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Full text of "Annali del Museo civico di storia naturale Giacomo Doria"

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1925-28 . 


2 ANNALI DEL MUSEO CIVICO 


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ORA NATURALE 


GIACOMO DORIA 


PUBBLICATI PER CURA DI R. GESTRO 


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a R. IsseL. — Res Ligusticae LIII. Stenoteuthis Bartrami 
gigantesco del Mare Ligustico. (Tav. I) . 5 Pag: 5-8 
% A BoRELLI. — Scorpioni nuovi o baco noti della Somalia 
3 Italiana . 3 3 2 È EOLO) 9-16 
A i L. MASI. — Res Ligisiiane LIV: La Nyetiphanes Couchii, 
a nel Mare Ligure . : » 17-19 
a A. HoRNUNG et G. MERMOD. — Mollusques de la Mer Rouge 
è recueillis par A. Issel, faisant partie des collections 
= du Musée Civique d’Histoire Naturelle de Génes. 
= Deuxiéme partie. Pyramidellides (fin). Rissoinides . » 20-33 
ir: M. CAMERON. — De Ipdons of new eds of Oriental 
Li Staphylinidae 5 > 34-49 
3 - L, Masi. — Descrizione di tre nuovi ai ofsieemi Se 50-63 
È l CH. ALLUAUD. — Note sur los Coléopteres carnivores 
| (Adephaga) des iles du Cap Vert d’apres les récoltes : 
de Leonardo Fea en 1898 . : » 64-92 
L. Masri. — Descrizione di due Fillopodi ua fi 
Somalia Italiana. (Tav. II, Il) . : » 93-99 
O. DE BEAUx. — Collezioni uao fatte nell’ Uganda 
dal Dott. E. Bayon. XIX. Mammiferi. Parte IV. es 100-107 
R. Gestro. — La collezione malacologica del Museo Civico 
di Genova : » 108-115 
M. Pic. — Etudes sur es Lac. I ul oo ee ner 
i L. Fea a Fernando Poo et iles avoisinantes. II. Les 
Lycides d’Afrique du Musée Civique de Génes . ye NG 129 
È M. Pic. — Coléoptères africains nouveaux . . » 130-131 
a R. Gestro. — La collezione Sulliotti. (Appendice ale cone 
SR sulla. collezione malecologica del Museo Civico di 


i Se Genova). 3 : 3 5 3 È . Pen dere lee 


ANNALI DEL MUSEO CIVICO 


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ANNALI DEL MUSEO CIVICO 


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MORTA NATURALE 


GIACOMO DORIA 


PUBBLICATI PER CURA DI R. GESTRO 


VOLUME LII 


GENOVA 
STABILIMENTO TIPO-LITOGRAFICO PIETRO PELLAS FU L. 
Largo Via Roma, Piazza S. Marta, N. 39 
1925-26 


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LIII. 


RAFFAELE ISSEL 


STENOTEUTHIS BARTRAMI GIGANTESCO 


peL Mare LiGustIco 


(Tav. I.). 


Per cortese invito della Direzione del Museo Civico di Storia 
Naturale Giacomo Doria di Genova ho preso in esame un esemplare 
gigantesco di cefalopodo teutoideo che appartiene a quelle collezioni. 

L’ esemplare, spiaggiato nei pressi di S. Margherita Ligure, 
il 18 Marzo 1923 venne acquistato dalla Direzione del Museo 
sul mercato di Genova in condizioni di integrità quasi completa 
e conservato nella formalina. 

Non può correre alcun dubbio circa il riferimento di questo 
cefalopodo al gen. Stenoteuthis e per le membrane  tectorie 
estremamente ampie delle braccia del 3.° paio e per la disposizione 
cruciata dei quattro denti maggiori nell’ anello corneo onde sono 
armate le grandi ventose dei tentacoli. Che si tratti di Stenoteuthts 
Bartrami (Lesueur) risulta sopratutto dall’ apparato adesivo dei 
tentacoli in cui si contano più di quattro piccole ventose: prossi- 
malmente al primo bottoncino adesivo. Tuttavia 1 esemplare 
merita una breve descrizione, sia perchè giova segnalare i cam- 
biamenti non lievi che gli individui molto grandi sogliono presen- 
tare in confronto dei piccoli e dei mezzani, sia perchè questa è 
la prima volta che un individuo gigantesco della specie in parola 
vien segnalato in acque Mediterranee. 

Il corpo è conico, piuttosto tozzo; la massima larghezza del 
mantello è contenuta circa tre volte e mezzo nella lunghezza di 
questo misurata dorsalmente: |’ altezza della natatoia corrisponde 
a metà circa di questa lunghezza. La cartilagine dell’imbuto è 


6 R. ISSEL 


più robusta e più sporgente di quanto apparisca nelle figure 
relative ad esemplari più giovani; la foveola dell’ imbuto è ben 
distinta, ma con pliche poco nette. 

Degno di nota è il forte sviluppo che assumono i due rilievi 
longitudinali al margine posteriore del capo e le creste cefaliche 
sporgenti fra l'uno e l’altro. Dorsalmente il rilievo anteriore 
s'inflette quasi ad angolo retto per formare una larga sporgenza 
medio-dorsale; delle creste cefaliche la più robusta è la prima 
partendo dalla linea medio-dorsale e di questa si nota la direzione 
pressoché verticale e la forma semilunare; mentre la seconda è 
fortemente obliqua. 

La relativa lunghezza delle braccia corrisponde alla formula 
1.3.2.4. con differenza assai tenue fra 4.3.2; molto più forte 
fra queste e 1, Tutte le braccia sono munite di creste natatorie, 
deboli nel 1. paio, più robuste nel 2. ove si allargano gradata- 
mente dalla base fin verso la metà del braccio per degradar poi 
di quì all’ apice; robustissime, spesse e carnose nel 3. paio, dove 
assumono la figura di una potente carena triangolare; quelle 
del 4. sono intermedie per sviluppo fra quelle del 2. e quelle 
del 3. Membrane tectorie ventrali piuttosto strette si osservano 
al 1. e al 4. paio; discretamente ampie al 2.; estremamente 
ampie al 3. I ponti muscolari trasversali in corrispondenza di 
ogni ventosa sono molto prominenti, sopratutto lungo i margini 
dorsali delle braccia. Nel 1. e nel 2. paio si contano rispettivamente 
AQ circa e 50 circa ventose, alquanto meno fitte nella porzione 
prossimale del braccio che nel tratto rimanente; nel 3. e nel 4. 
se ne contano una sessantina, distribuite in modo pressochè 
uniforme per tutta la lunghezza dell’ arto. Le ventose più cospicue 
occupano il 6. e il 7. posto lungo il margine ventrale delle braccia 
del 2. paio e misurano mm. 19 di diametro. Sensibile differenza 
nel diametro delle ventose corrispondenti si nota fra il braccio 
destro e il sinistro del 2. paio; la ventosa più grande misura 
infatti mm. 14 a destra e soltanto mm. 12,5 a sinistra. L'anello 
corneo delle ventose ha i denti inferiori meno sviluppati dei supe- 
riori; fra questi il mediano sopravanza di poco gli altri; in una 
delle ventose maggiori |’ anello porta 24 denti. 

I tentacoli hanno lunghezza pari a circa una volta e tre quarti 
la lunghezza dorsale del mantello, portano ventose soltanto sui 4/, 
distali e sono forniti di strette membrane tectorie e di. creste 


STENOTEUTHIS BARTRAMI 7 


natatorie spesse e prominenti. Non si osserva un distacco ben 
netto fra la regione carpale del tentacolo, che porta poche ventose: 
biseriate con armatura liscia e la regione della mano. Quest’ ul- 
tima porta 9-10 ventose grandi e a breve peduncolo nelle serie 
mediane e 10-11 piccolissime ed a peduncolo più lungo nelle 
due serie laterali. La regione distale del tentacolo porta circa 
30 ventose quadriseriate a lungo peduncolo e ad anello liscio 
che fanno graduale passaggio a piccole gemme non ancora ben 
differenziate in ventose. Nell’ anello corneo di una delle ventose 
maggiori della regione della mano ho contato 26 denti principali 
acuminati, intercalati con dentelli secondari. I quattro denti 
più grandi sono disposti, come di regola, in croce; il più robusto 
è il distale. 

L'apparato adesivo nel tentacolo destro comincia, procedendo 
dall’ estremo prossimale, con un bottoncino e comprende in tutto 
tre bottoncini e due piccolissime ventose, alternati. Prossimalmente 
al bottoncino iniziale si contano 5 piccole ventose carpali; una 
sesta è inserita presso a poco al medesimo livello del bottoncino 
predetto. Nel tratto compreso fra il bottoncino iniziale e il termi- 
nale |’ apparato adesivo è fiancheggiato da 6 ventose; la più 
distale di queste, colla sua armatura dentellata e dorata, dimostra 
i caratteri propri alle serie mediane della mano. 

Nel tentacolo sinistro |’ apparato adesivo, sempre prendendo le 
mosse dall’ estremo prossimale, comincia con una piccola ventosa 


/ e comprende in tutto tre 

r \ geet , ventose minutissime e due 

7) S SES Ve) O soli bottoncini. Prossimal- 
© Do mente alla ventosa iniziale 

2--:-- il © . 9 Oe 2. Si contano quattro piccole 
a) ventose carpali; nel tratto 

lee’ © compreso fra la ventosa 


IO dg __-- 3 iniziale e la terminale 
| l'apparato adesivo è fian- 
tei otioneri. cheggiato da 5 ventose. 

Una particolarità degna di nota è la lucentezza metallica di cui 

brillano i dentelli nelle. grandi ventose dei tentacoli e delle 
braccia come se fossero dorati. 

Hanno robustezza e sviluppo non comuni i raggi sporgenti 

ed appuntiti della membrana branchiale, i tubercoli più o meno 


8 R. ISSEL 


nettamente bilobi al margine del labbro interno e Je papille 
disseminate sulla faccia interna della prima e del secondo. 


' Lunghezza dorsale del mantello .  mm..590 

» ventrale del ~ » i 20 ia 101990 
Larghezza massima della natatoia . e lS Sl 

._ | Circonferenza massima del mantello . sg Oey 
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‘£ ) Lunghezza delle braccia del 1.° paio : ee eae 
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» » » » 4 LO » i A » 3 7 0 

Lunghezza dei tentacoli . ni 0920 

| Larghezza delle membrane tectorie del 3.° paio ee 

\ Larghezza delle creste natatorie del 3.° paio .  » AO 


Per quanto concerne la statistica di questi Ommatostrefidi 
giganteschi, occorre tener presenti parecchie circostanze. Prima 
di tutto lo Stenoteuthis Bartrami è il più robusto nuotatore 
fra i cefalopodi nostrani. Inoltre ha larghissima distribuzione 
geografica (Mare del Nord, Atlantico, Mediterraneo, Pacifico) e 
vien considerato come la specie più frequente nella parte calda 
della sua area. Quando a ciò si aggiunga l’esistenza batipelagica 
che l’animale quasi certamente conduce, bisogna attribuire ai 
mezzi inadeguati di cattura piuttosto che a rarità lo scarso nu- 
mero di esemplari molto grandi finora segnalati negli annali 
della teutologia. 

Ricorderò come il Pfeffer abbia esaminati ben 73 esemplari di 
S. Bartrami posseduti da varì musei di Europa e come il più 
grande di essi, appartenente al Museo di Leida, abbia tuttavia 
dimensioni inferiori a quelle dell’ esemplare dianzi descritto, 
(lunghezza dorsale del mantello 530 mm.) e forme alquanto più 
snelle con braccia più corte; gli altri presentano lunghezze varia- 
bili da 17 a 500 millimetri. 

Tuttavia l’ esemplare ligustico vien leggermente superato da 
due altri descritti come Stenoteuthis pteropus, ma attribuiti dal 
Pfeffer e da Naef a S. Bartrami; il primo, descritto dal Nichols 
- (600 mm. di mantello) il secondo spiaggiato a Redcar e citato 
dall’ Hoyle. Il più grande esemplare di S. Caroli Furtado (secondo 
il Pfeffer semplice varietà di S. Bartrami) raggiunge i 610 mm. (1). 


~ 


Genova, Istiruro DI ZooLogiA DELLA: R. UNIVERSITÀ, 
il 15 Gennaio 1925. 
(1) Vedi sopratutto PrEFFER G. Die Cephatopoden der Plankton Expedition. Erg. 


Plankton _Exped., Bd. 2, 1912 e NAEF A. Die Cephalopoden, Fauna e Flora Napoli 
Monogr. 35, 1,* parte, 1.°-Vol., 2.° puntata, 1923, 


SCORPION! NUOVI 0 POCO NOTI DELLA SOMALIA ITALIANA 


ALFREDO BORELLI 


Gli scorpioni studiati nel presente lavoro sono conservati nelle 
collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Genova e furono 
raccolti da vari viaggiatori in diverse localita della Somalia italiana. 
Sono lieto di porgere i miei sentiti ringraziamenti al Prof. R. Gestro 
per la cortesia usatami nell’ aflidarmi l’incarico di determinare 
questo interessante materiale il quale, oltre a portare un nuovo 
contributo alla conoscenza della fauna scorpiologica della Somalia 
italiana, contiene anche due specie che ritengo nuove per la 
scienza. 

Gen. Buthus Leach. 


Buthus emini Poc. 

S e © da Dolo, aprile 1893, raccolti da don Eugenio dei 
principi Ruspoli; esemplari riferiti dal Pavesi al Buthus hot- 
tentota (Fabr.) (1). © 

Numerosi esemplari da Giumbo (Basso Giuba) Agosto -Set- 
° tembre 1908, raccolti dal Cap. Gius. Ferrari e da Af-goi, 1910, 

raccolti dal Cap. Ugo Casale. 


Buthus insolitus nov. spec. 


Colore giallo-testaceo lavato di bruno. Cefalotorace irregolar- 
mente oscurato di bruno nel tratto compreso fra il margine 
anteriore, gli occhi laterali e la gobba oculare centrale; con alcune 
sfumature dello stesso colore ai lati e lungo il margine posteriore. 
- Gohba oculare centrale nera; area limitata dal prolungamento 
anteriore delle arcate sopracigliari, gialla. Carene mediane ante- 
riori e posteriori lavate di bruno. Tergiti oscurati di bruno ai 
lati: colore disposto in due striscie parallele di cui I° unione — 
forma una lunga macchia trasversale ad occhiello che non rag- 
giunge il margine laterale giallo dei segmenti: carene mediane 
fortemente oscurate di bruno. Ultimo tergite giallo colla carena 


(1) Pavesi: Aracnidi somali e galla in: Ann. Mus. Ciy. Genova, vol. XXXVIII, 
4897, p. 156. 


10 A. BORELLI 


mediana fortemente oscurata di bruno e le quattro carene laterali 
lavate di bruno. Segmenti della coda giallo-testacei colle carene 
dorsali e laterali superiori fortemente oscurate di bruno e le ca- 
rene inferiori lavate di bruno, superficie superiore dei 4 primi 
segmenti con sfumature brune nella metà anteriore. Quinto seg- 
mento irregolarmente lavato di bruno nella superficie inferiore 
colle carene mediana e laterali inferiori oscurate di bruno. Vescicola 
giallo-chiara con sfumature brune ai lati. Palpi mascellari gialli; 
i femori leggermente oscurati di bruno lungo le carene superiori 
e la carena mediana anteriore, le tibie lavate di bruno nelle faccie 
anteriore e posteriore, mani gialle oscurate di bruno internamente 
e esternamente alla base delle dita, gialle. Sterniti giallo - pallidi 
con leggera sfumatura verdognola. Zampe giallo -pallide oscurate 
di bruno lungo il margine posteriore dei femori e delle tibie e 
vicino all’articolazione dei femori colle tibie. 

Cefalotorace trapezoidale, di lunghezza sensibilmente inferiore 
alla larghezza misurata lungo il margine posteriore e circa di un 
terzo superiore a quella misurata lungo il margine anteriore, 
sparsamente granuloso, con granuli più numerosi e più grossi 
lungo il margine anteriore, nelle sfumature brune laterali e ai 
lati del margine posteriore: le sole carene mediane, anteriori e 
posteriori, rappresentate da pochi granuli disposti in serie longi- 
tudinale. Arcate sopracigliari liscie, prolungate quasi sino al 
margine anteriore, area compresa fra esse e limitata dal loro 
prolungamento, opaca non granulosa. 

Tergiti sparsamente e finamente granulosi nella parte mediana, 
forniti di granuli più grossi ai lati e lungo il margine posteriore ; 
i due primi segmenti con traccie della sola carena mediana nel 
terzo posteriore, dal terzo al sesto segmento con carena mediana 
nei due terzi posteriori e carene laterali, inarcate verso l’ esterno, 
poco marcate e leggermente dentellate, nella metà posteriore dei 
segmenti. Ultimo segmento sparsamente granuloso, munito di 
cinque carene ben marcate e debolmente crenulate. 

Sterniti lisci e lucenti; il primo con numerosi punti piliferi 
nella metà anteriore, l’ultimo finamente granuloso ai lati e prov- 
visto di quattro carene di cui le mediane sono liscie e poco 
marcate e le due laterali, accorciate posteriormente, sono in parte 
liscie e in parte dentellate. 

Coda col primo segmento sensibilmente più largo dei seguenti. 


SCORPION! DELLA SOMALIA 14 


Carene dorsali e laterali superiori marcate e finamente dentellate, 
accompagnate da numerosi punti piliferi nei segmenti II a IV; 
carene laterali accessorie marcate e leggermente dentellate per 
tutta la lunghezza del primo segmento, accorciate anteriormente 
nel secondo e nel terzo, meno marcate nei due terzi posteriori 
del quarto segmento. Carene laterali inferiori leggermente dentel- 
late nei segmenti I a IV; carene mediane inferiori liscie e poco 
marcate nel primo segmento, liscie nella metà anteriore e dentel- 
late nella metà posteriore del secondo, marcate e leggermente 
dentellate per tutta la lunghezza del terzo e del quarto segmento. 
Superficie superiori sparsamente granulose con alcuni granuli 
disposti in serie longitudinale, parallela alle carene dorsali; su- 
perficie laterali granulose; superficie inferiori prive di granuli 
nel primo segmento, rugose e sparsamente granulose dal secondo 
al quarto. Quinto segmento privo di carene dorsali, le latero- 
inferiori marcate e leggermente dentellate con dentini i quali 
vanno gradatamente aumentando di grossezza sino all’ ultimo 
terzo della lunghezza del segmento, dove essi sono di uguale 
grossezza fra loro e in parte raddoppiati. Lobi anali dentellati 
per tutta l'altezza del segmento. Superficie superiore priva di 
granuli e uniformemente depressa nel mezzo per tutta la lun- 
ghezza del segmento, sparsamente granulosa e leggermente con- 
vessa ai lati; superficie laterali granulose con alcuni granuli più 
grossì disposti in serie lungo le carene inferiori; superficie inferiore 
sparsamente granulosa nel terzo anteriore, finamente e fittamente 
granulosa nei due terzi posteriori con alcuni granuli più grossi 
sparsi, carena mediana rappresentata da granuli disposti in serie 
longitudinale. Vescicola~ ovale, non sporgente ad angolo sotto 
l’aculeo, di un terzo più lunga che larga, liscia e lucente con 
alcuni punti piliferi sparsi sulla superficie, più numerosi e disposti 
in serie lungo la costa mediana. inferiore. Aculeo breve, poco 
ricurvo. 
Superficie superiore dei femori dei palpi mascellari tinamente 
e sparsamente granulosa, con carene anteriore e posteriore granu- 
lose; superficie inferiore liscia con carene anteriore e posteriore 
poco marcate, leggermente dentellate; faccia anteriore provvista 
di una serie di peli e piccoli tubercoli. Tibie liscie e lucenti con 
aleuni punti piliferi sparsi sulla superficie, prive di carene, con 
traccia della sola carena antero-superiore liscia; faccia anteriore 


19 A. BORELLI 


provvista di due serie parallele di punti piliferi. Mano di larghezza 
sensibilmente inferiore a quella della tibia, liscia e lucente con 
alcuni punti piliferi sparsi sulla superficie. Dito mobile di lun- 
ghezza appena superiore al doppio di quella della mano posteriore, 
con 8 serie di granuli di cui P ultima di lunghezza doppia, accom- 
pagnata sul lato esterno da un solo tubercolo, le sette altre 
fiancheggiate esternamente da due grossi granuli di cui I’ interno 
é il basale della serie precedente e sul lato interno da un piccolo 
tubercolo, situato poco più all’ insu. 

Superficie esterna dei femori delle zampe finamente granulosa 
con due carene laterali finissimamente dentellate; superficie esterna 
delle tibie liscia e lucente con 3 deboli carene liscio. 

Denti ai pettini 21-22. 

Lamelle genitali più lunghe che larghe, convesso - arrotondate 
anteriormente e posteriormente, diritte lungo i margini interni 
ed esterni. 

Dimensioni in millimetri: lunghezza totale 33,8, della 
coda 22; primo segmento caudale lungo 2,9, largo 2,5; quarto 
segmento lungo 3,5, largo 2; quinto segmento lungo 5, largo 
anteriormente 2, posteriormente 1,6; vescicola larga 1,5, lunga 2,4. 
Cefalotorace lungo 3,80, largo anteriormente 2,55, posterior- 
mente 4,8. Larghezza della tibia 1,55, della mano 1,25. Lun- 
ghezza della mano posteriore 1,65; del dito mobile 3,5. 

Località: 1 9 da Giumbo (Basso Giuba), 1909. Cap. Gius. 
Ferrari. 

Specie vicina al Buthus calviceps Poc. dal quale essa diffe- 
risce per il colore, la presenza di carene mediane inferiori ben 
marcate nel quarto segmento della coda e la mancanza di pun- 
teggiatura nell’ ultimo sternite e sulla faccia inferiore dei tre 
primi segmenti della coda. 


Gen. Parabuthus Poc. 


Parabuthus liosoma (H. e E.) var. abyssinicus Poc. 
Parecchi esemplari da: Dolo, aprile 1893. (Principe Ruspoli). 
Af-goi, 1910. (Cap. Ugo Casale). 

Bardera, 1908. (Cap. Ugo Ferrandi). 
Balad, VII-X 1911. (Cap. Ugo Casale). 


SCORPIONI DELLA SOMALIA 13 


Parabuthus liosoma dimitrivi Birula. 
gd e © raccolti a Bardera, 1908 dal Cap. Ugo Ferrandi. 

Questi esemplari non differiscono da quelli del Parabuthus 
liosoma var. abyssinicus Poc. raccolti nella stessa località dallo 
stesso Ugo Ferrandi, che per il loro colore interamente bruno, 
più intenso con riflessi verdognoli negli ultimi segmenti della 
coda. Essi non rappresentano che una varietà melanica della 
forma precedente comune nella parte orientale dell’Africa setten- 
trionale; tuttavia essi non sono. privi d’ interesse perchè sinora 
non si conoscevano di questa varietà che 1 due esemplari tipici 
raccolti a Kachenucha nel territorio dei Danakil (Abissinia) (7). 

Denti ai pettini: g 40-41; 9 37-38. 

Parabuthus heterurus Poc. 

o raccolto da Bohotle a Berbera, V-VII 1903, dal capitano 
Carlo Citerni. 

Parecchi esemplari 9 e 9 da Giumbo (Basso Giuba), 1909, 
‘accolti dal cap. Gius. Ferrari. 

© raccolta a Mogadiscio, Febbraio - Aprile, 1909 dal capitano 
Alvise Pantano. i 


Parabuthus mixtus nov. sp. 


Colore giallo fulvo, più intenso e volgente al giallo- bruno nei 
tergiti i quali sono più chiari lungo il margine posteriore. Segmenti 
della coda giallo fulvi colla vescicola giallo -bruna. Zampe giallo 
pallido; sterniti gialli con sfumature. grigiastre. 

Cefalotorace granuloso, i granuli alquanto fitti e di grossezza 
pressocchè uguale fra loro in tutta la superficie; arcate sopraci- 
gliari nere, liscie e lucenti; spazio. compreso fra esse granuloso. 

Tergiti fittamente e finamente granulosi nella metà anteriore, 
con granulazione più marcata nella metà posteriore. Ultimo seg- 
mento coperto nella parte mediana di granuli di uguale grossezza 
e tutti distinti fra loro, più numerosi e appena più piccoli di quelli 
disposti ai lati. 

Sterniti lisci e lucenti col margine posteriore interrotto da 
punti piliferi; l’ultimo granuloso ai lati, fornito di quattro carene 
di cui le mediane, liscie, accorciate anteriormente e le laterali, 
debolmente crenulate, accorciate anteriormente e posteriormente; 
tratto compreso fra le carene mediane liscio, sparsamente granu- 
loso fra le carene mediane e le laterali. 


(1) Birula: Bull. Acad. Imp. Sc. St Petersbourg, XIX, 1903, pag. 113, 


14 A. BORELLI 


Segmenti della coda allargantisi dal primo al quarto; convessi 
lateralmente, molto alti nella parte dorsale colla maggiore con- 
vessità nella metà posteriore del segmento. Primo segmento più 
largo che lungo e pressocchè alto quanto lungo. Superficie supe- 
riore mediana del primo e del secondo segmento largamente 
infossata nei due terzi posteriori, declive nel terzo anteriore; la 
parte infossata limitata anteriormente da un forte rialzo, pressocchè 
interamente coperta di granuli, i quali dal rialzo anteriore si 
estendono sino al margine posteriore del segmento, più numerosi 
e squamiformi, ma sempre distinti fra loro, nella parte infossata, 
più radi e rotondi sui lati; nel primo segmento il rialzo visto di 
profilo è pressocchè sullo stesso piano delle carene dorsali, nel 
secondo è meno sporgente. Nel terzo segmento la superficie, meno 
infossata, è uniformemente depressa, e la granulazione è limitata 
alla scanalatura mediana. Segmenti I a IV con 10 carene ben 
marcate e sporgenti, le carene dorsali fornite di piccoli tubercoli 
conici di cui la grossezza va aumentando dal primo all’ ultimo 
nei segmenti Il a IV; carene laterali superiori ed inferiori con 
granuli perliformi, carene mediane debolmente crenulate, quasi 
liscie, nel segmento I, fortemente dentellate con dentini che vanno 
aumentando di grossezza dal primo all’ ultimo nei segmenti II 
e II, segnate da granuli perliformi pressocchè sino al margine 
posteriore nel segmento IV. Superficie laterali ed inferiori grosso- 
lanamente ed irregolarmente granulose ad eccezione delle medio- 
inferiori del segmento I, pressocchè liscie. Quinto segmento pres- 
socché rettangolare restringentesi debolmente nella metà posteriore; 
superficie superiore liscia, selliforme, infossata anteriormente e 
posteriormente con un debole rialzo mediano; margini laterali 
superiori convessi, colla maggior convessità nel mezzo; carene 
supero-laterali marcate, fornite di tubercoli conici di colore bru- 
nastro nel terzo anteriore e nel terzo posteriore del segmento, 
meno distinte e quasi interrotte nel terzo mediano; carene acces- 
sorie interne rappresentate da alcuni granuli oscuri disposti irre- 
golarmente. Carene laterali-inferiori ben marcate, fornite per due. 
terzi della loro lunghezza di piccoli tubercoli dentiformi i quali 
vanno gradatamente ingrossando sino ad un tubercolo lobiforme, 
di grossezza doppia, seguito da un altro notevolmente più piccolo 
poi da tre piccolissimi; margine posteriore crenulato fiancheggiato 
a destra ed a sinistra da un grosso lobo quadrangolare col margine 


SCORPIONI DELLA SOMALIA 15 


superiore integro. Carena mediana inferiore segnata da granuli 
perliformi disposti in serie longitudinale. Superficie laterali ed 
inferiore fittamente e grossolanamente granulose, coperte di granuli 
di varia grossezza, con alcuni granuli notevolmente più grossi 
sparsi fra la carena mediana e le laterali. Vescicola tondeggiante 
di larghezza poco inferiore a quella della parte posteriore del 
quinto segmento e pressocchè uguale alla propria lunghezza; 
liscia e infossata alla base sulla faccia superiore, fornita ai lati 
di tubercoli conici di varia grossezza, più grossi e disposti in serie 
sulla faccia inferiore, con punti piliferi sparsi sulle superficie 
laterali ed inferiore. Aculeo corto, fortemente ricurvo. 

Superficie superiore dei femori dei palpi mascellari granulosa 
con carene anteriore e posteriore ben marcate munite di granuli 
rotondi, superficie anteriore granulosa con piccoli tubercoli sparsi ; 
superficie inferiore e posteriore liscie. Tibie fittamente granulose 
nelle superficie superiore e anteriore, liscie con punti piliferi 
sparsi nella superficie posteriore. 

Mano di larghezza poco inferiore a quella della tibia, liscia 
con numerosi punti piliferi, 

Dito mobile di lunghezza doppia di quella della mano poste- 
riore, fornito di 11 serie di granuli, di cui la basale di lunghezza 
doppia e fiancheggiata dal solo lato esterno da un solo granulo. 

Superficie esterna dei femori delle zampe fittamente granulosa ; 
Superficie esterna delle tibie sparsamente granulosa con 3 carene 
leggermente dentellate. . 

Denti ai pettini: 29- 51-31; 32,58. 

3 9 da Balad Ci ni) v II-X- 1911. Cap. Ugo 
Casale. Misure in millimetri: Lunghezza totale 58; del cefalo- 
torace 6,9, sua larghezza 7,8; lunghezza della coda 34,5; del 
primo segmento 4,5, sua larghezza 4,8, sua altezza 4; lunghezza 
del quarto segmento 6, sua. larghezza 5,5, sua altezza 4,6; 
lunghezza del quinto segmento 6,5, sua larghezza anteriore 5, 1, 
posteriore 4,2, sua altezza 4,1. Larghezza della vescicola 3, 5, 
sua lunghezza 4. Larghezza della mano 2, della tibia 2,1; lun- 
ghezza della mano posteriore 3, del dito mobile 6. 

Specie affine al Parabuthus kraepelini Werner dell’Africa 
occidentale. Gli esemplari raccolti a Balad corrispondono all’ esem- 
plare di P, Araepelini rinvenuto a Heichamchah (Svakop River); 


16 A. BORELLI 


descritto e figurato da John Hewitt (1); i segmenti della coda 
sono tuttavia più alti e la granulazione dell’ ultimo tergite e della 
superficie dorsale dei due primi segmenti della coda è alquanto 
diversa. La forma della superficie dorsale dei due primi segm nti 
della coda e quella delle carene laterali superiori del quinto 
segmento ricorda il P. flavidus Poc., dal quale il P. mixtus 
differisce per la granulazione della superficie dorsale dei due primi 
segmenti della coda, (?) granulazione che si avvicina a quella del 
P. pallidus Poc., in questa specie tuttavia 1 granuli occupano 
soltanto la doccia o scanalatura mediana dei segmenti e non si 
estendono sui lati. 


Gen.. Lyechas C. L. Koch. 


Lychas asper var. obscurus Krpln. 

{1 © da Giumbo (Basso Giuba) 1909, Cap. Gius. Ferrari. 

Specie dell’Africa occidentale di cui la varietà obscurus fu 
descritta sopra esemplari rinvenuti in diverse località dell’Africa 
orientale tedesca e che non era ancora stata incontrata nella 
Somalia Italiana. 

Denti ai pettini 14-15. 


Gen. Pandinus Thor., em. Krpln. 


Pandinus cavimanus (Poc.) 

Parecchi esemplari raccolti a Bardera, 1908, dal Cap. Ugo Ier- 
randi e a Balad, XII- X 1911, dal Cap. Ugo Casale. 

Pandinus gregoryi (Poc.) 

Esemplari giovani raccolti a Giumbo (Basso Giuba), 1909, 
dal Cap. Gius. Ferrari. 

Pandinus pallidus (Krpln.) i 

Diversi esemplari raccolti a: Bardera, 1908, dal Cap. Ugo 
Ferrandi. Giumbo (Basso Giuba), 1909, dal Cap. Gius. Ferrari. 
Af-goi, 1910, dal Cap. Ugo Casale. Mogadiscio, Aprile 1909, 
dal Cap. Alvise Pantano. 

Pandinus peeli Poc. 

1 9 da Giumbo (Basso Giuba), 1909, raccolta dal cap. Gius. 
Ferrari. 

Denti ai pettini 15-14. 

(1) J. Hewitt: Trans. of R. Soc. of South Africa, Vol. VI, part. 2, pag. 109, fig. in 


text, 1918. 
(3) Ik, Pocock: Proc. Zool. Soc. London, 1902, p. 222, text-fig. 26, 


RES elLGiwos Duc AE 
LIV. 


E98) = IAL VAN SS) JE 


La NYCTIPHANES COUCAHII nev Mare Ligure 


Negli ultimi giorni di Febbraio dell’ anno scorso, il Prof, 
D. Vinciguerra, visitando a Genova il mercato del pesce, trovo 
in vendita una notevole quantita di Nyctiphanes Couchii (Bell), 
che i pescatori dicevano di avere raccolto presso la spiaggia di 
Camogli, ossia ad una ventina di chilometri ad oriente di Genova, 
e ne riportò esemplari a questo Museo, incaricandomi di studiarli. 
L’ esistenza di tale specie nel Mediterraneo si era constatata finora 
soltanto al largo dell’isola di Capri, nelle esplorazioni eseguite 
con la nave « Puritan» nel 1902; ed io ne feci menzione la 
prima volta in questi Annali, (1) avendone trovato alcuni individui 
insieme con esemplari della Meganyctiphanes norvegica, che 
nel 1906 ricevetti dal Dott. Lo Bianco. La determinazione che 
io ne feci, venne poi confermata da Tattersal in una sua pubbli- 
cazione sugli Schizopodi raccolti dal « Puritan» e dal «Maia». (?) 

Essendomi sorto qualche dubbio sulla esattezza della provenienza 
che era stata indicata per gli esemplari del mercato di Genova, 
ho creduto opportuno di attendere informazioni più sicure prima 
di annunziare la cattura della Nyctiphanes Couchii presso una 
località della Riviera; ma recentemente alcune notizie comunicate 
a questo Museo dal Prof, Nicolò Mezzana, direttore del Museo 
Civico di Savona, le quali possono togliere ogni incertezza riguardo 
all'esistenza della specie nel Mare Ligure, e il dono da lui fatto 
di un certo numero di esemplari, che io ho potuto esaminare, mi 
hanno deciso a scrivere questa nota. 


(4) Sulla presenza della Meganyctiphanes norvegica nelle acque del Giglio. (Ann. 
Mus. Civ. Genova, vol. XLII, 1906, p. 153). 

@) The Schizopoda collected by the Maia and Puritan in the Mediterranean, 
(Mitth. zool. Station Neapel, vol. XIX, 1909, p. 123). 


Ann. del Mus, Civ. di St. Nat., Vol. LII. (5 Ottobre 1925), 2 


15 L. MASI 


Gli esemplari inviati al Museo di Genova dal Prof. Mezzana 
vennero estratti dallo stomaco di un Regalecus glesne che fu 
pescato a Savona il 1.° di Aprile di quest'anno, e sono individui 
di 11-12 mm. di lunghezza, taluni di 6-7 mm. (misurando dal- 
l'estremità del rostro a quella del telson), ed in cattivo stato 
di conservazione, avendo incominciato a subire |’ azione digerente. 
Nei due ultimi giorni di Marzo, secondo le parole stesse scritte 
dal Prof. Mezzana in una lettera, « sciami dello schizopodo.... 
apparvero in vicinanza della costa a Savona, a Zinola, a Vado, 
a Noli, e rimasero presi nelle reti da bianchetti in quantità 
valutata almeno 6 quintali. A Savona furono venduti in pescheria, 
ma non piacquero molto, a Zinola vennero gettati sulla spiaggia, 
ove, insieme a quelli spintivi dalle onde, formarono una striscia 
fosforescente di notte .... Ai pescatori di Noli servirono di cibo 
gradito .... Coloro che li videro e ne mangiarono, furono concordi 
nell’ affermare I’ identità di essi cogli esemplari forniti dal Re- 
galecus ». 

Nel materiale messo in vendita, come ho detto, sul mercato 
di Genova alla fine di Febbraio del 1924, vi erano esemplari adulti 
d’ambo i sessi, di lunghezza varia dai 12 ai 15 mm.; qualche 
femmina misurava circa 17 mm. Insieme con essi erano frequenti 
i bianchetti di sardina. 

È evidente che gl’ individui di Nyctiphanes Couchii, come 
altri Euphausiacei, devono vivere in numero sterminato in certe 
parti del Mediterraneo allo stesso modo che in diverse parti del- 
l'Atlantico dove più volte sono stati trovati; e risalendo talora 
di notte alla supeficie, vengono poi spinti dal vento verso la 
spiaggia. La specie non è dunque da ritenersi come « poco fre- 
quente » nel Mediterraneo, come credeva Tattersal, quando studiò 
il materiale raccolto nelle pesche del « Puritan ». Tuttavia non è 
stata trovata da Colosi fra i Crostacei dello stretto di Messina, 
nè tra quelli raccolti nelle campagne talassografiche della nave 
« Washington ». È probabile che più d’una volta sia stata scam- 
biata con la Meganyctiphanes norvegica o con altra specie 
somigliante, al quale errore potrebbe aver contribuito più volte la 
figura pubblicata nell’ edizione tedesca della relazione sulle pesche 
del « Maia», (+) fatte nel Golfo di Napoli e parti adiacenti del 


(4) Lo Bianco, 8. — Pelagische Tiefscefischerei der « Maja», Jena 1904 (pag. 36 
e 40, tav. XIX, fig. 36). 


NYCTIPHANES COUCHII 19 


Tirreno; la quale figura, messa per rappresentare la Meganycti- 
phanes norvegica, rappresenta invece la Nyctiphanes australis, 
che è poi molto affine alla Nyctiphanes Couchii (1). 

Riguardo all’ habitat di quest’ ultima giova riportare qui 
alcune parole di una interessante pubblicazione di L. Holt e 
dello stesso Tattersal, i quali studiarono esemplari del Mare 
d’ Irlanda e delle parti vicine dell’ Oceano Atlantico (2). 

« Durante la primavera e il principio dell’ estate la Nycti- 
phanes Couchii si trova costantemente nello stomaco delle trote 
di mare [Salmo trutta L.| prese di notte pescando alla super- 
ficie.... ed in buono stato di conservazione, tanto che deve 
certamente essere comune durante la notte o in superficie o poco 
al di sotto, a profondità che per lo più non superano i 20 fathoms 
[m. 36,50]. È certamente una specie littorale piuttosto che del 
gradino della platea continentale, ma dalla fauna di esso non 
potrebbe escludersi in alcun modo ». Gli stessi autori indicano poi 
come profondità massima ed eccezionale in cui fu trovata nel- 
l'Atlantico, 5343 fathoms, ossia 627 metri. Dei quattro esemplari 
che vennero pescati dal « Puritan », uno fu preso il 3 Marzo 
a 1200 m, di fondo ed a circa 12 !/, Km. a S. E. di Capri, gli 
altri furono presi il 3 Aprile a 2000 m. e a 60 Km. dall’ isola; 
e questa credo che sia la maggiore profondità indicata finora (?). 


(!) Vedasi quanto ho detto nella mia nota gia ricordata sulla Meganyctiphanes, 
pag. 152 e 153. 

(?) Schizopodous Crustacea from the North-East Atlantic Slope. (Report on the 
Sea and Inland Fisheries of Ireland, Appendix to part II, n. 4, 1905, p. 135). Rimando 
a questo lavoro per diverse notizie particolari sui caratteri della Nyctiphanes Couchii 
(pag. 104 e 105: vedasi anche: Second Supplement, 1911, p. 13). Nella tav. XVII si 
trovano due belle figure che rappresentano il maschio e la femmina, in dimensioni 
piuttosto grandi e con esattezza di particolari, e sono le migliori e le più utili per 
riconoscere la specie. 

(3) Cfr. Tattersal, 1. c., 1909, tav. 2.2, e Lo Bianco, Le pesche abissali eseguite da 
F. A. Krupp col Yacht Puritan, ecc., in Mitth. zool. Station Neapel, vol. XVI, 1903, 
p. 134 e 146. 


A. HORNUNG ET G. MERMOD 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 
RECUEILLIS PAR A, IssEL 


faisant partie des collections du Musée Civique d’ Histoire Naturelle de Génes 


DEUXIEME PARTIE 


PYRAMIDELLIDES (FIN) — RIssoINIDES 


AVANT-PROPOS 


Dans une note insérée a la page 3 de la premiére partie de 
ce travail (*), nous disions que M." le Prof. Gestro nous commu- 
niquait le fait qu’ Issel, au retour de son voyage avait remis, 
pour l’étude, au naturaliste Appelius, un certain nombre de 
petites espéces et qu’entre temps ce dernier était décédé sans 
avoir pu achever son oeuvre. 

Il nous a paru opportun, avant de terminer notre publication 
sur les Pyramidellides de la Mer Rouge et aux fins de maintenir 
a ce travail son caractére d’ensemble, d’examiner a notre tour 
les dits exemplaires confiés jadis 4 Appelius. 

En outre, nous avons profité de l’occasion qui se présentait 
pour inspecter minutieusement quelques sacs de sable dragué a 
Zeila (Ile de Saldadin) par I’ expédition du R. Avviso «Rapido » 
en 1878. (Sacs déposés au Musée Civique d’Histoire Naturelle de 
Genes). 

Aujourd’hui que cet examen est terminé, nous pouvons en 
tirer les conclusions suivantes: les petites espéces de Pyramidellides 
se retrouvent dans toutes, ou presque toutes les stations visitées 
par Issel, mais partout, sans exception, le nombre de ces exem- 
plaires est extrèmement réduit. Si nous ajoutons qu’une grande 
partie de ces espéces est dans un état de conservation, qui interdit 
le plus souvent toute détermination exacte, nous trouvons que le 


(1) Voir Annales du Musée Givique d'Histoire Naturelle de Genes, Vol. LI, 
3t Octobre 1924, p. 288 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 91 


matériel propre a l’étude et a la comparaison des espéces est 
relativement limite. 

Sans aucun doute, les dragages opérés par Issel, a une époque 
ou l’art de fouiller la mer avec méthode était a peine connu, ne 
pouvaient pas donner des résultats supérieurs et la pratique de 
mettre dans des sacs le produit des dragages n’ était pas préci- 
sement indiquée pour la conservation des coquilles fragiles ou 
turriculées, du moment que ces.coquilles sont en contact avec 
d’autres tests brisés ou de fragments madréporiques. 

Malsré tout, les résultats obtenus n’en sont pas moins appré- 
ciables, en ce sens quils étendent sensiblement nos connaissances 
sur la diversité des individus, trés intéressants et peu connus, 
appartenant a la famille des Pyramidellides du Golfe Arabique. 

Si nous devions classer les genres de cette famille d’aprés le 
nombre d’exemplaires trouvés dans le matériel d’Issel, nous le 
ferions dans l’ ordre inverse de celui admis dans les manuels de 
Malacologie, savoir: 


Turbonilla 

Pyrgulina 

Syrnola (formes trapues) 
Odontostomia 

Syrnola (formes élancées). 


Ces derniéres formes sont rares et nous n’en possédons qu'un 
seul exemplaire intact. 

Pour l’intelligence de l’exposé qui suit, nous nous sommes 
trouvés dans I’ obligation de reprendre toutes les espéces citées 
dans la première partie, d’y ajouter les stations où la présence 
de nouveaux exemplaires a été constatée et d’intercaler à leur 
place respective les exemplaires non encore décrits et provenant 
soit du matériel Appelius, soit de celui recueilli à Zeila (Ile 
Saldadin) par le « Rapido » en 1878. 

N. B. - Les figures sont reproduites d’aprés les dessins exé- 
cutés à la chambre claire par Mr. Mermod. 


PYRAMIDELLIDAE (suite et tin). 
Syrnola massauensis (voir |° partie pag. 286). 


Observation: La présence de quelques rares exemplaires appar- 
tenant probablement a cette forme a été constatée par nous dans 


DO A. HORNUNG ET G. MERMOD 


une ou deux stations voisines de Massaua et méme a l’Ile Sal- 
dadin, mais aucun des individus que nous avons eu sous les 
yeux n’a pu étre déterminé vu l’absence des tours embryonnaires 
chez les uns et la déformation de |’ ouverture chez les autres. 

L’exemplaire décrit sous le nom de S. Massauensis reste 
done unique jusqu’a plus ample informe. 


Syrnola (Pachysyrnola) Bedoti (voir I’ partie p. 288). 


Syrnola (Pachywsyrnola) Gestroi (voir [e partie p. 289). 


Observation: D’ autres exemplaires de ces deux espéces ont 
été trouves à Massaua dans les dragages opérés de 30 a 50 
métres de profondeur. 

Maintenant que nous possédons un nombre suftisant de ces 
especes recueillies a différents endroits et a des profondeurs 
diverses dans les environs de Massaua, nous n’hésitons pas à les 
placer, ainsi que les formes qui suivent dans la section Pachy- 
syrnola, crée par Cossmann pour des espèces fossiles, a spire 
courte, trapue, lorsméme que Cossmann dans ses Essais de Paléoc. 
Vol. IL (Pag. 230) ne mentionne pas la présence de stries spirales 
internes, lesquelles, en somme, ne peuvent se vérifier facilement 
que sur le espéces vivantes. 


Syrnola (Pachysyrnola) Lorioli (I° partie page 289). 


Observation: Lorsque nous avons décrit cette forme, nous 
avons attiré l’attention sur la particularité de sa protoconque 
enlisée. Cette méme particularité, nous l’avons retrouvée sur un 
autre individu provenant d’Aden. Nous persistons a laisser ces 
espèces dans le genre Syrnola, car chez Odontostomia le test 
ne permet pas d’entrevoir, par transparence, les cordonnets internes 
distinctement visibles dans I’ ouverture. 


Syrnola (Pachysyrnola) Zaleuca Melvill 
(= Odontostomia Zaleuca Melvill). 


Observation: Dans la diagnose de S. Lorioli nous avons signalé 
la similitude qui existe entre cette forme de Massaua et celle du 
Golfe Persique et cité les propres termes de la diagnose de 
Melvill exprimant son étonnement au sujet des cordons internes 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 23 


qui se voient par transparence (Proc. Mal. S. Vol. 9, 1910-1911, 
page 206, PI. VI, fig. 16). De méme nous avons fait ressortir les 
différences qui font de S. Lovioli et 0. Zaleuca deux formes bien 
distinctes. Or les faits confirment aujourd’hui notre maniére de voir, 
car nous avons eu la bonne fortune de mettre la main sur des exem- 
plaires de 0. Zaleuca provenant de Massaua. Ces exemplaires ont 
la méme forme, les mémes dimensions, les mémes stries internes 
que celui du Golfe Persique, et leur protoconque visible et déviée 
est nettement celle de Syrnola et non d’ Odontostomia. 


Syrnola (Pachysyrnola) Broti (voir I partie, page 291). 


Observation: Méme espéce trouvée a Massaua a des profon- 
deurs variant de 30 a 50 m. 


Syrnola (Pachysyrnola) Charpentieri (v.I partie, p. 291. 


Observation: Pas de nouveaux exemplaires. 


Syrnola (Pachysyrnola) Syrnoloides Melvill 
= Od. Syrnoloides Melvill. 


(Proc. Mal. Soc. 1896 Marine Shells from Bombay Melv. 
Wolw Il; page’ 113, pl. VIII, fig. 13). i 

Habitat: Massaua 30 à 50 m. de profondeur. 

Observation: Les exemplaires de Massaua correspondent parfai- 
tement comme galbe et dimension a 0. Syrnolotdes provenant de 
Bombay. Toutefois, nous faisons remarquer que sous un fort 
grossissement l’espéce de la Mer Rouge accuse de legéres stries 
spirales, de fines lignes d’accroissement plus une bande couleur 
rouille circulant sur le dos jusqu’au bord extérieur du labre. 

Etant donné que la protoconque de cette espéce forme une 
crosse, nettement dégagée au lieu d’un nucleus immergé comme 
celui d’Odontostomia, Mr. Melvill nous permettra de placer cette 
espéce dans la Section Pachysyrnola du genre Syrnola, ainsi 
que nous l’avons fait, du reste pour Syrnola Zaleuca précitée. 
Comme complément d’ observation nous dirons que Pachysyrnola 
Syrnoloides ressemble un peu a Od. Boutani (1906 J. de Conch. 
page 183, pl. VI, fig. 8) dont la spire est toutefois plus haute 


Dh. 


A. HORNUNG ET G. MERMOD 


et plus étroite et dont nous ne connaissons pas les tours em- 


bryonnaires. 


Syrnola (Elusa ?) Latonae voir Ie partie page 292. 


Svrnola (Elusa) Lanassae » » >» Len Ac sy 
Odontostomia Juliae » » » y 294. 
Odontostomia Pieteti » VAS » 295. 


Observation: Ces différentes espéces n’ont pas été retrouvées 
dans d’autres stations. 


Odontostomia (Doliella 2?) Dalli n. sp. (fig. 1). 


Test un peu épais, brillant, forme très petite; pupoido-conique. 
Protoconque invisible immergée. Tours convexes, 6 post-embryon- 


41. Odontostomia 
Dalli. 


naires, suture bien marquée. Surface lisse, 
brillante; lignes d’accroissement obsolétes. Ouver- 
ture pyriforme. Labre mince, simple. Columelle 
inclinée & gauche, sans pli visible. 

Habitat: Ile de Sarato (Archipel de Dahlac). 

Hauteur: 2.20 mm., largeur 1 mm. 

Dernier tour 1.57 mm., ouverture 0.80 mm. 

Observation: Cette espèce a presque le méme 
galbe que Od. Herilda Dall, de San Diego, 
Californie; toutefois cette derniére forme a des 
stries spirales très fines sur la surface de ses 
tours. (U.S. Nat.. Mus.. Bulletin 1909); 9.2197, 
PI. 23, fig. 8) et un pli columellaire très enfoncé 
et peu visible. 


Pyrgulina Maiae (voir [ partie, page 296). 


Observation: Forme non retrouvée dans d'autres stations. 


Pyrgulina ventricosa n. sp. (fig. 2). 


Coquille trés petite (1.80 mm.) conoide, ventrue. Test solide, 
blanc, brillant. Protoconque, lisse, à nucleus immergé, 4 !/, tours 
post-embryonnaires. Suture bien marquée, festonnée par les cétes 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 


25 


axiales. Surface ornée de cotes axiales épaisses (environ 20 au 
dernier tour) droites, se prolongeant jusqu’a l'extrémité de la 


base. Les intervalles, entre les coòtes, sont sillon- 
nés visiblement par de nombreux filets spiraux 
(20 environ sur le dernier tour). Dernier tour, 
trés grand, ventru (1.20 mm.), Ouverture ovoide, 
anguleuse antérieurement. Columelle excavée 
avec un pli très marque. 

Habitat: Aden. 

Hauteur: 1.80 mm., largeur 1 mm., dernier 
tour hauteur: 1.20. 

Observation: L’ ornementation de cette espéce 
ressemble a celle de Py. Matae, mais par son 
galbe et par l’absence de filets internes Py. 
ventricosa sen écarte totalement. On pourrait 


n 


[5 
% 


<= 
NANO 


Pao 


Lea 


2. Pyrgulina 
ventricosa. 


peut étre considerer Py. ventricosa comme étant |’ espéce figurée 
par Savigny (Desc. de l’ Egypte 1826, Pl. 3, fig. 44) sans diagnose 
et qu'Issel place dans Odontostomia, avec un point d'interroga- 
tion (1869. Mal. Mar. Rosso, page 386) sans autre dénomination 
ni description. Nous faisons remarquer que la figure de Savigny 
indique également un pli columellaire placé extrémement haut. 


Pyrgulina Melvilli (voir I° partie, page 297). 


Observation: Mr. Melvill nous indique un rapprochement 
entre cette forme et l’espéce qu'il a décrite sous le nom de 
P. callista (prov. de Bombay). Nous n’avons pas trouvé d'autres 


exemplaires ailleurs. 


Pyrgulina 2? problematica (voir I partie, page 298). 


Pas de nouveaux exemplaires, autre que celui de Massaua. 
Observation: La P. polemica de Melvill offre aussi une 
certaine ressemblance comme galbe avec P. problematica mais 
son ornementation est différente, car les stries spirales font défaut. 


Pyrgulina Alicae (voir I partie, page 299). 


Observation: D’autres exemplaires ont été trouvés également 


a Massaua a 30 m. de profondeur. 


26 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


Pyrgulina (Parthenina) crystallopecta Melv. 
(voir Iere partie, page 299). 


Observation: Cette forme existe aussi a Suez et a Zeila (Ile 
Saldadin). 


Pyrgulina pirinthella Melv. (voir I partie, page 300). 


Observation: D’ autres exemplaires ont été retronvés à Massaua, 
30 m. de profondeur. 


Pyrgulina nana (voir I partie, page 300). 


Observation: Se trouve également a Zeila (Ile Saldadin) et a 
Massaua à 20-30 m. de profondeur. 


Pyrgulina Edgari Melv. 


Proc. Mal. Soc. New mar. Shells from Bombay, vol. I, 1896-97, 
page 145, pl. VI, fen 21. 

Habitat: Massaua. 

Observation: L’exemplaire dragué 4 Massaua est absolument 
semblable comme galbe et ornementation, au type de Melvill, 
toutefois les dimensions de ce dernier sont légérement inféricures: 


Exemplaire: de Massaua 


6 tours post-embryonnaires de Bombay 
Hauteur 2.40 mm. 2.— mm. 
Largeur ii 0:75 > 


Dernier tour 1.30. » 
Pyrgulina (Miralda) Ima Melvill. 


N. Mol. Persian Gulf. Proc: Mal. Soc., 1906-1907, vol. 7, 
Ph Vilvtie. 5). 

Habitat: Massaua 10 a 15 m. de profondeur. 

Hauteur 1.60 mm., largeur 0.70 mm., dernier tour 1 mm.; 
ouverture: hauteur 0,50 mm., largeur 0.40 mm. 

Observation: Les exemplaires de Massaua ont à peu prés les 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 2 


SS 


mémes dimensions que ceux du Golfe Persique et correspondent a 
la diagnose de Melvill. Cependant, ce dernier ne mentionne pas 
les strioles spirales a l’interieur de l’ouverture. Mais, il se peut 
fort bien qu’a l’examen cette particularité ait pu échapper a 
l’observateur pour peu que |’ ouverture soit lég¢rement encrassée, 
d’autant plus que les dites stries n’atteignent pas le bord du labre. 

Savigny (Desc. de l’Egypte 1826) figure une espéce (sans 
diagnose, tab. 3, fig. 37) qui a des granulations mais pas de 
cotes axiales visibles. Cette forme est plus élancée et ses dimensions 
sont plus grandes, autant qu’on en peut juger par la petite figure 
indiquant la grandeur naturelle. , 


Pyrgulina Fischeri n. s. (fig. 3). 


Forme petite; test blanc, mat. Protoconque hétérostrophe a 
nucleus immerge dans le 2.° tour embryonnaire. Spire 6-7 tours 
post-embryonnaires. Suture bien marquée. Surface 
recouverte jusqu’a la base par des còtes axiales 
brusquement taillées contre la suture. Les inter- 
valles profonds, plus larges que les cotes sont 
garnis de filets spiraux fins, pas trés rapprochées 
(10 a 11 a Vavant dernier tour, 20 environ au 
dernier tour). Ouverture arrondie en bas et angu- 
leuse en haut. Labre mince, tranchant. Columelle 
excavée, inclinée è gauche, avec un pli bien 
visible. Les bords du labre sont joints par un 
callus assez prononcé. 

Habitat: Massaua. 

Hauteur: 2.60 mm., largeur 0.86 mm., dernier 

3. Pyreulina tour 1.20 mm., ouverture 0.80 mm. 
= Fischeri. Observation: P. Fischeri a évidemment une 
parenté avec P. Edgari Melvill (Proc. of Mal. Soc., viol. lls 
1896-1897, page 115, Pl. VIII, fig: 21) mais cette derniére 
forme est plus large et moins haute. 

P. Fischeri rappelle aussi P. Sykesi (Dautz. et Fischer 1906 
J. Conch. page 187, pl. 6, fig. 11); toutefois P. Sykes est dé- 
pourvue de pli columellaire et ses tours sont plus élevés. 


98 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


Pyrgulina (Parthenina) Sibyllae (voir Ie partie, p. 301). 


D'autres exemplaires ont été trouvés à Massaua a 20 m. de 
profondeur. 


Pyrgulina (Parthenina) elegantissima n. sp. (fig. 4). 


Forme de Turbonilla, petite, élancée. Test mince translucide. 
Protoconque hétérostrophe (0.20 mm. de large) è nucleus brillant, 
“levié, formant un angle aigu avec l’axe de la 
coquille. Spire: 7 a 8 tours post-embryonnaires 
peu convexes, mais rentrant près de la suture, 
laquelle est très marquée. Surface ornée de nom- 
breuses cotes axiales (environ 20 au dernier tour) 
fines, droites, brillantes, dans les intervalles 
desquelles on distingue de nombreux filets spiraux 
très fins et serrés. Au dernier tour, un peu elargi, 
les còtes axiales s'atténuent progressivement sur 
la base. Par contre, les filets spiraux restent bien 
visibles. Ouverture presque subquadrangulaire et 
peu anguleuse près de la suture. Labre mince. 
Columelle légérement penchée & gauche, avec 
un pli trés enfoncé dans |’ ouverture et partant, 
peu visible. 

Habitat: Zeila (Ile Saldadin). 

Hauteur: 2.40 mm., largeur 0.66 mm., dernier tour 0.90. 
Ouverture 0.50 largeur. 

Observation: Cette espéce est voisine de P. Sibyllae, mais 
elle s' en écarte par ses tours moins convexes et la présence d’une 
étroite rampe suturale bien caractéristique, qui donne, a l’endroit 
où la suture rencontre le labre, une apparence très spéciale. 


4. Pyrgulina 
elegantissima. 


Pyrgulina (Ividelia ?) Favrei n. sp. (fig. 5). 


Test épais, mat, blanc. Forme petite, trapue. Protoconque 
hétérostrophe, nucleus immerge, invisible. Six tours post-embryon- 
naires, presque carénés en dessous de la suture, laquelle est 
festonnée, Surface couverte de 12 grosses cotes axiales, coupées 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 29 


a angle droit par deux grosses cétes spirales formant a leur 
intersection des nodulosités très marquées. L’intervalle entre les 
còtes axiales se trouve garni de filets spiraux 
très fins et serrés. Le dernier tour possède 
4 grosses còtes spirales dont une seule, 
visible sur la base, pénétre dans la coquille 
et y forme le pli columellaire. Quant aux 
cotes axiales, elles disparaissent a la péri- 
pherie; les fines stries spirales persistent 
jusqu'à la base. Ouverture ovoide. Labre 
épais, non strié a I’ intérieur. Columelle 
légérement inclinée 4 gauche, avec un phi, 
très enfoncé et petit. 

Habitat: Ile de Sarato et Massaua. 

Hauteur: 2.60 mm., largeur 1.40 mm., 
dernier tour hauteur 1.60 mm., ouverture 
0.90 mm. 

Observation: Nous ne connaissons aucune 
forme qui se rapproche de cette espéce dont nous ne possédons 
que deux exemplaires provenant de deux localités différentes. 
Toutefois Cossmann dans ses Essais de Paléoconch. Vol. XII, en 
mentionnant pag. 260 le sous genre Ividella (planche © fig. 89°?) 
donne le dessin du dernier tour d'une espéce de la Californie: 
Ividella Navisa comme type de ce sous-genre. Ce dessin, sans 
étre le méme que le notre s’en rapproche sensiblement. (Dall et 
Bartsch. 1909, pl. 18, fig. 11). Cette figure est dépourvue de filets 

- spiraux. 


o. Pyrgulina Favrei. 


Pyrgulina Cossmanni (voir I° partie, page 301). 


Observation: Se trouve aussi à Massaua de 10 a 15 m. et 
de 20 & 30 m. de profondeur. | 


Pyrgulina (Parthenina) thelxinoa Melv. 
(voir Ie? partie, page 302). 


Observation: Pas trouvé d’ autres exemplaires. 
Cingulina Isseli Tryon (voir I° partie, page 302). 


Observation: Habite aussi Aden et Zeila (Ile Saldadin). 


30 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


Cingulina (Odetta) Bellardii (voir I° partie, page 302). 


Cingulina (Odetta) Becearii ( » 


» 303). 


Observation: Pas d’ autres exemplaires a signaler. 


Cingulina (Odetta) nodulosa (voir Ie partic, page 304). 


Observation: Un autre exemplaire a été trouvé a Massaua. 


Cingulina (Odetta) Appeliusi n. sp. (fig. 6). 


Forme ovoide trapue. Test solide, blanc, mat. Protoconque 


hétérostrophe, a nucleus immerge. Spire courte, 


embryonnaires. Suture invisible. Surface ornée a 
chaque tour de 3 cotes spirales caréniformes 
lisses, séparées par des intervalles aussi larges 
que les cotes. Stries d’accroissement è peine 
visibles. Au dernier tour, très convexe, les còtes 
spirales au nombre de 10 s’étendent sur toute 
la base. Ouverture pyriforme, anguleuse antérieu- 
rement. Labre mince, un peu lacinié, strié a 
l’intérieur. Columelle excavée, avec un pli bien 
marque, 

Habitat: Zeila (Ile Saldadin). 

Hauteur; 1.90 mm., largeur 0.90 mm., dernier 
tour 1.20 mm. Ouverture 0.70 mm. 


5 tours post- 


6. Cingulina 
Appeliusi. 


Observation: Ressemble à Oscélla jocosa, Melvill figurée dans 

le J. Conch. 1906,-p. 181, pl. VI,. fig. 7, mais les deux exem- 
50) | 

plaires de Zeila ont le dernier tour orné jusqu’d la base des 


cordons spiraux. 


Turbonilla Studeri (voir [° partie, page 305). 


Observation: Pas d’autres exemplaires à signaler. 


Turbonilla Arianae (voir [°° partie, page 305). 


Observation; D’ autres exemplaires proviennent ad’ Aden, 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE SI 


Turbonilla tantilla (voir |*° partie, page 306). 


Observation: Cette forme nous parait assez répandue. Nous 
l’avons retrouvée & Massaua dans 7 stations différentes, a des 
profondeurs diverses variant de 15 à 30 m. D’aprés les nouveaux 
exemplaires, nous devons rectifier comme suit les dimensions 
totales de cette espéce. 


Hauteur 0.99 a 2.60 
Largeur, 0.43 a 0,80 


Turbonilla nitidissima Issel (voir Ire parte, page 307). 


Observation: Pas de nouveaux exemplaires. 


Famille RISSOINIDAE. 
Genre RISSOINA. 


Ktissoina albida C. B. Adams. 


Schwartz von M. (Uber Fam. Rissoid. 1860, page 103, tab. 9, 
fig. 68. 
Habitat: Ile Sarato Archipel de Dahlac. 


Rissoinu clathrata A. Adams. 


Schwartz (Uber Fam. Riss.), pag. 86, tab. VI, fig. 49. 

Habitat: Zeila, Ile Saldadin (voyage du R. Avviso « Rapido » ) 
Ile de Sarato, Archipel Dahlac, Massaua, Moka, Scech Said. 

Observation: Il est souvent peu aisé de faire des rapproche- 
ments entre l’espèce qu'on a sous les yeux et celles deja décrites. 
Ainsi, Savigny (Descr. de l’Egypte, tab. IV, fig. 3) figure une 
Rissoina (sans diagnose) a laquelle Issel a donné le nom de 
R. Zeguenziana. (1869. Mal. Mar Rosso page 209); or Tryon 
(I. vol. 9, p. 383) en signalant cette espéce ajoute qu'elle est syno- 
nyme de R. Erythrea Ph. Mais, si nous consultons Schwartz (Uber 
Fam. Rissoid. 1860, tab. VINI, fig. 59) nous trouvons que la 
figure de R. Hrythrea Ph. ne correspond absolument pas a celle 


32 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


de Savigny, type de R. Seguenziana Issel. Il s'en suit une 
confusion qui n’est pas faite pour faciliter les recherches. 

N’ayant pas trouvé les deux expéces ci-dessus dans le matériel 
recueilli en 1870 par Issel, nous ne pouvons nous prononcer. 
Cependant le fait qu’ Issel les mentionne dans son ouvrage (1869. 
Mal. Mar Rosso) en se référant, d’une part, a la figure de 
Schwartz pour la AR. Erythrea et d’autre part a celle de 
Savigny pour la diagnose de R. Seguenziana, nous porte a croire 
que ces deux espèces sont différentes. 


Rissoina mercurialis Watson. 


Voyage du « Challenger » vol. 15, page 46, fig. 8, (type 
provenant du Cap York, Australie). 

Habitat: ile Sarato Archipel de Dahlac et Massaua. 

Observation: De prime abord, nous avons cru que c’ était 
l’espèce figurée par Savigny (sans diagnose), (PL 4, fig. 2) 
qu Issel (Mal. Mar Rosso, page 208) dit étre la R. Bertholetti 
Audoin et que Tryon met en synonymie avec A. plicata Adams (1). 
Mais, la figure de R. plicata, donnée par Schwartz (Uber Fam. 
tiss. fig. 21, tab. II) ne correspondant pas avec celle de Savigny, 
nous avons du porter nos recherches ailleurs, (vu le peu de 
valeur scientifique que l’on accorde en général a I’ ouvrage 
d’Audoin), et nous avons trouvé que nos exemplaires de Sarato 
et Massaua ressemblaient étonnement ala R. mercurialis Watson: 
méme galbe, méme ornementation, méme dimensions (*). Nous 
avons voulu nous rendre compte si la similitude constatée 
entre les formes de la Mer Rouge et le type de AR. mercurialis 
du Cap York persiste dans les plus petits détails que seul 
révele le microscope et il résulte de notre examen, que les fines 
stries spirales courant dans l'intervalle des cétes axiales, sont 
identiquement les mémes, comme forme et disposition, que 
celles figurées par Watson (loc. cit.). 


(1) Nous avons trouvé un seul exemplaire de R. plicata Ad. à Massaua (3) métres) 
mais trop eucrassé pour etre détermineé avec certitude. 
(2) Le dernier tour de mercuriatis Watson est légérement plus verftru, 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 33 


Rissoina Bruguieri Payraudeau. 


Schwartz (1860. Ub. Fam. Riss., tab. 1, fig. 4). Habitat: Scech 
Said. 


Rissoina pusilla Brocchi. 


Schwartz (Loc. cit.) p. 65, tab. IV, fig. 29. 
Habitat: Isola Sarato. 


TABLE DES FIGURES 


Odontostomia (Doliella?) Dalli n. sp. . 5 . Riga] Page 24 
Pyrgulina ventricosa n. sp. i ; è 3 htt 00 » 25 
Pyrgulina Fischeri n. sp. + i f È 7 i LENS » 27 
Pyrgulina (Parthenina) elegantissima n. sp. . Som tc! » 28 
Pyrgulina (Ividella?) Favret n. sp. . - i; E) » 26 
Cingulina (Odetta) Appeliust n. sp. . È AO) » 30 


Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII. (7 Ottobre 1925). 3 


DESCRIPTIONS OF NEW SPECIES OF ORIENTAL STAPHYLINIDAE (1) 
By MALCOLM CAMERON M. B., R. N., F. E, S. 


Bolitocharini. 


Plagiusa lucida n. sp. 

Red, shining, the elytra at the postero-external angles more 
or less broadly darker; abdomen yellowish-red with the 5™ and 6% 
segments more or less brown. Antennae reddish, the first two 
and the last joints testaceous. Legs testaceous. Length 2-5 mm. 
(in somewhat contracted examples). 

Facies and coloration of P. ceylonica Kr. but shining, a 
little larger and more robust with much longer antennae and 
entirely different sculpture; from the description would appear 
to be very near P. philippina Bernh. but to differ in the gf 
characters and the less fine sculpture of the head and thorax. 

Head broad but narrower than the thorax, very finely and 
moderately closely punctured. Antennae long, reaching beyond 
the posterior margin of the elytra, 2° joint shorter than the 3", 
4% to 8" all distinctly longer than broad gradually decreasing in 
length, 9" and 10" at least as long as broad, 11" almost as long 
as the two preceding together. Thorax transverse (3-75 : 2-5). 
convex, widest before the middle, the sides rounded in front, 
strongly contracted and slightly sinuate for the posterior third to 
the obtuse posterior angles; base transversely impressed before 
the scutellum, the impression with a few moderate punctures, 
very finely and moderately closely punctured on the rest of the 
surface. Elytra longer (3-8 : 2-5) and broader than the thorax, 
transverse (5:3-5), closely, rather coarsely and rugosely punctured 
at the base, much more finely and sparingly towards the postero- 
external angles. Abdomen with a transverse row of punctures 


(1) The types unless otherwise stated are in the Museo Civico di Storia Naturale 
di Genova, 


ORIENTAL STAPHYLINIDAE 35 


at the base of the first two segments, the 5 and 6" before the 
apical margin each with a transverse row of 6 setiferous punctures, 
otherwise practically impunctate and glabrous. 

o': 3° dorsal segment with a pair of small tubercles near the 
middle; 7" with a strong keel on either side and with traces of 
elevated lines between: 8" with four small teeth on the posterior 
margin, the median pair separated by a semi-circular excision, 
the lateral separated from the median by a broader emargination. 

Sumatra, Si Rambé XII. 90. II 91. (Modigliani). 


Coenonica Modiglianii n. sp. 

Shining: head black, thorax reddish-brown, elytra yellow with 
the base narrowly, scutellary region and reflexed sides infuscate. 
Abdomen with first three (visible) segments reddish yellow, the 
following pitchy brown. Antennae black, the first three joints 
and apex of the last testaceous. Legs testaceous. Length 2-5 to 
3-2 mm. 

Readily distinguished from all the rest of the genus by the 
fine and sparing puncturation of the head. 

Head broad but narrower than the thorax, deeply foveate in 
the middle between the eyes, very finely and sparingly punctured. 
Antennae with the 2" joint shorter than the 3", 4" about as long 
as broad, 5" to 10 transverse, gradually increasing in breadth, 
the 11° short, a little longer than the two preceding together. 
Thorax transverse (3.75: 2-5) widest just before the middle, the 
sides rounded in front, narrowed to the obtuse posterior angles 
behind, transversely impressed before the scutellum, the impression 
bifoveate, in front with a short impressed median line, finely and 
moderately closely punctured on the disc, more sparingly towards 
the sides. Elytra a little longer and wider than the thorax, trans- 
verse, rather finely punctured and more sparingly on the disc 
| than at the sides. Abdomen finely, superficially and rather sparingly 
punctured. 

co: 8" dorsal segment broadly truncate, on either side with 
a short, sharp tooth separated from the median lobe by a 
narrow triangular notch. 9: 8" dorsal segment narrowed and 
truncate. 

Mentawei, Sipora V. VI. 94 (Modigliani). Engano, Bua Bua 
V. VI. 91 (Modigliani). 


36 M. CAMERON 

Coenonica lucida n. sp. 

Shining: head ferruginous, thorax reddish or yellowish-red, 
elytra yellow. Abdomen brown the posterior margins of the 
segments reddish-yellow. Antennae ferruginous, the 1°' joint testa- 
ceous. Legs testaceous. Length 3.75 to 4 mm. 

Near C. Modiglianii Cam. but larger and differently colored, 
the head with some large umbilicate punctures on the vertex, 
the front, sides and base nearly smooth: front obsoletely impressed, 
disc of thorax with larger but superficial, scattered, somewhat 
umbilicate punctures, the elytra a little more closely punctured. 
Head narrower than the thorax, sometimes obsoletely impressed 
in the middle between the eyes, the front smooth, the sides and 
base with fine scattered punctures, the dise with some moderately 
large, umbilicate punctures. Antennae with the 4" joint scarcely 
transverse, 5” to 10" transverse, gradually increasing in width. 
Thorax transverse, widest at the middle, the sides rounded in 
front, slightly sinuate and narrowed behind to the obtuse posterior 
angles; transversely impressed before the middle of the base, 
towards the front with slightly impressed median line, dise with 
scattered rather small somewhat umbilicate punctures, the sides 
impunctate. Elytra longer and wider than the thorax, slightly 
transverse, not closely, moderately finely, somewhat asperately 
punctured. Abdomen closely punctured at the bases of the first 
three (visible) segments, elsewhere with a few fine scattered 
punctures. 

Ti: 8" dorsal segment broadly truncate in the middle, on 
either side with a sharp spine separated from the truncate median 
lobe by a deep semi-oval excision: apex of the spine not quite 
reaching the level of the posterior margin of the median lobe. 

Q: 8" dorsal segment narrower, more prominent truncate , 
but without lateral spines. 

Mentawei, Sipora V. VI. 1894 (Modigliani). 


Homalota obscura n. sp. 

Head black, thorax, elytra and abdomen pitchy-black, the first 
two segments of the latter pitchy brown: fore parts subopaque , 
abdomen more shining. Antennae ferruginous. Legs testaceous. 
Length 2 to 2.2 mm. 

A little narrower than H, nigrescens Fauv. (fuscipennis Cam.), 


ORIENTAL STAPHYLINIDAE 97 


similarly colored, but not so dull, readily distinguished by the 
much shorter antennae the penultimate joints of which are 
distinctly transverse, the puncturation of the thorax is more 
defined from the coriaceous ground sculpture and the abdominal 
puncturation is finer anteriorly. Head greasy lustrous, coriaceous, 
with fine, superficial close puncturation. Antennae with the 
974 and 3" joints of equal length, 4 small, square, 5" to 10” 
transverse, the penultimate about twice as broad as long. Thorax 
transverse, rather broadly impressed in the middle throughout, 
the sculpture similar to that of the head. Elytra a little longer 
and broader than the thorax, slightly transverse, very finely 
and very closely punctured. Abdomen finely and closely punctured 
on the first three (visible) segments, more sparingly on the 
following, pubescence fine and moderately close, 

Ti: 6" ventral segment narrowed and more produced than in 
the Q. 

Sumatra, Si Rambé XII. 90. IN. 94 (Modigliani). 


Placusa acrotonoides n. sp. 

Moderately shining. Head black, thorax and abdomen reddish 
brown, elytra brownish-yellow. Antennae black, the 1% joint testa- 
ceous. Legs testaceous. Length 2.5 to 3 mm. 

In facies resembling the sub-genus Acrotona, but with less 
transverse thorax. Very near P. conura Cam. but larger with 
longer antennae and thorax. Head closely and finely punctured 
and pubescent. Antennae with 2" joint a little shorter than 
the 3", 4" to 7! a little longer than broad gradually decreasing 
in length, 8" to 10 as long as broad, 11" elongate, about as 
long as the two preceding together. Thorax transverse (4.5 : 3.3), 
convex, broadest a little behind the middle, the sides evenly 
rounded, the posterior angles rounded, finely, closely, roughly 
punctured, finely shagreened and pubescent. Elytra a little 
longer (3.75) and wider than the thorax, scarcely transverse , 
very finely, closely and roughly punctured, finely shagreened 
and pubescent. Abdomen gradually narrowed from base to apex, 
extremely finely and very closely punctured and pubescent through- 
out. Middle tibiae with two, the posterior with a single seta. 

T: 8" dorsal segment with 8 small teeth, the external tooth 
on either side larger and separated from the next by a small 


38 M. CAMERON 


rounded excision; the teeth sometimes very obsolete, 6" ventral 
segment obliquely narrowed the apex rounded. 

Sumatra, Si Rambé XII 90, IIL 91 (Modigliani). Balighe 
X. 90, II 94 (Modigliani). 


Placusa quadridens n. sp. 

Subdepressed, moderately shining: head black, thorax and 
elytra pitchy brown, abdomen brownish-yellow, infuscate on the 
6 and 7 segments. Antennae black, the 1% joint testaceous, 
2" pitchy. Legs testaceous. Length 1.75 mm. 

Near P. conura Cam. but narrower, the antennae shorter, 
thorax narrower and elytra darker; very like P. spinigera Kr. 
but the thorax more narrowed in front, the sculpture a little 
finer and the © characters. Head finely and closely punctured 
and pubescent. Antennae with 3” joint a little shorter than 2", 4" 
to 10° transverse, the penultimate joints twice as broad as long, 
11° stout, pointed, longer than the two preceding together. Thorax 
transverse, (3:2), widest behind the middle, moderately narrowed 
in front, the sides rounded, the posterior angles effaced, very 
finely, closely and rather roughly punctured and finely pubescent. 
Elytra very little longer, but broader than the thorax, slightly 
transverse, closely roughly and less finely punctured than the 
thorax. Abdomen very slightly narrowed from base to apex, 
extremely finely and rather closely punctured, much less thickly 
pubescent than P. conura. 

co: 8" dorsal segment with a sharp incurved spine on either 
side, in the middle with four small teeth, of which the central 
pair are a little larger. 

Engano, Bua Bua V. VI. 1891 (Modigliani). 

Gyrophaena (s. str.) granifera n. sp. 

Shining: head and thorax black or dark reddish-brown, elytra 
pitchy brown, abdomen dark brown, the base a little lighter. 
Antennae testaceous, the last 3 or 4 joints occasionally infuscate. 
Legs testaceous. Length 2 mm. (in moderately extended examples). 

Larger and more robust than G. granulifera Kr. with darker 
elytra and abdomen, absence of ground sculpture on the thorax, 
the elytral tubercles in the co more sparing and the central lobe 
of the 8" dorsal segment in g* more produced and more triangular. 
Head with a few scattered punctures at the base. Antennae 


ORIENTAL STAPHYLINIDAE © 39 


extending slightly beyond the humeral angles of the elytra, the 
A joint small and transverse, 5" larger, as long as broad, 6" to 10" 
transverse gradually increasing in breadth, the penultimate twice 
as broad as long. Thorax transverse (3.3 : 2) with a row of three 
punctures on either side of the middle and one or two externally, 
no visible ground sculpture. Elytra longer and broader than the 
thorax, transverse, in g with rather large and scattered tubercles 
on the disc, the postero-external angles smooth, in 9 prole by 
without sculpture. Abdomen almost impunctate. 

gi: 8" dorsal segment with a flat tubercle before the posterior 
border in the middle line; posterior margin on either side with 
a stout incurved tooth, in the middle produced into a broad 
triangular lobe with rounded apex, a little shorter than the teeth. 
Elytra sparingly tuberculate. 

Engano V. 1891 (Modigliani). 


Ditropalia strigosa n. sp. 

Head and thorax black, subopaque; elytra pitchy-black, shining; 
abdomen very shining, black, the posterior margins of the segments 
narrowly pitchy. Antennae black, the first four joints testaceous. 
Legs pitchy testaceous, tarsi testaceous. Length 3 mm. 

Ditfers from Bolitochara philippina Bernh. (1) in the more 
coarsely sculptured head, longer antennae, less transverse 
coarsely rugose-striate thorax, coarser and less close elytral sculp- 
ture. Head almost as wide as the thorax, very coarsely, closely 
umbilicately punctured, the vertex with a small smooth shining 
space. Antennae extending a little beyond the base of the elytra, 
9° joint a little shorter than the 3", 4! slightly longer than broad, 
5® to 10™ slightly transverse gradually increasing in breadth, the 
11 stout, longer than the two preceding together. Thorax trans: 
verse (4-3), subquadrate, widest a little before the middle, the 
sides gently rounded in front, more strongly narrowed and slightly 
sinuate behind to the obtuse posterior angles, before the scutellum 
with a fovea and two obsolete short slightly diverging impressions, 
the whole surface very coarsely, more or less longitudinally 
rugose-strigose without trace of punctures. Elytra a little longer 
and distinctly broader than the thorax, slightly transverse, strongly 


(1) This as well as B. semiaspera Fauv. should be placed in Ditropalia, the 
temples being strongly bordered and the mesosternum without a keel, 


40 M. CAMERON 


and closely asperate. Abdomen except for a few fine setiferous 
punctures along the posterior margins practically impunctate. 

“ d': 7" dorsal segment with small longitudinal median tubercle; 
8" with the posterior margin closely crenulate. 

Sumatra, Si Rambé XII, 90. II, 91 (Modigliani). 


Ditropalia granulata n. sp. 

Head black, thorax elytra and abdomen pitchy brown, the 
posterior margins of the segments narrowly pitchy testaceous. 
Antennae black with the first two and the last joints testaceous, 
the 3" pitchy. Legs pitchy testaceous, the apical half of the middle 
and posterior femora and all the tibiae, infuscate. Length 3.4 mm. 

Differs from Bolitochara philippina Bernh. in the much 
coarser and granular thoracic sculpture, larger and deeper im- 
pressions, coarser elytral sculpture, longer antennae with yellow 
last joint. Head narrower than the thorax, rather shining, with 
close and rather coarse umbilicate sculpture, on the vertex with 
a small irregular impunctate space. Antennae reaching beyond 
the humeral angles, gradually thickened from the 4" joint, 2"° joint 
shorter than 3", 4% to 7° longer than broad, gradually decreasing 
in length, 8" about as long as broad, 9" and 10" scarcely transverse, 
11 as long as the two preceding together. Thorax rather shining, 
transverse (4.75 : 3.5) widest just before the middle, the sides 
rounded in front, almost straightly narrowed for the posterior 
third, the posterior angles obtuse, disc in the middle with two 
slightly divergent deep sulci united before the scutellum in a 
deep fovea and extending forwards beyond the middle, sculpture 
close and consisting of moderately fine granules. Elytra transverse 
(6.75: 4) the sides slightly rounded, more shining than the fore- 
parts, with similar but coarser sculpture than that of the thorax. 
Abdomen very shining, narrowed from base to apex, with a 
transverse row of setiferous punctures before the apical margin 
of each of the first four (visible) segments, 7" and 8" almost 
impunctate; sides with strong black setae. 

SG: posterior margin of the 8" abdominal segment with three 
small triangular denticles on either side, the central pair separated 
from one another by a larger triangular notch. 

Mentawei, Sipora V. VI. 94 (Modigliani). 


ORIENTAL STAPHYLINIDAE | 


. Ditropalia nigra n. sp. ; 

Black, the fore-parts moderately, the abdomen strongly shining. 
Antennae black, the first two joints testaceous. Legs pitchy or 
pitchv testaceous. Length 3 to 3.5 mm. 

Differs from the preceding species in the more shining fore-parts, 
narrower more quadrate thorax with broader sulci, finely punctured 
raised median line which bifurcates in front to enclose a triangular 
impression, less coarse strigose-rugose sculpture on the rest of the 
surface and less coarse elytral sculpture. Head slightly narrower 
than thorax, suborbicular, the disc flattened anteriorly with small 
median fovea, coarsely, closely umbilicately punctured. Antennae with 
the first three joints subequal, 4 and 5! as long as broad, 6" to 10" 
moderately transverse, not increasing much in width, 11" stout, 
cylindrical with rounded apex, distinctly longer than the two pre- 
ceding together. Thorax slightly transverse (4.5:4), uneven, widest 
before the middle the sides rounded and narrowed in front, a little 
more narrowed and very slightly sinuate posteriorly to the obtu- 
sely rounded posterior angles, in the middle line in front with 
a triangular impression, on either side of the middle line with a 
longitudinal sulcus, these united together before the scutellum in 
a small fovea and diverging anteriorly, the median impression and 
median line with a few small asperate punctures, the rest of the 
surface except the base, coarsely longitudinally strigose. Scutellum 
finely granulate. Elytra a little longer and distinctly broader 
than the thorax, the sides slightly rounded, the posterior margin 
deeply sinuate at the external angle, closely coarsely asperate. 
Abdomen slightly narrowed behind, the anterior segments each 
with two transverse rows of fine punctures before the posterior 
margin, otherwise nearly impunctate. 

©: posterior two thirds of the elytral suture strongly carinate. 
7 abdominal segment with a median longitudinal tubercle, on 
either side of it with a keel reaching the posterior border: 8" with 
a pair of median keels at the base, the posterior margin broadly, 
feebly bisinuate, with scarcely perceptible median tubercle. 

Sumatra, Si Rambé XII. 90. II. 91 (Modigliani). 


Myrmedoniini. 


Falagria (s. str.) orientalis n. sp. 
Shining; head black; thorax pitchy-black or pitchy-brown, 


49 M. CAMERON 


elytra brownish the humeral angles broadly, the posterior margin 
more or less testaceous; abdomen black or pitchy with the first 
(visible) segment and more or less of the second posteriorly, 
testaceous. Antennae blackish, the first two joints and the last 
reddish testaceous. Femora pitchy with bases testaceous, tibiae 
and tarsi testaceous. Length 4.75 mm. 

Near F. dimidiata Motsch. but darker colored, the head 
orbicular, the antennae longer, the abdomen much more closely 
punctured and pubescent. Head completely orbicular, extremely 
finely and not very closely punctured, finely and sparingly 
pubescent. Antennae reaching beyond the posterior margin of the 
elytra, all the joints much longer than broad, more or less cylin- 
drical, the penultimate gradually decreasing in length, the 11" 
longer than the 10". Thorax wider than the head, longer than 
broad (6:5), strongly narrowed behind, the posterior angles pro- 
minent and dentiform, dilated and rounded anteriorly, deeply 
sulcate medially through nearly the whole length, extremely 
finely and moderately closely punctured, very finely pubescent. 
Scutellum carinate. Elytra shorter and broader than the thorax, 
slightly transverse, extremely finely and moderately closely pun- 
ctured, very finely pubescent. Scutellum carinate. Elytra shorter 
and broader than the thorax, slightly transverse, extremely finely 
and moderately closely punctured like the thorax, very finely 
pubescent. Abdomen very finely and rather closely punctured 
and pubescent, rather less closely on the first two segments 
however. 

Sumatra, Si Rambé XII. 90. II. 94 (Modigliani). 


Falagria (Anaulacaspis) sumatrensis n. sp. 

Shining: head and thorax pitchy-red, the elytra clear, the 
first three and the last segments of the abdomen more or less 
obscure, testaceous. Antennae reddish testaceous, the 1° joint 
testaceous. Legs testaceous. Length 3 mm. 

Broader and more robust than /. thoracica Curt. differently 
colored, the antennae longer, the thorax much wider in front. Head 
distinctly transverse with the posterior angles broadly rounded, very 
finely and moderately closely punctured, finely pubescent. Antennae 

Ord | 


extending to the level of the middle of the elytra, stout, the 3™ joint 
longer than 2"%, 4" to 10" about as long as broad, but gradually increa- 


ORIENTAL STAPHYLINIDAE 43 


sing in breadth, 11" scarcely longer than the 10". Thorax broader 
than the head, slightly transverse, strongly dilated and rounded in 
front, strongly contracted and slightly sinuate behind, in the middle 
with a deep narrow sulcus, very similarly punctured and pubescent 
to the head. Scutellum granular. Elytra longer and wider than 
the thorax, as long as broad, very finely but rather more closely 
punctured than the fore parts. Abdomen at the bases of the first 
three (visible) segments, coarsely and closely punctured, the rest 
of the surface much more finely and closely punctured and pu- 
bescent especially behind. 
Sumatra, Si Rambé XII 90. II. 91 (Modigliani). 


Falagria (Anaulacaspis) nigriceps n. sp. 

Shining: head black, thorax brownish-red, elytra testaceous, 
scarcely infuscate about the scutellum and at the sides. Abdomen 
pitchy, less shining than the fore-parts, the posterior margin of 
the first two visible segments reddish testaceous. Antennae reddish- 
brown, the first joint testaceous. Legs testaceous. Length 2.2 mm. 

In build somewhat similar to F. gratilla Er. but the eyes much 
larger, the temples much more convergent behind and the thorax 
sulcate. Head transverse, the eyes large and prominent, the 
temples converging and rounded posteriorly, vertex with a deep, 
broad triangular impression with the apex behind, with a few 
larger punctures near the eyes otherwise very finely and very 
sparingly punctured. Antennae long, extending beyond the 
humeral angles of the elytra, the 3" joint a little shorter than 
the 2", the 4" to 10" all about as long as broad, 11" longer than 
the 10°. Thorax slightly transverse, narrower than the head, 
moderately dilated in front, posterior angles obtuse, deeply and 
rather broadly sulcate throughout along the middle, finely and 
very sparingly punctured. Scutellum finely granular. Elytra a 
little longer and broader (4:2.75) than the thorax, slightly 
transverse, with a double puncturation of moderately fine punc- 
tures sparingly distributed on the dise but much closer towards 
the sides, and between these with some extremely fine and 
scattered punctures, pubescence fine and moderately close. 
Abdomen very finely and closely punctured and pubescent 
throughout, less shining than the fore-parts, the bases of the 
first two visible segments coarsely and closely punctured. 

Sumatra, Si Rambé XII. 90. II. 91 (Modigliani). 


Ah M. CAMERON 


Orphnebius laticeps n. sp. 

Shining: head and thorax black, elytra pitchy-black, the base, 
scutellary region and suture (narrowly) reddish-brown. Abdomen 
dark reddish-brown or blackish. Antennae blackish the first three 
joints and apex of the last, testaceous. Legs pitchy, tarsi reddish. 
Length 3.75 mm. 

About the size of the average 0. Hauseri Epp. but differently 
colored, the eyes smaller, the head transversely oblong, the 
antennae thinner, the thoracic and elytral sculpture much closer; 
more like 0. Bryanti Cam. in the shape of the head which is 
however yet shorter than in that species, and with closer, finer, 
asperate thoracic sculpture. 

Head short and broad; transversely oblong, the temples a 
little prominent and rounded the posterior angles rounded, eyes 
large, longer than the temples, finely and sparingly punctured. 
Antennae rather slender, the 3" joint a little longer than the 2”, 
Ak to 10 moderately transverse, 11" scarcely longer than the pre- 
ceding. Thorax transverse (5:3), a little broader than the head, 
the sides nearly straight, converging slightly behind to the rounded 
posterior angles, very finely, asperately, moderately closely 
punctured. Elytra longer and considerably broader than the thorax, 


transverse, the sculpture similar but much coarser than that of 


the thorax. Abdomen gradually narrowed from base to apex, the 
side margins strongly raised, almost impunctate except on the 
7% segment which is closely set with moderately large, simple 
punctures, the 8" asperately punctured. 

of: 7" abdominal segment with a tubercle just in front of the 
middle of the posterior border. 

Sumatra, Si Rambé XII 90, II 91 (Modigliani). 


Pelioptera longicornis Cam. 

Described from 9 examples from Java (Treubia Vol. VI (2) 
1925 p. 194). The © has the 8" dorsal segment narrowed towards 
the apex, the posterior margin shallowly emarginate from side 
to side, in front of it on either side with a large tubercle and 
in the middle line practically on the margin itself a very small 
tubercle can be seen. 

Sumatra, Si Rambé XII 90, III 91 (Modigliani). Type 9 
Zoologisch Museum, Buitenzorg, Java. 


ORIENTAL STAPHYLINIDAE 45 


Myrmedonia (Ctenodonia) rugosissima n. sp. 

Shining reddish-brown, the fore-parts coarsely and rugosely 
sculptured; abdomen very shining, almost glabrous. Antennae 
black, the 1* joint pitchy, 2°* reddish, 141" testaceous. Femora 
brown, the extreme base testaceous, tibia and tarsi pale testaceous. 
Length 7.5 mm. 

An elongate species the facies recalling somewhat that of 
Astilbus but the temples margined below. Head produced in 
front, the posterior part transverse, the temples coarctate with the 
hase, the eyes moderate, scarcely prominent, the disc very coarsely, 
deeply and moderately closely punctured, each puncture with a 
small setiferous tubercle in the middle; in front of the level of 
antennae tumid and glabrous. Maxillary palpi with the 2°* and 3" 
joints black, the 4" yellow. Antennae extending beyond the base 
of the elytra and clothed with long erect hairs, the 1“ joint long, 
gradually thickened apically, 2°° shorter than 1*, 3" longer than 2°, 
4% to 7" longer than broad gradually decreasing in length, 8" and 9" 
as long as broad, 10™ transverse, 11" scarcely as long as the two 
preceding together. Thorax wider than the head, slightly trans- 
verse, the sides moderately rounded and widened in front, strongly 
sinuate and narrowed behind to the obtusely rounded posterior 
angles, middle line with a smooth keel throughout, the rest of the 
surface except the extreme base, more coarsely and closely sculp- 
tured than the head, rugose, each puncture will a small tubercle 
furnished with a hair or fine seta, the sides setiferous. Scutellum 
rugose. Elytra as long as but broader than the thorax, transverse, 
coarsely (but less coarsely than the thorax) transversely rugosely 
sculptured, finely and very sparingly pubescent. Abdomen a little 
narrowed before the apex, very shining, the bases of the segments 
with a transverse row of punctures, the 7 closely moderately 
finely punctured for about the basal half, otherwise with only a 
few scattered setiferous punctures; sides and apex with black setae. 

I have seen two examples of this species, one (the type) taken 
by myself at the Gap, Selangor, Federated Malay States, the 
other in the Museo Civico di Storia Naturale in Genova from 
Sumatra, Si Rambé XI 90, III 91 (Modigliani). Type in my collection. 


Myrmedonia (Zyras) alternans) n. sp. 
Shining. Head, elytra and 6" and 7° abdominal segments black, 


46 M. CAMERON 


thorax and rest of the abdomen red. Antennae black, the 1% joint 
and the apex of the last more or less pitchy. Legs pale testaceous, 
the femora narrowly infuscate at the apex. Length 5.5 mm. 

Practically identical in body coloration with M. geminus Kr. 
but readily distinguished by the dark antennae the penultimate 
joints of which are more transverse, the much broader thorax, 
the much more strongly sculptured elytra and the red terminal 
segment of the abdomen. Head transversely suborbicular, narrower 
than the thorax, the eyes large and prominent, towards the front 
in the middle with a small impression, internal to the eyes and 
before the base with some small setiferous punctures, otherwise 
without sculpture. Antennae reaching the humeral angles of the 
elytra, the 1° joint longer than the 2°‘, this shorter than the 3", 
A” scarcely, 5" to 10™ distinctly transverse, 11 pointed, conical, 
slightly longer than the two preceding together. Thorax transverse 
(8:6), widest before the middle, the sides rounded in front, more 
narrowed but scarcely sinuate to the obtusely rounded posterior 
angles, before the scutellum with a deep round impression, on 
either side of the middle line with an irregular, more or less 
double row of 9 or 10 moderately large punctures, more exter- 
nally with a group of 4 or 5 others. Elytra a little longer a 
distinctly broader than the thorax, transverse, moderately coarsely 
but not very closely, asperately punctured. Abdomen transversely 
punctured at the bases of the segments, otherwise almost im- 
punctate. 

ST: 8" dorsal segment crescentically emarginate in the middle 
of the posterior border, obscurely crenulate externally, before the 
emargination with a pair of tubercles and more anteriorly with 
a transverse row of four more or less obsolete ones. 

Sumatra, Lago Toba IT, XI, 1894 (Modigliani). 


Myrmedonia (? Pella) montana n. sp. 

Entirely black, rather shining: elytra shorter than the thorax. 
Antennae and less black, tarsi ferruginous. Length 7.5 mm. 

From the description evidently closely allied to M. brevipennis 
Bernh. but distinguished by the black legs and the more uniformly 
distributed thoracic punctures. Head transverse, suborbicular, the 
eyes large, the temples short and completely rounded, moderately 
coarsely and moderately closely punctured except in front where 


ORIENTAL STAPHYLINIDAE h7 


sculpture is nearly absent, in the middle anteriorly with a small 
fovea, finely but distinctly shagreened. Antennae with the 1“ joint 
long, moderately thickened apically, longitudinally sulcate from 
the middle to the apex, 2" joint a good deal shorter than the 1%, 
twice as long as broad, 3" longer than 2°, 4" very short, strongly 
transverse, 5 and following moderately transverse, longer and 
broader than the 4 and not increasing appreciably in width, 11 
conical, shorter than the two preceding together. Thorax wider 
than the head, transverse, widest a little before the middle, the 
sides rounded and narrowed in front, the anterior angles slightly 
obtuse, more strongly contracted but scarcely sinuate to the 
completely rounded posterior angles, all the margins strongly 
bordered; disc rather uneven, on either side of the middle line 
with a longitudinal impression, each with two large punctures, 
more externally towards the sides with a similar large puncture, 
the rest of the surface uniformly but more coarsely punctured 
than the head except towards the anterior angles which are more 
sparingly punctured, ground sculpture as on the head. Scutellum 
asperate. Elytra shorter and broader than the thorax, strongly 
transverse, sutural angle strongly rounded, the posterior margins 
oblique, much more closely and more deeply punctured than the 
thorax with obsolete ground-sculpture. Abdomen gradually nar- 
rowed behind, very finely and sparingly punctured, the 7" segment 
moderately closely asperate, 8" closely granulate. 

o: 8 dorsal segment much more coarsely granulate, more 
produced its apical margin more distinctly crenulate. 

A number of specimens taken by me at Matiana, Simla Hills, 
India 7900 feet above the sea in the carcase of a bird. 

Sumatra, Si Rambé XII 90, IN 91 (Modigliani). 

Type in my collection. 


Myrmedonia (s. str.) Modiglianii n. sp. 

Shining: head black or pitchy, thorax ferruginous red, elytra 
brownish-testaceous, infuscate laterally and about the postero- 
external angles, abdomen black, the first two (visible) segments 
yellow. Antennae black, the first three joints reddish testaceous. 
Legs pitchy testaceous. Length 3.2 mm. 

Xesembling in build Myrmedonota Cam. but the posterior 
tarsi more slender with longer 1% joint. Head somewhat produced 


18 M. CAMERON 


in front, the part behind the antennae transverse, the eyes large, 
the temples completely rounded with the base, very finely and 
very sparingly punctured. Antennae stout, extending a little 
beyond the humeral angles of the elytra, the 1% joint stout, gra- 
dually thickened from base to apex, 2™ rather short, 3" elongate, 
more than twice as long as 2°*, 4" to 10" transverse gradually 
increasing in breadth, the penultimate 2 !/, times broader than long, 
11" conical, a little longer than the two preceding together. 
Thorax strongly transverse (5:3), wider than the head, broadest 
just behind the completely rounded anterior angles, strongly 
narrowed but not sinuate posteriorly to the very obtusely rounded 
posterior angles; disc without impressions, very finely and very 
sparingly punctured and pubescent, at the sides with 3 or 4 
black setae. Scutellum impunctate. Elytra a little longer and a 
good deal broader than the thorax, transverse, very finely and 
scarcely more closely punctured than the thorax. Abdomen a 
little narrowed at the base and apex, the sides feebly rounded, 
practically impunctate, the sides with some black setae. 

ST: 8” dorsal segment truncate, finely and closely denticulate, 
the external tooth the largest: 6" ventral segment a little produced 
and broadly rounded. 

Sumatra, Siboga (Type 7°); Padang (Modigliani). 


Oxypodini. 


Irmaria n. gen. 

Facies somewhat resembling Myrmedonia laticollis Mark. 
Antennae loosely jointed; temples strongly bordered below; 
maxillary palpi 4 jointed, the 1% joint very small, 2°° elongate, 
curved and thickened towards the apex, 3" a little shorter and 
thicker apically than the 2", 4" subulate, quite half as long as 3; 
inner lobe of maxilla with 3 or 4 spines on the inner margin 
towards the apex, the rest ciliate; outer lobe simply ciliate: 
mandibles curved and pointed, the right with an obscure tooth: 
tongue broad, membranous, in the middle with two teat shaped 
lobes, shorter than the 1% joint of the labial palpus: labial palpi 
distinctly 3 jointed, 1* joint moderately long, 2" much shorter, 
scarcely half as long as 1 and a little narrower, 3" about as long 
as 1° but narrower than 2", cylindrical. Thorax strongly transverse, 


ORIENTAL STAPHYLINIDAE AY 


the sides evenly rounded, the epipleurae not visible when viewed 
from the side: mesosternum pointed, extending about half the 
length of the intermediate coxae, metasternal process short, scar- ‘ 
cely extending between the coxae, intersternal piece long and 
narrow, the intermediate coxae narrowly separated: tibiae ciliate: 
tarsi 5, 5,5 the anterior with the first four joints short and 
subequal, 5" as long as the three preceding together; middle tarsi 
with the first four joints short (but longer than those of the 
anterior) subequal; posterior tarsi with. the first three joints 
subequal, of moderate length, 4 shorter, 5' about as long as the 
three preceding together. Elytra not sinuate within the postero- 
external angle. Type nigra. 


Irmaria nigra n. sp. 

Shining, entirely black, the posterior margins of the abdominal 
segments obscurely pitchy. Antennae black, the first three joints 
reddish-testaceous. Legs testaceous. Length 2.75 to 3 mm. 

Rather robust and subconvex. Head round, the eyes large and 
rather prominent, the temples short, finely and sparingly punctured 
and pubescent. Antennae rather short, not extending much beyond 
the base of the elytra, 2"° and 3" joints of equal length, 4" as long 
as broad, 5" to 10™ transverse, gradually increasing in width, the 
penultimate about twice as broad as long, 11" conical longer than 
the two preceding together. Thorax wider than the head, strongly 
transverse (6:4), widest at the posterior third, the sides bordered, 
evenly and gently rounded, the anterior angles broadly rounded, 
the posterior obtusely rounded, punctuation similar to that of the 
head, but rather less sparing, pubescence scanty. Elytra longer 
(5:4) and wider (8:6) than the thorax, slightly transverse, finely 
but more closely punctured than the thorax, finely pubescent. 
Abdomen parallel in front, 7" and 8" segments narrowed, 4", 5™ 
and 6" segments finely and rather sparingly punctured before the 
posterior margin, 7" and 8" with a few fine scattered punctures, 
otherwise practically impunctate. 

dg: 6 ventral segment narrowed and produced, the apex 
rounded. 

Sumatra, Si Rambé XII 90, HI 91 (Modigliani). 


Ann, del Mus, Civ, di St. Nat., Vol. LII. (28 Ottobre 1925), 4 


L. MASI 


DESCRIZIONE DI TRE NUOVI OSTRACODI AFRICANI, 


Descrivo in questa pubblicazione tre nuove specie di Ostracodi, 
una della Somalia italiana, riferibile al genere Acocypris, una, 
pure della Somalia, rappresentante un nuovo. sottogenere di 
Cyprinotus, la terza appartenente a questo stesso genere e 
proveniente dalle Isole del Capo Verde. 


Gen. CYPRINOTUS Brady. 


La sistematica delle numerose specie che si potrebbero com- 
prendere sotto il nome di Cypris sensu lato, come ha fatto 
G. Alm alcuni anni fa (1915) trattando degli Ostracodi di acqua 
dolce della Svezia (7), non si può dire che abbia molto progredito 
da quando G. W. Miller pubblicò il volume sugli Ostracodi nel 
« Tierreich ». Mentre Alm ha considerato come sottogeneri quei 
gruppi che erano ritenuti quasi da tutti gli specialisti come generi 
e talora anche come di grado più elevato, quali ad es. Herpeto- 
cypris, Dolerocypris, Cypris s. str. e Cypridopsis, altri hanno 
avuto la tendenza ad aumentare le distinzioni generiche, fondando 
talora le diagnosi sopra un numero troppo limitato di caratteri. 
Il genere Cyprinotus Brady, a mio parere, è rimasto sempre 
come un gruppo non bene caratterizzato e non sufficientemente 
distinto da quelle forme che nel « Tierreich » costituiscono il genere 
Eucypris Vavra: tuttavia per le specie ad esso riferibili si sono 
istituiti anche generi diversi. Ed infatti G. O. Sars recentemente (?) 

(1) Monographie der Schwedischen Susswasserostracoden. (Zool. Bidrag fran 
Uppsala, Band IV, 1915). L’A. adotta però la denominazione Cypris O. F. Muller, 1776. 

() Vedasi: The Fresh-Water Entomostraca of the Cape Province — Part II, 


Ostracoda (Ann. South African Museum, XX, 1924, part II) — ed anche: An Account 
of the Crustacea of Norway, IX, part VII-VIII, 1925, p. 122, 


NUOVI OSTRACODI AFRICANI 5I 


ha creduto opportuno di separare dai Cyprinotus la Cypris 
incongruens Ramdohr, per unirla con altre specie aftini sotto il 
nome di Heferocypris, che fu proposto da Claus nel 1892, non 
però con lo stesso significato. Sars ha istituito anche (4. c.) i 
generi Homocypris ed Hemicypris, che si discostano in pochi 
caratteri dall’Heterocypris, almeno a giudicare dalla breve 
descrizione che egli ne ha pubblicata finora. Seguendo questa 
tendenza al frazionamento sistematico, la quale ha pure un così 
autorevole esempio come può essere quello dell’ illustre carcinologo 
norvegese, credo che si potrebbe fare un genere a sè anche per 
la specie che è descritta qui appresso, la quale somiglia alla 
Cypris incongruens, ma se ne discosta per certi caratteri par- 
ticolari, specialmente per l'armatura delle mandibole e delle 
mascelle. Io ritengo che tanto il gruppo Heterocypris Claus-Sars, 
come |’ Homocypris e V Hemicypris Sars, il Cyprinotus Brady- 
Sars, quello rappresentato dalla specie di cui segue la descrizione, 
e forse qualche altro di cui non si possono rilevare bene i caratteri 
dalle descrizioni pubblicate, debbano formare altrettante suddivi- 
sioni del genere Cyprinotus. 


Subg. Cyprinotoides n. 


La diagnosi di questo sottogenere si puo stabilire coi seguenti 
caratteri : i 


Femina — Testa subelliptica, dorso modice elevato, valva 
sinistra dextram antrorsum superante, limbo hyalino saltem antice 
et subtus prominente, limite paginae interioris cuiusque valvae 
margini exteriori propinquo, parum conspicuo. 

Antennae I. et II. paris setis omnibus glabris; setae natatoriae 
secundi paris ungues superantes. 

Mandibulae dentibus fere omnibus crassis, latisque, nec sim- 
plicibus, sed in margine apicali exteriore in denticulos duos vel 
tres subdivisis. 

Lobi maxillares dentibus nullis, unguibus aliquot acuminatis 
tantum armati. i 

Rami furcales graciles, marginibus omnino glabris, unguibus 
attenuatis, maiore dimidiam rami longitudinem superante, 


59 L. MASI 


Species typica Cyprinotus (Cyprinotoides) somalicus. Mas 
ignotus. 


I caratteri più notevoli sono: la posizione dell’orlo interno 
delle valve (1); la mancanza di barbe in tutte le setole delle 
antenne; i rami della forcina col margine posteriore glabro; la 
mancanza di veri denti nella mascella, sostituiti da aculei semplici, 
aguzzi, simili a quelli della estremità del palpo. Quest’ ultimo 
carattere è di particolare interesse ed ha riscontro nel Cyprinotus 
Filleborni Dad. (?) ma non mi sembra che sia stato finora 
indicato per altre specie riferibili al gruppo Cypris sensu lato. 
Aculei simili, in luogo dei denti, sono forse quelli rappresentati 
per la Cypris Gunningi Methuen, nella Tav. XIII, fig. 27, nei 
Proc. Zool. Soe. London, 1910 (*); alcune altre specie presentano 
denti coi dentelli assai ridotti. La Oncocypris Voeltzkowi 
G. W. Muller, ha due denti privi affatto di dentelli, ma con una 
traccia di quella divisione trasversale in una parte basale ed una 
apicale, che normalmente si osserva nei denti della mascella (4). 
Le due o tre punte in cui è divisa l estremità dei denti mandibolari 
nel Cyprinotus somalicus sono tutte sul lato esterno ed allo 
stesso livello: in altre specie si possono trovare diverse punte, ma 
con disposizione irregolare. Il primo articolo del primo paio di 
zampe è fornito di una sola setola. 

Il Cyprinotus somalicus fu raccolto nella Somalia italiana, 
a Cut Geledi, nel 1923, dal March. Saverio Patrizi, insieme con 
alcuni altri Entomostraci, dei quali tratterò in altra pubblicazione. 


(1) In una mia precedente pubblicazione nell’Archivio Zoologico (4909) ho indicato 
i termini con i quali si può tradurre in italiano la nomenclatura del guscio adottata 
da G. W. Miller. Per le descrizioni latine mi servo ora dei termini seguenti: argo 
testae, 0 valvarum, per Scalenrand; limes paginae interioris (valvarum) per Innen- 
rand; limbus hyalinus per Saum, zona communis per verschmolzene Zone; limes 
zonae communis per Verwachsungslinie; lista per Leiste; linea limbica per Saumlinie. 
La distinzione di queste parti del guscio deve esser fatta necessariamente secondo 
eli esempi dati dal Miiller, poiché nella pratica delle descrizioni non sarebbe possibile 
tener conto dei risultati delle ricerche di Fassbinder (Beitràge zur Kenntnis der 
Siisswasserostracoden, Zool. Jahrb., Abt. f. Anat., XXXII, 1912, p. 533-576, tav. 31, 32) 
i quali porterebbero ad una diversa interpretazione della fascia jalina e del margine 
del guscio. 

(2) Daday, E. Die Silsswasserfauna Deutsch-Ost-Afrikas. (« Zoologica », Bd. XXIII, 
Heft 59, Lief. 1-5, 1910). 

(5) Methuen, P. A. On a Collection of Freshwater Crustacea from the Transvaal 
— pag. 148. 

(4) Muller, G. W. Die Ostracoden, in: Wissensch. Ergebnisse d. Reisen in Mada- 
gaskar u. Ostafrika von Dr. A. Voeltzkow. (Abh. Senck. Naturf. Gesellschaft, XXI 
Bd., 2. Heft, 1898, Cypris Voeltzkowi, Tav. XIV, fig. 4), i 


Ue) 


NUOVI OSTRACODI AFRICANI DI) 


Cyprinotus (Cyprinotoides) somalicus sp. n. 


Testa a latere visa subelliptica, altitudine maxima paullum 
post medium longitudinis, huius dimidium vix superante (propor- 
tione 55:105); latere dorsali arcuato, antice declivi; latere anteriore 
3/, circiter altitudinis posterioris aequante et fortius curvato. 
Valvae fere aequales, sinistra paullo antrorsum prominens, denti- 
culis carens. Valva dextra denticulis instructa prope marginem 
anteriorem et prope inferiorem partem posterioris, nec non ad 
partem anteriorem et posteriorem marginis ventralis, seriatis, 
conicis, spatio inter se distantibus ipsorum basi, et ipsorum alti- 
tudini, aequilongo; antice numero circa viginti, postice circa 
duodecim. Forma testae superne inspectae etiam elliptica, antrorsum 
nonnihil angustata, bis longior quam latior. Zona communis angusta, 
canaliculis brevibus, simplicibus, perforata; limes interior nusquam 
a margine valvarum remotus, minusque distinctus. Limbus hya- 
linus valvae sinistrae in huius margine anteriore et ventrali 
modice prominens, in parte dimidia inferiore marginis posterioris 
angustior; limbus valvae dextrae antice in parte superiore, postice 
in toto margine, occultatas. Pori setiferi sparsi, haud frequentes, 
ad marginem anteriorem tamen magis numerosi et quasi tuber- 
culum minutum extus prominentes. 

Antennae I. seta articuli secundi huius longitudinem  vix 
aequante; articulo tertio bis longiore quam latiore, quarto latitu- 
dinem suam paullo superante; setis natatoriis haud pinnatis, lon- 
gitudinem articulorum septem paullo superantibus. 

Antennae II. setis etiam omnibus glabris instructae. Articulus 
tertius in parte dimidia superiore lateris anterioris sparsim et 
parce pilosulus; seta sensoriali angusta; seta apicali anguli inte- 
rioris apicem articuli quinti attingente; setis natatoriis, prima 
excepta, extremitatem unguium superantibus. Seta anterior exo- 
poditi !/, articuli quarti attingens. Setae quatuor ad medium 
lateris posterioris articuli paenultimi affixae, usque ad medium 
unguium productae. Articulus apicalis ungue interiore attenuato, 
spinulis minutissimis, difficulter conspiciendis, instructo. Ungues 
quatuor maiores denticulis tenuibus in serie duplice dispositis. 

Mandibulae dentibus septem armatae, quorum primus et sextus 
apice inciso-bidenticulato, 2.-5. denticulis ternis; 7. simplex, spini- 


54 L. MASI 


formis, cui setae aliquot sequuntur breves atque rigidae, aliaequae 
duae ut solito, in margine posteriore, retrorsum vergentes, flexi- 
biles, parvae, pinnatae. Palpus mandibularis articulo secundo setis 


Fig. 1. Cyprinotus (Cyprinotoides) Somalicus: a, valva dextra (xX 34) — d, pars 
postero-inferior valvae dextrae, oblique et maiori amplificatione inspecta — ¢, testa 
superne visa — d, antenna secundi paris (x 90) — e, maxillae apophysis tertia cum 
palpo (X 120) — 7, dentes mandibulares (X 210) — g, pes primi paris (x 90) — A, 
articuli duo ultimi pedis secundi paris (x 120) — ¢, ramus furcalis (X 110). 


NUOVI OSTRACODI AFRICANI 55 
quinque pinnatis infra instructo, quarum duae dimidium fere 
unguium attingentes, duae paullum breviores, reliqua articuli 
tertii longitudinem non attingens. 

Maxillae apophyse anteriore (seu tertia, quae est palpo proxima) 
dentibus destituta, setis tribus robustis, acuminatis, dentium loco. 
Palpus articulo apicali paullum longiore quam latiore, unguibus 
quatuor elongatis, una tamen minore. 

Pedes maxillares setis tribus solitis in extremitate posteriore, 
media palpo fere aequilonga, superiore dimidiam longitudinem 
mediae fere attingente, inferiore paullo superante. 

Pedes I. paris articulo basali seta unica instructo; articulo 
secundo antice tantum fasciculis quinque pilorum subtiliorum 
ornato, postice spinulis quinque minutissimis asperato; setis omnibus 
ad marginem distalem articulorum glabris; seta anteriore articuli 
quinti paullum minus quam posteriore producta; ungue longo, 
denticulis minutis post mediam eius longitudinem et usque ad !/, 
apicalem armato, quorum primi brevissimi, quasi inconspicui. 

Pedes II. paris seta in apice articuli secundi affixa dimidium 
articuli paenultimi vix attingente, seta ad medium huius articuli 
3/, distantiae eius ab articulo apicali aequante, utrisque brevissime 
pinnatis; articulo apicali ungue instructo latitudini praecedentis 
aequilongo, setaque glabra, deorsum versa dimidium vix superante. 

Rami furcales  subrecti, basi lata, graciles, latitudine 1/,, 
longitudinis, marginibus post !/, parallelis, margine posteriore 
omnino glabro; unguibus tenuibus, maiore °°/,)) rami aequante, 
minore *°/,,,, hoc autem paullum ultra ?/, maioris producto, 
unguium denticulis minutissimis, potius setis brevissimis, rigidis, 
et in ungue minore quasi inconspicuis; seta apicali quam adiacente 
ungue proportione 18:100 breviore et latitudinem rami paullum 
superante, seta lateris posterioris ter et semis hac latitudine 
longiore. 

Long. testae mm. 1,5. 

Mas ignotus. 

Habitat: Somalia, Cut Geledi. Collegit S. Patrizi, X, 1923. 

Specimina quinque, cotypi, in « Museo Civico di Storia Natu- 
rale di Genova ». Testa decolorata. 


u 


56 L. MASI 


Subg. Cyprinotus s. str. 


La specie di cui segue la descrizione, raccolta da Leonardo Fea 
all’ Ilheo Razo nel 1898, è il primo Ostracode che viene descritto 
per le Isole del Capo Verde. Secondo le più recenti pubblicazioni 
di G. O. Sars (*), il nome generico di tale specie dovrebbe essere 
Heterocypris, come per la Cypris incongruens Ramdohr, alla 
quale essa è certamente affine; tuttavia, per le ragioni che ho 
esposto nelle pagine precedenti, la riferisco al genere Cyprinotus 
Brady, e al sottogenere omonimo. 


Cyprinotus (Cyprinotus) Hesperidum sp. n. 


Femina — Testa a latere visa subelliptica, inferius subrecta, 
altitudine maxima ad medium, ?°/,5o longitudinis aequante, latere 
dorsali modice arcuato, latere anteriore et posteriore subaequalibus. 
Forma testae superne inspectae etiam elliptica, antrorsum nonnihil 
angustata, bis longior quam latior. Valva sinistra antice atque 
postice dextram paullo superans. Valva dextra denticulis in parte 
postero-inferiore circa 12 instructa, in parte antero-inferiore 5 vel 6. 
Limes paginae interioris valvarum bene distinctus, ubique paullum 
a margine remotus, in parte posteriore valvae dextrae etiam 
magis propinquus. Limbus hyalinus postice haud prominens, in 
toto margine anteriore valvae sinistrae bene conspicuus. 

Antennae I. seta articuli secundi huic subaequilonga, articulo 
tertio latitudine sesquilongiore, quarto latitudine sua paullum 
longiore, setis natatoriis haud pinnatis, longitudinem totius antennae 
nonnihil superantibus. 

Antennae II. articulo tertio in parte dimidia superiore lateris 
anterioris parce pilosulo, seta - sensoriali angusta, seta apicali 
anguli interioris apicem articuli quinti attingente, vestigio structurae 
bipinnatae difficulter conspiciendo; setis natatoriis glabris, extre- 
mitatem unguium paullo superantibus. Seta anterior exopoditi 
paullum ultra articulum tertium elongata. Setae ad medium 
lateris posterioris articuli paenultimi affixae, usque ad medium 
articuli quinti productae. Hic ungue tenui, setiformi, glabro, 
instructus. Ungues quatuor maiores denticulis sat longis. 


(1) Vedasi nota 2 a pag. 50. 


NUOVI OSTRACODI AFRICANI 57 


Mandibulae dente anteriore apice inciso, secundo atque tertio 
apice 3-denticulatis, secundo autem denticulis aegualibus, tertio 
denticulo posteriore longiore, dente quarto et quinto 2-denticulatis, 
denticulo posteriore elongato. Palpus articulo secundo setis quatuor 
pinnatis infra instructo, quarum una brevior, reliquae tenues, 
apicem unguium fere attingentes. 

Maxillae apophyse tertia dentibus duobus denticulatis instructa, 
palpi articulo apicali antice fere bis longiore quam basi latiore. 

Pedes maxillares setis tribus solitis in extremitate posteriore, 
media palpo fere aequilonga, superiore dimidiam longitudinem 
setae mediae attingente, inferiore vix superante. Lamina branchialis 
setis sex pinnatis instructa. 

Pedes I. paris robusti, articulo secundo fasciculis pilorum 
antice atque postice ornato, setis juxta marginem apicalem arti- 
culorum glabris, seta anteriore articuli quinti vix magis quam 
posteriore producta, ungue etiam robusto, denticulis tenuibus at 
conspicuis. 

Pedes II. paris seta in apice articuli secundi affixa 4/, articuli 
paenultimi attingente, seta ad medium huius articuli usque ad 
eiusdem extremitatem producta, utrisque brevissime. pinnatis; 
articulo apicali ungue parvo instructo, setaque glabra, deorsum 
versa 4/, articuli praecedentis attingente. 

Rami furcales leniter curvati, a basi usque ad medium sensim 
angustiores, latitudine mox post medium °/,,, longitudinis, margine 
posteriore omnino glabro, unguibus tenuibus, maiore 4/0 rami 
aequante, minore *‘/,,,, hoc autem maioris dimidiam longitudinem 
attingente; unguium denticulis minutissimis, quasi setis brevissimis 
rigidisque; seta apicali quam adiacente ungue quater breviore, 
seta lateris posterioris basim unguis minoris attingente. 

Testa decolorata, flavida. 

Long. testae ad summum 1 mm. 

Mas ignotus. 

Habitat: Ilheo Razo (Capo Verde). Collegit L. Fea, X 1898. 

Specimina multa, cotypi, in « Museo Civico di Storia Naturale 
di Genova ». 


I caratteri diagnostici più importanti di questa piccola specie 
di Cyprinotus sono: la forma del guscio, di profilo, quasi rego- 
larmente ellittica, eccetto il lato ventrale, che è quasi dritto; le 


58 L. MASI 


setole natatorie ben sviluppate ma prive di barbe; le zampe del 
primo paio robuste, con unghia grossa; i rami della forcina col 
margine posteriore glabro e con la setola apicale lunga '/, 
dell’ unghia anteriore. 


Gen. ACOCYPRIS Vavra. 


Devo al gentile interessamento del Prof. Bruno Parisi, direttore 
della sezione zoologica del Museo Civico di Milano, 1’ occasione 
di poter descrivere una nuova specie di ostracode della Somalia 
italiana, della quale furono trovati parecchi esemplari nell’ intestino 
di alcuni individui di Uegitglanis Zammaranoi Gianf., piccolo 
siluride cieco, che il Maggiore V. T. Zammarano raccolse nei 
pozzi di Uegit, sull’altipiano fra 1’ Uebi Scebeli ed il Giuba (*). 
Gli esemplari che ho avuto in esame sono circa una sessantina, 
di età diversa, alcuni giovanissimi, altri sessualmente maturi, e 
questi tutti maschi. Il loro stato di conservazione, sebbene assai 
poco soddisfacente, mi ha permesso di studiarne minutamente i 
caratteri, onde posso dare una descrizione particolareggiata della 
specie. 

‘Questo ostracode, che nella forma e nella struttura delle valve 
ha una notevole somiglianza con le Herpetocypris, per 1 carat- 
teri della forcina mi sembra riferibile al genere Acocypris Vavra, 
del quale era nota finora soltanto la specie capillata (2), del 
Madagascar, sebbene differisca da questa per diversi caratteri (*). 
Nell’ Acocypris capillata il lato dorsale del guscio, visto di 
profilo, è arcuato e la parte posteriore della valva sinistra spor- 
gente, mentre nella specie di Uegit il lato dorsale è dritto e 
disposto parallelamente al lato ventrale, e la parte posteriore 
delle due valve è arrotondata come l'anteriore. Ma il carattere 
più importante della specie di Uegit, come ho già detto, è nella 
forcina, la quale manca della setola sul lato dorsale dei due rami 
e presenta questi rami ugualmente sviluppati ed ugualmente 
conformati, forniti di quattro pettini di setole rigide, ma senza 


(1) Vedi: Gianferrari, L. — Uegitglanis Zammaranoi, un nuovo Siluride cieco 
africano. (Atti Soc. Ital. Sc. Nat., Milano, vol. LXII, 1923, p. 1-3). — Su la dentatura 
di Uegitglanis Zammaranoi (1. c., vol. LXIIT, 1925, p. 327). 

(2) Vavra, W. — in: Mitth. naturh. Mus. Hamburg, XII, 1895, p. 14. 

(€) Analogamente a quanto ho detto peri Cyprinotus, i generi Acocypris Vavra, 
Stenocypris Sars, Stenocypria G. W. Miiller, I2yodromus Sars, ed alcuni altri, 
potrebbero considerarsi come sottogeneri di Herpetocypris Br. a. Norm. 4 


NUOVI OSTRACODI AFRICANI 59 


alcuna serie di dentelli. La forcina non si potrebbe quindi para- 
gonare nè a quella delle Herpetocypris, nelle quali la setola 
dorsale è talora assai ridotta, ma esiste sempre, nè a quella degli 
Ilyodromus, nei quali la setola dorsale è trasformata in una 
spina assai grossg e robusta; e differisce dalla forma delle Steno- 
Cypris per avere i rami uguali ed ugualmente spinulosi sul 
margine dorsale. Le setole natatorie del secondo paio di antenne 
sono molto corte, onde questo ostracode, come quasi tutte le altre 
specie dei generi affini, deve essere inetto al nuoto, vivendo sul 
fondo dei bacini d’acqua, o strisciando e arrampicandosi sulle 
pareti dei pozzi o sulle piante sommerse. 


Acoeypris uegitia sp. n. 


Mas — Testa, a latere visa, oblonga, altitudine *°/,,, longi- 
tudinis aequante, latere dorsali vix leniter arcuato et ventrali 
subparallelo, margine toto lineam fere ellipticam fingente; latere 
antico fere semicirculari, postico in parte dimidia superiore minus 
convexo. Forma, superne inspecta, latitudine maxima ad partem 
!/, mediam, 5/00 longitudinis aequante; parte anteriore paullo 
magis quam posteriore angustata; valva sinistra dextram paullisper 
antice atque postice superante. Valva dextra limbo hyalino lato, 
prope dimidium inferius lateris postici dimidiumque posteriorem 
lateris ventralis bene conspicuo, fere ubique a zona communi 
remoto, in parte autem anteriore valvae angustato et secundum 
marginem anteriorem curvato, ab hoc distante spatio fere duplo 
quam zonae communis latitudine; latere postico. setis aliquot 
maximis instructo, !/, testae longitudinis aequantibus; limite 
paginae interioris, in parte anteriore, valde a margine remoto et 
ab hoc fere !/, totius longitudinis distante, versus interiorem 
partem valvae leniter concavo leniterque sinuoso, in parte autem 
posteriore lineae limbicae propinquo. Valva sinistra parte postero- 
ventrali marginis minus convexa, ita ut pars postica testae magis 
figuram ellipticam fingat; limite paginae interioris minus a mar- 
gine in parte anteriore distante, minusque etiam in posteriore; 
limbo hyalino valde angustato, parum conspicuo, a margine 
valvae non remoto. 
| Antennae I. paris seta lateris inferioris articuli primi extre- 
mitatem sexti attingente; articulo tertio sequentibus tribus simul 


60 L. MASI 


sumptis fere aequilongo et latitudine sua longiore proportione 9:3; 
setis natatoriis longitudinem totius antennae superantibus. Setae 
omnes glabrae. 

Antennae II paris seta angulo distali inferiori articuli secundi 
affixa sensim versus apicem angustata, in eius portione terminali 
tenuissima, paullum quam articulo tertio breviore; hoc setis paucis 
prope latus. anterius, ad 1/, longitudinis, instructo; seta magna 
ectopoditi articuli sequentis apicem attingente; seta angulo distali 
inferiori articuli tertii affixa fere usque ad antennae apicem elon- 
gata; setis natatoriis dimidium articuli paenultimi non superan- 
tibus; articulo hoc, in latere posteriore, setis quatuor instructo, 
quarum extrema minus attenuata, pinnata, antennae apicem 
attingens, secunda omnium longissima, ad medium unguium 
producta. 

Palpus mandibularis setis in parte anteriore articuli paenultimi 
quatuor, longis, paullum ab articuli extremitate remotis, quarum 
una apicem unguium superans; ungue robusto juxta marginem 
distalem eiusdem articuli affixo, extremitatem quarti paullum 
superante; prope hunc unguem setis tribus. 

Maxillarum palpus articulo primo setis quatuor glabris in 
augulo distali anteriore instructo, articulo secundo latitudine sua 
sesquilongiore, nec versus extremitatem latiore; apophysis anterior 
dentibus duobus robustis munita, utroque denticulis biseriatis. 

Apophysis pedis maxillaris, in latere superiore, ad !/, huius 
longitudinis, seta magna, pinnata, ad ?/, setis aliis tribus pinnatis. 
Palpus sinister articulo primo bis fere quam apophyse longiore, 
latitudine maxima, ad °/,, 4/, longitudinis aequante; setis duabus 
sensoriis a latere inferiore prominentibus, quarum altera elongate 
triangularis, altera, propter tenuitatem, difficulter conspicienda. et 
eminentiae tubulari validae affixa. Articulus secundus magnus, 
uncinatus, a basi recurvus, inter extremitates dimensus paullum 
quam articulus praecedens brevior, at quam huius latitudo ter ad 
medium angustior. Palpus dexter articulo primo paullum latiore, 
basi oblique obtruncato, setis duabus sensoriis inter se remotis; 
articulo secundo falcato, quam primo paullum angustiore eique 
aequilongo. 

Pedes primi paris articulo primo antice bisetoso, seta altera 
prope marginem distalem, altera superius affixa, hac autem 
crassiore et longiore, pinnata; articulo secundo pilis longis, tenui- 


NUOVI OSTRACODI AFRICANI 61 


bus, caespites quinque in latere anteriore, quatuor in posteriore, 
formantes, nec non aliis sparsis in zona longitudinali paullum a 
latere posteriore remota eique parallela. Setae in angulo distali 


Fig. 2. Acocypris uegitia cf: a, valva sinistra (X 34) — d, testa superne visa — 
c, pars postero-inferior valvae sinistrae, maiore amplificatione inspecta (X 70) — 
d, penis (x 59) — e, rami furcales (X 92) — 7, pars anterior valvae sinistrae (X 70), 
ot limes paginae interioris, Zi lista — g, pars rami furcalis, maiore amplificatione — 
h, palpus pedis maxillaris dextri (x 92) — z, palpus pedis maxillaris sinistri (x 92). 


anteriore articuli secundi, tertii et quarti, aequales et articulo 
tertio aequilongae. Margo distalis articuli paenultimi breviter, nec 
conspicue, fimbriatus.. Setae prope unguis basim duae, altera 


=> 


62 L. MASI 


anterior, altera posterior paullumque maior, utraque glabra. 
Unguis longitudine articulos tres ultimos aequans. 

Pedes secundi paris seta ad medium articuli paenultimi affixa 
marginem distalem non attingente, seta articuli ultimi dimidiam 
praecedentis longitudinem aequante; ungue conspicuo, portione 
basali ab apicali bene distincta et fere bis latiore. | 

Penes in lobos duos desinentes, quorum interior idem est atque 
penis apex, modice rotundatus, exterior basi constrictus et parte 
distali obtruncata, ita ut triangulum fingat angulis rotundatis. 

Organa zenkeriana ramis furcalibus, cum ungue maiore com- 
putato, aequilonga, sexies longiora quam latiora, ad medium 
aliquantulum crassiora, verticillis 33. 

Rami furcales eadem forma atque magnitudine, seta dorsali 
carentes et in parte dimidia distali marginis dorsalis pectinibus 
quatuor instructi; marginibus, post !/, rami longitudinis, leniter 
sinuosis atque fere parallelis, spatio inter se remotis !/, totius 
longitudinis aequante; ungue maiore 4?/,,,, minore ?4/.00 rami 
longitudinis; seta apicali fere medium unguis maioris attingente. 

Longitudo maxima 1,76 mm. Juvenes longitudine 0,64 mm. 
observavi. 

Femina ignota. Habitat: Somalia. Collegit V. T. Zammarano. 

Cotypi in « Museo Civico di Milano » et in « Museo Civico 
di Storia Naturale di Genova ». 


Nelle due valve la zona di fusione è percorsa da numerosi 
canalicoli rettilinei, i quali spesso sono riuniti al principio in 
numero di due o tre, poi divergono leggermente. Osservando con 
forte ingrandimento, si vedono sparsi dovunque, eccetto che presso 
al margine, numerosi piccoli pori, distanti per lo più 10 0 20 « 
uno dall'altro, talora distanti solo 5 uw, talora 50 &, oltre i pori 
setiferi più grandi e assai meno numerosi. Le impronte muscolari 
non sono distinte, a causa della corrosione e della parziale dige- 
stione subita dagli esemplari nell'intestino dei pesci. Nei rami 
della forcina, mediante un ingrandimento piuttosto forte (Ob. 7, 
Oc. 3, Kor.) si può vedere nella metà prossimale del lato dorsale 
una serie di setole rigide, piccolissime; nella metà distale dello 
stesso lato, i pettini sono formati ciascuno da una dozzina di 
setole, trasformate in spine sottili, e sono separati da un breve 
intervallo: essi terminano distalmente con una spina più grossa, 


LO ee 


NUOVI OSTRACODI AFRICANI 63 


ma non più lunga, la quale nell’ ultimo pettine è anche più 
robusta che nei precedenti ed ottusa all’apice, ed essendo vicina 
all’unghia dello stesso lato, tiene il posto della setola dorsale 
mancante, ma non potrebbe in alcun modo interpretarsi come 
una trasformazione di questa setola. Il lobo interno del pene non 
è altro che l'estremità dell’ organo stesso, il quale ha forma 
triangolare isoscele, con angoli arrotondati e coi lati anteriore ed 
inferiore uguali a ?/, del lato dorsale: osservandolo di profilo, 
l’apice del lobo interno corrisponde quasi al centro del lobo 
esterno. In tutti gli esemplari adulti ho trovato spermatozoi. Il 
colorito del guscio, in vita, deve essere di un verde più o meno 
intenso, poichè alcuni degli esemplari che ho esaminato presenta- 
vano una leggiera tinta verdastra. 


NOTE SUR LES COLEOPTERES CARNIVORES 
(ADEPHAGA) 
DES ILES DU CAP VERT 


D’APRES LES RECOLTES DE LEONARDO FEA EN 1898 


PAR CH s°ALREUAUD 


Le Musée Civique de Génes possède une importante collection 
entomologique faite en 1898 par le célébre voyageur-naturaliste 
italien Leonardo Fea dans les iles du Cap Vert. Grace a l’obli- 
geance du Prof. D™ R. Gestro, directeur, et du D' Ed. Gridelli, 
conservateur de ce Musée, j’ai pu étudier les Coléoptères carni- 
vores (Adephaga) de cette collection et en ai profité pour tenter 
une revision des espéces du groupe habitant cet archipel — revi- 
sion malheureusement incompléte, car, pour les espéces non 
retrouvées par Fea, il m/aurait fallu examiner les types de 
Wollaston. 

Le seul ouvrage d’ensemble sur les Coléoptères des iles du 
Cap Vert est de T. Vernon Wollaston: Coleoptera Hesperidum, 
London, 1867. La note du méme auteur: «On additions to the 
Coleopterous fauna of the Cape-Verde Islands» in Ann. Mag. 
nat. Hist., 1870, pp. 245-250, ne mentionne aucun Adéphage. 

Il y a lieu de rappeler ici l’opinion émise par Wollaston 
(Col. Hesper., Introd., p. xx, note et p. 3) au sujet des espéces 
décrites ou citées de l’Angola par Erichson (Arch. f. Naturg. IX, 
1, 1845) dont plusieurs viendraient en réalité des iles du Cap 
Vert où l’auteur allemand aurait fait escale. A propos de Cicin- 
dela aegyptiaca, Wollaston écrit: «recorded by Erichson amongst 
«his supposed «angolan » Coleoptera, many of which however 
«were in reality from these islands (and not from Angola at 
«all).» Le cas a pu se produire, mais peut-étre moins souvent 
que ne le suppose Vauteur anglais. En effet, ayant eu a étudier 
les Carabiques de la Mission Rohan-Chabot dans l’Angola en 
méme temps que le matériel qui fait l’objet de cette note, j'ai » 


ed 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 65 


constaté l’existence d’un certain nombre d’espéces communes aux 
deux régions: Angola et iles du Cap Vert. Enfin les observations 
synonymiques qui suivent viennent confirmer ce qu’a écrit Fauvel (*) 
sur les travaux de Wollaston «... si remarquables par la précision 
«des indications locales, ..... [mais] d'une insuffisance égale au 
«point de vue de la distribution géographique des espéces. Wol- 
« laston connaissait très mal la faune méditerranéenne et ignorait 
«complétement celle de l’Afrique et il a cru indigénes ..... une 
«foule de ces espéces d'Europe ou de Barbarie qu’on retrouve...» 
dans les archipels de l’Atlantique. 

Aux iles du Cap Vert, comme dans l’archipel des Acores, la 
faune est uniforme dans toutes les iles; c'est le contraire de ce 
qu'on observe aux Canaries et Madéres où chaque ile contient 
un certain nombre de formes speciales. Les iles Maio et Sal 
semblent n’avoir été l’objet d’aucune recherche entomologique. 
En ce qui concerne Maio, c’est regrettable car c’est la seule de 
tout l’archipel qui ne serait pas exclusivement volcanique. 

Dans l’étude qui suit il y a deux facteurs nouveaux qui vien- 
nent modifier les conclusions de Wollaston et tous les deux dans 
le sens d’une plus grande proportion d’espéces d’Afrique tropicale 
au détriment du nombre de types que l’auteur anglais croyait 
spéciaux a l’archipel. 


1. SYNONYMIES NOUVELLES 


Calosoma tegulatum Woll.= rugosum De Geer (subsp.) —|A](?). 
Perileptus areolatus i Woll. (non Creutz.) = Wollastoni Jean- 
nel n. sp. [E-C]. 


Chlaenius uncosignatus Woll. = sagittarius Dej. | A]. 

Chlaenius consanguineus Woll. = assecla Lat. |A]. 

Dichirotrichus lineatopictus Woll. = Platymetopus tessellatus 
Dej. [A]. 

Stenolophus subrelucens Woll. = relucens Er. [A]. 


Amblystomus lineatus Woll. = Orpheus Lat. | A]. 


(1) A. FAUVEL, Rev. d’Entomol., 1902, p. 66, note 1. 
(2) Dans ces listes [A] désigne les affinités avec l’Afrique tropicale. 


[E] » » » » l’Europe. 

[A-E] >» » » » Afrique et l'Europe. 
[E-C] » » » » l’Europe et les Canaries. 
[A-C] » » » »  l’Afrique et les Canaries. 


Ann, del Mus, Civ. di St, Nat,, Vol. LII. (5 Dicembre 1925). 


or 


66 CH. ALLUAUD - 


Pterostichus profundecrenatus Woll. = Wollastoni Woll. 
[Afr. du N. et Madére]. 

Masoreus spinipes Woll. = Aephnidius madagascariensis 
Chaud. |A]. 

Masoreus ascendens Woll. = orientalis Dej. | A-C]. 

Copelatus formosus Woll. = Erichsoni Guerin. |A]. 


2. ESPECES NOUVELLES 


a) nouvelles pour l’ Archipel 


Dyschirius punctatus Dej. (pauxillus Woll.) | E-C]. 
Apotomus testaceus Dej: | E-C]. 

Bembidion mixtum Schaum |A]. 

Tachys variabilis Chaud. | A}. 

Pogonus gilvipes Dej. [A-E]. 

Chlaenius laeticollis Chaud. | A}. 

Aulacoryssus aciculatus Dej. [A]. 

Anomostomus torridus Lat. | A}. 

Abacetus natalensis Chaud. | A]. 

Plocionus pallens F. | Cosmopolite |. 


6) nouvelles sensu stricto 


Tachys (Tachylopha) Feai n. sp. [A]. 
Perileptus Wollastoni Jeannel n. sp. [E-C]. 
Perileptus hesperidum Jeannel n. sp. | A]. 


CICINDELIDAE 
Cicindela aulica Dejean. 


Cicindela aulica Dej., Sp. V, 1831, p. 250; Sénégal. 
Cicindela hesperidum Woll., Ann. Mag. nat. Hist., VII, 1861, 
pi 92; = Ia.,-Col Hesper.,. 1867, p. 1A; iles du Cap Vert: 
S. Vicente, 
Le Dt W. Horn (Genera Insectorum, Cicindelidae) a établi 
la synonymie que j’indique ici. L. Fea n’a pas rapporté cette 
espéce qui se trouve en Gréce, Egypte, Tunisie, Sénégal et iles 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 67 


du Cap Vert, à Obock, en Abyssinie, Somalie, Arabie, Mésopo- 
tamie et jusqu'à Karachi dans l’Inde. 


Cicindela melancholiea Fabricius. 


Cicindela melancholica F., Suppl. Ent. syst., 1798, p. 63; Guinée. 
Cicindela aegyptiaca Dej., Sp., I, 1825, p. 96; Egypte. — Woll., 
Col. Hesper. 1867, p. 2; iles du Cap Vert: S. Vicente, S. Iago. 

Je ne donne pas ici la synonymie compléte de cette espèce 
qui comporte de nombreuses races habitant toute l’Afrique y 
compris les iles du Cap Vert, celles du golfe de Guinée, Mada- 
gascar et iles voisines. 

Les individus pris par L. Fea a S. Nicol&o, S. Iago et Brava , 
appartiennent à une race qui a les dessins blanchàtres des élytres 
plus larges que chez le type et correspondent bien a la descrip- 
tion qu’en donne Wollaston (Ann. Mag. nat. Hist. VII, 1861, p. 93 
sous le nom de vicina Woll. (non Dej.) d’aprés des exemplaires ° 
pris par Fry a S. Vicente. 

C. hesperica Mots., 1849 (Espagne: Carthagène) est un des 
nombreux synonymes de C. melancholica mais, malgré son nom, 
na aucun rapport avec les iles qui nous occupent (!). 


CARABIDAE 


| Calosoma senegalense Dejean. 


Calosoma senegalense Dej., Sp. V., 1831, p. 562; Sénégal. — 
Woll., Ann. Mag. nat. Hist., VII, 1861, p. 95; — Id., Col. 
Hesper., 1867, p. 4; iles du Cap Vert: S. Vicente, S. lago, 
Fogo, Brava. 

L. Fea a pris abondamment cette espéce 4 Brava en aout 1898. 

En janvier et février 1866, Wollaston n’avait rencontré que des 

débris. Ce Calosome habite toute l’Afrique intertropicale (au Sud 

jusqu'au Mozambique et au Damaraland) et Madagascar. 


(1) L’Hespéride ou «pays du couchant» était l’Italie pour les Grecs, l’Espagne 
pour les Romains. Le nom d’îles Hespérides a été appliqué tantot aux îles Canaries, 
tantot a l’archipel du Cap Vert. 


68 CH. ‘ALLUAUD 


Calosoma Olivieri Dejean. 


Calosoma Olivieri Dej., Sp. V., 1851, p. 559; Mésopotamie. — 
Drouet, Elém. faune acor., 1861, p. 187; Acores. — Bedel, 
Catal. rais. Col. N. Afr. (1895) p. 20. — Alluaud, Bull. Soc. 
entrar, 19065) p. 2o1 i): 

Calosoma azoricum Heer, Ueb. fossil Calosom., 1860; Acores. — 
Woll., Cat. canar. Col., 1864, p. 4; Canaries orientales. — 
Id., Col. Hesper., 1867, p. 5. — Crotch., Proc. zool. Soc. Lond., 
1867, p. 366; Acores, Canaries, iles du Cap Vert. 

L. Fea a rapporté de S. Nicolao et de Brava des individus de 
ce Calosome qui nous permettent de rectifier et de préciser ce 
qu’en dit Wollaston (Col. Hesper., p. 5). En réalité c’est bien 
cette espéce que Fry avait recueillie a S. Vicente et que Schaum 
avait eu raison de nommer C. azoricum Heer. Wollaston, con- 
vaincu a priori que l’espèce ne devait pas se trouver dans Var- 
chipel du Cap Vert, croyait àè une erreur de provenance de la 
part de Fry qui l’avait également prise a Terceira aux Acores. 

C. Olivieri habite les Acores et les Canaries (mais non Ma- 
dére), l’Afrique du Nord, les iles du Cap Vert, la Mésopotamie 
et l’Arabie : Mascate. 


Calosoma rugosum (De Geer). 


Carabus: rugosus De-Geer, Mém. Hist. Ins., VIL-1778,p. 627, 
pl. 47, fig. 2; Cap de Bonne-Espérance. 

Calosoma rugosum (De Geer), Péring., Descr. Cat. Col, S. Afr., 
1896, p. 189. — Alluaud, Ann. Soc. ent., Fr., 1917, p. 79, 
note 2. 

Calosoma chlorostictum Klug, Symb. phys., HI, 1830, pl. 23, 
fig. 10; Nubie. 


subsp. tegulatum Wollaston. 


Calosoma tegulatum Woll., Col. Hesper., 1867, p. 4; iles du 
Cap Vert: S. Antào, S. Vicente, Fogo. 


(1) Dans cette note de 1918, j’ai rectifié certaines erreurs que j’avais publièes 
au sujet des Calosomes des Archipels de l’Atlantique (Mém. Soc. Zool. Fr, 1891, p. 199), 


Te MORI DO EN ORY CY pe An PT RM Poe ANA en PEDINE LVL Nerd ces EY eee ere MD RE E ee ee en 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 69 


C'est l’espece que Wollaston (Ann. Mag. nat. Hist., VI, 1861, 
p. 95) a citée sous le nom de C. maderae F. dont elle est bien 
distincte par la convexité des cotes élytrales (intervalles très plats 
chez C. maderae), tandis qu’elle est identique a C. rugosum. 
Cependant les exemplaires que j’ai vus des iles du Cap Vert sont 
tous caractérisés par une coloration fonciére sombre et un pro- 
notum moins rugueux que chez les individus africains (qui Pont 
aussi peu rugueux que chez maderae); je crois done que l’on 
peut conserver le nom de ¢egulatwm Woll. à cette race insulaire 
que L. Fea a prise en nombre a l’île Brava. 

C. rugosum abonde dans toute l’Afrique intertropicale et 
australe. 


Calosoma imbricatum Klug. 


Calosoma imbricatum Klug, Symb. phys., II, 1830, pl. 25, 
fig. 11; Nubie. — Woll., Ann. Mag. nat. Hist., VI, 1861, 
p. 9557— Id. Col) ‘Hesper.,#867, p.’ 6: itles du’ Capi Vert: 
S. Vicente, S. Iago, Brava. — Vuillet, Bull. Soc. ent. Fr., 
PIANO pee 2425 fie. 2: 
L. Fea a recueilli 4 S. Nicolào et à Brava, en octobre 1898, 
ce Calosome qui, en dehors de Varchipel du Cap Vert n’est signalé 
que de Nubie et d’Obock (1). 


Dyschirius auriculatus Wollaston. 


Dyschirius auriculatus Woll., Col. Hesper., 1867, p. 7; iles du 
Cap Vert: S. Vicente, fin février 1866, au bord d’un marais 
salant. 
Grande espéce de 5 mm. de long. voisine de D. ealensus 
Putz. d’aprés la description de Wollaston. L. Fea n'a pas rap- 
porté cette espéce, mais la suivante. | 


Dyschirius punctatus Dejean. 


Dyschirius punctatus Dej., Sp. I, 1825, p. 424; France méridio- 
nale et Espagne. — Bedel, Cat. rais. Col. N. Afr. (1896), p. 50. 


(1) Chaudoir a décrit un Calosoma cognatum (Bull. Mose. 1850, 2, p. 4214) du Cap 
Vert, espéce qui doit étre bien voisine @imbricatum. Il s'agit du Cap Vert (Sénégal) 
et non des iles du méme nom. Wollaston n’en fait aucune mention. 


70 i CH. ALLUAUD 


Dyschirius pauxillus. Woll., Cat. canar. Col., 1864, p. 50; 

Canaries: Tenerife. 

On trouvera dans l’ouvrage de Bedel cité plus haut la longue 
synonymie de cette espéce (assez variable) qui habite la France 
temperée et meéridionale, l’Espagne, le Portugal, les Canaries, 
toute la région méditerranéenne et le Maroc, la Transcaucasie. 

L. Fea a pris a Boavista, en février 1898, deux individus (de 
forme ovalaire assez courte) de ce Dyschirius qui nétait pas 
‘encore signalé de l’archipel du Cap Vert. 


A potomus testaceus Dejean. 


Apotomus testaceus Dej., Sp. I, 1825, p. 451; Russie méridio- 
nale. — Bedel, Cat. rais. Col. N. Afr. (1897), p. 91, note 4. 
L. Fea a pris a S. Nicolo trois individus de cette espéce 
signalée de la Russie méridionale, des iles Canaries et Salvages, 
mais qui est citée ici pour la premiére fois des iles du Cap Vert. 


Bembidion [Peryphus] hesperidum Wollaston. 


Bembidium (Peryphus) hesperidum Woll., Col. Hesper., 1867, 
p. 31; iles du Cap Vert: S. Antào, S. Vicente, S. Nicolào. 
L. Fea n’a pas retrouvé ce Bembidion qui (d’aprés Wollas- 
ton) représenterait aux iles du Cap Vert le B. atlanticum Woll. 
des iles Canaries (espéce variable et d’aire géographique étendue; 
= megaspilum Walk., = jordanense Pioch.). 


Bembidion |[Omotaphus] mixtum Schaum. 


Jai donné (Bull. Soc. ent. Fr., 1915, p. 286 et Ann. Soc. ent. 
Fr., 1916, pl. 54) la longue synonymie de cette espéce dont 
L. Fea a pris un individu a Boavista. 

Ce Bembidion est répandu depuis la basse Egypte jusqu’au 
Cap de Bonne-Espérance et à Madagascar, mais n’était pas encore 
signalé des archipels de l’Atlantique. 


Bembidion [Nepha] Schmidti Wollaston. 


Bembidium (Lopha) Schmidti Woll., Ins. mader., 1854, p. 80; 
— Id., Cat. madeir. Col., 1857, p. 24; — Id., Col. Atlantid., 
1865, p. 62; Madére. 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 71 


Bembidium quadriguttatum Brullé (non F.) ap. Webb et Ber- 
thelot, Col., 1888, p. 58; Canaries. 
Bembidium (Lopha) subcallosum Woll., Cat. canar. Col., 1864, 

p. 71; Canaries occidentales; — Id., Col. Atlant., 1865, p. 61; 

— Id., Col. Hesperid., 1867, p. 32; iles du Cap Vert: 

S. Antào, S. Vicente, Fogo. 

Les individus rapportés de Fogo par L. Fea ont été vus par 
le D' Netolitzky qui les a nommés B. Schmidti Woll., nom qui 
a en effet l’antériorité de dix ans. Wollaston lui-méme, en décri-. 
vant ces espéces (Schmidti et subcallosum) soupconnait qu’elles 
pouvaient bien n’étre que des races du B. callosum Kust. 
(= laterale Dej.) d'Europe. i 


Tachys [Tachylopha] Feai n. sp. 


Long. 2,25 - 2,50 mm. Tout le dessus brun rouge lisse et 
brillant; élytres sans taches plus claires; pattes, palpes et an- 
tennes d’un testacé pale, ces derniéres avec les articles 3, 4, 5 
et 6 plus ou moins rembrunis (le 3° a sa partie 
apicale seulement). Téte avec un fin sillon, de 
chaque còté, en avant du pore orbital antérieur 
suivi, à l’intérieur, d’une dépression assez large, 
mais peu profonde. Pronotum cordiforme sensi- 
blement plus large que long avec les angles 
postérieurs obtus (coupés obliquement vers la 
base); une fossette large et assez profonde en 
dedans de chaque angle postérieur; trois points 
enfoncés au milieu de la base qui est dépourvue 
de sillon transversal. Elytres ovales; épaules 
longuement effacées mais munies d’une saillie 
dentiforme; de chaque coté de l’écusson un gros 
Tachylopha Feai, point ombiliqué d’où sortent les strioles scutellaires 

FADO qui se rejoignent sur la suture en formant un 
angle très aigu; bords latéraux, en arriére de l’épine humerale, 
composés de deux stries profondes, rapprochées, n’ atteignant 
pas l’apex; une seule strie nette sur le disque de chaque élytre: 
la juxtasuturale, profonde au milieu, effacée avant la base; ves- 
tiges 4 peine indiqués d’une 2™° strie parfois visible sur le milieu; 
deux points enfoncés sur chaque élytre sur l’emplacement nor- 


* 


42 CH. ALLUAUD 


mal du 3™° intervalle: le 1° au quart basilaire, le 2™° un peu 
en arriére du milieu. La strie juxtasuturale forme a l’apex une 
striole récurrente courte a égale distance entre l’angle sutural et 
la terminaison des deux stries du bord lateral. Sur la base on 
voit un rudiment en forme de crochet court d’une strie discale 
en face des angles postérieurs du pronotum. 

Bien distinct de l’espéce orientale (type du sous-genre Tachy- 
lopha Motsch. 1862) 7. ovatus Motsch. 1851 (= albicornis 
Schaum 1860, = mirabilis Bates 1892 = mirandus Dupuis 1913) 
par sa forme plus trapue (pronotum et disque des élytres plus 
larges), par l’absence de taches claires sur les élytres, par la strie 
discale médiane des élytres réduite à son amorce basilaire en 
forme de crochet (droite et atteignant presque le tiers de la lon- 
gueur de l’élytre chez T. ovata). 

L. Fea a capturé a S. Nicolào quelques individus de cette 
intéressante espéce. 

L. Péringuey (Descr. Cat. Col. S. Afr., 1896, p. 594 et 599) 
a décrit un Tachys humeralis qui est évidemment un Tachy- 
lopha mais dont la description ne peut pas sappliquer 4 notre 
espèce des iles du Cap Vert notamment en ce qui concerne la 
strie juxtasuturale et les points dorsaux. 


Tachys [Tachyura] Lueasi Jacquelin-Duval. 


Tachys Lucasi Jacq.-Duv., Ann. Soc. ent. Fr., 1852, p. 197; 

Espagne, Algérie et Madére. — Wollaston, Col. Hesper., 1867, 

p. 30. — Bedel, Cat. rais. Col. N. Afr., p. 73 et 75. — Alluaud, 

Ann. Soc. ent. Fr., 1916, p. 55 et Bull. Soc. Sc. nat. Maroc, 

WG 1923; pod. 

L. Fea a pris a S. Iago et à S. Nicolào des individus de cette 
espéce avec la tache mene des élytres grande et nette 
(Lucasi "forma typica). 

Le type de l’espéce habite le sud de l’Espagne, Madére, LAI 
série et le Maroc, la Syrie, l’Egypte et les iles du Cap Vert. La 
variété sans tache (metallicus Peyron, madagascariensis Fairm.) 
habite la Nubie, l’Afrique tropicale, Madagascar et les iles Mas- 
careignes. 

Wollaston (Col. Hesper., p. 31) me semble avoir confondu 
deux espéces lorsqu’il cite (surtout de Fogo) des exemplaires du 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 78) 


T. Lucasi avec 2 taches sur chaque élytre, car, à ma connais- 
sance, cette espéce n’a jamais de tache humérale. Il s'agit vrai- 
semblablement, en ce qui concerne les individus 4 4 taches, de 
l’espèce suivante. 


Tachys [Tachyura] variabilis Chaudoir. 


Tachys variabilis Chaud., Rev. Mag. Zool., 1876, p. 385; 

Abyssinie. 

C'est l’espéce citée d’Obock par Fairmaire sous le nom de 
quadrisignata Duft. (Cf. Bedel, Cat. rais. Col. N. Afr., p. 76) et 
dont L. Fea a pris une série d’individus a S. Nicolao. 

Ce Tachys a été signalé d’Erythrée, d’Obock et d’Abyssinie. 
Je Vai prise dans l’Unyoro, mais je ne l’avais encore jamais vue 
de l’Afrique occidentale. 

Comparé à Lucasi, variabilis est un peu plus grand, a le” 
pronotum plus transversal, les yeux plus. gros et toujours une 
grande tache humérale en plus de la tache apicale sur chaque 
élytre. 


Tachys [s. str.] seutellaris Stephens 
var. centromaculatus Wollaston. 


Tachys centromaculatus Woll., Cat. canar. Col., 1864, p. 67; 
Canaries, ile de Lanzarote; — Id., Col. Hesper., 1867, p. 29; 
iles du Cap Vert: S. Vicente. 

L. Fea a pris abondamment ce Tachys qui vit au bord de 
la mer ou des lacs salés en Europe, dans tout le bassin de la 
Méditerranée, sur la còte atlantique du Maroc, dans les Canaries 
orientales et au bord des chotts algériens et tunisiens. 


Tachys haemorrhoidalis Dejean. 


Bedel (Cat. rais. Col. N. Afr., p. 75) cite des iles du Cap Vert 
(d’aprés Wollaston) cette espéce qui a une aire géographique 
vaste. L. Fea ne l’a pas rapportée et je n’ai pu trouver dans 
quel ouvrage de Wollaston Bedel a pris le renseignement ci-dessus. 


7h CH. ALLUAUD 


Tachys curvimanus Wollaston. 


Tachys curvimanus Woll., Ins. mader., 1854, p. 74, pl. 2, fig. 7; 

Madére; — Id., Col. Hesper., 1867, p. 30; iles du Cap Vert: 

S. Antào. 

L. Fea a recueilli cette espéce a S. Nicolào et a Fogo. Les 
individus de S. Nicolào sont remarquables par l’extension consi- 
dérable des taches fauves. Ce Tachys habite la Tunisie, l’Algérie, 
Madeére, les Canaries, les iles du Cap Vert et la Syrie. 

T. curvimanus Woll. est généralement indiqué, dans les 
travaux ou catalogues récents, comme simple race de 7. par- 
vulus Dej. (petite espéce noire et sans taches). Fauvel (Cat. Col. 
Madére, 1897) le donnait comme synonyme de 7. quadrisignatus 
Duft. Je ne suis pas convaincu de la légitimité de cette réunion, 
pas plus que de celle de 7. diabrachys Kol. (espéce plus grande 
avec 4 taches élytrales bien nettes et d’un jaune vif). 7. curvi- 
manus est plus allongé avec quatre grandes taches élytrales 
fauves vaguement délimitées. 


Tachys atomarius Wollaston. 


Tachys atomarius Woll., Col. Hesper., 1867, p. 28; iles du Cap 

Vert: S. Antào, S. Vicente, S. Iago. 

En me basant sur les individus pris par L. Fea dans l’ile de 
Brava et que je rapporte à 7. atomarius Woll., je considére ce 
petit Tachys comme une race insulaire de 7. gilvus Schaum, 
1863 (décrit de la haute Egypte); race caractérisée par une taille 
encore moindre et des yeux un peu plus petits. 

Contrairement & ce qu’avait supposé Bedel (*) sans avoir 
jamais vu l’espéce, 7. atomarius est bien distinct de 7. (Poly- 
deris) brevicornis Chaud.; atomarius est plus grand, plus 
allongé, plus lisse. Si le caractére distinctif du sous-genre Poly- 
deris est de n’avoir qu'une seule strie nette (la juxtasuturale) 
sur chaque élytre, 7. gilvus ne saurait y rentrer exactement 
car il est trés variable a cet égard: il présente souvent les ves- 
tiges d’une seconde et méme d’autres stries discales; il a parfois 
une seconde strie nette suivie de Vindication d’une ou de deux 


(1) Catal. rais. Col. N. Afr.; p. 72, note 1. 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 75 
autres. Il ressemble alors assez à 7. micros Fisch., mais ce der- 
nier a le front plus étroit entre les yeux et enfumé, le vertex 
plus convexe, les antennes un peu plus longues, à articles mé- 
dians plus gros et généralement rembrunis et le pronotum un 
peu plus bombé. 


Perileptus Wollastoni Jeannel n. sp. 


Perileptus Wollastoni Jeannel (append. hujus op.); iles du Cap 
Vert, S. Nicolao. 
Perileptus areolatus | Woll. (non Creutz.), Col. Hesper., 1867, 
p- 28; iles du Cap Vert: S. Antào. 
Espèce voisine de P. areolatus Creutz. et de P. nigritulus 
Woll. des iles Canaries et qui n’a encore été trouvée que dans 
le groupe septentrional de l’archipel du Cap Vert. 


Perileptus hesperidum Jeannel n. sp. 


Perileptus hesperidum Jeannel (append. hujus op.); iles du Cap 
Vert: S. Iago, S. Nicolao. 
Espèce d’un tout autre groupe que la précédente et qui est 
répandue aussi bien dans le groupe septentrional que dans le 
groupe méridional de l’archipel du Cap Vert. 


Pogonus gilvipes Dejean. 


Pogonus gilvipes Dej., Sp. II, 1828, p. 14; Europe méridionale. 
— Fairm., Rev. d’Ent., XI, 1892, p. 78; Obock. — Bedel, 
Cateenaise Col NARA ra (89/7) p89: 

Pogonus senegalensis Dej., Sp. V, 1831, p. 703; Sénégal. — 
Chaud. Ess. monogr. gr. Pogonid., 1871, p. 9. 

Pogonus caffer Bohem., Ins. caffr., I, 1848, p. 164; Afrique 
australe. 

Pogonus parallelus Chaud., Ess. mon. Pogon., 1871, p. 9; Egypte. 
L. Fea a pris abondamment a Boavista cette espéce qui n'était 

pas encore signalée des iles du Cap Vert. 

Je ne puis distinguer P. gilvipes d'Europe des individus que 

jai du Sénégal et que je considére comme se rapportant a 

P. senegalensis que Dejean a décrit sur un seul exemplaire. La 


6 CH. ALLUAUD 


synonymie caffer Boh. = senegalensis Dej. a été donnée par 
Chaudoir et celle pavallelus Chaud. = gilvipes Dej., par Piochard 
de la Brùlerie en 1875 et par Bedel (loc. cit.). L’espéce a done 
une aire géographique considérable: Europe méridionale, toute 
l'Afrique (rivages maritimes et lacs salés de l’intérieur) et Mada- 
gascar ou je l’ai prise en 1900, dans le Sud, au bord de la mer 
(capture signalée ici pour la premiére fois) (1). 


Syrdenus Grayi (Wollaston). 


Pogonus Grayi Woll., Ann. Mag. nat. Hist., IX, 1862, p. 438; 
— ld., Cat. canar., Col., 1864, p. 28; — Id., Col. Atlant., 
1865, p. 25; Canaries: ile de Lanzarote. — Id., Col. Hesperid., 
1867, p. 21; iles du Cap Vert: S. Vicente, marais salants. — 
Bedel, ‘Cat.-rais. Col. N= Air. (1897), p. 90: 

Syrdenus Grayi (Woll.), Chaud., Ess. mon. Pogonid., 1871, p. 17. 
L. Fea n’a pas retrouvé cette espèce répandue dans le Nord 

de l’Afrique, a Chypre, aux Canaries orientales et iles du Cap Vert. 


Perigona nigriceps (Dejean). 


Bembidium [Tachys| nigriceps Dej., Sp. V, 1831, p. 44; 
Amérique du Nord. 

Trechus fimicolus Woll., Ins. mader., 1854, p. 63; Madére. 

Trechus fimicola Woll., Cat. madeir. Col., 1857, p. 18. 

Trechicus fimicola Woll., Col. Atlant., 1865, p. 51; — Id, 
Col. Hesper., 1867, p. 27; iîles. du Cap Vert: S. Antao, 
S. Iago, Fogo. 

Perigona nigriceps (Dej.), Fauvel, Rev. d’Entom., VII, 1889, 
p- 99 et XXVI, 1907, p. 97. — Alluaud, Ann. Soc. ent. Fr., 
£916. p.099. 

L. Fea a pris a S. Nicolao et a S. Iago cette petite espece 
qui est en voie de devenir cosmopolite. Sa synonymie (aussi bien 
comme genres que comme espéces) est considérable et je ne cite 
ici que ce qui concerne les iles de l’Atlantique; pour le reste, 
voir les notes de Fauvel et d’ Alluaud indiquées ci dessus. 


(1) Dans les îles Canaries orientales, c'est une espéce voisine, le P. chalceus 
Marsham (= salsipotens Woll.) qui peuple les marais cotiers. 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT TE 


Chlaenius sagittarius Dejean. 


Chiaenius sagittarius Dej., Sp. V, 1831, p. 651; Sénégal. — 
Chaud., Mon. Chl., 1876, p. 63, n.° 55. — Id., Rev. Mag. 
Zool., 1876, p, 358; Abyssinie. 

Chlaenius uncosignatus Woll., Col. Hesperid., 1867, p. 18; 
iles du Cap Vert: S. Iago, Fogo, Brava. 

L. Fea a pris a S. Iago, a S. Nicolào et a Brava ce Chlaenius 
qui n’était connu que de l’Afrique intertropicale. La synonymie 
que j’établis ici ne fait pour moi aucun doute mais, comme l’ a 
observé Wollaston (Col. Hesper. p. 18), la tache jaune apicale 
des élytres est variable: depuis le crochet complet (type) jusqu’a 
la simple ligne latérale qui donne alors à cette espéce un aspect 
assez différent pour que je croie utile de désigner cette varicte 
par un nom: var. nov. Wollastoni. 


Chlaenius Boisduvali Dejean. 


Chlaenius Boisduvali Dej., Sp. V, 1831, p. 625; Sénégal. — 
Chaud., Mon. Chl., 1876, p. 52, n.° 36. — Woll., Ann. 
Mag. nat. Hist., VII, 1861, p. 96; — Id., Col. Hesper., 1867, 
p. 19; iles du Cap Vert: S. Vicente, S. Nicolao, S. lago, Fogo. 

Chlaenius complicatus Lat., Rev. Mag. Zool., 1851, p. 226; 
Guinée portugaise et S. Vicente des iles du Cap Vert. 

L. Fea a pris a S. Nicol&éo et a Brava ce Chlaenius qui 
habite l’Afrique intertropicale. Les exemplaires de l’archipel du 

Cap Vert ont la tache jaune préapicale des élytres large. 


Chlaenius assecla Laferté. 


Chlaenius assecla Laf., Rev. Mag. Zool., 1851, p. 227; Guinée | 
portugaise. — Chaud., Mon. Chl., 1876, p. 53, n.° 37; — 
Id., Rev. Mag. Zool., 1876, p. 358. 

Chlaenius consanguineus Woll., Col. Hesper., 1867, p. 20; iles 
du Cap Vert: S. Iago, Fogo, Brava. 

Cette synonymie me parait certaine d’après les individus 
rapportés par L. Fea de S. Iago et de Brava. 


75 CH. ALLUAUD 


L’espéce habite l’ Afrique intertropicale: Sénégal, Guinée , 
iles du Cap Vert, Abyssinie et (d’après Chaudoir) Vile de S.t° Helene. 


Chlaenius [Trichochlaenius] laeticollis Chaudoir. 


Chlaenius laeticollis Chaud., Mon. Chl., 1876, p. 228, n.° 301; 

Nubie, Abyssinie. 

L. Fea a rapporté de nombreux individus de S. Nicolo et 
un seul de S. lago de ce Chlaenius qui était connu de Nubie, 
d’Erythrée, d’Obock et d’Abyssinie mais n’ était pas encore cité 
d’Afrique tropicale occidentale. C'est une découverte très inté- 
ressante pour la faune de l’archipel du Cap Vert. 

Bedel (Cat. rais. Col. N. Afr., p. 98) signale la capture de 
cette espéce à Gafsa en Tunisie méridionale et je Vai signalée 
moi-méme de Mogador dans le Maroc méridional (Cf. Alluaud, 
Bull. Soc. Sc. nat. Maroc, III, 1903, p. 14, note 2), mais après 
un nouvel examen, je considére mon exemplaire de Mogador 
comme un véritable Chl. canariensis Dej. D’ailleurs, à mon 
avis, le Chlaenius canariensis Dej. des iles Canaries dérive 
manifestement de C. laeticollis mais en est toutefois distinct par 
son pronotum plus longuement cordiforme, encore plus grossement 
et plus éparsement ponctué sur le disque qui est plutot bleu que 
vert, et par sa taille plus grande. 


Platymetopus tessellatus Dejcean. 


Platymetopus tessellatus Dej., Sp. IV, 1829, p. 78; Sénégal. — 
Erichson, Arch. f. Naturg., IX, 1, 1843, p. 204; Angola, 
Sénégal, Sennar. 

Dichirotrichus lineatopictus Woll., Col. Hesper., 1867, p. 25; 
iles du Cap Vert: S. lago. 

D’aprés les exemplaires pris par L. Fea a S. Nicolào et è 
Boavista je considére cette synonymie comme certaine. D'ailleurs 
Wollaston avait mis son espéce avec doute dans le genre 
Dichirotrichus. Ce Platymetopus habite l'Afrique intertropicale. 

La description originale de Dejean a été faite sur des individus 
peu colorés, c'est à dire avec bandes métalliques élytrales peu 
développées. La diagnose de Wollaston convient mieux aux 
exemplaires plus colorés des iles du Cap Vert. 


= 
e e 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 79 


C'est l’espéce citée d’Obock par Fairmaire (Rev. d' Ent. XI, 
1892, p. 78) sous le nom, que je considére comme inédit, de 
Platymetopus pictus Chaud. (nom qui d’ailleurs a été appliqué 
depuis à une espéce de Cevlan par H. E. Andrewes en 1923). 


Bradybaenus scalaris (Olivier). 


Carabus scalaris Ol., Entom. (1789-1808), III 35, p. 79, pl. 10, 

fig. 114; Sénégal. 
Bradybaenus scalaris (Ol.), Dej., Sp. IV, 1829, p. 161. 

L. Fea a pris a Boavista deux individus de cette espéce dont 
un avec les taches métalliques très réduites. 

Wollaston (Col. Hesper., p. 26, note) indique qu'il a trouvé 
a S. Iago les élytres dun Bradydaenus (qui doivent appartenir 
vraisemblablement au scalaris). L’espéce habite l’Afrique inter- 
tropicale. 


Aulacoryssus aciculatus (Dejean). 


Hypolithus aciculatus Dej., Sp. IV, 1829, p. 173; Sénégal. 
Aulacoryssus aciculatus (Dej.), Alluaud, Ann. Soc. ent. Fr., 
1916, p. 68 et 69. 
L. Fea a pris dans chacune des iles S. Iago, S. Nicolao et 
Brava un seul individu de cette espéce qui habite I’ Afrique tro- 
picale (avec races dans les iles de la Région malgache). 


Harpalus serienotatus Wollaston. 


Harpalus serienotatus Woll., Col. Hesperid., 1867, p. 24; iles 
du Cap Vert: Brava, S. Vicente, Fogo. 

L. Fea a pris à Brava et a S. Nicolào des individus qui 
correspondent absolument a la description de Wollaston. 

En réalité cette espéce n’appartient ni au genre Harpalus 
ni au genre Ophonus; elle est du groupe des Hypolithus glabres 
a interstries ponctués pour lesquels il sera nécessaire de créer 
une coupe générique nouvelle. 

H. serienotatus Woll. est certainement voisine de Harpalus 
punctatellus Reiche et interstitialis Bohem. d’ Afrique intertro- 
picale et très probablement identique a l’une d’elles. 


80 CH. ALLUAUD 


Harpalus paivanus Wollaston. 


Harpalus paivanus Woll., Col. Hesper., 1867, p. 23; iles du 
Cap Vert: S. Vicente, S. Nicol&o (toujours 4 une assez grande 
altitude). 

L. Fea n'a rien recueilli qui puisse se repporter à cette espèce 
que Wollaston dit étre voisine des Harpalus tenebrosus Dej. 

d’ Europe et Schaumi Woll. des iles Canaries. 


Kgaploa crenulata (Dejean). 


Stenolophus crenulatus Dej., Sp. IV, 1829, p. 432; « patria 
ignota ». 

Stenolophus fulvipes Erichs., Arch. f. Naturg., 1843, 1, p. 216; 
Angola. 

Anisodactylus basicollis Fairm., Ann. Soc. ent. Fr., 1892, 
Bull.., p. cui; iles Séchelles. 

Egaploa crenulata (Dej.), Alluaud, Ann. Soc. ent. Fr., 
MO6, paesi 
L. Fea a pris à S. Nicol&o une série d’individus de cette 

espèce qui n’ était pas encore signalée de l’archipel du Cap Vert, 

mais qui a une très vaste aire géographique: Afrique tropicale, 

iles de la Région malgache et Inde (Cf. Alluaud, loc. cit. 1916). 


Stenolophus |[Egadroma] relucens Erichson. 


Stenolophus relucens Er., Arch. f. Naturg., 1843, 1, p. 216; 

Angola. 

Stenolophus subrelucens Woll., Col. Hesper., 1867, p. 26; iles 
du Cap Vert: S. Antào, S. Iago, Brava. 

L. Fea a pris a S. Iago et a Brava cette espéce qui est du 
groupe des Egadroma voisine dL. marginata Dej. mais qui a 
une taille (8-9 mm.) supérieure a celle des espèces africaines 
que je connais. 

En étudiant les Carabiques recueillis dans l’Angola par la 
Mission Rohan-Chabot qui m’ont été communiqués par le Muséum 
de Paris, j'ai nommé S. relucens Er. des exemplaires que je 
considére comme identiques à ceux recueillis par Fea dans les 


sara 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT SI 


iles du Cap Vert et qui se rapportent évidemment a S. subrelucens 
Woll. Wollaston avait done soupconné la vérité en ce qui con- 
cerne l’identité de son espéce; mais cette analogie de faune 
entre les iles du Cap Vert et |’ Angola, certaine dans le cas 
present, vient infirmer |’ opinion de l’auteur anglais relative aux 
prétendues erreurs de provenance des espéces décrites de l’ Angola 
par Erichson, ainsi que je lai déja fait observer dans 1’ avant- 
propos de cette note (1). 


Cratognathus labiatus Erichson. 


Cratognathus labiatus Er., Arch. f. Naturg., 1843, 1, p. 215; 

Angola. — Woll., Col. Hesper., 1867, p. 22; iles du Cap Vert: 

S. Antào, S. Vicente, S. Nicolo. 

Wollaston met en doute la provenance de l’Angola donnée 
par Erichson. Toutefois, dans le cas où les exemplaires des iles 
du Cap Vert ne seraient pas identiques au type d’Erichson, Wol- 
laston propose le nom de C. obtusus. 

L Fea na rien pris qui puisse se rapporter a cette espéce 
qui n'appartient certainement pas au méme genre que les espéces 
décrites par Wollaston des iles Canaries, Madéres et Salvages 
sous le nom générique de Cratognathus et pour lesquelles 
Tshitshérine a créé le genre Nesacinopus (Hor. Soc. ent. ross., 
XXXIV, 1900, p. 359). Erichson compare son espéce a C. man- 
dibularis Dej. qui est le type du genre Cratognathus. 


Anomostomus torridus Laferté. 


9) 


Anomostomus torridus Laferté, Rev. Mag. Zool., 1853, p. 376; 

Guinée portugaise. 

Anomostomus capito Chaudoir, Bull. Nat. Moscou, 1854, 2, 

p. 342; iles du Cap Vert et Sénégal. 

Wollaston n’a pas eu connaissance de cette espéce très cu- 
rieuse dont personne n’a parlé depuis 1854 et qui a une téte de 
Licinide avec des caractéres d’Harpalide. 

Chaudoir a décrit A. capito sur deux individus ayant un reflet 

(1) L. Fea a pris a Boavista un individu d’ une petite espèce d’ Egadroma que je 
n’ai pu identifier et que je n’ ose décrire sur un exemplaire unique. 


Ann, del Mus. Civ. di St, Nat., Vol. LII. (44 Dicembre 1925). 6 


82 CH. ALLUAUD 


métallique et les intervalles élytraux couverts d’une ponctuation 
fine et éparse; long. 7 mm. — Laferté a décrit A. torridus 
sur un exemplaire unique brun i 
roussàtre avec les intervalles ély- 
traux nullement ponctués; long. 
6,4 mm. 

Après un examen minutieux 
des deux descriptions, je suis 
convaincu que Laferté a fait 
son étude avec un grossisse- 
ment insuffisant sur un exem- 
plaire un peu immature et que 
Chaudoir a vu juste en. soup- 
connant |’ identité des deux 
espéces. La ponctuation des inter- 
valles est trés fine et le reflet 
métallique est individuel (indi- 
qué chez certains exemplaires 
pris par L. Fea). 

L. Fea a pris 4 individus 
(de 5,5 à 6 mm. sur l’ilot Rombos 
(ou ilheo do Rombo) situé entre 
Fogo et Brava et un autre de 
7 mm. a 5. lago. 


Anomostomus torridus Lafertée Xx 12. 


Amblystomus Orpheus (Laferté). 


Acupalpus Orpheus Laterté, Rev. Mag. Zool., 1853, p. 414; 


Séenégambie. 
Hispolis Orpheus (Lat.), Chaudoir, Rev. Mag. Zool., 1876, p. 345; 
Abyssinie 


Amblystomus lineatus Woll., Col. Hesperid., 1867, p. 14; iles 
du Cap Vert: S. Antào, S. lago. 

Amblystomus vittatus Gestro, Ann. Mus. civ. Gen., VII, 41” sér., 
1875, p. 885. — Id., ibid., XII, 2° sér., 1892, p. 752; Erythrée. 
L. Fea a recueilli a S. Nicolào quelques individus de. cette 

gracieuse espéce dont le dessin jaune des élytres figure «une 

lyre dont les stries semblent étre les cordes» selon la pittoresque 

expression de Laferté. Elle est répandue dans toute l’Afrique 

intertropicale, 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 3 


Amblystomus viridulus (Frichson). 


Hispalis viridulus Erichs.; Arch. f. Naturg., 1843, 1, p. 217 
Angola. 

Amblystomus viridulus (Er.), Woll., Ann. Mag. nat. Hist, 1861, 
p. 97; — Id, Col. Hesperid., 1867, p. 13; iles du Cap Vert: 
S. Antào, S. Vicente. 
L. Fea a pris abondamment cet Amblystome 4 l’ilheo Razo 

prés S. Nicolào et deux individus a Boavista. 


Pterostichus |[Paraderus] Wollastoni Wollaston. 


Omaseus Wollastoni (Pterostichus Wollastoni Heer in litt.), 
Wollaston, Ins. mader., 1854, p. 46, pl. 1, fig. 9; Madére. 
Pterostichus | Poecilus| profundecrenatus Woll., Col. Hesperid., 
1867, p. 21; iles du Cap Vert: S. Nicolào et S. Iago (?). 
Pterostichus (? Derus) Martini Bedel, Ann. Soc. ent. Fr., 1895, 

Bull. p. cccxLv; Algérie et Tunisie: région saharienne. 
Pterostichus | Paraderus| Woillastoni Woll., Tshitshérine, Hor. 

Soc. ent. ross., XXXII, 1898, pp. 199 et 203. — Bedel, Cat. 

rais. Col. N. Afr., (1899), p. 189. — Escalera, Los Coleopt. 

de Marruecos, 1914, p. 39; Maroc mérid.: Mogador. 

L. Fea a pris à Boavista un individu correspondant exactement 
a la description du P. profundecrenatus Woll. qui est certai- 
nement identique a P. Wollastoni. 

Il faut done ajouter les iles du Cap Vert a la distribution 
géographique déjà assez surprenante de cette espéce: Madére et 
Porto Santo, région saharienne au Sud de l’Algérie, de la Tunisie 
et du Maroc. 


Abacetus natalensis Chaudoir. 


Abacetus natalensis Chaud., Bull. Soc. Nat. Moscou, 1869, 2, 
p. 377; Natal. — Péring., Descr. Cat. Col. S. Afr., 1896, 
pp. 546 et 549; Mozambique. 

L. Fea a pris a S. Iago quelques individus d'un A dacetus 
qui sont identiques a un exemplaire nommé A. natalensis Chaud. 


par Tshitshérine dans la collection da Muséum de Paris, Il res- 


84 CH. ALLUAUD 


semble 4 A. imerinae Tshitsh., et surtout a A. suspectus Tshitsh. 
qui, de l’avis méme de Tshitshérine (Hor. Soc. ent. ross., 1899, 
p. 282), nest peut-étre qu'une variété de natalensis. 

Aucun Abacetus n’était encore signalé de l’archipel du 
Cap Vert. 


Aephnidius madagascariensis Chaudoir, 


Masoreus madagascariensis Chaud., Bull. Soc. Nat. Moscou, 
1850, p. 453; Madagascar. 

Aephnidius madagascariensis Chaud., Bull. Soc. Nat. Moscou, 
1876, 3, p. 15 (Monogr. Masor. etc.); Madagascar, Afrique 
australe et occidentale. — Péring., Descr. Cat. Col. S. Afr., 
1896, p. 542; Afrique australe. 

Masoreus aequinoctialis Laf. (err. scr. aequinowialis), Rev. 
Mag. Zool., 1853, p. 374; Guinée portugaise. 

Masoreus anthracinus Schaum, Berl. ent. Zeit., 1865, p. 78; 
Gabon. 

Masoreus spinipes Woll., Col. Hesperid., 1867, p. 16; iles du 
Cap Vert: S. Nicol&o, 8. Iago, Fogo. 

Ces synonymies ont été indiquées par Chaudoir en 1876 saut 
la derniére que j’établis ici pour la premiére fois et qui, pour 
moi, ne fait aucun doute. 

L. Fea a recueilli abondamment 4 S. Iago et a Fogo cette 
espéce de vaste répartition : toute l’Afrique tropicale ct australe 
et Madagascar. 


Masoreus orientalis Dejean. 


Masoreus orientalis Dej., Sp. HI, 1828, p. 539; Inde. — Chaud., 
Bull. Moscou (Mon. Masor.) 1876, 3, p. 14. — Bedel, Cat. 
ais. Col. N. Afr: (1904); po 298.0. 

Masoreus grandis Zimm., Monogr., Faunus I, 1832, p. 119; 
Abyssinie. 

Masoreus laticollis Chaud., Bull. Mose. 1843, p. 778; Haute 
Egypte. 

Masoreus nobilis Woll., Cat. can. Col., 1864, p. 22; iles Cana- 
ries: Fuerteventura. — Id., Col. Atlant., 1865, p. 21. 

Masoreus ascendens Woll., Col. Hesper., 1867, p. 17; iles du 
Cap Vert: S. Nicolao, Fogo, 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 85 


Cette derniére synonymie est donnée ici pour la premiere fois, 
mais ne me laisse aucun doute d’aprés les exemplaires pris par 
L. Fea a Brava (entre 600 et 1000 m.). Aux îles du Cap Vert 
cette espéce semble vivre toujours à une certaine altitude et jus- 
tifier Je nom que lui avait donné Wollaston. Elle habite l’Algérie 
(région désertique), les iles Canaries orientales, l’Egypte, la Nubie, 
l’Erythrée, la Palestine et l’Inde. 


Pentagonica hexagona (Wollaston). 


Xenothorax hexagonus Woll., Col. Hesperid., 1867, p. 16; iles 
du Cap Vert: S. Antào, Brava. 

L. Fea n’a pas trouvé cette espéce dont la validité est bien 
doutense. Je ne puis que renvoyer a ce que j'ai écrit (Ann. Soc. 
ent. Fr., 1916, p. 86) au sujet des espéces de ce genre répandu 
dans le monde entier sauf en Europe. 


Dromius attenuatus Wollaston. 


Dromius attenuatus Woll., Col. Hesperid., 1867, p. 9; iles du 
Cap Vert: S. Vicente. 
L. Fea n’a rien pris qui puisse se rapporter a cette espece. 


Metabletus submaculatus (Wollaston). 


Dromius submaculatus Woll., Ann. Mag. nat. Hist., 1861, p. 94; 

— Id., Col. Hesperid., 1867, p. 10; iles du Cap Vert: S. Antào, 

S. Vicente, S. Iago, Fogo. 

L. Fea a pris à S. Iago et à Boavista une série d’individus 
que je rapporte a cette espéce qui appartient au genre Me/a- 
bletus et non au genre Dromius ainsi que Wollaston l'avait 
d’ailleurs soupconné (Col. Hesper., p. 11) et est voisine de 
M. obscuroguttatus Duft. — M. submaculatus en diftère par 
son pronotum plus carré, avec les angles postérieurs plus relevés, 
plus aigus et la base moins convexement arrondie en arricre; 
par ses élytres moins nettement striés, ses antennes plus gréles, 
ses pattes plus claires, etc. 


86 CH. ALLUAUD 


Metabletus Grayi Wollaston. 


Metabletus Grayi Woll., Col. Hesper., 1867, p. 11; iles du Cap 
Vert: S. Nicolao. 
Grande espéce (4,5 - 5 mm.) du groupe de M. fuscomacu 
latus Motsh. (patruelis Chaud.) non retrouvée par L. Fea. 


Mierolestes strigicollis Wollaston. 


Blechrus strigicollis Woll., Col. Hesper., 1867, p. 12; iles du 
Cap Vert: S. Antào, S. Vicente, Fogo. 
L. Fea a pris abondamment à l’ilheo Razo (pres S. Nicolào), 
à S. Iago et a Boavista cette espéce spéciale très remarquable 
par la sculpture de son pronotum (grosses rides longitudinales). 


Plocionus pallens (Fabricius). 


Carabus pallens F., Syst. Entom., 1775, p. 244; Dresde. 
Plochionus pallens (F.), Chaud., Mon. Callid. 1872 (Ann. Soc. 
ent. Belg., XV) p. 168. — Bedel, Faune Col. Bass. Seine, I, 
1884, p. 114, note 1 $ 2. 
Plochionus Bonfilsi (Serv. 1821, d’après Bedel); Dej., Sp. I, 1825, 
p. 251; Bordeaux, Amérique boréale, ile Maurice. — Barthé- 
lémy, Ann. Soc. ent. Fr., 1834, pp. 429-431; Martinique. 
Plochionus Boisduvali Gory, Ann. Soc. ent. Fr., 1833, p. 189; 
Sénégal. 
Plochionus valens Leconte, New sp. Col. I, 1863, p. 5; Amé- 
rique du Nord. : 
L. Fea a pris a S. Iago deux individus de cette espéce deve- 
nue cosmopolite mais qui n’était pas encore signalée des archipels 
de l’Atlantique. 


Cymindis alutaceus Wollaston. 


Tarus alutaceus Woll., Col. Hesper., 1867, p. 8; iles du Cap 
Vert: S. Nicolao. 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 387 


Cymindis Dohrni Wollaston. 


Tarus Dohrni Woll., Col. Hesper., 1867, p. 8; iles du Cap 
Vert: S. Antao. 
Probablement simple variété du précédent. 


Cymindis anchomenoides Wollaston. 


Tarus anchomenoides Woll., Col. Hesper., 1867, p. 9; iles du 
Cap Vert: S. Vicente. . 
Il est regrettable que L. Fea n’ait rapporté aucun Cymindis. 
Ce genre dailleurs n’existe pas au Sénégal et les trois espéces 
de Wollaston, qui vivent à une assez grande altitude, présentent 
(si elles appartiennent réellement à ce genre) un fait intéressant 
de distribution géographique. 


Platytarus Famini (Dejean). 


Cymindis Famini Dej., Sp. II, 1826, p. 447; Sicile. 
Platytarus Famini (Dej.), Woll., Ann. Mag. nat. Hist., 1861, 
p- 95; — Id., Col. Hesper., 1867, p. 7; iles du Cap Vert: 
S. Vicente. — Bedel, Cat. rais. Col. N. Afr. (1906), p. 263. 
Cymindoidea Famini (Dej.), Fairm., Rev. d’Ent., XX, 1901, 
p. 127; Madagascar. 
L. Fea n'a pas trouvé cette espéce qui a une aire géogra- 
phique vaste: Europe méridionale, Nord de l’Afrique, Egypte, 
Arabie, iles du Cap Vert, Madagascar, Turkestan. 


DYTISCIDAE (’) 


Hyphydrus africanus Sharp. 


Hyphydrus africanus Sharp, On Dytisc., 1882, p. 376; Sénégal. 
— Régimb., Mém. Soc. ent. Belg., IV, 1895, p. 50; Sénégal, 
Cap Vert et iles du Cap Vert: S. Iago. 

Ni Wollaston ni L. Fea n’ont rencontré cette espéce qui est 
voisine de la suivante mais plus petite, moins large, ete. 


(1) Rédigés avec la précieuse collaboration de M. R. Peschet, 


88 CH. ALLUAUD 


Hyphydrus erassus Wollaston. 


Hyphydrus crassus Woll., Col. Hesper., 1807, p. 33; iles du 
Cap Vert: S. Antào, S. Vicente, S. Iago: — Régimb., Mém. 
Soc. ent. Belgg IV, 1895, p. 50. 

L. Fea a pris à Boavista cet Hyphydrus qui se trouve aussi 
au Sénégal (Cap Vert) et dont j'ai découvert une race aux Cana- 
ries (Cf. Régimb., loc. cit., p. 50). Il est d’ailleurs trés voisin de 
H. scriptus F. (stipes Sharp) de Madagascar et des iles Masca- 
reignes. 


Copelatus Erichsoni Guérin. 


Copelatus Erichsonii Guér., Voyage Lefebvre Abyss., 1849, 
p. 270, pl. 1, fig. 9; Abyssinie. — Régimb., Mém. Soc. ent. 
Belg., IV, 1895,.p, 143. 

Copelatus formosus Woll., Col. Hesper., 1867, p. 34; iles du 
Cap Vert: S. Iago. 

L. Fea a pris 4 S. Nicolào des individus de la forme typique 
de cette espéce qui, avec sa variété polystrigus Sharp, se trouve 
‘en Afrique intertropicale et & Madagascar. La synonymie ci-dessus 
ne fait aucun doute. | 


Kiretes sticticus (Linné). 


Dytiscus sticticus L., Syst. Nat., I, 2, p. 666. 
Eretes sticticus (L.), Sharp, On Dytisc., 1882, p. 699. — Régimb., 

Mém. Soc. ent. Belg., IV, 1895, p. 208. 

Eunectes helvolus Klug, Symb. phys., 1834, pl. 33, fig. 3. — 

Woll., Col. Hesper., 1867, p. 35; iles du Cap Vert: S. Vicente; 

22 Id, Tr rent. Soc. Lond. 1874... 222: 

Eunectes conicollis Woll., Ann. Mag. nat. Hist., 1861, p. 97; 
iles du Cap Vert: S. Vicente. 

De l’avis du D" Régimbart (loc. cit. p. 209), il y a vraisem- 
blablement lieu d’ajouter les deux synonymies suivantes: 
Eunectes subcoriaceus Woll., Ann. Mag. nat. Hist., 1861, p. 99; 

Madére. — Id., Col. Atlant., 1865, p. 71 et Appendix p. 12; 

— Id., Col. Hesperid., 1967, p. 35; îles du Cap Vert: S. Nicolao. 
Eunectes subdiaphanus Woll., Ann. Mag. Nat. Hist., 1861, 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 89 


p. 100; — Id., Cat. canar. Col., 1864, p. 84; — Id., Col. 
Atlant., 1865, p. 70 et Appendix p. 11; Canaries. 
Espéce cosmopolite et trés variable prise par L. Fea à Boavista. 


Hydaticus Leander (Rossi). 


Dytiscus Leander Rossi, Fauna etrusca, 1790, I, p. 202. 
Hydaticus Leander (Rossi), Sharp, On Dytisc. 1882, p. 662. — 
Régimb., Mém. Soc. ent. Belg., IV, 1895, p. 196. : 
Espéce très répandue en Afrique tropicale, Egypte, iles Sé- 
chelles, Madagascar et iles Mascareignes; citée par Régimbart 
(loc. cit.) des iles du Cap Vert (S. lago) et rapportée de la méme. 
ile par L. Fea. 


Cybister tripunctatus Ol. var. africanus Laporte. 
Cybister africanus Lap.-Cast., Etudes ee 1835, p. 99; toute 
l’Afrique. -- Woll., Cat. canar. Col., 1864, p. 83; iles Cana- 
ries; —- Id., Col. Atlant. 1865, p. i — Id. Gol. Hesper., 
1867, p. 36; iles du Cap Vert: S. Vicente. 
Cybister tripunctatus Ol., var. africanus Lap.-Cast., Régimbart, 
Mém. Soc. ent. Belg., IV, 1895, p. 211. 
Le type de l’espéce est asiatique et ne se trouve pas en 
Afrique, ni a Madagascar. La var. africanus est répandue en 
Europe meéridionale, y compris les iles Canaries, et dans toute 


l’Afrique. 


GYRINIDAE 


Dineutes subspinosus Klug. 


Dineutes subspinosus Klug, Symb. phys., 1829, pl. 34, fig. 
Nubie — Woll., Col. Hesper., 1867, p. 37: iles du Cap ay 
S. Iago. — Régimb., Mém. Soe. ent. Belg., IV, 1895, p. 227. 
[Dans l’énumération des localités données par Régimbart, il 
faut évidemment lire iles du Cap Vert au lieu de Canaries]. 
L. Fea n'a pas pris ce Gyrinide répandu dans toute l’Afrique 
tropicale et méme en Egypte, dans les iles de la région malgache, 
en Syrie et dans l’Inde. | 


90) CH. ALLUAUD 


Dineutes aereus Klug. 


Dineutes aereus Klug, Symb. phys., 1829, pl. 34, fig..8; Nubie. 

— Woll., Col. Hesperid., 1867, p. 37; iles du Cap Vert 

S. Antào, S. Vicente, S. Nicol&o, S. Iago. — Régimb., Mém. 

Soc. ent. Belg., IV, 1885, p. 

L. Fea a pris ce grand Dineutes qui semble étre extréme- 
ment abondant dans toutes les iles de l’archipel. Son aire de 
dispersion comprend toute l’Afrique tropicale et australe, la haute 
Egypte et Socotora. 


APPENDICE 


DESCRIPTIONS DE DEUX ESPÈCES NOUVELLES DU GENRE PERILEPTUS 


PAR LE Dt JEANNEL 


Perileptus Wollastoni, n. sp. 


Type: un male de Vile S. Nicolao, archipel du Cap Vert. 

Long. 2,8 mm. Entiérement testacé brillant, la téte et le pro- 
notum lisses et brillants, non alutacés entre les points piliféres. 
Yeux peu saillants, à peine trois fois aussi longs que les tempes; 
celles-ci convexes, avec leur partie antérieure presque. paralléle en 
arriére des yeux, comme chez P. areolatus; vertex a peine 
ponctué. 

Pronotum allongé, déprimé, à còtés peu arrondis, non sinués 
avant les angles postérieurs qui sont grands, droits et vifs. Base 
large, presque aussi large que les trois-quarts du sommet, ses 
parties latérales droites et a peine obliques. 

Elytres paralléles, déprimés; les épaules saillantes en angle 
droit, mais arrondies, stries superficielles, assez bien tracées, a 
ponctuation trés superficielle, comme chez l’espèce AO Son 
P. areolatus. i 


a 
È) 


ADEPHAGA DES ILES DU CAP VERT 94 


Organe copulateur identique a celui du P. nigritulus des 
Canaries. 

Cette espéce est proche parente des P. areolatus et P. nigri- 
tulus et appartient done a la lignée des espéces paléarctiques qui 
ont peuplé l’Atlantis alors quelle était unie au continent. 
P. Wollastoni présente en effet la méme forme des tempes, la 
méme base du pronotum enticre, les mémes stries élytrales fine- 
ment ponctuées que les deux espèces paléarctiques, et ces carac- 
tères l’écartent nettement de toutes les espéces africaines et asiatiques. 

Habitat. — L’unique exemplaire que j’aie examiné provient 
de Vile S. Nicol&o, archipel du Cap Vert (L. Fea!) et a été re- 
cueilli à basse altitude. 

Wollaston (1867, Col. Hesperidum, p. 28) cite le P. areo- 
latus de Vile de S. Antào, appartenant au méme groupe septen- 
trional des iles du Cap Vert que S. Nicolao. Il est probable qu'il 
sagit de l’espéce ici décrite; mais un doute doit subsister car 
Wollaston ne parle pas de la coloration de l’exemplaire qu'il a 
vu, ce qui semblerait indiquer qu’elle est la méme que celle du 
P. areolatus. Comme il est bien peu vraisemblable que le véri- 
table P. areolatus existe aux iles du Cap Vert, il faut s’attendre 
ace que le Pertleptus de S. Antào soit bien le P. Wollastoni 
dont la coloration serait variable. 


Perileptus hesperidum, n. sp. 


Types: plusieurs exemplaires de l’ile S. Iago, archipel du 
Cap Vert. 

Long. 2,6-2,8 mm. Brun testacé brillant, avec la partie api- 
cale des élytres enfumée. Téte et pronotum fortement alutacés 
entre les points piliféres. Yeux trés saillants, quatre fois aussi 
longs que les tempes; celles-ci très transverses, a peine convexes, 
rétrécies dés le bord postérieur de Voeil. Vertex assez finement 
ponctue. 

Pronotum à peu près aussi large que long, a cotés peu arqués, 
peu rétrécis à la base, qui est un peu plus large que les deux 
tiers du sommet. Angles postérieurs obtus, vifs, non saillants. 
Cotes de la base obliquement tronqués entre les angles et le 
pédoncule. 

Elytres étroits, paralléles, peu déprimés, les épaules saillantes, 


9 CH. ALLUAUD 


les stries fortement ponctuées sur le disque, effacées sur les còtés 
et à l’apex. Pores sétigéres discaux indistincts. 
Je n’ai vu que des femelles de cette espéce. 


P. hesperidum est bien different du P. Wollastoni par la 
forme de ses tempes, celle de la base de son pronotum, ses tégu- 
ments alutacés, la forte ponctuation des stries de ses élytres. Par 
tous ces caractéres il se rattache au groupe d’espéces distribuées 
dans l’Inde, a Madagascar et dans l’Afrique orientale, groupe 
dont font partie entre autres les P. indicus Jeann., P. made- 
cassus Fairm., P. Stierlini Putz. et surtout une espéce encore 
inédite, P. africanus Jeann. largement répandue en Afrique 
orientale. 

P. hesperidum appartient done a une lignée d’espéces indo- 
africaines, c’est-à-dire Wage secondaire. Il apparait done, dans les 
iles du Cap Vert, comme un survivant d’une faune ancienne, 
d'origine gondwanienne, tandis que le P. Wollastoni, décrit 
ci-dessus, représente a coté de lui la lignée paléarctique du 
P. areolatus, qui ne s'est répandue sur l’Atlantis qu’au tertiaire. 

Habitat. — Environs de la villa da Praia, dans Vile S. Iago, 
du groupe méridional; plusieurs exemplaires (L. Fea!); ile 
S. Nicolào, du groupe septentrional, plusieurs exemplaires (L. Fea!). 


Jos WAC Ga ss) It 


DESCRIZIONE DI DUE FILLOPODI ANOSTRACI 
DELLA SOMALIA ITALIANA 


(ADEN 10021000); 


Fra gli Entomostraci raccolti dal March. Saverio Patrizi nella 
Somalia italiana, nell’ anno 1923, e donati al Museo Civico di 
Genova, si trovano due specie di Fillopodi anostraci, che sono 
oggetto di questa pubblicazione, una delle quali appartenente ad 
un genere nuovo della Fam. Branchipodidae, Valtra, la Bran- 
chinellites Ondonguae, della Fam. Chirocephalidae, già de- 
scritta l’anno scorso dal Barnard su esemplari del Sud-Africa. 
Nell’esporre i caratteri del nuovo genere e delle due specie, di 
cui la prima sarà denominata in omaggio del March. Patrizi, se- 
guirò la nomenclatura adottata nella ben nota « Monographie 
systématique des Phyllopodes anostracés » del Daday ('). 


Gen. METABRANCHIPUS n. 


Truncus longitudinem abdominis sine cercopodibus superans. 
Segmenta thoracalia et abdominalia superficie uniformi, laevi. 
Abdominis segmenta novem, margine non cingulato-inflato termi- 
nata, in maribus tuberculis binis in latere ventrali marginis distalis 
instructa. Cercopodes maris et feminae recti, setis de utroque 
latere aeque longis. 

Caput maris a verticis snl, antennis inferioribus biar- 
ticulatis, harum articulis basalibus inter se et cum fronte connatis, 
clypeum latum formantibus. Clypeus, in specie typica, prope mar- 
ginem anteriorem superne appendice squamiformi transversa 
instructus, inferne spinis duabus longis, insertione submediana, 


(1) Ann. Sc. Nat. (Zool.) Paris, XI (9.0) 1910, pp. 91-489. — Vedi anche: JU. c., XII, 
1910, p. 254 e seg. (gen. Branchinellites), 


94 L. MASI 


extrorsum vergentibus. Articulus apicalis antennarum inferiorum 
maris valde elongatus, attenuatus, recurvus, simplex. Antennae 
superiores in utroque sexu longae. 

Pedes, excepto in maribus pari ultimo, structura fere similes, 
lamina branchiali unica, integro-marginata, sacculo branchiali haud 
curvato, endopoditi angulo inferiore (vel posteriore) non promi- 
nente. Maris pedes ultimi praecedentibus nonnihil breviores, lamina 
branchiali minus prominente, setisque laminarum coxalium parvis; 
exopoditi margine anteriore granulis chitineis numerosis minutis 
confertisque asperato, atque reverso; sacculo branchiali minore, 
angustiore. 

Penis magnus, compresso-dilatatus, subtriangularis, articulo 
secundo in appendicem subeylindricam, spinosam, retrorsum cur- 
vatam, desinente. 

Sacculus oviger globosus, amplus. 


Questo nuovo genere va attribuito alla Famiglia Branchipo- 
didae e alla Sottofamiglia Branchipodinae, secondo la mono- 
grafia del Daday: esso è naturalmente attine ai generi Branchi- 
podopsis G. O. Sars, Branchipus Schaeff. e Tanymastix (Sim.) 
Dad. Dal genere Branchipodopsis si distingue specialmente per 
i cercopodi che nei maschi sono conformati come nelle femmine, 
cioè dritti e forniti di setole uguali nei due lati, non ricurvi né 
forniti di setole corte nel lato interno: dai generi Branchipus 
e Tanymastix si distingue per la mancanza dell’ appendice del 
vertice. Affatto caratteristiche del genere sono la conformazione 
dei peni e quella dell’ultimo paio di arti del tronco. La riduzione 
delle setole dei Zodi coxales di questi arti, la presenza di un’area 
granulosa lungo il margine anteriore dell’ exopodite, e l’ incurva- 
mento di questo in modo da rassomigliare ad un cucchiaio, devono 
avere certamente un rapporto con la copula. Mentre questi arti 
ed i peni si presentano più complicati e più differenziati che negli 
altri generi affini, le antenne inferiori ed il clipeo formato dal loro 
connascimento hanno invece una conformazione primitiva, anche 
più semplice di quella che si osserva nei Branchipodopsis. 
Daday considera il genere Branchipus come il più primitivo 
della Sottofamiglia Branchipodinae: da esso sarebbe derivato da 
un lato il genere Tanymastio, nel quale sarebbe avvenuta la 
fusione e la ramificazione delle appendici del vertice, dall’ altro 


FILLOPODI ANOSTRACI 95 


il Branchipodopsis, nel quale sarebbero scomparse tali appendici. 
Secondo questa interpretazione, il genere Metabranchipus do- 
vrebbe considerarsi, almeno per ora, come il più evoluto nelle 
Branchipodinae, e la mancanza, in esso, delle appendici del 
vertice sarebbe un carattere regressivo. 


Metabranchipus Patrizii sp. n. 


(Tav. II). 


Mas. Corpus mediocre. Abdomen trunco longius proportione 
circiter 14: 10, ad apicem versus sensim attenuatum, segmentis 
fere aeque longis atque latis, octavo tamen latitudine sua longiore; 
tuberculis ventralibus in margine distali segmentorum parvis et 
valde obtusis, in segmento paenultimo tantum majoribus, bene 
conspicuis. Cercopodes longitudinem segmentorum VI, VII, VII, 
aequantes, marginibus crenulatis, setis in utroque latere ';, huius 
longitudinis, in extremo apice binis parumque longioribus. 

Antennae superiores conspicue elongatae, articulum primum 
antennarum inferiorum multo superantes, harum articulo secundo 
fere aequilongae, vestigio articulationis paullum ante mediam 
longitudinem. Antennae inferiores articulis connatis clypeum for- 
mantibus, subquadratis. Clypeus isthmo lato, brevi, at distincto, 
cum fronte coniunctus, itaque mobilissimus; margine anteriore 
late, obtuse, angulatim excavato; prope hune marginem lobo 
membranaceo transverso, lunato, superne instructus; inferne emi- 
nentiam semicircularem formans, cui appendices duae, singula in 
utroque latere, inseruntur. Appendices istae, vel potius mucrones, 
versus apicem sensim attenuatae, spiniformes, basim articuli se- 
cundi antennalis attingentes et utrique parti dimidiae marginis 
anterioris clypei parallelae, quasi furcam ramis valde divergen- 
tibus fingentes; in speciminibus de supra pauca obliquitate inspectis 
interdum limbo clypeali non occultatae. Articulus secundus anten- 
narum inferiorum perlongus, circiter */, trunci longitudinis 
aequans, mox post eius basim valde attenuatus, atque recurvus, 
parte dimidia apicali etiam subtiliore. 

Oculi, cum pedunculis, */) antennarum superiorum attingentes. 

Pedes primi paris parvi, exopodito marginem distalem endo- 
poditi vix superante; endopodito in hoc margine setis 7-8 instructo, 
in margine posteriore setis spiniformibus quatuor; endito primo 


96 L. MASI 


et secundo conicis, tertio breviter digitiformi; lobo coxali primo 
duplicem secundi amplitudinem superante, setis 40 instructo, lobo 
secundo setis 18. Pedes paris sexti exopodito elliptico, !/, eius 
longitudinis endopoditum superante; enditis tribus conicis, setis 
spiniformibus binis, tenuibus, in ipsorum apice insertis. Paria 
nonum et decimum praecedentibus longiora. Sacculi branchiales 
usque ad decimum elliptici, punctis chitineis conspicuis in super- 
ficie dispersis. Pedes paris undecimi lamina branchiali in parte 
distali angulata, hac autem et lobis coxalibus minus prominen- 
tibus; sacculo parvo, marginibus rectis parallelisque terminato, 
apice acuto; endopodito in parte dimidia anteriore marginis distalis 
setis quinque brevissimis instructo, in parte dimidia posteriore 
setis quatuor spiniformibus; exopodito dimidia ipsius longitudine 
marginem endopoditi superante, limbo marginali anteriore in parte 
dimidia proximali dilatato atque recurvo, itaque cum reliqua 
lamina quasi cochlear fingente, tuberculis chitineis minutissimis, 
numerosis, confertisque, obtecto. 

Penis magnus, extremitate apicem pedis undecimi superans, 
itaque elongatus ut, si abdomen in semicirculum flectitur, eius 
segmenta ultima attingit. Articulus basalis trapeziiformis, antice 
pulvillo instructus spinulis confertissimis asperato, infra hune lobo 
parvo semi-elliptico, ad medium marginem distalem apophyse 
attenuata. Articulus secundus longior, triangularis, extremitate in 
appendicem producta subeylindricam, retrorsum curvatam, spinis 
numerosis echinatam. 

Longitudo totalis, a fronte usque ad apicem cercopodum, 
6-9,5 mm. 

Femina. Statura plerumque quam maris nonnihil major. Pro- 
portiones corporis partium in specimine majore: caput 37, trun- 
cus 112, abdomen 137, cercopodes 45; in specimine minore : 
caput 25, truncus 100, abdomen 118, cercopodes 37. 

Caput fronte rotundata. Antennae superiores duplam inferiorum 
longitudinem paullo superantes. Antennae inferiores complanatae, 
forma fere elongate-quadrangulari, in parte tertia distali nonnihil 
angustiores, latitudine ad medium */ longitudinis aequante, an- 
gulo distali anteriore rotundato, pauci-setoso, distali posteriore in 
appendicem parvam acutam, producto. Oculi, cum pedunculis, 
latitudinem capitis aequantes. 

Pedes illis maris similes, tamen ultimus a praecedente haud 


SARAI 


FILLOPODI ANOSTRACI 97 


differens nisi est sacculo branchiali minore atque fere dimidio 
angustiore. 

Sacculus oviger ovatus, latus, longitudine segmenta abdomi- 
nalia quinque a IV ad VIII aequans, ad medium segmenti tertii 
vel etiam quarti desinens, in extremo apice constrictus atque 
truncatus, ostii margine plicis longitudinalibus occluso sed valde 
dilatabili. Ova matura ingenti numero, diametro circiter 0,1 mm. 

Longitudo totalis a fronte usque ad apicem cercopodum, 
6-10 mm. i 

Habitat: Somalia italica; collegit S. Patrizi mense X, anno 
1923. Specimina 7 oo’, 9 OQ, apud Cutt Geledi collecta, spe- 
cimina alia 8 QQ in aquis pluvialibus ad Faehia, in Somalia 
meridionali. Cotypi in «Museo Civico di Storia Naturale di 
Genova». 


Gen. BRANCHINELLITES Daday. 


Branchinellites Ondonguae Barnard. (') 
(Tav. III). 


Questa specie è stata pubblicata alla fine dell'anno scorso dal 
Sig. Keppel H. Barnard, del Museo di Cape Town, il quale ne 
raccolse esemplari nel 1921 nel territorio di Ondongua, dell’Ovam- 
boland, nella parte occidentale del Sud-Africa, e poi nel 1923 
più verso il Nord, in altra località della stessa regione. Egli ne 
ha data una descrizione preliminare ed una figura della testa del 
maschio. Devo al gentile interessamento del Sig. Barnard l’aver 
potuto confrontare due cotipi, un maschio e una femmina, con 
gli esemplari della Somalia raccolti dal March. Patrizi, per i quali 
avevo preparata già da tempo una descrizione dettagliata, con 
relative figure, credendo che si trattasse di specie nuova, quando 
ancora non era pervenuto a questo Museo di Genova il XX vo- 
lume degli « Annals» del South-African Museum, che contiene 
la descrizione originale. Alcune differenze che si notano confron- 
tando gli esemplari somali con i cotipi e con la descrizione del 
Barnard, dipendono in parte dalla diversa età degli individui, in 
parte da variabilità dei caratteri, onde per quanto esse siano 


(1) Contribution to a knowledge of the Fauna of South-Africa. II: Crustacea 
Entomostraca, Phyllopoda — in: Annals South African Museum, XX, 1924, p. 213-228, 
tav. XXVI, fig. 1. 


N 


Ann, del Mus, Civ, di St. Nat., Vol. LII (7 Gennaio 1926), 


98 L. MASI 


notevoli, non credo che possano valere a distinguere una varietà 
geografica. 

Gli esemplari del Sud-Africa sono più grandi di quelli raccolti 
dal Patrizi, poichè i primi raggiungono 27 mm., tanto i maschi 
come le femmine, mentre le femmine dei secondi non superano 
20 mm. ed i maschi non superano 17,5 mm. Nella diagnosi del 
Barnard è detto che i due rami in cui termina in ciascun lato 
l’appendice frontale del maschio sono « subeguali »; tuttavia 
questo carattere è variabile, e può mutare anche per la contra- 
zione prodotta dall’ alcool: negli esemplari di Somalia ho trovato 
per lo più il ramo interno lungo circa il doppio dell’ altro. Le 
setole che si osservano sul lato dorsale dell’ appendice del primo 
articolo delle antenne inferiori (chiamate « processi digitiformi » 
dal Daday) sono sviluppate quasi quanto quelle del lato corrispon- 
dente di tale articolo, ma non sono rappresentate nella figura 
del Barnard, né si trovano indicate nella sua diagnosi. In tale 
figura il secondo articolo delle antenne inferiori è di larghezza 
quasi uniforme, eccetto alla base e all’apice, come sembra pure 
nella Branchinellites Chudeaui Dad., nella quale tuttavia non 
ha l'estremità dilatata; ma negli esemplari somali e nel cotipo del 
Sud - Africa esso si presenta relativamente più largo alla base e 
all’ apice. Quanto alla lunghezza del marsupio, ho osservato in 
esemplari aventi tutti un discreto numero di uova mature, che 
esso arriva talora all’ estremità dell'ottavo segmento addominale. 

Dalle figure qui annesse si possono rilevare diversi altri carat- 
teri interessanti per la descrizione delle specie. L’appendice fron- 
tale del maschio, con le ramificazioni, raggiunge circa i */, della 
lunghezza del corpo; ha il primo articolo assai leggermente ar- 
cuato, fornito, sul lato inferiore, di setole le quali formano un 
gruppo prossimale ed uno distale di 4-5 paia ciascuno, ma non 
tutte sono disposte regolarmente. Il margine apicale degli endo- 
poditi del maschio è gradatamente meno obliquo dal 1.° al 5.° paio 
di ‘appendici del ronco; ‘e.nel, 1.°e%,2.° 6: dritto, nel 3.2 2c 4410 
appena leggermente, negli altri distintamente concavo: nel 3.° e 
4.° paio è fornito di piccole spine in luogo delle setole, nel 5.° 
e 6.° si presenta spinuloso soltanto presso l'angolo distale. L’exo- 
podite del 1.° e 2.° paio è breve, troncato, e non raggiunge 
l’apice dell’ endopodite, quello del 3.° e 4.° è uguale all’ endopo- 
dite; gli exopoditi dal 6.° all’ 11.° sono notevolmente allungati, 


dti 


omy n, i~ s 
iets” = 


FILLOPODI ANOSTRACI 99 


tuttavia quello dell’ 11.° paio è un poco più breve del precedente. 
Il secondo articolo del pene, rivolto in avanti, raggiunge la base 
del 9.° paio di appendici ed ha sul lato interno una serie di 
dentelli in numero di più di ottanta. Negli esemplari somali le 
uova più grandi misurano 0,23 mm. di diametro. 


SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE 


\ 


TAVOLA II. 


Metabranchipus Patrizii go: a, caput infra inspectum (inter vitra deplanatum) 


— b, idem, lobi frontalis pars anterior majori amplificatione — c, caput a latere 
visum — d, penis — e, pes primi paris — /, pes sexti paris — g, pes ultimi paris — 
h, furca (setarum barbae non delineatae) — Q: ¢, sacculus oviger et abdominis 


segmenta usque ad octavum, a latere inspecta — &, sacculus antice visus — J, caput 
superne visum — Figurae a, c, h, i, k, l, eadem amplificatione; 0, e, 7, 9, amplifi- 
catione majore; d, etiam magis auctus. 


TAVOLA III. 


Branchinellites Ondonguae Barn. — g': a, caput cum appendice frontali (antenna 
dextra obtruncata) — d, stipes appendicis frontalis a latere inspectae — c, eiusdem 


seta olfactoria magis vitro aucta — d, antenna (inter vitra deplanata) — e, apex 
articuli antennalis secundi majore amplificatione inspectus — 7, margo endopoditi 
pedis paris quarti — g, eiusdem spinae magis vitro auctae — h, exopoditum pedis 


paris noni — è, furca — 9: k, antennula atque antenna — 7, apex sacculi ovigeri. 
— Figurae /, h, i, setarum barbis non delineatis; a, b, d, k, eadem amplificatione. 


COLLEZIONI ZOOLOGICHE FATTE NELL’ UGANDA 
DAL DOTT. E. BAYON 


XIX 


MAMMIFERI. PARTE IV. APPENDIX 
cum Primatibus, Insectivoris Carnivorisque (*) 
PER OSCAR DE BEAUX 


Credo fare cosa utile e doverosa riunendo in uno specchio 
unico i 2200 mammiferi in 73 specie, riportati dall’ Uganda in 
senso lato e donati a questo Museo dall’illustre Dott. Enrico Bayon; 
molto più che per molte specie precedentemente trattate ho da 
registrare rilevanti aggiunte di esemplari sfuggiti al primo raggrup- 
pamento. Per questi il numero di catalogo è indicato tra parentesi. 

Dò di ogni specie il numero complessivo degli esemplari e la 
distribuzione geografica per provincie. «Uganda» è qui inteso in 
senso ristretto. Il nome delle specie non precedentemente trattate 
è stampato in grassetto. 


PRIMATES. 2 esemplari in | specie. 


Cercopithecus ascanius schmidti, Matschie. 2. Uganda. 
Mubango. In pelle. 1 & ad. (4173 con cranio 4044). 
1 o& ad. juv. (4176 con cranio 4177). 


CHIROPTERA. 1573 esemplari in 23 specie. 


Roussettus angolensis, Bocage. 26. Isole Bukasa, Maiba e 
Dwajl. 

Eidolon helvum, Kerr. 29. Busoga; Isole Bugala e Limaiba. 

Epomops franqueti, Tomes. 1. Isola Bugala. 

Epomophorus minor, Dobs. 1. Buddu. 


(*) Parte I. Ungulata. Ann. Museo Civ. Genova. Serie 3° IX (XLIX), 30 aprile 1921, 
pp. 219 - 234. 

Parte II. Chiroptera. |. c. 28 agosto 1922, pp. 364-373. 

Parte III. Rodentia. |. c. LI, 12 aprile 1924, pp. 202-249. 


MAMMIFERI DELL’ UGANDA 104 


Epomophorus anurus, Heuglin. 13. Uganda; Arcipel. Sesse. 
Micropteropus pusillus, Pet. 3. Busoga; Isola Bugala. 
Is. Bugala. In pelle. 1 9 ad., 1 © juv. (19602). 
Taphozous mauritianus, Geottr. 4. Busoga; Unioro. 
Petalia hispida, Schr. 12. Provincia del Nilo; Uganda; 
Isole Bugala, Bubeke, Bukasa, Kitobo. 
Lavia frons affinis, And. e Wrought. 2. Uganda. 
Rhinolophus hildebrandti eloquens, Anders. 5. Busoga ; 
Uganda. 
Entebbe (Carolina Berti). In pelle. 1 g7, 2 Q 9 (19601). 
Hipposideros caffer, Sundev. 223. Provincia del Nilo; 
Uganda; Busoga; Isole Buvuma, Dwaji. 
Bussu. In pelle. 1 & (7051). 
Hipposideros caffer ruber, Noack. 382. Isole Eig Kitobo, 
Bufumira, Bunyama; Uganda; Busoga. 
Isola Bugala. In pelle. 2 gg, 2 QQ (7050, 7052, 
7053, 7054). 
Myotis bocagit hildegardeae, Thos. 18. Arcipelago Sesse; 
Isola Bugala; Provincia del Nilo. 
Isola Bugala. In pelle. 2 Q 9 (19605). 
Pipistrellus nanus, Pet. 117. Uganda; Busoga; Unioro: Isole 
Bugala, Kome, Kyagwe. 
Entebbe (Carol. Berti). In alcool. 2 gg, 3 2 9 (19614). 
Pipistrellus fuscipes, Thos. 349. Provincia del Nilo; Uganda; 
Buddu; Isole di Bugala, Bukasa, Dwaji. 
Entebbe (Carolina Berti). In pelle: 8 gg, 10 OQ 
(19606). In alcool: 79 gg (19611); 133 PP (19612). 
Isolaebugala Seal 2 oo, 7 OO e 2 DO 
giovanissime (19610). 
Eptesicus phasma, Allen. 130. Provincia del Nilo; Uganda; 
Busoga; Isole di Bugala, Bukasa, Dwaji. 
Entebbe (Carolina Berti). In pelle: 4 gg, 2 29, 
(19604); in alcool: 7 gg, 16 OQ (19613). 
Isola Bugala. In pelle: 1 g7, 4 9Q (19603). 
Scotophilus nigrita colias, Thos: 1. Uganda. 
Myopterus whitleyi, Scharff. 5. Uganda; Busoga. 
Nyctinomus brachypterus, Pet 16. Isola Bugala. 
Chaerephon hindei, Thos. 202. Uganda; Buddu; Toro; Isole 
Bugala, Kome. 


102 | VA CC0FSDE BEAUK 


Isola Bugala. In pelle: 1 6, 2 QQ (19607). 
Chaerephon angolensis sabaudiae, Festa. 135. Uganda; 
Busoga; Isola Bugala. 
Entebbe (Carolina Berti). In pelle: 7 gg, 13 OQ 
(19608). In alcool: 17 gg (19615), 44 OD (19616). 
Chaerephon trevori, Allen. 4. Busoga. 
Chaerephon nanulus, Allen. 1. Busoga. 


INSECTIVORA. 71 esemplari in 6 specie. 


Sylvisorex gemmeus, Heller. 3. Busoga. 
Bussu. In pelle: 1 6 (19635); in alcool: 1 gd (19622). 
Senza località. In alcool: 1 9 (19623). 
Misure somatiche del © 19622: Testa e corpo mm. 56,5; 
coda 73,5; piede 14,5; orecchio 7,5. 
Misure craniali del g 19635: Lunghezza condilo-incisiva 
mm. 17,5; larghezza mascellare 5,5; larghezza della cassa cra- 
nica 8; altezza mediana della cassa cranica 4,4; fila dentale su- 


periore 7,5. 


Crocidura nyansae, Neumann. 45. Busoga; Uganda. 

Bussu. In pelle: 4 gog (4582, 4584, 4585, 4587); 
2 QC (4583, 4586); 5 7A (19628); 3 2D (19629); 2 TI, 
1 2 (19630). In alcool: 11 oo" (19624); 5 OD (19625) e 
1 giovanissimo; 1 g, 3 Q £ (19626), 3 giovanissimi e 3 neonati. 

Nakavuggo, sul Nilo vicino a Kakindu. In alcool : 
2900 + (19627). 

Dimensioni somatiche del co 4587 (misure prese dal prepa- 
ratore sul soggetto in alcool, prima di metterlo in pelle): Testa 
e corpo mm. 112; coda 80; piede 215. orecchio 12. 

Misure craniali: Lunghezza condilo-incisiva mm. 32,6; lar- 
ghezza mascellare 9,5; larghezza della cassa cerebrale 13,5; 
altezza mediana della cassa cerebrale 7,5; lunghezza della fila 
dentale superiore 14,5. 


Crocidura parvipes nisa, Hollister. 7. Busoga. 
Bussu. In’ pelle: 2 gg, 19 (19632). “In ‘alcool: 
2 fd, 2 29 (19619). 
Dimensioni somatiche delle 9 ad, 19632-a (misure del pre- 
paratore): Testa e corpo mm. 70; coda 37; piede 12; orecchio 7. 


MAMMIFERI DELL’ UGANDA 103 


Misure craniali: Lunghezza condilo-incisiva mm. 21,3; lar- 
ghezza mascellare 7; larghezza della cassa cranica 9,1; altezza 
mediana della cassa cranica 5; fila dentale superiore 8,9. 

Lunghezza condilo-incisiva del cranio del o ad. 19632-0 mm. 20. 


Crocidura fumosa selina, Dollman. 1. Busoga. 
Bussu. In pelle. 1 ad..juv. (19631). 

Peli del dorso lunghi circa 5 mm. Superficie ventrale un poco 
più grigia, ma appena più chiara della dorsale. Mano e piede 
bruni dorsalmente. Coda bruna cupa dorsalmente e ventralmente. 
Fila dentale superiore (cranio incompleto) mm. 9,1. 


Crocidura hildegardeae, Thos. 2. Busoga. 
Bussu. In pelle: 1 o (19633). In alcool: 1 9 (19620). 
Dimensioni somatiche del g 19633 (misure del preparatore): 
testa e corpo mm. 65; coda 47; piede 12; orecchio 5. 
Misure craniali: Lunghezza condilo-incisiva mm. 19,5; lar- 
ghezza mascellare 6,3; larghezza della cassa cerebrale 8,7; altezza 
mediana della cassa cerebrale 4,6; fila dentale superiore 8,2. 


Crocidura bicolor elgonius, Osgood. 13. Busoga. 

Bussu. In pelle: 5 gg, 1 9 (19634). In alcool: 
ito 2 OTON(196021) 

Colorazione del g° 19634-a: Parti superiori «clove brown » 
(Ridgway, Color standards and nomenclature, 1912, tav. XL); 
parti inferiori «smoke gray» (XLVI); mano e piede grigi bru- 
nastri superiormente; coda grigio-brunastra superiormente, alquanto 
più chiara inferiormente. 

Dimensioni somatiche dello stesso esemplare (misure del pre- 
paratore): testa e corpo mm. 55: coda 45: piede 9. 

Misure craniali del g ad. 19634-0: Lunghezza condilo-incisiva 
mm. 17,3; larghezza mascellare 5,1; larghezza della cassa cere- 
brale 7,7; altezza mediana della cassa cerebrale 4,1; fila dentale 
superiore 7. 


CARNIVORA. 8 esemplari in 4 specie. 


Poecilogale albinucha dogetti, Thomas e Schwann. 1. Busoga. 
Bussu. 1 o ad. Pelle con cranio (5121). 


104 0. DE BEAUX 


Dimensioni (misure del preparatore): Testa e corpo mm. 295; 
coda 187; piede 40; orecchio 16. 

Colorazione : La striscia nera mediana s’inizia in avanti con 
una sottilissima strisciolina subito dietro all’occipite e si continua 
con una striscia assai cospicua e lunga 40 mm. sulla base della 
coda. Le strisce nere laterali corrispondono perfettamente alla 
figura-tipo di albinucha, Gray. Il labbro inferiore è bianco, ma 
il mento è nero e manca una macchia golare bianca. 

Misure craniali: Lunghezza mediana massima mm. 55; lun- 
ghezza basale 51,5; larghezza zigomatica 31,4; larghezza interor- 
bitale 13; lunghezza del palato 25,5; lunghezza del ferino supe- 
riore 6,5; lunghezza del ferino inferiore 6,3. 

Piuttosto rare sono le spoglie di questo bel mustelide, ed 
assai scarsa è la bibliografia d’argomento. Tutto ciò che ho po- 
tuto trovare sull’ intero Genus è questo: 

Gray, P. Z. S. London, 1864, p. 69, tav. X. Zorilla albi- 
nucha, spec. nova, Habitat ignoto. 

Gray, Catal. Carnivora Brit. Museum, 1869, p. 91-92. Mustela 
albinucha, Gray. Africa, Angola. 

Tuomas, Ann. Mag. Nat. Hist. London, XI, 1883, p. 370-371, 
figura del cranio. Poectlogale albinucha, Gray, Genus novum, 
basato su 4 esemplari del Museo Britannico ed 1 esemplare del 
Museo di Parigi. Africa meridionale. 

Marscne, Siugetiere D. O. Afrikas, 1897, p. 84. Poecilogale 
albinucha, Gray, Natal, Angola, Bukoba. 

ScLater, Mammals South Africa, 1900, I, p. 114-117, fig. 32-33. 
Poecilogale albinucha, Gray. Africa centrale e meridionale- 
orientale da Angola, Nyassaland e Africa orientale tedesca 
al Natal ed alle parti orientali della Colonia del Capo. 

Tuomas e Scuwany, P. Z. S. London, 1904, p. 460. Poectlo- 
gale dogetti, spec. nova. Burumba. Ankole. 

Jameson, Mammals South Africa, Ann. Mag. Nat. Hist. London, 
IV, 1909, p. 457. Poecilogale albinucha, Gray. Tsanen 
(Transvaal). 

Roperts, Mammals Transvaal Museum, Ann. Transv. Museum, 
IV, 1915-14, p. 75. Poecilogale albinucha, Gray. Port St. Johns, 
Surbiton, Tsanen Estate, Pretoria, Knysna. 

Loònynpera, Mammals Arrhenius, Svenska Vetens. Handl., 58,2, 
1917, p. 66. P. albinucha dogetti, Thos e Schw. Rutschuru. 


MAMMIFERI DELL UGANDA 105 


HaaGner, South African Mammals 1920, p. 38. Poecitlogale 
albinucha, Gray. Kingwilliamstown. 

Kersoaw, Mammals Durban Museum. Ann. Durb. Mus. III, 
1, 1921, p. 34. Bellair (presso Durban). 


Le dimensioni e la colorazione dell’esemplare in istudio con- 
fermano validamente l'opinione del Lònnberg (1. c.) riguardo al 
valore sottospecifico della presente forma. 

Coll’ esemplare di Bwssw il limite settentrionale del genere 
oltrepassa alquanto l’equatore, finora non raggiunto. 

Il quadro del genere si presenta oggi così : 

Poecilogale albinucha Gray. Colonia del Capo, Natal, Trans- 
vaal. Piuttosto rara! 

Poecilogale albinucha dogetti, Thos e Schwann. Bukoba, 
Rutschuru, Ankole, Busoga. Molio rara! 

La posizione della Poecilogale d’ Angola va certamente 
riveduta. 

La presenza della Poecilogale nel Nyassaland non appare, 
a quanto potei constatare, sufficientemente documentata. 


Atilax paludinosus robustus, Gray. ptc, 
Senza località, 1 9 in pelle (4349), senza cranio. 


Crocuta crocuta germinans, Mtsch. 2 Uganda, Busoga. 
Bussu. 1 cranio (12222). 
Uganda. 1 cranio (12221). 

: Misure dei crani 12222 (e 12221): 

Lunghezza condilo-basale mm. 232 (239); 

Larghezza zigomatica 167 (166); 

Lunghezza del palato 119 (126); 

Larghezza massima del palato in corrispondenza del ferino 
106 (99). 

Lunghezza C-P, sugli alveoli 96 (100). 

Malgrado che il cranio (12221) dell’ Uganda sia di tipo piut- 
tosto snello e corrisponda quindi assai bene alla Crocuta tho- 
masi, Cabrera, dell’ Ankole (P. Z. S. 1911, p. 98), pure lo rife- 
risco alla sottospecie sunnotata, riunendola alla Crocuta di Bwssu, 
perchè nell'ampia tavola di misurazioni data dal Hollister (U. S. 
Nat. Mus. Bull. 99, p. 146) si trovano, fra le Crocuta dell’Africa 


106 0. DE BEAUX 


orientale inglese in senso stretto, tanto crani Pea Nie 
snelli quanto crani prettamente tarchiati. 


Felis pardus chui, Heller, 4. Busoga, Uganda. 
Bussu. 1 of ad. juv., cranio (13430); 1 9 ad., cranio 
(13431); 1 9 ad., cranio (13439), 
Uganda. 1 © ad., cranio (13438). 
Vedi: de Beaux. Atti Soc. It Sc. Nat. Milano. LXII, 1923, 
p. 273-281. 


RODENTIA. 484 esemplari in 20 specie. 


Tatera liodon smithi, Wrought. 7. Busoga. 
Tachyoryctes ruddi badius, Thos. 45. Busoga. 
Bussu. 1 of, 1:9 (418107). Pelli: e eran. 
Dendromus ruddi, Wrought. 8. Busoga; Isola Bugala. 
Isola Bugala. In ‘alcool. 261 6-1,.2 (19613). 
Thamnomys discolor, Thos. 2. Isola Bugala. 
Rattus kaiseri medicatus, Wrought. 2. Uganda. 
Rattus haiseri turneri, Heller. 1. Busoga. 
Rattus tullbergi jacksoni, Wint. 8. Uganda, Isola Bugala. 
Rattus coucha ugandae, Wint. 151. Busoga; Uganda; Unioro; 
Isole Bugala, Kome, Bukasa. 
Mus triton, Thos. 2. Busoga; Uganda. 
Mus emesi, Heller. 4. Busoga; Uganda. 
Mus gratus, Thos. 48. Busoga; Uganda; Isole Bugala e Kome. 
Entebbe (Carol. Berti). In pelle. 1 9 (19609). 
Uganda. In alcool. 1 3 (19617). 
Lophuromys aquilus, True. 10. Isole Bugala e Kome. 
Komemys isseli, de Beaux. 11. Isole Kome, Bunyama, Bugala. 
Isola Bunyama. | 3° ad. juv. Pelle e cranio (5590). 
Arvicanthis abyssinicus rubescens, Wrought. 57. Busoga: 
Uganda. 
Lemmiscomys macculus macculus, Thos. e Wrought. 79. 
Busoga. 
Lemniscomys striatus massaicus, Pagenst. 29. Busoga; 
Uganda. 
Otomys tropicalis ghigti, de Beaux. 4. vi: Bugala. 
Graphiurus murinus saturatus, Dollm. 11. Busoga. 


“ 


MAMMIFERI DELL’ UGANDA 107 


Thryonomys swinderianus variegatus, Pet. 1. Uganda (i. e. 
Thryonomys swinderianus, 283). 

Choeromys harrisoni, Thos. e Wrought. 4. Uganda. (i. e. 
Thryonomys swinderianus gregorianus, 1362, 1363, 18147). 

Seguendo un cortese richiamo del Thomas al suo lavoro «On 
Ground Hogs in Africa», Ann. Mag. Nat. Hist. London, IX, 1922, 
p. 389, sfuggitomi nella compilazione del capitolo sui roditori, 
adotto ora le determinazioni del preclaro autore; ma non vorrei 
pertanto rinunziare ancora del tutto all’idea d’un possibile dimor- 
fismo di statura nel genere Thryonomys. 


UNGULATA. 62 esemplari in 19 specie. 


Bos indicus, razza watussi (nec sanga). 1. Ankole. 

Buffelus caffer cottoni, Lyd. 1. Congo belga. 

Bubalis lelwel jacksoni, Thos. 8. Provincia del Nilo; Uganda. 

Bubalis lelwel rooswelti, Heller. 2. Provincia del Nilo. 

Bubalis lelwel insignis, Thos. 2. Uganda. 

Ourebia montana ugandae, de Beaux. 4. Provincia del Nilo. 

Redunca redunca wardi, Thos. 1. Uganda. 

Redunca redunca bayoni, de Beaux. 1. Busoga. 

Vedi de Beaux, Mammiferi del Congo belga, Atti Soc. Ital. 
Sc. Nat. Milano LXIV, 1925, p. 92. 

Redunca redunca cottoni, Rothsch. 1. Prov. del Nilo. 

Cobus defassa ugandae, Neum. 6. Uganda. 

Cobus defassa harnieri, Murie. 1 (i. e. Cobus defassa ugan- 
dae, C. E. 11611). Provincia del Nilo. 

Vedi Hollister. U. S. Nat. Mus. Bull. 99: 1924, p. 106. 

Adenota kob thomasi, Sclater. 6. Uganda. 

Adenota kob nigroscapulata, Mtsch. 1. Provincia del Nilo. 

Hippotragus equinus bakeri, Heugl. 1. Provincia del Nilo. 

Tragelaphus scriptus dianae, Mtsch. 1. Uganda. 

Limnotragus spekei, Scl. 1. Uganda. 

Choiropotamus larvatus choiropotamus, Desml. 22. Busoga. 

Vedi: de Beaux, Beitrag zur Kenntnis der Gattung Potamo- 
choerus, Zool. Jahrb. Syst. 47, 1924, p. 379-504, Tav. 4-6. 

Hippopotamus amphibius, L. 1. Uganda. 

Rhinoceros simus cottoni, Lyd. 1. Lado. 


R. GESTRO 


LA COLLEZIONE MALACOLOGICA DEL MUSEO CIVICO 
DI GENOVA 


La parte più antica della collezione risale al 1837, epoca in 
cui Giacomo Doria, diciasettenne, cominciò insieme col secondo dei 
suoi fratelli, Marcello, a radunare conchiglie. Le specie erano 
corredate di un cartellino con la scritta a stampa: « Collezione 
dei fratelli Doria ». 

Di questa ho già fatto cenno nelle prime pagine del volume 
cinquantesimo di questi Annali citando i nomi dei corrispondenti 
dei due raccoglitori e di alcuni dei più notevoli contributori. (*) 
La raccolta si arricchiva per mezzo di cambii e senza dubbio anche 
per acquisti, e risulta fra gli altri quello di una Clausiliarum 
Centuria (non so di quale malacologo) di cui esiste l’elenco fra 
le poche carte rimaste insieme alle conchiglie. 

Però Marcello Doria se ne occupò per breve tempo e fu 
Giacomo che continuò a curarsene per varii anni. Fu anzi in 
quell’ epoca che egli intensificò le sue ricerche nel Golfo di Spezia 
per aumentare la parte concernente le specie marine, procurandosi 
particolari istrumenti, che lo misero in grado di fare importanti 
aggiunte alla malacologia ligure. 

Fondato il Museo, la raccolta accuratamente imballata in varie 
cassette, fu trasportata da casa Doria alla Villetta Dinegro e col- 
locata in un magazzino. Caso stranissimo, essa giacque ivi a lungo 
dimenticata, quasi fosse ignorata, benchè nell’assettamento generale 
del materiale zoologico anche la sezione dei molluschi fosse stata 
curata attivamente, al punto di assegnare il nome di malacologico 
ad uno dei laporatorii e > di costruire appositamente per le UA 
tre scaffali. 

Soltanto nel 1913, dopo avere trasportato tutto il materiale 
dalla Villetta Dinegro al nuovo istituto in Piazza di Francia, ho 
voluto rendermi ragione del contenuto di ogni cassa e cassetta 


(*) Vol. L, Ottobre 1921, pag. 6. 


COLLEZIONE MALACOLOGICA 109 


e così tornò alla luce la collezione dei fratelli Doria. Aperte le 
cassette, trovai che gli esemplari, diligentemente avvolti in carta, 
si erano conservati bene. Dei cartellini pochi mancavano, altri 
erano sbiaditi o corrosi, ma per la maggior parte conservati 
e leggibili. Era però necessario sostituirne dei nuovi e su questi 
ho avuto cura di ripetere sempre scrupolosamente i dati del car- 
tellino originale. A questo lavoro mi sono accinto io stesso, perchè, 
per quanto materiale, era delicato e di tal natura da non potersi 
affidare a persona estranea al mestiere, anche pel rischio di fare 
confusioni nelle indicazioni. 

Era opportuno profittare dell’ occasione per radunare il mate- 
riale sparso qua e là. Fino allora si era seguita la consuetudine 
di tenere separate le collezioni parziali risultanti da diverse 
esplorazioni scientifiche, alcune studiate ed illustrate in speciali 
memorie, altre tuttora indeterminate. Nel compiere questa riunione 
delle varie raccolte in una sola generale ho avuto cura di notare 
esattamente sul cartellino di ciascuna specie l'indicazione del- 
l’opera e della pagina ove la specie stessa fu citata o descritta 
e ho tenuto conto speciale dei tipi che ho contrassegnato con la 
parola Typus! e reso più facilmente ritrovabili applicando sul 
fondo della scatoletta una carta di colore aranciato. Ciascun tipo 
poi, secondo le norme prescritte nel Museo, fu da me registrato 
in apposito libro, con l'indicazione esatta dell’ opera ip cui fu 
pubblicato e figurato, del paese da cui proviene e del rispettivo 
raccoglitore. 


La piccola collezione dei Fratelli Doria si può dire adunque 
l'embrione della sezione malacologica del nostro Museo, oggigiorno 
giunta ad un grado di notevole importanza. Nell’epoca in cui 
stava per sorgere nella Villetta Dinegro il nuovo istituto, l’Ammi- 
nistrazione Municipale aveva avuto in legato due collezioni e fu 
deciso che fossero aggregate al materiale zoologico offerto da 
Giacomo Doria. Una di esse aveva appartenuto al Principe Oddone 
di Savoja, che da giovanetto si era appassionato a radunare oggetti 
di Storia naturale, con speciale predilezione per le conchiglie. 
Questa collezione, ora esposta in una delle sale d’ ostensione al 
pubblico, consiste sopratutto di specie esotiche, scelte in generale 
fra le più appariscenti e più grandi; ma non ha grande impor- 
tanza scientifica, poco corrispondendo agli attuali criterii, special- 


110 R. GESTRO 


mente per quanto riguarda l'autenticità delle provenienze. E da 
notarsi però in essa, come cosa assai interessante, una serie di 
molluschi terrestri e fiuviatili raccolti dal prof. Luigi Bellardi e 
illustrati in una memoria di Mousson (annessa alla raccolta ) 
sotto il titolo di « Coquilles terrestres et fluviatiles recueillies par 
M." le Prof. Bellardi dans un voyage en Orient. Zurich 1854 », 
nella quale figurano specie di Corfù, Sira, Rodi, Cipro, Smirne e 
alcune di Sicilia. 

Il secondo legato è quello della collezione geologica e e 
logica del Marchese Lorenzo Pareto. Esso ha fornito alla sezione 
malacologica un modesto contingente in fatto di specie viventi, 
mentre vi sono più abbondantemente rappresentate le fossili, 
come è naturale, data la natura degli studii di quell’ eminente 
scienziato. Le specie viventi sono state intercalate nella collezione 
generale, dopo averle munite di apposito cartellino, che ricorda il 
nome dell’illustre patrizio genovese. 


Primo ad occuparsi dell’ ordinamento della collezione malaco- 
logica del Museo fu Arturo Issel, il quale non solo vi accudi 
volontariamente per varii anni, ma la accrebbe generosamente 
con materiali suoi. Abbandonati poi gli studii malacologici predi- 
letti all’inizio della sua carriera, per darsi alla Geologia, la 
collezione restò negletta per oltre trenta anni. Gli effetti di questa 
lunga sosta richiesero un lungo lavoro di ripulitura di esemplari, 
di cambiamento di scatoline e sopra tutto dei cartellini, spesso 
sbiaditi e illeggibili; ma dopo aver praticato queste minuziose 
operazioni potei verificare che la raccolta non aveva sofferto alcuna 
alterazione. 


Il modesto reparto malacologico formato in origine, come si è 
detto, dalle collezioni dei Fratelli Doria, del Principe Oddone di 
Savoja e del Marchese Pareto, ha subito in seguito uno sviluppo 
abbastanza rapido grazie alle esplorazioni di tanti benemeriti 
italiani. 

Queste esplorazioni sono avvenute principalmente nelle regioni 
seguenti : 

Regione orientale e austro- malese. 

Territorio di Sarawak a Borneo, Giacomo Doria e Odoardo 

Beccari, 


COLLEZIONE MALACOLOGICA 111 


Nuova Guinea N. O., Odoardo Beccari e Luigi Maria d'Albertis. 

Nuova Guinea N. O., Isole Aru, Isole Key e Molucche, Odoardo 
Beccari. 

Nuova Guinea S. E., L. M. d’Albertis. 

Nuova Guinea S. E., Lamberto Loria. 

Giava, Sumatra, Molucche, Selebes, Odoardo Beccari. 

Isole Nias, Engano, Mentavei e Sumatra, Elio Modigliani. 

Birmania, territorio dei Carin e Tenasserim, Leonardo Fea. 

Africa. 

Assab, Mar Rosso, paese dei Bogos, Orazio Antinori, Odoardo 
Beccari, Arturo Issel. 

Massaua e Arcipelago delle Dahlac, Decio Vinciguerra. 

Scioa, Spedizione italiana nell'Africa equatoriale, O. Antinori, 
Vincenzo Ragazzi. 

Eritrea, O. Antinori, O. Beccari, V. Ragazzi. 

Dancalia, Somalia, Galla, Spedizioni Bottego e Ruspoli, Cap. 
Tancredi, Cap. Citerni, ecc. 

Uganda, Dott. E. Bayon. 

Isole del Capo verde, Guinea Portoghese, Isole S. Thomé, 
Principe, Fernando Poo, e Annobom, Congo Francese e Camerun, 
Leonardo Fea. 

Fra le specie africane sono da notarsi alcune raccolte da 
Forskal nel Mar Rosso nel 1761, che il Museo ha avuto dal 
dott. Mérch di Copenhagen nel 1870. 


America. 
Spedizione italiana ‘nell'America australe, Decio Vinciguerra. 
La Plata, Carlo Spegazzini. 


Bolivia, Luigi Balzan. 

Altre fonti per la raccolta sono state le crociere degli Yachts 
« Violante » e «Corsaro» del Cap. Enrico A. d’Albertis nel 
Mediterraneo e nell’ Atlantico, nonchè i cospicui risultati delle 
campagne talassografiche delle R. Navi « Washington», «Scilla » 
ed « Eridano », comandate dai capitani Cassanello e Marcacci, 
nel Mediterraneo e nel Mar Rosso. Inoltre una ricca messe di 
forme minutissime, in gran parte nuove, si è ottenuta dall’ esame 
paziente di sabbie radunate dal prof. Issel a Massaua e nell’Ar- 
cipelago delle Dahlac, come pure da quelle delle crociere del 
R. Avviso « Rapido » a Zeila e Aden; materiale tutto molto inte- 
ressante, che ha dato luogo a pregevoli pubblicazioni dei signori 
Hornung e Mermod. 


12 R. GESTRO 


Nel 1891 cessava di vivere il distinto malacologo Cesare 
Tapparone Canefri, che fu per alcuni anni collaboratore del Museo 
e ad esso affezionato, tantochè volle destinargli a titolo di legato 
la sua biblioteca (!). Da altra parte la vedova, interpretando i 
sentimenti dell’ estinto consorte, fece al Museo generoso dono 
della collezione di conchiglie. In questo modo la sezione malaco- 
logica del nostro istituto riceveva un considerevole aumento, 
essendo il lascito di Tapparone un insieme di abbondanti e pre- 
ziosi esemplari, con rilevante ricchezza di tipi. Fino all’epoca in 
cui ebbe luogo il trasferimento del Museo dalla Villetta Dinegro 
alla nuova sede, questa raccolta rimase negli scaffali originali; 
ora è incorporata con la collezione generale, contradistinta con 
speciali cartellini e custodita nella sala che fu intitolata a Tappa- 
rone Canetri. 

In questa stessa sala si trova un’altra bella raccolta che 
consiste di specie fossili ed ha pure un pregio non indifferente 
dal punto di vista scientifico. Sono tutte conchiglie estratte dalle 
marne plioceniche della Liguria occidentale, e specialmente del 
Rio Torsero, per opera di Antonio Hornung, ora Conservatore 
Onorario del Museo. È frutto di assidue e intelligenti ricerche 
praticate durante un periodo di ben dieci anni. Le specie, nume- 
rose, classificate e determinate con grande precisione e rappre- 
sentate da copiosi esemplari perfettamente conservati, hanno fornito 
argomento ad una memoria pubblicata dallo stesso benemerito 
donatore nei nostri Annali. Questa collezione era inoltre accom- 
pagnata da un discreto numero di conchiglie esotiche di varie 
provenienze e da alcuni volumi dell’ opera di Bellardi e Sacco 
sui molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria, 
che mancavano alla biblioteca del Museo. 

Ma la generosità del signor Hornung non si è limitata a 
questi doni, perchè egli si è sempre rammentato del nostro istituto 
ogni volta che ha avuto occasione di fare qualche raccolta, e 
infatti durante le sue villeggiature a Céligny, a Bole e a Cheziéres, 
in Svizzera, a Boulouris sur mer, nella Francia meridionale e a 
Pietra Ligure, ha messo a parte per noi parecchie serie importanti 
di molluschi terrestri e marini. 

Aggiungono pregio alla raccolta del Museo il dono di rare e 
nuove forme del Mediterraneo da parte dell’insigne malacologo 


(1) Questi Annali, vol. XXXII. 1892, p. 103. 


COLLEZIONE MALACOLOGICA 113 


di Palermo Marchese Allery di Monterosato e il suo prezioso 
concorso all’ ordinamento di essa mediante la determinazione di 
specie dubbie o non ancora definite. Lo stesso può dirsi di un 
altro distinto cultore di questo ramo della zoologia, il dott. Rai- 
mondo Del Prete di Viareggio. 


Memorie malacologiche pubblicate negli Annali del Museo. 


S. TrincnHese. — Un nuovo genere della famiglia degli Eolididei. 
Con quattro tavole. (Vol. I, 1870). 

S. Trincnese. — Un nuovo genere della famiglia degli Eolididei. 
Con dieci tavole. (Vol. II, 1872). 

A. Panapitie. — Voyage de M.rs Antinori, Beccari et Issel 
dans la Mer Rouge et le pays des Bogos. Mollusques. — I. Du 
nouveau genre Asiatique Francesia. — II. Description de quelques 
especes nouvelles des environs d’Aden. Con una tavola. ( Vo- 
lume III, 1872). 

A. MoreLET. — Voyage ece. c. s. Mollusques. — III. Notice sur 
les Coquilles terrestres et d’eau douce recueillies sur les còtes de 
l’Abyssinie. Con una tavola color. (Ibid.). 

A. Isser. — Di alcuni molluschi raccolti nell’ isola di Sardegna 
dal dott. Gestro. Con figure nel testo. (Vol. IV, 1873). 

A. IsseL. — Viaggio dei signori Antinori, Beccari e Issel nel 
Mar Rosso e tra i Bogos. Molluschi. — IV. Di alcuni molluschi 
terrestri viventi presso Aden e sulla costa d’Abissinia. (Ibid.). 

A. IsseL. — Molluschi Borneensi. Illustrazione delle specie 
terrestri e d’acqua dolce raccolte nell’ isola di Borneo dai signori 
G. Doria e O. Beccari. Con quattro tavole. (Vol. VI, 1874). 

C. Tapparone CANEFRI. — Contribuzioni per una fauna mala- 
cologica delle isole Papuane. — II. Molluschi raccolti da Odoardo 
Beccari nelle isole Aru, Kei e Sorong. (Ibid.). 

C. Tapparone CanEFRI — Viaggio dei signori O. Antinori, 
O. Beccari e A. Issel nel Mar Rosso, nel territorio dei Bogos e 
regioni circostanti durante gli anni 1870-71. — Studio monogra- 
fico sopra i Muricidi del Mar Rosso. Con una tavola. (Vol. VII, 1875). 

A. PaLapiLHte. — Réponse a une note de M." W. T. Blanford. 
(Ibid. ). 

C. Tapparone Canerri. — Contribuzioni per una fauna malaco- 


Ann, del Mus, Civ, di St, Nat,, Vol. LII (30 Marzo 1926). 8 


114 R. GESTRO 


logica delle isole Papuane. — II. Descrizione di alcune specie nuove 
o mal conosciute delle Isole Aru, Sorong e Kei Bandan. (Ibid.). 
C. Tapparone CanerrI. — Contribuzioni ecc. c. s. — HI. Mol- 


luschi della Baia di Geelwinek inviati dai signori O. Beccari, 
L. M. d’Albertis e A. A. Bruijn. (Vol. VII, 1876). 

A. IsseL e C. Tapparone CANEFRI. -- Viaggio dei sigg. O. An- 
tinori, O. Beccari ed A. Issel nel Mar Rosso, nel territorio dei 
Bogos e regioni circostanti, durante gli anni 1870-71. — Studio 
monografico sopra gli Strombidi del Mar Rosso. (Ibid. ). 

C. Tapparone CaneFrI. — Contribuzioni per una fauna mala- 
cologica delle isole Papuane. — IV. Molluschi raccolti dal signor 
L. M. d’Albertis nell’ isola di Sorong (Costa .Nord-Ovest della 
Nuova Guinea) nell’anno 1872. — V. Molluschi raccolti nelle 
isole Molucche da O. Beccari. (Vol. IX, 1877). 

T. ALLery pi Moxrerosato. — Notizie sulle conchiglie della 
rada di Civitavecchia. (Vol. IX, 1877). 

A. IsseL. — Crociera del Violante comandato dal Capitano- 
Armatore Enrico d’Albertis durante l’anno 1876. — Testacei. 
con figure nel testo. (Vol. XI, 1878). 

C. Tapparone Canerri. — Contribuzioni per una fauna mala- 
cologica delle isole Papuane. — VI. Descrizione di una nuova 
specie di Turbo raccolta da O. Beccari nella Nuova Guinea. 
(Vol. XII, 1878). 

A. IsseL. — Crociera del Violante comandato dal Capitano- 
Armatore Enrico d’Albertis durante l’anno 1877. —. Risultati 
scientifici. Molluschi terrestri e d’acqua dolce viventi e fossili. Con 
figure nel testo. (Vol. XV, 1880). 

C. Tapparove Canerri. — Contribuzioni per una fauna mala- 
cologica delle isole Papuane. — VII. Descrizione di alcune nuove 
specie di Molluschi terrestri della Nuova Guinea. (Vol. XVI, 1880). 

C. Tapparone Caverri. — Fauna malacologica della Nuova 
Guinea e delle isole adiacenti. — Parte I. Molluschi estramarini. 
Con undici tavole. (Forma l’intero volume XIX, 1883). 

C. Tapparone Canerri. — Intorno ad alcuni molluschi terrestri 
delle Molucche e di Selebes. Con una tavola. (Vol. XX, 1883). 

A. IsseL. — Materiali per lo studio della fauna Tunisina 
raccolti da G. e L. Doria. — VI. Molluschi. Con figure nel testo. 
(Vol. XXII, 1885). 

C. Tapparone Canerri. —— Fauna malacologica della Nuova 


4 


COLLEZIONE MALACOLOGICA il) 


Guinea e delle isole adiacenti. — Parte I. Moliuschi estramarini. 
Supplemento I. Con due tavole. (Vol. XXIV, 1886). 

C. TapparoNE CANEFRI. — Viaggio di Leonardo Fea in Birmania 
e regioni vicine. — XVIII. Molluschi terrestri e d’acqua dolce. 
Con tre tavole. (Vol. XXVII, 1889). 

A. IsseL. — Cesare Maria Tapparone Canefri. Con. ritratto. 
(Vol. XXXII, 1891). 

Ep. von Martens. — Esplorazione del Giuba e dei suoi affluenti 
compiuta dal Cap. V. Bottego durante gli anni 1892-93. — 
Molluschi terrestri e d’acqua dolce. (Vol. XXXV, 1895). 

L. Germain. — Mollusques terrestres et fluviatiles recueillis par 
M." L. Fea pendant son voyage a la Guinée portugaise et a l’Ile 
du Prince. Con una tavola e figure nel testo. (Vol. XLV, 1912). 

G. S. Coen. — Delle forme adriatiche di Argonauta ed in 
particolare dell’ A. Monterosatoi n. sp. Con una tavola. ( Vo- 
lume XLVI, 1915). 

G. S. Coen. — Sulle varietà viventi del Cardium tubercu- 
latum L. Con quattro tavole (Ibid.). 

T. AxLery pr Monrerosato. — Ostreae e Anomiae del Medi- 
terraneo. Con quattro tavole colorate. (Vol. XLVII, 1915). 

L. Germain. — Etude sur les Mollusques terrestres et fluvia- 
tiles recueillis par L. Fea pendant son voyage en Afrique occi- 
dentale et aux iles du Golfe de Guinée. Con sei tavole e figure 
nel testo. (Ibid., 1916). 

A. Hornune. — Res Ligusticae. XLVII. Gastéropodes fossiles 
du Rio Torsero (Ceriale). Pliocéne inférieur de la Ligurie. Con 
una tavola. (Vol XLIX, 1920). 

G. S. Coen. — Descrizione di nuove specie di Molluschi del 
Museo Civico di Genova. Con figure nel testo. (Ibid., 1922). 

A. Horyuye et G. Mermon. — Mollusques de la Mer Rouge 
recueillis par A. Issel, faisant partie des collections du Musée 
Civique d’ Histoire Naturelle de Génes. Première partie. Pyrami- 
dellides. Con figure nel testo. (Vol. LI, 1924). 

A. Hornune et G. Mermon. — Mollusques de la Mer Rouge, ecc. 
c. s. Deuxiéme partie Pyramidellides (fin). Rissoinides. Con figure 
nel testo. (Vol. LII, 1925). 


ETUDES SUR LES LYCIDES 
par M. PIC 


Lycipes RECOLTES PAR L. Fea A FERNANDO Poo 


ET ILES AVOISINANTES 


Les reécoltes de L. Fea a Fernando Poo sont assez impor- 
tantes et comprennent plusieurs espéces nouvelles déjà publiées 
en diagnoses (Ann. Mus. Civ. Gen. LI, 1924, p. 161 a 163) avec 
deux restées inédites, mais les insectes capturés aux Iles Principe 
et San Thomé sont représentés seulement par deux espéces de 
Stadenus Wat., dont une anciennement connue. 

Voici l’énumération des espéces et principales variétés recueil- 
lies avec leurs habitats, et des notes descriptives complémentaires 
pour certaines. 


Fernandum minutum Pic. Ile Fernando Poo: Bahia de S. Carlos 
200 m. 11902! 

Genre nouveau décrit en 1924 (Ann. Mus. Civ. Gen. LI, p. 161). 
Voisin de Libnetis Wat. dont il est très distinct par la téte 
visible devant le prothorax, celle-ci saillante en avant des yeux 
avec les antennes de 10 articles, le 3° article et les suivants 
étant très larges et aplatis, les élytres ornés de 4 còtes saillantes, 
l’interne raccourcie avec les intervalles 4 deux rangées de points. 
P. minutum est une petite espéce de coloration flave-ocracé 
avec les yeux noirs, ceux-ci gros et saillants. 


Stadenus Auberti Brg. Ile Fernando Poo: Basilè 400-600 m. 
VII: IX 19015 Puntay rales: XX: 1900: 


i} 


LYCIDES AFRICAINS Mz 


Stadenus semiflavus Frm. Ile San Thomé: Agua-Izè 400-700 m. 
XII, 1900. 


Stadenus bifoveolatus Pic. Ile Principe: Roca Inf. D. Hen- 
rique, V, 1901. 

‘ Oblong-allongé, brillant, peu distinctement pubescent, noir 
avec le prothorax, l’écusson et environ les deux tiers antérieurs 
des élytres d'un roux ocracé. Antennes noires, a dernier article 
roux, celles-ci pas très longues et peu aplaties, atténuées a I’ ex- 
trémité, a articles 3 et suivants impressionnés; prothorax peu 
large, subarqué en avant, a angles postérieurs peu saillants, 
creusé sur les cétés, élevé au milieu avec deux fovéoles allongées 
discales éloignées des bords; élytres un peu plus larges que le 
prothorax, pas très longs, à peine élargis en arrière, fortement 
costés avec les intervalles à plis transversaux peu réguliers, divi- 
sés postérieurement. 

Cette espéce se reconnait a la particuliére structure de son 
prothorax, qui est bifoveolé sur la caréne médiane. 


Adoceta Feai Pic, Fernando Poo: Musola, 500-800 m., I, 1902. 


Adoceta prescutellaris Pic, Fernando Poo: Bahia de S. Carlos, 
900 m., I, 1902; Musola, 500-800 m., I, 1902. 


Adoceta mitis Bre. var. diversa mihi. (1) Fernando Poo: 
Musola, 500-800 m. I, 1902. 

Differe de A. mitis Brg. par le prothorax marqué, sur son 
milieu, d’une bande noire compléte, d’où n’ayant pas de bordure 
antérieure roussàtre et la pubescence non fournie et peu distincte. 

Ces trois espéces qui sont noires avec les còtés du prothorax 
et les élytres, moins leur sommet, ocracés ou d’un roux testacé, 
se distingueront entre elles de la facon suivante: 

1 Prothorax muni d’un repli latéral très marqué, noir, a bords. 
latéraux étroitement, ou peu i ocrés et élytres de 
cette derniére coloration . ; 332 

— Prothorax à repli latéral peu Oi d’un roux esa avec 
une bande médiane noire, peu large et élytres également d’un 
roux testacé. : . Hea, Pic. 

2 Prothorax assez étroit, a cates sulin ses a rebord latéral 


118 M. PIC 


et repli seuls ocrés; écusson un peu étroit; élytres étroits et 
longs, dépourvus de macule prescutellaire foncée 

mitis var. diversa Pic. (') 

— Prothorax court et large, rétréci en avant, assez largement 

ocré sur les cotés; écusson trés large; élytres assez larges et 
moins longs, marqués de noir près de l’écusson. 

prescutellaris Pic. 


Planeteros nigriventris mihi. Fernando Poo: Musola, 500-800 m. 
T= 1902: 

Nom nouveau remplacant celui de bicoloripes (1. c. p. 162) 
qui est préoccupeé. 

Espéce allongée, brillante, courtement pubescente, ocracée 
avec les articles médians des antennes, les pattes, moins les ge- 
noux, la base ou le dessous des cuisses, l’abdomen et le cinquiéme 
apical des élytres noirs; téte plus étroite que le prothorax avec 
les yeux gros et saillants, noirs; antennes assez épaisses, atté- 
nuées à l’extrémité, pas très longues, 2 premiers et 3 derniers 
articles avec le sommet du 8° ocracés; prothorax court et large, 
presque droit sur les còtés, subsinué-arqué en avant, plissé trans- 
versalement près de la base avec une petite impression poste- 
rieure médiane; élytres de la largeur du prothorax, subparal- 
léles, pas très longs, distinctement ponctués. 

Voisin de P. Escalerae Brg. et en différant au moins par 
la coloration des antennes et des pattes. 


Lycus (Acantholycus) elegans Mur. Fernando Poo: Basile, 
400-600 m. VII IX, 1901. 


Lycus (Acantholycus) latissimus L. et var. Fernando Poo: 
Basilé; Bahia de S. Carlos, 0-400 m., III, 1902. 


Lycus latissimus v. Harpago Ths. Fernando Poo: Punta 
Frailes, X, XI, 1901; Bahia de S. Carlos; Musola, 500-800 m. 
III, 1902. 


Lycus telephoroides Pic var. Fernando Poo: Punta Frailes, 
Xi XL=1901 


(4) Cette variété, ainsi que Cladophorus Feai Pic (exempl. à membres foncés). 
figure aussi dans la coll. Pic. 


LYCIDES AFRICAINS 119 


Lycus (Haplolycus) Dalmani Bre. Fernando Poo: Punta Frailes, . 
ep 1904). 


Cladophorus testaceicolor n. sp. 7°. Elongatus, nitidus, parum 
pubescens, ochraceo-testaceus, oculis antennisque pro parte nigris, 
his longe flabellatis; thorace breve, parum lato, antice subarcuato, 
angulis posticis prominulis, fere 5 areolato; elytris post medium 
paulo dilatatis, distincte 4-costatis, costa tertia apice obliterata. 

Allongé, brillant, peu densément pubescent, enti¢érement d’un 
testacé-ocracé, moins le milieu des antennes et les yeux noirs. 
Antennes gréles, longuement flabellées, foncées avec le dernier, 
les 1", 2° et partie du 3° article testacés; prothorax court et 
peu large, un peu rétréci et subarqué antérieurement, a angles 
postérieurs prolongés, caréné antérieurement sur son milieu et 
aréolé postérieurement avec un pli transversal divisant chaque 
coté en deux aréoles, l’antérieure fortement ponctuce, la posté- 
rieure impressionnée et presque lisse; écusson long, trés incisé 
au sommet; élytres peu plus larges que le prothorax a la base, 
faiblement élargis après le milieu, munis de 4 cotes nettes, la 3° 
oblitérée en arriére, avec les intervalles irréguli¢rement aréolés. 
Long. 7 mill. 

Fernando Poo: Musola, 500-800 m. I, 1909. 

Par sa coloration voisin de C. unicolor Brg., il en différe 
par son aspect brillant, l’abdomen testacé au lieu d’étre noir et 
les pattes concolores. 


Cladophorus dichrocerus Brg. Fernando Poo: Bahia de S. Carlos, 
0,200 m. XII, 1901; Punta Frailes, X, XI, 1901. 


Cladophorus nigrocarinatus Pic et var. Fernando Poo; Bahia 
de S. Carlos, 200-400 m. XII, 1901. 


Cladophorus irregularis n. sp. o. Elongatus, fere opacus, 
niger, thorace lateraliter elytrisque antice late aurantiacis, coxis 
rufis; antennis satis robustis, longe flabellatis; thorace sat robusto, 
lateraliter fere recto, antice medio prolongato, areolis antice et 
lateraliter indistinctis; intervallis elytrorum pro parte irregulariter 
et diverse fenestratis aut plicatis. Long. 10 mill. 

Ile Fernando Poo; Basilé, 400-600 m., VII, IX 1901. 


120 M. PIC 


Cette espèce est très caractérisée par son prothorax simple- 
ment aréolé sur son milieu postérieur, joint a lirrégularité des 
plis et des impressions bordées par les plis sur les intervalles 
des élytres. Se rapproche de C. ingeniculatus Pic par la sculp- 
ture de son prothorax, mais cet organe, dépourvu d’aréoles late- 
rales, est plus robuste et, en outre, les élytres ont une sculpture 
irréguliére trés distincte. 

J’attribue a cette espéce, comme 9, un exemplaire de ma col- 
lection, 4 antennes simplement pectinées avec le prothorax un peu 
rétréci en avant. 


Cladophorus Gestroi Pic et var. Fernando Poo: Musola, 
500-800 m. 1902; Bahia de S. Carlos; Punta Frailes. 

Espèce à prothorax robuste, variant un peu de forme, entié- 
rement ocracé ou rembruni sur son milieu postérieurement, peu 
areolé avec les antennes flabellées chez g° et pectinées chez 9, a 
sommet clair, le premier article étant robuste et au moins en 
partie roux. 

7 

Cladophorus maculatipes Pic, Fernando Poo: Bahia de 
S. Carlos, 200-600 m., XII, 1901. 

Espéce voisine de la précédente par son prothorax robuste et 
la structure antennaire, facilement séparable, ainsi que de la 
plupart des espéces du genre, par ses pattes en majeure partie 
claires. 


Cladophorus curtenotatus Pic. Fernando Poo : Bahia de 
San Carlos. 100-200 m., XII, 1901. 

Espéce allongée, paralléle, d’un noir de poix avec le dessus 
du corps, la base des cuisses, les genoux et l’extrémité du der- 
nier article des antennes testacés, élytres briévement marqués de 
noir au sommet; prothorax robuste, orné de 7 aréoles distinctes, 
trés avancé sur son milieu antérieur, très relevé sur les cétés et 
aux angles postérieurs qui sont courts. 


Cladophorus Feai Pic. Fernando Poo: Moka, 1300-1500 m., 
II, 1902. 

Le type, un peu décoloré, a les membres d’un roux brunatre, 
mais je rapporte à la méme espèce d’autres exemplaires ayant 


LYCIDES AFRICAINS AAR 


les membres foncés, sauf parfois la base des fémurs, et dont le 
prothorax est diversement et nettement foncé sur son milieu pos- 
térieur avec l’aréole postérieure médiane seule marquée; les 9 
ont les antennes pectinées. 

Ces quatre derniéres espéces, dont j'ai publié les deignoses 
en 1924 (1. c. p. 163), pourront se distinguer entre elles de la 
facon suivante : 

1 Téte foncée, ou un peu roussàtre sur le front; cuisses au 
moins en majeure partie foncées, exceptionnellement rem- 


brunies . * SD 
— Téte a coloration SUOL deo, ocracée; cuisses air 
claires A i . maculatipes Pic 


LO 


Antennes à dernier smile sue ou moins flave; prothorax 
robuste, à aréole médiane claire, ou peu ma aio, et parties 
voisines concolores, ou peu nettement obscurcies . SUO) 
— Antennes a dernier article foncé, exceptionnellement rembruni 
comme les précédents; prothorax non robuste, à aréole postero- 
meédiane nettement foncée ainsi que les parties voisines. 
Peat Pic. 
3 Forme peu étroite; élytres faiblement élargis en arriére, pro- 
thorax a angles postérieurs peu relevés et plus longs; élytres 
plus largement noirs au sommet. . È . Gestroi Pic 
— Forme étroite et subparalléle; prothorax a angles postérieurs 
fortement relevés et courts; élytres trés brièvement marqués 
de noir au sommet. : ; . brevenotatus Pic. 


Xylobanus semiflabellatus Ths. et var. Fernando Poo: Punta 
Frailes, X, XI, 41901; Moka, 1300-1500 m. II, 1902; Musola, 
500-900 m. I, 1900; Bahia de S. Carlos, 0,400 m. X, II, 1902. 


Xylobanus Mocquerysi Pic var. Ile Fernando Poo: Musola, 
500-800 m., I, 1902. 


— 


DI M. PIC 


II. 
Les Lycipes p AFRIQUE pu Muste Crvique DE GENES 


L’énumeration qui suit n’est pas complete, j'ai dù laisser de 
cote, faute d’identification certaine, divers exemplaires, surtout 9, 
appartenant au genre Lycus F. (nombreux et d’une étude difti- 
cile) et Cladophorus Guér. En outre, j'ai cru prudent de men- 
tionner certaines espéces avec une détermination dubitative, faute 
d’avoir pu les comparer aux types, ou pour n’avoir pas eu le 
temps matériel nécessaire pour entreprendre, à l’aide de la col. 
lection Bourgeois, une étude plus approfondie du sujet, et je 
m’en excuse ici. 

Jai donné, pour prendre date (Ann. Mus. Civ. LI, 1924, 
p. 161 a 164), les diagnoses de plusieurs espéces, dont je repar- 
lerai ici et j’en décrirai plus loin trois nouvelles étudiées depuis. 
Avant de commencer l’énumération des espèces, une observation 
simpose au sujet des genres Cladophorus Guér. et Cautires 
Wat. qui peuvent préter a confusion actuellement comme par le 
passé. Le spécialiste Bourgeois a successivement placé diverses 
espèces africaines dans l’un ou Vautre de ces genres, ce qui . 
prouve que les caractéres génériques adoptés sont peu tranchés; 
il a fait remarquer (in Sjostedts Kilim. Meru Exp. 7. Malacoder- 
mata, p. 114) qu'il y avait, chez les espéces africaines, des pas- 
sages entre les Cladophorus Guer. (dont les rameaux anten- 
naires chez les og, ne sont que le prolongement de toute ou 
presque toute la partie basilaire des articles) et les Cautires 
Brg. 3 (dont les rameaux se détachent distinctement de la base 
de cet article qui apparait ainsi, cylindrique ou subcylindrique et 
muni, à son extrémité inférieure, d’une lamelle Habellée). Les 9, 
n’ayant pas de structure particuliére a leurs antennes, peuvent 
ètre attribuées indifféremment a l’un ou l’autre de ces deux 
genres. 

Pour ces raisons, et en attendant une étude plus approfondie 
des anciennes ou nouvelles espéces, je mentionnerai celles-ci sous 
le nom de Cladophorus Guér. n’en ayant pas examiné qui ré- 
pondent absolument au caractére des antennes donné plus haut 
pour le genre Cautires Wat., c'est-à-dire présentant la structure 


LYCIDES AFRICAINS 193 


suivante : base de chaque article intermédiaire des antennes gréle 
avec leur rameau flabellé se détachant nettement de leur base. 


Stadenus Auberti Brg. — Guinée portugaise: Rio Cassine, 
XII, 1899 (L. Fea). 


Stadenus Favareli Pic — Congo francais: Ndjolé XI-XII, 
1902 (L. Fea). 


Planeteros ochropterus Gorh. — Harrar V-VI 1909 (Citerni). 


Planeteros Bayonii Pic — Allongé, subparalléle, brillant, a 
pubescence claire, courte et en partie redressée, noir, prothorax, 
base des élytres, bouche, moitié basale des cuisses antérieures et 
hanches testacés. Antennes trés poilues, noires avec le 2° article 
testacé, 1°" robuste et arqué, 3° triangulaire et aplati, les suivants 
plus étroits et plus longs, les derniers plus étroits; téte très 
visible en dessus, yeux gros et saillants; prothorax peu robuste, 
arqué en avant, angles postérieurs très proéminents, faiblement 
et courtement impressionné sur le milieu de sa base; élytres 4 peu 
pres de la largeur du prothorax a la base, longs, un peu élargis 
postérieurement, fortement ponctués. Uganda : Bussu 1910 
(D" E. Bayon). 

Parait voisin de P. Escalerae Brg., s'en distingue, a pre- 
miére vue, par les élytres en majeure partie noirs, le 1°" article 
des antennes foncé, les pattes presque toutes noires. 


Lycus (Acantholycus) modestus Gahan et var. Victoria 
Nyanza: Bugala VI, 1908 (D" E. Bayon); Uganda: Kietume 1909 
(D" Bayon). 

Lycus (Acantholycus) elegans Murray. 

Congo: Buta 1906 (M. Ribotti); Uganda (D" Bayon); Guinée 
portugaise (Fea). 


Lycus elegans var. orna/us Bre. 

Cameroun: Buea, 500-1200 m. VI, VII, 1902 (L. Fea); Congo 
belee: Kasai 1913 (A. Crida); Congo francais: Ndjolé, XI, XII, 
1902 et Lambarené (L. Fea) — Congo: Buta, VII, 1906 (M. Ribotti). 


19h M. PIC 


Lycus elegans var. intermedius Bre. 
Congo: Buta 1906 (M. Ribotti). 


Lycus elegans var. Leveillei Brg. 
Congo francais : Fernand-Vaz, IX-XI, 1902 (L. Fea). 


Lycus (Acantholycus) latissimus L. et var. 
Cameroun: Buea, 800-1200 m. VI-VII 1902 (L. Fea); Guinée 
portugaise : Bolama VI-VII 1899 (L. Fea). 


Lycus latissimus var. praemorsus Dalm. 
Congo: Buta VII, 1906 (M. Ribotti). Cameroun: Victoria 
(L. Fea). Guinée portugaise : Bolama, VI. VII, 1899 (L. Fea). 


Lycus latissimus var. Harpago Ths. 

Congo francais: Lambarené XI, XII, 1902 et Fernand -Vaz 
(L. Fea); Congo belge: Kasai 1913 (A. Crida); Cameroun: Victoria 
VI, VII, 1902 (L. Fea). 


Lycus latissimus var. Mocquerysi Bre. 
Congo francais: Fernand-Vaz, IX, X, 1902 (L. Fea). 


Lycus (Acantholycus) constrictus F. et var. 

Congo belge: Kasai 1913 (A. Crida); Cameroun: Buea V, VII, 
1902 (L. Fea); Uganda; Bussu Busoga V, 1909 (Bayon); Uganda: 
Entebbe, 1907 (C. Berti). 


Lycus (Acantholycus) terminatus Dalm. 
Uganda: Bussu Busoga H, 1909 (Bayon); Uganda: Entebbe 1907 
(C. Berti); Guinée portugaise: Bolama VI, XII, 1899 (L. Fea). 


Lycus (s. str.) ensellatus Pic. 

Guinée portugaise: Bolama, VI, XII, 1899. 

Décrit, par suite d’une coquille, sous le nom inexact de 
excavatus (Ann. Mus. Civ. Gen. LI, 1924, p. 112). Cette espéce 
est caractérisée chez g par les élytres creusés a la base vers 
l’écusson puis dilatés en expansion arrondie aux épaules, leur 
partie postérieure étant fortement élargie et l’angle sutural plus 
ou moins marqué: ces organes sont assez largement noirs au 


LYCIDES AFRICAINS 125 


sommet, la coloration remontant un peu sur la suture et trés 
haut, en s’'échancrant, sur les cdtés et, en outre, ornés d’une 
petite macule prescutellaire noire pouvant s’oblitérer, tandis que 
le prothorax est entiérement testace. 

La 9 de cette espéce, peu tranchée de ses congénéres, est 
étroite, subparalléle, elle a les élytres orangés, largement noirs 
au sommet et triangulairement marqués de noir vers l’écusson. 


Lycus foliaceus Dalm. et var. 
Erythrée : Ghinda II, 1906 (D" Figini); Guinée portugaise: 
Bolama VI, VII, 1899 (L. Fea). 


Lycus Stuhlmanni Kolbe var. 
Congo: Bambili, 1907 (M. Ribotti). 


Lycus vittatus Gahan. 
Victoria Nyanza; Archip. de Sesse, Bugala VI, 1908 (D" E. Bayon). 


Lycus flammatus Brg. et var. 

Uganda: Bussu Busoga 1910; Kampala, Kyetume, Bussu, 
Bugala 1908 (D" E. Bayon); Uganda: Entebbe (C. Berti) 1907 — 
Afrique orientale anglaise: Nyere W. Kenya 22, 1919; Fort Hall, 
5-12-1919 (Patrizi). 


Lycus Ruspolii Pic. 

Somalie: Giam Giam, 19-29-IX, 1892-93 (E. Ruspoli). 

o allongé, un peu élargi postérieurement, noir, avec les cotés 
du prothorax ocracés et les élytres ornés, sur le disque, d’une 
bande longitudinale de méme coloration, variable, plus ou moins 
élargie vers les épaules, atténuée postérieurement, éloignée du 
sommet. Rostre très long; prothorax triangulairement prolongé 
sur son milieu antérieur; élytres a créte humérale aplatie, peu 
dilatée et arquée latéralement, subarrondis au sommet, sans angle 
sutural; pattes pas trés robustes. 

Voisin de L. flammatus Brg., il est moins élargi postérieu- 
rieurement et les élytres sont plus largement foncés. 


Lycus semiamplexus Murray et var. 
Guinée portugaise : Bolama, VI, VII 1899 (L. Fea): Guinée 


ssi 


126 M. PIC 


francaise: Conakry, oct. 1912 (F. Silvestri); Uganda: Bululo, 
X 1909 (D* E. Bayon). 


Lycus latissimus Guér. = Linnei Pic (muté) var. 
Uganda: Bululo, X 1909 (D" E. Bayon). 


Lycus obtusatus Ths. et var. 
Uganda: Entebbe (C. Berti) 1907; Bululo X, 1909 (D' E. Bayon); 
Harrar V, VL. 1904 (Citerni). 


Lycus inamplexus Bre. 

Afrique Orientale: N. E. Kenya, déc. 1919 (Patrizi); Afrique 
or. angl.: Gwasso Njiro, décembre 1919 (Patrizi); Guinée portu- 
gaise : Bolama (L. Fea). 


Lycus Staudingeri bre. 
Congo francais: Lambarené, XI. XII, 1902 (L. Fea). 


Lycus (Chlamydolycus) trabeatus Guér. et var. 

Somalie: Lugh, V, 1892-93 (E. Ruspoli); Erythrée : Cheren, 
X 1905 (N. Beccari); Ghinda (D" Ragazzi, 1892-93); Erythrée : 
Cheren (F. Derchi 1894); Moga (Habab) IX, 1890 (Martini); 
Dint. Harrar, V, VI, 1904 (Citerni); de Badditu a Dime, V, VI, 96 
(Bottego). Afrique or. angl.: Fort Hall, V, 12 (Patrizi); Gwasso 
Njiro (Patrizi) XIL 19; N,: E? Kenya, XIT 4919 (Patrizi). 


Lycus (Haplolycus) sinuatus Dalm. et var. angustior Bre. 

Cameroun: Victoria VII, 1902 (L. Fea); Congo francais: 
Fernand-Vaz, IX, X, 1902 et Nkogo, X, 1902 (L. Fea); Guinée 
francaise: Conakry, VIII, X, 1902 (Silvestri). 


Lycus (Haplolycus) imbellis Brg. var. 
Afrique or. anglaise: Fort Hall, déc. 1919 (Patrizi). 


Lycus (Haplolycus) ? fastiditus Bre. 
Guinée portug,: Bolama, VII, XII, 1899 (L. Fea). 


Cladophorus Caroli Pic. 
Afrique or. anglaise: W. Kenya, 22 XI, 1919 (Patrizi). 


LS) 
N 


LYCIDES AFRICAINS 1 


Cladophorus inapicalis Pic. 
Victoria Nyanza : Bugala, 1908 (D" E. Bayon). 


Cladophorus Bolivari Brg. 9. 

Antennes déprimées et aplaties, à premiers articles a peine 
marqués de roux. 

Congo francais: Fernand-Vaz, IX, X, 1902 (L. Fea). 


Cladophorus Silvestrii n. sp. 9. Elongatus, fere opacus, niger, 
thorace pro parte elytrisque antice late aureis, coxis et femoribus 
ad basin rufo notatis, antennis validis, depressis; thorace 7 areo- 
lato, robusto, lateraliter valde strangulato. Long. 14 mill. 

Guinée fr.: Hakon Lima, 16 VIII, 1912 (F. Silvestri). 

Cette nouvelle espéce, de forme relativement robuste quoique 
allongée, ayant presque la moitié postérieure des élytres noirs et 
les antennes robustes, pectinées, toutes noires, est remarquable 
par son prothorax court et large, très rétréci au milieu, sur les 
cotés et prolongé sur le milieu antérieur, largement noir vers le 
milieu et bordé de noir sur le bord postérieur, marqué dorange, 
étroitement en avant et largement sur les cotés. 

Par son prothorax large, se rapproche de C. latithorax Brg., 
en differe, à première vue, par cet organe fortement resserré sur 
les cotés et plus largement marqué de noir et les antennes 
foncées a leur extrémite. 


Cladophorus Ribottii n. sp. 9. Elongatus, fere opacus, niger, 
thorace lateraliter elytrisque aureis, his apice parum late nigris, 
coxis femoribusque ad basin rufo notatis; antennis validis, depressis; 
thorace sat robusto, antice attenuato et medio valde prominulo, 
angulis posticis validis, areolis antice et lateraliter indistinctis; 
intervallis elytrorum regulariter bifoveolato-fenestratis. Long. 
11 mill. 

Congo: Bambili, 1907 (M. Ribotti) (*). 

Caractérisé par son prothorax ne présentant qu'une aréole 
postérieure médiane distincte et ses antennes entiérement foncées. 
Se rapproche de C. irregularis mihi et en différe par la ponc- 
tuation réguliére des intervalles des élytres qui, en outre, sont 
moins largement marques de noir au sommet. 


(7) Aussi dans la colleclion Pic, ainsi que Xylobanus Patrizti. 


128 M. PIC 


Cladophorus sibutensis Pic var. 
Congo fr.: Lambarené, XI, XII, 1902 (L. Fea) et Ndjolè 1902 
(L. Fea). 


Cladophorus notabilis Fabr. var. 
Uganda: Bululo, 1909 (Dt E. Bayon). 


Cladophorus dichrocerus Bre. 
Guinée portugaise, Rio Cassine XII, 1899 (L. Fea). 


Cladophorus sulcicollis Ths. et var. 
Congo fr.: Fernand-Vaz, IX, X, 1902 (L. Fea). 


Xylobanus kisibanus Pic var. 
Uganda: Bussu Busoga 1909 (D" E. Bayon). 


Xylobanus Patrizii n. sp. Elongatus, nitidus, niger, thorace 
cirea elytrisque aureis, antennis ad basin testaceo notatis; antennis 
parum latis, depressis; thorace parum elongato, lateraliter subsi- 
nuato, in disco distinete 5 areolato, areolis lateraliter plus minusve 
obliteratis. 

Allongé, brillant, noir, thorax de coloration orangée clair, lar- 
gement marquée de noir sur son milieu postérieur, élytres oran- 
gés avec a peu près le tiers apical noir, antennes pas très 
robustes et déprimées, a peine dentées, noires avec les premiers 
articles marqués de testacé; prothorax plus long que large, rétréci 
en avant, subsinué sur les cotés, a aréoles médianes nettes, mais 
latérales indistinctes, angles postérieurs presque droits; écusson 
foncé; élytres peu plus larges que le prothorax, allongés, subpa- 
ralléles, brillants, peu pubescents. Long. 6-7 mill. 

Afrique or. angl.: Gwasso Njiro, 12, 1919 (Patrizi). 

Voisin de X. nigricollis Brg. et s'en distinguant, a premiére 
vue, par le prothorax bicolore et les antennes marquées de testacé 
sur leur base. 


Xylobanus Feai Pic. 

Guinée portugaise : Rio Cassine, IV, 1900 (L. Fea). 

Hspéce étroite et longue, noire avec la téte marquée de roux 
vers les yeux, la base des cuisses et le sommet du dernier article 


ee 


LYCIDES AFRICAINS 129 


des antennes testacés, le dessus du corps ocracé avec le milieu 
postérieur du prothorax noir, l’écusson obscur et environ le tiers 
apical des élytres noir; antennes larges, aplaties, dentées; pro- 
thorax pas trés large, avancé sur son milieu antérieur, presque 
droit sur les còtés, & angles postérieurs peu avancés, presque 
droits, présentant 7 aréoles distinctes; élytres longs et étroits, a 
intervalles munis de plis réguliers et assez rapprochés, d’ou aréoles 
trés transversales. 

Diffère, a première vue, de X. pentagonus Brg. par la sculp- 
ture des élytres. 


Xylobanus Mocquerysi Pic. 
Guinée portugaise : Rio Cassine, XII, 1899 - IV, 1900 (L. Fea); 
Congo francais: Fernand-Vaz: IX, X, 1902 (L. Fea). 


Xylobanus semiflabellatus Ths. et var. 

Guinée francaise: Kindia, 20 VIII, 1912 (F. Silvestri); Congo 
francais: Fernand-Vaz, IX, X, 1902 (L. Fea), Lambarené, XI, 
XII, 1902 (L. Fea), Ndjolé (L. Fea); Victoria Nyanza: Bugala, 
1908 (D" E. Bayon). 


Ann, del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (47 Maggio 1926). 9 


COLEOPTERES AFRICAINS NOUVEAUX 


PAR MAURICE PIC 


Melyris atropyga n. sp. Odlongo-subelongata, subnitida, 
parum et sparse pubescens, viridi-metallica, antennis ad 
basin, labro, femoribus late et infra corpore rufo-testaceis. 

Oblongue, suballongée, peu brillante en dessus, ornée d’une 
pubescence espacée, peu distincte sur le dessus, vert métallique, 
un peu bleuté par places avec la base des antennes, le labre, 
les cuisses moins leur sommet et tout le dessous du corps d'un 
roux testacé. Téte assez longue, a ponctuation ruguleuse, dense, 
biimpressionnée antérieurement; prothorax un peu plus long que 
large, un peu rétréci en avant, subsinué sur les cdtés avec les 
angles postérieurs un peu relevés, sillonné au milieu sauf 
en avant, à ponctuation aréolée-ocellée dense, caréne latérale 
compléte, ondulée; élytres un peu plus larges que le prothorax, 
assez courts, peu et courtement rétrécis au sommet, a rebord 
latéral marqué, ornés de trois faibles cétes un peu ondulées avec 
les intervalles ayant de fortes impressions irréguliéres entourées 
de plis en partie transversaux; pattes noires avec les cuisses a 
base largement d’un roux testacé; abdomen roux testacé, pygi- 
dium noir, échancré au sommet et cilié de poils noirs. 

Long. 10-12 mm. Bardera, 1913 (Dr. Paoli). 

Voisine de M. flavopecta Champ., en diffère par la forme 
moins allongée, les élytres a sculpture un peu differente avec des 
còtes nettes quoique faibles, le pygidium noir. 


Microptinus (Pseudoniptus) hirsutus n. sp. Globulosus, con- 
vexus, nitidus, sparse et longe griseo hirsutus, rufescens. 

Globuleux et convexe, brillant, orné de longs poils gris épars, 
roussàtres; antennes longues, filiformes, assez écartées à leur 
insertion; téte alutacée, peu granuleuse, sillonnée sur le front; 
prothorax court et large, à ponctuation granuleuse; élytres subo- 


Les types de ces nouveautés se trouvent au Museo Civico de Genes et un co-type 
de Melyris atropyga figure dans ma collection. 


COLEOPTERES AFRICAINS 131 


valaires, un peu atténués a l’extrémité, à épaules arrondies, striés, 
les stries a rangées de points impressionnés, intervalles étroits et 
surélevés; pattes assez gréles et courtes. 

Long. 2 mm. Embouchure du Giuba (Dr. Paoli). 

Espéce très distincte par ses longs poils dressés blancs épars 
conjointement aux élytres a fortes rangées de points avec les 
intervalles étroits et surélevés. 


Zonabris luteobifasciata n. sp. Oblongo-elongata, nitida, 
sparse argenteo pubescens et nigro hirsuta, nigra, elytris 
ad humeros vage rufescentibus et luteo bifasciatis, sutura 
pro parte rufa; antennis testaceis, ad basin rufo-brunneis. 

Oblong-allongé, brillant, orné d’une pubescence argentée non 
dense et en partie oblitérée sur le dessus avec des poils dressés 
foncés pas trés longs, noir avec les élytres teintés de roux vers 
les épaules et ornés de deux fascies transversales jaunes assez 
étroites, la 17° avant, la 2° en dessous du milieu, cette dernière 
nettement ondulée; antennes peu longues, épaisses au sommet, 
testacées avec les deux premiers articles d’un roux un peu rem- 
bruni; téte 4 ponctuation assez forte et rapprochée; prothorax 
étroit, plus long que large, très rétréci en avant, a ponctuation 
ruguleuse, assez forte et dense, marqué d’une impression trans- 
versale antérieure et de deux fossettes discales, une vers le milieu, 
l'autre postérieure; élytres bien plus larges que le prothorax, 
peu élargis postérieurement, sur le fond noir a ponctuation iné- 
gale, en partie forte et rapprochée, moins marquée postérieure- 
ment, celle des bandes jaunes forte et diversement écartée; éperon 
externe des tibias postérieurs long, en forme d’épine. 

Long. 14 mm. ‘Giumbo, juin 1919 (Dr. Paoli). 

A placer près de Z. amplectans Gerst.; espèce trés distincte, 
à première vue, par ses élytres ornés seulement de deux fascies 
jaunes, l’antérieure très éloignée de la base. 


R. GES TRO 


LA COLLEZIONE SULLIOTTI 


(APPENDICE ALLE NOTE SULLA COLLEZIONE MALACOLOGICA 
DEL Museo CIVICO DI GENOVA) 


Avevo appena licenziato alla stampa i miei cenni sul reparto 
malacologico del nostro Museo e non arrivai in tempo ad ag- 
giungervi la lieta notizia dell’ arrivo da Porto Maurizio delle 
Cypraeidae della collezione Sulliotti (!). La sistemazione di questo 
nuovo importante materiale mi è costata parecchio tempo e solo 
oggi posso soddisfare al mio vivo desiderio di renderne conto in 
questi Annali. Parmi nello stesso tempo un dovere di premettere 
un cenno biografico intorno a questo modesto e non abbastanza 
noto cultore delle scienze naturali, basandomi a tale uopo su dati 
gentilmente fornitimi dalla sua Vedova. 

L’ Avvocato Giorgio Roberto Sulliotti, nato in Cagliari il 
7 luglio 1859, abbandonò di buon’ ora la Sardegna per trasferirsi 
definitivamente a Porto Maurizio, ove rimase fino alla sua morte, 
avvenuta il 9 luglio 1925. Esercitava l’ avvocatura con successo 
e l alta stima che godeva presso i suoi concittadini gli aveva 
procurato molte cariche pubbliche, fra le quali quella di Consi- 
gliere Comunale e poi di Prosindaco, di Presidente del patronato 
scolastico, della Società mandamentale del tiro a segno e di altre 
istituzioni che sarebbe troppo lungo |’ enumerare. Fu anche no- 
minato a presiedere |’ « Associazione Scientifica Ligure » di Porto 
Maurizio. Per 22 anni fu Agente Consolare di Francia ed il 
(toverno Francese, in riconoscimento delle benemerenze acquistate 
durante tale carica, gli aveva conferito le insegne di Cavaliere 
della Legion d’ onore e di altre tre onorificenze. Era anche Uff- 
ciale della Corona d’ Italia. 


(1) Questo volume, pag. 108. 


3 


LA COLLEZIONE SULLIOTTI 133 


Considerate le gravi occupazioni inerenti alla sua professione 
e gli altri suoi svariati impegni, si è sorpresi, anche sapendo che 
‘spesso sacrificava ai suoi studii il riposo notturno, che egli possa 
aver trovato il tempo di mettere assieme un materiale così rag- 
guardevole e di averlo minuziosamente elaborato e classificato. 


La sua carriera di Malacologo cominciò con |’ esame dei mol- 
luschi terrestri e fluviatili del proprio paese, dei quali pubblicò 
un elenco insieme a Giacomo Gentile, e or sono quaranta anni 
egli era già in relazione col celebre naturalista Benoit, il quale 
avendo conosciuto ed apprezzato le sue buone attitudini in questo 
ramo della zoologia, lo aveva invitato a fargli una visita a Messina 
per mostrargli la sua raccolta e intrattenersi con lui su alcune 
specie controverse. 

Si interessava anche alle specie marine, dedicandosi con spe- 
ciale amore alla raccolta delle forme più minute, che trovava 
egli stesso non solo nel Mare Ligure ma anche in Sicilia, ed 
illustrava nelle sue «Comunicazioni malacologiche ». Ma nello 
stesso tempo le splendide Cipree esercitavano sulla sua mente 
fervida di naturalista un fascino irresistibile e allora, rinunziando 
in parte al resto, consacrava tutti i piccoli ritagli del suo tempo 
a farne raccolta, col proposito di comporne una delle più belle 
serie. 

Il suo intento fu molto bene raggiunto perchè la sua collezione 
di Cypraeidae è certamente una fra le prime, per il numero 
delle specie, per la quantità degli esemplari e la loro perfetta 
conservazione, nonchè per l'esattezza delle indicazioni che le ac- 
compagnano. Egli. ne otteneva molte per mezzo dei suoi amici, 
specialmente se Capitani marittimi; da altra parte si era formato 
un numero notevole di corrispondenti con i quali faceva proficui 
cambii, e ricorreva anche spesso ai negozianti naturalisti specia- 
lizzati nel commercio delle conchiglie, che nei tempi decorsi erano 
piuttosto numerosi; come lo erano anche i cultori della Malacologia, 
in Italia e sopratutto all’ estero. 


La collezione Sulliotti ha ora degna sede accanto a quella del 
suo valente collega in Malacologia, l'Avvocato Cesare Tapparone 
Canetri, ed è ordinata entro a scaffali appositamente costruiti. 

Per la sua disposizione definitiva mi sono attenuto strettamente 


134 R. GESTRO 


ad un suo catalogo manoscritto, ove sono enumerate accuratamente 
tutte le specie possedute fino al febbraio 1925, e le numerose 
varietà. Questo elenco non è ricopiato da quello degli altri Mala- 
cologi che si sono specializzati in questa famiglia, ma è basato 
su criterii proprii ed è perciò che mi è sembrato meritasse di 
essere seguito per mantenere alla raccolta la sua impronta carat- 
teristica. 

Il Sulliotti stabilisce parecchie divisioni che hanno il valore di 
tribù, alcune corrispondenti a quelle degli altri autori, ma molte 
di sua creazione; queste sono da lui distinte con denominazioni 
speciali e definite con frase diagnostica, redatta sempre in puro 
latino sistematico. Alle varietà, che sono molte, egli assegna sempre 
un nome, anche questo accompagnato da una diagnosi. 

Ammirabile è la diligenza con la quale sono compilati i car- 
tellini, ove, oltre la citazione originale, che non manca mai dopo 
il nome specifico, sono registrate, quando è opportuno, le sinonimie, 
e la distribuzione geografica vi è pure accuratamente notata. Da 
un lato del cartellino è scritto il nome della tribù. I colori diversi 
delle scatolette che contengono gli esemplari, fanno risaltare i 
varii gruppi. 

Nel suo insieme la raccolta rivela un ordinatore perfetto e la 
dote di accoppiare allo studio scientifico la precisione dei dati e 
anche la cura estetica del materiale, deve essere molto apprezzata 
per la sua utilità e lo è difatti da coloro che annettono la dovuta 
importanza alle ricerche di zoologia sistematica. 


Il Sulliotti, come vedremo, ha pubblicato pochi lavori, ma 
doveva essere di un’ attivita prodigiosa perchè fra le numerose 
carte pervenute al Museo insieme alle sue conchiglie, si trovano 
molti manoscritti, alcuni dei quali sono vere monografie di grande 
mole, su diversi gruppi delle Cypraeidae. Probabilmente egli le 
avrebbe pubblicate se la morte non lo avesse rapito troppo presto 
alla scienza malacologica che egli coltivava con così grande amore 
e competenza. Fra questi manoscritti ve ne sono anche alcuni che 
trattano di famiglie diverse dalle Cypraeidae e anche di mol- 
luschi terrestri, ciò che dimostra la vastità delle sue cognizioni. 

Per cortesia della Vedova sono in possesso di tutto ciò che 
il Sulliotti ha dato alle stampe. La sua produzione scientifica 
comincia con lo studio dei molluschi terrestri e fluviatili di Porto 


È 
do 


LA COLLEZIONE SULLIOTTI 135 


Maurizio, fatto in collaborazione col prof. Giacomo Gentile (4). 
È un breve lavoretto, redatto con’ precise indicazioni di cattura, 
pregevole come nin alla Malacologia della Liguria. È stam- 
pato evidentemente a Porto Maurizio; non ha alcuna data, ma 
ho ragione di credere che sia il primo dei suoi parti. 

Una seconda noticina ha per titolo « Osservazioni intorno ai 
generi Heliconoides, D’ Orb. e Thapsia, Monts. (Bollettino del 
Naturalista, Anno VIII, N. 5, Siena, maggio 1888) e comprende 
osservazioni critiche e sinonimiche, con proposte dei nuovi generi 
Polloneria e Gentileia. 

Nel 1888 hanno inizio le sue « Comunicazioni Malacologiche » 
con |’ « Articolo primo » che tratta di buon numero di molluschi 
marini e terrestri, parecchi raccolti da lui stesso a Messina, con 
descrizioni del nuovo genere Pulzeysia e di varie nuove specie 
e considerazioni sopra forme già descritte, che dimostrano nel- 
l’autore un non comune acume scientifico. Questo articolo è 
pubblicato nel « Bollettino della Società Malacologica Italiana », 
vol. XIV, pag. 25. 

Nello stesso volume, a pag. 65, troviamo il secondo articolo 
delle « Comunicazioni malacologiche » ove l’autore descrive ancora 
nuove specie messinesi e di altri luoghi, e corregge la sua Helix 
Faudensis (del Monte Faudo) pubblicata nell’ articolo precedente, 
in Faudina, notando che «la terminazione in ess non si deve 
adoperare quando trattisi di aggettivare il nome di un monte ». 

«A proposito dell’ Helix Rozeti, Michaud, secondo il Benoit » 
il Sulliotti scrive due paginette di critica sinonimica, con le quali 
si inizia la parte scientifica del nuovo periodico « Bullettino della 
Associazione Scientifica Ligure di Porto Maurizio, Anno primo, 
1895, (pag. 13). 

I] primo suo studio sulle C' ypraeidae appare anche esso in 


questo volume, a pag. 17, sotto il titolo di «Comunicazioni 


fo) 
Malacologiche. Articolo terzo. Contribuzione allo studio delle 


Cypraeidae ». 

Dal 1895 pare che egli rivolgesse la sua attenzione soltanto 
a questa famiglia, diventata oggetto delle sue predilezioni, infatti 
i suoi lavori successivi non trattano che di Cipree; vi è però 


(1) Primo elenco di molluschi terrestri e fiuviatili viventi nel Circondario di 
Porto Maurizio (Liguria Occidentale) pubblicato per cura dei signori Prof. G. Gentile 
e Giorgio Roberto Sulliotti. 


136 R. GESTRO 


una assai lunga interruzione nelle sue pubblicazioni, perchè |’ ar- 
ticolo quarto ha la data del 1911. Il quinto è del 1922, il sesto 
del 1924 e questi tre ultimi articoli sono stampati a Porto Mau- 
rizio senza essere inseriti in alcun periodico scientifico. 

L'articolo sesto, che è l’ultimo, si intitola «Note di patologia 
malacologica ». Egli studiava le sue Cipree con tanto amore fino 
ad interessarsi degli effetti prodotti dalle loro sofferenze. Questo 
studio è tanto giustamente apprezzato in una breve recensione 
pubblicata nella Rivista di Biologia (vol. VII, 1925), che parmi 
opportuno riprodurla qui testualmente. «L'Autore, appassionato 
ed intelligente raccoglitore, con molto acume, annovera le prin- 
cipali manifestazioni patologiche osservate sulle conchiglie delle 
Cypraeidae, nel non breve periodo di oltre 40 anni. Le defor- 
mazioni specialmente trattate sono: Rostrazione, Segmentazione, 
Anisostomia, Tubercolazione, Callosità, Appendicolazione; per ter- 
minare sulle anomalie: Melanismo, Albinismo, Soprasmaltatura, 
Jalismo. Osservazioni sagacemente critiche accompagnano la trat- 
tazione e le proposte, ben ragionate, di spiegazioni nuove sulle 
deformazioni costituiscono la parte originale del lavoro. È da 
lamentare che la pubblicazione non sia inserita in un periodico 
scientifico — come meriterebbe —, potendo rimanere poco cono- 
sciuta quale opuscolo privato ». 

L'Avvocato Sulliotti si è reso benemerito, col radunare un 
patrimonio malacologico così notevole come è quello della sua 
splendida serie di Cypraeidae, mediante un lungo e tenace 
lavoro, che egli dice non fatica ma «ricreazione dello spirito e 
sollievo della mente». Ma egli non era confinato, come si potrebbe 
credere, solo allo studio dei Molluschi, perchè si interessava anche 
a tutto quanto concerneva la Storia Naturale, specialmente della 
Liguria. Infatti egli fu uno dei promotori dell’Associazione Scien- 
tifica Ligure di Porto Maurizio, la quale aveva «per iscopo di 
contribuire allo studio delle Scienze Naturali, mediante conferenze, 
pubblicazioni, escursioni, con la formazione di una Biblioteca 
Scientifica e di un Museo Regionale Ligure». Nel Consiglio di 
questa Società egli figurava quale Presidente, accanto a Clarence 
Bicknell, il celebre studioso della flora delle Alpi marittime e al 
Prof. Giacomo Gentile, altro valente botanico, ma che egli dichiara 
suo primo maestro di malacologia. Ne nacque un periodico, cioè 
il Bullettino dell’ Associazione Scientifica Ligure di Porto Maurizio, 


LA COLLEZIONE SULLIOTTI 137 


già sopra accennato, ma, a quanto mi consta, se ne pubblicò 
soltanto il primo volume (1895), ed è da lamentare che questa 
istituzione, sorta sotto il patronato di studiosi tanto distinti ed 
appassionati, abbia avuto così breve durata, mentre avrebbe 
potuto essere di molta utilità per la conoscenza della Liguria. 


Se le Cypraeidae della Collezione Sulliotti sono venute ad 
aumentare il nostro già ricco materiale malacologico, è in gran 
parte merito della Vedova, la quale avendo avuto offerte cospicue 
da parte di amatori inglesi e nordamericani, preferì un modesto 
compenso, purchè la raccolta non andasse all’ estero, indicando 
come istituto italiano da prescegliere il Museo Civico di Genova, 
che sapeva essere molto apprezzato dal suo rimpianto consorte. 

E io credo che se il buon Sulliotti potesse rivivere, sarebbe 
contento di vedere il frutto delle sue lunghe e pazienti ricerche 
affidato ad un istituto ove la zoologia sistematica è tenuta nella 
dovuta considerazione e le collezioni sono rispettate e custodite 
con scrupolosa cura. 

Una parola di viva riconoscenza deve essere pure rivolta agli 
attuali nostri Amministratori, i quali malgrado le poco floride 
condizioni dell’ erario municipale, hanno concesso un fondo straor- 
dinario per l'acquisto di questa raccolta: atto di benevolenza 
tanto più significativo in quanto che poco prima era stato anche 
deliberato un assegno straordinario per l'acquisto della importante 
biblioteca mirmecologica del rimpianto Prof. Carlo Emery. 


MARIA DE ANGELIS 


INTORNO ALLA FORMA CRISTALLINA 
DELLA FOSFOSIDERITE 


DI S. GIOVANNEDDU PRESSO GONNESA IN SARDEGNA 


La fosfosiderite fu descritta la prima volta come minerale 
nuovo da W. Bruhns e K. Busz nel 1890. (!) Questi autori, 
avendo studiato i cristalli provenienti dalla miniera di Kalterborn 
presso Eiserfeld, nel territorio di Siegen, ne determinarono la 
forma cristallina come appartenente al sistema rombico, con le 
costanti : 

G2 20 6 05550 0047 


La composizione chimica risultò corrispondente alla formula : 
(Fe,0, ‘ P,0;),:7H,0. 

Su questo minerale non fu poi più pubblicato alcuno studio 
fino al 1919, anno nel quale comparve il lavoro di H. Laubmann 
e H. Steinmetz (?) sulle pegmatiti di Pleystein, nelle quali questi 
autori, insieme con molti altri minerali, trovarono anche cristalli 
di fosfosiderite. Dallo studio di questi vennero confermate e la 
composizione chimica sopra esposta, e la forma cristallina rom- 
bica; le costanti determinate da Laubmann e Steinmetz sono : 


gp 0°—'10:5450021530:3905, 


Fu osservata anche una geminazione non rara secondo 101}. 
Anche nelle pegmatiti di Hagendorf fu trovata fosfosiderite, 

ma né i sopra citati autori, che per primi la osservarono in 

questa località, nè F. Mullbauer (*), che più recentemente descrisse 


(1) W. Bruhns u. K. Busz. — Phosphosiderit, ein neues Mineral von der Grube 
Kalterborn bei Eiserfeld im Siegenschen. Zeit. f. Kryst. XVII. p. 555. 

(*) H. Laubmann u. H. Steinmetz. — Phosphatfihrende Pegmatite des Oe 
und Bayerischen Waldes. Zeit. f. Kryst. LV. p. 523. 

(5) F. Mullbauer. — Die Phosphatpegmatite von Hagendorf i. Bayern (Neue 
Beobachtungen), Zeit. f. Kryst. LXI, p. 318. 


FOSFOSIDERITE 139 


le pegmatiti fosfatifere di Hagendorf, ebbero modo di fare osser- 
vazioni approfondite su questi cristalli, evidentemente molto 
imperfetti. 

Il ritrovamento della fosfosiderite in una nuova località oltre 
alle precedenti si deve al Prof. Alberto Pelloux, il quale potè 
constatare che a questa rara specie appartenevano alcuni cristalli, 
di colore violetto, impiantati sopra due esemplari di galena della 
miniera di S. Giovanneddu presso Gonnesa, appartenenti prima 
alla collezione dell’ Ing. Marx, e donati dal Sig. Fusina al Museo 
Civico di Genova. 

Il Prof. Pelloux pubblicò sull’argomento una interessante nota 
preliminare (*), nella quale, riferendosi alle conoscenze cristallo 
grafiche che fino allora si avevano intorno alla fosfosiderite, 
assunse pure egli il minerale come rombico, determinando le 
forme : 


} 001 i, | 010], pot ; } 110 |, } 101 i pit i, 


oltre a qualche forma nuova per il minerale, che egli si riservò 
di descrivere più tardi, in uno studio cristallografico completo. 
Studiò anche sommariamente le proprietà ottiche, trovando una 
buona corrispondenza coi dati dei precedenti autori, e confer- 
mando anche la sfaldatura 010}, gia da quelli osservata. 

Gravi impegni non permisero poi al Prof. Pelloux di occu- 
parsi particolareggiatamente di questo argomento, come era stato 
suo proposito; tanto che egli, non volendo che lo studio dell’inte- 
ressante materiale fosse più oltre ritardato, me lo affidò per il 
completamento delle ricerche.. Al Prof. Pelloux, che mi onorò 
con questa prova di fiducia, e che fu tanto cortese da comuni- 
carmi anche i risultati delle numerose osservazioni già da lui 
fatte, mi sia permesso di esprimere qui i più vivi ringraziamenti. 

Il materiale ricevuto consta di circa una ventina di cristalli 
staccati, per la maggior parte incompleti; taluni anzi sono semplici 
frammenti, con qualche faccia cristallina. 

In un primo tempo sottoposi i cristalli a misure goniometriche 


@) A. Pelloux. — Nota preliminare sulla fosfosiderite della miniera di S. Giovane 
neddu presso Gonnesa (Sardegna). Annali del Museo Civico di St. Nat. di Genova, 
Serie 33, Vol. VI, 1913, p. 46. 


140 MARIA DE ANGELIS 


ed ottiche-fidando sopra un sufficiente grado di precisione delle 
ricerche fatte prima di. me, e tenendo il minerale per rombico. 

Le forme osservate furono le seguenti : 

|001 | 010], fori}, {110}, {401 Kei 103 | *, ane 
la forma 11031 *, nuova per il minerale, era gia stata osservata 
e calcolata dal Prof. Pelloux, ma da lui non ancora pubblicata. 
Molto più rare ed incerte sono due forme che rispondono appros- 
simativamente ai simboli: } 112 PAA. n delle quali parlerò 
diffusamente più avanti. I risultati delle misure goniometriche 
mi apparvero subito pochissimo soddisfacenti, sopra tutto per certi 
angoli, i cui valori non riuscivo a far accordare con quelli calco- 
lati dagli altri. Per migliorare le costanti, ed ottenere risultati 
più concordanti, le ricalcolai col metodo dei minimi quadrati, par- 
tendo da tutti gli angoli osservati, salvo quelli interessanti le 
facce rare e di simbolo incerto, che non potevano prestarsi allo 
scopo. I risultati ottenuti sono esposti nella seguente tabella : 


as 0G — 050600 1 08919 


Shicoli Angoli osservati angel 
misurati calcolati 
N. Limiti Medie 

(010). (110) | 25 TA 561P 45) 61° 25" 61° 22' 
(110) . (110) 6 | 56°59’ — 570 9 DICH, 57° 16' #/, 
(001) . (O11) 2 i 4024203: 41° 46° 41° 44’ 
(010) . (011) 29 | 47°36’ — 4804)" 480 10° 48° 16° 
(001) . (101) 9| 57027 — 58048 58° 2' 58° 31 1/, 
(011). (101) 9 669 31’ — 67° 4’ 66° 52’ 670-045 
CL TO)es (LOL) 10 | 40°55’ — 41° 48" 41° 28° 41092: 
(110) 011) 14 l' — 71° 38’ TIC2004/3 710 24’ 
(001) . (103) af Pie ote —=- 28°57! 28° 15’ oF 28° 34’ 
(101) . (103) 6 | 29°26’ — 30014’ 290 5l' Pay fail 
(110). (103) 1 — 64° 59 */, 0° 
(011) . (103) l uk 48° 56 49° 3’ 
(001). (111) 3 62° 14' — 62°54’. 62° 29' 61° 45' 
C110)... }) 3 270 29’ — 27°58’ 27° 39' 28210! 


FOSFOSIDERITE 141 


L'errore medio calcolato da questi dati risulta eguale a 1225”; 
appare chiaro dal confronto tra i valori calcolati e misurati come 
sull’ errore influisca notevolmente la differenza di quasi mezzo 
grado tra la misura e il calcolo per l'angolo (101). (001), diffe- 
renza che appare inesplicabile, anche tenendo conto di una certa 
poliedria della base, che determina forti oscillazioni nei valori 
misurati, da cristallo a cristallo. 

Questo fatto mi indusse a fare un lavoro di critica più minuto 
dei valori osservati, per verificare se questi corrispondessero 
meglio alla ipotesi di una simmetria più bassa; tanto più che ad 
un sospetto di questo genere mi aveva condotto già l'osservazione 
della distribuzione delle facce di | 101 | e | IAT , distribuzione la 
quale accennava abbastanza chiaramente ad una simmetria più 
bassa della rombica bipiramidale; ma senza ch'io potessi cavarne 
conclusioni sicure, per il fatto che la maggior parte dei cristalli 
erano troppo incompleti per prestarsi a questa ricerca. Mi ferma; 
sopra tutto sui valori degli angoli fatti tra le facce del prisma il 10} 
e quelle della base; a questo scopo misurai anche, con particolare 
cura, molti spigoli la cui misura avevo trascurato nella ipotesi 
rombica, perchè inutili al calcolo. Il risultato di questa ricerca fu 
decisivo, e dimostrò essere lo spigolo del prisma verticale sensi 
bilmente, per quanto poco, obliquo sulle facce di base; non 
ostante oscillazioni sensibili, dovute alla sopra ricordata poliedria, 
13 misure dell’angolo (110) . (001) diedero senza eccezione valori 
inferiori a 90°, con una media di 89° 25’; e 16 misure dell’ an- 
golo (110) . (001) diedero senza eccezione valori superiori a 90°, 
con una media di 90° 28’. 

Le facce di } 101 i, ampie e brillanti, stanno sempre dal lato 
degli angoli ottusi, tra la faccia di base e quelle del prisma, 
mentre dal lato degli angoli acuti solo rarissimamente si osser- 
vano facce molto più piccole, tutte coperte di rilievi irregolari, 
che ne impediscono una misura precisa. Viceversa, le facce del 


‘prisma obliquo fondamentale troncano esclusivamente gli spigoli 


acuti [110.001], cosi che loro spetta il simbolo pil i È 
Stabilita così la probabile pertinenza dei cristalli al sistema 
monoclino, sceverai i valori dell’ angolo (110) . (011) da quelli 
dell’angolo (110) . (011) : il primo angolo, con dieci misure, 
comprese fra 70°32’ e 71°15’, mi diede un valore medio di 70°57; 


142 MARIA DE ANGELIS 


il secondo, con tredici misure, comprese fra 71° 27’ e 71° 50’, mi 
diede un valore medio di 71° 38’; la differenza fra i due valori 
è considerevole (41), ed è sopra tutto notevole che il limite 
superiore del primo non copre il limite inferiore del secondo. 

i Queste osservazioni puramente morfologiche sono per vero 
già sufficienti a stabilire che il sistema al quale appartengono i 
cristalli da me studiati è il monoclino e non il rombico. Per 
averne una anche più chiara 
e sicura dimostrazione, ri- 
corsi allo studio delle figure 
di corrosione e delle pro- 
prietà ottiche, ottenendo ri- 
sultati che confermano net- 
tamente la simmetria mo- 
noclina. 

Le figure di corrosione si 
ottengono facilmente, e molto 
nitide, sulla faccia di base, 
facendo cadere sopra di 
questa rapidamente alcune 
gocce di H Cl concentrato 
caldo : esse sono costituite 
da fossette piu o meno 
profonde e di forma al- 
quanto variabile, ma sempre 
evidentemente e sicuramente 
monosimmetrica, come risulta dalla fig. 1, nella quale sono 
riprodotte, alquanto schematizzate, ma fedelmente, da una foto- 
grafia. Sulle due facce di base opposte le figure hanno orienta- 
zione inversa, per modo da ricoprirsi per rotazione di 180° 
intorno all’ A,. 

Anche otticamente la simmetria monoclina è confermata dal 


fatto che sulla } 010 $ una: direzione d’ estinzione è ‘inclinata di 


circa 39-4° su l’asse verticale, mentre sulla } 001 | l’ estinzione 


è parallela all’ asse della zona [001 . 101]. Alcuni cristallini di 
fosfosiderite di Pleystein, esaminati nella stessa maniera, hanno 
dato risultati perfettamente simili a quelli della fosfosiderite di 
S. Giovanneddu. Ma delle proprietà ottiche parleremo più diffusa- 
mente in seguito. 


SR OEE II) SAP OO 


sa 


Se baa oe do 


FOSFOSIDERITE 


143 


Stabilita così indubbiamente la pertinenza della fosfosiderite 
al sistema monoclino, ho rifatto le medie degli angoli misurati, 
tenendo conto anche dei valori osservati dopo finiti i calcoli per 
l'ipotesi rombica. Per il calcolo delle costanti sono partita dagli 
angoli misurati: un maggior numero di volte, e cioè dall’ angolo 
(110).(010), dall'angolo (011).(010) e dalla media del valore 


di (110).(001) e del supplemento di (110). (001). 


Sistema monoclino, 


Forme osservate : 


foot}, foro}, {110}, {011}, {101}, }103 


* ui 1 i, Bi 


Oe CVU DANO 10.3968 
B = 89° 24 


*D 
DO) 


112 


“3 9) 


ly 


Le forme contrassegnate con I’ asterisco sono nuove per la 
specie. I risultati delle misure e dei calcoli sono esposti nella 
tabella seguente : 


Angoli osservati 


Spigoli 
misurati i 
Limiti Medie 
(110). (001) | 13| 89° 7° — 89049 890 25’ 
(110). (001) | 16} 90° 7 — 90054 90° 28' 
(110). (010) | 32 |. 61° 8' — 61045’ 61 25’ 
(011). (010) | 28| 47° 40’ — 480 41’ 48° 7 
(011) . (001) | 23:| 41°21’ — 42°17’ 41° 50 
(110) . (110) 8° 56259 — 57026" 57° 7 
CO) OUD TON 70292 == 710115) 7025 ie 
CHOON) 13971027 71050! 71° 38° 
(101). (001) | 13 | 57027’ — 58°48’ 58° 5’ 
(101). (110) | 14| 40055’ — 41048 41° 20” 
(101) . (011) | 13| 66°31’ — 67° 12’ 660 53' #/, 
(103) . (001) 8 | . 27034’ — 28057’ 280 14' 
(103) . (101) 7 | 29026’ — 30014’ 29° 51’ 
(103) . (011) 2| 48°56’ — 48°59’ 48° 57 1/, 
(103) . (110) 2| -64°59 — 64°59’ 64° 59’ 
(111) . (001) 3] 62°14’ — 62054’ 62° 29 
(111). (110) See 21920) 27058: 270 39! 


Angoli 


calcolati 


89° 28" 1/.) 


90° 31’ 1/, 
È 
* 

41°53’ 


57° 10° 
70°57’ 3/4 
710 47’ 
58° 17° 
41°15' 1/, 
66° 57 1), 
28° 36° 1/, 
29° 40’ 
49° 10° 
64° 37’ 1/, 
62° 19°.1/, 


20082; 


144 MARIA DE ANGELIS 


L'errore medio calcolato nel solito modo è u = 8°.14/, valore 
che è ancora abbastanza alto, ma che potrebbe scemare di molto, 
qualora, invece di partire da tre soli angoli, si calcolassero le 
costanti coi minimi quadrati, cosa che tuttavia non ho ritenuto 
necessario di fare, perchè la causa principale dell'altezza dell’errore 
medio è l’aver introdotto nel calcolo gli angoli delle due forme 
103 | e | 111 ' sempre molto sottili, filiformi e tali da non dare 


garanzia di buone misure. 
Limitando il calcolo ai valori misurati tra le forme principali, 
010 7 } 110 È Fou | } 101 i, l'errore medio 
scende infatti al valore di 4° . Ad", certamente ancora considere- 
vole, ma spiegabilissimo con le imperfezioni delle facce. 
La differenza col calcolo secondo la ipotesi rombica si rivela 
chiaramente nel fatto che, trascurando anche nella tabella a 
pag. 140, gli angoli delle forme | 103 | e I TI i, l'errore medio 


degli altri si abbassa di poco, e precisamente è uguale a 11’. 20". 


ane | 001 , 


RO 2s 


Fig. 3. 
L’ abito cristallino prevalente è tozzamente prismatico, come 
è rappresentato nelle fig. 2 e 3; qualche volta i cristalli tendono 
ad uno sviluppo tabulare secondo } 010 î 
Delle forme semiplici ricordate più sopra, costantemente pre- 
senti e ampiamente sviluppate sono : 


} 001 7 } O10 / | 110 | poni 7 } 101 


ee eae 


FOSFOSIDERITE 145 


La base presenta sempre la già ricordata poliedria; è cioè 
sostituita da tre vicinali, una delle quali nella zona parallela 
all'asse y, e le altre approssimativamente parallele all’ asse a. 
Le facce di } 010 , ampie e brillanti, presentano invece spesso 
una traccia di arrotondamento marginale presso lo spigolo con 
quelle di} O11 |; queste sono meno estese delle altre, e spesso striate 
parallelamente all’intersezione coi due pinacoidi. Poliedriche sono 
frequentemente anche le facce di | 110 È e non raramente striate,. 
sia verticalmente, sia, più spesso, parallelamente alla intersezione 
con | 101 . Anche le facce di quest’ultima forma sono brillanti, 


ma si prestano male a misure di precisione, per la forte stria- 
tura parallela alla intersezione colle facce del prisma verticale. 


Non rara la } 103 |, che fu osservata sopra otto dei cristalli misu- 
rati, come una faccetta filiforme, abbastanza nitida, a smussare 
lo spigolo tra | 101 e } 001 | 

Rara e con facce lineari tra | 110 | e 001 | ela piu 7 

Una forma a simbolo } 101 | non ho trovato sui miei cristalli; 
molto vicina ad essa per posizione, ma con facce smosse, scabre 
e tali da non permettere che una misura vagamente approssima- 
tiva, è la forma cui attribuisco il simbolo | 504 , calcolato dalle 
seguenti misure : 


mis. calce. 
(504) . (001) 64° 6° O 3" LL 
(504) . (110) 38° 51’ 37° 34 1/, 


Sopra un solo cristallo, molto incompleto, osservai un’ unica 
faccia, abbastanza ampia, ma molto imperfetta, che corrisponde 
‘approssimativamente ad un simbolo } 112 |; le differenze tra mi- 
sura e calcolo, che risultano dalla sottostante tabellina, sono però 
così forti da lasciare molti dubbi sulla attendibilità del simbolo 
stesso: 


mis. cale. 
(112) . (001) Ale 33’ 13° 93’ 
(112) . (010) TO. BH 70° 48’ 
Gy. CHO) 19° 6! It ey 
(D412) (Oy 10° 18’ 40029 


Ann, del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (5 Giugno 1926). 10 


146 MARIA DE ANGELIS 


Sullo stesso cristallo, in zona fra (110) e (001), osservai anche 
una piccola e brillante faccetta, alla quale si potrebbe attribuire 
il simbolo | 117 ' qualora ci si volesse accontentare di una gros- 


solana approssimazione : più esatto al calcolo tornerebbe un sim- 
bolo |A. 4. 27 |. 


mis. cale. 
(o (0018) 1900970 14057: 
(Ro 79059: TASSI 
(Lee 27), nei OOM) (47) 15ee29+ 
(4.4.97) . (110) 73° 5! 73° 39’ 1, 


Geminati: un solo cristallo ho potuto osservare geminato 
secondo la legge gia trovata da Bruhns e Busz, cioé secondo 
una faccia di | 101 |. I due individui, molto incompleti, sono par- 
zialmente incrociati : l'angolo (001) . (001) iuatrovato==#i 109216: 
(calcolato 116° 34’). 

Sfaldatura facile e perfetta secondo | 010 È meno facile, ma 


distinta, secondo | 001 |. 


Il piano degli A. O. è parallelo al piano di simmetria. 

La bisettrice acuta, negativa (+) (A), fa, per la luce di Na, un an- 
golo di poco più che 3° con l’asse verticale, nell'angolo £ ottuso; in due 
cristallini tabulari secondo } 10 i, limpidi e nitidi, ho misurato 
per il valore di questa inclinazione rispettivamente 3° 10’ e 3° 25’ 
(medie di parecchie misure ben concordanti). A scopo di confronto 
ho creduto utile fare la stessa osservazione anche sulla fosfoside- 
rite di Pleystein: in tre cristallini, tabulari secondo | 010 I, limpidi 
e nitidissimi, ho determinato il valore A / z, trovandolo rispetti- 
vamente uguale a 4° 12’, 4° 18’, e 4° 41°. Come si vede, I’ incli- 
nazione è dello stesso ordine di grandezza; soltanto pare un 
pochino superiore a quella osservata per la fosfosiderite di S. Gio- 
vanneddu. Dispersione delle bisettrici impercettibile. 

Sopra una lamina tagliata parallelamente alla base, cioè quasi 


(1) Gli autori precedenti indicano per la bisettrice acuta carattere ottico positivo. 


FOSFOSIDERITE 147 


esattamente normale alla bisettrice acuta, ho misurato nella mo- 
nobromonaftalina il valore : 


2 Ha = 65° 49' (Li) 
» = 64° 28 (Na) 
» = 61° 30° (TI). 


Gli indici di rifrazione della monobromonattalina, determinati 
con un prisma cavo, col metodo della deviazione minima, furono 
trovati : 

= 6597: (it) 
y= 47116703. (Na) 
» == il, Golly CM, ©) 


In un cristallo limpidissimo, profittando di un prisma naturale, 
formato delle due facce (110) . (110), determinai, col metodo 
della deviazione minima, il valore dell’indice di rifrazione medio, 
trovando : 


Da questi dati si calcola per il valore dell’angolo vero degli A.O.: 


2 Va = 68° 18" (Lì) 
» = (GOP 7” aS (Na) 
» = 59° DI (TI): 


Risulta da queste osservazioni che, salvo lo scambio di @ 
con €, il valore dell’angolo degli A. O. e del & corrispondono 
abbastanza bene ai valori trovati da Bruhns e Busz : 


2 Wa = GN 
B= 1. 7313. 


(1) Questi indici, controllati fino alla quarta decimale, col grande totalrifletto- 
metro Abbe-Pulfrich, dimostrano che si tratta di una monobromonaftalina impura, 
probabilmente per miscela di altri derivati bromurati della naftalina. Un campione 
di monobromonaftalina Merck, purissima, mi ha dato infatti valori sensibilmente 
inferiori. 


148 MARIA DE ANGELIS 


Disponendo anche di un cristallino che presentava una faccetta 


lO) 


brillantissima, e relativamente abbastanza ampia, di | 010 | (mm? 5), 
ho voluto tentare di determinare i valori dei tre indici principali 
di rifrazione mediante il grande totalriflettometro di Abbe-Pulfrich, 
usando, come liquido interposto, una soluzione di solfo in joduro 
di metilene, di indice di rifrazione n = 1. 7845 (Na). Con qualche 
difficoltà e con un grado di approssimazione necessariamente limi- 
tato dalla piccola superficie cristallina impiegata, ho determinato: 


o = 1, -6915:~ (Na) 
B 1. 7248 » 


Il valore dell’angolo vero degli A. O. determinato da questi 
tre indici di rifrazione è: 


IN MEMORIA DI CARLO EMERY. 


CENNI DI R. GESTRO 


Di Carlo Emery quale scienziato insigne, di vasta e profonda 
cultura, di larghe vedute, di operosita portentosa, parla egregia- 
mente il suo degno successore prof. Alessandro Ghigi (1) e 
Guido Grandi ricorda in modo perfetto la sua opera immensa di 
Mirmecologo e tratteggia con colori vivaci e veri |’ uomo dal lato 
psicologico (*). Sia reso onore ai due biografi che hanno messo 
in rilievo con tanta perizia le sue doti preclare. A questi scritti 
elevati non oserei aggiungere la mia modesta parola se, oltre ai 
vincoli di amicizia che a Lui mi stringevano, non mi spingesse 
il dovere di commemorarlo negli Annali di questo istituto che 
egli prediligeva al punto di lasciarlo, morendo, depositario del 
frutto prezioso delle sue lunghe fatiche. 

Infatti nel suo testamento, in data 30 Maggio 1914, si legge: 
« la mia collezione di formiche voglio legarla al Museo Civico di 
« Storia Naturale di Genova », e così l impareggiabile capitale 
mirmecologico da Lui radunato in tanti anni di assidue e sapienti 
ricerche veniva trasferito da Bologna a Genova il 3 Giugno del 
1925 e trovava nel nostro istituto degna sede accanto alle colle- 
zioni dei suoi colleghi in Imenotterologia Magretti e Gribodo, che 
lo avevano preceduto nel tramonto della vita. 

Quel poco che andrò dicendo di Carlo Emery si riferirà soltanto 


@) Commemorazione fatta all'Accademia delle Scienze di Bologna il 84 Maggio 1925. 
(2) Carlo Emery entomologo. (Memorie della Società Entomologica Italiana. 
Vol. IV, 1925). 
Fra i varii articoli pubblicati, in diverse Riviste, in omaggio alla memoria 
di Carlo Emery, è bellissimo quello del Dott. Augusto Forel, altro ben noto cultore 
della Mirmecologia (Bulletin et Annales de la Societé Entomologique de Belgique, 
LXV, VI, Juin 1925). Fra i due entomologi, oltre agli incessanti rapporti scientifici, 
correvano stretti legami di amicizia e il Forel fa risaltare, con termini commossi, 
una specie di parallelismo col collega, non solo nell’affinità degli studii, ma nella 
carriera, nella vita intima e persino nella comune disgrazia di un attacco di emi- 
plegia che li costrinse ambedue a scrivere colla mano sinistra. Il Forel chiude il 
suo affettuoso ricordo con l’ augurio di raggiungere presto l’amico scomparso! 


150 R. GESTRO 


ai rapporti che Egli ha avuto col Museo Civico di Genova e 
nell’ enumerare i suoi lavori mi limiterò a quelli che furono 
pubblicati nei nostri Annali. Essi riguardano tutti le formiche 
e sono di indole sistematica; uno solo tratta della struttura delle 
glandole del capo di alcuni serpenti proteroglifi (*) e non è che 
parte di una serie di ricerche da lui intraprese, che lo hanno 
condotto ad importanti scoperte su questo argomento (?). 


Carlo Emery nacque a Napoli nell’ Ottobre del 1848 da genitori 
svizzeri ma nazionalizzati italiani, e si spense in Bologna I 11 
Maggio 1925. Si laureò prima in medicina e poi in scienze natu- 
rali (1872). Nel 1878 fu Assistente alla cattedra di Fisiologia 
dell’ Università di Palermo; nell’anno successivo Professore di 
Zoologia e di Anatomia Comparata nell’ Università di Cagliari e 
nel 1880 Professore di Zoologia nell’ Università di Bologna e 
Direttore di quell’ Istituto zoologico. 

Nell’Agosto del 1906, a 58 anni d’ età, fu colpito da un attacco 
di emiplegia che lo privò dell’uso della mano destra; ma con una 
spartana fermezza di carattere e una « indomptable persévérance » 
come scrive il Forel, in breve si mise in grado di adoperare la 
sinistra, non solo per iscrivere, ma anche per disegnare, con la 
stessa precisione tecnica e lo stesso garbo artistico di prima. 

La prima lettera inviatami da Carlo Emery è da Napoli in 
data 6 Novembre 1874, e l’ultima, del 25 Marzo 1925, da 
Bologna, accompagna il suo ritratto che egli scrive « fatto da 
undici anni ma tuttora somigliantissimo ». E’ il ritratto che qui 
riproduco, 

A qualcuno è sembrato che Carlo Emery avesse un carattere 
difficile; ma durante un cinquantennio di corrispondenza scientifica 
i nostri frequenti rapporti sono sempre stati sereni, cordiali e 
animati da quel sentimento di mutua simpatia che. viene dalla 
comunanza di aspirazioni e di studii. 

Nei primi tempi egli si occupò, insieme al fratelio Federico, 
di Coleotteri (3) e si fece fra noi qualche cambio di specie liguri 


(*) Intorno alle glandole del capo di alcuni serpenti proteroglifi (con figure nel 
testo). Questi Annali: vol. XV, 1880, p. 546-558. 

(®) Vedi A. Ghigi sopra citato. 

(5) La serie di questi Coleotteri, che ammontano a 8968 specie, rappresentate da 
22054 esemplari, è custodita attualmente nell’ Istituto Zoologico della R.* Università 
di Roma, col nome di Collezione dei Fratelli Emery. 


IN MEMORIA DI CARLO EMERY 151 


con quelle dell’ Italia meridionale; fu anche in quell’ epoca che 
egli mi domandò in comunicazione i nostri Mordellidi paleartici, 
di cui intendeva occuparsi e che infatti fornirono argomento ad 
una delle sue prime pubblicazioni, che fu molto apprezzata (1). 
Ma già fin d'allora, esprimendo il desiderio di possedere un 
Camponotus gigas di Borneo, mi lasciava intravedere le sue 
tendenze ad estendersi ad un altro campo dell’ Entomologia, che 
fu poi quello da lui percorso tanto gloriosamente fino ai suoi 
ultimi momenti. | 

Nel Marzo del 1875 egli mi offriva il suo manoscritto intorno 
alle formiche ipogee, con alcune figure, che ebbe simpatica acco- 
glienza e fu subito stampato nel volume VII dei nostri Annali. 
Questo però non era il primo dei suoi lavori mirmecologici, perchè 
altri cinque erano già stati prima pubblicati in differenti periodici. 
Peco dopo egli domandava che gli venisse affidato lo studio delle 
formiche del Museo e il suo desiderio fu sollecitamente appagato. 
Se però le nostre relazioni con lui avessero preceduto di qualche 
anno, egli sarebbe il solo Mirmecologo del Museo Civico di Genova 
e avrebbe cominciato l’ opera sua con I’ illustrazione dei risultati 
dei viaggi di G. Doria ed O. Beccari in Borneo, che furono invece 
pubblicati dal Dott. Mayr di Vienna nel 1872 (?). 

L’ illustrazione dei materiali del Museo è comparsa dapprima 
sotto il titolo di « Catalogo delle formiche esistenti nelle collezioni 
del Museo Civico di Genova »; successivamente, a misura che i 
nostri esploratori fornivano nuovi elementi di studio, egli li riceveva 
da noi in comunicazione e ne risultavano altrettanti articoli, 
sempre importanti e sapientemente redatti. Egli stesso si curava 
della parte iconografica, preparando i disegni per le tavole o per 
le figure da inserire nel testo, perchè, come è ben noto, egli era 
abilissimo nel maneggio della matita ed aveva anche imparato 
ad incidere sulla pietra litografica. 

Così a poco a poco passavano per le sue mani le ricchezze 
mirmecologiche dei viaggi di Fea in Birmania e nel Tenasserim, 
di Beccari, Modigliani e Loria nelle isole Malesi e Papuane e 
quelle ottenute dagli eroici esploratori africani, ormai tutti scom- 
parsi: Antinori, Bottego, Citerni, Ruspoli, Bricchetti Robecchi. 


(1) Essai monographique sur les Mordellides de l'Europe et des contrées limitrophes. 
(L’Abeille, XIV, 1876). 

(2) Formicidae borneenses collectae a J. Doria et O. Beccari in territorio Sarawak 
annis 1865-67, descriptae a D.r¢ Gustavo Mayr. (Questi Annali, vol. II, 1872, p. 133). 


152 R. GESTRO 


Anche da collezioncine di minore entità, quali quelle delle 
Crociere del « Violante » e del «Corsaro», del viaggio del- 
’ « Esploratore », della Tunisia, dell’Anatolia ed altre, egli sapeva 
ricavare note sempre ricche di considerazioni biologiche o geogra- 
fiche e nessuno dei suoi scritti può essere tacciato di monotonia, 
perchè oltre al forte impulso dato alla sistematica delle formiche, 
egli ha fatto notevoli scoperte sulla loro anatomia e sui loro 
costumi. 

Lo studio di tanti materiali esotici, che gli procurava sovente 
l'emozione di descrivere forme nuove, strane e cospicue, non lo 
distoglieva dalla speciale attenzione che meritava la fauna italiana, 
di cui egli continuava ad occuparsi con fervore in molte occasioni, 
raggiungendo un giorno un vero apogeo mirmecologico col primo 
fascicolo della « Fauna Entomologica Italiana » da lui iniziata con 
lo studio delle formiche, che è una classica monografia, atta a 
rendere i migliori servizi agli Entomologi (1). 

La sua collezione, come è arrivata da Bologna, si compone 
di 93 scatole di cartone di grande formato, il doppio cioé dei 
così detti cartoni adoperati ordinariamente dai raccoglitori di insetti. 
In queste è disposta la parte ordinata, mentre in altre 32 scatole 
di minori e non uniformi misure, si contengono materiali tuttora 
indeterminati, o collezioncine ricevute da diversi paesi e non 
ancora intercalate. 

Non è facile finora fare un computo del numero totale delle 
specie e degli esemplari; ma più che altro mi pare interessante 
di mettere in rilievo il numero dei tipi, come quelli che danno 
alla raccolta maggiore pregio. Salvo errore, egli ha descritto, fino 
al 1925, 1057 specie, 265 sottospecie e 356 varietà; quindi sono 
in tutto 1678 tipi, così ripartiti nelle varie tribù: Dorylinae 87, 
Ponerinae 286, Myrmicinae 698, Dolichoderinae 131, For- 
micinae 476. Questi dati, desunti non direttamente dalla raccolta, 
ma dalle pubblicazioni, li devo alla gentilezza dell’ ottimo signor 
Carlo Menozzi, che già da alcuni anni milita nelle file dei mirme- 
cologi e che, animato da grande devozione per l’ insigne Maestro, 
ha accolto con vero slancio la mia proposta di eseguire quelle 
manualità necessarie affinchè il prezioso materiale ereditato dal 
Museo possa essere più facilmente consultato dagli studiosi. 


(1) Fauna Entomologica Italiana. I. Hymenoptera. — Formicidae. (Bullett. della 
Soc. Ent. Ital. Anno XLVII, 1916, p. 79 a 275, con 92 fig. nel testo). 


IN MEMORIA DI CARLO EMERY 153 


La collezione entomologica del Museo Civico di Genova, che 
sì può citare come una delle più importanti, ha avuto una nuova 
splendida aggiunta mercè |’ atto generoso di Carlo Emery. Ma la 
nostra profonda gratitudine va pure rivolta agli Eredi dell’ illustre 
defunto, i quali considerando, con giusto criterio, che la parte 
della sua biblioteca relativa alle formiche è un complemento 
della magnifica raccolta, hanno concesso che si potesse ottenere 
a condizioni molto vantaggiose. Questa biblioteca ha alto valore, 
non soltanto per le molte opere di pregio e per una quantità di 
volumi di Miscellanee (72), di altri opuscoli sciolti e di qualche 
manoscritto, ma anche pel criterio scientifico seguito dall’ Emery 
nell’ ordinare i diversi elementi di cui si compone. Oltre a ciò, 
vi sono in varii volumi annotazioni critiche di mano sua, le quali 
concorrono non poco ad accrescerne l’importanza. 

Fra gli Zoologi, nel senso largo della parola, Carlo Emery 
occupa uno dei posti più elevati e la sua scomparsa universal- 
mente sentita, lo è tanto più da noi, perchè la sua raccolta 
monumentale e la sua ricca biblioteca segnano una delle pagine 
più memorabili nella storia del Museo Civico di Genova. 


MEMORIE MIRMECOLOGICHE DI CARLO. EMERY 


PUBBLICATE NEGLI ANNALI DEL Museo Crvico DI GENOVA 


1. Le formiche ipogee, con descrizioni di specie nuove 0 poco 
note. (Con fig. nel testo). Vol. VII, 1875. 

2. Aggiunta alla nota sulle formiche ipogee. Ibid. 

3. Catalogo delle formiche esistenti nelle collezioni del Museo 
Civico di Genova. — Parte I. Formiche provenienti dal viaggio 
dei signori Antinori, Beccari e Issel nel Mar Rosso e nel paese 
dei Bogos. (Con fig. nel testo). Vol. IX, 1877. 

4. Catalogo ecc. c. st — Parte Il. Formiche dell’ Europa e 
delle regioni limitrofe in Africa e Asia. (Con fig. nel testo). 
Vol. XII, 1878. 

5. Catalogo ecc. c. s. Parte II. — Formiche della regione 


154 R. GESTRO 


Indo-Malese e dell'Australia. I. Camponotidae e Dolichoderidae 
(Con 02 tav.) Vol. XXIV, 1857. 


6. Catalogo ecc. c. s. — Continuazione e fine. (con 2 tav.). 
Vol. XXV, 1887. 
7. Catalogo ecc. c. s. — Parte II. (supplemento). Formiche 


raccolte dal sig. Elio Modigliani in Sumatra e nell’ isola Nias, 
(Con 1 tav.). Vol. XXV, 1888. 

8. Crociera del « Violante » comandato dal Capitano-Armatore 
Enrico d’Albertis durante l’anno 1877. — Formiche. Vol. XV, 1880. 

9. Spedizione Italiana nell'Africa equatoriale. Risultati zoologici. 
Formiche. (Con fig. nel testo). Vol. XVI, 1881. 

10. Viaggio ad Assab nel Mar Rosso, dei signori G. Doria 
ed O. Beccari con il R. Avviso « Reportar ». — L Formiche. 
Vol. XVI, 1881. 

11. Le crociere dell’ Yacht « Corsaro » del Capitano-Armatore 
Enrico d’Albertis. — IL Formiche. (Con fig. nel testo). Vol. XVIII, 
1882. 

12. Materiali per lo studio della Fauna Tunisina raccolti da 
G. e L. Doria. — HI. Rassegna delle Formiche della Tunisia. 
(Con figure nel testo). Vol. XXI, 1884. 

15. Alcune Formiche della Repubblica Argentina raccolte dal 
Dott. C. Spegazzini. Vol. XXVI, 1888. 

14. Intorno ad alcune Formiche della Fauna paleartica. — 
Vol. XXVII, 1889. 

15. Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine. XX. — 
Formiche di Birmania e del Tenasserim raccolte da Leonardo Fea 
(1885-87). (Con 2 tav.). Vol. XXVII, 1889. 

16. Viaggio di L. Fea ecc. c. s. LXIII, Formiche di Birmania, 
del Tenasserim e dei Monti Carin — Parte II, Vol. XXXIV, 1894. 

17. Sopra alcune Formiche raccolte dall’ Ing. L. Bricchetti 
Robecchi nel paese dei Somali. (Con fig. nel testo). Vol. XXXII, 
1892. 

18. Esplorazione del Giuba e dei suoi affluenti, compiuta dal 
Cap. V. Bottego durante gli anni 1892-95. — Formiche. Vo- 
lume XXXV, 1895. 

19. Formiche raccolte dal Cap. V. Bottego nella regione dei 
Somali. (Con fig. nel testo). Vol. XXXVII, 1896. 

20. Formiche dell’ ultima spedizione Bottego. (Con fig. nel 
testo). Vol. XXXIX, 1899. 


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IN MEMORIA DI CARLO EMERY 155 


21. Formiche raccolte da Don Eugenio dei Principi Ruspoli, 
durante l’ ultimo suo viaggio nelle regioni dei Somali e dei Galla. 
(Con fig. nel testo). Vol. XXXVIII, 1897. 

22. Viaggio di L. Loria nella Papuasia orientale. XVIII. 
Formiche raccolte nella Nuova Guinea dal Dott. Lamberto Loria. 
(Con 1 tavola). Vol. XXXVIII, 1897. 

23. Formiche raccolte da Elio Modigliani in Sumatra, Engano 
e Mentawei. (Con fig. nel testo). Vol. XL, 1900. 

24. Contributo alla conoscenza delle Formiche delle isole 
italiane. Descrizioni di forme mediterranee nuove o critiche. (Con 
ittaveje Vol, XVI, (1915. 

25. Formiche raccolte a Budrum (Anatolia) da Raffaele Var- 
riale, Cap. Medico nella R. Marina. (Con fig. nel testo). Vol. XLIX, 
1921. 


BEITRAG ZUR KENNTNIS DER GYRINIDEN 
VON ERITREA UND ABESSINIEN. 


Von GEORG OCHS, Frankfurt a. Main. 


Wie sich aus der am Schlusse dieser Arbeit gegebenen 
Ubersicht ergiebt, liegt iiber die Gyriniden-Fauna von Eritrea 
und Abessinien bereits eine ziemlich umfangreiche Litteratur vor. 
Neben einigen anderen Autoren, die sich durchweg auf die 
Beschreibung einzelner neuer Arten beschriinkt haben, hat nament- 
lich der franzésische Gelehrte Dr. M. Régimbart viel darùber 
publiziert auf Grund verschiedener namhafter Ausbeuten, die ihm 
im Lauf der Zeit zur Bearbeitung zugegangen waren, und die wir 
hauptsichlich der Tatigkeit italienischer Forscher verdanken, 
die in jenen Gegenden sammelten (Ragazzi in Schoa 1885, 
_ Bottego im Flussgebiet des Juba 1892-1893, Andreini in Eritrea 
1901-1903, Tellini in Eritrea 1902-1903). 

Von kleineren Fingen anderer Sammler abgesehen, ist nament- 
lich noch das von Raffray gesammelte Material von Wichtigkeit, 
welches Régimbart die Typen zu verschiedenen neuen Arten 
geliefert hat, sowie das von O. Neumann aus Schoa und den 
sudlichen: und sudwestlichen Randgebieten des abessinischen 
Gebirgsstockes, welches sich im Berliner Zoologischen Museum 
befindet und Régimbart anscheinend nur teilweise vorgelegen hat. 

Im grossen und ganzen darf daher die Gyrinidenfauna der in 
Rede stehenden Gebiete bereits als gut durehforscht gelten, um- 
somehr wunderte ich mich, dass ein verbéltnismissig kleines 
Material aus dem Museo Civico in Genua, welches mir Herr 
Prof. Gestro in bekannter liebenswirdiger Weise zur Bestimmung 
zugehen liess, noch einige neue Aufschliisse zu geben geeignet 
war. Es befand sich darunter nicht nur ein bisher unbekannter 


GYRINIDEN 15 


Orectogyrus, dessen Beschreibung weiter unten folgt, sondern 
es wurde gleichzeitig das Vorkommen von 0. glawews Klug und 
O. sericeus Klug fur Eritrea nachgewiesen, welche beiden Arten 
bisher hauptsiichlich aus Oberaegypten bekannt waren, sowie 
das von 0. Alluaudi Rég., der von der Elfenbeinktste beschrieben 
wurde und nach den ersten Funden als westafrikanische Art 
anzusehen war. Ich méchte zu letzterer Art wie auch zu einigen 
anderen hierunter noch einiges bemerken und verschiedenes hin- 
zufugen, was mir uber die Gyriniden-Fauna von Eritrea und. 
Abessinien neu oder bemerkenswert erscheint. 


Aulonogyrus Rég. 1883. 


A. caffer Aubé 1838, Spec. Col. VI p. 712 (=flavipes Boh. 1848, Ins. 
Caffr. I p. 258) wird aus Abessinien erstmalig von Régimbart 
1887 (Ann. Mus. Civ. Genova (2) IV p. 641) nachgewiesen; die betr. 
Exemplare stammten aus der Ausbeute des Dr. V. Ragazzi von 
Let Marefia I, 1885 und Fallé II, 1885, beide Fundorte in Schoa 
gelegen. Spiter wird die Art, die im ùbrigen im éstlichen Africa 
ja weit nach Suden verbreitet ist (Britisch und Deutsch Ost-Africa, 
Sansibar, Natal, Transvaal) mehrfach aus dem sùdlichen Abessinien 
erwàhnt: Arussi-Galla, Ganale-Gudda HI, 1893, Bottego coll. (Rég., 
1895, Ann. Mus. Civ. Genova (2) XV p. 194) und Ergino-Doko, 
Neumann coll. (Rég., 1907, Ann. Soc. Ent. Fr. LXXVI p. 167). 
Zimmermann (1920, Ent. Bl. XVI p. 232) zitiert A.ca/fer aus 
Somaliland (Mus. Hamburg). In meiner Sammlung befinden sich 
abessinische Stucke aus Harrar und Bellaua (Gassner). 


A. virescens Reg. 1883. Ann. Soc. Ent. Fr. (6) HI, p. 138. 

Die Typen stammten aus den Ausbeuten Raffrays, sie durften 
daher im nordéstlichen Abessinien, vermutlich Provinz Tigre, 
gesammelt sein. Régimbart sagt bei der Patria-Angabe « ou il 
parait trés commun », doch war dieses hiufige Vorkommen 
vermutlich lokal, denn die Art hat seitdem aus jenen Gegenden 
nicht wieder vorgelegen. Im tibrigen Africa ist A. virescens weit 
verbreitet, Funde liegen vor aus Uganda, Britisch und Deutsch 
Ost-Africa, Nyassaland, Rhodesia, Natal, Transvaal und Betschua- 
naland. 


158 G. OCHS 


A. abyssinicus Rég., 1883. Ann. Soc. Ent. Fr. (6) HI, p. 132. 

Typen aus den Ausbeuten Raffrays stammend. Die Art, deren 
Vorkommen im ibrigen auf den abessinischen Gebirgsstock 
beschriinkt zu sein scheint, variiert dort anscheinend sehr. Régimbart 
erwahnt 1887 (Ann. Mus. Genova (2) IV p. 640) eine Serie 
besonders grosser Exemplare aus Schoa, Fallé II, 1885 (Ragazzi). 
In seiner Arbeit tber die Ausbeute des Dr. Andreini in Eritrea 
(Bull. Soc. Ent. Ital. XXXVI, 1904 p. 212) werden als Fundorte 
zitiert: Az Teclezan, Asmara und Mai Daro (Stat. 36, 37, 90). 
Das mir vorliegende Material aus dem Museum Genua enthalt 
eine kleine Serie sehr kleiner Exemplare aus Addis-Abeba XII, 1910 
(C. Citerni). In meiner Sammlung befindet sich ein einzelnes sehr 
kurzes und hochgewò]btes Stick aus Central-Abessinien, Daka-See 
(Le Moult). Das. Senckenberg-Museum besitzt ein Stuck aus 
Massaua aus den Ausbeuten Ruppells. 


Dineutus Mac Leay 1825. 


D. subspinosus Klug 1834, Symb. phys. IV, Taf. 34, Fig. 9. 
Wird von Régimbart (Mon. 1883, p. 424) u. a. auch aus 
Abessinien aufsefùhrt, indessen scheint die Art in dem gebirgigen 
Teil des Landes selten zu sein, wenn nicht gar zu fehlen, da mir 
keine Funde von da bekannt sind; auch in dem reichen Neu- 
mann’schen Material des Berliner Museums sind keine swbspinosus 
aus fraglicher Gegend enthalten. In den angrenzenden Gebieten 
wurde die Art mehrfach aufgefunden: Somaliland, zwischen Lugh 
und Bardera VIII, 1898, Bottego coll. (Rég. 1895, Ann. Mus. 
Genova (2) XV p. 194); Stid-Somaliland: Djilandu, éstlich El 
Uak ca: 2.° 47’ n. B, 44° 40° 0.-E., v. Erlanger collim-Berliner 
Museum; Djibouti in Coll. Kerhervé und Ochs; Weisser Nil im 
Britisch Museum; Gazellenfluss im Berliner Museum. Die Typen 
Klug’s stammen aus Ambukol in Dongola, im Niltal stòsst D. 
subspinosus bis nach Unter-Aegypten vor und wurde auch in 
Palaestina und Syrien aufgefunden. Sein Verbreitungsgebiet im 
ùbrigen Afrika geht stidwirts bis Transvaal und Betschuanaland, 
in Ober-Guinea scheint die Art zu fehlen, dagegen findet sie sich 
hiufig in Madagaskar und auf den Komoren und ist auch fur 
Mauritius festgestellt (Peschet 1917, Ann. Soc. Ent. Fr. LXXXVI 
p. 49, in Dejean’s Katalog als var. laevigatus von dieser Insel 


GYRINIDEN 159 


erwihnt). Die Fundortangabe « Kanarische Inseln » die sich bei 
Regimbart (1883, 1. c.) findet, durfte kaum stimmen, Aubé’s 
Angabe « India orientalis » (1838, Spec. Col. VI, p. 786) beruht 
sicher auf einem Irrtum. 


D. aereus Klug 1834, Symb. phys. IV, Taf. 34, Fig. 8. 

Von dieser Art befanden sich unter dem Material aus dem 
Museum Genua einige Exemplare aus Eritrea: Ghinda III, 1906 
(Dr. Figini). Zahlreiche Fundorte dieser gewéhnlichen Species 
sind bereits in der Litteratur aus dem uns hier interessierenden 
Gebiet gemeldet, bezw. wurden von mir in den Sammlungen 
festgestellt : 

Eritrea (Andreini): Sabarguma, Asmara, Saganeiti, Adi-Ugri, 
Mai-Daro; (Tellini) Sabarguma, Sabarguma-Ailet, Ghinda-Saati, 
Dongollo. 

Sudliches Abessinien und Gallalinder: Gandakore (s. s. 6. von 
Harrar), Mojo-Atschabo, Oda-Jabelo, Gololoda, Odamuda, Djugi 
(Neumann, samtliche vorgenannte Orte im Flussgebiet des Webbi); 
Hauasch (Neumann); Abassi, Abai, Uba, Doko, Gelofluss (Neumann); 
Ganale (v. Erlanger, Mus. Berlin); Bardera VIII, 1893 (Bottego). 

Der typische Fundort ist ebenfalls Ambukol in Dongola, das 
Verbreitungsgebiet der Art umfasst das gesamte Afrika sùdlich 
der Sahara mit Ausnahme des sudlichsten Teils (etwa mit den 
Grenzen der Kapkolonie zusammenfallend), auch das von den 
Gyriniden im iùbrigen anscheinend ziemlich gemiedene Gebiet 
des ehemaligen Deutsch-Sùdwestafrika wird besiedelt. Im Niltal 
scheint D. aereus bis Unter-Aegypten vorzustossen (2 Exemplare 
angeblich aus Alexandrien, Hemprich und Ehrenberg coll., im 
Museum Berlin) und findet sich auch in verschiedenen Oasen am 
Ostrand der Sahara, ferner in Arabien und auf den Capverdischen 
Inseln. 


D. gondaricus Reiche 1847, in Ferret et Galinier, Voy. Abyss. 
WIP 240 Rafa toe hic: 3,38: 
Eine fur das hier besprochene Gebiet endemische Art, welche 
jedoch lokal in mehreren gut geschiedenen Rassen auftritt. 
Reiches Typus, welcher die Nominatform bestimmt, war mir 
leider nicht zugiinglich, er dirfte sich im Brisseler Museum oder 
in der Sammlung Oberthùr befinden. Aus der recht eingehenden 


160 G:40CHS 


Beschreibung Reiches ist jedoch mit ziemlicher Sicherheit zu 
entnehmen, dass die von ihm beschriebene Form die gleiche ist, 
auf welcher auch gondaricus Rég. (Mon. 1882, p. 406) basiert 
und die spiter in Eritrea noch éfters gesammelt wurde. Die 
Stucke nach denen Régimbart seinen gondaricus beschrieben 
hat, stammten wie auch aus seinen spiteren Veròffentlichangen 
zu entnehmen ist (Mon. 1891 p. 666 u. Mém. Soc. Ent. Belg. IV 
1895 p. 227), aus den Ausbeuten Raffrays und durften in der 
abessinischen Provinz Tigré oder dem angrenzenden Eritrea ge- 
sammelt sein (cf. D. grossus abyssinicus). Wahrscheinlich stammt 
auch Reiches Typus. von dort, da sich die Expedition Ferret et 
Galinier viel in dieser Gegend bewegte, obgleich der Name 
gondaricus eventuel vermuten liesse dass Reiche bekannt war, 
dass das Tier bei Gondar gesammelt war. Dieser Fundort wirde 
die Méglichkeit zulassen, dass es sich um eine andere Rasse 
handelt, denn stidlich dieses Ortes im Flussgebiet des Abai durfte 
bereits das Wohngebiet der Rasse Ragazzii beginnen, doch 
erwahnt die Beschreibung Reiches u. a. folgende Charaktere : 
ovalis, elytra thorace medio latiora, disco substriato striis a medio 
usque ad basin evanescentibus, corpus subtus atro-piceus. - welche 
simtlich fur Ragazzii nicht zutreffen und gerade die Charakte- 
ristika der eritreischen Form ausmachen. 


Letztere befindet sich in meiner Sammlung aus Eritrea: 
Asmara (durch Staudinger), Asmara und Adi-Caieh (Andreini 
coll., vom Museum Florenz erhalten); im Berliner Museum sind 
Exemplare aus Abessinien: Adua (durch Heyne) und. Eritrea: 
Mintil (desgl.) sowie eine schéne Serie von Adis-Uoghera b. Adi- 
Caieh 20. II. 1913 (Dr. Klatt), Aus dem Museum Triest haben 
mir Sticke vorgelegen aus den Ausbeuten Tellinis von Brancaga, 
Az-Teclesan-Negus, Halibaret, Asmara-Cheren (cf. Rég. 1904, 
Escursione Tellini und Bull. Soc. Ent. Ital. XXXVI p. 211: 
Asmara, Saganeiti, Adi-Ugri, Chenafena, Adi-Caieh (Andreini). 

Identisch mit der Nominatform erscheint mir ferner, was 
Régimbart bereits (1895, Mém. Soc. Ent. Belg. p. 227 und Mon. 
1907, p. 142) festgestellt hat, D. Jikelzi Schaufuss 1890 (Ent. 
Nachr. XVI, p. 63) aus Habab, von welchem mir als Typen 
bezeichnete Exemplare aus dem Berliner Zool. Museum vorgelegen 
haben. Die fraglichen beiden Stiicke sind tiefschwarz, wie dies 


2 LES 


GYRINIDEN 161 


vereinzelt ja bei allen Dinewtus-Arten vorkommt; das © ist leicht 
deformiert, daher die Bemerkung von Schaufuss « die Randmitte 
eingedruckt»; « femoribus antice biseriatim pallide pilosis » gilt nur 
fur das Q, die o der grossen Dineutus-Arten haben die 
Sinneshaar-Reihe am Vorderrand der Vorderschenkel nicht; die 
von Schaufuss angegebene Gròsse (16 - 17 m/m) gilt mit anus; 
in der ublichen Weise (ano excepto) gemessen, sind die Tiere 
nur 15 '/, (9°) bezw. 14 (9) m/m lang. 


subsp. Ragazzii Rég. 1887, Ann. Mus. Civ. Gen. (2) IV, p. 640. 

Unterscheidet sich von der Nominatform hauptsiichlich durch 
linglichere Gestalt, stàrkere Streifung auf den Fligeldecken und 
hellere Unterseite. 

Der typische Fundort ist Schoa: Fallé II, 1885 (Ragazzi), gleich- 
zeitig werden weitere Exemplare von Schoa: Antotto XI, 1885 
(Traversi) erwahnt, spiter fuhrt Régimbart noch folgende Fun- 
dorte auf: Akaki II, 1889 (Mon. 1891, p. 666), Adis-Abeba und 
Auadi (Neumann, Mon. 1907, p. 142). Ausser von letzteren beiden 
Fundorten besitzt das Berliner Zool. Museum aus den Neu- 
mannschen Ausbeuten Exemplare von Tschellaba, Georgis, Hauasch, 
Maki, Akaki, Dalota-Akaki, Badattino und Abai. In dem mir 
vorliegenden Material des Museum Genua sind Adis-Abeba XII, 1910 
(Citerni) und Hauasch X, 1910 (id.) vertreten. In meiner Sammlung 
befinden sich Stucke von Central-Abessinien: Maraco und Daka-See 
(durch Le Moult erhalten), Lokalititen die sich leider nicht 
genauer feststellen liessen. Die ubrigen Fundorte verteilen sich 
auf die Flussgebiete des oberen Abai (Fallé, Antotto, Badattino, 
Abai), des Hauasch (Akaki, Adis-Abeba, Dalota-Akaki, Tschellaba, 
Georgis, Hauasch) und des abfiusslosen Gebiets vom Suai- bis 
Abassi-See (Maki und Auadi). 

Das Berliner Museum hat ferner ein einzelnes 9 von Ennia- 
Galla: Gobelefluss 27, V, 1900 (Neumann) von auffallend gestreck- 
ter Gestalt, nach vorn stark verschmilert, gròsste Breite weit 
hinter der Mitte. Mikroskulptur, starke Streifung der Flùgeldecken 
und Farbung der Unterseite (Epipleuren, sowie Seiten der Brust 
und des Abdomens sind rétlich) stellen das Tier nahe zu Ragazzi, 
die Form ist jedoch stark abweichend und sehr charakteristisch. 
Wahrscheinlich handelt es sich um eine besondere Rasse die 
sudlich der Gebirgskette von Harrar lebt, doch glaubte ich es 


Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (20 Ottobre 1926). 11 


162 G. OCHS 


nicht wagen zu durfen, auf Grund eines einzelnen zudem abnor- 
mal (schwarz) gefiirbten Exemplars eine Benennung vorzunehmen. 


subsp. Schaufussi, nov. nomen pro D. olivaceus Schaufuss 1890, 

Ent. Nachr. XVI, p. 62. 

Zwei als Typen bezeichnete Exemplare des olivaceus Schaufuss 
haben mir aus dem Berliner Museum vorgelegen. Régimbart 
stellte diese Form (1895, Mém. Soc. Ent. Belg. IV, p. 227 u. 
Mon. 1907, p. 142) als Synonym zur Stammform, obgleich dieselbe 
eher mit Ragazzii zu vergleichen wire, doch erscheint mir 
Schaufussi auf Grund verschiedener abweichender Charaktere als 
eine besondere Rasse, die benannt zu werden verdient; allerdings 
muss der von Schaufuss gegebene Name geindert werden, da 
D. olivaceus fir eine Art der madagassischen Gruppe bereits 
1838 durch Aubé vergeben wurde. 

Die Exemplare von Schaufussi sind klein (ca. 13 !/, m/m.), 
verhiltnismissig kurz und regelmiissig oval, massig gewolbt, 
Ausrandung der Flùgeldecken am iiusseren Hinterwinkel miassig, 
Streifung tief, Zwischenriume erhaben, Farbung lt. Schaufuss 
olivfarben, bei den vorliegenden Stiicken sehr farbenprachtig, mit 
leuchtendem grinem, kupfrigem und violettem Schein. Skulptur 
der Oberseite sehr grob, bei dem besonders lebhaft gefarbten 
befinden sich in den Lingsstreifen kleine Inseln von abweichend 
(blau und grin) gefàrbter maschiger Retikulierung, welche an die 
Retikulierung der Streifen bei Aulonogyrus und D. Fairmairei 
erinnert. Die Skutellareindricke des g auf den Flugeldecken 
schwach. 

Die Tiere sind bezettelt: Abyssinia, ohne nàhere Fundortan- 
gabe; Jickeli reiste in Habab, Anseba, Aegypten (cf. Numquam 
otiosus p. 402), vielleicht kime also das westliche Eritrea “als 
Heimat der Rasse Schaufussi in Betracht. 


subsp. glaucescens Rég. 1907, Ann. Soc. Ent. Fr. LX XVI, p. 142. 

Die von der Nominatform am meisten abweichende Form, im 
Habitus stark an Staudingeri erinnernd. Ihr Vorkommen ist bis 
jetzt beschrinkt auf das obere Flussgebiet des Sobat im sùdwest- 
lichen Abessinien. Das Material Neumanns aus dem Berliner 
Zool. Museum hat mir vollzàhlig vorgelegen und enthielt ausser 
der Serie von Binescho, welche Régimbart zur Beschreibung 


GYRINIDEN 163 


gedient hat, einzelne Stucke von Gimirra und aus dem Tal des 
Gelo, etwa bei 35.° 6, L. gesammelt. Hin Exemplar trigt den 
Zettel Adis-Abeba, was jedoch auf einem Irrtum beruhen durfte. 

Als Ergiinzung zu Régimbarts Beschreibung mégen folgende 
Angaben dienen: Lange 13 !/, - 16 m/m. Gestalt oblong-oval, 
missig gewolbt, nach vorn kaum verschmàlert, Oberseite dunkler 
gefarbt als bei der Nominatform, glanzender (bedingt durch die 
oberflachlichere Retikulierung). Die grossen Punkte auf den Flù- 


‘geldecken sind vertieft und in ziemlichem Umfange schòn grin 


gefarbt, Ausrandung am ausseren Hinterwinkel kraftig, Langs- 
streifen schwach. Unterseite auch in der Mitte aufgehellt. co mit 
schwachen Skutellareindricken, wie ùblich grésser und breiter 
als das 9, mit breiterem Halsschild. 


D. Staudingeri Ochs 1924, Ent. Blatter XX, p. 234. 

War bisher nicht als besondere Art erkannt und wurde daher 
von Régimbart noch mit der folgenden Art zusammengeworfen. 
Die Aehnlichkeit ist in der Tat gross, doch ist Staudingeri durch- 
schnittlich grésser als grossus, von robusterer Statur, nach den 
Enden weniger verschmiilert, mit stiirker ausgepragter Ausrandung 
am ausseren Hinterwinkel der Flugeldecken. Der Penis ist zur 
Spitze bedeutend schlanker und erweist sich in Zweifelsfallen als 
das sicherste Unterscheidungsmerkmal. 

Zu Staudingeri zihlen die Exemplare von folgenden durch 
Régimbart erwahnten Fundorten: Ganale-Gudda 1893 (Bottego), 
Hauasch ? (Ruspoli), Djala (Neumann). Letzterer Sammler hat 
die Art ausserdem mitgebracht von Harrar, Walenso (im Gebiet 
des Webbi) und aus Uba. Durch Kristensen wurde D. Staudingert 
in zahlreichen Exemplaren aus Harrar in den Handel gebracht, 
sein Vorkommen erstreckt sich ausserdem auf Deutsch- und Britisch- 
Ostafrika, der typische Fundort ist Neu Bethel in Usambara. 


D. grossus Mod. 1776, Physiogr. Sallsk. Handl. I, p. 156. 


= gigas Forsh. 1821; = africanus Aubé 1838; = caffer 

Boh. 1848; = africanus Rég. 1882, 1907 ex p. 

Alle diese Namen beziehen sich auf die sudafrikanische Form, 
deren Verbreitungsgebiet sich aut Caffrarien, Natal und Transvaal 
erstreckt, und die sich von den nérdlichen Formen durch eine 
grobere, kérnige Mikroskulptur auszeichnet, die der Oberfliche 


164 G. OCHS 


eine matte, dustere Firbung giebt. Die Gestalt ist regelmassig 
oval, in der Schildchengegend ziemlich gewòlbt, Ausrandung der 
Fliigeldecken am dusseren Hinterwinkel gut ausgepragt, Langs- 
streifen deutlich, seitliche Lingsbinde kaum hervortretend, Vor- 
derbeine des Miannchens ziemlich kurz. Da diese Form zuerst 
benannt wurde, hat sie als die Nominatform zu gelten. 

Wahrend sich letztere in ihren Charakteren ziemlich scharf 
umrissen prisentiert und anscheinend auch ziemlich konstant bleibt, 
sind die Rassen, die etwa vom Gebiet des Zambezi an weiter 
nordlich vorkommen, schwer auseinanderzuhalten. Gemeinschaftlich 
ist ihnen eine bedeutend oberflaichlichere Mikroskulptur, welche 
die Oberfliche glatter und lebhafter gefarbt erscheinen lasst und 
in den meisten Fallen auf den Fligeldecken eine seitliche Langs- 
binde hervortreten lasst, welche namentlich in ihrem hinteren 
Teile schòn seidenglinzend ist. Ausserordentlich variabel sind 
dagegen Gròsse, Gestalt, Wélbung, Linge der Vorderbeine u. a. m., 
wobei oft geographisch nahe beieinander wohnende Rassen stark 
divergieren, wihrend andererseits Konvergenzen mit weit entfernt 
wohnenden Formen vorkommen. 

An Benennungen fur diese Formen existieren bis jetzt 
angolensis Rég., caffer Rég., abyssinicus Rég., welche der 
Autor anfinglich (Mon. 1882) als selbstindige Arten beschrieb, 
wihrend er spiter zu der Einsicht kam, dass es sich doch um 
sehr nahe verwandte Formen handeln musste: 1904 (Bull. Soe. 
Ent. Ital. XXXVI p. 211) zieht er abyssinicus mit africanus 
zusammen, 1907 (Mon. p. 142) spricht er Zweifel aus uber die 
Artberechtigung von angolensis, obgleich die verglichenen Stucke 
vom Kilimandjaro zu Staudingeri gehòrten und nicht zu grossus. 

Angolensis und abyssinicus stellen ungefihr die beiden 
Extreme der nòrdlichen Rassengruppe dar. Die Charakteristika 
der ersteren Form sind etwa folgende: rhomboidale Gestalt, sehr 
breite Seitenbinde auf den Fliigeldecken, Seitenrand der letzteren 
sehr breit, Ausrandung am #usseren Hinterwinkel kraftig, Vor- 
derbeine des Minnchens schlank und verlingert. Abyssinicus 
hingegen ist regelmasig oval, die Seitenbinde der Flùgeldecken 
weniger hervortretend, Ausrandung am dusseren Hinterwinkel 
der letzteren missig, Seitenrand schmiiler, Vorderbeine des 
Minnchens normal. Caffer Rég. dirfte sich auf eine der vielen 
Zwischentypen beziehen, welche die Art in den dazwischen lie- 


GYRINIDEN 165 


genden Wohngebieten bildet, und von denen mir aus der Samm- 
lung des Berliner Zoologischen Museums ein grosses Material 
vorgelegen hat. Es schien mir jedoch zu weit zu fuhren, diese 
Formen alle einzeln zu benennen, denn fast von jedem Fundort 
sind die Tiere etwas anders, und die feinen Unterschiede, die 
meist in nur geringen habituellen Verschiedenheiten quantitativer 
Natur begrùndet sind und nur bei Vorhandensein grésserer 
Serien erkannt werden kénnen, lassen sich schwerlich so genau 
prazisieren, als dass ein spiterer Forscher die Rassen ohne 
Typenvergleich mit Sicherheit wiederzuerkennen vermichte ; 
ausserdem liegt die Vermutung nahe, dass weit mehr Formen 
des grossus bisher unaufgefunden geblieben sind, als wir in den 
Sammlungen bis jetzt besitzen, sodass das Spezialstudium der 
Rassen vorteilhaft bis zu einem spàteren Zeitpunkt aufzuschieben 
sein durfte. 3 

In dem uns hier speziell interessierenden Gebiet ist D. grossus 
zuniichst aufgefunden worden an der Grenze des nòrdlichen 
Abessiniens und Eritreas; eine Type Q des abyssinicus Rés., 
welche sich im Museum Genua befindet und mir durch die Gite 
des Herrn Prof. Gestro vorgelegen hat, stammt aus den Ausbeuten 
Raffrays und ist laut Fundortzettel zwischen Gundet und Adua 
gefunden. Es ist ein schmales lang-ovales Exemplar, wie solche 
im weiblichen Geschlecht bei dieser Rasse neben normalen 
Stucken 6fters vorzukommen scheinen; auch eine kleine Serie aus 
Ruppells Ausbeuten im Senckenberg-Museum, bezettelt Abessinien 
ohne nihere Fundortangaben, enthilt solche Stucke. Ich besitze 
abyssinicus aus Adua (durch Heyne und Staudinger), Régimbart 
erwahnt 1904 (Bull. Soc. Ent. Ital. XXXVI p. 211) die Form 
von Adi-Ugri und Mai-Daro in Sud-Eritrea (Andreini). Von 
letzteren beiden Fundorten besitze ich eine Anzahl Exemplare 
durch die Gute des Herrn Prof. Baldasseroni aus dem Museum 
Florenz, die im Vergleich zu den Stucken aus Adua keine Beson- 
derheiten aufzuweisen scheinen, eher durchschnittlich etwas grésser 
sind, die Bemerkung Régimbarts (Mon. 1907, p. 142) scheint sich 
daher auf die vorerwàhnte schmale Form des Weibchens zu 
beziehen. Merkwirdig ist, dass eine dem abyssinicus und speziell 
den Stiicken aus Adua fast gleiche Form sich im Sud-Westen 
des Albert-Sees wiederfindet: Undussuma 1050 m. (Stuhlmann 
coll., Mus. Berlin). ~ 


166 G. OCHS 


Neumann hat zahlreiche Exemplare des grossus aus Sùd- 
Abessinien mitgebracht, welche sich ebenfalls im Berliner Zool. 
Museum befinden, unter denen man deutlich eine kleinere Rasse 
unterscheiden kann, von relativ kurz ovaler Gestalt, stark gewolbt, 
mit wenig ausgeprii¢ter Seitenbinde auf den Fligeldecken. Diese 
Sticke sind gesammelt im Gebiet des Ganale-Fluss zwischen 
Fader-Gumbi (4° 57° n. B..x 419220. LL.) und’ Sesso (4054172 
n. B. x 41° 23’ 6. L.). Eine gréssere, ebenfalls stark gewòlbte 
Rasse von oblonger Gestalt mit stark ausgeprigter Seitenbinde 
fand sich im Gebiet des Omo-Flusses bei Djala (Ort ca. 6° 25’ 
nm. Bs x 36° 50” è. L.) und (Senti. (Eluss-cas0? 15. ny Ba ogr36: 
Be Deals 


D. grandis Klug 1834, Symb. phys. IV, Taf. 34, Fig. 6, 7. 
varians Cast. 1840, Hist. Nat. I, pag. 171. 
Kaiseri Stierlin 1888, Mitt. Schweiz. Ent. Ges. VIII, 

p. 48 ist aus Eritrea von folgenden Fundorten bekannt: 

Ghinda Val de Baresa; Val de Ghinda, de Ghinda a Filogobat ; 

Saganeiti; Dembelas, Mai Mefales; Assaorta, Maio (Andreini) 

Brancaga; Arbaroba-Ghinda (Tellini) Ghinda; Cheren (Mus. 

Berlin ). 

Die Typen Klug’s stammten aus dem Sinai, wo das Tier an 
den Stellen wo sich Wasser vorfindet ausserordentlich haufig zu 
sein scheint. Régimbart (Mon. 1882) giebt Nubien, Abessinien, 
Aegypten und Arabien als Wohnbezirk der Art an, doch sind 
diese Angaben wahrscheinlich etwas zu allgemein gefasst. Mir 
sind ausser den oben genannten Fundorten lediglch bekannt; 
1 Exemplar bezettelt Gemaleb-Hills, einer wahrscheinlich im 
Sudan gelegenen Oertlichkeit, aus der Sammlung aegyptischer 
Insekten des Herrn Ad. Andres, jetzt im Senckenberg- Museum, 
und diverse Stucke aus Somaliland: Lasgori (Mus. Berlin). Auch 
Régimbart erwahnt die Art aus Somaliland (Brit. Museum). In 
Algerien, von wo Chevrolat (1860, Bull. Soc. Ent. Fr. p. LXXXVI) 
die Art zitiert, kommt D. grandis sicher nicht vor, das. betr. 
Exemplar dirfte falsch bezettelt gewesen sein. Quedenfeldt erwahnt 
(1888, Berl. Ent. Z. XXXII, p. 159) eine kleine Varietat aus 
Somaliland, die mir jedoch noch nicht vorgelegen hat, die oben 
erwihnten Sticke aus Lasgori schienen mir von der Stammform 
nicht abzuweichen. 


GYRINIDEN ; 167 


Orectogyrus Rég. 1883. 


0. fusciventris Rég. 1895, Mém. Soc. Ent. Belg. IV, p. 231. 

wird von Régimbart (Mon. 1907) von Abessinien: Koscha 
(Neumann) erwihnt. Beschrieben ist die Art aus Deutsch- 
Ostafrika, wo sie in den Gebirgen von Usambara, Ukami und 
Kumburu ziemlich oft gefunden wurde und wahrscheinlich 
noch weiter verbreitet ist; das Vorkommen wurde ausserdem 
festgestellt in Nyassaland. 


0. semisericeus Gestro 1881, Ann. Mus. Civ. Genova, XVI, p. 202 

Der Autor erwihnt bei der Beschreibung der Art die Fundorte 
Mahal-Uonz und Let Marefia (Antinori), er beschreibt augen- 
- scheinlich nur das Q. Régimbart erwahnt 0. semisericeus von 
Schoa: Let Marefia I, 1885 (Ragazzi) und fubrt (Mon. 1907, p. 231) 
eine Fulle weiterer Fundorte in Sud-Abessinien auf zwischen 
Abai-See und Gelofluss gelegen: Gardulla, Uba, Doko, Malo, 
Anderatscha, Binescho (Neumann), was darauf schliessen  lisst, 
dass die Art in dieser Gegend ziemlich haufig ist und hier wohl 
ihr Verbreitungszentrum liegt. | 

In seiner Monographie (1883, p. 448) beschreibt Régimbart 
ebenfalls nur das 9, dessen Fligeldecke auf Tafel 13 Fig. 153 
sehr treffend abgebildet ist; beztiglich des ¢ sagt er « chez le 
« male il y a une petite différence insignifiante dans les rapports 
« de la région lisse et de la portion tomenteuse au sommet, 
« différence que je ne puis exactement préciser, n’ayant plus ce 
« sexe sous les yeux ». Dies ist jedoch unzutreffend, und da er 
auch spiiter die Beschreibung des 0g nicht bringt, hat seine 
Bemerkung nicht nur mich lange Zeit irregefiihrt. So bezieht sich 
die Bemerkung von Kerhervé (1923, Bull. Sté. Sc. et Méd. de 
l Quest XXXI, p. 3) betr. 0. Polli und gymnonotus auf die 
hier besprochene Art, wie ich an einem mir freundlichst uberlas- 
senen g' der fraglichen Serie feststellen konnte; die betr. Exem- 
plare stammen wahrscheinlich nicht aus Transvaal, sondern 
méglicher Weise aus Uganda, ein kleiner Rassenunterscheid scheint 
vorzuliegen. 

Nachdem ich durch die Gite des Herrn Prof. Gestro inzwischen 
ein Pirchen von 0. semisericeus von Let-Maretia (Ragazzi) 


168 G. OCHS 


erhalten habe, bin ich in der Lage, die bis jetzt fehlende Beschrei- 
bung des o nachzuholen : 

Dieses ist hinsichtlich der glatten Partie auf den Flugeldecken 
vom 9 durchaus verschieden. Aehnlich wie dies fir 0. Polli 
von Régimbart beschrieben wird, ist der glatte Raum durch eine 
keilformige Tomentpartie lings der Naht in zwei spitze Endigungen 
geteilt. Die beiden Spitzen erreichen bei 0. semisericeus etwa 4/3 
der Flugeldeckenlinge, ungeteilt ist etwa das erste Drittel des 
glatten Raums, hier liegt zugleich dessen grésste Breite, zur 
Halsschildbasis ist derselbe etwas eingeschnirt, ebenso ist der 
Aussenrand in hinteren Teile leicht konkav geschwungen, im 
Ganzen etwa parallel zum Flugeldeckenseitenrand verlaufend. 
Die Trunkatur der Flugeldecken ist weniger deutlich doppelbuchtig 
als beim 9, die Mitte nicht lappenartig vorgezogen wie bei 
letzterem. Die Vorderschienen des g sind vorn leicht schràg 
abgeschnitten, der apikale Aussenwinkel annàhernd rechtwinklig, 
kaum verrundet. 


0. Alluaudi Rég. 1889, Ann. Soc. Ent. Fr. (6) IX, p. 250; L c. 

1394, LX, pi 733, Tal. 19, Fie 27: 

Befand sich unter dem Material. des Museum Genua aus 
Eritrea: Setit El Eghin II, 1906, (D.? Figini). 

Diese Art variiert an verschiedenen Lokalitaten sehr. Die 
typische Form von der Elfenbeinkilste liegt mir leider nicht vor, 
anscheinend deckt sich keine der in meiner Sammlung vertretenen 
Rassen vollstiindig mit ihr. Stiicke aus Kamerun 18, 1, 06 (D.7 Guil- 
lemain) sind klein (5 - 54/, mm.), kurz, stark gewélbt, ziemlich 
hell grautomentiert, mit verhiltnismiissig kurzer glatter Skutel- 
larpartie (ca. '/, der Fligeldeckenliinge beim g’, ca. ?/, beim 9), 
welche beim 9 hinten nicht viel mehr zugespitzt ist als beim d. 

Sehr verschieden sind Exemplare von Liberia occ. (Demery) , 
die ich dem Leydener Museum verdanke, und welche durch 
Régimbart (1. c. 1891) bereits erwiihnt sind. Diese sind etwas 
gròsser (5 1/, - 5 3/, mm.), von linglicherer Gestalt, dicht und 
gelblich tomentiert, die glatte Skutellarpartie weiter nach hinten 
reichend (ca. */, beim gg, ca. °/, beim Q),.-beim © in eine 
dùnne Spitze ausgezogen. 

Endlich liegt mir eine kleine Serie aus dem British Museum 
vor, von N. O. Rhodesia, mittl. Luangwatal, 23-31, VII, 1910, 


GYRINIDEN 169 


300 - 1800 Fuss .(S. A. Neave), ebenfalls ziemlich gross (5 1/, - 
6 mm.) und schlank, jedoch nicht so schlank wie die Liberia- 
Stucke, silbergrau tomentiert, duster gefirbt mit schwacher Ver- 
breiterung des gelben Seitenrands des Halsschildes, die glatte 
Skutellarpartie reicht beim o etwas weiter nach hinten als bei 
den g' aus Liberia, beim Q nicht so weit als bei den Q 


letzterer Serie, die Zuspitzung des glatten Raums ist beim © 


eher stàrker, beim 9 bedeutend schwiicher. 
Die Stucke aus Eritrea gleichen in’ Gròsse und Form etwa 
denen aus Rhodesia, sind jedoch lebhafter gefiirbt, auch ist bei 


ihnen die dreieckige Verbreiterung des gelben Seitenrands des 


Halsschildes gut entwickelt. Die glatte Suturalpartie des © ist 
kurzer, etwa wie bei den. Kamerun-Stucken, hinten wenig zuge- 
spitzt, beim © ist dieselbe ahnlich wie bei den Rhodesia-Stiicken, 
am Aussenrand jedoch etwas weniger konvex verlaufend. 

Régimbart beschreibt (1895, Mém. Soc. Ent. Belg. IV, p. 236) 
unter dem Namen var. poecilochirus eine Form dieser Art aus 
dem Congo-Gebiet, die anscheinend noch wieder andere Charaktere 
zeigt. Im Katalog Junk ist dieselbe nicht aufgefuhrt und von 
Ahlwarth anscheinend ubersehen worden, wie ich ùberhaupt 
mehrfach Zitate aus der fraglichen Arbeit Régimbart’s in seinem 
Katalog vermisse. 


Orectogyrus Gestroi n. sp. 

Long. 8 mm. Ovalis, elongatus, antice et postice attenuatus, 
valde convexus. Supra in regionibus glabris cupreo-aeneus, in 
capite viridi et purpureo variegatus, fortiter reticulatus (areolis 
rotundatis vel subrotundatis), ad latera niger, punctato-tomentosus, 
pubescentia griseo-argentea intus rufescente, in pronoto et elytris 
flavo-marginatus. Infra omnino testaceus, tibiis anticis leviter infu- 
scatis. Labro valde elongato, conico, antice anguste rotundato, 
supra nigro, fortiter reticulato et punctato-piloso (extremo apice 
excepto), antice nigro-ciliato; capite inter oculos bifoveolato, 
antennis nigris, articulis basali magno et sequenti rufis; protho- 
race ad latera late punctato-tomentoso, in medio spatio laevi 
subconico, postice vix latiore; elytrorum truncatura obliqua et 
leviter convexa, angulo suturali leviter producto, externo acutissimo 
spinoso, spatio laevi communi anguste lanceolato, postice attenuato 
et subparallelo, ad apicem breviter bilobato et singulatim rotun- 


170 G. OCHS 


dato, circiter quattuor partes attingente. Tibiis anticis sat robustis, 
extus dilatatis, angulo externo apicali recto prominulo. 

Typus: 1 9 im Museum Genua. 

Habitat: Eritrea, Setit El Eghin II, 1906 (D. Figini). 


Die neue Art gehòrt in die Gruppe des Orectogyrus Oscaris 
Apetz und coptogynus Rég., mit ausgesprochen dornfòrmiger 
Endigung des Flugeldeckenseitenrands und glatter Suturalpartie 
der Fligeldecken. Wiahrend letztere jedoch bei den beiden vor- 
genannten Arten hinten in einer gemeinschaftlichen allmahlich 
zulaufenden Spitze endigt, verliuft dieselbe bei Gestroi im hinterem 
Teile fast parallel und wird am #ussersten Ende beiderseits der 
Naht leicht zweilappig. Die Farbe der glatten Partien der Ober- 
seite ist bei dem zur Beschreibung vorliegenden einzigen Exemplar 
ziemlich einténig metallisch kupfrig, auf dem Kopf etwas lebhafter, 
auf den Fligeldecken bei bestimmter Beleuchtung rétlich durch- 
seheinend. Die Tomentierung ist an den Seiten silbergrau, 
leicht moiriert, im Umkreis der glatten Suturalpartie der Flùgel- 
decken dagegen rétlich. Die Oberlippe ist etwas linger und 
deutlicher konisch als bei Oscarés, die Apikalwinkel der Vorder- 
schienen dagegen etwas weniger prononciert. Die glatte Sutural- 
partie der Flùgeldecken ist im vorderen Teil weniger verbreitert 
und erscheint durch die geringere Zuspitzung nach hinten im 
Ganzen weniger parallel. 


0. sericeus Klug 1834, Symb. phys. Taf. 34, Fig. 12. 

Aus Dongola: Chandek und Ambukol beschrieben, von Régim- 
bart (Mon. 1883) aus Sennaar und Wadi-Halfa erwihnt; mir 
haben Stticke vorgelegen vom Weissen Nil und von Luxor. Das 
Material des Museums in Genua enthielt eine kleine Serie aus 
Eritrea: Setit El Eghin II, 1906 (D. Figini), die einer Rasse 
angehòren, welche sich durch regelmissigere Form von den 
Stiicken aus dem Niltal unterscheidet. Letztere sind von der Seite 
gesehen in der Schildchengegend ziemlich stark gebuckelt, auch 
das Pronotum zeigt eine ziemlich starke bucklige Wélbung, sodass 
die Profillinie nicht einheitlich verliuft, ebenso ist die Seiten- 
randlinie von oben gesehen in der Gerend der Halsschild- 
und Fligeldeckenbasis stark eingebuchtet, welcher Eindruck 
noch verstiirkt wird dadurch, dass die lai ziemlich 


GYRINIDEN 171 


stark aufgetrieben ist. Bei den Stiicken aus Eritrea sind diese 
Charaktere etwas gemildert, die Kérperform erscheint dadurch 
regelmassiger; gleichartige Stucke fand ich im Senckenberg - 
Museum aus den Ausbeuten des Dr. Riippell, bezettelt Abessinien. 

Régimbart zitiert die Art weiterhin (Mon. 1891, 1907) vom 
oberen Senegal und vom mittleren Niger; die von mir (19924, 
Ent. Blatter XX, p. 239) als constrictus registrierten Exemplare 
aus N. O. Rhodesia, oberes Luangwa-Tal gehòren richtig wohl 
auch zu sericeus, letztere sind noch plumper als die Stiicke 
vom Nil. 


0. bicostatus Boheman 1848, Ins. Caffr. I, p. 261. 

suturalis Rég. 1881, Not. Leyd. Mus. IV, p. 66. 

An Hand der Type Boheman’s aus dem Museum in Stockholm 
war es mir moglich, die Identitat mit suturalis Rég. festzustellen, 
der altere Name Boheman’s tritt daher in Recht. Régimbart 
erwahnt die Art (Mon. 1883) von Abessinien und Karthoum, 
ferner (1904, Bull. Soc. Ent. It. XXXVI p. 212) von Eritrea: 
Mai Daro (Andreini). Mir lag mit dem Material aus dem Museum 
Genua ein Exemplar vor aus der Ausbeute Bottego’s, bezettelt 
« de Baditu a Dimé ». 

Die Art, die verschiedene Rassen bildet, ist bekannt aus Caf- 
fraria orient. (typ. Fundort), Natal, Zambezi, Nyassaland, Deutsch- 
und Britisch-Ostafrika, Kamerun, Togo. 


0. schistaceus Gerst. 1867, Arch. Naturgesch. XXXIII, p. 25. 

Aus Zanzibar beschrieben, in benachbarten Deutsch-Ostafrica 
mehrfach aufgefunden und sudwiirts anscheinend bis zum Zambezi 
reichend. Von-Régimbart (1895, Ann. Mus. Genova XV, p. 194) 
von Ganale-Gudda (Bottego) erwiihnt, spiter (Mon. 1907) beschreibt 
er diese Stiicke, die sich namentlich durch besondere Grosse 
auszeichnen, als var. Bottegoî. An gleicher Stelle erwahnt Ré- 
gimbart die Art als von Neumann hiufig in Sidabessinien gefunden, 
ohne Angabe nàherer Fundorte. 


O. cuprifer Rég. 1883, Ann. Soc. Ent. Fr. (6) III, p. 462. 
Das Material des Museum Genua enthielt 1 Exemplar 9 
von Somaliland: Dolo II-VII, 1911 (C. Citerni) von stark konvexer 


Gestalt, mit parallelen Suturalrippen auf den F lugeldecken, sehr 


172 G. OCHS 


stark geschweiften Diskalrippen (erst nach aussen, dann nach 
innen, Zwischenraum zwischen Sutural - und Diskal-Rippen kurz 
vor dem hinteren Ende am breitesten). Diskalrippen etwa um 
eine Rippenbreite weiter einwirts beginnend als die seitliche 
Tomentierung des Halsschilds an der Basis nach innen reicht. - 

Régimbart erwéhnt (1895, Ann. Mus. Gen. XV, p. 194) die 
Art von Uelmal VI, 1893 (Bottego), einem der Quellfliisse des 
Juba, wihrend Dolo weiter abwarts etwa an der Grenze des 
italienischen Gebiets gelegen ist. Im ubrigen ist 0. cuprifer, 
zahlreiche Rassen bildend, in Afrika weit verbreitet. Mir haben 
Exemplare vorgelegen von Angola; Congo, Boma; Central-Afrika; 
Deutsch-Ostafrika: Usegua, Ngerengere, Usambara; Victoria-Nyanza. 
Régimbart erwihnt die Art (Mon. 1883 u. 1886) von Accra; 
Guinea; Gabun; Benguela; Zambezi und Mossamedes, Humpata 
(var. elongatus). 


0. glaucus Klug 1834, Symb. phys. Taf. 34, Fig. 11. 

Die Typen KIug’s stammen von Dongola: Ambukol. Régimbart 
erwàhnt die Art, deren Verbreitungsgebiet anscheinend nicht 
sehr gross ist, (Mon. 1883) von Luxor, Wadi-Halfa und Korosko 
in Aegypten, und (Mon. 1907) von Sud-Abessinien: Gudji und 
Gardulla (Neumann). Das Material des Museum Genua enthielt 
1 gd und 5 £ von Eritrea: Setit El Eghin II, 1906 (D. Figini), 
die von etwas grésserer und linglicherer Gestalt sind als die 
aegyptischen Stucke. Im Senckenberg-Museum befindet sich ein 
Exemplar bezettelt Abessinien (Dr. Rùppell), welches den Exem- 
plaren aus Eritrea in der Form gleicht. 


Litteratur -Uebersicht. 


1834 Klug in Hemprich u. Ehrenberg, Symbolae physicae, Insecta 
IV, Taf 34,-Rig 6212. 

1847 Reiche in Ferret et Galinier, Voyage en Abyssinie, Ent. III 
pei 27932 Rat WO peices; 33. a: 

1881 Gestro Ann. Mus. Civ. Genova, XVI, p. 202. 

1882 Régimbart Essai Monographique de la Famille des Gyrinidae 

1 .ére partie (Ann. Soc. -Ent..Er::(6) ID. 
1883 id. Tee 226m partie: (Ann. Soc, “Ent... (0) ID: 


lA 


GYRINIDEN Wis 


1887 Regimbart Ann. Mus. Civ. Genova (2) IV, p. 640/1. 
1890 L. Schaufuss Ent. Nachr. XVI, p. 62/3. 
Reégimbart Essai Monographique de la Famille des Gyrinidae 


1891 


1895 
1895 
1904 
1905 
1907 


id. 
id. 
id. 
id. 
id. 


2 me supplément (Ann. Soc. Ent. Fr. LX). 
Mém. Soc. Ent. de Belg. IV, p. 226 ff. 

Ann. Mus. Civ. Genova (2) XV, p. 194. 
Escursione del dott. Achille Tellini nell’ Eritrea. 
Bull. Soc. Ent. Ital. XXXVI (1904) p. 211/2. 
Essai Monographique de la Famille des Gyrinidae 
3.me supplément (Ann. Soc. Ent. Fr. LX XVI). 


E. GRIDELLI 


DUE NUOVE SPECIE DEL GENERE AENICTONIA WASM. 
(Col. Staphyl.) 


Le ricche collezioni somale del Museo Civico di Storia Naturale 
di Genova, dovute alle raccolte di tanti illustri esploratori natu- 
‘alisti, ebbero ultimamente un aumento cospicuo e preziosissimo 
mediante il materiale raccolto dal Marchese Saverio Patrizi, in 
occasione del suo ultimo viaggio nella regione del Giuba, intra- 
preso nei primi mesi dell’anno 1923. Le raccolte vennero fatte 
specialmente di sera, mediante la lampada, e sono formate di 
conseguenza in gran parte d’insetti minuti, di difficile identifica- 
zione. Tra i coleotteri primeggiano gli stafilinidi e tra questi le 
specie mirmecofile, alcune delle quali sono nuove per la scienza. 
Sono ben lieto di poterne descrivere una, appartenente al genere 
Aenictonia Wasm.; colgo pure l'occasione per descrivere un'altra 
nuova specie dello stesso genere, raccolta nella Guinea Portoghese 
dal rimpianto L. Fea e per dare un disegno ed alcuni dati mor- 
fologici dell’Aenictonia Minarzi Bernh. 

Mi sia permesso di ringraziare il P. J. Wasmann, il quale 
volle gentilmente esaminare i tipi delle due nuove specie e comu- 
nicarmi i caratteri differenziali più notevoli, rispetto alle altre da 
lui descritte, che purtroppo non conosco in natura, nonchè il 
Dr. Max Bernhauer, il quale ebbe la cortesia d’inviarmi il tipo 
della sua Minarzi, permettendomi di descriverlo e di figurarlo. 


Aenictonia (Anommitonia) Patrizii nov. spec. 


Corpo, zampe, antenne e palpi colorati in giallo-bruno oscuro, 
tendente al rossiccio; il capo e la parte basale dei tergiti più o 
meno infoscati, bruni. 

Le antenne hanno i tre articoli basali notevolmente allungati; 
il primo ingrossato, il terzo articolo è lungo quanto il secondo, 


v 


NUOVE SPECIE DI AENICTONIA AFA) 


però diverso di forma, più largo, conico e più dilatato all’ apice ; 
il quarto articolo è trasversale, circa una volta e mezzo largo 
quanto lungo; gli articoli seguenti fortemente trasversali, quasi 
del doppio più larghi che lunghi. I caratteri suddetti si riferiscono 
all’antenna esaminata dal dorso; in realtà essa è appiattita nel 
senso dorso-ventrale e quindi gli articoli appaiono meno trasversali 
se esaminati da un lato. 

Il capo è molto grande, nel complesso di forma triangolare, 
con una zona centrale pentagonale leggermente concava, solcata 
da una depressione lineare lungo la linea mediana e limitata da 
rilievi fortemente elevati, disposti in modo caratteristico. Si notano 
anzitutto due rilievi corti e grossi, posti internamente all’ inserzione 
delle antenne, separati lungo la linea mediana; ad essi seguono 
due lunghe carene fortemente elevate, leggermente arcuate e 
divergenti posteriormente. La separazione dei rilievi suddescritti 
è poco marcata; considerati nel loro complesso essi formano quasi 
due rilievi careniformi molto forti, fortemente convergenti all’ in- 
nanzi. Nel punto d’incontro ideale che si otterrebbe prolungandoli, 
si eleva un grosso tubercolo isolato. La zona mediana depressa 
viene chiusa posteriormente da due grossi tubercoli, posti all’ orlo 
posteriore del capo (dal quale sporgono notevolmente, divergendo), 
internamente rispetto al punto più prossimale dei rilievi laterali. 
Essi sono separati dalla linea mediana impressa; ciascuno di essi 
si prolunga anteriormente, convergendo verso la linea mediana, 
prima abbassandosi è poi rielevandosi un po’, terminando in 
un piccolo rilievo, poco distinto, posto circa all’ altezza dell’ orlo 
oculare posteriore. Gli occhi sono molto grandi e fortemente 
convessi; gli angoli posteriori del capo sono espansi lateralmente, 
a forma di un corno molto grosso e vistoso. 

L’orlo anteriore della fronte arrotondato-troncato; clipeo poco 
chitinizzato, con orlo anteriore diritto; labbro superiore profonda- 
mente inciso. 

La superficie del capo è leggermente opaca; essa presenta 
una reticolatura molto fina ed abbastanza densa (visibile in modo 
evidente soltanto al microscopio) ed una punteggiatura apparente, 
fina e piuttosto densa, formata in realtà da piccole asperità, 
munite d’un pelo corto e rigido, giallastro. 

Il pronoto è circa tanto largo quanto lungo, ristretto poste- 
riormente, colla massima larghezza nel terzo anteriore; gli angoli 


176 E. GRIDELLI 


posteriori ed anteriori sono completamente arrotondati, i lati 
. leggermente sinuati (vedi fig. 1). L’orlo anteriore e posteriore 
del pronoto sporgono in corrispondenza alla zona mediana, limi- 
tata dalle due carene longitudinali dorsali. Ciascuna di esse è 
fortemente rilevata e divisa in tre parti: una anteriore, che si 
spinge fino oltre alla metà della lunghezza totale del pronoto, 
una media, molto più corta ed una molto piccola, tubercoliforme, 
molto vicina all’orlo basale. Le tre parti sono limitate da due 
larghi abbassamenti a forma di sella del profilo delle carene 
(esaminare a visione laterale). Le carene si fondono in curva 
continua anteriormente e posteriormente; l'orlo laterale è pure 
rilevato sicchè si formano tre zone longitudinali depresse, circa 
d’eguale larghezza: due laterali ed una centrale. La zona centrale 
è percorsa inoltre da una linea mediana leggermente impressa, 
che si spinge innanzi fino a circa due terzi della lunghezza totale 
ed è marcata da una stretta striscia di reticolatura fina e molto 
più densa di quella della superficie restante del pronoto. Questa 
presenta una scultura simile a quella del capo, consistente in una 
reticolatura finissima e piuttosto densa 
ed una punteggiatura apparente, for- 
mata da piccoli rilievi a raspa, muniti 
di corti peli giallastri. 

Elitre più larghe del capo e molto 
più larghe del pronoto, lunghe quanto 
il pronoto, con omeri marcati ma lar- 
gamente arrotondati. Ciascuna di esse 
è percorsa da tre carene: una delle 
quali, molto prossima alla sutura, 
s inizia in tutta prossimità dello scu- 
detto e va convergendo leggermente 
verso la sutura, la seconda corre sul 
disco, obliquamente verso la sutura e 
la terza, staccandosi dal contorno ome- 

Fig. 1. rale, prosegue sul disco, divergendo 

Aenictonia Patrizi nov. spec. Tispetto alla seconda. L'origine della 
Capo, pronoto, elitre ed antenna carena mediana è più vicina alla carena 
destra. 

esterna che non alla suturale. Questa 
è unita alla carena esterna mediante un rilievo che corre lungo 
l’orlo apicale. La carena mediana termina pure nel rilievo sud- 


NUOVE SPECIE DI AENICTONIA 16707) 


detto, in un punto molto più vicino alla carena suturale che 
non alla laterale. Scultura e pubescenza come quella del capo e 
pronoto. | 

Tergiti con finissima reticolatura e con punteggiatura eguale 
per densità a quella del resto del corpo, però formata evidente- 
mente da veri punti molto fini, leggermente a raspa, muniti di 
peli corti, giallastri. 

Non conoscendo in natura le altre numerose specie del genere, 
ho inviato un esemplare all’egregio specialista P. E. Wasmann, 
il quale confermò trattarsi d’una nuova specie. Egli ebbe inoltre 
la cortesia di comunicarmi le differenze più sensibili, tra la nuova 
specie e le specie ad essa affini: « Sie gehòrt zwar durch die 
Scheibenrippen der Elytren zum Subgen. Anommatonia Wasm., 
gleicht aber in der Kopfbildung am meisten der Aenictonia 
(s. stricto) cornigera Wasm., ùbertrifft sie jedoch noch, indem 
sie vier Scheitelhòrner ‘hat. Im ubrigen steht sie nahe Vosseleri, 
bei der aber nur die seitlichen Hérner, und zwar schwàcher, ausge- 
bildet sind; die Mittelhòrner fehlen und sind nur durch Léngskiele 
angedeutet. Auch in der Grésse und Farbung bestehen bedeutende 
Verschiedenheiten und das Halsschild ist breiter als bei Vosseleri, 
mit viel stiirker gerundeten Seiten », (Wasmann in litt., 12 no- 
vembre 1925). 

Lungh. 3,5-4 mm. Somalia italiana, regione del Giuba: Fun- 
galango, Belet Amin, alcuni esemplari, raccolti nell’aprile 1923 
di sera, mediante la lampada dal March. Patrizi, al quale mi 
permetto di dedicare la specie, in segno d’omaggio. La formica 
ospite è rimasta purtroppo ignota, in seguito al modo particolare 
di cattura. 


Aenictonia (Anommatonia) Feae nov. spec. 


Corpo, antenne, palpi e zampe di colore uniforme, giallo-bruno 
chiaro, ad eccezione del capo, il quale è un po’ più oscuro 
(l’ esemplare è però immaturo). 

Antenne sottili, coi tre articoli basali fortemente allungati; il 
primo ingrossato, il secondo e terzo molto allungati, d’ egual 
lunghezza, circa come nella Patrizii. però un po’ più sottili; il 
quarto è quadrato, il quinto appena trasversale; i tre articoli 
seguenti simili al quinto, leggermente trasversali, il nono e 


Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (30 Ottobre 1926). 12 


178 E. GRIDELLI 


decimo una volta e mezza larghi quanto lunghi; I’ articolo termi- 
nale simile per forma e dimensioni a quello della Patrizii. 

Il capo è molto simile a quello della Patrizti (vedi fig. 2), 
la zona pentagonale depressa è limitata da rilievi perfettamente 
corrispondenti per numero, forma e posizione a quelli della Pa- 
trizii; essi sono però più ampi, meno rilevati, con cresta molto 
più tondeggiante e meno nettamente separati |’ uno dall’ altro 
(nella fig. 3 ho indicato soltanto il contorno generale dei rilievi). 
Le tempie sono inoltre più grosse e molto più ottuse, tondeggianti 
e non sporgenti a forma di corno come nella Patrizii. 

Il pronoto è corto e largo, trasversale; i suoi lati sono quasi 
lineari, con una leggera rientranza nel terzo posteriore. Ai lati 
della linea mediana, la quale è leggermente impressa, si notano 
due carene eguali per forma a quelle della Patrizzi, però un 
po’ meno elevate. 

Le elitre sono un po’ più lunghe del 
pronoto; i loro rilievi corrispondono esatta- 
mente per numero, forma e posizione a 
quelli della Patrizi, sono soltanto meno 
rilevati, specialmente le carene suturali. 

La superficie dorsale di tutto il corpo 
presenta una reticolatura uniforme, molto 
fina e densa (visibile soltanto mediante il 
microscopio); la linea mediana impressa 
del pronoto è invece molto più densamente Fig. 2. 


reticolata. La punteggiatura di tutta la senictonia Feae nov. spec. 


superficie dorsale è molto fina e piuttosto Ale i 
densa, formata da veri punti, muniti di 
corti peli giallo-bruni. L’ esemplare è immaturo e quindi non posso 
indicare con esattezza dettagli di scultura più minuti; in ogni 
modo non ho potuto vedere sul capo e pronoto le piccole asperità 
che costituiscono la punteggiatura apparente della Patrizi. 

Il P. Wasmann, al quale inviai in esame il solo esemplare 
di questa nuova specie, mi comunicò quanto segue: « Sie gehòrt 
auch zum Subgen. Anommatonia und unterscheidet sich von 
allen Verwandten (die viel gròsser sind) besonders durch das 
sehr breite, fast querrechteckige Halsschild . . . . da keine andere 
Art so gerade Halsschildseiten hat. (Wasmann in litt. 12 no- 
vembre 1925). 


NUOVE SPECIE DI AENICTONIA 179 


Lungh. 3 mm. Un solo esemplare, conservato nelle collezioni 
del Museo Civico di Genova, raccolto da Fea nella Guinea Porto- 
ghese (Rio Cassine, Aprile 1900). Formica ospite ignota. 


Aenictonia (Anommatonia) Minarzi Bernh., Ann. Mus. Nat. 
Hungar. XIII, 1915, p. 160. 


Corpo bruno rossiccio molto oscuro; palpi e zampe giallo-bruni; 
antenne pure giallo-brune, colla parte apicale leggermente oscurata. 

Antenne molto lunghe e sottili; il primo articolo è lunghissimo, 
leggermente ingrossato all'estremità; piegato all'indietro esso 
raggiunge l'orlo posteriore del capo; il secondo articolo è pure 
molto lungo, però molto più corto del primo; il terzo è un po’ 
più lungo del secondo, il quarto pure fortemente allungato, più 
corto del terzo, due volte lungo quanto largo; il quinto è qua- 
drato; il sesto appena, i seguenti gradatamente più trasversali; il 
decimo quasi due volte largo quanto lungo; lV’ undicesimo lungo 
quanto i due precedenti riuniti. I palpi mascellari sono pure 
molto lunghi ed esili, coll’articolo terminale piccolo, aciculare. 

La forma del capo è pure molto 
caratteristica, come risulta dalla figura 
annessa. Trascurando gli occhi, che 
sono grandi e fortemente convessi, il 
capo ha la forma d’un triangolo, con 
gli angoli largamente ‘arrotondati e 
la base arcuata. La superficie del 
capo presenta una linea longitudinale 
mediana impressa, d’ambo i lati della 
quale vanno progressivamente elevan- 
dosi tre rilievi fortemente pronunciati, 
disposti. come nella figura. L'orlo 
posteriore è sinuato nello spazio com- 
preso tra i due rilievi posteriori. La 
superficie è resa opaca da una retico- 
latura molto fina e fitta ed è cosparsa 
di numerosi granuli fini, disposti abba- 


Fig. 3. 


Aenictonia Minarzi Bernh, Capo, 
pronoto ed antenna destra. 


stanza densamente. 
Il pronoto ha dimensioni eguali in lunghezza e larghezza, di 
forma come nella figura, impresso linearmente lungo la linea 


180 E. GRIDELLI 


longitudinale mediana, ai lati della quale s’elevano due carene 
parallele. A visione laterale il profilo delle carene è reso sinuoso 
da due abbassamenti a forma di sella, uno piccolo, molto vicino 
alla base del pronoto ed uno molto più largo e profondo, situato 
un po’ più innanzi e terminante circa a metà della lunghezza 
complessiva della carena. I lati del pronoto sono pure rilevati; si 
formano così tre zone longitudinali ampie e fortemente depresse, 
limitate dalle due carene discali e dagli orli laterali rilevati. 
Scultura e granulazione come quelle del capo; la reticolatura è 
però un po’ più densa. 

Le elitre sono un po’ più lunghe del pronoto; ciascuna di esse 
presenta tre carene e precisamente una lungo la sutura, una 
seconda intermedia, che partendo circa dall’altezza dell’ angolo 
posteriore, prosegue convergendo leggermente verso la carena 
suturale ed una terza, laterale, la quale segue dapprima il con- 
torno omerale delle elitre, per poi staccarsene, rendendo così 
visibile a visione dorsale la porzione posteriore della parte ripie- 
gata delle elitre stesse. Reticolatura, granulazione ed opacità 
eguali a quelle del pronoto. 

‘L’addome è pure opaco; i tergiti presentano una punteggiatura 
molto fina e densa ed una pubescenza giallastra, poco evidente, 
corta ed ispida. 

Lungh. 4,5-5 mm. Africa orientale tedesca: Arusha-Ju, no- 
vembre 1905; regione tra Voi e Moshi (Katona). 

Grazie alla cortesia del Dott. Bernhauer, ho potuto esaminare 
e descrivere un esemplare tipico della seconda località; esso era 
in cattive condizioni di conservazione, tali da non permettere 
Vesame delle parti boccali e della superficie ventrale del corpo. 
Wasmann (Entom. Mitteil. IV, 1915, p. 290) ritiene che la specie 
sia ospite di Anomma molesta Gerst. 


JEN (OE IESE 


OSSERVAZIONI SUL PERCUS STRICTUS 
E FORME AFFINI 


Il genere Percus, per quanto non molto ricco di specie e con 
distribuzione geografica ristretta, è stato oggetto da parte di 
illustri entomologi di numerosi studi che hanno portato un note- 
vole progresso nella sua conoscenza. 

Il recente riordinamento dei Percus delle collezioni del Museo 
Civico di Storia Naturale di Genova mi ha offerto l'occasione di 
studiare una ricchissima serie di esemplari (complessivamente 
circa 900) di Percus strictus e forme affini delle collezioni del 
Museo, del Dott. G. della Beffa, del Dott. F. Solari, ma principal 
mente del Sign. A. Dodero, al quale mi sia permesso di espri- 
mere in modo speciale la mia gratitudine per aver posto a mia 
disposizione il suo superbo materiale (circa 700 es.) e per i 
consigli e le informazioni. Inoltre in una mia gita a Torino 
potei studiare 1 Percus conservati nel R. Museo di Zoologia, di 
detta città (coll. Dejean, Géné, Baudi, Sella). 

I risultati a cui sono giunto discordano dall’ opinione della 
maggioranza degli Autori e sono simili a quella di Kraatz (1858). 
Credo opportuno dare un elenco critico dei lavori che trattano 
delle forme di cui intendo occuparmi. 


1828. Desean, Spec. Col. III: descrive Feronia (Percus) stricta, 
p. 402, di località non sicura (Isole della Grecia?) (!); 
F. (Percus) lacertosa, p. 406, di Sicilia; F. (Percus) sicula, 
p. 407, di Sicilia. 

1831. Desean, Spec. Col. V: descrive Feronia Oberlettneri, 
p. 779: 1 o& di Calabria, 1 © di Sardegna. 


(1) In coll. Dejean (Mus. Torino) ho visto un cotipo (g’) coll’indicazione «Grecia», 
che è identico agli esemplari sardi, 


182 F. CAPRA 


1832. Desean, Iconogr. III: ridescrive e figura le quattro specie 
precedenti. 

1835. Souter, Ann. Soc. Ent. France, p. 120: descrive la Feronia 
angustiformis dei dintorni di Bonifacio (Corsica). 

1858. KraAatz G., Wien. Entom. Mon. II., p. 167-169: Riunisce i 
Percus siculus Dej. e lacertosus Dej. per la forma di Sicilia, 
dà il nome di Oberleitneri alla forma di Sardegna, di cui 
considera come varietà la Feronia angustiformis Solier e 
la Feronia stricta Dej., accenna brevemente ad alcune forme 
sparse nelle collezioni coi nomi di n0rax Géné i. L, apricans 
Géné i. 1, sardous Dej. i. 1. 

1859. Cnauporr M., Stett. Ent. Zeitung, p. 123: descrive il Percus 
operosus di Corsica (*); ritiene come specie distinta il Percus 
strictus e dubita sia pure distinto il P. apricans. 

1864. Baupt F., Berl. Entom. Zeitsch. VIII, p. 208-209, nota 13. 
Stabilisce la sinonimia P. strictus De). = P. angustiformis 
Sol. e sostiene la separazione specifica del P. strictus dal 
P. Oberleitneri De. 

1864. Kraarz G., Ibidem. Nota. Mantiene le sue precedenti vedute. 

1865. Morscautsky, Bull. Soc. Imp. Nat. Moscou, XXXVIII, IV, 
p. 239-241: dà una tabella dicotomica dei Percus a lui noti, 
mantiene distinti come specie: P. strictus, P. siculus, 
P. lacertosus, P. Oberleitneri ed aggiunge come nuova 
specie il P. ovatus di Sardegna (?). 

1882. Baupi F., Bull. Soc. Ent. Ital. XIV, p. 64: cita il P. strictus 
di Monte Catria (*) (Marche) ed accenna al valore specifico 
del: Pi ‘stneictus. 

1901. Porra A., Bull. Soc. Ent. Ital. XXXII, p. 115, 127-131: 
mantiene come specie distinta il P. strictus; riunisce come 
sinonimi sotto il nome di P. siculus, oltre il P. lacertosus 
Dej., il P. Oberleitneri Dej. (ovatus Motsch.), il P. ope- 


(1) Porta (1901), Vodoz (4902) hanno dimostrato 1 erronea citazione di patria del 
P. operosus Chaud., provenendo i tipi dalla Sardegna. 

@® Il Cat. Col. Europae ecc. ed. III, 1883, p. 19, cita il P. ovatus come specie 
distinta, mentre l’ed. 1891, p. 38, lo considera sinonimo di P. Oberleitneri. Non sono 
riuscito a trovare citazioni in proposito, probabilmente la sinonimia fu stabilita da 
Ganglbauer, che curò la compilazione dei Carabidi in detta edizione. 

() Si tratta certamente del P. Andreinii Mainardi, Riv. Col. Ital. XII, 1914, 
p. 152. Nella coll. Baudi (Museo Torino) vi è un esemplare di P. Andreini col nome 
di P. Oberleitneri var. ? apricans Géné, Appennino Umbro. 


OSSERVAZIONI SUI PERCUS 183 


rosus Chaud.; descrive di Sardegna una var. elongatus del 
P. siculus, ed il P. ellipticus nov. spec. 

1902. Vopoz G. P., Bull. Soc. Ent. Fr., p. 147, cita il P. strictus 
dell’isola di Lavezzi, ma dice di non averlo trovato in Corsica. 
Conferma la sinonimia P. operosus Chaud. = P. lacer- 
tosus De]. 

1903. Porta A., Riv. Col. Ital. I, p. 143, 196-198: segue il suo 
lavoro precedente (1901). 

1909. GaneLBaueR L., Deuts. Ent. Zeitschr., p. 99, 103: Distingue 
due specie: P. strictus De). e P. lacertosus Dej,; considera 

il P. ellipticus Porta = P. lacertosus Dej. 

1923. Porta A., Fauna Col. Ital: Vol. I, p. 170-174: segue 
Ganglbauer (1909). 

1924. HoLpHaus K., Ann. Nat. Mus. Wien, XXXVII, p. 37, 126: 
accenna al P. strictus come specie distinta, dubita che il 
P. lacertosus di Sardegna sia diverso da quello di Sicilia per 
la forma del pene differente. 


In conclusione vengono ora ammesse due specie così distinte : 
— Elitre quasi parallele, pronoto quasi quadrato, solchi 
delle guancie poco profondi. Lung. 19-23 mm. Sardegna. 
P. strictus De]. 
— Elitre arrotondate ai lati, pronoto cordiforme, solchi delle 
guancie profondi. Lung. 22-32 mm. Sicilia, Sardegna. 
P. lacertosus De]. 


Io sono convinto che si tratti di una sola specie di una varia- 
bilità estrema, che per la legge di priorità dovrà denominarsi 
P. strictus, suddivisa in alcune forme locali (subspecies) colle- 
gate fra di loro da forme di passaggio. 

La sua grande variabilità locale e individuale (si può dire che 
non si trovano due esemplari uguali) ha dato luogo alla creazione 
delle varie specie da parte degli autori. Ed in realtà quando si 
considerano singoli esemplari di località distanti (p. es. uno della 
Ficuzza, uno del Sarrabus, uno dell’ Asinara, uno di Caprera) 
anche |’ entomologo più accurato può essere tratto in inganno; 
solo l'esame di serie numerose di individui delle più svariate 
località può permettere di formarsi un concetto esatto sui limiti 
della specie. 


184 F. CAPRA 


Porta (1901) giustamente riunisce il P. Oberleitnert Dej. 
al P. siculus Dej. (lacertosus Dej.) che fino allora erano stati 
considerati come specie, però non condivido completamente |’ opi- 
nione sua, seguita anche da Ganglbauer (1909). 

Infatti la forma di Sicilia è generalmente di statura maggiore, 
lung. 25-33 mm., coi valori più frequenti di 28-29 mm., più 
robusta, più larga, col capo proporzionalmente un po’ più grande, 
col pronoto e le elitre più convessi, quest’ ultime con le strie 
longitudinali poco marcate; il pene non presenta differenze apprez- 
zabili e sulle quali si possa fare affidamento, perchè ho osservato 
che nella forma sarda esso presenta variazioni individuali notevoli 
in esemplari della stessa località. Questi caratteri danno alla 
forma siciliana un aspetto generale diverso, facilmente rilevabile 
all’ esame delle serie di esemplari, come osserva Porta stesso, e 
se l’esistenza di esemplari simili in Sicilia ed in Sardegna prova 
che si tratta di una stessa specie, d’ altra parte |’ aspetto diffe- 
rente, unito al fattore geografico, dimostra come convenga consi- 
derare la forma di Sicilia quale razza distinta da quella di Sar- 
degna e non semplicemente come sinonimi. 

Alla forma siciliana lascio il nome di lacertosus Dej., per 
quella sarda converrà riesumare il nome di Oberlettneri (Dej.) 
Kraatz emend. 

Ho esaminato la sspec. lacertosus di Messina (coll. Vitale, 
2 es., uno dei quali colle strie delle elitre notevolmente marcate), 
della Ficuzza (Baudi! Dodero!), Monte S. Giuliano, S. Ninfa, 
Castelvetrano (Palumbo!). 

Il P. strictus, lo conosco delle seguenti località : Caprera 
(Gestro!), Cala Salinas (Gestro!), Golfo d’ Arzachena, Golfo Aranci 
(Dodero !), Tempio (Dodero !), Ala dei Sardi (Dodero!) (*). Tra 
questi i più caratteristici sono quelli di Caprera e di Cala Salinas 
e specialmente i g° dal pronoto subtrapezoidale, apparentemente 
più lungo che largo, poco ristretto all’ indietro e poco sinuato ai 
lati, dalle elitre a lati quasi paralleli e colle strie non o appena 
accennate, colla 5.* interstria non carenata alla base; le 9 
hanno le elitre un po’ più arrotondate ai lati ed il pronoto più 
breve; lungh. 20-22 mm. Gli esemplari delle altre località citate 


(1) Vodoz (1902) e Sainte-Claire Deville, Cat. Col. Corse, p. 28, 502, lo citano 
dell’ isola di Lavezzi, nelle Bocche di Bonifacio, ed escludono la sua presenza in 
Corsica. 


OSSERVAZIONI SUI PERCUS 185 


sono di aspetto più vario, mentre troviamo esemplari in tutto 
simili ai precedenti, ve ne sono altri che costituiscono dei pas- 
saggi alle altre forme della Sardegna, specialmente interessanti 
a questo riguardo quelli di Tempio e di Alà; tra essi si trovano 
alcuni esemplari di notevole statura (lungh. 28 mm.), alcuni col 
pronoto più smarginato ai lati e talora leggermente cordiforme, 
ad elitre arrotondate ai lati, colle strie più o meno evidenti, ora 
con traccia di carena alla base della 5.* interstria, ora con la 
carena abbastanza sviluppata. 

Il carattere segnalato da Baudi (1864) e contestato da Kraatz 
— (1864): «Foeminea individua Oderleitneri abdominis segmento 
anali punctis quatuor aequidistantibus notata; strictae eadem 
punctis intermediis minus inter se, quam singulo ab exteriore 
distantibus.» è insussistente. Infatti nello strictus ho osservato: 
su 3 QQ di Cala Salinas: 1 es. ha l'intervallo tra i punti medii 
minore degli intervalli tra i punti medii e gli esterni (come dice 
Baudi), ma gli altri 2 hanno l’intervallo medio maggiore degli 
intervalli esterni; su 20 9 9 di Tempio: 3 es. hanno l'intervallo 
medio minore, 6 es. hanno i punti medii equidistanti, 9 es. 
hanno l'intervallo medio maggiore degli intervalli esterni e 2 es. 
hanno i punti disposti irregolarmente. Anche nell’ Oberleiineri 
vi è la stessa variabilità: per es. su 10 9 Q di Macomer: 2 es. 
hanno l'intervallo medio minore, 2 es. hanno i punti equidistanti, 
4 es. intervallo medio maggiore, 2 es. intervalli assimmetrici; su 
10 9Q di Aritzo: 3 es. hanno i punti equidistanti, 7 es. inter- 
vallo medio maggiore; su 16 9 9 del Gennargentu: 6 es. hanno 
ì punti equidistanti, 10 es. intervallo medio maggiore. Risulta 
perciò che il carattere delle distanze relative dei punti dello ster- 
nite anale non ha alcun valore perchè varia negli esemplari di 
una stessa località e perché tanto nello strictus che nell’ Ober- 
leitneri la maggioranza degli individui ha l'intervallo tra i 
punti medii maggiore degli intervalli esterni. 

Anche il carattere della maggiore o minore profondità dei 
solchi delle guancie, a cui Ganglbauer (1909) annette una certa 
importanza, è di scarso valore. Infatti mentre gli strictus delle 
località citate presentano detti solchi poco profondi, nell’ Ober- 
leitneri i solchi possono essere talora profondissimi (esemplari 
del Gennargentu) ma talora poco marcati e per nulla differenti 
da quelli dello stréctus (esempl. dei dintorni di Sassari). 


186 F. CAPRA 


Così pure la presenza o la mancanza alla base della 5.* inter- 
stria di un leggiero rilievo careniforme, riunito per la base colla 
carena omerale, è un carattere non molto importante. Gli esem- 
plari più tipici di strictus ne sono privi, ma gli esemplari di 
Tempio e di Ala presentano spesso la base della 5.* interstria 
convessa, od almeno è più marcato il ramo trasversale che la 
riunisce alla carena omerale, e d’ altra parte negli Oberletineri 
si ha generalmente la carena della 5.* interstria abbastanza evi- 
dente (in modo che la base della 6.* interstria risulta infossata ) 
ma si hanno casi in cui essa si oblitera, per esempio: esemplari 
di Orune, Ozieri e di altre località. 

Ho esaminato pure il pene di un certo numero di strictus e 
di Oberleitneri, ma ho osservato in ambedue le forme abbastanza 
forti variazioni individuali negli esemplari di una stessa località 
per cui ritengo non si possa utilizzare come carattere diagnostico. 

Baudi (1864) afferma che lo strictus vive sui monti della 
Sardegna boreale, mentre |’ Oberleitneri vive lungo le coste; la 
presenza dello strictus a Caprera, Cala Salinas, Golfo Aranci, e 
dell’ Oberleitneri in moltissime località dell’ interno dell’ isola, 
perfino sul Gennargentu, smentisce questa affermazione. 

La nessuna costanza dei caratteri invocati per distinguere le 
due forme, la frequenza di esemplari intermedii a Tempio e ad 
Ala, il non aver osservato nessun tipico Oberleitneri nella zona 
abitata dallo strictus, mi pare possano confermare I’ opinione 
che si tratti di due razze di una stessa specie, e non di due 
specie distinte. 

Mentre lo strictus è limitato alla Sardegna nord-orientale, 
l’ Oberleitneri abita tutto il resto dell’isola è vi è comunissimo. 
Esso presenta una variabilità individuale enorme collegata ad una 
tendenza alla formazione di razze locali, che nella maggior parte 
dei casi è impossibile caratterizzare e mantenere distinte con un 
nome, perchè si passa per gradi insensibili dall’ una all'altra. La 
lunghezza varia da 17-28 mm., coi valori più frequenti di 
23-25 mm.; il pronoto è per lo più notevolmente cordiforme, ma 
di forma variabile da esemplare ad esemplare, le elitre sono 
talora liscie, generalmente con le strie più o meno profondamente 
marcate, colle linee ondulate sulle interstrie abbastanza evidenti, 
ad ovale più o meno allungato, poco convesse, nel ¢ meno con- 
vesse, talora pianeggianti. 


OSSERVAZIONI SUI PERCUS 187 


Ho esaminato gran numero di Oberleitneri di moltissime 
localita. Gli esemplari della Sardegna meridionale: Teulada, San- 
tadi, Is. S. Antioco, Gonnesa, Fluminimaggiore, Siliqua, Cagliari, 
Monte Nou, Monte Sette Fratelli, Mandas (coll. Dodero), hanno 
le elitre ovali colla maggiore larghezza nel mezzo, con strie poco 
marcate. Quelli del Sarrabus, di S. Vito, Tacco S. Antonio, Porto 
Corallo (Gestro, Mus. Civ. Genova) hanno la forma dei prece- 
denti, ma le elitre sono per lo piu striate, talora anche profon- 
damente, in qualche caso le strie sono punteggiate. 

Nella Sardegna centrale: Oristano, Monte Ferru, Monte 
S. Antonio, Macomer, Sorgono, Laconi, Aritzo, Sadali, Seui, Gairo, 
Correboi e Fonni (coll. Mus. Civ. Genova, coll. Dodero, Della Beffa, 
Solari) predominano gli individui ad elitre mediocremente striate 
e di medie dimensioni; un piccolo g (lungh. 19 mm.) di Aritzo 
(coll. Dodero) è notevole per la carena omerale molto sviluppata 
e per la 7.* interstria un po’ convessa fino ai quattro quinti 
dell’ elitra. 

Sul Gennargentu (almeno a giudicare da una bellissima serie 
raccolta dal prof. R. Gestro, 12-VI-1873) gli esemplari hanno 
una facies particolare: sono in media piccoli (20-21 mm.) o pic- 
colissimi (17 mm.), rari gli esemplari grandi (uno solo di 27 mm.), 
hanno elitre notevolmente striate, brevi, più o meno convesse, 
con solchi delle guancie molto profondi, notevoli specialmente 
le 9 9 per l'aspetto tozzo. Forse il P. ellipticus Porta si rife- 
risce a questa forma. 

A Dorgali, Orune, Lula (coll. Dodero) vi è ancora una forma 
simile a quella delle località precitate della Sardegna centrale, a 
pronoto fortemente cordiforme, ma vi sono frequenti gli esemplari 
colla 5.* interstria poco o nulla convessa alla base. 

Verso il Nord: Torralba, Alghero, Banari, Scala di Giocca, 
Ploaghe, Sassari, l’ Oberleitneri si presenta con una forma a 
pronoto cordiforme, ad elitre relativamente liscie, ma differisce 
da quella della Sardegna meridionale per la forma delle elitre 
più allungate, meno arcuate ai lati; i oo generalmente presen- 
tano un aspetto più slanciato, colle elitre un po’ allargate al di 
là del mezzo. A questa forma si riferisce in parte la var. elon- 
gatus Porta, descritta di Cagliari ed Ozieri; non credo però si 
possa mantenere questo nome, tutt’ al più come variazione indi- 
viduale, data la grande variabilità degli esemplari di una stessa 


188 F. CAPRA 


località. Infatti è interessante a questo riguardo una serie nume- 
rosissima di Ozieri (coll. Dodero): in essa vi sono esemplari (g’) 
della forma elongatus, altri (ZL) colle elitre ovali come negli — 
esemplari della Sardegna centrale, ed infine alcuni (specialmente 
una €) colle elitre quasi parallele e similissimi, nella forma 
delle elitre, agli strictus di Tempio. 

Alcuni esemplari dei Monti lu Laccheddu (G. Doria leg., coll. 
Mus. Civ. Genova) sono più uniformi nell’aspetto, per la forma 
allungata delle elitre. 

Infine gli esemplari dell’ isola Asinara (S. Folchini leg., 
1903-1911, coll. Mus. Civ. Genova) costituiscono una razza assai 
caratteristica, per la scultura delle elitre consistente in pieghette 
o rugosità trasversali, irregolari, ondulate, più o meno elevate in 
modo da ricordare certi esemplari di Percus plicatus Dej. delle 
Baleari. Nella piccola serie studiata (circa 20 esempl.) la forma 
generale è simile a quella degli Oberleitneri dei Monti lu Lac- 
cheddu, cioè colle elitre allungate, poco arcuate ai lati, le strie 
longitudinali sono talora accennate, talora quasi nascoste dalle 
rugosità trasversali, la base della 5.* interstria poco convessa; 
lungh. 22-27 mm.: var. Folchinii (Dodero i. 1.). E facilmente 
distinguibile dal Percus plicatus per la parte posteriore della 
series umbilicata non infossata e per la forma generale. 


Concludendo propongo il seguente catalogo per le forme di 
cul mi sono intrattenuto : 

Percus strictus Dej. Spec. III, 1828, p. 402. — Dej. Icon. II, 

1832, p..174, T. 154, fig. 1. — Kraatz, Wien. 

Ent. Mon. II, 1858, p. 169. — Chaudoir, Stett. 

Ent. Zeit. XX, 1859, p. 123. — Baudi, Berlin. 

Ent. Zeits. 1864, p. 208. — Kraatz, ibidem, p. 209. 

— Motsch., Bull. Soc. Imp. Nat. Moscou, XXXVIII, - 

IV, 1865, p. 239. — Baudi, Bull. Soc. Ent. Ital. 

XIV, 1882, p. 64. — Porta, Bull Soc. Ent. Ital. 

XXXIIT:1904;p.' 115,427: —“Nodoz, ‘Bull soc: 

Ent. Fr. 4902; p. 147: "Porta, “Rive (Col It 

1903, p. 143, 196. — Ganglb., Deut. Ent. Zeitsch. 

1909, p. 103. — Porta, Fn. Col. It. I, 1923, p. 170. 

Capra, Ann. Mus. Civ. Genova, LII, 1926, p. 184. 

Sardegna N. E. 


OSSERVAZIONI SUI PERCUS 189 


angustiformis Solier, Ann. Soc. Ent. Fr. 1835, p. 120. 
— Kraatz, Wien. Ent. Mon. II, 1858, p, 169. — 
Baudi, Berl. Ent. Zeits. 1864, p. 208. 

subsp. Oberleitneri Kraatz (emend.), Wien. Ent. Mon. II, 
1358, p. 168. — Dej. Spec. V. p. 779 (pars). — 
Dej. Icon. III, 1832, p. 181, T. 152, £. 2. — Baudi, 
Berl. Ent. Zeits. 1864, p. 208. — Kraatz, ibid., 
p. 209. — Motsch. Bull. Soc. Imp. Nat. Moscou, 
XXXVIII, IV, 1865, p. 239. — Porta, Bull. Soc. 
Ent. It., XXXII, 1901, p. 127. — Capra, Ann. 
Mus. Civ. Genova, LII, 1926, p. 186. 

norax (Géné i, 1.) Kraatz, Wien. Ent. Mon. 1858, p. 169. 

apricans (Gené i. 1.) Kraatz, ibidem. 

sardous (Dej. i. 1.) Kraatz, ibidem. 

operosus Chaud. Stett. Ent. Zeit. XX, 1859, p. 125.— 
Porta, Bulle Soc. Ent. It; XXXII, 1904, p. 1429. 
— Vodoz, Bull. Soc. Ent. Fr. 1902, p. 147. 

ovatus Motsch. Bull. Soc. Imp. Nat. Moscou, XXXVIII, 
IV, 1865, p. 240, 241. 

elongatus Porta, Bull. Soc. Ent. It. XXXII, 1901, 
p. 115, 129. — Porta, Riv. Col. It. I, 1903, p. 144, 
197. — Porta, Fn. Col. Ital., I, 1923, p. 171. — 
Capra, Ann. Mus. Civ. Genova, LII, p. 187. 

ellipticus Porta, Bull. Soc. Ent. It. XXXII, 1901, 
PA 129 Porta, RiveColn it, I 1903, 
p. 144, p. 198. — Ganglb. Deuts. Ent. Zeitsch., 


AOR) 1D. Bes Sardegna. 
var. Folchinii (Dod. i. 1.) Capra, Ann. Mus. Civ. Genova, 
1926 % pre 88% Is. Asinara. 


subsp. lacertosus Dej. Spec. II, 1828, p. 406. — Dej. 
Icon. III, 1832, p. 179, T. 151, f. 5. — Kraatz, 
Wien. Ent. Mon. II, 1858, p. 167. — Motsch. 
Bull. Soc. Imp. Nat. Moscou, XXXVIII, IV, 1865, 
p. 239. — Porta, Bull. Soc. Ent. It. XXXII, 1901, 
p. 128. — Ganglb. Deut. Ent. Zeitschr., 1909, 
py t03e— Porta, Fn. Col. It: 1, 1923, p. 171 = 
Holdhaus, Ann. Nat. Mus. Wien, XXXVII, 1924, 
p. 37, 126. — Capra, Ann. Mus. Civ. Genova, 
WhO 2G Sms ls 


190 F. CAPRA 


siculus Dej. Spec. III, 1828, p. 407. —- Dej. Icon. III, 
1832, p. 180, T. 152, f. 1. — Kraatz, Wien. Ent. 
Mon. II, 1858, p. 167. — Motsch. Bull. Soc. Imp. 
Nat. Moscou, XXXVIII, IV, 1865, p. 239. — Porta, 
Bull. Soc. Ent. It. XXXIII, 1901, p. 115, 127. — 
Porta, Riv. Col. It. I, 1903, p. 144, 196. Sicilia. 


Ey i CeAS ERAS 


SULLA POSIZIONE SISTEMATICA DELL’ADALIA ALPINA 
(CoLeopt. Coccin.) 


Malgrado i numerosi lavori di cui è stata oggetto, la sistematica 
dei Coccinellidi è ancora alquanto confusa e non si conosce la 
posizione sicura e definita di specie già note da molto tempo. 
Ciò dipende dallo scarso valore dei caratteri morfologici su cui 
gli autori si sono basati per la divisione in tribù ed in generi. 

Un caso interessante sotto questo riguardo è quello dell’ Adalia 
alpina Villa, da Mulsant (!), seguito da tutti gli autori posteriori, 
assegnata al genere Adalia. 

L'esame degli apparati genitali maschili e femminili del- 
l’Adalia alpina dimostra la sua stretta affinità cogli Hippoda- 
mini (sensu Verhoeff) (?) e particolarmente colle Semiadalia 
Crotch. 

Non posso dare una descrizione completa di detti organi, per 
la mancanza di materiale fissato in alcool, ma |’ esame delle 
parti che si possono avere dagli esemplari a secco è sufficiente 
a dare un’ idea abbastanza esatta dei suoi rapporti sistematici. 

Apparato maschile: (*) Il pene (fig. 1) è piegato ad U col 
ramo basale più breve costituito in gran parte dalla capsula basale. 
Questa è del tipo caratteristico degli Hippodamiini, cioè di 
forma tubulosa, non nettamente separata dal pene e disposta sullo 
stesso asse di questo; al lato interno presenta un piccolo tubercolo; 
l’ estremità basale dal lato interno è per un certo tratto longitu- 
dinalmente divisa in due. La parte distale del pene non presenta 
le armature chitinose differenziate che si osservano negli altri 


(1) Mulsant, Sécuripalpes, 1846, p. 61. 

(2) Verhoeff K. 1895: Beitràge zur vergleichenden Morphologie des Abdomens der 
Coccinelliden.... Wiegm. Arch. Naturg. LXI, Bd. I, p. 4-80. Tav, I-VI. Vedi a pag. 42-45 
ep. 74. 

(5) Seguo la nomenclatura delle parti già da me usata: Capra, 1924, Ann. Mus. 
Civ. St. Nat. Genova, Serie 3.°, Vol. X (L) p. 200, nota 4. 


192 F. CAPRA 


Hippodamiini (1), ma in corrispondenza di esse è solo legger- 
mente dilatata in senso latero-laterale; il meato eiaculatore si 
apre sul lato esterno della curva del pene; |’ apice è attenuato 
e poco distintamente ritorto (?) sul proprio asse e terminato da 
un lobo membranoso (Priputialsack di Verhoeff), mediocremente 
sviluppato e sostenuto da due pezzi più fortemente chitinizzati. 
Nel genere Adalia Muls. invece la capsula basale è ben definita, 
disposta trasversalmente all’ asse del pene, cioè più o meno a T, 
il meato eiaculatore si apre sul lato interno della curva, presso 
l’apice, l'apice non è ritorto a spirale. 

Il tegmen presenta il trave (fig. 3) appiattito, a visione 
ventrale a triangolo molto allungato, profondamente ed un po’ 
angolosamente smarginato all’ estremità libera, cioè del tipo degli 
Hippodamiini. Il processo impari (fig. 2) è appiattito in senso 
dorso-ventrale, robusto, lungo circa due volte la sua larghezza alla 
base dei parameri, coll’ apice semielittico provvisto di una piccola 
e stretta incisione a V; la faccia dorsale è concava; sulla faccia 
ventrale presenta due carene che si congiungono alla faccia interna 
delle lamine laterali e presso 1’ apice si riuniscono in una sola 
( visibile di fianco). Le lamine laterali del processo impari sono 
solo per la base e lateralmente per breve tratto riunite ad esso, 
sono fortemente chitinizzate, allungate, coll’ apice acuto ed un po’ 
piegato all’infuori, sono avvicinate sulla linea mediana e formano 
quasi una placca giungente ai 4/, del processo impari. I parameri 
non oltrepassano l'apice del processo impari, sono allungati, 
appiattiti, arrotondati all’ apice che è munito di fitte e brevi setole, 
disposte nella faccia interna e sui margini. Nelle Adalia il trave 
è claviforme senza smarginatura, il processo impari è un po’ 
compresso in senso latero-laterale, con lamine conformate in altro 
modo, come pure i parameri sono diversi. 


(1) Queste armature sono molto evidenti e costituite da uno o due paia di lamelle, 
spesso più o meno contorte e divergenti; ve ne sono due paia in: Adonia vuriegata 
Goeze e Semiadalia 11-notata Schneider, un paio in: Hippodamia 13-punctata L., 
Hip. 7-maculata Deg., Adonia amoena Fald., Semiadalia notata Laich. Nella Sem. 
rufocincta le lamelle sono lunghe ma molto basse e poco evidenti. Tra le lamelle, 
sul lato esterno della curva, si apre il meato eiaculatore. 

(2) In Adonia variegata Goeze, A. amoena Fald., Semiadalia 11-notata Schn., 
Sem. notata Laich., la parte apicale del pene al di là delle lamelle si presenta ritorta 
a spirale destrogira attorno al proprio asse in modo assai visibile, in Hippodamia 
13-punctata L., H. 7-maculata Deg. e Sem. rufocincta Muls., la torsione esiste pure, 
ma è meno evidente. 

Anche in alcune forme tra i Coccinellini, per es. Calvia 10-guttata L., si ha 
una torsione della parte apicale. 


a's 


SULL’ ADALIA ALPINA 193 


Spiculum gastrale (derivato dal 9.° sternite) mancante, mentre 
nelle Adalia è bene sviluppato. 


NU 
IS OG 
ia 3 
ar. 
IN co 
Cc 
lb 
JO 


Adaliopsis alpina Villa (di Oropa, Piem.). 


1. Pene. — 2. Tegmen dal lato ventrale (non sono disegnate le setole dei 
parameri). — 3. Trave. — 4. Apparato femminile. — 5. Due diversi 
infundibulum. — de. Bursa copulatrix; dr. ductus receptaculi; gg. ghian- 
dole del guscio; gr. glandula receptaculi; ir. infundibulum; rs. recepta- 
culum seminis; 9 st. 9.0 sternite; 9t. 9.0 tergite; 10 t. 10.° tergite. (fig. 1-4 
ugualmen'e ingrandite). 


Apparato femminile (!) (fig. 4) Bursa copulatrix distinta 
dalla vagina. Infundibulum a forma di breve cilindro colle estre- 
mita imbutiformi, più allargato posteriormente che anteriormente, 
lungo un po’ più della metà del ductus receptaculi; la forma e 
le dimensioni di esso sono soggette a lievi variazioni individuali 
(fig. 5). Receptaculum seminis ben chitinizzato, formato dal nodulus 


() Seguo la nomenclatura di Verhoeff (1. c.) e di Dobzhansky Th. 1924: Die 
weiblichen Generationsorgane der Coccinelliden ... Entom. Mitteil., Bd. XIII, Nr. 4, 
p. 18-27: idem 1925: Zur Kenntnis der Gattung Coccinella. Zool. Anzeiger. Bd. LXII, 
Heft. 11-12. p. 241-249. Vedi pure A. Berlese: Gli insetti, Milano, 1909, Vol. I. Cap. XVIII, 
p. 865 e seguenti. 


Ann, del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (18 Novembre 1926). 43 


194 F. CAPRA 


e dal cornu non nettamente separati, manca il ramus, la scultura 
è costituita da numerose piccole pliche normali all’ asse del rec. 
sem., che rendono la faccia interna della curva del cornu più o 
meno minutamente dentellata. Ghiandola annessa del rec. sem. 
a forma di sacco. Sternite 9.° colla parte anteriore attenuata e 
senza smarginatura sul lato anteriore. Ghiandole del guscio me- 
diocri. Nelle Adalia (bipunctata L., 10-punctata L., conglo- 
merata L.) l’infundibulum è fornito di una grande placca annessa, 
più o meno assimmetrica (!), sporgente nella bursa cop., il 
receptaculum sem. è più tozzo, ha nodulus e cornu ben distinti, 
il ramus è breve e più o meno sviluppato, la scultura è costituita 
da pliche meno fitte e più grandi, il 9.° sternite ha una smargi- 
natura al lato anteriore, presso 1’ estremità. Non ho potuto studiare 
le ovaie, gli ovidotti e la vagina dell’A. alpina Villa. 

I caratteri sopra enunciati e cioè: capsula basale del pene 
tubulosa, apice ritorto a spirale, trave smarginato, struttura del 
processo impari, spiculum gastrale mancante nel g7, infundibulum 
senza placca annessa nella 9, dimostrano come VT alpina Villa 
non possa essere lasciata nel genere Adalia Muls., bensi debba 
essere assegnata agli Hippodamiini (sensu Verhoeff). Tra questi 
poi è particolarmente affine alle forme del genere Semiadalia 
Crotch a me note, per la forma del pene che ricorda quello della 
Sem. rufocincta Muls. (sprovvisto però delle lamelle), per la 
lunghezza delle lamine laterali del processo impari, per la forma 
dell’ infundibulum. Inoltre l’ alpina, come nelle Semiadalia, ha 
gli unguicoli provvisti di un robusto dente basale, mentre nelle 
Hippodamia ed Adonia gli unguicoli hanno un acuto dente 
situato circa alla metà. 

Anche per i caratteri morfologi esterni differisce dalle Adalia 
Muls. e si avvicina alle Semiadalia Crotch. 


Semiadalia Adalia 
(11-notata Schneid., notata (bipunctata L., 10-punc- 
Laich., rufocincta Muls.). tata L., conglomerata L.) 
alpina Villa. 
Pronoto colla base sinuata Pronoto colla base convessa 
presso gli angoli posteriori. e non distintamente sinuata. 


(1) Le figure date da Verhoeff per V Ad. bipunctata, (1. c.) Tav. V. fig. 48 e per 
l’Ad. 10-punctata, (1. c.) Tav. VI, fig. 72 non sono esatte. 


SULL’ ADALIA ALPINA 195 


Elitre tra i punti con una Elitre liscie tra i punti. 
microscultura più o meno evi- 
dente, costituita da un reticolo 
a maglie subpoligonali isodia- 
metriche. 


Linee femorali posteriori Linee femorali più appressate 
passanti a circa due terzi o tre | al margine posteriore, col ramo 
quarti del 1° sternite addominale, | esterno giungente all’ angolo 
col ramo esterno giungente circa | interno degli epimeri, placche 
alla metà del margine posteriore | poco trasversali. 
degli epimeri metatoracici, di | 
modo che le placche limitate da 
esse sono molto trasyersali. 3 


D'altra parte |’ alpina Villa differisce dalle Semiadalia per 
la mancanza dei caratteri se-suali secondari del 3 (3.° articolo 
delle antenne non dilatato, tarsi anteriori e medi non dilatati), 
per cui ritengo opportuno per questa specie costituire un nuovo 
genere : 

Adaliopsis nov. gen. 


Pronotum basi non marginatum, elytra, inter punctos, minu- 
tissime reticulata (alutacea), primi sterniti abdominalis lineae 
femorales circa dimidium marginis postici epimerorum attingentes, 
tarsorum unguiculi dente basali armati ut in gen. Semiadalia 
Crotch, a quo differt antennarum articulo tertio et tarsorum 
anticorum mediorumque articulis basalibus in g' non dilatatis. 
In g, penis capsula basali ut in gen. Semiadalia, sed, in inte- 
riore latere, parvo tuberculo instructa, sine ornamentis in medio 
partis apicalis; trabes apice dilatato, profunde emarginato; spiculum 
gastrale abest. In © receptaculum seminis sine ramo; infun- 
dibulum subeylindricum antice paullum, postice magis dilatatum. 

Genotypus: Coccinella alpina Villa, Suppl. Col. Eur. Dupl. 
1835, p. 50, n. 70. (Adalia alpina Auct.). 


Weise separa gli Mippodamiini (a cui assegna i gen. 
Hippodamia, Adonia, Semiadalia, Anisosticta (*) per avere 
il processo metasternale tra le anche medie « rebordée mais a 


(!) Sul genere Avnisosticta ritornerò in una nota successiva, 


196 F. CAPRA 


distance de son extrémité» (1), e più tardi «pourvue d’une ligne 
marginale toujours’ plus ou moins distante du bord antérieur» (?) 
mentre nei Coccinellini esso è «sans rebord ou pourvue d’ un 
rebord suivant exactement son contour (!) » o «non rebordée 
ou pourvue d’une ligne attenant au bord antérieur (*) ». Mentre 
i gen. Hippodamia ed Adonia hanno realmente il processo 
metasternale conformato come dice Weise, nel gen. Semiadalia 
esso non presenta differenze sensibili e costanti (*) da quello dei 
gen. Adalia, Aphidecta, Coccinella, Harmonia, Synhar- 
monia ecc. Poichè se nella Semiadalia notata Laich., Sem. 
rufocincta Muls. vi è un ispessimento del margine agli angoli 
anteriori del processo, nella Sem. 11-notata Schn. esso è uniforme 
e non ispessito e d’ altra parte altre specie di Coccinellini, per es. 
Aphidecta obliterata L., Adalia bipunctata L., Synharmonia 
conglobata L., presentano talora l’ ispessimento agli angoli ante- 
riori del processo metasternale (variazioni individuali). Nell’ Ada- 
liopsis alpina Villa l’ orlo del processo metasternale presenta 
notevoli variazioni individuali e può essere: sottile e di spessore 
uniforme lungo i margini laterali ed anteriore, ispessito agli 
angoli anteriori, ispessito lungo tutto il margine anteriore. 

Weise (4) giustamente critica il valore del carattere adottato 
da Casey per distinguere gli Hippodamiini, cioè: anche medie 
avvicinate (schmal getrennt). Infatti mentre nella Sem. notata 
Laich. le anche sono avvicinate come nelle Hippodamia ed 
Adonia, nella Sem. 11-notata Schn., esse sono più distanti tra 
loro e nella Sem. rufocincta Muls. sono notevolmente piu distanti 
che nell Adalia bipunctata L.; nell’ Adaliopsis alpina Villa sono 
un po’ piu distanti che nell’Adalia bipunctata. D'altra parte 
V Aphidecta obliterata L. che è considerata un Coccinellino ha 
le anche medie abbastanza avvicinate (più vicine che nella Sem. 
11-notata Schn.). La distanza delle anche medie è in relazione 
alla forma più o meno allungata del corpo ma non serve a distin- 
guere gli Hippodamiini dai Coccinellini. 

(1) Weise: 1885, Best.-Tab. 2.2 ed.; trad. francese: Abeille 1892, XXVIII, p. 4. 

() Weise: Abeille XXVIII, 1898, p. 106. Vedi pure: Della Beffa, Rev. Coccin. ital. 
in Riv. Col. It. X, 1942, p. 168. (pag. 26 dell’ estratto). 

(5) Ganglbauer, Kif. Mitteleuropa III, 1899, p. 986, 992, 1016-1018, appunto per questo 
considera (a torto però) Semnziadalia come sottogenere di Coccinella. 

(*) Weise: 1899, Deut. Ent. Zeitsch. p. 377. Non ho potuto consultare il lavoro. di 


Casey: 1899, A revision of the American Coccinellidae. Journ. New York Entom. Soc. 
VII, N. 2; mi riferisco perciò a quanto riporta Weise. 


CBA RIVA. 


OSSERVAZIONI SU ALCUNE SPECIE ATTRIBUITE 
AGLI HIPPODAMIINI 


Nel mio precedente studio sulla posizione sistematica della 
Adaliopsis alpina Villa(!) ho rivolto |’ attenzione, oltre ai gen. 
Hippodamia, Adonia, Semiadalia, anche alle forme a mia 
disposizione, degli altri generi dagli autori attribuiti agli Hippo- 
damiini. 

Non posso ora discutere a fondo sul valore sistematico e sui 
limiti di questa tribù non avendo materiale sufficiente e non co- 
noscendo abbastanza le forme esotiche, mi limito perciò ad alcuni 
cenni sulle seguenti specie: Andsosticta 19-punctata L., Eriopis 
connexa Germ., Naemia seriatu. Melsh., Megilla 18-pustulata 
Muls., Meg. maculata De Geer. 

Queste forme infatti possiedono il processo metasternale con 
l’orlo ispessito e rientrano perciò tra gli Hippodamiini di Weise, 
e le anche medie avvicinate tra di loro e si possono attribuire 
agli Hippodamiini di Casey, (7) ma presentano apparati genitali 
maschili e femminili conformati in modo diverso dagli Hippoda- 
miini di Verhoeff. 

Questi ultimi, comprendenti i gen.: Hippodamia, Adonia, 
Semiadalia, Adaliopsis, per il complesso dei caratteri dell’ ap- 
parato genitale maschile e femminile costituiscono un gruppo 
molto omogeneo e naturale. Probabilmente anche il gen. .Spzla- 
delpha Sem. e Dobz. (Rev. Russ. Ent. XVIII, 1923, p. 99), 
che non conosco in natura, presentando nei © i tarsi anteriori 
fortemente dilatati ed il terzo articolo delle antenne subdilatato, 
deve essere affine al gen. Semiadalia. 


(1) F. Capra, Sulla posizione sistematica dell’ Adulia alpina, Ann. Mus. Civ. St. 
Nat. Genova, LII, p. 191. 
(& Sul valore di questi due caratteri vedi la nota succitata. 


198 F. CAPRA 


Anisosticta 19-punctata Lin. — Esemplari di Casellette (din- 
torni di Torino). 

Nel o il pene presenta la capsula basale ben differenziata 
con lobo interno notevolmente sviluppato, la parte apicale non 
ha dilatazioni e lamelle e non è ritorta a spirale, l'apice è 
fortemente ripiegato all’ esterno della curva principale ed all’ in- 
dietro, il meato eiaculatore si apre presso l’ apice sulla parte 
ventrale del pene. Il trave è dilatato e smarginato all’ apice. Lo 
spiculum gastrale è bene sviluppato. 

Nelle 9 il receptaculum seminis è breve, tozzo, poco ricurvo 
non distinto in nodulus, cornu e ramus; manca I infundibulum. 

Questa specie per la forma del trave si avvicina agli Hippo- 
damiini, per la presenza dello spiculum gastrale e per la forma 
della capsula basale del pene si deve assegnare ai Coccinellini (!). 


Eriopis connexa (Germ.) Muls. Spec. Col. Trim. Séc. 1854, 
p. 7 (?). — Esemplari di Buenos Aires e di Montevideo (Mus. Civ. 
Storia Nat. Genova). 

Nel & il pene (fig. 1) presenta la capsula basale trasversale, col 
lobo interno bene sviluppato, la parte apicale è provvista di lunghe 
e basse lamelle sul lato esterno (dorsale) della curva, tra esse si 
apre il meato eiaculatore, all’ apice è strozzato e continua in un 
breve prolungamento che porta un piccolo lobo membranoso. Nella 
forma generale il pene ricorda quello dell’ Aphidecta obliterata 
L. e dell’ Hysia endomycina (Boisd.) Muls. Il tegmen presenta 
trave claviforme, processo impari depresso in senso dorso ventrale, 
attenuato nel terzo apicale, con lamine laterali membranose mo- 
deratamente sviluppate; i parameri sono lunghi, subcilindrici, un 
po’ ricurvi all’ apice. Lo spiculum gastrale è presente. 

Nella 9 la bursa copulatrix (fig. 2) è ben separata dalla vagina, 
il receptaculum seminis con cornu e nodulus distinti e ramus rudi- 
mentale, l’infundibulam assai lungo, subcilindrico, un po’ ricurvo, 
bruscamente dilatato all'estremità anteriore, fortemente chitinizzato. 


() Tra questi per la forma dell’ apice del pene, per la forma del trave e del 
receptaculum seminis, per la mancanza dell’ infundibulum ha una strana analogia 
con le specie del gen. Coccinula Dobz. per es.: Coc. 14-pustulata L. (Dobzhansky: 
Zool. Anzeiger Bd. LXII, 1925, p. 244). 

(2) Secondo J. Bréthes (Rev. Chilena Hist. Nat. XXII, 1923, p. 42) il nome di 
16-pustulata Latr. avrebbe diritto di priorità. Non ho potuto consultare il lavoro 
di Latreille e preferisco usare il nome usato da Mulsant, del cui lavoro mi sono 
servito per la determinazione. 


OSSERVAZIONI SUGLI HIPPODAMIINI — 199 


Il 9° sternite diviso in due parti da una strozzatura; la parte 
anteriore è accartocciata ed ha il margine anteriore troncato 
obliquamente. 

Assai caratteristica nel gen. Eriopis è la forma del processo 
prosternale, molto stretto, attenuato all’ indietro, e del mesosterno 
pianeggiante fino all’orlo anteriore e sprovvisto della carenula 
trasversale che si osserva in tutti gli Hippodamiini ed in molti 
altri Coccinellidi. Le elitre hanno una microscultura molto evidente 
a maglie poligonali molto piccole, che rendono la superficie alutacea. 


Eriopis connexa Germ.: 1. pene; 2. apparato femminile. — Naemia seriata 
Melsh.: 3. capsula basale del pene. — Megilla maculata De Geer: 4. recep- 
taculum seminis. — Megilla 18-pustulata Muls.: 5. parte apicale del pene; 
6. apparato femminile. — bc. bursa copulatrix; gg. ghiandola del guscio; 
gr. glandula receptaculi; in. infundibulum; vs. receptaculum seminis; 
9 st. 9° sternite: 9t. 9° tergite; 70¢. 10° tergite. 


Naemia seriata (Melsh.) Muls., Mon. Cocc. 1866, p. 21. (détd- 
giosa Muls. Spec. p. 31). — Esemplari di S. Diego, California 
(Mus. Civ. Storia Nat. Genova). 

Nel & il pene è molto lungo e sottile, con capsula basale a T 
(fig. 3) il ramo distale è un po’ dilatato trasversalmente nel tratto 


200 F. CAPRA 


mediano, dove si apre il meato eiaculatore (sulla faccia dorsale), 
l'apice è un po’ ritorto (circa mezzo giro) sul proprio asse verso 
destra e termina con un piccolo lobo membranoso. Il tegmen 
presenta trave claviforme, il processo impari allungato, compresso, 
di poco più breve dei parameri, coll’ apice troncato ed un po’ 
smarginato, 1 parameri subcilindrici un po’ ingrossati all'apice ed 
un po’ ricurvi in basso. Lo spiculum gastrale è bene sviluppato. 

Nella 9 la bursa copulatrix è distinta dalla vagina, notevol- 
mente lunga, dilatata nella porzione anteriore; il receptaculum 
seminis è reniforme, robusto, col cornu ingrossato verso l'estremità 
anteriore e col ramus breve, tozzo, troncato; la scultura del recept. 
è costituita da finissime pliche trasversali frammiste ad alcune 
pliche più profonde nella parte mediana e basale. L’ infundibulum 
è assai piccolo e subcilindrico. Il ductus receptaculi è brevissimo. 


Il 9° sternite ha una piccola incisione sul margine anteriore in 


modo che ne risulta un piccolo dente. 


Megilla maculata (De Geer) Muls. Spec. Col. Trim. Séc. 1851, 
p. 28. — Esempl. della Bolivia (Mus. Civ. Storia Nat. Genova). 

Nel of il pene ed il tegmen dello stesso tipo della Naemia 
seriata, differisce solo per il processo impari più largo all apice 
e più profondamente smarginato. 

Nella Q bursa copulatrix presso a poco come nella specie 
precedente, il receptaculum seminis (fig. 4) è più lungo e meno 
ingrossato, la ghiandola del receptaculum è piccola ed a sacco, 
l’infundibulum assai piccolo. 


Megilla 18-pustulata Muls., Spec. Col. Trim. Séc. 1851, p. 27. 
— Esemplari di Montevideo (Mus. Civ. Storia Nat. Genova). 

Nel g pene (fig. 5) e tegmen circa come nelle due specie 
precedenti, differisce solo per l’apice del processo impari stretto 
e non smarginato. 

Nella 9 bursa copulatrix (fig. 6) come nelle precedenti specie, 
il receptaculum seminis col cornu molto ingrossato e simile in 
ciò a quello della Naemia seriata, infundibulum molto piccolo, 
un po’ dilatato all’ indietro. 


Crotch (7) segnala come carattere sessuale secondario del & 
nei gen. Megilla ed Eumegilla, la presenza di una plica omerale 


@) Crotch, Rev. Coccinellidae, London 1874, p. 91-92. 


OSSERVAZIONI SUGLI HIPPODAMIINI 201 


sulle elitre; questo carattere, molto evidente nella Megilla 
18-pustulata, si riferisce invece alla 9. 


Queste tre specie sono assai affini tra di loro per la forma 
degli apparati genitali maschili e femminili e per alcuni caratteri 
esterni: pronoto orlato alla base e di forma simile; processo pro- 
sternale senza carene, orlato ai margini, mesosterno colla carenula 
trasversale bene sviluppata, più o meno concava o smarginata nel 
mezzo e con una fossetta tra la carena ed il margine anteriore. 

. Notevole la somiglianza del receptaculum seminis di pese tre 
specie con quello della Sospita 20-guttata L. 


A. HORNUNG ET G. MERMOD 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 


RECUEILLIS PAR A. ISSEL 


faisant partie des collections du Musée Civique d’Histoire Naturelle de Génes 


TROISIEME PARTIE, LITIOPIDES 


Notre but était de poursuivre méthodiquement cette étude 
des mollusques de la Mer Rouge et nous avions projeté d’enta- 
mer cette troisiéme partie par la famille des Rissoidés, faisant suite 
a celle des Rissoinidés. Malheureusement, les Rissoidés, compre- 
nant un grand nombre de sections et chaque espéce réclamant 
un contingent considérable de recherches bibliographiques, le 
temps nous a fait défaut pour mettre ce travail au point, avant 
l’impression de ce fascicule. 

La famille des Litiopidés, que Fischer et Cossmann n’hésitent 
pas a rapprocher des Rissoidés, n'est pas très connue. 

Elle se composait autrefois des deux genres dans lesquels ont 
été placées, par différents auteurs, les relativement peu nom- 
breuses espéces recueillies, ca et la, dans les mers chaudes des 
deux hémisphéres. 

Cossmann, dans son douziéme volume d’Essais de Paléocon- 
chologie, publié en 1921, a tenté de mettre un peu d’ordre dans 
cette famille en déterminant les caractéres propres a chaque 
section et transférant, dans ces sections, les espéces a la place 
qu'’elles doivent occuper. Mais ce travail a porté presque exclu- 
sivement sur des formes fossiles qui, pour la plupart, n’ont pas 
encore été trouvées a l’état vivant. 

Ce qui frappe, de prime abord, dans l’étude des especes de 
cette famille, c'est leur grande variabilité. 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 203 


Litiopa melancstoma Rang. 


Habitat: Massaua, 30 m. 

Hauteur 5,89 mm., largeur 2,48 mm. Hauteur de l’ouver- 
ture 2,10 mm., hauteur du dernier tour 3,47 mm. 

La meilleure figuration de cette espéce se trouve dans les 
ouvrages suivants : 

Eydoux et Souleyet. Voyage de la « Bonite », 1851-52, vol. II, 
Zool. Pl. 37, fig. 1 a-b. 

Locard. Voyage du «Talisman» 1897, pl. 22, fig. 13-15. 

Si nous n’avions eu a notre disposition, comme référence, que 
le volume de Tryon, nous avouons que nous aurions eu de la 
peine a identifier les exemplaires de Massaua a la ZL. mela- 
nostoma Rang. 

Un des caractares, celui méme qui a fait donner son nom 
a cette forme, fait complétement defaut aux exemplaires de la 
Mer Rouge que nous avons sous les yeux, nous voulons parler 
de la couleur brun-noir de la bouche. 

Si nous avons bonne mémoire, le Prof. Issel avait fait jadis 
des observations intéressantes sur le changement de coloration 
du test de certains mollusques de la Méditerranée suivant les 
conditions matérielles de leur habitat. 

L’anomalie que nous signalons chez les 
Litiopa melanostoma de Massaua pourra 
peut-étre s'expliquer lorsqu’on aura examiné 
de près l’espéce d’algue sur laquelle vit 
Vanimal et dont il fait sa nourriture. 


Litiopa bucciniformis n. sp. (fig. 1). 


Coquille petite, solide, avec des taches 
irréguliéres rouge-pàle. Six a huit tours 
convexes, ornés de filets spiraux (25 env. 
sur le dernier tour) jusqu’a la base. En 
dessous de la suture partent de grosses còtes 
obsolétes, parfois un peu noduleuses (16 
1. Litiopa bucciniformis. - env. sur le dernier tour). Ces còtes s éten- 
dent sur l’espéce de rampe suturale, plus ou moins accentuée, 


204 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


et s’atténuent peu a peu, sans atteindre le milieu du tour. 
Sutures profondes, crénelées par les còtes axiales. Ouverture ovale, 
anguleuse a la partie supérieure. Labre mince, parfois bordé. 
Columelle concave, brusquement tronquée et rejoignant ensuite 
le labre par un canal versant. 
Habitat: Ras Luma (Assab.); Massaua, 15-20 m. 
Dimensions: 


Hauteur Largeur Hauteur ouverture Haut. dernier tour 


N° 4,°3,25 mm.‘ 1,76 mm. è‘ 1,39mm:.. 2,0% mm. (Ras auma) 
Neo Oe 2A 72> i ety Dee 2,32 » (Massaua) 
N°355, 20. 2,48 » Lo an 2,70 » (Massaua) 


Nous n’avons trouvé nulle part une forme qui se rapproche 
de l’espéce que nous venons de deécrire. 


Gibborissoa mirabilis n. sp. (fig. 2). 


Forme petite, turriculée, un peu ventrue au dernier tour. 
Test solide, blane brillant. Spire a galbe conique, un peu allon- 
gée, avec une protoconque composée de deux tours lisses, vitreux, 
peu convexes et colorés, parfois, en brun- 
jaune. Tours au nombre de 7 à 8; les deux 
derniers plus convexes. Suture profonde 
étroitement canaliculée. Surface ornée de 
filets spiraux bien visibles sur les trois 
derniers tours et jusqu'àè l’extrémite de la 
base (8-9 sur l’avant-dernier tour, 20 sur 
le dernier) et de varices inégales crénelées 
par les filets spiraux (4 sur le dernier tour). 
Ouverture ovale, versante vers la columelle. 
Dans l’intérieur de ouverture on distingue 
par transparence un grand nombre de 
stries d’accroissement microscopiques. La- 
bre épaissi par une forte gibbosité; pas de 
denticulations internes. Columelle légère- 
ment tronquée et un peu oblique par rap-. . ® Sibborissoa mirabilis. 
port à l’axe. 

Hauteur 3,56 mm., largeur 1,74 mm. 

Hauteur de la bouche 1,17 mm., hauteur du dernier tour 
1,86 mm. 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 205 


Habitat: Ras Luma (Assab), Steamer Point (Aden); d’autres 
exemplaires ont été recueillis a Zeila (ile de Saldadin) par l’expé- 
dition du «Rapido» en 1878. 

Observations: Lorsqu’on fixe la coquille par l’apex, le pourtour 
du dernier tour offre Vaspect dun triangle a còtés arqués. 

Le caractére du labre, bordé extérieurement par une varice, 
nest pas constant, car, chez certains individus, cette varice est 
éloignée du labre; néanmoins, celui-ci reste épaissi intérieu- 
rement. 

Il en est de méme pour les denticulations signalées par 
Cossmann dans la description.du type fossile: ce caractére n'a 
rien de fixe, pas plus que le nombre des varices sur la surface 
des tours. Dans le matériel de Ras Luma se trouve un exem- 
plaire muni de 12 varices sur l’avant-dernier tour, chiffre dépas- 
sant de beaucoup la moyenne. 

Le genre Gibborissoa a été créé par Cossmann (Ess. de 
paléoconch. 1921) pour remplacer le genre Alaba, groupe dans 
lequel figuraient des formes diverses mal définies, appartenant è 
des espéces en mauvais état, partant indéterminables. 

Le nom de Gibborissoa est donc destiné aux individus vari- 
queux et ces individus ne se trouvent guére qu’a l’état fossile. 

Jusqu'è présent, on ne connaissait que deux espéces vivantes: 
Alaba supralirata Carpenter (Cat. M. Shells 1856, p. 366) 
et Al. Jeannettae Bartsch recueillies par Bartsch a S. Diego 
(cotes de la Californie), et figurées dans Proc. of the National 
Museums. 1911 vol 39. 

Si nous examinons les differences qui existent entre Alaba 
supralirata de S. Diego et Gibborissoa mirabilis de Ras 
Luma (Mer Rouge), nous trouvons que la premiére de ces 
forthes est plus élancée, partant plus haute. Ses tours embryon- 
naires, au nombre de 3, sont striés axialement (G. mirabilis a 
deux tours embryonnaires lisses, vitreux). Ses stries spirales sont, 
d’aprés la figure, visibles sur tous les tours post-embryonnaires 
(G. mirabilis a seulement les trois derniers tours striés spira- 
lement). Le bec, a la base de l’ouverture, parait plus prononcé 
que chez G. mirabilis. 

Nous avons établi ces différences en nous basant seulement 
sur les caractéres constants qui s’observent sur les exemplaires 
de G. mirabilis que nous avons eu sous les yeux. 


206 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


Diala semistriata Ph. 


= Alaba semistriata Ph. (Issel). 

= Diala varia A. Adams. 

Cette petite forme est commune. Elle a été signalée par tous 
les auteurs et Issel en a recueilli de nombreux exemplaires a 
Massaua, aux iles de l’archipel de Dahlac, 4 Assab, à Steamer 
Point (Aden) et l’expédition du «Rapido» a Zeila (ile de Saldadin). 

Si elle est commune, elle est aussi trés variable. L’ornemen- 
tation figurée par Savigny (Desc. de l’Egypte, pl. III, fig. 27-28) 
est rarement régulière, la couleur des taches est plus ou moins 
vive, souvent elle disparait complètement. Il n’est pas jusqu’aux 
stries spirales qu'on apercoit par transparence dans l’ouverture, 
qui solent un caractére constant. 


Diala trilirata Melvill. 


Un seul exemplaire de cette très curieuse petite espéce a été 
recueilli à Ras Luma (Assab). Il est semblable au type du 
Golfe Persique décrit et figuré par Melvill (Proc. Mal. Soc. 1907, 
vol. 7, p. 71, pl. 7, fig. 3). Méme forme turbinée, méme dernier 
tour anguieux à la périphérie, méme ouverture presque rhom- 
boidale, méme suture canaliculée. 

Cependant, l’individu recueilli par Issel à Ras Luma a, non 
pas trois filets spiraux, mais cing. Vu la variabilité qu'on est a 
méme de constater chez les espèces de tous les groupes consti- 
tuant la famille des Litiopidés, cette petite ditférence peut facile- 
ment s’expliquer. Il en est de méme pour celle ayant trait aux 
dimensions de notre espéce de la Mer Rouge comparées a celles 
du type du Golfe Persique: 


Individu de la Mer Rouge: Type du Golfe Persique: 
Hauteur . ; lemma, Hauteur --.:2°2) mim: 
Largeur . ; i VS IS Larsen aldo 
Hauteur bouche . 0,68 » 


Hauteur dernier tour. 0,99 » 


Nous rappelons que les dimensions données ci-dessus ne 
sappliquent qu’a un unique exemplaire provenant de Ras Luma 
(Assab). 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 207 


Argyropeza Schepmaniana Melvill. 


(Proc. of Malac. Soc. 1913, vol. 10, p. 246, pl. XII, fig. 41). 

Cette petite espéce du Golfe Persique est assez répandue dans 
la Mer Rouge, mais elle est variable dans son ornementation et 
sa coloration. Partout où le type décrit par Melvill a été recueilli 
par Issel, on constate que les variétés le surpassent en nombre. 

Chez ces variétés, la protoconque, composée de deux tours 
lisses, est semblable a celle du type, mais la coloration, au lieu 
d’étre jaune paille, est jaune rouille ou violet plus ou moins clair. 

Les 9 tours de spire de A. Schepmaniana du Golfe Per- 
sique (type de l’espéce) sont doublement anguleux du fait que, 
sur les trois costules spirales, deux sont carénantes. 

Les cotes axiales forment, à leur intersection avec les cordons 
spiraux, une série de nodulosités assez proéminentes. Dans les 
variétés provenant de la Mer Rouge, les cordons spiraux sont 
plus nombreux (certains individus en ont jusqu’a 5) moins caré- 
nants, et, aux intersections, les aspérités sont moins saillantes ou 
bien remplacées ca et là par des varices qui, dans certains cas, 
épaississent extérieurement le labre. Enfin, la base chez le type 
est ornée de 3 à 4 cordonnets spiraux tandis que certaines 
variétés n’en possèdent qu’un seul. 

Le genre Argyropeza Melv. et Stand. ne figure pas dans le 
tableau des Litiopidés dressé par Cossmann dans le vol. 12 de 
ses Essais de Paléoconchologie. Il n’a probablement pas eu con- 
naissance de l’ouvrage de Melvill et Standen. Ce genre, par son 
ornementation et la forme de son ouverture, trouve sa place 
dans le tableau mentionné près de (rlosia, genre créé par 
Cossmann avec, comme génotype, une espéce du Séquanien a 
forme turriculée, costulée axialement et spiralement striée. Sans 
crainte de se tromper, on peut affirmer que G/osza est synonyme 
d’Argyropeza. 

A. Schepmaniana a été recueilli a Massaua a une profon- 
deur de 10-20 métres par Issel et a Zeila (ile de Saldadin) par 
l’expédition du « Rapido» 1878. 

Watson, dans Voyage of «Challenger», 1873-76, vol. XV, 
pl. 38, fig. 4, a figuré sous le nom de Bittiwm diplax une 
espéce, provenant d’Amboine, qui se rapproche par son ornemen- 


208 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


tation de A. Schepmaniana, mais elle en différe par le nombre 
des filets spiraux et la grosseur des nodulosités a l’intersection 
des còtes axiales. 

Bartsch (Proc. of Nat. Museum U. S. A., vol. 39, pl. 62, fig. 1) 
a également figuré sous le nom de Alabina Dioinedeae une 
forme de San Diego (Californie) qui a aussi une assez grande 
analogie avec A. Schepmaniana. 


Argyropeza Doriae n. sp. (fig. 3). 


Forme turriculée. Test solide. Coloration brune, violette; sauf 
la périphérie du dernier tour qui est blanche lavée de violet. 
Spire composée de huit à neuf tours presque plans, ornée de 
trois cordons spiraux (le cordon supérieur 
est peu visible sur les trois premiers tours 
post-embryonnaires) et de cdtes longitudi- 
nales légérement arquées au nombre de 
dix-huit sur le dernier tour. A l’intersection 
de ces dernières avec les .còtes spirales se 
forment de grosses nodulosités arrondies. 
L’intervalle entre les còtes axiales et spi- 
rales est rempli de fines stries spirales 
recoupées par des lignes d’accroissement 
microscopiques. Sur le dernier tour, dans 
le prolongement de la suture, se trouve 
un autre cordon spiral contre lequel viennent 
butter les cotes axiales. Sur la base, légè- 
rement concave, on distingue un dernier 
filet spiral et de nombreuses lignes d’accroissement. Ouverture 
ovale, fortement versante sur la columelle. Labre mince, tranchant 
laciné. Columelle faiblement excavée, avec un callus réfléchi sur 
la région ombilicale. 

Habitat: Zeila (ile de Saldadin). Un seul exemplaire recueilli 
par l’expédition du «Rapido» en 1878. 

Dimensions: hauteur: 3,41 mm., largeur 1,58 mm., hauteur 
de l’ouverture 1,08 mm., hauteur du dernier tour 1,73 mm. 

Observations: P. Bartsch dans un nouveau genre Alabina 
(lequel nous semble étre synonyme de Argyropeza Melvill et 
Glosia Cossmann a présenté quelques formes nouvelles de 


3. Argyropeza Doriae. 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 209 


San Diego (Californie) (Proc. U. S. Nat. Mus., vol. 39, 1911, 
p. 409-18, pl. 61-62). 

Parmi ces formes, Alabina phanea (loc. cit. fig. 6), se rap- 
proche beaucoup de Argyropeza Doriae comme ornementation. 
Cependant, son galbe est plus élancé et partant l’angle spiral 
est moins ouvert. 

Voici du reste les differences qui nous portent a croire que 
Al. phanea et Ar. Doriae sont bien deux espéces distinctes : 


Alabina phanea Argyropeza Doriae 
30 Angle spiral ORO 
12 Nombre des tours 8à9 


2 visibles sur les trois 


Cordons spiraux È 
les tours. embryonnaires. 
3 visibles sur les suivants. 
deb Stries spirales SU 
Invisibles. Visibles. 
dans les intervalles 
14 Cotes axiales dernier tour 18 
2 Filets sur la base ] 
Fortement versante vers 
Se i / 
Non versante Ouverture lav columelie: 
Hauteur: 3,6 ram. 0A Hauteur: 3,41 mm. 
Dimensions 
Largeur: 1,1 mm. Largeur: 1,58 mm. 


Nous citerons encore Bittium furvum de Watson (The 
Voyage of «Challenger», 1873-76, vol. XV, pl. 38, fig. 1) dont 
les douze cotes axiales du dernier tour sont droites et qui a 
quatre cordons spiraux. 


Ann, del Mus, Civ, di St. Nat., Vol. LII (4 Dicembre 1926), 14 


SOPRA UNA COLLEZIONE DI PESCI DELLA PALESTINA 


PER D. VINCIGUERRA 


Il padre Francesco Contini, dei Frati minori, avendo dovuto 
nell’ anno 1925 trascorrere qualche tempo in Palestina, accolse 
favorevolmente |’ invito, da me fattogli a mezzo dell’ amico 
prof. Giacomo Cecconi di Fano, di raccogliere qualche animale 
per il Museo Civico e particolarmente pesci del Giordano e del 
Lago di Tiberiade, sulle cui sponde egli aveva preso dimora. 

La fauna ittiologica di quella regione è specialmente interes- 
sante perchè in essa vengono a contatto e si mescolano con i 
prevalenti elementi cireummediterranei, altri di provenienza indiana 
od etiopica. 

Le prime notizie sui pesci del lago di Tiberiade sono dovute 
ad Hasselquist (4) ma essi non furono ben conosciuti che in 
seguito agli importanti lavori di Gunther su quelli raccolti da 
Th. W. Beddome e dal canonico Tristram (?), a quelli di Lortet 
sui pesci ottenuti da lui stesso (*) e più recentemente per quello 
di Annandale sulle collezioni da lui fatte durante la sua esplo- 
razione di quel lago (4). La conoscenza di quella fauna può dirsi 
completata da quella della Siria, a cominciare dai lavori di Heckel 
sui pesci raccolti da Kotschy, (°) alla memoria di Sauvage su 


(1) F. Hasselquist, Iter palaestinum... utgifven af Carl Linnaeus, Stockholmiae 
1757. Pisces, p. 324-407. 

(2) A. Gunther, Report on a collection of Reptiles and Fishes from Palestina, 
in Proc. Zool. Soc. London, 1864, p. 488-493. 

(®) L. Lortet, Poissons et Reptiles du lac de Tibériade, in Arch. Mus. Lyon, III, 
4883, p. 99-489, tav. VI-XIX. 

(4) N. Annandale, Note on Fishes, Batrachia and Reptiles of the lake of Tiberias, 
in Journ. As. Soc. Bengal, IX, 1913, p. 34-44. i 

(9) J. Heckel. Abbildungen und Beschreibung der Fische Syriens, 1843 (inserito 
nella Relazione dei viaggi di G. Russegger). 


aiid 


PESCI DI PALESTINA 211 


quelli avuti dal Dr. Chantre, (!) sino alla recente illustrazione di 
quelli ottenuti da Gadeau de Kerville, dovuta al Dr. Pellegrin (?). 
Non era da attendere, come difatti è avvenuto, che in una 
raccolta fatta in uno spazio di tempo relativamente ristretto e in 
un solo punto del lago, si trovassero molte specie. Questi pesci 
devono essere stati ottenuti dai pescatori di Tiberiade nelle acque 
libere del lago ove essi possono servirsi dello sparviere che, a 
quanto scrive Lortet, è lo strumento di pesca da loro usato. 
Mancano quindi in questa collezione le piccole specie e quelle 
che come | Hemichromis sacra, Gthr. vivono tra i giunchi. 
Ciò nonostante non credo inutile ricordare quali siano state le 
specie raccolte, tanto più che taluna di esse si presta a qualche 
considerazione ed una merita di essere ritenuta come nuova. 


Blennius vulgaris, Poll. 


Blennius vulgaris, Pollini, Viag. Lag. Garda, VII, p. 20, fig. 1. 
» varus, Risso, Hist. Nat. Eur. mér. III, p. 237. 
» vulgaris, Giinther, Cat. Fish. III, p. 217. 


» varus, Gunther, ibid. p. 220. 

» vulgaris, Canestrini, Faun. Ital. Pesci, p. 28. 

» varus, Lortet, Ann. Mus. Lyon, II p. 128, tav. XVIII, fig. 3. 
» » Annandale, Journ. As. Soc. Bengal, IX, p. 35. 


Sette esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 70 senza la pinna codale. 

Questi individui sono tutti di colorito quasi del tutto oscuro 
e i più piccoli non hanno tentacoli sopraorbitali visibili; essi 
corrispondono quindi alle descrizioni del B. varus che Canestrini 
ha considerato come semplice varietà di colore del vulgaris. 
Secondo lo stesso autore i tentacoli e la cresta nucale sarebbero 
presenti nei maschi e mancherebbero nelle femmine. Di questi 
esemplari i più grandi sono forniti di tentacoli e di cresta nucale, 
ma il maggiore di essi è evidentemente di sesso femminile avendo 
l’ovario bene sviluppato. 

Il Bl. vulgaris, in questa stessa varietà, è già stato indicato 


() H. E. Sauvage, Notice sur la faune ichthyologique de l’ouest de l’Asie et plus 
particuliérement sur les poissons recueillis par M. Chantre pendant son voyage dans 
cette région, in Nouv. Arch, Mus. Paris. VII, 1884, p. 4-42, tav, I-III. 

@) J. Pellegrin, Etude sur les poissons rapportés par M. Henri Gadeau de Kerville 
de son voyage zoologique en Syrie, in Voyag. Zool. Gad. Kerv, IV, 1923, p. 1-40, 
tav, I- V, 


212 D. VINCIGUERRA 


da Lortet del lago di Tiberiade e nell’ individuo da lui descritto 
e figurato erano anche presenti piccoli tentacoli sopraorbitali e 
cresta nucale. 

Secondo Lortet e Annandale questo pesciolino è molto comune 
presso le sponde del lago, dove il secondo ne osservò le uova 
deposte nel mese di Ottobre, senza però raccogliere I’ adulto. 


Tilapia Tiberiadis (Lort.) 


Chromis Tiberiadis, Lortet, Arch. Mus. Lyon, HI, p. 135, tav. VI. 
Tilapia galilaea, Boulenger, Proc. Zool. Soe. London, 1899, p. 114 — 
Cat. Freshwat. Fish. Afr. III, p. 169, fig. 109 (partim). 
» » Pellegrin, Mém. Soc. Zool. France XVI (1903) p. 311 
(partim). 


Sei esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 210 senza la codale e il minore mm. 60. Due del 
fiume Giordano il maggiore dei quali lungo mm. 90. 

Questa specie è stata da Boulenger e da Pellegrin riunita al 
Chromis microstomus di Lortet, sotto il nome di Tilapia galilaea 
(Art.); a me sembra invece che le due forme, per quanto affini, 
debbano essere mantenute specificamente distinte, nel qual caso 
non si può precisare a quale delle due spetti il nome dato al 
pesce raccolto da Hasselquist (!) nel lago di Tiberiade, e da lui 
indicato col nome di Sparus galilaeus, Art., quantunque sia 
probabile che esso abbia a riferirsi a questa forma. Le dimensioni 
assegnate da Hasselquist a questo pesce sono un palmo e due 
pollici di lunghezza per mezzo palmo di larghezza, o meglio di 
altezza, e quindi indicano che si trattava di individuo di statura 
assai grande (circa 30 cm. di lunghezza), come non si riscontra 
nel microstomus, pel quale Lortet indica come lunghezza mas- 
sima 20 cm. Non comprendo quindi come Steindachner (?) abbia 
potuto, in base all’ esame di un individuo giovane del lago di 
Tiberiade, identificare la specie indicata da Hasselquist col Chromis 
niloticus, ritenendolo forma giovanile di questa specie. 

Tanto la Tilapia tiberiadis quanto la microstoma appar- 
tengono al gruppo con 15 o più appendici branchiali, a codale 
troncata o leggermente emarginata ed hanno le pinne pettorali 

(1) F. Hasselquist, Iter Palaestinum, p. 389. 


(2) F. Steindachner, Ichthyologische Mittheilungen VII, in Verhandl, zool. bot, 
Ges. Wien, XIV, p. 226, 


PESCI DÌ PALESTINA 913 


notevolmente lunghe, che raggiungono od oltrepassano i primi 
raggi dell’ anale. La differenza principale fra le due specie consiste 
nella bocca che nella ¢tiberiadis è alquanto più grande che nella 
microstoma, infatti la perpendicolare abbassata dalle narici arriva 
in quella alquanto in avanti dell’ angolo della bocca, mentre in 
questa giunge appena a toccarlo quando non arriva un po’ più 
in addietro. Altre differenze si notano nelle proporzioni del corpo, 
perchè la 7. tiberiadis ha tanto nel giovane che nell’ adulto il 
corpo un poco più alto della microstoma; nella prima l'altezza 
é contenuta nella lunghezza 2 volte a 2 e !/,; mentre nella seconda 
lo é 2 volte e ?/, a 2 e !/,, corrispondendo così alle descrizioni 
di Lortet. 

Anche il sistema di colorazione è alquanto diverso: la 7. tibe- 
riadis ha generalmente molto marcate le macchiette nere sulle 
squame che vengono a costituire delle serie interrotte di striscie 
oscure, separate da altre più chiare, mentre nella mécrostoma 
queste macchiette se esistono non sono così evidenti, ma invece 
in essa vi è, almeno negli esemplari più giovani, sui fianchi una 
striscia oscura continua che manca nei giovani di quella, nei quali 
manca pure la macchia nera alla base dei primi raggi della por- 
zione molle della dorsale, evidente negli altri. 

Negli esemplari del Giordano la colorazione è più intensa; 
sono molto evidenti le fascie trasversali oscure, in numero di 7 
a 9, che-in un individuo raggiungono il ventre; questo individuo 
presenta anche la macchia nera sulla dorsale. 

L'individuo figurato da Boulenger e proveniente da Cartum, 
dovrebbe, a mio avviso, per l'altezza del corpo essere riferito a 
questa specie, la quale quindi non sarebbe limitata soltanto al 
bacino del Giordano. 

Questi pesci furono inviati col nome volgare di muscit. 


Tilapia microstoma (Lort.) 


Chromis microstomus, Lortet, Ann. Mus. Lyon, III, p. 139, tav. VIII, fig. 1. 
Tilapia galilaea, Boulenger, Proc. Zool. Soc. London, 1899, p. 114. — 
Cat. Freshwat Fish. Afr. III, p. 169, partim. 
» > Pellegrin, Mém. Soc. Zool. France, XVI (1903), p. 311, 
partim. 


Otto esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 142 senza la codale e il minore mm. 65. 


914 D. VINCIGUERRA 


Ho precedentemente indicato i caratteri che distinguono questa 
dalla 7. tiberiadis e mi inducono a non accettare la loro riu- 
nione sotto il nome unico di 7. galilaea. 

Io ritengo che a questa specie debba riferirsi uno dei disegni 
che Steindachner da del Chromis niloticus (*) e precisamente 
quello che nella tavola porta il numero 1, e ciò a cagione della 
grande piccolezza della bocca dell’ individuo figurato. Per conse- 
guenza la 7. microstoma non sarebbe neppur essa limitata al 
bacino del Giordano, ma si troverebbe anche nel Senegal; è quindi 
probabile che la vasta distribuzione geografica che Boulenger 
attribuisce alla J. galilaea sia tanto quella della ¢iberiadis, 
come della microstoma. 


Tilapia nilotica (Linn.) 


Labrus niloticus, Hasselquist Iter. Palaest. p. 346. 


Tilapia ntlotica, Boulenger, Proc. Zool. Soc. 1899, p. 112 — Cat. Freshwat. 


Fish. Afr. Hl, -p.. 162, fig, 106, 
» » Pellegrin, Mém. Soc. Zool. France, XVI, p. 309. 


Due esemplari del lago di Tiberiade, uno di mm. 190 e l’altro 
di mm. 160 senza la codale. 

Questa specie è assai affine alle precedenti e specialmente 
alla 7. tiberiadis di cui raggiunge la statura, ma se ne distingue 
a prima vista per la forma arrotondata della pinna codale tutta 
coperta di puntini neri disposti in fascie trasversali. Vi si notano 
anche parecchie altre differenze, quali quella della minor lun- 
ghezza della pinna pettorale in questa specie in confronto di 
esemplari della t/dberiadis di statura presso a poco eguale, come 
pure la minore altezza del preorbitale che nella tiberiadis corri- 
sponde a circa 1 volta e */, il diametro dell’ occhio, mentre nella 
nilotica è eguale a questo diametro. 

La 7. nilotica, secondo Lortet, è nel lago di Tiberiade meno 
frequente delle due specie precedenti; essa pure mi fu inviata 
col nome di mwscit, corrispondente al moucht di Lortet. 


(1) F. Steindachner, Zur Fischfauna des Senegals, in Sitzber. K. Akad. Wien, 
LX, p. 964, tav. IV. 


PESCI DI PALESTINA 915 


Tilapia Simonis (Giinth.) 


Chromis Simonis, Gtinther, Proc. Zool. Soc. London, 1864, p. 492. 


» » Lortet, Arch. Mus. Lyon, II, p. 143, tav. IX, fig. 1. 
Tilapia Stmonis, Boulenger, Proc. Zool. Soc. London 1899" p. 125: 
» » Pellegrin, Mém. Soc. Zool. France, XVI, p. 321. 


Quattro esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 150. 

Questa specie appartiene, come le seguenti, al gruppo con 
poche appendici sul 1.° arco branchiale, che in questi individui 
sono in numero di 9 a 10. L’ angolo della bocca trovasi al disotto 
della narice o poco più in là; le pinne pettorali sono molto più 
lunghe delle ventrali e raggiungono i primi raggi dell’ anale; la 
codale è coperta da poche squamette presso la base. 

È in questa specie che Lortet ha studiato minutamente il fatto 
della incubazione boccale delle uova, che egli riteneva praticata 
dagli individui di sesso maschile, per la quale ragione l’ aveva 
da principio chiamata Chromis paterfamilias (*), mentre Pellegrin 
ha constatato tanto in questa specie, come in altre della stessa 
famiglia che quella funzione è compiuta dalle femmine. Uno degli 
esemplari da me esaminati, del quale non fu possibile determi- 
nare il sesso, ha la bocca piena di uova della grandezza di un 
piccolo pisello, ed alcune di esse anche già schiuse. 

Questa specie sinora non è stata indicata che del lago di 
Tiberiade e di altre località del bacino del Giordano. 


Tilapia Magdalenae (Lort.) 


Chromis Magdalenae, Lortet, Arch. Mus. Lyon, II, p. 146, tav. IX, fig. 2. 
Tilapia Magdalenae, Boulenger, Proc. Zool. Soc. London, 1899, p. 120. 
» » Pellegrin, Mém. Soc. Zool. France, XVI, p. 320. — 
Voyag. Zool. G. de Kerville, Poissons, p. 36. 


Un esemplare del lago di Tiberiade, lungo mm. 107 senza la 
codale. 

Questa specie per lo scarso numero di appendici branchiali 
appartiene allo stesso gruppo della precedente alla quale è molto 


(1) L. Lortet, Compte-Rendus Acad. Science. Paris, LXXXI (4875) p. 1197. 


216 D. VINCIGUERRA 


affine, distinguendosene solo per la minore lunghezza della pinna 
pettorale e per la presenza di macchiette bianche sulla codale che 
non sono indicate nè nella descrizione originale né sulla figura 
ma sono ricordate da Pellegrin. Questo individuo per quanto di 
colorito molto sbiadito presenta traccie di otto fascie trasversali 
oscure. 

Questa specie non è limitata al lago di Tiberiade, ove 
secondo Lortet è abbastanza rara, perchè è comune nei laghi a 
oriente di Damasco, dove si versano i corsi d’acqua provenienti 
dall’ Antilibano e dall’ Ermon. Anche Gadeau de Kerville ne 
ebbe un esemplare da Ataibé sul lago omonimo, dove si getta il 


fiume Barada. 


Lilapia Zillii (Gerv.) 


Acerina Zillii, Gervais, Ann. Sc. Nat. 3.* serie, X, p. 203. 
Chromis Andreae, Giinther, Proc. Zool. Soc. London, 1864, p. 492. 
» » Lortet, Ann. Mus. Lyon, III, p. 142, tav. VIII, fig. 2. 


Tilapia Zillit, Boulenger, Proc. Zool. Soc. London, 1899, p. 119. — Cat. 


Freshwat. Fish. Afr. II, p. 197, fig. 125. 
» » Pellegrin, Mém. Soc. Zool. France, XVI, p. 327. 


Molti esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 170 senza la codale ed il minore mm. 40. 

Questa numerosa serie di individui vale a dimostrare, a mio 
avviso, la grande variabilità di questa specie, perchè si notano 
fra quelli differenze assai notevoli, ma che non mi sembrano tali 
da poter riportarli a forme specificamente distinte. Buon numero 
di essi, tanto fra gli adulti che fra i più giovani hanno una forma 
assai più allungata di quello che é indicato nelle descrizioni, 
secondo le quali il massimo rapporto fra l'altezza e la lunghezza 
del corpo sarebbe di 2 e ?/,, mentre in essi quella è contenuta 
sino a 3 volte in questa, senza la codale. Anche le figure di 
Lortet e di Boulenger rappresentano individui di forma meno 
allungata della maggioranza di quelli da me esaminati. Ma fra 
questi se ne trovano anche parecchi a corpo più alto, che corri- 
spondono meglio alle accennate descrizioni e figure, mentre non 
presentano altri caratteri tali che possano indurre a considerarli 
come specie diverse. Questi individui più alti, pur presentando, 
benchè assai più sbiadito lo stesso sistema di colorazione degli 
altri, ne hanno le stesse caratteristiche, ossia le fascie trasversali 


PESCI DI PALESTINA 917 


sul corpo, le linee longitudinali oscure sulla metà dei fianchi; 
la macchia intensamente nera alla base dei primi raggi molli 
della dorsale seguita da serie di macchiette nere, e quelle bianche 
marginate di nero sulla pinna codale, specialmente nella sua 
parte basale. 

Non posso ritenere che queste differenze siano sessuali, perchè, 
quantunque in quasi tutti gli individui, anche nei più piccoli, 
siano stati dal raccoglitore completamente asportati i visceri, pure 
in esemplari di colorito egualmente intenso, anche di piccola 
struttura, ho constatato avanzi sia di ovarii che di testicoli. 

Come ho già detto gli esemplari più bassi hanno ordinaria- 
mente il colorito del corpo molto più intenso degli altri; le 
sette fascie trasversali brune del corpo sono assai larghe, più 
degli spazii intermedii e raggiungono il ventre, la striscia longi- 
tudinale bruna è molto marcata; il colorito del capo è quasi nero 
e si estende anche alle parti inferiori di esso; le pinne ventrali 
sono anche nere. Anche negli individui meno intensamente coloriti 
lo spazio golare è sempre molto oscuro, tranne che in quelli 
molto giovani, nei quali sono anche meno evidenti od assenti le 
macchiette bianche della pinna codale. Negli esemplari più chiari 
le pinne pettorali e ventrali sono un po’ più corte che negli altri. 
Due individui adulti mostrano un colorito grigiastro uniforme ed 
hanno appena traccie di qualche macchietta sulla dorsale, ma 
sono evidentemente emaciati. 

I giovani di questa specie sono molto rassomiglianti a quelli 
della Tilapia microstoma ed anzi in qualche caso ne sarebbero 
difficilmente distinguibili se non fosse per il diverso numero delle 
appendici branchiali che nella Zi non sono più di 9 sulla parte 
inferiore del primo arco branchiale, mentre nell’ altra sono al- 
meno 15. Inoltre i giovani microstoma hanno sempre il corpo 
un po’ più alto e la bocca anche più piccola che nella Zidlic 
poichè in questa l'angolo della bocca si trova quasi al disotto 
del margine anteriore dell’ orbita, mentre in quella è anche più 
in avanti. Nella microstoma la narice è posta a livello del mar- 
gine superiore dell’ orbita, mentre nella Zé/li corrisponde al 
centro della pupilla. Le pinne pettorali in quella sono più lunghe 
delle ventrali che non raggiungono mai I’ orificio anale, mentre 
ciò avviene quasi sempre nella Zi. 

La microstoma di Tiberiade manca frequentemente della 


918 D. VINCIGUERRA 


macchia nera alla base della dorsale molle o la presenta piu 
sbiadita, come sono più strette e meno evidenti le fascie trasver- 
sali sul corpo, mentre sì l’ una che le altre sono assai marcate 
negli esemplari del Giordano. 

Questa specie è stata descritta sotto diversi nomi, ma Boulenger 
in seguito all’ esame dei tipi di parecchie delle varie specie, e fra 
gli altri quello del Chromis Andreae di Giinther, li ha tutti 
riuniti sotto lo stesso nome. La sua distribuzione andrebbe pertanto 
dal lago di Tiberiade sino ai laghi dell’Africa centrale e al bacino 
del Niger. Nel lago di Tiberiade Lortet la dice più rara delle altre, 
mentre dalla quantità di esemplari inviati dal P. Contini sembre- 
rebbe molto frequente. Forse ciò dipende dalla stagione, dal punto 
ove fu pescata e dai mezzi di pesca usati. Anche Annandale vi 
ha raccolto questa specie. 


Hiaplochromis Flavii Josephi (Lort.) 


Chromis Flavtt Josephi, Lortet, Arch. Mus. Lyon, III, p. 141, tav. VIII, fig. 2. 

Tilapia Flavit Josephi, Boulenger, Proc. Zool. Soc. London, 1899, p. 135. 

Astatotilapia Desfontatnesi, Pellegrin, Mém. Soc. Zool. XVI (1903) p. 300, 

_partim. 

Haplochromis Desfontainesii, Boulenger, Cat. Freshwat. Fish. Afr. III, 
p. 303, partim. 

» Flavit Josephi, T. Regan, Ann. Mag. Nat. Hist., serie 9.8, 
VOLL p:1202. 


Dodici esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 77. 

Questa specie era stata da Pellegrin riunita al Chromis 
Desfontainesi (Lac.) e Boulenger aveva accettato questo modo 
di vedere, ma Tate Regan ha rivendicato |’ autonomia di essa, 
come pure quella di talune altre che erano state riunite insieme 
da quelli autori; quantunque nella forma, nel colorito ed in 
altri caratteri esse presentino grande rassomiglianza tra loro 
differiscono per la forma dei denti faringei. Questi infatti negli 
esemplari di Tunisia e di Algeria, come io stesso ho constatato in 
individui delle acque termali di Gafsa (Tunisia), che appartengono 
al vero Desfontainesii, sono assai piccoli, tranne quelli centrali 
che sono un poco più sviluppati e globosi, mentre gli esemplari 
di Tiberiade hanno i denti più grandi e specialmente quelli 
centrali assai più sviluppati. È 


PESCI DI PALESTINA 919 


Queste differenze nei denti faringei ho pure potuto constatare 
in esemplari dell’ Uganda che Boulenger (') aveva riferito a questa 
stessa specie, mentre devono essere riferiti allo H. Wingatii che 
prima egli stesso aveva descritto come specie distinta, perchè in 
essi i denti faringei sono tutti piccoli, uniformi ed aguzzi. 

Gli esemplari delle tre specie non differiscono notevolmente 
fra loro nella colorazione, tutte hanno la fascia nera dall’ occhio 
all’angolo della bocca e le macchie ocelliformi sulle pinne anali. 
Generalmente la specie dell’ Uganda ha un colorito molto più 
scuro delle altre due. 


Clarias lazera (C. V.) 


Clarias lazera, Cuvier et Valenciennes, Hist. Nat. poiss. XV, p. 372. 
» macracanthus, Giinther, Cat. Fish. V, p. 375. 
» » Lortet, Ann. Mus. Lyon, II, p. 151, tav. XVII. 
» lazera, Boulenger, Cat. Freshwat. Fish. Afr. II, p. 235, fig. 197. 


Un esemplare del lago di Tiberiade lungo mm. 320, senza la 
pinna codale. 

Questa specie, che raggiunge grandi dimensioni, è diffusa in 
quasi tutta l'Africa settentrionale dal Nilo al Congo. Fu descritta 
dalla Siria sotto i nomi di C. syriacus, C. V. e C. Orontis, Gthr. 
Gunther e Lortet hanno riferito gli esemplari di Tiberiade al 
C. macracanthus, ma Boulenger ha riunito tutte queste forme 
al C. lazera. 

Lortet lo indica col nome volgare di dardour; a me fu 
inviato con quello di dardut o pesce di S. Pietro. 


Alburnus sellial, Heck. 


Alburnus sellal, Heckel, in Russegger’s Reis. I, p. 1082, tav. II, fig. 1. 
> » Gunther, Cat. Fish. VII, p. 316. 
» » Lortet, Ann. Mus. Lyon, III, p. 169, tav. XVI, fig. 2. 


Parecchi esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 150 senza la pinna codale. 

Questa specie, descritta da Heckel su esemplari provenienti 
dal fiume Kueik, affluente dell’ Eufrate è stata raccolta nel lago 
di Tiberiade soltanto da Lortet che la dice non esservi molto 


(1) G. A. Boulenger, On a third collection of Fishes made by Dr. E. Bayon in 
Uganda, in Ann. Mus, Civ. Genova, XLV, p. 71. 


290 D. VINCIGUERRA 


comune. Il numero piuttosto abbondante di individui avuto dal 
padre Contini mi fa supporre che almeno in qualche stagione 
dell’anno la specie possa invece esservi frequente. Questi individui 
presentano fra loro qualche piccola differenza nel numero delle 
squame della linea laterale che vanno da 72 nei più piccoli a 
80 circa in quelli di maggiore statura, nel profilo del dorso in 
alcuni esemplari più rettilineo che in altri, il che sposta alquanto 
la posizione della bocca in confronto all’ asse del corpo e nella 
inserzione della anale che talora comincia immediatamente . sotto 
la fine della dorsale e talora alquanto più in addietro. Ma nessuno 
di questi caratteri però a mio avviso assume un valore specifico, 
come non può averlo neppure qualche differenza nella grandezza 
delle squame, si che io credo completamente giustificata la suppo- 
sizione di Gunther che riteneva doversi considerare come sinonimo 
dell'A. sedlal, il microlepis e lo hebes pure di Heckel. Jo ritengo 
anzi assai probabile che alla stessa specie debbano  riportarsi 
parecchie delle altre forme di A/durnus, in numero di almeno 
una dozzina, descritte da varii autori, dell'Asia occidentale. Se si 
volesse applicare lo stesso criterio all’ A. lcidus, Heck. Kn. 
dell’ Europa centrale, del quale come è stato dimostrato dal 
Gatti, (1) il nostro comune A. alborella (De Fil.) non è che la 
forma meridionale, anche quello si dovrebbe smembrare in un 
numero non indifferente di specie. 
Questi pesci mi sono stati inviati col nome di sardine. 


Barbus longiceps, C. V. 


Barbus longiceps, Cuvier et Valenciennes, Hist. Nat. poiss. XVI, p. 179, 


tav. 467. 
» » Gunther, Cat. Fish. VII, p. 91. 
» » Lortet, Arch. Mus. Lyon, Ill, p. 163, tav. XIII, fig. 1. 
» » Pellegrin, Voyag. Zool. G. de Kerville, Poissons, p. 23. 


Tre esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 260 ed uno del Giordano di 131 mm. senza la pinna 
codale. 

Questi individui non differiscono in modo sensibile tra loro. 

La specie è particolare al Giordano e al lago di Tiberiade; 


(1) M. Gatti, Contribuzione alla conoscenza del genere Alvwrnus in Italia, in 
Bull. Soc. Rom. Zool. 1897, VI, p. 164-176. 


PESCI DI PALESTINA 221 


però Pellegrin ha creduto poter riferire ad essa un individuo 
raccolto da Gadeau de Kerville nel lago di: Homs in Siria. 

Questi pesci sono stati inviati col nome di ¢serz, assai simile 
a quello di escheri indicato da Lortet. 


Barbus canis, C. V, 


Barbus canis, Cuvier et Valenciennes, Hist. Nat. poiss. XVI, p. 186, tav. 468. 
» »  Gtinther, Cat. Fish. VII, p. 109. 
» » _ Lortet, Arch. Mas. Lyon, II, p. 161, tav. XII, fig. 1. 


Parecchi esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo 147 mm. e due del Giordano, uno di 80 e I’ altro di 98 mm. 
Fra gli individui di Tiberiade e quelli del Giordano non si 
nota alcuna differenza alla quale si possa dare valore specifico; 
i primi sono di colorito alquanto più oscuro e il numero delle 
squame della linea laterale non supera le 32, mentre nei due 
del Giordano esse sono 34. In tutti gli esemplari i barbigli rostrali 
sono assai più piccoli dei mascellari, talora quasi impercettibili e 
mai più larghi della metà del diametro oculare, mentre i mascel- 
lari uguagliano press’ a poco questo diametro. 

Nessuno però di questi individui può essere riferito al B. Bed- 
domii, Gthr., in cui le squame sono 28, nè al B. Chantrei, 
Sauvg. nel quale esse non sono più di 25. 

Il nome indigeno è karsin. 


Barbus Continii, n. sp. 


B. altitudine corporis fere 4, longitudine capitis parum 
magis quam 3 et */, in longitudine corporis (absque pinna 
caudali), latitudine capitis paullo minus quam 2 in ejus 
longitudine; oculis diametro 5 et */; in longitudine capitis, 
2 in longitudine rostri, 2 inter se remotis; cirris 4, rostra- 
libus oculi diametro paullo minoribus, maxillaribus aequan- 
tibus; ore infero, labiis sat incrassatis; pinna dorsali */s 
in altitudine corporis, super duodeciinam squamam lineae 
lateralis incipiente, radio tertio osseo, haud multum robusto, 
postice serrato instructa; anali brevi; pinnis pectoralibus 


299, D. VINCIGUERRA 


ventrales, ventralibus analem non attingentibus; caudali 
biloba; colore corporis supra-virescente, subtus albo -flave- 
scente, squamis nigro-marginatis. 

Un esemplare del lago di Tiberiade. 


ID */,- A. 2/,-P.17-V.8-©.30 - L, lat. 42 .Lr 4973/45) 


Lunghezza del corpo senza la pinna codale . mm. 180 
Altezza del corpo . 2 i i aw eb 
Lunghezza del capo Sirio 
Larghezza del capo. : Ses Hel 
Lunghezza del muso I i I Daa Ls) 
Diametro dell’ occhio ©. . S » 9 
Spazio interorbitale » 18 
Altezza della pinna dorsale . i dr Ok 
Lunghezza della pinna pettorale . » 92 


L'altezza del corpo è contenuta circa 4 volte nella lunghezza 
di esso (senza la pinna codale) e la lunghezza del capo poco più 
di 3 volte e !/, nella lunghezza del corpo. La larghezza del capo 
è contenuta un po’ meno di 2 volte: nella sua lunghezza. Gli 
occhi si trovano nella metà del capo, il loro diametro è contenuto 
5 volte e ?/, nella lunghezza di questo e 2 volte nella lunghezza 
del muso e nello spazio interorbitario. Il muso è allungato ma 
ottuso all'apice e contenuto circa 2 volte e */, nella lunghezza 
del capo. La bocca è leggermente inferiore e le labbra alquanto 
inspessite. Vi sono due paia di barbigli; i rostrali un po’ più 
corti del diametro oculare e i mascellari corrispondenti a questo. 

La pinna dorsale è alta come i ?/, del corpo: la sua origine 
si trova sotto la 12.* squama della linea laterale, ad eguale di- 
stanza dall’apice del muso e dalla base della pinna codale, essa 
consta di 12 raggi dei quali 3 semplici e 9 ramificati; dei tre 
‘aggi semplici il primo è cortissimo, il secondo è lungo un po’ 
meno del terzo che è il più lungo di tutti, ma non supera i ?/, 
dell’ altezza del corpo; esso è osseo, ma non molto robusto, col 
margine posteriore, tranne che all’ apice, seghettato. 

La lunghezza delle pinne pettorali corrisponde presso a poco 
all’ altezza della dorsale ed è minore della base di questa; esse 
terminano a notevole distanza dalle ventrali. Queste hanno origine 
alquanto in addietro dell’ inizio della dorsale, al disotto della 15, 


PESCI DI PALESTINA 293 


squama della linea laterale e non raggiungono |’ origine dell’anale. 
Questa comincia molto al di là del termine della dorsale, sotto 
la 30.* squama della linea laterale e consta di due soli raggi 
semplici e poco robusti e di 5 ramificati. La codale è marcata- 
mente biloba. 

La linea laterale è anteriormente alquanto incurvata in basso; 
consta di 42 squame; la linea trasversale è formata da 12 serie 
di squame delle quali 7 e!/, sopra e 4e!/, sotto la linea 
laterale. Tra queste e le ventrali vi sono 3 serie e !/, di squame. 
In avanti dell’ origine della dorsale vi sono 16 squame. 

Il colorito del corpo è grigio-verdastro superiormente e bianco- 
gialliccio inferiormente, le squame sono marginate -di nero. 

La specie è dedicata al padre Francesco Contini che raccolse 
questi pesci nel lago di Tiberiade. 

Questa specie presenta una grande rassomiglianza col B. canis, 
ma se ne distingue senz'altro per il. maggior numero e minore 
grandezza delle squame che sulla linea laterale sono 42, mentre 
nel canis non sono più di 34; anche nei barbigli si nota una 
differenza perchè nel canis, come si è visto, quelli rostrali sono 
piccolissimi e non raggiungono mai in lunghezza la metà del 
diametro dell’ occhio, e nel Continzi invece sono soltanto un poco 
più corti di questo; inoltre nel canzs la 3.* spina dorsale non ha 
il margine posteriore seghettato. 

Molte specie di Barbus sono state descritte dell'Asia occidentale 
da Heckel e dagli autori successivi, ed alcune di esse sono ancora 
imperfettamente conosciute, ma a nessuna di esse può riferirsi la 
specie da me ora descritta. Quasi tutte hanno squame più piccole, 
in numero superiore a 50 sulla linea laterale; in due questo 
numero corrisponde a quello che notasi in questo individuo, ma 
una di esse, il B. perniciosus Heck., dovrebbe avere la 3.8 
spina dorsale molto robusta, più alta del corpo e fortemente se- 
ghettata; in un’altra, il B. grypus, Heck., nel quale corrisponde- 
rebbe il numero delle squame della linea laterale, quello di quelle 
della linea trasversale è notevolmente minore e la 3.* spina dorsale 
è robusta ma non seghettata. oltre, dalla descrizione che ne ha 
dato Sauvage (') risalta che nel B. grypus i barbigli mascellari 
sarebbero assai più lunghi, quasi il doppio del diametro dell’ occhio, 


(1) H. E, Sauvage. Nouv. Arch. Mus, Paris, VII, 1874, p, 33. 


224 D. VINCIGUERRA 


Varicorhinus damascinus (C. V.) 


Gobio damascinus, Cuvier et Valenciennes, Hist. nat. poiss. XVI, p. 314, 
tav. 482. 
Scaphiodon capoeta, Heckel, in Russegger’s Reis. I, p. 1057, tav. 5, fig. 1. 
Capoeta damascina, Giinther, Cat. Fish. VII, p. 77. 
» » Lortet, Arch. Mus. Lyon, II, p. 160, tav. XVI, fig. 1. 
» » Pellegrin, Voyag. zool. G. de Kerville, Poissons, p. 17. 


Due esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 118 e l’altro, mostruoso, mm. 67 senza la pinna 
codale. 

La distinzione delle varie specie riferite da Heckel al genere 
Scaphiodon e da Gunther e Lortet a quello Capoeta che, secondo 
Boulenger ('!) deve essere considerato come sinonimo di Varico- 
rhinus, Ruppell, non riesce molto facile per la grande rassomi- 
glianza che esiste fra esse e per la grande variabilità, già rilevata 
in questa specie, di alcuni caratteri, quali la grandezza dell'occhio, 
la forma del muso e la lunghezza delle pinne anale e codale. 
Ritengo però che questi due individui debbano riferirsi a questa 
specie, comune in tutta la Palestina e regioni finitime, per la 
grandezza dell’ occhio, il cui diametro è contenuto circa 4 volte 
nella lunghezza del capo, per il numero delle squame della linea 
laterale che è di 76, per il profilo dorsale notevolmente declive 
e per la posizione dell’apertura delle narici che è poco al disopra 
del centro delle pupille. L’ esemplare maggiore conservava traccie 
di colorito giallo nelle parti inferiori del corpo. 

L'individuo di minore statura corrisponde nei suoi caratteri al 
precedente ma presenta il capo deforme per riduzione delle ossa 
della regione etmoidale, in conseguenza delle quali la mandibola 
inferiore è sporgente e l’ apertura boccale diretta superiormente. 


Varicorhinus syriacus (C. V.) 


Chondrostoma syriacus, Cuvier et Valenciennes, Hist. nat. poiss. XVII, 
p. 407, tav. 514. 
Capoeta syriaca, Ginther, Cat. Fish. VII, p. 81. 
» » Lortet, Arch. Mus. Lyon, III, p. 155, tav. XIV. 
» » Pellegrin, Voyag. zool. G. de Kerville, Poissons, p. 20. 


Sei esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo 220 mm. e il minore 107, senza la pinna codale. 


(1) G. A. Boulenger, Catalogue of the Freshwater Fishes of Africa, I, p. 352, 


PESCI DI PALESTINA 995 


Riferisco questi individui al V. syriacus, specie che, come 
la precedente, è detta comunissima in tutta la Palestina e la 
Siria, perchè si distinguono dal damascinus, confrontati con 
esemplari di eguale lunghezza, per la minore grandezza del- 
l’occhio, il cui diametro è contenuto circa 6 volte nella lun- 
ghezza del capo, per il profilo quasi rettilineo del dorso e per 
la posizione delle narici la cui apertura corrisponde al margine 
superiore dell’ orbita. Inoltre i barbigli sono in questi individui 
notevolmente più corti che nel damascinus, e le squame sono 
in numero di 79 a 80 sulla linea laterale e perciò si differenzia 
anche dal soczalis (Heck.) che però è generalmente ritenuto 
sinonimo del damascinus. 

Lortet ha descrito una terza specie del lago di Tiberiade sotto 
il nome di Capoeta Sauvagei, ma questa, a cagione della assai 
maggior grandezza delle squame che sarebbero solo 32 sulla linea 
laterale, assai probabilmente non può essere ascritta al Varico- 
rhinus ma dovrebbe essere riferita al genere Dillonia. 

Questa specie mi è stata inviata col nome di Afufi, press’ a 
poco identico a quello di Zefafi, indicato da Lortet, che si 
applica a tutte le specie di questo genere. 


Discognathus rufus, Heck. 


Discognathus rufus, Heckel, Russegger’s Reis. I, p. 1071, tav. 8, fig. 2. 


» lamta, Giinther, Cat. Fish. VII, p. 70, (partim) 

» »  Lortet, Ann. Mus. Lyon, III, p. 153, tav. XVI, fig. 4 e 5. 

» » var. rufus, Annandale, Journ. As. Soc. Bengal IX, 
Da SIOh NZ 


Garra rufus, Hora, Record Ind. Mus. XXI, p. 18). 
»  lamta, Pellegrin, Voyag. zool. G. De Kerville, Poissons, p. 15. 


Otto esemplari del lago di Tiberiade, il maggiore dei quali 
lungo mm. 83 senza la pinna codale. 

Parecchi autori hanno riferito il Discognathus del lago di 
Tiberiade e delle altre acque della Palestina e della Siria al 
D. lamta (H. B.) ma ulteriori studii hanno dimostrato che sotto 
questo nome andavano confuse diverse specie. Annandale fu. il 
primo ad osservare che il Discognathus di Tiberiade differiva 
dal lamta propriamente detto ed era riferibile al D. rufus di 
Heckel, descritto su esemplari di Aleppo, ma egli lo considerava 
come una semplice varietà di quello. Hora nella sua revisione 


Ann, del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (13 Gennaio 1927). 15 


226 D. VINCIGUERRA 


delle specie indiane del genere Garra (sinonimo di Discognathus) 
considera il rufus specie distinta e dice di avere confrontato gli 
esemplari raccolti da Annandale con la descrizione di Heckel e 
non aver trovato alcuna differenza. I caratteri principali per i 
quali il D. rufus si distingue dal lama sarebbero, secondo 
Annandale, la lunghezza dei barbigli e la forma del disco poiché 
nel rufus i barbigli anteriori sarebbero più lunghi dei posteriori 
e il disco di forma subtriangolare, mentre nel lamta i barbigli 
posteriori sarebbero ordinariamente più lunghi degli anteriori e 
il disco quasi semicircolare. In questi esemplari invece il disco 
adesivo, per quanto sia ben lungi dall’ avere l'aspetto elittico 
quale è figurato da Annandale, non si può dire subtriangolare 
ma è quasi circolare e i barbigli anteriori sono notevolmente più 
robusti ma non più corti degli anteriori, corrispondendo così alla 
figura datane da Heckel, il quale nella descrizione non fa cenno 
della loro lunghezza. 

Un’ altra specie di Discognathus è ricordata dalla Siria ed è 
il D. variabilis, Heck., che si trova nel Tigri, nell’ Oronte e 
nel lago di Homs ed è stata raccolta nel Belucistan da Zugmayer (1). 
Esso si distinguerebbe dal 7w/ws specialmente per la presenza di 
due soli barbigli. 


(!) S. L. Hora. Rec. Ind. Mus. XXII, 1924, p. 636. 


NOTE ON PERICHAETA CAMPANULATA Rosa 
AND PHERETIMA HOULLETI (E. Perr.) 
by 
GG TERGAITRES 


(Judson College and Harvard University ) 


In 1890 Rosa described under the name Perichaeta 
campanulata a worm from Palon, Burma similar to P. houlleti. 
From this latter species it was to be distinguished by four cha- 
racteristics that with one possible exception have been found to 
be of no significance. Horst (1892) denied the validity of Rosa’ s 
species and regarded it as P. houlleti. Beddard (1895) accepted 
Horst’ s conclusion and stated that, «the differences upon which 
Rosa relied are the shape of the gizzard and the dilated oesophagus 
which precedes it: these points, however, are simply corrections 
of the more inaccurate descriptions of his predecessors. The most 
obvious character by which the species can be distinguished, is 
of course, the unique form of the clitellar setae ». Michaelsen 
(1900) and Stephenson (1925) have followed Beddard and Horst 
in considering P. campanulata as a synonym of P. houlleti. 

In 1926 Gates described three worms from Rangoon, Burma 
with the characteristically modified clitellar setae. All three forms 
were tentatively ranked as varieties of P. houlleti but some 
doubt was expressed as to the varietal status. At the same time 
certain similarities between one of the varieties, P. houlleti 
tortuosa, and P. campanulata was pointed out. 

Through the kindness of the director of the Civic Museum of 
Genoa the writer, while in Italy recently, was able to examine 
Rosa’s specimens: two worms contained in a tube labelled, 
« Perichaeta campanulata Rosa, Ann. Mus. Civ. Genova. XXX, 
1890, p. 115, T. I f. 9-10 Typus; Palon, Pegu. L. Fea, Cat. N. 47 ». 
So far as can be determined without destroying the value of 
the specimens as types, they differ in no significant detail from 
P. houlleti tortuosa. P. campanulata and P. houlleti tortuosa 
must therefore be regarded as identical. 


298 G. E. GATES 


Before attempting further discussion of the systematic status 
of the worms thus identified it is necessary to give some attention 
to the definition of P. houlleti. Perrier, like Rosa, has failed to 
give information regarding many significant characteristies, and 
mentions only three points of interest in connection with the 
present discussion: (1) the length, which lies within the limits 
of P. houlleti typica, (2) the number of stalked glands asso- 
ciated with the spermathecae, which is similar to the number in 
P. houlleti typica, (the bilobed condition mentioned and figured 
is not important) and (3) the spermathecal diverticulum. This is 
described as «un tube replié plusieurs fois sur lui-méme a la 
maniére d'une flute de Pan dont tous les tuyaux seraient unis 
entre eux et alternativement par chacun de leur bout. Ce tube 
s'abouche dans la poche au point où celle-ci s'insére sur la paroi 
du corps. » (Perrier 1872, p. 105). This however is practically 
the same as the «zig-zag» of Rosa’s campanulata and the 
looping in tortuosa. In two of Perrier’s figures (37 and 58) 
the diverticulum is certainly of the zig-zag type, but in the third 
which is drawn with a larger magnification the looping of the 
diverticulum is not so strikingly zig-zag. The method of looping 
of the diverticulum in fypica and tortwosa is quite distinct. Two 
explanations are possible: either the drawing of the diverticulum 
is as highly diagrammatic as are certain of the other figures, 
or Perrier may have studied and confused the two different worms. 

Through the kindness of Prof. Gravier of the Paris Museum 
of Natural History, it has been possible to examine Perrier’s 
specimens. These consisted of two tubes labelled « Perichaeta 
Houlleti. Edm. Perrier. Calcutta. M. Houllet 1871 ». One tube 
contained a specimen with penial setae differing in no detail 
from those of Megascolex mauritii. The other four specimens 
were much softened, stretched, or broken. Only one worm had 
been dissected and this must have been Perrier’s type. No penial 
setae were present in any of the four specimens, and, so far as 
could be determined in the extreme state of maceration the 
worms are identical with those described as P. houlleti typica 
from Rangoon. Perrier may possibly have had specimens similar 
to Rosa’s but none could be. found at the Museum. With the 
identity of Perrier’s worms and P. Roulleti typica established, 
at least so far as the poor condition of the specimens involved 


_ 
4 \ 
ma 


va 


ON PERICHAETA CAMPANULATA 299 


permits, the diagnosis of P. houlleti may be revised by substi- 
tuting the following statements for corresponding ones in former 
definitions. 

Pheretima houlleti (FE. Perr.). 


Length 55-120 mm. Diameter 4-5 mm. Number of segments 90-120. 


First dorsal pore in 9/10 (8/9). Dorsal and ventral setae of ir-1x. 
often irregularly placed. Ventral setae of m-1x and setae aa on 
succeeding segments conspicuously projecting, modified in shape, 
and ornamented. Posterior to the clitellum aa equals 1 !/,-2ad, 
and the dorsal break in the setal circle is very slight. Numbers 
of setae v. 28-29, 1x. 54-53, xm. 50-52, xIx. 53-56. There are 
eight to twelve setae between the apertures of the male copula- 
tory chambers. A single stalked gland is associated with each 
spermatheca. The spermathecal diverticulum is coiled into a rounded 
or pyramidal mass. 

If comparison be now made between P. houlleti and the 
variety ¢oréwosa numerous differences between the two appear 
which may be summarized briefly as in the following table. 


1 AS ED WE 


P. houlleti 
tortuosa. 


1. Length. 55-120 mm. 30-180 mm. 


P. houlleti 


2. Diameter. 4-4 1/, mm. 4-6 mm. 
3. First dorsal pore. 9/10 (8/9) 11/42 
4. Seta a enlarged posterior to not enlarged. 
the clitellum. 
5. Numbers of setae. . v. 28-29. v. 24-26. 
Ix. 54-53. Ix. 44-46. 
xu. 50-52. x. 44-46" 
6. Number of setae 8-12. 14-17. 


between copulatory 
chamber apertures. 


7. Penial setae. absent. present. 

8. Number of stalked 1. usually 2-5, 
glands with each 
spermatheca. 


9. Spermathecal di- coiled into a twisted looped in a zig-zag, 
verticulum. mass. all loops lying in 
one plane. 


230 G. E. GATES 


Most of these characteristics, considered individually, are not 
especially significant, but taken en masse certainly afford evi- 
dence for the specific status of the two forms. The presence or 
absence of penial setae is, however, important as these structures 
have been reported hitherto from only two other species of the 
genus Pheretima (P. osmatoni and P. harrietensis). Further- 
more the differences between the two forms are constant and 
have not been observed to vary in large numbers of specimens 
collected from widely separated parts of the province of Burma. 
These considerations necessitate the separation of the two forms 
as valid species in spite of the striking resemblances (appearance 
of the reproductive organs and of the worms externally) and 
similarities (common possession of similarly modified clitellar 
setae ). 

As Rosa’s name has the priority over tortuosa, the worm 
with penial setae must be designated Pheretima campanulata. 


Emended diagnosis of Pheretima campanulata. 


Length 130-180 mm. Diameter 4-6 mm. Number of segments 
107-136. Color variable. Prostomium combined pro and epilobous. 
First dorsal pore in 11/12. Dorsal and ventral setae on u-vm 
widely separated, irregularly spaced; ventral setae enlarged, 
modified in shape and ornamented. Posterior to the clitellum aa 
is equal to, or only very slightly greater than ab, Zz varies 
from 1 1/,-3 yz. Numbers of setae v. 24-26, 1x. 44-46, xu. 44-46, 
xix. 53-56. There are 11-21 setae between the lines of the 
spermathecal pores, and 14-17 setae between the apertures of the 
copulatory chambers. Clitellum xrv-xvi (3). Three pairs of sper- 
mathecal pores in 6/7, 7/8, 8/9, nearly one half of the circum- 
ference apart. Minute papillae in the intersegmental furrows 
internal to the spermathecal pores bear apertures of stalked glands 
not opening into the spermathecal duct. 

Septa 5/6-7/8 present and thickened, 8/9 and 9/10 absent, 
10/11-13/14 may be slightly thickened. Intestinal caeca XXVII-XXII. 
Testis sacs in x. and x1. Paired seminal vesicles in x1. and xu. 
Prostates xvi-xx1., long looped duct opening into eversible copu- 
latory chamber. Glands in xvu. and xix. with ducts opening into 
the copulatory chamber. Three to five ornamented penial setae 
embedded in the wall of the copulatory chamber. Bifid clitellar 


i 


ON PERICHAETA CAMPANULATA 231 


setae present. Spermathecal diverticulum looped back and forth 
in a zig-zag fashion, the arms of a loop in contact, all lying in 
the same plane. One to three stalked glands may open into the 
spermathecal duct or directly to the exterior as well, usually all 
of segment vil. opening into the spermathecal duct. 
Distribution. Burma (Rangoon, Palon, Maymyo, Lashio, 
Moulmein, Nyaunglebin, Kawkareet). There is some evidence 
available for the further distribution of this species. Horst (1892) 
had six worms from Singkarah, Sumatra, which probably belong 
to the same species as the Burman form. The only significant 
characteristics mentioned: length, position of the first dorsal pore, 
shape of diverticulum, and number of associated spermathecal 
glands are all typical of P. campanulata. Beddard (1890) 
figured from a Bahaman worm which he identified as P. houlleti 
a spermatheca with diverticulum and associated glands characte- 
ristic of P. campanulata. Neither author mentions penial setae. 


Literature mentioned. 


Beddard, F. E. 1895. A monograph of the order Oligochaeta. 
Oxford. 
1890. Contributions to the Anatomy of Earth- 
worms, with descriptions of some new 
Species. OJ. Mi Se a0h 21/0708 
Gates, G. E. 1926. Notes.on the Rangoon Earthworms. The 
Peregrine Species. Ann. Mag. Nat. Hist. 
9-17 : 439-473. 
Horst, R. 1892. Earthworms from the Malay Archipelago. 
Weber, Reise Niederl. Ost-Ind. Zool. 2:28-77. 
Michaelsen, W. 1900. Oligochaeta. Das Tierreich. Berlin. 
Perrier, E. 1872. Recherches pour servir à l'histoire des 
Lombriciens terrestres. Nouv. Arch. Mus. 
Paris 8: 1-198. 
Rosa, D. 1890, Viaggio di Leonardo Fea in Birmania e 
| Regioni vicine. XXVI. Perichetidi. Ann. 
Mus. Civ. Genova, XXX, 1890, p. 1-16, 
tav. I. 
Stephenson, J. 1923. Oligochaeta. Fauna British India Series. 
London. 


RES LIGUSTICAE 
LV. 


Di. VINCIGUERRA 


DUE RARI CETACRI DI LIGURIA 
(ZIPHIUS CAVIROSTRIS, Cuv. e PSEUDORCA CRASSIDENS, OwEn) 


NOTA PRELIMINARE (') 


I casi di cattura nel Mediterraneo di alcune specie di cetacei, 
che non possono considerarsi come i Delfini quali abitatori costanti 
del nostro mare, non sono rarissimi. Di tempo in tempo è segnalata 
la presenza di qualche Balenottera o di qualche Capodoglio e non 
infrequentemente un individuo ne viene ad arenarsi sulle nostre 
spiaggie e lo stesso accade, a più lunghi intervalli, di qualche 
altra specie anche più rara, di statura alquanto minore. Trattasi 
probabilmente di ospiti avventizii penetrati dallo stretto di Gibil- 
terra, che, seguendo lo stesso cammino della Selache maxima , 
si incontrano prevalentemente lungo le coste di Provenza e di 
Liguria, sulle quali finiscono per arenarsi morti o moribondi 
assai probabilmente per inanizione o in seguito a ferite. 

Uno fra i più rari di questi cetacei, lo Ziphius cavirostris Cuv., 
fu il 13 novembre dello scorso anno 1925 scorto da pescatori di 
Albissola agonizzante presso la scogliera di quel porticciuolo e 
tratto poi alla riva per essere spedito a Savona e poi a Genova 
dove fu acquistato dalla Direzione del Museo Civico di Storia 
Naturale. 

Il genere e la specie furono stabiliti da Cuvier sopra un 
cranio trovato nel 1804 a Fos sulle coste mediterranee della 
Francia e da lui ritenuto come fossile, ma che più tardi, confron- 
tato con quello di un individuo arenato nel 1850 ad Aresquiés, 


(1) Comunicazione fatta al Congresso della Socielà per il progresso delle scienze, 
tenuto in Bologna nell’ Ottobre 1926. 


DUE RARI CETACEI DI LIGURIA 233 


sempre nella Francia meridionale, fu riconosciuto identico a 
questo. Alcuni antichi autori, quali Rafinesque, Risso e Cocco 
avevano precedentemente accennato ed imposto nomi diversi a 
cetacei. probabilmente riferibili a questa specie, ma le loro descri- 
zioni sono tanto imperfette che non permettono di asserirlo con 
esattezza. Soltanto J. E. Gray ha creduto identificare lo Ziphius 
cavirostris con il Delphinus Desmarestii di Risso e accettare 
per esso il genere £piodon di Rafinesque, ma il suo esempio 
non fu seguito che dal Carus. 

Pochissime sono le catture di Ziphius segnalate in Mediterraneo 
in epoche più recenti. Nel 1842 un individuo è arenato sulle 
coste della Corsica e lo scheletro ne è conservato nel Museo di 
Cette e un altro fu preso a Villafranca nel 1867 e trovasi nel 
Museo Zoologico della Università di Jena. Nel Museo Zoologico di 
Firenze esiste lo scheletro di un individuo arenato a Beaulieu 
presso Villafranca, il 4 settembre 1878, e quello di Pisa ne pos- 
siede uno di Livorno, senza data, ed il cranio di altro esemplare 
preso a Varazze (Liguria occidentale) il 24 settembre 1900. Un 
cranio trovasi anche nel Museo di Cagliari. Sono stato pure infor- 
mato che nel Museo oceanografico di Monaco esiste lo scheletro 
completo di un individuo preso a Beaulieu il 9 settembre 1913; 
si ha pure notizia di altri due, dei quali però non fu conservato 
lo scheletro, osservati sulle coste mediterranee della Spagna 
nel 1913. 

Fuori del Mediterraneo si ha ricordo di tre esemplari ottenuti 
a Santander in Spagna, di uno arenato presso Arcachon in Francia, 
di un cranio trovato nella maggiore delle isole Shetland presso 
le coste della Scozia, e di altri provenienti dall’ Irlanda, dalle 
coste atlantiche dell’ America settentrionale, da quelle di Pata- 
gonia, dal Capo di Buona Speranza, dallo stretto di Bering, dalla 
Tasmania e dalla Nuova Zelanda. Recentemente ne è stato ricor- 
dato uno arenato sulla Costa settentrionale dell’ isola di Giava. 

Agli esemplari conosciuti di Ziphiws, che in tutto ascendono 
ad una ventina o poco più, furono attribuiti nomi specifici diversi, 
ma la maggioranza degli autori che se ne sono occupati è pro- 
clive ad ammettere che non trattisi che di un’ unica specie che 
sarebbe, al pari di altri cetacei, cosmopolita. 

L'individuo di Albissola è di sesso femminile, misura m. 5,02 
di lunghezza e m. 2,10 di circonferenza, il suo peso era di 


234 D. VINCIGUERRA 


1080 chilogrammi. Lo stomaco, costituito da ben nove cavità 
comunicanti tra loro, era completamente vuoto di alimenti, non 
contenendo che molte mascelle di cefalopodi e parecchi ami che 
dimostravano come l’animale si fosse anche cibato di pesci che 
avevano abboccato ai palamiti. Il colorito del corpo è quasi uni- 
formemente nero, a differenza di quanto è indicato nelle descrizioni 
degli altri esemplari conosciuti che sono generalmente ‘indicati di 
color cinereo con striscie irregolari bianche. 

Mi riservo di dare una ampia descrizione dello scheletro di 
questo individuo appena ne sarà terminata la preparazione; il 
cranio presenta, come in molti altri cetacei una notevole assi- 
metria; nella estremità della mandibola inferiore vi sono due pic- 
coli denti quasi totalmente infossati negli alveoli e ricoperti dalla 
gengiva, carattere che si riscontra nelle femmine, mentre nei 
maschi essi sono assai più sporgenti. Ho cercato invano nella 
mucosa della gengiva tanto della mascella superiore che della 
mandibola, traccia dei dentini rudimentali inclusi in quella, che 
furono riscontrati in alcuni degli esemplari di Ziphius. 


La prima notizia della presenza nel nostro mare di un cetaceo 
riferibile al genere Pseudorca, largamente rappresentato nei mari 
settentrionali e in quelli australi dalla Ps. crassidens (Owen) 
si deve al compianto prof. Giglioli che riconobbe come apparte- 
nenti a quello alcuni cranii di Palermo che erano stati attribuiti 
all’ Orca gladiator (Bonn.) la cui esistenza nel Mediterraneo 
non si può dire accertata. Giglioli però ritenne che quei cranii 
dovessero probabilmente ascriversi ad una specie nuova, per la quale 
propose il nome di Pseudorca mediterranea, riferendo alla 
stessa anche un individuo arenato sulla spiaggia di Elne, nei 
Pirenei orientali nel 1857, ricordato ma non identificato dal 
Gervais. Gli autori posteriori non ammisero la validità di questa 
specie, che considerarono sinonima della Ps. crassidens. 

Questo cetaceo sembra non essere raro presso le coste setten- 
trionali di Sicilia ove sarebbe conosciuto col nome volgare di 
murtaru, comune però con il Globicephalus. Nel Museo di 
Pisa esistono altri due cranii di questa specie provenienti pure 
dalla Sicilia e nell’ aprile del corrente anno 1926 venne ad are- 
narsì sulla spiaggia di Catona sulla costa calabra dello stretto di 
Messina un individuo di cui ho avuto la fotografia procuratami 


DUE RARI CETACEI DI LIGURIA 235 


dal prof. Mazzarelli, dalla quale ho potuto riconoscere trattarsi di 
una Pseudorca crassidens. 

Di Liguria non ne conosco che un solo individuo, posseduto 
dal Museo Civico di Genova, arenato a Camogli il giorno 8 feb- 
braio 1893. È di sesso femminile, lungo m. 4,00 e di m. 1,63 
di circonferenza. Ne è stato preparata la pelle e lo scheletro. 

La Pseudorca si distingue dall’ Orca per il colorito unifor- 
memente bruno, mentre in questa è caratteristica la macchia 
bianca ai lati della testa e il colore bianco del ventre. oltre 
mentre nell’Orca la pinna dorsale è alta e puntuta, nella Pseu- 
dorca è bassa e falciforme; inoltre vi sono anche notevoli difte- 
renze nello scheletro poichè nella Pseudorca le prime sei ver- 
tebre cervicali od anche tutte e sette sono fuse insieme, mentre 
nell’ Orca non lo sono che le prime due o tre. 

Mi propongo di illustrare quanto prima questi due interessanti 
esemplari, rivolgendo in pari tempo calda preghiera ai colleghi 
di volermi comunicare le notizie che potessero avere sulla esistenza 
di altri individui di queste specie nei musei italiani o sulla loro 
comparsa nel Mediterraneo. 


MALACOFAUNA CIRENAICA 
UNA NUOVA SPECIE DI HELIX 


Dott. LAURA GAMBETTA 


Il prof. Carlo Anti, della R. Universita di Padova, membro 
della Missione archeologica per l'esplorazione di Cirene, ha in un 
suo recente soggiorno (Agosto-Settembre 1926) in quella località, 
fatto una piccola raccolta di animali, tra i quali alcune conchiglie 
di gasteropodi polmonati, da lui donate al Museo Civico di storia 
naturale di Genova. 

Debbo alla cortesia del prof. Gestro l’ aver avuto in esame 
questa piccola ma interessante collezione di conchiglie, che viene 
opportunamente a inserirsi fra i risultati di note esplorazioni di 
naturalisti preclari quali il Runwer, il KLaprocz, il Festa, il Gmoi 
e il Crema, ed oltre a confermare anche per Cirene la presenza 
dell’ Helix (Euparypha) pisana Miller e dell’ Helix (Xero- 
phila) icmalea West., che già si conoscevano per altre località 
della Cirenaica, ci fa nota una specie di Helix del sottogenere 
Cryptomphalus che io ritengo nuova e desidero dedicare al 
raccoglitore. 

Rammarico che la mancanza del corpo del mollusco mi limiti 
alla sola descrizione della conchiglia, pur pensando che per le 
raccolte che si vanno intensificando nella colonia libica non sarà 
difficile addivenire a quella sicura conoscenza anatomica indispen- 
sabile per convalidare ogni diagnosi. 


Helix (Cryptomphalus) Antii n. sp. 
(fig. 1-2) 


Conchiglia imperforata, di 4 giri, conico-globulosa, solida, 
trasparente. 


NUOVA SPECIE DI HELIX Dan 


Colore fondamentale giallo-verdognolo; fasce marrone, tre nel 
secondo, quattro nei due ultimi giri (1 23 4 5): interrotte da 
chiazze della tinta di fondo. 


Fig. 1. Fig. 2. 


Spire a strie longitudinali poco profonde, ben nette nella 
seconda: nella terza e nella quarta prevale una zigrinatura super- 
ficiale che si fa striata avvicinandosi all’ apertura; accrescimento 
graduale, ogni giro essendo ampio quanto il doppio del precedente : 
l’ultimo scende lento verso il margine columellare, dopo aver 
incontrato la terza fascia che taglia obliquamente. 

Apice conico, liscio, brillante, chiaro. 

Apertura trasversalmente ovale, obliqua, mediocre; parete 
interna bianca, smaltata, con la netta visione delle fasce esterne. 

Peristoma interrotto, orlato internamente da un cercine 
lievemente calloso, bianco smalto; margine columellare obliquo, 
archiforme, ripiegato sopra l’ ombelico con una piega che segue, 
restringendosi, il margine columellare fino a quello basale. 


Altezza: 21 mm. Larghezza: 28 mm. 


Specie basata sopra la conchiglia di un solo esemplare raccolto 
a Cirene nel Settembre 1926. 


238 L. GAMBETTA 


L’ H. Antii è simile, per forma generale, all’ H. Mazzulii 
Jan, ma ne differisce per avere l’ultimo giro meno ampio, 
meno rapidamente obliquo, per I’ apertura trasversalmente ovale, 
la mancanza di callum, la differente striatura marcatissima e 
rasposa al tatto nella Mazzulii, la maggiore consistenza dello 
strato smaltato interno e la conseguente orlatura del peristoma, 
e per le strisce colorate, diverse da quelle della var. fasciata. 


Torino, Istituto di Zoologia, Dicembre 1926. 


BUPRESTIDES DE LA SOMALIE ITALIENNE 
RECOLTES PAR LE Marquis PATRIZI 
PAR A. THERY 


M. le D" Gestro m’a communiqué pour les déterminer un 
petit nombre de Buprestides récoltés par le Marquis Patrizi dans 
la Somalie italienne; plusieurs espéces me paraissent nouvelles, 
on en trouvera les descriptions ci-dessous. 


Sphenoptera Swynnertoni Kerr. — Cette espèce a été décrite 
de l’Est africain portugais (Chibababa par Swynnerton) d’aprés 
un exemplaire du British Museum. Je posséde dans ma 
collection un exemplaire comparé au type, originaire de Beira 
dans le méme pays (par Bodong). J'ai comparé les exemplaires 
pris par le Marquis Patrizi a Fungalango, Giuba et malgré 
quelques légéres différences d’aspect, je n’ai trouvé aucun carac- 
tére qui permette de séparer les deux formes, il est donc inté- 
ressant de noter ce nouvel habitat qui, je crois, n’a pas encore 
été signale. 

Il est à remarquer, du reste, que les Sphenoptera ont souvent 
de grandes aires de dispersion en Afrique ou la faune est en 
général assez homogéne, au moins en ce qui concerne la partie 
située au dessous du Sahara et il ne faut pas s’étonner de ren- 
contrer la méme espéce, qui a suivi sa plante nourriciére, dans 
des régions très éloignées les unes des autres, les formes ren- 
contrées dans ces régions sont alors souvent un peu modifiées, 
mais les décrire comme espéces supprime toute possibilité d’étude 
de leur répartition géographique. 


Anthaxia (Cratomerus) Gestroi n. sp. 
Long. 4,5 è 5,5 mm. — g, allongé, trés acuminé 
postérieurement, ayant sa plus grande largeur un peu avant le 


milieu du prothorax et presque réguliérement rétréci de ce point 


240 A. THERY 


à l’extrémité des élytres. D'un bronzé clair, trés brillant en 
dessus, avec le front, les bords antérieur et latéraux du pro- 
notum et la base des élytres teintés de vert, les antennes et les 
pattes entièrement vertes. 

Téte large, faiblement bombée, très brillante, le front lége- 
rement déprimé au dessus de l’épistome qui est échancré en are 
peu anguleux, la ponctuation formée d’ocelles étirés dans le sens 
de la longueur, plus serrés et moins distincts sur le vertex; yeux 
grands, médiocrement saillants, modérément rapprochés sur le 
vertex, formant, avec le front et les còtés du prothorax, une courbe 
assez réguliére; antennes très robustes et trés larges, dépassant le 
niveau des hanches antérieures, 4 articles serrés, affectant vague- 
ment la forme d’un losange; le premier article en massue, le 
deuxiéme très court, en forme de globule aplati, le troisiéme 
brusquement très large, les suivants allant en augmentant de 
largeur jusqu’au cinquiéme qui est le plus large, puis diminuant 
jusqu’au onziéme qui est très petit, ces articles, surtout ceux de 
la base, munis de poils raides dressés, courts et isolés. 

Pronotum ‘transversal plus large en avant qu'en arriére, 
presque droit au bord antérieur et seulement un peu avancé de 
chaque coté, finement rebordé et finement cilié antérieurement, 
les còtés réguliérement arrondis en avant, subsinués aprés le 
milieu et légèrement redressés aux angles postérieurs qui sont 
un peu saillants et légérement aigus; rebordé latéralement jus- 
qu’au milieu par une trés fine caréne bien nette; la base presque 
droite, le disque faiblement bombé avec une large depression peu 
profonde, de chaque còté, dans les angles postérieurs; couvert 
d’un réseau irrégulier dans les mailles duquel est renfermé un 
petit ocelle avec un point central, cette disposition est bien visible 
au milieu du disque, mais en avant et à la base, les bords des 
ocelles se confondent avec les mailles; la pubescence, comme 
celle de tout le dessus, est blanche et espacée. 

Ecusson grand, droit a la base, en ogive’ renversée 
postérieurement, bombé, très finement et distinctement ridé 
transversalement. 

Elytres un peu plus larges à l’épaule que la base du prothorax, 
avec les calus huméraux a peine saillants, la base avec une bor- 
dure de très fines stries courtes, longitudinales, formant une 
petite bande allant d’un coté a Vautre; les cotés largement et 


yy 
‘ 


BUPRESTIDES DE LA SOMALIE ITALIENNE QUA 


faiblement sinueux vers le milieu, fortement rebordés, jusqu’a 
l’apex, par une caréne limitant une fine gouttière; (1) les épi- 
pleures élytraux ‘élargis en arriére et distincts jusqu’au sommet 
des élytres, la caréne qui les horde inférieurement ne rejoignant 
la caréne supérieure que tout a fait à l’apex, cette derniére net- 
tement denticulée sur environ le tiers de la longueur des élytres; 
ces derniers sont isolément arrondis 4 l’apex et la suture est 
fortement relevée en caréne sur les deux tiers postérieurs; le 
disque est peu convexe, impressionné le long de la base, un peu 
renflé dans le. quart antérieur, puis déprimé transversalement 
dans toute sa largeur, ensuite uni jusqu'à l’apex; la sculpture se 
compose de petites cicatrices placées au sommet de petites écailles ; 
la pubescence est raide, espacée, semi-érigée > blanche et dirigée 
obliquement vers l’arriére. 

L’abdomen déborde nettement les élytres en leur milieu. 

Prosternum finement rebordé antérieurement, bords du dernier 
sternite abdominal denticulés; pubescence du dessous grossiére et 
d'un blanc sale, pattes, tarses compris, garnies de longs poils blancs; 
tibias postérieurs légérement arqués, un peu dilatés au milieu, 
finement denticulés sur leur moitié inférieure et apicale et fine- 
ment frangés sur leur bord supérieur; les tarses à peine plus 
courts que les tibias. 

Patrie: Somalie italienne, Giuba (Patrizi 1923). Type dans la 
collection du Musée civique de Génes, un paratype dans la mienne. 

Je dédie cette espéce a M. le D" Gestro en souvenir de nos 
vieilles et toujours excellentes relations. 

Cette espéce viendra se placer dans le voisinage de A. clavata 
Obenb. (Col. Rund. 1914, p. 11) dont le type, que j'ai eu autre- 
fois entre les mains, porte’ la mention: Cheren (Erythrée). 
A. clavata est incontestablement un Cratomerus bien que 
auteur Vait mise dans un groupe «stupida» et la dise voisine 
de A. Kollari. L’espéce de M. Obenberger est plus grande et 
autrement colorée, s’agit-il d’un autre sexe? Sa description est si ‘ 
insuffisante qu'il est impossible de se prononcer. 


Agrilus filiformis Gor. subsp. Patrizii nov. 

Long. 6 mm.; larg. 1,5 mm. Etroit, allongé, peu atténué 
postérieurement, enticrement d’un bronzé cuivreux verdatre. 

(') L’insecte, vu de dessus, paraît rebordé par une fine ligne brillante. 


Ann, del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (47 Marzo 1927). 16 


249 A. THERY 


Téte grosse, fortement bombée, finement sillonnée sur le 
vertex, celui-ci et le front dépassant le niveau des yeux; l’épistome 
droit au bord antérieur, surmonté par une carène; yeux meédio- 
crement saillants, cavités antennaires ouvertes dans le haut pour 
permettre le port vertical des antennes, celles-ci ne dépassant 
pas le haut du front, leur premier article épais et court, le. 
deuxiéme aussi long que le premier, le troisiéme à peine plus 
long que la moitié du deuxiéme, les suivants fortement dentés, 
le sommet des dents arrondi. 

Prothorax a peine plus large que long, ayant sa plus grande 
largeur prés du sommet, avec le bord antérieur largement bisinué, 
le lobe médian arrondi et trés saillant, très nettement rebordé 
et. finement cilié en avant, les còtés presque droits et convergents 
vers l’arriére, avec les angles postérieurs paraissant tronqués 
arrondis, vus de dessus, mais en réalité, vus de cdté, obtus; la 
caréne latérale fine et bisinueuse, surmontée d’une faible caréne 
partant d’un peu au dessus des angles postérieurs et rejoignant 
la caréne latérale vers le milieu, la caréne inférieure, partant de 
l’angle postérieur, complete, s’éloignant assez de la latérale en 
avant; disque peu bombe, s’abaissant brusquement sur les còtés, 
avec une impression de chaque còté contre le bord latéral, vers 
le milieu, couvert de grosses rides transversales onduleuses allant 
presque d'un bord a l’autre et avec quelques rares points entre 
les rides. 

Ecusson grand, caréné transversalement, très aigu postérieu- 
rement et à surface finement guillochée. 

Elytres ayant a la base la méme largeur que la base du 
prothorax et à peine plus larges que lui a l’épaule, largement 
sinués, de l’épaule au tiers postérieur où leur largeur atteint 
celle du pronotum, puis faiblement rétrécis jusqu’au sommet ou 
ils sont largement et isolément arrondis, assez fortement denti- 
culés tout a fait a Vextrémité et plus faiblement sur les còtés; 
calus huméraux peu saillants; suture caréniforme sur sa moitié 
postérieure, la base rebordée par une fine caréne limitant une 
impression transversale allant d’un bord 4 l’autre. Sculpture imi- 
tant nettement des petites écailles d’ou partent de petits poils 
blanes, courts, espacés, brillants et bien visibles. Abdomen débor- 
dant nettement les élytres. 

Mentonniére très large et entière, saillie prosternale large, 


BUPRESTIDES DE LA SOMALIE ITALIENNE 213 


triangulaire, très rugueusement sculptée et garnie de longs poils 
laineux, ainsi que le métathorax, entre les hanches intermeédiaires; 
le métathorax et le premier sternite abdominal à sculpture écail- 
 leuse très nette, la suture entre le premier et le deuxieme ster- 
nite complétement invisible, mais le deuxiéme sternite se difté- 
renciant nettement du premier par une coloration plus sombre 
et nettement délimitée en avant, bronzée et non cuivreuse, sculp- 
ture presqu’effacée sur les trois derniers sternites; le dernier 
sternite arrondi au sommet et parcouru, le long de son bord, 
par une profonde rainure. Jambes presque lisses, Drillantes; 
tibias antérieurs a peine arqués, les autres droits; tarses assez 
allongés. 

Patrie: Somalie italienne, Jach Sciumo, Giuba, 1 seul exem- 
plaire (Collection du Musée civique de Génes). 

Cet Agrilus est très voisin de A. filiformis Gory dont je 
posséde des exemplaires comparés «au type, provenant de la collec- 
tion Thomson. Il a tout à fait le méme faciés et en diffère par les 
caractéres suivants: téte moins profondément sillonnée, épistome 
plus étroit surmonté d’une caréne moins prononcce; pronotum 
sans fossettes superposées sur la ligne médiane, avec les angles 
postérieurs non saillants en dehors, la caréne supérieure du pro- 
notum plus nette et ne disparaissant pas avant d’avoir rejoint la 
carène latérale; aspect plus brillant, sculpture des élytres formant 
des écailles beaucoup plus grandes, moins rugueuse; denticulation 
de l’apex élytral moins forte. 

Je tiens a faire remarquer qu'il s’agit ici d’une forme bien 
tranchée, représentant une bonne race locale, d’autres, sans 
doute, l’auraient décrite comme espéce distincte, faisant disparaitre 
ainsi l’intérét de cette découverte au point de vue de la répar- 
tition géographique de l’espéce qui, à ma connaissance, n'a jamais 
été signalée que du Sénégal. 


Trachys Patriziana n. sp. 

Long. 2,6; larg. 1,4 mm. — Subovalaire, peu atténué poste- 
rieurement; bronzé cuivreux en dessus, noir bronzé en dessous; 
pubescence du dessus blanche, assez longue, recourbée en arriére, 
un peu laineuse, peu dense et formant, sur la moitié posterieure, 
deux fascies irréguliéres peu distinctes et sur la moitié antérieure 
quelques taches mal définies. 


Qh A. THERY 


Téte trés large et, vue de dessus, subanguleusement échancrée, 
faiblement striée sur le vertex; le front impressionné avec deux 
petites fossettes peu profondes au dessus de 
l'épistome, celui-ci assez profondément échan- 
cré, avec l’échanerure arrondie dans le fond; 
yeux assez aplatis, mais nettement visibles 
de dessus; la ponctuation peu distincte, 
formée de cicatrices rondes avec un point 
au centre et visibles seulement a un assez 
fort grossissement. 

Pronotum échancré antérieurement avec 
le fond de l’échancrure droit au milieu; 
obliquement rétréci en courbe très faible 
vers avant, avec les angles postérieurs aigus 
et bien marqués, la base largement bisinuée, 


disque avec une ponctuation analogue è celle 


de la téte, réguliérement répartie sur toute la surface et mieux > 


visible. 

Ecusson très petit, en triangle plus large que long. 

Elytres ayant leur plus grande largeur aux épaules, faible- 
ment sinués après celles-ci, ayant vers le milieu, à peu prés la 
méme largeur qu’a l’épaule, puis atténués en courbe régulière 
jusqu’au sommet ou ils sont conjointement et très réguliérement 
arrondis; légérement impressionnés contre la base derriére les 
calus huméraux qui sont saillants; impressionnés sur les bords, 
au dessous des épaules, comme cela a lieu généralement; bombés 
sur le disque avec l’apex brusquement déclive; la ponctuation 
est formée de gros points cicatriciels 4 fond uni, doré, entremélée 
de points beaucoup plus petits. 

Saillie prosternale assez large, rétrécie au milieu, presqu’aussi 
large en avant qu’en arriére, finement rebordée en avant et sur 
les còtés; à ponctuation ocellée très peu distincte. Ponctuation 
~abdominale, particuliétrement sur les premiers sternites, affectant 
la forme des mailles d’un filet avec une impression allongée au 
milieu de chaque maille; dernier sternite avec une étroite coulisse 
le long des bords latéraux. 

Patrie : Somalie italienne, Giuba (Patrizi 1923). Type dans 
la collection du Musée civique de Génes ainsi que deux paratypes; 
un autre paratype dans la mienne. 


avec le lobe médian saillant et arrondi, le. 


BUPRESTIDES DE LA SOMALIE ITALIENNE 945 


Cette espéce est plus petite que 7. somala Gestro du méme 
pays et en différe par la couleur qui est d’un cuivreux à reflets 
dorés avec une teinte violacée sur les élytres chez cette dernière, 
chez laquelle aussi les élytres ont une ponctuation peu marquée 
le long de la suture et rugueuse sur les còtés. Je ne connais 
cette espéce que par sa description. 


Note. — Le D" Gestro m’a communiqué le type de Melano- 


phila Gestroi Obb. Cette espéce doit étre réunie a M. cuspidata 


Klug a titre de variété. Je ne sais pourquoi l’auteur l’a com- 
parée à M. acuminata de Geer, alors que c’est à M. cuspidata 
quelle eut du l’ètre, elle a, en effet, comme celle-ci, les còtés du 
pronotum ridés, les élytres ponctués et non granuleux, le der- 
nier sternite avec des traits sur les bords comme s’ils étaient 
gravés, tous ces caractéres manquent chez M. acuminata. Il est 
impossible de créer une espéce basée sur une simple différence 
de couleur, du reste Klug qui passait pour connaître les insectes, 
avait déjà signalé cette variété, mais il avait jugé inutile de la 
nommer. 


D. VINCIGUERRA 


ENUMERAZIONE DI ALCUNE SPECIE DI PESCI 
DELLA SOMALIA ITALIANA 


RACCOLTE DAL MarcH.SE SAVERIO PATRIZI 


Il Marchese Saverio Patrizi, già benemerito del Museo Civico 
per le raccolte zoologiche fatte nella regione del Kenia, radunò, 
durante un suo soggiorno nella Somalia italiana, nel 1923, im- 
portanti collezioni, in cui sono anche rappresentati i pesci. Questi 
furono, nella massima parte, raccolti a Giumbo, presso la foce 
del Giuba, nel braccio sinistro di quel fiume che limita I’ isola 
di Mombasa, ove evidentemente avviene la miscela delle acque 
di esso con quelle del mare e, con tutta probabilità si verifica 
un'alternanza del. predominio delle une sulle altre in conse- 
guenza della marea, spiegando così la presenza contemporanea 
di specie marine e di altre di acqua dolce. 

Le specie raccolte sono 16 e fra queste ne ho trovato due 
che non mi è stato possibile riferire ad alcuna di quelle cono- 
sciute e che in conseguenza mi sono indotto -a descrivere come 
nuove, pur non escludendo la possibilità che l’ esame di materiale 
più numeroso possa dimostrare la loro identità con forme già 
descritte. 

1. - Protopterus annectens (Owen) 


Protopterus annectens, Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. I, p. 20, 
fig, 14. o 
» » Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Genova 
XXXV, p. 28 - XXXVII, p. 344. 


Un esemplare di Giumbo lungo mm. 520, una testa di altro 
press’ a poco dello stesso sviluppo, un giovane di 178 mm. di 
lunghezza preso il 7 marzo 1923 nella piana di Fungalango a 


PESCI DI SOMALIA 217 


circa due chilometri di distanza dal Giuba su terreno asciutto 
da un anno e mezzo ed un altro giovanissimo lungo 46 mm. 
mancante dell’estremità, con la quale avrebbe potuto raggiun- 
gere i 50 mm. 

Anche l'individuo più grande e quello di cui non esiste 
che la testa hanno i ciuffi branchiali esterni molto sviluppati. È 
notevole il diverso sviluppo delle pettorali che nell’ esemplare 
maggiore raggiungono appena l'origine delle dorsale, in quello 
di grandezza media la loro estremità la oltrepassa notevolmente 


terminando a maggior distanza dalle loro ascelle che dalla base 


della ventrale, mentre in quello più piccolo raggiungono que- 
st’ ultima. 

Nessuno di questi individui puo essere riferito al P. aethio- 
picus poichè in essi l'origine della dorsale è assai più vicina al- 
l’occipite che all’ ano. 

Specie già nota del bacino del Giuba. 


2. - Mormyrops deliciosus (Leach) 


Mormyrops deliciosus, Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. I, p. 32, 
fig. 20. 
» » Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Genova 
DV, ps 294 — XUIXS p378: 


Quattro giovani individui di Giumbo, il maggiore dei quali 
lungo mm. 180 e il minore mm. 70 senza la codale. 
Specie già ricordata del Giuba e dello Uebi Scebeli. 


3. - Alestes affinis (Gthr.) 


Alestes affinis, Ginther, Proc. Zool. Soc. London, 1894, p. 90. 

» » Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. I, p. 208, fig. 156. 

» » Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Genova XXXVII, 
p. 28 e p. 355. 


Undici esemplari di Giumbo il maggiore dei quali lungo mm. 
95 e il minore mm. 62. 

Il Marchese Patrizi mi ha informato che questi esemplari 
furono pescati con la rete (bilancia) e nessuno in seguito all’ uso 


9/8 D. VINCIGUERRA 


di latice di euforbiacee, benché questo fosse adoperato nello stesso 
punto. 
Specie gia indicata del Giuba. 


4. - Labeo grammipleura, n. sp. 


L. allitudine corporis 3 et*/, ad 4 et !/;, longitudine capitis 
4 et !/, in longitudine corporis (absque pinna caudali), 
latitudine capitis fere 1 et Di in ejus longitudine; oculi 
diametro 3 ad 3 et */, în longitudine capitis, 1 et 1/, 
ad 1 et 1/, in longitudine rosiri, 1 et !/, ad 1 et */, in 
spatio interorbitali; ore infero, rictu mediocri, labiis 
laciniatis, cirris maxillaribus perparvis, in plica late- 
rali obtectis; pinna dorsali corporis altitudine humi- 
liore, super undecimam squamam lineae lateralis inci- 
piente, margine concavo; pinnis pectoralibus ventrales, 
ventralibus analem non attingentibus; caudali biloba; 
colore corporis rufescente, superne obscuriore, squamis 
maculis nigrescentibus in septem vittis longitudinalibus 
instructis. 

D. 8/4, — AF, — Pelu V- Mp — Li lat MA — Lor. DE 
Molti esemplari di Giumbo, la massima parte dei quali assai 
giovani. 
Dimensioni dei quattro esemplari maggiori : 


Lunghezza del corpo (senza la codale). mm. 160 108 87 62 


Altezza ae oe as Ghent AS 26 22 19 
Lunghezza: del. capo. = Tivo a 25 Del 18 
Altezza i pig O I RI (25 17 15 12 
L'arohezza: yc 4 Seah eer eee Hie 20 10 Weal? 10 
Lunghezza del «muso 3) Saris onal IZ 10 7 Dacia 
Diametro cdell'ornte ge oes n o] 8 6 6 
Larghezza dello spazio interorbitario. . , 18 2 9 8 
Altezza della pinna dorsale . . . . y 987 23 20 17 
Lunghezza della pinna pettorale. . . y 3 21 19 14 


L'altezza del corpo è contenuta 3 volte e #/, a 4 e 1/, e la 
pagheza del capo 4 volte e !/, nella lunghezza totale del corpo, 


Non 
FARE 
“4 


PESCI DI SOMALIA 9,9 


senza la pinna codale. La larghezza del capo è contenuta circa 
1 volta e 3 nella lunghezza di esso. Il muso è ottuso, senza pori 
e privo di lobi laterali; la sua lunghezza è contenuta 3 volte a 
5 e '/, in quella del capo. Gli occhi sono laterali, collocati nella 
metà del capo; il loro diametro è contenuto poco più di 3 volte 
a 3 e */, nella lunghezza del capo, 1 volta e !/, a 1 e 4/, nello 
spazio interorbitario e 1 volta e '/, a 1 e !/, nella lunghezza 
del muso. La bocca è posta nella parte inferiore del capo; il suo 
squarcio è di mediocre grandezza; entrambe le labbra sono piut- 
tosto inspessite e provviste di una serie di papille bene sviluppate. 
Esiste un solo paio di barbigli mascellari molto piccoli, nascosti 
nel solco laterale. 

La pinna dorsale è un pò meno alta del corpo, la sua ori- 
gine ha luogo sopra la 11% squama della linea laterale, assai più 
vicina all’apice del muso che alla base della pinna codale; essa 
consta di 14 raggi dei quali 3 semplici, il primo rudimentale, il 
secondo lungo quasi la metà del terzo; il primo raggio molle è 
lungo come questo e gli altri vanno decrescendo, tranne i due 
ultimi che sono un pò più lunghi dei precedenti per modo che 
la pinna ha un aspetto leggermente falciforme. Le pinne petto- 
rali sono più corte della dorsale e terminano a notevole distanza 
dalla base delle ventrali. Queste hanno origine in addietro della 
dorsale, sotto la 14* squama della linea laterale e non raggiun- 
gono l’anale. Questa comincia al di la del termine della dorsale, 
sotto la 29* squama della linea laterale e consta di 3 raggi 
semplici e 5 ramificati. La codale è biloba. 

La linea laterale è leggermente incurvata in basso anterior- 
mente: consta di 41-42 squame; la linea trasversale è formata 
da 14 serie di squame delle quali 6 e !/, sopra e 7 e !/, sotto 
la linea laterale. Tra questa e la base delle ventrali vi sono 4 
serie e !/, di squame. 

Il colorito del corpo (negli esemplari conservati in alcool) è 
rossiccio, più scuro sul dorso che sui fianchi, con macchie nere 
sulle squame che costituiscono 7 serie lineari brune, delle quali 
le più evidenti sono le inferiori che però non arrivano alla base 
della codale. 


Questa specie appartiene al gruppo di Ladeo del quale fanno 
parte i Gregorti, Gthr., Neumanni, Blgr. e Bottegi, Vnegr., 


250 D. VINCIGUERRA 


ma non mi sembra riferibile ad alcuna di esse. Anzitutto essa 
si distingue da tutte e tre per la minore lunghezza delle petto- 
rali, che nel Bottegi raggiungono le ventrali e nelle altre due 
specie, pur terminando a minore distanza da queste, non giun- 
gono sino ad esse, ed eguagliano, o quasi, la lunghezza del capo, 
mentre in questa ne sono notevolmente minori. Inoltre il L. Gre- 
gorii ha un minor numero di squame nella linea laterale (35-37) 
e il corpo più alto ed anche le altre due specie hanno qualche 
squama di meno nella linea laterale; nel Bottegi la inserzione 
delle ventrali e dell’anale si fa alquanto più in avanti perché 
le prime hanno origine sotto la 13* squama della linea laterale 
e l’altra sotto la 26°. Nel Newmanni poi, in cui questi ultimi 
caratteri corrispondono, gli occhi sono notevolmente più piccoli. 
Il sistema di colorazione, con le strie longitudinali brune, non si 
riscontra in alcuna delle specie affini. 

Negli individui di minore statura le proporzioni del corpo sono 
alquanto modificate; le strie longitudinali sono meno evidenti ed 
esiste alla base della coda una macchietta bruna che manca in 
quelli più sviluppati, ma i caratteri principali si mantengono 
eguali e però credo ascriverli tutti a questa specie pur senza 
escludere la possibilità che alcuni di essi possano essere riferibili 
al L. Neumanni. 

Nella tavola sinottica delle specie del genere Labeo conte- 
nuta nell'opera di Boulenger (!), è adottato come carattere di- 
stintivo quello della posizione dell’occhio e della sua minore o 
maggiore visibilità dal di sopra, carattere che mi sembra assai 
poco definito. In base ad esso i L. Neumanni, Gregorii e gram- 
mipleura apparterrebbero ad un gruppo diverso dal Forskalzi e 
cylindricus, fra i quali, secondo Boulenger, è intermedio il Bot- 
tegi (*) che precedentemente egli aveva considerato come sino- 
nimo del Gregorzi. Ritenendo quindi il Bottegi come. specie 
distinta è ad esso che probabilmente devono riferirsi gli esem- 
plari raccolti da Stefanini e Paoli nell’ Uebi Scebeli e determi. 
nati da Senna come L. Gregorii (*). 


(i) G. L. Boulenger, Catalogue of the Freshwater Fishes of Africa, I. p. 301-303. 

(2) Id. id. IV. p. 204. 

(5) A. Senna, Pesci raccolti nella Somalia meridionale dai dottori Stefanini e 
Paoli, in Monit. Zool. ital, XXVI, p. 178. 


PESCI DI SOMALIA 954 


5. - Labeo Neumanni (Blgr.) 


Labeo Neumanni, Boulenger, Proc. Zool. Soc. London 1903, 
p. 329, tav. XXIV. - Freshwat. Fish. Afr. I, 
p. 320, fig. 240. 
» » Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Genova XLIX, 
p. 382. 


Due esemplari di Giumbo, uno dei quali lungo mm. 109 e 
l’altro mm. 91, senza la codale. 

Questi due individui servono a dimostrare la differenza per 
quanto piccola che corre tra questa specie e la precedente. Il 
muso è coperto di pori e le labbra, in ispecie 1’ inferiore, sono 
assai più sviluppate, le squame della linea laterale non sono più 
di 40; le pinne pettorali, benché alquanto più corte del capo, 
terminano a minor distanza dalle ventrali; il colorito del corpo 
è uniforme con il solo accenno ad una striscia longitudinale scura 
sui fianchi. | 

Specie sinora conosciuta solo dello Uebi Scebeli. 

Non posso a meno di manifestare ancora il mio dubbio 
sulla reale differenza specifica dei Labeo Bottegi, Neumanni, 
Gregoriti, ed altre specie affini, tra cui anche il grammipleura 
da me descritto, che potrebbero forse essere considerati come 
variazioni di un’ unica specie, ma per giungere a tale risultato 
non sono sufficienti i materiali posseduti. 


6. - Engraulicypris Bottegi ( Vneer. ) 


Neobola Bottegi, Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Genova, XXV, 
p. 57, tav. V, fig. 1 - XXXVII, p. 31 e 364 - 
XXXIX, p. 261. 
Engraulicypris Bottegi, Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. II, 
Jan Pel, o SIRYA 


Un esemplare lungo mm. 36 senza la codale. 
Specie già ricordata del Giuba. 


932 D. VINCIGUERRA 


7. - Clarotes laticeps (Rùpp.) 


Clarotes laticeps, Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. Il, p. 349, 
fig. 267. 

» » Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Genova XXXV, 

p. 39 - XXXVII, p. 37 e 349 - XLIX, p. 383. 


Due giovani esemplari di Giumbo, il maggiore dei quali 
lungo 150 mm. senza la codale. 
Specie già ricordata del Giuba e dello Uebi Scebeli. 


8. - Synodontis zambesensis (Ptrs.) 


Synodontis zambesensis, Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. II, 
pi 416; ie sie, 
» » Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Genova 
XLIX, p. 383. 


Parecchi esemplari di Giumbo, il maggiore dei quali lungo 
mm. 155, senza la codale. 

Tutti questi individui presentano la punteggiatura nera carat- 
teristica del S. punctulatus, Gthr. e la pinna adiposa bene svi- 
luppata del S. zanzibaricus Ptrs. e quindi non posso che con- 
fermare quanto ho scritto precedentemente sulla identità di queste 
due forme, accettando l’opinione di Boulenger che le riunisce al 
S. zambesensis, Ptrs. 

Specie diftusa in molti fiumi dell’Africa orientale, e già trovata 
nello Uebi Scebeli ma non nel Giuba. 


9. - Eutropius depressirostris (Ptrs.) 


Eutropius depressirostris, Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. II, 
Piet, eae 
» » Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Genova, 
XXX V; 1p. 294, -- XXXVII pe 27, 
e 345 - XLIX, p. 385. 


Tredici esemplari di Giumbo, il maggiore dei quali lungo 
mm. 145 e il minore mm. 67. 


w 


PESCI DI SOMALIA 953 


In questi individui, tutti assai giovani, i barbigli sono notevol- 
mente più lunghi che negli adulti, poichè i nasali oltrepassano 
l'orbita, i mascellari raggiungono l’apertura branchiale e i man- 
dibolari esterni oltrepassano l’ orbita e gli interni ne raggiungono 
il margine anteriore. Nei più piccoli le pinne pettorali rag- 
giungono le ventrali, mentre ciò non avviene in quelli alquanto 
più grandi. 

Specie già nota del Giuba. 


10. - Anguilla bengalensis, Gray 


Anguilla bengalensis Gray, in Hardwicke Ill Ind. Zool. con 
tav. fig. 5. 
» labiata, Peters, Wiegm. Arch. 1855 p. 270 - Reis. nach 
Moss. Flussfisch. p. 94, tav. XVII. 


» » Gunther, Fish. Zanzib. p. 124 con fig. - Cat. 
Fish. VII p. 26. 
> bengalensis, Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. HI, p. 7, 
fio. 5. 


Un esemplare di Giumbo lungo 335 mm. 

Le differenze che si riscontrano tra le descrizioni dell’A. benga- 
lensis e della labéata sono di così poca importanza che non ho 
difficoltà ad accettare la riunione delle due forme in una sola 
specie, fatta da Boulenger. In questo individuo la espansione 
carnosa delle labbra tanto inferiore che superiore, non è così 
sviluppata come sembrerebbe dalla figura di Peters, nè è ricono- 
scibile il solco che dovrebbe dividere la fascia dei denti mandibolari. 
Questo solco non è neppure evidente nella figura datane da 
Gunther, nel lavoro sui pesci di Zanzibar, benchè questi lo ado- 
peri come carattere distintivo nella tavola sinottica delle specie 
di Anguilla, compresa nel suo Catalogo. 

La presenza di questa specie, diffusa in tutto l'Oceano Indiano, 
nelle acque del Giuba, mi era già stata segnalata dal Cap. Bottego 
e da me ricordata, sotto il nome di A. labiata, nel mio lavoro 
sui pesci da lui raccolti. (!) 


(1) D. Vinciguerra. Ann. Mus. Civ. Genova, XXXV, p. 27. 


254 D. VINCIGUERRA 


14. - Fundulus Patrizii, n. sp. 


F. allitudine corporis (in mari) fere 3 ad 3 et */, ad 
(in foemina) 3 et 3/3 in longitudine corporis absque pinna 
caudali, longitudine capitis altitudinem corporis aequante 
aut paullo majori; capitis altitudine ejus longitudine paullo 
minori; latitudine 1 at */; ad 1 et *|; in altitudine; oculi 
diametro 4 ad 4 et*/,; (in mari) 2 et*/; ad 3 (in foemina) 
in longitudine capitis et circa */, in spatio interorbitali; 
ore supero, maxilla inferiori producta, spatio interorbitali 
complanato, occipite concavo; pinna dorsali ante analem 
incipiente, radiis posticis veluti in anali longioribus; pecto- 
ralibus ventrales superantibus et analis initium attingen- 
libus; ventralibus analem attingentibus; caudali rotundata; 
colore corporis flavido striis obscuris instructo, pinnis 
verticalibus densim obscuro-punctatis; caudali rubra. 


D. 16 — A. 15 — L lat. 25-26 — L tr. 12. 


Dimensioni di varii esemplari d’ ambo i sessi : 


04 2 

Lunghezza del corpo senza la pinna mm. mm. mm. mm. mm. mm. 

Coal: Gi ni 30 23 30 24 21 
Altezza del copo . . . . . 11 1020-38 8 vi 6.5 
Lunghezza del capo. . . . . 11 10.5 8 9 LD. OD 
Altezza Me A Gan ca ip ae pi 9 7 "i 5 5 
Faronezza: ay. nie a) tee Si. Se OD Or Ol. -5 5 4 4 
Lunghezza: deh amuse... 2° 2°. 82h Deb -2 DDA 2 
Diametro dell'orbita sto, tf n 92 2 3 INDIZI 
Larghezza deilo spazio interorbitario 4 4 3 4 3 3 
Altezza della pinna dorsale . . . 10 10 Ti 8 6 5 
Altezza della pinna anale . . . 8 8 6 8 6 5 
Lunghezza della pinna pettorale. . 8 Teena: 6 5 5 


L'altezza del corpo del maschio è contenuta circa 3 volte e 
quella della femmina 3 volte e !/, a 3 e %/, nella lunghezza 
senza la codale ed è in quello eguale e in questa eguale o poco 
minore alla lunghezza del capo. La maggiore altezza di questo 


è di poco minore della sua lunghezza e la larghezza ne è conte- 


PESCI DI SOMALIA 255 


nuta 1 volta e !/, a 1 e ?/, nell’altezza. Gli occhi sono collocati 
nella metà anteriore del capo; il loro diametro è contenuto nei 
maschi 4 volte a 4 e */;, nelle femmine 2 volte e */, a 3 nella 
lunghezza del capo, ed è uguale a circa */, dello spazio interor- 
bitario. Bocca rivolta in alto; il labbro inferiore ha le estremità 
angolari e ricevute in un incavo vicinissimo al margine orbitario. 
Il muso nei maschi è lungo quanto il diametro dell’ occhio, 
nella femmina è alquanto più corto; denti piccoli, con gli esterni 
alquanto più grandi, disposti in fascie. Capo depresso, spazio 
interorbitale piatto, profilo del capo leggermente concavo. 


Fundulus Patrizii, n. sp. of 2/4. 


La pinna dorsale ha origine sulla metà del dorso o un poco 
più avanti, anteriormente all’anale, consta di 16 raggi, dei quali 
gli ultimi sono i più lunghi, eguali o di poco minori dell’ altezza 
del corpo. La pinna anale, alquanto più corta della dorsale, ha 
15 raggi, dei quali gli ultimi sono i più lunghi, ma meno di 
quelli dorsali; le pinne pettorali oltrepassano la base delle ventrali 
| e raggiungono I’ ori- 
gine dell’ anale; le 
ventrali raggiungono 
Vanale; la codale è 
leggermente arroton- 
data. 

La linea laterale 
è appena indicata da 
piccole infossature; vi sono 25 a 26 squame in senso longitudi- 
nale e 24 a 26 intorno al corpo in corrispondenza delle ventrali. 

Il colore del corpo del maschio è gialliccio con sottili fascie 
trasversali brune alternate con altre più marcate; le pinne ver- 
ticali sono cosparse di serie di punti bruni che danno ad esse un 


Fundulus Patrizii, n. sp. Q 2/4. 


256 D. VINCIGUERRA 


aspetto nerastro; la pinna codale è bianchiccia ma nel vivo era 
di colorito rosso intenso, la femmina presenta lo stesso sistema di 
colorazione ma molto più sbiadito. 

Molti esemplari d’ambo i sessi raccolti nel Settembre 19928, 
nelle paludi di Harenaga, sulla sinistra del Giuba, in pozze d’acqua 
che asciugano completamente per parecchi mesi dell’anno e si 
riempiono nell’epoca delle pioggie, ma dove esiste una falda 
d’acqua sotterranea. 

A quanto riferisce il March. Patrizi se ne incontrano anche 
lungo i sentieri carovanieri, in piccole raccolte d’acqua in luoghi 
elevati e sabbiosi, ove nei periodi secchi non vi è per parecchi 
anni neppur traccia di umidità; in queste condizioni egli ha 
raccolto in una pozza isolata tra Fakia e T[lescid ai piedi del 
Cut (collina) Geledi alcuni pesciolini, il maggiore dei quali lungo 
appena 17 mm., ancora serbanti parte del sacco vitellino, eviden- 
temente appartenenti alla famiglia dei Ciprinodonti e probabil- 
mente riferibili a questa stessa specie. Il March. Patrizi esclude 
la possibilità che la loro comparsa sia dovuta al trasporto di 
uova fatto da uccelli acquatici, dei quali non ha constatato la 
presenza in quella zona. i 

Questa specie è molto vicina ad altre già conosciute dell’Africa 
orientale e specialmente ai N. Palmquisti, Linb., orthonotus, 
Ptrs., Neumanni Hlgd. e Giintheri Pfeffer, ma, per quanto 
risulta dalle descrizioni contenute nell’opera di Boulenger (!) non è 
riferibile ad alcuna di esse. Quella che maggiormente le si 
avvicina è il Palmquisti, (?) descritto di Usambara, nell’ Africa 
orientale già tedesca, ma se ne distingue perchè in questo il 
numero delle squame della linea laterale sarebbe aquanto mag- 
giore (27-28) e l'origine dell’anale così poco in addietro di quella 
della dorsale che ciò non apparisce dalla figura. La differenza 
principale però consiste nella lunghezza delle pinne pettorali che 
nel Palmquisti raggiungono appena la base delle ventrali mentre 
nel Patrizii vanno sino a quella dell’ anale. Per questo stesso 
carattere questo si differenzia pure dalle altre specie sopra indicate 
che hanno generalmente un numero di squame alquanto maggiore 
e la dorsale inserita sopra l’ anale. Un altro carattere che può 


(1) G. A. Boulenger. Catalogue of the Freshwater Fishes of Africa, III, p. 34, 33, 


(?) E. Lonnberg. Kilimandjaro-Meru Expedition, Fische, p. 7. 


a 


Ne , om 
ge 
+ 


PESCI DI SOMALIA 257 


servire a distinguere il Patrizi? dal Palmquisti è che in questo 
il labbro inferiore è separato dal margine orbitario da uno spazio 
corrispondente a !/, del diametro dell’ occhio, mentre nel Patrizii 
l'estremità angolare di quello è ricevuta in un incavo vicinissimo 
al margine orbitario. 

Questa specie presenta le stesse differenze sessuali che si 
notano nelle affini, ossia colorazione più intensa e statura più 
elevata nei maschi in confronto delle femmine. Anche il colorito 
rosso della codale si riscontra nelle altre specie vicine. 


12.-- Tilapia nilotica (Hasselq.) 


Labrus niloticus, Hasselquist, It. Palaest. p. 346. 
Chromis niloticus, Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Gen. XXXV, 
p. 28 - XXXVIII, p. 344 - XXXIX, p. 244. 
Tilapia nilotica, Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. HI, p. 162, 
fig. 106. 
» » Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Gen. XLV, p. 302. 


Due esemplari giovanissimi, di Giumbo, il maggiore dei quali 
lungo 36 mm. 

Riferisco questi due individui, che presentano la colorazione 
caratteristica dei giovani a fascie trasversali oscure, alla 7°. nélotica 
che è la sola specie del genere sinora trovata nel bacino del 
Giuba. 
13. - Gobius giuris, H. B. 


Gobius giuris, Hamilton Buchanan, Fish. Gang. p. 51, tav. 33, fig. 15. 


» » Peters, Reis. nach Moss. Flussfische, p. 20, tav. IV, 
fig. 2: 

» > Gunther, Cat. Fish. III, p. 21. 

» » Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. IV, pag. 24, fig. 15. 

» » Senna, Monit. Zool. Ital., XXVI, p. 182. 


Alcuni esemplari di Giumbo, il maggiore dei quali lungo 
150 mm. senza la codale. 

Questa specie, caratteristica per la lunghezza del muso e la 
sporgenza della mandibola, diffusa lungo tutte le sponde del- 
l'Oceano indiano, anche orientali, è già stata raccolta alla foce 
del Giuba da Stefanini e Paoli. 


Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (2 Aprile 1927). 17 


258 D. VINCIGUERRA 


14. - Gobius aeneofuscus, Ptrs. 


Gobius aeneofuscus, Peters, Monatsh. Acad. Berl. 1852, p. 681. 
— Reis. nach Moss. Flussfische, p. 18, 
tav. Ilie. dl 


» » Gunther, Cat. Fish. “Ill, p. 61. 
» » Boulenger, Freshwat. Fish. Afr. IV, p. 30, 
sol eatees Wie 


Molti esemplari di Giumbo, il maggiore dei quali lungo mm, 92 
e il più piccolo mm. 16 senza la codale. 

È una specie assai caratteristica per la forma del capo piut- 
tosto convessa col profilo anteriore declive e il muso abbastanza 
lungo. Ne sono poi caratteristiche le due linee brune che dal margine 
inferiore dell’ orbita si dirigono obliquamente al labbro superiore 
e che per quanto poco appariscenti non mancano neppure negli 
individui più piccoli. Meno costanti sono le macchie brune sui 
fianchi, generalmente più accentuate nei giovani che negli adulti. 

Specie frequente nelle acque dolci e miste della costa orien- 
tale d’Africa e del Madagascar. 


15. - Gobius gymnopomus, Bleeker 


Gobius gymnopomus, Bleeker, Nat. Tijd. Ned. Ind. IV, p. 270. 


» » Gunther, Cat. Fish. JE p. 65. 

»  Hilgendorfi,. Pfeffer, Thierw. Ost. Afr. Fische, p. 5. 

» » Boulenger, Cat. Freshwat. Fish. Afr. IV, 
p.- 38. 


Awaous macropterus, Duncker, Mittheil. Naturhist. Mus. Ham- 
burg, XXIX, p. 352, con tay: fig. di 


Parecchi esemplari di Giumbo, il maggiore dei quali lungo 
mm. 64 e il minore mm. 27 senza la codale. 

Questi individui corrispondono quasi esattamente alla descrizione 
del G. Hilgendorfi di Pfeffer, proveniente dal fiyme Pangani 
nell’ Africa orientale già tedesca, specie, a quanto pare, conosciuta 
per 1 soli esemplari tipici. Per sincerarmene ne ho inviato alcuni 
in comunicazione al D." Duncker del Museo di Amburgo dove rite- 


yt » 


ho 


PESCI DI SOMALIA 59 
nevo che si trovassero 1 tipi; egli mi ha cortesemente informato 
che non è così e che probabilmente quelli sono nel Museo di 
Berlino ed ha confermato la mia determinazione, aggiungendo però 
che essi corrispondono anche al suo Awaous macropterus 
descritto su esemplari di Ceylon riconosciuto identico al Gobdiws 
(Stenogobius) gymnopomus di Bleeker delle isole di Giava e 
Priaman. Il confronto da me fatto di questi individui con le 
descrizioni delle specie suddette mi ha convinto della loro identità. 

In questa specie è notevole il colorito castagno uniforme che 
presenta solamente traccie più o meno distinte di fascie trasversali 
più oscure; è poi caratteristica la stria nerastra, che dal margine 
orbitario inferiore va all’ angolo della bocca; in quasi tutti gli 
esemplari esiste una macchietta nera nella parte superiore della 
base delle pinne pettorali Sulle pinne verticali si notano alcune 
punteggiature nere; i raggi codali mediani sono molto allungati. 

La distribuzione geografica di questa specie è presso a poco 
la stessa del G. giuris, perché, come si è visto, oltre che sulle 
coste africane, essa si trova in India e in Malesia. 


16. - Periophthalmus Koelreuteri (Pall.) 


Gobius Koelreuteri, Pallas, Spicil. zool. VIII, p. 8, tav. 2, fig. 1. 
Periophthalmus Koelreuteri, Rùppell, N. W. Fische, p. 140. 
» » Gunther, Cat. Wish. Il, p. "97. 


Parecchi esemplari di Giumbo, il maggiore dei quali lungo 
mm. 67. 

Appartengono tutti alla var. « di Gunther, che è, a quanto io 
sappia, la sola che finora è stata indicata delle coste africane. 


NEUE STAPHYLINIDEN AUS SILVESTRI'S AUSBEUTE 
(24. BEITRAG ZUR INDOMALAYISCHEN STAPHYLINIDENFAUNA) 


von Dr. MAX BERNHAUER 
HORN NIED. ESTERREICH 


Priochirus (Untergattung: Cephalomerus) Silvestrii nov. spec. 

In der Bildung der Kopfzihne dem hoplites Fauv. am 
ahnlichsten, jedoch dreimal so gross, durch lingere Fuhler, die 
ziemlich dichte runzelige Skulptur der Flugeldecken und verhaltnis- 
missig dichte Skulptur des Hinterleibes auf den ersten Blick zu 
unterscheiden. 

Schwarz, glinzend, die Hinterleibsspitze lebhaft rétlich, die 
Fuhler und der Mund rostbraun, die Beine rostrot. 

Der Kopf durch eine tiefe, breite, parallele Aushéhlung in 
zwei breite Teile geteilt, die nach vorn verschmilert und am 
Vorderrand durch eine ziemlich tiefe gerundete Ausrandung in 
zwei gleich grosse und gleichgebildete kurze, aber scharfe Zahne 
ausgezogen sind. Fuhler viel linger als Kopf und Halsschild 
zusammen, gestreckt, ihr erstes Glied oben nicht gefurcht, die 
vorletzten kaum breiter als lang. 

Halsschild nur um ein Viertel breiter als lang, gleichbreit, 
am Hinterrand vollstindig gerandet, seitlich im ersten Viertel 
mit einem, vor dem Hinterrand mit einigen wenigen weiteren 
Punkten, auf den herabgebogenen Seiten wollkommen unpunktiert. 

Flugeldecken wenig linger als der Halsschild, zusammen 
quadratisch, ziemlich dicht, wurmartig gerunzelt. Hinterleib kraftig 
und ziemlich dicht, am 7 Tergit feiner und dichter punktiert. 

Lange: 9 mm. 

Formosa: Funkiko, 16. November 1924. Dem verdienstvollen 
Entdecker Prof. F. Silvestri, Direktor der landwirtschaftlichen 
Hochschule in Portici freundlichst gewidmet. 

In der Sammlung des Museo Civico di Storia Naturale in 
Genua und in meiner eigenen. 


Mic 


NEUE STAPHYLINIDEN 264 


Osorius Silvestrii nov. spec. 

Mit Osorius Eppelsheimi Bernh. nahe verwandt, um ein 
Drittel gròsser, in nachfolgenden Punkten verschieden : 

Kopf viel weitlàufiger und feiner skulptiert, der Klypeus an 
den Seiten nicht verrundet, wie bei Eppelsheimi, sondern stumpf- 
winkelig, auf der vorderen Halfte in der Mitte dicht und fein, in 
einander fliessend gerunzelt, matter, seitlich mit einigen ziemlich 
feinen Punkten, langs der Mittellinie nicht gekielt, hinten mit 
feinen und ziemlich undeutlichen Lingskielen wenig dicht besetzt, 
die Zwischenràume matt gerunzelt. 

Halsschild viel kùrzer, um ein Drittel breiter als lang, nach 
ruckwirts stàrker verengt, mit deutlicheren, stumpfwinkeligen 


Hinterecken, vor ihnen schwacher eingedrùckt, die Seiten nicht 


gekehlt abgesetzt, weniger kraftig und viel weilàufiger punktiert. 

Flùgeldecken linger, halb so stark und halb so dicht punktiert. 
Hinterleib feiner und dichter gekérnt, die Zwischenriume matter 
chagriniert. 

Lange: 9 mm. 

Yunnan: Lo-Chouli-Tong, 2 Marz 1925, Silvestri. 

In denselben Sammlungen. 


Osorius collaris nov. spec. 

Von Osorius cribrum Bernh. im Wesentlichen nur durch 
etwas kleinere Gestalt, feinere und weitlàufigere Kérnelung des 
Halsschildes, wesentlich feinere und viel weitliufigere Punktierung 
der Flugeldecken, und viel kurzere Kiele am Kopf verschieden; 
namentlich fehlt der bei cridrum deutliche, uber die ganze 
Kopflange sich hinziehende, fast ununterbrochene, schmale, scharfe 
Mittelkiel. Die Grundskulptur zwischen den Kielen und Kérnern 
des Vorderkòrpers ist weniger stark, die Zwischenraume daher 
viel stàrker glinzend. 

Lange: 8 mm. i 

Sumatra, ohne nihere Angabe. 

Ein einzelnes von Bang-Haas erhaltenes Stuck. 


Stenus (Mesostenus) angusticollis nov. spec. 

Dem Stenus circumflexus Fauv. am nachsten verwandt, 
von ihm in nachfolgenden Punkten verschieden : 

Kopf viel gréber und weitliufiger punktiert, etwas glinzender. 


262 M. BERNHAUER 


Halsschild an den Seiten weniger erweitert, die Mittelfurche 
weniger tief, viel gròber und viel runzeliger punktiert, die Runzeln 
hoch erhoben, dadurch an den Seiten teilweise ziemlich scharf 
gezihnelt. Flugeldecken etwas kirzer und breiter, viel kirzer 
als der Halsschild, gréber punktiert, die rotgelbe Makel viel 
kleiner, langlich oval, vom Hinterrand betriichtlich entfernt, die 
Entfernung vom Seitenrande ist nur wenig kleiner als die zur Naht. 

Der Hinterleib ist viel gréber, schirfer und tiefer und nur 
halb so dicht, hinten fast nur ein Drittel so dicht punktiert. 

Die Farbung ist tiefschwarz, die Makel auf den Fligeldecken 
und die Beine rotgelb, die Fuhler und die Taster etwas dunkler. 

Lange: 5,5 mm. i 

Yunnan: Lo-Chouli-Tong, 2 Mirz 1925, Silvestri. 

In der Sammlung des Genueser Museums und in meiner 
elgenen. 


Lb. MASI 


NOTE SUL GENERE PICROSCYTUS THOMS. 


CON DIAGNOSI DI NUOVE SPECIE. 
(HYM. CHALCIDIDAE) 


In un mio lavoro pubblicato nel cinquantesimo volume di 
questi Annali, del quale furono distribuiti gli estratti alla fine 
del 1922, indicai le specie che io ritenevo allora che dovessero 
comprendersi nel genere Picroscytus Thoms. ('), le quali erano 
state descritte quasi tutte dagli autori sotto il nome generico di 
Arthrolysis. Tali specie erano: il Picroscytus scabriculus 
(Nees) europeo, genotipo; il P. Guyoni (Giraud) dell’ Algeria; 
il P. nigrocyaneus Ashm., dell’ Isola S. Vincenzo; il flaviventris, 
il trilongifasciatus e il mirificus Girault, del Queensland. Ad 
esse ne aggiunsi in quella pubblicazione una nuova, il Picroscytus 
meridionalis, che è la seconda conosciuta per |’ Europa. Recen- 
temente poi ho descritto un’altra nuova specie, il P. Ruschkae (2), 
che fu raccolto all'Isola Formosa da H. Sauter. Sarebbero quindi 
in numero di otto i Picroscytus noti fino ad oggi, ma io dubito 
che il nigrocyaneus e il Guyoni appartengano realmente a 
questo genere, e dubito che i tre Picroscytus del Girault non 
siano invece una specie sola. In questo genere di Pteromalinae 
bicalcaratae si devono anche annoverare altre quattro specie, 
finora inedite e di cui ho terminato adesso lo studio, di una delle 
quali ho avuto un esemplare dall’ Indian Museum di Calcutta, 
mentre le altre si trovavano nella collezione del Museo Civico di 
Genova. La comparazione degli esemplari mi ha messo in grado 
di stabilire delle diagnosi che ora credo utile di pubblicare in 
un lavoro d'insieme, sebbene esse risultino quasi sempre dalla 
osservazione di individui femmine, e di pochi esemplari di una 
specie, o di esemplari unici. 

Tutti i Picroscytus che ho studiato si somigliano straordina- 


(1) Calcididi del Giglio — terza serie. Ann. Mus. Civ. Genova, L, p. 7 e seg. 
(?) H. Sauter’s Formosa Ausbeute — Chalcididae. Konowia, Wien, V, 1926, p. 359. 


264 . | L. MASI 


riamente nel colorito ed anche nella forma, ed essendo anche 
soggetti ad alcune variazioni individuali dei caratteri, la distinzione 
delle loro specie presenta notevoli difticoltà. Il colore prevalente 
è verde bronzo più o meno scuro, e passa in certi punti al nero 
azzurrognolo ; i segmenti addominali hanno fascie trasversali 
nere-violacee, più o meno larghe. Le ali sono più o meno tinte 
di giallo grigiastro; la loro nervatura, come pure il flagello delle 
antenne, sono bruni; la clava antennale è spesso più o meno 
pallida verso l’apice; i femori sono verdi scuri oppure bruni; le 
tibie brune, quasi sempre con I’ estremità distale biancastra; i 
ginocchi sono pure biancastri; la tibia posteriore, di rado intera- 
mente scura, per lo più è bianca alla base e all'apice. La lun- 
ghezza degli individui femmine varia da 4 a 3 mm., solo pel 
Picroscytus scabriculus il Thomson indica il massimo di 6 mm.; 
i maschi sono poco più piccoli. 

Nelle specie che ho esaminato vi sono due tipi di maschi, 
cioè con antenne nodose- verticillate e con antenne senza nodosità 
né setole disposte a verticillo; alle quali due forme è probabile 
che corrispondano due tipi dell’ala anteriore. Si possono distin- 
guere infatti due gruppi di specie: quelle che presentano un’area 
specolare fra la cellula basale e il disco dell'ala’ e quelle in cui 
le setole del disco incominciano subito dopo la cellula basale, sia 
con una serie obliqua, ma rettilinea, sia formando un angolo 
ottuso sporgente verso la base dell’ ala. 

I due gruppi che io distinguo secondo questi due tipi dell’ ala 
anteriore, potrebbero formare due generi diversi, se fosse certo 
che tutti i maschi di ciascuno di essi abbiano antenne ugualmente 
conformate. Ma per ora mi sono noti i maschi di una sola specie 
del secondo gruppo, il Picroscytus Modiglianii, di Sumatra; 
il quale si discosta da tutti gli altri Péeroscytus orientali per 
la brevità del nervo postmarginale e del nervo stigmatico. Sebbene 
la conformazione del flagello antennale del maschio di questa 
specie ricordi il genere Picroscytoides mihi (*), questo per 
diversi caratteri rimane sempre ben distinto dal genere Picro- 
scytus, avendo il margine del collare non acuto, la cellula basale 
pubescente, con pubescenza continua con quella del disco, e non 
separata da alcuna linea o spazio glabri, il flagello dei maschi 


(1) Annali Mus. Civ. Genova, L, p. 454. 


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SUL GENERE PICROSCYTUS 265 


più breve e non assottigliato, l’addome, pure nei maschi, più corto 
del torace, depresso, e coi lati, nella parte media, paralleli. 

Ho potuto osservare i denti delle mandibole soltanto nelle 
due specie sumatranus e Modiglianii. Nelle femmine la man- 
dibola sinistra ha tre denti, la destra ne ha quattro e il 2° e 3° 
dente sono più piccoli degli altri due e quasi connati, inoltre il 
2° è situato un poco esternamente rispetto al 3°. Nei maschi 
della specie Modiglianii questi due denti intermedii sono meno 
‘avvicinati. 

Darò qui appresso, sotto forma di quadro dicotomico, le diagnosi 
delle specie .che ho esaminato. 


I. GRUPPO — Ali anteriori con area specolare. Maschi 
(almeno nelle due specie scabriculus e meridionalis) col flagello 
antennale nodoso e con setole lunghe, verticillate; con l'addome 
spatulato. 


a) Ocelli piccoli, i posteriori distanti dall’ orbita almeno. tre 
volte il loro diametro. Testa, di profilo, 1 1/, volta più lunga che 
larga. Parte preascellare del mesonoto, circa 1 !/, volta più larga 
che lunga. Nervo postmarginale non più corto del marginale, 
stigmatico */, del marginale. 

+ Testa, in proporzione del torace, un po’ meno larga che 
nella specie meridionalis; vertice, di profilo, più largo e arro- 
tondato; antenne meno assottigliate; nervo stigmatico leggermente 
.incurvato, con la clava indistinta; proporzione fra nervo marginale, 
postmarginale e stigmatico (in un esemplare) = 100 : 108 : 59; 
colorito generalmente più scuro che nella sp. meridionalis, ali 
anteriori grigiastre oppure con sfumatura giallognola sul disco. 


P. scabriculus (Nees) 
Hab. Europa. In Italia (Liguria). Specie tipica del genere. 


+ Testa, in proporzione del torace, un poco più larga che 
nel P. scabriculus; vertice, di profilo, angusto; antenne pit 
sottili che nella specie precedente; nervo stigmatico dritto, con 
la clava bene distinta; proporzione fra nervo marginale, postmar- 
ginale e stigmatico = 100 :4123 : 61; addome della 9 (negli 


266 L. MASI 


esemplari essiccati) fortemente depresso, quasi laminare. Ali ante- 
riori uniformemente e leggermente grigie-giallognole. 


P. meridionalis Ms. 


Hab. in Italia, Isola del Giglio (Arcipelago toscano). Cotypi: 
36 2, 6 g, raccolti dal March. G. Doria, nella coll. del Museo 
Civico di Genova. 


b) Ocelli grandi, i posteriori distanti dall’ orbita due volte 
il loro diametro. Testa, di profilo, circa due volte più lunga che 
larga e quasi regolarmente ellittica. Parte preascellare del meso- 
noto più trasversale, due volte più larga che lunga. Nervo 
postmarginale un poco più corto del marginale, stigmatico mi- 
nore della metà del marginale; proporzione della nervatura 
= 100 :83 : 42. Colorito verde olivaceo, occhi rossi, antenne 
brune, con la prima metà dello scapo giallo-bruna, la clava 
scura fino all’ apice; tibia posteriore bianca nel !/, prossimale e 
nel !/, distale. 
P. Ruschkae Ms. 


Hab. Formosa, raccolto da H. Sauter; es. unico 9, nella coll. 
del Deut, entom. Institut (Berlin-Dahlem). (1) 


II. GRUPPO — Ali anteriori senza area specolare. Maschio, 
nella specie Modiglianii (ignoto per le altre specie) con articoli 
del funicolo di grossezza uniforme e con. peli mediocremente 
lunghi e distribuiti uniformemente; con l’addome di forma conica. 


a) Nervo postmarginale all’ incirca uguale in lunghezza al 
nervo marginale; stigmatico approssimativamente la metà del 
marginale. 

+ Testa, veduta di profilo, quasi due volte più lunga che 
larga, con la massima larghezza sulla linea antennale e con la 
parte posteriore meno incurvata della anteriore. Penultimo articolo 
del funicolo due volte più lungo che largo, ultimo articolo lungo 


(1) Dopo che era già stampata nel « Konowia » (1. c.) una descrizione più detta- 
gliata di questa specie, ho esaminato nuovamente il tipo, gentilmente inviatomi 
dal Dott. Walther Horn. 


È 
} 


SUL GENERE PICROSCYTUS 267 


poco più di una volta e mezza la sua larghezza, clava uguale al 
doppio dell’ articolo precedente e una volta e mezza il terz’ ultimo 
articolo. Parte preascellare del mesonoto due volte più larga che 
lunga. Nervo stigmatico leggermente incurvato e quasi della stessa 
larghezza dalla base al dente della clava. Nervo postmarginale 
uguale al marginale; proporzione della nervatura = 100 : 90 : 45. 
Ali grigie-giallognole. 


P. sumatranus sp. n. 


Hab. Sumatra, Pangherang Pisang; raccolto da E. Modigliani. 
Cotypi 3 ®, nella coll. del Museo Civico di Genova. 

+ Testa, di profilo, notevolmente larga, non più lunga di 
una volta e mezza la sua larghezza, con la faccia più convessa 
nella metà inferiore. 


= Penultimo articolo del funicolo una volta e mezza piu 
lungo che largo, ultimo tanto largo quanto lungo, clava di lun- 
ghezza poco maggiore di quella complessiva dei due articoli 
precedenti e uguale a una volta e mezza il terz’ ultimo articolo. 
Parte preascellare del mesonoto una volta e mezza più larga che 
lunga, coi solchi scapolari quasi obliterati. Nervatura delle ali più 
robusta che nella specie precedente; nervo stigmatico gradatamente 
più largo fino al dente della clava; nervo postmarginale lungo 
3/, del marginale; proporzione della nervatura = 100 : 80 : 50. 
Scapo metallico, biancastro alla base; pedicello e anelli gialli 
scuri rugginosi; ali leggermente gialle-grigie. 


P. Indorum sp. n. 


Hab. presso il Lago Chilka (costa orientale dell’ India ). 
Es. unico 9, nell’ Indian Museum, Galcutta. 


= Penultimo articolo del funicolo poco più allungato dell’ultimo 
e una volta e mezza più lungo che largo; clava quasi uguale 
al doppio dell’ articolo precedente e un poco più lunga del terz’ ul- 
timo articolo. Parte preascellare del mesonoto due volte più larga 
che lunga. Nervo stigmatico quasi dritto e quasi della stessa 
larghezza procedendo dalla base al dente della clava. Nervo post- 
marginale non più corto del marginale; proporzione della ner- 


268 L. MASI 


vatura = 100: 108:44. Antenne brune con la base dello scapo 
bianca; ali giallastre. 


RP. birmanus sp. n. 


Hab. Birmania, Bhamò; raccolto da L. Fea (VII 1886); 
es. unico Q, nella coll. del Museo Civico di Genova. 


b) Nervo postmarginale lungo circa la metà del marginale; 
stigmatico uguale ad '/, del marginale. 

Q — Lunghezza del flagello uguale alla larghezza della testa, 
ultimo articolo del funicolo poco più lungo che largo, penultimo 
di lunghezza un poco più di una volta e mezza la sua larghezza, 
clava alquanto più lunga dei due articoli precedenti e anche più 
di una volta e mezza il terz’ ultimo articolo. Testa, veduta di 
fronte, con le gene uniformemente arcuate, di profilo largamente 
ellittica, col diametro longitudinale una volta e mezza il. diametro 
trasverso e col margine posteriore dell’ orbita fortemente obliquo 
al di sotto del suo !/, superiore. Parte preascellare del mesonoto 
due volte più alta che lunga. Clava del nervo stigmatico distinta. 
Proporzione della nervatura = 100 :46,5 : 29. Antenne brune, 
con la base dello scapo bianca. Tibia del primo paio di zampe 
con linea bianca lungo il lato anteriore; tibia posteriore bianca nei 
primi ?/, e nel !/, apicale. Ali grigiastre. 

3 — Flagello notevolmente allungato, uguale a circa una 
volta e mezza |’ insieme della testa e del torace, ad 1 volta e ?/, 
la larghezza della testa, col funicolo e la clava rivestiti unifor- 
memente di peli quasi perpendicolari e poco più corti del diametro 
dei rispettivi articoli; il primo articolo del funicolo sei volte più 
lungo che largo, la clava una volta e mezza I’ articolo precedente 
e poco più lunga del penultimo. Testa, di profilo, un po’ meno 
larga che nella femmina. Addome notevolmente ristretto, uguale 
in larghezza alla metà del torace, in lunghezza alla testa e al 
torace insieme, di forma conica, con una larga area scolorita e 
traslucida nella prima metà del lato ventrale ed una striscia pure 
traslucida sulla linea mediana dorsale. Tibie posteriori brune scure, 
bianche solo alle estremità. 

PP. Modiglianii sp. n. 

Hab. Sumatra, Pangherang Pisang, raccolto da E. Modigliani. 
Cotypi 3 2, 5 dg’, nella coll. del Museo Civico di Genova. 


ALBERTO PELLOUX 


ESE Sr tGyU:S al ©:Acr 
LVI. 


SFEROCOBALTITE 
ED ALTRI MINERALI DELLA VALLE DEL NEVA 


(LIGURIA OCCIDENTALE) 


Risalendo la valle del Neva lungo la rotabile che da Albenga 
conduce a Garessio, per il colle di S. Bernardo, ed a due chilo- 
metri a monte del paese di Zuccarello, si incontra un canalone 
inciso nei calcari ceroidi del trias, all’ origine del quale torreggia, 
dominando la strada da circa 300 metri d'altezza, l’ antico 
castello di Castelvecchio di Rocca Barbena. Il burrone,.dal colore 
della roccia, è chiamato in dialetto « il rian gianco ». 

La località, geologicamente interessante, richiamò in special 
modo |’ attenzione del compianto professore Arturo Issel che la 
descrisse, segnalandovi la presenza di banchi di calcare marmoreo 
meritevoli di essere sfruttati per uso ornamentale e quella di 
alcuni minerali di cui mi fece dono, invitandomi a descriverli (!). 

Nel materiale che ebbi allora riconobbi, oltre alla presenza 
dell azzurrite e della malachite, già dall’ Issel avvertita, anche 
quella di minutissime sferulette di un minerale di colore roseo 
che potei identificare con la sferocobaltite, minerale già trovato 
in Liguria, ma in diverse condizioni di giacitura, nel brucione 
della miniera di Libiola e descritto molti anni or sono dal 
rot A Ferro: (è) 

Varie circostanze fecero trascorrere molto tempo prima che 
lo potessi visitare il giacimento,, sino a che, nel 1924, riuscii 

() Vedi: A. Isssel. I marmi di Castelvecchio di Rocca Barbena. Genova 1920. 
Tip. E. Olivieri. 


(®) Id. A. A. Ferro. Analisi della sferocobaltite di Libiola. Atti della Società 
Ligustica di Scienze Naturali e Geografiche. Vol. X. Genova 1899. 


270 A. PELLOUX 


finalmente a recarmi sul luogo, insieme all’ Avv. Della Valle, 
concessionario delle cave di marmo, ed al mio amico Prof. Raffaele 
Issel che, avendo già accompagnato suo padre al Rian Gianco, 
mi fu di grande aiuto nel rintracciare il punto in cui i minerali 
erano stati raccolti. 

Un esame del materiale che così potei procurarmi mi permise 
di constatare che esso conteneva più o meno abbondantemente 
la sferocobaltite, ma che questo minerale, invece di presentarsi 
in sferule fibrose radiate, si mostrava in cristalli che, per essere 
stati raccolti presso la superficie ed esposti quindi all’azione dissol- 
vitrice degli agenti meteorici, erano ridotti in condizioni da 
non potere essere studiati. Decisi perciò di ritornare sul posto, 
con mezzi adatti per eseguire una ricerca meno superficiale, e. vi 
fui, nel giugno scorso, in compagnia del Prof. Rovereto, che 
essendosi già occupato dello studio di quella regione (1) deside- 
rava rivederla in seguito a posteriori osservazioni del Boussac (?) 
sulla geologia di quei luoghi. 

Questa seconda escursione fu veramente fortunata e ne ritornai 
con un abbondante materiale che mi permise di continuare lo 
studio da tempo interrotto e di cui quì espongo il risultato. 


Dopo il paese di Zuccarello, la valle del Neva è tracciata 
negli schisti dell’ eocene che a poco più di un centinaio di metri 
dal Rian Gianco, cessano bruscamente per dar luogo a potenti 
banchi di calcare, in strati inclinati di circa 35° a N. 

Nella carta al 100.000 che accompagna lo studio dell’ Inge- 
gnere Zaccagna sulle Valli del Neva e del Pennavaira (3), questi 
calcari sono contraddistinti con un’ unica tinta gialla, quella cioè 
che comprende le rocce del trias medio e superiore, tinta che è 
limitata ad un triangolo che corrisponde al Rian Gianco, a monte 
del quale, sempre secondo la detta carta, affiorano le quarziti e 
le anageniti del trias inferiore. 


(1) Vedi; G. Rovereto. Sulla stratigrafia della valle del Neva. Bull. Soc. Geol. Ital, 
Vol. XVI, 1897. 

(?) Id.: I. Boussac. Les grands phénomenes de recouvrement dans les Alpes 
Maritimes italiennes et la fenétre de Castelvecchio. Comptes rendus de l’Académie 
des Sciences, 1910. 

(3) Id.: D. Zaccagna. Conformazione stratigrafica fra il torrente Neva ed il 
Pennavaira in territorio di Albenga (Liguria occidentale). Boll. Com. Geol. Serie IV, 
Vol. X, pag. 4 e seg. Roma 1909. 


MINERALI DELLA VALLE DEL NEVA DTA 


Il Prof. Rovereto, alla cui cortesia debbo queste notizie, vede 
invece nelle formazioni che si osservano in corrispondenza del 
più volte nominato canalone, un lembo isolato e molto impuntato 
della generale copertura mesozoica sulla finestra eocenica di 
Castelvecchio. Più particolarmente questo lembo sarebbe composto 
di una serie invertita di calcari di vario aspetto che incomincia, 
dal basso, con un calcare ceroide del lias inferiore, cui succede un 
calcare arenaceo di età incerta, forse corrispondente a quello ad 
avicula contorta del retico superiore del monte Arenas, indi 
calcare portoro, calcari cavernosi del retico inferiore, poi calcari 
probabilmente del trias superiore e medio e termina con le 
quarziti del trias inferiore e le anageniti e schisti anagenitici 
del permico che coronano tutta la serie rovesciata, che dal lias 
andrebbe al retico, al trias ed al permico. 

In corrispondenza del ponte su cui la rotabile attraversa il 
Rian Gianco, sulla destra di questo, nei calcari ceroidi del lias, 
venne aperta una cava per fornire il pietrisco necessario per 
l inghiaiamento della strada. E’ subito a monte di questa cava e 
cioè dove il calcare ceroide viene a contatto con quello arenaceo, 
a luoghi passante ad una specie di bardiglio, che in queste roccie 
si rinvengono i minerali qui di seguito indicati, in ordine della 
loro decrescente frequenza : 

Calcite, Dolomite, Quarzo, Sferocobaltite, Eterogenite (?), 
Azzurrite, Malachite, Galena, Manganite, Limonite, Calco- 
pirite, Calcosina, Massicotite, Auricalcite, Siderite, 

La zona mineralizzata è piuttosto ristretta, limitandosi ad un 
breve solco erosivo in cui scorrono le acque piovane e che ha 
origine nei banchi di portoro sovrapposti al calcare arenaceo. 
Questo solco, in corrispondenza del piano stradale, ha una lar- 
ghezza di pochi metri e presenta numerose vene calcitico-quarzose 
che vi formano un reticolato ed in cui i. detti minerali si trovano. 
La mineralizzazione però non si limita al calcare arenaceo, dove 
in ragione della maggiore permeabilità della roccia è più abbon- 
dante, ma interessa anche il calcare bardiglio nel quale va degra- 
dando, sfumando poi in quello ceroide in cui non si vedono che 
rare dendriti degli ossidi idrati di manganese e cobalto e rarissime 
tracce di sferocobaltite. 

Mentre l'origine idrica di questo minuscolo giacimento è assai 
probabile, meno agevole riesce decidere in quali strati della com- 


272 A. PELLOUX 


plessa falda mesozoica le acque attinsero gli elementi costitutivi 
dei minerali deposti nella parte inferiore del lembo carreggiato. 
Non parmi sia da escludere che tali acque abbiano attraversato 
qualche vena metallifera, di cui non si vedono gli affioramenti o 
qualche contatto mineralizzato, fra le quarziti ed anageniti permo- 
triassiche coni calcari del retico, ma però è anche possibile che i 
minerali di cobalto, piombo, rame, ferro e manganese qui men- 
zionati, rappresentino il risultato di un rimaneggiamento di 
depositi metalliferi di origine sedimentare. E’ noto, infatti, dagli 
studi del Murray e del Renard (?) che i noduli manganesiferi, 
frequenti nei sedimenti delle grandi profondita marine, ed alla 
cui origine pare non sia estranea l’azione biologica di orga- 
nismi pelagici, contengono, insieme al manganese, piccole quantità 
di altri metalli, e cioè : «Sr, Ba, Co, Ni; Zn, Cu, Mo, Va.e: Pb: 

Quanto alla presenza del cobalto, di origine sedimentare ed 
in quantita notevole, l’ Issel, in base ad analisi del Prof. Pelizzari, 
per il primo ebbe a segnalarla, richiamando l’attenzione degli 
studiosi sul fatto che questo metallo, allo stato di solfuro, si trova 
a costituire, insieme a poco solfuro di rame, degli aloni nerastri 
attorno a nuclei di foraminifere (globigerine) o spicule di spugne 
di certi calcari argillosi eocenici, presso Varzi nella valle della 
Staffora (7). Questo fatto è stato nuovamente posto in rilievo dal 
Rovereto nella sua Geomorfologia (*), ricordando anche la presenza 
di minerali di cobalto nei calcari mesozoici di Castelvecchio di 
Rocca Barbena e di Spotorno. 

Con la presenza di minerali di cobalto, non ancora rinvenuti 
in situ, dovrebbero essere poste in rapporto le belle tinte azzurre 
delle scorie dei forni che si trovano ad est di Spotorno, in cui si 
ottiene la calce impiegando i calcari triassici delle cave prossime 
a questo paese (4). 

Premessi questi cenni sulle condizioni di giacitura dei minerali 
della valle del Neva, ne do qui di seguito la descrizione, in 
questa procedendo nello stesso ordine con cui furono sopra elencati, 
e cioè incominciando dai più frequenti, fra i quali, cosa che 
ritengo del tutto nuova, è la sferocobaltite, specie assai rara e 

(1) Vedi: J. Murray and A. F. Renard. Voyage of the Challenger. Deap Sea 
Deposits. 1891. 

(2) Id.: A. Issel. Bioliti e pisoliti. Boll. del R. Comitato Geologico. Vol. XLVI. 1918. 


(8) Id.: G. Rovereto. Trattato di Geologia Morfologica. Vol. I°. 1923. 
(4) Comunicazione verbale del Prof. Rovereto. 


He, 
LE 


MINERALI DELLA VALLE DEL NEVA 273 


sempre osseryata in piccole quantita nei pochi giacimenti sin qui 
conosciuti di questo minerale. 

Calcite, dolomite e quarzo. Mentre la calcite costituisce la 
quasi totalità del calcare ceroide e del bardiglio, e buona parte 
di quello arenaceo, ben di rado si presenta in essi come minerale 
distinto, trovandosi solo eccezionalmente a costituire le vene che 
le dette roccie presentano. Il suo colore è bianco, ma in qualche 
punto la calcite è rubiginosa per infiltrazioni limonitiche, rara- 
mente rosea (cobaltocalcite) per presenza di tracce di cobalto. I 
cristalli di calcite sono rari in questo giacimento ed i pochi che 
‘ho osservato, presentano facce profondamente corrose, riferibili a 
un romboedro molto ottuso ; di solito non si vedono che concre- 
zioni spatiche che mostrauo il romboedro di sfaldatura. 

Assai meno abbondante della calcite ed assente nel calcare 
ceroide, la dolomite predomina quale costituente delle vene, da 
sola od assieme al quarzo, ora compatta e cristallizzata, ora in 
distinti cristalli romboedri, con faccie a superficie curva ed in 
gruppi selliformi, mostrando il solo romboedro |1011}. Il colore 
dei cristalli è bianco, la loro lucentezza perlacea, quando non 
sono ricoperti da un tenue velo di limonite, le dimensioni assai 
piccole, misurando non oltre 3 mm. di lato. 

Il quarzo si trova insieme alla dolomite ed anche con la sola 
sferocobaltite, a formare le vene del calcare arenaceo di cui, in 
granuli informi, costituisce in parte la massa. Si presenta gene- 
ralmente in cristalli assai nitidi e piccoli, di uno o due mm. di 
lunghezza, con la comune combinazione del prisma |1010| con 
i due romboedri {10T1| e } 0111]. 

Le vene costituite dai minerali anzidetti presentano al massimo 
nei loro rigonfiamenti, !/, cm. di spessore ed hanno una limitata 
estensione, di rado sorpassando i 10 cm., sia secondo la lunghezza, 
come nel senso della larghezza. La distribuzione di queste vene 
nella massa della roccia è alquanto irregolare; la loro abbon- 
danza è massima nel calcare arenaceo ; hanno andamento sinuoso, 
qualche volta anche curvilineo ; si intersecano a vicenda, ora sono 
l'un l’altra parallele. 

Exe queste vene che, più o meno abbondantemente, sono 
distribuiti i minerali sopra nominati, alcuni dei quali, però, si 
presentano anche da soli, come accade per la sferocobaltite e la 
galena, a costituire il riempimento delle fratture più sottili della 


Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (42 Maggio 1927). 18 


OTK A. PELLOUX 


roccia. Tutti questi minerali, ed in particolare la sferocobaltite, 
sono relativamente abbondanti nel calcare arenaceo, e diventano 
rari nel bardiglio. 

Sferocobaltite. Dei minerali che si trovano al « Rian gianco ». 
la sferocobaltite è di gran lunga il più interessante. Ho già 
accennato alla rarità di questo minerale ; aggiungo che, da quanto 
mi risulta, esso non sarebbe stato sin qui trovato che in pochis- 
simi luoghi e cioè: nella miniera di Schneeberg in Sassonia, in 
quella di Libiola, già ricordata, nella miniera di Boleo nella bassa 
California e nella miniera Etoile nel Congo Belga (Katanga). 

La sferocobaltite di Schneeberg, descritta dal Weisbach (1), 
che chiamò così questo minerale, per averlo osservato in sfere a 
straterelli concentrici sovrapposti, con struttura fibroso-radiata e 
superficie drusica, fu trovata insieme ad altri minerali di cobalto, 
frequenti in quella miniera, e specialmente alla roselite. Già ho 
indicato le condizioni di giacitura della sferocobaltite di Libiola, 
dove si trova, minutamente cristallina, mista a grande quantita 
di limonite, con malachite ed azzurrite, nell’affioramento di quella 
miniera di pirite. La sferocobaltite di Boleo non mi risulta sia 
ancora stata descritta (?). Quanto a quella del Katanga, studiata 
del Prof. A. Schoep (*), la si trovò in concrezioni globulari, su 
di una roccia dolomitica racchiudente una sostanza carboniosa, e 
che in tutte le sue parti rivelò all’ analisi la presenza del cobalto, 
come pure in esili crosticine, sui cristalli di dolomite che questa 
roccia contiene. Anche questa sferocobaltite del Katanga è assai 
impura per miscela con altri carbonati isomorfi. 

Ricordo ancora che microscopici cristalli romboedrici di carbo- 
nato di cobalto furono ottenuti artificialmente dal Senarmont per 
due vie diverse (4) e finalmente che questo composto entra a far 
parte della varietà cobaltifera di calcite dell’isola d’ Elba che il 


(1) Vedi: A, Weisbach. Kobaltspath, ein neues Glied der Kalkspathgruppe. 
Jahrbuch f. d. Berg. u. Huttenwesen im Konigreich Sachsen. 1877. 

(?) La sferocobaltite di Boleo è indicata in uno dei «Complete Mineral Cata- 
logues » del Foote, insieme alla Remingtonite (carbonato idrato di cobalto) della 
stessa provenienza. Nei campioni di questi minerali che ho nella mia collezione la 
sferocobaltite si presenta in masserelle cristalline che si distinguono dalla Remin- 
gtonite che invece è terrosa. I due minerali sono accompagnati da atacamite in 
cristalli entro ad una roccia costituita in gran parte da gesso. 

(3) Vedi: A. Schoep. Présence de la Sphérocobaltite au Katanga. Ann. de la 
Société Géologique du Belgique. Liége 1922 i 

(4) Id. : Senarmont: Experiences sur la formation des minéraux par voie humide 
dans les gites métalliféres concrétionnées, Annales de Chimie et de Physique. Vol. 32, 
p. 153-185. 


MINERALI DELLA VALLE DEL NEVA ATES) 


Millosevich ha chiamato cobaltocalcite (*) in cui si ha una 
miscela isomorfa di carbonato di cobalto, ivi contenuto in propor- 
zione del 2,02 °/,, coni carbonati di calcio, ferro e manganese, e 
della dolomite cobaltifera di Przibram, descritta dal Gibbs (*), 
nella quale l’ ossido di cobalto entra per il 5,17 °/,. 

Come si può rilevare da quanto sopra è detto, in nessuno dei 
giacimenti sin qui noti, la sferocobaltite si è rinvenuta in cristalli 
distinti, mentre in questo della valle del Neva il minerale, oltre 
a trovarsi in tutti 1 modi in cui si incontrò altrove, si presenta 
nettamente cristallizzato, sebbene cristalli determinabili vi siano 
rarissimi. Deve inoltre notarsi che in questo giacimento la sfero- 
cobaltite in masserelle sferoidali è piuttosto rara, più frequente 
quella sotto forma di concrezioni cristalline e di piccolissimi 
cristalli. Circa il modo di presentarsi del nostro minerale nei 
diversi suoi aspetti, è qui da notare che evidentemente esso è 
in rapporto con la diversa qualità della roccia in cui lo si trova. 

Nel compatto calcare ceroide, infatti, la sferocobaltite si osserva 
in minutissimi globuletti ed in semplici sfumature che impartiscono 
alla roccia un colore roseo; nel bardiglio, in cui le vene dolo- 
mitiche hanno piccolissimo spessore e presentano rari vacuoli, si 
trovano sferule fibroso radiate a superficie drusica, cristalli 
globulari, cilindroidi e claviformi : finalmente nel calcare arenaceo, 
al maggiore spessore delle vene ed alla marcata porosità della 
roccia, corrisponde la sferocobaltite in cristalli qualche volta abba- 
stanza bene sviluppati, malgrado le loro piccolissime dimensioni. 
Queste raramente raggiungono il mezzo millimetro nella direzione 
del loro maggiore sviluppo e tale fatto, insieme alla curvatura 
delle facce, spesso assai marcata, rende piuttosto difficile la deter- 
minazione delle forme ed impossibile misure esatte. 

Le forme osservate nei cristalli sono le seguenti : 


c }0001} m }1010} 7 |A011f MM {4041} e | 

Ff (029; @ | 0778 | s (0551) d | 0881 | 

La base è quasi sempre presente, con facce triangolari od 

esagonali, ora piane ed ora appannate e leggermente incavate, e 

(1) Vedi: F. Millosevich: Una varietà di calcite cobaltifera di Capo Calamita 
nell’ Isola d’ Elba. Rend. R. Acc. dei Lincei. Vol. XIX. 1910. 


(£) Id.: Gibbs. W. Zerlegung eines Kobalthaltigen Braunspathes, Pogg Annalen 
Tabs ston! ; 


276 A. PELLOUX 


sempre poco splendenti; il prisma è bene sviluppato, nei cristalli 
ad abito prismatico e mostra strie verticali, manca in quelli ad 
abito romboedrico ; le facce dei romboedri, salvo rarissime ecce- 


€ 


Figs 1.5 Fig. 2. Fig. 3. 


zioni, presentano superficie curva. Generalmente le facce riflettono 
assai male e le misure non possono aversi che ricorrendo ad 
una intensa illuminazione. 

L'abito dei cristalli è vario, avendosene dei prismatici, dei 
romboedrici, con predominio, ora del romboedro d, ed ora dell’ M, 
ed infine, dei cristalli globulari. 

I cristalli prismatici mostrano qualche volta il solo prisma, 
combinato con la base, in altri, a queste facce se ne aggiungono 
altre piccolissime dei romboedri r, e ed M. Ai cristalli di questo 
abito vanno riferiti i gruppi cilindroidi e claviformi ai quali ho sopra 
accennato; i primi costituiti dall’associazione parallela di prismetti 


minutissimi, gli altri da quella leggermente divergente degli. 


stessi. Di cristalli ad abito romboedrico ve ne sono di varii tipi. 
Uno di essi è rappresentato dalla fig. 1. Qualche cristallo di questo 
tipo mostra anche piccolissime faccette del romboedro @, mentre 
in altri, invece del romboedro d, si ha |’ s predominante accom- 
pagnata da facce più piccole di f. Un altro tipo di cristalli rom- 
boedrici è dato dalla fig. 2. Spesso però in simili cristalli, il 
romboedro 7 è sostituito dalla base e dalle faccette di un rom- 
boedro molto ottuso e di simbolo indeterminabile, per la forte 


MINERALI DELLA VALLE DEL NEVA Qe; 


corrosione delle sue facce. La fig. 3 mostra i cristalli in cui le 
facce romboedriche sono così incurvate da conferire loro un 
aspetto globulare. 

Si comprenderà come, trattandosi di cristalli estremamente 
piccoli e, per di più con facce imperfette, non abbia potuto 
ottenere esatte misure goniometriche e ciò non mi abbia consen- 
tito di stabilire in modo sicuro la costante della sferocobaltite. 
Ho perciò provvisoriamente adottato per questo minerale lo stesso 
valore di ce = 0,81841, dato da Wollaston per la siderite, valore 
al quale si riferiscono gli angoli calcolati, indicati qui di seguito 
e posti a confronto con quelli misurati, riservandomi di ritornare 
sull'argomento se mi sarà dato di poter disporre di altro mate- 
riale che mi permetta un più completo studio cristallografico. 


Angoli misurati - delle, o Medie Aa 
e:r = (0001) : (1011) | 4 |42°50'— 43°40’| 430 10’ | 43° 2251” 
c:M = (0001) : (4041) | 3° | 74°30 — 75°20"| 74° 50’ | 75° 11 — 
c:e = (0001) : (0112) |: 3° | 25°10— 26°5' | 25° 30’ | 2501730” 
c:f = (0001) : (0221) | 5 | 61°20 — 62030"| 62° 20’ | 62° 7’ 
c:w = (0001) : (0773) | 2 | 64°30 — 65°40"| 65° 5° | 65° 36’ 
e:s = (0001) : (0551) | 4 | 77°30’ —78°20'| 77° 50° | 78° 3’ 
c:d = (0001) : (0881) | 6 | 82010’ —82°50'| 820 30 | 820 28° 
mir = (1010) : (1011) | 2 | 46°5’ — 46°45’ | 46° 25’ | 46°37" 9" 
m:e = (0110) : (0112) 1 64°10" | 64° 10" |64°42'30” 
m:M= (1010) : (4041) | 2 | 13°55 — 14°30 |14012'30"| 14° 49’ 
d:d’ = (0881) : (8081) | 3  |118°10’— 118030’| 118° 20’ |1180 18’ 30” 


I cristalli presentano una facile sfaldatura secondo il rom- 
boedro (1011), analogamente a quanto si verifica per gli altri 
carbonati della serie isomorfa alla quale la sferocobaltite appartiene. 

La durezza è un poco superiore a quella della fluorite ed 
inferiore a quella dell’apatite che non ne è intaccata; perciò può 
ritenersi uguale a 4,5. Il peso specifico determinato con il picno- 
metro alla temperatura di 18°, è risultato uguale a 4. 


RS 


278 A. PELLOUX 


Il colore del minerale varia dal rosa fior di pesco assai vivo, 
al rosa pallido, qualche volta è anche violaceo e, nei cristalli in 
cui si ha un inizio di alterazione superficiale, si manifesta una 
tinta rosa gialliccia. La lucentezza è vitrea, un poco grassa. Il 
dicroismo è sensibile e varia dal rosa carico, normalmente all’asse 
z, al rosa pallido, parallelamente a tale asse. La doppia rifrazione 
è energica e di segno negativo, come può vedersi dall’ immagine 
assiale che si osserva a luce convergente nei cristalli prismatici. 

Il minerale, esposto alla fiamma del cannello annerisce; così 
pure riscaldato nel tubo chiuso, senza svolgere acqua. La perla 
ottenuta, sia con il sale di fosforo, come con il borace è azzurra. 
L'acido cloridrico diluito scioglie la sferocobaltite, con svolgimento 
di anidride carbonica, senza che occorra riscaldamento, come è 
spesso ripetuto; la soluzione avviene più rapidamente in acido 
concentrato ed in questo caso, assume una bella tinta verde 
smeraldo che sparisce rapidamente, dando luogo prima ad una 
tinta gialliccia e poi rosa sbiaditissima, con l'aggiunta di poche 
gocce d'acqua. 

Ossido nero idrato di cobalto (Eterogenite?). Dopo la 
sferocobaltite, il minerale metallifero più frequente nel calcare 
arenaceo è dato da una sostanza di colore nero più o meno ca- 
rico, ora terrosa, ed ora simile a pece e con frattura concoidale, 
che si trova disseminata in tutta la massa della roccia, sia in 
granuletti di pochi millimetri di diametro ed a contorno irrego-- 
lare, sia sotto forma di macchie assai più grandi o di dendriti. 
Le macchie spesso rivestono gli altri minerali di un sottilissimo 
intonaco. 

Questa sostanza che è difficile separare dalla roccia senza che 
vi resti commisto un poco di calcite, mi è risultata all’ analisi 
costituita in gran parte da uno scheletro siliceo impregnato da 
ossido idrato di cobalto, misto a piccolissima proporzione di idrati 
di manganese e di ferro. Il minerale colora intensamente in 
azzurro le perle al sale di fosforo ed al borace, nel tubo chiuso 
svolge acqua; è solubile parzialmente in acido cloridrico con svi- 
luppo di cloro, lasciando un residuo bianco e cristallino di silice. 

Si tratta dunque di uno dei tanti minerali formati da ossidi 
idrati di cobalto e di altri metalli, di cui si vollero fare delle 
specie distinte, ma che non sono che delle miscele in cui entrano 
in proporzioni variabilissime, idrossidi di origine colloidale. Per 


/ 


MINERALI DELLA VALLE DEL NEVA 279 


la evidente prevalenza del cobalto sugli altri metalli, credo che 
il minerale descritto possa riferirsi all’eterogenite, piuttosto che 
alla transvaallite, heubachite ecc. Gli stessi caratteri sopra rife- 
riti ho potuto riscontrare anche in alcune piccolissime ed assai 
rare concrezioni, con aspetto di tubercoli, che ho trovato nel cal- 
care arenaceo, di colore nerastro e con polvere nero brunastra. 

Azzurrite. Anche questo minerale si trova sia nelle vene 
che attraversano il calcare arenaceo ed il bardiglio, come nella 
massa stessa di queste rocce, ma specialmente nella seconda. 
Qualche volta, nelle vene, si notano piccoli grumetti cristallini di 
colore azzurro intenso, ma più di frequente il minerale compe - 
netra la roccia, tingendola su zone più o meno estese o forman- 
dovi delle chiazze a contorno circolare, che misurano sino a 7 
mm. di diametro. 

Malachite. Assai meno abbondante dell’azzurrite, la malachite 
si presenta sotto diversi aspetti di cui il più comune è dato da 
un pigmento grigio verdastro che compenetra il calcare arenaceo, 
dove questo è maggiormente alterato. Nelle vene, specialmente 
in quelle che attraversano il bardiglio, la malachite si trova in- 
vece sotto forma di piccole concrezioni globulari a straterelli so- 
vrapposti ed a struttura fibrosa molto serrata. Più di rado si 
hanno cristallini aghiformi. 

Galena. Con relativa frequenza, sebbene sempre in piccola 
quantità, la galena si trova specialmente insieme alla sferocobal- 
tite, nelle vene dolomitiche ed in quelle quarzose. Come ho già 
accennato, alcune vene esilissime di circa un millimetro di spes- 
sore ed anche più sottili, che si osservano nel calcare arenaceo 
sono esclusivamente formate da questo minerale che, in tutti i 
casi, ha struttura spatica e spesso si presenta con larghe e lu- 
centi facce di sfaldatura. 

Ossido idrato di manganese e limonite. Piccole dendriti 
di ossido idrato di manganese, qualche volta leggermente cobalti- 
fere, si osservano nel calcare ceroide, ma vi sono piuttosto rare, 
come rare sono alcune velature nere parimenti costituite da 
idrossido di manganese, che la stessa roccia presenta. 

La limonite, sempre in tenuissima quantità, si trova sotto 
forma ocracea 0 come pigmento, insieme agli altri minerali ossi- 
dati. Solo in un campione la trovai a costituire una piccola massa 
bruna a frattura concoidale. 


280 A. PELLOUX 


Calcopirite e calcosina. Ho osservato questi due minerali 
associati in un’ unica venuzza del calcare arenaceo, in ganga do- 
lomitica, in cui la calcopirite forma la parte centrale, mentre la 
calcosina si trova esternamente. Nell’ abbondante materiale rac- 
colto non ne ho visto altre tracce e perciò ritengo che in questo 
giacimento tali minerali siano assai rari. 

Massicotite. La tinta gialla che si osserva qualche volta 
presso la galena è dovuta a massicotite terrosa derivata dall’alte- 
razione del solfuro di piombo. 

Auricalcite. Sono di auricalcite delle piccole rosette, di circa 
un millimetro di diametro, costituite da laminucce divergenti che, 
insieme a dei globetti di malachite, si osservano in un unico 
campione in cui entrambi questi minerali sono adagiati sulla sfe- 
rocobaltite. Il colore del minerale è verde biancastro, la sua lu- 
centezza sericea; osservato al microscopio polarizzante si nota 
che le laminette hanno estinzione parallela al loro allungamento 
e che questo presenta segno positivo. L'indice di rifrazione in 
tale direzione, messo a confronto con quello di una miscela di 
monobromonaftalina ed ioduro di metilene, è risultato uguale a 
1,68. Al cannello il minerale annerisce e tinge la fiamma in 
verde; nel tubo chiuso svolge acqua. La soluzione negli acidi 
avviene con svolgimento di anidride carbonica ed in essa ho 
accertata la presenza del rame e dello zinco. 

Siderite. La siderite non venne ancora osservata nelle rocce 
che contengono i minerali cobaltiferi, ma soltanto nel calcare del 
retico (portoro) che si trova superiormente ad esse. Vi si presenta 
sotto forma di superficiali incrostazioni di colore giallo d’ ocra, 
ora lisce ed ora bitorzolute, che hanno lo spessore di qualche 
millimetro. Queste incrostazioni si vanno continuamente formando, 
per deposito attuale delle acque che attraversano il calcare, di- 
sciogliendone l'elemento ferruginoso che ne forma la venatura. 
L'analisi mi ha dimostrato che questo minerale non contiene 
altre basi all'infuori del ferro e di qualche traccia di calce. 


Tutti i minerali sopra descritti fanno oggi parte della Colle- 
zione Mineralogica Traverso del Museo Civico di Storia Naturale 
« Giacomo Doria » in Genova. 


MINERALI DELLA VALLE DEL NEVA 981 


Nel porre termine a queste note intorno all’ interessante gia- 
cimento a minerali cobaltiferi della valle del Neva, mentre rin- 
grazio le gentili persone che mi coadiuvarono nelle ricerche, il 
mio pensiero si rivolge con devota riconoscenza alla cara memoria 
del Professor Arturo Issel, all’illustre scienziato che per il primo 
ebbe a segnalarlo. 


Dal Museo Civico di Storia Naturale « Giacomo Doria ». 


Genova. Dicembre 1926. 


Dorr. NORINA SOLDA 


STUDIO CRISTALLOGRAFICO DI ALCUNE CALCITI 
DEL SARRABUS 


Nella presente nota riferisco i risultati delle ricerche cristallo 
grafiche da ma compiute su alcuni cristalli di calcite provenienti 
dai giacimenti argentiferi del Sarrabus e precisamente dalle loca- 
lità Tuviois, Montenarba, Baccu Arrodas e Giovanni Bonu: essi 
furono a me dati in esame dal Chiarissimo Sig. Prof. Alberto 
Pelloux al quale porgo i miei più vivi ringraziamenti. 

.La calcite che forma la ganga dei minerali metalliferi nei 
predetti giacimenti presenta spesso, e specialmente nelle loro 
parti più superficiali, frequenti geodi tappezzate da cristalli di 
calcite incolori o bianco-lattei e più raramente giallicci: essi sono 
riuniti a seconda dei casi in fascetti risultanti dalla unione di 
sottili aghetti incolori, oppure in aggruppamenti di cristalli tozzi, 
lattiginosi, isorientati e talvolta ricoperti da un sottile velo di 
pirite oppure compenetrati da piccoli e nitidi cristallini dello 
stesso minerale. Per quanto i cristalli ad un esame superficiale 
appariscano nitidi e lucenti, però generalmente non si prestano 
a buone misure goniometriche, essendo le loro facce fortemente 
striate o curve, per modo che in molti casi dovetti limitarmi, per 
determinare le forme in essi presenti, a semplici osservazioni 
a lucentezza oppure dovetti ricorrere alla legge delle zone. 

Tuttavia, esaminando attentamente Il abbondante materiale 
messo a mia disposizione, potei scegliere un discreto numero di 
cristalli che mi hanno permesso di ottenere una serie di misure 
sufficientemente buone dalle quali ho potuto ricavare la presenza 
delle seguenti forme: 


c (0001) e (0112) |, v-(2131) 
m (1010) e (0111) y (3251) 
ai 1120) f (0332) V (6281) 
y (1011) wb (0331)- i 219%) 
M (4041) o (4371) 


Oltre a queste forme da considerarsi come sicure ne ho pure 
riscontrato altre meno sicure. Nei cristalli di Baccu Arrodas e di 


CALCITI DEL SARRABUS 283 


Giovanni Bonu infatti ho talvolta riconosciuta la presenza di un 
romboedro i cui angoli corrispondono, come risulta dalla annessa 
tabella, a valori che possono essere riferiti tanto al romboedro p 
(16 0 16 1) quanto al romboedro e (28 0 28 1) che differiscono 
l’uno dall'altro per l'angolo superiore solo di 16’: stante la non 
troppo grande approssimazione delle misure da me ottenute per 
la predetta forma non ho potuto in modo sicuro stabilire quale 
di detti romboedri sia realmente presente. 

Relativamente alla frequenza delle singole forme nei cristalli 
da me esaminati in rapporto alle singole località ed al loro modo 
di presentarsi, ho notato che i cristalli di Tuviois sono fra tutti 
quelli più poveri di forme, essendo essi esclusivamente rappre- 
sentati da cristalli di tipo prismatico corrispondenti alla combi 
nazione e m. Anche a Montenarba i cristalli hanno un tipo 
molto semplice: in essi infatti, oltre ad alcuni costituiti esclusi- 
vamente dal romboedro e e quindi molto appiattiti, se ne hanno 
altri più complessi di tipo prismatico 0 prismatico-piramidale che 
corrispondono ‘alla combinazione della predetta forma e con uno 
dei due romboedri dubbi p od è 0 con uno scalenoedro di simbolo 
assolutamente indeterminabile per lo stato delle sue facce del 
tutto inadatte a qualsiasi misura. 

Più complessi sono i cristalli di Baccu Arrodas con costante 
abito prismatico-piramidale per la presenza in essi dei due scale- 
noedri y e ¢, avendosi le combinazioni e im; e 0 m; e y p (2). 

Invece i cristalli di Giovanni Bonu hanno abito più variabile 
in causa del fatto che se ne hanno di quelli molto ricchi di 
forme: in generale però anche in essi prevale il tipo prismatico- 
piramidale, sebbene talvolta anche i romboedri abbiano un 
discreto sviluppo. Notevole è in essi la frequente presenza del 
romboedro M che, come è noto, corrisponde al parallelepipedo 
fondamentale di struttura della calcite. Le combinazioni osservate 
nei cristalli di quest’ ultima locatità sono le seguenti: c m ; ym ; 
IM Mia wm) C5 00: 
WECM) a O'R Or Ov V6.0 5.7 Dp, (@) OV mC 
oltre ad uno scalenoedro indeterminabile. 

Fra i cristalli di Baccu Arrodas e di Giovanni Bonu ho notato 
la presenza di alcuni geminati rispettivamente secondo e ed r. 

Nella seguente tabella sono riportati i migliori angoli misurati 
e le corrispondenti medie: ho eliminato dalla tabella tutte le 


984 N. SOLDÀ 


misure incerte e specialmente quelle ricavate da osservazioni 
fatte su facce che non davano immagini distinte: però anche in 
quelli che meglio si prestavano a misure ho notato spesso la 
presenza di immagini diffuse e multiple dovute alle striature, il 
che giustifica le distanze talvolta molto grandi che si hanno fra 
i valori estremi da me ottenuti, mentre invece, come si nota 
dalla tabella, le medie sono in generale abbastanza buone. 

I numeri poi che si trovano disposti in coda alle singole 
misure od alle serie di misure indicano le varie località da cui 
provengono i cristalli misurati, essendo rispettivamente indicate 
con (1), (2), (3), (4) le località di Tuviois, di Montenarba, di 
Baccu Arrodas e di Giovanni Bonu. 


Angoli Valori AO Valori 
misurati | teorici medii 

Te 14°90 "15°39" 740098" 39759: (dI) 75° 2' 

M: M°<| 114°]0' |-114015' ; 114° 13° (4). 114° 14’ 
più a 119° 36’ I : 
ani 119° “i 120°29° (2) ; 118954 119931: 120°). 11954 
deo 450 3’ I 45° 54’ (1) ; 45°59 ; 45° 47’ (3). | A 39" 

44°58 ; 46° 18° (4). 
bm: 840 32’ | 85039' (4). 85° 39° 
Y; 110° 16" | 1090 40' ; 1090 45’ (4); 109° 42’ 
eee 750 36 | NDP O2 21D on 200 1D), sao sass | 75023! 

79955 020%: {5018s 70° 20 (4), 

359.48’ + Sb° 41> 3 30°37 3 300307 ; 
viw | 35036] oe gy: > 35° 36" (4). | eee 
Pep 70°59" | [7006 (80° Ss 71° 4s VAN). 70° 41’ 
Vousyy 45° 32’ | 45°54" > 45°45" >» 45°58" (4). 45° 55! 
Gear 68° 217") 68°56" (3), 68° 56’ 
Gi GV 49° 50’ | 48° 42’ (3). 48° 42’ 
Very, 9]lo3’ 91° 47° (4). 91° 47’ 
Vor yy BI SI a ZI CRI O ZIE CH) 270 24 
LH Ru 20° 36° | 19°44) "=" 20° 49° (3). 200 8' 
Se, 74055’ | 76°4 (4). 760 4' 


Il cristallo geminato di Baccu Arrodas presentava la combi- 
nazione © M e r (di sfaldatura). Esso è geminato secondo la 


Zz 


faccia e e mi permise di ottenere delle misure molto buone per 
siancontuMi (2407), 7: M (31° 10/)., 7 : 2 (39°16') dai 
quali potei facilmente dedurre la posizione del piano di gemi- 
nazione. 

Il geminato di Giovanni Bonu corrispondeva alla semplice 
combinazione e nm e dall'angolo e : e' molto buono pari a 38° 40’ 
potei molto facilmente ricavare la posizione del piano di gemi- 
nazione corrispondente alla faccia 7. 


CALCIDI DEL SARRABUS 285 


Istituto di Mineralogia della R. Università di Genova (1926). 


RES LIGUSTICAE 
LVII. 


Dott. LIDIA GERBAUDI 


STUDIO DI ALCUNE ROCCE SEDIMENTARIE 
DEL SOTTOSUOLO DI GENOVA 


Scopo di questa mia nota è lo studio di alcune rocce sedimen- 
tarie provenienti dalla località detta Madonna di Porta Pila presso 
il Corso Monte Grappa. Esse costituiscono in detta località una 
serie di strati concordanti, inclinati, di differente spessore rappre- 
sentati prevalentemente da calcari che alternano più o meno 
regolarmente con argilloschisti e con argille, avendosi dove la 
serie è completa la seguente successione di termini dall’ alto verso 
il basso: 


1) — Calcare 9) — Argilloschisto 
2) — Argilla 10, 11) — Calcari 
3, 4) — Calcari 12) — Argilloschisto 
5) — Argilloschisto 13, 14) Calcari 

6, 7, 8) — Calcari 15) Argilla. 


La potenza dei singoli strati è assai variabile, essendo massima 
nei calcari e specialmente in quelli intermedi, mentre invece 
apparisce molto limitata nelle altre rocce ed in modo particolare 
nei due strati di argilla che si hanno nella parte più alta ed alla 
base della serie esaminata. 

Dall’ andamento inelinato e dal modo di presentarsi delle dette 
rocce si può desumere che esse corrispondono a strati fortemente 
corrugati ed appartenenti alla parte inferiore di uno dei fianchi 
di una sinclinale corrispondente a quella che, secondo Rovereto (!), 
farebbe seguito alla grande anticlinale eocenica poggiante sugli 
schisti di Val Polcevera. 


(£) ROVERETO: Geomorfogenia delle valli liguri. 


ee 
Re, 


ROCCE SEDIMENTARIE 287 


Gli esemplari raccolti furono studiati dal lato macroscopico, 
microscopico e chimico e qui riporto i risultati da me ottenuti 
separatamente per i tre tipi di rocce. 


(yical'ealri 


All’ esame macroscopico presentano caratteri analoghi, essendo 
tutti di tinta grigio-scura con frequenti venature e filoncelli di 
calcite spatica rigenerata, specialmente visibili nei termini inter- 
medi e contenenti druse di cristalli di calcite che però, in causa 
della costante curvatura delle facce, non si prestano ad uno studio 
cristallografico. 

In un esemplare ho trovato .l’impronta di un fossile che è 
stato determinato come Chondrites Targionii, forma che, come 
è noto, appartiene ad un gruppo di fossili molto importanti nel 
liguriano e che secondo le osservazioni di Rovereto (?) costitui- 
rebbero i ramponi di laminarie viventi sul fondo fangoso dei mari. 

Dall’ esame microscopico dei calcari risulta in tutti i termini 
una grande uniformità di caratteri strutturali e mineralogici, 
essendo, come già dissi, la differenza essenziale notata in alcuni 
termini intermedi rappresentata dalle venature e dai filoncelli 
di calcite spatica in essi presenti. In tutti ho notato una struttura 
listiforme dovuta alla calcite con abbondanti disseminazioni di 
materia carboniosa opaca accompagnata da più o meno frequenti 
laminette birifrangenti incolori dovute od a lamine di mica oppure 
a sostanza caolinica. 

Trattando i calcari con acido cloridrico essi si sciolgono rapi- 
damente dando odore fetido dovuto a svolgimento di idrogeno 
solforato ed odore empireumatico derivante da sostanze organiche 
volatili che accompagnano la sostanza carboniosa. 

Il residuo insolubile presenta esso pure una grande uniformità 
di composizione osservandosi solo qualche piccola differenza sia 
nella frequenza dei componenti sia per la presenza in alcuni 
termini di minerali differenti. In tutti i residui si nota una abbon- 
dante quantità di sostanza carboniosa ed argillosa ed è costante 
la presenza delle laminette birifrangenti che risultano costituite 
prevalentemente da sostanza caolinica e secondariamente da mica, 


(1) ROVERETO: Studi su alghe fossili. Atti della R. Accademia dei Lincei. Serie V, 
Num. 1. 


288 L. GERBAUDI 


essendo esse per la massima parte decomponibili dall’ acido sol- 
forico lasciando un residuo di silice. Molto probabilmente la detta 
sostanza caolinica deve considerarsi come derivante dalla alterazione 
della preesistente mica. 

Lo svolgimento poi di idrogeno solforato deve ascriversi alla 
presenza di solfuro di ferro disseminato nella sostanza argillosa 
e carboniosa. 


(II.) Argilloschisti. 


Gli argilloschisti presentano tutti una schistosità concordante 
con la direzione degli strati: in alcuni di essi poi la schistosita 
ricorda quella caratteristica degli schisti ardesiani così frequenti 
nella riviera ligure di levante, avendo essi una spiccata tendenza 
alla divisibilità in lastre e una notevole resistenza alla rottura in 
senso trasversale. 

Il loro colore è grigio plumbeo o nerastro; la grana è 
finissima così che ad ‘occhio nudo non si possono riconoscere i 
componenti. 

L'esame delle sezioni microscopiche mi ha permesso di con- 
cludere che tutti gli argilloschisti hanno caratteri strutturali e 
mineralogici uguali, contenendo essi, in una massa fondamentale 
di tinta chiara essenzialmente formata da sostanza argillosa, una 
abbondante quantità di sostanza carboniosa uniformemente distri- 
buita unitamente a quantità variabili di calcite e di lamelle 
analoghe a quelle già viste nei calcari. 

Trattati con acido cloridrico danno tutti effervescenza ma in 
grado variabile: infatti mentre lo strato superiore, corrispondente 
al numero 5 della serie dà un forte svolgimento di anidride car- 
bonica per modo che si può quasi considerare come un calceschisto, 
gli altri strati ne danno appena tracce; al pari dei calcari con- 
tengono pure solfuro di ferro svelato dall’ odore fetido che si ha 
in seguito al trattamento con acido cloridrico. 


(III.) Argille. 
Sono costituite di finissimo materiale detritico ed hanno un 


colore grigio più o meno scuro dovuto anche in questo caso a 
sostanza carboniosa e lasciano vedere, anche ad un esame super- 


epee 


ROCCIE SEDIMENTARIE 289 


ficiale, disseminate nella massa fondamentale frequenti masserelle 
di pirite cristallizzata unitamente alle già viste lamelle  biri- 
frangenti. 

Strutturalmente si hanno differenze non trascurabili fra i due 
strati, essendo quello superiore, corrispondente al numero 2 della - 
serie, alquanto simile alle argille scagliose dell’ eocene appenninico. 

La plasticità non è molto spiccata per la presenza delle 
intrusioni meccaniche e calcaree che si notano molto frequente- 
mente nella loro massa. 

Spappolate nell’acqua e sottoposte in seguito ad una serie di 
lavaggi rimane una discreta quantità di materiale pesante in cui, 
oltre ad una parte della sostanza carboniosa, si nota la presenza 
della pirite e delle lamelle birifrangenti unitamente a granuli di 
quarzo. 


( IV.) Conclusioni, 


Da queste brevi ricerche e dalle considerazioni che si possono 
fare sulla giacitura delle predette rocce, è facile dedurre che esse 
rappresentano una serie di sedimenti pelitici di mare poco pro- 
fondo molto alterati. L’ assenza assoluta di minerali ben conservati 
e la presenza invece di sostanza micacea profondamente alterata 
dimostrano che il materiale che costituì le rocce predette subi, 
prima della sedimentazione, varie trasformazioni meccaniche, chi- 
miche e selettive per cui i minerali provenienti dalle rocce madri 
vennero in gran parte a scomparire, o perchè trattenuti dalle 
loro dimensioni o dal loro peso specifico in zone di deposito 
anteriori a quella marina, o perchè decomposti. 

La presenza di sostanza argillosa nei calcari può accennare 
ad un graduale passaggio ai calcari marnosi a fucoidi che, al- 
ternati ad argille ed a calceschisti, caratterizzano in generale 
l'orizzonte dell’ eocene appenninico poverissimo di fossili che si 
estende per un lungo tratto a settentrione ed a levante di Genova. 

Notevole è poi la assoluta assenza di tracce di materiali serpen- 
tinosi, così abbondanti nella riviera di levante, il che esclude 
senz’ altro qualsiasi relazione fra le rocce da me esaminate e le 
dette rocce serpentinose. 


Istituto di Mineralogia della R. Università di Genova, (1926). 


Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (28 Giugno 1927). 19 


UNE NOUVELLE SPHENOPTERA PARASITE DU COTONNIER 
DANS LA SOMALIE ITALIENNE 


par A. THERY 


Correspondant du Muséum de Paris 


Sphenoptera scebelica. n. sp. 


Long. 12 mm.; larg. 3,75 mm. — Allongé, ayant sa plus 
grande largeur aux épaules; entiérement bronzé avec le labre d’un 
vert émeraude; pronotum a coòtés bisinués; élytres cunéiformes; 
antennes noires sauf les articles non dentés qui ont des reflets 
bronzés. 

Téte large, yeux saillants débordant à peine le bord antérieur 
du pronotum; front à grosse ponctuation irrégulière et peu serrée 
sur le vertex, plus serrée à la base, 
avec des reliefs irréguliers et de forme 
indéfinie entre les yeux; cavités anten- 
naires surmontées d'une forte caréne 
lisse, arquée; épistome court, largement 
échancré en arc, situé en contre-bas 
du front, rebordé par un bandeau 
finement strié; antennes courtes, n’at- 
teignant pas la moitié de la longueur 
du pronotum, a premier article assez 
long et médiocrement épais, ovalaire , 
le 2.éme assez robuste, d’un tiers plus 
court environ que le 3.0me, les suivants 
dentés et subégaux, le dernier presqu’en 
losange. 

Pronotum un peu plus large que 
long, un peu rétréci en avant, ayant 
sa plus grande largeur a la base, mais 
presqu’aussi large au tiers antérieur; 
finement rebordé antérieurement par une fine strie entiére et 
une frange de fine pubescence, largement bisinué avec le lobe 


UNE NOUVELLE SPHENOPTERA 291 


médian large et arrondi; les còtés légérement sinués de la base 
au tiers supérieur et sinués ensuite de ce point au sommet, en 
se rétrécissant, ]égérement bordés latéralement d’une fine caréne 
lisse, droite, interrompue au tiers antérieur; les angles poste- 
rieurs faiblement aigus, la base anguleusement bisinuée avec le 
lobe médian tronqué droit devant l’écusson, le disque déprimé, 
sans impressions distinctes ni traces de sillon longitudinal, a 
ponctuation peu réguliére, assez forte, espacée, plus serrée et 
plus rugueuse sur les bords, le fond trés finement pointillé. 

Ecusson trés large et court, droit au bord antérieur, arrondi 
sur les còtés, terminé en pointe fine en arriére. 

Elytres ayant leur plus grande largeur a Il’ épaule ou ils 
sont bien plus larges que le pronotum, atténués presqu’en ligne 
droite jusqu'au sommet où ils sont armés, chacun, de trois fortes 
épines trés aigués dont la médiane est la plus saillante et la 
plus forte et la suturale, la plus faible; ils sont rebordés latéra- 
lement par une fine caréne prolongée jusqu’a l’apex; avec le 
calus humeral assez épais, mais peu saillant; étroitement et peu 
profondément sillonnés le long de la caréne marginale et en 
dedans de celle-ci, ils sont faiblement gibbeux avant la base, 
avec le disque couvert de rangées de petites impressions finement 
carénées dans le fond, les intervalles plans, 4 peine costiformes 
au sommet, extrémement finement pointillés. 

Prosternum droit au bord antérieur et rebordé par un mince 
bourrelet, sa surface lisse, brillante, couverte de forts points. 
espacés, la saillie plane, assez large, entourée postérieurement 
d’une strie entiére. Abdomen fortement ponctué et velu, la saillie 
intercoxale du 1.8" sternite abdominal étroite, non sillonnée, la 
suture des deux premiers sternites a peine distincte, le dernier 
sternite tronqué arrondi au sommet, bordé d’une large impression 
noire finement striée dans le sens de sa longueur. Tibias ante- 
rieurs faiblement arqués au sommet, frangés de poils assez longs, 
espacés; intermédiaires largement sinués sur leur tranche interne 
et sur leur moitié apicale; postérieurs un peu arqués en dehors, 
couverts de-soies raides; les tarses assez longs, mais distinctement 
plus courts que les tibias. 

Patrie: Somalie mérid. Villaggio Duca degli Abruzzi. — Types 
dans la collection du Musée Civique de Génes et dans la mienne. 

Récolté par M.t le Prof. Guipo Paott, Directeur de 1’ Obser- 


999 A. THERY 


vatoire Royal Phytopathologique pour la Ligurie 4 Chiavari, 
pendant son voyage d’inspection aux cultures de Cotonnier au 
Village fondé par S. A. le Duc des Abruzzes sur le Ouebi Scebeli. 

Cette espéce m’a été adressée par le D." R. Gestro comme 
trés nuisible aux cultures de Cotonnier. 

Elle doit se placer prés de S. Kolbei Kerr. elle en différe 
par son pronotum non réguliérement arqué comme dans cette espéce 
dont les cavités antennaires ne sont pas surmontées d’une carène 
saillante, et dont les intervalles élytraux sont bombés. L’exem- 
plaire de S. Kolbet Kerr. qui m’a servi a faire cette comparaison 
provient du Soudan et m’a été donné par le British Muséum, il 
est possible, étant donné la différence des habitats qu'il ne 
corresponde pas au véritable Aolde/ Kerr., bien que la description 
de Kerremans se rapporte bien a l’individu ainsi nommé, 


IRE SS le hGo WS a leaky 
LVII. 


PELECYPODES FOSSILES DU RIO TORSERO (CERIALE) 
PLIOCENE INFERIEUR DE LA LIGURIE 


PAR A. HORNUNG 


Le Rio Torsero, dont nous avons déjà parlé dans une préce- 
dente étude (*) est connu et exploité par les naturalistes depuis 
plus d’un siécle. A force de rouler ses eaux torrentielles dans 
les dépots de marne tertiaire, il a délayé, éparpillé au loin les 
sables, dispersé, roulé les fossiles parmi les cailloux, puis peu a 
peu les falaises bordant le torrent se sont éboulées, mélangeant 
les deux étages du pliocéne avec la terre végétale, si bien qu’a 
Vheure présente, le gisement se trouve réduit a sa plus simple 
expression pour ne pas dire qu'il est compléetement épuisé. 

Aujourd’hui il est abandonné par ses plus fidéles visiteurs et 
la génération actuelle l’ignore, et pour cause..... | 

Il nous semble opportun de mettre le point final a l’histoire 
du Torsero, en établissant la liste des Pélécypodes récoltés a cet 
endroit, dans le double but de faire ressortir, d’une part, l’impor- 
tance de ce gisement qui a rendu de précieux services a la 
paléontologie et d’autre part de dresser le catalogue de la col- 
lection qui appartient au Musée Civique d’Histoire Naturelle. 

Cette collection contient a peu prés toutes les espéces du 
Rio Torsero signalées par le Prof. Sacco dans les vol. 23 a 30 
des «Molluschi dei terreni terziarii del Piemonte e della Liguria». 


(1) Gastéropodes fossiles du Rio Torsero (Annali del Museo Civico di Storia 
Naturale di Genova, serie 3.2, vol. IV (XLIX). nov. 1920. 


294 A. HORNUNG 


A ces espéces sont venues s'ajouter celles découvertes posté- 
rieurement a l’ouvrage preécité, ainsi qu’un certain nombre de 
fossiles provenant des Fornaci (Savone). 


Famille OSTREIDAE 


Genre OSTREA L. 
Sous-genre | Ostrea str. s. 


0. edulis L. var. foliosa Br. Sacco, Moll. terr. terz. Piemonte e 

Liguria, vol. XXIII, p. 4, tav. 1-6. 

Nore. — Les variétés de cette espéce sont nombreuses. Elles 
reposent sur des détails insignifiants de forme, de structure, 
d’épaisseur ne se prétant à aucune mensuration possible. En 
somme elles n’offrent entre elles aucun caractère stable permet- 
tant de les différencier avec certitude. 

Pour la science, il serait peut-étre intéressant: de rechercher 
sur des formes vivantes quelles sont les causes de ce polymorphisme? 
Sans doute, Vhabitat, les conditions de l’adhérence et surtout 
Vagglomération des colonies y est pour beaucoup. Mais que 
peut-on en déduire lorsqu'il s’agit de fossiles récoltés ca et là 
dans des terrains tourmentés? Toutes les hypothéses ont une 
valeur douteuse et l’intérét décroit avec le nombre des anomalies 
dont les causes sont si diverses. 


Sous-genre Cubitostrea Sacco 


C. frondosa (de Serr.) var. percaudata Sacco. 
Op. cit. vol. XXIII,.p. 13, tav. III, fig, 47, 48; 49. 


Genre GRYPHAEA Lk. 


Sous-genre Pyenodonta Fisch. de Waldh. 


P. cochlear (Poli) Sacco, Ope: Vol: XX p22) dave Vall ond: 
Var. impressa (Forb.), Sacco, Op. c. vol. XXIII, p. 26, tav. VIII, 
fee An. , 


PELECYPODES FOSSILES 295 


Famille ANOMIIDAE 
Genre ANOMIA L. 


Sous-genre Anomia s. s. 


A. ephippium L. var. squamula L. Sacco, Op. c. vol. XXIII, p. 32, 
tab. X, fig. 3-4. 
Var. electrica L., Sacco, Op. c. vol. XXIII, p. 33, tav. X, fig. 7. 
Mardese/caratMPoliSiSacco Op; ¢. vole X XIN, p. 35, tav.’ X, 
fig. 28-35 ; 
Genre MONIA Gray 


M. patelliformis (L.). Sacco, Op. c. vol. XXIH, p. 38, tav. XI, 
fig. 5-13. 
M. striata (Br.) Sacco, Op. c. vol. XXIII, p. 40, tav. XI, fig. 28-34. 
Famille PECTINIDAE Lk. 
Genre CHLAMYS Bolten 
Sous-genre Chlamys s. s. 
Ch. varia (L.). Sacco, Op. c. vol. XXIV, p. 4, tav. I, fig. 1-4. 
Sous-genre Aequipecten Fischer 


A. opercularis (L.) var. Audouini (Payr). Sacco, Op. c. vol. XXIV, 


p. 14, tav. III fig. 13-16. 
Var. costatissima Sacco, Op. c. p. 15, tav. III, fig. 18-20. 
Nore. — Cette espéce est très abondante. Nous nous deman- 


dons si, en vérité, l’utilité de créer des espéces nouvelles parmi 
les variétés de A. opercularis est bien démontrée, tant ces 
variétés different peu entre elles, si ce n’est par le nombre et la 
grosseur des còtes? 
Var. plioparvula Sacco, Op. c. p. 15, tav. II, fig. 24- 20. 
Var. laevigatoides Sacco, Op. c. p. 16, tav. III fig. 31- 
Bicknelli Bacco; Ope cy paaientave Vie few T4173 
. Spinosovatus Sacco, Op. c. p. 21-22, tav. VI, fig. 20-25. 
. (an Argopecten) scabrellus (Lk.). Sacco, Op. c. p. 24-25, 
tav. VIII, fig. 1-6. 
Var. elongatula Sacco. Op. c. p. 26, tav. VIII, fig. 7-11. 


>>> 


296 A. HORNUNG 


Sous-genre Macrochlamys Sacco 


M. latissima (Br.). Sacco, Op. c. vol. XXIV, p. 32-33, tav. IX, 
fio. 5; tav. DG, fie. 4-5: 


Sous- genre Manupeeten Montrs. 


M. pesfelis (L.) var. ligustica Sacco, Op. c. vol. XXIV, p. 37, 
tav. XII, fig. 6-8. 


Sous-genre Flexopecten Sacco 


F. inaequicostalis (Lk.). Sacco, vol. XXIV, Op. c. p. 41-42, 
tav. XIII, fig. 1-5. 


Sous-genre Peplum B, D. D. 


P. inflexum Poli. Sacco, Op. c. vol. XXIV, p. 37, tav. XII, fig. 9-12. 
Nore. — Cette espéce est signalée par Sacco aux Fornaci 
(Savone) et à Bordighera, mais elle se trouve également au 
Torsero. 
Genre AMUSSIUM Rumphius, Klein em. 1753. 


Sous-genre Amussium §. Ss. 


A. cristatum (Brn.). Sacco, Op. c. vol. XXIV, p. 47-48, tav. XIII, 
fig. 30-31, tav. XIV, fig. 1. 


Genre PECTEN P. Belon 


Sous-genre Flabellipeeten Sacco. 


F. flabelliformis (Br.). Sacco, Op. c. vol. XXIV, p. 55-56, tav. XVI, 
fio, 1-H), 

F. Bosmasckii (De Stef. et Pant.). Sacco, Op. ¢. p. 56-57, 
tav. XVII, fig. 4-5. 


Sous-genre Pecten s. s. 


P. jacobaeus L. Sacco, Op. c. vol. XXIV, p. 58, tav. XVIII, fig. 1. 
Var. subbipartita Sacco; Op. c. p. 59, tav. XVIII, fig. 6-10. 
P. Rhegiensis (Segu.). Sacco, Op. c. p. 59, tav. XVII, fig. 11-14. 
P. medius Lk. 
Var. plioparva Sacco. Op. c. p. 60, tav. XIX, fig. 1. 


(92) 


P 


PELECYPODES FOSSILES 997 


Famille SPONDYLIDAE 
Genre SPONDYLUS L. 


. gaederopus L. Sacco, Op. c. vol. XXV, p. 3, tav. I, fig. 1-5. 
. crassicosta var. persquamosa Sacco. Op. c. vol. XXV, p. 6, 


Caval, dig 4. 


. concentricus Brn. Sacco, Op. c. p. 6, tav. II, fig. 4-8. 


Genre PLICATULA Lk. 


. mytilina Ph. Sacco, Op. c. vol. XXV, p. 9, tav. IV, fig. 11-17. 


Famille RADULIDAE Ad. 
Genre RADULA Rumph. 


Sous-genre Wadula s. s. 


. lima var. pliodispar (Sacco). Op. c. vol. XXV, p. 14, tav. IV, 


fio. 32-33. 
Genre LIMA Brug. 


. strigilata (Br.). Sacco, vol. XXV, op. c. p. 21, tav. VI, fig. 4-7. 


Famille PINNIDAE Leach. 
Genre PINNA Arist. 


. pectinata, var. Brocchii D’Orb. Sacco, Op. cit. vol. OT 


p. 29-30, tav. VIIE, fig. 1. 

Var. ventrosoplicata Sacco, op. c., p. 30-31, tav. VIII, fig. 4-6. 
tetragona Br. Sacco, op. c. p. 32, tav. VIII, fig. 6. 

Note. — Les débris, presque toujours informes, des exem- 


plaires fossiles de cette famille, qu'on trouve au Rio Torsero, 
n’offrent qu'un intérét documentaire sans grande valeur pour 
l’étude et la comparaison. 


Famille MYTILIDAE 
Genre MYTILUS L. 


Sous-genre Mytilus s. s. 


M. galloprovincialis var. angustata Ph. Sacco, op. c. vol. XXV, 


p. 34, tav. X, fig. 2. 


A. 


A. 


298 A. HORNUNG 


Genre SEPTIFER Réel. 


. plioblitus Sacco. Op. c. vol. XXV, p. 37, tav. XI, fig. 9-13. 


Famille ARCIDAE 
Genre ARCA Rumph. 


Sous-genre Area s, S. 


. Noae L. Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 3-4, tav. I, fig. 1-7. 


Var. bransversa: Db: DD... Saceos- pu. 4 tav ro 9 


cc 


. tetragona Poli. Sacco, op. c. p. 5, tav. 1, fig. 12-13. 


Sous-genre Acar Gray 


. Clathrata var. magnolamellosa Sacco. Op. c. vol. XXVI, p: 95 


tav. II, fig. 7-8-10. 


Sous-genre Barbatia Gray 


. barbata L. Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 13, tav. II, fig. 42-44, 
. modioloides (Cant). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 15/16, tav. III, 


fig. 8-14. 


Sous-genre WHossularecea Cossm. 


. lactea (L.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 19, tav. III, fig. 20-23. 


Sous-genre Anadara Gray 
diluvii (Lk.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 21/22, tav. IV, 
siege Vea br 
firmata (Mag.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 25, tav. V, fig. 20. 
Note. — Signalée par Sacco dans le Tortoniano (Montegibbio, 


Stazzano), mais existe aussi au Torsero. 


> PLP 


Famille PECTUNCULIDAE 
Genre PECTUNCULUS List. 


Sous-genre Axinaea Poli 


. bimaculata (Poli). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 28-29, tav. VI, 


fig. 7-14. 


. pilosa (L.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 31, tav. VII, fig. 4-7. 
. inflata (Br.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 32, tav. VIII, fig. 1-10. 
. insubrica (Br.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 33-34, tav. VIII, 


fio. 11-21. 


re 


PELECYPODES FOSSILES 299 


Famille LIMOPSIDAE 
Genre LIMOPSIS Sasso 


Sous-genre Limopsis sx. s. 


. aurita (Br.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 39/40, tav. IX, 


fig. 23-28. 


Sous-genre Pectunculina D’ Orb. 


Aradasii (Testa). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 41, tav. X, fig. 4-11. 
anomala var. minuta (Phil.). Sacco, op. cit. vol. XXVI, p. 44, 
tav. X, fig. 11-18. 


Famille NUCULIDAE 
Genre NUCULA Lk. 


. nucleus (L.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 55, tav. X, fig. 24-27. 
. placentina Lk. Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 46, tav. X, 


fig. 35-40. 


. sulcata Brn. Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 47, tav. XI, fig. 7-11. 


Famille LEDIDAE 
Genre LEDA Schum. 


Sous-genre Leda s. s. 


. clavata (Calc.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 51, tav. XI, fig. 24-26. 
. Hoernesi Bell. Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 51, tav. XI, fi 


o 
>: 


Sous-genre Lembulus Leach 


. pella (L.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 52, tav. XI, fig. 31-33. 


Sous-genre Ledina Sacco 


. fragilis (Chemn.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 53; tav. XI, 


fio. 41-43. : 
Var. deltoidea (Risso). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 56, tav. XI, 
fio. 44-45. 


- Bonellii (Bell.). Sacco, op. c..vol. XXVI, p. 55, tav. XI, 


fio. 48-51. 


300 A. HORNUNG 


Genre PORTLANDIA Morch 
Sous-genre Jupiteria Bell. 
J. concava (Brn.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 56, tav. XII, fig. 1-3. 


Genre YOLDIA Moller 


Y. nitida (Br.). Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 57, tav. XII, fig. 14-17. 

Y. Philippii Bell. Sacco, op. c. vol. XXVI, p. 59, tav. XII, 
fig. 95-96 

Y. longa Bell. Sacco, op. c. vol. XXIV, p. 59, tav. XII, fig. 35-80. 


Famille CARDITIDAE 
Genre CARDITA Brug. 
Sous-genre Cardita s. s. 


C. rufescens, var. parvulina Sacco. Op. c. vol. XXVII, p. 7, 
tav. I, fig. 16-18. 
Nore. — Signalée a Borzoli et Bussana par Sacco, mais se trouve 
aussi au Torsero. 
Sous-genre Glans Meger). 


G. intermedia (Br.). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 12/13, tav. IV, 
fig. 5-10. 
Var. rotundula Sacco. Vol. XXVII, p. 13, tav. IV, fig. 11. 
Var. quadrilatera (Mich.). Sacco, Vol. XXVII, p. 13, tav. IV, 
fio. 14-43. 
Var. dentifera (Cocc.). Sacco, vol. XXVII, p. 13, tav. IV, fig. 13. 
Nore. — Les exemplaires de G. intermedia sont très nom- 
breux, bien conservés, et se trouvent souvent avec les deux 
valves réunies. 
G. rudista (Lk.). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 15, tav. IV, fig. 26-29. 
Var. subspinosa Sacco. Vol. XXVII, p. 15, tav. IV, fig. 31. 
G. rhomboidea (Br.). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 16, tav. V, fig. 1-3. 
Var. infermis (Micht.). Sacco, vol. XXVII, p. 16, tav. V, fig. 4-5. 
Sous-genre Actinobolus Klein 
A. antiquatus var. pectinata (Br.). Sacco, op. c. vol. XXVII, 
pd, tav V, 9.739. 
Var. proboscidea (Micht.). Sacco, vol. XXVII, p. 18, tav. V, 
fio. 11-49, 


PELECYPODES FOSSILES 30) 


Famille ASTARTIDAE 

Genre ASTARTE J. Sow. 

Sous-genre Astarte s.s. 
A. fusca var. incrassata (Br.). Sacco, op. e. vol. XXVII, p. 24, 
fave Vl, fie. 23-25. 
Famille CRASSATELLIDAE 
Genre CRASSATELLA Lk. 
Sous-genre Crassitina Weink. 


C. concentrica var. semilaevis Sacco. Op. c. vol. XXVII, p. 30, 
tav. VII, fig. 18-21. 
Var. pseudotrigona Sacco. Vol. XXVII, p. 30, tav. VII, fig. 22. 


Famille CARDIIDAE 
Genre CARDIUM Linn. 
Sous-genre Cardium s. s. 


. aculeatum L. Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 35, tav. VIII, fig. 9-11. 

. paucicostatum Sow. Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 35, tav. VIII, 
fig. 13-16. 

C. echinatum L. Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 38, tav. VII, fig. 

. erinaceum Lk. Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 40, tav. IX, fig. 12-15. 

. tuberculatum L. Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 40, tav. IX, fig. 16-17. 
Var. minor Sacco, p. 40, tav. IX, fig. 18. 


(eee) 


(ee oD 


Sous-genre Trachycardium Morch 


T. multicostatum (Br.). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 41, tav. X, 
fig. 1-2. 


Sous-genre Papillicardium Montrs. 


P. papillosum (Poli). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 44, tav. XI, 
fig. 1-3. 
Var. dertonensis (Micht.). Sacco, vol. XVII, p. 45, tav. XI, 
Her 5), 


302 A. HORNUNG 


Sous-genre Plagiocardium Cossm. 


P. hirsutum (Brn.). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 46, tav. XI, 
fig. 11-14. 
Var. obliquatior Sacco. Vol. XXVII, p. 46, tav. XI, fig. 15-16. 


Sous-genre Laevicardium Swains. 


L. norvegicum (Spengl.). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 51, 
tav. XI, fig. 41-49. 

L. oblongum (Chm.). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 52, tav. XI, 
fig. 46-47. 

L. cyprium (Br.). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 52, tav. XII, fig. 4-3. 


Sous- genre Diseors Desh. 


D. aquitanicus var. laevinflata ‘Sacco. Op. c. vol. XXVII, p. 55, 
tav. XII, fig. 13-16. 


Sous-genre Nemocardium Meek 


N. striatulum (Br.). Sacco, op. e. vol. XXVII, p. 37, tav. XH, 
fig. 18-23. 


Famille CHAMIDAE 
Genre CHAMA |. 


Sous-genre Chama s. s. 


C. gryphoides (Gualt.) L. Sacco, op c. vol. XXVII, p. 57, 
tav. XIII, fig. 1-4, 

Var. pseudunicornis Sacco. Vol. XXVII, p. 63, tav. XIII, fig. 10. 

C. piacentina Def. Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 64, tav. XIII, 
fig. 18-21. 

C. gryphina var. inversa Brn. Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 67, 
tav. XIII, fig. 15-20. 
Nore. — Les individus de ce genre sont particuliérement 

abondants au Torsero, cependant il est rare de les trouver avec 

les deux valves réunies. 


PELECYPODES FOSSILES 303 


Famille ISOCARDIIDAE 
Genre ISOCARDIA Lk. 


Sous-genre Isocardia s.s. 
I. cor L. Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 3-4, tav. I, fig. 1-4. 
Sous-genre Miocardia H. A. Aid. 


M. moltkianoides (Bell). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 5, tav. I, 
no, 12-15. 
Famille VENERIDAE 
Genre MERETRIX Lk. 
Sous-genre Callista Poli 
C. chione (L.). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 12, tav. II, fig. 3-6. 
C. pedemontana Lk. Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 17, tav. II, 
feeid-185 tav. lll, fics 1. 


Sous-genre Pitar Roem. 


P. rudis (Poli). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 19-20, tav. IV, 
fie. 29-25: 
Sous-genre Amiantis Carp. 
A. islandicoides (Lk.). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 21-22, tav. V, 
1020 ae 
Var. proboscidata Sacco. Op. c. vol. XXVIII, tav. V, fig. 5. 


Genre VENUS L. 


Sous-genre Ventricola, Roemer 


V. multilamella (Lk.). Sacco, op. c. vol. XXVII, p. 30, tav. VII, 
fig. 1-8. | 

V. alternans (Brn.). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 35, tav. VIII, 
fig. 26-31. 

V. libellus (Rayn. V. d. Eck. et Ponz.). Sacco, op. c. vol. XXVIII, 
Perot, tay. o fio 5-10) 


Sous-genre Chamelaea KI. 


C. gallina (L.). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 36, tav. IV, fig. 18-21. 
Var. triangularis (Jetîr.). Vol. XXVIII, p. 38, tav. IX, fig. 32. 


304 A. HORNUNG 


Sous-genre Clausinella Gray 

C. fasciata (Da Costa). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 39, tav. IX, 

fig. 36. 

Var. varicostata (Jetir.). Sacco, vol. XXVIII, p. 39, tav. IX, 
fio. 37-39 i 

Var. rudis B_D. D. Sacco, vol. XXVIII, p. 40, tav. IX, fig. 42-43. 
C. scalaris (Brn.). Sacco, op. c. vol. XXVHI, p. 40, tav. IX, 

fio. 44-19. 


Sous-genre Circeomphalus C. Klein. 
C. plicatus var. pliocenica (De Stef.). Sacco, op. c. vol. XXVIII, 
p., 4457 tay. Xs en 15219. 
Sous-genre "Vimoeclea Leach. 
T. ovata (Pent). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 44, tav. X, fig. 34-35. 
Genre CIRCE Schum. 


Sous-genre Gouldia C. B. Adams 
G. minima (Montg.). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 47-48, tav. XI, 
fig. 1-4. 
Genre DOSINIA Scopoli 
D. lupinus var. lincta (Pultn.). Sacco, op. e. vol. XXVII, p. 49, 
tav. XI, fig. 12-15. 
Var. Philippii (Ag.). Sacco, op. c. vol. XXVIII, p. 50, tav. XI, 
fig. 16-19. 
Famille PETRICOLIDAE 
Genre PETRICOLA Lk. 


P. lithophaga var. chamoides (Lk.). Sacco, op. c. vol. XXVUI, 
p. 60-61, tav. XIV, fig. 9-11. 
Famille PSAMMOBIIDAE 
Genre PSAMMOBIA Lk. 


P. fardensis (Chemn.) var. pyrenaica Font. Sacco, op. c. vol. XXIX, 
pi 6:7, tav 15) fie.47-20. 
P. uniradiata (Br.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 7-8, tav. I, fig. 21-26. 


PELECYPODES FOSSILES 305 


Famille SOLENIDAE 
Genre SOLENOCURTUS Blainv. 


. candidus (Ren.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 14, tav. III, 
fig. 10-12. 

. Basteroti var. parvulinella Sacco. Op. c. vol. XXIX, p. 14, 
tav. IV, fig. 4-8. 


Sous-genre Azor Leach 


. antiquatus (Pultn.) Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 15-16, tav. IV, 
fig. 9-11. 
Genre SOLEN (Arist.) 


— 
' 
ho 


. marginatus Pennt. Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 19, tav. V, fig. 


Famille MESODESMIDAE 
Genre DONACILLA Lk. 
. cornea var. nuculocrassa Sacco. Op. c. vol. XXIX, p. 20, 


tav. V, fig. 4-6. 


Famille MACTRIDAE 


Genre MACTRA L. 
Sous-genre Spisula Gray 


. subtruncata (Da Costa). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 25, tav. VI, 
fig. 3-6. 
Genre LUTRARIA Lk. 


Sous-genre Lutraria s. s. Lk. 


. lutraria (L.) var. angustior Ph. Sacco, op. c. vol. XXIX, 
p. 25, tav. VIII, fig. 2-3. 


Sous-genre Psammophila Leach 


. oblonga (Chem.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 30, tav. VIII, 
fies 16-7) dave IX, Mg. 


Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (29 Agosto 1927). 20 


qo oO © 


306 A. HORNUNG 


Famille CORBULIDAE 
Genre CORBULA Brug. 


. gibba Olivi. Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 34, tav. IX, fig. 1-4. 
. revoluta (Br.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 38, tav. IX, fig. 27-30. 
. Gocconii (Font.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 39-40, tav. IX, 


fig. 38-40 Pi, 


Famille GLYCYMERIDAE 
Genre SAXICAVA Fleur. 


. arctica (L.) var. crassomagna Sacco. Op. c. vol. XXIX, p. 47, 


tav. XIII, fig. 5. 
Var. oblonga (Turton). Sacco, vol. XXIX, p. 47, tav. XIII, fig. 8. 


. rugosa Pennt. var. gallicana Lk. Sacco, vol. XXIX, p. 49, 


tav. XII, fie. «14, 


Famille GASTROCHAENIDAE 
Genre GASTROCHAENA Spengl. 


. dubia Pennt. Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 51-52, tav. XIII, 


fig, 27-35. 


. intermedia Hornes var. obesa Font. 


Famille TEREDINIDAE 
Genre TEREDO L. 


. horvegica Spengl. Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 57, tav. XIV, 


fig. 1-27. : 
Famille LUCINIDAE 
Genre LUCINA Brug. 


Sous-genre Lucina s.S, 


. fragilis (Phil.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 69-79, tav. XVII, 


fig. 3-5. 
Sous-genre Megaxinus Br. 


. ellipticus (Bors). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 71-72, tav. XVII, 


fig. 6-9. 
Var, trigona Sacco, Vol. XXIX, p.172,, tava XVI hig. Ad. 


PELECYPODES FOSSILES 307 


M. transversus (Brn.). Sacco, op. c. vol. XXIX, pag. 73, tav. XVII, 
fig. 15-17. 
Var. rotundula Sacco. Vol. XXIX, p. 73, tav. XVII, fig. 19-21. 
Var. cristulata Sacco. Vol. XXIX, p. 73, tav. XVII, fig. 23. 
M. Bellardianus (May). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 75, tav. XVII, 
fig. 29-37. 
Var. rotundator Sacco. Vol. XXIX, p. 77, tav. XVII, fig. 1. 


Sous-genre Dentilucina Fischer 


D. orbicularis (Deh.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 79, tav. XVIII, 
fio. 14-16. ‘ 

D. borealis L. Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 80, tav. XVIII, fig. 23-26. 

D. Meneghinii (De Stef. et Pant.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 80, 
tav. XVIII, fig. 1-4. 
Var. submichelotti Sacco. Vol. XXIX, p. 85, tav. XVIII, 
fig. 12-16. 

D. persolida Sacco. Op. c. vol. XXIX, p. 82, tav. XVIX, fig. 1-2. 
Nore. — Signalée par Sacco aux Fornaci (Savona), mais se 

trouve aussi au Torsero. 


Sous-genre Codolxia Scopoli 


C. leonina (Bast.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 92, tav. XXI, fig. 1-2. 
Var. mediolaevis Sacco. Vol. XXIX, tav. XXI, fig. 3. 


Sous-genre Myrtea Turton 


M. spinifera (Montg.) Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 93, tav. XXI, 
fig. 8-10. ; 
M. taurina (Brn.) var. plioparva Sacco. Op. c. vol. XXIX, p. 98, 
tav. XXI, fig. 30-31. 
Sous-genre Jagonia Rec. 


J. reticulata (Poli). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 93, tav. XX, 
fio. 65-67. 
Famille TELLINIDAE 
Genre TELLINA L. 


Sous-genre Tellina s. Ss. 


T. serrata Ren. Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 101, tav. XXII, fig. 1-3: 


308 A. HORNUNG 


Sous-genre Moerella Fischer 


M. donacina (L.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 105-106, tav. XXII, 
fig. 24-27. 
Var. perlaevis Sacco. Vol. XXIX, p. 106, tav. XXII, fig. 28-29. 


Sous-genre Macomopsis Sacco 
M. elliptica (Br.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 107, tav. XXII, 
fig. 36-40. 
Var. antisa de Grecq. Sacco, vol. XXIX, tav. XXII, fig. 43. 
Sous-genre Arcopagiopsis Cossm. 
A. balaustina (L.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 115, tav. XXV, 
fig. 1-3. 
Var. plioinflata Sacco. Vol. XXIX, p. 115, tav. XXV, fig. 4-5. 
Var. pseudoelliptica Sacco. » » » DIS 
Genre GASTRANA Schum. 
Sous-genre Gastrana s. Ss. 
G. fragilis (L.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 116, tav. XXV, 
fig. 9-10. 
Famille SCROBICULARIIDAE 
Genre SYNDESMYA Recl. 
S. alba var. pellucida (Br.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 119, 
tav. XXVI, fig. 1-5 
S. longicallus (Scacchi). Sacco, op. c., vol. XXIX, p. 120, 
tav. XXVI, fig. 9-14. 
Famille CUSPIDARIIDAE 
Genre CUSPIDARIA Nardo 
C. cuspidata (Oliv.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 128, tav. XXVI, 
fig. 31-34. 
Nore. — Signalée par Sacco 4 Bordighera, mais se trouve 
aussi au Torsero. 
C. subgranulosa Sacco. Op. c. vol. XXIX, p. 125, tav. 26, fig. 46. 


Nore. — Signalée par Sacco à Astigiana. Se trouve aussi au 
Torsero. 


PELECYPODES FOSSILES 309 


Famille VERTICORDIIDAE 
Genre PECCHIOLIA Menegh. 


P. argentea (Mar.). Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 131, tav. XXIX, 
fie. 23-27. 


Famille. ANATINIDAE 
Genre THRACIA Leach 


T. rubescens (Pultn.). Sacco, op. c. vol. XIX, p. 184, tav. XXVII, 
fig. 7-9. 
Sous-genre Ixartia Leach 
I. distorta (Montg.) var. dilruncata Sacco. Op. c. vol. XXIX, 
pessoa DOXVIk ste 2. 


Famille CLAVAGELLIDAE 
Genre CLAVAGELLA Lk. 
Sous-genre Stirpulina Stol. 


S. bacillum, Sacco, op. c. vol. XXIX, p. 149, tav. XIV, fig. 41-44. 


Nore. — L’exposé que nous venons de faire représente-t-il, 
dans son ensemble, la liste compléète des richesses du Rio Torsero 
en ce qui concerne les Pélécypodes? Nous ne le croyons pas. Il 
doit exister en dehors des collections officielles, des exemplaires 
recueillis par des amateurs, des promeneurs et des gens de la 
contrée a l’époque lointaine ou la couche de marne était plus 
étendue. 

Ces exemplaires sans doute peu nombreux ont disparu avec 
le temps de la circulation et gisent, non déterminés ni classés, 
dans des tiroirs ou ils font la joie de leur possesseur et des 
curieux profanes. 

Nous avons eu souvent l’occasion de constater le fait, surtout 
en ce qui concerne les Gastéropodes, dont certaines espéces 
abondantes autrefois sont introuvables depuis 15 ou 20 ans. 

Souhaitons qu’avec le temps, l’occasion aidant, ces espéces 
égarées chez des particuliers fassent retour aux collections officielles. 


Dorr. FELICE CAPRA 


UNA NUOVA SPECIE. DI TROGLOPHILUS D'ITALIA 
(Orth. Phasgonuridae) 


In una recente visita al Museo Civico di Storia Naturale di 
Genova, il dott. Karny, il noto ortotterologo del Museo di Bui- 
tenzorg, mi indicava come degni di studio alcuni esemplari di 
Troglophilus raccolti anni sono dal Ten. Colonnello Medico 
Dott. A. Andreini nei dintorni di Bari, ove trovavasi per ragioni 
di servizio. Trattasi di una specie nuova per la scienza e di un 
grande interesse per la zoogeografia, sono perciò lieto di dedi- 
carla al Dott. Andreini che ha spesso contribuito colle sue 
ricerche aila conoscenza della fauna d’ Italia e delle sue colonie. 


Troglophilus Andreinii n. sp. 


gi. Flavo-testaceus, supra fusco variegatus, linea mediana 
flava a vertice fere ad abdominis apicem producta. Pro- 
notum et mesonotum margine postico convexo. Abdominis 
tergitum 10 breve, postice dentibus duobus subobtusis, 
parallelis, distantibus instructum; cerci longi, crassi, triente 
ultimo abrupte atlenuati; epiphallus longus, corneus, apice 
acuto et paulisper dextrorsum atque deorsum vergens; 
lamina subgenitalis transversa, postice subtruncata, stylis 
longiusculis subcylindricis. 

Articulus 5 palporum masillarium quam articulus 4 
paulo longior, margine postico fere ad quartam partem lon- 
gitudinis obtuse angulato. Pedes sat elongati. Tibiae anticae 
4 calcaribus apice, 10-11 spinulis marginibus inferioribus 
armatae. Pedes intermedii paulo breviores quam antici et 
similiter armati. Femora postica fere longitudinem cor- ~ 
poris aequantia, carina infero-interna paulo pone medium 
spinula unica instructa; tibiae posticae supra in utroque 
margine spinulis circiter 65, in 14-15 ordinibus distributis, 
subtus spinulis 25-30, pone medium confertis, armatae, 
calcari supero-interno dimidium metatarsi attingente; larsi 


NUOVA SPECIE DI TROGLOPHILUS 311 


compressi, metatarso longitudine articulos caeteros subae- 
quante, supra spina apicale sat valida et denticulis 7 mi- 
nutis armato. 

O. Ignota. 

Long. corp. 17 mm.; pronot. 5 mm.; mesonot. 3,5 mm.; 
metanot. 3 mm.; fem. ant. 10,2 mm; tibiae ant. 11,5 mm.; 
tarsi ant. 8 mm.; fem. med. 9,5 mm.; tib. med. 11 mm.; 
tarsi med. 7 mm.; fem. post. 17,5 mimn.; tibiae post. 22 mm.; 
lars. p. 8,9 mm.; meas st p.4,5 mm. gar sup.-int. 2,2 mm. 

Tipo: 1 g adulto della Grotta di Cino Murge (prov. di 

Bari) 14-XI-908 leg. Dr. A. Andreini. 

Capo giallo senza disegni evidenti, con palpi labiali e mascel- 
lari gialli, questi gracili, notevolmente lunghi con il 3° e 4° arti- 
colo subeguali in nera, il 5° un po’ più lungo (lunghezza 
degli articoli mm.: 3-3-4) arcuato, col margine posteriore piegato 
ad angolo ottuso aL un quarto dalla base. Pronoto convesso coi 
lobi laterali elevati, a margine posteriore convesso; color grigio 
bruno macchiettato di giallo e con una grande macchia gialla 
sui lobi laterali e una linea 
mediana gialla dilatata nel terzo 
posteriore. Mesonoto con mar- 
gine posteriore notevolmente con- 
vesso, grigio bruno macchiettato 
di giallo e con la linea mediana 
e una grande macchia gialla 
nella metà posteriore. Metanoto 
con margine posteriore subdi- 
ritto, colorato circa come il me- 
tanoto con macchie alterne brune 

Troglophilus Andreinti n. sp. e gialle lungo il margine po- 
Estremita dell’ addome visto dal di sopra; steriore più evidenti. 

a, apice dell’ epifallo visto di lato (uguale 
o): Addome a colore fondamentale 
giallo macchiettato di bruno 
specialmente al margine posteriore dei tergiti; i primi tre tergiti 
presentano ciascuno nella zona mediana una macchia a V che 
rinchiude la linea mediana gialla, nei seguenti le macchie brune 
sono più dense sui lati; i tergiti a partire dal 4° sono legger- 
mente carenati posteriormente; 10° tergite breve munito al mar- 
gine posteriore di due denti brevi, ottusi, subparalleli, separati 


312 F. CAPRA 


da una smarginatura piu larga che la lunghezza di uno dei denti, 
ricorda la forma del 10° tergite della Q del 7r. neglectus 
Krauss, ma coi denti più lunghi e più distanti fra loro. Cerci 
lunghi (mm. 4), spessi, subcilindrici bruscamente attenuati dal 
lato interno all’ ultimo terzo. Organo copulatore membranoso 
(ipofallo del Berlese) asimmetrico, epifallo fortemente chitiniz- 
zato, acuto, pubescente, col margine destro subdiritto e margine 
sinistro ricurvo, coll’ apice rivolto in basso. Lamina subgenitale 
subtroncata all'apice cogli stili cilindrici. 

Zampe mediocremente lunghe, giallastre, le posteriori distin- 
tamente macchiettate di bruno. Femori anteriori inermi, solo qualche 
breve pelo sparso, tibie un po’ più lunghe dei femori, munite di 
4 speroni apicali piccoli, specialmente gli esterni e di 10-11 spine 
acute ed assai oblique sui margini inferiori; tarsi brevemente 
pubescenti col metatarso un po’ più lungo degli altri 3 articoli 
riuniti. Zampe medie un po’ più brevi delle anteriori, tibie con gli 
speroni apicali un po’ più langhi di quelli delle tibie anteriori, con 
10 spine ai margini inferiori ed una piccola alla metà del margine 
superiore interno (!). Femori posteriori lunghi circa come il corpo, 
non molto larghi alla base: la massima larghezza (mm. 3) sta quasi 
sei volte nella lunghezza (17,5:3= 5,83); con la parte apicale cilin- 
drica lunga circa un terzo della lunghezza; col margine inferiore 
interno armato un po’ oltre la metà di una spina breve diretta 


all'indietro; tibie assai più lunghe che i femori, quadrangolari, coi — 


margini superiori armati di circa 65 spine oblique di cui le prime 
10-15 brevi, le altre disposte in 14-15 serie crescenti, ciascuna di 
3-5 spine, l’ultima spina di ogni serie è assai più grande della 
prima della serie successiva, margini inferiori armati a partire dal 
primo terzo di circa 25 spine (interni) o 30 (esterni) dapprima 
assai rade, poi dopo la metà fitte; 6 speroni apicali di cui il 
superiore interno raggiunge la metà del metatarso; metatarso 
lungo circa come gli altri tre articoli riuniti insieme, armato di 
una spina apicale e di 7 dentellature; 2° articolo del tarso a 
margine superiore subdiritto. 

La descrizione è fatta su un co adulto conservato finora in 
alcool; nello stesso tubo erano contenuti nove altri giovani esem- 


(') Il tipo presenta la spina solo alla tibia media sinistra, ma alcuni degli 
esemplari giovani della stessa località ne presentano una od anche due, mentre 
altri ne sono privi. Osservo che nel 77. neglectus il numero delle spine può variare 
in uno stesso individuo. 


NUOVA SPECIE DI TROGLOPHILUS allo 


plari 9 Q, in varii gradi di sviluppo, che riferisco alla stessa specie. 
Il carattere del 10° tergite del © si riscontra già abbastanza 
sviluppato in due esemplari lunghi circa 13 mm. (in alcool), una 
Q delle stesse dimensioni ha l’ovopositore lungo 4 mm.; tutti 
presentano già la spina al margine inferiore dei femori e 7-9 den- 
tellature al metatarso posteriore. Questi giovani hanno 1’ addome 
assai carenato (specialmente gli esemplari a secco); lasciati parzial- 
mente asciugare mostrano assai evidente ai lati, lungo il margine 
posteriore dei tergiti e sui femori posteriori numerosi piccoli 
tubercoli che coll’ essicazione quasi scompaiono; la carenatura e 
la granulazione sono caratteri giovanili (*). 

Ritengo quindi che il Tr. Andreinii sia diverso dal Tr, spi- 
nulosus Chopard di Creta, descritto su un esemplare giovane che 
presenta appunto tali caratteri, per la forma del 10° tergite, già 
differenziato in esemplari di dimensioni minori dello spinulosus. 

Per la forma dell’epifallo è affine al Tr. cavicola Koll. 

La 9 adulta mi è ignota; credo di poter riferire al Tr. An- 
dreinit una Q giovane ma ad uno stadio abbastanza avanzato, 
raccolta dal Dr. Andreini in una piccola grotta presso Bitetto 
(Bari) il 24 Maggio 1909. È simile al g? per il colore, solo le 
zampe sono più distintamente macchiate, per la forma del 5° 
articolo dei palpi mascellari, per la spina del margine infero- 
interno dei femori posteriori, per l'armatura delle tibie e del 
‘ metatarso posteriore; presenta però una spinula a circa metà di 
ciascun margine superiore delle tibie. Il 10° tergite ha una smar- 
ginatura stretta con accenno di denti ai lati, la lamina subge- 
nitale è angolosamente smarginata all’ apice, l’ ovopositore lungo 
mm. 9,5 ricorda nella forma quello della Q del neglectus, colla 
base bruna da cui partono 9 linee subparallele gradatamente 
svanite, le valve inferiori non sono ancora dentate al margine 
inferiore. 

La scoperta del nuovo Tvoglophilus nelle Puglie presenta 
grandissimo interesse, poichè il Tv. Andreinii è finora l’unico 
rappresentante di questo genere nell’ Italia peninsulare. Le altre 
specie sono segnalate dalle Prealpi lombarde ai dintorni di Vienna, 
lungo la costa orientale dell’Adriatico fino in Grecia, Creta, Asia 
Minore. 


(1) Osservo la presenza di tubercoli anche in larve di un Troglophilus sp. del 
Buco del Dosso (pr. Brescia) raccolto da Boldori nel 1924. 


UNA NUOVA SPECIE AFRICANA DEL GENERE “COLIA. 


Dorr. D. GUIGLIA 


Fra gli abbondanti Scoliidei africani delle ricche collezioni del 
Museo Civico di Storia Naturale di Genova, collezioni che gentil- 
mente furono lasciate a mia disposizione per lo studio, ho notato 
una specie del genere Scolia, raccolta nella Guinea Portoghese, 
molto caratteristica per la sua bella e ben delimitata colorazione. 
In seguito ad esami e a ripetuti confronti con specie aftini posso 
oramai asserire che si tratti di una nuova specie che mi è grato 
di dedicare al raccoglitore, al compianto L. Fea, che tanto 
contribuì ad arricchire di nuovi ed importanti materiali il Museo 
Civico di Storia Naturale di Genova. 


Scolia (Discolia) Feae, n. sp. 


2 Scoliae chrysotrichae a/finis. Nigra, flavo-hirta, zona 
media tergitorum quattuor primoruin et area epinotali 
excepta; vertice et fronte in medio rufo-ferrugineis; thorace 
flavo-variegato: tergitibus abdominalibus 1, 2, 3, 4, 5 
flavo-bimaculatis ; antennis pedibusque rufo-ferrugineis; alis 
fulvo-violaceis apice infuscatis. 

Long. 18-20 mm. - ala 14 mm. 

gd ignotus. | 

Guinea Portoghese (Bolama) VI-XII 1899: in Museo 
Civico Januensi 2 Q leg. L. Fea. 

Capo giallo. Lungo l'orlo posteriore si nota una stretta 
zona bruno-nera che va a mano a mano allargandosi dal centro 
ai lati accostandosi così all’ orlo posteriore degli occhi dal quale 
rimane separata da una zona gialla, larga in principio e poi molto 
stretta. Sul vertice e su tutta la fronte si nota una macchia 
rosso-bruniccia molto ampia la quale manda due corti rami ai 
lati verso I’ orlo oculare (lungo il quale si prolungano più o meno) 
ed anteriormente altri due rami più lunghi e più stretti i quali 
divergono e vanno a fondersi ciascuno con una macchia nera, 
contornata di rosso-bruniccio, situata posteriormente alla cavità 
articolare delle antenne. 


a> » 
Mr. 
* 


è 


NUOVA SPECIE AFRICANA DI SCOLIA 915 


La porzione della fronte compresa tra le antenne è di tinta 
bruna, questa colorazione si prolunga posteriormente in una stretta 
linea impressa longitudinale mediana, nero-bruna. Nel mezzo 
dell’ orlo anteriore si nota una piccola macchia triangolare gialla. 

Clipeo giallo, infoscato lungo I’ orlo anteriore e nelle imme- 
diate vicinanze dell’ inserzione delle antenne. 

Pubescenza gialla, lunga e molto densa alla base del capo; 
quasi nulla sulla fronte e sul vertice ed infine piuttosto densa 
nelle 2 zone depresse che circondano l'inserzione delle antenne. 
Alla densa pubescenza della base del capo corrisponde una pun- 
teggiatura piuttosto densa formata da punti semplici e relativa- 
mente profondi. 

Fronte e vertice lisci, con pochi punti intorno agli ocelli; 
questi sono fiancheggiati da 2 zone irregolarmente depresse. 

Pronoto nero, orlato di bruno alla base, con macchia gialla 
occupante la maggior parte dei lobi laterali. 

Pubescenza giallo-rossiccia, relativamente densa; i peli eretti 
sono obliquamente volti all’ indietro nelle regioni laterali. 

La punteggiatura è più fina e più densa nella regione 
mediana, più scarsa e relativamente più profonda sui lobi laterali. 
Lungo l’orlo basale si nota una stretta zona liscia. 

Mesonoto nero con macchia giallo-rossiccia mal delimitata 
lungo l’ orlo laterale in corrispondenza alle tegole; pubescenza 
giallo-rossiccia, densa e coricata; i peli sono diretti all’ indietro. 

La punteggiatura è relativamente più densa e più grossa 
di quella dei lobi laterali del pronoto. £pimeri del mesonoto 
con macchia gialla prossima all’ inserzione delle ali. 

Scutello macchiato in bruno-rossiccio. Ai lati di esso si nota 
una zona con tomento finissimo e denso, grigio e punteggiatura 
finissima appena visibile con forte lente. 

Postscutello con macchia mediana bruno-rossiccia tendente al 
giallo. Punteggiatura grossa, rada e pubescenza pure rada e 

Nera nella regione mediana, punteggiatura molto densa e 

‘grossa con pubescenza pure densa e grigia nelle regioni laterali. 

f. Tra le 2 zone sopra nominate e lungo l’orlo laterale posteriore 
esiste una zona simile per scultura e pubescenza alla zona laterale 
dello scutello. 3 

Area del segmento mediale (epinoto) nera con punteggiatura 
grossa e densa e con pubescenza nera formata da peli variamente 


AL D. GUIGLIA 


diretti e cioé quelli della parte posteriore sono diretti anteriormente, 
quelli della parte anteriore posteriormente ed infine i Jaterali 
verso la linea mediana convergendo così in un punto corrispon- 
dente alla massima convessità dell’epinoto stesso La punteggiatura 
è un poco più fina, ma molto più densa di quella del mesonoto. 
Parti laterali con grande macchia gialla, limitata internamente dalle 
carene. Pubescenza gialla diretta obliquamente all’ indietro. Le 
parti laterali hanno punteggiatura più fina e più rada e peli di 
color giallo; tra i varii punti la chitina presenta una punteggiatura 
secondaria molto densa, percettibile appena con forte lente ed 
alla quale corrisponde una pubescenza secondaria coricata formata 
da corti peli grigi che danno alla chitina un aspetto sericeo. 

Gli stessi caratteri di punteggiatura e pubescenza si notano 
in grado maggiore o minore sulle altre parti laterali del torace. 

La punteg ‘giatura dei tergiti addominali è in generale densa 
e molto più fina di quella del mesonoto. In ogni tergite essa 
si addensa ai lati e lungo gli orli anteriori e posteriori, mentre 
è leggermente diradata DI Mezzo. 

I primi 5 tergiti portano da ogni lato 1 una grande macchia 
gialla di forma subovale. Queste macchie hanno il contorno 
integro, tranne quelle del 2.° tergite che presentano al lato esterno 
una rientranza nera. Il 1° tergite ha la parte declive irta di 
numerosi peli gialli, le parti laterali sono pure fornite di peli 
gialli obliqui, nella regione mediana si notano invece peli neri, 
coricati e diretti posteriormente. 

Lo stesso tipo di pubescenza sui tre tergiti seguenti. 

L’ apice dell’addome è ricoperto da una densa pubescenza 
fulvo-cuprea a riflessi dorati. 

Gli sterriti hanno punteggiatura più grossa e più rada dei 
tergiti; i punti sono addensati in modo particolare ai lati e nella 
zona apicale di ciascun sternite, mentre in generale sono molto 
radi nel disco. La pudescenza è gialla, rada formata da peli eretti. 

L'orlo posteriore di ciascun sternite presenta una densa frangia 
di peli gialli coricati, diretti posteriormente. La lunghezza e la 
densità dei peli delle frangie va sensibilmente aumentando a 
mano a mano che ci avviciniamo all’apice, raggiungendo il mas- 
simo nel penultimo sternite. 

L'orlo dello sternite anale è coperto da una frangia ancora 
più densa di fitti peli. 


Caio: 


NUOVA SPECIE AFRICANA DI SCOLIA oF 


Il così detto 1° sternite (!) presenta il margine posteriore 
provvisto di una profonda incisura ad angolo leggermente ottuso; 
la superficie è leggermente rugosa e tutta ricoperta da punteggia- 
tura fina, densissima. 

Le antenne sono complessivamente un poco più lunghe della 
larghezza del capo, funicolo e scapo hanno tinta bruno-giallastra 
chiara, lo scapo supera appena in lunghezza i primi 3 articoli 
del funicolo. Il 2° ed il 3° articolo del funicolo hanno dimensioni 
presso a poco eguali. 

Le ali chiare hanno tinta bruno-giallastra leggermente infoscata 
all’ apice, con viva iridescenza violetta. 

Le zampe sono di tinta bruno-rossiccia, con anche nere ad 
apice scuro; 1 trocanteri sono pure bruni; i femori, bruno- 
rossastri, presentano la porzione prossimale intoscata, libie e tarsi 
hanno un rivestimento abbondante di ispidi peli, la faccia esterna 
delle ¢zb¢e si distingue per il suo colore decisamente giallo. 

Questa specie molto si avvicina per la sua colorazione alla 
Discolia chrysotricha, Burm. nonostante che da essa differisca 
per struttura generale e per varii caratteri di colore e struttura. 
Mi riesce però impossibile fare un esatto confronto. fra le due 
specie, sia per la deficienza delle diagnosi riferentesi a quest’ultima 
sia perché dei varii esemplari di Scolia da me esaminati e rac- 
colti sotto il nome di Discolia chrysetricha, ancora non posso 
affermare in modo sicuro, data la disparità e la poca costanza 
dei loro caratteri, che appartengano tutti ad una sola forma. 

Cercherò in un prossimo lavoro di risolvere la questione, 
dando una descrizione il più possibile precisa e completa della 
vera Discolia chrysotricha, o per lo meno di quella che io 
ritengo come tale. 


(1) Riferendomi a quanto dice il Berlese (« Gli Insetti » Vol. I, pag. 273, fig. 317 c) 
ho chiamato anch’ io per brevità il detto pezzo 10 sternite, nonostante che intorno 
al valore morfologico di questo sclerite nulla possa asserire di positivo. Dubito però 
che esso sia veramente il 1° sternite poichè ho notato che macerando lV addome di 
uno Scoliideo del genere Tiphia con la potassa caustica non si rivelava alcuna sutura 
o linea di separazione fra il pezzo sopra detto ed il seguente sternite. È 

Questo sclerite, come dimostrero in un mio prossimo lavoro sugli Scoliidei della 
Liguria, pur conservandosi simile nella struttura generale, muta sensibilmente in 
ogni specie il suo orlo posteriore; ed è appunto in base a tale variazione che io ho 
potuto distinguere le varie specie di Scoliidei liguri. 


RES DIGUSTIC Art 


LIX. 


Ered 


SUL GENERE SIMOPTERUS FORSTER 
(Hymen. Chalcididae) 


Il genere S/mopterus Forster era rimasto finora quasi come 
una incognita per tutti coloro che non avessero avuto occasione 
di vedere l’unico esemplare tipico, femmina, del Simopterus 
venustus, che si conserva nel Museo di Vienna. La breve diagnosi 
generica pubblicata dall’ Autore nei suoi « Hymenopterologische 
Studien » (II, 1856, p. 65 e 68) e la descrizione della specie 
comparsa alcuni anni prima nei « Verhandlungen d. naturh. Ver. 
d. preuss. Rheinlandes ». (VIII, 1851, p. 23) erano insufficienti per 
farsi un'idea di questo Calcidide e per giudicare della sua posi- 
zione sistematica. Dalla Torre e Ashmead lo posero fra quelli 
incertae sedis, e Schmiedeknecht nel .« Genera Insectorum » 
non ne tenne conto affatto. 

lo ne avevo osservato da tempo un esemplare, riferibile ad 
una seconda e nuova specie del genere, esemplare che fu raccolto 
dal Dott. Ferdinando Solari molti anni fa nei dintorni di Genova, 
e mi ero già deciso a descriverlo come genere nuovo, quando 
fortunatamente fui avvertito dal Dott. Nowicki, che aveva veduto 
a Vienna il tipo di Forster, che la specie che io stavo studiando 
era appunto un Simopterus. Sono quindi in grado di descrivere 
adesso dettagliatamente questo Calcidide che, almeno per ora, è 
una grande rarità di collezione. Non posso tuttavia dare un giudizio 
riguardo alla sua posizione sistematica, che rimane ancora assai 
dubbia, come era apparsa anche al Forster. Questo autore lo 
pose nella famiglia Pferomaloidae insieme con due altri generi 
incerti, collocati da lui fra Pteromalini veri come i Caenacis 


SUL GENERE SIMOPTERUS 319 


ei Dibrachys, e ne fece rilevare alcune somiglianze con gli 
Eunotus (0 Megapelte, secondo la denominazione da lui adottata) 
che tuttavia egli poneva al principio della serie. Occorre qui 
ricordare, però, che Forster fu tratto in errore credendo che gli 
articoli delle antenne fossero soltanto undici. 

I caratteri del genere, per quanto riguarda le femmine, si 
possono riassumere nella diagnosi seguente : 


Q — Corpus concinnum; caput transversum, crassiusculum, 
verticis margine rotundato, oculis glabris, clypeo haud discreto, 
mandibulis 4-dentatis, antennis ad lineam ocularem  insertis, 
12-articulatis, annellis duobus, funiculi articulis quinque; collare 
non marginatum; sulci scapulares integri; scutellum scuto sesqui- 
longius, postice haud prominens; metathorax brevis, carina et 
plicis instructus, a latere visus subquadratus, callo angulum 
rectum fingente, parce at longe setoso; pedes postici coxa lon- 
giuscula, angusta, tibia 1-calcarata; proalae apice obtruncatae , 
nervo marginali crasso, postmarginali longo, parte extrema 
cellulae costalis convexo-prominente; abdomen sessile, cordiforme, 
globosum, tergito primo ad medium dorsum producto, secundo 
bene conspicuo. Statura parva. 


Caratteri particolarmente notevoli sono le antenne di 12 arti- 
coli, fornite di due anelli; la parte preascellare del mesonoto 
breve, lo scutello relativamente grande; il metatorace, visto 
lateralmente, con la parte al di sopra della metapleura propria- 
mente detta molto sviluppata e foggiata a triangolo rettangolo, 
onde insieme con la metapleura triangolare essa forma quasi un 
quadrato; le anche posteriori non piriformi, ma di poco dilatate 
presso la base, e lunghe un poco più di ?/, del femore. 

La forma tozza ei caratteri del torace danno a questo Calcidide 
l'apparenza di un Eunotino con addome arrotondato ed ali con- 
formate come nel genere Mesopeltis mihi. Tuttavia non può 
dirsi che esso abbia delle affinità naturali con gli E£wnotini. In 
questi il margine del vertice è acuto; le mandibole hanno solo 
due o tre denti ottusi; le antenne, nelle femmine, sono di 11 
articoli (apparentemente di 10) con un solo anello, che tende a 
scomparire; la tibia posteriore è fornita di due speroni; le anche 
posteriori sono piriformi. 


320 L. MASI 


Come diversi altri, il genere Simopterus andrebbe tolto, a 
mio parere, dalla sottotamiglia Pteromalinae. La scoperta di 
altre forme più o meno affini potrà forse decidere quale sia la 
posizione più conveniente che gli si possa attribuire nella famiglia 
delle Chalcididae. 1 


Simopterus Solarii sp. n. (!). 


Q — Capite viridi, metallico, oculis carmineo-rubris, ocellis 
fuscis, antennis ochraceo-flavis, pedicello supra nigro-violaceo, clava 


Simopterus Solarti sp. n. 


Q — a antenna — ? parte del mesotorace e metatorace di fianco — c ala ante- 
riore — d metanoto e parti adiacenti — e testa di fronte — (figure schematiche, a 
diverso ingrandimento), 
obscura; thoracis dorso nigro-fusco, lenissime purpureo-nitido; 
pronoto, thoracis lateribus abdomineque obscure viridibus, abdo- 


(1) Dedicato, in segno di amichevole omaggio, al Dott. Ferdinando Solari. 


SUL GENERE SIMOPTERUS 321 


minis tergito basali in disco violaceo-nitente; pedibus praeter 
coxas tarsorumque apice, alisque primi et secundi paris flavo- 
fuscis, nervis obscurioribus; coxarum posticarum apice flavescente. 

Caput thorace latius proportione 5 : 4, antice visum transver- 
sum, longitudine ”/, latitudinis aequante; vertice arcuato; oculis 
modice prominulis, glabris, orbitis leniter divergentibus; linea 
oculari inferiore !/, capitis longitudinis ab ore distante; clypeo 
haud discreto, integro-marginato; antennis mox supra lineam 
ocularem insertis, scrobibus vix excavatis, angustis, usque ad 
ocellum anteriorem convergentibus. Caput a latere visum subel- 
lipticum, crassum, latitudine maxima °/, longitudinis, orbita 
imagna, ovata, in parte postero-inferiore, ut solito, magis oblique 
marginata; vertice non acuto, tamen angustato; genis teretibus, 
sulco tenuissimo. Vertex superne inspectus ocellis externis in 
limite locatis et spatio ab oculis remotis quam ipsorum diametro 
fere duplo longiore; ocello medio lineae externis tangenti fere 
contiguo. Superficies verticis et occipitis reticulata-punctata, mo- 
dice vitro aucta aspectu minute granulosa; facies sculptura reti- 
culata sat conspicua. i 

Mandibulae acute 4-dentatae (!), dente externo majore. 

Antennae scapo ocellum attingente; flagello brevi, pedicello 
modice elongato, annellis duobus parvis, aequalibus, funiculi arti- 
culis quinque sensim majoribus, primo fere quadrato et annellis 
simul sumptis aequilongo, cum annellis longitudinem pedicelli 
aequante, ultimo latitudine sesquibreviore; clava articulos tres 
praecedentes aequante, paullum magis quam praeclava latiore, 
articulo secundo atque tertio minus distinctis, sensillis linearibus 
in articulis uniseriatis. 

Mesonoti pars praeaxillaris forma rectangulari-transversa, lon- 
gitudine ?/, tantum latitudinis aequante, scapularum sulcis com- 
pletis, dimidio angulo recto obliquis, scuti latere postico vix quam 
eius longitudine majore. Scutellum scuto longius proportione 
100 : 58, postice metanotum non obtegens. Sculptura dorsi reti- 
culata minuta at conspicua; setae longiusculae, haud frequentes, 
longitudinaliter seriatae, in linea longitudinali super scutum 
ternae. Metanotum breve, fere verticale; carina acuta, conspicua; 


(1) Nell’ unico esemplare ho potuto vedere i 4 denti soltanto nella mandibola 
sinistra, ma per analogia con quanto si osserva negli altri Calcididi, ritengo di 
poter affermare che anche la mandibola destra sia quadridentata. 


Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (3 Novembre 1927). 24 


329 L. MASI 


area media lata, transversim semielliptica, alveolis in quadruplice 
ordine dispositis insculpta; nucha brevissima truncata, non pro- 
minente; angulis posterioribus subacutis. Metathorax a latere 
inspectus trapeziiformis, fere quadratus, supra setis paucis longis 
instructus; angulo postero-superiore prominente; superficie inae- 
quali, foveolata-rugulosa, at leniter insculpta; sulco diagonali fere 
inconspicuo in duas partes divisus, superiorem, sive callum, et 
inferiorem triangularem, quae metapleura, sensu stricto, appel- 
latur. Mesopleura angusta, episterno laevi, nitido, epimero foveo- 
lato-reticulato, superne rotundato et dimidiam metathoracis altitu- 
dinem vix attingente. Mesosternum antice rectum, sculptura 
reticulata conspicua, margine in parte supero-posteriore convexo- 
prominente. Praesternum mediocre. 

Proalae abdomen paullo superantes, apice obtruncatae, id est 
margine apicali fere toto lineam subrectam leniter extus concavam 
fingente; parte distali marginis posterioris bene curvata; cellula 
costali sensim versus apicem latiore et in eius parte extrema 
margine arcuato-convexo prominente, setis longiusculis, omnibus 
aequalibus, instructa, in !/, ultimo sparsis, usque ad 2/, longitu- 
dinis prope marginem seriatis; subcostae portione distali neque 
conspicue crassiore neque fortiter arcuata, a nervo marginali 
strictura et puncto pallido separata; nervo marginali brevi, cras- 
siusculo, quater latitudine sua longiore, setis quinque longis 
instructo; nervo stigmatico eadem longitudine, tenui, parum 
versus extremitatem dilatato, clava indistineta, unco satis conspicuo; 
nervo postmarginali bis quam stigmatico et marginali longiore, 
haud crasso, versus apicem gradatim attenuato, setis longis octo, 
illis nervi marginalis aequalibus; linea marginis hamulos connec- 
tente haud longa, jam infra medium nervi marginalis terminata; 
setis in lamina alari mediocribus, sparsis, nec frequentibus, in 
margine, praecipue in parte posteriore distali, sat longis. 

Alae metathoracis portione media modice dilatata, cellula 
costali non ultra initium nervi marginalis producta, setis sex (vel 
septem ?) huic nervo verticaliter affixis, fimbria bis quam in 
proalis longiore, uncinis ad mediam alae longitudinem. 

Femora primi et secundi paris pedum spina longa subapicali 
in latere posteriore armata. Coxae posticae longae, angustae, 
prope basim haud quam femora latiores, spina longa, paullum 
infra medium lateris posterioris, etiam instructae; tibiae posticae 


SUL GENERE SIMOPTERUS 323 


rigido-setosae, calcari unico, parvo; tarsus articulo basali duobus 
sequentibus simul sumptis aequilongo, quarto tertio aequali, quinto 
paullum longiore, dimidiam primi longitudinem aequante. 

Abdomen gliobosum, superne inspectum cordiforme, thorace 
parum longius, latitudine caput aequans, thoracemque superans 
proportione 5:4; a latere visum diametro dorso-ventrali circiter 
fio longitudinalis aequante; superficie nitida, reticulata; dorso 
cum partibus lateralibus angulum formante; tergitum primum 
non ultra */; longitudinis in medio dorso productum; tergitorum 
1.—4. margo dorsalis et lateralis convexo-prominuli, parte mar- 
ginis in utroque latere interposita concava. 

Long. 1 mm. 

Patria: Italia, Liguria. 

Typus 1 9, in Museo Civico Genuensi. Collegit F. Solari 
prope Genuam. Mas ignotus. 


RISULTATI ZOOLOGICI DELLA MISSIONE INVIATA DALLA R. Società 
(GEOGRAFICA ITALIANA PER L'ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 
(1926-1927) 


RETTILI, BATRACI E PESCI 


PER D. VINCIGUERRA 


RETTILI 


La fauna della Libia era, sino a non molti anni fa, come 
ebbero a notare tutti coloro che se ne sono occupati in tempi 
recenti, assai meno nota di quella del centro dell’Africa ed in 
ispecie quella della Cirenaica si poteva dire quasi del tutto sco- 
nosciuta. Non fu che in seguito ai ben noti viaggi di Gerardo 
Rohlfs che si ebbero le prime notizie sugli animali dell’altipiano 
di Barca e delle regioni retrostanti, ma le raccolte da lui fatte 
andarono in gran parte distrutte e soltanto i rettili e gli artropodi 
furono studiati (*). 

La storia delle successive esplorazioni zoologiche della Libia 
è stata diligentemente raccolta dal Prof. Ghigi (*) ed io mi limi- 
terò a riassumerla brevemente nella parte che riguarda i rettili 
della Cirenaica. 

Verso l’anno 1880, un addetto al Museo Botanico di Berlino, 
G. Ruhmer, incaricato di fare collezione di piante in Cirenaica, 
raccoglieva anche parecchi animali, particolarmente molluschi 
terrestri, che hanno fornito materia ad una nota di Von Martens, 
nella quale è compresa anche la indicazione di alcuni rettili della 
stessa provenienza, determinati da Reichenow (?). 

Molto importante fu il viaggio, compiuto nel 1881 da Giuseppe 
Haimann, attraverso quasi tutto l’altipiano di Barca, del quale 


() Gerhard Rohlfs. Kufra. Leipzig, 1881. Amphibien von Prof. W. Peters, p. 365-369. 
— Gliederthiere von Dr. F. Karsch, p. 370-385. 

(®) A. Ghigi, Materiali per lo studio della fauna libica, Mem. R. Ac. Sc. Bologna, 
Serie VI, tomo X (1912-13) p. 253-296. 

©) E. V. Martens, Ueber einige Landschnecken und Reptilien aus den Cyrenaika, 
in Sitzber. Ges. Naturf. Freunde, Berlin, 1883, p. 147-150. 


eee 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 325 


egli pubblicd una particolareggiata relazione nel Bollettino della 
Società geografica, mentre nella sede di questa si conservano 
parecchi interessantissimi acquarelli da lui fatti durante quella 
traversata. Lo Haimann non trascurò di raccogliere animali, 
benchè non in gran numero, ed un elenco di essi che comprende 
anche alcuni rettili, fu redatto dal Prof. Cornalia (!) e compreso 
in quella relazione, ma gli esemplari raccolti non furono rintrac- 
ciabili. 

Sono state pure indicate, in un lavoro del Prof. Condorelli 
Francaviglia (?) su alcuni rettili dello. Tripolitania, appartenenti 
alle collezioni del Museo Zoologico della R. Università di Roma, 
poche specie di essi che sarebbero state raccolte in Cirenaica dal 
Prof. Panceri; ma io suppongo che questa indicazione fosse basata 
sopra un equivoco, perchè non mi risulta che il Panceri, nei suoi 
viaggi in Egitto, sia stato anche in Cirenaica, e forse egli aveva 
ricevuto quegli esemplari da altri. 

Importantissimo contributo alla conoscenza zoologica della 
Tripolitania e della Cirenaica è costituito dalle raccolte fatte nel 
1906 dal Dr. Bruno Klaptocz, al quale sono dovute le prime 
notizie autentiche sulla fauna di quelle regioni; esse hanno formato 
materiale a parecchie notevoli monografie, tra le quali una delle 
principali é quella del Werner sui rettili (3). 

Conseguenza della nostra occupazione della Libia, fu l’aumento 
delle nostre conoscenze sulla sua fauna, compresa la Cirenaica, 
Il Prof. Ghigi colse l'occasione di una escursione organizzata dal 
Touring Club Italiano, per visitare il paese e raccogliervi animali 
da lui illustrati (4); molti dei nostri ufficiali colà residenti non 
trascurarono di portare qualche contributo alla conoscenza della 
fauna della regione e tra essi merita speciale ricordo il generale 
medico Prof. Francesco Testi che raccolse una numerosa serie di 
vertebrati e principalmente di rettili che furono pubblicati dal 
Prof. Zavattari (°). Anche l’ Ing. Crema che visitò la Cirenaica 


(1) G. Haimann, La Cirenaica, Boll. Soc. geog. ital. 1882, p. 618-620. 

(2) M. Condorelli Francaviglia, Sopra diverse specie di Rettili raccolte presso 
Tripoli, Boll. Soc. Rom. Stud. Zool. vol. V, p. 35. 

(3) F. Werner, Reptilien, Batrachien und Fische von Tripolis und Barka, Zool. 
Jahrb. Abth. Syst. vol. 27, p. 595-646. 

(4) A. Ghigi, Vertebrati di Cirenaica, Mem. R. Ac. Sc. Bologna, Serie VII, tomo 
VII (1919-20), p. 197-212. 

(3) E. Zavattari. Vertebrati di Cirenaica, Atti, Soc. nat. Modena. Serie, VI, Vol. I-II 
(1922-23) p. 13-22. 


326 D. VINCIGUERRA 


nel 1920-21 vi raccolse qualche animale e più specialmente mol- 
luschi, che furono studiati dal March. di Monterosato (!) e dalla 
D.ssa Gambetta (*). Ma il più grande progresso della conoscenza fau- 
nistica della Cirenaica è dovuto al Dott. Enrico Festa che la esplorò 
accuratamente per più di due anni (1921-1922), compiendovi osser- 
vazioni zoologiche interessantissime e radunando numerosi esemplari 
di animali d’ogni classe che, oltre alla relazione complessiva del 
viaggio (3), hanno gia fornito argomento a parecchi lavori, e tra 
gli altri ad uno studio dei rettili compiuto dalla D.852 Calabresi (4). 

Da ultimo, il missionario D. Vito Zanon (*) che soggiornò parec- 
chio tempo in Bengasi, vi raccolse gran numero di insetti, in parte 
già illustrati e il Sig. Giorgio Krùger, addetto all’ Ufficio Agrario 
della Cirenaica vi fece e vi sta facendo notevoli collezioni ento- 
mologiche in parte studiate dal conte E. Turati (5). 

Alcune oasi Cirenaiche non sono però ancora state esplorate 
dagli Europei quali quelle di Cufra, Augila, Gialo. Sino a pochis- 
simi anni or sono anche quella di Giarabub meritava il titolo di 
inaccessibile; lo stesso Rohlfs che pure aveva potuto visitare 
Cufra, l'aveva toccata senza potervi penetrare; solo dopo la occu- 
pazione da parte delle nostre truppe avvenuta il 7 febbraio 1926, 
si potè pensare ad una esplorazione di essa. Questa fu intrapresa 
‘per iniziativa della R. Società geografica italiana, la quale volle 
affidare la parte zoologica al Museo Civico di Genova. La Direzione 
di questo istituto designò a far parte, a tale scopo, della missione 
corganizzata dalla Società geografica, il Sig. Carlo Confalonieri, 
capo preparatore, il quale si trattenne a Giarabub dalla fine di 
Novembre 1926 agli ultimi di Marzo 1927. Per quanto la stagione 
non fosse la più propizia alle raccolte, a cagione della temperatura 
che si mantenne per parecchio tempo eccessivamente bassa e al 
ritardo nella vegetazione, il Sig. Confalonieri seppe radunare un 


(1) March, di Monterosato, Molluschi delle coste cirenaiche raccolti dall’ Ing. C. 
Crema. Mem. R. Com. talassogr. it, 1923, mem. CVII. 

(2) Dr. L. Gambetta, I Gasteropodi raccolti dall’ Ing. C. Crema in Cirenaica, Boll. 
Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, Vol. XL, n. 35. 

(3) E. Festa. Missione Zoologica in Cirenaica, parte narrativa, Boll. Mus. Zool. 
Anat. Comp. Torino, vol. XL, n. 38 con 13 tavole. 

(4) E. Calabresi, Missione Zoologica del Dr. E. Festa in Cirenaica, Anfibi e Rettili, 
Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, vol. XXXVIII, n. 7. 

(5) V. Zanon. Contributo alla conoscenza della fauna entomologica di Bengasi. 
Coleotteri, Mem. Soc. Ent. It. vol. I (1922), p. 112-139. 

(5) E. Turati e V. Zanon. Materiali per una faunula lepidotterologica di Cirenaica, 
Atli Soc. it. Sc. nat. Milano, LXI, p. 132-178, tav. IV. 


si RETTE 
pi 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB on 


materiale abbondante che permette di farsi un’idea abbastanza 
esatta della fauna di quella localita, che dobbiamo riconoscere 
essere assai povera, anche in confronto di quella della zona per- 
corsa prima di raggiungere |’ oasi ed in ispecie di quella litoranea 
fra Tobruk e Porto Bardia. 

Nell’enumerazione dei rettili raccolti dal Confalonieri in Cire- 
naica ho anche tenuto conto di alcuni pochi esemplari avuti da 
altri, quali il tenente marchese Carlo Invrea, il Dr. Ardito Desio, 
altro dei componenti la missione della Società Geografica a Giarabub 
e, in questo stesso anno, dal personale della R. Nave idrografica 
« Ammiraglio Magnaghi » al comando del Capitano di fregata 
Carlo Baldi che, occupato in lavori idrografici nel golfo di Bomba, 
non trascurò, per invito rivoltogli dal Com.'* R. Mancini, direttore 
dell’ Istituto Idrografico, di raccogliere parecchi esemplari di ret- 
tili, nonchè dal prof. Carlo Anti, membro della missione archeo- 
logica per l'esplorazione di Cirene. 

La raccolta di rettili da me esaminata consta di 20 specie e 
porta così a 29 il numero di quelle note della Cirenaica, che 
secondo l'elenco dato dalla D.** Calabresi erano 27, e di queste 
20 figurano nella presente collezione: le specie nuove per la 
Cirenaica sono l’ Eremias rubropunctata (Licht.) nota però 
tanto dell’ Egitto quanto della Tripolitania e l’Agama pallida 
Reuss, che non era ancora stata trovata a occidente dell’ Egitto. 
Di queste 20 specie 11 solamente provengono dall’ oasi di Giarabub, 
5 delle quali non furono trovate al di fuori di questa, mentre 
altre 15 furono raccolte in massima parte nella zona litorale, in 
ispecie presso la costa della Marmarica, tra Tobruk e Porto 
Bardia ed una fu trovata solo lungo la pista automobilistica 
che va dalla costa a Giarabub. Le località indicate coi nomi di 
Esc Scegga, Amseat e Bir Sceferzen si trovano lungo questa pista ; 
Garet esc Sceheibat è a circa 25 km. a S. E. di Giarabub e i 
laghi di Melfa e di Arrascia sono pure nella zona orientale del- 
l’oasi. 

L’esame di queste specie non modifica in modo alcuno quanto 
già è noto sui rapporti faunistici della Cirenaica con le regioni 
vicine, quali furono indicati nei citati lavori del Ghigi e della 
Calabresi e dal Colosi (*), vale a dire confermano che la massima 


(1) G. Colosi. Rapporti faunistici fra la Cirenaica, l’Egitto e le regioni limitrofe. 
Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, vol. XXXVIII, n. 10. 


328 D. VINCIGUERRA 


affinita si riscontra con la fauna delle regioni dell’ Africa mediter- 
ranea poste ad occidente, piuttosto che con quella egiziana ed è 
anche minore con quella della Siria. Infatti le sole specie di questa 
raccolta, comuni con l'Egitto ma mancanti in Tripolitania e nel 
resto dell’ Africa mediterranea sono la Testudo Leithii, Gthr., 
l'’Eremias rubropunctata e l’Ophiops elegans, Ménét. mentre 
le altre vi si incontrano tutte. 


Confrontando poi le specie raccolte a Giarabub con quelle 


prese in vicinanza della costa si nota, come ho già fatto osservare, 
che il loro numero è notevolmente minore, il che è in relazione 
con la natura desertica di quell’ oasi. 


\ Testudo Leithii, Gthr. 


Testudo Letthii, Gtinther, Proc. Zool. Soc. London 1869, p. 502 con fig. 
» Kleinmanni, Lortet, Arch. Mus. Lyon III, p. 188 e IV, p. 11, tav. V. 


» Leithii, Boulenger, Cat. Chelon., p. 175. 

» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 25, tav. 2. 

» » Werner, Zool. Jahrb. vol. 27, p. 596. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie 62, tomo X, p. 284. 
» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVIII, n.0 7, p. 7. 


Quattro esemplari presi a occidente della pista automobilistica 
da Giarabub a Tobruk, fra Esc-Scegga e Bir Sceferzen, il 30 marzo 
1927, il maggiore dei quali lungo cm. 9. 

Questa specie è più aftine alla 7. marginata, Schoepf. che 
non alla idera, Pallas, quantunque la prima non sia stata tro- 
vata in Cirenaica, ove invece non manca l’altra, perchè in essa 
esiste il tubercolo femorale che è presente nella ¢bera e non 
nella marginata. Per questo tubercolo si avvicina invece alla 
graeca, L. con la quale ha comune il carattere, finora non indi- 
cato, di avere la coda terminata da un’ unghia apicale che manca 
nell’ :dbera, ma se ne distingue per avere il quinto scudo verte- 
brale non più largo del terzo. È poi caratteristico della Leithii 
l'avere sulla faccia esterna dell’ arto anteriore tre sole grandi 
piastre imbricate e non quattro o cinque come nelle altre specie. 

Due di questi individui, i più piccoli, presentano il solco me- 
diano della piastra sopracodale, notato dalla Sig.®* Calabresi e già 
segnalato da Lortet per la sua 7. Kleinmanni. Nessuno invece 
ha le piastre complementari della 3.* vertebrale esistenti nell’ esem- 
plare raccolto dal Festa. 


ESPLORAZIONE DELL’ OASI DI GIARABUB 329 


È specie che non si conosceva che dell’Egitto e che fu fatta 
conoscere di Cirenaica dalla Calabresi in base alla raccolta del 
Festa. La sua presenza nel Sind, donde sarebbero provenuti gli 
esemplari tipici, non si ritiene confermata. 


Chamaeleon vulgaris, L. 


Chamaeleon vulgaris, Linneo, Syst. Nat. I, p. 364. 


» » Boulenger, Cat. Liz. III, p. 443, tav. XXXIX, fig. 1. 

» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 225, tav. 29. 

» » Werner, Zool. Jahrb. vol. 27, p. 615. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie 6%, tomo X, 
p. 284; serie 72, tomo VII, p. 203. 

» » Zavattari, Atti Società Nat. Modena, serie 62, 
vol. I e Il, p. 18. 

» » Calabresi, Boll. Zool. Torino, vol. XXXVIII, n.°7, p.19. 


Cinque esemplari di Giarabub (marzo 1907), il maggiore dei 
quali lungo mm. 245, alcuni dei quali portati vivi, uno piccolo 
di Giarabub (12 dicembre 1926), sei di Porto Bardia (aprile 1927), 
uno di Tobruk (7 aprile 1927) e due del golfo di Bomba (30 
maggio 1927) raccolti dal personale della R. Nave « Ammiraglio 
Magnaghi ». i: 

In questi individui i tubercoli che costituiscono una linea 
mediana sotto la gola sono pochissimo proeminenti e appena più 
grandi delle squame vicine. Un esemplare di Giarabub, molto 
magro, manca della linea bianca ventrale, che è pure assente in 
aleuni individui portati vivi dal Sig. Confalonieri, mentre in altro 
individuo, molto in carne, essa è bene pronunziata e si prolunga 
fino all’orificio anale. I lobi occipitali sono bene sviluppati negli 
adulti, assai meno nei piccoli, che hanno anche il casco assai 
poco sporgente. 

Il colorito di questi individui è prevalentemente grigio più o 

meno chiaro; nei giovani di Porto Bardia esiste sui fianchi una 
grande macchia nerastra sparsa di piccole macchiette del colorito 
del corpo. 
È degno di nota il fatto che mentre tutti gli autori sono 
unanimi nell’ affermare che i camaleonti si trovano quasi esclusi- 
vamente in estate, quelli di Giarabub furono presi nei mesi 
invernali (dicembre a marzo). 


330 D. VINCIGUERRA 


La ben nota distribuzione geografica di questa specie va dalla 
Spagna meridionale e dal Marocco alla Siria ed all’ Arabia. 


Mabuia vittata (Oliv.) 


Scincus vittatus, Olivier, Voy. Emp. Ottom. II, p. 58, tav. XXIX, fig. 1. 
Mabuia vittata, Boulenger, Cat. Liz. III, p. 176. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 193, tav. 27, fig. 4. 

» » Werner, Zool. Jahrb. vol. 27, p. 610. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie VI, tomo X, p. 284. 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVIII, n.° 7, p. 18.” 


Un esemplare di Bengasi (10 aprile 1927) lungo mm. 142, 
compresa la coda troncata all’ apice, e tre del golfo di Bomba 
(30 maggio 1927) raccolti dal personale della R. Nave « Ammi- 
raglio Magnaghi ». 

Questo individuo di colore olivaceo presenta le 3 striscie 
bianche caratteristiche, una dorsale e due laterali, più strette di 
quella dorsale e tutte marginate di punticini neri; le suture delle 
piastre cefaliche non sono marginate di nero. Si distingue dalla 
M. quinquetaeniata, Licht. per l'assenza di un postnasale, per 
avere il frontonasale a contatto col frontale e due soli lobuli 
all’ apertura uditiva. 

Questa specie sembra in Cirenaica meno frequente della 
quinquetaeniata; anzi Werner ne ha messo in dubbio la pre- 
senza in questa regione, perchè essa non era stata segnalata 
sotto il nome di Euprepes Savignyi, D. B. che dal Condorelli (!) 
per un solo esemplare avuto dal Panceri; ma è stata recente- 
mente confermata dallo Zavattari (?) che ne esaminò un individuo 
raccolto a Marsa Susa dal Gen. Testi. Ad ogni modo la M. vittata 
è specie assai più mediterranea che la quinquetaeniata perchè 
si estende dall’Algeria alla Siria e non risale nel bacino del Nilo, 
mentre quest’ultima non fu mai trovata in Tunisia ed Algeria, 
ma si estende a tutta |’ Africa tropicale tanto orientale che 
occidentale. 

Il Museo Civico possiede alcuni esemplari di M. vittata di 
Tunisia, in tutti i quali il frontale è più o meno separato dal 
frontonasale per il contatto dei prefrontali. 


(1) Toc} cit. p35. 
(2) loc. cit. pi 16. 


~ 3 ¥ 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 331 


Eumeces Schneideri (Daud.) 


Scincus Schneideriz, Daudin, Hist. Rept. IV, p. 291. 
Eumeces Schneideri, Bouleng., Cat. Liz. Ill, p. 383. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 196, tav. 25. 
» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie 62, vol. I 
uIepazizi 


Un esemplare preso il 7 aprile 1927 al bivio Marsa Lucch sulla 
via fra Porto Bardia e Tobruk, lungo mm. 365 e uno del golfo 
di Bomba (30 maggio 1927) “sulle dal personale della R. Nave 
«Ammiraglio Magnaghi ». 

Il primo individuo fu raccolto e portato in Italia ancora vivo; 
esso è di color oliva bruno con numerose macchie sul dorso e 
sulla coda di colorito giallo-arancio, disposte irregolarmente in 
serie trasverse; il ventre è bianco gialliccio con macchiette nere 
sui fianchi. 

Finora non era stato raccolto in Cirenaica che dal Gen. Testi 
che ne ebbe un esemplare a Bengasi e un altro a Tobruk. È 
specie che dalla Tunisia si estende sino alla Persia e al Belu- 
chistan. Manca nella regione etiopica. 


Chalcides ocellatus (Forsk.) 


Lacerta ocellata, Forskal, Descr. anim. p. 13. 
Chalcides ocellatus, Boulenger, Cat. Liz. III, p. 400. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 210, tav. 25, fig. 1 

» » Werner, Zool. Jahrb., vol. 27, p. 612. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna. serie VI, tomo X, p. 284 
e serie VII, tomo VII, p. 203. 

» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie 62, vol. I 
© IS Tas ee 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVIII, 
BONA OS l8 


Dieci esemplari dello Uadi Gerfen, presso Porto Bardia, 
(22 novembre 1926) il maggiore dei quali lungo mm. 150, tre 
di Bardia (aprile 1927), uno di Tobruk (forte Mdauar) raccolto 
in marzo 1914 dal tenente march. Carlo Invrea e uno di Cirene 
raccolto nell’estate 1927 dal prof. Carlo Anti. 

In tutti questi individui non esiste la striscia laterale oscura 


332 D. VINCIGUERRA 


lungo i fianchi, la quale invece è presente in quelli di Sar- 
degna e delle altre isole italiane; essa è solo accennata ai lati 
del capo sino alla spalla, come in alcuni di quelli raccolti 
dal Prof. Ghigi in Cirenaica; appartiene quindi al gruppo B del 
Catalogo di Boulenger. Il colorito del corpo è variabile tra il ros- 
siccio e l'olivastro; le macchiette nere col punto bianco sono più 
o meno numerose nei varii individui e poco evidenti, tranne che 
sulla coda, nei giovani. Nessun esemplare presenta appendici sul 
foro uditivo che sono presenti nel C. Boulengeri, Anders. che, 
secondo Werner, è comune in Tripolitania. 

Il C. ocellatus, a quanto pare, manca a Giarabub; un indi- 
viduo però ne fu raccolto sulla via che da Porto Bardia porta 
all’ oasi (26-28 novembre 1926). 


Stenodactylus guttatus, Cuv. 


Stenodactylus guttatus, Cuvier, Régne Anim., seconda ediz. II, p. 58. 


» » Boulenger, Cat. Liz. I, p. 17, tav. III, fig. 2. 

» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 42, tav. 4, fig. 1-6. 

» elegans, Werner, Zool. Jahrb. vol. 27, p. 597. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie VI, tome X, 
e serie VII, tomo VII, p. 201. i 

» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie 68, 
VO) Ep 5: 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVIII, 
OR PORO: 


Quattro esemplari di Porto Bardia (aprile 1927), due presi 
tra Porto Bardia e Giarabub (29 marzo 1927), uno fra Scegga e 
Amseat (30 novembre 1926), due di Giarabub, (dicembre 1926) 
il maggiore dei quali lungo 85 mm. con la coda, e uno del golfo 
di Bomba (30 maggio 1927) raccolto dal personale della R. Nave 
«Ammiraglio Magnaghi ». 

Sono individui che corrispondono a quelli raccolti da Festa e 
illustrati dalla Calabresi per avere le zampe relativamente corte 
e gli scudetti labiali non più di 14, anzi i sottolabiali sono infe- 
riori a questo numero. Il colorito delle parti superiori del corpo 
è grigio, più chiaro negli individui di Giarabub che in quelli delle 
altre provenienze. Si notano in tutti punti bianchi o anche mac- 
chiette bianche piuttosto grandi cerchiate di nero per modo che 
il dorso apparisce come reticolato. Hanno costantemente fascie 
sulla coda. 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 333 


E specie diffusa in tutta l’ Africa settentrionale e anche nella 
centrale, essa si riscontra pure in Arabia ed in Siria. 


Hemidactylus turcicus (L.) 


Lacerta turcica, Linneo, Syst. Nat. I, p. 362. 
Hemidaciylus turcicus, Boulenger, Cat. Liz. I, p. 126. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 80, tav. 5, fig. 3. 

» » Werner, Zool. Egypt. 1. p. 80, tav. 5, fig. 3. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie VI, tomo X, 

. p. 284. 

« » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie VI, 
vol. I-II, p. 15. 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVII, 
MO wie OL Ono: 


Un esemplare di Porto Bardia (aprile 1927) lungo mm. 33, 
mancante di coda. 7 

In questo individuo è notevole il colorito del corpo grigio a 
fasce irregolari più scure. Queste fascie sono costituite da grossi 
tubercoli dorsali di color nero, disposti generalmente ad angolo 
acuto col vertice diretto posteriormente e che alternano con tuber- 
coli di color bianco. Non si distinguono pori femorali. 

Questa specie, presente in tutti i paesi mediterranei si spinge 
sino al Mar Rosso; in Cirenaica fu raccolta parecchie volte, ma 
non sembra comune in alcuna località. 


Tarentola mauritanica (L.). 


Lacerta mauritanica, Linneo, Syst. Nat. I, p. 202. 
Tarentola mauritanica, Boulenger, Cat. Liz. I, p. 196. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 68, tav. 8, fig. 1-2. 

» » Werner, Zool. Jahrb., vol. 27, p. 599. 

» » Ghigi, Atti Ac. Sc. Bologna, serie 6.2, tomo X, 
p. 244 e serie 7.2, tomo VII, p. 202. 

» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie VI, 
volate nl, palo. 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVII, 
DZ Pra: 


Due esemplari di Porto Bardia, (aprile 1927) uno di Marsa 
Luch (21 novembre 1926) e quindici di Giarabub (dicembre 1926- 
marzo 1927), quattro dei quali raccolti dal Dr. Desio; il maggiore 
di questi è lungo mm. 145, coda compresa. Uno piccolo di Cirene 
raccolto nell’ estate 1927 dal prof. Carlo Anti. 


394 D. VINCIGUERRA 


Di questa specie, diffusa in tutta l'Africa settentrionale e in 
genere in tutto il bacino Mediterraneo e già conosciuta di Cire- 
naica, gli esemplari di Giarabub sono notevoli per la statura 
maggiore e per il colorito quasi uniformemente grigio-chiaro. 


Agama inermis, Reuss 


Agama inermis, Reuss, Mus. Senck. p. 33. 
» > Boulenger, Cat. Liz. I, p. 344. 
> mutabilis, Anderson, Zool. Egypt. I, p. 94, tav. 9. 
» inermis, Werner, Zool. Jahrb. vol. 27, p. 600. 


» » Ghigi, Mem. Ace. Sc. Bologna, serie VI, tomo X, p. 284 
e serie VII, tomo VII, p. 202. 

» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie 6.4, vol. I e II, p. 17. 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVIII, n. 7, p. 10. 


Due esemplari di Porto Bardia (aprile 1927), due presi tra Scegga 
e Amseat (29 marzo 1927) e uno di Bengasi, (10 aprile 1927); 
il maggiore di essi lungo 170 mm. Quattro del golfo di Bomba 
raccolti il 30 maggio 1927 dal personale della R. Nave « Ammi- 
raglio Magnaghi ». 

Questi individui, appartenenti ad una specie soggetta a nume- 
rose variazioni, presentano le squame dorsali notevolmente carenate 
frammiste a parecchi tubercoli sporgenti mucronati. 

Gli individui di Bengasi e di Porto Bardia non presentano pori 
preanali che esistono invece in quelli presi tra Scegga e Amseat. 
Uno di quelli di quest’ ultima località fu portato a Genova vivente 
dal Sig. Confalonieri; esso aveva la gola intensamente colorata in 
azzurro e due macchie azzurre sui fianchi. 

Anche questa specie, già nota per la Cirenaica, è largamente 
distribuita in tutta l’Africa settentrionale. 


Agama pallida, Reuss 


Agama pallida, Reuss, Mus. Senck. I, 1834, p. 38, tav. II, f. 3. 
» » Boulenger, Cat. Liz. I, p. 348. 
» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 100, fig. 6. 


Un esemplare di Giarabub raccolto in novembre 1926 dal 
D.° Desio, lungo m. 0,117. 

Questa specie si distingue dalla precedente specialmente per 
la lepidosi, poichè le squame del dorso sono assai più piccole e 
uniformi di quelle dell'A. mutabilis e non presentano frammiste 


ESPLORAZIONE DELL’ OASI DI GIARABUB 335 


le squame più grandi ed i tubercoli che si notano in individui 
di statura eguale o minore riferibili a quest’ultima specie. In 
questo individuo le squame della superficie dorsale degli arti 
posteriori sono piuttosto grandi ma frammiste ad alcune piu 
- piccole, carattere però non tanto evidente quanto il precedente. 

La colorazione del corpo è grigia uniforme con parecchie fascie 
trasversali oscure, più o meno interrotte nel mezzo; esse sono 
un pò più numerose di quello che viene indicato da Anderson, 
perché tra quella in corrispondenza delle spalle e quella fra i 
lombi se ne notano altre tre equidistanti e 18 sulla coda. Quindi 
anche per la colorazione corrispondono alle descrizioni dell’ A. 
pallida. La differenza tra queste due specie è però assai leggiera, 
tanto da giustificare il dubbio di Anderson che lo studio di un 
materiale più abbondante possa portare alla loro riunione. 

Questa specie si trova nella bassa valle del Nilo, nella peni- 
sola del Sinai e nella Siria; non era stata ancora indicata della 
Cirenaica; è forma essenzialmente desertica. 


Varanus griseus (Daud.) 


Tupinambis griseus, Daudin, Hist. rept. VIII, p. 352. 
Varanus griseus, Boulenger, Cat. Liz. II, p. 306. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 134, tav. 16. 

» » Werner, Zool. Jahrb., XXVII, p. 603. 

» > Ghigi, Mem. Ac. Se. Bologna, ser. VI, tomo X, p. 204. 
» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, ser. 6.8, vol. I-II, p. 16. 


Un esemplare di Giarabub (28 dicembre 1926) lungo 690 mm. 

Questo individuo non presenta traccie di pori preanali. Sulla 
regione golare si notano parecchie macchiette nere. | 

È specie diffusa in tutta l’Africa settentrionale e già nota della 
Cirenaica. 


Eiremias rubropunetata (Licht.) 


Lacerta rubropunctata, Lichtenstein, Verz. Doubl. Mus. Berl. p. 100. 
Eremias rubropunctata, Boulenger, Cat. Liz. II, p. 89. 


» » Anderson, Hist. Egypt. I, p. 183, p. 183, tav. 23, 
fle. 5-6. 

> » Werner, Zool. Jahrb., vol. 27, p. 608. 

» » Ghigi, Mem. Acc. Sc. Bologna, serie VI, tomo X, 
p. 284. 


» » Boulenger, Monogr. Lacert. Il, p. 276. 


336 D. VINCIGUERRA 


Un esemplare di Garet es Sceheibat a Sud di Giarabub (1 di- 
cembre 1926), lungo mm. 105. 

Questo individuo presenta i nasali separati fra loro dall’estre- 
mita del frontonasale che è a contatto col rostrale; l’occipitale è 
presente; vi sono 16 pori femorali d’ambo i lati e 12 serie di 


piastre ventrali; le squame del dorso, molto piccole, sono in . 


numero di circa 60. Il colorito delle parti superiori del corpo è 
grigiastro con macchie rotonde, piuttosto grandi, rossiccie, disposte 
in dodici serie longitudinali tra il capo e la base della coda, e in 
numero di 3 o 4 per ogni serie trasversa. 

Questa specie, come ha già fatto notare Werner, non sembra 
comune in alcun luogo ma è senza dubbio più frequente nella 
penisola del Sinai e in. Egitto che nella parte più occidentale 
dell’Africa settentrionale. Boulenger ne ricorda alcuni esemplari di 
località molto meridionali di Algeria e Tripolitania. Rohlfs l’ha rac- 
colta a Socna. Dalla Cirenaica essa è ora indicata per la prima volta. 

Dalle località dove fu sinora trovata si può argomentare che 
trattasi di specie prevalentemente desertica. 


Eremias guttulata, Licht. 


Eremias guttulata, Lichtenstein, Verz. Doub]. Mus. Berl., p. 101. 


» » Boulenger, Cat. Liz. III, p. 87. 

» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 174, tav. 23, fig. 3 e 4 

» » Werner, Zool. Jahrb , vol. 27, p. 608. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, Serie VI, tomo VI, p. 284 
e serie VII, torno VII, p. 202. 

» » Boulenger, Monogr. Lacert. II, p. 258, 

» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, ser. 6.8, vol. I-II p. 17. 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVIII, 
Me Dove 


Cinque esemplari di Giarabub, il maggiore dei quali lungo 
mm. 161 dei quali 45 dall’apice del muso all’ano e 116 per la 
coda. Altri due individui in cattivo stato di conservazione di Porto 
Bardia (aprile 1927). Due del golfo di Bomba raccolti dal perso- 
nale della R. Nave « Ammiraglio Magnaghi » il 30 maggio 1927. 

Gli esemplari di Giarabub differiscono per il loro colorito da 
quelli di Porto Bardia e dagli altri di varie località nord-africane 
posseduti dal Museo Civico e fui lungamente esitante se dovessi 
ascriverli alla E. guitulata o considerarli come specie diversa. 
Ma la colorazione nell’ E. guttulata è molto variabile e, poichè 


ESPLORAZIONE DELL’ OASI DI GIARABUB . 337 


tutti gli altri caratteri corrispondono a quelli di questa specie 
non ho creduto poterli distinguere da essa. Infatti in questi 
individui lo scudetto occipitale è piccolo e in contatto con gli 
interparietali; le narici sono collocate fra 3 nasali separati dai 
labiali superiori; il collare è ben distinto solo ai lati della testa 
e formato da 11 a 12 squamette; le piastre ventrali appena em- 
bricate, con margine posteriore liscio, disposte in 8 serie longi- 
tudinali e le serie di squame dorsali ordinariamente in numero 
di 45; le squame della superficie superiore della tibia sono note- 


x 


volmente carenate; la palpebra inferiore è costituita da un disco 
trasparente formato da due squame grandi con 4 o 3 piccole 
collocate al disotto di queste; il muso è acuto ma non eccessiva- 
mente; i pori femorali sono in numero di 13 a 14. 

Il colore degli esemplari di Giarabub è grigio-cinereo, più 
chiaro sulla coda. Una stria bianca parte dall'angolo posteriore 
esterno del parietale e, affievolendosi gradatamente termina al 
disopra dell’anca, ed è limitata superiormente da una linea nera 
spesso ridotta a semplici punteggiature, talora appena visibili; al 
disotto di questa vi è un’altra linea bianca che va dall’angolo 
della bocca all’anca, marginata superiormente da una serie di 
punti neri, spesso poco evidenti. Le parti inferiori sono unifor- 
memente bianchiccie. 

Questi esemplari, a cagione della struttura del disco palpebrale, 
non sono riferibili che alla forma di ZH. guttulata considerata da 
Boulenger come tipica, per la loro colorazione essi corrispondono 
molto alla figura 4 di Anderson che Boulenger riferisce alla sua 
var. Martini, (') ma in questa forma, più meridionale, la struttura 
del disco palpebrale è diversa e d’altra parte la presenza delle 
strie longitudinali è dal Boulenger indicata anche per la forma 
tipica. Molto notevole è la lunghezza della coda che «è compresa 
2 volte e !/, in quella del resto del corpo, ma ciò si verifica 
anche in alcuni degli esemplari esaminati da Anderson. 

Gli individui del golfo di Bomba e quelli di Porto Bardia, per 
quanto in cattivo stato, mostrano la colorazione più frequente in 
questa specie, con le numerose macchiette nere sul dorso e senza 
le strie longitudinali chiare. | 

L'E. guttulata è, nelle sue numerose varietà, specie comune 
assai e largamente diffusa perchè dal Marocco va sino alla Persia 

(1) G. A. Boulenger, Monograph of the Lacertidae, vol. II, p. 263. 

Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (10 Novembre 1927). 22 


338 D. VINCIGUERRA 


ed all’ India e si spinge a Sud fino al Sudan, all’ Eritrea e alla 


Somalia. 
Ophiops elegans, Ménét. 


Ophiops elegans, Ménétriès, Cat. Rais. p. 63. 


» » Boulenger, Cat. Liz. III, p. 75. 

» » Werner, Zool. Jahrb. XXVII, p. 609. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna serie VI, tomo X, p. 284 e 
serie VII, tomo VII, pag. 202. 

» » Boulenger, Monogr. Lacert. II, pag. 211. 

» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie VI, tomo II, p. 17. 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVIII, n. 7, p. 13. 


Quattro esemplari dell’ Uadi Gerfen (22-24 dicembre 1926) 
e cinque di Porto Bardia (aprile 1927) il maggiore dei quali 
lungo mm. 125 con la coda. 

L'esame di questi individui conferma pienamente I’ opinione 
della Calabresi sulla poca consistenza dei caratteri per i quali 
si vuole distinguere |’ 0. elegans dall’ 0. occidentalis di Bou- 
lenger (!). Il più importante fra questi dovrebbe essere dato 
dalla presenza di una serie di granuli tra i sopraciliari e i sopra- 
oculari nell’ elegans e la loro mancanza o estrema riduzione 
nell’ occidentalis. Questi granuli sono presenti in tutti quanti 
gli esemplari da me esaminati ma in numero e grandezza varia- 
bile. In uno di quelli dell’ Uadi Gerfen non sono più di quattro 
e piccolissimi, per modo che i sopraciliari sono quasi a contatto 
con i sopraoculari, mentre in altro di Porto Bardia sono 11, e non 
più piccoli di quelli che esistono in un esemplare della Palestina; 
essi però mancano completamente in un individuo della Tunisia. 
Analoghe constatazioni sono state fatte dalla Calabresi che però 
non ha esitato a riconoscere in tutti gl’individui raccolti da Festa 
solo 1’ 0. elegans, alla quale specie ha pure riferito un esem- 
plare di Bengasi che Ghigi aveva considerato come 0. occidentalis. 
Altra differenza tra le due specie sarebbe data dal numero delle 
squame che nell’ elegans sarebbero in numero di 28-49 in serie 
longitudinale, di cui 8 a 10 ventrali, e nell’ occidentalis invece 
24 a 30 longitudinali con 6 a 8 ventrali. In questi individui le 
serie sono sempre più di 30 con 8 ventrali; corrispondono dunque 
più all’ elegans che all’ occidentalis, ma tali differenze sono così 


(1) G. A. Boulenger, Catalogue of Lizards III, p. 75, tav. 3, fig. 2. — Monograph 
of Lacertidae II, p. 207. 


ae = asa) 


ESPLORAZIONE DELL’ OASI DI GIARABUB 339 


piccole che io ritengo si abbia a finire per non attribuire loro 
valore specifico. Come gli esemplari di Festa anche questi si 
avvicinano alla varietà Hhrenbergii, Wiegm. di Boulenger (!). 

E notevole il fatto che rappresentanti del genere Ophiops, 
sieno riferibili all’ elegans che all’ occidentalis, non risultino 
sinora trovati in Egitto, mentre il primo è frequente in Siria, 
Palestina ed altre località asiatiche e l’altro in Algeria e Tunisia. 


Acanthodacetylus pardalis (Licht.) 


Lacerta pardalis, Lichtenstein, Verz. Doubl. Mus. Berl. p. 99. 
Acanthodactylus pardalis, Boulenger, Cat. Liz. III, p. 65. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 151, tav. 21. 

» » Werner. Zool. Jahrb. vol. XXVII, p. 605. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie VI, tomo X, 
p. 284 e serie VII, tomo VII, p. 202. 

» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie 62, 
vol. I-II, p. 16. 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVIII, 

ZOO Pe. 


Tre esemplari del golfo di Bomba, raccolti in maggio 1927 
dal personale della R. Nave idrografica « Ammiraglio Magnaghi», 
il maggiore dei quali lungo mm. 220. 

È questa, come è stato indicato da tutti gli autori una specie 
variabilissima, non soltanto nella colorazione ma anche nella 
folidosi. Degli individui da me esaminati uno presenta le squame 
del dorso, compresa la nuca, fortemente carenate, e perciò cor- 
risponderebbe alla varietà maculatus, Gray di Boulenger (Cat. 
Liz. II, p. 68) mentre negli altri le squame sono granulose, 
liscie 0 con appena una traccia di carena. Un individuo, evidente- 
mente giovane, presenta molto marcate le linee chiare sul dorso; 
in esso la regione anale e le parti inferiori della coda sono tinte 
in rosso, il che non era stato ancora osservato nei giovani di 
questa specie. Un esemplare, assai più sviluppato, conserva traccie 
evidenti di queste linee chiare, mentre in altri, più piccoli, esse 
sono completamente sparite e il corpo ha un colorito fondamen- 
tale bruno-rossiccio con una reticolatura nera non bene definita, 
cosparsa di macchiette bianche e non disposte in serie laterali. 
Quasi tutti gli individui hanno sul dorso quattro serie di macchie 
tondeggianti nere, abbastanza grandi, ma non così come in altri 


(1) Loc. cit. p. 214. 


340 D. VINCIGUERRA 


esemplari di Tripolitania da me esaminati. Tutti gli esemplari 
hanno negli arti, più o meno evidenti, alcune grandi macchie 
chiare sulla parte dorsale della regione omerale e femorale. 

Questa specie si trova in tutta |’ Africa mediterranea, 
dall’ Algeria all’ Egitto e anche in Palestina. Era già nota della 
Cirenaica. 


Acanthodactylus seutellatus (Aud.) 


Lacerta scuteliata, Audouin, Descr. Egypt. Rept. Suppl. p. 172, tav. 1, fig. 7. 
Acanthodactylus scutellatus, Boulenger, Cat. Liz. Ill, p. 64. 


» » Condorelli, Boll. Soc. Rom. Stud. Zool. V, p. 45. 

» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 161, tav. 22. 

» » Werner, Zool. Jahrb. vol. 27, p. 606. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie VI, 
tomo X, p. 204. 

» » Boulenger, Monogr. Lacert. II, p. 97. 


Molti esemplari di Giarabub, il maggiore dei quali lungo 
mm. 185 e uno di Garet es Sceheibat (1 dicembre 1926). 

Per quanto io abbia esaminato il più che mi è stato possibile 
accuratamente questi individui, non sono riuscito a riconoscerne 
fra essi uno solo riferibile all’ A. pardalis (Licht.), che in base 
alle raccolte del Gen. Testi e del Dott. Festa, sembrerebbe essere 
la specie più comune in Cirenaica, mentre nè l’uno nè l’altro di 
quei raccoglitori vi hanno trovato lo scutellatus. Anche Ghigi 
ha raccolto soltanto il pardalis. La distinzione tra le due specie 
non riesce tanto facile in base ai caratteri indicati dai varii 
autori; la differenza principale consiste nella presenza di sole tre 
squame intorno alle dita dell’ arto anteriore nel pardalis e di 
quattro nello scufellatus come avviene in questi individui. Anche 
le appendici di queste squame che costituiscono la frangiatura 
delle dita sono, per quanto di lunghezza variabile, assai più 
lunghe nello scutellatus che nel pardalis, come ho potuto 
constatare con il confronto con gli esemplari precedenti ed anche 
su individui di entrambe le specie di Tripolitania, che furono 
determinati da Boulenger. I caratteri forniti dalla forma e gran- 
dezza delle squame ventrali mi sono invece apparsi molto incerti, 
anche servendomi della tabella di Lataste (!). Il colorito è assai 
variabile; il sistema di -colorazione prevalente è grigio verdastro 
con reticolature brune, quali sono figurate nella fig. 7 di 


(1) F. Lataste, Ann. Mus. Civ. Genova, vol. XXII, p. 491. 


% 
Wy) 
Pict 


ah 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 341 


Audouin (*) e quindi corrisponde a quello della forma tipica di 
Boulenger (*), mentre alcuni altri esemplari con numerose pun- 
teggiature alternamente brune e chiare si possono riferire alla 
var. Audouini e corrispondono alla Lacerta Olivieri di*Audouin (*), 
ed altri due grigi con traccie di macchie più chiare alla var. inor- 
natus. In quasi tutti gli esemplari, la coda, specialmente nella 
parte inferiore, è di colorito rosso. 

Dal pardalis si distingue anche per il colorito, perchè le 
macchie nere tondeggianti disposte in quattro serie degli esem- 
plari tripolitani non esistono in alcuno degli individui di Cirenaica. 

L’ A. scutellatus, a quanto pare, ha una distribuzione geo- 
grafica più vasta del pardalis, perchè mentre questo va dalla 
Palestina all’ Algeria, l’altro dalla Mesopotamia si spinge sino al 
Marocco ed al Senegal. In Cirenaica esso risulterebbe limitato 
alla zona predesertica, a differenza del pardalis che parebbe fre- 
quente in quella litoranea. 


Zamenis Rogersi, And. 


Zamenis Rogerst, Anderson, Ann. Mag. Nat. Hist., serie 62, XII, p. 439. 
» » Boulenger, Cat. Snak. II, p. 623. 
» Anderson, Zool. Egypt. I, p. 254, tav..36. 
» Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVII, 
Moie parle 


Un esemplare di Garet es Sceheibat, (1 dicembre 1926) lungo 
mm. 575. 

Questa specie si distingue da tutte le altre specie di Zamenis 
sinora trovate in Cirenaica per avere solo 19 serie longitudinali di 
squame, il frontale più largo dei sopraoculari ed il rostrale molto 
più largo che alto. Il colorito è grigio biancastro con macchie 
dorsali brune, che vanno solo sino ai ?/, anteriori del corpo, 
mentre nel 3.° posteriore è uniforme; sono evidenti le macchiette 
brune ai lati della superficie ventrale. 

Questa specie fu raccolta per la prima volta in Cirenaica dal 
Gen. Testi che ne ebbe un esemplare della Zauia Mechili; prima 
non era conosciuta che del basso Egitto, in ispecie nella sua 
parte occidentale, essendo stata trovata a Marsa Matru. 

(1) Audouin, Descr. Egypt. Rept. Suppl. p. 172, t, tav. I, fig. 7, 


(2) G. A. Boulenger, Monogr. Lacert. I, p. 97 
(3) Loc. cit. p. 144, tav. I, fig. 11. 


342 D. VINCIGUERRA 


Della Cirenaica sono conosciute con certezza altre due specie 
di Zamenis: algirus Jan e diadema Schlg., mentre non è 
sicuro che yi si trovi il florulentus Geoff., come ha già osservato 
Werner (!); l'esemplare, proveniente dalle raccolte fatte dal 
Prof. Panceri, figura nelle collezioni del Museo Zoologico di 
Roma come proveniente dall’ Egitto e non dalla Cirenaica. 


Macroprotodon cucullatus (Geofir.) 


Macroprotodon cucullatus, Boulenger, Cat. Snak. II, p. 175. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 308, tav. 34, fig. 5. 

» » Werner. Zool. Jahrb. vol. 26, p. 620. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Se. Bologna, serie VI, 
tomo X, p. 284. 

> » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie 62, 
vol. I-II, p. 19. 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVIII, 
MST pa23) 


Un esemplare preso nell’ Uadi Raheb, presso Porto Bardia, il 
28 novembre 1926, lungo mm. 340. Uno del golfo di Bomba 
raccolto in maggio 1927 dal personale della R. Nave « Ammi- 
raglio Magnaghi». Due di Cirene raccolti nell’estate 1927 dal 
prof. Carlo Anti. 

Anche questi individui, come la maggior parte di quanti finora 
trovati in Cirenaica, presentano 19 serie longitudinali di squame; 
essi sono di colore giallo terreo con una serie di macchiette 
dorsali bianche, alternantesi con altre nerastre; nell’ individuo di 
Porto Bardia manca la macchia nerastra occipitale che è sosti- 
tuita da due fascie oscure oblique che dal vertice del corpo 
vanno al di la dell’ angolo della bocca, e alle quali segue a 
breve distanza una macchia nucale bruna. Le parti inferiori sono 
bianche con macchie nere disposte in serie alterne. 

L’ individuo del golfo di Bomba presenta la macchia occipitale 
bianca caratteristica che manca nell’individuo di Porto Bardia ed 
ha le parti inferiori quasi del tutto prive di macchie nere. 

Specie già nota di Cirenaica. 


(1) Werner, Zool. Jahrb. vol. 27. 


i 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 343 


Coelopeltis monspessulana (Herm.). 


Coluber monspessulanus, Hermann, Obs. Zool. I, p. 283. 
Coelopeltis monspessulana, Boulenger, Cat. Snak. III p. 141. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I p. 288, tav. 37, fig. 4. 

» » Werner, Zool. Jahrb. vol. 27, p. 621. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie VI, 
tomo X, p. 284. 

» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Mod., serie VI, 
tomo III, p. 19. 

» » Calabresi, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVII, 
RA ORI 


Un esemplare di Tobruk, lungo 64 cm. raccolto nel marzo 1914 
dal tenente march. Carlo Invrea. 

In questo individuo la massima parte delle squame presentano 
un solco longitudinale; i postnasali sono molto più piccoli dei pre- 
frontali e perciò esso non può essere riferito all’ affine C. moi- 
lensis (Rss.) che sembra specie più rara e che in Cirenaica non 
fu sinora raccolta che da Rohlfs nel suo viaggio a Cufra, mentre 
la monspessulana trovasi comune in tutte le località, come nel 
~ resto dell’ Africa mediterranea. 

Come è noto è specie che vive anche nell’ Europa meridionale, 
compresa l’Italia, e |’ Asia occidentale. 


Psammophis schokari (Forsk.). 


Coluber schokari, Forskal, Descr. anim. p. 14. 
Psammophis schokart, Boulenger, Cat. Snak. II, p. 157. 


» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 295, tav. 41 e 42. 

» » Werner, Zool. Jahrb. vol. 27, p. 622. 

» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie VI, tomo X, 
p. 284. 


Undici esemplari di Giarabub, il maggior dei quali lungo 
m. 1.20, e uno preso fra Giarabub e Porto Bardia (26-28 no- 
vembre 1926). 

Tutti questi individui hanno 17 serie longitudinali di squame, 
tranne uno che ne ha 19; essi sono tutti di colorito giallo cinereo 
uniforme, ad eccezione di uno fra i più grandi, che presenta sul 
dorso due linee oscure e un’ altro nel quale queste sono appena 
accennate. Tutti però hanno ai lati del capo una fascia bruna che 


344 D. VINCIGUERRA 


parte dall’apice del muso e, attraversando l’occhio va a terminare 
al disopra e alquanto al di là dell’angolo della bocca. 

Questa specie non sembra molto comune, almeno nella regione 
costiera perchè non fu raccolta nè da Ghigi, nè da Festa, né dal 
Testi; è anzi per la prima volta indicata con certezza della Cire- 
naica. Werner però riconobbe che gli esemplari di Bir Milrha e 
Kufra raccolti da Rohlfs e riferiti da Peters al Ps. sibélans (Linn.) 
devono essere riferiti a questa specie, dubbio che egli esprime 
anche per quelli così determinati da Condorelli che sarebbero 
stati raccolti in Cirenaica da Panceri; ma questi esemplari non 
esistono nel Museo Zoologico dell’ Universita di Roma. Il Ps. sé- 
bilans non può dunque, almeno per ora, essere compreso negli 
elenchi dei rettili della Cirenaica. 

Il Ps. schokari deve essere, a quanto apparisce anche dal 
suo aspetto, forma prevalentemente deserticola a grande diftu- 
sione geografica, perchè si incontra dalle coste atlantiche del 
Marocco sino all’ India (Sind). 


BATRACI 
Bufo viridis, Laur. 


Bufo viridis, Laurenti, Syn. Rept. p. 27, tav. I 
> » Boulenger, Cat. Batr. Sal., p. 297. 
» » Anderson, Zool. Egypt. I, p. 330, tav. 50, fig. 2. 
» » Werner, Zool. Jahrb. vol. 27, p. 638. 
» » Ghigi, Mem. Ac. Sc. Bologna, serie VI, tomo X, p. 283, e 
serie VII, tomo VII, p. 201. 
» » Zavattari, Atti Soc. Nat. Modena, serie VII, vol. HI, p. 15. 
» » Calabresi, Boll. Mus. Zoo]. Torino, vol. XXXVIII, n. 7, p. 6. 


Cinque esemplari di Porto Bardia (aprile 1927) il maggiore 
dei quali, di sesso femminile, lungo mm. 68. 

Gli esemplari di sesso femminile si distinguono dai maschi 
per il colorito molto più chiaro della cute, sulla quale si notano 
macchie scure che non esistono negli altri, i quali hanno invece 
un molto maggior numero di verruche. 

Il personale della R. Nave « Magnaghi » ha raccolto nel 
golfo di Bomba, alla fine di Maggio 1927, alcuni girini che, 
almeno per quelli più sviluppati, credo, per la posizione mediana 
dell'ano e per la forma tozza delle dita posteriori, le sole presenti, 
poter riferire a questa specie. 


ESPLORAZIONE DELL’ OASI DI GIARABUB 345 


Questa specie sembra essere molto comune in Cirenaica, in 
ispecie presso la costa, essendo stata raccolta da Klaptocz, Ghigi, 
Testi e Festa. 


PESCI 


La natura, fortemente salmastra, dei laghi dell’ oasi di Giarabub, 
rendeva improbabile in essi la presenza di pesci di acqua dolce 
propriamente detti, ed infatti, la sola specie raccolta, il Cypri- 
nodon fasciatus, è caratteristica delle acque salmastre e degli 
stagni salati. Alcune persone riferirono al Sig. Confalonieri di 
avere visto nel lago di Melfa una specie di pesce più grosso, 
di colorito scuro, ma a lui non venne fatto di raccoglierla e 
nemmeno di vederla, ed anche gli indigeni dissero non averne 
conoscenza. Se la notizia fosse confermata potrebbe probabilmente 
trattarsi del Clarias lazera trovato dal Dott. Festa nel lago 
di Coefia presso Bengasi, da me ricordato nel mio lavoro sui 
pesci da lui raccolti (*) e ritrovato recentemente anche in Algeria 
a poca distanza da Biskra (?). E da escludere invece che possa 
trattarsi di anguille, data la grande distanza dal mare e la man- 
canza di comunicazione con esso. 


Cyprinodon fasciatus (Val.) 


Labrus faseiatus, Valenciennes, in Humboldt et Bompland, Obs. Zool. II, 
p. 160, tav. 2, fig. 4. 
Cyprinodon calaritanus, Giinther, Cat. Fish. VI, p. 302. 


» fasciatus, Werner, Zool. Jahrb. XXVII, p. 644. 
» Ghigi, Mem. Ac. Se. Bologna, serie VI, tomo X, p. 283. 
» Vinciguerra, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVII, 
n.° 745, p. 4. 


Parecchi esemplari dei laghi di Melfa e Arrascia, in prevalenza 
di sesso femminile e pochi maschi; il maggiore di questi misura 
mm. 30 e la femmina più grande 42. Alcuni furono anche rac- 
colti dal Dott. Desio. 

Questa specie, presente in tutte le acque salmastre dell’Italia e 
nelle regioni meridionali dell’ Europa orientale, si trova anche in 
Asia Minore e nell'Africa settentrionale ed era già nota di Cirenaica. 


(1) D. Vinciguerra, Boll. Mus. Zool. Torino, vol. XXXVII, n.° 745, p. 5. 
(®) J. Pellegrin, Les Poissons des eaux douces de l’Afrique du Nord francaise, 
Paris 1921, p. 154. i 


RISULTATI ZOOLOGICI DELLA MISSIONE INVIATA DALLA R. Società 


GEOGRAFICA ITALIANA PER L'ESPLORAZIONE DELL’OASI DI GIARABUB 
(1926-1927) 


Dott. ALFREDO BORELLI 


SCORPIONI E SOLIFUGHI 


Notevole per il numero considerevole di esemplari che 
comprende, la raccolta di Scorpioni fatta dal Sig. Carlo Confalo- 
nieri, preparatore capo del Museo Civico di Storia Naturale di 
Genova, incaricato dalla R. Società Geografica Italiana dell’esplo- 
razione dell’ Oasi di Giarabub per la parte zoologica, reca un 
importante contributo alla fauna scorpiologica della Cirenaica. A 
questa raccolta ha pure contribuito il Comandante Mario Cugia 
della R. Marina, facente parte della stessa missione. 

Le specie già note di questa regione non superano il numero 
di cinque: Buthus australis libycus (H. e E.), Buthus bicolor 
(H. e E.), Buthus occitanus (Amor.) rappresentata dalle due 
forme Buthus occitanus tunetanus (Herbst) e Buthus occitanus 
barcaeus Birula, Buthus acutecarinatus Klaptoczi Birula e 
Scorpio maurus palmatus (H. e E.). In seguito alle accurate 
ricerche del Sig. Carlo Confalonieri e del Comandante Mario Cugia, 
questo numero è più che raddoppiato e, alle specie già conosciute 
della Cirenaica . bisogna aggiungere : Buthus amoreuxi var. 
deserticola Birula, Buthus quinquestriatus (H. e E.), Buthacus 
leptochelys (H. e E.), Ortochirus Innesi E. Simon, Scorpio 
maurus tunetanus Birula, Euscorpius carpathicus (L.). Riman- 
gono così accertate per la fauna scorpiologica della Cirenaica ben 
12 forme tra specifiche e subspecifiche, delle quali 6 sono comuni 
coll’ Egitto: Buthus australis libycus, Buthus bicolor typicus, 
Buthus quinquestriatus, Buthacus leptochelys, Orthochirus 
Innesi e Scorpio maurus palmatus e, fra queste il Buthacus 
leptochelys s'incontra anche nel Sahara algerino e tunisino e fu 


ESPLORAZIONE DELL’ OASI DI GIARABUB 347 


pure rinvenuto in Tripolitania; il Buthus occitanus tunetanus 
e lo Scorpio maurus tunetanus sono forme proprie della Tu- 
nisia e s'incontrano anche in Tripolitania, il Buthus amoreuxi 
deserticola è comune coll’ Algeria e la Tunisia e fu rinvenuto 
anche in Tripolitania, il Buthus occiltanus barcaeus e il Buthus 
acutecarinatus Klaptoczi sono forme proprie alla Tripolitania 
e alla Cirenaica e finalmente l’ Huscorpius carpathicus è una 
specie comune in tutte le coste del Mediterraneo. 


SCORPIONES 
Fam. BUTHIDAE 
Buthus australis (L.) 
Buthus australis libyeus Hemp. et Ehr. 


Androctonus (Prionurus) libycus Hemprich et Ehrenberg. 
— Androctonus (Prionurus) melanophysa ibid. (juv.). — Prio- 
nurus libycus Pocock. — Buthus australis libycus A. Birula. 

Numerosi esemplari o 9 et juv. da Porto Bardia, Marzo 1927 
(C. Confalonieri e Com.'° Mario Cugia); fra Porto Bardia e Gia- 
rabub, 26-28 Nov. 1926 (C. Confalonieri). 

Gli esemplari più giovani non differiscono dagli adulti che per 
il colore più oscuro degli ultimi segmenti della coda e corrispon- 
dono alla figura dell’ Androctonus melanophysa (H. e E.). 


Buthus bicolor (H. et E.) 


Androctonus bicolor, Hemprich e Ehrenberg, Symb. phys., 
Scorp. n. 12, t. 2, fig. 4, 1828. — Buthus bicolor, Kraepelin, 
Scorpiones, das Tierreich, p. 17, Lief. 8 (partim, specimina 
solum aegyptiaca) 1899. — E. Simon, Bull. Soc. entom. 
d'Egypte, p. 66, 1910. 

1 ©: Porto Bardia, Marzo 1927 (C. Confalonieri). 

Esemplare di un bruno oscuro volgente al bruno rossiccio 
nella coda, colle dita dei palpi mascellari, i tarsi delle zampe e 
le parti inferiori del tronco più chiare, di un bruno testaceo. 

Denti ai pettini: 21-21. | 


348 A. BORELLI 


Misure in millimetri: Lunghezza del tronco 31,5, della coda 47,5. 
Larghezza della tibia dei palpi mascellari 2,9, della mano 2,8; lun- 
ghezza della mano posteriore 4, del dito mobile 10,5. Lunghezza 
della vescicola 4,5, sua larghezza 3,7; lunghezza dell’aculeo 3,8. 


Buthus amoreuxi (Savigny) 
Buthus amoreuxi var. deserticola Birula 


Buthus deserticola Birula in: Bull. Acad. St Pétersbourg 
(1903), vol. XIX, N° 3, p. 108-109. — Ibid. in: SB. Akad. Wiss. 
Wien, math.-nat. KI., vol. 123, p. 2-4, 1914. 

1 gd adulto; parecchi 9 e 9 non adulti, alcuni juv. et pull. 
da: Giarabub, Dicembre 1926 (C. Confalonieri). 

Colore giallo - testaceo : cefalotorace e segmenti superiori 
dell’ addome giallo-testacei o giallo- bruni, arcate sopracigliari e 
granuli delle carene anteriori e del margine frontale del cefalo- 
torace di un bruno nerastro; coda giallo-fulva o giallo - bruna, 
più oscura negli ultimi segmenti, compresa la vescicola, colle 
carene inferiori dei segmenti II-V e le carene superiori del seg- 
mento V oscurate di bruno. Negli esemplari non adulti le super- 
ficie inferiori e laterali del segmento V e la vescicola sono oscu- 
rate di bruno, e questo colore si estende anche sulla superficie 
inferiore dei segmenti III e IV degli esemplari più giovani. Mano 
e tibia dei palpi mascellari screziate di. bruno colle carene più 
oscure, dita ocracee; zampe giallo pallido. 

Segmenti della coda più lunghi che larghi e molto più lunghi 
che alti; spazi intercarinali inferiori rugosi e sparsamente granu- 
losi; spazi intercarinali laterali concavi e leggermente rugosi, 
convessi e sparsamente granulosi nel segmento V. Carene latero- 
superiori dei segmenti III e IV ben marcate e fornite di tubercoli 
perliformi, le dorsali denticolate cogli ultimi denti acuti e più 
grossi dei precedenti. 

Gli esemplari non adulti, fra i quali alcuni di lunghezza 
pressochè uguale a quella dell’ esemplare descritto da Birula, 
corrispondono esattamente alla descrizione di quest’ autore, sia 
per il colore caratteristico dei segmenti della coda e dei palpi 


mascellari, sia per la lunghezza rispettiva dei diversi segmenti 
della coda. | 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 349 


Birula aveva dapprima (1903) ritenuto che l’esemplare da 
lui descritto fosse il rappresentante di una nuova specie appar- 
tenente al gruppo del Buthus hottentota, poi (1914) egli espresse 
l’opinione che il Buthus deserticola doveva essere incluso nel 
gruppo dei Prionurus e che |’ esemplare da lui descritto non 
fosse altro che un giovane di una varietà o razza locale del 
Buthus (Prionurus) amoreuxi (Savigny) e, nel suo ultimo 
lavoro sugli scorpioni raccolti in Algeria dal prof. Franz Werner, 
egli aggiunge: «Allerdings sind die erwahnten Unterschiede 
uberhaupt ziemlich unbedeutend; ob B. (Pr.) deserticola eine 
Lokalrasse von B. (Pr.) amoreuxi oder eine von B. (Pr.) 
australis ist, Kann man zur Zeit nicht entscheiden, solange die 
erwachsenen Stiicke derselben noch nicht bekannt sind...» (1) 
L’esemplare © adulto raccolto a Giarabub dal Sig. C. Confalo- 
nieri, per la lunghezza dei segmenti della coda, in tutti i seg- 
menti di gran lungo superiore alle loro rispettive larghezza ed 
altezza, non lascia alcun dubbio in proposito e credo che il Buthus 
deserticola Birula sia da ritenere come una varietà del B. amo- 
reuxi (Savigny), giacchè nel B. (Pr.) australis i segmenti 
della coda sono tutti più larghi che lunghi e la loro altezza 
supera la loro lunghezza, mentre nel B. (Pr.) amoreuxi essi 
sono più lunghi che larghi e la loro lunghezza supera di gran 
lungo la loro altezza. 

Gli esemplari del Sahara Algerino e Tunisino riferiti al 
B. Amoreuxi (*) (Savigny) appartengono probabilmente alla 
varietà deserticola Birula come le appartiene I’ esemplare (8) 
dei dintorni di Sokna (Tripolitania) raccolto dal Dott. Rellini e 
conservato nella collezione del Museo Civico di Storia Naturale 
di Milano. La varietà deserticola come l’ha notato lo stesso 
Birula (*) differisce dalla forma tipica di B. amoreuxi (Sav.), 
comune nell’ Alto e nel Basso Egitto: per il colore uniforme, 
giallo chiaro, negli esemplari tipici; la lunghezza e la forma 
delle dita dei palpi mascellari, proporzionalmente piu corti e pres- 
sochè diritti negli esemplari tipici, lunghi ed incurvati verso 


(1) A. Birula: loc. cit. p. 3. 

(2) K. Kraepelin: Bull. Mus. d’hist. nat. Paris, VII 1907, p. 266. 

(5) A. Borelli: Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, serie 3°, vol. VI (XLVI), 
15 Maggio 1904, pag. 6. 

(4) A. Birula: 1914, loc. cit. p. 3. 


350 A. BORELLI 


l’ interno nella var. deserticola, in cui la vescicola è anche piu 
allungata e pressoché ovale. 

Misure in millimetri, ¢ adulto: Lunghezza totale del corpo 94, 
del cefalotorace 11,3; lunghezza della coda 62, del segmento I 8,3, 
sua larghezza 7,3, sua altezza 6,2; lunghezza del segmento IV 11, 
sua larghezza 7,7; sua altezza 7; lunghezza del segmento V 13, 
sua maggiore larghezza medio-superiore 7, inferiore 6,5, sua lar- 
ghezza posteriore: superiormente 4,7, inferiormente 4,1, sua 
maggior altezza mediana 6,1. Lunghezza della vescicola 3,6, sua 
altezza 4, sua larghezza 4,2; lunghezza dell’ aculeo 5. Larghezza 
della tibia dei palpi mascellari 4,7; lunghezza della mano poste- 
riore 7,5, sua larghezza 6,5; lunghezza del dito mobile 13,1. 

Denti ai pettini: 33-34. 

Dito mobile fornito di 14 serie di granuli di cui V ultima, 
breve, sui prolungamento della precedente, non fiancheggiata da 
granuli sia dal lato interno sia dall'esterno. Dito immobile forte- 
mente intaccato alla base con una larga insenatura. 

Q più grossa: Lunghezza del tronco 34,5, del cefalotorace 9,5, 
della coda 51. Lunghezza del segmento I 7, sua larghezza 6, 
sua altezza 5,5; lunghezza del segmento IV 9, sua larghezza 6, 
sua altezza 5,5; lunghezza del segmento V 10,5, sua larghezza 
maggiore 5,4, sua maggiore altezza 4,5. Lunghezza della vesci- 
cola 5, sua larghezza 4,1, sua altezza 4; lunghezza dell’ aculeo 4,4. 
Larghezza della tibia dei palpi mascellari 3,9; lunghezza della 
mano posteriore 6, sua larghezza 4,1; lunghezza del dito mo- 
bile 11,5. 

Denti ai pettini 23-23. 

Dita contigue per tutta la loro lunghezza, dito immobile non 
intaccato alla base. 

@ non adulta: Lunghezza totale del corpo 69,3, del cefalo- 
torace 7,5, della coda 42,1; lunghezza del segmento I 6,2, sua 
larghezza 4,5, sua altezza 3,6; lunghezza del segmento IV 7,4, 
sua larghezza 4,5, sua altezza 3,5; lunghezza del segmento V 8,75, 
sua larghezza 4, sua altezza 3,2. Lunghezza della vescicola 4, sua 
larghezza 3, sua altezza 3; lunghezza dell’ aculeo 4,2. Larghezza 
della tibia dei palpi mascellari 3; lunghezza della mano poste- 
riore 4,5, sua larghezza 3; lunghezza del dito mobile 9,5. 

Denti ai pettini 25-26. 


; 

i 
$ 

4 


di i 


ESPLORAZIONE DELL’ OASI DI GIARABUB 351 


Buthus occitanus (Amor.) 
l.. Buthus occitanus tunetanus (Herbst). 


Scorpio tunetanus Herbst, Natursyst. ungefl. Ins. v. 4, p. 68, 
t. 8, fig. 2, 1800. — Buthus occitanus tunetanus Birula, Zool. 
Jahrbich. Abth. Syst. Bd. 28, pp. 507 e 509, fig. B, 1909. 

1 o& e 2 £ da Porto Bardia, Marzo 1927 (C. Confalonieri). 

2 o& juv. da Porto Bardia, Marzo 1927 (Com.t* Mario Cugia). 

In tutti questi esemplari, principalmente nei g, le carene 
mediana e posteriore della tibia dei palpi mascellari sono granu- 
lose, ma la carena supero-interna della mano, benchè marcata, 
o per lo meno distinta, è liscia, non granulosa, e il segmento TV 
della coda non presenta nella metà posteriore la serie longitudi- 
nale di granuli, o carena media-laterale accessoria caratteristica 
della forma barcaeus. 


2. Buthus occitanus barcaeus Birula 


Birula in: Zool. Jahrbuch. Abth. Syst. Bd. 28, pp. 508 e 3509, 
fig. A e-C 1909. 

1g e1 juv. fra Porto Bardia e Giarabub, 22 Novembre 1926 
(C. Confalonieri). 


Buthus acutecarinatus Klaptoezi Birula 


Birula in Zool. Jahrbuch. Abth. Syst. Bd. 28, pp. 511-514, 
fig. E e F, 1909. 
8 9 juv. e 2 pull. da Amseat (Porto Bardia), marzo 1927 


(C. Confalonieri). 


Buthus quinquestriatus (H. e E.) 


Scorpio occttanus Audouin (non Amoreux), ex Savigny, 
pl. 8, fig. 1, 1827. — Androctonus (Leiurus) quinquestriatus 
Hemprich et Ehrenberg, Symb. phys. Scorp. n° 1, t. 1, fig. 5, 


352 A. BORELLI 


1828. — E. Simon in: Bull. Soc. entom. d’Egypte, pp. 70-71, 
he O10: 

2, 1 juv. et pull. fra Porto Bardia e Giarabub, 26 no- 
vembre 1926 (C. Confalonieri), — 1 9, 1 pull. da Giarabub, 
Dicembre 1926 (C. Confalonieri). 

Confrontati con esemplari della stessa specie rinvenuti a 
Wadi Halfa (Alto Egitto), gli esemplari raccolti a Porto Bardia 
e a Giarabub non presentano alcuna differenza apprezzabile. 

Specie comunissima in Egitto e nel Sudan, frequente anche 
in Siria e nella penisola del Sinai, nella Somalia e nel sud 
dell’ Arabia; fu anche indicata dall’ Algeria, ma erroneamente 
secondo Simon. 

Incontrata per la prima volta in Cirenaica. 


Buthacus leptochelys (H. et E.) 


Androctonus leptochelys + A. thebanus + A. macro- 
centrus, Hemprich et Ehrenberg, Symb. phys., Scorp. nr. 3: 
Dr. di tf ne. Sat. e 018284 — Baths arent Coll 
Simon in: Expl. Tunisie, Arachn. p. 51, 1885. —- Buthus (Bu- 
thacus) leptochelys Birula in: Sitz. Akad. Wiss. in Wien, 
p. 139, 1908. — Buthacus leptochelys, Simon in: Bull. Soc. 
entom. d’Egypte, p. 75, 1910. 

2 © ad., parecchi juv. di cui 1 9 e pull. da Giarabub 
(C. Confalonieri). — 1 9 juv. da Amseat (Porto Bardia), 
marzo 1927 (C. Confalonieri). 

Tutti questi esemplari sono di un colore giallo-testaceo chiaro, 
alcuni hanno i segmenti superiori ed inferiori dell’ addome leg- 
germente grigiastri; essi non differiscono in modo apprezzabile da 
2 esemplari 9 rinvenuti a Azizia (Tripolitania) e conservati 
nelle raccolte del R. Museo Zoologico di Torino. 

Denti ai pettini: o 31-32; 9 24-25, 25-26 in 2 esemplari 
e 26-27. 

Misure in millimetri, g° juv.: Lunghezza del tronco 11, della 
coda 19,5. — Q piu grossa: Lunghezza del tronco 20,5, del 
cefalotorace 5,4, della coda 32,5; lunghezza della mano poste- 
riore 2,52, del dito mobile 5,5. 

Specie deserticola comune in Egitto, nel deserto algerino e 
tunisino, gia incontrata in Tripolitania ma nuova per la Cirenaica. 


ESPLORAZIONE DELL’ OASI DI GIARABUB 353 


Orthoehirus Innesi E. Simon 


E. Simon in: Bull. Soc. entom. d’Egypte, p. 79, fig. 13, 1910. 
— Butheolus Aristidis A. Birula in: Sitz. d. Akad. Wissensch. 
in Wien, CXXVII, p. 145, 1908 (nec E. Simon in Ann. Mus. 
civ. Genova, XVIII, p. 258, pl. 8, fig. 23, 1883). 

3 9,1 e1 pull. da Giarabub, Dicembre 1926 e Marzo 1927 
(C. Confalonieri). — g? e Q da Amseat (Porto Bardia), Marzo 1927 
(C. Confalonieri). 

Questi esemplari per il colore generale del corpo e per il 
colore caratteristico dei palpi mascellari come per la struttura del 
segmento V della coda e della vescicola corrispondono esatta- 
mente alla descrizione e alla figura di E. Simon. 

Denti ai pettini T': 18-19 e 19-20; 9 15-15, 15-16 e 16-17. 

Misure in millimetri, 9° più grosso: Lunghezza del tronco 9,8, 
della coda 16,5. 

Q più grossa: Lunghezza del tronco 13,5, della coda 19,5. 

Specie descritta da Simon e da Birula sopra alcuni esemplari 
rinvenuti a Djebel Mokattam (vicino al Cairo) e, secondo Simon, 
incontrata anche in Siria, nuova per la Cirenaica. 


Fam. SCORPIONIDAE 


Scorpio Maurus L. 
Scorpio maurus tunetanus Birula 


Birula in Horae Soc. entom. Ross., t. XXXIX, pp. 47-49, 
Marzo 1910. 

1 of da Amseat (Porto Bardia) marzo 1927 (C. Confalonieri). 

Esemplare di colore fulvo; cefalotorace e segmenti superiori 
dell’ addome fulvo-testacei, inferiormente più chiari di un giallo 
grigiastro; zampe e ultimi segmenti della coda, compresa la vesci- 
cola, di un giallo fulvo; palpi mascellari fulvo-rossicci colle carene 
della tibia e delle mani ed i margini delle dita oscurati di bruno. . 

Questo esemplare corrisponde alla descrizione di Birula: lo 
sterno è sensibilmente più lungo che le piastre genitali, le quali 
sono di un ovale allungato quasi due volte più larghe che lunghe. 

Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (10 Novembre 1927). 23 


354 A. BORELLÌ 


La mano è corta e allargata col margine interno fortemente 
convesso quasi semicircolare, la sua superficie superiore è fornita 
di numerosi tubercoli tondeggianti appena più radi lungo il mar- 
gine interno, il dito immobile è triangolare e allargato alla base 
di lunghezza inferiore ai due terzi della mano posteriore. L’aculeo 
di lunghezza poco superiore alla metà di quella della vescicola è 
fortemente ricurvo. L’ ultimo articolo tarsale del quarto paio di 
zampe è fornito internamente di 8 spine, esternamente di 6. 

Specie comune in Tunisia, abbastanza frequente in Tripolitania, 
non ancora rinvenuta in Cirenaica dove essa è rappresentata 
dallo Scorpio maurus palmatus, forma comune in Egitto. 

Denti ai pettini: 10-10. 

Misure in millimetri: Lunghezza del tronco 27,5, del cefalo- 
torace 7,5, della coda 26,5; lunghezza della vescicola 4, dell’acu- 
leo 2,5; lunghezza dolla mano posteriore 5,5, sua larghezza 8,1, 
lunghezza del dito immobile 3,4. 


Fam. CHACTIDAE 


Euscorpius carpathicus (L.) var. 


1 9 da Amseat (Porto Bardia), marzo 1927 (C. Confalonieri). 

Esemplare di colore chiaro: segmenti superiori dell'addome di 
un giallo chiaro con sfumature grigiastre, inferiormente giallo 
pallido; cefalotorace fulvo. Zampe e segmenti della coda, com- 
presa la vescicola, giallo-fulvi; palpi mascellari, compresa la mano, 
di un fulvo rossiccio colle carene del femore, della tibia e della 
mano e le dita oscurate di bruno. 

Quest’ esemplare, il quale appartiene probabilmente alla stessa 
razza locale o varietà di cui Klaptocz rinvenne 2 esemplari dd 
nei dintorni della città di Tripoli, per la colorazione chiara e per 
la quasi completa assenza di granulazione, principalmente nei 
palpi mascellari, si avvicina alla forma Sicanus C. Koch comune 
in Sicilia. Come negli esemplari di Tripoli, l'esemplare di Amseat 
ha le carene inferiori laterali e mediana del segmento V della 
coda poco marcate e leggermente granulose, le quali non rag- 
giungono il margine posteriore del segmento. Le superficie della 
coda sono pressoché liscie, ad eccezione delle dorsali dei segmenti I 
a IV, in cui si scorgono minutissimi granuli colla lente, e della 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 355 

dorsale e delle laterali del segmento V, le quali sono opache e 
zigrinate. Le carene dorsali dei segmenti I a IV sono poco mar- 
cate e leggermente granulose, le laterali superiori appena indi- 
cate e liscie, le inferiori assenti. La faccia inferiore della tibia 
dei palpi mascellari è fornita di 9 fossette pilifere lungo la ca- 
rena posteriore. Delle 3 fossette del palmo della mano, la terza 
più esterna, dista dalla mediana di una lunghezza poco superiore 
di quella di cui dista la prima. 

Specie comunissima nelle coste del Mediterraneo, la quale, 
secondo Simon, è abbastanza frequente in Algeria e anche nel 
nord della Tunisia (*) e di cui, secondo Birula, 2 esemplari gf 
furono rinvenuti dal Dott. Bruno Klaptocz nei dintorni di Tri- 
poli (*). Il reperto del Sig. Confalonieri allarga ‘notevolmente 
verso l’Oriente l’ area di diffusione di questa specie. 

Denti ai pettini: 8-8. 

Misure in millimetri: Lunghezza del tronco 24, del cefalo- 
torace 6,5, della coda 20. 


SOLIFUGAE 
Fam. SOLPUGIDAE 


Solpuga flavescens C, L. Koch 


1 g da Porto Bardia, Marzo 1927 (C. Confalonieri). 
Specie comune nell’ Africa del Nord, dall’ Algeria all’ Egitto, 
già incontrata in Cirenaica. 


(1) E. Simon in: Exploration Sc. Tunisie, 1885, p. 52. 
(?) A. Birula in Zool. Jahrbuch. Abth. Syst., Bd. 28, pp. 518-520, 1909. 


RACCOLTE MIRMECOLOGICHE DELL’ AFRICA ORIENTALE 


conservate nel Museo Civico di Storia Naturale “Giacomo Doria, di Genova 


PARTE PRIMA 


FormicHE RACCOLTE DAL MARCHESE SAVERIO PATRIZI 
NELLA SOMALIA ITALIANA ED IN ALCUNE LOCALITA DELL’ AFRICA 
ORIENTALE INGLESE, E DETERMINATE DA 
C. MeENozzi 


Il presente lavoro è parte di uno studio di numeroso mate- 
riale mirmecologico messo a mia disposizione dalla Direzione del 
Museo Civico «Giacomo Doria» di Genova, e raccolto da diversi 
viaggiatori italiani nell’ Africa orientale. 

In questa prima parte dò l’ elenco, con la descrizione di due 
nuove specie, delle. Formiche raccolte dal Marchese S. Patrizi 
nella Somalia italiana meridionale ed in alcune località dell’Africa 
orientale inglese. 


DORYLINAE 


Dorylus (Typhlopone ) fulvus ssp. badia Gerst. — 
Diversi 7g di Belet Amin (Giuba) e di Bidi Scionde nel Basso 
Giuba. 

Dorylus (s. str.) depilis Em. — gg di Belet Amin (Giuba) 
e di Fort Hall (Africa orientale inglese). 

Dorylus (Rhogmus) fimbriatus. — FF e una 8; i primi 
di Belet Amin e la seconda raccolta lungo il Giuba senz’altra 
più precisa località. 

Dorylus (Anomma) nigricans Illig. — Un gd di Bidi 
Scionde (Basso Giuba). 

Aenictus fuscovarius Gerst. — Molti 7g di Belet Amin 
e di Bidi Scionde. 

Aenictus hamifer Em. oo in numero di Bidi Scionde. 


ni 


FORMICHE DELL AFRICA ORIENTALE IV 


PONERINAE 


Platythyrea cribrinodis Gerst. — Una 9 di Waju (Africa 
orientale inglese) e una 9 di N. E. Kenia. 

Paltothyreus tarsatus var. striatidens Sant.— Parecchie 8 9 
e una 9 di Jach Sciumo, di Bidi Scionde e della Piana di Fun- 
galango (Somalia it.). 

Paltothyreus tarsatus v. delagoensis Em. — Una 9 di 
Fort Hall. 

Megaponera foetens F. — Una 8 raccolta a N. E. Kenia. 

Stigmatomma sp. — Moltissimi 9g raccolti a Bidi Scionde 
che appartengono sicuramente a una nuova specie ma che senza 
operaia non mi pare opportuno descrivere (1). 

Anochetus Rothschildi For. — Una 8 di Fort Hall. 


MYRMICINAE 


Pheidole sculpturata Mayr. — Due 7% 7, uno di Waju 
(Africa orientale inglese) e l’altro di Gelib (Somalia italiana). 


Crematogaster castanea ssp. ferruginea For. — Diverse 
S 8 di Bulessa sul fiume Gwasso Njiro (Africa or. ingl.). 
Tetramorium guineense F. — Parecchi gg e LL di 


Bidi Scionde e di Belet Amin. 

Carebara Patrizii n. sp. — 

Mascuio. — Fra i maschi sinora conosciuti dell’Africa apparte- 
nenti a questo genere la nuova specie si distingue subito per la statura 
piccola, pressochè uguale: o poco minore del maschio della specie 
orientale C. lignata. Il colore è come in quest’ ultima specie, 
tutto giallo testaceo. Il capo è opaco, longitudinalmente striato, 
provvisto di una pubescenza breve e semicoricata, e ben più 
largo che lungo, coll’ occipite arrotondato. Occhi grandi, forte- 
mente convessi e che occupano quasi completamente lo spazio 
dei lati del capo. Mandibole piccole, finemente punteggiate e fit- 
tamente pelose, con un forte ed acuto dente all’apice, preceduto 
da uno o due piccoli denticini. Clipeo fortemente convesso, meno 


(1) La raccolta del Marchese Patrizi contiene parecchie specie di gg di 
Ponerinae, evidentemente raccolti al lume, che date le scarse conoscenze che si 
hanno di essi, non azzardo a determinare neanche genericamente. 


358 C. MENOZZI 


striato che le altre parti del capo e perciò un po’ lucido, col 
margine anteriore troncato. Fossette antennali profonde, limitate 
ai lati della fronte da due brevi lamine frontali curvate all’ in- 
fuori. Antenne fittamente pubescenti; lo scapo è lungo quanto il 
3.° articolo del funicolo; questo ha il primo articolo brevissimo, il 
2.° leggermente più lungo del terzo, gli altri subeguali in lun- 
ghezza fra di loro eccetto gli ultimi tre che sono alquanto più 
allungati. Ocelli grossi e posti su di una eminenza del vertice; 
il loro diametro è superiore allo spazio che esiste tra gli ocelli 
pari e il margine interno degli occhi. 

Torace appena più largo del capo. Come questo, è anch’ esso 
opaco, con striatura molto più sottile e intramezzata da punti 


Fig. 1. — Carcbara Patrizii n. sp. 


particolarmente numerosi nella parte posteriore del mesonoto e 
nello scudetto. Pubescenza più copiosa, brevissima ed aderente al 
tegumento. Scudo del mesonoto ampio, convesso anteriormente e 
che ricopre totalmente il pronoto. Scudetto un poco più alto, 
almeno posteriormente, del mesonoto. Metanoto nascosto sotto 
allo scudetto e visibile solo guardando l’insetto di fianco. Epinoto 
assai convesso da un lato all’altro, con faccia basale breve, unita 
alla discendente a mezzo di una curva continua. 

Peduncolo .opaco, fittamente punteggiato e pubescente; il 
peziolo è brevemente peduncolato con nodo arrotondato sul profilo 
e quasi del doppio più largo che lungo; il postpeziolo è trasverso, 
visto dall’alto ha forma trapezoidale coi lati arrotondati; ambedue 
questi segmenti hanno gli stigmi molto sporgenti. 


bt | 


FORMICHE DELL AFRICA ORIENTALE 359 


Gastro stretto ed allungato, con scultura eguale a quella del 
peduncolo. L’ armatura genitale è piuttosto piccola; gli stipeti 
sono pelosi e poco più lunghi della 
volsella; questa ha una forma molto 
diversa da quella che si vede nei 
maschi sinora conosciuti del genere, 
perciò ne dò la figura che meglio di 
una descrizione potrà dare un’ idea di 
tale appendice. 

Ali giallognole con nervatura te- 


stacea. 

Fig. 2. — C. Patrizii n. sp. Parte Lunehezza mm. ADE = LIRA 
dell’armatura genitale: Volsella (4) 2. i ea ieee È TI 
@lacinia (2) viste di fianco dal lato Numerosi individui catturati a Bidi 
esterno. Scionde. 

DOLICHODERINAE 
Technomyrmex moerens Sant. — Una femmina dealata di 
Belet Amin. 
PORMICINAE 


Acantholepis capensis ssp. canescens Em. — Una © raccolta 
nel Kenia. 

Acantholepis somalica n. sp. 

Femmina. — Bruna; mandibole, antenne, articolazioni delle 
zampe, tibie e tarsi rossastri. Pubescenza e pilosita come 
nell’ A. capensis tipica, a cui rassomiglia per la struttura gene- 
rale. La scultura è formata da una fine punteggiatura più mar- 
cata nel capo e nel torace. Il capo è un poco più stretto del 
torace, con occhi molto grandi; il loro diametro longitudinale è 
all'incirca tanto lungo quanto i due terzi dei lati del capo. Il cli- 
peo è fortemente convesso lungo la linea mediana e subcarenato. 
Mandibole in gran parte liscie e lucide e solo qualche: stria si 
nota lungo il margine masticatorio; questo è armato di 4 denti. 
Lo scapo oltrepassa il margine occipitale di circa una metà della 
sua lunghezza. Il primo articolo è più lungo del 2.° che a sua volta 
è distintamente più breve del 3.°, tutti gli altri sono più del 
doppio lunghi che larghi. Sul profilo il disco del mesonoto appare 
assai convesso. L’ epinoto porta ai lati due forti rilievi tuberco- 


360 C. MENOZZI 


liformi su cui hanno sbocco le stigme. Squama sottile, appena 
più larga che alta e incisa nel mezzo del margine superiore. 


Fig. 3. — A. Antenna di Acantholepis capensis 
B. » » somalica n. Sp. 


Zampe distintamente più allungate che non quelle di 
A. capensis. Ali molto più ampie e più lunghe che quelle della 
specie ora citata, brune, con nervature giallastre. 

Lunghezza mm. 7,5. 

Mascuio. — Medesime caratteristiche della femmina per il 
colore e la statura rispetto al maschio di A. capensis. Gli occhi 
occupano quasi tutto lo spazio dei lati del capo Gli ocelli sono 
pure essi relativamente grandi e posti su un rilievo occipitale. 
Gli articoli del funicolo sono tanto lunghi quanto quelli della fem- 
mina. Il torace è molto più largo del capo col disco del meso- 
noto quasi piano. Nell’ armatura genitale noto che la volsella è 
più lunga della lacinia e con l’apice appuntito; gli stipeti oltre- 
passano in lunghezza le appendici citate e terminano in punta 
acuta rivolta in avanti. 

Ali come nella femmina. 

Lunghezza mm. 4,3. 

Molti oo e PL di Bidi Scionde. 

Se le mie ricerche sono complete non ho trovato nessuna 
femmina del genere Acantholepis che assomigli alla nuova 
specie, salvo per A. capensis per cui certi caratteri trovano cor- 
rispondenza con quella, ma la statura maggiore e gli articoli 
delle antenne molto più lunghi (si veda la fig. 2) agevolano la 
sua separazione da questa specie. Non è escluso il sospetto che 
la nuova specie possa riferirsi ai sessi alati di A. carbonaria Em. 


FORMICHE DELL AFRICA ORIENTALE 361 


e A. curta Em., proprie della Somalia, di cui sono note le sole 
operaie, ma nel dubbio ho preferito descriverla come nuova. 

Camponotus (Tanaemyrmex) maculatus var. clusoides For. 
— Due 9 8 di Archer’s Post (Africa or. ingl.). 

Camponotus (Tanaemyrmex) acwapimensis Mayr. — 
Due 8 & piccole del N. E. Kenia. 

Camponotus (Tanaemyrmex) somalinus E. André. — 


‘Una S media del N. E. Kenia. 


Camponotus (Myrmotrema) Bottegoi Em. — Due 9 9 
alate di Bidi Scionde. 

Camponotus (Myrmotrema) Grandidieri ssp. Ruspolii 
For. — Una Q di Belet Amin. 

Camponotus (Myrmosericus) rufoglaucus ssp. flavomar- 
ginatus Mayr. — Parecchie @ 9 di Bidi Scionde. 

Camponotus (Myrmotrema) Braunsi ssp. erythromelas 
Em. — Diverse 8 8 e 99 di Belet Amin e un'altra 8 di 
Waju (Africa orient. ingl.). 

L’ Emery credette di poter riconoscere la 9 di questa forma 
di Camponotus in un esemplare proveniente da Arussi Galla e 
raccolto dal Cap. Bottego (*). Ho fatto il confronto di questo 
esemplare con quelli raccolti dal March. Patrizi e per quanto vi 
siano differenze minime, abbastanza però visibili, sopratutto nella 
scultura del capo, ritengo che la determinazione giusta di questo 
esemplare sia quella fatta dall’ Emery stesso in uno studio pre- 
cedente, su altro materiale raccolto dal Bottego, e cioè sia la 9 
del C. erinaceus (*); naturalmente non posso affermarlo perchè 
non conosco la 9 di questa specie e d’altra parte non mi risulta 
che essa sia stata raccolta con operaie e poi ridescritta, ma per 
me è evidente che |’ esemplare del Bottego non è la 9 del 
C. erythromelas e pertanto di questa do la descrizione. 

Statura in generale eguale a quella dell’ operaia massima o 
di poco più piccola; colore come in questa, però il rosso scuro 
nel davanti del capo nella 9 è limitato solo al margine della 
bocca: scultura molto simile, noto solo di differenza che la pun- 
teggiatura del torace e del gastro mi sembra più fine. Il capo 


(1) G. Emery.— Formiche raccolte dal Cap. V. Bottego nella regione dei Somali. 
Ann. Mus. Civ. Storia Natur. di Genova, Serie 2°, Vol. XVII, 1896. 

(® Esplorazione del Giuba e dei suoi affluenti. compiuta dal Cap. V. Bottego 
durante gli anni 1892-93 ecc. ecc. Risultati zoologici: Formiche per C. Emery. Questi 
Annali, serie 2°, vol. XV, 1895. 


362 C. MENOZZI 


é largo quanto il torace, con troncatura assai meno accentuata 
che non nella 9 massima. La faccia basale dell’ epinoto è leg- 
germente impressa posteriormente e forma colla discendente un 
angolo a spigolo ottuso. La squama è eguale a quella dell’ 9 
massima e fornita dello stesso numero di setole. 

Ali tinte di giallognolo, la nervatura è fulva e lo stigma è bruno. 

Lunghezza mm. 9,3 - 10. 

Polyrhachis (Myrma) gagates F.Sm. — Una 8 e una 9 
raccolte a N. E. Kenia. 

Polyrhachis (Myrma) schistacea ssp. rugulosa Mayr. — 
Una 9 di Bulessa sul fiume Gwasso Njiro (Africa or. ingl.). 

Polyrhachis (Myrma) viscosa F. Sm. — Due 3 8 di 
Waju e tre 9 2 di Bidi Scionde. 


Chiavari, ottobre 1927 (Anno V). 


A. HORNUNG ET G. MERMOD 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 


RECUEILLIS PAR A. ISSEL 


faisant partie des collections du Musée Civique d’Histoire Naturelle de Génes 


QUATRIEME PARTIE, RissoipEs 


Sur les 38 genres, sous-genres et sections de la famille des 
Rissoidés, 9 seulement sont représentés dans le matériel prove- 
nant des dragages faits par Issel. 

Dans ce nombre, les espéces sculptées sont rares; par contre, 
les individus a test brillant sont nombreux et tous appartiennent 
a de trés petites formes d’autant plus intéressantes a étudier 
quelles font partie de genres peu connus. 


AVANT-PROPOS 


M. Pallary, dans son «Explication des planches de Savigny » 
(Mémoire présenté a l'Institut d’Egypte, 1926), a bien voulu citer 
notre Syrnola Bedoti, décrite dans la premiére partie de notre 
travail sur les Mollusques de la Mer Rouge recueillis par Issel 
(Ann. Museo Civico Storia Natur. Genova, LI, 1924). 

Nous remercions M. Pallary de sa courtoisie, mais nous esti- 
mons que la synonymie dont il a doté notre Syrnola Bedoti, ne 
correspond pas a la réalité des faits. 

S. Bedoti par sa protoconque hétérostrophe se classe dans 
les Pyramidellidés. Elle n’a donc pas de rapport de parenté avec 
Alaba semistriata Ph. dont le sommet est holostrophe. 

Alaba semistriata Phil. reste ce qu'elle a toujours été: une 
Litiopidée, et nous avons cité cette espéce dans la III° partie de 
notre travail sur les Litiopidés (Ann. Museo Civico Storia Nat. 
Genova, LII, 1926) en indiquant, d’après Cossmann (Ess. de Paleoc. 
comp., vol. 11, 1926) qu'elle appartient au genre Diala (Dia- 


364 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


lopsts), (Turritella semistriata Desh., Alaba semistriata 
Phil. étant le génotype de Diéalopsis). 


Manzonia (Taramellia) minuta n. sp. 


Coquille minuscule. Test épais, solide. Protoconque styliforme, 
comprenant deux tours et demi, lisses. Spire à quatre tours post- 
embryonnaires turbinés, dont le dernier est très grand. Suture 
nette. Surface treillissée par des còtes 
axiales et des cordons spiraux presque 
égaux comme épaisseur, Les premiéres 
commencent un peu en dessous de la 
suture par un renflement trés faible. 
Les cordons forment une sorte de 
carene sur le pourtour de la spire et 
presentent, en se croisant avec les 
cotes, de légéres aspérités visibles 
particuliérement sur les premiers tours 
post-embryonnaires. Le dernier tour, 
trés grand, est orné de sept cordons 
spiraux s étendant jusqu’a la_ base. 
Les còtes axiales, par contre, s’ éva- 
nouissent aprés le cinquiéme cordon. 
Ouverture circulaire, dans le plan de 
l’axe, à péristome continu, épais, 4 surface munie de spires con- 
centriques, bordée extérieurement par une varice épaisse, décussée 
par l’ornementation. Columelle excavée, entourée extérieurement 
d’un fort cordon partant de la région ombilicale. 

Habitat: Massaua, 30 m. prof. 

Hauteur: 0,96 mm., largeur: 0,62 mm., hauteur dernier 
tour: 0,62 mm., hauteur ouverture: 0,46 mm. 

Observation : Cette forme minuscule se rencontre rarement. 
Nous n’en avons trouvé que quatre exemplaires dans le matériel, 
pourtant si important, dragué par Issel. Les détails de la sculp- 
ture, observés au microscope, sont très élégants, mais il est peu 
aisé Widentifier ces petites espèces, étant donné que la biblio- 
graphie de cette section de Manzonia n’est pas précisément 
abondante. 


14. Manzonia minuta. 


4 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 365 


Le génotype de Taramellia est Rissoa zetlandica Montagu, 
toutefois. cette espéce treillissée n’a pas le méme galbe des pre- 
miers tours de spire, pas le gros cordon basal partant de la 
région ombilicale aussi accentué; en outre, sa taille est de 5 mm. 
pour le méme nombre de tours que la M. ininuta. La R. scabra 
Phil. (Kiister-Conch. Cab., pl. 22, fig. 3) a peu de rapports; seule 
la R. costata Ad. (Tryon, vol. 9, pl. 63, fig. 66) -posséde le 


cordon basal, mais pas la méme sculpture. La A. crispa Watson 


(Zool. Proc., p. 369, tab. 34, fig. 6, 1873; Tryon, vol. 9, pl. 65, 
fig. 8) a un cordon basal moins fort, son galbe est plus élancé, 
sa hauteur est deux fois plus grande que M. minuta pour le 
méme nombre de tours. 


Nodulus saldadinensis n. sp. 


Taille très petite, galbe turriculé. Test blanc, brillant, 
transparent. Protoconque trés obtuse. Spire composée de 4-5 tours 
convexes. Suture peu profonde Surface lisse, ornée de lignes 
d’accroissement visibles au microscope. Dernier tour représentant 
les 2/, de la hauteur totale. Ouverture semi- 
circulaire perpendiculaire a l’axe. Péristome 
continu, détaché du dernier tour. Labre épais, 
non bordé. Columelle rectiligne, très oblique, 
laissant 4 découvert une fente ombilicale bien 
nette. 

Habitat: Zeila, ile Saldadin (Expéd. du 
R. A. «Rapido» en 1878). 

Hauteur: 1,14 mm., largeur: 0,62 mm., 
hauteur ouverture: 0,46 mm., hauteur dernier 
tour: 0,83 mm. 

Observations: Cette petite forme qui a été 
trouvée lors de l’expédition du R. A. « Rapido » 
dans les environs de l’ile Saldadin, sans indi- 
cation plus precise sur la profondeur de la mer a cet endroit, 
nous parait d’une rareté exceptionnelle, étant donné que dans 
tout le matériel recueilli dans les dragages opérés par Issel a 
Steamer Point, Aden, Massaua, -archipel de Dahlac, Assab- 
Ras Luma, etc., etc., nous n’avons jamais trouvé un seul exem- 
plaire de cette curieuse espéce. 


2. Nodulus salda- 
dinensis. 


366 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


Le génotype du genre Nodulus est la Rissoa contorta 
Jeffreys (Ann. & Mag. Nat. Hist. XVII, 1856, p. 183). 

La figure que Tryon reproduit (vol. 9, pl. 69, fig. 40-42) ne 
donne pas l’impression que le péristome soit détaché d’une facon 
aussi caractéristique que celui de N. saldadinensis. 

Il en est de méme pour les figures du type et de ses variétés 
données par Bavay et Dautzenberg (Moll. du Roussillon, pl. 37, 
figures 12 et suivantes). En outre, Bavay et Dautzenberg signalent 
des bandes fauves que notre espéce brillante et transparente ne 
posséde pas. } 

La littérature malacologique sur le Golfe Persique et d’Oman 
est muette sur ce genre. Toutefois, Melvill signale un Scrobs, 
genre voisin de Nodulus. 

Nous pensons que le galbe si spécial de l’ouverture de 
N. saldadinensis constitue a lui seul une difference assez grande 
pour séparer cette espéce de celles de la Méditerranée. 


Sealiola 


Ce genre est représenté dans le matériel d’Issel par deux 
formes au test blanc mat, saupoudré de grains de sable. L’une, 
semblable aux Scalaires, a les tours de spire trés convexes, sé- 
parés par une rampe suturale moins apparente. L’autre a les 
tours moins convexes et la rampe suturale moins visible. 

En résumé, ces deux formes ont un angle spiral un peu dif 
férent qui les caractérise, mais qui, peut-étre, ne justifie pas, 
selon nous, la création de deux espéces. Nous n’avons pas a sou- 
tenir ce point de vue, car, après examen des différentes espéces 
de Scaliola figurées par les auteurs, nous trouvons que: 

Scaliola bella A. Adams (J. of Conch., 1868, pl. 4, fig. 6 
et Tryon, vol. 9, pl. 17, fig. 39) correspond bien comme galbe 
et angle spiral à la premiére des formes dont nous venons de 
parler et Scaliola caledonica Crosse (Journ. Conch. 1872, p. 72, 
pl. 16, fig. 8 et Tryon, vol. 9, pl. 68, fig. 20, p. 842) correspond 
également comme galbe et angle spiral a la seconde forme. 

Nous ne pensons donc pas nous éloigner de la vérité en 
disant que ces deux espéces, della et caledonica, vivent aussi 
dans la Mer Rouge. 

Habitat: Massaua, 10-15 m. Assab. 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 367 


Observation: Issel (Malac. Mar Rosso, 1869, p. 198) a decrit, 
sous le nom de Scaliola elata Semper, une espéce qui nest 
figurée nulle part. La diagnose qu'il en donne n’indiquant pas, 
d'une maniére précise, des caractères particuliers, nous ne 
pouvons que difficilement identifier cette espéce soit à S. bella 
ou à S. caledonica. 


Cingula madreporica Issel. 


(Malac. Mar Rosso, 1869, p. 200, tab. II, fig. 8). 

Habitat: Ile Saldadin. 

Observation: La diagnose de cette forme donnée par Issel 
correspond assez bien aux exemplaires recueillis 4 Vile Saldadin 
par l’expedition du R. A. «Rapido» en 1878. Toutefois, la figure 
de la planche II (fig. 3) indique une dent ou embryon de dent 
à la naissance de la columelle, particularité dont la diagnose ne 
fait pas mention. 

Les exemplaires de l’ile Saldadin ont le sommet holostrophe 
et n’ont pas de dents. 

En outre, les dimensions indiquées par Issel sont: hauteur 
1,33 mm., largeur 0,33 mm., tandis que les exemplaires du 
«Rapido » ont: hauteur 1,08 mm. à 1,24 mm., largeur 0,62 mm. 
a 0,68 mm. 


Setia (Obtusella) Pallaryi n. sp. 


Taille très petite, forme de Setia ovoido-turbiné. Test solide, 
un peu brillant. Protoconque obtuse. Spire de quatre tours post- 
embryonnaires, convexes, séparés par une suture qui semble un 
peu marginée. Surface ornée sur les premiers tours de fines lignes 
d’accroissement, devenant plus épaisses, irréguliéres et espacées 
au dernier tour et jusqu'à la base de celui-ci. La hauteur de ce 
dernier tour dépasse sensiblement les /, de la hauteur totale de 
la coquille. Avec un fort grossissement, on remarque une orne- 
mentation spirale très fine mais nette. Labre antécurrent, tran- 
chant, légèrement épaissi par la dernière ligne d’accroissement. 
Péristome presque continu. Ouverture ovale arrondie. Columelle 
oblique, réguliérement excavée, avec un bord externe laissant 
bien a découvert la fente ombilicale. 


A. HORNUNG ET G. MERMOD 368 


Habitat: Steamer Point, Aden, Massaua, 10-30 m. Ile de 
Saldadin (Expédition du R. A. «Rapido» en 1878) 30 m. 

Hauteur: 1,30 mm., largeur 0,93 mm., hauteur de l’ouver- 
ture: 0,55 mm., hauteur du dernier tour: 0,86 mm. 

Observations: Le test, lorsque Ie mollusque est vivant, doit 
certainement étre brillant et transparent, mais lorsque l’animal 
a disparu et que la coquille a la ten- 
dance a se fossiliser il perd beaucoup 
de son éclat et devient mat. Il en est 
de méme pour la coloration, qui varie 
du violet pale au violet plus ou moins 
foncé et de quelques bandes brunes 
pàles, plus ou moins apparentes, dans 
la région de la suture, qui tendent à 
s'effacer complétement si la mort du 
mollusque date d’un certain nombre 
(années. Parmi les exemplaires re- 
cueillis dans les dragages d’Issel il 
n’en existe aucun dont la coloration 
soit bien caractérisée, ce qui explique 
pourquoi nous n’avons pas signalé cette 
particularité de coloration partielle et très variable dans la dia- 
gnose ci-dessus. 

Cingula Tiberiana Issel (Malac. Mar Rosso, Issel, 1869, 
p. 199), figurée par Savigny (Description de |’ Egypte. Coquilles, 
pl. 3, fig. 16) se rapproche de notre 0. Pallaryi, cependant son 
galbe est trop trapu, son ouverture beaucoup plus arrondie et son 
ombilic semble inexistant. 

Nous avons consulté sans succès les auteurs qui, sous le nom 
générique de Rissoa, ont cité des espèces des mers d'Europe 
appartenant au groupe de Sezia (Obtusella) dont le type est 
Rissoa obtusa Cantraine, savoir: 

Rissoa soluta Ph. Moll. Sicile, fig. 18. 

Rissoa soluta Ph. Forbes & Hanley, Brit. Moll., vol. III et IV. 

Rissoa subsoluta Sara. Tryon, vol. 9, pl. 66, fig. 62. 

Rissoa abyssicola Jetirs. Tryon, vol. 9, pl. 69, fig. 37. 

Et en ce qui concerne les espéces exotiques : 

Rissoa Sinapi Watson. Challenger, vol. 45, fig. 2, des iles 
Kerguelen. 


3. Setia Pallaryi. 


cm 
Li 3 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 369 


Après cet examen, nous avons acquis la conviction que si 
certaines de cés espéces se rapprochent de 0. Pallaryi, elles 
sen éloignent sous d’autres rapports. 

La seule figure qui a retenu plus particuliérement notre 
attention, est celle de la planche II, n° 18, de Vatlas de Savi- 
eny, figure qui offre, comme galbe et ornementation, une simili- 
tude quasi parfaite avec Vespéce 0. Pallaryi qui nous occupe. 


Nous disons quasi parfaite, car le seul point qui nuit 4 la certi- 


tude est la dimension indiquée sur la planche. Mais cette dimen- 
sion est-elle rigoureusement exacte? Il est évident qu'il y a cent 
ans on ne pratiquait pas de mesures micrometriques (absolument 
nécessaires pour de si petites espéces) et qu’on devait procéder 
par à peu près; de méme pour le galbe, on ne connaissait pas 
la reproduction si précise de l’original au moyen de la chambre 
claire. 

Si, d’une part, nous affirmons que les exemplaires de 0. Pal- 
laryi dragués par Issel dans neuf stations différentes et éloignées, 
sont tous de la méme dimension (1,30 mm.) et, d’autre part, 
sì nous nous mettons au bénéfice des réserves formulées ci-dessus 
au sujet de la maniére primitive dont les mensurations se fai- 
saient jadis, nous pouvons, sans risquer de nous tromper, certifier 
que 0. Pallaryi est la forme représentée par Savigny en 1826. 

Dans son «Explication des planches de Savigny» (Mém. 
Institut d’Egypte, 1926), M. Pallary n’a pas cru devoir baptiser 
la forme représentée par la figure n° 18 de la planche III parce 
que cette forme lui semblait appartenir a un mollusque terrestre. 

Ce doute une fois levé, nous nous faisons un plaisir de donner 
le nom d’Obtusella Pallaryi a cette coquille de la Mer Rouge, 
rendant ainsi hommage au naturaliste francais qui a pris à coeur de 
rendre aux travaux de Savigny toute leur valeur scientifique, en 
achevant, par sa louable ténacité, l’explication des figures du 
grand atlas, tàche d’autant plus ardue que Pallary n’avait pas 
sous eles yeux le matériel aujourd’hui introuvable de Savigny. 


Ceratia Watsoni n. sp. 


Test peu épais, fragile, blanc, transparent, galbe cylindroconique, 
taille petite. Protoconque lisse obtuse. Six tours de spire y cum- 
pris l’embryon, tours un peu convexes. Suture bien marquee. 


Ann, del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (20 Dicembre 1927). 24 


370 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


Ornementation composée de filets spiraux (7 sur l’avant-dernier 
tour) larges, un peu arrondis, décussés par des lignes d’accroisse- 
ment étroites, réguliéres, ne passant pas sur les 
filets spiraux. Dernier tour arrondi, avec une 
dépression sur la région ombilicale faisant res- 
sortir un cou dégagé. Les filets spiraux s’étendent 
jusqu’a la base. Ouverture semi-ovale. Columelle 
droite avec un bord columellaire relevé sur la 
région ombilicale et rejoignant le labre par un 
callus marqué mais fin. Le labre est laciné par 
les filets spiraux. 

Habitat: Massaua, 20 à 30 métres. 

Dimensions: hauteur 4 !/ mm., largeur 
1,70 mm. 

Observation: L’ornementation de C. Watsoni 
rappelle celle de C. macra Watson (« Challenger», 
vol. 15, pl. XLV, fig. 10) mais l’ouverture de 
cette dernière est absolument différente et ses dimensions plus 
réduites. 


4. Ceratia Watsoni. 


Ceratia proxima Alder. 


(Kuster. Conch. Cab. tab. 19, fig. 3; Forbes & Hanley. Brit. 
Moll. vol. II, p. 127, tab. 75, fig. 7-8). 

Observation: Selon les auteurs, cette espéce se trouve dans 
Océan Atlantique, la Mer du Nord et jusque dans la Méditer- 
ranée. Il nous semble un peu étrange qu'elle puisse se trouver 
simultanément dans les mers froides, tempérées et chaudes. Ce- 
pendant, il nous parait que, tout dans les individus de la Mer 
Rouge, concorde avec la description et la mensuration donnée par 
les auteurs pour la C. proxima Alder. 

Nous notons également une analogie entre la C. proxima 
de la Mer Rouge et la C. macra Watson (« Challenger», vol. 13, 
pl. XLV, fig. 10). 

Habitat: Assab et ile Saldadin. : 


Eenella pupoides A. Adams. 


Tryon, vol. 9, p. 394, pl. 60, fig. 76. 

Cossmann (Ess. paleoconch.) vol. XII, pl. A, fig. 25. 
Adams (Jour. de Conch., 1868, pl. 4, fig. 5). 
Habitat: Massaua, 10-15 m. et 30 m. 


MOLLUSQUES DE LA MER ROUGE 371 


Observation: Tout nous porte a croire que cette espéce vit 
dans la Mer Rouge. Les exemplaires recueillis par Issel dans 
différentes stations, correspondent a la 
diagnose d’Adams en ce qui concerne 
particuliérement le galbe, |’ ornementation 
et les détails de la coloration, cependant, 
nous faisons des réserves au sujet de la 
dimension du type d’Adams (Mer du Japon) 
dimension qui est supérieure a celle des 
exemplaires de la Mer Rouge, lesquels ont 
une hauteur moyenne de 2,63 mm. 

Parmi les espéces qui se rapprochent 
beaucoup de F. pupotdes, nous citerons 
Ei virgata Ph. (Tryon, vol. 9, pl. 60, 
fig. 79) et F. natalensis Smith, toutes 
deux, toutefois, plus grandes (5 a 6 mm.) 
que les individus de la Mer Rouge, mais 
avec un nombre de tours supérieur au 
type d’Adams. 


Onoba elongata n. sp. 


Test solide. Galbe turriculé cylindrique. 
Protoconque lisse, obtuse. Sept tours (y 
compris l’embryon) un peu convexes. Su- 
ture marquée. Surface ornée de filets spiraux (12 environ a 
l’avant-dernier tour) serrés, peu accentués, se prolongeant jusque 
sur le cou, et de lignes d’accroissement peu sensibles (22 environ 
au dernier tour). 

Ouverture ovoido-pyriforme, un peu oblique. Labre continu, 
bordé extérieurement par une forte varice sur laquelle les filets 
spiraux se prolongent. Columelle excavée. 

Hauteur; 3,87 mm., largeur: 1,39 mm., hauteur de l’ouver- 
ture: 1,39 mm. 

Habitat: Massaua, 30 m. de profondeur. 


5. Onoba elongata. 


Iravadia (Actaeonema ?) angulifera de Folin. 


(De Folin, Fonds de. la Mer, pl. 20, fig. 6. — Tryon, 1'° série, 
vol. 9, p. 343, pl. 70, fig. 62). 


379 A. HORNUNG ET G. MERMOD 


Observations: La striation spirale signalée par de Folin n’est 
perceptible que sur de rares exemplaires de la Mer Rouge, par 
contre tous ces derniers sont pourvus de lignes d’ accroissement 
Hexueuses bien visibles. En ce qui concerne les bandes brunes 
figurées par de Folin, elles sont a peine visibles, trés étroites et 
toujours placées sur la caréne, sur les nombreux exemplaires de 
Massaua. 

Autre constatation, nos exemplaires adultes ne dépassent pas 
2,01 mm. de hauteur. Ils sont par conséquent plus petits pour 
le méme nombre de tours que ceux provenant de Panama. 

Habitat: Massaua, 20 à 30 m. et 30 m. 


ti 


NEUE TENEBRIONIDEN (COL.) AUS DER CYRENAICA, HI (1) 
von ADRIAN SCHUSTER, WiEN 


Herr Geo C. Kruger, Entomologe des R. Ufficio Agrario in 
Bengasi sandte mir eine gréssere Anzahl von ihm in verschie- 
denen Gebieten der Cyrenaica gesammelter Tenebrioniden. Die 
Sendung enthielt ausser Arten, die im Mediterrangebiet weit 
verbreitet sind, wie Erodius zophosoides All. und Emondi Sol., 
Zophosis a. Maillei Sol., Mesostena angustata F., Pachychile 
Frioli Sol. u. a., solche Arten, die nur noch in Egypten vor- 
kommen, wie Tentyrina Bòhmi Rtt. (Agedabia), Tentyria 
punctatostriata Sol. (Porto Bardia), Akis re/lexa F. (Giarabub), 
Pimelia comata Klg. (Tobruk) und canescens Klg. (Agedabia) 
und Cataphronetis apicilaevis Mars. (Giarabub, Ain Mara und 
Porto Bardia); ferner Arten, die in Syrien, Palistina und in 
Egypten gefunden wurden, wie Oxycara pygmaeum Rche., 
Adesmia monilis Klg. und Scaurus puncticollis Sol. (der 
auch auf Cypern vorkommt). 

Von endemischen Arten, die bereits bekannt sind, waren 
enthalten: Erodius cyrenaicus m. und Festae m. (beide von 
Agedabia), Psammoica laticollis m. (Porto Bardia), Akîs 
Bernhaueri m. (Porto Bardia), Pachylodera brevicornis Qued. 
(Tobruk), Doderoella cyrenaica m. (Tobruk), Pimelia cyre- 
naica m. (Ain Mara) und Letourneuxi Sén. (Agedabia), Blaps 
Doderoî m. (Ain Mara), sulcifera Seidl. (Bengasi und Porto 
Bardia) und Ruhmeri Seidl. (Agedabia, das zweite bekannte 
Stuck, ebenfalls 9). 

Neu waren: 1 Erodius von Agedabia und Tobruk, 1 Zophosis 
von Tobruk, 2 Rassen der Adesmia monilis von Bengasi, bez. 
von Agedabia, 1 Rasse der Akis reflewa von Giarabub und 
1 Pimelia von Ain Mara. 


(1) Confr. I: Bollettino della Società Entomologica Italiana 1925, p. 25. — II: 1. c. 
1926, p. 130. 


374. A. SCHUSTER 


Ich danke Herrn Kriiger fiir die freundliche Uberlassung von 
in Mehrzahl vorhandenen Arten verbindlichst. 

Nachfolgend die Beschreibung der oberwahnten, neuen Arten 
bez. Subspecies. 


Erodius (Dirosis) Krigeri n. sp. 


Glanzend, in der Gròsse und im Habitus mit dem zunachst 
verwandten Er. impressicollis Vaul. ubereinstimmend. Kopf 
stark und ziemlich dicht, auf dem Scheitel etwas weitlaufiger 
gekérnt, die Kérner einzeln stehend, nicht zusammenfliessend. 
Halsschild quer, die grésste Breite an der Basis, von dieser zur 
Spitze ziemlich stark konisch verengt, schwach gerundet; die 
Vorderseite in der Mitte gerade, mit stark und spitzig vorsprin- 
genden Vorderwinkeln; die Basis stark doppelbuchtig, mit ziemlich 
stark nach hinten gezogenen spitzigen Hinterwinkeln, beiderseits 
an der Basis mit tiefem Quereindruck; die ganze Oberseite mehr 
minder stark runzelig punktiert, beiderseits mit einem kleinen 
Spiegelfleck. Bei den Stucken von Tobruk ist die Punktierung 
schwacher und weitliufiger. Prosternum mit Querrunzeln, beim 
co mit kleinem Bartchen. Fligeldecken kurz eif6rmig, an den 
Seiten schwach gerundet, mit starker Humeralrippe und 2 starken 
Dorsalrippen. Die Abstinde zwischen Naht, Dorsalrippen und 
Humeralrippe ziemlich gleich gross; die innere Dorsalrippe stark 
erhaben, kielformig, von der Basis bis zur Mitte reichend; die 
aussere Dorsalrippe etwas schwacher, ebenfalls kielfirmig und 
von der Basis etwas weiter zur Spitze reichend. Die Zwischen- 
raume fein und dicht, auch an der Naht bis zur Basis gekéòrnelt, 
an der Spitze dichter als auf der Scheibe. Die Seitenrandlinie vor 
der Spitze mehr minder stark nach aussen geschwungen. Vor- 
derschienen ziemlich lang, dinn, in der Einbuchtung zwischen 
den 2 Aussenzihnen ebenso breit wie zwischen dem ersten Aus- 
senzahn und der Basis. A bdomen mit der gewohnlichen Geschlechts- 
auszeichnung. 

Long. 8-11 mm. 

Cyrenaica: Agedabia und Tobruk. 

Von dem verwandten E». impressicollis Vaul. durch die 
dichte, runzelige Punktierung des Halsschildes, die kielformigen 


SPA 
a 


NEUE TENEBRIONIDEN DAD 


Rippen und die dichte AIN der Fligeldecken - Zwischen- 
raume verschieden, 


Zophosis cyrenaiea n. sp. 


Lang oval, schwach gewolbt, kupferfàrbig, stark glinzend. 


_Fuhler dunn und lang, die Basis des Halsschildes erreichend. 


Kopf und Halsschild sehr dicht, fein punktiert. Halsschild von 
der Basis nach vorn stark verengt, mit schwach gerundeten 
Seiten, schwach vorspringenden Vorderwinkeln und stàrker, lap- 
penformig, nach hinten gezogenen spitzigen Hinterwinkeln. Fli- 
geldecken an den Seiten parallel, im letzten Funftel zur Spitze 
schwach gerundet verengt, vor der Spitze mit ziemlich starker 
Einbuchtung; auf der Scheibe platt gedruckt, lings der Naht 
beiderseitig mit einer mehr minder tiefen Lingsfurche, die nicht 
bis zur Basis reicht und im letzten Drittel verschwindet; die Naht 
schwach erhaben, neben der Langsfurche ein undeutlicher Wulst; 
dicht und stark punktiert, an den Seiten, gegen die Basis, ge- 
kornelt, ohne Schragkritzeln; langs des Seitenrandes mit deut- 
lichem, starkem Langswulst. Epipleuren mit zahlreichen, erha- 
benen Lingskritzeln. Prosternalfortsatz fast glatt, mit wenigen 
erloschenen Punkten, seitlich gerandet, weit uber die Vorder- 
huften lanzettférmig vorragend. Mittelbrust an der Basis gefurcht, 
glatt. Abdomen zerstreut, ziemlich grob punktiert, die letzten 
2 Sternite fast glatt. 

Long. 8-11 mm. 

Cyrenaica: Tobruk. 

Von der nahe verwandten Z. oblonga Sol., durch die sehr 
dichte, starke Punktierung der Flugeldecken verschieden. 


Adesmia monilis reducta n. ssp. 


und pluriseriata n. ssp. 


Die Adesmia monilis Klg. kommt in Egypten, nach meiner 
Kenntnis, nur in Stùcken vor, deren Flugeldecken-Rippen eine 
ganz regelmàssige Reihe von Tuberkeln aufweisen, die mitunter, 
gegen die Basis, die Tendenz zeigen, zu einer geglatteten Rippe 
zusammenzufliessen. 


376 A. SCHUSTER 


In der Cyrenaica kommen nun 3 Formen vor: Im Gebiet von 
Tobruk die typische mondlis; in Bengasi dagegen und in Agedabia 
treten 2 ganz extreme Formen auf, die 2 sehr auffallende Lokal- 
rassen bilden. 

Bei der einen Form von Bengasi verschwinden mehr oder 
weniger Rippen-Tuberkeln u. zw. ganz unregelmissig. So sah ich 
ein Stuck, bei dem auf der linken Fligeldecke nur die aussere 
Dorsalrippe, beiliufig in der Mitte, zwei Tuberkeln, und die 
rechte Flugeldecke auf der ausseren Dorsalrippe 2 Tuberkeln im 
vorderen und 2 im hinteren Teil der Fliigeldecke aufweist; alle 
ubrigen Tuberkeln fehlen. Bei einem anderen Stick ist iberhaupt 
nur auf der linken Fligeldecke eine einzige Tuberkel vorhanden. 
Diese Stucke machen einen ganz fremdartigen Eindruck, der 
noch verstarkt wurde, wenn gar keine Tuberkel vorhanden wire. 
Ich bin uberzeugt, dass auch solche Sticke vorkommen. Ich nenne 
diese Rasse reducta. 

Die andere Form, von Agedabia, weist das andere Extrem 
auf. Wahrend die typische monilis auf den Zwischenriumen der 
Flùgeldecken-Rippen nur ganz kleine Kérner besitzt, zeigen 5 von 
dort stammende Stiicke auf den Zwischenriumen Tuberkeln, die 
nur wenig kleiner sind als die der Rippen, so dass 4 Tuberkel- 
reihen entstehen. Die Rippen-Tuberkeln sind erhabener und 
dichter, die der Zwischenràume niedriger und weitliutiger. Auch 
zwischen der Naht und der inneren Dorsalrippe befinden sich 
einzelne ziemlich grosse Tuberkeln. Von Agedabia sah ich nur 
diese Lokalrasse, die ich pluriseriata nenne. 

Die Stucke der reducta sind bedeutend grésser, die der plu- 
riseriata hingegen gleich gross oder nur wenig gròsser als die 
typische monilis. 


Alkis reflexa eyrenaica n. ssp. 


Bei der egyptischen Akis re/lexa F. befinden sich die Kérner 
der ersten, inneren Kornerreihe der Fligeldecken entweder auf 
einer ausserst schwach ausgeprigten oder auf einer zwar deut- 
lichen, aber doch nur schwachen Lingserhabenheit. Bei den 
Cyrenaica-Stucken ist ein verhiltnismissig stark erhabener Langs- 
kiel vorhanden, auf dem sich die, haùfig in die Lange gezogenen 
Korner befinden. Durch diesen erhabenen Langskiel erscheinen 


NEUE TENEBRIONIDEN 377 


die Zwischenriume mehr minder stark konkav. Im ubrigen mit 
der typischen vreflexa iùbereinstimmend. 

Es liegen mir nur Sticke von Giarabub vor. 

Ich nenne diese Rasse der re/lexa cyrenaica. 


Pimelia Rruùgeri n. sp. 


Ziemlich stark glinzend, im Habitus der orientalis Sén. und 
noch mehr der mit ihr zunachst verwandten bengasiana m. 
ibnlich. Kopf sehr weitlaufig fein punktiert, Kopfschild, besonders 
an den Seiten, gerunzelt. Fuhler ziemlich dick, die Basis des 
Halsschildes nicht erreichend, das vierte und funfte Glied langer 
als breit, das sechste bis neunte schwach verkehrt trapezisch, 
das zehnte quer, das Endglied kurz, zugespitzt. Halsschild quer, 
an den Seiten vollstindig gerandet, ziemlich stark gerundet, die 
grésste Breite vor der Mitte, nach vorne mehr verengt als nach 
hinten, nach vorne gerundet, zur Basis gerade verengt oder 
schwach ausgeschweift; Vorderseite in der Mitte schwach ausge- 
buchtet, mit ziemlich spitzigen Vorderwinkeln; Hinterseite gerade, 
mit schwach stumpfwinkeligen, mitunter fast rechtwinkeligen 
Hinterwinkeln. Scheibe glatt, mit sehr zerstreuten feinen Punkten, 
an den Seiten mit wenigen, ziemlich grossen flachen Tuberkeln. 
Prosternalfortsatz nicht tuber die Vorderhiiften vorragend, in der 
Mitte leicht gefurcht, mit senkrechtem Absturz. Mittelbrust einfach 
herabgewolbt. Fliigeldecken kurz eiférmig, bauchig, an den Seiten 
ziemlich stark gerundet, gewélbt, ohne Schultern, mit 3 Dorsal- 
rippen. Die erste, innerste Rippe ziemlich stark erhaben und aus 
grossen, in die Linge gezogenen Tuberkeln gebildet, die gegen die 
Basis gewohnlich zu einem geglitteten Kiel zusammenfliessen und 
ein kurzes Stiick vor der Spitze aufhòren. Die zweite, etwas schwia- 
chere Rippe ebenfalls aus grossen Tuberkeln gebildet, mitunter 
gegen die Basis, ein kurzes Stick kielformig, mitunter mit 
grossen Abstinden. Die zweite Rippe endet noch fruher als die 
erste. Die dritte Rippe ebenso lang wie die erste, aus grossen, 
gegen die Spitze etwas kleiner werdenden Tuberkeln gebildet. 

Marginalrippe mit ziemlich dicht stehenden warzenférmigen Tu- 
berkeln, die gegen die Spitze weitlaufiger stehen und kleiner 
werden. Die Zwischenràume mit einer unregelmassigen Reihe von 
ziemlich grossen Tuberkeln, die aber kleiner sind als die der 


378 A. SCHUSTER 


Rippen; dazwischen, unregelmissig verstreut, einzelne kleinere 
Korner. Die falschen Epipleuren mit einzelnen kleinen Kérnern. 
Abdomen dicht gekòrnt, das vorletzte und das Analsternit an 
der Basis glatt. Beine dick, die 4 hinteren Schienen auf der 
Unterkante weit ùber die Mitte tief gefurcht, die abgeflachte 
Hinterseite nicht tomentiert, tief gefurcht. Die 4 hinteren Tarsen 
seitlich nicht verflacht, ringsum kurz beborstet. 

Long. 17-23 mm. Lat. 12-19 mm. 

Cyrenaica: Ain-Mara und Derna. 

Die Art unterscheidet sich von der P. bengasiana m. durch 
starker gewolbte, bauchigere Fliigeldecken, das anders gebildete 


Prosternum und die ganz verschiedene Skulptur der Fligeldecken. | 


Bei P. bengasiana sind die Rippen-Tuberkeln viel kleiner, 
niedriger, weitliufiger gestellt als bei Kviigeri, die erste Rippe 
ist an der Basis nie gekielt, die Zwischenràume sind bei ersterer 
dicht mit Kérnern verschiedener Grésse ausgefillt, bei Kriigeri 
ist in den Zwischenriumen nur eine Reihe ziemlich grosser 
Tuberkeln vorhanden und die kleinen Kéòrner treten ganz 
vereinzelt auf. 

Es liegen mir 5 von Herrn Kruger gesammelte Stiicke von 
Ain Mara vor und 1 Stiick von Derna, das ich seinerzeit von 
Herrn Agostino Dodero (Genova) erhielt und urspringlich fiir 
bengasiana hielt. 

Ich benenne die Art zu Ehren des Herrn Geo C. Kruger, der 
eine ausserst erfolgreiche Sammeltàtigkeit in der Cyrenaica entfaltet. 


ss si er 


RISULTATI ZOOLOGICI DELLA MISSIONE INVIATA DALLA R. SocIETÀ 
GEOGRAFICA ITALIANA PER L'ESPLORAZIONE DELL’OASI DI GIARABUB 


dy 
2. 


3. 


(1926-1927) 


FORMICIDAE (HYMENOPTERA) 
PER C. MENOZZI 


MYRMICINAE 


Messor arenarius F.— Alcune operaie raccolte a Porto Bardia. 
Messor semirufus ssp. grandinidus Sants. — Operaie ed 
una femmina a Porto Bardia. 
Cardiocondyla nuda var. mauritanica For. -- Una operaia 
ed una femmina di Giarabub. 


4. Crematogaster inermis ssp., antaris var. nigripes Em. — 


5. 


11. 


Poche operaie di Giarabub. 
Monomorium salomonis var. obscurata Stitz. — Moltissime 
operaie con alcune femmine di Giarabub. 


. Tetramorium punicum var. cyrenaica Em. — Una femmina 


ed alcune operaie di Porto Bardia. 


. Triglyphothrix striatidens Em. — Tre operaie di Giarabub. 


Specie sicuramente importata. 


DOLICHODERINAE 


. Tapinoma Simrothi Krausse. — Due operaie, una femmina 


e un maschio di Porto Bardia. 


FORMICINAE 


. Plagiolepis barbara Sants. — Numerose operaie di Giarabub. 
. Acantholepis Frauenfeldi var. variabilis Sants. — Operaie 


in numero di Giarabub. 
Acantholepis Frauenfeldi var. nigrescens Karav. — Una 


17. 


18. 


19: 


380 C. MENOZZI 


femmina dealata e numerosissime operaie raccolte a Porto 
Bardia e fra questa località e Giarabub. 

La femmina di questa varietà, che non mi risulta sia 
stata ancora descritta, ha la colorazione eguale a quella 
dell’ operaia. Il gastro ha una fitta pubescenza dorata che dà 
un aspetto sericeo a questa parte del corpo. La squama del 
pedicolo ha il margine dorsale profondamente ma strettamente 
scavato e bispinoso. 

Lunghezza mm. 5,3. 


. Prenolepis (Nylanderia) Jaegerskjoeldi Mayr. — Parecchie 


operaie e una femmina di Giarabub. E’ specie descritta 
dall’ Egitto da dove il Mayr ebbe gli esemplari che servirono 
alla descrizione di questa Formica; dopo fu raccolta in Siria 
e a Cipro. 


. Prenolepis (Nylanderia) vividula Nyl. — Due sole operaie 


di Giarabub. 


. Camponotus (Tanaemyrmex) maculatus ssp. aegyptiacus 


Em. — Operaie in numero di Porto Bardia e Giarabub. 


. Camponotus (Tanaemyrmex) compressus ssp. thoracica 


var. oasium For. — Numerose operaie, femmine e maschi 
raccolti fra Porto Bardia e Giarabub ed a Hatiet el Hafan. 


. Cataglyphis bicolor F. — Una operaia raccolta a Ras- 


el-Mellah. 

Cataglyphis bicolor var. nigra E. André. — Parecchie 
operaie ed un maschio di Porto Bardia. Questo maschio diffe- 
risce dal tipo per i medesimi caratteri che distinguono l’ ope- 
raia di questa varietà da quella tipica. 

Cataglyphis albicans var. opaca Sants. — Diverse operaie 
di Porto Bardia. 

Cataglyphis albicans ssp. livida var. aurata Karav. — 
Numerose operaie e due femmine di Giarabub. 

La femmina (dealata) di questa varietà, che non è ancora 
descritta, ha il colore dell’ operaia senza alcun riflesso metal- 
lico, il quale del resto è assai difficile da vedere anche 
nell’ operaia, col margine masticatorio delle mandibole bruno 
e le inserzioni delle ali nere. La scultura è in generale più 
marcata, sopratutto nel capo, nel gastro è sufficientemente 
visibile una finissima striatura trasversale che con eguale 
ingrandimento non è percettibile nell’ operaia. Peli diritti 


9 


fr] 


ESPLORAZIONE DELL OASI® DI GIARABUB 381 


alquanto più numerosi. Il capo è conformato come quello 
dell’ operaia ed è nettamente più breve e più stretto che non 
quello della femmina di. a/dicans tipico. Il pedicolo ha un 
nodo piuttosto squamiforme mentre nell’operaia è decisamente 
nodiforme, alquanto convesso nella faccia anteriore, mentre 
quella posteriore è piana, superiormente è molto più sottile 
della base, col margine però ottuso. 

20. Cataglyphis bombycinus Rog. — Numerose operaie di 
Giarabub. 


Il Mayr (*) e l’ Emery (?) hanno annoverato nei loro elenchi 
40 formiche, tra specie, sottospecie e varieta per la Cirenaica. Nel 
materiale sopra elencato, e raccolto dal Sig. C. Confalonieri, 
6 specie e cioè: Triglyphothria striatidens Em., Tapinoma 
Simrothi Krausse, Prenolepis vividula Nyl., P. Jaegerskjoeldi 
Mayr, Cataglyphis albicans var. opaca Sants., e C. albicans 
lividus var. aurata Karay. non risultano citate dai suddetti 
autori, per cui il numero delle specie sinora note per la Cire- 
naica viene portato a 46. 

In complesso si può dire che la fauna mirmecologica della 
Cirenaica è povera di formiche; di elementi propri non conta per 
ora che 4 varietà di scarso interesse, mentre vi si notano 5 for- 
miche sicuramente importate e le altre, fatto eccezione per due 
o tre forme orientali, sono rappresentate quasi tutte nella Tripo- 
litania e Tunisia, a cui questa fauna è strettamente affine. 


de , I 
R * 


Queste pagine erano già composte quando ho ricevuto alcune 
formiche raccolte nel Golfo di Bomba (Cirenaica) dal mio caris- 
simo amico E. Gandini, geometra operatore, addetto all’ Istituto 
Idrografico e imbarcato sulla R. Nave «Ammiraglio Magnaghi » 
inviata in missione colà per eseguire lavori idrografici. 

Nelle specie che l’amico Gandini ha raccolto nella detta loca- 
lità ve ne sono due che mi risultano nuove per la Cirenaica, per 


(1) G. Mayr. — Ameisen aus Tripoli und Barca. Zoolog. Jahrbuch. 62 Bd. 1908. 
(2) G. Emery. — Formiche della Cirenaica raccolte dal Dott. E. Festa e dal 
Prof. F. Silvestri. Boll. della Soc. entom. Ital., Anno LVI, 1924. 


389 » È. MENOZZI 


cui, venendosi a modificare il totale delle formiche sinora note 
per tale regione, cioé 48 anzichè 46, mi è sembrato utile aggiun- 
gere come supplemento l’elenco delle specie che egli ha raccolto, 
fra le quali è da rimarcarsi il Tetramorium ferox var. sar- 
kisstani For. descritto dell’ Asia minore, perchè di forme a scultura 
forte di questo Telramorium non ne erano state ancora segna- 
late per il Nord Africa. 

Ed ecco il breve elenco delle specie, che per maggiore preci- 
sione dirò che sono state tutte raccolte nel tratto nord del Golfo 
di Bomba e specialmente nella punta denominata Ras-El-Tin 
(Chersoneso) : 


1. Messor arenarius F. — 8 8. 
2. »  aegypliacus v. fossulatus Sants. — Numerose 9 9; 
forma nuova per la Cirenaica. 

3. »  semirufus var. grandinidus Sants. — 9 9. 

h. Tetramorium punicum v. cyrenaica Em. — 3 8. 

5: » ferox var. sarkissiani For. — Parecchie 8 0 ; 
forma nuova per la Cirenaica. 

6. Acantholepis Frauenfeldi var. nigrescens Karav. — 9 9 
in numero. 


7. Cataglyphis bicolor v. nigra E. André. — Due 9 $. 


Chiavari, Novembre 1927 - Anno VI. 


si 
2 SAT 


IL FORMICOMUS CANALICULATUS Lar. 


E SPECIE AFFINI D'AFRICA 


G. B. KREKICH - STRASSOLDO (GRAZ) 


Devo alla cortesia dell’ Ill.®° Signor Prof. G. Paoli, Direttore del 
R. Osservatorio di Fitopatologia a Chiavari, di aver potuto studiare 
alcuni Formicomus, da lui raccolti nella Somalia Italiana 
meridionale, affini al F. canaliculatus Laf. e caratterizzati 
per il solco longitudinale nel mezzo del corsaletio. 

Il F. canaliculatus Laf. (Monogr. p. 90) di Sicilia è probabil- 
mente un relitto africano, specializzatosi, e, a quanto sembra in 
decadenza e forse destinato a scomparire; pare realmente raro, chè 
pochi esemplari si trovano nelle collezioni, la maggior parte rac- 
colti dal Rottenberg. L'autore ha osservato che il o ha i 
femori anteriori semplici; questo errore è già stato rettificato dal 
Baudi (Eteromeri, Torino 1877, p. 101). Realmente il g ha i 
femori anteriori muniti di un tenue dente e le tibie anteriori sono 
angolose o dentate alquanto dopo la loro metà nel lato interno. 

Formicomus affini al canaliculatus sono diffusi in tutta 
l'Africa (ad eccezione a quanto pare dell’Africa occidentale) nonchè 
nell'Asia (p. e. F. praetor Laf. Indie, Isole Filippine, F. consul 
Laf. Indie e Sumatra, ed altri). 

Mentre il pene — tridentato — del . canaliculatus (Fig. 1, C) 
e quello dei suoi confratelli africani differenziano di poco, bene 
spiccate sono invece le varietà di forma, che si riscontrano, 
come si vedrà, negli ultimi sterniti maschili delle specie affini 
africane. 


Formicomus lacustris, n. sp. 
(Fig. 1, Ge H). 


Di statura maggiore del F. canaliculatus; nero-piceo con 
riflessi metallici sulle elitre; il capo più allungato, le antenne 
più chiare cogli ultimi articoli leggermente abbrunati; il solco 


384 © KREKICH-STRASSOLDO 


longitudinale sul corsaletto meno profondo; le elitre assai più 
allungate e parallele; i piedi più robusti; tutte le tibie ed i tarsi 
di un giallo livido. I femori anteriori del 9° muniti nella parte 
interna di un dente corto ma appuntito; le tibie anteriori del of 
dentate dopo la loro metà nel lato interno. Lungh. 3-3,2 mm. 

Somalia brit. Lago Bass Narok, (nome indigeno del Lago 
Rodolfo) raccolti dal Cap. Bottego nel Settembre 1896. 

Tipi nel Museo Civico di Genova e nella mia collezione. 


Formicomus Paolii n. sp. 
(Fig. 1, E e F). 


Di statura eguale e forse un po’ minore del N. canaliculatus. 
Un po’ meno lucente in seguito a punteggiatura più forte e piu 
spessa. Le antenne più snelle, gli articoli 6 a 11 circa di eguale 
lunghezza; gli articoli 1 a 4 di un giallo chiaro. Il protorace 
più largo del capo. I piedi più snelli. I caratteri sessuali somi- 
glianti a quelli del F. canaliculatus, però il dente al lato 
interno dei femori anteriori del ¢ più evidente e più appuntito. 
Lungh. 2,6 mm. 

Somalia Italiana. Villaggio Duca degli Abruzzi, raccolti dal 
prof. Paoli nel Settembre 1926. 


Formicomus suleicollis Pic. 
(Fig. 2, A.e B). 


(Stett. Ent. Ztg. 1907, p. 340). 

Più grande delle specie antecedenti (4 mm.), dalle quali 
differisce esteriormente per il corsaletto rosso. Il tipo è descritto 
da Tanga nell’Africa orientale. — La varietà mombasanus Pic 
(Voyage Alluaud et Jeannel p. 174) ha le elitre con riflesso 
metallico, il corsaletto è abbrunito. 

Patria: Mombasa e Sumburu nell'Africa orientale inglese. 


Formicomus tropicalis n. sp. 
(Fig. 2, Ce D). 


L'aspetto esteriore simile al I’. sulcicollis, avendo egualmente 
il protorace rosso; le elitre nere, con riflesso metallico. Il corsa- 
letto è molto più largo del capo. Le antenne robuste cogli articoli 
da 4 a 11 abbrunati; l’ ultimo articolo più lungo del decimo, 


ew Len, 


FORMICOMUS AFRICANI 385 


appuntito. Femori molto ingrossati. Il 6 non ha dente nella 
parte interna dei femori anteriori, questi sono soltanto legger- 
mente ingrossati a punta nella loro parte prossima alla radice; 
le tibie anteriori del 7° leggermente dentate dopo la loro meta 
nel lato interno. Lungh. 4 mm. 

Centro dell’ Africa meridionale: fiume Kafue, affluente del 


Sambesi (gennaio). Tipo unico nella mia collezione. 


Formicomus suleifer Pic. 


(Le Natur. 1894, p. 93). 

Questo F. è descritto quale varietà del F. canaliculatus, su 
una 9 catturata a Rikatla nella Baia di Delagoa (Africa orientale 
portoghese). Ho avuto sott’ occhio anch'io soltanto una 9 da 
quella regione. La ritengo più affine al . swlcicollis Pic che 
non al F. canaliculatus Lat. 

Lungh. 3.5 mm. 

Le seguenti due specie hanno le elitre molto ovali, senza 
omeri pronunciati, colle ali mozzate e pertanto non atte al volo. 


Formicomus Bergrothi Fairm. 


(Annal. Soc. Belge 1897, p. 115). 

Di statura e di aspetto molto somigliante al F. canaliculatus. 
Pubescenza più fina e meno bianca. I primi 6 articoli delle antenne, 
le radici dei femori e le tibie giallognole. Non possiedo che una 9. 

Lungh. 2-5 mm. 

Madagascar: Nossi - Be. 


Formicomus discretus n. sp. 
(Hig. 2, He E). 


Lucido, di colore uniforme bruno oscuro, leggermente bronzato 
sulle elitre; punteggiato e pubescente come il N. canaliculatus 
col corsaletto più lungo ed anteriormente più largo del capo, col 
solco longitudinale bene impresso; pressochè identici i caratteri 
sessuali del g°. Lungh. 2,6 mm. 

Sudan: Tonga (Aprile). 

Tipo unico nella mia collezione. 


Ann, del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (19 Gennaio 1928). 25 


386 KREKICH-STRASSOLDO 


Fig. 1. — A, Formicomus canaliculatus, ultimi sterniti 
protensibili; B, id. ultimo sternite visibile; C, id. pene. D, For- 
micomus Paolii, ultimi sterniti protensibili; £, id. ultimo sternite 
visibile; #, id. pene. G, Formicomus lacustris, ultimi sterniti 
protensibili; H, id. ultimo sternite visibile. 


Fig. 2. — A, Formicomus sulcicollis, var. mombasanus, 
ultimi sterniti protensibili; B, id. ultimo sternite visibile; C, For- 
micomus tropicalis, ultimi sterniti protensibili; D, id. ultimo 
sternite visibile; £, Formicomus discretus, ultimi sterniti pro- 
tensibili; , id. ultimo sternite visibile. 


RIsuLTATI ZOOLOGICI DELLA MIssIoNE INVIATA DALLA R. Società 
GEOGRAFICA ITALIANA PER L'ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 
(1926-1927) 


UCCELLI 
pel Dott. EDGARDO MOLTONI 


Gli uccelli qui elencati furono raccolti nell’ Oasi di Giarabub 
e dintorni dal Sig. Carlo Confalonieri, Preparatore del Museo 
Civico di Storia Naturale di Genova, e fanno parte delle collezioni 
del suddetto Museo. Vi sono anche compresi 17 esemplari raccolti 
dal Dott. Ardito Desio nella stessa oasi nel 1926. 

Il numero complessivo è di 155 esemplari appartenenti a 53 
specie, inclusi alcuni frammenti di uova di struzzo. 

Data la povertà, in fatto d’ uccelli, riscontrata nella regione, 
questa piccola raccolta apporta un buon contributo alla conoscenza 
ornitologica della Cirenaica, tanto più che non mi risulta esistano 
altri studi ornitologici sull’ Oasi di Giarabub (’). 

In questo elenco viene proposto un nome nuovo per un 
frammento di uovo di uno struzzo fossile del genere Psammornis 
(Psammornis lybicus), e vengono annoverate per la prima volta 
in Cirenaica le seguenti specie: Corvus corax ruficollis, Lesson ;. 
Erythrospiza githaginea githaginea (Licht.); Fringilla coelebs 
coelebs, L.; Sylvia atricapilla atricapilla (L.); Jyna tor- 
quilla mauritanica, Rothsch.; Oenanthe deserti atrogularis 
(Blyth); Oenanthe lugens halophila (Trist.); Oenanthe leuco- 
pyga leucopyga (Brehm); Oenanthe isabellina (Cretzschm.); 
Porzana pusilla intermedia (Herm.). 

Volendo fare un raffronto tra l’ornitologia dell’ Oasi di Giarabub 


. (1) Per le Oasi egiziane si consulti il recente lavoro del sig. R. E. Moreau in 
Ibis, 1927, pp. 240-245 « Some Notes from the Egyptian Oases ». 


388 E. MOLTONI 


e dintorni, e quella delle altre localita cirenaiche ornitologicamente 
esplorate, risulta che essa, come era da attendersi data la posi- 
zione geografica, ha molto più affinità colla fauna egiziana che 
quest’ ultime. 

Le indicazioni sul nutrimento, sulla colorazione delle parti 
nude e sulla etologia delle specie ricordate le dobbiamo alla 
solerzia del raccoglitore sig. C. Confalonieri. 

Mi è grato ringraziare pubblicamente il chiarissimo Prof. 
Raffaello Gestro, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale 
di Genova, per avermi affidato in istudio gli uccelli raccolti dalla 
Missione Zoologica. 


1. Corvus corax ruficollis, Lesson 
(Corvus umbrinus, Sund. auct.) 


a) 2 Oasi di Giarabub, 26-XI1-1926, ala mm. 383; lungh. del beccomm. 62; alt. del beccomm. 21 
b)Q » nen 29 1927/00 a 976000 » » 60>" ZI 
CS » » D=iH=1927 nia =3955 > » ERRO e) 
d)d » » 6=M-1927,»/ (0388; >) PAOD ay 2) 


Iride e becco neri; l’ esemplare d presenta però |’ apice de 
becco chiaro; nel ventriglio degli individui d, c, d, furono rinve- 
nuti frammenti di datteri. 

Questa forma di Corvus corax è specie nuova per la Cirenaica 
ed a giudicare dagli individui catturati deve essere piuttosto 
frequente nell’ Oasi; essa si rinviene anche a Siua ed in altre 
Oasi Egiziane. 


2. Erythrospiza githaginea githaginea (Licht.) 


a) & Oasi di Giarabub, 29-1 -1927, ala mm. 86; iride cenere scura; becco e piedi rosso-arancio, 
b)d » » 1-11-1927, » 86; » » » » 

c)c' Ridotta Mussolini, 8-1-1927, » 86; » » » » 

ag » » FOO 88; hae » becco scarlatto, piedi rossastri 
e) FT Oasi di Giarabub, 21-11-1927, dall’ alcool; ala mm. 86. 

HQ» » 29-|-1927, ala mm. 83; iride cenere scura; beccoe piedi tendenti al giallo 


9) Q » » 1-11-1927, » 80; » » » giallo-arancio 
h)Q » » 1-1-1927, » 85: » » » rosso-giallastro 
1) Q >» me STIEIOD 7 BOF) op » » » » 

2) Q Ridotta Mussolini, 20-11-1927, » 84; » » » » » 


Nutrimento: semi. 


Mr.) 
È ii 
po 


ESPLORAZIONE DELL’OASI DI GIARABUB 389 


Il Trombettiere di Giarabub è da me considerato per la 
lunghezza dell’ ala, come appartenente alla sottospecie tipica 
(soltanto nell’ esemplare d |’ ala supera i mm. 86), e ciò in 
contrasto cogli individui catturati nelle altre parti della Cirenaica 
che sono stati ascritti alla forma Erythrospiza githaginea 
zedlitzi, Neumann (Ornith. Monatsberichte 1907, p. 146). 

Il becco e le zampe di tutte quante le pelli hanno già perduto 
la vivacità del colorito e sono ora giallastri; soltanto in pochi 
esemplari vi è ancora traccia del caratteristico rosso. 


3. EFWringilla coelebs coelebs, L. 


a) 9, Oasì di Giarabub, 3-11-1927. 

Specie non ancora citata per la Cirenaica. 

Questo esemplare appartiene sicuramente alla forma Europea 
di Fringuello, che è del resto quella che si rinviene in Egitto 
come specie ibernante, e non a quelle Africane, Fr. c. spodio- 
genys, Bp., Fr. c. africana, Levaill. ecc.; la prima delle quali 
è quella che abita le altre parti della Cirenaica ornitologicamente 
esplorate. 


4. Passer hispaniolensis hispaniolensis (Temm.) 


a) & ad., Oasi di Giarabub, 9-III-1927, iride e becco marrone. 


Dr Juv,» » 1-XI-1926, (Dott. Desio). 
GC) &, » » 1-XI-1926, » » 
DI » » IIIl-1927, in alcool. 


Specie notata come di passaggio ed in piccolissimi branchi tanto 
dal sig. Confalonieri come dal dott. Desio. 


o. Calandrella brachydactyla brachydactyla (Leisl.) 


a) 2, Oasi di Giarabub, 8-III-1927, iride marrone; di passaggio con vento di W. 


b) Si > » 10-III-4 GITE dall’ alcool. 
C, d) » » 10-III-1927, » 

GONO sa » 16-11-1927, » 

9) Q > » 1 6-ILI-1927, » 

hb) Oo,» > Qh-TTL-1997, » 

È 2) » » III GO in alcool. 


Specie di passaggio in branchi. 


390 E. MOLTONI 


6. Ammomanes phoenicura arenicolor (Sundev.) 


a) &, Ovest di Giarabub, . i . 20-XII-1926. 


b, c) QQ, » » DL Sooomietoog: 

d) 3°, Dintorni della ridotta Mussolini, 26-I -1927. 

e) 9, Oasi di Giarabub, . È . 21-II-1927, dall’ alcool: 
PIACE » AO An Moors ; 


Becco corneo, piedi grigio-chiaro, iride nera. Il nutrimento 
consiste in semi. Si rinviene in piccoli branchi ed era stata citata 
finora per la Cirenaica soltanto dal Festa che ne catturò alcuni 
individui in marzo a Zavia Mechili (Boll. Mus. Zool. ed Anat. 
Comp. Ro Un. dt Torino, Nol: 39, 1925,ns., N24, specie 1b): 

Ripeteremo coll’ Hartert (*) che è cosa stranissima che non 
siano state ancora citate per la Cirenaica forme della specie affine 
Ammomanes deserti che si rinvengono sia in Egitto che in 
Algeria, Tunisia ecc. 


7. Alauda arvensis arvensis, L. 


a) 3, Ovest di Giarabub, 21-XII-1926;, ala mm. 113; coda 
mm, 4/4; tarso imm. 24> becco mm: 14 
Il Festa considera l’ allodola frequente durante l'inverno in 
Cirenaica e fu il primo a citarla per questa regione (Op. cit., 
specie 18). 


8. Alauda arvensis intermedia, Swinhoe? 


a) 3, Oasi di Giarabub, 17-XII-1926, dall’ alcool, ala mm. 105; | 
coda mm. 73; tarso mm. 24; becco mm. 10. 4 
Dato che questo esemplare rimase alcuni mesi entro I’ alcool, 
lo considero dubbiosamente come appartenente. a questa forma 
d’Allodola che è del resto abbondante in Egitto come uccello 
invernale (?). 


9. Alaemon alaudipes alaudipes (Desf.) 


a) g', tra Melfa e Giarabub, 5-XII-1926; ala mm. 128; coda 
mm. 98; tarso mm. 32; becco mm. 29. 
Questo © ha il tono delle tinte generali un po’ più paglie- 


(1) Nov. Zool. XXX, 1923, p. 14. 
(2) Nicoll, Ibés. 1909, p. 479. 


ESPLORAZIONE DELL’OASI DI GIARABUB 391 


rino del consueto, anche il bianco delle parti inferiori, escluso il 
sottocoda, presenta lavature rugginose chiare. 
10. Anthus pratensis (L.) 


a) Oasi di Giarabub, 10-1-1927 dall’ alcool. 
DI,» » 28-11-1927 » catturato nei coltivati. 


ll. Anthus campestris (L.) 
a) Oasi di Giarabub, 18-III-1927, in alcool. 
12. Anthus cervinus (Pall.) 


a) Oasi di Giarabub, 7-XI-1917 (Dott. Desio). 


13. Motacilla flava feldegg, Michahelles 
(M. flava melanocephala auct.). 


a) Oasi di Giarabub, 25-HI-1927, dall’ alcool. 
DICI)» » III-1927, in alcool. 


Specie di passaggio. 


14. Motacilla cinerea cinerea, Tunstall 
(Motacilla boarula auct.). 


a) Oasi di Giarabub, 1-XI-1926, (Dott. Desio). 
Dal » 1-XI-1926, id. 


Specie riscontrata solo recentemente in Cirenaica dal Festa 
(Op. cit., specie 28). 


15. Motacilla alba alba, L. 


a) g', Oasi di Giarabub, 27 - I - 1927. 


b) » » 23-XII-1926, dall’ alcool.. 

c) Q. » » 23-XII-1926, » 

d) Suo » 3- I-1927, » 

Qin > » 21- III-1927, » individuo in abito di nozze 
I) CHE » 23- III-1927, » 


g,h,i) Fredga Campo B, 30- X -1926, (Dott. Desio). 

Specie comune in Cirenaica; il dott. Festa a Merg ne ha 
catturato una 9 in aprile (Op. cit., specie 27), e crede sia 
nidificante. Per Giarabub però è indicata dal sig. Confalonieri 
come di passaggio. 


392 E. MOLTONI 


16. Lanius senator senator, L. 
a) 3°, Oasi di Giarabub, 17-III-1927, dall’ alcool. 


17. Phylloscopus trochilus trochilus (Ls) 


a) Oasi di Giarabub, fine III-1927, in alcool. i 
b) » » id. » 
c) » » id. » 
d) » » id. » 


18. Phylloscopus collybista collybista (Vieillot) 


a) ®, Oasi di Giarabub, 23-XII-1926, dall’ alcool. 


Dio » 10-1III-1927, » 

c) rio » 10- IIT - 1997, » 

d) » » 7-XI-1926, (Dott. Desio) 
e) » » 1-XI-1926, id. 

f) » » III-1927, in alcool. 


Questa specie in Cirenaica è stata rinvenuta soltanto dal Festa 
(Op. cit., specie 38). 


19. Acrocephalus scirpaceus scirpaceus (Hermann) 
(A. streperus, auct.) 


a) Oasi di Giarabub, 18-11-1927, in alcool. 


b ) » » id. » 
c) » » id i » 
d ) >) » id. » 


Specie indicata per la Cirenaica soltanto recentemente dal 
Festa (Op. cit., specie 38). 


20. Sylvia atricapilla atricapilla (L.) 


a) 9, Oasi di Giarabub, 28-I- 19927. 
Specie non ancora indicata per la Cirenaica. 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 393 


21. Sylvia ruppelli, Temm. 
a) o, Oasi di Giarabub, 17-III-1927, dall’ alcool. 


b) fai » » ; 17-1I1I-1927, » 

c) Q, » > 1 1-III-1927, i » 

Mg» » fine-IlI-1927, in alcool 
Male» » id. » 

f) (Owe) » id. » 


Specie di passaggio. 


22. Sylvia melanocephala melanocephala (Gm.) 


a) 3, Oasi di Giarabub, 17-11-1927, dall’ alcool. 
Questa specie per la Cirenaica è considerata comune e stazio- 
naria. 


23. Sylvia cantillans albistriata (Brehm) 


AE Oasi di Giarabub, 4-III-1927, dall’ alcool, ala mm. 60. 
bd) I, » » 10-11-1927, » 62 
Gide. /) » » fine-III-1927, in alcool. 

Specie di passaggio. Gli individui c, d, e, f non riesco distin- 
tamente a classificarli subspecificamente e soltanto per comodità 
li riunisco a questa sottospecie; in essi l’ ala varia da mm. 58 a 62. 


24. Monticola solitarius solitarius (L.) 


a) 3°, Oasi di Giarabub, 20-11-1927. 
Iride, becco e piedi neri; nutrimento insetti. 


25, Oenanthe oenanthe oenanthe (L.) 


a) &, Oasi di Giarabub, 17-1II-1927, dall’ alcool. 
b) » » 23-III-1927, » 
Specie di passaggio. 


26. Oenanthe deserti atrogularis (Blyth) 


a) 3, Oasi di Giarabub, 10-11-1927, dall’ alcool, ala mm. 95. 
b) Q ? » » id. » » 99, 
G) » » id. » » 94, 


394. © E. MOLTONI 


Questi individui sono da me attribuiti alla forma atrogularis 
per la lunghezza delle ali (essendo ripreparati dall’ alcool sui 
colori non ci si può basare), che supera quella della forma di 
Oe. deserti dell’ Algeria, che ho presenti (Race. Loche), e si avvicina 
e supera quella di altri esemplari asiatici (fl. Oxus). 

L’esemplare 0 porta l'indicazione di 9, ho creduto opportuno 
aggiungere |’? perchè essendo in abito tipico di ¢, penso sia 
una svista; pure c è in abito di g. 

Questa specie per Giarabub è segnata come di passaggio, e 
non era ancora citata per la Cirenaica. 


27, Oenanthe hispanica melanoleuca (Giild.) 


a) Oasi di Giarabub, 16-II-1927, dall’ alcool. 
ON Cyd 0,07) » » IH-1927, in alcool. 


28. Oenanthe isabellina (Cretzschm.). 


a) Q, Ridotta Mussolini, 24-XII-1996. 
5) d', Oasi di Giarabub, 11 -II- 1997. 
io » 21-11-1927, dall’ alcool. 


L'individuo 0) fu trovato morto. 
Specie nuova per la Cirenaica. 


29. Oenanthe lugens halophila (Trist.) 


a) 9, Dintorni della Zavia, 27 - XII-1926. 

Anche questa specie non era finora citata per la Cirenaica. 
Il Whitaker ne ha studiato però diversi esemplari provenienti da 
Wadi-Agarib e Wadi-Domaran (Regione Sirtica) (1). 

Il suddetto esemplare presenta i caratteri distintivi della sot- 
tospecie halophiia. 


30. Oenanthe leucopyga leucopyga (Brehm) 
a) ®, Oasi di Giarabub,  29-XI-1996. 


bito » 1-XII-1926. 
C) OEMs » 1-XII-1996. 
Ay ARTT » 15-XII-1926. 


e) , Nord di Giarabub, 14-XII-1996. 


(1) Ibis, 1902, p. 650. 


tet 
ive 
PI 
a‘ 
v 
v 
È 


f. 9) Oasi di Giarabub, 417-XII-1926, dall’ alcool. 
h) 9, Ovest di Giarabub, 21-XII-1926. 
i) ©, Dintorni di Zavia, 26-XII-1926. 


ESPLORAZIONE DELL’OASI DI GIARABUB 395 


l) Oasi di Giarabub,  26-1II-1927, dall’ alcool. 
m) » cee 1-XI-1926, (Dott. Desio). 
n) » » 3- X1-1926, id. 

0) Hatiet el Fredga 20- X- 1926, id. 


Specie frequente a Giarabub e dintorni, chiamata dagli indi- 
geni « l’ uccello del marabutto » (1). 

Gli. esemplari 0, c, f, 9, h, 1, m, 0, presentano il pileo 
bianco, mentre negli esemplari a, d, e, n, è completamente 
nero ed in é è nero con alcune piume bianche; gli esemplari 
c, l, m, 0, presentano una o più piume bianche fra il nero 
delle parti inferiori; l’a ha invece la parte inferiore del petto 
in gran parte bianco-grigiastra. 

Il nutrimento consiste in semi, formiche od altri insetti. 

Questa Monachella era specie citata per la Tripolitania e non 

ancora per la Cirenaica. 

Per la lunghezza dell’ ala questi esemplari sono da me consi- 
derati come appartenenti alla specie tipica e non alla sottospecie 
Oe. leucopyga aegra, Hartert dell’Algeria. 


31. Saxicola torquata rubicola (L.) 


a) of, Oasi di Giarabub, 27 - XII-1926. 


A » 3 - I - 1927, dall’ alcool. 
(9) ON » 20)- - 1927; 

d) Si » » 10 - III - 1927, dall’ alcool. 

e) Bahar el Fredga, 31 - X - 1926, (Dott. Desio). 
i) » » 31 - X - 1926, id. 

9) Oasi di Giarabub, 1- XI-1926, id. 


Specie di passaggio. 
32. Phoenicurus phoenieurus phoenicurus (L.) 


a, b) Oasi di Giarabub, II-1927, in alcool. 


(1) A. Desio. Boll. R. Soc. Geogr. Ital., 1927, fasc. I-II, p. 14-15. 


396 E. MOLTONI 


33. Phoenicurus ochrurus gibraltariensis (Gm.) 


a) 53, Oasi di Giarabub, 24-XII- 1926, 
DO » 12-XII-1926, dall’ alcool. 


Specie citata solo recentemente dal Festa (Op. cét., specie 53). 


34. Erithaceus rubecula rubecula (L.) 
a) d', Oasi di Giarabub, 4- I -1927. 
Digi » 17-1II-1927, dall’ alcool. 
Il Pettirosso era stato raccolto in Cirenaica solo dal Festa. 
(Op. cit., specie 54). 
35. Delichon urbica urbica (L.) 


a) Oasi di Giarabub, III-1927, in alcool. 
36. Hlirundo rustica rustica L. 


a) Oasi di Giarabub, 11-XII-1926, dall’ alcool, ala mm, 195. 
b) Hatiet el-Fredga, 30-X-1926, (Dott. Desio), » 199% 


La Rondine non fu incontrata dal Festa (Op. cit., specie 57) 
in inverno nella Cirenaica, soltanto in Marzo incominciò a ve- 
derne qualcuna. 

A Giarabub fu catturata in Dicembre ed a Hatiet el-Fredga 
in ottobre, anzi il Dott. Desio in ottobre nella suddetta località 
ne vide alcune (Boll. R. Soc. Geografica Ital., vol. 1927, 
fasc. IN-IV e V-VI, estratto p. 19). 


37. Merops apiaster, L. 
a) 3, Oasi di Giarabub, 21-11-1927, dall’ alcool. 
Specie di passaggio. 


38. Upupa epops epops, L. 


a) &, Oasi di Giarabub, 6-III-1927. 


Entro il ventriglio furono rinvenute larve di formicaleone; il 
sig. Confalonieri dal dicembre 1926 al 6 marzo 1927 ne ha visto 
soltanto due individui, compreso il @' catturato. 


= 3 
‘ x 


Sk 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 397 


39. Jynx torquilla mauretanica, Rothsch. 


a) Oasi di Giarabub, 1II-1927, in alcool; ala mm. 81, coda 
mm. 65. 
Sottospecie nuova per la Cirenaica. 


40. Falco naumanni naumanni, Fleischer 


a) 3° ad., Oasi di Giarabub, 22 -III- 1997. 


Be@ ad, » »  99-TIT- 1997. 
Og juv., > » 22-11-1927. 


Nel ventriglio del 9 ad. furono rinvenute zecche, mentre in 
quelli degli altri due individui insetti. 


41. Phoenicopterus ruber antiquorum, Temminck 


a) & juv., Lago di Melfa, 5-XII-1926. 
b) Q juv., » » b-XII-19926. 


Nel ventriglio di entrambi gli individui furono rinvenuti re- 
sidui di chiocciole. 

Questa specie era citata soltanto dal Festa (+) per una testa 
ed un’ ala, avute in dono. 


42. Anas crecca crecca, L. 


a) Oasi di Giarabub,, 20-I- 1997. 

Specie rinvenuta in Cirenaica solo recentemente dal Festa 
(Op. cit., specie 82), il quale la considera discretamente abbon- 
dante durante le epoche del passo. 


43. Streptopelia turtur arenicola (Hart.) 


a) 3, Oasi di Giarabub, 24-II-1927. 

b) Ala di una 9, Oasi di Giarabub, 26-III-1927, dall’ alcool. 
Specie di passaggio è considerata dal sig. Confalonieri, mentre 

nei boschi dell’ altopiano Cirenaico è nidificante in gran numero. 


44. Cursorius gallicus gallicus (Gm.) 


a) Oasi di Giarabub, 23-II-1927, dall’ alcool. 
IO » 21 -III-1997. 


(1) Bollettino Mus. Zoologia ed Anat. Comp. R. Università di Torino, Vol. XXXVI, 
n. 738, 1921. 


398 É. MOLTONI 


45. Charadrius dubius curonicus, Gmelin 
a, b, c) Oasi di Giarabub, III-1927, in alcool. 
46. Erolia minuta (Leist.) 
a) Oasi di Giarabub, fine-1II-1927. in alcool. 


47. Philomachus pugnax (L.) 


a) 3, Oasi di Giarabub, 5-1II-1927. 

5) ala di un €, Oasi di Giarabub, 22-III-1927, dall’ alcool. 
Specie di passaggio e citata per la Cirenaica solo dal Festa 

(Op. cit. specie 101). 


48. Tringa ochropus, L. 


a) 3°, Stagno dell’Oasi di Giarabub, 23-XII-1926. 
b) 3, Oasi di Giarabub, 23 -II-1927. 
Specie di passaggio. 


49. Gallinago gallinago gallinago (L) 


a) 3, Canale Oasi di Giarabub, 18-I-1927. 
50. Porzana pusilla intermedia (Herm.) 


a) soltanto un’ala di un individuo catturato nell’ Oasi di Giarabub 
il 24-III-1927, dall’ alcool. 
Specie nuova per la Cirenaica. 


ol. Coturnix coturnix eoturnix, L. 
a) soltanto un’ ala, Oasi di Giarabub, 25-III-1927, dall’ alcool. 


52. S$truthio camelus, L. 


1.° Lotto, diversi frammenti di uova raccolti dal Dott. A. Desio a 
circa 27 Km. a Sud della Hatiet el- Huedda presso il 
passaggio difficile il 19- XI-1926. 

9° Lotto, alcuni frammenti di uova raccolti a sud ‘di Giarabub 
nella zona delle dune. 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 399 


Questi frammenti sono tutti piu o meno levigati dall’ azione 
del vento e suppongo appartengano ad individui estinti (1). 


53. Psammornis libycus, n. sp. — 


a) Typus frammento di uovo rinvenuto nella zona dunosa a 


sud di Giarabub. 

Attribuisco questo frammento ad una nuova specie perchè 
diversifica da quelli di Psammornis rothschildi, Andrews, rin- 
venuti nel Sahara algerino, per lo spessore notevolmente minore, 
essendo esso di mm. 2, 1, mentre quelli di P. rotAschildi variano 
traemm. 09; 2-34. 

Questa differenza di spessore mi fu gentilmente confermata 
anche dal Dott. Hartert che confrontò il mio frammento con quelli 
tipici del Museo di Tring. 


a) il frammento visto dall’ esterno, b) dall’interno-(X 1.5). 


Questo frammento, che come si vede anche dalla fotografia 
non appare alterato dalla friziene della sabbia, è di colore bruno 
rossiccio (n. 143 del Code des couleurs del Klincksieck et 


(1) Veggasi in proposito quanto scrivono il dott. A. DESIO « Boll. R. Soc. Geogr. Ital., 


| vol. 1927, fasc. 3-4 e 5-6 », p. 30 e 32 dell’ estratto, ed il sig. BRUNEAU de LABORIE 


« Du Cameroun au Caire par le desert de Libye », p. 330 e p. 361. 


400 E. MOLTONI 


Valette. Paris 1908) su entrambe le facce, mentre internamente 
è bianco nei punti di frattura recente. 

Del genere Psammornis alcuni autori opinano che siano 
esistite varie specie, essendosene rinvenuti in diverse località del 
Sahara algerino frammenti dissimili fra loro (1). 


Milano, Novembre 1927. 


(1) Sul genere Psammornis si veggano i seguenti lavori: 

W. Rothschild, On the former and present distribution of the so called Ratitae 
or Ostrich-like birds with certain deduction and a description of a new form by 
C. W. Andrews, Verh. V. Intern. Orn. Kongr. 1910, p. 169-173. 

W. Rothschild and Hartert, Nov. Zool. vol. XVIII, 1944, p. 550. 

Hartert, Nov. Zool. XX, 1913, p. 71. 

Hartert. Vog. Pal. Fauna, p. 2008, 2009 e 2010. 


ELENco pet LAvoRI SULL’ORNITOLOGIA CIRENAICA 


1882. Hamann. — Cirenaica. In Boll. Soc. Geogr. Ital. serie II, 
vol. VII, anno XVI, 1882. 

1902. Wuitaker. — On a small Collection of Birds from 
Tripoli. In Ibis, 1902, p. 643-656. 


1903. In. — Rare Species of Birds from Tripoli. In 
Bull. Brit. Ornith. Club, London, vol. XII, 1902-03, 
pi do: 

1915. Guietr. — Materiali per lo studio della fauna libica. 


In Mem. R. Acc. delle Scienze Bologna, serie VI, tomo X, 
1912-13, p. 253-296. 

1916. SaLvapori E Festa. — Alcuni uccelli della Cirenaica, 
colla descrizione di una nuova specie del genere Cac- 
cabis. In Boll. dei Musei Zoologia ed Anat. Comp. 
R. Università di Torino, vol. XXXI, n. 714, 1916. 

1920. Guat. — Vertebrati di Cirenaica raccolti dal prof. 
Alessandro Ghigi nella escursione organizzata dal 
Touring Club Italiano 15-24 aprile 1920. In Mem. 
R. Acc. delle Scienze Bologna, serie VII, tomo VII, 
1919-20, p: 197-212. 

1921. Ip. — La perdrix de la Cirénaique. In Revue d@ Hist. 
nat. appl. L’ Oiseau, n. 2, 1921. 


di921. 


O22. 


1922. 
DoDD: 
1923. 


1923. 
£925. 


£925. 


ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 401 


SaLvapori E Festa. — Missione Zoologica del Dott. 
E. Festa in Cirenaica, Uccelli (I). In Boll. dei Musei 
Zoologia ed Anat. Comp. R. Università di Torino, 
WORN Vion. 3801924 

ZAVATTARI. — Vertebrati di Cirenaica raccolti dal Ge- 
nerale Medico Prof. Francesco Testi. In Atti Soc. Nat. 
e Mat. di Modena, serie V, vol. VII, 1922. 


Hartert. — New races from Cyrenaica. In Bul. Bt. 
Orn. Cl., London, XLII, 1922, p. 140. 

lm. — Description of a new Galerita. In Bul. Bt. 
Orn. Cl., London, XLIII, 1922, p. 12. 

In. — On the Birds of Cyrenaica. In Nov. Zool., 
vol. XXX, p. 1-32, 1925. 
Grier. — Sulla Pernice di Cirenaica, Alectoris barbata 


(Reichenow). In Riv. Itat. Orn., Anno VI, n. 1, 1928, 
Messina. 
Festa. — Missione Zoologica del Dr. E. Festa in Cire- 
naica, Uccelli (11). In Boll. det Musei Zoologia ed Anat. 
Comp. R. Università di Torino, vol. XXXIX, n. s. n. 24. 
In. — Missione Zoologica del Dr. E. Festa in Cire- 
naica, Parte narrativa. In Boll. dei Musei Zoologia 
ed Anat. Comp. R. Università di Torino. 


Ann. del Mus. Civ: di St. Nat., Vol. LIT (20 Gennaio 1928): 26 


INSETTI RACCOLTI DALLA MISSIONE PAOLI 
NELLA SOMALIA ITALIANA 
Una nuova specie DI TERMITOBIA (Coleopt. Staphyl.) 


E. GRIDELLI 


Il Prof. Dr. Guido Paoli, Direttore del R. Osservatorio di 
Fitopatologia per la Liguria venne incaricato dalla Società Ano- 
nima Italo-Somala (S. A. I. S.) dello studio degli insetti dannosi 
alle varie colture del Vil- 
laggio Duca degli Abruzzi, 
con particolare riguardo 
alla coltura del cotone. 
Egli ebbe così modo di 
visitare nel 1926 due volte 
la località suddetta e pre- 
cisamente nella primavera 
e nell’ estate. Oltre ad un 
grandioso materiale d’in- 
setti dei varii ordini, par- 
ticolarmente interessante 
dal punto di vista agrario, 
il Prof. Paoli raccolse pure 
una grande quantità d’ in- 
setti, e specialmente di 
coleotteri, d'interesse pu- 
ramente zoologico ch’ egli 
gentilmente donò al Museo 
Civico di Storia Naturale 
Giacomo Doria in Genova. 

Fra i numerosi insetti 
raccolti attribuisco un gran- 
de interesse ad una nuova 
specie di stafilinide termitofilo, che sono ben lieto di poter descri- 
vere col nome dello scopritore. 


Fig. 1. Termitobia Paolii. 


as; 


NUOVA SPECIE DI TERMITOBIA 403 


Termitobia Paolii nov. spec. 


Capo bruno-nero, lucido, clipeo con una zona triangolare 
giallo- bruna lungo I orlo anteriore. Pronoto nero-bruno, più 
oscuro del capo, con lucentezza grassa; scudetto bruno chiaro, 
tendente al giallastro ; elitre colorate come lo scudetto, però più 
‘oscure. Le due metà del secondo tergite (il primo visibile dal 
dorso) sono bruno-giallastre, oscure; gli altri tergiti sono invece 
nero-bruni, molto oscuri e lucidi. Il terzo ed i due seguenti presentano 
una zona basale liscia, più chiara della superficie restante, bruno- 
rossiccia chiara sul terzo, più oscura sul quarto ed ancora più 
oscura sul quinto. Sterniti dello stesso colore dei tergiti. Parti 
laterali e primo tergite più chiari, d’ un bruno rossiccio oscuro, 
tendente un po’ al giallo. Membrane intersegmentali bianco-grigie 
o bianco giallastre. Zampe nere, con una parte dei trocanteri, 
l’apice estremo dei femori, le tibie e i tarsi giallo-bruni; antenne 
e parti boccali pure giallo -brune. 

Antenne di 11 articoli, molto lunghe e sottili, con doppia 
pubescenza, formata da peli lunghi, eretti, relativamente poco 


5 


ca. 


Fig. 2. Termitobia Paolii vista di lato. 


numerosi e da un gran numero di peli, molto più corti e piu 
esili, più o meno coricati. Per le dimensioni relative degli articoli 
vedi fig. 3 (antenna inclusa nel liquido di Faure, disegnata 
mediante camera lucida). Il primo articolo è due volte lungo 
quanto larga; il secondo è più lungo del primo, tre volte e mezza 
lungo quanto largo; il terzo è lungo quanto il secondo, però un 
po’ più sottile, quattro volte lungo quanto largo; il quarto è piu 


404 E. GRIDELLI 


corto del terzo, tre volte lungo quanto largo; il quinto, sesto, 
settimo, ottavo e nono circa d’ egual lunghezza e larghezza, circa 
due volte e mezza lunghi quanto larghi; il decimo un po’ più 


Fig. 3. Antenna. 


corto e più sottile, appena più di due volte lungo quanto largo; 
l’ articolo terminale quasi quattro volte lungo quanto largo. 

Le parti boccali e le loro appendici corrispondono perfettamente 
alla descrizione ed alle figure di Wasmann (7. physogastra, 
vedi Verh. zool, bot. Ges. Wien, 1891, p. 647-649; tav. VI, 
figg. 7-11). 

Capo, all’ altezza degli occhi, molto più largo del pronoto; 
dietro agli occhi fortemente ristretto, dapprima quasi in linea retta, 
poi in ampia curva. Manca un collo distinto; in posizione normale 
il capo è fortemente inclinato rispetto al pronoto. Vertice legger- 
mente convesso; fronte con una larga impressione trasversale, 
molto estesa ma poco accentuata, specialmente nel mezzo, un 
po’ più profonda ai lati. Manca ogni traccia d’ impressione lungo 
la linea longitudinale mediana del vertice. 

La superficie del capo, esaminata a forte ingrandimento 
(Reichert obt. 4 b, ocul. 4) appare irregolare, d'aspetto coriaceo ; 
si distingue bene una reticolazione a larghe maglie esagonali, 
isodiametriche, appena accennate (vedi fig. 4) la cui superficie 
interna presenta una scultura finissima, irregolare, appena distinta 
e non risolvibile coi mezzi ottici suddetti. A tale scultura è dovuto 
l'aspetto coriaceo della superficie del capo. 

Sparse radamente qua e là, senza alcun ordine e simmetria 
(vedi fig. 4) si notano delle aree più o meno estese, formate — 
da un reticolato a maglie esagonali isodiametriche, regolari e 
bene impresse. Le aree sono composte da un numero variabile 


es 2 


NUOVA SPECIE DI TERMITOBIA 105 


di maglie, poche di due, molte di tre ed alcune di un numero 
molto maggiore (parecchie diecine). In tal caso la loro forma 
generale è irregolarmente circolare e dal centro di ognuna di 
esse sorge un corto pelo. Non ho potuto osservare traccia alcuna 
di punti o di punti setigeri. 

Il pronoto è evidentemente trasversale, una volta ed un quarto 


pit largo che lungo, con superficie irregolare. Si notano cioè una 


larga zona longitudinale mediana depressa, la quale si spinge 
anteriormente fino a metà del disco e due impressioni laterali, 
situate un po’ avanti della metà; ciascuna di esse è unita alla 
depressione mediana basale mediante un leggero solco obliquo. 
Di conseguenza la superficie del pronoto presenta tre rilievi larghi 
e tondeggianti: uno anteriore e due basali laterali. Il rilievo ante- 
riore occupa tutta la parte apicale ed è solcato lungo la linea 
mediana da una leggera impressione, che forma quasi la conti- 
nuazione del soleo mediano basale suddescritto. I due rilievi laterali 
basali sono separati dal solco stesso. 

A visione esattamente dorsale gli angoli del pronoto si pre- 
sentano leggermente ottusi, bene marcati, poco arrotondati al 
vertice; i lati sono leggermente convessi, egualmente ristretti 
anteriormente e posteriormente. La superficie del pronoto presenta 
una reticolazione densa, a maglie regolari isodiametriche, relati- 
vamente grandi ma poco 
accentuate. La superficie 
limitata dalle singole ma- 
glie ha un aspetto coriaceo, 
come sul capo. Anche sul 
pronoto si notano delle 
aree di un reticolato molto 
più accentuato, formate da 
un numero variabile di 
maglie più piccole; lungo Fig. 4. Microscultura del capo. 

i lati si notano aree poco 

estese ed a contorno regolare, lungo la base e 1’ orlo anteriore 
esse hanno invece un contorno meno regolare, mentre sul disco 
esse sono grandi, irregolari, e più o meno confluenti. La super- 
ficie interna delle maglie delle aree suddette mi sembra più 
convessa, meno coriacea e quindi più lucida di quella delle 
maglie delle aree intermedie. Noto però che la superficie del 


106 E. GRIDELLI 


pronoto è nel suo complesso meno lucida di quella del capo; essa 
presenta una lucentezza grassa particolare. 

Sul pronoto si notano inoltre pochi peli, inseriti nel centro 
delle aree reticolate. Alcuni di essi, piuttosto lunghi e rigidi, sono 
situati in prossimità dell’ orlo anteriore, e negli angoli anteriori, 
pochi (e più corti) lungo l'orlo laterale, vicino agli angoli 
posteriori. 

Lo scudetto è grande, triangolare, liscio nel mezzo, con qualche 
punto ai lati e con pochissimi gruppi di tre o quattro maglie 
isodiametriche. 

Le elitre hanno la superficie densamente reticolata, lungo la 
base con maglie allungate nel senso trasversale, nel resto con 
maglie più o meno isodiametriche. La reticolazione è doppia; 
difatti le maglie della zona laterale sono più piccole, più netta- 
mente impresse e più dense, mentre sul disco esse sono un po’ 
più grandi e meno profonde, miste con alcune aree più o meno 
confluenti, formate da maglie eguali a quelle dei lati. Esaminando 
l’elitra al microscopio si notano alcuni corti peli, sparsi senza 
alcun ordine. Mancano punti. 

Le dimensioni relative delle elitre sono difficili a misurarsi, 
dato che esse sono coperte quasi completamente dall’addome. In 
ogni modo esse hanno gli omeri largamente arrotondati, ma 
bene marcati; alla base esse sono appera più larghe della mas- 
sima larghezza del pronoto, posteriormente leggermente dilatate. 
L'orlo apicale di ciascuna elitra è un po’ più lungo della sutura, 
(scudetto escluso); esso forma colla sutura un angolo ottuso, 
sicchè I’ orlo apicale del complesso elitrale è leggermente concavo. 

La forma dell’ addome e le sue dimensioni relative risultano 
evidenti dalle figure. Il primo sternite è invisibile dal. dorso: 
esso copre a guisa di tetto le elitre e la metà basale del pronoto. 
E' lucido, bruno chiaro, con superficie un po’ irregolare, qua e 
là rugosa, senza punteggiatura, microscultura e pubescenza. 

Il secondo tergite (primo visibile dal dorso) è diviso in due 
metà; esso porta numerosi tubercoli e peli. Il terzo tergite è 
completo e presenta una zona basale priva di tubercoli e peli, 
mentre il resto della superficie è tubercolato e pubescente. I se- 
guenti (4°, 5°, 6°, 7°) sono costruiti sullo stesso tipo del terzo; 
la zona basale liscia va però riducendosi gradatamente, fino a 
sparire. Il settimo tergite é l’ultimo visibile (ossia il tergite 


& 


NUOVA SPECIE DI TERMITOBIA hO7 


anale). Le membrane intersegmentali ‘sono relativamente poco 
sviluppate, bianco-giallastre (vedi figure). 

Gli sterniti hanno la superficie priva di tubercoli e di pube- 
scenza, ad eccezione di pochi peli, fissati in rilievi poco pronunciati, 
lungo l’ orlo apicale; il numero dei peli va aumentando sugli 
sterniti apicali. Il primo (') sternite bene sviluppato corrisponde 


al secondo tergite; esso è un po’ più spostato posteriormente, 


limita posteriormente il foro gastro-toracico ed è unito al tergite 
mediante un pezzo tergale normalmente sviluppato. Seguono poi 
il 3°, 4°, 5° e 6°, ciascuno saldato ad un pezzo tergale, il quale è 
a sua volta unito al tergite mediante una membrana biancastra. 
Segue poi il 7° sternite (sternite anale) simile per forma (vedi fig. 1) 
al tergite anale corrispondente, al quale é 
unito parzialmente da una membrana; 
manca il pezzo tergale. L’ anello formato 
dallo sternite anale e dal tergite anale 
contiene a sua volta quattro pezzi chitinosi, 
il cui apice è di solito visibile (vedi figura) 
e precisamente: un tergite, piccolo, con 
apice tondeggiante, uno sternite circa della 
medesima forma e due pezzi laterali. Per 
Fig. 5. Microscultura analogia cogli altri Staphylinidae, ritengo 
aera che i due pezzi laterali rappresentino l’ottavo 
tergite, che lo sternite suddetto sia l’ottavo e che il tergite sia 
quello del nono segmento. 

La microscultura dei tergiti è pure molto interessante. I tuber- 
coli rilevati sono opachi e coperti (vedi fig. 5) da una retico- 
lazione fittissima, a maglie molto piccole, regolari, più o meno 
isodiametriche. La superficie restante, tra i tubercoli, è liscia; 
però in qualche zona, e particolarmente sulle due metà del 2° 
tergite e lungo l'orlo apicale e basale degli altri essa presenta 
delle rugosità longitudinali, appena accennate (vedi fig. 5). 

Esaminando inoltre i tergiti con forte ingrandimento (Reichert, 
obt. 4b, ocul. 4) ed illuminandoli con uno specchio di Lieberkuhn, 


(1) Nella descrizione ho numerato i tergiti da 1 a 9, cosi come essi si presentano 
all’ osservazione diretta; 1° tergite significa quindi « 1° tergite visibile ». Gli sterniti 
sono numerati da 2 a 8, perché il primo sternite sviluppato appartiene al 2° tergite 
visibile. Per quanto riguarda la numerazione vera, corrispondente alla reale struttura 
morfologica dell’ addome vedi a pag. 441. Il 4° tergite visibile appartiene in realtà 
al 2° segmento, il 1° sternite visibile al 3° segmento ecc. 


408 E. GRIDELLI 


si nota che tutta la superficie tra i tubercoli presenta traccie di 
reticolazione, a maglie relativamente grandi, pure isodiametriche; 
la reticolazione è però appena accennata e difficilmente visibile. 
Si notano inoltre delle aree formate da poche maglie, sparse 
irregolarmente qua e là, particolarmente lungo l’ orlo apicale e 
l'orlo basale della zona tubercolata; le aree suddette sono piane, 
simili a quelle del capo (vedi fig. 4), le loro maglie simili a 
quelle dei tubercoli. Esse non portano peli, mentre in ciascun 
tubercolo è fissato un pelo relativamente lungo, obliquo, diretto 
posteriormente. La zona basale priva di tubercoli di ciascun ter- 
gite è priva di punteggiatura e reticolazione; sono però molto 
numerose le rugosità longitudinali, simili a quelle disegnate nella 
fio. 5. 

La microscultura dei pezzi tergali è simile a quella dei tergiti; 
soltanto i tubercoli reticolati e setigeri sono molto appiattiti. 

La microscultura degli sterniti è molto simile a quella dei 
tergiti, ossia consiste in una reticolatura fondamentale, appena 
visibile e di aree reticolate a maglie più piccole, ma bene im- 
presse, formate da un numero variabile di maglie, a contorno 
irregolare; lungo l'orlo apicale di ciascun sternite si notano 
delle aree più grandi e meglio definite, leggermente rilevate, 
portanti un pelo relativamente lungo, omologhe ai tubercoli 
rilevati dei tergiti. Si notano pure lievi rugosità longitudinali; 
come nella fig. 5. La chitina che salda insieme il pezzo tergale 
collo sternite corrispondente è priva di reticolazione, e presenta 
una striatura finissima e densa, irregolare, longitudinale, 

Tarsi anteriori di 4 articoli; il 4° articolo è più lungo del 1°, 
ma più corto dei 3 precedenti riuniti (tibia: tarso = 1,5: 1). 
Tarsi medii di cinque articoli; l’ultimo articolo è più corto del 
primo, un po’ più corto dei tre precedenti riuniti; il primo è 
lungo quanto i 3 seguenti riuniti, (tibia: tarso = 1,3: 1). 
Tarsi posteriori di 5 articoli; il primo articolo è lungo, notevol- 
mente più lungo dell’ ultimo, un po’ più lungo dei 3 seguenti 
riuniti, (tibia: tarso = 1,25 : 1), Nelle due figure i tarsi non 
sono disegnati esattamente; le misure suddette vennero prese da 
preparati microscopici, mediante oculare millimetrato. Angolo 
apicale interno delle tibie con due speroni corti, di lunghezza 
ineguale. 

Lungh.: 5-5,5 mm. 


sca 


e as 


NUOVA SPECIE DI TERMITOBIA 409 


Mi permetto di dedicare questa nuova specie al Prof. Dott. 
Guido Paoli, che la raccolse in pochi esemplari in un termitaio 
di Termes bellicosus, nel Villaggio Duca degli Abruzzi, nella 
Somalia italiana (23 febbraio 1926). Lo ringrazio pure sentita 
mente per le belle figure, colle quali ha voluto illustrare la 
presente nota. 


Il genere Termitobia venne proposto da Wasmann ( Verh. 
zool.-bot. Ges. Wien, 1891, pp. 647-651, tav. VI, figg. 1-13) 
per una nuova specie, descritta col nome di physogastra, su 
esemplari (8) raccolti nella Costa d’ Oro (regione del fiume Volta: 
Akuse, Ocvac? e Bogoro) ed inviati a V. Fric, negoziante di 
oggetti di storia naturale a Praga. Questi inviò due esemplari a 
Ganglbauer, i quali rappresentano quindi i tipi della specie. Uno 
di essi si trova ora nella collezione Wasmann, l’altro nel Museo 
di Storia Naturale di Vienna. La specie venne raccolta pure 
nel 1909 presso Groot-Fontain (Damaraland, Deutsch. S. W. Africa) 
dal principe Giorgio di Baviera, in 3 esemplari, nei termitai di 
Termes natalensis Havil. (vedi Wasm. Zeitschr. wiss. Zool. CI, 
1912, p. 82 e p. 86). Due degli esemplari raccolti si trovano 
a Monaco di Baviera, (« zoologische Sammlung des Staates » ) 
il terzo nella coll. Wasmann. Nello stesso lavoro Wasmann indica 
dove si trovano i tipi della physogastra, e dà una bellissima 
fotografia del tipo conservato nella sua collezione (L c. tav. V, 
fio. 1+): 

Eichelbaum (in Sjéstedt, Zoolog. Kilimandjaro-Meru Exped. 
1905-1906, vol. I, Abt. 7. p. 92) da notizie di 5 esemplari 
raccolti nei termitai di Termes goliath Sjòst. a Kibonoto (Kili- 
mandjaro). L’A. indica erroneamente la specie col nome di 
« gastrophysa ». 

Wasmann, al quale comunicai in esame un esemplare della 
mia nuova specie, ebbe la cortesia di indicarmi (lettera del 
6 luglio 1926) e di autorizzarmi a pubblicare in suo nome, le 
seguenti località inedite della 7. physogastra: « S. Rhodesia 
(ohne nàheren Ort), bei Termes natalensis Havil., Dr. Brauns 
dedit; Transvaal, bei Termes Swaziae Full., teste Dr. Brauns. » 
(Wasm. in litt.). Nella stessa lettera Wasmann ebbe la cortesia 
di comunicarmi i risultati del confronto tra la specie raccolta da 
Paoli nella Somalia italiana ed il tipo della physogastra, della 


410 E. GRIDELLI 


Costa d’ Oro, conservato nella sua collezione: « Ihre Art ist neu. 
Besonders die Fuhler verschieden, die viel dinner (schlanker ) 
sind. Vergleich meine Abbildung (sie ist sehr genau!) in « Neue 
Termitophylen », Taf. VI (Verh. zool.-bot. Ges. Wien. 1891, 
S. 647-658). NB. Termitobia physogastra Wasm. ist der Name 
meiner Art, nicht « gastrophysa (wie Eichelbaum schreibt ). 
Fundort der Type: b. Termes bellicosus Smeathm. Goldkiiste 
(Voltafluss). Der geeigneste Name fir. Ihre neue Art wire wohl 
Termitobia filicornis, da die fadenfòrmigen Fihler das Haupt- 
Unterschiedsmerkmal sind. Ausserdem fehlen die weissen Quer- 
bander des Hinterleibs von physogastra. (Wasm. in litt.). 

In realtà la differenza nella struttura delle antenne e parti- 
colarmente nelle dimensioni dei singoli articoli risultano evidenti 
dalla descrizione di Wasmann. 


IT. physogastra IT. Paolii 


Primo articolo 21/, lungo 
quanto largo. 

2° e 3° lunghi quanto il 1°, 
tre volte lunghi quanto larghi. 


4° articolo due volte lungo 
quanto largo. 

10° articolo della metà più 
lungo che largo. 

11° articolo due volte e mezzo 
lungo quanto largo. 


Primo articolo 2 volte lungo 
quanto largo. 

2° articolo più lungo del 1°, 
tre volte e mezza lungo quanto 
largo; il 3° è lungo quanto il 
2°, però un po’ più sottile, quat- 
tro volte lungo quanto largo. 

4° articolo tre volte lungo 
quanto largo. 

10° articolo appena più di 
due volte lungo quanto largo. 

11° articolo quasi quattro 
volte lungo quanto largo. 


La Termitobia Paolii è pure molto interessante per alcuni 
particolari di struttura che credo di interesse generale. 
I. Mancanza quasi assoluta di punteggiatura. Ho potuto 


constatare la presenza di qualche punto soltanto sullo scudetto. 

Il. Microscultura. Tutta la superficie esterna del corpo 
presenta una reticolazione fondamentale più o meno evidente, 
nonchè gruppi isolati di poche maglie ben pronunciate ed aree 
formate da numerosissime maglie, a contorno più o meno regolare, 
portanti nel loro centro un pelo, talvolta più o meno confuse e 


RAS 


| SS eee 
b 
È 
p' 

IT) 


NUOVA SPECIE DI TERMITOBIA AAA 


confluenti, tal’ altra ben limitate; nella maggior parte dei casi 
esse sono piane; sui tergiti, pezzi tergali, ed orlo apicale degli 
sterniti esse sono più o meno elevate, formando quindi tubercoli 
setigeri. Ritengo probabile che questa reticolazione così caratte- 
ristica debba avere relazioni col particolare modo di vita del- 
l’ insetto. 

_ III Fisogastria. L’ addome è enormemente rigonfio, però non 
in seguito ad un aumento di superficie delle membrane interseg- 
mentali, bensi ad un aumento grandissimo di superficie degli 
sterniti, tergiti e pezzi tergali. Le membrane intersegmentali sono 
poco sviluppate, biancastre, esili e non mostrano (almeno per 
quanto risulta dall’ esame diretto degli esemplari) traccia degli 
ispessimenti caratteristici, disposti a guisa di corazza a maglia, così 
comuni negli Staphylinidae. 

IV. Posizione e numero dei segmenti addominali. La 
fisogastria non ha portato quale conseguenza deformazioni del- 
l'addome, ad eccezione dello spostamento del primo tergite visibile, 
il quale copre le elitre a guisa di tetto. 

Negli Staphylinidae le elitre coprono due tergiti addominali 
(e quindi il primo tergite visibile appartiene al terzo segmento); 
il primo sternite sviluppato appartiene pure al terzo segmento, 
tranne che nei Leptotyphlini e negli Oxytelini nei quali è 
pure sviluppato lo sternite del secondo segmento, (vedi Ganglb. 
Kaf. Mitt.-Eur. II, 1895, p. 6). Ora nella Termitobia Paoli il 
primo sternite visibile (che per analogia con tutti gli altri Aleo- 
charinae deve venir attribuito al terzo segmento) è indubbiamente 
legato al secondo tergite visibile (ossia al tergite diviso in due 
metà) il quale deve quindi appartenere al terzo segmento. La 
formola addominale risultante sarebbe quindi : 


DIREI e 
SES Sy sessi 


Però, a differenza degli altri Staphylinidae, le elitre ricoprono 
soltanto il primo tergite (T,), mentre il secondo (T,) è libero e 
copre a guisa di tetto le elitre e parte del pronoto. Non ho 
potuto constatare il fatto per mancanza di materiale da dissezione, 
ma ritengo quasi certa la mia opinione, anche perchè essa per- 
inette di interpretare la posizione dei segmenti apicali. Il nono 


AAQ E. GRIDELLI 


tergite (T,) è diviso in due parti, situate ai lati del decimo (vedi 
fig. 1). 

Caratteri sessuali. | quattro esemplari da me studiati non 
presentano caratteri sessuali secondarii esterni. Dall’ addome di 
uno di essi ho potuto estrarre un organo, strano per la sua forma, 
ma che ritengo di poter considerare quale organo copulatore del 
S° a motivo della sua struttura. 

L'organo suddetto ha dimensioni davvero notevoli (2,5 mm.; 
l’insetto misura 5,5 mm.). Esso consiste di una parte centrale 
(pene) e di due parti laterali (parameri). La parte centrale è 
ingrossata alla base; la sua parte apicale è sottile, curva, colla 
concavità volta verso il basso; la faccia dorsale della parte apicale 
è molle; membranosa, biancastra, e si prolunga, vicino all’ apice, 
in un organo membranoso, simile ad un sacco interno, estroflesso, 
terminante mediante una punta acuta, chitinizzata, bruna. 

Ognuna delle due parti laterali è formata da 3 pezzi, ben 
chitinizzati, uniti fra loro mediante membrane biancastre e preci- 
samente: un pezzo basale grande, lungo, a lati paralleli, troncato 
all’ apice; due pezzi mediani, molto più piccoli, fra loro disuguali 
(il superiore è minore dell’ inferiore) uniti fra loro ed all’ apice 
troncato del pezzo basale mediante membrane biancastre; due 
pezzi apicali, piccoli, ciascuno di essi unito ad uno dei pezzi 
mediani. 

Non credo opportuno di dare un disegno perchè l’ esame di 
un solo esemplare non è sufficiente a dare l’idea esatta della 
struttura di un organo così complesso, ed anche perchè non co- 
nosco la struttura dell’ apparato femminile. Wasmann figura 
(Verh. zool.-bot. Ges. Wien, 1891, tav. VI, fig. 15) qualche 
cosa di simile indicandolo quale « weiblichen Genitalien » 
(1. c. p. 651). Ignoro se l’ organo disegnato da Wasmann sia lo 
stesso di quello da me descritto; nel caso affermativo però ritengo 
che non possa venire considerato quale organo sessuale femminile 
senza un esame esatto e preciso degli organi interni. 


= * 
SES 


ANALCITE E LAUMONTITE DI MURLO (Toscana ) 


Nota della Dott. GIACINTA CURLO 


I due minerali che formano oggetto della presente nota 
provengono da alcuni esemplari appartenenti al Museo Civico di 
Genova e vennero a me affidati per lo studio dal Chiar. Prof. 
Alberto Pelloux che li raccolse in posto nei dintorni di Murlo, 
presso Siena, dove essi si trovano in piccolissimi cristalli ed in 
esili incrostazioni sopra un’ eufotide profondamente alterata (‘). 

Dall’ esame degli esemplari di detta roccia di cui disponevo 
mi risultò che il tipo dell’ alterazione del feldispato sodico-calcico 
differisce notevolmente da quello che comunemente si osserva nelle 
eufotidi, poichè esso, invece di presentare i consueti fenomeni di 
saussuritizzazione, appariva trasformato in una massa bianca di 
natura schiettamente zeolitica che dimostrava la esistenza di stretti 
rapporti fra il tipo dell’ alterazione ed i fenomeni di mineraliz- 
zazione superficiali dai quali appunto avrebbero tratto origine la 
analcite e la laumontite. Il diallagio al solito era molto sano. 

Secondo il Lotti (*) le zeoliti ed altri silicati idrati sono fre- 
quenti nelle rocce ofiolitiche della Toscana: egli infatti, oltre 


‘all analeite ed alla laumontite, cita anche la natrolite e la 


prehnite. Però, sebbene io non possa escludere che negli esem- 


- plari di Murlo da me esaminati esistesse anche la natrolite, 


avendo talvolta osservato qualche ciuffettino di minutissimi aghetti 
che sembravano doversi riferire alla predetta specie, gli unici 
minerali che potei avere in quantita, per quanto piccole, sufficienti 
per poter essere studiati con qualche buon risultato furono la 


() La precisa località trovasi a 2 Km. dalla miniera lignitifera di Murlo lungo 
la ferrovia che riunisce questa miniera alla stazione di Monte Antico, nella regione 
detta « Fondo Bello ». 3 

La massa di eufotide vi affiora fra i galestri. 

Altro materiale venne gentilmente fornito dall’ Ing. Bayon proprietario della 


miniera di Murlo. 


(3) LoTtTI; Memorie descrittive della Carta Geologica d’Italia, Geologia della 
Toscana (1910). 


414 G. CURLO 


analcite e la laumontite. Qui appresso riassumo i risultati delle 
mie osservazioni le quali però dovettero limitarsi esclusivamente 
a ricerche chimiche, non avendo potuto per la piccolezza dei 
cristalli compiere altre osservazioni. 

Analcite — Si presentava nei miei esemplari in sottili incro- 
stazioni di piccolissimi cristalli, incolori, aventi il consueto abito 
icositetraedrico. Un’ analisi quantitativa, compiuta su 0, 5202 gr. 
di sostanza, mi diede i risultati riportati nella colonna B della 
sottoriportata tabella, mentre quelli della colonna A corrispondono 
ai valori teoricamente richiesti per la formola: 


Naa ele 40/200 
considerata dai principali autori come tipica per la analcite: 
A B rapporti molecolari 


SIO, 54, 64 33, 69 OSIO A 


ALSO.) (230460 22001 eng oon | 
Na. 02 000 
H,0 8, 16 9.43 (0,507. 2/26. 2,95 


100, 00 100, 00 


L'acqua venne dosata complessivamente portando il minerale 
finamente polverizzato al calor rosso-bianco: per la soda dovetti 
limitarmi ad una determinazione per differenza non avendo potuto 
avere a mia disposizione una quantità di materiale sufficiente per 
una seconda analisi. 

Dai risultati della mia analisi appare chiaramente che la 
analcite di Murlo, oltre ad essere purissima, corrisponde quasi 
esattamente per la sua composizione ai valori teorici richiesti per 
la sopracitata formola, presentando solo una minima differenza 
in meno nella percentuale della silice ed una piccola quantità in 
più di acqua non sufficiente per modificare sensibilmente il suo 
stato di idratazione. 

Laumontite — Negli esemplari fornitimi dal Prof. Pelloux 
la laumontite si presentava in frammenti di cristalli, translucidi 
o quasi opachi, bianchi, con aspetto asbestoide: essi erano molto 
facilmente polverizzabili e sfarinabili. L’ analisi quantitativa com- 
piuta su di essi, i cui risultati sono riportati nella colonna B 


sr RI 


ANALCITE E LAUMONTITE DI MURLO 415 


della sottoriportata tabella, corrispondono quasi esattamente a 
quelli della colonna A che sono quelli teorici per la formola: 


Hy Cal si: 24,0. 


pure considerata come tipica dagli autori, per cui si può dire 
per la laumontite quanto si è detto per la analcite, anche rispetto 
alla sua purezza, avendosi solo alcune minime differenze del tutto 
trascurabili nelle percentuali della silice e dell’ acqua: 


A B rapporti molecolari 
SIO, 51, 16 30,90 0,844 4,02 4 
AIRO 21, 68 Dey ee NOH 210) «pc 1 
Ca O 11,89 Ego AZIO 1 
HO Loe 27 o ORO A. 


100, 00 99, 69 
L'acqua venne determinata a tre differenti temperature e pre- 


cisamente a 100°, 130°, ed al calor rosso-bianco con i seguenti 
risultati : 


MIO RR EAT 
a 130° o 0 È 6 4, 15 op 
al calor rosso-bianco . 15,52 % 


Degne di nota sono, date le analogie di giacitura e la poca 
distanza fra le località, le sensibili differenze di composizione che 
si hanno fra le zeoliti di Murlo e quelle di Montecatini analizzate 
da Bechi e da Bamberger. 

L’ analcite di Montecatini era stata da Meneghini e da Bechi 
(1) indicata col nome di picroanalcimo perchè essi erano giunti 
alla conclusione che essa contenesse oltre il 10 °/ di magnesia. 
Le posteriori ricerche di Bamberger (?) invece hanno dimostrato 
come tale ricchezza in magnesia non solo non corrispondesse a 
verità, ma come il minerale in questione non ne contenesse 
neppure una traccia: però dalla sua analisi risulta che la analcite 


(1) Meneghini e Bechi: Am. Jour. of Scien. (14), 64, (1852). Bechi: Trans. della 


R. Acc. dei Lincei (3) 1414, (41379). 
(®) Bamberger: Zeits. fiir Kryst. und Miner. (6), 32, (4881). 


416 G. CURLO 


di Montecatini, oltre a contenere piccole tracce di potassa, è molto 
più ricca in silice, giungendo questa ad una percentuale di 57, 08. 

Ad analoghi risultati portano, per quanto riguarda la minore 
purezza e l’alto tenore in silice, le ricerche compiute da Bechi (!) 
su quella varietà di laumontite di Montecatini che era stata da lui 
e da Meneghini indicata col nome di Schneiderite: in essa infatti 
oltre alla presenza di discrete quantità di ossido ferrico (3, 13 °/y) 
e di traccie di magnesia, la percentuale della silice saliva a 53, 78. 

Rispetto al modo di formazione delle zeoliti da me studiate 
credo sufficiente di richiamarmi a quanto ho detto relativamente 
al tipo di alterazione del feldispato sodico-calcico nella roccia, 
essendo evidente che ambedue i predetti minerali dovettero depo- 
sitarsi nelle fenditure e sulle parti superficiali dell’eufotide in 
seguito agli stessi fenomeni che determinarono la formazione delle 
masse zeolitiche nelle sue parti interne. 


Istituto di Mineralogia della R. Università di Genova. 


Novembre 1927. 


(1) Meneghini e Bechi: loc. cit. 


3 sd 
: ie 


RUTELIDES NOUVEAUX D’AFRIQUE 
APPARTENANT AU MUSEE CIVIQUE DE GENES 


PAR E. BENDERITTER 


Anomala lenticula, n. sp. — Entiérement jaune paille, téte 
rougeàtre, tarses brun clair. 

Téte longue, yeux gros. Epistome long, arqué en avant, les 
cotées bien paralléles, la ponctuation, ainsi que celle de la face 
est grosse et espacée, complétement effacée sur le vertex. Le 
premier article des antennes est gros, les feuillets de la massue 
sont longs et trés larges. Corselet subparalléle dans les deux tiers 
posterieurs, les angles postérieurs bien arrondis, la base finement 
rebordée, imponctué sur le disque, quelques points très fins sur 
les còtés. Ecusson grand, bien ponctué. Elytres avec une cote 
large sur le milieu et une autre plus faible pres de l’angle 
humeral; l’intervalle subsutural large a la base, rétréci en arriére, 
porte deux lignes de gros points confus pres de l’écusson, effacés 
dans le tiers postérieur, l’intervalle suivant porte aussi deux lignes 
de points effacés en arriére. Le pygidium est court, assez con- 

vexe et imponctué. Tibias antérieurs bidentés, tibias postérieurs 
courts, graduellement très élargis au sommet avec les tarses 
longs et déliés; les ongles antérieurs bifides, les deux divisions 
inégales de longueur, l’inférieure beaucoup plus courte que la 
supérieure; les ongles intermédiaires sont simples. La villosité de 
la poitrine est blonde, longue et un peu cotonneuse. 

gd. — Long. 10-11,5, larg. 5-6. Obbia, 1-6-91. (Brichetti 
Robecchi). 

© inconnue. 

Trés reconnaissable par sa couleur, la longueur et la ponctua- 
tion de la téte, et surtout par la massue antennaire en forme 
d’une lentille oblongue. 


Anomala venusta, n. sp. — Allongé, un peu ovalaire, brillant. 
Dessus, pygidium, fémurs, antennes et l’avant-dernier segment 


Ann, del Mus. Civ, di St. Nat., Vol. LII (20 Marzo 1928). 27 


418 È. BENDERITTER 


abdominal testacés. Moitié antérieure de l’épistome, dessous du 
corps, tibias et tarses bruns. 

Epistome court, presque droit, les angles arrondis et les còtés 
un peu obliques, ponctué-rugueux ainsi que la face, vertex finement 
ponctué. Corselet a ponctuation très fine et éparse, angles anté- 
rieurs peu proéminents, postérieurs émoussés, la base fortement 
bisinuée. Ecusson ogival, ponctué comme le corselet.. Elytres a 
stries ponctuées peu profondes, une còte assez bien marquée au 
milieu et une autre plus faible avant le calus huméral, l’inter- 
valle subsutural trés large et fortement ponctuée. Pygidium a 
points forts et bien espacés, le sommet lisse. Abdomen brillant 
avec quelques points très épars. Poitrine brièvement et éparse- 
ment ponctuée. Tibias antérieurs bidentés; ongles longs, minces, 
bifides aux pieds antérieurs et simples aux intermédiaires. 

dg. — Long. 14, larg. 7,5. Victoria Nyanza: Bugala 1908 
(Dr E. Bayon). 

Cette espéce est extrémement voisine de denuda Arrow. Elle 
ne sen distingue que par les tibias, les tarses et l’épistome qui 
sont bruns alors quils sont noirs dans denuda; la ponctuation 
des élytres un peu plus forte, la couleur plus foncée du dessous 
et surtout par l’armure genitale du gf. 


Anomala munda, n. sp. — Ovale, convexe, testacé brillant 
sur les élytres; corselet et écusson mats; téte, tibias postérieurs, 
toutes les marges du corselet et des élytres ainsi que la suture 
étroitement marron; tarses bruns; antennes testacées. 

Epistome presque droit avec les angles arrondis, rugueux 
ainsi que la face, front ponctué, vertex lisse. Corselet trés court, 
‘anguleusement arrondi sur les cdtés, les angles antérieurs sail- 
lants et vifs, les postérieurs un peu arrondis, ponctuation extré- 
mement fine, très peu visible et éparse. Ecusson plus large que 
long, finement ponctué. Elytres striés ponctués, les interstries 2, 
4, 6 plus larges et divisés par une ligne de points. Pygidium 
brillant à ponctuation assez forte. Tibias antérieurs bidentés, les 
dents longues et pointues; le gros ongle des tarses antérieurs 
bifide dans les deux sexes est très élargi chez le oj’, les ongles 
intermédiaires sont également bifides dans les deux sexes. Le 
dessous du corps glabre et brillant a ponctuation médiocre, peu 
profonde. 


oy » 
3 pa 
Na 
; 5 


par 
x 


RUTELIDES NOUVEAUX D’AFRIQUE 419 


o 2. — Long. 9-11,5, larg. 5-6,5. Somalie italienne : 
‘Giuba, Bidi Scionda (Mis Patrizi 1923). Erythrée: Bogos 1870 
(Dt O. Beccari). 

Proche de trabeata Frm., mais sans bande suturale ni ma- 
cule sur le corselet, se rapproche aussi de drusilla Ohs., mais 
avec le corselet mat. 


Anomala micanticollis, n. sp. — Testacé, avec un reflet micacé 
vert ou cuivreux. Téte brun clair; fémurs et antennes testacés, 
dessous du corps, tibias, tarses et pygidium d’un brun cuivreux. 

Téte petite, épistome trés court presque droit en avant avec 
les angles bien arrondis, séparé du front par-une suture profonde 
fovéolée prés des cdtés, front bombé fortement ponctué. Corselet 
lisse et brillant marqué de points extrémement fins et très épars, 
paralléle dans les ?/, postérieurs, finement rebordé a la base qui 
est presque droite. Ecusson muni de quelques points. Elytres a 
stries ponctuées profondes, les intervalles 2 et 4 plus larges que 
les autres sont divisés par une ligne de gros points. Pygidium, 
dessous et pattes garnis de longs poils blonds. Tibias antérieurs 
portant deux dents longues et acuminées. Les ongles antérieurs 
bifides dans les deux sexes sont très larges chez le g'; les inter- 
médiaires sont simples dans les deux sexes. | 

o 2. — Long. 8-9, larg. 4,5-5. Lugh (M° Patrizi); Somalie 
italienne: Dolo (Cap. Citerni); Margherita. 


Anomala innocens, n. sp. — Testacé pale, téte et tarses roux, 
deux macules sur le corselet et la suture des élytres trés étroi- 
tement brun clair. 

Epistome presque semicirculaire, rugueux ainsi que la face, 
vertex très finement ponctué. Corselet réguliérement arqué sur 
les cdtés, les angles antérieurs vifs, les postérieurs très peu 
arrondis, ponctuation fine assez dense, marge postérieure trés 
finement rebordée. Ecusson ogival, ponctué. Elvtres ayant l’inter- 
valle subsutural irrégulièrement ponctué, le reste ponctué en 
lignes, et trois très faibles còtes. Pygidium convexe, brillant, a 
peine ponctué. Tibias antérieurs armés de deux dents très poin- 
tues; le gros ongle des pieds antérieurs et intermédiaires bifide. 

dg. — Long. 7,5, larg. 4. Somalie: Mogale, 1920 (M'* Patrizi). 

Petite espéce extrémement voisine de stigmaticollis Frin.; 


490 E. BENDERITTER 


sen séparant par l’épistome arrondi, les angles postérieurs du 
corselet moins arrondis, l’écusson ogival. 


Anomala nigrocincta, n. sp. — Testacé brillant, téte, écusson, 
tibias postérieurs et tous les tarses brun-rouge; marges anté- 
rieure et postérieure du corselet, suture et toutes les marges des 
élytres, base du pygidium, brun-noir. 

Epistome peu arqué, les angles arrondis, fortement rugueux. 
Corselet ayant sa plus grande largeur en arriére, les angles pos- 
térieurs arrondis, ponctuation très fine. Ecusson plus large que 
long, les còtés précédés d’un fort sillon. Elytres subparalléles 
chez le g°, élargis postérieurement chez la 9; a stries ponctuées, 
les 2™° et 3™¢ réunies en arriére avec les 6° et 7™*, dans la 
partie postérieure ces quatre stries sont trés profondes et ont le 
fond brun-noir; les 4™° et 5™° sont effacées avant le calus apical; 
le premier intervalle trés large en avant et rétréci en arriére 
est fortement ponctué, les points se réunissant pour former une 
strie profonde dans la partie postérieure. Le pygidium convexe 
et superficiellement ponctué chez le © est en triangle court, 
déprimé et fortement granuleux chez la Q. Tibias antérieurs 
armés de deux dents, l’apicale longue dans les deux sexes est 
un peu courbée chez le 3 tandis qu’elle se prolonge en s’élar- 
gissant un peu au sommet chez la 9. Les ongles sont bifides 
aux quatre pieds antérieurs dans les deux sexes, l’incision est 
très petite aux intermédiaires du gd. 

Long. 16-17, larg. © 8-8,5, 9 10,5. Erythrée: Keren 1890 
(L' Martini); Dorfu 1890 (Ragazzi). 

Proche de tendinosa Gerst., mais plus brillante, plus large- 
ment testacée, le corselet beaucoup plus finement ponctué; les 
stries moins profondes sur le disque et le pygidium de la 9 
très différent. 


Prodoretus dilatatus, n. sp. — Testacé; téte, tarses et suture 
étroitement bruns. 

Téte petite. Yeux gros. Epistome semicirculaire, grossiérement 
ponctué ainsi que le front; suture indistinete. Corselet court, les 
angles postérieurs bien ouverts et très peu arrondis, marqué de 
points forts, clairsemés, orné ainsi que la téte de poils érigés 
plus longs sur la partie antérieure du corselet. Ecusson un peu 


RUTELIDES NOUVEAUX D AFRIQUE ~ 4921 


plus long que large, ponctué. Elytres portant trois fortes coòtes; 
les intervalles 1 et 3 larges, le 2%© plus étroit sont fortement 
ponctués; munis de poils très courts, couchés, écartés et disposés 
en lignes, visibles seulement sous la loupe. Le pygidium trés 
court, peu brillant, imponctué, est couvert de poils blonds et 
très fins. Tibias antérieurs armés de deux fortes dents et d’une 
troisiéme, basale, petite. Les élytres sont ovales et les épipleures 
sont légérement dilatés vers le tiers antérieur. 

Q. — Long. 11,5, larg. 6,5. Afrique orient. angl.: Mogale 
(M* Patrizi et Toncher, 1920). 


Prodoretus pilosus, n. sp. — Testacé, peu brillant, téte brun 
clair, tarses bruns. 

Téte large. Yeux gros. Epistome court, les angles bien arron- 
dis, la marge fortement relevée et très légèrement sinuée au 
milieu, densément ponctué. Corselet court, les còtés arrondis, 
angles antérieurs saillants et vifs, les postérieurs bien ouverts a 
peine émoussés, ponctuation moyenne plus dense sur les còtés. 
Ecusson allongé. Elytres portant trois faibles céòtes, la ponctuation 
des intervalles est serrée, subrugueuse; couverts de méme que 
le corselet de poils fins, courts, couchés, réguliérement espacés. 
Pygidium convexe, finement rugueux, couvert de poils longs 

_relevés vers le sommet; au milieu un sillon court mais assez 
profond. Tibias antérieurs armés de trois dents longues et acu- 
minées, les ongles très inégaux, l’interne deux fois aussi long 
que l’externe est très obliquement coupé a la partie supérieure. 

1 seul exempl. &. - Long. 10, larg. 5,5. Belet Amin, Giuba 

(Mi Patrizi 1923). 


Rhamphadoretus mimus, n. sp. — Testacé. Téte (moins l'’épis- 
tome) noire; deux bandes brunes sur le corselet; une bande 
suturale très large à la base et se terminant en pointe au som- 
met brun-noir; tarses brun clair. 

Epistome court et bien arrondi, fortement ponctué, suture 
trés nette, la ponctuation du front est grosse et dense. Yeux 
gros. Corselet court, aussi large en avant qu’en arriére, les còtés 
faiblement arrondis, les angles postérieurs vifs, la base presque 
droite, la ponctuation est forte mais peu serrée. Ecusson petit. 

‘ Elytres ayant la strie suturale profonde et quatre très faibles stries 


499 E. BENDERITTER 


sur les céòtes, la ponctuation est moyenne et dense, villosité 
comme celle du corselet, fine, longue et un peu laineuse. Tibias 
antérieurs à trois dents aigués; les tarses intermédiaires et pos- 
térieurs très courts, l’onychium plus long que les quatre articles 
précedents réunis. 

1 exempl. g'. — Long. 6, larg. 3. Belet Amin, Giuba (M'* Pa- 
trizi 1923). 


Très allié à parvulus Bend. mais la ponctuation des élytres 


est un peu moins forte et les. poils plus longs ne sont pas dis- 
posés en lignes aussi nettes. 


Adoretus divergens, n. sp. — Testacé brillant. Deux grandes 
macules sur le corselet, deux plus petites triangulaires vers la 
base des élytres prés du sommet de l’écusson, une vague ligne 
oblique allant du calus humeral au cété interne du calus apical 
et abdomen bruns; dents des tibias antérieurs, genoux, sommet 
des tibias et tous les tarses noirs. 

Epistome semicirculaire en avant, les còtés obliques, grossiè- 
rement ponctué rugueux ainsi que le front. Corselet court, les 
cotés sinués devant les angles postérieurs qui sont un peu diver- 
gents, ponctuation forte mais peu serrée, orné de quelques poils 
blanes longs et fins. Ecusson petit, triangulaire, fortement ponctué. 
Elytres portant trois faibles cétes bordées d’une ligne de points, 
intervalles ponctués sans ordre; les épipleures portent des poils 
blanchatres raides spiniformes. Pygidium couvert de poils gris 
denses. Poitrine, abdomen et pattes garnis de poils blanes longs, 
mais peu denses. Le rostre est non crénelé. Les deux premiéres 
dents des tibias antérieurs sont longues et aigués, la troisiéme 
petite. 

1 exempl. 9. — Long. 8, larg. 4. Gurar (M' Patrizi 1920). 


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RUTELIDES NOUVEAUX D AFRIQUE 4923 


Fig. 4. — Armure genitale et téte Anomala lenticula 
» 2.— do Anomala venusta 
» 3. do do munda 
» 4, — do _ do micanticollis 
» 5. — do de innocens 
» 6. — do do nigrocincta 
» T— do Prodoretus pilosus 
» & — do Rhamphadoretus mimus. 


EGE SS. 2 EGO STEMI 
LX. 


GLI SCOLIIDEI DELTA LIGURIA 


Dott. D. GUIGLIA 


La grande e svariata quantità di Scoliidei raccolti nelle 
collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, recen- 
temente arricchite dal materiale della collezione Gribodo (dicembre 
1924), mi ha indotto ad occuparmi in maniera speciale di questa 
famiglia d’imenotteri aculeati. 

Ho iniziato da principio il presente lavoro unicamente con 
l'intenzione di elencare e riordinare in una sintesi omogenea 
tutti gli Scoliidei della Liguria. Ma in seguito osservando e stu- 
diando le singole specie, ho notato come la sistematica di alcune 
di esse presentasse delle confusioni e dei dubbii non lievi. Ho 
cercato allora di studiare più da vicino quelle specie che maggior- 
mente potevano dar luogo a determinazioni errate o mal sicure. 
Ho aggiunto così alcune considerazioni particolari con la speranza 
di chiarire il meglio possibile .la sistematica di questa grande 
famiglia d’imenotteri aculeati. 

Studiando la morfologia delle Scoléa ho cercato però di rin- 
tracciare anche altri caratteri specifici oltre i soliti usati dai 
diversi autori. 

Ho potuto così constatare come nelle varie specie di Scolia 
la conformazione di quel pezzo ventrale che il Berlese (Gli 
insetti vol. I, p. 278, fig. 317) nomina I sternite, variasse 
sensibilmente e costantemente; così osservando 150 individui di 
Disc. quadripunctata ho notato come in questa specie il margine 
inferiore del detto segmento presentasse una spiccata rientranza 
centrale, nella Disc. insubrica i 25 esemplari da me esaminati 
mostravano invece una concavità occupante quasi completamente 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 14925 


il margine stesso, mentre al contrario la Trisc. flavifrons era 
caratterizzata da una sporgenza mediana ben chiara e distinta, 
come mi è risultato esaminando 80 individui, sporgenza che 
nettamente la distingue dalla Trisc. bidens il cui margine è 
invece regolare ed intatto. La Disc. bifasciata, Rossi presentava 
una lieve rientranza nella regione mediana del margine suddetto, 
rientranza tracciata sul tipo della Disc. quadripunctata ma 
molto meno pronunciata, la citreozonata. per quanto ho potuto 
constatare esaminando i pochi individui che avevo a mia disposi- 
zione, presentava la conformazione del detto pezzo simile a quella 
della difasciata, Rossi ma con le pareti leggermente meno ricurve 
e la rientranza mediana un poco meno pronunciata, infine la 
hirta di cui parlerò più estesamente in seguito, aveva lo stesso 
margine provvisto di una lievissima sporgenza centrale. 

La detta differenza somatica non solo si riscontra nel genere 
Scolia, ma si conserva pure molto evidente nel genere His, così 
le due forme liguri (sexmaculata e villosa) hanno la confor- 
mazione del così detto I sternite completamente diversa, l’ una la 
sexmaculata, come ho potuto constatare esaminando 160 indi- 
vidui, presenta il margine inferiore del detto segmento provvisto 
di un’ acuta rientranza mediana mentre nella villosa i 60 esem- 
plari da me esaminati mostravano lo stesso margine completa- 
mente piano. 

Nel genere Tiphia poi lo stesso pezzo ventrale mostra una 
struttura, del tutto caratteristica, è difatti provvisto di una specie 
di prolungamento sotto forma di scutello, prolungamento munito 
di uno spiccato rilievo mediano. La conformazione di questo pezzo 
è diversa nelle tre specie di Tiphia liguri: Nella femorata il 
prolungamento che ho nominato sopra è di forma presso a poco 
rettangolare, nella morio mostra le pareti laterali leggermente 
incurvate, nella ruficornis infine è sensibilmente ristretto e 
quasi ovale. 


TABELLA DEI GENERI 


4 : 2 
1. Addome trispinoso . È « 2 | 1. Cellula radiale chiusa 2 
— Addome unispinoso. ; . 3 | — Cellula radiale aperta 3 
2. Una nervatura ricorrente e 2. Una nervatura ricorrente e 


1 cellula discoidale G. ScoLla 1 cellula discoidale G. ScoLIA 


426 D. GUIGLIA 


— Due nervature ricorrenti e 2 — Due nervature ricorrenti e 2 
cellule discoidali G. ELIS cellule discoidali G. ELIS 
3. Addome breve, tozzo sempre 3. Due cellule cubitali complete i 
completamente nero G. TIPHIA G. TIPHIA di 
— Addome allungato, cilindrico, — Tre cellule cubitali complete ) 
variamente macchiato di giallo G. MYZINE si 
G. MYZINE 


Gen. I. Scolia, Fab. 4 
TABELLA PER LA DETERMINAZIONE DELLE SPECIE. ‘| 


of? 


1. Tre cellule cubitali chiuse (Sub. gen. Triscolia) . A : : 2 
— Due cellule cubitali chiuse (Sub. gen. Déscolia) 3 i. : ; 4 


2. Antenne completamente nere . : 5 È 4 4 : : 9 x 
— Antenne giallo - ferruginee , 7 : ; . Trisc. bidens, Linn. ‘4 


3. Pubescenza della massima parte de! corpo giallo - rossiccia. 
Esemplari d’Asia e d’ Europa orientale . 3 7 . (maculata) 
— Pubescenza della massima parte del corpo nera . subsp. flavifrons 


a — Pubescenza nera, ad eccezione di pun delle macchie 
gialle dei tergiti . : . b 

— Pubescenza dell’ apice dell’ iene piu o meno dillo 
chiara gd Q AR MI eV reacenta 


b — Fronte e vertice in gran parte gialli. Scutello con 
due macchie gialle, oppure completamente nero 

subsp. flavifrons 

— Fronte e vertice quasi totalmente neri. 

Scutello nero o maculato . . 3 . V. funerea 4 


4. Almeno uno dei tergiti presenta una fascia spesso con l'orlo i 
anteriore e posteriore più o meno intaccati nel mezzo . 5) 

— Tergiti con macchie giallo - cedrine bene divise da un largo 
intervallo nero. Corpo piccolo . . Disc. quadripunctata, Fab. 


A — Addome con 2 macchie È ; . V. bipunctata 
— Addome con 4 macchie : 3 . V. quadripunctata 
— Addome con 6 macchie : È . V. sexpunctata 
— Addome con 10 macchie —. : . V. decempunctata 


5. Quarto tergite con fascie gialle oppure con (!) macchie gialle 
spesso molto piccole 7 MRO) 
— Quarto tergite nero, senza cei O macchie pial e ne hirta, Schrk. 


(1) Qualche individuo che io riferisco alla Disc. bifasciata, Rossi, presenta il 
4.0 tergite completamente nero. In tal caso però la Q conserva costantemente il 
capo macchiato di giallo. 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 197 


a — 2.° tergite con fascia gialla completa . hirta 
2.° tergite con macchie gialle oppure inte- 
ramente nero _ : 7, ; o 2 Boe Diy) 


O - 2.° tergite con due macchie gialle . . . var. sinuata 
2.° tergite macchiettato variamente di giallo 
passaggi alla var. unifasciata 


2.° tergite completamente nero . d - Var. untfasciata 
fof Q 
6. Lobi del pronoto gialli . . 7 | 6. Ali con margine costale giallo- 
— Lobi del pronoto neri 0¢7asciata, ferrugineo ed apice infoscato con 
Rossi. iridescenza violacea. 
7. Addome con fascie giallo-aran- Disc. insubrica, Scop. 


ciate (spesso interrotte nel mezzo 
da una zona nera più o meno 
ampia) sul 2.°, 3.°, 4.° tergite. 
Conformazione tozza è 

Disc. insubrica, Scop. (1) 


— Ali con margine costale bruno- 
fuliginoso ed apice trasparente. 
Disc. bifasciata, Rossi. 


— Addome con fascie giallo- cedrine, Niles er 
appena leggermente intaccate al 
margine superiore. Fascia del 4.0 
tergite molto ridotta. Conforma- 
zione snella . ‘ 5 : : 

Disc. citreozonata, Costa. 


Sottogenere Triscolia. 


La sistematica delle specie appartenente a questo sottogenere 
venne recentemente trattata da Ilsemarie Micha in una monografia 
comparsa nelle « Mitteilungen aus dem Zoologischen Museum in 
Berlin », 13 Band, 1 Heft, Giugno 1927. 

Lo studio del notevole materiale ligure ed italiano nonchè di 
svariate località europee, appartenente alle collezioni del Museo 
Civico di Storia Naturale di Genova, mi ha portato a dei risultati 
che concordano in gran parte con quelli di Ilsemarie Micha, ad 
eccezione però del problema della variabilità e quindi delle forme, 
varietà o razze nelle quali deve venire divisa la specie nota a 
tutti gli autori con il nome di Trisc. flavifrons, la sola Triscolia 
che si trovi in Italia. Su questo punto, come dimostrerò in seguito, 
devo dissentire dall’ egregia autrice. 


(1) Achille Costa; « Fauna Napoli Scoliid. 1860, p. 34 », considera gli individui 
con i lobi laterali del pronoto gialli come varietà. Pero tutti gli esemplari che io 
ho potuto esaminare presentano questa parte del torace segnata di giallo. 


428 D. GUIGLIA 


La Trisc. flavifrons degli autori si divide in gruppi di forme 
ben distinte per il loro aspetto: la Trisc. flavifrons tipica e la 
var. haemorrhoidalis, la prima a pubescenza nera, la seconda 
a pubescenza in gran parte giallo-rossiccia. 

Ilsemarie Micha nel suo lavoro dimostra come la var. haemor- 
rhoidalis debba venire considerata quale forma tipica della specie 
ed assumere il nome più antico di maculata, mentre la Trisc. 
flavifrons debba denominarsi albifrons. Non posso controllare 
la ragione di questo nuovo modo di vedere, e ciò per mancanza 
delle pubblicazioni citate; credo però opportuno di mantenere per 
la razza occidentale l’ antico nome di flavifrons F. ben noto a 
tutti; tanto più che Ilsemarie Micha non cita la descrizione ori- 
ginale della albifrons, F. (1) 


Triscolia maculata, Drury. 


Scolia haemorrhoidalis - Fab. Mantissa insectorum, p. 280, n. 119. 
Scolia haemorrhoidalis — Sauss. et Sichel - Catal. Spec. Gen. Scolia 1864, 


p50) NO: 
Scolia haemorrhoidalis — Ach. Costa - Prospet. Imenot. Ital. Il, 1887, 


pi Ven 2 ice Ox 

Scolia haemorrhoidalis - Gribodo - Bull. Soc. Eutom. Ital. XXV, 1893, 
pi lo0na2: 

Triscolia maculata - Micha - Mitteil. Zoolog. Museum Berlin — 
13 Band 1 Heft, 1927, p. 125. 


La forma tipica abita l'Asia e |’ Europa orientale. I suoi limiti 
dell’area di diffusione non sono ancora bene precisati, secondo le 
località indicate da Ilsemarie Micha, essa è diffusa in special modo 
nell'Asia Minore, Caucaso, Russia meridionale (attorno al Mar 
Nero), penisola balcanica, Ungheria, spingendosi ad occidente fino 
alla penisola istriana (Rovigno, Fiume). Essa dovrebbe quindi 
far parte della fauna italiana. Non posso dir nulla di preciso in 
merito, credo però di poter asserire che essa non si trova nel 
territorio italiano ad eccezione forse della Venezia Giulia, la cui 
fauna è del resto molto ricca di elementi orientali. 


Nota (!) — Esaminando il « Catalogus hymenopterorum » di C. G. Dalla Torre 
(1897), ho notato come I’ autore citi con il nome di alvifrons 6 specie appartenenti 
a generi diversi, di cui a due solamente, elencate sotto il genere Sphex, potrebbe 
riferirsi l’ albifrons di Micha. L’ una citata a pag. 413 è la Sphex albifrons, Villers, 
vivente in Europa (Gallia), l’ altra citata a pag. 445 è la Sphex albifrons, Fabricius, 
comune nella Guinea. Come si vede è dunque impossibile che a queste due specie 
possa riferirsi 1’ albifrons di Micha. 


4) 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 499 


La var. haemorrhoidalis ossia la maculata tipica nel senso 
del saddetto lavoro che viene citata specie italiana da Gribodo, 
(1893 I. c.) Piemonte (Cambiano, Astigiano) e da Costa nel 1887 
di località italiana non precisata, deve venire riferita non alla 
‘vera maculata tipica ma ad una varietà della flavifrons, descritta 
più innanzi. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Rumenia (4 97 3 9): o& Dobrugia 1 es. leg. A. L. Mon- 
tandon. Valachia 2 es. leg. A. L. Montandon. Bucarest 1 es. 
(coll. Gribodo). — Q Dobrugia 1 es. leg. A. L. Montandon. 
Comana Vlasca 1 es. leg. A. L. Montandon. Valachia 1 es. 
A. L. Montandon. 

Turchia: 1 9 (Coll. Magretti). 

Transcaucasia: (3 Q 5 d) (coll. Gribodo). 


Triscolia maculata subsp. flavifrons F. 


Scolia flavifrons, F. = Syst.. ent. 1775, pi 355, ne 3. 
Sphex interrupta Scop. - Delic. Faun. et flor. Insub. 1786, p. 63, Tav. XXII, 
fig. 3 (3). 
»  flavifrons, Scop. — Delic. Faun. et flor. Insul. 1786, p. 63, Tav. XXII, 
fig. VI (92). 
Scolia flavifrons, Sauss. et Sichel - Catal. Spec. Gen. Scolia 1864, p. 49, 
n. 26. TL 
» » Ach. Costa - Prospet. Imenot. Ital. 1I 1887, p. 96, 
VI 
» » De Stefani — Natural. Sicil. VIII, 1888, p. 14. 
» » Berland — Faune de France 1925, p. 297. 


Triscolia maculata albifrons, Micha - Mitteil. Zoolog. Museum Berlin 
13 Band, 1 Heft. 1927, p. 131. 


È questa la più grande Scotia italiana e la più grossa specie 
d’imenotteri della nostra fauna. 


of 


Colorazione piuttosto costante. Corpo nero ad eccezione del 
capo e dell’addome; Capo con una macchia gialla nell’ insenatura 
dell’ orlo oculare interno ed una linea pure gialla lungo |’ orlo 
oculare posteriore. La macchia gialla è più o meno estesa, sempre 


A30 D. GUIGLIA 


però molto piccola, la linea gialla talvolta pure s’ impicciolisce 
fino a sparire. Addome con due macchie gialle molto ravvicinate 
tra di loro sul 2.° e 3.° tergite. In esemplari della stessa località 
le macchie possono essere distinte, oppure le anteriori fuse in una 
fascia trasversale e le posteriori distinte, od anche ancora tanto 
le anteriori che le posteriori fuse insieme in maniera da formare 
due fascie. Naturalmente le dette fascie presentano sempre una 
insenatura più o meno spiccata lungo il loro orlo anteriore e 
posteriore. 

La pubescenza è completamente nera, ad eccezione delle 
macchie gialle dell'addome in cui assume invece una colorazione 
giallo - chiara. 

Le antenne completamente nere sono lunghe presso a poco 
quanto il torace ed il capo insieme. Le zampe sono nere eccet- 
tuati gli speroni delle tibie anteriori che sono giallo -ferruginei. 
Le ali ferruginee hanno l’apice lievemente infoscato con iride- 
scenza Violetta. 

Lungh. 25-30 mm. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Piemonte: Torino, 1 es., leg. Ghiliani. 

Lombardia: Pavia, 1 es., (Coll. Magretti). 

Liguria: Genova, 1 es., leg. A. Ghersi - Borzoli, 1 es., 
leg. Doria - Albissola, 1 es., leg. F. Capra - Varazze, 3 es., 
leg. F. Invrea. 

Toscana: Vallombrosa, 3 es. (Coll. Magretti) - Alpe della 
Luna (app. toscano) 1 es. leg. Dr. Andreini. 

Isola del Giglio: (arcip. toscano) 9 es., leg. G. Doria. 

Isola d’ Elba: 1 es., leg. Paganetti. 

Puglie: Altamura, 1 es., leg. Andreini. 

Sicilia: Senza località determinata, 3 es. (1 es. Coll. Gribodo, 
2 es. Coll: Magretti). 

Sardegna: Oristano, 1 es. (Coll. Gribodo) - Sarrabus, 2 es., 
leg. G. B. Traverso. 


o, 


Mentre gli esemplari maschili hanno un colore generalmente 
costante, gli esemplari 9 9 dimostrano una variabilità molto 
maggiore specialmente nella colorazione del capo e dello scutello. 


I 


ee ee ee NE Re ey 5 ere 


sets 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 434 


Il capo sopra tutto muta in maniera tale da rendere impossibile 
una descrizione particolareggiata, mi limiterò quindi ai tipi più 
comuni di colorazione. 

Esemplari con capo giallo. La colorazione gialla è molto 
estesa ed occupa buona parte della fronte e quasi tutto il vertice. 
Tra gli ocelli si nota una linea trasversale sottile nero-bruna. 

Esemplari con capo nero. Capo quasi completamente nero, 
la colorazione gialla è ridotta a due piccole macchie poste ante- 
riormente agli ocelli ed a due macchie più grandi dietro gli occhi 
(es. di Cervo Ligure Coll. Magretti e di Spotorno Coll. Gribodo). 
Inoltre oltre alle due macchie suddette, (le quali in questo caso 
sono molto ridotte) si può in certi casì notare pure una macchietta 
nell’ insenatura oculare. 

Tra i due tipi estremi testè nominati vi è tutta una serie di 
esemplari nei quali la colorazione nera si estende sempre più. 
In generale l’ invasione del nero stesso s’ inizia con due prolun- 
gamenti corti e divergenti della zona basale nera che si estinguono 
molto prima degli ocelli. In altri casi la macchia ocellare è un 
po’ più estesa ed unita al prolungamento dell’ orlo basale suddetto 
forma due linee nere parallele che limitano di conseguenza una 
zona gialla, solcata Reso da una sottile linea mediana longitu- 
abel bruna. 

In altri casi ancora esiste una grande macchia che occupa il 
mezzo della fronte e del vertice, la quale manda anteriormente 
due prolungamenti divergenti che vanno ad unirsi alla parte an- 
teriore nera della fronte e lateralmente due prolungamenti pure 
divergenti diretti verso gli occhi. 

Come dissi più sopra la colorazione del capo è dunque varia- 
bilissima e ad uno ad uno si possono notare tutti i passaggi 
possibili fra i due tipi estremi. 

Il torace è completamente nero, ad eccezione dello scutello 
il quale presenta nella maggior parte dei casi due macchie gialle, 
piuttosto grandi, molto vicine e talvolta quasi fuse insieme in 
una macchia unica. Le macchie molto spesso rimpiccioliscono, si 
allontanano tra di loro, obliterandosi via via fino alla sparizione 
assoluta. 

L'annerimento del capo e la sparizione delle macchie gialle 
dello scutello non sono fenomeni che avvengono contemporanea- 
mente, difatti si trovano esemplari con il capo giallo ma con le 


439 D. GUIGLIA 


macchie scutellari più o meno rimpicciolite, ed esemplari con il 
capo molto scuro e macchie scutellari grandi. 

In particolare i seguenti esemplari mancano assolutamente 
di macchie scutellari. 

Piemonte: (senza località precisata). Capo normale giallo. 

Liguria: Spotorno, 2 es. con il capo quasi totalmente nero 
Varazze 1 es. a capo giallo - Varazze (Piani d’ Invrea) 1 es. con 
capo fortemente annerito. 

Isola del Giglio: 1 es. con capo giallo, macchia ocellare grande 
‘legata alla zona basale da una linea mediana nera. 

Portogallo: (località non precisata). Colorazione nera basale 
prolungata con due corti rami divergenti, macchia ocellare sensi- 
bilmente più grande del comune. 

La stessa indipendenza si verifica nei numerosi esemplari a 
macchie scutellari molto ridotte nei quali il capo è indifferente 
mente giallo o fortemente annerito. 

Un altro fatto notevole è che l’annerimento del capo e I’ obli- 
terazione delle macchie scutellari, non è un fenomeno legato ad 
una determinata regione, bensì ho potuto osservare, disponendo 
di una numerosa serie di esemplari della stessa località, che si 
possono in essa trovare tutti 1 tipi descritti sopra e tutti i loro 
passaggi. 

Concludendo dunque la Trisc. flavifrons non forma nel 
territorio italiano delle sotto specie o razze ma è bensi una razza 
relativamente costante della maculata, nell’ambito della quale 
sì possono distinguere singole varietà individuali, che compaiono 
in tutte le località. 

L’ addome presenta le stesse colorazioni del maschio, ossia 
2.° e 3.° tergite con due grandi macchie gialle, le quali talvolta, 
specialmente le anteriori, possono fondersi insieme in maniera da 
formare una fascia unica. 

La pubescenza è nera ad eccezione delle zone macchiate in 
cui assume invece una colorazione giallastra. 

La punteggiatura del capo, fina e rada specialmente nelle 
porzioni superiori, va addensandosi in maniera abbastanza sensibile 
verso le parti inferiori. 

Il torace in generale presenta una punteggiatura particolar- 
mente fina e densa sul pronoto e sull’ epinoto, più scarsa ai lati 
del mesonoto e quasi nulla al centro del mesonoto stesso. 


Pa 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 433 


La punteggiatura dell’addome è in generale rada, relativa- 
mente più densa lungo il margine posteriore di ciascun tergite e 


' molto ridotta al centro del disco. 


Il contorno inferiore del 1.° sternite presenta, come nel g, 
una sporgenza mediana ben distinta. 

Le antenne completamente nere sono lunghe presso a poco 
quanto la larghezza del capo. 

Le zampe sono nere, pelose, con gli speroni delle tibie 
anteriori e le spine dei tarsi di tutte le quattro paia di zampe 
rosso - ferruginee. : 

Le ali come nel gd. 

Lungh. 40-45 mm. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Piemonte: 14 es. senza località precisata (coll. Gribodo). 

Liguria (40 es,): Cervo Ligure, 4 es. (Coll. Magretti) - Albenga 
4 es. (Coll. Magretti) - Pietra Ligure, 1 es. leg. F. Invrea - 
Spotorno, 4 es. (Coll. Gribodo) - Diano Marina 7 es. (Coll. Ma- 
gretti) - Varazze, 10 es.: (6 leg. F. Invrea - 4 Coll. Magretti) - 
Piani d’ Invrea (Varazze) 1 es. leg. Doria - Albissola 4 es. leg. 
F. Capra - Pegli, 1 es. leg. Vinciguerra - Genova, 1 es. leg. 
A. Baliani - Quezzi, 1 es. leg. Pandiani - Nervi, 1 es. (Coll. Fea) 
- Cavi di Lavagna, 1 es. leg. G. B. Moro - Monterosso al mare, 
1 es. leg. Vinciguerra. 

Lombardia (3 es.): Milano, 2 es. (Coll. Magretti) - Canonica 
d’Adda, 1 es. (Coll. Magretti). 

Toscana (5 es.): Viareggio, 1 es. (Coll. Magretti) - Firenze, 
1 es. (Coll. Magretti) - Arcidosso, 1 es. leg. Solari - Vallombrosa, 
2 es. (Coll. Magretti). 

Isola del Giglio: 2 es. leg. G. Doria. 

Lazio: Nettuno, 1 es. leg. Rossi. 

Calabria: Monteleone 1 es. (Coll. Magretti). 

Sicilia: 2 es. senza località precisata, leg. De Stefani (Coll. 
Magretti. 

Sardegna (7 es.): Sorgono, 2 es. (Coll. Gribodo) - Oristano, 
1 es. (Coll. Gribodo) - Lanusei, 1 es. (Coll. Magretti) - Sarrabus, 
1 es. leg. Traverso - senza località precisata 2 es. (Coll. Gribodo). 


Ann, del Mus. Civ, di St. Nat., Vol. LII (20 Marzo 1928). 28 


134 D. GUIGLIA 


Varietà della Triscolia maculata flavifrons (') 


Triscolia maculata flavifrons var. excepta Micha - Mitteil. Zool. Museum 
Berlin 13 Band, 1 Heft., 1927, p. 133. 


Questa varietà presenta la pubescenza dei segmenti apicali 
dell’ addome di una colorazione più o meno estesamente gialla; 
lo stesso dicasi di una parte più o meno grande del pronoto e 
del mesonoto. Inoltre la colorazione è di un giallo meno intenso 
di quello proprio della vera maculata (ossia dell’antica var. 
haemorrhoidalis degli autori). Ritengo quindi giusta |’ opinione 
di Ilsemarie Micha la quale assegna questa varietà alla maculata 
flavifrons. 

La detta autrice cita 1 es. 7 di Bolzano, io notai esemplari 
delle località seguenti : 

Piemonte: 1 es. 9 leg. Ghiliani. 

id. 1 es. g (Coll. Gribodo). 
Liguria: S. Remo, 1 es. 9 (Coll. Gribodo). 
Isola del Giglio: 2 es. oo leg. G. Doria. 


Triscolia maculata flavifrons var. funerea nov. 


Propongo di indicare con questo nome gli esemplari a capo 
fortemente annerito, con la colorazione gialla ridotta a poche 
macchie dietro agli occhi ed anteriormente agli ocelli od anche 
in certi casi nell’ insenatura dell’ orlo oculare. 

Ripeto ancora una volta che tale annerimento non presenta 
carattere di razza ma è bensì una semplice variazione individuale 
indipendente dalla località e dal mutamento delle macchie scutellari 
che possono essere o presenti o assenti. | 

Ho notato esemplari delle seguenti località : 

Liguria: Spotorno 2 es. 9 (Coll. Gribodo) - Cervo Ligure, 
1 es. 9 (Coll. Magretti). 


Nota — () I. Micha descrisse pure una nuova razza di Algeria e Lusitania. 

Triscolia maculata barbara nov. sbsp.: Q con scutello nero, S con colorazione 
gialla del 2.0 e 3.° tergite formante quattro macchie nettamente distinte. 

Se esiste davvero una razza nord-africana della maculata essa deve venire definita 
in base ad altri caratteri; altrimenti la razza africana che l’ Autrice denomina 
barbara si troverebbe pure nelle altre diverse località italiane, difatti molti esem- 
plari d’ Italia presentano le stesse caratteristiche. 

Conosco un solo esemplare of della Tunisia (leg. G. Doria) nel quale le macchie 
sono nettamente separate da una zona nera ben più grande di quella dei vari esem- 
plari italiani da me esaminati. È quindi una cosa probabile che l’Africa del Nord 
alberghi una razza diversa da quella italiana. 


SCOLIÎDEI DI LIGURIA 435 


Triscolia maculata, sbsp. sicula Micha. 


L’ autrice indica con questo nome 1 g' di Sicilia e 3 9 Q 
prive di località. } 

« Q 9: Lo scutello è nero come nella forma di Algeria e 
Marocco. Anche la fronte, il vertice sono ancora più oscurate 
che nella maculata verticalis, n. f., lo sviluppo della colorazione 
nera varia. Le tempie sono sempre gialle-rossiccie. eccettuati gli 
orli. La colorazione chiara del vertice può venir totalmente eli- 
minata dalla colorazione nera, oppure ridotta ad una stretta striscia 
longitudinale da ciascun lato. La fronte è nera ad eccezione 
delle insenature oculari, dell’ orlo anteriore interno dell’ occhio 
ed una zona posteriormente all’ ocello posteriore. Sulla parte 
posteriore della fronte la colorazione chiara può essere però ridotta 
ad alcune macchie oppure ad una sola macchia. 

Lung. 30-35 mm. (Ex Micha, l. c.) 1 Sicilia - 3 senza località ». 

Propongo di considerare questo nome quale sinonimo della 
flavifrons, poichè non esiste una razza siciliana della flavifrons 
stessa caratterizzata dallo scutello nero e dal capo più o meno 
fortemente annerito. 

Ho notato 3 es. 7 d (2 coll. Gribodo ed 4 coll. Magretti) 
perfettamente simili a quelli del continente, e 2 9 9 a capo 
giallo normale, affatto annerito, e con macchie scutellari molto 
grandi l’ una e molto piccole l’altra. Da tutto ciò risulta evidente 
che anche nella Sicilia la flavifrons si presenta con tutte le 
variazioni possibili, come in ogni altra località del continente, 
senza formare razze particolari come del resto avviene anche 
nell’ isola di Sardegna. 


Triscolia bidens, Linn. 


= 


Scolia bidens, Ach. Costa, Fauna Napoli. Scoliid. 1858, p. 7, n. 2. T9. 
Triscolia bidens, Sauss. et Sichel, Catal. spec. gen. Scolia 1864, p. 52, 
n 2879. 
Scolia bidens, Ach. Costa. Prospet. lmenot. Ital. II, 1887, p. 97, n. 33.979. 
» »‘. De-Stefani, Natural. Sicil. VII, 1888, p. 14. 
» »  Berland, Faune de France 1925, p. 297. 
» »  Micha-Mitteil. Zoolog. Museum Berlin. 13 Band, 1 Heft. 
1927, p. 134. 


436 D. GUIGLIA 


Differisce dalla specie precedente per il colore giallo-ferrugineo 
delle antenne in ambo i sessi. 

S Il capo è nero con punteggiatura densa, fina e con 
pubescenza nera irta ed abbondante. Spesso si nota una sottile 
linea gialla nella regione retro-orbitale. 

Il torace è pure nero molto densamente punteggiato e con 
rivestimento di abbondanti e irti peli neri. 

L’ addome porta sul 3.° tergite due grosse macchie gialle a 
forma subovale. La pubescenza (eccettuate le zone macchiate in 
cui assume una colorazione gialla ) è nera, particolarmente 
abbondante lungo il margine inferiore di ciascun tergite dove 
forma una fitta frangia. 

Le antenne lunghe presso a poco quanto il capo e torace 
insieme sono di color giallo-aranciato con lo scapo e il primo 
articolo del flagello neri. 

Le ali giallo-ferruginee hanno l’ apice leggermente infoscato 
con viva iridescenza violetta. 

Le zampe sono nere e pelose. 

Lungh. 25-30 mm. 

© Il capo è nero con vertice e fronte rosso-aranciati. La 
punteggiatura è in generale poco densa ed irregolarmente disposta. 
Le mandibole sono lunghe e robuste. 

Il forace è nero con 2 macchie rosso-aranciate, molto ravvi- 
cinate tra di loro sullo scutello. In certi casi esse si riducono in 
maniera molto sensibile fino a sparire completamente. 

L’ addome porta due macchie giallo -ferruginee presso a poco 
circolari sul 2.° tergite e due più grandi a forma subovale sul 3°. 

Il contorno inferiore del 1.° sternite, a differenza della flavi- 
frons, è regolare ed intatto. 

Le antenne hanno colorazione eguale al ©. 

Le ali come nel gf. 

Le zampe sono nere con gli speroni e le spine dei tarsi 
ferruginei. 

Lungh. 27-35 mm. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Emilia: Borgo S. Donnino, 1 Q (Coll. Magretti). 

Toscana: Viareggio, 1 o, 1 9 (Coll. Magretti). 

Lazio: (1 9, 4 gd) - gd Roma, I es. leg. Doria - idem, 
2 es. (Coll. Gribodo) - 9 Roma, 1 es. leg. Masi. 


SCOLIDEI DI LIGURIA 457 


Campania: Portici, 1 es. (Coll. Magretti). 

Puglie: Altamura, 1 9, 1 dg (Coll. Magretti). 

Sicilia: (5 9, 3 ©) - Marsala, 1 es. (Coll. Gribodo) - 
senza località determinata 4 es. (Coll. Gribodo) - g senza località 
determinata 3 es. (Coll. Gribodo). 

Secondo Micha questa specie è largamente diffusa nel Medi- 
terraneo. Essa cita un solo esemplare italiano. (Sicilia). 


Sottogenere DISCOLIA 
Discolia hirta, (Schrk). 


Sphex bicincta, Scop. - Delie. Faun. et Flor. Insub. 1786, p. 61, Tav. XXII, 
fig. 14 (0°). 

Lisoca bifasciata, Ach. Costa - Fauna Napoli Scoliid. 1858. p. 20-36, n. 2, 
Tav. XIX, fig. 5-6. 

Discolia hirta, Sauss. et Sichel - Catal. Spec. Gen. Scolia 1864, p. 72-271, 


DI 48 oO. 
» »  De-Stefani - Natural. Sicil. VIII, 1888, p. 15. 
» » Berland - Faune de France 1925, p. 298. 


co Capo nero con punteggiatura densa e pubescenza nera 
fina ed eretta 

Torace nero densamente ed uniformemente punteggiato, con 
pubescenza nera, fitta e particolarmente abbondante sui lobi late- 
rali del pronoto. 

L’ addome è nero, con due fascie ben delimitate sul 2.° e 3.° 
tergite. La punteggiatura dei tergiti è in generale fina, densa, 
uniforme. 

La pubescenza dei tergiti è nera, abbondante, diretta poste- 
riormente, leggermente rialzata; la pubescenza delle fascie è 
gialla. Ventralmente l’ addome è completamente nero con pun- 
teggiatura grossa ed abbastanza rada. Il margine posteriore del 
1.° sternite presenta una lievissima sporgenza mediana. 

Le antenne sono nere; relativamente sottili alla base vanno 
ingrossandosi in maniera abbastanza sensibile verso l’ estremità. 
La loro lunghezza è poco minore di quella del capo e torace 
presi insieme. Le zampe sono completamente nere. Il colore delle 
ali varia alquanto. Nella massima parte dei casi esse sono note- 
volmente infoscate nella regione costale e basale, trasparenti 
all’ apice e presentano su tutta la superficie una iridescenza violetta 


438 oD. GUIGLIA 


piu o meno viva. In altri casi esse sono oscurissime, quasi nere, 
appena più chiare all’ apice con iridescenza più cupa. 

Lungh. 15-23 mm. 3 

Q Capo nero, con punteggiatura rada e fina ad eccezione 
del vertice e delle tempie le quali sono liscie, prive di punti. Il 
torace è nero, finamente e densamente punteggiato sul pronoto 
e sull’ epinoto. La punteggiatura del mesonoto è più grossa e più 
rada, quasi totalmente obliterata nella zona centrale. La pube- 
scenza è nera, in generale scarsa, addensata sopra tutto lungo il 
margine posteriore del pronoto. La punteggiatura dell’ addome è 
più rada e leggermente più grossa di quella del g. 

Lung. 20-27 mm. 

La forma tipica suddescritta è diffusa particolarmente - nel- 
l’Italia sett.; si trova pure nella Liguria e nell’ isola del Giglio. 
Non vidi mai esemplari d’ Italia centrale e meridionale. 

Venezia Giulia: Trieste 1, Q (Coll. Magretti). 

Lombardia: Bognanco, 1 © (Coll. Magretti). 

Piemonte: Susa, 3 g', 3 Q (Coll. Gribodo); Torino, 1 gd 
(Coll. Fea), 1 © (Coll. Gribodo); Castiglione torinese 2 Q (Coll. 
Fea); S. Vincent, 1 9 (Coll. Gribodo). 

Appennino Ligure: Langasco, 1 © leg. Doria. 

Liguria: Albenga, 1 9 (Coll. Magretti); Diano Marina, 
1 © (Coll. Magretti); Laigueglia, 1 9 (Coll. Gribodo); Spo- 
torno, 5 co e 1 Q (Coll. Gribodo); Varazze 4 gf e 2 9 leg. 
F. Invrea; Savona, 1 7; Multedo, 1 g'; Borzoli, 1 gf leg. Doria; 
Dint. di Genova, 9 9 e 9 92 (leg. Doria, Mantero, F. Solari); 
Portofino Mare, 1 9; Cavi di Lavagna, 1 © leg. G. B. Moro; 
Monterosso al Mare, 8 g' leg. Montale; Ameglia. 1 o leg. Fiori. 

Ho esaminato molti esemplari nei quali la fascia gialla del 
2.° tergite va riducendosi o dividendosi in macchie formando cosi 
un termine di passaggio alla var. unifasciata, la quale ha il 
2.° tergite interamente nero. Tutte queste forme intermedie non 
meritano un nome particolare. Una sola di esse è nota con il 
nome di Scolia sinuata (1), Klug. (V. Sauss. et Sichel. Catal. 
spec. gen. Scolia 1864 p. 271). Essa ha la colorazione gialla del 
2.° tergite ridotta a 2 macchie gialle di varia grandezza, situate 
ai lati della linea mediana. Ne vidi 2 © raccolte nell’ isola del 


(‘) Riferisco a questa varietà anche un 7 della Coll. Gribodo raccolto a Urmiah 
(Persia) ed 1 g della stessa Coll. proveniente dal Portogallo. 


aaa. 
a 


SCOLIIDEI DI LIGURIA h39 


Giglio (*) in località Campese dal March. G. Doria ed 1 &% raccolto 
a Genova dal Dott. A. Solari. 

Spesso però la fascia gialla si riduce ad una linea gialla 
centrale, più o meno estesa, piccola e diritta, oppure più larga 
e più o meno profondamente sinuata all’ orlo anteriore come p. es. 
in 4 g' e 2 $ dell’isola del Giglio, 1 g? d’Italia meridionale, 
ed 1 g di Sorgono (Sardegna) (Coll. Gribodo). 

Un esemplare di Lanusei (Sardegna) della Coll. Magretti ha 
il 2.° tergite nero con una piccola macchia centrale. Un altro 
esemplare pure @ di Sicilia (Coll. Gribodo) presenta invece sul 
2.° tergite 3 piccole macchie gialle, una mediana presso |’ orlo 
posteriore e 2 laterali situate ad un livello un po’ anteriore alla 
prima. 


Discolia hirta var. unifasciata, (Cyrillo). 


Lisoca untfasciata, Ach. Costa — Fauna Napoli Scoliid. 1858, p. 9-36 n. i 
SQ; Tav. XIX, fig. 1 (9) fig. 2 (9). 
Discolia unifasciata, Sauss. et Sichel - Catal. spec. gen. ,Scolia 1864, 
TREO A MALTA ae 
» » Ach. Costa — Prospet. Imenot. Ital. Vol. II, 1887, 
Dp. LOO TOs 


Si distingue dalla forma tipica per avere il 2.° tergite com- 
pletamente nero e quindi per l’ addome munito di una sola fascia 
gialla (sul 3.° tergite). 

Mentre la forma tipica predomina nell’ Italia sett. la var. 
unifasciata è particolarmente diffusa nell’ Italia merid. spingen- 
dosi al Nord fino all’ isola del Giglio, almeno a giudicare dal 
materiale esaminato. 

L’ isola del Giglio è quindi la sola regione della quale ho 
avuto esemplari delle due forme. E molto probabile però che esse 
si trovino miste in tutta |’ Italia centrale. 

Isola del Giglio: 13 o&, 5 9 leg. Doria. 
Napoli: 1 9 (Coll. Magretti). 
Sicilia: 6 9° e 2 9 (Coll. Gribodo). 

La sistematica di questa specie di Scolia, come del resto di 
ogni -altra dello stesso genere, presenta delle non lievi difficoltà. 
Quasi tutti gli autori da me esaminati hanno usato come carattere 

(1) Vedi G. Mantero: Materiali per una Fauna dell’Arcipelago Toscano, — IV 


Isola del Giglio — Catalogo degli Imenotteri, Parte I, p. 22. (Ann. Mus. Civ. Gen,, 
XLII, 1905). 


440 i D. GUIGLIA 


distintivo il colorito dell’ addome, così; basandosi sul solo numero 
delle fascie gialle degli anelli addominali hanno nettamente distinto 
le due specie (Discolia hirta, Schrk. e Discolia unifasciata, 
Cyrillo). È evidente però che questo solo carattere non può bastare 
ad individuare una specie; esso, tutto al più, può caratterizzare 
o meglio stabilire una varietà. 

Già il Saussure nel suo « Catalogus specierum generis 
Scolia » accenna a questo: « ..... peut -étre méme la Sc. uni- 
fasciata Cyrl. nest-elle qu'une variété constante de la Sc. hirta, 
Schilaltgzae 

Ho voluto accertarmi. della cosa passando attentamente in 
rassegna una numerosa serie di individui della Disc. hirta e della 
Disc. unifasciata per vedere se, per caso, essi offrissero nel 
loro insieme altri caratteri distintivi oltre le fascie gialle del 2.° 
e 3.° anello addominale. Ma, per quanto mi risulta fin’ ora, posso 
asserire che nei caratteri esterni più evidenti esse si corrispondono 
direi quasi esattamente. 

Anche dall’ esame degli apparati genitali che così sovente 
forniscono caratteri specifici per la sistematica, non sono riuscita 
a notare nessuna caratteristica differenziale di una certa impor- 
tanza e stabilità. 

Inoltre ancora se le due forme di Scolia, unifasciata e hirta 
fossero due specie ben distinte, come asserisce la maggior parte 
degli autori, dovrebbero, almeno con grande probabilità, presen- 
tare anch’ esse un diverso e caratteristico contorno di quel pezzo 
ventrale che già ho nominato precedentemente. In seguito all'esame 
di 100 individui di Disc. hirta e 30 di unifasciata ho ottenuto 
invece come risultato una somiglianza quasi perfetta sia nel mar- 
gine inferiore che nella conformazione generale del detto pezzo. 

È curioso ed interessante osservare come tra le due forme 
(bifasciata ed unifasciata) si ‘abbia una numerosa serie di 
individui (descritti a pag. 438) la cui fascia gialla del 2.° anello 
addominale vada lentamente e gradatamente riducendosi fino a 
scomparire totalmente (var. unifasciata Cyrill.), individui che 
in certo qual modo denoterebbero un lento e graduale passaggio 
dalla 1.4 alla 2. forma. 

La mancanza di caratteri differenziali, ad eccezione di quelli 
dati dal colore dell’ addome, i numerosi individui formanti passaggio 
tra la hirta con l'addome ornato di 2 fascie gialle e la unifa- 


SCOLIIDEI DI LIGURIA AIA 


sciata con una fascia sola, indica certamente che le due forme 
appartengono ad una sola specie. Questa mia convinzione trova 
un ulteriore appoggio nel fatto che nell’ isola del Giglio le due 
forme vivono promiscue. 


Discolia bifaseiata, Rossi. 


Discolia bifasciata, Sauss. et Sichel — Catal. Spec. Gen. Scolia 1864, p. 73, 


n. 49,979. 
» » Ach. Costa - Prospet. Imenot. Ital. II, 1887, p. 101, 
e Ch ers 
» » De- Stefani - Natural. Sicil.. VII, 1888, p. 15. 
9 — Capo e torace neri, molto simili a quelli della hirta 


per scultura e pubescenza. L’ addome è nero con due fascie 
gialle complete sul 2.° e 3.° tergite; il 4.° tergite porta pure una 
fascia gialla la quale è spesso divisa in due macchie gialle tal- 
volta molto piccole. La scultura e la pubescenza dell’ addome 
pure molto simili a quelli della hivta. 

Antenne e zampe nere. Ali nere-fuliginose, con riflessi 
violacei, oscure nella regione basale e costale, leggermente tra- 
sparenti all’ apice. 

Lungh. 18-21 mm. 

© — Capo nero, fronte macchiettata di giallo, una breve 
striscia gialla lungo l’ orlo posteriore degli occhi. La punteggiatura 
è grossa, densa, particolarmente abbondante sulla fronte, nulla o 
quasi nulla sul vertice e sulle tempie. 

Il forace è nero, con pubescenza nera, densamente punteg- 
giato specialmente sul pronoto e sull’ epinoto. 

Addome, antenne e zampe come nel dg. 

Lungh. 18-24 mm. 

È una specie piuttosto rara e della quale non ho sott'occhio che 
poco materiale. Essa è molto simile alla hivta dalla quale diffe- 
risce per la fronte della 9 macchiata di giallo e per il 4.° tergite 
con fascia o con macchie gialle. Però due Q di Piemonte e Lom- 
bardia hanno il 4.° tergite completamente nero ed una di esse 
(Canonica d’Adda) ha la colorazione gialla frontale ridotta ad una 
piccola macchia gialla trasversale (il resto del capo completamente 
nero). Si potrebbe quindi considerare anche la Disc. bifasciata 
quale varietà della hirfa. Però, almeno a giudicare dai pochi 
esemplari da me esaminati, essa ha l’orlo posteriore del 1.° ster- 


4492 D: GUIGLIA 


nite lievemente inciso nel mezzo (mentre invece nella hista esso 
presenta una sporgenza mediana). Dato il poco materiale che io 
ho potuto esaminare non posso asserire nulla di positivo a questo 
proposito. Differisce dalla inswbrica per il colore delle ali, i lobi 
laterali del pronoto neri, le fascie dell'addome (eccettuata quella 
del 4.° tergite) integre, non divise in macchie, la forma dell’orlo 
posteriore del 1.° sternite ecc. 

Vidi esemplari delle seguenti località : 

Lombardia: 2 9, Canonica d’Adda (Coll. Magretti), 
Piemonte: 1 9 senza località precisata leg. V. Ghiliani. 
Liguria or.: 1 9, Ameglia leg. Fiori. 

Viene citata dagli autori dell’ Europa merid. ed orient. — 
Caucaso, Cipro, Arabia, ecc. 

Molto probabilmente però si tratterà di più forme confuse 
con il medesimo nome. Vidi però esemplari che posso senz’ altro 
riferire alla difasciata provenienti dalle seguenti località : 

Ungheria: 1 o? (Coll. Gribodo) ; 

Grecia: Taigeto, 1 9 (Coll. Gribodo); 

Caucaso: 1 o& (Coll. Gribodo); 

Persia: 1 o di Urmiah (Coll. Gribodo) ed 1 g' raccolto 
dal March. Doria. 


Discolia insubrica, Scop. 


Sphex insubrica, Scop. Delic. Faun. et flor. Insub. 1786, p. 58, Tav. XXII, 


fig. 1 (9). 

Sphex fuctformis, Scop. Delic. Faun. et flor. Insub. 1786, p. 59, Tav. XXII, 
fig. 2 (I). 

Lisoca insubrica , Ach. Costa - Fauna Napoli Scoliid. 1860, p. 34 JT. 
Tavo18: deb: 


Discolia insubrica, Saussure et Sichel - Catal. spec. gen. Scolia 1864, 
Pi? 63 n 40 es 


» » Ach. Costa - Prospet. Imenot. Ital. II, 1887, p 98, 
DIO 

» » De Stefani - Natural. Sicil. VIII, 1888, p. 15. 

» »  Berland - Faune de France 1925, p. 298. 


La Q ha il capo nero con il vertice il più delle volte macchiato 
di giallo; la punteggiatura è relativamente grossa, distribuita in 
modo irregolare, abbondante sopratutto al centro e quasi nulla 
al vertice; la pubescenza è nera, rada, addensata in special modo 
lungo il margine posteriore. 


SCOLIIDEI DI LIGURIA Ah3 


Il pronoto, come tutto il resto del torace è completamente 
nero, con punteggiatura densa ed ispida, pubescenza nera distri- 
buita specialmente lungo i margini dei lobi laterali. 

Il mesonoto ha punteggiatura più grossa e rada di quella 
del pronoto, abbondante in modo particolare superiormente e che 
va diradandosi ai lati finchè al centro si riduce quasi a nulla. 

L’ epinoto ha punteggiatura fina, densa, simile presso a poco 
a quella del pronoto. 

L’ addome è nero con fascia gialla sul 2,°, 3.° e 4.° tergite. 
Le prime due di queste fascie sono generalmente ampie, spesso 
interrotte nel mezzo, (sopra tutto la prima) l’ultima invece è 
sempre più sottile più ristretta e variamente conformata. 

La punteggiatura è rada, distribuita in modo irregolare, gene- 
ralmente più fina e più densa ai margini di ciascun tergite. 

La pubescenza è nera, scarsa nelle parti oscure, più densa e 
giallastra nelle zone macchiate. 

Ventralinente V addome è nero. Il 2.° sternite è tutto com- 
pletamente ricoperto da punteggiatura grossa e relativamente 
profonda, negli altri sterniti invece essa è addensata in special 
modo lungo il margine posteriore. Ciascun sternite termina poi 
con una frangia di fitti peli neri, frangia che diviene sensibilmente 
più abbondante a mano a mano che ci avviciniamo agli ultimi 
sterniti. 

Il margine inferiore del così detto 1.° sternite presenta una 
notevole concavità che occupa quasi tutto il margine stesso. 

Le antenne sono nere o brunastre. 

Le zampe o sono completamente nere od assumono, special- 
mente nei tarsi, una tinta bruno-rossastra. Gli speroni di tutte 
le paia di zampe sono costantemente rosso -ferruginei. 

Le ali sono rosso-ferruginee fin quasi alla terminazione della 
cellula radiale, nel centro e all’ apice vanno sensibilmente info- 
scandosi assumendo una viva irradiazione violetta. 

Lungh. 15-23 mm. 

Il gd ha il capo completamente nero con punteggiatura più 
densa e più fina di quella della 9 e con abbondante pubescenza 
formata da peli neri e irti. 

Il torace è nero, eccettuati i lobi del pronoto che sono 
macchiati di giallo. La punteggiatura è generalmente densa, o 
distribuita in modo uniforme su ciascuna divisione del torace o 


Ahh D. GUIGLIA 


leggermente più grossa e rada sul mesonoto e più densa e fina 
sul pronoto e sull’ epinoto. 

La pubescenza è formata da peli neri (eccettuate le zone 
macchiate in cui assume invece una tinta gialla) o eretti o appena 
ripiegati in senso posteriore. 

L’ addome è nero, con fascie gialle ben delimitate sul 2.°, 
3.° e 4.° tergite e con leggera ed incerta traccia dello stesso colore 
anche sul 5.° tergite. 

La punteggiatura e la corrispondente pubescenza è in generale 
più densa e più fina di quella della 9. 

Ventralmente |’ addome è nero con spesso delle caratteristiche 
macchiette gialle ai lati del 3.° e 4.° sternite. 

Antenne come nella 9. Zampe come nella 9. 

Le ali pur avendo le stesse tinte e gli stessi riflessi sono 
leggermente più trasparenti e più giallastre. 

Lungh. 15-20 mm. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Piemonte: 3 3°, 3 9 senza località precisata leg. V. Ghi- 
liani, Torino, 2 o, 3 Q (Coll. Gribodo). 

Liguria: Genova, 1 o’, 3 Q (leg. Gestro, Baliani, Fea); 
M. Creto (app. ligure) 1 g', 1 Q; Varazze 1 Q, (Coll. Gribodo); 
Varazze, 1 9 leg. F. Invrea. 

Emilia: Bologna, 2 9; Lazio: Nettuno, As Or 

Sicilia: 1 9 (Coll. Gribodo). 

Questa specie può venir facilmente confusa con la bifasciata, 
Rossi, dalla quale differisce per il colore del capo della. Q, i lobi 
laterali del pronoto gialli (9°), la tendenza delle fascie addominali 
a dividersi in due macchie, le ali con la regione costale bruno - 
ferruginea chiara e con |’ apice (almeno nella maggior parte dei 
casi) infoscato con riflessi violetti. 

Diseolia quadricineta, Scop. 
Sphex quadricincta, Scop. Delic. Faun. et flor. Insub. 1796, p. 62, Tav. 
XX tis. (5. 6") 
Lisoca citreosonata, Costa - Fauna Napoli Scoliid. 1860, p. 33, Tav. XX VI, 
fed). 

Maschio — Capo nero con punteggiatura densa fina. 

Il più delle volte si nota una macchia gialla nell’ insenatura 
oculare e una breve e soinile striscia pure dello stesso colore 
dietro gli occhi. 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 445 


Il forace è nero molto densamente e finamente punteggiato. 
Ai lobi laterali del pronoto si notano due striscie  giallo-cedrine 
ben delimitate. 

Il 2.° ed il 3.° tergite sono ricoperti da due fascie giallo - pallide 
leggermente intaccate al margine superiore. Sul /.° tergite si 
nota una striscia dello stesso colore variamente conformata, in 
generale molto più ristretta delle due precedenti. 

Le antenne sono nere e lunghe presso a poco quanto il capo 
e torace insieme. Le ali sono brunastre sensibilmente infoscate 
lungo la regione costale. 

Le zampe sono completamente nere. 

Il contorno inferiore del 1.° sternite ha una conformazione 
simile a quella della difasciata, Rossi, ma le parti laterali sono 
leggermente meno ricurve e la rientranza meno pronunciata. 

La © di questa specie è a me sconosciuta. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Friuli: Belvedere (Grado) 1 es. leg. P. A. Kalis. 
Piemonte: Casale Monferrato, 3 es. leg. Confalonieri. 
Lombardia: Canonica d’Adda, 3 es. (Coll. Magretti). 
Toscana: Alpe della Luna 2 es. leg. Dr. Andreini. 

La specie venne descritta da Scopoli nel 1786 con il nome di 
Sphex quadricincta. Costa la rideserisse nel 1860 con il nome di 
Lisoca citreozonata. La figura e la descrizione originale di Sco- 
poli non lasciano alcun dubbio sulla sinonimia suddetta (v. p. 61). 
La maggior parte degli autori e lo stesso Costa considerarono la 
specie (Del sinonimo della bifasciata, Rossi ( V. per es. Sauss. 
et Sichel, Catal. spec. gen. Scolia 1864, p. 73, n. 49, e Ach. 
Costa, Prosp. Imenot. Ital. II, 1887, p. 101, n, 9). Nel Catalogus 
hymenopterorum » di Dalla Torre vol. VII, 1897, (vedi p. 163) 
essa viene considerata quale sinonimo della Disc. hirta. Essa 
differisce però nettamente dai oo delle due specie suddette 
per le dimensioni minori, il corpo molto ‘più snello, il colore 
giallo-cedrino delle fascie addominali ed i lobi laterali del pronoto 
pure giallo - cedrino. 

È invece molto affine alla Disc. inswbrica dalla quale però 
si distingue (s'intende dai 9 o) per il corpo molto più sottile 
e slanciato. il capo relativamente più piccolo, le antenne più 
lunghe, la punteggiatura dell’ addome più densa e meno profonda, 
la pubescenza dello stesso più fina, le ali bruno-nerastre alla 


446 D. GUIGLIA 


base e lungo il margine anteriore ed il colore giallo - cedrino delle 
fascie addominali, le quali sono inoltre ben delimitate, ad orli 
integri o appena incisi nel mezzo mai divise in due macchie, come 
avviene spesso nell’ tnsubrica. 

Tuttavia, dato il poco materiale esaminato e sopra tutto la 
mancanza della 9, non credo che la posizione sistematica di questa 
specie possa venire definitivamente fissata. 


Discolia quadripunctata, Fab. 


Sphex quadripunctata, Scop. Delic. Faun. et Flor. Insub. 1786, p. 65, 
Tay. XXII, fiy:) 7. 

Lisoca quadripunctata, Ach. Costa - Fauna Napoli Scoliid. 1858, p. 12, 
n. Ir 9: 

Discolia quadripunctata, Sauss. et Sichel - Catal. spec. gen. Scolia, 1864, 
Dol 38:70: 


» » Ach. Costa - Prospet. Imenot. Ital. II, 1887, p. 93, 
nb, Oo. 

» » De- Stefani - Natural. Sicil. VII, 1888, p. 15. 

» » Berland - Faune de France 1925, p. 298. 

Maschio — Capo nero densamente e finamente punteggiato 


e con rivestimento abbondante di peli neri eretti. 

Il torace è pure nero con punteggiatura fina, densa ed 
uniforme presso a poco in ogni sua divisione. La pubescenza è 
nera simile a quella del capo. 

L’ addome è nero, lucente con quattro macchie giallo - cedrine 
di forma subrettangolare ai lati del 2.° e 3.° tergite. La punteg- 
giatura è fina ed abbastanza densa, la pubescenza è nera (eccet- 
tuate le zone macchiate in cui assume un colore giallo) costituita 
da peli eretti o leggermente inclinati in senso laterale. 

Ventralmente |’ addome è completamente nero e lucido con 
punteggiatura sopratutto addensata lungo il margine posteriore 
di ciascun sternite e con pubesceza nera e rada. 

Il contorno inferiore del 1.° sternite mostra una spiccata 
rientranza centrale. 

Le antenne nere sono lunghe presso a poco quanto il capo 
e torace insieme. 

Le zampe sono nere con speroni bruno-rossastri e con rive- 
stimento di abbondanti peli neri. 

Le ali giallo-ferruginee lungo la regione costale, fin quasi 
alla terminazione delle cellule, vanno oscurandosi ed assumendo 
riflessi violacei in tutto il resto della regione alare. 


SCOLIDEI DI LIGURIA AA7 


La femmina ha capo nero con punteggiatura più grossa e 
più rada di quella del ©, addensata in particolar modo al centro 
e nulla al vertice. Anche la punteggiatura del torace e del- 
l'addome è lievemente più grossa e meno densa, in tutto il resto 
la 9 è simile al gt. 

Lungh. 15-20 mm. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Piemonte: Torino, 1 o, 1 9 (Coll. Gribodo); Susa, 8 dg, 
2 92 (Coll. Gribodo); Cambiano, 2 o&, 1 Q (Coll. Gribodo); 
Castiglione Torinese, 3 g leg. Negro; Cuneo, 1 g (Coll. Magretti); 
Lerma Monferrato, 4 © leg. P. Filippa; Briga Tenda, 2 9 
(Coll. Magretti); S. Vincent (Valle d’Aosta), 1 g (Coll. Fea). 

Liguria: Genova, 5 o&, 1 Q (leg. F. Invrea, Mantero, 
Caneva, Doria, Fea, Da Passano); Voltri, 1 g; Borgio Verezzi, 
3 d' leg. F. Invrea; Pietra Ligure, 2 ©& leg. F. Invrea; Spezia, 
lai: 

Lombardia: Cascina Amata, 2 6, 1 Q (Coll. Magretti); 
Canonica d’Adda, 3 g', 1 Q (Coll. Magretti); Brembate, 1 9 
(Coll. Magretti). 

Isola del Giglio: 13 07, 1 9 leg. G. Doria. 

Sardegna: Sorgono, 3 g', 5 Q (Coll. Gribodo) Oristano, 
1 o (Coll. Gribodo); Lanusei, 1 © (Coll. Gribodo). 

Isola dell’Asinara: 2 o, 2 9 leg. S. Folchini. 


Discolia quadripunetata var. sexpunctata, Rossi 
Lisoca sexpunctata, Ach. Costa - Fauna Napoli Scoliid. 1860, p. 12. 


Si distingue dalla forma tipica per avere due piccole macchie 
giallo-cedrine anche ai lati del 4.° tergite. 
Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 
Piemonte: Torino, 1g, 1 Q leg. V. Ghiliani; Susa. 3 ©, 
3 Q (Coll. Gribodo); Castiglione Torinese, 4 © leg. Negro; 
Salassa, 1 g (Coll. Gribodo); Paesana, 1 Q (Coll. Gribodo); 
Moncenisio, 1 9 (Coll. Magretti). 
Lombardia: Canonica d'Adda 4 6%, 5 Q (Coll. Magretti). 
Liguria: Genova, 8 ® (leg. Mantero, Fea, Lombardo, 
Caneva; M. Creto, (app. ligure) 2-0; Molassana, 1 g', 1 Q 
leg. Petriccioli; Spezia, 1 g': Albissola, 1 g' leg. F. Capra; 
Pietra Ligure, 2 9 leg. F. Invrea; Spotorno 1 9 (Coll. Gribodo); 
Loano, 1 9 leg. F. Invrea. 


AAS D. GUIGLIA 


Isola del Giglio: 6 7, 10 Q leg. G. Doria. 

Toscana: 1 © senza localia precisata (Coll, Magretti). 

Napoletano: Portici, 2 9 (Coll. Gribodo). 

Sicilia: 2 0°, 8 Q (leg. De Stefani, Gribodo, Magretti), 

Sardegna: Oristano, 4 o, 1 Q (Coll, Gribodo); Sorgono, 
1 o, 1 2 (Coll. Gribodo); Lanusei, 1 g (Coll. Magretti). 


Discolia quadripunetata var. bipunetata, Costa. 


Lisoca bipunetata, Ach. Costa - Fauna Napoli Scoliid, 1860, p. 12. 


Si distingue dalla forma tipica per avere due macchie gialle 
solamente sul 3.° tergite. 


Discolia quadripunetata var. decempunetata nov. 


Propongo di distinguere con questo nome gli esemplari a 10 
macchie. — Di questa varietà ho esaminato una sola Q della 
Spezia. 

Data la grande variabilità della specie sopra descritta è cosa 
prevedibile che possano esistere in realtà individui con 8 macchie 
ed individui con l’ addome completamente nero. 


Gen. Ih EELS. Fab: 


Le specie del genere Hiis vengono raggruppate (analogamente 
a quelle del genere Scolia) in due sottogeneri, a seconda del 
numero delle cellule cubitali chuse. 

Nella fauna dell’ Italia continentale non troviamo nessuna 
specie di Dielis (!) (due cellule cubitali chiuse) bensi due specie 
del sotto genere Trielis (tre cellule cubitali chiuse) le quali 
si possono distinguere mediante le seguenti tabelle : 


of 2 

1. — Torace con macchie giallo- | 1. — Capo variamente macchiato 
pallide sullo scutello, sul posiscu- di giallo. Addome con 3 fascie 
tello ed ai lobi laterali del pronoto. gialle trasversali (2.°, 3.9, 4.° ter- 
Addome con fascie gialle su ciascun gite), molto spesso interrotte 
tergite, le prime 3 interrotte nel lungo la linea mediana e divise 
mezzo in modo da formare sei quindi in due macchie laterali. - 
macchie ben distinte lateralmente Corpo grande. 


al: 1.9, 2.9; 3.° tergite. 


Tr. sexmaculata, Fab, 
Tr. sexmaculata, Fab. 


(1) Appartengono a questo sottogenere due specie ben distinte la Déelis ciliata, 
e la Déelis collaris Fab., le quali pero già fanno parte della fauna dell’ Italia insu- 
lare. La prima è molto comune e diffusa nella Sardegna, la seconda non è rara in 
Sicilia, 


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SCOLIIDEI DI LIGURIA Ah 
— Torace con una sola striscia gialla Capo nero - Addome nero, senza 
sul postscutello. Addome con il | fascie o macchie gialle, I’ orlo 


margine inferiore dei primi 5 ter- |  POSteriore dei segmenti con densa 
frangia di peli bianco-grigiastri — 


giti orlato di giallo -cedrino. talvolta i segmenti mediani intie- 
Tr. villosa, Fab. ramente bruno -ferruginei-chiari. 
Corpo piccolo. Tr, villosa, Fab. 


Trielis sexmaculata, Fab. 


Sphex canescens, Scop. Delic. Faun. et florae Insub. 1786, p. 66, Tav. 
XXII, fig. 8d’. 
Elis interrupta, Ach. Costa - Fauna Napoli Scoliid. 1858, p. 18, n. 1. JQ. 
Trielis seamaculata, Sauss. et Sichel - Catal. spec. gen. Scolia 1864, 
p. 145 e 290, n. 154. 
» Ach. Costa - Prosp. Imenot. Ital. II, 1887, p. 103, n. 1.0 Q. 
» De Stefani - Natural. Sicil. VIII, 1888, p. 17. 
» > Berland - Faune de France 1925, p. 301. 


Specie in cui il dimorfismo sessuale, come in ogni altra forma 
del genere Elis, è molto spiccato. 

Il maschio ha il capo nero o leggermente brunastro, con 
macchia gialla nel fondo della scissura di ciascun occhio. Il clipeo 
è nero sensibilmente convesso con le parti laterali colorate in 
giallo - pallido. Le mandibole sono piccole e liscie. La punteg- 
giatura è fina e densa, la pubescenza cenerina ed abbondante 
ricopre completamente tutto il capo. 

Il contorno posteriore e le parti laterali del pronoto sono 
segnate di giallo-pallido. In alcuni individui questa parte del 
torace ha una colorazione o molto ridotta o completamente nulla. 

Il mesonoto è nero con 2 macchie gialle molto ravvicinate 
sullo scutello. Il postscutello è segnato con una linea trasversale 
gialla. 

Nel mezzo dell’ epinoto si nota una leggera traccia giallastra. 
Due piccole macchie dello stesso colore si osservano spesso ai 


. lobi laterali dell’ epinoto stesso. 


La punteggiatura del torace è densa, fina distribuita dovunque 
in modo regolare ed uniforme. Ad essa corrisponde un’ abbon- 
dante pubescenza formata da fini peli grigiastri diretti posterior- 
mente. 

L’addome è nero, allungato, sottile. Ai lati dei primi 3 
tergiti si notano 2 macchie gialle, oblunghe, molto ravvicinate 
tra di loro. Negli ultimi tergiti queste si riuniscono in una fascia 


Ann, del Mus. Civ, di St. Nat., Vol. LII (20 Marzo 1928). 20 


1450 ; D. GUIGLIA 


unica: quella del 4.° tergite è leggermente smarginata nel centro 
e spesso racchiude due punticini neri, le ultime due sono più 
sottili a forma bisinuosa caratteristica. La punteggiatura è densa, 
fina, distribuita in modo uniforme. 

La pubescenza è giallo-cenerina, particolarmente abbondante 
lungo il margine posteriore di ciascun tergite. 

Ventralmente V addome è nero con 2 macchie gialle isolate 
ai lati del 2.° e 3.° sternite, e con sottili striscie pure gialle, spesso 
interrotte lungo la parte posteriore dei rimanenti sterniti. La 
punteggiatura è relativamente grossa e rada, più abbondante nei 
primi sterniti va sensibilmente riducendosi negli ultimi. La pube- 
scenza è scarsa. 

Il margine inferiore del 4.° sternite presenta una. spiccata 
rientranza mediana. 

Le antenne sono nere, lunghe più del capo e torace insieme. 

Le zampe sono nere con colorazione gialla variamente disposta. 

Nel 1.° e 2.° paio sono macchiati i ginocchi, la faccia esterna 
delle tibie e della prima porzione dei tarsi; il 3.° paio general- 
mente ha i soli ginocchi gialli, spesso si nota però una leggera 
striscia gialla anche sulla faccia esterna delle tibie. Tutte le paia 
di zampe sono inoltre rivestite da abbondanti peli giallo-cenerini. 
Le ali sono trasparenti con venatura e margine costale bruno- 
rossastro. 

Lungh. 15-25 mm. 

La femmina ha corporatura tozza e struttura robusta. 

Il capo è nero con 2 striscie gialle più o meno grandi lungo 
l'orlo anteriore e posteriore degli occhi, e con spesso una piccola 
macchia gialla nel mezzo della fronte. Le mandibole sono gene- 
ralmente rosso-brune con Il’ estremità nera. La punteggiatura 
piuttosto grossa è particolarmente addensata sul clipeo e nel 
mezzo della fronte intorno agli ocelli, va poi sensibilmente dira- 
dandosi ed ingrossandosi sul vertice. 

La pubescenza è nera e molto scarsa. 

Il forace è nero con punteggiatura fina e densa sul pronoto 
e sull’ epinoto, più scarsa e grossa sul mesonoto e quasi nulla 
sullo scutello. 

La pubescenza è nera, rada, generalmente addensata lungo 
l’orlo anteriore del pronoto. 

L’ addome è nero. Il 2.°, 3.°, 4.° tergite presentano una larga 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 454 


fascia gialla trasversale di forma molto variabile. In molti esem- 
plari quella del 2.° tergite è divisa in due grandi macchie laterali 
e le altre sono integre. In altri esemplari anche la fascia del 
3.° tergite è divisa in due parti da una stretta zona nera longi- 
tudinale mediana, a lati paralleli. In altri esemplari ancora anche 
la fascia del 4.° è divisa in due macchie (e quindi I’ addome 
presenta 3 copie di macchie). In tutti i casi la colorazione gialla 
del 4.° tergite è meno estesa di quella dei precedenti (talvolta 
molto ridotta). Spesso si nota una stretta striscia trasversale me- 
diana sul 5.° tergite. Il margine posteriore di ciascun tergite porta 
una frangia di peli neri. 

Ventralmente |’ addome è nero con due sole macchie gialle 
ai lati del 3.° sternite. La punteggiatura è grossa, rada, disposta 
in modo irregolare. Ciascun sternite termina con una fitta e breve 
frangia di peli neri. 

Le antenne sono nere con scapo lungo presso a poco quanto 
i primi 4 articoli del flagello. 

Le zampe sono nere irte di ispidi peli e con speroni rosso- 
bruni. 

Le ali hanno tinta ferruginea con margine costale più oscuro 
e con viva irradiazione violetta. 

Lungh. 25-30 mm. 

È questa una specie molto diffusa in tutta l’Italia. 

Piemonte: Torino e dint. 1 g, 6 9 (Coll. Gribodo); 
Cambiano, 2 gd, 4 9 (Coll. Gribodo); Susa, 1 ¢ (Coll. Gribodo) ; 
Asti, 2 gd, 3 Q (Coll. Gribodo). 

Veneto: Venezia, 1 g', 1 9 (Coll. Magretti). 

Lombardia: Pavia, 2 g, 1 9 (leg. Magretti, Bezzi). 

Liguria: Genova,.1 6; Borzoli, 4 o', 5 Q leg. Doria; 
Pegli, 1 ¢& (Coll. Magretti); Varazze, 2 g (Coll. Magretti ) 
Spotorno, 1 g', 3 Q (Coll. Gribodo); Borgio Verezzi, 1 © leg. 
Invrea; Pietra Ligure, 5 g' leg. Invrea; Loano, 4 g, 1 9 
(Coll. Magretti), Laigueglia, 2 o’, 1 9 (Coll. Magretti); Diano 
Marina, 1 o (Coll. Magretti); Albenga, 1 9 (Coll. Magretti); 
Spezia, 2 g, 1 9; Serravalle Scrivia, 1 ¢ leg. Caneva; Stazzano, 
iO leas, Kerrar. 

Isola del Giglio: 14 g7, 4 Q leg. Doria. 

Abruzzo: (appen.) 1 g', 1 Q leg. Bondimai. _ 

Napoletano: Pompei, 1 gf. 


452 D. GUIGLIA 


Trielis willosa, Fab. 


Elis continua, Ach. Costa - Fauna Napoli Scoliid. 1860, p. 16 e 37, T. XX, 


fio. 
Trielis villosa, Sauss. et Sichel - Catal. spec. gen. Scolia 1864, p. 292. 
» » Ach. Costa - Prospet. Imenot. Ital. II, 1887, p. 104, n.2, 79. 
» » De Stefani - Natural. Sicil. VIII, 1888, p. 17. 
» » Berland - Faune de France 1925, p. 301. 


Il maschio ha il capo nero con densa punteggiatura e con 
pubescenza fina e cenerina. Le mandibole sono piccole, liscie con 
l’ estremità bruno-rossastra. 

Il torace è nero con striscia gialla nel mezzo del margine 
anteriore del pronoto e con linea trasversale pure dello stesso 
colore sul postscutello. Le tegule sono gialle-ferruginee. 

La punteggiatura è densa e distribuita in modo regolare ed 
uniforme. La pubescenza è fina di colore giallo- grigiastro e diretta 
in senso posteriore. 

L'addome è nero, talvolta con dei riflessi violacei. I primi 
cinque tergiti portano lungo il margine posteriore una sottile e 
stretta striscia gialla, diritta ed uniforme sul 1.° tergite, flessuosa 
ed ondulata nei seguenti. La punteggiatura è grossa non molto 
densa, distribuita egualmente su ogni tergite. La pubescenza è 
abbondante, eretta o lievemente inclinata in senso posteriore, per 
colore è simile alla pubescenza del torace. 

Ventralmente | addome è nero, liscio con sottili linee gialle 
interrotte nel mezzo lungo il margine posteriore di ciascun tergite. 
La punteggiatura è in generale rada, diversamente distribuita, 
la pubescenza è simile alla parte dorsale ma generalmente più 
scarsa. Il contorno inferiore del 1.° sternite è perfettamente intatto. 

Le antenne sono nere, un poco più lunghe del capo e torace 
insieme. 

Le zampe sono nere, rivestite di peli cenerini con la faccia 
esterna delle tibie del 2.° e 3.° paio di zampe giallo- pallido. 

Le ali sono trasparenti a leggerissimi riflessi violacei e con 
venature rosso-ferruginee. Le cellule cubitali sono in numero di 3. 

Lungh. 15-17 mm. 

La femmina ha il capo nero con punteggiatura grossa, poco 
densa e con pubescenza grigiastra particolarmente abbondante 


si 
se 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 153 


lungo l’orlo posteriore. Le mandibole sono piccole con colorazione 
rossa molto scura. 

Il forace completamente nero ha punteggiatura grossa e rada 
sul mesonoto, più fina e densa sul pronoto e sull’ epinoto. La 
pubescenza è in generale scarsa ed irregolarmente disposta, ab- 
bondante sui lobi laterali del pronoto. 

L’ addome o è tutto completamente nero, oppure ha il 2.°, 3.° 
e qualche volta 4.° tergite di color rosso-ferrugineo. La punteg- 
giatura non è molto densa; al margine posteriore dei primi 5 
tergiti si nota una fitta frangia di peli bianco-grigiastri, nel 
resto dell’ addome la pubescenza è molto rada e scarsa, grigiastra. 

Ventralmente |’ addome è simile per colorazione e per scul- 
tura alla parte dorsale. 

Le antenne sono nere. 

Le zampe sono nere o rosso-brune molto scure con promi- 
nenza spiccatamente rossa al margine interno del femore, vicino 
all’ articolazione della tibia 

Le ali sono leggermente trasparenti, rosso-giallastre, con 
apice in corrispondenza della cellula radiale sensibilmente infoscato 
e a riflessi violacei. Le cellule cubitali sono in numero di due. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Piemonte: Castello d’Amone (Torino) 3 Q (leg. Gribodo, 
Magretti); Susa, 11 o, 11 9 (leg. Gribodo, Invrea, Ghiliani, 
Magretti); Colli Langhe, 2 9 (leg, Ghiliani). 

Lombardia: Pavia, 1 6, 2 Q (Coll. Magretti); Canonica 
d'Adda, 1 & (Coll. Magretti). 

Liguria: Gavi, 1 6, 2 9 leg. Mantero; Savona, 1 Q 
leg. Doria; Spotorno, 1 3g, 3 Q (Coll. Gribodo); Borgio Verezzi, 
1 o& leg. Invrea; Albenga, 1 Q (Coll. Magretti); Spezia 1 Q. 

Umbria: Poggio Mirteto, 2 o leg. G. Leoni. 

Lazio: Porto d’Anzio, 1 © (Lab. Ent. Agrar.) 

Abruzzo: (appen.) 2 Q (leg. Bondimai. 

Calabria: Monteleone, 1 ¢ (Coll. Magretti); Macerata, 
2.2 leg. Bezzi. 

Sardegna: Sorgono, 11 g7, 5 Q (Coll. Gribodo). 


Gen. II — TIPHIA, Fab. 


Mentre le specie dei generi precedenti si possono distinguere 
con relativa facilità in ambo i sessi, le poche specie italiane del 


ADA D. GUIGLIA 


gen. Tiphia sono distinguibili con certezza solo in seguito ad 
attento esame e disponendo di un numeroso materiale di ambo i sessi. 

Particolarmente difficile è la determinazione dei g gd. Uno 
degli ultimi lavori comparsi è quello del Berland (Faune de 
France 10 - 1925. Hyménoptéres Vespiformes, I.) L’autore si basa 
particolarmente sulla statura, sulla punteggiatura, sul colore e 


sopratutto sulle nervature alatri. 


Dato che io dispongo di poco materiale, non posso far altro 
che seguire Berland, senza poter controllare se egli intenda le 
varie specie nello stesso senso degli autori più antichi. 


of 


Cellula radiale completa, chiusa 
all’ estremita distale. Addome ter- 
minante con un uncino mediano 
curvato verso l’ alto. 


]. Specie relativamente grande, di 
statura non inferiore agli 8 mm. 
con il corpo fortemente e densa- 
mente punteggiato . : ga 

— Specie di statura molto minore 
(non superante i 6 mm.). Corpo 
con punteggiatura molto più fina 
e più rada : : 7 dt 

2. Cellula radiale troncata obliqua- 
mente all’ estremità, sorpassata 
distalmente dalla 2* cubitale. - 
Quinto sternite munito in ambo i 
lati di un tubercolo dentiforme 
bene sviluppato T. morio, Fab. 

— Cellula radiale con I’ estremità 
ristretta ed arrotondata, superante 
distalmente la 2a cubitale. Quinto 
sternite privo di tubercoli denti- 
formi T. femorata, Fab. 

3. Tegule almeno parzialmente ros- 
so-brune. Cellula radiale allungata, 
molto più lunga che larga (quasi 
due volte); stigma stretto ed al- 
lungato T.ruficornis, Klug. 

— Tegule intieramente nere. Cellula 
radiale arrotondata, quasi larga 
quanto lunga. Stigma più grande, 
più corto e più largo. 

T.minuta, Van der Linden. 


2 


Cellula radiale aperta all’ estre- 
mità distale. Addome senza uncino 
apicale. 


I. Zampe in gran parte rosso - gial- 
lastre T. femorata, Fab. 


— Zampe intieramente nere . 2 


2. Statura relativamente grande 
(superante gli 8 mm.). Corpo con 
punteggiatura in generale densa 
e profonda . T. morto, Fab. 


— Statura minore (inferiore agli 
8 mm.). punteggiatura più fine e 
più rada . È . : 9. 


3. Funicolo delle antenne e tegule 
rosso-brune. Cellula radiale molto 
allungata, stigma molto piccolo 
(lungo circa '/, della cellula ra- 
diale) . T.ruficornis, Klug. 


— Antenne e tegule nere. Cellula 
radiale arrotondata. Stigma grande 
lungo come la distanza tra l’estre- 
mità distale dello stigma e quella 
della cellula radiale. 

T.minuta, Van der Linden. 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 155 


Tiphia morio, Fab. 


Tiphia morio, Berland - Faune de France 10 - 1925, Hyménoptéres 
Vespiformes I, p. 291. 


o — La struttura della nervatura alare è data dalla fig. 579 
(vedi Berland, |. c. p. 292), il nervo che chiude distalmente la 
cellula radiale ed il nervo trasverso-cubitale che chiude distalmente 
la 2.* cubitale, formano molto spesso un’ unica linea disposta 
obliquamente. Talvolta però il nervo trasverso-cubitale è arcuato 
(convesso verso l’ estremità dell’ ala). In tutti i casi però la cellula 
cubitale (2.*) supera distalmente la radiale la quale è sempre 
troncata obliquamente all’ estremità. Il nervo radiale è spesso 
prolungato per un piccolo tratto oltre il limite della cellula radiale. 

Lungh. 7-12 mm. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Piemonte: Torino e dint. 4 es. (Coll. Gribodo). 

Liguria: Albissola (8 - V - 27) 1 es. leg. F. Capra; Dint. 
di Genova: Borzoli, (maggio 1883 leg. Doria); S. Tecla, Serra 
Riccò, 7 es. 

© Genova, 3 es.; Borzoli, 1 es.; Varazze, (4 1912) 3 es. 
leg. F. Invrea. i 

Specie d’ Europa centrale, meridionale e Africa settentrionale. 


Tiphia femorata, Fab. 


Tiphia femorata, Berland - Faune de France 10 - 1925. Hyménopteres 
Vespiformes I, p. 291. 


co - Per la nervatura dell’ala V. fig. 583 (Berland 1. c. 
pag. 293). 

Questa specie presenta nel g° numerose varietà, e più preci- 
samente la forma tipica dovrebbe avere le zampe parzialmente 
rosse, la var. villosa, Spin. le zampe intieramente nere, la var. 
Tournieri, Dalla Torre (= rugosa, Tournier) le zampe nere e 
il 1.° tergite addominale con una carena trasversale ed infine la 
var. distincta, Tourn. le zampe del 2.° e 3.° paio rosse come la 
forma tipica ma con una carena sul 1.° tergite. 

I pochi esemplari da me esaminati appartengono alla var. 
villosa. 


456 D. GUIGLIA | 


Piemonte: Torino, 1 es. (Coll. Gribodo); Susa, 1 es. (Coll. 
Gribodo ). 

Liguria: Dint. di Genova, 4 es.; Borgonovo, (M. Penna) 1 es. 

Abruzzo: (appen.) 1 es. 

O Piemonte: Torino, 2 es. (Coll. Gribodo); Cuneo. 1 es. 
(Coll. Gribodo). 

Lombardia: Prov. di Varese, 2 es. (Coll. Magretti) ; Bognanco 
Val d’ Ossola, 2 es. (Coll. Magretti). 

Liguria: Genova, 4 es. (leg. Bensa, Caneva, Mantero, Baliani); 
Bardineto, 1 es. (leg. Caneva); M." sopra Pegli, 4 es. (leg. 
Caneva); M. Fasce, 1 es. (leg. Caneva); M. Figogna, 7 es. (leg. 
Mantero); Gorzente Ligure, 3 es. (leg. Caneva); Torriglia, 1 es. 
(leg. Sini); Val Pesio, 2 es. (leg. Bensa); Sant. N. S. Vittoria, 
3 es. (leg. Mantero); Albenga, 2 es. (Coll. Magretti); Gavi, 5 es. 
(leg. Mantero); Stazzano, 2 es. Ferrari; Spezia, 2 es. me 

Umbria: Lippiano, 3 es. leg. Dr. Andreini. 

Isola del Giglio: 11 es. leg. Doria. 

Abruzzo: Trasacco, 3 es. leg. Confalonieri. 


Tiphia ruficornis, Klug. 


Tiphia ruficornis, Berland - Faune de France 10 - 1925, Hyménopteéres 
Vespiformes I, p. 294. 


Un solo esemplare gd di Venezia, (Coll. Gribodo). 

© Piemonte: Cuneo, 1 es. (Coll. Gribodo). 

Lombardia: Lago Maggiore, (Maccagno) 3 es. leg. Mantero. 
Specie diffusa nell’ Europa centrale e meridionale. 


Tiphia minuta, Van der Linden. 


Tiphia minuta, Berland - Faune de France 10 - 1925, Hyménoptéres 
Vespiformes I, p. 294. 


Appartenenti a questa specie conosco soltanto 3 dg, 2 di 
Lippiano (prov. di Perugia), raccolti nel maggio del 1920 dal 
Dr. Andreini, e 1 di Susa, (Coll. Gribodo). 

Diffusa nell’ Europa centrale e meridionale. Specie certamente 
ligure. 

Esistono inoltre due specie poco note ma che potrebbero 
trovarsi anche in Liguria; una è la Tiphia antigae; Tourn, 
(v. Berland, Faune de France 10 - 1925, Hyménoptéres. Vespi- 


Di 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 157 


formes I, p. 291). Il gf di questa specie è ignoto, la Q è molto 
vicina alla Tiphia morio, ne differisce per le ali più corte, non 
sorpassanti |’ orlo posteriore del 2.° tergite, per le antenne rosso- 
ferruginee dal 3.° articolo in poi e per le strie delle mesopleure 
molto fine. Berland le cita di: Drome; Nyons (Coll. E. André); 


‘Bouches-du-Rhòne; Marsiglia (Coll. Sichel); Fos-sur- Mer; Arles 


(Coll. P. Roth). x 

Fra le collezioni del Museo ho notato 2 9 Q della Francia 
Meridionale. 

L'altra specie è la Tiphia Lepeletieri, Berland. ( Vedi 
Berland l. c. pag. 293). 


Gen. IV) MYZINE, Latr. 


Nella fauna dell’ Italia continentale si nota una sola specie 
appartenente a questo genere, la Myzine tripunctata, Rossi, 
molto diffusa in ogni contrada italiana (1). 


Myzine tripunctata, Rossi 


Myzine sexfasciata, Ach. Costa - Fauna Napoli Scoliid. 1858, p. 18, n. 1, 
Gin TAVe, OA SZ (HA)! 
Meria tripunctata, Ach. Costa - Fauna Napoli Scoliid. 1858, p. 28 e 38. 
ne WOM Tavs XK XG he: 60). 
Myzine sexfasciata, Ach. Costa —- Prospet. Imenot. Ital. II, 1887, p. 117, 
ah) or Qe 
» » De Stefani — Natural. Sicil. VIII, 1888, p. 43. 
» tripunctata, Berland - Faune de France 10 - 1925, Hyménoptéres 
Vespiformes I, p. 287. 


© — Capo nero con punteggiatura densa e con pubescenza 
eretta, fina e grigiastra. Il clipeo sensibilmente convesso è di 
color giallo-cedrino. Le mandibole sono pure gialle, leggermente 
oscurate alla base. 

Il forace è nero con punteggiatura tina, densa, distribuita 
uniformemente. Spesso il margine anteriore del pronoto è guernito 
di un collare giallo interrotto nel mezzo, ed il margine posteriore 
termina con una striscia dello stesso colore regolare e leggermente 


(1) Propria dell’Italia insulare è la Myzine erythrura, Costa. — Il g di questa 
specie differisce da quello della Mysine tripunctata principalmente per le dimensioni 
inferiori e per gli ultimi segmenti addominali rosso-ferruginei; la Q per avere 
l’ addome intieramente rosso - bruno. 


158 D. GUIGLIA 


arcuata. Le tegule sono giallo-pallide. La pubescenza è fina, 
grigiastra, particolarmente abbondante sull’ epinoto e lungo le 
porzioni laterali del torace stesso. 

L'addome è nero, lucente a forma allungata e snella. Al 
margine posteriore di ciascun tergite si notano delle sottili strisce 
gialle, caratteristicamente ondulate e bisinuose le quali racchiudono 
ai lati un ‘punticino nero. 

La punteggiatura è in generale densa ed abbastanza fina. 

Nella parte superiore di ogni tergite si nota una zona liscia, 
splendente completamente priva di punteggiatura. La pubescenza 
è molto scarsa e grigiastra. 

Il margine posteriore di ciascun sternite è guernito di una 
leggerissima striscia giallo - pallida quasi sempre interrotta nel 
mezzo, anzi in certi casi essa si riduce a 2 sole striscie o macchie 
laterali. La punteggiatura come nel dorso, è particolarmente densa 
nella parte posteriore di ciascun sternite ed é nulla in prossimità 
del margine anteriore. Molto caratteristica è la spinetta ricurva 
con cui termina la regione anale. 

Le antenne sono nere con scapo piccolo e breve e per lun- 
ghezza superano circa una volta e mezza il capo e torace insieme. 

Le zampe sono nere variamente colorate in giallo, e più 
precisamente nelle prime due paia assumono questa colorazione 
i ginocchi, la parte della faccia interna del femore e la faccia 
esterna delle tibie. Nell’ ultimo paio i ginocchi e la faccia esterna 
delle tibie specialmente verso la base. Gli speroni di tutte le 
paia di zampe sono giallo-pallidi, i tarsé sono pure gialli con 
leggera tinta bruna in particolar modo nella parte mediana e 
distale. 

Le ali sono trasparenti con stigma bruno ed allungato. 

Lungh. 10-15 mm. 

Q — Capo nero, lucente, a forma appiattita, subquadrata. 
La punteggiatura è nulla o quasi. Le mandibole sono robuste 
e di un bel rosso- vivo. | _ 

Il pronoto è rosso-bruno, levigato con punteggiatura grossa 
e scarsa, addensata specialmente lungo il margine anteriore 
intorno al quale si notano pure alcuni lunghi peli fulvi ed eretti. 
Le rimanenti parti del torace sono nere, lucenti con pochi e grossi 
punti variamente disposti e con scarsa pubescenza costituita da 
peli fulvo-chiari. 


SCOLIIDEI DI LIGURIA 159 


L’ addome è nero, lucido con punteggiatura grossa e scarsa. 

Il 1.°, il 2° ed il 3.° segmento assumono una colorazione 
rosso-bruna con leggero offuscamento laterale. 

Ai lati del 2.°, 3.° e 4.° tergite si notano delle piccole macchie 
giallo- pallide a forma subovale. 

La parte ventrale dell’ addome è simile per colorazione alla 
parte dorsale. 

Le antenne sono bruno-rossastre. 

Le zampe sono nere con parte delle tibie e tutti i tarsi 
ferruginei. 

Le ali sono bruno-giallastre, trasparenti con la 2.* cellula 
cubitale piccola ed a forma presso a poco romboidale. Lo stigma 
è ovale bruno ed opaco. 

Lungh. 7-10 mm. 

In questa specie il numero delle 9 è molto inferiore a quello 
dei dg. 

Ho esaminato esemplari delle seguenti località : 

Piemonte: Susa 6 6’, 1 9 (leg. Invrea, Gribodo, Ghiliani) ; 
Cambiano 2 g; Molaretto 1 6, 1 9 (leg. Gribodo, Magretti); 
Oulz 1 &, 1 Q (Coll. Gribodo). 

Lombardia: Pavia 2 g (Coll. Magretti); Canonica d’Adda 
3 dg (Coll. Magretti). | 

Liguria: Genova 8 dg, 2 2 (leg. Mantero, Solari, Fea, 
Baliani, Barone ); Borzoli 13 o (leg. Doria); Ameglia 1 9 
(leg. Fiori); Varazze 4 dg (leg. Invrea); Spotorno 7 dg’ (Coll. 
Gribodo); Savona 4 g, 41 Q (leg. Doria); Finalborgo 1 9 
(leg. Fiori); Laigueglia 2 g; S. Remo 1 © (Coll. Gribodo); 
Stazzano 1 © (leg. P. M. Ferrari). 

Toscana: Viareggio 1 g°, 1 Q (leg. Andreini). 

Calabria: Sambiase 3 © (leg. Menozzi), Monteleone 1 gf 
(Coll. Magretti). 

Sardegna: Sorgono 23 gd, 3 Q (Coll. Gribodo). 

Isola dell'Asinara: (Sardegna sett.) 18 © leg. S. Folchini. 

La biblioteca del Museo Civico di Storia Naturale di Genova 
possiede una copia dell’ antica opera dello Scopoli « Deliciae 
Florae et Faunae Insubricae» (1786-88). Avendo avuto a mia 
disposizione quest’ importante lavoro, ho voluto studiare a quali 
odierne specie di Scolia corrispondano le varie specie di Sphex 
descritte dall’ autore. 


160 D. GUIGLIA 


Dallo studio delle singole diagnosi e dall’ esame delle corri- 
spondenti figure riportate dal testo stesso, ho dedotto quanto 
segue : 


Sphex canescens (1786) - Trielis sexmaculata, Fab.’ g (1781). 

Sphex insubrica (1786) - Discolia insubrica, Rossi Q (1790). 

Sphex fuciformis (1786) - Discolia insubrica, Rossi co (1790). 

Sphex interrupta (1786) - Trisc. maculata subsp. flavifrons, Micha (1927). 
Sphex bicincta (1786) - Discolia hirta, Schrk (1781). 

Sphex quadricincta (1786) - Discolia citreozonata, Costa (1861). 

Sphex flavifrons (1786) - Trisc. maculata subsp. flavifrons, Micha 9 (1927). 
Sphex quadripunctata (1786) - Discolia quadripunctata, Fab. co (1775). 


Sa 


RISULTATI ZOOLOGICI DELLA MIsSIONE INVIATA DALLA R. SociETÀ 
GEOGRAFICA ITALIANA PER L'ESPLORAZIONE DELL OASI DI GIARABUB 
(1926 - 1927) 


INSECTOS DE LA CIRENAICA 
por el R.P. LONGINOS NAVAS, S. J. 


Los insectos que voy a enumerar pertenecen al Museo Civico 
de Génova, cuyo Director el Prof. Rafael Gestro me los ha en- 
viado para su estudio. Tratàndose de una region tan poco estu- 
diada todavia como es la Cirenaica convendra citarlos todos y lo 
haré por el orden que acostumbro. 


PARANEUROPTEROS 
Familia Libelulidos 


1. Crocothemis erythraea Brull. Giarabub, Cirenaica 25 de 
Marzo de 1927. Confalonieri. 


2. Sympetrum Fonscolombei Sel. Hat. el Fredga, 29 de 


Noviembre de 1926; Hatiet Mella, 5 de Diciembre 1926; Gia- 
rabub, Cirenaica, 19 de Marzo de 1927, Confalonieri. 


Familia Esnidos 


3. Hemianax ephippiger Burm. Giarabub, Cirenaica, 6-10-26 
de Marzo de 1927, Confalonieri. 


162 L. NAVAS 


NEUROPTEROS 


Familia Mirmeleonidos 


1. Nelees Antii sp. nov. (fig. 1). 

Caput flavum, macula fusca grandi inter, ante et pone an- 
tennas usque ad occiput, antice in tres striolas excurrente; oculis 
plumbeis; palpis flavis, articulo ultimo labialium externe fusco 
maculato; antennis fuscis, clava mediocri, articulo basali flavo. 

Thorax fuscus. Prothorax inferne flavus, superne 3 striis lon- 
gitudinalibus et duplici macula anteriore virgu- 
liformi flavis. Meso- et metanotum duabus striis 
longitudinalibus flavis. 

Abdomen fuscum, superne stria laterali lon- 
gitudinali obliqua flava ad singula segmenta. 

Pedes debiles, flavi, fusco setosi; femoribus 

EE tibiisque omnibus atomis crebris fuscis aspersis; 
Nelees Antii JT Nav. : : i i 4 
Cs apice articuloram tarsorum fusco; calcaribus 
testaceis mediocriter arcuatis, posterioribus longi- 
tudine primum tarsorum articulum longe superantibus. 

Alae acutae, hyalinae; reticulatione laxa, albida, fusco striata, 
vel potius fusca, albido-fulvo striata; stigmate fulvo, interne fusco 
limitato. 

Ala anterior duabus striis obliquis fuscis, interna ad anasto- 
mosim rami obliqui cubiti breviore, externa ad rhegma longiore 
et irregulari, item axillis furcularum marginalium, 8 venulis 
radialibus, aliquot gradatis in area apicali fusco limbatis; 5 ve- 
nulis radialibus internis; sectore radii 8 ramis. 

Ala posterior pallidior, paucissimis venulis et axillis in quinto 
externo leviter fusco limbatis; sectore radii 7 ramis. 

Long. corp. 9 24 mm. 
nt gale eat 2905 
» (fa posts 26/0 

Patria: Cirene, Agosto de 1925. Un ejemplar capturado por 

el Prof. Carlos Anti, en cuyo obsequio denomino Antii esta especie. 


Familia Crisopidos 


5. Chrysopa vulgaris Schn. Giarabub, Cirenaica, 25 de Fe- 
brero de 1927, Marzo de 1927, Confalonieri. Muchos ejemplares. 


TERA 


INSECTOS DE LA CIRENAICA 163 


6. Chrysopa libera sp. nov. (fig. 2). 

Caput flavo-viride, striola nigra ad genas et ad clypei latera; 
oculis nigris; palpis antennisque flavis. 

Thorax viridis, superne fascia media longitudinali flava. Pro- 
notum transversum, marginibus lateralibus parallelis, angulis 
anticis truncatis, disco duplici striola longitudinali nigra. 

Abdomen viride, fascia superna longitudinali flava. 

Pedes flavo-virides. 

Alae angustae, apice acutae, hyalinae, irideae; reticulatione, 
stigmate viridibus; area stigmali costali angusta, subcostali latiore, 
venulis stigmalibus destituta. 

Ala anterior venulis costalibus, duabus 
primis intermediis, procubitalibus et cubi- 
talibus, gradatis */, et ultima procubitali 
totis, ceteris fere initio et fine  nigris; 
5 venulis intermediis, prima fere ultra 
apicem cellulae divisoriae velin ipso apice 
inserta. 

Ala posterior venulis costalibus et gradatis ?/, nigris, radia- 
libus initio. 


Fig. 2. Chrysopa libera Nav. 
Extremo del ala anterior. 


= 


Long. corp. lama: 
me alecante 10: x 
» De (post 10,0) > 

Patria: Oasi Giarabub, Cirenaica, 10 de Marzo de 1997, 
Confalonieri. 

He llamado libera esta especie por la estructura del campo 
subcostal en la region estigmatica, desprovisto de venillas; item 
porque la celdilla divisoria del ala anterior suele terminar antes 
de la primera venilla intermedia, y asi està libre o aislada. 


7. Cintameva Storeyi Nav. Oasi Giarabub, 16 de Marzo 
de 1927, Confalonieri. 


EMBIOPTEROS 


Familia Embidos 


8. Haploembia sp. Giarabub, Cirenaica, Marzo de 1927, 
Confalonieri. Un ejemplar pegado en cartulina, en mal estado de 
conservacion. 


AGA L. NAVAS 


Familia Oligotomidos 


9. Oligotoma nigra Hag. « Giarabub, Cirenaica, III - 1927, 
Confalonieri ». Un ejemplar dg’. 

Especie rarisima en las colecciones. Enderlein menciona un 
solo ejemplar, de Egipto; yo nunca la habia visto. 


Zaragoza 8 de Febrero de 1928. 


eS 


RES LIGUSTICAE 
LXI 


CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE CLAUSILIAE LIGURI 
per J. BISACCHI 


Durante il lavoro di riordinamento della famiglia delle 
Clausiliidae del Museo Civico di Storia Naturale di Genova che 
il Direttore Prof. R. Gestro ha gentilmente messe a mia dispo- 
sizione per lo studio, ho sentito l’ opportunità sia dal punto di 
vista corografico che sistematico fare l’ elenco delle Clausiliae 
liguri. 
Per questo lavoro mi sono servita in massima parte delle 
specie conservate nella collezione malacologica di questo Museo, 
includendo talora anche specie menzionate da altri autori come 
viventi in territorio ligure. Ho inteso per confini liguri non solo 
quelli strettamente amministrativi, ma piuttosto i naturali, cioè 


. il fiume Varo col suo affluente la Tinea, lo spartiacque appenni- 


nico e la Magra. 

Finora abbiamo poche notizie sulla distribuzione geografica 
degli animali della Liguria, tanto meno su quella che riguarda i 
Molluschi terrestri. 

Riassumo qui in poche righe ciò che è stato fatto per la 
famiglia’ delle Clausiliidae liguri. 

Verany nell'elenco dei Molluschi pubblicato nella «Descrizione 
di Genova e del Genovesato » 1846, vol. I, pag. 95, ricorda 
soltanto la Clausilia papillaris Drap. I fratelli Villa, nel Bol- 
lettino Malacol. Ital. 1868, vol. I, p. 37, tav. II, fig. 1-4, 
hanno descritto una nuova Clauszilia dedicandola al raccoglitore, 
il compianto Prof. Arturo Issel. Tale Clauszilia Isseli Villa venne 
considerata in seguito da Westerlund una forma della Cl. cre- 
nulata Risso. 

Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (10 Maggio 1928). 30 


466 J. BISACCHI 


L'anno dopo, Tapparone-Canefri nell’ « Indice Sistematico dei 
Molluschi Testacei dei dintorni di Spezia e del suo Golfo» pub- 
blicato negli Atti della Società Italiana di Scienze naturali, 1869, 
vol. III, a pag. 347, ricorda oltre la Cl. papillaris Drap., la 
Cl. solida Drap. e la Cl. laminata Mont. Più tardi Pini nello 
stesso periodico del 1884, vol. XXVII, p. 247, descrive una 
nuova specie trovata sul monte Caprione, presso Spezia, alla 
quale dà il nome di Clausilia ligurica. 

Bourguignat nell’ « Histoire des Clausilies de France, vivantes 
et fossiles » pubblicato negli Annales des Sciences Naturelles, 
Paris 1877, tomo V, art. IV, e Caziot, nell’ « Etude sur les Mol- 
lusques terrestres et fluviatiles de la principauté de Monaco et 
du département des Alpes-Maritimes», 1910, elencano molte 
specie delle Alpi Marittime viventi ad oriente del fiume Varo. 

Per l’ordine sistematico di tale genere mi sono attenuta alla 
«Synopsis Molluscorum in Regione Palaearctica viventium ex typo 
Clausilia Drap.» di Westerlund 1901. 

Quantunque la collezione malacologica di questo Museo sia 
assai ricca di materiale, poiché ha riunito le importanti collezioni 
dei Marchesi Giacomo e Marcello Doria, del Principe Oddone di 
Savoia, del Marchese Pareto e dell’ avvocato Tapparone - Canefri, 
in seguito arricchita da altri benemeriti raccoglitori, ricordati nella 
pubblicazione fatta da R. Gestro in questo stesso volume, a pa- 
gina 108, pure questo elenco non si può considerare completo. 
Molte specie sono probabilmente sfuggite alle assidue ricerche 
dei raccoglitori, molte località non sono state ancora esplorate, 
ciononostante la Liguria deve considerarsi abbastanza ricca in tal 
genere di Molluschi, essendo il numero totale delle specie ricor- 
date in questo lavoro circa 16 omettendo le varietà. 

Esprimo infine la mia viva gratitudine al Dott. Raimondo 
Del Prete di Viareggio per le indicazioni di cui gentilmente mi 
ha sempre fornita e per il valido aiuto portatomi nella determi- 
nazione di alcune Clausiliae. Ricordo inoltre gli studiosi che 
hanno contribuito alla ‘raccolta del materiale di cui mi sono 
servita per. questo elenco. Essi sono: il Dott. A. Andreini, il 
Rag. L. Boldori, il Dott. F. Capra, il Marchese G. Doria, .il 
Prof. ‘R..Gestro; il (\ProfvA% issele. il Rae GMantero il 
Signor L. Montale, l’Avv. G. R. Sulliotti, l’ Avv. C. Tapparone- 
Canefri, il Prof, D. Vinciguerra, 


FIGI 


CLAUSILIAE LIGURI 167 


Genere BALEA Prideau 


1. Balea perversa (Linn.) 


Turbo perversus Linn. Syst. Nat. Ediz. X, 1758, p. 767. 
Pupa fragilis Draparnaud, Hist. Moll. Franc. 1805, pl. IV, fig. 4. 
Balea perversa Bourguignat, Amenit. malac. 1857, p. 550, 
pl. XVII, fig. 1-3. 
Sulliotti rinvenne questa Balea nelle alluvioni del Centa 
presso Albenga, Andreini sul monte Penna, A. Issel a Torriglia 
e nella valle di Fontanalba presso la Roja, 1600-1700 m. s/m. 


var. Deshayesiana Bourguignat, Amen. malac. 1860, p. 74, 
tav. 13, fig. 4-6. \ 

Vive a Castellar presso Mentone. Bourguignat ne fa una 
specie a parte, la Paulucci (Contribuz. alla fauna malac. ital. 1881, 
p- 60) confessa di non aver trovato negli esemplari della sua 
numerosa collezione caratteri abbastanza stabili per distinguerla 
specificamente, altri autori quali Westerlund e Germain la con- 
siderano una varietà della B. perversa. 


Genere CLAUSILIA Draparnaud 


Sottog. Clausiliastra Mollend. 


2. Clausilia laminata (Mont.) 


Turbo laminatus Montagu, Test. Brit. 1803, p. 359, pl. XI, fig. 4. 
Clausilia bidens Draparnaud, Hist. Moll. Franc. 1805, p. 68, 
pl. IV, fig. 5-7. 
Clausilia laminata Turton, Man. Shell. Brit. 1831, p. 70, fig. 53. 
Si trova sui monti che circondano il golfo di Spezia, ma è 
piuttosto rara. G. Doria ne raccolse un solo esemplare della lun- 
ghezza di 19 mm. per 4 !/, di larghezza a Santa Croce in Foce 
di Magra, maydato il cattivo stato di conservazione di questo 
unico esemplare non è possibile definire con esattezza la varietà 
alla quale potrebbe appartenere. È una Clausilia esile, traspa- 
rente, conta 12 giri di spirale e 5 pieghe palatali, Gestro raccolse 


h68 J. BISACCHI 


a Santo Stefano d’ Aveto (1017 m. s/m) varii esemplari che 
hanno 14 mm. di lunghezza per 4 di larghezza. 

forma minor. 

Dimora generalmente sotto le piante e sotto le pietre al 
Monte Penna, 1735 m. s/m. 


2. Clausilia incisa Kuster 


Clausilia incisa Kister in Binnenconch. Dalmatiens 1875, 
IV, 4p. 206 
Gli unici esemplari di questa specie furono raccolti a Porto 
Maurizio da Sulliotti, essi sono identici alla Clausilia tipo 
descritta e figurata da Rossmasler nell’ Iconographie, fig. 1701. 


3. Clausilia fimbriata (Miblf.) 


Clausilia fimbriata (Muhlf.), Rossmassler Iconographie 1879, 
p. 168, fig. 1704. 
Andreini la trovò a Santo Stefano d’ Aveto, simile alla forma 
tipo descritta da Rossmiissler. 


A. Clausilia ligurica Pini 


Clausilia ligurica Pini, Atti Soc. Ital. 1884, vol. 27, p. 246. 

Vive sul monte Caprione presso Spezia. Ha l'aspetto della 
Clausilia laminata e la solcatura della Clausilia Kiisteri. Dif- 
ferisce dalla prima per la lamella superiore più robusta, la com- 
parsa della lunella imperfetta, 5 pieghe palatali equidistanti tra 
di loro, mentre è più rigonfia e più robusta della seconda 
Clausilia. 

Sottog. Delima Hartm. 


5. Clausilia itala Mart. 


Clausilia itala G. v. Martens, Reise nach Venedig. 1824, p. 442, 
tei tected: 

Clausilia alboguttulata Wagner, Chemnitz and Martini 18929, 
XII, p. 191, t. 233, fig. 41-46. 
Questa Clausilia comune in tutta l’Italia si trova anche in 


Ra 


rbt IE, 


CLAUSILIAE LIGURI h69 


parecchie località della Liguria. Sulliotti ne trovò alcuni esemplari 
sulle rocce e sui vecchi muri di Finalborgo, a Finalmarina, a Colle di 
Nava (934 m. s/m.) e tra le rovine del vecchio castello di Ormea. 
A. Issel raccolse numerose Clausiliae di questa specie aventi la 
lunghezza di 16-18 mm. sui Colletti presso Torriglia a 1200 m. s/m. 


Var. punctata Michaud, Compl. 1831, p. 55, pl. XV, fig. 23. 
Caziot, |. c., constatò la sua presenza presso San Dalmazzo di 
Tenda. 


Var. saorgiensis Bourguignat, Histoire des Clausilies de France, 

1877, tomo V, p.123. 

Questa specie fu raccolta dallo stesso autore ad oriente del 
fiume Varo, tra Saorgio, la Giandola e Fontan. 

Tale Clausilia è affine alla varietà punctata ma è più cilin- 
drica (1. 22 mm.), più striata e ka l’ apertura più allungata. 


Sottog. Papillifera Bitg. 
6. Clausilia leucostigma Ziegl. 


Clausilia leucostigma Ziegl. apud Rossmassler Iconographie 1836, 
III, p..11, tav. 12, fig. 166. 
Var. opalina Z. apud Rossmàssler Iconographie 1836, III, p. 11, 
Tv ods HOT. 
Un solo esemplare forma major fu raccolto da Vinciguerra 
a Monterosso al Mare. Questa specie fu trovata per la prima volta 
in Liguria dove credo sia assai rara, mentre è diffusa in tutta 
l’Italia media e meridionale; Toscana, Umbria, Lazio, Napoletano, 
Abruzzi, Calabria, Sicilia. Manca, per quanto mi risulta da ricerche 
fatte, in Piemonte e in Lombardia. 


7. Clausilia solida Drap. 


Clausilia solida Drap., Hist. Moll. Franc. 1805, pl. X, pag. 69, 
fig. 8-9. : 
A. Issel riferisce di averne raccolti numerosi esemplari a 
Genova e Tapparone-Canefri la prese ad Arcola. Sulliotti trovò 
questa specie presso Mentone, in Val di Roia e ai piani del Latte, 


470 J. BISACCHI 


di cui non posso accertare con precisione la varietà mancandomi 
il materiale necessario alla determinazione. Sono di una lunghezza 
che oscilla tra 11 e 13 mm., di color chiaro quasi trasparente. 
In questa collezione esistono inoltre esemplari tipo provenienti da 
Monaco e regalati dal Museo di Savona. È comune sulle rocce 
e sui vecchi muri dei territorii situati ad oriente del fiume Varo 
nelle sue varietà: 

heterostropha Risso, Hist. Nat. Europe meridionale 1826, p. 87. 
Marioniana Bourguignat |. c. 1877, tomo V, p. 41. 
Macluriana Risso |. c. 1826, p. 87. 


8. Clausilia bidens (Linn.) 


Turbo bidens Linn. Syst. nat. 1758, p. 767. 

Clausilia papillaris Draparnaud, Hist. Moll. Franc. 1805, p. 71, 
pl. IV, fig. 13. 

Clausilia bidens Turton, Man. Shells Brit. 1831, p. 73, fig. 56. 
Questa Clausilia è molto diffusa e abbondante su tutta la 

costa ligure dalla Magra al Varo. Si trova a Spezia, Capra la 

raccolse a Genova, Sulliotti a Porto Maurizio e a Bordighera, 

Caziot |. c. a Nizza. 


9. Clausilia herculea Bourg. 


Clausilia herculea Bourguignat, Hist. Cl. de France. Ann. Sc. 
Nat. 1877, tomo V, art. 4, p. 6. 
Questa specie molto simile alla Clausilia bidens vive sulle 
rocce tra Mentone e Monaco. 


Sottog. Cusmicia Brusina 


10. Clausilia Villae Miihlf. 


Clausilia Villae Muhlf. in Megerle, Gesell. Nat. Freund. 1838. 
Andreini ne rinvenne un solo esemplare a Santo Stefano 

d'Aveto, ma il suo cattivo stato di conservazione non mi. per- 

mette di affermare che si tratti proprio della Cl. Villae Muhlf. 


SITI STR SI RE RR ARI, SRI ERY TRO Ol PAIONO CR AR NI FOE a aE eee Re IO SP 


CLAUSILIAE LIGURI 474 


11. Clausilia dubia Drap. 


Clausilia dubia Draparnaud, Hist. Moll. Franc. 1805, p. 70, 
t. 4, fig. 10. 

Var. obsoleta A. Schmidt, Die Kritischen Gruppen 1857, p. 40. 
Anche di questa varietà ve n° è in Museo un solo esemplare 

raccolto a Porto Maurizio, e che fa parte della collezione Sulliotti. 


12. Clausilia crenulata Risso 


Clausilia crenulata Risso, |. c. 1826, t. IV, p. 80. 
Clausilia crenulata Bourguignat, Et. syn. Moll. Alpes Mar. 

ISPRA SA pla Te figs 412: 

Westerlund ua. questa Clausilia una varietà delia 
Cl. rugosa Drap. Altri autori quali Bourguignat, Germain et 
Caziot ne fanno una specie a parte. Quest’ ultimo descrive in 
«Moll. terr. et fluv. de Monaco», p. 357, molte varietà che 
dimorano al di qua del Varo, delle quali però non posso dire 
parola perchè manchiamo in parte del materiale raccolto in detta 
località. 

Nella collezione malacologica del Dott. Del -Prete vi sono 
esemplari di Clausilia crenulata raccolti a Voltri. A. Issel la 
trovò a San Dalmazzo di Tenda a 700 m. s/m. 


Var. Maceana Bourguignat, Moll. Alpes-Marit. 1869, p. 12. 
Var. Aubiniana Bourguignat, Moll. Alpes-Marit. 1869, p. 13. 
Forma Isseli Villa, Boll. Malac. It. 1868, t. 1, p. 37, pl. HI, fig. 1-4. 

A. Issel, al quale è stata dedicata la trovò a Voltri, Gestro 
all’ Acquasanta, Boldori nell’ Apennino ligure senza indicazione 
precisa di località. 


13. Clausilia cruciata Stud. 


Clausilia cruciata Studer, Syst. Verz. der Schw. Conch. 
1820, p. 20. 

Clausilia cruciata A. Schmidt, Die Krit. Grup. der Eur. Claus: 
1857, p. 49, tav. VI, fig. 116. 


4792 J. BISACCHI 


Var. gracilis A. Schmidt. 

Fu raccolta da G. Mantero nell'Appennino ligure a N. S. della 
Vittoria. La giusta determinazione di questa varietà è molto 
dubbia perchè gli esemplari sono conservati in cattivo stato. 


Sottog. Pirostoma Vest. 
44. Clausilia lineolata Held. 


Clausilia lineolata Held, in Iris 1876, p. 275. 

Strobel constato la sua presenza al monte Penna nella valle 
del Taro, G. Mantero ad Amborzasco. La varietà euzeriana che 
Bourguignat (Ann. Soc. Sc. Cannes 1869, p. 51) indica vivente 
nella valle della Roia, tra Fontan e San Dalmazzo di Tenda, 
secondo Germain, « Moll. de la France et des régions voisines », 
1913, non è che un sinonimo della specie. 


15. Clausilia plicatula Drap. 


Clausilia plicatula Draparnaud, Hist. Moll. Franc. 1805, p. 72, 
pl. IV, fig. 17-18. 
Andreini la rinvenne a Santo Stefano d’Aveto e al monte 
Penna, A. Issel a Calizzano (700 m. s/m.). 


Var. apennina Issel, Bull. Malac. It. 1868, p. 87, tav. V, fig. 11-14. 
G. Doria raccolse questa varietà a Busalla sull’ Appennino. 


Var. plicatulina Pini, Atti Soc. It. 1878, p. 623. 
Vive sui monti di Ronco (Collezione Sulliotti). 


LE ET ai ED ASI IERI I ae Es RS 


LR a 


NEUE CERAMBYCIDEN 
AUS DEM SOMALILANDE UND ABESSINIEN 
In Museo Civico pi StoriA NATURALE IN GENOVA 


beschrieben von 
CHR. AURIVILLIUS 


(Taf. IV) 


Die hier beschriebenen Arten fanden sich in einer dem Museum 
in Genova gehòrenden Sammlung, welche von mehreren italie- 
nischen Forscher und Reisenden in den genannten Landern 
zusammen gebracht wurden. 

Die interessante Sammlung wurde mir vom Direktor, Professor 
R. Gestro durch Dr. E. Gridelli zur Bearbeitung anvertraut. Die 
Typen finden sich alle im Museo Civico di Storia Naturale in 
. Genova und Cotypen von fast allen Arten sind gutigst dem 
Riksmuseum i Stockholm tbergeben. 


CERAMBYCINAE 


Oxycaula (?) abyssinica n. sp. — Fusca vel fusco-brunnea, 
griseo-pilosa, in elytris plus minusve flavo- vel eburneo-variegata, 
punctata. Palpi maxillares elongati, medium oculorum superantes 
articulo ultimo securiformi. Frons lata, ante tubercula antennifera 
transverse impressa. Genae brevissimae. Tubercula antennifera 
apice obtusa, linea impressa separata. Antennae filiformes, infra 
.ciliatae; scapus crassior, obconicus, apice simplex, articulo 3° 
brevior. Prothorax basi apiceque truncatus, pone apicem basique 
leviter constrictus, utrinque modice rotundatus, inermis, supra 
subplanus et utrinque bicallosus, callis elongatis interdum obso- 
letis, minute punctulatus. Scutellum obtuse rotundatum, dense 
griseo-tomentosum. Elytra ad basin truncata, fere aequilata, apice 
rotundata, inermia, dense punctata, supra subplana costa hume- 
rali fere ad apicem distincta, brunnea plagis irregularibus flavis 


A7h C. AURIVILLIUS 


(humerali, media vel laterali et apicali) © vel in femina flava 
maculis nonnullis brunneis in disco aut ad suturam. Corpus infra 
brunneum, sericeo - pilosum. Femora petiolata clava elongata. 
Long. corporis 12-16 mm. 

Abessinien : Scioa (Antinori 1879; Ragazzi 1887). — Museo 
Civico di Storia Naturale in Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

co. Antennae corpore longiores, articulo 8° apicem elytrorum 
attingentes. Femora postica extus ante medium dense albofim- 
briata, apicem segmenti veutralis 45 attingentia. 

9. Antennae corpore haud longiores. Femora postica haud 
fimbriata, segmentum ventrale 3" haud superantia. 

Da die typische Art der Gattung 0xycaula mir unbekannt 
ist, wage ich nicht zu-entscheiden, ab die vorliegende Art mit 
derselben congenerisch ist oder nicht. Jedenfalls scheint die Gat- 
tung wie schon Boppe hervorgehoben hat, besser unter den Cal- 
lidiopsinen als unter den Oeminen zu passen. 


Derolus sulcatus n. sp. — 9. Brunneus aut fusco-brunneus, 
pube albido-sericea sat dense vestitus. Caput supra inter oculos 
linea tenui, plus minusve in verticem continuata impressum. 
Area frontalis bene definita. Prothorax quam in medio latior vix 
longior, basi apiceque transversim bisulcatus, sulco apicali poste- 
riore in medio retrorsum, basali anteriore in medio late antrorsum 
curvato, disco inter sulcos linea distincta media longitudinali 
diviso haud vel obsolete plicato; area pone medium plus minusve 
separata; latera in medio arcuato-rotundata. Elytra parallela, 
apice singulatim late rotundata, pube valde sericeo-mutante vestita. 
Prosternum postice valde arcuatum, subtruncatum, tuberculo parvo 
obtuso instructum. Femora distincte carinata, fusca. Tibiae et 
tarsi brunnea. Antennae feminae apicem elytrorum vix superantes; 
scapus articulo 3° brevior, curvatus. Long. corporis 12-14 mm. 


Somaliland: Bidi-Scionde am unteren Giuba Fluss, (Pa-. 


trizi 1923). — Museo Civico di Storia Naturale in Genova. 
Riksmuseum in Stockholm. 

Besonders durch die Sculptur und die Mittellinie des Hals- 
schildes ausgezeichnet. 


Rhopalomeces difficilis n. sp. — Punctatus, viridis aut coe- 
rulescens; pedes rubri, clava femorum posticorum, tarsi tibiaeque 


NEUE CERAMBYCIDEN 475 


posticae nigra aut infuscata; antennae nigricantes. Frons angusta 
elongata, punctata, inter antennas modice sulcata. Antennae cor- 
pore breviores, apice ab articulo 7° leviter incrassatae; scapus 
subrectus, apice inermis, leviter punctulatus, articulo 3° haud 
longior; articulus 7° quam latior plus duplo longior, articuli 8-10 
subquadrati, 11" brevis, conicus; articuli 3-6 teretes, apice per- 
parum incrassati, 7-11 obsolete carinati. Prothorax latitudine 
basali longior, supra longitudinaliter omnino, transversim fere 
planus, utrinque pone medium fortiter rotundato-ampliatus, apicem 
versus sensim fere recte angustatus, ad basin subito constrictus 
quam apice vix latior, punctis discretis sat dense impressus linea 
media fere laevi et ante scutellum foveolatus, nudus, haud ru- 
gosus. Scutellum triangulum, plus minusve concavum. Elytra 
elongata, angusta, ad basin pronoto vix latiora, prope medium 
leviter angustata, pone medium iterum latiora, apice conjunctim 
rotundata, inermia, usque a basi undique dense rugoso-punctata, 
subopaca. Corpus infra punctulatum, tenuissime albido-pubescens. 
Femora postica apicem elytrorum parum superantia; clava brevis 
fusiformis, a petiolo sat bene (subabrupte) separata. Articulus 
basalis tarsorum posticorum compressus, articulis 2° et 3° simul 
sumptis longior. Long. corporis 7-8,5 mm. 

Erythraea: Keren (Beccari). — Museo Civico di Storia Naturale, 
Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Stimmt in der Farbung fast genau mit Rhopalomeces cras- 
stcornis Gestro und Rh. puncticollis Gestro, uberein, weicht 
aber von beiden durch die kurzeren und an der Spitze nur 
schwach verdickten Fuhler ab. 


Erythrocalla nov. gen. 
(Callidiini ?) 


Palpi aequales. — Mandibulae breves, curvatae. — Frons 
brevissima, transversim impressa. — Genae intus brevissimae, 
extus latiores. — Tubercula antennifera conjuncta, supra sulco 
lato separata, divergentia, conica. — Antennae corpore breviores 
(9), 11-articulatae; scapus marginem anticum pronoti parum 
superans, apice simplex; articuli 3-11 subaeque longi, apicem 
versus leviter compressi et extus breviter angulati; scapus arti- 
culo 3° haud longior. — Oculi subfortiter granulati. — Caput 


476 C. AURIVILLIUS 


prothorace angustius. — Prothorax transversus, utrinque in medio 
tuberculo obtuso instructus margine basali ante scutellum con- 
vexiusculo. — Scutellum sat magnum, triangulum. — Elytra 
pronoto latiora, depressiuscula, apicem versus vix angustata, 
apice conjunctim rotundata, aequalia, nuda. — Pedes_breves; 
femora petiolata, postica apicem segmenti 3" ventralis haud 
superantia; tibiae leviter compressae, apicem versus sensim latiora; 


tarsi normales, infra spongiosi, articulus basalis posticorum 2° et 


3° simul sumptis vix brevior; unguiculi divaricati. — Acetabula 
antica extus angulata, postice clausa; intermedia extus aperta. — 
Prosternum inter coxas sat latum, coxis humilius, postice arcua- 
tum.— Mesosternum latum, parum arcuatum, postice incisum. — 
Corpus supra nudum, infra tenuissime pubescens. 

Diese ausgezeichnete Gattung weicht durch die hinten véllig 
geschlossenen Gelenkhéhlen der Vorderhùften und die Bildung 
der Fuhlerhéckerchen von den Callidiinen ab, passt aber in 
keiner anderen Abteilung so gut wie hier. 


Erythrocalla Patrizii n. sp. (fig. 1). — Ferrugineo-rufa, linea 
suturali margine laterali et basali, humeris maculaque pone hu- 


meros elytrorum nec non articulis 3-10 antennarum apice nigris. - 


vw 


Pronotum obsolete 5-callosum. Elytra dense leviter punctulata. 


Corpus infra pube tenuissima grisescente vestitum. Long. corporis 


18 mm. 
Somaliland: Giuba (Patrizi 1923). — Museo Civico di Storia 
Nat., Genova. 


Calanthemis Scioae n. sp. — Brunneus (0) aut brunneo- 
fuscus (Q), pube sericea flavida aut albida minus dense, irregu- 
lariter vestitus. Antennae breves, medium elytrorum haud attin- 
gentes; scapus articulo 3° vix longior. Prothorax basi quam apice 
parum angustior, utrinque aequaliter rotundatus, supra pone 
medium valde elevatus tumidus, vitta lata dorsali obscuriore, in 
medio pilis albidis quasi interrupta ornatus, utrinque ad basin 
macula vel vitta flavido-pilosa instructus. Mesonotum albido-bima- 
culatum. Scutellum obtuse rotundatum. Elytra pronoto vix latiora, 
apicem versus parum angustata, apice rotundato-subtruncata, 
inermia, supra ad medium baseos callo elongato instructa, dense 
punctulata, pallide sericea, humeris, fascia irregulari media, 


NEUE CERAMBYCIDEN 477 


altera pone medium maculaque preapicali denudatis fuscis aut 
nigricantibus ornata. Pectus saepe obscurum; margo posticus late- 
ralis mesosterni et apex episternorum metasterni dense albo- 
tomentosa. Abdomen haud albomaculatum. Pedes brunnei; clava 
femorum posticorum saepe infuscata; femora postica apicem ely- 
trorum haud attingentia. Long. corporis 9-12 mm. 

Abessinien: Scioa (Schoa). — Antinori und Ragazzi. — Museo 
Civico di Storia Naturale in Genova und Riksmuseum in Stockholm. 

Scheint am nàchsten mit Calanthemis trifasciatus Hintz 
verwandt zu sein. 


Apiogaster punctulatus n. sp. — Niger; pronotum (margine 
basali et apicali plagisque 2-3 lateralibus inter se plus minusve 
connexis nigris exceptis) rutum; clava femorum anticorum auran- 
tiaca; elytra testacea quarta parte apicali nigra. Frons rugoso- 
punctulata, opaca; area apicali triangula, discrete punctata, niti- 
diuscula. Antennae totae nigrae, medium elytrorum vix superantes. 
Pronotum reticulato - punctatum, pone medium elevato -tumidum. 
Scutellum nigrum, apice truncatum, binodosum. Elytra dense 
punctulata, setis brevibus erectis pallidis remotis obsita, apice 
emarginato-truncata, bidentata. Corpus infra dense griseo-pubescens; 
metepisterna lata, punctata nuda, nigra. Femorum clavae nitidae; 
femora postica segmentum ventrale 2" parum superantia. Long. 
corporis 7-10 mm. | 

Erythraea: Bogos (Beccari). — Museo Civico di Storia Natu- 
rale in Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Mit A. opacus Jord. nahe verwandt, aber durch die fein 
punktierten Flugeldecken abweichend. 


LAMIINAE 


Dityloderus elevatus n. sp. — A D. balteato Auriy., cui 
similis, differt elytris supra prope medium elevato-convexis, basin 
et apicem versus fere aequaliter declivibus, carinis serratis vix 
tuberculatis carinaque intima ad basin haud tuberculata. Long. 
corporis 12-14 m. 

Uganda: Entebbe, Dr. E. Bayon. — Museo Civico di Storia 
Naturale in Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Bei D. balteatus sind die Flugeldecken oben von der Wurzel 


A78 C. AURIVILLIUS 


bis uber die Mitte hinaus (von der Seite gesehen) fast wagerecht 
oder nach hinten nur schwach erhòht und an der Wurzel in der 
Mitte zwischen dem Schildehen und den Schultern mit einem 
grossen Tuberkel bewaffnet. 


Monochamus Annobonae n. sp. — A M. Thomensi, cui 
proxime affinis, differt, corpore griseo-aut flavescente - griseo- 
pubescente, minus variegato, supra minus dense et minus fortiter 
punctato elytrisque fere ad medium distincte, minute autem gra- 
nulatis. Long. corporis 19-25. 

Ins. Annobon. (Fea, 1902, 400-500 m.) — Museo Civ. di 
Storia Naturale, Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Diese Form schliesst sich dem M. thomensis Jord. aus der 
Insel S. Thomé nahe an und ist vielleicht nur eine Lokalrasse 
desselben. Mir vorliegende Stiicke aus S. Thomé weichen jedoch 
durch eine dichtere, mehr fleckige und mehr gelbliche Bekleidung 
und viel kràftigere Punktierung der Oberseite ab; die Fligel- 
decken sind im ersten Viertel grob granuliert, dann nicht oder 
nur an den Seiten etwas gekòrnelt. Bei M. Annobonae sind die 
Fligeldecken fast bis zur Mitte oder noch weiter, aber ganz fein 
granuliert. Beide Arten sind durch einen kurzen schwarzen 
Liingskiel des Halsschildes jederseits innerhalb des Seitendornes 
ausgezeichnet. Die Vorderschienen haben wenigstens bei den 
gròsseren 7g einen kriftigen Dorn auf der Innenseite. 


Cochliopalpus fimbriatus n. sp. — ©. Fuscus, tomento supra 
griseo, infra brunnescente vestitus; scapus antennarum utrinque, 
femora supra et infra, tibiae extus et intus, tarsi, processus inter- 
coxalis prosterni, margo lateralis elytrorum pone medium seg- 
mentaque ventralia postice fimbria longa densa aureo-brunnea 
vestita. Frons inter oculos magnos subquadrata. Genae breves. 
Antennae vix infra ciliatae articulis 4-6 apice extus foveati 
(reliqui desunt). Long. corporis 41 mm. 

Somaliland: Mogadiscio, Dr. A. Andruzzi. — Museo Civ. di 
Storia Naturale, Genova. 

Eine achte Cochliopalpus-Art, welche durch das Fehlen aller 
roten Zeichnungen und die eigentimlichen langen und dichten, 
gelben Fransen des Fihlerschaftes, der Beine, der Flùgeldecken 
und des Prosternal fortsatzes von den beiden bisher bekannten 


LA. 


NEUE CERAMBYCIDEN 479 


Arten abweicht. Das Endglied der Palpen ganz wie bei den 
beiden schon bekannten Arten gebildet. 


Olenecamptus Patrizii n. sp. — Brunneus, pube albida sat 
densa vestitus. Antennae pedesque flavescentes femoribus apiceque 
articulorum 4-11 antennarum infuscatis, articulo 11° appendicu- 
lato. Frons transversa, convexa, punctis paucis nigris impressa, 
linea media instructa. Antennae maris corpore multo longiores, 
infra obsolete asperatae, sublaeves. Prothorax cylindricus, latitu- 
dine basali plus duplo longior, dense punctatus, haud aut obso- 
lete plicatus, immaculatus. Scutellum obtuse rotundatum. Elytra 
subeylindrica, apice leviter truncata, angulo externo brevissime 
dentata, undique dense fortiter punctata maculisque rotundatis 
fundo concoloribus annulisque brunneis subnudis tantum definitis 
ornata. Long. corporis 13 mm. 

Somaliland: Giuba (Patrizi 1923); Rahanuin (C. Citerni). — 
Museo Civico di Storia Naturale, Genova. Riksmuseum in 
Stockholm. 

Durch das dicht punktierte Halsschild und die eigentumliche 
Fleckenzeichnung der Flugeldecken ausgezeichnet. Diese Flecke 
sind nicht oder kaum heller als die Grundfarbe und treten nur 
durch ihre braunliche Begrenzung schwach hervor, zwei hinter 
der Mitte sind Nathflecke und dadurch fur beide Flùgeldecken 
gemeinsam. 


Docus (?) granulatus n. sp. (fig. 2). — YQ. Niger, tomento 
ex parte pallide ferrugineo aut brunneo, ex parte albo dense 
vestitus. Caput ferrugineum vertice tumido, vittis 4 fuscis obso- 
letis instructo. Antennae corpore parum longiores, nigricantes 
articulis 3-11 ad basin anguste albido-annulatis. Prothorax leviter 
transversus, ad basin late constrictus, apice latior, utrinque in 
medio tuberculo valido armatus, dense albo-tomentosus et granulis 
nitidis nigris irregulariter conspersus. Scutellum latum, obtusum, 
sordide griseo-pubescens. Elytra apicem versus sensim angustata, 
apice singulatim late rotundata, in medio fascia lata albo-tomen- 
tosa ornata, inter basin et fasciam et pone fasciam vittis punc- 
tatis fuscis lineisque albidis ornata, lineis albidis ante apicem in 
vittas dilatatis. Prosternum, metasternum e maxima parte pedesque 
ferruginea; metasternum et abdomen punctatum albo-tomentosa, 


480 C. AURIVILLIUS 


Segmentum ventrale ultimum fovea magna profunda impressum. 
— A speciebus adhuc cognitis differt scapo antennarum breviore, 
tuberculoque prothoracis in medio sito. Long. corporis 24 mm. 

Somaliland: Margherita am Giuba’ Fluss (Patrizi). — Museo 
Civico di Storia Naturale, Genova. 


Pterolophia ferrugineotincta n. sp. — Prothorax apicem versus 
angustatus, basi apiceque transversim sulcatus, lateribus subrectis 
obsolete binodosis, supra in medio binodosus. Elytra apicem 
versus fortiter angustata, trigona, apice oblique truncata angulo 
exteriore dentato. — Nigricans, griseo-pubescens, e magna parte 
plagis maculisque flavo-ferrugineo-tomentosis obtecta. Frons sub- 
quadrata, flavida, albido-conspersa, punctulata. Lobi inferiores 
oculorum fere rotundati genis flavidis breviores. Vertex e magna 
parte denudatus, niger. Pronotum sat dense punctatum, fere 
omnino flavescens. Scutellum dense flavo-tomentosum. Elytra ad 
basin truncata humeris obtusis, rude rugoso-punctata, postice 
declivia, plagis ferrugineis praesertim ante medium variegata, in 
declivitate ex parte nigra, nitida. Latera pectoris articulique 1-4 
abdominis ferruginea. Femora leviter punctata; postica maris seg- 
mentum 4°" abdominis superantia. Long. corporis 10-11 mm. 

Prinzen-Insel (L. Fea). — Museo Civico di Storia Naturale, 
Genova und Riksmuseum in Stockholm. 

Durch die Form des Halsschildes und der .Fligeldecken von 
ubrigen aus Afrika bekannten Arten abweichend. 


Eunidia distinguenda n. sp. (fig. 3). — Frons haud transversa, 
subquadrata. Antennarum articulus 3°° apice extus spina brevi 
armatus. Prothorax quadratus aut latitudine basali longior. Elytra 
apice oblique truncata angulo exteriore breviter dentato. Elongata, 
hirsutie adpressa grisea, plus minusve brunneo-tincta vestita. 
Frons et scapus antennarum saepe obscuriora. Antennae corpore 
parum longiores; articuli 4-10 apice late nigricantes. Prothorax 
cylindricus, inermis, fere unicolor, brunnescente-griseus, interdum 
lineis tenuibus albidis 1-3 ornatus. Scutellum griseum. Elytra 
ante medium grisescentia, ad humeros saepe brunnescentia, in 
medio plaga laterali fusca aut nigricante, suturam non attingente, 
antice bene, postice obsolete determinata, antice intra marginem 
plus minusve producta instructa, pone medium fascia male defi- 


NEUE CERAMBYCIDEN 484 


nita, transversa fusco-brunnea apiceque macula concolore ornata. 
Corpus infra plus minusve praesertim in abdomine infuscatum; 
abdomen obsolete albolineatum. Femora apice et basi, tibiae 
posticae infra medium infuscatae. Long. corporis 10-12 mm. 

Somaliland, Villaggio Duca degli Abruzzi (Dr. G. Paoli) 
zwischen El Bar und El Ellan (Dr. G. Paoli). —- Museo Civ. di 
Storia Naturale, Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Erinnert an £. senilis Thoms. und £. bifasciata Auriv.; 
weicht aber von jener dadurch ab, dass der dunkle Fleck der 
Flùgeldecken nicht am Rande selbst vorwàrts ausgezogen ist, und 


von dieser durch die an der Spitze schief abgestuzten Fligel- 
decken ab. 


Eunidia meleagris n. sp. (fig. 4). — Fusco-brunnea, pube 
densa griseo-albida vestita, pronoto, elytris abdomineque nigroma- 
culatis. Frons leviter transversa, pilis adpressis albidis vestita, 
obsolete punctulata. Antennae fusco-brunneae, subnudae, haud 
annulatae (articulo 4° tamen saepe ad basin grisescente); scapus 
obscurior, infuscatus. Prothorax transversus, griseo-pubescens, 
supra utrinque maculis tribus parvis, paullo elevatis et fere 
denudatis, nigris ornatus. Scutellum griseum. Elytra apice singu- 
latim rotundata, punctulata, grisea, undique maculis irregularibus, 
plus minusve confluentibus nigris conspersa. Corpus infra griseum. 
Abdomen utrinque bi- vel tri-seriatim nigropunctatum. Femora 
infuscata. Long. corporis 7-8 mm. 

Somaliland: Lugh, am Juba Fluss (Dr. G. Paoli). — Museo 
Civ. di Storia Nat., Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Durch die Zeichnung der Flugeldecken von ùbrigen beschrie- 


. benen Arten abweichend. 


Eunidia bivittata n. sp. (fig. 5). — Brunnea pube tenui 
grisescente vestita. Caput dense griseo-tomentosum. Frons sub- 
transversa. Antennae fuscae, haud-annulatae, corpore longiores 
(0 ?). Pronotum nigrum, vittis duabus rectis albis ornatum, ad 
basin leviter constrictum, latitudine basali paullo longius. Scu- 
tellum minutum, album. Elytra apicem versus parum angustata, 
apice late rotundata, subtruncata,-punctulata, linea discali bicur- 
vata, a medio baseos usque ad apicem ducta, nigra ad basin, in 
medio et pone medium nivea lineaque valde angulata laterali 


Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (15 Maggio 1928). 34 


4182 C. AURIVILLIUS 


nigra, pone medium cum linea discali conjuncta signata. Femora 
postica plus minusve infuscata. Pectus vitta laterali alba orna- 
tum. Pygidium apice incisum. Long. corporis 6,5 mm. 

Somaliland: Belet Amin und Arenaga (Patrizi 1923). 
Museo Civico di Storia Nat., Genova. Riksmuseum in Stockholm.. 

Ist offenbar mit E. fulgurata Auriv. aus Abessinien am 
néchsten verwandt, weicht aber durch dunklere Farbung, nicht 
geringelte Fuhler und schwarzes Halsschild mit scharf hervortre- 
tenden weissen Lingslinien und etwas abweichende Zeichnung 
der Flùgeldecken ab. 


Eunidia simplex n. sp. — Brunnea, punctata, antennis pedi- 
busque pallidioribus, undique pube grisea aequali vestita, nec 
maculata nec variegata. Antennarum articuli 1-3 brunnescentes, 
4-11 flavidi apice fusco-annulati. Prothorax subquadratus, basi 
apiceque bisulcatus, utrinque in medio levissime arcuatus. Elytra 
apice singulatim rotundata, dense punctata punctis vestimento 
obtectis, locis denudatis distinctis. DIES apice rotundatum. 
Long. corporis 9 mm. 

Somaliland: Villaggio Duca Teli Abruzzi (Dr. G. Paoli); 
Mogadiscio (Dr. A. Andruzzi). — Museo Civico di Storia Naturale, 
Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Eine ganz einfarbige, graue Art ohne Flecke oder Zeichnungen. 
Die grau Kérperbekleidung ist ziemlich rauh. Die Fiùhler sind 
durch die hellere Farbung und die dunklen Spitzen der Glieder 
4-11 ausgezeichnet. 


Eunidia Ferrandii n. sp. (fig. 6). — Brunnea, pube alba vel 
albida vestita antennis totis unicoloribus, vitta latissima suturali 
elytrorum vittaque laterali prothoracis usque ad oculos producta 
subnudis, brunneo-fuscis. Frons subquadrata plana, obsolete punc- 
tata. Antennae (9 ?) corpore longiores, haud annulatae. Pro- 
thorax leviter transversus, supra albido-pubescens et leviter bino- 
dosus. Scutellum obtusum, albo-pubescens. Elytra apice singulatim 
obtuse rotundata; vitta suturalis scutellum et apicem versus an- 
gustior usque ad medium sensim dilatata. Pedes brunnei, tenue 
pubescentes. Abdomen utrinque serie sublaterali macularum alba- 
rum ornatum. Pygidium apice incisum breviter lobatum. Long. 
corporis 10-14 mm, 


NEUE CERAMBYCIDEN 183 


Somaliland: Bardera (U. Ferrandi, 1908). — Museo Civ. di 
Storia Naturale, Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Eine sehr ausgezeichnete und durch die breite, dunkelbraune 
Langsbinde der Flugeldecken leicht kenntliche Art. 


Sophronica intricata n. sp. — Flavida aut brunnea, undique 
pilis erectis pallidis instructa, pronoto toto maculisque magnis 
elongatis elytrorum densissime cano-tomentosis.  Frons leviter 
transversa, punctulata, cano- pubescens. Oculi supra sat late 
distantes. Antennae corpore parum (¢) aut sat (Q) breviores, 
pube grisea minus densa vestitae; scapus articulo 3° haud vel 
parum longior. Prothorax transversus capite multo latior, utrinque 
aequaliter rotundatus, dense tomentosus, supra pone medium 
macula minuta nitida elongata instructus. Scutellum totum griseo- 
tomentosum. Elytra latiuscula, pronoti medio latiora, apice con- 
junctim rotundata, vittis binis nigris, ante apicem desinentibus, 
saepe tomento obtectis, altera laterali, altera suturali et antice 
usque ad humeros oblique producta ornata et in disco plagis 
elongatis cano-tomentosis, colore fundi denudato saepe separatis 
instructa. Long. corporis 9-10 mm.; latit. ad humeros 5 mm. 

Somaliland: Giuba (Patrizi, 1920). — Museo Civico di Storia 
Naturale, Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Bei ganz unbeschidigten Stucken sind die schwarzen Zeich- 
nungen und die Grundfarbe der Flùgeldecken durch das helle 
Toment fast vollig verborgen. Die Art scheint mit S. nigrovit- 
tata Auriv. nahe verwandt zu sein. 


Sophronica rufipennis n. sp. — Elongata, angusta, pilis erectis 
pallidis vestita, supra rufa et dense punctata, infra plus minusve 
infuscata; antennae pedesque nigra (femora interdum ad basin 
rufa). Caput valde retractile, obscure rufum; vertex carinatus. 
Oculi magni, supra plus (g') minusve approximati. Prothorax 
parvus, subquadratus lateribus fere rectis, capite cum oculis an- 
gustior, dense punctatus. Scutellum apice truncatum. Elytra fere 
cylindrica, nitida, dense punctata, rufa apice obsolete vage infu- 
scata. Antennae corpore breviores; scapus articulo 3° haud vel vix 
longior. Long. corporis 7-8 mm. i 

Somaliland: Giuba (Patrizi, 1923). — Museo Civ. di Storia 
Nat., Genova, Riksmuseum in Stockholm, 


434 C. AURIVILLIUS 


Sophronica nigrovittata n. sp. — Brunnea, pilis erectis pallidis 
vestita, rude punctata. Frons transversa, convexa. Genae breves. 
Antennae corpore parum breviores, undique (infra longius) seto- 
sae; scapus obconicus, articulo 3° longior, articuli 3-11 sensim 
breviores. Oculi supra sat late distantes. Prothorax transversus, 
utrinque pone medium dilatato-rotundatus, capite latior, ad basin 
constrictus, nigricans, rude punctatus, undique tomento adpresso 
griseo et pilis erectis brevibus vestitus. Scutellum totum griseo- 
pubescens. Elytra subcylindrica, aequalia, rude punctata, brunnea, 
vitta suturali nigra griseo-pubescente plagisque flavido-tomentosis 
ornata, apice conjunctim rotundata, inermia. Corpus infra brun- 
neum abdomine pedibusque pallidioribus sublaevibus; latera pec- 
toris punctata; segmenta ventralia postice ciliata. Femora postica 
segmentum ventrale secundum vix superantia. Long. corporis 
2am. 

Somaliland: Mogadiscio; Bardera. — Museo Civico di Storia 
Naturale, Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Die Art ist durch das breite, dicht weissgrau tomentierte (die 
Punktierung und die schwarze Farbe tritt nur auf abgeriebenen 
Stellen hervor) Halschild, den schwarzen Nahtstreif und die 
fleckig verteilte Pubescenz der Flugeldecken ausgezeichnet. 


Sophronica augusticollis n. sp. — Elongata, angusta, nitida, 
brunnea aut fusco-brunnea, pilis erectis albidis obsita, punctata 
aut punctulata. Frons angusta, haud transversa, parum convexa, 
punctulata. Oculi magni supra contigui. Antennae corpore parum 
breviores, fusco-brunneae, pilosae; scapus articulo 3° vix longior; 
articuli 3-11 sensim breviores et tenuiores. Prothorax capite 
angustior, subquadratus lateribus fere rectis, punctatus, fuscus 
margine apicali et basali pallidioribus. Scutellum dense griseo- 
tomentosum. Elytra elongata, pronoto latiora, sublinearia, apice 
conjunctim rotundata, ad basin inter scutellum et humerum ele- 
vatione elongata obtusa et pone medium impressione sulciformi 
insignita, dense punctata, nitida, pilosa, non autem pubescentia. 
Corpus infra fuscum aut nigricans, plus minusve griseo-pubescens. 
Long. corporis 7-8 mm. 

Sùd Somaliland: Afgoi (U. Casale, 1910). — Museo Civico di 
Storia Naturale, Genova. Riksmuseum in Stockholm. 

Die Bildung der Flùgeldecken, das kleine, quadratische Hals- 


NEUE CERAMBYCIDEN A85 


schild und die oben zusammenstossenden Augen sind fiir diese 
Art auszeichnend. 


Acartus hirtus Fihr. var. biplagiatus n. var. — A forma 
typica differt colore multo obscuriore pronotoque utrinque ad 
basin pone angulum lateralem plaga magna fusca ornato. Long. 
corporis 6-3 mm. 

o. Segmentum ventrale ultimum magnum planum. Antennae 
longius et densius ciliatae. 

Q. Segmentum ventrale ultimum leviter convexum, linea 
media longitudinali impressum. Antennae brevius et remotius 
ciliatae. 

Somaliland: Bardera. Abessinien: Scioa. Ervthraea: Ghinda. 

Das von Fihraeus beschriebene typische Stuck ist sehr hell 
gefarbt, gelblich und nur dunn behaart, wahrscheinlich nicht 
vollig ausgefirbt. Die Art wurde spiiter (1904) von Gahan als 
Exocentrus inermis beschrieben und abgebildet in Distant Ins. 
Transvaal, p. 156, t. 15, f. 13). 

Die Gattung Tetrisse Auriv. (1907) ist mit Acartus nahe 
verwandt und vielleicht nur als eine Untergattung zu betrachten. 
Die Art (7. penicillata) ist jedoch von A. hirtus Fahr. ganz 
verschieden. 


-Synnupserha Antinorii n. sp. — Tota flavida, pube griseo- 
vel albido-sericea vestita, antennarum articulis 7-11 plus minusve 
infuscatis vel nigricantibus. Frons subquadrata, inter antennas 
sulcata. Vertex linea media tenui impressus, ad oculos punctatus. 
Antennae medium elytrorum superantes, tenuissime pubescentes. 
Prothorax transversus, apicem versus perparum angustatus late- 
ribus rectis aut subrectis, supra obsoletissime fusco- et albido -vit- 
tatus, in medio carinulatus et prope carinulam parum punctatus. 
Scutellum nigrum, apice truncatum. Elytra ad basin truncata, 
humeris productis, sublinearia, apice oblique emarginato-truncata 
et bispinosa. Femora postica medium segmenti ventralis 3° vix 
attingentia. Latera pectoris plus minusve infuscata aut brunnea. 
Long. corporis 13-15 mm. 

Abessinien: Scioa (Antinori, 1880). 

Wohl am nachsten mit S. abyssinica Auriv. verwandt, aber 
durch die helle Farbung der Beine und Fuhler von allen anderen 


486 C. AURIVILLIUS 


bisher bekannten Formen abweichend. Es mag hier bemerkt 
werden, dass die Fligeldecken bei S. abyssinica einfarbig hell 
sein kénnen (ohne schwarzen Spitzenteil) ab. unicolor n. ab. 


ERKLARUNG DER TAFEL 


1. Erythrocalla Patrizit Auriv. 

2. Docus granulatus Auriv. 

3. Eunidia distinguenda Auriv. 
»< 4, » meleagris Auriv. 

5 » bivittata Auriv. 

6 » Ferrandii Auriv. 


DI ALCUNE SPECIE D’ IMENOTTERI 
RACCOLTE DAL Pror. Dorr. G. PAOLI NELLA SOMALIA ITALIANA (1926) 


Dott. D. GUIGLIA 


Gli imenotteri riportati dal Prof. Dott. Guido Paoli, direttore 
del R. Osservatorio di Fitopatologia per la Liguria, ammontano 
a piu di tre centinaia, distribuiti in sette famiglie con ventidue 
generi e trentadue specie. Furono catturati quasi esclusivamente 
nel villaggio Duca degli Abruzzi, dove appunto il Prof. Paoli 
compì le sue ricerche fitopatologiche. 

Abbondano sopra tutto gli eleganti Pompilidi del genere 
Hemipepsis e Cyphononyx ed alcuni Chrysidi varii per colo- 
razione e dimensioni. 

Fra i Vespidi ho notato le solite e comuni specie proprie 
dell’ Africa orientale ed equatoriale. Fra gli Sphegidi ho riscon- 
trato una specie del genere Pison, che io credo debba riferirsi 
al Pison argentatum, Shuck, molto rara nel continente africano. 
Dalla Torre (Catalogus Hymenopterorum, vol. VIII, p. 710) la cita 
come propria del Madagascar e delle isole adiacenti. Gli Apidi 
benchè non molto numerosi racchiudono un discreto numero di 
specie ben distinte. Ad arricchire la fauna della Somalia si 
aggiunge a queste una graziosa ed interessante specie del carat- 
teristico genere Ctenoplectra attualmente così poco numeroso. 

Spero con la presente nota di dare anch'io il mio modesto 
contributo alla conoscenza della splendida fauna africana e più 
specialmente di quella che popola le nostre colonie. 


488 D. GUIGLIA 


Fam. Apidae, Leach 
Gen. APIS, Linn. 


Apis mellifica var. adansoni Latr. 


Apis mellifica st. unicolor-adansoni Buttel-Reepen, Mitt. Mus. 

Berlin, Bd. III (1906), p. 186. 

» » » » » Friese, Bienen Afrikas, p.459. 

» » var. fasciata, Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, 
Serie: 22 voli Xo (leo2)eps 900: 

» » » » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, 

serie 2°, vol. XV (1895), p. 154. 


Riferisco a questa varietà dell’ Apis mellifica una decina 
d’ esemplari di operaie e due di regine raccolte nei mesi di feb- 
braio, marzo, maggio. 


Gen. XYLOCOPA, Latr. 
l. Xylocopa caffra, Linn. 


Apis caffra Fab., Entom. System. 2, p. 319, n. 20, 9. 
Xylocopa caffra Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, vol. XVI 
(1881), pi 3. 
» » Friese, Bienen Afrikas, p. 248. 


Di questa specie vennero raccolti 17 esemplari femmine e 
3 esemplari maschi nei mesi di febbraio e maggio. 

La Xylocopa caffra, come ho potuto constatare dall’ esame 
di numerosi esemplari, è diffusa in tutta l Africa orientale 
dall’ Alto Egitto al Capo di Buona Speranza. 


2. Kylocopa aestuans, Linn. 


Apis aestuans Fab. Entom. System. 2, p. 323, n. At. 
Xylocopa aestuans Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, vol. XVI 
(1881), p. 230-231. 
» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, serie 2, 
vol. I (1884), p. 623-629. 
» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, serie 2°, 
vol. X (4392), (p.. 1909. 
» » Friese, Bienen Afrikas, p. 242, 


IMENOTTERI DELLA SOMALIA ITALIANA 489 


Venne catturato un solo esemplare femmina nel mese di 
maggio. 

Questa specie è in generale abbondantemente diffusa in ogni 
parte del continente africano; si estende pure nell’ Asia occiden- 
tale e meridionale. 


3. Xylocopa flawo-rufa, De Geer. 


Xylocopa flavo-rufa, Gribodo, Ann. Mus. Genova, vol. XVI, 
| I pl 232, DAVE TSSI: 
» » » Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, vol. I, 
Serie 2* (1384), p. 279. 
» » » Friese, Bienen Afrikas, p. 233. 


Furono raccolti quattro maschi nel mese di maggio. 

Credo pure riferibili a questa specie 4 esemplari femmina con 
peli rosso-giallastri solamente sul margine inferiore del 5.° seg- 
mento addominale e con pubescenza del torace completamente 
nera. , | 
Anche nei quattro esemplari maschi che ho nominato sopra 
i peli fulvi del torace sono sensibilmente ridotti ed hanno assunto 
una tinta bruna molto scura. 

La X. flavo-rufa, si può dire che sia sparsa in quasi tutta 
l'Africa in special modo meridionale ed orientale. 


Gen. ANTHOPHORA, Latr. 
Anthophora bipartita, Smith 
Anthophora bipartita, Friese, Bienen Afrikas, p. 270-271. 


Di questa specie venne catturato un solo esemplare femmina. 
L’ Anthophora bipartita è citata dell’Africa orientale e 
meridionale (Capo di Buona Speranza). 


Gen. MEGACHILE, Latr. 
l1 Megachile gratiosa, Gerst. 


Megachile gratiosa, Friese, Bienen Europas, Teil V, 1899, 
pe 207 ig! 
» » Friese, Bienen Afrikas, p. 368. 
» » Friese, Sjéstedt, Kilimandj. Exp. Bd. VIII, 
p. 157, 1908. 


490 D. GUIGLIA 


Di questa comune specie del genere Megachile vennero 
catturate 3 femmine nei mesi di febbraio, marzo, maggio. 

La M. gratiosa è sparsa su tutta la costa orientale del- 
l'Africa dall’ Egitto al Mozambico. 


2. Megachile rufiventris, Guér. 


Megachile rufiventris, Smith, Catal. Hymen Brit. Mus: I, 1853, 
pi 178, negate 

» » Saussure, Hist. Madagascar, vol. XX, 

1891, 'p, 96,0: 4, oO Tav. 2es; fig. 21: 


Riferisco a questa specie un solo esemplare femmina raccolto 
nel mese di febbraio. 

La M. rufiventris molto si avvicina per colorazione alla 
M. fraterna da cui differisce principalmente per le maggiori 
dimensioni e per avere le ali notevolmente infoscate. 

È comune nelle Indie orientali e su tutta la costa orientale 
dell’Africa comprese le isole. 


3. Megachile felina, Gerst. 
Megachile felina Friese, Bienen Afrikas, p. 347. 


Di questa bella e grossa specie di Megachile venne catturato 
un solo esemplare femmina nel mese di febbraio. 

Dall’ autore è descritta del Mozambico, pare che si estenda 
su buona parte delle coste orientali dell’Africa comprese le isole; 
a me non risulta che ancora sia stata citata della Somalia. 


Gen. ALLODAPE, Lep. 
Allodape candida, Smith 


Allodape candida, Smith, Descr. of n. sp. Hymen. (1879), p.97, n. 1. 
» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, serie 2?, 
vol. I (1884), p. 627. | 

» » Friese, Bienen Afrikas, p. 206. 


Vennero raccolti 4 esemplari di sesso femminile nei mesi di 
febbraio e marzo. 

Questa specie è in generale diffusa su buona parte delle coste 
orientali dell’ Africa, in special modo è comune nell’ Abissinia. 
Da Friese è citata anche del Madagascar. 


IMENOTTERI DELLA SOMALIA ITALIANA 494 


Gen. HALICTUS, Latr. 


Hialictus jueundus, Smith 


Halictus jucundus Sauss., Grandidier, Hist. Madagascar, XX, 
1393 4p aden Or 
» » Friese, Bienen Afrikas, p. 139. 


Stimo debbano riferirsi a questa specie 3 esemplari femmine 
raccolte nel mese di febbraio. . 

L’ Halictus jucundus è citato dell’ Africa occidentale, meri- 
dionale e dell’isola di Madagascar (Saussure); non mi risulta 
che ancora sia stato trovato nella Somalia o in qualche altra 


regione dell’ Africa orientale. 


Gen. CTENOPLECTRA Smith. 
Ctenoplectra Paolii n. sp. 


Q. Parva, nigra, nitens; capite thoraceque minute 
punctulatis, albo-villosis; abdomine nitido, segmentis dorsa- 
libus et ventralibus fulvo-subaureo nitentibus; antennis 
pedibusque rufo-ferrugineis argenteo-villosis; alis hyalinis, 
tegulis et nervis testaceis. 

Long. 6 mm. 

g' ignotus. 

Somalia italiana (Villaggio Duca degli Abruzzi) I-ITI- 
1926: in Museo Civico Januensi, 1 Q leg. Prof. G. Paoli. 

Capo nero di larghezza presso a poco eguale a quella del 
pronoto. La punteggiatura è densa presso le antenne, più rada 
sul clipeo e sul vertice; la relativa pubescenza di colore bianco- 
grigiastro è in particolar modo lunga ed abbondante sul clipeo 
e su tutta la regione intorno all’ inserzione delle antenne. 

Le mandibole bruno-ferruginee alla base vanno sensibilmente 
oscurandosi dalla zona mediana all’apice. Il labbro superiore è 
di tinta giallo-aranciata con rivestimento di brevi e radi peli 
dorati. 

Il torace è completamente nero, robusto, subquadrato. La 
punteggiatura fina e densa sul pronoto, dove è leggermente a 
raspa, va diradandosi molto sensibilmente verso il centro del 


499 D. GUIGLIA 


mesonoto dove è grossolana, ai lati fine e fitta. Lo scutello è 
assai finamente punteggiato, con punti un po’ più fitti lungo il 
margine posteriore, e terminante con una frangia semicircolare 
di peli bianco-grigiastri brevi e molto fitti. La pubescenza in 
generale è addensata sulle metapleure e su tutto l’epinoto ed è 
costituita da peli bianco-argentati diretti posteriormente. L’addome 
è breve, ovoidale, lucente, di color bruno a riflessi dérati. Ciascun 
tergite presenta tre diverse sfumature di tinta, bruno molto 
scuro al margine anteriore va leggermente passando al rossastro 
nel mezzo finchè al margine posteriore si trova una vera fascia 
giallo - dorata a riflessi verdastri. La punteggiatura è nulla o 
quasi nulla. La pubescenza si riduce a brevi peli giallastri for- 
manti sui 2-3 tergiti una fascia molto rada ricurva, evidente- 
mente interrotta nel mezzo, il 6.° ha peli un po’ più fitti, sparsi 
su tutta la superticie. Gli sterniti sono bruno-ferruginei, lisci, 
lucidi; il margine posteriore del 3.°, 4.° e 5.° presenta due serie 
di setole lunghe, non molto fitte, giallo-dorate, un po’ ricurve e 
formanti due spazzole più lunghe che larghe, convergenti verso 
la linea mediana. 

Le antenne sono ferruginee scure, col funicolo lungo presso 
a poco quanto la larghezza del capo. 

Le zampe sono rosso-ferruginee ricoperte da fine e lunga pu- 
bescenza bianco-argentata sulla faccia esterna, breve e giallastra 
sull’interna. Sperone delle tibie posteriori poco dilatato alla base, 
largo come un terzo del margine distale delle tibie. Metatarso 
più stretto dell’ apice della tibia, circa il doppio più lungo che 
largo, con la massima larghezza nel tratto mediano, troncato 
obliquamente all’ apice (il margine interno e l’ apicale formano 
un angolo ottuso). La scopa è bianco argentata. Le unghie sono 
bruno-nere. 

Le ali ialine, madreperlacee hanno vene giallo-brunastre con 
stigma bruno-chiaro a forma ovoidale. Le tegule pure giallo-brune. 

Questa nuova specie di Ctenoplectra si avvicina per la sta- 
tura, per la punteggiatura a raspa del pronoto, per |’ addome 
quasi glabro e lucido alla Cf. albo-limbata, Magr. degli Arussi 
Galla, della quale è noto il solo ©. Dall'esame del tipo quest’ ul- 
tima specie si differenzia però nettamente dalla Paolzi per avere 
la punteggiatura del pronoto molto più grossolana, per la stretta 
e ben delimitata fascia marginale bianco-avorio dei tergiti, che 


Lc 


IMENOTTERI DELLA SOMALIA ITALIANA 193 


nella nuova specie è invece più larga, di color giallo-dorato pas- 
sante gradatamente al bruno nella regione basale. Da tutto ciò 
ritengo che le due specie siano specificamente diverse (1). 

Inoltre la Ct. Paoli è ben distinta per la villosità relativa- 
mente breve delle zampe, per la forma allungata del metatarso 
ed infine per la forma stretta dello sperone (?). 


Fam. Vespidae. 
Gen. POLISTES, Fab. 


1]. Polistes stigma, Fab. 


Vespa stigma, Fab. Entom. system. II, 1793, p. 275, n. 78. 
Polistes stigma, Saussure, Etud. Fam. Vespid. II, Vesp. 1833, 
jo OE a Ail (Do ING iho a 
» marginalis var. stigma Magretti, Ann. Mus. Civ. Ge- 

nova, XXI, p. 607, n. 142. 


Ascrivo a questa specie 5 femmine e 2 maschi catturati con 
il relativo nido nei mesi di febbraio e marzo, come al solito nel 
villaggio Duca degli Abruzzi. 

Il Polistes stigma molto si avvicina al P. marginalis, Fab., 
anzi la maggior parte degli autori lo considera come una semplice 
varietà di questa stessa specie. Magretti (l. c.) accenna appunto 
ad una probabile fusione della P. maculipennis, marginalis 
e stigma a formare una specie unica (P. marginalis, Fab.). 

‘ Questa specie è diffusa su tutte le Indie orientali e su tutta 
l'Africa austro - orientale. 


Gen. ICARIA, Sauss. 


Icaria eineta, Lep. 


Tcaria cincta, Sauss., Ktud. Fam. MESO ME MAE os 9 ele ser 
» » - Zavattari, Boll. Mus. Zool. Anat comp. Univ. 
Morimnos vol OX sO Meeps 2 i 


(1) Friese in «Bienen Afrikas» (1909), p. 105, riunisce nel gruppo 2 la Ct. armata 
e l’albo-timbata: anche solo dalla lettura delle diagnosi relative alle due specie 
suddette, è facile però convincersi come ciò sia assolutamente errato. 

(2?) Mentre nelle QQ delle Ct. armata. Antinorii, cornuta, chalybea a me note 
de visu, e nella /wscipes (dalla descrizione) lo sperone è alla base largo quasi come 
l’apice delle tibie. 


494 D. GUIGLIA 


Di questa comune e caratteristica specie del genere Icaria 
vennero raccolte 5 femmine e 2 maschi con il relativo nido. 

Attualmente si può dire che |’ Icaria cincta sia sparsa su 
tutta l'Africa centrale, meridionale ed orientale. È citata da Ma- 
gretti (Ann. Mus. Civ. Genova, Serie 2 vol. XIX) e da Zavattari 
(1. c.) della Somalia. 


Subfam. Eumenidae, Westw. 
Gen. EUMENES, Fab. 


l. Humenes maxillosus, Degeer. 


Eumenes Savignyi Spinola, Ann. Soc. entom. France VII, 1838, 
p. 503, n. XLVIIL 


» tinctor Sauss. Etud. fam. Vespid. I, Eumén. 1852, 
pe 49 in 90297508 

» » Edm. André, Spec. Hymén. Europe II, 1884, 
pia299tne 20005 

» » Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, 
pe 299 n 29, OF 

» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, 
Pi O09 oe 

» maxillosus Sauss., Grandid., Hist. Madagascar XX, 
PSO pao DO 

» » Bequaert, Ann. South Afric. Mus. vol. XXIII, 


Part. III, p. 559, (1926). 


Riferisco alla forma tipica descritta dal Bequaert (1. c.) una 
bella serie di esemplari (18 9 e 4 g') catturati nei mesi di 
febbraio e marzo. 

Questa specie del genere Humenes si può dire che sia, più 
o meno estesamente, diffusa in tutta l’ Africa dall’ Egitto al 
Mozambico; in particolar modo è comune nell'Africa tropicale e 
meridionale. Da Saussure Grandid. (1. c.) è citata pure come 
specie abbondantemente diffusa in tutta l'isola di Madagascar, 


IMENOTTERI DELLA SOMALIA ITALIANA 195 


2. Eumenes Lepeletierii, Sauss. 


Eumenes Lepeletierii Sauss., Etud, fam. Vespid. I, Eumén. 1852, 
De Opn ZOO E 


» » Ed. André, Spec. Hymén. Europe II, 
1884, p. 632. 

» » Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova XXI, 
ASSIONI OH 

» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova XXI, 
(SSL prode 18 On 

» » Bequaert, Ann. South Afric. Mus. vol. 


XXIII, Part. II, p. 553, (1926). 


Venne catturato un solo esemplare femmina a Pozzi Gambole 
(Somalia Ital. merid.). 

Questa specie è sparsa su tutta l’Africa orientale, dall’Abis- 
sinia al Capo di Buona Speranza, è pure citata (Saussure l. c.) 
del littorale occidentale (Senegal). 


3. Eumenes esuriens, Fab. 


Vespa esuriens, Fab., Entom. system. II, 1797, p. 280, n. 94. 
Eumenes esuriens, Saussure, Etud. Fam. Vespid. I, Eumén 1852, 
Js DO, 0, AO A no) 
» » Ed. André, Spec. Hymén. Europe II, 1884, 
eos o ne lee Ovens 


Un solo esemplare femmina che io credo debba riferirsi alla 
var. C. (v. Saussure l. c.) fu catturato nel mese di maggio nel 


villaggio Duca degli Abruzzi. 


Questa bella ed elegante specie del genere Humenes ha una 
area di diffusione molto estesa. Da André è citata dell’ Egitto, 
del Senegal e da Gribodo dell’Africa orientale in genere. E sparsa 
pure nelle Indie (Fabricius |. c.), nella Persia, nella Cina, nella 
Nuova Guinea e nelle isole della Sonda. 


196 D. GUIGLIA 


Gen. SYNAGRIS, Latr. 
synagris xanthura, Sauss. 


Synagris canthura, Saussure, Etud. fam. Vespid. II, 1856, 
p. 155i pe 40. ; 


» » Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, 
pi 292: no 25. 
» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 


1884, p. 613, n. 150, 9. 


Riferisco a questa comune specie di Synagris 10 esemplari 
femmina e 2 esemplari maschi catturati nei mesi di febbraio e 
maggio tutti nel villaggio Duca degli Abruzzi. 

Le femmine concordano esattamente con la descrizione data 
da Saussure (l. c.), i maschi corrispondono in tutti i più minuti 
particolari alla descrizione stessa che di essi fa Magretti (l. c.). 

La S. wanthura è in generale diffusa in tutta l'Africa equa- 
toriale ed australe. È citata da Magretti (1. c.) e da Zavattari 
(Boll. Mus. Zool. Anat. comp. Univ. Torino, vol. XXII (1907), 
p. 1), della Somalia. 


Fam. Scoliidae 
Gen. ELIS, Fab. 


Sub. gen. Dielis, Sauss. 


1. Dielis eaelebs, Sichel 


Dielis caelebs Sichel e Saussure, Catal. Spec. gen. Scolia, 1864, 
p. 184-297. 
» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, serie 2, vol. I 
(1884), p. 559. 


Venne raccolta di questa specie una bella e ricca serie di 
esemplari femmine nei mesi di febbraio e maggio. 

La posizione sistematica della D. caelebs è ancora molto 
incerta ed imbarazzante. La maggior parte degli autori è pro- 
pensa a considerare questa specie come la varietà africana della 
D. thoracica, dalla quale difatti differisce unicamente per la 
tinta rosso-giallastra dei peli della testa e del torace. 


IMENOTTERI DELLA SOMALIA ITALIANA 497 
4 


Nulla però si potrà asserire di positivo fino a che non si avrà 
l’esatta conoscenza dei maschi sia dell’ una che dell’ altra forma 
di Dielis. 

La D. caelebs è citata dell’ Africa (Abissinia, Mozambico) 
compresa pure l’ isola di Madagascar e della Riunione. 


2. Dielis eriophora, Klug 


Dielis eriophora, Sichel, Catal. spec. gen. Scolia, 1864, p. 297, gf. 


Anche di questa specie vennero catturati numerosi individui 
delle più svariate dimensioni. Molto si è pure discusso intorno 
alla posizione sistematica di questa specie di cui si conoscono 
solamente gli individui di sesso maschile; essa è stata considerata 
ora come il © dell’ Elis caelebs ora come una varietà ad 
addome rosso dell’ E. collaris. Delle due supposizioni quest’ ul- 
tima è forse la più probabile, dato sopra tutto la convivenza 
quasi costante della E. collaris con |’ E. eriophora. 

Ho notato inoltre tra i maschi dell’ E. collaris due individui 
(l’ uno dell’Italia meridionale, l’ altro della Guinea portoghese), 
i quali presentavano ai lati del 2.° e 3.° tergite il primo, 3.° e 
4.° il secondo, delle traccie di macchie rosso ferruginee. Questi 
individui potrebbero in certo qual modo denotare un graduale 
passaggio dalla varietà ad addome nero a quella ad addome rosso. 

La D. eriophora è in generale sparsa per tutta |’ Africa 
compresa |’ isola di Madagascar. 


Fam. Pompilidae, Leach. 


Gen. HEMIPEPSIS, Dahlb. 


Hemipepsis vindex, Smith 


Hemipepsis vindex Magretti, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, 
serie 2*, vol. I, 1884, p. 562, n. 78. 
» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, serie 2*, 
vol. XV (1895), p. 167, n. 23. 


Di questa grande e bella specie del genere Heméipepsis ven- 
nero catturati numerosi individui d’ambo i sessi (16 g, 9 2) 
nei mesi di febbraio, marzo e maggio. 

Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LII (45 Maggio 1928). 32 


498 D. GUIGLIA 


L’ Hemipepsis vindex è in particolar modo diffusa in tutte 
le regioni dell’ Africa orientale e meridionale. 


Mygnimia Nenitra, Sauss. 


Mygnimia Nenitra Saussure, Grandidier, Hist: Madagascar, XX, 
1-1892 0p. A10) 0220.21. 9 fies 233: 


Riferisco a questa bella ed elegante specie di Mygnimia un 
solo esemplare Q raccolto nel mese di maggio. 

Da Saussure (1. c.) è descritta di Madagascar (Q), non mi 
risulta che ancora sia stata riscontrata nella Somalia. 


Gen. CYPHONONYX, Dahlb. 


Cyphononyx flavicornis, Fab. 


Priocnemis croceicornis Ach. Costa, Fauna Napoli. Pompil. 
IST pro Dds ceils fee ale 

Cyphononyx flavicornis Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, XX, 
1884, p. 386, n. 11, 9. 


5 » Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 
1884, p. 308, n. 48, 2g. 
» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, 


XXI, 1884, p. 567, n. 84. 
Cyphononyx croceicornis Ach. Costa, Prospett. Imenot. Ital. II, 
1887: pe 180 Oct 


Riferisco a questa bella specie della grande famiglia dei 
Pompilidei numerosi esemplari d’ambo i sessi raccolti nei mesi 
di febbraio, marzo.e maggio. 

Il C. flavicornis è abbondantemente diffuso in tutta |’ Africa 
boreale ed orientale. È citato pure dell’ Europa meridionale e 
del Malabar (Gribodo). 


Gen. SALIUS, Latr. 
Salius cyaneiventris, Sauss. 


Salius cyaneiventris Saussure, Grandidier, Hist. Madagascar, 
XX, P. 4, 1892." p. 322) nota, 2. 


is ff fi. 
a 


IMENOTTERI DELLA SOMALIA ITALIANA 499 


Riferisco a questa specie, con una certa quale riservatezza, un 
esemplare femmina raccolto nel mese di marzo. 

Il S. cyaneiventris molto simile come aspetto generale al 
S. collaris Sauss., è citato dall’ autore del Zanzibar. 


Fam. Sphegidae, Leach. 
Gen. PELOPOEUS, Latr. 


Pelopoeus spirifex, Linn. 


Sphex spirifex Fab. Ent. System. II, p. 204, n. 24. 
Pelopoeus spirifex Ach. Costa, Prospet. Imenot. Ital. fasc. 1, 
podisti 
» » Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, XVI, 
{831 ne Qe: Ad 00 
» » Edm. André, Spec. Hymen. Europe, III, 
1886, p. 103, Qo. 
» » De Stefani, Natural. Sicil. VII, 1889, p. 269. 
Sceliphron spirifex Berland, Faun. de France, 10, Hymen. 
Vespif. 1925, p. 42. 


Di questa comunissima specie vennero catturati parecchi 
esemplari maschi e femmine delle più svariate dimensioni. 

Il P. spirifex è diffuso dovunque, in generale si può dire 
che esso sì estenda dall’ Europa centrale e meridionale fin sotto 
l’ equatore. 


Gen. PHILANTHUS, Fab. 
Philanthus triangulum. Fab. 


var. diadema, Fab. 


Philanthus diadema, Fab. Entom. system. II, 1793, p. 289, n. 3. 
Philanthus triangulum var. diadema, Gribodo, Mem. R. Accad. 
Scienze Istit. Bologna 1895, serie V, tomo V, p. 351. 


Ascrivo a questa varieta del Philanthus triangulum un 
solo esemplare 3° raccolto nel mese di febbraio. 

La var. diadema è citata dell’ Egitto e dell’ Africa meridio- 
nale in genere, la forma tipica ha un'area di diffusione estesis- 
sima, è sparsa infatti abbondantemente su tutta la regione 
paleartica, |’ India e su tutta l’ Africa tropicale. 


500 D. GUIGLIA 


Gen. SPHEX, Linn. 


Sphex aegyptius, Lep. 


Harpactopus crudelis Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, serie 2°, 
VOL tb, 1384, pc 962 AO: 

Sphex aegyptius Ed. André, Spec. Hymén. Europe III, 1888, 
pi 148; Ot: 

Harpactopus aegyptius Saussure, Grandidier, Hist. Madagascar, 
DON PSO 424, ot On 25 ee nO: 


» » Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, XXX, 
1392) ps 208" o, 
» » E. Zavattari, Boll. Mus. Zool. Anat. comp. 


Univ. Torino, N 548, vol. XXII, 1907. 


Un solo esemplare maschio venne catturato nel mese di marzo. 

Specie diffusa in tutto il bacino orientale del Mediterraneo. È 
citata dell’ Egitto, dell’ Abissinia, del Senegal, dell’ isola di Mada- 
gascar e Mauritius (Saussure |. c.). Da Magretti fu pure riscon- 
trata nella Somalia. In generale è sparsa su tutto l’ Oriente fino 
alle Indie. 


Gen. PISON, Spinola. 
Pison argentatum, Shuck. 


Pison argentatum, Saussure, Grandidier, Hist. Madag. XX, 
1392, Sp. 102800907 
Stimo riferibili al Pison argentatum 4 individui probabil- 
mente di sesso femminile catturati nel mese di marzo. 
Questa specie è citata del Madagascar, dell’ Isola Mauritius e 
della Riunione (Saussure); pare poco diffusa, non mi risulta che 
ancora sia stata riscontrata nella Somalia. 


IMENOTTERI DELLA SOMALIA ITALIANA 501 


Fam. Chrysididae, Latr. 
Gen. STILBUM, Spin. 
Stilbum splendidum, Fab. 


Chrysis splendida Fab. Ent. system. II, 1793, p. 238, n. 1: 
Stilbum splendidum Magretti, Ann. Mus. Civ. Genova, Serie 2.* 
VO SSE, 534. 

» » Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, Serie 2.2 
vol. I, 1884, p. 365. 

mis) » Gribodo, Mem, Accad. Scien. Istit. Bologna, 
Serie V, Tomo V, 1895. 


Di questa bella e comune specie del genere StiJbum vennero 
raccolti sei esemplari di sesso femminile notevolmente diversi sia 
per dimensioni che per colorazione, la quale varia difatti da un 
verde intenso a un verde a riflessi dorati. 

È questa una specie diffusissima, si può dire che sia sparsa 
per tutto il mondo eccettuata l'America. 


Stilbum splendidum, Fab. var. amethystinum Fab. 


Chrysis amethystina Fabricius, Entom. system. II, 1793, 
p. 243, n. 22. 


Riferisco a questa varietà dello Sti/dDum splendidum 2 esem- 
plari femmina catturati nel mese di febbraio. 

La var. amethystinum è in special modo diffusa nei paesi 
caldi, in generale è sparsa per tutta l’Africa, Asia e Australia. 

Dalla Torre (Catalog. Hyménopt. 1892, vol. VI, p. 38) la cita 
anche dell'America (Ontario, Venezuela). 


Gen. CHRYSIS, Linn. 
1. Chrysis (Exrachrysis) lyneea, Fab. 


Chrysis lyncea Fab. Entom. system. II, 1793, p. 240, n. 6. 
Pyria lyncea Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, p. 316. 


Numerosi e varii esemplari di questa specie del genere Chrysis 
vennero raccolti nei mesi di febbraio e maggio. 


502 ; D. GUIGLIA 


Specie diffusa in tutta l’Africa compresa l’ isola di Madagascar. 
E citata pure dell’Asia (Arabia) e dell’Arcipelago Indo-Malese 
(Giava). 
2. Chrysis (Exrachrysis) stilboides, Spin. 


Chrysis (Pyria) stilboides Spinola, Ann. Soc. entom. France, 
VII, 1838, p. 446, n. 3, 9. 
Pyria stilboides Gribodo, Ann. Mus, Civ. Storia Naturale, Genova, 
Serie 2.* vol. I, 1884, p. 317. 
» » André, Spec. Hymenopt. Eur. 1891, p. 646. 


Anche di questa specie vennero catturati, nei mesi di febbraio, 
marzo e maggio, parecchi esemplari notevolmente varii sia per 
colorazione che per dimensioni. 

L’ Exachrysis stilboides pare sia sparsa in tutta l’Africa e 
in parte dell’Asia (Arabia). 


3. Chrysis Scioensis, Grib. 


Chrysis Scioensis Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova 1879, v. XIV, 
p. 344. 
» »  Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova XVI, 1881, 
‘pr 251 onli fio, | 


In seguito a confronto col tipo, riferisco a questa specie, 
molto affine alla C. cyanea, 3 esemplari raccolti nel mese di 
marzo. Questi individui mostrano una spiccata preponderanza 
della tinta verde sulla cilestrina, al contrario di ciò che succede 
‘nell’ esemplare tipo. 

Pare che la C. Sczoensis sia stata finora solamente riscon- 
trata nell’ Africa equatoriale ed orientale, non mi risulta che 
ancora sia stata trovata nella Somalia. 


Fam. Mutillidae, Leach. 
Gen. DOLICHOMUTILLA, Ashmead 


Dolichomutilla heterodonta Camer. 


Furono catturati 11 individui (9 9 e 2 g’) nei mesi di 
febbraio, marzo, maggio. (det. Bischoff). 


os 


& 


INDICE DELLE FIGURE NEL TESTO 


Stenoteuthis Bartrami (Lesueuer). Bottoncini dei tentacoli 
Odontostomia Dalli Horn. et Merm. 
Pyrgulina ventricosa Horn. et Merm. 


» Fischeri Horn. et Merm. . 
» elegantissima Horn. et Merm.. 
» Favrei Horn. et Merm. 


Cingulina Appeltusi Horn. et Merm. 
Cyprinotus (Cyprinotoides) somalicus Masi 
Acocypris uegitia Masi. 
Tachys Feat Alluaud È 
Anomostomus torridus Laferté . 
Fosfosiderite, (Cristalli) .. 
» » . e 
Aenictonia Patrizii Gridelli 
» Feae Gridelli 
» Minarzi Bernh. . 
Adaliopsis alpina (Villa). Dettagli 
Eriopis connexa Germ. Dettagli . 
Litiopa bueciniformis Horn. et Merm. 
Gibborissoa mirabilis Horn. et Merm. 
Argyropeza Doriae Horn. et Merm. . A 
Helix (Cryptomphalus) Antit, Gambetta . 
Trachys Patriziana, Théry. 
Fundulus Patrizii, Vinciguerra. d' e © 
Sferocobaltite (Cristalli). 
Sphenoptera scebelica, Théry 2 
Troglophilus Andreinii, Capra. mi fouaddome È 
Simopterus Solarii, Masi, Q 
Carebara Patriziî, Menozzi 3 : ; 5 - 
» » » Parte dell'armatura genitale 


Acantholepis capensis, Mayr. Antenna 
» somatica, Menozzi. Antenna . 


Manzonia (Taramellia) minuta, Horn. et Merm. 
Nodulus salladinensis, Horn. et Merm. 

Setia Pallaryi, Horn. et Merm. . 

Ceratia Watsoni, Horn. et Merm. 

Onoba elongata, Horn. et Merm. : 
Formicomus canaliculatus, Laf. Dettagli . 


Pag. 


142 
144 
176 
178 
179 
193 
199 
203 
204 
208 
237 
244 
255 
276 
290 
311 
320 
358 
359 
360 
360 
364 
365 
368 
370 
371 
386 


Formicomus Paolii, Krek. Dettagli 


> lacustris, Krek. » 
» sulcicollis, Pic. » 
» tropicalis, Krek. » 
» discretus, Krek. » 


Psammornis libycus, Moltoni. Franca di uova. 
Termitobia Paolit, Gridelli. 


» » » Vista di lato. 

» » » Antenna. 

» » » Microscultura del n 

» » » Microscultura dei tergiti 
Anomala lenticula, Bender. Armatura genitale e testa . 

» venusta, Bender. Armatura genitale . 

» munda, Bender. » » 

» micanticollis, Bender. » >, 

» innocens, Bender. » » 

» nigrocinta, Bender. » » 
Prodoretus pilosus, Bender. » » 
Rhamphadoretus mimus, Bender. » » 
Nelees Antii, Navas. Pronoto . HE 


Chrysopa libera, Navas. Estremità dell’ ala Micce 


463 


piatte a far Marene net cet 


= pit 


ELENCO DEI NUOVI NOMI GENERICI PROPOSTI NEL PRESENTE VOLUME 


Irmaria Cameron (Coleoptera) 
Cyprinotoides Masi (Crustacea) 
Metabranchipus Masi (Crustacea) 
Adaliopsis Capra (Coleoptera) 
Erythrocaila Auriv. (Coleoptera) 


i 
t es, 
ie 


VERSI 


LIRE 
Unite 


Miao 


CORNI 


Vi 


NGI 
i 


SITUA Ne 
VDR 


Dr) 


Wen 
Tione 


W Aten Ape: 
Bal 


Sar 4 DI 
ote aga 
if aby ee 
MOR Ta 


lan 


i 
Any 
av ere 
ith 


TINEDRECIE 


R. IsseL. — Res Ligusticae LIII. Stenoteuthis Bartrami 
gigantesco del Mare Ligustico. (Tav. I) 

A. BoRELLI. — Scorpioni nuovi o poco noti della Somalia 
Italiana . 

L. MASI. — Res Tereiions LIV. ba VEL Couchii, 
nel Mare Ligure . 

A. HoRNUNG et G. MERMOD. — aliene de la Mer Rose 
recueillis par A. Issel, faisant partie des collections 
du Musée Civique d’ Histoire Naturelle de Génes. 
Deuxieme partie. Pyramidellides (fin). Rissoinides . 

M. CAMERON. — Descriptions of new species of Oriental 
Staphylinidae 

L. MASI. — Descrizione di tre nuovi i Cri fn 

CH. ALLUAUD. — Note sur les Coléoptéres carnivores 
(Adephaga) des iles du Cap Vert d’aprés les récoltes 
de Leonardo Fea en 1898 

L. Masi. — Descrizione di due Fillopodi faggio oa 
Somalia Italiana. (Tav. II, II) 

O. DE BEAux. — Collezioni AB OONS fatte nell’ Weenea 
dal Dott. E. Bayon. XIX. Mammiferi. Parte lV. 

R. Gestro. — La collezione malacologica del Museo Civico 
di Genova . 

M. Pic. — Etudes sur les oli: IL scs recaltes ait 
L. Fea a Fernando Poo et iles avoisinantes. II. Les 
Lycides d’Afrique du Musée Civique de Génes . 

M. Pic. — Coléoptères africains nouveaux : 

R. Gestro. — La collezione Sulliotti. (Appendice alle note 
sulla collezione malacologica del Museo Civico di 
Genova). : 4 È 5 i : . ; 

M. DE ANGELIS: — Intorno alla forma cristallina della 
Fosfosiderite di S. Giovanneddu presso Gonnesa in 
Sardegna 

R. Gestro. — In memoria di Carlo) sen Con dr). 

G. OcHs. — Beitrag zur Kenntnis der Gyriniden von Eritrea 
und Abessinien . 

E. GRIDELLI. — Due nuove specie ‘del TESTE ea) 
Wasm. 

F. CAPRA, — Can sul P_i dici e feunie ‘affini 


» 


» 


» 


» 


» 


» 


» 


20-33 
34-49 
50-63 
64-92 
93-99 

100-107 

108-115 


116-129 
130-131 


132-137 
138-148 
149-155 
156-173 


174-180 
181-190 


. CAPRA — Sulla posizione sistematica dell’ Adalia alpina 
» — Osservazioni su alcune specie attribuite agli 
Hippodamiint 


. HorNuNG et G. MERMOD. — Swolluscues de la Mer Sania 
recueillis par A. Issel, faisant partie des collections 
du Musée Civique d’Histoire Naturelle de Génes. 
Troisiéme partie. Litiopidés. 

. VINCIGUERRA. — Sopra una collezione a pesci della 

Palestina : 

. E. GATES. — Note on Per icagia a mninulata TR 

and Pheretima Houlleti (E. Perr.). 

. VINCIGUERRA. — Res Ligusticae. LV. Due rari cetacei di 

Liguria (Ziphius cavirostris, Cuv. e Pseudorca 

crassidens , Owen). Nota preliminare 

. GAMBETTA. — Malacofauna cirenaica. Una nuova ans 

di Helia. 

. THERY. — Buprestifles de la Sarit italienge récoltes 

par le Marquis Patrizi. ì : 

. VINCIGUERRA. — Enumerazione di Aa specie di Ta 
della Somalia italiana raccolte dal March. Saverio 
Patrizi ‘ : ; : 7 : È ; 

BERNHAUER. — Neue Staphyliniden aus Silvestri’s 
Ausbeute S : 

. Mast — Note sul oman Biches re Thomas con 

diagnosi di nuove specie (Hymen. Chalcididae) 

. PELLOUX. — Res Ligusticae. LVI. Sferocobaltite ed altri 

minerali della Valle del Neva (Liguria occidentale). 

+ SoLpDA. — Studio cristallografico di alcune calciti del 

Sarrabus : ; : y é ; , ; 

. GERBAUDI. — Res Ligusticae. LVII. Studio di alcune 

roccie sedimentarie del sottosuolo di Genova . 

. THERY. — Une nouvelle Sphenoptera parasite du Cotonnier 

dans la Somalie Italienne 

. HornunG. — Res Ligusticae. LVII. peloor pede: tosc dii 

Rio Torsero (Ceriale). Pliocéne inférieur de la Ligurie 

. CAPRA. — Una nuova specie di o d’Italia. 

(Orth. Phasgonuridae) 3 : 

. GUIGLIA. — Una nuova specie africana del genere Scorza 

. Masi. — Res Ligusticae. LIX. Sul genere Simopterus 

Forster (Hymen. Chalcididae) 

. VINCIGUERRA. — Risultati zoologici della lissione invio 

dalla R. Società Geografica Italiana per l’esplorazione 

dell’ oasi di Giarabub (1926-1927). Rettili, Batraci 

e Pesci . 

. BoRELLI. — Risultati oi della Miswono di 

dalla R. Società Geografica per l'esplorazione dell’oasi 

di Giarabub (1926-1927). Scorpioni e solifughi . 


Pag. 


» 


» 


» 


» 


» 


» 


» 


191-196 


197-201 


202-209 


210-226 


232-235 
236-238 


239-245 


246-259 
260-262 
263-268 
269-281 
282-285 
286-289 
290-292 
293-309 


310-313 
314-317 


318-323 


324-345 


346-355 


C. MENOZZI. — Raccolte mirmecologiche dell’Africa orientale 
conservate nel Museo Civico di Storia Naturale 
« Giacomo Doria » di Genova. Parte I. Formiche 
raccolte dal Marchese Saverio Patrizi nella Somalia 
italiana ed in alcune località dell’Africa orientale 
inglese . . 

A. HoRNUNG et G. Meno —_ Molino dle la Mer Ronee 
recueillis par A. Issel, faisant partie des collections 
du Musée Civique d’Histoire Naturelle de Génes. 
Quatriéme partie: Rissoidés. 


A. ScHUSTER. — Neue Tenebrioniden (Col.) aus Ger Gyre: 
naica. III. 
C. MenozzI. — Risultati noli della Minions ae 


dalla R. Società Geografica Italiana per l’esplorazione 
dell’oasi di Giarabub (1926 1927). Formicidae (Hyme- 
noptera) . 7 

G. B. KREKICH-STRASSOLDO. — Il ma: micomus WALL 
Laf. e specie affini d’ Africa. 

E. Mouton. — Risultati zoologici della Isf Smet 
dalla R. Società Geografica Italiana per l’esplorazione 
dell’ oasi di Giarabub (1926-1927). Uccelli . ‘ 

E. GRIDELLI. — Insetti raccolti dalla Missione Paoli nella 
Somalia Italiana. Una nuova specie di Termitobia 
(Coleop. Staphylin). ; 

G. CurLo. — Analcite e Laumontite di Murlo ‘ono 

E. BENDERITTER. — Rutélides nouveaux d’ Afrique appar- 
tenant au Musée Civique de Génes 

D. GuIGLIA. — Res Ligusticae. LX. Gli Scoliidei della Teun 

L. Navas. — Risultati zoologici della Missione inviata 
dalla R. Societa Geografica Italiana per I’ esplora- 
zione dell’ oasi di Giarabub (1926-1927). Insectos de 
la Cirenaica . 

J. BISACCHI. — Res Liratitoo LXI. Concato ail Jan 
delle Claustliae liguri. 

C. AURIVILLIUS. — Neue Cd aus doni ande 
und Abessinien in Museo Civico di Storia Naturale 
in Genova (Tav. IV) 

D. GurcLIA. — Di alcune specie di nia tecno dal 
Prof. Dott. G. Paoli nella Somalia Italiana (1926) 

Indice delle figure nel testo : 

Elenco dei nuovi nomi generici proposti nel “ih gione ann 


Pag. 356-362 


» 


» 


» 


» 


363-372 


373-378 


379-382 


383-396 


387-401 


402-412 


413-416 


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. DE ANGELIS. — Intorno alla forma cristallina della 


Fosfosiderite di S. dito vannedga DETO Gonnesa in 
Sardegna 


. GESTRO. — In memoria di Carlo emery: an io), 
. OcHs. — Beitrag zur Kenntnis der QUTon von Eritrea 


und Abessinien 


. GRIDELLI. — Due nuove ae asl genere ii 


Wasm. 


. CAPRA, — DION sul Pel CUS <p ii e faina ‘affini 
. CAPRA — Sulla posizione sistematica dell’Adalia alpina 


» — Osservazioni su alcune ee attribuite agli 
Hippodamtini 


. HornunG et G. MERMOD. — Dili de la Mer Ranco 


recueillis par A. Issel, faisant partie des collections 
du Musée Civique d’ Histoire Naturelle de Génes. 
Troisieme partie. Litiopidés. i 


. VINCIGUERRA. — roe una collezione di pesci nu 


Palestina 


. E. GATES. — Note on een Foie Conn Liarà Ios. 


and Pheretima Houlleti (E. Perr.). 


. VINCIGUERRA. — Res Ligusticae. LV, Due rari cetacei di 


Liguria (Ziphius cavirostris, Cuv. e Pseudorca 
crassidens, Owen). Nota preliminare 


. GAMBETTA. — Malacofauna cirenaica. Una nuova specie 


di Helix. 


THERY. — iii de b sonale Italienne réeoltes 
par le Marquis Patrizi. 


D. VINCIGUERRA. — Enumerazione di seme specie di essi 


della Somalia italiana raccolte dal March. Saverio 
Patrizi i : é 5 : 5 È 5 

BERNHAUER. — Neue ee aus Silvestri’s 
Ausbeute È 


. Mast. — Note sul genere Pie do. MIDA. con 


diagnosi di nuove specie (Hymen. Chalcididae) 


. PELLOUX. — Res Ligusticae. LVI. Sferocobaltite ed altri 


minerali della Valle del Neva (Liguria occidentale). 
SoLpA. — Studio eS Cee di alcune calciti del 
Sarrabus 
GERBAUDI. — Res Mio LVII Studio a alednd 
roccie sedimentarie del sottosuolo di Genova . 


. THERY. — Une nouvelle Sphenoptera parasite du Cotonnier 


dans la Somalie Italienne 


. HorNnuNG. — Res Ligusticae. LVIII. Pg sala du 


Rio Torsero (Ceriale). Pliocene inférieur de la Ligurie 


. CAPRA. — Una nuova specie di oloni d’Italia. 


(Orth. Phasgonuridae) 


. GUIGLIA. — Una nuova specie africana del genere Senna! 
. Masi. — Res Ligusticae. LIX. Sul genere. FARSI Us 


Forster (Hymen. Chalcididae) 


. VINCIGUERRA. — Risultati zoologici della Missione inv jata 


dalla R. Società Geografica Italiana per l'esplorazione 
dell’oasì di Giarabub CR]: Rettili, Batraci 
e Pesci . 


. BoRELLI. — Risultati Eolo ale i Dan 


dalla R_ Società Geografica per l'esplorazione dell’oasi 
di Giarabub (1926-1927). Scorpioni e solifughi . 


Pag. 


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138-148 
149-155 


156-173 


174-180 
181-190 
191-196 


197-201 


202-209 


210-226 


232-235 
236-238 


239-245 


246-259 
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263-268 
269-281 
282-285 
286-289 
200-292 
293-309 


310-313 
314-317 


318-323 


324-345 


346-355 


C. Menozzi. — Raccolte mirmecologiche dell’ Africa orientale 

conservate nel Museo Civico di Storia Naturale 

« Giacomo Doria » di Genova. Parte I. Formiche 

raccolte dal Marchese Saverio Patrizi nella Somalia 

italiana ed in alcune oe dell’Africa orientale 

inglese . 3 . Pag. 356-362 
A. HoRNUNG et G. ioe ee — Mollusnncs de la Mer Rouge 

recueillis par A. Issel, faisant partie des collections 

du Musée Civique d'Histoire Naturelle de Génes. 


Quatrieme partie: Rissoidés. 3 5 » 363-372 
A. ScHusTER. — Neue Tenebrioniden (Col.) aus der Ge: 

Naica Wh aes - » 373-378 
C. MENOZZI. — Risultati doloso della Mao ia 

dalla R. Società Geografica Italiana per l’esplorazione 

dell’oasi di Giarabub CI Nelo Formicidae (BY me- 

noptera) . ; » 379-382 
G. B. KREKICH- si = I For micomus | canaliculatus 

Laf. e specie affini d’ Africa. : » 383-396 
E. MoLroni. — Risultati zoologici della Missione iu 

daila R. Società Geografica Italiana per l'esplorazione 

dell’ oasi di Giarabub (1926-1927). Uccelli.. ; ihe: =387=401 
E. GRIDELLI. — Insetti raccolti dalla Missione Paoli nella 

Somalia Italiana. Una nuova specs di Termitobta ~ 

(Coleop. Staphylin). . î » 402-412 
G. CurLo. — Analcite e Laumontite. di Marlo rosea » 413-416 
E. BENDERITTER. — Rutélides nouveaux d’ Afrique ADDA 

tenant au Musée Civique de Génes . ; » 417-423 
D. GuIGLIA. — Res Ligusticae. LX. Gli Scoliidei della Figutia » 424-460 
L: Navas. — Risultati zoologici : della Missione inviata 

dalla R. Società Geografica Italiana per 1’ esplora- 

zione dell’oasi di Giarabub (1926-1927). Insectos de 

la Cirenaica . È » 461-464 
J. BISACCHI. — Res ligne LXI. Gantrivato allo xubito 

delle Clausiliae liguri. 3 » 465-472 
C. AURIVILLIUS. — Neue Cerambyciden a aus Un Sommalilande 

und Abessinien in Museo Civicc di Storia Naturale — - 

in Genova (Tav. IV) . : » 473-486 
D. GuiGLIA. — Di alcune specie di Imenditoi paceolle dal 

Prof. Dott. G. Paoli nella Somalia Italiana (i926) . » 487-502 
Indice delle figure nel testo . È » 503 


Elenco dei nuovi nomi Sona proposti LI di scene volume ».-> 505 


Prezzo dei presente Volume L.it. 135. 


GENOVA 
STABILIMENTO TIPO-LITOGRAFICO PIETRO PELLAS FU L. 
Largo Via Roma, Piazza Ss Marta, N. 39 
1925-28 


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