad una Chicfa da lui fondata
P. i. e. li. prcfTo al Fiume Magra nella Lunigiana fotto il Camello deli'Aulla:
Carta molto importante, perchè ci dà a conofcere chiaramente i Ge-
nitori e i Figliuoli di quello Principe. Egli è chi;im.ito Adalbertus in
Dei nomine Comes i3 Marchio ^ filtus bona memoriiS Bonifacii Comitis , che
noi trovammo all'anno 813. ed 8i8. Conte di Lucca, e Marchefe pro-
babilmente, o fia Duca della Tofcana. Fa Adalberto quella donazio-
ne per l'anima fua, e di Bonifazio iao Padre, (^ etiam prò falute bona
memorile Berta Genitricis mea , Jìve prò falute anima Rotildis dileSa Con-
jugis mea , che di fopra abbiam veduto Sorella di Guido Duca di Spo-
letij feu 13 p'o anima Anonfuara olim Conjugis mea, aut prò falute ani-
mabui liliorurn meorum . Due fono i fuoi Figliuoli, che fottofcrivono
la Donazione con quelle parole: Signo manus Aàalberti Comitis, filio fu-
prafcripti Adalberti Comitis (3 Marcbienis . Signo manus Bonifacii ipfius
fila Adalberti . E fi noti, che già il giovane Adalberto %^ vni\^.<^\^^l^ Con'
te: fegno, ch'egli godeva il governo di qualche Città. Vedremo an-
dando innanzi i forti motivi di credere difcendente da quelli Adal-
berti Duchi e Marchefi di Tofcana la nobilillìma Cafa d'Elle. Dopo
il Principato di tre anni fu nel prefente Anno Radelchi li. o fia Ra-
delgifo Principe di Benevento cacciato dal trono, e fullituito in iuo luo-
(0 tufus go Alone fuo Fratello, correndo il mele d'Ottobre (0- Circa quelli
Pretofpata tempi trovandofi l'Armata de' Greci in Calabria all'alfedio di Santa
'"ff*/,""'"' Sevcrina, per fcccorrere quel Caftello, accorfcro a folla da Agropoli
ftrtut Hill. ^ ^^^ Garigliano i Saraceni j ma i Greci valorofamente affrontati fi con
t.48. e ji. colloro, li milcro tutti a fil di Ipada. Dopo di che s'impadronirono
di Santa Sevcrina, e di Amantca, nidi in addietro de i Mori. Fanno
hnus^'p""' "menzione di quella vittoria Coftantino Porfirogenito (df), e Cedreno (0,
fhyrogenn. ^"" dire, chc Generale de' Greci fu a qucH' imprcfa Nicefore Foca Pa-
fnvit.Btìfi- trizio. Avolo di Niceforo Foca., chc fu poi Impcradore d'Oriente. In
'«• oltre aggiugne elfo Coftantino, chc prefcro la Città di Tropea, e for-
^n^J^"'l"k """o^o ' ^''"'■' * contenerli nella Sicilia. Fu ancora in quelli , ficcomc
Md NtcepL' ne* precedenti tempi, chc Atanafio II. Fefcovo ^ Duca di Napoli (per-
Pb»c. fonaggio indegno del nome di Crilliano, non che di Vcfcovo, per-
che più che mai collegato co i Saraceni nemici del nome Crilluno,
e fecondo di Irodi e d'inganni) recò immenfi danni alla Città di Ca-
poa e al fuo territorio. Moriva egli di voglia di fottometterc al fuo
dominio quella Città, e tentò piò volte di lorprendcrla. Ma non gli
venne fatto. Intanto mancò di vita bandone il vecchio. Conte, o fia
Principe di quella Città, e gli fucccdeite Landenolfo Iuo Fratello. Lco-
ae
Annali d' Italia. ift
ne Oftienfc C<»), fcguitato in ciò dal Cardinal Baronie (*), mette fot- Er* Volg.
to quclt'anno la defolazion dcl''i-i(ìgnc Moniltero di Monte Cafino, prc- ^^'^^ ^^■^■
lo da i Saraceni dimorann ai Girigliari'i, dove prclTo all' Altare di San ji^„fi!°chr.
Mutino trucidarono Bertarie Abbitf di quel farro Lun^o : Pridie No- i.i.caf.j^.
nas Septembris Amo Incaraationis Domimele DCCCLXXXI^^. Indiclione ib) Barm.
Secuitda. Anche il tetto di Erchcmperto (0 ha l'anm 884. Contut- ^"jf/"'"'"
tocio temo 10 forte, che non in que (l'anno, ma nell'anno 88 j. toc- ^j.-) Erchtm-
calTe la fuddetta gran calamità a Monte Cafino. Perchè V Indiziane Se- pertus nifi,
conda fecondo l'ufo più comune d'allora commciava nel Settembre (»f- ài.
dell'anno precedente. Oltre di che per atteftato di Angelo della No- ,j. ^ ^^
ce (<»'), fi truovano Documenti à' Jngelario Jbbate ^ Succeflor di Ber- „ ;„ j^^tis
lario, fcritti nel Maggio di queft'anno, corrente V Indizione Seconda, ad chrtni-
Fmalmcnte nella Cronica dell' Anonimo Salernitano (0, da me data al- "« i'»»-
la luce, fi legge diftrutto quel Moniftero nell'anno 88?. e non già ^^^ ^' ^
nel fufleguente. Quello Autore copiò Erchemperlo, e di mollo prc- mus saitr-
cedette Leone Marficano. mtanus
faralifom.
eap. lj6.
Anno di Cristo dccclxxxv. Indizione iii.
di Stefano V. Papa i .
di Carlo il Grosso Imperadore 5.
REftò decifa in quell'anno la controverfia inforta fra i Primari del-
la Gailia, a chi doveflc confegnarfi il governo di quella Monar-
chia, (f) A i più affennati il meglio parve di offcrivlo zW Imperador (f) Khe^in»
Carlo, ficcome quello, che per lafua età, e per la potenza fua fi ere- m citrtmto.
deva il più a propofito per foftener quello pefo, ed atto più d'ogni r«„,/,J"/"*
altro a rintuzzare l'orgoglio de'fempre più nocivi Normanni. A lui
ubbidiva tuttta la Germania, chiamata allora Francia Orientale, a lui
l'Italia, a lui buona parte della Lorena; e congiunte con quefle for-
ze quelle della Gallia, chiamata Francia Occidentale, fi poteva fpcrar
vittoria di chiunque avefle voluto turbare que' Regni . Ma quello
Imperadore, che veniva ad unire in se tutta la Monarchia di Carlo
Magno, era ben lontano dall' imitare quel gran Monarca, perchè
non ne avea già ereditato ne la mente ne il valore. Andò egli dall'
Italia a prenderne il pofieflo in quell'anno. Ma prima di portarfi co-
là, Itando in Italia, per artellato de gli Annali di Fulda C;^), tenne {g) Annalit
una gran Dieta (probabilmente in Pavia) nel giorno dell' Epifania ; e y"^^^^/"
cola comparve Guido Duca di Spoleti, che protellò con giuramento
di non aver mai mancato alla fedeltà da lui dovuta ad elio Augulto, e
gli fu creduto. Cosi rientrò egli in grazia dell' Imperadore, e nel pof-
fclTo de i Ducati di Spoleti e di Camerino. Aveva elfo Augullo de-
tcrminata una gran Dieta da tenerfi in Vormacia, e volendo trovar-
Vifi anche Papa Adriano HI. fi mife in viaggio a quella volta; ma la
morte gli uoncò i pafli dopo una breve malattia. Da una Bolla di que-
ifi Annali d' Itali a.
Era Volg. fto Papa, pubblicata dal Campi (0, in cui conferma ed arcrefce i Pri-
Anno 88j. vik'gj ad ùingilberga Imperadrice Augufl-a, V^cdova di Lodovico II pel
ifio^""?!!- ^^oniftero delle Monache di San Silto di Pincenza, noi intendiamo,
cult. T. I. ch'egli tenne un Concilio, non avvertito da altri, nell' Aprile del pre-
Afffiid. fcnte anno. Probabilmente fu ciò in Roma, dove vedremo, ch'egli
lafciò il Vefcovo di Pavia. Dice fra l'altre cofc: Inter ha!c Ravennu-
te Jrchiepifcopo cum Ticinenfe ^ i3 Piacentino ^i^ Regie» fé, i^ Mutinenft ^
cum Mantua.no ^i^ Feronenfe ^ cum Laudenfe ^ 13 Ferccllenfe ^ aìiif]ue Coe-
pi capii nobifcum fan^am Synodurn celebrantibus , i^ tua voluntati affenfum
py^ebcntibus ^ volumus atque injlituimus ecc. Nelle Dioccfi di qucftì Vc-
Icovi erano (ìtuati i Beni del Monillcro di San Siilo. Degno è peTciò
d' ofl'civazionc, che il Papa concede que' Privilcgj e quelle cfenzioni,
perchè fé ne content2no que' V^cfcovi . Tale era ti rito di que' tempi.
La Bolla e data XP^. Kalendas Afaii per manum Grcgorii Nomenclatoris
(probabilmente quel mcdefimo, che Papa Giovanni Vili, avea fco-
municato) Mijfi 13 /Ipocrifarii San^a Sedis /Ipojìolica^ imperante Do-
nno piijjimo jlugujìo Carolo., a Deo coronato magno Imperatore., Jnno ejus
Quinto, Mistione Tertia . Oflcrvifi infine, che in quello Concilio in-
tervenne il Vefcovo di FercelU ., cioè Liutvardo Arcicancellier dell'Im-
perio, che r Imperadorc per mio parere aveva inviato a Roma, per
muovere ed accompagnare il Papa in Germania. Imperocché, per quanto
^Tranfor "^'^o"^* '' Continuatore Lambeciano(^)de gli Annali Fuldenfi, fu l'Im-
luldtnfts peradore,che invito a quella Dieta il Papa j e fama era, che il motivo fofTe
luimbtcù. per deporre fcnza ragione alcuni Vefcovi a lui poco cari,edi fardichiarare
fuo crede e fucccfTore ne i Regni Bernardo fuo Figliuolo baflardo, a lui
nato da una concubina: cofa che diffidando di potere cfeguire da sé,
giudicò di poterla ottenere coli' autorità del foramo Pontefice Adria-
no ili. il quale ufcito di Roma, e valicato il Pò, infcrmatofi pafsò
a miglior vita, iéppellito nel Monillero di Nonantola. Così quello
Storico. Ma non i'ulTìde, che Papa Adriano pafìafTe il Pò. Guglielmo
(e) GmlUl- Bibliotecario (f), .Autor contemporaneo ci aiTicura, che quello Pon-
mus Bibiii- refi ce fuper fluvium Scultennam in Filla., qu<e JVilczacbara nuncupatur ^
thicmVit. terminò i luoi giorni. Quella Villa Vilzacara, polla nel dillrccto di
p'Jp*"."^ ' Modena in vi(.inanza del fiume Scoltcnna, con altro nome detto Pa-
naro, oggidì lì appella San Cefario, ficcome colla da molti indubita-
ti Documenti de' Secoli antichi. Per la viciranza di quel Luogo all'
infignc Badia di Nonantola, fu il fuo cadavero portato colà alla ftpol-
tura. Degna cofa dì oirervazionc qui a noi fi prefcnta, per conofcerc
fcmpre p;ù l'ignoranza de' tempi baibari in Italia. Perché i fulfcguen-
ti Monaci Nonantolani fapeano d'avere nella lor Chicfa il Corpo d'un
jldriano Pontefice^ col tempo immaginarono, che fofTc quello del ce-
lebre Papa Adriano 1. perché amendue quelli Adriani fiorirono l'uno
a'tempi di Carlo Magno, e l'altro di Carlo il GrolTo. Cominciarono
dunque a venerare Adriano 111. (credendo il Primo) nel di 8. di Lu-
glio qu.il Santo, quantunque per Santo non fia riconofciuto in alcuno
de gli antichi Martirologj . Molti Secoli fono, ebbe origine una tal
eie-
Annali d' Italia. 15-3
credenza, e fé ne veggono le pruove ne' monumenti, rapportati dall' Era Vo!g-.
Ughclli (.a). In cfTì vien detto, che Papa Jdriam I. mori nella Ter- Anko 88j.
ra di Spilarnberto del territorio di Modena, confinante con San Cela- ^^ ^g^i-
rio, e che fu feppellito in Nonjntola. u7l'. sàcr.
in Efifcop.
Mulino:/.
yfd Carolum Regem poUhac quum pergere velkt ,
Lamberti campo vitam finivit t» ampio ,
^li propter cafus Lamberti Spina vocaìur .
Ma il Padre Giam-Baiifta Solleri della Compagnia di Gesù ,
uno de' Continuatori de gli Atti de' Santi del Bollando (^0, dopo il (b) jietd
Padre Pagi (r), ha chiaramente dimoftrato, che il ioìo ^dria>w Terzo ^ Saneìor. ai
e non già il Primo, ripofa ed è onorato nel Moniftero di ISonantola, i"^ ''^•'^•
avendo acquilhto con poca fatica la Canonizzazione dall' ignoranza de' (c)''/>aW«i
Secoli baibari. ai AnnaU
Aveva queflo Pontefice nel partirfi da Roma, per atteflato del Saren.
fuddctto Guglielmo Bibliotecario, lafciato al governo e alla difcfa di
quella Città Giovarmi Vefcovo di Pavia, e Mclfo deli'Imperador Car-
lo, in tempi veramente diiaftrofi, perché il territorio Romano era po-
co dianzi Itato devallato dalle Locufte e dalle pioggie, e vi regnava
la careltia. Pervenuta dunque a Roma la nuova della di lui morte,
raunatifi i Vcfcovi, il Clero, e la Nobiltà di quell'inclita Città, con-
cordemente eleflero Pontefice Stefano F. Prete Cardinale de' Santi
quattro Coronati, perionaggio di rare Virtìi , e della prima Nobiltà
di Roma. Pofcia col fuddetto Giovanni Legato Imperiale furono a
prendere quello nuovo Eletto, che nella fcguente Domenica fu con-
iecrato. Ma egli trovò dipoi fpogliata di tutti i fuoi tefori ed arredi
la guardaroba del facro Palazzo Lateranenfe , e delle Bafiliche Roma-
ne, e voti i granai e le cantine: con che gli mancò la maniera di fare
il donativo praticato da gli altri Papi al Clero, e alle Scuole di Ro-
ma, e di foccorrere al Popolo, miteramentc allora afflitto dalla fame.
Crede il Cardinal Baronio M, che quefto faccheggio provenifie dall' (d) -Bar. in
iniquo coftume già introdotto in Roma, che morto il Papa, la fua Annai. Eh.
Famiglia dava il facco al Palazzo Patriarcale del Laterano. Supplì il
buon Pontefice co i fuoi beni patrimoniali al bifogno del Popolo.
Applicoffi anche alla diftruzion delle Locufte, con dare cinque o Tei
denari a chiunque portava uno ft«io delle medefime uccife. Ma ciò
non ballando, coli' acqua da lui benedetta fece fpruzzar le campagne,
e cefsò affatto quel flagello. Notano gli Annali del Lambecio (f), {t> Annaln
che giunto l'avvilo all' Imperador C^;7o il Gro^ della conic e razione di ^JVl'"''-'
elfo Papa Stefano F. andò forte in collera, perche i Romani (*) eo Lambiti
^«f». F. V incoH- p. u. T. IL
Rer, Italie.
(*) fenza fua faputa pretefero di cenfecrarlo .
I5'4 Annali d' Itali -a.
Era Volg. inconfulto illum Ordinare pnefumpferHnt . Però (i) mifit Liufmarium ^ ^
Anno 88 j. qtiofdam Romina Scdis Epifcepos (che probabilmcice avcan» accompa-
giiaro Papa /fdriano /// a Nonantola) ut eum deponerent : (^uod perfìce'
re minime potiierunt . Nam prxdiSlus Ponti fex Imperatori per Legutos fuos
plufquam triginta Epifcoporttm nomina (^ omnium Presbyteiorum (^ Dia-
conorum Cardiaalium ^ atque inferioris gradus pcrfonarum^ necnon £sf Lai-
cerum pr incipit 'n (cripta dejìinavit ^ qui omnes unanimiter eum elegerunt ^ fjf
ejus ordinationi fubfcripferunt . Di qua deduce il Padre Pagi, che lìa
vero il Decreto, che dicemmo fatto da Papa Adriano III. intorno alla
libertà di confecrare il nuovo Romano Pontefice, fenza alpettare il
ti) Eccard. confentimcnto dall' Imperadore . Giovan-Giorgio Eccardo (a) di qua
Rer. Frane, all' iocontro deduce, che quel Decreto, non mentovato da alcuno de'
W. 31. più antichi Storici, fia fattura de' Secoli polleriori . Ma di ciò $' e
detto abbaftanza al precedente Anno. Non bifogna confondere 1' Ele-
zione colla Confecrazione . Di qui certo apparifce, che Carlo il Groflb
non volle effere da meno de gli altri Augufti tuoi prcdeceflbri , pre-
tendenti quafi un diritto della lor Sovranità il confenfo alla Confecra-
zione fuddcttai e ch'egli fdegnato fi figurò di poter deporre quefto
Papa novello, perchè gli dovette efTerc fuppofto, che v'era ftato del
contrailo, e del dubbio nell* Elezione di lui. Ma certificato poi, che
quella era fiata Canonica, ed avendo a mio credere fatto i Romani
valere l'aver cffi operato tutto anche col confenfo e coli' affi (lenza di
Giovanni F'e/covo di Pavia, Miniilro dell* Imperadore Ilenb: gli con-
venne dcfiltere, perchè chi era Canonicamente eletto e conlecrato ,
non potca ccfTar d'cflcrc Vefcovo o Papa, fc non per delitti Cano-
nici . Perchè in quell'Anno Godi/redo Duca de' Normanni, a cui era
Hata data da Carlo Augullo in governo la Frifia, facca delle novità,
e diva evidenti fegni di ribellione, fu ingannevolmente tirato ad un
abboccamento da irrigo Conte ^ uno de' principali Minillri dell* Impe-
radore, e tagliato a pezzi. Con limile inganno fu prefo ed accecato
Ugo Fii^liuolo baftardo del fu Lattario Re della Lorena, e Cognato
di elio Godifredo, Principe, che ne gli anni addietro avca con varia
fortuna inquietato non poco quel Regno, perchè prctelo da lui. Ne
^^ F.rchem- P""" ce (fa % a in quelli tempi Atanafto li. Fefcov» di Napoli C^^) di va-
futui Hifi, lerfi ora de' Saraceni, ora de' Greci, per danneggiare non meno i Sa-
*"/"• J7- lernitani, che i Capoani . Era fuo nimico, chiunque non fi fottomet-
tcva alia (uà immenfa ambizione. Nella (leffa Settimana fanta di Qua-
refima, credendo di poter forprenderc Capoa^ mentre il Popolo era
alle
( I ) manda Liufvardo ed alcuni Vefcovi della S:de Romana per depotlo : la
che non poterono fare . Imperocché il predetto Pontefice inviò all' Impera-
dore per i fuoi Legati fcritti i nomi di pili che trenta Vefcovi , e di tutti
i Preti e Diaconi Cardinali , e di Per Jone inferiori , e parimente di Lai-
ci principi , ; quali tutti coneor demente 1» aveant eletto , e alla fua con-^
fecrazione Jì erano Jottofcritti .
Annali d' Italia. 15'5'
alle divozioni, fpcdl colà un cfercito di Greci, Mori, e Napoletani, Era Volg.
che diedero la fcalata alla Città i ma ne furono bravamente refpinti. Anno 886.
Anno di Cristo dccclxxxvi. Indizione iv.
di Stefano V. Papa 2.
di Carlo il Grosso Imperadore 6.
GLI Annali di Fulda («) ci fanno fapere, che 1' Imperador Carlo (a) Ann»hi
celebrò la Fefta del Santo Natale in Ratisbona, e pofcia invi- ^''^?'°^'
tato da Papa Stefuno fé ne venne in Italia . Per varj affari fpedì a Ro-
ma Liutvardo Fefcovo di Vercelli fuo Arcicancellicre, il qunlc fpezial-
mente ottenne, che i Vcfcovi, de' quali erano (late devaftate le Chiefc
e Dioccfi da i Normanni nella Francia e Germania bada, potcllero
clTerc inftallati nelle Chicfe vacanti. Vennero nella Domenica delle
Palme a parole, e poi alle mani le Guardie d'elio Augufto in Pavia
con que' Cittadini. Molti de' primi reftarono uccifi, molti de' Pavefi
feriti, i quali per timore della vicinanza dell' Imperadore, dimorante
allora in Corte donna, fi diedero alla fuga, e morirono ntl cammi-
no. Dopo Pafqua tenne cflo Augufto una Dieta generale in Pavia,
terminata la quale s'incamminò per la Savoia alla volta di Parigi, Città
allora aflediata da tutto lo sforzo de i Normanni . Truovafi defcritto
quefto terribile alTedio da Abbone {!>) Monaco di San Germano de' (j,^ j,^.
Prati, che fu fpettatore di tutta la Tragedia. Era difefa la Città da chtfne
Odone Conte d'efla, e da Roberto fuo Fratello, amendue Figliuoli va- *'''• trant.
loroli di Roberto il Forte, dall'ultimo de' quali difcende la Real Ca- ^*"'- ^^'
fa oggidì felicemente regnante in Francia. Venuto a Metz i' Impera-
dore Carlo, colà arrivò il fuddctto Odone Conte, per implorare foc-
corfo alla Città atTediata da molti Mefi . Fu fpedito u« potente cfer-
cito, raccolto dalla Germania e dalla Lorena, comandato da Arrigo
Conte e Marchefe, General d'armi il più accreditato di quelli tempi}
ma quefti nello fpiare il campo de' Barbari , non badando alle fofle
coperte, difpofte da coloro intorno a gli alloggiamenti, e caduto in
una d'effe, reltò quivi infelicemente uccifo (ul fine di Agolto. Si
moffe in fine l' Imperadore ftcffo alla volta di Parigi con un' altra piìi
poderofa Armata i e mentre ciafcuno fi ftava afpettando qualche gran
fatto d'armi colla fconfitta de' Normanni, eccoti giugnere con un gran
rinforzo di gente in aiuto de gli affedianti i'/gf/r^^» Duca di quella Na-
zione. Quelto fece andar ritenuto 1' Augufto Carlo dall' azzardar tutto
in una battaglia campale, e fu creduto meglio di trattar d'accordo.
Erano anche ftanchi i Normanni pel lungo ed infruttuofo affedio . Fu
convenuto col groffo di que' Barbari, che fi ritiraffero a Sens per quar-
tiere del verno, e che sborfate loro fettecento libre d'argento al Mefe
di Marzo, fc ne ufciffcro del Regno per tornarfcne alle loro cafe. Non
gloria, ma vergogna non poca uni vcrfal mente riportò anche da quefta
V i im-
tfó Annali d* Italia.
Era Volg. imprefa I' Augufto Carlo (<j), perche oltre al non avere operato cofa
Ak«o 8S6. aic.jna decna dell'Imperiai maeftà, lafciò in preda a que' crudeli Pa-
in chronico. fi"*"' '"^ S*""" tratto di paclc . Sigcfredo iJuca, non coiiiprclo nella
detta convenzione, anch' egli colle Tue masnade infierì, contr* di San
Mcdard-^, dillruTc varj Palazzi, e condufTc in ifchiavitù afTuillìmi Cri-
ftiani . Ritiracofi con gran fretta 1' Imperadore in Alfazia, quafi che
avefTe alia coda i nemici, fu alTalito da una malattia, per cui quafi (i
ih) Bar. in dubitò della fua vira. Rcginone feguitato dal Cardinal Baronio W,
^nnat. Ecc. e dal Padre Mabillone (f), mette l'adedio di Parigi all'Anno fcguen-
{c, Mai al. tc; ma é fallato il fuo terto. Abbiamo da gli Annali pubblicati dal
Sentdiùiin. Freero C"^), e dal Lambecio (e), che inforfe in quell'Anno una grave
(d; jfnnaUi difcordia fra Berengario Duca del Friuli, Parente dell' Imperadore, e
Faldenfes Liutvardo ^l?/i:o^'o di Vercelli . Per quella cagione portatoli Berengario
J'^^a' al '" pcfona con una mano d'armati a Vercelli, diede il facco al Palaz-
ruiiitnits *^o Epifcopale, e fé ne tornò fenza oppofizione d'alcuno a cafa. I mo-
lambtcii . tivi di quella ncmicizia ed attentato ce gli ha confervati il Concinua-
tor de gli Annali di Fulda, dato alla luce dal fuddetto Lambecio,
Autore nondimeno, a cui non fi può predar fede in tutto, perché
appafTionato forte centra di quello Prehto. Vedremo in breve, che
gli Alemanni non perdonarono alle calunnie per maggiormente fcrc-
ditarlo. Scrive ejli, che da che Carlo il Grofo divenne Re dell' Ale-
magna, innalzò forte quello Liutvardo, uomo per altro di baflìiTìma
origine, fino a dargli la fublime carica di Arcicanccliier dell' Impe-
rio, e a lafciarfi guidare da lui pel nafo in tutti gli affari, di modo
che Liutvardo era piìi onorato e temuto, che 1' Imperadore mcdcfi-
mo . Sentendo egli la fua forza, rapì molte Figliuole de' piìi Nobili
dell'Alemagna e dell'Italia, per accoppiarle in matrimonio co' fuoi
Parenti. Giunfe poi fino a tanta temerità, che fece levar per forza
dal Moniftcro di Santa Giulia di Brcfcia una Figliuola à' Unroco Conte,
già Duca del Friuli, e Fratello di Berengario, e la diede per Moglie ad un
luo Nipote. Le Monache di quel Moniflero fi mifero a pregar Dio, e
nella iiclTa notte, che collui fi pcnlava d'accoftarfi alia Fanciulla,
cadde morto, per quanto fu rivelato ad una di quelle Rcligiofe, che
lo raccontò poi all'altre, e la Fanciulla reflò intatta per quello : fc
pur ciò è vero, e non un mero lavoro di fantafia femminile.
Durante l'afledio fopradetto di Parigi, impariamo da Frodoar-
(pFroàoar- Jq (y^)^ ^^g /r^/^o Jrcivefcvvo di Rems fcrirfe a Papa Stefano (*) pr(y
Rtmen'r. " ' ff^i^io"^ quoque affine fuo , quem idem Papa in Filium adoptaverat , tam
I. 4. e a}, i. fiì quarn aeteros ctnfanguineos fuos, quibus id notificaverat , debitam exhi-
bituros eidem Pap^ reverentiam . Aggiugne, che nella RilpoHa inviata
ad
(•) per Guido parimente fuo parente , dair ifleffo Papa adottato in figlìuO"
lo, che tanto egli, quanto gli altri fuoi confanguinei , a' quali ciò ave»
ftgnificato , avrebbero ^rejìato al medefimo Papa la riverenza dovuta »
Annali d' Italia. if/
ad efTo Arcivefcovo il Papa proteftava. (*) Mcmoriam quoque Widonìt Era Vol;^.
Diuis grati(Jìme fé fufcepijfe , quem unici loco Filiì fé tenere fatetur . Qiii Anno 886.
fi parla di Guido Duca di Spoleii, uomo di gran rigiri, di Nazione
Franzefe, e perciò parcnre d'eiro Folco. Da ciò fi conofce, ch'egli
nemico dianzi de' precedenti Romani Pontefici, s'era ben introdotto
nella grazia del prefeme Papa Stefano, forfè per quc'fegreti difcgni,
che fi verranno Icoprendo nell'andare innanzi. Circa quelli tempi fon
io d'avvifo, che fucccdefle quanto narra dello fteflo Duca GuidoEr-
chemperto («), Storico de' tempi prefenti. Cioè, ch'egli fi portò colla (a) Erchim-
fua Armata, mofio probabilmente dal Papa, centra de' Saraceni, pò- f^'''- ^i'^or.
flati al Garigliano} ruppe i loro trincicramcnti, diede il facco al loro ^'^' * '
campo j alquanti ne raife a fil di fpada, e obbligò il re(to a fuggirfi
per le montagne. Eflendofi dipoi accoflato a Capoa, quel Popolo per
timore C\ fottopofe al di lui dominio. Non sì prefto fi fu ritirato Gui-
do da quelle contrade, che Ataìuifio Vefcovo di Napoli fpedì le fuc
genti con una brigata di Greci a dare il guado al territorio di Capoa .
Ricorfero i Capoani per aiuto al fuddetto Guido Duca di Spoleti,
ed egli colla fola voce della fua venuta a Capoa diflìpò le foldatefche
Napoletane. Entrato poi in quella Città portofiì ad abboccarfi con
lui per gli affari correnti Aione Principe di Benevento. Guido badan-
do pili alle fuggefl;ioni de' Capuani, che alle leggi dell'onoratezza, fe-
ce prigione quel Principe. Fors' anche uomo sì vogliofo di dilatar le
fimbrie delle fue Signorie, non ebbe bifogno a ciò de gl'impulfi al-
trui. In fatti conducendo feco eflo Alone con buona guardia, fi pre-
fentò alle porte di Benevento, che gli furono aperte, e prefe il do-
minio ancora di quella Città col mettervi de'fuoi Ufiziali . Di là paf-
sò a Siponto, e colà parimente entrò, con lafciar Alone fuori della
Città ben cuftodito da'fuoi foldati . Ma i Sipontini, forfè ingannati
da lui con delle falfe efpofizioni, fcoperto che ebbero, che il lor Si-
gnore Alone era detenuto prigione, data campana a martello, prefero
i Baroni di Guido, ed egli fi rifugiò e chiufe in una delle Chicfe di
quella Città. Se volle uicirne liber», gli convenne rimettere Aionc
in libertà; e nel fegucnte giorno, dopo aver giurato di non far ven-
detta di quello, gli fu permeflb di tornarfcnc a cafa, ma fcornato e
malcontento di se medefimo. Aionc ricuperò Benevento; e Capoa la
vedremo in breve nelle mani de'fuoi Principi. Diede fine alla fua vi-
ta in quell'Anno Baftlio Macedone Imperador de' Greci, Principe glo-
riofo per varie fue imprefc e virtù, ma biafimato per eflerfi lafciato
fcdurrc da Fozio Autore dello Scifraa de' Greci, e per averlo rimefib
nella Sedia Patriarcale di Coftantinopoli . Lafciò fuo Succefibr nell' Im-
perio Leone fuo primogenito, già dichiarato fuo Collega ed Augufto,
il quale non tardò a cacciare in efilio il fuddetto Fozio con far ordi-
nare
(*) Dì aver /entità nominare con fuo fommo piacere parimente Guido Du-
ca ^ cui profejfa di tenere in luogo di unico fglit.
ifS Annali d' Italia.
Era Volt;, nare Patriarca in luogo di lui Stefano fuo Fratello. Fu poi quefto
ANNd 8S6. Leone Impcradorc per la iua letteratura e faviczxa fopraiiominato il
{i) Erchem. Sapiente. Comincio in quc-lt' Anno (.j) Angeìarìo Abbate à\ Monte Ca^
ft,:»i H,ft. <J'it) a riedificar quell'iliultre Monillero, già rovinato da i Saraceni
«•«/.. 6i. Portoflj allora a vilicar quel facro luogo Eichemperto Monaco e Sto-
rico di quelti tempi, e nel ritornare a Capua cadde co i compagni in
mano de' Greci, che h Ivaligiarono tutti, e prefero i lor cavalli e fil-
migli. Stavano in quc' contorni i Greci, condotti da Atanafio II. Vc-
fcovo di iNapoh, per dancggiarc i Capuani. Graviffimi danni ancora
recarono nel prelente Anno a varj paclì le tante inondazioni de' Fiu-
mi, che portarono via le Cafe e le Ville. Ne parlano gli Annali Ger-
(b) Jìaniìul. manici, ed anche il Dandolo (0 attcfta, che fi provò in Italia la fteda
in chronico calamità. Se crediamo a quell'ultimo Autore, fu in quelli tempi, che
^u ullic S^' ^'^■^"''' ^ Ungbcri, gente ulcita della Scitia, cioè della Tart'aiia,
• vennero la prima volta nella Pannonia, e cacciati da quelle Provincie,
o più rollo loitomclH gli divari ^ chiamati anche Unni, fé ne impa-
dronirono, l^ ufque hodie ibi manent . E' cofa da avvertire, perché que-
lla Nazion belliale, che allora lì nudriva di carni crude, e beveva il
fangue umano, per quanto narra elfo Dandolo, fi fece pur troppo
fcntire nc'fegucnti Anni all'Italia. Da ella prefc la Pannonia il mo-
(c) xhtgin» derno nome di Ungheria . Reginone (0 ne comincia a parlare all' An-
;» chromct. ^^ ggp ficcome vedremo -
Anno di Cristo dccclxxxvii. Indizione v.
di Stefano V. Papa 3.
di Carlo il Grosso Imperadore 7.
TRovavafi V Imperador Carlt dopo Pafqua a Guibelinga fra Ma-
^_, _ , neim ed Eidclberga (^), quando comparve alla fua Corte Bere»-
Trancor. gai'io Duca del Friuli, informato, che gli foprallava una gran tempc-
ruU$»ftt ita per la violenza ulata in Vercelli centra di Liutvardo Fefcovo di
VJardum priori Anno commifcrat ^ componendo abfolvit ^ come s' ha da gli
Annali di Fulda preflo il Freero. Sembra adunque, ch'egli rifaccirc
a Liutvardo, e con ufura, i danni recati a lui in Italia. M^ncò di vira
in quell'Anno Bofone Re à:\ Provenza e della Borgogna inferiore nel
di II. di Gennaio. Redo di lui un Figliuolo partoritogli da Ermen-
garda Figliuola di Lodovico li. Imperadore, a cui fu pollo il nome
di
(*) e con doKÌ grandi terminò aggiufiando V ingiuria, che neW amo antece-
dente fatto avea a Liutvardo ,
Annali d' Italia. 15*9
di Lodo'vico in onore dell' Avolo materno . Abbiam veduto, quanto Era Tolg.
odio portaflero i Re della Gallia e della Germania a Bofone, perche Anno S87.
ufurpatore di si bella parte della Monarchia Franzefe . Ma Bofone
favorito dalla propizia difpofizion di quefti tempi , fi mantenne la co-
rona in capo} e quel, che è più da ftupire, il fuddetto fuo Figliuolo
Lodovico, che non potea aver compiuti i dieci anni, portollì nel
prefente Anno alla Corte dell' Imperadorc Cario, per pagargli i tri-
buti del fuo ofTequio, e dichiararfi fuo VafTallo. Piacque tanto all' Ira-
peradore queft' Atto, che avuto anche riguardo alla parentela, l'accolfe
con fingolare onorcvolezza, e non finì la faccenda, che l'adottò per
fuo Figliuolo. (*) Sufcepit ad hominem (cioè per Vaflallo)y?^;^aif ado'
ftìvum Filìum coniìituit , dicono gli Annali fuddctti . Se ne ricordi il
Lettore, perché quello Lodovico fi farà conofcere dopo alquanti an-
ni in Italia, e il vedremo anche Imperador de' Romani. Andava in-
tanto declinando in eflb Carlo Imperadorc la fanità del corpo, e noa
men quella della mente. Apriffi con ciò una favorcvol congiuntura,
per abbattere la fortuna di Liutvardo Vefcovo di Vercelli, a chiun-
que de'Bironi e Cortigiani o dall'invidia, o da i giudi molivi era
animato contra di lui. Verifimilc è, che le Berengario Duca era tut-
tavia alla Corte, o almeno che gli amici fuoi fi sbracciaficro per at-
terrar quella torre. L'arme, con cui ottennero il loro intento, fu U
calunnia. Il Contìnuator de gli Annali di Fulda preffo il Lambe-
cio («), che fparla forte di quello Vefcovo, giugnc fino a dire, eh' (a) -^nnal.
egli era Eretico, e che fofteneva, cffere il Signor noftro Gesù Cri- f^'^?^--
fto unum unitene fubflantite^ non per fona , Niente è più facile, che il
fognare od inventar tutto contra chi è in odio al Pubblico. iVda quel-
lo, che diede il crollo a Liutvardo, fu l'avere gli Alemanni nemici
fuoi fatto credere all' Imperadorc, che fra lui e V Imperadrice Riccar-
da paffafle un'indecente amicizia, perch'egli praticava affai familiar-
mente con elfo, lei . Ballò quella fola ombra all' Imperadorc per cac-
ciare vituperofamente da sé il dianzi sì caro e potente Miniftro, e
per ifpogliarlo di tutte le fue cariche, fenza dar luogo a ragione al-
cuna in contrario. Da lì pofcia a pochi giorni, fatta venir l' Impera-
drice nel Configlio de' fuoi Minillri, vomitò anche conerà di lei il fuo
fdegno, e con illupore di tutti proteftò di non averla mai toccata io
dieci anni di matrimonio partati con lei. Crebbe la maraviglia all'in-
contro all'udire Riccarda proteftarc, che non follmente il Marito Au-
gullo niun commcrzio avea avuto con lei, ma né pure altra perfonaj
e ch'ella era vergine, eiìbendofi di provare quella fua afferzionc col
giudizio di Dio, cioè o col Duella» da farfi da qualche Campione per
lei, o dalla pruova de' Vomeri infocati, ch'ella (IcrPa farebbe: riti
praticati dall'ignoranza di quelli barbari Secoli, e disapprovati fein-
pre da i faggi tra i Cattolici. Con ciò difele ella ballevolmente l'in-
_ noccn-
(*) Lo accettò per va£al}Oy e fé lo fece Figlio adottivo.
i^o Annali d' Italia.
Era Vo!g. nocenza fua. Ma dopo la deformità di queft'atto, o non rcggcndoil
Anho SSy. cuore a Riccarda di abitar più con un Conforte fcimunico , o non vo-
lendola pm Io (lefTo Augufto nella fua Corte, ella fi ritirò in Andcla
Monilkro d'Alfazia, da lei fabbricato, dove faniamente condufle il
retto di fua vita, e dopo morte fu onorata qual Santa.
Crcfcendo intanto i malori d'elfo Augutto, intimò egli una Die-
ta generale del Regno a Triburia pel prolBmo Novembre, a fin di
provvedere a i bilogni della Monarchia) e probabilmente colla fperan-
za, o almeno col dcfiderio di far accettare a i Baroni per fuo Succcf-
fore Bernardo fuo Figliuolo baftardo . Ma prima di quel tempo, per
(a") Anndis actcftato degli antichi Annali (a), moki de' principali Baroni della Fran-
Tuldenfes eia, Safibnia, Baviera, ed Alemagna, non volendo più foffcrire un Prin-
irthni. j.jpg jj {ereditato, e divenuto oranjai affatto inetto al governo, fecero
inficme congiura, ed invitarono al Regno Arnolfo^ Figliuolo baitardo
di Carlomamo g\2. Re di Germania e d'iralia. L'Autore de gli Anna-
fb") ytnnales 1» ^ambcciani i^) ancor qui pretende, che Liutvardo fcacciaco, come
Tiddenfes dicemmo, da Carlo Augufto, ricoveratofi in Baviera preflb il mcdcfi-
L»mbecii. mo Arnolfo, macchiuafle con lui di deporre eflo Imperadore, e di pren-
dere le redini del governo. Se ciò fofle vero, fegno ben farebbe, che
a Liutvardo non mancavano Amici per tutta la ^Monarchia de' Fran-
chi . Comunque fia, verfo la metà di Novembre fi tenne la Dieta fud-
dettai tutti i Baroni, e unti infino i principali Cortigiani, abbando-
nato il mifero Imperadore, riconobbero per Re il giovane jlrmlfo^ cre-
duto da eflì il più abile al governo fra que' pochi, che reftavano del-
la difceodenza mafchile di Carlo Magno. In cosi abietto (lato rimallo
quello Augulto, dianzi padrone di quafi tutto l'Occidente, ed allo-
ra vivo fpettacolo della caducità delle cofe terrene, che altro ripiego
non feppe prendere, fé non quello d'inviar molti regali al Nipote Ar-
nolfo, e di pregarlo, che almeno gli concedcfle alquanti Luoghi in
Alemagna per lollentamcnto fuo, finché Dio il lafciafle in vita; e gli
ottenne, ma per poco tempo ne potè godere l'ufo. Mando anche il
Figliuolo Bernardo ad cflò Arnolfo, che gli aflegnò varj beni per fuo
retaggio. I Principi e Popoli della Gallia, tuttoché leguitaficro ad
eflcre flagellati dai Normanni, pure non concorfcro punto nell'ele-
zione d'Arnolfo, e prefero, ficcome dirò, altre rifoluzioni . Per lo
contrario i Popoli della Francia Orientale, della Safibnia, Turingia,
e Baviera, e di una parte della Schiavonia, accettarono per loro Si-
gnore Arnolfo. Per conto dell'Italia, finché vifle il dcpofto Carlo il
Groflb, niuna mutazion vi ^\ fece, e folamentc fi tennero configli, e
fi formarono leghe per quello, che già fi prevedeva vicino. Cadde in-
fermo in quell'anno Giovanni Doge di Venezia, per atteltato del Dan-
!c\ TtAnAui. ^^^° ^'^'* ^ "°" potendo accudire al governo, quantunque già folTe (la-
%n chrtmif. to dichiarato fuo Collega nel Ducato Orfo fuo Fratello, tuttavia die-
T»m. xiu de licenza al Popolo di elcggerfi un nuovo Doge. E fu eletto Pietro
Utr. italif. Cam'iano nel di 17. di Aprile, uomo di gran fenno e cuore ne gli af-
fari della guerra. Quefti procedette oftilmcntc contro gli Schiavonì,
ma
Annali d' Itali a. i6i
ma efTendo egli reftato uccifo nel Mefe di Settembre in una zuffa, il E» a Voi».
Doge fuddetto Giovanni ripigliò il governo e lopraville anche fei Mcfi A.wso 887.
e tredici giorni. Era Signore di Capua Landone Conte. (<«) Tra perei- ,^^ Erchtm-
ler egli uomo pigro e dilactenco, e perclic fi trovava malconcio dal- ptnus Hìft.
le febbri, per curar le quali fi porco ad abitare in Teano, giunte a caf. 63. cr
perderne la lìgnoria nell'anno prefente nel dì dell'Epifania. Jtenolfo I^'l"-
fuo parente, accordatofi prima con Atanafio II. yefcovo e Duca di
Napoli, che teneva mano a tutte le Gabbale di quelli tempi, s' impa-
dronì di Capoa, e ficcome avea promelTo, fi dichiarò VafTallo del fud-
detto Atanafio, con darli per ortaggio un fuo Figliuolo. Ma penti-
toli dipoi, fi raccomandò a Guido Duca di Spoleti, il quale con tal
forza ne trattò col Vefcovo fuddetto, che fece rellituirgli lo Strumen-
to dell'obbligazione, e rimandargli il Figliuolo. Trattò pofcia Atcnol-
fo con Papa Stefano di farfi fuo V ilfallo, di dargli Gaeta, ch'egli avea
poco avanti prefa con un'aftuzia, e di aiutarlo contra de' Saraceni abi-
tanti predo il Garigliano, col mandare a tal fine a Roma Maione Ab-
bate di San Vincenzo di Volturno, e D.mferio Diacono. Ma llettc
poco a dimenticar la parola data, e nulla attenne di quanto avea pro-
racflb. Non mancavano già aderenti in Capoa a Landone Co«/?, cfclu-
fo già dal dominio di quella Città, che l'invitavano a ritornarvi. Ani-
mato da quella fpcranza, un di nafcofo-in una carretta entrò in clTa
Città, e a dirittura andò al Palazzo del Vefcovo, cioè di Landolfo iw-
niore fuo Figliuolo, dove raunò tolto alquanti de' fuoi fautori. Atenol-
/«, che non dormiva, follecitamente 'ì\ mile in armi, laonde fi venne
alle mini fra le due fazioni. Prevalendo quella di Acenoifo, Landone
ebbe per grazia di poterfene andar fano e falvoj ma i fuoi, e fra gli
altri li Vticovo Landolfo, furono mefll in prigione, e dopo non mol-
to rimedi in libertà. Circa quelli medeilmi tempi, e forfè vivente tut-
tavia rimperadof Bafilio, U) Guaimario I. Principe di Salerno ^\ por- /j,) Utvt
to alla Corte di Collantmopoli, ricevuto quivi con dillinci onori, e tap. 67.
creato Patrizio dall' Imperadore, Ìì ne tornò pofcia in Italia. Quello
vuol dire, ch'egli giuro fedeltà ed omaggio a i Greci. Una Carta di
mr>ita importanza, benché non aliai corretta, ci ha confervaco l' U-
ghelli (<^), fcritta da Teodojio Vefcovo di Fermo nell'anno prefente, r^s u^hdi
dove è riferito il contento omnium -jcnerabilium Epifcoporutn in Ducatu ]tai. sacr.
Spoletano degentium . Quelli erano 1 Vefcovi di Ri mi ni .^ Fojfombrone ^ An- Tòk. \
cona 1 dmerino, Sinigaglia, Spoleti .^ Fano .^ Pefaro^ Umana , Perugia .^Oft- '" p'-'f-
mo, Rieti, Cagli, Lodane (non lo che fia) Urbino, Nocera , limi, e "'^'"'•
Forlì: la qual' ultima Città forfè è nomeguallo. Ora ecco fin dove
fi llendelfe allora il Ducato di Spoleti, con cui andava unica la Mar-
a di Camerino, appellata poi di Fermo, e fin.ilmcatc d'Ancona,
Tom. V. X Anno
nJi Annali d' Italia.
Anno di Cristo dccclxxxviii. Indizione vi.
di Stefano V. Papa 4.
di Berengario Re d' Italia i .
^o'g- "^fO" fopravifTe molto alle Tue disgrazie l'infelice deporto Impera-
888. j^» (Jqp Carlo il Grojfo . Finì egli di vivere nel dì ti. di Gennaio
Er» Volg.
Anko 888.
"• ^ -1 uui y^uittf II yjroj/0 . l'ini egli ai vivere nei ai ti. di uennaio
(a) nhegiaa dell' Anno prefente, fecondo Rcginonc (<») , o pure nel dì fegucnte,
inchromco. fecondo gli Annali pubblicati dal Frecro C*), i quali aggiungono, (i)
i^) '^»"»lts C<elum apertunt multis cermntìhm vifum eft ^ ut aperti monftraretur ^ qui
frihtri" fpretus terrena dignitatis ab hominibus exuitur^ Deo dignus calejìis Pa-
tria vernula mereretur feliciter haberi : quafi che egli fpontaneamcnte
per fervine a Dio aveffe dato un calcio alle umane grandezze. Aveano
fpaccio fìmili immaginazioni in quefti Secoli d'ignoranza. Più faggia-
mente parlò di lui, con ifperar' anche l'eterna fua falute Rcginone
con dire: (2) Fuit hic Chriflianifflmus Princeps^ Deum timens ^ y man-
data eius ex tato corde cujiodiens, Ecdeftalìicìs fan^ionihus dtvotijjìme pa-
re»s , in elecmofynis largus ^ orationi fs? Pfalmorum melodiis indejinenter de-
ditus , laudibus Dei infaticabiliter intentus, omnsm fpem (^ confilium fuum
divina difpenfatieni cummittens : unde y ei omnia felici fuccejfu concurre-
hant in bonum , ita ut omnia Regna Fr ancor um , qua pradecejjores fui non
fine fanguinis effufione cum magno labore acqui fterant , ipfe per facile in brevi
temporum [patio ^ fine confliilu^ nullo contradicente ^ pojjìdenda perceperat .
^od autem circa finem vita dignitatibus nudatus^ bontfque omnibus fpo-
liatui
(l) Si aprì il Cielo veduto da molti ^ acciò fi dimoflrajfe^ che chi [prezza la
terrena dignità , e vi rinunzia , merita [elicemente d' e[[ere pre[[o Di»
fervo degno della Patria celefte .
(1) Fu quefti Criftianifiimo Principe^ pieno di timore d'' Iddio ^ con tutto il
cuore o[[ervante de' fuoi comandamenti, colla maggior divozione obbe-
diente alle Leggi Ecdefiaftiche , grande elemofiniere , [cmpre intento alf
orazione, al canto de'' Salmi, e alle divine lodi, ogni [uà fperanza e
difegno raccomandando alla divina Provvidenza : onde tutto gli fi ri-
volgea in bene, talché di tutti i Regni de' Franchi da' [uoi Predecefi'ori
non [enza [pargimento di [angue con gran [atica acqui flati, egli molt»
[acilmente, in breve fpazio di tempo, [enza battaglie , fenza contraftt,
ne avea avuto il poffefo . Che poi al fine della vita [pogliato fu delle
dignità e di tutti i beni, fu una tentazione, come crediamo, non [0-
lamente a purificarlo, ma, quel che è più, a provarlo. Imperocché
quifta, come dicono, tolerò con [omma pazienza, grazie rende ido nelle
avverfità , come nelle profferita, e perciò 0 già ricevve , 0 [en.a dub-
bio riceverà la corona della vita, da Dio premeja a'[uoi amanti.
Annali d' Italia. i6j
liaius e/I, ientatio fuit, i4t credimus, non foUim ad fargationem , [ed, quod Era Volg.
mAJUi efl , ad prebationem . Siquidem hanc , ut ferunt^ faticntijjìme teiera- Anno E88.
r;r, in adverjìs, ficut in projperii grattai um vota peijohens', i^ ideo co-
ronatrt vita, quam repromiftt Deus diligentil/us fé , aut jam acccpit, aut
ebfque dubio accepturus efi . Ermanno Contratto (<?) Icrive, eflcre (lata (a) Htrman~
credenza d'alcuni, ch'egli monlTe llrangolato da i propij domcUici. "m C'intra-,
Non c'è cola più Facile in iomigliann cali, che il rofpcttare e fpac- f chr.
ciar violenta la morte d'un Principe, quaiìchè Arnolfo fi volefle af-
ficurare, ch'egli mai non potcfle nicrgerc a contraftargli il Regno.
Venne poi portato al Moniltero d'Augia, e quivi reppciliro il Corpo
fuo. Ma il Hne di qucfto Impcradore fu il principio d' mnumtrabili
mali per l'Occidente Cn diano, che fi rcatenarono nella Germania,
nella Gallia, e nell'Italia, e talmente vi prei'cro piede, che da li in-
nanzi per gran tempo malfimamente l'Italia andò di male in peggio.
Mercé del buon governo de gi' Imperadori Carolini avca la Lombar-
dia coir altre vicine Provincie goduta per più di cento anni un'invi-
diabil pace j ma eccoti entrar' iii eiia la diicordia e la guerra j cre-
scere da li innanzi l'ignoranza e la barbarie} e quel che è peggio,
iiitrodurfi ne' Popoli, ed anche ne gli Ecckliaitici una sfrenata cor-
ruzion di collumi, in guifa che troveremo andando innanzi un Secolo
di ferro, e divenuti quelli pacfi un'emporio di calamità e di vizi.
Ora ecco come la vada Monarchia de' Franchi dopo la morte di Cario
il Groflb venne a dividerfi in più pezzi . Jrmlfo, ficcome dicemmo (/■), (b) AnntiUt
s'impadronì di tutta la Germania, e di parte dell'antica Lorena, e ne Fulde^ifit
fu proclamato Re. Lodovico Figliuolo di Boione, ben allìltito da i f''«*«'''«
fuoi Popoli, e della Regina £r»»/?«^3r^a fua Madre, tenne faldo il Re-
gno Arelatenle, cioè la Provenza, e la Borgogna inferiore. Inforte
uà Re nuovo, cioè Rodolfo, Figliuolo di Corrado, e Nipote di un
altro Corrado, che era liato Fratello écW Imperadrice Giuditta, Duca
della Borgogna, e Manto d'Adelaide Figliuola di Lodovico Pio Augn-
ilo. Occupò quelli la Borgogna fuperiore, che abbracciava gli Sviz-
zeri, i Grifoni, i Validi, Genevra, e la Savoia, e fi fece coronare
Re da'que' Vcfcovi. Nella Francia Occidentale, voglio dir nella Gal-
lio, dovette eflcre un lungo dibattimento di configli per eleggere un
nuovo Re, dante refTcre vivo Carlo il Semplice, Figliuolo non lo fc le-
gittimo o ilicgittimo del Re Lodovico Balbo, ma in età non ancor atta al
governo, ed altri pretendenti per qualche attinenza di fangue alla Rcal
Cala di Carlo Magno. Ma in fine Odone, chiamato Eudes nella moderna
Lingua Franzefc, Conte di Parigi, Figliuolo di Roberto ti Forte, Conte
d'Angiò,e Fratello di Roberto J/. cioè del propagatore della regnante
oggidì Real Cala, di Francia, perfonaggio di gran nome pel luo va-
lore, e per la difja dianzi fatta di Parigi, creduto anche da alcuni
Sctittori Figliuolo in feconde nozze della fuddctta Adelaide l^gliuola
di Lodovico Pio; quedi, dico, ficcome più utile a i bilbgni ad Re-
gno, riporto il pallio,, e fu coronato Re di Francia. L'Autor de gli
Annali Frccriam icnfle, ch'egli ufurpo la Gallia fino al Fiume Loi-
■^ i re.
ì6^ Annali d' Italia.
Era Volg. rc, e l'Aquitania, parlando in qucfta maniera a tenore delle preten-
Akno S88. fioni di Jrnolfo Re di Germania, il quale come difccndentc mafchio
de i Rc Carolini credeva di dover fuccedere anche nella Gallia ad e-
fclufione de'difcendenti per via folo di Donne. Anzi venuta la State
cfTo Re Arnolfo fi mile in protinto di muovere l'armi contro la Fj:in-
cia . A quello fine venne a V^ormacia, dove tenne una gr.in Dieta >
ma fecondo i fopra allegati Annali, Odone, (i) falubri utcns confilio ^
conte (lans fé malie fuum Regnum gratta cum Regis pacifice habere , quam
uUa jaSlantia cantra eius fidelìtatem fuperbire : venie nfquc burnì Ut er ad Re-
gem, gratanter ibi recipìtur . Rebus ab utraque parte ^ prout placuit ^ pro-
lì) nhegìnofP^''^ difpo/itis, unusquifque reverfus ejl in Jua. E Rcginnne (<»J, Scrit-
in chronic. tor di quelli tempi, dice che i Franzcfi crearono Odone Re cum con-
fenfu Jrnulfi: dalle quali cofe deducono i Tedclchi, che intanto fi
contentane Arnolfo di quella elezione , in quanto Odone gli dovette
giurar fedeltà ed omaggio. Non era per pad'arla cosi bene Rodolfo ^
che ficcome dicemmo, s'era fitto Re della Borgogna Trans-Jurana,
perchè Arnolfo pieno di mal talento contra di lui venuto in Aifazia
inviò un' Armata per foggiogarlo. Scrive Reginone, che crebbe la'
collera d' Arnolfo contra di Rodolfo, perchè quciti avca mandate Let-
tere per tutta la Lorena, che s'era fottopofta ad Arnolfo, per ecci-
tar que' Popoli a prendere lui per Rc . Ma Rodolfo fi Ihjvo per le
afpre montagne del i"uo dominio j ed Arnolfo dipoi, e Zventeboldo
fuo Figliuolo il perfeguitarono, finché ebbero vita. Il che non fi ac-
corda co i fuddetti Annali antichiflìmi del Freero . Secondo la rela-
zione d'eflì, (z) Rudolf US ^ inito conftlio cum Primoribiis Àlamannorum^
fponte fua ad Regem ( Arnolfum) Urbem Radafponam ufque pervenite mul-
taque inter iilos convenienter adunata^ ipfe a Rege cum pace permijfus ^ Ji'
cuti lenit , ad fua remeavit . Potrebbe edere, che anch' egli, dopo avere
riconofciuto il fuo Regno da Arnolfo, otteneffi; pace da lui j ma che
dipoi inforgeflero fra loro motivi di difcordia, i quali non ccffiirono
più, finché vifle Arnolfo, pieno di mal talento contra di quello Rc
nell'Anno 8^4.
Mi è convenuto di condurre il Lettore a conofcere lo fmem-
bramcnto della Monarchia de' Franchi oltramonti, perchè quegli af-
fari ,
(i) tifando di un faJutevole conftglio^ protejìando di volere piìt tojìo pacifi-
camente avere il fuo Regno colla grazia del Re, che con alcuna jat-
tanza in fuperbire contra la di lui fedeltà : e venendo con umiltà et Re ,
ivi è ricevuto, cortejcmente . Le cofe daW una e l'altra parte, come
piacque , felicemente aggiufiate, ciafcheduno ritornoffene a" fuoi .
(l) Rudolf 0, tenuto configlio co'' Principali degli Alamanni, fpontane amenti
venne al Re (A molto) fino alla Città di Ratisbona, e molte cofe tra
loro convenientemente affeftate, egli pacificamente licenziato dal Re^
come era venuto, ritornò a'fuoi.
Annali d' I t a t. t a. i6^
Era Vols.
fari , per quanto vedremo , hanno gran connefTione con quei della me
defima Italia. V'egniamo ora a noi, cioè all'Italia llelTa. Due enin(
^Q Anno
i concorrenri a quello Regno, cioè Berengario Duca del Friuli, e Gui-
do Duca di Spoleci. Berengario, ficcomc .ibhiam già dimoftrato, nvca
avuto per Padre Eberardo iìnch'eiro Duca del Friuli, Principe di gran
valore e pietà V e P^r Madre Gisla Figliuola di Lodovico Pio. Qiiefta
parentela col langiie Reale di Francia porgeva a lui qualche titolo per
pretendere la Corona del Regno d'Italia. Non (on io pcranchc aflai
pcrfuafo, che Berengario fode di Nazione Salica, o fia Franzefc, per-
chè quantunque fuo Padre avelie gran copia di beni in Fiandra, pure
ne pofledeva anche in Lamagna, e in Italia, come apparifce dal fuo
Teitamento (<»), dove dona la libertà a tutti i Tuoi fervi . Dal Pane- (al Apui
girifta di Berengario (A), Guido Duca di Spoleti vicn chiamato Galli- Minum
Heros; e Berengari» Italicus Princeps , con aggìugnere, che Dio a ^'jj- ^»-
cus
•>■
Berengario (b) Pamgy
.......... Latium concejjit avitum . - p j
Quanto ad eflb Guido, fappiam di ceno, ch'egli era Franzefc d'ori- ^*^- j^^^^.^
ginc} e che foflc anche Parente de i Re della ichiatta di Carlo Ma- {e) AnnaL
gno, fé n'ha ballevol indizio} ma fenza fapcrfi la precifa catena di Fuldenjts
tal parentela. Gli Annali del Freero CO, e di Reginone (^) , il chia- f ''''"''• .
mano Figliuolo ìi Lamberto, anch' clTo Duca di Spoleti. Ma fembra )„^chr!nu!.
più degno in ciò di credenza, ficcome già accennai all'Anno 880. Er- (e Erchem-
chemperto (0 Storico Italiano e contemporaneo, che cel rapprefcnta fertus Hsft.
Figliuolo di Guido femore. Duca parimente di Spoleti . Secondo queflo *«/• S^-
Autore, elfo Guido, avuto che ebbe fentore, qualmente Carlo il
Groflb era vicino a gli ultimi refpiri, (1) cupiditate regnandi devi&us^
deceptufque a contribuUbus fuis , reìinquens Beneventanam Provinciam fibi
fuba^am ,i3 Spolitenfium Ducatum, abili Galliam regnai urus .Come Guido
avcflè ridotto Benevento fotto il fuo dominio, nell'Anno antecedente
fi è veduto coir autorità di Erchemperto. Ma certamente j^ione era
tornato in pofTelTo di quel Principato. Se fi può prcltar fede a Liut-
prando da Pavia (/), Storico del Secolo fufleguente, pafTava fra quelli (^) 5""'^
due potenti Principi Italiani, cioè fra elio Guido, e Berengario, una ■{"^'!" ' v
Itretta amicizia, ed era ieguita convenzion fra loro, che qualora Cario
il GrolTo Imperadore terminafle i fuoi di. Guido fi procaccerebbe il
Regno della Francia Romana, cioè della Gallia, cosi appellata a dif-
ferenza della Germania, chiamata Francia Tedefca ed Orientale; e re-
nerebbe a Berengario il Regno d'Italia. Scrive in oltre cflb Liut-
prando, che Guido, appena udita la morte dell' Augnilo Carlo, (i)
Re-
(i) lìinio dalla cupidigia di regnare, ed ingannato da''fuoi, lafciando la
Provincia di Bene'vento a Je foggiogata , e '/ Ducato di Spoleti , andò
in Francia per regnare .
(z) fi portò a Roma, e fenza il configlio de' Franchi prefe la Corona delP
Imperio di tutta la Francia.
i<^<^ ANNALI d' Italia.
Era Vele. Romam profe^us ejl , (^ abfque Fr.vicorum corifilio totius FratffU mais
Anno 888. nem pifccfit Imperii . Di qir.ltu Coronazione Romana di Guido niun
altro Sconco ha fatta minzione, e Dio fa le fuifiite. Tuttavia uc-i e
invcrifimile, perchè GuiJo era tutto di Papa Stefano F. e ficcom- e
dettodiù'pra,fu da lui adottato per Figliuolo. Colia fponda dunque
del Romano Pontefice, e tratto dalle fpcranzc, che gli porgeva Folco
Ar ave f covo à:\Kx.vc\^{wo Parente, il Duca Guido le ne andò in Fran-
cia colia bocca aperta, credendo preparato per lui o facile da acqui-
ftare quel Regno. Forfè in quel capo, pieno fempre d'ambiziofi di-
fcgni, v'era entrato quello di conquiitur prima la Francia, per poter
poi con quelle forze anche dilpodedar chi (ìgnorcggiava in Italia ed
unir facilmente in qucfta maniera i due Regni . Intanto Berengario Duca
del Friuli, trovandoli lenza gagliardo alcuno competitore, fu pacifica-
mente eletto Re d'Italia da molti Principi del Regno. La Città di
Padova ha per buona fortuna a noi conlervato il I anegirico di quello
Principe comporto da un contemporaneo Poeta Anonimo, dato alla
luce da Adriano Valefio, e da me riltampato nella mia Raccolta Re-
rum Italicarum. Un buon fanale per quelti tempi è quell'Operetta
benché fcura in alquanti lìti. Ora da cfla impjnamo, che Berenga-
rio pregato da i Baroni del Regno Italico, fi poitò a Pavia e quivi
prete la Corona del Regno, certamente per le mani di Jnfelmo Ar-
civefcovo di Milanoj e ci è pcrmcflb di credere, che allora fi co-
mmciaffe ad ufar la Corona Ferrea^ confervata tuttavia nella Bafilica
di San Giovanni Batitta di Monza, che divenne poi celebre ne' tempi
{z)Antii»t. fufleguenti, ficcome ho dimollrato in una mia DilTcrtazionc W, Così
Latin, j. z. parla quell'Anonimo Panegirilta: (*)
His moius grejfum precibus contendìt ad Urbcm
Jrriguam, cut firn Ticini abeuntibus undis .
Sujìulit bete pojlquam Regale in/igne Coronam 6cc.
Da varj Diplomi, che rcltano del mcdcfimo Re Berengario
alcuni de' quali ho anch'io dati alla luce nelle mie Antichità Italiane*
noi fiam condotti a credere, che nel Gennaio, o Febbraio del pre-
fentc Anno 888. Berengario faliflc fui Trono, e cominciafle a nume-
(b> Antìqu. rar gli Anni del Regno d'Italia. Da un Ilio Diploma (*) conctduco
Italie. Dif- ad ÀngUberga Imperadrice Vedova fi raccoglie, che nel di 8. di Mag-
[trt. 73. g,^^ deli'. Anno prclcnte, egli dimorava in l'avia, correndo V ^nn» I.
del fuo Regno. Ma non tutti i Principi e Popoli dell'Italia cooporfe-
ro lidi' elezione di Berengario, e nominatamente fon. 10 di, parere
chi; i DuLati inligni di Spolcii e Camerino lofpendcflcro il loro af-
Icnfo
(*) Così pregato alla Città, fi porttf.
Cui b.igna dc: Ticin "veloce l" onda^
E quivi la Regal Coronck^ cinft .
Aknali d' Italia. i6j
fcnfo, ne volefTcro riconofcere lui per Re, finché non apparifTe, fé Era Voig.
la fortuna fi dichiarava in favore djl Duca Guido y che era pafTaco in Anno 888.
Francia, Gli Annali del Frccro (<») dicono, ch'egli GaV.iam Belgicam .-^ ji„„aUs
(cioè il Regno della Lorena) prout Rex hahere propofuerat . Il l-*adrc FuUenjes
Daniello W pretende, che Folco Arcivefcovo di Rems, già da noi rrehcn.
veduto Parente d'efio Guido, avefTe guadagnato a favore di lui alcuni Oi) Daniel.
Vefcovi e Signori de i Reami della Borgogna e Lorena j che perciò ^fj'^H ^'
il medefimo Guido giunto a Langres fi fece quivi coronare da Geilone jom. ii.
Fefcovo di quella Città, e ch'egli condufle feco un'Armata dall' Ita-
lia. Onde abbia prefo tfJi notizie qucfto Scrittore, noi so immagina-
re. Gli Autori da lui citati non ne parlano ^ e per atteibto di Fro-
doardo (0, Folco proteftava di non aver promofib gli affari di Gui- {c)Fr(ido*r-
do. Molto meno fi sa, perchè eflo Padre Danie'lo f-iancamente afie- dus Hi/lar.
ri(]e, che il Duca Guido era Figliuolo di una Figliuola di Pippino Re^^'^- '• S-
d' Italia., Figliuolo di Carlo Magno. Né Tufiìrte a mio credere il dirfi
da Liutprando (i), che avendo Guido mandato innanzi 'alla Città di (d) tiut-
Mctz un fuo Scalco, per preparargli la tappa more Regio .^ quel Ve- frand. nifi.
fcovo fece una gran provvifione di cibi} ma intendendo, che lo Seal- ' ^' '•^'
co d'ordine di Guido volea pochifiìma provianda, una tale fpilorce-
ria gli fece mutar penficro di favorir Guido, talmente che fi dichia-
rò in favore d'Odone Conte, che poi fu eletto Re. La Città di Metz
riconofccva allora per fuo Signore yfrnolfo Re di Germania, fé e ve-
ro, che fofTc quivi tenuto un Concilio {e) Anno ab Incarnatione Do- (g) i^kit
niim nojlri Jefu Chrìfli DCCCLXXXFIII. Regni Domni Armi fi ghrio- Conciliar.
fij]ìmi Regis Primo , die Kalendartim Majarum , o Martiarum . E però ^*'*' ■'■*'•
né a Guido né ad Odone potè cfTere favorevole Roberto Vefcovo di
quella Città .
Quel che è fuor di dubbio, il Duca Guido chiarito fra poco del-
le vane fperanze, che l'aveano condotto in Lorena, (*) invifus ^
inauditus da i fuoi Franzefi, com? fcrive Erchemperto, fé ne tornò
mal contento in Italia. E giacché non gli era riufcito di afferrar parte
alcuna della Monarchia oltramontana de' Franchi , cominciò a rivolge-
re tutti i fuoi penfijri alla conquida del Regno d'Italia, e ad abbat-
tere il già divenuto Re Berengario. Qiiclli intanto il meglio che po-
teva fi andava affodando nel nuovo fuo Regno > ma era minacciato da
Jrnolfo Re di Germania, che già ammannito un poffente efercito, fi
diipontva a calare in Itah'a. Berengario per atteftato de gli Annali del
Freero (/), hoc prtecavens^ ne ìtalicum Regmim cum tam valida, manu (f) Ann0.l.
ingrejfuro per per am pateretur., mifjìs ante fé' Principihus fuis^ ipfe vero in Fuldenfes
oppido Tareutino (ha da dire Tridentino) Regi fé pnefentavit . Ob id er- ^rihm^
gè ^ a Rege ejl clementer fufceptus , nihil^ue ti ante quaftti Regni ab-
Jlra-
(*) odiato^ e non afcoltato .
lóS Annali d' Itali a.
Era Vo\%. ftrahittir . Rxcipiuntur Curtes Nuxium, (^ Sngum . (i) Si può credere.
Anno 888. q\^q anche Berengario riconofcellc dui Re Arnolfo, come da (uo So-
Caì Eccard '^'^'^^^ì '^ R-Cgno d' Icalia. Vuole 1' Eccardo (<»), che Navium lignifichi
Rtr.Germt- Una Villa fituata fopra di Trento, ed appellata oggidi ia Nave ^ e può
mcar.l.^i. itare . Ma non già, che Sagum diventade poi Città, ora perduta, da
cui trafle il fuo nome Sagis picciolo Forto di Comacchio alle rive
dell'Adriatico, appellato oggidì Porto di Magnavacca,. Non può (ta-
re, che Arnolfo (i facefle cedere quel fito, troppo lontano da' confini
dc'fuoi Stati. Arnolfo fé ne tornò indietro pel Friuli nella Carmela,
dove celebrò il fanto Natale, ma con una terribil perdita di cavalli,
perchè entrata fra elli un'epidemia ne fece un afpro macello. Io so,
che in quello medcfimo Anno gli Annali fudd'-tti del Freero e Regi-
none (copiato poi da altri fuHeguenti Storici) mettono la guerra fuc-
ccduta fra eflo Berengario Re, e Guido Duca di Spoleti, che alTunle
anch' egli *il titolo di Re) e le due fanguinole battaglie, colle quali
quelli due Emuli fi difputarono la Corona del Regno d'Italia, prima
ancora che feguilFe l'abboccamento fudJetto fra il Re Arnolfo e Be-
rengario. E che quelli Autori Tedefchi non pollano aver fallato in-
torno a tali fatti, pare che non fc fie abbia a dubitare, da che anche
ih) Erchem- Erchempeito ('') Storico Italiano, il quale in quelli tempi appunto
fert. uiftor. terminò la fua Storia, dopo avere fcritto, che l'Armata navale de'
e. 8i. CT-Si. Greci diede una rotta a quella de' Saraceni vicino allo Stretto di Sici-
lia nel Mefe di Ottobre dell'Armo 888. aggiugne tolto: (t) Hoc etiam
Anno reverfus e/i Guido ad Italiani^ quam principare cupit^ fed obtinere
nequii . y« Italiam juxta Civitatem Brefcianam cura Berengario t^ ipfa
Duce confliBus^ in quo nimirum confliStu utriufque partii acid crudeltter
cafa eft . Spolia autem caj'orum a Berengario recollecìa funi . Patii funi
tantum ad invìcem ufque in Epiphania , qua; celcbratur mi. Idus Janua-
rii . <^uum autem uterque fé junxeiint ad paiium , vel ad bellandum , quod
deinceps egerunt , prjjenti Opufculo i/ijeram . Qiii finilce la Stona di Er-
chcm-
(l) di quello cautelando fi a tempo., per non fofrir male da chi era per en-
trare nel Regno Italico con sì forte armata ., mandati avanti di fé i fuoi
Principi y egli pei si prefentò al Re nel Cijlello Talentino (Tridentino),
Per quejlo adunque anco dal Re fu accolto con clemenz.t , e niente gli è
tolto del Regno acquijlato , eccettuate le Corti di Navi , e Sago .
(z) In quejl' anno ancora ritornò Guido in Italia , alla quale brama di co-
mandare , ma non ia può ottenere . In Italia prejfo la Città di Brcfci»
fuvvi battaglia tra Berengario e l' ifleffo Duca , in cui se ne diedero alla
peggio fcambievehnente /' una e r altra armata . Da Berengario poi rac-
colte furono degli uccifi le fpoglie . Fe:ero tra loro tregua fino alla Epifa-
nia ^ cioè fino alli 6. di Gennaio. Effendofi poi l' uno e l'altro uniti per
il concordato .^ o per la guerra .^ che dipoi fecero^ lo inferirò nel prefente
Opufcolo .
Annali d' Italia. 169
chcmpcito, con lafciar noi al buio di quel che pofcia avvenne. Non Era Volgi
fi può negare: la Storia d' ItalÌ4 è qui imbrogliata non poco. Due bat- Anno 888.
taglie fenza dubbio fi diedero da Guido a Berengario} la prima fvan-
taggiofa, e l'altra favorevole ad eflb Guido. Per quanto apparifce dal
Panegirilta di Berengario, pafsò non poco tempo fra l'una e l'altra.
Non so io immaginare, che Guido Duca di Spoleti in un folo Anno
pafl'aflc in Francia, o per dir meglio nel Regno della Lorena} quivi
faccll'e maneggi per ottener quella Corona, e dopo aver rnunato mol-
te brigate d'armati, ritornale in Italia, e poteffe mettere infieme un
efercito per la prima giornata campale, e un altro per la feconda .
Quel che è più, elfo Panegirilta, Autore fé non contemporaneo, che
almcn gode la prefunzione d' eflere ftato non lievemente informato di
quegli affari, fcmbra dire, che dopo efierc ftato eletto Re Berenga-
rio, celi fi godette quafi un Anno di pace («) : W ^«««y-
' ° ° * ' mus in Pa^
ntgyrico
Btrtngar,
P. 1. T.
Rer, Italie.
Jnnua vix foto raiilaruni fiderà Alundo Berengarìi
Pace fub hac . P. 1. T. 11.
E però ciò pofto, cadcrebbe la guerra con amenduc le batta-
glie fuddctte nell' Anno feguente 88p. Ma perchè il l'uo dire ^uajt un
Anno, ci lafcia luogo a credere ritornato Guido in Italia ne gli ulti-
mi Mefi dell'Anno prefente: però mi figuro, che gli rcftaflc tempo
di dar prima del verno una battaglia a Berengario . Confcfia il Poeta
iuddctto, non sì tofto efierc giunto in Italia il Duca Guido, che fi
diede ad allertile un'Armata d'Italiani. Alcune brigate di Franzefi
(l'abbiamo anche da Liutprando ) aveva egli feco condotto in Italia.
(i) Camerifios atque Spoletinos^ fiducialiter ut propinquo^ adiìt ^ dice lo
lleffò Liutprando {b) . Bercngarii etiam partibus faventes^ ut infidos^pe- (b) Vmt-
cuniarum gratta acquirit . Aggiugne il Poeta, che fpezialmcnte la To- pr*nd. nìfl.
l'cana, la quale dianzi avea giurata fedeltà a Berengario, ribellata prefe '• '■ '"f" ^'
l'armi in aiuto di Guido. Né è da maravigliarfene . Quivi, ficcomc
vedremo, dominava jidaìberto li. iVIarchefe e Duca, fuo Nipote.
- - - - - - Male fida receffit
Sed penitus Tyrrhena r/i.^.nus , hoflefque protervts_
Exfultans in Regna tulit .
Potrebbono nondimeno tali parole intenderfi de' foli Spoletinj,
perch'effi, come altrove ho detto, paflavano allora per Popoli di To-
Icana. Lo ftcflb Poeta avea prima detto, che Berengario ne' tempi
addietro
Tom. F. Y - - 'fti-
( I ) andò con fiducia «' Camerini ed agli Spoktini come vicini . Col denar» \
guadagnò anco i partigiani di Berengario , tome infedeli , ^
170 Annali d' Italia.
Era Volg.
Anno 888. . _ . _ . Jlimulis quia ntotHS in'tquis
Firiibus abfentes Gallos quafivit Etrufcis^
con alludere alla guerra fatra nell' Anno 885. di eflb Berengario al
Ducato di Spoltri per ordine di Carlo Grado Augufto. Con quelle
armi s'incamminò conerà del Re Berengario il Duca Guido. Trova-
valì allora Berengario nel diftretto, o nella Città di Verona, trat-
tando d'aggiuftamcnto col Re Arnolfo > del che abbiara parlato di
fopra .
- - - Princeps aberat^ pacemque parjbat
Imperio^ Venna Athejìs^ qua, eulta falubris
Irrigat .
Però ne gli ultimi Mcfi dell* Anno, e dopo T abboccamento fatto
con Arnolfo, dovette eflere la morta di Guido, incontro al quale mar-
ciò Berengario con quante forze anch' egli potè. Due fenza dubbio
furono le battaglie, ed amenduc fanguinofilìlmc, che fcguirono fra
quelli due Competitori.
Se vogliam credere a Liutprando, la prima fu alla Trebbia) fra
pochi giorni fucccdette l'altra nel Brefcianoj e in tutte e due toccò
a Berengario di foccombere. Non la feppe giufta. Cioè nell'ordine
di quelle giornate campali, e nell' efito d'clTe s' ingannò . Il primo fat-
to d'armi tengo io, che fucccdelTe nel territorio di Brefcia, e quello
nell'anno prefente, e colla peggio di Guido. L'altro nell'anno fulTc-
guente e colla peggio di Berengario. Erchemperto, il quale, ficco-
me abbiam veduto di fopra, diede fine alla fua Storia fui finir dell'an-
no prefente non conobbe fé non una battaglia fra Berengario e Gui-
do) e quella accaduta nel Contado di Brclcia) e in clfa c<eferum fpoli»
a Berengario recolle Sia funt . Ciò vuol dire, che il cimento riufci di mag-
gior vantaggio ed onore a Berengario. Vien confermata la (Icffa ve-
rità dair Anonimo Panegirifta, Autore anch' erto degno di gran riguar-
do. Dal fuo racconto apparifcc, che nel primo fatto d'armi non riu-
fci già a Berengario di fconfiggere il nemico, perchè la notte fopra-
vcnuta diflurbò il corfo della vittoria. Tuttavia rellò egli padrone del
campo della battaglia: laonde nel giorno apprclTo Guido ipedì Am-
bafciatori a chiedergli la grazia di poter dare fcpoltura a i luoi morti,
che afcendevano ad alcune migliaia: e l'ottenne. Non altro conflitto,
che quello penfo io, che fucccdeflc nel prefente anno, perchè vi vol-
le non poco di tempo a reclutare ed aumentar le Armate) e fpczial-
mente aderendo Erchemperto, che reflarono i due Emuli di fare un
CongrelFo nel di dell'Epifania per trattare di qualche maniera d'ag-
giuttamcnto fra loro. Finché non fi fcuopra qualche Diploma, che ci
faccia veder Guido in Pavia nel fine di quell'anno, o nel principio
del fufl'egucnte, fembra più credibile, ch'egli fc ne impadrcnifie do-
po.
Annali d' Italia. 171
pò la feconda battaglia nell'anno feguente. Mentre quefti Principi con- Era Voi?;
tramavano si afpramente fra loro, anche elione Principe di Benevento Anno 88^.
era in faccende centra de i Greci. Gli era venuto fatto di ribellare
ad cffi il Popolo di Bari coli' uccilionc del prelìdio, e rimettere quel-
la Città fotto il fuo dominio. Nella Cronichetta (<») da me ilampata {ì) Antìquì-
altrove, fotto quell'anno fi legge: Pcrdiìio fuit faSia in Varo per Gra- tot. Italie.
(OS.) cioè in Bari. Diede anche aiuto ad ^tenolfo Conte di Capoa, che ■^#'''- S-
s'era fottomeflb alla fua fignoria (^), con eflcre cagione, che quello ^j,) Erchem-
Principe non folamente ricuperò l'Anfiteatro, già ridotto in Fonezzi fertus nìft.
da Atanafio 11. Vefcovo di Napoli, continuo martello de' Capuani, «''/• 73- 7j.
ma anche diede una rotta all'cfcrcito di quel Vefcovo, con che rin- ''' ^ ^^'
tuzzò non poco l' infoffribile di lui orgoglio. Fu forzato Atanafio a
chieder pacej ma le paci di quello mal unco Vefcovo fatte per un
anno, non duravano ne pur dodici giorni . E intanto i fuoi cari Sara-
ceni abitanti al Garigliano, ovunque loro piaceva, divoravano tutti i
contorni, né davano cfenzione alcuna a gli fteflì Napoletani, permet-
tendo Iddio, che colloro fodero il galligo di chi tutto dì fi ftrviva
d'ellì per infellare i fuoi vicini. Ora tornando al fuddetto Aione Prin-
cipe., recatogli l'avvifo, che Coftantìno Patrizia e General de' Greci a-
vca meflb l'afiedio a Bari, colle lue milizie, e con un rinforzo di
Mori marciò per Siponto in aiuto di quella Città . Arditamente attac-
cò la zuffa, e a tutta prima colla llrage di moltiffirai Greci parve,
che la fortuna ^\ dichiarafie in luo favore. Quando eccoti fopiagiugncre
Coltantino con tre mila cavalli frcfchi, co' quali diede una tal rotta a
i Beneventani, che quafi tutti vi rimafero o morti o prigioni, e Io
fteflb Alone (tentò a potcrfi ritirare con pochi de' fuoi in Bari. Co-
minciò egli dipoi a tcmpeltar con lettere Atenolfo Conte di Capoa per
aver foccorfoj ma quelli era di nuovo in rotta coi fuddetto Vefcovo
Atanafio, uomo di niuna fcdej e laddove inaddietro i Napoletani fi
tenevano fotto i piedi i miferi Capuani, prevalendo ora quelli, dava-
no il guado a tutto il territorio di Napoli} Atenolfo in vece di recar
aiuto all'aflediato Alone, Itabili una pace e lega col Generale fuddet-
to de' Greci. Non diflbmigliante fucccflb ebbero l'altre premure di
Aione, per avere de i rinforzi da i Galli, cioè dal Duc-ato di Spole-
ti, e da i Saraceni. Quantunque promettefie loro monti d'oro, niuno
fi volle muovere per loccorrerlo, in guifa che veggcndofi beffato da
tutti, e troppo ridotto in angultie, gli convenne capitolar co i Gre-
ci, e rendere loro la Città. Se ne tornò egli libero a Benevento con
grandi minacele centra di Atenolfo, e di Alatone Abbate di San Vin-
cenzo di V^olturno, perchè l'aveflero in tanta neccflìtà abbandonato e
delufo. Secondo la teltimonianza del Dandolo (f), pafsò inquell'an- {c^ Bandai.
no all'altra vita Giovanni Doge di Venezia, in cui luogo fu concor- '" cbrainco.
demente eletto Doge Pie/ro Tribuno, pcrfonaggio di tutta bontà, ^°,^' },^/-<._
che da Leone Jrti^erador di ColtancinopoU fu creato dipoi Proto/pa-
tario .
Y 2 Anno
i/x Annali d' Italia.
Anno di Cristo dccclxxxix. Indizione vii.
di Stefano V. Papa 5.
di Berengario Re d'Italia 2.
di Guido Re d'Italia i.
A**o\°8^* /^ Non fcguì il Congreflb, di cui s'era convenuto fra il Re Beren-
V^ gario e il Duca Guido; o fé fcgui, non ne rifukò accordo veru-
no, e fu perciò rimefla alla decifion dell'armi la conccfa del Regno.
Accudirono dunque amendtie quc-lti Competitori nel verno e nella pri-
mavera a rinforzar le loro Armate: al che fu neccffiirio gran tempo,
perchè Guiilo fece venir di Francia non poche brigate di combatten-
(a) Anon-j- ti. Veggonfi dcfcritte dal Panegirifta fuddetto {a) le di lui Ichierc.
tnus Pane- Cinquecento fanti, calati dalla Francia, erano comandati da ^/;/r^mtf,
gync. £c- ^ j^^ Anfcarto Fratello di Guido. Menava trecento cavalli Gaufììno-,
p. 1. T. II. altrettanti Uberto. Seguitavano le milizie della Tofcana, fé pure col
Rfr. Italie, nome di Tyrrhena Juventus non vuole il Poeta difegnare Spoleti. Veni-
vano apprelfo mille foldati di Canterino. Pofcia jilberico con cento pe-
doni, fperando di acquiftarfi tal mento, che ne aveffe poi in ricom-
* penfa il Ducato di Camerino. Concorfe eziandio Rinieri con altre fol-
datcfchej e Guglielmo.^ che menava trecento corazze. Condottier d'al-
trettante tra V baldo., che fu Padre di quel Bonifazio^ che noi vedre-
mo a fuo tempo Duca porcntilTimo di Spoleti e di Camerino. Suc-
ccdcrono in fine alcune migliaia di gente avvezza non alle fpade, ma
folo a gli aratri. Tale era l'Armata di Guido. Ragunò anche Beren-
gario quante genti potè. Gualfredo^ che era, o pure che fu dipoi crea-
to Marchefc del Friuli, marciava alla telta di tre mila Furlani . Ve-
niva poi Unroco con due altri Fratelli, tutti Figliuoli di Suppone già
Duca di Spoleti, e dipoi, fecondo le apparenze. Duca di Lombar-
dia, e Suocero probabilmente del Re Berengario, conduccndo mille
e cinquecento corazze . Marciavano Leutone e Bernardo fuo Fratello
con mille dugcnto cavalli Tedefchi . Pofcia un Alberico con cinquecen-
to altri cavalli, forfè anch' tflì tratti dalla Germania. Succedevano poi
altre foldatefche fotto il comando di un Bonifazio., di un Berardo., di
un yizzo feroce, e di un Olrico., che era o fu poi Marchcfe, e figno-
leggiava prcffb all'Adriatico, oltre ad una gran folla di rufliche mi-
lizie. Non è a noi polfibile oggidì lo fcifrare di quali Città o Luoghi
foffcro tiuti quelli Condottieri d'armi . Atteda il fuddetto Poeta, che
in quelle Armate alcuni Vefcovi ancora il trovarono maneggiami in
vece di Pallorali fpade e lancic} ma per la riputazione del facro lor
Minillero, non li vuol nominare. Regnava tuttavia in quello Secolo
un tale abufo, del quale s'è parlato altrove. Si venne finalmente alla
feconda giornata campale, ma non già fui Brefciano, come pensò Liut-
pran-
k
Annali d' I t a l i a. 173
prando, ma per quanto fi può conghietturare, alla Trebbia fui Pia- Era Volg.
cenano. Ho io dato alla luce un Diploma del medefimo Guido W, r^^'jj^f-:
fcricco IX. Kal. Mali Jnno Incarnatioms Domìni DCCCLXXXFIIII . )^'^_ ^^'Jh.
ImUctìone Vili. Jaum Piacenti^ . Potrebbe quefto Documento com- Dijfert. 34.
provare, ch'egli appunto fi trovafle in Piacenza nel di z]. di Aprile
di quell'anno, cioè prima o dopo il fopradctto conflitto, fé non dia
abbiam qui V Indizione FUI. che non s'accorda coli' anno 889., ed appar-
tiene all'anno feguente , convenendo per altro tutto il retto ad un autentico
Diploma. E '^\ olTervi, che quivi Guido conta già X Anno II. del Regno :
fcgno ch'egli per non elTere da meno di Berengario, aveffe cominciato a
dedurre il principio del fuo Regno dalla morte di Carlo ilGroflo; ma for-
fè tu dato quel Diploma folamente nell'anno appreflb . Abbiamo poe-
ticamente dclcritto quello fatto* d arme, che collo la vita a parecchie
migliaia di perlone, dal Panegirifta di Berengario. Ma chi ne bramaf-
fe una più minuta ed efatta dcfcrizione , non ha che a leggere la Sto-
ria di Spolcti di Bernardino de' Conti di Campello W, il quale ben- {h) CamteU
che vivclle e fcrivefle nell'anno i6j2.. pure dovette aver la fortuna di '' 'fior, di
irovarvifi prefcnte, e di mirar tutte le circoilanzc di quel fanguinofo ^l"'"' '■ '^9-
conflitto, ch'egli credette fatto fui Brefciano, e ch'io piìi verifimil-
mcnte tengo lucceduto fui Piacentino. Quantunque il Poeta Anoni-
mo nel Panegirico di Berengario aflerifca, aver la notte fatto ritirare
a i lor campi le infuirate Arm.ite di Berengario e di Guido: pure il
fuo filenzio, e gli effetti (ucceduti, danno abbaftanza ad intcTiderc, che
Ile riportò la peggio Berengario. Scrive Reginone (<•), che dopo in- (e) Rhefm*
fona la gara fra quelli due Principi (*) tanta ftrages ex utraque. parte in chronuo.
pojìmodum faaa ejì ., tantufque himanus fanguis effufus., ut juxta Domini-
cam voccm , Regnum in fé ipfum divìfum , dsfolationis miferiam piene incur-
rertt. Ad pojlremam IVido viffer exijlens., Berengarium regno expu'.it . Ma
non fuflìlle, che nufciffe a Guido di cacciar Berengario fuori del Re-
gno. Qiielli tenne fempre faldo il Ducato del Friuli, e fece fua refi-
denza in \'^erona. Soggiornava egli in quella medefima Città nel dì
IO. di Settembre del prelente anno, come coda da un fuo Diploma,
ch'io ho pubblicato (rf), le cui Note fono: Data IV. Idus Septcmhrìs ^■^^/"/J^'^"
jìnno Incarnatioiiis Domini DCCCLXXXFIII. Anne vero Regni Domni Be- '^{jj-^rtl '17.
rengarit glorioftffimi Regis II. Indizione Vili. A&um Verona 11 trovo
io anche in Cremona, e padrone tuttavia di Brelcia nel di 18. d'A-
golto, ciò apparendo da un fuo Diploma pubblicato dal Margarino e . . ^^.^^^_
dato XV. Ka'endas Septembris Anno Incarnationis Domini DCCC LXXXIX. prand. nifi.
Anno vero Regni Domni Berengarii IL Indislione VII. Lmcprando {e) /, i. taf. 6.
atce-
(*) tanta ftrage daW una e dall' altra parte dipoi feguì , e tanto umano fan-
gue fi fp^rfe^ che., fecondo la voce d' Iddio ., il Regno contro fé fleffo di-
vi fo incorfe qitaji la calamità della dofolazione . Alla fint Guido refen-
do vincitore fcacciò Berengario dal Regno .
174 Annali d' Italia.
Era Volg. attcfta, che nella feconda battaglia, (i) quum maxima ftragt! fìeret ^ fu-
Anno bSp. ^a fé fé Berengarius liberavit . liaginncvolmence darn^uc lì può crede-
re, che dopo rimalto in quella campai giornaca depredo Berengario,
vcnifTe in rauno di Guido Pavia, e xMilano con altre Città della Lom-
bardia .
(a) Pagius Non ho io Caputo intendere, perche il Padre Pagi {a) parli del-
»d Ann»l. jg jj.jg fuJdette battaglie folarr.ente all' Anno 891. Senza qualche fat-
to d'arme non farebbe entrato Guido in poireffò di Pavia e della Lom-
bardia. Ora noi abbiamo, che Itando eflb Guido nella Città di Pa-
via, avendo fatta raunare in quella Città una gran Dieta di Vefcovi
delle Città a lui fuggette, fi fece folenncmente eleggere Re d' Ita-
lia. L'Atto di que Ita elezione fi truova dato alla luce nella mia Rac-
(b) Rer. colta Rerum Italkarum (^), e di nuoro nelle mie Antichità Italiche
itaik. p. 1. (e). Ricordano que' Vefcovi in cflb Decreto (z) iella horribiìia^ da-
ITaÌÌì ^^Jv*'^ nefandìjjìtnas ^ fino allora fucccdute, e tanti mali, che farebbe
ital. Di^èr- impoflìbilc il contarli, o fcrivcrli . Aggiungono, aver eglino confcn-
»«;. 3. tito di accettare per Re Berengario ( fenza nondimeno nominarlo )
(5) volentes nolente f que minis diverfis ^ ftafionibus inretiti furtive ac frau-
dulenter . Dicono di piìi, che i nemici, {^) fuper'-jeniente perfpicuo Prin-
cipe JVidone bis jam fuga lapft^ ut fumus^ evaaueruat: il che e da te-
mere, che folTe dettato dall'adulazione. Pertanto di comun parere
eleggono (f) prafatum magnanimum Primipem tVidonem ad protegendum
iS Regaliter gubernandum nos in Regem 6? Seniorem &c. giacche egli fi e
obbligato di amare e di efaltarc la fanta Chiefa Romana, e di con-
fervare i diritti dell'altre Chiefe, e le Leggi de' Popoli, e di non
permettere le rapine, e di voler la pace. Non d sa, che il Re Gui^
do facefli: altra imprefa in quell'Anno, avendo egli probabilmente at-
tefo ad afljcurarfi de i voti favorevoli de i fuddetti Vefcovi, e a ri-
durre in fuo potere quelle Città della Lombardia, che tardavano ad
umiliarfi alla forza e fortuna delle armi di lui. All'incontro Berenga-
rio è da credere, che fi applicaflc tutto a fortificarfi in Verona, e a
cercar foccorfi dalla Germania, ficcome in fatti vedremo all' Anno
fuflc-
(i) feguendo una ftrage grandij/tma^ Berengario fi trajfe fuor colla fuga.
(2) guerre orribili, e nefaKdiJfme flragi .
(j) quaft per forza j per varie minacce, t configli avviluppati furtivamen'
te e c$n frode .
(4) fopravenend» il chiaro Principe Guido, già due volte fuggiti, come fu-
mo, fi dileguarono .
(f ) // prefato magnanimo Princi^ Guido A difenderci e Regalmente gover-
narci, in Re e Signore ec.
k
Annali d' Italia. 175-
fuTeguenre . Nel prcfentc la Vedova Imperadrice Angelhergn prefen- E» a Volg.
tendo o temendo, che Arnolfo Re di Germania raedltaffe d'irapadro- Anno 889.
nirfi del Regno d'Italia, ncorfe a lui , affinchè le confermaffe i Beni
da lei goduti in efTo Regno; e a tal fine fpedì ia Germania Ertncn-
garda lui Figliuola, Regina di Provenza, Vedova del Re Bofonc .
Vicn rapportato dal Campi {a) quel Diploma, dato //. Idus Junii W Campi
Anno Dominile Incarnationis DCCCLXXXIX. IndiStione VII. Anno Se- /^^^'^ 'j. "^"
(undo piìjjlmì Regis Arnulfi . A6lum Forachen . Ma Ermengarda per al- Afpend.
tri pili importanti affari s'era portata in Germania, ficcome vedremo.
Abbiamo accennato di fopra, che circa quefti tempi fi cominciarono
a conofcerc in Germania e in Italia gli Ungri^ o vogliam dire gli Un-
gheri. Ora fi vuol aggiugnere la terribil defcrizionc di quella fiera Na-
zione, che poi divenne il flagello dell'Italia a noi lafciata defi:ritta da
Reginone {b) fotto queft' Anno . La ftrocijfima gente, dice egli, de gli (b) Kheg'm»
Ungheria, più crudel d' ogni fiera ., non mai udita ne nominata in Occidente itChromcf.
ne' Secoli addietro , ufcì de i Regni della Scitia , cioè della Tartaria , e dalle
paludi del Fiume l'anai . Cofioro non coltivano fé non di rado la terra ^ non
hanno cafa 0 tetto ^ non luogo fiabik , ma (a guifa de gli Arabi) co i lo-
ro armenti, e colle loro greggie vanno qua e là vagando., conducendo feci
le Mogli e i Figliuoli fopra le carrette coperte di cuoio., delle quali in tem-
po di pioggia e di verno fi fervon» in vece di cafe . Gran delitto è prejfo di
loro il furio . Non appetifcono l' oro e P argento, come fan gli altri uomini.
Il loro piacere è nella caccia e nella pefca . Si dicano di latte e miele . N»n
ufano vefii di lana , fupplendo al hi fogno con pelli di fiere per guardar fi da
i freddi , continui nelle loro contrade . Spinti cofioro fuori del proprio pae-
fe da altri Tartari chiamati Pezinanti, perchè non baflava alla crefciuta
lor popolazione quella Terra , vennero nella Pannonia ; t fcaiciati 0 fotto-
*'"ffi g^' Unni, appellati anche Avari (benché Tartari anch' effi di na-
zione ) s'' impadronirono di quel Regno: Di là cominciarono a far delle [cor-
rerie ndla Bulgaria , nella Moravia , e nella Carintia , uccidendo pochi colle
fpade, ma molte migliaia di perfone colle faette, [cagliate da loro con tal
maefiria , che difficilmente fé ne poffono fchivare i colpi . Non fanno com-
battere da vicino 'in forma di battaglia . Combattono a tutta clrfa co i ca-
valli, fingendo di quando in quando di fuggire, e benefpejfo quando tal un fi
crede d\iverli vinti, fi truova pili che mai in pericolo d" tjfere vinto. Ne
gli Ulferi moderni, dilccndenti da cffi, dura anche oggidi parte di
quefti loro coftumi . Seguita a dire: Vivono a guifa dì fiere, e non d' uo-
mini, e fama è, che mangino carne cruda, e bevano [angue. Inumani al
maggior fegno , in que' cuori non entra compiiffione 0 mifericordia alcuna . Si
radono il crine fino alla cute . Con gran cura infognano a i loro Figliuoli
e Servi /' arte del cavalcare e faettare . Gente [uperba , [ediziofa , fraudo-
lenta; e truovafi la mede [ima ferocia nelle femmine, che ne" mafcbi; genie
di poche parole, ma di molti fatti. Tali erano gli Ungri, da' quali prefc
la Pannonia il nuovo nome d'Ungheria, Popolo nefando, la cui cru-
deltà in breve fi vedrà venir a defolire il meglio dell'infelice Italia. ,
Cedreno (0 dà a quella, barbarica Nazione anche il nome di Turchi, fj f„„2!l',
nome
17^ Annali d' I t a l i a.
Era Volg. nome che fi ftendeva a non poche popolazioni della Tarlarla, e fi e
Anno i(jo. udito già più volte ne'SccoU antecedenti.
Anno di Cristo dcccxc. Indizione viii.
di Stefano V. Papa 6.
di Berengario Re d' Italia 3.
di Guido Re d' Italia 2.
(») Herman-
nus Cantra
ABbiamo da Ermanno Contratto (^), che in queft' Anno Jrnolfo
Re ài Germania (i) ex verbis Apoftolici obnixe rogatur^ut Romam
Kus m chr. ^eniens , Italiavìque fub ditione fua retincns , a tantis eam eruat Tyramis .
Era Stefano V. Pontefice di rara vntìi , e non e improbabile , che i
malanni di Roma per cagion de' Saraceni, e quei dell'Italia per U
guerra de i due Re, il movefiero a proccurar la veniua di Arnolfo .
Tuttavia fapendo noi, quanta parzialità egli nudrifTe per Guido Re
d'Italia, con apparenza ancora, che co i fuoi buoni ufizj ravclTeegli
aiutato a montare lui trono; non pare si facilmente da credere l'm-
vito, che qui fi fuppone da lui fatto ad Arnolfo di calare in Italia,
e di leva,'ya di mano de i due nemici Regnanti. Anzi fon iod'avvi-
fo, che ili quello racconto v'abbia dell'errore, eflcndo ben vera la
chiamata, ma quella fatta nell' Anno fulfeguente, o pure nell' 893.
ficcome vedremo, e non già nel prefenrej e da Formofo Papa, e non
già da Stefano^ tuttavia vivente in queft' Anno, il Ccntmuatorc de gli
(b) JnnaUs Annali di Fulda (^), pubblicati dal Frecro, molto piìj antico di Er-
Fuldenfes manno Contratto, fcrive fotto quell'Anno, ma fuor di fito, in pavlan-
Frehiri . Jq del Re Arnolfo; (z) yf Formofo JfoJloHco enixe rogatus inter-pclLxbat
(ferivo inierpeUabatur) ut Urbe Roma ( fi feriva Utbem Rijmam) do-
mum Sancii Petri vifitaret^ tif Italicum Regnum a malis Chrifiiatiis ^ 6?
imininentibus Paganis ereptum ad fuum opus refi fingendo dignaretur tenere .
Sed Rex niuliimodis caufjis , Cf? in fuo Regno excrcfcentibus prispediius ,
quamvis non Ubens ^ pofluluta denegavit . Copiò Ermanno Contratto que-
lle parole, ed anch' egli intefc di nominar formofo col nome di Apo-
ftolico, e non già di parlare di Papa Stefano. Ora certo e, che For-
mofo
(i) a nome deW yìpofloHco è molto pregato .^ che venendo a Roma^ e rite-
nendo follo il fiio dominio Italia , la liberi da sì gran tiranni .
(1) Da Formofo jlpojlolico con forti fuppliche era chiamato a l'ifitan in
Roma S. Pietro , col degnarft di tenere /' Italico Regno tolto a' cattivi
Crifiiani , ed a Pagani y che gli fovra/lavanf^ all' uopo fuo ritirandolo .
Alt il Re impedito da molte e varie cagioni inferte nel fuo Regno , quan-
tunque contro fua voglia , non xt fece niente .
Annali d' Italia. 177
m$fo folamente fu eletto Romano Pontefice nell' Anno feguente , e per Era Volg.
confegujnce a quell'Anno li d;;c riferir l' inviro fatto ai Re Arnolfo: Anno £90.
fé pur non volemmo immaginare, che Formofo Vcfcovo in quciti t^m-
pi di Porto, e non pcranchc Papa avcflc chiamato in Italia il Re Ar-
nolfo, col quale egli manteneva buona corrifpondenza, ed era legato,
ficcome vedremo, con parziale affetto. Ma, ficcome diflì, più tolio
nell'Anno 8pj. fi adoperò Papa Formofo, per tirare m Italia il Re
Arnolfo, e quivi perciò ne riparleremo. Attellano gli Annali fuddetti,
che trovandofi eflb Re Arnolfo in Forcheim dopo Pafqua nel Mefc
di Maggio, {i) ibi ad cunt Filia Hiudo-vvici Italici Rcgis^z;idua Bofouis
Tyrarini^ magni s cum muneribus leijiens honorijicc faj'ccpta ^ ac ad propria re-
miffa efi . Ma né pur quello fatto è nippuruio al fuo luogo. Da urj
Diploma d'elfo Arnolfo, che ho accennato d; fopra, abbiamo già ap-
prcio, che la Vedova Impcradrice Ermenguida lì trovò nell'Anno pre-
cedente alla Corte del Re Arnolfo in Forcheim. Il motivo del fuo
viaggio, e de i fontuofi regali portati al Re Arnolfo, fu il defiderio,
che Lodovico Figliuolo fuo e di Bofone ^ già pervenuto ad età conve-
nevole per governar Popoli, aflumclTc il titolo di Re de! Regno A-
rclatenfc, o fia di Provenza, ch'ella finquì avea governato, come Tu-
trice a nome del Figliuolo. Non voleva ella far quello pàlio lenza li-
cenza del Re Arnolfo, Principe potentiflìmo, che manteneva pretcn-
lìoni fopr?. tutta la Monarchia de' Franchi . E ficcome Odone in Fran-
cia, o fia ncll» Gàllia, e Berengario in Italia, non fi crederono ficuri
del polTcflb de i loro Regni, le prima non 'à furono accordati con
elfo Arnolfo: cosi Ermengarda ricorle a lui, per avere il confentirnen-
to fuo in favore del Figliuolo, con riconolcere anch' ella il Regno
fuddetto dipendente dalla Sovranità del Re delia Germania. Però tor-
nata, ch'ella fu in Provenza, raunati i Vcfcovi e Baroni del Re-
gno, fece folennementc riconofcere per Re, e coronar Lod(,vtco fuo
Figliuolo.
L'Atto di quella elezione e coronazione fi legge ftampato nel
Corpo de'Concilj ("), e fi dice fatta quella raunanza e funzione yln- (a) t/ihhi
no Incarnationis Dommica DCCCXC. IndiSìione FU. cioè o nel fine dei ccnciiìor.
precedente, o nel principio del corrente Anno. Si vede, che ii buon
Papa Stefano con lue Lettere aveva efortato tutti i Velcovi di quel
Regno a collituire Re Lodovico, Nipote per via della Madre di Lodo-
vica U. Imperadorc, al quale, come protellano que' Prelati e Baroni,
{i) prafiantijjìmus Carolus (il Grofib) Imperator jam Regiam concellerat
Ttm.F. Z Di'
(0 ivi prejfo di lui la Figlia di Ludovico Re d' Italia, vedova del Ti-
ranno Bofone, con gran regali venendo orrevolmente fu accolta , e rimanda-
ta e cafa fua .
(i) /' eccellentìfjimo Carlo Imperadore già avea conceduta la Regale Digni'
tà ; ed Arnolfo , che fu fuo Succejfore , per fua Scrittura , e per i fuoi
fagaciffimi Legati, Reocoifo (o Teodolfo) cioè, Vefcovo, e Bertaldo
Conte, fautore del Regno ed autore in tutto eJJ'ere fi prova.
lem. IX.
178 Annali d' Italia.
ER^Vo^g. Dignitatent (nell'Anno 887.) y Amulfui^ qui Succejfor ejus exftitit ^
Anso 'i9°- per fuum fcriptuyn, perqUe juos jagacijjimos Legatos^ Reoculfum (o pure
Teoàulphum) videlicet Epifcopum, (^ BertaUium Comitem ^ f autor Regni,,
auUorque in omnibus effe cotnproltatur . Degne lon di annotazione turre
quclte notizie, per incendere, come i Re della Germania acqni(ia<rc-
ro, e manccncflero dipoi la loro lupcriorità nel Regno Arctalenle, e
per conolccie quello Lodovico Re per tempo, di cui la Storia d'Ita-
lia avrà da parlare non poco, andando innanzi . Cofa operaflero in
quell'Anno in Italia i due emuli Re Berengario e Guido,, difficilmen-
te fi può ricavar dalla Storia all'ai digiuna \n quelli tempi delle cofc
noilre, e fpezialmente difettofa per la Cronologia . Abbiamo predo
(3)Ushell. l'Ughelli (.a) un Diplom-i del Re Guido, dato F//. Kaiendas Junit,
Tom %'^' -^^^^ Dominici Incarnationis DCCCXC. JndiElione f^lU. Anno Domno
in F.pifcof. IVidone Rege in Italia Regnante Primo . ASlum in Taurinenfi Gomitata .
Fejiilan. Colìmo delia Rena (^) fcrive, che ncll' Originale di quello Docu-
(h) Rena, picnto da lui veduto fi legge /ndièìione f^//. e che ciò non oltante
Duchi 'ji torna cfTo nell'Anno 890. cofii ch'io non so intendere. Qiiando ve-»
jojcan» ramente appartenga all'Anno fttfl'o 890. fi vede, che Guido metteva
fag. 111. il principio del Tuo Regno nell'Anno 889. e non già ncll' 888. come
pare, che rilulti da un altro, da me citato di (opra. Ora in quello
Diploma dice il Re Guido: ^ia Adalbertus dilekus Nepos nojìer (^
Aicirchius,, deprecxtus efi celfitudtnem nojìram^ ut Zenovio faniìa Ecdejia
Fafulana Epifcopo &:c. Certo e, che qui fi paria di Adalberto II. Mar-
chefc e Duca della Tofcana. Noi già vedemmo Tuo Padre Adalberto I.
Marito di Rotilde^ Sorella di Lamberto Duca di Spolcti in un Do-
cumento dell'Anno 884. Convien credere, che quando fu dato il Di-
ploma fuddctto dal Re Guido , fofl"e già mancato di vita clTo Adal-
berto I. con fiicccdcigli nella Marca e nel Ducato della Tofcana Adal-
berto II. di cui parla qui il Re Guido. E con ciò '^\ conferma che
lo ilelfo Re Guido fu Fratello di Lamberto,, e di Rotilda,, e Figliuo-
lo d'un altro Guido. Trovo io il Re Berengario in Verona nel di io.
d'Ottobre dell' Anno prefente, ciò apparendo da un Tuo Diploma Ori-
ginale da me veduto nell'Archivio del Capitolo de' Canonici di Rcg-
(0 Anùciu. gio (f) . Efl'o fu dato XIII. Kaiendas Novembris Anno Incarnationis Do'
Italie. Dij- mini Dece, y XC. Anno vero Regni Domni Berengarii glorioftjjtmi Rt-
prt. 67. ^j^ pjj jfiJi^io„g ly Manco di vita in quell'Anno Alone Principe di
Benevento, fc vogliam credere a i conti di Lupo Protolpata ("i) > e
(d) Lufui lafciò per fuo fucceirorc Orfo fuo Figliuolo, e non già fuo Fratello,
pmttfpata mj jjj cjà jjon peranche atta al governo.
in Chronie.
upud Pirtg.
Anno
Ammali d' Italia. i/y
Anno di Cristo dcccxci. Indizione ix.
di Formoso Papa i.
di Guido Imperadore i.
di Berengario Re d' Italia 4.
QUale ftrctta corrifpondcnza paflafle fruPapi Stefam, e Guido Re ^** Volg.'
d'Italia, l'abbiam già veduto di fopra. Seppe ben profittar Gui- '"*° •^'"
do di quello favorevol vento; e però nulia paventando dalla par-
te di Berengario, fcemato troppo di forze, s'inviò a Roma, e da eifo
Papa impetro d'cflere creato e incoronato Imperador de' Romani ncll'
Anno prcknte, e non già nel feguente, come immaginò il Cardinal
Bironio (<«) con altri. Il precifo giorno della fua Coronazione, già (a") Bay. »»
dortamentc avvertito dal Sigonio (^), fu il dì 21. di Febbraio, ciò Annui. Ecc.
colè^ndo da un fuo Diploma, da lui veduto, e poi pubblicato dall' ^"^ ■^'"*-
Ugheili (e) , e da un altro da me (d) dato alla luce , in cui Guido i\,)'si,i,nii4s
conferma ad Ageltruda, Imperadricc fua Moglie, Sorella del fuddetto de Regno
yiione. Principe di Benevento, e per confeguence Figliuola dei fu pa- isal. lib. j.
rimente Principe Adelgìfo.^ tutti i Beni a lei appartenenti o per ere- (0 i^f'-"''.
dita o per donazione lua. Fu dato quello Diploma //. Kalendas Mar- ^^^ j^"^'
tii, IndiSliine fallii. Anno Incarnationis Domini DCCCXCI. Regnante in Epijcop.
Domm IVidone in Italia. Anno Regni ejus III. Imperli illius die Prima . Parmcnf.
Aéliim Roma . Abbiamo anche pubblicata dal Campi W una Bolla del l'^V^" r?r
mcdciimo Papa Stefano., con cui fono confermati a Bernardo Fefcovo di u1t\, ^
Piacenza tutti 1 iuoi privilegj e diritti. Fu ella (cnzx.z per manum Anaji a/ti 30.
Regie narii (^ Scriniarii fanEla Romana Ecclefue in Menfe Fel/ruarii., Indi- (e) drmfi
Sìione Nona . Data IV. Calendas M:irtias per manum Zacharix Primicerii ^J'"'- '^'^"'
fannie Sedii Apojìolica , imperante Domno piiffimo Auguflo Wido a Deo co- j„ jippend, '
ronato , magno , pacifico Imperatore Anno Primo , (3 Pofl Confulatuw
ejus Anno Primo., IndiStione Nona. Cioè nell'Anno prefente, e nel dì-
z6. di Febbraio. Altre piuove ci fono., che in quell'Anno e Mefe
ci fan conofcere indubitata la Cotonazion Imperiale di Guido. Veg-
gall ancora uno Strumento Piiano, da me riferito altrove (/) . Nella (t) >«n^«;-
Bolla di piombo pendente da i fuoi Diplomi, da me vedur.i, fi mira ''''• ^'"j''*- »
nell'una parte il fuo bullo col capo coronato e con lo feudo, e all' ?'""'io'jó
intorno WIDO IMl^ERATOR AUG. E nell'altra RENOVATIO ^^"* ^^'
REGNI FRANC. dal che era ben lontano quello Imperadore, nò
pur Signore di uucta l'Italia. Se gli andavano bene gli affari, fors'egli-
avca la mira dr far delle conquide anche in Francia, lìccome appa-*
lifce dalie Lettere di Folco^ Arcivefcovo di Rems (^) . E correa voce (g) jroànr.
in Francia, òhe quello l?rckro, benché fi moltralìe tutto favorevole àui Hifitr.
a Cai'lo il Semplice, pure tenelTc fegreta corrifpondcnza con elio Guido '• 4» (■ J-
Imperadore per tirarlo in Francia. Ma dopo quella funzione pochi
Zz Mefx
l8o A N N A L I d' I T A L 1 A.
Era Volg. Meli (bpraviflc il buon Papa Stefano F. cerco effendo, ch'egli pafsò
Anno 891. nel!' Anno prefcnte ad una vita migliore. Era in quelti tempi fcon-
certata di molto la buonn armonia del Clero e Popolo Romano per
le due potenti fazioni, che vi predominavano commciace negli anni ad-
(a) Ltut- dietro. Abbiamo da Liutprando (a), che fegui non lieve fcisma nelT
fr^nd. Hifi. eleggere il novello Papa. Concorfe l' una parte del Clero e Popolo
• '• ««/• 9- nella perfona di Sergio Diacono della Ciiiefa Romana j ma allorché egli
faliva all'Altare per circrc conlecrato, la contraria p.irte prevalendo,
violentemente lo Icacciò, e fece conlecrar Formsfo ì^efcovo di Porto,
da loro eletto, e llim^to affai prò vera Religione^ divinarumque Scriptu-
rarum £5? doSìrinarum fcientia . Ma s' mganna Liutprando. Quella ele-
zione, e caduta di Sergio accadde folamente nell'Anno 8p8. ficcome
vedremo, Liutprando prende non pochi altri abbagli ne gli avveni-
menti di quelli tempi, perchè non fucccduti a i fuoi giorni. Ora noi
(I>) t«r»n. troviam qui divifi i giudizj de i pofteri . 11 Cardinal Baronio W è tutto
Zctti' P^r/'omo/ò, cfaltando le fue molte virtù, e credendolo indebitamente
(e) Mabìll. g'à fcomunicato e deporto da Papa Giovami FUI. Il Padre Mabillo-
stcui. r. ne (f), ed altri, noi fanno credere efente da colpa, perchè adducono
MtHfdia. i motivi di quella Scomunica, che non erano noci a i tempi del Car-
dinal Baronio. Certamente pare, che non mancaffe l'Ambizione di
guattar in Formolo gli ornamenti della Religione e della lucra Let-
teratura, commendata in lui da Liutprando e da altri. Ne lafciò il
partito contrario di fargli guerra, finch'egli viffc, e peggio dopo la
fua morte, liccome vedremo. Il fuo avvcrfario Sergio, non erodendoli
ficuro in Roma, fi rifugiò in Tofcana fotto l'ali di JdMerto li. Duca
e Marchefe di quella Provincia .
In queft' Anno, fc vogliamo ftarc all'opinion del Sigonio, dell'
Eccardo e d'altri, venne in Italia Zventebaldo, fpedito con un cfercito
dal Re Arnolfo fuo Padre in aiuto del Re Berengario, che fi trovava a
mal partito i e fu alTediata da effì, ma indarno, Pavia. Secondo me ap-
partiene un tal fatto all'Anno 895. dove ne parleremo. Pretende 1' Ec-
cardo, che il fuddetto Zventebaldo abbandonaffc l'affcdio di quella
Città nel Mefc di Marzo del corrente Anno, perchè il Panegirica di
(d) Antnf- Berengario (<^) fcrivc, che quello giovane Principe, chiamato da lui
"**' ^""'Z- Sinibaìdo alla maniera de gl'Italiani,
tering. ° '
P. 1. T. ir. .
f.ir. ittlit. It momtu Regis patrias Sinibaldus ad oras :
7ertis vix Luna [e cornua luce replerant .
Non appartengono a queft* Anno que'vcrlì, ficcorac dirò più abbaffbj
e poteva accorgerfene lo fteflb Eccardo al confidcrarc, che Guido fu
coronato Imperadorc in Roma nel dì zi. di Febbraio del prefcnte An-
no, e trovandofi colà, non poteva elTere in Pavia, che fu affcdiata di
Febbraio-, e noi Tappiamo da Liutprando e dal Panegirica (uddetto,
che Guido in pcrlona foftcnne qucU'afledio, e però non può cflerc
fucccduto ncir Anno prefcnte . Riportò bensì in qucll' Anno il Re
Ar-
Annali d' Italia. iSi
Arnolfo un' infigne vittoria contra de' Normanni. Reginotie fcrivc, Er» Volg.
che ( I ) ex innumerabili multitudine vix refidtms fuit ^ qui ad claffem adver- Ahno &91.
fum nuncium reportaret . Non e* è obbligazione di credergli tutto quello
gran flagello. Per la morte di elione Principe di Benevento reliò quel
Principato in una fomma debolezza, con rimaner nelle mani di Orfe
fuo Figliuolo, inetto al governo, perchè Fanciullo di foli fette Anni.
Di quelta fvantaggiofa fituazion de' Beneventani ben confapevoli i Gre-
ci, non iftcttcro colle mani alla cintola, bramofi ancora di far ven-
detta dell.i guerra lor fatta dal defunto Aione («) . Aveva poco dianzi (a) Antn-j-
Leoat il Saggio Imperador d' Oriente fpcdito per Generale delle fue Ar- ^."j^J^'""
mi in Italia ò';>«^«/;V;o, appellato da Leone Oftienfe (*) Imperialis Pro- ^^^j ,^^,_
tofpatarius^ l^ Stratigo Macedoni*^ Grafite , Cephalonia ^ atque LangO' grin. p. i.
bardia . Davano i Greci il nome di Lombardia a quel tratto di paefe, tow. /;.
ch'cffi pofledcvano in Calabria e nella Puglia, e in altri fiti del Re- ^^^'Jl
gno ora di Napoli. Ora coftui mifc l'aflcdio nel di 15. di Luglio dell' o/lienfis
Anno prcfente alla Città di Benevento, ben conofcendo, che V Impe- chronic.
rador Guido ^ troppo impegnato nella Lombardia maggiore per la guerra ''*• i- «^•49-
tuttavia durante contra di Berengario, non avrebbe molFo un duo per
diiturbar qucli'lmprefa . Fecero una lunga e vigorofa rcfirtenza i Be-
neventani > ma in fine, perché non avcano forze da poter fare slog-
giare i Greci, né altronde fperavano aiuto, lufingati ancora dalle pro-
mefl'e d'un loave trattamento, che Simbaticio andava lora con fegretc
ambafciate facendo penetrare: capitolarono la refa della Città, dove
pacificamente entrarono i Greci nel dì 18. d'Ottobre, divenendo pa-
droni di tutte le dipendenze di quel Principato. In quelt'.Anno an^
Cora per atteftato del Dandolo (0 Pietro Doge di Venezia avendo fpc- yj chr'nit'.
dito a Havia i fuui Ambafciatori a Guido Augulto, (z) ab eo obtinuit x»». xii.'
Pnvilegium in ea forma , qua Prtedecejores fui Imperatorts Due/bus Fé- x.tr. luUc
netiarum reirouBis temporibus concefferaiU . Fu rapportato dal Cardinal
Baronio , e dal Padre Mabillone un Diploma di Guido Augullo ,
dato in queft' Anno nel di primo, o nel dì ij. di Novembre ia
Balva Città allora del Ducato di Spoleti, dove era egli capitato,
e Benevento redeuntes noftra cum Conjugi ^ la quale gli partorì Lamberto
fuo Figliuolo, che vedremo Imperadore nell'Anno fcguentc: per la.
qual grazia a lui conceduta da Dio, egli dona al Moniftero Voltur-
nenfc una Chitfa, e tanto oro, quanto pefa il Real Fanciullo. (^) Ho (d) chrmtti.
io prodotto alcune ditììcultà intorno a qucfto Documento, il quale, yti"*''»"'/-
quando mai G fupponclTe nato Lamberto in quell'Anno, vien certa- j^^^ jtttiie.
mente da me creduto apocrifo, perchè molto prima era. venuto alla ^u^. 420.
luce
( I ) M una moltitudine innumerabile appena vi reflÒ, chi portajje airar*-
mata f infaufla novcUa.
(1) da ejfo ottenne il Privilegio^ tal quale i Predecejfori fmi Impir adori
né' tempi andati »vtano concedute a" Dvgi di Fenezia.
l82, A N N A L I d' I T A L I J| .
Era Volg, luce qucfto Principej oltre di che non f>otè Quido tornare in' tempi
Anno 891. [jji ^^ Benevento, ch'era in mano de' Greci .
Anno di Cristo dcccxcii. Indizione x.
di Formoso Papa i.
di Guido Imperadore 2.
di Lamberto Imperadore i.
di Berengario Re d' Italia j.
j . I" \v.
NOn fembra già che Fortmfo Papa foflc molto portato in fevore
(ai ^»»4(« • '^^ ^"'^^ ^"'P«*'^dore ^ an74 fc dobbiam credere ai Continuator de
ruUtnftt g'' Annali di Fulda (<»), pubblicati dal Frccro, le cui partile ho ci,--
Frtheri. tato all'Anno 890. egli non fu sì tolto Papa, che invito il Re Ar-
nolfo a calare coli' Armi in Italia per liberarla da i cattivi C'ri/iianiy
nul^cI^nÀ- ° ^'^ ^^ ' '^'*'^""'i co"i^ Ieri ve Ermanno Contratto (^), cioè da Gui-
Hus in chr. '^° •> ^ ^^ Berengario, la nemicizia e guerra dc'quali fi tirava dietro
la defolazion di buona parte delle contrade Italiane. Ma probabilmente
un tale invito è da riferire all'Anno Icgucnte. Contuttcciò dovette
qucrto Pontefice accoraodarfi alle vicende e circollanze de' tempi. Al-
lorché egli fall fulla Cattedra di San Pietro, trovò già creato Jmpe-
rador de' Romani Guido ^ cioè chi in quelli tempi cicrcitava. giurisdi-
zione fovrana in Roma Itefla, e ne gli altri Stati della Chiefa Ro-
mana. Però non potè negare ad eflo Guido Augufto di dichiarar©
Collega nell'Imperio, e di ornare colla Corona Imperiale Lamberto^
{c)chromt. Figliuolo affai giovane del mcdclìmo Guido. Le Noto Cronologiche
Cafaurienf. di vatj Diplomi, dati da efl'o Lamberto, in compagnia del Padre, o
Rtr'nJil' P"*"^ ^^ '"' *°^°» ^^ guidano a Gonofcere, che la di Imi alTunzione e
(diAntiqui- coronazione fegui lenza fallo nel prclentc Anno; il' che parimente Ci
tat. Italie, vede confermato doli* Autore della Cronica Cafaiirienle CO.. Del giorno
Difirt.s.o- prccifo, in cui gU fu conferita la Corona Augultalc, ho io fatta ri-
ìe) Tiortn- "'^'^* "^'^'^ Antichità Icaliclic (^), e benché non l'abbia potuto con
4im Mtmor. ^ìcurezza acctrrare., tuttavia da. uà Placito Lucchefe riferito dal Fjo-
di Mtuild* rentini (0, fi può ricavare, ch'egli prima del giorno Quarto di Mar-
m ^" AW ^° conregmffc il titolo d' imperadore. Fu feruta quella Carta A>ino
i«VsÌ*r. it^P^f" Damni Lambirti Scxto^ IF, die Menfti Mariti^ Indimonc XV.
Tetii V. ' Cloe neir Anno iSst?.. Note iadicaiiti, che prinja del di IV". di Marzo
in Atpencl. dell'Anno corrente, dovette elfere conferito a Lamberto in Roma il
•d f/x/f»/. diademi Imperiale. Ma avendo io quivi citato un'altra Carta pro-
iÌ)''Ant:q. ^^'^ dall' Ughclli (/), e fcntta in yJniio ^into Lamberti Jmpertitom
hai. D.ffer' Menft Marti 0 per Inditi. XF. cioè nel meJefimo 8-97. per a-c-coiniarKiiie-
*iit. 8. Ito con quel Documento, fi truova qualche diflicultà. Vegga, chi
/4/^//"r'"' ^^°'^^ ^* fuddetta mia Diflcntaxione {g) nelle .'antichità Italiane. Ag-
clj/rr' 19. g'U"gOj vederli un Diploma, W di Guido Augolbo fuo Padre, d^to
in
Annali d' Itali a. 183
in Roflelle di Tofcana nel dì if. di Settembre dell'Anno prcfentc, Era Volg.
fenza che vi fi legga 1' Anno dell' !mp<;FÌo di Lamberto , il che non Anno £91.
ben s'accorda col luddetto luppofto. All'incontro ho io prodotto un
altro Diploma (.i) dell'Archivio del Moniftero di Santo Ambrofio di (a) ibidi»,
KUhno ^ i'cmio Kii^endis Mai: ^ Indizione X. Anna Domini DCCCXCIl. Difirt. 6.
ImpBf^ante Donino tVidom Imperatore^ Regni eJHS II f. Imperii illius IL
Anno Lamberti Imperatoris I. JSluyn Ravenna : dove probabilmente tor-
nando da Roma, fi trovarono quelli due Augufti. Finalmente accen-
nerò all'Anno Spf. un Privilegio d'eflo Lamberto, per cui appari-
fce, che nel Febbraio di quell'Anno egli contava V Jnn» Prima del
fuo Imperio.
Difiì già che Odone Conte di Parigi era (lato eiettò ed accettato
da i Popoli della Gallia,o fia della Francia Occidentale, per loro Re,
a riicfVa dell' Aquitania, che gli fu contraria. Era egli intento a ridut
colla forza anche gli Aquitani alla fua ubbidienza, quando nel dì 18.
di Gennaio di quell'Anno Folco jlrcivefcovo di Rems , avendo^ com-
moffa a ribellione non poca parte de i Baroni Franzefi, dichiarò e co-
ronò Re di quel Regno Carlo il Semplice^ Figliuolo del Re Lodovici
Balbo . Si cominciò pertanto non meno in quel paefe, che fi faceflc in
Itali*, a guerreggiar fra i due pretendenti, e nell'uno e nell'altro Re-
gno a verìfi-carfi il détto de-1 Salvatore, òhe Regnum in fé divifum de-
fijiabitar. In una delle fue Lettere, citata da Frodoardo W, icrivc il £'/'^f^^"
fuddetto Folco ArcivefcoVo, avere i fuoi nemici fparfa VDce, ch'egli Ri~f„f^f_
avcfle intavolata quella ribellione, e alzato al Trono il giovanetto C-ar- l. 4. *. y.
lo, per poi introdurre con tal pretedo in quel Regno Guido Impera-
dore, con cui veramente era Folco anima e corpo, e llrettamente unito
di parentela. Ma egli protefl?. , che quella e un'indegna calunnia, né
cfierc an par fuo, ficcomc uomo d'onbre, e nobilmente nato, capa-
ce di una Gabbala sì fatta. Furono poi elisione le funelle diflenfioni
di Guido, e Berengario in Italia, che i Popoli Italiani cominciarono
circa i tempi prefenti a fortificar te loro Città e Cartella, poiché per
la pace si lungamente confervata in quelle contrade fotto gì' Impc-
radori Carolini, i piìi viveano alla Snartana. Ciò fi raccoglie dall' e-
fempio di Modena, nella quale Leodoino Fefcovo itce. far varie for-
tificazioni alle Porte, e nuovi baftioni, ben provveduti d'armi, non
già contra i Padroni, cioè centra di Guido e di Lamberto Augulli,
qui allor» fignoveggianti, ma per difefa de' proprj Cittadini, come
coda dall' Hcrizione da me riferita altrove (0, dove fon quelli vcrfi:. (c)Antiqui-
tat. Italie.
HIS TUMULUM PORTIS ET ERFCTIS AGGERE VALLIS, -D'/"-'- i-
FIRMAVIT, FOSITIS CIRGUVl LATITANTIBUS ARMFS,
NONI CONTRA DOMTNOS ERRCTUS CORD \ SERENOS,
SED CIVES PROPRIOS CUPIENS DEFENDERE TECTOS..
(d) Chrtn'u.
Lcggefi nella Cronica del Moniftero di Volturno Cd) un Privi- ^J'^'^'fT^'i
legio conceduto a Maione Abbate di quel facro Luogo da Giorgio Pro- ^j^ ' italif,
tofpa-
Era Volg.
(a^ ìlernm
Italie. P. I.
Tom. 11.
f. 179. V
291.
(b) Paitus
*d Annal.
(c) Trtdtdr-
iui Hifior.
SLtmtnf. i. 4.
(d) Siblio-
tbtt» Patr.
T*m. xril.
(e) Rrr.
jttlU.P. 11.
Ttm. I.
184 Annali d' Itali a.
rorpaurio Imperiale e Stratigo (cioè General dell'Armi) delta Cefa-
lonia e Lombardia, a nome de 1 Scieniflìmi Imptradori, cioè di Leone
ed y^/f^»^;o Imperadori d'Oriente. In fine (\ fcorgc, che anch' egli ,
come era in ufo di varj Principi d'allora, dice di aver bollato quel
Decreto con Bolla, di piombo., Menfe Jugufii., Decima IndiSìione . Di
quello Giorgio Patrizio, che fucccdettc a Simbaticio conqui (latore nel
precedente Anno di Benevento, fa menzione oltre all' Anonimo Saler-
nitano, una Cronichetta W, data alla luce da Camillo Pellegrino,
con aggiugncre, ch'egli o nel prcfenie o nel (uflTeguente Anno andò
a mettere l'afledio a Capoaj ma quelli fi dovette bravamente difen-
dere, né fi sa, ch'egli fé ne impoflelTafle. Riferifcc il Padre Pagi (*)
a qucft' Anno le due fanguinofe battaglie fuccedurc fra i Re Berengario.,
e Guido .f di fopra da noi vedute all' Anno 888. ed 88p. Non fi può mai
credere, che Guido, da noi veduto ne gli Anni addietro lìgnoreg-
giantc in Pavia, e nella maggior parte della Lombardia, fc ne foflc
impadronito fenza colpo di Ipada, e che fi forte differito fino a que-
fli dì il provar le loro forze in qualche campale giornata. Oltre di
che Erchcmperto ed altri Storici fi truovano contrarj ad una tale opi-
nione. Vero e, aver Papa Formofo, per relazione di F^rodoardo (0,
fignificato a Folco Arcivcfcovo di Rems, che era per tenere un Con-
cilio Generale in Roma, die Kalendarum Martiarum Jndiiìionis Decima.,
cioè nell'Anno prcfente, fé pure non fu nel feguente, perchè fi legge
Jndidìionis Undecima nel redo pubblicato nella Biblioteca de' Padri {.d) .
(*) Jn quibus Literis fatetur., Italiam tunc femel ^ fecundo borrida bella
perpejpim., £jf pane confumtam: le quali parole cita il Padre Pagi in
confermazione della fua credenza. Ma da quelle nulla fi può conchiu-
dere j perchè ne' correnti tempi ancora continuò più che mai un' ar-
rabbiata guerra fra quelli due Competitori. E noi vedremo all'Anno
feguente ridotto a si mal termine Berengario, che fu coftretto a cer-
car foccorfo da Arnolfo Re di Germania. Frale Leggi Longobardi-
che (0 fc ne leggono alcune di Guida Imperadore . Probabilmente
furono fatte e pubblicate in queft' Anno nella Dieta Generale de gli
Stati .
Anno
(*) Nella quaV lettera confejfa.^ che V Italia allora una e due volte avea
/offerto orribili guerre , e che quaji era rifinita .
k
Annali d' Itali a. iSj-
Anno di Cristo dcccxciii. Indizione xi.
di Formoso Papa 3.
di Guido Imperadore 3.
di Lamberto Imperadore 2.
di Berengario Re d' Italia 6.
UOmo inquieto e maligno era in qucfti tempi Zventebaldo Duca f"^* ^°'S'
della Moravia, chiamato anche Re da talun de gii Sconci. Ui '*'*'* ^^^'
più bcnefizj l'avea colmato Arnolfo Re della Germania, maiTimamcn-
tc con dargli in feudo la Boemia. Scopri coftui neh' Anno prcfcnic
il Tuo mal talento contra dello ftelTo luo benefattore, laonde fu ob-
bligato Arnolfo ad impugnar la fpada per mettere in dovere l'ingrato.
Ma non parendo a lui d'aver forze iufficicnti per tale l'cabrola im-
prcfa, chiamò in rinforzo fuo i nuovi abitatori della Pannonia, cioè
gli Ungheri, iniquilfima e crudelilTìma gente, co' quali abbafso Zven-
tebaldo, che fu collictto a renderli tiibutario di Arnolfo, e a dargli
per odaggio un fuo Figliuolo) come s'hada Reginone {") . Di quella (a) R%/»*
rifoluzione riportò egli gran biafimo fra i Criltiani, perche quella bar- inChronico.
bara fchiatta imparo ic vie di nuocere alle circonvicine contrade, ma
fpezialmcnte porto dipoi la defoiazione alla milera Italia. Fioiompe
qui in una tlcandelccnza Liutprando Storico (^) contra di Arnolfo (b) Liut-
con dire fra l'altre cole: (*) Hungarorum gentem cupidam ^ audacem ^ prand. nifi,
tmnipoteniis Dei ignaram , fcelerum omnium non iHjciAm , dedis (3 omnium '• ' • "^P- J-
rapinarum fo^ummodu uvidam in auximim cenvocat : Ji tamen auxilium dici
fotefl^ quod paullo poft ^ eo mor tenie ^ tum genti jute^ tum Cieteris in Meri-
die Occafuque degentibus Nationibus grave penculum^ immo exciaium fuit .
^uid ig'tur? Z'wentebaldus -vincitur, fubjugaiur, Jjt irioutarius : jed Do-
mino folus . O cxcatn jlrnuìfi Regts regnanai cupidi tatem ! O tnfelicem , a-
marumque diemf Unius homumionii dejetìio fu totius Europee contritio . éuid
Tom. y. A a multe-
(*) chiama in »juto la gente degli linieri avara , ardita , ignorante d" Id'
dio onnipotente ., maliziofijjima ^ foltanto avida di ftrage.^ e di tutte le
rapine : fé pure ajuto può dirfi., quello che poco dop»^ eJJ'o morto .^ fu di
grave pericolo^ anzi di rovina sì alla Jua gente .y sì alle altre Nazioni
viventi al mezzo giorno , ed Occidente . Che adunque ? Zventeboldo è vi»'
/o, foggiogato^ fi fa tributario : ma fola al Signore. O cieca del Re
Arnolfo avidità di regnare ! O infelice ed amaro giorno ! Di un J0I9
omicciattolo la caduta diviene di tutta Europa la rovina . A che 0 cieca
ambizione prepari alle donne le vedovanze .^ ed «' Padri le privazioni ^
alle vergini gUftupri, a' Sacerdtti ., e *' Popoli d' Iddio le fchiavitit^ alle
Chiefe le defolazitni^ ed alle abitate terre le folitudini?
1^6 Annali d' Italia.
EnAVolg. mnUeribus vìduitatcs, patribufque orbitatcs ^ virginibus corrupt'tones^ Sacer-
Anno 893. dotihns ^ Populìfnuc Dei captìvitates ^ Ecclefìis defolatianes , terris inhabita-
tis folitudines^ deca ambitio paras? Lafcia il relto di quvUe giulte do-
glianze. Intanto andavano, in Italia di nfiale in paggio gli aftari del /J?
Bctengario, troppo fopcrchiito dalle maggiori foric di Guido Impcra-
(aì id.l.i. dfjyf, (^a) . Alno ripiego non adendo, fi rivotfe egli al potentilFimo e
"'^' '' vittorioni Re Aro )lfc), con iniplorare il Tuo aiuto, e fuggtttarfi in tutto
e per tutto , le gli dava afiìftrnzi per atterrar l'^vverr^rio, e per fargli ac-
quiftar tutto il Regno d'Italia. P<-rcanto fpcdi Arnolfo in Italia Zven-
tebolco^ o (ìa Zventebaldo ^ o Zvmteboldo fuo Figliuolo biliardo con un
podcrofo efercito, che unito con quel poco che reltava a Berengario,
a dirittura s'inviò alla volta di Pavia, per farne 1' aflcdio. V'era den-
tro l'Imperador Guido, uomo di accortezza militare, e di non minor
vigilanza provveduto. Aveva egli bnrncaio con bu'ne palizzate le ri-
X ve di un Fiumiccllo, che bagna quella Città, e quivi difpollo \\ fuo
accampamento in guifa tale, che l' efercito nimico non potca nuocere
al fuo. Più giorni paflarono, fcnza che feguilfe un menomo badaluc-
co. Vi fu un Bavarefe, che ogni di caricava di villanie gì' Italiani,
chiamandoli gente vile , che non ofava di combattere, che non fapea
ftare a cavallo} e per maggior loro vergogna un di gli venne fatto
di levar di mano la lancia ad un Italiano, e di tornalene con elTli tutto
fallofo al fuo campo. Adocchiò la boria di coftui Ubaldo^ Padre di
quel Bonifazio^ il quale pofcia a' tempi di Liutprando Storico fu Mar-
chefe di Camerino e di Spoleti; né potendo digerir l'affronto fatto da
collui all'Armata Italiana, gli (lette alla pofta nel dì feguentc > ed
imbracciato lo feudo, andò ad incontrarlo, e hfciatolo ben caracollare,
all'improvviio fé gli avventò dietro, e venuto feco a duello, gli paf-
sò colla lancia il cuore. Da quefto fatto prefero ardire gì' Italiani ,
terrore i Bivarefi. O fia, che Guido in tal'occafionc fi valefic della
pofTcnte interpofizione della regina pecunia, come vuole Liutprando,
ovvero che il Re Arnolfo richiamaffe il Figliuolo in Baviera , come
(b> Anony fcrive il Panegirifta di Berengario (A): certo è, che Zventebaldo fc
mui Pantg. pg tom» Colle fuc truppe in Germania, fenz' altro avere operato io
fr'z^"'^" profitto di Berengario, che di raffrenare alquanto i progreflì di Guido
Augufto. Ma qucfti appena mirò allontanato dall'Italia quel tempo-
rale, che più che mai tornò ad incalzare l'emulo Berengario. Allora
fu che elfo Berengario perfonalrocnte pafsò in Baviera per rapprefcn-
tare con più efficacia la prepotenza di chi era avveifario non men fuo,
che del Re Arnolfo > e il fupplicò di calare egli ItefTo in Italia, per
prendere pofTefio di quefto Regno, ch'egli poi riconofcercbbe come
Vaflallo dalla di lui potente mano. Abbiamo in oltre dal Continuator
FMnref" ^^ 8*' Annali di Fulda (0, che anche Papa Formo/o con fuc Lettere,
irthtr'i. e colla fpedizione di molti Baroni d'Italia, follecitò il Re Arnolfo a
qucfta fpedizione, lamentandofi ancora delle opprcflìoni fatte da Gui-
do alla Chiefa Romana. MiJJi sutem (fcrive qucll' .Autore) Formofi A-
pigolici cum Epifiolis ^ Primoribus Itcìlici Regni ai Regem in Bajodritt
adve-
Annali d' Italia. 187
ad'oeHerunt ^ enixe deprecanies^ ut Italicum Regnura^ £5? res San^i Petri ad Era Volg.
fuas manus a malis Cbrijìianis eruendum ndventar'et : quod tunc maxime a Anno 893.
fVidone Tyranno affeiìatum ejì . Tniovavaiì ajlora il Re Arnoitb in Ra-
tisbona, è con tutta onorevolczza accolti quc' Baroni e regalati li ri-
fpcdi in Italia, promettendo di calarvi in breve anch' eiro. Noi qui
il vedremo frapoco, conducendo feco una formidabil Armata. 11 Pa-
negirifta di Berengario dopo avete raccontato, che
// monitu Regis patrias Sinbaldus ad oras^
feguita a dire:
Tertia vix Luna fé cornua luce repltrunf ,
Hic littus patriam pbftquam concejjit ad aulum-y
Eh PFido agmen dgens iterum rtnovare furorcs
jlccelerat . Cantra duclor (cioè Berengario) dcpelkre peftem
Infiruit arma pius , tantofque recidere fajìai .
Ne e latet jimnlfum, rurjus futcrcjcere béllum
Hefperia . H^idonem etiamnum miiitè fretum
Affbre^ cérvicefqae procaci attoilers fajìu
jiudiit &c.
Perciò prefe Arnolfo la rifoluzion di venir egli flelTo ih Italia.
Non vuol dunque dire Tertia Luna cornua, che nel Mele di Marzo
dell'anno 891. Zventcbaldo, chiamato Sinibaldo dal Poeta, fi ritirafTc
dall' affcdio di Pavia, come ha creduto taluno j ma bensì, che erano
appena paflati tre Mcfi, da che eflo Zvencebaido avea ricondotto dall'
Italia in Baviera l'crcrcito paterno, quando l'imperador Guido più fe-
rocemente che prima affali il picciolo Regno rimalto a Berengario, e fa) sìgtnius
che il Re Arnolfo determinò di venirne a far la vendetta in perfona. dt ««j»"
Attefta il Sigonio (<») d'aver veduto de i Diplomi dati da eflb Arnol- ital"-^^- ^•
fo Jnno DCCCXCIil. F. Idus Navcmbris Ferona: ; e per confeguente, ^JIIiu^'d!/-
fecondo lui, fui principio di Novembre dell'anno prelente. Non ne fen. 21.
ho io mai veduto alcuno. So bi'nsì, che in effo giorno F. Idus Ne- fg. ut-
vembris dell' anfio prelente, Bcrengdricr fi trovava in Verona, dove fé- (<^) Rhfg">*
ce un dono air infigne Moniltcro di San Zenone (/>) . Reginone (0 poi '/^^^H'aUs
pretende, che Arnolfo folamente nell'anno feguentc fi moveffe vcrfo FuUenfes
l'Italia} e il Continuatore de gli Annali di Fulda C*^) più precifamentc Frthen.
fcrivc, che quetto Re celebro il Natale di quell'anno fda cui i Te- (^^ Fmioar-
Atii Hi fior
dcfchi cominciavano a contar l'anno nuovo) in Curte Regia fi^eihilin- ^^^ ^^ g
ga, cioè fra Maneim ed Eidelbcrga; e che dipoi intraprcle il viaggio (ti Ànony-
vcrfo l'Italia. Abbiamo aoche da Frodoardo (<■), avere Folco Arene- mus s,iler-
fco-vo di Rcms dato avvifo in quell'anno all' Imperador Guido, che il """""'
fuddctto Re Arnolfo non voka pace con effb Guido. Vcrifimilmente '^f*^ ^p'i
accadde in quell'anno ciò, che viene fcritto dall'Anonimo Salernita- th». 11.
no (/) . Da che i Greci s'erano impadroniti di Bencventof e del fuo Rtr. Italie.
A a i Prin-
i88 Annali d' Italia.
Era Volg. Principato, andavano fpiando le maniere di fottometrere al lor domi-
Anno 893. nio quello ancora di Salerno. Accadde, che alcuni Nobili Salernitani
banditi dalla lor Patria vennero a fidar l'abitazione loro in Beneven-
to. Segretamente colloro intavolarono un trattato con Giorgio Patri-
zio^ Governatore di quella Città, promettendo di farlo cntr-ir^ a man
faha m Salerno. Vi accudì il Greco Miniltro, e fatta una mada di
quanta gente potè dalla Calabria e dalla Puglia, fotto colore di voler
portare l'armi contra de' Saraceni abitanti al Garigliano, una notte s'i-
ftradò coU'cfercito alh volta di Salerno, le cui Porte gli furono 1 pa-
lancate da chi dentro tenea mano co i fuddetti banditi . Era fpedita
per quella Città j ma Pietro /Ircivefcovo di Benevento ed altri nobili
Beneventani, o perchè loro non piaccfle il maggiore ingrandimento
de' Greci da loro mal veduti, o perchè veramente tcmeflcro di qualche
trattato doppio, moftraroro renitenza ad entrare in quella Città, e
intimidirono talmente il Generale de' Greci, che tutti frettolofuracntc
le ne tornarono a Benevento j e in quefla maniera rellò falvo Salerno.
Scopri poi Guaimario I. Principe di quelli Città i traditori, e contut-
tociò loro perdonò. In qu'-lli tempi Atenolfo Conte e Principe di Ca-
poa teneva ora con Atanafw li. Fefcovo di Napoli, ora con Guaima-
rio, ed ora co i Greci, voltando vela a feconda de i venti. D'cflb
(a.) ^ntiaui- Guaimario ho io riferito (a) un Diploma fcritto all'anno 88p. in cui
vl(ftr'i'"iA. ^^ alcuni doni ad una Chiefa fondata da Guaiferio Principe fuo Padre.
t'S- 755- S'intitola Guaimario Imperialis Patricius^ e dice d'effergli (tato con-
ceduto da gl'Imperadori Leone & Aleffandro di poter fare e disfare,
allegando firmìjffimum Pra^ccptum Bulla aurea ftgillatum de' medefimi Au-
gufti: il che ci fa intendere, che in quelli tempi il Principato di Sa-
lerno era dipendente da i Greci Imperadori. Ma dappoiché gl'ingor-
di Greci tentarono d'impadronirfi di quella Città, u può ben crede-
re, che Guaimario prcndefle dell'altre mifure.
Anno di Cristo dcccxciv. Indizione xii.
di Formoso Papa 4.
di Lamberto Imperadore 3. e i.
di Berengario Re d' Italia 7.
SE non era calato vcrfo il fine del precedente anno in Italia il Re
Arnolfo con poderofe fchicre d'armati, certamente ci comparve lui
principi© di quello. Da Verona marciò alla volta di Brcfcia, che fi
dovette renderei e profcguì il viaggio, accompagnato Tempre dal Re
(fa') AnntUs Berengario^ verfo la Cirtà di Bergamo \.b) . Era quivi Conte, cioè Go-
Tuldenfis v'Tnatore , per l'Augullo Guido, Ambrofio^ che non volendo mancare
jrthtri. g]|^ fedeltà dovuta al fuo Principe, e confidato nella forte fituazionc
di quella Città polla fui monte, e ben provveduta d'armi, e di forti
mu-
Annali d' Italia. 189
mura, e di una buona palizzata, fi accinfc alla difefa. Animati i Te- Eh a Volq.
dcfchi dalla prcfcnza e dalla voce de i due Re, fecero delle maravi- ^^'^° ^94-
glie. C'j) Qiuntunquc i Cittadini foddisfacelTcro a tutte le leggi del va- (^j-, _^„„aUi
lore, anzi combatteflero da difperati, pure fi fpinfero i nemici Tettole ruldenfes
mura, e con gli arieti talmente le flagellarono, che fi apri una larga Lambecii
breccia, per cui cntiò l'infuriata milizia, con dare il Tacco a lei prò- ^j/^},^];^^'
mcflo all'infelice Città nel dì z. di Febbraio della Purificizione della
Vergine. Non fi perdonò ne pur a i facri Luoghi, né pure alle Vcr-
fini confccrate a Dio, ed erano condotti i Miniftri del Tempio quai
cftie legati da chi non fi ricordava d'eflcre Cridiano. Tralalcio l'al-
tre iniquirà accennate da Liutprando. Si rifugiò il Conte Ambrofio
in una Torre. Pure fu prcfo, e condotto davanti al Re Arnolfo, che
caldo per l'ira diede immediatamente l'ordine baibarico, che fofie im-
piccato per la gola ad un albero j e quello fu puntualmente cfeguito.
Reliò prefo anche il Vefcovo /Idalberto^ e dato in cuflodia al Vefco-
vo jiddone . La crudeltà ufara in quella Città fparfc tal terrore fra l' al-
tre di Lombardia e della Tofcana, che niuno alpcttò l'arrivo dell' e-
fcrcito Tcdcfco per rendcrfi ad Arnolfo. Così fecero Milano e Pavia,
nella prima delle quali Città, fecondo la teftimonianza di Liurprando
(''), egli lafciò per Governatore Ottone Duca di SalTonia, Avolo di (b) Z/W-
Ottonc pofcia Pruno fra gì' Imperadoti di quello nome. Vennero i ^f,*""^" "'^*
Marchcfi d'Italia in perfona a fottometterfi al vittoriofo Re, fra' qua- ' ' '' *' ''
li fpezialmcnte per atteftato de gli Ann.'.li Lambeciani , fi conta-
rono Adalberto li. Marchcfe e Duca di Tofcana, e 5o»//az/o fuo Fra-
tello, e lldebrandt e Gerardo^ Marchefi di non fo qual contrada. Sed
fr^fumptuefe fé inbene fìciari ultra modum jallantes ^ emnes capti funt ^ £5?
in manu Principjs dimiffi ad cufìodiendum . Cioè pretefero cfll d'elTere
inveititi di varj o Governi o Feudi; e perchè non piacque ad Arnol-
fo la lor prctenfione, li fece mettere in arrefto, con accordar lom non
molto dappoi la libertà, ma con efigere da eflì il giuramento di fedel-
tà. Se ne fuggirono dipoi Adalberto e Bonifazio, fenza piti far cafo
della promefia fede. Arrivò Arnolfo fino a Piacenza coll'efercito fuo
malconcio per la ftanchezza e per le malattie-, e di là pafsò circa h
Paiqua al Caltello d' Ivrea verfo l'Alpi, tenuto da Anfgero Conte a no-
me dell' Augufto Guido, entro il quale itava un buonprefidio, invia-
tovi 03. Rodolfo Re della Borgogna fiiperiore. Gran voglia nudriva Ar-
nolfo di far del male a quello Ridolfo, e però con immenfe fatiche
valicò l'Alpi} ma fenza profitto alcuno j perche Ridolfo fi ritirò fra
le montagne de gli Svizzeri, ridcndofi delie forze de' Tedefchi . Che
Arnolfo s'impadronilfe d'Ivrea, tuttoché gli Annali non ne facciano
menzione, lo raccolgo io da un Tuo Diploma, da me pubblicato (0, W>*^»"'?«'-
e dato XF. Kalendas Maii^ Anno incamationis Domini DCCCXCIIII. In- D'jfJ't
dizione XIL^Amw Regni Arnulfi Regis tn Francia FU. AElum Tporegia .
Se ne tornò Arnolfo per quella via in Germania, e fpedi il Figliuolo
Zventcbaldo a i danni di Rodolfo Re, che Jafciando devaftarc il pac-
fc piano, fi ricoverò, come diffi, ne' fiti forti delle montagne . Strana
cofa
li.
190 A N N A L I d' I T A L 1 A.
Eka Volg. cofa é, che tanto il Poeta Pancgirifta (a) di Berengario, benché Au-
(^TAn/nt ^"''i*' "guardcvolc, quanto Liucprando Scrittore del feguentc Secolo,
mL ,n fi- moftnno d'aver creduto, che in quell'anno /Arnolfo pafTafTe anche a
neg. Birtns. Roma, perfcguitando T Impcrador Guido, che s'era falvato in quelle
lii>. 3- p.Tti. Ma fi ibno ingannati quclH Scrittori, e probabilmente il primo
indufle in errore il fecondo. Siccome vedremo, più tardi fucccdette
(bì Anony- qucft' altro viaggio d'Arnolfo. L'Anoftimo Salernitano W attribuifcc
musSaUrni- il ritorno d'Arnolfo in Germania alle malattie del fuo efercito. Sed
tanus apui idem fame 6? intemperie aeris compulfut reiserfus efi ai propria . Che poi
Peregrin. Arnolfo facede nel prefente anno le conquirte fudJette per se, e non
già per Berengario, e che giugaclte a farli eleggere Re d' Italia ^ fu
Ce) EccMrd. avvertito dall' Eccardo (e), mercé di un fuo Diploma riferito dall'U-
Rtr.G'rma- ghelli nc' Vcfcovi di Chiufi, c dato if» Roma /^. Kakndas Martii die
mcar. i. 31. j„,,g incarnationis Domini DCCCXCFI. Indiatone XIF. Anno Regni Ar*
ntdfi Regis in Francia Non$^ i» Italia Tertio . Un altro Diploma di lui
(d) SAìtìui (il che tu parimente oflcrvato dal Signor S-.if1ì (<^)) prefTo il Puriccl-
in Kot. ai \x Cf) fu dato F. Iduum Mariti die, Amo Domini DCCCXCIF Indi-
v^Z'.i'al. '^:°'^ ^^^- ^"'*° ^^^- ^^^'" ^*'*«' ^rnnlfi feremjjlmi Regis in Framia^
(ci Punctl- ^ '" Italia Primo. A6tum Piacenti^.
lius Menu- Vedemmo anche di fopra, che i Marchefi di Tofcana e d'altre
wf«f. Ecd. parti vennero a trovale Arnolfci, per riconofcere da lui i loro Gover-
»■'>"»»• ni e Feudi, e che a lui, e non a Berengario, giurarono fedeltà. Ma non
lalcia d'cflcrc Urano, il vedere chiamato in hàlia Arnolfo da Berengario
in aiuto fuo, e Berengario al pari di Guido Augufto dcpreflo da que-
,-, , , *to Re. Potrebbefì qui fofpettare, che non foflc una vana diceria, quan-
in chromc, ^'^ ''»*'^'° ^"^'■'"" '^ '^^ndolo (/) , con dire; (*) Arnuìfus ìntravit Ita-
Ttm. xii. H'^'^f-, Berengarium Regetn cepit , Ambra fi um Comitem in furca fufpendit , {5?
Ktr. Italie. Italia fé ftln fubdidit , ^ per Montem Jevis in Gallictm rediit . Non
pare improbabile , che queito arabiziolo e feroce Principe , allor-
ché vide h fortuna si favorevole all'armi fue in Italia, fi bcffafTc
del Re Berengario, e gli mctteire anche le mani addafll» per alTicu-
rarlcne: il che fatto forzafle i Principi in Pavia a confcntir nella fua
elezione in Re d'Italia. Tuttavia a me non fi può pcifuadere quello
titolo di Re d'Italia, affunto da Arnolfo, da che, per quanto abbiam
veduto di fopra, nel Diploma dato in Ivrea XF. Kalendas Mail dell'
Anno prefente, egli non nomina gii Anni del Regno d'Italia. Ne
(gì Pet.Tht- pur ne fa menzione in un'altro riferito dal Padre Pc-z (.?), e dato //
^doTrtm^'i. ^'^"^ ^'*" ^'^ Domini DCCCXCF. Indizione XIU. Anno vero Flì.
Pa'rt. là. ' (o pure Fin.) Regni Arnolf piiffmi Regis. Atlum Dripura . Simil-
ftì- 34- mente un'altro da m: prodotto altrove C^) ha quelle Note: Data Ka-
{h) Antiq». lendaritm Decsm'brium die ., Anno Incarnationis Domini DCCCXCF Jndi-
firt.'ì^ »i»"f^lll- ^nno Regni Armlfì Regts FUI. Aclum Papia. Rcfta per-
ciò
(*) Arnolfo tntrò in Italia , prefe il Re Berengario , impiccò il Conte Am-
bì ogii yefe^i ftggett» /' ìialia , e per il monte di Giove ritomìf in Francia.
Annali d' Italia. 191
ciò da cercare} perchè in que' Diplomi, e non in quefti, Ci vegg;ino Era Voi».
annoveratigli .>\nni del Regno d'Italia. E tanto più parrà difficile a ^^'*'^ ^9-^-
crederTi quello fatto d'Arnolfo, perchè troviam Berengario, che nel
Dicembre dello ftefib prefenre Anno è Padrone di Milano, e quivi
cferciia l'aufoiità Regale, ilccome colla da un Privilegio fuo pel
Monirtcro Ambrofiano, riferito dal PuriccUi con quelle Note: Data
Jf^. Nonas Dccfmhris Anno Incarnationis Domini DCCCXC/f^. Anna vero
Regni Domni Berengarii gìorioft/fimi Regis Septimo , Indiclione XIII.
ASlum Medielani. Pareva non men di quefto punto di Storia imbro-
gliato l'altre della morte di Guido Imperadore . Ma è già dccifo, ef-
lerfi ingannato il Cardinal Baronie nel differirla fino all' Anno 899. Il
Sigonio, il Padre Pagi, l'Eccardo, ed altri tengono per indubitato,
ch'egli per ifputo di fangue terminafle i fuoi giorni in quell'Anno,
arrivato, ch'egli fu al fiume Taro fra Parma e Piacenza. Reginone («), \^^ ctf,uc
e r Annalisa di Metz (i>) (l'uno d'effi ha copiato l'altro) Ermanno ['^^ ^^"^'J!'
Contratto (e) ^ ed altri rapportano a quell'Anno il fine d'elfo Guido, li/ìa Aieten-
Così fa anche l'Anonimo Salernitano (^). Quel che è più, nel fram-/"-
mento del Continuatore Freeriano W, che fu dato alla luce dal Lam- ^^^"qJ^'"1
bccio, chiaramente fi legge fotto il prefente Anno: M'ido Italici Re- i^^, q]1„ij-^
gni Tyrannus , morbe correptus obiit . Cujus Filius Lambert us eodem modo (d) Amny-
Regnum invadendo affeSlatus ejì . Finalmente il Fiorentini (/) accenna ">!" SaUr-
uno Strumento, fcritto .Inno ab Incarnationis cjus OSlinienteftmo Nona- ^''f^'^^,.
gefimo ^larto pojì avito Domni nojlri IFidoni ìmperatoris Anno Primo., ^^m.
Tertio Kaltndas Januarii, Indizione Decimatsrtia, cioè nel dì p. di (e) Annaht
Dicembre dell' Anno prefente : il che mette in chiaro non dovcrfi ri- Lumùec.
muovere diiU'Anno prefente la di lui morte, contuttoché il Panegi- ^'J'' ]t^i,c'
rilta di Berengario, Liutprando, ed altri antichi Scrittori la rappor- ^^^' m.
tino più tardi. E fi oflcrvi, come in Tofcana non fi contano in qu^ili i^f) Fionn-
tempi gli Anni di Lamberto Imperadore, per non difpiaccre credo io '*"* Msmor.
al Re Arnolfo, a cui Adalberto II. Duca e Marchefe di quella Pro- £^3
vincia avca giurata fedeltà. L'Ughelli {g) rapporta un Diploma d'effe (g) vghell.
Guido Augnilo, conceduto ad Agilolfo Abbate di Bubbio colle Note ital nacr.
feguenci: Dat. Idus Aprìlis Anno ab Incarnatione Domini DCCCXCF. ^'""- .'.^■
Indiciom XIII. Anno vere Regni ejus F. ASìum Papia . Crede 1' Ec- '^^^f!^'
cardo C/--), che qui lia llato adoperato l'Anno Pifano, cominciante nel (h) ^'ùard.
di Zf. di Marzo 1' Anno nuovo, con precedere circa nove Mcfi l' Anno Rsr. Ger-
noftro volgare} e per confeguente, che quello Privilegio fia dato nell' ""*"• '• 3*»
Anno prclcnte 894. Ma non avvertì egli, che nel dì i}. d'Aprile di
quell'Anno Arnolfo., o pur Berengario^ e non Guido., dominava in Pa-
via . Oltre di che 1' Indizione XIII. non può convenire all' Aprile d' elfo
Anno 854. Però quel Diploma s'avrebbe da riferire all'Anno 8pf.
come ivi è fcritto. Ma fc abbiam detto, che già nell'Anno prefente
894. Guido ccfsò di vivere, come può dunque egli aver comandato
in Pavia nel di 15. d'Aprile del 8pf. ì Aggiungafi, che in quel Di-
ploma non fi veggono notati gli Anni del fuo Imperio contro il co-
ilumc di tali Documenti. Perciò fc il Lettore prenderà diiEdenza di
queir
192^ Annali d' Italia.
E»A Vo3g. queir Atto, non gli mancheranno ragioni. Dovette fuccedere la morte
Amno 894. d'cflb Imperador Guido dopo il di iz. di Dicembre dell'Anno pre-
fentc, perche uno Strumento di Domenico Arcivcfcovo di Ravenna
(a) ^uhtus accennato da Girolamo Rodi (a), e fcritto Anno ^ Dea propitio ^ Ponti-
Hiftor. Ka- ficatus Domn't Formo fi fummi Pnntificis l^ univtrfalis Papa in Jpojlolica
vinn. l. 5. facratiffima beati Petti Sede Tertio-y Imperante Dumno Widone a Beo co-
ronato, Anno ^arto die XII. Menfis Dccembris, Indizione XII. Ra-
venule. Si vede, che in Ravenna l'Indizione lì mutava folamentc al
principio dell'Anno. E di qui fi conferma, che Guido era Impera-
dore, prima che Formofo fofle Papa, e pero fu egli coronato di Ste-
fano F. e non già da Formofo, come pensò il Cardinal Baronie.
Anno di Cristo dcccxcv. Indizione xin.
di Formoso Papa j.
di Lamberto Imperadore 4. e 2.
di Berengario Ke d'Italia 8.
DAppoichè fu partito d'Italia il Re Arnolfo, noi non podìam giu-
gncrc a fapcrc, fé Milano, Pavia, e il redo della Lombardia fc-
guitafle almen per qualche tempo a Itar fotto il governo degli Uffi-
ziali da lui lafciati qui, o fé tornafTcro fotto il dominio di Lamberto
^rand^fìifì ^"^P^^'^'^°^^ • ^'^' ^^^^ 1"' prclbr fede a Liutprando Storico, (i) crc-
l^u taf. IO. derà tolto, che Berengario appena intcfa la morte dell' Augullo Gui-
do, paflade a Pavia, e s' impadronifle non mcn di quella, che del re-
tto del i^egno. Soggiunge elfo Storico. (*) Sed ^uia femper Italien-
fes geminis uti Dominis volunt , quatenus alter um alterms terrore coerceant ,
fp'idonis Regis def uniti Filium, nomine Lantbertum, elegantem juvenem,
adhuc ephwbum, minufque bellicofum, Regem confiituunt . Poicia aggiu-
gne, che non ofando Berengario di Itare a fronte di Lamberto, il quale
s'era incamminato con una grofla Armati verfo di Pavia, fi ritiro a
Verona, cedendo al più forte. Ma Liutprando ha la difgrazia d'eflcrc
flato un cattivo Storico per conto de gli affari non fucccduti al fuo
tempo. Son chiari gli abbagli da lui prcli in differir troppo la morte
di Guido, in fupporre, che Lamberto folamentc fofle dichiarato Re,
dappoiché manco di vita fuo Padre, quando egli tanto prima era an-
che Imperadore. Tralafcio altri fuoi falli: motivi tutti di non ripofar
fulla fede di lui per conto di quefti avvenimenti, qualora non li veg-
gano confermati da altri Scrittori . Abbiamo nondimeno aflai lume da
un
(*) M* perchè gV Italiani fempr e vogliono vivere due Padroni, per raffre-
nare V uno col terrore dell'altro, fanno Re il Figlio di Guido Re de-
fonto , nominato Lamberto , giovino bello , anco di prima barba , e men»
gHtrrifrt .
Annali d' Italia. 193
un Documento, riferito dal Campi, W per incendere, che Lamberto Era Volg,
potè ricuperar le non tutto, almen parte de gU Stati paterni ncll' Anno Anko £95.
prcfcnte. Qiielto è un Diploma d'cflb Impcradore, dato in P-^'^^'i'^fìJ'^^T
Menfe Februario IndiSlione XIII. Anno vero Imperii Domai Lamberti Se- ci"^'a r.'/"
renijjimi defaris (^ Jmperaloris Augujii ^arto in Italia. Niuna mcn- Afpend.
zionc facendofi qu; di Guido fuo Fiidrc, ancor quclto cel dà a co-
nol'ccre mancato di vita. Di qui ancora (ì può raccogliere, che
nel Mele di Febbraro dell' Anno Spi. Lamberto numerava il Pri-
mo Anno del fuo Imperio. E s'egli era in Parma nei Mefe di
Febbraio dell'Anno prcfcnte, fegno e, o che quella Città fi tenne
forte per lui nella calata del Re Arnolfo, il quale non arrivò', che
a Piacenza} ovvero ch'egli l'avca ricuperata dopo la di lui riti-
rata m Germania. E qui li vuol mentovare un'altro fuo Diploma,
già pubblicato da me (^) con quclte Note: Anno Iiicarnationis Domini C') ^ntitja.
DCCCXCy. Domni quoque Lamberti fiijjimi Imperatoris ^intìo^ f^lll. ^''''^"'g ^'^'
Idus Decembrii., IndiBime Xtll. Ailurn Regia: Qivitatii., cioè nella Città
di Reggio, per quanto io vo credendo. Pare che qui fia adoperata
l'Era Pifana, e che quello \nx\o DCCCXCr. abbia fecondo noi da
cflcre r Anno 8i>4. e maflimamcnte fé V Indizione XIII. vien prefa dal
Settembre . Cereamente, ficcome vedremo, non fembra vcrifimile,
che nel Dicembre di quelt' Anno eflo Augulto Lamberto foggiornalTe
in Reggio di Lombardia. Quel folo, che a tal fuppolto li oppone,
e queir /f«//o F. de ir Imperio ^ perciocché poffiam tenere per fermo,
che nel di 6. di Dicembre dell'Anno 85)4. correva loìamente V Anno
IF. del luo Imperio. Forfè cosi farà Icritto nell'originale. 11 Si-
gonio (<■) fa menzione di quello Diploma all'. 'inno 8p(5. Che cfem- W sigoniui
piare egli abbia veduto, noi so. E ben farebbe da delìdcrare, che ft l^'fìl' 6
chi prende a trattar tali materie, arrivato a quelli dubbj ed olla-
coli, potclTe aver folto gli occhi gli Originali Itclli, per poter giu-
dicare, fé portino feco tutti i contrafcgni della loro autenticità. Per
quel che riguarda il Re Berengario , abbiamo prcflo l' Ughclli (<^) (t^) Vghell.
un fuo Diploma, dato (ul principio di Maggio in Ferona^ dove li ""'• ^''^''•
parla del Cirto pubblico di quella Città, una cui parte per la vcc- J^"'Èpu'cop
chiezza era caduta. Le Note del Documento lon quelle: IF. No- reronenf.
nas Mali Anno ab Incarnatione Dominica DCCCXCF. Af^no -vero Re-
gni Berengarii fereni£ìmi Regis IX. IndiHiona XIII.
Non cefl'ava intanto folco Arcivejcovo di Rcms, per attcHato di
Frodoardo (0, d'impegnare Papa Formojo m fasore di Lamberto Im- (eì Fr«</<?tfr-
feradore, che nmallo in età giovanile dopo la morte del Padre, poco Re,„">if
atto al governo de' Popoli, abbifognava di aflillenza da tutti i lati. Gli i. 4. e'. |.
rifpondeva il Pontefice, (*) de ipfo Lamberto .^ patris fé curavi h abere .,
Filiique carijjìmi loci eum diligere .^ al que inviolabiiem cum eo concordiam ft
Tom. F. B b ielle
(*) che egli aveva una cura, paterna deW ijìtffo Lamberto , e che lo amava
come UH Figlie carijjìmo , confervare volendo con e£ì una inviolabile con-
ctrdia .
194 Annali d'Ital
I A
Era Volg. velie fervari , In un'altra Lettera Formofo fi rallegrava col fuddetto
Anno 895. Arcivefcovo della di lui premura per gli vantaggi di Lamberto Impera-
tore, (i) ajferens^fe cum ipfo tantam pacis fe? diìedìioms balere concordiam,
ut mqueant attquajam ab invicem pravitate fejungi . Ma per difgrazia gran
tempo è, die bene IpefTo la li'igui de c^li uommi non va d'accordo col
cuore} e qui C\ può appunto dubitare, che Formofo nella Segreteria ado-
perafTc un linguaggio difFerente da i dcfidcrj dell' interno Tuo Gabinetto.
(a) Annal. Ciò dico io, perchè gli Annali del Freero(<»)ci fan fapcre in quell'Anno,
FuUinfts che Arnolfo Re di Germania fu di bel nuovo invitato da Papa Formofo
Frehtrt. ^ ritornare in Italia, con promefTa per quanto fi può credere di crear-
lo Imperadore ad efclufione di Lamberto . Iterum Rex ( così quello
Storico) a Formo/o yipofìolkt per Epiflelas &* MiJ/os emxe Romam ve-
ntre invitatus ejl . Arnolfo dopo avere a(c»lcato il parere de'fuoi Ve-
fcovi, dctermmò quefta feconda fpedizione, e nel Mcfe di Settembre
mofTe l'efcrcico alla volta dell'Italia. Paflato ch'egli ebbe il Po, di-
vife l'Armata in due corpi, l'uno de' quali inviò per la via di Bolo-
gna verfo Firenze, coli' altro marciò perla via di Pontremoli fino alla
Città di Luni, la quale, fc non e fcorretto qucrto tello, non dove»
peranche eflere ftata fmantellata ; e quivi folennizzò il Tanto Natale.
Ma, ficcome vedremo, non in Luni, ma bensì in Lucca, ciò dovet-
te avvenire. Probabilmente P.ipa Formofo non fi credeva afi'ai ficuro,
da che il fuo emulo Sergio ricoveratofi in Tofcana, molto s'era intrin-
llcato con Adalberto II. potentifiìmo Duca e Marchcfe di quella Pro-
vincia, e la fazione di Sergio era tuttavia poflente in Roma . Liut-
(b) lÀut- pi*ando fcrive C'^) , che hoc in tempore Formofus Papa religiofijjìmus a Ro-
frani. Hìfi. matiis vehementer affliSlabafiy . Suppone egli ciò fiuto, dappoiché, fic-
itk. I. e. 8. come vedremo, il Re Arnolfo fu a Roma, colà chiamato dal Papaj
ma non è inverifimile, che quefta perfccuzion comincialTe molto pri-
ma. Se un Diploma di Arnolfo, da me accennato all' Anno preceden-
te, è legittimo, e ninna fcorrezionc v'ha, qucfto Principe nel dì pri-
mo di Dicembre era in Pavia. Ma qui è da afcoltarc Ermanno Con-
ic) rttrtfian- tratto (0? che così fcrive d'Arnolfo all'Anno prefcntc: (i) Per Epi-
nus Ctntra- jigias a Formofo Papa rogatus ^ Italiam petìit; Berengariumque perterri-
EiitUn Cd- '*"*' '^^ deditionem venientem^ Regnumque pervafum Italia reddetitem ^ fu-
nifii. ' fcepit-y {3 IFaltfredo^ Maginfredoque Comìtibus Italiam cis Padum dijiri'
buit ; i3 omnia -vaftando , diviftfque ad fuperum Ì3 inferum Mare copiis ,
tratt -
(l) affermando iC avere con ejfo sì grande unione di pace e dileziont^ che
già non poteano difunirjì fra loro per qualuttque perverjità .
(z) Pregate per ktttrt da Papa Formofo fi portò in Jtalia) ed accolfe Be-
rengario [paventato, che Jt arrendeva., e rclìituiva V invafo Regno d'' /-
talia ; ed a Gualfredo , e Maginfredo Conti diflribuì /' Italia di qua dal
Pi; e devajltuìdo il tutto, e divi/e le milizit peffo il man yfdriatic»
t Tirreno , egli paffcmd» avanti celebro il SaMo fatale in Lucca .
Annali d' Italia. 195-
ir*nfiem ipfc Natalem Domini Lue* ctkbravit . Adunque Arnolfo foltrn- e?ia Volg.
niz7,ò il ianco Natile non in Luni, ma bensì in Lucca, dove il Mar- Anno £95.
chele Adalberto II. dovette accoglierlo. E di qui chiaramente appa-
rifce, che Berengario fu abbattuto da Arnolfo, il quale affjtto lo (po-
gliò di Stati, perchè diede il Ducato del Friuli a Gualfredo ^ e (\\.k\\o
di Milano a Maginfredo , Finalmente è da avvertire, che nel dì 4. di
Maggio r Imperador Lamberto li truova m poircdb di PrtiVij, ciò ap-
parendo di un fuo Diploma mdubitato, da me ivi dato alla luce (<») , Ca)^»W<j«;.
in cui fa una Donazione i\V Imperadrice Angeltruda, fua Madre: Atto ^'^J'"'"^'
ballante a far conofcere lUggetco a molti dubbj il Diploma fuddetto tlgT-]i^^'
fpettante al primo di di Dicembre dell'Anno precedente, dove Ar-
nolfo compaiifce Padron di Pavia.
Anno di Cristo dcccxcvi. Indizione xiv.
di Bonifazio VI. Papa i.
di Stefano VI. Papa i.
di Lamberto Imperadore y. e 3,
di Arnolfo Imperadore i.
di Berengario Re d' Italia ^.
MEntre il Re Arnolfo col fuo cfercito fvernava in Tofcana , abbia-
mo da gli Annali di Fulda piclTo il Frecro (*), che fi iparfe JJ/^J'"*'"
voce, Berengarium Nepotem ejus (cioè Berengario piìi torto Zio che ^"i/jl"!"
Nipote fuo) a fide Ittate fua defecijje^ (^ in Italiani jam per hoc revet'
fum ejfe . Addpertum videlicct Marchionem Ttifciàe mutuis celloqtiiis Be-
rengarii ^ ne aliquo modo ad Regis FideMatem iyttendvret . Manca qui qual-
che parola: tuttavia fi comprende, avere Arnolfo avuto fentore, che
Adalberto H. Duca e Marchefe di Tofcana, e il R.e Berengario ma-
ncggiafTero Sott'acqua una ribellione contra di lui; il che conturbò
non poco r cfercito fuo, e lui. Né era lenza fondamento tal fama.
Jl vedere, che Arnolfo due volte era calato in Italia, non per aiuta-
re, come fi credeva, alcuni de' Principi in cfla dominanti, ma per fog-
giognrli tutti, non fKJtea piacere né pure a i Principi contendenti fra
loro. Dalle parole ancora luJdcttc, potrebbe nafcer dubbio, che l'am-
biziofo e barbaro Arnolfo folto qualche prctcllo avelie confinato in
Germania il Re Berengario; e ch'egli, come le la vide bella, fc ne
tornò in Italia, con darfi poi a rtrignere lega col Duca di Tofcana,
mal foddisfatto anch' elTo del procedere d'Arnolfo. Ma nel BuUario
Cafinenfe v'ha un fuo Diploma, dato r. Nonas Afartii, Anno Demi-
tiisa Incarnai iodis DCCCXCn. Domni vero Berengarii Regis IX. ASium
Vcron<e . Quello ci h vedere, o ch'egli non era partito da Verona,
o v'era ritornato, ed efcrcitava 1' autorità Regale. In quella ambigui-
Bb z tà di
19^ A N N A L I D* I T A L 1 a:
F.RA Volg. tà di penficri prcfc Arnolfo la rilbluzion di pafTare a Roma, per prcn-
AsNo b96. jcrvi la Corona dell'Imperio, figurandoli, che fatto quefto pafTo, gli
larebbe più agevole il difllpar chiunque fi fcoprilie contrario a' fuoi
voleri. Per ilhade cattive, e con gran perdita di cavalli arrivò colà.
Ma in Roma ancora trovò quello, che non fi afpettava. Jgeitruda Ve-
dova del defunto Impcrador Guido, Donna di vini coraggio, per fo-
Itencre i diritti dell' Augulto Lamberto Tuo Figliuolo , avea prevenuto
l'arrivo d'cfib Arnolfo, e con buon nerbo di gente entrata in Roma
s'era accinta alla difcfa non mcn di quella gran Città, che della Città
Leonina. Parve irrifoluto Arnolfo alla vifta di quefto in.ifpettato olla-
colo j ma veggendo irritate le fuc fquadre da qualche villania lor detta
da i Romani, che guardavano le mura, e tutte avide di combattimen-
to, diede l'ordine per un generale alfalto. Liurprando narra un avvc-
^fra>!d"uift "'™C"^o W, che ha tutta la ciera d'una favola. Cioè, che fcappan-
L i. taf. 2. <io "13 Isprc vcrfo la Città, accompagnata dalle grida grandi dell'" efcr-
cito d'Arnolfo, cadde il cuore per terra a i difenl'ori di Roma : del
che accortifi i foldati di Arnolfo, diedero l'affalto alla Città Leonina,
e la prefero. Per quello anche i Romani capitolarono la refa di Ro-
ma. Certo e, che Roma venne per forza alle mani d'Arnolfo, e che
Papa Formo/e^ perfcguitato, e forfè imprigionato dalla fazione di 5'<.t-
gio, unita coir Augulta Ageltruda, fu rimcflo in libertà. Concertata
dipoi la Coronazione Imperiale, tutto il Senato Romano colla Scuola
de' Greci, e colle bandiere e Croci andò a ricevere Arnolfo a Ponte
Molle, e fra gl'Inni e Cantici facri il condufle alla Bafilica Vaticana,
nelle cui fcalinate fi trovò Papa Formofo, che con amore paterno l'ac-
colfe, ed introdottolo nel facro Tempio, quivi il creo ed unfe Impe-
radore Augullo, con porgli in capo 1' Infperial Corona. Di ì\ a po-
chi dì Arnolfo, dopo nver dui molti ordini pel governo della Città,
e per la ficurezza del i*ontefice, fece raunare in San Paolo il Popolo
Romano, e da clTi ricevette il giuramento di fedeltà fecondo il rito
antico. Tale fu quel giuramento: J uro per hxc omnia Dei mylìeria ^
quod [alvo hontre è? lege mea , atqtie fidelitate Domni Formo fi Pap£ , Fi-
ielis furn £5? ero omnibus diebus -vita mea Arnolfo Imperatori , (^ nitm-
qitam me ad illius infidelitatem cum aliquo homitie fociaho . Et Lamperto
jìlio Jgildruda (adunque era mancato di vita Guido Augufto luo Pa-
dre, né fi trovò in quefto fconvolgimento di cole, come vuale il Pa-
negirifta Berengario e Liurprando) (j? ipft Mairi fute ad S<£cularem hono-
rem numiuam adjutorium pnebebo . Et hanc Civitatem Romar/t ipfi Latn-
berto y Matri ejus Jgildruda^ (^ eorum homtnibus per aliquod ingeni um^
aut argumentum non tradam . S'era Ageltruda, per atteltato di Regi-
(b) TLhigìH» none (i), fcgretamentc ritirata da Roma, allorché furono per entrar-
ìnChronica. vi le milizie d'Arnolfo. Prefib il Campi (0 fi veggono due Diplomi
W Camtii conceduti dal novello Imperadore Arnolfo in favor del Moniftero delle
etnt. T.\ Monache di San Sifto di Piacenza. E' dato il primo FU. Kalendas
Afptnd. Maii , yfmo Incarnationis Domini DCCCXCFI. Indili. XIF. Anno
imperii ejus Primo. Ailum Roma. L'altro fu dato a richieda di Papa
Fot-
-Annali d* Itali a. 197
Forraofo Kalendis Maii colle ftefTc Note. Anche 1' Ughelli (/?} rap- Era Voi/».
porta un'altro Diploma d'Arnolfo, con cui conferma i fuoi diritti al Anno 896.
Monillero di San Salvatore di Monte Amiate. Ivi fon quefte Note: i^^lsa^r
Signum Domiti Jrnulphi invì^ljfimì Imperatoris Au^ufii . Data IF. Ka- Tom. ni. '
lendas Mar ni die., Anno Incarnationis Domini DCCCXCFI. IndiSlione in E^ifcip.
XlV. Anno Regni Arnulpbi Regis in Francia Nono., in Italia Tertio . c^"/'"'
ASium Rom£ . Lafccrò io confiderure a i Lettori, perchè quello Di-
ploma fia dato da Arnolfo, già dichiarato Impcradore, fenza poi far
menzione in elTo dcW Anno Primo dell' Imperio; e fé fia da credere,
ch'egli fofle dichiarato Imperador de' Romani prima del dì 17. di Feb-
braio di quell'Anno, che fu Biflellile. Noi abbiamo apprcfo da i
fuddetti due ficuri documenti del Monillero Piacentino, che Arnolfo
era in Roma nel dì primo di Maggio; e gli Annali Freeriani (^) ci (b) »*«x'»*
fan fapere, che (i) ipfe XF. tandem die., pefiquam venerai., ab Urbe '*CAr#»w<>.
digreffus eft . Adunque non potè il Diploma Amiatino cflcre dato nel
Febbraio. Forfè in vece di Martii fi avrà da leggere Alaii . 11 Padre
Papebrochio e il Padre Pagi, che fondarono fu qucfto Documento al-
cuni loro raziocinj, certamente non pofarono il pie ficuro . Dopo le
funzioni fuddctte Arnolfo fece prendere Coftantino e Stefano, due
de' principali Baroni di Roma, come rei di Icfa maeftà, per avere in-
trodotta in Roma l'Imperadrice Agcltruda, e legati feco li condufTc
in Baviera, (l) Urbem ver» ad fuas manus cuftodiendam Far aldo cuìdam
Faffallo conceffit .
Erafi ritirata l' Imperadrice Vedova Ageltruda nella Città di Spo-
leti . Mofle a quella volta Arnolfo con penfiero di coglierla o di fcac-
ciarla di là. Ma fopravenutagli una grave infermità di capo (Regino-
ne le dà il nome di Paralifia) in vece di accudire a quella imprefa ,
ebbe da penfare a fcappar d' Italia, dove non fi fidava più di fermarfi
per gli tanti nemici, ch'egli aveva, o fi era fatto colle fue crudeltà,
e co' fuoi ambiziofi difegni . Però con isforzate marcie il piò torto
che potè prima del fine di Maggio, fi ritirò per la via di Trento ift
Baviera, feco conducendo la pericolofa malattia, onde era llato afla-
lito. Secondochè lafciò fcritto Liutprando (f), fu attribuito quello W ^'*t-
fuo malore alla fagacità della fuddctta Augufta Ageltruda, alTediata i)^" j%. j,
da cflb Arnolfo nel Cartello di Fermo, perché le riufcì di guadagnar
coli' oro un domellico del medcfimo Arnolfo, e di fargli dare un fon-
nifero, che gli fconcertò la tefta, e la fanità in maniera, che non fi
riebbe mai piìi . Ma quefta è verifimilmente una diceria, divulgata fra
il Popolo, che troppo inclina a credere fopranniturali, o effetti dell'
umana malizia, alcuni mali, madìmamentc de' gran Signori. Altre cofc
Ibg-
(i) egli finalmente il decimoquint» giorno da che era venuto, fi partì di
Roma .
(1) Roma poi concejje all' immediata ctt/fedia di un certa Fajfalh Farold« .
J98 Annali d' Italia.
Era Vo'?. foSgHigtic dipoi Liutprando, cioè che Guido Re (quefti era Impera-
Anno 896. doie e morto molto prima) prclc ad inleguire il quali fugitivo Arnol-
fo. E ch'cflb Arnolfo, giunto che fu a Monte Bardone fui Parmi-
giano, determino di cavar gli occhi a BL-rengario, per tenere più fi-
curamentc da li innanzi l'Italia. iVIa avvertitone Berengario da un'
Amico luo Cortigiano, fc ne (cappò frcttolofamente a Verona: dopo
di che lutti gì' Italiani cominciarono a fprezzare Arnolfo . Parimente
racconta Liucprando, che giunto eflb Arnolfo a Pavia, e fvcgliatafi
una ledizione del Popolo, fu fatta tanta II ragc della di lui gente, che
n'erano piene le cloache tutte di quella Citta. E perciocché Arnolfo
non pecca paflar per Verona, marcio pel Piemonte ad Ivrea, Città
governata da Anfchario Marchese ^ uomo timidiflìmo, che s'era dianzi
ribellato. Giuro allora Arnolfo di non partirli prima di fotto a quella
Città, fé non aveva nelle mani Anfcario. Ma \ Cittadini, fatto ufcir
di Città Anfcario, per poter veridicamente giurare, eh' egli era fug-
gito, ottennero da Arnolfo di reftarc in pace. Finalmente dice Liut-
prando, che Arnolfo pel Mongivi, e per la Savoia pafsò a i proprj
pacfi . Tutte immaginazioni e tradizioni falfe, perché il Continuatore
de gli Annali di Fulda, Autore contemporaneo, e però più degno
di tede attella, ficcome abbiam veduto, che Arnolfo da Spolcti a di-
rittura venne a Trento, ed ufcì d'Italia, prima che fofle fpirato il
Mele di Maggio. In fomma la Stori* di quefti tempi li truova affai
maltrattata da i più antichi Scrittori. Falla di molto anche la Cronica
(a) Ktim» di Reginone ("), che folto quell'Anno ci vuol far credere accaduta
ìnChmnx». \^ tnoric di Lamberto Jmperadore, e l'entrata in Italia di Lodovico Fi-
gliuolo di Bafene Re di Provenza. Chiaramente vedremo la fallita di
tali racconti i ne é da credere, che vengano da Rcginona. Le Itimo
io giunte, difurdinatamcnte fatte alla di lui Cronica, quantunque il
(b) Malìll. Padre Mabillonc (^) ed altri, le prendelFcro per buona moneta. La-
jtnnal. Be- {ciò Arnolfo, prima d'abbandonare l'Italia (<^), Ratoldo fuo Figliuolo
*' f^'"" baltardo al governo di Milano, credendo in tal guil'a di tenere in ub-
jfnnum. bidicnza il Popolo d' Italia. Ma gì' Italiani alzarono il capo, e Ratoldo
(ci Annalts fu collietto a lornarrenc pel Lago di Como in Germania . Lamberto
Tuldtnftt Imperadore, per quanto fi può Icorgcie, non fu pigro ad accorrere in
ttehtri. quclte parti, e a ripigliare il poiTcflò di Milano e di Pavia col rima-
nente della Lombardia. Magitìfredo ^ o fu Magnifredo ^ Conte di Mila-
no, ed anche Marchefe della Marca di Milano, come fi può dedurre
{à) Herman- ^^ Ermannno Contratto ('*') dall'Anno Spf. perche avea tenuto forte
'aL'^tditim. P*l partito del Re Arnolfo, ebbe d'ordine di Lamberto tagliata la
Canif. teftaj e ad un fuo Figliuol), e ad un fuo Genero toccò la pena di
perdere gii occhi . Vo 10 credendo, che in quella occafionc patiffc de'
grandi atfanni la Città di Milano, perché a' tempi di Landolfo Senio-
re, Sconco di Milano {e) del Secolo Undcciroo, durava la iradizio-
{c) Lanini- nc, che un Lamberto Re d'Italia avea fatto un' afpro trattamento alla
fhus Senior Città di Milano con averla aOcdiata, e prcfa con inganno, dove poi
xi^' Itali!'' ^'^^ un'orrida Itragc dc'Cuiadini, dillruflc i Palagi, le Torri, e l'al-
tre
Annali d' Itali a. 199
tre belle fabbriche, e fortificazioni di quella nobil Città. Pieno di Era Vo!g.
favole e d'anacronifmi è quefto racconto di Landolfo, copiato poi da Anno 896.
Olivano Fiamma (<») perchè fuppone vivuto quefto Re Lamberto circa , . ^^^
l'Anno f70. e prima che i Longobardi calafTero in Italia: Sbaglio ,„g uanì-
incfcufabile, e tcftimonio della fomma ignoranza di que* Secoli, per- pul. Fior.
che folamcnte circa cento ottanta anni dappoi fiori quello Landolfo . '^<""- -*■{•
Dice egli ancora, che llduino era allora Duca di Milano, e che Lam- *"^' ""'
berte fu poi uccifo alla caccia in un bofco con una Spina da vizzo
Figliuolo di quello llduino. Tuttavia chiara cofa è, ch'egli intende
di parlare dell' Imperador Lamberto, ficcome apparirà dalla maniera
della fua morte. E però dalle fue popolari fole abbaltanza tralucc ,
eh* elfo Lamberto dovette maltrattare non poco la Città di Milano a
cagion di fua ribellione . Ordinariamente non fon fenza qualche fon-
damento fimiii tradizioni de' Popoli . Anche il Re Berengario ànX cznto
Aio (giacché venne in quelli tempi a mancar di vita Gualfreda Due*
e Marchcfc del Friuli, che ribellatofi a lui s'era dito ad Arnolfo) ri-
tornò in poflclTo di Verona e del Ducato del Friuli, con iftenderc
il fuo dominio fino all' Adda: con che fi può credere, che Brcfcia
ancora e Bergamo vcnifiero alla di lui ubbidienza. Ho io pubblica-
to {b) un fuo Diploma dato Pridie Kalendas Decemhris ^ Anno Incarna- W -'''"?««»-
tionìs Domini noftri Jefu Chrilii DCCCXCn. Regni vero Domni Be- Dikrt. óf.
rengarii Serenijffìmi Regis Vili, per Indinìonem XF. Aclum Corte jìquis .
Vedemmo di (opra all' Anno 881. un Diploma di Carlo il Grofi'o,
fcritto Aquii Palatio . Non so fé abbia che fare con quella Corte A-
quis^ la qual feaza fallo non può eficre Aiqui Città del Monferrato,
perchè fin là non fi (tendeva la giurisdizione di Berengario.
I difgufti dati da i Romani a Papa Formofo^ prima che giugnelTc
a Roma Arnolfo, ed accrefciuti a difmifura, dappoiché egli fé ne fu
partilo, il fecero finalmente foccombere al pefo de gli alfitnni , fc pu-
re non intervennero mezzi anche più violenti per troncare il corfo di
fua vita, perch'egli era incorfo nell'odio non folamente della maggior
parte di qutl Popolo, ma anche di Lamberto Imperadore^ contra del
quale aveva elfo Pontefice alzato al trono Imperiale il Germanico Re
Arnolfo. Il Cardinal Baronio Cf) dopo Onofrio Panvinio, differì \% (.€\ turi».
morte di quello Papa fino al Decembre dell'anno prelcnte, fondato -^''^'''•
fuir'alTcrzione di Adamo Bremenfe, che fcrivca circa l'anno 1080. la "^ '''
fua Storia. Ma il Padre Pagi (^) con addurre due Bolle di Papa Ste- W '"''&"*'
fano VI. fuo fuccedore, date nell'Agodoe Settembre di quell'anno, 'j^ Annàl.
ha moftrata l'inluffi (lenza di tale opinione. Quel che è più, il Conti- Baron.
nuatore de gli Annali di Fulda (0 pubblicati dal Frcero, Autore, per (O jianalu
quanto pare, contemporaneo, (crive mancato di vita quello Pontefice ^'^'j'"!"
die Sznàie Pa/ch^e . EJ Ermanno Contratto (/) anch' egli (crive, che :f ^,rma»i-
Fermtfus Papa die Pafchte obiit . Mi né pur quello (i può crcdi-rc, qua- nm Contr»-
lora (ulfiltano i due Diplomi, dati da Arnolto Impcradurc m Roma fui (i'" »»
fine d'Aprile, e nel di primo di Maggio pel Monillero di San Siilo, ^^.'''"'f- .
che fi fono accemwti di l'opra . Nel di 4. di Aprile cadde la Palqua 'r„
nell' ^ ■
zoo Annali d' Itali a.
Era Volg. nell'anno prcfente . ConfefTando il medefimo Annalisa Frecriano, che ,
Anno 89*' Arnolfo non fi fermò in Roma più di quindici dì, ed cflendo egli ita-
lo fcnza dubbio coronato Imperadotc da Papa Formofo, per ncceffità
non dovette accader la fua motte nel di di Pafqiia. Lo Storico fud-
detto Frecriano ne fa menzione folamcnte, dappoiché Arnolfo fu ritor-
nato in Germania. Può cflcre, che un di fi fcuopra qualche Docu-
mento, onde venga afTai lume per decidere qucfto punto. Intanto e
certo, che a Papa Formofo dopo tre giorni di Sede vacante, fucce-
dette Bonifazi» VI. Pontefice cfimcro, perchè non piìi che quindici
giorni durò il fuo Pontificato. La podagra quella fu, che il portò all'
altro Mondo, fecondo gli Annali Freeriani fuddetti^ né fu già caccia-
to dalla fedia, come pretende il Cardmal Baronio, tuttoché veramen-
te Giovanni IX. Papa nel Concilio Romano dell'anno 8p8. riprovaf-
fc la di lui elezione. Si venne pertanto ad eleggere un nuovo Papa,
e quefti fu Stefano FI. di fazione contraria al defunto Papa Formolo.
Sulle prime moftrò egli di approvare l'operato da lui nella perfona
d'Arnolfo, con riconofcere anch'egli per Imperadorc, come colla da
una fua Bolla citata dal Padre Pagi, e data nel di io. d' Agolto dell'
anno prefcnte, imperante Domno fUJfimo ylugufto Arnulfo^ a Beo corona-
to Magno Imperatore^ Anno Primo. iVla da li a poco, o perché folfc
cacciato di Roma il Miniltro laiciatovi da Arnolfo, o per gli potenti
maneggi di Lamberto Auguilo, e per l' inclinazione dello Iteflò Papa,
riconobbe egli Lamberto per legittimo Imperadorc. Un'altra fua Bol-
(t") DtffWy '' rapportata dal Padre Dachcry W, fi vede fcritta fotto V Jndizime
Sficìlig. ^f^- commciata nel Settembre di quell'anno, imperante Domno nofiro
Ttm. III. Landeberto piijjìmo yiugujìo^ a Dea coronato Magno Imperatore . Otto meli
poi dopo l'adunzione fua anno quello Ponictìce ad un ccceflo, che
renderà fempre deteftabile la memoria fua nella Cbicfa di Dioj pcr-
ch'egli facto diflottcrrarc il cadavero di Papa Formofo .^ e con una ridi-
cola funzione degradatolo in un Concilio non aililtico dallo Spirito
Santo, lo fece gictar nel Tevere, e dichiarò nulle tutte le fue ordi-
nazioni, e in primo luogo quella dello Hello Formolo. Intorno a ciò
è da vedere la Stona Lcclcfiallica, e la difcfa di Formolo ne gli Opu-
fcoli di Aulìlio, il quale ci ha conlcrvata una notizia fra l'ahrcj cioè,
che in un Concilio tenuto in Ravenna, dove intervennero quafi tutti
i Vefcovi d'Italia, era fiata riconofciuta legittima ed approvata l'or-
dinazione di Formofo, ancorché egli dal Vcfcovato di Porto fofic paf-
fato alla Cattedra di San Pietro. Appartiene a quell'anno la mutazio-
ne feguita nel Principato di Benevento, raccontata dall'Anonimo Sa-
(b) Ano*-}' Icrnitano (0, da Leone OlUenfe (f), e da altre Cronichette preflb Ca-
mui Salir- millo Pellegrino. Non potevano più fofi^erire i Beneventani l'orgogli»-
niunin fg governo de' Greci, dominanti nella loro Città. Comunicarono cflì
Rfr. Italie ' '^"^ dcfiderj a Guaimarie I. Principe di Salerno} e quelli a Guido Du-
(c) Lt* ca e Marchcfe di Spoleti. Falso all'affedio di cfla Città lo llcfTo Gui-
oftitnfit do con un copiofo cfercito, e per molto tempo la Itrinle. Veggcndofi
il*. i,f,49. ^ jjjjj pjj[ito Giorgio Patrizio qmvi Governatore per Leone Imperadsr
de' Gre-
Annali d' Italia. zoi
de' Greci, incitò i Cittadini alla difefa. Alerò non cercavano eflìj e Era Volg.
però prefe l'armi tanto i Greci, che i Beneventani, ufcirono di Gii- Anno 896.
tà, per dare addofTo a i nemici; ma fecondo il concerto fatto quei di
Benevento fi diedero alla fuga, ritornando nella Città, e feco traffirro
nella raifchia le genti di Spoleii . Giorgio Patrizio, fé volle falvar la
vita, pagò cinque mila foldi d'oro, e fu lafciato andare. Reftò in po-
tere di Guido Duca quella Città col fuo Principato . Ma chi è quello
Guido? Lo fteflo Anonimo Salernitano il credette quel mcdehmo Gui-
do, che abbiam veduto Re d'Italia ed Imperadore, con ifcriverc, eh'
egli tenne per un anno e Mefi nove quel Principato, e che portatoli
in occalion della morte di Carlo il Groflb Auguilo, (*) adeptus eft Re-
galem dignitatem . Benevetttum namque Iniferatrix Racbeitruda nomiiìt {S.-
gcltruda vuol dire) regendum fufcepit y 5? prafuit Beneventani^ anno uno
(^ 06Ì0 menfihus . In eantdem Urbem ingreJJ'a efl Pridie Kakndus ^prilis &c.
Sicché fecondo quello Autore, il conquiltatorc di Benevento fu Gui-
do Imperadore^ e prima ancora d'edere creato Re d'Italia: il che vuol
dire, che la concjuifta di Benevento da lui fatta cadercbbe nell'anno
887. Ma ciò non può fuflìftere, quanto al tempo, perchè Gccome ab-
biam veduto, i Greci entrarono in polFclTo di Benevento nell'anno
8yi. e ne {tetterò padroni quafi quattro anni . Immaginò il Conte Cam-
ar _ _
é fenza qualche fondamento la fua opinione per quel che dirò . Tut-
tavia meglio avrebbe fatto quello Autore col guardarli dal produrre
i fogni fuoi dapertutto come verità contanti, e dal dcfcrivere i fatti da
lui immaginati, quadchè co'proprj occhi gli avelTe veduti. Egli mette
anche fuor di fito la morte di Guido Imperadore, e difFerifce quella
di Lamberto Augufto fuo Figliuolo lino all'anno pio. che e uno fpa-
ventofo anacronifmo contro la Storia di quelli tempi.
Potrebbe invero fofpettarfi, che Guido Duca e Marchefe di Spo-
leti di cui fanno menzione le Croniche fuddctte, folle (lato il mede-
fimo (/«/Vo Imperadore, il quale nell'Anno 894. qualche Mcfe prima
della fua morte, impiegaffe le forze fue in conquiftar Benevento. Pure
un Anonimo Cronifta Beneventano affai chiarnmente racconta, che
dopo la morte d'eflb Augullo entrò Guido Duca e Marchefe in Pu-
glia, e vi conquido Benevento, dove era già morto Giorgio Patri-
zio, e comandava Teodoro Turmoca . E che Guaimario I. Principe
di Salerno avea per Moglie una Sorella d'eflo Guido per nome Jota.
Però poffiam conghictturarc, che quello Guido tofl'e Fratello, o al-
meno Parente di Lamberto Imperadore. S'erano impadroniti i Greci
Tom. V. Ce di
(*) ottenne la dignità Regale . Imperocché /' Itnperadrice per nome Racbei-
truda (Ageltruda) prefe il governo di Benevento^ e lo tenne un anno^
e mefi otto . Nella medefinta Città entrò l' ultimo giorno di Marzo .
loi Annali d' Italia,
•
E» A Volg. di Benevento nell'Anno 891. Secondo le Chronichetce pubSlicire da
Anno «96. CiJmillo Pellegrino (a) tribus yimis , novenKfue MenftbuSy fff diehus vi-
ni is 'lirhr. li'^^^ domìnaùo Gractrum tenuit Beneventum^, Samniique Provmciam . Pejl
Prìnap. hoc Guido AUrchenfe introivit in Beneventum (i). Ci conJucooo tali
Latìgobard. notizie ad intendere, che ncll' anno 894. Guido Duca di Spoleti cac-
h. i. r. li. fJQ i Greci da Benevento. Vi ftettc egli padrone ylnHo I. 6? Menji'
p"^3io!'cr' bui VII. o pure, come ha l'Anonimo Sslernitano, e il Beneventano,
/fj. Ann» uno i3 Menjihus o5IOy ovvero ttovevt: dopo il qual tempo fu ce-
duto il Principato Beneventano a Radelchi II. o fia Radelgifo FratelU
dell' Imperadrice y/^e//r«</rt. Da due Diplomi d'cflo Radclgilb, che fi
(b) chrtnic. leggono nella Cronica del Mnniftero di Voltutoo il>) rufBcicntement«
v'uuurnenf. iì puo dcdurrc , ch' egli nell'anno prefcnte Spfl. cominciò a contare
r. II. T. I. gli Anni del Tuo Principato in Benevento. Nella fuddetta Cronica
Kir. Halli, abbiamo un Placito tenuto da Lodovico Gallaldo in Beneventùno Pa-
latio , in pYtefentia Domna Ageltrudis Imperatricis Augulìa , y Dotnni Ru'
delchis Principis . Verifimilmcnte appartiene cflb al prefcnte anno.
Portò opinione il fuddetto Camillo Pellegrino, che Radelgifo II. ri-
cuperane la (ìgnoria di Benevento nell' anno 898. Ma certo fallò ne*
fuoi conti . L' Anonimo Beneventano da lui pubblicato fcrive. (i) Pofìea
vero pr afata Imperatrix Anno uno, 6? o£to Menfibus expletis^ pojlfiuim
Graji Benevento fuerant expulfi., in eadem ingre[fa eli pridie Katendas Apii-
lis , y pauh pìft longe fuperius nomi-natus Radelchis Fratrem fuum Bene-
ventano Principatui re/lituit, qui fere dttodecim annis ab eo fuerat expulfus .
Neil' anno 884. ficcomc è detto di fopra, Radelchi , o fia Radelgifo
11. cadde dal dominio di Benevento . Adunque avendolo dopo quafi
rfi-f^/V/ //««/■ ricuperato, cadde tal fatto nell'anno prefcnte. E percioc-
ché in quella Città nell' anno 894. ebbe fine il dominio de' Greci,
e Guido Duca vi fignorcggiò un Anno td otto Mefi, dopo i quali ve-
nuta l' Imperadrice Agcltruda a Benevento, ne rimifc in polTeflb il
Fratello Radelgifo: per confeguentc nell'anno prcfente fi dee credere
rcftituito a lui il Principato Beneventano. Qiiell' Atto dipoi fa ch'io
fofpetti, non eficre fiato il fuddetto Duca Guido Figliuolo d'efia A-
geltruda Augufta, come immaginò il Conte Campelli, perche fecondo
il cofiume delle cofe umane non arrcbbe ella tolto al Figliuolo quell'
infignc dominio per darlo ad un Fratello} e maflimamentc per averlo
cflb
(j) tre anni, e nove mefiti giorni venti la ignori» de^ Greci tenne Benc'
vento e la Provincia de' Sanniti . Dipoi Guido Marcbefe entrò in Be-
nevento .
(%) Ma dopo la prefata Imperadrice ^ compiti un anno ed otto meji^ da che
i Greci erano flati fcacciati da Benevento , f' entrò f ultimo giorno di
Marzo , e poco dopo , il molto avanti nominato Radelchi refiituì al Prin-
cipato Beneventano il fuo fratello , il quale quafi per annt dodici »' era
fia*o sbalzato .
\
Annali d* Italia. 103
e(ro Guido tolto colle fue forze dalle mani de' Greci . Né fi dee ta- Era Volg.
cere, che qutlto Guido Duca di Spoleri, appena impadronito di Be- Anno igó.
ncvcnto (<»), mandò in cfiiio Pietro (^efcovo di quella Città, che pure , ,
l'avca aiutato a farne l'acquilto. Se l'ebbero forte a male i Bene- ^„, ^J^J."
ventani . Però da li a quattro mcfi pentitoli Guido di quefta Tua im- vmtanus
prudente azione, andò in perfona a Salerno, dove s'era rifugiato que- ^- ^ T- u.
ito virtuofo Prelato, ed avendolo placato, il riconduile a Benevento f"^' JJ''"^'
con praticar pofcia verfo di lui tutti gli atti di una vera benevolenza . " °'
Aggiugne in oltre, (*) che pr<edi£lus Marchio Spo'etium perrexit^ Impe-
rstorem Lambertum , ejufque Matrem Imperatricem cernere cupieus; ibant
enim Romani ad Jpojìolorum limira , ^ idem ire gejiicbat . Danno ancora
tali parole qualche indizio, che quelto Guido iVJarchele non folle Fra-
tello di Lamberto Imperadore. Nell'anno prefentc (i ha dal mede-
fimo Cronifta e dall'Anonimo Beneventano, che ànàundoGuaimario /. (i) (^) -^ntny-
Principe di Salerno colla Conlorte Jota alia volta di Benevento per '"■'" ^''^"''
^ìCiiare i\ Duci Guido iuo Cognato, fcrmatofi nella Città di Avellino, p/j"x jj
vi ebbe la mala notte. Perciocché Jddferio, Galtaldo d'cfla Terra per Rer. itaiu.
fama corfa, che Guaimario macchinafle di farlo imprigionare, mife in P'g' ^93-
prigione lo llelfo Guaimario, e ntl di Icguentc gli fece cavar gli oc-
chi. A quelto avvilo il Duca Guido mode l'armi lue contro di Avel-
lino, e tanto tormentò colle macchine di guerra e coU'allcdio quella
Città, che Adclferio s'indnfle a mettere in libertà l'accecato Guai-
mario, e la maltrattata Principtfla fua Moglie, che fé ne tornarono
« Salerno non con quell'allegrezza, con cui fé n'erano partiti. Tro-
volTi dipoi quelto Adeiferio in compagnia de' Capuani, allorché fecondo
il folito marciavano a facchcggiare il territorio di Napoli, e fu prefo
da i Napoletani in una Icaramuccia . Guaimario Ipcdi immante-
nentc calde ittanzc ad jltanufio Fejcuvt e Duca di Napoli, per aver
codui nelle mani, e à fine di farne vendetta. iVIa Adelfcno ebbe
maniera di fuggirlene e di falvarfi . Succedette in quell'Anno una
fanguinofiflìma guerra (0 fra gli Unghen e i Bulgari. Jn due bat- (e) Annules
taglie rcftarono Iconfitti gli ultimi. Vennero alla tciza, che fu fom- ^•*'-'^'»f"
mamente rabbiofa. Vi perirono da ventimila Bulgari a cavallo (del ^'''^"''•
qual numero io non vo' far ficurtà) > maggiore nondimeno fu la
Itrage fenza dubbio de gli Ungheri, perche loro toccò di andare (con-
fitti . Ma prelto vedrem colloro rilorgere più che mai poflcnti e fie-
ri, e portar la rovina anche alla mifcra Italia.
C e i Anno
(*) il predetto Marchefe andò a Spoletta hr amando di vedere V Imperadore
Lamberto , e /' Jmperadrice fua Madre ; imperocché andavano a Roma
a vifitare i Santi Apofloli > ov' egli pure avea cariffim» di andare .
X04 Annali d' Italia.
Anno di Cristo dcccxcvii. Indizione xr.
di Romano Papa i.
di Lamberto Imperadore 6. e 4.
di Arnolfo Imperadore 2.
di Berengario Re d'Italia 10.
Er* Volg. TN un Placito (a), ch'io ho dato alla luce, fi conofce, che in qucft'
(^)'Antl^Ji- ^ Anno l'autorità di Lamberto Imperadore veniva riconofciuta in To-
tat. ullic. ^"^ana; e che pafTava buona armonia fra lui e Adalberto II. Duca e
Dijftrt. IO. Marchcfe di Tofcana . Fu quel Giudizio tenuto in Firenze Anno Do-
mnì Lamberti^ Deo propitio^ Sesto, IF. die Menfis Marcì ^ Jndilìione
^intadecima : il che fa conofccre, che nel di 4. di Marzo dell'Anno
Spz. Lamberto era già flato alzato al Trono Imperiale. Chi tenne quel
Placito, fi conofce dalle fcguenti parole. Dum ad praclaram poteflatem
Domni Lamberti pii^mi Imperatore Mifftts dirt&us fuìjfet in finibus Tu-
fciéC^ Amedeus, Comes Palatii; (^ cum -jeniffet Civitate Florentia in do-
mum Epifcopii ip/ìus Civitatis , in atrio unte Ba/ilica SanSii Johannis Ba-
ptifla inibi refideret una fimul cum Adelbertus Marchio,, fifi^ulorum humi-
nu>M Jujìitias faciendas &CC. Da qurflo Amedeo, che godeva l'infigne
carica di Conte del Palazzo nel Regno d'Italia, ha creduto taluno,
che polTa efTcre difcefa la Real Cafa di Savoia, perchè il nome A" A-
medeo nel Secolo Undecimo (\ truova in cfla. Non è fprczzabile la
conghietturaj ma fola non bafta a fiffar cofa alcuna per quella Genea-
logia. Nella parte della Borgogna, fignorcg£ji;ua dai Re Ridolfo, con-
vien cercare gli Antenati di quefli nobiliffimi Principi, iapcndctì ,
ch'elfi di colà pafTarono in Iralia . Lume troppo debole e un nome,
per poter credere, che Lamberto fi valeffe per un sì riguardo voi poito
della fua Corte di un Principe di ftraniera contrada. Abbiamo dal Pa-
(b) Antn-j- ncgirifta di Berengario (/•), che fegui pace e concordia fra il fuddetto
Z'^g/lJtnl. Lamberto Augufto, e Berengario Re in un Congrcfio tenuto m Pavia
j>. /. T. ;/ ncir Anno precedente. Aggiugne egli appreflo, che Lamberto piìi yo\~
Rer. itslie. tc andò Cercando pretcfti per rompere quefta pace: il che probabil-
mente avvenne nell'Anno corrente. Ecco le fue parole:
O Juvenile decus, fi mens non Iteva fuijfet!
Siepe datas voluit pacis refcindere deflras
Fraudibus inventis . Sed enim ratione fagaci
Deprehendis Pater alme (Berengario) (/o/w, ac murmura temnis .
(0 ^nttqu. Che cflb Berengario fi trovafTc in Ceneda ncll' Anno prcfentc ,
^ftu'\ ^'^' l'at>^''»™o '^=» u" '"o Diploma riferito nelle mie Antichità Italiane (0.
m- 97! F^" •" queft'Anno Stefano VL Papa un fine, indegno del facrofan-
k
Annali d' Italia. 205-
to Aio grado, ma frutto dell'iniquità da lui praticata contro la me- E»* Volg.
moria di Papa Formofo in difonore della fanta Chiefa Romana. Tal- ^*"*'* ^^T-
mente rcftarono ftomacaci i Romani del facrilego ftrapazzo da lui fat-
to del cadavere di quel Pontefice, il cui Elogio fi può leggere ncll'
Opereitt d'Aufilio, e prcfTo altri Scrittori, che fatta fra loro con-
giura, gli mifero le mani addolTo, e cacciatolo in una prigione, quivi
ài li a poco lo Itrangolarono . Frodoardo così ne fcrivc :
Captus 6f ipfe^ facraque ahiefìus ab tede, tenebris
Carceris injicitur^ vinclìfque mneilitur atris^
Et fuffocatum crudo premit ultio Uto .
E ncir Epitaffio fattogli dipoi da Papa Sergia III. e rapportato '
dal Cardinal Baronio, fi legge lo ftefTo .
CUMQUE PATER MULTUM CERTARET DOGMATE SANCTO,
CAPTUS, ET A SEDE PULSUS AD IMA l'UlT.
CARCERIS INTEREA VINCLIS CONSTRICTUS, ET IMO
STRANGULATUS NERBO, EXUIT ET HOMINEM.
Pretende il Padre Pagi, che a queftn Pontefice s'abbia da rife-
rire un Decreto, a noi confervato da Graziano {a) e dal Cardinal i*' ?^;?''*"
uronio rapportato ali Anno 816. e non gu ad uno de gli Anteccf- <,. 2.8.
fori Stefani, cioè che fi rimettefle in ufo il divieto di non conlecrare
il nuovo Papa eletto fcnza la licenza 8c approvazion dell' Imperadore
regnante. Il Decreto è qnciìo :^ta fan^a- Rimana Ecckjta^ cui au-
fiore Deo prteftdemus , a pluriiius patitur violentias , Ponti/ice obeunte : qu^e
ob hoc iìtferuntur , quia ahfqae Imperiali notitia P oriti fìcis fit Confecratio^
nec Canonice ritu S confuetudine ab Imperatore direEli interfunt Nuncii^
qui fcandala fieri vetent : Fvlumus , ut quum inftituendus cjl Pontifex , con-
venientibus Èpifcopis £5? univerfo Clero., eUgatur ., prafente Senatu £5? Po-
pulo^ qui ordimndus tji . Et fio ab omnibus eleSlns^ prjefentibut Legatis
Imperialibus confacretur . Nullufque fine periculo fui ^ juramenta vel prò-
mijfiortes atiquas nova adinventione audeat extorquere , nifi qua antiqua exi-
git ctnfuetudo , ne Ecclefia fcandalizetur , Cf? Imperialis honorificentia mi-
nuatur . V^icn chiamato Canonicus ritus quel colhime. Tale non parve
poi, ficcome vedremo, nel Secolo Undecimo. Ma è ben più proba-
bile , che quello Papa Stefano non facefle quefto Decreto, e che
s'ingannafTe Graziano con attribuirlo ad un altro Papa Stefano, quand'
cGo indubitatamente fi legge nel Concilio di Ravenna nell' anno fe-
guente celebrato da Papa Giovanni IX. Il giorno precifo, in cui fu
levato dal Mondo quclto Pontefice, è tuttavia ignoto. Bensì è cer-
to, ch'egli ebbe per Succeirore nella Cattedra di San Pietro Romano, (b) tahi..
Due fue Bolle, rapportate dal Baluzio (^), ci affieurano, ch'egli era «"« -^ppend.
Papa nel Mefe d'Ottobre del prefente anno, cflendo fcrittc Idibus ''^. ^"'^"^
Oiìobrify imperanti Domno nofivo piiffimo perpetuo Augujìo Lamberto a farcii, '
De»
io6 Annali d' Itali aiI
Era Volg. D€$ coronata magne Impertttore Anno VI. t3 poft Confulatum Anito FI.
Anno 897. luditìione Pri.na . Per atteftato del Dandolo, quello Papa mandò i)
(a) Vandul P^'^'<* Archicpifcopalc (o) a aitale II. Patriarca di Grado . Se vo-
j". chroHÌ(» gl'ara credere alla farragine indigeftì delia Cronica della Novalefa (>),
Tom. XII. in quelli tempi fiorì Ammalo., o (la Ammolons Vefcovo di Torino di
Ker. Italie. c\ìi qucU' Autorc narra un farto aflai llrano . (*) Lam'jerti Regis tem-
NovAtì-""' P"^' /*"' Maginfredus ^ quem iaterfecit; necno» (^ Ammulus Epifcopus Tau-
titnfe . rinenfis , qui ejufdem Civitatis Turres (^ iuuios perversiate fua, dejìruKit .
p. 11. T. II. Nam i/iimicitiam exercens cum fuis Civibus., qui continuo tllum a Civitate
Ktr. Italie, exturharunt : fuiique tribus amis ab/que Epifcopali Cathedra, ^ui pojlmo-
fi- 7*3- ^^^ p^^f peraèla reverfus , (^ mam valida cirt^ui , dejlruxit , Jicut dixi-
mus . Fuerat hac fiquidem Civitas coMdehftJJìmis Jurribus bene redimita
(^ *reus in circuitu per totum deambuiatorioi ., cum propugnaculis defuper
atque antemumlibus . Veramente i Velcovi avcano già acquiitate forze
tali e ricchezze, che già cominciavano non pochi d' eflì a prendere
un'aria Principerà j e però non e tanto difficile a credere quella ga-
ra e vendetta fra quel Vefcovo e i Cittadini. Che poi quello Am-
molonc Vefcovo di Torino, veramente vivclTe in quelli tempi, lo
abbiamo dal Concilio Romano tenuto nell'Anno feguence da Papa
Giovanni IX. apparendo da un frammento d'elio, dato alla luce dal
(ci Maiill. Padre Mabillonc (e), che cflb Aramolone v'intervenne, e fu uno de'
^ffittJtc. pjij zelanti per la memoria e gloria di Papa Formolo.
ad Ittr. Ital. * "^ or
Anno di Cristo dcccxcviii. Indizione i.
di Teodoro II. Papa i.
di Giovanni IX. Papa i.
di Lamberto Imperadore 7. e j.
di Arnolfo Imperadore 3.
di Berengario Re d'Italia 11.
^^^ d'"H^ QUcccdcttc in quell'Anno ciò, che narra Lìutprando Iftorico (d)
iiè."u e. 10. ^ di Adalberto il. Duca e Marchefe di Tofcana. Cioè, ch'egli in-
fìcme con Ildebrando molto potente Conte (non fi sa di qual Città)
fi ri-
(*) Dì Lamberto Re ai tempo lìffe Maginfredo ., eiiiuccife-, e Ammalo an-
cora VcJco\.-o di Torino , il quale culla fua pervcrfità diftrujfe le Torri
e i muri della medejtma Città . Imperocché inimicizia metiando co'' fuoi
Ciitddini, da quejfi ìofto fu fcacciato dalla Città; e per tre anni fette
fenza la Cattedra Fcfcovilt . Il quale dipoi fatta la p%ce ritornato., e di
forte Jquudra cinto diflrujfe , come abbiamo detto . J^ejla Città certa-
mente era fi^-ta ben coronata di fortifpme Torri., ed archi aveva intorno
da per tutto da potervi fpii£eggi<ire .^ ben coperti al di fopra e difeji .
Annali d' Italia. voy
fi ribellò da Lamberto Imperadore ^ e raunata una competente Armata y Era Volg.
s'incamininò alla volta di Pavia. (*) Tanta quipfe (dice egli) yidal- A»k« M-
bertus erat potentine ^ ut inter omnes Italia Principes , folus ipfe cignomento
diceretur Dives . Hggiugne, ch'egli avea per Moglie Berta ^ la quale
in prime Nozze con 7eobaldo Conte di Provenza avea partorito Ugo
Conte e Marche/e, che vedremo all'anno pi6. eflere creato Re d'Ita-
lia. Quella altera Donna Figliuola del già Lattario Re della Lorena,,
quella fu, che fpmfc il Marito a prendere l'armi contra dell' Augullo
Lamberto. Paflaco per Monte Bardonc, giunfe egli col fuo poco ag-
guerrito efercito fino a Borgo San Donnino fra Parma e Piacenza .
Intanto avvertito di quclta mofla Lamberto, mentre godeva il diver-
timento fuo favorito nella forefta di Marengo, fenz' afpettar , che fi
unilTe r Armata fua, con foli cento cavalli, venne frettolofamente in-
contro ad Adalberto . Trovata la di lui gente immerfa in un profondo
fonno per aver votate nel giorno innanzi le botti, le diede addoflb,
e fopra quanti arrivò, sfogò la collera fua. Ildebrando- ebbe la fortu-
na di falvarfi colla fuga. Non così avvenne al Duca della Tofcana .
Colto in una greppia, dove s'era appiattato, e condotto alla prefen-
za di Lamberto, che gli diede foicnncmcnte la berta, fu condotto
prigione con altri a Pavia. Gli Autori più antichi ci defcrivono l' Im-
perador Lamberto come giovane di non molto cuore, e di minore fpe-
ricnza nell'Armi, e qui Liucprando cel fa conofcere un Marte. Con-
tuttociò fi può ben credere, che Liutprando nella foftanza del fatto
non fi fia ingannato. Era in Pavia cflb Lamberto nel di 17. di Lu-
glio di quell'Anno, ficcome colla da un Privilegio da lui conceduto-
a i Canonici di Parma, e da me dato alla luce con quelle Note (•«): ^f^ /'^""^"f
FL Kakndas Augufti Anno Incarnationis Domini DCCCXCFIIH. (farà jtn''\±.
l'Anno Pifano, cioè fecondo l'Era volgare Anno 8p8.) Domni quoque
Lamberti piiffìmi Imperatori! VI. Indizione I. ASlum Papia Urbe Tici-
nenfi. Dopo foli quattro Mefi di Pontificato, per quinto fi crede , ^^^ ^'^'"^^'
Papa Romano pafsò a miglior vita. In luogo fuo fu eletto Tfo^oro II. ^anor. "
Pontefice, che non tenne la Sedia di San Pietro più di venti giorni, Pontificib.
ma che meritava per le fjc Virtù di tenerla lunghiirimo tempo. Di ^-^^^.y//.
lui così fcrive Frodoardo W: ^"■' •''"''*•
Di-
(*) Imperocché Jdalbert$ era tanto potente y che trti tHtti li Prencipi d' I-
talia , egli folo' era- cognominato il Ricct .
io8 Annali d' Italia.
Era Volg.
Anno 898. Dileltus Clero Theodorus ^ pacis amicus.
Bis fenos ( dcnos ) Romana, dies , qui jura gubernans ,
Sobrius 6? caftus^ patria boni tate refertus^
yixit pauptribus diffufus amator {«f alt or .
Hic Populum decuit co/megere vincula pacis ì
uitque Sacerdutes concordi ubi junxit honort ,
Dum propriis revocat disjeSlos fedibus^ ipfe
Complacitus rapi tur,, decreta fede locandus . (•)
Si venne ad un'altra elezione. Eleflc una parte del Popolo i'fr-
gio Prete, il quale, fé vogliam credere a Liucprando, era anche lU-
to ficcorae già dicemmo, eletto nell'anno 8pi. in concorrenza di Papa
Formolo, e poi rifugiato in Tofcana fotto la protezione di Adalber-
to II. Duca . Ma più polfanza ebbe jl partito contrario, da cui fu
non folamente eletto, ma confecrato Giovanni IX. E quelli poi cac-
ciò in cfilio tanto il fuddctto Sergio, quanto altri Romani di lui
fautori :
PelUtur ele^us patria quo Sergius Urbe.,
Romulidumque gregum quidam traduntur abtlSi .
Così fcrive Frodoardo . E però fi comprende, che non già nell*
anno 8pi. fcgui l'elezione e la decadenza di Sergio, ma bensì nell'
occafion di quefta Sede vacante. Nell'Epitaffio del fuddctro Sergio,
che arrivò finalmente anch' egli ad edere Papa, fi legge, che quello
Giovanni IX. Papa fu un ufurpatore del Pontificato,
Rotnuleofque greges diffipat ijie lupus.
Comunque fia, toccò a Sergio il di fouo in quefta occafione ,
e le poche memorie, che rellano di Giovanni IX. cel danno a cono-
Tcere per uomo molto faggio e pio. Siccome egli era della fazione di
Papa Formolo, cosi ebbe principalmente a cuore di nfarcirc il di lui
onore. A tal fine poco dopo la confecrazione lua raunò un Concilio
, . , , in Roma, dove furono ftabiliti alcuni Capitoli, da' quali fi ricava non
Cincilior.' poca luce, per conofcere il filtema di quelli tempi {.") . Prima d'ogni
T»m. IX. altra
(•) Diletto al Clero., e della pace amante
Per giorni venti governi) la Chieja ,
E fobrio., t cafto, e con paterno amore.
Dei poveri fu fempre un gran fojlegno .
Al Popolo infegnò frigner la Pace;
E i Sacerdoti unì con pari onore-,
Mentre gli efuli invita alle lor Sedi,
Egli è t«lto e innalzato a Sede eterna.
Annali d' Italia. ^09
altra cofa fu annullato il Concilio tenuto da Papa Stefano VI. contra Era Volg.
del defunto Papa Formofo, e condennati alle fiamme i fuoi proceiri e Anno 89Ì.-
dccrcti, come affatto illegittimi e difordmaci, perchè fatti contra di
un cadavero, che non può dir le fue ragioni. Dato fu il perdono al
Clero, che intervenne a quel Sinodo j e decretato, che la traslazione
d'effo Formofo dal Vefcovato di. Porco al Papato non paffaflc in e-
fcmpio, perchè era vietato da i Canoni il palfa^gio da una Chiefa all'
altra fcnza qualche grande neccffità della Chielaj e però non fi am-
mettevano allora Vefcovi al Pontificato Romano, p'urono approvati e
rimedi nel loro grado tutti i Vefcovi, Preti, e Cherici ordmati dal
fuddctto Papa Formofo i confcrm..ra l'elezione ed unzione di Lamberto
Imperadere; riprovata ed annullata la barbarica di ^;7/o//b, qua per fubre-
ptionem extorta efl . Fu ratificata la fcomunica contra Sergio, Benedet-
to, e Manno, Preti della Chiefa Romana, e contra Leone, Pafquale,
e Giovanni, Diaconi della Sede Apoltolica, ficcomc principali pro-
motori della fcandalofa procclfura contra di Papa Formolo} ed intimaa
la mcdciìma cenfura a chiunque ad capkndum thejaurum avea tratto dal
fepolcro il cadavere d'eflb Papa, e poi gittate nel Tevere. Miriamo
dipoi in quclto Concilio il Decreto, che dal Padre Pagi vien creduto
fatto da Stefano FI. Papa, e già riferito all'anno precedente, intorno
al non coniecrarc il nuovo Papa eletto, le non coli' approvazione deli'
Impcradore, e alla prefcnza de' fuoi Legaci . Eralì già introdotto l'abo-
minc voi' abufo, che morendo il Papa, cerreva il Popolo a dare il fuco
al Palazzo Pontificio, con paflàr' anche un tal furore aducifo ad altri
luoghi entro e fuori di Roma: il che avea fcrvito d'efempio per fare
lo Iteflb ad altre Città. Fu proibito un tale ecceii'o : (*] Quod qui
facere prafumftrit ^ non folum Ecclefiaftka cenfura^ fed etiam Imperiali in-
dignatione feriatur .
Terminato quello Concilio, Ci portò Papa Giùvannl a Ravenna
per abboccarfi coW Impcradore Lamberto^ e trattar tcco di concerto de'
comuni bifogni. Si rauno quivi ancora un Concilio di fcttantaquutro
Vefcovi, e v'intervennero i due luddetti primi luminari della Crtllia-
nità. Uno de' Capitoli ivi Itabiliti è quello per parte dell' Imperado-
re, baftcvolmente indicante la di lui Sovranità. Si qtiis Romanus cu-
JHfcumque ftt ordinisi ftve de Clert^fi-ve de Semtu^feu de quoiunniue or-
dine .^ gratis ad nojìram Imperialem Majeftatem venire vtìlueiit., aut tiecef-
fitate compulfus ad nos l'o/uerit proclamare , mllus eis contradicere prtelu-
mat; ^ neque eorum rcs quifquam invadere veL depradari .^ aut eorum per-
fonas in eundo vel redeundo vel murando ., inquietare priefumat; dot.ec iiceat
Imperatori,^ Potè flati eorum caujjai., aut perjhms.^ aut per Nos aut per
Mijfus noliros deliberare, ^i autem eos inquietare eundo., redeundo.^ vel
mitrando tentaverit., vel eorum quidpiam rerum auf'erre-y pojiquam noflram
Tom. F. Dd " mi-
(*) Lo che chi a-cerà ardire di ammettere., fia punito non folamente dalla
cenfura Ecckftaflica , ma anco dallo /degno Imperiale .
ITO Annali d' Italia.
E»A Volg. mifericordìam prodamjveriftt , ImpeYaììs ultionis inJi^^tioitem incurrctt .
Anno 8y8. fra gli fconccrti de gli anni pafTati dovea cflere ihiro mclTo oliacelo
in Roma a chi volea ricorrere e appellare al Tribunale dell' Impcra-
dore. Lamberto volle, che fiifTlftefrc nell'antico Tuo vigore quello ("uo
diritto. Conicrma in oltre 1' Imperadore Privilegium fanSfa Roviana Ec-
eleftte^ quod a prìfcis temporibus per pìijfimos Jmperatores Jlabilìtum eft .
Volle dipoi il Pontefice, che Lamberto Augufto, i Vefcovi, e B.iro-
ni, approvifTcro il Concilio Romano, poco dianzi />ro <r(?«/iì? Z)ow«/ For-
mofi fanilijjimì Pap<e ^ non invidile zelo^ /ed reSfitudinis gmtia canonice pg-
raSliim. E perciocché ne gli Stati della Chicfa Romana per gli anni
addietro erano Jtate commefTe immcnfe ruberie, incendj, e violenze:
perciò fece iftanza al!' Imperadore, ut talia impunita non dimittatis . Sog-
giugne : Ut paSlum^ quod a beatie memorile vsflro Genitore Donino Wi-
doiie y y a Fobis piifftmis Impcratoribus , juxta pr^ecedentem confuetudi^iem,
fa£ìum efl y nunc rcintegretur , (^ inviolatum fervetur . Chiamavalì Patto
la Signoria di Roma, dell' Efarcato, e della Pcntapoli, che chiunque
defiderava d' e Aere Imperadore, confermava per patto a i Ronwni Pon-
tefici con un nuovo Diploma. Forfè il barbaro Re Arnolfo mancò al-
la giufta confermazione di qucdi patti. Dice in olrre il Papa, che era-
no Itati alienati illecitamente alcuni Beni patrimoniali, ed anche alcu-
ne Città, ed altre cofe contenute in eflo Patto ^ fcnza cfprimere fé da.'
fuoi Predcccflbri, o pure da gì' Imperadorij ed cfigc, che tali aliena-
zioni fieno annullate nel Concilio. E perciocché in addietro s'erano
fatte in territoriis beati Petri^ delle adunanze illecite da i Romani,,
Longobardi, ed anche Pranzefi, cantra /fpofiolicam 6f Imperialem vo-
luntatem: vuole che con un decreto dell' imperadore e dei Sinodo fie-
no; proibite per l'avvenire. Finalmente e'^pone il Papa lo llato milc-
rabile, a cui era ridotta la fanta Chicfa Romana, perchè non le rcfta-
vano rendite da mantenere il Clero, e da aiut;ire i Poverelli > ed aven-
do egli trovata quafi dillrutta la Patriarcal Bafilica Latcrancnfe, avea
ben'mviato gente per tagliar travi da rifarcirla, ma ne era llaco im-
pedito da i malviventi d'allora il tagliamenro. Però fcongima l' Im-
peradore, acciocché dia mano a quella fabbrica, e adoperi l'autorità
fua, per rimettere in migliore fiato la Chicfa Romana. Fa quello Con-
cilio conofcere che quello Papa Giovanni era perfonaggio di vaglia, ma
eletto al governo della nave in tempi troppo buralcofi,che peggiora-
rono anche di più andando innanzi .
fa) Anott'y- Per altro abbiamo dal Paiiegirifta di Berengario 00, che ne'duc
mui in pa- precedenti anni, e nel piefente ancora G godè in Italia una buona pa-
rtn^ani^'' cc , c un felice raccolto delle campagne:
Tertia viox tamen hunc Latio produxerat ajìai
Ubere telluris potientent pace fequejlra .
Ma non giunfc al fine di c\\ìc[V%nno\'' Imperadore Lamberto ^ g\o-
▼ane dotato di bclUffimc doti, di coftumi pudici, e di grande elpet-
tazio-
Annali d* Italia. iti
tazione, fc fofTe più lungamente vivuro, come s' hi da Liutprando . Era Volg.
Dikttavafi egli forte della caccia, e il fuo lu'-'go favorito per tal fo- Anno 898.
lazzo era il bolco di Marengo nel territorio, dove fu poi fabbricata la
Città d' AlefTandria. Dura tuttavia un Caltcllo in quelle parti, che por-
ta il nome di Marengo, mentovato da Leandro Alberti, e dal Magi-
no. Quivi nel dì 50. di Settembre confermò egli a Gamenolfo Fe[co-
vo di Modena i Pnvilegj della lua Chiefa con un Diploma, accenna-
to dal Sigonio, e pubblicato dipoi dal Sillingardi, che fi legge ancora
predo rUghelliC'»). Eflb fu Aito anm Jncarnationis Domini DCCCXCFlll. (a^ Ughell.
Dormi quoqu-i Lamberti piiffimi Imperatoris , FUI. Pridie Kaknclas O£ìo- ■''"'■ ^"'r-
bris Indizione Secunda . Un'altro Diploma d'eflo Lamberto ho io ctpo- '^'>'"- "■
Ilo alla luce (^), dato nel dì 5. di Settembre, in favore della Chiefa 'mui!»/,'/.'
d'Arezzo, che ha le mcdefime note del precedente. Sul principio (b) Amiqu.
dunque d' Ottobre dovette fuccedere la non naturale morte del fuddet- l'^^'c- nif-
to Impcrador Lamberto. Era egli alla caccia, e cadutogli fotto il ca- ^"''' ^^'
vallo, mentre a briglia fciolta perfeguitava non fo qu;il fiera, l'infeli-
ce Principe fi ruppe il collo e mori. Ecco le parole del fuddet to Pa-
negiriiia d» Berengario:
- - - - Studio jam vadit in altes
Fenandi lucos , cupiens fibi mittier pprum
Infurmem , aut rapidis occurrere motibus urfuvt ;
Avia [ed pojìquam r.intio clamore fatigant
Prtecipites focii^ ipfe uno comit.inte minijìro^
Dum fternacis equi foderet cakaribus armos^
l'/nplicitus cecidit fibimet fub pecore collum ,
Abrumpem teiteram celli/o gutture vitam .
Quefta fu la pubblica voce, che fi fparfe allora della maniera di
fua morte, e lo attelta anche Liutprando {e) con dire: Ajunt fané ^ bunc
Regem^ dum in luco Marìnco venaretur (eli enirn ibidem mira mamitudi- 1*^ 5"*fr-*
ms (jf amoenitatis Incus ^^ adeo venatiombus aptus) ts fi cut morts efi ^ apros 1. 1. cap. iz.
effreni confe6taretur equo^ cecidij/'e^ collimque ftegijfe . Ma fo^giugnc ap-
prcflb, cfl'erci (lata un'altra fama, creduta da lui più venfimile, e di-
vulgata dapertutio. Cioè, che avendo Lamberto fatto decapitare A/ÌJ-
ginfredo Conte di Milano a cagion di fua ribellione, conferì quel po-
llo ad Ugo di lui Figliuolo, che Maginfredo^o Magni/redo vicn' uppcì-
lato anch' egli nell'antico Codice della Cefarea Biblioteca, e colmol-
lo anche d'altri bencfizj, affinché dimenticafie la diigrazia occorfa a
luo Padre. Anzi perche in qutrto giovinetto all'avvenenza li univa un
nubile ardire, fé gli affezionò talmente elfo Lamberto, che il voleva
femprc a'fuoi fianchi, non che in Tua Corte. Trovandofi foli amen-
due alla caccia, afpettandoche paffafle qualche cinghiale, fu prefo Lam-
berto dal Tonno-, e allora L^go, prevalendo più in lui l'ira per la mor-
te dt-1 Padre, che il favore di Lamberto, e la memoria de'benefizj ri-
cevuti, e del giuramento prcllato: con un battone gli ruppe il collo,
D d z facen-
in. Annali d' Italia.
ERA Vo'g. facendo poi correre voce, che la caduta da cavallo gli avcflc abbrc-
Anno £98. viata la vita. Stette nafcofo per alcuni anni il fatto, ma prefentoffi oc-
catìonc, in cui lo ftcffb Ui^o lo rivelò al Re Berengario. Anche 1' Au-
(a^ chrotic. tore della Cronica della Novalefa (0 lafciò fcritto, che per mano del
Kjvali- Fif^liuolo dell' uccifo Ma;^infrcdo Conte tolta fu la vita a Lamberto,
cieitfi p. II. mentre erano alla caccia. Spina Lamberti era chiamata una volta la
Kir. Italie. ^"^'■''^1 ^^° f'gg''^' ha il nome di Spilimberto vicina al Panaro e a San
Cefano, e nel diltretto di Modena. Di (opra vedemmo all'anno 88j-.
che l'antico Monaco Nonantolano, da cui abbiamo la V^ita di Adria-
no I. Papa, prctefe così nomimto quvl Luogo a cafit L^mbetti^ con
aver' anche creduto altri Scrittori, che Lamberto folfe (tato con una
Spina' tolto di vita da Ugo. Ma quelle fon favole, troppo leggiermen-
te nate, e che non meritano d'i(Tf-re confutate.
Altro non ci voleva, che quefto impenfato accidente per far ri-
forgere la fortuna del Rt Berengario. Strano ben può fembrare uno
Strumento d'acquifto fatto da Everardo Fefcovo di Piacenza della me-
(b') C*mfi tà della Rocca di Bardi, fcritto (/'), Berengario Rege ., anno Regni ejus
iJtor.iiPia- i„ ji^ii^ Decimo, Menfe Auvufte^ ìndiElione Prima . Ali' Agollo dcli'an-
Afpmd. "" prclcnte appartiene quella Indizione; e pero potrebbe dcdurd di
qua, che fofTe prima mancato di vita 1' fmperador Lamberto, e clic
Piacenza già ubbidifle al Re Berengario: il che non fi può accordare
colle notizie recate di fopra. Ma quella Carta, o patifce delle diffi-
cultà, o pure non fu affai attentamente letta, e (Campata per confc-
guence con qualche sbaglio. Certo nell' Agofto dell'anno prefcnte 8p8.
correva V Anno TJndecimo.^ e non già il Decimo., del Regno di Beren-
gario} e però nulla fi può llabilire con quell'.Atto dubbioro,fe pur
non è qualche cofa di peggio . Ora portata al Re Berengario la nuo-
va del morto fuo emulo, non fi fece egli pregare a volare a Pavia, do-
ve fu lenza aperta oppofizion ricevuto, con darfi a lui turtc l'altre
h i^sair ^'^'^^ S'^ fignoreggiate da Lamberto. Rapporti 1' Ughelli (0 un tuo
in. 'Efifc$p. Diploma in favore di Azza Vefcovo di Reggio, FtH. Idiis Novem-
Ktgienf. bris anno Incarnationis Domini DCCCXCF III. anno -cero Domni Beren-
jipfend. g^yii Sereni Jfimi Re gii XI. Indiziane I. jetum Papue Palatio Regio.
(dì L' I- '^''°^'^ ^g^' P'^'* teilimonianza di Liutprando (^), carcerato m clTa Cit-
pr»nd'."HÌfi. tà ^i Pavia Adalberto II. Duca e Marchcfc di Tofcana con altri. Li
t.i.cap.ii. rimile egli tutti in libertà, e in polTefib de' loro Gr>verni e Beni; e
perciò anche la Tofcana cominciò a riconofccrlo per fuo Re e Sovra-
no. Vi redava il Ducato di Spoleti, che potea fare refiUenza, per-
chè al governo di quelle contrade dimorava tuttavia la Vedova Impe-
radrice Ageltruda., Madre del defunto Lamberto Augullo. Si trattò ami-
(c) jintt<jui- chevolmcnte di concordia^ e da un'importante Diploma (>') efiltente
v'tìfilt'^'ix- nell'Archivio di San Siilo di Piacenza, fi comprende, che Berengario
guadagnò quell'altera Donna, col concederle, fecondo i corrotti co-
llumi di quelli tempi, due Moniftcrj a difpofizionc d'cfia, e col con-
fermarle tutti i beni (uoi proprj, o a lei dc.n;tti sì dal Marito Guido,
che dal Figliuolo Lamberto. 1Ì Diploma fu dato KMendis DectmbriSy
anno
Annali d' Italia. 115
gHM Incarnatianis Demini mUri JeCu Chrifli BCCCXCVIII. anno •vero Eka VoIr.
Regni Bercn^arii gloriarmi Regis XI. per /ndiSìignem IL JElum Civitate ^'*^* ^9^-
Regime: cioè a mio credere in Reggio di Lombardia. Sotto efTa Car-
ta Berengario aggiunfe di fuo pugno le fcguenti parole: Promitt$ ego
Berengarius Rex iibi Jgeltruda: , reli£l£ quondam. PFidonì Impnatoris , quia
ah hoc bora, ut deinccps, amicus tibifum, ftcuti reile amiais amico ejff'e de-
bet . Et cunSia tua. Prxceptalia conce (fa a PFidone ^ feu a Filio ejus Lam-
berto Imperatoribus , nec tollo , nec ulli aliquid aliquando t oliere dimitto in-
jujìe . Ce motivo di credere, che per tal via il Ducato di Spolcii l'c-
niflc all'ubbidienza del Re Berengario. Fors' anche fcguitò Agckruda
a governar quel Ducato, giacche non s'ode più parlare di Guido Dw
e* e Marchefe, di cui fu tatta menzione all'anno 8<?6. Sul principio
di quefto, Odone ^ Re di una parte della Francia, morendo, apri la
ftrada a Carlo il Semplice^ Re dell'altra, d' impadronirfi di tutto il Re-
gno. Intanto Arnolfo Re di Germania per le Tue infermità languiva,
né operò più cola degna di confiderazione . Molto meno pcnfava all'
Italia. E le lo Struvio {") col prendere fcnza elame le parole di Liut- (») ^*'^'*-
prando I dorico giunte a Icriverc, ch'egli in quell'anno per la terza n'^r'man'^n
volli calò in Italia, e pcrfeguitò Guido Imperadorc ^ non moltrò già di- yj,. Arnuif.
fccrnimento critico j e tanto meno dopo aver detto innanzi, che lo ftcf-
lo Guido qualche anno prima era mancato di vita. Varj altri moder-
ni Scrittori hanno aflerito lo Iteflb, ma loro mancavano quc' tanti lu-
mi, che ha dipoi guadagnato la Storia, e de' quali poteva e dovea va-
lerli quello Autore Tedelco.
Anno di CtxIsto dcccxcix. Indizione ir.
di Giovanni IX. Papa 2.
di Berengario Re d' Italia i r.
Soggiornava in Pavia il Re Berengario nel Marzo dell'anno prcfen-
te, dove concedette varj Privilcg}, da me (è) dati alla luce. Il (b)-/«/i^«!-
pnmo in favore della Chiefa di San Nicomcde nel dillrctto di Parma, nV^t"'"»
fpcdito FII/. Idus Martias, cioè nel di 8. d'efTo Mele. Un'altro/^. ^"^{.
Jdus MartiaSt o fia nei di 11. di Marzo dalle Monache della Poller-
ia di Pavia. Un'altro per le mcdefime dato F. Kalendas Jprilis, o fia
nel di 28. di Marzo, anno Incarnationis Domini DCCCXCFIII. anno
Regni Domni Berengarii gloriojijjìmi Regis Xll. Indizione II. M.i con
errore, dovendo eliere anno DCCCXCFIIIL A£lum Papite-y perché nel
Marzo dell'anno 898. Berengario non era padron di Pavia, né é cre-
dibile, che la di lui Canceikria ora adoperalfe l'Era Fioreniina, ora
la Pifana, ora la Volgare. Pareva pure, che ornai ridotto tutto il Re-
gno d' Italia lotto il governo di un Principe folo, Principe amorevo-
le, e di cuor fincero, s' avelie qui a godere un' mvidiabii quiete. Ma ^^ Sigtnitu
andò ben divcrraraente, le vogliam ci edere al Sigonio (f), al P. Pa- ^'^f'^"*
E » A Volg.
Anno 899.
(a) Pagius
Ad Annal.
S rtnti.
(b LtHt-
fréindus
Hifior. lib.
l. ca[i. IO.
(e) Vghtì-
iiHS Imi.
Sacr. To. lì.
in Epijcef.
MutintnJ.
114 A'^nali>d' Italia.
gi ('»),c ad altri moderni Scrittori j perchè in qiicfto medefimo Anno
cominciò per l'Italia una tela di ^i;ivi!lìmc fciagurc, fé pur la Scoria
mancante ed imbrogliala di qucfti tempi ci lafcia difcernere il vero.
Durava tuttavia in alcuni de'l-'rincipi Italiani, già della fiizione di Gui-
do e Lamberto Imperadori, l'avverfionea Berengario, rimontato pie-
namente fui Trono. S'avvifarono coftoro di chiamare in Italia Lodo-
vico Ite di Provenza (^J Figliuolo di Bofone^ e di Et mengarda , caccian-
dogli in capo delle prctenuoni fu quello Regno, per clVcre (lata Er-
mengarda Figliuola di Lodovico //. Imperadore . Quel, che parve più
Urano, fu che Adalberto Marchete d'Ivrea fi fece capo e promotore
di quella mena, ancorché egli avclTe per Moglie Gish Figliuola del
medefimo Re Berengario, la quale gli avca partorito un Figliuolo ap-
pellato Berengario dal nome dell' Avolo materno. Vedremo a fuo tem-
po quello giovane Berengario divenire Re e Tiranno delP Italia . Vol-
le dunque Lodovico Re di Provenza provar la fua fortuna, e calò in
Italia con un'Armata de'fuoi Provenzali. Ma certificato, che il Re
Berengario veniva ad incontrarlo con forza molto maggiore, awilitofi
non tardò a pentirfi della cominciata imprefa, e fecondo l'oilervazio-
ne del Vangelo fpedi fcgrcti Mcffi a Berengario per trattare di pace.
Non ripugnò Berengario ficcomc uomo di buona legge, ed efiendofi
contentato, che Lodovico con forte giuramento fi obbligafie di non
mai più tornare in Italia, per qualunque chiamata o irtanza, che gli
fufle fatta da i nemici d'eflo Berengario, gli pcrmife di tornarfene in-
dietro fano e falvo. Fu in quella congiuntura ben'aflìftito il Re Be-
rengario da jidalberto li. potentifllmo Marchefc di Tolcana, dianzi
guadagnato con molti regali . Si attribuì al gagliardo foccorfo fuo la
facilità, con cui Berengario fi sbrigò da quello pericolofo impaccio.
Ma ficcome vedremo, non fi può ammettere in quell'anno la prima
venuta del Re Lodovico in Italia; e perle ragioni, che fi addurran-
no, fi dee efla riferire all'anno fuffeguente. Un'altro avvenimento di
maggiore importanza pare, che s'abbia da riferire all'anno prefente,
cioè il primo ingreflo, o fia la prima fcorreria in Italia delia crudelif-
fima Nazione de gli f/wgi^m, chiamati anche Lfnni^ e fi^f/j/', da alcu-
ni antichi Scrittori, e nominatamente dil fuddctto Liutprando . Se non
falla l'Autore della Cronica di Nonantola, i cui frammenti furono
pubblicati dall' L'ghelli (t), ann$ DCCCXClX. venere Ungari in Ita-
liam de Menfe Augufli . Indittione 11 f. Ottavo Kalendas Ocìobris junxt-
ruiit fé Cbrijiiani cum eis in bello ad fluvtum Brentant , ubi multa tnillia.
Chrijltanorum iuter fella funi ab eis , (^ alias focavcre , ^ veucrunt ujque
ad Nonaalulam, (^ occidere MoHachos^ 6? incendtrunt Monafìertum^ (^
Codices rnultos coHcremavcre ^ atque oninem depopulati funt Locnm . Pra-
dicìus autem venerabilis Leopardus Jbbas-cum cunèlis aliis Menachis fu-
gere^y 6? aliquaadiu latue/e. Sicché fecondo quello .autore, nel dì 24.
di Settembre in cui correva V IndiziorK l'I. fu d;Ha la battaglia da i
Crilliani a gli Ungheri Pagani al Fiume Brenta con immcnlà itrage e
cotale fconnita de 1 primi: dopo di che vennero fino all'infigne Mo-
ni Ite-
Annali D* Italia. 115"
niftero di Nonantola fui diflretto di Modena, e dopo avergli dato il Era Volg.
facco, lo confegnarono alle fiamme. Tuttavia perchè il Continuatore Anno 899.
de gli Annali di Fulda GO , riferifce all'anno feguente quelta memo- j-^^ ji„„j,Us
rabil calamità de gl'Italiani, può rcftar dubbio, che più totto a quel- Fuldenfis
lo, che a quell'anno appartenga l'entrata prima de gli Unghcri, e la. Frehtn,
rotta data al Popolo Crilliano. E tanto più perchè pare, che gli Un-
gheri folamertte dopo la morte di Arnolfo Re di Germania^ alzafTero
la teda, e cominciafTero a portar la delolazione non meno alla Ger-
mania, che all'Italia Certo è, che fui fine di queft'anno efib AnioU
fo diede fine a i funi malori colla fua morte . Vedremo all' anno fuffe-
gucnte,^ come fi parli di quella irruzione de gli Ungheri in una Let-
tera fcritta da i Vefcovi Tedefchi a Papa Giovami IX. Intanto fi vuol
qui accennare un Diploma del Re Berengario, copia del quale con-
fcrvata da i Monaci Benedettini di Modena, fu da me data alla luce
W . in effb il Re Berengario conferma tutti i Privilegj e Beni del (b) AntU
predetto Moniftero Nonantolano a Leopardo Abbate, e in fine fi leg- ?«". Italie.
gè : Dxtum. XII lì. Kakndas Septembris amo Incarnatìonis Domìni ^'Jf""'- *i-
DCCCXCniir. Domm autem Bertngarii glorio fxffmì Regis XII. Indi&io- ^"^' '^^'
ne II. Ailum Curtis no/lr^ Filzachara, cioè nel Cartello oggidì appel-
lato San Ccfario nel Modenele, vicino a Nonantola. Quivi nulla fi
parla de gli Ungberi , perchè più di un Mele dappoi, fecondo il fud-
detto Storico di Nonantola, fucGcdettc T infelice giornata campale eoa
cffi alla Brenta..
Anno di Cristo dcccc. Indizione- 1 1 r-
di Benedetto IV. Papa i.
di Lodovico III. Re d'Italia t.
di Berengario Re d'Italia 13.
FU in queft'^anno per atteftato de gli Annali pubblicati dal Freero,
e di Reginone (0, eletto da i Vefcovi della Germania per loro (e) Regi>n
Re, Lodovico Figliuolo legittimo del defunto Arnolfo, benché in età ìnchrtnict.
puerile, e di tale elezione diedero elfi avvifo a Papa Giovanni con una ,
Lettera, che fi legge nella Raccolta de' Concilj {d) . ZuentebaUo^ o comìlìor.
fia Zuentebctdo ., Fratello baftardo d' efTo Lodovico, era già in poffeffo xow. ix.
del Regno delia Lorena. Se gli ribellarono, que' Popoli con darfi a
Lodovico) perlochc inforfe la guerra-, ma rimaflo uccifo in un firro'
d'armi eflo Zuemebaldo, finì predo qu'-l rumore. Abbiamo nella fud-
dctta Raccolta d=:' Concilj un'altra Lettera fcritta al racdefimo Papa
Giovitnni da i Vefcovi della Baviera, che dee appartenere all' anno
prefente, non potendofi differir più tardi, quando fia certa, ficco-
me pare la morte di P.ipa Giovanni IX. in quello medefimo Anno.
E tanto più perché vi fi dice già eletto il nuovo Re Lodovico : il
che ,
ii6 Annali d'Ital ia.
EnAVplg. che, ficcorac abbiam detto, accadde nel principio d;;!!' anno corrente .
Anno 900. Qiijvi fono menzionati Progenttores feremlJimì Seniorii ( ora diciam ^;-
gnore) noflri ^ Ludovici videlicet ImpcratOi is . Qii.iche c^uallatore de gli
antichi tclti ni vece di Regii avr^ quivi polto Jmperatoris ; non cflcn-
do probabile, che tal titolo tì delle a c|u^:l Re 1-anciullo, pnché da i
foli Romani Pontefici quello fi conferiva, né fi sa, che alcuno in quc-
fti tempi ruturpafle iii pregiudizio de' Papi . In fatti di fotto è men-
tovato ya-y^w^y^j" Rex nojìer . Pretendono quc' Vtfcovi affatto c.iiunnio-
fa la voce Iparfa, ch'efii aveficro l~atta pace con gli Ungheri, (i) «/-
■^«ff, ut in Italimn tranfirent^ pecu.iiam de di (fé . Soggiungono appreffo.
(2) ^ando vero Unugaros Italiam intraJJ'e comperimus ^ pacificare cut»
eijdem Sclavis^ tcflc Deo, multum deftderaviraus ^ quatenus tamdiu fpa-
tium darenty quatndiu Langobcrdiam nol/is inorare (^ res San6ìi Petri de-
fendere^ Pcpulumque Cbrijiianum divino adjutorio redimere liceret . Etnee
ipjum ab eis obtinere potuitn-MS . in fine con un polcritto aggiugnc Teot-
maro yircivefcovo }uvavcv\Ic, o fia di Salisburgo; (j) Sed quin Dei gra-
fia liberata eft Italia , quando citius poterò , pecunia}}! vobis tran5mitta}}i .
Eficndo mancato di vita Papa Giova}mi IX. a cui (ì dice fcritia que-
lla Lettera, avanti il Settembre dellMnno prcfcntc ; conicguentcmen-
te prima di quel tempo erano per la prima volta venuti a devaltar
l'Italia i ficrifllmi Ungheri. Laonde o nell'anno prefentc o nel prece-
dente s' ha da mettere il principio di quella ornbil tempclla, che per
tanti anni dipoi flagello e devaftò la railcra Italia. Il Continuatore de
{a") Annȓ. gli Annali pubblicati dal Frecro (o) fotto quell'anno, nel quale egli
THÌdinfis dcpole la penna , fcrive che mentre 1 Bavarefi uniti co i Boemi dava-
Treheri. ^q ^\ guallo alla Moravia, (4) Avari qui dicuntur Ungari , tota devafia-
ta Italia (manca qualche paiola) ita ut occifis Epijcopis quatfìplurimis ,
Malici cotitra eos dcpellsre tmlientes, in uno pralio uno die ceciderint vi-
ginti
(i) e di avergli dato denaro^ acciò pajfajfcro in Italia.
(a) ^ando pòi feppemo , che gli Ungheri erano entrati in Italia , avemmo
un gran defiderio , »' è tefiimone Iddio , di fargli far pace co' medefimi
Sciavi, punhè ci deffero tanto di tempo, che noi potejfento entrare in
Longobardia, e difendere le fojlanze di S. Pietro, e liberare il Popolo
Crifiiano colf ajuto Divino.
-{j) Ma perchè per divino favore P Italia è liberata, quanto più pr e fio po-
trò , vi manderò il denaro .
(4) Gli Avari detti Ungheri, devaflata tuUa V Italia, talché, uccifi mol-
tijfimi Fefcovi , gi' Italiani alf incontro machittando di fcacciarii , in una
fola battaglia , in un fol giorno ne perirono ventimila . Imperocché gì' i-
JfeJJi ritornar 0}tu in Ungheria per la medefima via, per cui erano ve-
nuti .
Annali d' Italia. 117
gìnti mìlìia (numero forfè troppo ingrandito). Ipfi namque eademvia^ Era Volg.
qua intraverunt ^ Pannomam regreffi funt . Rcginone, o per dir meglio, Akko 900.
qualche fuo Continuatore, poco perito della Cronologia, riferilcc all'
anno feguenie, cioè fuor di fito, come ha ancor fitto d'alni avve-
nimenti, la deplorabil rotta data da gli Ungheri all'efercito de gl'Ita-
liani. Ma per quanto s'è detto, appartiene quella calamità o al pre-
fente, o all'antecedente anno, (i) Gens Hungurtrum ^ ferivo quello Au-
tore, Langobardorum fines ingrejj'a^ aedibus ^ incenda s.^ ac rapinis ciudc'
l'iter cullila devajìat . Cujus violentine ac belluino furori quum terree incoia
in unum agmen conglobati reftftere conarentur ^ innumerabilis niultittido i£li-
hus [agiti arum perii t; quamplurimi Epifcopi (^ Comtes trucidantur . Ag-
giugnc, che Ludmardo (vuol dire Liutuardo) f^efcoz-o di Vercelli, già
da noi veduto Minidro favririto di Carlo il GrofTo Imperadorc , e in
fine fuo nemico, volendo fcappare dalla crudeltà di quelli Barbari, che
dovcano cflcre arrivati fino a V'ercelli, mentre conduceva fcco gl'iai-
menfi tefori, da lui raunati nel fuo minillero di Corte, disavveduta-
mente incappò nc'medefimi masnadieri Ungheri, che gli tolfcro la vi-
u, e più volentieri le di lui ricchezze.
Ma il racconto più individuato de' primi affanni recati da gli
Ungheri all'Italia, s' ha dallo Storico Liurprando (?). Certamente egli (a) t',ut~
falla nella Cronologia, perche dopo aver narrata la merce di .Arnolfo prandm
Re di Germania, e l'ailùnzionc al trono di Lodovico fuo Figliuolo, ''^' ^•'- <*•
fucccduta nell'anno prcfente, ed altri avvenimenti de' luflcgucnti anni,
feguita a fcrivcre così: (1) Paucis -vero interpofitis annis, quuM nuUus
ejjet , qui in Orientali ac Jtiftrali plaga liungaris refijieret ( nam Buha-
rorum gentem atque Grnecorum tributai iam fé cerant) imriienfo innumcrabi-
lique colie fio exercitu miferam petunt Italiam. ApprcfTo narra la prima
irruzion di coftoro in Italia. Verlo la metà di Marzo entrarono pel
Friuli j e fenza fermarfi né ad Aquileia, loc a Verona (ch'egli chiama
tnunitiJJImas Civitates non fcnza maraviglia di chi legge, perchè Aqui-
leia atterrata da Attila, non fi sa che nlorgeire mai più, e lo confefla
altrove W |o (Icflo Liutprando) pacarono alla volta di Ticino, (j) (b) Lmt-
qua nuac alio excellentiori vocabulo Papia vocatur. Quaiichè quella Città prand. Hi/I.
prcndcffe quello nome da i Papi, dall' ammmuivo Pup^e , come alcuni ''^- *• '• *•
Gramaticucci han fognato, o foflc Patria Pia. Sorprelo dalla com-
Tot». r. E e pai fa
(1) La Gente degli Ungheri entrata ne' confini de' Langobardi ., colle fìragi^
incendi e rapine crudelmente guajìa il tutto. Della quale alla v latenza^
e befliale furore sforzando^ di reftftere gli abitatori del paefe fretti in
uno [quadrone .^ una moltitudine innumerabile perì per colpi delie faette ;
moliijfimi Vefcovi e Conti fono trucidati .
(z) Tra pochi anni poi., niun» ad Oriente , ed Aujiro rcfiftendo agli Un-
gheri ( imperocché aveano fatta tributaria la gente de' Bulgari , e de'
Greci) raccolto un efercito immenfo ed innumerabile afj'alifcono la mitera
Italia .
(j) che ora con nome più degno ft appella Papia.
xi8 Annali d' Itali a.
Eka Volg. parfa di qucfte non roai più vedute genti ftranicre il Re Berengario,
Anno 900. fpedì tofto prcflantidìmi ordini per tutta la Lombardia, Tofcana, Ca-
merino, e Spolcti, e radunò un cfcrcito tre volte più copiofo di quello
de gli Ungheri . Con quarte forze andò contra de' Barbari, i quali ac-
cortifi dello iVantaggio, rincularono fino all' Adda, e paffaronlo a nuoto
colla morte di molti. Infcguiti fcmpre dall' cfcrcito CriUiano, giun-
fero al Fiume Brenta, dove abbiamo anche veduto, che l'Anonimo
Nonantolano mette la battaglia funelta al Popolo Italiano. Quivi tio-
vandofi alle llrctte, mandarono al Re Berengario fupplicandolo di vo-
lerli lafciar andare in pace, con cfibirfi di rertituire tutti i prigioni,
e tutta la preda, e di obbligarfi di non ritornare mai più in Italia:
al qual fine gli darebbono in ortaggio t loro Figliuoli. Non dovca
faptre Berengario il proverbio: A nemico che fugge ^ fagli i ponti d'' oro .
S' citino egli in non volere dar loro quartiere, figurandoteli tutti già
fcannati, o prefi. Portata qucrta inumana rifpolla a gli Ungheri, li
trafle alla difperszione, ingrediente efficace per accrcfcere il coraggio
nelle zufi^e . Però rifoluti di vendere ben caro la vita loro, improwi-
famente vennero ad aflalire i Crirtiani, che dolcemente attendevano a
bere e mangiare, fenza afpettarfi una tale improvvifata. Non fu quel-
lo un fatto d'armij fu un macello di chiunque non ebbe buone gam-
be> e a niuno fi perdonò: tanto erano inviperiti que'cani. Da li m-
nanzi niuno de gl'Italiani ebbe più cuore di far fronte a cofloro, che
vittoriofi fcorfero dipoi per la Lombardia, e fui finir dell'anno fi ri-
ducevano in Ungheria, per tornar pofcia nell'anno apprcrto in Italia.
Non potè di meno, che per qusrta imprudenza, e per si lagrimevol
perdita fatta o nel prefente anno o nel precedente, non rertaire fcre-
ditato ed avvilito il Re Berengario} e portlam conghietturare , che
anche da qucrto finiftro di lai lucceflb prendelTe animo Lodovico Rt
ài Provenza^ per condurre, come io credo, la prima volta l'armi lue
(a) Liut- in Italia. Liutprando {a) fcrive, che nato qualche dilFapore fra Bc-
frandus rcngario, & Adalberto II. Marchefe di Tofcana, querti ad irtigazionc
Ut. i. e. IO. fpexialmente di Berta fua Moglie, donna al maggior fegno ambizio-
fa, morte gli altri Principi d' Italia ad invitare il luddetto Re Lodo-
vico alla conquirta di quefto Regno. E' anche da credere, che nel
trattato averterò mano i Romani, giacche fi oflerva, che Berengario
non potè ottener la Corona Imperiale, e querta poi fu si tacilmentc
conceduta al fuddetto Lodovico. Anche il Panegiriila di Berengario
,„ _ atterta (^), che il promotore di querta venuta del Re Lodovico fu
mls Panlg. Adalberto Marchefe di Tofcana, con dire:
Sertngarii
iii>- 4- ^arta igitur Latto vìxdum deferbuit ajlas^
Hac ratione iterum folito fublata venena
Belltia^ Tyrrhenis fundens fera fibiLi ab orisy
Sol liei taf Rhodani gente»! : cui moribus au&or
Temnendus Ludovicus erat ^ (ed ftirpe legendus ^
Bre»gario geneft conjunSlus qui^pe fuperb» .
Come
A N^N alio' Italia. 119
Come poi quefto Poeta parli qui à\ \in ^arto ^art» , dopo aver Era Volg.
detto, che ncW Jmo Terzo Lamberto Augulto termino luu vita, non Anno 900.
fi Svi ben comi3rei\icre . Dall'anno 8p6. in cui ftabilirono pace infie-
me Lamberto e Berengario, fi può intendere, che corfcro tre anni,
nel terzo de' quali, cioè nell'anno 8p??. Lamberto dicJe fine a' fiioi
giorni. Pel quarto, in cui Lodovico Re di Pro^'enza calò in Italia,
pare, ch'egli intenda l'anno 899. e che non abbia conofciuco. Gab-
bia confalo le due divcrfe venute di quello Re mentovate da Liut-
prando, con dirne una fi^la . Comunque fia, in quell'anno e certa la
difccfa d'eil'o Lodovico in Italia; e quella la crtdo io la prima Tua
venuta. Accenna il Sigonio due Diplomi (a), dati dal Re Berenga- u\ si^tnius
rio in Ferona IT. Idus Miirtias , e XUl. Kalendas Novembris dell' an- jt Retno
no prefcnte. L due altri dati dal Re Lodovico Pridie Idui Oi:tobris Italie, l. 6.
in Corte Olonna, e Pridie Kalendas Novembris del mcdefimo anno m
Piacenza. Quell'ultimo fi legge prcflb l' Ughelli (^) . Ho io prodotto .■^s uchell
altrove (e) un Privilegio, da lui conceduto nel Febbraio dell'anno fc- nal. iacr.
Guente a Pietro Vefcovo di Arezzo, da cui fi ricava, the ditaglifi la ^r»»». v.
Città di Pavia, quivi in una gran Dieta de' Vefcovi, Marchcfi, e -^Pt"^'"^-, .
Conti del Regno d'Italia (circa il principio d'Ottobre dell'anno pre- ,^, "uliu
fente). ycnientibus nobis (dice egli) Papiam in [acro Palatio, ibi(/ue Dijjert. 3.'
Elezione , 13 Omnipotentis Dei difpenfatioite , in nobis ab omni'jus Epifco-
pis y Marchninibus , Comitibus, cunclifque itera majeris inferiorifqHe perjontg ,
Ordifiibus fatlo òcc. Né perde egli tempo per andare a Roma, dove
gli dovea già eflere fiata promcHa la Corona e il titolo d' Impcrado-
rc . In un altro fijo Diploma, parimente da me pubblicato 00, egli (d) il'. Dif-
comparilce in Olonna prelfo a Pavia nel dì 14. di Ottobre dell'anno ^"'' '°'
prclcnte, e conta V Anno Primo del Regno d' Italia . ^''^'
Aveva int-into la morte rapito il buon Papa Giovanni IX. e in
luogo Tuo era (lato fiitlituito JPapa Benedetto IT. Prima del di 31. d' A-
golto convicn credere, che feguiflc l'elezione e confccrazionc di que-
llo Pontefice-, da che abbiamo una fiia BulLi fpedita pel Vefcovo di
Lione Jngrino, e data (0 // Kalendas Septembris Anno Domni Bene- (e) Labit
diSli Papié Primo, Anno II. pò fi obitum Landebcrti Imperatoris Augufti, Conctlhr.
Indi&ione III. cioè neli' Anno prefente. E in qucfi' Anno mcdefimo ^''"'' ■'^*
credette il Padre Pagi (/), e credeva anch'io una volta, che Lodo- (f) p^^;„j
vico avefle conlcguito in Roma la Corona e il Titolo Imperiale} ma ad Annal.
per le ragioni, che addurrò, ciò avvenne fialamente nell'Anno ap- siron.
prefib. Reginone {g), o fecondo me, chi fece fenz' ordine di Crono- , . B.he im
logia delle giunte alla Storia di Reginone, fcrive all'Anno 897. av- ■^iChrtmc'o.
venimenti, che debbono appartenere all'Anno prefcnte. Cioè, che
inter Ludovicum £5" Berengarium ir: Italia plnrimis congrcjjioites fiunt ; multa
certaminum difcrimina ftbi fusceduut . No-vijjìm; Ludovicus Ber cagar iiim fu-
gata, Romarn ingreditur, ubi a fummo Pontifice coronatus, Imperator ap-
fetlatur . Altre memorie non ci rcilano per chiarire, le vciamente in
qucit' Anno fuccedcficro tali combattimenti fra Lodovico e Berenga-
rio. E qui fi oflervi, che il buon Liutprando non fa menzione alcuna
fica della
aio Annali d' Italia.
Era Volg. della promozion di Lodovic$ alla Dignità Imperiale, ed affai mofira
Anno 900. Jj non averne avuta contezza: il che ci dee rendere cauti a credere
tutto quanto fu fcritto da lui de' tempi alquanto lontani dall'età Tua.
Accadde nell'Anno prefente rautazion di dominio nel Principato di
(a) Anorv)- Benevento. (<») Radelchi^ o fia Radeìgtfo II. Princijte di quella Con-
mui Btnt- irada, affai facea conolcere la fua femplicità e debolezza con lafciarfr
^"ì!d"ì>trit Rovcrnarc alla cieca da un certo Virialdo , uomo di malignità fopra-
f.\. T. li «"*• Coflui trattava alla peggio i Beneventani, moltiflìmi ne cacciò
K#r. itAiie. in cfilio, c coJtoro fi ricoveravano tutti a Capoa fotto la protezione
di Atemlfo Conte e Signore di quella Città. Aveva Atenolfo, ficco-
me pcrfonaggio attento a'fuoi intercffi, fatto de i gran maneggi per
ottenere una Figliuola di Guaimario I. Principe di Salerno in Moglie
per Landolfo fuo Figliuolo, ma fenza mai poterla fpuntare, tuttoché
lì efibiilc di riconofcerc lui per fuo Sovrano, come avcano fatto in ad-
dietro i Conti di Capoa. A quelle Nozze fempre fi oppofe Jofa^
Sorella del fu Guido Duca di Spolcti e Moglie d'efib Guaimario, la
quale per eficre ex Regali Jìemmate erta., aborriva d'imparentarfi con
chi ella pretendeva Suddito fuo. Vi fi oppofero anche i Parenti d'efTo
Atenolfo, banditi e dimoranti in Salerno. Il perchè fianco di quelli
rifiuti fece Atenolfo pace con Jtannfio li. Fefcovo e Due» di
Napoli, ed accasò il Figliuolo Landolfo con Gemma Figliuola d'effb
Atanafio. Intanto i fuorufciti Beneventani andavano buzzicando, e
animando Atenolfo ad occupare la Città e il Principato di Bene-
vento , e menarono così accortamente quefto trattato , che una
notte rotte le ferrature di quella Città, v'introduffero Atenolfo; e
dopo aver prefo Radelgifo, concordemente col Popolo proclama-
rono Principe efib Atenolfo , il quale con umili maniere e molti
doni fcppe ben cattivarfi in breve l'amore di que' Cittadini . L' U-
ghclli, feguitando la fcorta di alcuni Storici Napoletani, mette la
morte del fuddetto Atanafio II. Vefcovo di poco gloriofa memoria,
ed anche Duca di Napoli, nell'Anno 8pf. Ma probabilmente egli
vide oltre a quell'Anno; e fé la di lui Figliuola Gemma foffe (lata
prcfa per Moglie in queft'Anno dal Figliuolo di Atenolfo, (parendo
verifimile, che fuo Padre Atanafio foffe allora vivo) converrebbe dif-
ferir la morte di quefto Vefcovo almcn fino all' Anno prelcntc . I*
luogo di lui certo è, che Gregorio (Nipote fuo, fé non erro) fu creato
^"* C4«»;i Duca di Napoli. Da uno ftrumento riferito dal Campi W fi vede,
ifior.diP,^- ^^^ j^ quell'Anno nel dì 23. di Settembre fer Indizione ^arta Do-
'*"*■ mm Ageltruda olim Imperatrix Augufla fa un cambio con Maione Ab'
bute di San Vincenzo del Volturno, acquiftando una Corte e Chiefa
polla nel Piacentino, e ch'efla continuava ad abitare nel Ducato di
Spolcti .
Anno
Annali d' Itali a. zxi
Anno di Cristo dcccci. Indizione iv.
di Benedetto IV. Papa i.
di Lodovico III. Imperadore i.
di Berengario Re d'Italia 14.
NOi diam principio al Secolo Decimo dell'Era Criftiana, Secolo ^^^ ^
di ferro, pieno d'iniquità in Italia per la fmodcrata corruzion ^„^, ^^f
de'coftumi non meno ne' Secolari, che ne gli Ecclefiaftici: motivi a
noi di ringraziar Dio, perchè ci abbia riferbati a i tempi prefenti,
non già efenti da i vizj ed abufi; ma tempi aurei in paragone di quelli.
Non come pretefcro il Cardinal Baronio, il Padre Pagi, l'Eccardo,
ed altri, fu conferita a Lodovico Re di Provenza e d'Italia la Corona
Imperiale in Roma dal Pontefice Benedetto IV. nell'Anno poo. ma
bensì nel Febbraio dell'Anno prefente, come avvertì il Sigonio («), gUf„;^
e fu confermato dal S'gnor Saflì W Bibliotecario dell' Ambrofiana . j, R,j„a
Rapporta l' Ughelli (e) , e piìi correttamente il Padre Tatti un Di- ital. Ut. 6.
ploma di quello Principe, dato in favore della Chiefa di Como a Liu- 0» Saxms
tuardo Vcfcovo di quella CittM, e Tuo Arcicancelliere, XF. Kalendas '"^^jf^ "
Febrttarii die, anno Incarnationis Domini DCCCCI. Indizione IF. anno si^onium.
autem Ludovici largitimi (forfè gloriofijftmi) Regii in Italia Primo. A- (c° VghM.
Bum B aloni a . Si dee feri vere Belem<e . Un altro ne ho io prodotto {d) itai. saer.
della Donazione della Corre di Guaftalla fatta da efib Re al Moni- f^"*^!'
ftero di San Sifto di Piacenza, dato XIF. Kalendas Februarii Anno In- comtnf.
carnationis Dominici DCCCC. (quando non fi adoperi l'Anno Fiorcn- (d) Antiqi^
tino e Veneziano, cofa che a me par diffìcile, fi dee fcrivere DCCCCI.) jf'*'''- ^'f-
IndiStione IV. anno Primo regnante Hludivico glorio fijfimo Rege in Italia. ■'"''• *'"
A£lum Bolonia Civitate . Adunque nel di 14. di Gennaio del prefente
Anno era tuttavia Lodovico in Bologna, ed ufava il folo titolo di Re.
Pafsò dipoi a Roma, dove nel Mefc di Febbraio niuna difficultà trovò
ad cflere innalzato al Trono Imperiale, e coronato da Papa Benedetto
IV. Mi fi rende verifimile, che i voti del Pontefice e del Senato Ro-
mano concorreflero volentieri in qucfto Principe, perche Berengario per
lo fcacco matto a lui dato da gli Ungheri avca perduto il credito j e
Lodovico all'incontro per l'unione del Regno di Provenza con quello
d'Italia veniva creduto piìi pofTcnte e più atto dell'altro a foltener
quello governo , e a difendere gl'Italiani da gli Ungheri e da i Sara-
ceni. Dappoiché Lodovico ebbe confeguita l'Imperiai Dignità, tollo
ne cfcrcitò l'autorità in Roma llefla, con alzar ivi Tribunale, e de-
cidere le caufe di chiunque a lui ricorreva per ottenere giullizia. Così
ufavano di fare anche gli altri precedenti novelli Impcradori . E' ce- (e) FiWor
Icbrc in quello piopofit^o un Giudicato, che già il Fiorentini {e) diede 'j".f""^'''
alla luce, fcritto ^««0 Imperli Domni Ludovici Primo, Menfe Februa- J^.^f^'J' *
rii ,
Ili A N N A T. I d' I T A L T A.
E»* Volg. r/V, IndiSliom piarla, cioè nell'Anno prefcnce . Il fuo Principio è
Anno 901. quelto: Dum Domiui Lurlovicus Sereaijjtmts Imneratoy j4 tgit/iui a Re-
gale digrtitate Romam ad jummum Imperialis ctdmiais apicem per fanBiffìmi
ac ter beatìffimi jummi Pontìficn i3 univcrfalìs P:ipif Dom^i Bcned fìi dex-
teram advenìjftfy atqiie ciim eodem Revere, iti jTi mi Patre cum funcl'JJimis
Rcmanis feu Italtcis Epifcópis^ atque Re^ui fai Ducibus (^ Coinitihus, ca-
terisque Principibus..ìic. in Pa/ado, quod ejì fuuditum juxta BafiUca bea-
tijfimi Petri Priiuipis Apoftolurum ^ in Lanbia magiore ipfius Palacii pa-
riter cum eodem fummo Pontifice in judicio refeùijj'et . iaz. Sicché ragion
vuole, che fi literiica al Fcbbiaio di quell'Anno la Coronazione Ro-
mana di qucIto l-'rincipe in konn, dove era egli tuttavia nel di z.
(i) Antiqui- ^^ j\^]arzo, come rifuita da un fuo Diploma (a), da me pubblicato,
D'iirtrl''"i9- ^'^''^ '^ ^^8&^ Vanao I. </<?//' Imperio . Ch'egli poi fi ritrovaire in Pa-
fag. 49. Wd iul fine dell'Anno, apparilce da un altrj tuo Privilegio, in cui
concede alla Chicfa di Como la Badia della Coronata, poiba vicina al
Fiume Adda, quella Itcfla, che fu fondata da Cuniberto Re dc'Lon-
^ìm^v ' gohardi. Il Diploma (^) è dato f^//. Jdus Dicemhris anno Incarnatio-
ip Epifcop. vis Domini DCCCCI. India.one IF. anno autem Regni Ludovici Serenif-
Cómeuf. Jimi Jmperatoris in Italia Primo. Non può tuffiltcre un Diploma, che
(e) là., ilt. viene accennato dall' Ughelli (f) come dato da Berengario Papia Anno
rc^/tÌQ. DCCCCI. Sexto Idusjulii, Indimene ir. Anno ejufdtm Regis XIII. In
quell'Anno Berengario non fu padrone di Pavia. L'Anno XIlI. del
fuo Regno correva nell'Anno precedente, e a quelto lì dovrà rife-
rire il Diploma con correggere del pari l'Indizione, fé pur non li
tratta di un Documento apocrifo. Se la guerra continuall'c, o fc qual-
che battaglia fi delle fra quello nuovo Imperadore, e il Re Beren-
gario nell'Anno prcfente, non fi può raccogliere dalle troppo fearfc
memorie di que' tempi . Sappiamo, che riufci al primo di cacciar l'al-
tro fuori d'Italiaj ma in qual' Anno precilo quelto avvcnilfe^ non ci
è permcflo di accertarlo. Il Cardinal Baronio h trovò alla defcrizion
di quelli tempi sì confufo, che difav vedutamente inciampò in non po-
chi Anacronilmi, per volerfi fcollare dal Sigonio, che qui più accu-
ratamente pofe al luo fito e diftinfc gli avvenimenti. Ancorché, fic-
comc abbiam detto di fopra all'Anno 896. a Guai/nario I. Principe
di Salerno fofle Hata data una buona lezione, che dovea umiliarlo,
allerchè gli furono cavati gli occhi.- pure ritornato alla fua rclidcnza,
non cefsò mai d'elfere fuperbo e crudele. Tante ne fece, che per-
duta la pazienza, il Popolo fi mife a lluzzicarc Guaimario II. fuo Fi-
gliuolo, già dichiarato nell'anno 895. Collega nel Principato dal Pa-
dre, acciocché egli folo alT'umcire il governo. Non caddero in terra
qucflc efortazioni . Fu prelo con buona maniera il cicco e vecchio
Guaimario, e confinato nella Chicfa di San Mafiìmo , fondata da lui
llelTb: con che il Figliuolo da lì innanzi fignoreggiò folo, e con fod-
(3) Chronì- disfazione del Popolo tutto. Pero da i Salernitani il primo vien chia-
ten. Arab. xnMo Guaimarius mala memoria ., e il fecondo bona memoria. Abbiamo
rì/ ^uJti. '^^^^^ Cronica Arabica Cantabrigenfc (<') che Abul-abbas Generale de'
Sara-
Annali d* Italia. 223
Saraceni in Sicilia (*) f^/J/V Panormum^ ti? ciedes magna fui t die o£lavo Era Volg.
Menfis Septembris. Ma lafcia di d;r quelto Autore, le Palermo foflc Anno 901.
allora in mano di qualche ribello del Re Moro o pur de'Crtrtiani Gre-
ci, i quali nondimeno non ci reità v>:(ligio, che ricuperafTero quella
Città, da che fu per la prima volta loro tolta da i Saraceni. In quell'
Anno ancora Atenolfo Principe di Benevento, e Signore di Capoa,
prcfe per fuo Collega nel Principato (-») Landolfo fuo Figliuolo. Era (a) chrtnU
in quefti tempi Conte del Palazzo, e Conte di Milano Sigefredo^ fic- '^^^/p'"!^'
come appanfce da un fuo Placito (*) tenuto in Milano nella Corte Tom. i. Kn.
del Duca. Secondochè ho io dimoftraro altrove (f), nella Corte de i ualic.
Re Longobardi la principal Dignità dopo la Regale veniva conGJe- {h} Antiqui'
rata quella del Conte del Palazzo, appellato anche facto Palazzo, per- '^''/r'"^"'
che a lui in ultima iftanza fi riferivano tutte le caufe del Regno, ^^_ '^'^
llendendofi perciò la di lui autorità anche nella Città delle Marche (e) ibidem
del Friuli, della Tofcana, e di Spoleti, ma non già al Ducato di Be- J^'f'rf. /•
ncvento .
Anno di Cristo dccccii. Indizione v.
di Benedetto IV. Papa 3.
di Lodovico III. Imperadore 2,
di Berengario Re d'Italia ij.
DA un Diploma (à) efTfientc nell'Archivio de' Canonici di Reg- (d) liiJim
gio abbiumo, che nel di iz. di Febbraio di quell'anno Lodavi- ^'Jfirt. zi.
co Imperadtire fogr^iornava in Pavia. Le note fon quelte : Dat. 11.
Idus februarii Amis Domini DCCCCIf Indiclione F. Anno Primo Im-
perante Domno Hìudovico in Jtilia. A&um Papi<e . Di qui ancora ap-
parifce, che la Coronazione Romana di quello Imperadore dovette
iuccedcre dopo il di li. di Febbraio dell'anno precedente. Anche il
Sigonio (e) ne cita un'altro d' effb Lodovico dato If^. Idus Maii^ (e)s!goniut
Anno Regni fui in Italia Secando ., Chrijìi DCCCCIL ma fcnza far men- de Rtgno
Zione dell'anno dell' Imperio. E nell' Archivio Archiepilcopale di Lue- ■"'•'• i'^b.ó,
ca v'ha uno Strumento fcritto IT. Kalendas Junii^ Anno IL hnperii
Ludovici., Indi5lione F\ Non (ì può giugncrc a conofcere, in quale de
gli aruii, dappoiché Lodovico Redi Provenza s'impadronì del Regno
d'Italia, riulcilTe a lui di cacciar Berengario fuori non folo di Vero-
na, ma anche di tutta l'Italia. Crede il Sigonio, che ciò avvenifle
nel precedente anno. Comunque fia, pare indubitata cofa, che Beren-
gario ne fu cacciatoi ed egli ritirarofi in Baviera prelTo il giovane
Lodovico Re di Germania , (lette quivi ad afpettar qualche favorevol
vicen-
( * ) frefe Palermo , e grande firage feguì agii otto del me fé di Settembre .
(a) Anony
tnm in Pa- J
114 Annali d' Italia.
Èra Volg. vicenda del Mondo, per riacquillare il perduto Regno. Se .voeliam
Anno 901. ripofare full'opinionc del Sigonio, feguit.it a e fiancheggiata dal l'adrc
Pagi, dal Leibnizio, dall' Eccardo, e da altri, in quello medefimo
anno Berengario la ricupero, e feguì la Tragedia di Lodovico III.
- Imperadore luddetto, dcfcritta dal Poeta Panegirica di Bcrenf^ano («)
- da Liucprando {l>) ^ Rcginonc {() ed altri antichi Storici. Racconta
, Liucprando, che dopo avere Lodovico conquiitata l'Italia, e vifitatc
^ *"'■• ' • varie Tue Provincie, gli venne voglia di veder' anche U Tol'cana. A
(b) Liut- quello fine da Pavia nafsò a Lucca, dove con impareggiabil magnifi-
frandus ccnza fu accolto da Adalberto II. Duca e Marchele di quella Provin-
Hiftor. Ltb. j,jj Rcftò ammirato cll'o Imperadore al trovar quivi tante truppe
(e) Rhigino tut"^^ ben' in ordine, e nella Corte d'elio Adalberto una si gran lun-
ÌBChr$nitt. tuofità e proprietà, e le immenfe Ipefe fatte da quel ricchiflimo Prin-
cipe per onorarlo. Gli fcappò pertanto detto in confidenza a i fuoi
domclHci : ^ejio Adalberto ;' avrebbe da chiamare più tofto Re che
Marche/e; perchè in nullz è da menadi me ^ fuor chi nel nome . Rappor-
tato quello motto al Duca Adalberto, e a Berta fua Moglie, Donna
accortilTìma, troraiono cfiì fotto quelle parole nafcolb il tarlo dell'in-
vidiai e però Berta da li innanzi alienò da Lodovico l'animo del Ma-
rito e de gli altri Principi d' Italia . Palso dalla Tolcana a Verona l' Im-
perador Lodovico, e quivi fi mife a dimorar con tutta pace, avendo
probabilmente licenziata parte dc'fuoi loldati , o medili a quartiere per
la campagna. Scrive il Pancgirilla di Berengario, aver' efib Lodovica
fottoraelTa Verona colle Città circonvicine , perché Berengario mal-
concio per una moleda quartana non potè fargli rcfiftenza. E che an-
dato Lodovico a quella Città ricompensò i fuoi foldaii con donar loro
gran quantità di poderi, togliendoli forfè a i Cittadini . Senza timore
dipoi quivi le ne flava, perch'era venuta nuova, forfè appolla fatta
dilTerainare dallo lleflb Berengario, che l'emulo Berengario era slog-
giato dal Mondo:
Nil veritus : metuenda nimis quia fujìuìit ipfum
Fama Berengarium letti difcrunina pajfum .
Ma non era morto, né dormiva Berengario. Ben' informato egli
dello flato delle cofc da que' Cittadini, che tenevano per lui, e l'pe-
iiaìmente da jidelarde Vefcovo della Città, che l'efortò a venire per
teftimonianza di Rcginonc: prima ben concertato l'affare, una notte
fiunto con grofTa brigata d'armati alle mura di Verona, vi fu intro-
oito, e (ul far del giorno diede all'armi. Lodovico fc ne fuggi in
una Chiefa. Scoperto e prefo fu prcfcntato a Berengario, che forte
il rimproverò per la mancata fede, e per aver rotto il giuramento di
non ritornare in Italia > e ciò non cllanie dopo avergli fatto cav ir gli
occhi, perdonò la vita allo fpcrgiuro avvcrfario, e lafciollo anche ri-
tornar liberamente in Provenza. Nel Panegirico di Berengario proba-
bilmente l'adulazione fece dire a quel Poeta, che contro la volontà
Annali d' Italia.' ^^^
di Berengario i fuoi partigiani tolfero la vifta a Lodovico. Giovanni Era Volg.
Biacacurta, che t'orfe avea per tradimento ceduta Verona a Lodovi- Anno 901.
co, colto in una Torre, rello tagliato a pezzi. I Soldati Provenzali
all'avvilo di quefta disavventura tutti le n'andarono chi qua chi là
dirpcrlì; e Adalberto Marchefe d'Ivrea Genero di Berengario diede
loro addoflo nel voler pafl^ir l'Alpi.
Dopo quello fortunato colpo non fu difficile al Re Berengario
di ricuperare il Regno d'Italia, al quale li può ben fenza fatica cre-
dere, che l'orbo Lodovico Imperadore fu obbligato di rinunziare, fc
volle la libertà di ritornarfene oltra monti. Che poi nell' Anno pre-
fcnte avvcniUe colla caduta del nemico Principe il riforgimento del
Re Berengario, Icmbra, che non s'abbia a dubitarne. Nell'Archivio
del Capitolo de' Canonici di Modena, tuttavia lì conferva un Diploma
originile d'edo Berengario, già pubblicato dal Siiiingardi, e poi dall'
Ughelli (a), dato interventu Hegiiulfi Epijcopi a Gotifredv Vefcovo di (a) Ughel-
jVlodena , f^fl. Idus Jugufli Anna Imanuitmiis Domìni noJJri Jefu ^'"' "•''•
Chrip DCCCCII. Amo vero Regni Domai Bcrengarii gmìofiffmi Regis f^'y^ffL'^'
Decimo quinto per lndi5lionem F. Acium Civitate Fapia . Ho 10 in oltre Mutinenfl
pubblicato {b) un'altro fuo Diploma, dato in favore di Pietro Ve- /h)^„,;.„i_
Icovo di Reggio XFl. Calendas Augufti^ Anno Dominìcie Incarnatìonis tat. Italie.
DCCCCII. Regni vero Dorarti lìerengurii pii£ìm Regis XF. Indiélione Dijfen. 14.
F. Acium Palatio Ticinenji , quod cft Caput Regni noftri . Sicché dee
metterli per cofa certa, che riulci nel Mefe di Luglio al Re Btren-
girio di ricuperar' il Regno, e di far mutar paefe ali'Auguflo Lodo-
vico. Vedremo andando innanzi altre pruove concorrenti a pcifuadcrci
la luffiftcnza di qucfta opinione, che fi vede autenticata ancora da Leo-
ne Olhcnfe là dove fcnve (f ) : Ludovicus Bofonis Regis Provinci^e filius (c^ tet-
regnavit annis tribus: cioè prefo il principio del Tuo Regno daii' eie- o/^""/*
zionc, ficcome dicemmo, fcguica in Pavia l'anno poo. Contuttociò i//^",'. ^' ,^,
inforgono tali difficultàj non già intorno alla dcprclli-ìn di Lodovico,
ma s! bene intorno ali'acciecamento fuo, che fecondo me convien cre-
dere molto più tardi balzato affatto dal Trono d' Italia, e inficmc j ri-
vato de gli occhi elfo Lodovico. Quelle le ho iogiaclpoile altrove (,d) ^ (d) Jnti-
c le addurrò anche nel progrelTo di quelli racconti. Aitro, per quanto f' '"^ ,r'*"
a me ne fembra, non accadde in quell'anno, fc non che prcvalie la j^' '"
fortuna di Berengario, aiutato da Adalberto Duca di Toicana : laonde (e) Prota-
Y Auguflo Lodovico fu obbligato a ritirarfi in Provenza con giuramcn-o fp<"^ ."»
di più non tornare in Italia. Abbiamo poi da Lupo Protr.lpata (f), ^,7"'Xr
che nell'anno prcfentc Ibraim Re de' Saraceni Aftricani venne a Co- itaìn.
fcnza nella Calabria, e vi morì colpito da un fulmine. Altra Cronica (f) chronì-
Arabica (/) mette la fua morte per difcnteria nell'anno prefente o pur '^"^ -^''."^
nel fegucnte, e la dice fucceduia in Sicilia. Mulfédà
Tom. V. Ff Anno
^^6 Annali d' Italia.
Anno di Cristo dcccciii. Indizione vi.
di Leone V. Papa i.
di Cristoforo Papa i.
di Lodovico III. Impcradore 3.
di Berengario Re d'Italia i6.
Era Volg. C Eguì nell'anno prcfcnre la fondazione del Moniftero di S. Savino,
Anno 903. i3 F^tta in Piacenza da Everardo Vefcovo di quella Città. Dice que-
%or^d!%'a ^" Vefcovo nello Strumento C^»), che la Chiefa di quedo Santo era
«nt4 't^'."!. ^;^"Z' fti'""'' di Piacenza, e ch'egli pcnfava di quivi fabbricare un Mo-
Apptnd. niflero di Beneditrini : (*) H^ec itaque vota dum ferventi amore cupere-
pius explere ( heu prob dolor ! ) fupervenit mi fera horridaque gens infelicium
Paganorum , qui hoflili gladio corpora trucidante s , igneqne furor is Eccle-
fias Dei cremmtes^ concremaverunt pari ter pr^fatam Ideati Savini Ecck'
ftam. Ag!^iiiane, che per timore, che i Pagani fudv^etti , cioè gli \Jn-
gheri, nnn tornalero un'altra volta ad infierire contra di quel fiero
Luogo, avea fabbricata entro la Città la Chiefa e il Moniftero di San
Savino: notizie tutte, che ci fan conofcere fcguita la prima funcllif-
fima irruzione de gli Ungheri in Italia nell'anno Syp. o nel poo. Lo
Strurtr-rrto è fcritto Regnante Domio Berengayio gratia Dei Rej^e Anno
Rf^/ii eius in Dei nomine Sextodecimo ^ III. Kalendas Jprilis^ Indili ione
VI. ASlum Piacenti. t . Per confeguente vegniamo ad intendere, che il
Re Berengario nel fine di Marzo dell'anno prefente fignoreggiava in
_ Piacenza, ed era già ftato da lui abbattuto, e cacciato fuor^ d' Italia
(b) F/.r(»/,- Lodovico IH. Imperadore. Anche il Fiorentini {b) e Cofimo della
il Matildt l^-cna (f), oficrvarono, che nellanno 90^. e 904. lono fcgnaci gh Stru-
Liè. 3. menti di Lucca coli' anno XA'/. e XF'I/. del Re Berengario; e però
{e) Rena, veggiamo confermata la medefima verità. Abliiamo in oltre due Fri-
Du'hi di ^''^"i conceduti dallo fteflo Re Berengario all' infigne Moniftero di
Tofcana. Bobbio, e già dati alla luce dall' Ughelli {d) . Il primo fu fcritto
(d) u^hel- III. Idus Septembris anno Domimele Incarnationis DCCCCIIl. Regni ve-
ìius ital. ro Domni Berengarii piif^mi Regis Xfl. Indtclioue FU. Aclum apud Ec-
ìn'^ÈJfJp '^^'^"^'" ^^"^^ '^^^^' ^"^^^ ""^^^ /=«/"■«. L'altro fu darò X/A''. Kalendas
ìtbituf. Nuvembris Anno Dominici Incarnationis DCCCCllI. Regni Domni Be-
rengarii XFI. Acìum in P»pia Civitate Palatio Ticinenfi . Pero non pa-
re, che rcfti dubbio iacoroo all'elFerc ftato in qucfti tempi Signore
di
(*) Ardentemente bramando di effettuare quelli defidcrj ( 0 dolore ! ) foprav-
venne la mi fera e crudele gente degl' infelici Pas^^aui , ; quali con ferro ni-
mico trucidando i corpi .^ e col fuoco del furore abbrugiando le ChieJ'e d' Id-
dio , abbrugiarono parimente la predetta Chiefa del beato Savino .
Annali d' Italia. 117
di Pavia e del Regno d'Italia il Re Berengario ad cfclufionc di Lodo- Er^ Volt
vico IH. Itnperadore^ fopranominato da i l'ufTeguenti Scrittori 1' Orbo Anko 903.
per dirtin:^ueilo da gli altri Augulti di quello nome . Finalmente ho
io pubblicato un bcllilfimo Placuo (a), tenuto in Piacenza Jn»o Re- . ^
gni Domiti Berengarii Regi Beo propitio XT. Menfe Januario Indiatone ut^''ù'}u.'
Sexta da Sigefredo Conte del facro Palazzo . Che quivi allora fi tro- tar. Diffìrt,
vafle anche il Re Berengario, fi ricava dal principio del Placito : Z)a?« 7-
in Dei nomine Civitate Plactntia ad Monaftirium fancìa Refurre^ionis Jefu
Chrijìi Doitnus gloriofijjimus Berengarius Rex pneerat . Da quello Docu-
meDto ancora appicndiarno, che Ermengarda h'igiiuoh di Lodovico IL
Imperadtre e della Regina Angeiberga^ e JVladie di Lodovico Re di
Provenza ed Impcradorc vivente, s'era fati» Monaca m San Siilo di
Piacenza, td era allora Badella di quel Moniltcro.
Venne a morte nell'anno prelente Benedetto W. Papa. Se non
foflc Frodoardo, che ci ha lafciato qualche memoria de' Romani Pon- (b) F>-tf</*.-.»-
tefici di quello QisgraZiato Secolo, noi non laprcmmo le rare doti e '^"^ ^' *"
Vircù di un tale Papa. Menta d'clfcrc ritento ancor qui i' Elogio, l'u t°uÌ
ch'egli ne fa con Uire ; C^) Rtr. jtalic.
(*) Tum /aera confurgunt Benedicli regmina Quarti
Ponttficis Alagni ^ memo qut nomuie tali
Enituit ^ cunSlis ut dapjiln atque henignus .
Huic generis necnen ptetatis jj.lcndor opimus
Orndt opus cunSìum . AledUiìtur juj'a Tonantis .
Pratulit hic genera.e bonum lucro jpecialt .
Defpedlas viduas , inopes vncuoj\ue patronìi^
jijjidua ut natos propria boni tute fovebat^
Mercatufgue polum , indiguis fu» cuncia reftidit .
Gli fucccdctte nella Cattedra di San Pietro Leone V. ma non da-
rò ne pur due Meli il Ilio Pontificato. Secondochc s'ha da Vincenzo ^'^) ^*">'
Bclluacenfc, da Martino Polacco, da Tolomeo da Lucca, dal Platina, "'"/ '" ^''*
e da altri, Criftoforo fuo Prete, o Capellano il caccio m prigione, cd/i/z «^Ì».
occupò egli la Sedia Apoltohca. Fa il Cardinal Baronia (0 un giulto ««W 900.
^ f 2- lamcn-
(*) Ecco il Regno del ^arto Benedetto
' Degno Pajior Supremo , a tutti J'cmpre
Largo e benigno : a quejii ampiu fpiendore
Di Jiirpe e di pietade ogn' opra adorna.
Del vero Onnipotente Iddio le Leggi
Contempla . Ed al privato il bea comune
^ejii antepoje . E vedove neglette y
E i poverelli jenza difenjori
Come figli ajutava aj/iaunmente y
lutto donando lor ^ ael del contento.
xi8 Annali d' Italia.
Era Volg. lamento fopra l'infelice ed obbrobriofo Secolo, di cui ora andiamo
Anno 903. parlando, con attribuire fpczialmcnte la forgente di tanti difordini e
moliti, che fi videro lui Trono di Pietro, alla prepotenza de' Prin-
cipi Secolari, che vollero mifchiarfi nell'elezione de'Romani Pontefi-
ci, concludendo in fine. (*) Nihil penitus Eccleft^ Romana contingere
fojje funeftius^ tetrius nthil atqtie lugubrius^ qiiam fi Principe Sitculares
in Romanorum Ponti ficum eleElionem manus immittant . L' oficrvazionc del
faggio e zelante Porporato è bella e buona, e noi dobbiam defiderar,
che Tempre duri la libertà ben regolata, e da tanti Secoli introdotta
nel facro Collegio de' Cardinali di eleggere il Romano Pontefice . Ma
qui è fuor di (ito l'cpifonema dello zelante Annalidaj perchè i ma-
lanni della Sedia Apouolica in quelli tempi vennero da i Romani llcflì,
e non da i Principi Secolari. Per lo contrario in que' Secoli, ne' quali
il Clero, il Senato, i Militi, cioè i Nobili, e il Popolo Romano a-
veano tutti mano nell'elezione del fommo Pontefice, e nafccvano be-
ncfpelTo contefc e fcifmc, non fu già creduto un'abominevol ripiego,
che i buoni Imperadori adoperaflero il loro confenlb, per frenare in
quella guifa le gare, le fazioni, e le prepotenze degli elettori. Ab-
biam veduto, che il buon Papa Giovanni IX. conobbe Canonico e
neceflario quello freno. Abbiamo anche veduto tanti buoni ed ottimi
Papi eletti in addietro; né lì può dire, che nocefle alia fanta Sede
l'eflcrvi intervenuto il confentimento de gli Augnili . Anzi allorché
non vi furono Imperadori, o non ebbero elfi alcuna parte ncll'elezion
de' nuovi Pontefici, e Roma fi trovo piena di mali umori, allora luc-
cederono i difordini più grandi, come fi può coRofrere confultando
la Storia della Chiefa. Lodiamo dunque i Principi buoni, e i terapi
prefenti, e biafimiamo i Principi cattivi di tutti i tempi-, e rendiamo
grazie a Dio, che da tanti anni in qua camminano di sì buon concerto
le elezioni de' Romani Pontefici, e quelli buoni, e quelli di edifica-
zione, e non piìi di fcandalo al Popolo di Dio, fenza che vi Ga bi-
fogno di freno a i difordini per mezzo della potenza Secoivirc. Se Ro-
ma avefle allora avuto in Italia un' Imperadore, non farebbe fucccdu-
ta la deforme fcena di Criltoforo, che illegittinumente fi affile fulla
Cattedra Pontificia, piuttollo Tiranno, che vero Pontefice. Riferifcc
(li) Dtchtry il Dachery (<») una Bolla di quello Papa Cri/fo/oro^ fcritta nel fine
in spiciUg. dell'anno prefente in favore della Badia di Corbeia, IndiSliune yil.
Tom. VI. Septimo Kalendas yanuarii, imperante Donno nojlro piifflino Augufto Lu-
dovico a Deo coronati Imperatore fanEliffimo . Si ollervi qutUo nominar
tuttavia Impcradore Lodovico III. il quale pur vicn creduto, ficconie
abbiam detto, che accecato foIFe fpinto fuori d'Italia.
Anno
(*) Niente affatto poter accadere alla Chiefa Romana di più funefto , tetr»
e lugubre , che fé i Principi Secolari mettano li mani neW elezione de'
Romani Pontefici.
Annali d' Italia. trg
Anno di Cristo dcccciv. Indizione vii.
di Sergio IH. Papa i.
di Lodovico IH. Impcradore 4.
di Berengario Re d'Italia 17.
DA un Privilegio conceduto al Moniftero di San Vittore di Mar- E»* Volg.
figlia, e pubblicato da i Padri Marcene W e Durand, noi im- j!"^J°^,
pariamo, che Lodovico Imperadore foggiornava in Arles in Provenza y,,,^ ^^^i_
nel dì li. di Marzo dell'Anno prcfente , efTendo dato quel Diploma /j^r. r#. i.
XI. Kalendas Udii ylnno Domini DCCCCIV. Indiaione FU. Anno ÌF.
imperante Domno nojìro Hludovico . Ailum Arelate . All'incontro noi
troviamo in Verona il Re Berengario nel, di 4. d' Aprile di quelto me-
defimo Anno, ciò coftando d.i un fuo Diploma originale da me veduto
nell'infigne Moniftero di San Zenone di quella Città, e pubblicato
con quelle Note W: Data pridie Nonas Aprili s^ Anno Dominica In- j^, ^""j^"'~
carnationis DCCCCIF. Regni ver» Domnì Berengarii piiffimi Regis XFII. xajftrt. 14.
Indizione Vii. ASìum Verents . Ne abbiamo un'altro già dato alla luce
dal Sillingardi, e poi dall' Ughelli (f) , cioè un Privilegio conceduto (e) Vghtl'
a Goti/redi Ve/covo di Mod-na, dato Vili. Kalendas Julias., Anno In- ^'^'^^/yì 11
carnationis Domini DCCCCIV. Anno vero Domni Berengarii fereniffi- j„ Èpifcop. '
mi Regis XV II. A5lum Urbe Ticinenfi . Così fta nel Tuo originale. Un' Mutine»/.
altro ancora Ipcdito XVllI. kalendas Julii di quelt' Anno, ASìum Villa
Jtazani, lì legge nell'Archivio de' Canonici di Modena. Perciò pof-
fiam conietturare, che la pace per quell'Anno continuafle in Italia,
né folle turbato il Re Berengario nel poflcffb dell' Italico Regno .
Egregiamente già ha provato il Padre Pagi W, che nel prefcnte Anno W P*pitt
fu cacciato dal Trono Pontificio l'ufurpatorc Crilioforo; e in fuo luogo '^^ Annàl
eletto e confccrato Sergio Prete, cioè quel mcdefimo, che dianzi nell'^dr»;;.
Anno 8p8. vedemmo clecco Papa in concorrenza di Papa Giovani IX.
Ebbe pili polfo in efTo Anno 898. la fazione oppolla, laonde egli lenza i^^ f''»'^'*''-
poter giugnerc alla confecrazione, hi neceffitato a muiar Cielo, e a J^an.Pontì-
fuggirfene in Tofcaaa, dove ftette nafcofo per fette anni. Bifogna qui fidb. p. 11.
afcoltar Frodoardo, Scrittore di quefti tempi, («) che ne parla nella t^»"». in.
fegucnte maniera: (*) ^""^ •"'»^'<*
Ser-
(*) Indi Sergio ritorna ^ che al fupremo
Ofier già eletto , fi trovò in e fi Ho ,
Ove un Settennio confumò nafta (li .
^indi tornando della Gente «' prieghi^
Nel già aj/ègnato Onor è confecrato ,
Terzo Pali or di quello nome., il quale
Ne. la Sede di Pietro collocato.,
Piìt di fetf anni uè trionfa il Alondù-,
X30 Annali d' Italia.
Era Volg.
Ann» 9C4. Sergius inde red'tt ^ du/ium, qui IcElus ad arcetn
Culminis , ex /ilio tulerat rapiente repulfam .
©ao profugus latuit SEP7E.\4 vulventibus Annis .
fìirìc Populi remeans precibus , facratur homre
Pridem adftgnato^ quo nomine Tertins exit
yìntifìes^ Petri eximia qu» Sede recepto
Prafule^ gaudet cvam Annis Septcm amplius Oriis .
Sicché non è vero ciò, che fcrlfle Liucprando Iftorico dcli'ele-
lion di Sergio nell'Anno 8j»i. ne che a lui prcvjJeflc in quell'occa-
fìone Papa Formofo. Ciò avvenne, come ho detto, folamente nell'
Anno SpS. e però convien ripetere, che Liutprando, a cui per altro
(ìam tanto obbligati per la Storia d'Italia di quello Secolo, non può
ncgarfi, che non l'abbia molto imbrogliata ne' fatti accaduti, prima
ch'egli nafceflc, perche li fcriffe folamente per altrui relazione. L' han
feguitato alla cieca i fuflcguenti Storici, perchè ne gli affari d'Italia
non aveano di meglio da poter confultarc . Si fcatena qui contra di
nius Annal ^^^'g'" '' Cardinal Baronio {a) con parlarne all' Ann-- 908. fino al quale
Ecdif. ad egli diffcrifce l'ingrefTo del mcdcfimo Sergio nel Papato, con dargli
Ann. 908. i titoli di (*) Nefandus ^ quem audijli in Formo fum Papam ita faviffe .
Potens ifte armis Marchionis Ttifcia Adalberti , homo vitiorum omnium fer-
V14S , facinorofijfimus tmnium , qu^e intentata reltquit ? Invaftt ifle Sedem Chri-
fiophorì . Ab omnibus non kgitimus Pontifex^ fed conclamatur tnvafor. Se
il Porporato Annali fta avcfle potuto vedere a'fuoi dì ciò, che di Ser-
gio fcrivc Frodoardo, oltre ad altre memorie venute dopo di lui alla
luce, avrebbe infognato alla fua penna maggior moderazione contra
di quello Pontefice . Certo non fu egli efentc da'vizj, ma non giunte
mai a gli eccedi, che qui gli vengono attribuiti. Fidoffi qui troppo
il Cardiaale di Sigeberto, come anche prima avea fatto il Platina. Ma
Sigeberto forte s'ingannò con addofiare a Sergio l' iniquifiìmo proce-
dere di Papa Stifano VI. contra del cadavere e delle ordinazioni di
Papa Formofo . Né fuffifte, che Sergio colla potenza dell' aimi di Adal-
berto Duca di Tolcana ufurpafTe la Sedia Pontificia. Fu egli richia-
mato a Roma precibus Populi Romani, e a fin di deporre Crijioforo ,
cioè un ingiutto occupatore del Pontificato. Certo è finalmente, che
Sergio fu riguardato da tutta la Chiefa di Dio come vero e legittimo
Pontefice, e non già come ufurpatore della Sedia di San Pietro. Vc-
■ dremo a fuo luogo l'Epitaffio di quello Papa, che va d'accordo coli'
afTcr-
(*) Nefando, cui udijle tiver tanto incrudelito contro Formi ft Papa. Co-
dejìo potente per r armi di Adalberto Marchefe di Tofcana, Uomo fchia-
VI di tutti i vizj , di tutti il piit facinorofo , che non tentò di fure ?
Coderò ' invafe la Sede di Crijlifero . Da tutti è conclamato uen legi-
timi Pontefice, mn invafort .
Annali d' Italia. x^i
aflerzionc di Frodoardo. Per tcltimonianza dell' Oftienfe (a) il depoflo Era Vdg.
Cri/loforo fi fece Monaco, ed ebbe tempo da far penitenza de i falli ■'^~'*° 9°A-
della Tua 'imbizi >ne . Secondo i conti di Camillo Pellegrino, e del ol^ttf/
Padre ivi ibi Mone W, il nobililTìmo Moniltero di Monte Cafino, circa ni,, i./. jo.
ventidue anni prima imantellato da i Saraceni, in quell'Anno per cura (.b) Ai*bill.
di Leone Abbate fi cominciò a rifabricare, affinché vi tornalTero ad a- ^»»'''- B'-
bicare i Monaci, i quali dopo la rovina di quel facro Luogo arcano "' ' "^\.
eletto il loro foggiorno in Teano. Potrebbcfi credere, che fui fine di
quell'Anno ritoraafie in Italia con grandi forze l'Imperador Lodovico
111. quando foffe (lato efactamente copiato dal Campi il Decreto dell'
elezione di Ga/V/ff Fefcovo ò\ Piacenza (f), fatta dopo la morte di Eu- ,^s C4,;,»i
rardo^ con qu'-(lf Note: Anno ab Incarnatione Domini noftri Jefu Chrifti ifi}r.dit>i»-
DCCCClf^. IndiSlione FllL imperante Domni Hludavico ferenijjimo li»- ttm.a. x. j..
peratore Anno ^into . Ma di ciò parleremo all' .Anno fegucntc, ficco"- -^fP""^-
me ancora di Guido parlerà la Storia andando innanzi . Badi per ora
oirervarc, che eirc:nda qai nominato Lodovico Augxh, fi Comprende,
ch'egli, e non già il Re Bercgario, tìgnoreggiava allora in Piacenza.
Ciò Icrvirà di lume per ciucilo, che verremo dicendo all'Anno fe-
gucntc .
Anno di Cristo Dccccv. Indizione viii.
ài Sergio III. Papa 2.
di Lodovico III. Imperadore y.
di B E R E N G A R I o Re d' Italia 1 8.
SUI fine dell'Anno precedente, ficcome ho detto, dovette fuccc-
dere la feconda venuta in Italia di Lodovico III. Augudo , non
gii Orbo, ma tuttavia guernito d'un piio d'occhi fani e veggenti.
E in quell'Anno poi crebbe li fa\ felicità, ma che andò a terminare
in una grave miferia, con cHere avvenuto tutto quel, che abbiam
narrato di fopra all'Anno pOi. Era dalla fur Adalberto II. Duca di To-
fcanaj, avea qudti tratto n-l ìwi partito varj altri Principi d' Italia j
in guifa che cflcndo venuto Lodovico con grandi forze, e mancando
al Re Berengario quelle de' Principi fuoi VafTalli, fu allretto a dar
luogo a quella prepotente tempella, con perdere non folo Pavia e
Milano, ma anche Verona, e con d->verfi ritirare in efilio fuori d'I-
talia. Si trovava egli (J) yjl, Kalendas J unii Anno Dominici Incarni- (à) Anti<jfi-
tionis DCCC':r. Domni vero Berengarti ìnvìmfimi Re<iis XFllL Indi- %'fr'l'^'%
Elione Fili, in Fai e Pruviiuano jux:a. Plebem SanUi Fiorimi. Dove fia
quella Valle, altri piì» pratico di me lo dirà. S'aggiunfe, fecondo il
Pancgirilla di B.rcngario (0, che un' indifcreta quartana rendè eflo ''«"' ^«"«y-
Berengario in;.bi!e alia difell., e ad accudire al bifo^no si prelT^ante de' "^^^ '^J^^a
pioprj afliri. Da che egli !ì fu mi-flo in falvo, Lodovico ^\ portò a Ub. a,.
Verona, dove predando fede alla voce o accidentalmente corfa, o
mah-
131 Annali d' Itali a.
Eka Volg. maliziofamente fparfa, che Berengario fofTe morto, Ce ne ftava Ccmt
Akno poj. buone guardie, e lenza lolpetto, quali che foiic orumiii terminacu ogni
difputa del Regno. Quella fua tralcurartzza animo B-rengario, e la
fua fazione ad entrare t'urtivamence di notte in Verona, dove colto
lo fconfigliato Lodovico, gli ftce dipoi buon mercuo con folamentc
privarlo de gli occhi. Che in qucft'Anno, e non già nell'Anno por.
accadclTe la di lui venuta e rovina, ecco le ragioni, che ce lo han
(a) jtntìa. da perfuadcre , di me dedotte prima d'ora nelle Antichità Italiche W.
ital. Dijier- Siccome poco fa avvertii, abbiamo prclFo il Campi la C.>rta dell'elc-
'«*• 14- zionc di Gnido Velcovo di Piacenza, fatta da quel Clero e Popolo,
(bt Campì ^ '^'^'■'"a C^) Anno ab Incarnai bue Domini no/lri Jefu Chrifli DCCCCIflI.
iftn-.dipU- Milione ostava ^imperante Domno Hluduvico jerenijjìmo Imperatore yimt$
tinta T. I. V. Probabilmente il Campi non ha con all,ii attenzione copiata quella
Aìftniic. Carta , e in vece dell' Anno prelente DCCCCF. ha letto DCCCCIF.
offendo certo, che V jdnno ^into d» Lodovico Augufio appaitienc a
quell'Anno. Fors' anche ha uafcurato il Mefe, che non li fuolc om-
mettcre, e che avrebbe dato a noi maggior Uime per conoiccrc me-
glio il tempo di quella elezione. Ma ne abbiam tanto, che non fi
può fallare in riferendola al fine dell'Anno precedente, in cui correva
V Indizione Ottava^ o pure all'Anno prcfentc . Cominciamo dunque a
conoiccrc, che in Piacenza v'era riconol'ciuto per Padrone non già
Berengario ., come \'(.A(zmmo all'Anno yoj. ma bensì Lodovici IH. Im-
M jinùqu pcradore. Ho io poi prodotto (<•) due Atti di y///«^r?« Arcivefcovo di Mi-
iflic. Dtf- lano. L'uno informe, e fenza fottofcrizioni, fatto Anno Incarnationis
[ttt. 14. Domini Nongenteftmo Nonagefimo Sexto , PuntificMius vero fuprataxati Do-
mni Andrete Arcbiepijapi Sexto , Menfe Julio , Indiflione Odiava . Ma
fenza fallo fi dee Icrivcre Nongenteftmo ^into, perchè in quello cor-
reva i'' Anno Sejlo d'cfiu Andrea, eletto Arcivcfcovo nell'Anno poo.
.e nel Luglio di quello racdcllmo Anno coircva V Indizione Ottava.
Più corretto è l'altro, conlilUnte in un Placito tenuto dai mcdelimo
Arcivcfcovo in Belano fui Lago di Como, e da Ragifredc Giudice del
facto Palazzo, anicndue AIi£i Domni Imptratoris ^ e Icritto Anno Im-
.pcrii Dcmni Htudovici hnperaloris ^into^ Mcnjejuho^ Indi£fioiie Odia-
va. E che nel di 4. di Giugno del pictente Anno cflb Lodovico Im-
peradore fi trovafle in Pavia, lo raccolgo da un lUo Privilegio, fotto-
fcntto da Arnolfo Notaio ad vicem Liutuardi Epifcopi (di Como) y
jlrchicanceilarii^ Datum Pridie Nonas Juntas^ Anno Incarnationis Domi-
nici DCCCC^. Indici. FUI. Anno P . imperante Domno Hludovico gìo-
riojO Imperatore in Italia . ASlum Papia .
l'ero giufto fondamento a noi fi porge, per credere finalmente,
che in quell'anno ritornato per la feconda volta l'Augullo Lodovico
in Italia, niun calo facendo del giuramento vcrifimiimcntc predato a
Berengario nell'anno poi. allorché fu collretto a ritornarfene in Pro-
venza, riconquillafle Pavia, Milano, e Piacenza, o per dir meglio tut-
ta la Lombardia, e cacciafie anche fuor di Verona il Re Berengario
allora infermo. Secondo i Documenti originali da me veduti, e dati
alla
Annali d' Italia. 233
alla luce, fi truova Berengario nell'ultimo di di Luglio, e nel primo Eha Volg."
d'Agotlo del preferite anno in Tulies ^ Corte polta lui Lago di Garda, Anno 90J.
dove a petizione di Renila Regina e Moglie, e di Ardengo Vel'covo
di Brefcia ed Arcicancclhere, concedette alcuni Beni a certi luoi fa-
miliari. Il primo e fcritto lì. kal. Augufti^ anno DominiCiS Incarna-
tionìs DCCCCV. Regni Domni Berengarii piiffimi Regis X^ll. (^ ii dee
fcrivere XV HI.) Indictione Fili. Atìum '■Tulle s . 11 fecondo tu dato
Kakndis Augujìi con altre ùmili Note, e coli' anno XFIII. del Re-
gno di Berengario. Trovotlì egli in oltre nel di V. d' Agolto in Pe-
fchiera lullo Ueflb Lago, dove fece un dono al Moniitcro di San Ze-
none di Verona {^) III. Nonas Augufli anno Dumimcx Incarnationii (^^ -^""T^:
DCCCCV. Domni vero Berengarii piijjimi Regis XVilll. (va lenito con Ccn'^^i.
una uniti di meno XV III.) IndiHiom Vili. Reg.none fcrive {b) che (b) Kht(inB
in Menfe Augiifioh<ec mulatto Regni fatta eft . Ma Galvano Fiamma (0 '"Chremco.
noto, che licicnga.no XlL.kalendas Augujli cnirò di nouc in Verona, ■^' [/"'""If
e colie nella rete l'incauto lue avvertano. E cosi appunto avvenne , 'pior."-! xi.
ciò rifultando dal fuddetco Diploma dato iJa Berengario in Ftlchierrt, Rer. Italie.
dove egli dice: Omnium novertf foleriia., Jobannem quemcJam^ cui alio ne-
mirie Braccacurta vocitabaiur., noflra ohm jideluati ojjsnjum^ in qua etiam
perdurans c^mprehenfus eji , (3' mnlclMus , cujus res ui.titijcjue juajlàntia le-
gali judicio noiira fuit aitioni fubjecìa 6<.c. i^er buona ventura il i-'ane-
girilta di Berengario («) ci ha conlcrvata quella medclima n(>triia, chia- (d' ^nony
ramtntc comprovante, che nei tempo appunto del ncuperamcnto di """' '" ^*'
Vcrona, e dell acciecamento di Lodovico .-^ugulto, quello Giovanni rtnUr. i. 4.
Braca-corta inftdcle fu prcfo in una Torre, e tagliato a pezzi. Ecco
le lue parole :
Tu ponens etiam Cartum- Femorale jGkiì/Vtes,
Aita tenens Turris ., ft jorte rejumeie vitam
Sis polis : bine traheris tawen ad difcrimina, mortis ,
Et mifer in Patria nudus truncaris Arena .
Sicché oramai tocchiam con mano in vigore delle addotte pruo- {€) Annali-
ve, che nppaitiene al prtlcnte anno la feconda comparfa in Italia d' ci- -Z^" '^''^''
lo Lodovico, e la felicità delie lue Armi, la quale poi andò a ter- ^^"^ ^^"^j~
minare in una fonoia dilavventura, per cui gli convenne tornar fenza Ktr. ital'ic.
occhi in Provenza. Anche l'Annaiilla Saflonc (f), Mariano Scoto (/), {f) Aianan.
ed Ottone lùiiìngente (i) rifenlcono aii'annopof. la (cena luddetta} *""'" "»
e pero non fi dee quella rimuovere dall'anno prclcnte . La Gronolo- (gj'^o"/!*
già di Sigcberto é affatto dilettola in quelli tempi, mafiìmamente per frìjus^cnps
le cofe d'Italia. Giugne {h) egli a differir la dilgrazia luddetta di Lo- inChromco.
dorico fino all'anno 91 f. E' Itato di parere il fad;c Bernardo Maria O^V'^'^'^"'-
de Rubeis (0, che Grimaldo, o fia Grmoaldo Marchcric, nominato in ""/" '"'
alcuni Diplomi di Berengario da me dati alla luce, govenufic in quc- (i.) JD« r«.
fli tempi h Marca del Friuli , appellata anche Veronenje., perche Beren- *'" Atmu-
gario prima d'clTcre Re, nella nobil Città di Verona avea fifl'ata la "'J"'; ■'^"J-
lua refidenza . Tom. F. G g Anno «J." j'i.
134 Annali d' Itali a.
Anno di Cristo dccccvi. Indizione ix.
di S H R G IO Papa 3.
di Lodovico III. Imperadore 6.
di Berengario Re d'Italia 15;.
Eh A Volg. T)Uò efferc, che in quefl'anno fi godcflc dopo tanti affanni di conte-
Anko 906. 1^ if. e guerre una buona pace e quiete in Italia, fé non che Andrea
(z) Dandul D"i<^o'o fcrive (<»), che in quefti tempi la crudeliflìma e Pjgana Na-
in chrotticò zioH dc gli Ungberi l'corfe furiolarnente l'Italia, incendiando i Luo-
lom. xii. ghi, tagliando a pezzi, e menando in ilchiaviiìi le perfone. Che il Re
Her. ■i'<i^'f^ Éerengdtio mandò contra d'eflì venti mila armati, pochi de' quali tor-
narono indietro. Si (lefe la rabbia di colloio a Trivigi, Padova, e Bre-
fcia, con giugncre fino a Milano e Pavia, e paffare all'cftrcmità del
Piemonte. Aggiugne, che quelli Barbari venuti in barche ne' contor-
ni di Venezia vi abbruciarono Città Nuova, e Equilo, Fine, Chiog-
gia, Capodarzere, e diedero il Tacco a tutro quel Littorale. Tenta-
rono anche nel dì 18. di Giugno di arrivar fino a Malamocco, e a
Rialto, cine alla llcffa Citta di Venezia. Ma Pietro Doge facendofi
loro incontro coli' Armata navale li mife in fuga. Durò una tal perfe-
cuzione tutto quell'anno. 11 Re Berengario altra maniera non avendo
per isbrigarfi da quelli cani, a forza di regali gl'induUe a tornarfenc
alle lor terre. Così il Dandolo, ma lenza poter io accertare, s'egli
erraffe con riferire a quell'anno l'irruzion fatta in Italia nell'anno 899.
o pure nel 900. di cui s'è parlato di fopra. Abbi.imo parimente dal
frammento della Vita di San Geminiano Vcfcovo di Modena, da me
(b) Kerum. pubblicata (''0, e fcritta da un Autore non folo vivente in quello Se-
Ualic.P.ll. colo, ma vicino a quelli tempi, che querta inumana gente ex horrendt
""' ' Scytharum genere originem ducens^ cioè venuta dalla Tartaria, arrivò an-
che a Modena, da dove era fuggito il Vefcovo con tutto il Popolo.
Entrarono nell'abbandonata Città, fi portarono al Duomo, fcnza pe-
rò toccare il Sepolcro d'eflb Santo, né inferirono danno alcuno alla
Città: il che fu attributo ali' interccf]ìone del mcdefimo Santo Protet-
tore . Se quello avveniffe nella fuddctta prima entrata de gli Unghcri
in Italia,, o pure nell'anno prefente, non fi può decidere. Solamente
(e) lìut- fappiamo per relazione di Lmtprando (f), che dopo avere il Re Be-
praud. H'ifl: rengario riacquillato il Regno d'Italia nell'anno precedente, e riman-
ìib.ì..f..ii. j^j^ Y Imperador Lodovico in Provctiza con una tal memoria, che più
non gli venne voglia di tornare in Italia: (i) Hungarorum interea ra-
bies y
(i) Infanto degli Ungberi la rakbia^ perchè pe^ Safoni t Franchi ^ Svevi^
Bai'arcfì non fi potea, niuno refijìeiulo fi dilata per tutta Italia . Ma per-
chè Berengario JìabUmente aver non poteva fedeli i fuoi faldati ^ non pofo
j5 era fatti amici gli Ungheri .
Annali d' Italia. x^^
i/tes^ quia per Saxones^ Francos^ Suevos, Baioaiios nequihant ^ totam per Era Vo!g.
Italiani nullis rejìftentibus dilatstur . Ferum quia Berengarius fìrmiter fuoi '^nno 906.
militai habere fidelei non poterai , amicos fibi Hungaros non mediocriter ef-
fecerat . Quclh erano i flagelli delia milcra Iialia dalli parcc del Le-
vante. Anche i Romani, Capuani, e Beneventani portavano il pelo
d'altre fimili fciagurc per cagion de* Mori, o Ila de'Suaccni, i quali
fabbricatofi un buon nido e ben fortificato al Fiume Gangliano, fcor-
revano per tutto il contorno,
S'aggiunfe un'altra pefte dalla parte del Ponente, narrata dal
fuddetto Liutprando, dalla Cronica della Novalefa W, e da altre an- {■ì^ Chronic'.
tiche Storie. Racconta cflb Liutprando (^) , che alcuni anni prima di ^.'''^^"-
queflo venti foli Saraceni di quei di Spagna in una picciola bajca por- y W n
rati dalla tempelta, approdarono ad una Villa polta (i) m Italicorum^ Rer. UaIu'.
Ptoiinciahumquf co'>:f:nio^ chhm^iz FraJJìneto . Qiiello luogo il mettono (^ ^'«'-
alcur.i nella Provenza, il Padre Berctti {e) Io crede firuato fra Nizza P'^^"'^"'
e Monaco nell'Italia. Certo è, che non era lungi dal Marcj e a por- (£-.' ser'ettì
tata da poter nuocere si all'Italia, che alla Provenza. Coltoro entra- T»]fertat.
tivi di notte fcannarono qup.nti Criftiani ivi fi ritrovarono, ed impa- chongra-
dronitifi della Villa, con folte bofcaolic e fpincti fi fecero un fi cu re v"^' f' f'
argine e rirugio in un Monte contiguo . Di la cominciarono ad inrc-
ftarc e faccheggiare i Luoghi circonvicini; e chiatnati dalla Spagna al-
tri non pochi della lor Setta, a poco a poco fi renderono formidabi-
li a tutti gli abitanti di quelle contrade, e divenne come inefpugna-
bile quel loro nido. Contribuirono anche gli liolti pacfnni ad accre-
fcerc la loro bclliale infolenza, perchè regnando la difienfione fra i Po-
poli della Provenza, l'una parte li chiamava in fuo aiuto per depri-
mere l' altra i e tutti in fine rimafero dillrutti da quelli ofpiti, nemi-
ci del nome Criltiano. Ora comparivano cofloro in Provenza, ora vo-
lavano nel Regno della Borgogni, ed ora fi (Spandevano per le conti-
gue parti dell'Italia. Arrivarono dipoi, ficcome a fuo luogo vedre-
mo, fino ad Aiqui nel Monferrato j ed in quell'anno paflarouo fino al-
la Novalefa fopra Torino, col faccheggiare ed abbruciare quel riguar-
dcvolidìmo Moniftero. Prefentita la lor venuta, Danniz-erto Abbate co"
fuoi Monaci, e col teforo ebbe tempo da fuggirfene, e da mectcrfi {^chremc.
in falvo nella Città di Torino. Per te'.limoniar.za della fuddetca Cro- (\i^Vp,j
nica della Novalefa {d) (2) hoc tempore in 'Taurinenfi Civitate Translatio Tom. 11.
ftiSla eji fanti Secundi MartyriSj qui fuit Dux Thebeorum Legionis ^ faSla a ^f- ■f'"'''-
Gg z Do- f^S- 731-
(i) ne^ confini d'' Italia, e Provenza.
(l) in queflo tempo nella Città di Torino ft fece la Traslazione di Santo Se-
condo Martire, che fu Capitano della Legione Tebca, fatta da Donno
Vilielmo Fefcovo r anno della Incarnazione del Signore poó. ^ejli com-
pofe la Pajfone del Sante Salvatore con tre Refponfurj . E dall' Apojlo-
lico della Romana Sede, e di tutti i Ve f covi mi Sante Sinodo radunasi y
per tre Anni a motivo di penitenza fu fofpefo dal Fcfcovato .
*
X3<5 Annali d' Italia.
E « A Volg. Domno ff^tlielmo Epifcopo anno iHcarmtioitis Dominici! DCCCCFl. Hic
Anno 907. compofuit Paffioncm Sancii Sahatoris cum trihus Re f'pOfi forili . Et ab Apo-
ftolìco Roman.^ Sedis, £5? cun&urum Epifcoporum ^ (]ui in fanEla Synoda
cjonvenerant , trihus annis oh poenitentne caufcim ah Epifcopatu fufpenfits eft .
Anno di Cristo dccccvii. Indizione x.
di Sergio III. Papa 4.
di Lodovico III. Impcradore 7.
di Berengario Re d' Italia 20.
S Evinto io a notar gli anni di Lodovico III. Jmperadore^ quafichc
qufft'orbo Principe continuafTe a tener qualche dominio in quelle
parti. Ma dnppoichè la mala fortuna il colle m Verona, la verità e,
che di lui non li fece piò conto alcuno in ital'a, e celsò di compa-
rire il Tuo nome ne gli Atti pubblici. Ritenne egii nondimeno il ti-
tolo d' Impcradore nella Tua Provenza, finche ville, ma lenza giurif-
dizione alcuna in Roma, e molto meno nel Regno d'Italia. Proba-
bil cofa é, che in quell'anno a Papa Sergio \\\. nurcill'e di ridurre a
perfezione la fabbrica della già caduta Fatriarcal Balìlica Latcrancnfc.
E' da ftupire, come il Cardinal Baronio niuna menzione abbia fatto
di quella imprefa, gloriofa alla memoria d' elfo Pontefice. Forfè il mal
animo, ch'egli portava contra di Sergio, non glielo lafcio avertirc,
dt Rei'nJ'" ancorché il .Sigonio diligentemente l'avcfle notato prima (.a). Onde
Ualic. l. 6. poi avelie egli tratta quella notizia, non appariva. IVIa avendo il Pa-
(b) Mahill. dre Mabillone {l>) dato alla luce un Opufcolo di Giovanni Diacono
'" -^ppind. iuniorc, ora abbiamo il fonte di una tal verità. Già vedemmo nel
*]l^^ " ' Concilio di Ravenna, tenuto nell'anno 8p8. rammemorata la caduta di
quell'infigne Bafilica, per la fabbrica della quale fi affaticava Papa
Giovanni IX. Scrive elTo Giovanni Diacono, che la mcdcfima andò in
rovina a' tempi di Stefano Seflo Papa, (*) Ì3 fuit in ruinis dijfipata 13
comminuta ufque ad tempus ^ quo revocatus eft Domnus Sergius Presbyter
y ele6lus de exfilio .,"^3 confecratus efì Romanorum Tertius Praful . Paro-
le, dalle quali Tempre piìj vcgniamo ad intendere, che Sergio non fu
un ufurpatore del Soglio Pontificio, come fuppone clTo Cardinal Ba-
ronio, i cui Annali, non fi può negare, fi truovano circa quelli tem-
pi confufi e difettofi non men per la Cronologia de' Papi e de gl'lm-
pcradori, che per gli fatti d'allora. Seguita a dir quello Scrittore;
Pojì
(*) e fu tra le rovine difflpata e infranta fino al tempo , ì» cui fu richia-
mato dair eftlii) Donno Sergio Prete ^ ed eletto e confecrato Terzo (di
quello nome) Pajìor de Romani.
Annali d' Italia. 237
(0 Pofì ofdinationem igitur fuam Dom:ius Sergius HI. Papa trijlabatur Era Volg.
nimìum fuper defolationem nobili -Jimi hujns Templi. Non enim erat fpes -ne- Anno 937.
que folatium de re/fauratione iiìlus . ^umque omnibus ejfet desperatio de
ejus defolatione ^ i^ bumanum deejjit auxilium: ad divinte pietatis converfus
Juvamen, in qua femper habuit fiduciam^ incipieiis ab antiquis labo^are fun-
damentii , fine tenus opus hoc confummavit , f ^ decer avit ornamentis aurcis
i^ argenteis . Va poi quello Storico annoverando ad uno ad uno que-
gli ornamenti, conchiudendo con qucfte parole il fuo ragionamento:
(1) J-Lec omnia de'votus tihi pyjeparavit .,i3 non cejfabit ^ dum fpiritns ejus
rexerit artus., pr<eparare t? offerre libi Dontnus Sergius Papa Tertius: il
che ci fa conolcere, che il iuddetto Autore vivca e fcriveva in quefti
tempi. Se folle ftata compolta, e fofTe arrivata fino a dì noftri la Vi-
ta di Papa Sprgio, tengo io per fermo, che il troveremmo ben diver-
fo da quello, che troppo facilmente iuppofc e pretefe il Padre de gli
Annali Ecclefiaflici .
In quelli tempi fecondo le Storie Germaniche (<»), portarono gli (3) Cmti-
Unghcri la defolazione alla Baviera. Vennero con loro alle mani i ««-'''"■ s.he-
Crilliani di quella contrada, ma ne rcltarono fconfitti, e di loro fu S''""" > ^
fatta una terribile firage. Dilcttavafi non poco circa quelli tempi ^4te-
mifo Principe Beneventano di foggiornare in Capoa, antica Patria, e
dominio luo (^) . Lafciava egli per Governatore di Benevento Pietro ^^^ ^»ony-
Fefcove di quella Città, come perfona, di cui fi ridava afT^iiflìmo. Una "'" ^ '
razjon di Beneventani poco contenta del governo di Atenolfo, fi fervi p^r.iHpt>m.
di quefta occafione pp.r tentar l'animo del Vefcovo, offerendogli il p. 1. r. /;.
dominio della Città e del Principato. Non accettò egli l'offerta, ma ^"'- ^"^"'
né pur la fprezzò, e tutto tenne nafcolto ad Atenolfo. Ma qucfti ne ^''^' ^^ "
fu avvertito dalla fazion d'altri, che gli era fedele} e perchè non cef-
fava quella mena, all'improvvifo Atenolfo cavalcò a Benevento, im-
prigionò alcuni de' congiurati, e cacciò in efilio il Vefcovo, che fi ri-
tirò a Salerno, dove Guaimario li. Principe nemico d' Atenolfo con
onore l'accolfe, e da li innanzi, finche vilfe, gencrofamentc il man-
tenne a tutte lue fpefc . Rapporta l' Ughclli (0 una Bolla di Sergio (e) Ughtll.
Papa, in favore del Capitolo de' Canonici d'Alti, fondato in quefti ■''•''■ ^'"^''•
tempi da Audace Fejcovo^ data in Menfe Majo, Indizioni Decima, anno ,^'"^.;/-(^»
Jbeo utjltxf.
(i) Dopo la fua confecrazìone adunque Donno Sergio III. Papa troppo ai -
triflavafi [opra la ckfuLazione di quefto nobilijjìmo Tempio Imperocché
non v'' era jperanz-u., ne Jóllievo intorno alla fua rifiaurazione . E tutti ef-
Jendo in dijperazione intorno alla fua defolazione .^ e mancando r umano
ajuto : rrcolto al fioccar fo della divina pietà , nella quale ebbe fempre fi-
ducia., corhinciando a lavorare dagli antichi fondarne nti ., infimo al fine com-
pì quefi' opera , e /' abbellì di ornamenti d" oro e d' argento .
(z) Tutto quefto diioto a te preparò , e no» refierà , finche viva , di prepa-
rare ed offerire a te., Donno Sergio Papa Terzo.
138 Annali d' Italia.
Era Volg. Deo propitio Pontificaius Demnì Sergìì fummì Poutificis IF. che appun-
Anno 907. to cade ncli'anno prefcncc: il che fa conofccre, quanto sbagliafie il
Cardinal Baronio ne gli anni di Sergio III. Ma certo dovca dormire
rUghclli, quando dopo aver confeflato, che Audace Vefcovo d'Adi
fu porto in quella Cattedra nell'anno 904. vuole con qticfta Bolla cor-
reggere Anail'afio Bibliotecario e il Baronie, i quali mettono la morte
di Sergio II. Fapa nell'Aprile dell'anno 847. quum ex hoc Diplomate
eonflet Sergitm li. Menfe Majo Decim.^ Indizioni s adirne in vii'is fuijfe ^
quafiche Sergio III. io(i^c Sergio IH. Abbiam di grandi obbligazioni all'
Ughelli, ina farebbe da dcfidcrare, che la fua Italia Sacra folfe inte-
ramente rifatta da capo a piedi, come in Francia fi fa della Gallia Sa-
cra de' Sammartani , cflendo ben da lodare la rillampa e correzione fac-
tane dal Signor Coleci, ma non ballando qucQa al bifogno.
Anno di Cristo dccccviu. Indizione xi,
di Sf. RG I o III. Papa j.
di Lodovico III. Imperadore 8.
di Berengario Re d'Italia 21.
C
Ofa vergngnofa era, che i Saraceni fi fofTcro annidati preflb al
r Garigliano in fito tutto circondato da gli Srari di Principi Cri-
Itiuni, e pur continuafiero a quivi abitar con tanta pace, e fcnza che
alcun li turbafie, anzi con turbar' eglino, e defolare tutto il vicinato,
(a") Uo Abbiamo nulladimeno da Leone Oltienfc {a) che Atenolfo Principe di
oftitnfit Benevento e di Capoa, uomo di gran fenno, prcflo a poco circa que-
Lib.Lcso. ili tempi, volle tentare, fé fi folte potuto Inidar di colà quella razza
d'iniqui masnadieri. Fatta pertanto lega con Gregorio Duca à\ Napoli,
e con gli Amalfitani, Popoli allora indipcndenu da Napoli, e che fi
eleggevano anch' efìì il loro Duca, e contribuendo turti la lor quota
di gente, uni un buon'elcrcito e marcio centra d'elfi Mori. Forma-
to un Ponte di navi vicino al Traghetto fopra il Fiume Garigliano,
e venuto di qua, cominciò la guerra. Ma una notte, mentre i fuoi
facevano poco buona guardia, ulcirono da i lor trincieramcnti i Sara-
ceni, e aflìditi da i pei fidi Cittadini di Gaeta, diedero addofibal cor-
po avanzato de' Collegati con ucciderne moki, e infcguir gli altri fi-
no al Ponte. Quivi fecero tcRa i Criltiani con tal vigore, che obbli-
garono il nemico a retrocedere in frcrta verfo i fuoi alloggiamenti . Di
più non ne dice Leene Oiticnfe : fcgno che dovette sfumare in nulla
quello sforzo di Atenolfo. Ma ancor di qui fi conofce, che i tanti
guai recati da gli AfTncani per tanti anni a quelle contrade d'Italia,
in buona parte fon da attribuire alla poca armonia, anzi dilcordia di
que' Popoli e Principi Cnltiani, e quel eh' è peggio alla malvagità
d' alcuni i perchè niiU non mancò fr? cflì, chi protcggtiTe, ed anche
aiu-
Annali d' Italia. 139
aiurafle quegli affaflìni, per profittar del guadagno, eh' eflì faceano Era Volr.
colla rovina de gP infelici ed innocenti Popoli. Non fi fa, fé in quell' ^^""^ 9°^-
anno gli Unghcri facefiero fcorreria alcuna in Italia. Egli è ben cer-
to, fecondo il Continuatore di Reginone, con cui va d'accordo Er-
manno Contratto (^) , che coftoro devallarono la SafTonia e la Turin- (a.) Htrman-
gia, perchè non paffava anno, che quefta maledetta (chiatta non por- ""^ Cantra-
taflc la deibhzione a qualche Provincia Cridiana. In qucft'anno an- clrouìco
Cora, o pure nel feguentc, per quanto fi ricava dalla Cronica Arabica edttion.
Cantabrigenfe (^) fu mandato in Sicilia dal Re de' Mori d'Affrica un Camjii .
nuovo Emir, o fia Generale d'Armata, il quale raunato un' efercico '^) ^^J'^""
di Siciliani e di Mori, s'impadronì della Città di Taormina nel di pri- p n ^a. i.
mo d' Agolto, giorno di Domenica. Ma il di primo d'Agofto né in Rer. Italie.
quell'anno, né nel feguente, cadde in Domenica. Nella Cronica del (ci chroni-
Monillero del Volturno fi legge (f) : Civitas Rhegium a filìo Regis ''" ^"jf^j'
jlfar capta efl . Urbs Taurimenis capta e fi a Saraccnis. Rex vero Africa 1"^. i.Ktr.
fuper Cofentiam refidens ^ no6lu quadarn Dei judicio mortuus eft . {*) Non Italie.
lon cosi coite tali notizie, che non pollano darci qualche lume per la Hi- 4^i-
Storia della Sicilia, e della Calabria .
Anno di Cristo dccccik. Indizione xii.
di Sergio III. Papa 6.
di Lodovico III. Imperadore 9.
di Berengario Re d' kalia 2 2.
V Eggcndo j^tenolfo Principe à\ Benevento, che non badavano le
forze fue a Itcrminarc i Saraceni , divenuti da gran tempo infof-
fribili per la loro permanenza al Garigliano, giacché coftoro riccvea-
no rinforzi dalia parte del Mediterraneo: alche egli non avea riparo ;
né potea far capitale de gli aiuti de' Napoletani, 1 quali navigavano
con pili bandiere, e molto men de'Gaecani, che davano braccio a
quella canaglia: fi avviso di ricorrere a Leottg il Saggio Imperadore
d'Oriente, per implorare foccorfo da -lui . A tal fine intorno a quelli
tempi fpedi a Collanrinopoli {d) \\ fuo Primogenito e Collega nel Prin- (à) Uo
cipato Landolfo., con rauprelentarali tutti i malanni foiFcrti da' Crillia- ^fl'-'"!'^
m in tanti anni addietro per cagnin de Saraceni, e con lupplicarlo d in- ^^^ i.c.ki.
viarc una potente Armata per ellinguere una volta quello incefiante
incendio. Ebbe piacere il Greco Augullo di si fatta richiella, e più
di chi la portò} perchc.fi lufingò, che fofie venuto il buon vento di
rimet-
(*) La Città di Reggio fu prefa dal figlio del Re Jfar. La Città Taor-
mi;ìa fu prefn da Saraceni . Il Re poi Africes rifedeado [opra Cofenza ,
di notte morì per giudizio d' Iddio .
2-p Annali d' I t a l i a.
P.RA Voi?, rimettere in vigore l'antica Sovranità dcgl' Impcradori Greci nel Prin-
Anno pop. cipato di Benevento, che fotte gl'Imperadori Carolini avea fatto nau-
fragio. Promife tutta l'affidcnza a Landolfo, e ordinò, che fi alle-
ftifle un' Arnsata navale per quella fpedizione. Nell'anno prefente per
(a) Conti- atteftato de gli Annaiidi Tcdefchi (a), gli Ungheri sfogarono la lor
ttuatir Rht- crudeltà contra dell' Alcmagna, o fia della Sucvia. Può elfere, che il
^ìurZ'annus ^^ Berengario adoperando il buon fegrcto de i regali, tenelTe quella
Conraclus mala gente lungi dall'Italia. Tuttavia, fc non ci vennero, era conti-
inChronuo. nuo il timore, chc ci vcniflcro . Riccardo Cluniaccnfe nella fua Cro-
jinxabfta „j(,3 (é) aflcrilce (quanto a me io credo fcnza fondamento) che colloro
ih^'iuchar- f'-'^^ quotannis ^ quali ogni anno venivano a vifitar 1' Italia per radere
ias clunia- quello, chc era reibato intatto negli anni precedenti. Comunque lìa,
(enfis iit i Popoli della Lombardia cominciarono da lì innanzi a fortificar le loro
chronico. Città e CallcUa, giacché per atteltato di Liutprando (e), omnia Hun-
prarJds' 5'*" Regfiì ( ftalici ) loca favìenclo percurrunt . Neque era/ , qui eorum pra-
Hijor. Lìh. fentiam^ nifi viunitijfimii forte pra(iolaretur locis . (*) Altrove {d) ho io
li. cap. 6. provato, chc verl.i quelli tempi appunto il Re Berengario concedette
(d) Anti-^ licenza a Rifinda Badeffa della Polleria in Pavia di fabbricar delle Ca-
^Diliert '1.6 ^clla nelle tenute del tuo Moniltero, Ad Paganorum deprimendas in/i'
dias, e infieme prò pcrjecutione 5? incurfione Paganorum . Anche Adal-
bert» Fefcovo di Bergamo ottenne dal medcfimi Re di poter fortificare
quella Citta, chc era n)inacciata maxima Suevorum Ungarcrum incurfio-
ne. E fono lo llefib Re i Canonici di Verona concederono la facoltà
di far delle fortificazioni al Caltello di Cereta prò perfecutione Ungaro-
rum . Altri fimili efemi'li ci vengono fomminittniti dille memorie ri-
malte ne gli Archivj .
Anno di Cristo dccccx. Indizione xiii.
di Sergio IH. Papa 7.
di Lodovico III. Impcradore io.
di Berengario Re d'Italia 23.
(e) dirotti- T^RA le giunte da me fatte alla Cronica Cafauricnfe C'-) abbiamo
ton cm/au- X_ un Placito tenuto lotto quell'anno nel Mele di Novembre in un
rienft p. II. Luogo appellato Corncto da Waldeperto, chiamato Vicecomes Alberici
xj* ^ìtalic ^'^^''chionis . Per quanto fi può Icorgerc, quello Lu<igo era fituato nel
diltretto di Civita di Penna., che ne' tempi d'allora apparteneva alla
Marca di Camerino, perché v' intervengono ■S'm'-';^/ </? /'/««f . degnia-
mo perciò a coroprcndcrc , chi fofle allora Marchele della Marca di
Ca-
(*) gli Ungheri coli' incrudelire [corrono per tutti i luoghi del Regno ( Italico) .
Ne vi era^ chi afpeitaffe la di loro prefenza, Je non fé per avventura
in luoghi fortiffimi .
Annali d' Italia. z4i
Camerino, cioè nn' yJlbsrko . E da tal notizia prendono lume i verfi Era Volg,
del Poeta Panegirida di Berengario (<«), il quale fra gli altri, che con- Ann* 910.
dulTcro foldatefche in rinforzo di Guido allora Re d'Italia contra del *^^^ -^"or.y-
Re Berengario nell'anno S88. o pure noU'SSp. annovera ancora un' "'f^!,,'" ^^T-
Alberico, con dire: nng. ùh.z.
- - - - Pariterque cohors Camerhia fuperbit
Munere natorum^ fubigitque in bella fodales
'Mille ■ Sua virtute , magis [ed prole fupinus
( Pofi monjlrata fides ) cent e no milite Utus
Pauper adhuc Albricui abit , jam jartique rcfultat
Spe Camerina . Utinam dives fine morte fodalis .
Son certamente affai fcurc quefte parole . Potrebbe talun cre-
dere, che quell'Alberico Conte, il quale nell'anno 776. intervenne
alla Dieta di Pavia, per eleggere o confermare Carlo Calvo Re d'I-
talia, folTe il medefimo, che vien qui mentovato dal Poeta. Cionon-
dimeno è punto affai dubbiofo per la troppa didanza dell' età j ma pa;r
bene, che non relli dubbio, che V Jllberico nominato qui dal Poeta
fuddetto, diveniffe poi Marchefc di Camerino. Militava egli nell'an-
no 888. o pure 88p. in favore di Guido contra di Berengario , e già
fperava il governo di quella Marca:
------ Jam jamque refultat
Spe Camerina. --»----
Pofcia dovette egli abbracciare il partito di Berengario:
Poft monjirata fidts . ----- '
E in ricompenfa fu fatto Marchefc di Camerino . Prima era po-
vero Signore :
Pnuper adhuc Albrìcus abit . - - - -
Divenne pofcia ricco, coli' avere uccifo il fuo Compagno, cioè
probabilmente chi era Duca di Spolcti, ed aver' egli occupato anche
quel paefe. Non ci dà la Storia luce alcuna, per potere dilcifrar quc-
fti ofcuri fatti . Più fcuro ancora è il lenfo di quelle parole :
Sua virtutt^ magis fed prole fupinus .
Vo io credendo, che Supiuus fia adoperato per fignificare un'ar-
rogante ed altiero . Seneca usò in quefto fenfo il vocabolo Supiuus.
E quando ciò fia, vedremo a fuo tempo, che un' Alberico Marchclc da
Marozia ebbe un Figliuolo appellato anch'effe Alberico, il quale di-
Tom. I. Hh vcn-
^4^ Annali d' Italia.
E«A Volg. venne poi Principe, o Togliam dire Tiranno di Roma. Potrebbe ef-
Anno 910. fere, che il primo di qucfti Alberighi fofTe il medcfimo Alberico Mar-
chcfe di Camerino, da noi veduto nel Placito fuddctto . Concorre a
farcelo fofpetcarc il Nome e la Dignità ancora. Ne gli Stati della
Chicfa Romana noi non fappiamo, che alcuno de' Governatori portalTc
il titolo di Marchefe . Era quefto folamente in ufo ne i Regni d'Ita-
lia, Germania, e Francia. Però non mancherebbe probabilità a chi
volefle credere, che Alberico Marchefe di Camerino foffc Marito di
Marozia . E qualora il Panegirica di Berengario aveflc fcritto quel
fuo Poemetto dopo la morte di lui (del che ragionevolmente dubito
in, e prima di me dubitò il Padre Pagi) potrebbe parere, che foffc
chiamato da lui Alberico prole fupinus^ cioè fupcrbo per aver pro-
creato Alberico Principe di Roma, e Giovanni XI. Pontefice Romano.
Da un Diploma da me dato alla luce apparifce, che nel di 2.y. di
{i) Antiqui- Luglio (") il Re Berengario fi trovava in Pavia, e che tuttavia era
tot. Italie, vivente la Regina Bertila Tua Moglie, poiché ad illanza fua egli donò
paJ'''i4<. ' ""* Corte ad Anfelmo glorio/o Conte di Verona fuo Compadre e Con-
figlicre. Fu dato il Diploma F'I. Kalendas Augufti^ Ann» Dominici In-
carnationis DCCCCX. Domnì vero Berengarii ferenijjimi Regis XX III.
Indizione XIII. A^um in Curie Rodingo . Due Placiti parimente da me
(b) H'idem pubblicati (*) ccl fanno vedere nel Mefe di Novembre in Cremona.
^'n'/T '^ ^' principio d'uno è quefto: Dum in Dei nomine Civitate Cremona., ubi
V ijjert.4. j^g^jjjj^^ Bercngarius gloriofijjimus Rex praerat i3c. Fu fcritto quel Do-
cumento ^««0 Regni Demni Berengarii Regis Deo propitio Vigefimo Ter-
tìo^ Menfe Novembri., Indizione ^artadecims ., cominciata nel Settem-
bre. In quell'Anno Atenilfo Principe di Benevento e di Capoa, co-
nofcendo per qualche incomodo di fua falute, che fi avvicinava il tempo
di pagare il tributo della natura, ed avendo inviato il maggiore de|
fuoi Figliuoli, cioè Landolfo., alla Corte Imperiale di Grecia, affinchè
fé veniva la morte, altri non s'intrudcfTe nel Principato, dichiarò fuo
Collega coir afienfo del Popolo il minore de' fuoi Figliuoli, cioè Afe-
nolfo II. Ciò fi ricava da i Diplomi di quefti due Fratelli, molti de'
quali fi veggono dati alla luce. Secondo i conti di Camillo Pellegri-
no, terminò in fatti Atentlfo I. la fua carriera nel Mefe d'Aprile di
quell'Anno, ed ebbe per SuccefTori nel Principato i fuddetri fuoi due
Figliuoli, Principi di gran giudizio, perchè attefero per loro conto a
.. fmentire il proverbio del rara eft concordia fratrum . Diedero in queft|
flì iaxo'," Anno (0 gli Ungheri una gran rotta all'Armata di Lodovico Re di
Htrmannut Germania; e cosi la lor fierezza e fortuna fi facea largo dapertutto.
Ctniraiim Seguitava il Re Berengario a tencrfcli amici, e con ciò difendeva
inChromC0, J» Italia.
<r n.ii.
Anno
Annali d' Italia,
2-43
Anno di Cristo dccccxi. Indizione xiv.
di Anastasio III. Papa i.
di Lodovico III. Imperadoie ii.
di Berengario Re d'Italia 24.
MAncò di vita in queft* Anno nel Mcfc di Maggio Leont il Sag- ^** "^'^o'S-
gio Impciadore de' Greci C"), e gli fucccdcrono nell' Imperio /j^"^^^^^"'
yilejfandro Tuo Fratello, e Coflantim Porfirogcnico Tuo Figliuolo dieta nus; Le*
puerile. Girolamo Roffi (b) cita uno Stromento Icritto in Ravenna Orammat:-
^nno Odiavo Sergii Pontificis^ Inditfiom ^artadccima. Perciò il Padre "^. «?"'«•
Pagi {e) fondatamente fciiflc, che Sergio III. Papa conduflc Tua vita ^^„^'"'r^.
fino a qualche Mele dell'Anno prefcnte. Frodoardo anch' egli, ficco- vinn.Lih.^.
me e dct o di fopra, attella (d), che quello Pontefice tenne la Sedia (e) l'apus
di San Pietro yimis Septem amplius . Finalmente il Lambecio {e) pub- "'' ^«»«'.
blicò un'alira Bolla del medehmo Papa fcritta in Kaloidis Jutiii^ Anno (l)'^r,idoar-
Ponti ficatus Domni Sergii fummi Pontificis y uni'verfalis Papa FUI. In- dus de Rem.
disiane XIF. Perciò rcfta affai accertato il tempo di fua morte. Era Pontif.
in si mal concetto quello Papa predo il Cardinal Baronio, che rifa- ^-'^-T.iii.
rendo clTo Porporato (/) il di lui Epitaffio, confervato a noi da Pie- ie)'i!aml'e-
tro Mallio, C^) non vi Teppe trovare, benché Scrittore di tanto difccr- aus Rer.
nimenco, fé non Sergio I. Papa morto nell'Anno 701. Ma indubitata Hamburg.
cofa e, che effb appartiene a quefto Pontefice, sì per le notizie, che fi'*' '•
contiene, come ancora, perché uniforme a quanto fcriffe di lui Pro- !,„, ;1,'^"l
doaido, Iiccome abbiain veduto di lopra. L Epuamo e quello, che nal. EccUf.
a' tempi di Pietro Mallio, cioè nel Secolo Duodecimo tuttavia fi con- (g) t'urus
fervava nella Bafilica Vaticana. *'^''l\"" ^'
Bajilic. Va-
LIMINA QUISQUIS ADIS PETRI METUENDA BEATI, Tamlfum'
CERNE i^ll SERGiI EXCUBIASQUE FETKI. x#«, va
CULMEN APOSTOLICAE òEDlS IS JURE PATERNO ' '
ELECTUS TENUIT, UT THEODORUS OB.T.
PELLITUR URBE PATER, PERVADIT SACRA JOHANNES,
ROMULEOSQUE GREGES DISSIPAT ISTE LUPUS.
EXSUL ERAT Fx\TRiA SEPTEM VOLVENTIBUS ANNIS
POST MULTIS POPULl URBE REDIT PRECIBUS.
SUSCIPITUR PAPA. SACRATA SEDE RECEPTA
GAUDET. AMAT PASTOR AGMINA CUNCTA SIMUL.
HIC INVASORES òANCTORUM FALCE SUBKGIT
ROMANAE ECCLESL\E JUDICIISQUE PAIRUM.
Nel primo pentametro in vece di Excubias s'ha da leggere EXU-
VIAS. Nel fecondo (i accenna Teodoro II. Papa morto nell'Anno Xp8.
Nel terzo efametro l'Autore dell' Epitaffio parla di Giovanni IX. Papa.
Ma ciò, che rendè sì cfolò Sergio III. al piiffimo Cardinal B<jroni(>,
Hh i fu
X44 Annali d' Italia.
ERAVolg. fu l'effcre noto, ch'egli fii fcnmunicato dsl Ponrcfice Giovanni FI fi.
^o'^^^a"' '"'* ^" P"' ^"^^^ afToluto da i Papi SucccfTori . Sigeberto (<») ed altri
ris in'chró- ^"^"' Copiatori il tacciano, perchè infierì contra il cndavero e le ordi-
nico. nazioni di Papa Formofo . Abbiam detto, ciò efTcre falfiffìmo. Né
entrò egli come Ladro, ma come P.ifiore a rcgs^ere la greggia di
Cfifto, Qvicl folo, che può giiiftamentc fargli difcredito, fi è, che
Maria fopranominara M^iros-ù Dobiliffima Patrizia Promana, ma anche
Donna di vita difonefta in qucfti tempi, fé vogliam preftar fede alla
(b) l'iHt- '"^'^ lingua di Liutprando (^), ex Papa Sergia johannem^ qui polì Jo-
ftundus hannis Ruvennatis obitum fanHa Remante Ecckfix obtinuit Dignitatem^y
Hiftor. Li h. ne fari 9 genuit adulterio . Cosi lafciò fcritto quello Storico, ma folo ga-
"• '"^- '3- rante di quefta indignità, copiato poi alla cieca da i fufTcguenti Scrit-
tori. Può effere, ch'egli dica il vero. Contuttociò fi potrebbe di-
mandare, fé s'abbiano a prendere come verità contanti tutte le lai-
dezze e maldicenze, delle quali è sì vago nella fua Storia Liutprando.
Predava egli fede a tutte le Pasquinate, e a tutti i libelli infamacorj
di quo' tempi, che ne pure allora mancavano.
Durava in Roma una fajione contraria a Papa Sergio HI. e fi
può lecitamente fofpcttare, che quefta fpargcfTc delle velenole dice-
rie in aggravio della di lui pcrfona e fama. Son ben' io pcrfuafo, che
Marozia deflc non poche occafioni di fcandalo a Roma, e ne vedre-
mo a fuo tempo le pruove, ma a poter' afferire con franchezza, ch'cfla
da Sergio procreale Giovanni, che poi tenne la Cattedra di San Pie-
tro, di gran pruove ci vogliono. A buon conro di quello Giovanni
XI. Papa, cosi fcrive Leone Marficano, o fia l'Ofticnfc, Storico del
oì-inrn in ^^^°^° luflcgucnte (e): Defungo Agapito Papa Secundo^ Johannes Un-
chroJie. decimus natione Romanus , alberici Romanorum Confulis filius , ;'/// in Pon-
Lih.i.t.ói. tificdtnm fuccedit . Falla l'Oftienfc in dire, che Giovanni XL fuccc-
defle ad Agapito, ficcome anche poco jccuraramente (crifie Liutpran-
do, che Giovanni XI. fuccedctie a Giovanni X. Ma in fine Leone O-
ftienfe può a noi fervire di teftimonio, eflere ftata la tradizione m
Roma, che Giovanni XL fofie figliuolo di Alberico Confole de' Ro-
mani e Marchcfe, e non già di Sergio IIL Papa. E Marozia è da
credere, che fofic Moglie del medefimo Marchcfe Alberico. Veggafi
(d) Antn-^- anche l'Anonimo Salernitano (<^), Scrittore di quello medefimo Se-
Zuanurra- ^"'°' '' 'l"'^'^ notò, che Papa Giovanni XI. fu Figliuolo cujufdam Jl-
7aVipcm. "' ^ff''^' Patricii. E (e fode certo, come vuole il Padre Pagi all'Anno
p.ii.To.ii. po8. che nella Vita di Santo Udelrtco Fefcovo di Augufta in vece di
Rir. iialic. Marino fi avcfTe da leggere Sergio Papa, avrebbe cfio Sergio avuto il
dono della Profezia. Ora a Sergio III. fuccedcttc nel Pontificato ylna-
(e) AKtiqHÌ- jia/io III. Vece in quefl' Anno (<■) yfnfelmus gratta Dei Comes Ctmitatu
'ltlktrt''^^'\ Ferenenfe ^ ^ filius bonte memorile ff^aldorienfis Francorum genere ^ nel fuo
ultimo Tcdamento una donazione di va'j beni Monafierio SanHi Silve-
firi fitto in Con:itatu AJotinenfe., ubi vocabulum efl Nonantulas . La Carta
è fctitta Regnante Domno noflro Berengario Rege hic in Italia .^ Anno Fi-
eeftmo ^arto fiuh die de Menfie SeptembriSy Indizione XF. Ebbero poco
dap-
Annali d' Italia. a4f
dappoi cura i Monaci di far confermar qiiefta fua difpofizionc dallo Era Volg.
flerfò Re B;rengano, che ci fcuopre, dov'egli allora dimorafle. Fu Anno 911.
darò il Diploma F. Kakndas Nevembris^ Anno Dominìde Incarnationis
DCCCCXl. Domni vero Berengarii Serenijfmi Regis XXIV. Indizione
^intadecima . Aclum Pdpìa: . Tornò probabilmente di quell'Anno in
Italia Landolfo Principe di Benevento e di Capoa, e fi diede col mi-
nor Fratello, cioè con Atenoìfo li. a governar faggiamente i fuoi Po-
poli. Portò feco da Coltantinopoli l'illuftrc titolo di Patrizio: del
che (\ vede ch'egli fi gloriava ne' fuoi Diplomi. Queflo nondimeno
dà abballanza a conofcerc, aver egli fuggettati gli Stati fuoi alla So-
vranità de gì' Imperadori Greci, i quali con compartire lo fteflb onore
e titolo a Gregorio Duca di Napoli, e a Giovanni Duca di Gaeta, an-
darono slargando la loro autorità e dominio in quelle parti d'Italia.
L'ultimo anno fu quello della vita di Lodovico Re di Germania. (<») (t) MdrisH.
Mori in età giovanile, fenza aver prefa moglie, fenza lafciar Figliuo- S{*tus; hc-
li . Concorrevano i voti de' Baroni in Ottone Duca di SafTcnia, che fu ^f^^""^„^,
Av oìo ài Ottone /. Augullo: ra.i egli colle fcufc della vecchiaia ricusò cómraaTt ,
quello pefo,e configliò di appoggiarlo a Conrado o fia Corrado Duca o- *iVi.
della Francia Orientale, che in fatti fu eletto Re. Che quelli nu-
drifle delle pretenfioni fopra l'Italia, fi può dedurre da quanto lafciò
fcritto Eccheardo con dire: {b) Hattonem Moguntinitm ( Archiepifco- (j^) gechetr-
pum) in Jtaliam^Jus Regium exaSlurum, tendentem Conjlantiam devenijfe ^ dus deCaf.
y redije divittm ab Italia ditijfimum . (*) Verifimilmente il Re Beren- A?'»*/- s.
gario Imorzò con de i regali fatti a quello Arcivefcovo un principio G<i(/», e i.
di nuovo incendio. E dipoi Corrado ebbe da penfare alla cafa propria
per cagion de gli Ungheri, che di tanto intanto portavano le ftragi
e i faccheggi ora ad una Provincia ed ora a un* altra del Regno Ger-
manico .
Anno di Cristo dccccxii. Indizione xv.
di Anastasio III. Papa 2.
di Lodovico III. Imperadore 12.
di Berengario Re d'Italia 25:.
MErcc del faggio governo del Re Berengario continuò la quiete e
pace nel cuor dell' Italia in quelli tsmpi, perch'egli fapeva rcn-
dcrfi benevoli gii allora formidabili Ungheri, trattenendoli dal tornare
in Italia. Duravano folamcnte gli affanni nella Campania per le fcor-
rerie de i Saraceni abitanti prefib al Fiume Garigliano, e ne' confini
del
(*) che Attone Moguntino (Arcivefcovo) venendo in Italia per la e fa-
zione del gius Regio .y arrivi a Cojìanza., e ne ritornò ricco ^ dall' Ita-
lia ricchi£tmo .
X4^ Annali d* Italia.
Era Volg. del Piemonte e delle circonvicine parti a cagion de gli altri Saraceni
Anno 911. Spagnuoli, che dimoravano in Fralììneto. Tornirono in quell'anno gli
Unghcri a dcvaftar la Saflonia e Turingia. Ma ncUi Gallia, dove per
tanti anni addietro i Normanni, pcfte del genere umano, aveano riem-
piute tutte le Occidentali Provincie d'incendj, ruberie, e morti, fi-
^*^ TlìX "'*''^*^"^^ ^* cominciò a refpirarc (a) col ripiego prcfo di cedere a Rol-
T'x.i l'-ì.' ^""'ì Capo di que' masnadieri, quel tratto di paefe, che cominciò ad
appellarli dipoi Normandia. A quefto s'induflc Carlo il Semplice Re
della Galiia per le iibnze dc'fuoi Baroni. Rollane con abbracciare la
Rfligion Crilliani, e ricevere il l'acro Batttlimo, in cui gli fu muta-
to il proprio nome in quello di Roberto^ condulTc anche il Popolo fuo
a rinunziare a gì' Idoli , e diede prmcipio ad un' mfigne Ducato in quelle
parti . Noi vedremo nel Secolo fulTeguentc la lor Nazione in un grand'
auge anche in Italia. Mancò di vita nel prefente anno Rodolfo l. Re
(b)»rw4»- '^i Borgogna (/^), e in luogo di lui alTunle il governo di quel Regno
nus Cantra- Rodolfo 11. fuo Figliuolo. Quello Principe ancora fi lafcerà vedere in
élusin chr. Italia da qui a pochi anni, e farà parlar di sé llcflb. PolTedcva il ce-
lebre Moniltero di Nonantola, fecondo l'ufo di quelli tempi, fra gli
altri Moniilerj da sé dipendenti, uno d'cffi fituato nel dillretto di Tri-
(c) u^hel- vigi, e fondato da Gherardo Conte più di cento anni prima (0 . Neil'
lius hai. irruzione de gli Ungheri rcllo affatto dillrutto quel facro Luogo, e
ìn'Euff»^' ^'^PP^i''t° "^'*c rovine il fepolcro de' Santi Martiri Senefio e Teopora-
Tdrv'fin. P°> ^ Corpi de' quali ivi ripofavano. Ebbe premura P/>/ro ^i^^«/f No-
nantolano, che quelli facri pegni fofTero trafportati a Nonantola ; e
(d) s'igtmus una tal Traslazione fu fatta nell'anno prefente, come ha il Sigonio W,
Ua^'/"* e il Catalogo de gli Abbati Nonantolani da me dato alla luce (e).
(e) ^ntiq. Lcggefi prelTo 1' Ughelli defcritta ella Traslazione da un antico Scrit-
Ital. DiJJcr- tore . Fu quefto l'ultimo anno della vita di Pietro Tribuno Doge di
*<"-(>l- Venezia. Il Dandolo (/) ripruova l'avere alcuni fcritto, ch'egli fu
tn chrfmet Principe iniquo, e pellìmo, e che per gli fuoi demeriti fu uccifo dal
T*m. XII. Popolo, fapendofi da autentiche Scritture, aver fatta lega in lui la
Rir. it»ÌK. benignità colla faviczza , e ch'egli dopo aver pacificamente governa-
to il Popolo per ventitré anni e ventitré giorni, era di morte natu-
rale mancato. Per elezione del Popolo fu lulUiuito in fuo luogo Oa/ò
• Particiac»^ o fia Participazio II. fopranominaro Paureta . Inviò quelli
da li a poco alla Corte di Coltantinopoli Pietro fuo Figliuolo a figni-
iicarc al Greco Augullo la promozione fua. Probabilmente era allora
Impcradore Coftantino Porfiro^enito fanciullo, perchè in quell'anno morì
yflejfandra fuo Zio. Molte finezze, molti regali ricevette il Veneto
Giovane; e ornato ancora del titolo di Protofpat»rio fé ne tornava tutto
contento a cafa, quando fu i Confini della Croazia fraudolentemente
fi trovò prelo da Michele Duca di Schiavonia, Ipogliato di quinto
avea, e confegnito a Simeone Re de i Bulgari. Se volle Orlo Doge
riavere il Figliuolo, fu neccllìtaio a fpedire in Bulgaria Domenico Ar-
cidiacono di Malamocco, che con grandilììmi doni il rifcattò, e in be-
nemerito fu dipoi creato Vcfcovo della fua Chiefa. Abbiamo da gli
Sto-
f
I
Annali d' Italia. 147
Storici Greci W, che il fuddctto Re de' Bulgari in quefto medcfimo Era Volg.
anno con un copiofo efercito pafsò ad afTediar Coftaminopoli} ma co- ,^^''J^^^^I^•
nolciuio, che troppo duro era quell'ofTo, diede orecchio a chi trattò ia,a ,'"^''^'^'
di paccj laonde carico d'oro e d'altri regali fé ne tornò alle fue con- sìmton z,»-
trade. Trovandofi il Re Berengario in Pavia, diede facoltà, ficcome gothcta, cr
accennai di fopra, a Ri/t>tda Bade fa del Moni fiero della Porteria, di •»'"•
poter fabbricare Cartelli, cioè Fortezze nelle Ville e tenute del fuo
Monirtero, (^) cum Bertifcis, Merulorum propugnaculis ^ jiggeribus ^ atque {h) j/ntìqui-
FoJatiSf omnique argumento^ ad Paganorum deprimendas infidias . Vuol tat.ualu.
dire per difcnderfi dalla pefllma gencrazion de gli Unghcri Pagani, f'^^''^^'
Anche nell'anno precedente avea Berengario accordata una fimile fa- \^^^^
colta a Pietro Vefcovo di Reggio, come corta da altro fuo Diploma.
Di qua poi venne, eh." fpezialmente per la Lombardia più di prima
fi cominciarono a fabbricar Fortezze, Rocche, Torri, e Cartella bea
munite in tal copia, che nel fecolo furteguentc fi mirava in qucrtc
contrade, per così dire, una fclva di querti Luoghi forti > ed ogni Si-
gnorotto, non che i Marchefi, Conti , ed altri Signori potenti, n'era
provveduto.
Anno di Cristo dccccxiii. Indizione i.
di Landone Papa i.
di Lodovico III. Imperadore 13.
di Berengario Re d'Italia i6.
Circa querti tempi fuccederono delle rivoluzioni in Sicilia. Quivi
fignoreggiavano da gran tempo i Mori , o vogliam dire i Sarace-
ni .Affricani. Erafi non picciola parte d'cffi ribellata al Re dell'Affri-
ca loro Signore, e nell'anno poj>. per qmnto fi raccoglie da una Cro- , > -,, .
nica Arabica CO, cacciarono, e mandarono in Affrica il Governatore J^.J'*^'
IVI mello dal Re. In queft anno fecero loro Amira o fia Generale />. //. r. /.
Korhab: laonde per domire cortoro fu fpedita nell'anno feguente ««'-. //4/;f.
dall'Affrica un'Armata navale; m;i il Figliuolo di Korhab ufcito ali* '£' ^j^'J^"**
incontro d'erta coli' armata de' Siciliani, pofe h nemica in rotta, e itai.'f"6.
l'incendiò. Tanto fon brevi quelle memorie, che folamente a tento- (eì p»gtM
ne fi può dar conto di quegli affiri. Crede il Sigonio (^), feguicato »^ Annal.
in ciò dal Padre Pagi {e), che in qucrt'anno circa la metà di Otto- ff"";^,^,_
brc Amjlafio IH. Papa terminarte i Uni giorni. Frodoardo (/) Scrit- ^^^ '^\ ^'''
torc di querti tempi, dopo aver narrata la morte di Papa Sergio IH. man. Ponti-
feguiu a dine: /«*.
^0
Era Volg.
Anno 913.
^4' Annali
- ----- ^uo rei
Humanis , in ylnalìaft'tim fa
Tertius hoc Pr<tful renitet t,
Sedis jfpoJloUca blundo ntodiw ShÌìiwii:.
Sentiat ut Chrijlum venia fibi munire hlandum .
1
lini
il DI
I m
iJiliuiij
(a) Chronìc.
trevi SénHi
Galli .
(b) Anticfuì-
tat. Italie.
T. I. f. 110.
(c) Atttiqu.
Italie. Dif-
ferì. II.
fi- 587.
In luogo fuo fu eletto Papa Landone, a noi folamentc noto pel
nome, fcnza faperfi alcuna azione di lui. Fece in quelli tempi Cer-
rado Re di Germania non fenza ingratitudine guerra ad irrigo Duca
di SalTonia, che fu Padre di Ottone Jugufit il Grande; ma nulla vi
guadagnò. Ebbe maggior fortuna nel Regno della Lorena, di cui
s'era impadronito Cirio il Semplice Re di Francia (-.) , e ne ftaccò al-
meno l'AHazia. Nella Cronichetta Amalfitana (^) , da me data alla
luce, noi troviamo in quefti tempi Duca d'Amalfi Manfone.W quale
dopo fedici anni di governo diede l'addio al Secolo, e fi fece Mo-
naco. Nel di IO. d'Agofto dell'anno prcfente era in Pavia il Re Be-
rengario, dove donò al Moniftcro delle Monache della Porteria (0 una
parte del muro di quella Città.
Anno di Cristo dccccxiv. Indizione ii.
di Giovanni X. Papa i.
di Lodovico III. Impcradore 14.
di Berengario Re d'Italia 17.
man. Ptrtt.
(d> iL*h,n, C^^^^^^^^^ Girolamo RofH di aver veduto uno Strumento fcrirto
Htftor. Ra- ^^ '" Ravenna a' tempi di Papa Land»ne (d) Ntnis Fehrusrii Udìaio-
vinrt. i. s. ■ w Secunda. Perciò egli era vivo nel Febbraio dell'anno prefentc. Di
{c)Frodoar- lui cosf fcrivc Frodoardo (e) :
iiis di Re-
Land» dein fummam Petri tenet ordine Sedem .
Mcnfìbus b»nc coluit fex , ut denifjue diebus ^
Emeritus Patrum fequitur quoque fata priorum .
Venne egli perciò a morte in quell'anno ed ebbe per Succef-
(ore 'Giiv Ami X. Papa, dianzi Arcivefcovo di Ravenna, il quale, fic-
comc apparirà da una fua Bolla, che accennerò all'anno 917. prima
del di ip. di Maggio dell'anno prefentc fu eletto e confccrato Papa,
e non già nell'anno 912. come fu d'avvilo il Cardinal Baronio (/) .
La penna fatirica di Liutprando (g) ha fommamcnre fcreditata la me-
mona ancora di quefto Giovanni Romano Pontefice. Racconta egli,
p'rand Hifi '^^^ Teodora, fcortum impiidem , Madre di ;V/,»rozM fopra mi:ntovata, ed
iih.t.t. 13! Avola materna di Jiberuo, che vcdr^iino a fuo tempo Signore o Ti-
ranno
(f) Bar. iti
Annal. Eie.
*d Ann.
912..
(g) Limt-
Anmali d' Italia. 2.49
ranno di Roma, era la Padrona affbluca di Roma, Romana Civitatis Era Volg.
non inviriliter mtnarchiam oitinebat . Se è vero quanto con tali parole Anno 914.
vuol dire Liutprando, un gran proceflb è quello conrra della Nobil-
tà e del Popolo di Roma, 'che tanta poflanza lafciava ad un'impudi-
ca femmina. C:ipito a Roma G/#i'(?««/, fpeditovi da Pietro Arcivelco-
vo di Ravenna. Se ne mvaghi Teodora. Venne in quel tempo a mor-
te il Vclcovo di Bologna, e Giovanni fu eletto per Succeflbrc in quel-
la Chicfa. Ma pau!o pofl ante biijus diem confecratioais venne a morte il
fuddttto Arcivclcovo di Ravenna, e l'ambizioìb Giovanni per eibr-
tazioiic e mezzo di Teodora, lalciata andare la Cliiefa di Bologna,
Ucum ejus coiitra SanSlorum Pattum injìituta fihl ufurpavit . Aggiugnc
Liuiprindo, che modica temporìs intercapedine^ Dea vocaute^qui eura in-
jujìe ordiniverat Pupa, defunHus efl . Theodor^ autem Glycerii mens per-
verfa^ ne amajìi ducentorum miliaiium iHiercjpcdiue , quihus Ravenna Jeque-
Jiraiur a Roma , rarijjìmo concubitu potiretur , Ravennatis bum Sedem AY'
(htepifcepatus loegit deferere , Romanumque {pruh nefas) fummum Poiitifi-
ciitm ujurpare . Che Giovanni ptr gli foiti maneggi di quella fcmmira
fo(Tè tralportato lui Trono di San Pietro, non ho difficultà a creder-
lo. Che folTc anche univerfalmente biafimaro quello fuo p.iffjggio dal-
la Cincia di Ravenna a quella di Roma, ne fon più che perfuafo. Era
contro la dilciphna Ecclclìattica de' vecchi tempi. I Canoni, ed anche
l'ultimo Concilio Romano dell'anno 8p8. riprovavano tali traslazioni,
per frenare in tal guifa la cupidità ed ambizione de' Vcfcovi . Ma non
fi può già lenza ribrezzo alcoltare il Cardinal Baronio, allorché chia-
ma Giovanni X. P feudopapam ^ nefarium invaforem, meretricis viribus
Roma pollentem . Non e già firailc l'entrare in una Chicla per via del-
la Simonia, e il farvi paflaggio da un'altra Chicfìi . Roma aveva allo-
ra bifogno di un Papa di gran fcnno e coraggio. Tale fu creduto
l' Arcivclcovo di Ravenna, e in cali di bifogno cedono le leggi della
Difciplina Ecclefiallica. Ed elTcndo liuto Giovanni eletto fcnza fcif-
ma, e riconofciuto dalla Chiefa univerfalc per Icgictimo e vero Papa:
il mettere oggidì in dubbio il Tuo Pontificato, non dorrebbe cllere
permeici, ficcome punto, che potrebbe tirarli dietro delle brutte con-
iegucnzc. Poiché quanto al dirfi da Liutprando, che per motivo d'im-
pudicizia Giovanni fu da Ravenna condotto alla Cattedra di S. Pietro,
io che chi é avvezzo a credere più tolto il male che il bene, anzi truo-
va agevolmente anche nelle azioni più buone il mUe, immantencntc
lo crederà. Ma non cosi, chi fa a quante dicerie del vol^o e fottnrio-
lla la vita de' Grandi. Attetla lo llcflo Liutprando, di aver ricavata,
quella notizia dalla Vita della luddctta Teodora, ut telìatur ejus Fiia .
Buon tello ficuramente per ifpacciar fomighanti iniquità lenza penco-
lo d' ingannare. Da quella Vita o lia da queil'infamc Romanzo, avrà
anche imparato Liutprando, che poco dopo ellcre Itato promoll'o Gio-
vanni air Arcivefcovato di Ravenna, pulso al fommo Pontificto. Mo-
dica temporis intercapedine^ dice egli. Ora fappia il Lettore averci da- W *»^'«>-
to Girolamo Roffi {") de gl'indubitati nlcontri, che fin dell'Anno "'l^"'-^*-
T,m. F. li pof. '"'"'• ^- •
^S0 Annali d* Italia.
E»AVo1g. poj-. Giovanni commciò a governar la Chic-fa di Ravenna, A/, feri ve
Amno 914. gg]j ^ monumenta, Urftani Tabularti complura tefìantur . Venne egli al
Rommo Pontificato nell'anno prefcnte 914. E pure l'Autor di quel-
la faririca Vita, ovvero Liutprando, ci dice, che non potendo fofFc-
rire l'impudica Teodora la troppa lontananza del Drudo, modica tem-
foris intercMpedine il fece paflare al foglio Pontificio. Come prcltar fe-
de ad Autori sì mal informati, e sì inclinati alla maldicenza? Uno
Strumento, e un Diploma abbiamo nella Cronica del Moniltero del
(a'^ chronic. Volturno W, fpettanti a Landolfo ed Atenolfo Principi di Benevento
Ki)/;«r»fn/.^ e di Capoa. Il primo fu fcrirto anno Imperii Domni nojlri Contamini
«ir. itaiic. ' Septimo , ^ Quinto anno Patriciatus Domni noflri Landulfi , neciion 13
Quinto anno Domni noflri Athenulfi, Principisi Menfe Novembri^ Tenia
Indiziane . ABum Capua . Se l' Indizione comincia, come io credo, nel
Settembre, fono fpettanti all'anno prefenre, e ci conducono a cono-
fcere, che Landolfo era (lato creato Patrizio dal Greco Imperadorc
prima della metà di Novembre dell'anno pii. e fimilmentc yttenolf»
fuo Fratello creato Collega nel Principato. Vcggcndo noi parimente
mentovati gli anni di Coflantino FUI. Imperadore d'Oriente in Capoa,
viene a confermarfi la Sovranità rimeffa in Benevento e Capoa dall'
Augufto Greco. Si fcorge ancora, che dall'anno pii. e non già dal
ptz. come volle il Padre Pagi, fi cominciarono a contare gli anni del
di lui Imperio.
Anno di Cristo dccccxv. Indizione iii.
di Giovanni X. Papa 2.
di Lodovico III. Imperadore 15.
di Berengario Imperadore i.
|b) Bandul. ▼ Afciò fcritto il Dandolo (^), che ^arto Conradi {Kc di Gcrma-
inchromc. |_^ ^j^) ^f^y,g Saraceni Italiam graviter premunì . L'anno quarto d'elfo
'Ru. italù. Corrado correva nel prefcnte j e però ci fi porge fondamento di cre-
dere, che in queft'anno i Saraceni, abitanti prcfTo il Gsrigliano, fa-
ceflero qualche funeftiflìma foorreria nella Campania e nel Ducato Ro-
mano, che defolafle le Chiefe e Famiglie de gì' infelici Critliani. AITai
verifimile in oltre è, che Giovanni X. Papa, uomo di gran mente e
cuore, ficcome fra poco il vedremo appellato dal Panegirilla di Be-
rengario, prendefTe di qui la rifoluzione di crear Imperadore il Re Be-
rengario. Da quello pnfTo, quanto io vo conghistturando, s'era guar-
data finora la Corte di Roma, perchè vivea tuttavia 1' orbo Impera'
dorè Lodovico^ che quantunque nulla s'impacciaffe de gli atlari d'Ita-
lia, e niun conto di lui facefle Roma e l'Italia: ciò non ollantc con-
fervava il titolo d' Imperadore, né i P»pi am:ivano di levargli quc(l'
ombra di diritto e di dignità. Ma vinfc il bifogno, e fece mutar fi-
flcma
Annali d' Italia. xjt
ftema. Non fi potea più tollerar l'infolenza e crudeltà de i Mori del Er* Vo!g.
Garigliaoo, che iì divoravano tutte le rendite delle Terre Pontificie, Anno piy.
e facevano languire nella povertà i Papi d'allora. Né Berengario do-
vea fentirfi voglia di far delle fpcfe in condurre un'Armata ail'erter-
minio di quegl' Infedeli, dando probabilmente per rifpolla ai Ponte-
fici, che ricorrelTero per aiuto al loro Imperadore m Provenza. Ora
Giovanni Papa inviò al Re Berengario un'ambalciata con molti rega-
li, pregandolo di venir a liberar da quc' cani gli Ipoipaci Stati della
Chicfa, e i circonvicini ancora. Gli elìbi eziandio la Corona Impe-
riale, per maggiormente animarlo all'imprcfa. Finora Berengario era
flato lolamentc Re d'Italia, ne avea voluto adoperar la forza, per oc-
teper l'altra Corona, come attcila il iuo Panegirilta, con dire («^; (,) Antny-
tnui in Pa-
Summus erat Pajlor fune temporis Urbe Johannes^ "fg- Sereni-
Officio affai im clarus^ fophiaque repietns ^ ''*• +•
^tque diu talem mentis fervmus ad ujum .
Ebbe ben più conofcenza di quefto Papa Giovanni eflb Panc-
gìrifta, che non l'ebbero Liutprando, e il Cardinal Baronio : ed ceco
come diverlameace egli ne parla, aggiugnendo:
^itenus httic prohibebtt opes vicina Charybdis^
Pur pur a quas deUerat majorum /ponte Beato ,
Limina qui referat cajtis rutilatitia , Petri .
Cioè i vicini Mori il privavano delle rendite delle Terre, che
la pietà de gli antichi Imperadon avsva donato alla Chiela Romana.
Seguita a dire:
Dona Duci (cioè a Berengario) mittity f*cris adveSla Minijìris^
^0 memor extrenii trihuat [uà jura dtei
RumaniSy fovet Aufonias quo numine terras ^
Impera fumturus eo prò munere Jertum-,
Solus £5* Occiduo Cafar vocitandus in Orbe.
Cioè gli manda de i donativi, fcongiurandolo colla memoria del
dì del Giudizio di liberar le Terre de' Romani, e di rimettere in elfi
quella pace, ch'egli facea col fuo buon governo godere ai rclto dell'
Italia, promettendogli la Corona Imperiale per quello. Truovo io
ncir Aprile di quell'Anno il Re Berengario in Pavia, ciò apparendo
fon quc Ite; Dum in Dei nomine in Firidario juxta Paiaci$ Domni Re-
gis hujus Tuinenps , ubi Domnus Berenganus glonojiffimus Rex pr aerai ,
y fuum geraralem tenebat Piaeitum &c. t,' per altro riguardevole quel
1 i i Pia-
^S'^ Annali d' Italia.
Era Volg. Placito per la notizia, ch'cfloci porge, come Radaldo illuflre Conte $
Anno grj. Marche/e{non so di qual Marca) godeva in benefizio una parte de i Beni
del Monillero di San Colombano di Bobbio, per conccirione de i Kc,
i quiili pigavano e ricompcnfat'ano allora con ifcandalo i Tcrvigi de i
loro Ufiziali colla roba delle Chiefe: il che fi praticava in molti pacfi
Crifliani . Non contento di ciò aveva anche occupata ima Corte ap-
pellata Barbada, benché fpettante alla parte riferbua all' Abbatecai
Monaci per loro foltcntamento . Ne fece querela Teodelaffìo Abbatter:
fu fentenziato che gli fofle rcllituita la Tua Corte. Lcggcfi mcdcli-
, ^ . mamentc prclTo il Campi (^j) un Diploma dato dal Re Berengario in
iftor.lTìla- 9"^'^" ftelTo anno, Flì. Kalendas /fugu/fi . A^lum tn Sinna . Che Luo-
(cm.a T. 1. go fia quefto, noi so. Un altro ancora vicn rapportato dall' Ughelli (é),
jippendìc. dato Kalendis Septembris dA mcdefimo Anno. JSlum Curte Curciano .
^Ual^flUr ^^ P""^ quelb so io dir dove fifTe . Seguita poi a dire il Pan-giri-
Tom. ly. in ^^-t ^^^ Berengario, intcfa ch'ebbe l'ambalciara e volontà del Papa,
F.p!;cop.Btr- fi diede a raunar l'Armata, per porrarfi a prendere l'Imperiai Coro-
fomenf. na, cd irapicgarfi in fcrvigio di lui:
T'ali bus evi&iis precibus^ juhet agmina Regni ^
^ueis cum bella tulit ^ queis cum facra miinera pacis,
Affare , qute tanti grejfum comitentur honoris .
Difpoflc le cofe, Berengario Ci mifc in viaggio alla volta di Ro-
ma. Un rozzo Placito già accennato dui Fiorentini, e dame poi da-
{c)Jntiqm- to alla luce (f), ci fa vedere, fin dove egli fofìe giunto nel di io. di
'vifferf "io N^v^'Ti'^''^-. cioè fuori di Lucca. Fu fcritta qu:-lla Carta originale da
me avuta fotto gli occhi Anno Regni Domni Bcreugarii Regis Deo prò-
■ pitto Figefitno Odiavo , Decimo die Mcnfts Novemhris , ladiclione ^ìrta :
cioè nell'anno prefenre, effendo cominciati nel S:ttf'mbre l'Indizione
piarla. Le prime parole del Placito fon quelle coocepute con illiic
del Secolo d' oro della Latinità . Dum Domnus Bcreugari.'ts Sereniffìmus
Rex prò timore Dei 6? lìatum nmiiumque faa^arum Dei Ecclejìjrum ele-
Elorum Populo hic It alias ahitantibiis ^ ani rn. -eque fu-f mercede m jujlitiam
adimplendam partibus Romam iret ^ cumque pevvenilJ'et infra Tufci.i foris
banc Urbem Luca {^c. Sicché per tempo fcor^i imo, non ruffiltcrel'o-
pmione del Sigonio e del Baronio, che tennero conferita la Corona
dell'Imperio ad t\Xa Berengario nel Settembre dell'anno prelente. E
che egli foffe coronato Imperadorc nel di del fanto Natale dell'anno
prefente, ne fon' io perfualo per le ragioni, che addurrò qui fotto.
Tuttavia perché il Panegirifta di Berengario differifce la Coronazione
Romana di Berengario fino alla vcntu'"a Paiqui, anch'io mi rikrbo di
parlarne all'anno feguente . Abbiamo poi dalla Cronica Arabica Can-
(d") Chrom- tabrigcnfe C'^), che in Sicilia nell' anno prefente, o pure nel feguente,
con Arabi- Primo die Menfis Januarii ez^'efa Clfifjìs Befikorhab (probabilmente ri-
cumìart \j,.\\q j^.[ \\q de' S .nceni Africani) ^a'-j^r/à; Rom^eos (cioè contrade*
KcV. Uali(. Greci) in loco ^ Halayanab dicium ^ ptriit in mari . Sicché una fiera trm-
pelU
Annali d' Italia. 15' 3
,pefl:a mandò a male con quella flotta tutti i difegni di quegl' In- Era Volg.
fedeli . ^'*'*° 9x6.
Anno di Cristo dccccxvi. Indizione ly.
di Giovanni X. Papa 3.
di Berengario Imperadore i.
SE vogliamo fidarci del Panegirifta di Berengario^ quello Principe,
accoltandofi la Fcfta della Refurrezion del Signore (che nel prc-
fente anno cadde nel di 1*4. di Marzo) s'incamminò vcrfo Roma a
prendere la Corona dell'Imperio, fecondo il concerto fatto con Papa
Giovarmi. Si legge con piacere defcritta da clTo Panegirifta (.<') quella C^) Anony-
magninca funzione. All'udire, che fi avvicinava alla Regal Città il „,^L'%,**
futuro Imperadore, ufcì il Senato e Popolo con tutte le Scuole delle rengar. /. 4.
divcrfc Nazioni, che fi trovavano in Roma , Greci, SafToni, Franzefi,
e limili, j)ortando le lor bindiere ed infegne. In cima a quelle de i
Romani fi vedevano tede finte di Fiere, cioè di Lioni, Lupi, e
Draghi :
- - - - Nam^ne prius patrio canti ore Semfus,
Prafigens fudibuj riiius fine carne Ferarum .
Tutti cantavano nella lor lingua le lodi di Berengario. Gli ul-
timi della proccflione erano i nobili Giovani Romani, fra' quali Pietro
Fratello dfl Papn, e il Figliuolo di Ter. fi latto Conlolc, i quali dopo
aver baciato i piedi a Berengario, gli diedero il ben venuto, e il com-
plimentarono a nome della Città . Stava li fommo Pontefice Giovanni
Tulle Icalinate di San Pietro, vcftito de gli abiti Pontificali col Clero,
alpettando il Principe, che veniva fra l'immenfa calca del Popolo fo-
pra bianca chinea a lui inviata dal Papa. Smonto Berengario, e al
falire dalle icalinate alzolTì dal faldidoro Papa Giovanni, e fcgui fra
loro con baci e toccamento di mani un fcllofo abbracciamento. Sta-
vano chiule le Porte della Bafilica Vaticana, ne fi aprirono, finche
B-rcngiiio non ebbe giurato di confermare, creato che folle Impe-
radore, tutti quanti gli Siati e Beni, che la pia munificenza de gli
antichi Imptradori avea donato alla Chiefa Romana. Fatte le preghiere
al Sepolcro di San Pietro, pa(sò il Principe al Palazzo Latcranenic,
d..ve gli era appiedata una lauta cena. L'entrata fua pare, che fuccc-
dclFc nel Sabbato Santo. Venuto por il Solenniflìmo giorno di Pafqua
di Refurrczion?, proccdcrono Papa Giovanni e Berengario alla Bafili-
ca Vaticana, iup.rbamcnie addobbata, fra gli Itrcpito'i viva deli' in-
numcrab;! Popo.o. Qiiivi fu unto, quivi coronato Imperador de' Ro-
mani Berengario con Corona d'oro, ornata di gemme j furono cantate
le acclamuziom votive del Clero e Popolo j e intimato il filcnzio, fu
letto
E » A Volg.
Anno pro.
(a) Jintì^uì-
tat. Italie.
Dijfertat. 3.
f*g. 108.
(b) jtntiqui-
tat. Itaiif.
Jìifirt. 56.
(c) Chroni-
ftn Cdfau-
rienfe P. 11.
Te. IL Utr.
Italie.
(d) Anony-
mus in ta-
ntiyrico Bi-
rtniarii ,
i5'4 Annali d' Italia.
letto ad alta voce il Diploma, con cui il novello Auguftb, confer-
mava alla Chiefa Romana, e a i fommi Pontefici tutti gli Itati e Beni
ad cfTa conceduti da' luci Prcdeceffbri coli' intimazion delle pene con-
ira chiunque ne turball'e il poircflo e dominio a i fucceflori di S. Pie-
tro. Ciò fatto, Berengario clercitò la fua pia magnificenza con fupcr-
biflìmi regali d'armi, velli e corone d'oro, tenìptllate di gemme,
non folamente alla Bafilica di San Pietro, ma anche all'altre delia Cit-
tà, e come fi può credere, anche al Papa, al Clero, al Senato, e
a i Militi di Roma. In tale occafione ancora gran copia di moneta
fi gittava al Popolo, ficcome ho io dimollrato altrove (1). E qui
l'Anonimo Poeta termina il Panegirico di Berengario, con invitare
i giovani Poeti a cantare il rcfto delle azioni di quello nuovo Im-
peradorc ;
Et pofl Imperli diadema refumiie lauda .
Adriano Valefio, che fu il primo a trar dalle tenebre quello
Poema lilorico, prcziofo frammento per la Storia dello fcuro Secolo
prefente, fu di parere, che il Poeta fofle contemporaneo di Beren-
gario. Ma all'offcrvare, ch'egli ha prefo qualche abbaglio in punti
importanti di Storia, de' quali dovrebbe clTere flato meglio informato,
chi rapprefcnta fé fteflb Poeta vecchio fui fine: non so io farmi a cre-
dere, ch'egli vivente Berengario componefie quel Poema. Parrà m-
tanto inverifiraile, che dopo la morte di Berengario alcuno aveflc in-
traprcfa quella fatica. Pure non è fuori de i limiti del pofllbile, che
Berengario fuo Nipote, divenuto poi Re d'Italia, fi prcndeflc la cura
di far teflcrc le lodi dell'Avolo Augullo.
Ha già provato il Padre Pagi con fode ragioni, non fufllderc
l'epinione di chi riferì al Settembre dell'anno precedente la Corona-
zione Romana di Berengario. Altre pruove ne ho addotto anch'io di
■fopra, ficcome pure nelle Antichità Italiane .(*) . Che poi Icguific nel
dì di Pafqua dell'anno prefente quella macllofa funzione, dovrebbe a
noi ballare la chiara aflerzione della Cronica Calaurienlc (0, e del
Panegirilla fuddctto, che così ne fcrive W.
Mox crtceis mttndum lampas Phabea quadrigis
Luce,, Deus qua fadius homo proctjjìt ab aKtr$
Tumbali , ftrflat .-.----
Tuttavia fon' io perfuafo, che non nella Pafqua dell' anno prefen-
te, ma nel Natale dell' aano precedente, Berengario folfc innalzato al
Trono Imperiale. Ne addurrò le pruove all'anno pii. e 914. Intan-
to dopo aver noi veduto, ch'egli era in Tofcana nel di ic. di No-
vembre, incamminato alla volta di Roma, non pare che dovcfie tar-
dar tanto ad arrivarvi, e che più tollo nel Natale egli avcfle coiife-
guito il Diadema Imperiale. Ne già dice il Fiorentini, ch'egli fc-
gui-
Annali d' Italia. iff
fjuitafTc fino al Marzo dell'anno pi6. ad eflerc chiamato Re, ma Co- Era Volg.
amente dice, che nel Marzo fi comincia a trovar memoria dell'Im- ^'*^'^ 9^^-
perio fuo nelle Carte di Lucca . Abbiam detto eflere (lato uno de i
motivi, per gli quali fu promoflb Berengario alla Corona Imperiale
il bifogno del fuo ajuto per iftcrminare i Saraceni dal Garigliano. Leo-
ne Ortienfc (a) fc'ce credere al Sigonio, al Baronio, e ad altri, che- ^L^?
quefta gloriofa imprefa feguilTe nell'anno 91 f. correndo il Mcfe d' A- cir»";"
gofto. Ma o egli fallò, o è fcorretto il fuo tefto. Per confeffionc fua Lib.i.c.sz.
il principale influfTo, per diftruggere quel nido di afTaflìni, venne da
Papa Giovanni X. qui ex Epifcop^tu Ravennate Triennio ante Romanam
Sedent invaferat . Sahmenre in quell'anno ebbe principio il Terzo an-
no del Pontificato d'eflo Papa Giovanni} e però in quello dee eflerc
fucccduto l'edcrminio di quegl' Infedeli . Lupo Protorpata (^) l'atte- (b) Prct».
ftò anch' egli, feri vendo: amo DCCCCXFI. exierunt yfgareni de Cari- (^;^^V'»
liane. Ora abbiamo da Liutprando (f), e dal fuddetto Oltienfe, che t^i. v/Rer.
Giovanni Papa, premendogli forte di fnidare dal Garigliano i Saracc- Italie.
ni, finquì creduti invincibili, fpedl alla Corte Imperiale di Collanti- (e) Liut-
nopoP per ottenere un'Armata navale, la qual chiudcflc la via del ma- ^^"^af^^^y
re a quella canaglia, e impediffr i foccorfi, che poteano fpcrare dall' i.'^,^] i^' *
Affrica. Trafle in lega Landolfo Principe di Benevento e di Capoa,
Gregorio Duca di Napoli, e Giovanni Duca di Gaeta, a' quali due ul-
timi Niccolò Patrizio, fopranominato Picingli, Generale de' Greci,
portò l'onore del Patriziato. Che anche l' Imperador Berengario con-
tribuifle non poche forze per qucll' imprefa, fi può lecitamente con-
ghietturare, e maffimamenre fcrivcndo l'Oftienfe, che Papa Giovan-
ni una cum Alberico Marchione., ctim valida pugnatorum manu, volle in
pcrlbna intervenirvi, per maggiormente animare il Popolo Crifbiano.
Già dicemmo, che Alberico era Marchefe di Camerino, e fecondo le
apparenze anche Duca di Spoleti, e però Vafiallo di Berengario. Par
credibile, ch'egli guidalTe le truppe date dall' Imperadorej e da Liut-
prando fappiamo, che le genti di Camerino e di Spoleti non mancaro-
no a quella gloriofa fpedizione. Divifo quedo fiorito cfercito,da due
bande llrinfe i Saraceni, tenendo forte l'afiedio o blocco per tre mefi:
tempo che badò ad affamar que'Mori, i quali non potendo più reg-
gere, attaccato il fuoco a tutte le lor cafe ed arnefi, sbucarono im-
pctuofamente fuori de i loro recinti, e fcapparono chi qua chi là per
le montagne, e felve vicine. Ma gl'infeguirono con tal diligenza ed
oftinazione i Criftiani, che di coloro niun vi rimafe, che non foffe o
uccifo o prefo vivo, o fatto fchiavo. Per quella gloriofa imprefa in-
credibile fu il gaudio de i Fedeli di Grido in Roma, e ne gli altri
circonvicini paefi, e lode ne riportò Papa Giovanni, tuttoché non a
tutti parefic proprio, che un Vicario di Grillo pacifico fi portafle in
perlona ad aflìllt-re a quella fanguinofa danza, e delTo" egli il primo Cd) Margn-
un'cfempio di praticar lo ftefio ad altri. Intanto l' Imperador Beren- rinìus buI-
gario venne da Roma verfo la Lombardia . Un fuo Diploma prclTo il ^"'■■Cafi-
Margarino (O fu dato ^y//. Kalendas J unii anno Domini DCCCCXFI. JI^mo
Do-
ij<5 Annali d' Italia.
Era Vo!?. Domni vero Berengarii ferenifimt Regis XXIX. Impcriì autem fui Primo ^
Ann© 91Ó. indizione IT. Acltim Carte Sina: Luogo a me ignoto . In elio concc-
-dc a Berta dilettidìma Figliu>li Tua, e Bidcira dell' inllgne Monillcro
<li Santa Giulia di Brcfcii, la facoltà di fabbricare un CaiVcllo full»
riva del Ticino, cum Bertifcis, Spizatis., Tur>i!>us, ^ Msrulùnim prò-
pugmadis , Foffatis , atque Agierihus , omnibufque argumentis eidem Cacci-
lo necejfariis. li timore de gli Uiighcn, liccome difll, facca pienderc
quelle precauzioni a gl'Italiani. Un' alrro lun Diploma in favore di
(a) A«tì- Pietro Fefcovo d'Arezzo, e della iua Chiefa, da me pubblicato W, fi
^mt Italie, vede dato X. Kalcndas Junii coli' altre fopra riferite Noce, in fine ^-
fh)Chrom- ^^"' '" Civitale Ravenna. Nella Cronica AiabicJ- Canrabrigenfe (t') è
con Arab. notato fotto qucd'anno, che i Siciliani dcpolero Bcnkorhab , e il
f.ii.To.l. mandarono in Affrica, dove egli e il Figliuolo morirono. Pare che
Kir. imi. coftui fi fofle follevato in Sicilia contra del Re de' Mori, e che pre-
fo ed inviato in Affrica pagalTe colla tefta la pena della fua ribellione.
Spedì il Re Affricano nel Mefe d' Agnlto dell'anno prefcnte una po-
tente Armata navale in Sicilia per cltinguere qytl foco, il quale ve-
rilimilracnte fu cagione, che in quelii tempi la Nazion Saracenica da
quelle parti non infcllaire l'Italia.
Anno di Cristo dccccxvii. Indizione v.
di Giovanni X. Papa 4.
di Berengario Impcradore 3.
G
lacche non fi può fapcr l'anno prccifo della morte di Adalberto
il. Duca e Marchclc di Tofcana, il Sigonio, il Contelori, ed
aitri, per conivttura l'hanno affegnata all'anno prclente. Però in que-
llo ne fo menzione anch'io. Mancò di vita quello rinomatiffimo Prin-
cipe, come s'ha dal luo Epitaffio, tuttavia cfillente in Lucca, e rap-
f^)Tkrintì- portato dal Fiorentini (O .
ni Mtmor.
di Mauid, IN SEXTO DECIMO SEPTEMBRE NOTANTE CALENDAS (i)
Lib. 3.
ta Ejt'elfi' Secondo le conietture da me addotte nelle Antichità Eftenfi (^)',
far.i.c. da lui dilcelc la nobiliffima Cafa d'Elle. Un paffo fcorretto di Liut-
ai, prando è llato cagione, che di quello ricchilTìmo e gloriofo Principe
abbiano parlato con difcrcdito moki moderni Scrittori, e principal-
pranJus' mfot^ '1 ^'arjinal Baronio. Favellando cflo Storico di Marozia nobi-
Miftor. Lib. l'ifima Romana, ch'egli ci vuol far credere Donna prollituta, fcrive
X. <•</. 13. (f)j ch'tffa (1) ex Alberto Msrchitne Albericum (genuit) qui nofiro pofi
tttn-
(i) Ai dice Jf ette dell' Ago jio Mefe.
(2) da Alberto Marchefe ebbe Alberico ^ il quale dipoi ufurpo il Principato
di Rtma.
Annali d' Italia. ^<;j
ttmpore Romina Urbis Principatum ufurpavit . Ma Adalberto dimorante Era Volg.
in Tofcana, nulia ebbe che hv con Marozi.i abitante in Roma. In Anno 917.
vece di Alberto IJutprando fcriOc ex Alberico Marchiane; e lo può (cor-
gcre il Lettore Itcfl'o in ofTervar quell'altre parole del medeiìmo Au-
tore, dove dice (<») : Habuerat Mar ozia ftUum nomine Jlbericum^ quem (a) idim
ex Alberico Marchìone ipf*. genuerat . (i) E l'amico Scrittore della Cro- ^-'*. 3. e. n."
nica di Farfa (0, che ebbe davanti a gli occhi quella di Liutprando, ,,,
anch' egli fcrive, che (1) Maroti<i ex Alberico Murchione babuit Alberi- „„ f.Jj}!,'.
cum^ qui pofl ejufdem Urbis accepit Priacipatum . Altre piuoiedi quclta fé Pan. 11,
verità io' tralalcio; rillrmgendomi a dire, che s' hanno da cairarc alcu- '^""- ^^^
ne partite non fuiiìltenri della penna del Cardinal Baronie, e d'altri, *'^" ""'"•
centra la memoria del Duca Adalberto lì. non vcnficandofi né pure saUrn.lT-
ch'cgli avefl'e mano nell'elezione de' Papi, come penla il Cardinale wvj p.irali-
iuddctto, il quale difavveducamente ancora ci rapprefcnro Alberico PriO- /"'"• K- H-
cipe di Roma, nato da cflb Adalberto II. e da "Teodora, Sorelia di Ma- Y i'^' ^"^'
roiia, quando è fuor di dubbio, che il giovane Alberico fu figliu'.)io
di Alberico Marchcfc, e di Marezia Patrizia Romana. Ebbe quclto Du-
ca Adalberto il. per Moglie Berta ^ Figliuola di Lottarlo Re della Lot-
taringia, o iìa dell'antica Lorena, che li procreo tre Figliuoli cioè
Guido .f Lamberto^ ed Ermeigarda . ElTendo mancata di vita Gisla, Fi-
gliuola dell' Imperador Berengario, Moglie di Adalberto MarcheJ'e d' I'
vrea, fu ella Erraengarda prcfa per Moglie da elfo Marchete d'Ivrea.
Dopo la morte del Duca Adalberto nel Ducato della Tofcana, per at-
teilato di Liutprando (<■) filius ejus IVido a Berengario Rege Marchio t^^ x.ìHt~
fatris loco confi it uit ur . Sicché Guido .^ fé in queifanno mon iuo Padre, prandus
cominciò a governare il Ducato della Tofcana. Hiftor. Lìh.
Sccondochc riferifce il Browcro (1^), fu in quefti tempi fpedita ^'a-^'Ì"' ,'^"
da Papa Giovanni X. una Bolla ad Aicone Abbate di Fulda in Germa- ras Jnt'i^''
nia. Efla è data XlIIf. Kalendas Junii.^ Aano., Deo propitio ., Pontifica- q-tit fuI-
tus Domni Johznnis fummi Pontificis C^ univerjàlis Decimi Papa m fa- '^'"f- t'I^
cratijfima Sede beati Petri Apofioli ^arto, impelante Domno piijjimo Au- ^ '*'
g'ifto^ a Deo coronato.^ magno Imperatore., Anno Secando., (^ Patriciatus
(le pur non ha da dire, come io credo, Pofi Con/ulatum) Anno Secundo
Indiiìioìie ^inta . Ecco lo (hle olTervato anche iotco gli antichi impera-
dcri Sovrani di Roma. Dalla Cronica Cafaurienl'e (0 impariamo , che i^\ ^u .
nell'anno prclente l'Augudo Berengario dovctie portarli a Camerino, coi Cafa"'-'
da dove andò poi a vilicare l'infigne Moniltero di San Clemente di "enfe p. 11.
Calauria fondato da Lodovico II. Imperadore. Quivi confermò i Pri- '^''- "■ ^^''^
vilcgj a quel l'acro Luogo. Il Diploma e dato Xl/. Kalendas Novem- ^"'^"'
bris , Anno Dominici Incarmtionis Nongente fimo Septimodecimo , Domni ve-
lom. r. K k ro
(i) Mar ozia aveva avuto an figlio per nome Alberico .,da_ Alberico Mar che fé .
(2) Marozia da Alberico Marchtfe ebbe Alberico^ che dipoi prefe il Prin-
cipato della mede/ima Città .
rfS Annali d' Italia.
Era Volg. ro Beren^arii piijftmi Regi s Fice fimo affavo ^ /mperii autem fui Secundo, lit^
Anno 9'^!: didlione ^inta . Actunt in Pifcaria. L' Indizione ^inta (quando non
fofìe Ibto fcritto nell'originale FI. piutcolto die F.) qui corre fino
al fine dell'anno: il che é cofa rara. Ma forfè quel Documento con-
tien de i difetti, non iuflìllcndo, che in queft'anno corrcffe 1' Anno
XXFin. del Regno di B rengario, come llampò il Padre Dachciy,
(a) Valtfius ma si bene l'anno XXX. Il Valefio (/«) in citar quello Diploma fcrif-
in Nons ad j-^ ^/««j TriceJt'/»o , probabilmente correggendo l'errore del tello. Pc-
itrlntar. '"^ ^ P"° anche dubitar deli' Indizione . Se non fi opponcflcro le ra-
gioni addotte nell'anno precedente, quello trovarfi Berengario a Pe-
fcara, mi avrebbe f,itto dubitare, che l'ellerminio de'Saraccni più to-
rto in. quello, che in quell'anno fofle fucccduto. E a pcrluadcrlo po-
trebbe ancora concorrere la ftelTa Cronica Cafaurienfe, fé folle vero,
che Ittone Abbate Cafaurienfe aveffc dato principio al (uo governo ncll'
anno 916. come vien pretefo nella Stampa d'elfi Cronica} -perché ivi
è fcritto, che a' tempi di quefto Abbate i Saraceni diedero un ficrif-
mo facco al Monillero di Cafauria, e di(lru(rcro tutte le Callella e i
poderi di quel facro Luogo. Ma non fi può con ficurezza attenere in
quefto a i racconti di quello Scrittore. Appartiene parimente all'anno
fbY Anù' P'"cf^"'^^ "" Diploma del mcdefimo Imperatore, eh' io già pubblicai (^) .
\l\tau lui. Conférma egli a Berta fua Figliuola, che abbiam già veduta Badelfa
Vijferi.T., del Monidcro di Santa Giulia di Brefcia, il Moniltcro di San Sifto
di Piacenza con tutti i funi beni, fecondo gli abufi di que' tempi. Fu
dato quel Diploma FI. Kalendas Septembris^ anno Dominicce Incarnatio-
nis DCCCCXFI. Donni i-ero Berengarii piijjlmi Regis XXXFIU. Impe-
rli autem fui Secundo., Indizione F. /iffum in Curie Sinna . Ma ['Indi-
zione F. mortra l'anno DCCCCXF/I. Forfè qui il Cancelliere fi fervi
dell'anno Pifano. Ma né pure in quefto Documento dovrebbe efferc
l'anno XXXVIH. del Regno, elTendo fuor di dubbio, che allora cor-
reva l'anno XXX. Si vede qui, che Mota Odeirico ALirchefe cxz. Conte
del facro Palazzo. Qiicfto perfonaggio il rivedremo fra poco. Per quan-
(c") cArfl»i-. to abbiamo dalla Cronica Arabica (f) fopra citata, già fpcdito dall'
(on Arabi- Affrica con un' Armata navale jlbufaid Aldaiph in Sicilia, nel dì
tZì^'i Rtr ^^- '^^ Settembre ebbe maniera d'entrare in Palermo. Pofcia, nel dì
Italie. ' 17- di Ottobre (*) Fwdus per cu fferunt Siculi cum Ben- Ali Fava AJfaario
cantra Abufaid Aldaiph ^ ^ obfe^a eft Panormtn fex Menfes^ £5? defecit
in ea fal^ ita ut falis uncia duobus tarenis vendi cwperit. Si vede, che tut-
tavia durava la ribcllion de' Mori in Sicilia contro il Re loro, e i Si-
ciliani tenevano co i ribelli .
Anno
(*) Lega fecero i Siciliani con Ben- AH Fava AJfaario contro Ahufaid Al-
daiph , è fu affediato Palermo fei mefi , e vi fu tal penuria di file , che
un' unci* cominciò a vender fi due t areni .
B
Annali d' I t a l i a. xj-^
Anno di Cristo dccccxviii» Indizione vi.
di Giovanni X. Papa 5.
dì Berengario Imperadore 4,
Enchc molti fieno gli Scrittori sì antichi che moderni, i quali ri- ^Kk Volg.
ferifcono all'anno legucnte la morte di Cortado 1. Redi Germa- Anno 918.
nia, pure Epidanno («3, Ermanno Contratto (0, ed altri (0 Sconci, **^ Epidan-
feguitaii in ciò dal Padre Fagi, dall' Eccardo, e da altri moderni, la "J^'J"^
TTicrtono accaduta nell'anno prefentc, prima del Natale del Signore. t^hHeiman-
Fu Principe di gran valore, e di non mmor prudenza e pietà. Con- nus contra-
ivi, de gli Unght-ri ebbe più volte da sfoderare la Ipada, e continuo ^"^ '",
la guerra contia di irrigo Duca di Saflonia, chiamato da gli Storici ?f-)''"^j°rìa-
pcr dillinzione da gli altri Arrighi, V Jucufe, cioè 1' Ucceiiatore . Pu- „«j i,cotus
re venuto a morte, anteponendo l'amore del pubblico bene aiie pn- inChrenia'.
vate fue pafììoni, egli fu che configliò a 1 Principi del Rtgiso Gei- ^ '^"^
manico di eleggere per fuo Succcilore lo lleffo Arrigo, Principe ben
meritevole di quella Dignità (d) . A quello fine gl'invio lo bcettro, (j) ccnti-
la Corona, e gli altri ornamenti Reali. Da un Diploma da me dato nuater Rhe-
alla luce (0» apprendiamo, che V Imperador Berengario fi trovava in ginoms in
Pavia nel di zo. d'Aprile dell'anno prelente, dove confermo ai Ca- ? .''°"l^''
nonici di Padova i lor Privilcgj e Beni. Lcggonfi ivi quelle Note; iiaiu.""^!!-
Data XII. Kalendas Maii, anno Domimele Incarmtinnis ÙCCCÓXFII. feri. 36.
DtiHfii vero Berengarii piijjìmi Regis XXXl^I. Imperli armo III. hdi6iio-
»e FI. Aiìum Civitate t apite . iVia fi dee fon vere «y^/-/» DCCCCXf^III.
le pure non ii vuol ricorrere all'anno Filano: il che difficilmente m'in-
duco io a credere. Son guaiti ancoragli anni del Regno, perché al-
lora era in corfo r«K«e XXXI. Ho io parimente pubblicato (/) un bel (f) ib'Oif-
Placito, tenuto in Milano ^k«o Imperli Domni Berengarii Imperéiteris ^'"' ^'
Tercio ., Menjc Aprilii.^ Indizione FI. cioè nell'anno ptclcnte. 11 fua
principio e quello: Dum in Dei nomile Civitate Medioiani^ Curie Du-
cati ili lauiia cjiifdem Cuiiis in judicto lefideret Betengarius Nepus (^ Mif'
fui Domni {^ glarìofijjìmi Berengarii Serenijfitni Itr.feratorii Alio ^ He
nior ejus., qui m Comttatu Medioianenje ah ipjo Imperato) e Mijfus ejjet coh-
Jìituius.^ tamquam Comes 13 MiJJ'us dijcurrens òcc. Quello Berengario era
Figliuolo di Adalberto Marcheje d'Ivrea, e di Cina Figliuola ucll' Au-
gnilo Berengario. Noi il vedremo a luo tempo Re d' Italia. La, Cor-
te del Ducalo^ che fi vede in Milano, lignifica il Palazzo, dove lole-
Tano abitare 1 Duchi. In altre Città s'incontra la Corte Ducale., che
vuol dire lo Ilcflb. Le Carte poi di quelli tempi ci fanno vedere in
Roma e nel fuo Ducato molti Nobili, che infii.me fono appellati Con' („)^„fi „^-.
foli e Duchi, ficcome ho mollrato altrove C?)> probabilmente Ctnjoli ^ rTt. itaiic.
perché membra del Senato Romano, il quale tuccavia durava j e Du- DìjJ'trt. j.
<!^'i, perchè Governatori di qualche Citta. Riufcì in quell'anno, o f •<^i. v
K k i pure •* ^
z6o Annali d' Italia.
Era Volg. pure nel fegucntc, a i Siciliani e Mori ribelli (a) di coftrigncre alla
Anno 919. rda nel di li. di Marzo la Città di Palermo dopo fei Meli d'afTe-
^rao,ruZ' *^'°' ^°^ lajciarc la libertà al prefidio AfFricano. Silcm fu creato A-
p. li. r. /. niira, o fia Governator Generale della Sicilia. E (ul fine dell'anno
Ker. iialic. venne fatto a i Mori di occupar anche la Città di Reggio in Ca-
labria.
Anno di Cristo dccccxix. Indizione vii.
di Giovanni X. Papa 6.
di Berengario Impcradore 5.
E* Involta in un gran buio per qucfli tempi la Storia d'Italia, non
rcltando né Storie né Atti, per gli quali fi venga in cognizio-
ne di quel, che operarono i Papi, 1' Impcradore, e gli altri Prin-
Ifb"' Lìut- '^■P' d'Italia. Ci ha nulladimcno confervata Liurprando (^) una noti-
frand: nifi. Zia, che mi fia lecito di riferire all'anno prclrnrc . Cioè che nacque-
Ix.eaf. is. ro diflenfioni fra l'Imperador Berengario, e Guido Duca di Tofcana j
che quelli inficme colla Duchcfla Berta i'ua Madre fu prcfo e nicffb
in prigione in Mantova. Ma che non potendo Berengario cavar dalle
mani de' Governatori fedeli ad cfTa Berta le Città e Callella della fud-
detta Tofcana, rimife in libertà Guido e la Madre. Bertha auiem {Ìo-
no le lue parole) Adalberti uxor cum Widone Filio pojì mariti obìtum,
minoris non fa&a eji, qtiam "jir fuus ^ potentix . ^<s tum calliditate i3
muKcribus ^ tum hy mente i txercitio duUis ^ nennullos Jìbi fideles effecerat . Ma
fc Liutprando vuol tutte le Principelfe d'allora D^nne prollitute, fcn-
ZTi che i Mariti fé ne altcrafl'eio punto, ci e ben pcnneflo di ripete-
re, ch'egli era una mala lingua, ne merita fede la Satira fua . In età
almeno di Icffanta anni fi trovava Berta in quelli tempi; e quello Au-
tore è dietro a farci vedere, ch'ella adefcalTe Amanti e fedeli colle lue
dilfolutczze . Seguita poi a dire, (i) Unde contigit ^ kt dum paulo poJì a
Berengario fimul cum Filio caperetur , (jj" MantUie in cufiodia tener etur , [uas
Civitutes y Cajìella omnia Berengario minime red'lrderit, fed firmiter te-
Kuerit , eamque po/imudum de cujìodia fimul cum Filio liberavit . Nuli' al-
tro lappiamo, che quello poco di qucU'avvenimcmo, con ignorarne i
motivi e la maniera, con cui la Duchclla B; rta e Guido fuo Figliuo-
lo rellarono prefi dali' Auguito Berengario. Circa quelli medefimi tem-
pi Landolfo ed Atenoifo 11. Principi di Benevento e di Capoa, ebbe-
ro guerra ca i Saraceni, e l'ebbero ancora co i Greci, padroni di Ba-
ri e
(i) Onde accadde^ che mentre poco dopo da Berengario ajjìeme ctl figlio fu
preja e tenuta prigioniera in Mantova non recitili a Berengario le fue
Città e Cafieila tutte .^ ma le tenne forti .^ e ptt affieme col figlio da ejfd
ricupero la, libertà .
Annali d' Italia. z6x
ri e d'altre Città. L'autore della Cronica di Volturno (a) cel fa Tape- Era Vo!f.
re con quarte parole: (*) His temporibus fupraditli Pri;tcipes multa cum '^ì*^*^. 9'9-
Saracenis ^ Crucis certamina habucrunt; Sed Dei miferìcordia 'viSloriam ynifun.lnf''
acceperuHt , In Sicilii, per attcftuto delia Cronica Arabica (/•>) fui fine p, /;. V. ^
di quell'anno, o pur nel feguente fi fece tregua fra Salem Governa- Rtr. Italie.
tor Moro, e il Popolo di Taormina: dal che fcorgiamo, che durava- 0^' chronic.
no le turbolenze in qucirifola, e vedremo, che per molto tempo an- p'^^u"^"^ ,
Cora tennero in cfcrcizio le forze del Sultano dei Mori, il quJe in- lur. itaiic'
tanto rauno un poiTente cfcrcito per mare e per terra, fenzn che fi
conofca, fé perifpednlo in Sicilia, o pur verfo altra parte. Sotto quell'
anno fciivc Fiodoavdo: {e) Hungari Ita'iam^ partemque Francite, RegHum i„ch7 r"!^!
fcilicet Lotta) ii., depradantur , \5à alcuna altra Stona non abbiamo no- Rer. Frane.
tizia di quella incurfionc de gb Unghcri in Italia. Puie fi può ere- Du-chejnc ,
dcre. Stavano i Popoli della Lombardi.! circa quelli tempi in conti-
nua apprenfione della venuta di quclti cani. Ho io renduta pubblica i^-) ji„,i„„i,
la Preghiera ('«'), che allora quel di Modena faceva a Sao Geminiano tat. Italie.
fuo Protettore, acciocché egli intercedefle da Dio, Differt. i.
Ut hoc flagellmn , qtiod meremur miferi .
C<eìorum Regis evadamus gratta .
Nam doSlus eras Attil<e temporibus-
Portai pandendo liberare fubditos .
NuHc te rogamus , lictt fer'vi pejjìmi ,
Ab Vngerorum nos defendas jacitlis .
Leggonfi ancora altri verfi per incitare il Popolo a far buona
guardia in que'calamitofi tempi.
Anno di Cristo dccccxx. Indizione viii.
di Giovanni X. Papa 7.
di Berengario Imperadore 6.
Rlcavafi da un Diploma, da me dato alla luce W, che V Imperador (e) ib. Dìf-
Berengario., llando in Pavia nel dì 26. di Settembre di quelt'an- /"■'• 63.
no, confermo rutti i Privilegi alla Chie'a di Parma, e ad Aicardo Ve-
fcovo di quella Città, chiamato //crfii^-^o dall' Ughelli, interveniente O-
delrico gloriofrjjìnio Marchiane noflrs . Non fo 10 dire, fé Odclrico ., il qua-
le lollcncva ancora li grado di Conte del facto Palazzo, fofle Mar-
chefe del Friuli, o pure di Milano. Fu dato qu'l Diploma FI. ka.-
ìendas O^obris, anno Dominic<e Incarnationis DCCCCXX. Domni vero
Bcren-
(*) In quefti tempi i detti Principi ebbero molte battaglie co'' Siiracenì e co!
Greci i ma per divina miferìcordia ne' ufcirtno vittoriojì .
z6i Annali d' Italia.
Era Volg. Bnengarii Sereni Jfimi Regis XXX IH. Imperli autem fui F. IniiBione
Anno pio. ym, (cominciata nel Settembre) ASìum Papite . Un altro Tuo Privi -
/"fr; II ^^g'°» '^-'^o nicdcliinamcntc in Pavia nel di 6. di Settembre (a), ho
}H- 5*3- '° ^°'^° ^'^^ tenebre . A quello medefimo anno dovrebbe appartenere
(b) c»mfi un Documento dello Iteflb Berengario (^J, in cui dona alla Chicfa di
iftor.diPU- Santo Antonino di Piacenza una picciola Badia di Santa Criltina po-
*Api>'^ I ' ^^^ '" Pavia, ad intcrceflìone di Grimaido gloriofo Conte ^ e per gli me-
riti di Guido Fejcovs d'effa Città di Piacenza. Dicefi dato quel Di-
ploma XI 11. Kalendus Januarii , ./Inno Dominici Incarnationis DCCCCXXI.
Domnì vero Berengarii piiffimi Regis XXXIF. Imperli autem fui Quinto ,
IndtÉìttne Nona. ^5tnm Verona. Ma nel di io. di Dicembre dell'an-
no pii. correva Vanno FI. e non già il ^into^ perle ragioni addot-
te air anno piò. Perciò o qui viene adoperato l'anno Pifano, antici-
pante l'anno nollro Volgare, o pure ivi s'tia da fcrivere annoDCCCCXX.
nel cui Dicembre correva V ladizitne IX. e potea forfè correre V an-
no XXXIF. del Regno. Truovafi parimente nella Cronica Farfenfe
una contcrmazione di tutti i Privilegj conceduti all' infigne Monifte-
ro di i'arfa, fatta dal medefimo Impcradore. 11 Diploma porta que-
(c) chrome. Uc Note: {e) Dattim II. katendas Julii., Anno Dominiae Inrarnationis
fi'-fenje ^^ DCCCCXX. Demni -vero Berengarii XXFllI. ( fi dee fcrivere XXXIII. )
^Ktr^ Italie. ^'l*"ì I''"P^^'i autem F. Atìum in Cune Oloma. Fra l'altre cole egli
coahrma a quel Moni Itero quidquid Jlbericus Marchio ia idem Mona-
fterium ali<jua infcriptione condonavit in Comitaiu Firmano. Anche di qui
può iralpanre, che il M.ircheje yJJùerico aLitc volte nominato di fopra,
folle Marchele di Camerino, ed anche Duca di Spoleti, giacche il
Monillero Faifenfc era fituato nel Ducato Spolctino. L' Autore della
fuddccta Cronica fa menzione della Marca di Fermo . La tiimo io una
cola Ilcfl'a colla Marca di Camerino. Attefero in quelli tempi gli Ab-
bati di Monte Cafino, di San Clemente di Cafauria, e di Volturno,
a rimettere in piedi i lor Monillcij già diltrutii da i Saraceni. Me-
nta poi d'cflcrc rammentata la donazione della C'erte di Prato l^iano,
polla nel Piacentino, che Berengario Augullo fece in quell'anno alla
diletta fua Moglie Anna., per inicrcelDone di Guido Fefcovo di Piacen-
(-<) Ant'i^u. x<j, c di Odcirico inclito Mar che fé . Il Diploma, da me publicato (<^),
u»iic. Dif- ha quelle iNoie: Data l'I. Idus Septembris amo D»mini,ue Incarnationis
ftrt. 20. DCCCCXX. Domni vero Berengarii Sereni fimi Rcgii XXXlll. Imperli
éutem fui FI. Indicìiùne Filli. JSlum Papia . Ma qui dee circrc Icor-
rctio V anno FI. deil' Imperio, e in fuo luogo s'ha da fcrivere anno F.
(e) ib. Dìf- j-Jq io altrove (0 citato uno Strumento autentico, da me veduto in
jtrt. 66. l{cctg\o con quelle Note; Berengarius grada Dei hnperator Auguftus,
A.ìiiO Imperli cjus ^into., Decimo Kalerdai Decembrls Indizione Nona.,
cioè nell'anno picknte. Come poi Diplomi, che han tucta la ciera di
Originali, contengano sì fatti sbagli, non fi fa cosi facilmente intcn-
(f) Anon-j- dere . Moglie dell* Augullo Berengario era ne gli anni addietro i?fr///i^j .
mus in fa- f^^^j q^, q^j trovumo Anna, a cui nondimeno non è dato il titolo di
Ti^nTr'fx Angusta. Scrive il Pancginlta di Berengario una rilevante parricola-
riniu . . . ^^^^ ^^^^^ l'anno 88p. (/) . - - Fa-
Annali d' Italia. 263
Era Volg.
Parìter tria fulmina belli -^nno 920.
Supponida ceeuHt : Regis fociabat amico ,
^i9s tHftc fida fatis Conjux : peritura venenis ,
Sed pojlquam haujìura ejì inimica hortamina Circes .
Era congiunta in primo matrimonio col Re Berengario Bertila
probabilmente Figliuola di Suppone^ veduto da noi Duca di Spoleti
nell'anno 871. Ch'ella fofTe vivente anche nell'anno yio. s'è oflcr-
vato di (opra. Di qui impariamo, ch'cfTa fu levata dal Mondo col ve-
leno, e pare che per la Tua infedeltà tanto male le avveniflV. Dovet-
te Berengario paflare alle feconde Nozze con prendere quella ulnna .
Se in oltre le dcfle il titolo di Augulta, noi faprei dire.
Anno di Cristo dccccxxi. Indizione ix.
di Giovanni X. Papa 8.
di Berengario Imperadore 7.
di Rodolfo Re d'Italia i.
R Apporta rUghelli (<») il teftamento dì Noterio^ o fia Nctckeria ^j^li^fj^j.'
Vcicovo di Verona, fatto. Imperante Dnmno noflro Berengario Im- j„„' y^
peratore. Anno Scxto^ fub die Decimo de Menfe Ftbruarii^ Indi- in Efifcop.
Sìione IX. Se quefto Atto e autentico, e fé accuratamente trafcritto verouenj.
dall' Ughelli, noi vegniamo a conofccre, che Berengario non dovette
ricevere la Corona e il titolo Imperiale nella Pafqua dell'Anno 916.
ma bensì prima del dì io. di Febbraio d'eflo Annoj e con inforgcre
un fofperto, che ciò fcguilTe nel Natale dell'Anno 9if. ed aver fal-
lato il Panegirifta di Berengario, fulla cui relazione fondati alcuni hanno
aflegnata la di lui Coronazione alla Pafqua fuddetta dell'Anno 916.
Ma perché TUghelli troppe volte porta fcorretti i Documenti nella
fua Italia facra, non pofllam qui ripofar fulla fola fua fede. Se un di
ulcirà alla luce qualche Diploma o Strumento, fcritto ne' Meli di
Gennaio e Febbraio dell'Anno 916. e de i fulTeguenti , finche vifTe
Berengario, allora fi potrà meglio accertare quella partita. Il Sigo-
nio {h) attcllò di averne veduto uno, dato Re2ni fui Trigefimo primo y (b) sìgonìus
Imperli vero Quarto y FÌI. Kalendas Janiiarii^ ìndici. FU. cioè nel Ai de Re^no
16. di Dicembre dell'Anno 918. Il Padre Pigi (0 vuole, che s'ab- ■'''"• "'^
bla fecondo i (uoi conti a legger ivi Imperli vero tertio . Ma fé il Si- ^"%^^-^,"
gonio feppe ben leggere, e fé autentico era quel Diploma, vegniamo crit.alAn-
in cognizione, che appunto nel dì di Natale dell'Anno 91 f. accadde «al. Baron.
la Coronazione Romana di Berengario . Veggafi un altro Documento
qui fotto all' Anno 914. Aggiungali ancora, che nell'Indice delle Carte
dell' infignc Archivio dell' Arcivcfcovato di Lucca è notato un Livel-
lo, dato dà P;>/rff Vcicovo adì' J uno IL di Berengario Angufto nel dì
14. di
a')^ Annali d' I t a l i a,
Era Volg. 14. di Marzo Indizione V. cioè nell'Anno 917. Adunque prima della
Akno 92. t. Pafqua dell'Anno prect dente Berengario dovea avere ricevuta la Co*
(i) Dandul. ion:i dell' Imperio. Abbiamo poi dal Dandolo (o) , che circa quelli
Tom. XII. tempi gii Ungheri ulciti delia Pannonia empieruno di deloiazione la
R«r. Italie. Moiavia e la lìocraia, con uccidere ancora il Duca di quella contra-
da. Vennero poi nella Croazia, e pafTato il CaltcUo di Lcopoli, tro-
varono Gotifìcdo & j^rdo Duchi iniicmc col Patriarca d'Aquilcia (le-
condo i conti deli' Ughelli dovrebbe edere Or/o) che attaccarono bat-
taglia con loroj ma sfortunatamente, perchè quei due Duchi vi la-
fciarono la vita, e il Patriarca mercè di un buon cavallo e de gli (pe-
roni fi riduUc in lalvo. Diedero i B.iibari vincitori un facce univcr-
falc alla Croazia e Sriria} fc ne tornarono pieni di bottino nella Pan-
nonia, e di là palTarono a far la ftefl'a danza nella Bulghcria. Seguì
parimente nell'Aprile di qucll' .^nno un fatto d'armi preflb la Città
di Afcoli fra Landolfo Principe di Benevento e di Capoa, ed Urfileo,
o fia Orfeolo, Generale de' Greci, che vi reflò morto. Ne fa men-
(b) lufius zionc Lupo Piot<>rpjca (i>) con quelle parole: (i) ^nno pzi. intcriit
Protojpata Urfileo Stratigo in praiio de Afculo menfe yfprilis .^ ^ apprehendit Pan-
'" ^*^*""^- (iuìfum Jpuieo . Sccondochè oflervo Cumillo Pellegrino, qui fi dee leg-
B.!r. Italie, gere Landulfus /Ipitlìam . E che quello Principe ritogliere a i Greci
(e) ùut- Il Puglia, Il ricava da Liiitpraiido (f), che fcrivc (i) Principerà Lan-
f ramini in dulpbum feptennio potejìatize Apulfim fihi [uhjugajj'e . Benché V bnperador
Legatt»m . j^cftig^^rio placid,tmence governalfc il Regno d'Italia, pure i mali u-
iron, che in que' tempi guadavano troppo di leggieri la pubblica
quiete ed armonia, non gii pcrnàfero di goder più lungamente della
pace. In quell' Anno appunto lucccdctte a mio credere ciò, che vien
M") Vmt- rii^T^to da Liutprando {d) , Venuto a morte Gariberto Arcixefcovo di
trandus Milano, fc volle Lamberto eletto fuo fuccelTore entrar m poiledo di
Hilìor.lìb. quella Chicfa, gli convenne Iccondo i pelTimi abufi d'allora compe-
i. «i/. 15. ,-j,,» \\ confenfo dell' Imperadore con buona fomma di danaro, aven-
done egli clatta tanta, quanta fé ne folca dare a i C:imeritri, a i Por-
tieri, ed ai Cullodi de' pavoni, e de gli altri ucccUumi della Corte.
Se l'ebbe forte a male il novello Arcivelcovo, e cominciò tolto a
meditarne la vendetta. Accadde, che yidilberto Marche fé d' Ivrea, ben-
ché Genero dello llcflo Berengario, Odelrico Marchele e Conte del
facro Palazzo, benché tanto beneficato da elfo Imperadore, e Gilberto
potente e valorolo Conte, fegretimenie tramarono una ribellione cen-
tra del medefimp Augufto Berengario. Inlolpeititolenc egli fece met-
tere le mani addoflo ad Odelrico, e il diede in guardia all' Arcivcfeovo
Lamberto, per prendere poi quelle rifoluzioni, che follerò credute
più
(i) V Anno 92.1. morì Orfeolo Generale nella battaglia di afcoli e Lan-
dolfo occupila Puglia.
(i) avere il Principe Landolfo tenuto fitto il fuo potere h Puglia per anni
fette .
Annali d' Italia, z6j;
più convenienti alla giudizia. Da lì a qualche giorno mandò Bcren- Era Volg.
gario de i MelTi con ordine all' Arcivelcovo di rirncccerc in mano di '^«no 9^'-
lui il prigioniere. La rifpolla, ch'egli diede, fu, che fé un par fuo
confegnall'e alla Giultizu alcuno, a cui fi dovclle levar la vita, egli
opererebbe contro i Canoni, e meriterebbe di perdere il Vcfcovato .
Di più non occorfc all' Impcrador Berengario per il'coprire il mal ani-
mo di Lamberto} e tanto piìi fi aHìcuro della di lui intelligenza e
icgu co i nhelli, perch'egli lenza licenza alcuna 0' cflb Bcicuguiiu ri-
mife in libertà OJeiricw.
Allora fu, che il Marchefe Adalberto, elfo Odelrico, e Gilber-
to Conte determinarono di chiamare in Italia un alerò Principe per
atterrar Berengario (j) , e rivolicro gli occhi a Rodolfo IL o iia Ri- Ca) i^- ihé
dulfo. Re delia Borgogna appellata Tranfiurana, che comandava alla "(' ^^'
Savoia, a gli Svizzeri, e ad altri circonvicini paefi . Non mancava a
quello Re l'Ambizione, cioè la lete d' ingrandirfi, innata in quafi
tutti i Principi, e con quella voglia andava congiunta la potenza, ac-
crcfciuta dall' aver egli prcfa per Moglie Berta Figliuola di Eurcar-
do Duca potentiiTìmo della Suevia. Cominciarono pertanto quelli tre
congiurati un trattato fegreto col fuddecto Re Rodolfo, per farlo ve-
nire in Italia. Ma mentre colloro fulla montagna di Brcicia batteva-
no un di configlio per condurre a fine la meditala imprcl'a, ne fu av-
vertito rimperador Berengario. Forcò il calo, che in quello medefi-
mo tempo erano calati in Italia due Re, o fia due Capitani de gli
Ungheri, appellati Durfac, e Bugat, per lalallare la miiera Lombar-
dia, i quali perciò mando a pregare, che fé gli voleano bene, andaf-
fcro a fare una vifita a que'luoi ribilli. Non vi fu bilogao di 'pero-
ni a quella gente, avida di fanguc e di bottino . VoLrono lui Bre-
Iciano per vie fconofciutc, ed arrivarono inafpettati al luogo di quella
combriccola. Uccifero e prefero molti 'di coloro. Odeìrico Conte del
Palazzo bravamente difendcndofi lafciò ivi la vita. Adalberto Marche-
fé, e Gilberto Conte furono del numero de' prig:onicri . Il primo, uo-
mo non bcUicofo, ma fornito di una miiabil lagacitiì ed alluzia, ve-
dendo, che non v'era maniera di Icappare, gittate via l'armi e tutti
gli ornamenti preziofi, e velhtofi da femplicc ioldarelli, fi lafciò pren-
dere da gli Unghcri . Interrogato chi foilej rilpoie d' elferc un hn-
taccino d'un uomo d'armi, e li pregò di larlo mennie ad un Calhllo
appellato Calcmaia, dove teneva i luoi Parenti, che il rilcattcrcbbono .
Condotto colà, e non conofciuto, fu a vijillìmo prezzo comperata la
di lui libertà da Leone, uno de l'uoi lolditi. Gilberto nconofciuto per
quel che era, ben ballottato, e mezzo nudo, fu prcfer.cato all' Au-
gnilo Berengario. Se gli gittò egli tollo a' piedi per implorar la fua
mifericordiaj ma trovandoli lenza brache, e moftrando quelle parti,
che la verecondia infegnò a nalcondere, cominofle al rifo tutti gli a-
llanti. Era Berengario Principe fommamentc portato alla Clemenza,
e quella volta ancora ne volle lalciare un illultie cfempio con perdo-
nare a codui. Dopo averlo f«io vcllire d'ubiti convenevoli al fuo
Tom. F. LI gra- /
^^^ Annali d' Italia.
Era Volg. grado, il lafciò andare con dirgli di non volere da lui giuramento al-
Anno 9ZI. cun-^y mi che s'egli lornalTc a rivoltarfi contra del fuo Sovrano, fc
ne alpettafle pure il gaftigo da Dio. Di quella tua foverchia indul-
genza ebbe ben torto a pcntird Berengario; perciocché l'ingrato Gil-
berto appena fu ritornato ad Ivrea, che iitigato dagli altri ribelli fc
n'andò in Borgogna a fpronare il Re Rodolfo, affinchè colle fue for-
ze califTe in Italia. Né paffarono trenta giorni, che Rodolfo avendo
mofTv. )'ainii fuj H quefta volta, fi diede a detronizzar R^-ren^a. io .
Le fcene di quelli ribelli le crf do io fuLccUuic ncll' Anno corrente .
Ed appunto nel Settembre od Ottobre di quello medefimo anno fon
io d'avvilo, che elfo Rodolfo venuto in Italia, e impoireflatoli di
Pavia, quivi folTe eletto Reda i Principi fuoi parziali. Le ragioni li
vcdr;inno andando innanzi. Un Placito tenuto in Ravenna da Oaejlo
jlrch'efcovo di efTa Città, e da Odelrico Vaffallo e MelTo dell' Impe-
(a) Antìcfu. radorc Berengario, da me dato alla luce («), non so io dire, fé ap-
ftrt'^-xi^'^' P'*'"^^"g'* all'anno prefente, perché le Note Cronologiche fi fcuopro-
fl- 9^9' "° fiualle. Ben so, che può elio far conofccre, che in quelli tempi
in Ravenna e nel fuo Efarcato clTo Augufto efercitava giurisdizione e
fignoria, né apparifce, che ivi i Romani Pontefici ritcneflcro il tem-
perai dominio .
Anno di Cristo dccccxxii. Indizione x.
di Giovanni X. Papa 9.
di Berengario Imperadore 8.
di Rodolfo Re d'Italia i.
(b") Frtfrfwr- QE crediamo a Frodoardo ib)^ folamentc in quell'anno dovette cora-
dusmchro- ^ parire in Italia coH' efcrcito fuo Rodolfo Re di Borgogna, fcrivcn-
Rer. Frar>- '^^ ^S^' • (*) Berengario Longobardorum (dovca dire Rorn.inoyum) Imperato-
tic. Da- re Regno ab Optimatibus fuis deturbate ^ Redulfus CifatpinDe Gallio Rex
Che/ne. ab ipfts in Regnum admittitur . Ma io tengo, che ia calara iii Italia di
Rodolfo, e l'elezione fua in Re d'Italia fuccedclTc ne gli ulrimi Mcfi
(e) pandu- dell' anno precedente . Il Dmdolo fcrilTc (f ) : Rodulfus Regnum Italia
^nnoV^xu o^'^'^''*'^ ^«''^ Domini DCCCCXXI. qui ìHvitatus ab Italicis in Lonibar-
Ker. iialic. diam venit , £5? Berengarium Regem bellando viàt , {«f fic Rtgnum obti-
nuit . So non cfferc quello .Autore di tale antichità, da poter decide-
(d) Ant\- xc tal controvcrfia; ma a buon conto ho io pubblicato {d) un Diplo-
^mr Italie. j^ Rodolfo, che ci afficura, ch'egli nel dì 4. di Febbraio dell' an-
■" '^ nopre-
(*) Berengario hnperadort de'' Longobardi (Romani) sbalzato dal Regno
da" fuoi Ottimati^ Rodolfo Re della Gaìlia Gifalpina da c£i viene amrnejfo
nd Regno .
Annali d' Italia. rSj
no prefente era già dichiarato Re d' Italia, e pacificamente foggior- Era Voi*
nava in Pavia, dove confermò ad ^leardo re/covo di Parma la Badia Anno 91?.'
di Berceto. Fu dato quel Diploma II. Non^is Feiruarii /Inno ah In-
carnatione Domini nojìri Jcfu Cb-ijìì DCCCCXXII. Indizione X. Re-
gnante Domno noflro Rodulfo Rege in Burgundia, X[. in It;ilia I. Datum
Ticini Civitate^ ad intcrcelfione di La,nberto ^Ircivefcovo di iVlihno e
di Adalberto Marchefe d'IiTca. A quc/ta elezione non dovette confen-
tire Guido Duca di Tolcana, perche fi veggono tuttavia notati gli an-
ni di Berengario in una Carta dell' Archivio Archiepifcopale di Lucca
fcritta Jnno VII. Bercngarii Imperatoris Pridi.' KaUudai Majas Indi-
zione X. cioè nell'anno prefente > ed altri luircguetni .\tti continisano
col mcdefimo ftile. Riuici dunque a Rodolfo Re di occupar Pavia
e di farfi eleggere e coronare Re d'Italia da! fuddctto Arcivefcovo*
e da i Principi ribelli dell' Impcrador Berengario. Si ricoverò cfiò
Berengario a Verona, e quivi S\ foltcnne coli' aiuto de gli Ungheri,
che verifimilmente in quelia congiuntura ad illanza 'iwx vennero in Ita-
lia. Frodoardo chiaramente dopo le parole di fopra allegate aggiu-
gnc: (='*) Hungan aSlione pr adisti Berengarii^ muli il captis oppidis .^ Ita-
liani depy.-edantur . Perciò Rodolfo dovette contcncarfi delie conquitie
fatte, fcnza turbare Berengario nel pofleiro di Verona, e coaieguen-
temcnte nel Ducato del Friuli. Truovafi in Pavia Rodolfo nel di 7.
di Dicembre dell'anno prefente, fc pure fecondo l'Era Pifa.aa nan e
d? riferire al precedente: ciò apparendo da un fuo Diploma ('j), in (a) Antimi.
cui conferma a i Canonici di Parma i lor Privilegj . Fu cflb d;uo FI. ''"'• ^'S""-
Idus Decembris Anno Dominica Incarnationr. DCCCCXXII. Domnì ve- "*'' ^'^■f'i'
ro Bodutfi piìjpmi Regis in Italia 1. in Burgundia Xli. Ind igiene X. ^^'
jlSttim Papia. L'indizione X. corrente nel Mele di Dicembre, lecon-
do l'ulo piìi comune d'allora indica l'anno precedente. Un'.dtro fi-
mile Diploma, ma differente neiie Note, vicn rapportato dall' U-
ghelli {b) , dato ///. Nonns Decembris Anno Ihcarnationis Dominici (b) vghtl-
DCCCCXXII Domni vero Roduifi pittimi Regis m Italia I. in Bur- lius jtal.
gundia XI. Indizione XI. AElum Papia . Come ci polfa cflert tal di- f'"'''- ^- •'*'■
vano fra Atti fpediti nello Ue'Jo tempo dalia meoefima Cancelkua, ? ^'^*''°f-
ehi mei sa dire? Per me cr;do l'un d'effi diRttofo. JNcU' ultimo di ''^""'
quelli Privilegj, conceduto ad ittanza di Lamberto Arcivcfcovo di iVli-
lano, di Guido Fcfcovo di Piacenza, di Beucaetio Fefcovo di Tortona,
e di Gillerro illuflre Cfinte^ diletti Configlieri luoi, Rodolfo concede ad
Adalberto Fefcovo di Berg?roo, e a' Cittadini di poter fortificare la loro
Città già diltruftà, qua nttnc maxime Sifevorum ^ IJngarorum mcur [io-
ne turbatur .
L 1 z Anno
(*) Gli Ungheri per opera del predetto Berengario , prefe molte Cajklla
depredano V Italia .
a<58 Annali d* Italia.
Anno di Cristo dccccxxiii. Indizione xi.
di Giovanni X. Papa io.
di Berengario Imperadore 9.
di Rodolfo Re d'Italia 3.
Era Vola. VT ON manca-va all'Augufto Berengario né coraggio nelle fue av-
Akno 913. 1^ verfità, né panico di aderenti eVrdeli, pronti ad impiegar li vi-
ta in diFcf:» di lui. Fra q>iefti fpezialmente il concava Guida Vefcovo di
(ai iÀ»t- Piacenza C'») il qude poco fa abbiim veduto, che era uno de' Confi-
franiui Hi- ^\^y\ Jel Rc Rodolfo in Pavia. Il Campi (*) notò, che nell'anno
fTv ^o-'^' ^^^- """ Strumento fu fcritto in quella Città di Piacenza, correndo
(b) Campi il ^^e^c di Maggio^ e la Decimi Indizione^ con gli anni di Rodolfo Rt
jjlor.dipia- d'Italia: il che fa conofcere, che Piacenza allora ubbidiva a lui. Ma
unx..Lih.%. in aijre due Carte, fcrirte nello /??/ò Amo, e lotto \z Jìejfa Indizio-
ne^ e amendue in prefenza di Guido Fefcovo^ fi fa menzione di Beren-
gario Imperadore, correndo V Jnm Settimo dei fuo Imperio: fegno ,
che il Vefcovo Guido, e Piacenza erano tornati all'ubbidienza di lui.
Anzi da quelli Atti fi può ricavar pruova, che i due Diplomi da me
accennati, come fpedici nel precedente anno in Pavia, po.Tano appar-
tenere (almeno l'uno d'edì) più toflo all'anno pM. come io folpet-
tava. Perciocché come potè fui fine dell'anno piz. eflcrc Guido in Pa-
via Configticre del Re Rodolfo, quando noi già il troviamo pafTato
nel partito di Berengario, correndo V Indizione Decim-T, cioè proba-
bilmente prima del Setcembre d'elfo anno 911? E le così folfe, il
principio del Regno di Rodolfo in Italia farà llaco nel fine dell'anno
pii. come io già conietturai, e non già nell'anno fufTeguentc . Ag-
giugne il Campi, che focco il dì 18. di Maggio dell'anno prelcntc
pzj. fi vede altro Strumento fcritto con gli anni di Rodolfo in Pia-
cenza. Sicché dovca già Rodolfo avere ricuperata quella Città. In-
tanto l'Imperador Berengario, adunate quante forze potè, volle ten-
tar la fortuna di una battaglia, che troppo fvantaggiofa in fine riufci per
lui. La rapporto io all'anno prefente Tulla tellimonianza di Frodoar-
(c)TrtJ<)ar- j^^ che nc feri ve così: (f) Rodulphus Cifalpin^e Galliót Rex , quem Ita-
iusinChro- j-^-^ abje£lo Rege fuo Berengario, in Regnum receperant , cum ipfo Berett-
Rei- piane', gari» coitflixit , eumnue devicit , ubi nàlle quingenti viri cecidi fé dicuntur ,
J)i*-chi/nt. (*) E' narrato quello fatto d'armi da Liucprando colle fcguenti cir-
coltanze. S'incontrarono le due Armate nemiche a Fiorcnzuola tra
Pia-
(») Rodolfo Re della Gallia Gifalpinn^ cui gì' Italiani^ rigettato il loro R(
Berengario , aveano accettato nel Regno , venne alle mani collo fìeffo Bt'
rengario^ e lo viitfe , ove dicefi ^ che miri fero uomini ifoo.
Annali d* Italia. 169
Piacenza e Borgo S. Donnino nel di 19. di Luglio , e quivi vcn- Era Tolg-
nero alle mani con un conti irto tanto più dctellibile, perchè per la Anno 913-
diverfità delle ftzioni fi videro imbrandire il ferro i Padri contra de'
Figliuoli, i Figliuoli contra de' Padri, i fratelli 1' un contra dell'
altro .
(*)--- ^cer Avus ìethum parat ecce Nepoti
Stermndui per eum . - - • -
Sembrano queftc parole indicar Berengario Impcradore, che do- ~'
vette in quella giornata aver per avverfano il Tuo Iteflo Nipote Be-
rengario Figliuolo di Gisla Figliuola Tua , e di Adalberto Marche-
fc d'Ivrea. Di grandi prodezze vi fece 1' Augufto Berengario, non
minori il Re Rodolfo. Ma fini'.lmcnce fi dichiaro la vittoria in favo-
re del primo, e andò rotto tutto il campo del Re Borgognone. Avca
quello Re maritata con Bonifazio Conte potcntiflìmo, che divenne poi
Marchile di Spolcti e di Camerino, GualdraJa lua Sorella, Donna per
beila e per faviezza illullre, che era anche vivente, allorché Liut-
prando tcrivea le fue Storie. Comparve quello Bonifazio infieme con
Gariardo Conte, menando feco un buon corpo d'armati, in foccorfo
del Re fuo Cognato^ ed avrebbe dcfiderato d'entrar' anch' egli nel pri-
mo fuoco di quella battaglia . Ma ficcome perfonaggio di rara altu-
zia, giudicò meglio di tcncrfi in aguato, aCpettando l'efitodel com-
battimento, per d.irc addoiFo a quei di Berengario, cafo che vincefic-
ro, e fi sbandafiero, cioè per far quello, che tante volte è avvenuto
in fimili cafi o per la poca accortezza de' Generali , o per la disubbi-
dienza de' Soldati troppo aniìofi del bottino. E cosi appunto avvenne,
talché i Berengariani di vincitori divennero vinti . Jam Rodulphi ^ à\c9
Liurprando, pitrie omncs milites ftigerant j i^ B^rengarii dato viElori^ fi-
gno culligere [poLa fatagebant : quum Bontfacius atque Gariardus jubito ex
injidiis properantes^ hos tanto levins quanto inopinatius fauciabant . Gariar-
do accettava chiunque fé gli rendeva prigione . Bonifazio a niuno da-
va quartiere. Mutata perciò la faccia della fortuna, e tornati alle ban-
diere I foldati fugitivi di Rodolfo, facilmente fconfin"ero l'Armata di
Berengario, con tanta (Irage nondimeno dell'una e dell'altra parte,
che, fé vogliamo prellar fede a Liutprando, a' fuoi dì pochi uomini
d'arme reftavano in Italia. Fuggiflcne l'Imperador Berengario a Ve-
rona. Rodolfo allora, nulla temendo più dell'abbattuto awerfario, do-
po quella vittoria diede una fcorfa in Borgogna, colà richiamato da
vaij fuoi preniurofi affari.
Anno
(*) Ecct l'Avo [pie tato e troppo forte
Al Nipote prepara un' empia morte .
xyo Annali d* Italia.
Anno di Cristo dccccxxiv. Indizione xii.
di Giovanni X. Papa 1 1 .
di Rodolfo Re d' Italia 4.
Era Volg. \ Ltra via non feppe trovare l' Imperador Berengario per foftcnerfi
Anno 914. Xa. "1 capo la crollante fua Corona, che 1' indegno ripiego di chia-
mare in Italia la fpietata Nazion de gli Ungheri, co' quali avca trat-
tenuta finquì a forza di regali una buona amicizia. Calati codoro nel
Febbraio di queft'anno, li fpinfe egli alla volta di Pavia. Ma ad al-
cuni de'fuoi mcdefimi Vcronefi flati in addietro si fedeli ed attaccati
a lui, dovette dilpiacer non poco quefta rifoluzionc barbarica, preve-
dendo ognuno, quanto fanguc e danno cagionerebbe a gli amici llcfli
la venuta di quella gente, nemica del nome Criltiano, e troppo av-
vezza alle crudeltà. E per quello motivo, o pure per altri a noi igno-
ti, cominciarono alquimti di que' Cittadini ad ordire una congiura con-
(a) Lìut- tra di Berengario {a). N'ebbe fentorc l'infelice Principe, e faputo,
^H*a^'*' Tb '-^^ "" certo Flamberto luo Compare, perchè gli avea tenuto un Fi-
x.c'ap. 18. gliuolo al facto Fonte, ne era capo, fattotelo venir davanti, gli ri-
1^ fiHH. cordò i benefizj a lui compartiti, ne promife de' maggiori^ purch' egli
•fofle coitante nelia fedeltà verfo del fuo Sovrano. E donatag'i una
tazza d'oro, lafciollo andare in pace. Altro non fece nella rotte fc-
guente, dopo eflerfi veduto fcopcrto, lo fconofcencc Flfmberto, che
litigare i fuoi congiurati a fare il colpo divifato centra la vita dell' Au-
gulto Berengario. Che la m.ilizia e l'accortezza non cvefTcro gran luo-
go in cuore di quclto Principe, fi può riconofcere dall' aver' egli prc-
Ib il ripofo in quella notte, non già nel Palazzo, che fi potea difen-
dere, ma in un picciolo gabinerto, contiguo ad una Chicfa, per po-
ter'clfcre prello, fecondo il luo colf urne, a levare di mezza notte, ed
aflìftcre a i divini ufizj . Perchè nulb. fofpcttava di male, né pure fi
precauzionò colle guardie. ASzolTi al fiorio della Campana del Matu-
tino notturno, e andò alla Chiela . Ma vi comparve da li a poco an-
che Flamberto con una mano di sgherri, e venutogli incontro 3ncn-
gario per intendere il lor volere, trafitto da varj colpi delle loro
Ipade, cadde morto a i lor piedi. E quefto miferabil fine ebbe l' Im-
perador Berengario, Principe, a cui nel valore pochi andarono innan-
zi, niuno nella Pietà, nella Clemenza, e nell'amore della G'ullizia .
Vo io credendo, che nel Mefe di Marzo del prefente anno egli folTc
W^"''?"'- tolto dal Mondo, perché ho avuto fotto gli occhi, e poi ilampato W
'("Jr. Dift'rt. uno Strumento originale, efiflcncc ncll' Archivio dell' Arcivelcovato
19. ' di Lucca, con quelle Ncte: RegKr.tte Domiio nofìro Berengario grada,
Dei Imperatore Jugudo^ Anno Imperli ejus Nono^ Duodecimo Kaiendas
Aprilis. Indizione Duodecima. Contiene una permuta fatta di alcuni
■^ ' Bcm
Annali d' Italia. 271
Beni tra Flaiberto Scavino, e Pietro Vefcouo di Lucca, con avere Era Volg.
Guido Duca, inviati i fuoi M.-flì per conofccrc , che non feguiffe le- ^"no 914.
fionc della Chiefa in quel Contratto. Ora di qui apparifce, che nel
dì ZI. di Marzo non era per anche giunta a Lucca la nuova della
molte dell'Auguro Berengario. Quel che è più, un tal Documento
maggiormente ci afficura, che nel dì 14. di Marzo, o fia nella Paf-
qua dell'Anno pi<S. Berengaiio non fu promoflo alla Dignità Impe-
riale, ma prima di quel giorno: altrimenti nel dì 21. di Marzo del
prefcnie anno larebbe corfo l'anno Ottavo e non già il Nono del Tuo
Imperio. Ma fé è così, vegniamo ad intendere, che la di lui Coro-
nazione Romana fi ha da riferire al fanto Natale dell'anno 91 f. e che
il Panegirilb di Berengario fi dee differentemente fpicgare, fé è pof-
fibilc} e fé non fi può, convicn confcflarc, eh' egli anche in qucfto
fallò, né ci è permeflo di crederlo Autore contemporaneo di Beren-
gario ftcflo. Fu compianta da i più la morte di così buon Principe}
e fé fi vuol preiiar fede a Liutprando C'j) rcltava tuttavia a' tempi fuoi (a) Lìut-
in Verona davanti ad una Chiefa una pietra intrifa del fangue d'eflb t"^nd. ulfi..
B(;rtTgario, che per quanto fofie lavata con varj liquori, mai non ''^•-•*-^«^-
perde quei colore. Aveva allevato Berengario in fua Corte un nobile
e valorofo Giovane, appellato Milane^ a' cui configli fé fi foffe egli
attenuto, non gli farebbe avvenuta quella fciagura . La notte ftelFa ,
ch'egli reitò trucidato, avca voluto MiUne mettergli le guardici ma
a patto alcuno noi permife Berengario. Ora quefto generofo Giova-
ne, giacche non potè difrndere if fuo Sovrano vivente, non lafciò al-
meno di prontamente vendicarlo morto. Prefe egli l' iniquo Flamberto
con tutti i fuoi complici, e nel terzo giorno dopo l'uccifion di Be-
rengaiio tutti li fece impiccar per la gola. Quefto Milone fu dipoi
(fors' anche era allora) Conte, cioè Governator di Verona, e perfo-
naggio di rare e perfette Virtù .
Doveano prima di quella Tragedia avere avuto ordine gli Un-
gheri da Berengario di pa(7are all'afTedio di Pavia, perchè fé gli ria--
iciva di ricuperar quella Città, Cipo del Regno, il Re Rodolfo veri-
fimilmente più non rivedeva l'Italia. Andarono que' Barbali fotto il
comando di Suiardo lor Generale, commettendo pel viaggio tutte le
inumanità loro conluete., e ftrinfero coll'afTedio la Regal Città. Volle
la difgrizia, che non feppero que' Cittadini difendere cmaggiofamentc
quella forte Piazza, tiè figgiamenre renderla a patti di buona guerra.
V'entrarono per forza gli Ungheri, fecero man bafTa fopia tutto il
Popolo, ed attaccato il fuoco a Chiefe, Palagi, e Cafe, riduffero in
un monte di pietre qurlla dianzi sì felice e ricca Città, avendo coo-
perato un vento gagliardo a dilatar quell'incendio. In quella rovina
perì pel fumo e per le fiamme anche Giovanni ottimo Vefcovo d'cflai
e trovandofi con lui il Vefcovo di Vercelli, anch' egli miferamente
vi lafciò la vita. In fomma da gran tempo in qua non s'era udita una
si fpavcntofa calamità in Città Criftiane. Ne tralafciar fi dee l'orrida
de-
172- Annali d' Italia.
Era Volg. dcfcrizione, che ne fece Frodoardo (■»), Scrittore allora vivente: (i)
Anno 914. HuHgari du5lu Regis Berengarii^ qiiem Ltingobardi pepukrant ^ Italiim de-
d ^nchro- W^^"^**" • Papiam quoque . Urbem populofijjìmam atque opulentijjtmam , igne
nic. To. u. fiiccendunt , ubi opcs periere innumerabiies ; Ecclefia quadraginta tres fuc-
Ktr. Frane, cenfx \ Urbis ipfius Epifcopus cum Epifcepo Fercellenfi ^ qui fecum erat^
Dh- che/ne. igne fumoque necatur . Atque ex illa pàsne innumerabili multitudine ducenti
tantum fuperfuiffe memorantur . ^ui ex reliquiii Urbis incenjie , quas inter
eineres legerant^ argenti modies olìe dederunt Hungarìs^ vitant, murofque
Civitatis vacu^ rcdimentes ^c. Ini crea Bcrengirius Italia kex a fuis in-
terimìtur . Anche Liutprando non fi l'azia di deplorar lu ligrimcvol ro-
trandut' ^ '"^ '^' 9^^^^^ '"^^'^ Città (^) , ed afTcgoa il tempo prccilo della me-
Hifttr. L'tb. defima con dire: (t) UJia eft infelix olim formofa Papia Jnno Dominicie
3. cnp. I. Jncarnationis DCCCCXXJP'. ^arto Idus Alanti , l/idicìione XI l. Feri*
•xsr Jequ. frj /jpya III. Aggiiigne apprclTo, che Pavia dilirutta, a differenza di
Aquilcia, rilorfe, e da li a non molti anni tornò ad efTcre ben fab-
bricata, popolata, e ricca, come prima, di modo che (dice egli) (3)
non folum •vicinas [ed fi? Icnge pofitas prteceliit opibus Civitates . Ipfa in-
ftgnis , t? loto Orbe notijfima, Roma , hac inferior ejjet , fi pretto fx bea\}f-
fimorum Apofìolorum Corpora non haberet . Per atteltato del luddetto Fro-
doardo gli Ungheri pieni di bottino, in vece di tornaifene pel Friuli
alle lor cafe, come pretende Liutprando, puffarono per 1' Alpi in Fran-
cia. Rodolfo Re à\ Borgogna e d'Italia fi trovava allora di là da' mon-
ti, ed uiiito con Ugo Conte di Vienna ferrò quelti malandrini ad al-
cuni paffi llretti . Ma ebbero la maniera d'utcìrne per dove men fi
credeva, e fi fpinfero verfo la Linguadoca . Quanti ne potè cogliere
Rodolfo, tutti gli fece mettere a fil di fpada. >.
RelU-
(.1) Gli Ungheri [otto la condotta del Re Berengarit {cacciato da Longo-
bardi^ faccheggiano r Italia. Abbrugiano anco Pavia Città popolalif-
fima., dove perirono innumerabili ricchezze; furono incendiate Ghie fé
.quarantatre y de.r i(le£'a Città il Fefcovc cai Fcfcovo di Vercelli^ cht
era feco , i ammazzato dal fuoco e dal fumo . E, di quella quafi in-
numerabile moltitudine fi racconta , che dugento folamcnte fopravivef/c-
r». ^ei-, che dagli avanzi dell' incendiata Città raccolti tra li ce-
neri diercno agli Ungheri moggi etto d'argento., ricompra>ide la vita e
le mura della Città vuota ec. Intanto Berengario Re d' Italia è uccife
da" fuQÌ,
^z) Brugiata fu r infelice già bella Pavia V Anno delV Incarnazione del
Signore 5)24. il dì il. di Marzo .^ Indizione 11. Feria 6. tra 3.
{j) fupera in ricchezze non folamente le vicine., ma anco le lontane Città.
Roma flejfa infigm e in tutto il Mmdo nottfjìma farebbe inferiore a
fuefia , fé non avefj'e i Corpi preziofi degli Apoflili beatiffimi .
A N N A L I d' I T A L 1 A, zyi,
Reftata libera la Lombardia da quello flagello, e tolto di mezzo Era Volg.
il compctitor Berengario, le ne tornò lieto in Italia il Re Rodolfo, •^**^'^ 'n4-
e fenza contrailo ebbe quali tutto il Regno a fua difpolìzione . Ri-
corfe rollo a lui Giovanni Fefco'vo di Cremona, già Cancelliere dell' Au-
gnilo Berengario, per raccomandargli la Tua Chicfa, (*) a Paganis^
cioè da gli Uogheri , e? quod magìs e fi dulendum^ a peffimis Cbrifiianìi
defolatam . Gli confermò Rodolfo tutti i fuoi beni e Frivilcgj, ad i dan-
za di Beato Fefcovo di Tortona ed Arcicancclliere, non conofciuto
dall' Ughelli, e di Aìcurdo Fefcovo di Parma, fuo Jurìculario^ cioè
Configlicre. Ha quelle Note il Diploma: (<») Data F. Cakndas Oliu- 0^^, ^'"''-.
Z-m, ^mio Dominici hcarnationis DCCCCXXIF. Domni vero Rodulfi '^^'n-.^l''}'''
Screntjjlmi Rcgis in Burgundia XF. in Italia IF. Indicìione XI II. J£lum ''''''' '^'
in Pratis de Granne . Concedette egli ancora con un'altro Diploma a
Guida Fefcovo di Piacenza {i>) un lìto delle mura delia Città di Pavia, (''^ c^wpi
per potervi fabbricare la cafa de' X'cfcovi di Piacenza, perciocché fo- ^' "'•'^'d^'"'
levano tutti i Velcovi del Regno aver quivi, ficcome altrove accen- Ap^end.
nai, cafa piopTia per abitarvi in occalìon delle Diete, e d'altre ne-
ceflìtà da ricorrere al Re. E quivi truovafi appunto anche nominata
Cafa fannie Lunenfis Ecclefae : Il Diploma è mancante del Luogo, e
giorno, e mefe . Dicefi dato in quell'Anno Roda fi Rcgis in Italia
Tertio, Indictione Duodecima. Probabilmente prima di Settembre, fc.lcr-
citò in oltre quello Re la (uà munificenza verlb il fuddctto Aicardo
Fefcovo ài Parma, con donargli la Corte di Sabionera, oggidì riguar-
devol Terra. E' dato quel Diploma (0 FUI. Idus Otlobiis /inno Do- (e) vghell.
miniere Incarnationis DCCCCXXIF. Domni vero Rodulfi piiffimi Regis in imi. Sacr.
Burgundia XIF. hic in Italia IF. Aiìiim Papia. Un'altro ancora fu '^^'"- ^'- '"■
dato da lui in Ferona (d) Pridie Idus Novembris Indizione XII. Anno ^parmtnl.
Regis in Italia III. e un'altro parimente dato nella Iteira Città e giorno \^A)An"!qui.
coW Indizione XIIIl. Ma dee eflcre XlII. V'ha della dilcordia fra "Jt. ualic
quelli Diplomi intorno a gli Anni del Regno d'Italia. Se poi luflì- ■^'Z^'''- '9-
Ikfle, che nell'Ottobre e Novembre di qucli' Anno conelTe il di lui ^^^n,^' ^
Anno ^larto., fi verrebbe ad intendere, che nell'Anno pii. non chhs fag!\'^.^'^'
principio il Tuo dominio in Italia, ma bcn.si circa l'Ottobre del pzi.
Ne fi dee ommettcre, che il Privilegio dato al Vcfcovo di Parma,
fu conceduto per interccllìonc di Ermengarda inclita Conte£a ^ e ài Bo-
nifazio valor oftffinio Marchefe., che Rodolfo chiama nojira Regime potè ftatis
Conftliarios . Era Ermengarda Moglie di Adalberto Marchcje d'Ivrea di
cui ragioneremo fra poco, ballando per ora di oflervare il grado dì
fomma confidanza, eh' efia occupava nella Corte del Re Rodolfo. Bo-
nifazio qui mentovato, potrebbe tilun conietturare, che foflc quello
Ilefib, per la cui accortezza e bravura abbiam veduto di fopra, che
Rodolfo riportò la vittoria di Eiorenzuola, e che m ricompenfa l'a-
l'om.F. Mm velie
(*) devaflata da' Pagaui (Unghcri) e quello che è più da compiagKerf, ,
da' peffimì Cridiani.
Era Volg.
Anno 914.
(a'! Liut-
pi,ind. Hft.
ili. i. e. ib.
(b"^ lupus
Prttcìtaia
Tom. V.
Rer. Italie.
(e Chro'iic.
P. li. T. I.
Rtr. Italie.
174 Annali d' Italia.
vcfTc fitto Marchefe. Ma non è già certo, che ivi fi parli di quel
mcilclimo Bonifazio j e quand'anche fé ne parlaffe , rcda in dubbio di
qual Mirca egli fo(re inveihro . Si^mo anicurati da Liutprando («),
che a' tempi iuoi egli fu Marchefe dì Camerino e di Spaliti; ma non
fappiimo già, fc confeguif^e in quelli tcm i qutll' inlìgne Governo.
Alberico Marchefe da noi veduto di fopra era allora Governacor di quella
contrada . Certo che a quello Bonifazio il Re Rodolfo diede per Mo-
glie Gualdradd fu» Sorella. Di ciò tornerà occafion di parlare piiì a
DilTo all' r^nno 946. al quii Anno folamcnte il credo io pervenuto al
pofltlTo e governo di Spoleti e di Camerino. Sotto quell'Anno poi
narra Lupo Prof fpata {b) le disgrazie della Città d'Oria nella Ca-
labria con dire: (\^ Capta e/l Oria a Saracettis Menfe Julii.^ 6? inter-
fecerunt cunEÌAS mulieres j reliquos vero deduxerunt in Africam , cun£ios ve-
numdaiites . Abbiamo -parimente daUa Cronica Arabica di Sicilia (f),
che venuto in queft' .Anno dall'Affrica un nuovo Generale de' Mori,
prcfe nella Calabria la Rocca di Santagata.
Anno di Cristo dccccxxv. Indizione xiii.
di Giovanni X. Papa ii.
di Rodolfo Re d'Italia j.
O
Tom
R*r.
XII.
Itaiic.
Ne gli ultimi Meli dell' Anno precedente, o ne gli otto primi
del prefentc, ne' quali correva V Amo piarlo di Rodolfo Re d' I-
talia, Orfe Particiaco, o fia Participazio, Doge di Vcnez.a, per at-
{A)Dand<4l. teftato del Dandolo (^), fpediii per fuoi Ambafciatori ad cflo Kc Do-
in chronic. menico F'efcovo di Malamocco, e Stefano Calopnno, ottenne da lui la
confermazione di tutte le efcnzioni e libertà, concedute al Popolo di
Venezia da gli antichi Re ed Imperadori . Degno è d'olTervazione,
che Rodolfo in quel Diploma (z) declaravit , Ducem Fenetiarum pote-
fiatem habere fabricandi Monetatn^ quia ei confitit., antiquos Duces hoc
comiituatis temporibus ptrfecijfe . In fatti e antichiflìmo il diritto di bat-
tere moneta ne i Dogi di Venezia, e da gli Strumenti di quello mc-
dclìmo Secolo fi ricava, che era già in ufo la Moneta Veneta^ né tuf-
fi llcre, che da Berengario II. fofle loro conceduto un si fatto Privi-
legio, come ha fcritto più d'uno, perché ne godevano molto prima.
Si credeva il Re Rodolfo di avere oramai in pugno il Regno d'Italia,
fcnza fapcrcjche un altro v'afpirava anch'egli,c lavorava tott'acqua alla
di
(1) Oria fu prefa da' Saraceni nei Me fé dì Luglio^ ed uccìfere tutte le
donne; gli altri poi condolerò in Affrica ^ vendendoli tutti.
(i) dichiarò., che il Doge di Venezia ha la podeflà di batter Moneta, per-
thjè egli feppe , che gli antichi Dogi fatte /' aveano continuamente .
Annali d' Italia. x75'
di lui rovina. Quelli era Ugo Duca e Marchefe della Provenza, Figliuolo Er* Volg.
di Teobaldo Conte, e di ^f;/<a nata da Lattario Re àcWz Lorena, e dal- Anno pzy.
la famola Gualdrada illegictimamcnce da lui prefa per Moglie. In fe-
conde nozze fu cfTa Berta maritata con Adalberto II. foprancminato il
Ricco ^ Duca di Tofcana, la quale appunto cefsò di vivere nel di 8.
di Marzo dei prcfentc anno. L'Epit:;ffio luo, riferito dal Fiorentini,
(e), tuttavia elìfte incifo in marmo nella Cattedrale di Lucca; né fo
intendere, perché il Padre Pagi W lo creda fattura de' Secoli porte- ^?^ ^l'ren-
riori . Una Sorella d'efla Berta per nome Ermengarda morì anch' cfla, j^' natdde
e fu fcppellita in Lucca, ficcome apparifce dal luo Epitaffio, rappor- m. 3.
tato da elfo Fiorentini, e da me altrove («). Siccome di fopra ofTer- (b) Pagìus
vammo, procreo Berta al fecondo Marito due Figliuoli mafchi, cioè ^'^ 'ninnai.
Guido y che dopo la morte del Padre fu Duca di Tofcana, e Lamberto ^ ,^-^ cèlleeiì»
di cui parleremo a fuo tempo. Procreò eziandio una Femmina, ap- Kava va.
pellata Ermengarda^ che già abbiam veduto maritata con Jdalherto infcriptìcn.
Marchefe d'Ivrea, dopo la morte di Gisla fua prima Moglie, Figliuo- fH- '^^S-
la dell' Impcrador Berengario. Lo Storico Liutprando ci defcrive (^) W i'«'-
quella Principefla per la più proftituta donna del Mondo. Non folo ^f^"'^" 1' \
fé crediamo a lui, faceva efTa mercato della fua cneftà con tutti i Prin- ij- fequ.
cipi d'Italia, ma fcialacquo ancora con ignobili pcrfone . In qucfta
maniera s'era ella fenduta arbitra e padrona del Regno, dipendendo
da i luoi voleri e cenni i Principi tutti. Qual fede (ì meriti qui la
penna fcmpre Satirica di Liutprando, io noi lapiei dire. Ora Ugo,
che a' tempi del Re Berengario era venuto in Italia, e probabilmente
follcvò centra di lui la Tofcana, e contro fuo volere cagion fu, che
Berengario facefle prigione la Duchcffa Berta Tua Madre, e il Duca
Guido fuo Fratello; Ugo, diffi, dappoiché intcfc la morte di Beren-
gario, tornò a far de i trattati fegrcti per ottener la Corona d'Italia,
con Berta fua Madre allora vivente, con Guido Duca, e Lamberto funi
Fratelli uterini. Signori di gran pofi'anza in Tofcana, e colla Marchc-
fana Ermengarda., che comandava a bacchetta in Lombardia. E non li
fece in damo. Ermengarda fu quella, che diede principio alla tela coa-
tta di Rodolfo, uomo ineguale, che oggi faceva una cofa, e domani
la disfaceva. Già noi vedemmo querta PrincipcfTa in Pavia alzata al
grado di Configliera di fua Maeftà. Era in quelli tempi mancato di
vita il Marchefe d'Ivrea Adalberto fuo Marito. Gran diflenfionc bol-
liva fra i Principi d'Italia. Liutprando Storico a guifa de' Romanzie-
ri atttibuifce tutto a rivalità fra loro inforta a cagion della fteffa Er-
mengarda. Ora eda trovandofi in Pavia con un forte partito di fuoi
parziali, ribellò quella Città al Re Rodolfo, che n'era ufcito per fuoi
affari. Qui lafcero io, che il Lettore cfamini, come Pavia, la qunl fi
vuole ridotta da gli Ungheri nell'anno precedente in un mucchio di
pietre, li foHe cosi prcllo ripopolata, e con forze da nbcllarfi. Co-
munque fia, ieguita a dire Liutprando, che Rodolfo unita una podp-
rofa Armata de' Tuoi aderenti, per mettere in dovere quella impudica
Amazzone, s'accampò dove il Ticino mette capo in Po. La notte
M m z ve-
1J6 Annali d* Italia.
Era Voi», vegnente Ermengarda con un Tuo biglietto gli fop intendere, che in
Anno 915- mano fua era flato ed era tuttavia l'averlo Tuo prigioniere, perchè tut-
ti quc'dcl partito d'eflo Rodolfo nulla più bramavano, che di abban-
donar lui, e di darfi a lei} ma che ella, perché ddìderava il di lui be-
ne e li.. Tua amicizia, a tali irtanze non avea voluto aderire. Prcllò fe-
de, e reftò fpavcntato Rodolfo a quelle furbcfchc parole; e nella fe-
gucntc notte, avendo finto d'andare a letto, lenza che alcun dc'fuoi
le ne avvedefle, pafsò a Pavia per abboccarfi con Ermengarda. Ve-
nuto il dì, ne alzandofi mai Rodolfo, tutti i fuoi Principi e Corti-
giani n'erano in penaj e fcoperto in fine, ch'egli manciva, chi dice-
va una cola, e chi un'altra. Quand' eccoti arrivare nel campo un av-
vifo, che Rodolfo unitofi co' fuoi avvcrfarj lì preparava per dar loro
addofl'o. Badò quello per mettcìli tutti in cofternazionc, e però fc
n'andarono non correndo, ma volando a metterfi in falvo in Milano.
Allora fu, che Lamberto Arcivrfcovo di Milano egli altri prima ade-
renti a Rodolfo, fi (laccarono affai to da lui, ed inviarono Mcffi ad Ugo
Duca di Provenza , perchè vcnifTc in Italia a prendere il Regno . Qualch'
aria di Romanzo comparifce in quello racconto di Liutprando. Intan-
(z) Liut- ^° Rodolfo burlato da gli uni, abbandonato da gli altri (a) fi ritirò
frand. Hìft. in Borgogna; ma non difmcttendo la voglia di ritenere, o di ricupc-
iib. 3. (.4. rar l'Italia, fi raccomandò a Burcardo potcntiflìmo Duca dell' Alcma-
gna o fia della Suevia, Suocero fuo, ed uomo bfftiale, la cui Figliuo-
la Berta egli avea già prefa per Moglie. AmmafTito un copiofo cler-
cito, calarono in Italia; fé in quell'anno o pure nel fufltguente, noi
fo io decidere. Giunti che furono ad Ivrea, Burcardo con difegno di
cfaminar le forze della Città di Milano, dove era il nerbo de gli op-
pofitori, prefc l'afiiinto di andar colà come Ambafciatore, mollrando
di trattar di pace. Prima d'entrarvi fi fermò fuori della Città nella
vag< Bafilica di San Lorenzo, che oggidì è comprefa entro le mura di
Milano; e ben adocchiato il fico: ^tiì^ difTe a' fiioi familiari, ^ />c/>-^
formare una Fortezza , che terrà ifP freno non fols Milane ft , mn anche mol-
ti de'' Principi d' Italia . Poi vicino alle mura della Città fi lafciò fcap-
par di bocca in linguaggio Tedefco, che s'egli non infcgnava a tutti
gl'Italiani a contentarfi di un folo fperone, e di cavalcar delle caval-
le, egli non era Burcardo, con altri vanti, che tutti furono immedia-
tamente rapportati all' Àrcivefcpv» Lamberto . Quelli da uomo accorto
fece molte finezze a Burcardo, il condufic fino allt caccia in un fuo
Broglio con permettergli di ammazzare un Cervo: cofa ch'egli non
foltva concedere a perfona del Mondo; e il rimandò tutto gonfio di
belle fperanze. Ma nel mentre che gli dava de i divertimenti in Mi-
lano, ìecc inrendere a i Pavefi, e ad alcuni Principi d'Italia, che fi
preparaflero per liberare il paefe da qucflo Tedefco di si mala volon-
tà . Partito Burcardo da Milano, alloggiò la fera in Novara. Nel dì
fegucntc appena ripigliato il viaggio, cadde nell' imbofcata, che gli era
Hata tefa. Datofi alia fuga, e raduto il cavallo nella fofla di quella
Città, quivi trapafl'ato da più lancie lafciò la vita. I fuoi rifuciarifi
nella
Annali d' Italia. i.'j-j
nella Chiefa di San Gaudenzio, furono tutti tagliati a pezxi . A qucfta Era Volg.
nuova sbigottico Rodolfo, piìi che in fretta fé ne tornò in Borgogna, Anno 915.
né più pensò all'Italia.
Da Ermanno Contratto (<«), e da Artmanno Monaco (*) fappia- {z)Htrmnn-
mo , che dopo la morte del Re Corrado il fuddetto Burcardo s' era fat- nm ctntra-
to Tiranno della Sucvia, avea commcfle varie iniquità, (i) ^ in It»- ^^,^,tnchr.
Jiam ingreffus^ dum totam ftbi terram fubjicere ^ i^ multai decipert ctgitat ^ 'camini,
ipfe doloUtatt illius gentis pr^ventas , dum fludet evadere , fubito lapfu in- (b) Hart-
franis equi in foveam , veluti cafui illius praparatam , cecidit , hocque infpe- mannus in
rato sbitu miferabiliter vitam finivit . Migliore forfè del Suocero non V"* f' ^'"
era il Genero fuo Rodolfo. Così ne fcrive Frodoardo all'anno pi6.
{') Hugo fi li US Berta Rex Roma fuper Itaìiam conjìituitur ^ expulfo Ro- (c)irodi)ar-
dulfo Cifalpina Gallia Rege , qui Regnum illud pervaferat , {«? alteri Fc- dm in Chr.
mina , vivente Uxore fua , (e copulavirat , occifo quoque a Filiis Berta Bur-
chardo Alamannorum Principe^ ipfius Rodulfi Socero, qui Jlpes cum ipft
tranfmearat ^ Italici Regni gratta recuperandi Genero, {t) Frodoardo in un
fiato racconta tutti quefti fatti fotto l'anno pzfJ. Dell' cfakazione del
Re Ugo, fucceduta certamente nel feguente anno, fotto il medefirao
mi nferbo io di parlare. Intanto è da ofTervare, che Burcardo fu uc-
cifo a filiis Berta . Cioè da Guido Duca di Tofcana, e da Lamberto fuo
Fratello coli' aiuto di Ermengarda Marchefana d' Ivrea., loro Sorella,
perchè tutti afpiravano a mettere fui capo di Ugo Duca di Proven-
za, lor Fratello uterino, la Corona del Regno d' Italia, ma per lor©
gaitigo, ficcome vedremo andando innanzi. Non fi dee ora tacere
un'importante particolarità del fuddetto Guido Duca di Tofcma. Da
che per la morte dell' Imperador Berengario Roma rel'^ò fenza Impe-
ladore, cioè fenza quel freno, in cui la tenevana gli Augufli Sovra-
ni, governata folo da Papa Giovanni., ma in tempi, che non fi ave»
quell'ubbidienza e rifpctto dal Senato e Popolo Romano, che fi con-
veniva a i Pontefici, i quai pure erano veri e legittimi Padroni di
quella Città, del fuo Ducato, e d'altri paefi : Maria., fopranominata
Manzia, che fecondo Liutprando coli' impudicizia fua avea già for-
mato
(i) ed entrato in Italia., mentre penfa di [aggettar fi tutta la terra ^ t d' in-
gannarne molti , egli flej/o prevenuto dalla furberia di quella gente , men-
tre s'' ingegna di [camparla , per improvi[a caduta d' uno sfrenato cavaU
lo precipiti) in una [oJ[a , come preparata alla di lui caduta , e per que-
fia morte ina[pettata finì mi[er amente la vita .
(i) Ugo figlio di Berta Re di Roma fopra f Italia viene coflituito., [cac-
ciato Rodolfo Re della. Gallta Cifalpina , // quale avea invafo quel Re-
gio., e vivente fua moglie., era fi unito ad altra Donna., occifo parimen-
te da' Figli di Berta Burcardo Principe degli /tiamanni., Socero delV
ifteffo Rodolfo., che con effò avea pacato le Alpi ^ per riacquijlare al
Genero /' Italico Regno .
178 Annali d' Italia.
£»* Voi g. mato un groflo partito de' Tuoi aderenti, s'impadronì della Mole .%*•
Anko pzj. driana, oggidì Caftcllo Sani' \ngelo, edificio, che in quc' tempi an-
cora veniva creduto una Fortezza quid ind'pu^nabile, e in tal guifa
cominciò e continuò con più baldanza a far da Padrona in Roma .
Obbrobriofc memorie di quell'alma Città fon quelle. Tuttavia per
maggiormente aflbdar la fua pofTanza, cercò di avere un Marito po-
tente, alle cui forze congiunte colle fuc ninno, e né pure il Papa,
potcfTe redftere. Guido Duca e Marchefc di Tofcana, per atteftato di
(al thtfir. Liurprando (<«), non ebbe difficuUà di prendere per Moglie una sì
Hijl.l.i. fatta Donna, perchè il dominio di Roma, che pareva da lei portato
*• 4- in dote, ebbe preflo di lui più pefo, che ogni altro riguardo, Quc-
ftc indubitate Nozze di Guido con Marozia ci danno abbastanza a co-
nofcerc, che ^ilberico Mar che fé ^ da noi veduto di l'opra, Manto di Ma-
(bì MATÙn. rozia, dovea già clTere mancato di vita. Martino Polacco W, Tolo-
roUnin jj,j,Q j Lucca (f), il Platina kà). il Siconio (0, ed altri ancora fcri-
man. fon- vono, chc intorno a quelli tempi, nata dilcordia rra Papa G;<?v««»; X.
ùf. ed Alberico Marchefe ^ fu forzato l'ultimo ad ufcire di Roma. Ritira-
(c) rtoUm. tofi egli nella Città d'Oria, quivi con fabbricare una fortezza fi af-
xr'^/lE ci ^'^"'■ò • Per vendicarfi poi de' Romani, chiamò in Italia gli Ungheri,
(d) yUtina > quali venuti in Tofcana, dopo aver dato a tutte quelle contrade il
dt Roman, gualìo, ed uccifa gran gente, fc ne tornarono carichi *Ji bottino al
Pontificii, ipro pacfe . Sdegnati per quelto i Romani trucidarono il Marcheft
^d^ Re^n""*' •^^berico . Non trovo io veftigio alcuno né in Liutprando, ne in veiu-
Itétlit. "o <^e gli antichi Scrittori, chc gli Ungheri arri valTero mai in Tofca-
na o preflo Roma. Tuttavia non farà lenza fondamento la morte del
fuddctto Alberico, fcmbrando non improbabile, che non volendo più
fofFerir Papa Giovanni la di lui prepotenza, irovalTe maniera per farlo
levare dal Mondo. Murczia dipoi per confervare l'ufurpata fua figno-
ria in elTa Roma, fi volle maggiormente fortificare col tirar in cfla
Città Guido Marchefe e Duca di Tofcana, e prenderlo per Marito .
Noi vedremo, ch'cfla avea partorito ad Alberico Marchefe fuo primo
Conforte un Figliuolo, che portò il nome del Padre, e divenne col
tempo Principe o fia Tiranno di Roma. Ma eflendo egli in quelli
tempi fanciullo} né potendo per la fua tenera età dar vigore a gli am-
biziofi difegni della Madre, clTa provvide al bifogno in altra guila ,
con paflarc die feconde Nozze.
Anno di Cristo dccccxxvi. Indizione xiv.
di Giovanni X. Papa 13.
di Ugo Re d' Italia i.
(f) r»gtui
ad Unnal.
B»Ttn. T\ Icevctte in quelfanno l'Italia un nuovo Re, cioè Ugo Marchc-
^Ki^ì"'^" ^ ^^ ^ Duca, e non già Re di Provenza, come oflcrvò il Padre
^>p- ' }• pjjgj (y^_ gg vogliara credere allo Storico Liutprando U), molte Vir-
tù con-
Annali d' Italia. 179
th concorrevano in quello Principe, (i) Fuit Rex Hugo^ dice egli , Era Volg.
non minoris fcienti^ qitxm audacia", nec infenoris fortitudinis qua.m calli- Ann» 916.
ditatis . Dei edam cult or, fan^^que Religionis amatorum amator; i» p.iu-
perum necejjitatibus ctiriofus ; erga Ecckftas follicitus, religio fus . Philofo-
pbofque viros non folum amahat , verunt edam fortiter honorabat . ^i etfi
tot rirtutibus clarebat , mulierum tamen illecebris eas foedabat . Cosi Liuc-
prando, che da fanciullo fu Paggio nella Corte d'effb Re Ugo, ma
forfè non dovette allora per la fua età faper bene fcandagliare le qua-
lità di qoefto Principe. Noi pefando le di lui azioni nel progrelTo della
Storia, inclineremo più tolto a crederlo un picciolo Tiberio, una fo-
Icnniflìma volpe, ed un vero ipocrita, che per fini umani raoftrava gran
venerazione alle Chiefe, e pcrfone facre, ma poca nelle fue operazio-
ni verfo Dio e verfo la Giuftizia. Non folamentc tirò egli, Itando
in Provenza, nel fuo sparuto Lamberto yfrcivefcovo di Milano, e buona
parte de' Principi d'Italia, e fpczialmente i fuoi Fratelli uterini, ma
anche lo (leiTo Papa Giovanni X. facendo credere a tutti, ch'egli por-
terebbe in Italia il Secolo d' oro i e principalmente fofterrcbbe l'auto-
rità del Papa entro e fuori di Roma. Da gli effetti ce ne accorgere-
mo. Venuto per mare sbarcò egli a Pifa, (1) quts ejì Tufcìa Provin-
ciit caput (lo dice Liutprando) ed appena giunto colà, vi comparve-
ro gli Ambafciatori di Papa Giovanni, anzi vi concorfero a braccia
aperte quafi tutti i Principi d'Italia, per accogliere quefto creduto
novello ntloratore del Regno, ed invitarlo a prendere la Corona, ch'e-
gli vagheggiava da tanto tempo. Pafsò dipoi a Pavia, dove concor-
demente tu eletto Re, ed appreflb coronato in Milano nella Bafilica
Ambrofiana dal fuddetto Arcivefcovo Lamberto . Non è sì facile il
determinare non dirò folamente il giorno e il mefe, mane pur l'An-
no, in cui qucrto Principe ottenne il titolo e la Corona di Re. Il Si-
gonio fu d'opinione (a), che e^Ii giugneffe a Pifa n^l Luglio di C») Stgonìu:
quell'anno, e pofcia in Mi'ann fofle innalzato al trono. Il Signor Saf- ^' ^'i"'
fi C^3 Bibliotecario dell' Ambrofiana, inclinò a crederlo creato Re fra (m vij^à,
il Maggio e r. Sgotto dell'anno precedente p2f. e ne adduflc alcune inNot.ad
ragioni - Ho io all'incontro ofTervato de i combattimenti fra gli ftcffi S'ioniunf.
Diplomi di quefto Principe, o per colpa de'Copifti, o perché alcuni
d'cfli enfienti ne gli Archivj paiono bene a prima villa originali, ma
tali noa fono in fatti, ed alcun d'cffi è anche fattura di falfarj . S'ag-
giu-
(i) F« il Re Ugo non meno dotto, che audace; non meno forte, che aflutt .
Jdorattirt anco d' Iddio, ed amante degli amanti la [anta Reliitone; nelle
nectjUìtà de' poveri curio/o ; verfo le Chtefe follecito , religie fo . 'Edi Filo-
fofi Uomini anuva t.on folansente , ma anco fortemente gli onorava . Il
quale felhene per tante virtù rifpkndeva, pur le imbrattava collt don-
ne/che lujingbe .
(z) tape della fofcana Provincia .
i8o Annali d' Italia.
ERAVolg. giugne l'imbroglio altre volrc accennato di tre diverfe Ere dall' Tn-
Anno 916. carnazionc, cioè dell'anno Volgare prcio dal di if. di Dicembre, o
dal primo di Gennaio, e dell'anno Pifano, e del Fiorentino; oltre a
quello delle Indizioni ora murate nel Settembre, ed ora fui principio
dell'anno noftro . In quella controversa ecco ciò, ch'io fono andato
oflcrvando .
Due Diplomi Originali, da me veduti in Verona, già Cono alla
{^y Antiqui- luf-e (a). L'uno ha quelle Note: Data Jnm Dominicte Incarnati$nis
'vilfcrt.'^'ìo. DCCCCXXniI. Pridie Idus Februarii, Jndicìionc Prima ^ Regni vera
Domiti Hugonis gloriofijjìmi Regis Secutido . Alluni introna. L'altro ha le
medefimc Note, a rilcrva dell' cflcre flato dato XFllI. Kalendas Martii^
e in quello tuttavia fi conferva il Sigillo di cera coli' effigie d'cfTo Ugo
coronato e barbaro, e colle lettere intorno HUGO GrS DÌ REX .
Quel XV III. Kalendas Mari ti ha qualche cofa di llraniero , ma non
ne mancano efempli . Adunque nel di it. di Febbraio dell' anno pi6.
non dovette peranche Ugo aver prefa la Corona dc-l Regno d' Italia .
(b) ib. D'if- -Un Placito Lucchefc ha parimente quelle Note (^) : Jnno Regni De-
firt. IO. ^y^i Hugonis &c. ^tintodecinto ^ Vili. Kalendas ApHlis Inditlione ^tar-
tadecima^ cioè nel di 2.^. di Marzo dell'anno 941. dalle quali Note
rifulta, che ne pure nel di if. di Marzo quello Principe avea comin-
ciato a contar gli Anni del (uo Regno. Un altro Diploma conforme
. . , .^ a quelli ho io prodotto altrove {e) dato ni. Kalendas Jprilis dello
fert. 61, Hello anno P41. E nell'Archivio de' Canonici di Modena v'ha uno
Strumento di Donazione fatto a Gotifredo Vefcovo, Regnante Domno
Ugbo Rex ic in Italia Anno ^into, de Menfe Aprilis., Indizione ^ar-
ta^ cioè nell'anno pji. che conferma la verità luddetta . Rapporta
(d) Vtheil. ^' Ughclli un altro Diplomi dato (./) Anno Dominicte Incarnationis
ital. sacr. ' DCCCCXXFII. Deàm»tcrtÌ6 Kalendas Martii, Indizione XV. Anno Hu-
Tom. II. gonis Primo ^ che va d'accordo con gli antecedenti. Ne rifcrifce poi
'pjmln/' "" altro dato W. Idiis Mail., Anno Dominicte Incarnationis DCCCCXX/X.
armenj. ]^ig„i Hugonis IV. Indicìione II. Se non v'ha errore in quello Docu-
mento, vegniamo a conofcerc, che prima del di iz. di Maggio dell'
anno pid. Ugo fu promolTo alla Dignità Regale . Ma forfè ivi farà
feritto Regni Anno III. trovando io altre memorie indicanti, che ne
pure nel di 7. di Giugno dell'anno 916, egli contò l'anno Primo del
Regno. Uno Strumento dell' Archivio de' Canonici di Modena è ferit-
to Regnante Domito noftro Ugho Rex ic in Italia Anno Tercio , de Menfe
Julio., Indizione ^ùntadectma^ cioè nell'anno 917. .Adunque nel Mele
di Luglio dell'anno pif. tì truova, ch'egli avea già confcguita la Co-
rona del Regno d' Italia. Un altro è fcricto Regnante Domno nojlro
Hugho^ gratta Dei Rex in Italia Anno ORavo^ £5? Regnante Domno no-
jlro Lottarlo Fili« ejus^ gratta Dti Rex ic in Italia Anno Tertio^^ dics
XII. de Menfe J alio per Indizione VI. cioè nell'ann.) p^j. Qiiclle Note
(e) Tutti, lignificano, ch'egli era già Re nel di 12. di Luglio deli' anno p2(j.
Mnn»\ì Su- ^^Q Strumento, riferito dal Padre Tatti (0, fu feritto, Ugo gratta
rim u!"** Z)e/ Rex. Anni Regni ejus in Italia ^inio^ Menfe Mail, Indizione
^ar-
Annali d' Italia. i8i
^arfa^ cioè nell'anno pji. fa conofccre, che nel Maggio del 9z6. Era Vo!g.
egli non era pcranche Re. Sicché dopo tanto icandaglio lenabra poterfi Anno 916.
decidere, che il Regno di qucdo Principe comincio nell'anno prefcnte
pi6. nel Mefc di Giugno, o poco prima o poco dopo. Truovall poi
cfTo Ugo (a) in Ferona XII. Idus Augujli dell' anno prefcnte, come (a) jintìqu.
.corta da un altro Tuo Diploma, in cui e efprclfo V Anno Primo del (uo ''"''f- Dif-
Rcgno. Chi avendo fotto gli occhi le Carte di qualche antico e do- ^"''- '^■
viziofo Archivio, le cfamincrà con pazienza, potrà più lìcuramente ^*' ^'"
decidere quello punto di controverfia .
Intanto non è improbabile, che accadelTc ne' primi Meli dell'an-
no prefente l' ultimi venuta in Italia del Re Rodolfo, e la morte di
Burcardo Duca di Suevia, narrata fotto quert'annoda Ermanno Con-
trirto W: del che abbiamo favellato nell'anno precedente. Per atte- {hi) Herman-
lìdio di Liutprando (f), da che fu entrato Ugo in poircfib del Re- nus Contra-
gno, (i) pe/i pauliilum Mantuam a/piit , ubi (^ Johannes Papa ei occur- ^^^/"
rens^ fwdus cum eo percuffit . Quella lega di Papa Giovanni coi Re Ugo (cj L,utpr.
non fi può attribuire ad altro, che alia (pcranza, che quello Principe Hift. z,ii. 3.
gli dertc braccio per foltenerc il luo dominio in Roma. Andava quivi '"/• 4-
probabilmente ognidì più venendo meno la di lui autorità a cagion di
Murozia^ aflìllita dalle forze di Guido Marchefe e Duca di Tolcana ,
Manto luo, laonde il Papa cercò quello appoggio, ma appoggio fopra
di un Principe, che non avca le non un folo mtercfle , cioc quello
delia propria grandezza. Nel di 12. di Novembre di quell'anno il Re
Ugo trovandofi in Alti, confermò a quel Vefcovo {d) tutti 1 fuoi Pri- (d) vhtl.
vilegj e beni. Seconlo la Cronica Arabica di Caniabrigia C'), il Re ital. sacr.
de' Saraceni facendo guerra « i Crilliani in Calabria, picfe un Luogo ^""l- i^- **
nomato Urab, che forfè è Oria^ caduta fecondo il Protofpata nelle ^'Ig'^r
mani di qucgl' Infedeli nell'anno 924. Pofcia fece tregua co' Calabre- (e) chronie.
fi, ed ebbe per ortaggio Leene yejc$v9 Sicili»no, Govcrtwtore allora Arabicum
della Calabria, .\ttella in oltre il fuddctto Protofpata (/), che in qucll' ^- ^^- ^''•/•
anno (z) comprehendit Michael Sclabus Sipontum Menje Julii . E Ro- ({\'lJpuÌ''
moaldo Salernitano (g) ne parla anch' cg.i con ilcnvcrc: (}) Venerunt protofp.ita
Sciavi in Apuliam^ £3* Civitatem Sipontum hojiili direptione (^ gladio va- chroi. r. v.
Jlaverunt . Sicché quelle contrade non men da 1 Saraceni, che da gli ^"^" ^'''''^
Schiavoni, miferamentc infellatc fi truovano in quefti tempi. ^^^ i^/Vr»"
Tom. V, N n Anno
Chronic
Tom. VII.
Mtr. Italie.
(i) poco dopo andò a Mantova^ ove anco Giovanni Papa venendogli in-
contro , fece lega con ejjo .
(i) Michele Schiavane prefe Siponio nel Mefe di Luglio .
(}) Fennero gli Schiavoni nella Puglia ^ e con faccheggio e ferro nemico df
vajìarono la Città dì Stponto .
i8z Annali d* Italia.
Anno di Cristo dccccxxvii. Indizione xv.
di Giovanni X. Papa 14.
di Ugo Re d' Italia i.
EnAVolg. A Ttefe in queft'aano Taccorto Re Ugo a trattar' amicizia e lega
Anno 917. j^^ ^on tuiri i vicini Potentati. Penso ancora a fpedirc Ambalcia-
tori alia Corte Imperiale di Coltantinopoli, e fcelle per tale incum-
(aì U'it^r. bcnza il Padre di Liutprando storico C"), ficcome perdona di gran cre-
Hift.L:b.i. duo per l'onoratezza de' Tuoi collumi, e per ciTere bel parlatole . An-
'• S- dò quelli, e fu ben ricevuto da R»mano allora Imperador de' Greci.
Liutprando non fa menzione, (e non di lui, quiiichc il primo fra i
Greci Augulli non folle in que' tempi Cojlantìno Vili. Figliuolo di
Leone il Saggio. Né fi fazia d'encomiar' elio Romano, come Prin-
cipe dotato di valore non ordinario, e di Pietà, Libi .alita e Pruden-
za, che non avea pari. Portò quello Ambafcutore de 1 gran regalia
quella Corte. Ma ciò, che riulcì più caro all' Augullo Romano, tu
che eflcndo flato aflalito nel viaggio cflò Ambalciatore da alcuni Scia-
vi, o vogliam dire Schiavoni, ribelli all' Imperio Greco, gU nulci di
farli prigioni e di prefcntarli vivi in Collantinopoli all' imperadore,
che ne fece gran fella. Non così avvenne per un'altro bizzarro rega-
lo portato a lui d'Italia. Confiltcva quello m due Cani, non fo fc
Corfi, o mallini, o pur d'altra fatta, certo incogniti in quelle parti.
Quelle belile, allorché furono prcfentate all' Imperadore, al vedere
quella Itrana figura, quafi miraflcro non un' uomo, ma iw mollro a
cagion dell'abito de' Greci Impcradori, the tuttavia comparilce ne'
balli rilievi, e nelle monete d'allora, troppo llranicro a gli occhi di
genti e belile avvezze all'Italia: con poca creanza s'avventarono con-
erà di fua Macltà Imperialej e fé non erano preti coilt; braccia da mol-
ti, faceano un bruttiffimo Ichcrzo al dominator de' Greci. Torno po-
fcia in Italia tutto contento quello Ambaftutoie al Ke Ugoj ma Itet-
te poco ad ammalarli, e Icorgcndo di non poterla Icappare, li mirò
(hi ViheìL in un Monirtero fecondo l'ufo di que' tempi, e prelo l'abito Mona-
itai. Sacr. (lieo da lì a quindici giorni patso da quella all'altra vita, c<>n lalcia-
Tom li. in fg jj Figliuolo Liutprando in eia fanciullelca . Stando in Pavia con-
y''Jrminr. f'!""^» '^ '^^ ^go (i) nel di 17. di Febbraio ddl'Hono prclcnte i Pri-
(c) Lup^s vilrgj a i Canonici di Parma. Crebbero intanto le calamità de' C.ri-
p<oto;puiA Ihar.i' in Calabria per la potenza de' Saraceni . Secondo la relazione di
^•'"- ''• . Lupo Profofpaia (0 afledian.no que' barbari Taranto, e quantunque
fd^flwai't ""a valorofa difefa faceflero que' Cittadini, pure toccò loro infine di
dus Salimi- foccombcre. Jnno 917. (fcrive egli cos\ ) fuit excidium Tarenti fatra-
tanui in tutti j ff? perempti funi omnes viriliter pugnando j relitjui vera deportati Junt
Chronic. ;„ jfricam . Id faStum eli Menfe Jugufli in feftivitate fan£t<e Maria . Ro-
Jl'i^" lllì<. moaldo Salernitano id) nfcrilce all' anno ì^ìó. quella dilavvcntura de*
Ta-
Annali d' Italia. xZì
Tarcntini, e ratiribuifce a gli Unghcri, fcrivendo, che dopo la prc- ERAVolg,
fa di Siponro fatta da gli Sciavi, non po(i multum temporis Ungri -vene- Anno 918.
runt in /Ipuliam : ^ capta Auria Civitate ceperunt Tarentum . Dehinc Cam-
panium ingrejfi, non modicam ipjìus Provmcùe partem igni ac direptioni de-
derunt . Il Protofpaca e Scrittore pm antico di Romoaldo.
Anno di Cristo dccccxxviii. Indizione i.
di Leone VI. Papa i.
di Ugo Re d' Italia 3.
NOn fapcva accomodarfi Papa Giovanni X. alla prepotenza di Ma-
rozia^ e di Guido Duca di Tol'cana di lei Manto, che fi anda-
vano ufurpando tutto il governo temporale di Roma {a). Dovca boi- u\^ ^^^^^
lir forte la difcordia fra loro, e verilìmiimentc il Pontefice, uomo i\ frandus Hi-
pctto, non lafciava intentato mezzo alcuno per foitcnere i fuoi diritti, /<"■• ■£•'*• 3»
ed abbattere quefti pertuibatori della lua sì ben fondata autorità. Ando '"f- '^'
a terminar qucfta diffcnfionc in un facrilcgo enorme ccceflo . Segre-
tamente Guido e Marozia raunarono una mano di sgherri, che entrati
un dì nel Palazzo Laterancnfe, su gli occhi dello ItclTo Papa truci-
darono Pietro di lui fratello, fpezialmente odiato da Guido j e meflc
Je mani addoflTo allo ttcflo Pontefice, il cacciarono in una fcuia pri-
gione. Non pafsò molto, che l'infelice Pontefice quivi terminò i fuoi
giorni, o foprafatto dal dolore di si indegno llrapazzo} o pure, come
correa fama a' tempi di Liuiprando, perchè con un cufcino il fuffo-
carono. Si larcbbe afpetrato il Lettore, che il Cardinal Baronio avefle
qui aguzzata la penna contra di si cfecranda iniquità, e centra de'
fuoi facnUghi Autori. Tutto il contrario. Grida egli, qua fi cfultan-
do : Sic igitur dignum fuis fceleribus finem accepit invajor ^ detentor inju-
fius Jpoftvlic£ Sedis Johannes^ ut qui per impudicam fcmmarn jacrojan-
lìam Apoflolicam Sedem liolentus atriputt^ <eque per impudicam muiicrem
ejeSlus cf cunjellus in carcetem^ ea fintai cum'vita caruerit . Ma e ic fof-
Irro ciarle, e voci inventate da gì' ingiunti nemici di querto Papa
Giovanni, quelle, che il folo Liutprando lafcio lentie del fuo in-
grclTo nel Pontificato: che farebbe da dire deila fentcnza profferita
qui contro la memoria di un Romano Pontefice, accettato e vene-
rato per tale da tutta la Chiefa di Dio, e che lodevolmente cfercitò
il Pontificato, e folo per foilcnerc i diritti temporali della Santa Sede
incontrò l'odio de' cattivi e de' prepotenti, e reltò in fine foperchiato
da efiì? Vcggafi ciò, che il medelimo Baioni© dica all'Anno pj-f. e
P63. di Giovanni XIII. Papa, che per varie ragioni non era da para-
gonare con Gitvanui X. Non mi ftendo a dire di piìi, baftando rap-
portar qui ciò, che ne fcriflc Frodoardo. (è) 1 fuoi verfi fon quelli; (b) Frcdt-
ardus dt
Romtnis
Nn z Sur-
184 Annali d' Italia.
Era Volg. ^ Sur^^tt ab hinc Decimus fcandens [aera Jura JohsnHH.
9* • Rexerat ille Ravennatem moderamine pltbem .
Jnrle petit US ad hunc Romanam percoUt arcem^
Bis feptem qua pranituit paiilo amplius annis .
Pontieri hic noflro le^at fetimenta Seulfo .
MHnifjcirqHf fcicram decorans ornatikus au'am.
Pace nitet dum , Patricia deceptus iniqua ,
Correre coniic'tur ^ cltudrifque ar^atur opacis.
S^'f'tus at CiSvis retineri non valet antrìs :
Emicat immo athra decreta fedilia fcandens .
In qurfti mrdcfìmi t^mpi fioriva, e fcriveva Frodoardr», e la te-
ft?moni:in7a Tua vile ben piò, che qurlla di Liurprando, ch'era allora
un rncn^/o, e rrefciiito pofcia in età. ptfcò le notizie di quefti tempi
nei Libigli) inFimirorj,? Romanzi d'allora. E s'egli foflc ben'infor-
mato di quegli ^fll^iri, bifli leggere rio, ch'egli doDr> il fiiddetro em-
pio farro ro,?gHiqnc: ®«o ntortuo ^ ipfum M<irotiée Filìum nomine Johm-
nem^ quum ex Sergio Papa meretrix ipfa genuerat, Papa-.n conflituunt .
Mi qirfla e una rpropofìrati afTerzionc. Imperocché di certo finpia-
mo, che d'^po Giovanni X. fu etetro e confecrato Pypa Leone FI. nel
Mcf- di G'ugnn, fecondo i conti del Padre Pagi . E dopo Leone venne
Vivz Stefnto VII. e di poi Giovanni Figliuolo di Marozia. Ora vacti
a fi-tare di L'utpran^o. Frodoardo difFcrifce la morte di Papa Gio-
vanni X. fì'io all' \nno feguenrc . Abbiam veduto, che cfTo Papa fu
.s vrodoar- P^^''''^'^ dcceptus iniqua^ cioè da Marozia j mi nella Storia Frodoar-
dlnn'chro- <^<^ ftcffo (a) a(Terifce, che Guido Duca di Tofcana Fratello del Re
nic. Tt. 11. Ugo, ebbe mino in quella empietà. Una Carta efìitente nell' Archi-
Rer. Fr.i»c. yio Archicpifcopale di Lucca, e da me veduta, porta le fegucnci
Du-chejne. j^^^^ Cfonolnsichc : f/u^o grada Dei Rex /inno Regni ejus Beo propì-
tio Secando^ ipfa. die K%lend. J-inuarii fndiclione Primj., cioè nel ili pri-
mo di Gennaio del prcfcntc Anno, Cvinf-rmandofi, che U^o non coa-
fcguì il Regno nel!' Anno pie. Contiene quel docum:'nto una per-
muti di beni fitti da Pietro Vefcovo di Lucca, fs? H^ido Dux direxit
Mt(p)S fuos., per chiarire, che non interveniva danno o frode in quel
Contrarrò: dal che intendiamo, ch'egli r^ggiarnava allora in Lucca.
Circa il Mefe di Setrembre dovette il Re Ugo fare una fcorfa a i
fuoi Stili di Provenza. Abbiamo quella particolarità a noi confervata
dal fopradetto Frodoird^. lleriherttts Comes, dice egli, cum Rodulf»
(Re di FrxncW) proficifcitur in Burgundi 'm ohviam Hugoni Italia Regi.
Aggiugne ancora, che Hugo Rex hahens coiloquiutn cum Rodulf».^ dedit
Heriberto Corniti Provinciam Fiennenfem vice filli fui Odonis . Pero il Re
Ugo, vedendo di non poter tenere quegli Stati, dovette farne un i"a-
(b) Dathery crifizio alla potenza di Eriberto Conte di Vermandois, arbitro allora
%"'■•?• del Regno di Frincia. Rapporta il Padre Dachery W un Diploma
ì!fir,m"' d'eflo Re Ugo. d.ito Pridie Idus Novemhris Anno Dominici Incarna^
tinon. tio»is DCCCCXXnn. Regni v?ro Domni Hugvtìs pijpmi Regis Tertio,
Jn-
Annali d' Italia. z2s
IndiSiione Prima- Da qucfto ricaviamo il tempo, in cui egli era in Era Volg.
Vienna, e che o non avea ceduto pcranche quegli Stati, o pure gli Anko 919.
avea ceduti con ritenerfi la Sovranità. Nella Cronica d'Amalfi (<»), ,v ^ •
correndo quelli tempi, noi troviamo Duca di quella Citta, ed Impe- ital. Dijftt-'
rial Patrizio, Majiaro- Figlio del già Duca Manfom . Il titolo di Pa- tat. j. /<jf.
trizio fa intendere, che quella Città continuava a riconofcere la fo- *'®-
vranità de' Greci Impcradori.
Anno di Cristo dccccxxix. Indizione 11.
di Stffano vii. Papa i.
di Ugo Re d'Italia 4.
NOn più di fette Mefì e cinque giorni, durò il Pontificato di
Leone FI. Papa, attcftandolo Frodoardo (A) con quefti verfi,do- {h^Trodimr.
pò aver parlato della morte di Papa Giovanni X. ''' Roman.
Pr» quo celfa Petri Sextus Leo re^mina fumens^
Alenftbus hiec feptem fervati quinifque diebui^
Pr^decejforumque petit confortia vatum .
Però il Padre Pagi, che il fa creato Papa circa il fine di Giu-
gno dell'Anno precedente, il crede per confeguente morto intorno
al dì 5. di Febbraio dell' Anno prefeme. Ma il fiiddetto Frodoardo
col riferire fotto queft' Anno la morte di Papa Giovanni X. carcerato,
può far dubitare di quelli conti, non cfTcndo probabile, che i Ro-
mani clcggcflero un Pontefice novello, fc prima non furono accertati,
che coll'efrere mancato di vita Giovanni, era vacante la Sedia di San
Pietro. Johannes Papa { dice egli (O ) quum a quadam potenti femina i^^-) 7^,^ ;^
(ogmmÌHe Mar scia, Principatu priratus fub culi oditi deti»eretur, ut qui- chnnict.
dam^ vi, ut p:ures aftruunt, aélus angore defungitur . Che anche Leone
VL fofFe imprigionato, e moridc in carcere, l'ha bensì fcrirto il Car-
dinal Baronio (^), ma fenza addurnc Autore, o prunva alcuna. To- (ì\-Baron.ìn
lomeo da Lucca {e) trecento anni prima del Baronio fcrifTe : (i) De hoc Annalìb^
nulla Htjìbria aliqua gejìa tradunt , quia modicum feiit , fed quod in pace Ecdef.
quievit, nuliam tamen tyramidem exercuit . Ora é fuor di dubbio, chea ^'^^ '''"j^
Leone FL nel Romino Pontificiito luccedette Stefano VII. le cui a- i,„L '*à,à^
Zioni rellano tuttavia fcppellite nel buio di quell'ignorante Secolo. f.uìi[. t»S
Abbiamo poi dal fuddetto Frodoardo, che in quclh tempi (i) vr<e Al- xì. Kn.
pium
Italie.
(l) Di quello niente dicono le Storie, breve ejfendo flato ti fu» Pontifica-
to , fé non fé aver egli ripofalo in pace , e niente avere efer citato di
tirannia .
(1) le vie delle Jlpi a (fé diate furono da' Saraceni, da' quali ajfaliti molti
che voleva»! andare a Rentay rittrnano indìttro .
x86 Annali d' Italia.
Era Volg. pium a Saraceni! ohfejfét ^ a quibus inulti Romam prvficifci voUntes ^ impe-
Anno piy. //;; re-jertuntur . Venivano qu-lti maianni ed impcdimenii da i Saiacc-
ni, che s'erano ben furtificati nel Luogo di FralTincto a i confini deli'
Italia e Francia, da dove infeftavan-i tutte le circonvicine Provincie.
Non iì sa bene l'Anno precilb, in cui Guido Duca di Tofcana pafsò
^*/?^"'I''^' ^^ qiic-fta all'altra vita. Tuttavia giacche .Liutprnndo («) dopo aver
Mp fx ^ nair.ita l* morte di Giovanni X. Papa Icrivc; {*) IVido vero no» multo
polìjnoritur^fraterqueejusLamlfertus ipfi Ficarius ordinatur: fi può fon-
datamente conictturarc, che in quell'Anno iucccdeilc il fine de' Tuoi
giorni. In luogo d' eflb fu creato Due* di Tolcana Lamberto Tuo Fra-
tello. Noi troviamo in Pavia il Kc Ugo nel Mele di Maggio, ciò
(b) VghilL apparendo da un i'uo Diploma (^) Ipedito in favore di Sigcfredis Vc-
ital. sacr. icovo di Parma e della fua Ciucia, IF. Jdus Maii^ Anno Dominicte
lom II. m j^jcurnatiunis DCCCCXXIX. Regni vero Domni Hugoms piiffimi Regis IlII.
^annenf. ( ''" probabilmente///.) Indizione II. J£lum Papitt. Landolfo Prin-
cipe di Benevento e di Capoa, tuttoché creato Patrizio da gi'Impc-
radori Greci, ebbe di quando in quando delle liti con cfiì, e fece lor
(e) lupus guerra. In quell'Anno ancora per attellaco di Lupo Proiofpatt (<).
Chiome. unitoli egli con Guatmario li. Principe di balcrno, guerreggio con-
To V. Rtr. tro i Greci, CIÒ apparendo dalle parole di quello Scrittore: yinn» 929,
Italie. lndi6li«He U. Pandulphus ("vuol dire Landulphus) (^ Guaimarius Pri»-
cipes Langobaraorum tntraveruut ylpuliam^ dove 1 Greci erano fpczial-
(à)chronìc. niente padrini di Bari. Abbiamo in oltre dalia Cronica Arabica (<^),
jtr»tic. p. che Saclabio Generale de' Saraceni in Sicilia, il quale nel precedente
//. Tom. /. Anno avca prcla Z-armina, in quelto excurfioncm fecit ufque ad Alanca-
g.ir. Italie. i,gf^^,„ ^ {j crede, che voglia dire Langobardum ., cioè il Ducato Be-
neventano) i^ multos captivos cepit , nuiiam tanen Civitatem expugnavit .
Induiias tandem unius anni fecit cum Calauren/ibus .
Anno di Cristo dccccxxx. Indizione iii.
di Stefano VII. Papa i.
di U G o Re d' Italia j.
N'
On ha la Storia d' Italia, fé non Liutprando, che abbia con qual-
:hc eltcnlionc parlato de i fatti d'Ugo Re d' ImVu . Mane parla
egli lenza aficgnarnc i tempi, anzi talora confondendo l'ordine de i tem-
pi . Sarà perciò lecito a me di rapportar fotto il prcfenic anno la con-
giura fatta in Pavia contra del Re Ugo da Gualberto, e da Everardo
(e^ Liutfr. fopranominato Gcznne (.0- Erano efli due Giudici di quella Città, ma
hift.ub. 3. prj.potcQt, per la loro nobiltà, ricchezze, & aderenze. Il primo avea
"'■ ^°' " avu-
(*) Guido poi Hcn molto dopo muore, e il di hi /rateilo Z.amberio entra
nelle fue veci ,
Annali d' Italia. 287
avuto un Figliuolo appellato Pietro Vefcovo di Como, e una Figliuola Era Volg.
per nome Raza maritata in Gilberto Conte del l'acro Palazzo . Gezone Anno 930.
era una fentina di vizj . La cagion non iì la: un di fecero coftoro adu-
nanza di g'-nte con penlìero di andare addolTo ai Re, che vivca fenza
folpetto alcuno. Tanto tardarono, che Ugo fu avvertito della lor me-
na, e da uomo fcaltro mandò a dir loro le piìi belle parole del Mon-
do, cfibcndofi pronto a correggere, le v'era cofa, che lor difpiacef-
fe . Con ciò rcflò quetata la f.'ga de i due congiurati, ma non ccfsò
l'animo loro pcrverfo di macchinar contro la vita del Re, fé pure 1' a-
ftuto Ugo non finfe quclf ultima partita per liberarli da chi avea nu-
drito fcntimcnti si perniciolì contra la di lui Corona e vita. Fi;ccndo
egli viltà di non curar quelli movimenti, ulci un giorno di Pavia, e
andato in alrre Città, fece venire a sé varie brigate dc'Iuoi folditi,
e Ipezialmcnte Sanlone uomo di gran potenza, e nemico dichiarato di
G<zone. Ugo fu conlìgliato da lui di tornarfcnc in Pavia > e percioc-
ché collumavano i Nobili Pavefi , allorché il Re ritornava, di ufcir-
gli incontro fuori della Città, gli dille, elfere neceflario d' ordinare
Icgretamcntc a Leone f^efcoio di Pavia, nemico anch'elfo di Gezone,
di ferrare, ulcita che folle la Nobiltà, le Porte d'elTa Città, e di ben
cultodire le chiavi, acciocché niuno potelfc rientrarvi. Così fu fatto.
E Gualberto e Gezone rellarono colti in quella maniera e i loro fe-
guaci. 11 primo pagò colla tella i luoi debiti j a. Gez.one furono ca-
vati gli occhi, e tagliata la lingua, perché avea Iparlato del Rcj il
Filco Itele l'unghie a tutti i loro tcfori} e a i complici di coltoro toc-
cò una dilgultofa prigionia. Quello colpo fervi ad accreicere la ripu-
tazion del Re Ugo, e a farlo temere e rirpct'tare non folo in Pavia,
ma per tutto il Regno: il che non avea laputo fire in addietro il buon'
Imperador Berengario. Un Diploma del Re Ugo dato ir» Pavia nel
Settembre di quilt'anno in favore di Sigefredo Fe[covo di Parma, fu
da me dato alla luce {») . Secondo la Cronica Arsbica di Sicilia (^), i^^\ jtnti-
Saclabio Generale de' Saraceni in quciV ^nno excur/tone in Calauriarfi fa- c^uit. ualit.
Èia, cepit arcem, cui nomen Termutah , y abduxit captivorum duodecim Di([:rt. 31.
milita. InraiitJ convien confcflarc, che in quelli tempi, ancorché V l- ff^<- '^}^' .
talia godtife comuncmcnre la pace, pure aliai drforme era il fuo voi- ^^^ jirlbk.
to, pciché le beli*.-\rri, le Scienze, la pulizia da gran tempo «e era- p, u. t. i.
no bandite, e una fomma ignoranza regnava dapcrtutto, non folamen- Rtr. Italie.
te fra i Laici, che per Io più non poliedcvano Libri, troppo cari al-
lora, perche manofcntri, ma anche fra gli lltffi Ecclelìalticì, e fino
tra I Monaci, che pure in molii luoghi mantcnevanc» 1' u(o di tialcri-
vere tfli Libri. Per cagion di quella ignoranza, e per gli efempli de'
viziofi, the erano crclciuti a dilmilura, fi aumentò di molto la cnrru-
Zion de'toltumi, e ne pati la Rtligiunc lltlTa, divenuta per rosi dir
materiale e lenza Ipirito. Non già che nalccirero Erefie, perché il
Popolo e i Pallori della Chicfa tenevano fuldo quel che aveano apprc-
fo della Fede Oittianaj, ma perché pochi leggevano, pochi fpiegava-
no le divine Scritture > e il non udire inculcau nelle Prediche la pa-
rola.
i88 Annali d' Italia.
Era Volg. rola di Dio, e le fue gran verità, lafciava libero il campo a i vizj, e
Anno 930. alle fuperltizioni : che tali erano il duello, e varie altre pruovc appel-
late Giudizj di Dio ed inventate, per ifcoprirc, come icioccamentc fi
credeva, la verità delle cole, e l'innocenza, o reità delle pcrfone, per
tacer' altre cofc. Allora ancora pia che mai fi fpacciarono Miracoli
falfi} fi formarono vane Leggende di Santi, che oggidi fi fcorgono
favolofev e pero andò m decadenza anche la dilcipìma Monaihca nel-
la maggior parte de' Moni itcrj, mafiìmamente perchè que' facri Luo-
ghi venivano divorati da i l^nncipi, e dsri in Commenda ad Abbati
anche Secolari, e fcandalofi; e i Vclcovi, e fin gli lleflì Romani Pon-
tefici più a diltruggerc, che ad edificare erano rivolti, llante la voga,
in cui comincio ad efltre la Simonia, l'incontinenza, il dover' andare
alla guerra, per nulla dire di tanti altri dilbrdini di quelli Secoli bar-
biirici, non taciuti dal Cardinal Baronio.
Anno di Cristo dccccxxxi. Indizione iv.
di Giovanni XI. Papa i.
di Ugo Re d' Italia 6.
di LoTTARio Re d'Italia i.
PEr maggiormente aflìcurarfi la Corona fui capo, e confc-rvare ne'
Tuoi dilcendenti il Regno d'Italia, il Re Ugo dichiarò in qutft'
anno Collega e Re Lottano luo Figliuolo, natogli da y^/da fua Mo-
glie defunta ; e concorfcro co i lor voti in quella elezione tutti i Prin-
(t) sìgunìMi cipi e Baroni nella Dieta del Regno. Credette il Sigonio («), che ciò
dt RtgHo tcguiflc nell'anno 932.. all'incontro Girolamo Rofiì {i') afieri, che que-
(b' RuUÙs '^"^ Principe fu pioraofib alla Dignità Regale nell'anno precedente 930.
Difior. R«- P<^f aver vtouco neir Archivio di Ravenna Strumenti feruti, dice egli,
*«»». /. j. in queir anno col Regno di Ugo e Lortario . Prcfc il Padre Pagi (f) con
(e) Pagmt ambe le mani una tale afierziune, e la llabili per cofa indubitata . Ma
«A Anntl. g' j gjj avtfTc fatta mente a tanti altri Documenti, che reitano di Ugo
e Lottano, U farebbe anch' egli trovato confufo, come fon io, in ac-
certare il principio del licgno di Lottano. Vero è, che dal Signor
(d'i s»x\w Salii {.A Bibliotecario dell' Ambrofiana lono allegate varie memorie,
*Sf^°' à 'f^'Canti conferito il titolo Regale a Lottarlo nell'anno p}0. Ma egli
Vitin. itMÌ. ftefTo ne accenna dell'altre, che cominciano il Regno di lui nell'an-
no prelenie, con aver anche immaginata una lode voi maniera di Scio-
gliere quelto gruppo, lupponcndo due Epoche divcrfe di Lottario, la
prima dell'elezione, e la leconda della Coronazione. E' ingegnofo il
trovato i ma f'c ci erano Popoli, che non riconofcevano il Re d'Ita-
lia, ie non dappoiché egli era coronato j e fé la Coronazione fu di ta-
le importanza, che recava il compimento all'efTcnza de i Re in quc'
tempi: noa fi faprà si facilmente intendere, come dopo l'elezione fi
difFc-
k
Annali d* Italia. 189
diffcrifTc cotanto il prendere la Corona. Io per me conEcflb d'aver Era Volg.
qualche diffidenza dei Documenti, che mettono il cominciamento del ^i^^o 9ì^-
Regno di Lottario nell'anno pjo. I Diplomi fcritti con lettere d'oro
non fono in molto credito predo di mej non mancano Carte falle ne
gli Archivjj e le legittime per colpa o de' fecondi Notai, o dc'Co-
pifti, o de gli Stampatori non di rado fnn giunte a noi con delle slo-
gature. Ora ancorché n'abbia anch'io veduto di quelle, dalle quali il
può arguire innalzato al Trono regale Lottario nell'anno pjo. ed al-
cuna per avventura fé ne legga nelle mie Antichità Icaliche: pure co-
sì abbondante è il numero di quelle, che mettono il principio del fuo
Regno nell'anno prefente 9^1. che più ficuro tengo il fermarmi in que-
lla opinione. Ho io pubblicato un bel Placito (./), cioè uno de* più (») Antiqu.
certi monumenti dell'Antichità, tenuto in Pavia llefla, ytnno Regni it»tic. Dif-
Domni Hugoni fsf Lotharii filio ejus grafia Dei Regfs^ Dea propicie^ Do- I'"*- l^' ^
mni Hugoni Decim»^ Lotharii vero ^irtte^ Xll^. Kalendas OElubris , In- '°'
dìEiione Ntna^ cioè nell'anno pjf. \Jn altro Placito fi vede tenuto in
Lucca, ylnno Dontni Ugoni ^iatodtcimo^ Dcmni Lotharii vero Decimo^
bollavo Kalendas Aprilis ^ Indicìione ^artadecima^ cioè nell'anno 94 [.
II primo ci fa conofcere Lottario nel Settembre dell'anno 931. Re,
e il fecondo cel moftra non peranche Re nel Marzo dello (leffo anno .
Nell'Archivio de' Canonici di Modena uno Strumento fu fcritto, Z)o-
mnus Hugo^i^ Lothario fili» ejus grafia Dei Regis hic in Italia^ Domno
Hugo Anno Ottavodecimo ^ 13 Domno Lot bario Jnno Terciodecima ^ F. Ka-
lendas Januarius per IndiSlione Secunda^ cioè nell'anno 943. Adunque
né pure nel di i8. di Dicembre dell'anno 930. Lottario era falito fui
Trono. E che né pure nel dì 4. di Marzo del 931. egli godeffc del
titolo Regale, fi raccoglie da una Carta fcritta in Lucca anno XIX.
Regni Lttbarii Regis., IF. Nonas Martii., Indizione Fi IL cioè nell'an-
no 9fo. Vegganh altri Documenti da me rapportaci nelle Antichità
Italiane (^), che né pur nell'Aprile dell'anno 931. aveva avuto prin- ^^ •^*- ^'^"
cipio il Regno di Lottario. Da quelle notizie non difcordano le pub- J^.etlìyc
blicatc dal Campi (0, dall' UghcUi W, e dal Margarino (0, benché yc. clmpi'
non fempre efattamentc copiati fieno i loro Documenti, dimodoché ipr.dipia.
dee parer più ficuro il fiflare nell'anno prclente il prmcipio dell'Epoca ^l'^t l',/'
del Regno di Lottario Figliuolo del Re Ugo. E tanto più ciò fi tro- \„ ual.'sàc.
vera certo, quanto più fi rifletterà ad uno Strumento dato alla luce {&, Margar.
dal Padre Tatti Cf), dove Ibn quelle Note Cion^jlogiche . Ugo grafia -S"''- Caff
Dei Rex anni Regni ejus in Italia ^inte., Menfe Maii, IndtElione ^in- "f^^'-rj;,/^'
/«, cioè nell'anno prefente di Maggio. .Adunque non era peranche in Anna''l. L-
ufo Epoca alcuna di Lottano prima del corrente Maggio . Che poi ir. dt com$
verfo il fine del Maggio llefib egli faliflc al Trono, può ricavarfi da '^""- ■'•'•
una Carta pecora dell'Archivio del Monillero Milancfe di Santo Am-
brofio, fcrìttz Hugo ^ Lotharit filius ejus divina ordinante previdenti»
Regis, anno Regni praii^o Hugoni ^into, Lotharii Primo., Me,ije Ma-
gio., lndi6lione ^arta. Credcfi, che in quell'anno mancalfe di vira Lam-
btrto Jrcivefcovo di Milano . Quel Clero e Popolo fi figurava di poter
Tom. F. O o eleg-
^9® Annali d' Italia.
Era Vo}g. eleggere fecondo l'inveterato coftutnc dal grembo de'fuoi Parrochi o
Anno 931. Canonici Nazionali il SuccciTore; ma i maneggi, ola potenza del Re
Ugo s'intcrpofero, e furono obbligati ad eleggere per quella Catte-
dra uno ftraniere. Quefti fu llduino Franzefe, parente del medefimo
Re, che eletto già Vefcovo di Tongrcs in concorrenza di un altro,
foccombcndo nella contefa, era ne gli anni addietro venuto a cercar
prtud^Hift. migliore fortuna in Italia («) . EfTendo venuto meno nell'anno 918.
Uh. 3. <. II. Noterio^ o fia Notecherio^ Vefcovo di Verona, tanto fi adoperò il Re
Ugo, che inftallò in quella Sedia llduino, o pure gliene fece folamen-
te godere le entrate. Ma non terminò l'ambizione di quello Prelato,
né la politica del Re Ugo, a cui premeva di avere un Arcivcfcovo
di Milano tutto fuo: febben pare, che Ratcrio, di cui parleremo, met-
ta in dubbio la volontà del Re lleffo in qucfto affare. Certo è, che
llduino pafsò dalla Chiela di Verona alla più infignc e più pingue Am-
brofiana: giacche più non fi badava a i Canoni, che vietavano le traf-
lazioni de'Vefcovi. Aveva egli, allorché venne in Italia, condotto fc-
co R»terio Monaco di Liegi, uomo celebre in quelli tempi ob Religio-
nem ^ feptemque ^rtium ìiberalium perìtiam^ come dice Liutprando, di
cui avremo occafion di parlare andando innanzi . Fu fpedito lo Itedb
(b) Katht- Raterio a Roma (^), per ottenere dal Sommo Pontefice l'approva-
rìus in Epi- ^jone dell' Arcivefcovato d' llduino, e il Pallio. Riufci felicemente in
(ìIit'd*-'' 9"^fto negoziato il valente Monaco, e non dimenticò i fuoi proprj
(htrii. affari, perchè per confeflìonc fua inficme col Pallio e colle Bolle Pon-
tificie in favore di llduino allato funi &f litera Dumni Papa tunc tent-
poris Johannis gloriof^ indoìis^ quibus contìnsbantur ejufdem preces,, tottufqut
Romana Eccìefia ^ utì ego Feronenjibus darer Epifcopus . Perciò o nell'an-
no prefente, o nel fufregucnte , dovette Raterio entrare in pofleffo del-
la Chicfa di Verona.
Ma avendo noi udite, che qucfto Monaco portò Lettere di
Giovanni Papa, convien ora raccontare , che in quell' anno ccfsò di
vivere Stefano VII. Papa, di cui Frodoardo fcrive cosi: (0
(e) froioAr- ■' '
ius dt R0~ . , . r, t I • ri
man. PoHtì- Septtmus btrtc Stepbanus btnos prafulget tn aìimos.,
fitib. yfu^o menfe fuper , bijfeno ac Sole jugato .
Gli fuccedettr Giovanni XI. Figliuolo di Marozia. Ha quefto
Papa anch' egli la disgrazia d'cffcre appellato Pfeudopontifex dal Car-
(dì Bar. in dinal Baronio (^), che unicamente, come fecero tant' altri, fi appog-
Annal.Ect. gJQ f^,|ie maldicenze di Liutprando Storico. Troppo ilomaco lece al
zelante Porporato l'aver quefti detto, ch'effo Giovanni era nato da
Marozia, e da Sergio III. Papa. Ma ficcome abbiam detto di fopra
all'anno pio. ragionevolmente fi poftbno quefte credere calunniofc
voci, fparfe da' nemici contro la fama, e memoria di Sergio. Man-
zia era Moglie, fecondo tutte le apparenze, di Jlherico Marcbefe; e
di effo Alberico vien chiamato da altri Scrittori Figliuolo effo Gio-
vanni XI. creato Papa in queft'aaao. Che fc il Baronio fcrive effcrc
egli
Annali d' Italia. t<jt
egli flato portato al Pontificato dalla prepotenza di Guido Mankefe d'i Era Vo!g.
Tofcana, Marito poltcriorc di Marozia, non s'abbia a male, (e gli Anno 93 1.
rifpondiamo, cflere quelli fogni fuoi ed immaginazioni, non foftenutc
dalla tcftimonianza di alcun antico Scrittore. E tanto più, perché,
fìccomc abbiam detto, pare, che il luddetto Guido Duca e Marchcfe
già foflc mancato di vita nell'anno pip. Per altro lì può credere, che
Marozia non lalciaffe in ozio la Tua polTanza per far cadere in capo al
Figliuolo la tiara Pontificia, e fcguitar ella a comandar le felle in Ro-
ma, come avea fatto in addietro. Ma di quello fi ha da domandar con-
to a i Romani d'allora, che avviliti o effeminati fi lafciavano cosi ag-
girar da una Donna. Per altro non fapendofi fucceduta allora violen-
za alcuna, ragion vuole, che legittima fofle l'clczion di Giovanni XI.
ed egli in fatti fu riconofciuto per vero Papa da tutta la Chiefa , e
chiamato dal vivente allora Raterio Pontiftx gloriaja indolis-f laonde al
tribunale del facro Annalilla non conveniva di dichiararlo Pfeudopon-
tefice, ed iittrufo centra il fcntimento della Chiefa univerfalc e dell»
Storia .
Abbiamo da Frodoardo ("), che in quell'Anno Graci Saracenos
per mare infequentes ufque ad Fraxenedum faitum.^ ubi erat refugium ipfo- ^^'^'^''clr'
>•«»», £3" undt egredientes Italiam fedulis pradahaitthr incurfibus^ Alpibui
etiam occupatis, celeri Deo propttio internecione proteruHt , quietam redden-
tes Alpibus Italiam (*) . Di quello fatto glonofo all'armi Greche, ed
utile all'Italia, non rella veltigio in alcun' altra Utoria. Né fi creda
già il Lettore, che vcnille fatto a i Greci di Ichiantar quella mala
razza da Fraflìneto. Seguitarono que' malandrini ad abitar ivi, e ad in-
fettar come prima l'Italia, e la Provenza, e tornerà in breve occafion
di parlarne. Oltre a quell'anno non fi può dilFenre una (Irepitofa ini-
quità del Re Ugo (^) . Reggeva la Tofcana allora Lamberto Duca^ (b) tiut-
uomo bellicofo, e capace di gran fatti. Il credito di quello Principe, prandm
fuo Fratello uterino, era una fpina fu gli occhi al Re Ugo , per ti- "'^'"'- ''*•
more che i Principi d' Italia ribellandofi portaflcro alla Corona eflo ^' "^' '^*
Lamberto. Aveva in oltre Ugo lui Fratello dal lato del Padre, ap-
pellato Bofone^ che ardentemente vagheggiava il Ducato della Tolca-
na. Che dunque fece quella volpe Regale? Sparfc voce, che Berta
Duchefia di Tofcana fua Madre, non avca partorito alcun Figliuolo
al Duca Adalberto fuo Marito j ma che prefi de i Figliuoli nati da al-
tre Donne, cioè Guido ^ Lamberto., ed Ermengarda., avea finto d'averli
cfla partoriti, per poter continuare la fua autorità dopo la morte del
Manto . Bifognò ben fuppore llranamcnte femplicc e fcimuniio Adal-
berto Duca, che non s'avvide di quella invenzione. Ciò fatto il Re
O o z Ugo
(*) i Greci per feguit andò i Saraceni per mare fino a Fr affitta 0 , ove era iì
loro rifugio., e d'onde ufcendo con accorte /correrie depredavamo l' Italia.,
occupate anco le Alpi, gli disfanno con pronta Jlrage col favore divino ,
quieta rendendo alle Alpi l' Italia .
E» A Volg.
Anno 931.
(a) Titrtn-
tini Memor,
di Matilde
lib. 3.
(b) Lii4t-
frand. l. 1.
(ap. IJ.
(c) Antichi-
tà F.ftenfi
P. l. e. II.
V Jt<ju.
(d) liut-
fr*nd. Hi fi,
M. 3. «.II
191 Annali d' Italia.
Ugo (lette poco ad intimare al Duca Lamberto, che non ardifTc di
appclljrfi piìi fuo Fratello . Non Teppe Lamberto digerir quella ca-
lunniofa voce, e fece fapere al Re d'eflcrc pronto a provare in ducilo,
che tanto egli, come e(Tb Ugo, erano venuti alla luce per la mede-
fi ma Madre. Allora il Re dellinò un cerco giovane appellato Tedui-
no per fuo Campione, a fin di decidere coli' armi a nome fuo quella
controverfia. Seguì il combattimento, in cui reftò vincitore Lamber-
to i e CIÒ in que' tempi, ne'qudi il Duello per pazza opinione de' Popo'
li veniva creduto un manifcllo Giudizio di Diointorno alla vcritào falli-
ta delle accufe, fervi a comprovare l'innocenza del vincitore Lamberto .
Liutprando crede inventata quella calunnia dal Re Ugo, perch' egli
era già in trattato di accafarfi con Marozia, e cercava di levar di
mezzo l'impedimento della parentela, elfendo ella Hata Moglie di Gui-
do Marchefe di Tofcana fuo Fratello. Rellò confuto il Re Ugo, ma
non lafciò per quello di contmuar la perfccuzionc contro il Fratello
Lamberto} e tanto feppc fare, che l'actrapolò, ed avutolo nelle ma-
ni, gli fece cavar gli occhi, e toltogli il Ducato della Tofcana, lo
confeiì a Bojone fuo Fratello. Per atredato del Fiorentini {") quello
Bofone fi ti uova nell'anno fegucntc M.uchcle della Tofcana. Liut-
prando fcrivc {b) che a' fuoi tempi vivea tuttavia l' infelice Lamber-
to, (*) qui nunc ufque lumine privai us fuperefi . Così in altre mani paf-
sò il Ducato della Tolcana, tolto con si enorme fuperchieria alla fchiat-
ta de i Bonifazj & Adalberti, gloriofi e potenti Duchi di quella Pro-
vincia. Ma non perciò credo io, che finiflc la lor profapia, con ave-
re addotto conghietture fortilfime ed atte a perfuadere, che {e) d^ al-
cuno di que' due Principi, cioè o da Guido o da Lamberto Marchefi di
Tofcana, e Figliuoli di Jdalbertt II. il Ricco, o pure da Bonifazio
Fratello d'elfo Adalberto II. fia difcefa la nobilillìma llirpe àc'i Mar-
chefi d'Efie^ che poi nel Secolo Undecimo diramata, fiorifcc tuttavia
nella Real Cafa di Brunsvic, regnante in Inghilterra, e Germania, e
nella Cafa de i Duchi di Modena. Siccome ho io provato con ficu-
ri Documenti, cominciano in quelli tempi a trovarfi gli Antenati
della gloriofa profapia, che poi fu appellata àc" Marchefi d' Efie . Si
truovano elfi ornati del titolo di Marchefi; e quantunque io non abbia
potuto fcoprir finora Documento alcuno, chiaramente comprovante la
lor connclTione co i fuddetti antichi Marchefi di Tofcana, pure tali
conghietture concorrono, che diffìcilmente fi potrà fallare in tenendo
i Principi Eltcnfi per difcendenti da elfi. Lo llelTo Liutprando (<^),
pare che indichi, avere il Duca Guido avuto de i Figliuoli da Ma-
rozia Patrizia Romana^ perche detc (landò le nozze del Re Ugo colla
medefima, fcrive, ch'cffa non potea valcrfi della Legge Ebraica, con-
cedente all'un Fratello di fufcitare il feme dell'altro Fratello defun-
to fcnza Figliuoli, e perciò dice:
(*) fer anco ciect .
Annali d* Italia, 193
Jmmemor afpkeris praceptl caca Johamis, Eia Volj».
^i Fratti nittuit Fratris violare maritam. Anno 931,
Htec tibi Meyfeos non prajlant carmina Fatis^
J^i Fratris fobokm Fratris de nomine jujjit
Edere , fi primus nequeat febi gignert natum . ^
Ntfira tuo peperijfe viro te Specula ntrunt .
Ma che divenne di quefti Figliuoli di Guido? Altri ne potè
avere Lamberto Tuo Fratello, ed altri ìnche Bonifazio loro Zio pater-
na, giacché i Longobirdi tutti foleano prendere Moglie, non efTcn-
do in ufo fra loro le Primogeniture. Noi troviamo ricreato e con-
fcrvato ne gli Antenati della Cafa d'Erte, viventi in quelli medefimi
tempi, e dipoi, il nome di Jdalberto^ il titolo di Marchefe^ la lor po-
tenza, i lor Beni e Giuspatronati in Tofcana, m affi mamente ne* Con-
tadi di Arezzo, Pifa, e Luni, prima che vcniflcro in Lombardia. Pe-
rò fra le tenebre di quelli Secoli non poco lume fi ha per conghiet-
tiirarc i Principi Eftcnlì diramati da gli antichi Adalberti Marchefi di
Tolcana. Redo per le iniquità del Re Ugo depreHa quella nobil Pro-
fapia, ma noi la vedremo dopo la di lui morte riforgerc, con non mi-
nor ludro di prima.
Anno di Cristo dccccxxxii. Indizione v.
di Giovanni XI. Papa 2.
di Ugo Re d' Italia 7.
di L o T T A R I o Re d' Italia 2.
Possedeva quietamente il Re Ugo il Regno d'Italia, e dimorava
in Pavia IF. KaUndas Madii di quell'Anno} come s'ha da un
iuo Diploma da me pubblicato (<») . Ma gli pareva poco, fé non ar- (a) -'»'»f'*«-
rivava anche al dominio di Roma, come aveano fatto tanti altri fuoi '^'^ '*"
Predeccflbri . Conobbe, che altro mezzo non v'era per ottenere l'in- tau<-i.
tento, che il guadagnar l'animo di Marozia, onnipotente in quella
Città. Se vogliam credere a Liutprando W,che teneva quello fur- (i,) tmtfr.
biffimo Re per uom fanto, fu Marozia ftelTa, che dopo la morte di HìH. iìb. 3.
Guido fuo Marito fpcditi a lui Ambafciatori, l'invitò a Roma, con ^'^t- '*•
offerirgli fé flefTa in Moglie, e il dominio della Città per così dire
in dote. AndòilReUgo in quell'Anno a qucil' inclita Città, accolto
cortefemcnte da i Romani} fu ammefTo in Cartello Sant'Angelo da
Marozia, che n'era la padrona} e confidato in quella fortezza, lafciò
fuori di C^irtà l'cfercito fuo. Ch'egli rpofalTe Marozia, e fi mettelTe
in pofl'cITo di Roma, abbartanza fi raccoglie dallo ftcfTo Liutprando,
il quale dettila come incertuofe tali Nozze } da che Marozia avea
dianzi avuto per Marito, Guido Duca di Tofcana, Fratello uterino
d'effe Re Ugo. Qui chiede lofio il Lettore, le Ugo, che facca tanto
r uomo
194 Annali d' Italia.
ERA Volj. l'uomo dabbene, veramente s'involfe ad occhi aperti in quell' incetto,
Anno 931. q pure (c ottenne difpcnfa della parentela dal Papa. Altro non so dir
io, le non che non apparifcc, che allora folTcro fatte difpenfc . E che
probabilmente Ugo fi fervi per contraerc quelle Nozze di un galante
luo trovato, cioè di far credere, che Guido non era fuo Fratello,
Cccome abbiam già veduto. Si può ancora chiedere, perché Ugo,
che avea in pugno Roma, e il Papa, cioè Giovanni l'uo Figliaftro,
non fi faccflc dichiarare e coronar Imperador de' Romani. Forlc non
ebbe tempo da compiere quefto fuo verifimil defiderio; e fi truova
ancora qualche antica memoria, in cui egli è chiamato Imferadore^ ma
fcnza aver mai confeguita la Corona Romana, mentre in tutti i fufTe-
gucnti fuoi Diplomi egli ufa fcmprc il titolo di Re, e non mai d'Im-
peradore. Ora da che Ugo fu in poflcflb di Roma, fc vogliam cre-
dere a Liutprando, cominciò a moftrar poca ftima della Nobiltà Ro-
mana. Peggto avvenne. Un di ebbe il giovane ytlberico Figliuolo di
Marozia, e di Alberico Marchefe, ordine dalla Madre di dar da lavar
le mani al Re fuo Padrignoj ma con si poco buon garbo colla brocca
gli votò l'acqua nelle mani, che Ugo gli lafciò andare un man ro-
vefcio fui volto. Levatofi di lì Alberico, fatta raunanza di molti No-
bili Romani, rapprcfentò loro la tracotanza di quefto novello Re, il
quale fé su i principj trattava sì villanamente un par fuo, cofa non
avrebbe fauo nel progreflb del tempo in danno e vituperio de' Ro-
mani? Con quefte parole, e con altre in deteftazion de' Borgognoni,
si fattamente accefe gli animi d'effi Nobili, che data campana a mar-
tello, e mclTo tutto il Popolo in armi, chiufero le Porte, & andarono
ad aflcdiare il Re in Callcllo S. Angelo, fenza dargli tempo d'intro-
durre le fue milizie. Tal fu la paura del bravo Re Ugo, che né pur
credendofi ficuro in quella fortezza, fi fece calar giù per le mura del
Caltello fuori della Città, e volò a trovar le fue truppe, colle quali
a/Tai fcomato marciò rollo fuori del Ducato Romano. Servi quella
occafione al Popolo Romano, fianco d'eflcrc fignoreggiato da una
Donna, per dichiarar loro Principe e Signore il fuddetto yill/erico, giac-
ché fé avcflero renduto il governo a Papa Giovanm^ come era di do-
vere, Marozb avrebbe continuato a governar ella fotto nome del Fi-
gliuolo Pontefice. Anzi Alberico, per maggiormente aflicurare il fuo
dominio, mife in prigione la ftcfia Marozia fua Madre, e tenne in
maniera le guardie al Papa fuo Fratello, che nulla poteva operare
fenza faputa e confentimento di lui . Siamo tenuti di quefte partico-
larità a Frodoardo, il quale fotro l'Anno fcguente ferivo nella Cro-
(3i) rr»do*r- nica, (-») chc tornati da Roma i Melfi della Chiefa di Rems, Pailium
''"^ '"'•'*''• yirtaldo Préefuli deferunt ^ nuntiantque ; Jobannem Papctm Filium Marta ^
'chtsne!^' 1^^ ^ Aiurtcta dicitur^ fub tuftodia detintri a Fratre fuo nomine Albri-
co, qui Maire fn quoque -[uam Maroctam claufam fervabat ^ y Romam con-
(b) idtm im tra Ilugonem Regcm teuebat . Ripete lo Itcflb nella Storia della Chiefa
^*'''''- *'" di Rems con dire (*): Artolius Epifcopus poft itnnum ordinationis fua
<«;. Z4. ^ Pailium fufcipit ^ mijfum fibi per Legai es Ecclefia Remenfis a Johanne Papa
fino
Annali d' Italia. 19^
fiUc Afaritf, qua ^ Mar oda dijcebatur^ vel ab /f Iberico Patrick Fratre Era Voìg.
ipfms Papa, qui eumdem Johannem Fratrem fuum in fua detinebat potè- Anno 931.
Jìa,te^ (^ pradiEiam Matrem ipfsrum in cuftodia claufam tenebat; Hugo-
nerh quoque Regem Roma depulerat . Ed allora a mio credere fu, che fi
fcatenò liberamente la Satira centra della deprefla Marozia, e di Papa
Giovanni fuo Figliuolo, con aggiugnere a i veri vizj di qucU'ambi-
ziofa Donna gli altri inventati dalia maldicenza, per giuftificare in qual-
che maniera l' ufurpazione del dominio di Roma, e le rifoluzioni prefe
da Alberico centra di una Madre e di un Fratello Papa. Servirono
poi a Liutprando quelle Pafquinatc per denigrar la fama de i Papi
d'allora. Probabilmente in queft' Anno fu promolTo alla Cattedra Epi-
fcopale di Verona Raterio Monaco, ma contro il volere del Re Ugo,
il quale unicamente confentì all'ordinazione fua, per non difpiacere
alla Corte di Roma, che l'avea caldamente raccomandato, e per ifpe-
ranza, ch'egli aggravato da particolari indifpofiztoni sloggiercbbe predo
dal Mondo. Ma Raterio guarì, e fu conlecrato . Allora Ugo, iecon-
dochè attefta lo ftcflb Raterio C"), iratijjìmus redditur-, juravit per Deum (a) Ka:he-
( nrc ejl mentitui ) quod diebus vita fua de ipfa ordinatione non tjfem ga- ""* '"^^c^'l
vifurui. Mifit ergo in pitaciolo certam quantitatem ftipendii, quod tener em hA^nem
de rebus Ecclefia; de cateris exigens Jusjurandum , ut diebus iliius , Filiique papam.
fui amplius non requirerem. Eg§ inte'ligens^ quanta abfurditas ex hoc con-
fequeretur , non confeafi . (i) Ed ecco come fi abufalTero allora i Prin-
cipi del Secolo della lor potenza, con difporre a lor talento de i Beni
delle Chiefe j e fé il Re Ugo foflc quel Principe sì pio e timorato di
Dio, che Liutprando ci vorrebbe far credere. Paggio egli allora del
Re Ugo feri ve di fé ilefTo: (*) Ea tempe fiate tantus eram, qui Regis ,^^ .
Ilugonis gratiam vocis mihi dulcedine acquirebant . Is enim etiphoniam ma- uh. ó,'*( i.
gnopert diligebat, in qua me coaqualium Puerorum nema vincere poter at . (i)
Truovafi nel dì primo di Luglio dell'Anno prefence in Lucca efTo Re
Llgo, dove {<:) admomtione KariJJìmi Fratris nojìri Bofonis illufiri_ffìmi ^-^^^^^Yjlr'
Alarchienis (già creato Marchefe di Tofcana) dona a i Canonici di j^^ / '/^
Lucca una Corte prò remedio animarum Jdalberti Marchionis, (^ Berta Epifcùf.
fereniffima Cemitifa Matris noftra . Così quel buon Re dopo averla in- Lucenf.
famata colla calunnia de i parti fuppofti. Il Diploma fu dato Kalendis
Julii^ Jnnt Dominica Imarnationis DCCCCXXXII. Regni aute.n Do-
mni
(i) prefe fuoco; giurò per Dio {ne mentì) di non rallegrarfi mai di effct
ordinazione . Meffe adunque in una pezzuola una certa quantità di fti-
pendio , che i» teneffi delle co fé della Chiefa -, del rejìo facendomi giu-
rare di non ricercar più niente , Lui viventi e '/ fuo figliuolo . Io co-
nofcendo le indegne confeguenze di ciò , non vi preftai il confenfo .
(1) j1 quel tempo taF era, che colla dolcezza della voce mi acqui (lava la
grazia del Re Ugo . Imperocché quelli amava molto la buona voce , nella
quale niuno potea fuperarmi de' giovanetti miei pari.
1.^6 Annali d' I t a l i a'.
Fra Volg. mni Hugonis piìjfftmi Rtgis Sexto^ L»th/irii item Regis Secando^ ImliStìone
Anno 931. ^i„ia^ Allumiti Civitate Lucm . Non fo fc Ugo andafle allora a Ko-
luìin'chr'e- "^^'> ° P"""*^ ^^ "^ vcniflc . In qucft* Anno per attcftato del Dandolo (a),
H.C* T. XII. Orf» Particiaco^ o iiz Participazio^ Doge di Venezia, vcggendori;ora-
t.er. itulic. mai vecchio, dato un calcio al Mondo, fi fece Monaco. In luogo
fuo fu eletto Doge Pietr» Candian» II. Figliuolo di Pietro Candiano
I. Doge. Quelli pel fuo valore e faviczza accrebbe non poco la po-
tenza de' Veneziani con afluggcttar varj Popoli confinanri , e far lega
con altri . Mandò tofto alla Corte di Codaniinopoli Pietro fuo Fi-
gliuolo con aflaidìmi regali, ed ottenne da quegli Augulli la Dignità
di Proiofpatario.
Anno di Cristo dccccxxxiii. Indizione vi.
di Giovanni XI. Papa 3.
<li U Go Re d'Italia 8.
di L o T T A R I o Re d' Italia 5.
TRuovo io parimente nel Gennaio di queft' Anno il Rt Ugo in To-
fcana . Stando egli in Arezzo, confermò a i Canonici di quella
Città precihus Kari£tmi Fratris noflrì Bofonis incliti Marchionis i Beni
lalciati da Pietro Vefcovo a i medefimi Canonici, e che loro avca con-
fermato SereniJJìmus ^vus nofier Letharius Imperator, Padre di Lottano
Re della Lorena, da cui era nata Berta fta Madre. Fu quel Privile-
gio W dato Anni Dominici Incarnationis DCCCCXXXIII. XVI. Ka-
lendas Februarii., Regni autem Domm Ilugonis piiffimi Regis Vili. Do-
minique Lttharii itcm Regis lll^ Indizione VI. AElum in Domo *Sanlii
Di/nati. Quindi fi può ricavare, che Ugo già foflc Re nel Gennaio
dell'Anno ì»ì6. Ma non è ficuro quefto Documento. Ho ben' io meflo
qui l'Anno j;^^. ma parmi, che l'Originale non fofi'e ben chiaro in
qucfta Nota. E poi come accordar quello Diploma coli' altro dell' Anno
precedente? Ivi nel dì primo di Luglio pji. correva V Anna Sejìo òc\
Regno d'Ugo, e qui nel di ry. di Gennaio del pjj. corre V Anno
Ottavo. V'ha anche dell'errore ne gli anni del Regno di Lottarlo .
Per r affronto poi ricevuto da Aiberico Patrizio di Roma , e dal Po-
polo Romano nell'Anno antecedente, fi rodeva il cuore il Re Ugo,
e non tardò a cercarne vendetta con pafTare all'aflcdio della ftefla Ro-
ma. Trovò chi non era figliuolo delia paura. Diede bensì il guado
al paefe, ma non gli riufci di condurre i Romani ad aprirgli le port?,
e ne pure a far capitolazione alcuna. In poche parole fi sbriga Fro-
doardo con ifcrivere (0 fotto quclt' Anno: {*)IIugo Rex Italia Rotnam
obftdet . E Liutpraodo racconta, ch'cflb Ugo {d) qualiter Romam, ex
qua
QÒ) Jtttlqiti-
t»t. Italie.
J)i£trt. 6i.
(e) Trtditr.
in Ckronic*
T. II. X-ir.
Jrancu.
J)u-Chefne .
(d) Liulfr.
Lib. 4. «. I.
(*) Ugo Re d* Italia ajfedia Roma.
Annali d' Italia. 197
qua ejtEius turpìter fuerat ^ pojfet acquifere^ cogitabtit . CoUeSla itaquf mul' Ek* Volg.
titudint ^ proficifcitur Romam: cujus quamquam loca (^ provincias circum Anno 933.
circa mifere devaftaret ^ tamque ipfam quotidiano impctu impugnaret ^ in-
grediendi eam tamen effeSlum obtinere ho» potuit . (*) Potrebbe anche cre-
derfi fucceduto in quell'Anno, e forfè prima ciò, che il mcdeiìmo
Liutprando racconta (") . ^*) ''^'**
Cioè che i Principi d'Italii, malcontenti di avere fopra di sé un ' ì-c.iy
Re, che ad una fomma malizia avea cominciato ad unire la crudeltà,
con avere fpczialmcnte privato fotto indegno pretefto della villa e del
Ducato Lamberto Marchefe di Tofcana fuo Fratello , fi avvifarono di
richiamare in Italia il già diftronizzato Rodolfo II. Re di Borgogna .
Ugo, che tenea delle fpie dapertutto, lo feppc, e fpediti a Rodolfo
i moi Ambafciatori, gli fece ulcir di cuore quefta voglia, con ceder-
gli parte de gli Stati, ch'egli podedeva in Provenza, prima di veni-
re al Regno d' Italia, avendo all'incontro ceduto quel Re ad Ugo
qualfivoglia fua pretenfione fopra l'Italia. Cosi reftò egli libero dal
tinoórc da quella parte.' Pretendono il Du-Chcfne C^), e il Buche (f), C^) on.
che per tale accordo Rodolfo II. acquiltafle la Savoia, il Delfinato, ^^^^\ ''
ed altri paefi di Provenza fino al Mare di Marfiglia. Ma farebbe da lunà.uT.'x.
vedere, fé la Savoia fofle dianzi di Rodolfo, o pure di Ugo. E che (e) buci}»
Ugo aveflc già ceduto ad altri il Marchefato di Vienna fi è di fopra ^'^'n dt
veduto. Pretendono in oltre quegli Scrittori, che Ugo ritenefie in \ly^'^"
fuo potere la Città d' Arles col fuo Contado > e certamente noi il ve-
dremo tornare in Provenza, e quivi efercitar dominio. Vogliono an-
cora, che Rodolfo defie allora Alda., o fia Adelaide ., Tua Figliuola per
Moglie a Lottarlo Re Figliuolo del Re Ugo . Può elTere , che fra le
condizioni del loro accordo vi fofie ancor quella j potrebbe anche du-
bitarfi, che feguificro gli Sponfali dell' uno coli' altra j ma che in que-
lli tempi fi accoppiafie Adelaide con Lottario, nonfuffille. Vedremo
all'anno P38. le loro Nozze. E qui fi vuol avvertire, che Lottario
non era peranche in età capace di unirfi con Donna. Il Monaco di
Bobbio (<^), che fcrilTc i Miracoli operati da Dio per ini-ercefiìon di (d) MdiH.
S. Colombano Abbate di queli' infigne Moniftero, e vivea in quelli ^*"<'-, *<-
medefimi giorni, racconta un fatto non indegno di memoria. Aveano j^'^^'^
alcuni potenti, fpezialmente Guido Fefcovo di Piacenza, occupata una
gran quantità di beni al Moniftero di Bobbio: iniquità, che era alla
moda in que'si fconcertati tempi dell' Italia e della Francia. Allorché
il Re Ugo fu divenuto padrone di quello Regno, la Regina Alda
fua Moglie condulTe in Italia un nobile e faggio uomo, appellato Ger-
T«m. V. P p Unno
(*) penfava come poter acquiftar Roma., donde era flato vergognofamente
fcacciato . Raccolta adunque una maltitudine va a Roma; della quale
quantunque i luoghi e le provincie d" ogn' intorno mifer amente deva/laf-
fe , e qutlla medefima con quotidiano affalto impugnajfe , mn poti peri
tntrarvi mai.
198 Annali d' Italia.
Fra Volg. Jenna con penfiero di dargli un Vefcovato. Fu quefti creato Arcican-
Anno 933. celliere del Regno da Ugo. Suiim Sigìllnm fi tribuit ^ fummumque Ccin-
cellarium effe priecepit . Io il truovo folainencc Cancelliere nell'anno pzij.
ma comparifce poi ne'ffguenti anni Arcicancelliere. Venuto a morte
Silveratìo Abbate di Bobbio, il Re diede quella Badia in commenda a
Gcrlanno, che ne pur' era Monaco. E quefti trovato il Moniftero
dinnzi sì ricco, allora sì fmilzo, più volte fi raccomandò al Re Ugo,
affinchè «^bbligaHc quegli ufurpatori alla rellituzion de' beni (i) Sed
Rex pote/lafive ea non valebat ah eis auferre . Metuebat enim eos, m fi
aliquìd cantra eorum voluntatem ageret ^ Regni damnum incurreret : quia
fcimiis ettam cantra ettm fapiiis rebellajfe . Di qui ancora fi conolce,
come foHero corrotti gli animi e i coftumi de' Principi sì Secola-
ri , come Ecclcfiaftici d' allora . Adunque 1' accoVto Re gli died'e
per parere di condurre a Pavia il Corpo di San Colombano, perchè
a quella vifta ^\ commoverebbono gli ufurpatori . Cosi fu fatto, forfè
circa l'anno ptp. o ^ì^o. e quel facro depofito fu efpofto nella Chicfa
di San Michele. Allora (i) Lotharius ban<e indolis pUer^ filìus pradiSli
Regis , quem Alda Regina fua genuit , magnis fehribus urebatur . ^ù Ju-
bente patre ad fupradiStam Eccìefiam in ulnis adduclus efl . Per intercef-
fionc del Santo riacquiftò egli la fanità. Ricuperarono i Monaci an-
cora alcuni de i lor Bmi, ma non già gli occupati dall' indurato Vc-
fcovo di Piacenza. Dal che fi può intendere, che il Re Lottarlo era
tuttavia di tenera età circa quefti tempi. Abbiamo dal fopra allegato
Frodoardo fotto il prefente anno, che i Saraceni abitanti in FralTineio
(^) meatus Alpium occupante atque vicina qu<eque depr^dantur . Fece pa-
rimente fine al corfo di fua vita in queft'anno G««/>wjni; II. Principe
(a) R«n.«-«/- di Salerno (<?), con lafciar fuo Succeftore Gifolfo (no Figliuolo in età
dus snUrni- di foli quattro anni, a cui fu dato per tutore Prilco.
»''• ^- f"- Anno
(i) M* il Re colia fua podeftà n$n potevi cavargleli dalle mani. Impe-
rocché avea timor di coloro^ che Je qualcofa operaie contro il volere di
tjfi^ non ave fé da /offrirne danno nel Regno : perchè fappiamo ^ che fpejf»
fi fono ribellati anco contro di lui .
(i) Lattario giovanetto di buona indole^ figlio del predetto Re, cui partorì
Jlda fua Regina^ era travagliato da fé bri grandi. -fi quale per camatt'
do del padre , fu condotte in braccia alla Chiefa fopr adetta .
(l) occupano le aperture delie ullpi^ e depredano tutto il vidnatt.
Annali d* Italia.
^99
Anno di Cristo dccccxxxiv. Indizione vii.
di Giovanni XI. Papa 4.
di Ugo Re d' Italia 9.
di L o T T A R I o Re d' Italia 4.
SIgebcrto {a) all'Anno pjz. e 1' Annalida SafTone {l>) all'Anno 93 j. £^^ y^j^^
liicconiano un tatto, che forfè è da rif(.rtrc all' Anno polente. Anno 934!
Da che i Principi d'Italia non poterono nmovcre centra del Re Ugo W sigektr-
Rodolfo II. Re di Borgogna.^ né c'era fperanz.a di poter tirare in Italia '"' '" ehm-
jitrigo gloriofo Re di Germania, perch'egii avea troppe faccende in "h) Annali.
cafa propria, e lì sa da Liutprando, che il Re Ugo non ril'parmiava fta saxo
regali per tcnerfelo amico: lì rivollero ad Arnoldo Duca di Baviera e ^- ^- H'ft'r.
di Carintia, facendogli credere, che l'Italia, s'egli veniva con una ^'""'^■
buona Armata, era di facile conquida per l'avvcrlione conceputa da
molti contra del Re Ugo. {<:) Luuprando narra quello avvenimento, (e) LÌMtpr.
ma lenza affegnarnc il tempo fecondo il luo collume. Calò Arnoldo ''*-3-'^-i4»
perla Valle di Trento, che era da quella pane la prima Marca dell'
Italia, e venne a Verona, le cui porte gli furono aperte d^ M'itone
Co«/f della Città, e da Raterio Fefcovo: efli almeno furono creduti de'
principali a chiamarlo in Italia. Non illette colle mani alla cintola il
Re Ugo. rtmmaflato il fuo efercito, lo fpinfe a quella volta. Accad-
de, che ufcito di GulTolcngo un corpo di Bavarctì, s'incontrò con
un'altro d'Italiani, e venuto alle mani rellò talmente disfatto, che
taluno appena coU'uiuto delle g^mbe potè portarne la nuova a gli al-
tri. Ballo quello poco per isbalordire Arnoldo, il quale conoiciuto,
che non era si molle il terreno, come egli s'era fi_,urato, determinò
di tornarfcne in Baviera per rifare ed accrcfcerc i* efercito, e rimet-
tere ad altra ftagione quella imprefa. Pensò ancora di condur leco
Milonc Conte. Ma quelli penetratoli dileguo, rcilo in forfè di quel,
che avea da fare . In Baviera per conto alcuno non voleva andare j
pencololb era il portarfi al Re Ugo. Tuttavia elelTe l'ultimo pani-
lo, e quello gli dovette fervire per giultificarlì , e per cancellare i
fofpetti formati contra di lui. Arnoldo fé ne tornò in Baviera, me-
nando feco il Fratello di Milone, e i di lui foldati prigionieri. Pre-
fentatofi il Re Ugo a Verona, la riebbe lenza difficuua, e latto i^xcn-
àcre i\ Fejcovo Raterio ^ il confinò in una prigion di Pitvia, dove ebbe ,,> _ ,
tempo da poter defcrivere grazioiamcnce 1 laiti deiU tua buona e rea ri!4s u! Epx-
fortuna. Pretende egli in una Lettera (<^) fcritta a Papa Giovami XIJJ. fiat. Tom. i.
che ingiullo folTe il gaftigo, e che il Re Ugo prendelTe preiclto dalie a?"-'''J.
rivoluzioni di Verona per nuocere a lui fecondo la fu^ii^eltion del fuo ^"''""l P'-
Ppz odio ^""'''"'^'-
300 Annali d* Italia.'
E»* Volg. odio. (0 Cepìt me^ dice Ratcrio, retruftt in cuftodUm in quadam Pa-
Anno 934 pj^ turricula; ftin dico fine mea culpa ^ ftd cifra legem ita httc egit ^ (f
fine audientìa . Dicat bete quifque quod vtlet ; temerarìis enim judiciis juxta
/tugufiinum piena funt omnia. Diede rn quclt' Anno il Re Ugo un Di-
plumi in confermazione de i beni poHcduti da i Canonici di Modc-
(a1 Vghtll. na. (<•) Le Note fon qucite: Datum XI l. Kalendas OElobris Anno Do-
•'"f f/*r ^'"''^^ Incarnationis DCCCCXXXJF^. Regni autem Domni Hugonis invi-
'uutmtnf. lHIJìini Regis OSlavo^ {3 Domni Lotharii iter» Regis TertiOy Jndi£Iione
Septima . C^i è adoperata l'Indizione noltra volgare, che cominciat»
nel Gennaio procede per tutto 1' Anno .
Anno di Cristo dccccxxxv. Indizione viii.
di Giovanni XI. Papa j.
di Ugo Re d'Italia io.
di L o T T A R I o Re d* Italia j.
N'
'Onhoio ben potuto chiarirmi, fé quel Bonifazio Conte ^ che noi
_ . vedemmo di fopra all'Anno 914. chiamato in luo aiuto da Ro-
dolfo Re di Borgogna e d'Italia, fofl'e fin d'allora promolTo alla cTi-
gnità di Marchcfe, ed averte in governo il Ducato di Spoleti, e la
iV) ttutpr.^ Marc» di Camerino. Liutprando IcrilTc W, ch'egli (z) nofiro ttmport-
' ** *' ^ ' Camerinorum (^ Spole tinerum ex flit ìt Marchio : il che ci può far dubi-
tare, che molto più tardi a lui forte conferito quell'illuftre governo.
Ne è molto verifimile, che Ugo Re promovertc quello Bonifazio,
che era Cognato del fuddctto Re Rodolfo . Egli è ben fuor di dub-
bio, che in quefti tempi fignorcggiava nelle Marche di Spoleti e dì
Camerino un Teobaldo o fia Tebaldo^ di cui fcrive il medcfimo Liut-
(e) liem prando (0: Teobaldus Heroi quidim ., proximi Regi Higoni affimi ite
ìib. 4. t. 4. conjunSlus ., Camerinorum ^ Spoletinorum Marchio erat (5). Qiicllo Teo-
Cd) idtm baldo e poi chiamato Nipole fuo da erto Re Ugo M . Bolliva
W. 5- (' 1- tuttavia la guerra fra Landolfo Prìncipe di Benevento, e i Greci ,
e fi trovava il primo a mal partito, non so ben dire, fé in quell"
Anno, o pure in alcuno de gli antecedenti. Comunque fu per con-
to del
(i) Mi prefe, mi carcerò in piccola torre di Pavia i non dico fenza mi»
colpa.) ma fuor di legge così operò ^ e jenza afcoltarmi. Dica qui eia-
fcuno quel che vorrà; imperocché di temerarii giudiz}, dice Agqflino^
tutto ì pieno .
(i) a ttcfir» tempo fu Marche fé di Camerino e di Spoleti.
(}) Un certo Eroe Teobaldo., flretti fimo parenti del R* Ugo era Marchtfi
di Cinturino * di Spoleti.
Annali d' Italia; 301
to del tempo, abbiam di certo, che ricorfe Landolfo per aiuto a Ea* Volg.
quello Duca, o fìa Mirchcfc di Spoleti e di Camerino, il quale con *"«• 915-
grandi forze unitofì a lui, e venuto ad un fatto d'armi co i Greci,
loro diede una rotta. Non tennero qucfti da li innanzi la campagna,^
ma attefcro a difenderli nelle Caftella di loro giurifdizione . Liutpran-
do perfona,che fi dilettava forte di tagliare i panni addoflo a gli al-
tri, e di rallegrare i fuoi Lettori con delle galanti, ma forfè non
fcmprc vere avventure) ne conta qui una alquanto ofccna, e le fa
ì ricci colla fua piacevole eloquenza . Cioè che Teobaldo quanti Gre-
ci gli capitavano alle mani, tutti li faceva caftrare, lafciandoli poi
ire in pace , e con ordine di dire al loro Generale , che fapcndo
egli, quanto prcziofe e care cofe foflero alla Corte dell' Imperadorc
di lui padrone gli Eunuchi, gli faceva que' regali; e che fc ne afpct-
tafle molti più andando innanzi . Accadde, che un di ufciti di un Ca-
ftcUo i Greci co i Terrazzani, fecero una zuffa con quei di Tcobal-
do, e ne reftarono molti prigioni. Si preparava la fella fuddetta a
qucfti infelici, quando dal Cartello giunfe alle tende infuriata una gio-
vane donna, Moglie d'uno d'cffi, che prefentatalì a Teobaldo, Tep-
pe COSI ben dire le Tue ragioni, e perorare i Tuoi diritti fopra il cor-
po e le membra del Marito, che moflc a rifo tutta la brigata, e le
riufcì di riaver fano e falvo il fuo uomo. In qual'anno precifamentc
fuccedelTe quefta guerra di Landolfo e di Teobsldo centra de' Greci,,
non fi può chiarire.
Circa quefti tempi", per relazione dèi Dandolo ('a)\ avendo i Co- W p*nim*
macchicfi mcffi in prigione alquanti Veneziani, Pietro Doge di Vene- '*" '« cA''»-
zia fpedi contra di loro un'Armata, che prcfa la Città la diede alle "^'r^^'i^lu
fiamme, uccife molti di que' Cittadini, e condufTe il rimanente a Ve-
nezia. Furono qucfti poi rilafciati con promcfla di eftcre da li innanzi
fudditi della Repubblica Veneta . A quefti tempi ancora dovrebbe ap-
partenere la venuta in Italia di Mànafr jlrcivefcovo di Arles, di cui
parla Liu:prando (à) . Qutfto ambiziofo Prelaro, non contento del gra- (1*^ LÌHtpri
do e gregge luo, ficcome parente del Re Ugo,, venne a pcfcar mag- '**" •♦■ ** 3»
gicri grandezze in Italia. Il Re, che per politica amava di efaltare i
luoi parenti e nazionali, gli alTegnò le rendite delle Chiefe di Vero-
na, Trento, e Mantova, e il fece anche Màrchefe di Trento con if-
candalo di tutti i Fedeli. Avendo, ficcome dicemmo, ripigliata fona
i> Saraceni abitanti in Fraflineto, può eflerc che in queft'anno awe-
niffc ciò, che narra il Tuddetto Liutprando (0. Ciocche alcune bri- (e) ihidtm
gate di quc'mafnadieri calarono fino ad Aqui nel Monferrato; ma rau- **/•*♦
natili i Criiliani di quelle contrade, con tal bravura diedero loro ad-
doflo, che ne pur' uno ne fcnmpò dalle loro fpade. In Genova fi vi*
de Icatur.rc una fontana coli' acque di color di fangue. Fu creduto
(angue ciò, che vcnlìmilmi-nte fu un'accidente naturale ; e prcfo per-
ciò cumc un prclagio di quaUhe calamità. Ne maggiore in fatti po-
teva avvenire a quel Popolo ; perciocché nell'anno ftcflo venuti dall'
Affrica colia loro Armata i Mori, entrarono in quella Gi:ià all'im*
prov-
302, Annali d* Italia.
Era Volg. provvifo, e tagliarono a pezzi tutti i Cittadini, con riferbar folamen»
Anno 93J. te le Donne e i Fanciulli, che furono condotti fchiavi in Aifrica in-
fiemc col bottino di tutte le Chiete e cafc di Genova. Pietro Biblio-
tecario, Martin Polacco, e il Bslluacenfe, ferivano accaduta cosi fu-
ncfta difgrazia nell'anno I. di Giovanni XI. Papa, cioè nell'anno pji.
Non fo qual fede meritino fimili Scrittori. Liurprando di gran lunga
pili antico di loro, la mette più tardi. Leggell nelle mie Antichità
{t)jtntìqui- Italiane (.") un bellifllmo Placito, che ci fa incendere, che il Re Ugo
$«t. itAli- avea fabbricato un Palazzo nuovo in Pavia, dove anche dimorava nel
far. Dijftrt. ^] jg jj Settembre de! prefente anno. Il Tuo principio é quello. Dum
•3'* in Dei nomine Civitate Papia in Palacium noviter adificatum ad Dom uvt
Ughoitem glorioftjjìmum Rex in Camimta dormitorii ipfius Palacii^ ubi ipfe
Domnus Ugo, Q Lotherio Filio ejus gloriBfiJJimi Rcges prteejfent, in eorttm
frafentia Enejaribo Comes Palatii i3c. In vece di Enefaribo^ che fu mal
copiato, fi dee fcrivcre ejfet Sarilo, ciò riconolbcndolì dalle fottofcri-
zioni, dove è Sarilo Comes Palatit. Fu fcritto quel Documento, che
ne conticn de gli altri , Jtmo Regni Domni Hugom i^ Lothario Ulto ejus
grada Dei Reges , Deo propitio Domni Hugoni Decimo , Lotharii vero ^in-
Ho, Xlf^. Kalendas O&ubris, IndiSlione Nona-, cioè nell'anno prelcnte.
(M Ctmp't Vien parimente rapportato dal Campi (^) un'altro Privilegio da cfTo
jpr.difU- Re conceduto alla Bjdia di ToUa fui Piacentino, dato f^J//. kalendas
HBi.a T. I. Januarii, anno Dominici Incarnationis DCCCCXXXf^I. Djmaorum au-
tem piijffìmorum Regum, Hugonis videlicet X. Lotharii vero V. lndt£ìione
ostava. JÉlum Papi^. Era in ufo prcflb di molti il dar principio all'
anno nuovo nel Natale del Signorej pero quello anno i)j6." fecondo
noi fu il P5f. Ma non fo già intendere, come ivi unì' Indizione Olia-
va, che dovca camminare lino al fine dell'anno, quando s'è nel pre-
cedente documento veduto, che in Pavia (Iella V Indizione Nona aveva
avuto principio nel Settembre. Bilogncrcbbc in tali occafioni aver fot-
to gli occhi le Carte pecore originali, per poterle meglio cfaminare.
Trovandofi poi nel fuddetto Placito, tenuto in Pavia, prefente yln-
fcbarius Marchio quondam yidalberti, idemijue Marchionis Filiu, ^\ può
(ci t««/- credere 'che il Re Ugo, come fcrive Liutprando (0, quia Theobatdus
frana, l. j. j[;fay(fji0 ( qj Spolcti) hominem exueraì , Spoletinorum ac Camerinorum Mar-
**'*^' ^* chionem V ivciVc già coilituito. Egli era Fratello di Berengario Alar-
cbefe d' ìv rei, eò uomo di grande ardire . Ne avea paura il Re Ugo,
e però il mandò al g^ovcrno di Spoleti e di Camerino, per tenerlo lon-
tano da sé.
Anno
Annali
Italia.
303
Anno di Cristo dccccxxxvi. Indizione ix.
di Leone VII. Papa i.
di Ugo Re d'Italia 11.
di L o T T A R I o Re d' Italia 6.
Glunfe al fine de' Tuoi giorni in queft'anno Papa Giovanni XI. e fc E»* Volg.
mancaflc di morte naturale, o in altra guifa, non ne abbiamo lu- A"*"* 936.
me alcuno nella Storia. Ecco ciò, che di lui lafciò fcritto Frodoardo /-,) j-^.^^^^^.
Scrittore di quelli tempi W . dm de Rt-
man. ttnti-
Nato Patricia (di Marozia) bine cedunt pia jura Johdnni^ ^'"^'
Undecimus Petri hoc qui nomine Sede ìevatur.
Fi vacuus , fplendore carens , modo [aera minifirans ,
■ Fratre a Patricia Juris moder amine rapto^
^i Matrem iAceflam., rerum fajìigia moecho (al Re Ugo)^
Tradere conantem , Decimum fub claufìfa Johannem
^la; dederat ^ clauftro vigili (^ culiode fubegit .
Artoldus nolìer fub quo [aera Pallia fumit .
Papaque obli, mmen ^eminum (quintum) fere nadlus in annnm .
Cioè per atteftatò di Frodoardo, a qtiefto sfortunato Pontefice fu ufur-
pata tutta la Signoria temporale di Roma. E febben dice quefto Scrit-
tore, modo f aera mlniftram in vece di tantummodo, quafiché Alberico
Patrizio fuo Fratello fi contentafie ch'egli attendcfTe a dir Me{ra,ea
regolar lo Spirituale della Chitfa: pure giufto motivo ci e di crede-
re, che l'ufurpatcre Alberico volefTe anche far da Papa, con obbli- "*
gare il Fratello a fare quel folo, che a lui piaceva. Non vituperio,,
ma difgrazia fu quefta della fama Sede Romana, tiranneggiata allora
da'fuoi propri Cittadini. Abbiamo dal medefimo Frodoardo (5) fotto
aucft'anno, che Johanne Papa fratre librici defunSìo ^ Leo quidam Dei
fervus Roma Papa conftituitur . «Qiielte parole congiunte con altre ri-
fleffioni fatte dal Padre Mabillone CO intorno a i Brevi di quefto Pon-
tefice, zelantiiTìmo, perchè fi rimettefTe in piedi la troppo (caduta Di-
fciplina Monaftica, hanno fomminiftrato qualche fondamento di cre-
dere, ch'egli foflc Monaco. Ma fé tale non fu, certo fu uomo di ra-
ra probità, e che difficilmente acconfentì alla fua. elezione, appunto
promofTo a quefto fublimc grado da Alberico Principe di Roma, per-
che fi fapeva, ch'egli non curava punto le pompe del Secolo, e pen-
sava folo alle cofe di Dio; il che era appunto ciò, che Alberico dc-
fiderava. Frodoardo, che fini di feri vere il fuo Poemetto dc'ilomani
Pontefici, vivente elfo Papa Leone, così ne parla:
(b) Idem in
Chr. T. II.
Rer. Frane,
Du-chisne .
(e) Mahiil,
Annai. £t~ ■
nediéiitt.
lib. 43.
Septi'
•\
304 Annai.1 d'Itai^ia.
Eka Vclg.
Anno 936. SeptitHus exfurgit Leo ^ me tamen ifia volutans^
Nec curans apices Mundi ^ nec celfa requirens ,
Sola Dei qua funt ^ alacri fub peìlore volvens y
Culminaque evifans, dignufque nitore probatur
JRegminis eximii^ Petrique in Sedi loctttur .
Ac geminans dono cumulatum muneris almi
Pergere latantem ampkxu dimifit honoro .
^em Pater omnipotens alacrem cultuque venufium
^ttoUat , fervetque diu .'----- -
'Se Leone folTc (lato Monaco, non avrebbe probabilmente taclut»
quella fua qualità Frodoardo Monaco . Uno Strumento di Leone Ab-
(t) j4nu<jm. bate dì Subiaco fi legge nelle mie Antichità Italiane (<•), fcritto Anne
^rt"ìS Domino propitio Pontificatus Domni Léonis fummi Pontificis^ (^ univerfa-
lis Sexti (dovrebbe dire Septimi) Papa /. Indizione FUI. cioè ncll'
Anno prcfente. Da che Roma ebbe la confolazione di veder nella Se-
dia di S. Pietro collocato un sì degno perfonaggio, tardò poco a
provar de i graviffimi affanni per l'afTedio, che Ai nuovo ne intra-
prefe il Re Ugo, Tempre inviperito contra de' Romani, e del loro
Principe, a cagion dell' infulto a lui fatto nell'Anno 95 1. e fcmprc
vogliofo del dominio di quell' Augufta Città. Ecco ciò, che ne fcrive
(b)rrodo4r- "'^^'^ '^^ Cronica il fuddctto Frodoardo (b): Hugo Italia Rex Rontam
im in Chr. *tifus capere , afflilo fuo exercitu fame , {jf equoruth interitn , pa8a tandem
face cum Albrico , dans ei Filiam fuam conjugem , ab ohfiditne defiflit . (*)
E' da credere, che Alberico, veggendofi venir h piena addolTo, a-
vcfle fpogliato di grani e di foraggio la campagna: dal che nacque
la penuria dell' efercito d'Ugo. Ad intavolar qucfta pace non poco
fi adoperò Odone Abbate Tanto e celebre del Moniftero di Giugni, che
rifplendeva allora dapertutto per la riforma del Monachismo felice-
mente in cflb introdotta. Era egli atniciflìmo del Re Ugo, e però
ili chiamato a Roma dal buon Papa, «ì perché trattafle d'accordo,
e sì ancora perchè rimcttcfTc l'oiTervanta Monallica, e il buon ordine
, nel Moniftero di S. Paolo di Roma. Giovanni Monaco C'^), e Difcc-
Suu^Y polo <i' ^^^ Santo Odone nella di lui Vita cosi fcrive : Sub idem tem-
MintJid. pus Itaìiant miffi fumus a Leone fummo Pontijice , ut pacis legatione fun-
in yit. s. o- geremur inter Hugonem Ltn^ohardorum Regem , (^ Jlbericum Romana Ur-
4*niiLx. ^,j Principem. Più fotto aggiugne: Dum Romuleam Urbem ob inimici-
tiam Alberici jam fati Principis pradiSlus Hugo Rex obfidcret , cxpit ille
( Odo ) intra extrague (lif<^uirert ^ j>acij concordia^ue monita inter utrof-
que
(•* ) Ugo Re d" Itali» ejfendoft sforzati di prender Roma , ttrmntatt il
fuo efercito dalla fame^ e morte de" cavalli ^ fatta finalmente In pace
con Alberico y dandogli per moglie una fua Figliuola, lafcia ftare l" af-
I fedio .
Annali d' Italia. 305*
fue dijfemìnare ^ qu»tÌHus pojfet furerem pradi&i Regis fedare^ fff prtedi- Era Votg.
Efam Urbem tueri a tuHta obfidione . Ma forfc non è certo, che in que!l' Anno 93Ó.
Anno Sane' Odone fofle chiamato da Papa Leone. Liutprando CO, che {i) L'm-
non parla, fé non d'un afTcdio di Roma, fatto circa quelli tempi dal p'-^nd. «. 4.
Re Ugo, fcrivc che fpcrando egli di far cadere nella rete co'ic fue '"!'• '•
furberie Alberico, gli propofe di dargli in Moglie yllda fua Figliuo-
la, e di tenerlo da li innanzi in luogo di Figlio. Ma Alberico, che
fapeva anch' egli il fatto fuo, acconfcnti alle Nozze, e prclc Alda per
Moglie, ma non lafciò mai mettere piede in Roma ad eflb Re L'go,
ne mai fi fidò, finché vifTc, di lui. Tuttavia (aggiugne Liutprando)
farebbe riufcito al Re Ugo di far cadere nella tagliuola il Genero, ic
non foffcro ftati tanti Nobili e foldati, che per paura del Re Ugo
fcappavano a Roma, ed ivi ben accolti ed onorati da Alberico, ii te-
nevano faldo in non volere ne confidenza ne pace con lui .
Un'altra più fonerà ne fece m quell'Anno il Re Ugo, Ve-
demmo coftituiro Duca di Tofcana per via d'una iniquità Bofone^ Fra-
tello del mcdefimo Re. ATeva egli per Moglie JVilla^ Donna nobile
di Borgogna, avidiflìraa di accumular danaro o per diritto o per ro-
vefcio. Per paura di lei s'erano ridotte le nobili Donne di Tofcana a
dismettere tutti i loro ornamenti, cfTendo pericolofo il portarne. Nef-
fun mafchio, quattro femmine bensì aveva cJTa partorito al Marito,
una delle quali Willa^ anch' effa di nome fu maritata con Berengario
Figliuolo di Adalberto Murchefe d'Ivrea, cioè con quello Itcflo, che
vedremo a fuo tempo Re d' Italia. Per quanto ne fcrive Liutprando (6), (b) id. U,
pervenne all'orecchio del Re Ugo, che Bofone ad iftigazion della caf. 5.
Moglie macchinava contra di lui delle novità. Chi fi nondimeno, che
quella volpe non fingeflc ancor quelli delitti nel Fratello, per far
palTarc il Ducato della Tofcana in un fuo proprio Figliuolo, ficcomc
infatti avvenne? Liutprando poi volea male a JViila . Studiò pertan-
to, e trovò la maniera d'imprigionar Bofone > io fpoglio anche di
tutte quante le ricchezze fuej ed ordinò, che IVilla fua Moglie, co-
me ormine de' falli del marito, fofle ricondotta in Borgogna. Sopra
tutto faceva il Re l'amore ad un pendone alfai lungo e largo, tutto
gioiellato, che Bofone foleva portare. Quello non fi trovò fra lo fpo-
glio di lui. Ciò intefo dal Re, diede ordine, che fi ufafle ogni mag-
gior diligenza per rinvenirlo} e fé non compariva, che fi cercalfe an-
che fotto i panni di Willa. In fatti ofTcrvato, che pendeva una fib-
bia di fotto le natiche di Willa affifa lui cavallo, una delle guardie
con galanteria le fece partorire il pendone. Liutprando umor buffone
mette in bocca di quella guardia delle piacevoli parole intorno a quella
fcoperta. Dopo la caduta di Bofone, di cui non lappiamo cola divc-
nifle, fu dato dal Re Ugo il Ducato di Tofcana ad Ubato Figliuolo
fuo ballardo, a lui partorito da Waldclmonda una delle lue concubi-
ne, giacché quello piillimo Re a gli altri fuoi vizj univa ancoi quello
di mantenerne molte alla Turchelca. Ai Placito tenuto in Pavia ncil'
Anno precedente, e da rac accennato di fopra, oltre ad Azzoae rino-
Tom. y. Q^q mato
3o5 Annali d' Italia.
Eh* Volg. mato Vefcovo di Vercelli, e a B*terico Vcfcovo d'Ivrea, intervenne
Anmo 936. ancora Ubtrtus Illuftris Marchio^ £5* Filio idem Domni Ugtni fiijfìmi Re-
gis . Sicché egli portava già il titolo di Marchefe^ e dovea governar
qualche Marca. E fc non ci fofle l'autorità di Franccfco Maria Fio-
(a^ Fiortn- rentini, (") che ci afficura, trovarli in una Carta Lucchefe tutcaviii
un. Mtmor. Bofone Duca in Tofcana nel dì fei di Luglio del 9^6. fi farebbe potuto
it Matildt. fofpcttare, che nel precedente Anno foffc accaduta la disgrazia di Bo-
fone, e divenuto Duca o fia Marchefe di Tofcana Uberto. Ma ab-
(bl Fr$Joar- biimo qui concorde anche Frodoardo W , che folto queft' Anno fcri-
dut in chr. yc : (*) Hugo Rex repertis quibufdam Fratris fui Bofonis cantra fé , UT
FERtUR., inftdiis, eunidem Fralrem fuum dolo capit ^ atque in cu/lodi*
mittit . Sul principio di Luglio dell'Anno prefente mancò di vita Ar-
rigo Re di Germania, Principe per le fue molte Viitìi, e per varie
fcjjnalate vittorie gloriofo nella Storia, che ebbe per Succeflore in quel
Regno un Figliuolo più gloriofo del Padre, cioè Ottone il Grande^ ài
cui avremo non poco da favellare nel progrcffò di quelli Annali. Fra
fcì chronìc ^* Carte del Moniflero Volturnenfe (0 una fé ne legge, fcritta Re-
VuliurZ'nf.' gnante Domno Ugo Rex grafia Dei in Italia in Anno XI. fcf Lotharius
P II. T. I. Rex filius ejus inftmul cim eo in /Inno V. £5? •vtgefimo die Menfe Julii per
Ktr. Italie. 2ndi£ìionem Nonam . AElum in Mar fi . Erano i Marli nel Ducato di Spo-
Icii, e però quivi fi contavano gli Anni del Re d'Italia. Nel pre-
fente Anno fu fcritta quella Carta, ma i Copi (li han guade alquanto
le Note, cioè s'ha da icrivcre in Anno F. Lothario^ cffendo certo,
che Lottarlo prima del Mefc di Luglio dell' Ann»> pji. avca confe-
guita la Dignità Regale.
Anno di Cristo dccccxxxvii. Indizione x»
di Leone VII. Papa 2.
di Ugo Re dMtalia ii.
di L o T T A R I o Re d' Italia 7.
FU qiteft*anno funeftidìmo alla Campania, perciocché fecondo l'at-
teftaio di Leone Ollicnfe C<^), Indizione Decimuy venientes inuume-
"oftiinftt rahiles Hungari fuper Capuam^ omnia in circuitu ipfius depredati funt .
hchr.n. Similiter etiam Beneventi fecere, ufque Samum y Nolam difcurrentes (^
i. i-(*P- 55- devalantes omnia; cun^amque Liburiam peragrantes,- iterum Capuam re-
vcrfi per duadecim dies in Campo Galliano commorati funt . (*) Fecero pri-
gio-
(*) Ugo Re fcoperte alcune infidie del fuo Fratello Boftne contro di /?,
come dice fi., circonviene V ifteffo Fr atei!» fuo., e lo manda in prigione.
(*) V Indizione Decima venendo innumerabili Ungheri fopra Capua., depre-
darono tutta aW intorno . Il fimile fecero anche a Benevento , fino a Sarn»
t Nola [correndo e guadando tutto; e tutta la Lihuria girando ^ di nuo-
vo ritornati a Capua per iodici giorni fi trattennero nel Campo Galliano .
Annali d' Italia. 307
gioni molti de gli uomini fuddici del Moniftero di Monte Cafino, per Era Volg,
rifcattare i quali convenne a i Monaci d'impiegar moki lacri arredi e Anno 937.
vafi d'argento della lor Chiefa. Gonfj que' Barbari dal non trovare op-
polìzione alcuna alle loro rapine, fi avanzarono entro il paete de' Mar-
fi, commettendo anch'ivi incendj e taccheggi. Ma i Marfi uniti co j
Peligni gli afpettarono in agaato ad un fico, e piombando loro addofTo,
quafi tutti li mifero a fil di Ipada con levar loro tutto il copiolìffimo
bottino dianzi fatto. Pochi di que' mafnadicri ebbero la fortuna di i'ot-
trarfi alle loro fpade, e di tornarfcne al loro paefe. Lupo Protofpata
W mette quella irruzione de gli Ungheri all'anno precedente pjó. Se W ^««^'"
Più a lui, che all'Oitienfe s'abbia a credere, non laprei dirlo. V'ero ,^cWk#
e, che da Frodardo, da Witichindo, e da alcuni altri Scrittori fi fa,
che in quello mcdcfimo anno un nuvolo d' Ungheri, paflati per la Ba-
viera, diedero un terribil guaito all'Alfazia, e a tutto il Regno del-
la Lorena con arrivar fino all'Oceano. Ed Ermanno Contratto fcri-
ve W, che Jnna Domimele Incarnatioitis DCCCCXXXFJl. Ungari Fran- Q^'^^trmaH-.
ciam , y ÀlemAmiam , 6? Galiiam ufque ad Oceanum , Burgundiamque de- ""^^ ^^"chr
vajiantes, per Italiani rtdierunt . (*) Ma non e' è apparenza alcuna, che ti\n,n.
gli Ungheri guallatori delle Provincie oltramontane venilTero fino a Ctn'if.
Capua con un giro sì lungo. Quei paflando per l'Italia le ne torna-
rono fani e falvi al lor paefe: laddove gli altri, che faccheggiarono la
Campania e Benevento, lafciarono per la maggior parte la vita in quel-
le contrade . Però diverfe dovettero eifere le brigate de gli uni e de
gli altri. Lafcerò, ch'altri decida, fc a quell'anno, o pure al prece-
dente appartenga un Giudicato di Capua, riferito nella Cronica del
Moniftero Volturnenfe (OjC (ermo Tige/tmo feptimo Anni Imperii Do- (e) chrtnic.
mni Conjìantini Imperattris ^ ^ XXXFl. Anno Principatus Dumni Lan- VnlturKtnf.
dulfi gloriofi Principisi (^ XXf^Jl. Anno Principatus Domni Atenulfi exi- ^- ^^'^'/'
mii Principisi Menfe SeptemMs, Indiclione X. Ne fo io menzione, af- "^' " "'
finche da gli anni di Cofiantino FUI. Imperador de' Greci, regillrati
ne' documenti di Capua, fi nconofca, che doveva cflcre ri (labilità la
pace fra la Corte Imperiale di Collantinopoli, e i Principi di Bcneven- ,,< ,
to e Capua, cioè di Landolfo ed Atenoìfo . Arrivò in quell'anno al fine ìnchronico'.
dc'fuoi giorni Rodolfo il. Re di Borgogna, quel medefimo, che era (e^ Conù-
ilato Re d'Italia, attellandolo Frodoardo {d) ^ il Continuatore di Re- »«•«'" «'«-
ginonc (0) Ermanno Contratto (/), ed altri. Lafciò dopo di sé Cor- ■^J"^"" ^,
rado fuo P'igliuolo, che gli fuccedette nel Regno, t Adelaide Figliuo- n-ls c»n'tra-
la, di cui parleremo all'anno feguente . Preflb il Padre Tatti {g) ab- tlm m Chr,
biamo un Privilegio conceduto nella Città di Como da i Re Lgo e >a; ^""
Lattari» ad Azxone Fefcoxo dix quella Città, in cui comparifcono que- "f^^^l'cfml
Ile Note Cronologiche. Datum XFH. kalendas Juiii anno Dominici j,„ u
Qj\2. In-
(*) V anno deW Incarnazione del Signore 5137. gli Ungheri devaflundo la,
Francia e /' Alemagn.i e la Gallia fino air Oceano ^ e la Borgogna , ri-
tornarono per /' Italia .
3o8 Annali d' Italia.
Era Volg. IncarmtioHÌs DCCCCXXXF'n. Domni Hugonìs piifftmi Regis XI. Lo-
Anno 937. thani vera Fiìii ejus item Regis ni. Indizione X. j45lum Cumis Civitale\^
Qiiedo Documento, diverfamciite dall'allegato nell'anno precedente,
ci fa riconofccrc già creato Re il giovine Lottarlo nel di if. di Giu-
gno dell'anno pji. Secondo me, in quel della Cronica di Volturno,
{i)chr»nu. g non in qucfto, v'ha dell'errore. Abbiamo dalla Cronica Arabica (a) ,^
p!^'^ii!''t I '•^^ continuavano in Sicilia le difTcnfioni e fedizioni fra i Criftiani e
Ker. uùlii. Mori. Quivi è notato, che nel prefente,o pur nel fufTcguente anno,
il Popolo di Gcrgenti fi rivoltò contra di Salem Generale del Re dell'
Affrica in quell'lfola. Adunò quelli un'Armata, e pafso ad alTcdiare
Oùa. Colà ancora accorfero con tutte le loro forze gli Agrigentini,
e mifero in rotta il nemico efercitoj e di là palTarono fin folto Paler-
mo con dare a quella Città varj affalti . Ma ufciti i Mori co i Paler-
mitani, comandati dal Generale Salem, sbaragliarono gli aflcdianti, e
buon prò a chi ebbe migliori gambe . Era in quelli tempi Confole e
Duca di Napoli Giovanni. Da un'altra Cronica Arabica di Abulphe-
(b) llìdtm. dà {b) fi ricava che nell'anno 9^6. Amiras Sicilia., qui dicitur Salem y
multis molefliis ^ injuriis vexavit Siculos , ita ut /ìgrigentini coafìi ftnt <?*-
fellere milites Regis . Tum Rex Afriche mìfit exercitum , circumfeditque
Civitatem . Agrigentini vero petierunt [uccurfum ab Imperatore Conjìanù-
wopolis , qui Jiatim eis allegavit pritfidium . Perduravit adhuc obfidio uf-
qut ad Annum jzp. jEgira {Chri(ìi vero ^Jip.) . Credefi, che in quell'
anno ad Ilduino Arcivefcovo di Milano defunto fucccdefl'e Arderico., Ca-
(ci Jrndf. nonico Milanefe. Arnolfo Storico racconta ('), che deliderando il Re
nifi. Mi- Ugo di mettere in quella Sedia un fuo Figliuolo (creduto da me quel
dtoÌAntnf. <i'eobaldo., di cui fa menzione Liutprando) ne potendo per la di lui po-
««r! lùlìi. ^^ ^f* ottener l'intento, fece eleggere Arcivefcovo quello Arderico,
uomo vecchio, per ifperanza, che tardaflc poco ad ufcire di vita. Scor-
gendo poi, ch'egli non avca gran fretta d'imprendere quel viaggio,
Jecc in una Dieta di Pavia attaccar lite da i fuoi coi Milanefi, per le-
var dal Mondo con quella frode 1' Arcivefcovo. Ma .Arderico ebbe la
fortuna di falvarfi . Reflaronvi nondimeno morti novanta nobili Mila^
nefi; e il Re Ugo dipoi per penitenza diede alla Chicfa di Milano la
Badia di Nonantola pofta fui Modcnefe, quiH propter nonaginta fiiijtirii
Curtes fic vocata perhibetur . Quello fi può credere un tcfluto di fole,
mifchiato di qualche verità. Indubitata cofa è, che la ricchiflìma Ba-
dia di Nonantola fu formata e raagnificamcnic dotata due Secoli pri-
ma di quello.
Ann»
Annali d' Italia. 309
Anno di Cristo dccccxxxviii. Indizione xi.
di Leone VII. Papa 5.
di Ugo Re d'Italia 13.
di Lottar! o Re d' Italia 8 .
DO pò la morte di Rodolfo IT. Re di Borgogna, il Ri Ugo intavo- E** Volg.
lo un trattato di Nozze col Re Corrado di lui Succcflore, e lo '"*" 93»-
eonchiufe nell'anno prefente, fc crediamo al Padre Mabillone (4) cai J^],^^'*'^'*
Padre Pagi (^) . Cioè eflcndo egli Vedovo per la morte della Regina ,,*"^,^,„.
jilda Tua Moglie, e riguardato per infuflìftente e nullo il fuo Matri- ^4. f,unc '
monio con Marozia Patrizia Romana,, egli prefe per Moglie Berta (t) Annum.
Vedova del fuddctto Re Rodolfo . Stabili ancora il Matrimonio del W ^^X'j*^'
Re Lottarlo fuo Figliuolo con Adelaide Figliuola del medcfimo Ro- ^aro""^ '
dolfo, Donna, che per la fua fantità e per le Tue avventure divenne (e) LiHt^r.
poi cclcbratifliìma nelle Storie. Di che età fofle allora quefta Regal lib.^. e. 6.
Fanciulla, allorché andò a marito, l'abbiamo dalla vita di lei, fcritta
da Santo Odilone Ahbate di Giugni: {d) ^um adhuc ejfet ., die' egli-, (d) Vita s.
juvencula^ £5? fextumdecimum atatii fu* ageret Annum .^ Beo donante ^ ade- -^àt^^hiiis^
fta eft Regale matrintoniufK , junSa fcilicet Regi Lottar io ^ Hugonis ditif- j"^
cr
ftmi Regis Italici Filio . (*) La ragione, per cui i fuddetti Scrittori giù* surium ad
dicarono appartenere a queft'anno il matrimonio di Adelaide, è fon- ditm 16.
data fuUo Strumento Dotale, che tuttavia fi conferva in Pavia nell' Ar- Di">»bns.
chivio dell' infigne Monìllero di S. Salvatore, e fii dato alla luce dal (j^^ Cariar.
Margarino (e) . Da eflo pare,, che tanto il Re Ugo, quanto il Re Lot- in Bull. On-
tario fi foflero portati id Borgogna per ultimar quelle nozze. Fu fcrit- fintnf.T.ii.
to il Diploma Pridie Idus Decembris Anno Dominici Incarnationis c»nfin. 4f.
DCCCCXXXVIII. Regni vero Domni Hugonis XII. Filii ejus Lotharii
item Regis FU. Indizione XI: AHum in Curte , qua Columbaris dicitur .
Ma quelle Note tutte indicano l'anno 937. eflcndo certilììmo, che
nel di 12. di Dicembre d'eflb anno corrtwi Vanno XII. di Ugo, e il
FU. di Lottario. l^' Indizione XII. doveva aver avuto principio nel
Settembre d'eflb anno. Però qui o è fallato l'anno, o eflb è l'anno
Pifano, e quel 9j8. fecondo me ha da eflcre il noftro p?7. Se poi
quelli foflero gli Sponfali folamente, o pure l'effettivo Matrimonio i-
nc parleremo all' anno pfo. Certo è, che quivi Lottario dona ad Ade-
laide cinque Corti, fra le quali fon riguardevoli quella di Marengo ., e
l'altra di Ohnna, oltre ancora a tre Badie, fecondo i cofl:umi corrot-
ti d'allora. La dote tutta,, a lei coftituita da eflb Lottario, afcendc
a 4f8o.
(*) EJfendo pemuche giovanetta, ed avendo anni fedici., per dono celefle ot^
tenne il Matrimonio Regale ,. unita dee al Rt Lottario Figlio di Ugo ric-
thiffime Re d'Italia.
Era Volg
Anno 938
(t) Chron't-
t»n Novali-
titnft P. Il,
Ttm. II.
Utr, ltdli(.
(b) Chrottì-
un Arabie.
P. 11. T». 1.
titr, Juiit.
(e) Mulla-
rÌHm Cafi-
uenfe T. 11.
Ccajtiiul.
48.
STO Annali d' Italia.
a 4f8o. Manfi di terra: dono veramente da Re, Ce non v'entrafTero
anche i Beni di Chiefa. Aggiugne Liutprando, che il Re Ugo per-
duto dietro alle concubine, non folamente mancò dell'amor maritale
verfo la nuòva fua moglie Berta, ma in tutte le maniere moilrò di
averla in abbominazione . E che nella mandra d'efle Tue concubine fu
fpcxialmentc diftinta dalla di lui parzialità Bczola, di viliffima nazione
Sueva, che gli partorì non folamente £ofone^ creato Vefcovo di Pia-
>cenza dopo la morte di Guido nell'anno P40. ma anche Berta marita-
ta poi a Romano juniore Imperador Greco. In oltre amò forte Roza,
Figliuola di quel medcfimo Gualberto, a cui egli avea fatto tagliare
il capo, la quale gli partorì una belliiTima Figliuola j e finalmente Ste-
fania Romana, da cui ebbe un Figliuolo Tcobaldo, fatto dipoi Arci-
diacono della Chiefa Milanefe. Era Ugo si fcreditato prcfTo d'ognu-
no per quelta fua sfrenata patentiflìma difoncllà, che il Monaco Au-
tore della Cronica della Novalefa (a) lafciò correre una fcandaiofa di-
ceria, che con tutta l'infame vita di quello Re non dee meritar fede
preffb gli affennati Lettori. Dopo aver' egli detto, che Ugo era uomo
di eltrema alluzia e malizia, e che teneva fpie per tutte le Città per
indagar chi parlava male di lui; il che tal timore fparfe in tutti, (i)
. «/ minime auderent palam loqui de eo , fed more fcurrarum per calamts fof-
fos ad invicem loquentes^ fic infidias parabant et: feguita poi a dire, che
Ugo ebbe un Figliuolo appellato Lattario., al quale, giunto che fu al-
la convenevole età, diede Moglie . (z) IJìe namque obtemperans monìtis Pa-
tris , Conjugem accepit . Pater mero pejì dotem fuccenfus face luxuria , Nurum
vi fiat , antequam ad Filii pei'veniat thaìamum . O nefas ! 0 libido indomi-
ta! t^c^ Continuò in quell'anno la guerra fra i Siciliani rivoltati, e i
Saraceni dominanti in queir Ifola. (^) Sulle prime recarono in un fat-
to d'armi vincitori i Siciliani, fconfitti pofcia in un'altro . Venne dall'
AflFiica un nuovo Generale de' Mori con un copiofo efcrcito a Paler-
mo, e comincio a fmaniellar le mura e le porte di quella Città j la
qual novità fu cagione, che quei di Gcrgenti fi ribellarono. Lcggefi
nel Boilaiio Cafinenle (') un Diploma di Ugo e Lottario, dato in fa-
vore del Moniftero d.ib Sante Flora e Lucilia d'Arezzo, Pridie Ka-
lendas Junii^ Jnm Dominice Incarnationis DCCCCXXXIX. Regni Do-
mni Hugonis Anno XII. Filii ejus Lotharii Regis VII. Indizione XI. Cor-
rifponde all' anno prefente V Indizione XI. Per confeguente l'anno 959,
dee effere fecondo l'Era Pifana, cioè a dire il nollro pj8. Ma che nel
dì }i. di Maggio d'cflb anno p^S. corrcfTe l'anno XIL di Ugo, e
il VII. di Loicario, noi fo credere. Forfè qu:\ Diploma è dell'anno
5)57. Anno
(i) età non ardivano pubblicamente parlare di lui,, ma a guifa di buffoni
per mezzo di canne [cavate parlando affìeme , così gli tendevano infidie .
(z) Imperocché cedefto obbediente agli avvifi del Padre., prej'e Moglie. Il
Padre poi dopo la dote., accefo dalla face della Luffuria., corrompe la
Nuora., prima che arrivi al talamo del Figlio. O fcekr aggine J » libidi-
ne if renata.' (^c.
Annali d* Italia. 311
Anno di Cristo dccccxxxix. Indizione xii.
di Stefano Vili. Papa i.
di Ugo Re d'Italia 14.
di L o T T A R 1 o Re d* Italia 9.
PRctcndc il Padre Mabillone (<») che rinovandofi di mano in mano Er* Volf.
le gare fra il Re UgOy ed Alberico Principe di Roma foflc di nuovo Anwo 939,
chiamato a Roma in queft' Anno SinCOdone Abbate di Giugni, per [*^.^;^''jjjj-
aggiuftar le differenze fra qucfti due emuli guerrcggiantì . Ne parla ^"/ 'j,„,j'
veramente la di lui Vita,, e fi vede, che quel Santo Abbate andò a /<i, 44.», 3.
Pavia; e fu alloggiato nel Mbniftero di San Pietro in Casio aureo.
Ma non è ben chiaro il tempo dc'fuoi viaggi a Roma. Fra gli. altri
graviflirai difordini di quello infelice Secolo, affai confidcrabile fu
quello della non folo fnervata,. ma abbattuta difciplina Monadica nella
maggior parte de* Moni (Verj d' Italia, per colpa fpezialmentc de i Re,
che o vendevano le Badie a gli ambiziofi e fimoniaci Monaci, o le
concedevano in Commenda alle Regine, a i Vefcovì, ed anche a i Se-
colari in ricompenfa de i loro fervigj . Spezialmente andò per quefto'
in malora il nobiliffimo Moniftcro di Farfa, pollo nella Sabina. Gre-
gorio Monaco, Autore della Cronica Fàrfenie (^), attcfta, che quer(l>) chnai'
lacro Luogo era falito si alto tanto nello fpirituale, che nel tempo- "» Farftn-
rale,(*) ut in loto Regno Italico non inveniretur Jimile huic Monafterio , J^^^'"'- ^^'
nifi quod vocaiur Nonantul^y cioè i\ Nnnantulano porto nel Contado di g,r. /»«/..
Modena, che patì anch' e (To le disgrazie mcdefime in qucfti infelici
tempi. Era Abbate di Farfa Ratfredo . Due fcellerati Monaci Cam--
pone 8c Ildebrando col veleno fé ne sbri:»aronn. Ildebrando portatofi
a Pavia, ottenne a forza di danaro quella Bndia dal Re Ugo per Cana-
lone, il quale in ricompenfa diede a goder quattro buone Celle, cioè
quatuo piccioli Moniilcrj dipendenti dal Furfcnfe, ad Ildebrando. Per
un'Anno fletterò d'accordo qucfti due falfi Monaci ; pofcia vennero
alle mani fra loro. Ildebrando, guadagnati con danaro gli uomini della^
Marca di Camerino, o fii di Fermo, s'impofl«tfsò di Farfa. Gamponc
con efibir più danaro a quc'mrdefimi, cacciò l'altro; e fenia contar*'
altre fue iniquità, attefe a mettere al Mondo de' Figliuoli e delle Fi-
gliuole, che tute arricchì e dorò co i beni del Moniftero. Serva
quello picciolo (aggio- a i Lettori, per conofcerc la corrurcla di quc*
tempi infelici . Ora abbiamo dal fiiddetro Autore della Cronica- di Far-
fa, o pur da una Relazione di Ugo Abbate d'effo Moniftero una par-
ticolarità, che fa onore ìà Alberico Principe allora di Roma, facen-
dolo-
(*) che in tutto il Regne Italico mn fi trovava un ftmilé a quejlò Moni-
fiero , fé non fé quello che fi chiama di Nonantola .
3'* Annali d* Italia.
EnAVolg. dolo vedere pio Riformatore del Monachifmo d'allora. Erut autem.
Anno 939. dice egli, /««£■ temporii Albericus Romanorum Princeps gloriofns ^^n com-
perta hujus Monajierii crudeli divaftatione , quam pejjìmus pnedi6ìus Jbhas
Camp» fatagebat exercere , valàe condoluit , ^5? fìcut alia Monajìeria , fub
fuo confi it ut s dominio^ ad Regalar em normam^ quam amiferant in Paga-
Htrum devaftatione pr<edidla,ita £5? hoc Caenobium reducere fiudebat . Per-
tanto mandò egli de' Monaci regolari a Farfaj ma Campone co'fuoi
mal' avvezzati Monaci non li volle ricevere, e poco vi manco, che
ia notte non faceffe levar loro colle coltella la vita. Tornati che fu-
rono quelli a Roma, Alberico falito in collera ipedì gente armata,
che ne fcacciò l'indegno Campone, il quale fi ritirò a Rieti. Dal
che fi può dedurre, che Farfa e la Sabina erano in quelli tempi della
giurifdizione del Ducato Romano. Pofc Alberico in Farfa un'efera-
plariffimo Abbate, cioè Dagiberto^ e gli fece rendere tutti i beni del
Moniftero} ma quelli da lì a cinque anni attoflìcato da i peflìmi Mo-
naci lafciò di vivere . Tale era allora in alìalflìmi luoghi la corruzione
del dianzi sì «fiorito Monachifmo .
La morte in quell'Anno rapì a Venezia il fuo Doge, cioè Pie-
(a) t)«niit- '^^^ Candiano II. uomo di gran vaglia e prudenza (a). Aveva egli fra
lusiachrt- l'altre fue imprefc mdotta la Città di Giuftinopoli, oggidì Capodi-
nic»T.xJi. ftria,a pagar cenfo a quella di Venezia. E perciocché /Finterò Mar-
■*"'• •""'"• f^cy^ d' Ulna aveva impollo a i mercatanti Veneziani delle infolitc ga-
belle, ed altre gravezze a chi di loro polTedcva beni nell' Illria, fcnza
che giovaflero le lamemanze di quelli: faviamente il Doge pubblicò
un'Editto, che proibiva a lutti i Veneziani d'andare in Illria, e a
quei d' ilkia di venire a Venezia. Allora il Marchefe e i fuoi Popoli
iornjci in sé, implorarono la mediazione di Marino Patriar/a di Gra-
do, il quale s'interpole col Doge e ridulTe a i primieri patti, e ad
una buona concordia amenduc le parti . Fu pofcia eletto Doge Pietre
Badoero, il quale dicono, che era Figliuolo di Orfo Particiaco, o fia
Partidpazio , g\ì Doge di Venezia, volendo ancora che folTe la llcfla
Caia quella de' Particiaci, e de' Budoeri . Secondo la Cronica Arabi-
(h) chrtnì- ca (>) legui una battaglia in Sicilia fra i Mori, e quei di Agrigento,
""it^Joi ° ^^ Gergenci, colla peggio de' primi. Tornato a Palermo il Gene-
tir, luitt. '■'*lc de' Mori pofc una contribuzione alla Città, e fatto venire un buon
rinforzo di truppe dall' Aifrica , s'impadronì di Butera, d'Aflaro, e
di qualch" altra Fortezza in Sicilia. Pafsò in quell'Anno a miglior
vita Papa Leone f^II. con danno della Chiefa, per clTcre (lato Ponte-
fice di gran Pietà e zelo della Religione. Ebbe per fucceflbrc Ste-
fano Vili, di nazione Romano per attcltato di Pandolfo Pifano e d'al-
(c) R#r. tri (') . Non so io intendere, come mai fcriveUe il Cardinal Baro-
ltA\. p. II. nio {d): ^um a Romartis^ pefihahitis Cardinalibus^ effet cleStus opera
Ttm.iii. Otitnii Regis , Tyrannerum in Je odium coricitavit . (*) Dovette provenir
■J Anni quc-
Ectlif.
(*) Da'' Romani ., lafclati da parte i Cardinali^ ejfendo fiato eletto per opera
dt Ottone Re^ contro di fé concitò l'odio de' Principi ,
Annali d' Italia. 313
quefta immaginazione dall' aver egli predato fede a Martin Polacco, Ea* Volg.
che il fa di Nazion Tedcfco. Ma quella e alTerzione inlulliltence . Non ''^hn*> 939-
poteva allora Ottone Re di Germania avere tal polla in Roma da far'
eleggere un Papa. Che poi non foirero ammtfli alla di lui elezione i
Cardinali, niuno de gli antichi Sconci lo attelta; né Tappiamo, che
quello Eletto non fofle un d'cllì. Girolamo Rolli W accenna uno W Rubiu$
Strumento di Livello fatto da Pietro Arcivcicovo di Ravenna a qual- ^^.^f'^'n^"'
che perfona particolare, e non già, come fuppone il Padre Pagi, la *'""■ ' * *'
confermazione de' Privilegj della Chiefa di Ravenna, fatta dai Papa
al fuddetco Arcivefcovo con quefte Note: ^4nno D:o propitio^ Ponii-
fuatus Domiti Stepbani fummi Pontificis ^c. Jme Pi imo , Regnante Do-
t»no Hugone piìjjimo Rege Jane XI III. [ed ^ Domno Hlotario ejus Ftàa
ìtem Rege Anno Nono., die XXIX. OSoùris, IndiÉìione XIII. Ravenna ^
cioè nell'Anno prcl'ente. Ci aflicura il iuddctto Rolli, che in altre
Carte Ravennati di quelli tempi fi veggono notati gli Anni di Ugo
e Lottarlo. Segno è quello, che non avendo potuto il Re Ugo vin-
cerla co i Romani, per ottener la Corona dell'Imperio, s'era im-
padronito dell' Efarcato . Ed io temo , che il nome del Papa cntrafTc
in quegli Atti folamcnte per coltumc e riverenza verlb il Pontificato
Romano, e non già perche Ugo lafciaHe il temporal dominio di quelle
contrade a i Papi. Vedremo, che a' tempi di Octoae il Grande k
fanti Sede ricuperò 1' Efarcato .
Anno di Cristo dccccxl. Indizione xiii.
di Stefano Vili. Papa 2.
di Ugo Re d'Italia ij.
di LoTTARio Re d'Italia io,
OSia che il Re Ug» non fi fidaflc d'alcuno, e di chi gli entrava
in fofpctto egli macchinaflTe tolto la rovina > o pure che vera-
mente ftanchi i Principi d'Italia non potefl'cro piti l'offerir lui Trono
quella Volpe coronata: certo e, che clTo Re Ugo la prele contru di
Berengario Mar che fé d' Ivrea ^ e conerà d' Jnfcario Duca e Marchefe di
Spoleti e Camerino., Fratello del medefimo Berengario per folpetto, o
pure per certa cognizione, che amendue d'accordo tramallcio contra
la di lui Corona. La Tragedia, le vogliam credere al Catalogo de i
Duchi di Spoleti pollo innanzi alla Cronica di Farfa (^), dovette (V) chrtnìc.
fucccderc neh' Anno prefcntc, eflendo ivi fcntto; DCCCCXL. Anfcha,- laifenje
rius Marchio obiit . S:pcài òun(\\xc il Re Ugo in primo luogo alla volta P.ii.Tt.ii.
di Spoleti Sariione., o fia Sarliene, Borgognone, (.e) uomo non guer- f'\' \'"^'
riero, ma di rara accortezza, e pero alfai atto al bifogno. Sardo, e y;^. j' "/. i!
Sarlius fi truova egli chiamato j ed e quel medefimo, che fi truova e?- 3.
nelle reccbic Carte appellato Sarilo Comes Paiatii., perché cfercitava
l'infigne carica di Conte del facro Palazzo. Gh diede il Re un buon
JTem. F. R r ner-
514 Annali d* Italia.
F-RAVolg. nerbo di foldatefche per poter' operare colla forza j e vi aggiunfc un'
Anno 940. ^i^ro più potente rinforzo, cioè una gran fomma di danaro, per po-
tcrfenc valere a tirar dalia fua i Popoli di Spoleti, con ordine ancora
di ricorrere per aiuto alla Vedova del fu Duca Teobaldo ^ che era Ni-
pote del medefimo Re Ugo. Andò Sarlione, ed eleguì puntualmente
quanto gli era (lato comandato. Mifc in punto una buona Armata,
ma Anfcario quantunque fi vedefle troppo inferiore di forze, pure fi
accinfc da valorofo ad un fatto d'armi. Gli riufcì di sbjragliar la pri-
ma Ichiera de' nemici , ma non potendo reggere all'arrivo di due altre
fchiere, dopo aver fatto gratìdi prodezzr di fua perfona, caduto col
cavallo in un fofio, quivi trafitto da molte lancie e dardi lafciò la vi-
ta. Portata quefta nuova al Re Ugo, ne fece gran fella, e in ricom-
penfa dei buon fcrvigio dichiarò Sarlione Marchefe di Spoleti e Ca-
merino. Di quello aflare fi fcuopre mal' informato Gregorio Monaco
(a) chronk. Autorc della fuddctta Cronica di Farfa («), con ifcrivcre, che (i) bel-
rarfenft lum mainum commijum eli prò contentione Marchile Firmante inter Jfche'
Z"^- 47S- rium 13 Sari'.onem (quafi che Spoleti e Camerino fofiero denominati
X»"' ùaÙc. 'V'^1^^ ^' Fermo). In qua pravalens S arilo inter fecit Afchertum^ (sf ob-
' tinuit Marchiani . Finquì cammina bene, ma non ciò, ch'egli loggiu-
gne con dire, (i) Cantra quem Hugo Rex exarfit magno furore^ pfrj'e-
qttens illum prò eodem Jfcherio germano fuo . Et q'inm ejfet idem Sarilo
in quodam reclufus Tufcano Oppido ^ videns fi nulla ratioue illum effugere
pojfe ^ no6lu indutus Monachilem leflem^ i^ fummo diluculo, ligato in gut-
ture fune^ ejus fé potè flati tradidit . Et motus Rex mi/eri cor dia fuper eum^
perdonavit ei ipfam culpam , ac prxpofuit eum fuper cun£ta Monajleria Re-
galia intra fine s Tufci^e 13 Firmante Marchia. Trovò quello Monaco
fra le Carte dell'Archivio Farfenfe Sarilone Abbate di quel Monillc-
ro, e fel figurò divenuto Monaco. Ma coftui fu Duca e Marchefe di
Spoleti e Camerino, ed ottenne anche fecondo l'iniquità di que' tempi
in governo o fia in Commenda la Badia di Farfa. Potrebbe ben co-
nieuurarfi, che in progreflb di tempo Sarilone decadeflc dalla grazia
del Re Ugo (giacche ci voleva ben poco) e ch'egli il pcrfeguitairc
e de-
(i) una gran guerra fi fece per il contrailo della Marca di Fermo tra Anf-
cario e Sarilone. Nella quale Sarilone prevalendo ucci fé Anf cario ÌS
ebbe la Marca .
(1) Contro di cui Ugo Re fi acce fé con gran furore , perfeguìtandolo per il
medefimo Anfcario fuo germano . Ed. ejfcndo il medefimo Sarilone rin-
chiufo in un certo Tofcano Caflello., vedendo di non poterlo fuggire in
maniera alcuna., di notte veftito da Monaco., e di buon mattino., con
una fune al collo fi diede ni di lui pttere . Ed il Re moffo a mi feri'
cardia fopra di quello , gli perdono /' Ole [fa colpa f e lo mefje a foprain"
tendere a tutti i Monafierj Regali entro i Confini della Marca di Tt-
fcana e di Fermo,
— Al* NALi d' Italia. jrjr
cdcponeffc; e che quefto Monaco confondefle poi le azioni e i tempi Era Volg.
in raccontare quel fatto . Anno 940.
Ci reftava da abbattere Berengario Marchefe d' Ivrea Fratello del
fuddctto Anfcario. (») Non fi mottrò punto corrucciato con lui l'a- r^s^ Liutpr.
ftuto Re Ugo, anzi affettando gran benevolenza, nel venire ch'ei Hift. iih. y.
fece alla Corte l'accolfe con diftinte carezze. Ma nel Configlio fé- c.^. a-fij.
greto fu determinato di cavargli barbaramente gli occhi . Trovoflì
prcfcnte a quella rifoluzione il Re Lattario^ che viene da Liutprando
appellato (*) parvulus ^ 6? mctjfariarum fibì rerum adhuc ignarus puer .
E ficcome fanciullo di buona indole, non reggendogli il cuore di ve-
der quella crudeltà, fegretamentc ne fece avvertire Berengario, il quale
non perde tempo a fuggirfene fuor d' Italia con ricoverarfi preflo di
Ermanno Duca di Suevia. Per altra itrada mandò anche verfo Lama-
gna Willn fua Moglie, benché gravida di nove mefi e vicina al par-
to, che ebbe tanta forza e coraggio da valicare a piedi quell'aspre
montagne. Ma non potè prevedere il Regal fanciullo Lottario, che
col falvare gli occhi a Berengario, preparava a fé Itefib la perdita del
Regno e della vita, ficcome vedremo. Ermanno Duca di Suevia pre-
fentò poi Berengario ad Ottone Re di Germania, che l'onorò e re-
galò non poco, e fcl tenne ben caro nella fua Corte. Giunta quella
nuova al Re Ugo, fpedi Ambafciatori ad Ottone, pregandolo di non '
ammettere Berengario fuo nemico, e di non fomminillrargli aiuto al-
cuno, con efibirgli in ricompenfa una gran fomma d'oro e d'argento.
Ma il Re Ottone, che forfè avea per tempo delle mire fopra l'Ita-
lia, gli rifpofe, di non aver bifogno delle altrui ricchezze, e di non
poter negare ricovero e fuflidio a chi ricorreva alla clemenza fua. Nel
Bollario Cafinefe W fi legge un Diploma di Ugo e Lottano, in cui (b) Bulla-
confermano il Comitato o fia il Contado e governo temporale di rìum Cafi-
Bobbio a quel Moniftero, e a'fuoi Abbati, con eflcr'ivi nominato "'"J' ^- -'•^•
Liutfredus Comes fjf Abltas Bobienfis . Sarebbe da ricercare, fé quello ^'"fi"' J*'-
Liutfrcdo fofie Monaco, o pure Secolare, che con titolo di Conte go-
vernafie quella contrada, e di jibbate il Moniftero di San Colombano .
Molto più farebbe da cfaminare il dirfi ivi, che i Re Longobardi,
Rotari, Ariberto, e Liutprando, e gì' Imperadori e Re Carolini /)r<e-
fato Coenobii Comitatum Bobienfem cum toto fuo bonore tradiderant £5? fir-
maverant . E' difficile il credere in tanta antichità Abbati Conti di
Citta. Ecco le Note Cronologiche di quel Diploma, che danno a
martello: Dai. Tertiotlecmo Kalendas ^prilis^ Anno Dominici Incarna-
tionis DCCCCXL. Regni nofiri Domni Hugonis piiffìmi Regis XIF. Lo-
tharii autcm Filii cjus item Regis IX. Indizione Deàmatertia . ASium in
prtefato Bobienfe Cosnobio . Abbiamo da FrodosrJo («■), che in quefl' \^) '^''tritar.
Anno una gran brigata d' Inglefi e Franzefi, incamminata per divo- '" ''"""■
zione alla volta di Roma, fu colhctta a tornafcne addietro, occifis eo-
R r z rum
{*) piccolo e ragazzo peranco ignorante delle cofe a fé neceffarìe .
Mtr. Italie.
31^ Annali d' Italia.
Era Volg. rum KonnuIlfS a Saracems . Ncc fot uh Jlpes tran/tre propter Saraceno!., qui
Anno 940. yicum Monaflerii San5li Mauritii eccupaverant . Sequi è indicato il Mq-
nailcro Agaunenfe di S. Maurizio ne' Vallcfi, aveano dilatato ben lungi
qucgl* Infedeli aflalTìni di ftrada il loro potere. Ricavafi ancora dalla
(«■) chroni- Cronica Arabica di Sicilia {a) che portatoli rdercito de' Mori all'af-
TiffT ^^^^° '^' ^^'"^ Bellota, nel Mcfc di Novembre, fu mcfTo in rotta da
RJr. ' li alle, q^^i '^i Gcrgcnti, che vi prefero tutte le tende de gl'Infedeli. Ag-
(bl z,«/.KJ "iiignc Lupo Prorofpata (^), che in quello medcfimo Anno 540. in-
Pmtofpata troierunt Unzari vel Unni in Italiani Menfe sprilli . Et fttStum ejì prw-
inchronKo. ^y^,^ y^ Matera a Gracis tum Longobardis cum Stratigo Imogalcipto^ £5?
negtvit (prò necavit) eum Pao in mari. Probabilmente Landolfo Prin-
cipe di Bv-nei'ento e Capua l'avea rotta di nuovo co i Greci} ma quelle
. troppo brevi memorie non ci lafciano ben difcernere le particolarità,
(ci P'''*^'- e né pur la foftanza di que' fatti. Oflerva Camillo Pellegrino (0, che
Princip. n"" ^ quclt Anno n truova nelle Carte memoria di Atenoljo Principe
Langotard. anch' cfTo di Benevento e di Capua, e Fratello di Landolfo^ e poi non
p.i.To.ii più; il che può far conictturare, ch'egli nell'Anno prefcntc defle fine
a fuoi giorni.
Anno di Cristo dccccxli. Indizione xiv.
di Stefano Vili. Papa 3.
di Ugo Re d'Italia 16.
di LoTTARio Re d'Italia 11.
(d) Lìutfr. A Ttefta Liutprando M, non aver mai il Re Ugo difmefTa la voglia.
Uh. 5. f. I. £\ né deporta la fperanza di acquidare il dominio di Roma, o da
il titolo e la Corona d'Imperador de' Romani; e tuttoché avelTe data
in Moglie ad j4lberico Principe di Roma ^//«^tf fua Figliuola, pure non
cefsò mai di moleftarlo e di fjrgli guerra, ^uem., dire egli, quotan-
nis gravi ter $pprimebat gladio {j? ig^' •, qaa poter at univerfa conjumens.^
éideo ut Civitates , prater Romam , in qua ipfe confederai , omnei auferret .
Sed y ipfam fine dubio tum depopulando., tum Cives niuneribus corrum-
fendo conquijivijfct , nifi occulta (^ jufla jujìì Dei fententia illi prohibuif-
fet . Ci fi porge motivo di credere, che il Re Ugo in quell'anno in
perfona coll'efercito fuo infeftafTe il Ducato Romano, al vedere un
fuo Diploma, fpcdito nella Campania in favore del Monillero di S.
(t) chr»m- Vincenzo del Volturno con qucfte Nofe; (<■) Data XIII. Kal. vlu~
ecn Vultur- ^^/^j j„yg Dominici' Incarnationis DCCCCXLI. Regni vero Domni Htt-
Tom lrÌI'. ^<'»" /'"#'«' ^'S'^ ^^- Lotharii vero X. Indizione XIF. ASlum in Cam-
hàtit. ' pinia juxte Oppidum Romaniie . Secondo i miei conti, nel Luglio del
preftntc anno avrebbe dovuto correre l'anno XVL di Ugo, e l'XL
di Lottarlo. Però forfè appartiene efTo diploma all'anno precedente,
e zW Indizione XIIl. Nel Marzo di quell'anno fi truovano i due Re
in
Annali d' Italia. 317
in Lucca ^ deve donarono a i Canoatci di quella Città due Corti con E»* Volg.
un Diploma (■<) dato FU. Kalendas /Iprilis Anno Dominile Incarna- Anno 941.
thnis DCCCCXLI. Regni vero Demni Hugonìs Regìs Xf^. Filii ejus Lo- ,^)^"/j/^"'"
tharii item Regis X. IndìSlione XIII I. jèum Luca. Erano i due Re r,\j[ert. 6z.
in quella Città, come fi ricava da un Placito da me pubblicato (^), (fa') ibidem
incamminati alla volta di Roma . E che veramente il Re Ugo in Difftrt. le.
quell'anno facefle guerra ad Alberico Principe di Roma, e fone in
que' contorni, come fi può credere, coli' armi, fi raccoglie da un fi.10
Diploma (0? in cui dona all'infigne Moniftero di Subiaco, pofto nel (e) ih. Dif-
Ducato Romano, la Corte Sala. Fu cfTo fcritto FU. Kalendas Julii f"'*' '7-
^««0 Deminìde Incarnationis DCCCCXLI. Regni vero Domni Hugonis
panimi Regis XF. Lotharii vero item Regis X. IndiSiione XII/I. ASìum
juxta Romam in Menafterio Sanila Firginis Agnes. Ancor qui occor-
rono le medefime difììcultà, che ho poco t.n accennato intorno al Di-
ploma Vulturnenfe , ma il Documento ci afficura , che Ugo verfo il
fine di Giugno era fotto Roma. Abbiamo in oltre un'illurtre pruova
del di iui pafiaggio per Pila in un Placito, da me pubblicato, il cui
principio è queftn: {d) Dum in Dei nomine Civitate Fifa ad Curie Do- {à) ih. in
mnorum Regum , ubi Domnus Hugo £5? Lotharius glorio fiffimis Regibus pra- '" ' '*'»?'''•
ej/ent , fukus viies, quod Topia (un Pergolato) vocatur ., infra eadem
Curie in judicio re fiderei Ubertus illujìer Marchio £5? Comes Palacii, /?«-
gulorum omnium juftitìas faciendas àc deliberandas , refedentibus Leo Ful-
terrcnfis., Adelbertus Lucenfis fanElarum Dei Ecclefiarum venerabilihus Epi-
fcopis &c. Fu n:ritto quel Ciudicato Anno Regni idem Domni Hugoni
^lintodecimo , Lotharii vero Decimo., XIF. die Men/is Alarcii , Indizio-
ne ^uartadecima , cioè nell'anno prefente . Vien accennato dal Fioren-
tini (e) un altro Placito tenuto in quelli medcfimi tempi da Uberto '^9^ f!*'^'"'
Marchcfe di Tofcana in Lucca con quello principio. Dum in Dei dì' MaHiìiit
ttomint in Civitate Luca ad Curte Domni Hugonis Regis in folario ipfius Hi,, 3.
Curtis , ubi Domnus Ugo y Lotharius Filio ejus gloriofiffimi Regibus pra-
erant in capitela , ubi e fi longanea foUrii , prepe Ecclejiam fanili Benedi-
iìi, £5? prope Capella ipfius folarii ., qua vocatur fanZi Stephani., in judi-
cio refideret Hubertus Marchio^ (^ Comes Palatii &c. Dal che inten-
diamo, che Uberto, Figliuolo baftardo del Re Ugo, era allora non
folamcnte Marchefe della Tofcana, ma eziandio Conte del facto Pa-
lazzo. Circa quelli tempi più che mai infierivano i Saraceni abitanti
in Fraflìncto a i confini dell' Italia e della Provenza (/) . Aveano, co- (f) Liutfr.
me ho accennato di fopra, occupati nell'Alpi tutti i palli, che gui- ''*• S- *• 4»
dano dalla Francia in Italia con eflere giunti fino al Monillero Agau-
ncnfe di S. Maurizio, fituato nel paefe oggidì appellato de' Vallefi .
Studiava il Re Ugo le maniere di fnidar que' crudi masnadieri, e co-
nofcendo di mancargli le forze per mare, giacché in que' tempi gì' Im-
peradori e Re d' Italia poco attendevano ad aver Armate navali, prefc
la nfoluzione , d'inviare Ambafciatori a Cofìantino e Romano Impera-
dori de" Greci per pregarli di volere a lui lomminillrare una compe-
leote flotta di navi con fuoco Greco, acciocché raentr'egli per terra
3i8 Annali d' Italia..
F«* Vclg. andafle ad afTalir que'Barbari ne'loro fiti alpcftrijeffe incendiafTcro 1 Lc-
Anno 941. gn, de i Mori, ed impediflero, che non vcniffe loro foccorfo dalla
(t)chr*nic. Spagna. Secondo la Cronica Arabica (*) riufcì finalmente a i Mori
jirabicum fignofeggianti in Sicilia di prendere dopo tanto tempo la già ribellata
p. 11. T.i. Città di Gergcnti . Allora il Governator Moro per afficurarfi de' Si-
*"■• ■"*''*• ciliani fece lìnantellar afTaiffime Fortezze di quell'Hola, e menò fchia-
vi in Affrica raoltifllmi di quegli abitanti.
Anno di Cristo dccccxlii. Indizione xv.
di Marino II. Papa i.
di Ugo Re d' Italia 17.
di LoTTARio Re d'Italia ii.
CHe tuttavia fui principio di quell'anno folTero in bollore le con-
trovcrfie intorno al dominio di Roma fra il Re Ugo ed jllberico
Q>)rroiotir- l^atrizio e Confolc de' Romani, fi raccoglie da Frodoardo W, che la-
ìhs in chr. fciò fcritte quelle parole: DomnusOdo jdbbas prò puct agenda Inter Hugo-
nem Regem Italia , 6? Alhcricum Romanum Patricium , apud eumdem Regem
laborabat. Abbiam già veduto di fopra, che Szni' Odone Abbate di Clu-
gnì due altre volte era flato chiamato in Italia per quello medefimo
affare. Temo io, che non più di due volte egli ci veniflc. Mi fi
rende probabile, che feguifTe pace o tregua fra quelli due competi-
tori, al vedere tornati di quell'anno in Lombardia i due Re. o fia il
W -rf»''<»- folo Re Ugo. V'ha un loro Diplòma (0 con cui ad intercelTionc
[*ru\ à' Uberto inclito Marche/e e Conte del nojìr» facrc PaUzzo, e di Elijiar-
dt illujìre Conte ^ confermano i lor beni a i Canonici di Reggio. Elfo
fu dato ^arto Idus Junii Anno Dominica Incarnéitionis DCCCCXLII.
Regni vero Domni Hugonis Regis Xt^'II. Lothsrii XIII. IndiSf. XF.
A£lum Papia . Con altro Diploma furono confermati da cffi Re per
interpofizionc di Ambrojìo l^efcevo di Lodi, Hi. Adevertt refcovo à\ Pa-
(H) ib.nìf- dova tutti i beni della tua Chiefa . Ivi s' ha queftc Noce {.à); Datiim
/'«• 34- Oifavo Kalendas Junii., Anno Dominici Incarnationis DCCCCXLtl. Re-
gni vero Domni Hugonis XFI. Lotharii vero XI. Aclum in Garda Opi-
do. Parve a me originale quel Diploma. Ora fcmbrano a me fcorretti
gli anni de i due Re, e fors' anche manca ivi 1' Indizione ., la quale
non fi folcva ommetterc . Scrive in oltre lotto quello fleflo anno il
fuddetto Frodoardo ; Idem vero Rex Hugo Saracenos de Fraxinido eorum
munitione difperdere conabatur . Pertanto dovrebbe appartenere all'anno
(e) Liirt- prefcntc ciò, che fcrive Liutprando {e). Cioè che avendo Romano
frand. l. 5. Jmperador d'Oriente inviato uno Ituolo di navi a requifizion del Re
Ugo, quelli le incammino per mare a Fraflìneto. L' arrivo d'effe
colà, e il dare alle fiamme tutte le barche de' Saraceni, che quivi {\
trovarono» fu quafi un punto flcfTo . Ugo nel mcdclimo tempo arri-
vò per
Annali d tali a. 319
vò per terra a Fraflìneto colla Tua Armata. Pertanto non fi fidando Era Volg.
i Barbari di quella lor Fortezza, l'abbandonarono, e tutti fi ridufiero Anno 941.
fui Monte Moro, dove il Re li aflediò. Avrebbe potuto prenderli ivi^
o trucidarli tutti > ma per un efecrabil tiro di politica fé ne a Henne .
Tremava egli di paura, che Berengario già Marchcfe d'Ivrea fuggi-
to in Germania, non fopravenifie in Italia con qualche ammaflo di
Tedefchi e Franzcfi . Però licenziata la flotta de' Greci, capitolò con
gli alTediati Saraceni di metterli nelle montagne, che dividono l' Ita.-
lia dalla Suevia, acciocché gli ferviflero di antemurale, cafo mai che
Berengario tcntafle di calare con gente armata in Italia. Non è a noi
facile l'indicare il fito, dove a coftoro fu afiegnata l' abitazione . So-
lamente fappiamo, che a moltiflìmi Criftiani, i quali incautamente da
lì innanzi vollero pafiar per quelle parti, tolta fu la vita da que' ma-
landrini : il che accrebbe l'odio e la mormorazione de gì' Italiani cen-
tra di quello Re, il quale lafciò la vita a tanti fcellerati, affinchè potcffc-
ro levarla a tanti altri innocenti. Secondo i conti del Padre Pagi (<>), (a) pa^ìus
a" quali credo ben fatto l'attenerfi, mancò di vita nell'anno prefcnte ""^ Annui.
Stefano FUI. Papa. Ermanno Contratto {b) . Sieebcrto {e) ed altri fj^SI?'
lo atteltano. Dal iolo Martino Polacco abbiamo (rf), eh egli /«// wa- nm Contr»~
tilatus a quibufdam Romanis: il che ha fatto immaginare a i fufleguenti ^us i» chr.
Scorici ciò avvenuto per ordine di Alberico Prìncipe di Roma. Ma W S'g'l>ir-
non e Martino Autore dì tale antichità e credito, che la fola parola ^'y^/'"^*'^'"
di lui ci abbia da legare il cervello. Se crediamo ad effb Martino, (d) Martin.
quefto Papa Stefano fu anche natione Germanus, e pure nel Catalogo Polonus in
ben più antico de' Papi, pollo avanti alla Cronica del Volturno (0, chromco.
e dal Dandolo (/), e da altri, egli e chiamato Stephanus FU. Roma- kJ/^^^w*
nus . Un avvenimento tale nella pcrfona di un fommo Pontefice avreb- p. a, r. /.
be fatto dello llrcpito, e ce ne farebbe menzione preflo di qualche «f. Italie.
Storico di que' tempi- A Stefano fuccedettc Marino li. Papa di na- (') -D^'"^»'-
zione Romano, erroneamente chiamato A/ar//«o da alcuni Scrittori an- T,m xu'
tichi, e dallo fteflb Martino Polacco. Che quefii fofie porto nella K,r.' italk.
Cattedra Pontificia prima del di 4. di Febbraio dell'anno feguente, fi {g)D.ichery.
conofce da una fua Bolla pubblicata dal Padre Dachery (^), e data.'" ^t'"^'S-
II. Nonas Februarii , Jnno Pontificatus Domni noflri Marini fummi Pon-
tificis &c. Anno l. Menfe Februarii.^ Indizione /.Anzi era anche in pof- (W) Tatti
fcfio del Pontificato nel dì 21. di Gennaio d'eflb anno P43. ciò co- Annali Sa-
ftando da altra fua Bolla, prodotta dal Padre Tatti C^), e data XIL ""' '^' ^*""
Kalendas Februarii., Anno Pontificatus Domni no/ìri Marini fummi Pon- JlTctl'mie.
tificis 8cc. Secundo. IndiSìione . IL cioè nell'anno 944. Però con tutta Ar*bici*m.'
ragione fi può credere innalzato Marino U.\n quell'anno al Romano p- H- t. i.
Pontificato. La mifcra Sicilia per attellato della Cronica Arabica ('), J^""- ^'^''*-
in quelli tempi fi trovava in gran confufione, perchè il furto e l'in- iJ chro^l'»
giudizia dapcrtutto godcano paffaporto, e i piìi potenti opprimevano rem. xii.
i più deboli . In Venezia il Doge Pietro Badoero, fecondochc dice il «"■• it*ltt.
Dandolo (^), finì di vivere in quell'anno, e conferita fu la fua di- U M»"?-'»-
gnità à Pietro Candiant III. Si legge nelle mie Antichità Italiane (/) '^IjJl* "'
un Di-
IX.
3 IO Annali d' Italia.
Era Volg. un Diploma di Ugo e Lottano^ in cui confermano ad Aribaldo Vcfco-
Anno 941. i;o di Reggio tutti i beni e privilegj defila Tua Chiela, dato ^aito
Jdus yiugufti Anno Dominici Icarnationis DCCCCXLII. Regni vero D$-
mni Hugonis Regis XFI. Lothirii XII. Indièìione XF. A6ìum Papia .
Ma nel dì iz. d'Agofto di qucft' Anno correva V Anno XVII. di Ugo
(a) it» o- Re. Leone Oftienfe («) cita un Diploma di quelli Re, che Angelo
//#»/»< chr. jgjjj Noce aflerifcc dato Idus Majarum Anno Dominici Incarnationii
' '•*•"■ DCCCCXLII. Regni Domni Hugonis Regis XVII. Lotharii XIII. Indi-
zione I. Datami» Palatio Ticinenjì . Ma ancor quello e fallato, perche
Y Indizione I. appartiene all'Anno fcgucnte, fé pur non fi ricorre all'
Anno tifano. In una Cronica nianufcruta da me veduta del Moniftcro
di Subiaco, fi legge memoria di un Placito tenuto nel di zy. d' Ago-
fto di quell'Anno da Alberico Principe di Roma, in cui fu decifa una
lite vertente fra Leone Abitate di Subiaco, ed alcuni Cittadini di Ti-
voli.
Anno di Cristo dccccxliii. Indizione i.
di Marino II. Papa i.
di Ugo Re d'Italia 18.
di L o T T A R I o Re d' Italia 13.
I
N quefti tempi maneggiò il Re Ugo il matrimonio di Berta fua Fi-
_ gliuola, a lui nata da Bezola fua concubina, e giovane di bellezze
rare -con Romano Figliuolo di Cojìantino Porfiregenito Imperadore de'
(b) tiut- Greci. (*) Allorché quello Imperadore mandò la flotta in aiuto del
frani, i. 5. Rc Ugo, fece iftanza per avere una delle di lui Figliuole legittime.
**/»• J- Di quelle Ugo niuna ne aveva, e però gli cfibì la baltarda o fpuriaj
ne la Città di Collantinopoli la rifiuto . Ebbe efecuzionc quello trat-
tato nell'Anno fcguente. Ma intanto in Germania altro che nozze an-
dava manipolando Berengario Marchefe d' Ivrea contra del medefimo
(0 li.t. 8. Re Ugo. (0 Fece egli piìi iltanze al Re Ottone per ottenere un corpo
di milizie da condur feco in Italia^ ma le fece indarno, perche non
mancavano irapcgni e bifogni ad Ottone in cafa propria j ed oltre a
ciò peroravano in favor d'Ugo i regali, che di tanto in tanto egli ne
andava ricevendo. Trovavafi con Berengario un Gentiluomo per no-
me Amedeo, che Liuiprando chiama opprime nobilem, pcrlonaggio
di fingolar dellrczza ed accortezza ornato. Quelli il configlió di ri-
volgere le lue fperanze a i Principi d'Italia, fapendo, che tutti erano
inalconienti del Re Ugo, perche d'ordinario non conferiva le cari-
che, i governi e i Vcfcovati, fé nan a i figliuoli delle lue concubine,
e a i Borgognoni, e continuamente cfiliava i Nobili Italiani, e pel
fuo afpio governo, peggio che il lupo dalle pecore, era odiato da i
Popoli. Si tfibi egli di venir a fcoprire gli animi de' Principi d'Ita-
lia, e in faui travellito ^a pezzente, col bordone e la ufca fen venne
in
Annali d' Italia. 511
in compagnia di que' poveri Pellegrini, che andavano per divozione a Era Volg.
Roma. Segretamente s'abboccò con affaiffimi V'efcovi, Conti, e No- A^i^<o 943.
bili potenti dell'Italia, e fpiò i lor fcntimcnti intorno al Re Ugo,
aprcndofi ancora con quelli, che conobbe più portati alia di lui rovi-
na. Ma non potè si celatamence condurne l'impreia, che non ne a-
vciFe fentore il Re Ugo, ficcome quegli, che manteneva fpic daper-
tutto . Volarono gli ordini di cercarne conto, ma Amedeo andava mu-
tando abiti : fi tinfe con pece la bella e lunga barba, che fecondo gli
ufi d'allora anch' egli portava j facea cambiar colore a i capelli; ora
era zoppo, ora cieco, ora affiderato; e in una di qaeftc figure fi pre-
fcntò anche al Re in compagnia de gli altri Poveri, e n'ebbe per ii-
mofina una vede. Dappoiché ebbe terminate le fuc fliccende, infor-
malo delle perquifizioiii, che d'ordine del Re fi faceano alle Chiufc
fopra tutti i pafieggieri, per iftradc difaflrofe, e fgor di mano, felice-
mente fc ne tornò in Germania, dove fece a Berengario il rapporto
delle commìflloni cfeguite . Ancorché Lupo Protofpata riferifca all'
Anno 941. la morte di Landolfo I. Principe di Benevento e di Capua,
pure Camillo Pellegrini («), diligentifiìmo Scrittore delle memorie de' C^) 'f^T''
Principi Longobardi, ofTervò, trovarfi ancora ne' primi Mefi di queft' "prir.cip. ""'
Anno menzione di lui ne gli Strumenti antichi. Crcdcfi dunque, eh' Langohu,i.
egli terminifle la vita nell'Anno prefente nel dì to. d'Aprile. Aveva
egli dichiarato neir Anno P40. fuo Collega nel Principato Landolfo ì\. •
fuo Figliuolo, il quale dopo la morte del Padre tardò poco a pro-
clamar Principe e Collega Paldolfo^ o fia Pandolft l. fuo Figliuolo,
che fu poi fopranominato Cape di ferro . Abbiam nella Storia facra di
Piacenza (0 un Diploma (non so ben dire, fé Documento ficum o nò) j) ^^j'^'n.
di donazione fatta in queft' Anno da Ugo e Lottario alla Chiefa di c^'^^ j. f.
Santo Antonino d'cfia Città di Piacenza colle fi-guenti Note. Data
F. Idus Marta y Anno Dominici Incarnationis DCCCCXLIIL Regni vero
Dumni Hugonis piijjìmi Regis XFll. Lotharii XI IL IndiEìione Prima .
Return Piacenti^ . Ma dee eficrc Lotharii XII. come ^\ fcorgerà da un
altro Documento fpettante alla medefima Chiéfa, e dato nel giorno
VII. Idus M*rtii del 94f. Ne è da credere, che il Re Ugo, come
fi legge in quefto Diploma, delTe il titolo d' Imperadorc a Lottarlo
Avolo fuo materno, feppeilito in elTa Chiefa di Santo Antonino con
dire: Pro Dei amore i3 anima Avii nojlri Lotharii Imperatori! , cujus
Corpus infra Bafilicam SanSfi Antonini Martyris humatum quiefcit . Sapeva
Ugo, che l'Avolo fuo Lottario era llato folamcnte Re della Lorena,
e non mai Imperadorc . Vedefi prefib il fuddetto Campi una dona-
zione fatta da Bofone Vefcovo di Piacenza e Figliuolo baftardo del
Re Ugo alla Chiefa di S. Fiorenzo di Fiorenzuoli con quefte Nore:
Hugo y Lotharie Filio ejus, gratia Dei Reges ., Anno Regni eorum^ Hu-
goni , Deo propitit., Septimodecimo., Lotharii lero Terciodecimo ^ VII. die
Mtnfis Juhìì.^ IndiSlitne Prima ^ cioè nell'Anno prcfcnic .
Tom. y. Ss Anno
312,
Annali d' Italia.
Era Volg.
Anno 944.
(a) L'mt-
fniìid. I.
eaf. 8.
(b) IL (. 9.
(0 Conti-
uuat. Theo-
phan. n. 46.
tn Roman.
LtCAp.
(d) Vghell.
Itti. Sdcr.
Tom. I.
iit Kfifcop.
CamerÌH,
Anno di Cristo dccccxliv. Indizione ii.
di M A R I NO II. Papa 3.
di Ugo Re d'Italia 19.
di LoTTARio Re d'Italia 14.
NOn lardavano gli Ungheri il favorito lor mcftierc d' infettar col-
le fcorrerie, faccheggi, e ftragi tutti i paefi circonvicini, ora
comparendo addoflb a i Greci, ora in Germania e Francia, e talor»
ancora in Italia. Circa quelli tempi per teftimonianza di Liutpran-
do C'»), il Re Ugo per Icvarfi d'addofTo quefto flagello, che fi facca
troppo fpeflb fcntire in Italia, (labili pace con loro, comperandola
nondimeno con dieci moggia di denari., fé pure non è una efagcrazionc
di quello Storico. Si obbligarono colloro di ufcir d'Italia, e di non
ritornarci più con dare ortaggi della loro promeHa. Ugo con sì belle
parole rapprefentò loro il gran bottino, che farebbono in Ifpagna,
paefe doviziofo ed intatto, che con una guida loro data da elfo Re pre-
fero la (Irada a quella volta. Sperava Ugo, che non tornerebbono mai
pili indietro j ma colloro eflendofi trovaci incammini afpri e fenz' ac-
qua, per timore ài morire di fete, dopo aver dato delle buone coltel-
late alla guida, di nuovo comparvero in Italia, da dove poi palTarono
in Ungheria {l>) . Intanto fi effettuarono le Nozze di Berta Figliuola
del Re Ugo con Romano Figliuolo dell' Impcrador Greco Coftantim j
giovane di quattordici ant;i . Per attellato del Continuator di Teofa-
ne U) fu fpedito a levarla in Lombardia Pafcalio Protofpatario e Du-
ca della Lombardia, cioè de gli Stati, che i Greci Augulli poffedc-
vano nel Regno oggidi appellato di Napoli . Sigefredo Fefcovo di Parma
fu fcelto dal Re per Condottiere della Figliuola alla Corte di Coltan-
tinopoli, dove arrivò nel Mcfe di Settembre , feco portando un fuper-
billìmo treno di giocali e regali. Secondo il collume de' Greci fu mu-
tato a quella Principerà il nome di Berta in quello ài" EuioJJìa ., o pu-
re à' Eudaci*; e fcrivono, che dopo cinque anni ella mancò di vita
con fama, che il Marito non l'avclTe mai toccata. Abbiamo nell' Ita-
lia facra C-^) uno Strumento di dotazione, fitta da Eudo Fefcovo di Ca-
merino della Chiefa di Santa Maria nel Callello di Santa Severina, che
ci dà cognizione di una particolarità, non altronde a noi nota. Fu Icritta
quella Carta ^«w«^ Tncarnatione Domini nolìri Jefu Chrifli DCCCXXLIF.
Regnante Domne Hw^one Nomdecimo anno., ijf Filio ejus Lothario <^ti»'
Rodecimo , excdlentijjlmis Regibus , temporibus Huberto Filio ejus inclito Mar-
ch'ivni atque piiffimo Dhcì anno Secundo per Indicìione Tertia , Civitaie Ca •
merina . Manca il Mefe^ ma V Indizione III. indica alcuno de gli ul-
timi quattro Meli dell'anno prelente. Forfè in vece dell'*»»» XF.^x
Lottario farà (lato ivi anno ^artodecimo . Di qui noi impariamo, che
non contento il Re Ugo di aver creato Uberto .^ fuo Figliuolo badar-
do,
Annali d'Itai.ia. 313
do, Conte del Sacro Palazzo, e Marchefe e Duca della Tofcaoa, gli Era Voi».
conferì ancora nell'anno precedente P4}. il Ducato di Spolcti, e ia Anno 944.
Marca di Camerino, con proFufione di grazie fopra la medelìma per-
fona. Adunque Sarlione o Suriìone^ che già vedemmo in pofTeiTo di
quelle contrade, dovea edere o morto, o incorfo nella dilgrazia del
Re Ugo (cofa ben facile l'otto un sì forpcttofo Regnante) ed avere
perduto quc' governi. Viene accennata fotto queft' anno dal Padre Ma-
bilione («) una Bolla di Papa Marino II. confcrmacoria di tutti i pri- (,> Mabìll
vilcgj e beni del celebratillìmo Monillero di Monte Calino. Efla fu utnnal. bc-
fcritta i» Menfe Januarìo per IndìEiionem Secundam . Datura XII. kalen- ncditi.
das Fel>ruarti , anno Deo propìtio Pontificatm Domai mjtri Marini fummi '^ ^' ^^'
Pontificii &c. Secundo itt Menfe Janusrio^ ladiStione Secunda . Un'altra
fimil Bolla m favore del tVIoniltcro di S. Vincenzo del Volturno fi
legge nella Cronica d'cflo Moni il ero (^) in McnJ'e Marti» ., Indizione (b) chronic.
Secuuda.anm Pontificatus Domni Marini fummi Pontificia Secundo. Nella ^"^""'""'f-
Itcfla Cronica abbiamo la confermazione de' beni ipettanti al Moniftero rJ;._ "/,^//^"
Suddetto nel Ducato di Napoli, (cniiì Imperante Domm Hojìro ConJlMn-
tino Alagno Imperatore anno XXXFI. Jed (^ Romano Magno Imperatorie
anno XX III. die prima Menjis Februarii^ Indici ione Secunda., Neapo.im .
Quctte Note, indicanti per cagion dell' Indizione l'anno preieiue, non
fi accordano con gli anni, che dil Du- Cangc (0, e dal F. Pagi (d) (e) Bu-cAn-
fono attribuiti a Cofiantino Pcrfirogenito ^ e 'à Kumano Lacupeno . Ne cor- S' f^mil.
rilp indoiio a quelle d'altri Documenti della mtdelima Cronica. Ma p^"-"''"-
di qui aimen ricaviamo, che durava in Napoli ia iovranita de' Greci ad Jl^'^al
Augullii ed cliere (lato allora Pi incipe, e Duca di quella liluUic Cit- Baion.
tà Giovanni col Fi^l.uolo Alarm»., creato anch' efl'o Duca, lìccomc fan
fede le tcgucnti parole : Nos Johannes in Dei nomine emintntiJfiMus Lon-
[ul £5? Dax prò vi:e nojira^ qu.im CJ" prò vice Marmi Duca Jilii nojiriy
^ui infra atatem ej/'e videtur.
Anno di Cristo dccccxlv. Indizione ifi.
di Marino II. Papa 4.
di Ugo Re d'Italia io.
di L o T T A R I o Re d' Italia i j.
F Ecero i due Re, ftando quefl'anno in Pavia, donazione di una
Corte alla Chiela di Santo Antonino di Piacenza. 11 Diploma, che
fj può Icggeie prefTo il Campi (<•), fu Icriito /^. Idus Mariti , Amo (e) Campì
Dìminiae Incarnatioms DCCCCXLF . Regni vero Domai Hugunii p'njjimt ifior.diPia~
Regis XIX. Lotbaìii vero XU^ . Indiiìiom Tertia . Actum tapits . Cam- "''• '^•- •^•
minano egregiamente quelle Note. Dice ivi il Re Ugo, che quella
Corte mhis obvtnit per cartulam donationis ab Ardingo venerabili Miiti-
ncnfs Ecclejia Epifcopo . Quello Ardengo Vefcovo di Modena non fu
conuiciuto dal Suiuigardi, né dall' Ughelli, e però fi dee ripone nel
S s z Cata-
314 Annali D* Italia.
Era Voli;. Catalogo dc'Vefcovi Modenefi fra Goti/redo , e Guido. Ne j Diplomi
Anno 945. (jjj Berengario Imperadorc fi vede, che un' Jrdengo Vefcoro fu fuo Ar-
cicancelliere fino all'anno 911. Qiiando qucili non fcAe (lato Vefcovo
di Brefcia, dovrebbe tenerfi per quel medefimo Ardengo Vefcovo di
Modena, di cui fi fa menzione in quello Diploma. Lcggefi ancora
(a) jintiq. un'altro Diploma («)d'effiRc, ferir t o ////. Nonas Martii^ coli' altre
iiaì. Dijjtr. fudJette Note} come ancora un Placito (*) tenuto in Reggio Sexto-
^- decimo Kalendas Aprilis colle medeiime Note. Abbiamo poi preffo l'U-
'^Jerf'^ ghclli (0 una conferma di beni, fatta nella metà di Agofto da elfi Re
(clvghtìi. a i Canonici di Vercelli, Idibus Juguftì anno Incarnationis Dominica
Hai. Sacr. DCCCCXLF' Regni vero Domni Hugonis XX. Lotharii 'vero XF. Indi-
Tom. IV. tn ^lonc HI. Documenti, che tutti fervono a farci conofcerc le tpoche di
Vclltìùnf q'-iefti Re cominciate ne gli anni pi(S. e 9^1. Finquì avea tenuto fal-
do la fortuna e la politica del Re Ugo, ma finalmente tutto andò in
fafcio. Le iniquità non poche da lui commefle, il tirannico fuo go-
verno, l'avarizia, per cui aggravava forte i Popoli, il non fidarfi de
gl'ltaliTni, che il contracambiavano col non fidarfi punto di lui, e il
conferire i podi a i foli (Iranieri, a' quali anche con facilità li leva-
(dl LìMpr '^^1 furono le cagioni, ch'egli fu rovcfciato dal Trono, {d) Con po-
uiji. lib. 5. che truppe calò dalla Suevia Berengario Marche/e d' Ivrea ^ il fofpirato
tap. IX. da tutti, perchè da tutti creduto, ch'egli foio potcfle liberar l'Italia
dall' odiato Re Ugo. Venne dalla parte di Trento. Da Manajfe Ar'
civefcovo d'Arlcs, che aveva ingoiato ancora i Vefcovati di Trento,
Verona, e Mantova, e governava in oltre la Marca di Trento, era
flato pollo per Cartellano d'una Fortezza chiamata Formigara unChe-
rico fuo fido per nome Adelardo . Con quefto Chcrico abboccatoli
Berengario, s'impegnò di fare Arcivefcovo di Milano effo Manaffc,
qualora egli efier volelTe in aiuto fuo, e di dare ad elfo Adelardo il
Vefcovato di Como. Prefe l'efca l'ingrato ed ambiziofo Manalfe, e
non folamente cedette a Berengario quella Fortezza, ma cominciò an-
che a far grandi maneggi per tutta Italia in favore di lui. Corie ben
predo per le Città di Lombardia la fama dell'arrivo di Berengario.
Milone Conte di Verona, che chiamato alia Corte dal Re Ugo per fo-
fpetti, era fcgretamentc ofiervato dalle guardie, fingendo di non av-
vcdcrfene, diede ad cfie una lauta cenaj e quando vide ognuno ben'
abborracciato, ed immerfo nel fonnoj con un fole fcudierc fcappò .
Giunto a Verona, fece immantinente faperlo a Berengario, e il rice-
vette in quella Città. A Milone tenne dietro Guido Fefcovo di Mo-
dena, che a'iettato dalla promefia di un buon boccone, come dice Liut-
prando. Maxima iìla Abbatia Nonantùìa, qu»,m 13 tunc acquifivit^ anl-
matus., fi ribellò, e col {uo credito fi tirò dietro una gran folla d'I-
taliani . A quello avvifo accorfe il Re Ugo coll'cfercito, e pofe 1 af-
fedio a Vignola, Cartello d'elfo Vefcovo, e (mi fia lecito il dirlo)
Patria mia. Anche oggi.li ha qufrta Terra, fituata prcflo il Fiume Pa-
naro, una fnrte Rocca con tre alte Torri} e dovca anche allora ede-
re Luogo ben fortificato j perchè per quanti sforzi Ugo faccflc, non
pò ce
Annali d' Italia. }^^
potè cfpugnarlo. Nel tefto ftampato di Liutprando fcorrettamcntc d Era Volg.
legge NiveoU . Ha da cfTerc lineala, e cosi hanno i MSti. Anno 94J.
Mentre il Re Ugo attendeva a quello affcdio, invitato Beren-
gario dall' Arcivefcovo Jrderico^ fé n' andò a Milano, dove a gara, ab-
bandonato Ugo, concorrerò i potenti Italiani, tutti per ifmugnere da
lui qualche Governo, o Podere, o Moniftcro, o Vefcovato. Beren-
gario, allora povenOìmo, con larga mano a chi prometteva, a chi di-
fpenfava la roba non fua, ftudiandofi di contentar chiunque fi dichia-
rava per lui. Quantunque reftafTc in sì gran burafca affai collcrnato
l'animo del Re Ugo, pure corfo a Pavia prcfe il buon partito W d'in- (a) idem
viare il Figliuolo Lattario a Milano, per pregare non folamcnte Be- lib.y$.fi.
rengario, ma il Popolo tutto, che fé joro non piaceva di avere pili
per Re effb Ugo, almeno per amore di Dio teneflero per Re il fuo
giovinetto Figliuolo, che nulla avea loro fatto di male, e ch'cffi po-
trcbbono allevare e governare, come meglio loro piacefle. Fece tal'
imprcnìone e compaflìone nella Dieta di Milano la prcfenza ed umil-
tà di I.,otTario, proftrato davanti alla Croce, che corfi ad alzarlo il
proclamarono di nuovo loro Re e Signore. In queflo mentre non cre-
dendofi il Re Ugo ficuro, ufcì di Pavia con tutto il fuo immenfo te-
foro, e s'inviava verio l'.'^lpi per ufcire d' Italia: quand' ecco gii giu-
gnc avvifo, che erano contanti gl'Italiani di averla tuttavia per Re.
Venne quella inafpcttata rifoluzione dall'accorto Berengario, come poi
fi feppe, non piacendo a lui, che Ugo portafie oltre a' monti tanta
copia d'oro e d'argento, con cui avrebbe potuto tirar' in Italia i Bor-
gognoni ed altri Popoli, per riacqui ftar colla forza il perduto Regno.
Era in qucfti tempi Vefcovo di Brcfch- Giufeppe ^ Prelato giovane d'e-
tà, vecchio di collumi. Berengario, che faceva già parlar di sé tutta
l'Italia, (avvifandofi ciafcuno 'ii mirare in lui un nuovo Davidde,un
nuovo Carlo Magno) cominciò ben tallo a farla da Tiranno. Scnz».
motivo alcuno, fenza coni'glio de'Vefcovi, tolte a Giufeppe quella
Chiefa, e conferiila ad /intorno^ che la tenne fin l'anno 960. Tutto-
ché con giuramento avefle promefTo al fopra mentovato Adelardo il Ve-
fcovato di Como, pure per amore dell' Arcivefcovo di Milano lo con-
ferì ad un certo Waldone^ che per teftimonianza di Liutprando fece
un mondo di mali in quella Dioccfi con facchcggi delle campagne,
con acciccamcnti di varie pcrfonej e ad Adelardo diede la Chiela di
Reggio. Fu vicino ancora a cacciar dalle loro Sedie Bofone Veicovo
di Piacenza, figliuolo fpurio del Re Ugo, Liutfredo Vefcovo di Pa-
via j ma guadagnato fcgretamcnte con oro da elfi, mollrò di lafciarli
per amore di Dio in pace . Quelle fuc fregolatc procelTure le raccon-
ta in un fiato Liutprando >. ma io non farci la figurtà, che tutte fuc-
ccd'vffero in quelli tempi. Anzi quando fuflìfleire uno Strumento di
Adelard» Vefcovo di Reggio, da me pubblicato W, e fcntto Ann» (b) A-nt'm.
Domni Rugeni Serenijpmi Regis XV il lì. Lotharii vero Filii ejus fimilìter italk. Dif-
Rcx X.IV Kalendis Januarii^ IndìFìkne li. (non fo bene, le fpettante f"*- ^^•
all'anno P4}. o al P44. perche v'ha del difetto in quelle Note) tra-
bal-
3i<) Annali d' Italia.
Era Volg. b.illercbbe l'anerrionc di Liiuprando incorno alb perfonad'cfTo Adf-
Anno 946. lardo, oltre al i'aperfi da Donizonc ('«),che Adelardo fu amici/lìmo di
(*^ z^""'^" uideltiide Moglie del Re Lottario, e l'aiutò contra di Berengario. Scri-
'tkild. libA'. ^^ 'ot^° quelt'annD Frodoardo: (i) Hugo Rex Italia Regno depulfus a
(h) FroJear- fuis ^ (^ FiUus ìpfius iti Regnum fufceptus cfi . {*) Ma che relUlle tut-
iminchrt- tavia in Italia per qualche tempo con titolo di Re eflb Ugo, non fé
""*' ne può dubitare, e lo -confefla dipoi lo ftcflb Frodardo.
Anno di Cristo dccccxlvi. Indizione iv.
di Agapito II. Papa i.
di Ugo Re d'Italia ii.
di LoTTARio Re d' Italia 1 6,
(e) Idem '^Otto il prefentc anno fcrive Frodoardo CO: Hugo Rex Italia a fuis
iiid. ^ i» Regnum rccipitur: il che ci può far credere, che fuccedeile fui
principio di quell'anno parte di quello, ch'io ho raccontato nel pre-
cedente. Aggiugne poco dappoi quello Storico; Mariaus Papa, decef-
ftt^ CS? pax Inter Albencum Patricium 13 Hugonem Regem Italia depaci-
fcitur . Certo è, che Papa Marino li. fu chiamato da Dio a miglior
vita in quell'anno, ed ebbe per fuccefTore nella Cattedra di San Pie-
tro Agapito II. di nazione Romano. Quel depacifcitur vnoi dire in buon
Latino, che fegui finalmente pace fra li Re Ugo ^td Alberico Patrizi»^
o fja Principe di Roma ; perciocché Ugo vergendoli ornai ridotto in
baffo Uato, lafciò andar le vecchie prctcnlioni, e convertì per forza
in amicizia la nimitta finqui follenuca con Alberico fuo Genero. Ma
fcnza prò. Imperocché gl'Italiani, Iccondo 1' atteltato di Liutprando
(d) liutfr. Storico, {d) lafciarono bene il titolo di Re ad elfo Ugo e Lottarlo,
Ut. S.C. 14. ma co i fatti né pur li confideravano come Conti. All'incontro Be-
rengario riteneva bensì il nome di Marchete d'Ivrea, ma prelfo di lui
(lava tutto il potere e l'autorità Regaie. Quello luo afccndentc, e un'
aria di gran cortcfia, accompagnata da un credito di moka liberalità,
furono le cagioni, che i Genitori d'clTo Liutprando di nazione Pave-
fe , giudicarono rara fortuna il poter' accomodare a i fervigj di lui il Fi-
gliuolo, allora affai giovane, ma giovane di buon talento, amator del-
le belle Lettere, e pento nella Lingua Latina e Greca. Bifognò non-
dimeno comperar con immenlì regali il di lui impiego, confiftcntc
nell'effere Segretario delle Lettere d'effo Berengario. £i ad fervien-
ium (dice egli) me tradunt: cui etiam immenfis oblatis tHuneribus^ fecre-
torum ejus coujlium, ac Epijlalarum conjìituunt Signatorem. Ma del fuo
lungo e fede! fervigio mai pagato ben fu col tempo il milcro Liut-
pran-
(*) Ugo Re d' Italia cacciato fu dal Regno da' fuoiy ed il fuo Figlia accet-
tato nel Regno.
Annali d' Italia. 3x7
prando, e però non ccfla d'inveire contra d'eflo Berengario e di fVil- Era Volg.
la, o fia Guilla. Tua Moglie, ch'egli ci vuol'ancFic far credere adulte- ^•"*<» 94^*
ra, fecondo il confueto tenore della fua penna. Peggio ancora ne avreb-
be detto, fc avefle continuata la fua Storia, e fc quefta foflc a noi per-
venuta intera.
Qualche mutazione dovette feguire in quefti tempi nel Ducato
di Spoleti,e nella Marca di Camerino, fé non c'inganna il Catalogo
de i Duchi di Spoleti ("), porto avanti alla Cronica di Farfa, dove (a) chroni-
leggiamo: ^««0 DCCCCXLFl. Benefatius (^ Thebaldus Duces : il che ««» rarftn-
fembra indicare, che non più fignoreggiafle ivi Uberto Figlio del ^c -^' ^^'" ^*:
Ugo, ma bensì Bonifazio e Tebaldo fuo Figliuolo. Lo ftefTo Autore
di quella Cronica, dopo aver narrata la morte di Alberico Prìncipe di
Roma, avvenuta neir Anno 9f 4. fa menzione Marchionis Thebaldi^ qui
tunc Sabinenfibus praerat . E in un'altro Catalogo de gli Abbaiti di Farf»
è regi (Irato Radfredus Presbyter ^ Mbas temporibus Hugonis Regis^ 6?
Hlotharìi Filii ejtts, (^ Theobaldi Ducis . Seg-uita poi, Campo Presbyter
£5? Jbbas temporibus Hugonis ^ Hlotarii filii ejus Regum^ ^ Domni
Lconis Papa , £j? Bonefacii tjf 'Thehaldi Filii ejus Ducum . Pertanto ab-
biamo bartevol fondamento di credere, che non piacendo al Marchete
Berengario tanto accrefcimenro di potenza in Uberto Figliuolo bartardo
del Re Ugo, il quale a! Ducato della Tofcana aveva aggiunto quello
di Spoleti, e la Marca di Camerino: hcc^c in maniera, ch'egli fi
contentafTc del primiero, e fofTe creato Bonifazio Duca e Marchefe di
Spoleti e di Camerino. Ebbe quefto Bonifazio un Figliuolo appellato
Tcobuldo^ il quale abbiam già detto trovarli Duca e Marchefe di quelle
contrade nelr Anno 9^4. Di fopra all'Anno 89^. ci comparve mento-
vato da Liutprando {b) un' Ubaldo Padre di quel Bonifazio, qui pofl (b) Uutfr.
mflro tempore Camerinorum y Spoletinorum exjiitit Marchio. Similmente nifi. Uh. i.
fu da noi trovato all' Anno 913. in aiuto del Re Rodolfo quefto Bo- "P- 7-
ttifazioy fcrivcndo il medcfìmo Liuf prando (e): Dederat Rex Rodulfus (e) idem
Waldradam Sororem fuam, tam forma, quam fapientia^ <ju£ nunc ufque H^-^^'C-^^-
fupere/l, honefiam matronam, conjugem Bonifacio Corniti potcntiffìmo, qui
nofìro tempore Camerinoram ac Spoletinorum exftitit Marchio. (*) Si può
ora chiedere, in qual tempo quefto Bonifazio confeguifTe le Marche
di Spoleti e di Camerino. Tengo io per fermo, che folamente nell'
Anno prefente, e ciò per le ragioni da me addotte nelle Antichità
Italiche {d) . Quivi ancora ho fatto conofcere, che queftio mcdcfimo (d) Antìq.
Bonifazio fu di Nazione Ribuaria, e fi può credere che foffe Suocero it*ìic. Dif-
del fuddetto Uberto Marchefe di Tofcana. Per atteftato di San pjer /*'"'• ^•^^*'
Damiano iOtUbertus Marchio, pater Hugonis Marchionis {ài Tofcana) namiln!"
fili US l.T.E/ift.ll..
(i) ^vea dato il Re Rodolfo Valdrada Sorella fua,. matrona onorata sì
per la bellezza, sì per la faviezza, che fin'' ora e fi ile, per moglie 'a
Bonifazio Conte potentijjimo , che al mflro tempo è Marchefe di Came-
rino e Speleti .
3z8 Annali d' Italia.
Era Volg. fiìius naturaUs Regis Hugonis^ Guillam major is Boni f adi Marchioiiis Fi'
Anho 946. lifffft eonjugali fibi fxdere copulavit . (*) Chiima egli Bonifazio maggiore
il fopra nominato Bonifazio Marchefe di Spolcci e di Camerino, per-
chè vedremo, che un fuo Nipote chiamato anch'cffb Bonifazio fu poi
Marchefe (e probabilmente di Camerino) nell'Anno loop. e quefti
fecondo Sin Pier Damiano doveva eflcre Bonifazio minore.
Intanto véggendo il Re Ugo fé llcfro caduto in troppo difprc-
gio preffb gl'Italiani, e fors' anche paventando p'ggio da Berengario
e da altri, ch'egli ingiuftamcnte aveva aggravati ed offefi, determinò
(») l'mtpr. in fine la fua ritirata fuori d'Italia, {a) Pertanto dopo aver finto di
hi. 5. e. 14. f^^ pjj,g j,Qf, Berengario, per moftrar' anche una fomma confidenza con
lui, raccomandò alia di lui fede, e come ad un caro amico, il Figliuolo
Lottario . Andoflene dipoi in Provenza, feco portando gl'immcnfi fuoi
tefori; il che non s'accorda con quanto s'è detto di (opra, cioè col
ripiego prefo da Berengario, affinchè non pafl'afle tanto oro di là da'
monti , fé non che Ugo era più furbo dello fteflo Berengario. Ch'egli
non fofle più in Italia nel di 19. di Maggio, lì può raccogliere da
(b) VthtU. una donazione fatta dal Re Lottario (*) alla Chiefa di Reggio, fenza
ital. Sdcr. far menzione alcuna del Padre . Il Diploma fu dato Xlf^. Kalendas Ju-
Ttm. V. ffii^ jnno Dominici Incarnationis DCCCCXLF'I. vinno Domni Latharii
i» jtfpind. j^frji pgr ìndiSìion. IV. AUum Papi^ . Nulladimeno ho io veduto
neir Archivio Arcivefcovale di Lucca una Carta pecora fcritta jlnn»
XXI. Hugonis^ 6? XFI. Letharii Regis., Tertio Nonas Auguflì^ Indi-
Biotte IV. cioè neir Anno prefente, immaginandomi io, che alcuni fc-
guitaflcro a chiamarlo Re anche dopo la di lui ritirata dall'Italia.
Anno di Cristo dccccxlvii. Indizione v.
di Agapito li. Papa i.
di Lottario Re d'Italia 17.
TRovandofi in Provenza l'abbattuto Re Ugo, Raimondo Principe
d'Aqutania, commolfo dalla fama delie aiportate ricchezze, gli
fu alla vita con cfibirfi di mettere inficme un groffb efercito, badante
nd atterrar Berengario, e a rimettere lui fui Trono . Tante gliene diffe,
che giunfe a cavargli da i coffani, e più dal cuore, una gran fomma
di danaro. Si fcppe in Italia quella fparata di Raimondo. Liutprando,
che era allora a'fervigj di Berengario, fcrive che fé ne fecero le ri-
fate, efTmdo aflai nota la vilù di quella gente, la quale in fatti nulla
poi operò in aiuto d'cflb Ugo. Aggiugnc lo ftcflb Storico, che Ugo
da
(*) Uberto Marchefe , padre di Ug$ Marchefe ( di Tofcana ) Figlio natu-
rale del Re Ugo prefe in moglie GuìUj Figlia del maggior BoHÌfazÌ9
Mtrcbefe .
Annali d' Italia. 319
da lì a non molto diede fine a'fuoi giorni, con lafciarc il lefbro fuo Er* Volj,
a Birta fua Nipote, Vedova di Bojone Conte d'Arles, fpofaca poco Anno 947.
prima dal mcdcfimo Raimondo, indegno per la fua fparutezza di così
bella moglie. Si può credere fucccduta in quell'Anno la morte fua,
perchè nelle Cronichettc de i Re d'Italia, da me date alla luce (<») (») j4>ie<-dtt.
fi legge, ch'egli regnavit Amos XXI. expUtos ^ 'i^ Menfes IX. ^ dies Latin. T.ii.
III. Computando gli Anni, che dopo lui regnò Lottario fuo Figliuo-
lo, viene a cadere la morte fua nel di z^.. d'Aprile dell'Anno prc-
fentc 947. Scrive Leone Ofticnfe (^), che Ugo lafciato il Regno al (h) ttt
Figliuolo, (i ) i» Burgundi^ Cam emiti thefauro fuo., ^ univerfu divitiis ^ft"'d>'
recejjìt., ibique Manafterium de propriis Jumtihus ditijjìmum confi) ucns .^ quod ''^' ^- *• *^'-
fanclus Petrus de Arie nuncupatur ., in eodcm Mo.ìachus ejì effeSìus . Ma
fi ticn per fermo, che l'Oltienie abbia fallato in credere fabbricato
dal Re Ugo quel Moniftero, ed oltre a ciò il Padre Mabillone (f) W V"*'-'.
mette in dubbio il di lui Monacato. Nulla di quello dice Liutprandoj ^'"f'- ^'-
che meglio ieppe le azioni di lui > ma bensì dice, che Ugo tornato ^„„. p^j.
in Borgogna (l'otto il qual nome li comprendeva allora anche la Pro-
venza) (z)^rm <r/? viam univerfét carms ingrejfus . Non è improbabile,
che vcggendo egli imminente la morte, veitilTc l'abito Monadico:
che quelio era ufo d'allora. Reftato incanto in Italia il Re Lottarti^
poco impaccio fi dovette prendere in governare i Popoli, perché go-
vernato da Berengario Marchcfe d'Ivrea: cioè agnello confegnato alla
cuftodia del lupo. Abbiamo fotto quell'Anno dal Protofpata (i^), che ^-.^ .
introierunt Ungari in Italiam , 13 perrexerunt ufque Hydrumum . Et Pia- Protojfnt*.
tepidi ( Generile óe' Greci) fedii in Civitate Cuperfani^, Et fuit eo Anno chrtnic.
huìH interitus per omnem terram. Anche alla Lombardia circa quelli ^"^ /• ^tr.
tempi toccò un' indifcrcta vifita degli Ungheri, per attcltato di Liut- ^"'^"'
prando (0, eflendo comparfo in quelle contrade Tajfi Re di que'Bar- (e) L'mtpr.
bari con un copiofo cfercito. Berengario colia forza non dell'armi, W. j. ai.
ma di gran quantità d'oro, il fece ritornare addietro} e non già coli'
oro fuo, ma con quello, che raccolfe dalie Chicfe e dal povero Po-
polo, con avere impollo un tcllatico di un denaro d'argento per ca-
dauna perfonaj e lo pagavano infino i fanciulli iattanti dell'uno e dell'
altro feflb. Colla fomma di tanto argento raccolto, con cui mifchiò
del rame, fece battere dieci moggia di denari, co' quali foddisfece all'
accordo Ilabilito con gli Ungheri} e per se ritenne da buon'economo
tutto quanto egli avea tolto alle Chicfe . Non par credibile per la
lontananza de' pacfi, che quello foflc il corpo d' Ungheri, di cui poco
fa parlò Lupo Protofpata, e che arrivò ad Otranto . Nella Storia
Tom.F. Te Ara-
(0/ ritirò itt Birg$gna con tutto il fut t eforo e tutte le ricchezze., ed
ivi a fue fpefe fabifticatido un ncchiffimo Monijìero, detto S. Pietro
i" Arlesy nel medejimo fi fece Monaco.
{i) ìh breve mori.
33© Annali d' Italia.
Era Volg. Arabica di Abulphcdà fi legge (<») , che in queft' Anno Aìmanfort Re
AsNo 948. de' Saraceni AfFiicani diede l' Ifola di Sicilia in feudo ad Alallano Fi-
(n) Chrani- glmolo di AH, clie fu obbligato a fare una gran guerra in quelle
)>. 11. T. I. parti, ma con buon lucceno, perche ndune quin tutta queir Irola
ìur. itdic. l'otto il fuo dominio. Un'altra Cronica Arabica aHerifce, che coftui
niifc buon'ordine in tutta la Sicilia, governandola con lìngolar ret-
titudine.
Anno di Cristo dccccxlviii. Indizione vi.
di Agapito II. Papa 3.
di LoTTARio Re d'Italia 18.
IN queft' Anno ancora truovo io Ltttari», che efercita l'autorità
Reale. Ad iftanza di Dcodato ^tfcovo di Parma egli dona alcuni
(b) -rfo/if. poderi ad un certo Liudono i'uo Vaflailo, con Diploma (0 fpcdito Xiy.
^ftrt" tu'. Kalendarum Februariarum Anno Domìmca Incarnationis DCCQCXLFII.
Anno vero Lotharii Regis XFll. IndìEliune FI. Aclum PapiéC . Qui vo
io credendo adoperato l'anno Fiorentino e Veneto. Preflb a que' Po-
poli l'anno DCCGCXLVII. correva fino al dì Zf. Marzo del noUro
anno P48. Ne vedremo altri efcmpli fra poco. Un'altro fuo Diploma
(e) ìhìàtm. ho io prodotto (0, dato XV 111. Kakndas Julii Anno Dominici Incar-
naùmis DCCCCXLVIII. Regni autem Dumni Lotharii piijjìmi Regis
XVI U. Indizione VII. A^um Parma . Qin ha da eflerc l' Indizione VI.
Dona elTo Re, a richicfta di Atttne^ o (ia di yf^zo, Vefcovo celebre
di Vercelli, tre Corti a i Canonici di Parma} cioè due polle nel di-
Itretto di Parma, & Guilzacara (oggidi S. Ccfario) infinibus Mutinen-
ftl>us.,fub Strafa Regia non longe a fltivio Scultenna . Aggiungafi un al-
{di C»mfi tro fuo Diploma pubblicato dal Campi (<^), in cui a petizione di Guido
iftor.difU- Vefcovo di Modena, e di Adelardo Vefcovo di Reggio confermi tutti
«»*. X. /. j lor beni a i Canonici di Piacenza .'Le Note di quel Documento
fono le feguenti. Datcì Idibus Februarii^ Anno Dominici Incarnationis
DCCCCXLVIII. Regni vero Domni Lotharii XVII. Indizione Sesta .
Aclum Mediolani. Qui è l'anno noltro volgare} ma chi sa, che l'ori-
ginale non abbia l'anno Fiorentino DCCCCXLVIL? Finalmente un
i\j ù«uì altro Diploma ho io dato alla luce (0, che ci fa vedere elfo Re in
tJt Itale' Lucca nel dì V. di Luglio dell'anno prcfcnte, correndo 1' Anno XVIII.
Vijfert.tó. del fuo Regno, come ha l'originale, e non già XVII. come per er-
ror del Copiila fu ftampato. E" un privilegio conceduto ;«/f-rvff«^« y
petitione Aledrami incliti Comitii . Qiiefti e forfè Aleramo., che fu poi
primo Marchefc del Monferrato. Si può credere, che il Re Lottario
al vederi! così abbandonato alla difcrezione di Berengario Marchefc
d'Ivr.-a, conlìgliato da i fuo; ricorrelTc alla protezione di Cojlantino
Perfirogenito Imperador d'Oriente, giacche Berta fua Sorella era ma-
ritatala Romano iuniorCj Figliuolo d'eflb Au^ulto, e dichiarato anch'
egli
Annali d' Italia. 531
egli Collega nell'Imperio, correndo il Mcfe dr Luglio dell'anno prc- Er4 Volg.
fcnte. Liutprando W ci afllcura, avere efTo Imperador Coflantìno per Anno 948.
mezzo di Andrea Conte della Curia inviate Lettere a Bereng;irio, colle ^^^ /'"/'?
quali gli fignificava, che avrebbe con piacere veduto qualche Ambi-
fciatore di lui, per fargli conoscere, quanto amore egli pcrtafle alla
di lui perfon.i . Chiaramente poi e caldamente gli raccomand'.va d'ei-
fere ben fedele al giovane Re Lottarlo, di cui fapeva, eh' egli era
Aio e Governatore. Già fi dovea temere o prevedere quel che da lì
a non molto avvenne. Berengario, che nulla volea fpendere del fuo in
tale ambafceria, s'avvisò di proporre quefto viaggio ed impiego allo
fteflb Liutprando, allora Segretario fuo, come ben pratico della Lin-
gua Greca. Perco indunc il di lui Padrigno, uomo facolrofo, a far
gullare quella fcelta al Figliaftro, e a provvederlo ancora di rutto il
bifognevole per sì fatta fpedizionc, con promettere mari e m >iui all'
uno e all'altro. Non fi sa l'anno prccifo, in cui Liutprando cfcguì
tal commelllone} ma fi può conghictturarc nel prefcnte, o pur nel
feguente . Certo e, ch'egli nel di zf. d' Agofto ufcì di Venezia in
nave, e nel dì 17. di Settembre arrivò a Coftantinopoli . Si prefcntò
all' Imperadore colla fola Lettera datagli da Berengario, piena anche
di bugie > e perciocché l'avaro Berengario niun regalo gli avea dato
da prclcntare all' Imperadore, ed egli olTervò, qu.nune aveflero por-
tati a quella Corte gli Ambafciatori di Ottone Re di Germania, e del
Re Saraceno di Spagna: non volendo egli eficie da meno, avendo prov-
veduto di lua borfa varie preziofc robe, a nome di Berengario le pre-
fcntò a quel Monarca. Racconta egli dipoi le maraviglie da lui ve-
dute in Coftantinopoli, ed alcune magnificenze di quella Corte, con
interrompere fui più bello del racconto la fua Storia. Probabilmente
egli ne avrà fcritto di piìj } ma non farà giunto fino a i dì nollri . Re-
ftano folamente due altri pezzi della fua fatica, riguardanti i tempi di
Ottone il Grande, de' quali mi varrò a fuo tempo. Ma intanto per
quefta mancanza viene a reftare in un gran buio la Storia d' Italia .
Nell'Archivio di Lucca fi legge uno Strumento, fcritto yfn»o XFII.
Lotharii Regis^ Fili. Kalendas Aprilìs Indizione FI. cioè nell* anno
prefcnte \ ma dovrebbe eflerc 1' anno XFIIL
Anno di Cristo dccccxlix. Indizione vii.
di Agapito II. Papa 4.
di L o T T A R I o Re d' Italia 1 9.
^ (b; Hirman-
»U[ CoHtrd-
ERmanno Contratto W mette fotto qucft'anno la morte del Re Lot- f^\' l^.^Jì^\
tarie^ e fu in ciò feguitato dal Sigonio (0 . Ma indubitata cofa de Regno
è, ch'egli manco di vita folamente nell'anno feguente. Noi il tro- itaì'u.
viamo tuttavia vivo e regnante nel di 11. di Dicembre di queft'An- (^) Catnpi
no, m cui fu fcritto uno Strumento, pubblicato dal Campi W con „„^. 'Z'"*/
Tt i que-
3 31 Annali d'Italia.
Era Volg. quefte Note: Lotharius grafìa Dei Rtx, y/»«» Regni ejus^ Deo prop-
Anno 949. ^^^ ^ N»nodecimo , XI. die infrante Dicembri, IndiSiione Offava, comin-
ciata nel Settembre. Troveremo anche dc'fuoi Diplomi nel feguente
anno. Da gran tempo era in controverfia l' Arcivefcovato di Rcms,
combattuto da due Antagonifti, cioè da Affaldo, ed Ugo, per coipK»
de' Principi e Re di qucfti tempi, i quili mettendo la mano nel San-
tuario, deponevano i legittimi Prelati, e ne fultituivano de gli altri
a loro capriccio. Marino Legato della fama Sede, fpedito colà da
(il Frorfwr- Papa Jgapift (a)^ in un Concilio tenuto in Engcleira l'anno precc-
Re'minf I4. '^^^^^ 1 *^" rimcflo in quella Sedia Artaldo indebitamente deporto .
ta'p. 3;. Nel prefente anno per attertato di Frodoardo (^), jigapitus Papa Sy-
(b) Uem noduifì habuit apud SanElum Petrum, in qua damnationem J^lugsnis Epifco-
inChronict. pi apud Ingulenheim fa^a'm cenfìrmavif ; excommunicans etiam Hugonem
(Duca di Francia) Princìpem, donec Ludovico Regi fafisfaciaf (*) . An-
che la Chicfa Archiepifcopale di Milano era per quelli tempi involta^
Ce) '«'^'«'- in un ^rave difordinc. Il Puricelli (0, ci Padri Ughelli e Papebrochio
ment. Bufil. tengono, che in quelt anno finiHc di vivere Arderico vecchio Arcive-
uimhrofian. fcovo di quella C'ttà . Il Sigonio, la cui afTcriione e foltcnuta dal
(d) Arnulf. tefto della Storia di Arnolfo antico Storico Milancfc (</), rifcrifce \%
x'n T^iv '^' '"' "^'^''^^ all'anno 947. ed altri la mettono nel 94.8. Comunque fia,
JUr. ùalic. l'ambiziofo Arcivrfcovo d' Arles Manajfe, che divorava anche le Chiefc
di Trento, Verona, e Mantova, afTìftito, cerne fi può credere, o dal
Re Lottarlo fuo parente, o più torto da Berengario Marchefe , fecon-
do le promeffe a lui fatte, fu eletto Arcivefcovo da una parte del
Clero, e Popolo di Milano. Ma rtcttc forte un'altra non men vigo-
rofa parte in eleggere e volere Arcivefcovo Adelmanno Prete Milanc-
fe. Niun d'cffi per cagione di querta difcordia giunfc mai ad cflerc
confccrato, o riconofciuto per legittimo Paftore di queU'inlìgne Chic-
fa. Non lafciarono per querto i due pertinaci competitori di mettere
le mani fopra le rendite dell' Arcivefcovato-, anzi vennero a qualche
accordo con partirle fra loro: il che produfTe un incredibil danno ad
cffa Chiefa, perche ora l'uno, ora l'altro andarono fvaljgiando il te-
foro della medefima, che era de' più riguardevoli d'Italia, con fcrvir-
fcne a foftcner le loro gare e pretenfioni. Simili fconccrti di querto
mifr-rabil Secolo abbondavano allora in altre Chicfe, e in anaifTimi Mo-
(e) ckrmit. nifterj d'Italia. Secondo la Cronica Arabica (e) in qucrt'anno i Sici-
jirAbuum ijjpj tramarono una congiura conrra di AlafPano, o fia Alfano, Signo-
Ktr'^itlùe. ''*^' ° vogliam dire Governatore di qucU'Il'ola. Ma fcoperto il tratta-
{{)chrònic. to, c prefi i Capì della fazione, pagarono colle lor tcfte la pena di
Tulturninf. quefto mal condotto afare. Trnovafi ancora nella Cronica del Vol-
turno (0 un Atto di Leone Abhafe di quel Moniftero, fcritto Annt
Tri-
V. a. T. 1.
»,|*) Agapito Papa tenne un Concììio prejfo S. Pietro, in cui confermò la
condanna di U^o Fé fcovo fatta preffo Engtleim, [comunicando anco Ugo
Frifuipe , finche abbia foddisfatto al Re Lodovico .
Annali d' Italia. 333
Tricejim» Sexto regnantt Domno Confi antino magno Imperatore^ i3 Decimo Ei* Volg.
Anno Princìpatus Domni Landulfi glorio fi Principis (di Benevento e Ca- A»+no 950.
pua) C^ jinno Scxto Princìpatus Domni Pandulfi filii ejus^ Menft Julia ^
Septim* IndiSlione^ cioè nell'anno prefcnte . Altri Documenti abbiamo
ifj effa Cronica, dove fono annoverati gli anni di Cofì*Htino Imperadore
de' Greci, che vanno coerenti con quefto. E da vedere, come il Pa-
dre Pagi metta fotto l'anno prefcnte Y Anna XXXV IL e XXXV III.
d'eflb Imperadorc.
Anno di Cristo dccccl. Indizione vi 11.
di Agapito II. Papa 5.
di Lotta RIO Re d'Italia io.
di Berengario II. Re d'Italia i.
di Adalberto Re d'Italia i..
CI fi prefeota tuttavia vivo e regnante ih quell'Anno il Re LoV-
tario, ciò apparendo da una pergamena da me veduta nell'Ar-
chivio infigne dell' Arcivefcovato di Lucca , e fcritta Anno XIX.
Lotharil Regis^ ^arto Nonas Mhrtii ^ Indizione Vili. Abbiamo
parimente rapportato dall' Ughclli W, e dal Tatti (*), un Diploma (a) v^hiM.
d'cfT» Lottano, dato iPrìdie Kalendas funii., Anno Domimene Incarna- {J"'"^ *""■'
tionis- DCCCCL. Regni vero Lotharii XX. ASìum Papiu: . Ma quefto in"'^pircet.
infelice Principe, dotaco d'ottimi coftumi, e degno di vivere e re gnzr comtnf.
lungamente, fu rapito dalla morte nel più bel fiore dell'età fua. Leo- (b' Tatti
ne Oftienfe (f) altro non dice, fé non che (r) in fubitam phrenefim in- -^nnid. Sa-
cidensy ultimam diem explevit . Ma Frodoardo Scrittore di quefti tem- j-,^. ^
pi (^). riferifces la voce comune, che allora corfe, cioè che Berengario {t, Le» o-
col veleno lo fpedifle all' altra vita . (2.) Berengarius^ dice egli , quidam fi'en.m chr.
Princeps Italia., veneno (ut ferunt) necato Lot bario Rtge Ilugonts ^"''^j ''Ìc J' ^^^'^
Rex Italia efficitur . Lo ftefTo volle dire lo Storico Liutprando CO, )i„s In chr.
allorché dopo aver narrato, che il giovinetto Lottano falvò Bcrenga- (eì L'iutfr.
rio dall'ira del Padre, aggiugne: (3) Sed ho! quod fibì decipulam Lo- nifi. l. j.
tharius praparaverit .f futuri ignarus videre non.potuit. Dura enim Beren^'"^' ^'
gang
(i) caduto in una improvìfa frenefia morì .
(i) Berengario Principe d" Italia, col veleno {come dicono) evinto Lattaria:
Re Figlio di Ugo., è fatto Re Ì" Italia .
(3) Ma oh.' cljt fi era preparato il laccio noi potè vedere Lottarlo ignare
del futuro . Imperocché ìiientre provide a Berengario ^ Ji preparò chi gli /#-
gUeJfe il Regno- e la vita.
3 34 Annali d' Italia.
Era Vo!g. ^^arto con/uluit^ qai RcgKum ^ vitant auferret ^ ftbimet pr^parsvit . Ab-
Anno 950- biamo il giorno certo della di lui morte daila Cronica 1 Ila Novalc-
Sovi'i-""' ^^ ^'*^- ^^' ^"^""^ '^' Lottarlo quell'Autore: (i) Hic dum aliquando
f „'-, _ de Papi.i venirti T'aurinum cum uxore fu» (la Regina Adelaide) Feria
?. n.T.ii. quarta^ qiiéC eft XII. die (martca qui a mio credere Kalendas) Menjjs
*"■• ifi't- Novembri!., Pneceptum dedit Arduino Marchiorn (creduto Marchcfe di
Su fa) Abbatta Biemettnfis . ^i non poji multum tempus mortuus efi, tranf-
a£lo vis [patio unius Menfis^ Feria fexta^ qu,ie eft X. Kalendas Decem-
bris , y Mediolanum veStus ; ibique tumulatur in fepulcro fui Genitoris .
Ma non fulTìlte, che Ugo Tuo Padre fo(Te fcppellito in Milano. Poiìla-
mo bcnsi tenere per fermo, che il Re Lottarlo nel di 12. di Novem-
bre di quell'anno, giorno di Vcnerdi, terminalTc i fuoi giorni, per-
chè con tale alTcrzione fi accorda anche l'antica Cronichetta de i Re
ih) chrtnic. d'Italia da me data alla luce (^), dove è fcricto, che {z) poft dece/fura
lu""!^. 'u. 'P-ft'*^ Ugboni regnavit ipfe Lautharius annos III. expletos , Cs? Menfes VII.
Antcàdt. y Dies II. Obitavit die Fentris ^ qui eft Decimo Calendas Decembris , Ci-
Latin. cr vitate Taurinenftuni .
T.iv.Kir. P(.,. attediato della medefima Cronichetta, (lette vacante venti-
quattro giorni il Regno d'Italia, elTendo probabilmente occorfo que-
fto tempo per radunare i Principi Italiani, dall'elezione de' quali di-
pendeva allora il confcguimenco della Corona. Finalmente tanti furo-
no i maneggi dell'accorto Berengario Marchefe d' Ivrea., Nipote del fu
Imperador Berengario per parte di Gisla fua M«dre, che tanto egli,
quanto Adalberto Tuo Figliuolo furono eletti Re, e coronati nel di rf.
di Dicembre di quell'anno, giorno di Domci^ca, nella Chicfa di S.
Michele maggiore di Pavia. Le parole della Cronichetta fon quelle:
Die Dominico., XV. die Decembris in Bifilica Sanili Michaelis, qua dici-
tur Major ., fuerunt ele^i i^ coronati Bercngarius ^ Adalbertus Fiiius ejus
in Regibus. Cadde appunto la Domenica nel dì if. di Dicembre di
l\ odi quell'inno; e però reità filTb il principio dell'Epoca di Berengario e
I» vit. s. ^' Adalberto Re d'Italia; né è da afcoltare chi diverfamentc ne ha
AUlaidts fcritto. Erano quefti Principi di Nazione Salica, e però di origine
tbud Cani- Franzcfe. La Regina Adelaide Vedova del Re Lottano redo in Pa-
fHm. yjj £. confidcrabile cio^ che fcrivc Sant'Odilonc nella di lei Vita (0.
Do-
(i) Quefti mentre una volta da Pavia veniva a Torino colla fua Moglie
Mela Feria quirta., cioè ^el dì il. di Ottobre diede ad Ai dumo Mar-
chefe il Precetto per /' Abbazia Bremetenfe II quale non molto tempo
dopo morì., pajjato appena io fpazio di un mefe ., nella Feria Jefia., cioè a
2t di Novembre ., t fu portato a Milano-, ed ivi i ripofto nel fepolcro
del fuo Genitore .
(i) dopo la morte deW ifleffo Ugo regnò tffo Lottarlo anni }. compiti., e Me-
fi -j. e Giorni i. Morì in giorno di Venerdì a zi. di Novembre neìia
Città di Tonno.
Ammalio' Italia. 335'
Dopo aver detto, ch'efia Regina non partorì a Lottarlo fc non una Era Volg.
Figliuola appellata Emma, che fu poi maritata nell'anno 966. con Lot- Anno 9J0.
tario Re di Francia, Padre di Lodovico V. Re parimente di Francia:
feguita a dire, (*) SupradiSio vero Lothario ante Annum circiter Terfium^
pijìquam Dominam Adalheidam duxerat , defungo , remunfit ipfa vìdua vi-
ro, deJìitutA maritali cenftìio . Se dunque Adelaide, non peranchc com-
piuti i tre anni del iuo matrimonio, reftò vedova per la morte del Re
Lottano: non fudìfte l'opinione de' Padri Mabillone e Pagi, che all'
anno 938. ( ficcome accennammo di fopra) riferifcono le di lei Noz-
ze. Conv^ien conchiudcre in oltre, che il Diploma efiftente in S. Sal-
vatore di Pavia indica folamente i di lei Sponfali conchiufi fui fine
dell'anno P37. in tempo ch'elTa per la fua tenera età non dovea cf-
fere atta alle funzioni maritali. Giunta poi all'età di fedici anni nell'
anno 947. allora dovette efFcttuarfi il matrimonio fuo col Re Lottarlo.
E importa bene il conofcere l'età di quefta memorabil Principcfla, per-
chè in breve la vedremo Ipofata da un gran Monarca, e pofcia Impe-
radricc gloriofa. Scrive Lupo Protofpata W fotto quell'anno, che i (•) i-tpus
Greci obfederunt Afculum, (^ obtinuerunt . Protoffata
M-er, Italif.
Anno di Cristo dccccli. Indizione ix.
di Agapito II. Papa 6.
di Berengario II. Re d'Italia 2.
di Adalberto Re d'Italia 2.
IL Sillingardi C^) diede già alla luce un Diploma de i Re Berenga- (b) siili».
rio & Adelbcrto, che fi legge ancora prefTo l' Ughelli (e) . Le No- lAnlui in
te di quel Documento fon quelle. Datum Decimo die Kxlend. Fehruar. c«th.ilog»
anno Dortiinicte Jncarnationis DCCCCL. Regni vero piiffìmorum Berenga- ^f^'J]"^"^'-
rii i^ Jdelberti Regum Primo, Indizione Nona . ASìum Papi£. L'In- tino aÌÌiu
dizione Nana corrente nel Febbraio di quell'anno, e diftefamunte ferir- 1606.
la, fa conofcere che qui fi parla dell'anno pfi. e che vi è adopera- (^) ugh0U.
to l'anno Fiorentino e Veneto, il quale corre fino al dì ir. di Mar- '"'r.^fi'
zo dell anno noitro volgare . Uiccd ivi fatta la donazione di quattro uutintnf.
Caftella a Guide Vefcovo di Modena, che aveva molto cooperato all'
cfaluzione di Berengario, interventu ac petitione Odeberti Marchionis,
atque Magnifredi Comitis . M'c rincrefciuto force di non poter co'miei
occhi vedere qucfto Diploma, efillentc allora nel doviziofo Archivio {à')AHtichì-
dcl Capitolo de' Canonici di Modena, ma oggidì ("marito o perduto, tà Eftenfi
Perciocché ficcome ho provato nelle Antichità Eftenfi id), quefto O- ''• ^- '• 'J-
deher- "^ J'^"'
(*) // fopradetto Lattario poi morto avanti il terzo anno in circa , da che
avea Jpofato Donna Adelaide , quejìa ritnafe priva del marito e del fu»
fonfiglio .
33^ Annali d' Italia.
Era Volg. deberto^ o fia Otberto illuftrc Marchefc e Principe di quefti tempi, è
Anno 951. uno de' Progenitori della nobilidìma Cafa d'Eftc. Ne fo ora folamcn-
te menzione, per parlarne poi ex profeflo, andando innanzi . Anche il
(a) siitniut Sigonio («) cita un Diploma de i fuddetti Re in favore del Monifte-
d» Rtgnt ro delle Monache di S. Sifto di Piacenza, dato amto DCCCCL. Re-
Jtai. l. 6. g„i „.^^5 Domni Berengarii^ y Domni jidalberti piifuìiorum Regum Pri-
mo^ Indi&ionc Nona. Non cita il Mcfe, ma farà il Gennaio o Feb-
braio di queft'anno, riconofccndofi anch' ivi adoperato l'anno Fioren-
tino , giacche 1' Indizitne Nona indica infallibilmente V anno volgare
DCCCCLI. Nell'anno prefente ancora per teftimonianza del Dando-
Qo) Vagiti- lo, {b) il Re Berengario ftando nella Corte Olonna, (*) renovavit fot-
in chromc. ^^^ /^^^^ Venetos 6f fubjeBos futs ; £5? eorum Civitatum fines ab Urbibus
*»r' kallc. If^^'" Regni diftinxit^ è? ^ Fenetis quadrageftmam fohmmodo debere dt-
claravit . Diede poi principio al Tuo governo il Re Berengario con
una iniquità, che fece incredibile -rtrepito per tutta l'Italia e Germa-
nia. Era, come diffi, rimafla in Italia .Adelaide Vedova del Re Lot-
tarlo^ giovinetta di diciano ve in venti anni-, in cui non fi fa, fé mag-
gior fofle la Bellezza, o la Pietà, e Saviezza. O fia, che Berengario
temeflc, ch'ella pacando alle feconde Nozze con qualche Principe,
potefle turbargli il dominio di qucfto Regno; o ch'egli bramando di
maritarla col Figliuolo Adalberto, la trovalTc troppo renitente a qucfta
alleanza, llante l'avverfione da lei conccptita centra chi comunemen-
te fi crcdea, che avefic tolto di vita il Re fao Conforce: la verità fi
è, che Berengario pafiando dalle dolci alle brufchc, rinferrò la mifc-
ra ed innocente Principerà in una prigione .
Non fuflìlle ciò, che il Sigonio fcrivc, che cficndo Adelaide in
poflcffo di Pavia, Berengario fu ncccffit ito ad efpugnar quella Città . Fu
quivi egli eletto Re, ficcome vedemmo, e ne prefc allora la fignoria,
(e) ti.HÌe»i e quivi diede anche i Diplomi fuddetti. Ne Pavia, come vuol Giro-
Hìlt»r. A4- lamo^Rofil (<"), era Città dotale di cfla Adelaide. Vicn riferita dal
vinn. l. j. Browcro i.'^'ì una memoria polla nella Cattedrale di Trcvcri con qucftc
\Js Ann^l. parole •■
Trtvir. l. 9.
XTI. KALENDAS MAJI
CAPTA EST ADELHEIDIS IMPERATRIX
CUMIS A BERENGARIO REGE
Xm. KALENDAS SEPTEMBRIS
LIBERAVIT DOMINUS
ADELHEIDAM REGINAM A VINCULIS.
La credo fattura de' Secoli poftcriori} porrebbe nondimeno efie-
rc, che conteneffe qualche verità. Che quciìa Regina fofle imprigio-
nata
(*) rinovò la lega tr* i Veneziani, ti i fuoì fudditì \ e didinfe i confini del-
ie di loro Città dalle Città delV Italico Htgno ^ e dichiarò i Feneziani de-
bitori della quadragefim» foiamtntt .
Annali d* Italia. 337
nata, non già nel Lago di Cerno, ma bensì nella Rocca di Garda fui Era Vo'g.
Lago Bcnaco, oggidì Lago di Garda, l'abbiamo da Donizonc (") > '""''^o 951-
e pare cosi poni il contello delle lue avvcncure. Parimsntc l'Anna- ^^\,-''^''Tf~'
lilla Saflbne W, pubblicato duU' Eccardo, Icrivc, che Berengario (i) ,hiid.l. 1'
uidekidem XI l. Kalendas jVhii cr.ptam Cumis dcpricdavit ^ {j? in cuflodìa Tom. V.
raedii (ferivi 13 media,) lacrymubiiiter affli xi t . E leggonfi tali parole '"'• •"■"''<•
anche in Ditmaro (O, Autore più antico. Forfè di qui fu ricavata ^a^ '$"1 '
r Ifcrizionc di Trcvcri . Per altro falla l'AnnaliIla Saflbne rapportan- r. L'acori.
do la prigionia di Adelaide all'anno (j^s). quando efTa non può cfTcre aift. Eccur-
feguita fc non nell'anno prefcntc pfi. perchè Berengario fu eletto Re "'••
folarnente nel di ir. di Dicembre dell'anno precedente oro. né si fu- ^'^^ Dnm»-
bito dovette egli mettere le roani aduolio alia sroitunaca Regina. Ora ui,, j.
de' mili trattame-nti fatti ad Adelaide aoa vazwo d.i lui, che di IVilla^ o
fia Guiila fua Moglie, Donna, che anche da Liutprando ci vien di-
pinta per un vafo di tutti i vizj, ne abbiamo un buon tefliraonio ,
cioè S-ìxvC Oddone (<«') Abbate di Giugni, e perfonaggiu confidente di (d) old» in
quella medciìma Santa Pnncipefla. (z) Pojlquam^ dice egli, mortuus vita 0. a-
effet Lotharius vir ejus^ honorem Italici Re gru adeptus eji quidam vir no- ^'''^"^" .
mine Berengarms qui habebat uxorem nomine li''illam . A quikus innocens "^^ C4»//.
fapta , divcrjìs angujliata crudatibus , capiUis aefivici diltractìs , frequenter
pugnis exagitata {^ calcibus ; una tantum eornite famula , ad uliimum te-
tris inclufa carceribus^ divinitus pofli/jodum, ordinante Dea, Jrnperialibus
eji fubiimata culminibus . E la Monaca Rosvida C"^), Poetcfla di quel /gì urosvì-
Sccolo, che narra a lungo quella leena, actefta, che Adelaide fu an- thA de gef.
che Ipogliata di tutte quante le fue gioie, velli, ed altre fupcllct- odd*H.
tili .
Sccondoche s' ha dal fuddetto Donizonc, per molto tempo (lette
confinata Adelaide con una fola damigella in fondo di una torre. Ma
cflendo riufcito ad un Prete appellato Martino di fare un'apertura nel
muro di quella prigione, o pure come altri vogliono, con una cava
fatta fottcrra, una notte la cavo fuori, e dopo aver veltitn lei, e la
fua damigella da uomo, trovò un pcfcatorc, che in una barchetta li
condufle tutti e tre ad una felva contigua al Lago di Garda, a cui
Odilone dà il nome di palude > dove fra quegli alberi, o fra quelle,
canne fi appiattarono, ma con pericolo di morir di fame, fc un pe-
re//». V. V V fca-
(i) fpoglìò Adelaide pre fa in Como ti^ zo. d" Aprile,^ ed in prigione coW ine-
dia /' affiijfe in modo ìagrimevok .
(2) Alorto Lottar io fuo marito, ottenne l'onore dell'Italico Regno un ccrt'
uomo per nome Berengario ,, che aveva per moglie Guiila. Da' quali prefa
queir innocente ^ angujliata con diver/t tormenti , firappatile i capelli., fre-
quentemente /Irapazzata con pugni e calci j avendo Jolamente per ctmpa-
gna una ferva , finalmente cbiufa in tetra carcere , dipoi per Divina di-
fpafizione fu fublimata alla Dignità dell' Imperio .
338 Annali d' Italia.
F, RA Vnlg. carorc non avefìe loro fomminiftrato del pefce. Fu fpcdito il Prete
Anno 951. ^^\\^ Regina ad Melardo Vefcoi'o di Reggio, in cui cfla confidava non
poco, per ottener foccorfoi e il Vcfcovo raccomandò quedo affare ad
ottone (lo ftcfTo è che dire Azzo) il quale riconotccva in feudo dalla
Chiefa di Reggio la Fortezza di CanofTli. Convien ora Capere, che
quello Jzz$^ Bisavolo della rinomata Contc.Ta Matilda, di cui avre-
mo alFai da parlare, era Figliuolo di Sigefredo appellato da Donizone
Prittctps pr^eclarus Lucenfi de Comitatu i
il quale co' Tuoi Figliuoli fi protcfta di A^i»3/»w Longobarda . Venuto
Sigifredo in Lombardia, crebbe in potenzi e ricchezze, ed oltre a due
altri Figliuoli, che ftabilirono due doviziofe Cafc in l^arma, ebbe il
fuddctto Azzo^ chiamato anche nelle vecchie Carte Adalbertus , qui
£5? Atto^ che più de' Fratelli s'ingrandì, e fra gli altri beni acquiitò
dal fijddctto Adelardo Vcfcovo di Reggio in feudo Canaffa, dove fiib-
bricò una incfpugnabil Fortezza. E' fituato quello celebre Luogo nelle
prime montagne del diftretto di Reggio, vcrfo il Fiume Enza. Iyì
s'alza ben' in alto unfaffo, tutto ifolato, la cui fommità con buone
mura e torri fortificata, non avea paura ne dialTalti, nòdi macchine
militari i e però, purché la vettovaglia non mancafle, fi rideva la guar-
nigion di CanofTa anche delle più grandi Armate. Vxcic Alberto Azza
l'impegno di focorrcre la pcrfeguitata Regina} e mefla a cavallo una
mano de'fuoi Armati, andò con eflì in perfona a levar' Adelaide, e con-
dufiela a CanofTa. Lo attefta anche il fuddctto Sant' Odilone con dire,
che (*) fupervenit tjuidam derìcus, qui ejus fuerat captivitatis 6? fugie
focius ^ nuntians adejfe exercitum militum atmitorum^ qui eam cum gaudio
accipientes^ deduxerunt fecum in quoddam inexpugnabile Cajìrum . Scrive
(a) ntniio Domzone ('i) che Alberto Azzo diede avvifo di quella fua nlbluzio-
/ . I. f. I. j^g ^ Papa Giovanni ^ il quale la lodò. Aggiugne, aver clTo Alberto
(b) Lei) Azzo trattato con Ottone Re di Germania per dargli in Moglie Adc-
ojiienfis laide i ed eflendo fegretamente venuto Ottone a Verona, gliela con-
chromc. dulTe Colà } ed egli fpofatala, feco la menò in Germania: il che non
(e) ^chroni- '"'^^^«1 ficcomc Vedremo. Seguita poi a dire Donizone, che fcoperto
con Novali- l'affare da Berengario, fpcdì l'clcrcito all'affcdio di Canoffa. E que-
titnfe p. II. fio affcdio, fé vngliam credere a Leone Ofticnfe, durò ben tre an-
r». //. Rer. nj (^) L(, ii^ff^ (^ iggi^p nella Cronica della Novalcfa (0 . Di qui
(^'pafins P°' '^"'^ prefo motivo alcuni moderni Scrittori, e fra gli altri il Padre
ed Annal. P^'g' ^'^) ■) à\ credere alTcdiata in quell'Anno Adelaide entro Canoffa,
Sjron. e di dire, che fi fono ingannati i fuddetti Storici, parlanti di uii'af-
fed
10
(*) fopravenne un certo Cherice^ che era flato campagna dells fua fchiavitìi
e fuga , av'cifi;u.'n e[ftr pronto un efercito di faldati arttjati , i quali con
allegrezza prendendola , fect la cuudujfero in un arto Cajìello inej'pugna-
iile .
Annali d' Italia. 339
fcdio di SÌ lunga durata. Ma non hanno avvertito C l'avvertì bensì i! Era Voi».
Sigonio) che l'afTcdio di CanofTa vicn raccontato da Donizone come ^*^^° 95 1-
imprefa fatta, dappoiché il Re Ottone ebbe rpofata e condotta in Ger-
mania Adelaide. Fero fu così ben condottala fuga di quella Regina,
e il fuo padàggio a CanolFa, che non ne ebbe Icntore il Re Beren-
gario, fé non dappoiché fu calato in Italia Ottone il Grande. Per altro
Leone Ollienfe e f)oniz:one hanno disavvedutamente confufe le circo-
ftanzc dell'affare. Viveva allora Papa Agapito II. e non già Papa Gio-
vanni. Le Nozze di Adelaide furono celebrate in Pavia., e non già
in f^ertna . Rosvida più antica che Donizone di un Secolo, né pur
ella racconta, che Adelaide foifc aflediata in CanoOaj e folamentc di-
ce, che fu ricoverata da Adclardo V^cfcovo di Reggio in una fua forte
Città, volendo lignificare Canolfa, dove cffa fu tervita con tutto o-
nore, finché Ottone calò in Italia, e la fece andare a Pavia. Ora tor-
nando indietro, C\ dee mettere per cola cerca, che fece gran rumore
«nche nella Corte di Ottone il Grande Re di Germania la crudeltà di
Berengario, e la fventura e prigionia dell'innocente Regina. Bilogna
eziandio fupporre, come troppo verifimile, che Ottone foffc infor-
mato del Luogo, ove ella era celata, per avergliene fcritto o ella,o
il Vefcovo Adclardo, o pure Azzo Signore di CmofT-, . Né mancarono
alcuni di lui Cortigiani, che conofccndo di villa le rare doti di quella
Principcira, il conligiiarono a prenderla per Moglie, giacché la Re-
gina Editta fua Conforte era mancata di vita cinque o lei anni prima,
con aggiugncre ancora, che cosi facendo, egli poteva aprirti la ftrada
a conquiftare il Regno d'Italia.
Prcparoflì dunque per tale fpcdizione il Re Germanico . Mandò
innanzi Lodoifo fuo Figliuolo, il quale le vogliam credere al Continua-
tore di Reginone (-»), e all' Annaiilla Saflonc (^), trovò dapcrtutto de (a") Contì-
gli oftacoli, e de gl'incomodi, perché niuna Città o Callello il volle "«'"'"' ^^■"-
riceverej e tutto ciò per colpa di .^irrigo Duca di Baviera fuo Zio ^^"'^" azx
paterno, che portando invidia a gli avanzamenti del Nipote, per tre [h'i Amìali-
anni andò facendo faperc a gl'ItaliaHÌ, quanto fi macchinava in Ger- 7?-» iaxo m
mania, ed alienava quanti poteva in Italia dall'amore di lui. Ma te- <^>"'o»'<:'>-
mo, che fi fieno ingannati quelli Autori in riferir tali circoltanze . ,-. ^^^p^^.
Certamente Rosvida (() , Iltorica di quello Secolo, fcrive tutto il :ha je ge-
contrario, dicendo di Lodoifo: (*) fi's oùd»-
Perpaucis fecum fociis fecreto refiimptis
Itatiam petiit , f«rtique matiu penetravit ,
Eshortans Patris imperio Popuìum dare cellunt;
Mosque redit , clarum referem Jine Marte triumphum .
V v 1 Calò
(*) D« pochi e fidi accomp.zgnato igiene
Verj'o /' Italia , e con man forte v' entra ,
// Pvpol e/orlando a fuggettarfi
jlli^ Imperio Paterno : indi ritorca
Con iiiujìre trionfo e Jenza guerra . •
ms .
34° A N N A L I D* I T A L I A.
A^N^o^cfu j ^'■° ^°^T '• ^^ Ottone, fingendo (come vuole Ditmaro (*),
(.») D.nua'. ^ °^P^ '"' ^ ^^ohnc Urspcrgcnfe C^)) di fare un viaggio di divozio-
rusinchro- "^ ^ Roma, c all' improvvifo s'incamminò verfo Pavia, che gli aprì
«« U.i. le Porte. Niuna oppofizione fu fatta dal Re Berengario, p'>rch' e^li
fé fu^^n" '"'^"'^"te attefe a falvarli in un fuo force Camello. Ma é ben da mV
chionuo. "^''gl'aifi , come così accorto Principe, quale era Berengario, fi lafciafTe
cogU.-rc SI all'impenfata, e pare più torto da credere, che il Re Ot-
tone conduccfle fcco un gagliardo cfercito, o che tenefìe di grandi in-
telligenze m Italia. Arrivano egli a Pavia, ed impadronitofi di quella
Citta, fece torto faperc alla Regina Adelaide il fuo defidcrio di ve-
derla, infinuandolc ancora colla giunta di molti regali l' intcnzion Tua
di averla per Moglie. Colà portodi Adelaide, incontrata fuor della
{c)ir>J'ir- ^'^^^ ^^^ fuddctto Duca di Baviera Arrigo, e poi ricevuta con tutto
dus m chr. ""'^'"^ «J^' Re Ottone. S) Frodoardo (0, come RosviJa, e gli altri
antichi Storiografi ci afficurano, che le Nozze d'efTo Re vedovo colla
,^^ D • g'o^^ne vedova Adelaide, folcnnsmcnte fi celebrarono nella Ueffa Citta
»! Ann'al ''' ^^"'^ ' ^' ^^^^"^ '^'S' ^'^^ ^ ^'^'''tofi dell' ifcrizioiic fopracitata di Trc-
haron. ^^^i , vuol foftencre, che Ciroa il Mele d' Aborto fegui il loro Matri-
monio. Ma egli s'appoggio ad una memoria dubbioia; e quando pur
qucrta contenaa verità, altro non fé ne può dedurre, fc non che Ade-
laide ebbe nel dì zo. d' Agofto la fortuna di falvai fi dalla prigione di
Garda} e non già che in quel Mele ella arrivalTe al talamo del Re
Ottone. Che tuttavia nel di zi. di Set.embre di quell'anno Berenga-
no & Adalberto fignoreggiafil-ro in Pavia, ne fa fede un loro Dipio-
jtilic d!}- '"^' ^'^ "^"^ '^"^ ^"•^ '"^'^ ^') C"n q^crte Note; Data X. Kakndas
ftrt. 70. Oaobris Anno Dominici Incarnationis DCCCCLI. Regni vero Domino-
rum Bcrerigarli atque AdMnti pìijfiinorum Regum Primo ^ Indiaiene X.
\llvuulr' '^^^^"'^ P^pi'e- Cosi nella Cronic;i dd Volturno (/) fi ha un'altro loro
«»"/> "p!*i'l I^'l'l"'"a dato FI. Kakndus OBobris , Anno Domìnice Incarnationis
Tom. i.s^er. DCCCCLI. Regni lero Domnorum Berengarii atque Adelberti piijjtmorum
Jtalic. Regum Primo ^ Indizione X. ABum in Plebe SanSlì Marini. Che rtcl]c
^Ann*u'sA P"*^*^' ^' "PP'"^^'° ^'^ entrare in Pavia il Re Ottone, ne abbiamo il
(ridi Como n'contro in un Diploma C?) d'efib Re, dato /^/. Idus Oetobris , Anna
Tom. 11. Incarnationis Domini mfiri Jefu Chrifìi Nongentejimo ^inquageftmt Pri-
(h) Purictl- mo^ Indiaione Decima .^ Anno Re ^ni Otthonis Regis in Francia Decimo-
mintane"' ^''^^°-> '". ^'^'''^ P>'mo; Aaum Papi£. Un' altn. fimile ne cfibiicc il
itf. Amhro- l^'-"''celli C-^), dato nel medefimo giorno. E qui fi vuol' ofTcrvare, che
//»».». 171. Octone cominciò ad intitolarfi Re d'Italia, quafichc Berengario e
li) Anna- Adalberto folfero affatto decaduti dal loro diritto. Celebrò egli dipoi
loi^LtLr- '^ '"''"^° Natale in Pavia; ed allora fu fecondo 1' Annalirta SalTone ('/},
^•; ■ ch'egli (*) cum fuis fidelibus in Italia Papia Natale Domini celebra-
vi t ,
(*) co'fuoi fidi ir, Italia in Pavia celebrò il Natale del Signore, e cele-
bra/e con Regile raagnificcHza le Nozze, e così difpojìi gli affari fi par-
te di lì ce.
Annali d' Itali. a. 341
vif , 6? celehratis juxta magnificentiam Regalem Nuptiis , ficque difpofttis E k a Vo!g.
negotiis proficifcitur inde i3c. Abbiamo dulia Cronica Arabica U) , che Anno 951.
nel di z. d. Luglio dell'anno prefcnte venne dall' Affrica a Palermo '^|.j;-^;/^'-
un nuovo General d'armi Moro, appellato Saclabio, forle quello llef- p ;; j- ^_
fo, ch'era (lato nell'Anno ^50. o pure un fuo Figlio, menando feco ku. Ualic.
una buona Armare da valerfene per terra e per mare, ed alTai Camelli.
Affano padron dell' IfoU, uniti i Siciliani con quefti Affncani, pafsò
al Cartello di Riva, che fi trovò abbandonato da gii abitanti. AfTe-
diò Geragia, ma cflcndo ofTo duro, accordò la pace a quel Popolo ,
con ricevere gli ortaggi della lor fedej e fece poi lo rterto con quei
di Caflana. In quefti tempi per teftimonianza di Frodoardo (0 i Sa- (h)Frtdt4r-
raceni, che già furono cacciati da Fraffmeto, tenevano occupati i pai- dus mchr*-
faggi dell'Alpi, di maniera che chiunque volca venire dalla Francia, *'**•
o da gli Svizzeri e Grigioni in Italia, era coftrctto a pagar loro una
fomma tafsata di danaro. Aggiugnc, che gli Ungheri in queft' anno,
paflando per l'Italia, arrivarono in Aquitania, dove per tutta la Stace
comniilero grandi ruberie e ammazzamenti di perlone; e che poi ri-
pagando per r Italia fé ne tornarono alle cife loro. Non dovea già
fucccdcre parteggio alcuno di quefti masnadieri, che non lafciaflero da-
pcrtutto fegni della loro avidità e barbarie.
Anno di Cristo dcccclii. Indizione x.
di Agapito II. Papa 7.
di Berengario II. Re d' Italia 3.
di Adalberto Re d'Italia 3.
CI ha conferva-a il fuddetto Frodoa-do una particolarità de i dife-
gni del Re Ottone: cioè ch'egli (*) Legationem prò fufcept ione fui
Rum:im dirigit . ^a. non obtenta^ eum Uxore in fua regreditur . Dovette
dunque- il Re Ottone tentare. Ce Papa Jf^apito volcfle concedergli la
Corona imperiale, giacché al vafto Regno della Germania pareva cra-
mpi aggiunto quello ancora dell' Italia. Ma hcQ male i fuoi conti .
Alberico Patrizio er.n tuttavia Padrone di Roms, né voglia fi fentiva
di deporre quel manto si luminofo. Si può credere, che le rilpoftc
dare colla negativa dal Pontefice ad Ottone, fofTero dettate dal me-
d'.fimo Alberico. Truovo io il Re Ottone fui principio del Febbraio
di queft'anno tuttavia dimorante in Pavia, dove confermò tutti i beni
al Monillcro delle Monache di S. Sifto di Piacenza con un Diplo-
ma {e) dato FUI. Idus Februani, Anno Incarnationis Domini nofìri Je- (e) jtntif.
fu Chrifti DCCCCLII. Milione Decima^ Amo vero Domni Ottonis in Italie. Dif-
Ita- f'rt- «S-
(*) invia a Roma un'' jimbafceria per lo fuo ricevimento . Il quale non. ot-
tenuto, colla moglie fé ne ritorna..
341- Annali d' I t a l i a.
Era Volg. Italia Primo ^ in Francia XVI. Adum Papia . Ma inforfero liti in cfla
Anso 951. Cina di I^ivia fra Lodolfa Figliuolo del Re Ottone, ed Arrigo Duca
di Baviera Fratello del mcdelimo Ottone, che mifero di m:il' umore
quei giovane Principe. S'aggiunte ancora, ch'egli s'indilpetti nott no-
(0 Tutm»- CO per le Nozze del Re Oltane ("uo Pacire {a) . Era Ottone in età
ru<chronic. alquanto avanzata, né di mafchi avea le non quel Figliuolo, a lui nato
ur]y.rg^n- '^^"'^ Moglie Editta prima d'edere Re. Concepì Lodolfo un timore,
>/ in chro- e timore anche non mal fondato, che le dal fecondo Matrimonio na-
„(,. fceilero Figliuoli, quelli gli potelTcro difputare la fucceffionc al Re-
gno, perche nati dal Padre Re. Perciò in collera partitofi da Pavia
p refe il cammino vcrlb la Sallbnia» dove cominciò a macchinar delle
novità centra del Padre. Quello accidente izcc iifolvcrc il Re Ottone
a tornarfenc in Germania. Lalciò in Pavia Corrado Duca di Lorena fuo
Genero (maritato con Liutgarda fua Figliuola) con fufficicnti milizie
per guardia di quella Capitale contro i tentativi di Berengario. E giun-
to in Saflonia, quivi celebrò la fanta Pafqua . Ma Berengario, che la
fapeva lunga, non volle già impugnar l'armi contra di un Re di tan-
ta poflanza, e a cui moftrava egli molte obligazioni, per le finezze
Tifategli in tempo del fuo clìlio. Mife egli il fuo lUidio in guadagnar-
fi, come fi può fofpetcare, con de i fcgreti regali il cuore del Duca
Corrado^ Governator di Pavia. 11 configlio, ch'eflb Corrado gli die-
de, fu di gittarfi alla mifcricordia del Re Ottone, Da un Principe sì
magnanimo si poteva Iperar tutto. Abbracciato quello parere, e pre-
ventivamente, come fi può conictturare, avvertito di tal rifoluzionc
il Re Ottone, Corrado tlcflb condulTe in Germania Berengario. Stette
Berengario tre giorni fcnza poter' ottenere udienza da Ottone : del che
fi offule non poco il Duca Corrado, dappoiché egli con buona fede
l'aveva imbarcalo in quello affare. Se l'ebbe anche amale il Principe
Lodolfo, ficcome quegli, che fpolava tutti gl'intcrcfli di Corrado fuo
Cognato. Fiiuimentc Berengario giunfe alla prefcnzn del Re Ottone j
fi ciibi pronto a far tutto quanto piacefic alla Maeltà fuaj e redòcon-
chiufo, che nella Dieta, la qual iì dovca tenere nella Città d'Augu-
lla, fi tcrmincrcbbono i (uoi iffari, ficcome in fatti avvenne. Scrive
Ha^ enti- '^ Continuatore di Rcginone (A), fcguitato dall' Annali (la SalTone (0,
if!4ator Rht- ^^^ Berengario lullc prime (i) nihil de bis, qua -voluit , obtinuit ; [ed
gtnanu in Piachinatiune Hcnrici Ducis fratris ^ -nix vita (J patria iadulta, in ftaliam
chromco rtdiit : unde Chunradus Diix multum offenfus a debita Regis Jidelitate de-
fil "sKxoin f'"^ ■ ^^°t,'«^^t)e cfìcrcy che Bcicngano in vigore del lalvocondorto fc
chro::Ui>. "c tornalTc in Italia colle mani vote per allora. Scrivend>) poi Fio-
Cd') fr.d;ar. doafdo («0 , chc (i) ipfe quoque Otbo foft cekbrationem Papiant regredì-
(l) niente ottenne di quanto pretendevi-, ma per machinazione d' Enrico
Ddcx fratello^ appena ottenuta In vita., e la patria., ritornò in Italia :
• '■^o»de Corrado Duca molto tffefo fi ribellò dalla dovuta fedeltà del Re .
{1) /' tftejj'o Ottone parimente dopo la eeMrazione ritorna a Pavia .
Annali d' Itali a. 343
/«r, io non so credere quello ritorno di Ottone in Italia . Forfè in Es* Volj.
vece di Otho fi ha ivi da kn^crc Berengarius . Comunque fia, Bcren- Anno 951.
gario 6c Adalberto coli' intervenire dipoi alla Dieta di Augufta , ac-
conciarono i fatti loro col Re Ottone.
Abbiamo da Vitichindo (a) Scrittore contemporaneo, e dall' Ab- (a^ Wltì-
batc Urspergenfe {b) in che confi (lederò le cofe accordate da Ottone 't^'^]]^^''
a Berengario. Cioè contcntolfi il Re, che Berengario col Figliuolo J^'^-j^.^l^^^ 3-
feguitadc ad efiere Re d' Italia, ma con riconofcerc da lui quello Re- gi;,jis ;»
gno in Feudo, e con giurargli fedeltà e fuggezione . Il giuramento chronuo.
fu prcllato folennemente in faccia di tutta la Corte, e di tutta 1' Ar-
mata : dopo di che Berengario (1) dimifus cum gratta i3 pace in Ita-
ìiam remeavtt. Ditmaro (0 aggiugnc, ch'egli (i) Regina (cioè di Ade- ( 0 Dk^*-
laide) iram fupplici venia, placavit , honciqne cum pace patriam revifit . E, ^^^^ ^-^^ ^'
la Monaca Rosvida {d) conferma la llcffa verità con ifcriverc di Be- (d) Hr'osvi.
rengario : '^.f ?'fi-
Hunc Regem certe digno fufcepìt honore ^ oaaomi..
Reftituens Hit fublati culmina Regni ,
IJìa per certe tantum [uh conditione ^
Ut pQJi h^c caufts non coatradiceret ullis
JpfiHS imperio^ multis (lotto pernc) longe metuendis ,.
Sed feu Subjeclus jii(fti e[fet Jìudiofus .
Hoc quotjue follicitis decrevit maxime dicìis ^
Ut pofl htsc Populum regexet clementius ipfum^
^uem prius imperio nimium contrivit amaro . -
^i [e complendis ftmulans promptum fore jujjis ,
Ocyus abfcejftt , patriam Utufque petivit .
Finalmente Liutprando M nell'anno 968. diceva al Greco Tm- (.e) Lìutfr.
pcradore: (?) Berenganas t^ Adelhertus fui Milites (Vafi'alli) effeEli^ >n UiAu»n,
Regnum Italicum fceptro aureo ex ejus manu fufceperunt ^ (^ jurejurando fi-_
dem prcmiferunt . E di qui ebbe principio il diritto prctcfo da i Redi
Germania fopra l'Italia! E fin' allora fuccedetre una mutazione degna
di molto riguardo, cioè che il Re Ottone rifervò per sé le Marche
di Verona e di Aquileia, le quali immediatamente diede in governo
ad Arrigo Duca di Baviera fuo Fratello. Lo attcfta dipoi il luddetto
Cnntmuarore di Reginonc (/) , con tornare fui buon fentiero e feri- (f) conti-
vere, che Berengario col Figliuolo Adalberto (4) Regia fé per omnia nuator Rt-
' ° fff ginonis i»
Chronic$ , .
(i) licenziato cm grazia e pace ritornò in Italia.
(1) della Regina ( Adelaide) piaci) lo [degno ottenuto il perdono ^ e con buo-
na pace tornò a rivedere la patria .
(3) Berengario e Adalberto fatti fttoi Fa falli nello fcettro d'oro dalla fu»
M:im ebbero H Regno Italico^ e fedeltà promifero giurando.
(4) i.i tutto in -oaffai.aigio diede ft al dominio Regio., e di nuovo prefe il go-
verno d" Italia per grazia e dono del Re . Eccettuata folamcntt la Mar-
ta di Ferona e di Jquileia data ad Enrico fratello del Re.
344 Annali d' Italia.
Era Vole. in vaffalUtium dedit dominationi ^ (^ Italiam iterun cum gratta C5? don»
Anno 951. j^egis accepit regendam . Marca tantum Fcronenfts i3 JquikieMfn excipitur ^
qua Heinricho fratti Regis ammittitur . Lo fleiro viene aircrico dall'
(?) An»»li- Annajilla Saflbnc C«), e da Octone Vcfcovo di Frihnga W nella Tua
Ha saxo in Cronica. Un gran capezzcfne in quella maniera fu pollo al Re Bcren-
chrontco. gario } ma egli ciò non oftante, di catrivo che era, divento pcggio-
jvl/iWij '■^- ^°' '^ troviamo mficme col Figliuolo Adelberto nel di p. di bct-
lib.6 C.19. tcmbrc dell'anno prelcnte in Pavia, ove diede un Tuo Diploma (0 m
(e jintiqt4. favore di Rumbeit^) Abbate d'Alti. Come le la palTafTe Uberto Duca ài
Italie. Dif- Tofcana, Figliuolo ballando del già Re Ugo, da che Berengario fi fe-
fin.41.fug. ^^ Arbitro, e poi anche divenne Re d'Italia, niuna memoria ce lo
addita. Perche appunto in quelli tempi non s'incontra ildi lui nome
nelle Carte della Toicana, può inforgere qualche fofpetto, che Be-
rengario l'avelTc abbattuto come perlona, di cui poc© fi avelie a fi-
dare. Ma o fia, ch'egli pacificamente continualTc in quel dominio, o
che vi folTc riraelTo dopo la venuta in Italia del Re Ottone : certo e,
(d) Ibidem che s' incontra memoria di lui in quell'anno in uno Strumento da me
Diffirt. 11. fenduto pubblico (</), e fcritro in Lucca amo ab Incarnationis ejus Non-
gentefimo ^inquagefimo Secundo ., ^into Nonas Magli .^ Indizione Deci-
ma. Non VI comparilcono gli anni del Re per gl'imbrogli, ch'erano
allora in Italia. Mmùfeftus Jum ego Uberto Marchio, Legem vivente Sa-
liga, bona memoria D»mni Ugotti Regi. Segno può cflcr quello, ch'e-
gli govcrnafic allora la Tofcana col titolo di Marchefe, ma da lì in-
(e) Ibidem nanzi fé ne perde la memoria. Ho io parimente data alla luce CO una
Dijfert. V. donazione fatta al Moniltcro di Subiaco da Benedetto ConJole e Duca,
-anno Deo propltlo Pontlficatus Domni Agapltl fummi Pontlficls 6? univer-
falis junior is (c-ioè Secondo) Papa in j aerati jfim a Sede Beati P etri Apo- -
fiali FU. Indimom X. Menfe Madio, die XX IF. Dal che rifulta che
Agapito prima del di 2.4. di Maggio nell'anno 94(5. avea confeguito
il Pontificato Romano. Da quello poi, e da altri fimili Documenti
-de' Papi d'allora fcorgiamo, che Alberico lafciava a i Romani Pontefi-
ci l'onore d'clT'ere nominati ne gli Atei pubblici, come fé folfcro c-
glino i Padroni di Roma, e del fuo Ducato, quando fi fa di cer-
to, eh' egli la faceva da Principe affbluto nel temporale di quegli
StatL
Anno di Cristo dccccliit. Indizione xxJ^ÉJl^
di Agapito li. Papa 8. ^^^
di Berengario II. Re d'Italia 4.
di Adalberto Re d'Italia 4.
INforfe in quell'anno un'afpra e fcandalofa guerra in Germania, per-
chè Lodvlfo Figliuolo del Re Ottone fi ribellò al Padre, e collega-
to con Corrado Duca della Lorena fuo Cugaio, e con altri Principi
della
Annali d' I t a l i a. 345-
della Germania, prcfc l'armi fpezialmcntc centra di Arrigo Duca di Ea* Voi».
Baviera fuo Zio paterno, ficcome difguftato per piìi ragioni contra di ^"^'^ 953-
lui. Fu dunque necelUtato il Re Ottone a procedere coli' armi contra
del Figliuolo e del Genero. Succederono fanguinofi aflcdj, faccheg-
gi di Città, coir altre pcnfioni di una guerra arrabbiata, che io, co-
me avventure fuori d'Italia, lafcerò raccontare ad altri. Se non falla
Frodoardo (a), ebbe origine quefto fuoco dall'edere nato al Re Ot- (a) yr»A»<«r.
tone dalla Regina Adelaide un Figliuolo mafchio, e corfa voce, che fCbronic».
il Padre avefle deftinato quefto frutto delle fue feconde nozze nlla fuc-
ccflìone del Regno, quando egli l'avea già promeda a Lodolfo, con
avergli anche fatto giurar fedeltà da i Baroni. Intanto il Re Beren-
gario tornato in Italia, per quanto fcrive il Continuator di Regino- (b) canti-
ne W, di tutte le fue difavvcnturc incolpava (i) Epifcopos, fcf Comi- nuator x«-
/(?i, catetofque Italia Principes; omntfque eos odiis t^ immicitiii infequens ^ gitomi m
inimicijjìmos fibi effecit . Fra quelli, che particolarmente s'erano tirato '■"'"**•
addoffo l'odio di Berengario, ci fu Alberto Azzo Signore di Canofla,
dopo cfTcre venuto cflb Re in chiaro, aver egli ricoverata e nafcofa
Adelaide nella fua forte Rocca, onde ebbe principio la deprcflìone
fua. Però ne andava Berengario meditando la vendetta} ma il rifpet-
co del Re Ottone, che aveva aflTcurnto della fui protezione Azzo, il
riteneva. Quand' eccoti accenderli in Germania 'a guerra fuddctta la
quale non lafciava luogo ad Ottone di penfare all'Italia. Allora fu
che Berengario fpcdì l'efcrcito fuo all'afledio di Canolìa, e non già
allorché Adelaide s'era colà ricoverata. Trovò quivi Azzo ben prov-
veduto di vettovaglia per una lunga difefa. Donizone {e) ci ailìcu- (e) D#»»;*#
ra, che al Re Ottone fu condotta da Azzo la Reeina Adelaide: '", ^'/■.■^'''
'^ thild. Itb. r.
' ^ _, . (*p. I. i.y.
- - - - ^a Regi tane quoque nupftt : utr. Italie.
Conjuge fufcepta redit ad propriam mtdo terram ,
Ottoni fpondens , quod de fé maxima pajfet .
Pofcia vicn raccontando, che Berengario, il quale finche Otto-
ne non fu arrivato in Verona (o più totlo in Pavia non conobbe ove
foffe occultata Adelaide, fieramente adirato contra di Azzo, fi portò
ad aflediarlo in CanofTa. Ora non avendo egli potuto intraprendere
quello alTcdio, dappoiché Ottone era calato in Lombardia, perche al-
tro aveva egli da penfare in quel rovcfcio di fortuna, rclia, che fo-
lamcntc dappoiché egli fu rcltituito nel Regno e vide impegnato il
Re Ottone nelle interne turbolenze de'fuoi Stati, allora fcaricaflc la {X\ tupm
fua bile contra di Azzo. Ma CanofTa era inefpugnabil Fortezza; altra tretofpat*
via non reftava per impadronirfcne, che di foggiogarla colla famej e i»chronieo.
z quefto avea ben provveduto Azzo. Scrive Lupo Protofpata C';^) all' ^g^' jt r
Tom. y. X X anno
( I ) /' Fefcovi , e Conti , e gli altri Principi d' Italia ; e tutti quelli ftr Se-
guitando con adii ed inimicizie , fé gli refe contrariiffimi .
34^ Annali d* Italia.
Era Volg. anno pfi. Malachianus fecit prcelium in Calabria cum Sitrduenis, (^ e e-
Anno 954. ^iji( _ ivia l'Autore della Cronica Aribica Cantabrigcni'e («) mette quc-
yiraù'kiim'' ^'' ^^^^^ Torro l'anno prefente con ifcrivcrc : Egrejì funt exercitus (de'
p. II. T. i. Saraceni) in Calauriam^ y ebviam faSii AfelgianOy eum in fugam egerunt .
Rer. Jtalic. Aggiugne, che gli abitanti di Ramaza e Pietra fecero in tal occafio-
ne fchiavi molti Criftiani, e gì' inviarono in Affrica. Quedo Mala-
chiano,o Melgiano, affai fi conofce, che era Generale de'Greci . Gareg-
giavano tuttavia i duf Eletti, ma non mai confecrati Arcivefcovidi Milano,
cioè ManaJJe ^ Adelmanno^ con intanto furiofamente malmenare i beni
e il teforo di qucU'inflgne Chiefa. Stanchi i Milanefi di quello fcan-
dalofo contrafto, o per amore o per forza gì' indulfero a cedere: con
che rcflò aperto il campo all'elezione di un nuovo Arcivefcovo, e que-
(h) Jtrnulf. fi; fu TValperto^ o fia Gualberto. Utrifejue (feri ve Arnolfo (*) Storico
Hijl Me- \/fji;jnefc) [ponte vel invit" cedentibus , Sedem tenuit Walptrtui folus . Nel
t! C't.iv- margine del MnnufcrittoEflenfe di quella Storia e fcritto, che l'clezion
■Rtr. itmu. di Gualberto accadde nell'anno 9f 5. Rapporta il Campi {e) un Decreto
(ci Camp jj qncfto Arcivefcovo, fcritto anno Ine arnatiams Domini DCCCCLXllI.
^fi"^-^'^"*- Pentificatus autem Demni Archipr,efu>i.<: Walperti Decimo^ Mtufe Julia ^
Indizione V. (dovrebbe cfTerc VI.) Note, che l'indicano creato Ve-
fbovo dopo il Luglio dell'anno prefente pfj. fc pure V Indizione V.
non moftra più tofìo l'anno precedente. E poi conviene accordare
j/L^st'/r quell'Atro con un altro, riferito dall'Ughelli W, dove s'incontra
Ttm. lY. nell'Aprile di quell'Anno Gualberto già Arcivefcovo.
nru.
tilt.
c
Anno di Cristo dccccliv. Indizione xii.
di Agapito II. Papa 9.
di Berengario II. Re d'Italia j.
di Adalberto Re d'Italia j.
Ontinuò in quell'Anno l'incendio della guerra civile in Germa-
' nia, e vi fi mifchiarono anche gli Ungheri, chiamati in loro
ajuro da Lodolfo Duca di Alemagna, o fia di Suevia, Figliuolo del
Re Ottone., e da Corrado Duca di Lorena. Non pochi di codoro la-
(e)Frtdo«r- fciarono la vita in quelle parti, per atteflat» di Frodoardo (e)i esteri
iHstnChr.^g^ IfgiHi^f^ revertuHtur in fua . Altrettanto fcrive il Continuatore di
Reginone . Continuò ancora in Italia lo tiretto afledio della Rocca di
CanofTa, dove intrepidamente fi fofteneva Jlherto Àzzo., con ifpcranza,
che o il Re Ottone ^ od altri accorrcfTe un dì in fbccorfofuo. Accenna
{f) Knhetu Girolamo RofTì (/; uno Strumento fcritto in Ravenna Anno mi. Ag*-
*«»»?i. s** /"" P^P'^1 Rfgtante Berengario fff Adeiberto ejus Filio Anno IF. Regni
eoium^ Inditìivne XII. cioè nell'anno prefente. Cita eziandio un Con-
cilio tenuto in quella Città nell' Anno fufl'eguente, correndo 1' Annt V.
d'cflì Re, e \ Indizione XIII. memorie tutte, che ci fcu->pfono che
anche quelli due Re, non mcn di Ugo e di Lottarlo, dominavano in
Ra-
Annali d' Italia. 347
Ravenna e nel fuo Ei'ircaco, tuttoché tali Stati non appartenefTero al Era Volg.
Regno d'Italia. Roma era ftata ufuipua a i Papi da Alberico; i Re A-"'"" <>54-
d'Italia fecero anch' cllì un fomigliante giunco all' Efarcato . Glie poi
il fuddetto Roflì feriva, eh;,- Adelbertm Rex Rxve>tn:im ftdem con/ìituif Re-
f«;/)r<?f;/)«a«», ed avendo mai trartaf) 1 Mercatanti Veneziani, fu fconfitt>> da
Pietro Cangiano valorofo Doge di V^cnL-ziajcd in tal congiuntura, perche
il Popolo di Com-iccbio avea predato ajuto al Re Adalhert»^ i Ve-
neziani portatiG a quella Città, dopo il facco la tpianarono in maniera,
che dopo nnlti Secoli durò fatica a rialzare il capo: noi crederemo
veri tali racconti, qualora fé ne adducano legittime pruove, con al-
legar memorie antiche, o Autori non lontani dal Secolo di cui par-
liamo. A buon conto nulla di ciò ieppe il Dandolo, vecchio Scritrore
delle cole Venete, né altri, che hmnn Icrirto prima del Roflì. Ter-
minò in quell'Anno il corfo di lui vita Alberico Patrizio e Piincipe,
vogliam due Tiranno di Roma. Nel Catalogo pollo davanti alla Cro-
nica di F'urfa C«) lì legge: A»HO DCOOCHt^. Albericui Princeps Roma (t) chrenìe.
ohit . E. Frodoardo Storico di quelli tempi lo conferma con dire fotto Farfmf.
il prefcnte Anno: Albrico Patricia Rutnanorum defunf^o^ Filius ejus Oiìa- ^- ■"• ^- •'^•
viartus , quum effct ClericuSy Principatum adcptus eji . Sicché il dominio '"' '" "'
temporale di Roma fu occupato da quello Ottaviano^ che in breve
vedremo falire anche fui Trono Poniificio. Ad iftanza di Gualberto
u^rcivefcovo di Milano fu fatto in quelt' Anno un \?n\ì\cg\o % Bruaengé
Vefco-vo d' Alli da Berengario & Adclberto Re. Vien elfo rapportato
dall' Ughclli {b) con quelle Note: Datfi Decimo Kalendas Junii Anno (b^ Vghtll.
Dominicte Inarnatiinis DCCCCLIIII. Regni vero Berengarii (^ Adel- 'tal. sacr.
berti ir. IndiEìione XII. Jttum Papia. L' Arcicancelliere qui nomi- ^'"*- j.''-
nato e Guido Fefcovt ., cioè il Vefcovo di Modena, che dopo il fud- l^rf,//. *
detto Brunengo dovette circa qu-IU tempi confcguire queli' illullre
Dignità, continuata dipoi anche fotto Ottone il Grande.
Anno di Cristo dcccclv. Indizione xiii.
di Agapito II. Papa io.
di Bereng A R IO li. Re d'Italia 6,
di Adalberto Re d' Italia 6.
in
FU d'avvifo il Cardinal Baronio (0, che in quell'anno Papa. Ag»- (c^l«r(»».,«
pito dcfle fine a i fuoi giorni . Eruditamente han provato i F.dn jtunat. Ecc.
Papebrochio (<«'), e Pagi (?), ch'egli menò fua vita fino a qualche ^^1 P^p*-
Mclc dell' anno feguente. Ciò ancora fi deduce da uno Stiumcnro c7'V»T "
Fcrrarefe da me veduto, in cui fino quelle Note: Anno Dio pìofuio chroKu»»
Pontificato Domno Agapito fummo Pontifice., £3* univerfali Pape in Apoflt- Hijior.
liea facratijjìtìta beati Petri Apoftoli Domini Sede Anno Dedmo , /;<:^ue re- '^^ Pagius
gnaute Domno Berengario Rege, (^ Adalbertus ejus Filius ih Italia Ann» gart^
X X i SextOf
34' Annali d* Italia.
EKAVolg. Sexte^ die Unde cimo Menfe Jamario^ Indizione ^artadecima Ferrarle,
Anho 95 j. cioè nel dì ii. di Gennaio dell' antio fcgucntc. Durava tuttavia l'af-
fedio della Rocca di Canofla, intraprcfo dal Re Berengario^ che per te-
(a'i Vonls.* ftimonianza di Donizonc (<») v'intervenne in perfona, ed avea prcla la
inVit. Ma- fua danza in un luogo appellato Lavacchicllo, rifoluto di non pariirl»
thi.d. l. 1. di lì, finche non veniva in fuo potere qucll'ollinata Fortezza. Si attc-
'"V" *• diava di quella troppo lunga prigionia Jlberto Azze quivi riftretto, e
fpcflc volte per ricrearfi Iccndeva dall'alto in un certo fuo, da dove
parlava co* principali dell' efercito nemico. Venne pcnfiero a Berenga-
rio di attrappolarlo in quel fitoj ma Azzo una notte avvertito da una
delle fentinelle nemiche di quel, che lì trattava, non più da lì innan-
zi fi attentò di lafciarfi vedere . Gli venne poi fiuto di Ipignere una
notte fuori della Rocca, uno dcTuoi famigli, e d'inviarlo al Re Ot-
tone in Germania con lettere compafiìoncvoli, fupplicandolo d' aiuto,
e rammentandogli le promcfle di protezione a lui fatte . Ma Ottone
ne pure in quelt'anno potè accudire a gì' intereflt d' Italia, perchè avea
troppi nemici addoflb nelle proprie contrade. Era fui fine del prece-
dente anno feguita la pace fra iui, e Loùolfo fuo F'igliuolo, e Corra-
do fuo Genero i e quand'egli pur fi credeva di poter attendere alla fola
guerra, che gli rcltava con gli Schiuvoni, eccoti un efercito innutne-
rabile d' Ungheri inoltrarfi fino ad Augulta . A giudizio d'ognuno
quello gran nuvolo d'armari pareva invincibile j ma il prode Re Otto-
ne si animofamente ed ordinatamente , benché troppo inferiori for-
{h) Anttili- zc avcfle, gli aflali, che li mifc in rotta (/') • Una (lerminata quan-
fta Sax», tilà redo vittima delle fpade } altri lafciarono la vita nel Fiume
Ontinaat. L^ch • pochi in fine fc ne falcarono ; di maniera che da dueento
Iridoitrdut ^""' '" addietro non s era riportata una vittoria si Itrepitola e corn-
inchrtnico. piuta . Ma in quel terribil conflitto redo morto il fuJdctto Corrado
I>itm*r.l.x. Duca di Lorena. Diede anche fine in qued'anno a i fuoi giorni Ar-
rigo Duca di Baviera, Fratello del Re Ottone, Principe, che in am-
bizione e crudeltà non fi lafciava vincere da alcuno. Scrivono, ch'egli
fece cadrarc l'Arcivcfcovo di Aquileia, e cavar gli occhi a quello di
Salisburgo" Lafciò dopo di sé un Figliuolo, che da' moderni viene ap-
pellato Arrigo il Rijfofo, a cui il Re Ottone conferì il Ducato, e che
col tempo fi ribellò ad Ottone li. Imperadore.
Attefe ancora \n qued'anno il Re Ottone alla guerra contro gli
Schiavoni, e di quefti parimente riportò vittoria: con che crebbe in
immenfo la gloria di lui, e il timore in tuti i Popoli confinanti alla
Germania. Gli nacque eziandio nell'anno prefente dalia Regina Ade-
laide Ottone II. che fu poi Imperadore, con fomma allegrezza del Pa-
dre, e de'iudditi fuoi. Circa quedi tempi Pietro Candiano III. Doge
Ynch^oiu» '^' Venezia (f) col configlio ed adenfo del Popolo creò fuo Col-
'itm. XII. lega Pietro^ uno de' fuoi Figliuoli v ma quedi, fprezzando le am-
jl«r. u»it(. monizioni del Padre, alzò bandiera contra di lui, e fi venne un di
all' armi nella Piazza di Rialto fra la fua fazione, e quella del l*a-
dre . Era per foccoraberc il giovane , fc il vecchio Doge non gli
' .>,>-.... otte-
Annali d' Italia. 349
otteneva in dono la vita . Ma per foddisfàzionc della giuflizia e fm* Volg.
del Popolo il mandò in cfilioj e in qucfta congiuntura i Vcfcovi, Anno 955.
il Clero e Popolo fecero un Decreto con giuramento di non ammet-
terlo mai più per Doge né in vita, né dopo morte del Padre. Se-
condochc feriva il Dandolo, andò il giovane Pietro a ritrovare Guid»
Marcheft^ Figliuolo del Re Berengario, che accoltolo cortefemente
il prefcntò al Re, (j? ad Spoktanam Mariham debellandam fecum duxit .
Pofcia ottenuta licenza da Berengario di vendicarfi de' Veneziani , ven-
ne a Ravenna, dove con fei navi armate prefe vicino al Porto di Pri-
raaro fette navi Venete, che cariche di merci andavano a Fano. Non
e da fprczzare quello racconto del Dandolo, il quale fi fervi di anti-
che Storie, ora indarno da noi defiderate, foraminiftrandoci egli un
barlume per conofccre, che il Re Berengario tentò di levare il Du-
cato di Spolcti a feobaìdo^ o Tebaldo^ che ne era, ficcomc vedemmo,,
allora in poflcflo, per darlo a Gmdo fuo Figliuolo. Pare nondimeno,
che il Dandolo riferifca quello fconvolgimcnto all'anno pf8. o pfp.
perchè fcrivc, che Pietro Doge (mono od ()f9.) poji Filit creatio/tem
non plus fu.im duobus Menftbus (^ quatuordecim diebus vìxìjfe fertur . Ma
un sì poco tempo non convien molta a tutta quella ferie di cofc.
Anno di Cristo dcccclvi. Indizione xiv»
di Giovanni XII. Papa i.
di Berengario II. Re d' Italia 7.
di Adalberto Re d' Italia 7.
FU quello l'ultimo anno della vira di Papa Agapito II. Pontefice,
le cui rare Virtù e gefta è da dolere , che non fieno fiate tra-
mandate dalla penna d'alcuno a i polleri, o pure non fieno giunte
fino a i di noftri . Aveva Onaviano dopo la morte di Alberico Patrizio
fuo Padre occupata la Signoria di Roma> fu configiiato da i luoi di
occupare anche la Sedia di S. Pietro j ne gli fu difficile l'ottenere
l'intento. Venne dunque creato Papa, ma per quanto oflerva il Car-
dinal Baronio, in età impropria, ed incapace di sì fublime e facro-
fanca Dignità, perche forfè non arrivava all'età di dicianove anni. Egli , .
nell'anno PJ3. fi vedrà tuttavia chiamato («) Puer dall' Imperadore ^,^. /. e.
Ottone . Scaldafi forte, e giuftamente contra di si fatta elezione il Car- ^4^. 6,
dinaie Annalilla, ma con faggiaraente eonchiudere, che eflendo que-
llo novello Papa flato accettato dalla Chiefa univerfale per vero e le-
gittimo Pontefice, per tale ancora fi dee ora riconofccrlo. Non fareb-
be flato fé non bene, che il dottiamo Porporato aveffe fatto ufo di
quella Vlalllma per alcuno ancora de' precedenti Pontefici. Certo e
poi, che Ottaviano in quella occafione mutò il proprio nome in quello
di Giovanni XII. e pero vien creduto il primo, che introduccfle l'ufo
di
ÌSO Annali d' Italia.
Era Volg. di cambiar' il nome de' novelli Papi, con fcrvirfi poi di due nomi.
Anno 9s6. tjoc ó' Ottaviano nelle cofe temporali, e di Giovami nelle fpiricuali;
rito olTervaco in parte anche oggidì da i Papi E' anche fuor di dub-
bio, che non ha fondamento alcuno il dirli Ja alcuni Storici, efTerc
itata la potenza di ^■flherico Patrizio (uo Padre, che prnmofTe al Pon-
tificato quello Tuo Figliuol giovinetto: perciocché Pippiam di certo,
che Alberico avea ceflato di vivere nell'anno r)f^. E pure ao.hc Gre-
(ì^chrtnic. gorio Monaco Aurore della Cronica Farf-nCe (i), che vivea nel Secolo
Tarfenje rufTegucntc, lafcio Icritto, che Alberico Principe migrante ^ Filius ejus Jo-
K.ir''u*til' ^^"""^-^ ?*' ^^^^' vivente Papa mdimtus eft i^c. Ho io prodotta altro-
t'g. Ali- ^^ ^*^ ""^ Donazione fatta al Mon. Itero di Subisco da Graziano Con-
{h)AHiiqHÌ- fole e Duca, e feruta Jmo Deo propiti» Pontif.catus Domni Johamis
t^. itaùc. fummi Pontificis 6? univerfaìis XII. Papa in lacratifima Sede beati Pe-
V,prt. j. t^i yip»fl,/i Primo, Indiaione XF . Menfe Nuvemhio , die XI III. cioè
Bcir anno preftnte .
Fu in quell'anno dcvaftata da una terribil pcllilcnza la Germa-
nia. ContuttGCiò il Re Ottone^ che oramai rcfpirava dalle guerre in-
terne o vicine, penso a reprimere l' infolrnza del Re Berengario , che
ad onta fua pcrfcguitava Alberto Azze, raccomandato fuo. A quello
fine CceKc Lodolfe, o Cm Litolfo fuo Figliuolo, con cui s'era pacifica-
{c) AntiMli- to, e lo fpcdì in Italia con un'Armata 0). Era l' aflcdiata Canofla
line Ann S'^ '" agonia vicina a renderfi per la fame, quando fi feppe l'arrivo
di Lodolfo a Verona: il che incoraggi i difenfori . A grandi giornate
pafsò Lodolfo il Pò, e venne alla volta di CanolTa, perlochc fenza
., . appettarlo fé n'andarono con Dio gli afTedianti. ConfefTa Donizone (<0,
inVu'AU- ':'^^. '"''^cdio di quella Fortezza durò fentis fimul (^ tribus annis, e che
thild. l. I. ^" incominciato, dappoiché Ottone colla Regma AdcLide fu ritorna-
fMf. I, IO in Germania. Pero non fi può immaginar altro, fé non che la li-
bcrazion di Canofla accadere in quell'anno per la venuta e pel foc-
corfo di Lodolfo. Per altro convicn confciraie, che Leone Ollienfe,
e lo (ttflb Donizone, ficcome Autori del Secolo fufl'cgucnte, avendo
prtlo dalla tradizion de' vecchi gli avvenimenti di quello tempo, con-
furero non poco il vero col fallo. L'Ollicnle s'inganno Icrivendo, che
la Regina Adelaide folle per tre anni aflcdiata in Canofla. Ingannoflì
forte anche Donizone con ircrivcrc, che Gitone il grande calo in per-
fona a liberar Canofla-, e che venuto alle mani col Re Berengario nel
Prato di Fontana, lo Iconfiile, l'ebbe vivo nelle mani, ed inviollo
prigione in Germania, dove tei mino i luoi giorni-, e che pofcia fu
creato Re Albert» (lo Itclfa e che Adalberto) fuo Figliuolo, il qujie
tornò airaflcdio di Canofla. Aggiugne ancora, che fpedito dal Re
Ottone in Italia il Duca Licolto Tuo Figliuolo, rcllo uccifo in una
/<. i7xV battaglia di man propria da cfl'o Re Alberto: il che intefo da Otto-
Mù fupra. ne, frettololamcnte con un'Armata venne in Italia, e qui fu creato
({)Fro'ioar- Re d'Italia ed Impcradorc. Somma confufion di tempi e di fatti fi
'ad Ann^"^' ^'^""P'"*^ '" inc^o racconto, per quel che vedremo . Perora lappiamo
pj^^ ' di certo coli' autorità dell'Annullila Saflone (<•), e di Frodoardo (/),
che
Annali d' Italia. 35'i
che Lodolfo nel corfo di queft'anno i» Italiam ad ctmprimendam Be- Era Volg.
rengarii tyrannidem dirigitur, t?" >» brevi ^ expulfo Berengario ^ totius Ita- Anno pjó.
Ita fojfeffor efficitur . Ermanno Contratto (a) anch' egli fcrive lotto il ..
prefenre anno ; Liutslfus Dux Italium hefìiliter invafìt , fugatoque Beren- „^s con'ra-
garit t^ fili9 ejus, Papia. Urbe, Provinciaque potitus efi . /Arnolfo Sto- flus i» chr.
rico Milancfc del Secolo fulTcguente W non difcorda da tali Scritto- ('') -^'•»»'A
ri con dire, che Berengario odiato da gl'Italiani principalmente per ?/ ' ^*"
la crudeltà Tua, e per l'avarizia di Guilla fua Moglie, non fi attentò /. i. e, 5.
di venire a butaglia con Limlfo fpedito dal Padre in Italia} fed iit-
grejfus quod dicìtur Sanili Julii^ inexpugnabile municipium (nel Lago d'Or-
ca dillretto di Novara) refedit invaìidMS . Dice di piìi, che tradito da'
fuoi Berengario fu dato in mano di Litolfo j ma che qucfti con eroica
magnanimità il lafciò andar libero, volendolo vincere coli' armi e non
colla perfidia. Altro che a quello a noi non ftiggcrifce intorno ad un
tale avvenimento la Storia d'Italia. Se allora luccedefle la battaglia
accennata da Donizone nel Prato di Fontana, in cui egli (con errore
a mio credere) fa fconfitto e prefo il Re Berengario, noi faprei dire.
Credo eziandio, che Litolfo conquiftafie parte della Lombardia , ma
non già tutt» r Italia, come fcriveva l'Annaiilla Safione . Il Conti-
nuatore di Reginoae non altro dice, fé non che egli /o//«; Italix piene
fojfejfor ej^dtfir.
Anno di Cristo dcccclvii. Indizione xv»
di Giovanni XII. Papa i.
di Berengario II. Re d'Italia 8.
di Adalberto Re d'Italia 8.
ANdavano profpcrando in Italia l'armi di Litolfo Duca di Lamt-
gna. Figliuolo del Re Ottone, e già pareva, che abbattuto Be-
rengario col Figliuolo non potcfTc più n forge re : quando l'improvvifa
morte d'efTo Litolfo troncò il filo alla fortuna e vita di lui, e fece /^.v jj,^;,^
mutar alpetto alle cofc d'Italia. Donizone {e) cel rapprefenta pafTato da i„ y;t_ m«-
parte a parte in una battaglia dalla lancia del Re Adalberto. Ma pili fede tMd. Uh. i.
merita chi il dice morto in altra maniera. Febrt correptus, fcrive Epi- '"f- '•
danno (d) nella fua Cronica. E Frodoardo («■) : Liudulfus Othonis Fi- /j\ j^^^.j,
ìius , qui pcene totam obtiuuerat Italiam, obiit , fepeliturque Magunti^e apud dannus i»
Sanilum Albanum. Ed Ermanno Contratto (/) : Liutolfus Dux commijfa Chromct.
pugna Adalpertum vincita, cunElifqiie [ibi una cum Regno Italia fuhjugatis, ^*^ frodo^r-
ipje eodem /Inno apud Plumbiam immaturo ohitu vita deceffit , £5? mitgno ({sH^rmitn-
mu'torum lucìu Moguntia Jepultus e[l . Non so, fé qui fi parli di Plom- nns Contr»'
hia Terra della diocefi di Novara. Ditmaro (?) ci ha confcrvato il di Hus m chr.
della fua morte con ifcrivere non fenza qualche differenza da gli altri ^^^^""',"''
Scrittori circa il motivo della fua venuta in Italia: Liudulfus. Regis fi' " '^' ' "
35"* Annali d' Italia.
Ekv Volg. ìius, malcrum depravatus confilìo ^ rurfum rebellavit ^ patriaque cedens ^ //■«-
Am(«> 9J7. liam perrexit ; ibiqtte quum anmm ferme unum effet , Odiavo Idus Septem-
bris {proh dolor f) obiit . Hujus corpus a fociis ejufdem Moguntsam dela-
tutu, lugubriter in Ecclefta Chrifti Martyris Albani fepultum . Vanno con-
cordi qucfti Autori in aHerirc feppcllito il corpo del fuddctto Princi-
f»e in Magonza, ne fi oppongono a Donizone, il qmle artcfta, che
e vifccrc di lui ebbero Tcpoltura nella Chiefa di S. Profpcro di An-
tognano vicino al Prato di Carpineto fui Reggiano, ma il corpo im-
balfamato fu mandato in Germania al Re Ottone Tuo Padre. Facil-
mente s'intende ancora, che la mancanza di qucfto Principe fi tirò
dietro il riforgimento de i Re Berengario & yidalberto, i quali, tor-
nati che furono i Tedefchi nelle loro contrade, dovettero fenza fatica
rimctterfi in pofl'efio delle Città perdute. Ma fi vuol' aggiugnere, ef-
ferc corfo in Italia un fofpetto, che Berengario avefle proccurata a
Litolfo la morte con que' mezzi, a' quali può ricorrere folamenrc, chi
è fervo dell'iniquità. Pojlea vero, fcrive Arnolfo Storico Milanefe ,
. pius ille Litulfus perfidia Langobardorum fertur veneno necatus . Nelle
(i) chrom- Giunte da me fatte alla Cronica del Monifìcro di Cafauria (-), fi Icg-
*riìnfe p lì. 8^ "".° Strumento di terre concedute a livello da Ilderico Abbate di
r». //. Ktr. quel facro Luogo ad Jttone, o fia ad ^zzo Conte, fcritto Regnantibus
U*lic. Domno Berengario, ^ Jdelberto Filio ejus Regibus, Anno Regni eorum
in Dei nomine FU. £5? temporibus Teobaldi Ducis £«f Marchionis Anno
ejus IV. Menfe Junii, per IndiElionem XV. Abbiamo qui affai luce per
conofccre, che in qucfti tempi era il governo del Ducato di Spoleti,
e della Marca di Camerino, appoggiato a Teobaldo, o fia Tebaldo. Egli,
ficcome di fopra oficrvai all'anno 946. era Figliuolo di quel Bonifazio
di Nazione Ripuaria, che era (laro Duca anch' efio, e Marchcfe di
quelle contrade . Numerandofi qui l' Anno ^arto del fuo Ducato ,
convien credere, che nell'anno pf j. o 9f4. mancalTe di vita Bonifa-
zio Tuo Padre, e ch'egli luccedefie nel governo di quegli Stati. L' Au-
(V) chrtnic. "t"'"^ ^^^"3 Cronica Farfenfc (*) fa parimente menzione (otto qucfti tcm-
rarfenfi pi Marchionis Teobaldi, qui tunc Sabinen/ìbus praerat . Nella Sabina e
p.ii.T» II. fituato il Moniftcro di Farfaj eia Sabina era allora comprefa nel Du-
»r^'7i" '^^^° ^^ Spoleti. Abbiamo poi dalla Cronica Arabica (f), che venuto
(tfchronic. nell' Agofto dell'anno precedente in Sicilia un Generale Moro, ap-
Arthicum pellaio Ammar, dopo avere (vernato in Palermo, ufcito di colà nella
f- II- To.i. primavera, pafsò in Calabria. All'incontro arrivato in Sicilia Bafilio
Ammiraglio de'Grcci, vi fpianò la Mofchea di Riva, e prefe la Città
di Terminci e venuto alle mani con Aflanno Moro, Signore dell' Ifo-
Ja nella Valle di Mazara, mifc a filo di fpada molti di quegl' Infe-
deli .
Jt(r. Jttilit.
Anno
Annali d' Italia.
3S3
Anno di Cristo dcccclviii. Indizione i.
di Giovanni XII. Papa 3.
di Berengario II. Re d'Italia p.
di Adalberto Re d'Italia 9.
PErchc Ottone il Grande Re di Germania, dopo la morte di Zn- e^^ Vole;
dolfo Tuo Figliuolo fucceduta in Italia, niuna inquietudine rccafle Anno 958!
a i Re Berengario &c yldalberio^ potrebbe taluno chiederlo; e fi po-
trebbe rifpondere} che Berengario dovette placarlo in qualche manie-
ra. Ne e anche un contrafegno il vedere, che eflo Berengario, quan-
tunque per le ragioni vecchie, e per la venuta del fuddetto Litolto, a
cui aderì torto Alberto y/zzo, dovcfle nudrirc rabbia e mal talento verfo
di qucdo Bifavolo della ContefTa Matilda, pure il lafciò in pace, per
riguardo, come fi può conghietturare, ad Ottone di lui Protettore.
Anzi e da oflervare, che fé non prima, almeno in quefl' anno cflo
Alberto Azxo porta il titolo di Conte, cioè di Governatore proba-
bilmente di qualche Città. Ciò coda da uno Strumenta, da me pro-
dotto (<»), fcritto Berengarius Ì3 Adelbertus Filio ejus grafia Dei Re- ("^ jf»tiqtt.
ges. Amo Regni eorum Deo proficio Hoilavo ^ Menfe Novembris^ Indi- ^f,l!l'\a"^'
elione Secunda: indicanti l'anno prcfente. In efio Strumento Atto Fi-
lius quondam idemque Attorti de Comitatu Parmenfe , qui profeffus fum ex
natione meo, Lege vivere Longobardorum^ vende alcuni beni ad Adelber-
tOy qui y Atto Comes y Conjobrino meo ^ Filius quondam Sigefredi de Co-
mitatu Lucenfi . Fu ftipolato quello Strumento in Loco Infula Judicia-,
ria Parmenfts. Potrebbe effcrc, che a quefti tempi appartenelFc ciò,
che narra l'Autore della Cronica Farfcnle. Quel Tiranno e dilapida-
tore dell' infigne Moniltcro di Fai fa, Campane Abbate, di cui parlam-
mo all'anno pjp. era tuttavia vivo, ed opprimeva quel t'aero Luogo.
Giovanni XII. Papa cominciò ad abborrirlo, /f«/ Ù fuus pater, cioè
Alberico Patrizio. E noi iafciando tornare al governo del Moniftcro,
creò in fiaa vece Abbate di Farfa un"" Adamo, oriondo della Città di
Lucca, fé pure non vuol dire di Lucania. Ma perchè in quelli tem-
pi per la maggior parte i Moniftcrj d'Italia, feminarj una volta di
Virtù , erano divenuti Tentine di Vizj : cflb Adamo ben tofto li fcoprì
non da meno del fuddetto Campone. Pro publico autem fi upri /celere ^
in quo detentus e fi a militibus Papié johannis, (^ Marchionis TheobMi,
qui tunc Sahincnfibus praerat . Per efimcrfi dal galligo gli convenne
alienar due Corti, ed altri fondi fpcttanti a quel Moniltcro . Lupo ^^ ^"!""
Protofpata {b) all'anno pff. notò, che Mariano Generale de' Greci inchronU»
venne in Puglia. Sotto quell'anno poi, o pur nel feguentc, I' .'\u- {e) chmnit.
torc della Cronica Arabica {e) della Sicilia lafciò Icritto, che Affano ■^''"l'ic.
Saraceno Signore di quell'Ifola, iramfretavit (^ ivit obviam fratri Tuo ^ ^^- '^'•J-
Tom. r. Yy Ami «'^- ^"''''-
3 5'4 Annali d' Italia.
Era Volg. Ammar . Et fugit coram eo Alarianus Strategus , abduSìa tamen navi e
Anno 959. navibus Moslemiorum . Ag^iugne apprcffo, che quell' Armata nivale di
Mori nel tornare di Settembre in Sicilia andò tutta a male, e fu d'uo-
po farne una nuova. Circa quelli tempi Attom Fefcevo di Vercelli ,
grande ornamento di quella Cliicfa per la fiia Letteratura e Pietà ,
diede fuori il fuo Trattato de Prejfuvii EcclcfiiS ^ dove tfpone il mal
trattamento, che fi facca de'Vcfcovj, con permettere a tutti di ac-
cufirii, con eiìgcrc da cfll, che in mincanza di pruove prcndelTcro
il giuramento, ed accettanero il Duello da farfi con qualche loro
Campione. Riconofce per Canoniche, e come vegnenti da Dio le
elezioni de' Vefcovi fatte dal Clero e Popolo. Mai Principi poco ti-
morati di Dio, fprezzando quelle regole, volevano, che la lor volon-
tà prcvalcffe in eleggere i facri Pallori. E quali mai? Si rifiutavano
ì meritevoli eletti, e conveniva prendere i prediletti da loro, ancor-
ché indegni, non confiderando elfi il merito del fapere, e della bon-
tà dc'cothimi, ma folamente le ricchezze, il parentado, e i fervigj .
E fé non vendevano le Chicfe per danaro, le davano nondimeno in
pagamento della fervitù preftata da elfi, o da' lor Parenri alla Corte.
Però fi vedevano Fanciulli alzati al Velcovato , e fi obbligava il Po-
polo a dar tcllimonianzc favorevoli a quelli sbarbatelli, che appena
avevano imparato a memoria qualche articolo della Fede, per potere
rifpondere, benché tremando all' efame: il quale era tuttavia in ufo
pili tolto per formalità, che per chiarire la fcienza d'elfi. Ed ecco
qual folTe in quelli tempi lo ilato miferabile delle Chiefe d'Italia.
Anno di Cristo dcccclix. Indizione ii.
di Giovanni XII. Papa 4.
di Berengario II. Re d'Italia io.
di Adalberto Re d'Italia io.
ERa aitai vecchio Pietro Candiano III. D^gc di Venezia; a quella
malattia (\ aggiunfc la grave afflizione provata per la ribellione
di Pietro fuo Figliuolo, che fervi ad affrettargli la partenza da quello
Ca) T)tnM. Mondo . (") Non fu egli si prello morto, che raunato il gran Con-
in chronico {\u\\n del Popolo , dove intervennero anche i Vefcovi ed Abbati, tutti
Italie ' '" deliberarono di voler per loro Doge quel mcdcfimo Pietro IF. ch'elfi
prima aveano giurato di non ammettere al loro governo. Però a gara
con quafi trecento barche fé n'andarono a Ravenna a levarlo, e pom-
pofamente ricondottolo a Venezia, di nuovo il crearono Doge. Ac-
cadde probabilmente in quell'Anno un fatto, di cui ci ha confervata
(b") Anonj- una breve memoria l'Anonimo Salernitano {b) . Cioè che Giovanni XII.
mas Saieni. Papa, il qualc comandava tanto in temporale che fpirituale in Roma,
p.ii.To.ii. gjji^g jgjjj. ^jifTenfioni con Panduìfo^ e Landolfo II. Principi di Bene-
*«■• "««• venjQ e ^ji Capua, ch'cflb Iltorico chiama Figliuoli di Landolfo I. ma
eoa
Annali d' Italia. ^^^
con errore, perchè Pandolfo fu Figliuolo, e non Fratello di Lundol- Era Volg,
fo II. il quale fin dell'Anno 945. l'avca dichiarato Collega nel Prin- Anno 959.
cipato. Ora Papa Giovanni cium eTct adokfcens^ atque viliis dedituSy
andique hofiiuffi gentes congregari jujjìt in unum^ £5? non tantum Roma-
num exercitum , fed ^ Tiifcos Spoletinofque in fitum fufragmm conduxit .
Ne i Popoli di Spoleti, né quei dclli Toican:» erano allora ludditi
del Papa, e però li dovette egli trar feco in lega. \ quello avvifo
Landolfo Principe di Benevento mifc in armi tucti i Tuoi Capuani,
ed incontanente fpedì a Salerno, pregando Gifolfo Principe di qi.icila
Terra di accorrere in aiuto Tuo. Venne Gif-lfo con fiatito efcrcito,
e gran (almcria. Non ci volle di più per fare aSomre turti i di-fegni
di Papa Giovanni; perciocché dum Roinani, Sp9leti:ùqus (^ Tufci ^ ad-
t-entum Principis Gifulfi reperijfeat , magno metti per cuffia, fuos repctunt
fines . Aggiunge il mcde(ìm.-> Storico, che da li a quuche tempo Papa
Giovanni per (uni Ambalciatori fece intendere a Gil'olfo fuid-tto di
voler contracre Lega con lui. Venne Gifolfo da Salerno a Tcrracina,
conducendo feco un nobiliflìmo corteggio, e colà portatoli anche il
Papa, ftabilirono fra loro la dcfìderata Lega. In f.;mma dice quefto
Scrittore Salernitano, clìere ftato in tanto credito G.foifa Principe di
Salerno, che tanto i Greci, che i Saraceni, Franzefi e Safloni fi (lu-
diavano di averlo per amico, e niuno fi attentava a toccare gli Stati
di lui. Ho io data alla luce ("} una Donazione da lui fitta alla Chiefa {"^ ^»tv*-
di San Mafllmo, fondata in Salerno a Doìnino Guaiferio Principe Bifa- llt'^' %
via fiojiro, come egli dice. Lo Strumento fu fcritto itt anno rigefimo
quinto Principattis mftri^ de Menfe Jprilis^ IndiEìione II. cioè ncll' anno
prelente, fé quelle Note furono ben copiate. Leggefi pari-mente nel-
le Antichità Italiche W un Diploma de i Re Berengario & Adalberto ,^-^ ibidem
dato FUI. Kalendas Ninicmbris , anno Incarnationìs Dtmini DCCCC LV 1 1 1 1 . Biffert. 1.
Regni 'vero Domnorum Berengarii atque Àdalherti piiffimorum Reguni Villi.
Inditlione HI. ASlum Papìa . Anche quello Documento appartiene all' an-
no prclcnte. Non fi fa già, a quiile fia precifamcnre da riferire una Let-
tera fcritta dal fipralodatn fittone., o fia da Azzo Vefcovo di Vercelli in
quelli tempi, perfonaggio di facra Letteratura ornatilTìrao, come di-
moltrano l'Opere fue date alla luce dal Padre Dacheiy (0, e tanto (c)jitt(nrir.
più degno di ftima, quanto più era comune allora l'ignoranza in Ita- c'ii'"f'i
lia . Tutti fi lamentavano, ma fpezialmente i Vefcovi, dell' afpro go- ^P'fi-y-"»
verno del Re Berengario, e fi può credere, che Iludiaflcro le manie- Ddck^
re di f^ravarfene. Ora Berengario, a cui non mancavano fpie, per af-
ficurarfi della fedeltà d'elfi Prelati, volle obbligarli a dargli de gli
oftaggi . Sopra ciò Attone fcrille a i Vefcovi luoi Confratelli, (giac-
ché non era loro permelTo di raunarfi) per udire il lor fentimento in-
torno a quella novità . Egli intanto giudiziotatncnte propone il fuo
con riconofcere l'obbligo della fedeltà, dovuto a'fuoi Sovrani, ma con
follcncre, che non lì dee far quello, che non hanno fatto i Prcdeccf-
forij né eficre giullo l'cfporre gli oltaggi a' pericoli della vita, per-
chè fc i Vefcovi non fi trattcncfléro per timore di Dio dal mancare
Y y z al
iry.
5S^ Annali d' Italia.
Era Volg. al loro dovere, molto mcn fc ne guardcrcbbono per timore di nuoce-
Anno 959. re a gli ortaggi. Nel Catalogo de' Duchi di Spolcti, porto davanti al-
(ti) chronic. ^^ Cronica di Farla (<?) prima dell'anno p6o. fi vede menzionato Ttì»/-
Fnrfenje ' ffiuHtlus Dux , il qualc fi può crcdcfe lucceduco in quel Ducato per la
p.ii.To.ii. morte o per altra mancanza di l'eoùaìrio Duca e Marchcfc di quella
*"■• •"'«'"^- contrada . All'anno p8i. noi troveremo creato Duca e Marchefe di
Spolcti e Camerino un Trafmortdo lenza poterfi chiarire, fé fieno di-
ytric. perfone, e forfè 1' un figlio dell'altro, o fc pure fuor di fito a-
vcffe il Cronirta Farfcnfe parlato di un Traimondo Duca verfo qucrti
tempi.
Anno di Cristo dcccclx. Indizione iii.
di Giovanni Xll. Papa y.
di Berengario II. Re d'Italia ii.
di Adalberto Re d'Italia ii.
(b) t'mtpr.
liifl. iih.6.
t. 6.
(e) Conti-
nuator Re-
g'tnonis in
Chronici .
(d) Annali-
Jla S4X0.
NOn ha la Storia d'Italia Autore alcuno, da cui fi pofla ricavare,
in che confirtertero gli aggravj fatti dal Re Berengario a quafi
tutti i Principi d'Italia, ed in particolare al Romano Pontefice. Ch*
egli ne facefle, e molti, ed intollerabili , fi può argomentare da
quanto lafciarono fcritto gli antichi Storici, fi a' quali Liutprando,
dove racconta (^) , che regnantibus ^ immo favientibus in Italiam^ y
ut "verius fateamur^ tyranmdem exercentibus Berengario atque jldeìber-
tOy Giovanni XU. Papa fpcdi per Tuoi Legati aJ Ottone il Grande Re
di Germania Giovanni Cardinal Diacono, ed Azzone Notaio, o pure
Archivirta con pregarlo, che per amare di Dio e de i Santi Aporto-
li Pietro e Paolo volcflc liberar lui, e la fama Chiefa Romana dalle
griffe di qucrti due Re, e rimetterla nella l'uà primiera libertà. Die-
tro a i Legati Poniificj arrivo in SalTonia Gualberto Arcivelcovo di Mi-
lano, che appena vivo s'era potuto ibttranc alia rabbia di Berengario
& Adalberto, protertando di non poter più fofferire la loro crudeltà,
e molto mtn quella di afilla ^ o (và Guilia Moglie di Berengario, che
contro le Leggi Ecclefiartichc volea fortencre come Arcivcfcovo di Mi-
lano ManaJJ'e Arcivelcovo d'Arlcs, il quale altronde fi la, che fegui-
tava tuttavia ad intitolarfi Aicivclcovo di iMilano. inoltre fopragiun-
fe Gualdone f^efcovo di Como, e non già di Cuma, come fi penso il
Padre Pagi, lamentandofi anch' egli di varie opprelfioni a lui fatte da i
due Re fuddetti, e dalla Regina VVilla. Aggiugnc Liutprando; re-
nerunt £3* nonmlli alter ius ordinis ex Itali» viriy c/uos inter Illufiris Mar-
chio Otbertus cum Apsjiolicis cucurrerat Nuntiis ^ a janilijjimo Qthone tunc
Rege^ ut dixi, nane ^ugujìo de fare ., conftlium^ auxiliumque expetcns . Lo
ftctib abbiamo dal Continuatoje di Rcginone (f), le cui parole, rap-
portate ancora dall' Annali rta SafTonc (<^J, fono le lègucnti lotto qucrt'
anno
Annali d' Italia. 357
anno: Lfgatì quoque ah JpolìoUca Sede veniunt ^ Johannts Diaconus^ 6? Kr * Vo:».
^zo Scriniarius ^ vocantes Regem ad defe'tdendum Itali^yìt y ^ Romanam Anmo v6a.
Rempublicam a tyrannide Berengvii . PFaltbertiis etiam Archiepifcopiis Me-
diolanenfis ^ (^ IValdo Cummus Epifcopus^ {5? Opertus Marchia^ Berenga-
rium fugientcs , in Saxonia Regem adeunt . Sed £5? reliqui piene omnes Ita-
lite Comites 6? Epifcopi^ Literis eum aut Legatìs^ ut ad fé Uberaados "ve-
niate expofcunt . Convien qui por mente a qiielto Obertt Marchefe, in-
dubitato afccndentc della nobiliffima Cafa d'Ette, che mireremo an-
che diramata nella Real Cafa di Brunfvich dominante in Germania, e
nella gran Bretagna. Noi vedemmo queilo Principe nell'anno q^i.
caro al Re .Berengario, e Tuo confidente. Ma Berengario, facile a
farli de i nemici, era anche più facile a perdere gli amici. Non po-
tendo più il Marchefe reggere all'afprc ed ingiulte maniere di lui,
ricorfe anch' egli al Re Ottone. Siccome fi dimollrcrà, quello Mar-
chefe Oberto non é già Io iteffo, che Uberto Figliuolo ballardo del Re
Ugo, e Marchefe di Tofcana, del quale Uberto non parlano più da
qui innanzi le Carte antiche di Lucca. Noi troveremo il noltro Oberto
fotto Ottone il Grande uno de'primi perfonaggi nella fiia Corte, e di
tutta r Italia i laddove Uberto Marchefe di Tolcana fu da cflb Ottone
cacciato in efilio .
Se mi vien chicflo, di qual Marca avefle allora il governo il fud-
detto ObertOy non fo rifpondcrc per mancanza di lumi. So bene (e
lo vedremo andando innanzi) ch'egli mancato di vita circa l'Anno
P7f. lafciò dopo di se due Figliuoli, cioè Adalberto^ ed Ober-
to \\. amendue Marche fi . E quello Adalberto , ficcomc colla da
uno Strumento Lucchc'e , citato dal Fiorentini {») , e da me poi ^V . f?'"'"*"
pubblicato nelle Antichità Eftenfi (^) , vien chiamato Adalbertus di MutiìL'
Marchio^ Filio borite memoria Obberti, (^ Nepus bonte memorite Adalber- l'ó. 4.
;/, qui fuit Jìmiliter Marchio. Sicché Padre di quello Oberto^ chia- (b'y^»/;VA/-
mato lìlujìre Mtrchefe da Liutprando, fu Mn" z\iro Marchefe Adalberto; '^ '^^'"fi
e però fecondo i miei conti, per le oflervazioni già addotte in ella
Opera, concorrono fortiffimc conietturc a farci credere il Padre d'elfo
Oberto difcendcntc da uno de i due Adalberti Duchi e Marchefi di
Tofcana, o per via di .So«i/"tf2/o Figliuolo di Adalberto I., o per quel-
la di Guido o di Lamberto Figliuoli di Adalberto II. Duchi anch' cfil
di Tolcana . Sotto i Re Ugo e Lottarlo fu perfeguitata e deprelia la
profapia d'eflì Adalberti; ma fotto Berengario, e maggiormente poi
lotto Ottone il Grande, fi rialzò nella pcrfona del mentovato Mar-
chefe Oberti^ con durar tuttavia per mifericordia di Dio nelle nobilif-
fimc due Cafe regnanti, che tcllè ho accennato. Ora tornando ad Or-
ione I. Re di Germania dovette ben parergli (àporito l'invito a lui
fatto da tanti Principi di acquillare non folamcntc il Regno d'Italia,
rea anche la Corona dell'Imperio Romano; e però iaquell'anno egli
accudi alle provvifioni neceflarie per calare con forza e decoro in Ita-
lia nell'anno vegnente. Truovafi una Donaiione fitta dal Re Bcren- (<:) /f»tiq'*-
gario alla Regina fFilla o fia Guilla fua Moglie, iO interventtt ac pe- l^'^t'io"^'
3)8 Annali d' Italia.
Eia Volg. tìtlone Ifldon'is Marchionis^ noftrique dile£li Filii . Fu dato qu?! Diploma
Anno gùo. Qcìavo die ka'oid. No-vembris anno Domimele Incarnai ìohìs DCCCCLX.
Indlcliune Quarta ^ Regni lero Donaonim Berengarii^ é? Adalbcrti Rg-
gum Decimo . Jcltim 'vero Papì^e . Sotto queilo medefimo anno raccon-
(a) pandu- ta il Dandolo (^), che Pietro Candiano 7/^. Doge di Venezia, ir.fieme
Mi'co'V^xn '^°" Buono Patriarca, di Grado, con Pietro Fcfcovo di Oiivola, o fia
fi'/r. italii. ^^ Venezia (ttlla, con Giovanni f^efcovo di Torcello, e con gli altri
Vcfcovi, Clero e Popolo, rinovo il D.-creto già facto da Orfo I. Do-
ge di non far da li innanzi mcrcatanzia de gli fervi, o fia de gii Schia-
vi Criltiani. Cioè da gran tempo collumavano i mercatanti Venezia-
ni di comperar da i Corlari Schiavoni o Unghcri de' poveri Crillinni
fatti fchiavi, e poi li rivendevano a i Saraceni o ad altre Nazioni Pa-
gane. Circa l'anno 877. fu proibito quello infame trafiico da i Dogi,
e dal Clero e Popolo di Venezia con pene temporali e rpirituali. Ci
fu bifogno ancora in quell'anno di rinovar lo (leffb divieto, con proi-
bire nel medefimo tempo ti portar Lettere d' Italiani o di Tcdcfchi
a i Greci, o al loro Impcradorc: ad iftarza forfè del Re Berengario,
(b) D#»'« a cui non doveano piacere fimili intelligenze. Donizone (^)' oltre
'tli l'Jh ìik.' all'afTedio di Canofla fatto dal Re Berengario, o fciolto nell'anno 946.
I. M/. I,' ne racconta un'altro fucceduto dipoi od intraprelo dal Jie Adalberto,
ma con imbrogliare i tempi, perchè Icrive cflere venuto in Italia Li-
tolfo Figliuolo del Re Ottone, per le cui forze rello libera CanofTa.
Uccifo poi, com'egli vuole, Licolfo in una battaglia, Jlberto yizzo
Signore di quella Rocca fcrifle immediatamente al Re Ottone, che
fccndcfle in Italia, perchè quella farebbe fua: e che Ottone (*)
- - - - confe/fir4 multos fecum inde revexit
Jtaliam fecum , quem facifice petierunt
CunSli Lombardi , Jibi dantes «ppida gratis .
Quello fecondo aflldio fecondo lui durò Tempora per bina^ternos
Mtnfefque^ cmè, fé so ben intendere, due anni e tre Meli. Conofcc
il Lettore, che v'ha de gli sbagli nella narrativa di Donizonc. Ma
pollo, che fuilKla il luddctto fecondo alTedio, ed affcdio anch' elfo
ben lungo, parrebbe che doveffimo crederlo incominciato nell'anno
P49. e terminato nel!' anno 961. allorché uà gran temporale venne
dalla Germania in Italia.
Anno
(♦) Mi fubito molti ricondujfe
Seco in Italia, a cui ft dieroH tutti
l Lombardi col dono di cajìella .
Annali d' Italia. 35-9
Anno di Cristo dcccclxi. Indizione iv.
di Giovanni XII. Papa 6.
di B 1' R F N G A R I o II. Re d'Italia 11.
di Adalberto Re d' Italia 1 1 .
QUando fia originale, come fcmbrò a me un Dipl^^ma (") de i Re Eh* Volg.
Berengario &c^ ^liailerto . conceduto a Martino Jbbate della Van- ^**^° .96i.
g;id)zza piefTo air Adigecto, dove io oflcrvai tuttavia il Sigillo di ^^^ j^J^^
cera col nome di quei Re : noi troviamo cflì Regnanti in Verona fui D!jfert. 6j.
fine di Maggio del prcfenre Anno. Fu darò quel Diploma ///. Ka-
lendas Junias^ Anno Incarnatmns Domini DCCCCLXI. Regni vero Domni
Berengarii^ atque Adal'ocrti piijfimormn Regurn XI. Indicìione Il^y,Acium
Veronie . Quel che è più, cÌTendo llato dato quello Diploma inier-
venta ac petitione Ugonis Marchionis Thufci^ , noi vegniamo a conoi'cc-
re, che Uberto Marchefe di Tofcana^ o avea pagato il debito della na- ... ^ ...
tuia(.i;,o come vogliono alcuni era luori d Italia cacciato m elilioj )^ Fficnlì
e che Ugo fuo Figliuolo, il quale riufci poi uno de' Principi famofi ?. 1. e. ij.
d' Italia, era fucceduto a lui nel poircffo e governo della Tofcana} ed
avere S. Pier Damiano imbrogliata, ficcome vedremo, co'fuoi rac- ,, ,. - ;>
contila Storia della Tofcana. Vien anche rapportata dall' Ughelli (f) it'al.^lcr.
la fondazione del Moniftero di Graffano nella diocefi di Vercelli fatta Tom. iv.
da Ale dr amo Marchefe ^ Figliuolo di Guglielmo Conte ^ e da Gerherga P'i- '« Kpifcot).
gliuola del Re Berengario. Quelli vien creduto il prim.) Marchefe >'"■'«''"'/•
del Monferrato, da cui derivo la fchiatta di quc' Principi sì celebri,
lìccome vedremo nella Storia de' Secoli fuffeguenti. Quello Strumento
ha quelle Note: Berengarius ^ Adelbertus ejus Filius^ grafia Dei Re-
ges^ Anno eorum , Deo propitie ^ Undecima., Menfe AugHlii., Indizione
^arta., cioè nell'Anno prcfcnte, nel cui Mefe di Agolto troviamo
tuttavia dominanti quelli due Re. Vedefi anche appiedo il Guiche-
non {d) un Diploma di Ugo e Lottarlo Re d'Italia, che nrll' \nno C^^' Gnìcht^
P58. leonine Aledramo Corniti quondam Cortem^ qua Forum nun.upatur, Th" ^' sTuf
fttam fuper fluvium Tanar . Si può tenere per lo fteflb Aledranio, che clntur! ì.
con titolo di Marchefe companlce da lì innanzi. Intanto (lava forte num. 83.
a cuore al Re Ottone la fpcdizion d'Italia; ma prima d'intrapren-
derla volle ailìcurar la Corona della Germania in capo ad Ottone pri-
mogenito fuo . Adunata dunque in Vormazia la Dieta Generale del (e) Contì-
Regno , fu con unanime confenfo de' Baroni e del Popolo eletto Re ntator Rht-
di Germania, e coronato Ottone II. fuo Figliuolo (0- Ciò fatto, e S'^'»". '"
raccomandato a Guglielmo Arcivcfcovo di M.igonza fuo Fratello effb Fi- ^ Zllmàn-
gliuolo, che era allora in età di fette Anni, tornò Ottone il Grande nus comra-
ìn Saffbnia, e dopo aver dato buon ordine a gli affiti, per la Baviera tiu^tnchr.
e per la Valle di Trento calò coli' efcrcito i'uo in Italia, ubi ornnes „ ^""1»''-
f<ene Comites (^ Epifcopos obvios habuity 0?j «^ decuif, ab eis hcnoiifice {n ctro».
fufct'
300 Annali d' I t a l i a.
Et k V6\?.. fufceptui^ poleflalive ^ i§ al'fqiie ulla rtfifltntia Papìam intravit . Trovò
Anno 961. quivi diltrurco da Berengario il Palazzo de i Re', forle per un pazzo
_ galtigo dato da lui a i Cittadini, ed ordinò, che lì ritaccfle. Intanto
Berengario e Wilia Tua Moglie e i lor Figliuoli, fi chmfero in varie
Fortezze, fenza ofar di comparire coli' armi in campagna per opporfi
a i felici progi-cill del Re Germanico.
Si può mollo bene accordar quella relazione con ciò, che 1' A-
(a) Antn-^- nonimo Salernitano {a) lafciò fcritto dicendo, che il Re Adalberto
mus Saltr- cum magno apparata^ foptiloque nimis valido Clufas venite cioè alla Chiufa
nitanMs nella Valle dell'Adige, quatcnus cum Ottone certnmen iniret . Feruntqu$
R / iJalic P^'*''t*f'^i Ut fesaginta milita pugnattrum aiìn Regc Adclverto fuiffènt . Stette
pai. 109. ivi quello cfercito un dì e una notte, lenza che udilTcro avvicinarfi il
nemico 5 quand' eccoti moki di quc' Conci, cioè de' Governatori delle
Città, diflero fuor de i denti ad Adalberto, che il pregavano di por-
tarfi a Pavia per fare intendere al Re Berengario fuo Padre di cedere
ad erto Adclberto il governo del Regno, perchè loro intenzione era
di non iilar più fotto il comando di lui. Se acconfentiva, erano pronti
a combattere con tutte le lor forze contra chi veniva in Italia per
torgli il Regno > fc nò, fi farebbono dati al Re di Germania, ficco-
me rifoluti di non piìi fopportare la crudeltà di Berengario e di Tua
Moglie. Andò Adalberto; trovò il Padre difpolto alla rinunzia; ma
Willa fua Madre, femmina delle perverfc e triile, che fieno mai fiate
create al Mondo, non fi volle lafciar in alcuna maniera (muovere, e
difturbò l'affare. Portata da Adalberto la rilpolla a i Comi, ciò fervi
ad accrefccrc la lor collera; e però all'iftante partendofi da lui colle
lor genti, fc ne tornarono cadauno alla fua Città. Di qui è, che fenza
contralto alcuno entrò il Re Ottone in Italia, e a dirittura paflato a
Pavia, vi trovò fpnlancate le Porte. Non tardò la maggior parte de'
Principi, e delle Cirtà d'Italia ad eleggere e a riconolcere per fuo
Signore il Re Ottone nella Dieta tenuta a quefl;o fine in Milano.
(b) LanM- Landolfo feniore C^J Storico Milanclc del Secolo fuficgiiente cosi ne
fus Senior fcrjvc : Otto ab omnibus in Regmm cum triumphis Mediolani Elecìm , fu-
Hifl. Me- blimatus e/i. Seguita poi a defcrivere la Coronazione fatta nella Ba!i-
eliolan. l. z. jj^^ Ambrofiana di Milano, con quelle parole. fFalperto ( Arcivcfco-
'itr.'Jtttìu' ^") my II evia divina celebrante^ mtiltis Epifcopis. circumjlantihus ^ Rex 0-
m,!iii Regalia.^ Lanceam^ m qua. Clavtis Domini habebatur^ (^ Enfem Re-
gilem, ìiipcnnem^ Ba/theum, Clamydem Imperialo»^ emaejque Regias vs-
jies fuper Altare beati Àmbrofii depofuit , perficientibus atqus celebranti-
bus Clericis, omnibufque Ambroftanis Órdinihus divinarum folemnitatum my-
jìeriis^ IValpntui magnanimus Archicpifcopus ^ omnibus regalibus indumen-
tiì cum mariipulo Subdiaconi {(i oficrvi l'antichità di quelto rito) Corona,
fuperimpoftta i^Cìoc ìì Corona del Ferro, in cui non dovea laperc Lan-
dolfo, come fanno oggidì quei di Monza, che v'era inncllato un Chiodo
del Signori , perchè l'avrebbe detto, come lo difTe della Lancia) ad-
fantibus beati Ambre fii fuffraganeis univerftSy multifque Ducibus atque
Marchitnibus y decentifme U mirijice Ottonem Regem collaudai um ^ per
omnia
Annali d' Italia. 3(5r
omnia cenfirmatum^ induit atque peruaxit . Spedi intanto il Re Ottone Era Volg.
a Roma Attone^ o fia A2.Z0 Abbate di Fulda, con ordine di preparar Anno 9^11.
gli alloggi, e liuto quanto occorreva per la lua venuta a Roma,
giacché era d'accordo con Papa Giovanni XII. che gli farebbe con-
ferita la Corona Imperiale.
Da gran tempo, cioè dall' anno 815. occupavano i Saraceni l' Ifola
di Creta, oggidì Candia. Venne in penfiero a Romano iuniore Inipc-
rador de' Greci di riacquiftarla , e Ipedi a quella imprefa Niceforo Foca
nell'anno precedente. Di molte prodezze quivi fece quello Genera-
le (a), e finalmente nel prefcnte anno gli rmfci di prendere la Capi- (») t« Da-
tale, e di ridur tutta 1' Ifola alla divozione del Greco Augulìo: mo- """f ^'■^^•
tivo di fonima confolazianc ed allegrezza non folo a i Cnltiani d' O- "^"tuti,s^'
ricnte, ma all'Italia tutta. Diverfa era ben la forte dell' Ifola di Si- Prtjpata
cilia in quelli tempi. E^cr atteftato della Cronica Arabica (^), Aflano inchrenìco.
Signore d'cfla Ifola, fcco condufle in Affrica opfitfiares Siculoruru fcioé '-^) '■i^'''""'-
p£r quanto vo 10 conghictturando, 1 figliuoli giovanetti de Nobili />. 7/. x. i
Siciliani) £5? injlituit eos in Religione Amir Al-Mumenin, hoc eft Impe- Rer. itilic.
ratoris Fideltiim , feu Mahometanorum , qui res eorum auxit , £5? benefecit
eis . Dovette in quefta maniera la Religion Criltiana ricevere un gran
crollo in Sicilia fotto il giogo de' Saraceni . Sul fine di Maggio dell'
anno prefente fece partenza da quella vita Landolfo il. Principe di Bc- (e) Pengri-
nevcnto e di Capua («), con fuccedergli Pandolfo fopranomuiato Ca- "'«/ tiijtor.
fsdiferro., già dichiarato fuo Collega nel Principato nell' anno P43. e ^/'""l'
Landolfo III. amendue fuoi Figliuoli. p^.^T.t'^ ii
Rer. Italie.
Anno di Cristo dcccclxii. Indizione v.
di Giovanni XII. Papa 7.
di Ottone I. Imperadore i.
di Ottone II. Re d'Italia i.
CElebrò il Re Ottone la feda del Santo Natale dell' anno prece-
dente in Pavia, e pofcia fi accinfe al viaggio di Roma. Lcggefi
prcflb Graziano ('0, ne gli Annali BaronianiCO, e in altri Libri il Giù- (ó^Ortiiian.
ramcnto latto da lui in favore di Papa Giovanni prìm^ di palfare colà. ^^Ji- 63.
Si permitttnte Damino., dice egli, Rom.%m venero-., fxn5la>n Romanam Ec- '".^j-
clefiam^ Ì3 l'è ReBorem ipfìus exaltabo fecundum poffemeum; ^ numquam AnnaLuu,
vitam , aut membra , £3* ipfum honorem , qaem habes , mea voluntate , aut
meo conftlio., aut meo confenfu., aut mea exbortaticne perdes . Et in Roma-
ti* Urbe nullum Placitum , aut ordinationem faciam de omnibus , qua ad
Te , aut ad Romanos pertinent , fine tuo confilio . Et quidquid in noflram
foteflatem de Terra Sanili Petri pervenerit , Tibi reddam . Et cuicumque
Regnum Italicum commifero , jurare faciam illum , ut adjutor Tibi /t ad
deftndendam Termm SanSti Petri feeundum fuum poJJ'e . Ha il Padre Pa-
T»m. V. Z z gi
^6% Annali d' Italia.
Era Volg. gì C") provato, non cfTerc ftato Ottone il Grande, divenuto che fu
Anno 961. /^ugufto, da meno de* fuoi PrcdecefTori , con avere acqutllata la Sovra-
faj Pugius j^jj^ ji K.oma, e lalciatone l' utile dominio al Romano Pontefice. An-
£*rciit''' ^^^ '^^ *-'° ^ ""'^ pruova il dirfi, ch'egit in Roma non terrà alcun
Placito e Giudizio, né pubblicherà Editto alcuno intorno a cofc Ipct-
tanti al Papa e al Popolo Romano, fenza afcoUare il Conlìglio del
medclìmo Papa. Accompagnato dunque dall' cfcrcito, e da gran folla
di VefcoY! e Baroni, precedendolo per tre giornate 1 Arcivefcovo di
(b) Liut- Milano Gualberto^ s'inviò alla volta di Roma Ottone W. Giunto co-
prandus là, fra le acclamazioni d'immenfo Popolo fu con tutto onore ed a-
H.jìor l. 6. jnore accolto da Papa Giovanni XII. Ci e ftato coni'crvaco da Epi-
"oniinuat. danno (e) il giorno, in cui con incomparabil magnificenza feguì la di
Regirxonìt lui Coronazione per mano del Papa, e gli fu conferito il titolo e l'au-
in chroHìct. lonrà d'Imperadore Augufto. Ipfe^ dice egli, a Papa Oéiaviant be-
(c) Epidan- ^^^j^^y^^ ^-^ PurìficattoNe fan&te Maria, die Domintco . Così 1' Imperio
VHS »».<•»-„ . ,, -' -. V , 1 1- r> ■
Miib. Romano, che era (tato vacante fin qui dopo la morte di JSerengarto
uìuguflo^ pafsò ne i Re di Germania, o pure, come alcuni vogliono,
tornò a i Re Franchi, cfTcndochè la Germania tuttavia portava il no-
me di Francia, e lo ftcfTo Ottone s'intitolava Re della Francia, cioè
dell'Orientale, venendo la Gallia fotte nome di Francia Occidentale.
In tal occafionc Papa Giovanni, e tutto il Popolo Romano, per at-
tcftato di Liutprando, giurò fopra il Corpo di S. Pietro di non mai
tenere aderenza alcuna co i deporti Re Berengario & Adilherto . All'
incontro, per aflerzione del fuddetto Liurprando, o per dir meglio
del fuo Continuatore, Ottone a Papa Giovanni XII. non folum prepria,
reflituit^ cioè l'occupatogli da i Re precedenti d'Italia, verum etiam
ingentibus gemmar um, auri^ fi? argenti munir ibus ipfum honoravit . La
Cronica Reicherspergenfe, Teodcrico da Niem, il Goldafto, ed altri,
rapportano alcuni Decreti, che fi dicono fatti in tal occafionc, e di-
poi, intorno all'elezione de' Papi, alle Inveftiture de*Vercovi,e alla
relHtuzione di beni e diritti fatta all' Imperadore. Sono manifellc im-
pofture de' Secoli pofteriori, che non meritano d'eflc re confutate.
Leggefi parimente prefTo al Cardinal Baronio, e in altri Libri, il Di-
ploma di Ottone, confermatorio di tutti gli Stati e beni della Chic fa
Romana: Documento nondimeno, che non va efcnte da varie diffi-
(4) rUn* culti, ficcome ho altrove accennato (^) . Fra l'altre cofe fi veggono
BfpefiviHi ivi confermate a S. Pietro le Provincie della Fenezia^ e dell' Iflria^ e
ftr 'o Co»- tutto il Ducato Speìetano, e Beneventano^ e la Città di Napoli, per ta-
*c7m»(Mt. cere d'altri paefi, che per 1' addietro non mai furono dipendenti nel
temporale dal Romano Pontefice , ed erano governati da Principi ,
VafTaili de gl'Imperadori d'Occidente, o de i Re d'Italia, o pure
de gli Augufti Greci, e feguitarono ad efler tali.
Dopo il foggiornodi pochi di in Roma, paflati in feftc col Ro-
mano Pontefice, e in dar buon fefto a quegli affari, fc ne tornò in-
dietro il novello Imperadore Ottone, ed arrivato a Lucca, quivi con-
cedette ad Ubtrto Fefcovt di Parma il Comitato, o fia il Governo di
quella
Annali d' Itali a. 363
quella Città (a) con un Diploma dato ///. /dus Martii Amo Domi- Era Voi».
nica iKcarnatìonis DCCCCLXII. Anno vero Imperli Domni Ottohis Se- ■^"^o y<l'.
reniJHmi Aiigujli^ Primo ^ Indizione F. J5ltim Livi ce . Il nome di Livia ^'' ^*/^'^'-
dovrebbe iìgnilìcar Forlì; ma si abbondanti di Ipropofiri Tono o per ^j!» ^u'^'in
negligenza dell' Ughelli, o per colpa dc'Copifti, o per isbagli de gli f.pifcop.pj^-
Stampatori, i Documenti da lui inferiti nell'Italia Sacra, che in ve- "-«/•
ce di Livide credo io fcritto ivi Lucce . Lcggclì in fatti nelle mie An-
tichità Italiane {b) un altro Diploma d'elTo Augufto, dato in favore ;j,^ ^„f;
de' Canonici di Lucca nello (ledo giorno, cioè ///. Idus ALirtii Anno Ualn. dÌ/-
Dominici Incarnationis DCCCCLXIL Amo vero Imperii Dcmnì Ottonis I"f- 6i.
Primo ^ Indiclionc F. A^um Luca. Però per la Tofcana e per Lucca,
€ non già per la Romagna fé ne tornò 1' Augu.lo Ottone a Pavia, do-
ve celebrò la fanta Pafqua". Ho io prodotto un altro fuo Diploma ic) i^} J^'^-
in favore di Norberto Abbate di S. Pietro in Calo aureo ò\ Pavia, da- '^'^'"''' '^^'
to a mio credere in quella Città F. Idus Aprills Ann» Doìninica In-
carnationis DCCCCLXII. Imperii vero Domni Imperataris Hottonis Au-
gufìi piiffimi I. IndiElione F. AElum te. Quivi Itando efer-
cito la fua liberalità verfo altre Chicfe del Regno, e verfo i Conti,
Marchefi, ed altri Bareni, che s'erano moftrati più fedeli alla fua
Corona, ed attaccati al fuo fcrvigio. Gli Scrittori Milancfi riferifco-
no de i gran Beni e Stati da lui conferiti a Gualberto Arcivejcovo di
Milano, e alla fua Chief^. Si può certamente credere, che molto più
sfavillafTe la fua gratitudine verfo chi era (lato il principal promotore
de i di lui avanzamenti in Italia. Coiifcgui in tal congiuntura Liiit-
prando., le cui Storie ho tante volte allegato, il Vefcovato di Cremo-
na, dopo clTere (lato varj anni alla Corte di Ottone in Germania,
perchè o efiliato, o perfcguitato dal Re Berengirio. Anche Donizo-
nc {d) attefta, che Alberto Azzo Signore di Canoffa, a cui tante ob- ^^"^ .^""'**
bligazioni avca la divenuta Imperadrice Adelaide , iu. ben rimunerato 'tlif/'iifV
dall' Augufto Ottone. Ecco le fue parole: ca'p-i.T.v.
Rer. Italie.
Muneribus magni: Attomm ditat i3 altis y
Cui mnnuUos Comitatus contulit nitro .
Per quem regnabat , nil mirum , ft peramabat ,
Ho io nelle Annotazioni a quelli verfi, e nelle Antichità Italia-
ne (0, dimoltrato, come egli fu creato Conte, cioè Governatore per- (e) ^„/,w
pctuo di Reggio, e di Modena nello (lelTo tempo. Truovanfi in ol- iiaiic. Di/-
tre memorie d'cfTer egli ftato promofTo a maggior Dignità, perche f"'^- ^^
ci companfce ornato col titolo ancora di Mirchefe. E qu Ipczi^lmcn-
tc ebbe principio lo ftraordinario ingrandimento de i Maggiori della
fàmofa Contesa Matilda., di cui fu B'davolo lo (tcflo Adalbertus qui (^
Atto Comes. Medcfimamcnte fra gli altri, fu i quali fparfe gencrclà-
mcnte le grazie fue l' Augufto Ottone, ci fu Oberto illurtrc Alircbefey
Progenitor de gli Ellenfi, cioè quel medefimo Principe, che noi ve-
demmo all'anno 960. raalirattato dal Re Berengario, e pall'ato in Gcr-
Z z £ mania
3^4 Annali d' Italia.
Eri Volg. mania ad invitare Ottone alla conquida del Regno d'Italia. Cioè fu
Anno 961. ^gli alTunto all' infigne carica di Conte del /acro Palazzo, la cui au-
torità non iolo era eminente nella Corte dell' Imperadorc, ma fi (ten-
deva anche per tutto il Regno, eflondo al di lui Tribunale fottopofli
anche i Conti, i Marchefi, e Duchi, cioè i Principi di que' tempi.
Ne accennerò le pruovc andando innanzi .
(a) Centirr. Abbiamo poi dal Continuatore di Reginone (<») , le cui parole
Ktginonis paiono copiate dall' Annalifta SafTonc, che mentre l' Impcrador Octo-
in,Chri>ni(». ^^^ cornava da Roma a Pavia, Berengtrius in quod*m Monte, qui dtcitur
ad San£ium Leonem , flurimis undique fectim copiis attratìis , fé munivit .
La Fortezza di S. Leone era, ed è fituata nell'Umbria, Ducato allora
di Spoleti, nel Contado di Monte Feltro, og»idi S. Lea. E però altri
fcrivono, che Berengario fu aflediato in Montefeltro . Et fVillaiH La-
cu Major i, in quadam Infula , qua dtcitur ad SanSlum Julium fé induftt .
Mt s'mganna quello Autore, mettendo 1' Mola di S. Giulio nel Ver-
bano, o tia nel Lago Maggiore. F.lTa è nel Lago d'Orta nella Dio-
cefi di Novara. Fi Hi vero cjus Jdelbertus ^ Guido, bue illucque vaga-
bantttr . ^afdam tamen munitiones cum Juis fequacihus adhuc poffldebant ,
hoc eft Grad (fi dee fcrivcre Gardam nel Lago Bcnaco, chiamato og-
gidì di Garda fra Brcfcia e Verona) ^ Travallium (forle Valle 1 ra-
vaglia nelle Montagne verfo il Lago Maggiore) àf Infulam m Lacit
Curnano: Luogo già da noi veduto per la fua fortificazione famoio
ne' tempi precedenti. La prima applicazione del Novello Augulto ,
fu di alfediar mila nell' Ifola di S. Giulio. Ben s'immaginava egli
di trovar con cfib lei i tefori ammalTati con tante cltorlioni ne gU
anni addietro, e verifimilmcnte non s'ingannò. Quafi due Meli du-
rò queir alTedio, e vi faticarono non poco gli arcieri e frombolatori
dell' Armata. Fu obbligata in fine Willa a rcnderfi . Ebbe compalhonc
e rilpctto al di lei fefTo 1' Imperadore, e dopo averla, come h può
conghiccturare, ben pelata, le donò la libertà. Eila con quanta tretta
potè, andò a trovare il Marito Berengario a Monte Feltro, con ado-
perar poi tutta per quanto potè la fcminina eloquenza , aftinché egli
(M nar. in non fi rendeffe ad Ottone . Rapporta il Cardinal Baronio C^) un» do-
Unn»L Ecc. n^^ione fatta da cfib Augufto a i Canonici di quell' Mola, in rendimen-
to di grazie a Dio, perche quoddam Ca/lellum, videlicet In!ulam San-
ili Julii per Berengarium Rigem ab Eptfcopatu Novartenfi fublatam , no-
llr.e rubdidcrit dittoni . Il Diploma è dato IF. Kaìendas ^ugujh, Ann9
Dominici Ina^rnat. DCCCCLXH. Anno Imperli Primo, Inaia,9rie y .
Ailum in Villa , que dicitur Morta prope Ucum ejufdtm i^anttt Julii .
Però queir Ifola non era nel Lago Maggiore. Sul fine di Setcenibrc
fi truova r Imperadore in Pavia, dove intuitu amanttfim^ nojlra Uh-
iueis Alcyde (fi dee fcriverc Jdelheide) Imperatrici^, conlcrma a Bru-
(es VMI «^'^^ f^"'^'^ d'Arti i Privilegi della fua Chiefa (0, "Diploma e
ualfacr dato Fili. Kalendas Oaohris Anno Dommc^ Incarnationts DLCCCLXH.
Tom. IV.' Indiatone FI. Anno Imperli Sercniffimi Imperatorts Othoms Pnmo. A-
\n Epifcof. ^ p^pi^^ Civitate. Fuor dell' ufo di firaili documenti quivi U vcg-
jipnf- ^ gono
Annali d' Italia. 365"
cono fottofcrirti Obferttis (fi dee fcriverc Otkrtus /acri Palatìl Comes ^ Era VoJg.
cioè Obert0 Marchcfe, Progenitor degli Eltenfi, come abbiam dccro Anno 961.
di fopra, e IVido Muthitnfts Epifcopus con altri Velcovi . Quello Guido
Vcfcovo di Modena è quello ilcflb, che lotto i Re Berengario &
x'\delberto aveva elcrcitata l'eminente carica di Arcicancelliere . Con-
vien ben credere, ch'egli fofle uomo di gran dellrezza e maneggi,
e che fapelTe far ben giocare i regali, e voltare mantello a tempo: per-
chè feppe ottenere il medeiìmo riguardevolilTimo polto fotto 1' Augu-
llo Ottone. Ne fa fede lo fleflo Diploma, a cui fi fottofcrive yfa-
tberus Cancellxrius ad vicem Widonis Epifcepi Ù Arcbicancellarii . Godeva
già quello Prelato, cioè divorava la ricchiflìma Badia di Nonantola ,
polta nel Contado di Modena fotte il Re Berengario, ficcome coda
dalle memorie di quel Moniftero, da me pubblicate altrove (a). Da {*) Anticfu
che fu venuto un nuovo Padrone a comandare in Italia, non trafcurò ^11,^\J^^''
egli, fecondo gli abufi d'allora, di farfi donare e confermare da cffo (b) '/j. £>»/-
la medefima Badia. Ne ho io pubblicato il Diploma (*), dato a con- ftrt. 73,
tcmpiazione dell' Imperadrice Adelaide Widuni fanUs Mutinenfis Ecdeft^
veaerabiU Epifeopo , dilefloque noflro fideli {5? Archicancelbrio , //. Nonas
Ocìohris , /Inno Dominici Incarmtionis DCCCCLXIl. Indiiììone FI. Jn-
no Imperli SireniJJìmi Ottonis Impnatorìs Primo . AEìum Papia Ci-vitatt .
h\ efla Città di Pavia celebrò Ottone la Feda del Santo Natale} e [^^^"/j'*''
per quanto ho io ofTervato altrove (f), abbiamo fondamento di crede- / / ' '5
re, ch'egli facefle in quell'anno eleggere Re d'Italia Qttom II. fiio (d) ' Bacchì-
Figliuolo, già eletto Re di Germania. Vegganfi ancora nella Storia»', ijioriA
dei Moniilero di Palirone alcuni Documenti {d) ^ nc'quili vanno con- M utnifie-
cordi gli anni dell' Imperio di Otlone 1. con quei del Regno di Ot- "ront Appm-
tom II, dk.
Anno di Cristo dcccclxiii. Indizione vi.
di Giovanni XII. Papa 8.
di Ottone I. Imperadore 2.
di Ottone II. Re d'Italia i.
Subito che la ftagionc addolcita lo perraife, e dopo aver folenniz-
zata la fanta Pafqua in Pavia, fi portò Y Imperudor Ottone I. all'
adèdio della Rocca altifllma di S. Leo nel Monte Feltro, dove s'e-
ra chiufo Berengario colla Moglie, e probabilmente fi trovava bloc- (e) Ctntì-
cato da molto tempo. Non ^\ potea quell'inefpugnabil Fortezza pren- nuaur Re-
dcrc fé non col mezzo di un blocco; C"") e però quello, le non pri- &'""""_"*
ma, certo m quelli tempi m formato aliai Itretto, con prendere tutti _^„„aiifia
i paffi, per gli quali fi potcfie andare o ufcir di quella Rocca. Spcfc Saxo in
ivi tutta la State Ottone, e ne abbiamo anche le pruovc in varj Di- chrtnuo ,
plomi, conceduti da lui in quel fito. Uno ne ho io dato alla luce (/) y2/f"'c^
in favore de' Canonici di Reggio j ferino F. Kalendas Jitlii Anno Do- ftrt'''io,
mini'
$66 Ammali d' Itali a.
Era Volg miaice Incarmtìonh DCCCCLXIII. IndiSlione fi. /inno vero Tmperiì Mn-
Anno 963. g)ìi Otboiiis Impeiatoiis Jugufli IL ylclum in Monte Feretri ad Petra»}
. ... SanSìi Lco/iis . Un'altro parimente ne ho dato altrove (1). Guido Fe-
i)if,r't.'7i.Aov0 di Modena ed Arcicancellierc dcll'Impcradore, non dimenticò
in tal congiuntura i proprj vantaggi, ed impetrò da elio Auguro,
per interpofizione di Jdelaide Imperadrice ^ tutti i Beni, che in qualfì-
voglJa maniera erano (lati appartenenti IVidoni quondam Marchìoiti., fcu
Conrado ., qui 13 Cono dicitur .^ Filiis Bereug.irii , /eu IViì!^ ipfius Bereu-
gurii Uxoris , eorumque Mutris , tam in Comitatu Motinenft , feu Bononienfe .
Cb) sillin- '* Diploma {b) tuttavia cfiftcnte col (liu figlilo di cera nell'Archivio
Idriui C4- de' Canonici di Modena, fu dato //. Idus Septembris eoli'altre Note
talog. Fpi- {ndàciic . jl^um in Marat Feretri ad Petmm Sa>.Eìi Leonis . Molto prima
/<■»/>. MMt- ancora i Canonici d'Arezzo riportarono da elfo Augullo la conferma
V'htlliut de'lor beni e privilcgj con un'altro Diploma dato FI. Idus Mai . A-
ital. Sacr, flum in Mente Feretrano ad SanSlum Leoacm. Rapporta il Guichenon
Tcm. II. iu nella Biblioteca Scbulìana (0 una Donazione fatta da cffb Augullo
^'^"^' /■ Aymoni Corniti.^ creduto da lui Marchefc di Sufa con quelle Note;
(t^ "ntKfu. -^"^'^ ^^i- id"^ -^"Z^ft'ì Anno Dominici Incarnationis Nongenteftmo Se-
JtAl'u. Dij- x.tge/imo Tertio y Indici ione Sexttt , Imperii Sereni [fimi Ottonis Impertito-
firt. 36. ris XXf^Il. ABum Papia . Non era allora in P,«wjj Ottone, né correva
r Anno XXFlI.ddV Imperio . Che dunque s' ha da dire di quel Diploma?
Ma mentre fi trovava impegnato Ottone in qucfto afTedio, gli
venne avvifo d'un'improvvifa mutazione feguita in Roma. Ne pur
io so dire, fé Uà di Liutpiando, o pure d'altro Autore, una giunta,
che fi legge alle di lui Storie, dove fi tratta a lungo di quello ftre-
(dì Cemin. P'iolo aff-ire . Ora qucfto Autore (.d) racconta, che trovandofi fui prin-
lìKtfrtiHdi cipio di qucft'anno in Pavia Ottone Augullo, molti, che prima per
M. 6. I. 6. iimorc aveano taciuto i difetti e vizj di i^apa Giovanni Xll . ricorfcro
a lui, mettendogli in coulìderazione, che a lui toccava di provvedere
al decoro della Chicfa Romana, olcur.to dalie difroluiczze e da gli
fcandali di qucfto Giovane Papa, che fcnza freno alcuno attendeva
a sfogarfi ne gli adultcrj, con far divenire un poftribolo il Palazzo
Lateranenfe . Aggiugnevano ancora, ch'egli teneva corrifpondenze con
Adalberto Figliuolo di Berengario, benché da lui prima odiato, per-
ché gli recava fuggczione e timore il conofceic Ottone per Principe
dabbene e ngorolo, e al contrario fperava maggior liberta, fc rilbr-
geflero Berengario & Adalberto. Non hdandofi l'Iroperadore Ottone
di quefte relazioni, mandò alcuni fuoi confidenti a Roma, per laperc
il netto di tali accufe . Trovarono tlTi più di quel, che era ttato rap-
portato j e tornati alia Corte dcll'Impcradore nulla tacquero de' dilor-
dini, the correano in Roma. Allora l'Imperadorc, ficcome Principe
favio e ricordevole del benefizio ricevuto di frcfco, folamenie rifpo-
fc : (*) Puer efl j faùU honorum ìmmut abitar extmpio virtrum . Spero ,
eum
(•) E ragazze -, facilmente fi muterà all' tfempio de' buoni uomim . Spe-
ro, che egli ad una $nejìa riprenfiont ^ ad una liberale per juafione facilmeutt
ujàrà da que' mali ,
Annali d* Italia. 3^7
tHiH ohjur gattoni bone lì a ^ fua/tone liberali^ facile fé ex ilHifefe emsrfurum E»* Volg.
malis . Gli fpedi dunque alcuni de'fuoi, che amorevolmente l'ammo- Anno 963.
nirono, e il pregarono di rimctrerfi nel buon cammino j ed intanto (r)
Papia navem confcetidit ^ ac per Eridani alveum Ravfnnam ufque perve'
nit . Indeque progrediens , Mtrttem Ftretranunt , quod Oppidum SauSli Leo-
nis difitur, in quo Berengariits £5? titilla erttt ^ obfedit . Colà mandò Pjpa
Giovanni due luoi Nunzj, cioè Leone ^ che fu poi Papa, e Demetrì»
nobile Romano, i quili fatta fcufa de gli tcctk\ da lui commeflì, ne
promiCero la correzione. Ma che gli folTe venuta in faftidio l'ammo-
nizione Imperiale, lo fece torto conofcerc, perchè cominciò ad attac-
car lite, quafichè Ottone coll'afledio di Montefeltro gli voleflc occu-
pare uno de gli ftati della Chiefa Romana: Al che rifpondeva l'Im-
pcradorc: (z) Omitem terram Sanili Petri, qua noHra poteiati fuhjeSfa
tfi^ promiftmus reddere; atque id rei <?/?, qu»d ex hac mtmitione Berenga-
rium cum omni familia pellere nitimur . ^uo enint pa^o terram hanc et
reddert poffumus^ fi non prius eam ex violenterum mauibus ereptam potejìati
nofìrée fubdimus ?
Cosi andava prendendo piede l'incendio, quand'eccoti giugnerc
ficuro avvifo all' Imperadore, che Adalberto^ invitato dal Papa, era
giunto per mare a Civita Vecchia, e di là era pafTato a Roma, ri-
cevuto con grande onore da cfTo Pontefice Giovanni. Allora Ottone
s'avvide, che era difperato il negozio; e lafciata parte delle fue genti
al blocco di S. Leo, col rcfto dell'Armata s'incamminò alla volta di
Roma, chiamatovi da i Romani ftcflì . Il Papa al vedere avvicinarfi
qucJta vifita, comparve armato come un S. Giorgio-, ma poi ftimò
meglio di fuggirfene fuor di Roma infieme con Adalberto. Colà poi
entrato l' Imperadore fenza oppofizione, anzi con allegrezza de' Ro-
mani, che ufcirono ad incontrarlo, fi fece predar giuramento da tutti
gli Ordini di non eleggere, né confecrare da Jì innanzi Papa alcuno
lenza il confentimento d'eflb Augufto e del Re Ottone fuo Figliuolo.
Dopo di che per foddisfare alle preghiere dc'Vefcovi e del Popolo,
fu raunato fui principio di Novembre un Concilio nella Bafilica di
S. Pietro, dove intervennero moltifiìmi Vefcovi d' Italia e di Germa-
nia, molti Cardinali, e Ufiziali della Chiefa, e del Popolo Romano,
e furono prodotte le accufe coatta di Papa Giovanni XII. Due volte
(i) in Pavia falì s'una nave^ e pel arft dèi Rodano arrivò fino - Ra-
venna. E indi tirando avanti afediò Monte Feretro, detto Cafiell» di
S. Leone, in cui trovavafi Berengario r Guilla .
(1) Abbiamo promeffo di reftituire ogni terra di S. Pietro , « noi ftvgef-
ta y t perei» ci sforziamo di fcacciare da quefta Fortezza Beren'jrio con
tutta Ia famiglia . Imperocché come poffiamo refiituirgli quefla terra , fé
prima non la fottomettiamo al poter nofiro liberata dalle mani de' vio-
lenti ?
3^8 Annali d' I t a l i a .
E,KA VoX fu ciuco il Papa a comparire e a giuftificarfi . Altra rifpofta non die-
AtJHo 963. de egli, (e non che aveva intelb, come efli erano dietro a fare un'al-
tro Papa; e che quando mai ciò ofaflero, li fcoraunicava tutti . Giunte
il Concilio a deporre Giovanni, e in fuo luogo fuftituì Lione Proto-
fcriniario, perlbnaggio di conofciuta probità, Laico nondimeno: il che
era contro i Canoni. Può, fé vuole, il Lettore ricorrere al Cardinal
Baronie, e a Pietro de Marca, che con affai ragioni ripruovano l'ope-
rato da que'V'efcovi, e tengono per un Conciliabolo quell'adunanza,
e per illegittimo Papa Leone VIU. che così fi fece egli chiamare. Ma
farebbe forfè da defiderate, che lo Iteffo Porporato Annalilb non avef-
fe peggio ancora che que"Ve(covi, fcreditato l'ingrcffo di Papa G/o-
" -jamì XII nel Pontificato, fino a tenerlo per illegittimo Succeflore
(a^ B4r#». di S. Pietro, condire («), ch'egli ufurpb il Pontificato, e che Jbor-
Annal. Ec- thum iflum tunc parturiit Rom^ tyratmis vi polkns ^ armi s omnia mijcens,
(Iffia/l. ad ^^^^-^ ^^^^„^ atqut fubvertens^ ut Nullo paBo dicendus tunc fuertt Legi-
f."lkn^^' timus ijfe Pentifex, in cujus elezione Lex nulla fit fuffragatura , [ed omnta
-vis y metus impleverint ^c. Più fotto ancora vicn chiamato da Im
Johannes aflhtus Papa. Fermoffi qualche tempo dipoi l' Imperador
Ottone in Roma, e per non eifcre d'aggravio alla Citta, mando lotto
S Leo buona parte delle fue truppe, alquante folamcnte ritenendone
per guardia fua . Celebrò in elTa Città il Santo Natale, ed ebbe U
confSlazion d'intendere, che il forte Cartello di Garda fui Lago Bc-
mco, o fia di Garda, era venuto in potere de' fuoi Ne fi dee tace-
re che elfo Imperadore nell'anno prelente prima di portarli coli c-
fercito a Roma, verfo il fine di Agollo andò a Capua, dove con gran-
de onore e magnificenza dovette clfere accolto da P*>^ofc Capodtfer.
ro, chiamato Pandolfo ne' fuoi Diplomi, e da Landolfo IIL Fratelli,
Principi di quella Città e di Benevento . Solevano da gran ternpo
queiti Principi anteporre il loro foggiorno in Capoa a quello di Be-
nevento: il che fu cagione, che Capoa fi andò a poco a poco in-
grandendo, e Benevento venne calando. Dell'andata cola dell Impe-
Fadore ne abbiamo le oruove in un fua Diploma, con cui conferma
al Momllcro di S. Vincenzo di Volturno tutti 1 fuoi beni e pnvile-
Qa) Chronit. „: (^) ^^^^ XI. Kalendanm Septemkrium Amo Dominici Incarnationis
rulturninf. ÀrrrcLXIII Impera vero Domni Ottonis piifimi Impcratons L ( lì
ìi/'i'' dee feri vere //) Indiaione FL A^um Capua Civitate . \Jn^^\,ro me-
defimamente fi legge ivi darò nel medehmo giorno e Mcfe, macol
Jglum Civitate Cumis, forfè fcritto in vece di Capua, fé pure in quello
ftelfo di Gitene non potè giugncre a Cuma . Talvolta nondimeno 1 A-
aum s'è veduto diverfo d. tempo e di luogo dal /)«/«.«. Ricavafi
(0 ChrcnU. daila Cronica Arabica (0, che nel Mcfe di Maggio del prefente an-
UrabUur» °„ ^cmcd , Figliuolo di Aliano Signore della Sicilu, raunati 1 tuoi
ì "-J'i '• Mori co i SicUinni, andò all'alTedio della Citta di Taormma, e tal-
^u. lui.. Monco annfe, e berfaghò, che nel Dicembre la collrinle alla refa,
SgUcndola non so dire te a i Greci, o pure a 1 Siciliani ribelli.
Anno
Annali d' Italia. 3^9
Anno di Cristo dcccclxiv. Indizione vii.
di Benedetto V. Papa i.
di Ottone I. Imperadore 3.
di Ottone II. Ke d' tali a 3.
Dimorava tuttavia fui principio di queft'anno in Roma V Impfra- E«* Volg.
dorè Ottone, quando fi fcoprì una congiura preparata centra di ■^''»«* 5**^4'
lui. Papa Giovanni XII. avvertito delle poche forre, che efTo Augu-
fto avea ritenuto ("eco in Roma, mandò perfone lotto mano, che con
grandi promefle di ricompcnlc litigarono moltiflìmi Romani a pren-
dere Tarmi centra di lui. Tirò ancora nel luo partito non pochi Ca-
ftcUani del Ducato Rommo. Già era dellinato il di 3. di Gennaio
alio fcoppio della mina. Ne fu avvertito l' imperadore . O fia, come
vuole il Continuator di Reginonc (a), ch'egli prcoccupalfe Tinfulto (*'' Ctnti-
de' Romani, o come vuole il Continuator di Liutprando {b) ch'egli "f""*.'' *'"
s'opponclle cosi coraggiolamcnte co pochi luoi veterani loldati allcm- '^b) c»nti-
pito de' nemici, i quali con carra aveano barricato il Ponte del Te ve- nunttr
re, che ne fu fatta grande llragcj e piii ancora di male fircbbe fé- i'''*'p>''">dt
guito, fé non fi foflc interpolo l'eletto Papa Lttne Vili. A rcqui- "''•^■'^- '^•
lizionc fua perdonò egli a' Romani, rcflitui loro gli ortaggi, e racco-
mandato alia lor fede il fuo Papa, ufci di Roma, per venire nelle
Marche di Spoleti e di Camerino, dove intefc, che fi trovava il già
Re Adalberto. Intanto la Rocca di S. Leo capitolo la refa. Berenga-
rio., e IVilla fua Moglie prefi d'ordine dell' Imperadore, furono in-
viati prigioni a Bambcrga in Germania. Con quelle parole racconta
quel fatto Arnolfo Storico Milancfc {e): Berengarium ipfum., arce qua- ^f^ .^rnul-
elam robujìa munittrm, diuturna vallans ohjejjìone fubegit ., Filiis circum- j^lfJiòiJ'''
fuaque difperfts , Wid»ne , Adelberto , £*? Canone . lìlum vero cum Filia- t». iv. Kcr\
ius ^ Conjuge capiura fecum devexit in Sueviam , ubi uon multo fofl in lt/tlic%
Amaritudine aninne diem claufit extremum . Maneggiavafi intanto Papit
Gitvanni per tornare in caia, e fcppe cosi ben' adelcarc i Romani,
che in fatti l' introduflcro in Città. Allora fi trovò in gran pericolo
il Papa dell' Imperadore, cioè Leone Vili. Tuttavia ebbe la fortuna
di poter' ulcire di Roma, ma fpogliato di tutti i fuoi mobili & arre-
di; e fi ricoverò nel campo dell' Imperadore itcflb . Sufleguentemente
radunato nel di 16. di Febbraio un Concilio, icui Atti fi leggono pref-
fo il Cardinal Baronio(<^), e nelle Raccolte de' Concili (■?) , fu dichia- {^) 'Sann.
'••-■ ■ - — - - in Arnatib.
rato Leone VIII. occupatorc illegittimo del Trono Pontihzio, dcpolh " ,^ i
1 iuoi Uramatori, e ridotti per mucricordia al primo lor grado gli ^g; L»bl,e
ordinati da quello falfo Pontefice. Per tali novità, e per gli giura- Concilior.
menti sì marofiervati dal Popolo Romano, fremeva di collera l'Au- ^*'*- ■'■^•
gufto Ottone, e maffimamcnte gli trafifle il cuore l'avvifo delle veo-
ToTH, r. Aaa dette
370 Aknali d' Italia.
ERAVoIg. dette fatte da Papa Giovanni, con far tagliare la mano de (Ira a G/u-
Anno 964. ^-anni Cardimi Diacono j e la lingua, due dica, e il nafo ad Azzonc
primo Archivila} con far fligellare Otger-io Vefcovo di Spira, e con
altri fimili sfoghi della fua collera. (*) Multa, ex de Primorum in Urbt
debaccbatus vicn detto da Gcrb^rto, che fu poi Papa, nel Concilio
di Reins dell'anno ^91. Però {i diede Ottone ad ammafTar l'efercito
per tornare a Roma. Dio in quclto mentre liberò Roma e la Chiefa
da così fcandalofo Pontefice. Una malattia di otto giorni il porrò via,
fenza ch'egli potelTc ricevere i Sacramenti della Chiefa. Dopo di
che i Romani, niun cafo facendo delle promefTc giurate di non con-
fccrare alcun Papa eletto fcnza l'afTenlb dell' Imperadorc, elcdbro e
fecero confecrar Papa Benedette Cardinale Diacono, con giurare nello
lielTo tempo di non mai abbandonarlo, e di foftencrlo contro la po-
tenza dell' Imperadore . .Maggiormente irritato da quello atto 1' Au-
gurto Ottone, (Irinfe coU'aflcdio Romaj la tempellò colle petricre
ed altre macchine; e impedendo l'entrata de' viveri, talmente l'affa-
mò, che il Popolo fu allretto a ricorrere alla di lui mifcricordia, nul-
la avendo fcrvito l'efìerfi lo ftefTo Papa Benedetto afFacciato alle mu-
ra per minacciare la fcomunica all' Imperadore, e a tutto il di lui c-
fcrcito .
Adunque nel di ij. di Giugno entrò ''Imperadore in Roma}
rimifc nella Sedia Pontificia Z^ow Vili, fece convocare un Concilio,
o fia un Conciliabolo, dove comparve con gii abiti Pontificali anche
il nuovo Papa Benedetto F. a cui fu chiefto, come aveflc contrn il
giuramento prima prcllato all' Imperadore, ofato di entrare nella Cat-
tedra di S. Pietro. Confcfsò egli di aver peccato, ed implorò la mi-
fcricordia dell' Imperadore . Ciò fatto, fi fpogliò del Pontificale am-
manto, e confcgnò il fuo Pa dorale a Leone Vili, che lo fece met-
tere in pezzi. Fu a lui pcrmeflb di ftare nell'Ordine de' Diaconi ,
ma coll'efiiio in Germania. Torno a dire, che fono invenzioni de*
^ chro-ntc. Secoli pofteriori alcuni Decreti, che la Cronica Retchcfpcrgcnfe (<»),
un['" ' ^^ ^''■" ^^" rapportati, come emanati da quello Concilio o Conci-
liabolo, ne' quali fi truovano eforbitanti concezioni di autorità all' Im-
peradore sì nello fpirituale, che nel temporale della Chiefa Romana.
(b) B-jro». Il Cardinal Baronie (/>), il Padre Pagi (0, ed altri, han faggiamentc
^EccUM'. rigettate fimili impollure. Partifiì dopo la Fefta di S. Pietro da Ro-
(z) Pagi'ui ma r Imperador' Ottone per tornarfene in Lombardia C'^}; ma vide
ei Annaìti nel viaggio aflalito il fuo cferciro da una terribil pelle, la qual fece
s-irenii. incredibile ftrage non men de' Nobili, che de gl'Ignobili. Fra gli
nltter"Rt- *''^''' ^' l^fciarono la vita Arrigo Arcivefco'uo di Treveri, Gervico Ab'
f\.nonn in hate di Wirtzburg, e Gotifredo Duca di Lorena. Alla mano di Dio,
chrenìco. sdegnato per le violenze ufatc da Oltane in Roma, fu da molti ai-
jiìinaiifta JJ-ib^ito Gucfto gafligo. Ceffata finalmente la pcftc, fi riduffe l'Au-
Saxo apud TOC» » •< „,.n.„
(*) Con molta Jìrage de" principaìi delia Città itt/uriato..
I
Annali d' Italia. 3^1
gufto Ottone in Lombardia j dove pel tempo dell' Autunno fi divertì Era Voi»,
colla caccia. Il cammino, ch'egli dovette tenere nel fuo rirorno, fu Anno 964.
per la Tofcana, (tante l'aver' egli fatta una Donazione ad un Moni-
ftero in Lucca nel di zp. di Luglio, come colta da un fuo Diploma,
da me divolgato W, /Ì6lunt Luca IF. Kalend. Au^ufli . Riufci \\\ {ì^ Anùqu.
quelt'anno ad Adalberto Figliuolo di Berengario di aver nelle mani Uaììc. Dif-
Dodone Cappellano d'cflo Augullo, e di condurlo prigione in Cor- ■/'"''• '■+•
fica, ma da lì a non molto il rimile in libertà. Venne anche fitto a
Gualdo^ o fia Guatdoite Vefcovo di Como di efpugnar l'ifola, Fortez-
za fituata nel Lago Lario, o vogliam dire di Como, con ifmantellar
pofcia tutte quelle fortificazioni, ma fenza potere rimettere in grazia
dell' Imperadore Azzo, che fotto quella promcfla gli avca ceduto quel
forte Luogo. Viene accennato da Leone Olticnle {tj) un Diploma (b> u»
dell' Imperadore Ottone in confermazione di tutti i l^rivilegj e beni ojlìtnfis
dell' infigne Moniltero di Monte Cafinoj e quclto fi vede pubblica- cjtreifk.
to dal Padre Cartola (0 colle feguenti Note ; Data XII. Kal. Mar- f'^f; c/rrW»
/;■/ . Anno Dominica incarnationis DCCCCLXIF. IndiSlione VII. Anno nifi. Jll'a*
Imperli Magni Ottonls Imperatoris Augujìi Tertio . Aflum in Villa Pa- c*jtneHf.
terno ^ in Comitatu Penneiijt . Di qui intendiamo, che Ottone nel Feb-
braio dell'anno prefcnte dimorava tuttavia nella Marca di Camerino.
E fi noti il titolo di Magno ^ che non fi fuole ordinariamente vedere
in altri Diplomi d'elio Imperadore. Come fi ha dalla Storia Vcntta
del Dandolo (^), in quell'anno Pietro Candiauo IF. Doge di Vene- fd) DuhiIu-
zia fpedi ad elio Imperadore Giovanni Contunao, e Giovanni Deneo, '«^ '" chro-
o fia Dente, fuoi Ambafciatori, ed ottenne la conferma de' (oliti Pat- "'" "^^ ^.^^'
ti e Privilegj del Clero e Popolo di Venezia. Due Placiti ho io ri- ^"■- ""'"•
ferito altrove (f), tenuti in qucit' anno da Otberto Marche/e e Cinte (t) Antichi-
dei /acro Palazzo j Progenitor de' Principi Eltenfi, in Pavia e in Lue- t» Efitnfi
ca. Cofmo dalla Rena ha incautamente confufo quelto Principe con '" ^" '^' '^*
Uberto Marchele di Tofcana. Vcdcfi ciTo Oberio ancora chiamato ia
un di quc' Placiti Aubtrtus Marchio., ^ Comes PaUcii-y ma egli nella
fottofcrizione fi chiama Otbeitus . Uberto veniva da Hucbertus ^ o pure
da Pluttibcrtus^ nome diverlo da Otbertus .
Anno di Cristo dcccclxv. Indizione vi 11.
di Giovanni XIII. Papa i.
di Ottone I. Imperadore 4.
di Ottone li. Re d'Italia 4.
DOpo avere l'Augufio Ottone celebrato in Pavia il fanto Natale
dell'anno precedente, e dato buon fello a gli affari d' Italia, to- (f) Onti-
Ito s'incamminò, per attcllato del Continuatore di Rcginone (/) alla ««'•""■ Rt-
volta della Germania. Gli vennero all'incontro a i confini il Re Ot- ^T"" '"
A a a 2 tene
37* Annali d' Italia.
Era Voìg. to»e II. e Guglielmo Jrcivefcovo di Magonza, Tuoi Figliuoli. Seco con-
Anno 96J. dtiffc in quelle parti Io sfortunato Papa Benedetto V. e il coniegnò ad
jìdalago Ard-vefcovo di Amburgo con ordine di ben cullodirlo. Atte-
^S^.,^'^''r" ^'^ Adamo Bremcnfc ("), che ArchiepifcQpus illum magno cum honore
iìb"'x e' 6 "fì^^ ^^^ ohitiim e/US detinuit . E che a' Tuoi di fi diceva, efTere flato
Hijlcr. quello P.ipa uomo Santo e Letterato . /■^itar apud nos in fan^a con'
< •verfatione vivens^ a'iofque fanEls vivere docens , quum jam^ R0m.inis pO'
fcentibus a Cxfare reflitui debuiffet apud Hammamburg in pace quievit .
Cujus tranfitus III. Nonas JhHì contigiffe defcribititr . Abbiamo da Dit-
(bì B'ttmar. maro (^) , che a' tempi di Ottone III. fu riportato a Roma il Corpo
in chronko d'cflo Papa, il qifale avea predetto di dover morire in Amburgo, e
lib. 4. j.pig finattantoche non fofTero riportate a Roma l'ofla fue, farebbe fta-
to quel paefe defolato da i circonvicini Pagani, né vi fi goderebbe
mai pace:- il che fi verificò a puntino. Le parole fopra riferite di
Adamo Bremenfe ci danno a conofcere, che prima di Pipw Benedetto
V. era mancata di vita Leone Vili, lafciaco in Roma qual Papa dall'
Imperadore Ottone. Mori egli in fatti in quell'anno, per attcllato
del Continuatore di Reginone; e i Romani per paura di dilgullar
r Imperadore , fpedirono in Salfonia due Ambafciatori , cioè Azz»
Protoarchivifta, e Marino Vefcovo di Sutri prò inflitnendo quem vellet
Romano Pontifìce . In tal congiuntura dovettero fare iilanza per riavere
il legittimo Papa, cioè l'efiìiato Benedetto F. Ed aveano anche fecon-
do il fudJetto Adamo indotto l' Imperadore a concederlo, ma noi per-
niifc la morte fua, accaduta, mentre s'era dietro a qucfto maneggio.
Però Ottone, che li avea onorevolmente accolti, li rifpedi a Roma,
e con loro accompagnò Otgerio Vej'covo di Spira, e Liuzo Vefcovo di
Cremona. Altri non è qucfto Z./«;20, ic non Z/.'//^or«À2f/» Storico, tante
volte nominato di fopra, che divenuto Vefcovo di Cremona non la-
fciava di frequentar la Corte di Ottone, ficcomc perfonaggio di va-
glia, e molto a lui caro. I nomi in qucdi Secoli barbari li truovano
molto alterati nel linguiggio de' Popoli . Conrado diveniva Canone ■■, Az-
za ^\ mutava in Attener Enrico cangiavafi in Enzio; Adelaide fi pro-
' nunzrava P'-r yJdela, Alda, Adeteit», Adelgida; Cunegonda (i conver-
{c^ Aniiv,HÌ- tiva in Cuiiiza., e limili, ficcome ho io avvertito altrove (<^) . Segui-
la/ it.uic. ta a dire quello Storico, che gmnti a Roma i fuddetti Ambalciatori
Dijtrt. 41. g peribnaggi , tunc ab omni plebe Romana Johannes Narnienjis Ecclcfia
Epifcopus e.igitur., Sedique Apoftolicis Pontifex inthronizatur . L' antico
rito era, che il Clero e Popolo Romano, dappoiché era morto e
feppcUito il Papa, immantinente palavano ad eleggere il Succcflbre}
ma noi confccravano, prima d'averne dato avvilo a gP Imperadori, o
a I loro Minillri in Italia, e ricevutone il Placet. Troppi efempli ne
abbiam veduto in addietro . Per lo contrario le parole l'opra riferite
paiono indicare, che nò pure godeflero ora i Romani la libertà dell'
elezione, e che pofla eflcr vera la facultà, che alcuni pretendono data
ad Ottone il Grande, e a'fuoi Succefiori di eleggere il Papa. Ma
non è da credere, che Ottone il Grande commctteire quelto atto li-
raa-
Annali d' Italia. 373
Tannico. E noi qui intendiamo, perche non fu fecondo il co (lume im- Era Volg:
mediatamente eletto il SucccfTore di Leone FUI. Era tuttavia vivo Anno 5Ó5.
il vero Papa Benedetto V. ne altro Papa lì poteva o doveva eleggere
da' Romani. Morto quello, e tornati con tal nuova a Roma gli Am-
bafciutori co i Vefcovi fuddetti, non gii dall' Imperadore, ne da' funi
Miniltri, ma ab omnì Plebe Remana^ cioè dal Clero e Popolo, fu clett3
Papa Giovanni XIII. Non pafso poi l'anno prcfente, che quefto no-
vello Pontefice o lìa perchè trattalFe con troppa altura i Baroni Ro-
mani j o pure perchè non volefTe, che i Romani mal avvezzi ne' tempi
addietro fi ufurpaHero la giurisdizione a lui fpcttante: fi tirò addofib
l'odio loro, in guifa che un dì prefo dal Prefetto di Roma ( Ufizio
infigne a' tempi de gli antichi Impcradori, che fi torna ad udire an-
cora in quelti) e da un certo Roffred» , e cacciato di Roma, fu meffb
prigione in una Fortezza della Campania, o pure mandato in efilio
colli .
Non mancarono alla Lombardia in quell'anno altre novità. J-
daìberto Figliuolo di Berengario, per molti parziali e corrifpondenti,
che tuttavia confervava in Italia, fi lafciò vedere in Lombardia, e ci
dovette fufcitar qualche ribellione. Avvifatone 1' Imperadore, fpcdì
Burcardo Duca d' Alcmagna con delle foldatcfche, e con ordine di an-
dare a trovar quello perturbatore del Regno, dovunque egli fnfTe .
Quelli per tcllimonianza del Continuatore di Reg-nnne, cunt Lan^o-
bardis Impsratoris fidtlihus £5" alemanni s -vi Cum per Padum mviiavit ^ ^
iliis^y ubi eum audierant effe partibus ., navim appUcuit . In vece di quel
vifum per Padum^ che è un errore de i CnpKli, o de gli Stampatori,
l'Annalida Saflbnc {a) ha per Jufum t3 Padxm., che è un altro fpro- '*) AnndU
pofico. Si dee lcnvcre>y«?» per Padttm., giù per Pò- voce ne'barbari ^"/"Z"
tempi, e infino da Santo Agollino {b) uGita. Nell'ufcir dalle barche '?^ '^
dietro a quel Fiume le truppe Imperiali furono alTilite da Adalberto "b^ .<;'. ^«,
e da i iuoi. Ma rcllò ellinto fui campo con alquanti C,nido Fratello z-'ft'<>'-"
d'eflb Adalberto, e il redo diede a gambe. Adalberto anch' egli fi J.'/'f-'l^"/
falvo nelle montagne, dove iì tenne ben afcofo da lì innanzi. Burcar- j' j,w '
do all'incontro fc ne tornò in Germania, e portò all' Imperadore la
nuova di quella vittoria. Fece anche rumore un alrro fitto in Lom-
bardia. Interim ( feguita a dire il Conrinuator di Reginme ('), con (d Co^iu-
cui va d'accordo 1' Annali Ila SafTone ) Guido Metenfts 'Epifcopus vulpina n:iu,r.Rhr,
calliditate Imperatori fidelem fé fimttlans ., ip fifone infideles fe'proditurum ja- ^"^'j^^;;
iìitans, legatione Adalherti fumeiìs ., in Saxonia, Imperatorem aggreditur ^ fi^ saL'^
nec fame 11 vi fu aut allocutione ip'ius participatur: cum dedecore redire per-
mijfus^ infra Alpei ultra Curiam comprehen-litur^, ^ in Saxoniam remijfus
in Sclavis cuftudi£ mancipatur . Mi ancor qui un errore corto nelle co-
pie, o nelle llampe di tale liloria, ci ha n.ifcofa chi foHe quello
Guido Vcfcovo. Non già fu egli Metenfis Epifcopus., come ha il redo
fuddctto, perchè allora o Adalberone ^ o pure Teoderico reggeva la Chie-
la di Metz;- ma bensì Mutinenfis (voce che probabilmente abbreviata
neir originale, non fu oflervau ne intcfa dal Copilh, e da lui prelìi
pei-
374 Annali D* Italia.
E HA Volg. per quella di Metenfis) Epìfcopus . Mutìnenfis Epifcopus appunto (\ \eg,gc
Anno 96$. nell' Annalilta SalTonc . Ed é quel medcfimo Guido Fefcovo ò\ Modella,
che abbium veduto di l'opra occupatore della ricchiffima B;idia di No-
nantola, ed Arckancelliere non meno lotto i Re Berengario 8c Adal-
berto, che fotto il niedclìnio Ottone Augulto. Non so già io cre-
dere, ch'egli palTaire in Germania, come Ambafciatore di Adalberto,
perchè un uomo si fcaltro, e Mmiliro si eminente dell' Impcradore,
non par capace di un laico si fatto . Dovette egli più tolto tener qual-
che filo di corrirpondenza con Adalberto > e ciò fcoperto , divenne
fofpetto alla Corte Cefarea. Mi fi rende verifimile, che effb fi por-
talTc colà per far credere (non so fc con verità o con falfità) all' Im-
pcradore, che l'intelligenza fua con Adalberto era Hata per ifcoprire,
chi folTero i partigiani d'cflb Adalberto in Italia, e chi quei che mac-
chinavano ribellione contra deli' Imperadoie. Ma nel cuore di Ottone
prevalfero i folpetti formati contra di lui, e maflìmamente perche forfè
non lungi dal diltretto di Modena s'era lafciato vedere Adalberto, al-
lorché fi azzuffo poco dianzi con Burcardo Duca di Alemagna. Però
gli nego l'udienza, e dopo averlo licenziato, il fece poi prendere di
qua da Coirà nell' Alpi, e mandollo prigione non so in quale Fortez-
za. Così cefsò egli d'clfere Arcicancelliere. Ma noi il troviamo pofcia
(ai Labht nel Concilio di Ravenna dell'anno 967, {t) vivo e fano: fegno, che
Concilior. fg f^ pollo in prigione, feppe anche ufcirne, e dovette fopravivcre
Tom. IX. ^^^ all'anno 969. perchè in elfo la Città di Modena riccvcrte un Ve-
fcovo nuovo, cioè Ildebrando. La carica di Arùcancellitre vcdefi da qui
innanzi efcrcitata da Uberto Fcfcoxo di Parma,
(b) ìM}ui Abbiamo da Lupo Protofpata fotto quell'anno (*), che introivà
inclfom'co. ^^"""'^ Patricius in Siciliam, ^ ibi mortuus ejt . Cioè mori quello Ge-
nerale de' Greci in una fmguinola b^ittagua, ch'egli ebbe co i Sarace-
ni dominatori della bicilia. Ne fa menzione Liutpiando nella defcri-
zione della fua Ambalciaca (f), di cui parleremo più a baffo, con di-
tnind'.'*in '"'^ » '""'^^ Saraceni ani?fiati ante tritnmum cum Manuele Patricia .^ Nicephori
Ligatitn. (Impcradore de' Greci) Nepote.^ juxta Scyilam y Charibdim in mari
Siculo bellum pararunt . Cujus im/nenfas copias quum proflraviJJ'ent ., ipfum
compreheriderunt , capiteque truncat» Jujpenderunt . Cujus [ocium ^ commi'
litonem (cioè Niceta Eunuco) quum caperent .^ quia Mtttrius erat gene-
risi^ occidere funt dtdignati^ Jed vtn^urK ac long'i cuftodia macerai um tanti
vendiderunt , quanti nec ullum bujujmudi mortales [ani capitis emerent .
Più a lungo vicn defcritta quella funella avventura da Leone Diacono
(d) PafìHf preflb il Padre Pagi {d) . Secondo lui Niceta Eunuco Patrizio coman-
inCrit.Bar. dava alla fanteria, Manuelio Patrizio alla cavalleria, uonao di caldo
.tri hunc ingegno, e di fregolato ardire. Sbarcate che ebbero amendue in Sici-
^nnum. jj^ j^. j^j. milizie, trovarono (ul principio favorevole alle lor armi la
fortuna, perche fi arrenderono le Città di Siracufa, di Termine ,
Taormina, e Lentini . Ma ufciti di nuovo in campagna, mentre di-
foidinati infeguivano per luoghi difaltrofi i fugitivi, caddero nelle im-
bofcatc de' Mori : laonde pochi fi contarono, che non rcllaflero o melfi
afil
Annali d' Italia. 375'
a fìl di rpada, o fatti fchiavi . Le lor navi ancora per la maggior parte Era Volg.
rimafcro preda de' vittoriofi Saraceni . Di quefta fpcdizione rotante Anno 96).
sfortunata fa menzione in poche parole Cedreno-, ed io vo credendo,
che fu la Itefla, che vien narrata nella Storia Saracenica di Abiilplie-
dà (") lotto l'anno 961 o 962. condire, che undiqHe Romana "venere (a) Uifior.
claffes (erano appellati per lo più Romani i Greci) propugnandi catifa; /T'','*'!v ^'
tff pofì exitiofum beVium viceré Musìemit^ qui plufquam vi inti milita Ro- p'^/ -^ ,j
tneoruvi necArunt^ cunSlaque arma ^ illorum fubfìanti.im dtvaftarunt . Al- Rer. Italie.
tn Autori hanno parlato di quello fatto all'anno 964.
Anno di Cristo dcccclxvi. Indizione ix.
di Giovanni XIII. Papa 2.
di Ottone I. Imperadore y.
di Ottone IL Re d'Italia 5.
ERa difguftato forte l' Imperadore Ottone centra de' Romani a ca-
gion de gli affronti fatti a Papa Giovanni XIÌI. il quale fi tro-
vava tuttavia o confinato in una prigione, o efiliato nella Campania .
Non fi poteva fcufar la ribellione, perche fi ulurpavano 1' aurorità
temporale, di cui erano da gran tempo giuftamente in pofTeflo i Ro-
mani Pontefici} e l'ardir loro feriva anche 1' Imperador loro Sovrano.
Perciò Ottone determinò di tornare in Italia per rimediare a sì fatti
difordini (^), ed anche pc-r tagliare il corfo a certe trame, che Ada!- (W Co»/;».
berta Figliuolo di Berengario andava tuttavia ordendo, o mantenendo ^'•'P"'""
m J^ombardia. Ed appunto fi venne a fcoprue anche m Germania,
che un certo Udone Conte di quelle contrade, irritato centra di Gualdo
o fia PFaldonc ^efcovo di Como, perchè quelli non avele impetrata
grazia dall' Imperadore ad Atttne o fia ad A'zzo^ già aflediato ncH' liola
del Lago di Como, fi preparava a venire in Italia con rifoluzionc di
cavar gli occhi al fuddetto Vefcovo. Aveva a quello fine intelligen-
za fcgreta con Adalberto . Fu prefo e condennato j ma ottenne il per-
dono, con giurare di non mettere mai piìi piede in Italia. Di»po la
metà d' Agesllo tenne l'Augnilo Ottone una gran Dieta in Germania,
e poi per 1' Alfazia e per Coirà calò in Lombardia. Portava egli fece
una lilla di quei che nell'anno precedente aveano o palcfemente , o
fcgretamcnte abbracciato il partito di Adalberto. Fra ellì era Sigolfo
Vefcovo di Piacenza con alcuni Conti. Portatifi quefti ad ofTequiare
r Auguito Sovrano, fece lor mettere le mani addorfb, e li mandò pri-
gioni oltre a' Monti, chi nella Francia Orientale, e chi in SafTonia .
Fece venir freddo a i Romani la com parla dell' Imperadore in Italia,
e l'apprenfionc del fuo rigore > e figurandofi di acconciar le cofe con
poca Ipcfa, liberarono il Papa con richiamarlo a Roma, e chiedergli
perdono delle ingiurie. Vuole il Continuator di Reginnnc, che G;o-
vanni XIII. Papa, da che venne cacciato di Roma, fteffc imprigio-
nato
3 7<> Annali d' Italia.
Era Volg. nato in qualche Fortezza della Campania. Ma Leone Oftlcnfc (a) fup-
Anno 966. pone, ch'egli folamcnte foflc mandato in efiiio con dire, (i) Johan-
tìcn^'chr' *" Pi^pn Roma pulfus esilio^ Capuam •venite fj? a memorato Principe
Uh. i. ' Partdulf» rogatus^ tutte primum in eadem Civitate Archicpìfcopatum con-
fiitiiit . Se CIÒ e vero, e le in quell'anno la Chicl'a di Capoa fu eretta
in Arcivcfcovato, egli non altro foffn che l'cfilio in Campania} o
pure meffb in libertà prima di tornarfcne a Roma, andò a Capoa, dove
accrebbe l'onore a quella Chicfa. Ma altri tengono eretta Capoa in
Cà\Ht man- Arcivefcovato nell' Anno pó8. Ermanno Contratto (^) all'anno jxjp.
nai cT!*"- (cioè fuor di (ito) racconta, che (z) hoc tempore Rodfredus Comes ^
fìus in chr. Petrus PrafeSìus cum aliis quibufdam Romanis J»haH/tem Papant compre-
tdii. Parif. ijcnfum^ 6? in C^ijìellum San&i Angeli retrufum^ (^ in ex/i/ium demum
in Campaniam m'ijjum per decem (^ ampli us menfes tiffliguat ; donec Rod-
fredo occifo a Johanne quodam Crefcentti filio , ad fuam Sedem 'vix tamdem
relaxatus rediret . Duro dunque più di dieci Meli l'cfilio di Papa Gio-
vanni, e vcrifimilmente egli ritornò alla fua Sedia nel Settembre dell'
anno corrente .
Vcrfo il fine parimente di quell'anno arrivò l' Imperadorc Otto-
ne a Roma, e quivi celebrò la Feda del Santo Natale. Nota il Con-
(c) Ctwtìn. tinuatore di Regiiione (0, che in quello medcfimo anno (j) Beren-
Riiiiiiitis garius quondam Italia Rcx ex fui mori tur, ^ in Babemberg regio more fe-
tnChrtnict. pdìtur . TVilla o ^\ì. Guilla tua Moglie, prima che il Corpo di lu! fofle
diro alla Icpolrura, fi Fece Monaca in B.imbergi. Due loro Figliuole
nubili erano (late prima con tutto decoro mrll'e dall' Imperadore in
Corte predo l' Imperadrice Adelaide. De' due Figliuoli Mifchi d'efib
{à) ■Crffir- Berengario, cioè di Adalberto e di Conrado, che rellarono vivi e in
clròn'uo liberta, ne parleremo anche all'Anno 9(58. S'ingannò forte 1' .Abbate
(eì «41»-' Urfpergenfr (^), allorché fcrilTe, che Adalberto con Berengario fuo Pa-
tntirthaìtiin Jrc fu Condotto prigione a Bambcrga. Intanto non voglio ommette-
Gtneaiog. re,cheefro Adalberto lafciò dopo di fé un Figliuolo appclluo Ottone
Shndeilut Guglielmo (<•)} e che Gerberga Moglie d'elfo Adalberto rimalla Vcdo-
in Gtntaltg. vaj fi rimaritò con Arrigo Duca di Borgogna. Quelli poi venuto a
Ir Atte. mor-
(i) Giovanni Papa eftliato di Roma, venne a Capua, e dal detto Prin-
cipe Pandolfo pregati) , allora per la prima volta nella fleJJ'a Città poft
V Arcivcjc6vad$ .
(1) in quello tempo Roffredo Conte, e Pietre Prefetto con certi altri Ro-
m%nì per dieci me fi e piti tormentano Giovanni Papa catturato , e cacciato
nel Caftello di S. Angelo, t finalmente e fi Hat 0 nella Campania y finché
Roffred» ucctfo da un certo Giovarmi figlio di Crefcenzo , finalmente ap-
pena liberati ritornò alla fua Sedia .
(}) Berengario già Re d' Italia efule muore, ed è fepelto in Bamberga ali»
regale .
Annali d' Italia. 377
morte fcnza lafciar Figliuoli proprj, fece palìare quel Ducato nel Fi^ En*. Volg.
gliaftro, la cui difccndcnz* durò anche molto tempo in infignc onore. Anno <;66,
In_ un Diploma di irrigo I. Impcradorc dell'Anno 1014. rapportato
dal Guichcnon (<*), egli li vede appellato Ottho qui ^ fVillelmus Comes ^ (j) Cuiche-
Fflius Jdalberti^Nepts Berengarii Regis . Poca attenzione peraltro fu quella nm B'.k.io-
del Guichcnon (») mcdelìmo, allorché riferi all'Anno prcfente una do- '''"^- ^i^'uf-
nazione, che fi dice fatta da Ottom III. Imperadore a Manfredo Mar- f^p""^' ^^'
chefe di Sufa con quella Data: XI. Kaleadas Novembris Anno Domini- (h) ii.f^Sg.
ta Incarnatìonis Nongentefimo Se.<cigeftmj Sesto., Indiclìone I. Anno 'vero
Tertie Ottcnis . Nel prcienie Anno né pur era nato, ne era per na-
fccre Ottone III. Ne Ottone III. imperare cxpit Anno falutis 973. co-
me fcnve t(^o Guichenone. Né V Indizione Prima s'accorda col fuo
Amì'.o Terzo. Manca eziandio il Luogo del dato Diploma, Però quello
e documento o apocrifo, o molto uiforme. Era in quelli tempi Re
di Francia Lattario, ed abbiamo da Frodoardo (<r), ch'egli nell'anno m ^rodoar-
prcfcnte Uxorem atcepit Emmam Filiam Regis quondam Italici , cioè di dus- in ci»:
Lattario Re, I''igliuolo del Re Ugo. Eflcndofi rimaritata in Ottone "pud -D*-
Augulto Adelaide Madre di quella Principell'a, e da credere, che lo '"'f'**'
ftelTo Imperadore fi adoperalTc molto per proccurar cosi lUuttri Noz-
ze alia Figliaftra. Il medefimo Frodoardo nella Cronica Virdunenfe C<^) (d) id. in
ripete lo iteflo con dire: Lotharius Re.x Fr4nce:-um Emmam LorìoArii chr.virdu-
Regis Itali <e ^ fjf Adeleidis poji Imperatricis filiafn, duxit uxorem. nen/.p. isi.
Anno di Cristo dcccclxvii. Indizione x.
di Giovanni XIII. Papa 3.
di Ottone I. Imperadore 6.
di Ottone II. Imperadore i.
ATtefe fui principio di quell'anno V Imperadore Ottone, flundo in
Roma, a proceffar que' Romani, che aveano si maltrattato Papa
Giovanni X/II. Il Continuitore di Reginonc (e) altro non dice, le («) Contin,
non che (i) excepfo Prafe^o Urbis, qui aufugerat , tredecim ex majoribus ^^'f'"'"''
Romanis, qui auUores expulfionìs Domnt Johannis Papa videbantur, Juf-
fendio interire jujjìt : pruove, dice il Padre Pagi, del fuo lupremo do-
minio in Roma (/), elercitato alla guifa de'ùioi Predeceflbri . Aggiu- (0 v«l*i*'
gne il Cardinal Bironio {g) con citare una giunta fatta ad Analtalio "1 '^^^"^'
Bibliotecario, che Ottone mandò oltre a' Monti in elìlio i Confali, [oba'rtn.i»
fece impiccare per la gola i Tribuni , e cavar dal fcpolcro il cadavero Arì.ti. Ecc.
di RofiFredo Prefetto della Città, che fu fquarcato in varj pezzi. Quel "'' ■^"''^
Tom. F. Bbb Prc- ^^'
(i) eccettuato il Governatore di Roma, che se n^ era fuggito, fece impic-
care tredici de'' principali Romani creduti autori delC efilio di D. Gio-
vanni Papa.
378 Annali d' Italia.
Era Volg. Prefetto, che era fucccduto a RofFredo, pollo nudo fopra un afino
Anno 967. (.Qf, ^p, oj^g j^ capo, fu ignominiofamcnte menato per la Città, fru-
ftato, e poi cacciato in prigione. Noi non fappiam tutto l'operato
da lui-, pure ne fappiam tanto, che poffiam conghictturare , che la
Giuftizia di lui comparifle prelTo di molti Crudeltà . Lo (Iciro Nice-
foro Foca Imperador de' Greci rinfacciò a Liuiprando Ambalciitor
... d'Ottone nell'anno fegucnte , che elTo Ottone (") Romanorum alias
in lègAt'o». gl^^'^'ì alias fufpendio interemit ^ oeu.'is alios privavit y exftlio alias relega-
va (i). Ma Liurprando rifpofe, che Ottone (i) infurgentes cantra,
y Domnum Apollolicum^ quafi jurisjurandt violatores facrilegos ^ Domino'
rum fuorum ^polìoltcorum tortores ^ raptores^ fecundum Decreta Romano-
rum Imperatorum Julìiniani^ Falentiniaiù ^ 'thcodofti^ £5? c<eterarum, ca-
eidit , jugulavit , fufpendit , è? ex fili» rekgavit . ^a^ // non faceret , im-
pius^ ìniufìusy crudelis, tyrannus effet . Ma Carlo Magno non fece co-
(\ì\ Herman- «' J e<i Ermanno Contratto l'crive (*) , che Ottone (3) Romamwniens
nus Cantra- ÌHJurìas Domini Pap£ graviter in auSoribus fceleris , partim exjiliis , par-
ffui in Chr. tim patibulis , variifque panis Cs? abomiiiztianibus judiczvit . Non ha co-
nofciuto il Cardinal Baronio, e ne pur alrri, fuorché il Sigonio, un
Concilio di afTainimi Vefcovi Italiani ed Oltramontani, celebrato lui
principio di quell'anno in Romi da Papa Giovanni XIII. D'eflb ci
ha confervata memoria un Diploma di Ottone il Grande, con cui
vengono confermati tutti i fuoi beni e privilegj all' infigne Monillc-
(0 AHtìq. ro di Subiaco. L'ho io pubblicato CO, e porta quelle Note: Data
Italie. Dif. Tertio Idus Januarias , Jmto Dominice Jncamatianis DCCCCLXFIl.
f,rt. 6). Jmperii vero Domnì Ottonis piiffìmi Ccsfaris F. Inìiilìone X. Dice ivi
l'imperadore, che Giorgio Abbate di Subiaco w«/> in gremium Baftìicx
Beati Petri Jpofìolonim Principis, ubi cum Domnojd'oanne XIU. Papa,
fanna Synodo prò utilitate ejufdem Eccle/i£ , Ì3 vencrabiìium Locorum in-
tereramusy circumfedentibus cum Ravennate Archiepifcopo plurimis Epifco-
pis ex Romano territorio., atque Italia., (3 ultremontano Regno., necnon
in chronuop^^e fette Capuano Principe, qui ^ Marcbia Camerini Ì3 Spoletini Du-
Tom. XII. catus. Si noti quell'ultima partita, di cui parleremo fra poco. Del
xw. Italie, fuddetto Concilio Romano fi ha anche da incendere il Dandolo (<^) ,
allor-
(0 df Romani altri uccift coUtt fpada, altri fect impiccarti altri accecò.,
altri ne handì .
(1) fecondo i Decreti degV Imper adori Remani Giuflimano , Valentiniano ,
T$odoftOy ed altri, veci fé, Jl rozzo, impiccò, e bandì quelli, che in forti
erano contro anche il Domno ilpojlalico, quafi facnlegi violatori del giu-
ramento , de^ Signori loro jfpojìolici tormentatori , e rapitori .
(5) venendo a Roma le ingiurie del Signore Papa gravemente putti negli
Jutori della fceleraggiw , parte ctu e^ii , parte co' patiboli , e varie pene
td infamie.
Annali d' Italia. 379
allorché fcrive, che Pietro Candiano IV. Doge di Venezia nell'anno Era Volg.
Nono del fuo Ducato, cioè nel prefcntc, mandò per fuoi Ambnfcia- Anko 06:-.
tori Giovanni Contarcno, e Giovanni Vcncrio Diacono 'Johanm Pap<e^
y Ottoni Imperatori^ Rorride exilìcnttbus in Synodo ibi congregata; e che
mollrati i Privilegi della Chicia di Grado, fu decretato in efio Con-
cilio, ch'efTa folle Chiefa Patriarcale e Metropoli di tutta la Venezia.
E lo ftefl'o Ottone le confermò i fuoi Privilegi con un Diploma a
parte. Terminato quello Concilio 1' Imperadore, fecondoché s' ha dal
Continuitor di Reginone (a) pel Ducato. di Spoleii venne a Raven- («") Comin.
na, dove celebrò la Pafqua in compagnia del fommo Pontefice Gio- '^^li'»'»'!
vanni Xlil. yiéìam in loco ^ qui dicitur SanElo Severo^' ubi Dumnm Otto ""-^'''"*"^'-
praerat X. Kahndas Madii Indi&ione X. fi legge in uno Strumento
rapportato dal P.idrc Bacchini (i>) . Qiiivi ancora nel Mele d'Aprile (h) Bacchi-
tenuto fu un Concilio d'aflaiffimi Vcfcovi, i cui Atti, ficcome ancor '''' ¥■ ''''■
quelli del Concilio Romano non fon giunti fino a' di noftri. Solamente ^''pf,'".
fi sa, che furono ivi fitti molti Decreti ad uttUtatem fana^ Ecclefix^ Ufftnd'.'"'
e il Continuator di Reginone fcrive, che l' Imperadore Jpojiolico Jo-
hanni Urbem ^ terram Ravennatium , aliaque complura , multis retro tem-
poribus Romanis Pontificibus ablata reddidit ; eumque inde Romam cum
magna Utitia remifit . Cioè Ugo, Lottario, e Berengario Re d'Italia
nulla aveano lafciato godere dell' Etarcato a i Papi; e lo ftefio Ottone
ne avca ritenuto anch'egli finqui, oltre al fovrano, l'utile dominio.
Per quello che dirò all'anno P70. motivo ci reità di dubitare, che
Ravenna folle relHtuita al Papa. Tuttavia Liutprando (r) nell'anno (e) Uut-
feguentc 96'è. rifpofe al Greco Imperadore, che 1' Augullo Ottone I. p^'^nd. ,n
fanlìorum Jpojlolorum Ficariis poteftatetn (^ honorem omnem contradidit . ^^S""'»-
Ciò fatto r Imperadore andò in Tolcana per atteltato del Con- ,
tinuatorc fuddetto. L' Annalilta SalTbne (^) aggiugoe, ch'egli in par- (d) Annali-
tes TufciéB i3 Lucania: fece JJìt ^ cioè nel Ducato di Benevento. Certo/'» ^»xi> ,
è, ch'egli fu in Tolcana nel Mefe di Giugno, ciò apparendo da un
Placito tenuto dal Marcbefe Otberto Conte del l'acro Palazzo, da me
dato alla luce W, e tenuto Locus nuncupante prope Monte Fultrario^ {t^ Antichi-
quod eft infra Comitatu Foloterenfe, ubi Domnus flotto Imperator Augu- *^ f-fitnfi
ftus praerat . Il Documento fu Icritto ytnno Imperli Donai Hottuni Im- ^' ^' '• ^^■
peratore yluguftus^ £5? iter» Hot to fi Ho ejus grafia Dei Rex Sexto^ XI l.
die Alenfe J unii ^ lìidictiofie Decima. Se polcia Ocrone paffade verlb Be-
nevcnco, noi fo dire. Abbiamo bensì un Diploma d'efib Augufto prclTo
rUghelli (/;, che cel rapprtlenta nella llelì'a Città di Benevento nel ,rs ^j , ,,
dì 13. di Febbraio dell'Anno prelente, e ci dà a conolcere, ch'egli ),ii. iaVr.
non andò a dirittura da Roma a Ravenna. EHo Privilegio fu dato in in Epijcof.
favore della Chiefa di Benevento: Idibus Feijruarii Anno Dominici In- Bmevent.
carnationis DCCCCLXFJl. Imperit vero Domni Ottonis piijfimi C^faris ^"^' ^^^^'
VI. Indizione X. Alìurn in Qtvitate Beneventi . Ci conduce poi quello
medclìmo Atto ad intendere, che PauUolfo Capodiferro, e Landolfo III.
fuo Fratello già aveano riconofciuto l'alto dominio dell' Impcradoie
fopra i loro Ptincipati di Benevento e Capoa, e s'erano dichiarati fuoi
Bbb i Vaf-
(,\) Liuti>r
>» Ltgation.
(W ?erigrì-
nius Hijhr
Princif.
Langobtri.
380 Annali d' Italia.
Era Volg. Vaflalli , con abbandonare i Greci . Però Niceforo Foca Imperador Greco
Anno 967. nell'Anno leguente ebbe a dire a Liutprando Fefcovo di Cremona, e
Ambafciator di Ottone: (<») Principes aulem, Capuanum fcilicet ^ i$ Be-
neventanum^ fan^i nofiri Imperiì olim fervos , nunc rebelks ^ fervituti pri-
Jìinis {Otto) tradat . Ma Pandolfo la i'eppe fare da buon mercatante,
perché in ricompenfa di quella Tua fiiggexione aveva ottenuto dall'
Impcradore di edere creato anche Duci di Spoleti^ e Marche fé di Ca-
merino. Fu di parere Camillo Pellegrino (^), che Pandolfo folamentc
nell'Anno s>69. confeguilFc cosi buon boccone. Ma ci reftano docu-
menti ficuri, indicanti, che prima anche dell'Anno prcfente, egli ar-
rivò a confcguirlo. L'abbiam poco fa veduto intervenire al Concilio
Romano nel di undici di Gennaio del prefcnte Anno co i titoli di
Duca e Marchefe . Oltre a ciò nelle giunte da me fatte alla Cronica
{t)Chri)»ic. Cair.urien(e (f) abbiamo un bel Placito, tenuto in Villa Mariani^ campo
f*iTT il ^"^'^ proprietatis fatiEìa Firmane Ecclefia ^ re fidente Pandulfo Duce (^
Rir. Italie. Marcinone .y e fcritto j^nno ab Incarnatìone Domini nofiri Jefu Chrijli
DCCCCLXVll. 13 imperante Dorano Ottone Imperatore Augufto ^ Anno
Imperli ejus VI. Menfe Feùruario per IndtSlionem X. 11 nomt.- di Duca
e di Marchefe riguarda il Ducato di Spo.'efi, e la Marca di Camerino^
nella quale era comprefa la Città di Fermo, trovandofi anche la llcfla
Marca talvolta appellata Marca di Ferm» . Leggefi un altro Placito
(à) Chr»ni(. ^gji^ Cronica del Volturno (a) , tenuto ncU' Anno feguente in territo-
^ jYti '"'* MarJ(canOy che era allora pa'te del Ducato di Spoleti, ubi fede bai
^r, Italie. Domnus Pandolfuf glorio fus Princeps (di Benevento, o pur folamentc
di Capua), Dux (di Spoleti) ^ Àfarchio (di Camerino) fcritto in
./Inno ab Incarnatìone Domini nofiri Jefu Chrifii DCCCCLXVI/I. Anno
Imperli Magni Ottonis Augufli in Anno Septimo , (3 Otto Jmperatoris Fi-
lius infimul cum eo in Anno Primo., (3 tV. Kalendas Septembris, Indi-
elione Undecima. Di qui ancora fi l'corgc, che Pandolfo non afpettò
l'Anno 969. per acquiltarc i governi di Spoleti e di Camerino. Era
ilato ne' tempi del Re Ugo in polT'eflo di quelli due Staci Uberto Duca
e Marchefe di Tofcana fuo Faglio ballardo. Quando egli ne deca-
dcfle, e fc per cagion del fuo cfilio, o pure per la fua morte, non fi
fa} e noi troviamo ben' imbrogliata la Storia de'fuoi ultimi anni, e il
tempo della morte fuaj del che ho io parlato altrove (f) . Quel che
è certo , C/^o fuo Figliuolo a lui fuccedctte nel Ducato della Tofcana
(nonfo dire in qual' Anno precifo) ma non già in quello di Spoleti,
e né pur della Marca di Camerino, quantunque col tempo egli arri-
vafie a dominar' ancora in quelle Contrade. Ci vicn poi dicendo il
Continuatore di Reginone (0, che tanto Papa Giovanni XIII. quanto
r Impcradore, fcrid'ero Lettere al giovane Re Ottont II. iavitandolo
per la Fella del fanto Natale a Roma.
Imp^iegtì Ottone II. alcuni Mefi, per mettere in buon'ordine
gli affari di Germania, al qual fine tenne anche una Dieta de' Principi
^n Vormazia. Ed cflendofi finalmente mclTo in viaggio nel Mefe di
Settembre, accompagnato da Guglielmo Ardvtfcevo di Magonza fuo
Fra-
(e) Jlntichi-
tà tftenfi
r. 1. (. ij.
(f) Ctntì-
nu*t»r K$-
lintnis in
Chronico .
Annali d' I t a l i a. 381
Fratello, folcnnizxò la fcfta di S. Michele in Augufta. E qui termina Era Volg.
la Continuazion de gli Annali di Reginone. Seguita a dire l'Anna- Anno 9(^7.
lifta Saflonc (''), ch'eflb Re per la Valle di Trento calò in Italia, e u-\ ^„„^ii.
trovò in Verona 1' Augullo fuo Padre, con cui celebrò la Feda dell' /?< saxo
Ogniflanti . Pofcia pafiando per Mantova, ed imbarcatili in Po,giun- apud Eccar-
fero a Ravenna, e dopo eflerfi fermati quivi per alquanto tempo, ri- ^^"*-
pigliato il viaggio arrivarono a Roma XI. Kalcndas Januarii nel dì
11. di Dicembre) ma dee dire IX. Kaìendas^ cioè nel di Z4. incon-
trati tre miglia fuor di Roma da i Senatori colle Scuole portanti le
lor Croci ed Infcgne e cantanti le lodi dell' Imperadore . Si trovò Papa
Giovanni nelle fcalinate di S. Pietro a riceverli. Nel fegumt e giorno,
cioè nella Fefta del fanto Natale, Ottone II. nella Bafilica Vaticana
.•fu proclamato Imperadore Augufto, e ricevette dalle mani di Papa
Giovanni l'unzione e Corona Imperiale con gran plaufo ed allegria
non meno de i Tedcfchi, che de i Romani. Ditmaro (i>) all'incon- ih) Ditmétr.
tro fcrive, che Ottone Tuo Padre non fi trovò allora in Roma. yE^ui- in chronic»
vocus Imperatoris ., junior Otto., quem peperit iuclyta Mater jlde'haidis^ in ''^' »•
Nativitate Dtmini Rotrue Jmperator effeSlus i[l , Patre jubente , ac tunc
in Camp.imajuxta Capuam commorunte . Ne fi dee tralalciare, che llando
nell'Aprile di quell'Anno Ottone il Grande in Ravenna, (f) Nicc- (e) Ctntì-
foro Foca Imperador do' Greci gli fpedi de gli Ambafciatori con di- nnator v.he-
verfi regali, chiedendo pace ed amicizia con lui. Furono affai ono- ^i"'" "*
revolmentc accolti e nipediti, forlc con fole buone parole} perche
r Imperadore covava delle pretenfioni fopra gli Stati, chiamati ora \\
-Regno di Napoli. Tuttavia fpcrando egli di far meglio quello affare
con inviare i luoi Ambafciatori alla Corte di Coltantinopuli, fcelfe
per tale incumbenza Liuiprandt Fefco'vo di Cremona, a cui non man-
cava la lingua in bocca . Qiielti nell'Anno fuffeguentc s'incarnino a
quella volta, portando Ipezialmcnte la commiffion di chiedere per Mo-
glie del Celareo Figliuolo Ottone Teofania Figliuola di Romano iunio-
re, già Imperador d'Oriente. Sotto quell'Anno fcrive Lupo Proto-
fpata: (<^) Defcendit Otho Rex i^ fenex, pater Othonis Regis, qui più- (d) tHpus
gnavit ium Bulcaffimo Saracenorum Rege, ^ interfecit eum., Q in eo pra- f^oto/pats
lio perierunt quadraginta millia himinum . Ma pretende Camillo Pelle- '"'' ''""*♦•
grini, che quella sì flrepitofi vittoria, in tempi tali non conotciuta
d.i verun' altro Storico, fìa narrata fuor di fito ( fìccorae credo io, che
nel gran numero di que' Saraceni ammazzati il Protofpata slargalfc c-
forbitanremente la bocca) e s'abbia elTa da riferire all'Anno p8i. e
a' tempi di Ottone II. Auguflo. Appartiene al prefente Anno un Di-
ploma (f) di Ottone 1. in cui dona molte Corti ad ^iledramo, o fia (e) itnvt-
Meramo Marchtfe .,\\(\m\c vien creduto, che folTc il primo Marchefe ""'" ^"^ ^•
della Marca del Afo«/<?rra/o. Da lui pofcia difcefc la Famiglia di que' i^lr'''ìtl
Principi, che fecero rifonarc il fuo nome non meno in Occidente, Monftrr»to.
che in Oriente .
Anno
jSi Annali d' Itali a.
Anno di Cristo dcccclxviii. Indizione xi.
di Giovanni Xlll. Papa 4.
di Ottone I. Imperadore 7.
di Ottone II. Imperadore 1.
E» A Volg. /"^l refta la defcrizionc dell' Ambafciata fatta da Liutprando Fcfcov»
Anno 968. ^^^ jj (Cremona a Nkeforo Foca Impcrador d'Oriente a nome de i
(l'i Liutfr. '^"^ Ottoni Impcradori d'Occidente, {«) ed è un pezzo ttupendo per
in Leg»ti»n. que' Secoli d'ignoranza, che fa più che mai conoicere, quanto fofle
Ipiritofo e lepido l'ingegno di quello Vefcovo. Giunfc egli nel di 4,
di Giugno del prefenie anno a Coftaminopolii fu mal ricevuto, mal-
trattato in varie maniere a quella Corte. S'ebbe a male Niceforo Fo-
ca, che Ottone s' intitolafle Imperador de' Romani^ perchè fecondo lui
dovca chiamarli folamente Re^ pretendendo riferbato a sé folo il titolo
d' Imperadore : pretenfione, che faltò fuori anche a'tcmpi di Lodovico
II. Imperadore. Andò parimente in furia contra di Papa, Giovanni^
il quale avea fpedito anch' egli de' Legati con Lettere clortatorie per
le Nozze propofte con Ottone II. ch\dmno Imperadore . Ma quel, che
più fcottava il Greco Augurto Niceforo, a noi dipinto (non so fc
con tutta verità) da Liutprando, come uomo, a cui niun vizio man-
cava, l'aver già intefo, che i Principi di Benevento e di Capua, in
addietro V^afTalli e tributar] de i Greci Imperadori, fi folTero fotto-
mcffi all' Imperador' Ottone > e tanto più perche era inforta paura,
che Ottone poicfle e volefle anche togliere a i Greci gli Stati dipen-
denti da elfi in Puglia e in Calabria. Si vede da quella Relazione,
che j^dalberto e Corrado Figliuoli del già Re Berengario, erano ricorli
alla Corte Greca, e le faceano credere d'avere in Calabria o in Pu-
glia fette mila corazzieri da unire coli' Armata navale, che Niceforo
pcnfava di fpedirc in Italia contro gii sforzi d'Ottone Augullo. Fra
le moke inlolenze, vanti, e fpropolìtate cofe, che Niceforo Impera-
dore, o i fuoi Minirtri diflero a Liutprando, il più ridicolo fu I' aver'
eglino pretelo, che fé Ottone voleva pure per Moglie del Figliuolo
la Rigai PrincipefTa Greca Teofania^ avtlTe da cedere al Greco Au-
guito i' EfarcRto di Ravenna, Roma col fuo Ducato, e il rello del
pacfe, cioè Benevento e Capua, lino a i confini de gli Stati goduti
da i Gicii in Puglia ed in Calabria. O pure, fé cercava folo amici-
zia, ftnza tratr.ir di parentela, che lafcialle libera Roma, cioè ch'egli
fi Ipi^glialTc del titolo e diritto Imperiale fopr* di Roma. Poiché per
altro intendeva il Greco Imperadore di reftituire a i Papi tutto quel
che loro era dovuto, purché potelTc ricuperare la Sovranità fopra di
Roma, e l'antica pretefa autorità ncU'eIczion de'ntiovi Papi. In quc-
fto mentre avvertito l' Imperadore Ottone dell'indegno ricevimento
dei
Annali d' Italia. 383
del Tuo Ambafciatorc in Coftantinopoli, e che Niceforo in vece di E«a Volg.
pace voleva guerra, e dava ricaverò ad Adalberto e Corrado nemici Anno 968.
ilioi, e metteva in ordine una flotta,, per inviarla contra di lui in Ita-
lia: vedendoli invitato al fuo giuoco, fcnza perdere tempo, andò a
mettere il campo fotto Rari, Città allora fottopofta a i Greci. Di
quello adedio fa menzione lo (fcflb Liutprando, ma eoa foggiugncre ,,
che alle fue preghiere Octotic l'avea poi levato:
Induperator enim Bari'um confcenderat Otto^
Cade fimul^ flammifque fibi loca fubdere tentans^
Sed precibus remeat Romanas vilior ad Urbes.
Inde meis .
Si dovca trovar' in affanni Liutprando al veder cominciata U
guerra, quand'egli era tuttavia in mano de' Greci, che potcano voler
vendicarli fulla di lui perlona. L'Anonimo Salernitano (a) icrive,che (t) jfnony-
Ottone ApuliiS fines vena, fs? "valide eam dimicavit, {5? Ciz'itatem Bari mus salir-
ali quarti ulum obfedit ^ l^ quantum valuit widique conjlrinxit . Forfè inter- ''"'"""
prctando il Sigonio (^) alcune parole di Sigeberto Storico, prefe oc- ^'^ itàlìc
cafione di fcriverc, che i Principi di Benevento e Capoa ribellatili ad [h) sigfniiti
Ottone furono in aiuto do' Greci, e che dipoi alltctti dalla forza tor- de Regno
narono all'ubbidienza dell' Impcrador Latino. Ma Liutprando nella. •^''''- ^* 7*
Relazion della fua Ambafciata, e 1 Placiti di Pandolfo, da me ram-
mentati all'anno precedente, fanno abballanza intendere, che clTo Pan-
dolfo e Landolfo fao Fratello offervarono una buona armonia coli' Au-
gufto Ottone , ne punto a lui fi ribellarono in quelli tempi . Cofa
operaflero in congiuntura di tali turbolenze i due Figliuoli del fu Re
Berengario, non apparifce. Arnolfo Storico Milancfe del Secolo fuf-
fcguentc racconta (f), che Corrado fi quietò, perchè Goti/redo creato (d Arnuìf.
dipoi Arcivcfcovo di Milano nell'anno P7f. o pure Ottone IL Im- ^'y ^''
peradore gli dovette accordar qualche Stato o penfione . Ma Adalberto , g j 'iy\
non volle mai afcoltare trattato alcuno d'accordo, e finché vifle fu «er. itaiic,
in armi contro gli Ottoni Augufti . De i Figliuoli di Berengario così
feri ve il Suddetto Arnolfo Storico : Quorum IFidone interfeSlo^ Canone
fazione quieto , Adelbertus cteteris animo fior diebus vittf omnibus faSlus eji
in diierfa profugus . Centra di quelli ebbe molta guerra il luddcito Go-
tifredo Arciveicovo di Milano, ficcomc Prelato molto fedele a gì' Im-
peradori Ottoni .
Appartiene all'Anno prefente,. e non già all' antecedente, come
immaginò 1' Annali (la Saflbne, una Lettera, fcritta da Ottone Primo
Augullo a i Baroni di Germania XF". Kalendas Februarii in Campania
juxta Capuam^ e riferita da Witichindo W, in cui fa loro fipere, che (d) Wtti'
alpcttava gli Ambafciatori del Greco Impcradorc, con apparenza, che 't""^"/ 1
veniflero a chieder pace. Ma fé altramente accadcfie, fperava di tor "^"naùftà
loro coU'armi la Puglia e la Calabria. Che fé poi s'accordifitro, e sax».
gli conccdeflero la Moglie richicfta. pel Figliuolo, allora egli penfava
di
384 Annali d' Italia.
Era Volg. di paflìir colle Milizie fino a FraffÌHeto, per isnidar di colà i Saraceni
Anno f;68. Spagnuoli . Pareva, che fecondo la rclazion di Liucprando («) , da noi
Hijl'ub.''\. v^'<J"'a di fopra aU\-\niio 941. aveflero i Mori abbandonato quel fico;
e. s- 12- 7- ^^^ '^j ^"' .'^ '^co''g'^ i che tuttavia ne erano in poflefTo, e che i la-
menti de i Popoli circonvicini aveano mofTo l'animo di Ottone il
Grande a liberarli da que' malandrini; il che poi non cfcgui per la
guerra inlorca co i Greci, e per altri diilurbi Tuoi. In fine d'cHa Let-
tera fcrive Ottone: Filius nofler in Nativitate Domini Coronam a Do-
milo Jpojìolico in Impera dignitatem fufccpit : parole, che compruovano
lenita quella Lctitra nel Gennaio dell'Anno prefente . Nel dì primo
di Luglio parimente di quell'Anno diede cdo Impcradore in flivorc
del Moniltcro di Monte Cafino un Diploma, accennato da Leone
Qa\ Le» Odicnfc W , c pubblicato dal Padre Gattola (0, con quelle Note: Data
o/?;«»y?j 4ìe Kakndas Julius Jmw Dominile Incarnationis Nongentefmo Scxageftmo
lib'^'l'.'c. 4. Sfptimo^ Impera vero Domai Ottonis Serenijfimi defaris Septimo ^ IndiSlione
(e) GAt'toù XI. A£lum m Monte ^ ubi Stapbulo Regis dicitur . V Jnno FU. di Ottone
Hiftor. Mo- coW Jfidizione XI. chianmcme indicano l'Anno prcfcnte póS.e pure ivi fi
Vtt'i'^'fi" ^^^^*^ ^^^' ^'^""^ "°" ^' P"° penrarc,fe non che o il Documento non fia
"'"■'■ • ■ autentico, e che l'antico Ccpilla sbaglialFe Icrivendo Nongentefimo Se-
xageftmo Septimo in vece di dire Ottavo^ o disattentamente copialFe il
numero Romano DCCCCLXFUl. tal quale foric Ilava notato nell' o-
riginale; o pure che il Cancelliere abbia fallato ncWJnrto^ e fors' an-
che nel nome del Ltiogo^ il quale in un'altro Diploma, dato da cfib x'Vu-
gulto al Moniltcro di S. Vincenzo del Volturno nel di precedente
.di quello medefimo Anno vicn chiamato Stabiilum Regis. Le Note
v]l?m-n"nfi '^' qu^-'^t' altro Diploma fono: {d) Data pridìe Kakndas Julias ., Anno
p. n.io.i. I^ominica Incarnationis DCCCCLXFUl. Impern vero Domni Ottonis Se-
Rer. Italie, renijjimi Cafaris FI l. Indizione XI. Aclum in Monte., ubi Stabulo Regis
dicitur. Di fimili sbagli commelfi nelle Segreterie e Cancellerie ds'
Principi, ne abbiamo piij di un'cfempio; ed io tengo un Breve Ori-
ginale di Siilo IV. Papa, Icritto Pontifìcatus Modri Anno Tertiodecimo ^
die FU. Aprilis MCCCCLXXXXlIlI.\umào ha da cflere MCCCC-
LXXXIIII. Sul fine di quell'Anno tornò indietro dalla fua amba-
fciata Liutpyando FeJ'covo di Cremona, mal foddisfatto de' Greci, e
più del loro Iraperadore. Venne anche a morte Landolfo III. Principe
(e) Ptrtgri- di Benevento e Capoa (^) . Benché lafciafie Figliuoli, luo Fratello
nius Hiftor. Pandolfo Capodiferro OCCUPÒ lutù gli Stati dianzi da lui poflcduti : con
Lan^'oìard. ^^'- 'irebbe di molto la di lui potenza. In quelli tempi fu creato Duca
p. Lio. II. di Amalfi Maflaro iuniore. Fratello del precedente Mallari, e tenne
Ktr. Italie, quel governo (blamente quattro anni, come fi ricava dalla Cronichetta
(f) ^»r,5« Amalfitana, da me data alla luce (/).
Il a tu. To. I, '
Anno
Annali d' I t a l i a. 38y
Anno di Cristo dcccclxix. Indizione xii.
di Giovanni XIII. Papa j.
di Ottone I. Imperadore 8.
di Ottone II. Imperadore 3.
SEcondo I' Annalifta SafTonc («), Ottone il Grande, dopo aver folen-
nizzara la Feda del Tanto Natale dell'Anno precedente nella Pu- f** ^"'S'
gl.a fermofi, tuttavia ,n quelle parti, e celebrò la Pafqua dell'Anno ,v'^jS:
prelcnte in Calabm. Sono affatto fcuri i fatti d'cfib Aiigurto in quello V Sax"
parti, dove egli fi tratteneva, perchè tuttavia durava la "uerra co i "P"'^ ^f^-
Orcci, ne voleva egli permettere, che i Principi di Benevento e di ""''''""•
Capoa du-enuti fuo> VafTalli, reaaffero efpofti alio sdeano dell' Impe-
radore d Oriente. Sigeberto {b) attribuHce a quefl' Anno una vieto- ih) sigeicrt.
ria riportata fopra i Greci. in Calabria da Guntcro, e Si^efredo Ufi- ''^chronico.
ziah dell' Augulto Ottone. Che vittoria fofTe qucda, lo d.'o fra poco
i.upo Protolpata (0 altro non dice fotro nueft'Anno, f-, non che in- M r„»«,
trcn-^t OthoRrx in yìpuliam Menfe Martii; obfidit Civitatem Bari irrito pWpaL
conatu. Abbiam veduto, che ciò fuccedette nell'Anno antecedente '» cAr<,;;,c,
/iggiugne: Et tu alto Anno intravit in Calahriam Menfe Oaohris, M '^.'Z /' ^"''
boi obfcuratus eft Menfe Decembris . Pare, che quello accadcfTe neli' Anno
STV /''/;'^''''"'° prelTol'Ughelli « un fuo Diploma, dato (d) u^hell.
^if- .Aalendas Man ^ Anno Insarnationis Dominici DCCCCf XIX Anno -""'■ ^'•"^■
rZF'"""' ^'/'"'f^- ^ ^ercnijjimi Auj^fli FUI. IndicUone XII. A^um in IZot'- '*
Ca.abna tn fuburl„o C,Jf,n, . In cflb a petizione di Uberto Vcfcovo d. JlÌ2nr
Parma ed Arcicanccllierc conferma Ottone ad Ingone fuo VafTallo "
tutti 1 beni da lui goduti in Comitatibm Ruìgarìenf, , LaumeUenfi , Pìorn-
bien/t, Mediolanenft, Evorienfi , Pupicnft, Piacentino, Parmenfi; e dice
tra 1 altre cole: Cum nos in Calabria refidebamus in confine atque plani-
cu, qu^ eft mter Cajfanum, ^ P etram S angui nariam , ibique nodro Im-
penuh jure ^oftrts Fidelibus tam Calabris , quxm omnibus Italuis' Franctf.
que atque Theutonicis leges pr^ceptaque imponeremus ^c. il che ci fa in-
Dnnr';''H' f Sovranità Imperiale in quelle parti, fen^a che ivi fi parli (.^. chro„lc.
punto d akun altro diritto o pretenfione dei Roman- Pontefici . LeJgefi c> ■^«n.«/:
un altro Diploma fpcd.to di etTo Augufto in confermazione dc'beni p-''-^-^'-
^^ZT}'^Ì del Moniftero di Cafauria, dato Kalendis Maii, coli' .hre fr %±l.
No e fuddctte (0 . AElum-,H Apulia in fuburbio Bivino , oggid: Bonomo. Yul. str/
1 ruovafi in queftì tempi Giovanni Duca e Confole di Gaeta (0, cioè rom.v.^p,
inncipe di quella Città, ma dipendente da i Greci Auaulli Ora per '""^•
w"''"t ''1^ vittoria, che dilfi riportata dall' Imperadore in Calabria f; T"
Witich.ndoC^) e Ditmaro (b), la raccontano in qucfta m.m.ra Fc-' nl^'ih ,
cero credere 1 Greci ad Ottone Augufto d'aver condotta la P-inci- U»' -D'"»--
pelia richieda in Moglie pel giovinetto Ottone II. perlochc celi in- ''«•"' c^'»-
Tom. V. C e e viò "'"'''*• '•
386 Annali d' Italia.
Era Vo}g. viò in Calabria molta Nobiltà con alcuni Reggimenti di foldati a ri-
Anno ^69. cevcria. Quando quedi fi credevano d'eflcre iti a far fefte, all'im-
provrifo i Greci fi fcagliarono loro addolTo, non pochi ne uccifcro e
molti ne prefero, che inviarono prigioni a Coftantinopoli, con dar' an-
che il facco a tutto il loro bagaglio. Se a quello avvilo fumade per
la collera Ottone il Grande, ci vuol poco a figurarfelo. Diede ordine
immantinente a Guntario e Sigefredo val»rofi Tuoi Generali, che col
fiore delle fuc gemi andalTcro a dimandar conto a i Greci di tanta ini-
quità. Volarono quelli, forprefero l'Armata nemica, ne fecero gran
macello, e a quanti prefero tagliarono il nafo, lafciandoli poi ire a
lor comodo, dove voleano. Pofero in contribuzione tutta quella parte
di Calabria e Puglia, che apparteneva a i Greci, e carichi di botti-
no, d'allegria, e di gloria ie ne tornarono all' Impcradorc. L' Ano-
(») Anony- nimo Salernitano («) fcrive, che Ottone Calabria jines venity incendiis
ptus SAler- y depradationibus eam vehementer afflìxìt , C?" »»;7/;« damna vel opprejjìo'
nuAnus nti gejfit in Principatu Salernitano. Gifolfo Prindpt di Salerno tcnea al-
jitr. ' Italie ^^^^ '~° ' Greci. Pretende Witichindo, che quella nuova, portata a
fag. 199. Collantinopoli fervifle di motivo al Popolo di congiurare unitamente
coli' iniqua Imperadrice centra di Niceforo Foca Impcradorc d'Orien-
te, a cui levarono la vita. Ma da altre cagioni ebbe origine la morte
inferita nel Dicembre di quell'Anno a Niceforo: fopxa di che fi pol-
(b) europa- fono vedere gli Storici Greci W . Lupo Protofpata, Sigeberto, ed
Uta. altri, il fanno uccifo nell'Anno fcguente, e quella fembra opinione
^lir^'"/""' "^^8^''' fondata. In luogo Tuo fali fui Trono Giovami Tzimifce^ che
Ztn»rai. ebbe aliai a cuore di trattar d'amicizia con Ottone Aiigulto.
Tenuto fa quell'anno un Concilio in Roma da Papa Giovanni
XIII. Gli Atti ne fono periti} ma ne rella la teftimonianza nella Bol-
la dell'erezione della Chicfa di Benevento in Arcivcfcovato, fatta in
cflb Concilio dal Papa. Le Note Cronologiche di quella Bolla foa
{c)Vgktìl quelle: {e) Data FU. Kalendas Junii Anno Pontificatus Domni nofìri
hai. sacr. Johannìs XIII. Papte IV. Imperatoris Othonis majuris VII. £5? mimris
JrÈ \f!>^' ^^- i»^'*^^"^' ^^^- ^""0 Domimele Incarna tionis DCCCCLXIX. Pan-
MintvtnT ^^l^" Capodiferro quegli fu, che procacciò quello onore alla fua Città
di Benevento, 6c adoperò l' interceflìone dell' Imperadore. Prafidtn-
tibus Kobis, dice il Pontefice, in fanSla Synodo a£ìa ante ConfeJJìcnem
beati Petri Jpojlolorum Principis Seprimo Kalendas Junias^ prafente Do-
nino Ottone gltriofijjìmo Imperatore Augufto Romanorum., nofiro Filio 8cc.
hortatu benigno ipfius prafati Domni Ottonis clementi IJimì Imperatoris Au-
gujli Scc. intervenientibus Pandulfo Beneventana (3 Capuana Urbium
Principe , feu Spoleti Cff Camerini Ducatus Marchiane t3 Duce , ftmulqut
l^ Landulfo excetlentijjìmo Principe filio ejus &c. Sicché fcguitava tutta-
via Pandolfo a governare anche Spoleti e Camerino. Di lui racconta
(d) Ano*-}- r Anonimo Salernitano il fatto feguente {d) . Da che l' Imperadore cb-
mut Salirti, bc dato il guallo alla Calabria e al Principato di Salerno, fé ne andò
p. I. T. 11. a Ravenna Pandolfo, il pregò di lafciargli un corpo delle fue trup-
fli 199 P^» P"^*" P""^^"^ tentare qualche altra prodezza contra de' Greci, e Tot-
Annali d' Italia. 387
tenne. Con quello, e co'fuoi fi portò fotto la Città di Bovino} ven- Era Volg,
ne alle mani co i Greci, ufciti della Città, e li fconfilTe. Ma fopra- Anno 969.
giunto un rinforzo ad cflì Greci, fi attaccò di nuovo la battaglia, e
Pandolfo prcfo nella mifchia (di ciò fi può dubitare non poco) fu in-
viato a Coftantinopoli prigione . Dopo ciò Eugenio Patrizio Generale
de' Greci fpinfe le fue armi centra gli ftaci di Pandolfo. Prefe Avel-
lino, e giunto a Capoa vi mife l'alledio con facchcggiar intanto il
paefe, e far prigioni quanti gli vennero alle mani. Si prevalfe di tal
congiuntura Murino Duca di Napoli per danneggiare il più che potè
il diftretto di Capoa . Ma dopo quaranta giorni d'afledio, in cui inu-
tilmente tormentata fu quella Città dalle macchine di guerra, i Greci
per timore, che non lòpragiugnelTe l'Armata Imperiale di Ottone, fc
n'andarono con Dio, ritirandofi a Salerno, dove quel Principe, cioè
Gifolfo, che fembra collegato con elfi, fece lor godere un deliziofo
trattamento. Arrivò in fatti a Capoa Tefercito dc'Tedefchi e de gli
Spoletini, e trovando sloggiati i nemici, pafsò co i Capuani a vcndi-
carfi de' Napoletani . Renderono ben loro la pariglia. Riprelero Avel-
lino, e ne fecero un falò, perche s'era dato a i Greci fpontaneamen-
te. Ad Eugenio Patrizio Greco, prefo per la fua crudeltà da i fuoi,
ed inviato a Coftantinopoli, era lucceduto Abdila Patrizio. QiielH
con quante forze potè, andò a trovare l'efercito Cefaieo vcrfo Alcoli.
Reftò egli uccifn, e sbaragliata la fua gente colla morte di mille e
cinquecento perfone. Arricchirono forte delle fpoglie de' vinti i vin-
citori. Se è vero tutto quefto racconto, e maffimamente la prigionia
del Principe Pandolfo, convien credere, che tali fatti accadcffcro qual-
che fettimana dopo il di z6. di Maggio, in cui abbiam veduto il me-
dcfimo Pandolfo prefente al Concilio Romano .
Anno di Cristo dcccclxx. Indizione xiir.
di Giovanni XIII. Papa 6.
di Ottone I. Imperadore 9.
di Ottone II. Imperadore 4.
Elebrò Ottone il Grande per atteftato dell' Annalifta Safibnc («), (a) ^»»</*.
il tanto Natale dell'Anno antecedente in Pavia. Del fuo ioggior- fi" Sax*
no in quclU Città anche nel di zt. di Gennaio dell'anno prefente re- "P»^ Eccar-
fta tuttavia ficura pruova in un fuo Diploma C^), dato in favore del il",'"; • .
Moniftero Veroneie di Santa Maria dell' Organo, XI. Kalendas Fé- m 3.'"
bruarii^ Anno Dominici Incarnationis DCCCCLXf^JllI. Imperii vero Dijftit. 34.
Domni Ottonis FUI. Indiziane XIII. Qiu l' anno 969. è fecondo 1' Era
Fiorentina e Veneziana, e viene fecondo noi ad clfere l'anno 970. nel
cui Gennaio correa tuttavia V Anno mi. del fuo Imperio. Di là poi
pal'sò a Ravenna, e quivi folennizzò la Pafqua del Signore. Piaceva
Ce e a non
388 Annali d' Itali a.
Fra Volg. non poco all' Augufto Ottone quella Magnifica Città, e però quivi
Anno 970. fece fabbricare un Palazzo nuovo per abitazione fua, ficcome colta da
,y /i Dir. "" l'iacito, ch'io ho dato alla luce nelle Antichità Italiane (-*) . Co-
o\. "' ' tal notizia Icmbra indicare, che Ottone godeflc non folamcntc il di-
retto e i'ovrano dominio, ma anche l'utile di Ravenna, e del Tuo Efar-
cato. Se non lode (lato cosi, difficilmente s' intenderebbe, come egli
fabbricane a sé lleflb un Palazzo in fuolo altrui. Abbiamo da Gnola-
(h) Kuhtus mo RolTi (^), che trovandoli in quello medelimo anno nella Romagna
nijlor. Ri- il l'uddctto Imperadore, tenuto fu in Ferrara un Placito, dove alia
via», l. 5. prclenza di yinelberto Fefcovo di Bologna, di Uberto Fefco-vo di Forlì,
di Giovanni Fej'covo d' Imola, e di Leone Fej'covo di Ferrara, Pietro Ar-
civefcovo di Ravenna fece iltanza di riaver Confandolo, ed altri Beni
fpettanti alla fua Chicfa. ndensque Liuzius Epifcopus CremonenTts {così
ancora fi chiamava Liutprando allora Vefcovo di Cremona) ea ad Ceini'
iatum Ferrarienfem nulla omnino ex parte poffe fpeSlare .^ nullius juris y nìji
Ra-jennatis effe: Eccico Nuntius Othoms Augufli pronunttavit ^ probavit-
que , ea Ravennatis effe Ecclefitt . Si Liutprando , che Eccico , chiamato
Ezeca in altri Documenti, erano Melfi Ipcuiii dall' imperadore Ottone
per conolcerc e giudicare intorno a quella ditfeicnza; e però tcorgia-
mo l'autorità Imperiale in quelle contrade. Da Ravenna portodi di-
poi r Imperadore Ottone nel Principato di C;ipoa, dove diede un Di-
(c) CattoU ploma pel nobiliillmo Momltero di Monte Calino {e) FUL Kalendas
n ^Cac'n J'*'''" • -^^i*'!^ '» locum ubi Celli ce {o pure SilUce) dicitura Capuano ter-
ritorio. Truovafi poi ella Augullo nel Settembre leguentc, ammini-
Itrantc giuUizia nel Ducato di Spoli.ti. Nelle giunte da me fatte alla
{di) chrtnìc. Cronica di Calauria (^), ft può leggere un Giudicato del medcfimo
^"^n^T il Aug'-'^^"» '^ '^^ Pandolft I^uca e Marchefc di quelle contrade, giacché
K«r. itAlic, quello Monarca non isdcgnava di uirnlcre in pcrlona a i Placiti, e de-
cidere le liti de' fudditi còl parere de'Minillii. Ivi e Ccr'nzo ., qualiter
in territorio Marftcane in campo Cajìiri ad ipfam Ci'vitatem Marfuanam^
diim in Placito refideret Domnus Otto Magmis Imperatur Sereniffimus Au-
gufìuSy £5? Pandulfus Dux (y Marchio prò Jinguloruni bominum juflitia fieri
j'acienda &c. Così ufavano* allora i iVlonarchi amanti de' luci Popoli ^ e
dovunque fi trovavano, ed anche in campagna, alzavano Tribunale ,
e fommariamenie alcoltare le ragioni delle parti, profferivano la con-
venevol ftntenza. Fu cfTo Placito tenuto ab Incarnatione Domìni no-
fri Jefu Chrifti Anno DCCCCLXX. Anno Imperli Domni Imperatoris
Ottonis Sereiùffìmi Augufii IX. £5? Otttnis filli ejus lU. Menje Septem-
bri, Iiìdi£lio,ie XIV. cominciata in eflo Mefe di Settembre. Ed è qui
conliderabile il vedere, che a quel mcdclìmo Placito afliftc Ezeca Du-
ca ^ Marchefe., e Conte del Palazzo. Non ho fapuco immaginar finora,
onde co (lui prencefle i titoli di Duca e Marche fé, perché ch-aro fi
vede, che allora PandoUo Capodiferro era tuttavia Duca di Spoleti e
Marchefc di Camerini. Ne egli fi fottolcrivc, fé non con quelle pa-
role: Sigìium manus Ezecat Con/itis Palatii. Per me pcnfo, che ivi fia
egli chiamalo cosi in fallo, perchè in un altro fimil Placito, tenuto
nel
Annali d' Italia. 389
nel medefimo Luogo e Tempo, e pubblicato nella Cronica del Mo» Era Totg.
niftcro di V'^olturno (■«), egli interviene, ma con edere folamentc in- Anno 970.
titolato Ezzec4i Comes PclaUus . o fia Palatii. Convien poi credere, (*\^*''''«"-
che in quelli tempi contro a coltume Ottone Augulto avelie due Ceniti />. ;;. j. /.
dd [acro Palazzo^ efl'cndo indubitato, che nello lleflo tempo era fo- Rtr. uaìic.
Itenota quella medefima carica da Otberto Marchefe ^ Progenitor de gli
Eftcnlì . E CIO colla da un Tuo Placito, tenuto in non so qua! Luo-
go, {h) ivi é fcritto: Dum in Dei nomine Locus ^ qui dicitur Cla[[o in ^) ■antichi-
in terra Alberici Filio bona memorile Aigoni^ ubi Domnus Imperator prie- 'C i' a
erat^ rexidiff'et in judicio Otbertus Marchio (^ Comes Palatio &c. Fu ' " *
fcritto quei Giudicato, Anno Jmperii Domni Ottoni No»o, Imperii Donni
Otto Filio ejus Deo propicio Tertio^ Indigliene ^uartadecima, cioè ncll'
anno piefcnte . E notili, che quivi fi trovava in perfona lo ftcfla
Ottone Augnilo.
Se non falla 1' Anonimo Salernitano (f), dovrebbe eflerc accadu- {e) Antny-
to in quell'anno ciò, ch'egli dopo il racconto dell'anno precedente ""*' ^"^^'^n.
feeuita a fcrivcre con dire, che 1' Impcradore Ottone con una copio- ^'' ,.',■'
la Armata li porto a 1 uinni de INapolctani per gAltigaru della cru- ^^j. 300.
deità ufita a i Capoani nel tempo del precedente alledio. Allora fu,
che fé gli prefcntò davanti Aloara Moglie di Pandolf$ Principe di Be-
nevento e di Capoa, infieme con Landolfo IF . Tuo Figliuolo, già di-
chiarato Collega nel Principato dal Paure nell'anno S)68. e gli racco-
mando vivamente il Marito, già condotto prigione a Coftantinopoli .
Ottone per coltrignere i Greci a liberarlo, o uimen per farne vendet-
ta, meno l'efercito in Puglia, fece dare il facco al paefe, e llrinfc
coll'affcdio la Città di Bovino, i cui borghi furono dati in preda al-
le fiamme. Ma le mutazioni feguite in Coltantinopoli influirono a far
ceflarc la guerra. Perciocché mentre Pandolfo (i trovava ne' ceppi in
quella Città, Niceforo Fusa, il quale fi preparava a maggiormente an-
gulli^rlo, fu uccilo per congiura dell'iniqua fua Moglie, ed alzato al
Trono Giovanni Tzirnifce . Quelli non volendo liti coli' Impcradore Ot-
tone, fece tolto mettere in libertà Pandolfo, ed invioUo in Italia con
precedente concerto, che facelTe defillere dille ollilitù Ottone. Infor-
mito dell'arrivo di Pandolfo a Bari,fpedi fubito 1' Imperadore ad Ab-
dala Patrizio, acciocché fenza perdere tempo glie! mandalTe : il che fu
elcguito; e tanto fi adoperò poi Pandolfo, che Ottone fece fine alia
guerra. Quando fuflìfla tutto quello racconto, dovette prima del Set-
tembre ritornar libero in Italia elfo Principe di Benevento e Capoa,
giacché l'abbiam poco fa veduto intervenire a i Placiti tenuti di quel
Mefc in Marfi . Venne dipoi l' Imperadore a Roma, e quivi, per at-
tellato dell' Annalida SalTone, celebrò la Fella del fanto Natale. Ma
io avrei volentieri veduto il giorno prccifo, in cui nell'anno pi cicute
da elfo Augnilo Ottone tenuto fu im Placito in Ravennn, rapportato
dal Padre Mabillone (d)^ perchè prefcnte al med^-fimo fi trovo Panr ,d1 Mdbìll.
dolfo Principe e Marche/e, per confrontare l'alTerzion dell' Anonimo Sa- ^^"f-' '^''i
Icrnitano con eflb Documento. Ho detto di l'opra, che quello Inipe- ^„),. "'g-,*i.
radorc
39^ Annali d* Italia.
Ex* Volg. radere fece fabbricare un Palazzo in Ravenna, e tal notizia vìen con-
Anuo 970. fermata di\ medcfimo Placito. Eccone le parole: Dum in Dei nomine
Otto^ divina providente clementia Imperator Auguftus reftderct in Regia AU'
la , non ionge a mventbas Ravenna Urbis fila , quam ipfe Imperai w clarif-
ftmus in honorem fui claris adificiii f andare praeceperat juxta rivum penes
muros ipfius Civiiatis decurrentem ^ qui dicitur Muro-novo^ tunc eo impe-
ratore dariffimo tbi plurima fui Imperii ordinante ^ di/ponente &c. Que-
fto foggiotao dell' -iugulto Ottone in Ravenna, il Palazio ivi fabbri-
cato, td altri legni di dominio ivi da lui cfercitati e continuati da i
fuoi Succeflbri, licconic vedremo, mi han fatto dubitar piìi volte, fc
fuUìfta quanto vedemmo di fopra all'anno P67. intorno alla reftituzio-
ne, che fi dice da lui fatta a Papa Giavanni XIII. di Ravenna e del
fuo Efarcato. Ma non ho affai lumi per poter ben decidere quello pun-
. to. Ne parleremo andando mnanzi . Diede nel Novembre dell'anno
^^falif^'o!}- prefente Papa Giovanni XIII. in livello la Città di Palellrina a Ste-
ftrt. 36. fania chiarijfima Senatrice di Roma, come colta dallo Strumento da
t*l. 135' me dato alla luce («) .
Anno di Cristo dcccclxxi. Indizione xiv.
di Giovanni XIII. Papa 7.
di Ottone I. Imperadorc io.
di Ottone lì. Imperadorc j.
O
Ttone Juguflo il Grande, che ficcome diflì, molto fi dilettava di
Toggiornare in Ravenna, folennizzò in quella Città, fecondoché
{h) Annaìì- aitclla 1' Annalilla Salfone (^), la Pafqua dell' anno prefente in compa-
Jf" SMxt a- gpjjj dell' Imperadiice Adelaide ^ la quale non fi (laccava m:^i dal fuo
{t)y,""s fianco. Era ito a Roma Santo UdaJrico Fefcovo d' Augufta (0- Nel
vdalritì tornare indietro fi portò egli a vifitare in cfla Città amendue quegli
#. ii.crix. Augufii, che con fomma divozione, e con diltinte finezze l'accolle-
{à'' Ji^itheus J.Q £d è notabile, {d) che Pietro Arcivefcovo <ì\ Ravenna in queft'an-
v'tnn l k' "° circa il Mcfc d' Agolto fpontaneamente rinunziò la fua Chiefa, ed
ebbe per Succeffbre Oneflo Arcivefctvo . Aveva già intavolata Pandolft
Principe di Benevento la pace fra l' Augufto Ottone e Giovanni Tze-
mifce Impcrador de' Greci. Fra l'altre condizioni di quello accordo,
v'era, che il Greco Augullo dcffe in Moglie al giovane Imperadorc
Ottone 11. Teofania,, Figliuola di Romano iumore., e già Impcrador d'O-
TÌtni; , e di Teofania .y olia Teofanone Augufia: il che dovette recar mara-
viglia a i Politici d'allora, Itante l' edere Teofania Figlia di chi non
era pù Imperadorc. Però Ottone Augufio fuo Padre fi crede, che
fpcdiffc in quell'anno a Coftantinopoli de gli Ambafciatori, per pren-
(c> si[i>nius jjg,g g condurre in Italia quella Pnncipciraj e fecondo il Sigonio (<■),
ir l\i^"% ^" eccito per quella incumbcnza Arnolf» I. creato m quell'anno Ar-
* " civc-
Ankali d* Italia. 591
civcfcovo di Milano. In tale opinione concorfe anche il Padre Pagi (a) . Era Volg.
Ma cffi incautamente confufcro 1' Ambafceria di Arnolfo II. Arcivefco- A**no 971.
^0, fucceduta a' tempi di Ottone III. con quelli tempi. Non parlano crit^Baron.
punto di quella funzione incaricata ad Arnolfo gli antichi Storici Mi-
lanefi. Abbiamo all'incontro da Ugo Flaviniacenfe W, che il corpo Q)) Hug»
di S. Pantaleone Martire fu portato in Germania dall' Arci vefcovo di f''J^'"'T
Colonia, cioè da Cerone, obtentum dono Coftantinopolitani Ir/tperatorts , v'iriUn. '''
quando prò ejus Filia Ottoni II. in matrimonio jangenda .,juj[fu ejusdem Ot- pag. t66.
tonis ad eumdem Imperatorem Legatus mijfus e fi cum Epifcopis dutèus, Du-
ciÙMSf (^ Comitibus. ConfelTa Ditraaro (<r), che non mancarono perfo- ^^'l!"'",'^'
ne nella Corte dell' Imperadoxe, che non folo difapprovarono quello
maritaggio, forfè per la ragione fuddetta, o perche parea loro, che
dante quella Lega ed amiltà co i Greci, non farebbe piìi permeflo
ad Ottone di togliere ad cffi gli Stati da loro goduti in Puglia e Ca-
labria, come elfi defideravano . Ma Ottone il Grande, fenza far cafo
del loro parere, andò innanzi, e volle che lì efeguifle il trattato > per-
che verifimilmente egli penfava di maggiormente fiancheggiar le fue
pretenfioni colle ragioni di quella Nuora; e ne vedremo anche gli ef-
fetti. Narra fotto quell'anno il Dandolo C^^), che Pietro Candiano IV. (4) oandul.
Doge di Venezia, Vitale Patriarca di Grado fuo Figliuolo, Marino in chrtnUe
Vefcovo Olivolenfe, cioè di Venezia, e gli altri Vcfcovi, Clero e Po- ^'""- -*'^|:
polo di Venezia, per foddisfare all' Imperador di Collantinopoli , il qua- **'^' ■"' '**
le penfava a ricuperar Gerufalemme dalle mani de gì' Infedeli, e che
avea guerra co i Ruffiani Mofcoviti, a' quali diede in quell'anno una
gran rotta, fecero un folenne <lecreto,, che niuno de' Veneziani ofalTe
di portar armi, ferro, legnami ed altri militari attrecci a i Saracsni,
de' quali potelTcro valerli contra de' Criftiani, folto pena di cento libre
d'oro> e chi non potclTe pagar con danaro, pagalTe colla tella: giu-
fliffimo divieto, confermato poi da molti fulTegucnti Editti de' Criftia-
ni, ma mal oflervato anche oggidì. Abbiamo dall' Annalilla SalTonc,
che Ottone Augufto celebrò il fanto Natale di queft'anno in Raven- . . ,
na. E dalla Cronica del Monillcro Mofomenfe (0, che Jdalberone^^—,i1'""^
Arcivefcovo di Rems, Natali Domini celebrato in quell'anno, Legatos r. //. n$vt
fuos Romam cum Literis dirigit ad Domnum Johannem Papam, cognome»- tditien.
U Albam Gallinam, qui a juventutis fuae primis annis, reverentiae compe-
tentis, y digttttatis yjngelicae albebat canis . Dì codumc antichiffimo fo-
no i Sopranomi, alcuni de' quali paflarono col tempo anche in Cogno- (f) jfniìq.
mi i e tale appunto era quel di Gallina bianca applicato a Papa Gio- Italie. Dif-
vanni, perchè fin dalla gioventìi ebbe il crine bianco. Di quell'ufo •^'^^' *'• '''
ho io trattato nelle Antichità Italiche . (/) '
Anno
39^ Annali d' Italia.
Anno (li Cristo dcccclxxii. Indizione xv.
di Benedetto VI. Papa i.
di Ottone I. Imperadore ii.
di Ottone li. Imperacore 7.
A*No^°'^' T^ Roma celebrò Otttne Augufto la Pafqua dell'Anno prcfcnte,fe-
(^"^Annlìi- ^ contro T attcllato dell' Annalilta SafTone {a). Colà s'era egli porta-
fa. saxo a- CO, per afpettarvi la Regal Nuora Tetffatm, o vogliam dire Teofania^
pud Eccard. che già era pervenuta in Italia con fuperbo accompagnamento, e ma-
gnifici regali da dilpenfare alla Corte Cefarca . Ottone le mandò in-
contro Tctderico Vtfcovo di Metz. Di quefto Vefcovo parla Sigebcr-
(hfsiielert. to (^) Diacono nella lua Vita, allorché dice: Domno Prafule Beneven-
„j-_ ncn^a, e u mgegno e raconaia tDcn pr
Iqua, cioè nel di 14. di Aprile fegui il folennifTìmn Matrimonio fuo
con Ottone II. Augnilo arridentibus cun^is halite Germaniteque Prima-
UbuSy come fcrivc Ditmaro, e fi fecero di grandi felle in così lieta
congiuntura. Pofcia l' Imperadore col Figliuolo e colla Nuora, la-
fciando r Italia in pace, s'inviò alla volta della Germania, da cui per
tanto tempo era ftato lontano. Nel p.fTare per Ravenna, concedette
(e) Atttìqu "" Privilegio, chicftogli da On:[ìo Jrcivefcavo m favore del Monidero
itaìic. Dif- di ClafTe (0, e dato /^n>io Domimele Incarnationis DCCCCLXXII. Im-
ftrt. 71. perii "jero Domni Ottonts fernpcr Augufti XI. alterius viro Ottonis F. In-
(d) chronic. dizione XF . jaa Ravenna. Manta il giorno e mele o per dimenti-
*Mofomtn[. """ '^^^ Cancelliere, o per inavvertenza del Copilla . Ma fi vede,
ét^uà Di- che era tuttavia vivo Papi Giovami XIII. co] cui confenfo, tratt;.n-
xheryinspi- dofi di affare di Chicfa, Ottone proibifce l'alienazion de'beni di quel
"'^g- . Muniftcro. Tenne cflo Papa un Concilio in Roma nell'Anno prelen-
AnnZ'Vu. te, ciò apparendo da una iua Bolla rapportata dal Padre Dachcry W,
dd hunc e 'lata ylnno Pontificato FU. imperli Domni Ottonis Major is XI. Ju-
jtnHHtn. uiorii vero F. in Menfe Aprili^ Inditiione XF. Solamente pochi meli
^P-ch^'^"'' ^^^^ quello fiuto fopravilTc quello digniflìmo Papaj e la fua morte,
^(g) Mar%' '^'^"^'^ ^ ricava dall'Epitaffio fuo predo il Cardinal Baronio CO, ac-
««/ Pelonus cadde nel dì 6. di Settembre. Ebbe vcrfo il fine dell'Anno per fiic-
inchronìco, ceflbrc nella Cattedra di San Pietro, non già Dono., come Ermaiino
^^^^/'l°' Contratto, ed altri fcguirati da cdb Cardinale, hanno fcritto, ma co-
7tTfit Hift. ^'^ c'infegna Sigebcrto C/) con Martina Polacco ig) Tolomeo da
Ccdtf. Lucca W ed altri , Benedetto FI. di nazione Romano . Durò la va-
(i) PagtHs canza della Santa Sede circa tre mcfì, come ofl'crva il Padre Pagi ('),
Ba^ea"ad P^'"'^^^ convenne appettare l'afTenfo de gì' Imperadori, che erano ai-
hunc Ah- ^ora in Germania. Ho io dato alla luce un Placito, tenuto nella Villa
num, di
Annali d' Itali a. 393
di Gragio da Otberto Marchefe e Conte del facro Palazzo, cioè dt imo Fra Volg,
de' Progenitori della Cafa d'Elle, («) Anno Imperii Domni Bottoni Un- ^*^'^'^ ''TV
decimo , Imperli vero Domtii Hottoni Filio ejus , Beo propitio , plinto , Xlll. 'fj ^ìlnt'
KaUndas Septembris^ Jndi£lione Xr. cioè nel ò\ io. d' Agolto dell'Anno / ^i!l.i6-
prel'cnte. Da cfTo Documento rifulta, ch'clTo Marchefe godeva con
titolo di Benefizio^ fecondo la biafimevol' iifanzi di quc' tempi, il ce-
lebre Monillero di S. Colombano di Bobbio, a lui conferito de parte
Dtmneruììì Jmperatorum .
Intorno a che è da olTervare, che circa quelli medcfimi tempi
era Abbate di Bobbio Gerberto^ di nazione Franzcfe, famofo perfonag-
gio.pcr la fua Letteratura, per varie fue avventure, e per efTere in
fine, ficcome vedremo, giunto a confeguire il Pontificato Romsno .
Si sa da una fua Lettera (^0, fcritta verfo l'anno 970. ch'egli fu prò- (h) Gerter'
molTo a quella ricchiflìma Badia ò^n Ottone I. Imperadore^ e ch'egli ri- '"' ^f'fi-
cevettc il ballon Paltorale di quel Monillero da Papa Giovanni XIII. '^"
Di grandi vcirazioni ebbe quivi Gerberto, e tali, che in fine gli con-
venne ritirarfi in Germania: il che fu principio della fua fortuna, per-
chè giunfe ad cffcre Maellro di Lettere di Ottone III. pofcia Impe-
radore, ed entrò in piìi valle carriere. Nelle Lettere, che reftano di
lui, fi Icorge, che abbondavano i fuoi nemici, ma niun vcftigioc'è,
ch'egli fi lagni del Marchefe Otberto., tuttoché per ragione di quell'ap-
pellato Benefizio quelli pofledcflc una parte delle rendite del Moni-
ftcro . Le fue principali querele erano contra di Pietro Fefcevo di Pa-
via, al quale fcrivc CO, come ad un'ufurpatore de i beni appartenenti (e) idem
a quei facro Luogo. A me non è venuta alle mani altra notizia dell' ul- ^f'ft- S-
terior vita del fuddetto Principe, cioè del Marchefe Oberto . Benso,
ch'egli nell'anno pjf. non fi contava tra i vivi, e ch'egli lafciò dopo
di se almen due Figliuoli, cioè yldalberto (lo lleflo è che Alberto)
ed Oberte IL amendue Marchefi. Varie pruove ne aveva io addotto
nelle Antichità Ellcnfi W, ma più individualmente fi raccoglie da uno f^cTr'
Strumento, cfillente nell'Archivio Archiepifcopa'e di Pifa, fommini- ;». j,c.i^.
flratomi dal fu chiariflìmo Padre Abbate Camaldolefe Don Guido Gran- e zo.
di., pubblico Lettore in quell'Univerfità, e da me pubblicato nelle
Antichità Italiane (<?)• Ivi Adalbertus i3 Ohertus germani Marehioni filii ;^^;,^"^|?"
bona memoria Oberti Marchionis ^ Comitis PaLitio, prendono a livello ftrt.-i,
varj beni da Alberico Fefcovo di Pifa, Regnanti Domno nofiro Otto Im-
perator Augujìo ^ filio bona memoria Ottonis Imperator ., Anno Imperli ejus
in Italia Oliavo , Idus O^obris cioè nell'anno s>jy. Da O-
berto IL Marchefe difcendono i Principi Eltenfi, ficcome andremo
vedendo. Lafciò Oberto I. di grandi Stati e Beni a i fuoi Figliuoli,
fituati fpezialmente in varj Contadi della Tofcana, dove poi fu cele-
bre la Terra Obertenga . E più che altrove la fua potenza e ricchezza
fu nella Lunigiana: tutti indizj, che Adalberto Marchefe fuo Padre di-
fcenJcva da gli Adalbcrti da noi veduti Duchi e Marchefi pottntiflìmi
della Tofcana, fecondo le forti conietture da me recatenelle fuddctte ^^)-^"*"^''
Antichità (/). Merita ancora d'edere qui rammentata la deftruzione ;f '•'"'''
Tom. F. Ddd cir- ' '
3f4 Annali d* Italia.
Cra Volg. circa quefti tfmpi fecuira de i Saraceni, datatiti anni annidati in Fraf-
Anno 971. fiotto ne' confini dell Iiali:i, che infettavano rutto il vicinato, e met-
tevano in contnbir/.ionc chiunque ofava di paflarc per l'Alpi venendo
o andando in Francia. La gloria di averli fchiantati di colà è dovuta
a Guglielmo Conte di Provenza, Fratello di Cerrade Re di Birgogna,
(1' odilo, che con un forte efercito gli afflili e fconfilTc (^), liberando una vol-
*v- ^^^"W ^* ^-^ *' 8'"^'^ y^^^ quelle contrade. Racconta ancora Lupo Protofpa-
ioh Àpud f* ('^) "" altro farro d'armi de' Criilinni , iucceduto in quclt'anno con-
'Mabillon. tro i Saraceni di Calal)rij, che per noi refta involto in molte tenebre .
ninnai. Bt- Pugnavi t ^ dice egli, y^/io Filius Trasmundi Marchift cum quatuordccim
^h) L i> ì^illibtti Saracenorum . C.iyfus ffivc Dux ) Ducobolus vocaliatur-y £5? Otto
Proto, tal a i» fuhftdium ntiftt fex mi Ili a. fuos ^ i^ vicit Àflu ptrfeq^ucns Agarenos ufque
ia chronico TareHtum . Si dee fcriverc yltto^ cioè Azzo^ il qu»!e ebbe per P^tdic
lo. V. R<r. qm-] Trmmondo^ che noi vedemmo all'anno pfp. Duca e Marchcf's di
■''" "^* Spolcti: fé pure (il che par poco credibile) non parlaffe il fuddec-
to Autore per anticipazione di Trasmonde , che troveremo creato
Duca e Marchefe di que' paefi ncH' anno 981. fenza apparire, le
quello fofle diverfo d:ìiralcro. La Città d' Amalfi ebbe ne' tempi cor-
italic'"jò' ''^"^' P*^"" ^"" Duca (0 Sergio Imperiiilc Patrizio, titolo a lui Lonfc-
i.p»i. nò. rito ài i Gr>.-ci Augulli: Salì egli a quc(ta Dignità con aver fatto le-
vare la vita a Ma/lari precedente Duca.
Anno di Cristo dcccclxxiii. Indizione i.
di Benedetto VI. Papa i,
di Ottone II. Impcradorc 7. e i.
F
'U queflo l'ultimo anno della vita de! vecchio Ottone Imperadore .
Truovavafi egli in Germania, avea celebrato il Tanto N.it.ili dell'
(d) Wìtì- anno addietro in Francfort ; la P;irqu.i del prefente in Quimileburg C^^),
(h'tnius: dove ricevette le Ambafcerie dei Biemi, Greci, Beneventani, Unghari,
Vitmarus: Bulgari, Danefi, e Slavi . Quivi ancora dimorando confermò i Privilegj
sJx"o J ^''* Chirfa di Cremona con Diploma (0 dato r. Kakndas Jprilis An-
4^,i. ' no Dominile Incarnutionis DCCCCLXXl I f. IndìElìone l. Imprrii Domni
{eyAntìsju. Ottenis XII. item Ottonis VI. AHitm ^uintiìeburg. La morte di Eri-
itAÌu. Dif- ff,an»0 infigne Duca di Saffbnia l'attrilto non poco. Pafsò a Merfc-
^"^'' ''■ burg, Ijfciando dapertutto fegni della fua rara Pietà. Giunto a Mi-
minleve, quivi forprcfo o da accidente apoplctico, o da altro frctto-
lofo malore , dopo avere ricreata l'anima co i fanti Sacramenti, la
rendè al fuo Creatore nel dì 7. di Maggio. Principe terror de i Bar-
bari, che per le fuc grandi imprcfe in guerra, per l'amore e propa-
gazion della Religione, per lo zelo della Giuflizia, e per altre lurai-
nofe Virtù, giuftamcnre doro Carlo Magno fi acquillo il titolo di
Gr.indc. Fa portato il fuo Corpo alla fepoltura in M.iddeburgo. An-
corché Ottone IL fuo Figliuolo già foflc coronato Re di Germania e
d'Ita-
AfiNALi d' Itali A* 395-
d'Iralia, e folcnnemence creato Imperador de' Romani dall^apa: con- Era Vo!».
tuttocio i Prìncipi della Germania confermarono di nuovo l'elezione Anno 973,
fuar Quelli fopranominato il Roffo ^ ne' primi luoi anni lafciolfi alquan-
to tralporcare alla via lubrica de'vizj, ma non tardò a rimetterli fui
buon cammino. Abbondava allora la Germania di Vefcovi, e di Ab-
bati Santi, che colì'erempio loro ifpiravano l'amore delle Virili. Era
anche una fcuola di fantità la iìeffa. fua Cafa paterna, in cui l'Avoh
Matilde, e la Madre Adelaide meritarono d'eflerc ripollc nel catalogo
delle Principcffe fante, per nulla dire del piiilìmo fuo Genitore, di
Brunone Arcivefcavo di Colonia fuo Zio paterno, di Guglielmo Arcive-
favo di Magonza luo Fratello, e d'altri di quella Regal Famiglia,
tutti per la iingoiare lor Pietà, e per molte altre Virtù commendati
nella Storia di quelli tempi. Godeva nell'anno prefcnte l'Italia un'
invidiabi! pace . Rapporta Girolamo Rolli {a) gli Atei Klfai logori di ^j) huìiuì
un Concilio tenuto nel di 9. di Settembre dell'anno prcfente da One Hi/lor. r.i-
Jlo Arciiefcovo di Ravenna con alcuni Vefcovi fuoi fuffraganei, e molti '^'^''»- ''^- ?•
Nobiii, nella Terra di Marzaglia del Contado di Modena vicino al
Fiume Secchia. Anche il Sigonio {b) ne fa menzione fotto quello* (b) sìgonìMs
anno, cftandone gli Atti efidenti nell' Archivio de' Canonici di Mode- de Re^^no
na, i quali diverfi da quei del Rodi furono poi diti alla luce dal Ve- ^^"^'^ ''^-l-
fcovo Siilingaidi (e). Tali fono le Note Cronologiche prella il Rofli : (c^ siiUn-
Temporibus Domnì BenediEfi Apojì olici .... ejus in Dei nomine Amo Pri- &"'''''" Ca-
?w*, Imperante Domno Othone piiffimo Anna f''!. die nene Septembris, Jn- 'f°f^ ^{^
di&ione II. ASlum in loco, ubi dicitiir Martìalia , territorio Mutinenfi . Di tmenf.
qui e da altri Atti apparifce, che gii anni de'Papi, anche fuor de gli
Stati della Chiefa, fi contavano per venerazione al Ibmm > Pontifica-
to. Preffo il Silìingardi (\ leggono quc'.t' altre Note: Anno Dominica
Incarnationis DCCCCLXXIII. Apojloiitiis Domni Benediclt Primo, Ini-
ferii vero Domni Othonis O^avo , Pontificatus Domni Honefti Ravennatis
Metropolitani Tertio . In loco Mar faglia . Ma qui v'ha qualche sbaglio.
In uno Strumento del Monillero di Subiaco s'incontrano quelle No-
te: Anno Deo propitio, Pontificatus Domni Benedici fummi Pontificii ^
univerfalis Papa Primo , Imperantibus hnpcratoribui Ottone Mcijori Anna
XII. i3 Othone Minori ejtts Filio Amo Sexto, Indicìione /. Menfe Fe-
bruario , die Nona. Camminano ben quelle Note, perché non era
per anche mancato di vira Ottone il Grande. N« gli Atti del Silìin-
gardi litigava Adalberto Fefcovo di Bologna per alcuni beni prttefi della
lua Chiela, e goduti da Uberto Vefco'vo di l'arma. In quei del Rolli
alcuni Nobili Ravegnani pretendevano alcuni b: ni, come lor proprj,
cfillenti nel Bolognefe e in altri Luoghi della Romagna j e il luddctfo
Vefcovo di Parma li fofteneva, come a sé fpctranti t^.v Invefiituris ma-
gni Othonis Imperatoris: il che h intendere il dominio di Ottone I.
Impcradore ncU'Efarcato. Uberto per elfere (lito Arcicancelliere d'cfso
Ottone ne dovea aver ben profittato. Morto che J-'u Ottone, chi fi
cVvdea gravato, grido, Veggonfi ancora prelenti a quel Concilio al-
cuni Co«/; dell' Efarcato . Tali folcano denominarli 1 Governatori delle
D d d i Gif
39^ Annali d' Italia.
F.»AVolg. Città del Regno d'Italia. Nel fuddetto Archivio di Subiaco fi con-
Anno 973. ferva u;;' altra Bolla con quelle Note: Data FI. Kalendas Decemher ^
fer m.inum Juhannis Deo amabilis Primicerei fummt Apolìolice Sedis . An-
. no Deo propitio Pontificatiis Dumi Benedigli fummi Pontifici (^ univerfali
Pape in Saoatiffima Sede beati Retri Jpofìoli Primo , imperante Domn»
noflro Ottone pitj/in/o P. P. Augufio^ a Deo coronato pacifico Imperatore^
IriiliElìone li. Se quella Indizione ha avuto principio nel Settembre,
abbiam qui l'anno prefeote 975. e da tale Documento rifulta, che
Beiiedettu VI. avca dato principio al fuo Pontificato o fui fine del pre-
cedente anno, o fui principio di quello. Può eficre poi, che a que-
.. Ilo nisidefimo anno appartenga ciò, che vicn raccontato dall'Anonimo
m>ti "^"r- Salernitano (<a), cioè che Pandolfe Capodiferro Prmcipe di Benevento,
nit»n. P. I. a cui non ulcivano di mente i danni recati da i Napoletani al diftretto
To.ii.Ktr. dj Capoa, unito infieme un'efercito di Beneventani e Spoletini, andò
U*U$. jj dcvaltaie il territorio di Napoli. Penfava anche di fare il roedefimo
giuoco a quel di Salerno j ma eccoti venire Gifolfo /. Principe di
quella contrada con una buona Armata de' iuoi, e pollarfi ad un Luo-
go appellato Fiumicello, dove erano delle buone foflcj anticamente
fatte, afpettando a pie fermo i Beneventani. Ciò veduto, Pandolfo
fé ne tornò a cafa, fenza recar'altia molellia a i Salernitani.
Anno di Cristo dcccclxxiv. Indizione ii.
di Dono II. Papa i.
di Ottone II. Imperadore 8. e i.
D
^Tiravano tuttavia i mali umori in Roma. Ad alcuni potenti non
piaceva punto la dipendenza dall' Imperador de'Ro^mani, ficco-
rae avvezzi, prima che Ottone il Grande mcttefTe loro la briglia, ad
una frcgolata licenza in quell'augulta Città. Pertanto, ceffato che
fij il timore d'eflb Imperadore Ottone p^cr la fua morte accaduta nell*
Anno addietro, eglino fenza mctterfi pcnficro del regnante Impera-
dore di lui Figliuolo, perchè lontano, e giovane, pafTarono ad un' or-
rida iniquità . Bonifazio lopranominato Francone, Figliuolo di Fer-
ruccio, di Nazione -Romano e Cardinal Diacono, ma uomo fcellera-
tiilìmo, mile le mani addoffb a Papa Benedetto VI. cacciollo in pri-
gione, e quivi crudelmente il fece dopo qualche tempo ftrangolarc.
Qiiindi non per legittima elezione, ma colla violenza, vivente anche
lo lleiro vero Papa, occupò il Pontificato Romano, rendendofi per-
fa^ rttrman- c\ò immeritevole d'cTere annoverato fra i legittimi Papi. Ma quello
km; ContrA- Pfcudo- Pontefice e Tiranno poco godè il frutto delle fue fcellcrag-
^'r "* S'"' ' peiciocchè fecondo Ermanno Contratto (^) pojì unum ntenfent
'tdit'"'c4nif. e.xpulfus ^ Conjìantinopoiim pojlea petiit . (*_) Secondo lui fu Crefcenzio Fi-
gliuo»
(*) dopo un mefe /cacciato andò poi a CoJlatUinopoH .
Annali d' Italia.' 397
glkiolo di Teodou, che fece imprigionar Benedetto. DaI Sigonio (^) Era Volg.
è chiamato Cencio^ ficcome ancora nella Cronica del Volturno. Ag- ^f"^" ''?4-
giugne il Cardinal Baronio (^i'), che Bonifazio prima di abbandonare ^^^ Rerné'*'
Roma, fpogliò del fuo teforoje di tutti i facri arredi la Bafilica Va- imlit lié.-j.
ticana, e tutto portò con fcco a Coftantinopoli , coronando con quefto b) Earon.
gli altri fuoi ficrilegj . Di quefto fatto abbiamo anche mm/jone prefTo ^'^^^"r^^"}'
il Dandolo (0- E. tali enormità commettevano e commilcro anche (^o i)^„j^
prima, e dipoi i Romani d'allora, centra de* quali farcbbono ftate lusinckn-
più a propolìco le do^jlianze del Cardinal Bironio, che contro i Prin- fico T. xii.
cipi di quc'tempi infelici. Cacciato via l'ufurpatore, fé rrcdiamo a *""• ^''*'"-
Sigeberto C'^) , a Mariano Scoto (f), a Martino Polacco (/), e ad al- (j) si£eier.
tri Scrittori, fu alzato al Trono Pontificale Dono II delle cui azioni tus in chn-
nuUa ci ha confervato l'antica Storia, la quale anzi è confuTifllma nell' '"^'•
afTegnarc il tempo e la fucceflìone de' Papi d'allora. Abbiamo dal y^^,^*''^*'
fuddetto Dandolo, che in quell'Anno Ott«ne II. Auguflo (i) txifiens chronko.
FerheU (oggidì Feria nella Vcftfalia, fc pure non è Ferda^ o fia (f) Marti-
Ferden) Privilegium comejfit Àudoino Capellano (j" Nuntio Fitalis Gra- ""' P"'";"*^
denfts Patriarchte^ conjìrmans Gradenfem Ecclefiam Metropolitanam^ exent- '" '■"'"'*•
piones Ì3 mmunitates (^ Ubertates^ quas Otto I. eidem Ecclefue conce f-
ferat^per Privilegium renovavit . Crede lo Struvio C?), che nell'Anno (g) Struv.
prefente venifTe in Italia il fuddetto Ottone If. e andaflc fino in Ca- '^''f- "'-^
labria, con allegare intorno a ciò Tautorità di Leone Oftirnfe (^), il ^h'^'"*,*'
quale feri ve. (1) Seguenti Jmo^ de funaio primo Ottone^ Otto fectmdus ofiitnfis
Jmperator Filius ejus cognomento Rufus venit Capuam , fjf abiit Tarentum , chronic.
ac MeiapOKtumyi^ deinda Calahriam: unde profpere ad fua reverfus . Ma ''^' *' ''9'
è certo, che quefto Imperadore non fi mofTe di Germania nell'Anno
prefente, perchè quivi impegnato per la guerra inforta fra lui, ed
uìrrigo II. il Riftòfo , Duca di Baviera fuo Cugino ('") . Il fet^uenti i^^ ^h*^"-
jimo deli'Oftienfe risgu;uda la fucceffion de gli Arcivcfcovi di Ca- ^*^,"'^*'^*"
pua,nè altro vuol' indicare, fé non l'Anno p8o. in cui, ficcome ve-
dremo. Ottone II. arrivò fino in Calabria. Secondo i conti di Ca-
millo Pellegrini qui convien riferire una rivoluzione accaduta nel Prin-
cipato di Salerno, e narrata dilT Anonimo Salernitano (i) . Avea Gì- W^'«"»3'»»-
folfo I. Principe di balcrno non lolamentc accolto, ma eziandio col- p ^ j ;/_
maro di beni e d'altri benefizi Landolfo Figliuolo di .itemlfo II. Prin- R»r. itnUi.
cipe di Benevento e luo Cugino. Coftui con efecrabii* ingratitudine
fui
(i) li andò in Ferhela un Privilegio diede a Audoino Cappellano e Nunzio^
di Fitale Patriarca di Gradt, confermando la Chiefa^ di Grado Me-
tropolitana; 1'' efenzioni^ e immunità^ e libertà^ le quali Ottone I. con^
ceduto avea alla medefinm Ghie fa , per Privilegio le rinovò .
(i) fieir Jnno fen^uente , morto Ottone I. Ottone II. Imperadore fuo figli»
detto il Rufo venne a Capita , e andò a T'arenio , e Metaponto , e p«L
in Calabria : onde felicemente ritornato a' fuoi .
39^ Annali d' Italia.
Es* Volg. fui fine dell' Anno precedciuc, una notte con affai congiurati fece pri-
Anno 974. g-one il fuo benctattor Giloìfo, e h Principcir^ Gemma di lui Mo-
glie con vaij loro attinenti, ed ufurpoffi il Fiincipato di Salerno. Ala-
rino Duca di Napoli, Manfone Duca di Amalfi icneano con cflo Lan-
dolfo. Ne era afflictiffinio il Popolo di Salerno, perché non poco a-
mava il Tuo Principe Gifolfo. Riufci in quril' \nno ad alcuni Parenti
del Principe medelìmo di muovere PAndoìfo Principe di Benevento in
aiuto di lui, giacché e)To Pandolfo naa avea caro, che Landolfo fuo
Parente aiiafle la te Ila. Ed in fatti portatofi egli con un polente cfcr-
cito lotto Salerno, talmente Itrinfe quella Città, che l'ufurpatorc co i
fuoi fu necclfitato a capitolare. Fu rimedb in libertà Gifolfo, e riebbe
il dominio fuo . Per ricompcnfa di si rilevante fervigio recatogli da
Pandolfo, giacché non aveva Figliuoli fuoi proprj, adottò per fuo Fi-
gliuolo Pa»^»//» , o fia PcUdolfo, fccondogcnito del mcdcfimo Principe
Pandolfo .
Anno di Cristo dcccclxxv. Indizione iii.
di Benedetto VII. Papa i.
di Ottone li. Imperadore 9. e 3.
D
lede fine alla fua vita e al fuo Pontificato in queft'Anno, o pure
fui fine del precedente Domo II. Papa, fenza che apparifca no-
tizia alcuna delle azioni lue, e col non cfTcre ancora ben certo il tempo
del fuo Pontificato. Ben fi fa da alcune Bolle, che fu eletto Papa in
quell'Anno, fc non prima, Benedetto FII. Nipote di yìlbcrico già Prin-
cipe o Tiranno di Roma, e Vclcovo di Sutri, giacché più non fi
faceva conto de' Canoni, che vietavano a i Vefcovi il paflaggio da
una Chiefa all'altra. Che egli enrralTe nella Sedia di S. Pietro prima
(a) Ptgius dell'Aprile del prtfentc Anno, lo piuova il Padre Pagi (<»), e pof-
inCniic.ad fono anchc pcrluaderlo altre memorie, che citerò qui Totto all'Anno
^rtrml. Ma- p^g Q^t^ v' intcrvcniflc ancora l'aninfo e l'approvazione di Ottone II.
rtnn. Augufto, afferita da alcuni Scrittori, fi può dedurre dalla Vita di
(b) Syr«j ;'» S. Maiolo Abbate di Giugni, là dove fcrive, (^), che elfo Impera-
Vìta s. Ma- dorè unitamente con Santa Adelaide fua Madre 'ìcqc quanto potè per
i"'' 'l""' indurre il fanto .>\bbatc ad accettar quclto fublime impiego, per ri-
" ' *"■ mediare a gli fcandali del difunito ed ambiziolb Popolo Romano. Ma
egli , che cercava d'eficre umiliato, e non claltato, tanto fi fcppc fcu-
fare, che fi fottrafie alle loro illanze e preghiere. Non longo pojì tem-
pore^ (i-rive quell'Autore, Romana Sede proprio -viduata Pa/ìore, idem
Dei famulus (.Maiolo Abbate) Ottonis fecundi juniìa cum Matre prece ^
■'- Italiani repetere a partibus ejl cos&us Gallio . A Maire tunc ^ Filie ho-
ncre fufccptus dignijjimo , ad culmen Apojìolica dignitatis precibtis impelli
cocpit continuatisi ton quel che fcguc . Ora non ellcndo loro riulcito
qucfto intcnio, fu poi eletto ed ìnironizzaao il fuddctco Benedetto yi[.
il qua-
Annali d'Itat. ta. 399
il quale non tardò a raunare un Concilio, e a fulminar la fcomiinica Era Vo!g.
centra del rivcnte e Aiggito Antipapa Bonifazio. Gcrherto yfrcivefcovo ^^^ ^^^'
di Rcms, e poi Pontefice Rommo, né gli Atti del Concilio di Rcms,
pubblicati dal Cardinal Baronie C"), cnsì ne parla: Succedit Rom.t in (z) Bartnim
Pontificatu horrcndum monfìrum Makfactus f così nomina et^li l'iniquo '" fr".f'
Bonifazio) , cunflos niortaks nequitia fuperavs ^ ctiam tirioris Pontifi- J^ xnn.
cis fanguine cruenttis . Sed bic etiam fit^atus . £5? in ma^na Synodo damnatus 991.
efl . Po(To-io ta'i parole lalriar qu Jche dubbio, c^e Benedetto VII. im-
mediatamente dopo rcfp'ilfìonc d: 11' iniciiio B->niFizio, e non già Dono
II. fode alzato al Pontificato . Ma fcnza miglior lume non fi può de-
cidere una tal quiftione.
Non s'accordano gli Storici Tcdcfchi nell'aflegnar l'Anno, in
cui Alligo IL Duca di B;u'iera fu mila forza affretto ad umiliare il
capo a.L'Augufto Ottone II. fuo Cullino. Lamberto da Scafnabur- (h) L^^Jer-
go {b) parla di ciò fotto l'Anno precedente, Sipebcrto (<•) fott-o il tm Scafna-
prcfcnte, ed Ermanno Contratto (d^ più tardi . Oltre a ciò fecondo burgcvhs ih
V Ar.nalifta SalTone {') fece quelto fmperadore suerra con gran va- ^^^l^'Ul^f
loie e fortuna a i Danefi . Sircberto rio riferifce all'Anno fulTe- inchronico',
gu^-nre . Credefi , che nel prcfcnte terminnfle il corfo di Tua viti {,'ì)Herman-
Arnolfo Arcivejcovo di Milano, il quale ebbe per SuccefTiire Goti- ""' *^<'""'^-
fredc . Quelli per attedilo di Arnolfo Storico Milanefe if) Ni- ^^^'j^"^2[-
poce del fuddetto Arnolfo, a tutta prima fu rigettato dal Clero e Po- fla sax»
polo, perchè non era ne Prete ne Diacono, ma follmente Suddia- apud Ec-
cono. Finalmente fupfrò tu'ti gli oftjcoli Reri<£ fidelitatis grafia^ per- 'i^''.^"^'
che o era Itato promo'To da Ortonc II. Auguftò, o per interpofizione ^^^ ^"Jl
di luì fi placarono gli oppnfirori , Quarti poi cbb.° guern, come di dioUn.l. i.
fopra fu accennato, con Corrado ed Adalberto Figliuoli del fu Re Be- caf. 8.
rengario, che tuttavia vivcnno e teneano vive le lor pretenfioni. Si
quietò Corrado per via d'accordo; ma Adalberto, finché ebbe fiato,
tenne l'armi in manoj tutti fatri, come fi può credere, fucceduti in
Lombardia. Sotto quell'Anno ancora notò Lupo Protofpara (g), che (g) Luput
/.f;»^f/ (farà un Capitano de' Saraceni ) /»/er/('(f?«j f/^, ^ Zacharias (farà ^''''tofpatii
un Generale de' Greci) Botuntum cepit, cioè la Città di Bitonto, in '" ''"'"'*■
cui forfè primi dominava Pandolfo Principe di Benevento: notizie troppo
fcure, per poter conofcere la Storia di que'paefi . F. il Sigonio (A) (h) s'igon'ms
parimente nota, che Bononienfes ^ erientihus in Urbe feditionibtis ^ Turrei ''' i^'i^f'
privatas condere ; Urbevetani Confules creare coeperunt . Ma il Sigonio avrà '* ' ' ' ''
CIÒ prefo da qualche Storia de gli ultimi tempi, nrn pmto valevole
ad informarci di quelli tenebrofi tempi. Che fi potefie allora dar prin-
cipio alle Torri private de' Nobili nelle Città d' Italia, "non avrei dif-
ficulrà a crederlo. Mi tengo ben certo, che ninna peranche delle
Città d'Italia avea introdotto l'ufo de'Confoli coli' autorità, e balìa,,
che troveremo ne' due Secoli fufleguenti .
Anno 1
400
Annali d' Italia.
Anno di Cristo dcccclxxvi. Indizione iv.
di Benedetto VII. Papa i.
di Ottone II. Imperadore io. e 4.
Era Volg.
Anso 976.
(a) jìnnuli-
fia Saxo
tpud Ectéir-
ium.
(b) Déndnl.
in Chronif.
Tom. XII.
(c) Pitrut
JÌMmÌMn. in
Vita Sunili
RomUMldi .
DAU'Annalifta SafTonc (a) fotto il prcfente anno abbiamo, che yfr-
rigo II. Duca ài Baviera, appellato da' moderni il RifTofo, fu po-
n.o, come oggidì dichiamo, al bando dell' Imperio, e privato del Du-
cato, ed anche fcomunicato per ladra ribellione all' Imperador fuo
Cugino. Ritiroflì egli in Boemia, mcttendofi fotto l'ali di Boleslao
11. Duca di quel paefc. Prcfe motivo di qui T Imperadore Ottone di
far guerra alia Boemia, ma con poca fortuna la fece. Sorprefo da'
Boemi un corpo di Bavarcfi, ch'erano venuti al fervigio di Ottone,
fu per la maggior parte tagliato a pezzi . A quefto avvifo fé ne tornò
indietro aliai confufo l' Imperadore, ma pieno di rabbia e di dcfiderio
di vcndicarfcne . Per teftimonianza del Dandolo C^), una fiera Trage-
dia accadde in quclfanno in Venezia. Avcjl Pietro Candiano If' .Do-
ge di Venezia fotto varj pretefti ripudiata fua Moglie, con obbligar-
la a farh Monaca nel nobilidìmo Moniftcro di S. Zacheria. Quindi
pafsò ad accafarfì con Gualdrada Sorella di Ugo Duca, e Marchefe di
Tofcana, che gli portò in dote afTaifllmi poderi. Servi, e Serve, ve-
rifimilmentc verfo i confini del Fcrrarcfe. Per difcfa di quelli beni ,
che erano fuori del dominio Veneto, egli afloldò molti Soldati Italia-
ni; il che accrebbe la fua baldanza in maniera, che cominciò a trat-
tar con troppo rigore il Popolo di Venezia, ed attaccar facilmente
brighe co i vicini. Dicono, ch'egli Ferrai ienfts CaJleUi Populum debel-
laviti Opiterginum quoqne Cajìrum igne confumtum devaftari jujftt; non-
nullaque alia fé ohjurgantibus afpera intulit . Ma fini male 1' alterigia fua .
Venuto egli in odio n tutto il Popolo, e formata una congiura con-
tra di lui, quelia fcoppiò nell'anno prcfente. L' aflalirono un dì, e
perche non poteano efpugnare il Palazzo, dov'egli fi difendeva con
alquanti foldati, feguicando lo fconfigliato parere di Pietro Orfeo!o,vi
attaccarono il fuoco. Le fiamme non folamente dillruflero il Palazzo,
raa anche le Chicle di S. Marco, di S. Teodoro, e di Santa Maria
Zobenico, e piìi di trecento cafe . Pietro Doge nel fuggire fu prefo,
e unitamente con Pietro fuo Figliuolo infante trucidato da i principali
della Città. Nel dì il. di Agofto fu eletto Doge il fuddetto Pietro
Or/etlo pcrfonaggio di rara pietà, e di coflumi veramente Criftiani ,
il quale s'applicò torto a rifare il Palazzo Ducale, e il Tempio di
S. Marco, e a governare con fingolar carità e giulhzia il Popolo fuo.
Da S. Pier Damiano ((), che narra quello avvenimento, tali notizie
prcfe lo (telTo Dandolo. E merita d'efTcre notato dirli dal mcdcfimo
S. Pier Damiano, che Pietro Orfcolo Dalmatici Regni adeptus ejl Prin-
cifatum, ovvero ch'egli Dalmatici Ducatus gubernabat halenas; il che
pò-
Annali d' Italia. 401
potrebbe far credere, che i Veneziani già foflero in polTeffb della Dal- E»» Yo!g.
raazia. Ma noi vedremo, che molto più tardi la Dalmazia venne fot- Anno 976,
to il dominio de' Veneziani. Il Damiano per anticipazione parlò casi,
perchè a' Tuoi giorni la Dalmazia ubbidiva a quell' inclita Repubblica.
Veggafi qui fotto all'anno pp/. All'anno prclente notò Lupo Proto-
fpata (<«), c\\c obfednunt Saraceni Gravinam, feci irrito conatuy e che OO ^"ff
Giovanni Zimifce Imperador gloriofo de' Greci diede fine alla fui vita, ^"'"j/"'*.'»
con fuccedcrgli Baji.io^ e Cojlantinoy Figliuoli di Romano juniore già
Jmperadore: il che viene aitcltato anche da arltri Scrittori delle cofe
■Greche. Né fi dee tralal'ciare, the nell'anno prefente (labili pace e
lega Sicardo Conte ^ e tutto il Popolo della Città di Giufìinopoli, oggi-
dì Capodillria, col fuddetto Pietro Orfeolo appellato ivi gloriofijjìrfitts
Venetiarum D'ix . Lo Strumento rapportato dal Dandolo ha le fegucnti
N ote : Imperante Domino no[lr$ Domino Ottone Sereniamo Imperatore
Anno ^larto (coli' Epoca incominciata dupo la morte del Padre) XII.
Menfis Òilobris , Indiiìione V. cominciata nel Settembre j e perciò
nell'anno prefente, e non già x\&\Y Anno Secondo^ come pensò il Dan-
dolo, purché fuffifta, ch'egli foflc creato Doge nel prefente. Di qui
poi abbiamo, che l'illria tuttavia riconofceva l' Imperador d'Occi-
dente per fuo Sovrano .
Anno di Cristo dcccclxxvii. Indizione v.
di Benedetto VII. Papa 3.
di Ottone II. Imperadorc 11. e 5.
Cominciarono almeno in quell'anno, e continuarono nel feguentc,
le difcordie fra Ottone II. AuguAo, e Lottarlo Re di Francia, a
cagion del Ducato della Lorena. Non fono concordi gli antichi Sto-
rici, cioè Ermanno Contratto, Sigcberto, l'Annalilla Saironc ed al-
tri, in aflegnare i tempi di quelle militari imprcfe. L' Annalifta lud-
detto {h) racconta fotto il prefente anno, ed altri folto il feguentc (b" Annali.
ciò, ch'io fono ora per dire. Perchè Lottario avca data la Lorena a ^l/'j^"- "■'
Carlo fuo Fratello, e quelli s'era collegato coli' Imperadore , Lotta tìum ^ ec-
rio in collera portò l'armi fue in Lorena, e dato il facco al Palazzo <ardum.
di Aquisgrana, Sedia del Regno, e ad altri Luoghi, fc ne tornò in-
dietro. Ottone irritato forte da quelle violenze del R.c iuo Cognato,
per atteltato di Sigcberto (f), (*) cum ineftimabili exercitu profecutus^ (c^ sìgtler-
eondiEio die, fcilicet Kalendis OSobris Franciam intravit ^ quam ufque ad mi in chr.
Tom. V. E e e Ka- ^àAnn'.r.'i.
(*) 'venendo con efercito ineftimabile, al giorno Jlabilito, cioè il primo d'Ot-
tobre entrò in Francia, la qua'.e girando fino al primo di Decembre , con
varie ftragi devastò i confini di Rems , Lauda» , Saijfons , e di Parigi ,
0lle Chitje £ lidie folamente conceduta una immunità u.nverjate ,
402- Annali d' Italia.
Era Volg. Kalendas DecemMs pervagatus , fittes Remenfimn^ Lauduntnftum ^ Suefpo-
Anno 977. num^ ^ Parifien/tum diverfa cade vaftavit ^ Eccleftis tantum Dei omnium
immunitate conce ffa . L'annali Ila Sallone fcrivc, ch'egli ufque Parifius
nullo ftbi obfiiìente pervenit . Ma nel tornare indietro, allorché ebbe da
valicare jl Fiume Aflona, colto dall' Armata di Lottano, vi perde
buop.a pajte del bagaglio e dilla preda. Lafcerò, ch'altri d^-cida, fé
quelU guerra appartengi al prefente o al fuiTcgucntc anno. Secondo-
che fcrive il fuddetto Annalilla, prima che leguiiTe quelVa rottura fra
l'impcradore e il Re Lottario, il depollo Duca di Baviera Arrigo JL
occupò la Città di PafTavia. Vi accorfe Ottone Augullo alTcdio lui
nella xncdcfima, e in fine l'obbligò a fottomctterfi al fuo volere. E
(a') Lw;»»» Lupo Protofpata («) lafciò fcritto a quello medi fimo anno. (*) /«-
Protol'^at» cenderum Agar mi Civitatem Ori^^ (^ cun^um vulgus in Siciltam dedu'
inChr.viico. xeruftP. Altri tengono lucceduto più tarJi qucJlo fatto. Vicn rappor-
Buihr.'^c^'- ^^^° '^^' Margarino (^) un Diploma di Ottone II. Augudo, come
/(/«»^.r. y/. fpettantc all'anno prefente colle ieguenti Note: Dattim IV. Nonas
Ctnjlit. 58.. Jprilis Anno Dominìca Incarnai ioni s DCCCCLXXVII. Indizione F. Re-
gni vero Domni Ottonis XVI. Imperli XI. In elfo dichiara egli Conte
di Bobbio l'Abbate di qucU' infigne Monillcro, come erano (lati in
{c)Jntl*hi- addietro altri Abbati. Ma altrove (0 ho io dubitato della legittimi-
tà Efiriji tà di quello Diploma, al vedere si anticamente invertito 1' Abbate per
r. I. t. il. annulum «ureum de jamdiElo Comitdfu; e al trovar qui V Anno XI. dell'
Imperio, il quale cominciava a decorrere folamentc nel Natale dell*
anno prefente. Pcrp l'Ughelli tralafciò l'anno d'eflo Imperio, ed ag-
(d) Vihell. giunfe: (il) Atlum Noviowaga in Palati» Imperatoris . Sono ivi citati
jtal. SAtr. per tellimonj 1' Arcivefcovo di Magonza, Rinaldo Ve/covo di Pavia,
i^'"'gpìrcop. Giovanni Fejcovo di Piacenza, ed altri. Non fi folcvano allora rcgtllrar
lobiittf. ne' Diplomi Imperiali i Nobili tellimonj . Tal collumc fu introdotto
più tardi. Vefcovo era allora di Piacenza Sigolfo e non Giovanni ^ co-
M ^*'"^' ™^ *' ^^ '^"''^ Carte accennate dal Campi (^), il quale flranamcntc fi
^^^), j"^ftudia d'accordare con effe l' anacronifmo di quello Diploma. Comun-
que fia, quivi si incontrano le feguenti parole : ^utecum/fue igifur Adal-
bertus vcl. Opizo Marcbiones , vel eorum feijuaces , in pr<£fato Comitatu ,
fcf ejus pertimntiis agere vel facere prafumpferunt , nifi de expreffa licenti»
{5? libera voluntate Comitis memorati., votumus irrita fieri atque caffa .
Abbiam veduto all'anno pji. provato con un autemico Strumciao,
ed IO ho prima d'ora con altre pruovc nelle Antichità Eft'.'nfi dimo-
ftrato, che fiorivano in quelli tempi Adalberto ytà Oberto II. Marche-
fi, Figliuoli del Marchefe Oberto I, dal fecondo de' quali difcende la
(f) ^«'W/- nobiliilìma Cala d'Elle. E in una Pergamena Luccbefe dell'anno
tà Efttnfi lon. s'incontra (/) Adalbertiis Marchio filio botte memoria Okberti ., qui
p. 1. (. 16.. Qppiiif,. (jei (;5,g fo jo menzione,, acciocché fi fappia, che il medrfim<>
Ober-
(♦) Incendiarono gli Agareni ìa Città di Oria^ t in Sicilia tr afferò tutt»
il volgo .
Annali d* Italia. 403
Oberte II. era anche appellato Obizzo . Nella ftefTa maniera is'mcon- Era Volg.
trcrà Adalbertus qui (sf Azza ^ ed altri fimili cfempii I: truovano nelle Anno 978.
raemorie di quc' tempi. Però Azzo ed O^/zzo divennero poi nomi de'
Principi Ellenlì fufl'e^uenti, e andarono a poco a poco in disufo quei
di Oberto e di Adalberto^ che e lo rteflo che Alberto-,
Anno di Cristo dcccclxxv^i ii. Indizione vi.
di Benedetto VII. Papa 4.
di Ottone II. Imperadore 11. e 6.
AGII Anni precedenti e a parte ancora di qucflo, appartiene un
racconto di Andrea Dandolo (") . Scrive egli, che Vitale Pa- (^^ Dandul.
triarca à\ Grado, Figliuolo dell' ucciio Doge Pietro Candiano IF. per ^'',^ '^'xi' '
conlìgho d'alcuni Veneziani (*) Saxoniam ad Irnpcratorem prcperans ^de Rcr. lutile,
occifiofie fui gcnitoris querelam expofuit ^i^ remedium implvravit . ^lem Ifit^
perator deiote fujcipien^ fibi condoluit ^^ i^ eum fecum mancre rogivit . Ag-
giugne apprcflb, the anche Gualdrada già Moglie d'eiTo Doge ucci-
fo, e Sorella di Ugo Duca e Marchefe di Tolcana, Lege Salica de-
fpOH/ata, porche veramente- difcendente da Padre 6c Avolo Franzctì ,
fece anch'* ella ricorfo con delle buone raccomandazioni all'lmpera-
drice Adelaide^ per inquietare il Doge novello e i Veneziani. Ma
Pietro Orjeolo Doge deliramente tratto con efl'a Imperndrice, e per
via d' uni compoiizione quietationem obtinttit fubfequenter ^ per Imperatri-
cent apprtbatam Piacentine ^ Dominico Carimano Fenetorum nuntio procu-
ratite . Abbiamo dall' Annalisa Saflone (0, che in qucifAnno Adeihei- (b) ^»„4/;.
dis Imperatrix cum Filiti Athelheide Abbatijj'a in Italiam profeéla efl prò- fin Saxo a-
pttr quafdam difcordias Inter fé (^ FiHum faiìas . Pero fi può credere, pud Eccard.
che in quelli tempi leguiflc l'accordo fuddetto approvato in Piaccc.zs
dalla fuddctta Augulta. Noi abbiamo da Siro Monaco (4), che O/- f^\ svrusin
tane II. Augufto concepì tanta altcnzion d'animo centra deUa pislfi- vu. s. ai«-
ma Imperadricc fua Madre, quaji in rei public^ dilapidatricer/t, forfè j-^h apud
perch' ella fpendeva molto in limofine, e in ornare o dotar le Chiefc. ■*^''^''''"''
Ma Odilone Abbate di Giugni W nella Vita di quefta Santa Impera- (j-; qjh, ;„
drice icrive, che non mancando alla Corte, chi \\ metteva in diigra- Vita s. A-
zia del Figliuolo Augufto (e fra quefte fi può fofpettare, per quanto delhaidis.
dirò altrove, che v'entrafle la Nuora Teofania) clfa Adelaide non in
Italia fi ritirò, ma bensì nel paterno Regno della Borgogna, ubi a
Fratre , fàlicet Chtmarado (Re di quelli contrada) y mbiiilJì»ja Ma-
ihilde ejus corijuge^in ben ricevuta, E perciò trijlabatur de abfcntia ejus
E e e z Ger-
{*) correndo in Sajfonia aW Imperadore , efpofe la querela intorno alV ucci-
fione del fuo genitore ,, e ne implorò V tmenda . Con cui /' imperadore ciivo-
tameatt accogliendolo fi condolfe , e lo pregò a trattener fi [eco .
E» A Volg.
Anno 978.
(a") Pitrus
Damiani
in Vita S.
Romnaldi .
Pertgrinius
H'tft. Prin-
tip. Lange-
k»rd P. 1.
Tom. II.
Kir, Italif.
404 Annali d' Italia.
Germania; latabatur in advcntu ejus tota Burgundia-., exfultabat Lugdu-
nutn., quondam Philofopbia maUr y nutnx^ necma (^ Patema nobilis fe-
dei Regis . D.i ciò inferirce il Padre MabiUone, che s' ingannaflc l' An-
naliUa tuddctto sì nel raccontar la venuia in Italia di Santa Adelaide
come ancora neir Anno, prercndendo egli, che ciò leguilfe folamence
neii'Anno p8o. in cui S. Maialo Abbate riconcilio l'Auguda Madre
col Figlio. Ma avendo noi qui raffcrzione delio Storico SalTone, e
in oltre quella del Dandolo, che dovette prendere la notizia dell'ac-
cordo feguito fra Gualdrada e Pietro Orfeolo Doge, dallo Strumento
fatto in Piacenza coli' incerpofizionc dell' Impcradncc, abbiamo affai
fondamento di credere qucjl* Augufta venuta di Germania in Italia
da dove poi dovette paflare a Vienna di Francia.
Dal Dandolo luddctto vicn fuficgucntc mente fciitto, e piìj difTu-
famente cfpoito da S. i^icr Damiano (<»), e da altri, che hanno fcritta
la Vita di S. Pietro Orfeolo ., cioè del fopra lodato Doge, che atten-
dendo egli alle opere di Pietà , flccome uomo di Tanta vita, ma co-
nofccndo d'aver de i nemici, che macchinavano contra di lui, e pro-
vando anche i rimorfì per l'uccifione del (uo Antcccfrorc: capitò a
Venezia Guarino Abbate di S. Michele di Gufano in Guafcogna, che
non difficilmente pcrfuafe al buon Doge di dare un calcio al Mondo,
e di abbracciar la Vita Monaftica. In fatti nella notte del di primo
di Settembre dell'Anno prcfente Pietro Orfeolo^ fenza far parola di
tiò né colla Moglie Fclicia, ne con Pietro Tuo Figliuolo, ne con al-
cuno de'fuoi domeflici, ufcì fcgretamente di Venezia, accompagnato
da Giovanni Gradenigo, e da Giovanni Morofìno Tuo Genero, pcr-
fonaggi anch' effi di rara pietà, e da Romoaldo celebre Monaco di Ra-
venna, e poi fanto Iflitutore dell'Ordine Camaldolenfe, e da Marino
inlìgne Anacoreta, s' inviò in Francia, e quivi nel Moniftero fuddctto
di S. Michele prefe l'abito Monadico, e pafsò quivi diecinove anni
crcfcendo di vinù in virtù, di modo che dopo morte, rifpJcndcndo
anche per varj miracoli, fu irv quel Moniftero ed in Venezia onorato
qual Santo. A Pietro Orfeolo fuccedette in quell'Anno nel Ducato di
Venezia Fitale Candiano^ Fratello dell' uccifo Pietro IV. Doge. A
queito avvifo tornò a Venezia Vitale Patriarca di Grado fuo Nipote,
che dianzi dimoiava nella Marca di Verona. £ perciocché qucfVo
Prelato avea fommamente fcrcditati i Veneziani prello l' Inaperadorc
Ottone \\. fu fpedito dallo flcflb fuo Zio Doge in Germania, per ri-
meitcrli in grazia: il che egli felicemente cfeguì . Mancò di vita nell*
Anno prcfente Gifolfo I. Principe di Salerno (*), e fuccedette a lui
in quel Principato Pandolfo , i'ccondogenito di Paadolfo Capodiferrt
Pi iiicipe di Benevento e Capua, adottato per Figliuolo da eflo Gilblfo
nell'Anno P74. Mi Pandolfo fuo Padre affunfe anch' egli il titolo di
Principe di Salerno, e volle go/ernar quegli Stati infìcme col Figliuo-
lo, in guM.i che poffedendo i Principati di Benevento, Capoa, e Sa-
lerno, e reggendo in oltre il vallo allora Ducato di Spoleti, e U
Marca di Camerino, quali la metà dell'Italia flava fotto il dominio
fuo ,
Annali d' Italia. 405
fuojcd egli era fcnza comparazione il più potente Principe d'Iralia.
Né fi dee tralalciarc, che tutti que' Principi erano di Nazion Longo-
barda^ e s'intitolavano Langobardcrum gentii Principes .
Tali ancora furono i due Marcheft Oberti progenitori della Cafa
d'Elle, e i lor Succtflbn fi gloriavano d'efla Nazione. Tali pari-
mente furono gli Antenati della celebre Confeffa Matilda . Fienva tut-
tavia in quelli tempi Adalberto^ o fia Jliterto //zzo. Conte di Mo-
dena e di Reggio, e Bifavolo della llcfla Contefla. Si truova egli vi-
vente anche nell'Anno «?8i. come fi ha da un Tuo Contratto, rife-
rito nel Bollarlo Cafinenfc {") . Aveva egli due Figliuoli, cioè Tedal-
do^ che fu Succeffbre nc'fuoi Beni e Stati, e Gotifredoy che fu Ve-
fcovo di Brefcia, vivente anche il Padre. Moglie d'elfo Alberto Azzo
era lldegarde Donila piillìma, la quale per attcllato di Donizone (^),
fabbrico il Moniftero di S. Gcnefio di BiefccUo, oggidì ridotto in
Commenda. Fortificò egli maggiormente la Rocca di Canolfa, vi
fondò ed arricchì la Chiefa di Santo Apollonio, in cui Il;ibilì UJia
Collegiata di Canonici, mutala dipoi in un Moniltcro di Benedettini^
anch'elio paflato dipoi in Commenda. In alcuni Scrumenti di Tedaldo
Marcbefe luo Figliuolo fi truova anche lo IlclTo Alberto intitolato
Marche fé . Lcggeu ivi (f) Theudaldus Marchio^ Filio quondam Addbertì.
itemque Marchio , qui frofejfo fum ex Nat ione me a Lege vivere Langobar-
dorum . Ma ci è ignoto, di qual Marca si l'uno, che l'altro tolTcro
invelliti . Al prcfente Anno Ermanno Contratto (,d) ^
Scafnaburgo CO» ed altri, rapportano la guerra, feguiia
Augudo, e Ltttario Re di Francia} ficcome ancora la
Arrigo II. Duca di Baviera . Sono di elfo Ermanno
Lamberto da
fra Ottone 11.
depreflìane di
quelle parole :
Era Volg.
Anno 978.
Heirtricus Dum Bajoaria , Isf alius Dux , Auguftenfts quoque Èpifcopus Hsin-
ricus , rebellantes Imperatori , capti (^ ex filio mancipati fknt . Ducatumque
Bajoaria Otto Dux Sueverum cepit . Era quello Ottone figliuolo di Li-
/o//o,danoi già veduto Primogenito di Ottone il Grande Impcrado-
re. Confermò l' Augulto Ottone in quell'Anno i Beni e Privilegi
della Chiefa di Cremona con un Diploma (/) dato XIJ^. Kakndas Ma-
jas ., Anno Dominici hicarnat. DCCCCLXXFIII. Regni vero Domnt Ot-
tonii Imperatoris Augu/ìi Xf^III. Imperli vero XI. Indiclione FU. ABum
Corte ^ qu£ Aìttftet dicitur . L'Indizione ha da eficre Sejìa .
Girolamo Rofiì ig) fotto l'Anno prcfcnte , come egli crede,
rapporta così imbrogliate e fcurc alcune notizie fpettanti a Ravenna,
che non fé ne può ben comprendere il fenfo. Cita egli uno Strumen-
to, in cui Uberto Vefcovo di Forlì ed alcuni Arcipreti,, concedono ad
Oneflo Arcivefcove di Ravenna viginti Mauentes (erano contadini ob-
bligati con una fpccic di fervitù al fervigio de' lor Padroni) con tutte
le lor vigne e beni eo ordine., condicieneque ., ut fi per Apofiolicos fanSla
Romanie Eccltfia , aut per Othanem Imperai orem , media pan de diflriSlione
Urbis Ravennie., fjf Comitatus Decimani^ queni ipfe (Hubertus) cum Lam-
berto Fratre y Honefto ( Archiepifcopo) dederat ., fuhtraSla fuijfet ., nec re-
fiituere intra fex Menfts ipfe , ncque Lambertus pojfet , Honejìo fas ej/èt
Ma'
(a) tn\\»T.
Cafintnf.
T. i. Con-
ftitHt. 61.
^'^; Donìz.»
Vit. Ma-
tUild. i. I.
'"?■ 3-
(e) BMCcki'
ni IJlor. del
Mom/ier. di
Polironi
jttipend.
(àjUirmtin-
niéi Contra-
£ÌHi in Chr,
id'it. Canif.
(e) Lamhir-
tus SchafnA'
burgtnfis <»
Chronic» ,
{i)Antìquì-
tat. Italie.
Dij[irt. 18.
Hifitr. Rd-
vt»n. l, 5.
40^ Ammali d* Italia.
Er* Volg. Mamntes ^ qui fupra [cripti funt^ bonaqae ^ quit nd Hubert um 13 Lurnher^
Anho 91^- .ìum. ibidem ptrtinerent ^ omnia tenere ^ pò (Jìdereque . Lo Strumento fu fcritto
^««0 Pontifìcatus Domni Benedici j'ummi Pomiùìs Sexto^ ficque impe-
rante Domho Orbane^ a Dea coronato in Italia Anna XI. die li. Menfts
OElobris., IndìBione FI. in loco ^ qui dicitur Gonverfto., territorio Jrimi-
nenfi. Non fi sa intendere, come nel di z. di Ottobre dell' Annrj prc-
fente potcfTe correre V^nno Sefto di Benedetto VII. Papa. Altre me-
morie abbiamo, che indicano lui creato Papa neìl' Anno P7f. e però
come mai può convenire ali* Anno prcCente l' Jn>io VI. del Tuo Pon-
tificato? Nell'Archivio del Moniftcro di Subiaco lì legge uno Stru-
mento, rcritto Anno^ Beo propitìo^ PontiBcatus Domni Benedirti fummi
Pontifici., 6? univerfali FU. Papa IF. Imperante Donino Ottone a Deo
coronato pacificus imperator Anno XI. Indittione FI. Mer.fts Martii die
Sexta^ cioè nell'Anno prelentc . Un altro fu fcritto Anno Pontificalus
Domni Benedici fummi Pontifici 6? antierfali FU. Papa in facrutiffima
Sede head Petri li. Imperatoris Domni Ottoni piijjtmi é? perpetuo Augu-
fioy a Deo ci/ronati ^ Anno Nono., Indiciiene IF. Menfis Januarii die X.
cioè nell'Anno 976. Ritornando ora alle parde dello Stiumento ac-
cennato dal Rolli, è confidcrabilc il dirli, che fé dal Papa, o dall' Im-
peradore folTc tolta all' Arcivcfcovo Oocito media pars de diJiriHione
Ravenna.,^ Comitatus Decimani (ceduto i\V Arcivefcovo Onefìo àaì Fe-
fcovo Uberto, e àa Lamberto fuo Fratello) in tal calo eflb Arcivefcovo
felli padrone de gli Uomini e Beni fopra notati. Può eflcre, che folTc
in difputs la Signoria di Ravenna fra il Romano Pontefice, e l'Im-
peradore . Ma giacché abbiam rapportato de i Documcnu fpcttanti
alla Cronologia Pontifi^la, non vo' .finiria fcnza avvertire, che ncll'
Archivio poco fa menzionato del Monillero infigne di Subiaco fi nuova
un'altra Bolla con quelle Note: Anno, Deo propitius Pentificatus Do'
mni Benedigli fummi Pontifici , y univerjdii Septimi Papa in facratifflma
Sede beati Petri Apofieli Tertió, Imperii Domni Ottonis Magni Impera-
tori Anno Decimo, indizione F. Menfe Aprilis die XXFìlI. cioè neil'
Anno 977. Ora da 1 (uddetti Documenti rilult-i, che Benedetto FU.
fu aflunto al Pontificato o fui fine dell' Aniio 974. o lui principio del
P7f. All'incontro in Ravenna fi truova cflb Papa promoHb al Ponti-
ficato un'Anno o due prima. Il Padre Don Pier Paolo Ginànni Ab-
bate Benedettino, diligentidìmo raccoglitore delle memorie antiche
di Ravenna, ha fcnpcrto due Strumenti, l'uno fcritto Anno Pontifi-
tatus Domni Benedici Decimo, Imperante Ottone in Italia Anno XF. die
XXIF. Decembris, Indizione X. Raveniue, che indica l'Anno 981. re-
gnante Ottone IL Augulto. L'al:ro fu fcritto Anno Pontificatus Do-
mni BeneAitti OElavo, die XI. /Iprilis per Indifllonem FUI. cioè ne il*
Anno 980. da'qu.ili Strumenti veggiamo anticipalo d'uno o di due
anni il principio del di lui Pontificato. Che é qui da dire? Altro 10
non fo immaginare, fé non un ripiego, che io nondimeno fono il pri-
mo a confeflar poco vcrifimile. Cioè che i Ravcgnani confor.deflcro
ìnGcmc i due Benedetti, eroe il Sefto e il Settimo, con credere, che
il pn-
Annali d' Italia. 407
il primo ufcito di carcere avefle continuato a federe nella Cattedra di E» a Volg.
San Pietro, e che perciò attribuifTcro all'uno anche gli Anni dell'ai- •'^'^^o 979-
tro, mentre iuccedcttcrn sì da vicino l'uno all'altro. Fòrs' anche tali
Carte potrebbono far dubitare, che Benedetto,, da noi chiamato Sc-
fto, non fodc ftrangolato, ma riforgefle.
Anno di Cristo dcccclxxix. Indizione v..
di Benedetto VII. Pap^ 5.
di Ottone II. Imperadore 13. e 7.
P
ER atte (tato del Dandolo W, Vitale Candiani\, creato Doge di (') ?f'»^«'-
Venezia nell'Anno precedente,, dopo aver palTatO' folamente un' ^ j^^^*^*^^'^*
anno e due Mefi nel" governo colla fanicà femprc languente ed afflitta italtc,
da varj malori, infcrmoflì gravemente; e però quattro giorni prima
di morire, fattofi portare al Moniftero di Sant'Ilario , quivi prefo
l*abito Morraftico, e fatta la profeflìone, pafsò a miglior vita. Tale
era allora il pio collume di molti, perfuafi di adìcurarfi in tal manie-
ra l'eterna loro falute . E refta tuttavia qualche veftfgio di quell'ufo
nell'abito Religiofo, con cui moki, e non men de' buoni, che de' cat-
tivi, fi fanno portare alla fcpoltura, eleggendo allora alcuni ciò, che
forie fprezzarono e derifero in loro vita . Fu in luogo di V'itale pro-
clamato Doge di Venezia Tribuno Memmo ^ perfona atTai facoltofa, fot-
te il quale per poca fu» cura accaddero varj fcandali e (concerti in
quella nobil Città. Perciocché nata nemicizia fra i Caloprini e Mo-
rolìni, potenti Famiglie di Venezia, i primi un giorno fpalleggiati
dal medefi.mo Doge prefero l'armi contra de gli altri, che ebbero la
fortuna di falvarfi, fuorché Domenico Morofino, che rellò vittima
del furor de' nemici. Io non so, onde abbia trattoli Sigonio ih) ciò, (bj s\g»ntm
ch'egli racconta fotto l'Anno prèfente. Cioè, che inforfe una gran de Kigno
guerra in Italia, quippe Bafuius t3 Conflantìmis Imperatores turpe rati ^^t'^^- ltl>- 7-
fé veteretot annorum A pulì a ^ Calahrixque fuijfe pojfefìone dejeclos^ Sa-
racenis, quos nuper Crstcì cregerant (abbiam veduto, che 1' Ifola di Can-
dia fu ritolta a i Saraceni l'anno pi^i. fotto Romano iuniore Impera-
dore) magna, mercede conduSlis ^ Italiam iavaferutit , ^ Barrio , ac Mate-
ra expugna tis^ Apulia ptimum^ delude^ ntmine prohibente ^ Calabriam re-
ceperunt . Ma a chi ritolfero i Greci quelle contrade? Se i Saraceni
erano in loro aiuto, dille mani di chi le avran ricuperati i Greci? A
me non è venuto fotto gli occhi antico Scrittore alcuno,. che parli di
si farto avvenimento. E noi vedremo \n breve i Saraceni potenti in
Calabria. Lupo Protofpata fotto quell'anno fcrive («■) : Occidit Por- (^a £^»^
fhyrius Protofpata Andream Rpifcopum Orienfem Menfe Augujli . Altra av- Pr^tofvatt
ventura di conlegucnza non dovette egli (apere. E pofcia all'anno inChronic».
p8i. nota, che ia Città di Bari fu confegnata a i Greci: come dun-
que fc ne impadronirono in queft' anno? Per altro e certo, che pochi
anni
4o8 Annali d' Italia.
Ea* Volg. anni prima aveano i Greci perduta la Città di Bari, e feco, come fi
Anko 979. può credere, la Puglia. Cedrcno l' attorta W, favellando di Bali Ilo
^nui'^n An- ^ Coftantino Augniti Greci. In Italia^ dice egli, quidam vir potens^
nalibHs. ""'*^ ^^ "■^i ?"' Bsirim incolebant ^ nomine AJeks, concitati! Longobardis ^
cantra Rommos ( tal nome attribuivano a fé fteflì i Greci ) movit .
^umquc Imperai or adverfus hunc mifijfct Bafiiium Argyrum Sami^ (^
Contolconem Ccphallenia PriefeElos^ Meles illuliri eos prwlio vicit ^ multis
ctejis , haud paucis captis , reliquis turpi fuga -vitam tutatis . E' da llu-
pire, come Lupo Proiofpata nulla parli di quello fatto, quando fia
(b1 Ughtll. vero. Tanto 1' Ughelli (^), quanto il Bordoni (f), rapportano a quell'
Ttm ^1^ ^""° "" Privilegio conceduto a Sigefredo Fefcovo di Parma con quelle
(e) Bord0n. Note: Data Nonis Jprilis^ Anno Dontinica Incarnationis DCCCCLXXlX.
The/AHr. Indizione VII. Anno T'erta Otbonis Regni regnante Sesto . A6lum ^lite-
Ectltf.par- lemburgi : fenza punto badar' ellì, che Ottone Terzo non era per an-
""^^' che nato in quell'anno, e che allora regnava Ottone Secondo Impe-
radore, e non già fuo Figliuolo, e che 1' Indizione FU. non s'accor-
da coW Anno FI. di Ottone HI. Sarà forfè un Diploma vero, ma al-
terato da i Copilti ignoranti. Manjone Imperiale Patrizio ed Antipato,
Wì Anùa» *^'°^ Proconfole, fi truova Duca di Amalfi ('«'). Quelli noli' anno p8i.
lt*ì\c. T. i. f» degradato da Oferio fuo Fratello, il quale dopo avere regnato un'
fai. 110. anno e nove Mefi, mancò di vita, e diede adito al fuddecco Manfonc
di rìalTumcre il governo di Amalfi.
Anno di Cristo dcccclxxx. Indizione viii.
di Benedetto VII. Papa 6.
di Ottone II. Imperadore 14. e 6.
ERA finquì durata la nemicizia di Ottone U. Imperadore con Lot-
tario Re di Francia a cagion delia Lorena, Provincia allora di gran-
de ertenfione fra la Germania e la Gallia . In quell'anno ebbe fine .
Segui un'abboccamento fra loro, e per attellato di Ditmaro (0, Lu-
1» chrin!ce ^^"''"'•^ ■^'■^ '"'"" ^'^''^ fuimet , ac muneribus magni/ìcis ad Ottonem venit ,
lik. 3. ^ fibi fatisf*cieni^ amicitiam ejus firmiter acquijivit . Cosi hanno altri
(DAr.tiMles Scrittori (/) . E Sigcberto aggiugnc U), che Rex Lotharius Lot barin-
mìdtihii- gj^fff abjurat . Ma il Continuatore di Frodoardo ib) fcrivc, che Otto-
'^"jlHntlifia "^ Augurto riconobbe quel paefe in Fiudo dal Redi Francia. Lctha-
Smxo. fius Rex Francorum cantra velu.Jtatem Priacipum Regni fui Remis paci-
(g) siiiiirt. Jicatus efì cum Othont Imperatore., dedttque Otheni in bcucficium Lotha-
>^chromta. fj^gj^ Ducatum : quod magis corda pradiStmum Principum contrifìavit . La-
nitartr />«'- fecero io dilputare intorno a quello punto gli Eruditi l'ranzefi e Te-
dtard. tpud dcfchij perché quel Continuatore non è di tale antichità da potcrfi
Du-cke/nt ripofar fui Ilio detto. In quella maniera avendo l' Augullo Ottone af-
ro. ;/. Rtr. Sturata la quiete della Germania, riv< ile i fuoi penfieri all'Italia. Sta-
vagli a i fianchi l' Impcradrice Teofania fua Moglie, che gli andiiva
mct-
Annali d' Italia. 409
mettendo in capo delle precenfioni fopra gli Stati poHeduti da i Greci Era Voig.
Auguftì in Iralia, per cfler'ella Figliuola d' un Greco Imperadore : Af*-» 9^°-
con che s'invogliò il Marito di tenra.rne !a conquida. Se fi ha da cre-
dere ad un Continuatore della Cronica di Frodoardo (0 preffb il Du- (^a) 7^^»»
Chcfne, fu egli in oltre chiimato in Italia dal Papa, per provvedere ibidem.
a i mali umori, che piìi che mai fcrpeggiavano in Roma. Evocatus a
Papa^ ut Eccleft<e fiicctirreret ^ in Itdìam^ uhi Aptilìam 13 Cahhriam Ita-
lia Provincias ad jus [mperii Gr/ecorum appenùentes ^ ad fmper'um Rom-
num conatus trans/erre. In quell'anno per reftimonianza dell' Annalifia
Sairone (*), la fuddetta Impcradricc Teofania partori all' Augnilo Mi (b) AhìhiU-
rico un Figliuolo, appellato Ottom III. che fu poi Re t-d Impera-/" Snxi
dorè. Calo dunque m Italia Ottone II. Imperadore nell' Autunno ^'"^ ^'^"
dell'anno corrente, e giunto a Pavia, quivi fi pacificò co'la fan- '^"'^ *"" "
ta Imperadrice Adelaide tua Madre . Non van d' accordo su qucflo
punto Sant' Odilone Abbate (0 di Giugni , e Siro Monaco x'^bbatc (e) od.lo in
d' clTb Moniltero {d) prima di Odilone . Secando il fuJdctto Odi- Vaa s.inn.
Ione, pentito 1' Imperadore de i disgulli dati alla Madre, fpcdi a ^dhelheidn.
Corrado Re di Borgogna, e a S. Maialo òt i Melfi, con pregarli d'in- i^j/f^'"
lerporfi per la rinconciliazionc e di condurre Adelaide a Pavia. Ven- yjj'^ ' "'
ne eUa in fatti a quella Città, abboccofil col Figliuolo, ed amendue
non fcnza lagrime C\ pacificarono . Siro all' incontro fcrive , che non
attcntandofi alcuno de' buoni Cortigiani di aprir boccs in favor d'Ade-
laide, foUccitato S. Maiolo da molti, {] portò alla Corte, e con gc-
nerofa franchezza talmente ne parlò all' Imperadore, eh' egli fi diede
per vinto, e andò a gittarfi a' piedi della Madre. Nelle Annotazioni
alle Leggi Langobardiche (0 ho io fcritro, che quefta riconciliazione ^^n 5,,.
fcgui in V^erona nell'anno 985. Ma clTa è indubitatamente da rifcrirfi uii. ?'. il.
all'anno prelente. Da Pavia pafsò 1' Augnilo Ottone a Ravenn:i, dove rom. 1.
per relazione dell' Annalifta SalTone celebrò il fanro Natale. Della fua
permanenza in quella Città ne abbiamo anche la tcllimonianza in un
Diploma (/) da me dato alla luce, in cui egli confermò a i Canonici (f) Anfifu.
di Parma {interventu ac petitione Domina: nolìrx Matris Adelaide., già iflic Dif-
riconciliata con lui) tutti i loro Privilegi, F. Kalendas Januarìi ^ Annoi"'- '*•
Dominici incarnai ionis DCCCCLXXX. Indiclione Nona., Re<!ni vero Do-
mni Ottonis XXII. ( dovrebbe efiere XX. ) bnpcrii autem ejus XIII.
(dee efiere XIIII facile errore del Copifta) AElum Ravenna. V^uolt
il Sigonio (^), che Ottone appena arrivato in Iralia tcncire nel xMcie ....
d'Agolto una folennillima Dieta de' Principi Italiani in Roncaglia fui ^fj ^eV»'""
Piacentino, dove fi fece giuftizia di chi avea mofle fedizioni in Italia, italu ab. 1.
e furono conferiti Feudi a varie perfone , e fra 1' altre a Lanfranco
Bracciforte Piacentino . Aggiugne, che Tedaldo Figliuolo di Alberto
Azza Conte ed Avolo delia Contcffa Matilde fu dichiarato Marchefe
di Mantova. Ma nulla di ciò fufiìite . Nel dì 7. Ottobre era tutta-
via di là da Monti l' Imperadore Ottone II. come con un Tuo Di- (h"! M»bill.
plonia pruova il Padre Mabillone (/>) . In que' tempi non v'era Mar- ■^"""i- S'-
chele di Mantova. Senza dubbio Tedaldo portò il titolo di Marchefe^ !rf«»^'o8'
Tom. V. Fff ma ■ ^ "
4IO Annali d' Italia.
Era Volg. ma con rcftare tuttavia ignoto, onde a lui vcniffc qucfta dcnorainazio-
Anno 981- ne. Ed è una favola quella del Biaccifortc.
Anno di Cristo dcccclxxxi. Indizione ix.
eli Benedetto VII. Papa 7.
di Ottone II. Imperadore ij. e 9.
(al Ruhus "CRA tuttavia in Ravenna T AuEjufto Ottone li. nel di if. di Gen-
Hiftor. B.a- JLj naio, citando il RolTì C») un fuo Diplom:i , dato Jf^y//. Kal. Fe-
7h^"'''^'r' ^''"^^'' ^»"'> Dominka Incarnatioms DCCCCLXXXI. Indizione IX. Re-
fi! "saxo i"^ ^^- '»^P^^'" X^f^- Ravenna. Falsò dipoi a Roma per atteftato
nfud Ec- dell' Annalisa SafTone, (/') in compagnia delle Augufte, cioè di Jdelai-
<ardi4m. de Tua Madre, e di Teofania Moglie, e vi (olcnizzò la Pafqua .
Confermò all' infignc Momftero di Farfa i fuoi Privilegi con un
Tarftnfi"'' ^'P'orns ^'^^ *^3to ///. Nonas Mali , ^nno Dominicte Incarnationis
p. 11. T. IL DCCCCLXXXI. Indtaione FUI. ( ferivi Villi ) Imprii autem
Rer. Italie, ejus XIV. /f&um Roma . Un' aUro fuo Diploma in favore del Mo-
niftero di Cafauria fu fpedito XIF. Kalendas Maii nell' anno fud-
detro , Indizione Nona., Regni vero Domni Ottonis Secundi Vicefimo
primo , Impera autem ejus Decimo quarto . Ailum Roma in Palatio
juxta Eccìefiam beati Petri .^po/Joli, cioè fuor di Roma, dove (Dica-
no abitar gì' Imperadori , allorché andavano a qucil' Auguila Città.
Lo ftelfo pure praticavano in Ravenna, in Milano, ed in altre Città,
abitando fuori d'effe, credo io, per loro maggior ficurezza, e quiete
ancora de' Cittadini . Sufleguentcmente nel Mcfe d'.Agollo confurmò
tutti i Privilegj e beni al cclebratilTìmo Momftero di Monte Cafino .
11 fuo Diploma, che tuttavia originale col fuo Sigillo di cera fi con-
ferva nell'Archivio Cafinenfe, dato alla luce dal Padre .Abbate Gat-
(à)GatttUy tola C"^), fi vede fpedito Vili Idus Augufii Anno Dnminica Incarnatio-
"hinalìe "'^ DCCCCLXXXI. Imperii vero Domni Secundi Ottonis Imperatori!
cTfintnf. Augufli ^uartodecimo^ IndiBione Nona. A5lum Cevice . Quivi è degno
Pan. i. d'attenzione ciò, che dice quc-ft' Imperadore in confermare ad Aliger-
no Abbate tutte le tenute del Moniftero Cafinenfe in ambobus Ducati-
bus noftris , Spoletino atque Firmano , feu infra emnes fines nojìrì Regni
Italici. Il Ducato di Fermo, appellato anche Marca di Fermo, altro
non è, che il Ducato, o fia la Marca di Camerino. Or di qua fi
vegga, fé pofla fuflìftere, che i due Ottoni Primo e Secondo aveffero
donato, o fia confermato, alla fanta Chiefa Romana fv«(^?«w Ducatum
Spoktinum.^ feu Beneventanum . Ognun sa per conto del Beneventano,
che cflo era in quelli tempi de' fu<ii proprj Principi, i quali ricono-
fccvano ora i Greci, ora i Latini Imperadori per loro Sovrani, fenza
che mai niuno de' Papi fé ne lamcntalTe, o vi pretendefle. Cosi i due
Ducati, o fia le due Marche di Spolcti e di Camerino dipendevano
da i
Annali d' Italia. 411
da i foli Imperadori d'Occidente, ed erano parti del Regno d' Italia > Era Volg.
e i Re e gì' Imperadori vi mettevano al governo i Duchi di mano , in Anno 981.
mano il che appunto fucccdettc nell'annoprcfente . Imperciocché venne
a morte Pandolfo Capodiferro , potentillimo Prmcipe di Benevento e Ca-
pua, che per molti anni era anche llato Duca di Spoleti, e Marchc-
le di Camerino. Dopo l'Aprile, e prima del ÌVIcfe di Gnigno di
qucft'anno egli terminò i Tuoi giorni, e fu Icppellito in Capua . A
Landolfo JF". iuo primogenito toccò il Principato di Benevento e Ca-
pua j a Pandolfo^ o tìa Paldolfo fccondogcnito redo il Principato di
Salerno. Per conto di Spoleti e di Camerino^ iìccome vedremo, que-
llo pervenne a Trasf/iondo Duca e Marchete, nominato nelle Croniche
di Farfa e del Volturno. Trovavalì in Capua 1' Augullo Ottone neli*
ultimo di di S;:ttcmbrc, allorché confermo una gran copia di beni do-
nati al nobil Monillcro di S. Salvatore di Pavia dall' Imperadrice yfd'e-
laide fua Madre, piiflìina fondatrice di quel facro Luogo. 11 Diplo-
ni-:i fu dato (j) Pridie Kakudas Otlobris Anno Domimele Incarnationìs ^j») t^iarga-
DCCCCLXXXI. Indizione X. Regni Dovmi Secundi Ottonis XXiF. nnìus buI-
Jmpern auoqtic XIV. Aitum Capua. Gli Anni del Regno fono Icorret- '<"■• Cafin.
ti, né s'accorda quello Diploma colla dotazione, fatta più tardi di ^.'-iH' ^^'''
cflb Monilieio dall' Augulta Adelaide. Attefe in quelli tempi l'Im-
peradore Ottone ad ammafl'ar gente, e a far tutti 1 preparativi per
cominciar la guerra co 1 Greci . Ma perche Pandolfo Principe di Sa-
lerno doveva cflere ora dipendente da elfi, Ottone, per atteltato di
Romoaldo Salernitano (^), afledio quella Città, e la preic : Feniens i;^-) notnual-
Salernum ob fedita cepitque illam expaguuns : lono parole di quello Stori- dus Sater-
co. Ed Ermanno Contratto (0 icnve a quell'anno. Otto Jmperator "'^z""*!
peragrata Italia Campaiiiam , Calabrofque fit.es cum cxctcitu ingreditur . j. y^''^^^
Lalciò fcritto Lupo Protolpata ('ij lotto quell'anno, che fecit pywlium jtal'n.
Otho Rex cum Saracenis in Calahri* in Civitate Cotruna , £5? mortai funt (e Herman-
ibi ^uadraginta mitlia Poenonwi {enorme slargata di bocca) cum Rcgc »»i Contra-
eorum, nomine Bulcajftmus . Ma quella notizia è fuor di lìto, conolcen- (fhronko.
doli, che appartiene all'anno leguentci ed è anche alterata di multo, (dj Lupus
Così egli narra all'anno p8z. la morte di Ottone Jl. la qual pure ac- frctrtata
cadde lolamente nel p8}. '^^ ^^--^'^
Ci vicn poi dicendo Gotifredo da Viterbo (^), che prima che j,^ij^'
Ottone 11. tornallb in Italia, ciano qui inforte Ira 1 Popoli, e maflì- {e] Godefn-
mamente in Roma, vane ledizioni. Arrivato ch'egli tu a Roma in dus vhcr-
collera, lenti le doglianze de' Popoli, noto 1 rei} ed un giorno, fatto ^p^'f^l ^^
un folenne convito, in cui li trovarono tutti i Principi e Baroni, e ottone 11.
circondato il luogo dalle lue guaidie, mentre erano fui piìà bello dell'
allegria, intimo il filcnzio a tutti. Quindi ordinò, che lì IcggelTe il
procedo dei delinquenti, a cadaun dc'quali immcdiatamcnie tu fpic-
cato il capo dal bullo .
F f f i ^i
4IX Annali d' Itali a.
Era Volg.
Anno 981. ^«/ meruit ^ damnatur ibi pwna capitali.
Sanguine Nohilium jam menfa potejl maculari.
Otho /ibi capita vult quafi fercla davi .
Humani capitis dum menfa cruore madefcit.,
Non minus ante datis Rex imperat undique ve/ci .
(a) sigonius Da Gotifredo prcfc queftc notizie il Sigonio (-j), come buona
ile Regno moneta , c le inferì nc' fuoi Annali. Ma s'ha da tenere per certo, che
j:al. Uh. 7. qucfte fon tutte fandonie, almeno per quel che riguarda Ottone II.
Imperadorc. Al piìi al più potrebbe aver dato motivo a quella fa-
vola Ottone HI. fuo Figliuolo per l'operato fuo in Roma: del che
parleremo a fuo luogo . È che lo ftefTo Gotifredo imbrogli qui i fatti
del Terzo Ottone con quei del Secondo, fi fcorgc dal dire egli, che
Ottone II. portò da Benevento il Corpo di S. Bartolomeo Apodo-
lo: il che fappiamo attribuito da'piìi vecchi Scrittori ad Ottone HI.
tuttoché né pur quefto fufTifta. Ora non parlando alcuno de gli anti-
chi Storici della fopradetta rigorofa, anzi orrida giultizia, che avrebbe
fatto grande ftrepito nel Mondo: non è badante a farcela credere
l'autorità di Gotifredo, lontano da quefti tempi, e Scrittore dell'
Co) Annali- Anno 1190. Abbiamo poi dall' .'^nnalilta Saflbnc W, che il fuddctto
ftasaxo. Imperadore celebrò la Fella del fanto Natale in Salerno: il che ci
vien fempre più afficurando, che in quell'Anno egli fé ne impadronì
(c)Lamher- Colla forza dell'armi. Lamberto da Scafnaburgo {e) dice, ch'egli fo-
tusSchafaa- lennizzò effa feda in Roma. Ma qui non fé gli può predir fede.
''"hrónfcl '" ^^"'* ^'■°"''^* ^'^^ Monidero del Volturno (d) abbiamo un bel Fla-
{d)chronic. '-'^" tenuto ip/o die Lu>t£ ., quinto die intrante Mcnfe Decembrio., Indi-
Vuliurnin- lìione X. fuper Salermtamm Civitat:m , in qua refidibat fupradiclum Ini-
feP.ii.T. I. peratorem cum fuis Honoralibus hojìiliter.^ Anno Domini DCCCCLXXXf.
Rer, Italie, j^p^rii vero Domiti Secundi Ottoni XI IH. Cadde appunto in qued'
Anno il di quinto di Dicembre in Lunedi i e pero abbiamo, che al-
lora l' Imperadore era ad ode (orto Salerno, ed avendolo prefo pijmi
del Natale, quivi dovette celebrar quella Fella. A qucd'Anno pari-
mente dovrebbe appartenere un Diploma d'elfo Gitone, conceduto
(el Anùqu. ^ • Canonici di Lucca (<■) XIJ. Kalendas Januarias ^nno Dominici In-
jtalic. Dif- carnationis DCCCCLXXXJl. Indiclione X. Anno Regni Secundi Ottonis
firt. 6i. XXV. Impera quoque ejus XF. J^um juxta Civitatem Salernum . Sono
Icorrctte quedc Note. L'Anno per mio avvilo ha da eflere DCCCC-
LXXXI. Oliando nuiladimcno folle dato nell'Anno fudcguente, di
qui apprenderemmo, che anche nell'Anno appredo l' Imperadore ce-
lebrò il Natale del Signore in Salerno: cola nondimeno, ch'io peno
a credere. Né C\ dee tralalciare ciò, che fcrive l'Autore della Cro-
{D Chronlc. nica di Cafmria (.0, cioè che nell'Anno prcfcnte Domnus Otto Impe-
^"^trT'n '''^""' ^'^ Romdea egrejfus Urbe., ijf (edificata fibi Regali domo in Campo y
Ker. Italie, f'" vocatur de Cedici y foto ipfo afltvo tempore ibi perendinans manfit . Era
quello Luogo nel territorio di Marfi , ciò apparendo da un Placito
da me
Annali d* Italia. 413
da me aggiunto alla medcfima Cronica, tenuto in terriioìio Marjìcano Era V^lg.
in ipfo Campo de Cedici^ ubi erat ipfa Cafa Domni Ottonis edificatila ubi Ann^ 981.
refidebat in Placito Giiiebertus venerabilis Epifcopus (di lìcigamo) &c.
Elio Placito fu celebrato Jnno ab Incarnatioae Domini nofiri Jefu Chrijìi
DCCCCLXXXJ. Anno Imperatoris Magni Ottonis Filli quondam Ottonis
Imperatoris Augufti XIF. die Menfis Augufti^ Indiilione IX. Aèìum i»
Marfi . Adamo Abbate di Cafauna v mie quivi una lice di beni. Truo-
vatì ancora nella Cronica del Moniltero di Santa Sofia (<») un Diplo- (*) ^^gMl.
ma d'eiTo Augufto, impetrato da Gregorio Abbate di quel facro Luo- ^^"^^ ^"ylli
go, e dato XV. Kalendas Novembris Anno Duminicie Incarnai io>tis g^j.
Imperli vero Domni Secundi Ottonis XIV. Indizione X. ASìum in Givi-
tate Beneventana in Palatio Regio. Ma è groiramentc fallato l'anno, e
s'ha da fcrlvere Anno DCCCCLXXXI. Ho detto di fopra, che il Prin-
cipato di Bcnevemo e di Capua, dopo la morte di Pandolfo Capodi-
ferre, fu governato da Landolfo IP'', fuo Figlio. Aggiungo ora, che
in queft'anno coli* efpullìone d'eflb Landolfo JV. Benevento pervenne
alle mani di Pandolfo 11. Figliuolo di Landolfo JII. cioè di un Fra-
tello del fuddetto Capodiferro. Anche Pandolfo li. Prmcipe di Saler-
no {.b) era Itato fpofieli'ato di quel Principato da Manfone Duca dj Amai- (b1 PtrtirU
fi, il quale con Giovanni l. luo Figliuolo il tenne per due anni. E '"^ tiiftoK.
quantunque Ottone II. allediafle e prendclle quella Citta , ficcome ab- ^j^'""^' j
biam veduto: pure tanto iapcre ebbero, che rellarono amendue con-
fermati in quel Principato.
Anno di Cristo ucccclxxxii. Indizione x»
di Benedetto VII. Papa 8.
di Ottone li. Imperadore 16. e io.
NEL Catalogo del Monirtero Nonantolano (0 , da me dato alla (e) Antìcfu.
luce, viene ferino, che in quell'anno fu conferita quella iniì- itaVu. Dif.
gne Badia a Giovanni Archimaiidrita Greco, ed è importante la not\- f"''- ^T-
zia per imparare a conofccre per tempo un volpone, che arrivò in
fine ad occupar la liefla Cattedra di S. Pietro, ficcome vedremo .
S'era quello aftuto Caiabrele mirabilmente introdotto nella confiden-
za dell' Imperadricc Teofania., Greca ancb'cfla di Nazione. Ed infor-
mino, che buon boccone folle quello dorila Badia Nunantolana, go-
duto in addietro da alcuni Vclcovi, valenti cacciatoli de i beni de'
Monaci, l' impetrò fecondo i pervertì coftumi d'allora dall' Imperado-
re . Nella copia del Diploma da me veduta e pubblicata, mincavala
Data {.d)-j ma é da oQcrvaie, conK fia ivi dipinto quello ipocrita. (<1) Atit:<f.
Dopo aver detto l' Imperadore, che quel Moni llcro, z/; Comitatu Mo- t">i'"- oij-
tinenfe conJìruStum^ quod Nonantuta vocatur ^ Omnibus aliis Majus ., ^ /""'• °3-
quod olim exernplar bene vivendi., t^ fauci £ converfationis fuerat reliquis^
piene jam annullatum.^ atque fondo tenus depopuiatum iniqutrum pravitate
bami-
4^4 Annali d' Italia.
Era Volg. hominum, eo quod per longa curricula annorum era flato fcnta veri Ab-
Anno 981. bati, e non eHl-rfi trovalo fra i Monaci alcuno atto a quel governo,
foggiugne . Polìhnc confulta fapierUum redaxi ociilos meos ad Ju/icos , In-
ter quos queìndam Archimandritem (j? Conjecretalem meum , Johannem no-
mite-, reperì^ probis morihus ornatum ^ ptidicum ^ fobrium ^ docibilem^ Gr^eca
fcientia non ineruditum, totiufque prudenti^ ^ (^ fanclìtatis fulgore prxcU'
rum. ^<em confilio "virorum iltujhium ^ Deumque timetitium^ (^ ckclione
Fratrum in jam di&o Mo/iajlerio coittmancntium^ a nojlro cubiH^ £5? necef-
fariis confiliis ahjlrahentts^ fupra nomina tis Fratribus in Pairem 6? Rf'
£lorem f^eferimus. Olfcrvili, come la Badia Nonamohiiia vien chiama-
ta la più Grande, s'io non erro, di tutte 1' alue d' Italia . Ottima fu
qui r intenzione deli' Imperadore-, ma andindo innanzi fcorgeremo, che
fante uomo forte queito Archimandrita Giovanni . Nel Mcfe di Marzo
del corrente anno fi truova Tlmpcradore Ottone 11. in Taranto, dove
conferma ad Odeirico Vej'covo di Cremona i beni della fua Chiefa. Le
(a) ìhiàtm Note del Diploma fon quelle («) . Datmn XFll. Kalendas /Iprilii Jn-
Dijfert. 61. jjo Dominici Incarnatioim DCCCCLXXXII. IndiSione X. Regni Domni
Secufidi Ottonis XX. Imperli autem Xllll. ( fi dee fcriverc XFl. ) Qui-
vi ancora egli dimorava Xlf^. Calendas Majas ., come fi raccoglie da
(b)' Ibidem altro fuo Diploma (b) in favore di Gio'janni f^efcovo di Salerno da me
Di[fert. s- pubblicato. Scrive Leone Odienfe (f), che Oaone venit Capuam,(^
^'^ÌH° abiit Taretìtim^ ac MetApouttim^ £5? deinde Calabriam^ unde profperc ad
chr'^nW. 1. fuci reverfus. jinno Domini DCCCCLXXXlll. iterum magno exercitu con-
taf. IO. gregato cum Saracenis in Calabriam dimicaturus defcendit , Ma non v'ha
grande .cfattezza in quelle parole, o per dir meglio nel tello, che
abbiamo. L-anno è ivi fallato, certo cflendo, che nel prefcnte, e non
già nel fulTcguente ftgui la battaglia, di cui fcguita elfo Oilienfc a
parlare . ,
(ò) Rtmual- Romoaldo Salernitano racconta C'^), che Ottone IL da Salerno
^Zhrtvni P"' Brixiam (forfè Brutios) (^ Lucaniam in Calabriam peirexit ^ l^ apud
vJr. iulit.' Stylum Calabria oppidum e vm Saracenis pugnami^ eofque devicit , Rbegium
quoque ccpit . Anche Lupo Protofpata, liccome abbiam veduto all'an-
no precedente, nota che la battaglia d'elio Imperadore co i Saraceni
riulci favorevole a'Crillumi, e che vi rellarono lui campo quaranta
mila Mori: nel che, ficcome dilfi, ognun vede ch'egli apri di troppo
la bocca. Ma s'ingannarono quelli ed altri Autori non meno nel fatto,
che nel tempo. Non fi può [laccare dall'anno prefente il fatto d'ar-
mi, iucceduto fra Ottone Augullo, e i Mori-, ed in quello non re (lo
, V _,. vincit(;rc, ma vinto l'imperador d'Occidente. Abbiamo da Ditma-
S 3 "''■ ro (0, da Ermanno Contratto (/"), da Epidanno U), dall' Annalilla
{i)Hirman- Saffone (A), da altri il vero racconto di queito infelice avvenimento.
nui contra- Incorno a che è da fapcre, che i Greci Augulli Bijilio e Coftantino.,
fVZj'"'- d« che penetrarono l'intenzione dell' Imperadore Ottone IL di voler
nus inchr. allalire gli Stati da loro poflTcduti in Puglia e Cah.brw, gli Ipedirono
(h) yinHali- Ambjrci:itori per dillornarlo da si fatta imprela. A nulla avendo fer-
fia Sax», y,,^ j^, j^j.^, clonazioni e preghiere, fi rivollero per aiuto a 1 Mori
di Si-
Annali d' Italia. 41 f '
di Sicilia e d'Affrica, promettendo loro buon foldo e rcgili . A que- Era Volg.
fto invito fi leccarono le dita i Saraceni, di nulla più vogliofi che di '^'"*° 9^1.
poter mettere liberamente il piede nella Calabria: fé pure la guerra
di Ottone non fu ancora contra di loro, come pofledenti qualche Città
o Fortezza in q^uelle parti . Pertanto raunata una poflente F'iotta na-
vale, accorfero a foltenere gì' intercffi de' Greci, e fors' anche i lor
proprj . Avea l'Imperador Ottone anch'cgli un gagliardo clcrcito de'
fuoi SafToni, accrefciuto da un buon rinforzo di Bavarefi ed Aleman-
ni. In peribna era venuto Ottone Duca di Baviera e di Svevia, Figliuo-
lo del già Litolfo fuo Fratello, a militar fotto il di lui comando. Ol-
tre a ciò concori'ero alla di lui Armata i Beneventani, Capuani, Sa-
lernitani, ed altri Popoli dell'Italia. La fua prima imprefa fu l'alTe-
dio di Taranto, Città difefa e tenuta da i Greci, eamque ^ come dice
Ditmaro, viìiliter in parvo tempore oppugnatam devicit . Proi'egui il viag-
gio in Calabria per azzuffarfi co i IVlori. A tutta prima li rftife in
fuga, ed obbligò a ritirarfi in una Città. Ufciti poi coiloro con bella
ordinanza in campo, fi attaccò la crudele battaglia. Gran macello fe-
cero i Cnftiani di quegl' Infedeli, sbaragliarono i loro fquadroni, fe-
cero fuggire l reftanti Ma mentre i Criftiani sbandati fon dietro a
raccogliere le fpoglie del campo,, eccoti a mio credere comparir di
nuovo raccolti e fchierati i Saraceni, che fenzi trovare refillenza, mi-
fero a fil di fpada quanti dc'Criltiani vennero loro alle manine refta-
rono padroni del medefimo campo. Perirono in quell'infelice conflit-
to non già il fuddetto Ottone Duca di Alemagna e di Baviera, come
vuole il Sigonio, perch'cgli tornò in Germania, e quivi mancò di
vita nel prel'ente annoj ma bensì ^irrigo f^efcovo d' Augnila, Vernerò
Abbate di Fulda, ficcome ancora per atteftato di Leone Oftienfe, Lan-
dolfo^ Principe di Benevento e di Capua , con Jtenolfo Marchefe ( forfè
di Camerino) fuo Fratello, ed altri Principi, Vefcovi, e Conti. Altri
ancora rclbrono prigioni e convenne loro rifcattarfi con gran fomma
d'oro, ^orum unus (fcrive Epidanno) erat Fertellenfis Epifcopus ^ car-
cere dia. muceratus apud Jlexandriam d' Egitto . Le memorie della Chiefa
di Vercelli prclso l'Ughelli (0 portano, che circa quelli tempi Pietro- (i) u^hell.
II. Velcovo di quella Chiefa andò per fua divozione a i Luoghi fanti itti. Sacr.
d'Oriente e fu prelb e tenuto gran tempo in prigione. Tornato pò- T"": .''^■
icia a VLfcelli, dopo la morte fu aggregato al catalogo de' Beati . Ma 'vnclìunì'
s'egli per disavventura,, fecondo gli abufi de' Secoli barbari, foffe ito
alla guerra, e fra i combattenti aveffe voluto far di prode (il che non
fi può ora chiarire) non farebbe un tal Santo approvato dalla Chiefa
di Dio. Succedette quefla campale sfortunata battaglia, fecondo Ditma-
ro Ili. Idus Julii^ e fenza fallo in quefl' anno, come s' ha da i fuddetti
Scrittori .
Indarno pretende il P. Gattola(/^), che Landolfo //^..Principe di (b) CatfU
Benevento foflc tuttavia vivente nel Novembre dell' anno prefcnte , «'/*• Mona-
c che perciò lì debba trasferire la battaglia fuddetta, in cui egli pe- fl"'-^<'fi~
ri, all'anno fcguente . Dee patire qualche difetto il Diploma da lui "'*''
addt)t-
4T($ Annali d' Italia.
Er* Volg. addotto , ed eflo apparterrà all'anno precedente, potendofi raccogliere
Anno 981. Ja i Documenti da me pubblicati nella Cronica del Monillcro di
(t) chrentc. Volturno (^), che Landenolfo fuo Fratello, dopo il Luglio dell'anno
p n\ I prefcnte cominciò a reggere il Ducato di Bc^nevento, e che per con-
dir. Italie, fcguentc era mancato di vita Landolfo IF. Scriire il Sigonio {b)<, che
(b> sigonius i domani e Beneventani tenendo davanti a gli occhi le crudeltà clcr-
^ ^'i"' citate in Roma da Ottone li. fui principio di quel fatto d'armi, de-
'^'* ' ^' camparono, lalciando colla lor ritirata clpofto il rimanente dell' cfer-
cito Cefareo alla disgrazia, che da lì a poco avvenne} laonde nell'
anno feguente Gitone sfogò la Tua collera contro di Benevento con
aflcdiarlo, prenderlo, diroccarlo, e trafportarne il Corpo di S. Barto-
lomeo. Ma il Sigonio troppo incautamente feguitò qui Gotifredo da
(e) Goxìfre- Viterbo C*^) parlante della crudeltà di Ottone, della prcla di Bcne-
iieni '?»' vento, e dell' afportamento del facro Corpo fuddetto: che fon tutte
Panth. fole mancanti affatto di verità. "Se Landolfo IV. Principe di Bene-
vento lafciò la vira in quella funefta battaglia: come fi può credere,
che i fuoi r abbandonalTero ? .Anzi Ottone confcrvò la fua grazia a
quella Città, contentandoli, che ^lo*r» Madre d'elfo Landolfo go-
vernane da li innanzi quel Ducato unitamente con Landenolfo altro di
lei Figliuolo, i Diplomi de' quali cominciano a comparir da qui in-
nanzi. Ora tornando sW Imperadore Ottone IL da che egli vide sbara-
gliato, e la maggior parte tagliato a pezzi da i Saraceni l'efercito fuo,
(d) Dìtrrmr. ccrcò fcampo dalla parte del mare (^), e adocchiata una Galea, o fia
in chr. l. 3. grofla Nave di Greci, venuta a raccogliere i tributi in Calabria, fpin-
fe il cavallo nell'acqua, e fu da un foldato Schiavonc, che il rico-
nobbe, introdotto in eflfa. Datofi anche a conofcere fegretamente al
Capitan della Nave, il pregò ed ottenne, che gli lafciaiie fpedire un
MelTo all' Imperadrice Teofania^ perch'clla m.inderebbe montagne di
danaro e di regali per rifcattarlo. Stava effa Augulla nella Città di
RolTano, Patria di quel Giovanni Archimandriti, che abbiam già ve-
duto divenuto Abbate di Nonantola. E ben infirmata di quel che
avefle ad operare, allorché comparve la Nave Greca, fece ufcir di
Roffano una gran frotta di giumenti tutti carichi di lomc, credute
piene d'oro e di regali prcziofi . In alcune barchette, dove erano de
i bravi foldati vciliti da marinari, s'accodò alla njve Greca Teederico
Vtfcovo di Metz, per conchiudcrc il negozio e il cambio. Condotto
fulla proda rAugullo Ottone, allorché fi trovò alla villa de'luoi,
fidandofi del fuo ben faper nuotar, fpiccò un falto, e Imciolfi in ma-
re, e perché volle ritenerlo per la vede uno de' Greci, fi guadagnò
da uno de"" Soldati Tedefchi una (loccnta, che il f:;ce cadere mdiciro,
e mife fpavento a tutti gli altri, in guifa che 1' Imperadore nuotando,
e feguitato dalle barchette de' ("noi, arrivò in falvo al lido. Rimadi i
(«) Arnulf. Greci nuti confufi, fé n'andarono con Dio, altro non portando fcco,
Hjjior. Ut- che un rimprovero alla lor balordaggine. Arnolfo 'Storico Milanefe
Tlm"7r '^^^ Secolo fufTeguente vuole, W che i Greci rcftalTero in altra giiifa
Rer. Italie, burlati. Cioè inoltrò Ottone di voler fcco la Moglie colle fuc Djì-
migcl-
Annali d' Italia. ^17
migellc, aflìcurando, che porteiebbono un' immenfa fomma d'oro e Era Vole
d'argento con loro: (*) ^mmjue foret permij/'um^ viros adolefcentes mu- Anno 982".
Uebriter fuperindittos , fubtus autem accin&os mucronibus cautiffime vciire
mandavit . Ubi vero ingrejji funt navem^ illico irruentes ìh hojies ^ eva^i-
natii enftbui , iridi fferenter quofqut trucidant . Interim faltu per cito prof:l:ens /'
Jmperator in pcbgus , nataado evafit ad litrus li ber £5? Itetus . linde terre-
facli traufii-eruHt hojìes old propria . L'Anonimo Scritcore della Cronica
della Novaleù («), anch' egli parla di quello fatto con alcun' altra cir- '^\ f-/.^ ■
collanza. Giunto pofcia 1' Auguito Ottone a Capua, per attcllato di Kcvaiiafnfl
Leone Olii jnfc (b) ^ firmavit Principatum relicìce Pandulfi (Czpodifcrro) f- i'- T. t.
Principis Jloaria ^ i^ Filio ejus Landemlfo : dal che (1 può fcorgerc , ^"'- '"'^'^•
chi folle nconoi'ciut3 allura per Sovrano di quegli Stati. Abbiamo in ^n^ ^'/l^'
quefh tempi la fondazione del nobile Moniftcro di S. Giorgio nella lib!' \. d^o.
Città di Venezia, data alla luce dall' Ugheili (0. Vedefi fcritto quello (g\ ^^^^n
Strumento y^mo ah Incarnai. Rtdemptoris nofiri DCCCCLXXXII. Ini- Ual. sLr.
perantibus Dominis Fa/ilio (^ Conftantino Fratribus populo Romano (quc- "^o"»- ^'•
Iti ed altri fimili sbagli fon frequenti nell' Italia Sacra.) Qui s'ha da '" ^''."''■
fcriverc, come risulta dalla Cronica del Dandolo (<0 Fratribus, Filiis f^^'^^^Ùul
quondam Romani Imperatorìs viagnis ^ pacificis Imperatoribus , ^««0 au- in chtonic. '
tem Imperli eorum poli obitum Johannis Cimijìei (lai vi Zirniski) Unde- '^o'"- -^^^•
c:?}iO dic XX. Decembris, IndtElione XI. RiiouUi . Ap^-cna ritornato dalla ^"'' ■"*'''•
batta4l:a di Calabria lano e talvo in Germania il lopra mentovato Ot-
tone Duca di Baviera, quivi diede fine alla fua vita. Jl Ducato dell'
Alemagna, o iìa della Suevja toccò a Corrado (0, e quel della Ba- (e) jinnali-
viera nell'anno feguente ad Arrigo Figliuolo di Bertoldo, elTcndo tut- ^^^ ^'^'^'^
tavia in prigione il già depolto Arrigo., Cugino germmo di Ottone JL "j^amìlnT
Augulto. Mancò di vita m quell'anno Giovanni Duca di Napoli, per ¥.fìfi. v.
quanto s'ha da S. Pier Damiano iS) . cap. 13.
Anno di Cristo dcccclxxxiii. Indizione xi.
di Giovanni XIV. Papa i.
di Ottone 111. Ke di Germania e d'Italia i.
TEnuto fu nell'anno prefente un riguardevol Placito in Roma, da
me già dato alla luce {g) Anno Pontificatus Dormi Benedici funi- {■^ Anùnui
mi Pontifici i^ univerfalis Papa FU. Anuo Filli, five Domito Ottone tat. Italie.
Tom. F. G g g 11. Ma- ■»#'■'• 7-
(*) ed effendo fiato permeffò , comandò , che con ogni maggior cautela ve-
nijl'ero uomini giovani veftiti da donna al di fcpra., fotio foi armati di
pugnali. Come poi entr-ati furono nella Nave.^ Jubiio aj/inta.ido i netntci,
/guantate le Jpade tutti trucidano indifferentemente . Intun.o con veloce
fallo gettandoji C Imperadore in mare., nuotando arrivò al lido likiOyC
lieto . Onde Jpaventad ì nemici pa£'aro»« al loro ,
4i8 Annali d' Italia.
Era Volg. //. Magne Imperatore fua Ctronationìs ^uintodecimo Anno^ fed £<f huJHS
Anno 983. jpfUìs Menfis ^ [ttdiBione XI. In vere di ^uintudecimo avrebbe ija ef-
ferc \crmo Sextodecimo ^ fc pur qui fi parla", come s'avrebbe a parla-
re, della Cor^naziortc Rom-Tia. Il luoj^o del Placito fu in Baftlica
beati Prtri Jpo^olorum Principis intra FJofpit<tIe^ in eo uftialis e fi nominati
Papié dormiendum. Prefedeva il Ponrcfice Benedetto con varj Vcicovi,
Abbati, ed Ufiziali della Chiefa Romana, coli' intervento ò\ Giribertù
Fefc4)V9 di Tortona, e di Pietro Fei'covo di Pavia; is enim ambobus (co-
me tcrive q'ieiri^ionnte Notaio) per confenfu Pontifici^ ac jiijjione Im-
ferafona^ cura audiendi veritatem eo mìjfi funt ., ftante 1' cllere il Mo-
nderò di Siib^aco. litigante con quel della Cava, fotto la protezion
dell' Imperadorc. Fu ivi fcntenziato in favore de' Monici di Subiaco.
(a") Vita S. Taranto abbiamo da Sierberto (t) , che trovindofi tutti i Baroni di
Jldalhfrti Q^rmania e d'Italia afflitti e coftemati per la rotta loro data da i
'sMnIfor'. ad Greci, e Saraceni in Calabria, (*) fola fmperatrix {Tìmphania) femi-
diem i3. ttea y Gr^ca levitate infultabat eis^ quod ab exercitu fu<e N attorni -uim
Apniis. gp„i Romani: ac per hoc coepit Primatibus exofa haberi . All' incontro
i'Auzufto Ottone non capiva in sé Ih-fTo per la rabbia e pel difpctto
del danno ed affronto recatogli da i fuddetti fuoi nemici, ed altro non
(b) ohmar. ruminava, che le maniere di farne una fonora vendetta {b) . Venne
inchrtnico. j^nquc a Verona con penfiero di mctfer infìemc un piìi poderofo eter-
cito. A quefto fine intimò una D'età Generale della Gcrmatiia e deli*
Italia, in effa Città di Verona. Nel torto di Dicmaro d legge, che
jfmo Dominici Incamationis DCCCCLXXFIlf. Imperator Feronx Pia-
cìtum hahiiit. Ma fi dee fcrivere DCCCCLXXXlil. Cosi ancora ha
* (c\ jin»aìì l'Annalirta SafTone, (0 che fedelmente va copiando Ditraaro. In efia
fillaxo a- Difta Filius fmperatoris (cioè Ottone III. fanciullo m età di circa
fud Eccard. quattro anni ) ab omnibus in Dominiim eli^itur . Ma perciocché egli non
ricevette allora la Corona del Rc^no d'Italia, però Ci truovano molti
Atti pubblici da li innanzi fenza il fuo nome. Fu in quella occafione,
che fi fecero e pubblicarono le Leggi di Ottone II. aggiunte alle
Longobardiche: giacche continuava il coftume, che i Re e gi'Impc-
radori non promulgavano Leggi fenza faputa e confcntimcnto de gli
(àMiret Stati. Dalla Prefazione d* efle .abbiamo (d) che intervenne a quella
ìLgolard. Dieta cum omnibus Itali<f Procerihtis anche Corrado Re di B.irgogna ,
P. II. r. ;. Zio materno d'elfo Ottone II. Augufto, chiamato, come ft può cre-
Kcr. Italie, j^^^^ affinchè egli pure contribuilfG foccorfi per la gran guerra, che
fi meditava di fare centra de' Greci e Saraceni. Strane ben compari-
fcono quelle Leggi a gli occhi noftri oggidì, e s' hanno con tutta ra-
gion di riprovare; ma in quc'SecoJi d'ignoranza e di barbarie fem-
brarona non fole giuftc, ma neccflaric. Secondo le precedenti Leggi
qua-
(*) la fola Imperadrice {Teofania') con h?^ierezza feminile e Greca inful-
tava loro , perchè dall' efercito di fua Nazione erano flati vinti i Ro-
mani : e per quejlo cominciò ad ejfere odiata da^ Primati .
Annali d' Italia. 419
qualora veniva prodotto qualche Strumenio o TelUmcnto comprovar!- Era Volg.
te l'acquifto di Beni, fé mai da contrarj litiganti veniva rigettato co- Anno 983.
me falfo, ballava, che chi l'allegava in fuo favore, giurafte, toccati
i fanti Vangeli, che cfTo Strumento era legittimo e vero, per otte-
ner toflo fentenza favorevole da i Giudici: tanra era la venerazione,
che fi aveva al Giuramento. Ma in pratica fé ne provavano dc'pcflì-
mi effetti. Abbondavano- in que' tempi i Falfarj, che imbro-^liano an-
che oggidì il criterio de gli Eruditi con certe Carte e Diplomi, che
reftano ne gli Archivj. Abbondavano del pari le perfone di buono
ftomaco, alle quali nulla coftava il prendere un giuramento fallo .
Maflìccio dunque era il difordine in pregiudizio de' giulli acquirenti
o pofleffbri di beni. Fin l'anno 961. ad OttOrje l. Augufto ne fu frftto
richiamo da i Principi d' Italia nel Concilio Romano . Per configlia
d'elTo Ottone, e del Papa fé ne differì il rimedio al Concilio, che
fi celebrò nel 96J. in Ravenna. Ma ne pur ivi fi venne a ril'oluzione
alcuna, ci; quorumclam Principum abfentia/n : tanto è vero ciò, eh' io
diceva del ncccffano lor confcnfo per le Leggi. Nella Dieta dunque,
tenuta in quell'anno in Verona, fi rimediò ad un tale fconcerto, ma con
un rimedio pcggior del male. Cioè fu determinato, che fé taluno «ccu-
faffe altrui di Carte, titoli, o Giuramenti filfi, {i decidefle la controver-
fia col Duello; fcnza badare, che il Duello è un tentar Dio, ed un
mezzo fproporzionato ed mfedele per ifcoprir la verità delle cole, e
che fi dava a i più forti il comodo di occupar facilmente le follan-
te de i men forti. Ma non le conofcevano allora quelle verità, quan-
tunque alla ileffa Dieta non mancaffe un gran numero di Vcfcovi ed
Abbati : per la perfuafione, in cui erano, che Dio, come protet-
tore della verità e dell' innocenza, la dichiarafle nel Duello, chiamato
perciò Giudizio di Dio.
Il tempo della Dieta di Verona dovrebbe effere (lato il Giugno
dell'anno prefente, giacché un Diploma di Ottone II. Augufto in fa-
vore della Chicfa di Liegi, rapportato dal Padre Marrenc CO, e dato (^) ^Aru-
XFIl. Kalendas Julii, Anno Dominici Incarnar ioni s DCCCCLXXXIll. "^J'',''-
IndiElione XI. Anno vero Regni Secundi Ottonis XXV. Imperii autcm X?'. jom. i.
AEliim Feronx . L'anno dell'Imperio ha da efifre il XVI. l'anno del
Regno non so come poffa edere il XXV. E ne dubiterò, finche mi
fi moftri un'Epoca, da me non conofciura finqui, ed anche ignota
al chiariffimo Padre Don Gotifredo Abbate Gotwicenfe {b)., che olii- Oà) chronìc.
gcntcmente tratta delle Epoche de gli Auguiti Tcdcfchi . Vero è Gotwutnft
nondimeno, che di fopra ne abbiam veduto du^" altri fimiii efempli . ^'^ '•^'*-i-
Ci farà un'altro Diploma intendere, dove paflaff: rLnpenulorc Ot- '' ^'
tono dopo la Dieta di Verona. Qiicfto è cnnfcim.torio de' beni del
Moniftero di Santa Maria in Palatiolo di Ravenna (O1 e con tale au- (0 Sullar.
torità formato, che abballanza indica il domuuo d' effo Auj^ulto in cijincnft
quella Città. I'\i cffo dato Pridie Idus Juin., Anno Dominici Incarna- ^\\J' ^^"^'
tionis DCCCCLXXXIll. Indizione XI. Kcgm ve. 0 Dornnt Secundi Ot-
tonis XXVI. Impera quoque ejus XV IL (clic eUcie XV J.) ,i£lum Ra-
O g g i venttit
410 Annali d' Italia.
Era Volg. venna . Ma prima di congedarfi da Verona, fvegliò 1' Augufto Otco-
AsNo 983. ne jj- \ penfieri fdegnofl centra de' Veneziani a cagion dell' uccifione
, , ^^^ del loro Doge Pietro Candiano , Attefta nondimeno il Dandolo (^) ,
m chr'onco chc avendo fpedico Tribuno Iremmo Doge alcuni Ambafciatori a Ve-
X. xu. Rer. rona in quelt' anno, il placò, e ne riportò h conferma de i patti. Ho
lulk. jo dajo alla luce (^) il Diploma d'cflì Patti, fatto dallo lledb Augu-
{oì Pi(na j^^ ^j ^(j-^ Tribuno Doge, dove fon dilUnte le Terre fottopofte al
fjt. 11^. Doge di Venezia da quelle del Regno d Italia . Menta oliervazione
il dirfi da eflb Iraperadore: Hi funt ex noflro fcilicet Jure: Papienfes^
Mediolanenfes ^ Cremonenfes ^ Ferrarienfes ^ Ravennates ^ Comucknjes ^ /ìri-
minenfes , Pifaurienfes ^ Cefenatenfes^ Fanenfes ^ Senogallienfes ^ Anconenfes^
Humanenfes ^ Firmenfes, 6? Pinnenfes^ Feronenjes^ Gtivellenfes^ Ficenti-
nenfes^ Monte filicenfes, Paduanenfès, Tervifianenfes ^ Cenetenfes , Foroju-
Jie.ifeSy Iftrienfes^ £5? citn6it in noflro Italico Regno. Poi leguita ad an-
noverare i Popoli dipendenti dal Doge di Venezia. E perciocché egli
non diflingue punto dal reltq delle Cittì del Regno Ravenna^ Ferra-
ra^ Comacchio (^c. fcgno è, ch'erano in quelli tempi incorporate nel
Regno d'Italia, né fullìfterc, che Ottone I. Augnilo avcfle rellitui-
10 T Efarcato a' Papi, ed aver' egli perciò fabbricato il Palazzo Re-
gale prcfTo a Ravenna, come in Luogo di fuo dominio, come s'è
veduto di fopra. Ma non andò molto, che i Caloprini ed altri No-
bili Veneti, nemici de'Morofini, fi portarono a^ Verona, ed infinua-
rono ad Ottone Augullo la maniera di foctomcttcrc Venezia all'Im-
perio fuo, con efihirgli anche Srefino Caloprino una buona fomma
d'oro, le il dichiarava pofcia Doge. Di più non ci volle, perche
r Impcradore, pieno di mal talento contra chiunque era amico de'
Greci Augufti, vicrafTe con pubblico bando a tutte le Terre del fuo
Imperio e Regno di portar da li innanzi vettovaglie a Venezia, e a'
Veneziani di rnetter piede nelle Terre dell'Imperio. Il popolo an-
cora di Capodargerc fi ribellò ad eflì V^eneziani, e fi diede all' Impc-
radore, con riconofccre da lui Loreo ed altri fiti . In oltre il Velco-
vo di Belluno occupò varj Beni del Veneto dominio. Allora fu, che
TriLuno Doge kce dirupar le cafe di tutti que' Cittadini, che erano ri-
corfi all' Imperadore, e mettere in prigione le Moglie i Figliuoli lo-
ro. Male e peggio farebbe andata per gli Veneziani, fé non fucce-
deva colla morte di Ottone un gran cambiamento di cole. Ma avanti
di narrar quella morte, conviene accennare, che eflo Imperadore an-
dò Prima a Pavia, dove IX. Kalendas Septembris prope Fluvium pci-
(c) chrtmc. num diede un Diploma al Moni Itero di Volturno {e) , Di là pafsò ne'
Yulturntnf. Principati di Benevento e Capua. L'Autore della Cronica di Cafau-
p. n. Te. i. ^ja fcrive (<^), che Anno ab Incarnatione Domini DCCCCLXXXIll. In-
m'chltnu. fit^'O"" ^l- ?«"^» Domnus Otto Secundus Imperator in Apuliam proft-^
Cajauritn. ^us ., ^ Ottone Filio fuo coronato (ma non sì predo) apud Farim {c\oè
p. ;/.T9. i/. B.,ri) Civitatem maneret^ Johannes Pimienfis Epifcopus i3c. Ma forfè
«rr. UaVu. ^■,)^^ dell'errore. Veggafi il Giudicato nelle Giunte alla Cronica fud-
detta. Ci fomminiftra ancora la Cronica del Volturno due altri Di-
plomi
Annali d' Italia. 4x1
plomi del medtfimo Augufto in favore di quel Moniftero, amendue E» a V0I5.
dati //. Iduarum Novembrium Anno Dominile Incarnationis DCCCC- Anno 983.
LXXXlll. Indmione XI. Rei^ni vero Domni Secundi Ottonis XXFl.
Imperli quoque ejus XFl. A£lum Capua . Ma forfè quelli fon da rife-
rire all'anno precedente. Ancor qui abbiamo l'anno XXVI. del Re-
gno. Ne gli originali talmente farà (lato fcritto XXI II. che i Co-
pi (fi l'abbiano, lìccomc é facile prefo per XXVi. Vcggonfi in effa
Cronica Volturnenfe altri Diplomi, che fervono alla correzione di
quelli medefimi Documenti. Anzi il Cardinal Baronio (<») riferendo ^^\ s^rtn.
quello Ilcflo Diploma, legge Anno XXIII. in ^nnal.
Ora tutti quelli movimenti di Ottone II. Augullo erano per Scelefiaft.
unire un formidabil'efcrcito da condurre fpezialmente contra de' Sa-
raceni. Penfava infino d'andarli a trovare in Sicilia. Dìfponens ( icrive
Arnolfo Milancfe (.0) ^equoreas undas fotejìatlve cum omni transmeare (b) jiraulf.
Italia^ per utiiverfum Regnum dilatai militandl prxceptum . Altrettanto ^iiàioian.
abbiamo da Leone Oltitnfe (0- E lo Scorico Epidanno (,d) aggiugne /<-Viro^'
uria diceria del volgo, cioè ch'egli intendeva di fare un ponte fuUo oftnnfn in-
Stretto della Sicilia, per palfarc in qucU'lfola, come altrove fece chron. IH.
Dario (vuol dire Serfe) Re di Perfia per portare la guerra in Gre- ^- '■ 9\
eia. Ma venuto cflb Impcradorc a Roma fui principio di Dicembre, j ^'^'V
quivi infermatoli (chi immagina per altiizion d animo, e chi per fé- chrtnifo.
rita mal curata) diede fine a i fuoi giorni. Abbiamo da Ditmaro (0, (e) ritmar.
ch'egli fentendo avvicinarli il fuo fine, fece quattro parti del fuo '" c^r»»;<^
Infero } la prima per le Chicfc; la feconda a 1 Poveri j la terza a ^■
Matilda fua Sorella, BadclTa piiflìma di Quidelinburg, e la quarta a
gii afflitti fuoi Cortigiani . FaSiaque latialiter (cioè in Lingua Latina
o Romana) confejfione coram ApofloUco., deterifque Coepifcopis aique Pres-
byteris., acceptaque ab eis optata rcmijfiune ., FU. Idus Decembris ex hac
luce fubtraSlus f/, terr^que commendatiis.^ uhi intreitus orientalis Paradifi
dijMus fanElt Retri cunBis patet fidelibus ., (^ imago Dominica honorabiliter
formata venientes quofque fiam benedicit . Leone Ollienfe aggiugne, che
il Corpo fuo fu leppcllito in labro porphyreticoy^ che durava tuttavia
a'tempi del Cardinal Baronio inficme coli' immagine del Salvatore-
nell'atrio della Bafilica Vaticana. Qj-iello Sepolcro di porfido fu poi
levato da Paolo V. Pontefice a cagion della Fabbrica nuova. Così là
morte fui piìi bel fiore dell'età troncò la vita e le imprefe meditate
da quello Principe, che prometteva di uguagliar la gloria del Padre,
fc piìi lungo folle llato il corfo de'fuoi giorni. L'Autore della Vita
di Santo Adalberto (/) gli dà la taccia di molta ambizione, e di poco ^P Ji^iJ^'
fenno. Aveva egli alquante fcttimane prima inviato in Germania l'uni- /, m Jah'
co fuo Figliuolo Ottone IH. per quivi ricevere la Corona del Regno Sanéìor. ai
Germanico. In fatti fecondo la teltimonianza di Ditmaro, in die prò- '^"'"» ^ì-
ximi Natalis Domini ab Jobanne Arcbiepifcopo Ravennate ^ 6? a WilU- •^/"''^•
£//ò Moguntifio, in Regem confecratur Aquisgrani . E' notabile, chel'Ar-
civefcovo di Ravenna facelTe la prima figura in quella folenne funzio- (g) AnntL
»c . La Cronica d' lldefcim dice, {g) eh' egli /^rr un£lionem Jobannls HiUtihiim:,
Ra-
421 Annali d' Italia.
E» A Vd{. Ravenmiis Jrchìepifcepi in die Natalis Dimini un6lus eji in Regcm . Ma
Anno 983. appena terminata la gran feda, eccoti arrivar la nuova della morte
dell' Augufto Tuo Padre, che tutte (turbò quelle allegrezze. Che in
queft'anno ancora giugnelTe al fin di fua vita Benedette FU. foromo
Pontefice, e gli fuccede/Te Giovanni XIF. venfimilmcnte lo perfua-
dcran le ragioni che addurrò all'anno feguente. Fu difcacciato in
quell' anno da i Salernitani Manfone lor Principe con Giwanni I,
di lui Figliuolo, e in luogo d'elfi fij creato Principe di Salerno G/o-
vanni II. Figliuolo di Lamberto, forfè della fchiatta <ie. gli antichi
X)uchi di Spoleti.
Anno di Cristo dcccclxxxiv. Indizione xii.
di Giovanni XIV. Papa 2.
di Ottone III. Re di Germania e d'Italia 2.
FU fufTeguita la morte di Ottone II. Imperadore da graviflìmi fcon-
certi nella Germania W. Venne fatto ad Jrrigo II. già Duca di
chr*n. lik. Baviera, Figliuolo di /Irrigo I. cioè di un Fratello di Ottone il Grande ^
3- . di ufcir di prigione, o pure di tornar dall' efilio, in cui fi trovava.
J»cTrt"-'*' Aveva il defuito Ottone li. Augufto raccomandato il fuo tenero Fi-
InnaLM- gliuolo Ottone III. alla cura di Guarino Aràvefcovo di Colonia } ma
dtshtmtn- ■entrato Arrigo Duca in quella Città, con prctcMidere, che a lui fpct-
/«'■ talTe fecondo le Leggi la tutela del Re Fanciullo, glielo levò dalle
mimi. La mira nondimeno d'elfo Arrigo era di occupare per sé la
Corona del Regno Germanico : al qual fine fi guadagno con affai re-
gali non pochi Principi e Grandi di quelle contrade, e quei maflìma-
mente, che V Im^crzàncc Teofania colle fue imprudenti doglianze avea
disguftato. Non finì la faccenda, che nel dì di Pafqua in Quindilin-
gcburg, dove era concorfa una gran folla di Baroni, fi fece effo Ar-
(b) StfHv. rigo da i fuoi parziali proclamare Re di Germania. Dallo Struvio (^)
Corp. tiift. ^ chiamato quefto Arrigo Henricui Henrici rixoft Filius: fé con ragio-
Cirmamc. ^^ ^ lafcerò deciderlo a gli Eruditi Tedefchi . Dimorava tuttavia in
Roma l'Angufta Teofania., afflittiflìma per la perdita del Conforte,
<}uando gli arrivò l'amaro avvifo del miferabile (lato, in cui fi trova-
va anche j1 Re Ottone fuo Figliuolo. Volò per quello a Pavia a tro-
var rimperadricc Adelaide Suocera fua, lafciata già dal Figliuolo al
" governo di quella Città, e della Lombardia. Collc^ L'grimc deplora-
rono amcndue le disavventure della loro Augulla Cala-, pofcia lenza
perdcrfi d'animo pafTarono in Germania, dove fi mifcro alla tcfta di
quanti (lavano tuttavia fedeli al loro Figliuolo e Nipote. Dichiararonfi
(e) Annuii- ancora in loro favore (0 Lottarlo Re di Francia, e Corrado Re di Bor-
#4 Sax*, gogna, tuttoché Gisla Figliuola di Corrado fo(fc maritata col luddetto
Arrigo Duca. Prevalfc in fatti il partito di Ottone III. e fi venne
«d una convenzione, per cui IH. Kéilendas Julii fu da cflb Arrigo con-
fcgna-
Annali d' Italia. 413
regnato il Re fanciullo all' Augufta Teofania fua Madre. In. qucfto E» a Volg.
mentre nel di io. di Luglio dell'Anno prefente, fé vogliamo ripofar *'"^* 984.
full'aflerzione del Cardinal Baronio e del Padre Pagi, terminò il cor-
fo di fui vita Benedetto VII. Papa , per quanto fi ricava dall' Epitaf-
fio fuo, rapportato da elfo Cardinale Annaiifta. Fu in fuo luogo fu-
ftituito Pietro Vefcovo di Pavia, che aflunfc il nome di Giovani XIV.
Egli era Itato in addietro ArcicanccUicre dell' Imperadore Ottone H.
e il fuo nome s'incontra ne i Diplomi di lui, da me accennati ne gli
Anni precedenti. Ma a me fembra affai più probabile, che nell'Anno
precedente feguifle la vacanza della Chiefa Romana. Vero è, che i Di-
plomi del Monillero Volturnenfe ci rapprefentano nel Novembre del
P83. Pietro Vefcovo di Pavia, che fu poi Papa Giovanni XIV. tut-
tavia Arcicancelliere di Ottone II. Ma non fon Documenti per con-
to delie Note Cronologiche affai ficuri . E che efiì appartengano ali*
Anno p8i. ne può fare la fiMa V Indizione XI. perche nel Novembre
diiir Anno 983. fecondo l' offervazione del Cardinal Bi-'onio, dovea
cfTere la XII. Per conto poi dell'Epitaffio di Benedetto VII. conver-
rebbe efaminare, fé veramente fia fattura di Autore contemporaneo,
e non de' tempi pofleriori, come io fofpetto, e fé venga riferita la
di lui morte zW Indizione XII. con ficur zza dal Marmo, e non g'à da
qualche copia trovata ne' Manufcritti. Le ragioni, ch'io ho di divcr-
famente credere, fon qjjefte. L' Annali fta SalTbne {") prcfTo l' Eccar- (a) idem
do, e il Cronog«-afo SafTone W prcfTo il Leibnizio, fcrivono all'an- ^P"d Eecar-
no precedente 983. che Ottone II. dopo la Dieta di Verona Romam ^^^chnito-
revertitur ., ac Domnuni Apofloììcum di^ne cum honore Romanie pr^efecit grafhus sa-
Ecdejt^ . Quefto non fi può intendere, fé non di Pietro Vefcovo di xo «pud
Pavia, alzato al Pontificato col nome di Giovanni XIV. Sembra anche f"*"'"»"»
difficiliflìmo, che il Clero e Popolo Romano, liberato dalla fuggezio- *^iag"
ne di Ottone II. Auguflo rapito dalla morte, foffe concorfo ad eleg-
gere Papa un Vefcovo flranieroj ma ciò fu ben facile, cflcndo tut-
tavia vivo e prefente in Roma lo fleffo Ottone. Aggiungafi, vederfi
citata dal Cardinal Barnnio (0 una Memoria tuttavia efi (lente in mar- i^ Ann'id'
mo e fcritta Tempore Johannis XIIII. Papa., Menfe Februario., Indi- EccUf. ai
Elione XII. Jnno Dominici- Incarnationis DCCCCLXXXIIII. Adunque ^»». 984.
nel Febbraio di quefl'anno era già creato Papa Giovanni XlV. e per
confegucnte poffiam prefumere l'afTunzione fua al Trono Pontifizio,
fucceduta nell'anno precedènte. Strarva cofa è, che il Cardinal Baro-
nio, lavorando fui fuppoflo, che in qned' anno 984. Benedetto VII,
moriffe , e gli fuccedefTe Giovanni XIV. faceffe a quella tavola di
marmo la fcguente '\nnorazione: Scd mendofe noitnibil^ ut manifefie ap-
fareat, loco Anni O^ogcftmi piarti legendum 06togeftmi ^inti ., ^ loco
Jndiclìonis Duodecima , le^endiim Decima Tertià , ut convenire Johannis
Papa Sedis tempori pojjìt . Anzi nulla fi ha da murare, e da 'quello
contemporaneo ed autentico monumento s'ha per lo contrario da in-
ferire,, che 1' Epitatlio di Benedetto VII. Papa fu compollo dai Mo-
naci, riconofcemi ia fondazione del lor Moni fiero da efTo Papa, molti.
anni
E HA Volg.
Akno 984.
(«) Petrus
Malìiut
T«. yil. Ju-
nii Aél.San-
Itor. Bol-
Und.
(h) Chrtnic.
Vullurntnf.
P. 11. lo. I.
Rer. Italie.
(c) Herman,
nus Contra-
etuf <»
Chronico ,
Edition.
Ca»if.
414 Annali d' Itali a.
anni dappoi , e perciò fallace in aflegnar V anno precifo della fui
morte .
IVIa dopo nove Mefi di Pontificato finì fìja vita Papa Giovanni
XIV. e dall'Epitaffio, rapportato dal Cardinal Baronio (le pure ri-
cavato fu dal Marmo e non da i Manufcritti) fi raccoglie, che la fua
morte avvenne nel dì XX. d' Agofto . Ma le quello Epitaffio era in
S. Pietro, chieggo io, perchè noi rapportale Pietro Mallia (4), il
quale tanti Secoli prima raccolle le memorie della B^filica Vaticana,
e no] conobbe punto e noi riferì? Secondo i conti d' elfo Baronio ,
quello Papa Giovanni mori nell'anno lufleguentc > fecondo i miei nel
prcfente. L'Autore della Cronica del Voiiurno (^), cioè Giovanni
Monaco, il quale fiorì nel Secolo fulfcguente, fcrive così nel Cata-
logo pollo avanti alla fua Cronica : Johannes XIF. Papienfis Annoi
(ferivi Menfes) IX. Ide in Cafìelio Sancii Jngeli retruj'us , famis cru-
delitate necatus efi Jnna DCCCCLXXXIV. Indiclione XII. Ermanno
Contratto (0 racconta cosi orrenda iniquir.à di quelli tempi colle fe-
guenti parole: Anno 984. Romts Johannes XIV. qui ^ Petrus Papia
prius Epifcopus , fedit menfibus Vili, eumque Bonifacius Verrucii ( o Ker-
rucii) ftìius^ prius relegato Benedicfo., m.ile ordimtus, de Conjlantinopoli
quo fugerat ^ teverfus^ comprehendit ^ ^ in Cafiellum Sanili Angeli relega-
tum fame., ^ itt perhibent ., veneno enecuit ^ atque Sedem invafit . Però
da quell'anno non s'avrebbe da rimuovere la morte di Giovanni XI f^.
Già abbiam veduto all'anno P74. che Bonifazio Figiiuol di Ferruccio,
mollro d'iniquità, dopo avere a forza di lacruegj e di crudeltà occu-
pata la Cattedra di S. Pietro, coltieito a fuggii lene, ncoveroflì in
Collantinopoli, feco portando il teforo di S. Pietro, Appena colini
ebbe intcla la morte di Ottone II. che il teneva m briglia, che cela-
tamcntc len venne a Roma, e colla fizione d.-'luoi pitziali prefo Pa-
pa Giovanni XIV. il fece più che barbaramente morir di lame o di
veleno in Callello Santo Angelo, ed eiporie il fuo cadavero alla vi-
fta del Popolo, deploratore di si indegno fpettacolo. Poicia quello
Tiranno di nuovo fi allife fui Trono Pontitìzio. Ma non vi duro, fe-
condo i Codici V.iticani, piti di quattro Mcfi ^ o pure di undici, per
quanto ha Ermanno Contratto, e la Cronica del Volturno, co' quali
va d'accordo Romoaldo Salernitano. Mi attengo io a quell'ultimo,
perche vedremo quell' empio ufurpatore del Pontilicato, tuttavia vi-
vente nel Mirzo dell'anno venturo. Nella Cronica fuddetta del Vol-
turno fi legge uno Strumento di livello conceduto da Roffrcdo Abba-
te del Moni itero Voiturnenfe ad Aitone., o iìa A:,zo Conte con quelle
Note: Ab Jncarnatione Domini noflri Jefu Chnjli funi Anni DCCCC-
LXXXIV. Temporibus Domni Tranfemuldi Dux 13 Marchio, IJS Duca-
tus cjus Secando, (3 Dies Menje OSlober , $cr IndiSiune XI II. A6ium
Capux'. i'u ben fatto lo Strumento in Capuaj ma perche fi trattava
di un Conte del Ducato Spolctino, e di beni polti^ nei territorio di
Penna, comprcfo nel mcdefimo Ducato, perciò non (i contano gli anivi
di Landenolfo Principe di Capua, ma bensì quei di Trasmondo Duca di
Spo-
Annali d' Italia. 425-
Spolcti, e Marchefe di Camerino, o fia di Fermo. Di qui dunque Era Volg:
apprendiamo, che nell'anno antecedcncc 985. o pure fui fine dell' an- Anno 984.
no p8i. Trasmond» fu creato Duca e Marchefe da 0//o«(r II. Augufto,
fenza apparire, che altri dopo la morte di Pandolfo Capodiferro ottc-
nefle, que'due Ducati, o lìa quelle Marche. Perchè non ho fatta
menzione in addietro di ciò, che fcrive Lupo Protofpata (<«), ora qui (*) ^"t"*'
la farò. Jme, fcrive egli DCCCCLXXXll. tradita eft Civitas Barii Zc&nk^^
in manus Chalechyri Patricii, qui (^ Delphina^ a duokus Fratribus Ser-
gio y Tbeophyla^o Menfe junii XI. die . Et Otbo Rex ohiit Romx .
Ma cffendo certo, che la morte di Ottone II. accadde nell'anno pre-
cedente 983. perciò anche il tempo della refa di Bari a i Greci do-
vrebbe appartenere a quell'anno ItcfTo. Abbiamo veduto di lopra, che
Ottone II. fu in Bari nell'anno 98}. Se ciò è vero, non può Ilare
il tempo, che qui il Protofpata accenna. Anzi a me pare aflìii proba-
bile, che folamente dopo la morte d' cfTo Imperadore i Cittadini di
Bari fi deficro all'Ufiziale de' Greci, giacche non aveano piìi da te-
mere di lui. Aggiugne elfo Storico: yiftno DCCCCLXXXIII. appre-
hendit pradi6lus Delphina Patr ictus Civitatem Afculum in Menfe Decem-
bri . Può clfere, che vi fia errore nel tempo j ma a buon conto im-
pariamo, che dopo cficre mancato di vita Ottone II. Augnilo i Gre-
ci ftefero l'ali in Puglia, e s'impadronirono fin della Città di Afcoli
Pretende 1' Ughelli (^), che in quell'anno la Chiefa di Salerno folTe ^ìll^'^s'J!'
alzata da Papa Benedetto VII. al grado Archiepifcopale . Solamente r. vii.
cita, ma non rapporta la Bolla d'eiTo Papa, come pur' era di dovere:
e però non fi può giudicare intorno al tempo di tale erezione . Quel
che è certo. Amato ^ vivente in quelli tempi, fu il primo Arcivelco-
vo di quella Città j e Principe ne era allora Giovanni If.
Anno di Cristo dcccclxxxv. Indizione xiii.
di Giovanni XV. Papa i .
di Ottone III. Re di Germania e d'Italia 3.
TEnea tuttavia nel Mefe di Marzo dell'anno prelente il Tiranno
Antipapa Bonifazio^ parricida di due Pontefici, occupata la Sedia
» ^/i-^V'°^' ^^\ '^^'^ ^^ aificurano gli Strumenti accennati da Girola- (0 Kuhus
ino Kofi] (0, e feruti in Ravenna Anno Nongente fimo Qilogefimo §uin- "'M- R-»-
to a parta Firginis^ qui Annus ibi Primus Btnifacii Pontificis Molimi •^""'- ''*• J-
Indizione XI IL Idibus Martii fcribitur . Ma non tardò la morte a met-
tere fine alla vita e alle fctrlleraggini di quello faifo Papa. Colto da
improvvifo accidente pafsò a rendere conto di se al Tribunale di Dio
Era collu. talmente in odio al Popolo Romano, che la plebe prefo il ,.. .,„.
d. lu, cadavero lo ftralcino per la ftrade della Città M,% trafitto da )V JlZT.
mille colpi di lancie, lo lafcio inlcpolto nel Campo, dove era la Sta- »d h«nc
tua di Marco Aurelio Imperadore. La mattina fcgucntc venuti i Che- -'»'""»•
'^°"''^' Hhh rici.
(a) faukr»
thìus ade»
416 Annali d' Italia.
Era Volg. vici, e trovato sì vcrgognofo fpettacolo , gli diedero la fcpoltura .
Ann» 985- Truovafì qui più dell' ufato imbrogliata, e fcura la Cronologia de' fom-
mi Pontefici. Mariano Scoto, Gotifrcdo da Viterbo, Martino Po-
lacco, l'Autore della Cronica del Volturno, ed altri, mettono per
fucceiTore di Bonifazio un Giovanni Romano, chiamato da alcuni Fi-
gliuolo di Roberto^ convenendo tutti, ch'egli (eàziic quattro Meft nc\
Pontificato. Quel che é llrano, a quello Figliuol di Roberto fanno
dipoi (ncccàcre Giovanni ài nizione Romano, Figliuolo di Leone Pre-
te, nato nel Rione delle Galline bianche. Quell'altro Giovanni y in-
dubitato Romano Pontefice, fi truova poi nelle memorie di quelli
tempi Tempre appellato Giovanni XV^. Ma fé il precedette un altro
Giovanni Figliuolo di Roberto, come non alTunfe egli il nome di Gio-
vanni XV. che ofierviamo nel fuo Succeflore? Si avvisò il Padre Pa-
'' pcbrochio (j), d'aver trovato lo fcioglimento di quello gruppo con
at chren immaginare, che G/o'ya««/ Figliuol di Roberto, fofle follmente £/f//o,
Hifior. e non Confecrato. Ma chi rcgiltra il nome di lui nel Catalogo de'
Romani Pontefici, noi diftingue da gli altri veri Pontefici, anzi gli
dà il nome di Giovanni XV. Né fi cominciavano a contar gli anni
del Pontificato, (e non dopo la confecrazione . Perciò altri Autori an-
tichi e moderni tralafciano quello Giovanni figlio di Roberto, e così
ancora fece il Cardinal Baronio . Ma fofle o non fofle Papa per quat-
tro Me fi elfo Giovanni, noi abbiam di certo, che circa quelli tempi,
e fecondo tutte le verifimiglianze nell'anno prefentc fu eletto e con-
fecrato Papa Giovanni appellato XV. Figliuolo di Leone, il quale per
molti anni dipoi governa la Chiefa di Dio. Veggafi ancora ciò, che
... ^„„42;. dirò qui fotto all'anno pp^. Secondo 1' Annalifta Safibnc (^),, Arrigo
Ha saxt'a- già Duca di Baviera, che nell'anno addietro aveva ufurpato il Regno
fui Eccard^ al picciolo Re Ottone IH. in quell'anno divino infiin^lu ad fé rever-
Jtis^ 6? vanaexaltationefe deje6lum confpiciens^ veniente Rege (Ottone)
in Franconevord ^ illuc ipfe adveniens^ in confpeflu totius Populiy complica-
tìs mmibus^Shumilis habitu ^ a&u^ vera compun^us posniUntia, Regia [e
tradidit potejlati . Fu ricevuto con tutto onore, e gli fu rcflituito il
grado di Duca, e per confeguente il Ducato di Baviera. Anzi ve-
dremo, ch'egli ebbe per giunta col tempo anche il Ducato della C«-
rintia, e la Marca di Verona-, di modo che Ottone III. ebbe da lì
innanzi tra i fuoi piìi fedeli quello Arrigo, come appunto richiedeva
la llretta lor parentela. Fu anche rellituito ad elfo Ottone III. il Re-
gno della Lorena da Lattario Re di Francia: con che di bene in me-
glio andavano profpcrando i di lui affari . Abbiamo da Lupo Proto-
(c) z«/«i fpata (0, che in quell'anno fu mandato da gì' Imperadori Greci al
rrttcffata ooMcrno della Puglia Romano Patrizio, la cui rcfidenza pofTiam ere*
inchr^mc.^^^^^ che folTe in Bari .
Anno
Annali d' Italia. ^2,7
Anno di Cristo dcccclxxxvi. Indizione xiv.
di Giovanni XV. Papa 2.
di Ottone III, Re di Germania e d' Italia 4.
Cita il' Padre Mabillone (<») una Bolla di Papa Giovami XV. con Era Voi
cui conferma tutti i beni e privilegj del iVIoniftero di S. Pietro Anno 986.
in Cslo aureo, dove ripofa il Corpo di Santo Agoltino Dottore della (») Mabill.
Chiefa, a Pietro Jbbate di quel facro Luogo. Fu cda data FUI. Ka- ^"""J- .
lendas Februarii per rnanum Jtbannis Epijcopi Nepeftrà^ Anno Primo Jo- adhunc"'
hannis XV. Pap*-, Indiclione XIV. Girolamo Roffi ib) anch' egli ac- Annum .
ccnna uno Strumento Icritco in Ravenna V««o Secando Pontificatus Jo- <^') ^ubeut
hannis XV. Alenfe Decembri, Indizione XV. cioè nel Dicembre dell' "'fl"--^"-
Anno prclcntc. Ne cita un altro ftipulato Anno Tertio Johannis XV. ^'""' ' ^'
P$nfificis, V. Idus y alias., Indizione I. Ravenna .,' cioè nell'Anno i;88.
notizie tutte, che confermano allunto eflb Giovanni XV. al Pontifi-
cato prima del Dicembre, e dopo il Luglio dell'Anno p8f. A quell'
Anno 586. rUghelli (0, e il luddetto Padre Mabillone riferifcono (0 Ug'"^^-
una donazione fatta da Adelaide Imper.^drice , che per errore di ftampa ^"''" ^'*"^'
credo io, chiamata da efio Ugheili Otttnis III. Imptratoris uxor, al f^'"ÈJfc,p
Monillcro di S. Fruttuolb del Contado di Genova. Le Note Cro- Genuenf.
nologiche fon quelle: Tertius Otho Dei grafia hnperator Augufius^ Anno
Imperli ej US., Deopropitio, Tertie, prima Die Aprilis, Indizione XlV.
A^tm in San&o Frulluofo. Ma Ottone Jli. non era per anche Impc-
radore, né é mai da credere, che in uno Strumento pubblico, che
fi dice fottofcritto dalla piiflìma Adelaide Augulta, e da fVi/igo, o fu
ff^iligifo Arcivefcovo di Magonza, gH folTe dito il titolo d' Imperado-
re. Dice ivi Adelaide di far quella donazione prò anima prisdicìi quon-
dam Domini Othonis Imperatoris viri mei , fcu mercede , ^ prò fomento
Filiirmei Karolis quem Dominus Deus (^ Salvator nojler Jefus Cbrijlus
reddidit mihi de flu£iibus maris turbidi vivum ^ fofpitcm., per merita bea-
tiffimi Fru6luofi , fi? per oratitnes bonorum virorum iuidem Domino famu-
hntium. Niuno pcranche ha laputo, che l'Augulfa Adelaide avelFe
un Figliuolo chiamalo Carlo; e le l'avcfic avuto, pare imponibile,
che la Storia non ne avcfle fatta menzione. Da Lottarlo Re d'Italia
ella non ebbe che una Figliuola appellata Emma., per teltimonianza
di Santo Odiione W, e da Ottone i. certamente non ebbe un Carlo, (m odilo in
Potrebbe dirfi, che in vece di Karuli fi ha qui da leggere Ottonis, Vita s. a-
cioc di Ottone IL che nell'Anno 981. vedemmo, che gittatotì m^bdtidn.
mare, fi lalvò da i nemici. Ma egli era già mancato di vita. Però
che li ha da dire di quello Diploma? V'^enne a morte in quell'Anno
Lottarlo Re di Francia, a cui lucccdette Lodovico V. luo Figliuolo,
chiamato nelle Storie il Dappoco . La Regina Emma., che poco fa dilli
Figliuola dell' Imperadncc Adelaide, palso di gravi aftanni dopo la
Hhhi morte
4i8 Annali d' Italia.
Eka Volg. morte del Marito Lottario, perchè accufata al Figliuolo Lodorico
Anno 986. jj pratica fcandalofa con /idalberone Fefcovo di Laon: fopra che fi vcg-
(\ Lupus gono due Lettere da lei fcntte alla Madre Adelaide, e all' Augu Ita
Prtttfpata Tetfunia fra quelle di Gerbcrto. Abbiamo da Lupo Protofpata (<«),
i»cAr»»)V#. che neir Anno prcfcntc i Saraceni fecero un'invalìone in Calabria.
,. CompreheKderunt Saraceni fan^*m Chiriachi (cioè San^iS Cyriaae) Ci-
'f^f^", vitatem^ (^ diftpavcrunt Calabriam t$tam . E l'Annalilla Saflbne (^)
/pu/Euar- racconta, che il fanciullo Re Otttne III. con pofTcntc cfcrcito andò
ium. contra la Schiavonia Occidentale. Colà venne a trovarlo Mifecone Duca
di Polonia con gran feguito di foldatefche, ed oltre all'avergli pre-
fcntato un Camello con altri regali, fé ipfum ttiam fubdidit potè/iati il-
ìius^ cioè fi dichiarò Tuo VafTalloi fj? ttinc fimul pergentes ^ devtijln'ce'
rum tttam terram incenditi^ i3 depradationìbus multis . Aveva quello
Duca per Moglie Dobrova^ Sorella di Btlislao Duca di Boemia, Prin-
ciperà Criftiana, la quale tanto feppe fare, che induffc il Marito ad
abiurare il Paganefimo, e ad abbracciare la ^anta Religione di Crifto:
il che fu cagione, clie la Polonia cominciò a dar luogo al Crilliane-
fimo. Anche la Ruffia, o fia la Mofcovia, circa quefti tempi ab-
bracciò in parte la Religion Criftiana.
Anno di Cristo dcccclxxxvii. Indizione xv.
di Giovanni XV. Papa 3.
di Ottone III. Re di Germania e d'Italia j.
CElcbre è queft' Anno per la morte del giovane Lodovico V. Re
di Francia, già raccomandato alla cura di Ug» Capeta Duca di
Francia, fenza lalxiar Figliuoli dopo di se. Della ftirpe Regale di
Carlo Magno ci reftava tuttavia Carlo Duca di Lorena, Zio paterno
d' elfo Lodovico. Contuttociò cffb Ugo Capeto, prcvalcndofi del mal
animo, che aveano i Primati della Francia contra d'efib Carlo, per-
chè legato d'intercfll col Re Germanico, fi fece proclamar Re di
Francia, e coronare fui principio di Luglio. Da lui per diritta linea
(ci jlnn»Us mafchile difcende il CriftianilTirao Regnante Re di Francia Luigi XV.
Hildts- Seguitò poi la guerra fra lui e il fuddetto Carlo con varia fortuna:
hiim. del che potrà informarfi chi vuole dalla Storia di Francia. In quell'
^di Re'"!"' Anno portarono di nuovo i Safloni la guerra nel paefe degli Slavi,
jtalU^"* unde ili/ compulji j Regis (cioè di Ottone IIL) ditioni fé fubdunt ^JS Ca-
(c) Bar. in fttlla juxta Albiant rejìaurantur ^(ono parole dell' Annalifta d' lidefeim (0,
Anntl. Ecc. g Saflbne. Perchè non fi sa, in qual' Anno prccifamente fuccedclle la
^l\ ^^"T' perfecuzione fatta in Roma a Papa Giovami XV. chiamato da vari
chronic*. Autori XVL fata a me lecito il farne qui menzione. Il bigonio (a)
{g.ptohm. ne parla all' Anno 995. Il Cardinal Bironio (f) all'Anno pSf. Martino
Luanps dt Polacco (/) , Tolomeo da Lucca CO, ed altri narrano, che quello
Vtntif^ Papa fu peifona molto dotta , e compofc alcuni Libri . Ma perchè
^' non
Annali d' Italia. 419
Bon ccflavano in Roma le fazioni , Crcfcenzio Patrizio di quella Città, Ex a Volg.
che col titolo di Confole avca in fuo potere CaftcUo Santo Angelo, Anno 987.
fi diede a perfeguitarlo, in maniera che fu coftretto il buon Papa a
fuggirfenc di Roma, e a ricoverarfi in Tofcana, della qual Provincia
era allora Duca e Marcbcfe Ugo, Figliuolo di Uberto, e Nipote d'Ugo
già Re d'Italia. Di là cominciò Giovanni a foUecitare il giovinetto
Re Ottone III. di calare in Italia, altro mezzo non conofcendo per
rimediare alla sfrenata licenza de' Romani, che quella di creare un Im-
peradorc . Ciò intefo da Crefcenzio, e non eflendo fmarrita la me-
moria della giuftizia fatta da Ottone il Grande, e fors' anche dal Se-
condo: reandò a pregare il Papa, che fé ne tornafTe alla fua Sedia.
In fatti Giovanni XV. fi portò a Roma, dove cflb Crefcenzio col
Senato fu a dimandargli perdono . Da lì innanzi ebbe quiete il Papa
dal Popolo Remano . Per le fuddctte moleftie inferite a qucflo Pon-
tefice li può credere fcritto da Romoaldo Salernitano (1), che a' tempi (a)XmMÌ-
d'elTo Giovanni XV. Rtrtiani Capiianei Patriciatus fibi tyrannidem ven- ^' ^~'y"'
dicavere, cioè ufurparono al Papa il dominio temporale di Roma. Il ^,^" y,^;,/
Cardinal Baronio fé la prende Tpeffo contra i Principi d'allora, fenza
mai riconofcere, da chi venivano gli fconvolgimenti di Roma e della
Cattedra Pontificia, cioè da i Romani ftefiì . Aggiugne efTo Romoal-
do, che in queft' Anno i Saraceni facchcggiarono la Calabria. Forfè
racconta egli qui ciò, che Lupo Protofpata fcriflc all'Anno prece-
dente .
Anno di Cristo dcccclxxxviii. Indizione i.
di Giovanni XV. Papa 4.
di Ottone III. Re di Germania e d'Italia 6.
Circa quelli tempi, come notò il Dandolo (^), i Caloprini No- (h) dmiuIuì,
bili Veneziani, i qiuli già vedemmo, che erano iti con alcuni inchr(»iu$.
lor fazioHarj a ftuzzicar l' Imperadore Ottone II. contra di Tribuno \oro ^'"'' f'f-
Doge, e contro la libertà della lor Patria, veggendo per la morte ''' ""'
d'elfo Augufto fvaniti tutti i loro difegni , tanto fi raccomandijrooo
air Impcradrice jiùelaide, dimorante allor in Pavia, ch'ella interpofc
la fua autorevol protezione prcflo il fuddetto Doge, affinchè potcf-
fcro con ficurezza tornare a Venezia. L'ottennero efiì con avere il
Doge mandato quattro perfone, che giurarono la loro falvezza. Ma
da li a non molto i Morofini lor nemici dettero alla polla, allorché
i tre Figliuoli di Stefano Caloprino venivano dal Palazzo IDucalc in / ^ „ ,
una gondola, e li trucidarono. 11 Doge moftrò di non avervi colpa j j^^ uUrn.
ma il Popolo credette ciò, che volle} e chi fu morto, non rcfufcitò. chr.T.vii,
Sotto quell'Anno racconta Romo.-ildo Salernitano, {() che i Saraceni Rtr. iialU.
aflcdiarono , prcfcro e dillrulTero la Città di Cofenza. Aveva fcritto (^' ^"f"'
fotto r Anno precedente Lupo Protofpata (<^Jj che nella Città di Ba- inch/tnit»
> ri.
430 Annali d' Italia.
Era Volg. ri, fuddita allora de' Greci, il Popolo follevatofi conerà Sergio Pro-
Anmo 988. tofpata (era quclta una Dignità conferita dalla Corte di Colbntino-
poli, come di Primo Capitano) Puccifero nel Mefe di Febbraio.
NcìV Annojprel'cnie^ JndiBwue Pri/»a depopulavcrunt Saraceni Vicos Ba-
renfes^ (S w>ox ac mulieres in Siciliam captives duxere . Intorno ancora
a quelli tempi II dilatò forte in Lombardia l'ordine Monadico, fpc-
zialmente per la venuta a Pavia e per gli fanti efempli di Maiolt Ab-
bate à\ Giugni. Era allora il Monachismo in Italia in fomroa depref-
fìone. Pochi Monifterj fi contavano, dove fioriflc la regolar difci-
^ plina. Nella maggior parte de' Monaci, ma'limamente fé i lor Mo-
nafterj erano piccioli, o fé grandi, ridotti in Commenda, compariva
una deplorabile depravazion di coltumi . Trovavanlì talvolta de' piiffi-
mi Abbati, e de' religiofiflìmi Monaci} ma noi poco fappiamo delle
loro Virtù, e meno delie opere loro in fervigio e profitto fpirituale
de' Popoli . Si vede bensì dalle memorie, che reftano, elTere ftato
l'ordinario e comune Itudio de gli Abbati e Monaci d^ allora di ac-
quitlar tutto di de i nuovi ftabili , 8c anche de gli Stati, cioè delle
Cartella e Ville, che andavano poi a finire nel Sic vis non vobis di
Virgilio. Ingegnavafi ancora cadauno de' potenti Monilterj di avere
per quanto potca de gli altri Monilterj fubordinati a se per tutta 1' I-
calia^ o almen delle Celle, o fia de' Priorati nelle varie Città, o ne' lor
Contadi, dove poi teneano un Priore, e talvolta alcuni pochi Mona-
ci, i quali fé ne tlavano in gaudeamus, perchè disobbligati dal rigore
della Difciplina.
Giovo non poco la venuta del fanto Abbate Maiolo, perciocché
oltre ali' aver egli riformito alquanti vecchi Monilterj, s'invogliirono
molti di fabbricarne de 1 nuovi, ne'principj de* quali certo e che fio-
riva la Pietà e il buon elempio . Pero intorno a quelli tempi la fanta
(»") odiU'tn Impcradrice Adelaide , zggmnCe {a) un riguardevol Monillero all'anti-
Vit.s.Adtl- chitlima Chiela di S. SuiVatorc di Pavia, non fulfiitendo un'antichità
"■ di lunga mano maggiore, che da taluno gli viene attribuita. In Par-
ma farle il Monutcìo di S. Giovanni, in Brefcello quello di S. Ge-
ncfio, in Milano -qu-llo di S. Celio, in Genova quello di S. Siro, in
f/m/z*? la Badia di Santa Maria, in Reggio quello di S. Profpcro, og-
gidì di S. Pietro j in Padova l'infignc di Santa Giultina , per tacer
(b) sillin- d'altri. \n Modena aveva Ildebrando Fefcovo (l>) conceduta ad un Mo-
gardus c«- naco Stefano nell'Anno p8j. l'anticha Chiefa di S. Pietro, porta al-
tali^. Efif- lora fuori della Città . I Monaci Nonantolani, che artbrbivano un'im-
Htnf.^""' mi-'nlii copja di Beni ne'tcrritorj di Modena, Bologna, Ferrara, Ve-
rona, ed altre Città, mirando di mal occhio la difpofizion d'un nuovo
Monirtdo in lor vicinanza, deliramente fpinfcro un lor Monaco per
nome Pietro, che fi uni con eflo Stefano alla cura della Chiefa fud-
detta. Quando poi Pietro fé la vide bella, rubò all'altro Monaco la
Bolla Fpircopale,e tentò con danari il fopralodato Vcfcovo per aver
(e) jintìq. pgii 1^ j^ctà di quella Chiefa j ma il Prelato, detcrtando la furberia
^f,tt6u ^^^ Monaco Nonantolano, il cacciò via, e confermò (0 in qucrt'
■' ■ Anno
Ammali d' Italia. 431
Anno a Stefano il pofleflo di quella Chiefa: il che fu principio del Era Vo!?.
Moniftero di S. Pietro, tuttavia florido in quefta Città, e fondato Anno 988.
neir Anno pp6. dal Vefcovo di Modena Giovanni . Degno è ancora
d'odervazione ciò, che racconta Arnolfo (a) Monaco di Santo Em- (») Mabiìl.
merammo, cioè, che nella fola Roma fi contavano quaranta Moni- Annui, se-
llerj di Monaci, e venti di Monache, profeflanti tutti o quali tutti "'^'^ìi»- ad
la Regola di S. Benedetto , e y*^«r« Collegiate di Canonici: tanto l'^s^.y^^'
fi era dilatato l'ordine Monadico, e l'iftituro de' Canonici. Dall' U- \tai. sacr.
ghclli W e dal Tatti (f) e rapportato un Diploma dato da Ottone III. Tom. v.
in favore di Adelgifo Vefcovo di Como con quefte Note: Datum III. C*^) ^^'^'
Nonas Oaobris, Anno Dominici Incarnationis DCCCCLXXXVIII. In- fi"r"cij"
di filone II. Impera Dumni Othonis Quinto . Jtium in Palatio Renesbobc.
Non avverti l'Ugheili, che quello Privilegio non potè mai compe-
tere ad Ottone III. il quale non era peranche Imperadore . Il Tatti
bensì lo riferi all'Anno 978. e ad Ottone II. Augufto. Ma ficcomc
olTervò il chiariamo Padre Gotifredo Abbate Gotwicenfe W, ne pur (d) cltrenìc.
così vengono guarite le piaghe di quello Documento, in cui è anche Gotwicenft.
da avvenire quel Titolo Urano: Otbo Tertius gratta Dei Gubtrnatory "^-i-f-^oó.
feu Imperator .
Anno di Cristo dcccclxxxix. Indizione ir.
di Giovanni XV. Papa y.
di Ottone III. Re di Germania e d'Italia 7.
TAnto dall' Annalifta Sallone («•), quanto da quello d'Ildefeim C/), (e) AnntW-
abbiamo, che in quell'Anno Theophana Imperatrìx mater Regis fi* Sax».
(cioè di Ottone III.) Romam perrexit\ ihique Natalem Domini celebra- ^•L^"'"'''
vit^^ omnem regionem Regi fubdidit . Per la tenera età, e per la lon- ,,1,^''
tananza del Re Ottone III. pur troppo aveano cominciato i Pòpoli
dell'Italia a calcitrare e a fufcitar delle fedizioni, ficcome verrò di-
cendo più innanzi . Ancorché la fanta Impcradrice Adelaide ilando in
Pavia comandalTc, e fi ftudiafie di tener quieti i Popoli, pure non
era affai temuta e rifpettata la di lei autorità . Venne con più polfo
jn Italia l'Augufta Teofania^ e di qui impariamo, che clTa dovette
rimettere in miglior fello gli affari. Ma non fi dee tacere, che l'Ar-
chimandrita Calabrefe Giovanni .^ da noi veduto di fopra creato 'Ab-
bate del ricchiflìmo Moniftero di Nonantola , feppe ben far fruttare
in fuo favore l'intrinfichezza, ch'egli godeva appreffo la fuddctta Im-
peradrice Teofania, ficcome uomo intendente della Lingua Gr'-ca, ed .
originario di Calabria. P.irsò in queft'Anno a rtiigU^M- vita- Sigualdo )y J/'^f^.
Vefcovo^ di Piacenza (1), e l'accorto Greco colla protezione dcli'Au- dnz,. r. l
gufta fu promoffb a quella Chiefa, quantunque per acteftato del Cro- (h) chrm»-
nografo Saffbnc, W foffe ftato eletto Vefcovo un uomo degno, eh' r"*^"* Sa-
cgh fece difcacciarc. Né di ciò contenta la fua ambizione, giacche ZibnìZ'.*
in quel
432- Annali d' Italia.
Era Volg. in quel Secolo era divenuto alla moda il far de i nuovi Arcivefco-
Anno 989. vati, ottenne da Papa Giovami XV. che Piacenza fofTc eretta' in Ar-
civeicovato, con levarla di fotto alla giurisdizione del Metropolitano
di Ravenna. Ha recato maraviglia a taluno, ed e ferabrato errore,
il trovar quefto Giovanni yircivefcovo di Piacenza-, ma di tal verità
non fi può dubitare. Leggcli preflb il Campi una Permuta da lui
fatta in Pavia col Maftro di quella Zecca, in cui cffb e appellato
Domnus Johannes Archiepifcopus Sanile Piacentine Ecclefic , l^ Abhas
Monajìeni Sanili Silvefiri, fili Nonantule . Lo Strumento fu fcritto
jinno ab Incarnati$ne Domini noflri Jefu Chrijli Nongcntefimo Ottuagefi'
mo Nono^ Tertio die Menjis Genuarii, lndifli$ne Secunda . Il non veder
qui fatta menzione degli Anni del Re Ottone III. ficcome ne pure
x\c\\o Stt\imzx\x.o lì'- Ildebrando Fefcovo ài Modena, citato all'Anno pre-
(a) C(>f>m$ cedente, e né pure in un altro, accennato da Colìmo della Rena W,
dtlU KertA., g jj, gijrj jigijj (jronica del Volturno (0, mi fa reltar fofpefo in pen-
Duclii'di (iTCy come Ottone IH. folTe Re anche d'Italia, e non entrafle fe-
Tnfctina. condo il cotlume il fuo Nome ne' pubblici Documenti. Forfè per-
(b)cir#»;c. che non era ftato peranche coronato? Lafcerò decidere ad altri quefto
ruUHrntnf. ^yj^^iio ; poiché per altri Documenti fi vede, che Ottone III. figno-
*«-. lùlU. fcggiava in quelli tempi, come Re in Italia .
Ma prima di abbandonare il luddetto Strumento di Giovanni Ar-
civefcovo di Piacenza, fi vuol oficrvare, che in conformità del buon
rito, che fi praticava allora in molti Luoghi, affinchè nelle permute
non veniflc danno alle Chiefe, furono inviati Eftimatori pubblici a
riconofcere il valore de i Beni, ehe s'aveano a permutare. Però quivi
fi legge : Et ad hanc previdendam commutationem accejferunt fuper ipfts
reìfus ad previdendum Ilderadus Mijfo Donni Teodaldi Marchio , 6? Comes
Comitatu MotintnJ'e, &* Meibertus Clericus Mijft eidem Donno Johanni
Archiepifctpo . Perche il Moniltero di Nonantola era ed e fituato nel
territorio di Modena, e qui fi trattava di permutar de i fuoi Beni:
perciò d'ordine del Conte o fia del Governatore perpetuo di Mo-
dena, andarono gli Eftimatori pubblici a raccogliere il valor delle
terre da pcrmutarfi . Ma Tedaldo^ Avolo della celebre Contcffa Ma-
tilda ^ è inoUrc appellato Marchio. Di che Marca era egli Marchcfe?
lùAmknì- ^°^' nell'Anno p/f. (come da Strumento (f) da me pubblicato ?.p-
iAt. ìttììe. parifce) fi iruovano in Pila Adalbertus^ i3 Obertus (Progenitore della
Dtfftrt. 7. Cafa d'Eftc) germani Marchiani^ filli bone memorie Oherti Marchionis
t3 Corniti s Palatio. A qual Marca comandavano quefti due Mgrchefi.*
L'una delle due vo io conghictturando j cioè o che già fofiero ift.-
tuitc delle Marche minori, e che per clcmpio Modena con altre cir-
convicine, Città formafie una Marca, da cui Tedaldo prcndefte il titolo
di Marchete i e che la Lrnigiana, in cui poITcdcano tanti Stati i Mag-
giori della Caf-i d'tìfte, ficcome vedremo, anch' cfla dcfic il titolo
Marchionale a i due fuddetti Adalberto ed Oberto Fratelli . O pure
che gl'I mperadori conferendo il titolo di Marchcle a i Principi, che
pofledcano molti Stati, come Terre e Caftclla, gli cfcnttflero con
ciò
Annali d' Italia. 433
ciò dalla giiirifdizione de'Marchch maggiori, concedendo loro l'au- Era Volg.
torità Marchionale fopra i mcrdcfuni Scati . Veggiamo in quelli tempi Anno (j'èc).
ancora introdotti i Conti Rurali^ cioè Signori di qualche Caftcilo , e-
fentati dalla giurisdizione de i Co.ìti d-lic Città. Cosi a poco a poco
s'andarono trinciando le Marche e i Contadi non meno in Italia, che
in Germania. QiielH fon punti fcuri, e giacché ci manca !a chiara
luce della verità, fi debbono ammettere come buona moneta le co-
nietture fondatf fopra il verifimile. Scrive Lupo Protofpata (rf),rottó (j) Lf4fu
qued' .Anno, che ^(?/2'(?«//// Johannes Patriiius (Governacor Greco della ProtofpU
Puglia) ^«i 6? Aitrmiropolus^ 6? occìdit Leonem Cann.it wm^ (^ Nicolaum '>iChronuo.
CriiìSi, £5? Porphyrium . Probabilmente de'principah di Ex\i. In quelli
tempi noi lirioviamo Duca di Spolcti e Marchefe di Camerino Ugo
Mar che fé é\ Toicana: il che e degno di oirervazione . Da qu^'l domi-
nio dovea effere decaduto Traimondo ^ o pure egli era folamente Mar-
chefe di Camerino. Ce ne aificura un Placito, (^) pubblicato dal Pa- n-. „
dre Gattola, e tenuto ;■« /^mmvo Jprucienfe ^ Anno hlongentefivio OElua- Htft. Ulna-
gefìtr.o Nono^ ^ Maife Julia ^ per Indicelo Secunda . A quel Giudizio fier. capn.
prefedeva GuiiieìmiiS Cornei Miff'us Domni Vgunì Dux i3 Marchio . Si ^^"f- ■'•
farebbe delidcraia più attenzione in Pier Maria Campi, Autore per
altro benemerito delle Lettere per la fua Strna Ecclcfiallica di Pia-
cenza, allorché prudufle un Diploma di Ottone III. {e) con cui crea (e) Campi
Militi \ Bracciforti, Cittadini di Piacenza, e dà toro in Feudo Vico- ''fi"'- ^'^'/f-
giullino con vane cfenzioni . La Data del Privilegio è quella: Da- fi^fi-'^'f''^-
tum XF. Calendas Decembris , Anno Incarnationis Domini pb'i). Indizione ""' ' ^'
Prima . Anno veKO Domni Ottonis IH. Imperli ejus Quinto . AElum Pla-
centits in Ecclejìa Sanélae Brigidae . Teftibus praejentibus Gelone Duce Boe-
'/l'iae, Geufredo Duce Bavariao, (^ Henrìco Cornile de Lauzomonde . Né
s'avvide li buon Campi, che Odone IH. non era per anche Impe-
radore, né era venuto in Italia per quelli tempi, ne correva V Indi-
s/ow Pr/«?« nell' Anno prefeure i)8<3. per nulla dire di que'TcIlimonj,
e d'altre particolarità di quel finto Documento.
Anno (li Cristo dccccxc. Indizione iii.
di Giovanni XV. Papa 6.
di Ottone III. Re di Germania e d'Italia 8.
ABbiam detto, che l' Imperadricc Teofania colla fua venuta in Ita-
lia mife o rimile alla divozione del" Re Oliane HI. fuo Figliuo-
lo que' Popoli, che volevano vivere lenza briglia. La Cronica del
Moniftero del Volturno (d) ci fomminillra una pruova dell' autorità (A") chrtnk.
da lei cfcrcitata in Italia per un Diploma fuo fpedito in protezione ^'*^"*'>>-
d'eflb Moniltero, ^arto Nonas Januarias Anno Dominici Incarnationis 1' ^\,^]"'
^om. r. lii DCCCCXC. ^"'•' "'
434 Annali d' Italia.
F.KK Volg. DCCCCXC. Indiai ione Il.antto vero TertiiOttonis regnmtìs IH. /iSlum Ro-
Anno 990. p,,g dove ella aveva celebrato il ianm Natale. Ma ti òcc ìcnvcxc IndiElione
HI. e per conto de gli anni del Regno fi ha da fcriveie Anno FU. Tut-
tavia ficcomc tu cd'civato in alcuni Atti accennati di lopra, non fi
contavano ^trinche gli anni del Regno di Ottone lil. in Italia. Un'
{y) Aìit\<iu. altro più importante Dotumento (<?) ho io dato alla luce, cioè un Pla-
itn::. Di]- ^j^^ tenuto, anno dea propitio Pontifìcaltis Domni Johannis fummi Pon-
fH- 9S9- t'fi'^''^ f^- die XI II. Menfc Martiiy Imlitìione HI. feris Ci-vitate Raven-
ne , in Fico , ani dicitur Sablonaria , pojì Tribunal Patatii , quod elim ctn-
firuere jujit Dornnus Motto Imperalur. Notabili fon quelle parole, ma
più ancora le \cu,\\f:.'nù: Dum refideret ^ Dea annuente^ Johannes Jrchie'
pifcopus fanSfe Piacentine Ecclefie in generali Placito , ftmul cum eo Hugo
gratia Dei Epifcopus fanSìe Hamdeburgcnfis Ecclefie jujjione Domne Thee^
fana Jmperatris (sc. Un tale Atto finifce di chianie, che l'Elarcato
di Ravenna, non fo fé per qualche accordo leguito co i Romani Pon-
tefici, o per altre ragioni, era divenuto parte del Regno d'Italia, e
che da gran tempo non ne erano più in pofleflb i Romani Pontefici.
Ottone ili. non per anche avea confcguito la Corona, e il diritto de
gì' Imperadorij e pure Teofania Tua Madre fa da Padrona m Raven-
na, mandcindovi i km Mcflì a tener pubblicamente giullizia, lenza
che fi fappia, che ne facefiero doglianza i Papi. Ed ora s'intende,
perchè Ottone il Grande ave (Te quivi fabbricato di pianta un Palazzo
Regale per sé, e per gli luoi SuccefTori . Dobbiamo anche al Padre
(b) Mihììì. Mabillone (0 la memoria di un Diploma d'ella Impcradrice, dato iti
in jtnnal. f.ivarc del Moniftcro eli Farfa, affinchè gii folfe rctHtuita la Cella di
Bincdiflin. Sj„ta Vittoria, polla nella Marca di Camerino. Fu ottenuto quello
^Anìlm Diploma inter-ventu Johaìmis Archiepìfcopi Ravennatis^ y Hugouis Prin-
cipi s ., cioè di Ugo., Duca e Marchete di Tolcana e di Spoleti, che
faceva la iua (Jtnte alla vedova Imperadrice. Le Note di quel Do-
cumento, come cofa rara, meritano d'ellcre qui rammentate. Datum
Kalendis Aprilis, anno Domimele Incarnationis DCCCCXC. Imperli Do-
ni,t^e Theophanu Imperatricls XFHI. Indizione HI. Ravennae . L'Epo-
ca di Teofania non è già prefa, come penso il fuddctto Padre Ma-
bilione, dall'anno della morte di Ottone II. fuo Conforte , ma ben-
sì, come avvertì il dottillìmo Padre Gotificdo Abbate Gotwicenfc,
(O chr.nu. (0 dall' Anno delle lue Nozze, cioè dal p/i. Intanto oficrviamo, che
Getzvictnfe quelli Principcfla la faceva non da Imperadrice, ma da Imperadore.
To. I. p.ii. TornoTenc ella in quell'anno in Germania per affillcrc al Re Otto-
^^'*' ne III. fuo Fi^^liuolo nel governo de gli Stati. Secondochè racconta
{A' Romunl. Romoaldo Salernitano GO, Ann. DCCCCXC. Stella a parte Septem-
dus saicrn. frionls apparititi hahens {plcndorem ,y qui tenebat cantra Moidiem., qua/ì
T^TuR P^F»^ unum. Et poft pauces dies iterum apparuit eadem Stelìa a parte
iÌaUc' "'' Occidcntis, 13 fplendor ejus ad Qrkntem tendebat . Et non poft multos dies
fuit terrd:mòtus magnus, qui ptwes evertit domos in Benevento (3 Capua^
multo fque homitics occidit , (3 in Civitate Ariano multas Eccle/ias fubver-
tit . Civitas quoque Frequentus faene media cecidit , Civitatem vero Con-
fsnam
Annali d* Italia. 435*
N fanam prope mtdiam cttm Epìfc.po fuhvertìt ^ wultofquc homines opprejjìt . Era Vflg.
Ronfcm totani cum ejus hcminihus Jubmerftt . (i) Viene anche da Leone Anno 990.
Ollicnfc {a) n.irrara quclta dilawcntura con aggiugncrc. (1) In Bene- .^ ^^^
vento Fiperam dejecit^ (j' fubvertit qutndecim Tunes^ in qutbus ccntum o/liia/ìt
quinquaginta hoìnines mortui funt . Angelo dalla Noce fu di parere, che chromc.
col nome di Fipcra lì a Indicato un Caftello di quello nome del ter- ''*• t- cu-
ritorio di Benevento. Credo io piìi toilo, che Leone lignifichi una
figura di Vipera, che tuttavia i Beneventani nella ftcH'i loro Città
tcncflcro alzata fopra qualche Colonna,© Fabbrica alta : luperltizionc
ereditata da gli antichi Longobardi (5) Simulacrum ^ quod Fulgo Vipe-
ra nominai ur ^ cui Langobardi flecìebant colla (^), fi legge nella Vita di ;,^/^Ì/^
S. Barbato Vcfcovo di Benevento. Pare, che fino a qiiclti tempi du- p. r///. \^
ralTe quella fuperlHziofa rtatua o figura in cHa Città. Ma avendo noi npifap.
veduto all'anno 66], che per opera di quel fanto Preluto fu atterra- StatT^ent.
ta, fi può fofpettare, che almeno il Luogo, dove efTa fu, ritencfic
quel nome, e in alcuni non folTe ben' cltinta quella ridicola perfuifio-
ne, che dal mantenimento di quel Luogo dipendclFe la felicità e lal-
vczza della Città, in quella guila che gli antichi Romani pcnfurc-no
dell'Altare della Vittoria, i Troiani del Palladio, i fiorentini della
(tatua di Marte, ed altri fimili.
Anno di Cristo dccccxct. Indizione iv.
di Giovanni XV. Papa 7.
di Ottone III. Re di Germania e d' Italia p.
ABbiamo dall' Annalifla SalTonc CO, che Ottone III. coH' Auguda (e) uinnaii-
Tcofania fua Madre celebrò con folennità ed allegria la lanta fl" Saxo.
Pafqua in Quidciingcburg in Saflouia . Intervennero a tal F dì a Mar-
li i z chiù
(i) Vanno 990. dalla parte di Settentrione comparve una Stella, che ave-
va uno Jpkndore , che fpandevaft contro il Mezzogiorno^ quafi un pajfo .
E dopo pochi giorni di nuovo apparve la mede/ima Stella dalla parte
d'Occidente, e il (uo fplendore tendeva air Oriente . E non molti giorni dopo
ftguì un gran terremoto, il quale rovinò molte cafe in Benevento, e Ca-
pua, e occife molti uomini, e nella Città di Jriano diroccò molte Chie-
fe . La Città parimente Frequento rovinò quafi mezza . Diroccò poi la
Città di Confa quafi mezza col Fefcovato^ ed opprejft molti uomini:
Sommerft tutta Ronfa co' fuo uomini.
(i) In Benevento gettò a terra Vipera, e rovinò if. Torri, nelle quali
morirono ifo. uomini.
(5) Simolacro, che chiamafi volgarmente Vipera^ « cui i Longobardi pie-
gavano H collo .
43*^ Annali d'jtalia.
Era Volg. ch'io Tufcanorum Hugo , £s? Dux Pohnortim Mifcco cum pluribus Regni
Anno 991. Ptinc'tpihus y etìverfa munera ad obfeqiiium Imperatoris (non era per anche
Impcnidnrc) eleferentes . Ugo Marche fé e Duca di Tofcana con grandi
ricchi zzc e potenza accoppiava una non minore accortezza, e volen-
doli ben mettere in grazia di Ottone III. e di Tua Madre, non cornò
si rodo in Italia, ma continuò a far la Tua corte a que' Regnanti,
finché guinfero a Nimcga. Qui infermatafi 1' Ini 'pe rad ri ce Teofania,
da morte immatura fu rapita nel di 16. di Giugno dell'anno prcfcn-
(?l) Diimar. te. l^reflb Ditmaro {a) la Tua morte è polla focto il preccdt-nte an-
j" c/»n»»/f» p,Q^ dia per errore de'Copilli l' Annaliiìa SafTonc, Ermanno Concrat-
■ ■ '*■ IO, Lamberto da Scafnaburgo, che copiavano la Cronica di Ditma-
ro, dovettero ben vedere, che anch' egli fotio il prefente anno notò
la morte della fuddctta Impcradrice. Era quelta Greca Principefla don-
na di rpiriti virili, di bella ed onella converfazione, molto caritativa
verfo de' Poveri e delle Chicfc; fapcva ckttivarfi l'affetto di chi ella
voleva, ed infìcme tener baflo chi alzava la creila > utiliflima perciò
nel governo de gli Stati al Figliuolo. Un folo difetto viene in lei ri-
V '.Va P*"^^^^" '^'' Santo Oddone (^), cioè, che quantunque ella folle utile
ytdtlhliJit.' ^^ Ottima per gli altri, Socrui tamen (cioè a Santa Adelaide)/»;/ ex
parte conti aria . Ad poflremum ^wo f«;'«y^/<?w G;vm ( probabilmente vuol'
intendere di Giovanni .-^rcivclcovo di Piacenza) aliorumque adulantium
confiUo fruens^ minaùatur ci ^ qu.ifi manu defignando^ dicens : Si integrum
annum fupervixero , non dominabitHr Adhelaida in tota Miinde , quod non
pojffìt circumdari palmo una. ^(tfn fenfentiam inconfulte prolatam^ divina
cenfura fcctt effe vcracem . Ante quatuor hehdomadai Gr<eca Imperati ix ab
bac luce difcejjit . Augufla Adalhaida fiiperjies^ fclixque remanftt . AU'av-
vifo della defunta Nuora la piiflìma Impcradrice Adelaide fi portò
dall'Italia in Germania per confolar l'afflitto Nipote Ottone III. e
per dare aflìllenza alla di lui età bifognoù tuttavia di conliglio nel
governo del Regno. E quivi ille eam Matris in/lar fecum tamdiu hfi-
.buity quoad ufque ipfe protervorum confilio juvtnum deprazatus, tri-
fiem illa.n dimifit . Sicché ella malcontenta li rellitui all' Italia ( non
lo in qual tempo) lafciando il Re Nipote in balia a i tralpoiti della
fua giovciltò . Finqui avea Tribuno Memma Doge di Venezia gover-
nato il fuo Popolo lenza operar cole, che gUcne guadagnafl'cro l'af-
(c) Dj/rdut. fetro. (.e) Gli llava non poco a cuore, che Maurizio luo l'igliuolo lue-
in chro.Aco cedclfe a lui nel governo, e perciò lo fpedi a Collantinopoli con ifpe-
UaÌi/^^"^' ^'^^^'^ì ^^^ ritornando conJccorato da quegli Augufti di qualche illu-
ftre Dignità, più facilmente otterrebbe il Tuo intento. Ma cadde
incaiiro maLito elio Doge, e fcntendo accoilarfi il fuo fine, fi (l-cc
portare al Monillero di San Zachcria, e quivi prefo l'abito Monalli-
co , dopo lei giorni terminò di vivere. Non già il di lui Figliuolo,
ma bciifi Pietro Or/colo II. fu creato in luo luogo Doge di Venezia.
Egli era Figliuolo di quel Pietro Orfeolo , che già vedemmo Doge, e
poi pafTato alla vita Monaltica in Francia, dove perle lue Virtù ii gua-
d;ignò il titolo di beato e di fanto . Quelli fu Principe di gran fcn-
Annali d' Italia. 437
no, e talmente attento a i vantaggi della Tua P.uria, die Venezia a' Era Volg.
fuoi di crebbe fommamentc di potenza e decoro. All'anno prcceden- Anno 991.
te 990. racconta il Sigonio W le rivoluzioni icguitc in Milano fra , , si-onins
Landolfo Jrdvefcovo. e il Popolo di quella Città. Il Signor Sarti nel- j^ lulno
le Annotazioni {b) fu di parere, che efìo Landolfo vcnin'e promofTo ital. lib. 7.
a queir Arciveiccvaro nell'anno p8o. come in fatti è notato "nel Co- ;b s.ixius
dice E(b.nfe della Stona di Arnolfo Miiancfe (0 > e che nel 9^^- '",„„ J'J'"'
fuccedeflcro quelle diffenfioni, per le quali Ottone li. Impcradoic lundem.
fecondo lui ai'cdiò Milano nell'anno 983. Io p.on ni' arrifchio a prò- (e; Arnnlf.
porre alcuno di tali fatti, perche circa il tempo l.i Storia ci lafcia AUdmian.
nelle tenebre; e mi prendo la libertà di narrar qui le follevazioni fud- ^^y J/^/;^'
dette con qvialchc barlume di verifimiglianza, che irovandofi troppo
giovane il Re Ottone ili. e morta la Madre fua, e pafl'ata in Ger-
mania l'Avola fua Adelaide, potcffe allora il Popolo di Milano pren-
dere l'armi contra del iuo Arcivei'covo . Ora il fatto è in quella ma-
niera narrato da Landolfo feniorc (^) Storico Milancfe. (d'i inndui.
A' tempi di Ottone I. era potcntilfimo in Milano Bonizone ex jm simor
Carcano . Effcndo vacata la Chiefa di Milano per la morte di Co- ^'fi-"'--Mt-
iifredo yircivefcovo nell'anno 980. collui a forza d'oro proccurò queil' j^"^^! juiU
Arciveicovato dall' In-.peradore per iuo Figliuolo Landolfo contro Li
volontà di tutto il Clero e Popolo Milanelc , al quale apparteneva
l'elezione. Crebbe perciò di giorno in giorno fcmpre più l'odio uni-
verfale conti a di lui. Interta Landulphus paucis con/tncratus annis ^ patre
ejus male mortuo a qucdam Tazonis xtrnula fuo inletìo^ ad Ottonar. Im-
pcratorem curfu veloci fugiens tetendit . Iftigato l' Imperadore (quelli era.
Ottone IL) venne all'aiiedio di Milano. Per una vifione tornò in fc
llelio Landolfo, e chiamati d;Jla Città molti Nobili, Inabili un'infa- '
me accordo con cffi, concedendo loro in Feudo o a Livello le Di-
gnità della Chieta, e le Pievi della fua Dioceli: con che egli ritornò
quieto alla fua Cattedra, e 1' Augulto Ottone lene andò in Liguria.
Ma nulla parlando Arnolfo Milanefe, Scrittore pii!i efatto, e contem-
poraneo d'elio Landolfo nel Secolo fiUregucnte, di un tale afìcdio, e nulla
dicendone gli Scrittori Tedefchi, che pure van rcgiltrando tutte le
più riguardevoli azioni di Ottone IL io non so, che s'abbia a cre-
dere a Landolfo Storico per conto di efio alTcdio. Però meglio fia
l'attenerli qui al raccorito d'elfo Arnolfo (0, che con altre circollanze (e) Amulf.
ci rapprefcnta quegli avvenimenti . Dice adunque, che fticceduto Lan- '^'/'■"■- -*^«-
dolfo, nativo del Cailello di Carcano, a Gotofredo Arcivefcovo, per f,l^'^'""/\
la troppa inlblenza del Padre e del Fratello cominciò a tirarfi addolTo
l'odio del'Popolo, coU'abulai lì del dominio della Città, di cui forfè
era Conte, o vogliam dire Governatore. Congiurò contra di lui la
Plebe, ma i Nobili erano in favore di lui. ^dbiis ajjidne rìxantibus
grande commijfum ejì in Urbe ce/tamen. Vedendo Landolfo di non po-
tere reggere alla forza del Popolo, lafciato nella Città il Padre fiio
decrepito, lì ritirò fuori co 1 Nobili, a' quali, per tenerli faidi nel
fuo partito con farli fuoi Vaflalli dillribuì molti Bencfizj. de' Chcrici,.
e beni
I. e. IO.
43 8 Annali d' Italia.
EraVo!». c beni della fua Chicfa. Iterum autem colleSlo ex ^h-erfìs partihns agmì-
Anno 991. ne ^ coaflixìt eifdem cum Civibus in Campo Carbomrite ^ uhi faSla eft plu-
rima ciedes titrinque : a quo bello agre divertii bac etiam z-ice . in Civitate
autem quidam (Ieri vi qHìdam) vernula. ^ aitdita Domini fui nece ^ accur-
rensy Patrem Prafulìs leSlo jacentem cultro transfixit . Ma non andò mol-
to, che frappolkfi varie perfonc f^ggic, (Vgui concordia e pace fra
Landolfo e il Popolo. L' Arcivefcovo in emenda de' Tuoi peccati fece
fabbricare in Milano il Monillcro di S. Golfo, dove poi venendo a
morte v:!lle elTere feppellito. Qui non c'è parola ne di Ottone II.
né di alTedio da lui fatto di Miianoj e però potrebbono cfTere fucce-
diiti cotali fconcerti durante la lontananza e minorità di Ottone III.
Circa quelli medefimi tempi anche il Popolo di Cremona recò non
pochi affanni ad Odelrico Ftfcovo di qnella Città ; perciocché Ecdefta
fuée terram poteflative invaferunt , ac illam ( forfè illum ) deveflierunt ; at-
que j'ub ebtentu , feu occafione cotnmendationis atque faclicii , Clericos illius
ac Laicos fuo iegimini jufìe y legaliter deditos 13 e. injufte depr te dante s ,
eamdem Eccleftam coartando ac depredando ^ multis calamitatibus oppri-
... mcbant . Tutto ciò fi legge in un Diploma di Ottone III. {a) dell'
ìtaL^sacr. ^""° ^^^- ^^"' tutti, chc fon degni d'attenzione, perchè di qui fi
Tom. IV. in fcorgc il principio della Libertà e indipendenza, che a poco a poco
r.fìjcop. andarono poi procacciando a fé fteflì i Popoli d'Italia con una (tre-
Crtmontnf. pj^of^ oiuuzion di cofe, di cui andremo di mano in mano rawifando
(M Campì '' progrelTo. Rapporta il Campi C*) un Piaciro tenuto ;« Civitate Pia-
jJlor.dtPia- centia in folario proprio Donni Ànhiepilcopì JanSìa Placentin<g Eccìeftte ^
tini.. T. 1. dove in judtcio refidebat Domnus Joannes vir venerabilis Archìepifcopus
fantine Placeiitina Ecclefia ^ Mijfus Donni Ottonis Regis . Dal Notaio fu
Icritto Anno ab Iricarnatione Domini noftri Jefu Chrijìi DCCCCXCJ.
Decimotertio Kalendas Februarii, Indizione ^tarta . Noi ancor qui tro-
viamo in ufo r autorità Regale di Ottone Ili. in Italii, ma non già
notati ne gli Atti pubblici gli anni del fuo Regno, .'\bbiamo da Lu-
(0 Lupus P" Protolpata (0 , chc fetit bellum Ajìo Comes cum Saracenis in Taren-
Protofiiata fo , i^ ibi cecidit ille cum multis Barenftbus . In vece di Ajie^ un'altro
inChronko. Codice, e l'Anonimo Baicnlc hanno Otto Comes: ma fi dee fcriverc
Atto Comes. Medelìmamenic in quell'anno Ug$ Capeto Re di Francia,
lilc^nuto contra di Arnolfo Arcivefcovo ó\ Rems, il fece deporre da i
Vcicovi in un Concilio tenuto in quella Città, ma fenza chc fofic
approvata una tal rifoluzionc dalla lantaSede. In luo luogo fece egli
ordinare GerbertOy che noi già vedemmo Abbate di Bobbio, in ricom-
penla d'ellcrc (tato Mac Uro del Re Roberto luo Figliuolo, e per la
Itima della di lui rara Letteratura. Vedremo poi, fin dove arrivò h
fortuna di quclto perlonaggio.
.Anno
Annali d' Italia. 439
Anno di Cristo dccccxcii. Indizione v.
di Giovanni XV. Papa 8.
di Ottone III. Re di Germania e d'Italia 10.
DA die fu alzato alla Dignità Ducale in Venezia Pìetrt Orfeolo Era Volg.
IJ. ficcome perfona di grande attività e fcnno , fpedi tolto a ^^*** 99^-
Coftantinopoii i fuoi Legati, ed ottenne da gì' Imperadori Ba/ilio e
Coftantiiw la Bolla d'oro contenente la conferma di tutte le libertà ed
clenzioiii, godute in addietro dal Popolo di Venezia per tutto l'Im-
perio d'Oriente. Studioflì ancora di itabilir buona amicizia con tutti
i Principi de' Saraceni , a' quali per tale effettto mandò Ambafciatori .
Ma particolarmente ebbe cura di far confermare al Re Ottone III. i
vecchi Patti. Si legge nella Cronica del Dandolo W il Diploma di (•>) Dandu-
tal Conferma, ccncedura da cflo Re ìnterve;ttu y petitione nofìra di- j)^^'j xii
leSìiffimae Dominae A-viae Adelhcidae Imperatricis Awiulìae : il che fa co- n^r. Italie.
nolcere, che Infanta Imperadricc tuttavia dimorava in Germania nella
Corte del Re fuo Nipote. E il Diploma e dato XIF'. Kakndas Ati-
gufti^ Anno Dommicae Incarnationis DCCCCXCII. IndiBione F. Anno
vere Domni Ottonis 111. Regmntis No-o . Aclum Molinhufen . AiTcrirce
Lupo Protorpata (*), che in quell'anno fi provò uaa terribil carellia (h) Luput
per tutta l'Italia. Non già nell'anno 991. come (limò il Sigonio (f), P'o'^fp'*'^
ma bensì nel fine del prcfente, diede fine ai fuoi giorni Aloara Pnn- '^, >;j„„j„'
cipelTa di Capua, già Moglie di Pandolfo Capodiferro ., la quale finquì j/. Re^ns
col i"igliuolo Landenolfo {d) virilmente avea governato quegli ' Stati . ■""'• ^'*- 7-
Siccome oflervò il Cardinal Baronio (f), ella avea fatto ammazzare ^^l-^'r
un fuo Nipote Conte, per paura ch'egli col fuo credito potefle oc- ci(a«;c.
capare il Principato a' fuoi Figliuoli: perloché San Nilo Abbate le prc- lib. z.c.io.
diflc, che mancherebbe la Itirpc fua, ficcome in fatti da lì a non u) iaron.
molto avvenne. '.'^ f*"'*^^-
Ecclef.
Anno di Cristo dccccxcii i. Indizione vi.
di Giovanni XV. Papa 9.
di Ottone III. Re di Germania e d'Italia 11.
NEH' Archivio dell' infigne Moniftcro di Subiaco fi legge uno Stru-
mento, (crkto Anno Deo propitio Pontificatus Domni Job anni fum-
mi Pontificis y iiniiicrfali XF. Papa in facratifima. Sede beati Petri
Apoftoli Septimo., Indizione F. Menfts Februarii die tertìa, cioè nell'an-
no precedente. Ma quelto Mefc non s'accorda con quanto s'è ac-
cennato all'anno p8f. intorno al tempo dell'elezione di quello Papa.
Più fi confà un altro, fcritto Anno FUI. Indiilione FI. Menfis Jalii
dit
44° * Annali d' Italia.
Era Volg. die ojlava^ cioè nell'anno prcfente . Appena furono pafTati quattro
/\kn'o 993. \.ie(ì dopo la morte di yilo.ira PrincipefTa di Capua C'»), che in efTa
oftif'fis 9'"*^ '^.' C^T"^ "^^^^ '^' -''^- ^' "aprile di quell'anno fcoppiò una con-
chron. l. z. g'^ia di malvagi contra di Landenolfo Principe fuo Figliuolo, per cui
Caf. IO. egli redo mifcramcnre privato di vita predo la Chicfa di S. Marcel-
lo . Era parente di Landcnolfo Trasmondo Conte Teatino, o fia di
Chieti, e Marcbefc, cioè a mio credere quel medefimo, che di fopra
dicemmo Duca di Spoleti, o almeno Marchefe di Camerino. Si ac-
cinfc quclti a vendicar la morte dell' uccilo Principe, e dopo due Mefì
con un competente elercito , accompagnato da Rinaldo & Oderifio
Conte di Marfi, portoflì all'aircdio di Capua. Vi (lette lotto quindici
di, nel qual tempo diede il guido al territorio!, cioè galligò in vece
de i rei gl'innocenti; e fcnza far altro fc ne ritornò a cafa . Per at-
, tcftato della Cronica del Volturno {h) entrò la peftc in Capua con
YuitHrl"',}' t^^ furia, the appena rcftò in vita la terza parte del Popolo. Giunta
p. il. T. 1. intanto la nuova dell' afTaflinamcnto (iiddctto alla Corte di Ottone III.
Rer. Italie, in Germania, venne un ordine ad Ugo Marche/e di Tofcana di farne
rigorofa vendetta. Adunque Ugo, ainmaffatc le forze fue, ed unitele
con quelle di Trafmondo, e de i Conti fuddetti, tornò ad aflediarc
più (trcttamcnte Capua, tanto che obbligò que' Cittadini a dargli in
mano i malfattori, cioè gli uccifori del iuddctto Landenolfo. (f) Sci
ni- ''"'^.'^ d' cffi ne fece impiccar per la golaj gli altri con varie pene ricevct-
o/«%«/. 57. '^''° '' pagamento de' loro misfuti . Rt-lbo Principe di Capua L.iidolfo
cap! i. Fratello minore del medefimo Landcnolfo.
Attefc circa quelli tempi Pietro Orjeolo TI. Doge egregio di Ve-
nezia a ndorarc la Città di Grado, le cui fabbriche venivano n^cno
(di Dd«i«/. P"*" l'antichità (<«) . La cinfe di mura da i fondamenti; vi fabbricò il
in chroiìuo Palazzo Ducale rrcfb alla Torre occidentale; e fece riporre in Icgreti
7om. XII. luoghi fotterra i Corpi de' Santi di quella Cattedrale. E perciocché
Rer. ttaUf. (^JQ^j^^fii f'^efcovo di Belluno feguitava ad occupar varj beni e diri:ti
de' Veneziani, e non voleva arrenderli ne alle ambai'ciatc ne alle Let-
tere dello Itclfo Re (!)itone: proibi il favio Doge ogni commcrzio
del Tuo Popolo colla Marca di 'l'nvigi. Ballò quello ripiego per met-
tere in dovere i Brlluncli, i quali non potendo piìi ricevere falc, ne
altre mcrcatanzie, dimandarono pace ai Veneziani, e 1' ottennero, al-
lorché il Re Ottone venne m iralia. Credefi, che a quell'anno ap-
partenga la dotazione della Badia di Santa Maria de' Benedettini , fon-
,, ■ . , data in Firenze {e) di iniìa ContclTa, ivi chiamata Filìa Domni Bo-
It rUa"di' "'f^"'-) qui fuit Marchio., cioè di Spoleti. Era clTa (lata Moglie ^\
L'Io. Uierto Duca e Marcl'.cle di Tofcans', ed era Madre del vivente allora
Vghcll. Marchefe di Tofcana Ugo. Le Duchefl'e e Marchcfane per lo più ulà-
ìtel. sacr. y.,^.^^ j] f^.\^■y pome di Contese. Lo Strumento fu fcritto con quelle
({■"' Alain:. Note; Otho gratta Dei hnperator Aiigufìus.^ Filius Domni Ottoni s^ An-
yiìinA. he- no Imperli ejus XI. Pridie Kukndas Jumi., Indiclione Vi cine nell'an-
ni^it-iin. ad i^„ prefcntc , fecondoché penso l'Ughelli, e dòpo di lui il Padre Ma-
bilione (/). Ma dovcafi por mente, che Ottone ìli. non era pcranche
giun-
jfnHUm
Annali d' Italia. 44t
giunto alla Corona Imperiale i né in quelli Secoli alcun Re Tcdefco Era Vof?.
portò mai il titolo d' Imperadorc, fé non dopo eflere flato coronato Anko 993.
dal fommo Pontefice. Pero quello Strumento è piìi antico, e s' ha da
riferire all'anno P78. nel cui Giugno corrc« V Anno XI. dell'Impe-
rio di Ottone II. e l' Indizione VI. Abbiamo da Leone Ollienfe (<?) , (a) tto o-
che i Monaci di Monte Calino fabbricarono varj Moniflcri in Tofcana fi'""- chr.
ex Hugonis Murchionn largitione (^ conccjfione ^ fra' quali il fuddetto di '"^ •-•''• "•
Santa Maria in Firenze. Terminò i fuoi giorni in quell'anno {b) Cer- {\3)HtrmM-
rado Re di Borgogna, Fratello della piiflìma impcradricc Adelaide -j Qà nm Centi- n-
tbbe per iuccelfore Rodolfo fuo Figliuolo, appellato da gli Storici il ^^"^ inchr.
Dappoco. Tenne parimente in qu. fti tempi un Placito in Verona y/r- "''"• ^""'J-
rigo Duca, Padre di ianto Airigo Imptradore, che governava allora
non lolamente il Ducato di Baviera, ma quello ancora della Carintia
colla Marca di Verona. L' Ughelli (.e) rapporta i fuoi titoli fcorret- (0 ughtiU
tamcnte, e lì dee leggere così: Domrius Henticus Dux Bavariorum, feu IL"^' ^'''''
Karentayienfium., atque iftius Marchile Feronenfium . Fu fcritto qutl Giudi- ;„ y.pùob.
ciXo Jnno ab Incarnatione Domini noflri Jefu Chrifii Noncgentefirno Nonagefi- Vnonenf,
me Tertio de Menfe Novembri Indièlione Septimn. Pretendeva Ochcrto
(più tollo Otberto) Vefcovo di Verona, che gli fodero Itati ufurpaii
de' beni a Theodaldo olim Marchione .^ cioè dall' Avolo della Contejfa
Alatilde, che fi vede allora molto ben vivo, ne so ferchè v' entri
queir &///«, fé pur non dee dirfi una delle disattenzioni dell' Uglielii .
Perchè Tedaldo Marchefe citato non comparve, fu^ decretato il pof-
fcfib di quc'beni al Vcfcovo. Ecco chi er* Governatore della Marca
di Verona in quelli tempi.
Anno di Cristo dccccxciv. Indizione vii.
di Giovanni XV. Papa io.
di Ottone III. Re di Germania e d' Ital. ii.
COn gli affari d'Italia han correlazione quei di Gerberto creato Ar-
civcfcovo di Rems . Prefe la fanta Sede la protezione di' Arnoifo
depollo da quella Sedia contro le Leggi Canoniche, e Papa Giovanni
XV. iofpcfe da i divini Ufizj quc'Vefcovi, che aveano profferita fcn-
tenza contra di lui. Reltano tuttavia le invettive d'cfl'o Geiberto non
diro contro la Chiefa Romana, ma contro quc'Pap., che in quelli
ultimi tempi l' aveano cotanto fporcata, e sì malamente governata i
di Gerberto, dico, il quale da qui a non molto ci comj>..riià faiito
fui medefimo Trono Pontitìzio. Ugo Cnpeto Re di F. ancia fpedi al
Papale ragioni dell'operato da i Vcfcovi, e il pregò di voler venire
in perfona tino a Granoblc, per conofccre meglio quella differenza.
Non fi lenti voglia il Pontefice Giovanni di prenderli t.nnto incomo-
do, e folamente mandò in Francia Leone Abbate del Miuiillero di S.
Bonifazio per fuo Legato, per cui opera nell'Anno feguentc fu in
Tom. F. Kkk qual-
44^ Annali d* Italia.
E^jiA Volg. qualche maniera porto fi ae a q^el^imbro^lio. Abbiamo da Lupo Pro-
ÀKNo 994. toipata(a),c da Romo.ildo Sulernitano (^), che in quelt' Anno obftfa
j'rwt'M'/j efi Materaa Saracenis tribui menfiòus ^ y quarto capta ab eis . Ne erano
inChr^Hic». iHora in pollcffb 1 Grcch, ma non ebbero forza per poterla fotlencre
(W Rmuiì- contro la poflanza de' Mori . Fino all'Anno prelcnte Ggnoreggjò in
4ts SaUrn. Salcroo Giovami li- appellato^;" Lambtrto . {e) La morte il rapi, con re-
TcìVeTt'^'ì- '^"""^ Principe di Salerno luo Figliuolo Guaimatio^ chiamato il Ttrxo ^
B>ns aifior. per dithnguerlo da altri due Principi dello llclfo nome, che erano
frincif. vivuti ne' tempi addietro. Era eflb Giovanni tuttavia vivente nel Giii-
laniobari. gno di quelV Anno, ciò apparendo ài un Diploma d;ito da lui e dai
(d) Af'tìqt, ''•^l»'"» Guaimario, che fi legge nelle Antichità Italiane U) . Truo-
Italic. Dif- vafi ancora in quell'Anno Giberto^ o fia Oberto li. Marchefc, Fi-
jtrt. 31. gliuolo di c^wtW Oberto I. che noi gii vedemmo Marchcle e Conte
tn- '035-. del facro P,»lazzo, e dicemmo Progenitore della Cala d'Elle, il quale
^^à t fieli fi'' "^"^ "" Placito nella Cfaicfa di Lavagna, e fcntcnzia in favore del
/. 1. (, ij, Moniftcro di S. Fruttuofo. (0 L'Arto fu fcritto Anm Incarmtionts
Domini nojìri Jefu Chrifti Nongentcftmo NoHugefimo ^tarte, X. Kale»'
das ftbruariiy Jndiilìene Septima^ cioè fenza contar gli Anni di Ottone
III. Re. Erano potenti in Tofcana e Lunigiana 1 Marc he fi, appellati
dipoi d'Elle, e forfè di qui poflìamo inferire, che il luddetto Obert»
11. governaffc in quelli tempi la Marca di Genova.
Anno di Cristo dccccxcv. Indizione viii.
di Giovanni XV. Papa 11.
di Ottone III. Ke di Germania e d'Ital. 13.
\
FU nel prefcnte Anno fui principio di Giugno tenuto per ordine
del Papa un Concilio in Mofomo, oggidì Moufon vicino alia
Mofa, a cui prcfedeitc Leone jlbbate Legato Pontifizio, e fu dccifo,
che la depofizione di Arnolfo Arcivefcovo di Rems folfe invalida e nul-
la, e per confcgoente contro i Canoni entrato in quella Chiefa Ger-
ìerto Monaco, già Abbate di Bobbio. Però fpofleli'ato di quell'infi-
gne Arcivefcoyato Gerberto, e come abbandonato da Ugo Capeto Re
di Francia, fi ritirò alla Corte del Re Ottone III. di cui avea l'onore
d'elTere (lato Maeftro. Ma Arnolfo, che era in prigione, finche vifTe
«. _. il Re Ugo, non ne potè ufcire. Abbiamo da Ditmaro (/), e da Er-
chr \!"*.'^' manno Contratto (^), che ad una Dieta tenuta in Maddcburgo inter-
(g) Herman- vcnnc Con gli altri Principi Arrigo IL Duca di Baviera e di Carin-
»«» contra- (jj^ e Marchcfc di Verona, il qual pofcia portatofi a Gandcrshciro,
HMin chr. ^^^^ Gerberga fua Sorella era Badefla, quivi cadde gravemente infer-
mo. Però chiamato a se il Figliuolo Arrigo, che fu poi Imperadorc
e Santo, gli ordinò di tornarfcne in Baviera ad alTicurarfi di quel Du-
cato, raccomandandogli di non operar mai contro la tede ed ubbi-
dienza dovuta al Re fuo Signore : MalBifta da lui trafcurata ne gli
anm
Annali d' Italia. 443
anni addietro, del c^he era ben pentito} e pregandolo- di ricordai fi del Era Vo!g.
Padre, che più non rivederebbc in quefto Mondo. Aggiugne 1' An- Anno 995.
nalifta SafTone: (") Hic pujìquam pwnitcntia dn8us Regiium refpcsit,: ^ (a) Annalì-
Bavvaria Ducatu donatus eft , ita in eo prò compcntnda pace ultra pria- ft" ^"xo a-
res fuos effloruit^ ut ab illius terree incolis Henricus Pacifictis i^ Patir f" ^"''"' '
Patrit!^ appdiaretur . Dopo la morte del Padre il gioVant Arrig<i, Bav-
lariorum elezione £5* auxilio, bona Patris (^ Ducaturb^ Rege donante^
obtinuìt . Abbiamo poi due rilevanti particolarità Tpettanti a quell'Anno
heim
ne gli Annali d* Udefeim W, copiate dipoi dall' Annalilta Saflbne, cioè, (M AnnaUs
che Ottone 111. mandò per Tuoi Ambafciatori a Coitantinopoli Gio- ^''•'''"-
vanni f^cfcovo di Piacenza, e Bernuardo Fefcovo di V'irzburgo, per ad-
dimandare in Moglie d'eflb Re una PrincipeiTa del Carigue Imperiale
de' Greci . Tornerà il ragionamento intorno a quello affafé andando
innanzi. Quefto Vefcovo di Piacenza è quel riiedefimb (j/oi'«««/ Ar-
chimandrita Calabrcfe, di cui abbiam parlato di iopra, e che vedre-
mo Antipapa in breve . Il Campi nella Storia Ecclcilafiicu di Pia-
cenza il truova in quella Città anche nell'Aprile dell'Anno preiente.
L'altra particolarità è, che Legati Apo fi oliccs Sedìs cum itihinimitate Ro-
manorum atque Langobardorum Regcm Ròraant invitarit . Certo è, chtì
per la lontananza del Re erano uiforti de i tropo mali timori in Ita-
lia, cioè fcdizioni di Popoli, e fopratutto" da i potenti venivano ufur-
pati giornalmente i beni e diritti delle Chicfe. Abbiam veduto il
Popolo di Milano in rotta centra del loro Arcivefcovo Landolfo . Ob-
bligato Papa Giovanni XV. a fuggirfene di Roma per la prepotenza'
di Crefcenzio, e di quel Senato. Forfè quelli due fatti òccorfero circa
quefti medefimi tempi. E come avclfe mano e balìa nel governo dì
Roma il fuddetto Crefcenzio, l'i può anche intendere da ciò, che i
Vefcovì di Francia nella lite già accennata di Arnalfo e Gerberio di-
ccano, o per dir meglio facca lor dire lo (lefTo Gerbcrto (f ) : Regiì^ (e) Sdr»n.
ac mflri Legati Romant profeti ^ ^ Rpiftolas Pontifici porre xerujìt , ^ '^d"^^' '"'
db eo indigne fufcepti funt . Sed^ ut credimus ^ quia Crefcentio nulla mu- *^:^ "'
ftufiula obtulerunt , per triduum a Palatio feclufi^ nullo refponfo acccpto re-
dierunt : quod peccai is nojlris exigentibus provenire , non diibium eft , ut Ro-
tHana Ecclefta, qua Mater (^ Caput Èccle/tat'um eft, per Tyrannidem de-
ifilitetur . Ecco lo ilato, in cui fi trovava' allora la Sedia Apoftolica,
certo per colpa de'foli Romani. Da un Diploma riferirò dall' Ughclli {d) (j) ughtll.
fiamo aflkurati, che il Re Ottone IH. fi trovava in Magonza ///. ■""'• ^''f-
Idui NovetHbris Anno Dominici Iticarnationis DCCCCXCy. IndiSìione '^'""- y
Vlin. (la quale dovea camminare fino al fine dell' .'^nno prcfcntc, verJtnf?'
fecondo il moderno Itile) Anno Teftii Oitonis Rcgaaatis XIL Parimente
la Cronica del Monillero del Volturno (0 ci lomminiftra un Placito, (e) chronie.
tenuto ih quèll' Arino in Falva nel Ducato di Spoleti, o pure nella u""//%''A.
Marca di Camerino. Erano prefidenti ad eflb Atto Comes, (^ Oderi- ^^r. ' Italie.
fius Comes , ^ Heimepertus Epifcepus Mijfus Domni Ugonis Dux (^ Mar-
chio. Quelle poche parole confermano quanto s'è accennato di fopra,
cioè che per qualche accidente non era piìì Duca di Spoleti e Mar-
Kkk i chefc
444 Annali d' Italia.
Kra Volg. chcfe di Camerino Trasmondo ^ da noi veduro negli anni addietro al
Anno 'ì')6. governo di quc' pjcfi i e che a lui era t'ucceduto Ugo Duca e Mar-
chefe anche di Tofcana .
Anno di Cristo dccccxcvi. Indizione ix.
di Gregorio V. Papa i.
di Ottone III. Re 14. Imperadore i.
L'Anno fu quefto, in cui venuta la Primavera, vernali tempore^ il
g\o\'nr\e Ottone 111. Re calò in Italia, accompagoato dalla guir-
(a) chriino- dia di un decorolo efcrcito . Secondo il Cronografo SalTone {a) Donti-
graphus Sa- nicam Refurretlionem PapitS Regali more cekbravit . PalTato dipoi a Ra-
xoi» Acctjf. venna, quivi fece una buona polata, e colà gli giuiifc l'avvifo, che
tii ' "'' ^^^ mancato di vira Giovanni XV cioè quei Papa, che il fanto Ab-
{^' Aìmonus b.uc di Flcuiy Abbone (*) ito a Roma, turpis lucii cupidum^ atque in
in yna s. omnibus fuìs ailibus venalcm reperii . Seco avea l' Imperadore cond'.iuo
Al/homs. Brunone ino Parente, in qualità di Cappellano, giovane letterato, ma
alquanto per la fua età focol'o .Invoglioflì Ottone di metterlo fui Trono
Pontifìzio, e intcfofi co i Romani, lo fpedi a Roma, accompagnalo
da fVilligifo ArcivefcovQ di Magonza, e da Adalbolào Vefcovo di Utrecht,
dove innalzato a quella fublimc Dignità afiunCe il nome di Gregorio V.
fcì s'mn\m '^ Sigonio {e) fcrive, che Ottone, ufurpato jure Brumnem Saxoiem pro'
il Legno pinquum fuum , XFI. Kalendas Julii Pontifìcem dee aravit , ac Romam
jtalU l.-j. conficrandunt mijit . Altrettanto ha Girolamo Rolfi (.d)-^ ed amcndue ri-
(à) Rubtus ferii cono air Anno precedente l'efalraxionc d'eflb Gregorio} né man-
■v'inn' l 5" caio Scrittori, che credono creato Papa Brunorje, allorché Ottone
III. fu giunto a Roma, e adoperò la fua autorità in favore di lui.
l€)iaron.t» M^ tanto al Sigonio, quanto al Rolli, e al Carduul Bironio (0, nun-
.(l»»4/. £«. carono molti lumi, che noi ora abbiamo, e però in mjlce circoftanze
fi allontana dal vero il loro racconto. La venta Ì\ e, che folamente
nel prcfcnte Anno venne Occoric III. in Italia; td in elfo mancò di
vita Giovanni XV. Romano Pontefice. Stando il Re Ottone in Ra-
venna, raccomandò a i Rommi il fuddetto Brunonc, ed effi concor-
demente convennero ncll' elezione di lui, fenza che il Re ufurpaiTe i
loro diritti. Prefe il nome di Gregorio V. Non tfiendo egli pcranchc
Imperadore, ma folo Re d'Italia, a nulla era tenuto per lui il Clero
e Popolo Romano, e folamente poteano intervenire riguardi di con-
venienza, che in fatti non mancarono in tal congiuntura. Come fuc-
ccdefic l'affare, l'abbiamo da un Autore conrcmporanco, cioè dal
Monaco Autore della Vita di Santo Adalberto Vefcovo di Piaga preflb
(f) MaVM. il Padre Mabillone (/) Rex autem Otto^ fcrive egli, Alpium mves
Stetti. Bt- multo mi li! e transmeanSy juxta fucram Urbem Ravenna m regalia eajìra
""^'^^9,6 metatus e/l . VA in ejus occurfum -vcniunt EpiJìoU tnm Nuntiis, quos mit-
Annali d' Italia. 445^
tunt Romani Proceres ^ Senatorius Ordo: primo ilUus adventum, velul Era Volg.
mo tempore paterna mortis non. vifum, totis vifceribus de/ùkrare^ ac de- ^kno 996.
bita fidelilate pullicitantur exipefìare . Deinde in morte Domni Jpofi olici
tam ft'A quam ilHs^ non modicam inveStam effe partem incommodorum an-
nuntiant ^ quem prò eo ponerent ^ Regalem exquirunt fententiam . Hci tanto
mando egli a Roma Bruitone; e che quclti fofle liberamente eletto ed
• approvalo dal Clero e Popolo Romano, l'abbiamo da gli Annali d' II-
delcim (a), e dall'Annalisa Saffone (^), che fcrivono a qiielf Anno :. (a> jìnnal.
Johannes Papa obiit . Unde Imperator in Jtalia po/ìtus , rumore incitai us , HiUts-
pramifis quibufdam Principibus ^ Publtco Con feri fu (3 Eie tt ione, fecit in ''.^"'^^^^y
ulpoftolicam Sedem ordinari fuum Nepotem Domnum Erunonem, Ottonis ^^^ saxfV
Fiium, qui Aiarcham Feronenfem fervabat , impofito nomine Gregorii . Di
qiìì impariamo, chi fofle il Padre di Gregorio V. Papa, cioc Ottone
Duca d-'lla Franconia, ed allora Marchefe ancora della Marca di Ve-
rona, nato da Liutgarda Figliuola di Ottone il Grande Impcradore .
Ne ho io prodotta la Cicncalogia altrove (0. Così il Cronografo Saf- (e) Antìtf.
Toiìc fciive {d): Nepotem fuum Branumm, virum valde prteclaruìn^ non Italie Dif-
/olum Cleri, /ed 6? omnium Fomariorum Unanimi Foto Ciiium Pvntificcm i"'- ^^: ,.
ele£ìum j'ubrogari pie confenfit . Crede il Padre Pagi ('') , che lui princi- t^ gj,c„ji
pio di Maggio Icguiire l'u(]uo^ione al Trono Ponlifizio di Gre- p. /. r. 8-.
gOiio V. W Cbromt-
Aliorchè Ottone nel calare in Italia fu a Verona, per atteftato S''^!'^- ^'"=»
del Dandolo (/}, Pietro Orfeolo II. Doge di Venezia invio a fargli ri- 1^,"ium.
verenza Pietro iuo Figliuolo, che ebbe l'onore d'efl'erc tenuto alla (e) Papm
• Crcfima dal mcdefimo Re: nella quale occasione mutò il fuo nome Cnt. Bara».
in quello di Ottone, e ret^i'uto dai Re fé ne tornò tutto contento al (.i)Daniul.
Padre. E quando elio Re hi giunto a Ravenna, il luuJctto IJoge gli j^^ -j^u
fpedì de gli Ambafciatori , che riportarono da lui Privilegium de Portu tur. itnìit.
(^ Mercato tenendo cum tribiis locis , cum ornai Datio (^ Tbeloneo . N on
fi può ben intendere in qu.1l fuo folTc quello Porto e Mercato. Im-
maginò il Sigonio, che Ottone III. prima di portarG a Ravenna,
paflalTc ad aflediar Milano, dove aggiultade le differenze inibite fra
Landolfo Arctvcfcovo, e il Popolo di quella Città. Mi appunto l'im-
miginò. Niuno de gli antichi Scrittori conobbe quello aflcdio di Mi-
lano, né fotto Ottone H. né a' tempi di Ottone III. fuo Figliuolo:
però non fi può ripofar full'aucorità di Landolfo feniore Storico Mi-
lancfe, che è folo a narrarlo; e tanto piìi, perchè già avvertimmo,
che Arnolfo altro Srorico Milanefe, ma più accurato, nulla ne paria, e
fcrivc polio in altra miniera fine alle controverfie di Milano. Si può
ben credere, che in quell'anno, e non già nel fegucnre, come fu
d'avvifo Girolamo Rolì (^) , riufcilTe ad cflb Ottone 111. dimorante (gì R"**"»
in Ravenna d'indurre S. Romoaldo, Monaco ed Anacoreta, di fantità J/„'J' i^f'
già conofciuia, ad accettare il governo del Monidero di Clafle, co- (hi l'iuut
me fi legge nella vita d'eflo Santo, fcritta da S. Pier Damiano (^) . Damiani
Dappoiché fu aflunto al Pontificato Gregorio F. il Re Ottone 11 L '"*'"",?:
raolTe da Ravenna alla volta di Roma, dove fu folennementc ricevuto. ,J!*'*l
Ho '"^'^'
Ff* -Vtolg.
Anno 996:
(a) Antkhi-
tk EJicnfi
P.-l. C. 10.
(b) jlnotty-
tnus in- Vit.
S, Adalbtrti
Pragtnf.
(e) Pagim
Criiif, Si-
ro».
(i) Dìimar.
in Chronìci
Uh. A-
(e) Annali-
fia Saxo.
(f) Chrtno-
graphus Sa-
xo tditui a
Liibnitio .
(gì Ughill.
Ital. Sacr.
Ttm. Y. in
Bfifcop.
Verjnenf.
(hi Antiqu.
Jtaiic. Vij-
fen: 8.-
(i) Itidint
pifferi, li
446^ Annali d' Italia.
'"Ho io rapportato un bel Placito, tenuto fuori della ftefla Romn dal
mcdcfinio Re coli' afli (lenza di moki Vefcovi e Principi con quelle
note (a') Regnante Domno Fiottone fiìjjimo Rcge Anno Regni pieta-th ejus
in Italia Secando., Prìr/ta Menfe Maàii., Inditt-iDne Secunda , forap Porta'
SanSi Laurent a .y infra' Palatias Domni nojlrl Regis . Non ho finora fa-
puto intendere, perchè fi dica Anto Secando del Regno, fc non fup-
ponendo, che feguifle la fua Elezione e Coronazione in Re d' Italia»
nell'Aprile dell'anno precedente. Ma fé Gitone era in Roma, o fia
fullc porte di Roma nel di primo di Maggio, fi avvalora 1' autorità
di quegli Scrittori, che il fanno giunto colà', primi che Brunone forte
pollo iulla Cattedra Poniifizia . Ora in eflb Placito l* Abbate di
Santa Fiora d' Arezzo fece querela contra Jdd'aertus Marchio y i^
Albertus germani , Filli quondam lìolberti , cioè Figliuoli del Mar-
chtfe Obeit& I. Gante del facto Romano Palazzo, ed Antenati del-
la Cafa d'Erte, per cagione di alcuni Beni da loro occupati, e
ne riportò il pofleflb, Jalva querela , cioè con lafciar vive ad tflì
Marchcfi le loro ragioni nel pctitorio . Stando in vicinanza di
Roma il Re Ottone III. finalmente giunfc ad ottenere la Coro-
na dell'Imperio. Siccome abbiamo dalla Vita di Sant' Adalberto
0') , magno gaudio omnium Imperatorium attigit apicem . Latantur cum
Primoribus minores Civitatis , cum affliSlo pauptrt exfultant agmina viduct-
rum, quia novus Imperator dat jura Populis .^ dat jura novus Papa. Que-
lle parole, dice il Padre Pagi(«"), manifefte ofìendunt .,Ottonern- IH. fi-
cuti: 6? Decejfcres , fttnreynum Dominium in Urbe exenuiffe > quod ufque ad
nojlra tempora Dbfcuriirn fuit. Il giorno, in cui, fecondo gli Annali'
d'Ildefeim, egli Imperator 6? Patricius coronatur^ fu quello di Pente-
colle, che in quell'anno cadde nel dì 51. di Maggio. Ma per atte-
ftato di Ditmaro (^), e dell' Armalifta Safitine ('), Ront.rm ve/tiens in'
Afcenfione Domini., qua tunc erat XII. Kalendas Junii., anno atatìi fute'
XF. Regni atttem XIII. Indizione Vili ("ha da efiere VUIL ) ab eo-
dem unSltonem percepii^ ^ Jdiwcatus Ecdefae Santi Pctri efficitur. Al-
trettanto ha il Cronografo Saflbne, pubblicato dal Leibnizio (/;: il
che <}uando fia vero, la Coronazione fcguì nel dì 11. dì Maggio. E
quefta appunto fi dee dire la vera fcnteiìzi. Rapporta 1' Ughelli (j?) un
iuo Diploma, dato in Roma X. Kalendas Junii di quell'anno, Indi'
elione IX. snno Tertii Ottonìs Imperantis I. Ho io parimente pubbbca-
to un Diploma C'È»), da lui dato in favore di Odelrico Fefcovo di Cre-
mona, obtentu Karijftmie Sororis no/Ira Sophia con quelle Note: Da-
tUm VI. Kalendas 'Junii anno DoìninicK Incarnationis DCCCCXCVI. In-
dizione Villi, anno vero Tercii Ottonis Rcgnantis Xlll. Imperli autem
ejus Primo. Jdìum Roma: il che ci fa conofccrc, ch'egli era già im-
pciadorc nel dì ij. di Maggio. E qui non voglio tacere, che nel
mcdcfiroo Mefc Jrdoino Conte del Palazzo tenne un Placito (») nel di-
ilictto di Brcfcia, dove l'Avvocato della Chicfa di Cremona ottenne
fentenza favorevole contra di Gualberto Giudice. L'Atto fu fcrirto
4Hna iHtarnationis Domini ttofri Jefu Cbrijli DCCCC. Nonagefimo Sex-
to.,
t Annali d* Italia. 447
/«, XI. Kalendiis Junias^ IndiEìitne Nona: il che è da notare, perchè Era Volg.
l'emprc più fi conferma quanto io ho detto di fopra, cioè, che qum- Anno ppó.
tunque Ottone III. fone eletto Re d'Italia, e governafTe quello Re-
gno, pure non erano contati in Italia gli anni del luo Regno, per-
ch'egli non era per anche coronato colla Corona, che chiaTniam9
Ferrea. Altra ragione non fo io addurne che qucfta. Aggrung^fi un'
altro Diploma d'elTb Augufto, dato FIU. Kakndas yuati dtll'anno
prefente coW yfSìum Ronuc^ come fi lègge nel Bollano Cafinenfcj di
modo che fiara certi del dì della fua Coronazione .
Creato che fu Imperadore Ottone III. cominciò fecondo il ri-
io de'fuoi Predecefibri a far giuftizia in Romaj e fra gli altri fu ci-
tato Crcfcenzio per le infolenzc ufatc a Giovanni XF. Papa. Hah'tto^
dice r Annalisa Saffonc («), cum Romanis Placito^ quemdam Crcfcen- f^ jt^^g.
tium^ quia priorem Papam ìnjuriis ftvpe laceraverat ^ exjtlio fiatuit depor- Vijla saxt
tari; fed ad preces novi Jpoftolici omnia UH remiftt . Di qui ancora s'm- "/'«^ Eccar*
tende, qual forte l'autorità Imperiale di Ottone III. in Roma. Sbri- ^'*'**-
gato da qtiefti affari effb Augufto, fi trasferì dipoi a Pavia. Ne ho
la pruora in un fuo Diploma (*), confermatprio de' beni e privilegj ;^b) A/itlqa.
del Moniftero delle Monache di Santa Maria di Tcodata, oggidì del- ■"'«''«• C;/-
la Poflicrla , dato Kalendis jlugufli^ anno Dominici Incarnationis i^"''- '*•
DCCCCXCn. Indizione IX. unno Tertii Ottoni; Recanti 5 XIII. Im-
ferii Primo. yi6lum Papia. Benché niuno de gli antichi Storici fic-
eia menzione ,^ che Ottone III. foflc cororwto colla Corona del Re-
gno d'Italia: pure fi può ragionevolmente credere, ch'egli o nel fuo
primo arrivo in Lombardia nclli Primavera di queft'anno, ovvero nell'
eflere tornato colà dopo la Coronazione Romana, ricevefie ancor l'al-
tra del Regno Italico. Bonincontro Morigia da Monza (0» che fio- (e) iomn-
rJva nel Secolo Decimoquarto, ficcomc olTervai nel mio Trattato de"."'.'''*'. ^'~
Corona Ferrea W, fcrive, ch'egli primo in Modo'étia (cioè in Monza) cWir".
fojìea in Mediolano Italici Regni Ceronant accepit . Anzi, fc a lui ere- {à) jinec'd»t.
diamo, Ottone III. fu quegli, che coftitui la nobil Terra di Monza •i'"''». X; 1.
Caput Lombardia t? Sedem Regni illius: il che difficilmente fi può cre-
dere, perchè quell'era una prerogativa di Pavia, e fc fi vuol'anchc
di Milano. Sappiamo ben di certo, che ne' Secoli fufiegucnti fu, e
tuttavia fi truova curtodita la Corona del Ferro nella Bafilica di S. Gio-
vanni Batifta di Monza, e che quivi talvolta furono coronati i Re d'I-
talia. Sull'Autunno fc ne tornò in Germania il novello Augufto, e
per quanto ci afficura il Cronografo Saffonc, in agrippina Colonia ^ fum^
mi Imperatoris condìgno honore, celebrai Natakm diem . Può clFcre mo-
tivo di maravigha il trovare tanta diverfità di pareri intorno all'anno,
in cui Ugo Capete Re di Francia, Primo della fua fchiatta, fini di vi-
vere. L'Annalifta Saflone (e) fa fucceduta la di lui morte nell'anno (e) Atmoh
99-if Oderanno, ed altri nell'anno pi)8. Certo è, che s'ingannano. Il ^'A i»«<».
Padre MabiUone e il Padre Daniello il credono mancato di vita nell*
anno prefente 99<5. Ma il Padre Pagi pretende, che ciò accadefle nell'
anno fcguente 997- Tale fu ancora il fcntimcnto di Romoaldo Saler-^
nitano
448 Annali d' Italia,
E-RA Volg. nitano (") . Lafccrò io difputaili di quello, badando ricordare a i Let-
Anno 996. tori, ch'egli ebbe per SucccfTore Roberto ^ Principe per la fua Pietà
(a Romual- ^ ^^^ gjjjg WyxxL lodatiflìmo, ma poco da noi conolciuco per altre fuc
talu/'^^n"'' azioni. Abbiamo poi una gran folla di Scrittori, che tengono ifticui-
chronu. ti in quell'anno da Papa Gregorio V. i fette Elettori dell'Imperio.
Tom. VÌI. Ma in quefti ultimi tempi ben ventilata una tal quiftione, è oramai
Ktr. Italie, decito, non fuflìllere l'illitution d'cflì Elettori: intorno a che non i-
fpendcrò io altra parola.
Prima nondimeno di abbandonar quell'anno fi vuol rammentare
uno ftrcpitolo fatto, che fi dice accaduto nel Contado di Modena, e
(b) siitnius yj^i^ riferito all' anno prefente dal Sigonio (*), e da altri. Gorofredo
lui Uh! 1. ti* Viterbo (f) circa l'anno itpo. fu il primo e il folo a fpacciar quc-
(c)G»dtfri- (lo racconto. Trovandofi l'Imperadrice Moglie di Ottone III. (chia-
mai vittr- mìXi Maria da alcuni) vicino a Modena nella Cala del Conte, 0 fia
bunf. in Governatore di quella Città, chiamata Amola, perdutamente s'inva-
'"" '"* Viighi d'eflo Conte, ed anche sfacciatamente gli palesò le fuc fiim-
me . Egli fedele a Dio e al fuo Prmcipe (ì mile a fuggire} e perchè
l'Imperadrice l'aveva afrcrraro pel mantello a fine di ritenerlo, glie-
lo lafciò nelle mani. R!ivtlò il Conte alla propria Moglie quanto gli
era accaduto, ben prevedendo la propria rovina. In fatti acculato dall'
Imperadrice all' Auguilo Conforte, quafichc egli avelie dato un'aflal-
to alla di lei oncllà, il credulo Ottone gli fece fenz' altro tagliare il
capo. Comparve dipoi l' afflitta Moglie del Conte davanti all'Impe-
radore, e rivelato il fatto, come era, dimandò giullizia, con efibirfi
di provar l' innocervza del Marito, e la calunnia dell' Imperadrice col
Giudizio, come allora diceano, del Ferro rovente. Fu ammefla alla
pruova, e lenza danno alcuno manegiò quel Ferro, o pure p.ideggiò
■iliefa fopra i vomeri infocati: pcrlocchè 1' Imperadrice fu condannala
al fuoco. Ma che quella fia una popolar novella, bevuta buonamente
da Gotofredo da Viterbo, abbaflanza fi comprende dal vedere, che
niuno de' piìi antichi Scrittori ha lalciata menzione di un'avvenimento
di tanto rilievo, che avrebbe fatto un'incredibil rumore dapertutto.
■E ne pure alcun d'eflì fcrive, che Ottone 111. giovane di ledici anni
averte per anche prefa Moglie; anzi s'è olfcrvato, ch'egli nel pre-
cedente Anno inviò due Vefcovi a cercarne una in Grecia Aggiuii-
gafi aver noi trovato all' Anno 989. Tedaldt^ Avolo della Contefia Ma-
tilda, Marchefe e Conte di Modena. Scorgeremo in oltre vivente lo
(lenb Tedaldo dopo la morte di Ottone 111. ne è molto probabile,
che fofic llato tolto a lui il Governo di quella Città per darlo ad
un'altro. Qiiel folo, che potrebbe addurfi per foltencr qui il racconto
di Gonfrcdo, confille in immaginare, che gli Antichi paflaflero lotto
,„ , . filenzio le nozze e la morte di quella Imperadrice, come memoria
fu\ fimJ infam.e. Oltre di che Landolfo Seniore, Storico Milanefe, non lon-
Hìftor. Me- tano da i tempi di Ottone IH. lafciò fcriito C*^), aver egli fpedito a
''"'"•»• Coflantinopoli /trnolfo II. .Arcivcfcovo di Milano a cercargli una Mo-
^Ual^'^"^ glie, defunaa Ctnjuge, ex qua Filium mafcuium minime genuerat: ficco-
Annali d' Italia. 449
me io prima d' ora ofTervai nella Prefazione alla Scoria d'effb L&ndol- Era Volg.
fo , Però ne creda ciò che vuole il faggio Lettore . Annc 997.
Anno di Cristo dccccxcvii. Indizione x.
di Gregorio V. Papa i.
di Ottone III. Re ij. Imperadore 2.
PAreva, che oramai doveflTe il Regno d'Italia, e Roma più che
l'altre Città, goder pace e quitte, da che c'era un'lrapcrador
potente, che potea .farfi riipettare ed ubbidire da tutti. Ma non fu
così. Un mal' uomo, un'uomo acciecato dall'ambizione, convien di-
re, che foffe Crefcenzio Conloie di Roma. Quando fi credeva Grego-
rio f. Papa di poter' cfercitare quel tcmporal dominio in Roma e nel
fuo Ducato, che aveano goduto tanti fuoi Predectfibri, e che gli era
fiato confermato dall' Augufto Ottone HI. trovò un troppo gagliardo
oppofitore in efio Creictnzio. Avvezzo quelli a comandare, lenza far
calo del giuramento di fedeltà prellato al medefimo Papa, e all' Im-
peradore, dimenticando ancora il perdono de' fuoi falli, poco dianzi
ottenuto ad intcrccffione dello fleflo Pontefice: tanto fece, che ob-
bligò Gregorio V. » fuggirlene di Rom.i, nudus omnium rerum., e a
mettere in f^lvo la vita. X") Ritiroffi egli a Pavia, dove raunato un (a) A»>iiiUs
Concilio di Vcfcovi, fulminò la fcomunica centra di Crefcenzio. Ma ^>>^"b"'"-
quelli fé ne rife, anzi da lì a non molto pafsò all' diremo de gli ce- saxo*"*
ceffi, quafichè non ci foflc più né Dio, ne potenza umana, vaievole
"a contraftarc con lui . Cioè capitò in quelli tempi a Roma quel Gio-
vanni Calabrcle Vcfcovo o fia Arcivefcovo di Piacenza, di cui s'è
parlato più volte ne gli anni addietro, e il quale nella Vita di S. Nilo
Egumeno prcflo il Cardinal Baronie porta il nome di Philagatbus ^
già inviato dallo lleffo Ottone IH a Collantinopoli per trattare del
fuo maritaggio con una delle Figliuole de' Greci Augulli. Venivano
con elfo lui gli Ambafciatori fpcditi all' Auguilo Ottone da Bafilio e
Coftantino Impcradori, che furono con grande onore ricevuti da Cre-
fcenzio. Allora fu, che tanto l'ambiziofo Crefcenzio, quanto il vol-
pone Giovanni, tramarono ur.a tela d'infame politica, che abbaftanza
rifulta dalla Storia di que' tempi. Cioè fi accordarono inficmc, che il
governo temporale di Roma rcllaflè a Crelcenzio, ma fotto la pro-
tezione, e lotto la fovranità de gì' Impcradori Greci} e Giovanni
folTe creato Papa, con contentarfì del governo fpiriiuale della Chiefa
di Dio. Parlando Arnolfo Milanefe {b) di quello Giov'anni Greco, (b) ^.rff»»//.
ha le feguenti parole; De quo diElum efi-, quod Romani decus Impetii Hiftor. Mì-
afiute in Grtecos transferre tentaffet . A me fcmbra verifimilc, che an«.he '^'o^""-
gli Ambalciaiori Greci avcflero mano in quello indegno trattalo, che ^^^ ' ^^^^-^
tu immediatamente efeguito con aver la fazion di Crefcenzio ckito
e confecrato il fuddetto Giovanni, manifelto Antipapa, ed ufurpatorc
Tom. F. Lìì del
fcnA Volg
Anno 997,
(a) Chront-
gra^hus Sa-
xo apud-
LtJbnitium,
(b) Anùq».
balìe. Dif-
ftrt. XL
45-0 AsNALi d' Italia.
del Trono Pontifizio, Fece in oltre Crefcenzio mettere in prigione
Sii altri Fregati dell' Imperadore Ottone, che erano tornati da Co-
antinopoli . Benché io abbia di fopra dato affai a conofcerc chi fede
Giovanni, ora divenuto Antipapa, pure a i Lettori non farà difcaro
di mirarne la pittura, che ce ne lafciò il Cronografo SafTonc («), ap-
pellato dal Pagi, Maddcburgenfe . Hic igitur^ dice egli, Jjohanms na-
tione Grecai (di fopra Tavea chiamato Johannem quemdam Calubrita-
num) conditione fervus, aflu callidij/tmus , Imperatorem yfugujlum Otionetn
II. fub paupere adiens habitu , oh interventum fu<e dile&£ conteElalis Tbeo-
fbn»H 'flugufta^ Regia primum efi alitus ^pe. Deinde pracurrente tempo-
rr, •mlpina^ qua nimium callehat, ver/ut ia^ prxfatum eatenus circumvt'
flit ulugujìupt (veggafi all'Anno 982.) ut prò loco Ì3 tempore fatti clt-
mtnti ab eo gratia donatus , pane inter primos ufque ad defunEtionem funi»
clarus baberetur . Pojl dormitionem vero Secundi Ottonis^ regnante jam Ter-
tio Ottone filio fuo^ frafatus Johannes ingenita fibi circa Uhi calluit fecu-
rius aftutia , quo Regis infamia £5? Primatum illins permittebatur incuria .
jld i»ec defungo Placentinie Urbis Epifcopo^ vir borue indolii ei fubeligi-
tur . ^a ìndtcenter ejeBo , pnefatus Johannes^ non faflor [ed mercenarius^
tamdem non regendam^ [ed devaftandam fufcepit Ecckfiam . ^am quum
«li/f'Mt annos teneret, avariti^ diabolica imbriatus veneno^ tantum Jt ex-
tuli t fuper fe^ ut etiam Roma iffam beati Petri Apoftoli Sedem^ Anti-
'fhriftì membrum vere effeSlus^ fornicando potius poliueret, quam venerando
mfederet . Ecco qual foffc il furbo Calabrcfcy che s'intrufe nella Sedia
facrofanta del Principe de gli Apoftoli. Fu egli perciò fcomunicata
da. tutti i Vefcovi dell'Italia, Germania, e Francia.
Crefcenzio intanto Imperium fibi ufurpavit; e perchè Papa Grt-
;gorio J^. fi azzardò d'inviare i fuoi legati a Roma, li fece egli pren-
dere, e cacciolli in prigione. Di tutu qwcfta iacrilega follcvazione
andsiv^no di mano in mano gli avvi fi^ all' Àugufto Ottone III. ma uo-
vandofi egli in Germani;» impegnato nella guerra contro gli Slavi ^
non potè sì prcfto accudire a gl'incereffi d' Italia, certo effcndo, ch'egli
fin vcrfo il fin di quell'anno non fi^ raoflc^lalla Saflonia. Perciò fcor-
retto è da dire un fuo Diploma da me letto ncll' Archivio Epifcopalc
di Cremona con quefte note : (^) Data Kalendis^ Muii^ Anno Domim-
ele Jncarnatitnis Nongentefimo Nonagefimo Septimo^ Domni autem Ottonis
regnantis XF. Imperli vero II. Indizione X. A£ium Roma . Gli anni
del Regno e dell' Imperio convengono all'anno feguente, e confcguen-
temcnte s' ha da fcrivere Anno DCCCCXCFIII Indizione XI. S" in-
gannò eziandio il Sigonio, e poi Girolamo Roffì, allorché fenderò,
che Ottone IH. fu in Ravenna nell'Aprile dell'anno prefentc, dove
alle preghiere di Alafia fua Sorella donò alcuni Stati in Lombardia a
Witichmdo, a quo illufìris Carrettorum Familia manavit, come fpac-
ciavano i fevolofi Genealogifti de gli ultimi Secoli. Se fia poi Do-
cumento legittimo una Bolla di Gregorio V. Papa, che fi pretende con-
ceduta in quell'anno a Giovanni Ardvefcovo di Ravenna Nonis Julii^
'JndìSlione X. aellc Scritture Eftcnfi per la <30DCrovcrfia di Comacchio
è fta-
Annali d' Italia. 4^1
è ffato abbaftanza cfarainato. Abbiamo prcffb ri Gimpi (<») un Diplo- Era Tolg.
ma di Ottone HI. fpedico neli*aivio prcfenw XFI. Kakndas Augii- Anko 997!
fii : jiSlum Efcbtnorwaga y cioè in una Terra di Germania. Circa il fine (^^ campi
poi dell'anno prcfente indubitata cofa è, che eflb Impcradorc calò di p'^cen^r 1
nuovo in Italta, si perchè fotto quell'anno 1' Annalitta d'ildesbcim (^) (b) AnBalis
fcrivc, ch'egli, ut Romamrunt fentinam purgiuet y Italiam perrexH y e sì HiUeiheim .
perchè così pcrfuadono i Documenti, che citerò all' anno fegucnte .
Balli qui l'accennare un fuo Diploma, pubblicato dal Padre Pucci-
nclli (0, che cel fa vedere in Treaio nel dì ij. di Dicembre dell' ^'^],F'*'"'
anno prcfeme. E l'Ughelli attefta, che il rocdcfimo ne fpedì un' al- "■, ^Jf/"
tre in fevorc della Cbiefa di Vercelli, Papi^ ia Paditio XI. Kalmias Badia Fio-
yanuarii Anm Incarnationis Domini DCCCCXCyil. IndiElioae XI. Art- rtnt. pag.
Ko Regni XIF. Jmperii autem IL S'aumentò mirabilmente in quell'anno *3»-
}a potenza <lc' Veneziani (<0 perchè nata difcordia dopo la morte di
furpimira Re de i Croati Schiavoni, le Città maritimc della Dalma- ("^^ T>aniul.
tia moftrarono genio di darli fotto jl dominio Veneto, che in quelle r.xujìer
parti non pofledeva allora fé non la Città di Zara. 11 faggio dunque lulic'
e valorofo Doge Pietro Orfealo li. con una buona armata navale fi
portò colà, ed ebbe ubbidienti a'fuoi cenni Parcnzo, Pola, Aufere,
Veglia, Arbe, Traù, Spalatro, Curzola, Liefina, Ragufi, ed altre
Città ed Ifcle: dopo di che trionfalmente reUituitoQ a Venezia co-
Kiinciò ad intntolarfi Duca della Dalmazia .
Anno di Cristo Dccccxc vii i.- Indizione xi.
di Gregorio V. Papa 3 .
di Ottone III. Re 16. Impcradore 3.
DA uno Strumento, da me dato alla luce CO, noi ricaviamo, che {e) AntiqitU
nel di if. di Gennaio dell'anno prcfente Domntis Otto Dux fi- tat. ifahc.
lius botiit memoria Comni comperò da Liuti/redo Fefcov/i di Tortona ^'Jl""'- 4*'
molte CaiicUa e Beni. Il contratto fcguì in Pavia. Quello Ottone Du"
cay Figliuolo di Cintone y cioè di Cotrad^) Duca della Francia Orienta-
le, altri non è, che il Padre di Gregorio F. Papa. t,flcndofi ritirato
a Paria eflb Pontefice a cagione dello Scifroa introdotto nella Chiefa
Romana, colà s'era portato ancora Ottone fuo Padre, Marcbefe al-
lora della Marca di Verona j o pure vi capitò accompagnando 1' Au-
fufto Ottone HI. il quale irritato forte contro i perturbatori del l'uo
mperio, e della Chiefa Romana, fui fine del precedente anno era ca-
lato di nuovo in Italia. Il Cronografo Safl'onc (/) ci fa fapere , che C^) chrin*^
xenerahUis Papa Gregerius Papi<e obviam faSus eji all' Imperadorc. Adun- ^^^^^Vu/"'
que Ottone III. venne a Pavia, e ficcome poco fa oflèrvammo, qui- uìbnit^um.
vi celebrò la fella del fanto Natale. Oltre a ciò nel di f. di Gennaio (g) Puncell,
del pr<;fciite anno egli fi truova in quella Città, dove diede un Diplo- ^"'ifmint.
ma in favore del Monillcro Ambiouaoo > (^) Nonis Januarii Anm Do- ^j^'ì^'r
Ili mmicte
^^% Annali d' Italia.
Era Volt, minici Incarnat. DCCCCXCFIU. Regni vtro Domni Ottonis fertii XlK
Anno 91^8 (dee cGere XF.) Imperli ejus II. Indizione XI. jfSum Papia . Di là
poi pafsò l'imperadore a Cremona, e quivi nel dì 19. di Gennaio
concedette a i Canonici di Santo Antonino di Piacenza un Privile-
{■x^ Campì giù C-i), dato Xiy. Kakndas Februarii Anno Dominicàe Incarnationìs
Iftffr.dipld- OCCCCXCFIlI. Indizione XI. Anno vero Domni Ottonis Tertii Impg-
<(»«,. T. I. ^^fgfj^ Regni ejus XF. Imperii II. A^um Cremome . Che eflo Augullo
nel medefimo giorno dimorafle in Cremona, ne abbiamo un'altra te-
(b1 yintiqu. ftimonianza in un Placito da me pubblicato W, il cui principio è
Italie. Di/- j-jie; £)um in Dei nomine Civitate Cremona in Domo (cioè nel Palazzo
ftrt. ib. j^j Vcfcovo) ipfius Civitatis in Laiibia Majore ipfitis Domus, ubi Do-
t''i-19ì- ^^^^ Otto gloriofifflmus Imperator fraeffet., in judicio refide bat ^ per ejuf-
iem Domni Olderici licentiam (cioè del Vefcovo di Cremona, perchè
non fi potca ne' luoghi privati fcnza permiffion del Padrone alzar Tri-
bunale di Giuflizia) Otto Dux 6? Miffus Domni ipftas Ottonis Impera-
toris (cioè il Padre di Gregorio V. Papa) unicuiquc jufiitias faciendas
6? deliberandas : refidentibus cum eo Henricus Dux (cioè di Baviera, che
fu poi Imperadore) &c. In cffb Placito ottenne Odelrico Fefcovo^ di
Cremona una favorcvol fentenza centra de'Cittadmi della mcdcilnu
Città ufurpatori de'fuoi beni. Da Cremona (\ trasferì Ottone a Ra-
(c) ìhàtm vcnna, e quivi (0 V. Idus Februarii, Indizione XI. confermò i Pri-
x>\!itrt. 61. vilegj a i Canonici di Ferrara, con imporre a i trasgrcflori la pena
di cento Libre, da pagarfi medietatem Camera noflra^ ^ medietatem
fradiEìis Canonicis., e non già alla Camera Pontifizia. Dovette in tal
congiuntura fuccedere ciò, che narra Andrea Dandolo a qucfto me-
(d) nanduU defimo anno (<^) . Cioè che foggiornando Ottone HI. in Ravenna, s'm-
(» chrtnico vopliò di fare una fcappata a Venezia, per vedere quella maravigliofa
T xiL^tr. cn-'jà Fatta dunque vifta di ritirarfi all'antichilfimo Moniftcro dell»
Pompofa, per quivi fare un poco di purga, con foli fei compagni,
eGiovanni Diacono, fi portò pofcia colà incognito. Segretamente
avvertito della fua venuta il Doge, la notte trattava, e cenava lauta-
mente con lui, nel giorno poi il lafciava andare a fuo talento vifitan-
do le Cbiefc e l'altre cofe rare della Città. Tenne Ottone Augufta
al Battefimo una Figliuola del Doge j e foddisfatta la fua cunolita fc
ne ritornò a Ravenna. Finalmente in compagnia di Papa Gregorio V.
e con un fioritiflìmo cfercito d'Italiani e di Tedefchi s'incamminò il
{e\ Ann»- giovane Imperadore alla volta di Roma (0-
hfta Sax» In efla fi trovarono quelli due primi luminari della Criltianità
af»à Ecc- yjjj Kakndas Martii Anno Dominic<e Incarnationìs DCCCCXCVllI.
iATinm. i,^^i^iane XI. ciò apparendo da un Diploma d'cflo Augulto in favore
ii^chrtnU dell' infigne Moniltcro di Farfa contra di Ugo Abbate (/), qui fibi Im-
jtrftnfe ' perialis Abbati^, Monafierii videlicet Farfenfis ., abfqut noftro affenfu re-
p. IL T. 11. ^j^f„ ufurpaverat inique^ 6? quod deterius efi ^ pretto emerat a Romani
*"■• ■""'"• Pontifice. Il bello è, che Ottone Ili. lo tolfc ad Ugo Abbate, per
darlo poi in Commenda, o fia in Benefizio ad un Ugo Fejcovo . Non
rilette però molto a rimettere in pofleflb del medefimo Moniftero il
fud-
Annali d* I t a l i a; 45^3
fuddetto Ugo Abbate,- il quale riufci poi uo valentuomo, e faticò non E»» Vel?;
poco in vantaggio del fuo Moniltero. Un altro Tuo Diploma (a), dato ^^no 998.
in Roma ftefla F. KaUndas Marti:, fi legge nelle Antichità Italiane, jf^n," ^^i
in effb fon confermati tutti i fuoi beni ad Antonino Vefcovo di Pi (loia. yi^,. 19.
Non avea già afpeitato 1' arrivo di Papa Gregorio, ne dell' Impera- fui- 9-
dorè, l'Antipapa Giovanni; ma cautamente traveftito, dopo aver te-
nuta occupata circa dieci Mefi la Sedia di S. Pietro, fé n'era fug-
gito. Poco nondimeno gli valfe in quello bifogno l'afluzia fua. Fu
fcopcrto e prefo da i Romani iteff», i quali per atteftato di S, Pier
Damiano W, e del Cronografo Saflone (f), temendo, che 1* Impc- ^^^fj'^^*
radore il lafcìafTe andar fenza pena, gli tagliarono la lingua e il nafo, £-^';J.'7;' ^^
gli cavarono gli occhi, e cosi malconcio il conduflero nelle carceri di cadxUum.
Roma. Da lì a qualche tempo portolo a rovcfcio fopra di un afmello (e) chrtna-
colla coda d'efib in mano il gxiidarono per le piazze e contrade della r*?*- *<»*»'
Città, forzandolo a cantare:- tab fup^licitfm patitur, qui Romanum Pa-
pam de fua Sedi peìlere nititur i Novella be^ graziofa, come fé foffe
credibile, che il mifero avefse voglia e forza da cantar quella Canzone .
E poi s'ha da chiedere a Pier Damiano^ come poreffe coftui cantare ^
dopo averci detto, che gli era rtata dianzi tagliata la lingua. Peral-
tro non fi mette in dubbio l'obbrobriofo trattamento fatto a quefto
Antipapa; anzi fi sa, che 'fu dctcllàto da S. Niie Abbate Greco,, ce- '' •''
lebre di quelli tempi, e fondatore del Moniflero di Grottafcrrata,. abi- .
tante allora in un Moniftcro preffb di Gseta, la cui Vita fi legge ne
gli Annali Ecclefiaftiri del Baronio. Udito ch'egH ebbe, come 1' An-
tipapa orbatus eculis , lingua, 6? nafo, in carcerem conjelius efì , per
compafiìone a queflo fuo Nazionale Greco, benché di patria Cala-
brcfe, fi portò a Roma. Accolto con fomma divozione dal Papa e
dall' Imperadore, chiefe loro in dono l'infelice Giovanni, qtù, dice-
va c^li , utntmqut vefìrum ex fonte Baptifmafis fufcepit . Veggafi , a. qual
grado di riputazione avclfe portato coftui la fua ipocrifia, da che avea
tenuto al facro Fonte dtie sì eccelfi perfonaggi . Allora l'Imperadorc:
colle lagrime a gli occhi ( neqne enim revera tota res ejus conHlio pera-
8a efì) gli rifpofe, che gliel concederebbe, purché cflb Nilo volefie
fermarfi in Roma a governare il Moniftero di Santo Anaftafio de' Gre-
ci. Si difponeva il buon-- fervo di Dio ad accettar la propofizione j:
Jid duriti ille Papa , non coment us malis , qu<e adverfus prtedìéum Phila-
■ gathum (così egli nomina Giovanni) patraverat , quum illum adduxiffet y
6f facer dotala veffes et dilaniaffet, per totam Urbem circumduxit &:c. Pre-
difie poi Nilo tanto al Papa quanto all' Imperatore l'ira di D40, per~
che niuna roil'ericordia aveano di coftui, male corrifpondcndo a Dio^
che loro l'avea dato nelle mani.
Non era già fuggito Crcfccnzìo da Roma, perchè confidato nel c2r^/"4*'^'
creduto allora inefpugnabile Cartello di Santo Angelo, quivi fi ferrò Jtmnaiì-^
co'iuoi partigiani (à) , Dopo la Domenica in Albis fece l' Imperadore /<» Saxo
Rf'
imprendere l'afledio di quella Fortezza con quante macchine erano al- GÌ4Ìfr
lora in ufoy e éAti varj aflalti e fcalate,. finalmente riufci ai fuoi di ''"'M- '• ^'
fupe-
(af. 4.
45*4 A'N N ALtl' b* I T AfL-I'A/
E«* V»Ig. fuperar quella Roec». A Crefcenzio prcfo, e a dodici de' (ubi- taglia.'
Anno 998. ta fu d'ordine dell' Imperadore la tella, e i lor cadaveri appcfi' a i
merii del Caftello ///. Kalendas Mail, quando Crefcentius decoliatus fuf-
penfui fuit, come fi ha da un Diploma d'cflb Imperadore, citato dal
{yS MahìlL P. Mabillone (») . Ma divcrfamente contano quedo fatto gli Storici
"^Tr' ^'d ^■'^''^r <^i°^ Leone Ofliienfe,, S. Pier Damiano, Arnolfo, e Landolfo
llnclnn. Seniore Scorici Mrlanefi, con ifcriverc, che ingannevolmente, e con
proaiefia! e giuramemco di aver falva la vita, s' induflc Crcfcetuio a dare
il Gallrilo e sé fllcfla in mano dell' Jmpcradofc,. il qual pofda con qual-
che pieteftoi gli fece tagliare k teda: il che fervi ad atterir diiunque
non fapevai .ailora ubbidire «è al Papa, né all' Impcradofe , Ce&ò di
vivere, o riiatmz,iò alla fua Chieia in queft' anna Giovaurà Ardiutfc»-
va di Ravenna. Trovava>fi odia Corte deli' Imperadore Gerherto Mo-
naco Ftanccfc, d» noi vcdtwo Abbate di Bobbio, e pofcia Arcive-
footo «li Rcms. Cacciato da quella Chiefa, fi auaccò all' Augnilo
Ottone IH. di cui era flato Maeitro , è ficcomc gran laccendicrc
.flava attento ad ogni apertura di avanzare la fua fortuna. Ed appun-
to egli cttenne d'cfferc proraoflo all' A rcivcfc ovato di Ravenr» vcrfo
il fine d'Aprile dell'anno corrente, e non già nell'anno anteceden-
*c, come pensò Girolamo Roffi. Tenne egli, prima che paffafic qucft*
(b) Lalht anr» , un Concilio deVfuoi Suffraganti in cfla Città (^) ., Occorre
rTm^ìx *^"' "" ponto imbrogliato di Storia. Prcflb l'Olftcnio, e ne' Concili
ic)'^gn'ell. ^^ Labbe , e nelle giunte ad Agnello Ravennate (<?) , e nella Croni-
rit. Efifi. Ga di Farfa (.d), fi legge una riguardevol Coftituzione di Ottone IH.
Mavenn. Augufto, indirizzata Cottfulibus Seiiattts Populique Remaniy Jrchiepifc»-'
r. i. T. ^J-,pis^ Jbbittibtts, MarchioittbHS ^ CotnitibuSy in Italia, ionjlitutis y dove proibi-
(d) chrtnic.^^^ da lì innanzi ed annulla le alienazioni de' Beni delle Cbiefe. Fu fatta
Tarfenje ' c .pubblicata quelta Coltituzione XI/. kakndas Olfobris IndiUitne XIJ.
r. II, T. II. e cominciata nel Settembre dell'anno prel«nte ) amio III. Pcntijicatus
fjr. i'»^>(- j)fff^i Gregorii V. Papa, promilgatn ftr marni Gtrhtru fanSlée Raven-
natis Ecch/ia jirchiepifcopi in sa Symdo , in qua MediaÌMtenJt Epifcopo,
jirnulfo ntmirK Papatum ablatur» eft in Bufilica beati Fetriy fUéi voea-
tur ad Céslum attreum , t?" fubfcrtpferuHt emnes , qui adfuertmt Epifcopi .
Non fi fa primieramente il Luogo di quello Concilio. Se in Raven-
na efiftcva una Bafiìica di S. Pietro ad Ctelum aureum, o come Jw un
altro tetto , ad Cellam aurfot» , qui\ii farà llato tenuto U fuddctio Con-
cilio. Ma più jTTobabilc fembra, che qui fi debba intendere la Bafi-
lica famofa di quello aomc, pofta in Pavia, dove ripofa il facto Cor-
po di Samo Agotlino. Non certo in Roma^ finche non apparifca, che
ivi forte Bafilica alcuna cosi denominata. Secondariamente non fi ca-
pifce, che fignifichino quelle parole, in qua Mediolanenlì Epifcopo , Jr-
(e) pagius '"if^' nomine, Papatum ablatum ejt . Ópi decide tolto il P. Pagi W
in Qrim. con dire, che l'imperito Cronografo Farfcnfe v'aggiunfc di fuo que-
«i Anttél. fte parole, {$ Arvulfum jirchiepifcopum Mediolanenfem lec» jfobanms Jr»
Baron. fhieptfcopi Piacentini pofuit . Ma anche nel tetto della Biblioteca Eltcn-
fc, ove lon le Vite de gli Arcivcfcovi di Ravenna, s'incontrano le
kclTe
Ammali d' Italia. 45-5'
ftcffij parole . E poi come afpettare aT dì io. di Settembre di qucft'
anno^ e al Concilio di Pavia, a levare il Papato a Giovanni Calabre-
fe Arcivcfcovo di Piacenza, s'egli già nel di z. di Marzo era (lato
idepoilo e villaneggiato, e forfe non fi contava piìjirra i viventi? Giac-
chia a noi raancano i lumi Jclla Scoria per rirchiarar quello punto^
amo meglio di tacete, o pute di fòlamentc proporre un «mio fofpet-
To. Cioè, che motto in quell'anno Landolfo II. Arcivefcovo di Mila-
no, gli fucccdcfle Arnolfo II. il quale (ìccome altTJ Vefcovi voleano
allora u(àrc il titolo di Servus Servorum 3eiy rifcrbato oggidì al Ro-
mano Pontefice, così anch' egli aflumeffe il titolo di Papa Urbis Me-
ìdiolanj , non exvi per ufurpard il Pontificato Romano, ma per imitare
gli amichi Vefcovi,, i quali erano al pari del Pontefice Romano chi*-
anati Papi . Giacché il ccrflume ave» introdotto, che a i foli fucoefTori
nella 'Cattedra di S. Pietro fi deffe quefto titolo, Papa Gregorio fi
può immaginare che ne faceflc doglianza, e che nel Concilio di Pa-
tria foDe decretato, che Arnolfo denftcfTe dal chiamarfi P^ipa . San Grc-
•gorio VII. Pontefice decretò dipoi, che quefto titolo foflc riferbato
a i Romani Pontefici .
Due Diplomi da me pubblicati W ci fanno vedere Ottone III.
•Augufto nel jctritorio di Lucca. Il prrmo e dato X. kalendas Septent'
•èris nnm Dominicte iMcarnutionis DCCCCXCFIII. Indizione VI. (ha
da effère XI. ASlum in Marlia- juxta Lueanr. Il fecondo fu dato K»--
iendis SeperrAris dello lleffo anno . AStum in Cajlello Marlia juxta Lu-^
xam. Ch'egli di là 'paflafTc a Pavia, l'impariamo da un altro fuo Di-
ploma in favore del Vefcovo di Torino (*) dato kalendis. Septembrrs
»nna Dominicte Ihcarnationis DCCCCXCFIII. IndiElione XII. anno Re-
igjti 'Dèmni Otbonii Tertii XIV. hnperiU vero ejusf III: /iSìum Pulatro
Papia. Ma quello è Docunìento difettofo. Nel primo di di Settem-
Jjrc non potè efl'ere Ottone Augufto nel territorio di Lucca, e in-
Pavia. Perciò in vece di Septemhris s'ha forfè da lèggere OSìobrir,
Così in vece dell'anno XIV. del Regno s'ha da fcrivere XV. Quivi
ancora fi legge eo quod interventa oh atnorem &c. fenza dii fi chi inter-
vcnifle per impetrar quella grazia. Abbiamo pofcia un altro Diploma
del .mcdefimo Augufto in fivore del Moniftero di Bobbio (f), do-
ve è Ailum Papidc anno ab Insarnatìone Domini nojìri Jefu Chrifti
DCCCCXCFIII. Indizione XI. (s'ha da fcrivere XII.) ann» Imperli III
Ott$nis III. Datum kalendis OHìbris: il che ci dà a conofcere, che la
fuddfctta Coftituzion generale fu da lui formata e promulgata in un
Concilio tenuto in efTa Città di Pavia, e non altrove. Merita ezian-
dio d'eflcre qui rammentato un Placito (^), tenuto nel dì 16 di Set-
tembre dell'anno prefente, anno Gregorii fummi Pontificis III ^ anno
Ottoni» Imperatoris III. Indiillone XIt.\Civitate Corneìtenfe (cioè in I-
mola) juxta Monafterium San£ìa Maria., quod vocatur in Regula. Ten-
ne quefto Placito Domnus Oldericus Subdiaconus (^ Mìjfus Domai Ctt-
tonis Imperaterisy fjf cum eo Domnus Erardus Comes. Ivi fu rimeflo in
pofleiTo d'alcuni Beni fituati nel territorio di Faenza e d'Imola jl
Moni-
EaA Volg.
Anno '996.
(a) Jntìq.
Italie. Dif--
ftrt. S.
(b) Xitticìtt-
non Bibl't»'
thic. Seiuf.
CtHtMr. l.
caf. «7.
(e) Bullar.
Caftntnf.
T. z. Ctn-
ftitut, 6j.
(d> Antìij.
Italit. DiJ^
firt. IO.
45"^ Annali d' l t k l i^a.
E«A Volg. Monirtcro di Santa Maria, quod vocatur in Palatiolo^ porto iir Ravcn*
Anno 998. na . Tunc mifit Domnus Oldericus Subdiaconus £57 Mijftis Domrù Impera-
torti cutn pradieio Domnus Erardus Comes bandum tkc. colla '^cna di
cento Bifanti d'oro a i trafgreJFori da pagarfi medietatem Camera no flrée
(cioè dell' Imperadore) e l'altra metà al Monillero; pruova ancor
quella del Fifco fpettante nelle Città dell' Efarcato all' Imperadorc.
W Lutui ^' ^^ P°' intendere Lupo Protofpata W, che in qucft' anno •venit
rrotoLta ■Bufitus Caytus (Ufiziale di guerra de' Saraceni) cum pradieto Smaragdo
incirtmo. (era quclb un Greco, o un Cittadino di Bari ribello de' Greci) Bn-
rum Menfe OifoMs , (^ pradiBus Smaragdus eques intravit Barum per
vim a Porta Occidentali^ 6? exiit iterum . Tunc Bufttus cognita fraudt
Mfceffit . Dovca coltui av«r fatto credere a i Mori òj dar loro in mano
U Città di Bari, fignoreggiata allora da i Greci} ma non cflendogli
■venuto fatto di filTare il piede in quella Città, il Capitano de' Mori
temendo di qualche inganno, fé ne tornò colle pive nel lacco. A qucft'
(b)><«mW- anno, .ficcomc ho nelle Antichità Ellenfi {.i>) fatto conofcere , fi truo-
t* Ejlinf va nel Broglio di Carrara in Lunigiana Oberte li. Marcheft, Proge-
^. 1. e. ij. nitore de' Principi della Cafa d'Efte, che ftabilifce un aggiullamento
con Goti/redo Fefcoi)o di Luni., riconofcendo da lui in Livello quattro
Pievi. Egli è ivi chiamato Otbertus Marchio Ftlius quondam item Ot-
berti itemque Marchio .^ qui profejfus fum ex Nat ione mea Lege vivere
Longobardorum . Gli (lati di quelli Principi erano allora principalmen-
te nella Lunigiana e per la Tofcana. Tenuto fu in queft'anno un'in-
figne Placito in Roma davanti a Papa Gregari» F. e . all' Imperadorc
{e) M*hill. Ottone IH. (<r) anno Pontificatus Domni Gregorii , fummi Ponti ficis (^
^iinediai'n "'"'""'f^^^^ ^- P'^P^ H- Ii^perii aiitem Domni Ottonis ìmp^ratoris fimiliter
"chrcnic. ^'- Mistione XI. Menfis Aprilis die IX. davanti alle porte della Bafilica
Tarftnf. Vaticana, dove Ugo Abbate di Farfa vinfe una lice di due Chietc ,
p. ll.T.ii. qua funt adificata in Thermii Aìexandrinis^ cum cafis ^ cryptis, hertis y
*#r. //«/»«. fgf^^j^ ^j^if-j y incultis &c. fitas Roma Regione Nona . Fu importa la
pena di dieci libre d'oro ottimo a i tralgrcflbri, da pagarli, medieta'
tem Regiy 6? medietatem ipfius Monafterii (Farfcnfts) ReSloribus . Potreb-
be(ì forte anche di qui dedurre il lovrano dominio tuttavia conlervato
in Roma da Ottone IIL Augufto; del che io ho addotto altre pruovc
biella Piena ElpoCzionc &c.
Anno di Cristo dccccxcix. Indizione xii.
di Silvestro II. Papa i.
di Ottone III. Re 17. Imperadorc 4.
VEnne a morte in queft' Anno nel dì 12. di Febbraio, fccondochc
abbiamo dal Tuo Epitaffio, Gregorio V. Papa, fcnza che alcuno
de gli antichi Storici parli più prccilaraentc à\ quefto fatto . Egli era
nel più bel fiore ticlk Tua gioventù , e probabilmente corfe qualche
fofpet-
Annali d' Itali a. 45^7
fofpetto, che la fazion di Crefccnzio avefle faputo trovar modo di Era Vo'g.
sbrigarfi di un Papa, odiato da cffi, parente dell' Imperadore, e tanto Anno 999.
affi ftito dalla potenza di lui. Lcggefi anche oggidì nella Bafilica Va-
ticana il fuo Epitaffio, rapportato da Pietro Mallio, dal Cardinal Ba-
ronio, dall'Aringhi, e da altri. Non dovea per anche eflere abba-
ftanza appagata l'ambizione di Gerberto coli' Arcivcfcovato di Raven-
na, contuttoché allora fone quella Chiefa una delle piìi riguardevoli
e ricche della Crilbanità . Venuta la vacanza della- (anta Sede, s'a-
doperò egli per ottenerla colla protezione ed autorità dell' Imperado-
re, (lato già Difcepolo fuo: le pure lo Ikflb Ottone III. quegli non
fu, che per avere un Pontefice ben affetto e dipendente da'fuoi cen-
ni, ii promoffe a quella eccella Dignità. Se fi vuol preltar fede ad
un Diploma da me dato alla luce, nel primo dì di Gennaio dell'Anno
prcfente fi trovava eflb Augufto in Verona, {a) dove concedette a i ^^^ ■;^'' "^"t-
Canonici di Parma per interpofizione di Sigefredo fefcovo Parmigiano y-/'.',,'^£,_ '^'
Curtetn de Palationi^ qute dicitur Saniti Secundi^ cum Cafrello (^ Fillis .
Siccome facilmente fi oilerva nelle antiche memorie, bene fpeflb (otto
nome di Corre era comprcfo un territorio, che avea Caftello e Paro-
chia fua particolare. Il Diploma fu dato Kalendis Januariì Jnno Do-
minici ìncarnationn DCCCCXCIX. Indizione XIII. Anno T'ertii Otionis
Reg>h%ntis XFII. Imperantis IIII J8um feron^e . Ma quc(teNoie tutte
convengono non al prcfcnte Anno, ma bensì ai iuflcgucntc} e qui
farà (lato adoperato l'Anno Veneto e Fiorentino, che durava ne' pri-
mi Mcfi dell'Anno Millcfimo della nollra frìute. Comunque fia, era
cHb Augurto in Roma, allorché accadde la morte di Gregorio V. o
pure accorfe egli frettclofamentc colà a quedo diSjiudolb avvilo. Scrive
il Cronografo Saflonc (^), che nel di 7. di Febbraio di quell'Anno (b"*, chront-
diede fine alla fua vita Matilda., Fighuola di Ottone I. Augullo, ed gi'ath. Sax»
egregia Badcl'sa Quindilmburgenfe, alla cui faviezza luptrioie al iuo ",*»'' ^f'*-
fcfso, avea l' Augullo Ottone IJl. lafciato il governo del Regno Ger- """""•
manico. Furono fpediti A mbafciàtori per portare all' Imperadore quella
infauda nuova, i quali Romani peyvenientes pnefatum Imperatcrem re-
centi Nepotis fui Pap^r Biunoais , qui Romana Lingua Greg.vìus dtcebatur^
obitu aàmodum mosfium reperiunt . Era egli dunque in Roma, poco dopo
la molte del Papa, e quivi parimente il nuovo nel dì 7. di Maggio,
ciò apparendo da un Iuo Diploma (f) dato alla Chiefa di Vercelli, {c> Antìq.
Nonis Maiiy Anno Dominica; Incarnationis DCCCCXCFIllI. Indizione •'"'""f. -D/A
XII. Anno Ter! a Ottonis Rcgis XV. Imperai or is III. A Bum Roma. ^ -"'' ''3-
confiderubilc in cdo Diploma il dirli : Damus omnia pradia Arduini
filli Dodonis ^ quia hojìis publicus adjadicatus Epifcopum Petrum Verceilen'
fem interfecit^ (^ interfeSlum incendere non cxpaiìt . E' pure quello Ar-
doino figliuolo di Dodone, o pur di Oddone, quel mtdefimo fcmbra
cflcrc (tato, che da qui a non molto vedremo Re d'Italia, con eflere
caduta la Corona del Regno d'Italia in un si crudele ed empio pcrio-
naggio . Ora i buoni ufizj, o pure l'autorità di Ottone IH. Augudo,
furono cagione, che Gerberto^ già Arcivefcovo di Rems, pofcia di Ra-
Tom. y. Mmm venna
4f8 Annali d* Italia.
Era Volf, venna^ giugncflc a falirc fuUa Cattedra Pontifizia di Rom* nel dì due
Amno 999. d'Aprile, col prendere il nome di Silvejiro li. E* famofo quel vcr-
fo, compodo da lui, o da altri:
Scandit ab R. Cerbertus ad R. poft Papa viget R.
Egli ebbe per fucccflorc nella Cattedra Archiepifcopale di Ra-
venna Leone Abbate Nonantolano.
Era tuttavia vivente Adelaide^ Vedova di Ottone il Grande, in-
tenta folo alle limofinc, e ad altre opere di Pietà, per le quali fi
meritò poi d'cfTere annoverata fra i Santi. Aveva ella, oltre ad altri
Monifterj, fondato fuor di Pavia l'iniìgnc di S. Salvatore. Al mc-
dcfimo in queft' Anno nel di 15. di Aprile, trovandofi ella infra Ca-
Jlrum, qui dicitur Ajlerna^ Judiciaria Alfajiettfe^ cioè in Aifazia, fece
una magnifica donazion di Beni, che fi legge nello Strumento da me
dato alla luce (<») . S'era la buona Impcradrice portata in Borgogna
per mettere ia pace fra i fudditi di Rodolfo II. Re fuo Nipote, e per
vifitar que' Luoghi fanti. Infermatafi finalmente, piena di menti, pafsò
a miglior vita (^) nel di 16. di Dicembre dell'Anno prefente, e ono-
rata da Dio con varj miracoli fu feppcllita in Selts. Noi poicia tro-
viamo r Augufto Ottone nel celebre Monillero di Subiaco, dove con-
cede a Pietro Monaco licenza di fabbricare una Chiela, con un Di-
ploma CO dato ///. Idus Auguri Anno Dominile Incarmtionìs DCCCC'
XCVIIII. Indiaiom XII. Anno Tertiì O^onis Regnantis XFI. Impelati-
tis UH. A6tum Sublaci in fan^o Benedi5lo . Con altro fuo Diploma or-
dinò dipoi, che il nobil Moniftero di Farfa non aveffe in avvenire a
concederfi in Benefizio o fia in Commenda ad alcuno. EfTo Privile-
gio {d) fu dato y. Nonas OEìobrii di quell'Anno, Indictiont XII. Anna
Regni. XFI. Imperli IV. AStum Rofnx . Son degne in quello Diploma
le Tcguenti parole : Nos quodam die Romam e.\euntes prò reftituenda Re-
pubìica^ cum Mar chiane noflro Hugone., (^ condita Imperii no/lri cum ve'
ner abili Papa Silvejiro Secando., (^ cum aliis noftris Opti/aatibus., ibidem
traSfavimus . Q»e(ì' Ugo cn il Marchcfc e Duca di Tofcana, talmente
introdotto nella Corte di Ottone III. Augufto, che gli ferviva non
folamcnte di Configliere, ma in certa maniera anche da Aio.
.abbiamo poi da Leone Ollienfe W, che in quell'Anno Lai-
dolfo Principe di Capoa, perchè fcoperto d'aver tenuta mano nell'af-
faflìnamento di Landenolfo fuo Fratello, fu cacciato in cfilio dall' Im-
pcradorc Ottone, e fullituito in fuo luogo Adetnarìo nobile Capuano.
Da un Diploma ancora, rapportato nella Cronica del Moniftcro di
Santa Sofia (/), fi fcorge, che elfo Augnilo era in Benevento V. Idui
Novembris àc\ prclente Anno quivi ben trattato da Pandolfo II. Prin-
cipe di quella Città . E quando fulfifla quello Documento, facilmente
fi potrà verificare, ch'egli fi trovalTc prima in quella mcdefima Città
VII. Idusjulii^ mi qual giorno, fcrivc Roberto Abbate Tuizicnic (jf),
che Santo Eribtrto fu confccrato Arcivcfcovo di Colonia in Bene-
(al Ant'iqu.
Italie. Dif-
ferì. II.
P'g- ni-
(b) Odile in
Vita S. A-
dclhtidis .
(c) Antiqu,
Italie. Bif-
firt. 67. ,
(d) Chronic,
larftnft
y. 11. T. II.
Ktr. Italie.
(e") Zt»
Oftienfis
Chron. l. Z.
*af. IJ.
(f) UghtlL
Ttm. VUl.
Ital. Sacr.
in Apptnd.
(g'' Ruiert.
Tuitienfis
in Vit. S.
Utriiirli .
vento
Annali d' Italia. 4^9
vento ^ dove era la Corte dell' Impcradore. Anche il Padre Bcilando Era Volg.
dubitò di qiidto giorno. Ma Ademario poco godette del Tuo Princi- Anwo ^g)g.
pato di Capoaj perciocché fecondo il luddeito Olhcnfc pauhfojì ^ ciac
quattro Mcfi dappoi da i Cittadini di Capoa fu dilcacciato, e in luogo
fun fu creato Principe Landolfo IV. da Sant' Agata, Figliuolo ai Lan-
dolfo III. già Principe di Benevento, Tornato che fu Ottone III. a
Roma, tenne un rigutrdevol Placito, rapportato dal Padre Mabillo- ,
ne (<»), e nella Cronica del Monillcro di Farfa, (i), Anno, Dto prò- ^Sn„al ùl-
pitìo, Pontificatui Domnì noftri Siheftri fummi Ponùficis fjf univerfaHi ntduiin.
Secundì Papié Primo , £s? Imperli Domni noftri Tertii Ottonis , a Deo co- (b j chrcnic.
rottati^ magni ^ pacifici Imperatoris Anno ////. Indiaior.e XI IL Menfe p'"'{'"!Ì
Decembris die fecunda . Litigavano fra loro l'Abbate di Farfa Ugo, e f^er.' lìalL
Gregorio Abbate de' Santi Cofma e Damiano, JVloniftero pollo Roma
tram Tiberim in Mica Aurea ^ a cagione della Cella di Santa Maria
in Minione. Davanti a Papa Gregorio F. s'era agitata quelta caufa, ^
tunc JupradiStus Domnus Gregorius Papa propter pecuniam , quim accepe-
rat a Gregorio Abate,, iratus eft contra Hugonem Ahatem^ e il forzo a
cedere . Dopo la morte di Papa Gregorio reclamò Ugo Abbate di Farfa
davanti l'Imperadore in Roma nel Palazzo Imperiale} ed effendo (iato
più volte citato l'Abbate Gregorio, e ricufando di comparire; rin>-
peradore col configlio de' Giudici diede il poircllb di quella Celia
air Abbate di Farfa, con intimar la pena di cento libre d'oro puro a
i contraventori, da applicarfi, medietatem Camera imperatoris, (^ mt-
dietatem prafaio Alonafterio fanSì<e Maria in Pharpba. E ne tu fatto
lo Strumenno Pracepto Domni Imperatoris, ^ conjenjit Domni Apoftoli-
ci^five Judicum. Circa quelli tempi Pietro 0>Jcoi.o il. Doge di Ve-
nezia, per attellato del Dandolo (0, a requilizioiv; di £a/ilio e Co- ^'^^ »/"'■-:''•
fiantim Impeiadori d Oriente, mando a Loltantinopoii Giovanni luo x. xii. Rer.
Figliuolo, che da loro ricevette molti onori e finezze. Ed allora fu, itaiic.
come fcrive Cedreno (^), che Bafilio Augulto Principi Fenetia nuptam (-^^ cedn-
tradidit fili.zm Argyri, Sororem ejus Romani, qui pojl Imperio potitus eft, ",7 ,fc»«"'^"
hoc modo gentem fibi devinciens l^enetorum . Quello Principe di Venezia Annum .
altro non fu, che il fuddetto Giovanni, il quale per attcllaio del mc-
defimo Dandolo, fu dal Popolo eletto Doge e Collega dtl Padre.
Riconobbe lo ftcflb Dandolo quelle Nozze celebrate magni lì e a me me in
Collantinopoli, e chiama quella Principcfla Maria {Marta ha un'altro
tefto) Nipote di Bafilio, perchè nata da una fua Sorella maritata con
Argiro. Furono coronati gli Spofi con diadema d'oro, e Giovanni ono-
rato col titolo di Patrizio, e regalato col Corpo di Santa Baibara,
ch'egli portò con fcco a Venezia . Scrive lotto quefi' Anno Lupo Pro- (e^ lupus
tofpata (•■'), che defcendit Trachamotus Catapamts, qui (3' Gregoriits, (^ Pmtojfaia
•bfedit Civitatem Gravinam, (5' comprehendit Tbeophyhìilitm . Davano i "'^^'""o-
Greci in quelli tempi il nome di Catapano al Governacor Generale canJ'i».
de gli Stati, che pofledcvano in Calabria e in Puglia: nome, che Gu- Kot. ad
glielmo Puglicfe, ed altri ftimarono derivato dalla Greca favella, ma ■fH<xi»d. ts-
il Du-Cange (/) ha cicduto formato dal Latino Capitancus. La qui- '" ^'"If^-
IV it /^. ' Latin.
M m m i ftio-
E » fc Volg.
Anno looo.
(ai Ughtll.
Ital. Sacr.
in Ep fccp.
Cerne nf.
( b) Chronic.
Golvvicenfe
fi- il3-
4^0 Annali d' Italia.
ftionc non fo io dire, fé fia peranche pienamente decifa. Dall' Ughclli {a)
è rapportato un Diploma darò alla Chiefa di Como da Ottone III.
colle fegucnti Note: Data FI. Kalendas Junii ^ Jnm Dominìca Incar-
nationis 999. Imperli Domni Ottonis XFI. Indizione XII. Spropofnatc
affjtto fon qucfte Note, ficcome ofTervò il Coicti nella nuova edi-
zion dell' Ughclli, ed avvertì anche il diligcntiflìmo Padre Gotifredt
Abbate Gotwicenie (^), il quale olTcrva qui ed altrove molte firaili
ftorturc de i Documenti recati da cflb Ughclli .
Anno di Cristo m. Indizione xiii.
di Silvestro li. Papa 2.
di Ottonk III. Re i8. Imperadorc j.
fc) Vitmar.
Chronic.
Uh. 4,
(d) Adema-
rus Mona-
ehm in
Chrinif .
(e^ Anùjit.
Italie. Dif.
firt. 31.
m- 967-
ERano mancate ad Ottone III. Augnilo le tre principali colonne
fue, cioè Gregorio V. P?pa, la Tanta Avola Adelaide^ e la piillìma
e favia Zia Matilda BadefTa : però per regolar gli affari del Regno
Germa-nico s'inviò colà nella Primavera di quell'anno. Spezialmente
era condotto in Germania dal pio dcfiderio di vifitarc in Gncsna Città
della Polonia, il facro Corpo di Santo Adxlberto Fefcavo di Praga, ul-
timamente martirizzato per la Fede di Gcsii Grillo da i Prullìani ,
avendo intefo, che al fuo Sepolcro fi faceano de i frequenti miracoli.
Portoflì colà con fomma divozione, e a pie nudi entrato nella Città,
fece le fue orazioni in quel facro Tempio. Celebrò dipoi la Pafqua
in SafTonia, e di là pafTando ad Aquisgrana, quivi foicnnizzò la Fcila
della Pentecofle. Molto da una giovanil curiofità volle vedere, dove
ripolafTe il Corpo di Carlo Magno (0 ■ F fcgretamcnte fatto rompere
il pavimento, tanto fi cercò fottcrra, che \\ trovò la C.:mera dove
era il dcpofito di quel gloriofo Monarca, la cui dcfcrizionc abbiamo
da varj antichi Storici, ma fpezialmente da Ademaro {d) Monaco,
Scrittóre ricino a quelli tempi. Non altro prefe Ottone, che la Cro-
ce d'oro, che gli pendeva dal collo, e parte delle velli non putre-
fatte-, e il redo lafciò, come era. Perchè ciò fu creduto cantra dì-
fcìpUnam Ecclefiafìicam^ perciò corfe voce, che Carlo Magno era ap-
paruto ad Ottone IH. con predirgli, che morrebbe fcnza credi. Le
Storie di quelli tempi fon piene di fimili vifioni e fogni. A tutto
allora fi prcllava fede, e non pochi erano gl'inventori di tali novità.
Lo ftclTo Ademaro fcrivc, che Otto Imperator per [omnium monituseft^
ut levaret Corpus Caroli Magni. Dimorava in Aquisgrana 1' Augullo
Ottone, allorché Olderice, o fia Odelrico Fefcovo àiCremonì., ottenne
da lui la conferma di due Corti, con Diploma dato (.') F. Idus Maii
Anno Dominici Incarnationis Milk fimo ^ Indizione XIII. Anno Tercii Ot-
tonis Re^nantis XFI. (dee cffcre j:/^//.) Imterii F. (ha da ciTeie IF.)
Annali »' Italia. 461
JSfum Jquhgrani in Palath . Sbrigato da gli affari cklla Germania, Er* Volg.
fé ne torno Ottone m Italia j e fé vogliani credere ad un fuo D.plo- ^^';'''^°^°-
ma, pubblicato dal Margarino (.v), era egli in Pavia nel di 6. di Lu- c^n^nfé.
elio del prelentc anno, a-vendo quivi confermate al Moniftero di S. r. 11. Con-
Silvatorc tutte le fue tenute ed eil-nzioni con Diploma data II- No- fi">*^- 68.
nns Julii^ Anno Domimc<e Incarnaùonii M. IndiBione XIII. Anno Tcrtii
Qttonis Regni XFII. Imperiì Anno V. Ailum in Pafitnfi Palatio . Da
un'altro luo Diploma prciTo l'Ughelli (ù) abbiamo, ch'egli dimora- (^]^ ^«^'^»-
va in Roma nella Fefta dell' Ogninfanti di quell'anno, avendo ivi con- ^^^ ^r^ j^
ceduto a Leone Fefcovo di Vercelli un Privilegio, Kaìendis Novembris^ Epìfcop.
Anno Dominici Incarnationis M. IndiEìione XIV. Anno Tertii Ottonis Re- VtraiUnf.
gnantis XFI. Imperii vero V. Aiìum Roma in Palatio Monafterto . E
Icorretta quell'ultima parola, e fecondo un' efemplare del Padre Ma-
bilione (0 s'ha da leggere Mentis. Finalmente l'Autore de gli An- (e) Mabill.
nali d'ildefeira W fcrive, che Imperator Natakm Chrifìi Roma cele- '^^^J.^^.^[-
kravit . (d) Annaìes
Quello è quel poco, che fi sa delle azioni di Ottone III. nel nUdesheim.
prcfcnte anno. Potrebbe elTere, ch'egli in qucfto medcfimo, come
fcrive l'Ollienfe (0, andalTe per divozione al Monte Gargano , e pò- ^^'j^.f^i
fcia a Benevento i ma certo non fuccedette, come pensò il Padre Ma- f^^rlm/.
bilione, la di lui venuta a Ravenna, né la fua permanenza nel Mo- m, 1.
nillero di Clafle, dovendoli- ciò riferire all' anno feguente. Non so da
quale Documento o Storia fi prendclTe il Sigonio-f.O la feguente no- J^^'^^'"""
tizia, di cui fi può dubitare, cioè che Pàpt Silveflro TI. andò ad Or- ^^iJi^ 7.
vieto, y Rempublicam ejus Civitatis multis faltttaribus legibus rinxit .
Aggiugne, che elfo Pontefice alfcdiò in quell'anno Cefena . F^ così
fu, fcrivcndo San Pier Daminno (^), che Papa Gerbertus iuxta Cafe- (s) ^'"■"^
- • r 1^ • ] •/■/. • 1 rj' Damiani
nam capra metatus eraty ejujque Uppiattm circumfuft exercitus objtdtone -^^y^^^^
vallabat . Per qual motivo s'inducelie 3 tale aficdio il Pontefice, non uaurìt.i.
appirifce. Finalmente fcrive il msdefimo Sigonio, che i St'accni con
groffo efcrcito in quell'anno fecero un'irruzione nella Campania, ^
Capua/n ejus Provincia caput ceperunt . Ma quello avvenimento qual cre-
denza pofla meritare noi veggo, non ne parlando alcuno de gli anti-
chi Storici. Se foffe riufcito un si gran colpo a i Mori, troppo flrc-
-pito avrebbe fatto in Italia; ed è quafi impoflìbile, che alcuno de gli
antichi non ne avelTe bfciata memoria. Scorg;fi ancora, che il Sigo-
nio fi fervi qui di poco buoni Documenti, perchè fcrive, che Otto-
ne III. intela quella disavventura del Crilliancfimo, con tanta pre-,
ftezza tornò dalla SafTonia in Italia, e che nel di zf. di Marzo dell*
anno feguente iodi, arrivò a Ravenna. M.i noi già nhbiam veduto,
ch'egli di buon'ora comparve in Italia nell'anno prefente . Non al-
tro ha Lupo Protofpata V^) fotto quell'anno, fc non che Anno Mi'Ie- W t«»««
/mo. Indizione XIII. captus ejì Smaragdas {n\>^Wo de' Greci) atraca- ,^cK^i«.
motbo ( Catapano o fia Generale d' elfi Greci ) Menfe Julii XI. die . Che
s'egli poi foggiugne: Et obiit Rex Otho Roma .^ quello è un doppio
erro-
E»* Voìg.
Akno iooo.
( i, jintiqu.
Jtalit. T. I.
f*g. lìo.
(b) Ibìiim
Ii.ffirt. 6.
4^* A N N A L I d' I T A L I A.
errore, non eflendo mancato di vita Ottone III. ne in qucft' anno
ne m Roma. Fu Duca d> Amalfi circa quelli temp. G^cvl^i pZlll
figliuolo del pa Ma,zo.e Duca (.), e portò anch'cgli il titolo dipf.
tuzto Imperiale. Che , Greci in quefli tempi avcffcro ftcfa di molto
la lor Cgnona nella Puglia, fi può dedurre da un Diploma di GrZ
7 (^> Pj^t^^P^ano e Catapano d'Italia, in cui conferma al mX
ftero di Monte Cafino varie tenute polle in Lellna, Afcoli , CaS
Mmcrvina, e Tran,, Città perciò fottopofte al dominio Greco '
IND!-
>«.
4<J3
INDICE
DEL TOMO CLUINTO,
ABniLA Re de'Saracenf^ impudico,,
e facrilego, gaftigato da Dio nello
fteffo peccato. 87.
Abusi. Cicca la confermazione dell'
elezione del R. Pontefice. Prefaz.
pag. xlij e fèg. Circa il dare i Moni-
fterj in Commenda. 40. fz. iii. 314.
Adalardo Vefcovo di Verona fco-
municato. irt.
Adalberto Duca d*^Anftrafìa. 2.
Adalberto 1. Duca di Tofcana. 22.
47. 106. Sua prepotenza in Roma .
117. 118. e fe^. Torna in grazia di
Papa Giovanni Vili. 124. Suoi Ge-
nitori, Mogli, e F'gli. ifo.
Adalberto li. itrpetra un Diploma
da Gu'do Re d'Italia. 178. Come
accolto da Arnolfo Re di Germa-
nia. 189. Sua congiura centra di lui.
I9f. Muove Tarmi centra di Lam-
berto Augufto , ed è fatto prigione .
107. Liberato dal Re Berengario .212.
A cui prefla aiuto centra di Lodo-
vico Re di Provenza. 214. 218. Po-
fcia proniuove la rovina d'elfo Lo-
dovico 218. 231. Manca di vita.. 2j'6.
Adalberto Figlio di Berengario, di-
chiarato Re d'Italia col Padre. 334.
Si oppone coirarmi alla calata di
Ottone il Grande in Italia. 360. Fug-
ge qua e là da cfTo Ottone. 364.
Ricevuto in Roma da Papa Giovanni
XII. 367. Suoi vani tentativi in Lom-
bardia. 373. Ricorre alla Corte del
Greco Angufto. 382. Mai non fi que-
tò, finché vifle. 383. e fe^-
Adalberto Marchefe d'Ivrea favo-
rifce Lodovico Re di Provenza cen-
tra del Re Berengario. 214. Pofcia
cangia mantello. 225-. Moglie fua Er-
mengarda figlia di Adalberto II. Du-
ca di Tofcana. 25-7. Sua congiura
centra di Berengario . i6f. 267. Man-
ca, di vita . 27f.
Adalberto Marchefe figlio di Ober-
to I. Marchefe. 393. ejej;. 402. 432^
446.
Adalberto Vefcovo di Bergamo . 189.
240.^ 267.
Adalberto Vefcovo di Lucca. 317.
Adalberto Vefcovo di Bologna.
388. 391-.
Adamo Abbate di Càfauria . 413.
AofL.^iDE Figlia di Rodolfo II. Re
di Borgogna promeffa in ifpofa a Lot-
tario figlio di Ugo Re d'Italia. 297.
307. 309. e ffg. Reda Vedova. 33^.
Imprigionata da Berengario Re d'I-
tal'a. 336. Fuggita dalla carcere.fi
ricovera in Canorta . 337. 338. L''*
berata e prefa in Moglie da Ottone
il Grande Re di Germania. 340. 34.3.
377. 395". 398. Sue difltnfioni e pa-
ce col Figlio. 403. 409. 411. 429.
436. e feg. Sua morte. 45-8.
Adelardo Vefcovo di Reggio. 32^.
330. Ricovera Adelaide Regina in
Canofla. 338.
Adelgiso Principe di Benevento . qó.
E* fconfitto da i Saraceni. 41. e/eg.
Compra la pace da eflì . 5*4. 5-8. Ac-
coglie Lodovico II. Augulio. 62. Ri-
cupera Bari . 7f. Imprigiona efloAu-
gafto. 'J9- e fcg. Il rilafcia. 80. Guer-
ra intimata centra di lui. 86. Va in
aiuto de' Salernitani . ivi e ffg.Dk
ona rotta a i Saraceni. 88.. Fa pace
coir Imperador Lodovico. 91. Mal-
menato da i Saraceni . 102. Da eflì
fconfitto . 106. Fa patti con loro .111.
Sua morte violenta. 126.
Adelgiso Vefcovo di Como. 431.
Ademario Principe di Salerno. 34.
4^4
INDICE
e feg. Aiuta Sergio Duca di Napo-
li . 49. I mprigionato e deporto . fi.
60. Gli fon cavati gli ocelli. 62.
Ademario Principe di Capoa, poco
gode del fuo Principato . 45-8.
Adeverto Yefcovo di Padova. 318.
Adriano II. Papa, fua elezione. 63.
Suo Concilio . 6f . Ingiuria a lui fat-
ta da Anaftafio Cardinale. 66. Sua co-
danza nell' artare di Lottario Duca di
Lorena . 70. Suoi Legati e lettere in
favore di Lodovico li. Augufto. 71.
. 72. Suo <iil'egno in favore di Carlo
Calvo. 83. Muore. 84. Coronò Lo-
dovico II. per la Lorena. 86. 89.
Adriano III. Papa, fuaelezione. 148.
Concilio da lui celebrato. 15-2. Palla
a miglior vita. 1^1.
Agapito II. Papa, fua elezione. 326.
•Concilio da lui tenuto. 332. 341. Fi-
ne di fua vita. 349.
Agatone Vtfcovo di Todi. jg.
Ageltruda Moglie di Guido Impe-
radore. 179. Si oppone in Roma ad
Arnolfo Redi Germania. 196. Si for-
tifica nel Ducato di Spoleti. 197. *
feg. Governa Benevento. 201. e feg.
Sua concordia col Re Berengario .
il 3. Abita nel Ducato di Spoleti.
120.
AicARDO Vefcovo di Parma. 261.273.
A10NE Principe di Benevento. i)-o.
Imprigionato da Guido DiKa di Spo-
Jeti. 15-7. Ricupera Bari, e fa altre
imprefe. 171. Éfconfitto dai Greci.
■hi. Termina il corfo di fua vita. 178.
AiONE Vefcovo di Salerno. 4.
AiONt Vefcovo di Benevento, no.
Alberico Marchete di Camerino . 241,
Manto di Maroiia. 242. Concorre
a. cacciare dal Garigliano i Saraceni .
iff. Fu Padre di Alberico, che di-
venne Principe di Roma. 25'6. e feg.
Dono da lui fatto al Moniftero di
Farfa. 262. Fine di fua vita. 278.
Alberico Figlio di Alberico Mar-
chefe, che fu poi Principe di Roma.
2f 7. 278. Proclamato Principe caccia
da Roma il Re Ugo. 294. E la foftie-
nc contra di lui. 296. Ufurpa tutto
il dominio di Roma. 303. Difende
Roma, e fa pace col Re Ugo. ^04.
e feg. Rimette in buon fello il Mo-
niftero di Farfa. 312. Guerra a lui
continuata da elfo Re Ugo . 317. 319.
34«-
Pofcia con lui fa pace . 326.
344- Ccfla à\ vivere. 347.
Aledramo Marchefc primo del Mou-
terrato. 35-9. 381.
Alessandro Imperadore de* Greci
243- Tempo di fua morte . 246!
Aloara Principelfa di Capua , fua mor-
te. 339.
Amedeo furbo Gentiluomo di Beren-
gario Marchefc d'Ivrea, fuoi ftrata-
gemi in favt)re di quello, e contro
Ugo Re. 320. 321.
Amalrico Veicovo di Como, ed Ab-
bate di Bobbio. 5-2.
Amato Arcivefcovo primo di Salerno .
4if.
Ambrosio Conte di Bergamo. 188.
Impiccato per ordine del Re Arnol-
fo. 189.
Ambrosio Vefcovo di Luca. 23.
Ambrosio Vefcovo di L-di. 318.
Amedeo Conte del Palazzo. 204.
Ammolone Veicovo di Torino. 206.
Anastasio III. Papa, fua elezione.
244. lua morte. 247.
Anastasio Prete Cardinale deporto,
33. Suoi maneggi pel Papato 38. E'
tcacciato 39. E' rimeffo nel fuo gra-
do. 65-. Scomunicato di nuovo. 66.
Anastasio Bil^liotectir io. Scrittore ce-
lebre. Autore delle V te de' Papi . 117.
Andrea Patriarca d'Aquile'a. 20. 39.
Andrea Arcivefcovo di M'iano. 232.
Andrea Duca di Napoli uccifo. xi.
Andrea Storico non fu Agnello Ra-
vennate. 98.
Akgelario Abbate di Monte Calino .
ifi. Rifabbrica quel Monirtero. ijS.
Angilberga Moglie di Lodovico II.
Augullo. 33. 41. Dono di Guaftalla
a lei fatto dal Marito. 5-9. 61. Sua
avarizia. 69. 80. Spedita a Carlo Cal-
vo, e a Lodovico Re di Germania.
84. Odiata da gl'Italiani. 85-. Sua di-
mora in Capoa. 94. Lettere di Papa
Giovanni Vili, a lei. iiS. e feg. Di-
ploma di Carlo il Grolfo in fuo fa-
vore. 130. Mandata in efilio. 137.
Liberata. 139. Fabbrica il MonilterQ
di S. Siilo in Piacenza. 95-. Rcrta Ve-
dova . 99. Suo fiiggiorno in Brcfcia .
104. Suo Teftamento. 107. Bolla
Pontitìzia in favor d'ella. 15-2. 166.
i7r-
i\ngilberto Arcivefcovo di Milano.
14. 29. 39. Anna
INDICE
4<Jj
Anna Moglie di Berengario Impera-
dore. 162.
Anno, fuo principio diverfo in varj
paefi . 141. e i'eg.
Anscario Marchefe di Spolcti e di
Camerino. 302. In un fatto d'armi
reità uccilb. 313. e [eg.
Anselmo Arcivetcovo di Milano. 141.
Anselmo Conte di Verona. ^44.
Ansperto Arcivefcovo di Milano.
98. 103. III. 120. biue lìti cou Papa
Giovanni Vili. 123. Da cui è Ico-
municato. 124. ejeg. 129. 139. Viene
a morte. 141. e Jeg.
Antonino Velcovo di Piftoia. 45-3.
Antonio Velcovo di Brefcia. 98. 1^3.
325-.
Akdengo Vefcovo di BrefcLi. 233.
324.
Ardengo Vefcovo di Modena. 323.
A R fi E R I e o Arcivefcovo di Milano .
30S. Si rivolta contro il Re Ugo.
325-. Jjua morte. 332.
Ardoino Come del Palazzo. 446.
Aribaluo Vefcovo di Reggio. 319.
Arnoldo Duca di Baviera. 299.
Arnolfo figlio di Carionianno Re di
Civieia ed Italia. 130. Proclamato
Re della (iermania. lóo. Pa guerra a
Rodolfo Re di iSojgugua. 1Ó4. So gli
fottomette Berengario Re d' Italia . 1Ó7.
175. Concede la Provenza al Re Lo-
dovico. 177. Chiama gli Unghcri in
•Germania. iSf. boUecitato da Papa
Formofo e da altri a calare in Italia.
186. Viene a Bergamo. iSJi. Dopo la
prefa di quella Città fegli rendono i.,uan
tutte l'altre (3ittà della Lombardia.
189. Proclamato Re d' Italia . 190.
Torna in Italia. 194. E' coronato Im-
peradore. 196. M -lato fé ne torna iu
■ Germania. 197. e feg^ 213. Dà fine
al fuo vivere. 215'.
Arnolfo 1. Arcivefcovo <ii Milano.
390. 399-
Arnolfo li. Arcivelcovo di Milano.
4)"y-
Arrigo, pofcia Imperadore, fuccede
al Padre nd Ducato della Baviera,
442. e feg. 45-2.
Arrigo Ducai di SaflTonia, Padre di
Ottone il Grande Augulto . 248. E-
letto Re di Germania . 25-9. Sua
•morte . 306.
Arrigo Duca di Baviera, Fratello di
Ottone il Grande. 339. 342. 345'<
Swa morte. 348.
Arrigo II. Duca di Baviera. 348. 397^
399. Pollo al bando dell'Imperio.
4^3. 402. 40J-. Si fa proclamare Re
di Germania . 422,. Sua pace con Ot-
tone III. 426- Suo Placito. 441. Fine
di fua vita . 442.
Arrigo Arcivetcovo di Treveri. 37*
Arrigo Vefcovo di Augnila. 41 f.
Arsenio Vefcovo di Gubbio. 38.
Arsenio Vefcovo d'Orta . 5-9.
xiRTOLfio Vefcovo di Remi. 294.
At.\kasio fanto Vefcovo di Napoli.
74. Imprigionato dal Nipote, poi ri-
mellb in libertà. 75-. AUcdiato in un*
Ifola fugge a Lodovico Augnilo. 89.
Palla a niiglior vita. 90.
Atanasio iuniorc Vefcovo di Napoli.
110. Abbatte Sergio Duca fuo Fyi-
tello, e vien proclamato Duca di Na-
poli. 113. Sua alleanza co i Sarace-
ni. 127. Scomunicato per quello da!
Papa. 136. e fig. Scaccia i fuddettt
Saraceni. 145'. Sue iniquità . ij-o. ij'4,
IJ7. lói. 171. Sua morte . 220.
Ate.>«)lfo Piincipe di Capoa . i6r.
171. 1S8. S' impadronifce di Bene-
vento. 220. Manda in ciìlio Pietro
Vefcovo di quella Città . 237. Tenta
di fcacciare dal Garigìiano i Sarace-
ni . 238. 239. Termiua il corfo di fua
vita. 242.
Atknolfvì II. Principe di Benevento
e di Cat3oa.242. 245-. 2j-o. 307. Tem-
po, in c<ii egli mancò di vita. 316,
Attose. l^edi Azzonc.
Audace Vellcovo u'Afti. 238.
Azzo Bibavolo della Contefla Matilda,
Signor di Canolla, ricovera in quella
Fortezza la Regina Adelaide. 338.
Alfediato dal Re Berengario in quel-
la. 346. i-yir^^. Liberato da Lodolfo
Figlio di Ottone il Grande. 35-0. e
feg. Alzato al grado di Conte . 3f3.
35-8. e di Marchefe. 363. e feg. b me
de'fuoi giorni, e ina figliolanza. 40f.
AzzoNE Vefcovo di Como. 307.
AzzoNE Vefcovo di Vercelli qoj'. e
feg. 339. Sua Letteratura e Pietà .
354- 35"^
N n'n
Bacia
4<5ò
INDICE
B
BA n I A Fiorentina de' Benedettini
fondata dalla Contella Willa. 440.
Balpoino Conte di Fiandra. f3. 5-4.
Bari Città della Puglia prcfa da i Sa-
raceni, f. Atìediata da Lodovico II.
Ausilio. 67. e feg. 73. E' colìrctta
alla reta. "JS- ^ f'S-
Baronio Cardinale difefo. Prefaz.
pa:v xjii. e feg.
Basjmq Macedone creato Iinperador
de' Greci. 63. 64. Concilio per fiia
cura tenuto. 67. Manda una Flotta
in foccotfo di Lodovico Augufio.
68. 69. Lettera a lui ferina da elfo
Lodovico. 76. Manda foccorfi ad A-
delgifo Principe di Benevento. 92.
Favorifce Fot'o. 121. Muore. 15-7.
Bassacio Abbate di Monte Calino.
20. 24. Va a chiedere aiuto da Lo-
dovico II. Augudo. 32.
Baterico Vefcovo d'Ivrea, 306.
Be.n'edetto Ili. Papa, fua elezione.
38. Contiartata da Anaftalio Cardi-
nale fcomunicato . ivi . E' chiamato
a miglior vita . 44.
Benedetto IV. Papa, fua elezione.
219. Dà la Corona dell' Imperio a
Lodovico Re di Provenza e d'Italia.
221. Termina i fuoi giorni. 227.
Benedetto V. Papa, fua elezione ed
cfilio. 370. Chiamato all'altra vita.
372.-
Benedetto vi. Papa, fua elezione .
392. Suo mifcrabil fine. 396.
Benedetto VII. Papa, fua elezione.
398. 406. Sua morte. 422. e feg.
Benedetto Vefcovo di (^Ircmona. 98.
Benedetto Vefcovo di Tortona. 267.
Beneventani una volta adoratori della
Vipera. 435'.
Benevento, fuo Vefcovo creato] Ar-
civefcovo. 386.
Berengario Duca del Friuli. 61. 6f.
Favorifce Carlomanno . 100.108. Fu
Nipote di Lodovico Pio Augiifto .
io8. e feg. 118. Vicario del Re Car-
lomanno in Italia. 123. Tenta di pren-
dere il Ducato di Spolcti . 147. Si
■vendica di Liutuardo Vefcovo di Ver-
celli . 15-6. Placa r Augulto Carlo
Craflb. lyS. Forfè fu di fchiatta Ita-
liana. i6f. Eletto Re d'Italia. 166.
&i fottopone ad ArnoUo Re. di Ger-
mania. 167. Gli è mofla guerra da
Guido Duca di Spoleti. i(^.
Berengario I. Re d'Italia, fua feli-
ce battaglia contro Guido Duca di
Spolcti. 170. Altra battaglia, in cui
egli fu fconfitto. 173. R'corre ad Ar-
nolfo Re di Germania . 186. 188.
Che lo fpoglia del Regno. i9f. Con-
giura contro di lui. ivi. Ricupera la
Marca di Verona. 199. Fa pace con
Lamberto Imperadore. 204. Dopo la
morte di elfo Lamberto riacquilla il
Regno. 212. Gli muove guerra Lo-
dovico Re di Provenza. 214. E' fcon-
fitto da gli Ungheri. 218. Cacciato
d' Italia dà Lod!ovico Re di Proven-
za ed Augulto. 222. Sorprende elTo
Lodovico , r accieca , e ricupera il
Regno . 225-. 232. In^ itato da Papa
Giovanni X.alla (Corona dell'Impe-
rio. 2fi. Defcriz'one della fua Co-
ronazione. 2V3. Tempo d'effa. 2f4.
263. 271. Imprigiona Guido Duca di
Tofcana . 260. Contra di lui chiama-
to in Italia Rodolfo II. Re di l5or-
gogna. 26f. Da lui è fconf.tto in
una battaglia. 268. Pofcia uccifo in
Verona da i congiurati. 270.
Berengario figlio di Adalberto Mar-
chefe d'Ivrea, fuo Placito in Mila-
no . 25-9. Succede al Padre . 275-. 313.
Scampato dalle ìnfidie del Re Ugo,
ftiggc in Germania. 31 5". Suoi ma-
neggi contra d'cflb Re. 322. Cala
in ualfa con alquante milizie. 324.
Comincia a tiranneggiare. 325-. Sua
autorità nel governo del Regno. 326.
Fatto Aio del Re Lottano . 328. Sua
avarizia . 329. Spcdifcc Liutprando
Storico per Ambafciatore al Greco
Augnilo. 331. Col veleno manda al
Mondo di là il Re Lottano . 333.
Vien eletto Re d'Italia. 334. Impri-
giona Adelaide Regina. 336. e Jeg.
All'arrivo m Italia di Ottone il Gran-
de fé ne fugge. 340. Supplichevole
ricorre a lui. 342.. Riacquifia il Re-
gno. 343.
Berengario li. Re aflcdia CanoHa .
345". Coli retto a ritirarli da Lodolfo
Figlio di Ottone il Grande. 35-0. Per
la morte di lui riforge. 35-2. Alla ve-
nuta di Ottone il Grande fugge. 360.
Si fortifica nella Rocca di S. Leo-
ne. 364. Quivi è bloccato da cflb
Otto-
INDICE
467
Ottone 3(^f. E' condotto prigione in
Germania, dove muore. 3Ó9. 37Ó.
Berengario forfè Duca di Spoleri .
IO. 16.
Bernardo Vefcovo di Virtzburgo ,
443-
Berta, Madre di Ugo Conte di Pro-
venza, e poi Moglie di Adalberto II.
Duca di Tofcana. 207. Aliena gli
animi de gì' Italiani da Lodovico Ke
di Provenza ed Auj^ullo. 2.24. 25-7.
Carcerata da Berengario Auguito . ióo.
Sua morte. 275'-
Berta figlia di Berengario Auguflo,
Badeffa di S. Giulia di Brefcia. 25-6.
25-8,
Berta figlia di Ugo Re d'Italia, ma-
ritata a Romano figlio di Coitaiuino
Imperador de i Greci. 322.
Bertario Abbate di iVlonte Calino ,
fua Letteratura. f8. 126. Trucidato
da i Saraceni, ifi.
Bertita Regina, Moglie del Re Be-
rengario. 232. Tolta di vita col ve-
leno. 263.
BoLiSLAO Duca di Boemia. 428.
Bo.NiFAZio VI. Papa7 fua eiezione e
morte. 200.
Bonifazio Conte , Cognato dì Ro-
dolfo Re di Borgogna, riporta vit-
toria per lui. 269. 273. e jeg. Creato
Duca e Marchete dì Spoleti e Came-
rino, 327. Tempo di fua morte. 35-2.
Bonifazio, fopranominato Francone,
Pfeudopapa . 396. Cacciato fugge a
Coitantinopoli . 397. Condamato in
un Concilio. 399. Tornato a Roma,
fa milcramente morire Papa Giovan-
ni XIV. 423. e fe^^. Sua morte. 42^.
BosoNE creato Duca di Lombardia.
103. ic6. Rapifce EriT»cngarda figlia
di Lodovico II. Augnilo. 109, E la
prende in Moglie con gran folenni-
tà . 114. Accoglie Pa^^a Giovanni
Vili, in Provenza. 1x9. e feg. Ne-
goziati d'effo Papa in favore di lui.
123. e feg. Si fa proclamare Re di
Borgogna. 127. Guerra a lui fatta da
i Franzefi. 130. e fe^- Termina il
fuo vivere. I3-8.
B0S0NE Fratello di Ugo Re d'Italia,
creato Duca di Tofcana. 291. 295-.
Depollo ed imprigionato -da effo Re.
305-. e fee.
BosoNE Vefcovo di Piacenza . 310.
321. J2f.
Bxunengo Vefcovo d' a fi i. 347. ^6<^,
Bulgari convertiti alla Religioii Cri-
Jliana . 5-9.
Buono Patriarca di Grado. 35-8.
BuRCARDo Duca di Sucvia. ióf. Ca-
lato in Italia è uccifo. 27Ó.
BuRCARDO Duca -di A le magna . 373,
c
Adoldo Vefcovo di Novara. 134.
Campane. Loro ufj prellb i Greci,
e Latini . f ^.
Capua, fuo Principato. 24. Concedu-
ta da Carlo Calvo alla Chiefa Ro-
mana. 102.
Capua nuova quando fabbricata. 42.
Eretta in Arcivcfcovato. 376.
Cardinali difeti . Prejaz. pag, xxxir.
CARDINALI Romani, Parrochi o Dia-
coni. 34.
Carlo Calvo Re di Francia fa guerr»
a Lottano Augullo. i. E lo fcon-
figge. 2. Stati a luì toccati nella di-
viijon co i Fratelli . 7. Pace confer-
mata fra loro. 16. Percollè a lui date
da Pippino tuo Nipote, e d?l Duca
della IJrctagna minore. 17. e feg. 22.
Gli fa guerra Lodovico Re di Ger-
mania tuo Fratello , 45*. Perdona e
Baldoino . f4. Occupa gli Stati di
Lattario Re della Lorena. 71. Su»
fupert)ia. 71. e feg. Deitinato dal Pa-
pa per Imperadore. 83.
Carlo Calvo viene in Italia per fuc-
cedere in quello Regno . 100. Sua ga-
ra con Carlo il Groffo. ivi. (fon
Carlomanno, loi. E" coronato Im-
peradore. 102. Eletto Re d'Italia.
103. Muove guerra a ì Figli di Lo-
dovico fao Fratello. 105. Rotta a lui
data da i Jedefchi. 106. Torna in
Italia ,114. Fugge all' avvifo della ve-
nuta di Carlomanno , ivi. e feg. Ter-
mina miferamentc i fuoi giorni .115-.
Carlo il Grolfo cala in Italia per
contradare il Regno a Carlo Calvo,
loo. Stati a lui latciati dal Padre. ■107. '
Minacele a lui fatte da Papa Giovan-
ni Vili, 120. Cala in Ita'ia , 128.
Creato Re d" Italia . ivi. Coronato
Imperadore da Papa Giovanni Vili.
''SS- ' f%- i3f- i>u^ infelice impreta
contro i Noimanui. 143. e fesr Ab-
N nn :
MC-
468
INDI CE
boccamcnto (uo con Papa Marino .
146. Mette al bando dell' Imperio
Guido Duca di Spolcti . 147. Sue
poco lodevoli azioni . 148. A lui da-
to il governo della Gallia . ifi.
Carlo il Ciroiro Imperadore impugna
la confecraxionc di Papa Stefano V.
if^. e fe^. Suo inntilc sforzo contro
i Normanni alfcdlanti Parigi . iff.
■ e feg. Infermo, e difprczzato da ognu-
no. 160. Miferamentc finifce i luoi
giorni. 162,
Carlo Figlio di Lottano Augufto. 29.
* feg;.. Succede al Padre nel Regno
della Provenza,. 40. Cede una por-
lion di paefe a Lodovico II. Augu-
Co liio Fratello. ^6. Fine de' luoL
giorni. 5-4.
Carlo il Semplice coronato Re di
Francia . iS^. 213. Cede a i Nor-
manni il paefe ora. appellato Norman-
dia. 246.
Carl omaso cala in Italia per contra-
flare il Regno a Carlo ("alvo. idi.
Stati a lui lafciati dal Padre . 107.
Tornato in Italia, fa fuggire Cario
Calvo Imperadore . 114. ? fei^. E'
creato Re d'Italia n6. Sua lunga
malattia. 117. Maneggi di Papa Gio-
vanni Vili, contra di lui. 119. f /f^-
CESARio figlio di Sergio Duca di Na-
poli. i(). e feg. 22. 27.. Sconfitto e
tatto prigione da i Capuani. 49.
Civita Vecchia, origine di quello Nor
me. 35-.
Codice Carollmo. Sue Lettere il lu-
firate, e loro Cronologia . Prefaz.
pag. XXX vili. efcg.
Co.NCiLio di Pavia. 28. e feg. 39.
Concilio Generale VLII. tenuto in
Coftantinopoli . 67.
Concilio in Ravenna tenuto da. Papa
Giovanni Vili. 112.
Concilio in Roma radunato da Papa
Giovanni IX. 208. 209.
CoNONE, o. fia Corrado, Duca della
Francia Orientale, Padre di Grcgo-
no V. Papa 4fi.
CoNTARDo Duca di Napoli uccifo ..
II.
Conte del Palaz'io, Dignità primaria
nella Corte de i Re d'Italia. 7.23.
Conte di Modena, che fi pretende fat-
to indebitamente mt^rire per calunnia
della Regina Moglie di Ottone HI.
44S..
Corona Ferrea de i Re d'Italia non
ufata nel Secolo IX. 14. Suo ufo.
166. Con ella coronato Ottone iir
Milano . 3^)0. Ove fi confervi . 447.
Corrado I. Re di Germania. 24^.
24S. Fine di fua vita. 25'9.
Corrado Re di Borgogna, Figlio df
Rodolfo li. 307. 394. Va a trovarlo
Adelaide Augufla fua Sorella. 403.
Interviene alla Dieta di Verona. 418.
Corrado Duca di Lorena. 342. Si
ribella ad Ottone il Grande . 344.
348.
Corrado figlio del Re Berengario II.
366. 3S2. 3S3. e feg.
CÓRTE, una volta Villa con Cartello.
Costantino Porfirogenfto Fmperador
de i Greci . 243. 240. lyo. 281. 323.
330.
Cremonesi , lor (edizione contra di
Odelrico Vefcovo. 438.
Crescenzio Confole Romano , fua
prepotenza in quella C^ittà . 429. 443
Proceffato da Ottone HI. Augullo
447.. Fa fuggire Papa Gregorio V
449. Ufurpa il Dominio di Roma
ivi. Gli è tagliatoli capo. 45-4.
Cristoforo Papa, o più tolto ufui;'
patore della Sede Pontificia . 228. E
dcpollo. 229. e feg.
Cronologia imbrogliata pel vario ufo
delle Indizioni ec. 141. 142. Epoca
di Berengario e di Adalberto (labili-
tà. 334.
D
D
.__'Aciberto Abbate di Farfa. 312.
Dalmazia fignoreggiata da Lodovico
H. Augufio. 77.
Deodato Vefcovo di Parma. 330.
DociBiLE Duca di Gaeta, no. Sue.
liti col Principe di Capoa. 144.
DoDONE Vefcovo di Novara. 36.
Domenico Vefcovo di Malamocco .
246. 274..
Dominio Temporale del R. Ponte-
fice, difefo. Prefaz. pag. xvi. e J'eg.
Donato Vefcovo d'Onia. 67.
Donni VERTO Abbate della Novalcfa^
235'.
Dono. II. Papa, fua elezione. 397. Dà
fine al fuo vivere. 398.
D^ocoNE Vcfcovo di Metz. i3'
INDICE
Duella. Vidi Superftiiioni .
4^9
E Berardo Duca del Friuli. 23. 4f.
Suoi Figliuoli. 61. Suo Teftameiir
to e morte. 6f. Fu marito di Gisia
Figlia di Lodovica Pio. 108. e fe^.
Elettori fette dell'Imperio, quaudo
iitituiti . 448.
Elezione dc'R. Pontefici confermata
dagl'I mperadori per abufo, frefaz.
pag. XLii.fyV^. Pure voluta .21.38.63.
148. if3. 205-. Decreto, e prctenlìoni
intorno ad efla. 209. 228. 367. 372.
382. 392.
Emma figlia di Lottano II. Re d' Italia
Moglie di Lottarlo Re di Francia .
377- 42.7-
Erioldo Re di Danimarca. 3.
Eribaldo Conte del facto Palazzo .
93-
3ir-
fua mor-
Ermanno Duca di Suevia
Ermengarda Imperadricc,
te. 29.
Ermeng.^rda figlia di Lodovico II.
Augufto. 99. Monillero di S. Siilo a
lei lafciato dalla Madre. 107. E' ra-
pita da Bofone Duca. 109. Sue fo-
lenni nozze con lui. 114. Viene in
Italia col Marito. 119. Sua ambizio-
ne ; per cui è proclamata Regina . 1 27.
Aiicdiata in Vienna del Delfinato .
130. 139. Va in Germania. 175'. Ed
ottiene l'efaltazion del Figlio. 177.
Si fa Monaca in S. Sifto di Piacen-
za. 227.
Ermengarda figlia di Adalberto U.
Duca di Tofcana, e Moglie di Adal-
berto Marchefe d'Ivrea. 25-7. 273.
Sua dilbnedà ed imbrogli per abbatte-
re Rodolfo Re d'Italia. 275-.
Estense Cafa nobililTuna , onde di-
fceiida. ijo. 25-6. 3^7. 3Ó3. 371. 393.
Aoi. 405'. 432. 442. 446. 45-6. Sua
oiramazionc. 292.
Etelvolfo Re in Inghilterra. 42.
Euuo Vcfcovo di (ilamerino. 322.
Everarkq Vefcovo di Piacenza. 212.
226.
FENO-sfEMi . Freddo e neve tanta j
che gelò il vino. 48. 49. Eferciti
di lod.ifle, e piogge di fangue. 91. 93-.
Cometa veduta per un mefe. 98. Fe-
de fiera. 117. 147- Locude, e loro
rimedio. if3. Stella prodigiofa; e ter-
remoto . 434.
Folco Arcivefcovo di Rems . ifó.
166. 179. Corona Carlo il Semplice.
183. 187. Promuove gì' interelTi di
Lamberto Augnilo . 193.
Formoso Vefcovo di Porto inviato a i
Bulgari. 5-9. E' inviato in Lorena . 70.
Perfeguifato da Papa Giovanni Vili.
117. e feg. Da lui imprigionato . 119.
142. Rimeflb in libertà ed alfoluto da
Papa Marino. 145-. Viene eletto Pa-
pa. 180. Non è amico di Guido Au-
fulìo. 182. Pure dà la Corona dell'
mperio a Lamberto di lui Figlio .
ivi. Chiama in Italia Arnolfo Re di
Germania. 186. e feg. 194. Il coro-
na Imperadore. 196. E' chiamato da
Dio all'altra vita. 199. Suo cadave-
re dilTottcrrnto , e gittato nel' Teve-
re. 200. 209. 230.
Fozio intrufo nel Patriarcato di Coflan-
tinopoli.43. 49. Ne è cacciato. 63.
65-. 67. Rimeifo in quella Cattedra.
121. i2f. Scacciato, i^"].
Francia. Divilìone di fua Monarchia
e fue confegucnze. 7. 8.
Francia. Rea! Cafa oggidì ivi domi-
nante, onde difcende. iff. 163.428.
Frassineto. Nido de'Saracini. 23^'.
GAiDERiso Principe di Benevento.
126. Vicn depollo. 137.
Galli.a detta Francia Occidentale. 362.
Gamenolfo Vefcovo di Modena .
211.
Garibaldo Vefcovo di Bergamo. 98.
Gariberto Arcivefcovo di Milano.
264.
Gaudenzio Vefcovo di Velctri. 64.
Genova facchegg'ata da i Mori, 301.
Gerberto Abolite di Bobbio . 39^.
Creato Arcivefcovo di Rems . 438.
441. Depollo ricorre ad Ottone III.
442. Creato ArcWciCovo di Raven-
na. 45-4. Poicia Papa. Vedi Silva-
ftro il. Ger.-
470
Germania. Principio del diritto de'
l'uni Re fopra l'Italia. 343. In elTi
palla r Imperio Romano. 361. Data
anco Francia Orientale. 362.
Giovanni VII]. Papa, fua elezione.
84. Tratta la pace ha Lodovico Au-
gnilo & Adelgilb Principe di J3eue-
vento. 91. Richiede un Organo dalla
Gerrnania. 93. Ricufa di ergere la
Cliitìla di Capoa in Atcivefcovato.
94. Suo abboccamento con J.,odo-
vico Redi Gcrinama. 94. e fcg. Dà
la Corona dell' Imperio a Carlo Cal-
vo, loz. Implora il di lui foccorlb.
106. Concilio da lui celebrato in Ro-
ma. IH. Un'altro in Ravenna, iiz.
Va a Vercelli ad incontrare Carlo
Calvo Augufto. 114. In fretta fé ne
torna a Roma. ni. Va in Francia.
iiS. iKj. efeg. Sue liti con Àfperto
Arcivelcovo di Milano. 125. Am-
mette Tozio alla fua comunione.
125-. Scomunxa Atanafio Vefcovo
di Napoli. 136. e feg. Giugne al fine
di fua vita. 142. Riprcfo dal Cardi-
nal Earonio. lAf.
Giovanni IX. Papa, fua elezione,
e Concilio da lui celebrato. loS. Ca-
noni d'elfo Concilio, e di un altro
tenuto io Ravenna- 209. e feg. Fine
di fua vita. ^19^
Giovanni X. i^apa, fua elezione. 24S.
Difefo dalla penna fatlrica di Liut-
prando. ivi Invita il Re Berengario
alla Corona dell' Imperio. 25-1. Come
cfeguìta ella Coronai ione. 25-3. Scac-
cia dal Garigliano i Saraceni, zff. e
feg. Si libera da Alberico Marchcfe.
278. Sua venuta a Maiuova, ed ab-
boccamento col Re Ugo. 281. Suo
niiierabil fine. 283 2^5-.
Giovanni XI. Papa, nato da Albe-
rico Marchefe, e non già da Papa
Sergio. 243. e feg. 2S2. Eletto Papa,
e imicbiiainente ingiurato dal Cardi-
nal 13a;oiio . 290. Imprigionato da
Alberico fuo Fratello. 294. SuaiTior-
tc. 303.
Giov.^NNi XII. Papa , dianzi Otta-
viano , eletto Papa . 349. Fa guerra
a' Principi di Benevento. 35-4. Manda
Ambafciatori al Re Ottone per at-
terrare Be.-cnpirio 6c Adalberto Regi
d'Italia. 35-0. Giuramento a lui prc-
ftato da dio Ojtotie. 361. A cui dà
INDICE
la Corona dell'Imperio. ^«2. Suoi
depravati coftumi. 366. E' deporto
nel Conciliabolo Romano . 367. Suoi
tentativi per tornare in Roma, aóo
Miferabil fuo fine. 370.
Giovanni XHl. Papa, fua elezione.
a73-.'r"P'ig'o"atoda i Romani. 37f.
t liberato . ivi . Concilj da lui te-
nuti in Roma. 378. e feg. 3S6. Suo
lopratrome. 391. Paffa a miglior vi-
ta. 392.
Giovanni XIV. Papa, fua elezione.
423. Sua infelice morte. 424.
Giovanni XV. fapa, fua elezione.
426. e feg. Perfeguitato da 1 Roma-
ni. 428. 441. Invita Otn,ne III. in
Italia. 443. Sua morte. 444.
Giovanni Arci vefcovo di Ravenna
fcomunicato nel Concilio Roìhauo.
SO. Si fottomette a gli ordiiii del Pa-
pa. 5-1. Suoi reati, in. 5- 5-. L'tiga
con Papa Giovanni Vili, 97. Divien
fuo amico. n8. Muore. J2i. 421.
45-4-
Giovanni Doge di Venezia. 41. n-
Giovanni Doge di Venezia, Figlio
di Orfo. 137. Rinovati a lui i Privi-
legi da Carlo il Grolfo. 14Ó. Sui
morte . itìo.
Giovanni Duca di Gaeta. 24^. iff.
Giovanni Duca di Napoli. 308. 323.
417.
Giovanni II. Principe di Salerno . 422.
42f. Sua morte. 442.
Giovanni Orfeolo Doge di Venezia.
Giovanni Petrella Duca di Amalfi,
462.
Giovanni Vefcovo di Napoli. 12.
Giovanni Vefcovo di Cervia. 5-3. 5-4.
Giovanni Vefcovo di Pavia. if3.
GiovAN.Nj Vefcovo di Arezzo . 104.
Giovanni Vefcovo di Tufcania. 104.
Giovanni Vefcovo di Cremona. 271.
Giovanni Vefcovo d'Imola. 388.
Giovanni Vefcovo di Salerno. 414.
Giovanni Vefcovo di Modena. 431.
Giovanni Vefcovo di Belluno. 440.
Giovanni Archimandrita Greco divie-
ne Abbate di Nonantola. 413. e feg.
416. Creato Vefcovo di Piacenza.
431. Ottiene il titolo di Arcivelco-
vo. 432. Suo Placito in Ravenna.
434- */'£• 436. 438, Ambalciatorc
di
INDICE
47t
di Ottone III. all' Imperador de' Gre-
ci. 443. Sue Gabbale e ritratto. 45-0.
Ufurpa il Papato, ivi. Prcfo è ob-
brooiiofamente trattato. 4^3.
Giovanni Diacono Scrittore della Vita
di S. Gregorio Magno . 36.
Giorgio Arcivefcovo di Ravenna, fuo
viaggio in Francia. 2. Fatto prigione
perde il fuo teforo . 3. 14.
Giorgio Patrizio, Generale de' Greci
nel Ducato di Benevento , fuo Privi-
legio. 183. e feg. Indarno alTedia Ca-
poa. 184. E poi tenta Salerno. 188.
' A?- Vien cacciato da i Beneven-
tani . 200. e feg.
Giorgio Abbate di Subiaco. 378.
GiSLA figlia di Lodovico Pio, Mo-
glie di Eberardo Duca del Friuli. 108.
GiSLA figlia di Lodovico II. Augufto
colHtuita Badella di S. Giulia di Bie-
fcia . j-i.
GiSLA Sorella di Lodovico III. Augu-
fto,Badeffa di S. Giulia di Brelcia .
30. Privilegio a lei dato dal Fratello .
41. Paflfa all'altra vita. 53.
GiSLEBERTO Vefcovo dì Bergamo .
413-
GisOLFO Principe di Salerno . 298. Va
in foccorfo de' Beneventani . 3^5-. Sua
riputazione, ivi. 386. 396. 398. Sua
morte. 404.
Giuditta Imperadrice, fiia morte. 8.
Giuditta figlia di Carlo Calvo, Ve-
dova di un Re de' Sadbni . 42. E' ra-
pita da Baldo.'no. 5-3. 5-4.
GiuDizj d'Iddio, yedi Superfiizioni .
Giuramento di Lodovico Impcra-
dore, fciolto da Adriano II. Papa.
86. Suo ufo, e venerazione. 419.
Giuseppe Vefcovo di Brelcia, 325'.
GoTESCALCO Monaco , fuoi errori .
i3-
Gotifredo Arcivefcovo di Milano.
383. e feg. Sua elezione. 399. 437.
Gotifredo Duca di Lorena. 370.
GoTZfKEDO Vefcovo di Brelcia. 405-.
Gotifredo Vefcovo di Modena . 225-..
229. 280.
Gotifredo- Vefcovo di Luni. ^^6.
Greci s' impadronilcono di Bari io6.
Loro tolta la Sicilia da. i Saraceni .
122. Vittoria, riportata contra di elTì .
lyi. Occupano il Ducato di Bene-
vento. 181. Che pofcia loro è tolto,
xoo. e jeg. Rotta loro data da i Sa-
raceni. 374. Occupano ]3a.i. 425-.
Gregorio IV. Papa manda Legati di
pace in Francia. 2. Fine di fua vi-
ta. 12.
Gregorio V^.Papa, fua cl<;znMie 444.
Fatta liberamente da i Romani . 445-.
Forzato a fuggire di Roma . 449. Sua
Bolla dubbiofa . 4^0. E' rimclfo fui
Trono. 45-3. Fine de' fuoi giorni.
45-6. e feg.
Gregorio Duca di Napoli. 49. Suc-
cede a Sergio fuo Padre, e termina
i fuoi giorni . 74. 219. 238. 245". ^SS•
Gregorio Abbate di S. Sofia di Be-
nevento. 413.
Gregorio Abbate de' SS. Cofma e
Damiano . 45-9.
Grimaldo Marchefe del Friuli. 233.
Grimb.^ldo V^efcovo di Civita di Pen-
na. 90.
GuAiFERio Principe di Salerno. 5-2.
f8. E' in difgrazia di Lodovico II.
Augufto. 60. Fa cavar gli occhi ad
Ademario. 61. e feg. F"ortifica Sa-
lerno. 87. Affediato da i Saraceni
implora l'aiuto di Lodovico Augu-
(lo . ivi . E' imprigionato. 96. no. 11 3.
126. 134.
GuAi.MARio Principe di Salerno. 134.
Fa guerra a i Saraceni. 144. Va a
Coflantint^poli . 161. Si fa Vaffallo
de' Greci Augnili.. 188. Concorre a
cacciar da Benevento i Greci . 200.
E' acciecato. 203. R'cufa una figlia
fua a Landolfo Principe di Capoa.
220. E' depolto dal Figlio Guaima-
rio li. 222.
GuAiMARio II. Principe di Salerno
imprigiona Guairnario I. fuo Padre.
222. 237. Fa guerra a i Greci. 186.
Celfa di vivere. 298.
GuAiMARio III. Principe di Salerno.
442.
Gualberto Arcivefcovo di Milano.
346. Va in. German'a ad implorar
foccorfo centra del Re Berengario.
3^6. Dà la Corona d'Italia ad Otto-
ne il Grande. 360.. 362. e feg.
Gu.\.i.nERTo Veicovo di Modena, fp,
GuALFREDo Marchcfc del Friuli. 172.
195-.
GuALPERTO Patriarca d'Aquileia. ni.
GuANiLONE Arcivefcovo di Sens . 46.
Creduto da alcuni il Gano de' Ro-
manzi . ivi .
Guglielmo Veicovo di Torino. 235-.
r fe^. Gu-
47t
INDICE
GuGLiEtMo Conte di Provenza. 394.
Gjjiuo 1. Duca di Spoleti libera Be-
nevento dall' alledit). 9. PrcLb da un
Saraceno e liberato, io. Mediatore
fra Lodovico Re, e Siconolrb Prin-
cipe di Salerno, ij". e feg. 35-. 47.
Guido II. Duca di SpoJeti . ic6. no.
Guido Piglio di Lamberto divicn Du-
ca di Spoleti e di Camerino. 131.
Guido Fratello di Lamberto, creato
Duca di Spoleti e di Camerino. 132.
Inulta gli Stali oella Chicfa Roma-
nia . 140. E' mcUTo al bando dell' Im-
perio . 147. Riacquilìa la grazia di
Carlo Aug-ullo. 149. ifi. Adottato
in Fi'^lio da Papa Stefano V. occu-
pa Capoa e Benevento, i-fy. Va in
Francia afpirando a quel Regno. lóy.
Tornato in Italia allume il titolo di
Re, e muove guerra al Re Berenga-
jio. 169. Sua battaglia infelice coutra
di lui. 170. Altra, in cui fconfiffe
l'avvcrfario . 173. E' foJeniiemente
eletto Re d'Italia. 174. Sua Genea-
logia. 178. E" coronato Imperadore.
J79. Suo Diploma dubbiofo . 181. Di-
fende Pavia. 186. P'inifce di vivere.
191.
Guido novello Duca e Marchefe di
Spoleti, poco da noi couofeiuto, li-
bera Benevento dalle mani de' Gred.
XQO. e feg. 202. e feg.
Guido Duca di Totcana. 2^-7. Fatto
prigione da Berengario Augulto. 260.
270. Promuove la venuta in Italia di
Ugo Conte di Provenza. 275-. e j'eg.
Prende per Moglie Marozia Rtmia-
na. 278.. 281. Imprigiona Papa Gio-
vanni X. 283. Sua morte. 286.
Guido Marchefe Figlio del Re Beren-
gario II. 349- 35'7- 3^4- S^ó. Ucci-
fo in un conflitto. 373. e feg.
Guido Vefcovo di Piacenza. 231. 262,
i<58. 273. 297.
Guido Vefcovo di Modena ^\ rivolt»
contia di Ugo Re d' Italia. 324. 330.
Arcicancellierc del Re Berengario. II.
347. E di Ottone il Grande. 364. e
feg. Cade in difgraz'a d; lui . 373.
Guii-iRERTo Vefcovo di Colonia, lof.
GuNTARio Arcivefcovo di Colonia.
il. £' depollo, ff.
H
H
Akdegis VrfcOTO di Po!». 77.
I
IAcoPO Abbate di S. V'nc«-nzo del
Volturno va ad implorar aiuto d»
Lodovico II. Augtìfto. 32.
Ignazio fanto Patriarca di Colhntinn-
poli dcpoflo .43. 49. RimelR) nell»
iua Cattedra. 63. 6f. 67. Sua morte.
121.
Ildebrando Vefcovo di Modena.
, 374- 430.
Ildeperto Conte, forfè di iMarfi,
forfè ancora Daca di Camerino . 47.
e feg. 82.
Ilderico Abbate di Cafauria. 35-2.
Ilduiko Arcivefcovo di Milano. 290.
PalTa all'altra vita. 30S.
Immagini facre, culto d'efTe rmeffo
da Michele Imperador de' Greci, f.
Incmaro Arcivefcovo di Rems . 72.
Indizioni, lor vario ufo. 141. e feg.
Italia Sua rovina. 99. i uioi Ma-
gnati (ìcleggono il Re, 103. Sua igno-
ranza, e di quefla le pemme confc-
guenze. 287. 288.
Ittone Abbate di Cafauria. 25-8.
LAiDOLFO Principe di Capoa. 440.
Cacciato in elilio. 45-8.
Lamberto Duca di Spoleti. fS. 61.
Violenze da lui commefle in Roma.
64. Fugge dallo fdegno di Lodovico
II. Auguflo. 82. 89. Cefla di vive-
re. 91.
Lamberto iunlore Duca di Spoleti.
107. no. e feg. Sua prepotenza in
Roma. 117. 118.
Lamberto Figlio di Guido Angurto .
iSi. E' coronato Imperadore da Papa
Formofo. 182. Ricupera parte degli
Stati. 193. Infierifce contro Milano.
199. Fa pace col Re Berengario . 204.
Dà una rotta ad Adalberto Dnca di
Tofcana, e il fa prigione. 207. Si
abbocca in Ravenna con Papa Gio-
vanni IX. 209. E' uccifo alla caccia.
211. e feg.
Lamberto Figlio di Adalberto li.
Duca
INDICE
473
Duca di Tofcana.2f7. ijf. Sua con-
giura per cfaltiire Ugo Conte di Pro-
venza . 275-. 276- ^ f'g- Creato Duca
di Tofcana . 2S6. E' abbattuto dal Re
Ugo fuo Fratello uterino . 292.
Lamberto Arc'vefcovo Ji Milano
congiura contro Berengario Augullo.
264. 27Ó. efe^. Si ribella al Re Ro-
dolfo. 276. e feg. Promuove l' efal-
tazione di Ugo in Re d'Italia. 277.
p-ine di Tua vita . 289.
Lakdesolfo Principe di Capoa. ifo.
LANnEKOLFO Princpc di Benevento
e di Capoa. 41 r- ' ffg- 4>7- 439-
Uccifo da i congiurati. 440.
Landenoi-fo Vctcovo di Capo.i nuo-
va . 126.
Landolfo Conte di Capoa. 4. Ter-
mina i l'uni giorni. 7. 42.
Landolfo II. Principe di Benevento
e di Capoa. 321. Guerra a lui molià
da Giovanni X. Papa. 3f4. Termina
il corfo di fua vita. 361.
L.'VNDOLFO III. Principe di Benevento
e di Capoa . 361. 368. 379. Sua mor-
te . 384.
Landolfo IV. Principe di Beneven-
to. 389. Succede al Padre. 411. 413.
Muore in battaglia. 415'.
Landolfo IV. Principe di Capoa.
45'9.
Landolfo Figlio di Atenolfo Princi-
fe di 13enevento e di Capoa. 220.
Dich'arato Collega da! Padre. 223.
Che l'invia a Collantinopoli . 239.
Succede al Padre . 242. 244. 25-0.
25-5-. Sua t'elice battaglia co i Greci.
i6j\. 286. 300. e fcg, 307. Fine di
Ina vita. 321.
Landolfo [I. Arcìvefcovo di Mila-
no, (edizione del Popolo contra di
lui. 437. 445-. Sua morte. 45-5'.
Landolfo Veicovo di Capoa. 7. 32.
42. Sue iniquità . 47. Congiura con-
tro Ademario Principe di Salerno .
fi. e feg. Signoreggia in Capua . fS.
Vilita dà lui fetta a Lodovico li. Au-
gullo . 61. Sue frodi cagionano l'af-
ledio di Capua ivi. Muove l'Impe-
radore al foccorfo di Salerno. S8.
Indarno tenta di ergere in Arcivcfci-
vato la fua Chiefa . 94. Sue Gabbale.
96. E morte. 125'.
Landolfo iuniorc Vefcovo di Capoa
vecchia . 1 26.
tom. r.
Landone Papa, fua elezione. 24S.
Landone (ionte di Capua 7. 34. Fab-
brica Capua nuova. 42. Se gli rliuUa
il Popolo . 47. Sua grave infermità .
49. E morte, yi.
Landone Principe dì Capoa. ifo. i6t.
Landone tìglio di Landone Conte di
Capoa, mette in rotta i Napoletani.
49. e jug. Succede al Padre, j-i. E'
Icacciato da Landolfo fuo Zio. f2.
Leggi di Ottone II. aggiunte alle Lon-
gobardiche. 418. di Ottone III. Co-
ititLuione annullante l'alienazione de'
Beni delle Chicle. 4f4.
Leodoino Vefcovo d: Àlodena. 120.
Fortifica la fua Città. 183.
Leose IV. Papa, fua elezione. 21.
Confccrazionc non ditterita. 22. Fab-
brica la C.ttà Leonina, if. e feg. Al-
tre lue l'aobricfe . 26. Compie elfa
Città Leonina. 31. Fortifica altri Luo-
ghi. rw. Suo Cmcilio. 33. Fabbrica
Leopoli. 35". Muore. 37.
Leone V. Papa, fua elezione e depref-
n jnc . 227. e feg.
Leone Vi. Papa, fua elezione. 284.
Palla a mi^for vita . 28)-.
Leone VII. Papa, fua elezione. 304.
J'erinina il corfo del fuo vivere. 312.
Leone Vili. Papa, fua elezione. 368.
e feg. 369. D.chiarato ulurpatore della
Sedia di S. Pietro, poi rimellb nella
fua Dignità . 370. Fine de' fuui dì . 372.
Leone il Sapiente Impeiador de' Gre-
ci. 15-7. Occupa il Ducuto di Bene-
vento. 18 1. Poi lo perde. 200. e feg.
239. Compie la camera dei fuo vive»
re. 243.
Leone Vefcovo d; Teano. 126.
Leone Vefcovo di Pavia. 287.
Leone Vefcovo di Volterra. 317.
Leone Vefcovo di Fcnara. 388.
Leone Vefcovo di Vercelli . 4Ó1.
Leone Abbate di Monte Calino . 331.
Leone Abbate di Subiaco. 304. 320.
Leone Abbate del Volturno. 332.
Leone Abbate di S. Bonifaz'o. 4.41.
e feg.
Leone Abbate Nonantolano, Arcive-
fcovo di Ravciuia. 45-8.
L E o 1' .\ R D o Abbate di Nonantola .
214.
Lingua Romanza Franzefe qual foflè
una volta . 4.
LiuTARDo Vefcovo di Pavia, yi.
O o o Liu-
474
INDICE
LiuTiFREDO Duca di Trento. i8.
LiuTiFREDO V efcovo di Pavia .
LiuriFREDO Abbate di Bobbio. 315-.
LtuTPR.\NDO Velcovo di Cremona
Scrittore maledico, 192. 244. Sp.ic-
ciò le Falquiiiate per Illoria. 245. e
fe^. Palagio nella Corte del Re Ugo .
279. 282. Errori della tua Stoiij.iS4.
295-. Prefo per Segretario dal Mar-
chele d'Ivrea. 326. E' inviato Ain-
bafciatorc al Greco Augufto. 331.
Creato Velcovo di Cremona. 363.
372. Torna Ambafciatore a Coftan-
tinopoli. 381. e fe^^. Mnl foddistatto
fé ne tor.ia in Italia . 384. Suo Pla-
cito in Ferrara. 388.
LiuTUARDO Vefcovo di Vercelli. 134.
143.. f /<f^. ij-2. e feg. Accufato di
prepotenya. iff. Infulroa lui fatto da
Berengario Duca del Friuli, ifó. E'
abbattuto da gli emuli. 15-8. Sua ibI-
Icrabl morte. 217.
LiuTUARUo Vefcovo di Como. 221.
232-.
Liuzo. Vedi Liutprando..
Locuste, lor Higello in Italia. 92.
liOi>OLFo Figlio di Ottone il Grande,.
Ipedito in Italia dal Padre. 339. Co-
mincia delle novità contra di lui . 342,
Se gli ribella. 344. 347. Torna all'ub-
bidienza del Padie. 548. Da lui in-
viato in Italia, di parte d'ella s'impa-
dronifce. 35'o. E' rapito dalla morte.
JLoDovico II. figlio di Lottano è in-
viato a Roma . 13. Proclamato ivi
Re d'Italia. 14. Suo cfercito contra
de' Saraceni. 19. Li lcoiifi.;ge. 24.
Divide il Ducato di Benevento t'ra i
CvJinpeiit.iri . 25-. H^ coronato Impe-
radore. 28. Sua Epoca, e Moglie.
29. Ad'edia Bari. 32. Corre a Roma
per folpetto, che gii lì ribelli il Po-
folo Romano. 36. e fei^. Succede al
adre. 39, Ceduo a lui un tratto di
Wefe da Carlo Re di Provenza Cuo
Fratello. 46. Suo Placito nel Ducato
di Spfìleti . 47. Guerre da lui fatte.
48. Acquilta buona parte della Pro-
venza. 5^4. Incitato contro Papa Nic-
colò . iv$ . Infoiti da lui fatti a i Ro-
mani, fó.
Lodovico II. Auguflo dona Guaftalla
alla Moglie . 5*9. Chiamato in aiuto
da i Beneventani. 60. Suo rigorofo
Editto per la fpediiion militare. 61.
Ailedia Capoa. ivi. Fonda il Mo-
niitero dì Calauria. 62. Rotta a lai
data da i Saraceni . 64. e J'eg. Fa gio-
ii zia in Rema. 6f. Conquilla varie
Città. 67. E' a lui tolta la Lorena.
71.
Lodovico II. Imperadorc, fuc impre-
le fotto B\ri, e in Calabria. 73. Co-
Urigne alla refa i Saraceni di Bari .
7f' ^ A?' Sua Lettera ah'lmperador
I3alilio. 7Ó. E" imprigionato da Adel-
eifo Principe di Benevento. 79. e feg.
RimeUb in libertà. 81. Moniitero di
Calauria da lui fondato . 82. Rellitui-
ta a lui parte della Lorena. 85-. Per
cui è coronato in Roma . 86. Manda
un'Armata in foccorfo di Salerno.
87. e feg. Gran Corte da lui tenuta
in Capoa . 90. Libera Salerno . ivi
e feg. Fa pace con Adelgilb Princi-
pe di Benevento. 91. e fci. Suo ab-
bocamento con Lodovico Re di Ger-
man'a . 94. F'inc di Ina vita. 97. Sua
fepoltura in Milano. 98.
Lodovico Re di Germania, fua Lega
con Carlo Calvo, i. e fcg.. Dà una
rotta a Lottario Augullo. 2. Con-
quida molte Provincie. 3. Stati a lui
toccati nella divifion co i Fratelli . 7.
Pace confermata fra loro. 16. 22.
Occupa gran paefe a Carlo Calvo
fuo Fratello. 4)-. Acqoilìa l' Aliàzia.
49. Pretende parte della Lorena. 71.
La divide con Cailo Calvo. 72 Suo
abboccam--nto con Lodovico Augu-
lìo, 94. Fine di fua vita. 104.
Lodovico II. Figlio di Lodvco I.
Re di Germania . 35-. Dà una rotta
all'efercito di Carlo Calvo Augullo.
106. Amoreggia la Biviera. 122. Ac-
qulla parte della Lorena. 127. E poi
la Bav era. 130. Termina i fuoi gior-
ni. 138.
Lodovico Re à'i Germania, figlio di
Arnolfo. 215-. Muore feuza prole..
24 J-.
Lodovico Balbo Re di Francia. 119.
Viene a morte 127..
Lodovico Re di Provenza, dopo la
morte d' Bolbne fuo Padre, d folìen-
ta nel Regno. if8. e feg. '63. So-
lennemente è coronato Re. 177. e
feg. Venuto in Italia contra del Re
Bercn-^
INDICE
47^
Berengario, fcornato fé ne torna in
Provenza. 214. Cala di nuovo in I-
talia. 218. e fe^^. E' coronato Irnpe-
radore in Ro.tìa. 221. Caccia Bjicn-
gario d'Italia. 224. Da cui polcii è
prefo ed acciecatu. 225". 232. 2^0.
IjOTTARio Aagufto fa guerra a i l'uoi
Fratelli, i. Da loro fcou fitto. 2. Di-
vide t;li Stati con elfi . 7. Pace con-
fermata fra loro. 16. R'cupe-a la
Provenza. 17. 22. Contra de' Sara-
ceni dì Puglia manda 1* eferciio . 24.
Fa pace con Carlo Calvo. 26. E'
kifeltato da i Normanni . 29. Sua in-
continenza. 33. Sua mortale infer-
mità. 39. Teltamento e morte. 39.
e feg.
JLoTTARio Figlio di Lottarlo Augu-
ro . 29. e feg. Succede al Padre nel
Regno della Lorena . 39. Scaccia
Tbeotbcrga fua Moglie. 43. A'uta
Carlo Calvo fuo Zio. 45-. Cede l'Al-
fazia a Lodovico Re di Germania.
49. Ripudia la Moglie. f3. Parte del-
la Provenza a lui tocca. 5-4. f8.
Manda foccorli a Lodovico Augn-
ilo fjo Fratello, óf. Va a Roma.
70. Muore in Piacenza. 70.
LoTTARio Figlio di Ugo Re d'Ita-
lia, dich-arato Re e Collega del Pa-
dre. 288. Tempo di tal dichiaraz'one .
289. ."iuoi Sponfali con Adelaide fi-
glia di Rodolfo II. Re di Borgogna.
^97- ' f^K- 309- ^ /^<?- Jìalva da un
gran pericolo Berengario Marchele
d'Ivrea. 315". Impetra da i Principi
Italiani di continuare nel Regno. 324.
t feg. Ma è Re più di nome, che di
farti. 326. 329. Col veleno è levato
di vita. 333.
Lucca. Ivi Lodovico III. Imperad.
fu accolto da Adelberto II. Duca e
Marchefe. 224. Ivi Epitaffio di que-
llo Du a. 25-6. Archivio dell' Arci-
vefcovato fuo lodato. 263. 333. Nel-
la fua Catedrale Epitaffio di Berta.
27^. In ella i due Re Ugo, e Lot-
tai io . 316. 317. Ivi Ottone I. Impc-
radore. 362. 363. 371. Ivi Ottone
HI. W>
M
MAgnifredo Duca di Milano.
i9f . Gli è recifo il capo per or-
dine di Lamberto Imperadjre. 198.
211.
Maiolo fanto Abbate di Clui^nì . 398.
e fé?. Riconcilia S. Adelaide con
Ottone fuo Figlio. 40;. 4'ii.
Maione Abbate di S. Vincenzo del
Volturno. 161. 171. 183. 220.
Malta prcfa da'lVlori. is-
Man'ASSE Arcivefcovo d' Arles creato
Marchefe di Trento. 301. Si rivolta
contra del Re Ugo. 324. Sua gar»
per la Chiefa di Milano ccMi Adel-
manm. 332. 346.
Mansone Duca di Amalfi . 248. 398.
408. 413.
Makchesi d'Eflc verllmilmente di-
icendenti da gli Adalberti Duchi di
Tofcaiia. 292. 35'7-
Marchesi una volta fenza apparire di
quali .Marche. 432.
Marino Papa, fua elezione. 143. Af-
folve Formofj Vefcovo di Porto.
i4f . Suo abb.'ccamento con Carlo il
GrolTo AiV4"u:lo. 146. E' rapito dal-
la morte. 148.
Marino lì. Papa, fua elezione. 319.
Chiamato a miglior vita. 326.
Marino Patriarca di Grado. 312.
Marino Vefcovo di Sutri. 372.
Marino Vefcovo Olivolenfc. 391.
Marino Duca di Amalfi. 88. 98.
Marino Duca di Napoli. 323. 387.
398-
Marino Conte di Comacchio. 137.
Marozia, Moglie di Alberico Mar-
chefe, da lui generò Papa Giovanni
XI. 244. Ed Alberico, che fu poi
Principe di Roma . 25-7. Si rimarita
con Guido Duca di Tofcana . 277.
281. Imprigiona Papa Giovanni. X.
283. 290. Ebbe Figli da elfo Guido.
292. Si rimarita con Ugo Re d' I-
talia. 293. Imprigionata dal Figlo.
294. 303.
Marti.no Abbate della Vangadizza.
35'9-
Massa R capo de' Saraceni va in ajuto
di Radelgifo Principe di Benevento*
23.
Mastaro Duca d'Amalfi. 28f.
Mastaro II. Duca di Amalfi. 384.
O002 Me-
X
47^
INDICE
Metodio eletto Patriarca CPO. f.
Michele Impcrador de' Greci fucce^e
a Teofiio fuo Padre, f. Ain.ireggia-
to contra di Lodovico II. Augnilo.
3^. Scaccia S. Ignazio Patriarca. 43.
E' uccil"). 63.
Michele Re de* Bulgari abbraccia la
Relif^ion Cfi!iifl;ia. 5-9.
Michele Duca della Schiavoii'a. 246.
Milanesi, lorfedirione confo di Lan-
dolfo Arcivefcovo. 437. 44f.
Milano maltrattato da Lamberto Im-
' peradore. 198. Rivoluzione in cffo.
437-
Milose Conte di Verona vendica la
morte di Berenrario Imperadore. 271.
Dà quella C'tta ad Arnolfo Duca di
Baviera. 299. Si rivolta contro il Re
Ugo. 324.
M1SICOSE Duca di Polonia. 428.
Monachismo, fua corruzione nel Se-
colo Decimo. 311. 4';o.
MoNisTERj dati in Comeiida per abu-
fo . 40. 5-2. III.
MoNisTERT molti in Italia. 330. 431.
MoNisTERO di Monte Calino fvali-
giaio da Siconolfo Pr'ncipe di Saler-
no. 16. Prcfervato dall'unghie de' Sa-
raceni. 20. f8. Finalmente Taccheg-
giato da effi . ifi.
Moniste Ro di Cafauria fondato da
Lodovico II. Augnilo. 62. 82. 94.
e feg.
MoNisTERO di S. Siiìo in Piacenza
fabbricato da Angilberga Imperadri-
ce. 9S-
MoNisTERO del Volturno dato a Tac-
co da i Saraceni. 14^.
MoNisTERO di S. Vincenzo del Vol-
turno defoUuo da i Saraceni . fS. Di
■ Monte Calino rifabbricato. 231.
MoNiSTERO di S. Savina di Piacenza.
226.
MoNiSTERO infigne di Farfa come mal
condotto nel Secolo Decimo. 311.
N
>7 IcEFORa Foca Impcrador de'Grc-
^ ci. 381. e l'rg. Uccifo da i con-
giunitt. 386. 389.
Niccolo' I. Papa, fua elezione. 44.
Suo Libro dogmatico perduto. 46.
Manda Legati a Coftantinopoìi in fa-
*oi;« di San Ignazio . 49. Scomunicai
Giovanni Arcivefcovo di Ravennt .
• 5*0. Atwlifce le inique di lui confue-
tudini. fi. Suo zelo contra di Lot-
tarlo Re di Lorena pel ripudio della
Moglie. 5-3. Ottiene il perdono a Bal-
doino Conte di Fiandra. f4. Proce-
de contro i V eleo vi delinquenti . j-j'.
Infulti a lui tatti da Lodovico II.
Augnilo, iiie l'eT. A lui fpedifcono
un'Amhafceria i Bulgari . 59. E' chia-
mato a miglior vìm. 63.
Nilo Santo Abbate , fondatore del Mo-
niitero di Grotta ferrata. 4f3.
NoMEsoio Duca della minor Breta-
gna. 8. 18.
NoNANTOLA Mouillcro infigne del
Modenefc. 146. Ivifeppellito Adria-
no III. Papi. 15-3. Diiirutto da gli
Ungheria 214. 216. Sue ricchezze,
311- 3^4-
Norberto Abbate di S. Pietro in Cx-
lo aureo di Pavia. 363.
NoR.viANNi faccheggiiiio e bruciano
Roano. 3. Poi Nantes. 8. E Parigi.
17. e f'T^. [lidi altri Luoghi. 22. 29.
Provincie e Città da loro defolate.
30. 33. 44. Padano nel Mediterraneo.
46. Danno il ficco a Pila . 48. Lo-
ro inumanità nella baffi Germania.
138. Poco profperamente fa loro guer-
ra C;irlo il Groflb Augnilo . 143.. e
ff^. Affediano Parigi, ify.
Notecherio Vefcovo di Verona. 2Ó3.
NoTiNGO Vefcovo di Brcfcia. 23.45-.
O
O Berto I Marchefc va in Germa-
n'a a follecitare Ottone il Grande
contra del Re Berengario. 55-6. Fu
Progenitore de i Marchefi Élienlì .
3^7. Creato Conte del Sacro Palaz-
zo da Ottone il Grande. 363. e Jrg.
370. e leg. 379. 389. Suoi ultimi gior-
ni, e Figliuoli. 393-
Oberto II. Marchefe , Progenitore
de' Principi Ellenfi . 393. 432. Suo
Placito. 442. 45-6.
Odelrico Vefcovo di Cremona. 414.
Sedizione del Popolo contra di lui .
438. 446. 4f2. 460.
Odelrico Marchefe, Conte del facto
Palazzo. 2f8. 261. 264. e feg.
Odone C Eudes ) Conte di Parigi aflèdia-
to d* i Normanni, iff. E' creato Re
di Fran-
INDICE
477
di Fr.mcii. ló^?. Sì fottomette ad Ar-
nolfo Re di Germania . 164. Sue guer-
re. 183. E morte. 213.
Odone Abbate di Clugnì . 304. 311.
Suoi viaggi a Roma. 318.
Olonna Villa deliiiofa de i Re d'I-
talia. 9J-.
Onesto Arcivcfcovo di Ravenna. 390.
392. Suo Concilio . 39f , 405'.
Organi. Loro ufo. 93.
Orso Partici.ico Doge "di Venezia. 5-7.
Sua lite con Pietro Patriarca di Gra-
do. 96. 112. Sua morte. 137.
Orso Particiaco II. Doge di Vene-
zia. 246. Diploma di Rodolfo Re
d' Italia da lui ottenuto . 274. Fine
del fuo governo . 296.
Orso Principe di Benevento. 178. Gli
fono occupati gli Stati da i Greci .
. i8i.
Otgerio Vefcovo di Spira. 370. 372.
Ottaviano figlio di Alberico, creato
Principe di Roma . 347. Pofcia Pa-
pa. 349. f feg. Vedi Giovanni XII.
Ottone Duca, Avolo di Ottone il
Grande. 189. Ricufa il Regno della
Germania. 245-.
Otton I. il Grande, eletto Re di
Germania. 306. Accoglie Berengario
Marchefe d' Ivrea fugitivo . 316. ^ Ceg.
Afpira alle nozze di Adelaide Vedo-
va di Lottarlo Re d' Italia . 339. S'im-
padronifce di Pavia, e fpofa la fud-
detta Regina . 340. Suo ritorno in
Germania. 342.' Rimette Berengario
in polfeiTo del Regno d' Italia ivi .
Infigne fua vittoria degli Ungheri .
348. A Im inviano preghiere il Papa,
ed altri Principi d'Italia contra de i
due Re Berengario & Adalberto. 35-6.
Calato di nuovo in Italia entra in Pa-
via. 349. e feg. E' coronato Re in
IVlilano. 360. Pofcia Imperadore in
Roma . 3Ó2. Benefico vcrfo i fuoi
aderenti. 363. Prende l' Ifola di S.
Giulio colla Regina Willa . 364. Af-
fedia Berengario in S . Leo . hi Que-
rele a lui port.te contra di Giovanni
XII. Papa. 366. Il fa deporre. 367,
Fa prigione Berengario. 369. Torna
in Germania. 371. Pofcia a Roma.
376. Dove fa troppo rigorofa giulH-
zia._377. IVlanda Liutprando per am-
bafcii-tore al Greco Ai.gufto. 381. <r
feg. A cui dipoi fa guerra. 383. 384..
Infulto a lui fatto da i Greci. 385-.
De' quali riporti vittoria. 386. e Jes;.
Suo Palazzo in Ravenna. 388. 389.
I'"a pace co i Greci. 390. Rende l'a-
nima al fuo Creatore. 394.
Ottone II. Figlio di Ottone il Gran-
de, fua nafcita. 348. Eletto Re di
Germania. 35-9. E d'Itali.i. 365-. 371.
Viene a Ravenna e a Roma . 380.
Dove è coronata Imperadore. 381.
Prende in iVloglie Teofania Greca .
390. e feg. 392. Succede al Padre.
394. e feg. 399. Sue militari impre-
fe. 401. Sua dilTenfione colla Ma-
dre. 403. Fa pace con Le ttjrio Re
di Francia . 408. Sue azioni in Ita-
lia. 411. 415-. Sconfitto da i Sarace-
ni . ivi .
Ottone II. Imperadore, come libera-
to dalle mini de' Greci . 416. Dieta
da lui tenuta in Verona. 418. Suo
Diploma in favore del Doge di Ve-
nezia . 420. Suoi cattivi difcgni contra
de' Veneziani 420. Dà fine a i fuoi
giorni .421.
Ottone IH. Imperadore, fua nafcita.
409. Proclamato Re di Germania e
d'Italia. 418. Coronato Re in Aquif-
grana. 421. (lontra di lui fi folleva
Arrigo già Duca di Baviera. 422.
Suoi ' profperi fucceffi in Germania.
426. Anni fuoi non contati in It dia .
432. Suoi Ambafciitori al Greco
Augulìo. 443. Cala in Italia. 444.
e feg. E' coronato Imperadore in Ro-
ma. 446. Come ancora Re d'Italia.
447. Racconto dubbiofo dell' infedel-
tà di fua Moglie, che dicono fatta
morire da lui. 448. e fé?. Torna in
Italia. 4<-o. Va a Venezia. 45-2. De-
pone Giovanni Calabrefe ufurpator
del Pap-.to . 45-3. Fa morire Crefcen-
zio Confole. 4^4. Sua CoOituzione,
che vieta l'alienazione de' Beni delle
Chicfe . ivi . Placito da lui tenuto in
Roma. 45-6. Promuove Gerberto al
Papato . 45-7. e feg. Suo ritorno in
Germania. 460. Pofcia in Italia. 461.
Ottone Guglielmo, Figlio di Adal-
beao Re d'Italia, divien Duca di
Borgogna . d']6.
Ottone, figlio di Litolfo, creato Du«
ca di Baviera. -lOf. 415". 417-
Ottone Conte di Bergamo . 73.
478
INDICE
PACIFICÒ Arcidiacono di Verona,
fuo Epitaffio . 20.
Pandolfo, o fia Paldolfo Capodifèr-
ro, Principe di Benevento e di Ca-
S«. 321. A lui t":i guerra Giovanni
. Papa. 3ff. Succede a Landolib
II. fuo Padre. 361. Creato Duca di
Spoleti e Marchefe di Camerino . 379.
3S2. Sua poteiua. 384. Fatto prigiou
da i Greci . 387. e fe«. Librato tor-
na in Itili X. 389. 396.
pANDOLFO figlio di Pandolfo Capddi-
fòrro creato Principe di Salerno . 398.
404. 411. 413.
PANrtoLFo II. tìglio di Landolfo III.
fi ti Principe di Iknevento. 413. 45'8.
PANDONOLF9 Principe di Gipaa. I2f.
Muove ijuerra a G.'.eta. 144.
Papessa Giovanna, fciocrhiffima favo-
la de' Secoli ignoranti. 38.
Pavia prefa e incendiata da gli Un-
gheri. 271.
Paolo Vcfcovo di Popolonia. f$.
P.'VOLO Vefcovo di Piacenza. 120.
Paolo Vefcovo di Regj^io. 120.
Pietro Doge di Venezia. 7. 41. 5-7.
Pietro Caadiano Doge di Venezia.
160.
Pietro Tribuno Doge di Venezia.
171. Diploma »'i Guido Augnilo in
fuo tavore. 181. 234. Suo tìne. 246.
Pietro Candiano II. D.ige di Vene-
zia. 296. Prende Comacchio. 301.
Giu.;ne al fine di fua vita. 312.
Pietro Candiano III. Doge di Ve-
nezia. 319. Se gli ribella il Figlio.
348. Sua morte. 3^4.
Pietro Ca^idiano IV. Doge di Vene-
zia (i ribella al Padre. 348. Rim.Hb
in governo dal Popolo . 35-4. Suiii
editti. 35-8. 371. 391. E' trucidata dal
Popolo . 400.
PiETRoBadoero Doge di Venezia. 312.
A.iiva al fin di fua vita. 319.
Pietro Orfeolo Do.^e di Venezia. 400.
403. Fugge, e li fa Monaco. 404.
Pietro Orfeolo II. "Dìgt di Venc-
lia, 436. 459. Fabbiica Grado. 440.
44f. Divicn Padrone della Dalma-
zia. 4fi. e feg,. 45-9.
Pietro Principe di Salerno. 31. 34.
Col veleno tT^lic la vita a Sicone
Principe. 35-. Fa guerra a i Saraceni,
e va iconfitto . 41 . * feg.
Pietro Patriarca di Grado. 96. ile.
Pietro Arcivefcovo di Benevento. 188.
203. E' elìli.ito . 237.
Pietro Arcivefcovo di Ravenna. 313.
388. 390.
Pietro Vefcovo dì Arezto. Ì19. 2f6.
Pietro Vefcovo di Follonurone. 114.
Pietro Vefcovo di Lucca. 270.
Pietro Vefcovo di Pavia. 393. Crea-
ti Papa. 423. yedi Gi >vannì XIV.
Pietro Vefcovo di R.ggij. 2 2 f. 247.
Pietro Vefcovo dì Salerno, p. 127.
Pietro Vefcovo di Sinìgaglla. 114.
Pietro Vefcovo di Vercelli uccifo.
45-7-
Pietro II. Vefcovo di Vercelli . iif.
Pietro Abb.tte di Njnantola. 246.
Pietro Abbate di S. Pietro in Gaelo
au'co di Patii. 427.
PiPPiNo figlio dì Pispino Re d'Aqui-
tania. 2. 8. Riacquilla quel Rc-gno.
17-
Po.MPOSA, Moniftcro ìnfigne poiTedu-
t.) da Giovanni Vili. Papa. 97.
Pontefici Romani, loro clezioire e
confecrazi Mie , come regolate una
volta. 20f. 209. 228.
Pu'LCARi Duca d'Amalfi, no. Sua
Lega coi Saraceni. 127.
R Abano Mauro Arcivefcovo di Ma-
gonza . 23.
Raoaldo Conte e Marchefe. 25-3.
Radelgario iVmcipe di Benevento.
31. Celfa di vivere. 36.
Radelgiso Piiiicipe di Benevento,
guerra a lui f.-tta da Siconolfo Prin-
cipe dì Salerno . 4. e fe^. Chiama in
aiuto i Saaceni . f. Sua Armata
fconfitta. 8. AlTcdi-ato in Benevento.
9. Di nuovo prende Saraceni al fuo
foldo. 23. Divifo il Ducato fra lui, e
Siconotfo. 2J-. Dà fine alla fua vita.
31-
Radelgiso II. Principe di Benevento.
137. Vien depolh) . lyo. Ricupera
Benevento. 202. Poi lo perde. 220.
Rado aldo Vefcovo di Port >. 38.
Ramberto Abbate d'Alti. 344.
Ratekio Monaco, Vescovo di Ve-
rena. 290. 29Ó. Polio in prijjionc dal
Re Ugo. 299-
R»-
INDICE
479
Regni. Germanico, e di Lorena. 71.
105-. D'Itaii,i: lue vicende, e dipen-
denze. 123.
Religione Crìftiana abbracciata dalla
Pollnnia , Ruffia o Molcovii . 428.
Riccarda Imperadt ice, Moglie di Car-
lo il GrolFo. 138. Giiillifica la fua
innocenza, e mu.ir fantamente . i^<).
RisiNDA Badeffa della Polleria. 240.
247.
Roberto figlio di Roberto il forte,
Progenit;>re della Real Cafa di Fran-
cia, i^-f. 163.
RoDOALDO Vefcovo di Porto. 5-3. f4.
Rodolfo I. figlio di Corrado, pro-
clamato Re della Borgogna fuperio-
re. 163. Guerra a Ini fatta da Arnol-
fo Re di Germania. -164. 189. e feg.
Termina i fuc^i dì . 2J.6.
Rodolfo H. Re della Barj^ngna. 241^.
Invitm? in Italia contra di Berenga-
rio impcradore. 265-. E' coronati Re
d' Italia . 166. Dà una rotta a Bsren-
gario. 268. e fez- Dopo la cui mu-
te acquida tutto il Regno. 273. Se
gli ribella Pavii . 275. Abbandona
l'Italia. 276. Sua pace con Ugo Re
297. Fine di lui vita. 307.
Rolando Arcivefcovo d'Arles, fuo
fine infelice. 69.
RoLLONE Capo de^Normanni, primo
Duca di Normandia, chiamato Ro-
berto. 246.
Romani fott opofti una volta alla So-
vranità-Imperiale. 36. e feg.
Romano Papa, fua elezione. 205'. Paf-
fa a mi'jlior viti ., 207
R0.MAN0 -Impeiador de' Greci . 282.
318. 323.
RoM.\No Figlio di Coftantirio Porfiro-
genito Imperaior de' ireci. 320. Pren-
de per Moglie Berta Figlia di Ugo
Re d' Italia. 322. Riacquifta l'ifola
di Greti . 361..
Romano Arcivelcovodi Ravenna. 121.
Fine del fui vivere. 136.
R0M0ALD0. Santo Abbate di Clafle.
446.
R0TILDE Moglie c^i Adalberto II. Du-
ca di Tc^fcana. 119. 124. 178.
Russia. Sua Convcrlioiie . 60.. 107.
Saraceni di Sicilia, conquide loro
nella Calaoria. f. S'impadronifco-
no di Bari . ivi . Sconfitti da Scr^^io
Duca di Napoli , lacclieggiano la Ba-
(ìlica Vaticana. 19. Sumnerla la lor
flotta. 22. 27. Diilruggono la Città
di Limi. 26. Sconfiggono l'efercito
de'Beneventani e Salernituii . 42. De-
folazione da lor data al Ducato Be-
neventano. 5-8. Fan priiiione Rolan-
do A.civelcovo d'Arles. 69. Loro
tolta la Città di Bari . 75*. e feg. Af-
iediano Salerno. 87. Se ne tituano,
e danno il facco alla Calabria. 91.
InfelUno la Pu.;lia. 102. S'impadro-
nifcono della Sicilia . 122. Rotta lo-
ro ditta da i Greci. 133. Si fanno for-
ti al Garigliano. 145-. Saccheggiano
Monte Calino. lyi. Quei di Spagna
fi annidano in Fraffiiuto. 23J-. Caccia-
ti i primi dal Garigliano per cura di
Papa Giovanni X. 3.SS- Prendono
Taranto. 28^2.
Saraceni di Fraflìneto pcrniciofi all'
Italia. 291. 28Ó. 31Ó. 317. 318. 394.
Sarilone Conte del Palazzo . 302.
Creato Marchefe di Spokti e di Ca-
merino. 314. Fine del fuo governo ^
o della fua vita . 323.
Scisma de' Greci futto Fozio. 43. si-
ili. 125'. if7.
Scisma in Roma per la elezione del
Papa, Sergio, e Formofo. iSo. 194.
200. per Sergio, e Giovanni IX. 208.
Sergio li. Papa, fua elezione . 13. Dà
la Corona del Regno d'Italia a Lo-
dovico II. ivi. Solliene i diritti del
Popolo Romano. 14. PafTa a miglior
vita 21.
Sergio III. Diacono della Chiefa Toc*
combe nell'elezione di Papa Foimo-
fo. 180. Veramente foccom.ie in qu«;l-
la di Giovanni IX.. 208.. Vicn eletto
Papa . 229. Ril"abbr;ca ia Patiiarcale
Lateranenfe. 236. Sua morte, e di-
felà del Uio nome. 243.
Sergio Duca d'Ama'fi. 394.
Sergio Duca di Napoli.. 11. .Sconfig-
ge la Flotti de' Saraceni. 18. Scon-
fitto da i Capoani. 49. Siu morte.
73-
Sergio II. Duca di Napoli. 74. Im-
prigiona Aianaiio Vclcovo di quella.
Città
480
Città, e fuo Zio. 7)-. L'alTedia in
uti' Itola, ed è l'comuciicatj. 89. no.
Sua Lega co i Saraceni. 113. Ac-
cìecato e depollo victic inviato a Ro-
ma . ivi .
SicoNE Principe di Salerno. 31. Mef-
(o in Coite di Lodo\ico II. Au^u-
fto. 34. Col veleno è tolto di vita.
SicoNOLFO Piincipe di Salerno, Tua
gueira centra di Radelgilb Principe
di Benevento . 4. e feg. Prende al luo
foldo i Saraceni. 7. Mette in rotta
l'efercito nemico. 8. Ricorre per aju-
to a Lodovico II. Re d'Italia, ij-.
Saccheggia il telbro di Monte Cali-
no. 16. Divide il Ducato con Ra-
dclp,ìlò. 24. Fine de' Cuoi giorni. 30.
SiGEFREDO Duca de' Normanni . lyf.
SiGEFREDO (Jonte del Palazzo. 213.
SiciEFREDO Veicovo di l'aima. 266.
287. 45'7-
SiGOLFO Vefcovo di Placenta, syy.
SiLVERAno Abbate di Bohbio. 298.
Silvestro 11. Papa , lùa elezione
4f8. Adédia Celena. 461.
Si.vr^ATicio Generale de' Greci occupa
il Ducato di Benevento. 181. A lui
luccede Giorgi) Pjt(Ì2Ìo. 184.
Simeone Re de i Jiuigari. 246. e feg.
Siracusa prela du i ^saraceni. 122.
SoPRANO.Mi, di coltuine antico , paf-
liiti anco in cogn mi. 391.
Si'EDALi frequenti per mancanza d'O-
(Icrie. 107.
Spoi.eti, elten-lione di quel Ducato .
161. Pollo da alcuni nella Tofcana.
9. 47. Suo Ducato di\ ilo in due. 89.
Suppone II. Duca di òpolcti. 67. Pu
tìglio di Mauiiiio. 89. Interviene al-
la Di.ta di Pavia. 103. 107. T'oife
Duca di Milano. 121.
Stefano V. Papa, lua elezione, i^'^.
Amico oi Guido Re d'Jt.ìlia. 17Ó.
11 crea Imperadore. 179. Sua mji-
te. 180.
Stefano VI. Papa Tua elezione, e bar-
barie coiit.o il cada vero di Papa For-
molo. 200. Suo infelice fine. 204.
, ' fis-
Stefano VII. Papa, fua elezione. 28^.
Tcrmhia i lu ^i giorni. 290.
Stefano Vili. Papa, iua elezione.
312. Ann I della i-ua moite. 319.
Stefano Patriarca di CoUiUitiuopoli .
INDICE
Stefano Vefcovo di Nepì. 64. 67
Superstizioni . 49. ifg. 288. 20
4iy- 435"- 448-
292.
TFdalt)0 Marchefe, Avolo della
Conteila Matilda. 405-. 409. Ha
t'nlo di Marchefe e Conte di Mo-
dena. 432. 441.
Teoiialdo March jfe di Camerino e
di Spokti. 300. Sua v'ttoria contro i
Greci. 301. Celfa di vivere . 302. Su»
Moglie Nipote del Re Ugo. 314.
Teoiìaldo II. Duca e Marchefe di
Spolcti e di Camerino. 327. 349. Sfi.
Teinpo di fua moite. ìfó.
Teodelasio Abbate di Bobbio. 25*2.
Teoderico Vefcovo di Metz. 392.
416.
Teodoro II.Papa,fua elezione e mor-
te . 200. 207.
Teofania Figìia di Romino iuniorc
Imperador de' Greci, chiella in Mo-
glie per Odone 11. Angullo . 381.
e feg. A cui è condotta. 390. e feg.
Sue' Nozze. 392. Ritorna in Italia,
ivi. e feg. 413. Libera il mariti dal-
le mani de' Greci. 416. Accorre in
aiuto di Ottone III. fuo Figlio. 422.
Sua venuta a Roma. 431. F aut iti-
ti in It,ilia. 433. e feg. Sua morte.
,43<5-
Teofilo Imperador de' Greci , fui
mone. j.
Teotperg.a Moglie di Lottano Re
della Lorena fcacciata dal Marito. 43.
47. Fugge nel Rc^no di Carlo Cal-
vo. 49. F' ripudiata. f2. e fé?. Poi
ripigliata. S9- Finifcc fua vita in un
Moniilero. 70.
Teotgaudo Arcivcfcovo di Treveri .
5-3. E' depoito. SS- ^
Teutim.aro Patriarra d'Aquileja. 29.
Teuto:ie Abbate di Fulda. 45-.
Tiberio Vefcovo di Napoli, fua mor-
te. 11.
Titoli di Papa, ed alai, a c!ii riicr-
vati. 4fr
Torri, di effe fabriche in Citù d' Ita-
lia . 399.
Trasmondo Duca e Marchefe di Spo-
leii e Camerino. 3f6. 394 4ii- 440-
Trasmon-
r N n
Trasmondo II. Duca di Spoleti.424.
ej'eg. A lui fuccede Ugo Duca di
Tolcana. 433.
Tre\iuOto terribile in Puglia. 434.
Tre.vto, fua Corte Ducale. 18.
Tribuno Memmo Doge di Veneiia.
407. 410. 419. Sua morte . 436.
I C E
481
Uberto Figlio di U^o Re d' Italia
creato Duca di Tolcana . 305". Fu
eziandio Contede! Palazio. 317. Fofcia
tnche Duca e iVlarchefe di Spoleti e
di Camerino. 322. Le quali Provin-
cie fono a lui tolte. 327. Incerto il
tempo dì fua morte. 344.35-7. 35-9.
380-
Uberto Vefcovo di Forlì. 3S8. 405".
Uberto Vefcovo di Parma Come di
quella Città. 362. Arcicancelliere di
Ottone il Grande. 374. 395'.
Venerio Patriarca di Grado. 20.
Venezia efclufa dai Re^no d' Italia.
40. Viiiiata da Lodovico li. Augullo.
41. Suo antico diritto di batter Mo-
neta . 274. Dillurbi in erta . 400. 420.
Veneziani . Loro favio e giudo decre-
to di non portar ferro armi ec. a' Sa-
raceni in ofFefa de Ciilliaai. 391.
Vescovi dì Lombardia entrano nel go-
verno delle Città, e nell' elezione del
Red' Italia. 142. Vefcovì militari. 172.
Ughelli lodato, ma 238. 263.
Ugo Marchete e Duca dì Provenia,
Figlio di Berta, rimaritata in Adal-
berto II. Duca di Tolcana . 274. e fen;.
Proclamati) Re d'Italia, ne viene al
poirelFo . 278. Quando coronato . 279.
Suo abboccam.-nto con Papa Giovan-
ni X. 281. Manda Ambafciatori a
Ccltunrinopoli. 282. Congiura con-
tra di lui fcoperta e punita . 287. In-
giullamente perfeguita ed abbatte Lam-
berto Duca di Tofcana. 291. Divien
Signore di Roma con ifpofar Ma-
roiia. 293. Ma ne è cacciato da i
Romani . 294. Indarno allèdia Roma .
296. Ricupera Verona . 299. Torna
all' alTedio di Roma , e fa pace con
Alberico . 304. Sua fcandalofa incon-
tinenza. 310.
Ugo Re d'Italia cptitinuai la guerra cot?-
tra di Roma. 316. Snida i Saraceni
da Fraffineto. 318. efcg. Marita Ber-
ta fua Figlia con Romano F iglio di
Ccrflanrìno Imperador de' Greci. 320.
322. Centra di lui s'alzano Berenga-
rio Marchefe d' Ivrea , e molti Prin-
cipi d'Italia. 324, Vuol ritirarli , ed
è riremito..' 325-, Sua pace con Al-
berico Principe di Roma, e deprcllìo-
ne. 326. Si riduce in Provenza. 328.
Fine de'fuoì giorni. 329.
Ugo Capcto proclamato Re di Fran-
cia. 42^. 43S. 441. Tempo di fua
morte . 447. e feg.
Ugo Fi|;lio di Uùerio, creato Duca
di Tolcana. 35-9. 380. E di Spoleti.
433> Afledia Capoa. 440. 444. 4J-8.-
e fez.
Ugo Vefcovo di x'Vmhurgo. 434.
Ugo Abbate di Farfa. 311. 4f3. 45-6^
4f9-
VinoDO
120.
Vefcovo di Parma.
131. 139.
47- 7i-
ViTALK Candìano Doge di Venezia*
404. Termina il fuo vivere. 407.
Vitale II. Patriarca di Grado. 206.
Vitale III. Patriarca di Grado, 391.
403. e feg.
Ungri Tartan s'ìmpadronifcono della
Pannonla. ifS. Loro origine, e bar-
bari coilumi. 175'. Chiamati dal Re
Arnolfo in Germania. i8f. Loro bat-
taglie co i Bulgari. 203. Calano per
la piimi volta in Italia. 214. è fe^-
216. Continuano le fcorrc;ie e fac-
cheggi . 234. 240. lóf . 267. Prendo»'
no e diitruggono Pavia . 271. e jeg^
Devàilano la Puglìaed altri paslì. 307.
322. 319. Rotta ialìgne data loro da
Ottone il Grande. 348.
Unroco Duca del Fiiuli. 61. óf. Fi-
ne de'fuoì giorni. 100.
Usi, I Mondani, anco i Re, vicini a
morte veftivano 1' abito Moliallico .
329-
UssERi difcendentì dagli Ungti, o Un-
ghcri , che dettero il nome di Un-
gheria alla Pannonia; loro barbari co-
fluiTii. 175'.
Waldone Vefcovo di Como . 3if.
3S1- 371- 37f-
WiLLA Figlia di Bofone Duca di To-
fcana, Moglie di Berengario li. che
P p p poi
48:
r' N D l C E
poi fa Re d'Italia, jof. 35-1. Sua
prepotenza . 3f6. Trattiene il Marito
dal rinunziar la Corona. 360. AiFc-
diata neir Ifola di S. Giulio . 364.
Condotta prit;ioniera in Germania .
369. Si fa Monaca . 376.
WiLLA ConteflTa Moglie di Uberto
Duca di Tofcana. 440.
WiNTiRO Marchefe d'iftria. 322.
^/AcHERiA Vefcovo d'Anagni. f^.
Zecca antichiflima in Venezia. 274.
ZvENTEBOLDO tìglio di Amolfo Rc
di Germinia. 164. 180. Spedito in,
Italia allèdia Pavia . iSf. Torna in
Germania. 186. 189. Uccifo in un
facto d'armi. 21 j-.
IL FINE.
DIìTTA-
DETTAGLIO
DEI LIBRI,
Che in maggiore numero Jì trovano apprejfo Giovannf
Riccomini Stampatore^ e Libbra] o in Lucca con
li re flettivi prezzi.
Baluzii C Stephani ) Mifcellanea novo ordine digefta, & non paucis ineditis mo-
numentis auéla, opera Joannis Dominici Manli Lucenfis,in folio Lucas 1761.
apud Vincentiam JunìSinium, Sumptibus Joannis Riccomini. L» detta Opera^
4 he fi comprenderà in f'^alumi quattro in Foglio , fi relafcia per AffociaciazÀone
« Paoli 20. /■/ T'orno^ per li non ÀJfociati a P. Zf. Se ne fon» già pubblicati
tre T'orni .
Fugliucci ( R. P. F. Aleflìo) Catechifmo, cioè Iftruzione fecondo il Concilio
di Trento ai Parrochi &c. nuova Edizione a tenore della Coftituzione di Cle-
mente XIII. in 8*^. Grande, Lucca 1761. per Vincenzo Giuntini a fpefe di Gio-
vanni Riccomini . P. 5-.
Carli Elementi di Morale per ciò, che riguarda l'efcrcizio di efla per Iftruirone
della Gioventù in 12. Lucca iTsi- P- i- —
Diflertationes SeleSae (Joannis Aberti Eulerii, Paali Prilli, & Laurentii Beraud)
ad Imperialem Petropolitanam Academiam milFae, cum eleclricitatis Caula quac-
rcretur cum Fig. in 8. Lucca 175-7. P. 3.
Epitecti Manuale, & SententiiB, quibus accedit Tabula Cebetis Greco-htina in 8.
Grande Lucca i7f7. P. 4.
— ^ detto in 8. piccolo P. 3.
Fontana (P. Giufeppe Francefco) Storia degli Ordini Monaftici volumi otto
in 4. Lucca i737- P. 40.
Frilìi (Pauli) Differtationes Philìco-Pvlathematics voi. z. inquarto Grande cum
Fig. Lucx 1760. 17Ó1. apud Vincentium JunSinium fumptibus Joannis Ric-
comini P. 16.
' modo di regolare i Fiumi con Tavola Topografica in quarto Lucca 1762,
per Vincenzo Giuntini a fpefe di Gin. Riccomini P. 4.
Raccolta di Opufcoli Morali, & Afcetici voi. 4. in 12. per il Giuntini a fpefe
del Riccomini a P. 2. per Tomo; ne fono pubblicati due Tomi ^ ed il terzo i
in Tirchio.
Goguet Origine delle Leggi, delle Arti, delle Scienze &c. traduzione dal Fran-
cefe voi. 3. in 4. con figure, e Tavola Cronologica a ciafchedun volume
Lucca i-jbi. per Vincenzo Giuntini a fpefe di Gin. Riccomini P. 30.
Marchetti ( Francefco ) Rifpofta Apologetica al Saggio della Storia del Seco-
lo XVII. fcritta dal Sig. Gio. Battifta Nelli in 4. Lucca 1762. per Vincenzo
Giuntini P. 4.
Della impudenza Letteraria Sermone Parenctlco contro un libro intitolato Me-
morie Anedote fpettanti alla Vita di F. Paolo Sarpi raccolte da Francefco
Grifelini P. i —
Giufani (Carlo) Memorie fopra la Fifica, ed Iftoria naturale di diverfi valent'uo-
mini voi. 4. in 8. con fig. Lucca ij^l. P. 20.
» detto Tom. 4, feparato P. 5.
Keilii
Kei'iii Hacobi Med. DoS.) Tentamina Medico-Phifict, quibvis accedit Medicina
Statica Britannica, Edilio prioribus accuratior, rcrumquc Indice auOa in 8. ma»
Jori cum Fig. Lacx 175-6. P. 4.
, Idem in charta minori P. 3- . ^ . r> • • o ~ r-
Linnsci ( Caroli) Regnum vegetabile, & fundamenta Botarne» in 8. cum l-ig.
De^EyrV/^Differtaiion fur la Giace, nouvelle Ediiion avec des Planches voi. 2.
in 8. a Lucques 17^7. P. 6. • . „j
Medicina facile, ovvero formulario di medicamenti di agevole preparazione trad.
dal Frane, in 8. Lucca 175-8. P- i- —
Moniglia (P. F. Tommafo Vincenzo) ofTerrazioni contro i Miterialìfti in 8.
Lucca 1760. per Vincenzo Giuntini P. 4. .: • t
Memorie per fervire alla Cafa di Brandemburgh t tutto l'anno 17^6. in iz. Luc-
MlmS^ìnwrno alla Vita di Federigo III. Re di Pruflìa in «. in Lucca
Stona^Criticl del Suicidio Ragionato in 8. Lucca lyói. per Vincenzo Giuntini
a fpefe di Gio. Riccomini P. 3. , . . ^r- r n ■ ^ l-
Muratori ( Lodovico Ant. ) Annali d'Italia in 4- 7V«f» Scjlo tn Torchio,
per orni Tomo a gli ajftciati P. 6. . „ , ^^ /-•„
Magalotti (Conte Lorenzo ,) Opere inedite Tom. i. in 8. Lucca 1761. per Gio.
Riccomini a fpefe di Gaetano Cambiagi di Firenze P. 4.
Farfetti (Joannis Baptiftx) Carmina libri duo in 8. 1762. P. i.—
Donelli (Ugonis) Commcntariorum de Jure Civili Tomus Priinus in Yo\. J>er
gli S'gi- ylffocitti P- zo.
Per li mn AJfociati P. 30. „ „- . • r^ 1 d
Imfciizzioni raccolte da Moafig. Benedetto Paffionei ui Fol. P. io.
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