Skip to main content

Full text of "Annali d'Italia, dal principio dell'era volgare fino all'anno MDCCL"

See other formats


This  is  a  digitai  copy  of  a  book  that  was  preserved  for  generations  on  library  shelves  before  it  was  carefully  scanned  by  Google  as  part  of  a  project 
to  make  the  world's  books  discoverable  online. 

It  has  survived  long  enough  for  the  copyright  to  expire  and  the  book  to  enter  the  public  domain.  A  public  domain  book  is  one  that  was  never  subject 
to  copyright  or  whose  legai  copyright  term  has  expired.  Whether  a  book  is  in  the  public  domain  may  vary  country  to  country.  Public  domain  books 
are  our  gateways  to  the  past,  representing  a  wealth  of  history,  culture  and  knowledge  that's  often  difficult  to  discover. 

Marks,  notations  and  other  marginalia  present  in  the  originai  volume  will  appear  in  this  file  -  a  reminder  of  this  book's  long  journey  from  the 
publisher  to  a  library  and  finally  to  you. 

Usage  guidelines 

Google  is  proud  to  partner  with  libraries  to  digitize  public  domain  materials  and  make  them  widely  accessible.  Public  domain  books  belong  to  the 
public  and  we  are  merely  their  custodians.  Nevertheless,  this  work  is  expensive,  so  in  order  to  keep  providing  this  resource,  we  bave  taken  steps  to 
prevent  abuse  by  commercial  parties,  including  placing  technical  restrictions  on  automated  querying. 

We  also  ask  that  you: 

+  Make  non- commercial  use  of  the  file s  We  designed  Google  Book  Search  for  use  by  individuals,  and  we  request  that  you  use  these  files  for 
personal,  non-commercial  purposes. 

+  Refrain  from  automated  querying  Do  not  send  automated  queries  of  any  sort  to  Google's  system:  If  you  are  conducting  research  on  machine 
translation,  optical  character  recognition  or  other  areas  where  access  to  a  large  amount  of  text  is  helpful,  please  contact  us.  We  encourage  the 
use  of  public  domain  materials  for  these  purposes  and  may  be  able  to  help. 

+  Maintain  attribution  The  Google  "watermark"  you  see  on  each  file  is  essential  for  informing  people  about  this  project  and  helping  them  find 
additional  materials  through  Google  Book  Search.  Please  do  not  remove  it. 

+  Keep  it  legai  Whatever  your  use,  remember  that  you  are  responsible  for  ensuring  that  what  you  are  doing  is  legai.  Do  not  assume  that  just 
because  we  believe  a  book  is  in  the  public  domain  for  users  in  the  United  States,  that  the  work  is  also  in  the  public  domain  for  users  in  other 
countries.  Whether  a  book  is  stili  in  copyright  varies  from  country  to  country,  and  we  can't  offer  guidance  on  whether  any  specific  use  of 
any  specific  book  is  allowed.  Please  do  not  assume  that  a  book's  appearance  in  Google  Book  Search  means  it  can  be  used  in  any  manner 
any  where  in  the  world.  Copyright  infringement  liability  can  be  quite  severe. 

About  Google  Book  Search 

Google's  mission  is  to  organize  the  world's  Information  and  to  make  it  universally  accessible  and  useful.  Google  Book  Search  helps  readers 
discover  the  world's  books  while  helping  authors  and  publishers  reach  new  audiences.  You  can  search  through  the  full  text  of  this  book  on  the  web 

at  http  :  //books  .  google  .  com/| 


,y  Google 


,y  Google 


,y  Google 


ANNALI  D  ITALIA 

DI 

LODOV.  ANTONIO  MURATORI 

XXXV. 


(Google 


,y  Google 


ANNALI  D  ITALIA 

DAL 

PRINCIPIO   DELL'  ERA   VOLGARE 

SINO  ALL'ANNO  ijSo 

'  OMMIATI  DA 

E 
COlfTimJATI  SINO  A'GKmifl  NOaTRI 


VOL.  XXXT. 


VENEZIA 

VYFOGB*   BI    GID8BPPS  AMTOMl&U 
XiIBBAJO*CALG06XAF0,  BDIX» 

unQccxmu 


,y  Google 


Y.O  i}C<^/^s-iel 


/^ar.vard\ 
1  university) 

LIBRARY 

l  JUN  z%n^i\ 

•r/-///i.- 


,y  Google 


DAL  FBIIIGIVIO  DBLL^'  ilik^  V0I.6ABB 
FIVO  ALL^ANffO    ijSo* 


(  CRISTO  Viva.  Indizione  xiii. 
Anoo  di  (  GIOVAMI  XIX  papa  7. 

(  CORRADO  II    re    di    Germania  7, 
imperadore  4? 


I. 


Insorse  in  qctest'^  afioo  Riverrà  fra  P  imperadòr 
Corrado  e  Stefano  prinào  re  à*  Ungheria,  priocipe 
f  anlo,  per  colpa  non  già  degli  Uogherì,  ma  beasi  dei 
Bavaresi  lor  confinanti  (i).  fildate  Gorcado  un  potali* 
te  esercito  a  quella  volta,  e  giunse  fino  al  jEbme  ftab. 
Seguirono  saccheggi  ed  incekidi  si  neH^Uogheria»  ebe 
nella  Baviera.  Ma  il  buon  re  Ste^atno,  a' coi  no0  pia- 
ceva questa  bratta  musica,  a  ohe  ai  trovava  anche 
inferiore  di  fonse,  eoft  an-  ambasciata  spedita  al  gio- 
vinetto r^  Arrigo  dilnàtidò  paca  ;  e  questi  dairaug9- 
sto  Corrado  suo  pstfdre  V  ottenne.  Girea  questi  teopi 
Pandoìfb  tV^  principe  di  Capua,  ingrato  ai  benefizi 
a  lui  <x)mpjirtiti  da  Dìo,  tornò^  ad  impervecsatf  come 
prima  con  tra  dd  ùobilissimo  monistero  di  monto 

(1)  Ananles  Hildeilìéim*  Wip pa  in  viU  Cooradi  Silici. 
amuTOBi^  Tozi.  xuor.   ,       Digit  zedby  Godale   , 


Cassino,  nulla  curando  che  quel  sacro  taogo^osse 
sotto  r  immediata  signoria  e  prolezion  degl'  impera- 
dori  (i).  Chiamò  a  Capua  Teobaldo  al»Uf  con  invi- 
to di  gran  henevot^nia,  e  il  forzq  a  non  partirsi  da 
quella  città.  Si  fece  giurar  fedeltà  da  tutti  i  sudditi  di 
quella  badia,  distribuì  ai  Normanni,  allora  suoi  ade- 
renti, una  parte  delle  castella  dipendenti  da  esso  mo- 
nistero,  e  diede  l'altra  in  governo  ad  un  certo  To- 
dino,  uno  de'  famigli  del  monistero,  che  aspramente 
eominciò  a  trattare  i  poveri  monaci.  In  una  parola  fu 
ridotto  a  tal  miseria  quel  sacro  luogo,  che  un  giorno 
i  monaci  disperati  presero  la  risolutione  d'andarsene 
tutti  in  Germania  a'  piedi  dell'  imperadore,  per  im- 
plorar aiuto,  e  si  misero  in  viaggio.  Avvisato  di  ciò  il 
suddetto  Todino,  corse,  e  tante  preghiere  e  promesse 
•adoperò,  cheli  fe^e  tornare  impietro.  Abbiamp  dagli 
Annalii  pisani  (2)  che  in  quest'anno  in  natmtaie 
^Domini  Pisaexusia  est  X>\  simili  inc^pdii  di  città 
-m\^Q  in  quiaabi  secoli  noii  ne  andrel^ó  trovando  d^ 
.^avionami  non  pochi.  Non  eranp  allora  molte  d'essp 
tchtàfi^*bricitft:iCoUa  dmrevql^Ma  e  pulizia  de' nostri 
-«mpi.  Molto  legname  concorreva  a  ferie,  e  io  molti  di 
^  quegli  edifiri  diiraf  ano  fincora  i  tetti  coperti  di  pagha, 
-siccome  baio  altrove  accennai  (3)^  Però  non  è  da 
-MupiresealtaccatoiUno^ia  m  luogo,  .facil/penle 
:,l -diffondesse  Ja  6wma  sipo  a  prejadere  lapag- 
:olor  pai^e  delle:  città.  Ab.biam  parlato  di  sapra  con 
Xde  di  Magni/rad^  :mrc}^^^  di  ^sa.  Non  si  vuol 
(ora  lacière  un  fatto  narrato  dall'autore  della  Cronica 

'      (i\  Lea  Ostiensi»  Chron.  I.  a,  e.  58,  et  scq. 
'       (2)  Annali  Pisani  T.  VI.  Bcr.llaL       - 


4    »    »    O       MXXX,  5 

della  NoTalesa  (i)  Secondo  gli  abusi  di  questi  secali 
barbari  avea  T  imperadore  Corrado,  stando  in  Roma, 
conferita  la  liftdia  della  Novalesa  al  nipote  di  s.  Odi- 
lom  abate  4i  Clogoi,  il  f  naie  per  essere  gioTinetto, 
dopo  averle  recato  non  Uere  danno,  la  concedette  in 
benefizio  (  probabilmente  per  danari  )  ad  Alberico 
vescovo  di  Goino.  Questo  prelato  ingordo  Taurinum 
ixesians^. €gil  arte  callida  cum  marchiane  M^gin* 
fredo  et  J^atre  suo  Adelrico  praesule  (  d'  Asti  )  , 
dafoque  •  multo  pretio^  ut  ahb<item  caperent  :  quod 
ejt  foqii^  N^i  di  aegUfEìnte  i  cittadini  di  Torino,  che 
a99V9po  ftd .  appressavano  forte  queir  abate,  fecero 
u^f^  gr^a  raunata  per  levs^rglielo  'da|le  mani.  Sed 
prftpdicUffi  marchio  cum  turba  militare  praevalait^ 
iiUerdicens  iìlisj  ne  guid  effendtrent.  Può  essere  ohe 
^l  meritasse  Pab^.  Ne  ho  io  f^tta  «lenzione  acciuc- 
<^è  iniettore  p$servi  come  in  questi  tempi  la  città  di 
Xorino  dove^  essere  sotto  la. giurisdizione  del  mar- 
c)^e  MagniJ^edo  o  Manfredi*  Io  quest^anno  trovan- 
<losi  r  imperador  Corrado  in,  Ingeleim  XFIII  ha- 
kndas  aprilis,  anno  Chuonradi  regnantis  sextoy 
ijusdemque  imperii  tertio  (a),  confermò  i  suoi  beni 
4»  diritti  aUa  ba^jis^.di  s,  IHaria  di  Firenze,  con  dìchia* 
rarla  badia  imperiale  e  regale* 

(i)  Chron.  Novalic.  P.  Il,  T.  Il»  Rer.  Ital.  p.  jGo. 
'  (2)"feallar.  Casinense  T.  Il,  Constìt.  85. 


,y  Google 


4  ÀffNALl   D    irUilà, 

(  GBISTO  ttxsxi.  Indir,  xiv. 
Anno  di  (  GIOTANSI  XIX^  pape  «i 

(  CORRADO  II,  re  di  GeinDania  S^  im- 
peradore  5. 

Scrive  Romoaldo  salernitaoo  (i)  che  anno 
MXJtX^  Indicthne  XIII  Jokannei  priàcefiSf  Sakr-^ 
ni  dejuncius  est  anno  principatuà  sui  LVII^  etsuc" 
cessit  ei  Guajmarius  /tlius^  eius.  Ma  è  failtbto  il  te» 
sto,  e  in  Tece  di  Johannes  avrà  iscritU)^  RoiBòaido^ 
Guaymarius^  cioè  Guàimario  III ,  pria^pie  dà  Sé** 
lerno.  Anche  T  Anonimo  barensè  presso  il  PèllégrìDi 
inette  air  anno  io3o  la  morte  di  questo  principe.  In 
un  t«sto  di  Lupo  Protospata  (^i)  essa^  viene  rifetita 
all'anno  1029.  Ma  il  suddetto  Camillo  Pelle^nl 
portò  opinione  che  Gktaimario  HI  conducesse  la  sua 
vita  fino  diranno  presente  io5i,  paretìdogli  dire  si 
possa  ciò  ricavare  dà  alcuni  antichi  strumenti.  Ab* 
biamo  inoltre  tanto  dalPAhonimo  barense  (3),  quan- 
to dal  Protospata  suddetti,  che  mense  junii  compre- 
henderunt  Saraceni  Cassianum^  cioè  la  picciola  citta 
di  Gassano  nella  Calabria  ;  e  che  nel  di  i  di  luglio 
Poto  Catapano  de^  Greci  Tenne  a  battaglia  con  quegli 
infedeli,  e  restò  sconfitto  eoa  lasciarvi  egli  la  vita. 
Passò  alla  gloria  de^  beati ^n  questo  anno  s.  Dome^ 
nico  abate  del  monistero  di  Sora,  appellato  da  Leo* 
ne  ostiense  (4)  mirabiìium  patrator  innumerum^  ei 

(i)  Horoaald.  Salernit.  io  Chron.  T.  VII.  Rer.  Ital. 

(2)  Lupus  Protospata  in  Chron. 

(S)  ADonym.  Bar3otts  T.  V.  Rer.  lui. 

(4)  Leo  Ostiensis  Chron.  1.  2,  e.  6a. 

Digitized  by  VjOOQIC 


oaenoVoryfPiJ'u^tdafor  muUorum.  li  Sigonio,  e  dopo 
lui  Aogelo  fi^SU  Noof  (i)  abate  cassìoese,  stimarono 
Domenico  forano  lo  svesto  che  s.  Domenico  Lori" 
ca^Om  Ma  andarono  Iqngi  dal  vero.  Certo  è  che  furo- 
no due  perfooQ  diverse.  Il  Loricato  volò  al  cielo  nel- 
Ta^Qo  io6i|  coipe  dirittamente  osservò  il  cardinal 
Barpoio  <a)*  O^sia  che  si  peatissero  finalmente  i  Te* 
nfahini  deir  aspiro  trattamento  da,  lor  fiitto  ad 'Otto- 
ne Orseolo  lor  doge  ;  oppora  che  s^  iofiutidisseto 
del  governo  ^Pietro  Barhoìano  a  lui  sostituito  nel 
dneqtp  i  oppnffe,  come  è  più  probabile^  che  prevales* 
•e  1^  £baoQ  de|li  Qrsfoli  :  certo  è^  per  attestato  del 
Daadolp  (3)y  cVfasj  preso^  in  questo  anno  il  suddel» 
to  Pietro  doge,  senza  saponata  gli  levarono  la  barba, 
e  vestitolo  da  mon^^,  il  mandarono  in  esilio  a  Co* 
atantinopoli.  Quindi  inviarono  alla  stessa  città  di  Co- 
staotinopoM  F'UuU  vfseovo  di  Torcello  con  bello  ac- 
<^n|pagnamento  t  ricondurre  di  colà  Ottone  Orno* 
io  per  rimetterlo  sul  troup  ducrie*  Intanto  diedero 
il  governo  delia  tenre  ad  Orso.Orseoh  patriarca  di 
Grado,  e  iratello  ^  ei^so  OttoiHi,  uomo  di  gran  sen- 
no e  generosità,  il  ^^ale  per  uo  anno  e  dne  mesi  fe- 
ce da  vicf  duca  con  molta  sna  lode* 

Due  diplomi  ho  io  di^  alla  luce  (4)f  che  in  qoe- 
•t^  anno  ottf noe  dalT  «ogqsto  Corrado  Ubaldo  ve* 
•covo  di  Cremona  t.  amifndue ,  4«iti  -^/^  halendas 
meurtii^ ^tinoxìomimcaeJn^rif^fiouis  MXTLXJ^  Inr 
di^hm  Xlllff  unf^  OMden^^^mm  Chuonradi  $e- 

;(f)  Angelus  de  Nube  ÌÀlf?oti's  nd  Cliroa.  LeonU  0»ttens. 

(2)  Baron  in  AniiffV  t\  in.Mar^r^logÌD. 

(3)  DandaL  ia  Chren.  TaÌM.  %\U  R«r.  luU 
if^  An«i<iajt.  J<s)i^.  I^Wf^  *>  ^^  '>      t 

Digitized  by  VjOOQIC 


è 

òundi  regnardis  P'I  imperantis  vero  IIIL  Aclunt 
Goslare.  In  tutti  e  due  questi  docun/^enti  'è  notato 
r  anno  sesto  del  regno  ^  e  consegue  ri  tetoéìité  pare 
adoperata  P epoca  del  regno  d'Italia.  Ma  <3fi  qui  ri- 
sultando che  la  coronazione  italica  &\  Corrado  fareb-"^ 
be  seguita  prima  del  dì  a6  di  febbi'aiò  délP  anào' 
10Ì26,  converrà  meglio  interpretar  Ermanno  Gontrat- 
fo  (i)  allorché^  ad  esso  anno  1036  Scrive,  che  Cor-- 
rado  circa  tempus  guadragesimae  eum  exercitu 
Italiàm  adiiL  Diede  fine  in  quest*  anno'  in  Ftafcatiiio 
alla  sua  santa  TÌta  Guglielmo  abate  dì  Dyon  in  Frah-^ 
da  (12),  celebre  nella  storia  monastica  p^  le  sue  ^r*  ' 
tu  e  per  la  fondazione  di  '  varii  monisterii,  fhi^  qualr 
quello  di  san  Benigno  di  Fruttuaria  in  Piemonte,  e 
per  arere  introdotta  la  riforma  in  assaissimi  moniste-^' 
ri;  massimamente  di  Frància.  Glabro  Rodolfo  (3)  suo 
contemporarieo,  nella  vita  che  scrisse  di  lui,  attesta, 
tale  essere  stata  la  '  fbma  e  -stima  d' esso  Guglrtlhao^ 
abate,  ut  canctas  Lata  ac  Gallidruni  provìniuas 
ipsius  amor  ac  venéhcttió^penétraret: Nàhi  reges  wf 
pùtrem^  póntifices  tìf  iHaglstrani\  abiites  "ei  mó^ 
nachi  ut  arckangeìuM^  àmnes  in  tommiihe  ut  Dev 
amìcum  ,  suaeqù&  pi^àycèpto^e^  SOlufh  fiètBebant,^ 
Ne  ho  fatta  menzione^,  pet'chè  égli  s'erta  idùbblò  hi  di 
tiascita  italiano.  SèboAdo  la  testimònién^ar  dèi  mede^ 
Simo  Glabro,  egFrnaéqiie  beir  isdlb  dì  s.  tiitilio  dell^ 
diocesi  di  Novara,  be^  letìipò  steiso  che  Ottone  il 
grande  assediò  Wiltó  mogUè^  di  Berec^rio  re  d*  Ita- 
lia in  queir  isola  del  lago  d'Ovta  :  il  che,  siccome  ab- 

(i)  Hermannas  Cantraclùs  lil  Cli^où.  '     '" 

(2)  Mabiltou.  in  Antial.  Benedictin. 

(3)  Glaber  ia  Vita  Wilitlmi  DrHon.  atmd.  ]$IaÌ)iltoD. 

Digitizedby  Vjt 


A  9  ir  a    ìsxxxt  f 

biam  Tedato,  succedette  nelPanao  962.  Ottone  stea* 
so  dopo  la  presa  di  quel  luogo  il  tenne  al  sacro  fon- 
te. Non  s' ingannò  Glabro  in  iscrìvendo  chVgli  mori 
nell'anno  presente  io5i  in  età  ^  anni  settanta: 
ma  ingannossi  bene  il  padre  MabiHone  (i)  volendo 
qui  correggere  Glabro,  quasiché  Guglielmo  aresse 
dovuto  nascere  nelP  anno  961,  perchè  molto  ben  si 
verìfica  ch^  egli  fosse  nato  nel  962,  e  che  nel  presen- 
te xoSi  egli  fosse  entrato  nell'anno  settantesimo  di 
sua  età,' benché  sia  vero  che  Berengario  mori  moko^. 
più  tardi  di  quel  che  suppose  Glabro*  Se  vogliam 
credere  a  Sigeberto  (2),  in  quesi^  anno  Bohertus  et 
JUchardus  (  nobili  normanni  )  minuendae^  domo  muU- 
tUudinis  caussa^  hòc  tempore  a  Normannìa  dlgres- 
si^y  ApuUant  eàpetant^  et  ItaUs  inter  se  dissidenti^ 
bus^  dum  alteri  contro  alter um  auseitium  praestant, 
hoc  opportunitate  Itahs  calUde  et  Jbrtitet  débel' 
lant,  et  suàcessus  urgendo  ,  suos  nomen  suum  dir 
latant^  et  Jiduràe  ^rosperHaiis  sibi  viam  paranU 
Se,  come  io  m'odo,  e  si  raccoglie  da  «Itro  susseguen- 
te luogo,  Sigeberto  vuole  che  Maberto  Guiscardo 
nelll  anno  présekite'  ds^  Normandia  passasse  in  Pu- 
glia, egli  racconta  delle  favole.  Né  in  questi  tempi  fu 
guerra  in  Puglia,  uè  Cra  i  principi  di  quelle  contrade^ 
e  noi  vedremo  a  suo  tempo  quando  esso  Roberto 
venne  in  Italia-.  Bla  forse  parla  di  nu  diverso  Rober- 
to quello  storico. 

(i)  MébilI.Annal.  Benedictin.  aU  anpi  937* 
(a)  Sigcberlurin  Chron. 


,y  Google 


(  CRISTO  Mxxxu,  lodiz.  tl%. 
Anno  di  (  GIOVANNI  XIX,  papa  9. 

<  CORRADO  II,  rt  ài  Gennaoia  9,  im- 
peradore  6. 

Cessò  di  vivere  in  quest**  anno  Rodolfo  III,  re.  di 
Borgogna,  topranaominato  il  Dappoco^  senza  lasd^r. 
figiittoU.  Aveva  egli  per  cara  del  santo  impccadors 
Arrigo  ncooosciuto  per  d\Hninio  dipendente  dall^  ioi»- 
perio  il  suo  regno  (i),  oppure  po'chàeiò  si  pretende-j 
va  fatto  ne^  tempi  insino  di  Arnolfo  re  £  Germania, 
egli  venne  a  soggettarlo  di  nnoro  alPimperto,  L^  im^ 
ptrador  Corrado  maggiormente  strinse  questo  afi^r«, 
usando  anche  della  forza,  con  indurre  Rodolfo  a  prQ«* 
mettere  di  aver  per  successore  in  quel  regno  o  lui,  o 
in  suo  kiogo  il  giovane  Arrigo  re,  con  pretenderlo 
ancora  per  le  ragioni  di  Gisela  o  Gisla  imperadrice 
sua  m<^lie,  nipote  del  suddetto  Rodolfo  (a).  Ed  era^ 
ben  vasto  e  fiorito  quel  regno,  perchè  da  Rasilea  si 
stendeva  fino  ad  Arles  e  a  Marsilia,  con  abbracciare 
la  Provenza,  Lione,  il  Delfinato,  ed  altri  paesi. (5).  Ne 
fu  portata  la  corona  colf  altre  regali  insegne,  e  raasti- 
ro amente  colla  lancia  di  s*  UàurizloyaU^augusto  Cor* 
rado.  BSa  Odone  II  conte  ossia  duca  di  Sctarapagno, 
perchè  figliuolo  di  Berta  sorella  del  deftinio  re  Ro-r 
dolfo,  pretendendo  a  quella  eredità,  si  prevalse  della 
coiìguintura  che  esso  re  imperadore  si  truovava  im- 
pegnato colmarmi  nella  Schiavonia,  o,  per  meglio  dire, 

(i)  Ditraarus  in  Chronico  lib.  7. 

(2)  Wippo  in  Vita  Conradi  Salici. 

(3)  Guatberas  Ligarin.  lib.  5. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ff  V  o    «XKsm  9 

Bflh7olatih«JAtradlMimoDO»  re^opim  chilasditiMl^ 
J«4a»ittrade;ede<itrà  ittpo8A(fMo^Mk.Ba^09il&  Pen^ 
Comdo  cfaodòprepafaiidQfttrlftMilitf tMWotegBftntii 
una  diagnitètA  daoniMlri%«oial«ilrv|Mt9.  AbblwPQi 
afMUante  «  ^cwil^  alDoo  uà  doiQvmealo  dio  ei  fcnofMii 
cU  fi^Mo  Be'*  tempi  prefl^l^ti  doisa  f^  otardMM  drffai 
ToMam.  PiibfaUoà  riIghelK  <<^  Ja&iubuoMdii^lmo^ 
«kfttì  &jttt  «ilki  «Ua  ^iesa  da  Jaoopa  vei^?#  4i  FM«t 
uìh»44lfmo  thminkaè  Imewm^MXXSIl^  imfmU'dt^ 
mm  Cómràdi  itUgìisii  F,  IndkUonù  XF.  Dio»  di  ftt 
qo^^opara  ^r  la ndi^  degrimfleradpii^atapfftialwKm 
ledi  Aitig^  l  fra  gU  augniti,  cbai^ayara  pròmotao  « 
qndla  diieaa.  Secmon  prò  §mkie  Com^Md^^  àereniisi* 
wd  impenUoriit  Jhiicis  memorimi  {  tmì  dkeTano  ak 
Ili  ancora  de^  |>niimpi  riVettii)  suétqvmeoujmgi^  €H^ 
sìae  augustac^  et/iUi  ejua  J7«  neonon  SmK^iadi  #»» 
rtmissimi  tkick  jOì  marchienU  -TusoUe.  f  ioobèpro^ 
babil  cosa  è  ehe  fio  «ell^  aaao  i^q^7  Mmmri^  inaroh»« 
te  di  Toscanai  volendo  cozzare  col  re  Gorp^ado,  coti 
estere  poi  necessitato  a  rendersi,  decadesse  da  quel 
ducato,  e  che  toUè  jrÒTine  dt  ini  si  lalzass^  il  marche* 
te  BonifauQ  f  padae  deiat  graa  cant^sta  MalHda. 
Conuraqna  sia,  ¥  abbiamo  duca  dóMà  toscana  in- 
questi  tempi.  Tornarono  naUVaiiiM|  pretente  gli  an^ 
baadatori  (a)  spediti  dal  popolo  di  Yenezia  a  GoUaa* 
Popoli,  par  ncDodorre  di  colà  iàgfà  asinata  lar^oge 
Ottone  Ormohi  oailà  i»Ba«axb*egUc«9«a.(ÌBt(^Mi^ 
k  aua  vita  in  «inetta  città*  Il  peraSè.^sà  paiaimna  dt 
Grada  juo  fcatelln, ^sitato  iàmàB%m  ^t  Mn^ajaca  »  ijk»» 
mesi,  rinanuò  il  governo^.  Cui  fautore  di  |>cK;a  pof  ^  di 

(1)  Ughell.  Ita!.  Star.  OT.  Ili  i*  fipisodp.  FacàOr  > 
(a)  DèaflntJn  ChroD..X.XII.&«rJIiti.-       - 

Digitized  by  VjOOQIC 


popola  "s*  intruse  mi  bacata  Domenko  OrieoU]  e 
male  per  luf,  percioòchè  nomando  mólto  che  IbrlnaU» 
sì  ttnapolMitte  s«ttevi«ìaii.e  coatra  di  Idiyébbe  fatica 
a (safmrsi  eòo  riUrarst  aRaieiuia^  dovefas<^  porle 
sue  ossa.  Gìfolaiiio  Roani (i>i]xetle  la  stw Ioga  evitale 
AaU^atmo  ioii4é  Merita  ben  pù  fede*  in  questa  An- 
drea Dandolo,  dBiigeiAe  scrittore  delle  cose  della  patm 
sna.^  Fa  dunque  ideato  doge  di  Tenezia  Dometùco^ 
J^abìOttieo^  che  allora  si  troTava  in  esilio:  con  che  cea-^ 
saronotuttele  azioni  e  discordie  dei  Teneztani.  Que^ 
stly  sòggingne  il  Dandplo,  a  Costantino  malgusto  pro^ 
tospmturius  ordinatus  ^$U  Ma  dovea  dirò  da  Rómarió 
Argiro^  H  quale  neir  anno  ioaS  era  succeduto  a  Co-* 
sianCbio  nell^  importo  d^  Oriente.  Per  attestato  di  Lu«« 
pó^  Protòspata  (a)  e  dell^  Andini mo  barénse  (3),  in 
cpest^  anno  H  medesiino  Romano  iniperador  de\0«e4 
ei  mandò  per  Catapano,  ossia  govei^nator  generale  dei 
suoi  Stati  in  Italia,  Costéottìno  proto9pata^  cbtamàid 
ancora  Ojpo^  j  :  > 

ì      .     •'     .  '  "    .i    .        -  ■•  .   i       ...:-;•  > 

<  CRISTO  Mixxni,  Indt^  I. 
Anno  di  <  BENEDETTO  IJC  papa  i.  V   -, 

V  <  COHRADO  II  re  di  Germania,  io,  inw 

peradore  7*'  ••  •  ;* 

f  OMe  a  quest^aóno  non  passò  la  vita  dk  papa  Gio^ 
9umà  XIX.  Noo'  qt  è  neto  il  ^orno  t  mese  in  ctd 
•gli  cessò  di.  Tirdre.'  Ben  sappiamo,  cheebbenel  mese 
di  gii:^M>  per  sueoqssorè  odila  cattedra  di  s«  Pietro  Bt* 

(i)  Rubens  Hist.  ÉaveoD.  lib.  5. 

fafJdipas  Protqs^aAé  in.GHronico. .: 

(3)  Aaonym.: Barbasi!  Chron.  T.  T.^Aetiltal^    ,: 

Digitized  by  VjOOQlt 


àétto  IX.  Adunque  uno  stramesto  auoMUMm  éà  ^U 
foìamo  Moisi'  (t )v à&re  »4eigt  i^wn  mm^mt  atii 
ai  l5  di  giugno  dett^itauo  se^itiMM,  paàMe  4«U«  diffi«<. 
dD/ltè.  Aggiungo  tì  (jiù^  d^  ii«|fB«llHrk>'c$MÌaMit# 
e  n^  AoftaH  beki6d«HltH  det  pvAviUbtttoM  ià 
CmoTano  documenti^  teeondo^  i  qiflìiìr  pi|Tibb«  th» 
et90  Benedetto  IX  avelie  tóapugiilu  il-potificalt 
iBiell^  anno  precedente)  e  imA  già^nel  fNMiqpitflii  TaB 
nondimeno  e  tanti  aona  gUi^ilelie-aiaaticoirMi«, 
ater  egK  aolaflileiile  inijaeat^aiaam  oDW^gnita  Ja»di« 
gniià  pontificia,  che  non  erado  ai  fou9étpiàùéè  :diA* 
ropinume' suddetto*  Ora  iioltro^wio*^«eat»fofité« 
fioe  aomomneiiitè  aerediiBilo<fielha stom ecaleafc|alwai 
Egli  è  appellato  da'Qlabro  (a}*iiap{>f  dworùm^  Bttm* 
iteti  itiguè  fkMkmj^'lrommm^féDàm^ypìterJèim^ 
deceifnii^  int^^àelientif'tìièééiérarmm-pBeùida^eìeei^ 
a  MamòHis.  Non  i  par  iMliàaiìiiotini  «b^<agli.foaae  dà 
età  ai  tenera*  Diéono  aaépinivyte/ ti  diiaBaaì^  priwii 
Teofila^to,  kwA^  di-.qiiestatW«dubitó^  temliaandav  pet 
le ootiaia  da  me  addotte  alirota^^,  che  nonefli^Mlà  JKat* 
nedMo  f^JH  wo  sòo.poflàatf  i|ùailo  inenièw*  Ha  bea 
ngioBe  di  dar  qui  ééXé  aaaaote  il  cardinal  ^«meiìo(3) 
còntra  di  questo  niostdi,. eoa  ^aatamaateeòofiitare  ^ 
pei  i  nennci  dalla  GfaieNi*nattDlÌGa9iclaB  dà^  prandon 
no  motiraidl^apaìplare  dblbtGliièsaMàlaBk.KflaìbiT 
aalvoiia  aniìi,r'i|è'  laéaianò  le^iàaaay;eTaperfal»flatft 
qóaUa  che  èlciipodi  tnttaiyd'eyàpailiarirMÉiaBiejrenj» 
rìMi,*  aseoiah^  tattailhBm^alvi  ieidtogifctrinaigwafcaniì 
algeTàmo;  Goslduròtanciieattominaiittl  1  aàvi^ri^i»* 

(i]  RuDeus  Hist,  EaTenD«  ho.  5. 
(aj'teìàhfcr'^&trm).  4.  Cip;  5»  '  '  ^  * 

(S)  Baron.  in  Aimaler £i^e«»    »  .  !  -^v-'-^    /    * 

Digitized  by  VjOOQIC 


ai  Ih  /tftfHMBMftdoMt»  9lh$^  tpppMiftì,  tqttmb6 
émmm  diippratart t  •  T  imrfHP  9 1%  Tito  <  <34A«fli% 

4«  -  MOB  fmim  iMti  «op  iH^  Tffj  [<Wle  1<K0  »^die.  P#»t 
ia  •aohe  tt*  «agtKoaltf  Aiiq»Utto'  ^  Hprofya^ a,  e  fner^ t»^ 
flié»t»^  i  pK|n^  del  4o«o(o,  qarior  T^igHanp  m^ll^ 
«BAò  intt^ ;èl6(rtaM <k^  fomvM  po^^fici.  Oh  èd^  w^^ 
é&tB  m  ^wno  Éo»$»U  too^o  4ì  dar  qat^  irUs^rdo  aj 
ptincipt.  Pare  i^kiUioat^  M  «§|i  dovf ssf  ri(:oip4«fra  ai 
attM  ;èlaUoB  di  avar fU  6eelii  solaaiioale  a  Dio  a^al  bf- 
wà  ilaila  rGUasa,  m  mm  fgà  Mq  aplasdor  4éV  or o^  uè 
a^  prapci  vaiita§§i.  Hdla  •  alesioiie  di  Bep^U^  IX 
oiartLpctdaipeébbaaBiÉiio.  L^oroilailpriAcIfie^eièt 
aadéggarlo, •  daqiiaato  liraniMse  tionda  ?i<ilanttidl 
piiod^  alouoof  m  lasciaroao  qnéata  votla  abbagliara  li 
«kl컫popobTonHHia<  AMNamo  daTitliaraIIIp»pa(i) 
afae^quaito  Battadelto  di  soma^  m^  noa  di  fiittt,  a^ui^ 
dmn  \4^€ncifilm9{  Mimgipotiu$Simam$i,  quam  Si* 
Mqiuf  BgUtivegfigi^  9eeiaiu$  )  Jiòn patria. a  pàireim 
popidmni  pTi^igata  fmmnàa^  snmAium  siiH  $àù0rdò^ 
tkun  smruUeamté  Cmjus  ^uUkm^tt  odéptètm  wacitttkh 
fuim  ftto^iMim  tmrpiSyquamJoeda,quam  ejùseutatida 
ewstiUHt^'h9ts0^$eo  ira/^ra.  Ma  allora  pur  ftoppo  bu 
émonW^  ftipatt'  frauda  atMga  aon^n  Home  aok>^  m^ 
per  ité^a  k  €natiainUi.  Ed  tkstt  fià^^iUnante  aucon 
iriattoa  ia^cpampe wmiV» aienon  da^ papi, parcbèa  «pia» 
ataikitarMifciài»'«nahaiÌpo;tokraacaiter^  I^diÉmo  Hip 
aiia  fMpto  mal?  ari»  taaoipra  dalattata,  taoipaa  fidflbtr 
nUB    dalla  Chiesa  cattottca^lEiiofò  da ^4  PmUmìi 
degli  zelantissimi  pa[H  che  serìameptei  ^tteserg  a  sra- 
dicarla;  e  lodiamolo,  perchè  a  mijgliyr  ordine  ridotta 
(.)  Victor  HI.  p.p.  DW^ Kbjè.Gbogle'^      ' 


AftftD    vnitti.  iS 

nella  sedia   dì  «.   Pieiro  personaip^  cht  io  7toe  ài 
edificare  diftrtiggano^  nò  Tcaco»  neUà.  allre^^hieee^ 
mancaoti  afihtto  di  qa^e  beSe  d#li,cÌM  s.,Pa9lQ  d»- 
^era  ed  esige  io  ogm  sacro  fiulUre  daU«  Obiap  4i 
Dio- 
li^  gennaio  dati'  ansa  pi^aenle  ti  IroTat^  in  Bv> 
siiea  V  impérador  Chrra^  oooM'ceal»  de  nn-nio 
diploina  pubblLeato  da  me  (i)«.Ie  qnaU^  alassi^ net«| 
per  attestato  di  WippooeXia)^  agli  messa  raroiala»  §m 
reno  il  regoo  della  Bof gógne ,  par  lipesfastirne 
Odone  conte  osste  duea  di  Seiainpagne«'  ArrivalQ  oal 
^orno  delia'  Puaifìea^on  della  ¥ergìna  al  .mf^mUere 
Petemiaco,  i|«i?i  da  bnotla  paste  d^*  giaudi   d'  090 
regno  fi»  riconosciuta  per  re,  e  beo  ciceirette  k'  oor«> 
ne  nel  gtoroo  stesso*  S^'asciDétrenèora  aU^»sHdio^ 
alcune  eastella  ;  ora  sa  fiato  estraordmrìo  j^  il'fired- 
do  In  quelle  parti,  che  convenaae  desislere  efitiiers^ 
Tomossene  dunqee  iadialmj  e  Inovandosl  nel  ef 
stello  Tureico,  t^enoero  ad  inohineiUi  la  vedova  regi*- 
na  di  Borgogna  Brm^mgat^dùi^  eoa  allrì-  noo  pocbi 
Borgognoni,  i  quali  aveano  fidtoi  la  ila  d^  II^.  par 
timor  4  Odone«  Tenuta  poi  la  state,  L*  jmperadore 
in  vece  di  portar  T  arasi  cestro  ili  règao  d^a  Boi>* 
gogna  andò  a  dlrltlufe  a  oarcar  X^donè  in  caaa  sna, 
doè  néUa  Sdatispagea,  dpve  M  tambii  gattsto  dkdfi 
che  Odone  per  neeesaitàvenoa  e  ttatiaè  Cori«do  oon 
lotta  onùltà,  e  a  chiedwe  perdono,  oon  prosiettere 
quello  che,  decome  aoioao  di  mah  féde^  non  iroleve 
esegoire.  Contento  di  qnesto  se  ne  lorsiò  in  Ge^ma* 

(i)  Antiqoit.  Ital.  DfaierL  tf« 
(»)  Wippo  in  vile  Gonradi  SalieL 

Digitized  by  VjOOQIC 


ttk  eSbirf'a^o.  tifiiMf  oos4tJil^réMlJbr>jglBÌQ7(4ìt^n 
bh  patso  iiMÌiiiM<^di' Glabre^.  chVessò  aFUgpitq  ji^^n 
lissè  ra^  qàei^imiiiKiir  Italia,  ^ò  è  troppo  Ic^oj^^M^ 
ibi  ràròV  eoià«  *8f>vi»r«ì^  il  tpadip  Pagi  <2).  An<;be.  i^ 
l^àéfe-  t]^«i«Uoc^3)'SÌpWti»ncfldte  jolerpiyetftDclp.  up. 
altro  passo  di  Glabro,  si  credette  che  il  popul^  (il 
MHaiio  tibéllfttoét  M  aagipslo  Corrado,  spedis$et  nel- 
^*éTìHt!f  p)N»s«dl#«BÌBanci^itoc!Ì.«dt)Sìsrir  la  corop^^  .f]i 
IMà  él  ptedetto  Oéané.  )Giò  sejgui  molto,  pia  jLardi, 
%ib^ééìèT)3dr^i>0;Ei3no<ÌD  questi  tempi   i  .]liliJ9i^| 
^mtRafiiieiltè  attii(cc0ti  ^  ffdefi  allf  iikipeitd$ye,    Né.  jù  • 
'ttìol^teéere^cbe^  per  aUeslarfo  del  suddetto  .QatMTP  (4X 
ftt'^tésf^a^tio^eoimiiciòfi^r  la^pnina  Tolta  adjadir^i 
^  ironie  ^elia  Trégua  di  ^I^ia^ .  proposta   dai  vesoQvJ 
delle  Provincie  di  A^rles  e  di  Lione,  ohe  poi  fa  star 
4ril{tà  più  tardi,  ed  anebe  abbracciata  da  molti  in  Jtctr 
1id.  IBi-stno  elkva  non  meno  in  Francia^  ohe  in  Italia» 
-iÀttlò  te  gtierre  prif  0te,  Cioè  permieitevanQ  le  teg|^ 
H  potérsi  Vendicare  dei  nemici,  dacché  il  tor  fallo  era 
'(ìatèifté  e  (H^noscivto  da^  pd)blici   ministri,  però  le 
'discordie  e  Vendette  si  tramandavano  ai  Bgliupli  e  qì^ 
'^ti^  frequentissimi  ejrano  gli  waktawiu^pt>Xiy  e  i  pia 
'^ts^mmin^vanòcoiracmi^  pronti  «empre  ^li^i  di.fe/^  ed 
dflfesa.  Fu  p0r<^  m  qnetti  tieoipi  faU.a  parqla,  e. -poi 
gondnasoinelL^ant^  iio4<9che  in  jilcu^i  giprni   di 
i  (]iia!si  v^gkìa  séttimanai  (5^  '  xptt ,  amorfe  di  Dio  più  no 
^osasse  di  far  danno  albi  viia*  o  ^a  rpba  de",  suoi  ne- 

f    (i^  f|ac9n.  In  Annales  Eccles. 

(2)  Pagias  ÌQ,Critic.  Baron.  ad  annam    iò38. 

(3)  Daniel  Histbiré  de  Francé; 

(4)  Glaber  Hislor.  libi  4.  «.  5.    .     .  / 

(5)  Hugo  Fltyiniaceiu .  in.  ChjroflicPH.    1       . . 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  K  UT  o-  imtxiii.  iS: 

mici.  Fa  imposta  la  scomunica  e  1'  esilio  a  chi  accet- 
tata qaesta  tregua  la  trasgredisse  dipoi.  Susseguente^ 
mente  fii  in  alcun  luogo  abbreviato  il  teriniòe  della 
tregua  con  attre  regote,  delle  quali  è^da  vedere  il 
Du-Cange  (i).  Ne  parla  anche  Landolfo  seniore  (2)  , 
5torìco  milanese  di  questo  secolo,  ipa  con  .  qualche 
jdifierenza,  scrivendo  che  a^  tempi  d^  Eriberto  arcive- 
scovo, lex  santa^  atqm  mandatum  noviim^pfhQn^m 
£  coelo^  ut  sancii  yirì  asserueruHPy  omnibus  (fhrir- 
stidnis  famjidelibu^  quam  iììfi^cìihus  data  esi^  di- 
cens  ;  Quatenus  omnes  homines  se^^r^  ab  hof-apri^ 
ma  Jovis  usque  ad  primari  kor^r^  ,d\ei  hnqe^  cu^ 
juscumque  culpae  forenti  Sìjia  rie8pff(f  agente^  p.er-^ 
manerent.  Et  quìcumque  kam  Ifgftn  offenderent^ 
sfidelic^t  Treguam  Dei^  quae^  miserieordia  Domini 
nostri  Jesu  Christi  terms  mvUer  apparuit  ;  procid 
dubia  in  exsilio  damnatus  per  aliqua  tempora  poe^ 
nam  patiatur  corpoream.  Ai  qui  eadem  servaverit^ 
ab  omnium  peccatorum  vihcuUs  Dei  misericordia 
.a^5o7(;a<ur.  Fu  saggiamente  pensata  ^  introdotta  la 
.tregua  di  Dio  dai  vescovi  di  Francia  ;.  ma  Landolfo 
ci  Uk  intepdère  eh'  essa  era  venuta  dal  cielo,  secondo 
jl  costume  di  que*  tempi,  ne' -quali  ogni  pia  istituzio- 
ne si  spacciava  come  mirapolossi  e  mancata  da(  ciètò 
.con  quakbe  rivelazione.  In  quest'anno  IX  Jcalendàs 
Jebruarii  trovandosi  l'augusto  Corrado ^ in  BasiTea 
confermò  con  svo  di^^loma  (3)  tutti  1  benT  9  diritti 
.del  monistero  pavese  di  s.  Pietro  in  Coelo  aiireb»    ' 


(i) Da-Cangn  in  Glossar.  Latiait» 

(2)  Landal£us  Senior  Mediol.  1.  a,  e.  3o%^ 

ifi}  Antiq.  Ital.  DiscerV.  it^  ;       ^ 


,y  Google 


i6 


▲KlTÀilil    O    ITA^Xi.. 


(  CRISTO  Mxxxiv.  Indw.  it. 
Addo  di  (  BENEDETTO  IX  papa  2. 

(  CORRADO  II  re  di  Germania  1 1,  im- 
peradore  8. 

Si  credeva  V  imperador  Corrado  dS  avere  hi  pu- 
gQQ  il  regno  della  Borgogna,  chiamato  atKihe  arda- 
lense,  perchè  Arles  era  una  delle  città  primarie  d'esso. 
Ma  Odone  duàa  dr  Sdampagna,  mancando  aRe  pro- 
smesse,  seguitò  a  signoreggiarne  una  parte,  e  ad  in* 
Quietarne  il  rimanente  (1).  Yidesi  dunque  T-augusto 
Corrado  forzato  a  ripigliar  le  armi,  e  per  non  avervi 
ìpiù«  tornare,  raunò  una  potente  armata  in  Getma* 
Saia,  e  un^  altra  d^  Italiani  ordinò   che  marciasse  a 
quella  volta^  £xspeditis  Ttutonicis  et  lialicisy  Bur^ 
gundiam  acute  aditi.   TeìUones  ex  una  parte^  ex 
altera  arcUepiscopus  medioìanensiè  Herìbertas^  et 
celeri  Italici^  ductu  Ihtperli  comitis  de  Burgurtdia^ 
usque   Rhodanum  fimium  con^enerunt  Parla  qui 
npminatamente  J^Tippone  di  Eriberto  arcivescovo 
di  Mlanoi  che  andò  cdme  capitano  di  quella  spedi- 
ftione  secondò  gli  abusi  di  questi  tempi.  A  tale  impe- 
gno si  può  attrìbnire  V  aver  egli  in  «pest^anno  me/i» 
$e  mariiìx  Indie f ione  11^  provveduto  ai  suoi. tempo- 
rali afifari  per  tiUte  le  disgrazie  che  potessero  avvent- 
c«!|  con  fere  T  ultimo  suo  testamento.  Leggesi  questo 
aalo  alia  luce  daU'  Ughelli  (a)  e  dal  PurìcelH  (5)^  dó- 
ve egli  fece  Una  gran  quantità  di  legati  pii  alle  priri« 

(i)  Wippo  in  viu  Conradi  Ssaicl.  Hermamios  Con- 
trae!, in  Chronic.  Sigebertos  in  Chrooico. 

(a)Ugfa€ll.  lui.  Sacr.  T.  VI ,  in  Episcop.  Afcdiohncns. 
13)  Paricellius  Monnmeot.  Basii.  Ambrotlao. 


A  N  IV  o    Mxxxnr.  17 

ci  pali  jphiese  e  a  tutti  i  monisteri  di  Milano  si  di  mo- 
llaci che  di  monache.  Gonvien  ora  aggiugnere,  cbe 
oltre  ad  Eriberto  si  distinse  in  queQ*  impresa  Boni" 
Ja%iù/duèa  e  marchese  ài  ToscziìB^  padre  della  con- 
tessa Matilda*  Arnolfo  (i),  storico  milanese,  allora  tì- 
Tente,  così  ne  parla  :  E  i^icino  auiem  Itaìiae  cura 
vptimatibus  ceteris  tleeti  ducès  incedunt  ^   scilicet 
praesul  Heribertas ,  et  egre  gius  marchio  Boni/nr- 
cius^  duo  lumina  regni,  Ducentes  Langohardorum 
exercitum^  Jovii  mentis  ardua  juga  ìranscendunt, 
siequè  i^ehementi  irruptiorte    terram  ingredienies^ 
ad  Càesarem-  usque  perveniunt*  Si  doTea  tuttavia 
preparare  per  questa  spedizione  il  marchese  Boni&- 
zio  nel  di  17  di  marzo,  decimosexto  kaìendas  apri- 
lis  deir  anno  presente;  imperciocché,  stando  in  Man- 
toya,  iyi  fece  una  permuta  di  yarie  castella  e  poderi 
icon  un  certo  Magiiredo.  Hasst  qnesta  neUe  Antichità 
Italiche  (!2).   Ora  Timperador  Corrado  con  tanto 
sforzo  dìfgente  prese  la  città  di  Gineirra,   e  in  essa 
Geroldo  principe  di  quel  paese,  siccome  ancora  Bur^ 
cardo  arciyesco?o  di  Lione,  uomo  scellerato  e  sacri- 
lego, se  crediamo  ad  Ermanno  Contratto.  In  somma^ 
tal  errore  portò  in  ^elle  contrade,  che  non  tì  restò 
persona  che  non  si  rendesse  a  lui,  o  non  fosse  ester* 
minata  da  lui,  con  venire  alle  sue  mani  tutto  quel  re- 
gno. Dopo  di  che  per  T  Alsazia  se  ne  tornò  in  Ger- 
mania. Appartiene  all^  anno  presente  un  diploma  di 
Corrado  augnato, /inserito  da  Girolamo   Rossi  neUt 
sua  Storia  di  Ravenna  (3),  con  cui  conche  alla  ckie- 

(r)  Arnulf.  Hist.  IkTediobn.  lib.  a. 

(«)  Aatìq.  lui.  Disievt.  ii. 

i3)  Rubaas  Histor.  Éavcoi^  L  §. 

miUTOJU*     voi*.      XXJLT*    "^  DigitizedbyCiOOgle      & 


Z  8  ANNALI   D^  ITALIA 

sa  di.  ««a  duà  e  al  suo  arcivescovo  Geheardo  (io- 
dato anche  «gli,  come  si  può  immagioarey  colle  sue 
genti  alla  guerra  )  comitatum  fa\^entinum  iìum  omni 
districtu  suo^  et  regali  pUcito  et]udicÌQ^omniì?usqUe 
publicis  Junclionibus^  angariis^  ec,  haclenus  juri 
regis  legaliter  attineittlbus.  Fu  esso  d^to  pridie  ha- 
lendas  maii^  Indictione  11^  anno  donUnicae  Incar^ 
nationis  MXXX.tF'^  anno  a^tem  domni  Chuonr^M 
Secundi,  regni  decimo,  imperii  vero  Qctavo%  jictum 
Ratìsponae.  Era  allora  in  possesso  del  contado  di 
Faenza  Ugo  conte  di  Bologna.  Per  cagione  dunque 
del  privilegio  suddetto,  esso  Ugo  conte  nel  di  25  di 
giugno  deff*  anno  presente  cedette  pubbjiicainente  al- 
l' arcivescovo  Gebeardb  il  suddetto  intero  contado  di 
Fàenjsa,  con  riceverne  poi  V  investitura  della  metà 
dal  medesimo  prelato.  Questi  son  segni  chiarissimi 
che  r  esarcato  di  Ravenna  era  in  questi  tempi,  come 
anche  Tabbiam  veduto  per  tanti  anni  addietro,  sotto 
il  4ominio  immediato  dei  re  d^  Italia,  senaa  che  ap- 
parisca che  più  vi  avessero  dominio,  o  vi  pretendes-' 
sm&ì  romani  pontefici.  Non  meno  dell'  augusto  suo" 
padre -si  degnalo  il  giovanetto  re  Arrigo,  suo  figliuolo, 
jm  .^est^  anno,  con  avere  riportate  du«  viuorie  con- 
tf^  i  Boemi  e  messo  al  dovere  Olderico  duca  di  quel- 
la provincia,  ed  altri  ribelli  alf  imperador  suo  padre. 
Segni  nell^  anno  presente,  oppure  nell^  antecedente, 
imo  strumento  fra  Ingone  vescovo  di  Modena  (i),  e 
B0f^a%io  chiaramente  appeHato  marchio  et  dùx 
Tasciize.  B  vescovo  dà  a  Bonifazio  e  a  RichUda  sua 
moglie  due  castella,  cioè  Clagnano  e  Savignano,  a  ti- 
tolo dì  livello  ;:e  i  da«  consorti* cedono  al  vescovato 
(i>  ÀBtltaLIHsMrtat  t. 

■^  Digitizedby  VjOOQIC    ' 


A   »    N    O      ÌOJXV^  .  l^Qi 

A  Modena  !e  clue  corti  di  Bajoaria  -(oggidì  Ba%ct^ 
s?ara  \  e  à^Jos^sato  dei  re  colle  loro^  castella.  Cqn- 
fermò  T  aùgiuto  Corrado,  pon  so  se  io  questo  o  w^ 
altro  armo,  i  saoi  beni  alia  badìa  di  Firenze  eoo. di- 
ploma, pubblicato  dal  padre  PuccioelU  (i),  e  dato// 
nonas  maii^  Indictione  //,  anno  dominicae  Incar.'f 
haiionis  MXXXIF' ,  anno  autem.  domni  Cknon- 
radi  secundi  regnantìs  X ,  imperli  vero  VIII^^ 
Actum  Badesbonae.  Qeeste  note  cronologiche  soo^ 
scorrette. 

(  CRISTO  uxxxy,  lodizioat  iiu 
Aimo  di  (  BENEDETTO  IX^  pjipa  3. 

(  CORRADO  II,  re  di  Germania  lay 
imperadoreg. 

Secondocbè  si  ha  da  Ermanno  Coatratto  <i^ 
nell^  anno  predente  Jldelbtro  dux  Cqr^ntani  et  Iti* 
striae  (  marchese  ancora  della  Marca  di  Tetrona  ) 
mwiifsa  imperaforis  gratia^  ducaiu  quoque  pri^atm^ 
esU  Wippone  (5>  parla  di  questo  &tto  all'anno  lec^ 
é  scrive  che  esso  Adalberone  fu  mandato  in  esìKou 
Diede  poscia  rimperadore  oelPanno^  seguente^  |>er 
aiiettato  del  medesimo  Ermanno  Contratto,  il  diicato^ 
di  Cafintia  e  d' Istria,  e  per  conseguente  anch^  la 
Marca  Ycrooeae,  a  Corrado  duca  di  Franconie  mm 
codino,  cioè  a  quel  medesimo  cbe  era  stato  suo  ^a^ 
eorrenlt  alla  corona,  ed  avea  poscia  portate  le  mni 
€09iX9  di  lui.  Corrado^  padre  di  qneslo^  Conr«ck,  4iv«^ 

(i)  PaiiciiH^li  C«».  dHfe  «adi»  tiòrent* 
{9)  Hermannas  Gontractas  in  Ciu^Wf  PÌk^^-  Ciifl»iiìì# 
(Wipjpo  in  lìts  Coaràdi  iSalicù 


^O  ANJfAtl  D^ITALXii 

anch'  egli,  per  quanto  altrove  s'è  detto,  dianzi  goda* 
to  questi  medesimi  Stati.  Nota   inoltre  il  suddetta 
Wippone  che  io  questa  maniera,  eioè  colla  giunta  di 
uù  tal  regalo,  dux  Chuno  (  lo  stesso  è  che  Corrado  ) 
fidus  et  bène  militans  imperatori^  etfilio  ejus  Hein- 
rico^  regi,  g^ousque  vixii  permansiti   Dagli  A^tìsài 
Pisani  (i)  abbiamo  che  in  questo  anno  Pisani Jece" 
runt  stolum  magnum  (  cioè  un'  armata  navde,  onde 
la  voce  italiana  stuolo  )  et  \}icerunt  civitatem  Boncm 
in  Africa^  et  coronam  regis  imperatori  éederunt  ; 
Scrisse  inoltre  il  Sigonio  (2)  chie  n^ll'  anno  io3o  dai 
medesiaii  Pisani  fu  fatta  una  spedizione  in  Africa  ,  e 
presa  la  città  di  Cartagine,  del  che  si  può   dubitare, 
quaotuaque  il  Tronci  (3)  con  altri  moderni,  sotto 
queir  anno  parli  di  tale  impresa,  qoa  descriverla  -co^ 
me  s'  egli  vi  si  fosse  trovato  presente.  A  quest'  anno 
poi  il  prefatto  Tronci  racconta  che  i  Pisani  i^bber^r 
per  assedio   la  città    di  Lipari,  con  aver   fatto   uo 
grosso  bottino  ia  quell"  isola.  Questo  noi    dovettero 
sapere  i  suddetti  antichi  Annali  Pisani,  perchè  neppu* 
re  una  parola  ne  dicono.  Poscia,  secondo  il  medesi^ 
mo  Tronci,  accadde  nell'  anno  io56  la  conquista  di 
Bona  :  il  che  per  cónto  del   tempo  non    s'  aceordi 
co' suddetti   Annali  pisani,  e  piuttosto  sarebbe  dt 
cedere  che  ciò  avvenisse  neU'  anno  so55^  pércliè  i 
Pisani  di  nove  mesi  anticipano   P  anno  nostro  voi* 
gare.  Del  resto  Bona,  città  deli'  Africa,  è   V  antica 
Hippona,  di  cui  fu  vescovo  il  glorioso  sant'  Agostino 
dottore  della  Chiesa.  Si  turbò  gravemente  in  questo^ 

ii\  Anntl.  Pisani,  T.  VI,  Rer.  lui. 

fa)  Sigonius  de  Regao  Ital.  libr.  8« 

(3)  Tronci  A&naU  Piiaoi.  Dgzedby  Google 


A  ir  m  o     uxixr.  at 

«uno  la  qiiie^  €l«ll«  Lombardia.  Ermanno  Contrat- 
to (i)ne  parki  con  ^este  parole  èoii:  In  Italia 
minores  wdUies  conira  dominos  suos  insurgentts^  et 
Sìùs  legiòusvis^ere^  eostfue  opprimere  ^oUptes^  vali'- 
dam  conjuraUonemfecere*  Medesimamente  Wippo- 
ne  acrÌTOclie  in  qoelti  tèinpi  segni  nna  confbsTone 
tioo  prima  udita  in  Italia,  perchè  congiurarono  tutti 
s  TaWassort  4i^It6lia  e  i  militi  gfegar)  contra  de"*  loro 
aignori,  e  tutti  i  minori  contra  de^  maggiori,  col  non 
lasciare  senza  i^ndetta,  se  da^  signori  Tenìra  iQt  h\* 
ta  cosa  eh'  essi  riputassero  di  loro  aggravio  %  e  dicea* 
no  ;  S.  dmperat0r  eorum  nolìet  venire^  ipst  per  se 
ìegiem  sibintet  Jacerent.  Dovette  il  Sigonio  leggere. 
ia  /qualche  testo  o  autore  regem  in  vece  di  hgem^ 
perchè  scrive, 'che  aonjur^runt  se  non  passuros> 
^uemquwn  regnare,  ijUi  aliud^  guam  guod  ipsis  lu" 
bere^  siti  imponereU  È  confusa  nell'  edizion  d^  £^ 
pidaono,  fatta  dal  Goldasto,  la  cronologia  di  questi. 
ténq[4^  veggeodosl  ivi  posticipati  i  fatti  di  sei  anni. 
Parò*  sotto  P  anno.  1041  egli  (3)  parla  di  questa  co* 
spiraaione  de^  militi  inferiori  centra  de^  lor  signori, 
e  dei  servi  centra  de^  loro  padroni.  Ma  oelP  edizion 
iel  Di^Chesae  troviamo  ciò  ritrito  air  anno  pre- . 
sente.     .' 

Che  significasse  il  nome  i^a^^arror»,  si  raccoglie 
fiKihnente  dai  libri  de'  Feudi.  I  pia  nobili  una  volta 
tt^  i  TassaHi  erano  i  duchi,  marchesi,  conti,  arcivefeo- 
Ti^  Tesoovì  ed  abati,  i  quali  a  dirittura  riconoscevano 
dai  re  ed  imperadori  i  loro  feu^  e  le  loro  dignità  teoir 
porali.  Questi  poi  solevano  cpncedere  in  feudo  castel« 
(1)  Hermaonas  Contradus  io  Chron.  „ 
(a)  Epidan^as  in  AddbU  T.  I.  Ber.  Akmapti. 


22  ^T^Mél   I>  ITALIA 

la,  o  altiì  beai  ai  cospicttì  nobili  prifdtì,  per  avere ^{«^ 
le  occorrenase  it  loro  serTigto  nelle  guerre  e  nelle  coitt-* 
par^e  onorevoli.  E  a  questi  nobili  si  dava  il  nome  d» 
vahassori  maggiori  e  di  capita/tei.  Similmente  poi 
questi  nobili  infeudavano  corti  e  poderi  ad  altri  mea 
nobili,  per  avere  ancb^  eglino  dei  seguaci  e  aderenti 
ne'*  lor  bisogni.  E  questi  ultimi  venivano  distinti  col 
nome  di  valvassori  minori  ossia  di  valvassinL  Ora 
insorsero  dissapori  e  poscia  aperta  dissensione  e  rotta* 
ra  fra  i  signori  e  i  lor  vassalli  subordinati,  pretenden- 
do gli  ultimi  d^  essere  oltre  al  dovere  aggravali  dai 
primi*  E  tal  bri^a  apri  il  campo  anche  ai  servi  (  da 
noi  ora  chiamati  schiavi  )  di  rivoltarsi  contra  de^  lor 
padroni,  quasiché  troppo  aspranfente  fossero  da  loro 
trattati.  L^  origine  nondimeno  di  questi  disordini  pare 
che  si  debba  attribuire  ad  Eriberto  archeseovo  dt 
Milano.  Non  mancavano  a  lui  molte  virtù,  ma  queste 
si  miravano  contaminate  dalla  superbia,  talmente  ehe 
egli  puzzava  alquanto  di  tiranno.  Tutto  voleva  à  suo 
modo,  né  a  lui  mettevano  freno  o  paura  le  leggi.  Lo 
confessa  lo  stesso  Arnolfo  (i),  storico  milanese,  che 
potè  forse  conoscerlo,  con  dire  che  muUis  prosperatus 
successibuspraesullleribertusy  immoderate  paulultim 
dominàbatur  omnium^  suum  cotisideranSy  non  àlie" 
num  animum,  Vnde  factum  est^  ut  quidam  urbis  mi-- 
ìUes,  vulgo  Wals^assores  nominati^  claneulo  iìKus  in^ 
sidiarentur  operibus^  adversus  ipsum  assidue  conspi^ 
rafites.  Comporta  autem  occasione^  cujusdam  paten^ 
tifi  beneficio  (cosi  tuttavia  si  nominavano  quei  che  ora 
appeltiomo  feudi  )  privali:  subito  proruurtt  in  aper^ 
tam  rebeUandi  audaciam^  plures  jamfactL  Si  studiò 
(i)  Àrnalfas  Hist.  Mediai,  lib.  3,  cap.  x.^      ^ 


»i  tttm  ptiida  U^  arcivestéVo  colle  bnoAe  di  4]tiétat« 
VHiiidorto  tumutlo;  ma,  nuJfa  còtì^  dò  profittando,  mise 
mano  alle  brusche  con  dar  di  piglio  atte  armi.  Segui 
eolro  la  stèssa  città  di  Milano  un  conflitto,  in  cui  le  genti 
ddParciTescovo  restarono  superiori,  e  convenne  aÌTÌotÌ 
&  ritirarsi  colla  testa  bassa,  ma  col  cuore  pregno  d'irai 
faoTt della  città.  Allora  fu  cbe  con  costoro  si  unirono  i 
popoli  deHa  Martesana  e  del  Seprio,  e  fecesi  anebe  in 
altri  contadi  cospirazione  ed  unione;  ma  sopra  tutti 
trasse  a  questo  rumore  il  pòpolo  di  Lodi,  troppo  esa- 
ceii>ato  per  la  -violenta  lor  fatta  dalP  arcivescovo  sles- 
se in  volere  dar  loro  un  vescovo,  siccome  abbiam  det- 
to di  sopra.  Ciò  che  partorisse  una  tal  discordia  lo  ve- 
dremo fra  poco.  Crede  il  Sigonio  (i),  che  V  esempio 
de*  valvassori  milanesi  servisse  di  stimolo  anche  al  po- 
polo di  Cremona  per  rivoltarsi  in  quest^anno  contra 
di  Landolfo  toro  vescovo,  cacciar  lui  di  città,  dirupa- 
re il  di  lui  palai*©,  che  era  ridótto  in  forma  di  fbr* 
tezza,  per  maltrattare  alla  peggio  i  di  lui  canonici.  Ma 
iftitta  ebbero  che  hH  co^  movimenti  de^  Milanesi  quéi 
di  Cremona;  erano  anzi  accaduti  molti  anni  prima;  e 
se-orediamo  alP  Ughelli  (2),  il  vescovo  Landolfo  cessò 
di  vivere  neiranno  io5o.Di  questo  Landolfo  eosiscri- 
re  Sicardo  (5),  vescovo  atich^  egli  di  Cremona:  Tènu 
porilHiS  Henrici  Claudi^  capellanus  ejus  nomine 
LiHtdoìphùs  Cremonaejuit  episcopus^  qui  nnfriasterii 
g.  Laurentii  ti  crémonensis  populijuit  actrrimàs 
perseguutor,  Quocitca  populus  ipsum  de  ointaU  e/e^ 
<^f,  et  pahtium  (  non  già  oppidiim^  come  ha  il  Sigo^ 

(I)  Sigonius  (le  Regno  Italiae  lib.  8. 

(a)  Ughell.  irai.  Sacr.  T.  IV.  io  Èpiscop.  Cremonens- 

i"^^  Sicardas  C»ron.  T.'y.  Rer.  Itai  ù 


44 

nio  )^  iuftiBui  el  duplici  muro  munitum^  destrurit*. 
Prainde  licei  episcopio  multa  conquisierit^  tamen 
muUa  per  superbiamo  multa  per  i/ter  tiam  perdidU. . 
Nomina  posdaSicardoper  successort  dì  Landolfo  nel. 
TescoTato  Baldo,  cioè  Ubaldo,  ai  tempi  di  Corradi, 
aoguito,  qui  quoque  monasieriam  sancii  LaumeniU, 
persequulus  eslj  et  apudLacwn  obscurum  impugna* 
ius  est 

(  CRISTO  Mzxxvi.  Indiz.  iv. 
Anno  di  (  BENEDETTO  IX,  papa  4. 

(  CORRADO  11^  re  di  Germania  i5,  im- 
peradore    io. 

Bollivano  più  che  mai  le  dissensioni  anzi  le 
guerre  fra  Eriberto  arcivescovo  di  Milano  e  i  «loi 
valrassori  ribelli  :  tiella  qual  briga  V  erano  mischiati 
ì  Talvassorì  di  altri  vescovi  e  principi,  e  il  popolo  di 
Lodi,  mal  soddisfatto  di  Erlbèrto.  Però  ad  un  loogp 
fra  Milano  e  Lodi  appellato  la  Motta  (  si  chiamavano 
cosi  le  fortezze  fabbricate  al  piano  sopra  nn^  alzata 
di  terra  fatta  -a  mano  ),  oppure,  come  abbiamo  da 
Arnolfo  storico  milanese  (1),  nel  Campo  Malo,  cosi 
anticamente  oMamaio,  si  venne  fra  V  iina  parte  9 
r  altra  ad  una  campale  battaglia,  che  riasci  molto 
sanguinosa  (2).  Fra  gli  altri,  che  tennero  la  parte 
dell'  arcivescovo,  non  so  se  per  proprio  interesse, 
oppure  per  fer  servigio  ad  esso  arcivescovo,  si  contò 
Alrico  vescovo  d^  Asti,  fratello  di  Maginfredo  mar- 
chese  di  Susa.  Né  solo  egli  intervenne  t  quel  fatto 

(t)  Amalf.  Hislor.  Medio],  l.  a.  e.  id. 

(2)  Hcrmanncis  Centraci,  in  Chrco;    by  Google 


A  9  V  o    Mtxtr.  ^5 

à^nmym%^Xiotike  un  i.  Giorgio,  darete  anch^  egli 
TQlere  6r  prova  d^  soa  valore  con  iscandalosa  rìso- 
leuone,  vie^ndo  i  sacri  canoni  ^i  ecclesiastici,  e 
nMumnamente  ai  tcbcotì,  1^  andare  alla  ^erra  per 
combattere.  Gli  costò  nondimeno  cara,  perchè  ne  ri-, 
portò  una  ferita,  per  cui  da  U  a  non  molto  morì.  La 
notte  fece  fine  al  farore  delle  sp^de.  Soffersero  moU 
lo  amendae  gli  eserciti,  ma  la  peggio  fu  dalla  parte 
dell'  arclTescovo.  Questi  torbidi  di  Lombardia  tene-, 
vano  in  agitazione  1'  animo  deir  migusto  Corrado  : 
e,  ossia  che  egli  conoscesse  troppo  necessaria  la  sua 
presensa  per  quetarli,  oppure,  con^  Tuole  Arnolfo^ 
t^V  egli  ne  fosse  pregato  e  sollecitata  dalP  arciveseoTo 
Eriberto,  determinò  di  tornare  in  Italia.  Pertanto 
dopo  aver  data  in  moglie  al  re  Arrigo  suo  figliuolo, 
CamehiUa  (  Cunei/inda  è  chiamata  da  Wippone  (i), 
e  negli  AnnaU  d**  Ildelseim  (a)  Cardchild  nomine^  in 
benedietionei  Curdgund  dieta  ),  figliuola  di  Canuto 
te  d^  Inghilterra,  con  esso  re  Arrigo  verso  il  fine 
delP  anno  mosse  alla  volta  d^  Italia,  seco  menando 
una  poderosa  armata.  Giunse  a  Terona  per  la  festa 
dd  santo  natale,  e  quiri  la  solennizaò  (5).  Era  esso 
imperadore  nel  di  5  di  luglio  in  Nimega,  quando  a 
petizione '  dell' imperadrice  Gisìa^  di  Piìegrìno  arci- 
vescovo di  Colonia,  ae  Bonifatii  nostri  diìectimar- 
chionii  (4),  cioè  del  duca  di  Toscana,  che  dovea 
trovarsi  io  Germania,  confermò  i  privilegi  al  moni- 
stero  delle  n^onache  di  s.  Sisto  di  Piacen7a/  Parimea- 

(i)  Wippo  io  ¥ìta  Conradi  Salici., 
(a)  Annales  HildesHeim. 

(3)  Epidannus  in  Annales* 

(4)  Antiquit.  Italie.  Dissert  L|X.  Q^ogle 


26*'"  AHlflLI  D^ITALIA 

(e  P  Ughelli  (i)  rapporta  xm  élipbma  cT  «S9o^Atlg«l& 
slo,  dato  in  favore  del  monfstero  dì  san  Salvatore  di 
monte  Amiato  della  diocesi  di  Chiusi  :  anno  domi- 
nicae  Incarnationis  MXXXF'l,  regni  vero  éomni 
Conradi  II  regnantis  tertio^  imperii  ejus  nono, 
Indictione  IV,  A  cium  in  civiiaie  Papia.  In  vece 
dell'  anno  III  del  regno,  si  dee  scrivere  XIII.  Mal 
che  in  quest'  anno  arrivasse  V  angusto  Corrado  si 
Pavia,  Ilo  io  difficoltà  a  crederlo.  Né  sul  Bue  di  que- 
st*  anno  córreva  l'  anno  nono  dell'  imperio,  ma  ben-^ 
sì  P  anno  X,  Però  quel  diploma  ha  bisogno  di  chi 
rimetta  al  suo  sito  l'  ossa  alquatìto  slogate.  - 

*  Crede  il  Fiorentini  (2)  (  non  so  con  qùaF  fotì- 
dàiùento  )  che  ih  quest'  anno  venisse  a  morte  Ri- 
chilJa,  moglie  del  suddetto  marchese  Bonifazio,  don-^' 
Ita  di  gran  pietà  e  liberalità  verso  i  poveri  e  verso  i 
S^acrì  templi  e  monisteri.  Abbiamo  presso  il  padre 
Bacchi  ni  (5)  una  donazione  da  lei  &tta  nel  di  28  di 
aprile  deiranno  precedente  io35  alla  chiesa  di  Gon- 
ifiga,  sublits  confirmante  donnus  Bonejacius  mac- 
chio jugale,  et  Mundoaldo  meo.  Sappiamo  da 
Dònizone  (4)  che  questa  piissima  principessa  terminò 
i  suoi  giorni,  senza  lasciar  figliuoli,  in  Nogara,  terra 
del  Veronese,  ed  ivi  ebbe  la  sua  sepoltura.  Potrebbe 
essere  che  T  andata  del  vedovo  marchese  Bonifazio 
in  Germania  servisse  a  lui  per  intavolare  un  secondo 
matrimonio  con  Beatrice  figliuola  di  Federigo  duca 
della  Lorena  superiore,  e  di  Matilda  nata  da  Er- 

(i)  ughell.  Ital.  Sacr.  T  III,  in  Epìscap.  Clufin. 

(2)  Fiorentini  Memor.  di  Matilde  lib.  a. 

(3)  Bacchini  Islor.  di  Poli  rene. 

(4)  Donizo  in  Vita  Comitis.  Mafbild.  1. 1,  e.  8  et  u\. 


4  H  »  f      HXKXTI.  ^  • 

4Mian$o  éuat  di  S?ìtTk,  pm^me  degT  imperadbrì  '-e 
dei  re  liì  Franeia^  Grado  io  inttana  iaaerlo  V  aiilK) 
in  cai  ^egai  od  lala  accasamento  del  marchtse  Boair 
^tio.  Contottooi^,  perchè  egli  atea  passato  di  molto 
il  aiez2o  del  catmmtio  dalla  sua  vita,  puè  panrer  pvò«- 
babile  che  egli  noa  perdesse  teaipo  a  oerear  altra 
moglie  ohe  T  airiochisse  di  prole,  a  che  per  eonse- 
gaente  si  effettaassero  io  questo  anno  le  di  lai  se- 
conde nozxe.  TeggOQsi  esse  descritte  dal  suddetto 
Doaizooe  con  tali  colori,  che  se  è  vero  tutto,  conviea 
coofessare  che  era  superiore  ad  ogni  altfo  pmifiipe 
d^  Italia  la  dt  lui  nagaificenza  e  ricchesaa.  Andò  Bo- 
nifioio  con  sootuoso  treao  a  preuderla  in  Lorena  ;  i 
suoi  cavalli  portavano  suole  d^  argento,  attaccate  con 
un  solo  chiodo.  Ebbe  in  dote  assai  terre  e -ville  ìa 
Lorena.  Condotta  Beatrice  in  Italia;,  per  tre  mesi 
nel  luogo  di  Marago  sai  Mantovano  si  tanoe  corte 
bandita.  Pel  popolo  v^  erano  pozzi  di  vino  ;  alla  ta- 
vole piatti  e  vasi  tutti  d^  oro  ^  d^argehto  \  prodigiosa 
quantità  di  ^  strumenti  anstieajl  e  di  tnimi^  ^i  cpialt 
deàit  intignis  duae  praemia  maxima. 
D  che  ci  fii  aonosoere  già  introdotto  il  óoaUMU^ 
die  durò  poi  per  phà  seooU,  cho  a  shttili  festa  con* 
correvano  in  folla  tutti  i  buibni,  giocolieri,  eaiitaiii»* 
banchi  eahmii  che  portavano  via  de^  grés^  regali  « 
Di  che  ragguardevoli  doti  fosse  poi  ornata  la  duchaasa 
Beatrice^  T  andremo  vedendo  nal  piroseguiinonlo. 
della  storia.  Io  non  so  se  arrti^aase  in  quest'  aott0, 
oppure  prima,  al  fine  di  sua  ^ita  Ódeìrico  Magin- 
fredo  ossia  'Jfaw^crfi  marchese  di  Susa,*da-ine' più 
volte  menzionato  di  sopra.  Aveva  egli  data  in  moglie 
ad  ErinifiBno  (lo  at«sso  è  che  Ermanna  )  dada  di 


€hrevia  ossia  èì  Al^einagna,  tuia  nm  fi|^iàoIar,  cioè 
'  jédeìaide  che  fu  poi  principeMa  celebre  Bella  storia. 
Né  avendo  lasciato  maschi  dopo  di  aè,  EfiiBaDiio  per 
le  ragioni  della  moglie  pretese  quella  Marea,  e  T  ol- 
teone  per  grazia  -dàirioiperador  Corrado.  Herem^n^ 
nus  dux  Alavhannitie  marcham  soceri  sui  Megim-^ 
firedi  ah  imperatore  accepit^  sono  parole  di  Er- 
laaimo  Conlratto  (i). 

{  CRISTO  wajvn.  Indix.  t. 
Aimo  di  (  BENEDETTO  IX,  papa  5. 

(  CORRADO  II,  redi  Germania  14, 
imperadore^  11. 

NoD  piccioli  furono  gli  sconvolgimenti  della  Lom* 
hnrdia  in  qnest^  anno.  Dopo  aVere  1*  augusto  Cor*- 
rado  celebrato  in  Terona  il  aanto  natale  (a),  se  non 
prima,  certo  sul  principio  di  quest^  anno,  passando 
per  Brescia  e  Cremona,  come  scrina  Ermanno  Con- 
tralto, arrivò  a  Milano,  dove  con  gran  magnificenaa 
r  accolse  Eriherto  arcii^sàoifo  ndla  chiesa  di  s^ 
AaU^osio.  Nello  stesso  giorno  chiunque  si  preten^ 
deva  aggravato  da  esso  arcivescovo,  tumultuosamente 
eeanparve  colà,  chiedendo  con  alte  grida  giostivia. 
Fece  lor  sapere  l'imperadore,  che,  avendoM  a  tenere 
in  breve  una  generale  dieta  in  Pavia,  quivi  udirebbe 
le  Ipr  doglianze  e  ragioni.  In&tti  ai  tenne  quella  die* 
ta^  Un  Ugo  eonte  con  altri  esposero  gli  f^fgravi  ^n^ 
inferiti  dal  suddetto  arcivescovo.  Corrado,  amicissimq 
di  lui,  ma  pia  della  ^ustizia,  ordinò  die  egli  soddis^ 

(1)  Hermaonns  Contractas  in  Chtoo. 
la)Wippo  in  Vit.  Conradi  SalìcL         ^ 

"oigltizedbyLiOOgle 


1.-11  H  o    nxsxTir.  39 

facesse*  Btcuiò  Eriberto  di  ùurU }  aou,  %%  vogltam 
prestar  fede  ài  Cronografo  sassone  (x),  con  alteri^ 
grande  rispose  Gh#  de^  beni  trovetì  nella  ma  chiè- 
sa, 0  da  luiaeqoistaU^non  ne  rilaseerebbe  nn  brieio* 
Io  per  istanza  o  comandamento  di  chi  ohe  feste. 
Avvisalo  ehe  almeno  eocetaasse  V  imperadore^  ionio 
a  parlare  nel  medesimo  Uiono.  Allora  l' angusto  Cor- 
rado 8^  avvide  che  dalla  durezza  di  Eriberto  enmo 
procedute  le  sollevazioni  dianzi  accennate;  perciò 
gli  fece  mettere  le  mani  addosso.  Còsi  raccontano 
questo  si  strepitoso  affiire  gli  autori  tedésokiv^l^ 
gittstificnre  la  rìsolnzione  presa  dall' angusto  Corra- 
do ;  né  vi  manca  probabilità,  perdtè  Eriberto  era 
uomo  di  tetta  calda  e  fiieea  volentieri  il  padrone,  sen- 
xa  mettersi  pep^  delle  alimi  querele.  Ma  Acnolla  mi- 
lanese (a),  che  scrisse  prima  del  fine  di  questo  seeelo 
le  atoria  sua,  in  altra  maniera  descrisse  questo  avve^ 
ntmento,  'con  dire,  che  giunto  Córtado  a  Utbno, 
avendo  tolto  all^  arcivescovo  il  già .  concedutogli  piir 
«legio,  per  idtro'  abusivo,  di  dare  a  Lodi  quel  vesc»» 
vo  che  a  lui  piaceva  :  il  popolo  di  Milano  con  alte 
grida  sparlò  contro  T  iatpera4ore  che  se  he  òffisse 
non  poco.  E  perciocché  credette  autore  dd  twnuito 
esso  Eliberto,  aspeUò  d"^  averlo  iu  Pavia,  cioè  lonta- 
no dal  suo  pop<^,  ed  aiiora  il  mise  sotto  le  guardie. 
Questo  raceoiato  porta  forse  più  deir  altro  tutta  Tafia 
^  verMimigUànza,  al  védefre  che  dipoi  lo  stésso  popò* 
b  ^  Milano,  lasdaodo  andare  le  precedenti  gare, 
iinprese  con  incredibile  zèlo  la  difesa  del  svio  pastore. 
In  eSeno,  s^ta  a  dire  eàio  Arnolfo  èhe  aWattisò 

(1)  Chronogrtphai  Saxo  apqd  Eccardam. 
(a)  Actt«ilt  tliit,  Mcdlol.  1.  a,  e.  «|,.,^ Google 


^3o  .AVVALI     I>MtAU4 

della  prigionia  é*  Eriberto  :  Mediolatumir  atfottitfii 
*inhorruH  "eivitas^  -proprio  viduata  pastore^  doUm 
me  geméns  a  puemo  ttsque  ad  setiem,  O  '^uae  D<f^ 
•mimo  pr^ees,  quanU»e  fundantur  et  la^rymat  !  ^ 
adoperarono   il  clero,  la  nobiità    e  il  popolo  per  11^ 
berairlo  ;  si  venne  anche  ad  una  c(Mivcsn»oBe,  per  cut 
4a  proBWMo  daU^imperadore  dirilasekttioy  ^  a  ^oema 
£ae  ae  gU  diedero  ostaggi  ;  marciò  flOn  xMal^fa  oetoi»^ 
sttd  Cormdo  a  tenerlo  prigione,  eoa  defórmìtiasio«ie 
àkr  mandarle  ib  esttio«  Né  di   ciò  contenMi»  esseìfdo 
•tale  molto  dipoi  portate  dette  aacttse  con  tra  de' ve^ 
seovi  di  TercaUi,  Cremona  e  Piàoetosa  ^Corrado  fatr 
tìB  preodere  gK  esiliò  :  azione  riprorata  dallo  stesft0 
Wippooe,  eoo   dire:    Quac  rer- dkpiùuU  muitis^ 
$acerdotes  Chrisii  sin»  ju^io  damnaru  Ansi  «og- 
§^gn»  òhe  lo  stesao  re  Arrigo  ano  figliuolo  in  segre'*^ 
fo  detestò  la  rtsoluaone  presa  dal  packe  coalradelì-' 
r  arcivescovo  e  dei  tre  suddetti  vescovi,  persone  tall- 
io venerabili  fra  i  cristiani,  e  pur  condaniiale  e  pi>« 
aite  aenxa  processo  e  senza  nna  legale  sentenza.  AHri 
autori,  che  ri  ferirò  fra  poco,  mettcmo  |pnù  ttfrdi  {a  dts^ 
gf»zia  di  questo  prelato.  Fu  d«oqu0  oonsc^neto  l*ar» 
civesoovo  Eribestoa  /\>^^/ie  pa^arca  d'  Aquileta 
e  a  Corrodo  duca  di  Garintia  e  marchese  di  Vero- 
na^  «ccioochè  ne -avessero  buona  custodia.  Il  cóndus*- 
siiroesai  a  Piacente,  o  piuttosto  fuori  di  Piacenvi  ^ 
presse  al  fiume  Trebbia  sotto  buona   guardia  ;  e  in- 
tanto r  imperadore  se  n*  andò  a  Havenua,-  dove  cele^ 
brò  la  santa  pa$qua  nel  dì  io  d'  aprile,  con  ìspedire 
i  suoi  messi  a  far  giustizif  p^.  tHtto  il  r^guo»  Nel  di 
5  di  maggio  del  presente  anno  si  Iroora   Ermanno 
urdveicoi^^  di  Cobnia,  dia{)eriorditt«^^ai||0^'  au- 


JL  t  V  6      XXXXYU.  08 1 

fasto  tieU?  m  {tacito  (i)  nel  boE^o  à^  Arbut  del 
contado  dì  Sioìa.  Va  altro  pbclto  teàii«ro  nel  4\ 
j^mo  di  marzo,  per  tMttmeataazft  di  Girolamo.  Ro«- 
«f  (2),  irrigo  ed  2^  mesgi  deU^ioiperador  Corrado 
nel  territorio  d^  Osittio.  > 

Meatre  soggiornaTa  esso  augasto  in  Ravenna,  gli 
Yeune  la  disga$to«a  nuova  die  Eriberto  «rcif  esooTo 
<tt  Uilano  era  fuggito.  Wippone  aerure  thè ,  potto^ 
900  de*  familiari  dell*  arcivescor»  nel.  di  lui  letto^  in- 
gannò Le  guardie:  e  in  questo  mentre  Eriberto,  trave- 
stilo e  aaiito  aopra  un  cavallo,  che  gli  fa  eondotfetf, 
ipronò  forte'  finché  iti  in  sicuro.  li  Cronografi»  sasso*- 
ne  {3)  attribuisce  il  colpo  ad  un  monaco  che  solo  era 
stcto  lasciato' ti*  servi  d*  esso  arcivescovo.  Ma  po«  bene, 
die  {^  fede  in  questo  si  possa  prestare  a  Laadoilt» 
seniore,  storico  milanese  di  questo  secolo.  Secondo 
lai  (4)9  Eriberto,  che  ben  conosceva  la  ghiottoneria- dei 
Tfidesdii  e  quanta  parzialità  avessero  pel  viào,  sped^ 
con-  buone  istruuoni  un  suo  fedele  alla  badessa  di 
s«  $isto  di  Piacenza,  per  concertare  la  maniera  di  ri* 
mattersji  in  libertà.  Inviò  essa  ^rareiiréscoTo  venti  some' 
di  varie  carni  e  dieci  earra  di  diversi  squisiti  vini.  Può- 
e^tf^e  che  fos^sero  meno,  e  certo  non  occorreva  tanto 
albispgno.  Fu  &tta  una  sontuosa  cena:  tutte  le  guardie 
eb()H9i^pchiarono  ben  bene;  il  sonno  c^  ronfare  tenne 
dietimo  ai  votati  bicchieri  ;  e  nel  più  proprio  tempo 
Tar^  vescovo  00  la  colse  feliceaienle  con  tvovMre  in  Po 
una  har^  (serata  ehe  il  condusse ia  salvo»  Amvato 

(0  Aotìq.  Ital.  Dissert.  J'a.    _ 

(2)  Hobens  fitiiior.  Rav^hn.  Uh.  5. 

(B)  €lironogrtt|>hi»  Sax,  apud  Eesardam. 

(jblA9Nki}l«iSaaiorffist.dIedioi.lji*««a9;el  seh^ 

Digitized  by  VjOOQlt 


02  AÌHWALl  0  ITALU 

a  Milano,  non  si  potrebbe  esprimere  la  gioia  di  quel 
popolo  :  segno  ch^  egli  era  ben  ? eduto  e  stimato  da 
tuiti.  Ma  neppur  si  può  dke  quanto  afi&nno  e  rabbia 
recasse  ali'  augusto  Corrado  la  foga  d^Eriberto.  Tosto 
immaginò  la  ribellione  di  Milano,  né  s^  ingannò.  Corse 
culi'  esercito  suo  ad  assediare  quella  dttà,  città  forte  di 
mura  e  di  torri,  città  ricca  di  popolo  e  popolo  riso- 
luto di  difendette  £no  all'  estremo  il  suo  pastore.  Te- 
desi  ampiamente  descrìtto  queir  assedio  dal  suddetto 
Landolfo  seniore  ;  sappiamo  da  Wippone  é  da  Er- 
manno Contratto  ,  ch^  esso  durò  non  già  per  tutto 
qiiest^  anno,  né  pel  susseguente,  come  scrisse  il  Cro* 
nografo  sassone,  e  prima  di  lui  V  autore  degli  Annali 
dlldeseim,  ma  solamente  poche  settimane.  Perciocchtè 
Milano  si  trovò  osso  troppo  duro,  si  andò  intanto  sfo« 
gando  la  rabbia  tedesca  sopra  le  castella  e  ville  di  quel 
territorio.  La  terra  di  Landriano  specialmente  rimase 
un  monte  di  pietre.  Nel  di  delP  Ascensione  fecero  una 
vigorosa  sortita  i  Milanesi,  e  nel  fiero- combattimento, 
per  attestato  di  Arnolfo  (i),  fra  gli  altri  un  nobile  te- 
desco (  forse  quel  nipote  delP  imperatore  di  cui  parla 
il  Suddetto  Landolfo  )  et  Wido  italicus  marchio^  sin 
gnifer  regius^  inter  ntecUa  tela  confixi  sunt.  Proba- 
bilmente questo  Guido  marchese  era  uno  degli  ante- 
nati della  casa  d'Este,  e  fratdlo  del  marchese  Alberto 
A%%o  /,  progenitore  d^  essi  Estensi,  per  quanto  ho  io 
detto  altrove  (2).  Di  lui  si  ha  memòria  in  uno  stru- 
mento deir  anno  1 029,  accennato  dal  Guioheoone 
nella  storia  genealogica  della  real  casa  di  Savoih.  Ora 
accadde  che,  trovandosi  Timperadore  Corrado  nel  sacro 

(1)  Arciulf.  Uistor.  Aledió].  I.  s.  e.  i3. 
W  AnlicLiià  Esumi  P.  1.  c*^.  i3., ^Google 


A  ir  ir  o'    vxnru.  SS 

3k   dcAU  peotefioite  alT  assedia  di  CorbettA,  casuUo 
poco   datante   da  Milaoo,  alf  ìn^prorviso  s' alxò  un 
tMBp<Mrale   si  fiirioso  di  pio|^,  gm^upia  e  fiolfmoi, 
che  aadarono  per  terra  totle  le  tende  deU^  esercito  (i), 
e  vi  restò,  oltre  a  molti  uomini,  estinta  una  prodigiósa 
qoantità  di   cavalli  e  di  armenti  ctCn  ssbalordinlento 
luùf  ersaXe  di  tutta  T^arinala.  Fu  creduto  miracoloso 
un  si  funesto  acddente,  e  che  s.  Ajtobròsio  in  questa 
maniera  liberasse  la  città  (a)  e  rarcivesoovo  dair  iagìu- 
sla  perse^maione  di  Corrado.  Cèrto  dì  più  non  ci  y^lk, 
perefaè  V  imperador  veggendo  si  conquassata  Tarmata 
sua,  si  ritirasse  a  Cremona.  Io  non  so  beùe,  se  priMa, 
o   dopo  r  assedio  suddetto,  .ovvero  se  esso  duran- 
te, i^  arcivescovo   £ribertQ  bcessie  una  spedizÌQne  ad 
Odonp  cottie^  ossia  duca  di  Sciampagna,  cioè,  a  quel 
medesimo  ohe  avea  disputato  il  regno  della  Borgogna 
air  augusto  Conado. 

i-  Certa  è  la  spedizione  per  attestato  di  Glabro  Eu- 
dolfo  (5),  degli  Antnali  d'  Ild^eim  (4),  e  d'  altri  auto- 
ri. Esibivanor  questi  legaU  bmbardi  il  r^gno  d**  Italia 
ad  esso  Odone,  il  quale  intanto  volendo  profittare 
della  lon^nanza  d^Mmperadore,  con  una  possente 
armata  entrò  nella  Lorena,  prese  il  castello  di  Bar»  e 
lece  un  mopdo  di  msJi  dovunque  arrivò.  YoUe  la  sua 
di^grav^f  cbe  Go^eìòne  duca  di  Lorena,  con  forse 
grandi  ito  ad  incontrarlo  gli  diede  bat^glia  elo  scon- 
fisie,  eouTtstaf  trucidato  il  medesimo  0^ne«<Sta- 

(i)  Wippo  in  Vita    Codraili   Salici.   Chronograplius 
Saxo  ArDQir.HÌ8l.  Mediol.  Landblf.  Senior  Ilist;  Mediol. 
(a)  SigeiMrttts  in  Cbronico. 
(5)  Glaber  Hister.  lib.  3.  cap.  7. 
(4)  Annales  HildesheUn* 

MUElTOnX,     TOI..    XXXV.  Digt.e'dbyGoOgJ^ 


54  AHITALI    D^  ITALIA 

vano  aspettando  gli   aoobMciatori  italtetii  V  etilo  di 
quella  guerra,  per  fer  calar  esso  Odone  in  Italia:  al 
ehe   si  moatrava  egli  dispoatissivio.  Ma  inteso  il  ano 
miserabil  fine,  e  perdute  tutte  le  sperante  riposte  In 
lui,  se  ne  tornarono  indietro  colP  allSizione  dipinta 
neMoro   ?olti.  Peggio  ancora  ai  medesimi  avrenoe. 
Impereioechè,   siccome  abbiamo  dal  Cronografo  sea^ 
ftone  (i)  e  dalP  Annalista  sassone  (a),  Socrus  Heri^ 
Ttkcmni  SueiH}mm  ducis^  Legatontm  convtntum  re-- 
schit^  missisgue  satelUtibus  suis^  omnes  simul  com* 
prehensos^  reigue  vtrUatem  cùf^essos^  imperatori^ 
ubi  in  puhlico  con9entu^  eisdem  praeneminatis  tribus 
eptscopis  praesentibus^  consederai^  transmisiU  L9 
suocera  di.Erimanno  duca  à\  Steria  etn  Berta  vedo- 
va  del    ili .  Maginfredo  mitrchese  di  Susa,  e  sorella 
de^marchesi  Vgo^  Alberto  A%%o  I\Quido^  antenati  deU 
la  casa  d'  Este,  siccome  ho  dimostrato  altrove  (5)<  I 
tre   vescovi   accusati  furono,  siccome  già  dissi,  quei 
di  Terceili,  Cremona  e  Piacenza,  che  perciò  ebbero  a 
patire  Tesilto  in  Germania.  Ma  già  s'è  veduto  colPauto- 
rità  diWippone,iipiù  acreditato  storico  delle  imprese 
di  Corrado  augusto,  esser  questo  già  succeduto  pri- 
me, e  che  irregolare  fu  la  lor  condanna,  e  dispiacque 
fino  al  re  Arrigo  figliuolo  del  medesimo  imperadore» 
il  quale  augusto  per  far  dispetto  alP  arcivescovo  Eri^ 
berto  diede  neir  anno  seguente  la  chiesa  di  Milano 
ad  un  canonico  di  quella  cattedrale  per  nome  Am*' 
hrosio^  e    pare  eziandio,  che  il  facesse  consacrare  in 
Eoma.  Male  nondimeno  per  questo  ambizioso  cano- 

(t>  CbroBographos  Saxo  apod  lieibnitionk. 
|2)(  Amitlisla  Saio  apod  Eccardom. 
t^>  Ànticbità  Estensi  P«r.  h 

■    DigitizedbyVjOOQlC 


^    If    N    O      MSXXYII.  55 

oicov  perchè  mai  arrirò  a  vedere  in  quella  cattedia; 
e  t  Milaaesi»  che  tenoero  sempre  saldo  per  Erìbertu, 
devastarono  tutti  quanti  i  di  lui  beni  (i).  Tenne  papa 
B^jtecktto  a  rìtrorar  Corrado  in  Cremona.  Fu  rice- 
vuto oon  grande  onore,  e  dopo  aver  trattato  de^  suoi 
afiari,  se  ne  tornò  a  Roma,  senza  che  apparìsea  il  mo<- 
tivo  di  questo  suo  viaggio^  se  pur  non  fu  quello  che 
ci  additerà  Glabro  alP  auQo  seguente.  Passò  V  impe- 
radore  la  state  nelle  montagne  pei*  ischi  vare  il  sover- 
chio caldo  di  quest^  anno,  sul  finire  d^  esso  venne  a 
a  Parma, 'dove  solennizzò  la  lesta  del  santo  natale.  Ma 
in  questa  città  ancora  avvenne  la  solita  calamità  di 
cui  sarà  permesso  ai  Tedeschi  di  dai^e  la  culpa  ai 
cittadmi,  e  a  me  <£  credere  che  provenisse  dalla  poca 
disciplina^  avidità  o  bestialità  allora  de'  medesimi  lor 
nazionali.  Nello  stesso  di  del  natale  s*  attaccò  rissa 
fra  essi  Tedeschi  e  i  Parmigiani.  Ti  restò  morto  Cor- 
rado coppiere  dell^  imperadore.  Perciò  fu  io  armi  tut- 
to r  imperiale  esercito,  e  col  ferro  e  col  fuoco  infierì 
coolro  della  aiisera  città.  Tolle  inoltre  V  imperadore, 
cessato  che  fu  V  incendio,  che  si  smantellasse  una 
•gran  parte  delie  mura  della  ci^à,  onde  imparassero  i 
popoli  italiani  a  lasciarsi  mangiar  vivi  dagli  oUramon- 
Sani.  Con  tali  notizie  oon  so  io  accordare  ciò  che 
«erive  Donizone  con  dira  (i),  cbe  T  imperadore  Cor- 
rado ^sediò  Par^aa,  ^  che  gli. furono  uccisi  alcuni 
de'  suoi  pìft  cari.  Percrjy  ordinò  a  Bonifa%io  marche- 
se di  Toscana  di  accorrere  colle  %ae  truppe,  per  espu- 
gnare r  ostinata  città.  Appena  comparve  egli,  che 
cadde   il    cuore  per   terra  ai  Parmigiani,  e  corsero  » 

(i)  Wippo  ÌD  Vit.  Conradi  Safici. 

^)  Danilo  in  Vit.  Malild.  Kb.  ^.  cap^yG^^ogle 


56  AVVALI    D^ITiLLFA. 

buttarsi   a'  piedi  dell'  imperadorc.    toscii  Banifauo 
giurò  fedeltà  ad  esso  augusto,  il  quale  ordinò: 
....  .  (fuecl  Marchia  serviet  ipsL 

E  air  incontro  Corrado  anch'  egli  giurò  éì  con- 
servar la  vita  e  la  dignità  dhsque  dolo  al  m^deiimo 
Bonifazio,  cosa  veramente  insolita,  di  mo^do  che  lo 
stesso  poeta  soggiugne: 

NulliiS  dux  unquam  meruit  tamf adderà  cultu. 
In  charta  scriptum  jusjurandumfuit  istiid, 
*       Pare  che  Donizone  avesse  sotto  ^i  occhi  la  «ar- 
ia di  un  tal  atto.  Ne  si  vuol  tacere  che  in  <}uesto  an- 
no trovandosi  lo  stesso  imperadore  in  Canedolo  jux^ 
ia  flumen  Padi  (i),  nel  dì  3 1  di  marzo  confermò  i 
suoi   privilegi  ad  Itoìfo  vescovo  di  Mantova.  Inoltre 
fece   quella  legge  spettante  ai  feudi,  che  si  trova  fra 
le,  longobardiche   e  nel  libro  quinto  de'  Feudir  La 
data  d'essa,  da  me  scoperta,  è  tale:  F  kalendas  ju- 
nii^  Indici.  V^  anno  dominicae  Incarn.  IHXXXFIII 
(  cosi  dee  scrivei-e  MXXXFII ,  o  qui  è  adoperato 
r  anno   pisano  )  ,    anno    autem  doràni  Chuonradi 
regis  XII  1^  imperantis  XI.  jictuni  in  ohsidiont 
Mediolani.  Confermò  il  medesimo  Augusto  almonintc- 
ro  di  s.Teoneslo  del  Trivigiano  i  suoi  beni  e  privile- 
gi  con  diploma  (2)  dato  //  idus  julii^  anno  domini* 
cae  Incarnationis  MXXXFII,  Indictione  V,  anno 
aiUem  dofnni  Chuonradi  secundi  regni  XHI^  impt^ 
vii  XI,  Actum  Feronae  ad  sanctum  Zetionem, 

(i)  Anliqait.  Italie,  Dissertai  11. 

(2)  Antiqui l.  Italie.  Disserlat,  3o. 


,y  Google 


A  ir  H  o     ìsxxxvitu  3'7. 

I 
(  CRISTO  MzxxTiii.  Indizione  vt. 
Anao  di  (  BENEDETTO  IX,  papa  6. 

(  CORIUDO  li,  re    di   Geitnania  i5, 
imperadore  la. 

Cessato  il  rigore  del  verno,  marciò  nella  prima*» 
vera  di  guest*  anno  V  augusto  Corrado  per  la  Tosca- 
na alla  volta  di  Roma  coli*  esercito  suo.  Se  vogliamo 
credere  a  Glabro  (i),  ebbe  bisogno  della  di  lui  ve- 
nata Benedetto  IX  papai,  perchè  alcuni  de""  baroni 
romani  tramavano  congiure  .ed  insidie  contra  la  di: 
lai  vita.  Sed  nUnime  vaìente^^  a  sede  tamen  prò* 
pria  expuUrtmt,  Tarn  pra  hoc  re,  quam  aliis- 
ùuoknter  patratis^  imperator  iìlue  proficiscens^ 
propriae  illum  sedi  .restituii,  Miun  altro  autore  ab-' 
biamo,  che  parli  di  questa  cacciata  e  restituzione  di 
esso  pontefice.  Quivi  fece  che  il  papa  fulminò  la  sco- 
manica  contia  di  Eriberto  arciyetcovo  di  Milano. 
Ma  altro  recipe  ci  volea  che  questo  per  guarire  quel- 
la cancrena.  Eriberto  co**  Milanesi  tranquillamente 
s^mtò  a  difendersi.  Passò  dipoi  Corrado  a  monte 
Casnno  (2),  dove  da  que^'monaci  gli  fu  rinfrescata  la 
memoria  4e*  tanti-aggrav)  e  danni  recati  al  loro  im- 
periai monistero  da  Pandolfo  IV^  prìncipe .  di  Capua, 
con  disprezzo  dell*  angusta  sua 'maestà  :  lamenti  an- 
che molto  prima,  portati  al  di  lui  troiK>.  Per  questo 
area  già  spedito!'  imperadore  a  Capua  i  suoi  legati, 
con  intimare  a. quel  maWagio  principe  il  risarcimento, 
e  la  restituzione  di  tutto  ai  monaci  cassinesi.  Si  trovp 

(1)  Glaber  Hiit.  fii>.  4,  cap.  8. 
(a)  Leo  O.Uen5ÌJ,  lib.  2,  e.  65.   ,,^_,  Google 


5S  Airif ALI  D^  ITALIA 

indurato  V  animo  di  Pandulfo  nell'  antica  malizia  : 
'  laonde  Corrado  dopo  essere  stato  a  monte  Cassino^ 
passò  Qolle  armi  alla  volta  di  Capua  nuova,  e  v^enlrò 
nella  vigilia  della  pentecoste^  cioè  nel  di  l3  di  mag- 
gio. Erasi  ritirato  Pandulfo  hella  forte  rocca  di  s. 
Agata,  ma  per  tornare  in  grazia  dell'  imperadore,  gli 
fece  esibir  trecento  libbre  d"  oro,  e  per  ostaggi  una 
figliuola  e  un  nipote  :  offerta  che  lu  accettata.  Poco. 
nondimeno  stette  a  scoppiare  che  Pandolfo  tuttavia, 
macchinava  delle  novità  per  la  voglia  e  speranze  dì 
ricuperare  la  città,  subitochè  se  ne  fosse  partito  Cor- 
rado. U  perchè  esso  imperadore  col  parere  de^  prin- 
cipali di  Capua  diede  qUel  principato  a  GaaUnario 
IV ^  principe  di  Saleao^  cioò  ad  un  principe,  a  c^t 
non  mancassero  forze  per  sostener  queir  acquisto* 
Cosi  tolta  la  speranza  a  Pandolfo  di  rientrare  in  ca- 
sa, egli  dopo  aver  lasciato  Pandolfo  /^suo  figlino-, 
lu  con  buona  guarnigione  nella  rocca  suddetta,  se  ne 
andò  a  Costantinopoli,  per  implorare  dal  greco  au- 
gusto ajuto  o  di  gente  o  di  danaro.  Ma  prevenuto 
Michele  allora  imperadore  dai  messi  spediti  da  Guai- 
mario,  in  vece  di  soccorso,  il  mandò  in  esilio,  dove 
stette  finché  s^  udì  la  morte  deF  imperadòr  Corrado. 
Ad  intercessione  ancora  d^  esso  Guaimario  rangosto 
suddetto  diede  V  investitura  del  contado  df  Aversa  e 
Rainolfo  normanno.  E  perche  era  andato  crescendo 
il  corpo  de^  Normanni  a  oagion  d^  altri  che  andavano 
di  tanto  in  tanto  sopravvenendo,  con  esser  poi  insor- . 
te  dissensioni  fra  i  vecchi  stabiliti  in  quelle  contrade, 
e  i  nuovi  venuti  (i)  :  Corrado  colla  soa  «ntorità  le 
troncò,  o. compose.  Ma  intanto  sopravvenuta  la  bot- 
ti) Wippo  in  Vit.  Conradi  Salici.       r-       \ 

'^^  DigitizedbyLiOOgle 


A  ir  IV  o     xxxxf  in.  S9 

Iwte  state,  entr4  li  ^te,  oppure  una  ferree  epìde- 
ima  nall^  esef  cito  imperiate,  io  maoiera  che  b  morte 
cotriBéiò  a  mietere  seosa  ritegno  le  TÌte  4e^  tolcbtl 
tedeschi,  a??ezzi  a  clima  troppo  diterso.  Questa  dsi- 
arreotiira  ^ace  afiGrettar  i  p^ssi  deli^  imperadore  Cor* 
rado,  dappoiché  egli  ebbe  £Hta  una  visita  a  Beoe- 
▼ento,  per  tomaneoe  io  Germania  ;  ma  coU^  armata 
sua  mardava  del  pari  il  malore  con  fiera  stra^  dei 
minori  ed  anemie  de^  ms|^ori.  Fra  qoesti  ultimi  spe- 
daUneote  fa  compianta  da  tutti  la  morte  di  Cunì* 
childa  regina,  nuora  d^  esso  angusto  (i),  a  cui  tenne 
dietro  T  altra  di  .Sn'uianfio  duca  di  Svei4a,  figliastro 
dell^  imperador,  perchè  nato  in  prime  none  dali^im- 
peradrice  Gisla.  Noi  vedemmo  <}uesto  principe  dive- 
nuto anche  marchese  di  Susa  pel  suo  matrimonio 
eoo  uoa  figUoola  del  già  marchese  Ma^nfreda^  cioè, 
secondo  tutte  le  verisimigU^n^,  con  Adelaide  prin- 
cipessa di  gran  setuio,  e  ornata  di  rare  virtù,  la  qua- 
le è  certo,  per  testimoniansa  di  san  Pier  Damiano  (3), 
che  ebbe  due  mariti,  e  ohe  sotto  il  dominio  d^cssa 
phtrew  epi$copabmiiur  antisHUt.  Restò  perciò  vedo- 
va esca  Adelaide,  e  d^essa  avremo  oeoattuo  di  ripar- 
lare andando  innanzi.  Né  vo^  lasciar  di  dire  che  Tim- 
perador  Corrado  oell^  andare  in  quést^  anno  a  Roma 
si  trovò  P'JI  kalendas  martii  ad  viam  ìTinariam 
{  Tivioa)a  )  in  c^mkatu  Lueensi^  siccome  costa  da 
no  suo  diploma  da  me  dato  alla  lu«e  (5),  e  spedito 
in  fii^ore  del  capitolo  de**  canonid  di  Lucca.  Yedesi 

(1)  Hermano.  Coalraclus  in  Ghron.  Annal.  Saxo  apod 

Eccard. 
(a)  Petras  Damiani  Opasc.  18.* 
(3)  AoUquik  luU..  Ui^ert  4o.  e»,i;j,Google 


4o-  AimàLl   »'  ITlLÌl 

ì)  medesimo  Angusto  dipoi  XIII  kaìènd.  apri^g^- 
anno  dominicae  InàarnatianiÉ  MXXXF'III^  Im' 
dictione  VI^  anno  domni  Chnonradi  regni  XIIH^ 
imperii  XIII  (  si  dee  scrivere  XI  ),  jiixta  Perii*' 
siìim  in  monasterio  sancii  Peìri  :  come  $*  hft  de 
un  altro  diploma  da  me  pubbKcato,  e  confermatorio- 
dei  beni  del  monistero  di  s.  Sisto  di  Piacenza.  Staiw 
do  poscia  esso  angusto  in  Benevento,  nonis  junH  di* 
quest*  anno,  regnantis  quartodecimo^  imperanti^ 
ierliodecimo  (  dovrebbe  essere  duodecimo  ),  Indi' 
elione  sexta^  confermò  i  suoi  privilegi  al  monistero' 
di  monte  Gassino,  come  s^ba  dalla  storta  cassinese  del 
padre  Gattola  (i).  Abbiamo  ancora  un  diploma  sno 
dato  in  fiivore  della  Badia  di  Firenze  (2)  X  kalendas 
augusti  deir  anno  presetite,  anno  regni  Xlf^^  im*^ 
perii  XII I^  Vidaìianae^  doè  in  Fiadanà^  oggidì' 
del  contado  di  Mantova.  Come  ancor  qui,  e  come.ifi* 
altri  due  sopraccennati  diplomi,  a^  incontri  P  anno 
XIII  detr  imperio,  quando  allora  correa  solamente 
r  anno  Xll^  lascerò  esaminarlo  ad  altri.  Abbiamo 
inóltre  due  placiti  tenuti  in  YiTinaja  nel  contado  dì* 
Lucca  da  Cadaloo  cancelliere  deM*  imperadore  (5), 
intus  curie  domnicata  domni  BonifiUii  marchio' 
ei  dux  per  data  licentia  domni  Conradi  ^  impe^ 
raioris^  qui  ibi  oderai^  ociavo  kalendas  mariii 
deir  anno  presente.  Se  dice  il  vero  uno  strumento 
che  sono  per  riferire,  mancò  di  vita  in  quest^  anno 
Ingone  vescovo  di  Modena,  e  gli  succedette  (ircii- 
herto^  il  quale  non   tardo  a  fare  un  contratto  con 

(i)  Gattola  P.  1.  Hi)].  Casin,  Access. 

(a)  Bollar.  Gasinens*.  T.  a.  Conslit.  86. 

(3)  Anliquit.  ItaL  Disserl.  6.  et  9«  ed  by  Google 


▲  ir  V  t>    unnxTm.  4< 

JBontfazio^  appellato  ivi  marchia  et  dux  Tusciae  (i)^ 
dandogli  a  livello  tre  corti,  cioè  Ba%ani  cum  castro 
et  capeìla  sancii  Stephani  ;  Lhiciani  cum  castro 
et    capeìia   sanctorum    martyrum   Adheìberti    et 
Antonini  ;    et    sanctae  Mariae    in  castello    cum 
recka  et  ecclesia^  ec.  Dal  chempre  più  s^  intencle  se 
che  le  corti  aDticamente  abbracciarano  uq  buon  ter- 
ritorio con  parrocchia,  e  sotente  con  castello.  Diede 
air  inéonlro  il  marchese  Bonifazio  in  proprietà,  e  a 
titolo  di  donazióne  al  vescovato  di  Modena  tre  corti, 
cioè  di  Gavelìo^  forse  quella  che  è  oggidì  sul  n^iran- 
dólese;  di  Panzana  cum    castra  et   capella;  e  di 
Ganaceio  colla   porzione  a  lui  spettante  de  castra  , 
et  capella  infra  eodem  castra  in  hanare    sancto-^ 
rum  martyfum  Geargii  et  Resmi  (  forse  Erasmi  )  ^ 
t  iaoltre  vari   poderi  nelle  pievi  di  Pulinago  e  di 
rauca  Pelago^  cum  racea^  quae  nominatur   Flu-^' 
menalbó^  ec.  ascendenti  alla  somma  di  millecìnque- 
oento   }ugeFÌ.  Le  note  cronologiche  sono   queste  : 
Chuanradus  gratia  Dei  imperator  augusfus^  anni 
imperii  ejus  hic  in  Italia  duodecimo^  XV  Jlcàlen- 
das  actabris^  Indictiane  sexta^  continuata  sino   at 
fine  deir  anno.  * 

Era  ne^  precedenti  anni  insorta  discordia  fra  i 
due  fratelli  saraceni  Abulafar  e  Àbucab  governatori 
della  Sicilia  (a).  Si  venne  air  armi,  ed  Abulafar  su- 
perato ebbe  ricorso  a  Michele  imperador  greco  per 
ottenere  soccorso.  Prese  quelP  augusto  pe^  capelli 
questa  congiuntura  per  {speranza  di  ritorre  ia  Sicilia' 
ai  Saraceni,  e  con  una  buona  armata  spedi  in  Italia 

(1)  Ibidem  Dissertar.  36* 

(2)-Cedrcn.  in  Coropend.  Hblor.^^^^^^  Qo^^I^ 


4^  ASSAU  V*  ITAUA 

oltre  a  Miehde  Duciano  e  Stiano  pa|Jri%  waàm 
Giorgio  MuniacOy  (aoioso  gcperalf  ct^'  armi  de^  Gr#^ 
ci  io  questi  teippi.  Costoro  uiùrowà  ai  loro  eser<;ito 
quanti  Longobardi  e  NormaoDÌ  poterono  allettare 
con  ingorde  promesse  a  quell'impresa,  e  passarono 
io  Cicilia.  Felice  tu  il  loro  ingresso  oolla  presa  di 
Messina,  e  poi  di  Siracusa,  dove  specialmente  sì  di* 
stinse  GuglielmXf  figliuolo  di  Tancredi  d'  Altanllft^ 
venuto  dalla  Normandia  a  cercar  fortuna  con  altri 
Normanni  in  Puglia  (i).  Le  sue  prodezze  gli  acqui* 
starono  il  soprannome  di  Ferrodibraccio,  Intanto 
venuto  dair  Africa  un  gran  rinforzo  di  gente,  i  Sara* 
ceni  siciliani  formarono  un^  armata  di  circa  cinquan* 
tamila  combattenti.  Maniaco  andò  coraggiosamente 
colla  sua  gente  ad  assalire  quegP  infedeli  al  fiume 
Bemata,  e  diede  loro  una  gran  rotta,  alla  quale  ten-* 
ne  dietro  la  presa  di  tredici  piccole  città  di  quelPtso- 
la,  colla  più  bella  apparenza  del  mondo  di  ridur 
tutta  la  Sicilia  birubbidienza  del  greco  augusto.  L^au- 
tore  delia  Vita  di  san  Filareto  monaco  siciliano,  che 
fiori  in  questi  tempi,  racconta  (a)  che,  oltre  alla  bra- 
vura de'  Greci,  anche  un  vento  gagliardo  che  soffia- 
va in  feccia  a'  nemici,  servi  a  mettere  i  Saraceni  in 
rotta,  e  che  il  governator  saraceno  di  Sicilia  se  ne 
fuggi  ignominiosamente  con  pochi  de^  suoi.  Àveano 
coloro  sparsa  per  la  campagna  gran  copia  di  triangoli 
acuti  di  ferro,  sperando  di  rovinar  la  cavalleria  dei 
Grecij  ma  erano  ferrati  in  maniera  i  cavalli  greci, 
che  punto  loro  non  no  eque  V  insidiosa  invenzione 
de'  nemici,  la  quale  sappiamo  che  in  altre  guerre  fe- 

(i)  Goafrid.  Malaterra  Hist.  1.  i.  Leo  Ostiensti  1.  4* 
(2)  Vita  s.  Philaret,  in  Act.  Sanct,  ad  diem  YL  aprilis. 

Digitized  by  VjOOQlt 


A  ir  11  o    imviii.  4^ 

sf»'(i)^4Q  qvmdMm^  si  troova  ne^  isontorni  dì  qu«l 
qioaift^ro.UgiqiiaM  Trasmondo  muMhem^  ìì  quà^ 
Uy  a  mio  cradare,  fov^Daia  allora  la  maroa  di  Ct^ 
merino,  esaeadodiè  ia  ^ta  marca  ara  compreso 
quel  monUUro<i  :S«  ciò  è  vero,  dovea  essere  maa*^ 
calo  di  vita  qaeU^  Ugo  duca  e  marchese  die  vede»* 
^mo  all'*  anno  loaS.  In  una  earta  delP  anno  loSé  <ia 
me  pnbUicalar  (3)  si  Uuova  domna  Wilki  inclUa  ea* 
miiissoj  relkim  quondam  domni  Vgo  glorio§issimoi 
quifuit  dux  0i. marchio.  Questa  fusoa  moglie» 

(  CRISTO  Mvxix.  IndbÌQtie  tu. 
AoiKi  di  (BENEDETTO  IX,  i>apa  ;. 

<  AaaiGO  III  re   dì  Germania   e  di 
Italia  I. 

Fu  questo  l' ultimo  anno  della  vita  deir  imp^ 
radar  Corrado*  Aveva  egli  fatto  un  viaggio  nd  re^. 
gno  della  Borgogna  ,  dove  que'  popoli  accettarono 
per  loro  re  V  unico  di  lui  figliuolo  Arrigo*  Trovaa** 
dosi  poi  in  Colonia,  confermò  ed  accrebbe  i  privilegi' 
tiàlngone  vescovo  di  Modena^  con  cui  il  crea  oootie 
di  Modena.  Il  diploma,  già  accennato  dal  Sigonio 
setto  il  presente  anno,  e  da  me  dato  intero  alla  luce,, 
ha  le  seguenti  note  (5)  :  Daium  XFII  kalendas 
apriUs,  anno  donUnicae  Incarnatìonis  MXXXF'UJf 
JndicUone  VII,  armo  autem  domni  Chuonradi  ré^ 
gni  XIIII,  imperii  XIL  Aciwn   Colonia* .  Ha  io 

(1)  Chron.  Cafturieose  P.  U.  T.  U.  Rer.  Ital. 

(2)  Antiq.  Ital.  Dissert.Gv  ^ 

(3)  Ibidem  Dissertata  71.  n       \ 

Digitized  by  VjOOQIC 


44  '         AMWALl  1>''rtA%lM, 

frooyo  qui  àegV  intoppL  Pare  lalkt^  P  amiO)  e  che' 
si  4eggìa.  scmere  MXXXFIIU^  e  cosi  P  inlèse  \¥ 
S^Diò.  fifa  v^  ba  anche  ckll-  errore  negli  anni  del* 
regno  \  e  quando  ù  volesse  questo  d(|>loiiaa  riferire^ 
air  anno  precediate,  Corrado  allora  ombrava  In  ita* 
Ha,  e  non  già  in  Colonia.  Oltre  di  che  quando  sus-» 
si&ta  la  carta  additata  nell^  anno  precedente,  era  già 
auccedato  Guiberto  ad  Ingont  nel  vescorato  di* 
Modena^  prìma  delPanno  ptesehte  loSg^  Però  che 
dee  dire  di  questo  diploma  il  saggio  Jettore  ?  Ito  po- 
scia Tiinperadore  Corrado  ad  Utrecht  nella  Frisia  (i), 
quivi  celebrando  la  festa  della  pentecoste,  fu  sorpre- 
so da  dolori,  che  nel  lunedì  seguente,  cioè  nel  dì  4 
di  giugno,  il  cottlussero  al  fine  de^  suoi  giorni.  Era 
^anzi  stato  eletto  e  cotonato  re  di  Grermania  il  sud- 
detto Arrigo  IH  suo  figliuolo,  soprannominato  il 
nero  a  cagion  della  barba,  e  come  suo  successor  fu 
imiDediatamente  riconosciuto  da  tutti.  Una  curiosa 
noveiiai  cominciò  ad  avere  spaccio  nel  secolo  susse- 
guente intorno  alla  persona  d'  esso  re  Arrigo.  Goti- 
firedo  da  Viterbo  partì  che  fosse  il  primo  a  darle  cre- 
dito (a)  Eccone  per  ricreazion  di  chi  legge  un  tran- 
sunto. Caduto  in  disgrazia  di  Corrado  augusto  un 
Jjupotdo  conte^  si  ritirò  colla  moglie  a  vivere  inco^ 
gnito  in  una  capanna  in  mezzo  a  una  selva.  .Questa' 
favola  passata  poi  in  ItaKa,  fu- applicata  in  altri  ter-* 
mini  ad  alcune  nòbili  case  dagP  impostori  geuealogh- 
sti.  Ora  accadde  che  Corrado,  smarrito  nella  caccia,* 
giunse  a  quel  tugurio  una  notte,   e  vi  prese  riposo. 

(i)  Wippo  in  vita  Conradi  Sàlici.  Hermanous  Cònlracl. 

in  Chron.  Annales  Hildesheim. 
(a)^Godefridiis  Viterbieasis  in  f  «nth. 

Digitized  by  VjOOQIC 


'  ▲  V  ir  o«   Mxxuz.  45 

Nello  $tesso  tempp  partorì  la  moglie  di  Lapido  na 
masobiQs,  e  Corrado  al  seiairlo  Tagìre  intese  uoa  ?aee 
dal  cielo,  che  |;li  dbse  :   Corrado^  questo  Jatwiulìo 
sarà  tuo  genero  ed  erede.  Levatosi  per  tempo  V  Im- 
peradore,  ordinò  a  due  snoi  amigli  di  prendere  quel 
iKimbino  e  d^  ucciderlo.  W  e)>bero  compassione,  e  il 
lasciarono  rivo  sopra  di  nn  albero.  Passò  di  là  un 
certo  duca  che  il  prese  ed  allevò,  e  veggendolo  cre- 
scer in  bellezza  e  senno,  V  adottò  per  figliuok).  Do- 
po alcuni  anni  guatando  V  imperadoee  questo   giovi- 
netto, gli  venne  sospetto  che  fosse  il  medefimo,  di 
cui  evea  coviandata  la  morte,  forse  perchè  seppe  co- 
me era  stato  trovato  dal  duea  ;  e  con  apparenza  di 
volerlo  onorare,  V  arrotò    fra^  suoi  cortigiani.  Un  di 
poscia  scrisse  air  imperadrice  Gisla   una  lettera,  in 
cui  gli  ordinava  di  fame  immediatamente  uccidere 
il  portatore,  e  le  diede  al  giovinetto  Arrigo  con  ordi- 
ne di   presentarla  in  mano    d'  eèsa  Augusta.   Andò 
questi,  ma  addormentatosi  per  viaggio  in  una  chiesa, 
il  prete  d'  essa  adocchiata  quella  lettera,  gliela   tolse 
di  saccoccia  ed  aprì.  Per  compassione  il  buon  prete 
pe  scrìsse  un'*  altra  con  ordine   air  imperadrice  che 
alla  comparsa  di  quel  giovane,  immantinente  gli  des- 
se in  moglie  la  comune  loro  figliuola.  Andò  il  giovane, 
^eoza  nulla  sapere  delP  carato  dal  prete,  e  presen- 
tata la  lettera,  non  tardò  a  divenir  genero  deir  impe- 
jsdore.  Bel  suggetto  per  una  tragedia,  purgato  che 
fosse  da  vari  inverisimili,  ma,  per  conto  della  Storia, 
avrenimento  inventato  di  peso,  essendo  fuor  di  dub- 
bio, secondo  V  autorità  dì  piò  scrittori  contempora- 
nei,  che  Arrigo  III  nacque  da  Corrado  e   Glsla 
augusti  -,  ed  ebbe  due  mogli,  V  una  CunichUde  mor- 


46  A !f ITALI    D**  ITALIA 

ta  nelfanno  precedente,  e  poscia  udranno  io45 
j^gnese.  figlinola  di  Guglielmo  duca  di  Poitters. 
Benché  poi  non  fosse  costume  di  contare  In  Italia 
gK  anni  del  regno  italico,  né  delP  imperio,  se  non 
dopo  le  coronazioni  :  pure  mi  prendo  io  la  libertà  di  - 
cominciar  qui  V  epoca  del  di  lui  regno  in  Italia,  al 
vedere  che  una  carta  riferita  dal  Campi  (i),  e  scritta 
in  Piacenza^  ha  queste  note  :  Anno  db  Incarna- 
tione  Domini  MXLlf^^  anno  regni  donni  Henrici 
rex  hic  in  Italia  quanto^  nono  Icalendas  apHlis^ 
Inàictione  XII^  il  che  fa  bastevolmente  intendere^ 
che  almeno  i  PaTesi,  ed  altri  popoli  d*  Italia,  anche 
senza  la  coronazione  italiana  non  tardarono  molto  a 
ricevere  esso  Arrigo  IH  per  re.  Un^  altra  carta  pia- 
centina neir  anno  seguente  MXLV  h^a  V  anno  sesto 
del  regno  d^  Arrigo.  Così  nel  BoHario  casinense  {^ 
e  presso  V  Ughclii  (J)  si  truovano  dipìomt  dati  da  es- 
so re  alte  chiese  d^  ItaKa  colP  epoca  suddetta.  Ho  io 
parimente  pubblicata  (4)  una  lettera  di  Adalgerio 
cancellarius  et  missus  gloriosissimi  regis  Henri- 
ciy  cujus  9Ìce  in  regno  sumus^  a  tutto  il  popolo 
di  Cremona,  con  cui  gli  ordinava  d' intervenire  al 
placito  di  Ubaldo  vescovo  di  quella  città.  Contutto- 
ciò  potrebbe  essere  che  solamente  àH*  anno  susse- 
guente si.  desse  principio  aH*  epoca  dd  regno  d*  Ita- 
lia, cioè  dappoiché  Eriherto  arcivescovo  di  Milano, 
siccome  vedremo,  andò  a  rtaequistar  la  grazia  del- 
medesimo  re  Arrigo.  Kè  mancano  documenti  italiaiii 

<i)  Campi  Istor.  di  Piacenza  T.  L  Append. 
^2)  BnUariom  Casinense  Coastit.  89 . 
il)  Ughellics  llaU  Sacr.  T.  IV.  in  Fpiscop.  Berè^m,  * 
(4)  Antiqait-  Italie.  Disserta t.  71.  ' 


A  9  ir  o     aixzxxx.  47 

di  questi  tempi,  ne^  quaK  oiuDa  menzione  è  fdtta  dei 
regno  d^  esso  Arrigo. 

Avea  V  augusto  Corrado  portato  con  seco  in  Ger- 
mania un  implae^l  odio  contra  d^  esso  Erìberto,  né 
altro  potendo  fare,  area  incaricato  i  principi  d' Ita^a^ 
cioè  i  vescovi,  marchesi  e  conti  di  ht  aspra  guerra  a 
Milano.  In  fatti  alla  primavera  di  quest"*  anno  si  rau- 
narono  armi  ed  armati  da  varie  parti  per  eseguire  la 
di  lui  volontà  e  vendetta  ;  ma  punto  non  si  sgomen- 
tò Eriberto  (i).  Preparò  egli  buona  copia  di  muni- 
zione da  bocca  e  da  guerra;  chiamò  in  città  tutti  i 
distrettuali  dal  grande  fino  al  picciolo;  ed  allora  fu 
ch^egli  inventò  il  carroccio^  tanto  poscia  usato  e  de- 
cantato ne'  secoli  susseguenti  in  Lombardia.  Questo 
era  un  carro  condotto  da  buoi  con  un^  antenna  alza- 
ta che  aveva  sulla  cima  un  pomo  dorato  con  due 
stendardi  bianchi.  Nel  mezzo  v^  era  V  immagine  dei 
Crocifisso.  Uno  stuolo  de^  più  forti  gli  stava  alla  guar- 
dia, e  conducendosi  questo  carro  in  fnez7o  alP  eser- 
cito, colia  sua  vista  accresceva  coraggio  ai  combatten- 
ti. Di  molte  barufie  si  fecero  in  tal  congiuntura,  ed 
era  per  seguirne  peggio,  quando  all*^  improvviso  giun- 
ta la  nuora  della  morte  di  Corrado,  tutto  V  esercito 
nimico  si  levò  e  sbandò  con  tal  confusione,  che  ad 
alcuni  costò  la  vita.  Eriberto  ne  dovette  ben  cantare 
il  Te  Deum.  Abbiamo  da  Ermanno  Contratto  (a)  e 
da  Wippone  (3),  che  io  quest'anno  nel  dì  1 5  d*  otto- 
bre parimente  nnuicò  di  vita  Corrado  duca  di  Fran- 
eonia,  di  Carintia  e  d"*  Istria:  con  che  venne  eziandio 

(«)  Amalf.  Uist.  Mediol.  l.  a.  e  i6. 

(a)  Hermanus  Contractas  in  Chroaico. 

i^\  Wippo  in  Yit.  Conradi  SalicL   ^^^  Google 


4B  ANSALI   D*  ITAUA 

a  vacare  la  marca  di  Yerona.  Avrebbe  forse  potuto 
pretendere  ad  essa  Adalberone  che  prìvia  di  Itu 
r  aveva  goduta,  e  ne  fii  cacciato;  ma  anch^egli  pa^ò  il 
suo  debijbo  adla  natura  nell^  anno  presente.  Se  ad  alcu?* 
no  fosse  ne^  sei  o  sette  anni  seguenti  conferita  qu^ 
la  marca,  poi^  l'  ho  potuto  fìnora  scoprire.  Erano  n^ 
la  più  bella  positura  gli  afibri  de**  Greci  in  Sicilia,  e 
pareva  già  vicino  il  fortunato  giorno,  in  cui  queirisola 
nobilissima  res^s^e  libera  dal  giogo  de'^Saraceni.  Ma  la 
greca  avidità  e  superbia  tagliò  il  eorso  agli  ulteriori 
pogressi,  e  rovinò  anche  gli  acquisti  fatti  per  la  ca- 
gione che  son  per  narrare^  Gran  cosa  ave»  promes- 
so Giorgio  IQaniaco  ai  Longobardi  e  Normanni,  suoi 
ausiliari  a  queir  impresa.  Quando  si  fu  a  partire  il 
bottino,  anch'  essi  ne  pretesero,  come  era  il  dovere, 
la  lor  p^rte.  Nulla  poterono  ottenere.  Inviarono  Ar* 
doino  nobile  longobardo  a  Maniaco  per  farne  nuova 
istanza;  e  questi,  forse  perchè  parlò  con  troppo  calo- 
re, altro  non  riportò  che  strapazzi  e. bastonate.  Vo- 
leano  i  Longobardi  e  Normanni  correre  alP  armi  e 
farne  vendetta;  ma  il  saggio  Ardoino,  per  attestato  di 
Guaifredo  Malaterra  (i)  ,  li  consigliò  a  dissimular  lo 
sdegno;  ed  accortamente  ricavata  licenza  di  poter  ton- 
nare in  Calabria,  imbarcatosi  con  tutti  i  suoi  aderen- 
ti, iellcemente  si  ridusse  a  Reggio  di  Calabria  in  ter- 
ra ferma.  Allora  fu  ch^  essi,  preso  per  lor  capitano 
esso  Ardoino^  si  diedero  a  far  vendetta  delP  ingrati- 
tudine de'  Greci  con  devastar  tutto  quanto  potcicono 
delle  terre  possedute  da  essi  Greci  in  quella  provin- 
cia. Ma  Guglielmo  pugliese  (a),  Cedreno  ed  altri 

<i)  Gaaifrid.  Malaterra  Histor.  lib.  i. 
(a)  Gailielmus  Apulas  Bbtor.  lib.  i.  . 

Digitized  by  CjOOQIC 


no,  oifia  DfàMvauim^tt^tOiMGn^  io  Cogli»!  (« 
iii«AtmiB^!«tsi^  Aidoino^  |il  4a»lt  :*&  tf  qm  ioa  loo* 
IfQtelioQte.  Di  qulebhe  |>rtofii[^é  \à  rotini  dd  doorioio 
greco  io  ttalku  Riosd  006O10  io  ^ittl^  «odo  a  Gimi^ 
nwrio  //%  priodpoii  tSalicroote  jK  fiipoft(i)^  di  jot* 
tomettect  al  too  dominio,  edl^  aioto  dei.  NoAnimii  il 
ducato  dt  ^mo^'  IiOi9teiio  TieoiiooofeAiMito  dalia 
Grom<^Ua  d^AnMlfi(aK  da  cui  imparìamo)  lohe  esieo^ 
^  foggiti  «  Napoli  GiovOfiid  e  &r^  aoo  fìgUo,'  do- 
dù  dì  <|aeUa  dttà^  M^ntomi^  CrateU»  d^esao  Gioìtao- 
^,  ooflopò  qoel  prioaif>ato.  Ma  efaeodo  da  li  tf  quat- 
tro anm  rìtoroato  es#o  Giovanoi  da  Napoli,  dopo  aver 
prato  ed^cteeato  il  suddetto  Maotone,  tornò  a  coman- 
dar le  fette  f  per  poco  tempo  nondimeno,  perchè 
Guaimario  s^itttpadronl  di  quella  aUora  moko  rieca 
dttè.  La  tenne  egli  per  cinqufe  aaini  e  sei  mesi,  dopo 
i  quaU  Bfansone,  tuttoché  deoo,  ricoperò  qu4l  ducato, 
e  regnò  dipoi  altri  note  anni.' 

(  CRISTO  M«L,  lodinone  Yui*    .  1 
Anno  di  (  BENEDETTO  IX,  papa. 8. 

(  AKRIGO  m,  re.  ^i.iGermaoia  e  di 
Italia   2.       ,     ^ 

Fondato  sopra  V  autorità  di  GralTtno  Fiamma, 
scrisse  il  Sigonio  (3),  ohe  il  re  Ai:rigo  dopo  la  morte 
del  padre  fo  sollecito  a  spedir  ambasciatori  in  Italia  ad 

(1)  lieo  Ottiensis  Chron.  lib.  a,  cap.  65. 

<a)  Anliq.  Hai  T.  I,  f.  ati. 

(3)  Sigonias  de  Regfio  IIJiBae  Itb.  8« 

vimAYQBi)  voi,  im^  '  '4 

Digitized  by  VjOOQIC 


5«  AiniiK.i  1»^  ttà^tiir 

ròttfii   è^  ^egM  Uaìito  di  piiieiau  «'teOÉa^ttttiGiKift 
iti  afvveiiìM.  iSefiGd>rft'«'ipie  ptà^tféMmifo  «he  EcIbéM» 
«eroMse egH4» graEi» M noiy^re^fottiité,  e eheìl m^ 
ncggfto  ^^  «0riiii»iifé''MÌf^8&ttOipres#»le.  Merltaiv^ 
d*  essere  iftà  rilerile  le  perete '4eH^"Aiaf|a}i9Ca  Soito- 
ne  (t).  Dopa  «versegli  detto^ehe  Arrigo  eoleMmò  la 
pasque m^ iìagéleiniv  ^g^J^ ^  tefi v^e eeèi:  lUu&ètìam 
post  pas(^»metr^poUiéMUìpm$^Ì0ÌamènmJadimmens^ 
fi  ìde  ommp  sua  ìù&ntrùtf«^9Ìa^  fàak  pontra  imper»- 
tQrttn  Conrt^am  ejref^e^iD^,'  sàii^iéeiens^  ùOerwMim 
princ^wn  gràtiétm  regis  promBt^H^  et  iterum  ^jurcs^ 
nuMs  pacem  Jtdemque   se  serpaUamm  affirmavit:^ 
^k^Ué  tegéiH  iignppinain  proSéóutUS^  inde  ad  pa-- 
iriam  ctkntpaee  simulet gratta  regis  refi^a^U.  Per^ 
tanto  tefitoesempre  piùa  eiabitnrsiia  ItaHait  domi^ 
nio  èA  re  Arrigo  HI,  qnieatuiKiue  nea  rssti  memorie 
delle  £  lui  eleoieiie  io  re  di  Italia,  la  cpirie  è  da  €re«- 
dere  che  segoisse  in  gualche  dieta  de^prtncipi  io  Pat- 
rie o  Bel  precedente  anno,  o  nel  presente.  Troovast 
menaionate  endie  de  AraeHo  (a)  le  rìeoaciltaziooe  sud- 
detta, e  si  vede  presso  il  Campi  (&)  uàa  donazione 
fttta  del  so^^tto  arCtrescoyo  alla  badia  di  Tolla  sul> 
Piacentino  scritta:  arma  MXIày  domni  Henrici  regis 
primoj  nostri  auiem  arehiepiseopatus  XXII,  Indi* 
etione  VIII^  Acttim  in  Castro  Cassano.  Fa  egli  meo* 
zione  in  qne)  dbctnnento  dei  passati  suoi  traragKy 
e  riconosca  da  Dio  e  dalT  knèi^cessione  de^  santi  h^ 


(i)  Annalista  Saxo  apad  Ecoardom. 

^)  Amnlph.  Bist.  MadieL;!.  a.  e.  17. 

^)  Campi  IstoE.  di  Piacenza  T.  L  A^endL 


,y  Google 


A   VV    O      MXL.  5^1 

sHa  lib«raztotfé.  Ebbe  in  qaesl*  anno  il  re  Arrigo 
gueiTa  coi  due»  dk  Boemia,  ma  con  bvantaggio 
de'auoLSegaitarteo  intanto  i  Longobardi  i  Normanni, 
che  f  ^  erano  rtlirati  dalla  SidUà,  a  prendere  terre  e  a 
^r  il  guasto  nel  dominio  de*^  foeci  in  PngBa;  e  per- 
ciocché non  aTeano  alena  ticnro  ricovero  in  ^elle 
parti,  dopo  aver  jpresa  Meìfif  òstia  Meìfià^  nel  dì  di 
pasqua,  la  ibitificarone  in  maniera  da  non  temerà 
^  orgoglio  de^  Greci.  Leone  <is  ti  anse  (i)  scrive  che 
R^ittoìfo  Nonnaano,  conte  di  Averta,  con  patto  di 
aver  la  metà  d^  conquiste,  diede  aiuto  ad  Ardoino 
nemico  d"*  essi  Greci  con  trecento  de^snoi  Norman* 
tà.  Né  qui  tllermò  la  bravura  di  qnesta  gente.  Pre- 
sero anche  jrenosa,  A$coìi^  Lavello.  Abbiamo  inol- 
tre da  Lupo  protospata  (a),  che  nel  mese  di  marza 
jirgiro^  figliuolo  di  quel  Melo  che  abbiam  veduto 
capo  della  soUevaziou  dei  Pugliesi  contra  dei  Gìeci, 
assediò  Bari^  e  se  ne  Impadronì r  Ma  se  qui  andavano 
male  gti  aflfari  d^  Greci,  peggio  ancora  camminavano  lo 
Sicilia  (5).  Ripigliate  le  forze,!  Saraceni  aveano messa 
innerae  un^  armata  di  terra,  con  cui  sperando  di  riac- 
qmstar  le  città  perdute,  n  accamparono  nella  pianura 
di  Dcagina.  Giorgio  Maniaco,  virfeiite  generale  di  ter- 
ra per  r  imperadore  greco,  nulla  prezzando  costoro, 
presentò  lor  la  battaglia,  con  aver  prima  ordinato  a 
Ste&no  patrizio  ,  marito  d^  una  sorella  deir  impera- 
diice  e  general  di  mare,  di  star  ben  attento  colla  sua 
flotta,  acciocché  ninno  de^  barbari  fuggbse:  tanto  sì 
teneva  egli  in  pugno  la  vittoria*  Inatti  mise  in  rotta 

(i)  Leo  Osliensts  Gbron.  Kb.  2.  e.  67.  » 

(a)  Lupus  Ptolospala  in  Chronica. 

(3)  Cedren.'  in  Comp..  HUfor.      ^; .  j^  ^^ Google 


^2  AIWALI  b'  ITALIA 

il  Demico  e  ne  fece  buona  strage;  ma  il  gennai  mora 
eb^  la  foDtuna  di  falvanleoo  una  barchetta  per 
mare.  Per  questa  negligeusa  di  Stetoo  ai  trovò  ti  ir- 
ritato Maniaco,  che  il  regalò.di  qualdie  bastonata,  e  lo 
-Strapazzò,  chiamandolo  soprattottó*  uom  vile  e  trad!- 
tore.  Stefano,  che  stava  bene  alla  corte,  scrisse  colè, 
«Ile  Maniaco  macchinava  d' usurpare  per  sé  la  Sici- 
^U^Ty  e' questo  bastò,  perchè  venisse  ordine  di  mandar^ 
«lo.  W.  fèr^rt  eoo  Basilio  patrisno  a  Costantinopoli:  U 
che  fa  eseguito  con  restare  al  comando  deir  armi  il 
suddetto  Stefano.  La  dappocaggine  ed  avidità  di 
costui  diede,  campo  ai  Mori  di  riaversi  e  di  ricupera- 
re' a  poco  "tt  poco  coir  aiuto  degli  stessi  Siciliani  le 
città  e  fortezze  perdute,  a  riserva  di  Messina  che  si  so- 
stenne. Air  assedio  di  questa  città  con  tutte  le  lor 
kìTze  passarono  i  Mori.  Catalaco  Arabusto,  comandan- 
te della  piazza,  mostrando  timore,  per  tre  di  ntun 
movimento  fece,  di  maniera  che  i  Mori  notte  e  di  ad 
altro  non  pensavano  che  a  sollazzarsi  ii|*bere,  in  dan- 
ze e  in  altre  allegrie.  Nel  di  della  pentecoste  Amba- 
sto,  animati  i  suoi  alla  pugna,  diede  improvvisamente 
addosso  agli  assedienti,  colla  cavalleria  giunse  fino  al 
padiglione  d'  Apolafaw,  general  de'  Mori,  che,  colto 
colle  spade  ubbriaco,  mori  senza  saper  di  morire. 
Chi  de'  Sarac«4  non  ebbe  buone  gambe,  vi  lasciò  la 
vita*,  e  nel  bottino  sì  truovò  tanta  quantità  d'oro,^  di 
argeniKi,  perle  e  pietre  preziose,  che,  se  vogliamo  cre- 
derlo, si  misuravano  a  moggia.  Ma  con  tutta  questa 
fortuna  i  Greci,  per  mancanza  del  loro  generale^  nul- 
h  più  acquistarono,  e  Stefano  se  ne  fuggi  in  Calabria. 
Aggiunse  in  questo  anno  Guaimario  ,IV  ai  suoi 
principati  di  Salerno,  di  Capoa  e  d'  >^a^fi  ^anche  il 


A  il  n  Q    iftxt..  55 

ducalo  di  Sorrealo  (i).  Quaeto  al  re  Arrigo,  egli  in- 
terdisse a  Wàlderieo,  abate  del  montstero  cremone^ 
se  di  san  Lotefi20  lo  alienarne  e  livellarne  i  beni  senza^ 
Itceiusb  di  Ubaldo  vescovo  di  qaella  citta.  Questo  èra 
il  mestiere  di  mólti  ab^i  cattin  di  questi  tempi.  Fu 
dato  il  Optoma  (a)  XVI  kaUndas  /ebtuùrii^  Ìndi- 
elione  VII^  anno  MXL^  in  AuguHa^  per  coniigiio 
Kadeìoiy  episcopi  4itgue  eancethrii  nastlH.  E  però  di 
qoi  vegniamo  a  conoscane  «ebe  C^cle»290,  famoso  per- 
le sue  ribalderìe  Isella  Storia  ecdeskstìea^  dovette 
conseguire  il  vescovato  di  Parma,  non  già  néV  anno 
1046,  eome  volle  ri7gbclli'($),  md  beiairà  adf  anno 
precedente  loSg. 

(  CRISTO  MXLi.  Indti.  tt. 
Amo  £  (  EENEDETTO  IX,  papa  9. 

(  ARaiGO*  Uf ,  re  (fi  Germana   e   di 
■:     Italia  &.••   '  .;•.),'.. 

r 

Ecaln  qtriesli  tempi  sdòiìvolta  là  Viaggia  di.Co- 
stadrtinopoli'per  b  prepotenza  àétiniptt'adrice  Zoe^ 
che  fiaeeva  e  disfimevli  a  suo^tileÉto  gt' impettidori: 
e  però  andie  le  tnèndirisi  diftl^  iiiif  erio  greco  riseM^ 
vano  \  malori  ^ì  <ìapO.  'àl'gotetiio  deUa  Pugihf  e' 
Calabria  (4)  ^  *tA^  invltieo  Ooceana^  oJDi^lekianóy 
Catapano  deH'  angiuto  '  Mié^le  Pefiagonè^  <^^ìa 
qaest^anno  fini  i  si»oi  gioente  )àon  avere  pef  anecei-' 
sore  Michele  Oah/kta,  il  quale  durò  ben  pdeo,  « 

(i)  Leo  Ostienfit  Cbron.  1.  a,  e.  65. 

(^  Antiqait.  Italie.  Dissert  73, 

(3)f  UghdU.  l(d:  Saor.  T.  II.  in  E^iitoop.  f^arafeen^ 

(4)  Cedr^ai  ìa  Comp«nd,  Sist. 

Digitized  by  VjOOQIC 


54  knVkLl  IV*  ITALIA 

lasciò  r  impero  a  Costantino  Monpmaco^  Qufi$\o, 
Doceano  moriva  dì  rabbia  al  Tedtre  ì.  progre&si  étì 
Noraiansii  o«U9  PpgHa  (i),  e  però  feo«  qua&to  sfor- 
zo potè  per  desiderio  di  opprimerli  e  di  cpqciaipli  da 
Melfi*  Gli  era  anche  venuto  quakhe  riii&Nnot  di  f  en* 
te  dal  Levante.  Nulla  sbìgottSto  per  questo  wtfr- 
doino^  capitano  aUora  d^  ess^Jformanoi|  aduoò  anche 
egli  le  sue  truppe  ;  e»  quantùnque  troppo  ixUerioré 
di  genie  (2),  pure  intr^^damonle  veane  alle  mani 
coi  Greci  nel  mese  di  maitzo  presso  ai  fiume  La- 
bento,  e  toccò  la  vittoria  01  pocbiv  ma  valorosi.  AUo- 
ra i  Normauni,  per  tirar  ddlla  sua  gli  abitetori  dì 
quelle  contrade,  elessero  per  loro  eapo  ^leHoi/bf 
fratello  di  Pandolfo  IH,  prìncipe  allora  di  Beneven- 
to, e  arditamene  nel  mef e^  di  megg^o  presso  il  fiume 
Osanto,  e,  secondo  Cedreqo^ÌAX»VÌQMza49liÌP«Pi6so 
luogo  di  Ca^pe,  b*  azzuffarqiio  coir  esercito  greco,  e 
di  nuovo  lo  sbaragliarono.  Accadde  che  quel  mede- 
simo fiume,  dianzi  sedco,  allorché  i  Greci  il  passa- 
rono,, al  Ci  mf^owiso  si  gonfiò  d'  9icqu«  in  tal  guisa, 
che  dei  Gr^  ia  volalo  ^rìpaesaf e  pitSi.  n#:  limaeero, 
ivi  aOogitì,  che  iioa  erano  restati  tagMftti  a  ptizi  i^el 
campo;  dalle  8!pad:e  nemioho.  Seeiendo  Kiupo  ptoto- 
spa|0,"Docettno  si  salvò  io  43arì  :  j^o  che  Argiro 
ayea  rio^pérata  queUa  città  iCoo.  iwteUigeoza  dei  Gre- 
ci^ oppure  che  non  la  tentie.  Gvao  battano  fecero  m 
tal  cQogiutìtura,!  vittorioii  KonnaMi*  Sneoad^tte  pa- 
rimente in  quest^  anno  un*  altra  coosidii^tte  m- 
presa,  di  cui  parlerò  air  anno  seguente.   Ben  si  può 

(1)  Leo  Ostiensis  1.  2.  e.  67. 

(a)  bpp«s  Prolo5pata  in  Glironico,  GuillUaXUi' Apu- 
la» I.  I,  ..        .        , 

^^^  DigitizedbyVjOOQlC 


ciò  4a.4wcor4ia|  a  iicoffipni^^r.ìl^jl^Q^  a^miffU;  4fl 
al  sufsagVkfojL^.  appar^ft^lP  SVmW.  fi^^^^^l^^^^ 

pUaró  e  vMji|ai^9ró^Ì9ìoWa??M!<VJib^^^^  ^lOOH, 

aveano  ^  fi^i  q^p«i^l9r€^^4li|i^e]dijf>^l^^e^^ 
digita  «Ì4»fi4,?rap|j^9|eflrti;  rB||IU%lt%ta%!^:#«l*t. 
TavaM  i  miKti  ilpcf^olp;  iw»PTfKWf^ic«P::VWi> 
r  altwiple^e  j,9a!^4<>  ^<^tOjǤaftf|jaJqro;,ia^S^ 

piaga  d^^^4ip9^.Jf^e'w«^i  cW^nÌR^j^irjDPjp^t^,!  ^^ 

tp  air  aooo  io55  iwt\TO»Wo.Uitmi|«^r.l[Ìl»f^ 
poi  st.quatò  pe^  a^Qra^J^Ì  Ufli:j^Wl.wf^>W^o|ft 

tutto  i[l)afita0f|BPV^(<iO9jt^  ^j^W>t.ife\gP%l»\«R 
non,»!  Tol#v»lwwi^f9j^^»JÌW5.  fljiPi^  ¥<wi 

g«9m  taH^^^  aiifi^)i4d«iiM?K  «K.arw  ^ft*^  Kpte 

(i)  Arnalph.  Hiilpr^ M^^ft,!. ^;f i  »S*r^#ft*W^"» 

ed  by  Google 


sospettò  e  in  ^vàìk^tm  ài  per  xlH  pksòbk))  tttmott 
tutù  coftiwo'ttì^^éàràiéà^omkìóòpér  le  (^tte  i' 
per  Ib  strade  ixtk'  aépira  battàglia.'  Chi  itlT' «ptfrtò  e 
chi  dalfe  fioieiitiré'é  dai  tétti  combattere,  e  ainoltSssii- 
me^cètèfu'attaoieatò  ^  fbt^co.  Erd  di  troppo  étÉperio* 
re  H  ciuibero  delP  inferocito  popolò  :  riaonde  lùroi^o 
tìbbU|^iti  i  nobifi  a  éèrcaire  scampò'  con  ftigghTtene' 
dalla  città  insieme  colle  lor  ttiogH  etigliaòlfJ  Ei^tiris- 
i^escovo'  ErJb^tov  'rifendiè'  óòri  s!  of edeissè  cB*  egli 
fe^ròi^e  U'partiti^  dèlEà  ^écdis^  et*  nòbili,  ^ólti^ 
dè^')]iMÌi'  él^ano  ^nd^'t^isàlli;  gic^cÒ  ^ene  ahch^'ègli 
4  dorarsi  àiòr 'di  Mléno^.'Sièboiiii!'  àj^j^aris^  da  uhi 
dò<mmeBeo  dt  tee  dato  aDélaòe  (i),in4aest**'amio  si 
tf  uòVa  bel  ftondèho  M  ni'o;gUe  di  Bonijfatto  ^duca  e' 
na^cà^  di^Tbscaiit','  Beatrice  contessa^  la  quale  è 
dèlta^j^Slùi  fàòifikm  Fìréikirici^  senza  specificare^  cò- 
iti^ ^  il  èi^stiime,  chtt'iiio  p^re  ioM'duàa.  Ut 
benché' ijuieilà^Éai^  si  dica  Scritta  ^ÀtiH^atinò'i^  In- 
càffmti&hé'Boiitìtà  'nomi  Jeèu  Chrisìi  inmèHtd& 
4wadtàgèsìln<Ppp^Hi>^^  die'XilI  marta ,  ^ore  è  di- 
^tosav  peluche' ifé^ita  Vlndiuone  decima^  è  però 
o ^  atìtfo  'è^'fà&ato^  e  sarà  il* seguente  ;  ovrero  1^  iodi« 
wohe  hada-eéisére  la  ik^itàrCodftrmò  in quert* ann^r 
ii^ré 'Irrigo  ^ù^i  diritti  %  banfi  dellèl  ebiesa  d^  Asti  a 
Piéi^&  iàèsd^o^lfUàtXk  dt^  con  di(>lòma:  (a]i,  dato 
Pil  iàu^fiì^U(i^nùW>'Jóihi^àe^Incarnatì(m 
M^Ali  €Hdiàtìo^WÉÌt(^^Àte^vtltt  FilN^ 
thmo  JtoikHi  JSfem'kfìi^$t&i&  teghi,  orSinétìonh  èfur 
Xni^  tìgM  J]R'  .^^kii^ '4ft^  jtqtìvégtàrU  fàìtitià. 

(i)AtìlKiuit;  Italie. ^0l«eiftM/ 41: 

(2)  Ughell . Ital.dterv Ts 4.' itt'IÉpiseo^.  Asteni. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  »  9  O      MtLl.  '5; 

Con  altre  diploma  parimente  concediette  il  contado 
di  Bergamo  ad  Ambrosio  s^scovo  di  qaefta  città  (i) 
noni$  aprÙis^  Indictioné  IX^  anno  domnt  tfenrici 
regnaniii  tl^  ordinatioriis  s^ero  ejus  XXIIl  (  scri- 
vi XIII),  A  cium  Móguniiati  Cosi  0  poco  a  poco 
fonainciaròno  i  vescovi  di  Lombardia  ad  acquistare 
anche  il  goterno  temporale  e  il  '  dtominio  delle  loro 
città.  Se  r  oro  faccia  tutto  oggidì,  noi  so  dire  :  allo* 
ra  certo  aveva  questa  virtù. 

(  CRis*ro  MXLii:;  indi'z.  x.       '  ' 

Aonto  di  (  BENEtìETTÒIX;  papa  Tp. 

(  IftRIGO  ni,  re    di  Oermaiiià    e   di 
Italia  4. 

BolKva  pfù  che  mai  fra  i  nobiirtisciti  "£  Milano^ 
e  il  basso  popolo  restato  padrone  delta  città,  T  odiò, 
la  discordia  é  la  j^uerra.  Ci.  assicura  Landolfo  senio* 
re  (3)  cliel  arcivescovo  EriheHo  si  tenne  neutrale 
in  si  fiera  congiUittura.  Ora  i  nobili^  avendo  tiralo 
nella  lor  fazione  i  pòpoli  'della  Martesana  e  del  Sé* 
prio,  si  fortificarono  in  sei*  terre  all'  intorno  della 
dttà,  e  ne  formarono  un  t>lpcco,  senza  permettere 
che  alcano  vi  portasse  dei  viveri  ;  né  giorno  passava, 
in  cai  non  segoilse  qttalche  badalucco,  '  o  combatti- 
mento tra  la  plebe  e  f  fuonisdtiV  con  mortalità  con- 
tinna  d*  amendné  le  parti.  6od!  se  tàTun  cadeva  nel- 
le mani  del  nemico!  non  iscansàva  la  morte,  '0  un&L 
pri^onia  |>eg^òf' ideHà  tnorté.  Aveva  il  gt'eco  angusto 
JKidiek  Fq/iagòne'fìAmtk  di  mériré'  richiamato  dal* 

(f)  Ibidem  in  Eiscop.Bergtotnéns.  '        * 

(a)  Landolphoi  senior  HÌ9t;'Mediolaiì.!,  a.  e.  s6. 

ed  by  Google 


58  AWàu  D*m(.iA. 

r  Italia  Doce^no,  ossia  P4.1cj|;i^pQ,  ^^  c^Bf^o^jì^ 
cooosciato  per  inutile,  aozi  dannoso  maestro:  di 
guerra  (i),  eia  sua  vt^  inviato  in  Puglia  un  figliuo- 
lo di  Bugialo,  soprannominalo, .  per  qfianto,  s^  h^ 
dair  Ostiense,  Exofigusto  o  ^n/ione^  secofido  i| 
Malaterra.  Costui  seco  condusse  un  numeroso  stuolo 
di  Greci  e  di  Barbari  ;  ma,  venutq  a  battaglia  nel  pre- 
•cedente  anno  coi  Normanni  a*  di  5  di  settembre  sotto. 
Monte  Filoso,  o,  come  vuol  Cedreno,  in  vicinane 
di  Menopoli,  non  ebbe  miglior  fortuna  del  suo  pre- 
decessore. Restò  ivi  con  una  memorabile  sconfitta 
tagliato  a  pezzi  quasi  tutto  V  esercito  ^uo.  Fu  ^to 
prigione  egli  stesso,  e  donato  dai  Nomanni  ad  j^te^ 
noljb  lòr  capitano,  il  quale  ne  fece  traffico  coi  Greci, 
e  ne  ricavò  una  buona  somma  d^  oro  :  anone  nondi<* 
meno,  «he  Irritò  non  poco  i  Noripanni,  e  fu  cagione 
che  gli  levarono  il  baston  del  comando.  Abbian^ 
dal  protospata,  che  Ardirò  barense,  figliuolo,  del  ce- 
lebra Melo,  fq  in  queft^  anno  dichiarato  princpppi 
et  dux  Italiae^  cioè  della  Pug|lia,e  Calabria;  ma: 
senza  dire  chi  gli  desse  questo  titolo^  cjoè  se  i  Grr^^ 
o  i  Normanni.  Certo  è,  per  attestato  di  Giu^eUoa, 
pu^iese  (a)  e  di  Leone  ostiense,  che  i  Normam^i^ 
jirgiro  Meìi^ìium  sibi  praejicieni^s^  celerai  Apu* 
Uaa  €witates  partìm  yi  capiunty  partim  sibi  tfir 
hutarias  Jaciu(nt  Ma,  non  istareinp  molto  a  vederer 
questo  medesimo  Argiro  «  i  Normanni  unili  corG/r^ 
ci.  Intanto  Timperador  Michele  Ca/^£a,«ttceedutQi: 
a  BficheU  Pqflétgonc  nell'*  anno  addietro,  in^putan^ 
do  air  imperìzia  e;,  dappooaggin^  de^  capitani  Ì9  Sem 

(i)  Leo  Ostiensis  I.  a.  e  €17,  Lapos  Protospata  in  Ghron. 
(2)  Qaillelm«s  Apolai  Uh»  i* 

Digitized  by  VjOOQIC 


p^rcos^e  date  dai  Normanni  alle  arrnal;^  sne^J^I  ^^^r 
$Q  di  spedire  io  Italia  Giorgio  M/9^nlacQ  (\)^  eìoè. 
quel  medesime  che  vedemmo  dopo  le  vittorie  rippr- 
tate  in  Sicilia  fbandato  Jn  ceppi  a  Costantinopoli. 
Costui  venne,  uomo  superbo,  uomo  oltre  ad  .  ogni 
credere  crudele.  Appena  giunto  ad  Otranto,  trovò 
che  i  Normanni  erano  già  div^ifti  fkf droni  di  tutta 
h  Puglia,  o  r  aveaoo  divisa  ira  loro  (a)»  A  GugHd" 
n^  Braeciodiferro  era  toccata  la  cklà  d^  Ascoli.  Lu- 
po protospata  scrive  (S)  che  Guilìelmus  eUctus  est 
Comes  Materae»  A  Drogane  suo  fratello  toccò  /^e- 
nosa  j  %à  Arnolinp^  Lavello  ;  ^à  Ugo^  Monopoli  ; 
Tropi  a  Pietro  ;  Civita  a  Gualtiero  ;  Canna  a 
Ridolfo  i ,  a  Tristano^  Mofit^piloso, .;  „  Xrigpnto  a.d 
Erveo:  j4ceren%a  2A  -^scUttino  i  ad  un  altro  Rir 
dqlfp^Santo,  Arcangelo ;JdinerviiH>  ,%  P,qiq/fr/^o^ 
Aocbjs  Ardoino  ebbe  la  parta  sua.  E  Maifiol/o  coih^ 
te  di  A  versa  (^tteiine  la  città  di  Siponto  col.  Monte. 
Gargsmo,  Melfi  restò  comune  a  tutti,  città  diversa 
da  Amalfi.  Cosi  noi  miriamo  ^ndar  crescendo  a  gran 
passi  la  fortuna  e  potenza  >  de^  Normanni  in  (Quelle 
contrade.  Ora  Maniaco  diede  principio  alle  sue  im-> 
prese  con  impadronirsi  di  Monopoli  e  di  Mateiia.  Fin 
le  donne  e  i  &nciulU  furono  barbaramente  tagliati  ft 
pezzi,  né  si  perdonò  a^  mona<;i  ^  f)reli  :  tanta  era  \à 
barbane  di  costui.  In  questo  mentre  Argiro,  preso 
per  generale  dai  Normanni,  s^  impossessò  di  Giove-, 
naxxo,  e  per  ui^  mese  tenne  assediatai  la  città  di  7f9* 
^i.  Scrive  Lupp  protospata,  cbe  la  città  di  Bari,  r^ 

(ly  G*éMàili.r  GiuiWliatis  Aptthis. 
'  4a>  lfeA<HMensis  fi3niai.lib*dv^*^'    e.    r'    *: 
(3)  Lupus  Pretofpata  inChs^n. 

Digitized  by  VjOOQIC 


66.  AHHALI    D^  ITALIA 

i^ersa  est  ih  manus  iiàperatoris  nelP  sudo  presen- 
te. Non  «Intende  bene,  per  la  brevità  delle  parole  di 
quésto  scfittoi'e,  cóme  passassero,  quegli  affari.  Ven- 
gasi air  anno  seguente,  e  Vétrà  quaìctie  lume  a  que- 
ste tenebre. 

(  CRISTO  MXLiii.  Indiz.  XI. 
Anno  di    (  BENEDETTO  IX,  papa  1 1. 

'('AftìSlGÓ*  ìllVrV  di  Germama   è   di 
Italia  5.       •        . 

^  Daun  documento  da  me  pubblicato  (i),  noi  ri- 
caviamo che  Adalgerio^  cancelliere  e  messo  del  ré 
Arrigo,  tenne  un  placito  in  Pavia  nel  monistero  A  s* 
Pietro  in  coeto  aureo ^  al  quale  intervennero  Eriherto 
drcìQescbvo  di  Mitaido^  Rinaldo  ^eScòvo  di  PàVfa, 
Riupràndo  véscovo  di  Novara,  Litigerio  vescovo  di 
Comode  Adalberto  tonte.  Fu  scritto  quél  giudicalo 
anno  db  Incarnàtione  Domìni  nòstri  Jesu  Christi 
iniìiè€iinò  quadragesimo  tertio^  regni  vero  domni 
tìèinirici  regis  hic  in  Italia  F\  decimolerUo  Tca^- 
lendas  madias^  Indictione  undecima  Ma  dovrebbe 
essere  r  anno  IV  del  regno,  prendendo  il  principio 
dell*  epoca  sua  dalla  morte  di  Corrado  suo  padre. 
Tristano  Calco  e  il  Puricélli,  che^  fondati  .$u  questo 
documento,  scrissero  essere  in  quest*  anno,  venuto  in' 
Italia  il  re  Arrigo,  pi'esero  un  gròsso  at^baglio.  Quivi 
non  è  vestigio  alcuno  df  tal  venuta,  e  vi  si  oppone 
ancona  il  silenzio  delle  storie.  •Seguitarono  in  questo' 
anno  ancora  i  nobili  £aMriiseiti  milanesi  a  leiusre  blac- 
cata  la  città  di  Jffilatto,  coki'  sjiiccèderv  fre4uenU|sÌ0ìi 
(1)  Antiq.  IltUc..Diis^rt  G6.         - 

Digitized  by  LjOOQIC 


A  ir  ir  o     MXLiii.  Gì 

€onfiitU  fra  essi  e  il  popolo  di  quella  città,  da  cut 
yalorosamente  ti  resisteva  ai  loro  sforzi.  Non  men 
crudele  danza  continuava  nella  Puglia*  £ra  stato  bal- 
zato dal  trono  di  Costantinopoli  nelPanno  addietro 
Michele  Calafata^  e  in  luogo  suo  innalzato  Qostan^ 
tino  Monorrlaco^  che  prese  per  mojgUf»  T.  inip^radrice 
Zoe,  cioè  la  sconvolgitrice  di  quell^  imperio  (i)'.  Pas- 
sava un**  antica  nimieizia  fra  esso  Costantini  e  Giof- 
gio  Maniaco,  generale  in  Italia  òeW  armi  greche»  Pre- 
vedendo costui  la  sua  rovina  sotto  un  jmperadore  ^i 
mai  affetto  verso  di  lui,  parte  per  disperazione,  parte 
per  gli  stimoli  deir  ambizione,  $*  appigliò  ad  un^  art- 
dì  rissima  risoluzione  con  farsi  proclamare  imperador 
de*  Greci,  e  prenderne  le  insegne.  Cedreno  accen- 
na (2)  che  per  cagion  di  Romano  Duro,  suo  nemico 
e  prepotente  alla  corte  di  Costantinopoli,  Maniaco  st 
ribellò.  Infetti  l'  augusio  Monomaco  avea  spedito  in 
Italia  Pardo  protospatario  con  ordine  di  spogliar  Ma- 
niaco del  comando.  Ma  lo  scaltro  Maniaco  seppe  cosi 
bene  Care,  che  spogliò  lui  della  vita  e  delle  gran  som- 
me d^oro,  portate  da  esso  Pardo  in  Italia,  e  se  ne  servi 
per  regalar  le  truppe,  e  maggiormente  adescarle  nel 
suo  partito.  Abbiamo  poi  da  Lupo  protospata  (5), 
che  Maniaco  andò  sotto  Bari,  ma  noi  potè  trarre  alla 
sua  devozione.  V  era  dentro  Argiro  figUuol  di  Melo, 
che  né  per  minacce,  né  per  promesse  volle  indursi 
a  sottométtersi  a  lui.  Tentò  anche  di  guadagnare  i 
Normanni,  ma  non  gli  riùsci.  Tutto  questo  pare  suc- 
ceduto nell*  anao  precedente.  L^  imperadore  Gostan- 

(1)  GaiUelfliQs  Apnlos  Hisl.  lib.  I. 
(a)  Cedren.  in  Compend.  Histor. 
(3)  Lupus  Protospata  in  Cbrooico. 

Digitized  by  VjOOQIC 


62  AVNALI    d'  ITALIA 

tino,  a  cui  scottava  forte  la  nbellión  ^i  Kaniaco,  né 
trovava  mezzi  per  istnorzar  questo  fuoco,  si  rivolse 
acLch^ègli  ad  Argiro  e  ai  Normanni  \  ed  esibite  loro 
delle  ingorììe  condizioni,  e  massimamente,  come  si 
può  credere,  la  conferma  delle  loro  conquiste,  li  tirò 
dalla  sua.  Dall^  Anonimo  Barense,  dà  me  d^to  alla 
luce  (i),  SI  raccoglie  che  tennero,  ad  Argiro  lettere 
imperiali  Foederatus  et  Patriciatus  et  Caf apani 
et  F'èstatUs  (  forse  Sehastatus),  Portarono  anche  i 
messi  imperiali  dei  magnifici  regali  per  Argiro  e  per 
li  Normanni.  Tutto  avrebbe  dato  il  Klonomaco  per 
liberarsi  da  questo  competitor  deir  imperio.  Argiro, 
ch^  era  da  gran  tempo  air  assedio  di  Trani  ed  avea 
fatta  fabbricare  una  mirabile  torre  di  legnami  per 
espugnar  la  terrà,  tosto  indusse  i  Normanni  a  ritirar- 
sene e  a  far  preparamenti  in  favore  di  Costantino 
Monomaco  contra  di  Maniaco.  Scrisse  a  Rainolfo 
conte  di  Aversa  per  nuovi  aiuti;  e,  raccolta  un^  arma- 
ta di  settemila  persone,  tutta  genie  di  somma  bravu- 
ra ed  avvezza  alle  vittorie,  con  Guglielmo  Fèrrodi- 
braccio,  s*  inviò  in  quest"*  anno  alla  volta  di  Taranto, 
dove  si  era  chiuso  Maniaco,  non  osando  tenere  b 
campagna  contra  de^  poetiti,  ma  formidabili  Norman- 
ni. Taranto  era  città  fortissima  ;  prenderla  per  assalto 
si  conosceva  impossibile  5  uè  i  Greci  voleano  uscire 
a  battaglia.  Però  dopo  qualche  tempo  se  ne  torna- 
rono indietro  i  Normanni»  Saputo  poi  che  Maniaco 
se  n'  era  ito  ad  Otranto,  e  che  contra  di  luì  era  ve- 
nata una  flotta  greca  condotta  da  Teodoro  patrizio 
e  Catapano,  accorsero  anehe  essi  per 'terra  all'assedio  ! 
di  quella  città.  Maniaco,  reggendola  malparata,  ebbe 
(,1)  Antiquit.  Italie.  Dissert.  x.  *  edbyGoogk 


A   N  ir   O  KILIII.  €5 

la  fortuna  di  potersi  salvare  per  mare  e  di  andarse- 
ne a  Duraas^.  ISa  poco  darò  la  sua  buona  sorte, 
perchè  sorpreso  dai  soldati  *dell'  augusto  Monomaco, 
terminò  la  sua  tragedia  con  restare  ucciso-  in  quelle 
contrade  ;  oppure,  come  vuol  Cedreno,  benché  vin* 
cttore,  morì  di  una  ferìlaé  li  capo  suo,  portato  a  Co^ 
slantÌDopoli,.empièi  di  (^nsolanonei  tutta  quella  corte. 
Otranto  si  diede  ad  Afgiro,  il  qoale  d^po  questa  tm- 
l^esa  licen^i^  tutti  i  Sforminoli  e  «e  ne  tornò  glorio* 
so  alla  città  di  Bari.  In  quest**  anno  Ancora,  per  atte» 
stato  del  Dandolo  (i),  avendo  finiti  i  suoi  giorni  Ì9&- 
migfnco  Fìahanieo  doge  di  Tenecia,  gli  succedette  in 
qéel  ^TipéfAio  ^If&memco  Co!niaren&,  Concimiti*' 
nas  Augustus  fmnc  dn^m  moffistrali  i&^  doco^ 
ravH,  sono  fiarote  c^^io  Pandoro,  lignifìeMiti  fiké 
dal  gfco  «oguft*  fu  d^iaraK»  questo  doge  Mfùgisfer 
mHitam^  come  erano  i  èwAA  di  Hapoh^  cioà  genera* 
le  dT  armata^  Aapporm  T  llghelll  <!i)  b  fondazione  da 
tot  &tla  kk  qme9l^  anno,  imiMie  'Com  Domenico  pa^ 
iriareudk  Grado  e  con  Ik^menieo  i«9cen^,oKvo- 
lame,'  ossk  <£  Yeoeirìa,  del  nsonistero  di  s.  Niccolò 
én  lido,  am.  iyl  ordinare  ^r^io* abate.  Patsè^  in  que- 
#t^fl«nmslfo  atboodeiKXEfie'il  re  Arrigo  ITI,  con  pren^ 
dtiìe  per  iiM^i%  Mi  di  d^  OgntsséfnH  (5),  ^gne^e  fi- 
^iiipla  d|  ìGu^mhno  duó<%  dì  Pòltiers»  Niegti  Amiali 
d^fideaem»  (4)  si  parla  aU^«Riiio  seguente  di  questo 
lltto^  ma  eoo  erpore»  A  tali  nofeze  ài  nn  gran  con- 
fi), Di^«K  io  Chro»  T.  SJI.  E^r.  Itati, 
a)  Ughell.  ItaKSacr.  T.  V.  m  Veoet.  Patriarch. 
P)  Hercnaon.  Contractus.  Lamberlos  Scafaabargea»(K    * 

CbroD.  Aodegarenss. 
I4Y  Anoalcf  ffildesheira^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


1 


64  AViriLi  D^  it^:a 

corso  di  bu£fooi,  giocolieri  e  ciariatani,  latti  ej^eà^pr 
do,  come  era  V  uso  di  quei  secoli,  di  riportatile  de' 
bei  regalL  Ma,  Arrigo,  ridendosi  dì  quel  ridicolo  co- 
stume, tutti  il  lasciò, colle  mani  piene  di  mosche,  0 
ne  dovette  riportar  molte  maladiiioni  da  quella  ca- 
naglia, in^  insieme  molte  lodi  dai  buoni  e  stggi.^ 

(CRISTO  «XLiT.  Indizione  xii. 
Anno  di  (  GREGORIO  TI,  pepa  i. 

<  ARRIGO  in,   re  di  Gern^bh   e  di 
IlalmO. 

Per  tre  aimi,  te^ndo  V  aiieltató  di^ Arnolfo  stu- 
xico.  (i),.  ^rò  il  bloicetit  di  lfilapf>^  già  injtérapre^o  dai 
ttobtU  fiiorutcitf  contfo  la  plèbe  di  quella  opttà.  T«e- 
minò  «sf»  a  ^io  ci^ere  pinHoato  nel  |»esente  aimcs 
che  nei  precedente,  cof^e  si  figurò  il  Sìgonio.  Eocène 
la  maniera,  di  cui  si^m  te&iili  a  Landolfo  seniore  (a>, 
altrui  storico  milanese  di  qnesto  secolo.  Ereaifidottn 
per  si  lungo  contrasta  in  s^mme  miserie  c^eUa  nobil 
città,  perchè  troppo  scemato  il  popolo  à  ceigion  dei 
tanti  combattimenti  e  dellid  malattie  sbflbrté,  e  maaei« 
inamente  perchè  nn^  orrida  bme  era  suoeeduta  alla 
mancanza  de*  viveri*  Pareano  sdieletri  camminanti 
quei  che  erano  restati  in  vita.  Or»  Iiansone^  empitali 
di'  esso  popolo,  allorché  vide  tendente  d  precipìzio 
la  fortuna  de^  suoi,  né  rimaner  loro  speranza  di  soc» 
corso,  preso  seco  molto  oro  ed  argento,  segretamente 
se  ne  andò  in  Germania  ad  implorar  il  patrocinio 
del  re  Arrigo.  Il  trovò  molto  adirato  centra  di  Eri-' 
berta  arci^sco9o^  perchè  il  supponeva  autore  dì 
(i)  Arnolphus  Histor.  Mediol.  1.  e.  2.  i^ 
(2)  Lanrialphus  teoior  Hisfor.  Mediol.  I.  2.  e.  26. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Éf^'v  <K  imuxf.  65 

lh>ti^,-^écltè%ÌfAffi  aéM»  dMiauotifubMitB  pfù  agli 

ifcetèrénélhi^ìflè  d^MStoo  qùèttfbiìàila  cMsIK  te- 
dtesdil,  p^Gfnnse  il'  ré  Ai'Hgò  di  teiutanr  Ib  jplebé  contra 
d^nbUÌf^t  caiìM^  c|Vifthittl^é>p%^l(»l^  che  colesse 
lÀol^klafìé:  Attuilo'  aèèòtidénir  TiUhtùfméj  e  fu  de^er- 
■Hnmfo   il  tenb^  delfó  spedtzron'délP  arìnata.   Con' 
qnestè  buohe'nboW  tornato  a^BfHano  Tìtù\te  il  cuore 
in  corpo  ai  n^acifeo^  isòoi  seguati,  con  gàadto  iocre- 
dnift  d?  totCi^  e  coli  stia'gfai^  lòdél  Ma  questo  Xan-* 
zone,  siccóme  pèi-sonaggio  ben  jpróTtednto  di  scolio, 
tsà  amante  della  ^tria^  stette  poco  a  rtconostere  a 
che  pericolò  sr  esponesse  la  città,'  enonmen  la  fa- 
zione contraria  che  la  sua.  Forse  'anche  area  éonst« 
^ttftleàte  offeraté  tutto,  per  condurre  iftUa  pace  i 
nobffi  ostiniti J  Perdo  tegrétameiite'  s^  abbbccò  con 
alquanti   nobiB    faoraséitì  ;   e  rappresentato   loro , 
quanto  a  tnttr  pòtea  avvenire  pier  cosi  fiera  disunio- 
Bie,' non  trOTÒ  difficoltà  a  stalulire  una  btkona  pace  e 
concert  :  con  die  rientrarono  !  ttÀnVt  rn  Milano, 
cT  deposto  ogni  tf^rito  di'T«tiéefta,  attesero  si  t  gran- 
di chei  pjcdoli  a  tirete^pier  allora  con   buona  ar- 
monia, bencii^  poco  fosier^  disposti  gK  animi  delP  n^  ' 
Ite  parie  Vèrso  delP  altra.  Tal  fine  dsbe  quella  scan-' 
dalofa  disrcordla.  Conoscendo  Pappone  patriarca  di 
Aquile^,  quanto  fòsse   agevole  neHa    corruzione  in 
«H  ti  trotara  allora  la  corte  rom'ana  per  cagione  di' 
Un  papa  pieno  di  vizi,  V  ottenere  quel  che  si  vote- 
V*  (i)  :  tanto  s' adoperò,  che  ne  riportò  un  decreto, 
cbe  la  Chiesa  di  foedo,  benché  da*pi&  seéoH  smem- 
(])  Dandul.  in  Qiron.  T.  Xlf.  lUr.  Itti.  ^ 

MVAÀTOBI)    VOL*    XXXV.  DigitzedbyGoOgkg  i 


66l  4inrMi  nli'wàmJLs 

bratta  dovesse  riconoscere  per  soq  m^ropelitej^  4jl 
petrìarcfl  ^quib^Qf^NegU  ultimi  mw  acluo^e  del-^ 
V  aimo  pref eotet  p^rtalo^ii  con  gè i^tp  er|n»ta  a  Crredo,, 
diede  il.  leoco  %  quanto  vi  era  ^irbooao^  ed  appij^tOf 
con  barbarica  crudele  attaoe^  H  fqoqo  aUe  4ìhìese  ^ 
alla  oiuà,  eoelfoe  un  Mò,JJ(oì^meo  Contar^nOf 
doge,  ed  Or^o  p^ftr^ca.  dÀ  Gi^do^  <^oiiuupssi  ^  si 
empio  iosnlto,  ne  scrissf rp  lettere  assai  cald^  a  p^^^ 
Sen^detto^  e  spedirP9o  ,ap§os^  a  Roma  i  Ipr,  messi  ^ 
per  implorar  ^iiaslìzi^  e  ristoro*  Furono  trors^te  co^ 
buone  le  lor  ragioni,, che.  si  venne  nel  sinodo  romanp, 
ad  abolire  il  pri^vilegio  ^^rr^ttiziamente  ottenuto,  con. 
obbligo  di  restitUMre  il  ni^Uolto.  £d  allpr^  ii^doge  di^ 
Y^tfCieaia  si  studiò.^i  riiabbf  icare  T.abbajttuta  citt^  dt, 
Grado.  Tornati  cfne  furono  all^  lor  qase  i  Normanni* 
dopo. le  morte  di  M^iaco,  Guaimario  IF',  prin.ciper 
di  Salerno ,  e  di  Qapi^a,  mal  so^reudo    che  ^rgiro^ 
sotto  r  omb^a  dfl  greco,  imperadore  usasse  il  titolo  di,, 
principe,  di  Bari  e  ,di  daca^  d^ Italia,  determinò  di 
fargli  guerra.  Aveva  esso  Guaii^ario  pr^^sf»  U  titola^ 
di  du^a  di  PiigUe  fi  Calabria^  ^quasiché,  qnesto  gli, 
spinministrasse  diritto  sopi^  quelle  previncie^  Ora« 
avendo  egK  condotti   al  suo  soldo  i  Normanni  che^ 
efve^o  abbandonato  Argirp,^ortò  ^  sue  arpqi  contro 
della  Calabria*.  CU^sa,  ivi  facj^C;  pon,  si ,  sa.   (^upo.^ 
Pf<Uoispata  (i)solamente  nata  che  Quaimario  insiejm^, 
con  Gugli^hnQ  BracciodiferrOy  capo  de^  Normanni^, 
vi  fabbricò  il  castello  di  Squillaci.  Guglielmo   pugliq-; 
se  a^iugne  (2),  eh**  egli  pssò  coujqu^Ue  forze  sotto. 
Bari,  e  tì  mise   1'  assedio,  con  intimarne  la  resa  ad 

(i)  L  npq»  Prc^tef pala  in  Cbr^mico,    » 

(2)  Goilldmus  Apmlos  |iist.  Ilb.  a^  ^       r  » 

^  DigitizedbyCOpgle 


A   11  IV  «      tOLIV.  67 

Arf^re.  fifa  Ar|iro  facendo  buosa  guardia  aUa  dita) 
uè  vofeodo  cimentarsi  a  combattiiùenlo  alcun»,  il 
Jasdò  minacdar  quanto  Tolle.  Però  veggendo  Guai- 
mano  di  consumare  indamo  e  tempo  e  danari  intor- 
no a  quella  città,  d<^o  a^eir  saccheggiato  tutto  il  pae- 
se, st  ne  ritornò  indietro  colle  trombe  nel  sacco. 

'  Pati  una  fiera  confusione  e  burrasca  ìs  que- 
sta anno  la  Chiesa  romana (i).  Erano  arrivate  ai  colmo 
le  disonestà,  le  ruberie  egli  ammazzamenti  di  papa 
Btnedeito  /X,  in  maniera  che  il  popolo  romano  noa 
potendo  piò  tollerar  questo  mostro,  il  cacciò  fuori  di 
Homa,  ed  elesse  papa,  canonica  pannpemkntss  de» 
crata^  Gioranni  vescovo  sabinese,  che  prese  il  nome 
di  Sils^stro  II J*  Questi  comandò  le  feste  solamente 
tre  mesi,  perchè  colla  forza  de^  suoi  parenti  risorta 
Benedetto  IX  risali  sul  trono,  scomunicò  e  cacciò  il 
sustituito  Silvestro.  Ma  continuando  nelle  sue  iniqutv- 
tà  Benedetto,  e  scorgendo  più  che  mai  irritati  contra 
di' lui  i  Romani,  rinunziò  al  pontificato  con  venderlo 
sìaiuoittCamente  a  Giovanni  chiamato  Graziano  arct^ 
prete  ròmanoy  il  quale  assunse  H  nome  di  Or  ego» 
rio  VI.  In  questo  miserai^Ie  stato  cadde  allora  la  sanrtn 
Chiesa  romana,  non  per  la  prepoten/a  di  principe 
alcuno,  ma  per  la  disunione  ed  avarizia  del  popolt^ 
romano,  che  avendo  mano  néir  elezione  dd  papi,  fk- 
ciimente  sturbava  chiunque  del  clero  serbava  il  timo- 
re di  Dio,  ed  avrebbe  forse  saputo  canonicamente 
provvedere  al  bisogno  della  santa  Sede.  Sforzasi  it 
cardinal  Baronio  (2)  di  provare  che  Gregorio  Flbjt 

(1)  Vict.  III.  Papa  Dialog.  Kb.  3.  Herraanns  Contra- 
clHS  in  Chron.  Lee  OétiétKÌs,  Petrus  DailtHani,  et  alii. 

(2)  Barca,  iu  AiinaU  {i^cclesiast.         ^        J 

Digitized  by  V^OOQIC 


6$  Àwnéjtt  p^  ivftidA    ' 

rico&QSciftto  per  UgittioiQpap»^  e  bdito  damolllper 
le  tue  ?iriÙ5  né  qoesto  slm^Ue  ia  dubbia*  Uà  il 
p.  Pagi  (i)  pruofo  qhe  Grasi^nO)  cioò  Gregorio  Fl^ 
comperò  anch^  egli,  cioà  giiftooiacamente  aeqaistò.  il 
romaQo  pontificato^  e  cbe  per  non  essere  aui  prioei- 
pi  noto  questo  paccaminoso  ingresso  ^  a^ieildue 
que^  pepi,  fu  ad  essi  prestata  ubhidientt,  uè  ptr  qoe« 
sto  rimasero  eselusl  dai.catalogjbi  de^iomani  pontefici. 
Comunque  sia»  noi  fra  poca  .vedremo  che  non  tardò 
Iddio  a  sovvenir  ia^  Chiesa,  e  a  liberarla  dagli  scandaU 
con  darle  dei  legittimi  e  buoni  pontefici.  Gioverà  an- 
che alla  Storia  d'Italia  Taccennar  qui  (2),  che  venuto 
a  morte  in  quest^  anno  Goutlone^  ossia  Qoio\oi\^ 
dtica  delk  Lorena  inferiore,  lasciò  quel  ducato  a.Go- 
%eJino  suo>  figliuolo,. soprannominato  il  Dappoco.  Bfo 
il  re  Arrigo,  tuttoché  gUer  avesse  promesso,  conlerl 
quel  ducato  ad  un  Adalberta.  Non  seppe  digerir  que- 
sto torto  Gotlfrcda  il  Barbato,  altro  figliuolo  ^el  sud- 
detto Goxelone,  e  già  duca  della  Lorena  mosellanica 
ossia  superiore,  giovane  di  nobilissima  indole,  e  peri- 
tissimo delParte  militare.  Perciò  ribellatosi  al  re  Arrigo, 
fece  gran  guasto  e  strage  di  gente  fino  al  Reno,  non 
salvandosi  dal  di  Ini  furore  se  non  chi  si  rìAigtp  nelle 
forreeze,  o  si  riscattò  con  danari.  Noi  vedremo  questo 
principe  in  Italia  da  qui  ad  alcuni  anni  operator 
d^altre  imprese.  Finì  sua  vita  in  quesO  anno  Gebeardo 
arewetcow  di  Ravenne,  mentre  dimorava  nel  moni- 
stero  della  Pomposa  (5),  godendo  ivi  della  pia  con- 

(c)  Pagìus  ad  Annales  Baron>ad  hanc  annum. 
b)  Hermoanus  Gòotraetos  in  Cbron.  Annalista  Saxo% 
tìn  UermftQnQs  CentracHis  io  Ckroa.   Rubeus  Hltt. 
Ra  Tcan.  1.  5.  n        \ 

Digitized  by  VjOOQIC 


ukifo    taLT.  69 

mméàétkè  di  Giddo  ubate  yVi&tao  ^^ianta  vita. 
"IPu  occupata  qb^  diteaa  da  vq  certo  Widgero  ; 
sia,  siccome  rcdremo,  ne  decadde  dopo  due  anni.  Kè 
'fc^So  Jéadar  df  dire,  aver^Bennone  nd  suo  aìbaldo- 
Be*^*  iaiif|0«iCHPC'e«akìiU)it^:aH^ta'la  Blano  sopra  il 
mddtno  f^fèSene^MoIK^^  «be  s.^r  Dàioiaso 
Uiingieffed^mia  ^èelle  m%làmiaiébeÉiilicanitnteera- 
«o  Idavdoda^'ll  aecotò^iMl'profeiidodeirioienDo.  Ma 
^etacm-trovato  a' dì  nostri,  chiéonaati^i  docoaien- 
A  li*3pedeine  die  esso  SeM^ttoiX^  a  peracrasione  di 
A.'JiartoloiinDeo  «baie  di  Grotiaierrala ,  rinomiò  il 
pontificato,  ed' arando  prestito  r  abito  teonastico^in 
-quel  monMaro,  'attese  a  lar  penitenza  dei  suoi  ^li, 
rfinehè  J^io  il  diianiò  alP^ltravita;  e  però  non  meri- 
lar  lisée^^iitatilo sparla  del ^dofine,  e  di  penitente 
«h^^  'fti,!eel  «vuole  :^  credere  iixipeniteDte  e  dannato. 
^€>aasè  i^m.  f  SHXordinó  tali  notiiie  edie  parole  dette 
^  '  s/  Iieoné  fSL  papa  'prima  di  morire  neir  aovio 
XO&4  «Morpa-ad  lesso  Benedetta  IX,  io  kscerò*  che 
:Éltt-f  lo  jdecida.'!^9ta  fòrte  allo  scoro  la  ^Storia  itaKa- 
Bt  ie  eep&éoo 'ib -quesiti  tempi.' 

'      '  <  OKIftTOiWiti^. 'lodiaicftift  Kif. 
Anno  *(  O^GOMO  m^  papa  2.', 

<  AARIGO   lil  9  te  di  Oermanta  e  di 
italia  7. 

Sé  A  ha'a  presfar  fe#e  a  Gtxgliélmo  mslnitesbti- 
rtease  (r),  pepa^r^^orio^itrofò^i  i^istratti  ^  de- 
solati per  colpa  de^  suoi  antecessori  i  bsni  e  gli  stati 
4etla  Ghiaia .iffoiaasa^  èst  appeàaigli  restatala  %\- 
il)  WDielmtìs  Meìwwboricndc  fe*t,  Rtìg/Ati^sìs. 


^O  AiriCàLI   &*  VtkUk 

Vere.  Erana  sì  assediati  i  «iammini  dai  ladri  ed  assas* 
sìqì,  die  niun  pellegrino  osava  più  di  panare  a  Ro- 
ma, se  noQ  iu  buona  caro?aoa.  Le  obblaaioni,  che  si 
facevano  alle  chiese  romane  degli  Apostoli  e  Martiri 
yernvano  tosto  rapite  dai  potoati  scellerati.  H  pontefi- 
ce prima  colle  buone,  poi  colle  scomuniche  cercò  di 
metter  fine  a  tanti  abusi  ediniqmtà.  Nulla  valse  que- 
sto rimedio.  Uni  dunque  £inti  e  cavalU  armati»  the 
colle  spade  sterminarono  gran  parte  di  queUa  mala 
razza,  e  per  tal  via  ricuperò  molti  poderi  e  città  tol- 
te alla  Chiesa  romana.  Aperti  ancora  ed  assicurati  i 
cammini,  tornarono  i  pellegrini  a  frequentar  le  chie- 
se di  Roma.  Ma  i  Romani  awczù  a  vivere  di  rapina, 
non  poteano  sofiferir  si  fotti  regolamenti,  e  chiama- 
vano sanguinario  il  papa,  e  indegno  di  dir  messa,  e 
in  ciò  andavano  d^  accordo  col  popolo  ancora  i  car- 
dinali. Ma  io  non  so  che  mi  credere  di  questo  rac- 
conto del  Mahnesburiense,  al  vedere  ch^  egli  vi  attac- 
ca varie  &vole  intorno  alla  morte  di  questo  papa^  e 
un  lungo  ragionamento  di  lui,  che  sicuramente  è  fin* 
to,  e  resta  smentito  dalla  Storia.  Quel  solo  che  si 
pu!ò  credere,  si  è  il  muerabile  stato  delle  rendite  del- 
la santa  Sede  in  questi  tempi  si  abbondanti  d^  ini- 
quità. Cosi  li  trovò  anche  il  santo  papa  Leone  IX^  frar 
quattro  anni,  siccome  vedremo.  Sul  principio  di 
quest'^anno  diede  fine  a^suoi  giorni  Erihetio  arci- 
vescovo  di  Milano,  lodatissimo  dagli  storici  milane- 
si (i),  ma  chiamato  tiranno  dai  Tedeschi.  Ermanno 
Contratto  (a)  il  fa  morto  ueli^  anno   xo44  9  il  V^\ 

(1)  Landulfos  Hìstor.  Meaiol.  1.  IL  e.  3a. 
(3)  Hermanos  Contractos  in  Chron.      ^       . 

Digitized  by  VjOOQlC 


i-jcar-if-o-.  hm^yI'  71 

^^Ml^'  f9)'nè¥iof5.']fa  nel  -soo  -epititto,  die  dee 
meritar  piò  fedb^  éi  le^e:    '  ^ 
'  OBHT  ANSO  1K)II;  INC.  MXLT.  XTI.  DIE 
MEifSIS  JANTARII,  INDICL  Xni. 
Lo  stesio  ridnMHo  da  Landdfo  teifiore,  «torico 
WVanese  di  qttetti  letiiph  'Però  netl'  uttìlBo  suo  te* 
staroento,    riferito  dia!  suddetto  Fortcelif,  è  scrìtto  : 
Anno  ab  Incarnattone  Domini  ndSeshno  ^tuidra^ 
'gésimoquinio  ,  mense  dicewébrk^  Indiciione  XI  11^ 
si'  dee   credere  adoperate  r  èra  pisana,  che  anticipa 
di  hoye  mesi  T  anno  yolgaìre^  oppure  V  anno  nuovo 
*  cominciò  nd  natale  del -Signore.  Insomma  quel  te- 
stamento dee  appartenere  alFenno  1044)  ne^  cui  ul- 
ìstaì  mesi  cerreira  Tlnd^:  XIH.  Eli^il-corpo^  Eri- 
^  berlo  sepoltura  nel  «onfìBlero^  di  s.  IX^onisio,  da  lui 
fiiUmcato  ed  arricchito  fa-esso  «Uà  città  di  Milano. 
-Tenne  ildero  é  pòpolo' di  quella  éittà  aireleziooe  del 
successore^   e  per  «ttèstfito  di  Landolfo  seniore  (i) 
quaiuor   majores  crdihis  viros  sùpientes^  opiùnae 
vitae^  bonàéguefamaetlegenmi^  quièu9  ekctis  uni" 
i>ersmètivk0iìs  ordine^  ipsos  md  impetatorem  (  non 
era  enche  Itoperadore  )  Me^éricum,  qui  no^er  sur^ 
rexeratyfiOi^Uerque popàium  ipsum  a  màjorum  ma^ 
niBus  Mberbvérat^  Jumrtia  ciim  diUf^entia  diteXerunt. 
-Gth^nà  Fiamma  (3)  ttooDlna  quiBsti  quattro  eletti. 
'Ed  ceto  la  matterà  ehe  si  teneva  in  tempi  tanto  scon- 
certeii  dell^Italia)  efidrchè  ocGonrewrelezKMie  de*  ve- 
scéTfv  '^  lasciala  el  dem^  e  popolo  ntt'^oftihra  del- 
i'aniioo  diiitlo,  con  pf  rmelteré  foro  di  eleggere  e  no- 
minar quattro  personaggi,  une  de^qUalipoi  solerà' es- 

(i)  Puriceltids  Mònem.'  Basii.  Àmhrosiab. 

(2)  Un  Julfu«  Sealor  fiisU  MsdloUl  3^  e.  a«. 

'  ed  by  Google 


Ma  taior  succedeva  che  i  re,ed.tQipemdort9;r9)^Mii« 
<lo  gue&lo  ofd[n«,  el^^wiiio  ftiQr  4eg|i  ^^^ 
più  era  loTQ  injrado.  Giò«^pUQtoa.yypo|Eie^ìti  qinste 
laongmniuj^a, 

JrpT.aYa^ì,a^^  ^  a^rte  in  ,GjBr«ia^ì«  fityi^iif 

Velate.,  Til!^:  ^,^1  .>|ilanetp,  ,uo|aip   di  ii^a  4^,  ^pep 

guaajo  |a^ci^  wcitlo  ^à^jj^ji^Q.CO^  con.*!^  J   ^mf^ 

eum  de\greglffu^  et  dejfpfijrafitafifes.,i9i^p^jtum. 

Come  e§|i,fijimiss<j,  9<ipjb  Ip^a  |M>lp,,o,  jc^Iqu  §tp- 

piam  solai^qtfi,  che  ,il  rp  Ar4;igf>»  jS^n^piOinf  at^Io  ;i^i 

quattro.eletli,  jl  pUch^rò  i^rfli^ei cavjot  ^i  JMilaw>»  ^ 

crediamo  al  sadfi^e^af  iwim^,  6rcf^  ec^  ^t9to  clc^ 

d^la  ^tft  dei  a<^>ili  il  Wija»P>  «  ¥^  ^  i(m«M»«  l^^^fc* 

damefito  fjaodplfa  jiep^i^; .  il  phfs.  p^f(e  d^e  ,p9sj^ 

glastìficarp  la  .riscili^ipae  f^r^a  dftl  fp  A^"g?»  4^^ 

gnp  di  più,  ch^  Stte3^  G»^4o  prapaq  ^^^^Ca;:io,/^! 

che  ai  pi^  4pbi^t)e,  ^^^^i  Ì9Wf  tp  q^antìp  ^g^  ^^ 

trasf e  ia  poR^^so  dlài^,  Qa^dr^  .aq^b^pa^^pa.  Ì;ìc^  Gp- 

dice  M^^Q  M  frfto}fr  è  not^ito  T  fiiw^  ^p46,  ^ 

Em^ai^op  CwMPftttP.w^^e  ia  pn  ^^QoJa  ^(ip|r;te,dt 

JErifferfPi  e  fifjl  $p#^gviAa|e  T  eJ^arfWf  ^  iff^^* 

Non  seq|i}>ra  n?io}tp  pro|>^b\l9  gvie^u  ii^iiiip^e^  perche 

gaai^(|Q  ^n^ia^i  la  inpr*9  4i  fiiitwt^  ^  StO«W> 

dell' §niM>  pre^e]9i;e,  d^cUw^at^  mHè  mtar<^  per  9) 

lungp  t^mpp  ▼^qa^^  1,»  Chìm%  *  WiJ^ftp,  Yfmi^  « 

Italia  Quidip,  fa  m»l  ffice]rut0  dai  c}Qr9  djQllo  W^P^* 

poUtaiia»  9  d\nP9  fra  ««fi  Aiot  grdo  di/i^cdia  ;  ma  per 

paur^  del  re  mo^traroi^o  dft  a^^etiHPf if  9  if  ncoft^ro* 

no  per  loro  [ia$tore«  Da  queato  lii^npoi,  pon  ^icnfpir 

ea  raccogliamp,  cb^  i  MilaiMSf  ei^^pp  tornati  in  gir^zia 

(i)  Arnalf,  Hiat  Madl<rfin.  1.  3.,c  I*    . 

L  Digitìzedby  VjOOQIC 


Aàjiiir.o   jparr.  yS 

.gi^9m^:(i9^imi^  cff^  «^  in  qmealQ  mik>  jw  prits- 

3rwta,.paUiliMo  dal JIm^wìiio  (i),  •  dtld  dima 
f  domimcac  Ifk:mma$ÌMk  MSCUT^  ImUeitónù  XIII ^ 

mm  M$mé:i;XIUi{d09v^kÌHt  9à»vsm  JUTII)^  re- 
.gni  iWQjf^I  (A$eitm.^IJhjiìttìtwm  J^rt^teimìa. 
PftiURMle  jQoiualtfio/ttiiD  iflK|>liuDk  4b^  :m  s^agt^ 
•  ^ra  <3),.ma.Mmaili9ttBDo.e.«l.meie,  confermò: >tiilli 
ibei|t  •  ^tti  detti  .Caiko  éi  Mtatet»  a  Marcimo 
«eaeofaéi  «inaila  «tltk€»«coBd»£nkiaMio  iGootrat* 
to  (3),  .£ro<^e(Ì9  4&f0a  diL«finiay;f^gao4o'dijiòii 
/pater  joiUaere  l»im  i^bdlk|ii«,  andÒ'aa  qpmlC  awino 
.a  9Ìtliniji.pie(M  d«l«e  Àtrìgo,  •  pèrariqttr.penben* 
jxaib  pollo  in^prigiine.  Sig^ietto  (4)  ^giagoe,  Ae 
eoa  dare  per  ostaggio  il^giifiolo^.riiaiinabòila  Uttf- 
tà  ;  ma  essendo  mancato  di  /vita  esso  sao  figlinolo, 
egH  tornò  a  libeliactì  .ora  .akfia«t«lr. paesi  come  prima* 
L^ Annalista. sassfMie  :(5)  ackette  questo  Atta  sotto 
r  anno  Mgiìtttte«  Abbiamo  enthe  nn^in^bitata  pmo* 
Ta  che  s*  era  ristabilita 'la  livopa  armonia  Ora  i!  re 
Arrigo  e  il  popolo  di  Sfilano,  perciocché  troviamo  al 
fOTenuyj^  fittila  «ttà  Aetf  anno  presame  ilteioi- 
atwy<mpem!#>/Eqoesllftnil»»araheae  aitìmrà^Amo 
Ily  'pro^eintore  da^  principi  eatensi.  Ciò  ^essta  da 
dne  placiti  tennti  nel^oremfam  di  quest^  anno  in  es» 

(i)  Ballar.  Giunense  T.  II,  Gonstit.  69. 
(2>  Antiq.  Ital.  Dinbrt.  74. 

(3)  Hermann Qi  Gontractos  in  ^hronieo. 

(4)  SigèbertuslaChrottioo.  '      ^ 

(5)  Annalista  Sa»/.'     ■       ;  ^.^^Jc^oogle 


^4  AirifÀir  ti*  itAiftA 

-ta  città)  •  da  me^à^  alli  loee  (i),  ue^  cpiafi  dÌMMfmy 
Abo  màrchio^  ti  cùìnés  ùtiut^  cmtatis  ufad»*  gio^ 
artizia  con  imporre  la  peoa  4i  mitlef  mantori  d^  ora  da 
pagarsi  meàietatem  camerae  4otnni  regis.^  Pter  ai- 
.tastato  dal  Dttodolo  (a)^  S&hmom  re  d^  Uagherta 
£sce  ribdtara  k  città  di  Zara  ai  Yeaesnaiii.  Ma  iasop- 
ta  poi  gaerra  cifile  fra  quel  re;  e  i  suor  frviafii,  Do- 
meniea  Contarena  iog^  di  Yeiicaia  si  '  serri -di  td 
^x>Dgiaiilura  par  Hoopevar  cirea  questi  tem|>i  la  sud- 
detta dtlà;  NuUadiiiieno  emendo  SaioiiiOBe  '■  stato 
eletto  re  d^  Uogbcna  molto  dipoi^  dorrebbe  questo 
«vfeaiitieiito  r'^hrsi  non  aUlamto  aacondo  àk  qmA 
doge^  ma  assai  più  tvdB.  Romóaldo  saWroitano  (i) 
^aeriredie  nelf  anno  prescnate  Dragone  xonte  dei 
Normanni  preae  la  città  diBo^oo,  e  la  tnise  a  sacco. 
Neir  anno  appresso  iu  essa  rifabbricata,  itfa  da  ik  % 
poco  un  incendo  la  rotiaò. 

(  CRISTO  mxBn.  India,  nr. 
Anno  di  (  CLEMENTE  H,  papa  1. 

(  AKBIGO  III  re  di  Germotta  S,  in»- 
peradore  j.  .  r 

Abbiamo  da  Ennaano  Contratto  (4>  chat  Wu^^ 

^ ro  eletto  e  non  coaseerato  arciveseóTO  diRaveaua, 

dopo  arer  per  dueanni  incirca  occupata  quella  Cbie- 

sa,  e  commesse  varie  crudeltà  e  cose  improprìe^  cbiar 

'  mato  in  Germania  dal  re  Arrigo^  fu  da  esso  deposto. 

(i)  ÀDtiqaìt  Ilalic.  Dìssert.  45. 

(2)  DanduU  in  Chroa,  T.  XII.  Reri  Ital. 

(%)  Komaald.  SalerDÌt.  in  Chron,  T.  Yll.  Rer.  ][eal. 

(4)  Hermannui  Contract.  in  Cbron.  .      .  i 

Digitized  by  VjOOQIC 


•  A  K  ir  o  ;  wasft.  *  75 

Cdcbrò  Arrigo  h  peitfocoite  in  Aqiufgriiìft,  do? •  te 
^'  presentò  Got^teda  duca  delh  Lqrena,  fper  chie- 
dergli misericordia  de^  snoi  &Ut,  uè  sdemenle'  V  òi- 
«etine^  ma  anche  il  dacato^  da  cui  era  ^eeadole  per 
le  già  enanztateribeliion.  Sarà  cura  d^dtri  il  ledere, 
se  questa  umiliaxione  di  Gotifredo  sia  difersa  drihi 
narrata  neli^  anno  preeedente*  Si  crede? a  Arrigo  di 
arer  terminate  le  guerre  oott'  Un^erta,  che  ^  area- 
nò  dato  laiUo  da  &re  negli  anni  addietro,  e  perendo- 

'^.di  lasciar  quieta  la  Germama,  determinè  suU^  au- 
tunno di  quest^  anno  la  sua  Tamia  in  Italia,  per  dar 
«esto  agli  afiari  di  queste  contrade,  e  mauicaaasente 
di  Boma,  dorè  desiderare  di  prendere  la  corona  deU 
rimpeno.  Era  per  viaggio  con  un  esércilo  numeroso, 
quando  aiusiì  «eaiuK^ft»^  soèvo  il  xeguo  deli*  Un- 
gerla ^-  ma  non  utette  per  questo,  e  seguila  V  im- 
preso cammino.  Arrivato  a  Favia,  teioie  iri  un  con- 
cilio, oppure  una  dieta.  Yerìsimiie  cosa  è  che  in  tal 
eon^nntuca  egli  riosTesse  in  ìlfilano  la  corona  ferrea 

'  dalle  mani  di  Guido  arcii^escopo.  Passò  dipoi  a  Pia- 
cenza, dÒTe  Tenne  a  trovarlo  Granano,  cioè  papa 

.  Gregorio  VJy  che  fo  accolto  con  onore,  e  rimandato 
oon  belle  parole  alla  sua  resi^nza.  Sul  finir  di  no- 
vembre noi  froriamo  esso  re  in  Lucca,  dove  fece 
una  "donazione  (i)  VII  kahndas  ..decembris^  anno 
damimctie  lacarmUionis  MXLFI^InOctione  TiXFy 
anno  €mtent  domni  ffenrici  111^  ordinationis  ejus 
XF'IIIi  regni  vero  FIIL  Jletum  Lucae.  Giunto 
Arrigo  a  Sutri  alquanti  giorni  prima  del  santo  na- 
talC)  quiri  fece  raunare  un  gran  concilio  di  vescovi,  e 
v*  inviò  anche  papa  Gregorio,  acciocché  fosse  pcesi- 
(I)  Auttq.  ItaL  Disaert  56. 

Digitized  by  VjOOQIC 


^6  jmmLt  9^  wiiLiÈ, 

daate  dtfcpiilfetacia  idaMnnufUtt  manei  è^  ii£ 
andam  golia  jpennaa  die  abUmUt  ^  $Àtn  émé:^ 
:f>i,  egitirastèfrf)be  9^  sol  trono.  AbbiaMOt^idi^Aii- 
9alÌ0ta4Mfoiie (i):af«M «aroUttfo  (:à molto dw^noa 
dmtsero  im  ao^da  yiimalo  al  ca  Afriga  if^oiia 
jkrovdas 

Uàa  Smmomtis  mipiit^irìbus  ntttriiUi' 

StJt^MewriùBy  iOmmpottìUii  vieà 

Oraia  :aMo  "OOMHia  iii  aiamia^la  la  «ftHii  A 
iuui  0.tM  i  papi,4Mèndi  Jr«iiMlif«9  JFX,:di  ^n». 
stKoUI^  Jt>ék  Gregario  PL^  e>tronta  che  emun*- 
le  arti  a  coUaaaiaoaia  a»eaiioieoaiageito  ilipaoatffite» 
«a^.fiirona  lotti  ^deposti,  o^  per  dir  adagilo,  diaMarila 
zmllo>ad  itH^ttSmo  il  laro  pofiMfu  .Il  oaidioai  Sam^ 
aio  cketeoeTa  non  già  ttiqodaao,  oMiiVeco  a  Jagil^^ 
jtto  fMf)a  Qiwgoria  ^FI^  arada  .«h\agiK  -  ipaaianapi 
aiente  jnoaiiaiasfe,e  eliiantt «tut dtécffltedb yroaMw 
jwoag  yidla  dfel  Te  Aiaigo,  ^ptaaiobò  a^;il  ^fiwaaia 
deporre,  perdio  aensajuo  oonaaiitimeatotfaateataia 
^k^o:dai  ^onaai.  Ma  cotd'pfeteniiafia  dttqlaaeola 
pala  avere  limgo^  parebè  eaatiidQ  aolùneataM^ 
inuo  diàtta  aveva  agli  sopra  Ja  tii|tàveiirtti.dliBaaMK 
>Qoel  die  più  iasporta,  meritanp  ^ai1>ea  ^  .di-m^ 
aere  oditi  gli  antiolii  storiai  (:i),%dia  éieoao  comkào 
di  siflHMiia  aoohe  il  «suddetto  Gvigatio  VI.  £apM 
tatto  si  legga  qodlo  ohe  ne  «oiifte  liecae  Taaeova 
ostieBse  (S)a-cardiade,.ii>ferttiatissldla  di  qQegU  aSn* 

(i)  Anaalista  Saxo. 

(a)  Chronograph.  tL  Benigni.  Hèraannos  Còntraét  fh 

Chron.  Paodutfai  Pisanos.  Arnaìfaf  fiist.  Mediòt. 
(3)  Leo  OsUeosb  Chroa.  I>  a,'€r-7a^*    ^    ^  - 

Digitized  by  VjOOQIC 


caì^Uiu^  .ìMpirti44às^id$   ionia-  hà^rtsi  setkm  upo* 
sMÌ€t$m  À'sidéranti  estpéu^àre,  StOH  resHtU^  ci 
sHj^r  ianlot  mgóU»:  deìAeraiums^  unùnrgùh  ibi 
tpiscopwmà  eemdUum  fieri  siatuit^  tCs  Nèt^aTVl«- 
d«  il  saggia  Baronia  ch^  e^ì  disarTedatsmefite  <da?a 
usa  mentita  ad  m  inétgna  a' tanto  papa<M  q«»tlo 
medesimo  sceold,  óoèt  « /^i^for^  ///^  fttata  priaiia 
alma  dt  Uoat» Qmìo9 odI  nottadi  Dtisideiio.- Que- 
sti n^  tuoi -&iagtó^iqaafi  si  véggona  pur  anche 
citatr^  asso  porporato  Aimaltsta^  scrira  <x)  cha^Ba» 
Badalo  /X  Ji^anni  arMj^fèsbftero  non  parva  ah 
€0  {Èùcepta  fmóunkz^  summum  soMi^tlótium  tradii 
éiL    Aggiugoe^  che  Arrigo  tres  Ulos^  qm    injuiie 
i^taskfMeam  £edem  ùwoierani^  cum  óonrilio  et  aa^ 
cUniiaie  iotimw  cónoiUi  jusU  depettere  initUuit^  e 
tàm  G^ragarìo  ¥1  agnoscens  se  non  posse  juste  ho-' 
n^rem  tanti  sacerdòti^  adminis^are^  est  poniifica- 
ÌL'i^Ut  £xsiUéns^  ao  semetipsttht  ponHficalia  indu^ 
menta  esmene^  postaktia  venUt^  summi  sacerdotH 
digaitaiem  deposuit:  ÀUreftaoto   si  rieata  da  utia 
iMlla  di  Ckmente  li  papa,  suactiisófe  del  medesimo 
Gregorio,  e  da  Bonifacio  vescovo  di  Sutrt  in  questo 
saeok»;  le  parole  de^  qnék  soq  riferito  dal  padre  Pa* 
gi  (s).  Ma  sa  gktstaaiente  operò  Arrigo,  e,  per  oonfes-» 
siaiia  dello  stesso  Barohio,   inventum  est  piane  re- 
medium  opporfunum  qnum  meta  et  res^e renila  im" 
peraUris  cesstmfU  violeniae  iUae  intrusiònés^  cre^ 
brOf  ut  vidùnus,  per  comites  tascuìanos  sacrilege 
iiertsiae^  come  mai  si  Yiene  ad  iDSultare  alta  memo- 

(f  )  Victor  IlL  Diàlogor.  lib.  3. 

{b)  Psgias  in  Aanalei  Baron.  ad  ana.  loAl; 

Digitized  by  VjOOQlC 


J%  AXm%Lt  h'  ITALIA 

di  questo  re,  aatore  giusto  d^an  rìleirantisskno  be^ 
heficio?  Anche   Sigismodo  imperadore  si  sbracciò  ' 
per  far  deporre  tré  papi,  e  lode,  non  biàumo,  conse- 
gui da  tutti.  Yeggansi  gli  enconij  che  san  Pier  D»^ 
Oliano  (i)  diede  per  quésto  allo  stesso  imperadore 
Arrigo.  Fu  poscia  condotto  in  Germania  il  deposta^* 
Gmgorio  Vly  e  quivi  temono  ì  s«oi  giorni,  non  si  ' 
sa  bene  in  qual  ciltà  o  momstero.  Sappiamo  bensì' 
che  il  celebre  Ildebrtmdo,  di  cui  avremo  a  parlare  '- 
lion  poco,  il  seguitò,  ma  contra  sua  yogfia,  in  quel*  ^ 
IVesilio.'  Dopo  il  conciliò  di  Sntrì  entrò  in  Roma  it  * 
re  Arrigo,  e  ran natosi  tutto  il  clero  e  popolo  róma-  -• 
nonelb  basilica  yaticana  co'  vescovi  stati  al  suddette  * 
concilio,  restò  eletto  per  oonseùtimènto  drtutti  son»- 
mo  pontefice  Suidgero  vesc<w0  di  Bainberga,  perso--^ 
naggìo  cospicuo  per  la  sua  pietà  e  letteratura,  il  qua-  ^ 
le  con  grfan  ripugnanza  accettò  e  prese  il   nome  di  ^ 
Ckrfiente  IL  E  dò,  perchè  non  si  trovò  nel  clero  ro-  ' 
mano  chi  fosse  creduto  degno  di  si  sublnaè  ministem»  ' 
Crede  il  cardinal  Baronio  che  ^esto  fosse  i^ìamen^ 
tumJraudiSj  et  adirwentus  pruetéxtus,  quod  elìgere^ 
tur  peregrinasi  eo  quod  Romae  non  reperiretur  ido*^  • 
neus:  nam  ^uis  magis  idoneus  ipso  Gregorio^  quem^ 
wisariQtissimi  oI^ììb  doctissimi^ù^us  Umporissunt-  • 
mis  laudibus  praediettrunt?  Itfa  ne  vuol  ègUil  Baronia  • 
saper  piò  di  Vittore  III  papa  «  di  Leone  cardinale  e  ^ 
vescovo  d^O^tia,  viventi  in  questo  tempo,  e  ben  infor-  - 
mati  di  quegli  afi&ri,ed  amendue  chiaramente  attesta»- 
ti« che  non  eroi  tunc  talis  reperta  persona^  quaed  gne* 
ppsset  ad  tanti  honarent  sumere  jacerdotii?  Nò  d'es^  . 
•o  certamente  parrà  mai  degno  il  suddetta  Gregorio^ 
U)  Petras  Dapiiani  Oposc»  ^  cap.  36.^       i  ' 

^  ffigitizedbyCOOgle 


L  W  V  O      ItXLft»  7f 

^hcthà  tot  wtmùto  d^'etéeré  entrata  simottMcameiite 
JMlla  sedia  di  s.  Pietro»  Lo  stesso  s.  Pier  Damimo 
ohe  sulle  prime  per  bob  sapere  il  mercato  £itto,  co- 
tanto lodò  esso  Gregorio,  poscia  di  lai  scrisse  <i)r 
Super  fuìbus^  prae^nte  Henrieo  inipermiore^  guum 
ditc0ptaret  pastmadum  synoàaìe  concHium^  qìda 
venaUias  iniervenerai^  depositus  est.  Che  se  Martitt 
Polacco  ed  altri  storici  loBtaBi  da  gaesti  tempi  scri»-^ 
sero  cbe  ClemeBle  II  fa  inposor  tfpostoìicae  sedisy 
non  mentano  d^  etòere  ascoltali,  perchè  Clemente  fa 
eletto  da  tatto  tldcro  «popolo  romano.  Nel  natale, 
del  Signore  fu  coasecrato  esso  papa  Clemente  11^  e 
nel  giorno  medestmo  con  gran  pompa  lìi  acclamato^ 
iflipecador  de^  Romani  Arrigo  terzo  fra  i  re  di  Ger- 
maoia,  e  secondo  fra  gl^  imperadort.  Ricevette  non 
nen  egli  che  V  angusta  sua  cànisorte  ji%nese  T  impe- 
riai corona  dalle  mani  del  novello  pontefice.  E  cosl^r 
come  erano  coronati,  insieme  col  papa,  (a)  e  fra  i  vi- 
va e  T  accompagnàmanto  del  popolo  romano  e  del- 
le altre  nazioni^  amendoe- passarono  al  palazzo  del 
Iiaterano.  Celebraiissime  era  in  questi  tempi  il  mo- 
nislero  della  PompoiQy  oggidi  nel  diitretto  di  Fer- 
rata, monistero  antichissimo,  ma  soàninamente  ar- 
ricchito da  Vgo  piarchesen  uno  degli  antenati  deUa 
casa  di,  K^e^^d  iUustratP  ia  maBiera  à^ 'Guido  aba- 
te. santOf  che  G«ji<lo  aretino  monaco,  ristoratore  ad 
canto  fqr^oo,  in  una  sua  lettera  rapportata  dal  cardi-; 
nal  Baronip.air  anno  ioaa  (5),  nominando  il  moni- 
stero  pomposiano,  ebbe  a  dire:  ^upd  modo  ^st  per 

(i)  Petrus  Damltìn.  Opuscol.  19.  cdp.  if« 

<(a)  flermanaas  .CootcseUM-  in  Chrón» 

^)  Bsron.  io  A^ntlts  Ecclesiast     

Digitìzed  by  VjOOQIC 


im  iiaìidLpnuniimi  Erai^abale'Gtoidb  mlitbdbgmw^ 
de  presso  >il  re  Anigo^  e  ptrò^  steeùwm  costa  dattè 
Titadr^oi)  tcntta  da  un  manaeo^cototèiBporMiboj  e' 
data  allaluee  d«i  pkèA  fiolISnido^i)-e  MahnUiflae(s)^. 
ebbe  or£aé  da  esaò  reiiett*  asifoopUBn^tédì  andaie 
iftéoAtfo  ti ^jDi^ri  reali;  spediti  vìaltaKapcc^fiiaa  i 
prc^f  amanti  oeeessató  ;  por  ié  reania  ìdà^rm^mtàM* 
nxi;  pereliA  Af rigo  tatendèva:  ditTitenì  in  ^uHd  del 
per^e  del  ttiitò  ateté.  Andò^. Guido  a  Panin^  india  - 
Bdr§o  «ào  DeaatAO^  dcHreiofiarDHtDfi  pairò  a. miglior  • 
ynidL  nel  di  5i  ^di  mno,  dopo  «rev  f^ovamalj^  par 
quarantotto  émÀ  il  pm  noniitaniJ  ^  RaoQoiita:  Deoi^ 
zoBé  (5)^  ehe  Bomfosta  vàicìrjeiflcMvchfese  di  Tose^f^ 
DB)  e  fligoore   di  FemrayUÒa  inlta^  l'aano  ao^fam 
alla  Pomposa  iiar  ';£»▼»  ia  ^confeAiont  ^é^  soail  peoinH 
ti^  perchè  attore  erp  poco  ttt  oioitl  irecpieotaae  i  oon-^ 

fefisiòDarì  ;  -  ^>,  ' 

\Frafres  oomMhìs^  ejusdeUct^^awabani^- 
JEccìesiojfi  quorum  solito  dabat  ojpiima  dona^  > 
Max  eteninhnuptquam  dn&l  uìkts  Ai  me^armi^ 
E  peràiìiedbè^  secondo  V  aboio  comaDe  di'  ^tiaili 
tempi  corrot^,  i  re,  t  principi  e  •  ve^co^t  v^Mle^a^ 
vK»,  oioòi  conferiTano  W  cE^e^  per  donati,  it  «auto  a-  - 
bete  Gnido  dmde  al  marchese  fioeS^zioHttia^bttoaii  dì-^ 
s(ÀpHti&ta,  e  gli  fece  promettere  4^  guiirdam  ioavte- 
ntre  da  questo  abbomin'evolé  t-  saòtilèg»  meroiAo': 

Qua  die  re  Guido  sac€r  ahhàs  arguiti  immo' 
Hunc  Bonijacìum^ne  ptnderef^  ampUnSy  ipsum 
(i)  Bolland.  io  Àct.  Sancioram. 

(2)  ftlabiU.  Saecal  VL  Benedici.  P.  I. 

(3)  Donizo  io  Vit.  MaUW.  1. 1.  e  *4. 

Digitized  by  VjOOQIC 


jÌjM  Bèi,  mUris  aUare  flagellai  amaris^ 
:  ^erbfmèus  mtdumy  qui  delicUs  erat  usus^ 
P^mposae  ihwU  iunc  eibbatique  Guidóni^ 
Mechdmm  nuUam  ^uo  per  se  venderei  unquam^ 
AklHamo  da  Lupo  Prototpaita  (i)  che  in   que^C: 
«rao  Ar^o  figliooi  di  Melb,  patrizio  .e  dijtoa  deU« 
Faglia,  andò  a  Gostaoiinopoli)  dove   Guglielmo  pu^ 
gtiese  <2>  attesta  (^  ricevette  grandi  onori,  e  cojnr 
Bvifsione  dal  gveoo  angusto  di  trovar  marnerà  di^  soapr 
elare  di  Pt^KaH  Normanni  iehe  ogni  di  ^ik  .diveniva» 
no  polenti  ed  insolenti,  e  recarono  j^ocora  io  questi 
tempi  non  poche  molestie  e  danbi  alle  castella  ed  ai 
beni  di  Monte  Cassino.  Intanto,  secondo  il  ,si]L4det|q 
Pimtospata^-Eastasio,  Catapano  dei  Greci   in  Italift 
nelùamò  tutti  i  banditi  da  Bari  e  li  fece  ritornare  all^ 
\0r  patria.  Enel  di  8  di  maggio, essendo  ito  coU'e^er*- 
eltcì  sHo  a  Treni  per  assalire  i  Normanni,  col  ripoe* 
tarne  una  rotta  imparò  a  conoscer  meglio  |B  a  papet' 
tare  quMla  valorosa  naeione.  Ma  una  grandfs   perdita 
fecero  in    quest'  anno  anche  i  JNforraanni,  pei;chè  1^ 
morte  rubò  loro  GugUtiMo  Brac^iodìferro^  capa 
de'  medesimi,  il  cui  solo  nt>me  era  terror  de'  nemici. 
Dtùgone  suo  fratello  fu  creato  conte,  ed  ebbe   UUl« 
l  di  kii  Stati.  Non  so  set  a  quest'  aono,  oppure  all^ 
prima  venata  di  Arrigo  ia  Jtalaa,  apparta^ga.  ^ io   che 
ii«'ra  Dimitone  (3).  Cioè  chie,  trovandosi  es»9  re  in 
Bfatolo va,  Alberto  visconte  di  quella  città,  cioè  w^?io 
in  essa  del  marchese  e  duqa  di  Toscana  Bonilaiip, 
gli  donò   del  suo  cento  cavalli  (  cosa  non  facile   a 
(i)  Lopns  Protospata  in  Chronico. 
(a)  GaUdmus  Appnlos  lib.  2. 
|S)  Donizo  in  Vii.  Comitiss.  Malbild.  1.  x.  eia. 
KCllàTQRI,   VOL,    XXXV.,  DigitizedbyGo(?gIe 


credersi  )  e  dageato  astori  per  la  oaoeia  àéffi  uccelli. 
Disi  sCermmatQ^  diiaoosi  oaràMglltftobD  forte  il  re  e 
la  regina,  coooscettdt^  eia  questo,  die  )gi(ao«ig<K)re 
^veve  èssere  II  aagclwaie,  '  quandé  al  Uoo  senrigio 
a?ea  degli  afiùali  si  rieebÌ4>  l^Ue  T  imperatore  tener 
seco  questo  Alberto  alla  sua  taT<^  ^  ma  egli  se  ne 
Sèujsò  con  dire  ik  no|i  ater  mai  osato  ,dl  mangiare 
àtià  «densa  del  suo  padron  Bonifazio.  Avendogli  noin- 
l^meiìo  data  licenza  Boni&zio^  pranzò  col  re,  e  ^ 
iripo^tò  vati  doni  di  p^icce,  usatissime  la  .questi 
tem][M,  le  quali  poi  presentò  egli  lulte  al  duca  Bonir 
Ibzio  suo  signore  col  cuoio  di  un  cervo  ripiea  di  dar 
nari,  affine  di  placarlo.  In  queslo  secolo  e  nei  prece« 
denti  ogni  città  ayera  il  suo  conte^  cioè  il  suo  govec^ 
natore,  ed  ogni  conte  il  su«i  ifiseorUe^  cioè  il  suo  ^ì* 
Cariò  :  onde  poi  vennero  varie  nubili  famiglie  appet* 
tale  dei  vtscorUL  In  quest^  anno,  seooAdocbè  si  può 
rféàTÉré  dal  suddetto  Donisoóe,  Beairiet^  ducbessq^ 
di  iTòscana,  partorì  al  suddetto  Bonifazio  suo  consor* 
fé  la  contessa  Matilda^  \  cut  fatti  la  renderono  poi 
celebre  nella  Storia  d^  Italia.  Avea  prima  partorito 
Un  masclHo  appellato  Federigo^  ma  egli  non  soprav^ 
vfsse  molto  al  padre.  Orca  quesli  tent[»,  per  quantQ. 
abbiamo  dair  autore  delia  Vita,  dì  s.  Severo  vescovo 
ffi  Napoli  (i),  Gioi^mdduea^  NapoTi  e  deU^  Calli-* 
pallia  andò  ad  assediar  Pozzuolo,  e  quivi  stette  8^:* 
cam(>ato  gran  tempo,  ma  -senza  apparire  qual  esito 
avesse  quell'  assedio. 


(i)  Vita  s.  Severi  Episcop.  in  Ad.  SaDclorum  aà  dico» 
3ròii(^rilk  ^     *  '  ^ 

Digitizéd  by  VjfOC^QlC  * 


j  .^.    .    ^      (  CRII|XOiKXLTit^  lodtsione  XV. 

.  (  AafilG^.myre^Gerinaaia  g,  im- 

Il  mio  della  simonia,  siccome  abbiamo  dettO) 
inoùdava  allora  tutta  ^Italia.  Clemente  11^  papa»  ani* 
DÓato  daf  suo  zelo  e  dalle  premure  dell^  imperador.e 
ÀrrigOy  che  al  pari  del  pootefice  desiderava  tolta  dal- 
la Chiesa  di  uxo  questa  infamia,  celebrò  un  concilio 
in  Roma  contra  de^  simoniaci,  cU  cui  fa  menzione  s* 
Pier  Damiani  (i),  ma  gli  atti  son  periti.  È  da  vede- 
re, come  da  esso  s.  Pier  Damiani  venga  esaltato 
r  imperadore  Arrigo,  per  la  cura  che  egli  si  prese  4i 
estirpare  la  simonia  nei  regni  a  lui  consegnati  da  t)Jo^ 
e  massimamente  in  Italia,  con  recedere  affatto  dal 
pessimo  esémpio  de^  suoi  predecessori.  £  perciocché 
pur  troppo  i  Romani  aveano  in  addietro  per  amore 
della  pecunia  conculcate  le  leggi  di  Dio  e  della  Ghie* 
sa  nelle  elezioni  dei  papi,  dal  che  erano  seguiti  tanti 
scandali,  e  si  mirava  ridotta  in  tanta  povertà  la  san^a, 
Chiesa  romana,  esso  re  obbligò  il  efero  e  popolo  dì 
Koroai  che  non  potesse  eleggere  e  consecrar  papa  al- 
cuno senza  V  approvazione  sua.  Et  quoniam^  dice 
s.  Pier  Damiani,  ipse  anteriorum  tenere  regiilam 
noluitj  ut  aeterni  regis  praecepf4  ser\faretj  hoc 
sibi  non  ingrata  divina  disp^nsatio  contuìit^  quod 
pJerisgue  decessoribus  SU9^  eatenus  non  concessit: 
ut  videlicet  ad  ejus  natum  sancta  romana  Eccle- 
sia nune  ordinetur^  ao  praet^r  ejus  auctoritat^m 
apbstoìieae  sedi  hemo  prorsus  eìigat  sacerdoiem, 
(.)  Pefrus  Damia.1.  Opusc.  e  27.  el,36;^oogle 


^$  àSmàU  l>*lT4Ltk 

Anche  Glabro  Rodolfo  ed  Ugo  fluviiiMoetise  aUesfOfr 
no  (Questa  pia  premura  jeir  auga$to  Arrigo  coiUrcr 
la  itmonk  ^  e  percioochè  la  eorrution  del  secolo  er» 
^Xhra  grsfide*  ed  easo  imperadore,  pieno  d**  otUml 
sedimenti,  altro  non  desider^a  che  il  ben  dellci 
Qùesa*  fa  allora  creduto  utile  e  necessario  il  ripiega 
suddetto.  Ma  perchè  ad  un  padre  buono  suocedetie 
uà  figliuolo  cattivo^  che  cominciò  ad. abusarsi  di  quo*- 
sta  autorità  :  e  il  clero  e  popolo  romano  si  diede  allo 
studio  e  alla  pratica  delle  rirtù  ;  cessò  qqesto  bisor 
gno,  e  fu  giustameitte  rimessa  in  piena  libertà  del 
elero  romano  ^elezion.  de^  sommi  poateiGici,  che  da 
Biolti  secoli  s' usa,  ed  è  da  desiderare  che.sempre  du- 
ri, ma  che  nello  stesso  tempo  cessino  le  scandalose 
lunghezze  dei  conclavi  e  le  private  passioni  de^  sacri 
ftlettori  in  afiare  di  tanta  importanza  per  la  Chiesa  di 
Dio.  In  esso  concilio  insorse  nuova  lite  di  preoedenr 
za  fra  gli  arcivescovi  di  Ravenna  e  di  Milano,  e  il  pa? 
triarca  d^  Aquileja  :  e  la  sentenza  fu  data  in  fòvore 
del  ravennate.  Dl  questo  £atto  altra  testimonianza 
non  abbiamo^  fuorché  una  bolla  di  papa  Clemente 
II,  accennata  d^  Rossi  (i)  e  pubblicata  dalP  Ughelr 
li  (2),  la  qual  veramente  ha  tutta  V  apparenza  di  non 
essere  finta,  ed  avrebbe  anche  maggior  credito,  se 
non  le  mancasse  la  data.  Tuttavia  il  Puricelli  la  cre- 
de una  finzione,  e  noi  abbiam  due  storici  milanesi 
di  questo  secolo,  c^e  nulla  ne  parlano,  cioè  Arnol- 
fo e  Landolfo  seniore.  Anzi  il  secondo  scrive  (3)  che 
ii\  un 'Concilio  tenuto  (non  so  se  nelPanno  1049, 

(1)  Buheas  Hist.  R<tvenn.  lib.  5, 

(2)  Ughell.  Ital.  Sacr.  T.  IL  ia  Archiepiscop.  Katenn. 

(3)  Landttlf.  senior  Hlstor.  Mediol.  1,  3.  e.  3. 

Digitized  by  VjOOQIC 


ÀTfir  o     Wttvii.  85 

opj^ixre  it^o^o  )  da  s.  Leone  IX,  avviane  la  conv 
troveriia  della  precedenza  fra  gli  arciTescovi  di  Mila- 
Ilo -e  di  Ravenna,  che,  Dea  annuente^  ecclesia  am- 
irosiàna  per  Guidonem  sedem  ipsam  viriliter  déi^i'^ 
óU^  et  religiose  hodU  et  semper  ienehk.  Ed  Arnold 
ib' (i)  anch*egli  attesta  che  nei  condilo  '  ramatk»' 
Gtrìdo  arcivescovo  di  Milano  fa  onorevolmente  trai-» 
vexo  ab  apostolico  lune  Nicolao^  cujus  deaitro  posi^ 
ftis  est  in  praè^enH  sfnodo  latere  :  forse  nell'  «nB<»' 
1069.  Oltre  a  ciò  Benzone  scisÉiatico  vescovo  di  Ai* 
hn,  chtf'tfsse  s^to  il  re  Arrigo  lY,  figlino^  di  questo 
tinperadore,  nel  panegirico,  ossianelia  satira  pub]»li« 
eMa  dak  Mem^enio  (2),  scrive  die  qaendò  il  re  va 
a  prendere  la  corona  imperiale,  eum  sustintat  ex 
aoM'  pdrte  papa  romanuSy  ex  altera  parte  archi^ 
^nfifex  andn-osianus.  Oltre  di  che  Domenico  pa- 
ttial>6a  d*  Aqnileja  in  una  sua  lettera,  scritta  ciica 
Tdiìno  io54,  e  pubblicata  dal  Gotelerio  (5),  scrive 
i^  essere  in'possesso  di  sedere  alla  destra  del  papa. 
Dimorava  tuttavia  in  Roma  T  imperadore  Arrigo,  d* 
lòrehe  oonfermò  tutti  i  suoi  beni  al  monislero  dì 
9»  Pietro  di  Perugia  con  un'  diplopia  (4)>  dato  /// 
nanàs  januarii^  anno  dominicae  IncarAatiorùs 
MXLyiIy  Indictione  XF"^  anno  autem  dontni  Heinr- 
ria  iertiiy  òrdinationis  efus  XFIIlyregnantis  Vlll^ 
impérantis  autem  primo,  A^tum  Romae*  Ub  altro  He 
'diede  pel  monislero  di  Gasauria  (5)  kakndis  januarii. 

(1)  Aroolf.  Hist.  Medici  1.3,  e.  i3. 

(a)  Benzo  e.  4*  Panegyr.  T.  I.  Rer.  GermaQ.  Menck. 

(3)  Coteler.  Monameot.  Graec.  T.  IL 

(4)  Bull.  CaiÌQeOf.  T.  I.  Cotis^it.  90. 

*  (5)  Gbroo.  Cisaar.  F*  11.  T.  ^|.  Rcr.  Ital. 

Digitized  by  VjOOQIC 


?5  AT^TTALI    ^'  ÌTAJM^ 

Jictum  ad  Columna  cwitatem^  qek}^  pte^e  i]  x^o^op»-' 
me  la  nobilissima  casa  GolQni[i.9*  Uscito  irrigo  di  Ro-, 
ma,  dopo  aver  preso  nonnulla  castella  sil?i  rebeUan' 
tja^  come  si  ha  da  Ermanno  Goniratto  (i),  passò  a 
Monte.  Gassino,  dove,  accolto  con  grande  onore  da 
que^  monaci,  lasciò  molti  regali,  e  con  un  diplomaj 
portante  il  sigillo  d^  oro  confermò  tutti  i  diritti  e  be.^ 
ni  di  c^ueir  insigne  monistero.  Abbiamo  questo  di* 
gloma  dal  padre  Gattola  (a),  e  §i  vede  dato  ieriia 
nonas  fehruarii^  anno  dominicae  IncarnationU 
MXLFII^  Indiciione  X/^,  anno  autem  domici  Ilein"^ 
rici  tertii^  ordinationis  ejus  decimo  octavo^  regnan- 
fìs  guidem  octas^o^  sed  imperantis  primo,  A  cium  ^ 
Capuae»  A  Gapua  appunto  da  Monte  Gassino  se 
n^  andò  V  imperadore.  Ossia  che  Guaimario  1^^%^ 
principe  di  Salerno,  il  qu^le  dall'  augusto  Gorrado 
avea  anche  ottenuto  il  principato  di  Gapua,  non  fos- 
se molto  in  grazia  delP  augusto  Arrigo;  oppure  che 
avesse  fatto  gran  progresso  nella  corte  e  nelP  animo. 
di  Ini  Pandolfo  IV^  già  prìncipe  di  Gapua,  deposto 
dai  suddetto  Gorrado:  egli  \  fuor  di  dubbio,  che  Ar- 
rigo trainò  la  restituzion  d^  esso  Pandolfo  nel  princi- 
pato di  Gapua,  e  che  Guaimario  gliel  rinunziò  con 
riceverne  una  buona  somma  d'  oro.  Presentaronsi 
anche  air  imperadore  i  Normanni,  cioè  Drogonz, 
conte  di  Puglia,  e  Rainojfo  conte  di  Aversa;  e  i  re- 
gali a  lui  fatti  di  molti  destriep  e  danari  produssero 
buon  effetto;  perciocché  ne  riportarono  V  imperiale 
investitura  di  tutti  i  loro  Stati.  Da  Gapua  si  inoam-r 
minò  alla  volta  di  Benevento;  ma,  secondo  Ermanno 

(i)  Herman.  Contract.  in  Chr-  Leo  Ostien.  Chr.  1*2.  c8o. 
(a)  Gattola  Hist.  Monaster.  Caainens.  T. ì.  Accessioa, 

Digitized  by  VjOOQlt 


suocera  (iellMaijierédore,  tieT  passare  per  colà  id  ve- 
nendo dalla  divozione  del  monte  Gargapo,  i  Bene- 
troiani  temendo  lo  sdegno  d^  es^  inpera^ore,  noi, 
voUeroTicevereesi  ribellarono.  Coi^daceva  Arrigo  aU 
lora  poche  toippe  Qon  seco,  per  averne  già  rimanda-^ 
tà  la  ma^or  parte  in  Gerqaania;  e  veggendo  ct^e  gli 
mancavana  le  forze  per  procedere  ostilmente  centra 
di  qad  popolo,  altro. ripiego  non  seppe  trovare  che 
di  ferii  scomonicare  da  papa  .Gleoaente,  suo  compa*. 
goo  in  quel  viaggio.  Tenne  esso  angusto  (ma  non  si' 
sa  in  qual  ^orao  )  nel  cootado  di  Fermo  00  placito^ 
dfertti»  diAT  Quelli  (x).  Intanto  VimperadFwek 
Agneàc  veoutaa  Ravenna,  quivi  gU  partorì  uiaa  fi* 
§^ii£Òla.  Intasi  dipoi  l' au^uslo  Arrigo  alla  voltadet« 
la  Oermanb,  e ' trovandosi  isk  s.  FUiwano  fi(0Ì  di  iS' 
£  mano,  diede  un  ;ahro  privilegio  ia  favoce  d^  mo- 
nistero  di  Casa  Aurea:(4).  Passato  d^)oi  a  Alantovaael 
dì  19  d^apf9e|.g^no  di  paaqua,  celebrò  con  graot 
solennità  la  festa^  Quiià  gravemente  s' ioferiitòi  144 
navuto  si  fece  venir,  da  Panda  il  corpo  di  s.  .Guido, 
^ie  della  Pomposa,  morto  jael  precedente  anno,, 
e.  glorificato  da  Dio  con  molti  imaooti,  è  aeeo  ^oi: 
lo  condosse  in  Gernlaatta.  Mehtre  V  imperadore  m, 
Mantova  si  trovò,  dovette  sucDedere  quanto  vi^  rae«» 
contato  da  Donkoné  (5).  Eca  divenuta  alquanto 
sospetta  ad  esso  imperadore  la  Irqppa  potenza  di  Bor- 
nifcaÀo  duca  e  mavcbeae^-fiporò^f  li  cadde  inpenr..: 
siero  dì  ftrto  ariieslare^attorcbè  egti  veniva  air  w^en*- 

(1)  U|^.  ItaL.Saer*  in  EpìscOp^'AjoUl,  ^.  y\  u 
ta>.£lM»Ét  Gs»oHei«.  P.  li  Tv  U. .Eor. iIiN4  ;  \^ 
(3)  Donilo  Vita  Malhild.  L  x,c  ^^^^-q^^ 


a  ''AihnjLtji  d'itami 

za,  eon  ordinare  alle  guardie  di  lasciarla  pasAite'coii' 
nbn  più  di  quattro  persone,  e  di  chiudere  iacootfr-i 
neuté  le  porte.  Lo  scaltro  Boni&zlo  v"*  andò  coli'  ao*« 
compagnamènto  di  una  buòna  comitiva  de' suoi  pror^ 
TÌsionati,  tutti  provreduti  d'  armi  sotto  i  panaL  Gost»-^ 
ro,  at  veder  le  porte  serrate  dopo  Bonifazio,  le  sfor- 
zarono, né  vollero  mai  perdere  di  vista  il  padrone, 
il  quale  scusò  questa  ìnsolcQza  con  dire  francamente 
al  re,  che  fuso  di  sua  casa  era  d*- andar  aempreao 
cprópagnato  dai  suoi.  Arrigo  tentò  ancora  disorpren**- 
derìo  di  notte;  ma  avea  che  fàrC'Con  uno  ch#  anchiB 
dorìnendo  tenea  -  gH  -occhi  aperti,  e  f>erò  se  ne  andò 
sènza  far  ^tro  che  ringraziarlo  del  buon  trattaménto* 
Nel  di  primo  di  maggio  Cadaìoo  vescovo  di  Parola 
ottenne  dalP  augusto  Arrigo  in  Mantova  il  titolo  e  la, 
dignità  di  conte  di  Parma  (i).  E  nel  di  ^  di  maggio- 
riporto  Alberico  abate  del  nobil  monistero  di  s.  Zo- 
iione  di'  Verona  dalPimperadore  un  privilegio  (2),  da- 
to f^JII  idus  maii^  anno  dominicae  Jttcarnationis 
MXLFIIs  IndkuXF^  anno  autem  domni  Heinrìci 
ttrtii^  ordinalionis  ejus  UVIU^  regnaniis  FJIJy 
secundiùnperatoris  primo.  ActumFolernL  £r«;es^ 
90  augusto  in  Trento  nel  di  1 1  di  maggio,  come  ap- 
parisce da  altro  suo  diploma  dato  ai  canonici  di  Pa- 
dova (5>  colle  stesse  note» 

Fin  quando  si  trovava  V  imperadore  in  Roma, 
cioè  o  sul  fine  del  precedente  o  sul  principio  del  pre- 
sente anno,  egli  diede  per  arcivescovo  alla  Chiesa  di^ 
Ravenna  Unfredo  suo  canceUiere,  e  il  lece  consecra- 

(i)  Donizo  Vita  Mathtld.  1.  i.  eia. 

(a)  Ughèll.  Ital.  Saor.  T.  II.  in  Episcop.  |NinMU& 

(3)  Ibidem  DisierUt.  18.  i^        .j 

Digitized  by  VjOOQIC 


Yé  dal  papa.  "Gttuito  tK>^a  a  Spira,  dote  collocò  il 
corpo  del  suddétto  s.  Guido  abate,  quivi  celebrò  la 
festa  della  peotecostcy  e  tenue  uda  dieta  de*  principi. 
Attora  fa  ch^  egli  èonferì  il  ducato  della  Cariiltia  e  la 
marea  di  Tei^na  a  Guelfo  III  conte,  di  nazione 
steto,  e  di  casa  nòbilissima  e  rinomata  in  Germania, 
fiiiglibolo  dèi  fu  GmI/ò  II  conte.  Non  ho  io  saputq  di- 
^cernere  nelle  Antichità  estensi  (i),  se  in  occasiona 
ddla  venuta  ih  ItaKa  dì  questo  principe,  oppure  mol- 
to prima,  AVyerto  A'WbO  11^  marchese  e  progenitor 
de**  pritxÀpf  estensi,  prendesse  in  moglie  Cnntgunda^ 
dorella-  di  esso  Guel£>  III.  Pare  che  T  Urspergen- 
8e(2)  dica  che  prima,  con  iscrivere  che  GruelfoII  ^e- 
nuitetjtliam  Chunuam  (  lo  stesso  è  che  Cunegonda) 
fiomine  ,  guani  j4i,%oni  ditissimo  marchiani  Itaìiae 
àeditih  uxarem.  Di  queste  noase  parla  eziandio  raa-* 
fico  autore  della  Cronica  di  Weingart  (3).  Coir  im- 
peradore  era  ito  in  Germania  anche  Clemente  II 
papa,  e  ritornato  poscia  per  mala  sua  ventura  in  Ita- 
lia, mentre  si  trovava  in  romanis  partibus^  sul  prin- 
apio  d^  ottobre,  cadde  infermo  e  si  sbrigò  da  questa 
Tita.  Corse  voce,  e  forse  non  -mal  fondata,  eh'  egU 
norisse  di  veleno,  fattogli  dare  da  Benedetto  IX  già 
l^apa,  ai  cui  tizj  noti  non  è  inverisimile  che  s*  sg- 
giagnesse  ancorii  questa  nuova  scelleraggine.  Mense 
juntt  {  sono  parole  di  Lupo  Protospata  (4),  ma  si 
dee  -scrivere  oclobris  )  dictus  papa  Benedicius  per 
pocUlum^eneHoocciditpapam  Ckmeniem,  Altrettan- 

(t)  Antichità  Estensi  P.  i.  cap.  2.  ' 

(2)  Urspergensis -in  Chronico. 

(3)  Àpud  Leibnìtium  Rer.  BrunsA'vieh  T.  I. 

(4)  liàpu^  Protospata  in  Chron. 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


90  ASSAU  iffiuiàk 

to  ba  RomoaMo  SQleniitaQo  (i).  Né  siiss!^te  f^ssef^ 
zìoQe  di  Leone  ostiense  (3),  che  questo  papa*  termi* 
nasse  i  snòi  inorai  nitro  montes.  Fa  ben  portato  n 
Bamberga  il  suo  cadayero,  ma  e  romfmis  finibus,^  coi 
me  hn  ancora  V  autore  della  Vita  di  s.  Arrigo  impe« 
radore  (5).  Essendo  stato  finora  ignoto  il  luogo  do^ 
ve  questo  pontefice  terminosse  i  suoi  giorni,  ho  io  il 
piacere  di  poterlo  rilevare*  Alle  mani  del  p.  d.  Pietro. 
Paolo  Ginanni  abate  benedettino,  diligentissimoricec-^ 
catore  delle  antiche  memorie  di  Ravenna,  sua  patria^ 
capitarono  negli  anni  addietro  due  bolle  originali*'. 
I^  prima  è  del  suddetto  papa  Clemente  11^  data. 
FUI  cahndas  octobris^  indictionfi  /,  cioè  nel  di  04 
di  settembre  dell^  anno  presente,  mentre  egli  si  trova*^ 
19  gravemenle  infermo  nel  monisteco  di  s,  Tomma^ 
so  apostolo  ad  ^posellam^  vicino  a  Pesaro.  In  essa 
doua  egli  a  Pietro  abate  cU  quel  monistero  la  terra» 
di  s.  Pietro,  prò  salute  animae  suae.  I^a  seconda 
bol)a  è  di  papa  Niccolò  11^  data  nel  di  16  d^  aprile 
delT  anno  1 060,  in  cui  per  intercessionem,  domni^ 
Petri  Damiani  hastiensis  episcopi^  confratris  nosfrij^ 
eonferma  al  predetto  abate  la  stessa  terra  di  a.  Pi^- 
uro,  guam  domnus  papa  Ckmens^  ^ii/  Jhi  ohUt^ 
ohtuUt  praedicto  monasferio.  Resta  perciò  ^iaro  in- 
qual  parte  d^  Italia  venisse  9  morte  il  soprallod^^a 
papa  Clemente  II.  Ora  il  già  òepQ$ìo  Benfid^tta 
IX  papa,  udita  che  d)be  la  morte  di  Glemiqpte,  col, 
mezzo  dfp  suoi  parenti  potentissimi  in  Rom^  t%QM> 
si  adoperò,  che  per  la  terza  yolta  tornò  ad  occupare 

(i)  Romualdus  Salem.  T.  VII.  Eer.  Ite!, 
(a)  Leo  Ostiensis  lib,  a.  cap.  8i«  ' 

(3)  Acta  Sanctor.  BoUandi  ad  diem  ZIY.  ^tdii. 

Digitized  by  VjOOQIC 


l^  |LeSajdi  f,  ]PretfO|  «  la  occppò  p^r  oU^qp^fi 
$eci  giorni  Yedesi  in  questo  anno  un  placito  tenu*^ 
lo  in  Brani,  diocesi  di  Piacenza^ da  Rinaldo  messo  dei 
tignar  ùnperadore^  al  q  uale.  intervennero  ancQr^ 
Anselmo  ed  A%%o  marchesi^  V  oltioio  dei  quali  ante- 
nato de^  marchesi  à*  £&te,  già  da  noi  §*  è  veduto,  a^l- 
V  anno  to45,  eonte  di  Milano,  Questo  documento 
fi  legge  presso  il  Campi  (i),  ed  è  autentico.  Ma  non 
cosi  un  diploma  rapportato  dal  medesimo  storico,  e 
attribuito  ad  Arrigo  III  ,re,  come  dato  nell'  annq 
presente^  Non  può  sussistere,  quell'  atto. 

(  CRISTO  MXLvui.  India,  i. 
Anno  di  (  PAMÀSO  II,  papa  i. 

(  AABIGQ  III,  re  di  Germani?  i&^ 
imperadore  3. 

Non  inancarono  i  Romani,  per  attestato  di  Lam*^ 
berto  da  Scafhaburgo  (a),  di  spe4ire  ambasciatori 
ail^  augusto  Arrigo,  per  riferirgli  la  mpite  di  papa 
Cliente  II,  ei^ue  successorem  postulant^s;  e  que-. 
tti  ai  trovarono  in  Paliti,  dove  esso  imperadore  ce^ 
lebrò  la  festa  del  santo  natale  nelP  anno  precedentei) 
Ma  perdoccbè  Benedetto  IX  s^  era  di  nuovo  intnita 
nella  cattedra  pontificia,  si  dovettero  trovar  difficoltà 
a  mandare  un  papa  nuovo  a  Roma.  Però  solamente, 
nel  luglio  di  quest^  anno,  fu  eletto  p^r  successore  del. 
defunto  Clemen^  Poppone  vesco^^  non  già  d^  A* 
quileja,  coupé  ha  T  Annalistfi  sassone,  Alberico  mpi 
naco  dei  tre  Fonti  ed  altri  ;  ma  bensì  di  Brixen  os-» 

(i)  C«in[a  Istor.  di  Piacenza  T*  I. 

(a)  Lanbertiu Istor? di Piacenaa  T^lm  > 

Digitized  by  VjOOQIC 


9^  AKITALI  D^  ITALIA 

sìa  di  Bressanorie  nel  contado  del  Tlrolò.  EgR  è^ 
(damato  da  Ermanno  Contratto  episcopus  hrixienA 
sis  :  il  che  da  alcuni  vien  credato  error  de'  copisti^ 
in*  vece  di  hrixinénsis  ;  ma  que*  cittadini  anche  pres-^ 
so  altri  scrittori  si  veggono  appellati  brixiens€S,Vre^ 
se  quésti  il  nome  di  Damalo  IT^  e,  secondo  il  car-^ 
dinal  Baronio,  mandato  a  Bomà  dalP  iioperadore^' 
èiiffragits  omnium  electus  et  comprobatas^  conse^ 
cratus  fuiL  Da  quali  autori  prèndesse  il  porporàW* 
Annalista  tal  notizia,  non  T  ho  potato  sdorgere  \  « 
<!erto  par  nf risimile  che  Arrigo  prima  d*  intiere  « 
Roma  esso  Poppone,  se  T  tntendesse  col  clero  e  po-^ 
polo  romano.  Ciò  noki  ostante  noù  la^i^  di  sospet- 
tare che  Arrigo  potesse  ^ui  prevalersi  troppa  delt^u- 
torità  sua,  con  lasdare  in  tal  elezione  poco  airbitrity 
ai  Romani.  Ermanno  Contratto  (t)  scrive  che  Poppd 
brixiensis  (bnxinensts)  episcopus  ab  wtperaioi^ 
electus  Romani  mHtitur^  et  honorifice  su^eptm0^ 
Sospetto  io  inoltre,  che  cominciassero  allora  nd  Mt€M 
rarsi-  gli  animi  de'  Romani,  perchè  gli  antichi  impe-^ 
radari  greci  e  franchi^  secondo  i  canoni^  aveano  *la-^ 
sciato  sempre  loro  in  libertà  V  elezton  de'  nuovi  papi; 
con  riserbarne'  solamente  V  af>provazioi)e  prima'  di 
éonsecrarli.  Ma  l' angusto  Arrigo  neppur  lasciò  ioi^o 
libero  il  diritto  'dell'  elezione,  dacché  gli  aveva  obbli^ 
gjBkti  a  non  procedere  ad  essa  senza  il  suo  bisneplaci*» 
te.  Doveva  anche  rincrescere  lo^  il  veder  provvedo^ 
ta  la  Chiesa  romana  di  pontefìti  forestieri,'  senzar 
(ufenderli  dal  grembo  loro,  benché  noi  abbiamo  osv 
serVjlto  molti /pépi  presi  dall' Ofieiiie' oe' secoli 

(i)  HermanoiisContMi^UisiaChraJMjQO^  *  ,  ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


ANNO       MXLTUI.  9S 

4JÌQtTo.  Yc^gsisi  Ottone  frisigeose  (|)>  ,che  cooferma 
quanto  io  vo  jospettando.  Che  sooDrolgimenti  par- 
torisse dipoi  questa  motazione  di  disciplÌDa,  Pan* 
dremo  vedendo  nel  proseguimento  della  storia.  Teno- 
ne dunque  il  novello  papa  Damato  II  verso  Roma 
nel  mese  di  luglio  delP  anno  presente,  essendosi,  co-* 
ine  è  da  credere,  ritirato  il  falso  pontefice  Benedet^ 
to  IX.  Ma  poco  potè  egli  godere  della  sua  dignità, 
perchè  dopo  soli  25  giorni  di  pontificato  passò  alT 
aUra  vita  in  Palestrina.  Questa  si  repentina  mori^ 
fece  correre  dei  sospetti,  che  il  veleno  anche  a  que- 
st^, altro  papa  avesse  abbreviati  i  giorni.  Restò  vacan^ 
t^nel  rimanente. deir  anno  la  Chiesa  romana. 

Seguitava  intanto  nel  regno  germanico  la  ribel-^ 
lione  di  Gotifredo  duca  della  Lorena  superiore. 
Avvenne  che  in  quest"*  anno  Adalberto^  già  creato 
4sica  della  Lorena  inferiore,  venuto  a  battaglia  con 
.e9#p  Gotifredo^  restp  sconfitto  ed  ucciso  in  quel  fat- 
to d' armi.  Abbiamo  poi  dal  bollario  cassinese  (2), 
che  r  imperadore  Arrigo  concedette  al  monistero 
delle  monache  di  santa  Giulia  di  Brescia  un  privile* 
gio,  dato  /^/  nonas  maii^  anno  ^ero  dominicae  In^ 
carnationis  MXLVIIÌ^  Indiciione  /,  anno  autem^ 
domni  Ueinrici  regis  tertii^  imperatoris  secundi^ 
ordinaUonis  ejas  XX,  regnanUs  quidem  /X,  l'mpe- 
rantis  i^ro  li,  Actum  Turegum^  cioè  in  Zaf-igo, 
oppure  in  Turgau,  Fu  più  Volte  in  quella  terra  o 
città  V  imperadore  Arrigo,  ed  in  questo  anno  ancora 
vi  celebrò  V  ascension  del  Signore.  Certo  è,  secon- 
dochè  ho  dimostrato  nelle  Annotazioni  alle  leggi  loa- 

(i)  Olho  Frisigensis  1. 6.  e.  82.  Chron. 
(2)  Boll  Gasinens.  T.  a.  Gonstit.  91. 

Digitized  by  VjOOQIC 


'§4  a^IfALl    t>'lTÌLti. 

gobarcliche  (i),  ch^  egli  in  esso  luogo  tenendo  tina 
gran  dieta  de^  princìpi  italiani  (  iti  quat  anno  noi  so }, 
pubblicò  tre  leggi,  che  si  leggono  nel  corpo  d*  èsse 
lèggi  longobardiche.  Una  specialmente  nerita  atten- 
2Ìone.  Sapevasi  che  molti  io  questi  si  corrotti  secoli 
erano  levati  dal  mondo,  ven^cio,  ac  diversojurtwae 
ntortis  genere^  cioè  non  già  eoo  fettucchìerìe,  ma  col 
Teleno  e  con  altre  maniere  occulte:  che  questa  è  14 
lorta  della  parola  ^eneficium.  Ditinaro  ed  altri  istòtf- 
ci  anch^  essi  asseriscono  che  in  questi  tem^i  T  Italia 
€fra  troppo  screditata  pet  T  uso  del  Veleno.  Perciò  fa 
flefertninata  la  pena  della  morte  contra  gK  operatori 
di  si  ofrida  iniquità.  Rinnovò  in  quèst^  anno  ancora 
esso  Augusto  i  luoi  privilegi  al  monistero  di  s.  Pie- 
tro di  Brendido  con  diploma  spedito  (a)  XT//  ita-' 
kndas  maii^  anno  sfero  dominicae  tnùarnationi'H 
MXLFIIl^  Indictionc  /,  anno  autem  domniUein"' 
rici  règis  tertìi,  imperatòris  secundi^  ordinationis' 
^us  XX,  regnanlis  quidém  IX^  imperantis  vero  li,  ' 
Actum  in  Ulmo.  Sarà  la  città  di  Utma.  Ti'uovo  i6 
tali  sconcerti  nei  diplomi  intoi'no  agli  anni  deir  ordì- 
ha%iòne  di  Arrigo,  che  non  ho  voluto  il  fastidiò  A 
riveder  questi  conti. 


(i)  Rerom  Italie.  P.  II.  Tom.  I. 
(a)  Aatiquit.  Italie.  DisserUt,  70. 


,y  Google 


j^  ir  ir  o     ìtiLLJX.  9S 

(  CRISTO  Mxux.  Indi».  11. 
Aano  di  (  LEONE  IX,  papa  i; 

(  AR&IGO  III,  tt  di  Garmaaia  iij  im- 
peradore  4« 

AUnamo  dai  GfoDografo  di  s.  Beotgnd  (i),  che 
i  Romani,  iotiamorati  dalle  Mie  doti  di  jÉlinardo  ar^ 
civescrfV9  À  Lione,  fecero  istanza  alT  imperadór^ 
Arrigo  per  a?er}o  papa.  Alinardo  dò  saputo,  perchè 
)aoQf  gli  dovea  piacere  1^  stria  di  Roma,  si  guardò  di 
capitare  alta  corte  imperiale,  finché  non  udì  creato 
OQ  ooTello  pontefice  romano.  Qnesti  fu  Brunotfé 
pescavo  di  Tallo,  paretite  dell^  imperadore.  Non  si 
potea  aeegllere  personaggio  pia  fiittd  seeondo  i^coo^ 
re  A  Dio  :  tanta  era  la  soa  pietà,  il  suo  celo,  la  soft 
attività,  la  pradenca,  il  sapere  (^).  Trorarasi  I*  impe^ 
ladoF  Arrigo  ta  Tormaaia  nel  dicembre  dell^  vtmù 
ttileeedente,  dorè  tenne  una  gran  dieta  di  Tescòti  e 
prindpi.  Si  trattò  in  essa  di  prorfeder  di  ito  nnovo 
pontefice  la  santa  Chiesa  rontaan.  Non  se  V  aspetta- 
Tt  Brnnooe^  tolti  i  voti  concorsero  in  lai,  ed  egK» 
colto  cosi  air  improvvisa,  dimandò  teaipo  a  pensarvi 
tre  ^rni.  Dopo  t  quali  ripngnandio  a  tale  elezione, 
èon  uperanza  di  sehivttrcF  questo  sì  pesante  onore, 
SéG9  inpobblico  4a  eonfessix>ner  de^  suoi  mancamenti, 
Ida  indarno,  perchè  stettero  ttìtti  coitami  in  volerlo 
papa.  T^eitno  presemi  i  legati  romani.  In  fine  si  ar- 
rendè, ma  €0D  protestai^  che  non  acoeilava  la  eart' 

(i>  Dtchery  Spì«ileg.  I^oift.  II.  nov.  edition.  Albewcus 

Monach.  in  Chronico. 
(a)  Wibcrt  in-^ila  i.  Lesuis  IX»  lib.  2,  e.   1 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


96  AmAliT  D^ITILII 

ca,  qualora  non  ti  concorresse  V  elezione  e  il  con- 
sentimento del  clero  e  popolo  di  Roma,  non  igno- 
rando egli  dò  che  in  tale  proposito  avetno  ordinato 
i  sacri  canoni.  Gli  furono  date  le  insegne  pontificaUi 
e  dopo  avere  celebrate  le  feste  del  santo  natale  nella 
saa  chiesa  di  Tallo,  con  singolare  umiltà  vestitosi 
da. pellegrino,  sul  principio  delP  anno  presente  si  mi- 
se in  viaggio  verso  Roma,  avendo  in  sua  compagnia 
il  celebre  monaco  Ildebrando,  che  fa  poi  papa  Grer 
gorio  Tn.  Arrivò  egli  a  Roma  sul  principio  della 
quaresima  (1),  ed  ivi  ancora  solennemente  fu  eletto 
e  applaudito  dal  clero  e  popolo  romano,  e  consecra- 
to  papa,  con  prendere  il  nome  di  Leone  iJ^.  Né 
perde  tempo  ad  operare.  Dopo  la  domenica  in  Albia 
tenne  un  gran  concilio  di  vescovi  in  Roma  contro  dei 
simoniaci.  Poscia,  chiesta  licenza  ai  Romani,  sen  ven- 
ne a  Pavia,  e  quivi  n^lla  settimana,  dopo  la  pent^co-^ 
ste  celebrò  un  altro  concilio.  Indi  passò  a  trqvt^r^ 
r  imperadore  In  Sassonia  per  informarlo  dello  stato 
d' Italia  ede^  bisogni  della  Chiesa.  Un  altra  concilio 
assai  numeroso  fu  da  lui  tenuto  nella  basilica  di  s. 
Remigio  di  Rems,  e  poscia  un  altra  in  Magonza,  do- 
ve si  trovò  ancora  V  imperadore.  In  questi  tempi  du-^ 
rando  la  ribellione  di  Gotifredo  ifo^ra  di  Lorena,  eoa 
cui  aveva  unite  le.soe  forze  anche  JBflldmno  conte 
di  Fiandra  (  i  ),  papa  Leone,  ad  istanza  deiriiiiperadere, 
amendne  gli  scomunicò.  Più  che  l'armi  temporali  ser-» 
virono  le  sptrìttiali  per  mettere  il  cervello,  a  partito 
dt  Gotifredo^  e  però  egli  seo.  venne  suppliohevole  ad 

{li  Wibert.  Bruno.  Leo  Osliensis  in  Chroo.  Aasdoius 

in  Itincr.,  eie. 
(2)  Heimanoas  CoAtraotasio  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


BaldofÌQo  a  fior  goerra,  ma  dopo  aver  lasciato    dare 

titi  gran  guastb  kì  «mi  ^aéié  )Mt^  anattà   looperiale, 

finalmenta  trattò  9i  fiéeUt^dfe'rf  tel^feilf  ^ixMMggi. 

-Bbpà*qt*»fe^t>te^LWfieIÌ         lA  città  d' Aii- 

gcista  «  per  la  Banera'^dl* finir  4èff  anno  veone  alla 

Toha  à*  Italia,  ed  arrWò  a  celebrar  la  feita  del  natale 

'%  IT^rdìDtt.^QòtféMtò'etoè  f^fiia  In^'qiteat'aòtfo  I  suoi 

^^rll^^'tf^iHòmt^iit^  ^  Fer&'^fAi  i<i»<betk  <r)  «bla 

T  itf  {Jériitft»B'Afrrigé/  ixmtiedetlé  11  B^mtOòtivèHbi^ 
'^  WBd»av  »«Su»i  Wboèaaori^la  liet&»i  4i  feélHrre 

=11  diplonsé  M^aato  ÌX'^Z  kaihndés  ìnàU^^ma'^mtdni^ 

'  di^  ^r^ShMmir^jUi  'XK;-Hgnl  ìfimàBM  K^  imperli 
cér^  Hf,  j^étUm  ÙdstdpMi  ^ortio  tf  Mré  dbé  gli 
Steni'd^  *ord{i^ation  di  4itrr)g&  #otie  eonlbii'ia  t^iiA 
^dit^loftiì  !>  é  frèt^  fjgifteérò  nd  ^l»i  fo^«iir#  <tt'%e«ertMr 
-'qvteifta'e|)t»c«  e  ^l  edtteg^ef e  gli  efroH'^  Circe  ijvBaii 
'  t^mpi  ancora  abbiamo  da  €ediié«»  (6)  m»  tfrv#alttiei»- 
^ò  impbttàtitihtob  per  là  Storie  d^ilalia,  eiwè  '^e  i 
IPbt^hl,  ^èilte  dli'^8iEÌ6«e-^ni>6ei  «^tdglimn'di^e  della 
'^fati  Tbrtéti^v  %i^fk^<>  t^le  |[)o>te  de^<h«M»ap,  e 
'i^hifftkihtio^  le4òriéi['ribtfi«c«>«if^iHe  kou  \mu^  ai 
S^acebT  léf*ttMà,  è^ckral^pefaeìa  ad  ioieattrXÌBitipé* 

(  i)  Oiron.  hrftnse  P.  IT.  %\  II, Hér.  Ital. 

(3)  ÀDliquit.  Italie,  Dhsertat.  f;^  ,,    '    .^ 

(3)  Ce4rei)4  C^mpend:  Hialori.    ,  , .     i 

KimATOBI,  YOL.    XXXT.  DigitizedbyGoOglC^ 


^  àptALt  h*  tunL 

ris«rbaa49  qafl  d^QGOÒn^,  i|l4:«Uo  àt^ .  Sioria. 

<  CfilSTO  MW  Indi»,  tu. 
JUbo  di  (  IiEQNfi  IX^pupa  o. 

(  AaAI«0  ni  ce  dk  Gmui^ia    n, 
anperadore  5. 

GiuatQ  ch«  fa  a  Roma  il  santo  po^fice  ^Leotm 
JXf  e  sbriglio  da  vari  aftri^ io  qiiaato,8iiiio  (enea 
^à  n'él  precedente,  come  laseiò  soritto  I/nooe.ostien* 
*^)l^)  patio  io  Paj^y  parte  per  f  09  difozione  (a), par- 
ie per  quotar  le  discordie,  insorte  fra  i  Koraiafini  eri 
popoli  di  quelle  fiootradc^  che  si  sentivano  gravati 
non  poco  da  quella  gente  straniera.  Pu  nelF  aprile  a 
a  Mbnte  Gassino^  a.s.  Uichele  del  Mon^  Gai^np)  e 
o  Benevento,  dov^  4i  .nnoyo  soomanicÀ^uel  popolo^ 
perchè  HbeHo  all'  iiiiperad9r<e*  Ti^ni^  ih|  concilio  in 
S^nto,  dove  depone  di^  arcivescovi  <^nvinti  di  sÌp- 
monia.  Toxnato  a  (Vicina,  ^ui  priacìpie  H  maggio  ce- 
lebrò un  abro  canailio  nelh  basilica  lateranenf e^  do- 
ire  àtrono  condensate  le  p/sr  verse  do^rine  di  Beren- 
'garto  franzeSe  intorno  al  sacramento  delP  altare. 
Fioriva  in  questi  tempi  in  Normantj^a  nei  monistero 
di  Becco  il  celebre  Lanfranco  ^  pfi^e^  allora  d^  essp 
siicro  liiogo,  di  nascita  itfdi^dH^)^  pfr^hè^nato  di  nobi- 
li pareniiHn  Pavia*  ^ssei^o,  p^^si^t^  C"'^!^  e  il  sud- 
detta Berengario  qualche  *4st^aa,  ffi  ,fgli  chiamato  m 
ItaUa,  e.taato  in  esso  concilio  late^ff^neqse,  qnao^o  in 
quello  di  YerceUi  susseguenteme^fe  tenuto  nel  set- 

<i)  Leo  Ostiensìs'I.  a.  e.  8f.  T    •    ' 

(a)  WibortQt  in  Vita  b.  t^onis  lib.'a  eap»  4* 


▲  V  jr  o  nx.*.^  90 

letohre.^  questo  aimo  dal  medesimo  papa^  ginsU^c^ò 
tè  tiesaove  reste  carissima  a  iulta  la  corte  pontifiicU. 
Sor^i  questo  accidente  a  tmaggiom^ente  accrescere  U 
fune  della  letl^ajtiirt- e  pineta  di  Lonfranco,  il  qoale 
•eoi. tempo  dÌTeniM  ebat^  di  Becco^  t  poscia  arcive- 
SODTO  santo  di  Canlurbrri  io  lofhiUerra.  Era  iosorl^ 
qualche  contesa  ira  papa  Leone  a  Unjìredo  arcwe" 
sc0if0  di  Bayenna  spalleggialo  da  alcuni  d^Ja  corte 
imperiale.  Però  in  esso  condlio  di  TeroelU  il  papd 
gir  sospese  ilmipiste^o;  episcopale»  oppure,  eomA  tuo! 
Wiber.tOf  lo  aQomonicò^  Toi;nò  egli  dipoi  alla  in^ 
Chiesa  di  Tulio  per  farvi  ia  traslaaione  del  corpo  di 
s.  Gerardo,  già  vescovo  di  quella  città«  Passò  ia 
quest^  anno  nel  dì  i  a  d^  aprile  a  miglior  vita  su  ^daJr 
Jferw  o^sia  Alferio  iondatore  e  primo  a^aie  dell^  ior 
ai|^e.  mouistero  .della  Cava  nel  principato  di  Salerno^ 
la  cui  Yiia^. insieme  con  quella  di  tre  altri  abati  suqì 
^accessori,  ai  legge  fra  gli  scriUori  da  me  caccola 
delle  cose  d^  Italia  (i)..  Se  si  vuol  presi sr  fede  agli 
Annali  pisani,  in  quest**  anno  (2>  Mugetto,  re  de**  Sa- 
raceni afcicani»  con  un  potente  esercito  tornio  in  Ssr- 
ilej^na,  e  cacciatine  i  Pisani,  attese  a  iabbrìcar^^i  dell^ 
città,  e  prese  la  corojia  di  quel  regno.  Pisani  verq^ 
4:um  romana  Sede  firmata  concordia  cum  jtrivik- 
gio  et  cum  vexììlo  sancjti  Petri  acceptOy  iavaseruut 
regem^  et  c^perunt  ijlum  et  totam  terram^  el  cono- 
nam  imperatori  dederunt  El  Fiia  Jhit  Jirmata  de 
iota  Sardinea  a  romana  Sede,  ^B  al  vedere  che  dei 
vari  autori  di  questo  secolo,  i  quali  han  parlato  d«i 
£itti  gloiioM  di  s.  Leone  IX  papa,  niuno  parla   di 

4^  &«ram  lUlic  Tota.  TL 

ia)  Annal.  Pisani,  T.  TlsBer.lUl.  p>  i6> 

Digitized  by  VjOOQIC 


loo  JivtfkLi  t!*  mtià. 

(juesto,  che  pur  sarebbe  tornato  cotanto  in  onore 
det  medesimo  :  pare  éhè  si  possa  dabit&re  deir im- 
presa suddetta,  o  almeno  delie  sne  circostanze.  Ra^ 
eque  nelTanno  presente  nel  ^  là  A  novembre  àV 
augusto  Arrigo  nn  figfiado  maschio  (i),  ^rtoritoglr 
dalP  tbij)eradrice  Agnese.  Fu  qae^ti  poi  Arrida 
quarto  ira  i  re,  é  tetòo  fra  gP  imperatori,  per  cu» 
cagione  vedremo  a  suo  tempo  seonrolta  tutta  V  Ita- 
lia e  la  Germania.' 

Cessò  di  vivere  in  questi  tempi  Pandoro  //^, 
prìncipe  di  Capua  (2).  Leone  ostiense  il  fa  portata 
via  dai  diavoli,  citando  uh^  appaiizione  fatta  ed  un 
servo  di  Dio  napoletano.  Ma,  slcóome  il  p.  Angelo 
della  Noce  osservò,  probébilmente  questa  fu  una 
giunta  fatta  alla  Crònica  delP  Ostiense,  ed  altri  eia 
scrissero  di  Pandolfo  Capodiferro,  tanti  anni  prima 
defunto.  Nei  secoli  dell'  ignoranza  gran  voga  eveano 
somiglianti  visioni  e  dicerie.  Pandolfo  P'^  suo  figliuo- 
lo, testò  padrona  di  quel  principato  con  avere  per 
collega  Landolfo  V^  suo  proprio  figliuolo.  Ho  io  rap- 
portato altrove  un  diploma  dell'  augusto  Arrigo  (3), 
come  dato  in  quesl"*  anno  in  fieivore  del  monistero  di 
s.  benone  di  Yerona.  Le  note  cronologiche  sono 
queste  :  Data  III  idas  novemhris,  anno  dominicae 
Incarnalionis  ML^  Indlctione  IIII,  anno  domni 
Heinrici  terlii  re^is^  imperatoris  autem  secundi^ 
ordinationis  ejus  XXIIII^  regni  quidem  XIII^  int" 
perii  vero  IIII.  Acium  Veronae,  Perchè  era  tutta- 
via attaccato  alla  pergamena  il  sigillo  di  cera  \  e  nel 

(i)  Hermann.  Contractus  inChroa. 

(2)  Camillas  Peregria.  Hist.  Priucip.  LaogobarJ. 

(3)  Aatiq.  Italie.  Dissert.  63. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  M  W  9    mb.  lQ1^ 

novembre  dell^  anno  preseote  potct  correre  V  Indire 
diane  IF^  ^eax^  iarae  akro  ^vb$^<%  Io  credei  docu- 
mento originale  e  sipurp'  |l^  ae  $\s^  così  Qell#  pci]ga- 
HKe^a,^  ^è  ò  aviai^^iu^  ^^frore  m  copìaHo,  noo  so  io 
ora  accordarlo  colla  Terità  d^  gloria.  Che  V  inope- 
rador  fosse  in  Italia  in  qnest^  anno,  ninno  degli  an- 
tichi io  scrijre,  ed  io  lo.  cre^o  ^Hp*  S9no  a^bf  di- 
scordi ira  l9ro  V  ann^  HJJI  di^l  r«gno  e  il  IF  deK 
r  imp^o.  ^«b)>e  da  f^^^  s^  potesse  riferirsi  alP 
anno  ip55,  cplc9n(roi|lp^^U'prigii^)e.  $iccomf  ap- 
D^ri^e  dn  m  dociwiei4ff.4fi  ipe  dfito  ^|)a  jnc^  (iXin 
qisesl'  amo  il  vfiBXfAm^  .^bfirtQ  4f^  -W»  progeni- 
tore ^'  prìHi^pi  es^fifi»  fi  IIW9W  B9V4e  della  Luni-. 
^niL  Sglfè  qf^vi  appeUjitQ  féPmrti^  qiiij4fi%o 
vQCQii^r^  vw(Aio  §t  apm^  ié$ms  Zi^n^fisis  comitato^ 
film$  bona^  m0inqrÌ0fi  iienmM€  ^ikfir^i.simiUUrqiie, 
Ac^Ox  <^  tffar^hJQ  et  Q^m^,  ja  X^qnigiapa,  era  il  fpr? 
te  dei  l^eoii  ^  ^\^  p9s«edi»li  4»^  ^iMM^À  a^d^esi,. 
a]^l9^  P<ia^  Wat<{h<B#i  d'  ^Bittf  ?ot|o  qu^t'  «inpo. 
(  s«fpa,re  ^oa.f^  9fl  1^54  )  si  legge  una  lettera   di 
^r^O.  du<!q  4'  I|&1ìa  a  J^^r^r^Q  <?M^  di  Farfa  {2), 
io  cqi  egli  s)  rA^g^  d*"  essere atatp  ain«|esso  filla  con-, 
fraterpitl  e  p^cti^'ppzion  delle  oraiiioQi  e  de'  meriti 
di  QUO?  b^pni  molaci.  Il  A\fÀ^  sua  inolkQ  v^^^9   f^. 
degno  d^  OH^rvauon<^  ò  questo  :  £^  Argiro   Dei 
protn4^nfia  magi^ter  v^sti^  jfi  ^lor  Jlqliut^  Cafa-- 
briae,y  SiciUttPy  Jhi/lag^niaef   Mol|9  più  antico  ^  il 
rito  di  simili  c«afrat^niA^  £r^  i  qiQiHKi^  e4  esso  du- 
ra U4|av^, 

(1)  Antichi U  ISsteofti  P»  I.  cup.  ii.  .   , 

(3)  Chron.  FarfcnsQ  P.  11.  T.  il.  R€r.,J^,^iÈoogIe 


loà  AWWAti  f*  rrixti 

'(  CRISTO  lÉLT.  Ià««.  ir. 
inAo  di  (  LEONE'  IX,  papa  3. 

(  ARRIGO  niredi  Germikiii  ti/m^ 
-peradore^^. 

Tronronst  P  iatàócMì  Leone  IX  papa  e  V  im^ 
peradare  Arrigo  in  Abgusta,  dorè  insieme  celebre- 
rono  la  festa  ddla  porificazioiìe  delta  tanta  flhdre  di 
Dio.  Io  tal  occasione^^r  attestato  di  Ermanno  Con- 
tratto (i),  r  imperadore  rimise  in  grazia  del  papa 
Vnjrtdo  areii>eseo¥o  di  Ravenna.  Bla  Wiberto  (^> 
a^^agne  nna  partldblaritk,  eioè  che  Unfredo  fu  dita-' 
mato  da  Arrigo  ad  Angasia,  e  ^po  nttv  restituito  al 
papa  ^uni  beni  ingiustameote  ocenpati,  &  fortMo  a 
chiedere  1'  assplnnon  deUe  eensure.  Inginacchiossi 
egli  a^  piedi  del  santo  pontefice^  e  perehè  tutti  i  t>re^ 
lati  assntenti  interposero  le  lor  preghiere  t»  ^or  di 
"^lui,  Leone  eon  alta  Toee  disse  :  Jl  misura  della  sua 
divo%ione  Iho  gli  conceda  F  assohsbione  di  tutti  i 
suoijalli.  Nel  ierarsi  Unfredo  in  piedi,  fti  osserrata 
che  quasi  Imrlandost  del  pepa,  e  tuttavia  gon6o  di 
superbie,  sogghignava.  Vennero  le  bgrime  agli  occhi 
al  buon  pontefice^  e  con  voce  bassa  disse  ad  ahuni 
che  gli  stavano  intorno  :  Ohhè,  questo  miseràbik  è 
morto.  Poco  slette  Unfredo  a  caèer  bu^o,  ed  appe*» 
na  ricondotto  in  Italia,  diede  fine  alla  vita  e  all^  alte- 
rigia sua.  Ermanno  Contratto  lasciò  •  scrìtto,  essere 
còrsa  voce  ch^  egli  morisse  attossicato,  perchè  la  aua 
morte  fu  improvvida.  Illa  s**  egli  mori,  come  vuole  il 

(i)  Hermannas  Contractus  in  Chronie^.' 
(2j  Wibertas  Vit.  Leonis  IX.  f,  a.  e.  7.    JOgle 


ffossi,  nel  £  33  di'  agosto,  gran  tempo  eorse  frt  k 
di  lui  andata  in  Gemttaia  e  la  notte- ^na.  Tornato 
a  ironìa  papa  Leone,  qnhri  celebrò  dopo  pasqua  un 
nuovo  concHio,  dote  ffB  Tnìite  èose  seonnAicò  Grv- 
gorio  vescovo  di  Tercelli,  imputato  d*  adulterio^  eoa 
una  fedoya  già  sposa  di  un  suo  zio.  Non  si  tro? am 
questo  TeseoTo  in  Róma,  e  nulb  ^tiè  pale  rispon* 
dere  per  sé.  Ma  'avvertito  deib  censura  eontra  di  lui- 
fulminata,  se  ne  volò  a  Roma,  ed  avendo  promessa 
sodAsfioione,  «e  né  tornò  assoluto  e  eomento  a  ca- 
sa. Questo  prdato  ne?  tempi  susseguenti  ieée  gran 
fi^ra  negli  aihri  secokiresclii  d^  Italia,  siecoase  ve^ 
dromo.  Indo  poscia  il  santo  ponteica  all^sigae  aso- 
nistéro  di'SuhiaeOi  da  dove  esàendo  foggio  Jtihne 
ossia  A%%o  abate,  a  cai  >datea  rìmoadare  Ja  coaeiaii- 
sa,  egli  diede  per  abate  a  que^  monaci  UmhtHoi  n»# 
to  in  Francia,  e  le  cai  impi^eae,  paste  buone  a  parta 
cattive,  »i  leggono  nella  Cronica  A  Subiaco*  (i>  da 
me  data  aHa  luce.  E^  ndiabile  quanta  in  ò  sertcao, 
cioè  che  il  papk  inr  quella  coogiantinra  Sàbì^eenus  ud 
$e  canvocavit  in  moneaUfrio^  ^^uonm  iti  r^qwtni 
tnstrwnenta  eharfarum,  nota^U  Jaì$k$ima^  H  cai 
magna  parte  ante  te  igne  cremori  Jpeit'  IK  qswste 
merci  non  fbrono  privi  una  voka  akrt  monistcri*  a 
cbies e  :  il  che  sta  detto  sensa  pregtudbta  degli  isMUi- 
inerabili  altri  autentici  docaàianli  cbe  si  ^vaao  nei 
loro  archivi. 

Dovano  in  quimi  tempi  avere  i  monaci  di  Far- 
fii  chi  fi  perseguitava  n^Ua  c^rte  pontificia  ;  e  proba- 
bìlmanUl  uno^  da  Iok  nemici-  era  Gioyanni  vescovo 
delia  Sabina,  iobe^mpsae  di  moll^  pret^mioni   eontra 

(i)  Cbron.  SaUaccnise  T«  a^.  lUur.Ilal.  • 


4i;  qaeU'  iwgOA  «i^cHiMro.  J^Umvp  i.  i^oa^cc  una  . 
1««|W«  tf  boqA  i^jHiKeapfs  eqti^  f^aporgU  le  prorpfative 

fum§mii'9é9iH.  oralftK^r'  H  che  fcp  mio  tvywo  fi 
cÌMtQii9n(i^Q#;OOQ.4e*  ^ali  mopi^<H;  abìt^i^.m  F^rfii, 
BMi  ddgH^ijiró  «ii«oi^  ahe:e^a9o  «y  mo^a^^tcrU  jprio* 
Itti  i^ttoppf^i»  SUI  eooiòiiA  (ooMuna  si  ^8f  to^  la  Uj^e  fir» 
i  moMci  le  tt  t^l4«tu>  veifiavQ.  Fi,iiahnje^t«  jMfa  Ldo* 
ae  IX  fimrfiDQii  alunooisttf^  kvi^im  lt,mtk  \  kioì 
priftlegt  tom  «oa  b«U«,  ia  w  «i  fa  ^cAt^ri?  H  »^P  ^»®* 
v«  pie»  di  di^tìont,  V9iri(p>  ;le  fai^t^sùpgLa  Vergine  : 
Daia  III  idU$  dsc^nAris.  |i#r  m^mf  Pitici  4M;f 
coiti  sancéùff  roniamm  JS^^im  kiiMcÌh§^W%.Wt^ 
dmnnl  ffàrùwatmi .  arifkkafiPiiU^^h^P  qaJoni^^ìs 
MTchkpùèopi^  tmno  Jàmm  teQois  JX^p^pae  Urtip^ 
Imdi^wi»  F^  Qomfmèifi.  wH  i^Xifsoj^ve  deir  ^Qi^a 
presentev  Gfiide  iip«di:»  Ufobé^e  (;^)  àMi  J^rmanno, 
^rdhmeova  di  Gdopia  folafi;  fit^icgncefliere,dl  papa 
Leon*  ÌXi  deHa-^eoi  eefe  b^U^  ti  fr9i9Y»  qafpU  ootì* 
là.  Eff^ilinadeMmo  Efìmm>ié9  ercii;aDcelUere  d^ll^iio* 
perii»  ia  cpiesii  gjioriu»  WibAiili^  fprive,  (^)  che  p^ipa 
Leoae  diede  officmm,  canoieUarii  samU^  romanae 
te4fì#'e  hii.ttatrfliiioÌ8«eceif«ri,  Gonftiraiò  pai^manld 
il  «MAa  pontefice  tutti  i  ^mA  dirktft  el  au^  imiterò  ca- 
ta«rteMe.oon  altre  Mia  (4)9  dite  ^  Rifiuto  ju^ 
2/1,  etc.  anno  domni  Leoni$  iX,  papae  JJ  (  4^  f  •« 
Mve  III)j  Imiictioim  Jf^^i  l^t^u^io  altre  J>oHe 

(1)  Chrón.  Farfens.  P.  IT,  f.  tt^  Rek  Hai." 

(2)  Habiltonius  Annal.^Beiie^ictlà.  ad  batic  «rniottt. 

(3)  Wibertós  iti  Vita  Leonia  K*  h%  6.5^' 
(\)  ChroB.  CaMUciens.  P.  U.  T.  11.  Ber«  it^ogle 


d«Ilo  sjt^«o^p$i, il^u^l^  per  testiii\onÌ9Qza  dfU'  O^ 
stiense  (1)910  qae^t^  ^qop  «pd^  a  ^apc&a^  a.Beiieyea- 
4o  e  a  S,9ler.no.  l^  \%\  coii^uptur^  ò.  gr«^bilQ  c|i« 
s^qcedttSQ  cig»  ci?i^  praxeptiyawejQM  »wa  i|Sf«ritQ  il 
ined^ttmo  OsUe^se^  W^^^^^  I^U  4#|plvewe  dalia  ^oo-. 
inviDJica  il  popolo  di  Bep^yejptQ.  Taotì  pas^i  deir  oi« 
timo  pontefice  fmo.  qp^Ue  parti,  e»nno  lufti  par, 
trovar,  $0  ^a  ipai  poasibile,  qualicfaa,riiaedio  9  frenp 
air  iosol^ozA,  gcud^tà  €4  ayi4it4,ip9rc4ibile  da*  Norr 
mamii,  o§ax  4ì  fi^  ^^^^  ^  ff^tQsi  alla  P«^Ua  e, 
alle  TÌdaaQae,  e  Gristìani  più  di  nome  che  di  fiitti. 
In  una  lettera  (o)  ^m^  4^  ^^^:F%^.^H^  imperador 
di  G>stantìnopoli  gli  espone,  qooi^  coftprp  ain^nataa- 
Taoo,  tormen^anp  ^Q'vfH$e4  al>i|afi^  peppur  per- 
donando alle  àonne  e  a'  ia^iuUi  ^  sppgliaTano  anco* 
ra  ed  incendiavano  le  chiese  ;  e  che  per  quante  eaor- 
tasioni  e  miniMc^e  avetst  agli  adopera^p,  .nu|}a  ^  mu- 
tavan9  i  ^oro  perversa  postumi.  Per^  s^  e^a  e|lft 
abboccato  con  Arg^o  cal^p^n^  4e'  GjrecJ  per  repri- 
mere qoe$ta  n^l^  |;e9te,  aid  implqifaf^  ap^Jie^il  brap* 
ciò  4«Uo  Me99<»  fM^p^tp,  gwou  J^j  W^»1f'  a'MU^  V"^ 
punto  f^rive  JLppo  JProtpipaJajP).  che  attivò,  cipà 
4a  Co$taiHiaopoli  tornò{inPxi|^,^^./y/r^  %^H<>^^ 
4i  Melo  e  duca  di*  ll^0  peip  ^li  Qreci.  Yo}le  entrar 
in  B^i,  ma  gli  fa  negato  4«at  Adrali^p^  Rcpinoaldo  e 
Pillila  fratelli,  capi  di  p,A9^  &^n  cf>ntraria,  P^^^. 
mante  il  Pfyojo  di  Qaria^l  dijip^tfcoi,  de**  <?ont^d}ttQri 
V  ammise  in  quel/4  citt2^.;$j9'Pe  fu^g^  Acbrali^tp  \  St^ 
altri  due  irajelU  pr^i»  fwfio'f^?  jiEiviati  ip  carcere,  a 

(I)  Leo  Oitle^»  CSk^cmC  lib.  a.  e.  04.        »  - 
•    (a)  WtbertQS  io  Vita  l»eo«)i#  X^*  U  «vP..??- 
(3)  Lupo» Prgtpj^la  ip  Ó^rpn,    ^edby Google 


ib5       .  AinrALi  d*itài.ia 

Costantinopoli.  Drogane^  conte  e  capo  ^e^ormanni, 
fa  in  questo  anno  ucciso  da  un  suo  compare,  e  suc- 
cedette Unfredo  conte,  suo  fratello,  net  governo  di 
quegli  Stati .  ITói  troviamo  tiiittezzato  in  quest*  anna 
nella  città  di  Colonia  it  fanciullo  \^rr£^0,  figliuolo 
dell'  imperadore  Arrigo,  e  tenuto  a!  sacro  foàte  da- 
ttgo  abate  di  Clugni,  uomo  sànfo^  Da  un  documien- 
tò  che  So  diedi  alla  luce  (t),  apparisce  che  in  questi 
tèmpi  Guaimario  IV' ^  Gisol/o  lì  suo  figlio,  erano 
principi  di  Salerno  e  dufchi  di   Amalfi  e  Sorrento. 

{  CMSTO  MLit.  Inditìone  v. 
'  Anno  di  (  LEONE  IX,  papa  4. 

(  ARRIGO   m,    rè  di  Germania    14, 
imperadore  7. 

Era  stata  in  addietro  T  Ungheria  tributaria  ieU 
f  imperio  germanico;  ma  essendo  insorte  ntf,  è  ces- 
sato il  pagamento,  si  Venne  ad  'ùn^  aspra  guerra  fìra 
Vitnperàdone  Arrigo  e  Andrea  ri  it  Ungheria.  Ti 
santo  papa  Leone  per  deistdério  di  rimettere  la  concoi'- 
dia  fra  que*^  principi  cnétiani,  si  portò  in  qùést'  anna 
di  nuovo  in  Germania  per  trattar  di  pace.  Ermanno 
Contratto  scrìve  (2),  eh*  ^li  vi  andò  per  le  istanze 
del  re  Andrea;  fece  desistere  l'  imperadore  dAll^  asse- 
dio di  un  castello;'  e  troVbtcffó  dispdstissrato  ad  lin  ac- 
cordo, già  si  credeva  di  avete  in  pugno  la  pace.  Ma^ 
Andrea  sconciamente  il'  burlò:  laonde  il  papa  fulmi- 
nò contrà  di  lui  la  scoinuni^ia.'Se  ciò  sussiste,  è  cosa 
da  stupir  come  Wiberto  poati  tutto  al  rovescio  que*' 
(1)  Antiquit.  Italie*  Dissert;  5.  p.  217.  * 
(3;  Hermaonus  Centractiil  in  Ckron.   QqoqIc 


A  H  ir  0  "  Mtii.  107 

sta  accenda  con  dire  (i),  chegU  Uogfaeri  erano  pron- 
ti a  pagare  ii  tributo,  parche  Qttèàesseró  H  perdono 
dd  trascorsi'pasàati.  Sed  quiajactione  quorumdam 
curiaHmnj  qui  JhUcibUs  sancii  viri  imidebdrd  iteti' 
IfUs^  suni  ìougttsti  aures  ohluratae  pteeUpus  domm 
OpoiioUei^  ideo   romana   respubliàa  suhjectiànem 
v^gni  hungariei  perdidU^  etadhuc  doht  finitima  pa* 
tiriae' praedis  et  incendiis  devàstari,  Arrigo  Tfoecan- 
cèUier   deft^  imperadore  txi  m  quest*  anno  da  lui  prò- 
lùossoall^àrcÌTeseovato  di  Ra?enna;  ma' secondo  il 
Rossi  <a)  non  ottenne  la  coaferma  e  ti  pallio  dal  pa- 
pa, se  non  bèlfanno  seguente  con  boHa  data  F'I  idu$ 
àpriUs^  anno  pontificatus  IF^  Indiciione  Vi*  Sotto 
specie  dlntroniztar  questo  noveSo  arcÌTescoTo,  fa  id- 
tiato  a  Ratenna  anche  Ni%oné  ^^scow>  di  Frisingay 
uomo   [Hén  di  ?izj  e  che  per  qualche  tempo  mostf6 
di  pentirsi  ff  di  abbracciar  la  vita  monastièa)  ma  fn 
brerè  tornò  alla'  vita  di  prima.  Costui  giunto  a  RiTen- 
na,  quivi  coko  da  morte  improTyisa  lasciò  le  sue  os^ 
is.  Al   suddetto  Acriga  arctTCScoTO  scrisse  il  suo  li- 
bro ossia  opuscolo  intitolato  gradìsimus^  s.  Fier  Da-^ 
imano,  o,  come  si  dovrebbe  (Kire,  Pietro  di  Damian&y 
nato  neOa  città  stessa  di  RàTenna,  e  ginn  luminare  ^1 
tantità  e  letteratura  in  Italia  per  questi  tempi.  Uno  an-* 
cara  dei  motivi  per  i  quali  s^  indusse  a  tornare  que- 
st^anno  in  Germania  U  santo  pontefice,  fb,  secondo 
ì-  Ostiense  (5),  per  impetrar  degli  ajatl  dalP  impera* 
doTe  eontra  de^  Normanni  di  Puglia,  le  a  venie  e  cru- 
deltà dei  quali  egli  non  potea  più  sofferlre.  Un  d|iplo- 

(1)  Wibert.  Vita  s.  Leonis  IX.  I.  i.  e.  1|. 

(2)  Rubens  Hist  Raveno.  Itb.  5. 

(3)  Leo  Ostieas.  Chron.  lib.  a.  cap.  ^43oQle  -^ 


nn  ehe  »i  legg«  pubbli<»to  nelle  xoip  AvtàiMìh  ^tjAh-^ 
n^  (i),  ci  ùi  vedere  ne). giugno  di  quest^  anno  io  ^n- 
T^9  l'imperador^  Arrigo,  che  conceda  ^l  der^  di  Voi-- 
terr*  fra  gli  «ll^ri  privilegi  quello  di  poter  decid^^e. 
Htì  col  ^kifUot  £ni  «llora  troppo  in  i»so  qa^^  b^^- 
f^Hoa  f  deteatabU  lu^anza,  accreaci^ta  dipoi  neU^  m* 
diMra  inD^nfci  dai  ^accìatoi'i  di  puntigli*  Per  isradicarla 
molto  a'  è  fat^  ma  al  mondo  non  maiipliecam^o  i?xa| 
dei  paxzl.  Hq  io  pubblicato  un  contratto  ^egui^l^t. 
^«est'  aB«w>  fra  BonifwkìD  4v^cq.  e  n^archeat  c|i  To^ca*» 
na,  signore  di  HanV>i^9  Ferrara  ed  altrf  c^ti,  e,  Ql^ 
ta  badeasa  di  a.  Ginlia  di  ^es^  Fc^  a^^ta  qneH» 
«arta^<s^);  -^nno  fé  Incarn^iiione  Domini  nostri  </e^, 
Chtifiti  miUefimQ  gt^inquitgei^imQ  ^ecund^S  Mnric^s 
grniia  Jhi  imp^ralqr  augf«*&<^,  amQ  i^^pem  ^y^ 
semini  ^iH^rio  haUndas  t^prilis^lndictlQne  gmflt^.Vì^ 
pòche  aettimana  dipoi  appravvis^e  Bpni|aa^o.  Mentrp 
egli  da  Mantoini  passava  a  Cremoi^a)  per  mezzp  ^ 
nn  ombi^so  bofco,  fn  ferita  con  una  saetta  ojsjsia,  eoa. 
un  49tdo  auoMÌcato^ediqneleolpo  moTì.  Jfis  d^hus 
macchio  flonifaciu^  (  son  parole  d^Arnolfo  nùla^^* 
se.(5)  autore  contemporaneo)  ditm  nemns  iransfr^i 
ofuicum^  infidOs  e^  obliquo  latentibi^s,  v^pfin^tg  figi^ 
tur  jact$h.  Heu  ^ene^r  ac  pìetms  dierum%  m<ituram 
moriem  ^mgU(0  pr(Heoccupasfik  II  Fiorentini  ^-. 
Te(4)>che  eglifta/f  malto  c^rifiO  d^anni  niorì\  ma  Q0ii< 
ave«  •  veduto  Arnolfo^  acritlore  più  iaformato  di  lui. 
£  ae  Boni&ùo  ai  truota  marchese  fin  V  anno  I094» 

^ij  Antiqui t.  Ila)ÌG.  Dissero  Sq.  p.  64t. 
(3)  Ibidem  Dis&ertat.  66.  ,  . 

(3)  Arnulphus  Hist.  Mtdiolaa.  1.  9.  e.  3- 
(4)  Fiarenlioi  Mcmor.  tli  Malild.  lib.  f. 

^  Digitizedby  Google 


k  tf  9  Ò     VLII.  109 

eon^eii  dkt  Óìt  egli  fosse  teòchio  tieB*  sodo  prt- 
ìteme.  E  ^  ^  lìee  tldtare  t)ie  nefT  edizione  della 
stòria  d*  éao  AtniMo  fetta  dal  Leibàizio  sopra  un 
lesto  ibiianese,  si  lej^j^e  ftiafchiò  ISonthJhri'ait  Bcmp- 
faòiu$.  Ma  il  AiaAosdtitto  estense  più  antico  degli  al* 
tri  non  ha  MotOitférrati;  e  qti^la  è  una  giunta  di 
qtialcfae  fiorante,  sifceome  già  osserva!  (i)  nella  pre* 
Tanone  al  lyiedesimo  Artiolfo. 

Abbiamo  da  Donitone  il  tempo  preciso  della  mo^- 
te  di  qnestd  principe^  laddote  scHre,  ma  accartamen- 
le  tacendo  ch^  essa  fosse  violenta  (3): 

Ipse  die  sexik  maii  post  quippe  ìcahndai 
l)é's^ruH  terratn^fjuem  Cfuistas  duóat  ad  etìtràm. 
Quando  defunctus^  terrae  dalu's^  esigue  sepultuSj 
Tunc  quinquagtnta  duo  temporù  ffiiUe  Iht  statif. 
Fa  seppellito  il  di  Id  corpo  in-Matì tota:  perloc* 
che   si  legge  preso  il  suddetto  Doni):one  una  curiosa 
altercatione  fra  qtrelTa  città  e  la  rocca  di  Canoi/sa,  do- 
▼e  pretendeva  il  buon  monaco  canos  si  no  Ddniione, 
che  se  gK  dovesie  dar  sepoltura  presso  de^  suoi  an- 
iemali.   Da  altre  memorie  ancora  da  me  rapportate 
nella  prefazione  al   medesimo   Donizone  apparisce, 
aver  la  buona  ^ente  creduto  che  non  nascesse  erba 
nel    luogo'  dove   Bionifazio   Ai   ferito.    Certamente 
questo  principe  non  era  un  santo.  Anzi  egli  s*  acqui- 
stò il  brutto  nome  di  tiranno  presso  i  Tedeschi.  Er- 
manno Contratto,  vigente  allora  (  sé  pure  al  suo  te- 
sto non  fu  fetta  qualche  giunta),  scrive  sotto  quesO  an- 
ìra(3):  Bùni/acius dttìssi/nus  Italiaé  marchio^'  iftimo 

(1)  Rerum  luHc.  Sctlptor.  Tom.  IV, 

(S)  Oonìzo  in  Vita  Mathild.  lìb.   1 . 

(3)  Hermannus  Gontrtclus  in  Chromcb. 

Digitized  by  VjOOQIC 


tyrar^niiSf  insidUs  a  duobus  excepttiS  jndiilffus^  Sfstf>^ 
giitisque  Quìneratus  et  pioriuu^,  Maniuae^  sepéìiiur» 
£  il  Fiorentim  osscrra  (i),  ehe  in  tre  privilegi,  da  Ar? 
rigo  IT  e  Y  e  Lottarlo  susseguenti  imperadori  con* 
ceduti  al  popolo  di  Lucca,  si  legge:  ConsueitiuUn$s 
etiam  perversasi  a  tempore  Bomfaeii  marchipms^ 
duriter  iisdem  hominibus  impositas^  omnino  interdir 
cimus^  et  ne  uìterius  Jiani  praecipimus*  Lasciò  Bo- 
nifazio dopo  di  sé  tre  figliuoli  a  lui  na^  dalla  duches- 
sa Beatrice,  cioè  Federigo  (  appellato  £oni/aua  d4 
continuatore  di  Ermanno  Contratto),  beatrice  e  ilfar 
tilda,  tulli  tre  di  tenera  età,  e  perciò  bisognosi  della 
madre.  In  quest'^anno  ancora,  per  testimomania  del- 
V  Ostiense  (a)  e  di  Romoaldo  salernitano  (3),  Guai" 
mario  IK  principe  di  Salerno  per  una  congiura  fet- 
ta contra  di  lui  da  alcuni  suoi  parenti  e  da  altri  mal- 
contenti,  con  più  ferite  tolto  fìi  di  yitav  e  il  suo  cader 
vero  obbrobriosamente  strascinato  (ungo  il  lido  d^ 
mare.  Salerno  colla  rocca  res^ò  in  potere  de^  congiu.- 
rati;  ma  Guido  duca  di  Sorrento  e  fri^tello  d'  ^sso 
Guaimario,  chiamati  in  ajuto  i  Normanni,  da  li  a  aur 
que  giorni  ricuperò  quella  città  ;  installò  nel  princir 
pato  Gisoìfo  IJ^  figliuolo  del  trucidato  principe;  e  £&- 
ce  morir  quattro  di  lui  parenti  cpn  treniasei  aUri^ 
tutti  rei  di  quel  misfatto.  Fermo^si  .tutto  ques^"*  ann<f 
In  Germania  il  santo  papa  Leone^  ed  in  Vorodasiar 
celebrò  la  festa  del  natale  in  compagnia  deU^  imperar 
dorè.  Allora  fu,  secondo  Ermanno  Contratto,  ch^  egK 
lece  istanza,  perchè  ibsse  restituita  aotlo  ii  domini^ 

(1)  Leo  Ostìensis  lib.  a.  eap.  €5. 

<a)  Roinuakliis  Salernit.  Ghfon.  T.  9.  ^er.  ItaL 

(31^  Leo  O^tiensìj  lib.  x  cap.  84« 

Digitized  by  VjOOQIC 


deVa^CSUcMif^Bapa  larice^  ÌM4ia  £  Falda  ^n  9Ure 
p^ale  u^qiiflb.ccHitcadai  kii|B^  uql  lempi  ad^ictrp 
furono  donate  a  s«  |^ietr<^  a  pagif aqo  ce^fo  a  Roma. 
Altrettanta  premora  at^,  pcA  fp^fojrato  di  B«(qbeii- 
^a,  di  eai  Arrigo  I  aagasta  avea  fatto  aa  dono  alla 
jQiiesa  rooiana,  e  jiagfva.anch^  esfa-aonualmente  a 
Boma  on  eavallo  |>ianco  e  cento  miirelie  4*  prgei^to. 
I'*  iogparadore  ali'  incqntro,  mosto  d»  egaal  brama 
da  poter  disporre  di  quel  vef  colato  e  delle  suddette 
badie,  [propose  piuttosto  un  camino,  e  questo  fu  accet- 
talo dal  papa»  Gioi  Xjeqoa  ni|iua^  p^d  Arrigo  ji  suoi 
.difiu}  eopra  :  quelle  cbici^e,  ed  Arfigp  m  contraocan^ 
Ino  fU  ^s^det^  molt%  suoi  Si^ti  n^lie  parti  £  Mi  da 
Jloma.  Ij  Ostiense ,  feriva  <i)*che  ^me  i^r  ipsum 
4iposiaìiewn  et  intperaiarem  fyda  -eft  comnmMio  de 
BenevMìOp  pi  bambergpì^i  epi^co^^  ma  ffequi  dicbia- 
rareae  jb^e  cedala  la  sola  ^it^à  di  Beneventp  col  sup 
te(ri^rip,^(HMQ^  gode  on^di  la  S^d^  apostoli^,  oppu- 
re enche.il  principato,, di  buona  pa^te  nondimeno  del 
qqale  erano ,eta^  {)ciqia  investiti  i  Normanni;  e  lenapi 
dire  con  qua^  titolo,  e  patti  c^sse  tali  StatL  II  $U 
fonio  (a)  dice  ftamim  vicariatu^,  Qm^  ^gU  interpre- 
tò le  parole  deirOstien&e  (5),  laddove  scrive  fi\xtLeo 
monus  papa  solcar iatloms  gratta  Beneifentum  ah 
Beinrioa  Qonradi  fiUo  recjspiL  Da  questo  cambio 
P<M  .deduce  il  padre  Pagi,  (4),  che  non  sussista  quanto 
he  Eutropio  prefe  presso  il  Gulda&lro^  con  djre  chu 
Carle  sfilvo  av^  disir^f^9  Qenev.ento  dalP  imperio ro^ 

(f)  SigooSaè  de  K^sg^ae  ItaUse  Hh.  %,  ' 
<9>  Leo  Otiièasìs  lib;  a.  eap*  4^.  - 
kZ)  lf^pvk%  in  Annsles  fiaroa. 
<4)  Hermaonus  Gontr^Uis  in  Ghran* 

Digitized  by  VjOOQIC 


^)Lh  aMIIÉLI  b'  filila. 

nMàò,  e  coMé^tttèio  ài  fkHitefiti  retti^t.  S'sr  ^DÒ  si- 
%ifMettte  deSdrl^,  yilye  ìiìippnté  Loddvtèò  Pfb,  t)ttòf- 

rdroèss^'dutjàlo  dfBcoétéiÉtio.  *  i 

(   C»fSt*0  Mtltì*  lùdfeictoélrf.  • 

■    inno  ài  i  LEONE  IX  pafm  6. 

(  ARRIGO  m,  ré  <K  6«rtti*ttia  t5,  ino- 

"lE^éWddré  S. 

*  =  -  >      .  ' .  '     ■'>'<■  •    ■  ■* 

P  éssTsteMa  ééV  tmgu'sib  JÉ^ijgà  p^ììbttÈt  kiPó- 
*  %\ht  ddl 'giógo  de^  Normabiif,  ^qudi,  pet  <|tiablo  étA- 
ve  Erittc^tio  Contrattò  (f),  v^èùt  atUuòéì^  iitSiff!' 
Ht  htìlà  prérHà^  cùièpérùft%  ìnjuiium,  éhmiftd^M 
'hìvAékrè^  hàè^ed^ìiS  hgllvhùs  fòàÉieRa^  praééii&^ 
Vil/À^V  "àómu!^^  uaròrès  étiàin^  gàibuè  'Ufmi'i^  '9p  tm- 
Jèritiii^'Hs  eccìbàiàtum  àirij)e¥e^  pxysù^bthà  lirniid  et 
hamana  ùfnhia  (ptatét  ^r^uf  plus  )^oietdHl  yfuru 
€oHfi0iékrè^  nècjàM  ap&iiàKcù  pbhHfiài,  heb  ipsi 
-imperatori^  hisitanium  0tìrbo  tenù^  éédèirè.  ^u- 
'gReltno  pugliese  dhrersatiaèhte  parfà  delle  éonidbtia 
de'  Norniianni,  e  ci  vorrebbe  far  credere,  eh*  da  Àr^ 
^girò  duca  d' Italia  per  V  imperadore  greco  provenir* 
*sero  s^pectalmeìate  tanti  lamenti  in  parte  fkhi  eontra 
'de'*  Nòfmannf,  diappoicbè  Hoo  gli  era  rtoàcito  né  eob 
Janeiri  né  coti  promesse  di  tirarli  fiiór  d*  f  téiià  ài 
^èrngfo  de'  Greci.  Secondò  lai  (r),  fe  geàte  di  f'à^a 

variasdtfprre  qvmrela^^ 

Caepit^  et  accusai  diverso  crimim  Galhs* 
F'^ris  commiscens  fallacia  nuntin  mittii 
(i)  Hermann.  Contracliw.  in  CbromJ  ' 

Digitized  by  VjOOQIC 


1 


1.  9  ir  o     H&ni,  iiS 

Argiróus  papae^  preciÒH$<iueJreqi»ejitibus  iìkim 
Obsecrai^  Italiam  4fuod  ÌUferUHe  carenUm 
Liberete  ac  p^pubtm  disetders  cogat  iniquum. 
Ma  non  «ra  papa  Leone  uomo  àa  lasciarsi  in  tal 
eonghintara  ingannare.  Egli  stesso  soggiornava  in  Ice 
TÌcinanza  e  più  Tolte  era  stata  sol  fiitto,  cioè  in  queU 
le  contrade  medesime,  e  potea  ben  sapere  s^  i  Nor-r 
manni  fossero  rì  o  no  nna  specie  di  masnadieri.  Te-. 
dremo  die  mai  non  si  quetarono,  infinattantoché  iioa 
bpogliaroBO  i  signori  di  que^  paesi  de^  loro  Stati. 
Guglielmo  storied^  allorché  i  IVormanpi  farono  nel 
eohno  della  potenza,  scrisse  per  piacere  alla  smessa 
nazion  dominante  ;  però  non  par  sicura  la  testimo- 
BÌanza  sua.  Ora  V  imperadore  diede  alcijine  delle  sue, 
soldatesche  al  papa  ;  molte  altre,  ne  ottenne  esso  pa- 
pa da  diversi  signori  ;  e  con  queste  brigate  s'  udì  una 
gran  ciurma  di  scellerati  e  benditi,  tutti  condotti  dat- 
r  avidità  e  speranza  Cti  far  buon  bottino.  Nel  mese 
di  febbraio  con  questa  gente  calò  in  Italia  il  buon 
pontefice,  conducendo  seco  Gatifiredo  duca  di  Loro* 
na  e  Federigo  suo  fratello  che  fu  poi  papa  Stefeno 
X  e  molti  cherici  e  laici  esercitati  nel  mestier  della 
guerra,  per  valersene  contro  i  Normanni  (i).  Ma  pri- 
ma di  arrivar  egli  giù  òekV  Alpi,  Gebeardo  ifescovo 
allora  di  Aichstet,  di  nazion  bavarese,  avendo  fatto 
lifiorso  air  imperadore,  tanto  disse  e  tanto  lece,  che 
it  ridusse  a  richiamare  il  grosso  corpo  di  truppe  im- 
periali già  spedite  in  aiuto  del  papa,  in  maniera  che 
altro  non  vi  restò  di  quelfesercito,  che  un  battaglio- 
ne  di    cinquecento  persone  (2)r  Se  n**  ebbe  poscia 

(i)  Lambertus  Scafaaburgensis  in  Ghr. 

(a)  Leo  Ostieniis  Chron.  l.  2,  e,  90. 

MtJBfcTOHI,     VOI..    X«V.  DigitzedbyGoO^e 


1-14  AmiALI   13?  ITàLlA, 

ben  bene  da  pentire  lo  fttes«OvGrd>cardo,  daoohè  di- 
venne anch^egli  pontefice  romano  col  ftome  di  lit- 
tore II,  per  le  ÌBsolàìse  «lie,  non  sten  di  papa  Leo- 
ne IX,  dorelte  tofifenr  dai  Iformaiitti  di  Puglia  lenza 
poterli   reprimere.  iSionto  a  Maiito<fa  pepa  Leone 
nella  qoinqòageàna,  per  atteiti^o  di  Wiberlo  (i), 
détenAinò  di  tener  qaivi  un  coneilio/  Erano  accorsi 
ad  ossequiar   il  papa  vari  vcacori  dì  LoadaerdifS  a^ 
^oaK  faceva  paura  il  rigore  e  xeto  del  sjmHo  pootefì- 
ce  :  che  ben  sepeemo  dì-,  aver  de'  UMìftcainenti  da  ren- 
derne conto.  Però  alla  ilor  suggestiotte  fa  attribuita 
una  rissa  insorta  fra  i  famìliarì  d'  essi  prelati  e  quei 
del  papa,  in  tempo  apponeo  che  sì  otlebcevtf  i^  eoo-, 
cilk).  Corse  alla  porta  della  basilica  il  santo  padce^ 
volavano  le  saette  e  i  sassi,  e  £n  egli  sfesso  in  peri^ 
colo  della  vita  per  salvare  i  suoi  domestici  che  si  ri- 
fuggivano verso  la  di  Ini  persona,  e  sentachè  ^i  ag» 
gressori  si   guardassero  dai  ferire  chi  andava  a  ìmi- 
scondersi  sotto  le  vesti  pontificali.  Si  qnelò  conr  dif- 
ficoltà il  tomento,  ma  fa  esso  cagione  che  si  sciolse  il 
concilio  ;  e  ciò  non  ostante  il  misericordioso  ponte- 
fice diede  nel  di  seguente  V  assoluzione  agli  autori  di 
tale  iniquità.  Andossene  a  Roma  s.  Leone  (2),  e  do- 
po pasqua  tenne  quivi  un  nuovo  coneiBo  (5),  dove 
ivL  posto  fine  alle  vecchie  liti  che  bollivano  fira  i  pa- 
triarchi di  Aqnileja  e  di  Grado,  chiamato  nuova 
Aquiteja.  Cioè  fu  deciso  che  quel  di  Grado  ^$se  in- 
dipeodeote  dalT  altro,  e  vero  metropolitano  dell^Istria 

(1)  Wibertua  Vita  s.  Leonls  IX.  1.  2.  e.  4- 

{2\  Hermannùs  Goutract.  in  Ch.  ^n. 

(3)  Leo  IX.  Epistol.  II.  T.  IX.  CondIiorj4iabb|à 


A   H   V   9      MMU.  Il5 

e  dette  isole  ^1  TcBesta.  Anche  il  Dandolo  (i)  ne  fa: 
seettàone,  me  con  lopporre  ciò  segnilo  in  un  prece-' 
dante  sinodoi,  mentre  aggiogoe  ei^  pape  Leone  TÌsi- 
tò  dipoi  Tenesin  par  dtw)zione  Torso  s  Marco.  Ciò 
pfiobabilnieirte  accadde  neU^^Ilimo  suo  Titomo  dalla 
Germania  sid  principio  delT  anno  corrente. 

QiA  fiitto,  ordendo  pure  il  santo  papa  di  deside^ 
no  àk  liberar  la  Pn^ta  dalla .  crudele  ed  insaziabile 
naoione  dei  Normanni,  mosse  T  esercito  preparato 
lontra  di  loro.  Era  qnesto  composto,  secondochè 
abbiamo  da  Guglielmo  peciose  (a),  de*  pochi  Tede* 
adii  ch^  egli  ^vea  potuto  pit^ere  al  sno  soldo,  cioè 
di  settecento  Sveri,  dtre  alla  canaglia  de"*  facinorosi, 
vennta  di  Germaoia,  condotti  da  Guarnieriy  che 
probabilmente  fu  il  primo  marchese  di  qnesto  nome 
della  marca  d^  Ancona.  V  erano  inoltre  moltissime 
Imi  gate  d^  Italiani  armati,  raccolte  da  Roma,  Spoletr^ 
Camerino,  Fermo,  Ancona,  Capna,  Benevento  ed  al- 
tri looghi>  Non  sn^siste,  a  mio  credere,  che  Goffre- 
éo^  e  Gotifredo  duca  di  Lorena  fosse  il  generale  di 
questa  impresa.  Piuttosto  è  da  credere  Èodolfo^  elet- 
to già  priiicipe  di  Benevento,  per  qnanto  s^  ha  da 
Leone  ostiense  (3).  Consisteva  poi  T  armata  dei  Nor- 
manni, secondo  il  medesimo  autore,  in  tremila  oa- 
Talli  e  poca  fanteria,  ma  tutta  gepte  forte,  agguerrita 
e  ebe  non  conosceva  paura.  I  condottieri  di  questa, 
divisa  in  tre  squadre,  lureno  Un/redo^  conte  e  capo 
d'essi  Normanni,  Hiccùrdo  conte  d^  Aversa,  Roberto 
soprannominato  Guiscardo^  cioè  Astuto^  poco  dian* 

(0  Dtodal.  in  Chron.  T.  XII.  Rer.  hai. 

(a)  Guilielmos  Appahis  1.  a.Poem.  d«  Normanii. 

(3)  Leo  Osfcieaiis^  Chroo.  1.  a,  e.  87. 

Digitized  by  VjOOQIC 


IlG  ANVALI    D^ITAI.IA 

zi  venuto  di  Nurmanclia  a  trovare  il  fratello  Unfredo, 
cioè  quel  medesimo  Ruberto,  che  vedremo  a  atiof 
tempo  padcooe  di  quasi  tutto  il  regao  ora  di  Napoli 
e  ora  di  parte  deUa  Sicilia.  Tralatcio  altri,  nominati  da 
esso  storico  pugliese.  Dal  medesimo  beati  e  da  Er- 
manno Contratto  (i)  abbiamo  cbè  i  Normanni,  veg«- 
gendo  si  grande  apparato  di  guerra  contra  di  loco  e 
se  di  £t)rM  troppo  disuguali,  spedirono  ambaidatorl 
al  papa,  offerendosi  umilmente  al  servigio  e  alla  ub^ 
bidienza  di  lui,  e  di  riconoscere  in  feudo  dalla  santa 
sede  gli  Stati  da  lor  posseduti.  Ma  non  fìi  accettata 
r  offerta,  non  già  per:  alterigia  del  papa,  pieno  d"*.  u- 
miltà  e  nemico  di  spargere  il  sangue  cristiano  ,  ma 
per  cagion  de^  superbi .  Tedeschi,  i  quali  s"  opposero, 
deridendo  la  ptcctola  statura  de^  Normanni  e  figu* 
randosi  d^  averli  già  vinti  col  solo  terrore.  Costoro 
indussero  suo  malgrado  il  papa  a  comandar  lóro,  che, 
deposte  le  armi,  se  ne  tornassero  al  loro  paese:  altri- 
mente  andrebbono  tutti  a  fil  di  spada.  A  questa  sì 
aspra  risposta  non  seppero  accomodarsi  i  NoÉrmacni, 
ed  abbracciando  i  consigli  della  disperazione,  risoluti 
piuttosto  di  morir  cadauno  onoratamente  coli'  armi 
in  mano,  che  di  accettare  un  cosi  vergognoso  partir 
to^  si  prepararono  alla  battaglia.  Fors'  anche  furono 
i  primi  ad  assalire  improvvisamente  V  oste  nemica.  Si 
IkcQ  questa  giornata  campale  presso  Civitella  nella 
provincia  di  Capitanata  nel  di  i8  di  giugno  (3).  A 
Riccardo  conte  di  Aversa^che  guidava  la  prima  schie* 
ra,  riuscì  facile  lo  sbaragliare  le  mal  disciplinate  mili" 
zie  italiane,  ed  inseguirle  con  loro  non  piccola  strag- 
li )  Hermannus  Contraetas  in  Chron. 
(2)  Gaufrid.  MaUterra  Bistor.  lib.  1.  e.  10. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   W    II    O  '    MLUI.  117 

gè.  S^  affrontò  Unfredo  conte  coi  Tedeschi,  e  troTÒ 
quivi  duro  il  terreno,  in  gnisà  clje  per  la  morte  di 
molti  de'  suoi  era  vicino  a  cedere,  qtiando  il  valoro* 
so  Roberto  colla  sua  schiera  di  riserva  accorse  in 
aiuto  del  fratello,  e  fece  delFé  mirabili  prodezze.  Tor- 
nato poi  Riccardo  dalla  càcrra  d\egritalianT^*  fini  fa 
festa  cólfa  morte  di  quasf  tutti  i  Tedeschi  i  quali  vi 
lasciarono  ben  la  riia,  ttìa  fe  fecero  costar  cara  ai 
vincitori.  Papa  Leone,  dopo  questa  disgrazia  afflittis- 
simo, si  salvò  cólFa  fuga  in  Civitella,  che  fu  ben  tosto 
Assediata  dai  NorÀiànni.'  Secondo  Gaufrido  Malaterra, 
quegli  abitanti,  per  non  aver  danno  da  quella  feroce 
nazione,  misero  il  papa  fuori  della  città.  Guglielmo 
pugliese  scrive  che  non  vollero  riceverlo  nella  città, 
temendo  di  disgustare  i  Normanni,  di  modo  eh'  egli 
Tenne  nelle  mani  de'  Normanni  stessi.  Volle  Dio  che 
costoro  81  ricordassero  d''  esser  Cristiani,  ne  obbHas- 
scro  il  rispetto  dovuto  al  vicario  di  Cristo.  Perciò, 
lungi  dal  fergli  oltraggio  alcuno,  córsero  a  baciargli 
i'  piedi  e  a  chiedergli  ^perdono  ed  assoluzion  delle 
colpe.  Il  paj^a  li  benedisse,  ed  ottenne  da  loro  d'  es- 
sere condotto  a  Benevento  :  il  che  con  tutto  onore 
A  lui  eseguirono.  Quivi  si  fermò  egli  per  molto  tem- 
po, cioè  per  tutto  quest'  anno  e  parte  del  seguente, 
ma  senza  essergli  permesso  cB  tornarsene  indietro. 
L^  Ostiense  serive  che  entrò  in' Benevento  nel  dì  2  3 
di  giugno.  Non  fu  lodata i3érì  zelanti  cattolici  d'allora 
qviesta  im>presa  di '  pàp^  Iiéone,  ed  anzi-  fu  credulo 
che  Dio  permettesse  dò  per  insegnare  ai  capi  della 
Chiesa  e  agli  ;altri  sacri  ministri  d\  non  intervenir  ai 
sanguinosi  spettacoli  dclk»fmenre..  Gomito  JDeLjitifì' 
ciò.  dice  ErmenHO  Contràtio,  «Ve  fuia  tantum  sa- 

Digitized  by  VjOOQlt 


Il8  AirVALI  ;d' f TALlf 

eerdotem  spirUuaiis  potius  guam  prò  cadueispebui 
pugna  decebat  ;  sive  quod  ntfarios  homines  quam 
muUos  ad  se  oh  impunitatem  scelerum  pel  quae^ 
Hum  aifarum  confluente^  cQntra  kidern  sceìestqs 
secttm  ducebat  ;  swe  divina  jusUtia  alias^  qu^s  ipsa 
noni,  oh  caussas  nostros  pJectente. 

Disapprovò  sommameole  tal  fiitto  aaehe  s.  Pier 
Damiano,  ton  gingoere  iofino  a  jiiegare  ai  papi  il  di'^ 
ritto  di  far  guerra  :  perlochè  si  merita  la  ot nsura  del 
cardinal  Baronio.  fila  soli  certo  che  seppur  lo  $%^S9^ 
Baronio  seppe  approvar  V  andata  in  persona  dì  que- 
sto buon  poutefice  alla  guerra^  massimamente  coutra 
di  gente  eristiana.  Anche  la  spada  temporale  convie*. 
ne  ai  sommi  pontefici)  come  principi  temporali }  ma 
questa^  per  sentimento  di  papa  Gr^orio  IX,  prò  ec^ 
desia  manu  saecularis  principis  eximenda  est  (i)* 
£  Brunone  vescovo  di  Segna  (a)  scrivpi  ch^  egli  andò 
super  Nornutnnos  praeìiaf$AruSy  %elutn  quidem  Pfii. 
hahens^  sed  nonfortasse  scie^tiam.  Vtinam  ipse,per\ 
se  iUuc  non  ivisset^  sed  sohanmodo  iUuc  ^ercjium\ 
prò  justitia  d^endenda  misisset  !  Riposossl  dipoi  Uk 
papa  in  Benevento,  come  io  città  sua^  $econdo,  ]»> 
Cronichetta  dei  duchi  di  quella  ciità,  pubblicata  dal. 
Pellegrini  (5),  Pandolfò  V  e  Landolfo  V^  principi  dì 
Benevento,  aveano  tenuto,  quel  principato,  if^^ii^diuf?^ 
venit  domnus  papa  Leo  in  Beueveutam  mense  ouv 
gusti  Indictione  IV^  annp  Domini  JUff^  et  exsiliaU 
suni.  E  ciò  avvenijie  prima  del  cambio  di  Benevento 
con  Bamberga.  Fare'  che  solam^uite  dopo  esao  dimbio 

(i)  Gregur.  IX.  in  Cpist.  ad  Germ*  Constant 

(a)  Bmao  Episc.  in  YiU  Leouh  1X« 

(3)  àpud  Peregrio*  Kit  Frìmdi^  {laoii^obard, 

Digitized  by  VjOOQIC 


un  cerio  JZ^<2t7^viÌD«9e  creato. d»!  impo'  primoijpà  4i 
Benevento:  il  die^  qittndo  tìa  certo^  abbaftaou  ti 
ooaosce,  cfae  non  la  sola  città,  ma  anche  il  prineif>a* 
to  era  rtalacedbto  a  papa  Leone  IX,  U  che  twUaria 
è  ^ificile  a  credersi^  perchè  allora  i  papi  non  cenee* 
detano  ai  lor  vasaatti  il  titolo  4i  prìncipe^  tigniftcanT 
te  in  questi  tempi  un  tignore  ndipendente,  o  nn  fi-* 
^o  £  lenanoi.  Oltre  atta  battagKa  tnddeUa,  abhia* 
mo  dalTJbMKiiflftobarense  {i)  ohe  nn^  altra  ne  snc- 
•edelte  ed  ani^e  piinu^  e  lorte  nett^  anno  preted^o- 
te«  Ecco  le  ane  parob*  aU^anno  io5i,  nel  qoal  rien 
anche  riferito  il  firtto  d^  anilii  ètW  esereilo  pontifiiiow 
AtprQ  (  doca  ^  itolia  per  X  iijipérador  greco)  Àfrtl 
(  in  fece  d^  wit  )  «n  Sipomkf  per  mar^.  JDeinde  Um^ 
freàa  (  conte  e  àapo  de^  Bormansi  )  ti  Pstrone  eunt 
exereUu  NormMinorum  super*  eum,  et  fi&ermd 
béVwn^^t  ceeiékrutU^  Lpngohardig  Unéenu  jQaae 
Air  giro  stmwhus  exiiUit  pìagutus,  et  ibk  m  citiìiMa 
Festi.  PoscMiaft^  vtuats-  preaente  narra  che  lo.stefto 
▲rgiro  ^>edi  il  vvMero  di  Tram  a  ^Geataaitiaopèlfi 
per  ragfnagUar .  qliélla  eortn  de*  $ioi«tari  arve nlmeati 
d^e  cose  di  Italia.  Gni^ieliio  pofflieeB  a80»«gne<a)9 
^e  per  qaeilm  disannnM'e  Atigiro  caddb  d^.gra-^ 
zia  4«1  gMio  impQrsdo0e,  sospettandolo  forse  d^iftf 
teUigenaacoì  Nor8iaMtf,.òppMre;figQardhnd<^.eoaBa 
uomo  inetto  al  foverno.rFn parie»  aoaiadalto  in,  esir» 
lio,  dorè  dopo  lungo  tempo,  cmcciato  dalla  poca  saoi« 
tà  e  dalle  amarezae  deir  animo,  diede  fine  alla  ina 
Ttta.  Abbiamo  nondimeno  da  Leone  ostiense  (5)  che 


(i)  Anonymus  Barenns  T.  V.  Ber.  Ital 
(a)  Guilielmus  Apputiis  lib.  a.  Poem* 
(S)  Leo  Ostieniis  lib.  3.  eàp.  10* 


Google 


Argirò  tuttavia  nelP  anno  io5S  era  Barenskùn  ma-^ 
gister^  e  che  solamente  in  qnelP  anno  egli  andò  a 
Costantinopoli,  e  in  tal  congiuntnra  è  da  credere 
che  restassero  liberi  i  Normanni  da  questo  emulo  che 
tanto  s"*  era  maneggiato  per  la  loro  roirioa.  In  q^uest' 
anno  (i)  Vimperadore  y^rr%ò,' tenuta  una  gran  die* 
ta  in  Tribuarìa.  fece  eleggere  ree  di  Germania  e  su6 
successore  il  fanciullo  Arrigo^  iV^  si»  'figliuolo.  B 
perciocché  Corrado  diica  di  Baviera*  s^' era  collégatar 
con  Andrea  re  d^Ungfaeria^  neMÌco  del  Yoinanò  iol- 
perio,  gU  tolse  quel  ducato  e  lo  diede  allo  stesso  no^ 
vrilo  re  suo  figliuolo.  Ho  io  rapportato  altrove  (d)  té 
conferma  de^  privilegi  iatta^daU*  augusto  al  monìstero 
delle  monache  del  senatore  di  Pavia.  Il  diploma  bi 
dice  dato  XI  halendas  num^  anno,  dominieae  Inedr" 
katioms  MLIIII^  Ind^otione  XI y  anno  auPem  dò^ 
mnl  Utnrici  tertU  regis,  ònperatoris  sécundi^  ordi- 
Tfaiioni^  BJus  XXF^  regni  quidtm  XIII^  imperii 
vero^  VII,  Aeium  Tutego.  Probabilmente  V  origi^ 
naleavi^  «mito  dominicae  Inemmùtionis  MLUÌ^ 
percbè  veffmetote  r  Indidooe  e  raHre'ìibt»  indicano 
ratino  presente,  se  plire' non  fii  quivi  adupm-ato 
Fanno  pisano.  Ribellatisi  ki  qnest^ianno  ^i  Amal^ 
tani  al  cieco  Monsone  loro  du<}a  (5),  V  obbli^fono 
a  fuggire,  ed  ^orarifOTHildeposto  Gio^OfSni  suo 
£rttello^  i4  quale  seguitò  por  a  governar  quel  •  pope^é 
per  sedici  aiini.         '  < 


(i)  Hermannus  Conlraclus  in  Chrun. 

(2)  Anliq.  lUh  Dissertp  70. 

(3)  Ibidem  Disiertat.  T.  j„p.  an. 


,y  Google 


(  CRISTO  ^L\y,  ladiùcuae  vii. 
Anoo  di  (  I^OKE  I3(^  papa  jS. 

<  AaaiGQ    ni,    re  di    Germavàa    16, 
iupciff^re  9. 

Pasiù  il  vfiTBO  i|i  Qe9t?eQto  il  «aDto  pontefice 
I^om  £X^jatkUì  mu»(k-'M9^ì^ow^gpx9bè  «gli, 
lecoodochè  scrive  Lemberto  da  Scafoaburgo  (i), 
daf^ichè  fu  liberato  dall'  assedio  de'  I^ormanni, 
ewwtos  dUs^  quibus  $up€rvixU  tantoe  calamitati^ 
in  ìuctu  et  ìficerore  egit.  Ed  Eraa^po  CoDtrj4UO 
«criTC  (2)  eh'  egli  ridotto  in  Beoereuto^  quivi  si  ier- 
mò^necjuit  ridire  permissus.  Non. dice  chi  gì'  ìjo- 
pedisse  il  ritorno.  Possiamo  con  tutta  ragione  sospet* 
tare  che  i  Normanni  $  ma  ciò  non  s'  acN^orderebha 
col  Malaterra  (5)  là  dave  racconta  che  papa  Leone 
loro  non  solamente  resiituila  sua.  grazia,  ma  cooce^ 
détte  ancora  in  feudo  tutti  gli  Stati  pois^duti,  « 
quegli  esiandio  che  potessero  acquistale  in  Calabria 
e  in  Sicilia  ;  gioc«hè  la  Sic'dia  tut^ivia  gemeva  ^ottq 
il  giogo  de"  Maomettani  Saraceni.  Spedi  il  buon  papa 
od  gennaio  di  quest'  ^nno  a  Costantinopoli  per  suoi 
legati  UmkertQ  cardi^aj^^^  Pietro  arcÌ9escQs^9  d*  A- 
mglfì  e  Federigo  difucono  cardinale,  cancelliere  delia 
santa  romana  Chiesa  e  fratello  di  Goti/redo  duca  di 
Lorecaf  a  cagione. delle  liti  *ix)i;SQrte  in,) questi  tempi 
fra  le  cbieae  latina  egrec^,  le  .quali  .andarono  a  tei;- 
minore  in  un  deplorabile  sci^][fia.  Se.  nf|  pvu^  iofoi;- 

(1)  Lambertos  Scafnaburgeosi»  in  Chr.    •        -  » 
(a)  HermaoDc»  Coi^traclus  io  Chfon* 
3)  Gauffia.  MaUtcrr*  1.  ?.  iSiit» 

Digitized  by  VjOOQIC 


I  aa  AinrALi  t!*  italia 

mare  il  lettore  dagli  Ansali  ecdetiastici  del  cardinal 
Baronio  e  da  aftrì  scrittori  di  si  fette  mafterie.  Ma  le 
afflizioni   delP  animo  ridondarono  ancora  sopra  il 
corpo  del  buon  pontefice  (i).  Infermatosi,  ebbe  non- 
dimeno tanto  vigore,  che  celebrò /nesst  pubbltcamen- 
te  neir  anniversario  della  sua  orinazione,  cioè  nel 
di  1 1  di  febbraio.  Crescendo  poscia  il  malofe,  di  co- 
là M  parti  nfel  <li  t a  ^  marzo  ^per  Jloniaraeoe  a  A<v 
ni»,  e  gli  prestarono  in  tal  congiuntura  buona  scoria 
ed  ogni  possibii  servigio  t  Normanni.   Secredmmo 
al  Mataterra,   lo  stesso  e&t^  tfnfi^da  ti  condoaia 
tx>n  t«ktto  otiore  fin^  dove  piatte  al  papa.  Ltona 
ostiense  lasciò  scritto  (a)  ode  1' accompagaò  fino  a 
Capua,  dove  esso  pontefice  si  fermò  per  dodici  gioiw 
ni,  e,  preso  poi  seco  Richeri0  abate  4i  Konte  Gaesi* 
no,  continuò  'à  su»  viaggio  fino  a  Roma.  Sé  paaa»» 
tono  molli  giorni  che  fu  chiamato  da  Dio  a  godere 
delle  sue  rare  virtù  e  ^onose  fatiche   il  pi«mio  in 
delo  nel  di  19  d^ aprile  deiranno  presente.  Dio  aw 
testò  eoi  miracoli  la  santità  di  questo  bue»  pontedee, 
H  quale,  benché  poco  vivesse  e  tu  tempi  tanto  corrot* 
ti,  puf  e  gran  cose  operò  e  gareggiò  in  attività  e  wéo»^ 
eo*  primi  pontefici  Mia  Chiesa  di  Dio.   Yeggansi  la 
Vite  di  Ini  scritte  da  Wiberto  e  da  Brunone  vescofo 
di  Segna   e  gli  Atti  de^  Padri   BoUandisti  al  di  i4^ 
d'  aprile. 

Succèdette  ih  quest^  anno^  se  pur  n^n  fa  ital 
precederne,  in  Italia  un  matrimonia  éhe  disturbò  fot"- 
te  la  corte  imperiale  in  Germania.  GoHfrèdo^  OMÌa 
Goffredo  duca  di  Lorena,  die,  secondo  Lamberto 

(i)  Wibertus  in  Vita  papae  Leónis  IX.  I.  a.  e.  7. 
(a)  Leo  Oslieosìs  in  Chroa.  Hb.  a.  cvp.^;. 

Digitized  by  VjÓOQIC 


i  ir  ir  o    HLiv.  Tti$ 

Bc^fiMbiirjgeMe(t),  «n  gi&  véwxiò  in  Ittfiécoii  pB^Mi 

Ii«oiM ,  dppm«9  «9tt«  ha  Efèièmio  Contratto  (ft)^ 

ItaUam  latèìtU^  é(Uen$  tielt*Mifio  preterite:  trattò 

«  conehHise  te-  me  nozse  t)OB  Eeatriet ,  vedòt^ 

<M   Al  marcbewf  e  dtiea   di  Tosé^ante  Bonifinh^  ^, 

•eeoodoehè  haiiiM>  olcufii  eotighìetUiralo,  ooneWè 

«Bche  t'  aceasanéiAo  di    &oiifreào  \\  gobbo  tuo  li- 

^aolo  eoa  Holilldb^iaotadK'  etta  Beatriee,  «Alorti  di 

atà  easai  tenera.  Lamberto  e  Sigeberie  (5>  scrìttmo 

céiiitaato  il  mairiiiioiìio  di  Beatrice  ne!l^  anno  prece^ 

dente.  ErmaiiM  Contratto  ne  f>aHa  tolamedte  hi  qua^ 

tto,  tcffttiiiBttdo  eoa  M^fiitla-«oliÌEia'e  colia  morte  pro^ 

pria  la  Crocida  toa^  Altretttola  ba  BeruMo  Ai  Ootta»* 

ta  (4).  Per  tal  ^  lo  Vcaltro  Goiìrédo  (  ton  parole  4t 

Lamberto  )  Beatrittm  nceipùìns^maf'eham  (  di  Té« 

ftcane)  et  ceteras  ejas  poésessiones  eonjugiipfaeHoDi» 

Mi  indicava,  A  questo  a?vito  t^  allfivmò  non  pooo 

r  aogutto  Arrigo,  prìniiaf  aaaeoté  percbò  tedet»  i»- 

taecato  di  troppo  il  tuo^dlritlO)  mentre,  teoondo  le 

leggi,  i>  secondò -40 'eontuetttdini,  Beatrice,  per  «aaeré 

donna  edaftohetolamente  vedova,  non  poleapreten- 

dere  di  comandare  nel  ducato  della  Tottana,  e  ben^ 

die   arcata  figHuoIi,  apparteneva  alP  imperadort  li 

dame  r  invettitnra  al  maschio.  Secondariamente  per» 

die  Ootifredo,  sSato  finora  neniieo  dell*  impetadofe, 

e  personaggio  di  gran  tenrio  e  maneggio,  era  creduto 

espace  di  tconrrolgene  tutta  f  Italia;  e  di  sottrarla  al 

dominio   diegH  augniti  tedetchi.   Tedembo  grande 

(i>  I^mbertttt  SesfniibargeQsis  in  Chroo. 
(2)  Berm^oa3  G)ntractas  in  Ghroiiico. 
(3)^igeberttii!fi'Chr(Dtf.       "'    '  * 

(4)  Berlold.  ConttanHnentIs  in  Cbron.  ^^^.^ 


la  poteaza  del  marchese  Bonif^fìo  aoobe  io  LòaibM^ 
dia,  dove  possedeva  tante  fortezze  e  i^ni:  tutto  veK»- 
XM  i^  potere  dj  Goffir^do,  e  però  aoo  erano  iogiustid 
sospetti  e  timori  d^  Arrìgp,  il  qode  fio  d^  allora  penr 
so  a  rimediaitvi  ;  e  n<i  il  vedremo  yeiiijre  nell^  anno 
seguente  apposta  per  questo  in  ItaSa^  Dopo  Ja  vittoria 
riportata  centra  delP  esercito  pontifizio  non  istettevo 
punto  i  Normaniai  colle  mani  alla,  ciotola.  Per  tesl>T 
moiùanza  di  GugUelmo  pugliese  (t)  musa  citta  reald 
io  Puglia^  che  non  si  sottometteaae  al  lor^  domiiiio^ 
o  non  si  obbligasse  di  pagar  knro  tributo*  Un/redo 
conte   •  capo  d' essi  fece,  allora  aapra  vtad«tla  dagH 
uc^oti  di  Drogone  suo  irateUo^  e.  foneò^irubbidìensa 
la  città  di(Troja,.Bari,Tra13l,:yel|cMl^  Otranto,  Aeet 
reiiia  ed  altre,  terre.  Ma  questo  ttOrioo  di^de  qui^oa-r 
gli  eccessi,  con  atuibuire  tuttev  queste  prodezze  e  coih 
quiste   ad  Un&edo.  Ctrtamente  parie,  d^  essasuòaor 
dette  dipoi.  Mandò  ancora,  peritestiflioiuaiiza.dilui, 
MoÒBréa  Guiicardo  suo  {rateilo  a  fu;  deUe  conquistA 
in   Calabria»    Uomo  di  mirahtt  ac^ortewa  e  i>ravuytt 
•fD  Boberio,  e{>erciÒJK1>pe  ben  prc(fittBi*ne.,  Fora'  an^ 
obe  fece  più  di  qu^l  che  si  appettava,  o  voleva  Unlr^ 
do,  fi.  quÌQ<)i  nacqi^  lite  fra  lutrq,  di  maniera  che  un 
dì, trovandosi  insieme  a, pranzo,  Vofredo^i.fe^e  met- 
teva legiani  addòsso»  e,  aguaim^  b  i^adtf»  eir^in  prò- 
qnto   d^  uccìderlo,   senon.iosate  ^t^tft  tf?Gataxy]^9  da^ 
GofiGjtìao.    Se^tò   Rob^to;  in  prigipAf  per  quatche. 
tewpo»  finché^: deposto  lo  sdegno»* Ui^frfrdo  non  sola- 
mente gli  restituì  la  libertà  ed  amicizia  primiera,  axa 
gli    concedette  ancora  quanto  esso  Roberto  aveà 'ac- 
quistato  ed  era  per  acquisl2^e,ia,(^al9,bì:ia,  con  4^r- 
(i)  GuilielmiM  Appulas.l.  jS;  FoeiD.  (    .. 

Digitized  by  VjOOQIC 


±  V  m  o    MLir.  lai 

gU  aoche  uà  baon^toccorfo  di  carallerra.  Di  pia  non 
?i  ToU«,  perchè  Kob6rto,psrté  eolle  astuzie,  parte  coi-^ 
la  forza,«larga|se  io  quelle  contrade  ì  confini  del  suo 
domieio.  Abbnfaaio  kr  informa  òe*  prìrilegi  data  dal- 
V  augufto  Arrigo  a  BetiedeUo  inescavo  d*  Adria,  (i) 
li  idus  fctn'uaru^  4irMù  dommioae  IhcarnaUonU 
MLIIII^  IndictioneF'II,  jàctum  Turegum,  Le  ai« 
tre  oote  lian  bi»ogao  à*  essere  ritoccate. 

(  CRISTO  MLv,  Indizione  mi. 
Anno  di  (  VITTORE  H,  papa  i. 

(  ARRIGO  Iir,  re  di  Germania  17,  im- 
pe radere  IO. 

Per  quanto  s*  ha  da  Leone  ostiense  (2),  fu  spe- 
dito in  Grermanta  dal  clero  e  popolo  romano  llde- 
broncio^  allora  suddiacono  della  santa  Chiesa  romana^ 
acciocché  impetrasse  dair  imperadore  la  libertà  di 
eleggere  a  nome  d'  essi  Romani  un  nuovo  papa,  il 
creduto  da  4ui  più  degno;  giacché  in  Roma  dicono 
che  non  si  trovava  persona  aita  a  si  gran  ministero* 
Scelse  egli  Gebe€wdo  s^seovo  di  Aichstet,  prelato  di 
gran  prudenza  e  fecoltoso,'  col  consenso  degli  stessi 
Romani ,  e  presentollo  alP  imperadore,  il  quale  non 
sapeva  indursi  a  coocederlo^  perché  P  amava  assais- 
simo, e  il  riputava  troppo  neceuario  ne^  suoi  consi- 
gli. Ripugnava  anche,  lo  stesso'  Gr^eardo,  non  so  se 
per  umiltà,  oppure  per  paura  di  sua  vita  in  mezzo 
agP  Italiani.  Arrigo  ne  propose  de^i  altri;  ma  Ilde- 
brando stette  fìsso  nelP  elezione  fatta^  e  condusse  in' 

(i)  Aniiqnit.  Italie.  Dissert.  73. 
i2)  Leo  Oitieniis  lìb.  a.  €»p»  89. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Xa6  AMfAU     p"  tTJ^U- 

Italia  Gébeardo.  Quesii,  guiab^  m  ftoBftat  «aHOMCt-: 
meote  eletto  ossia  cooferittQto  4i&  ftoiHMit^;  assoose 
il  nome  di  FiUore  11^  «  fu  cimmn¥>fHf»  »elcU  sS 
d'aprile^  cioè  dopo  eis^re  #tili^ mlqiMkld k «mi»  &tr 
de  quasi  un  iolera  mùsh'  D«0flhè  iieftil  il  matrìmomo 
fra  GotifreàQ  Barbato^  doca  di  Lara&ftì  f  Bemtricà 
duchessa  di  Toscana^ «olniatiaroBO  a  fioccar  le  lettere 
alla  corte  imperiale  $\  da  ftoma,  cbe  da  altre  parti  di 
ItaKa  (i),  rappresentami  T esorbitante  accrescimento 
di  potenza  in  Italia  d^eiao  Gotìfiredo;  e  che,  se  non  si 
rimediava  per  tfiopo,  coirea  {lerioolo  questorrtgno 
di  staccarsi  da  quello  della  Germania.  Non  trascurò 
questi  avvisi  V  augusto  Arr^o,  e  sul  principio  del- 
Tanno  presente  colla  sua  armata  calò  in  Italia  per  dar 
sesto  a  questi  afiari.  Egli  era  in  Verona  ìké  dì  7dV 
prile,  come  coosta  da  uà  smo  diploxna  pubblicato  dal 
Margaiioo  (a).  £  nel  di  i6  d^esso  qiase  celebrò  la 
pasqua  io  Mantova.  Noti^ .  giudicò  bene  ;  Goffredo  ^ 
siccome  principe  asaai  aocosto,  ^  presentarsi  air  imr 
perador^,  m^,  gU  mandò  iiui^iitro  ambasciatori  al  di 
lui  arrivo  ii^  Italia  con  gcandl  proteste  ék  fedeltà* 
Poscia  fece  teiMir  loro  dietro  la  moglie  Beatrice,  figu- 
randosi che  il  di  lei  sesso  e  la  parentela  stretta  coU 
r  imperadore,  T  esenierebbono  da  ogni  insulto  e  ga- 
stigo.  Io  &tti  andò  asse,,  ma  jEUMa  senza  interni  timo- 
ri ;  ebbe  difficilmente  ndienaa  ;  led  atutala,;  dissr 
q?iante  ragiooi  seppe  per  ginsti^r  »ò  e  il  marito, 
]^a  con  tfitto  questo  perchè  il  m^cmottio  era  seguir 
tp  senza  participa^ione  a  consentimeotò  deU'  impera- 
dore con  prìncipe  crediito  pubblico  nemico  deir  im». 

(i)  Lambertus^  Scafasbur^eiiMi  io.  Ghron. 
^)  Bollar.  Casineote  T,  IL  Coostlt.  qO. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  »  «  a    MMV.  laj 

peno,  fu  essa  ritenuta  sotto  guardia  e  come  ostaggio, 
seoxa  far  caso  del  saUocoudotto  ch^  ella  avea  prima 
procurato  ed  otteoatO|  per  quanto  ha  il  Continua- 
tore d'  Enuaafio  Contilo  (i).  Fece  studio  V  impe- 
radore  per  over  nelle  mani  anche  il  piccolo  Federigo^ 
figliuolo  del  fa  marchése  Bonifiizio  e  di  Beatrice 
(  chiamato  Bonifazio  dal  suddetto  storico  ^,  che  pò- 
tea  con  qualche  ragione  pretendere  alla  successione 
nel  ducato  della  Toscana,  affin  di  levare  ogni  prete- 
sto al  duca  Goffredo  di  amministrare  il  governo  di 
^egii  Stati.  Ma  mentre  ohi  avea  cura  di  questo  pic- 
colo prìncipe  va  cercando  di  neu  esporlo  al  durq 
trattamento  che  provava  la  duchessa  sua  m^die,  egli 
se  ne  morì,  e  liberò  Arrigo  da  questo  pensiero.  Es- 
sendo già  premorta  Beatrice  sua  sorella,  restò  erede^ 
di  queli^  ampio  patrimonio  V  unica  prole  rimasta  iu 
vita  de^  figliuoli  del  marchese  Bonifazio  e  di  Beatrice^, 
cioè  la  celebre  contessa  Matilda^  che  allora  si  tro- 
vava in  età  di  otto  anni,  e  verisiimlmente  si  assicurò 
da  ogni  violenza  con  ritirarsi  nella  sua  inespugnabil 
rocca  di  Canossa  sul  Reggiano.  B  Fiorentini  scrìve  (2), 
ckì'  essdt  era  allora  colla  madre  :  il  che  difficilmente 
m^  induco  io  a  credere.  Nel  di  5  di  maggio  si  trovava 
V  augusto  Arrigo  ne**  celebri  prati  di  Roncaglia  sul 
Piacentino,  dove,  secondo  il  consueto,  si  raunava  alP 
arrivo  dei  re  e  degP  imper^dòri  la  dieta  dei  principi 
à"  Italia,  siccome  con&ta  da  un  suo  placito  ivi  tenuto, 
da  me  dato  alla  luce  (S),  che  merita  attenzione,  per- 
chè gli  avvocati  di  GuidQ  vescovo  di  Luni,  avendo 

(1)  Contiauator  Hermanni  Contracti. 
(a)  Fioreelini  Memor.  di  Matilde  1.  x. 

^)  Aotiquit.  llaL  Disser.  So.  p.  645,    ' 

ed  by  Google 


ta^  AHNAll    »' ITALIA 

uda  lite  pel  castello  di  Aghioolfa  con  utt  Gaodolfo, 
tolevano  deciderla  col  duello  alla  presenza  detlo  stes- 
so augusto  e  di  vain  vescoTi:  se  non  che  amichevol- 
mente si  acconciò  r  affare.  Di  qnesta'dieta  ft  menzio- 
tìe  anche  Arnolfo  storico  milairese  nel  lib.  Ili,  cap. 
6|  con  dire  die  ia  èssa  marchioneM  Adeìberfum.^ 
de  quo  nhnìa  fuerat  procìamath^  eum  aliis  flìxgi" 
tiosis^  Jerreis  jubet  vinciri  nexibus.  Non  ho  potuto 
chiarire  se  questo  principe  fòsse  della  schiatta  dei 
marchesi  poscia  appellati  estensi. 

Perchè  gr  interessi  della  Toscana  stavano  forte 
a  cuore  air  augusto  Arrigo,  ed  anche  perchè  il  novel* 
lo  papa  Fautore  area  intimato  un  concilio  da  tenersi 
in  Firenze,  colà  s' inviò  egli,  e  trovossi  col  pontefice 
in  quella  città  per  la  festa  della  pentecoste  (i).  Fti 
celebrato  in  Firebzè  il  suddetto  concilio,  e  quivi  di 
nuovo  condannata  l'  eresia  di  Berengario  e  la  simo- 
nia, e  vietata  V  alienazione  de"*  beni  ecclesiastici.  Non' 
et  restano  gli  atti  di  quella  sacra  adunanza.  Inviò  an- 
che il  zelante  papa  in  Francia,  o  in  questo  anno, 
ovvero  nel  seguente^  il  celebre  Ildebrando,  suddiaco- 
no allora,  siccome  dissi,  della  santa  romana  Chiesa, 
per  estirpare  la  simonia,  male  in  questi  tempi  grave- 
mente radicalo  per  tutta  la  Cristianità.  Vi  operò  egli 
delle  mirabili  cose,  che  si  leggono  nella  Storia  eccle- 
siastica. Ili  questo  anno  ancora,  per  asserzione  di 
Lamberto  da  Scafnaburgo  (2)  e  d'  altri,  accadde  che 
dalla  mano  sacrilega  di  un  suddiacono  fu  posto  del 
veleno  nel  calice,  quando  il  suddetto  pontéfice  era 

(i)  Contìnuator  Hermann!  Contracii  io  Cbron. 
(2)  Lambert.  ScafDaburgensii  in-  Ghionico.  Aonslista 
Saxo  ;Ct  alii.  '  '     r-     '  t 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  11   O      «LT.  1^9 

^tro  a  cebbrar  mesM.  Uiraeolonmente  Tolle  Dio 
die  il  buon  papa  dopo  la  censecraaione  non  potesàt 
dzare  il  calice»  idlora  «^  col  popolo  in  oraaiqna 
jìTOfò  Dio  di  rilarar  la  eagiooe  dì  questa  noTttà  :  ed 
eccoti  etsere  prc^o  dal  demcmio  V  empio  autore  del- 
riniqmtà^  che  confetaò  il  foe  deliUo,  Fece  Tittora 
duodere  qptl  calice  io  tot  altare  col  riso  attossicato; 
e  rìnnofò  col  popolo  le  preghiere  a  Dio,  finché  il 
suddiacono  si  vide  liberato  dal  demonio.  H^ti  chi 
crede  essere  proTeoute  un  Ule  attentato  da  quel  trì-^ 
sto  di  Teofilatlo,  che  cBanzi  abbiasi  veduto  sotto  il 
nome  di  Baaedetto  IX  sulla  caUedra  di  s.  Pieuo,  il 
quale,  già  deposto,  era  tuttavia  vivente,  per  quanto 
coosta  dalle  pat ole  dette  dal  santo  papa  Leone  IX 
prima  di  morire,  nelPanoo  precedente  (i).  Ma  se  sus- 
siste dò  che  si  è  detto  di   sopra  airanno  io44   di 
esso  Benedetto  IX,  sopra  di  lui  non  dovrebbe  cadu- 
te un  tal  sospetto.  Che  V  augusto  Arrigo  fosse  in  Fi- 
reoce  nd  di  6  di  giugno  delP  anno  presènte,  possia- 
mo anche  provarlo  colla  conferma  de*  privilegi  de'  ca- 
Donid  di  Parma,  da  me  pubblicata  (a),  e  data  F'III 
idu$  juniiy  anno  dominicae   Incarnationis  MLF^ 
Indicti^ne  VIll^  anno  autem  domni  Heirici  tercii 
regis^  imperaioris  autem  secundi^  ordinationis  ejus 
%Xf^II^  regni  guidem  XF'Iy  imperii  vero  Villi. 
jéctum  vero  Fiorentiae»  Accadde  in  quest*  anno  il 
ritorno  in  Italia  di  Federigo  cardinale,   cancelliere 
ddla  sede  apostolica,  già  spedito  a  Costantinopoli 
dal  santo  papa  Leone  IX,  dove  con  vigore  apostoli^ 
co  sostenne  la  dottrina  della  Chiesa  romana  contra 
(i)  Acta  Sanctorum  BoUaad.  in  Vita  9.  Leoois  IX* 
(a)  AaUqolt.  lu.ic  Di»erUt.  «^^^^  Coosk 

mJAÀTORX,  VOL.  XXXV.  9 


3  So  iirii^ALi  D^rriLiA 

di  Michele  Ceralaritf,  principale  autore  ^  un  deplo- 
rabile scisma  (i).  Fama   corse   ch^  egli   portasse  da 
quella  corte  un  gran  tesoro,  ed 'arrer tifóne  riìnperà-* 
dorè  Arrigo,  per  sospetto  che  Federigo,  siccome  fra- 
tello di  Gotifredo  dùca  di  Lorena,  cioè  di  una  per- 
sona odiata  nun  poco  da  esso  augusto,  ayesse  trama-^ 
ta  Col  greco  imperadore  qualche  lega  in  pregiudizio 
dell^  imperio  germanico,  scrisse  a)  papia  eli  prenderlo 
e  cacciarlo  in  prigione.  Ne  fu  segretamente  arrcrtilo 
Federigo,  e,  per  sottrarsi  alla  persecuxione  d'Arrigo, 
corse  al>  moaistero  di  Monte  Castrino,  e  quivi  si   fece 
monaco.  Leone  osUense,  autore  di  questo  raccónto, 
avea  dietto  j:iel  capitolo  precedente,  che  Federigo  là 
passando  pel  territorio  teatino  ossia  di  Ghieti,  'TVo- 
smondo  conte  di  quella  città  Tarea  spogliato  di  quan- 
to ^gK  portava  seco,  lasciandolo  poi  in  libertà,  eoa 
grave  scandalo    «d  ingiuria    della   sede  apostolica. 
Aggiugae^il  suddetto  Ostiense  ^9),  che,  essendo  man*« 
catodi  vita  ^ìc&eWa  abate  ài  Monte  Cassino,  in  suo 
kiogo  tu  eletto  dai  monaci  un  di  loro  appellato  Piò-' 
irò.  Se  V  ebbe  a  male  papa  Yitlore  II,  i)  quale  per 
altro  amava  poco  i  monaci,  e  ne  fece   grati  querela, 
perchè  senza  soa  saputa  avessero  eletto  uà  abate.. 
Mandò  apposta  colà  Umberto   vescovo  e  cardinale^ 
eoa  ordine  di  adoperar  le  scomuniche  :  ita  adsuhji^. 
ganàam  siti  vhlentef  abhatiam  animum  papa  in^ 
ienderat  :  guum  nwnquam  aìiquis  ante  illum  ro^ 
manorum  pordificum  hoc  aitemptas^erit  ;  sed  Ubèra 
ab  initip  perniane^nte^  ahbaiis  quddetn  eìectio  moiìa^ 

(i>  Leo  Osticnsis  Chron.  l.  ».  cap»  83^ 

[%)  Idei».  1.2.  e.  ^  01  gi  Digit zedby  Google 


eìéis^,p(^e'y«fra  sofirMio  tontwmnodi?-p^rtifiu^ìJÌ, 
Fureoo  perdo, IH  armi  t  tuddlti  ààh  ];)a4ia  i mavOpi^ 
finì  !•  faccenda^  dtò  Pietro», ektlo.ajid^,. rinunziò  a 
gittUa  dignità  nàV  amio  loS^»  siccome  Tedremo. 

.  Se  ù  ha.  a  crederea  Xiamberto  da  Sc^fnabargo  (i  )^ 
r  angusto  Arrigo  aveva,  almeno  in  apparenza,  mo- 
atn^Q  di  accettar  le  aens^  e  proteste  d**  esso  Gofiìre* 
doi  per, ,  thnore  specialmente»  cb**  egli,  unendosi  coi 
^rmauni)  non  iaconyi^g^s^e  tubila  V  Italia.  Tuttavia 
«ssendosi  ritirato  Goffredo  in  Lorena^  mal  soddisfat- 
to al  ve<^re  ritexHita  dall'  imperadore  Beatrice  sua 
BCkagUe,  concepì  Arrigo  dei  sospetti,  ch^  egli  potesse 
dentar  .delle  nuove  ribellioni,  ed  iu  quest^  anno  ap- 
punto, secondo  Sigeber^o  (a),  Baìdosfino  conte  di 
Fiandra  cum  Godefrido  avuneuìum  suum  Friderì- 
cj0n  du^em.i^yira  jindroiferpum  obsidet  Perciò  Ar- 
^^  deiejc^inili^  di  ritornare  in  Germania,  dappoiché 
X  Italia  cestafva  in  una  buona  calma.  Era  egli  sul  Fer- 
rarese verso  il  fyxe  d**  agosto,  siccome  consta  dal  di- 
ploma da  me  dato  alla  luce  (5),  in  cui  conferma  al 
pojpolo  di  Ferrara  i  loc  privilegi.  Le  note  cronologt- 
^  HOH  queste  :  J^III  kaìendas  septemhris^  anno 
domipiifiie  Inearnationis  ML^^Indictione  F'III^ 
nnw>  avjtem  domni  Henricì  tertii  regis^  imperato^ 
rfS  qfi(^J^  secundij  ordinationis  ejus  XXFII^  regni 
gfdd^rA,XFJ^i-i  impera  siero  Villi.  Acium  ad  Fon- 
t^lrt,  I^Q  il  ^o^^e  oggidì  appellato  di  Lagpsciiro  sul 
^o,  %l  di  i5  d'  ottobre  si  truova  Io  stesso  augusto 
in  Mantova^  dove  spedisce  un  diploma  mfatore  de* 

(i)  Lambertui  Scafnaburgensis  laChroa. 
(2)  Sigeberlus  in  Chronìco. 
ifi)  Anlir^uiK  ItiUc.  t)isser*.  6$^.  ,  '; 

■■    mgitiSd  by-Qoogle 


caoonid  dfr  Greouma  colle  ^sudll«ite'llOte(IÌ*  Pn^ 
mente  in  Verona  ael  di  ii  ài  nowwmhee  jreUiwò  L 
privilegi  déLmoiiifttero  di  s^  Slienone^  post»  aUonc 
fuori  di  queliti  oittà^  eoa  diplona  d*  nM'pd^blica^t 
altrove  (2).  Leggoasi  aaoova  tre  pifteili  leacul  ia 
quest^  anaot  da  Guntero  caaeelliepe  ^  oietfo*  deU^hn-i 
peradore,  uno  net  contado  di  Fifeace  presso  il  tota» 
Arno^  in  hco  qui  nominaiHr  Omid/^,  nel  di -14  A 
llugQo  ;  il  secondo  in  civitaie  MaMUm  in  lobia  soU»^ 
tiata^  quaefuit  marchlonls  Baniféciis  X/^  kaHendap 
npvembris  ;  il  terzo  nella  viUa  di  Voki#ne  del  cofita^ 
do  di  Terona,  nel  di  i5  di  noveiAbr^.  Per  1^  Séviw» 
passò  r  auguste  Arrigo  a  Targau  negli  Sróaeri^  dinre 
celebrò  la  festa  del  santo  natale  (3),  Ufique  Othoms 
marchianis flliam  (appellata  Berta)  aeqmvoeo  8u<y 
filio  desponsavity  cioè  ad  Arrigo  IT^;  allora  ifonciij^k» 
di  pochi  anni.  Altri  non  è  questo  ÙtMm  marchese^ 
che  il  marchese  di  Susa,  doè  il  mar&ò  di  Adtktide 
celebre  marchesana  di  quelle  contrade.  Oltre  addilli 
Scrittori,  Lamberto  scafnabargease  (4)  rifanno 'Xi»6€ 
f^  menzione  delte  nozze  di  esso  Arrigo  lY  et  Bér-^ 
thae  reginae  Jiliae  Ottonis  marchionis  Jtalorunu 
ìu  Annalista  sassone  (5)  la  chiama  fiUam  OU&nis 
marchionis  de  Italia  et  Adeleidis^  quae  soror  eraà 
comitis^  qui  agnominatus  est  de  mante  Bardùiti^ 
in  Italia,  Quest^  ultimo  è  una  fovola.  Appartiene  ao^ 
Cora  al  presente  anno  un  avrenimento  di  grande  im«* 

.  (1)  Ibideni  Ditsertat.  9,  et  3i. 
■U)  Aolicliilà  Estensi  P.   1.  rap.'2. 
(,3)  CuQtinaator  Hermanni  Gootracti  in  Ghron. 
(4^  Lamberttts  Scafnabargensis  in  Ghronico. 
{5}  Annalista  Saxo  ajpud   Eccardum» 

Digitized  by  VjOOQIC 


j  #  ir  b  'Mt.^.  rS3 

porffrQza  j^efla  ilohitissima  ^tfsa  d^  Este.  Nel  Itiddet-' 
tD  ^tofifta  dato  %if  moiMci  di  san- Zenone  tien  men-* 
«»ytfto  ff^eìpho  glùtiesus  dU3c;(A^  àttCB  della  Carttt^ 
tra  €  marehe^  della  ■larca-'di  ^tvemv,  h*  autore  deU 
h  Cronica  di  Weiùgart  (f  ),  è  l^l^te  tJrspergense  (2) 
raccontano  che  qo^to  pirifiefpe  ésseVtdo  i^  ad  aspet- 
tate ne'  prati  di  R<ync8gl^  T  iniperadd^e,  che  vi  si 
dotca  ti^vare  in  nti  ^Wjfo  deterinifialb^,  dopo  averlo 
aspettato  indàriao  tre  dì,  itnpazientatosi,  fece  alzar  te 
toandiere  cèiie  sue  j^rfti^  e -se  ne  tornò  a  casa.  E  tut- 
to^è  per  via  t»ova*se  T  kaferadofc  che  veniva,  né 
per  preghiere,  i^per  mhiacee  vi  fu  inaniefra  di  fhrlo 
tornare  indietro.  Ufise  Waitht  T  iinperaddré  Arrigo 
tOÉB  esorbitante  eoatrrbtnién  di  danaro  a**  Yeronesi, 
6  fa  riscosse.  Sopratvenne  il  duca  Guelfo,  e,  sapnto 
Qtt  ai  pesante  aggravio  hsnpoKo  a'  saoi  sudditi,  lece 
tal  fioco  presso  dei  tnedesiino'  augusto,  die  ^obbligò 
a  rifondere  quel^nato.  Il  Continuatore  di  Erman- 
no Contratto  scriire,  che  Gebeardd  vestovo  di  Ra- 
tisbona,  et  PFtìphus  duìc  UceHtiam  rèpatriandi  ah 
ItaUa  impefraverunt^  MiUtestfUe  earum,  i/fts  (  ut 
eejnnt  )  tgnorantiìnts^  cótitra  fhtpéraìtyretn  eonjitra- 
perant.  1Mb  io  questo  medesimo  anno  lo  stesso  dtica 
Guelfo  lifl,  giovane,  df  spiriti  eccelsi,  suis  et  ùmni 
p^pulojfebili  morte  prng^enìus^  àpud  altorfenst 
caent^iim  sepuHus  est.  In  lui  ebbe  fine  la  famosa 
ed  antichissima  fkmiglia  de*|>rincipl  ^ètfi,  se  nofa  thè 
fora'  anche  era  in  vita  Cunegonda  sua  sorella,  moglie 
di  Asserto  A%%q  TI  marchese,  progenitore  Gè'  pria* 


(1)  Chronic.  Weingar».  T.  I.  Scriptor.  Brunsviceot. 
(fi)  Conraias  abbàs  iTiripergeniis  ili  Chron. 


1*^  à9ntà.i  lì!*  vti^ik 

dpt-éttenki  t)a  (jfneftto  màlrioftofiio  era'iMto  im^  fi^. 
gUaolo  appellato  Cruel/b  IV.  E  contattochè  i  »a** 
i^aci  di  Weiogart,  ostia  ddle  Tign^^  io  Ahorf,  pi#«a^ 
leadosi  del  momeiilo  felioa  della  merlai  nalattia  d'ei^ 
so  Guelfo  IH,  V  atessero  indotto  a  laseiar.  tutti  i  suoi 
Stati  e  beni  della  Svena,  ehe' erano  di  grande  estem» 
^one,  al  lor  monittero;  pure  ErmengariUt^  madre  d» 
Idi  tuttayta  vivente,  dnamò  in  Germania  il  nipotv 
Guelfo  IV ^  figliuolo  detta  figlinola  e  del  ynarchei^ 
Avbos  e,  fatto  probabilmente  conoscere  uifoonee 
nullo  il  testamento  del  figliuolo,  fece  passare  in  esso 
suo  nipote  tutta  Tempia  eredità  della  casa  de^  Guelfi. 
Ecco  le  parole  dell^  Urspergense  :  Mater  ejusdem 
(di  Gudfo  III  duca)  hanc  distrìbuiianem fieri  non 
permisit;  sed  poiius  de  Italia  revocavit  fiUam 
praefati  ji%%onis  nepotem  suum  Weìphonem  quar^- 
iiun^  eumque  heredem  omnium  passessionum  ejus*- 
dem  generis  in^tiftiiY.  Altrettanto  ha  la  Cronica  di 
Weingart  presso  il  Leibnìzio.  È  punto  importante 
alla  Storia  delP  Italia  e  della  Germania,  perchè  il 
sangue  àe*  prìncipi  estensi  per  messo  di  questo  pria« 
cipe  si  propagò  e  divenne,  siccome  diremo,  gloriosb- 
simo  in  Germania,  discendendo  per  diritta  linea  <ìa 
esso  Guelfo  IV  la  reale  ed  elettoral  casa  di  Bmns^ 
vie,  siccome  da  un  altro  figlio  d' esso  marchese  Asso 
la  linea  de^  marchesi  d^  Este.  Quando  mancasse  £ 
vita  la  suddetta  Cunegonda^  moglie  dei  marchese 
Alberto  Asso,  non  T  ho  potuto  scoprire.  Ben  so  che 
ff!  i£ppvi!i^Qella  badia  ^eila  Tattgadissa  pressò  at« 
r  Adigetto,  posseduta  per  più  secoli  dai  monaci  ca- 
xnaldoiesi]  e  Hsuo  epiuffio,  a  me  comunicato  dal  ce- 
lebre letterato  don' Guido  Gremii  eamaldolesei  fo 

Digitized  by  v^Jt 


AH  i   Ó  T  IU.T.  l3S 

già  da  mtdtto  f^  luee  <i).  Abbiano  dalla  Cronica 
Mitica  di  Parma  (a),  che  quella  città  jael  di  di  s.  Lo* 
renia  di  queti^  anno  reato:  da  uq  terribil  incendio  in 
gnin  parte  consomata.  Fu  auche  guerra  fra  i  Pisani 
•  Lucchesi  ;  Pismni  vm^o  i^iceruni  ilhs^  se  crediamo 
igU  antichi  Apnali  di  Pisa  (5),  e  la  balt^lia  succedei» 
la  in  on  iua^  detto  VaccflU  presso  di  Lucca.  Scriva 
ancora  il  Dandolo  (4)^  che  riuscì  «  Jhmcni^  Con* 
Untene  doge  di  Tenesia  di  riportare  (  probnbilmelita 
io  qnesft^  anuo  l  daW  imperadore  Arrigo  la  conferma 
de*  patti  anticiù  eoi  regno  d*  Italia. 

(  CRISTO  MLTi.  Indizione  ix. 
Anno  di  (  VITTORE  II,  papa  2. 

(  ARRIGO  IH,  re  £    Germania  e  di 
Italia   1. 

Desiderò  V  imperadore  ^rrigo^  che  papa  ^it- 
tor€  andasse  a  ritrovarlo  in  Germania,  e  questi  vi 
andò)  riccTuto  con  sommo  onore  in  Goslarfa  (5)| 
dove  insieme  celebrarono  la  festa  della  natività  di 
santa  Maria  con  pompa  mirabile,  perchè  v*  interven- 
nero  quasi  tutti  i  prìncipi  tedeschi,  si  ecclesiastici 
che  secolari,  e  il  patriarca  d*  Aquileja..  Ma  quest^an* 
no  riusci  ben  funesto  per  vari  disastri,  cioè  per  la 
morte  di  molti  di  quei  principi,  per  la  carestia  che 
afflisse  non  poco  i  popoli,  per  gli  affari  della  guerra| 

(i)À«tiqa.  Ita!.  Dissert  5i, 

(a)  Cbron.  Parmenie  P.  IX.  Rer.  lul. 

(3)  Anoalef  Pisani  T.  IV.  Rer.  Hai. 

(4)  Dandol  in  Cbron.  T.  XII.  Rer.  ItaL 

(5)  Continoator  Hermaifini  Gontracti  hi  Chron.  Sife^ 
bertos  in  Ghronioo»  Lamberlus  Seila4>argiBiU  in 
Ghron.  Marianos  Sootusin  Ghroo* 

Digitized  by  VjOOQIC 


1 56  àWKÀU  D^  ItàLtM 

che  andaftno  afla  j^§^&v  •  p^r  «tto^diMéaibde  bel 
re  di  FraAcit*  N«  conoef^  V  ftvguMo  Arrigo  oon  pò» 
malinconia,  dopQ  dì  ohe  fa  astritle  da  tania  febbre 
perniciosa,  che  in  calte  giorni  ti  feee  paMn«  n\X*  mU 
Uà  TÌta  nal  di  5  di  ottobrev  asiialUQ  •peeiahBefitìÉ 
dalla  p^etenoa  «kl  rom^ao  ponteice.  Btft  tegit  in  eia 
di  trentanore  anni,  né  iaaii«ò  prima  di  motlné  éL 
perdonare  ad  ognuno,  dì  rei iituire  ti  inaltoltu  e  S 
chiedere  ^perdo»o  a  tuOi.  Oodeehiòo  ^drìve  (i)H!he 
egli  injecore  cenn  mo^ifeM .  co/nedSri^.  Forte  aBottt 
corse  il  sospetto  di  veleno,  lacile  a  naioere  nelle  mor^ 
ti  immature  dei  regnanti.  EaoMNoaadò  cigli  a  tutti  I 
principi,  ma  principalmente  al  eoomo  pontefice  Yit- 
tore,  il  piccolo  Stto  figKf  oIq  Artt^^  IF^  di  età 
d'anni  sei,  mettendolo  sotto  lapvoteaone  della  Ghie* 
sa  romana.  In  fatti  contribuì  non  poco  il  papa,  affio*^ 
che  il  re  fanciullo  fosse  di  nuovo  eletto  e  confermato 
re  di  Germania.  La  cura  e  tutela  di  lui  restò  col 
consiglio  e  consentimento  de*  primati  appoggiata  at- 
r  imperadriee  Agnese^  principessa  di  molto  senno  e 
di  non  minore  prete,  che  si  diede  ad  allevarlo  con 
saggia  e  profittevol  educazione.  Ma  convien  ptire  dir- 
lo per  tempo  :  la  morte  troppo  frettolosa  di  'Arrigo 
III  e  la  minorità  del  re  suo  figliuolo,  furono  il  prin- 
cipio di  immensi  malanni  s)  in  Italia  che  in  Gerina- 
nia,  e  di  un  orribile  sconvolgimento  di  cose,  con  es- 
sersi specialmente  sciolto  H  freno  alte  togiusTfzie,  alle 
ribellioni,  alle  guerre  civili.  E  qui  comincia  il  [Perio- 
do di  avvenimenti,  che  fecero  a  poco  a  poco  mutar 
faccia  anche  air  Italia,  siccoii^  andremo  vedendo. 
Per  aUora  la  savia  condotte  dell'  angusta  Agnese  im- 
(i)  Dodccliiaus  io  Chifon.  «no,  txo6L  -  -^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


ptdì  efae'BtQ  segaiste  tconulto  o  norilà  altmia  ;  ma 
mm  UBilò  m^to;  òhe,  M>he  a  MV  rietini  dtel  goter- 
ni»>ii  scatenaroiMr  i'Vkì)  iftè  ti  {ti  pia  fkegao'^Ha 
biaDfbam:.<ift^  m»\i-  0  rii^  stoilèe^to-'dei  regni.  Che 
Airigo  IV,  per  elezionf)  o  praoedtiì temente  procu- 
mia  dal  padre,  o  dopo  la  di  lui  morte  ottenuta,  co- 
«liiiàttftiMéiMlò,  beaehò  «Od  tor^toato,  a  domiott'e  in 
Iitlia^«i  tkec^Kt  da  gara  itti  dkfioriiidbioiie  dn  lui 
€«Keitatiiii  i]«48tct oHiHrade.  Nett'aBiio  prfesenito  (1^, 
hyrgnfe  dinm^us  Enrieus  JiUuf  quondam  domm 
Ck0mimS  dmpm%tftìri$  auno  dctìtnoi  dot  ^muria^ 
àÈdmm  metu»  igemutriùt^  Ifidietkme:  é^na^  W^la 
iaottta  tODlasaa  r^Mda  4iuQndam' ddnùii  %9*  ^l»- 
ritmssimo^  qui  /mi  dux  H  irnv^ekid^  làaaoaeitie 
GMii»  a^Ituolaj  di  I%ect*  da  QutA  foderOio;  Fer 
(IQMlo  ta  e«edoy  jqsesld  figo  duQa  '^«mwrohei e  gifi 
AffifVfM^  flKa  »tàtQ  duca  «U>%blali  e  m^nTfaese  della 
mac^^  Gaio^iao^  aiecoiBe  «coenttaii  eil^nao  loat. 
B^pppi^  ri%bejUi^o)  éti'aMiie  frettontH  Un  dipbm« 
data  dal  (aa{irÀddQii0  i^ngo  inìpmtt^Oreia  livor  ^ 
Btarmtr^  imsc^va  -d*.iA«Ai^if  le  «ikt  Rolli  ;<)rajao)9BÌ- 
die«&ttA{pauMtft  »oft  ttoli^t  Ì!>4iìii9t]/7i  k§kndarjar 
nSy  ^mn»  domhii^ig  Jn^rmdimms  MIìFl^  Indir 
€tUme  IXy  marno  i^mmJlenrhi  UrtUìf^rlimatk^ 
^usXKFMI^.Yùgm  v&^Xf^IJI^  impenIJ(  oppu- 
re XI).^Mctmtt\FhY€n^tte^  Ma  <^el  diploma  hm% 
dito  ^r  anno,  ffvoedmlte  jul  fiaè  di  mag^o«  «ttef <- 
che  Arrifo  fa^a  Sknmme^-^  aiteaoire^^dàtdò'jldàbbé^ 
no  acconciar  ^elle.  n^e. 

(Y)  antimi  ItaL^EUtterl.  ì5. 


JÌ%  AMBàU  D^ITALU 

(  CRTSTO  MLtu.  Isdizione  x. 
ÀDno  di  (  STEFANO  IX,  papa  i. 

(  ARRIGO  IT,  re  di  Gtmtaiua  •  £ 
Italia  3. 

Per  tutto  il  Temo  ti  fermò  papa  FUiore  in  Get^ 
làania  (i),  ed  iBsieme  col  ImdtiUo  re  Jlrrigo  IF^wa* 
ìeùtÀuò  la  fetta  del  tanto  natale  io  Batitbona.  Ope* 
ra  tua  fa,  per  teidmonianza  di  Sigeberto  (a),cbentl 
preteote  anno  Baldovino  eonte  di  FÉandra  e  G^ffte-^ 
do  duca  dt  Lorena  comparittero  ad  una  gran  dieta 
tenuta  in  Colonia,  e  quivi  tosterò  rimetti  in  graani 
del  re  e  dell^  imperadrice  tua  madre.  In  tale  occaaio^ 
ne  Goffredo  (S>  liberamente  riebbe  la  duchessa  Bea^ 
frice  tua  moglie,  e  con  etto  lei  te  ne  tornò  al  gover* 
no  delta  Toteaoa  e  degli  altri  Stati  d' Italia.  AnefaeU 
pontefice  lettore  II,  dopo  avere  colla  tcMi  prudenaa 
metto  qualche  buon  tetto  alla  quiete  dcBa  Germania, 
ten  venne  in  ItaKe.  Da  una  lettera  a  lui,tcritla  dà  S4 
Pier  Damiani  (4),  si  raccojg^e  chiotto  papa  portò  teee 
nn^ampia  autorità  e  plenipo  tenaa  per  regolar  gUaffitri 
del  regno  italico,  e  mantenerlo  alla  divosione  del  pio* 
colo  re  Arrigo.  Introduce  etto  Pier  Daauani  Crìtto 
Signor  noatro  a  parlargli  cosi  lEgo te  quasi patrem 
imperoitoris  esse  constHui^  etc.  Ego  cìaves  tótiue 
tsniversaUs  eeehsiae  meae  tms  nuudbus  traodi  eie. 
Et  sipauùa  smnt  ista^  etiean  monarchias  addidi.  Im* 

(i)  Lamberttts  Scafoabargcnsis  in  Chrcnico. 

(a)  Sigebartat  in  Chrcnico. 

(l)  Albertot  Honachiis  in  Chionico. 

(4)  Petrut  Damiani  lib«  a.  Epiit*  7*    ^       p    . 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


A  V  ir  o'^ttim.-  t^ 

mò,  subìalò  rege  demediò^  iùHué  imperii  vacanti» 
tibi  jura  pèrmim,  Prtna  aiieora',  cioè  nelP  anno  pre- 
cedente e  Ti?eaie  V  aognito  Arrigo,  era  a4  etto  pa- 
pe raecomaiidaCo  e  conmeMo  il  governo  d^  Italia.  In 
pruofa  di  ciò  retta  no  atto  pubblicato  daU*  UgbeUi(i), 
cioè  uo  placito  tenuto  da  esso  papa  Ifittore  li  im 
cmmitaiu  apruàienn  ante  easiram  d$  la  F'Uict  f  ab 
imearhatlone  Jhmuni  nosÈri  Jestt  ChriiH  anni  mM 
miOasimi  quinquagesimi  sotiif  et  dies  istius  (  pavo* 
la  scorretta  )  et  mensisjuUus  per  Indictione  ntma^ 
Qaifi  egli  è  clamato  F'icimiUf  fedii  apo^Ucme 
praesul  urbis  Romae  Dei  grafia  JtaUae  egregi^ 
mniffersaìi  PP,  regimine  successuf^  marcamJirmaT 
nam  at  ducaUun  spohUnum,  ]!ioó  (orono  copiate  coir 
la  doTnta  attenzione  queste  pwrob,  ma.  assai  traspa^ 
risce  chiasso  papa  area  il  goversK»  o  di  tutta  ritali%a 
ahaano  della  marca  di  Fermo  e  del  ducato  di  Spoleti. 
£d  eceiocdiè  si  conosca  ehi  fona  tuttavia  il  sovrano 
di  quegli  Statiy  si  ossern  che  il  papa  fecit  mitUre 
bandum  de  parte  regis  Enrici^  et  de  sua  parte^  etc» 
«1  ss  qui  rebeMs  aut  contémptor  exstiterit^  etc.  sciai 
se  comp&siiurum  ad  partem  camerae  regis  Ubta$ 
qmnqudjpnta  et  ad  partem  camerae  suae  alias  qidm 
quaginfa  libras ,  etc.  Già  si  eeoennè  die  neil*  an^ 
no  io55  Federico  fratello  del  duca  Goffiredo  avea 
veitito  r  abito  monastico  in  Monte  Cassino.  Era  ve* 
aalo  pop  Tittore  a  Firoaze,  colà  invitato  dal  daca(  ei| 
par  attestato  di  Leone  ostiense  (a)9FederigO|  che  più 
non  avea  paura  del  defunto  imperadore^sl  portò  anche 
tf/à  a  Firenxe,pér  fiir  le  sue  doglianae  contro  di  TVot 
(i)  Ughen.  Ita!.  Sacr/T.  Y.  Append.  £piloa^  AscoL 
(^  Leo  Osgienai  »•  a..cap.  94-         Cnnòh   ■ 

•  Digitized  by  VjOOy  It 


.x4Q  AlUtÉLI   D^  ITAI,» 

tìnohd»  €9ale  di  Chieti,  <k  cui  «rt  aiatd  omfa»^ 
mente  svaligiato  nel  tao  «ilevQO  da  GoiUuatioopoU^ 
Tiaioiondo  ài  «comimicato  dai  pape,  «,  per  ottener 
r  aMoIu£Ìonc,  xe^ùi  non  aolo  tatto  il  rajttto,  ma 
tinoo#a  il  catuUo  ;di  Prisa  ,  già  lasciato  al  monisfeera 
«Bseinese  dalla  di  lui  moglie.  Quindi  fa  moata  Hle 
eontra  di  A'd^o  eietto  abate  d^^esao  ntonisteroi^e  fipe-> . 
dito  oolà  Uberto  cardinal  per  eton^nar  V  elezione 
diluì.  Avendo  egli  rinunaiata,  i  yoti  dei  monaci^ 
preiialnlinttite  per  insinuazione  d^o  atesaio  cardi  ne* 
le,  ai  «niv^Bo  ad  aleggere  il  an^etlk)  Federigài^t* 
a^^naggio  |>er  ahro  degnisainio  drquèl  Biintatero,per* 
dh^  ^tato  di  religiosa  perfezione  ^  di  stxigolari  vietò* 
Kè  manqò  il  duea  Groftiredo  ik  pr4>!cacciaa|^i  andie  dei 
(ifiù  splendidi  onori.  In  tafiett^  il  papa  melle  qnMtro 
tempot'a  di  giugni  creò  e^o  Federigo  cardinale  del 
«Hiolo  ik  a;6rì90gotte,  oonétnnaiido  netto  stesao  lampa 
a  lui  il  grado  di  abate,  e  alla  badia  easstnese  totti  i 
a\ioi  ptivUegi  cQtt  l>olla  pnbbtìcvta  ^alp>  Mabillo^ 
ne  (i). 

Fra  poco  si  partì  ali»  volta  di  Roma  il  covetta 
[)erp«rato  per  quivi  prendefie  iPfwsaèsso  d^  sua 
tliieaa  titolare,qaando  eoeoti,  podii  giorni  dòpo  ti  aua 
errìvti»,  c0ià  fwagnepvi -^ncbe  £<mj/kwo  €ar)dmah  e 
ireseovto  d^  Albana  colla  nuova  cbe  jmpa  FMore  era 
mancato  di  vita  in  Firenee  nel  <M  38  di  giugno.  €0^ 
lainoiarono  doàque  i  Qoaoani  a  tiattar  deti^  eleaìKMaa 
dét  succasaore,  e  nel  di  a  d"*  «goalo  eon  voti  nnaoiMii 
dd  devo^ipdpolo  mtjà  «letta  ti  éndeaìmo  icwdinai 
feàerlga^  che  asauinse  il  nome  di  Sl^fimo-IK,  pfif^ 
c^è  coiixe^a  in  quel  di  la  fetta  di^sacktp  Stefiiao.papa 
(i)  inabili.  AQnal.BeQQiìctraVlV^iO'Ap^adH^.t  / 


▲  ir. ir  o     MLvn.  i^t 

«  mÉrtnrtL  Iwnixvta  ^  Soaftiaborgo  (f  )  notò  come 
4m»  c^ttstderabik-ruta^ifte  eé  allegria  cte'Romani  in 
lai  «oligiiiaiare,  <}en  dire:  I¥ee  quisquam  sane  muUis 
rHto  amUt  heiiàrHuté  s^ffragiù^  majore  omnium 
eoc^éctatione  ^  ad  regùnen  prooBSserat  romanae 
eedesùte^  Af>|>iioofsì  lotto  qaetlo  zelantissimo  papa 
alla  riforme  deHa  diecipUtift  ecoletiastica  con  tenece 
più  di  un  concilio^  dove  condannò  i  maritaggi  de'  pre- 
ti latm^  h,  noTze  iilecile,  le  simonie  ed  altri  pnbbtici 
e  eomuni  disordini  di  que'  corroui  secoli.  Per  la  fo- 
ste ^  s.  Andrea  si  portò  a  Monte  Cassino,  dove  con 
tnUo  vigore  oercò  di  sveUere  V  abuso  de^  monaci  prò- 
pfietarj«  Tornato  a  Roma,  giium  romana  Jìsbrejam^ 
daéam  langueret^tì*  tiggv^vò  talmente  il  suo  male  cir- 
«a  la  festa  àei  santo  natale^  che  credette  d^  essere  giun*» 
io  al  fine  de^  suoi  gtori^.  Allora  fu  che  col  consiglio 
de*  priori  elesse  i^te  di  Itfoiite  Cassino  Desiderio^ 
«omo  ineomparaWle  ed  uno  dei  più  splendidi  orna* 
menti  di  quel  sacro  luogo,  eon  dichiararlo  anche  $ìx& 
nunzio  alla  corte  délP  imperadore  d^  Oriente,  invian- 
dolo colà  insieme  con  Stefano  cardinale  e  Mainardo 
poscia  vescovo  di  Sdva  Candida.  Abbiamo  da  fio- 
moaixio  salermtano  (2),  che  io  quest'  anno  terminò  i 
sQoi  giorni  Goffredo  conte  de*  Normanni,  lasciando 
per  suo  successore  Bag^lardo^  o^sia  Abailardo  suo 
fidinolo,  valoroso  m\}il9^  Ma  Roberto  Guiscardo  fra- 
telli di  Goffredo,  la  cai  ambizione  non,  conobbe  m^ 
finiti,  s' impadronì  di  tutU  i  di  lui  Stati,  e  ne  cacciò 
il  nipote.  Questo  Goffredo^  il  cai  nome  è  alterato  nel 
testo  di  Romoaldo,  altro  non  è  che  tlnfredo  conte  e 

(1)  Lambertnt  Scafnebargensis  in  Cbron« 

(2)  RomnaUlai  5alernit.  Qiroa.  T.  7.  Rer.  ItaU 


1^4^  ARIflU  P*  ITALIA 

9ap(>  dei  NoroMinoi  in  Pu|^,  d^^ynk  iUntia  &if4- 
hlb  più  tolte  ia'sddktra.  La  sua  morie  è  riltrilfr  ^i^ 
V  anno  preoed«nt«  da  L^porProtaspata  (i).  Gfligmir 
mo  po^liese  aggki^tie  (a)^  che  R^Mrle  Guiicardo  4%^ 
pò  i  funerali  del  fratello 

j^d  Catabros  rediit,  Cariati  proUnus  urbem 
Obndet^  hac  capta  reìiquas  ti<  terrerei  utbe$. 
Qaest^  assedio  «ppartiene  alP  anno  sedente.  N«t 
presente  (3)  cominciarono  i  Baroni  della  SaMooi^ 
siccome  mal  soddisfatti  del  defunto  intperadort  Art- 
rigo,  a  macchinare  delle  novità  contra  del  di  Ivi  &> 
gHuolo  Jlrrigo,  Accohero  con  grande  ansietà  Ottona 
iratello  di  Gugheìmo  marckese^  e  trattarono,  infino- 
di  alzar  lui  al^  trono  e  di  levar  di  vita  il  re  fn^cmlb» 
Diedesi  principio  alla  soHevazione;  ma,  rimasto  estinta 
Ih  UQ  incontro  H  suddetto  Ottone,  per  allora  si  qu«^ 
tò  il  tumulto,  e  coa^nuò  nelf  animo  de'  Sassoffi  ta* 
niedesima  avversione  ad  Arrigo  IT.  In  c^mnC  ana* 
ancora  il  nuovo  papa  Ste&no,  ben  conoscente  dell» 
rara  virtù  e  letteratura  di  Pier  Itamiano^  datP  ere- 
mo ili!hiainò  a  Roma,  eP  alzò  al  grado  di  cardinale 
e  di  vescovo  di  Ostia  (4)-  Bipugnò  forte  ad  accettai? 
queste  dignità  il  Santo  monaco,  éon  resistere  finché 
potè  alle  preghiere  d'esso  papa  e  di  molti  vescovi; 
ma  r  intimazione  della  scomunica,  se-non  ubbidiva^ 
quella  tu  che  in  fine  T  espugnò'.  Provvide  ancóra  es^ 
so  pontefice  la  Chiesa  vacaiitè  di' Lucca  di  un  vetcò^ 
vo,  che  poi   di  ve  une  celebre,  cioè  ài  Anselmo  3^ 

Ij)  ^aput  Protospata  in  Chroiiico..  ^ 

(2)  Guilielraus  Appulus  I.  2.  Poem. 

(3)  LambartasScafnaburgensii  ia  Chton. 

^4f  idhiuan.  biudeuskiii  Vlt.s.  PiriUtRiiaiùaC». 

Digitized  by  VjOOQlt 


A   ir  9   O      MLVII.  14$ 

teadagio  0ÉÌlàD6ie,  il  qod  poscia  imIU  sedia  di  s. 
^etro  fa  chiamato  Ahssancbro  li.  Circa  qaesf  anna 
parimente  d>be  comiiÉciameoto  lo  scisma  del  defo  di 
MìkiDo,  di  cai  purleremo  negli  anni  seguentL  Una 
bolla  del  saddetto  pontefice,  data  non  già  neU^  anno 
iY>56,  ma  bensì  nd  presente  1057,  fa  da  me  pubbli- 
cata (i),  in  cui  determina  che  gli  ecclesiastici  non 
Steno  tirati  al  foro  secolare,  né  sieno  loro  imposte 
gravezze  dai  laici.  Le  note  son  queste  :  Daium  Ro^ 
màe  per  manum  ff  Umberti  sanctae  ecclesiae  Sihae 
Catukd^e  episcopi  et  hibliciheccrii  sanctae  roma- 
noe  jet  apostoUcae  sedis^  anno  pontificatus  domm 
Siephani  noni  papae  printo^  XF"  kalendas  nostem^ 
h^iSj  IndSciiane  undecima^  comindata  nel  settembre» 
A  qoesto  atto  intervennero  Anselmo  vescovo  di  Lac* 
ea«  Benedetto  véscovo  di  Teletri,  Bonifapio  vescovo 
^Albano,  Umberto  vescovo  di  Selva  Candida,  Pie* 
ira  veseovo  lavicano,  ed  Ildebrando  cardinale  sud^ 
diacono  ddb  santa  f  omaoa  Clùesa. 

(  CRISTO  Mtvui.  India  xk 
Anno  di  (  STEFANO  IX,  papa  2. 

(  AARIGO  lY,  re  di  Germania  e   di 
Italia  5. 

Se  avesse  Dio  con  ceduta  piùi lunga  vita  al  ponte- 
fioe  Stiano  /^potevano  aspettarsi  da  lui  di  grandi 
ÌBprese  non  meno  di  pietà  che  di.  potitice*  Racconta 
Leone  marsicano  (a),  eh*  egli  mandò  ardine  a  fi£onte 
Cassino  £.  portare  con  gran  fretta   e  di  ^ascolto  a 

(i)  Aotiquit.  Italie.  Dissert  70. 

(•)  LeoChUeomlU).  «.«ap-M-  ò,,..e..,Google 


I  44  AWNAl-I    d""  ITAL14 

Homa  tutto  ti  t«6oro  dì  qiiel  sacro  Ittògo  ia  oro  «d 
argento,  promettendo  in  breve  di  rifare  il  dorino  « 
«OD  usura.  Il  motivo  di  tale  ii«?ità  era  ignoto  ;  m» 
ta  creduto  ch^egM  fosso  diclino  a  metitore  nel  capo  èA 
docft  Goffredo  mo  fratello  le  corone  dal  regno  dUta* 
lia  e  del  romano  in^erio.  I}isponébat  atUem  froàri 
suo  duci  Groiijredo  apud  Tuseiixmin  colhqmo  jìOk-^ 
giy  eique^  ut  Jerebatur^  impèrktlem  óofonam  langi' 
ri;  demum  vere  <ui  Normannos  Italia  expeUtmhs^ 
gui  maximo  iìU  odio  erant,  una  cum  eo  referti. 
Ma  r  uomo  propóne  e  Dìo  dispone.  Non  eKbe  agH 
ttempo  da  effettuar  questo  disegno,  il  quale,  se  pure^ 
è  vero^  avrebbe  portato  uòa  gran  taeclàal  nome  $vta. 
presso  la  nazione  germanica,  ma  sarebbe  fo^sa  stato 
la  salute  delP  Italia,  con  lisparmiarle  tanti  sooscortii» 
che  poscia  avvennero  per  cagione  di  n»  ré  fea^oilo 
allora,  e  poi  carico  di  vizi.  Fu  portata  al  papa  il  te- 
soro cassinense,  ma  ben  mal  volentieri,  dai  ukumoi^i 
Una  visione  raccontata  al  papa,  e  gli  scrupoli  iaaofti 
nella  di  lui  delicata  coscienza,  furono  cagione  ch^  egK 
ordinasse  che  tutto  quell^  oro  ed  argento  fosse  ri- 
condotto al  suo  monistero.  Maggiormente  intaskt»  si 
aggravava  la  dì  lui  malattia  ;  e  però,  unito  il  dero  e 
popolo  romano,  V  obbligò  a  promettere  che  in  easo 
di  sua  morte  non  passerebbono  aQ'  elezione  del  nuo- 
vo papa  ficichè  non  fosse  tornato  di  QennMii&  JZcKs* 
orando  cardinale  suddiacono  della  Chieta  roinana, 
e  abate  di  s.  Paolo,  lehiamato  da  Lambnclo  41  >  inr 
et  eloqutntiae  0I  sacrarum  ìiierafmm^  ermddi&nm 
vaìde  admiranduSk  Era  questi  stato  inviai-  pe#  00^ 
mun  parere  da  Roma  all'*  imperadrioo  jignese  ^  per 
(i)  Lamberltts  ScafoaborfeBsisinCbroo.    t 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  H  o    iittnx.  143 

ffl  dkoA  «  Jibognr  oeoorrenti  d^  questi  pericolosi 
tettai.  A«4o«Mliff  poi  i)  pofitefiìeé  Stefana  a  Fìreuie 
io  Toscaim  a  tmratt  il' frettilo,  e  tì  ttbvè  ÉhtHe  1« 
mortS^  die  il  portò  «  iftiglhnr  tifa  nel  dì-  39  cK  msfrto, 
«d^fltito  nella  mildttt»  dal  sniiì^  ahftte  di  Glug&ì,  Ugo. 
IMo  ottorò  la  sua  s^poft^ira-  con  Ttarittir^colf.  il  i|ae^ 
su  «ruova-it' popolo  romana,  che  noti  s*  eran^i  sa- 
puto accomodare  ad  aver  pontefici  «sdescbi,  e  sp^ 
daimente  détti  daH^  imperadore^  tcatothè  i  cmqQ« 
«Itimi  Tenuti  di  colà  fosseto  steli  peimmag^  santi,  o 
«Itoeno  assai  benemeriti  àeSk.  Chiesa  romana  :  hct 
tosto  un'  gran  brogBo  per  creare  un  papa  ronftmo. 
Gregoito*  figliuolo  d*'  Mterìco,  cdme*  tuseolmo'  ossia 
dì  Frascati,  unito  con  altri^  potènti  di  Roma  (r),  e 
guada]^Ca  con'cfiinarì  buona  partte  del*  dero  e  popo- 
lo, corseinr  tempo  di  notte  cott  assai  gente  armata 
albi  chiesa',  e  quivi  tumuiluariamemis  (tee  eleggere 
papa  Giovanni  ^escowy  di  Teletri,  soprannominato 
poi  Mincio  (  parota-  Ibrse  tratta  ^l  francese  mince^ 
chav%Qifi:caTa  leggero  efyzlùrdOi  e  potè  dar  T  origi- 
ne aliar  parola  oggidì  usata  di  ntindone^  minchione  ), 
il  quale  assunse  il  nome  di  Benedetto  X.  Era  nomo 
I^fo  afito^  di  lettere  per  attestato  di  s.  Pier  Da- 
miani. Ar  questa  sregolata  eledone',  contraria  ai  sa- 
cri canottil;  eièttèancbe  senta  il  consentimetito  del- 
h,  cotte  gennanicB^  doè^contra^dd  giuramento  intor- 
no a  'dò  prestato  al  dfef&mo  imperadore  Arrigo  III^ 
e  contra*  del  foste  divhsto  ^o  dalf  ul^o  defunto 
papa  Steùno  IX,  a  questat  dedune,  dissi,  eon  tutto 
yigoie  si  oppose- il  suddetto  s.  Pier  Damiani^  vesco- 
fto  ff  OtSàn^  cogli  altri  cardinalL  Pàoliestarono,  imi- 
(  I  )  Leo  Ostiensi»  |ib.'A  cap.  101. 

ISOiUTORl,     VOL.      XXIV.  DigitzedbyL-Opgle 


ì 40  ANNALI  p*  {T4LIA 

marono  scomuoicbe  ;  ma  iadarao  tutto.  Furono  essi 
astretti  a  iuggirsene  e  a  nascondersi  per  timor  della 
vita  ;  e  il  popolo,  giacché  non  si  potoa  ayere  il  vesco- 
vo ostiense,  a  cui  apparfcene?^  la  consecrazione  del 
nuovQr  poDteGce,  per  forza  obbligò  V  arciprete  d*  O- 
stia,  uomo  ignorante,  a  consecrare  questo,  illegittimo 
.e  simoniaco  papa  :  cosa  anch'  essa  affatto  ripugOjante 
alla  disciplina  della  Chiesa* 

Giunto  in  Germania  V  avviso  delU  morte  del  pa- 
pa, e  nello  stesso  tempo  quel  della  invita  commessa 
in  Roma,  non  tardò  T  impera Jri ce  Agnese  a  riman- 
dare in  Italia  il  cardinale. Ildebrando,  con  ordipe  di 
^qdar.di  concerto  col  duca  Gotifredo,  per  provve- 
dere a  questi  disprdini.  Intanto  arrivò  a  quella  corte, 
per  attestato  di  Lamberto,  un'ambasceria  di  que**  Ro- 
foani  che  non  aveano  acconsentito  air  intrusione  di 
JMlincio,  rappresentandosi  pronti  ad  osservare  verso  il 
re  figliuolo  quella  fedeltà  che  aveano  mantenuta  ver- 
so r  augusto  si/io  p^dre,  e  pregando  caldsimente  il  re 
.di  mandar  loro  quel  papa  c^e  gli  piì^cesse,  perchè 
ognuno  abborriva  Y  intruso.  Si  trattò  dunque  di 
.eleggere  un  pontefice  legittimo,  e  s^  accordarono  In- 
^eme  nella  citata  di  Siexia,  dove  fu  .celebrato  uà 
concilio,  i  primati  tanto  romani  che  tedesche  (i),  per 
alzare  al  trono  pontificio  Gherardo  vescovo  diFiren- 
zCf  di  nazione  borgognone,  personaggio  per  senn^  ,e 
per  ottimi  postumi  degno  di  sì  sublime  dignità.  Si  ptr 
lese  nel  rimanente  dell'  anno  a  preparar  la  forza,  e 
a  far  negoziati  per  atterrar  T  usurpatore  della  catte- 
dra di  s.  Pietro  :  il  che  ebbe  compimento  nell'an- 

(i)  Cardinal    Aragon.    to    Vita    Nicolai  U.    Par.    J, 
Toro.  III.  Rerum  Italicaraoi. 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


in  HO    MLvni.  t47 

ho  seguente,  siccome  diremo.  Nel  presente,  per  te« 
stimòniaoza  di  Maiaterra(i),  fu  nella  Calabria  Vin^ 
terribii  carestia  e  mortatità.  Era  già  Tenuto  in  Italia 
Riiggieri^  minor  fratello  di  Roberto  Guiscardo^  gio^" 
vaile  che  per  valore,  per  eloqaenz?^,  per  accorte^zaf 
non  avea  pari.  Si  diede    anch'*  egli  cui  consenso  del 
fratello  a  far   delle   conquiste  nella  Calabria,  hi  meta 
della  qual  provincia  gli  fu   o  promessa    o  conceduta 
da  esso  Roberto.  In  quest^  anno  ancora  il  medesimo 
IVoberto,  vedendosi  salito  in  tanta  potenza,  sdegnò 
d**  aver  più  per  moglie  Alberada  che  gii  avea  parto- 
rito un  figliuolo  appellato  Marco^  e  con  altro    nome 
Boamondo^   principe  .^be  divenne   col  tempo    assai 
celebre  e  glorioso.  Trovate  perciò  ragioni    o  pretesti 
di  parentela,  la  ripudiò;  ed  ansioso  di  nozze  f)ià   il- 
lustri, prese  per  moglie  Sigelgaiia  figliuola  del  defun- 
ta Guaimario  IV ^  principe,  di  Salerno.  Ma  Gugliel- 
mo pugliese   (2)  riferisce  air  anno  seguente  queite 
nozze,  alle   quali  a   tutta  prima  v  Gisolfo  U^  allora 
principe  regnante  di  Salerno,  e  fratello  di  Sigelgaita, 
si  mostrò  renitente 4  ma  poi  condiscese,  per  non  ti- 
^si  addosso  la  nimicizia  di  quella  fiera   na^ioiae,  « 
perchè  guadagnò  nel  contratto  alcune    castella.   In 
quest**  anno  V  idus  juniU  Iifdictione  X/,  dunoran^lo 
in  Firenze  il  duca  Gotifredo,  accordò   ai  canonici  di 
Arezzo  la  sua  protezione  (5).  Diedero  unitam^ente  tal 
privilegio  Gotlfredus^  divina  fovenUclenieniict'i  4^^ 
et  marqhiq^  et  p^atrix  ejus  conjux^   Parimente   il 
^ede&imo  duca  X/^/  kal^nda$  januarii^  fi\dict\onc 

(i)  Ganfrid.  Malaterra  Hist.  lìb.  X.  cap..3o.  .    . 
(s)  Guiiielinas  Appnlus  l?b.  2.'Poero.  •   '  '    ' 
(3)  Aniiquil.  Italie.  Bisscrr.. -2.   '  ;.^^,,;Google 


l4^  ANSALI    I>\t*LU 

Xtl,  dbè  «i  di  I  ^  4i  dicembre  deir  anno  >  proseoUr, 
mentre  risedeva  i^  f^diijo  mliij? dob^o»  <inm  es4  salar 
de  paìath  daùwitatei  /Mcentfe^  confecmà  ad  j^mohm» 
vescovo  di  Lucca,  ch«  fa  poi  papoi  AleunmÌFO  JI^ 
la  ehiìefla  c|ì  santo  Àleesaodro,  e<  nimt  banmum  09- 
mni  impMrutorjis  (  benché  non  per  anche  Acpìgo  I Y 
godeisa  qaeato  titola  )  supcjr  eodem  AnSélma  epi- 
4copu4  per  maffgior  sioucea»  di  lui. 

(  CRISTO  ML».  ladra,  sic 
Aqqo  di  (  NICCOLO  I(,  papa  i. 

(  AARIGQ  IV,  re  di  Gemania    e    di 
Italia  4. 

Sul  priaci{»o  £  quest^  auoa  il  nuotc^  eletto  pon- 
tefice, che  assunse  poscia  il  nome  di  Niccolò   //, 
s**  inviò  da  Firease  alla  voka  di  Roma,  fiancfaeggiat<» 
dalie  milizie  di  Goffredo^  duca  di  Lorena  e  Toscana, 
principe  allora  potentissimo  in  ItaHa.  Fermossì  a  Su-^ 
tri,  per  die    b  possanza  de**  conti  di  Tuscolano  era- 
grande  nella  città.  Quivi  raunò  un  conciliò,  di  vesco- 
ii  per  trattare  della   deposizion  di  Mincio,  ossia  di 
Benedetto  X  idko  pontditee  (i).  Non  appetta  Bfinci» 
la  ferza^  ma  spontaneamente  degose  le  insegne  pon^ 
tificali,  e  ii  ritirò  alla  propria  casa.  Ciò  inteso,  V  e- 
letto  papa   Niccolò,  tenuto   consiglio    coi  cardinali, 
aenza  accompagnamento  di  soldatesche  e  con  tutt» 
nmiltà  entrò  in  Roma,  dove,  accolto  onorevolmente 
dal  dem  e  popolo,  iu  intronizzato  :  dal  qual  tempo 

(i)  Gardioal.  Aragon»  in   Vita  Nicolai  IL    Par.   l. 
Tom.  III.  Rerum  INicàrunu 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  V  V  O      MLS.  l49 

lia  principiò  r«po€a  ^I  mò  ponttficiito.  OélIpotcÌA 
«  po<!lii  giorni  si  preieatò  a^  suoi  piceli  Miotto,  Am^ . 
d<itido  perdono  eon  «IMare  per  iseusa  d^  jj&  era 
stata  «seta  TÌolenza,  ù^fessattdo  BondiaDeno  il  too 
fililo  per  a^er  mancs/o  al  giaramento.  la  pena^4el 
siio  ratto  restò  degradato  dalP  ordine  apistepala  a 
sacerdotale,  e  confinata  in  santa  Maria  Maggiora.  F^- 
ce  poaèia  papa  IlicooU  nn  viaggio  odia  marea  di 
Caaderiao  sul  priacipio  di  quaremia,  a  in  tri  ocoa* 
iiona  creò  carenale  J^esiderh^  rnsigne  abate  di  Mon« 
te  GassÀaa.  Trovossi  il  medesimo  papa  in  Spoleli  yi 
jaonoa  martii^  a  qwfri  confermò  i  pirivflegt  al  moni- 
stero  del  Toltnrno  {%).  Brà  agli  f^HI  iàns  martit 
m  Cbimoi,  dava  fece  h  saddetta  graeia  a  Movie  Cus- 
ibo.  Battaò  posdk  «m  smn^roso  oonoiKo  di  ^sto 
tMdM  tteseaii  nella  basilica  latetanense  (a),  corren-^ 
do  H  aaaea  d*  aprile,  in  coi  fa  stabilito  tiia  salotett)! 
decreta  intorno  air  eleisona  dei  romani  pontéfici, 
da  fiwai  ìA  Rama  principalmìeave  da'*  carAoali,  e  poi 
dal  nealanie  clero  e  popolo,  stihé  éehito  honòtt  ti 
reQtrmdia  dUeeUfiUt  nostri  Menrìci^  qui  imfpi^ae^ 
Mniimnuh  r^  haèetuì\  vtfmtwtuB  imptr&ior^  Dea 
90n€€d$nie,  ^per€iiur^  mcuipnn  m^i  concetnmu^^  ti 
SMoacMon^ttS  iUiat^  qni  ab  4fpó^N>ÌÌ€à  sede  petstma-^ 
Uitr  hoc  jmi  mpetrwerinU  NeMa  Cronica  dei  modi- 
aUPo  A  WwA  (5>,  da  Mietala  alla  Itice,  9Ì  bgge  ^- 
slo  4«creto  frfà  eopiovo  ebe  nella  raccolta  dc^  conci* 
lif^l^areiiè  V  Im  il  calatago  di  tutH  i  c&r<Andi  e  tesoo- 
▼»  aeiinenti  al  eaadesiago  concilio.  £  qai  ti  legge 


(i)  Ckiron,  Vultamenf e  P.  II.  T.  I.  Éer .  Hat 

(2)  T.  tX.€onciUor.  Labbè-p.  i<>99. 

\l)  €linm.  Farfeni.  P.  U,  T.  M,  Rer.  lul^ogle 


I  5o  AN KALI  d'  nlhtk 

qualche  gtiiala  alle  suddette  parole,  eioè  stcut  faik 
melante  ejus  nuniio  Longobardiae  cancellario  ^'i. 
concèssirhus^  et  successorum  iUius^  qui  ah  hac 
<Mposloìica  sede  personaliter  hoc  jus  impèìrai^efrint^ 
ad  eonsensum  novae  electionis  aecedani.  QatA  cao' 
•celliere  dovrebbe  essere  ìFibertus^  cioè  GibértOi  che 
la  pot  arci?escoTo  di  Raveona  ed  antipapa,  ma  ch^e 
hon  era  già  alkra  arci  vescovo  di  Hiaveopa,'  ta  guisa 
che  qttel  fTìbertus  archiepisc(ypus  che  si  legge  nel* 
le  sottoscrizioni,  sarà  arcivescovo  d^  altra  chiesa,  se 
pur  qUel  nome  non  è  scorretto.  Forse  ivi  era  scritto 
TVido^  cioè  Guida  arcivescovo  di  Milano.  In  questa 
laniera  il  papa  rimise  ne^  ter  miai  deir  antica  con^ 
suetudine^  da  (ioi  per  più  secoli  osservata,  ki  elézioa 
4^^ l'Ottani  pontefici,  confermandola  ai  cardinali.^  al 
cleiro  e  popolo  romano,'  ma  con  riserbame  T  appro-^ 
vaùonei  9I  regnante  ionperàdore,  prima  di  eonse^rar^ 
)o^  PrQvalei)4osi  inoltre  della  lùinorìtà  del  re  Arpìgoy 
fece  diventar  onesto  un  privilegio  persoiiale,  :  actor-» 
d^to  dalla  santa  sede  air  imperadore  :  il  che  non  si 
vd|  mai  iq  addietro,  li  t  greci  e  i  franchi  e  i  tedeschi 
^ug^ti  fin  qui aveano  sostenuto  che  questafusse  una 
prerogativa  delP  alto  loro  dominio  in  Roma,  e  in^ 
concedere  gli  Stati  al  romano  pontefice  sì  riacrhava- 
X)o  per  i^dÀtii  questo  da  |or  preteso  diritto.  Non  pò- 
tea  però  pr^tenderip  Arrigo  lY,^  perchè 'fin  qui  eglr 
poa  era  imperadore*  Tero  è  che  Vedremo  da  qài  & 
.  non  ^^olto,  che  fu  rìvocato  anche  qaesló;i]àeidesima^ 
decreto  di  papa[  Niccolò  II.  In  esso.cokicìtio  rómanor 
Berengario  abiurqt^^p^er  la  prilla  volta,  la  sua  eresia  e 
furono  proibite  non  meno  le  simonie  che  i  matrin^ 
ni,  ossia  i  concubinati  dei  preti.  Abbiamo,  dalia  Tita 


k  n  ft  6     MLiK.  lit 

fì\  questo  pontefice  (i),  raccolta  dal  cardinale  Niccolòi 
d**  Aragona,  che  i  Normanni  gli  spedirono  ambasciar 
tori  con  pregarlo  di  venire  in  Paglia,  promettendogli 
ógni  soddisfenone.  T*  andò  in  fatti  papa  Niccolò  do- 
po lefekte  di  pasqaa,  e,  per  attestato  di  Leone  ostien* 
se  (2)  è  di  Guglielmo  pugliese  (5),  celebrò  un  con-» 
ciKo  nella  città  di  Melfi  in  Puglia,  e  non  già  in  Arnal^ 
fi,  come  han  supposto  alcuni^ 

Praesuììhus  cenhunjus  ad  tyttoJale  vocatis^ 
Namtfue  sacerdotes^  h^niae^  cìerlous  omnis 
Ifac  regione  palam  se  conjugio  sociabant 

Intervenne  a  quel  concìlio  anche  Riccarda  J^ 
conte  d^  Aversa,  che  poi  fu  piineipè  4i  Capua  coU 
r  espubione  di  Landolfo  V*  Questi  era  di  naxione 
noFOiatinai  cognato  di  Uóberto  Guiscardo  marcjf 
del  matrimonio  contratto  con  Fridesinna  di  lui  sor 
rel|a«  JPt^s^  ;  il  papa  a  Benevento, ,  e  fuori  di  quell^ 
p4|à  sol pripoipio  d'agosto  tenne  un  altro  concilio^ 
ài  ci|i  44  v^e  fatta  ^oenzioine  nella  Cronica  suddetta 
^d  niopi^te^rq  di  Yolturqo.  Fra  gli  altri  che  vi  si  tro« 
varonq, .  si  conia  Ildehrando  cardinale  suddiacono* 
Ma  49po. questo  concilio  egli, cj  comparisce  davanti 
proijaosso  a  più  alto  grado,  cioè  creato  cardinale  ar- 
fidiaqpiìO'd^lla  santa  romana  Cliiesa.  In  una  bplla 
spedita  dal  medesimo  papa  Niccplò  II.  nel  dì  j  ^  di 
oUohre'  del  presenta  annodi  ifi  farore  del  monistero  di 
|.  Pietra  di  Perugia)  e  pubblicata.,  dal  p.  Margari- 

(i)  Card,  de  Arag.  P.  L  T,  UI.  Rtfr.  ItaK 

(2)  Leo  Osliensis  lib«  S.  cap;  |3« 

(3;  GuilielouM  Appalli  lilj.^<  Po«*ltby Google      ' 


«o  <i);«^\si  MoXiosQTÌvi^iMihkbranclus  g^uaìiscMm^ 
^Ufi  stfohiBkHì^nw  sanctaf  namavap  fic^lesiae.        , 

Di^  qvitsxì  iconoiliì  .«UeM  il  /figi)4lili«$imo  .papa 
a  ttabìUfe  ti»  9€coi«CKbm«nt9  ^y>i  j!iarsnaoftL  Io  ve-; 
9$  ^  voIatU  i^QtPvei,  da  uoiap  faggio  >e  li  ieoa  anici; 
a  il  iem^o  motjUsò  i  fcuttt  4al  mip  namo^,,  fuetcbè  i 
NoManni  diTanociro  lo  aen^P  da^  f  o«i^i  pwtiefit»^  e 
li  aostennero  in  più  occasioni,  e  U  msaco  ia  piena  li* 
berla  e  indipendenza  dagr  imperadori.  Concedette 
dmufiM  papa  NSeoolè  i»  ftftid^  41  iloberta  Guiacs^rdo 
gU  Siali  daini  cooqniftaU  Ja  Voglia  a  G^Jabsia»  e  il 
resto  fiha  li  p<»leas^  da  ivi  i60iK|«iitai«  non  «oip  in 
quelle  contrade,  ma  anche  in  Sicilia,  dandogli  il  ti- 
tolo di  Aica  di  Pi^lia^  (kJahria  e  £iciU<h  Gugliel- 
mo piB^liesa  aadi'  agli  sciìto  : 

Robertum  d^mat  Ni6oìaus  honwe  tkÈCtiU^ 
notizie  nondimeno  che  è  diflkile  d*  accordarle  oott 
Leone  ostiense  (3),  if  qna^e  laaciò  s^kto  che  Rober-» 
to^  dopo  la  presa  della  città  di  Reggio  k»  Cslahria, 
€X  tunc  coepit  diix  appiB^arù  Anche  il  SMaterra 
scrisse  lo  stessio.  Beggio  fa  preso  sotamenle  tttìV  an- 
no 1060.  Comunque  sia,  vien  riferito  dal  cardinaf 
Baronio  (3)  il  giuramento  di  fedeltà  eh*  èsafo  Rober^ 
to  prestò  al  suddetto  pontefice^  con  obbligai^i  di  pa- 
gare ogni  anno  alla  santa  Sede  dodici  denari  dTntone^ 
ta  pavese  per  ogni  pélo  di  buoi.  Cercano  alcuni  oon 
qu^  titolo  papa  Niccolò  desse  tale  fnrestitura  ai  Net* 
manni,  che  fu  la  primordiale  del  regno,  appellato  og- 
gidì di  Napoli,  e  v*  aggiugnesse  anche  b  SS<^,  sa 

(1)  Bullartain  Gasinense  T.  II.  Cooattt  loi. 

(a)  Leo  Ostiensis  Uh.  S.  cap.  16. 

(3)  Baron.  in  Aanalas  a4  haooiaaauipsy  Google 


c!Kir  eQnaenwTÉnn  il  loro  dmlto  i  gMc»'  Impetad^ru 
Certo  è  cbe  in  qcst^tt  tempi  «  &oai  aae[lH»>al«r«  Ui 
donazion  di  GostaiUiil»,  Bàt»^  f^r  ymto  «i  può  av- 
iere, nel  M00I9  ottavo  ^diU^  era  noitri»  iielgMw^  Né 
forte  per  V  iffii>r«Dn  d'  aUor«  «kwso  •>'  aeooFfer» 
di'*  eUa  losie  un  de«iu»c«t9  epoori^  taknente  «ìbe  s» 
L«ooe  IX  pap«  iMlIa  kin§a  ietterà  eecitt»  b  Ifidhel» 
Cerólario^  pafneTca    di  CottantioopvB,  «leQ*  wurw 
ìroSZ  (i))  oioà  pochi  eani  fo-ieM^  k  <  prodasee  4«mì 
toltai  e  Bi&tsinaaanite  ^eièe  patolei  ^Teiie  fat&Hvm 
nostrumfquamremtinmnurb^m^'èiùmftBf  ÌMìSb^ 
seu  accidetaaimm  tégioMmm  ff^o^èmias^  ì^om  ^  ti^ 
vMaits-BoepéfaUyì^ÉiissimQ  ^p&Mfiei  et  f^iki  no9ki^ 
Sikm$iro  mùmrsaU  papa€  4ionir0d^mÌ9S4^ué  t9Ìin^ 
^memte$^  ei  Qtì  sueceiiorUmf  ifnmt  poni^SdtuM  pò» 
lesUOem  #f  dititmemjlrmam  impenaU  'C^mura  pef 
hanù  àiwihm  jusnamm  mt  prm^maUcum  4U>ns1itMr 
hun  4keemmM$  ^etponendoj  mkjwè  furi^aneta$  r»- 
mùMm  €cciesia§  Oùneedimu$  pmmutmwm^  P«ee  «w 
dbeigraneaeo  ditele  doaettott* eleml  tfml  dappoi 
s.  Pier  DaflHMi  in  uà  eoo  dialogo  (%).  ITotto'  è  om 
peraone  dotte,  che  non  aeppk  «etere  quella  tuie  firt^ 
tm^i  de^  teooH  poetenori  \   me  «ol  tafeeno^  uè  m 
rC  «ecorgeano  i  Romani  di  quetti  tempi.  Seudmi  si»*' 
Olire  ehe€ir«e  quetti  medeeMi^  tempi  fetiero  dati 
ftiori  oon  delle  giunte  i  diplomi  di  Lodovico  Ko^  £ 
Ottone  I  «di  Arrigo  I  eugotti  in  Atore  defia  Oiieae 
remane,  dove  à  periato  di  Benevento,  dette  Calabria, 
delle  Sieilte  e  d' altri  paet',  coerentemente  agrinte^ 
retti  di  quatti  tempi,  ma  con  ditcordia  da  quei  de^ 

(i)  Leo  iX.Epìstol.  I.  T.  re.  ConcUior.  liibbè. 

(a)  Petmi  Damiani  Opusc.  4.  Dgzedby  Google  M 


iS4  AWiriLi  '  d' ìtAliì  ' 

secoli  precedenti:  Pbttébheii  credere^  che  sa  tali  fob- 
damenti  ^i  {>iiintasse  II  pri'irói^ìo  dèi  diritti  ch6^  da  «i-* 
iora  fin  qua,  cioè  per  tanti  secoir,  gode  h  sede  aposto* 
kcà  Sif^ra  I9  dae  ^cHie,  Delle  qaali'  ha  stabilito  tina 
sì  auteotica^  e  giusta  sorranità  e  pres^iziorie,  cotitra 
di  cui  non  si  può  alleare  ragione  alciuea.  Oltre  di* 
ohe  pud  aoeh«$darai  che  non  mancassero  al  pontefico 
NkcolòJI -altre  pia  sussistenti  ragtoni  di  dedizione^ 
spontanea  eidi>  ceasione  «oche  dàlia  parte  deir  im-^ 
pedo,  Certaniante^  per  attestato  del  Gontinnatore  di* 
£rizmQao£oDtrat|o  (i  ),  Arrigo  II  imperadore  area  cbn» 
c^dt^tp  «J  sdutQ  ^pa  Leone  IX  phrmjùe  in  ulàra  ro-^ 
v^Otthpartibni  ad  suumjaspertimàtià  prò  ckalpinis 
i^^€woanòiufn\d4tis.iuionxwBiqvLe  sia^noi  sappiamo jda. 
V  pi  W  Paìniani  -  (a)>  che  -  la  corte  fermanicè  ^con  atsat^ 
veaCQfiri  nel  QoU<^iftl»pto  di  Basilea^daj^iciiè  spalto  a> 
luiglier  vita  papa  T^icadlor  U^  ^s$ò  pmmid^  gùae  ab 
aa  fuerun^  $t(iiimi  ^  per^ò  resta  luogo  di  dubitare' 
cbo;  in  GrejCQoaQÌa  fosse  disapprovato  quatto  Catodi. 
p9pa  Niccìol^t  Diede  anche  k)  stesso  pbntefioeir  ìnre-^ 
5ti;Cura  di  Cai^aa  e  del  s^o  prtQcìf>ato  a  ^iccar^fa/ (5),^ 
cQgnato  di-  Roberto  Guiscardo^  tuttoché  no  il  ne  fos-»- 
^  per  anche  iut  pOssesaoi  Ciò  fatto^  perire  nou'poieaf 
soff^rir^  il  foagi^DimQ  papa^  che  i  c^|)ì^m  e  potenti 
j^omani^  e  oia^simamente  i  conti  di  Tuscolo^  (asiano. 
Tui$c<>teni,  ayesse^orodcupaCo  tlanti  beni  Ipétdaooi^li 
Q  Stati  iéÌÀ^  Chiesa  rpdoaoa)  t:On  ièwHc  $Aiah^  143  eer-^ 
^  gitisi  come  SQhiavi  i  pontefici  romani:  (4)  rcominciò; 

(i)  Còntinualor  Hermanhi  Contracìi  in  Chroiì. 

(2y  Patràf  Damiani  OjSuiònì.  4- '  -  >    '    *       ' 

(3)  Leo  Ostieas.  ii^  Ghron.  iib.  d.       '         . 

(4)  Cardinal,  de  Àragoa.  in  Vita  Nicolai  UU 

ed  by  Google'  ' 


/  A  ir  w  o     nttx.  i55 

«  valersi  del  Bagèllo  dei  Nortnennì  tiessi,  per  metter 
in  dovere  quei  nobili'  suoi  ribelli.  Rhortiale  dunque 
a  Rom»,  spedì  UQ  esercito  di  queHa:  gente  nmsiMidie* 
ra  addosso  a  Pélestrina,  a  Toscolo,  ora  Fr^^icati,  a 
Nomento,  a  Galeria.  Furono  meni  a  sacco  tiitti  qtréi 
luoghi  fino  a  Sutrì,  e  forzali  que^  nobili  ^  alP  ubbi- 
dienza del  papà,  e  c^oin  ciò  liberata  Rom»  dalk  lor  ti- 
rannia. '  .      :  »'     -  ,  » 

Abbiamo  ^1  Continuatore  d^  Ermanno  Gontfat^ 
io  (i),  cham  quest^anuo  orto^inter  Mtàidlanensts  iet 
•Ticinenses  btUo^  multi  ^x  utràgue  parte  etoiderunt. 
Di  ques^  guerra  fece  mensoone  Arnolfo,  storico  mi- 
lanese (i)  de^  correnti  tempi,  cpn  dire  ch«  i  Pavesi 
non  vollero  ricevere  un  vescovo  datoioro*  dai  fanciul- 
lo re  Arrigo,  tuttoché  fosse  stato  anche  consédrato 
>dal  p&pa.  Altrettatìto  fecero 'poco  appresso  parimenle 
■gli  Astigiani,  con  rifiutare  un  vescovo  da  loro  non 
«letto.  Per  interessi  ancora  civili  la  discordia  avea  av- 
velenato il  cuor*  de^  Pavesi  e  Milaneti.  Gran-  tonpo 
era  che  fira  quelle  due  città  popolatissime  e  le  mag-^ 
giorì  del  regno  d' Italia,  bolliva  una  segreta  gara  ed 
invidia,  ancorché!  ognim  sapesse  che  Milano  abdava 
mn^nzi  a  Vm?i*  Ninna  d**  esse  voleà  cedere  air  altra: 
e  quindi  jper  èssere  confinanti,  nascevano  bene  speisol 
aarmauamenti  d^  uomini,  saccheggi  ed  incendj.  Si 
venòe  ad?ùnà  palése  rottura.  I  Pavesi,  conbseenéosi 
fninriòrt  di  forse^  assoldarono  delle  trnppé  forestiera,' 
e  diedero  il  goasto  a'  confini  del  Milaiiésè.  'Uacifono 
in  campo  aoehè  i;  Uilanési,  avendo  «irati  in  loro  legè 
i  Lodigiani;  ed  ancorché  parte  della  loro. armato* tottq 

(i)  Gontinaator  Hermanni  Contràcti  in  Chffen. 

(3)  Aróa]ph«  fìtst.  HadiyUn;  1.  B  ospù  5.  et  €* 


r  arcivtf6O^0  ^puida  giierre^ias«e  ia  dtiré  parti,  pn*- 
re  r^ìùDVeo  jwl  uà  fatto  à^  trme,  die  rìoMÌ  sMigùioo»- 
Mitoo  per  runa  e  per  r^ahra  par<e, sptcieknente  ipét 
la  laoite  d^  Msabaimt  nobiltà.  Raslò  il  campo  iti  po«> 
ter  09*  Miàvamu  11  hioge  della  battaglia  bì  dbìana^ 
fin    da*^  ▼eodkt  teinpi  Campa  morto.  Siocbò  noi  eo*- 
milioiaaÉo    a  vedere  le  città  dì  Lombardia  hr  leghe 
e    guerre,  e  mettersi  m  libertà,  il  che  andò  a  peoo 
a  poeO  creaoeAdo  :   tniti   efietti  della  nùnorifà  cioè 
dell'  impcNtetea  del  re  Arrigo  IF'*  £ra  «egti  acun 
addietro  nato  m  Miìaéo  ^n  grave  aciàma,  tk»  ogni  di 
più  aadtva  ^^ndend»  &oeo  ;  percioediè,  prtndpal- 
nenie  nel  dero  di  ^eUa  tniigtte  città,  s'era  introdot- 
to V  abuso  ebe  i  preti  e  diaconi  «ssai  noioriamenie 
prendefano  moglie:  il  obeln  baoniingiiaf^io  ▼noi  di^ 
re  eh6  vivefoo  nel  ^nonbinatOi  Questo  moi-bo  era 
umiliare  pi^  T  lidia,  ed  avervi  mletÉalft  anche  la  tteiaa 
città  di  Aomas  oolpa  per  lo  più  de^refoori  pea>  attea^ 
ti  atir  lor  gi^ggia^  e  tal«>tta  ancora  tinti  d^a  aie«lesì* 
ma  pece.  L^  esemplo  della  €hie«i  greca  laeea  laro  ere* 
dere  lecito  V  ammogliarsi^  sema  n^tntm  ta^  deUe 
dtscipfina  eostantìemente  osservata  ia  dai  primi  ft«oor 
^  d^a  Clùesa  ku'oa,  ia  <sm  fa  sea^nre  vietatn  iat  pr»» 
ti  e  dioeoni  il  prendere  moglie,  o^  ee  prima  leavèaao^ 
r  uso  delle  medesime.  Contri  dt  <piestrkieoalinetttl 
e  aoaadalosi  ministri  dell^  Jiltare,  «Squali,  benché  tm» 
prepriamenle^  sì  attribuisce  V  erena  de^  Hicdaiti,  abè 
bandiera  Arkldo  diacono,  uomo  telanliasiino  dell*  onor 
di  Dio  e  ddla  sua  Chiesa,  ed  egli  lii  che  eonuansie  il 
popolo  coaira  di  loro.  Guido  arcivescoyo  fautore  dei 
preti,  nel   concilio  di  Fontanéto  proferì  sentenu  di 
fcomuniea  contra  di  Arialdo  e  di  Landolfìor  nobile 


A  IK  M  O     HMX.  -15,7 

Hca  suo  eoUeg».  ìll9^^»mO'nfHhMgìA  m  oontftd  a4> 
crwiw^  il  tl^al4U)  erirsi^  Ufì»  pirM^deli^f^pofo. 
Arfialfui  «  I^ftndoUo  «efùora,  stoiMi  lMlaiMii*di  h^m^ 
s6  tempi  ci)>  e4  wry(w4i  iWI  mw^tin^mm  <tel  duro 
Hmbrasiaao»  d'  «Uofih  di0ti«MM»t0  p«rlMKi>di  qatlb 

pì^  parti  di  coti,  strepitai!»  ditardtee» spedì  il»  yi» 
sl^umOf  80  poM  non  hi  od  fitie^ddpMOideaie^dae 
toQi  legati  a  MikiiQ  pcf^  ceicanie  i  nuMd)^  QiMid  f o^ 
notk  Pitr  Utumiam^ ,.  fantOk  e  odffcimiiMinwì  cirdtB»- 
le«,veao<Mro.d^OEilia|  «1  Amteàn»  éa vBadbyìa  «il»' 
ane^  già.er£ftlA  fwecivo  di  LiiceauÌjMbi««o  vuk  vot- 
cliepes  iacadiace  il  viaio  deliajiaioBÌa,dìoui  tifapa^ 
tentemaaie  rao  T  aMif  eaflofro,  i^cohèi  egli  a  modo 
confetitia  gU  ordiiai.  aocknaatici  aaoaabiaaii  pafanu 
Trafarooo  «aai  delie  oppa^iiotti,  ei  ctaéiA  dà.  loro  sì 
vesQ^ancb»  ad  una  toUetazienatde?  paraelt  degli  «.<- 
Hetiattiei^  Ftove  pet  la  sa>nefMMed:eloqiieaii  dalDa- 
miam  queCati  t  MUBori,  quelt^  aròvefeeeeo  cwifMià  il 
lue  ^lo)  ed  jAoeeiò>  la  peaeteaza*  iaipoatagli.  Goti  fe- 
cero aoelie  gH  akR^  eoo: realac  proibite  davU.iyaaaiUH 
W  ftMoaia  ^e^r  ammegfam  del  siuriiBial^tri  deU^  alta* 
re.  Yies  dfileianieiUe  nafiem  yweiiaiffdalniede* 
Simo  a.  Pier  Damiaol  in  uoa  auapeledoiie  (aK  t  a 
luogo  ne  perlano  il  cardiaci  fiajKiaio  (3)  e  il  Puriceì- 
li  (^.  Dopo  qoiesto  rarc»re#cai;o. Guido  andò  al  con- 
cìlio romano,  dove  ebbe  buon  trattamento  dal  papa, 

(i)  Armilpliaf  et  Landalpbat  senior,  flitt.  Mcdioltn 

T.IY.  Itcrinir  lUlicar. 
^).Petrue  Oamkni  O^oie.  5. 
(3)  Baron.  AnnaU  Ecdciiiett. 
(4>  PariceUiui.  Vita  S.  ArinUi. 

Digitized  by  VjOOQIC 


"I  5^  kmfkhi    D*  ITALIA 

-alla  cui  destra  fa  pesto,  e,  giarata  a  lai  ubbidienza,  se 
ne  toroò  lieto  a  jcasa^r  Ma  Pier  Damiani  in  riéompen- 
-sa  déUe  sue  fatiche  fu  spogliato  dal  papa  de"*  »uoi  be- 
«nrefis)^  e  rieet^etle  «llri  affronti,  per  li  quali  modesta*- 
wente-'dtiiiaiydò  lioenza  di  rinunziare  ai  suo  vescova- 
^  d^  Ostia.  Nell^  anno  presente,  secondo  Guglteimo 
-pugiieie^i)^  fi&berto  Guiscardo  duca  di  Paglia  slm- 
^padroni  delle  città  di  Cariati  5  Rossano ,  Cosenza 
^  Geraci  nella  Calabria.  £  Gotlfredo  duca  di  Lore- 
-na  e  Toscana^  intitolato  dujc  et  marchio^  eoa  Atnal" 
-do  9e9covo  é  conte,  tenne  due  placiti  nel  contado  di 
-ArezcO)  anao  dondnicae  Incarnationis  MLIX^  re^ 
ugnante  Henrico  rege  ^  mense  junio  ^  Indiciione 
\XJII  (a).  Dal  che  si  raccoglie  che  Gottfredo  a^ea 
molto  bene  assunto  il  gòyotio  della  Toscana  e  il  tito- 
lo di  marcbeie  di  quella  provincia,  e  che  non  ne  fos- 
se già  sempHoe  amnmnstratore  a  nome  della: moglie  e 
di  Matilda  sua  ^gliuola^  come  ha  creduto  taluno.  Inol  « 
tre  Ae  ricaviamo,  cV^egli  riconosceva  per  re  d^  Italia- 
Arrigo  lY.  In  uno  d^  èssi  documenti  comparisce 
Hmnerius  filius  Ugicionii  duois  et  marchionis^  cioè 
di  queìiV  £^uc<»oiie,  che  ai  tempi  di  Corrado  1  au- 
gusto era  ^ato  duca  e  marchese  della  Toscana^ 

(  CRISTO  MLx.  Indizione  xiii. 
Anno  di  (  NICCOLO'  li,  papa  a. 

(IRRIGO    IV,    re  di   Germania   e  di 
Italia  5, 

Fece   il  pontefice  Niccolò^  o  sul  fine  del  prece- 
dente, o  sul  principio  .di  qu(^t*  unno,  una  4C^pala  a 

(i)  Goìliel.  Appalus  1.  a  Poero. 

(2)  AnkiquiUt.  Italie.  Dissert.  €.  et  n"). 

Digitized  by  VjOOQIC 


;A  jr  Ito     vi^.  iSg 

Firenze,  quando  sussistia  urm  ììh^  bol{a  in  iavof  delle 
monache-di  santa  Felicita  /^i^e<5.^aniiarii|  rapportata 
daU*  Ugbelli  (i).  Portatosi  poi  al  mpaiM^o  di  Monta 
Casabo,  quivi  .creò  prdinal  diacono :.Oé^^ù»  aiuo- 
lo di  Odecriaio  conte  di  IMIarsi^^Depoae  .Angelo  yesco* 
va  tl^  Aquino,  e,  in  laojot^qo  ordinò  Martino  mona- 
co cas^nense.di  naxion  fiorentino.  Anqtie  Pie^irOi  ^^ 
tro  monaco  di  quel  moni^tero»  di  nazion  rayeqpajtet 
lu  conseorato  veseovó  di  Yena(ro  e  d^  Iternia.  £d  e^l-^ 
lord  fu,  secondo  Leone  ostiense  <a)|  ch^  egli  creò  du* 
«a  di  Puglia^  Calabria  «  Sicilia,  Roberto,  Guiscardo* 
^ull^  altro  di  rilevcmte^  operato  da  questo  valorose^ 
pontefice  neir  anno  presente^è  giunto  a  nostra  no- 
tizia, se  non  che  egli  andò  al  monisterp  di  Earfo,  do^ 
ve  nel  mese  di  luglio  conseiyò  varj  altari,*  diecjte  poi 
a  quel  sacro  luogo  la  conferma  dei  privilegi  (3),  la- 
tanto  Stiano  cardinaìe^  d^  lui  spedito  in  Francia, 
ienne  un  concilio  nella. città  di  Tours  (4),  dove  alcu- 
ni canoni  spettanti  alla  disciplina  ecelesiastica  furQuo 
pubblicati.  Per  quanto  s^hada  Guglieloio  pugliese  (5), 
si  scoprì  forse  .nell'  anno  presente  ui^i  cox>gÌMra  di 
dodici  conti  contra  del  suddetto  Roberto  Guiscardo, 
4)rdi|a  spezialmente  da  Goffredo^  Gocdino  e  Abailar- 
do,  normai»!!  nobili,  tutti  malcontenti  di  li|i,  perchè 
«gli  tutto  volea  per  sé»  Àbailar do,  fr^  gli  altri,  nipote 
ff  esso.  Roberto,  non  pò  tea  sof&rire  di  vedersi  spo^ 
^liato  da  esso  suo  zio  degli  Stati  cbe^  èrano  di  Unfce- 

(i)Ughellius  Ifal.  Sacr.  Tom.  IIL 

(a)  Leo  Ostiensi»  Ghroaie.  Kb.  %  cip.  t5. 

(3>  Antiquitat.  Ita^car.  Disiar.  LXX^ 

(4)  Labbé  Concil.  Tom.  IX, .        • 

(5)  Guiiiel.  Appiil.  1.  2.  Poem* 

Digitized  by  VjOOQIC 


l6o  à&UAht  D^irALU 

09  «oAVe  iu»  padipe.  Bè^coogittrari  chi  Iv  prissi»,  eh^ 
si  tàlTÒ  ooU»  fogv.  !fe  io  IMO  accerto  che  in  ^e* 
H^  aono  MMoeàèMe  tale  ait<mlalo^  jMfUihè  Go^ltno' 
narrici  i\Hli  teoza  ataq^ana»  U  l^aipo*  SoitO'r  airao 
pr«»«nle  beneìr  tacoonta  il  Bfalalerra  (t)^  ^ile  i  duo 
iìpateltl  Robwlo  Gitisterdo  ^  Ett|^ieri^  asiMti  dietra 
Sila  cosqnisrta  di  Reggio,  capi ti4«  della' €flA^lrì«,  tr 
penarono  nel  tempodi  slate  all'  snedio  di  ^eHa  óHh 
tè.  Besie^OBo  «o  petto  i  Greci  patdreni^'ma'itt  ùae 
a  patti  di  booAa*  guerra  si  aFreodepono,  e  qaelpresi-* 
dW  pecN^  »  SqwOacì.  Fu'^etVo^satfteHo  aiaediatoi 
adeh'  eifos  ^  ebttigito  ^dla  rea»-  d»  Ruggieri.  NeHa 
CroDÌclietta  aaiaWttiaa  (»)  abbian*  di  pia  :  tieè  ch^ 
i  Gttitoardo  ridiuae  io  sao' patere  aBche  la  eiità  di 
CoMHaa^  eoivobe  tana  la' Gabbri»  teone  sotto  «ii  do- 
nioio  di' Jais  «d:  aHopafo^eh^  egli*,seeoodo:il  soddet^ 
lO'lMatePravP*^^^  ti1ok»di»Aie8t  Leoiieosti«aese(5) 
«•  det  laedMin»^  aentiiuvDto,  sieooBie  dieemafeo,  eoa 
«ggiagnere  ohe  il  Guiscaiidi»)  dopo*  ki  presa  di  fteggio^ 
«eoae  tom  tuttr  ie;sue  hmm  in  Ihiglia  addosso  la  oli- 
la di  Troja,  e  sr  n«'  fiopadroiiì.  La^  GrooichetM 
a*  ìkiaM  molto  pfim»  lappes»  dt  Troj»  e  poi  delb 
Calabrie.  Goa  «pioetrsl  pvospeiiasi  sacoeasi  annui na^ 
ViL  tf  gran  passi  laiiutiuive  il  valore  del  Gviùaeardo, 
e  iwfti^a  uaneaAda  il  domiaio  de'  Greci  in  queUt 
parti.  GfOvaaoi  Ciivopalata  (4)9  ««ttore  per  altro  pooe 
co«i»soeittiev  oudr  scendesse  R<ubei*to  Guisrcardo^  coo^- 
fesia  cKa  dopo  la  perdita  di  Reggio  altro  non  restara 

(i)  GaulciU.  .Malaierra  lib.  i.  oap«  3. 
^)  Aoliq.  luK  TaoL  1.  pag.  ai3. 
(i)  Lso  Ostiensis  lib.  L  3«  e.  16. 
(4)  Curopalato  in  Bi»k>r.  # 

Digitized  by  VjOÙQIC 


Mtm-9  o    mOL  lAe 

b  mino  de^  Gred,  che  Bari,  Idro,  Gallipoli,  Taran- 
to, Brindiii  ed  Hora,  dee  m  tAù  eiM«Ff  Oria,  con 
altrì  castellecti*  lésgkiria  nondhliciiatt  taoli  ^óoq^- 
Ite  de'ITonnaid  i»  Qèibffià  è^dottUt in  parte  a  Rof» 
gierì  di  lui  firatello,  akro  eroe,  di  qaeìla  naaioiie  e 
^Muglia.  Dee  bolle  di  pepa  Niccolò  II  date  nel  mete 
A  m^gb  dell^  tono  presente,  in  conferma  de^  pri- 
vilègi dett^  inaign^,moiM<ten>  delle  monache  di  sant% 
Girila  di  Bresòa,  4  l^SIgpno .  nd  bollano  cassi  nenie  (  i  )» 
Ho  ambilo  d4o  jiia  (pee  i|n  doooniento  (a),  scritto 
cuna  (A  Jmt<9rmitiatm  D^n^ùni  MLX^  ipip  die  ca^ 
hndat  Acetnhris'^  Imàiciione  XII f^  da  cui  apparisce 
che  ndla  dltà^  Firenu,  a/i/e  pra^sentU  domni  Ni* 
€9Ì(d  papa  sede  $*  Petti  rùmanensis  eceìcsiae^  ei 
lìdénmdus  abbai  monisterio  s,  PauU,  GugHelmo 
eonte  soprannominalo  BDlgarello  restituisce  alcune 
«snella  a  Gmiéo  vescovo  di  Toltenra.  Ma  è  da  Tede- 
re,  se  qnestai  carta  appartenesse  pimtosto  al  primo  d) 
di  dieanbre  delP  anno  precedente,  in  cui  poteva,  p 
soleva  anche  pia  ordifianameAte  correre  V  Indizione 
XIIJ.  ÀI  vedere  che  Ildebrando  è  chiamato.  solaqien<- 
te  (Aate  di  s^  Paoìo^  potrebbe  far  sospettare  adupe- 
nio  epì  r  anno  pisano. 

(i)  Bollar.  Casioeose  GonsUtut.  loa   et  io3. 
(a)  Aotiqnit  Italie.  Dissert.  72. 


Digitized  by  VjOOQIC 

TOL.  «XT.  ^^ 


I^  MmUU   »*  ItAUk 

(  CRISTO  MLxi.  lùàmone%rr. 
Anto  di  (  ALBMAMIROII,  pttm  I. 

(  AMIKM>  IT,  ^e.jdi  Gccflunia   e  «fi 
Il«lni&  .         K       . 

'  "  .•'■•..' 

la  qnest^  anna  ancora  ti  pontaftce  Niccolò  li 
Tolle  visitar  la  chiesa  di  PtrcQiej  cb'  egli- avetìi  rlla- 
nata  e  governata  anche  tturanle  il  stio  pontificato  ; 
ma  quivi  venne  a  trovarlo  latnorte^iroa  il  di  ^2  di 
luglio  :  pontefice  benemerito *4elki  santa  sede  e  degno 
di  maggior  vita.  Tanto  più  fn  d^pbrabite  la  pardita 
(fi  lai,  perchè  le  tennero  dietro  de*-  gravisiimi  scon- 
certi che  furono  preladi  andia  d*  altre  maggior^  «ala* 
mità.  Attesta  Leone  ostiense  (i)obe  gran  dissensio» 
ne  e  tumulto  insorse  in  Rema  intorno,  ali*  eleziooa 
di  un  novello  papa  $  ed  è  certo  che  restò  vacaste  la 
sedia  di  s.  Pietro  circa  tre  mesi.  IH  era  un  partito 
che  tenea  per  T  osservanza  delle  prerogative,  o  pretCK 
te,  o  accordate  al  re  ^  Germania  Arrigo  ^  ed  un 
altro  che  escludeva  ogni  dipendenaa  da  kii.  Di  que^ 
st*  ultimo  probabilmente  era  capo  V  intrepido  oardi<^ 
nate  Ildebrando^  arcidiacono  delta  saata^  romana 
Chiesa,  a  cui  non  piacque  mai  che  gli  imperadorì 
avessero  ingerenza  alcuna  nell'  approvazione,  non  cha 
aeir  elezione  dei  sommi  pontefici.  Capi  dell*  altro, 
per  quanto  ragionevolmente  va  congetturando  il  car- 
dinal Baronio,  erano  i  conti  di  Tuscolo,  ossia  di 
Frascati,  mal  soddis^tti  di  quanto  avea  operato  con- 
Ira  di  loro  il  defunto  papa  Niccolao.  Se  vogliamo 

(1)  Leo  Ostlenais  Ub»  3,  cap.  ai.         ^        t 

^    '  ^  DigitizedbyLiOOgle 


A  V  n  O      MLZU  iGS 

Bf collare  il  Continuatore  di  Ermanno  Contratto  (i), , 
€o|K>  la  morte  d^  esto  papa.  Romani  coronam^  et 
alia  munera  Enrico  regi  trànsmiserunt^  eumque  prò 
eligendo  summo  poni^ce  interpeliaverunt.  Tale 
'spedizione  dovette  essere  fatta  dalia  fazione  de'  sud- , 
detti  conti  Tuscolaai.  Non  mancò  il  collegio  dei  car- 
dinali di  spedire  anch*  esso  un'  ambasciata  alla  real. 
corte  di  Germania  (a),  e  fu  scelto  per  tale  iacum- 
benza  Stefano,  uno  dei  pia  aocreditati  fra  loro,  in  cui 
ooncorrevil 

Ifohiliias^  gravOa^j  probiUfS  et  mentis  acumen, 

Ai^ò  qaesti,  ma  per  la  cabala  e  roalyagità  dei 
cortigiani,  sette  giorni  passeggiò  T  anticamera  del  re> 
tensa  poter  vedere  la  di  lui  faccia^  né  presentargli  le 
lettere  credenziali.  Veduta  eh*  egli  thhe  questa  mai* 
aria,  se  ne  tornò  indietro  a  Roma,  dove  rappresentò 
r  incivil  traitamenlo  che  gli  era  stato  £itto.  Allora  ti« 
che  il  cardinale  Ildebrando,  tenuto  consiglio  cogli  al-* 
tri  cardinali  e  piÀ  nofMì  romani  del  suo  partito,  pron 
pose  di  eleggere  papa  Ansehno  dà  Badagio^  di  pa-. 
trtà  milanese,  e  vescovo  allora  di  Lucca,  uomo  di 
gran  bontà  e  zelo  ecclesiastico,  e  che  forse  non  s'  a- 
spettava  questa  promozione.  Chiamato  da  Lucca  a 
Roma,  venne  immediatamente  consecrato  ed  intro- 
nizzato col  nome  di  Alessandro  11^  senza  voler 
aspettare  «oosenso  alcuno  dal  re  Arrigo.  E  qui  ap- 
panto  iomarono  i  Romani  ad  esercitare  T  intera  loro 
libertà  neU**  elezion  de'  sommi  pontefici,  con  ricupe- 
rare eziandio  P  altra  di  non  aspettar  T  assenso  degli 
aógosli  per  la  consacrazione  ;  indipendenza  manie^ 

(i)  Contineator  Hermanni  Contracti  iu  Cbiou. 

(a)  Pclru*  Damìanus,  Opincul.  4,^ ;,,,,,; Google  ^ 


l64  AITNALI  D^TALIA 

ttuta  poi  fino  fii  di  nostri,  quando,  per  tanti  secoli 
addietro,  sotto  grimperadori  greci,  franchi  e  tedesdit 
era  durato  it  costarne,  o  diciamo,  se  cosi  si  vuole, 
V  abuso,  che  V  elezione  bensì  restasse  libera  al  clero 
e  popolo  romano,  ma  che  non  si  devenisse  alla  con*» 
secrazione  senza  il  beneplacito  e  f  approvazione  de*' 
gli  augusti.  Avea  il  solo  predefunto  j^rrigo  II  fra 
gP  imperadori  oltrepassato  i  confini  de^  suoi  prede* 
cessori,  con  obbligare  i:  Romani  che  neppor  potessero 
eleggere  il  novello  papa  senza  il  consentimento  sao. 
I)a  Niccolò  II  era  stato  nllimamente  carretto  questo 
eccesso,  con  tornar  le  c(»e  al  rito  antico.  Ma  i  Ro- 
mani, oiesi  del  poco  conto  che  si  era  fiittb  alla  regai 
corte  di  Sterno  cardinale  loro  ambasciatore,  nej^ttt 
vdlaro  accofldodarst  al  decreto  d^esso  papa  Niaoo* 
lo,  decoroso  anche  pel  re  Arrigo,  perchè  risoluti  (fi 
rompere  ogni  catena  e  di  rice4)erar  la  piena  kur  li- 
bertà in  fare  i  papi,  praticata  sempìra  mai  Be'*  primi 
quattro  secoli  della  Chieaa.  Nò  già  eperarono  tenaa 
aver  ben  preparati  i  mezzi  umani  da  sostener  la  biro 
risoluzione.  Era  in  lor  fiivore  Ho^fréo  duca  di  To# 
:icana,  principe  allora  potestissimo  in  itidia.  Faceano 
andie  capitale  del  soccorso  de'  Normaoni  che  aveano 
giurata  fedeltà  alla  sede  apostolica  \  e  pia  v»  fìkGaano 
di  Riceard^^rincipe  di  Cs^ua,  divenuto  anch^  tum 
vassallo  dellb  Chiesa  romana.  Sappiamo  da  Leone 
ostiense  (i),  che  Desideria  abate  di  Moate  Cassìjdo 
e  curdioale  se  n^  andò  in  tal  congiontura  a  Roma 
4ntm  principe.  Credette  il  cardinal  Baronio  (9),  eha 
questo  principe  fosse  Roberto  Guiscardo.  Ha  si  dee 

40  Leo  O^tiensift  lib.  3,  cap.  21. 

(  a)  Baronu  Airnal.  Ecdwìtst.      ^m^,, ,,  Google      ^ ,  *  j 


1  11  ir  o     isLxi.  i65 

ìQìenSiwe  ài  Riccardoj*nt\  mi  priocipato  era.I^i^ 
te  G&asifie.  Roberto  s^  intitolava  allora  d»céi  ^  non 
principe* 

Ora  ap{»na  gìanie  aHa  corte  germanica  T  9ti  ìsq 
dell'*  eletto  ed  introdatato  Alessandro  11^  ohe  T  im- 
penulriee  tignose  ne  restò  forte  amareggia t a,  e  i 
suoi  minittrt  diedero  nelle  amante,  esagerando  P  af* 
ft'onto  (atto  al  re  col  non  aTer  voluto  aifettare.il  suo 
assenso,  e  coIP  esserai  messo  sotto  t  piedi  il  decreto 
di  papa  Kiccolò,  snl  quale  unicamente  si  potea  fon^ 
date  la  pretenst^n  di  Arrigo  :  giacché  solamente  chi 
era  imperadore  coronato,  atea  in  addietro  aruta  m^ 
BO  Tieir  approvaaioa  ck^papi  eletti,  e  non  già  chi 
era  unicamente  red'  Italia,  come  in  questi  tempi  ve* 
Ili  va  riconosciuto  Arrigo  lY,  beiftchè  non  per  anche 
avesse  ricevuta  la  coroi^  di  questo  regno*.  Degno 
nondimeno  di  osserrazion^  è,  che  in  alcune  lettere  e 
diplomi  Arrigo  lY^  non  per  aDche  imperadore,  usa 
il  titolo  di  Romanarum  tex  :  il  che  vuol  si^ficar 
qualche  cosa,  né  si  trova  unto  da'*  suoi  predecessori. 
Accadde  in  questo  mentre,  che  i  vescovi  dì  Lom* 
bardia  dopo  la  morte  di  papa  Niccolò  II  fecero  bro- 
glio fra  loro  per  aver  un  papa  di  tempra  men  rigoro- 
so dei  peeedenti  lelanlissimi  papi,  il  qude  sapesse 
un  po^  pii^  compatire  le  lor  simonie  ed  incontinenze, 
e  con  dire  una  ridicòloia  t)i)opofìaione,  cìoò  che  il 
papa  no»)  si  dovea  prendere,  nisi  ex:  Paradiso  Ita^ 
/lae^  nrìoè  della  Lombèvdia  (i).  Spedii*OAo  a  tal  fine 
ili  Germanio  a!coni  detP  ordine  loro,  affinchè  si  ma* 
neggiassero  per  ottener  questo  intento.  Ora  trovan- 

(i)  Cardinal,   de  Aragon,    Yit;  Alexiindr.  .\V,  f« 
Tom.  Ili,  Rer.  ItaL 

Digitizedb^CiOOQlC 


l66  JLHHJLLI  dStALIA 

dosi  un  gran  caldo  io  qdctta  corte,  e  loifiando  io 
4]ad  (uocQ  Ugo  Bianco^  già  cardinale,  a  poi  ribello 
della  Chiesa  romana,  non  fa  loro  difficile  il  propor- 
re, e  fer  dichiarare  papa,  cioè  antipapa,  contra   tutte'' 
le  regole  neHa  festa  de*  fami  Simeone  e  Giada,  Cà" 
daìooj  chiamato  Cadalo^  reacofo  di  Panna,  nomo 
ricco  di  facoltà,  ma  più  di  mi,  che  si  dicea  condeo*» 
nato  in  tre  coacilii  a  cagioo  della  aoa  fita  troppo  con- 
traria al  carattere  di  sacro  pastore.  Ne  fecero  perciò 
gran  festa  tatti  i  simoniaci  e  concubinari  di  Lombar- 
dia. Le  scene  occorse  dipoi  si  veggono  descritte  dal- 
la penna  satirica  di  Beinone,  il  quale  s' intitola  «Vt 
scoiw  à'  Alba  nel  Monferrato,  nu  rescoyo  sciamati* 
co,  che  forse  non  dovette  mai  essere  riceyato  da  quel 
popolo,  e   perciò  neppur  fu  conosciuto  dair  Ughelli. 
Era  costui  gran  partigiano  à»\V  antipapa  Gadaloo.  U 
panegirico  da  lui  &tto  ad  An'igo  lY,  che  fu  dato  alla 
luce  dal  Menckenio  (i),  e  da  me  yien  creduto  la  stes- 
sa opera,  che  Galvano  Fiamma  (a)  circa  ratino  i335 
citò  sotto  nome  di  Chromca  Ben%om$  episcopi  al* 
hensis,  è  una  stomacosa  satira  eoQtra  di  papa  Ales- 
sandro II  e  d^  Ildebrando  cardinale,  sostegno  in  que- 
sti tempi  della  Chiesa  romana,  da  mettersi  coU^  altra 
io^me  e  piena  di  bugie,   che  abbiamo  di  Bennone 
fialso  cardinale,   e  ribello  della  Chiesa  romana.  Narra 
esso  Bencone.  d^  essere  slato  inviato  per  ambasciato* 
re  del  re  Arrigo  a  Roma,  per  intimare  a  papa  Ales- 
sandro la  ritirata  dal  trono  pontificio, -ma  con  trovar 
ivi  chi   non  avea  paura.  In  tale  stftlo  eran   gli  affiiri 
della  Chiesa  romana  in  questi  tempi. 

(i)  Menckenias  de  Rer.  Gormanicar.  T.  I. 
(2)  GaUaneas  Fiamma  in  Politia  MSta, 

Digitized  by  VjOOQIC 


i  W  V  ù    «Qti.  167 

Tntanto  do{^o  kcoiH|QÌ«t8  ètWà  GtleBria  il  ralo» 
roto  conte  Rui^^eri  mirava  oon  occhio  di  eapidi^M, 
ed  (lineale  dì  eompasiioDe,  la  victoa  mitera  Sìciiia  po- 
sti sotto  i!  gio^o  degli  empì  Saraeeni,  e  cominciò  e 
ilieditarae  la  conqtibta  (i).  La  buoaa  fortana  portò 
die  n  rifuggi  presto  di  \x&  ia  Reggio  BefifaameBay 
«Dambaglio  strattiio  ddia  Sicifia,  aadtrattato  e  perse- 
guitato da  Bennanieto,  uno  de^  principi  di  qucfi^  iso- 
h.  Questi  gli  feee  conoscere  assai  fiicili  i  progressi  in 
SidHa,  dacdiè  essa  era  ^risa  fra  vari  signorotti  mo- 
ri»  ed  oftri  il  suo  aiuto  por  lìmpresa;  Ruggieri  adun- 
qne  sul  fine  del  :  carnorale  delP  anno  presente  con 
soB  centosessanta  earaKi  passò  il  F^re  per  isptar.  le 
forte  de*  Mori  nélP  isolai  diede  una  rotta  ai  Messi*- 
nesi,  lece  gran  bottina  verso  fifelaiao  e  Ramata  ;  poi 
Sdicemente  si  rìeondusse  in  Calabria,  dove  par  tutt0 
^  mele  di  marco  e  Ì  aprile  attese  a  frr  preparamenti 
per  portare  la  guerra  in  Sielliav  A  questa  danza  invi- 
tato il  duca  Roberto  Gm$eardo  suo  fratello  (1)^  eó- 
là  si  portò  con  buon  nerbo  di  caTalltrìa,  ed  anche 
con  un^  armata  navale.  Presentivano  veramente  i  Ho* 
ri  la  disposizione  dei  due  fratelli  normanni,  e  però 
accorsero  da  Palermo  con  una  fiotta  assai  più  nume- 
rosa  per  impedire  il  loro  passaggio.  Ma  Tardito  Rug- 
gieri con  cento  cinquanta  cavalli  per  altro  silo  passò 
lo  Stretto,  e  trovata  Messina  con  poca  gente,  perchè 
i  più  erane  iti  nelle  navi  moresche,  se  nejimpadroni; 
il  che  fece  ritirar  le  navi  nemiche,  e  lasciò  aperto  i| 
passaggio  a  quelle  di  Roberto  Guiscardo,   il  quale 

(i)  Gaufridus  Malatenm  lib.  2,  cap.  i.  Noweirios  in 

Hist.  Arab.  Sioiliae  «pud  Pagtum« 
(a)  Blalaterra  lib.  a,  e.  8. 

Digitized  by  VjOOQIC 


1 68  AITALI  d'  XTàLlA 

tólà  sbareò  colle  fUe  soldatesche.  Nel^l^ste  4i  <Jau^ 
Màio  etsìa^Softedo  MeUte^r»  qa^laii^jlofiow  caof 
-quisté,  per  cui  dopò.aSo  aooi^  si  rialbei^  lauqrQc^ 
nétta  città  di  Messina,  si  vede  riferita  alP.aqno^er 
cwknt*  io6t).  Ma  io  ctedq  Allato  ^clPanoo,  ^9Vr 
.tMoéa  la  serie  del  racoooto,  ohe  la  prew  di  sINlesi^^ 
accadesse  ueir  amio  presente»  Yeoiie  p©i  itn  groa*^ 
-esercito  di  Moiri  eSiciliéni^a-auaal*  da  .BéfoB*iQet%.i^ 
:assalire  il  piccolo  dei  Normanoi,  ma  restò  da  >  em 
^baraglra^o  cdla  morte  dtcBectaàla  di  qàegr  iofedétt 
Non  è  g^à  t^iofol»  il  crédere  aasai  «tao.  Diedro  a 
«•eco  dipoi  i  due  fralélli  prtoc^  nbhnaoni  a^  vm%è 
castella  e  contrade  di  qiael|'  isola  si  so  a  Girg«»ti  col». 
^a  prtsa  dt  Traimi,  ùnthk,  Tenuto  il  remo^  si  riliraro» 
no  a^  quaréeri.  Se  crediaflao .  a,>haJft^  Protospata  (iX 
it  quest'amio^  a»cor# Bohcrto  Guiscérdo  «'insignorì 
d*  Aseem^a.  Ifa  probahàhneqte  biò  avtetine  I*  anno 
Mtecedenle^a)  vpdire.  the  questo  scrittore  kb«^  air 
4'«HftU  seguente  r  Umalranunto  ai  pontificato  *« 
Alwia«dro  II,  che  pure«ppartie»e:  aHVnno  presènte. 

(  CRISTO  ULTO,  Inditione  XV, 
-    Anno  di  (  ÀliBSSANDAO  1^  papa  a. 

(  AllRlGO   IV,    re  di    Germania  e  * 

Italia  j* 

Nair  altro  area  htìo  nel  mno  di  qn«»t*  anoo 
V  antipapa  Cadaloo,  che  ammassar  gerite  arrtiata  fe  da^ 
»aro  per  passare  a  Roma  con  diségno  di  cacciarne  i| 
legUtimo  successor  di  s, JPielrp,  e.djfarsi  consecra- 
re,  se  crediamo  al  conlimiatMre  d' Ci'nKliuio  Contrat- 
Ji)  Lupus  Protospala  in  Chronioo. 

Digitized  by  VjOOQIC 


'4  '*  il  *    ittxtt.  'iGg 

*Xè{ry.  llcnm  il  pret«kid!otio  già  ordkmto  papa,  p«r^ 
«hèTCCt^^  e^  era,  «  i^  «Teste  asfsanto  il  nome  di 
OttBrie  H)  «la  '  ta«  itiatìcatto^  le  ptore.  B  %*  egli  tion 
-iH«tò<  tiolM,  fiiégao-è  <^e  néppaf  fa  toHcr 'cerimonie 
tiihliiiator  *  peiòleiòe.  Con  talt  forte  artitò  Cadaloo  a 
'Bwam  nel  di  1 4  ^  apdle  (  ^enzobe  scffre  che  yì  ginn- 
mt  f^Iil  kakndut  itpriìis  ),  e  ^  accampò  coU'  eser- 
<&to  tao  né*  pmi  dt  Nerone.  Ne^a  Vita  di  papa  AUs^ 
4mndr0   //,  a  noi  conservata  del  cardinal  d*  Arago* 
làa    (3>,  troviamo  <;he  molti  capitani  è  nobili  romani 
%iiadagn«^^  òol^'  oro.  «i  dichtariirono  dal  partito  di 
-Ca^élad^  èib  vvén  confermato  da  Leone  ostiense  (5)  a 
<àB&'  aaddrb  ^  nn' ahra'  Tltadi  esso  papa  Alessan- 
dra (4))  da  cui  ifirpariéimo  che  molti  giorfai  dopo  la 
«aallacioftì  di -eséo  p«pa,  Ròinani^  quorum  mala  coìt' 
4uHu{h  semperjmi^  tnm  odh  Mbere  caeperunt^  e 
ibr^afo  «Mi  gr'in<jhat<6ri  della  venuta  di  Cadaloo.  Uno 
'de\)rliM}i()«ftH,  ma  vblpè  teèchiltf,  èra  Pietro  di  L^one, 
-Ia  età  àml^Ha  iec«  %nx:ìvé  ÀìpiA'^tAn  $gara  In  Roma. 
Ha  tteittl»M<&;  ^  ahiMato  ^ìditóo  :\\  che  probabil- 
«lettt^-  v«ol  diife^be  era  iiéfò  iale^  ma  poi  fatto  cri- 
stiano.  Kon  mancavano  in  Roma  a  papa  Alessandro 
id«gU   laAw^Mif  ed  iffilMiona^f;  ^  ▼«i^sìmihft^td  ivévt 
•gU  anche  pl^ocaratt»  de^i  aiuti  da  Ricàatdo  princi- 
pe <M  Cipaa.'  81  v«tié<e^dttii<(]ue  ad  Xina  bli^ta^,  che 

:  (j>  CMili«ii*t««  H«rnf4i<in4  CoairacH  in  Chrob. 
X^  iGard>4#  Afii^Qn^i  Vit.Altxmdriil,  PJ,  TJlf,iR«K 
pM».      /,  •■■■'. 

(3)  Leo  Ostieiuis  1.  3,  c^p.  a  i- 

(4)  Vit.  AlexanJri  lì,  P.  lì,  Tom.  IH,  R«r.  Hai. 

(5)  Beiwo  io  Panegyric.  llenrici  IV,  f .  1,  Hcr.  Gerra/ 

Mendteaìt,  r-        t 

Digitized  by  VjOOQIC 


IJO  kim ALI    »^  ITU.U 

riusd  ianguioosa,  e  fiid  colh  peggio  ddh  filsioìie  iél 
legittimo  papa.  Poco  nondimeiio  dar6  V  attegretii  di 
Cadaloo,  perchè,  chiamato  a  Roma  Gol^reio  éuca 
di  Toscana,  comparve  colà  in  aiato  del  pontefice 
Alessandro  con  sì  numerose  squadre  e  loyrze  tati,  oba 
restò  come  assediato  V  antlp^a,  e,  se  toUe  nscurnie 
falvo,  gli  con?enne  adoperai:  preghiere  e  groni  regiR 
col  duca,  il  qaale  si  contentò  di  lasciargli  aperta  la 
porta  per  tornarsene  Ubero,  ma  spogliato  e  colla  te* 
sta  bassa,  a  Parma.  Benzone  descrìre  a  loogo  questi 
(fotti,  ma  se  con  f^d^ltà,  noi  sapr^  dire»  CerUmeilU 
,da  s.  Pier  Damiani  ^vien  sospettato  che  il  diyeaGoli- 
fredo  non  operasse  con  tntt^  lealtà  ed  «^oratene  o  in 
questa,  o  nelle  seguenti  congiunture.  Air  incontra 
Benzone  scrive  che  il  medesiipo  dpeii  Iboe  renlre  i 
Normanni  a  Roma  a  difesa  del  papa  Camerinum  et 
Spoìetum  inffosit  (  il  c|ie  è  degno  d^atteazione  ),  pbtr 
res  CemiidtHS  juxU^  mare  ty-ranmce  usMf^mt.  P4r 
totamltaliam^quQS  voluit^adKegU  inimictUittsineif^ 
tavit.  Aggfmgne  inoltre,  esser  egli  stalo  quegK  eh& 
moise  annone  aroivespovoi  di  Colonia  a/rapire  il 
^ovinetto  re  Arrigo.  E  Xanriieno  da  Seaftutwr-^ 
go  (i)  osdtenra,  come  fosse  scandaloso  U  vedere,  efaa 
laddove  anticamente  si  fuggivano  i  vescovati,  om  si 
faceano  battaglie  e  si  spargeva  il  sangue  cristiano  per 
conseguirli:  e  vuole  dire  del  papato.  Ho  detto  che  jénr 
none  rapi  Arrigo  IT.  Intorno  a  che  si  ha  da  sapere 
che  fin  qui  «sso  re  eri  stato  sotlo  il  gofèri&o  dell^im-- 
pèradrice  Agnese^  la  quale  regolava  gli  afiaii  unica* 
cernente  coi  consigli  di  Arrigo  vescovo  di  Augusta, 
personaggio  ben  accorto,  che,  ad  esclusion  degli  altri 
(i)  Jsmbertos  Scafnaborgensis  in  Cbron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  V  o    MLzn.  171 

preteode&U,  area  saputo  introdursi  neHa  grazia  di  lei. 
£ra  savia,  èra  pia  principessa  Agnese:  tultaTÌa  non 
potè  8clìÌTar  la  maldicenza  degli  altri  principi  invidio- 
si della  fortuna  del  fescoTO  angnstano,  perchè  spar* 
iero  voce,  d^  illecita  &miliarità  fra  lei  e  quel  prelate. 
U  perchè  Annone  arciveseoTO  di  Colonia,  col  consen* 
to  di  molti  altri  principi,  tolse  air  angusta  madre  il 
^ofinetto  Arrigo,  ed  assunse  colla  di  lui  tutela  il  go« 
▼emó  degli  Stati.  La  maniera  da  lui  tennta  per  far 
questo  colpo  ,  la  sapremo  fra  pòco  ,  rìchieden* 
do  ora  la  Toce  sparsa  contro  V  onor  dell^  imperadrlce 
Agnese,  che  io  premunisca  i  lettori  con  a vrertirli 
della  mrivagità  che  allora  pitli  che  mai  era  in  voga. 
Facile  è  V  ossenrare  che  i  tempi  di  guerra  son  tempi 
di  bugie  ;  ma  non  si  può  dire  abbastanza,  quanto  lar^ 
ga  brigHa  si  lasciasse  in  queste  e  nelle  seguenti  dis« 
cordie  fra  il  Sacerdozio  e  V  Impero,  alla  bugia,  alla 
aatìra,alla  calunnia.  Le  più  nere  iniquità  sinventaro* 
no  e  sparsero  dei  papi,  da'*  cardinali,  de^  tcscotì  da 
chi  era  loro  contrario  ;  ed  altre  Ticendevolmente  si 
spacciarono  dai  mal  effetti  contra  di  Arrigo  lY  e  di 
tutti  i  suoi  aderenti.  Però  sta  ai  prudenti  lettori  il 
camminar  qui  con  gran  riguardo,  p^restando  solamen** 
te  fede  a  ciò  che  sì  trova  patèntemente  avverato  dal« 
b  nìisera  costituzione  d*  allora. 

9è  già  si  può  fallare  in  credendo  che  Arrigo  IT 
si  scopri  eoi  tempo  prìncipe  d^  indole  cattiva,  inco« 
stante  e  violento,  e  die  tutti  i  vizj  presero  in  lai  granì 
piede  per  qualche  difetto  della  madre  ;  ma  più  pef 
r  educazion  seguente*,  e  che  la  vendita  de*  vescovati, 
delle  abazie  è  delP  altre  chiese ,  cioè  la  simonia,  era 
un  mercato  ordinario  di  que*  sì  sconcertati  tempi,  per 

Digitized  by  V^Jt 


f7^  A^ALt  vi'lTÀtlJk 

folpa  specialmeiae  della  corte  re^^lo  di  Oeropaiiie,  in 
JDQÌ  più  pote9  r  amore  deir  oro,  che  d«lla  r«U^on9, 
e  tro|]f>o  regoai^a  P  aba^o,  pon  però  nato  allora,  di 
.Uga9gliar  lo  spirituale  al  tempor^e.  Ora  o  sia  che  i 
maneggi  segreti  della  corte  di  Roma,  o  quei  del  du*- 
S9l.  Gotijfiredp  dj9ponessero  in  GeciBaata  un  ripiego 
per  liberar  la  Chiesa  dalla  ressazione  delP  irdegno 
Xlladaloo»  appura  ch^  il  «addette^. Annone  arcivescovo, 
{>relato  tenuto  in  concetto  d|  santa  ^ila,  con  ^M 
principi  io  trovasse  ad.  eseguisse  j^  mettere  fine  olio 
scisma:  cer|o,è  che  in.  <]aest''anaq  estendo  ito  esso  ar- 
civescovo p^l  Eeoo.  a  visitare  ^)  r^  Arrigo,  giovane 
allora  di  Gijr<^  tredici  anni^  dopo  il  desinare  V  invita 
a  veder  la  nave  sunluosissìipa  cheP  avea  condotto  co»- 
là.  Ti  andò,  di  nulb  aospettaivdo,  il  semplice  giovan^t* 
iQ^  ed  entrato  ch^  fu,  si  diede  tosto  di  mapo  a^  remL 
Sorpreso  da  quest^  atto  il  picciolo  re^  tepiei^do  che  il 
conducesjiero  a  m^rire^  si  gettò  nel  Qume  ;  ma  fu  ìial- 
vatp.  diil  conte  Ecl^erto,  che  saltò  anch^.  esso  neir  a* 
pqua.  Su  quella  nave  ad«,i^que  pacificato  con  carezze 
fn  ^opdotto  a  Coloaia,  dpve  r^stò  sotto  il  governo  d| 
qijel  sj^gio.  prelalq,,  al  qn^le  dai  principi  ne. fu  ancor* 
data  |a  lut?!?^.  L*imper^dii/!^  Agnefp,  trafitta,  da  que^ 
Ito  in9§p^itat9  colpo,  e  ravveduta  de'  ^alli  con][me5s| 
in  patrocinar  P  antipap^i  de^terminò  di  dare  un  calcio 
^  mpndp3  e,  passi^niio  .dip/)i  a  Rofna,  accettò  h  peni- 
tenza che  le  fu  data  d«i  papa  Alessandro  li.  Per  testi- 
mpnianza  di  s,  Pier  Damiani  (j)  ^  non  l^rdò  P  arci- 
vescovo di  Colonia  Annone  a  ^^re,  per  q^uanto  era  in 
s^  manO|  la  pac^  alI^.CJi)iesfa*,{>^r):jiocchè,  raunato  ur^ 
^ancilio  in  psbor,  dpv/s  injtery.enpefof  lo.  stpssj»  re  Ar;» 

r  DigitizedbyVjOOQlt     ^ 


A  ir  r  o    Muni.  i^S 

rtgo^  e  naa  gran  copia  di  ?«$ coti  ottramontani  ed  ha- 
Kaoi,  dcIIq  stesso  di'  a  8  di  ottofate,'  in  cui  Cadaloo  èra 
stato  oell^  anno  precedente  eleuo  contro  i  cànoni 
papa,  fn^li  anche  deposto,  o,  per  dir  meglio,  ripro- 
vato e  condannato.  Area  precedentemente  il  medesi- 
ino  I^er  Damiam  scritta  'una  lettera  di  fuoco  al  pre- 
detto Cadaloo,  cfakideDdola  con  alcuni  vei*si,  e  dicen- 
do in  fine  (i):  DiKgtiiter  igiiut  intende^  tjuòd  dico: 
Fumea  vita  volata  mors  improsfisa  propinquat^ 
Immiitet  exphti  praepes  Uhi  terminus  aesfi» 
Non  ego  teJaUo  :  caepto  morieris  in  aniìo, 
Yisse  anche  dopo  Tanno  predetto  Cadaloo.  Pier 
Damiani,  veggendo  che  non  avea  collo  nella»  predizio^ 
ne,  cercò  uno  scampo,  con  dire  ch^  egli  s^  era  inteso 
della  morte  civile,  cioè  della  di  lui  deposizione,  è  non 
già  della  morte  naturale.  Se  i  suoi  versi  ammettano 
tale  scappata,  non  tocca  a  me  il  giudicarne.  Certo 
confessa  egli,  che  per  questo  gli  fecero  le  risa  dietro  i 
suoi  avversar].  Levò  ancora  esso.  arcivescoTo  Annone 
il  posto  dì  cancelliere  d^  Italia  a  Guiberio^  che  pari- 
mente col  tempo  divenne  arcivescovo  di  Ravenna  ed 
antipapa,  e  lo  diede  a  Gregorio  vescovo  di  Tercelli, 
uomo  nondimeno  macchiato  anch^  esso  di  vizj:  il  che 
&  conoscere  che  il  re  Arrigo,  benché  non  per  an- 
che coronato  in  Italia,  pur  ci  era  rìconosciuto  per 
padrone. 

Non  so  io  già,  se  in  questi  tempi  sia  ben  regola- 
ta la  cronologia  Hi  Lupo  Protospata.  Ben   so    aver 
egli  scritto  (a),  che  Roberto  Guiscardo  duca  s^  im- 
padronì in  quest^  anno  della  città  d' Oria,  e  di  nuo- 
(  i)  Petrus  Damiani  lib.  I»  Episl.  ao.  et  in  Oposc  XVUI. 
{2)  LopiM  Pcoto^ata  in  Cronico,    ed  by  Google 


1^4  AHUàLSJI"  ITALIA 

▼0  prete  Briiuiisi,  e  lo  steiso  mìriarca  (  forse  il  suo  > 
goTeroatora ).  E*  ^a  vedere  ancora,  se  appartenga, 
ail^  anno  presente,  come  ha  il  testo  di  Gaufrid^  Ma*. 
laterra  (i),  la  discordia  insorta  fra  esso.dnca  RobaKo» 
e  il  x^onU  Ruggieri  Benché  Roberto  promesso  a?esae 
ad  esso  suo  fratello  di  cedergli  la  metà  della  Cala- 
bria, pure  non  si  renira  mai  a  questa  sospirata  ces* 
sione.  A  rberva  di  Melito,  che  era  in  min  di  Rug- 
gieri, in  tutto  il  resto  delle  conquiste  T  ambizioso 
ed  insaziabil  Roberto  la  Cocea  da  signore.  Però  Rug- 
gieri presa  occasione  dal  recente  suo  matrimonio, 
lece  istante  a  Roberto  per  T  esecuzion  delle  promeS' 
se,  affine  di  poter  dotare  decentemente  la  nuova  sua 
sposa  Erimherga,  chiamata  da  altri  Deìi%ia^  o  Giù- 
ditta.  Ricavandone  solo  parole,  e  non  fatU,  si  ritirò 
forte  in  collera  da  luì,  e  gr  intimò  la  guerra,  se  in 
termine  di  quaranta  giorni  noi  soddisfacea.  La  rispo- 
sta che  gli  diede  Roberto,  fu  di  portarsi  còli'  armata 
ad  assediarlo  in  Uelito.  Ma  con  tutte  le  prodezze 
fatte  dall'  una  e  dal^  altra  parte,  nulla  profittò  Ro- 
berto. Anzi  Ruggieri,  uscito  una  notte  di  Melito,  gli 
occupò  la  città  di  Gerace  per  trattato  fatto  con  quei 
cittadini.  Allora  Roberto  tutto  fumante  di  ira  corse 
all'  assedio  di  Gerace  ;  e  siccome  personaggio  d"*  in- 
credibile ardire,  una  notte  ben  incappucciato  (  che 
già  era  in  uso  U  cappuccio  anche  fra  i  secolari  )  se- 
gretamente fu  introdotto  nella  città  da  uno  di  questi 
P<Henti  cittadini  per  nome  Basilio.  Per  sua  disavven- 
tura restò  scoperto  e  preso  a  furia  di  popolo  \  vide 
poco  dipoi  trucidato  Basilio,  impalata  sua  moglie,  e 
si  credeva  anch^  egli  spedito.  Con  belle  parole  gK 
(1)  Gaufrid.  Manterrà  lib.  a,  c8p.^|^oog|^ 


AVRÒ      MUDI.  t^S- 

riuscì  di  fimnar  1^  fiiria  d«l  popolo,  «  fu  eicctato  io 
prigioi|e.  Ne  andò  la  nuora  ali*  eiereito  suo  ;  ma  no» 
sapendo  che  si  fiire  i  suoi  capitam  per  liberario,  mi- 
^ior  eowiigKo  non  seppero  trovtire  che  di  spedirle 
incontanente  V  aT?iso  al  conte  Ruggieri,  sòoogturat^ 
doto  che  aroorresse  par  salvare  il  fratello.  Non  si  k^ 
ce  pregare  il  magnanimo  Roggeri,  corse  tosto  co'  suoi 
a  Gerace,  e,  chiamati  faor  della  ritta  t  capi)  tanto  dis- 
se colle  buone  e  colle  minacce,  die  fece  rimettere  io 
libertà  il  fratello.  Questo  accidente  e  h  cosUnzà  di 
Ro^^erì  produsse  buon  effetto,  perchè  dopo  qualche 
tempo  Roberto  gli  accordò*  il  dominio  della  meU  del-' 
la  Calabria.  Passò  dipoi  Ruggieri  in  Sicilia,  c^re  es-^ 
sendosi  ribellato  da  lui  il  popolo  di  Traila,  f^  del-" 
le  mararigUe  di  patimenti  e  di  bravure  oontra  di  que» 
rittedini  e  de*  Saraceni  accorsi  iu  loro  aioto,  tantoché 
ne  riacqmstò  veramente  la  signoria.. Crede  Camillo 
PelLagrini  (i),  che  Riccardo  /,  conte  di  Avecsa^  ^-^ 
^iiok>  di  Asciuttino  normanno,  e  non  già  Iratello  di 
Roberto  Guiscardo  duca,  oome  immaginarono  il  Si«x 
gonio  e  il  padre  Pagi  ali*  anno  1074,  occupaase  fii^ 
V  anno  io 58  il  principato  di  Capua^ citando  sopra 
di  pò  rOstiense  (2).  A  quelP  anno  ancora  nella  Oo^ 
nichetta  amalfitana  (5)  è  scritto  die  Riccardo  fu  ere». 
to  principe  di  Capua  insieme  con  suo  figlio  Giort 
dano.  Certo  è  bensì  che  Niccolò  li,  papa  neU*^  anno 
loSg,  gli.cQncedette  T  investitura  di  quel  principato, 
ma  non  apparisce  che  ne  ìqsì^  allora  tots^hnente.  ia 
.^f09»u$Q.    Imperocché  è  da,  sapere  che  secondo  U 

(1)  Camiìlas  PeregrìtiiBs  Hisl.  Prlncip.  Langobard» 

(2)  Leo  Oniensis  Chron.  lib.  5,  cap.*  16. 
(^  AnU'q-  lui.  Tom.  1,  pag.  aia.  : 

Digitized  by  VjOOQIC 


17^  41ftr4tl   D*fTM.IA 

«yddetto  Oslìense,  invofliatosi  tébnpb  fi  Biccàrdo  di 
quella  bella  eootnia)  motto  V  tàuidiQ  a  Capua^  ìi\ 
iibbcioò  tre  batlie  BirintoriMi.  Ma  Pandoì/b  F^  fnriii« 
cipa  ch«  ^  ani  dantro^  coUa  dMCto  di  aelteaila  acu«^ 
di  d*oro,  r  iodvìMea  riliranaoau  llaiicato  poi  di  TÌt« 
aitof  PandolA»  (ncm  «o  in  quaft  anno  ),  e  tnceadatogR 
liunàoì^  /^  suo  figUóolav  eccoti  di  nuovo  Riccardo 
coHa  4tM  arni  aotto  Gap«a.  Tant«  la  ttrinsa^  cbe  si 
▼enne  nall^  anno  pratenle  ad  una  eapitobaione,  par 
cui  Landolfo  ae  n^  andò  via  rannngo,  a  i  àttadtat  ri** 
cavarono  per  loro  principe  ftieeardo  ;  ma  con  rit»r 
nfera  in  lor  potere  la  porte  e  le  toni  della  città.  Dta^ 
•imolò  per  allora  l' accorto  Riccardi»,  a  oontentosai 
di  quatto.  Poi  rivolte  te  sue  armi  ail^  aéqottlo  delle 
città  e  castella  di  quel  prìncipafte,  ^i  rinMì  neUo  ipa^ 
db  di  quasi  tre  mesi  d^  insignorirsi  di  tutto.  Ciò  fiit* 
to^  intimò  a^  Capuani  la  consegna  deHe  torri  e  poiH 
te,  e  perchò  gliela  negarono^  strettamente  asaadtò 
quella  città.  Spedirono  bensì  t  Capnani  al  re  Arrigo 
in  Germania  il  loro  arcivescovo,  per  ottener  soccor'» 
so;  ma  non  avendo  egli  riportato  se  non  parole,  fu* 
remo  dalla  feme  astretti  a  Ibr  le  voglie  di  Riccardo. 
Anno^  domimeat  Inetarnatiams  MLXll  quumjam 
per  d§eem  circiier  annormm  curricula  Nùrmmnms 
wiliier  repugnasseni.  Però  quantunque  eaistano 
piò  diplomi  di  questo  prìncipe,  da'  quali  costa  «ver 
egli  assunto  fin  dalf  anno  io58,  o  loSg,  il  titolo  ài 
prìncipe  di  Gapua,  eon  assodar  ancor»  Giordano  I 
suo  figliuolo  al  domìnio,  nientedimeno  solamente  ì% 
quest^  anno  egli  ottenne  la  piena  e  libera  signorìa  di 
quel  prìncipato.  Cosi  ceasò  di  regnare  andie  ivi  la 
achiatta  da^  prìncipi  longobardi)  e  sempre  piò  cre)^ 


A  9  V  ^     KLXUX.  177 

la  potenct  de*  priacipi   normanni.  Da  U  a  poco,  at- 
taccatosi noa  notte  il  fuoco  alla  città  di  Tiano,  pro- 
babilmente con  premeditato  consiglio,  v**  accorse  nel 
scattino  seguente  Riccardo,  e  colla  fuga  di  qne*  conti 
fte  ne  impossessò.  Parimente  scrive  Romoaldo  Saler-" 
nitano  (i)  che  in   quest'  anno  e^so  pricncipe  intravii 
terram  Campaniae^  obseditgue^Cèperanumj  et  us^ue 
•    Soram  devastando  pervenit  Ci  ha  conservata  V  au- 
tore della  Crouichetta  amalfitana  (a)  una  notizia,  cioè 
cbe,  per  ordine  delPimperadore,  Goti/redo  marchese 
«  duca  di  Toscaoa  col  suo  esercito  venne  contra   di 
Riccardo,  e  che  seguirono  fra  loro  vari  fatti   d^  armi 
presso  di  Aquino,  in  guisa  tale  che  fu  obbligato  Goti- 
Credo  a  tornarsene  indietro   con  poco   suo  gusto  e 
men  guadagno. 

.    (  CRISTO  MÈMii.  Indiz.  i. 
Anno   dJt  {  ALESSANDRO  II,  pepa  2. 

(  ARRIGO   lY,  re  di  Germania     e    di 
Italia  8. 

Fioriva  in  questi  tanpt  Giovanni  Gualberto  a- 
bate,  istitutore   de^  monaci  di  Yallombrosa  (3),  per- 
sonaggio di  sommo  credito  per  la  santità  de^suoi  co- 
stumi^ «non  meno  entro  che  fbort  della  Toscana.  Bra 
slato  creato  TeicoTo  di  Firenze  Pietro  di  nazione 
pavese  ;  e  percioechè  allora  dappertutto  faceva  gran- 
de strepita  ii  iùeìo  della  simonia,  i  monaci  vallombro- 
'    il)  Romnaldtat  Salerai tanas  Ghroo.  T.  7.  Rer.  Ital. 
<s)  Aoftlq.  Ifftl.  T.  L  ^gr*  »>^- 
^3).  Andreas  Ptrmenns  in  yìt.  S.  Johana- Oàalbeni. 
Aota  Ssuctorum  Bojiland.  ad  dicm  vi,  JoUi. 
MuaATOEx,  YOL.  XXXV.     ed  by  Googk      '  ^ 


jrtg  ANIMALI    d'  ITAIiA 

sani,  sospettando  eh'  egli  foàse  entralo  nella  sedia 
episcopale  mediante  il  danaro,  cominciarono  a  diffa- 
marlo per  simoniaco,  e  mossero  un  gran  tumulto  nel 
popolo  di  quella  città.  Andrea  monaco  genovese  (i) 
inscio  scritto  che,  portatosi  da  Rora^  a  Firenze  Teu- 
2one  Mezzabarba  per  visitare  il  vescovo  suo  figliuolo, 
i  furbi  Fiorentini  con  inlerrogazion  suggestiva  gli  di- 
mandarono quanto  avesse  pagalo  per  ottener  la  mi- 
tra a  Pietro  -,  e  che  il  buon  Loitibardo  confessasse  di 
avere  speso  tremila  libbre  in  regalo  al  re  Arrigo  IF 
per  sortire  il  suo  inlento.  Ma  avendo  questo  monacò 
scritta' quella  vita  nelP  anno  1 4  t  9?  siccome  osservò 
il  padre  Guglielmo  Cupero  deila  compagnia  di  Gesù, 
«  nulla  di  questa  importante  particolarità  parlando 
gli  autori  più  amichi,  si  può  ben  sospenderne  la  cre- 
denza. Era  dubbiosa  la  simonia  di  quel  vescovo,  e 
tale  non  sarebbe  slata,  se  si  fosse  potuto  allegar  la 
confession  di  tuo  padre.  Certo  è  che  i  monaci  susci- 
tarono fìeramebte  il  popolo  cobite  de)  vescovo,  e 
andarono  sì  innanzi,  che  s.  Pier  Damiani  mosso  dal 
suo  zelo  impugnò  la  penna  contra  di  loro.  Anche  il 
duca  Gotijreéo  sosteneva  il  vescovo ie.miQ&QQia va  di 
far  ammazzare  e  monaci  e  cheri^ci  che  contrariassero 
a  quel  prelato  e  gli  levassero  T  ubbidienza.  Fa  invia- 
to appunto  colà  dal  pontefice  Alessandro  " esso  s. 
Pier  Damiani  per  procurar  di  esting«iere  un  si  pe- 
ricoloso incendio.  In  vece  di  papifìc^r  gli  animi  di 
quella  gente,  diede  ansa  a  que**  monaci .  di  sparlare 
anche  di  lui,  quasiché  fosse  fautore  de^  simoniaci,  e 
specialmente  gli  tagliò  i  panni  addosso,  una. dei  più 
arditi  di  loro  per  nome  Teuzone^  ubbriaco  di  uno 
(i)  Andreas  Januensis  iii  Vit.  S.  Johaniì.  Gualberl/. 

Digitizec^by  V^jt 


A    N    R    O       MLXIII.  '  1^9 

zelo  iodiscreto.  Ma  qui  non  fini  la  faccenda,  siccome- 
vedremo.  Benché  in  Gctrmania  fosse  stato  riprovato  > 
r  antipapa  Cadaloo,  pure  costui  non  si  arrendeva  in 
Italia.  Anzi  nell^  anno  presente,  rannata  nuova  gente 
e  dei  buoni  contanti,  spaUeggiato  dai  vescovi  allora 
sregolati  della  Lombardia,  si  avviò  di  nuovo  alla  volta 
di  Roma,  sperando  maggior  fortuna  ch«  nell'  anno 
precedente  (i).  Ci  fa  sospetto  che  Gott&edo  duca  di' 
Toscana  segretamente  il  favorisse.  Certo  è  che  non' 
gli  mancarono  assistenze  in  Roma  stessa,  perchè  mol> 
ti  de^  nobili  romani  si  dichiararono  per  lui.  Gli  fa 
doncpie  aperto  V  adito  nella  città  leonina,  anzi  dico<- 
Bo  che  gli  Cd  consegnata  anche  h  fortezza  di  Castel" 
s.  Angelo.  Tempore  post  alia  quorumdam  ex  urbe 
ape  et  Consilio  llomam^  quam  nosfam  perhibent^  in- 
gressus^  eonscendit  arcem  Crtseentii  :  così  ancora 
Arnolfo  atofieo  milanese  (a)  che  allora  scriveva  le 
storie  sue.  lila  ciò  pare  che  succedesse  in  altra  forma, 
siccome  dirò.  Sappiamo  bensì  che  egli  s^  impadronì 
al  sao  arrivo  della Abadlioò  vaticane,  ma  non  già  resta 
notizia  eh-**  egli  vi  prendesse  colle  cerimonie  il  manto 
papale  secondo  il  costume,  perchè  appena  s^  udì  in 
Roma  come  egli  Vera  entrato,  che  la  mattina  se- 
guente diede  allearmi  il  popolo  romano,  e,  corso  co^ 
là  in  furia V  tal  terrore,  cacciò  in  corpo  ai  soldati  di 
lui,  che  p]*esero  vilmente,  la  fuga^  «  lasciarono  il  loro 
idolo  solo X scotte..  Sarebbe  caduto  Cadaloo  in  mano 
de^  Romani,  se  non  fosse  stato  Cencio  figliuolo'  del 
|ire£eito   <&  Roma,  uomo  di  perduta^  cos^ieiKa^  che 

(i)  CsriHnal.  de  Aragon.  in  "Vita  Alex^jind.  H.   P.  I. 
Tom.  lU.  Rcr..ltal. JLco.Osli«n3ÌiGhron.  L  3,  e.  20,. 
(2|  Aruulpb.  Uist.  BkdioUocniis  l.  V^-  i7-t 

'  "     edbyCOOgle 


I  So  AHRALI  D ^ITALIA 

allora  V  accolse.  Bella  fortezza  di  Crescenzio,  cioè  io 
castello  s.  Aagdo,  a  gli  promise  assistenza.  Quivi  re- 
stò r  aotìpapa  assediato  dai  Romani  per  ben  dqe  an- 
ni, con  sofierirvi  stenti  ed  a£bnni  incredibili  i  degno 
pagamento  della  smoderata  ed  empia  sna  ambizione. 
Vn  concilio  di  cento  vescovi  fa  in  quesO  anno  tenu- 
to da  papa  Alessandro  II  dove  furono  fotti  vari  de- 
creti contra  dei  simoniaci  e  de^  preti  concubinari.  Ne 
esistono  alcuni  atti  presso  il  cardinal  Baronio  (i)  e 
nelle  raccolte  de^  concilii. 

Intanto  in  Germania  crescevano  gli  abusi,  profit* 
tando  ogni  prepotente  delP  ^à  immatura  del  re  Ar- 
rigo IT  (2).  L*  educazione  di  lui  fu  sul  principio  ap- 
poggiata agli  arcivescovi  di  Colonia  e  Magoaza,  cioè 
ad  jénnone  e  Sigefredo»  Ma  loro  tolse  la  mano  Adsìr 
herto  arcivescovo  di  Brema,  che  coW  arte  dell^  adu- 
lazione si  rendè  arbitro  de(  giovanetto  r^  ed  ocx:iapò 
in  tal  maniera  due  delle  migliori  abazie  di  Gersoa- 
nia.  Per  far  poi  taeere  gli  altri,  due  ancora  ne  diede 
air  arcivescovo  di  Colonia,  che  non  si  fece    scrupolo 
di  questo^  ed  una  a  quel  dt  Magonza,  ed  altre  ai  da* 
chi  di  Baviera  e  di  Svevia,  cioè  ad  Otione  e  Btdolfo. 
Cosi  mal  allevato  il  re,  non  è  maraviglia  se  andò  cre- 
scendo in  que"  viz|  che  tanto  diedero  poi  da  sospira- 
re ai  buoni.  Seeondochè  abbicano  da: Lupo  Protospa- 
ta  (5),  in  quest**  anno  Roberto    Guiscardo^  duca  di 
Puglia  e  Calabria,  tolse  ai  Greci  la. città  di  Taranto. 
Ma  neppure  stava  in  ozio  il  valoroso  conte  Ruggieri 
di  lui  fratello  in  Sicilia.   Per  attestato   del  Malater- 

(1)  Baron,  Aoaal.  Eccl. 

(2)  Lambertus  Scafoaburgensis  in  Chron. 

(3)  Lupus  Prolospata  in  Cbronico.^^ ^^  Qqqq[^ 


A  ir  V  o    HLxin.  i^k 

ra  (i),  HI  questo  meiemno  anno  formarono  i  MqsuI* 
naòi  morì  e  ì  Skàlìain  un  potente  esercito  e  venbero 
Ad  accamparci  presso  al  fiume  Geramo.  Erano  circa 
trcntacinqtieaiHa,  e  il  conte  non  atea  che  centotTen- 
tasei  cavalli,  ossieno  pedoni,  da  opporre   a  sì  gran 
piena  di  gente.   Gontnttodò,  implorato   1*  aiolo  di 
Dio  e  spedito  innanzi  Serlone  suo  nipote,  diede  loro 
addosso,  e  in  poco  d'  ora  mise  in  iscompi^iò  e  foga 
qaegr  infedeli.  Fu  detto  che  comparve  un  nomo  di 
rìlacenti   armi  guernito   sopra   bianco  cavallo,  oon 
imndiera  bi«ica  sopra  di  un''  asta,  che  si  cacciò  dove 
erano  phà  Ibhe  le  schiere  de^  nemici,  e  fu  credulo  s. 
Giorgio.  QuindìcinNla  di  coloro  rimasero  estinti  sfiil 
campo  ;  nel  di  segnente  volafoéo  i  Cristiani  alla  cac- 
cia di  ventimila  pedoni,  che  è*  erano  salvati  colla  là- 
ga  n^le  montagne  e  nelle  rupi,  e  per  la  maggior  par- 
te gli  uceisero.  Si  può   ben  temere  che   Gaufiido 
Malaterra  monaco,  il  quale  sciamante  per  relauone 
almii  scrisse  queste  cose  dopo  molti  anni,  si  lasciasse 
vendere  delie  Aivole  popolari  in  formar  questo  rac- 
conto che  ha  troppo  dtir  incredibile,  ed  egli  perciò, 
se  voUe  concepirlo,  fu  obbligato  a  rioorrere  ai  miìra- 
coK.  La  vittoria  nondimeno  è   fuor  dr  dubbio  :  '  le 
spoglie  de^  nemici   furono  senza  misura  ;  e  il  colite 
avendo  trovato  Ira  esse  quattro  cammelli,  £  mandò  in 
dono  a  papa  Alessandro,  il  quale  si  rallegrò  assaissi- 
mo 4i  cosi  prosperosi  avvenimenti  contra  de^  nemi- 
ci della  croce,  e  spedi  anch'  egli  a  Ruggieri  là  ban-* 
diera  di  s.  Pietro,  per  mag^ormante  animarlo  a  pro- 
seguir qudr  impresa.  Trafficavano  in  questi  tempi  i 
mercaUnti  pisani  in  Sicilia,  massimamente  in  Paler- 
0)  G.afrid,M.laterra  1- ••  es|. J^Google 


'l^2  ÀJIVkhl    D^'ITAXIA 

uioy  città  capitale,  pieoa  allora  di  ricchezze.  ÀTendo 
essi  ricevale  varie  ingiurie  da  que'^Mori,  rannarooo 
poa  possente  flotta  per -farne  vendetta,  ed  esibirono 
Iji  loro  alleanza  al  conte  Ruggieri  per  assediar  Paler-t 
YDO,  essi  per  mare,  ed  egli  per  terra.  Ma  'perciocché 
non.  potè  così  presto  Ruggieri  accudire  a  quell'  im- 
presa^  a  vele  gonfie  andarono  essi  ad> urtar  nelb  ca- 
tesa  che  serrava  il  porto  di  Palermo,  e  la  ruppero. 
Entrati  nel  porto,  se  crediamo  agli  Annali  pisani  (i), 
Cwitatem  ipsam  ceperunt.  Mai  ciò  non  «usiiate.  Il 
Malaterra  ci  assicura  essere  accorsa  tanta  moliHudioe 
di  Jifusulinani  e  cittadini  per  dtiesa  deUa  dtià,  che  i 
Pisani,  contenti  di  portar  via^  come  iattriotifo,  la  ca* 
tena  spezzata,  se  ne  tornarono  a  -casa.  Egli  è*  bensì 
fuor  di  dubbio,  ch^essi,  trovate  in  quel  porto  sei  na- 
vi di  ricco  carico,  cinque  ne  diedero  elle  fiamme,  a 
la  più  ricca  seco  menarono  a  Pisa,  del  coi  immenso 
tesoro  si  servirono  dipoi  •  per  dafer  pnncipio  .  alla  ma- 
gnifica fabbrica  del  loro  duomo.  Di  qnesla  .glorioaa 
in>presa  resta  tuttavia  la  memoria  in  versi,  incisa  in 
marpao  nella  facciata  di  quel  Biaestoso  t^oapio,  ehd  si 
legge  stampata  presso  molti  scrittori.  Nò  quivi-  si  par- 
la delld  presa  della  città  di  Pakriii«,  ma  si  beo*  delb 
navi  bruciate  e  della  ricchissima  menata  via  :  con  ag- 
^ugnere,  che  sbarcati  dipoi  i  Pisani  ibor  di  Palefm0, 
vennero  alle  mani  coir  armata  dei  SarAceoi,  e  ne-fe^ 
isero  un  gran  macello,  dopo^  di  che  alziate  tie  ancore 
se  ne  tornarono  tutti  festti^gwnti  a  Pisa.  Antàò  poscia 
il  coiste  Ruggieri  cin\  dugeoto  Sjoldati,  osceno;  eav^Ui, 
A  bottinare  verso  la  provincia  di  Grige;nti  :  che  que- 
M9  e^a  il  suo*  mestiere,  per  poter  p&gare' ed:  alimentar 
(1)  Anoales  PijsniT.  VI.  Rer,  M\  pagj  i63,   , 


ÀURO     fttxtv.  iSS 

la  sua  gerite.  Parte  de^  suoi  cadde  m  un'  imboscala 
di  setleeento  Mori,  che  loro  tolse  la  preda,  e  li  mi$e 
iD  luga.Ma,sopraggiuuto  Ruggieri,  sbaragliò  i  nemici, 
e,  ncQperata  la  preda  ,  allegramente  la  condusse  a 
Traina.  Dovette  in  quest'  anno  Riccardo  ,  principe 
Bonaenno  di  Capua,  insigtiorìrsi  ancora  della  città  di 
Gaeta,  perchè  da  li  innanzi  egli  e  Giordano  suo  fU 
gltook)  nei  diplomi  si  veggono  intitolati  duchi  di 
Gaeta . 

(  CRISTO  MLxrr,  Indizione  n. 
Anno  di  (  ALESSAl^DRO  11^  papa  4. 

(  ARRIGO  IT,  re  di   Germania  e  di 
Italia  9. 

Fu  creduto  in  addietro,  che  correndo  quest''  an- 
no, .Annone  arcivescovo  di  Colonia  fosse  spedito  a 
Roma,  per  terminare  lo  scisma,  e  che  susseguente* 
mente  fosse  tenuto  il  famoso  concilio  di  Mantova,  in 
coi  seguì  la  total  depressione  dì  Cadaloo.  Ma  Fran« 
ceseo  Maria  Fiorentini  (x),  e  poscia  più  fondatamen- 
te il  padre  Pagi  (2),  hau  dimostrato^  doversi  riiSerìre 
air  anno  14)67  tali  fatti.  Perchè  ^anlladimeno  Lamber- 
to da  Scafnaburgo  (5)  parla  sotto  quest'  anno  delP  an- 
data di  esso  Annone  a  Roma,  fu  il  Pagi  d**  avviso,  che 
due  volte  egli  imprendesse  tal  viaggio,  T  una  in  que- 
sto e  r  aUra^  nelPanno  suddetto.  Ma  il. racconto  di 
Lamberto,  se  si  avesse  da  attendere,  porterebbe  che 
Annone  ^us&e  venuto  molto  prima  di  quesl'  anno, 

(1)  Fiorentini  Memor.  di  Matilde  1.  f. 

(2)  Pa^s^  €rit.  ad  Ànnal.  Baroo. 

(i)  Iwimbertus  Scafnaburgensis  in  Chro^Qgle 


1 84  AiniiLi  d'  itili  a 

dacché  egli  successivamente  narra  che  Cadskio,  do- 
po la  partenza  di  Annone  in  Hdìa,  tentò  la  sua  for* 
tuna  colle  armi  oontra  di  papa  Alessandro.  Né  d  r^ 
sta  vestigio  di  anione  alcuna  fatta  in  questa  prioM  pre- 
tesa venuta  di  Annone.  Però,  quanto  a  me,  eredo  che 
questo  scrittore  imbrogliasse  qui  il  sub  raceonlo,  • 
che  non  s^  abbia  a  credere  se^non  un  sol  viaggio  é& 
lui,  detonale  parleremo  aH^  anno  1067.  E  tanto  pia. 
perchè  tuttavia  seguitarono  in  quest**  anno  i  Roma^ 
m  a  tener  bloccato  e  ristretto  Cadaloo  in  castello 
sant'  Angelo.  Se  fosse  venato  a  Roma  Annone  con 
commissioni  del  re,  avrebbe  messo  fioe  a  qaelli  gira. 
Per  le  notizie  che  acceimà  il  saddetto  Fiorentini^ 
veniamo  in  cognizione,  che  papa  Alessandro,  il  qpa- 
le,  imitando  gli  ultimi  suoi  predecessori,  riteneva  tut- 
tavia il  vescovato  di  Lucca,  si  portò  nel  presente  an- 
no a  visitar  quella  chiesa  e  quivi  si  fermò  per  più 
mesi.  Tolomeo  lucchese,  vescovo  di  Toreello  (i), 
racconta  una  particolarità  degna  d^  osservazione,  ùoè 
che  questo  pajpa  per  maggior  sua  siourezza  si  ritirò  in 
tempi  tali  a  Lueca  con  accordar  varj  priviKegi  alla  rae^ 
desima  città.  JVam  primo  fribuit  et  huìÌ€nn  plumbeam 
prò  sigillo  communitatis^  ut  hahet  dux  ^enetorum 
(  r  usavano  anticamente  anche  altri  principi  ).  Eccìc" 
slam  sancii  Martini  (  cattedrale  di  Lucca  )  speciali 
decorai  grafia^  ut  canonicos  dietae  Sccksiae  mitra" 
tos  habeat  in  processione  regnlari^  et  sicut  cardino^ 
ìes  incedant^  sieut  Roi^nnae^  et  eecksiae  sancii  JÌ0- 
cobi^guae  Compostellana  i^ocafur,  kra^ìiò  Benedetto 
XIII  papa  in  questi  ultimi  tempi  la  dignità  di  quella 
(i)  Ptolomaeas  Lucensis  Aonal.  et  Hist.  Eccl.  1.  i^.T.ir. 

^««••^'a'-  DigitizedbyGoOgk    • 


A  ir  V  o     hluv.  lS5 

chiesa  con  dare  il  titola  di  arnvescoTO  al  tao    sa- 
ero pastore.  In  qaesl'*  anno  ancora  Domenioo  Cot^ 
tarenoy  intitolato  Deigratia  P^eneticie  Dalmatiae- 
^ue  dux,  imperialis  magisier  (i),  insieme  con  Gìo- 
ymaoi  abate  del  moniaftero  de^  santi  Ilaria  e  Benedet- 
to situato  in  UrritorÌQ  oUifcdensi  super ftumen^  quod 
dicUur  Hune^  concede  V  avvocazia  di  qoel  sacro  luo- 
go  ad  Umberto  da  Fontannive.  Dal  che  si  raccoglie 
oke   (Mvolo,  ciilà   una  Tolta  episcopi^  era  io  l«rra 
ferma.   In   quest^  anno  ancora  uiddaski  ossia  Ade^ 
laUk^  marchesana  di  Susa  e  vedova  di  Odàont  ossia 
OlUme  marchese,  fondò  il  monistero  di  santa  Marta 
£  Pioerok)  per  Tamna  siia(2)^C  Manfredi  marchio^ 
ni$  genitorii  mei,  et  Adaìrici  episcopi  Barhammei^ 
et  Bertae  gemtrieis  nteae^  et  anima  dontm  Oddanii 
marckioms  9iri  mei^  tujus  emtus  sit  mihi  ìuctus 
«te.    Lo  strumento  fu  stiptilato  «vino  Domini  nostri 
Jtsm  Chrisii  MULIV^  oètapo  die  mensis  septembrii 
neUa  città  <tt  Tonno.  Perchè  non  avea  per  anche  Ar- 
rigo IT  re  ricefbla  la  corona,  perciò  di  lui  non  si  fii 
memoria  akttna  né  in  questo  documento,  uè  io  mol- 
ti altri  d^  Italia.  Abbiamo  poi  da  Lupo  protos pata  (5;, 
che  in  quest*  anno  la  città  di  Matera  venne  alle  m»- 
ni    del   duca  Boberto  Grui scardo  nel  mese  d*  aprile. 
Passò  egli  dipoi  eoa  alquante  soldatesche  in  Sicilia  la 
aiuto  del  conte  Buggeri  «tio  fratello.  Uniti  amendue 
foorsero  senta  contrasto  V  isola,  depredando  il  paese, 
e  piantarono  P  assedio  a  Palermo.  Gran  guerra  fecero 
alla  k)f  gente  le  tarantole,  e  dopo  aver  consumato  tre 

(i)  Antiquit.  Italie.  Dissert.  63. 

(2)  Gaicbenon  Hist.  Ecr.1. 

[lì  Lupus  Protospala  in  Chron.^         q^^^j^  ^ 


L 


1  86  ANWALI    D*  ITALIA 

mesi  ìoBtilmente  «otto  quelfe  città,  si  rttifèrono,  ma 
ricchi  assai  di  bottinov 

(  CRISTO  MLxv,  IniHiiaDe  iti. 
Anno  di  (  ALESSANDRO  II,  pftpa  5. 

ARRIGO  IV,   re    di    Germania  e   di 
Italia  IO. 

Dopo  aver  sofiPerto  V  antipapa  Cadaloo  infiniti  in- 
conlodi  -ed  afianni^  per  due  anni  nel  <»ste)lo  di  san- 
t^  Angelo,  perchè  i^i  assediato  sempre  o  bioacato  dai 
Romàni:  forse  perchè  si  slargò  11  -blocco,  o  altra  vra 
per.  fuggirla  se  gU  apri,  cercò  oeireano  presente  dk 
Mettersi  in  libertà  (i).  Ma  gli  convenne  comperaiia 
con  trecènto  libbre  d^  argenta  da  qdel  medesiikio  Cen- 
cio figliuolo  del  prefetto  di  Roma^  che  fin*  allora  lo 
atea  salvato  daUe  maili  'd^  popolo  romano  coii  rleo»- 
v^rbrlo  in. quella  fortezza.  Però,  svergognato,  segreta- 
mente! ne  usci,  e  'malcóncio  /li  sanità,  e  senza  soldi 
con  un  seln()lice  ronzino  efun  sbkftiamiQlio,  tanto  «a- 
:valcò,  che  arrivò  a  Rerceto  sul  Parmigiano,  né  piò,  gli 
venne  voglia  di  veder  le  apque  del  TevéréL  BaccontO 
heoTìQ  ostiense  (a),  che  circa  qatsXìUmpi  Burasone 
uno  dei  re  della  Sardegna  fece. istanza;  a  Desiderio 
cardinale  ed  abate  di  Honte  Cassino,  per  aver  de'mo^ 
caci  da  fondare  un  monislcrro  nelle  sfie  conlrade.  Lo 
stantissimo  abate  sopra  una  nave  di  Gaeta  vHnviò  do- 
dici de^  suoi  religiosi  con  un  abate,  ben  provveduti 
di  sacri  arnesi,  di  libri,  di  reliquie  e  d'altre  suppellet- 
tili.   Ma   i  Pisani,  maxima  Sardarum  invidia  ducti^ 

(i)  Cardi nalis  «le  Aragouis  in  Vit.  Alex^ndri  //. 
(2)  Leo  Ostiensis  Cbroir.  I.  3.  cap.  83. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  RÉ  Q  xmar.  187 

presero   e  '  bnicìarono  quella  nave,  e  tulto  tokero 
poTeri  moDact.  €i  la  ben.  veder  questo  fallo  ehe>i  Pisani 
non-  per*  anche  signereggìaTano  ih  Sardegna.  Bairato- 
ne  ne  dimandò  e  n^€bbe*8oddida2Ìòn  da  loilo;  dopo  di 
che  ottenne  daealtrimoitad  da  Monte  Cassia^ ^qaa- 
U  fondò  un  monistero.  'Altrettanto  leeenn  altro  re  di 
queir  isola  chiamato  To'rehitoria^  colki  fondationè  di 
un  altro  monisttro.^  Poscia*  il  fMpfr«' il  dUea.GoU&edQ 
tanto  operarono^  che  i  Pisani  soddisfecero  al  monisliB- 
ro  cassioeiise,  e  gli!  promiserò  in  avventile  rispetto  ed 
amiéizià.  L^aver  taluno  creduto  che  solamente  nel  se- 
colo  seguente  i  giudici  de^  Sardegna  prendessero  ii 
titolo    di  re,  fiene  spentito  da  qoie$ii  aiti  e  da  altre 
pruove  da  me  recate  ndle  AniicUità  ItaUaoe  (i).  ,Ua 
altro    fatto    vien  raccontato  da  essQ  O^ti^Ufe)  c^e  ci 
servire  a  iat  conoscere  la  diversità  delle  tose  umane. 
Perchè  erano-  itati  degli  scortceni  nel  monistero  del- 
r  isola  di  T'Temiti,  dtpeùdenie  dj4  nobilissimo  di  Mon- 
te Cassino,  il  saggio  e  santo  abate  Desiderio  ne  levò 
via  Adanio  abate,  e  diede. qoeir  abazia  a  Trasmondo 
figliuoio  di  OderisiO  conte  di  Alarsi.  Furono  iorputati 
.quattro    n^onaci  tremitensi  dai  lor  compagni  d^  aver 
tentata  la  ribellion  di  queir  isola.  Di  più  np^  ci.  volle, 
perchè   il  giovane  Trasmondo  abate  facesse  cav^r  gli 
occhi  a  tre  d**  essi  e  tagliar  ad  uno  la  lingua.  Al  cuore 
delP abate  cassinense  Desiderio,  nom^o  pieno  di  man- 
suetudine e  di  carità,  fu  una  ferita  la  nuova  di  que- 
sto eccesso  si  per  la  disjra^ia  di  cbi  avea  patito,  come 
per  la  crudeltà  di  chi  ava^  dato  quplP  ordine,  e  prioci- 
pttlmente  poi  per  V  infamia  di  quel. sacro  luogo.  Però 
frettolosamente  accorse  colà,  mise  «otto  aspra  penilea- 
<i)  Intiq.  IijiL  Disserl.  5.  et  32. 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


iSS  ATHTAU   D^  ITALIA 

za  TrasmoB'do,  e  peseta  il  eacctò  -Sì  colà.  Ma  qael  «he 
è  da  stopire^  diverio  fu  il  icnUaÉciito  d^  iideòrétmh 
c&rdinule  «d  arcid^Mono  allora  della  taola  romaoa 
Chiese)  die  fa  poi  papa  Gfvgorto  TIL  SotteMM.cgli 
«he  Traifniondo  ateTa  oberato  non  da  crudele^  ma  -da 
ttonotìi  petto,  eoo  aver  trattato^  come  aei  meritaFaiios 
que^  maligni;  e  gli  eonfeii  anche  in  premio  una  fnif;l«<^> 
re*  abazia,  ^oè  'la^asnarkase}  aAzi^ia  li  a  non  mollo 
il*feee  ancora  tcsooto  diBalTa.  Era  allora  il  cardinale 
Ildebrando  il  mobile  principale  della  corte  pofieti^^. 
Nnik  si  fecea  sensa^  lui,  anù  pareva  che  lu^  to—e 
Catto  éA  lui,  tanto  era  il  «ixo  senno,  V  attività  e  xeloi 
con  cut  operava^  benché  ibU9  «asai  piccda  di  statura, 
e  V  aipparenia  del  corpo  non  rispondesse  «Ila  gran«> 
deexa  delP  annuo.  Giacché  il  cardÙKil  Baronio  (i)  non 
ebbe  cKlfitioltà  a  prodarre  alcuni  acuti  vemdi  s.  Pier 
Damiani,  neppur  io  V  avrò  per  4)01  nspticarli.  Co» 
egli  scriveva  al  medesimo  Ildebrando,  suo  singolare 
amico: 

Papam  rife  eolo^  sed  te  prostrata*  adoro* 
TufàcìS  hunc  Ihrmrtam  :  Te  facU  Me  JDeum. 
In  un  altro  distico,  anche  più  pungente,  di(^  del- 
lo stesso  Ildebrando  7 

P'ivere  vis  Romae  ?  darà  depromito  voce  : 
Plus  Domino  papae^  quam  domno  pareo  papae. 
Il  che  ci  fa  conoscere,  chi  fosse  allora  il  padrone 
di  nome,  e  chi  di  fatti  in  Roma. 

Pu  in  quesl'  anno  fatto  cavaliei'e  il   re  Arrigo 
Jj^(a),  cioè  ricevette  egli    1*  armi  militari  dalle  mani 
delP  arcivescovo  di  Brema  con  quella  sblenìiità  che 
(i)  Baroo.  Annal.  Eccles.  ad  Anti.  to6c. 
(a)  Lambertas  Scafoabttrgeaàb  in  ^^Ska\^  ^ 


A  w  XL  o      mxf.  189 

èva  da  moki  secoli  in  uso^  e  dorò  id<^  alirt  dftppoi^ 
B  fin  d^  aliofa  si  scopri  il  suo  mal  Ubato  contra  ^ 
emione    €uraw€seovo  di  Cploaia,  perchè    gli  sliftt 
s#iDpffe  iéTQOti  agli  oeebi  il  ptrie<4o  eorso^  allerehò 
^lel  preloto  il  rapi  alle  natine.  M»  per  liaeoe   fona* 
na  esse   sua    oaadre,   cioè   F  imperadricé  ^gnese^ 
arendo  ^  fatta  una   scappata  da  Rema  in  Grerinamay 
qaelò  per  allora  ramino  feac^safiro  del  %liaolo«  At- 
tesero neU^airao  presente  (i)i  due  (rateili  oormaani, 
Roberto  duca  e  Ruggieri  conte^  ad  esfmgnare  qua- 
che castcfllo,  ebe  tuttaTÌa  &  soUraeTa  al  loro  dominio 
nella  Calabria.  Costò  laro  quattro  mesi  1*  assedio  del 
solo  di  Argel,  e  conreone  in  fise  ammetlare  quegli 
abitanti  ed  una  discreta  cepitoleeione.  la  questi  tem- 
pi il  sopraddetto   insi^oe  abate  di  Monte  Cassino    e 
cardine^  Besìderio  attese  indefessamente  a  faU»ricar 
una  suntuosa  basilica  in  que^  sacro  luogO'  (a)  :  al  qua^ 
le  fine  dhìamò  dalla  Lombardia,  da  Amalfi  e  da  altri 
paesi,  e  fin  da  Co8tahtino{ioll,  dei  valenti  artefici  di 
musaici,  di.  usarmi,  d*  oro,  d*  argento^  di  ferro,  di  le- 
gno, di  gesso^.  d^'avorio,  e    d^  altd  .  lavorieri  :  il  che 
servi  ancora  ad  introdurre,  o  a-  pirepagar  queste  arti 
in  Italia.  Troviamo  eziandio   che  nelP  anno  presente 
segoitaTa  la  città'  di  Napoli-  a  riconosoere  là  sovranità 
de*  Greci  augusti,  eie  apparendo  da  una'  conees^ioà 
di  beni   (5)  fatta    da   Qio\fctnni  Hf^  arcirescoVò   di 
quella  città  e  da  Sergio  V^  il  quale  si  fede  intilol^ite 
eminentissimus  cornai  et  duxf^  atìjue  Domini  gra» 
tia  magister  militum.  Lo  strumento  fu  stipulato  imr 

(i)  Gaufridus  Malaterra  lib.  a,  cap.  87. 

(2)  Leo  Ostiensis  Chron.  lib.  3.  cap.  18,  et  teq. 

(3)  Anliqa.  Jul;  Blssert.  5.  Vi' 

Digitized  by  VjOOQIC 


1  go  xnJSLl   D^  rtAUi 

perente  damino  nostro  duce  Constanimo  màgno^ 
imperatore^  anmù  gmnto^  die  XXII  mensis  juUi^ 
IntUctione  tertìfiy  JVeùpoUs.  S«  taH  note  non  «on. 
fallale,  prima  di  .quel. che  credette  il  padre  Pagi  (i), 
CoMantino  duca  ascese  sul  tro&o  di  GostanlioopolK 
A  quesC  anno  ancora  appartiene  ufa  placito  pubblica- 
to dal  Gaibpii  .(a)>  e  tenuto  nel  dì.  primo  di  lagKo  in 
Piacenza  nella  corte  propria  di  Rinaldo  messo  del  at^ 
gnor  re^  dovè  tu  judieio  réskidfut  domnus  Dionisius 
episoopus  sawctae  piacentmae  ecclesiae^  et  comes 
ifius  comUatu  piacentino^  sive.missus  domm  regis 
una  ^m  domnus  Cunièerioiepisvopus  sunctae  tau^ 
tinensis  eccksiae^  ee.  Serva  Micera  qaest^atto  a  com- 
fxrovare  il  dominio  del  re  Arrigo,  tuttodiè  non  per, 
anche  coronato,  iniltalia;  e.che  anche  il  vescovo  di 
Piacenza V  al  pari,  di  tanti  altri  prelati,  era  divenala 
€oi\te^  cioè  governalore  {>erpetuo  della  sna;eittà. 

i  (  CfilSTO  ]fi^in..lTtdiz.  IV. 

Anno  di  (  ALESSANDRO  II,  papiM^. 
i<  (  ARRIGO-  ly,   re  di   Gonnania  e  di 

'•    :♦"•     -.itaiia  »;    il   t'      •  "    <     ■ 

.  ..Dimenticossi  ben  .preslo  i&'ccar^a  principe 'ài 
Capmi/  d^  esser  vauaUo  della  santa  sede  e  dì  aver 
giubata  £ideltà  a^  essa:  sotto  papa  Niccolò  II.  Egli,  a 
gWC|idegUi  altri  p.rincipi  normanni,  ohe  mai  non  si 
quetavano,  finché  non  atea  no  assorbito  chi  stava  le- 
vo, vieino,  e  dopo  ciò  pensavano  ad  ingoiar  gli  altri, 
a^  qcTali  s*  erano   appressati,  vcggendo  cUe  tutto   gli 

<i)  Pagius  ad  Anna^  Baroli.. 

<3)  Campi  ìslor.  di  Piacenza  T\  I*  App^nd» 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  V    ir  O      ttLXTI.  19C  . 

andava  a  secancb,  comìnci  è  «oche' a  stendere  le  91*0 
conquiste  àojpna  le  terre  hnmediatMnente  soKoposie 
nei  ducato  romano  ni  papi.  E  Lapo  IVoto^^ta  seri- 
T^  (i),  ch^  esso  Riccardo  intra^fU  térram  Campa" 
niaCy  vbseditque  Ceperaaum^  et  comprehendk  eum, 
et  devastando  usgue  liomam-  peritemi.  Accostato 
che  si  fu  a  Soma  (3),  pretese  d^  esser  diohiarafo  pa- 
trizio, cioè  avvocata  della  Chiesa  romana.  Dignità  fi- 
no da^  tempi  d^  .Pipino  ire  dt  Francia  conservata 
sempre  negl^  imperadori,  eidi^tà.  ohe  portava  seco 
il  primato,  ó. almeno  gran  co nsidef azione  tteU^eIezH»«. 
ne  de'  romani  pontefici.  Di  questo  meba  fu  avvcrtitir 
il  re  ^irrigo  JV^  e  per  abbatterla  ed  insieme  con  di-, 
segno  di  levar  dalle  mani  rapaci  dei  Normanni  ie  ter- 
re di  5.  Pietro,  e  di  prendere  in  tal  occasione  la  co- 
rona deir  imperio  dalle  meni  del  papa,  uni  insieme 
noa  fovte  armata,,  e  giunse  fino  ad  Augusta,. risolvilo 
di  calare  in  Italia.  Jll  costume  era,  che.ii  marchese  di 
Toscana,  allorché 5ÌI  re  ^.Gjermanico  era: per  venire  in ^ 
queste  parli,  andasse  ad  .incontrarlo  colle^sue  miitzick 
Aspettò  Arrigo  per  qualche  tempo,  che  il  duca  Go^ 
iifredo  com\^Qr\sse  ;  ma  noi)  vgggepdolo  mai  venire, 
anzi  avvisato  ch^  egli  era  ben  lontano  di.  là,  tra  il  di- 
jpetto  conc^puto  a  cagione  dir  questa  mancarne»,  e 
forse  anche  per  qualche  ^ o&petto  de)la  lede  di, luì,  de- 
sistè dalla  sua  spedizione,  e  se  pe  tpriiò  indietro.  In- 
tanto esso  duca  con  porssente .  esercito  era  oorso  a 
Roma  per  reprimete  V  insolenzà  di  Riccardo  e  dei 
suoi  Normanni.  Tale  era  il  credilo  del  duca  Gofifredo, 
t^Ii  le  forze  sue,  che  i  Normanni  sbigottiti  si  ritiraro^ 

(i)  Lupus  Proloapafa  in  Cbron. 

(2)  Leo  Oiticusis  diro  a.  lib,  3,  cap.  25. 

Digitized  by  VjOOQIC 


19^  AIUfA&I  9*  ITALIA       / 

no  più  cbe  ^  lìreUa,  ali^Modoaattdo  l«  Campaoift  ro- 
inaoa  ;  se  non  cbe  Giordaoo,   figliuolo  del  aaddeilo 
Riccardo,  €«nì  un  buon  corpo  di  gente  si  k>rùEcò  ia 
Aquino  per  hr  testa  alf  armata  nemica.  Pceseatosti 
Goffredo  co^  suoi  cÌTca  la  metà  di  maggio  sotto  quel- 
la città,    accompagnato  in  quella   spedizione    dallo 
atesso  papa  e  dai  cardinali,  e  per  diciotto  giorni  stelte 
accampato  intorno  alla  medesima,  con  essere  succe- 
dute yarie  prodezze  sìdall^  una  parte,  come   daQ^  al- 
tra. Ma  per  acoortezoa  di  Guglielmo  Testardita  die 
andò  innanzi  iadieteo,  si  concbiuse  on  abboccamela» 
Ira  esso  duca  Gofiì«do  f  Riccardo  principe  al  ponte 
già  rotto  di  sant'  Angelo  di  Todici.  Fama  corse,  che 
il  duca  piò  da  una  grossa  somma  di  danaro,  che  dal- 
le parole  di  Riccardo,  si  lasciasse  ammansare  ;  e  però 
da  li  a  poco,  piegate  le  tende,  se  ne  tornò  colla  sua 
gente  in  Toscana»  Si  lasciò  Tedete  in  quegli  stessi 
giorni  una  gran  cometa^  di  cui  fanno  menzione  altri 
•lort€Ì  seteo  il  presente  anno,  e  mostrò  la  sua   lunga 
coda  per  più  di  venti  giorqi.  Romoaldò  Salernita- 
no (i),  che  sotto  questo   medesimo  anno  parla   del 
predetto  fenomeno,  ajgiugne,  che  Roberto  Guiscar* 
(h  circa  gli' stessi  giorni  eepit  cmiatem  Festis,  ap- 
pr^hendUque  ibi  c&tapanum  nomine  Kuriacum  (  cioè 
Ciriaco  ).  Nella  Cronichetia  amalfitana  {^)  V  acquisto 
della  città  del  Vasto  è  trasportato  ntll'  anno  seguen- 
te, e  quel  Catapano  vien  ivi  chiamato  Bennato.   Ab- 
biamo  da  Guafrido  Malaterra  (5),  che  in  questi  tem- 
gi  il  conte  Ruggieri  &icea  continue  scorrerie  m  Sid- 

(i)  RomuaMtts  Salcrnit  Chron.  T,  VIL  Rer.  Ital. 

(2)  Anliquil.  Italie.  T.  I.  pag.  255. 

(3)  Gaufrjy.  Malaterra  lib.,,cp.38coogle     ' 


i  il  T!i  o     ntxvt.  igS 

tia  àddos&o  ai  Moti,  eoa  riportarne  qaasi  sempre 
buon  bottino,  e  con  tale  speditezza,  che  non  potea 
esser  mai  colto  eia  loro.  Fabbricò  eziandio  la  fortezza 
'di  Pétrelia  con  tòrti  e  bastioni:  lortificazione  che  ser^ì 
*a  lai  non  poco  ^et  òonqiiistare  il  resto  della  Sicilia. 
Pìn  qni  a^ea  teàuto  saldo  conifa  del  clero  conca- 
1)inarìò  £  Milano  e  centra  de^  simoniaci  Ariaìdo  dia- 
coùó  £  quello  chiesa,  non  già  fratello  di  un  marche- 
se, ma  bensì  di  ehi  portava  il  soprannomò  di  maf"- 
chese  ;  ecclesiastico  pieno  di  zelo  per  la  disciplina  ec- 
clesiastica, e  che  insieàie  con  Erlemhaldo  nobile  laico 
eommovevà  il  popolo  contra  de'  cherici  scandalosi  e 
centra  dello  stesso  arcivescovo  Guido,  Passò  Ariel- 
do  a  &oma,  e  tati  doglianze  e  prnove  dovette  portare 
contra  d^  esso  arcivescovo,  fautore  de^  preti  concubi- 
nari e  creduto  simoniaco,  che  il  pontefice  Alessandro 
II  fulminò  la  scomunica  contra  di  lui.  Tornato  Arial- 
do  a  Milano  e  divulgate  le  censure,  gran  tumulto  ne 
succedette  nel  di  della  pentecoste,  perchè  ilo  alla 
chiesa  P  arcivescovo,  sollevossi  contra  di  lui,  oppur 
prese  P  armi  in  favore  d'Arialdo  quella  plebe  che  te- 
neva il  di  lui  partito,  e  dopo  aver  bastonato  V  arci- 
vescovo e  lasciatolo  come  morto,  corsero  tutti  a  dare 
il  sacco  al  di  lui  palazzo  (i).  Questo  accidente  svegliò 
non  poca  commozione  ne^  vassalli  ed  altri  aderenti 
deir  arcivescovo,  i  quali  risolverono  di  ferne  vendet- 
ta sopra  Arialdo.  Kon  veggendusi  egli  sicuro,  trave- 
stito se  ne  foggi,  ma  non  potè  lungo  tempo  sottrarsi 
alle  ricerche  de'  suoi  persecutori.  Tradito  da  un  pre- 
te, pFMSo  it   quale  t'  era  rifaggitn,  fu  messo  in^  ma-f 

(i)  Amulph.  Hisl.  Medici.  1.  3,  e,  i8* 

Digitized  by  VjOOQ  IC^ 

MeRATORK   Vbl..  XIXV.  ^^ 


Igt4     \^  ARNMiI   O^  ITALIA 

19)0  dei  suM^  dell' arci?esco?o,  che^  jce^dottob  sol 
Lago  maggiore,  quivi  crudelmeDte  gli  levarono  la 
vita  nel  di  28,  oppure^  come  altri  vogliono,  nel  di  2j 
di  giugno  dell'  anno  presente.  Non  mancarono  mira- 
coli in  attestazione  della  gloria  ch^  egli  consegui  in 
cielo,  e  fu  poco  dipoi  registrato  fra  i  santi  martiri 
4alla  sede  apostolica.  Abbiamo  la  sua  Yiu  scritta  dal 
Jt>eato  Andrea  Yallombrosano  suo  discepolo  :  e  il  Pu* 
iricelli  (i),  scrittore  accuratissimo  e  benemerito  delta 
storia  di  Milano,  diede  tutta  atta  luce  ed  illustrò  i 
fatti  si  d^  esso  Arialdo  che  di  Erlembaldo.  Yeggansi 
ancora  gli  Atti  de^  Santi  bollandiani  (a).  Arnolfo  e 
,  Landolfo  seniore^  storici  milanesi  di  questi  tempi, 
svantaggiosamente  parlarono  d**  essa  Arialdo,  perchè 
avversari  di  lui  e  protettori  del  clero,  allora  troppo 
scostumato.  In  quesC  anno  ancora  passò  alla  gloria 
de**  beati  s.  Teohaldo  tom\io  francese  della  schiatta 
])obile  dei  cimii  di  Sciampagna.  Succedette,  la  sua 
morte  nel  luogo  di  Sotaniga  presso,  a  Ticenza,  dove 
per  più  anni  egli  era  dimorato,  menando  una  vita 
austera  in  orazioni  e  digiuni.  Il  sacro  suo  corpo  fu 
capito  dai  Vicentini^  ma  nell^anno  1 074  Airiivamente 
,tjjlto,  fu  portalo  al  monistero  della  Yangadi^Lza  pres^ 
so  P  Adicetto,  dove  è  oggidì  la  terra  della  Badia.  Ab- 
biamo la  sua  YUa  (5)  scritta  da  Pietro  abate  di  quet 
sacro  luogo,  e  persona  contemporanea  che  assistè 
alla  di  lui  morte.  Ne  parla  anche  Sigeberto  (4)?  oltre- 
a.  molti  altri.  Io    questo   anno   ancora  non  potendo^ 

{i)  Puricellius  de  SS.  Arialdo  et  Herlembaldo. 
(«)  Acta^  Safictorum  BoUandi  ad  diem>  2gt  Joaiiw 
0)  Mabill.  Saecul.  Benedici.  VI,  P.  IL. 
t^,  Sii^el^ertus^in.  CftrooifiA^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲  N  H  0    MLxn.  ìgS 

pm  fofiefire  i  tcsootì  e  ptrinoìpi*  della  G^rma^ia  (i)^ 
che  Adelberto  arcis^^cos^o  di  Brana^  uomo  pian  di 
aherigia,  si  abasasse  delf  ascendente  preso  sopra  il 
giovane  re  Arrigo  coiP  operar  tutto  4^  cose  che  gli 
tirarono  addosso  rodio  di  tutti  :  cOdgiuj^ti  in  Tri- 
buna, inumarono  ad  Arrigo  d  di  de^r  la  corona,  o 
di  licenziare  da  sé  Adelberto.  Peluche  egli  rolle  fug- 
gire, gli  misero  le  guardie  intorno,  e  poi  vituperosa- 
mente cacciarono  T  arcivescovor  hremense,  e  .  fu  con- 
gegnato il  re  sotto  il  go.verno  di  Annone  arciveseooo 
41  Colonia  e  di  Sigefreéh  €Ufcweseovo  di  Magpnxa  (a). 
Annone  attese  ad  innalzar  tutti  i  suoi  putrenti  ed 
amici  alle  prime  dignità,  e  Ira  gli.  altri  pro|npsse  alla 
chiesa  archie|>itf copale  di  Treveri,  che  venne  a  vacare 
in  quest'^anno,  Canone,,  cioè  Corrado  suo  parente,  e 
gli  fece  dar  V  anello  e  il  basU^Uv  pastorale  dal  re  Av- 
ngo,  con  inviarlo  poscia  a  Treveri  per  essere  ivi  in- 
tronizzato. Restò  talmente  disgustato  ed  irr^te^to  il 
clero  e  popolo  di  quella  citjtà,  per  vedersi  privato 
dell' antico  suo<  diritto  d^  eleggere  il  proprio  pastore, 
che  diede  nelle.  »mame>  e  ne  avvenne  poi  che,  arri- 
•vato  colà  Conone,  Teoderico  conte  e  maggiordomo 
.  della  chiesa  di  Treveri  gli  fu  addosso  con  una  mano 
d^  armati,  e  dopo  qualche  mese  di  prigionia,  il  fece 
preàpitar  giù  da  un^  alta  moptagna,  dove  lasciò  la 
vita.  Fu  questi,  non  so  come,  riguardato;  dipoi  qual 
martire  ;  e  JLiamberto  scrive  che  alla  su^  tomba  suc- 
cedeano  moltissimi  miracoli.  Ma  non  dovette  far  gran- 
.  de  onore  allVcivescovo  Annone,  che  fu  poi  anch'agli 

(i«>  Lambertus  Scafoabargeosis  io  Cbrpnico^. 
(i^  AdamlBcem^iuii  Ili^tor.  Ub.  3»ca[).  37. 


ì  9$  ^ITffJLXl  U?  ItkZlM 

4éiker«h>  per  iattto^  tttiA  fKiamotroii  tale,  perche  iii-f 
git)rto4a  a  qtiei  popolo  e  cootrana  ai  sacri  càno«L 

<  CRISTO  MLXvii.  Indfeiooe  v; 
AotK>  di  (  ALESSAND&O  II,  papa  j. 

(  ÀRtllGO  IT,  re   di   Otrmama  e  dt 
~'i  '  Italia  ta. 

Non  mea  che  Milaùo  «ra  in  tonfctsìotte  la  «ittà 
di  Firenze  in  questi  giorni  a  eagiou  de^  monaoi  tal^ 
ioÌDbrosàtit  che  sosteneano  aver  Pietro  da  l^ria  o^ 
sòow  ocmseguitft  quella  chiesa  coir  aìato  della  re^iia 
pecunia.  Per  Mettere  fine  a  si  lunga  dìsftnsioDe  che 
atea  già  partorito  varri  scandali,  ebbero  le  parti  ricofv 
so  a  san  Giovanni  Gualberto.  Fece  egli  quanto  fa 
ih  sua  mano  per  indurre  il  vescovo  a  confessare  il 
suo  Mo,  ma  indarno.  Propose  dunque  la  sperienza, 
ossia  il  giudizio  dei  (hoco  :  che  aUora  simili  modi  di 
tentar  IHo  non  erano  vietati,  anzi  parea  talvolta  che 
Dio  gli  ^ùtetiticasse  coi  miracoK.  Questa  sregolata 
pniova  nondimeno  non  atea  voluto  concedere  nel- 
r  anno  antecedente  jiapa  Alessandro  II  in  ocoasioire 
di  Tisitar  la  Toscana.  Comandò  dunque  V  abate  ^. 
'  Giovanni  Gualberto,  che  nn  suo  monaco  dabbene, 
appellato  Giovanni,  passasse  pel  fboco,  e  con  tal 
pruova  chiarisse,  sé  Pietro  era  simoniaco  si  o  no.  À 
due  cataste  di  legna  preparate  per  tal  fanzione  fu  at- 
taccato il  fuoco,  ed  allorché  era  ben  formato  ed  alto 
il  fuoco,  animosamente  vi  passò  per  mezzo  3  mo- 
naco Giovanni,  co^  piedi  nudi  senta  nocumento  al- 
cuno e  senza  che  seppur  rattasse  bruciato  un  pelo 
•del  suo  corpo.  Il  fttto  prodigioso  si  vede  deacritto 


A/M  n  a.  Mumt.  19^ 

i)d  popolo' fiomntiiio  m  tmt  i«ttera>(i)  apapa  Alesp»; 
sandrO)  liferlui  snche  'ed  cardinai  Baponro  {1),  il 
quale  guidioollo  fKseadoto  :iìtlf  «MIO  to63u  Ma  irpa<- 
dré  MibiUoiìe  j(5)  scopri  «ojr altre  memorie  che  tal 
pf  uOTa  àtcadde  ve]'  mése  dr  febbraio  nel  mercoledì 
fktia  prima  settimana  di  quoreeima  deU^  anso  preieD* 
te,  io  cui  la  (^sqoa  cadde  nel  dà  8  di  aprile.  II  re- 
scovo  Pietro  si  sa  ohe,  preso  V  abito  monastico,  in 
gnelto  piamente  terminò  i  saot  giorni,  «  che  il  mo-* 
naeo  Gtovamai  fa  dipoi  creato  cardinale  e  vescoTo 
d*  Albano,  àppiellato/  da  &  xénanii  Giovarmi  ignéer^ 
quasi  uoaio  di'ftioeb,  odkcilòdel  fìioco,  e  adopera*- 
to  dalla  santa  sede  in  ambaacerie  di  grande  impor* 
tanza. 

Tuttaria  durata  V  ostination  dell*  antipapa  Ca^ 
daloo,  e  $e  non  pòtea  far  più  guerra  colP  armi  al  le^ 
ghtim»  pontefice  Alefssrndro'II^  gUela  fawee  còlla  dis- 
nnlane  defie  chiese,  ^gtlifandd  alcuni  vesooi^i,  e  ape* 
lialaieqt«2//-r^  arcivescovo  dì  Ratenna,  a  sostenere 
la  di  lui  azione.  Per  terminare  questa  abbomioe^ol 
gara  e  per' salt^ró  con  qualche  apfiarenta  il  .decoro 
della  corte  germanica,  fu' datn  l' Ineuttibenza  ad  jén^ 
none  arcivescovo  di  Colonia  di  venii^e  in  ItaKa  (4>. 
Passò  egli  per  Lombatd^  e  Toscana  a  Homs'  sènza 
Animarsi,  è  quiVi  atnme»^  att*  udienza  derpopa  in 
presenza  dè^eardinali,  eon  airia  manfiiiwtà  e  modesta 

(1)  Epìftldl,  Pep(i)i  FloMifUnl  «ci;  Alexaniir.  P9p«m  ìa 
•     •  Viu  $%  Johaniiis  GuAU>erti« 

(2)  Paron.  i^  Annal.  Eccl. 

(3)  Mabni.  Auaal.  Eenedict.  bìT  hunc  annutn. 

(4)  Niccol.  CtedioaL  de  Ara^on.  ift  Tila  AlexandH  H. 
Part.  I,  Tom.  Ul,  RecHffl  llàUcat.  ^ 

edbyCOOgle 


1^9^  Ainrui  d^italua 

àissei  Come  mai^a  confiraUllo  Alesiandrò^  m^eHér 
ooi  ricevuto  il  papato  scota  ordine  e  consentimene^: 
io  del  re  mio  signore  ?  Lungo  tempo  è  che  tale  li- 
eeni»a  s*  ottiene  dai  re  e  principi.  E  qui  comiiùHai^. 
do  dai  patrizi  de^  Romani  e  dagP  imperàdori,  alcuni . 
ne  nominò,  per  ordine    e  consento   de^  quali  erano 
saliti  gli  eletti  sulla  sedia  di  s.  Pietro.  Allora. saltò  su, 
il  cardinal  Ildebrando  arcidiacono  coi  ?  escovi  e  cwr-' 
dinali,  e  disse  all^  arcivesco? o,  che  seeondo  i  canoni 
non  era  permesso  ai  re  d^  aver   mano  nelP  elezione; 
de*  romani  pontefici,  e  addusse  molti  testi  dei  santi. 
Padri  e  massimamante  V  ultimo  decreto  di  papa  Nic*. 
colò  II,  sottoscritto  da  cento  tredici  vescovi,  di  ma-; 
tìiera  che  V  arcivescovo  restò,  o  mostrò  di  restar,  sod- 
disfatto: benché  veramente  seppur  fosse  stato  osser- 
vato il  decreto  d^  esso  Niccolò  pontefice.  Dopo  di  che» 
pregò  il  papa  di  voler  tenere  per  questa  causa  ttn> 
concilio  in  Loiubardia,  per  quivi   giustificar  pieua-; 
mente  -  V  elezione  sua.  Il   che   quantunque  paresse, 
contro  il  costume  e  contrario  al  decoro   éC  un  ro- 
mano pontefice^  tuttavia,  considerata  la  cattiva  costi-t 
tuuon  de*  tempi,  e  per  desiderio  di  dar  la   pace  alla 
Chiesa,  fu  accordata  a  scelta  la  città  di  Kantova  per 
celdvarvi  il  concilio.  Che  in  questua nno  fosse  il  me-, 
desimo  celebrato,  e  non  già  nel   10649  conte  altri  ha 
creduto,  V  hanno  già   dimostrato  Francesco  Maria 
Fiorentini  (i)  e  il  padre  Pagi  (a)  coir  autorità  di  Si- 
geberto  e  di  Landolfo  juiiiore  storico  milanese.   EgH 
è  da  dolersi  che  non  sieno  giunti  fino  a*  dì  nostri  gli 
Atti  di  quel  concilio.. Pure  sappiamo  che  v^interven- 

(i)  Fiorentini  ÌSemor.  di  Matilde  Ufo.  i. 

(2)  Pagius  in  Crit.  ad  Axuuà.  Baron.         ^        . 

Digitized  by  VjOOQIC 


ik  ir  ir  o     MLXTn.  199 

irero  tutti  t  veseoTÌ  di  Lombardia,  eccettochè  Cada-* 
loo,  il  quale,  benché  né  avesse  ordine  dailVrciTescoro 
cfi  Colonia,  non  ardi  di  presentarsi  a  quella  sacra  as- 
siembfea,  dove  il  pontefice  Alessandro  li  talmente 
proTÒ  la  legittimità  della  sua  elezione  e  rispose  alle 
oBlunnie  indentate  dai  malevoli  contra  dì  lui,  che  i 
vescovi  di  Lombardia,  di  suoi  avversari  che  erano  pri- 
ma, gK  diventarono  amici  ed  ubbidienti.  Fra  le  altre' 
cose  quei  che  veramente  in  Lombardia  erano  rei  di 
armonia,  aveano  opposto  il  medesimo  vizio  air  elezio- 
ne di  lui.  Lo  attesta  anche  Landolfo  seniore  (i),  ma 
con  una  man  di  favole  che  non  occorre  confutare, 
perchè  smentite  dalP  evidenza.  Il  papa,  secondò  il 
costume  dìei  suoi  predecessori,  sì  purgò  di  questa  tac- 
cia col  giuramento  ;  e  bisogno  neppur  ve  ne  era,  per- 
chè egH  fu  papa  di  somma  virtà  e  di  raro  ^lo  contro 
la  simonie,  ed  eletto  spezialmente  per  cura  del  cardi- 
nale Ildebrando,  cioè  del  maggior  nemico  che  si 
avesse  mai  quell^  esecrabil  vizio.  Restò  dunque  atter- 
rato Cadaloo,  il  quale  nondimeno,  per  testimonianza 
di  Lamberto  (3),  finché  visse,  non  volle  mai  cedere 
ali^  empie  sue  pretensioni. 

Da  Mantova  passò  papa  Alessandro  alla  sua  pa- 
tria Milano,  dove  si  studiò  di  riformar  gli  abusi  per 
quanto  potè  e  di  metter  pace  fra  il  clero  e  popolo. 
A  tal  fine  quivi  lasciò,  oppure  mandò  due  cardina- 
li (3),  cioè  Mainardo  vescosfo  di  Selva  Candida  e 
Giovanni  che  fecero  nel  di  primo  d^  agosto  alcune 
utili  e  savie  costituzioni  contra  de^  simoniaci  e  cherì- 

(i)  L^ndulphas  senior,  Ilistor.  Mediolan.  Iib3,cap.  iS» 
(a)  Lambertat  ScafoabnrgeDsis  in  Chronico. 
(3)  Arnalph.  Hist  Mediol.  L  3,  cap.  19, 

Digitìzedby  VjOOQIC  ^^ 


!^00  AKNÀX.I   S    ITALIi 

ci  concobioari,  e  promossero  la  pace  e  i^oifcprdia  ìk^^ 
i  cittadìoi.  L^goDsi  tali  costitu2^.om  oegU  ÀDoal^  del 
cardinal  Baronio  e  nelle  annotazioni  alla  storia  di  4r* 
nolfo  milanese  (i).  La  pace  nondimeno  non  prese 
piede  ili  Milano.  Erlemhaldo  Gotta,  uomo  nobile  ^ 
potente^  assistito  dal  braccio  di  Roma,  senuitò  %,  &r 
aspra  gueira  alP  arcivescovo  Guido^  cpn  pretend/e^^Pr 
simoniaco  ed  illegittimo  pastore  :  il  che  contionò  ^. 
sconcerti,  descritti  da  Arnolfo  e  da  I^apdolfo  seniore,, 
storici  milanesi  di  questi  tempi,  ma  parlali,  con^^j^ 
abbiam  detto,  de^  preti  concubinari,  e  ma^sinmnente- 
il  secondo,  ne**  cui  scritti  la  bugia  e  Tipsolenza  triqn*- 
fano.  Questi  fra  Paltre  cose  scrive  {p),  che  C^lembaMo 
sihimet  vexillum^  milites  (cavallerìa)  et  pedites^ 
exinde  qui  scalas  ad  capiendas  domos^  machinas^ 
qjÀO  diversas  ordinavit  ;  praeterea  balista^  (^cj'urh 
dibularios  etp.  Questi  avvenimenti  <^i  ftiino  Qi^ai  co^: 
noscere  cl^e  allora  Milano  non  dovea  lasciarsi  riE^pUi;^' 
da  ministro  alcuno  del  re,  e  che  a  poco  a  poco  il  por.; 
polo  s' incamminava  a  quella  libertà  che  vedremo: 
andar  crescendo  negli  anni  seguenti.  Nella  ^ijta  di» 
papa  Alessandro  II,  a  noi  conservata  de  Niccolò  càv*. 
dinale  d' Aragona  (5),  si  legge  che  dopo  il  concilio  di 
Mantova  esso  pontefice  se  ne  ritornò  tutto  lieto  %t 
Boma,  e  che  nello  stesso  tempo  i  Normanni  ooonp»- 
rono  la  città  di  Gapua,  e  ehe  Ildebrando  cardinale 
chiamò  in  aiuto  Goffredo  duca  di  Toscana,  U  quale 
accorso  con  un  immenso  esercito  e  culla  contessa  Mar 
tilde  sua  figliastra,  ricuperò  essa  città  di  Gapua  e  lo 

(1)  Rer.  lui.  T.  IV,  pag.  3a. 

(2)  Laniiulphus  senior.  Hist.  Mediolan.  1. 3.  cap.  29. 

(3)  Rerum  llilicaf.  T.  lU.  P.  I. 

^k  DigitizedbyVjOOQlC 


tfimo  il  coiaio,  ah  a&lPtof  a  prìnaa  Mr«iuM(  près«B** 
t^i  #«c(:b&  riM^m  ve4itt0  9Uoc«diitii  nd  prètqntv 
aD^a  la  g^rr^  dilla  Gampavòe.  Ma  non  è  ^oaro  io 
q(Hft(o  al  i^ceomA  di  queUo  aisritlpre,  daòcKè  égU  fii 
9C¥|)enit9  Cajppa,  quaiido  è  f<u)r  dì  dubbio  ehe  Rb* 
c«rdi>  fìrtiKtipe4ì'qi«rfte  e<hilrfade  aeguttà  iti  a  tener 
M  iign(m»i  ^  1^  Oslt(Hit6y  serktora  di  quosti  tèm^ 
pi)  di  alcao  atgno  ohe  Capila  Teoitfe  ùi  pofcN 'della 
Chiesa  romàatf.  Forae  tuoI  dire  tlito  Aiecardo  di 
9aovo.  si  acéonìò  col  papa  e  ^ì  gior^  onia^a  »Mhe 
per  la  istuà.  «U  Cepua.  la  &rttim  legge  nM  boUa  d'ea^ 
*<>  pq)a  io  ftvore  di  Alfano  arciveaoQifo  di  Selenio, 
pobUioata  dall'  Ughelli  (i)  e  òu^^.Capuae  IF ùhis 
octobriSi  per  mentis  P^ri  sanciat  romanat  eceie-* 
^  Sìdfdia^ai  et  hibUothccariii  anno  FU  pontjfi^. 
^otus  domm  Ahocandri  papae,  Indicihne  FU^ 
Credette  il  Sagonio,  «he  tal  dtMsmnénto  appattéoMee 
^  aano  segoenfe  io6^,  olii  io  l<>  credo  scritto.  eeK 
1-  ottobre  d^*  aiino  presente.  Ora  da  esio  apparieoe 
^e  il  papa  entrò  io  Gapuà  e  pacifìeàÉQefite,  vi  dioM-' 
lò  \  Bta.qi|ÌTÌ  continuò  anche  Bicperdo  il  ano  dua»ii^ 
ÙQ.  La  gnérra  lette  dal  4oea<  Giotàfredo  in  terre  di 
Irroro,  abbiam  veduto  di  sopra,  che  è  riferita  nella 
Cromchetta  amalfitana  all^anno  io58.  Fin  qui  la  cit- 
tà di  Bari^  capitale  della  Puglia,  an^i  deigli  Stali  che 
«veaoo  già  iu  Italia  gì'  imperadori  d^  Oriente,  città 
Ibrle  e  città  piena  di  ricchezze,  sivea  fuggito  il  giogo 
de"*  Normanni.  Ma  da  gran  tempo  ri  fiicea  1^  amore 
Roberto  GuUcardo  àxxcò^  e  l'antfò'fo  questo  ch'^egli 

(i)  UghelLÌlal.  Sacr.  Tom.  7,  in  Àrchi^i«c.  Salemit. 

edbyGÒOgle 


Ì04  ,MnMUf^ì)\9A^JL     : 

sd/entaip,  e  fu. ila»  nco«ouioU>  da  B«r|p^  eh««|qittf 
diede  di  catenaceii»  alla  porta  ed  etcluse  V  aitro^  in-* 
fiogendosi  .d»  mnlooìDGMoere  ihid&rit^w -E^do  prepa- 
rate tutte  la  fina  ;dQnai|etfe  con  hMtdo^i.  e  scaoni^  Ahe 
$à  gli  atvìfMOaeéjQOf  addes^  Agnidaftdo  la  f egina  :  ^k 
figliuolo  di  reajèmmina^  comgìhai  svuto  tanto  arr 
dire  di  entrar  qua?  Fioccavano  le  bastonate,  e,  bea- 
A^  mU-diwa^^dVnsfpifril  re* Jwfai  rf|^Mj?aff?^  che 
fgU  «Mmvv^ii  pv^fW^Wc^.flaa^i^^  aq|i  gyea^, Ipiftpgino  * 
fr<i»liì^f»rUvftny%l!ft  ^  ^\^^  gK  er^  4<^viita  di^ragi^- 
«^  ,Ii^oiii^muUttl#  glJMae  4ie4er«^  cb/a  i)  l^isciaroac^ 
Bma<^  QioxVf  ;  ed  €^U«e92a  palesare  ad  alcimQ  qfmìa 
«ró4ePt«9  «i  fiB«<^>^°^  ^Ura,  «a^iay|ie,  per  u^  iji^a 
•H#«f,a  giwire  io  letto.  Così,  op^rpira,  o  aljp^  l¥Ì 
4k0$^  «he,  Qpfifaf$e.  la  sci^gljftt^.re^  il  qfi^i^  <4^i« 
i^  eec)HM<  dem.fiMafil)ic|ÌQ|e«  con^ou^tAfa  iti^cori,  (^ 
^aodo  \n  'qw^^dod^Ue  cfadel^ti^  fec^  qviaiUp  pov* 
«è'pM^d^g«MAaic  spopoli  4dbl  TurM^iFAe  SaiMAia: 
Hobe  fu  pripeipi<^  d'aspre  jfifppfìe.  io  «pi^U^  contrade^ 
-Ciò  Aondio^etto  sk^  ma^ìoripe^  ,di«|4«c»¥i^  al  rcH 
«MM^Oftefioe  e9  HHdM  i  bu^oìò  #^  il  vi^pcUf  ,:.eglì 
pufaWiMmefiie  i  v^coy^ti^  k  Hdijs  n  cbi  ^^^^  affi|4* 
n  ve  aipM»  4'<Ml¥>')p#te|«$^  t;kf^»^i%,i^^a  .gef^ci^  Hf^ 
A«tper^iM.i*>d^WrdtJ«»fl|a'«tti9MWf#,  ,  . 
.:  Atie^tftUJii^r^tMM^ift^GM^tA  m  «u^k^.  car^  «ùr 
••etói;»eU,'w<?Wwv7a?«W«^ifP<Ji?^lfi.d  tipigp^^ij^.qhjii 
U  po«le&Ese541eas994rq  IJ  4  ui^tepfie  ia  J44fi0it«!  OM^ 
nair.  aAtìeo  fiu>.diliettOr  ve^ovaju^^.  ^'^  e^  tlHtf^iftS^ 
^fwmM^'y^Hl^rin<iimdi  h^wfim  Al.pr^ttc^w,  di4i* 
cembre.  Io  \x»  «^g^Uioiio;  allari^oe,  ^aa^  io;q^mti  tem* 
(i)  Fiorenlim  Memor^  di  ittadbk  Jib.  u  . 

Digitized  by  VjOOQIC 


.   inno    'MLXrcm  ^oS 

pi  1  ISmfftettM  «1  popo^K  restati  loro  toMiti  ìq  SMtia^ 
perdiè  rioéefinto  òoHle  Bmggeri'an  in  qu^std^^HPt 
in  q^llfl  pite,  fiioeTd  4«fi«  ywdrrecJt  «iHi^eMa  tutu» 
Upstfse  hi  coQtdhàfllbùe.  !lmi  éapvttèo  '«toi  4SoÉle^ 
vivere  hi  mmzno  «  stanti  •fiàcuiì^  moomiòéhè^iMdò  tcrìt^ 
la  Gttiiirede  Mola  terrà  (i),  ttibero  intt^fiM  «tt  §«9M« 
éterctto;  «d  ki  qwMt^  ««no  ailbf  ebèrU^ggert  oompir- 
▼e  reno  Patermo  a  bottinare,  gli  furono  tdddtto  «^ 
j^toiprovtiso  nel  looga  ^  llkbelttir  e  ii  serrtorotio 
ÒM  tatle  to  parli.  IHe  Titta  ^  oosloros'ti  comte^  eoìiiiv- 
4a  con  breve  r^igiottaiiieiUe  «  schierata  li  Mito  f>li»9Ìolpi 
jrmata,  la  sphue  coutro  lat^oenikiv  e  tal  mecèHei  ne  I»- 
ce,  ehe  (  tè  par  iì|  ha  in  «io  éà  ereésre  ati^  eiaigjKr»- 
lione  di  ^foelb  storica  )  Don  vi  tastò  chi  ptyitts^  f)o«u 
fame  la  nuova  a  Pftlermo.  Yrovaronsi  fra  il  bottino 
^i  colombi  chiusi  in  Bienne  sporieUe,  è  Roggeri 
t^eslone  eónto,  venne  e  sapè»^,  essere  uso  ie'  Mori 
ti  portar  seoo  tali  uèeellt,  per  potere,  eHorohè  il  bi- 
sogno lo  richiedeva,  iniòrmat  létHtà  degli  avvenimen- 
ti^ con  legare  al  collo  o  sotto  V  aK  d^  essi  un  poRizi- 
no  e  dar  loro  la  libertà.  Ikira  tuttavia  q>iesto  uso  in 
alcune  parti  del  Levante,  e  celebre  fu  fra  i  Romani 
nelP  assedio  di  Modena.  Fece  il  conte  scrivere  in  ara- 
bico in  un  poco  di  carta  il  successo  infeKee  dè^  Mori, 
e  i  colottibi  sciolti  Ile  portarono  tosto  a  Palermo  la 
nuova,  che  empiè  di  terrore  e  pianto  tutta  quella  cit- 
tadinanza. Abbiamo  da  Lupo  Protospata  (2),  che  Ro- 
berto Guiscardo  duca  ^  Paglia  in  qutot^  anno  asse- 
diò la  città  di  Montepelòso,  e  veggendo  che  indarnb 
ri  spendeva  il  tempo,^  andò  con  pochi  sotto  Obbiano 

(1)  Malaterra  Histor*  L  a.  cap.  4i* 

(2)  Lapus  Protospata  in  Cifowcto..^^^^^gj^, 


'   3o6  AHVALI   t!*  TTàtlk 

<M^»  OjaQ^  e  Tebbe  in  sao-piftere.  R^moaMo  Sder-r 
BÌtaoo  (i)  io  chmma  Arìaao.  Potcta  per  tnidiaiéi^  di 
Ilo  certo  Goiifreéo  n*  ia^adróni  da  li  a  iiqeii  molto  an* 
che  di  Momepeloflo.  Osserva' U  llalaterra(2)  che  qael* 
la  Olita  eda  di  Goffredo  da  GoiitersanQ,  nipote  dello 
•ktM9  Roberto,  perehè  figliuolo  di  una  aóatordla,il 
quale  valóro^Mileiite  V  avea  con  altee  catftdia  ooJaquI- 
alato  séiiza  aiuta-del  duca,  e  però  non  si  credeva  ob» 
bitgaift  a  serrirgU,  come  é  duca  esigeva.  Ma  Fr  ambl- 
ftioà  di  Roberto  non  aolee  gusordare  in  faccia  ùk -m 
p&t^Ék\i  né  ad  amid,  e  perd  gli  tolse  quella  città,  beft- 
ckè  dipoi  gUebt  rendéase  eoa  giuramento  d^omag]^». 
St  può  nondimeno  dubitare  cbe  per  conto  del  tempo 
-SÌ  sia  ingannato  il  Protospata  $  imperesdiè  tanto  il 
Malat^rra,  quanto  Guglielmo  Pugliese  (5)  rapportano 
quatto  fatto,  prima  che  Roberto  imprendesse  V  asse^ 
dio  di  Bari)  a  cui,  siccome  i^blam  veduto,  egli  diede 
principio  neir  anno  precedente  e  continuollo  ancora 
uA  presepte.  Tuttavia  anche  Romoaldò  Salemitauo 
sotto  quest^  anno  rifemce  la  presa  di  M<)ntepeluse 
Idei  di  6  di  febbraio,  cotrendo  V  Indizione  sè^ta. 

(  CRISTO  ia.xix^  Indinone  vii, 
Anno  di  (  ALESSANDRO  U,  papa  9. 

(  ARRIGO  lY,  M  di  Germania  è  di 
I|aUai4> 

Arrivò  in  queat^  anno  ti  giovami,  furore  e  V  av- 
fersione  ooneeputa   dal  re  J!rr^&€Qntr^<^  Betta 

(j)  Romualdas  Salernit  Tomv  VII.  Reiu  ItaU 

(a)  Gaafrid.  Malatcrra  Kb/  a,  cap.  89. 

^  Gjùlhclflju»  Appulas  L  Su.  ^       r-    '  t  '     ' 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  V  11   t>     .MUUX.  AO^ 

raa  mpgHe  (i)  a  trattare  di  sipu^(arla.;  al  gfuil  fine 
adescò    eoo  varie  promesse  Sig^fr^da  arci\^scoyo  ùi 
Magonza,  per  averlo  &vorevole  in  questo  affiire.  Per- 
chè   Doa  V*  era  legittimo  alcua  Ibadam^Q  di  ^ìtotv- 
ùo  s' inorridirono  a  tal  propofizione  gli  altri  vescovi 
e  magnali.  Pertanto  ti  determinò  di  tenere  un  conr 
.olio  in  Magonza^  nella  settimana  dopo  la  festa  di  s.  Mir 
.diele,  dove  si  risolverehl^e  ciò  che  fosse  di  dovere. 
Avvisato  intantiOi  papa  Alessandro  II  df  questo  m9r 
struoso  disegno  del  re,  per  impedirlo,  spedi  suolegi^ 
to   ia   Germania  s.  Pier  Damiani  cbe,  benché  ap> 
presso  dagli  anni  ed  anche  mal  soddis&tto  della  cor- 
te di  Roma,  pure  non  ricusò  di  assumere  questo  fati- 
coso viaggio  ed  impiego..  L^  arriva  del  legalo  mise  in 
costernaàone  il  re,  e  guastò  i  disegni  del  ^ncilio  e 
tutte  le  misure  dell^  arcivescovo  di  Magonza.  In  Fraa- 
cofort  diede  Arrigo  udienza  al  Legato  apostolico  che 
gli  espose  gli  ordini  del  papa  di  guardarsi  da  si  scanr 
dalosa  azione,  troppo  riprovata  dai  sacri  canoni,  e 
obbrobriosa  alla  gloria  di  sua  maestà.  A  tenore  del 
Legato  parlarono  ancora  quasi  tutti  i  principi  di.  quel- 
r  assemblea,  in  guisa   che  per  necessità  e  vergogna, 
ma  sempre    di  mal  cuore,,  Arrigo  smontò  dalla  sua 
pretensione,  dicendo  che  avreUie  fatto  forza  a  sé  stes- 
so j>er  portare  quel  peso,  giacché  non  avea  la  manie- 
ra di  sgravarsene.  Che  da  li  innanzi  passasse  buona 
armonia  fra  esie^  re  e  la  moglie  Berta,,  si  può  ricono- 
Kere  dalP  avergli  ella  partorito  figliuoli  e  dair  avec- 
b  costantemente  seguitato  ne^  suoi  viag^.  Continua- 
va intanto  V  assedio  dLBari^  che  con  gfan  vigore  ve» 
■iva  difeso  dai  cittadini  e  da  Stefano  Paterano  ufiziat:^ 
^X  Lsmberliu  Safoabargemis  in  Chcoi^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


le  speditoti  <dii  Gìit^ntiiìopoK,  ed  aditfo  et  moìUÉ  (^ro^ 
bità  e  taldrev  Ma  tiep()ur  cesJttva  Roberto  per  toiare  è 
per  terra  coh  quante  maccfalti'e  dà  gdetrb  éraoo  allora 
In  tiso^  dìiormerrfdte  la  chfà,adopératida  anche  (ar-^ 
*gfae  ftometsée  fiere  tii^inaiSce,  idttb tiohdiinèì^o  sén-* 
^à  iék  fratto.  Veggeì)t!ò  \  BMtàitiìtW  toro  ^vettia'- 
tote  tanta  osti  udizione  in  ftobdtiò,  e  tbé  la  T«ttova« 
glia  andava  scemando  di  tr<yppo,  s'  ATtisàrono  di  li- 
1»iei[*at^i  ìtk  itHrti  ^[itòniera  dft  tjùé^o  pertinace  netniòo. 
TroVar^st  in  "Bari  un  iicado,  nomo  di  non  oi^dinarìò 
HfdinientOv  c^  presse  V  mstmto  di  tendere  iiisi'dle  al 
duca  l^oberto  e  di  levargli  la  vita  (i).  Altro  non  era 
il  padiglione  d^  étào  Roberto,  che  unabaraic<$a  o  cà- 
'panna  formata  di  travicelli  -e  bircond^ta  da  rami  d*  al- 
beri ff onduli.  Essendovi  V  assassino  finto  uno  de^suoi^ 
verào  la  sera  Aientt'e  il  duca  era  per  andate  ^  céna, 
di'  diuiro  ad  eàsa  caparnnti  ^li  tirò  una  saetta  avvele- 
nata, tihé  gli  toccò  bensì  le  Vesti,  ffià  non  già  il  corpo, 
;bd^bbe  queir  tisiassino  h ibrtnna  di  salvarsi  còlta  fu- 
gk  hell^  éittà:  Sei'Vi  questo  acddentè  per  aprir  gli  oc- 
chi ^  a  Roberta  è  a*  stmi,  i  (jtitali  tòsto  chiamati  i  mu- 
ratori, gli  becero  faliS^ficàre  ùnà  case,  dove  egli  potes- 
se dimoitdlr  tofn  siV^rezzdì. 

A  quest^ahnb  il  Sigonlo  (a)  riferisce  un  concilio, 
tenuto  da  papa  Alessandro  in  Salerno,  al  quale,  oltre 
*  a  militi  vescovi  ed  abati,  intervennero  anche  Gisoìfo 
princìpio  di  quella  città^  RobeHo  Gmécàrdo  duca,  e 
il  conte  fib^^éT^i  suo  fratello.  Ma  né  In  quest'anno, 
riè  in  qufel  luogo  fu  celebrato  un  tal  concilio,  se  è 
"Véro,  come  Ì6  credo,  il  documento  recalò  dalP  Ughel- 

(i)  Guiltielm.  Appaia»  I.a.  Gaufrid.  Malalerra  La.  ci  r. 
(a)  Sigomas  de  Regno  Ital.  I.  9.     ^       \ 

Digitized  by  VjOOQlt 


t  w  ir  o     HLxtx.  209 

Il  (i)  che  è  V  africo  tes^monio  a  noi  restato  dt  qae- 
sta  sacra  adunanza.  Parla  ivi  H  pontefice  del  sinodo  : 
guae  sexto  pohtificàtus  nostri  anno  apud  Meìphim 
celebrata^  èst  in  ecclèsia  beati  Petri  Apostolorum 
principisi  quae  est  ejusdem  civitatis  sedes  eplrco' 
patus^  die  caìendarum  augustarum^  a  cni  furono 
presenti  i  suddetti  principi.  L*  anno  sesto  di  papa 
Alessandro  correa  nel  di  primo  d^  agosto  deir  aono 
1067,  se  pur  egti  contò  gli  anni  dal  di  delia  sua  io* 
tronizzazione.  £  in  Melfi^  e  non  già  in  Salerno,  si 
dice  tenuto  quel  concilio.  Fn  questi  tempi  si  Tivea 
scomunicato  dal  papa  Arrigo^  arcii^escovo  di  Raven- 
na, per  la  cui  riconciliazione  inutilmente  aveva  ado- 
parato  1  suol  buoni  ufi^i  s.  Pier  Damiano  appresso  il 
romano  pontefice.  Peggio  anche  passava  in  Milano  a 
Guido  arcivescovo^  perchè  ErUmhaldo  Colla,  nobi- 
le Kelantissimo,  dopo  aver  ricévuto  da  Roma  la  ban- 
diera di  s.  Pietro,  colle  armi  temporali  gli  facea  guer- 
ra :  del  che  parlano  gli  storici  milanesi  Arnolfo'  e 
Landolfo  seniore.  Ora,  siccome  osservò  il  Puricel- 
li  (2),  neiP  anno  presente  accadde  che  trovandosi  quel 
prelato,  siccome  persona  creduta  simoniaca,  angoslia- 
to  da  tanti  affimoij  ed  oramai  per  le  malattie  e  per 
la  vecchiaia  in  pessimo  stato,  sMndusse  a  rinunziar  la 
chiesa  a  Goti/redo  suddiacono,  uno  degli  ordinarli, 
cioè  de^  canonici  della  metropolitana,  il  quale,  invia- 
lo r  anello  e  il  pastorale  in  Germania,  mediante  lo 
sborso  di  buona. somma  di  danam,  fu  a[)provato  per 
arcivescovo  di  Milano  dal  re  Arrigo,  ma  non  già  dalla 
Sede  apostolica,  la  qàale  fulminò  contra  di  lui  le  sa- 
•  (1)  UgheHiiis  hftl.  6acr.  Tom.  '7.  io  Arefai^isc.  Salcroit. 
«  '     (a)  ?aricellÌQS  4a  Vita  s.  Heriettbaldi  osp.   &9. 

MtKATOat,  TOL.  ZXXT.  1^4 


XI O  ÀJSKALl  O  ITÀLI4 

crie  censure,  e  neppur  fu  accettato  dal  popolo  mtlaoe^ 
se.  Era  seguita  fra  lui  «  Guido  ooa  conTeazioue   ve- 
rìsimiimeote  di  pagare  al  vecchio  una  ragipaevol  peu- 
ftione.  Ma  avendo  Erlembaldo  mosse  i^  armi  anche 
conlra  di  questo  simoniaco  successore  della  cattedra 
ambrosiana^  e  mancando  a  lui  i  mezzi  da  soddisfare 
al   convenuto,    Guido  accordatosi  con  Erlembaldo, 
tentò  di  ripigliare  V  arcivescovato,   e   se  ne  tornò  a 
Milano,  dove  burlato  miseramente   terminò  poscia    i 
suoi  giorni  nell'anno.  1071.   Essendo  morto   senza 
prole  Erberto  conte  e  principe   del  Maine  in  Fran- 
cia,  s' impadroni  di  quella   provincia    Guglielmo  il 
conquistatore,^  duca  di  Normandia,  e  poi  re  d^InghiU 
terra.  Ma  quei  poppli  malcontenti  di. avere  un  tal  pa- 
drone, chiamarono  alla  signoria  di  quegli  Stati  il  mar- 
chese  Alberto  Avuo  11^  progenitore   de'    princrpi 
estensi.  S^  ha  dunque  a  sapere  per  testimonianza  di 
Orderico  Vitale  (i),  che  seri vej^  le   sue -storie   circa 
r  anno  1 1 $0,  che  esso  Erbeito  ebbe  tre  sorelle.  Una 
earum  data  est  ATiTtoni  marcbisio  Liguriae^  cioè 
al  suddetto  marchese  Azzo.  Il  suo  nume  fu  Garsen^ 
da^  siccome  ho  dimostrato  altrove  (2).  Dal  primo  ma- 
trimonio con  Cunegonda  de^Gueifi  avea  questo  prin- 
cipe avuto  un  figliuolo,  cioè  Guelfo  IV^  che  vedre- 
mo in  breve  creato  duca  di  Baviera,  ascendente  della 
real  casa  di  Brunswich.  Da   questo  altro  matrimonio 
€olla  principessa   del  Maine  ricavò'due  maschi,  cioè 
Ugo  e  Folco^  dai  secondo  de^  quali  viene  la   ducal 
casa  d^  Este.  Abbiamo  dunque  dalle  Yite  de^  vescovi^ 


^i>  Ordcficos  Titalis  Hisl.  EccLTib.  4k.  ^ 

^\  Àalifikità  EsUasi  P.  1.  e*p^  il»  .        %  ^ 

Digitizedby  Google  ' 


A   N H   O      laXX.  21  X 

dBXio  alla  litise  del  padre  Mabillooe  (i),  ohe  forte  circa 
^eiti  Umpi  i  primati  del  Itfaine  mittentes  in  ItaHam^ 
^ihonemifuemdam  marchiHum  cum  uxore  etfilia^ 
q^ivocqh^iur  Hugo  ^nirejecmrunt^seque  et  cwi~ 
iatem^  et  totam  simul  regionem  eidem  marehisio 
tradidérunt.  Àodò  il  marchese  Àzzo,  s^  impadronì  di 
UiUo  il  Maioe,  e  vi  lascia  signore  .il  figliuola  Ugo.  Ma 
jiel  1 073  di  nuoyo  s*  impadroni  di  quel  principato  il 
suddetto  re  d^  Ipghilterra  Guglielmo.,  Di  ciò  ho  io 
pgkrlato  più  diffusamente  nelle  Antichità  estensi  (a). 
A  Giovanni  duca  di  Amalfi  (3)  succedette  nelP  anno 
presente  Sergio  suo  figliuolo. 

(CRISTO  MLx^e.  Indizione  vili. 
Anno  di  (  ALESSANDRO  H,  papa  io. 

(  ARRIGO    IV,   re  di    Germania  e  di 
Italia  i5. 


Mancò  di  vita  Gotifredo  Barbato  duca  di  Lo- 
rena e  Toscana,  ma  non  è  si  facile  T  accordar  gii 
scrittori  intorno  all'anno  della  sua  morte.  Bertoldo 
da  Costanza  (4)  la  mette  -  neir  anno  1 069,  succeduta 
nelle  vigilia  del  santo  natale:  nel  che  è  seguitato  dal 
Fiorentioi  nelle  Memorie  di  Matilda  (S),  e  dal  p^dr^ 
Mabillone  (6).  MaXamberto  da  Scafnaburgo  (7),  Si- 

(1)  MabilL  Analect.  T.  111.  cap.  33. 

(2)  Antichità  Estensi  P.  I.  cap.  27. 

(3)  Aaliq.  Ita!.  T.  I.  pag.  211. 

(4)  Bertold.  ConstantiensU  in  Cbron. 

(5)  Fiorentini  Mempr.  di  Malild.  1.  i. 

(6)  Mabiil.  Annsl.  Beqedi<:t.; 

(7)  LambertusScafaab^rgensis  in  Cbrou. 


,y  Google 


ai 2  4iniiLT  n^iTàtU 

jgeberto  (i)^V  Aimaiista  sassone {^>  ed  eltìfi,  a'  qoaìi 
Bderì  il  cardinal  Baronio  (5)  col  padre  p£t^  <4)  b  rf^ 
leriscona  air  anno  presente.  £  se  sì  potesse  eoa  fran* 
«heia»  riposare  sopra  nna  Mfemoria  informe,  lecata 
•dallo  stesso  Fioreolini,  si  doirebbe  credere  Terlinien- 
te  passato  alP  altra  vita  néV  anno  presente.  Ma  non 
sembra  finora  ben  deciso  «questo  punto.  Anche  ta 
brere  Cronica  di  s.  Ytncenzo  éà  Melx  (5)  aJP  anno 
J069  riferisce  la  di  lui  morte.  Vo  io  credendo  deri- 
vata questa  sconcordanza  degli  storici  dair  anno  ehe 
terminava /Colla  vigilia  del  santo  natale,  cominciando 
il  nuovo  nel  di  seguente.  levette  mancare  questo 
principe  nella  notte  che  divideva  V  uno  anno  dalP  al* 
tro.  Presso  gli  storici  suddetti  egli  si  trnova  ornato 
di  molti  elogi,  e  fu  da  taluno  appdUto  Goiifredo  il 
grande^  a  distinzione  degli  altri  duchi  di  Lorena  di 
questo  nome.  Mori  appunto  in  Lorena,  ed  ebbe  se- 
poltura in  Verdun,  con  lasciar  vedova  per  la  seconda 
volta  Beatrwe  duchessa  di  Toscana  e  un  figliuolo  di 
lui  nato  dalle  prime  nozze,  per  nome  Gcmelone^  os- 
sia Goti/redo^  giovine  di  gran  talento,  ma  gobbo^: 
il  ch^  servi  a  lui  di  soprannome  per  distinzione  dagli 
altri.  Ossia  che  vivente  il  padre,  o  che  dopo  la  sua 
morte  si  conchiudesse  P  afiare,  certo  è,  che  fra  que- 
sto giovane  principe,  cioè  Gotiiredo  il  gobbo  e  la 
contèssa  Madida^  unica  figliuola  di  Bouifiizio  già  du- 


(i)  Sijfebertus  ia  Chpon. 

(2)  Anaalisla  Saxo  apmf  Eocardam  T.   I.  Curp.  Hisl. 

(3)  Bdfon.  in  Anna).  Ecclf stast. 

(4)  PagiiH  ad  Aonal.  Baron. 

(5)  Labbé  no?a  BiblloC.  T.  I.  peg,  ^Sr^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  K  o    mt».  ai5 

cfl'-^e  iBtrdiese  di  Totcaao  •  detìd  st^dettii  Beatrice^ 
segtii  matrtinooio  ;  e  tsoi  Vedremo  '  in  breve  questo 
prìncipe  già  s«c«edmo  al  padre  nel  ducato  della  Lo* 
réna,  esercitar  aochein  Itafià  T  autorità  di  dtìca  dì 
Ti^cana  per  ragioiie  di  Mòlilda  sua  moglie.  Non  era« 
DO  per  anche  dtrenuti  ereditari  i  ducati  e  gU  altri 
governi  d*  Italia,  talmente  <!he  le  donne  ancora  tì- 
suece^lesaero^  ma  la  potenza  e  la  costi tuzion  de^  tempi 
avea  già  introdotto  questo  eos^tume.  L^  abbiamo  pari-* 
meote  osservato  in  jédeìaide  marchesana  di  Susa, 
prìndpesta  d**  ^imo  virile.  Tieo  creduto  dal  Guiche- 
non  (i),  che  a  questa  Adelaide  appartenga  una  Me-' 
moria  riferita  dair  Ughelli  (l),  ed  estratta  dalla  Cro«> 
DÌea  del  monistero  di  Fruttnaria,  cioè  la  seguente  :' 
Aimo  Domini  MLX3Ì^  mènse  majo  capta  full  et  in- 
ansa  ctvitas  Aslensis  ab  Alaxia  comitissa  Asten^ 
si':  netta  quale  occasione  il  suddetto  Ughelli  fu  d^av- 
viso  die  Adelaide  facesse  ricevere  a  quel  popolo  per' 
suo  vescovo  Girlemo^  fin  qui  rigettato  dagli  Asti  già*' 
Ili.  Leggeti  una  simH  Memoria  nelle  Croniche  <1'  A- 
sti' (3),  ma  «on  diversità,  dicendosi  ivi ^  che  la  città 
d^  Asti  fu  presa  in  quest^  anno  :  nono  halendcis  maii 
a  comitissa  Aìaxia  ^et  ah  ea  tota  succeitsafuit  de 
anno  MXCI^  decimo  quinto  kalendas  aprilis  ;  et 
eodem  anno'  dieta  cofàiHssa  ohiit  Alassia  e  Adelaide 
seno  lo  stette  nome  ;  ma  te  è  vero  questo  incendio, 
non  dovette  già  questo  entrare  nel  catalogo  de**  suoi; 
elogi.  In  quest^  anno  ancora  diede  fine  a"*  suoi  giorni 

-    ■  \ 

(t)  Guichenoo  Histoire  deUMaitoii  de  Savoie  T.  L 
(2)  Ughell.  Ital.  Sacr.  T.  IV.  io  Kpisco]^.  AtteAs. 
13)  Ckron.  Asttns^  T.  XL  »cr.  Itai  ^^^oogle  ' 


2  I  4  .ANIALI    d'  mUA. 

Cf delfico  duca  »  m^rciies^  di  GtrintU  (i).  SoteTatia 
itddietro  an<lare  udito  col .  goverao  della  .Gartntia 
quello  ancora  d^Ua  Marca  dì  Yeroaa  ;  ma  non  to  di- 
re, s'  egli  godesse  nello  atesso  tempo  di  questa,,  né 
dii  fosse  ora  presidente  d^  essa  Marea.  Ebbe  per  auc- 
cessore  Bertoldo  ossia  Berialfo,  Né  si  dee  tacere  per 
glorja  dell^  Italia,  che  in  quest^  anno  :da'  GugKebmo 
re  d' Inghilterra  e  duca  di  Normandia,  sopranoomi- 
nato-il  conquistatore,  fu  creato  arciTescova  di  Gan* 
torberi  e  primato  deiringhilterra  il  beato  Jjanfranco 
di  nazione  pavese  personaggio  celebre  nella  Storia 
ecclesiastiqa  non  meno  .per  la  sua  letteratura,  che  per 
le  sue  gloriose  azioni.  Appoggiato  il  Sigoaio  (a) .  alle 
Croniche  moderne  di  Pisa  scrisse  che  io  qucH^amio 
i.  Pisani  portarono  la  guerra  in  Corsica  :  del  che  offe- 
si.  i  Genovesi,  con  dodici  galere  andarono  a  bloccar 
la  bocca  di  Arno  ;  ma  usciti  in  armi  i  Pisani,  ne.  pVe« 
s^o  sette  nel  dì  di  s.  Sisto  d^  agosto.  N^D  sono,  in* 
dubitale  colali  notizie.  Gli  antichi  Anaali  di  Pisa  (3) 
altro  non  dicono,  se  non  che  sorse  graa  guerra  fra  t 
Pisani  e  Genovesi.  L*^  avidità  del  commercio,  diede 
moto  air  invidia,  air  odio,  e  poscia  alle  guerre  :frà 
queste  due  nazioni  ;  e  andando  innanzi  ne  vedremo 
de** lagrimevoli effetti.  Neppur  lasciò  passare  Tanno 
presente  papa  Aìes$andro  senza  rivedere  la  sua  di-^ 
letta  chiesa  di  Lucca,  dove,  secondo  le  memorie  alle- 
gate da  Francesco  Maria  Fiorentini  (4)9  a«l  di  6, di 

(1)  Lambert.  ScafDaborgensis  in  Cbron.  Annalista  Sazo 

apad  £ccardam  T.  1.  Corp.  Histor. 
(a)  Sigonius  de  Regno  Itti.  1.  4* 

(3)  Anaal.  Pisani,  T.  VI,  Rcr.  Ital^ 

(4)  Fiorentini  Memorie  di  Matilda  ^*>»^f-^^AT^ 

^  *  edbyV^jOOQlC 


à  V  F   O      MLXX.  31 5 

cUobre  solennemente  consecrò  la  cattedrale  di  s. 
Uartino,  nuovamente  fabbricata  in  quella  città,  e 
confermò  i  pritilegi  a  quel  vescorato. 

V  ha  chi  crede  che  in  quest^  anno  giungeste 
Roberto  Guiscardo  duca  ad  insignorirsi  della  capi- 
tal della  Paglia  cioè  di  Bari  (i).  Già  cominciaya  ad 
assottigliarsi  forte  la  vettovaglia  in  quella  città,  e  Ro- 
berto pia  che  mai  si  mostrava  risolato  di  forzarla  a 
cedere.  Spedirono  perciò  que^  cittadini  un  mésso  a 
Costantinopoli  con  lettere  compassionevoli  a  Roma-- 
no  Dhgene  imperadore  per  implorare  soccorso.  Né 
lo  chiesero  in  vano.  Romano  messa  insieme  una  bao* 
na  flotta  di  navi  con  soldatesche  e  viveri,  ne  diede  il 
comando  a  Gocelino  normanno,  che  disgastato  e  ri- 
bello del  duca  Roberto,  era  alcuni  anni  prima  pas- 
sato alla  corte  imperiale  d^  Oriente,  ed  avea  fatta  ivi 
gran  fortuna  colla  sua  bravura.  '  Tornato  il  messo  a 
Bari,  e  segretamente  entrato  rimpiè  di  allegrezza  quel 
jjprima  operato  popolo  colP  avviso  del  vicino  aiuto^ 
e  loro  ordinò  di  stare  attenti  per  far  de'  fuochi  la 
notte,  albrchè  si  vedesse  avvicinare  la  flotta  dei  Gre* 
ci.  Ma  s*  afiìrettarono  essi  di  troppo.  La  stessa  notte 
cofDtnciarono  ad  accendere  de'  fuochi  nelle  torri  e  in 
altri  siti  della  città  :  il  che  ossarvato  dai  Normanni, 
servi  loro  d' indizio,  che  aspettassero  in  breve  qual- 
che aiuto  per  mare.  Per  buona  ventura  il  contt  Rug^ 
gieri  alle  premurose  istanze  del  fratello  Roberto  era 
anch'  egli  dalla  Sicilia  venuto  a  qaelP  assedio,  me- 
nando seco  un  poderoso  naviglio.  Fu  a  lui  data  com- 
mission  di  vegliare  dalla  banda  del  mare,  né  passò 

(i)  Gaufrid.  Malalerra  I.  a.  cap.  4^.  Gailielm.  Àpa- 
l«.1.3. 

Digitized  by  VjOOQIC 


multo,  che  sì  videro  da  luxigi  molti  iaDali^  &£gni*  lu^. 
dubitati  di  navi  che  venivano    alla  volta  di  Bìm;ì.  AW* 
lora  r  intrepido   Ruggieri^   imbarcata  la  gente    su3|^ 
con  leonina  ferocia  volò  incontro   ai  Greci,  i  quali 
credendo  che  i  Baritani  per  i**  allegrex»  veniiiero   a 
riceverli,  non  «i  prepararono  alla  difesa.  Andarono  i 
Normanni  a  urtar  si  forte  ne'*  legni  nemici,  che  una 
delle   navi  normannej  ^Lov^  ef^np   ci^nto  cinquanta 
corazzieri  si  rovesciò,  e  restò  cogli  uomini  preda  del^, 
r  onde.  Ma  il  valoroso  Ruggieri  adocchiata   la  capi- 
tana, perchè  portava  due  ianali,  andò  a  dirittura  ad 
investirla,  e  la  sottomise  oonùv  prig^oi^e  il  jj^enerale 
Gocelino,  che  poi  iuogamei(i(e  macerato  in  pna   pri-, 
giona,  quivi  miseramente  morL  Questa  presa,  e  Tave* 
re  aSundata  un^  altra  ^ave  da'*  Greci,  mise  it^  rotta  e 
fuga  tutto  il  rimanente  con  gloria  singolare  •dfk  Nor- 
manni, che  in  addietro  non  s^  erano  mai  avvifati   di 
e$$&t  atti  a  battaglie  navali,  e  cominciarono,  alloca  ad 
imparare  il  mescere.  Ne  di  piò  vi  voUe,  perchè  i  cit- 
U^ìtà  di  Bari  trattassero  e  concludessero  la  resa  del-  , 
la  città  al  duca  Robeito  che  trattò   amorevolmente  < 
imn  solo  essi,  ma  anche  la  guarnlgion  greca,  e  il  lor; 
generale  Stefano^  con  rimandar  poi  tutti  e;isi  Greci 
liberi  al  loro  paese.  Sereramentf  in  quest'^a^n^  op* 
pure  nel  seguente,  Roberto   Guiscai:do  facesse  cosi 
importante  conquista,  si  è  disputatoi  fra  gU  eluditi. 
Chiaramente  scrive  Lupo   Protospata   (i),  eh*  egli 
entrò  vittorioso  in  Bari  J9el  di  i5  d'  aprila  delP  anno . 
10.71,  e  a  lui  si  attiene  il  pa4re  Pagi  (2),   con  osler*- 
vare,  chei  per  testimpnianza  di  Guglielma  {)0gliese9. 

(1)  Lupus  Protospata  in  ChruDÌco. 

X^)  Pagius  iaCfit.  ad  Aoual.  Baron.  : 

^^  DigitizedbyVjOOQlC 


1  rw  b  ^HUtìt.  ai7 

ddrò  ire  tmniifaéi^  Msediò^  e  cbe  per  c'onMguem* 
e««o  (io?eete  aver  primeipio  aell^aimò  106$,  €ba-» 
frcdo  Makferra  (1)  aif  iaoontro  schive,  che  Bari  l^en« 
ne  «Uè  naain  di  Boberfa  neM-  anno  presente  lo^o,  e 
Caindlo  Pellegrìm  (ti;)  ti  sottoterme  alale  opirà)iie; 
Stilnò  il  padre  Pa^  poco  sicura  la  Cronologia  del 
^akterra,  Moza  oaaerfare,  die  non  è  dì  wtgliof  tem- 
pera queUtt  di  Lupo  Pretospàta,  dacché  troviamo  dk 
essa  storico  poÉtictpiia  di  un  aoao  la  caduta  dal  tro- 
no di  Romano  Diogene  angoéto.  Anciie  Bomoèldcft 
Salernttano  i^lla  Cronica  tiua  (S)',  lìceonie  ]»tti)ora'  hi 
Croiaichelta  amalfitana  (4)  mettono  sotto  f}uest*«tino 
la  presa  di  Bari.  Tuttavia  T  autorità  dell'Ostiense  (5) 
sembra  beitaate  a  decere  questo  punto;  cbèé  pet^ 
suadersi  dkt  verameate  neli^  anno  seguente  il  vitto* 
rioso  Bioberto  dopo  un  dsèdio  é^  citca  guattra  on- 
ni  mettesse  il  piede  in  Bari.  Vedremo  in  breve  eie' 
eh**  egli  ne  dice.  Vennero  ia  quest*  anno  a  Roma  per 
attestato  di  Lamberto  ^))  gli  arcivéscovi  di  Magonza' 
e  Colonia,  Sigejredo^  ed  ^nnonei,  ed  Ermanno  ve-  • 
scovo  di  Bamberga.  Probabilinente  ci  conta  favole 
quello  storico  oon  dire,  che  Ermanno  accusato  di  si- 
monia, con  preaiosi  regali  place  il  papa.  Alessandro, 
pontefice  di  rara  virtù,  aon  era  personaggio  da  la- 
sciarsi in  tal  guisa  sovvertire.  Ag^an^  quello  stori- 
co, che  a  tutti  e  tre  poi  fece  esso  pontefice  un^  acer- 

(i^  Mal&lerra  lib.  2,  c^p.  43* 

(2)  Peregrin.  Hist.  Pr.incip.  Langobard..  .  ! 

(3)  Romualdus  Salernll.  Chron.  T.  VII.  Rer.  Ital. 

(4)  Àntiquil.  Ital.  Tom.  I.  piig.  2i3.  « 
^)  Leo  Ostienns  Hb.  L  3.  e.  3o. 

(6)  Laabertm  ScaXoaborgea^  in  CSucùta 

Digitized  by  VjOOQIC 


htk  ripr^Btione,  perchè  simoiNactmiMife  Tendeatepo 
gli  drdibi  sacri.  Non  dotea  per  anche  Annone  arciiFe- 
scovo  essere  gianlo  a  qndla  santità^  di  >  coi  partano 
gli.  storici  de^  secoli  sassegnenti.  Era  io  questi  tempi 
OD  gran  faccendiere  Gregorio  vescovo  di  Yercelli,  e 
tanceUìere  di  Arrigo  lY,  m  di  GeHnama  e  d^  Itriia. 
Da  lui  ottenne  egli  nelP  anno  preaente  Tari  casali  pò- 
ftì>  nel  cootado  di  Tercelli  per  la  sua  fhiesa  (i),  con 
esser  ivi  espresso  donato  ancora  servitium^  guod  per* 
imei  ad  comUalUm  :  il  che  fa  intendere,  che  si  anda- 
va seot^^repiù  pelando  e  snmmeodo  P  autorità  e  il 
provento  spettante  ai  conti  governatori  delle  cttlè, 
dimodoché  a  poao  a  poco  si  ridusse  quasi  in  nnttaiil 
distretto  di  esse  città,  e  la  signoria  de^  conti  urbani. 
Ma  dacché  si  misero  iti  libertà  le  stesse  città,  colla 
forza,  siccome  vedremo,  ripigliarono  e  sottomisero  al 
loro  dominio  non  meno  i  conti  territoriali,  ed  «Atri 
nobili,  possidenti  castella  indipendenti  dalla  lor  giu- 
risdisioue,  ma,  strerò  le  moni  anche  alle  castella  posr 
sedute  dalla  Chiesa. 

(  CRISTO  vLxxi.  Indizione  IX. 
Anno  di  <  ALESSANDRO  II,  papa  ii. 

(  ARRIGO   lY,   re  di  Germania  e  di 
Italia  16.  ' 

L^intruso  e  simoniaco  arcivescovo  di  Milano  Goti^ 
fredo^  giacché  era  stato  rigettato  dal  popolo  (a)  con 
molti  suoi  fazibnarii  andò  a  ritirarsi  in  Castiglione, 
castello  pel  sito  montuoso,  per  le  mura  e  torri,  e  per 

(i)  Antiqnit.  Italie  Dissert  aS,  p.  73S. 

(a)  Arnolf.  Hislor.  MedioUneof.  U\).  ^,  cai.  • 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  n  n  a    Mxjcn.  ^19 

tltre  fcrtifieMkmi  credalo  «Mora  iii«8ptigiiabH«,  ^^^ 
Tenti  miglia  lon^dtMfiacvo.  Ne  aseiva  spetto  la  tua 
gente  a  proT?edeHi  di  TiTeri  alle  tpete  de^  oenfinen- 
ti,  col  comtDettere  aaooni  tton  p^bi  atndsecaaeieoft. 
Non  roleodo  il  popolo  di  Milaao  tollerar  pia  qaetto 
aggravio,  misero  ^ieme  un  eterciio,  e  con  totlo  ftl.-bi*» 
aognevole  passarono  ad  assediar  quella  roeoa,  risoluti 
di  liberarsi  da  quella  Tessaaione.  Mentre  dorafa  nn 
Ide  assedio,  o  accidentelmeinte,  o  per  opera  di  qoal- 
ohe  scellerato,  si  attaeoò  il  fuoco  io  Milano  in  tempo 
appunto  che  soffiata  un  gagliardissimo  Tento,  nel 
di  1 9  di  marco  deir  anno  presente.  Fece  un  ^nrilnf 
gnasto  r  incedio,.ridQeenda  io  un  mucchio  di  pietre 
una  quantità  immensa  di  case  ed  anche  di  «acri  tem* 
pli,  fira  i  quali  soprattutto  fu  deplorabile  la  rovina 
della  basilica  di  s.  Lorenzo,  una  delle  piò  balte  d^  I- 
lalta,  di  maniera  che  Arnolfo  storico  esclamò  eon  dive: 
O  Temphun^  cui  m$Uum  in  mundó  simile  \  NeUe  sto* 
«le  milanesi  questo  orribile  incendio  si  vede  appella- 
to il  fuoco  di  Castiglione,  A\V  avviso  di  si  fiera  ca« 
lamità,  la  maggior  parte  dei  Milanesi  ohe  erano  al- 
r  assedio  di  Castiglione,  corse  alla  oiftà  per  visiti» 
le  sue  povere  famiglie:  del  che  accortisi  gli  assediati) 
e  cercato  qualche  rinforzo  d^  amici^  dopo  pasqua  le*  - 
oero  une  .vigorosa  sortita  addosso  ai  pochi  rimasti  a 
^leir  assedio*  Ma  Erìembaìdo  con  ul  valore  sosteo** 
ne  gli  assalti,  che  furono  d;>bligati  a  retrocedere.  D^ 
|]K>  di .  che  GUnifredo  non  veiggendesi  più  sicuro,  si 
fece  condurre; altrove:. con  che  cessò  la  guc|rra coatra 
di  quel  castello.  Essendo  poi  mancato  di  vite  in  qua* 
sta  medesimo  anno  il  veeohìo  arcivescopo  Guido^ 
Erlembaldo  andò  disponendo  le  cose  per  &r  eleggere 

Digitized  by  VjOOQlt 


BOii  mai  aeeettAreUsiittoaiaco  CUltìimdo  ;  e  proèufòr 
che  da  Aoma  ir«aUse  un  Legata  pe^  dar  maggior  pe^ 
sa  a  lab  «Mone.  Avea  V  infatkabH  alMte  di  Bfonttf 
GtMiBOti^iÀdSarfo^già  compinta  la  iibbrìca  ddla  sua 
loagttfiiea  baailìaa.  (iK-e  <ksideraadk>  «y^  fionscerarla: 
<!9a  ifpeGial  ooore^  tofàtò  a  tat  fuozkma  ii  bnoii  pupa* 
^iessaadff»,  €im  con  maocò  d^  aodarviw  Incradiisìle  fa 
ìl,f$m(^$tìt^'^  popoli  a  qttdb -diVota  solenttità.  :  Fraf  v 
f^  $kri  v«  #i  Q(int$F<mo  died  arciveacovi,  quaranta-' 

^^iM^rua'SiM  igKnaio^  -e  Bainolfii^.ivm  4et«llo,  Gi*^ 
^|/^  principe  ók  Salenia  co^  ««#1  fratelli,  Landolfè 
pjtimipe  ^  BeneiH»l^  Sergia  cktea  di  NépUì,  «  iSer*- 
gÌ0  i^iM4  di  Sorraoto.  ^ttm  éme  Róbertus  Panor^- 
rm^  40  tempmre  oppugnaimt^  ideoque  iantae  so^ 
l09mitnU  iater€*se  non  potuti^  come  scriva  1^  Ostini^' 
ae.  Sepà  1$  suddetta  «QosecnMÌaae  nel  pnaoo  giorniàìi 
dit  ottobri,  e  p^iò  questo  passo  dall^  Ostiaoae  ci  deo 
coBVMEW^re  ohe  »eU?^  auno  presevi tey  e  non  già  neli 
ptfoadenta  10^9^  giitTAndé  ài' duca  Eoèertb  la  do*-I 
vialos^  ed  ianportabie  «ittà  di  Bari,  e  che  per  booie-l 
g^«Qte  sana  seorretti  i  testi  delMalatem  e  di  Ro-i 
milildp  a»^rAi|la|lQ.     ....         f..  .      > 

:  :Hmé:  dunque  a  sapere  4  cbe  appena  siiu  impa»» 
dnaMÌiO!  U:  ducti: suddetto  di  quella  città  neU'  apnlf> 
del  i^reteaie  «noo^  ed  ebbe  dato,  sesia  a  .qod  goren^t 
xiQ,.eWfìet  le  isiaaee  de)  conte  Ruggieri  suo  fiatelly^t 
a  ott  era  ^ritBoipaliaeDte  dovuta  la  gloria  di  una  isì  t 
c<«quisla,  egU  si  di»poae  :a  passare  ìu  Cicilia,  pècfòr^* 
ipaìre  T  assedio  di  Palermo^  eapitale  di  queir  is^  ìbk 

:  (t) JUaOitkostsIibfiàtfp*  3o. 

k  DigitizedbyVjQOQlC 


■A  »    H    O     ULtXZ.  Hiaì 

éigat.   Le  dUseotioot  e  guerre  eitrilfr  inserte  ^  gK 
stessi  Ittori)  obe  aveano  in  addietro  fKdliteCo  e  llitg- 
gieri    il  coiiqm^ter  Wi   fH>n  prico  paese,  ammarotoo 
-niaggiorttiente  i  due  normanni  eroi  a  leotar  eoti  belfe 
impresa,  per  aoereseerein  uno  stesto  tempo  il  lort> 
dominto,  e  liberar  dal  gk>go  samoenìco  quetl^  aiitieintf- 
sima  edilliutre  eittà.  Lo  iteiso  Malaterra  (i)^  da  eoi 
«OD  di$oorda  Gogtieimo  pngKete  (3),  aftetta  ohe  tio« 
ber£o  dopo  b  presa  di  Bari,  brei^i  Uerwn  expeditio- 
nem  versus  Sai^rnum  swnmo^tì^  e  che  essendo  di* 
morata  ne'*  mesi  di  giugno  e  loglio  in  Otranto  peri- 
re i  preparamenti  della  lìnora  guerra,  si  portò  dipoi 
a  Reggio  di  Calabria,  e  indi  passò  in  Sieitia,  fingendo 
4i.  voler  andare  contro  V  isola  di   Malta,  k  tal  fide 
sbarcò   a  Catania,  dove  si  trova  vai!  conte  Ruggieri, 
^  città  che  seconda  P  Ostiense  (3)^  fix  da  loro  sottomes- 
sa in  quest^  anno;  ma  poi  con  tutte  le  for^e  di  terra 
edi  mare  eccolo  piombare  addosso  alla  città  di  Palermo, 
assediandola    da  tutte  le  parti.  Anche  la  Cronichetta 
amalfitana  ha  cbe  il  Guiscardo  dopo  aver  preso  Bari, 
inde   mo0€7is  exercitum  in  SisiUam  ire  preparawt 
(  lorse  properavà  }  ohseditque  Panormum,  V  anno 
fu   questo,  in   cui    la  nobilissima  casa,  appellata  pei 
d'  Este,  vide  uno  de^  suoi  prìncipi  stabilite  in  uno 
de^  primi   gradi  d^  onore  e  di  poienaa  in  Germania. 
Grià  dwemmo  ali*  anno  io55,  che  Gu€^fo  /f^,  figlino- 
lo del   marchese  Alberto  A%%o  II 0  A  Cunegonda 
àe'*  Guelfi^  fu  chiamalo  in  Isvevia  a  prendere  Tipapra 

(1)  Malaterra  lib.  a,  c»p,  43* 

{2)  GuiUelmos  Apulas  I.  8. 

{%)  Leo  Ostiensif  lib»  3.  ct»p.  16^  -     /       ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


U22  AMtk^l   D    IVAUA 

eredkà -d«^(>i:ìacipi  guelfi  (x),mi5tfi5wt  Ilaìkan  ìegatis 
,ààhni'b^Bk9ky<M  »ua  naateroa.  A^caddo per  testimoDiaiif- 
<%a  di  Bertoldo  da  Costi^nza,  (af),  di  Lamberto  (5)  e 
.d^  altri  acrittori^  cbe  Ottone  dmc^^x  Ba?iera  néirau^ 
no  precedente  si  ribellò  contra-el  re  Arrigo,  e  per 
.  qcieata  cagione  si  espose  ad  uu^  aspra  guerra.  Af  ea 
Guelfo  lY  .spo$ata  una  figliuola  d^  esso  duca;  però 
coU^  armi,  e  in  quante  altre  maniere  potè,  ajutò  per 
un  p^zzo  il  suocero.  Ma  forche  vide  andare  a  preci- 
pizio gli  affari  di  lui,  p^nsò  ai  casi  proprii,nè  rispar- 
„niiò  oro  ,  arguto  e  beni  allodiali  affine  di  ottenere 
dai  re  ^uelP  insigne  ducato,  maggiore  allora  èk  gtan 
lu|iga  che  oggidì.  Infetti,  per  valermi  delle  parole  del 
f.nddet|o.  Lamberto  e  delP  Annalista  sassone  (4)9  per 
interposizione  di  Rodolfo  ducaci  Svevia,  cognato  del 
ré  Arrigo  fVeffinr  ilhutris^  acer^  et  helUcosm^fi^ 
Jius  Avuonis  tnarchioms  lialorum^  ducatum  BasH»" 
rif^  su^cepU.  ,Da  que^CQ  principe  che  fece  tanta  fi- 
gura e  cotanto  si  segnalò  neU e  guerre  di  questi  tempi, 
vieoea  diiòttur^.  lai  linea  estense  guelfa  dei  duchi  di 
Brunswich,  Lunebur go,  e  Wulfembuttel,  che  all'  elet- 
jtorato  germanico  og^  unisce  la  corona  del  regno  del- 
la gran  Brettagna.  Così  il  marchese  Alberto  A%%o  li^ 
tuttavia  ^viv^ote,  vide  stalùlita  ed  innalzata  in  Germa- 
nia. 4a«yice|idenza  sua,  la  quale  pur  tuttavia  gloriosa- 
.nij^nte;^  matHie«)ee  fiorisce  anche  in  Italia  neir  al- 
tra linea  de*,  marchesi  di  Ette  duohi  di  lAodena,  ee. 
discendente  da  Folco  marchese,  firateUo  del  medesi- 

(i)  Àbbas  Uspergensis  in  ChroD. 

(a)  BertoMos  Costantiensis  in  CbroD. 

(3)  Lambertos  ScafnabargcBsli  in  Chron. 

(4)  Àaoalifla  Saxo  aptul  Elccurdum  T.  1.  Carpitisi/ 

Digitized  by  VjOOQIì: 


▲  HI»  o     msjxt.  àa5 

BK>  daca  Guelfo.  Oltre  a  quesf  anno  non  arrtrò  la 
▼Ha  di  Domenko  Contarono  doge  di  Tenexia  (1)9  ed 
in  suo  luogo  fu  aitato  al  trono  ducale  Domenioo  SU- 
ìhOj  e  col  Gonfalone  dato  gli  fa  il  posiesào  della  dt^tà. 

(  CRISTO  aouity  Indizione  x. 
Anno  di^  ALESSANDRO  11^  pa^a  12, 

(ARRIGO  lY^  re  di   Germania  e  di 
Italia  17. 

Portò  opinione  Girolamo  Rosai  (a),  seguitato  an- 
cfae  in  ciò  dair  UgKelii  (5),  che  Arrigo  arcivescovi 
di  Ra?enna  desse  fine  alla  sua  vita  nelP  anno  1070. 
Il  cardinal  Baronio  (4)  credette,  che  nelP  anno  prev 
sente.  Ma  più  probabile  a  me  sembra^  che  prima  di 
«pest^. anno  egli  sloggiasse  dal  mondo; perciocché  sapf 
piamo-ch^  essendo  morto  scomunicato  esso  Arrigo  (5>, 
e-  trovandosi  ~  il- popolo  di  Ravenna  incorso  in  molte 
censure,  papa  Alessandro  giudicò  bene  d^  inviar  co^ 
là  s.  Pier  Darmano  ravveonate  di  patria^  tuttoché 
avanzato  forte  nella  vecchiaia,'  per  dar  sesto  a  quella 
sl^  sconcertata  chiesa»  Y^  andò  il  santo  uomo,  fu  con 
grande  allegria  ricevuto,  riconciliò  tutto  quel  popolo, 
e  dopo  aver  trattato  d^  altri  afiari,  si  rimise  in  cammi^ 
no.  Ma  appena  giunto  ad  un  monistero,  posto  àiori 
della  p(^ta  di  Faenza,  quivi  fu  preso  daUa  febbre  che 
ogni  dì  più  invigorendosi  il  fece  passare  a  miglior  vi* 

(i>  Dandttt.  in  Chroa.  T!  12.  Ker.  Ita!. 
(2>  Rubens  Hist.  Ravenn,  lih.  5. 

(3)  Ughell.  ItaL  Sacr.  T.  2.  in  Archkpisc.  Raveiuw 

(4)  Bdrua.  ia  Aauales  Ecclesia«t. 

(5^  Acta  Saaut.  Bollaud*.  ad  diem  a3  £cbra»ciL 

Digitized  by  VjOOQIC 


I 

L 


034  AJfirALl:    D^  ITIlMÀ  - 

ta  net  4i  aa  <lt  febbrajo  delP  anno  {>rès«ote  (i).  Qae-^ 
sii   TÌaggi   ed  azioni^  esigendo  tutti  del  tempo^  a  mie 
laano  credere,  che  almeno  nelF  anno  precedente  io 
jconanicato   Atrrigo  cessasse  di  TÌvere.  Fu  poi  sosti* 
toito  in  suo  luogo  per  elezione  del  re  Arrigo  Giliberto 
dianzi  suo  cancelliere  in  Italia,  uomo  pieo  d'*ambizione 
e  nato  per  flagello  defia  Chiesa  di  Dio.  Papa  Alessandro 
.die  «sai  ne  conoscerà  Jo  spirito  turbolento ,  mal  vo- 
lentieri  condiscese  a  consecrarlo;  ma  secondochè  sta 
scritto   nella   Vita  d^  esso  pontefice  (2),  gli  predisse, 
xlie  dalla  santa  Sede  riceverebbe  il  gastigo  delle  sue 
Voglie  ambiziose.   Ho  detto    che  Dio  chiama  a  sé 
8.  Pier  Damiano!  debbo  ora  aggiugnere  che  mancò  in 
Ini  un  gran  lume  ed  ornamento  della  Cristianità,  mer- 
cè della  scienza  e  del  raro  zelo,  che  in  tutte  le  azioni 
%ue  si  osserrò  e  tuttavia  si  osserva  ne^  libri  suoi,  vivi 
testimoni  ancora  di  un  felicissimo  e  piissimo  ingegno, 
iiet  quali  solamente  si  può  desiderare  pia  parsiiÉioniè 
nelle  allegorie,  e  più  cautela  in  credere  e  spacciar  fan-'- 
ie  visioni  e  miracoli,  alcuni  de*  quali  possono  ahche 
•ftir  dubitare  dei  veri.  Alziamo  da  Arnolfo  storico  roi^^ 
lanese  (3)  di  questi  tempi,  che  nel  presente  anno 
per  cara  di  Erlembaldo^  capo  in  Milano  della  fhzio* 
he  opposta  alla  s^Bionia  e  alP  incontinenza  del  clero, 
alla  presenza  di  Bernardo  legato  della  Sedia  aposto^ 
lice,  e  nel  dì    deH^  epifania,  fece   eleggete  dai  suoi 
parziali  arcivescovo  di   Milano   Attorte^  oisvà   A%to^ 
tantammodo  clericum^  ac  tenera  aetate  jawencuìum^ 
invito  clero^  et  mullis  ex  populo.  Perchè  questo  no- 
li) BerloM.  GostantieRsis  in  Chron. 
(a)  Nicol.  Cardinal  de  Aragoma  in  Vita  Alex.  If.  Papae. 
(3)- Arnulfus  BiM.  Mediolanens.  I.  3.  e.  aS. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir    V    O       KLXXII.  125 

r^Xo  arcìrescovo  Tenne  poi  approvato  da  pipa  Gre- 
gorio V.Il^  il  Poricellt  fu   d** avviso  eh'  egli  noti  po- 
tesse avere  sì  poca  età,  come  suppone  Arnolfo,  il 
qual  pure  era  allora  vivente,  e  scrìveva  di  questi  fatti. 
Ma  oltre;  ai  potersi  dire  che  juvenculas  non  vuol  di- 
re età,  che  escluda  il  vescovato,  le  scabrose  congiun- 
ture d^  allora  dovettero  giustificare  l'  aver  eletto  ar- 
civescovo chi  si  potea;  perchè  i  più  saggi  ed  attem- 
pati veiisimilmente  fuggirono  una   dignità  accompa- 
gnata dai  pericoli  di  disgustare  il  re,  e  d^  incontrar  la 
persecuzione   della  fazion   parziale  del  re  medesimo. 
Infetti  poco  durò  T  allegrezza  di  Attooe^  Mentre  egli 
passava  co''  suoi  ad  un  lauto  convito,  cop  cui   si  vo- 
leva solennizzare  1!  aicquisto  di  si  riguardevole  mitra, 
fa  in  armi  la  fazione  contraria^  ed  entrata  nel* palazzo 
tnisé  tutto  sossopra.  Si  ndscose  Àttone  a  questo   ru- 
more ,  ma  scoperto  e  preso,  fulndegnàmente  tratta- 
to anjshe  con  delle  percosse*  E  ie  volle  salvar  la  vita, 
^1i   convenne  salire  in  pulpito  nella  chiesa,   e  con 
alta  voce  rinunziare  all'  elezione  fatta  di  luì.    Si  na- 
tttosero  tutti  i  suoi  fautori  :  il  Legato  apostolico  ^n- 
eh"  egli  corse  gran  pericolo,  perchè   gli  furono  strac- 
date  le  vestì,  laonde  malconcio  si  sottrasse  alla  furia 
del  popolo.  In  tal  confusione  era  la  città  di  Milano. 
«Gotìfredo  ed  Attone  fuori  di  Milano  non  consecrati, 
e  senza  goder  le  rendite  della  chiesa,  gran  tempo  stet- 
tero campando  del  proprio,  e  chiusi  nelle  lor  case  di 
4:ampagna.  Intanto  si  tenne  in  Roma  un  concilio,   in 
cui  venne  approvata  V  elezione  di  Attone,  e  scomu- 
nicato Golifredo. 

K^}1'  agosto  deir  anno  precedente  fu,  siccome  di- 
cemmo, intrapreso  V  assedio  di  Palermo  dagl'  invitti 
Krp.' TOBI.  ver.  xitxv.  ^      ^^ 


a 26  àxauod  D*iTàUA 

due  fraMU  normaont  B&herio  e  SuggierL  Seguirono» 
xpolli  assalì  e  fitttì  d'*  armi  lotto  qoelh  ^ttà.  Veoo^ 
anche  io  soccorso  àe*  Palermttani  un  j^osao  rioforso 
di  Mori  (i);  ma  imb  aitentasdosì  coloìro-di  assalire 
per  terra  V  esercito  crìstiatto,  vollero  tentar  la  loro 
lortuna  per  mare.  6r  iotrefÀdi  Normanni  accettaro* 
uo  la  sfida,  e  nella  battaglia  navale  menarono  cosi 
Ì>eo  le  mani,  che  riuscì  loro  di  prendere  alcune  delle 
navi  moresche,  altre  ne  aibndarono,  e  il  restante  di 
esse  fu  costretto  alla  fuga.  Dopo  cinque  mesi  duxiqua 
di  faticoso  assedio,  Roberto  foce  dare  un  di  due  fu-* 
xiofi  ma  finti  assalti  da  due  parti  alla  città  nuova 
posta  nella  penisula  ;  ed  egli  allorché  vide  bea  tmp<$* 
guati  i  cittacSni  ideila  difesa  di  que^  due  siti,  diede 
€0^  suol  uaa  scalata  ad  uà  altro  stto,  e  fortunatameo* 
te  ,v^  entrò  coliai  toft  gente.  Rkiraronsi  perciò  i  Pa« 
termite  ni  e  Mori  nella  vecchia  città,  e  conoscendo 
che  non  v**  era  più  speranza  di  resistere  a  questo 
torrente,  la  mattina  seguente  i  pr&matì  dimandarono 
di  capitolare.  Cioè  esibirono  la  resa  della  città,  pur-^ 
che  ai  Musulmani  (  e  taK  doteano  essere  quasi  tut^ 
allora  quei  cittadini  o  Siciliani,  o  Mori  )  fosse  per-»' 
messo  di  vivere  liberamente  nelfa  loro  legge  maomet-»* 
lana.  A  braccia  aperte  fu  accettata  la  loro  esibizione 
«olla  condizione  suddetta,  honde  i^  duca  e  il  conte 
vittoriosi  presero  il  possesso  di  quelk  nobil  ctttày 
jaon  già  nel  mese  <^  giugno,  come  ha  lì  testo  scor^ 
yetto  di  Lupo  Protospata  (»),  ma  bensì  nel  d»  io  d» 
genniiio  deir  anno  prese nte,  e  dopo  soli  cinque  me^ 

^i)  €uil1elni.  Àppultts  I.  3,  MftltttHirra  ta,,e..45L 
Ì2)  Lupus  Pcolosfiala  iaChwn.    ,,,,,,,, Google 


A  m  w  ^    «unni.  H2y 

é*  aMedb;<M>iiM  lui  V  Aoooino  baroite  (i),  eoa  €m 
¥s  d^  aoo^rdo  Ronojild«  sakernitaito  («K  DMb  £poi 
fioberlo  Guitcardo,  M^ndochè  taiciò  fcritto  limone 
OsUmite  (3),  r  t(i7«tftit«ra  di  toU»  U  SioUta  «1  c<mfee 
Rti^iert  toa  fetitUo,  i^n^do  ooodmena  m  mio 
poierà  h  m«rà  di  P«l«ri»o  «  ^  Hetwflu  Na  pter  quMK 
to  of serrò  V  abita  Garusi  (4),  iH^le  Merico  deU« 
cota  di  Sicilia,  i»  qutMo  «Itimo  paot6  MH  ai  appota 
al  vero  V  Ottienae,  perchè  Rakeit»  si  fia«rfà  SI  pie«> 
no  domitiio  delle  suddette  doe  eiità,  e  il  resto  cob^ 
cedette alfrati^*  La  GroniebisUa  anaalfilasar  (S),  cké 
air^tmie  segttepte  rUeris^e  la  oonquista  di  q«aUa  cìt« 
^*i  aggififiie  che  U  Gniscardf^  di  ioolà  portò  a  Troia 
rwl^  pena>  di  ferro  ^  molte  colomse  di  aMTase  eo^  lor 
capitelli  io  segno  della;  s^  wiv^i»*  Ci  acacrtano  la 
Memorie  diala  dal  Fiorentifii  ij^  obe  ia  qwe^^  ans- 
ilo ancora  :pa^  Alessandro  tQ^oraò  in  Locca  oe( 
mese  d^  agosto,  e  aai  Ire  9es«i0»tì.  Yadesi  parioieii- 
te  un  placito  (7)  tenuto  da  Jhati^ke  étu^ssa  <M 
Toscana,  e  da  MaUdda»u%  figliuola  nel  territorio  di 
Gbinsi:  arma  dùmintcoé  Jmc^rnatìonii  miìksimo 
Sepiua^ima  secando^  ^pUma  iim  junii^  Jadictio-^ 
ne  deeinu^  >al  cpale  tnterfenneno  i  due  conti  di 
CMusi  Rinieri  e  Bernardo  eoi  ireacovi.  di  Chiusi  e  di 


|i)  Anooymu*  Bareosis  apud  PeregHn. 

(a)  Romualdiis  Salcroit*  Temi.  VIL  Rer.  Hai. 

(5)  r«eo  Osliensif  lib.  3,  cap.  16. 

(4)  Carusi  Slor,  de  Slcil.  P.  11. 

(5)  Aatiq.  lUl.  T.  I.  pag.  2t3. 

(6)  Fioreolinì  2Memor.  di  Matilde  L  i. 

(;)  Anli^uit.  Ilalic.  Dilserl.  3 i-Dgzedby Google 


2!^  ^  AinriXI  VlTJLLl4 

Steoa.  Fioi  ài  vìvere  io  quetf  annd  (i)   Adalkerto 
aretvescù^  di  Br^ftka^  «he  fift  qm   ^aistatir  primi» 
ministro  'del  re  Arrigo  //^,  person»   già   in*  odiò   a 
tutti,  perchè  o  còmpli^^e,  ^  autóre  di  itiolte  inlqattà 
da^  esB<^  re  ootoHnesse.'  Fu  uomo  di  rigida  oonttoenza, 
e'^elebra^-a  la  méssa  eon  gran  compunzióne  é  iagrU 
me,  ma  ìcrota  avvedersi  che   la  molta  ima  alterigie, 
vanità,   ed  altri  yizj  offuscavano  ^  troppo  e    guasta»' 
vano^e' 'sue  poche  virtà.  Tanto   il  re   Amgo   pr«gò 
Annorié  arewescovo  di  Colònia,  prelato  ditram  pro- 
bità, che  voles^    assumere  il   medeitoo  grade,  che 
i|uantunque  non  poco  egli  ricusasse, spurie  '  V'imcón- 
senti.  E  in  affetto  coMìnéiò  il  pubh?icò  govwno  sot<^ 
to  qoest«  insigne  preliito  a   prèndere  miglior  -fRoeia 
«òlla  retta  Bmmrnisffazione  della  giustizia,  ool  Cailtigo 
dei  csttrri,  e  con  altri  ottimi  regolamenti.  Ma  durò 
btn  poco  questo  seY^O.  *  Troppo!   violefiito;    troppo 
avreezatoalmal  fflire  erail  ret  Arrigo.  Fogli-'ancora 
mxppos^  "^e -Ridùij^  duca  dì  Suevia^^ suo   cognato 
Aiaedìinasse- contro*  la  sua  corona,  ed  era  per  veder- 
si una  scena  eguale  a  quella  della  Bamn.  Ma  aven- 
do llidòlfófetto  ventre  in  Germania  V  imperadrrce 
Agnese  sua  suocero^  questa  cosi  «  efficacemente  s**  in^ 
terpose  tra  il  figliuolo  e  il  genero,  che  ne  seguì  per 
ora  la  pace. 


(i)  lysioaberios  ScafaabQrgeasis  in  Qhrotùc 


d  by'Google 


A  11  9  o  '  itLtxitt.  aag 


(  CRISTO  MLx;[rir.  Indizióne  XI. 
Alino  ^i  (  GHEGORIQ  TIl^  papà  i     ,   * 
(  ARRÌGp'fV,   re   eli   Germania 
Italia  i8('      ' 


1., 


.  Ìiiq9k  pale  mojtp  durarl^i  ^jiifì^m^  archescovQ  di 
Colonia  aliar  ^Jorl^.^^  re  Arrigo,  (i).  Egli  edificava 
eoa  uoa  mano,  e  il  rjs  di&trug^eva  con  tutte  .e  due. 
Per^.noq  poteqt^.pBÙ  sopqrtare  1^  sregolarazze  del 
re  &ceiidct  valep;e  U  accusa  d^l^.^ua  avanzata  età,  tan- 
1^  disae^  xhe'toUeni)^  di  pptfrsi  Ulcerar  .dalla  c^rte  e 
di  ntir^Vr  alla  tua  .chiesa.  .Allibra  fu  che  Arrigo,  ve- 
dend^si.cqn^e  tolto. 4i  sotto  jtU'.ajo,, lasciò  la  briglia  fi 
ti4teie  «uè  passioni^  dandosi  maggiormente  in  preda, 
alla  lMcivie,-e  nulla^  curandgsi,  ^e  riducevsi  al}^.  dispe- 
razione ji<  popojLdelb  .Turlngi^  ,e  Sassonia^  <;g^  fab^ 
briear  mu^  de%  rocche  in^  qu^l paese»  con  perinet- 
tere  aUa  gofliraigiii^nì  di  prendere  colla  forila  il  sosten* 
tamento  à^  polveri  yiilani,  ^cpp,  proteggere  Ije  pre-: 
tjHlsi^  dcjir  aii^e^covo;  di^  Mfgqnzi^.che  Tolea  cpr^, 
\x.o  i^«;ost(pnQ  pigerete  decime  .d2).queVpopo)i,  ,An- 
49ro|M).p^^ciò  delle  ^ravi  clogUanze  a  Roma  contra 
di.Afrigoi,ed  «esposte  furono  tiitt^  le  ^  lai  infapije,^.  e 
specialmente  la  vendita  delle  xhiese:  il  cbe^soprattu^- 
io  ^spiac^y^al  ripp^no  pontefice  Quindi  comipcia-! 
rtOMti  SaM^nia  i'iM'^^'>9  y^l^x^?  T^^mi  loro  cpn-^ 
tra  delle  fortezze  fabbricate  in  lor  pregiudizio  dal  re. 
Si  aggiunse  ché^  Bidóffò  duca 'dì  iBuèTia,*  Btriolfo 
duca  di  Cariptia,  e,i|!  novello  dtiòa  dì  Bavierd  Gnel- 

(i)  Ldmberlus  Sca(nabargen9}f  ^Cbron^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


35o  Al^ffU  a'  ITALU  , 

J&  /^  (i),  veggeiido  sprezzato  alla  corte  il  utio  ed 
oDorato  lor  parere,, se  ne  riUraraao, ,Ia  ^mma  Pin^ 
domito  cervello  e  furor  {^oyanile  di  Arrigo,  tutto  an-. 
dava  fecendo  per  perdere  Tamore  noa  mea  dei  gran« 
dì  che  dei  piccioli,  e  per  mettere  la  coofusione  in 
Germania  :  il  che  pur  troppo  gli  veone  &tto.  Intaii-. 
lo  papa  Alessandro y  mb  dobbiamo  credere  all^Ursper- 
geiise  (n)^  spedi  lettere  ad  esso  re  :  wfcattieà  éum  ad 
saiisfaciendum  prò  simoniaca  haertsi^  aUisque  non^. 
nuìlis  emendatione  dignis^  quae  de  ipso  Ròmae^ 
jaerant  audita.  Ma  non  potè  il  bttou  pontefice  jéìes^ 
Sandro  proseguir  più  oltre  questi  diiegnt,  perchè. 
Dio  il  chiamò  a  sé  net  di  ai  d*  aprile.  Pontefice  per 
ha  sua  pietà,  umiltii,  eloquenza  e  zelo,  non  infisriore 
ai  migliori  (3).  St  raccontano  ancora  vari  miracoli 
operati  da  Dio  per  intercessione  di  fui.  Appena  fa 
tìei  giorno  seguente  &là  sepoltura  al  defunto  papa, 
che  i  cardinali  con  tdtto  il  clero  e  popoloi  WìCordeh 
Aienta  ttcdamaronopàpa  il  cardiAàlt  lidéhraHdà  che 
prese  il  nome  di  Oregotió  yity  t  si  rèndè  p6i  Cele- 
bre a  tutti  i  secofi  artenire.  Restaste  egli;  ifiticbè  pò* 
t^  ma  bisognò  darla  vinta  al  quasi  furor  del  ^polo, 
che  non  ammbe  dilazione.  Né  ci  fdea  dt  ment<>  ia 
questi  tempi  si  sconcertati  ddla  Chiesa  di  Dio,  che  il 
petto  forte  di  questo  virtuoso,  dotto  ed  incorrotto 
pontefice,  pei*  correggere  spezialmente  gli  ébu^i  deHe 
simoùie  e  delP  iocontinenta  del  clèro,  che  troppo  pie-^ 
de  aveeùo  preso  dappertutto,  ^on  volle  ommetiere 

(t)  Bèrtbot4aS'CoQttai^tienstsiii<Ilir<»'L       »: 
(a)  Abbaa  Ur^ergept.  in  Ghroa. 
(3)  Marìanuf  Scotus  in  Ghronico  ponlto.  Paok  Benried. 
in  Vita  Qregorii- TIL  et  aHi. 

^^  DigitizedbyLjOOQlC 


È,  w  9'9'   nuxm.  s3c 

3  saggio  detto  tutti  i  riguardi  ilorati  d  re  Arrigo^ 
p«r  procurare,  te  aa»  era  possibile,  dt  mantener  k 
«oneordia,  e  per  eseguir  in  parte  andie  il  decreto  di 
papa  ISceolò  n,  nel  qosle  anch'  agli  aiwTa  amta  ma* 
Bo«  Goh  spedi  tosto  i  suoi  messi  in  Germania  coU 
V  airviso  d  re  deUa  sua  elecione,  e  per  quanto  si  hn 
dalla  Titrdi  hai,  a  noi  conserfata  da  Beccolò  cardinal 
d^  Aragona  (i),  pregandolo,  come  atea  ftilto  anche  s. 
Gregorio  il  grmide,  di  non  prestar  V  assenso  a  tde 
detione.  Quod  si  non  faeereij  eertum  sibi  estei^ 
fìàod  gràviores  et  mamfesios  ipsius  excessus  impu^ 
niios  mtllatenus  toleraret  Se  è  tera  la  parlata  di 
questo  tenore  (  dd  che  potrà  talan  dubitare  )  bisognn 
ben  dire  che  il  re  Arrigo  do>ette  qui  fare  nn  grande 
sforzo  al  tao  mal  tdento  per  consentire,  siccome  è 
certo  che  consenti,  ma  non  cosi  tosto.  Lamberto  da 
Sdiafoabtirgo  (a),  senza  parkre  dei  messi  suddetti, 
•  dopo  afere  esaltato  V  integrità  e  V  altre  virtù  chn 
eonéorretano  in  questo  pontefice,  scri?e  che  il  di  lai 
inflessibile  sdo  ed  ingegno  acre  fece  paura  ai  Tescoifi 
che  si  trovarono  aHora  alla  corte,  ben  consapevoli  di 
vari  lor  mmicamend,  dei  qcaAì  poteva  egli  un  giorno 
chiedere  conto.  Perciò  esortarono  Arrigo  di  Achiarae 
Bulb  r  elenone  di  lui,  giacché  Citta  senza  conoscen-* 
za  ed  ordiùe  suo.  Ma  dovette  prevalere  il  parer  dèi 
piò  saggi,  e  il  re  si  contentò  d*  inviare  a  Roma  il 
conte  Eberardo  con  ordine  di  conoscere,  come  era 
passato  il  fiitto,  e  se  trovasse  già  consecràto  il  pspa 
novdlo,  di  protestare  di  nullità,  qualunque  atto  fatto* 
Andò  questo  ufiziale,  fu  cortesemente  accolto,  diman* 

(i)  Cardinal,  de  Aragon.  in  Vita  Gregor.  Yll.  Ibid. 
(a)  Laaibcrtoi  Scafuabnrgen^  in  Ghron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


2t  5  2  UllTAEr  D^  ITALIA 

dò  coòto  >  deir  operàio)  e  r  r  elètto  pontefice  ritpoftéV 
ehe  contro  sua  volontà,  non  ostante  ropposinone  ' 
sua,  era  stato  detto  dal  clero  e  popolo;  ma  che  non^ 
9*  era  lasciato  sforzare  a  prender  anche  V  ordinano* 
ne,  volendo  prima  essere'  assicurato  che   il   re   e   i 
principi  germanici  avessero  prestato  P  assenso  alT  e^ 
lezione  stia.  Questa  umile  risposta,  rapportata^  al  r» 
Arrigo,  il  soddisfece,  e  pero  diede  tustO'  ordiae,  ^eh» 
fosie  consecrato.  Et  statini   Gregorium   F'erceìhn- 
Sem  episeopum  Italici  regni  canceUariumttd  urbetH 
transmisit^   quatenus    aUtoritate   regia   electiònem^ 
ipsam  eonfirmaretj  et   consecratiùni  ejus  interessa 
studerei.  Lamberto  scrive  M  egli  fu  consecrato  nel-' 
r  anno  seguente  nel  giorìio  della  PurìBcazione  di   s.> 
Maria,  fifa  è  un  errc^re  a  mio  credere  de'  suoi  copisti.^ 
Tanto  dalla  Ti  la  di  lui  consei'vata  dal  cardinal    d^  A- 
ragona,  qiianto  dal  registro  delle  lettere  del  med^i-^ 
znò  papa  (i),  chiaramente  costa  che  fu  celebrata  1»^ 
di  lui  consacrazione  nelk  festa  de'principi  degli  Apo^ 
atoli,  cioè  nel   di  9^9  di   giugno  deir  anno  presente^' 
»>     Già  aveano  prese   T  armi  i  popoli  della  Sassonit^ 
e  Turingia,  perchè  ni  una  giustizia  poieaao  ottenere 
dal  re.  Ed  egli  inviperito  volea  procedere   colla  Ìoé-* 
za;  ma  gli  arcivescovi  di  Colonia  e  Magonza,  i>eséo-r 
vi  d^  Argentina  e  Toormazia,  e  i  duchi  di  Baviera,  di 
Svevia,  deH^una  e   dell'  altra  Lorena,'  e  di  Garintiàf 
ricusarono  di  somministrar  gente,  non  parendo  loror 
convenevole  di  andare  air  oppressione  di  pòpoli  in-^ 
tacenti.  Non  istette  per  questo  Arrigo  di  marciare- 
armato  centra  di  que^  popoli,  ma  più  di  quel  dhecre-i 
deva  li  M^ovò  furti  e  risoluti  di  vincere;,  o   di  monr«» 
(i)  Tom.J^^  CoDoilior^-Labbe.  .  •    «j 

Digitized  by  VjOOQIC 


ET  intuito  fra  véri  prìndpi  cklla  Gknkièiiui,  stonacati 
idi  tasti  mizi  di  Arrigo,  <i  coroindaroiio  delle  segrete- 
pratiche  >  per  liberare  il  regnò  d»  un  rè  die  tendeva 
aUa^sua  c^stnizione*  Nel  piéeedeaie  -anno  età  venuto 
io  Italia  Gpbeì»ne^  ossiti  Goiifireda  il  gobbo,  -dsca 
di  liOiieoa,  trar il  quale  è  MaUldaif  eon^essa -e  inaie-ì 
me  dochesao- insigne^  Toaeanà)  già ;<Mcemmo  eòUst 
tratto  matrimonio.  Si  disputa  davari  scrittori^  se  fra 
essi  si  conservò  U  celibato  :  qiùstione  difficile. a  risc^ 
versi  senza  chiare  Vestimonianze  degli  antichi^  da  chi 
è  troppo  lontano  da  que^  tempi.  In  ^^atiù^à  go^erna^ 
vano  idi  Toscana  e  gli  altri  Stali  del.ftì  mai^hese  Bo* 
ni&iio  la  duchessa  Beatrice^  e  la  suddétta  coìUesia 
Matilda  sua  figlinola.  Ora  che  Slbtilda,  morto  che  fa 
il  padrigno  Goffredo,  cominciasse  ad  esefatarèo-soir 
la^  o  «olla  madre  Beatrice  la  suddetta  antorità^.lo  xle^ 
duco  da  un  placito  tenuto  dalla  .medesiÉsa  ia  questo 
anoo.(t):  Sexto  idUs  Jèbruaru^  Inàictiom  j^undùà^ 
mOf  extra  muros  Lucensis  cwitatii^  in  burga.gjtà 
iH>catur  s.  Fridiam:  Ivi  essa  è  in titoklft  dbmna  iiftf-i 
eiilda  marchionissa^  haa  ducairixj  Jilia  bomae  iiM-r 
moriae  Banefaiiimm'chionisiÈ  osservabile  J  a  quél 
doeumento,  ehelFlaiperto  giodicé  vìen  ohiaoBato  mi>^ 
sus  vdomini  impertUoris  :  eppure  Arrigo:  IT  oon  era 
Iponto  per  anche  alla  corona  deir  imperio,  ne  s' intin 
iolava  Jmpeffadore.  Il  notaio,  usato  a  questa  fintioa- 
6»rmob^  non  devette  badar  ^molto  al  jtftolajrios  d'  allon* 
va.  Un.àlir^  placìto^tenoe  in^quesC  anno  k^duchaasAr 
Beatrice  (a),  in  civitate  Florentia  infra  palatium  de 
domo  sancti  Johanniy  cioè  nel  pafózzo   del  T^scófyo. 

[       (i)ADtiquit.  Ital.  Dissert  io.      .        '     »  ■ -n.     ,• 
(2)  Ibid.  Diisert.  6.  ì    i       .      i    .m^'     ;; 

Digitized  by  VjOOQIC 


s34 

La  carti  è  «eritta  aaho  Moman  natiri  ^hm  Cimll 
^épfyu^enmo  teenmh  po^i  miOsj  fuinia  kahndoà 
mtartn^  Imdictìom  imtkmma.  Qm  è  adoperata  V  epo<f 
aa  fiores^a  die  caaàmém  V  mna  noaTO  aeT  di  ^ 
di  BBaraO)  e  V  Italiane  XI  ia  coooteara  che  ti  par-» 
la  dell'*  Moo  presente  1073,  il  quale  facondo  lo  atifo 
fioreolino  era  tuttavia  anno  1079.  In  euo  documefi^ 
lo  SI  Tède  intim^O'  il  bando  dcmni  TBgis^  e  none  già 
dall^  in^aradbre.  Troviamo  pcH  la  daehetsa  Beatrt^ 
aa  (t)  crnn  praecìarafiUa  mea  MtOMIda  nelfanoo 
pratanle,  Jmdictiùne  X/,  in  die  sabbati^  quod  esi 
fumrta  iduM  mgusii,  injèsiipiiate  suncH  Lmàrentii 
mmrifriif  db»  h  una  donanone  al  moniatetfo  di  a* 
Senone  di  Terona.  Lo  itmmento  In  stipila  in  mo* 
nasieri0  saneti  Zenonis  in  refisctorio,  Disai  ^natà 
io  Italia  Gofiiredo  il  gobbo  prima  deir  anno  preaen- 
ìa.  Ne  fa  Mann  altro  placito  riferito  dal  Fiorenti^* 
ni  (a),  e  tenuto  dalla  ducheff a  Beatrìea  in  civiMm 
JKntue  in  palaiio  ^nnni  regii^  una  cum  CroUfredo 
dace  €i  marehwne^  XVI  calendas  Jebruarii^  Indi* 
eUoae  XI.  E  di  qui  anoora  impariamo  che  il  giovine 
Gotifirado  in  rigore  del  ino  matrimonio  coHa  contea^ 
ta  Matilda  Ha.  aneh^  e^i  ammesto  al  governo  delia 
Toscana  e  degli  aUri  Stati.  Leggesi  poi  una  lettera  (5) 
a  Itti  scritta  dal  nuov»  papa  Gregotto  eletto,  in  eui 
fjd  signifiea  la  soa  eletione  e  il  buon  aniaM  ed  affat- 
to paterno,  dì^  egli  tuttavia  oonaervava  aetso  del  rm 
Arrigo.  Prnova  'ù  cardinal  Baronie  (4)»  ^^  *»  4^** 

(1)  Antiqùitat.  Italie.  Dìssert.  11. 

(s)  Fiorentini  Append.  Memor.  di  MatHd.  p.  i5o* 

(3)  Gregor.  VII.  lib.  r^  £p.  4 

(4)  Baron.  in  AnnaL  £ocleaiasl» 

Digitized  by  VjOOQIC 


H'tfUH»  tt^  ftfà  andè  a  BeverentO)  èam  l/àmU^ 
Jq  vi  principe  dì  qodb  btilà  gli  pmt^  pavmmM 
di  rfodellà  e  ttisallt^gio.  B^ò  «odbe  a  <iaptta,  doT« 
^Riccarào  1  principe  ieee  an  atto  iiiniit  ptff  rkott^^ 
acercsno  serralo  il  rdfomo  poiiiafiea. 

<  CRISTO  uvoLVff,  iBditioi^  ut. 
Amo  di|  GaEOORIO  Til,  papiT». 

(  ARRIGO  IT,  ra  di  Geataanii  a  di 

Italia  19. 

Abbiamo  daUa  Vita  dt  a;  Greg&rio  FU  odiar  rso^ 
aolta  di  Ni€co)ò  tardine  d*  Aragoat  (r),  M  tfio  potw 
fefica  spedi  in  GinraasBia V  ifnp«ratrlee,iioo  ^B^mk 
A,  cioè  Agnese  ma^  del  re  Arrigo  eoa  Qheranh 
reacoro  d^  Ostia,  Uberto  reacoro  #  PìsIestiBa,  Mhmh 
do  resGoro  di  Como,  e  CfA  roscòro^  Coi»  -  Tslo 
spedizione^  per  attestato  (B  Bertoldo  da  Goslanaa  {1) 
a  di  Lamberto  da  SeafD^Mirgo<5),  appartiene  allVn» 
né  presente.  Faroi«>. questi  legati  ben  aoeoUl  dal  ta 
dopo  pasqua  in  Nnreiìiberga  ;  esposero  le  pat#rn« 
aniivioiiìiioni  dt  ppa  Gregoria  ;  ottennero  ohe  Ibsaa^ 
ronacoiati  di  corta  óaqae  nobili  cortigiani  già  seòmo^ 
nl«atf,  ma  poc*  altro  di  «ostenta.  tKede  ben  biioù# 
paaole  «1  re,  e  promise  d^  emetìcbrsl  ;  poscia  ft  rispedì 
con  tutto  onore  e  ben  regalali.  Conltrà  de*  Tassoni 
segoitara  intMiio  il  maitalelitodel  ftfPooere,  l'ent'a^ 
tf  ed  arrenimenti  si  reggono  dlfittsmnente  iedtti  dal 
suddetto  Lamberto.  E  benché  il  papa  si  foMS  esSitlo 

(I)  Eeram  ItalkÀr.  P.  I.  T.  ÌU. 

(a)  Berthold  OS  CosUajtìealM  In  Chroa. 

(3)  Lambirla!  $safaabQ#g€nsis  in  Gbronl 

Digitized  by  VjOOQIC 


à^S  MSWJLLi    d'^' ITALIA' 

m«4tat<Jlo  f^  comporrai  quellflf  rabbìowp  digerente,' e 
e   t*  aAlmséerojtiii(%e  Vtri  principi  della' Grci^anta 
ptr  ;  Jodiirlo  a  pliÉcarti^  egU'noó  la  sapsin  iatèdfléré. 
Perchè  le  hrz^  aHora-gU  «lanearano,  iqfibe 'eome  tn 
rato  pel  capestro  aeoofi^eiitì  alla  pàc%  e  eon  delle  con- 
dizioni  di  suo  poco  onore,  essendosi  stabilito  in  quel- 
la accorda   <Ae  si' siianteUerebbèaò.tiilte  le  fortezae 
da  lui  fabbricate^  in  piirìegiildiiio  di  ^btr  popoli,  iks- 
se  anche  una  fariosaJi te  àL  santo  a^óiVeseovo  di  Co- 
Ionia  Annone^  e  pochi  erano  qué^  principi  ch^  egli 
aon  credesse  suoi  nemici,  o  non  facesse  tutto  il  pos- 
sibile per  ^btl|lieàrselL^  Tenne  in  qucat^r  armo  il-  |>on- 
Itfioe  Gregorio   TU   uii    gran  gòdciIìo  in  Roina^'ai 
queleJnierv«Bn«ra  aisais^nai  ^scovi,  ed  inoltre,  eo- 
nto^^ba  da  Cencio  caAieratfio  presso  il  Bar<toic^,  è  dai 
eaedinial  di  Arbgboa  (i)  egvegia  comitis^  MathUdiSy 
^ó%b  '  muzrdìio^    eé  Qisu^i$s  s^ìerhitènus  princeps. 
nòndefimrè.  Parlasi  qui  dd  fJMttoso  marchese v#i&èrto; 
.<4l^o  li^  pcogeoUore  dette  due  linee  de'  pcinapidi 
^  ìkxxàtm^it  d' Este.  Anohe^il  pepa  suddette isq-n^* 
le  in  qucdt^ajinn  (2)  ^Mea^ite  duchessa  dLlTesce^ 
toe^  diell  wturcksfse  A%ì*ù.9x^  proines9»alpafM.ttet 
ainedoy  di  rte^kteroenfo  'del  joicr  «lairnBoiiiorcén  J/o^ 
iilda  éorella  di  ^u^ìkbno  vescmM  di  Pavia,  e  fedo<« 
fa  dehmareheas:  Grukehi  di^^erse  da  àfMilda  la  'graii 
eoedkesiia  f^^jiichieM  ^^TosfanaiSeceodole  mieceo^ 
g|lietAiire,«<do>i^eiie  eMeve.pi*enMifffta,a.  qveatò  prtno^ 
la  .eDiae«r%:^49f»ien«fo   aua  sac<Ip^.  mogltey  ed  egK 
veUtl  pre»<li|rtietla  tetta,  isi^è  Ì2i:%nàitUÌ9tMaHlé^<^U 

(i)  Cardinal,  de  Arag(>ìQ*  \A  Yf  ta)  Gregbr.  VJL 

(2)  Grcgor.  Vii,  tib.ia.  U^^l  1  ;  -  -  :    ;    .  ^ 

(8)  AQttchiiè^fiflee^  Pei&^li-.«ap4  4%       . .  '  \ 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲   V   «   O       MLlkt^.  ìbÌ7 

m  rif  iitandosi  ^Iìd»  pwren^  ne  lu  portata  k  dkttiiD- 
lia  a  Roma.  Fece  il  suo  dovere  il  papa;  ida  nonsap^ 
piamo    quai  6be   avesse  un  tal  affare.  Certa  è^  aver 
fidlato   aloani  scrittori  deUa -vita  della  gran  ctfnttessa 
Matilda,  ini  credere  che  di  lei  parlasse  il  papa  in  quel- 
la lettera.    Ora  in  esso  concilio  j(i)  fn  pobUicata  la, 
deposizione  de^>  preti  concnbioai:!;  decretato  che  niu- 
Do    potesse   ascendere  agli  ordini  sacri,  se  noi»  pro- 
metteva la  continenaa  ;  e  iiiiminata  di  naavo  con  ten- 
rìbili  anatemi  la  simonia.  Portati  in.  Germania  ^questi 
decreti,  gran  rumore  ne  fece  il  olerò  dissoluto  di 
4]aelle   conUrade.;  e  pertinaci  in  voler  sostener  V  in- 
veterato  abuso,  eccitarono    anche    dei  fieri  tumolti 
cootra  di  que^  vescovi,  che.  si  accinsero  a  pubblicarli 
e  a  ferii  acQettare.  Parimente  sappiamo  ohe  in  questo 
•concilio   il  pontefice  Gregorio  pubblicò  la  scomùni^- 
xa  (a)  centra  di  Roberto  Guiscardo  duca  di  Puglia, 
non.  già,  e^uqie   supppse  il  cardinal  Baronie,  perchè 
egli  dopo  la  presa  di  Salerno  avesse  portata  la  guer« 
ra  contro  la  Campania,  e  messo  V  assedio  a  fieneven^ 
•to,   essendo   più  tardi  succedute  tali  iadprese.  To  io 
sospejttando  piuUastcrche  citato  Roberto  Guiscardo  a 

rinnovare  il  giuramento  di  fedeltà  e  a  prendere  T  io- 
.veslituia  de*  suoi  Stati,  come  aveano  iitto  i  principi 
.di  Baoeveiito.  e  di  Capua,  né  comparendo,  siUvafte 
.  addosso  le  censure  delia  Sede  apastolica.  In  una  lei^ 
.fera  scritU  a,  Beatriqe  e  a  Matilda  n«tr  ottobre  se- 
.gnentie,    io   stesso  papai  ^Gregorio  significa  loro,  che 

Roberto  prometteva  di  prestare  il  suddétto  gmramqmo. 
Era  tornato  il  duca  Roberto  dopo  la  presa  di  Pa^ 

(  I  )  (>a<Bber los  ScafoaburglSDsis  in  Cfarani  oo. 
(2)  CarJ.  Jc  Ara^on.,  Vii.  Gregor.  VIL      soglé 


iemo,  porundo  seco  un  gr«a  tesoro  ìb  Po^ 
òlla  di  Melfi  (i^,  dove  i  baroni  UtUi  coocerseraa 
ì^à»t  qu«irmyilta  mano  •  a  coof^ratularsì.  Ma  fira  aa-: 
si  Doo  cofli^rve  Ptatra  nonnaaoo  cha  domìpata  io 
Trani  ad  ia  altra  tarre,  né  avea  dianzi  volutQooadiur 
}e  tue  geoliall^  imprasa  di  Palarmo,  •pacciaodoiitn* 
dtp^ndaota  dal  duca.  Ma  Roberto  «i^q  potaa  ioflfenra 
chi  la  quella  parti  non  piegata  il  aapo  ai  inoi  voleri 
e  noi  rioonoktceva  par  padrona .  Face  dunque  V  aaae- 
dio  di  Trani,  a  Tobbligò  alla  resa  (a).  L^  esempio  di 
quatU  ctUà  fu  teguiuto  da  Giovenazto,  da  Bossigttav 
e  da  altra  terre.  TntlaTÌa  &tto  io  una  baruffa  prigto*- 
ne  esso  Piatro,  aparìmentò  che  la  magnanimità  noa 
era  V  ultima  deUa  yirtà  di  Roberto^  perchè  riebbe  la 
libertà  ed  anche  la  ^n  terre,  a  riserya  di  Tram,  eon 
obbligo  di  riconoscerle  in  vassallaggio  dal  duca.  An- 
«be  Ruggieri  carde  di  SieiKe,  (3)  ansiosissimo  di  ag* 
gingoace  alle  sue  coiiqQtste  V  importante  castello  di 
s.  piovannt,  con  loritfieara  un  vicino  castello,  co^ 
minciò  M  slrittgerlo,  ben  persuaso,  che  V  acquisto  di 
queUa  .  fertezaa  gli  &ciliterebbe  quello  dal  rimanento 
ééh  SicUta.  Intanto  i  corsari  tonesìni  sbarcati  a  Ni* 
colera  nella  oeae  della  vigilia  di  $.  Pietro,  parte  di 
^uai  cittadini  ucciaero,  parie  coHe  donne  a  coi  fi- 
ftiuoli  condussero  schiavi.  Era  slato  naiPanno  prece* 
deaie  conferito  il  vescovato  di  Lucca  ad  ^n$eimo  tÀ-^ 
pota  dal  defttolo  papa  Alessandro  II,  e  di  patria  ses- 
ia dubbio  maanese^  uomo  di  ««ola  vita  e  di  si  «minen^ 
iù  prudenza,  che  papa  Gregorio  TII  il  deputò  poscia 

fi)  Gaillielmus  Appulus  bb.  3. 

(a)  Cbron.  Am»lfiian.  T.  h  Antiq.  Ital.  p.  ii|. 

^)  Giufridtts  MalaUrra  lib.  3,  cf^.  j. 


A  9  9  9      MUaUT.  Sl^ 

per  comigtìere  della  contesta  Matilda,  e  3  dichiara 
suo  vicario  in  Lombardia.  Merito  beo  questo  illustre 
personaggio  ohe  se  tte  feccia  aaewBloiie.  Sua  cura  tsor 
sto  la  A  volere  rifonnar  gii  abusi  introdotti  fra  ì  can»* 
wei'MlMtttedrrie  di  Lucca,  come  s^  ha  daUa  di  lui 
▼ita  <!>,  scrìtta  da  un  autore  contemporaDeo,  cioè  dal 
suo  penitenziere  «busi  che  erano  in  questi  tempi  as* 
sai  Ihmiliari  anche  nelP  atere  dùcse  <K  Italia  ;  ma  per 
qumte  esortatieni  e  minacce  adoper^Me,  nulb  potè 
•tteoer  da  essL  A  qnal  prectpisio  si  conducessero 
qu^  ecdesiastid  per  questo  «fiere,  b  vedremo  a  suo 
luogo.  Credette  il  cardinal  Baroaio  (a)  che  io  que^ 
si^  anno  fonerò  ^Uno  citati  al  oonoiHo  romano;  mi| 
eiò  BYT  enne  molto  più  tardi.  £^  anche  degno  d^  os- 
seriazione,  che  stranamente  prosperando  i burchi 
neir  imperio  cristtano  d'  Oriente,  Gregorio  YII  volle 
commuovere  t  principi  e  l  re  d^  Occidente  a  formare 
un'*  ormate  da  spedire  colà  per  opporsi  ai  progressi 
di  que*  barbari  (S)  f  ma  nino  succesao  d>bèro  le  dt 
lui  premore.  Questa  i  la  prima  volte  che  si  comìaciò 
a  parlar  di  cromate  contaro  gì**  infedeli  d^  Orientcu 
Scrisse  ancora  papa  Gregorio  deUe  lettere  fulmtaants 
contro  Filippa  re  ài  Fnmeia  a  cagione  di  mdtt  sues 
eccessi,  kà"  quali  entrò  quello  d^  aver  estorte  fanmea?» 
se  somme  di  danaro  ai  mercatenti  itidiaoi  ehe  trovò 
ili  a  uaa  fiera  di  Franóa.  Ikiravii  mttevia  la  {»a  lr#- 
aesb  di  ridare  i  corpi  de^  Semi,  ansando  tuUi  di 
aver  presso  di  sé  que^  sacri  depositi*,  in  quasi'  anno 
apposto  rinscà  ai  monaci  della  YangadÌEsa  snli^  A4i- 

^i>  Acte  Saaeioruin  Befiaod.  ad  dìeoi  ift.  mari 

la)  BaroQ.  Annil.  Eccletkst.. 

0Ì  GregM.  XIL  libu..au  E^UU  Su  eU  3^  by  Google 


,1/Jq  kWkht    D^   ITALIA 

getto,  di  rubare  ai  Ticentitìì  il  corpo  Hi  *.  Teohaìdo 
fornito  che  già  dicemmo  morto  nell'anno  1066.  P<»f- 
tato  U  sacro  pegno  al  loro  moniitero,  siccome  costa 
dalla  Storia  della  sna  traslazione  (i),  fu  esso  oiwfalo 
da  Dio  con  assai  miracoli,  con  essersi  anche  tro?aU> 
bd  essi  presente  il  marchese  AUperio  Avuo  //,  pro- 
genitore della  casa  d'Este.  Contlgit,  iUustremvirum 
'A%onem  marchionem  ,    iUius  videlictt   monasterii 
ffossessorem,  aéhenire^  et  sicut  ante  gesta  salò  au- 
dku^  sic  eadem  visu  cognoscere.  Da  lia  qualche 
tempo   arrivò   alla  Vangadizia   Rodolfo  /rateilo  del 
ttwdesimo  santo  per  ottenerne  delle  reliquie,  e  ne  fece 
premurose  istanze  al  marchese  Azzd.  Ma  questi  ri- 
.spondea,  se    noìle  tanti  pretti  thesauro   regianem 
9uam  depauperare^  et  alìenam  ditare.    Finalmente 
gliene  concedette  una  parte.   Nel  diploma,  <ion  coi 
Arrigo  IV  tktW  anno  1077  confermò  |lf  Stati  ad  esso 
marchese  j4%%o  ed  a  Ugo  e  a  Folco  suoi  figtinoh, 
siccome  io  altrove  (a)  osservai,  si  vede  il  monistero 
della  Fangadi%T>a^  oggidì  bella  terra  appaiata  \z  Ba- 
dia^ posseduto  allora  dalla  casa  d'Este.  Ma  io  non 
avvertii,  che  anche   questo   bel  passo  egregiamente 
compruova  la  vcrità^d*  esso  diploma,  perchè  quel 
-buon  principe  sommamente  si  rallegrò  di  avere  otte- 
nuto il  sacro  corpo  idk  s.  Teobaldo  :   quod  se  suae^ 
eue  ditionis  popuium  inads^entu-  beati  et  omni  lau- 
ide  ctìebrandiy  confessoris  Teobaìdi  i^isitai^eritEà 
*meco  dove  era  allora  il  prineipal  soggiorna  ^  del  mar- 
ehesè  Asso  estense.  Le  premure  di  papa    Gregorio 
YII  fecero  che  in  quest'anno  nel  mese  di  settembre 
(1)  MdLiil.  Saecul.  Beoedict/VI,  P.  2. 
(.   AutichUàXtttufiP.  I.  Mip.edS^'Google 


▲  jr  ir  o    mxtr*  a4i 

JDomtmco  SiUfia  doge  'di  TeB«Ki»«  d«€a  Mia  Del- 
«laaia,  lece  un  »segBo  di  b«BÌ  if  la-  ^mq  pfttrtdrcale 

di  Grado.  Il  dipldm»,  ioU«serkto  dei  vescovi  ^ffirà- 

I0DCÌ9  §a  da  èia  dato  aUa  loca  j(i)r  ' 

(  CRISTO  ULssi.  indiztotta  iiif .-    ^ 
Aaop  di  (  GREGORIO  Vili  papa9;  «  '  -^  ^' 

(  ARBIGO  IT,  re   di   Germania  e  di 
baKa^do.  '   ' 

Un  ahro  insigne  concilto  romano  nal  "fiire  di  fd> 
hruo  fc^  in  quest^  anno  celebrato  da  papa  Gregorio 
F'IJy  (2)>  in  cui  }q  zelantissimo  pontefice  |ier  la  pii- 
i|ia  Tolt^  pnbblioamente  proibì  sotto  pena  di  scorna- 
iiica  la  iavas^lure  d«^  ?eséoVati  e  delle  ébbatie  che  i 
re  davano  ^gli  ecclesiastici  con  porgere  loro  il  pasto- 
rale e  V  anello.  S*  era  da  molti  anni  introdotta  que- 
sta novità,  e  •  colP  essere  divenuta  dipendente  dalla 
volontà  dei  sovrana  temporali,  che  in  que^tempi  era- 
no di  coscienEa  gnasta,  b  coUazion  delle  diiiese  e  di- 
gnità ecclesiastiche,  s^  era  aperta  una  larga  porta  alla 
'  aiiBwia.  Infatti  si  conferivano  qtieìste  dai  re  a  chi  le 
oocsperava  colla  kinga  servitù  alle  coi-ti,  o'  coHe  adu- 
«  Iasioni,  e  pie  sovente  a  dii  più  largamente  oflerìta 
<  regaU  e  denaro.  Tenivano  con  ciò  a  cader  bene  spes- 
sa la  chiese   in  mano  cR  chi  meno  le  meritava,  re- 
.  stendo  neglette  le  persone  degne.  Furono  anche  in 
«•so  concilo  confermati  i  decreti  centra  de^  cherìci 
eoiicahinari.  Di  nuovo  eziandio  fu  scoùiunicato  Ro^ 
terio  Guiscardo^  3  quale  in  questi  tempi  teneà  Se- 
^u,    (i)  JUtiqait.  Ital.  Disser.  V. 

(a)  Condì.  Labbe  Tom.  X.     ,^_,^Google  A 

VrBATOBK   VOL.  XXXV.  ^^ 


^4^  AffSU.1  ]>^  ÌITALIA  ^ 

gr«te  pmtidit  col  r«  Arrìda,  e  nalki  stesso  tempo  Aa- 
va  buone  parole  al  papa  di.  yokr^  saggettare  9  4«tti  i 
dif  lui  Toleri»  Óra  il  decreto  suddetto  iotoroo  alle  in- 
Testiture,  siccome ,  parea  che  soùnoìsse  di  troppo 
V  autorità  già  usurpata  dai  monarchi,  cosi  fu  la  scin- 
tilla che  accese  dipoi .  la  funesta  guerra  fra  il  sacerdo^ 
zio  e  l' imperio.  SuMe  pci|ii<^  non  ne  iece  doglianza  o 
risentimento  alcuno  il  re  Arrigo,  perchè  incerto  del- 
r  esito  della  guerra  da  lui  impreia  contra  de^  Sasso- 
ni i  anzi  scriyea  lettere  di  tutta  sommessione  e  buona 
,  V(doptà.al  papa.  Appena  d^<  usci  egli  viijUNrioso,  che 
,  comincip  >i  suoi,  strjejiiti  contro  la  sede  «apostolica. 
Mosse  egli  dunque  nellVaijinp  predente  J^  sue  armi 
.  contfp  i  popoli  delia  Sassonia  e  Tucingia  (i),  dopo 
;  aver .  tanto,  operato  colle  losioghe.  e  promesse,  che 
.  avea  tirato  nel  suo  partita  i  primi  pripcipi  della  Ger- 
mania, cioè  Ri^l/p  duca  di  Sveyie,  Guelfo,  duca  di 
Baviera,  Goffredo  il  gobbp  duca  di  Lorena  e.  Ber- 
toldo duca  di  Cariotia,  i  quali  aco^i^si^o  stiliti  colle 
.  lor  g/enti  a  secondarlo,  in   qnelP  impresa.  Yerao  la 
metà  di  luglio  segui  una.  sanguinosa  battaglia  fra  l'  e- 
sevcito  di  Arrigo   e  quel  de\Sassooi,  e  £u  disputata 
un  pezzo   la  vittoria  i  ma  in  fine  andarono   rotti  i 
.  Sassoni,  con  essere  nondimeno  costato  caro    questo 
trionfo  all'armata  regale,  io  cui  perì  molta  nobiltà, 
specialmente  della  Baviera  e  Svevia.  Ifama  fu  cì^t  re- 
stassero sul  campo  circa  ventimila  persone.,  borono, 
siccome  dissi,  cagione  questi  fortunati  successi,  ^he  it 
re  Arrigo,  dianzi  cotanto  mansueto  cqI  romano  poa- 
tefice,  prendesse  una  akr'  aria  e  cominciasse  a  farla 

(i)  LambertQS  ScafnabargeiMis  i»  Gbr.^Beitholdur Coa-^ 
staatiens.  in  Chron.  r^r^n]i 

^^  Digitizedby  VjOOyit 


A  V  ir  o    MtJL^v«  345 

éé  spretzaiite,  eon  anmetter  anehe  alh  saa  corte  e 
tamiliarìtà  q«e'  ministri  che  dianzi  erano  stati  scorno- 
nieatt  dalla  sede  apostolìea.  Intanto  i  Sassoni  non  la- 
sciavano intentato  mesto  alcuno  per  '  ottener  pac^^c 
gra&  dal  re,  il  qnale  scnpre  più  infellonito  contra 
d^essi,  e  gonfio  per  la  passata  fortuna,  nnUd  nieiK> 
macchìnaTa  che  V  intera  loro  schiavitù  e  rovina.  Però 
affine  di  estemnnarlt  intimò  una  nuova  spedision 
éontra  di  loro,  ed  era  ton  lui  Goffredo  duca  di  Lo- 
rena con  si  grosso  corpo  di  gente  scelta,  che  ugua- 
gliaya  Jl  resto  dell^  eserelto  del  re  (i).  IMa  gli  altri  dn- 
thì^Eaduìfus  scìHeei  dux  Si>evoruìn,  Welfdux  Ba- 
joariorum^  Btrihoìdus  dux  Carenlinoriim^  regi  att- 
xilium  suum  petenti  éenegaverunt:  poenitentes^  ut 
ajebant^  superiori  expeditiene  in  irritnm  fusi 
tanti  sanguinisi  offensi  etiatn  regis  immiti  atqxie 
implacabili  ingenìo^  rnjut  iracnndiae  incendium 
nec  lacrymae  Saxonum^  nec  inundantes  campis 
■Xhuringiae  rivi  sanguinis  resiinguere  potuissent. 
Ciò  non  ostante  s^  interposero  tanti  per  la  pace,  che 
i  Sassoni  s^  arrenderono  alla  volontà  del  re,  il  qnale 
cacciò  in  esilio  la  maggior  parte  dei  lor  espi  e,  baro- 
ni, e  trattò  il  resto  dia  peggio. 

Snccedette  in  quest*anno  net  maitedl  santo, 
giorno  So  di  marso,  un  nuove  terribile  incendio  nel- 
la città  di  Milano,  descritto  da  Arnolfo  milanese  (3), 
scrittore  di  vista.  E  fu  come  cosa  miracolosa,  perchè 
-insorto  ndr  aria  un  vapore,  che  vomitava  fiamme, 
mttaccò  il  fuoco  alle  case  che  si  erano  salvate  nel  pre- 
cedente incendio,  e  alle  già  rifabbricate  :  Con  divario 

ti)  Lambettus  Scafnaborgensis  in  Cbron. 
t2)  Arniilph.  Bist.  Medigli».  L  §,^<(^St)Qle 


a44  mali  i>^TAi;,u 

Don<]iin9no  dall^  «Itro,  perchè  questo  distrusse  più 
chiese,  e  fra  T  altre  le  due  basiliche  melropoUtane, 
cioè  la  nurabil  estiva  di  s..  Teida,  e  T  kiTcrnale  di 
Sé  Maria^  eoo  quelle  di  s.  IVaxart»  e  di.s.  6te£uaQ.  H 
dauiio  di  quella  cUA  fo  iacredibile.  Non  ostante  si 
Uriihil  disgrazia,  ErlembaUo  seguitava  a  far  guerra 
ul  clero  ineootinente  di  quella  città,  ed  impedi  anehè 
mU^  aouo  presente  il  battesimo  solcane,  che  si  solea 
£àte  in  tutte  le  cattedrali  nel  sabbato.  santo.  Irritali 
per  questo  i  nobili,  e  guadagnata  parte  deUa  pMio^ 
venuero  alle  mani  colla  gente  di  Erlembaldo,  ed  egU 
in  quella  «uQa  restò  morto,  e  f u  pm  riguardato  qua! 
martire  e  riconosciuto  per  santo,  avendo  anche  Iddio 
con  vari  miracoli  onorata  la  di  lui  sepoltura.  Il  Pu- 
ricelli  ne  scrisse  la  Vita.  Dopo  ciò  il  popolo  di  Mila- 
no, il  quale,  esaminati  ben  questi  fatti,  pare  che  già 
avesse  assunita  qualche  forma  di  repubblica,  ma  con 
riconoscere  tuttavia  il  comando  e  V  autorità  del  re 
Arrigo,  unito  col  clero,  spedi  un^  ambasciata  al  re 
medesimo  per  averci  un  arcivescovo  (i).  Giacché  egU 
eia  pentito  di  aver  dato  per  arcivescovo  ai  Milanesi 
Qoffredo^  fu  da  lui  eletto  Tedaldo  suddiacono  mila- 
nese, che  era  suo  cappellano,  e  il  mandò  a  Milano, 
dove  trovò  buona  accoglienza  nonmen  presso  il  cle- 
ro, che  presso  il  popolo,  avido  sempr*  di  cose  nuo- 
ve. Si  videro  allora,  in  un  medesimo  tempo,  e  non 
senza  scandalo^  tre  arcivescovi  di  Milano,  cioè  Crati^ 
Jr^df>  cousecrato,  ma  esiliato  ;  Aiiont  sostenuto  e 
consecrato  da  papa  Gregorio  FJIy  e  vivente  in  Ror 
«98,  e  Tedaldo  ultimamente  sopraeletta  agli  altri  due. 
Fece  quanto  potè  il  papa  per  impedire  la  consecra-  ^ 
(i)  Idem  lib.  5.  cap.  5. 

^  Digitizedby  VjOOQIC 


A   W   K    O       MtXXT.  245 

zion  di  Tedaldo  ;  ma  i  vetcoTÌ  safirag^nei  attaccati  «l 
re  Arrigo,  ad  ónta  di  lui  il  comecrarono.  Corse  in 
qnest*  anno  un  gran  pericolo  lo  stesso  pontefice  Gre- 
gorio (i)*  ÀTev»  egli  pubblicata  la  sconittnica  contra 
dì  Cencio,  figlinolo  di  Stefano  già  prefetto*  di  Ròmn, 
iM  non  già,  a  mio  credere,  prefètto  anche  ^gli  d^essa 
città,  uomo  prepotente  sì  per  la  sua  dignità  e  noscitn, 
oonie  per  le  sue  grandi  riechezae,  nsurpator  de^  beni 
delle  chiese,  ed  amico  «kl  duca  di  Puglia  Roberto 
GriMfCdrdb.  Istigato  costui  dalle  segrete  insinnaciont 
di  Gmberto  arcivescovo  di  Ravenna,  che  già  aspirava 
al  pepalo^  allorché  papa  Gregorio  nella  notte  del  san- 
to natale  di  questo,  e  non  già  del  seguente  anno, 
cel^rava  la  messa  a  senta  Maria  Maggiore,  entrato 
eoa  gente  armata,  il  prese,  e  staccatolo  dal  sacro  al- 
tare, seco  il  trasse  ad  una  sua  torre.  Paolo  benrìe- 
dense  (a)  aggiunge  che  esso  papa  riportò  una  ferìtar 
ìa  quella  funesta  oocasioBCi  Si  sparse  tosto  per  la 
dtlà  la  nnova  di  tanta  empietà,  a  em  tutti  inorridi-^ 
rofnt^  eU  popolo  romano,  dato  di  piglio  air  armi, 
fatto  il  giorno,  in  furia  corse  alla  torre  di  Cencio,  e 
quivi  con  fuoco,  con  catapultò  e  con  altri  ingegni  di 
guerra  cominciò  a  batterla  si  forte,  che  Cencio  pre- 
vedendo io  breve  la  propria  rovina,  si  gettò  a^  piedi 
del  papa,  implorando,  mm  che  misericordia,  aiuto  per 
•alvarn.  Ailora  il  clementisdoK>  pontefice  affacciatoci 
:  ad  «na  finestra,  fece  fermar  gli  assalti  e  T  ira  del  po-^ 
polo  ;  e  tratto  dalla  torre  se  ne  tornò  fi-a  le  acclama* 

(1)  PandoTphos  Pisanus,  et  Cardinal,  de  Aragon.  in 
Vit.  Greg.  VII.  Lambcrtos  Scafnaburg.  in  Chron. 

(a)  Panlns  Benriedens.  in  Vit.  $.  Greg.  VII,  P.  U 
Tom.  Ili,  Rcr.  Ital.  Digfeed by Googlt 


246  AlfWALl    d'itALSÌ    * 

zioni  di  tutti  a  terminar  la  messa  a  santa  Maria  Mag- 
giore ;  segno  o  che  non  era  ferito,  o  che  la  ferita  da-r" 
vetta  essere  ben  leggera. 

Furono  poi  dai  popolo  devastati  e  confiscati  tuMi 
i  beni  deir  empio  insieme  e  pazzo  Cencio  che  ebbe  la 
fortuna  di  poter  fuggire  colla  moglie  e  co*  figliuoli.  Gli 
aveva  il  papa  impesto  la  penitenza  di  fore  il  viaggio  di 
Gerusalemme.  Amollb  milanese  (i),  scrittore  di  que- 
sti tempi,  ci  assicura,  non  essere  passato  V  anno,  che 
costui  mori  soffocato  da  nn^  ulcera  nella  gola.  Lo  at- 
testa anche  Bertoldo  da  Gostanza  (a),  con  dire  che 
Cencio  ne**  primi  mesi  delP  anno  1077  andò  a  Payia 
menando   prigione  Rainaldo  vescovo  di  Como,  pef 
essere   ricompensato  dal  re  Arrigo,  e  die  qnivi  mo- 
rendo all'  improvviso,  trovò  quel  guiderdone  che  me- 
ritavano le  di  lui  scelleratezze.  Approdarono  inaspetta- 
tamente in  quest"*  anno  i  Mori  in  SiciJia  alla  città  dì 
Mazzera   (5),  e  trovando  i  cittadini  mal  preparati  a 
questa   visita,  entrarono  per  forza  n^a  città.  Posero 
anche  V  assedio  al  castello  situato  nella  pianura  delta 
città,  e  vi  stettero  sotto  ben  otto  giorni.  Informato 
di  ciò  il  conte  Ruggieri^  entrò  di  notte  con  imo  stuo- 
lo d^  Armati  in  esso  .  castello,  e  la  seguente  mattina 
usci  addosso  ai  nemicL  Moltistimi  di  coloro  restano  sol 
campo,  gli  altri  incalzati,  come  poterono  il  meglio,  si 
salvarono  alle  navi*  Se  si  ha  apprestar  fede  agli  Annuir 
Pisani  (4))  nella  festa  di  s.  Sisto  di  agosto  delP  anno 
presente  presero  i  Pisani  la  città  d^.  Almadia,  ed  ob- 


(1)  Arimlph.  Hist.  Mediolanens.  1.  5,  e.  6. 
(a)  Berthold.  Constanliensis  in  Ghroo. 

(3)  Gaofrid.  Malaterra  lib.  3,  cap.  9. 

(4)  Annat.  Pisani  Tom.  VI,  Rer.  Ital. 


Google 


A  11  H  o     utxvf.  a47 

bligfffODO  Firndino  re  d**  essa  ^  pagar  tiibuto  9^  lì  id-  : 

na&zi  a   PUa:  M  coronanvromamo  imperatori  assi"  -. 

gnùif^runt  Po^iam  fidarci  poco  d^essi  Annali  ne^qim- 

U  ali*  anno  1077  ^'  tornai  a  dire,  che  i  Pisam  presero  : 

Almadi»  in  Africa,  e  ciò  primei^te  nel  dì  di  s.  Sisto. 

£d  altri  Ani^^i  Pisani  riferiscono  questo  fetto  all^  an« , 

no    1088)  dpTe   ne  tornerò  io  a  parlare.  Trom^irast} 

neir  ann9  presente  Beatrice  duchessa  d|  Toscana  in. 

s.    Cesario^   distretto   di    Modena,  dorè  nel  dì  8  di 

giugno  (i)  compose  una  diBferenza  insorta  fira  JSrdhet* 

ta  vescovo.  ò\  Modena  ed  .Alberto  di  BazoTarn  per  la 

canonica  di  Cittànuova.  Leggesi  parimente^  m^  piaci-. 

to  tenuto  da  essa  Beatrice  (a),  appellata  fgloriosifsi-s 

macomiiissa,  e  da  ilf ah'Uia.  sua  figliuQla  ia^is^Ua^ 

te  Fìorentia  in  via  prope  ecclesia  sancii  Sahatoris 

juxta  paìatio  de  domni  sancii  Battista;  anno  ab  In^. 

carnatiane  Domini  nostri  Jesu  Christi  septuagesimo 

quinto   posi  millcy  nonas  rnartH^  Indictipne  tertia^, 

decima.  Qui  è  T  anno  6orentìno.  Se  s^  ha  da  creder^ 

alla   cronichetta   amalfitana   {^^  neir  anno  presente 

Roberto  Guiacardo  sHmpadroni  della  citta  di  s.  Seve»- 

rina  in  Calabria. 

(  CRISTO  MLixn,  Indizione  zit. 
Anno  di  (  GREGORIO  TII,  papa  4. 

(  ARRIGO  IT,   re   di  Gerniaiiia  e  dt 
Italia  ai. 

Fa  sopia  gli  altri  funesto  V  anno  presente,  per- 
chè principio  detr  abbominevol  guerra  fra  il  sacerdo- 

(1)  Antiq.ItahDÌ8Krl.5. 

(a)  Antiquitat.  Ital.  Dissert  17. 

(3)  ChroD.  Amalfitaa.  T.  L  Antiq,  Ital.  pag.  214. 

Digitizedby  VjOOQlt  Jk 


24*  AWSKLi  D^  IVASIAT    i 

Zia  erimi^.  Fio  qui  airea  il  pò&t«ie«  Chtgority 
usate  tatle  \t  maniere  più  efficaci,  ma  itniemft  dolci  • 
per  jiapeclir  la   rottura,   saldo  nondtnieno  in  fokr  • 
abilita  r  empia  usanza  dì  vendere  i  r esentati,  leA  ese- 
guito il   decretò  foi^atò  cònlra  le  tnvèstitum  détte? 
cWese  date  dai'  princìpr  laici.  Ma  51  re  Arriga  insu^  - 
perbito^per  It  buoiki  successi  della  guerra  dì  Sassonift|^ 
ìfiò.  <jhe  mai  Continuava  il  comnTercio'SÌttfoiiiiiteo,e  òo4" 
ninnica^a  dò^  scomunicati  dalla  santa  Sede.  Ifr  liaa 
lettera  scritta  il  di  8  di  gennaio  delPanoo  presènte  (i  ), 
ctìn  esso  lui  'tì  doleva  il  papa,  perchè  avesse  dato  cònf^  • 
troie  promesse  Fàrcivesbovato  di  Milano  a*  Tedaldo-^ 
ed  inoltre  conferite^ le  chiese  di  'Fermo  è  'A  Spbleti  H 
persóne  incognite  al  medesimo  pap^:  segno  che  ildu-'- 
oato  di  Spoleti  é  la  Marca,  appellata  già  di  Camerino  e 
tal^oftà  arFérmo,  ci  d'Ancona,  erano  ritornati,  dopo  h 
morte  di  "Goffredo  baciato  duca  di  Ì40rena  e  Tosca-' 
na,  all'  ubbtdienz;^  t!el  xe  Arrigo;   Ora  i!  pontéfice 
Gregorio^  sliccome   personaggio  ^  cuore  intrepido, 
non  maiic6  di  scrivergli  delle  lettele  più  vigorose  del- 
le passate,  e  di  avvertirlo  che  s"  egli  noti  mxitava  re- 
gistro,   sarebbe   forzata  la   santa  Sede  ad  esclùderlo 
dalla  coDjmnjjpn^de'  £edelì.  A  gu^s^  fi9®;SV  *"^*^  °"^ 
vamente  dei  legati  che  furp^o  jaocoltì  <soi^  c^spre^UKO. 
Fec^  r  infuriato  re,  tenere  uns^i^an  di^ta^  in  Vorma- 
zia  nella  domenica  di  settua^esima,  dove  intervenne- 
ro  tutti  i  vescovi  ed  abati  mal  intenzionati  verso  il 
papà.  Soj^a^^ai>se>  ancora  lagone  il  Bkénfiù  cardina- 
le che  dt^  nuovo  ribellatoci  dèlta  Chiesa  romoM^  Hona^ 
parve  colà  con  lettere  finte  del  sanato  romano,  de^oar- 
dinalf  e   d'altri  vescovi  che  ridiiedevano  la  deposi- 
(i>  Gxsgor.  VII,  I.  I,  E^ttt.  re. 

^^^  DigitizedbyVjOOQlC 
1 


A  41  mro'o  KUXTY.  249 

zibék  4k  fltggétb  VH  «  T  eMòne  di  11120TO  ptpa.  Df 
pìÀ  itai'  ooèoh«,'pcitoliè  H  re  Arrigo  fa  esmi  dieta  coi 
vetooti  sodcteitii  Ibrarassm  uil  deereb,  in  mii  didiia»' 
ra4P<ifia  iUegkilìaio  pootefictfie  «cotnudfcato  papa  Gra* 
goria.  0apo  -di  che  (i)  vpaiì  Arrigo  t  suoi  masii  cao 
lettere  ia  Lombardia  e  nella  Marca   di  Fermo  per  ti- 
gfttficarev  tattica  nsoluatoa  prata,  a  per  tommuove^ 
re*  ciatenaa*  eontra  di  \nu  Fa  etlsii^  .^dtoi  ad  xm  ' 
Rolando  ciaertoo  di  BarmA  V  ioaconXensa  di  porterà 
aUa  Chieia  ronuito  una  leltaraiulàiinante  e  un  ordi- 
ne at>edito  in  qu^tà  di  patrizio <  a  pbpa'  Ckègorid,  di* 
seaadere  dal  trone  pontìixio^  per  dar  IdofO  aH^ele- 
zioue  d^  na  altro  papa.  Arrivò-  qtieito  B^ndo  a  Ro- 
iBa  '  tn  tempo  ehe  si  celebrata  un  còneitio  numeroso 
nelb  basilica  lateranetise  (a),  ed.  entrato  nella  saora 
aaaemlrfeo  anSiaaieate  dopo  aVer  presentate  al  papa 
le  lettere^  eott  alt^  vece^l*  intimò' di  lasciare  in  quel 
pmato  la<eattadrà  ponitfièia,  e  al  clero  romano  di  por- 
terai  per  la  Peniècosté  alla  corte,  per  ricevere  daHe 
mani  del' ré. un  vero  papa,  perchè  il  presente  era  nn 
lupo.   Alaossi  olknra  Gtoifanni  veico\^  A  Porto  gri- 
dando,  ohe  fosse  preso  quel  temerario;  é  il  prefètto 
di  Roma  e<^la  miRzia,  sguainate  le  spade,  corsero  só- 
pra di  lui  per  levarlo  di  vita^,  e  favrebbono  feito,  se, 
iMerpostoai  il  f^pa,  iión!o  avesse 'salvato  dalle  lord 
mani.  ¥etttilatli  dipoi  del  concilio  U  causa,  ed  anima- 
to il  pontefice  dfaU^tssisteiiza  della  duchessa  Beatric9 
tà^^tcófOéssa  Matilde^  che  stendevano  la  lor  pos- 
sanaa  aopra  Imòna  parte  di  Italia»  e  dalla  disposizio^ 
ne  in  cui  sapea  che  erano  1  pivi  riguardevoli  principi 

(1)  Bertìioidos  GodBtawtietisis  in  Chron. 

(2)  PauUis  BentiedtiM.  ia  Vit.  ijrregor.  VU,  e.  69. 


deHa  Gecminia^  dichiarò  scombnicalo  •  d«(caAita  M 
regno    Arrigo   IT,  con  attoWere  tatti  t  ^  Ini  toddiU  ' 
«ial  giuramento   di  fedeltà:  risolunooe  cbe,  quantun-  - 
qae   non    praticata  da  alcuno  de^  suoi  fM«decèssori^ 
pure,  fu  eveduta  giusta  e necetaeria  in' questa congiun*  ' 
tura. 

Uori  neir  anno  presente  sul  fine  di  febbraio  e  & 
morte  t i^nta  €fa»ei9iie  ossia  Grèffrtdo  il  Golibo,  du« 
ca  di  Lorena  m  Toscana,  da  noi  Tedutó  marito  della 
contessa  Matildei(i).  Ito  e^i  una  notte  al  luogo  adat«^  * 
tato  pei  bisógni  del  .cor][>0,  che  doTCa  ben  essere  &b- 
britato  alla  bélorda  ,  da. uà  uomo  ohe  itava  in  ag-^ 
guato  (fu  detto  per  ordine  di  MobeHo  conte  ài 
Fiandra  )  di  sotto  con  una  fréccia  fu  si  mortalmente 
ferito  nelle  natiche,  che,; secondo  Lamberto,  da  li  a- 
sette  giorni ,   o,  secondo  Bertoldo,  la  stessa  notte  gli 
oonvenne  morire,  ed  anche  aenaa  i  sacramenti,  se  si  ' 
ha  a  cre4ere  a  Brunone  scrittor  della  guerra  di  Sasso- 
nia.   Per  la  sua  bravura  e  prudenza  Tien  lodato  noo 
poco   da  esso  Lamberto.  Fu  gran  partigiano  del  re 
Arrigo  IT,  e  però  sospetto  e  poco  caro  a  papa  Gre-' 
gorio   TU  e  a  Beatrice  e  /Madide.  Ma  potea  ben  ri- 
sparmiare il  Fiorentini  <a)  di  &rlo  anche  autore  del- 
la nera  congiura  ed  insolensa  di  Cencio  romano  coo- 
tra  la  sacra  persona  di  papa  Gregorio,  perchè  nessiia 
giusto  fondamento  di  questa  taccia  a  noi  porge  l' an- 
tica Storia.  Essendo  egli  morto  senaa  prole,  Arrigo 
investi  del  ducato  della  Lorena  Corrado  suo  proprio 
figliuolo,  e  diede  la  Marca  d^  Anversa  a  Goti/redo  ù- 

(i)  Larabertas  Scafnabm'gensis  in  Ghronico.  Bertholdus 
Constant ienfis  in  Ghronloo.  Brano  de  Bell.  Sazon. 
(2)  Fiorentini  Memorie  di  Matilde  lib.  k       t 


gliuolo  id  4iùXììe  Eustacbio  e  cagino  del  defunto  Go- 
tifredo,  il  quale  col  tempo  ditenne  re  di  Gerusalem- 
me. Restò  coii  CIÒ  senza  marito  la  contessa  IMIde, 
e  non  andò  moHo  eh"*  ella  si  TÌde  tolta  anche  la  ma- 
dre. Terminò  il  corso  di  sua  vita  la  ducbesta  Beatri- 
ce nel  dì  1 8  d^aprile  nella  città  di  Pisa,  come  consta 
dai  versi  di  Donizone  (i): 

Odo  decemgue  dies  aprilis  dwn  sinit  ire 
ChrisU  p9St  ortum  i^ra  de  Virgine  corpms  ' 
j4nno  milleno  bis  terno  septmageno. 
Principessa  di  gran  piata ,  di   egual  prudenza   e 
d^animo  virile^  che  si  tenne  sempre  attaccata  alla  tanta 
Sade,  ma  senza  perdere  il  rispetto  al  re  Arrigo,  anzi- 
con  essere  mediatrice  di  concordia  e  pace  fra  lui  e  il 
pontéfice  Gregorio.'  La  maggior  gloria  nondimeno  di 
beatrice  hi  V  aver  messa  al  monda  e  minibilmente 
educata  in  tutte  le  virtù  e  nella  cognizion  delle  varie 
lingue  la  contessa  Matilde^  la  qnale  rimasta  sola  al 
governo  della  Toscana  e  d^li  altri  aviti  suoi  Stati, 
cominciò  a  far>  conoscere  i  ftuoi  rari  pregi  nelle  fiere 
rivoluzioni  che  andrò  da  qui  inaan»  accennando.  I^è 
si  dee  tacere  che  il  monaco  Donizone  s^  adirò  conti^ft 
di  Pisa,  perchè  quivi,  e  non  in  Canossa,  fu  seppellita 
la  duchessa  Beatrice.  I  tuoi  Tersi  ci  fara^  conoscere, 
come  allora  hue^  mercantile  la  ^ttà  di  Pisa  (2)  : 
—  Dàìor  heió  mefunditus  urii , 
Quitìn  tenet  urbs  illam ,  qua  non  est  tùm  héne 

digna. 
Qui  pergit  Pisas^  videi  ilUc  monstre  nMrina^ 


(i)  Dontzo  in  Vit.  Matildii  1.  i,  e.  10. 
(a)  Idem  ibid. 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


/foip^  urhf  Pagofds^   Turchis^  LSbyeis  quoifué^  ^ 

Parthi^ì^  ' 

Sordida.  ChnleUiei  sua  lustrarti  Uttora  tetri,    - 
Sordibus  a' cuncUs  swn   rmméa  Canossa^  ««- 

f^ìcri  . 

Attrae  locus  pulcher  medum.  Non  éxpedit  nrher 
Quaerere  perjuras^  patrantes  criniòia  phura. 
Che  Tog}r&  dire  con  queste  ultime  parole  Dodizo- 
ne,  non  si  può  ben  intèndere.  ÌHé  ben  si  capisce  che 
Pisa  era  in  questi  teÉkpt  un  feikioso  emporio  e  porto 
franco,  dove  erano  ammessi  gl'tnfed^  orientali  ed 
«fHeam:  il  che  parve  a  Donizone  itna  i^eidegnità,  e 
pereto  pia  Éierìtevole  la  sua  patria  Canosta^  per  ca- 
gione della  sua  purità  in  materia  di  religione. 

Le  determinazioni  prese  in  'Roma  contra  del  re 
Arrigo ,  quelle  forono^  che  finirono  di  determinare  i 
primi  princìpi  della  Grernsania  a  ritirerai  dal  re  Arrigo 
f  comunicata,  e  a  serteaMute  divisare  dei  eaezzi  di  vU 
méttere  la  qni^e  in  qneRe  contrade  (i).  E  giacché 
Tedenno  più  the  mai  ostinato  il  re  -nelle  iue^  viotienze 
é  in  altri  tìzj  ,  passarono  a  liberar  sé  stèssi  e  i  popoli 
da  utv  prineipe,  nato  solamente  per  rendere  infelici  i 
luoi  ffuddft?.  I  primarj  dunque  che  Tabbandonarono, 
kiTono  Eidoìfb  duca  di  Svetia,  Bertoldo  duca  di 
Garin tia  e  Guelfo  duca  di  Baviera,  il  cui  padre^  csoà 
il  marchese  Alberto  A%%o  II  signore  d*E^te,  di  Ro- 
vigo e  d'altri  Stati  in  Italia,  parzialisnrao  (a sempre 
anch^egli  della  santa  Sede,  e  dovea  ben  promuovere 
gP  iliteresii  d' es^  presso  il  figlinolo  duca.  Andò  a 


(i)  Lamberlas  Scafnaburgemii  in  Chron.  Berthold. 
Constant,  in  Ghron.  ^        i 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  »i  A  o^   Mug^tf .  a55 

^Kamisora  ccesfiénda  U  lorp  pasMto,  e  y^  entrarono 
Bftc^tissiini  vescofi.  In  una  di^ta  dp,  assi  teputa  io 
Tritona  ^dofM  la  metà  d' ottobre,  dorè  intenrennera 
anche  i  legati  deHa  tanta  Sejde,  fu  pi^ogettato  di  crea* 
Y6  un  nuovo  re.  Arrigo  venuto  alla  v|lla  di  Oppenetm, 
fra  cui  e  Trìburia  acdrreva  il  fieno,  affine  di  a chivar 
r  imauneote  nembo,  spediva  di  tanto  in  tanto  legati, 
con  promettere  esiendacion  di  vita',  soddis&zioni , 
benefizi  ;  e  percbè  nion  si  Qdava  di  un  prìncipe  che 
tante  volte  avea  mancato  alle  promesie,  e  venivano 
rigettate  le  4i  hai  belle  paiole ,  non  lasciò  ^gH  indie- 
tro sommissione  e  preghiera  alcuna  per  placarli.  Fi« 
iMlmente  gli  fu  accordato^  del  tempQ,^e  conchiuso  che 
al  romano  pontefice  sarebbe  rimesso  questo  affiora,  e 
che  esso  papa,  sarebbe  pregato  di  tirovarsi  in  Au||u- 
sta  per  la  purificazione  di  santa  Jiaria  ^  ed  esaminate 
le  ragioni  deil^una  e  dcir  altra  parte,  si  starebbe  al 
giuncato  di  sua  santi tà,  con  altre  condizioni  da  eie- 
guirai  al  presènte,  che  io  tralascio.  Noa  cosi  fecero  i 
pia  dei  vescovi  di  Lombardia  <i).  £rano  stati  eglino 
scomunicati  insieme  con  Guiberto  arcivescovo,  di  Ra- 
venna neir  ultimo  concilio  romano,  e  da  papa  Gr^o** 
rio.  Però  esso  Gniberto  e  Tedaldo  arcivescoyo  di 
Milano  con  altri  vescovi  scismatici,  rauoato  nn  copc^- 
liabulo  in  Pavia,  acomunicaroiio  aneh^  essi  lo  stesso 
papa  Gregorio./  Questo  partito  a  sé  favorevole. in  Italia 
fece  risolvere  il  re  Arrigo  di  non  aspettare  in  Qeri^a- 
nia  la  venuta,  del  pontefice  romano,  ma  di  portarsi  egU 
a  dirittura  ad  implorare  I9  di  lui  misericordia  di  qua 
dair  Alpi.  E  tanto  più  credette  migliore  questo  spedieo- 
te,  perchè  temeva  di  soccombere  nella  dieta  ger- 
(I)  Card  de  Aragos.  Vit.  Greg»  VII. 

Digitized  by  VjOOQIC 


^54  kfnrAbt  n^itìnAk-^ 

manica  altafblhi  Stanti  aecosatoriddle sue  enofmilè, 
delta  qaali  ben  sapeva  di  non  avere  scusa;  e  tàxt  f^ì 
riuscirebbe  più  facile  lungi  da  tanti  sufn  àvvèrsair)  di 
guadagnare  ilromìano  pontefice.  Ma  pércioechè  idu^ 
di  Baviera,  Svevia  e  Cantai  aveano  chioso  coii 
gente  annata  i  passi,  per  i  (piali  si  cala  in  Italia,  egli 
colla  moglie  Berta  e  col  picciolo  figliuolo  Corrado^ 
accompagnato  da  pochi,  prese  ti  canmino  delb  Bor- 
gogna, (i)  e  celebrò  il  santo  Natale  in  Besanzone. 
Continuando  poscia  il  viaggio,  ^tinm  in  locum^  qui 
Cms  dUHury  s;ertisset^  obsHom  hitbuit  socrum  suùm^ 
(  doè  jidtìaide  marchesana  di  Sntdt)  flUumque  ejus 
Amedeum  nomine^  quorum  in  iUis  regionibus  ti  «it* 
iarùas  clarissima  et  poss€$siones  amplissimae^  et 
nonien  ceìeèerrimUm  erat.  Non  saprei  dire,  se  qoi 
si  parli  detta  terra  di  Civasco.  Fu  onorevolibente  li- 
ceruto  da  essi  Arrigo  IV,  ma  se  volle  continuare  ri 
\4dggio,  gli  convenne  conceder  loro  cinque  vescovati 
d^  Italia  contigui  ai  loro  Stati:  senza  di  che  non  vo- 
leano  lasciarlo  passare.  Parve  ciò  duro  al  re,  ma  i 
suoi  interessi  più  premurosi  il  fecero  ce«kce  a  tak 
istaoze.  Il  Guichenone  (a)  pi  etende  che  questi  vesco- 
vati fossero  in  Borgogna,  e  fórse  il  Bugey,  Ma  Lam- 
berto chiaramente  scrive  quinque  Italiae  episcopafus. 
Talmente  era  in  questi  tempi  orescinta  la  &ma  e  po- 
tenaa  di  Roberta  Guiscardo  duca  di  Xhiglw,  Ca^-r 
bria  e  Sicilia,  che  Michele  duca  tmperador e  d**  Orien- 
te concertò  dì  ave^e  una  di  lui  figliuola  per  moglie  di 
Costantino  duca  porfirogenito  augusto  suo  figliuo- 
lo e  collega  neir  imperio.   Giovanni    Zonara   atte- 

(t)  Lambertus  Scjifiiahurg;  io  Ghron. 

la>  Gaicheaoa  de  la  Maison'  de  Satoi^  J^  I^^ 


4  V  n  o    wjaTf.  aSS 

sU  (ì)  ohe  la  fif^iuola  fu  coadatU  a  CotUiitmopoU,  e, 
sttcoado  Taso  de^  Greci,  U  fa  po^to  il  oome  di  Elena, 
liopo  Proto9paU  (a)  i|Q|a  anffh^  lefU  sot^  V  ««no 
presente  le  f  addette  nozxe^E^  i^^gni^Qa  che  Roggie^ 
ri  eonte  di  Sicilia  e  fratdio  d'  esf  o  Rpberto,  fece  prì- 
^ne  un  nipote  del  re  d^  Africa,  che  era  venuto  in  Si- 
olia  a  Mazzera  comandante  di  centocinquanta  legni.  Ma 
<|uesta  sarà  T  impresa  medesima  che  il  Malaterra  (3) 
inette  sotto  Tanno  precedente,  e  p^r  conseguente  po- 
trebbe anche  essere  accaduto  il  matrimonio  nobilissimo 
4ella  figliuola  di  Roberto  Guiscardo  in  esso  anno.  Resto 
io  in  dubbio,  se  in  questi  tempi  il  medesimo  Rober- 
to &cesse  r  impresa  di  Salerno,  come  vuole  Ro^noal- 
do  Salernitano  (4),  oppure  nel  seguente,  dove  ne  par- 
leremo. In  Sicilia  avea  lasciato  esso  conte  Ruggini 
per  sno  luogotenente  Ugo  di  Gircea,  marito  di  una 
sua  figliuola  bastarda.  Questi,  voglioso  di  segnalarsi 
non  qualche  bella  impresa,  benché  ne  avesse  un  di- 
vieto dal  conte,  insieme  con  Giordano  figliuolo  anche 
esso  illegittimo  d'^esso  Ruggieri,  diede  addosso  a  Re- 
na vert  saraceno  governatore  di  Siracusa.  Ma,  caduto 
in  una  iai>08cata,  vi  lasciò  la  vita  co^  suoi,  e  Giorda- 
no appena  si  salvò  con  pochi.  Afifi*ettò  per  questa  diti- 
avventura  il  conte  Ruggieri  il  suo  ritorno  in  Sicilia, 
e  fece  per  allora  quella  vendetta  che  polè«  con  dar« 
lì  sacco  a  qualche  castello  e  paese  de^  Mori  vlcinL 

(i)  Zonaras  Annah  T.a,  p.  a88.  Gailliet.  Appolos  c.3. 

Blalaterra  libi  3,  cap.  i^. 
(a)  Lupus  Protofpata  in  Gbronico.- 
^)  Malaterra  lib.  3^ 
(4)  Romaalduf  Salernitanas  ChroB»  T.- VII,  Ror.  It»t. 

Malaterra  lib»  3,  cap,  io. 

Digitized  by  VjOOQIC 


aS6  AmrA&t  d^htblu,  * 

(CRISTO  ifuonni.  Inditioiie  xr.    * 
Afcint)  ^  (  GREGORIO  TU,'  pa^ra  5. 

f  ARRIGO  IV,  tè  A  Gcrtnam^  e  di 
Itaiia  13. 

•-     ^  •  '  ••  ■  .    ^ 

Secondo  il  concerto  s*  era  messo  in  viaggio  il 
pontefice  Gregorio  con  disegno  d*  andare  alla  dieta 
già  intimata  da  tenersi  in  Augusta  net  principio    di 
febbraio  tfi  qùeit' antoo  (i).  Uno  de^  più  atroci  ver- 
ni che  m^i  sieno  'stati,  si  provava  allora  in  Lombar- 
dia. Contuttocié  V  animoso  pontefice  si  mise  in  viag- 
gio, e,  scortato  dalla  confessa  Matilde^  arrivò  fino  ft 
Vercelli  :  quando  eccoti  nuova  che  il  rè  Arrigo  era 
giunto  in  Pietóonte.  Infatti  dopo  incrédibin  patimen- 
ti aveva  egli  valicate  le  Alpi  piene  di  ghiacci  e  nevi, 
e  corse  più  vòlte   pencolo  della  vita  col(a  moglie   e 
col  figfiuolo  ;  md  per  timore  che  passasse  V  anno  do- 
po la  scomunica  contra  di  lui  fulminata,  egli  si  espo- 
se ad  ogni  rìschio  e  fatica,  tantoché  pervenne  in  Ita- 
lia. Sparsasi  la  fama  del  suo  arrivo,   córsero  a  visi- 
tarlo ed  onorarlo  i  vescovi  Simoniaci  di  Lombardia 
e  i  cbnti  f  ed  in  breve  si  vide  alla  sua  corte  u (3  con- 
flusso innumerabìl  di  gente.  Ora  non  sapendo  il  pa- 
pa, se  Arrigo  venisse  o  con  buona   o  con  cattiva  in- 
tenzione, tenuto  consiglio,  giudicò  bene  di  jretroce- 
derc  e  di  riUr^isl  colla  contessa  Matilde  alla  4i  l^i 
inespughabil  rocca   di  Canossa  sul  Reggiano.   Colà 
comparvero  molti  vescovi  e  laici  di  Germania,  venuti 
per  disastrose  ed  inusitate  strade,  a  chieder  T  assolu- 
(i)  Lambertus  Scafnabargensis  in  Cbron.  Cardinal,  de 
Arag.  in  Vita  Cregorii  yih  n        t 

•  *  DigitizedbyLjOOglt 


A  ir  ir  o    «txtvn.  -      ^^7 

won  della  scomunica,  e  dopo  qualche  giorno  di  pe- 
nitenza r  ottennero.  "Vi  companre  ancor  il  re  Arrigo, 
e  fatta  chiamare  la  contessa  Matilde  ad   un  abbocca- 
mento, eofn  precibus  ae  promissiómbus  oneratam 
ad  papam    transmisU^    et    cum  ea  socrum  suam 
(  Adelaide  marchesana  di  Snsa  )fiìium<iut  ejus(Am^ 
deo  )  j4i,zonem  etiam  marchionem  (  dal    quale  ab- 
biam  dello,  che  discende  la  realcasa  di  Branswiche 
la  ducale  d' Este  )  ahhatem  cluniacensem  (  €go  ),  et 
aìios  nonnuìlos  ex  primis  IlaUae  Ptineipihus^  quo- 
rum  auctoritate    magni  apud  eum  momenti   esse 
non  ambigebat^  obsecrans^    ut  excommunicatiene 
absolveretur,  ne  principibus  teutonicis^  qui  ad  oc- 
cusandum  eum  stimuU  invidiae  magis  quam  %eh 
justltiae  exarsissent^  temere  fides  haberetur.  Som- 
ma fatica  si  durò  da  tulli  per  muovere  il  papa  a  com- 
miserazione ed  accordo.   Lasciossi   in  fine  piegare, 
purché  Arrigo  deponesse  le  regali  insegne   e  desse 
veri  segni  di  pentimento.  Seguì  pertanto  quella  sce- 
na che  fece  allora  e  dipoi  grande  strepito,  e  farallo 
anche  n^'  secoli  avvenire.  Cioè  fu   ammesso  Arrigo 
entro  la  seconda  cinta  di   muro  di    quella  rocca  che 
tre  ne  avea.  Quivi  scompagnato  da  tutti,  senza  alcun 
segno  dell'  esser  suo  di  re,  con  veste  di  lana,  co'  piò 
jindi,  mentre  un  eccessivo  freddo  regnava  sopra  le 
terra,  restò  un  giorno,  e  poi  V  altro,  ed  anche  il  ter- 
zo, con  farlo  ivi  digiunare  sino  alla  sera.  Tempo  vie- 
ne talvolta  che  la  superbia,  primo  mobife  dei  regnan- 
ti, cede  il  trono  air  interesse.  Dopo  i  tre  dì,  e  coma 
scrive  Donizone  (i): 

(i)  Donilo  Vit  tfvtild.  lib.  a,  cap.  i.^        , 

Digitized  by  VjOOQIC 

HtlLÀTOBI.  VOL,  XXXV.  '  7 


Ante  diés  sepiem^  qucuiLfinem  Junus  haheret. 
Ante  suamJacUm  concerni  papa  venire 
Regem^  cum  piantis  nudis  ajrigare  capli$. 
Cioè  nel  di  a5  di  gennaio  diede  il  papa  udienza 
ad  Arrigo,  che  prostrato  a^suoi  piedi  dimaQdò  mìse^ 
ricordiate'  saoi  falli.  Celebrò  il  pontefice  la  messa, 
e  presa  la  sacra  ostia  nelle  mani,  perchè  i  suoi  ne- 
mici lo  spacciavano  per  simoniacamente  asceso  al  p»> 
pato,  si  purgò  da  quesla  calunnia.  Esibì  ad  Arrigo 
di  fare  altrettanto,  s'egli  si  credeva  innocente  e  non 
reo  di  tante  accuse  prodotte  contra  di  lui.  Ma  egli 
con  varie  scuse  se  ne  guardò. .  Fu  poscia  al  pranzo 
col  pontefice, il  quale  lo  ayea  ben  assoluto  della  sco- 
munica, ma  con  lasciare  in  sospeso  Tafi&re  del  re- 
gno, e  rimettere  ai  principi  germanici,  e  ad  una  Die- 
ta il  decidere,  s^  egli  dovesse  deporre  la  corona,  op- 
pure ritenerla.  Dopo  ciò  il  papa  venne  a  Reggio,^ 
dove  si  trovava .  GaibertQ  arcivescovo  di  Bavenna^ 
il  più  maligna  degli  avversari  del  papa,  con  gli  altri 
yescoyi  simoni^i,  aspettafido  il  compimento  delle 
promesse  di  Arrigo. 

Conuen  ora  sapere,  essersi  appena  inteso  in 
Lombardia,  come  era  passato  il  congresso  del  re  col 
jpapa  in  Canossa  (i),  che  infinite  mormorazioni  ed 
insolenze  si  sparsero  non  men  contra  dello  stesso 
pontefice,  trattandolo  da  tiranno,  da  omicida^  da  si- 
moniaco, quanto  contra  d^  Arrigo,  perchè  si  \nlmen- 
te  si  fosse  suggettato  ad  un  si  indegno  trattamento^ 
Fu  proposto  di  creare  Corroda  figliuolo  d^  Arrigo, 
benché  di  tenera  età,  re  :  tutti  fuggivano,  o  vilipen- 
devano  Arrigo;  eie  città  gli  serravano  le  porta  ìa 

(i)  Lambertui  Scafaaburseasis  in  GhroB..     , 

*  "  oogle 


▲^»  Il  o    «unni.  359 

iKcid.  Onwtt»  fifr  qu«it9)  e  perchè  non  già  4ì  buca 
cnore^  om  par  ii«cenilà  de^  «utiragari,  egli  «veiTfat- 
lii  quella  coiKXiirfKQt  eol*ptpe^  #e  ne.pentl  egli  ben 
pretto»  Gli^tavt  »^  fianchi  il  tnddeUof  Giliberto  eoa 
allri  jwtim  •o^oNnùpail,  a*  qnt^  non  fa  di^mle  il 
£»rgli>  ritrattare  'à  frtjU»  «  rteomiooiar  1<»  spresao  delle 
et^diaioni  ^  &QeeUate,.e.Ui  nimi^izia  csqI  pApa.  Io 
queata  maniera  ricuperò  -ànigo  a  poco  a  poco  la  bao^ 
oa  f^Mib  de^  veteon  e4ft'popoli  della  Lombardia  (i). 
Ma  non  potè  i  ottenere  dal  papada^i^naa  d^  eitere 
iBfnronato  re  à\  Italia  eoUa  corona^fenea  in  Monza. 
Riiiauns^  nonditneno  U  insegne  di  re,  benché  ai  fos- 
te obbligato  col  papa'  di  vivere  in  maniera  privata, 
finché  in  Germania  fosse  decisa  la  di  lui  causa.  Un 
suodiploaaa  da  >me.pBbblioato(9),eel  fa  vedere  in 
Pavia  nel  idi  5  d^  aprile  deir  anno  presente.  Se  s*  ha 
a  credere  a  Doniaone  (5),  egli  tentò  ancora  di  tirare 
il  papa  ad  unaconfierema,  éon  disegno  4i  prenderlo. 
Ma  avvertitane  la  contessa  Matilde,  fece  sventare  la 
mina  e  oondauè  il  papa,  alle  montagne.  Fece  Arrigo 
prendere  anche  Geraldo  vescovo  di  OstÌ9,  mandato 
dal  papa  per  suo  legato  a  Milano.  Di  tutto  questo 
andò  avviso  in  Getnwnfa.  Non  voile  poi  Arrigo  por- 
tarsi alla  Dieta  intimata  a  Forcheim,  come  avea  data 
parob.  Yi  si  trovarono  bensi  ì  legati  del  papa,  e  qui- 
.ti  i  duchi  Ridolfo^  Quelfo  e  MsrtoUo^  gli  arcivesco- 
vi di  Magonzà  e  di  Maddeburgo,  ^  i  veicovi  di  Yirtz- 
bnrg,  di  Meta  e  d' altre  chiese,  i  quah  trattarono 
deUa  maniera  di  restituir  la  pace,  come  essi  credeva- 

(1)  Paulus  Benried.  in  Vita  Greg.  VII,  cap.  86. 

(a)  Aotiqait.  Italie.  Disserl.  3i,  p.  94^. 

(3)  Douizo  lib.  a,  cap.  1. 

Digitized  by  VjOOQIC 


tio,  o  àlmea  aeìAdera¥»|io,  ttlltf  ^Mttniif  <^fu^4K»-> 
Iute  drtreire  tio  iMM^fo<Ve '<^).  ¥u  ém^epsie  elMe 
Ridolfo  daea  idi  Stterift,  tqtioehi  Wgtt  iMstietM  [ m 
penno  ad  acMtlar  qi&eila  p«i4«»lÀs«  digMè.A  buon 
conto  D^IIè  st€to4l  giomo'datta»  itiÉ'OMMecfiibfM,  («he 
fu  il  dì  ^  ^  «Hijrz^  delP  auwo  pk^etate  <ti))  i(  .^<>Hie- 
vò  cotttra  di  tot  una  sediuoiM  in  Bfaf otiì|9.  Qua!  ahe 
è  più  ttrafto,  apparisca  dalle  lattare  4i  papa  Grago^ 
rio  (5),  che  atto  p^nta^iKm' approvò  Palaatoo^ 
Ridolfo,  e  sì  ritarbò  b  eoMotomaa  di  tal  ca«M«^  per 
deciderà  a  ek^ì  òt*  dm  ^cootaadàbl»  fatta  •  dovuta  Ja 
corona  ;  dèi  che  poi  face  grirri  dogliama  la  lìiEÌona 
d**  etto  Ridolfo,  teriTandone  al  maflétiino  pepa.  Ri- 
corte in  quatti  teanpl  Arrigo  al  madafio»o  pontafiae, 
Implorando  il  suo  aiuto  contre  dv  Ridolfo  «aurpatora 
della  eoroàa.  £b))a  par  ritpotta,  che  non  ti  potea 
soddisfarlp^,  mentre  atto  Amgo  teneva  tuttana  pri- 
gione t.  Pietro  nel  tuo  legato  Qtralds^  il  quale  poi 
diede  fine  alle  tua  mitene,  «btaaMto  da  IKo  a  miglior 
vita  tul  principio  di  diceanhra  dalP  anno  pratanta. 
Ora  il  pontefice  dopo  esserti  fermato  per  tatfeo-gin- 
gtto  tn  Bibianelk),  Garpinato,  e  Carpi  terre  del  Reg- 
giano, allora  della  contetta  Matilde,  e  ia  Figheruolo 
sul  Po  ;  chiarito  abbastanza,  che  V  animo  di  Arrigo 
lungi  dair  essersi  mutato,  era  disposto  a  ht  peggio^ 
%"  incamminò  per  la  Toscana  alla  Tolta  di  Roma.  11 
re  Arrigo  anch^  egli  seppe  trovar  via  di  penetrare  ia 
Germania,  dove  rannata  uù  picciolo  esercito,  comin* 

(i)  Brano  Ulster.  Bell.  Saxon. 

(2)  BertolJ.  Gostantieniis  in  Chron. 

(3)  Grcgur.  VII,  lib.  4,  Èpist.  23,  ^^-^^oogX^ 


tìè&^Mm  èoatnrM  imólfeWRiabira(i).  Meri 
bd  ^14  éi,«Uemibfria  qdété'  intM  V  impéradriee 
i2/^fi#^ÌBiM'iÌMdref  hi'Roifaaf  kweiaadfN  dopo  ^i  !^  il 
coiic«tioUii>itKvh«^f>rétà  «ptH^ensy.f  MitioaroDo  «n- 

qi^lHMi  i('.a  «U^ii.tfimigcto  Jinigo  òi^iiieor  d*  Ati»- 
gWli  )  eàimirkvné  iwsea^o  d^  A«|iMtaj'ftnnor«  di 
Arrifia^.  db  ^ètUbè  dovette  fèr{)4)Li¥(iflM)re,  fu  la 
itiorte  di  CrregóHù  vtBtoro  ài  yéroéltif)  cbhc^tfìere  in 
Ilatia  d^^Ééò  r^.  Avm  tf^ì  ititifoiiifr  tmfif'  Dieta  dèi 
r^ao^  da  t«tf«r«t:  né' ferali  di  ftiùéagliÀ<eiirca  il  dì  pri- 
AIO 'di  mb^gki  ^el^atmo  ja^vMlte^  c&h  disegno,  se 
nl^  j^titéa^di  ^órré  U-f»at>ft*,^a  utta  inbrté  itnproY- 
vii4  fJtiMià  din^etdi  trMéòf'te  stìe'^tlvtii^,  te  •  senza 
bsdi«ig;li  feni]^  di  pèùit^^:      >   t    -     'l  ./.  .. 

Bàhertù  ^liòìcrafb  dnda  dif  Pogltff  >fikfé  1^  ifcqliisto 
id^itanle  daié  ei^à  é'^fyi^dpiit^diSàtèrttoi  Ma 
per  cdtttò  'dell' 'anviò'  %  da  m<raf igliariAj  coìaM  eòtan« 
io  cHifcordlftò  f^è  loro  t(U*rórìUtrf<  L^nOiOitHó  bas^- 
neflte  <S)  Mtì^a''(;(UfiiWftUd  ftlPabói»  1076,  Ro- 
moatdo'«iJètfiiHikof4ydÌl'éi^tiò<ié75J^QMi^tUiiqiie^i^ 
àon Téggaild^^eltiitòr  draili^lògiii  qd«Mi  ialuiorr^ 
Ut%k  per  ^ieRo  dé^knró  tetti  «lf«rati  dai  '  coprini, 
pare  róido'I^À  irltfisittÉk^  i  <A^e  ali- atttM»  prtsfeat» 
^'  iiAÀMò'àà^if^Ar-m^^^ùimwii  per  U nigi^Mri 
cheindretttè  «diUlSéfido;'  EiMi^  iii  queiiI  'te«ipi  gli 


(a)  Lopos  Protospalain  Cbroo. 

(3)  AoonymosCasiinens^laXSlM^  m.- ;•.!!>.; 


a6a  AiniAI.1   D^ITAEUt 

Amnietani  9ono  Giielfo  priàeipe  di  SaldrM  (t%  mi 
aggravati  da  ihiitoUr*  il  dovet»;*  cdsliMna  coii  din 
tribati.  RìeòrseNi  flMÌ.a  Hoberto.fioitaaTd»  che  a 
bocca  aperta  «tava  aspettando  Poppovtniiità  a  odo 
specioso  pretetto  par*  iosigttoriM  di  ^èloo^W  pa#^ 
se.  Avendo  e|^  prasa  faeD.^mlaiiliafi>  la  l^r  ^roftcfstio^ 
ne,  fece  oon  «ai^^atciata  tapere  a  €Ks<illa  tao.  CQfoa» 
io,  che  tratiaase,  pia  umMwamvitet  qael  popol^v^d^- 
gDosameqta  ,gU  rispose  GiiM>l^  Allora  Blob^rto  e\m 
area  delle  i^qMcizie  conlUc^ar^ ./, prin^ip^  di  :Ga- 
poa,  a^a)>iii  eoo  ess^  ivi  paqa^ia  fra  I9  .o^disioiii  gK 
impose  di  akOfrlo  oaU^ioppr^sa  dij  Sal^mot ,  Infili^ 
amendue  collie  («ir  forse  e  coU^  m^cahiviQ.mUi^ri  po- 
sero Passediota  Salerno  per  terra.e.p^r  foare^  J^h* 
biamo  da  Pietro  diacono  ,(»),q9ntiq|ia|l^  dflFOstieii* 
se,  cb^  presemitflr  qaesM»  jgi^arra  pap^  òrfg^H'iOf'  che 
amava  aoo  poco  Giso|if<9^  gM  spedì  Z>4^f4v<^.  abaU 

che  Gisolfo  Q0()^ar  gU  voile,  di^re  rjspoM*  dappoiché 
fu  iotrapri^o  Tnsfi^itiiilQriiò  T  flbpie  cnisiDenife,  e 
£itto  abbopcar  JiìcpqrdQiprmipe  di  Qt^ìig  cfpi.Gi* 
solfigli  po9«istÌ8rojKio  W(i  di  ?wr<9.%(W1«^«*di^  cof 
dqca  Roberto.  £|(li.pji!t  .0hq  tm  pcftifiAfe,  nulla  si 
eott>  del  loratpiHnssìe,  Crel^  la  faille t,neir  asfe4^Ul 
città  a  tal  s#giH>9  tthe  H.  p^.^ìf0 -f^poì^^fì .  ridusse  a 
oibarsi:de)le.Qsrffi,pUt  ÌQMB9K|d0;i)Bi  jsBnj)K)t4|[|4<l  più 
reggere,  ;  apiirono  ))»  ppi;jt^. ai  Kflf omini  0ptoW  tem- 
pore mentis,  Ritirossi  il  principe  Gisolfo  nella  torre 
o  rocca  fortissima,  fabbricata  salla  cima  del  monte. 
Stretto  ancor  ivi,  finàliheiite  fti  feilBàto  a 'rendersi  a 

(1)  Guillelmas  Appofos^iit^  3. 

(a)  Petrus  Diacom»  Chs99»- Cm^T^  Sf.auU.^ 


A  w  n  o    HLxxTtn.  a65 

pflittì  di  bootia  gaerra,  ed  ebbe  la  libertà  d^  andar- 
sene. Sogginnge  Pietro  diacono,  che  papa  Gregorio 
il  fece  goTernatore  della  Campania  romana.  Dopo  la 
presa  di  <}aesla*  città,  ch^  era  allora  delle  più  belle  e 
dèfidose  d'Italia ,  e  crebre  spezialmente  per  la  seno* 
la  della  medicine,  colà  per  questo  concorrendo  anche 
gli  oltramontani  bisognosi  di  gnarigione:  il  duce 
Roberto  tì  fece  febbricar  nella  pianura  un  castello 
inespugnabile.  Anche  nella  Gronichetta  amalfitana  (i) 
V  acquisto  di  Salerno  è  attribuito  air  anno  presen- 
te. Diedesi  ad  esso  duca  anche  Amalfi,  città  allora 
mercantile  al  sommo,  piena  d^  oro,  piena  di  popolo, 
e  di  navi.  Di  essa  eoM  scrive  Guglielmo  pugliese  (a): 

ffuc  et  Alexanàri  dhersajlsrunhur  ab  urbe 
Regis  et  Antiochi.  Haec  {ratibus)Jreta  plurima 

fransit 
His  (an  heio)?  Arabeà^i  Indi^  SicuU  noscuntur 

et  Afri: 
Haec  gens  ett  totum  prope  nobiUtata  per  orbeniy 
Et  mercandaferens^et  amans  mtrcuta  rejerre* 

Gttufredo  Malaterra  (5)  aggiugne  che  nel  tempo  me- 
desimo deirassedio  di  falerno,  il  due»Roberto  entrò 
io  possesso  d^  Jbnalfi ,  ed  ebbe  al  suo  servigio  parte 
degli  steró  Amalfitani  conerà  di  Salerno^  Meritano  ben 
|Hà  fede  tali  autori  che  la  Gronichetta  amalfitana,  in 
cui  aM'  anno  1074  ^  riferita  la  presa  di  Amalfi,  con 
^rsi  ivi  ancora ,  che  essendo  morto  Ser^  duca  di 

(f)  Antiqait.  lUl.  T.  I,  pag.  214. 

(8)  Gnìllelmuf  Appolas  lib.  3V 

(3)  Gaufridof  Mslatsrra,  lib.  3,  cap.  3. 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


d64  ÀSIVALI  V  ITALIA 

quelli  città,  gli  succedette  Giomntti.%^  $({|ÌQ9  ma 
per  poco  teinpoi  percl^è  oe.fu  «pogUa)U>  da  Aoberio 
Guiscardo. 

Abbiamo  ancora  dal  suddetto  Mal^lerra^,  cbe  io 
quest'^anao  ti  conte  Ruggieri  afsediò.per  mare  e  per 
terra  in  Sicilia  ia  città  di  Trapani,  e  la  fiaraò  alla  resa. 
Veggonsi  vari* atti  di  Arrigo  IT  a  dei  aiioì  mìniitti, 
prima  ck^  egli  tornasse  in  Gemajnia.  Cioà  con^araiò 
egli  al  monistero  di  s.  Salvatore  di  Pavia  i  suoi  be- 
ni (i),  ///  nonas  aprilis  annQ  ab  InèarnatiQna  Do* 
mini  nostri  Jesu  ChriHiJUUHXrU^  IndiùUòné  Xr^ 
anno  aulem  ardin^tionis  guidem  dgmni  Htnrici 
guarii  regis  XXFIy  regni  vtr^  XXIF.  ^cimm  Pa-» 
piae,  ^rovavasi  egli  in  Piacenza  XIII  kaìendas 
mariii^  dove  tenne  un  placito  (n),  e  glodicò  in  &vo- 
re  di  quella  cattedrale.  Piiobabile  è  aottira  che  appar- 
tenga a  quest^anno  il  diploma  da  me  dato  alla  luce  (5), 
ìli  cui  conforma  Ugoni  ei  Fuìdoni  gérmam$^  Ac%0' 
nis  marchionis  JiUis^  cioè  del  marchese  Atobo  II  pro- 
genitore d^i  principi  estensi,  i  loro  Steli  posd  nei 
contadi  di  Gavello  ,  Padova  ,  F'iceima ,  Verona , 
Brescia^  Cremona^  Parma ^  Lunigianay  Arevuo,^ 
Lucca^  Pisaj  Piacenza  ^  Modpna^e  Tortona  ;  firai 
quali  speualmeMte  veogoao  annoverati  JSste^  RamgOj 
Montagnana^  Casal  Maggiore  del  Gremooaav,  /\>js- 
iremoU  della  Lnnigiana,  »  la  terra  Obertenga  ia 
Toscana,  dei  qoali  Siati  ho  io  aibbastansa  favolato 
nelle  antichità  estensi»  Tre  placki  ancora  licnati  dai 
suoi  ministri  in  Verona  e  ia  Padova  si  trovano  da 

(i)  Bollar.  Cassineufs  T.  119  Poaslit,  1|4* 
(s)  Campi  Iftor.  di  Piacenza  T.  I,  Àppefid. 
jS)  Anlichità  Estrosi  F.  I»  cip.  7^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲  ff  ir  o    Miuvii.  s98 

me  pobblkati  òelle  aatidiilà  itali^e  (r).  Mi  qH^tlie 
^  più  gIéri<Mo  per  la  nobiliM^int  Mia  d^  £it^,  iti  qa«- 
st^aiuio  (»Mo  bea  mi  appongo  )  Roberto  ^ttÌ9<kfè0 
dtttsa^  dopo  aver  obrìtstB^  tornii  ^ik  a^èbMiiii^ìMy, 
ma  £giiuoia  neU^  ifliperadot  di  OtiéDta)  «nì^  altra  nìe 
diede  ad  &g9  figliuolo  dbl  )Soprtdd«tté  imirthe«W  Aa- 
Eo»  Ne  li  ntfemioiie  Goglialaaò  pugliese  (à)  edn  ^e, 
cheda^  la  presa  d>  Salerno  tetitie  il  ^«féa'alla^tià 
di  Troja,  e  che  fèrmatoBi  iti^  '■ 

NobUis  adsutnit  lombarda^  MarcMo  iftddùtn^ 
Nohilihus  patriae  multis  óótnìtontibHs  illum  ; 
Axo  voctUus  erat  Secum  dedaxit  Hugonem 
lUustreat  naéynu  Duciè  ut  }/Uia  detur 
Exigit^  in  sponsain.  ComiUi^  prócérèsque  voéari 
Qaaquefacit  Auper  his  dux  eonéuUurus  ab  urbe, 
Horum  consiìiis  Roberti  fiìia  nato 
Traditur  Axonis^  etc. 

Pofpia  agf^ne  che  ai  fecero  dì  .gran  feata  é  con- 
TÌti  par  quelle  ooaae,  a  ebe  Rokanlo  èoUaeitòitoati  i 
suoi  baroni  a  regalar  ^t  sposi  t  U  che  nonatséndD 
staio  pNUioalo  neUa  noaaa  della  precedente  ftgUocAa, 
rattrialò  «|uel  noUM..  TutUl4a  eontribotràno  tnui ,  e 
moko  pfrù  iaca  «egli):  •    .     ;  i     . 

Hi  ^nerunkdonané^  addens  $aà^t:éusM  paraim 
Ad  sua.  Qum  m^gn^^  puirém^ue  rsmmf  hanèfre* 
I0  qMd; credito  /baseaUorft la «aaa 4'  Eftevtì'piiò^ab*^ 
baatanca  dedtttra  aòdus  da  Iquaslo.  Gessò  di  ^teré 
ael  novaaftbra  di  qntU\9UooiLttmiè^  iT/^^ateìpé 
di  Banevemo  <5),  luondlj  R(^«ta  Qnìscando-dim» 

(i)  Anliquit.  Ital.  Ubsert.  giei  3t.  '  > 

(a)  Guilielraos  Appulas  1.  S^  Pòem. 

(3)  Ghrooio.  S.  Sopiae  «pad  ^e#efr«ìttttKii«  j     < 


366  AHKàLI   D^tTALU 

vo^fo  ancbe  di  qaecta  conquista,  ti  portò  all^  aste- 
dio,  di  quella  cttlà.  So  poi  meritano  fede^^imbro' 
fMftil  Annali  Pisani  (i),  qoel  popolo  unito  co*  Geno- 
veti,  pattato  in  Africa,  ti  prete  dutn  magnificas  cà4- 
tat0€  \/tìmadiam  tt  Sibiìiam  in  die  s.  SixtL  Io  to  be» 
ne  che  nna  SiiHgUa  è  in  Itpagna*  Che  un^  altra  ne 
lotit  in  lirioa,  non  Tho  per  «nche  letto.  li  Tron<> 
(A  (a)  ne^parft  ,air  anno  1087 ,  a  diee  che  presero  le 
dtià  di  Damiata  e  di  Libia:  tutte  notizie  che  manca- 
no di  sicuri  foodanienti.  Teggmi  ranno  1088,  al  qua« 

le  ti  dee  riferire  ti  .&tta  impreta.    . 

•    \  ^ 

(  CRISTO  utAXTui,  Indiii<nie  i. 
Anno  di  (  GREGORIO  VII,  papa  6. 

(  ARRIGO   IT,   re  di   Germania  e  di 
Italia  33. 

:  JTanto  il  re  Arrigo^  ^antb  il  nuòvo  re  Sidoìfa^ 
tiiBlndirano  di  aver  fiivorerde  n^a  loro  tèrrihii  ga^ 
ra  U^omano  pontefice,  e  a  questo  fine  gli  spedirono 
i  kirò .  legati ^  (5).  Papa  Gregaria  perdo  tenne  un' 
oondiiiojinRoaia  nella  prima  settìatana  di  quaresima, 
dorè  essendo  concorsi  circa  cento  tra  arcirescovi  e 
vettovi,  fti  atabiiito  di  spedire  in  Germania  i  legati 
apoaloUiìi  'pèvvonoao^e'  c^  qua)  parte  'ft>ste  la  ragio«> 
ne  e<iitonoi>Qdii6fOTona  anowa'^  noot^teommica-L 
ti.  TtMkh^  appelltto  idae^uni  Tehmìéa  «rcttvscoto 
di  Mikfio,  €kàkert»  arciiresooTO.  £  Ravenna,  Uga 
hkmtoitu^SmM  libdló  della  Chiesa  roaranai  con  aU 

(i)  Annali  Pisani  T.  VI,  Ber.  lUl. 

(2)  Troncl  Annali  Pisan. . . 

\%)  Paulas  Bena^tdens  In  yita  Greg.  Vii. 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲  V  ir  o     HUXTin.  967 

tri  rescoTÌ.  Degno  di  osservazione  si  è  ciò  cbe^ego^* 
iano  a  dire  q^li  Atti  (i)  :  ExcommunieamfiS  o- 
mnes  Aorthmannps^^uiinifadere  terram  sanetiPttri 
ìaborantj  pidelicet  marchiani  Jirmanam^  duoatum 
spoietanuìHy  et  eos^  qui  Bene^niumohsUbsfttieiqw 
invadere  et  depraedarì  nUuntur  Campat^iWfi^  et 
maritima^  alque  Sahinos^  necnon  et  qui  ientant  «r- 
hem  remanam  confundere.  Di  qak  può  apparirei  icba 
la  Marca  di  Fermo,  ossia  di  Camerino ,  0  d^  Àneona 
e  il  ducato  di  Spoleti,  erano  o  posseduti  dalla  Q^ 
sa  romana,  o  almet^  pretesi  di  sua  ragione  dal  pi^ 
li  che,  come  fosse  succeduto,  non  V  ho  potutp  finora 
conoscere.  Debbonsi  ancora  notar,  quelle  parole>;  et 
eosy  qui  Beneventum  pbsident.  Intorno  a  ohe  oon- 
Tien  ora  dir^,  che  sbrigato  dalla  conquista  di  Saler- 
no, il  duca  Roberto,  mal  soddisfatto  del  romano 
pontefice,,  che  dianzi  Pavea  scomunicato,  epaoi^ciò 
neir  anno  precedente  ^ ,  gjuerra  cqntfa  le,  terre  della 
Chiesa  nel^  CampJini^  (a).  Fu  pefci6  di  nuovo  pub** 
blicata  la  scomunica  poif^ra  di  Ipi  e  del  suddetto  &io» 
cardoj  e  papa  Grego^^p  coJle^to.epf^efqHHySUP^  «of 
ire  disponiti  come  s^  ba  da  P^trp  ^iapono»  Ciò  r^ 
ferito  al. 4^ca  Roberto,  11^  ^ijlrò  jg,  pr^  cp|  prmpipe 
Rici^rdo  a  Capua,  e  andò  a  mettere  L\v^e.#o  a  Be* 
nerenio,  pel  mentre  ch^; Riccardo  p^r^iqp^.^i  ^P^P% 
impcese  qqello  ^i  l^apolL  Tolto  ^ò  areofM  paP^i  an-> 
no  antecedente.  fContìfiuò  J^^a^^^X  as«f i4!i9  d^ìlan 
pol'^per  u^plii  mesii.cd»avf«,anc|if  ri^^^  ^diaeillr 
tà^fi  mal  {Nuliitp  (3t),  qt^ndo  Jpopi^mt^  ^iiporle 

(])  Goodlior  Ltbbe  Tom.  iX.  •> 

(a)  Petras  QlaiN  1^  S.^Cbroo.  e.  4S*  <  -    n*  • 

(5)  GamiUas  Vmw*  ^*«*-  «*  ^«^feòBgle 


M 


aOS  ANNALI  D*  ITALIA 

nd  di  1*3  d^  adirile,  liberò  i  Napotetaot  dalle  sue  bran- 
che. Fti  jprindpe,  per  attestato  della  Cronichetta  amai- 
fiUda  (t),  alto  di  statara,  di  beli'  aspettò;  di  gran  co- 
raggio, ed  avvedutezza,  benigno  coi  fedeli,  terribilb 
eotoìtra  l  perfidi  rtbeHi.  Ebbe  per  successóre  nelprìti- 
cipetòr  di  Opua  Giordano  7,  suo  figliuolo.  Ci  fa  as- 
sai intendere  il  suddetto  concilio  che  nel  principio 
dtflaquareéhn^  tuttavia  lutava  P'^ssédiò  di  Beneyeh- 
tò,  fitto  dal  duca  Roberto:  perlochè  fu  di  nuovo  ful- 
mf alita  coiùtra  di  lu»  la  ^comùnicà./tfa  appena ^lòr- 
dand  Va  saéceduto  id  padre,*  che  insorse  la  discòrdia 
fi^'il  ducàRòbertb  è  l«il.  Abbril celò' esso  Giordano 
la  drfesii  delle  tèrre  deHa  Chiesa  e  dei  Beneventani  {o>^ 
da^  quali  ebbe  un  regalo  di  quattromila  e  cinquecen- 
to bisanti,  ò  vogllém  dire  scudi  d'oro,  tlscito  perciò 
in  campagna,'  secobdofche  s^  ha  da  Pietro  diacono,  fe- 
ce tll)»ellare  niòftl  de^  c^oiifl  è  vassalli  contrari  Ro* 
bertò,  6rHv^  ibitdBélféveiAdtdiistrusselfQttelè  forfì- 
fieazlòtil  fbtté^d^i'dàea/'f^erprehdeìée'qtieltà  città.  Bar 
fi  éon^^iVànl  fe^ altre  città  'il' HbèllAròno  ài  Guiscar- 
do: A;Etflar^  sub'  i»^tè7  V^V^  figli  nolo  di  tnfre- 
dò,  ai  q^iélé  àiéà  Róberto'^ccopata  tutta  V  eredità, 
fti  tifaàl  di?  (jlèr- Vigorósi '\^t)giuràtì  cohtra  dello  tfo 
Gtnsèarìla'.'^^ulì^ònò  ^érélò  Vari  Incontri  d^ahnati, 
è'  liiri'  i^ém^fitóiikVm  'GWgtiélÀiò  pngTiès«(S);  do- 
pò -  i^lj^feRIftS^'èWte  fa  fetta  pace  tt-a  esko  Roberio 
e-  'tìtòrthUW.'^  feéiri*  "cfirèstà  liòrièottìia'  per  aBbaherè 
téRé  ié '^éèirk€  del  tìl^òf i{^i!bèil^d6, il  quale  ké^  né 
ly jg}%<Cdillaéfti&i^fiV'e  ^^  diede  fiìJe  «fli  vita.  RI- 
CO Amiquit.  Ilalic.  TiW'l/'  ^"^  '  *  '  '  * 
(2)  Petrus  DiaooA.  CbMnJlIb^  31  ea^.^^S» 
(%)  Gelllieliias>«l|poh»'P<>erik.  m%^  ^      '| 


cupero  Roberto  Bari,  Tram,  Sant»  Sevtrifi*,  e  T  al^ 
tre  terr^  (i)  die  a^  erano  ribellate.  Aaeoli,  Moote.iii 
Yico  ed  Artaoo  ritoroatoap  alle  mani  aue,  .ed  era 
per  £ire  altri  progresfi,  ^ando  Desideria  abaU  di 
Monte  Gassino  s^iiUerpose,  ^  ìriaUò  di  pac6  fipaU  P<»^ 
tefìce  e  lai.  Abbiamo  dalla  Tita  di,  Gre^io  TU  pa* 
pa,  a  noi  tramandata  da  Nicoolò  cafdinale  d^  Arago- 
na <a),  che  venerabiìis  pontifex  receptis  nutiiiU  Eo^ 
berti GuiscarcU egreguNormwanorum  AMii^versus 
jépuìiam  post  qctayas  penUeoM^  iter  anripuit^  et 
cum  ips(^apud^Aq^Uflv^  coUoqiuiwn  habuit  Congrua 
itaque  ab  eo  s^tif/actione.  ^uscepta^  priuB  a  eiaculo 
excommunù^atùfnis  eutaab.sohitj  et  consequenier  fi* 
delUatem  ei  fiomagium  ejius  recepit*  Postmodum  itero 
jam  assumtum  fn  sp^ciaìem  beati  Petri  miUtern^  de 
iotius  Afpuìiae  et  Calabriae  ducatu  per  sHtxiìlum  se" 
dis  apostxflieae  imtesthU*  Guglielmo  pngUese  aerive 
che  quelito  abboccaeiento  e  cotioordia  segui  in  Bene<» 
vento,  e  non  già  in  Aquino;  ed  essere  corsa  voce 
che  il  papa  per  impegnar  meglio  nella  sua  difeaa  Ro- 
berto Guiscardo^  gli  fece  sperare  la  corona  del  regno 
d' Italia  (3)  : 

Romani  regni  sibi  promisisse  coronam 

Papaferebatur. 
Parimente   Riecard9  duniacense   (4)   eoniermi 
questa  voce  «on  asserire  che  papa  Gregorio  aveva 
inteniione  di  crear  nbperadore  esso  Roberto,  o  Boa*- 
mondo  suo  figliuolo*  Tornava  il  conto  ad  «tao  poni- 
li) Petrus  Diac.  Chron.  1.  3,  e  45. 
(a)  Cardioalis  de  Aragonia  in  Vila  Grcg.  VII. 

(3)  Guilìdmus  Appulas  1.3. 

(4)  Kicbardus  Ciaoiaeensis  ia  Gbran.  in  AiOiq*  It^ 

^    '  Digitizedby  VJ^ 


9^0  AMMALI   O-  ITALU' 

Mfice  nel  pctkokkia  dmeiAO)  in  cui  égK  si  trovava 
peli  la  fwmicttta  (kl  re  Arrigo^  non  solo  di  Doa  aver 
nefUco  H^potetiÀsnnQ  ed  tovitto  duca  di  Puglia,  ma 
anche  di  averlo  asàko  e  difensore  ne^  bisogni.  Il  tem- 
po feee  vedete  dh^'senie  questo  appoggio  minacciava 
ro^Qa  il  suo  poati6cato. 

Ma  non  tutti'  questi  avveoimenti  si  compierono 
neir  anno  precedente  e  nel  presente.  Siccome  vedre- 
mo, porte  d^  essi  appartiene  alPanno  seguente  1079. 
Certamente  si  allontanò  dai  vero  il  cardioal  Baro- 
nio  (i),  allorché  pose  V  assedio  suddetto  di  Beneven- 
to nelTanno  1074*  ^^  abbiam  veduto  che  nel  con- 
cilio romano  deiranno  presente  si  fa  menzione  del 
medesimo  assedio,  non.  per  anche  sciolto.  Ma  nep- 
pure il  padre  Pagi  (a)  colpi  nel  segno,  allorché  pre- 
tese che  neiranno  1077  Roberto  duca  si  abboccasse 
col  papa  e  ne  riportasse  V  assoluzione.  Papa  Gregorio 
per  tutto  il  giugno  del  1077  si  trattenne  neUe  mon- 
tagne del  Reggiano,  siccome  costa  dalle  lettere  d"*  es- 
so ponte£ce.  Nel  di  1 5  d^  agosto  era  io  Firenze,  e 
nei  primo  giorno  di  settembre  in  Siena.  Ma  abbiam 
veduto  phe  papa  Gregorio  si  mosse  di  Roma  post 
<Ktavas  pcntecosies,  per  andare  ad  Aquino  a  trattar 
di  pace  con  Roberto.  Essendo  venuta  V.  ottava  della 
peatecpste  nell^anno  107;  prima  della  metà  di  giu- 
gno, come  potò  egli  mai  passar  da  Roma  ad  Aquino 
in  quel  tempo,  se,  siccome  abbiam  detto,  egli  per  tut* 
to  giugno  si  fermò  in  Lombardia  7  Adunque  la  rioon- 
ciliazion  di  Roberto  dee  essere  succeduta  più  tardi, 
e  vedremo  che  non  s^  ingannò  il  Baronlo  in  differirla 

(i)  Baron.  in  Annales  Ecdesiast. 
:ta)  Psgius  Crit.  ad  Anna}.  6«roa. 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲  V  V  o    MLzxfin.  371 

«00  air  anno  loSo.  Okre  di  che  haipo  Prototpala  (i) 
air  anno  1078  acrìTe  :  Robertus  duot  obsedit  Bette' 
i^entuniy  secf  ejus  obsidio  dissipata  est  a  Roduìpha 
Pipino  comite  (  cloè^  come  stimò  il  Peltagrini  (3),  da 
Rainolfo  zio  dd  principe  di  Capoa  Giordano  )  et  hoc 
anno  obiit  Richardus  princeps^  mentre  attediava  Na- 
poli, Anche  Rooioaldo  talernitano  (5|e  P  autore  del- 
la Cronichetta  amalfitana  (4)  attestano  che  Riccardo 
morì  dorante  quali'  assedio  Indiciione  prima^  cioè 
neir  anno  presente.  &  che  ann&  primo  postquam  ce- 
pU  Salernutn^  Robertus  dux  Benes^entum  obsedit. 
Certo  è  ohe  nello  stesso  tempo  furono  latti  que*  due 
assedi)  e  però  nelf  anno  presente.  H  ohe  vien  ancora 
confermato  dair  antica  Cronichetta  di  s.  Sofia,  pub- 
bKcata  dal  suddetto  Pellegrini  (5  ,  dove  si  legge  ;  Ro^ 
bertus  dvu>  obsedit  BeneyerUum  \IF  kalendasja^ 
muuriiy  usque  VI  idus  aprilis^  unde  expulsus  est. 
cum  omnibus  suisf'  Indictione  /.  Ia  Indisione  pri« 
ma  correa  neir  anno  presente.  Ora  essendo  fuori  di 
dubbio  r  aggiustamento  del  papa  con  Roberto  Gui«^ 
acardo,  aeguito  dappoiché  fu  sciolto  V  assedio  di  Be- 
nevento, per  conseguente  non  nell^  anno  1077,  co- 
me immaginò  il  padre  Pagi,  ma  molto  più  tardi  si 
dee  credere  succeduto.  Finalmente  si  aot^  che  P^o^ 
tore  della  Vita  di  s.  Gregorio  TU  (6)  ci  somministra 
U  filo  per  accertarci  dell^  anno,  in  cui  segui  P  accor^ 

(i),  Lupus.  Protospata  in  Chromco.. 
(a)  Peregrio,  io  Notis  ad  Prolospatam. 
(^)  Roinoald.  Salerò,  in  Ghron.  T.  TU,  Rer.  Itst 
'     <4)  Aaliqoit.  Italie.  T.  I. 

{i)  Peregrio.  HisL  Princ.  j^aogobard 

(6)  Card,  de  Aragou .  P.  U  ^^  ^t  R«s»  ^V^      t 

Digitized  by  VjOOQIC 


37S  AinULl  P^  ITAiLU 

do  suddetto.  Cioè  stri? e  egli  ohe  frf  i  due  re  centen- 
detili  Arrigo  lY  e  Rìdolfu,  hùrrihiK  bello  acriier 
uirim^u€  commisso,  taesa  sunt  muUa  ntillia  homi- 
mum  bine  inde,  Soggioage  appreMo  ;  Et  iierump^c^ 
C4dif  txìgerdibus  ifUer  eosdent  regts  horribiUter  est 
pugnatami  uhi  nuucima  virorum  forlium  multiiudo 
cecidité  Spedi  papa  Gregorio  i  suoi  legati  ia  Ger* 
mania  per  quetar,  se  mai  era  possibile,  cosi  atroce 
tempesta.  M«  i  due  re  vennero  alla  tersa  battaglia. 
Iterum  infer  eosdem  reges  acriter  est  pùgnafum^ 
ei  muUa  ntillia  hominnm^  maxime  Bohemorum, 
eaesa  sunt 

Dopo  questi  fregici  avvenimenti  continua  quelP 
autore  a  dire  che  papa  Grregorio  portatosi  ad  Aquino 
fece  r  accordo  con  Roberto  Guiscardo.  Non  essendo 
succedute  tali  battaglie,  se  non  nelP  anuo  presente  e 
nei  io8o,  nel  quale  ancora  furono  spediti  [in  Ger- 
mania i  suddetti  legati  :  vegniam<f  in  fine  a  conosce- 
re èhe  nelP  anno  stesso  1080,  còme  volle  il  Béronki, 
Roberto  Guiscardo  tornò  air  ubbidienza  del  romano 
pontefice.  Abbiam  detto  che  succederono  sanguino- 
sissimi fiitti  d^  armi  fra  Arrigo  e  Ridolfo  in  Germania. 
Nel  primo;  per  testimonianza  di  Bertoldo  (i),  restò 
vincitore  e  padrone  del  campo  Ridolfo  ;  e  nel  secon- 
do, accaduto  nel  di  1 7  d*  agosto  di  quest**  anno,  la 
vittòria  restò  incerta,  essendo  costata  la  vita  a  pia 
migliaia  di  persone.  Fra  gli  altri  vi  fu  ucciso  Werne- 
ro  arcivescovo  di  Mfaddeburgo,  e  presi  Bernardo  ar- 
cidiacono della  Chiesa  romana,  Sigifredo  arcivescovo 
di  Magonza,  e  Adalberto  vescovo  di  Yormazia  \  il 

{%)  BerihoIJus  Gonstantiensis  Chroti.  Aagost.  T.  I, 
Fxehari.  r^r^alr- 

Digitized  by  VjOOy  le 


A  !f   »   6      MLXXTltl.  a^3 

che  non  si  può  mai  intendere  senza  orrore,  non  es- 
sendo le  guerre  e  le  battaglie  un  mestier  convene  fo- 
le a  persone  ecclesiàstiche.  L^  autore  d^la  Cronica  dì 
Maddebnrgo   presso  il  Meibomio  (i),  e   V  Annalista 
Sassone  (2)  pretendono  che  questa  seconda  battaglia 
riuscisse  molto  pia  favorevole  ai  Sassoni  •  a  Ridolfo, 
che  ad  Arrigo.    Verso   V  Ognissanti  esso  re    Arrigo, 
rinforzato  di  gente,  portò  la  guerra  negli  Stati  di 
Guelfo  duca  di  Baviera  e  di  Bertoldo  duca  dì  Ca« 
rintia,  tutti  e  due  fedeli  fautori  del  pepa  e  del  re  Bi« 
dolfo  (5).  Nel  qual  tempo  venne  a  morte  esso  duca 
Bertoldo  con  grave  danno  del  suo  partito.  In  questo 
anno  poi  Ruggieri  conte  di  Sicilia  per  terra  e  pep 
mare  bloccò  (4)  la  città  di  Taormina,  e   dopo^  molte 
fatiche  se  ne  impadroni.  Tenuto  fu  un  altro  concilio 
in  Roma  da  papa  Gregorio  dopo  la  metà  di  novem- 
bre, in  cui  troviamo  fulminate  molte  scomuniche,   a 
nominatamente  contra  Niceforo  Botoniata  impera*^ 
dor  di  Costantinopoli,  che  avea  usurpato  quel  trono 
^  Michele  e  a  Costantino  Porfirogenito,  genero  del 
duca  Roberto,  la  cui  figliuola  fu  rimandata  al  padre* 
Per  questi  si  frequenti  concili!  di  papa  Gregorio  do- 
veano  poco  attendere  alle  lor  gregge  i  sacri  pastori^ 
Intervennero  a  quest^  ultimo  i  legati  de^  due  re  co|ì« 
tendenti,  promettendo  amendue  di  fare  una  dieta, 
dove  ti  deciderebbe  la  lor  controversia. 

(1)  Ghronio.  Magdeburg.  T.  IJ.  «pud  Meibomium. 
'     (a)  Annalista.  Saxo  apud  Eccardam. 
(S)  Bertholilos  Gonttantiensis  in  Chrob. 
(4)  Gaafrid.  Malaterra  1. 3.  cap.  i5. 

^     DigitizedbyLjOOQl.C  o 

MUBATQUI,   TOL.    XXXT.  ^   I» 


(  CRISTO  Jtftxnx,  Iadieìon«  rt. 
Aow  A  (  QRGGORtO  TU,  papb  7. 

(  ARRIGO  IT^  U  èk  «eraNttia  é  M 

In  qci«st^  «&DÒ*  «Dcora  p«/Hi  Gregorio  celebrò 
ttet  ittese  <ifc  febbraio  un  Ruvcroaissiaio!  coitotKd  m 
Roma  (r),  deve  iiatWTèaftereiresiaro»  BeFeog«urk>,erf^ 
trattò  le  per?erM  Me  4oUrloc}  ìnttìrBO  9Ì  Micrem^ttf^» 
ddr  altare.  F«rooo  ooafevmaie  le  «acre  cetisQ^e  ^bh 
tra  Tedtddo  ^ruivescono  di  Milano^  Sigqfredo  {fesco- 
<ia  d»  Bolioff^  Rolando  vescovo  di  Trerrgt^  e  con* 
tra  t  vescé»?i  di  Fermo  e  Canaerioo.  TroTOHÌ  alla 
medettaia  iiicra  assemblea  Arrigo  noT.ellt)  patriarca 
di  Aquiléja,  il  quate^  quanluoquc  promosio  a  qoeUa 
chiesa  da  Arrigo  IV,  pure  omilmente  si  su^gcltò  alla 
sede  apostolica,  e  promise  di  uon  aver  comunione 
eoo  gente  scomuaioata.  Si  dolsearo  in  quel  siwodo  del 
Te  Arrigì  i  legati  del  re  Ridolft»,  a  cagion  delle  guer- 
re e  violenze  eh'  egli  prorooveva  in  Germania  (a). 
Perlochè  il  ^nteac»  Otegorio  destinò  per  euoi  lega- 
li al  congveMo  da  tenerci  in  Germania  PiWo  Igneo 
cardinale  e  veéeovo  d"  Albano,  Olderko  vescom  di 
Padova  (  Paolo  Bènriedense  some  (S>  che  t^  Aìema^ 
no  vescovo  di  Passavia)  e  UsnddettO;  patriarca  d'  Ar 
#]uileia.  Andarono  essi:  ma  perchè  non  vollero  alle 
istante  di  Arrigo  scomuniche  H  rè  Rldelfo^  aéaza 
iriUto  se  ne  tornarono  a  Roma,  con  riferire  al  papa 

(  i>  CoBcil.  Lahbe  To».  X. 

{'i)  Cardinal,  de  Aragon.  in  Vita  Gregor.  VIL 

(^  Faultts  BeuriedenaJn  Vita  Creg.  YU»  oc^le. 


A  ir  ir  ò     aLnix.  a^S' 

b  duubbtdrcnza  d^  esso  Arrigo  e  V  ubbTdiettza  del  re 
Ridolfo.  Era  intenaocie  ddpontaftee  di  trailerirsi 
egli'in  ftviowL  in  Germtnit)  per  decidere  quello  ipav 
Tentefo  litigio  ;  ma  il  re  Arrigo  tr^po  diffidando  di 
la»,  a  questo  non  yoUe  dar  roano.  Cantrouò  in  que- 
si*  anno  la  guerra  ira  e«8Ì  re  fi  ).  Ridolfo  andò  con* 
tro  la'  Test&lia,  e  oostrinie  que^  popoli  alla  saa  ubbi-^ 
dienaa.  Arrigo  portò  la  jaerra  nella  Sretia  oontra  di  Ri- 
écÀSo.  Aggiagne  ti  Cronografo  Sassone  (n)  che  beìlutii 
Jit  iierum  inter  Rodìiìphum  et  Hénricutn  hyemt  ni* 
lalif  aspera^  uhi  in  primo  congressn  Sax&nes  (  uniti 
con  Ridolfo)  terga  vertunt.  Ma  uno  sqcmdron  d^es« 
sì  Sassoni)  mentre  gK  altri  erano  occupati  nella  mi-: 
Kchtai  diede  il  sacco  agK  alloggiffmenti  del  re  Arrigo. 
In  questa  maniera  si  andava  desolando  b  misera  6er-i 
mania  per  V  arrabbiata  contesa  di  quei  due  regtìantil 
Per  altro  non  dt)vette  succedere  alcvin  iatto  strepito^ 
SO9  al  vedere  che  Bertoldo  da  Costania  non  ne  parla. 
Gli  Annali  Pisani  (5)  che  ùon  meritano,  a  mio  crede-» 
re,  gran  fede  nelle  cose  antiche,  mettono  sotto  que- 
st^  anno  k  guerra  fra  i  Pisani  e  i  Genovesi.  Dai  primi 
fa  abbraeìata  la  terra  di  Rapallo,  ed  incontratesi  le 
lor  flotte  nel  di  tS  di  maggio,  la  genovese  si  salvò 
colla  faga.  In  quest^  anno  ancoìra  Lupo  Protospata  (4) 
scrive  che  iìSirtwH  Petronus  (  Pietrd  vien  chiamato 
da  Guglieiiìno  pagUese  )  in  Tranum,  St  Sartmt  re- 
beìla^^ii^,  ejeeto  exinde  praeside  ducìs.  Et  Bajaìar- 
due  fiUu9  Pìfifredae  cotnprehendit  Ascuìum.  frerò 

(1)  Aonalisla  Saxo  apud  Eccardum. 

(a)  Chronographus  Saxo  apud  Leibnitium. 

(3)  Anaal.  Pitaai  T.  VI.  Rer.  Hai. 

(4)  Lopus  ProlospaU  ia  Ckr.      Digtzedby Google 


1-]6  kmfàaA    D*  ITALIA.' 

se  £0856  stabile  1^  asserzióne  di  questo  istorico,   boi 

vivremmo  che  parie  di  quei  fotti  che  ho  riferito  nel- 

Panno  precedente,  presi  da  Pietro  Diacono,  sarebbe-» 

DO  da  attribuire  alP  anno  presente.  Ma   alP  osservare 

ch^  esso  Lupo  racconta  conie   succeduta  in  questo 

medesimo  anno  la  caduta  di  Michele  duca  dal  trono 

di  Costantinopoli,  e  V  usurpazione  di  Niceforù  Bo- 

toninta^  che  pur  si  crede  crealo  imperador  d"  Orìen* 

te  rieir  anno  precedente  :  si  potrebbe  restar  dubbio* 

so  intorno  al  tempo  di  tali   fatti.  Ma  P  Anonimo  ba- 

rense  (i)  presso  Camillo  Pellegrini,  dopo  aver  narrata 

alPanno  1078  P  assunzione  al  trono  del  Botoniata, 

anche  egli  nel  presente    1 079  s<irive  che   mense  /è- 

hruarii  die  IH  stante  rebeUavit  Bari  ab  ipso  duce, 

et  dirutum  castello  de  Portauova,  Nella  stessa  guisa 

r  autore  di  un^  antica  Cronichetta  normannica,  da 

me    data    alla    luce   (2),   parla  di   que^  fotti.  Anno 

MLXXIX  Petromus  cofnes  intrai^it  iterum  Bdrim. 

Abagilardus  Comes  (  nipote  di  Roberto  Guiscardo  ) 

wit  super  Trojam^  et  Jugavit  Boamundum  JUiunt 

Iloherti  ducis^  et  obsedit^  et  cepit  Asculum,    Et 

iterum  Robertus  recuperarit  ewn.  Postea  factum 

est  praelium  ibidem^  et  Jugatus  est  Abagilardus 

cum  militibus  suis^  et  Jugit  in  Constantinopolim  : 

et  ibi  mortmis  est  inimicus    duci  Roberto*  Ecco 

dunque  che  gli  avfenimenti  raccontati  tutti    in  un 

fiato  da  Pietro  Diacono,  continuatore  della    Cronica 

cassinense,  saccederono  in  parte  nelP  anno  presente, 

e  fra  questi   la  ribellione  di  Bari.  Ancora  al  conte 

Ruggieri  si  ribellarono  in  Sicilia  le  terre  di  Jato  e 

(i)  Rerum  Italicaram  Tom.  5. 

(2)  Rerum  Italie.  T.  5,  p.  2, 178,  Digtzedby Google      ^ 


▲  V  11   O      HLXXU.  277 

Ceaiftì  (i).  Le  assediò  egUamendue  ne&o  stesso  tem- 
po; e  oosirìnse  qoe^i  abitanti  ad  implorare  il  perdono, 
efae  non  fa  loro  negato. 

Confermò  in  quest^  anno  il  re  Arrigo  i  saoi  pri- 
vilegi alla  chiesa  di  Padota  e  al  vescovo  Olderico  con 
un  diploma  (a)  dato  X  haìtndaà  augusti^  Jndictione 
11^  anno  dominicae  Incarnationis  MLXXVlIll^ 
ìinno  autem  regni  domni  regis  Henrici  quarti 
XXIII.  Return  Meiisponae*  Nella  copia,  di  evà^toì  son 
servito,  si  leggeva  D,  Paduanae  ecclesiae  episcopiis. 
Ma  si  dee  scrivere  Uld,  cioè  Vldericus,  E  di  qui  può 
apparire,  che  esso  Olderico  non  fa  spedito  per  suo 
legato  dal  pontefice  Gregorio.  Ho  io  parimente  pub- 
blicata una  Convenzione  seguita  nel  di  3 1  di  mag- 
gio (5)  inter  marchionem  A%onem^  et  UgQnem  et 
Fulconem  germanos ,  J^s  ejusdem  marchìonis 
^%oni$^  e  il  capitolo  de^  canonici  di  Verona,  jn  TÌgo«  • 
re  di  cai  essi  canonici  diedero  a  livello,  al  marchese,  e 
tk  suoi  figUooli,  la  corte  di  Lusia,  villa  di  grande 
estensione.  Si  vede  che  il  marchese  Azzo  estense  pen- 
sava a  bene  stabilire  ed  ingrandire  in  Italia  i  figliuoli 
del  secondo  malrimenio,  giacché  Guelfo  IF^  figlio 
del  primo  letto  e  duca  di  Baviera,  era  gianto  ad  una 
rignardevol  potenza  in  Germania.  Questo  Ugo  è  il 
medesimo  che  avea  sposata  là  figliuola  del  duca  di 
Puglia,  Roberto.  Baccogliesi  poi  da  una  lettera  scrit- 
ta da  papa  Gregorio  a  Desiderio  abate  di  Monte  Cas- 
sino (4),  che  Arrigo  lY   anch'*  egli  si  maneggiò  per 


(i)  Gaufrid.  Manterrà  1.  3,  e.  ao. 
(a)  Antiqui!.  Italie.  Oitserlat.  19. 
13)  Àntichilà  Etlenii  P.  1,  cap.  7. 
</i)  Grcgor.  \ll.Ep.  11,  hb.  9. 


,y  Google' 


«7^  ANITÀU   D^ITàLU 

Ottenere  ooa  fifUnoIa  d'  «tao  Roberto  Gwscarda  àti^ 
ca  in  moglie  di  Corrodo  ano  priioiQgeiiilo^  q&o  esU 
birsi  rr  investire  Roberto  della  ÌHmisì  di  Fermo,  tfl 
r^^  ^uci  ^archiam  tribn^-  Uà  il  Mggio.  fApa  do-^ 
Tette  feire  io  maniera,  che  qoeitD  trattato  andò  pop 
terra.  Né  fi  dee  tacere,  che  (  probabilmente  io  qu^*? 
st^aono  )  esso  duca  Roberto  maritò  on^  altra.  Sglioo^ 
la  con  Raimondo  11^  conte  pot^ntissin^p  di  Rarcel» 
*|ona  e  di  altre  città.  Ne  park,  oltre  ad  altri  9i:^Qri, 
Guglielmo  pugliese  (i)  come  di  tin  fatto  accadfito 
prima  che  seguisse  la  concordia  fra  il  papa  ed  ear^ 
so  duca  : 

Partibus  Esptriae^  tjuem  Barcihma  tremehatj 
frenerai  insignis  oomes  hanc   Raymundus  ad 

urbem  ;  . 

Ut  nuptura  ducis  ckiar  sibiJlUa^  poseit 
Il  p.  Pagi  (a^)  credette  contratto  <|«esto  malrirao- 
nio  prima  deir  anno  1077.  fifa  se  soti  ben  concertati 
i  tempi  di  que^  fatti  presso  il  suddetto  storico,  talt 
noa«e  debbono  appartenere  air  anno  presente. 

(  CRISTO  MLux.  Indizione  111. 
Anno  di  (  GREGORIO  VII,  papa  8. 

(  ARRIGO   lY,   re  di  Germania  e  di 
Italia  35. 

Crebbero  in  quest^  anno  gli  a&Ant  alla  G^rma* 
nia  e  air  Italia  per  la  funestissima  guerra  insorta  (ira 
il  sacerdozio  e  lira  i  due  emuli  re  irrigo  e  Ridolfo^ 

(i)  Gailielmu«  Appultu  1. 4)  Anooym.  de  gesl.  Gomita 

Barcin.  apud  Baiai. 
(2)  Pagiat  in  Critic.ad  Annal.  Baroo. 

Digitized  by  VjÓOQIC 


A  ir  V  »    liUit.  '  «7$ 

n  praiOr%iiraMÌ0gì  dì  tporar  n  éormriB  i  Sassoor^ 
nel  di  «7  idi  getìoaio  deH*  buiio  pr««etite  andò  coHà 
éma  •rnwtt  ad  ataa1it4l  (i^.  Si  léee  «n  sangoinoso  (at« 
ۥ  d^wni,  io  eoi  (  ^ba  ciie  4ia  dka  la  Croma  aago* 
atnw)  iu  oèbii^iioa^  «Ma  ver^gnoia  foga  ArHg6 
co^  tiittì  a  atiai^^  Rìdo^  né  f  pad!  per  taauo  dei  tuoi 
fegati  é  Aoitia  la  Itala  Boafa,  ^  intieatfa  («ce  etporré 
le  dogliaaze  sua  ecmtra  ài  Arrigo,  cha  tempra  piìl 
tcoQTólgeva  a  deéotara  la  GeriiaMa,  e  ftiottraresi  dis-^ 
uMidieote  al  romano  pontefice.  Diedero  molìvo  tali 
avTifi  e  tameoti  a  ptipa  Gregarie  di  apertamente  di-^ 
chiararsi  in  favore  del  re  Ridolfo.  Perciò  nel  concilio 
TU  tenuto  in  Roma  n^  di  9  di  aaarzo,  dopo  .arer 
rinnorate  fe  fcomooiche  conira  gli  ardtetcavi  di  Mi* 
lano  e  di  Ravenna,  dichiarò  legillimo  re  del  regno 
germanico  Ridolfo^  e  fulminò  la  scomunica  e  la^ien- 
tanca  di  deposiziona  contra  di  Arrigo,  usando  le  pia 
forti  espressioni,  per  esprimere  in  ciò  V  autorità  dei 
sommi  pontefici,  e  colla  atessa  firancl^ua  dicendo  ; 
*  Jpse  autem  ff^nricus  cum  suis /autaribus  in  omni 
congreisione  belli  nullas  vires^  nuUamqtMe  in  vitq 
sua  victoriam  obtineat  Mandò  esso  papa  a  Ridolfo 
una  corona  d^  oro,  dove  si  leggeva  questa  bcrizione 
PETRA  DEDIT  PETRO,  PETRUS 
DIADEMA  RODYLPHO. 
Essendo  volata  in  Germania  la  nuova  di- questa 
risoluaione  (3),  brebbe  a  dismisura  la  rabbia  del  re 
Arrigo,  BÒ  mancarono  perv(  rai  consiglieri  che  il  traa« 
tare  all'*  ultimo  degli  eccessi.  Fece  egli  pertanto  rau-* 

(i>  Berthold.  GoDltsntifiChron. Brano Hii(t. Bell. Saxon; 
{8)  MarisDOs  Scotat  io  ChroD.  Otto  Frìtigen.  in  Gran. 
$igebertasinChron.tlalii.     ,^,^^,,  Googk 


^8a  AHPALi  d'itai^u  - 

pare  òa  eonclikMo  cU  trenti  TèstioTi  «chfinatici  e  il 
inolti  srgoori  ù  di.GermMiia  «he  d**  Italia,  suoi  f^uto^ 
ri  in  Brixeo,  oesia  BresMooiìe  svi  Tirolo,  e  grìndus-» 
se  coD  empia  ed  affiiUo  irregolar  proindnra  a  dichia- 
rar deposto  Gregorio  TII  dal  papato,  e  ad  eleggere 
in  suo  luogo  Guiberto  areis^escoifo  di  Ravenna,  già 
più  volte  seomonicato,  il  quale  assunse  dipoieil  nome 
di  CìemtnU  i//.  Era  costui  ctitadiao  di  Parma,  dì 
gran. nobiltà,  e  da  molti  vien  creduto  della  nobii  ca-' 
$a  di  Correggio.  Scrive  Doaiaone  (i),  che  di  tre  fi^ 
gliuoli  di  Sigefredo  lucchese,  asceadente  della  con^p 
tessa  Matilde, 

Fiunt  Parntenses  duo  fralres^  ambo  potentes. 
Dai  Guihertinam  minimus^  primuf  Baratinam^ 
Progenies  ambas  grandes^  et   honore  micantes. 
Da  essa  schiatta  gibertina  sembra  che  discendesse 
il  suddetto  antipapa.   Aspirava  da  gran  tempo  alla 
cattedra   di  s.  Pietro    esso  Guiberto,   uomo  quanto 
privo  dello  spirito  ecclesiastico,  altrettanto  ptovvedu- . 
to  di  mondana  politica.  Il   primo  dei  suoi   pensieri 
èra  V  ambiiione,  V  ultimo   il  timore  di  Dio.  L^  esal- 
tazione di  questo  mal  uomo  succedette  nel  di  a 5  di 
giugno.  Nel  decreto  di  tale  elezione,  rapportato    dal- 
r  abate  urspergense  (2),  si   spacciarono   non   poche 
stomachevoli  calunnie  contra  di  papa  Gregorio,  sug- 
gerite da  Ugo  il  Bianco  cardinale  scomunicato,  e  che 
si  leggono  anche   neir  empia  diceria  dello  scismatico 
Beanone.  Scrisse  dipoi  Arrigp  allo  stesso  Gregorio 
pontefice  e  al  popolo  romano  lettere  infami  per  avvi-» 
sarli  dtiir  idolo  ch^  egli  aveva  introdotto  nella  casa  di 
(1)  Donizo  in  Vit.  Matilil.  1.  1,  cap.  i. 
(a)  Uripergensis  in  Chros.  ^        ,- 

^  *^       '  DigitizedbyCOOgle 


A  ir  N  o     iitxkk.  iSt 

Pio.  Fu  ÌDoRre  spedito  io  Ittita  il  novello  antipapa, 
per  tirare  nel  suo  partito  tutti  i  simoniaci  e  i  nemici 
<)el  Tero  papa,  né  a  lui  fu  difficile  di  trovarne  molti 
e  di  mettere  insieme  un^  armata. 

Il  presentimento  di  questo  colpo  e  gli  avvisi  di 
quel  che  andava  succedendo  in  Germania,  quegli 
sproni  dovettero  essere,  die  finalmente  indussero  ed 
affrettarono  papa  Gregorio  a  rilasciare  la  sua  severità 
eontra  di  Roberto  Guiscardo  duca  di  Puglia,  Cala* 
bria  e  Sicilia,  e  ad  accordarsi  con  lui.  Roberto  an- 
eìì*  egH  si  trovava  in  qualche  disordine  per  le  molte 
città  che  gli  si  erano  ribellate,  e  gli  era'  utHe  V  ecco* 
modarsi  ai  voleri  del  papa.  Però  il  pontefice  post 
octavas  Pentecostes^  circa  il  di  7  di  giugno,  sicco- 
me abbiamo  detto  di  sopra^  andosseiie  ad  Aquino  (i), 
accompagnato  da  Giordano  principe  di  Gapua,  e 
quivi  riconciliatosi  con  Roberto,  V  assolvè  dalle  cen- 
sure, e  diedegti  V  investitura  di  tutti  quegli  Stati  che 
gli  erano  stati  conceduti  da  Niccolò  II  e  da  Alessan- 
dro n  pontefici  predecelsori,  con  aggiugnere  :  De 
illa  autem  ierra^  quam  injuste  tenes^  sicut  est  Sa^ 
ìernus^  et  Amalfia^  et  pars  Marchiae  Firmanae^ 
nunc  te  patienter  sustineo  in  confidentia  Dei  omni- 
poteniis  et  tuae  bonitatis,  etc.  Probabilmente  questo 
era  stato  il  punto  principale,  che  avea  fin  qui  ritar- 
data la  pace  fra  loro.  Giurò  all'  incontro  fedeltà  ed 
omaggio  al  papa  il  duca  Roberto,  con  promettere  an- 
cora di  pagar  ogni  anno  alla  Chiesa  romana  dodici 
denari  di  moneta  pavese  per  ogni  paio  di  buoi  di  tut* 
ti  i  suoi  Stati.  Già  s"*  è,  a  mio  credere,  assai  dimostra- 
ci) Cardinal,  de  Aragon.  in  Vita  Gregor.  YIl. 

Digitized  by  VjOOQIC 


3S3  ^aUfAI.1    uVlT^V^ 

to  di  ìopra  AV  anno  1071$)  pop  suttiUere  V  ^^loae 
del  padre  Pagi^  eM  ^l  ri>QQiV»V9»Qn»  s«gHÌ##f  neli^ 
ànaot  1077^  e  ittr  forl^  qi]^U4e|  S%Qni<^  e  del  c»rr 
di  nel  Baroniò^  da'*  q^H  fa  rtlenHi  al  p^e^en^  9nj 
no  1 080.  Af gioni^  ora^  ohe  fli  «Iti  d'  em  ifive4titu- 
ra  e  del  gtortiaenio  di  RobeirlO)  soia  pos|t  frft  1? 
iHtcne  dal  libro  ottaro  ^  Gcagorio  TU,  che  rifo^rT 
dano  gli  a&ri  di  qucil"  ano».  S  neHa  Leltm'a  «eUiifi^ 
d^  etto  libro  il  poiHeGca  dà  aKTtao  a  tatll.i  fedeli  di 
awer  parlato  cùtn  duce  Mpèerio^  el  /orrfìa/w?,  .c^ie-t 
risque  poUniiorìbus  Norim^mwmm  firò'df'Pus^ 
eha  gli  aveàno.prQHiefso  soócorfo  c^lra  di  ^iHinq 
in  difesa  della  Clueaa  rotoana^  con  palefar^  ^ùapdìq 
la  risoluzione  presa  di  marciare  con  un^  annata  con-^ 
tra  di  Rarenaa,  per  liberar  quella  ehiefta  e  città  dallo 
mani  deir  empio  Guiberto,  già  alzato  daUa  perfidisi 
al  aaorUego  grado  di  antipapa*  Finalm^nt^  abbìaqaq 
lalla.  Cronicbetta  normanniea  da  190  pu)>blicajta  (i), 
che  anno  MLXXX^  Raberim  dux  amicatus  eU 
cmn  Gregorio  papa  in  mense  iunioy  et  confirnia-i 
Utjuit  ab  Uh  omnis  terra^  guam  habebaf  Robert 
fus  dmc  in  ^piiìia,  Calabria  et  $ieiUéi^  GiiglielniQ 
Pugliese  anch^  egli  narra  (a)  sotto  il  presente  anoQ 
la  concordia  suddetta  -y  anzi  la  fa  sacced^tQ  dopo  la 
morte  del  re  Riiklfo  :  nel  che  ^gU  s^  inganna*  Dalla 
stessa  Cronicfaetta  abbiamo  die  il  doca  Roberto  oe^ 
r  aprile  di  qnest'  anno  ricuperò  la  città  di  Taranto  o 
Castellaneta.  Presentossi  ancora  coli**  ^ercito  sotto 
Bari,  e  colla  fuga  di  Petronio  conte  tornò-  adimpa*» 

(1)  ChroD.  Normann,  T.  V,  Rer.  Ital.  p.  278. 

(2)  Gtiilelm^  Appoliu  Pdemat  I.  4* 

Digitized  by  VjQOQIC 


A  ir  II  9    amx.  ^%^ 

«lrotik*ttiie.  E^e  tttidiè  lo  stcìso  Mi%  milk  H  Traa!» 
No^è  tutte  coiifiartna«#  da  Lapo  Pfotospata  (i)^  « 
d^T  ADODimd  hirtttse  (»)»  Eni  già  «tato^  fraeoio* 
accennai)  da  Nioeforo  Botoniaia  precipitato  dal  Uo* 
Tìo  iiDpertale  d^  Oriente  Michèle  Parapimado  con 
4!^^MantÀno  suo  ^Unolo,  e  geneco  del  duca  Roberto^ 
edobUigalQ  a  prendere  T  abito  di  moDaco.  Uaaettr 
rum  tctna  arFeone  io  ^piett^  aB«».  Eccoti  ccMopari^ 
re  in  Paglia  davaeii  il  duca  Roberto  an  .  iionò  Til^ 
mante  ««stito,  che  si  spaccia  per  Michele  inperatof 
deposto,  e  ofaiadte  aiista  contro  1'  oecnpetot  ddl*  ìoit 
f^erìo^  ipefìakQcnte  rappreaentaDdo,  che  la  aua  roTÌ<» 
aa   era  proceduta  dalla  parentela  contratta  con  ««so 
Roberto,  principe  troppo  odiato  da^  Greci.  Fn  accol«  . 
io  con  grande  onore,  vestito  di  abid  imperiali,  e  trioo'? 
felmente  condotto  per  la  città.  Credette,  o  asostrò  di 
credere  il  duca  Roberto,  che  coatui  veramente  fosso 
ii  depoato  MickeW.  Anna  Ccnnnena  (5)  aottiene  nella 
soa  Storia,  che  qnesta  la  una  finaione,  procurata  da 
Roberto  stesso,  principe  che  in  astnaie  politiche  non 
area  pari,  per  prendere  da  ciò  pretesto  di  assalire  la 
monarchia  de^  Greci.  Gaufredo   Mabterra  (4)»  tut-^ 
foche  normanno,  pure  anche  egli  inclina  a  credeto 
che  i|uesto  Michele  fossa  an  tiro  di  poUtiea  e  bini 
fantasima  atta'  a  eommUofero  i  popoli  aEe  imprese^ 
che  Roberto,  sbrigato  dalle  guerre  civili,  andava  già 
macchinando,  e  elle  qua^i   cominciò  neir  anno  pre-« 
stote  a  prepararsi.  Da  una  lettera  di  papa  Grego^ 

(i)  Lupos  Protospata  in  Chron. 

|a)  Anooyrous  Barenaìs  apud  Peregrin. 

(S)  ànna  Comnena  la  Al«xiad.  1.  i.  -   , 

(4)  Gaofrid.  Malaterra  lib*  3,  eap.  i^  \ 

DigitizedbyVjOOQlC       / 


a  84  jaxwALi  tr  italii 

rio  (i)  01  scorge  che  aacbe  aioi  iìi  fiiUa  credere  fo 
Venata  in  Italia  de^P  augusto  Michde.  Il  Malaterre 
suddetto  inette  la  comparsa  di  questo  kntocoio  oeI« 
V  anno  1077  ;  ma  i  più  nelP  anno  presente  1080,  nei  . 
quale  comparve  in  Sicilia  Raimondo  conte  di  Pro* 
tfénka  a  chiedere  per  moglie  Matilde  figliuola  primo- 
genita del  conte  Ruggieri.  Fiirono  con  gioiosa  so* 
lenmtà  celebrate  quelle  nozee,  e  lo  spòso  eonten&o 
condusse  la  moglie  alle  sue  contrade.  Ebbero  manie^ 
ra  t  Saraceni  di  rientrare  in  quest"*  anno  ndla  città 
di  Catania  per  tradimento  di  Bencimiiio  governat^ir 
d' essa,  musulmano  di  professione,  ma'  creduto  di 
gran  fede  da  Ruggieri.  Udita  questa  dispiacevo!  nuo* 
va,  non  perde  tempo  Giordano  figliuolo  del  conta 
Ruggieri  ad  accorrere  colà  con  un  picciolo  corpo  di 
ée?allerÌ8.  Trovò  schierati  i  Saraceni  sotto  quella  cit-* 
tà,  gli  assali  con  incredibil  valore,  e  talmente  li  riem- 
pie di  terrore,  che,  non  credendosi  sicuri  neppure 
nella  città,  T  abbandonarono  con'  ritirarsi  in  Siiacusa* 
Intanto  in  Genmaoia  avvenne  ima  terribile  muta** 
£Ìon  di  cose  (ii\  Nel  di  1 5  di  ottobre  segui  la  quar- 
ta batjtaglia  campale  fra  i  due  re  Arrigo  e  Ridolfo* 
Gran  varietà  si  truova  fra  gU  scrittori  nella  descrì- 
iton  di  essa,  chi  sostenendo  che  furono  messi  in  fu* 
ga  i  Sassoni,  e  dii  essersi  dichiarata  la  vittoria  per  lo- 
ro* Quel  che  è  certo,  in  quel  conflitto  restò  mortai-» 
~  mente  ferito,  e  di  lì  a  non  molto  mori  il  re  Ridolfo^ 
V  autore  della  Yita  di  Arrigo  lY  presso  il  Reube- 


(i)  Gregor.  YIL  lib.  8,  Epist.  6. 

(a)  Marianus  Scotus  io  Gbron*  jBsrtholitts  GonsUOt  in 
ChroQ.  Bruno  Uist.  Bell.  Ss^^oii.  et  alii* 


,y  Google 


1  ir  N  o     uLttx,  aS5 

ro  (i)  pretende  chT  egli  fesse  ucciso  da*  suoi  medesi* 
Ini  sofldfttt,  guadagnati  eoa  danaro  dal  re  Arrigo. 
Questo  colpo  seoocettò  soiMàamente  gli  a£hrì  delU 
lega  cattolica  non  solo  in  Germania,  nn  anche  in 
Italia,  ed  espose  alle  dicerìe  de^  nemici  il  pontefice 
Gregorio  TU.  Se  merita  fede  Sigeberto  (a),  avea 
predetto  esso  papa,  che  in  quesfc^  anno  sarebbe  mor- 
to il  falso  re,  intendendo  di  Arrigo,  ma  in  vece  sua  fi- 
ni di  vivere  fi  re  Ridolfo.  Potrd)b«  èssere  una  €svo« 
la  ;  ma  certo  egli  scrivendo  a  tutti  i  fedeli-  (3)  avea 
fetto  loro  sperare,  nefandorum  perturhationtm  me« 
rHa  ruxna  cito  sedandomi  et  sanctoé  Eeclesiae  pa^ 
cem  et  securitatem  (  sicut  de  diifina' clemehtid  con- 
Jtdentes  promHtimus  )  proxime  stetbiUendam,  Si  rac- 
coglie lo  stesso  da  altre  sue  lettere.  Però  fecero  graa«> 
de  schiamazzo  i  partigiaui  d^  Arrigo  per  Tavvenimen-p 
to  tutto  contrario  alle  promesse,  o  speranze  pontifi^ 
eie.  Loro  ha  già  risposto  il  cardinal  Baronio  (4),  e 
meritano  intorno  a  ciò  d^  esser  lette  anche  le  rifleuio- 
ni  deir  abate  Fleury  (5).  A  questo  in&usto  acciden- 
te un  altro  se  ne  aggiunse  in  Italia.  Risoluta  la  cele-* 
bre  contessa  Matilde  di  sostener  gV  interessi  del  ro^ 
mano  pontefice,  e  di  tentare,  secondo  il  concerto  fat- 
to, di  cacciar  da  Ravenna  V  antipapa  Guiberto^  avea 
rannate  le  sue  forze  nel  territorio  di  Mantova,  città 
allora  a  lei  ubbidiente.  Ma  fu  anche  in  armi  quasi 
tutu  la  Lombardia  in  aiuto  di  Arrigo,  e  con  un  po; 

(i)  Àuclor.  Vit.  Henrici  IV,  apad  Keuberom. 

(2)  Sigebertus  io  Ghroo. 

(3)  Gregor.   VII.  lib.  8,  Epi$|.  7  et  9. 

(4)  Baron.  io  Annales  Eopleiiast, 

(5)  Fleury  Hisl.  EccJ.  T.  i3,  dapt  la  Pref. 

Digitized  by  VjODQIC 


a  86  AirV ^Ll  D^  ITAL14L 

^oU  «ft^rcitò,  éì  porlQ  alia  YolUi)  kiogO  d«l  EftOUvur 
no  (r).  Quivi  vfMkiier«  «Ueioiam  le  due  àrmatt,  e  • 
,q(uUi  dcUa  €<]^toMa  tocoò  la  coli»  nel  di  iS  di  q\U^ 
buce,  cioè  tttl  giorno  •te»o  io  «01  segui  P  atero  M%^ 
Uc^  oonfliUo  d«lh  Crtraanifr^  diMre  il  re  Riiklfo  per» 
de  la  tìU.  L^gcsi  fjariineate  neUs  Yim  di'Gregorii» 
YIl  (3),  che  dopo  la  aorte  c^  Ridolfo  €VOÌutÌ8  pan^ 
^is  fiiebiiSi^  Henricìss ^us  ejus  { di  Arrigo  IT  )  òuM 
exetcUm  UUutris  comUissae  MaihUdà  pugnasnL  Et 
qaiay  sicuijkri  soiót,  varius  esi  evtntus  Mli^  victc^ 
riam  hahuiU  Cbe  Eorioo,  ossia  Arrigo,  sia  questo  iB*- 
gHuub  del  re  Arrigo  IT,  non  truoro  io  scrittore  ohe 
me   r  addili,  Forte  queUo  (  dice  ii  Fiorenti  (5)^ 
cht  stilla  nome  presto  Donihone  morì  poi  neiF  at- 
tedio  di  MonieòeJh.  Gertametite  boa  fu.  Arrigo  Y^ 
poaeia  imperadore^  perohè  si  crede  nato  tolamente 
aeli^  anno  seguente*    A  me   è  ignoto  se  Arrigo  IV 
aveue  de^  figlinoli  bastardi   Nondimeno  improbabit 
OQM  non  sarebbe  tbe  ne  avesse  avuto»  Fece  ia  qne^ 
«t'hanno  lli.fnddetta  contèssa  lifatìlde  una  donaiione 
al  meniUtra  di  s.  Prospero,  oggidì  di  s.  Pietro, 
^^  Benedettiìn  di  Reggio.  La  carta  fu  scritta  (4)  on*- 
no  ab  Inoarnaiiofte  Domini  nostri  Jetw  Chritti  mU* 
htimooetuagetimo^  die  IX  mentis  deeemhris^  In^ 
dictione  iertia^  Ìj  indizioiie  corre  qni  sino  al   fina 
detl^anno;  ma  potrebbe  didniarsi  che  fesse  qui  ado« 
pef  ato  r  antto  pisana,  e  che  lo  strumento  apparta^ 

(1)  B<»tkoKt.  OHiiffeDiieosis  ki  Ghron. 
(%)  Cardinal,  de  Aragon.  Yit.  Oregor*  VII,  P.  1,  T.  lU» 
Rerum  IialicarUm^ 

(3)  Fioreotini  Memor.  di  Matilde  I.  x\ 

(4)  Anliquit.  ItaK  DiiserUt.  ik  n        \ 

Digitized  by  VjOOQIC 


A    If    W    O       MtXlX.  287 

nesse  alf  anno  precedente,  nel  cut  settembre  cointn- 
ciò  a  correre  I  '  lndi%ione  IlL  Tenne  inoltre  essa 
contessa  un  placito  in  Cornato,  terra  del  contado  di 
Toscane  Ila  (i),  FU  kaìeridas  aprila^  Indictione  111^ 
dove  decise  la  lite  d' nna  chiesa  in  favore  di  Bernar- 
do abate  di  Farfa. 

(1)  MabiU.  Annal.  Benedict. 


FIIIB   DEL    TOMO    XIXV. 


In  questo  Yo[.  XXXV  si  comprende  lo  spazio 
<fi  tempo  scorso  dall^anno  di  Cristo  mxxxiii.  Indìz. 
fino  éir  anno  di  Cristo  «lux.  di  Arrigo  IY  re 
di  Germania    e  d^  Italia  25. 


,y  Google 


,y  Google 


MINALI  D  ITALIA 


DI 


LODOV.  ANTONIO  MURATORI 


XXXVI. 


,y  Google 


,y  Google 


ANNALI  D  ITALIA 

DAL 

PRINCIPIO    DELL'  ERA   VOLGARE 

SINO  ALL'ANNO  1760 

COHrtLATI    DA 

E 

C0MT1S4UATI  SINO  AGGIORNI  NOSTRI 


YOL.  XXXVL 


VENEZIA 

TIPOftB.    Bl    GIUSEPPE   ANTOHEEiiJ 
LIBRAJO-GALCOGIAFO,  SDIT. 

«ncccxiniii. 


,y  Google 


,y  Google 


PIL  PBIVCinO  D£LL^  ERA  V0L«1BB 
FINO  ALL^ÀipiO    1760. 


(  CRISTO  MLxxxf,  Indizione  it. 
Anno  di  (  GREGORIO  TU,  papa  9. 

(  ARRIGO    IV,    le  di   Germania   e  di 
Italia  26. 


Xnsijperbito  il  re  Arrigo  per  le  felicità  nel  pre- 
cedente anno  occorse  alP  armi  sue,  calò  nel  presente 
cOd  molte  forze  in  Italia  (i),  e  siccome  uomo  infati- 
cabile e  fervido  nel  mestier  della  guerra,  dopo  aver 
celebrata  la  pasqua  in  Terona,  s^  inviò  a  RaTenna, 
dove  si  preparò  per  passare  a  Roma,'  fingendo  di  tu- 
ler  pace,  ma  consigliatamente  per  tentare,  se  potea, 
d^  intironizzar  nella  sedia  di  s.  Pietro  lo  scomunicato 
Guiberto.  Confessò  in  una  sua  lettera  Gregorio 
^^11(1)^  che  la  maggior  parte  de'  suoi,  atterriti  dal- 
ie prosperità  d'  Arrigo,  11  consigliava  di  £ir  pace,  e 
massimamente,  perchè  Arrigo  prometteva  di  gran  co- 
se. Bravi  anche  apparenza,  che  la  contessa  Matilde^ 
quasi  unico  antemurale  della  parte  cattolica  in  Italia, 
per  difetto  non  già  di  volontà,  ma  di  forze,  avesse  da 
cedere  alla  potenza  d'  Arrigo.  Gontuttociò  mirabil  fu 

(i)  Bertold.  Constantinesis  io  Chroa.  AoDalift'a  Saxo. 
(2)  Gregor.  VII.  lib.  9,  Kp,  3 

Digitized  by  VjOOQIC 


6  àXmàhl   ti*  XTALU 

h  costniza  eilìntrepidesza  di  Gregom;  «è  n  hsdò 
egli  mai  piegare  ad  alcuna  viltà.  Aaimo  a  lai  fra  i 
xnezxi  umam  &ce?a  la  aperansa  d^  essere  soccorso  da 
Roberto  Guiscardo^  e  il  cedere  i  nòmani  concordi 
per  sostenerlo.  Se  si  ha  a  credere  agli  Storici  fio- 
rentini, Arrigo  assediò  inutilmente  Firenze  dall^aprìle 
fino  al  dì  ai  di  luglio.  H  Tillani  (i)  scrive  che  nel 
di  I  a  di  aprile  terminò  queir  assedio.  Comunque 
sia,  certo  è  che  oomparve  circa  la  pentecoste  coli*  e- 
sercito  e  colf  antipapa  a  Roma  il  re  Arrigo  (a).  Tro- 
vò quella  città  ben  disposta  alla  difesa,  e  fu  non  men 
egli  che  Guiberto  onorato  di  quanti  ingiuriosi  titoli  e 
villanie  seppe  inventare  la  satirica  facondia  di  quel 
popolo.  Accampossi  nel  prato  di  Nerone,  aspettando 
pure  di  far  qualche  bel  colpo  ;  ma  inutilmente  tutto, 
perchè  odiato  da^  Romani  tutti.  Intanto  gli  aderenti 
suoi  di  Lombardia  faeeano  guerra  alle  terre  della 
contessa  Matilde,  devastando  paesi,  assediando  caste!* 
la,  ma  con  ritrovar  dappertutto  nelle  di  lei  genti  il 
coraggio  della  medesima  principessa^  Ne  fa  menzion 
Donizone  (5),  ma  con  tacerne  una  a  lui  svantaggiosa, 
discoperta  nondimeno  dalP  avveduto  Fiorentini  (4)* 
Cioè,  che  in  questi  tempi  cotanto  prevalse  in  Lucca 
la  fazione  degli  scismatici,  istigata  principalmente  da 
alouni  scapestrati  del  clero,  che  quella  città  si  ribellò 
alla  contessa  Matilde,  e  si  diede  ad  Arrigo.  Ciò  si 
ricava  dai  diplomi   dì  esso  re^  dati   in  quest^'anno  a 

(i)  Giovanni  Villani  lib.  4*  cap*  ^^  Ammirali  Istor. 

di  Firenze  cap.  i. 
(i)  Cardinal.  Je  Aragonia  in  Vita  Gregor.  VIL 

(3)  Donizo  in  Vit.  Matilj.  lib.  a,  cap.  i.    . 

(4)  Fiorentini  Memor.  di  Matild.  lib.  i.)ogIe 


^«*  dttacBiii,  e  a&e  àbie»e  di  essa  ciità>  de^  qHaU  f« 
aii<^  meoMone  Tolomeo  da  Lucca  (i).  Dì  qtMSfU 
ribeUioD^  eziandìo  sìbi|bo  ai neorati  dalL^  «ntore  della 
Tifa  dt  s.  An^almp  rescovo  di  Lacca,  il  f  ufk  in  tal 
congiiiQUira  (u  cacciato  dalla  sua  sedili,  e  &>  ricovera 
aotto  la  prpjteaton  dì  Uatilde,  «eo^  più  potere  fiou- 
perar  <}i]^Ua  ehi^aa,  in  cui  fa  intruso  al  dispetto  dei 
sficri  canoni  ^n  Pietro  diacono,  fiero  fomentatore  de( 
partito  del  re.  Intanto  i  Sassoni  e  vari  prificìpt  e  ve- 
scovi di  Germania,  co'  quali  Arrigo  aveva  indaroì» 
trattato  di  tregua^  per  potere  con  più  sicurexaa  far 
gijierra  a  papa  Gregorio,  tennero  una.  solenne  dii^ 
ta  (a),  con  eleggere  in  efsa  un  re  ni^oyo,  àqè  Er^ 
f nanna  di  Lucemburgo  ìoreneie^  nella  figiUa>4is# 
Lorenza.  Non  è  in  questo  luogo  da  seguitare  il  Ba^ 
ronio  ne  il  p.  Pagi,  che  fidatisi  di  Mariano'  Scoto^ 
della  ironica  d^  Ildcsheim,  e  di  qualche  al^o  minorai 
storico,  diffi^irono  sino  alP  anno  seguente  la  prpmo- 
ùone  di  Ermanno.  Bertoldo  da  Costanza,  uno.  dei 
migliori  crittori  di  questi  avrenimenti,  d  aasioira 
ch^  egli  fa  promosso  alla  corona  in  quest^ani^Q.  Cosi 
ha  andie  .Sigebetto  (3),  eosi  la  Cronica  di,  Augu« 
a^  (4)9  e^^nel  che  più  insorta,  Brnnone  storico  con- 
temporaneo della  guèrra  di  ^ssonia  (5),  e  cha  ne 
termina  1%  descrizione  in  quest^anno,  scrivei  ehe  m 
natali  sancU  Stephani  protomarfyrisj  a  .Sugare da 
Moguntinae  sedis  archiepiscapo  Hermannus  in  re* 

<i)  Ptotem.  Lucens.  Aonal.  Tom.  I,  Rérom  ìtal. 

(2)  Berthòlduf  Conslantieoiis  in  Ghron.  ' 

(3)  Sigebertas  ia  Chron. 

(4)  ChÉvu:  Aagaittfn.  ,/;  . 
^  Brona  Sitt.  MI.  SuioQ. 

Digitized  by  VjOOQIC 


gerii  i^nerabiUter  est  unctus^  \fuum  jamMLXXXlJ 
annue  Incarnationir  domimtae  Juisset  inteptus. 
Coroiodufafio  i  l'edeséhi  n«l  natale  cleit  Migliore  l'an- 
no DQov^.  Perciò  alcuni  autori  méttono  ti  princifìio 
del  suo  regno  iielP  anno  seguente,  perchè  ^i  fa  co- 
ronato neUa  •  festa  cR  santo  Stefano.  Mariano  iScoto 
negli  ultimi  tre  anni  della  sua  Cronica  ha  degli  bda* 
cromsfmi  che  non  si  possono  salvare.  E  font  quellli  « 
uloa  giunta  &tla  da  qualche  penna  posteriore  ;  eppu- 
re egli  ^ì  sòuopre  mal  informato. 

^  Ora  per  disturbare  la  dièta  e  V  elezione  suddetta 
che  dissi  fatta  nella  vigilia  di  s.  Lorenzo  di  quest**  àn- 
fio,  eraéo  accot-si  i  principi  fedeli  ad  Arrigo  con  as- 
sàissinlé  sqtiadre  d^  armati.  L^  esercito  loro  di  molto 
superava  ih  numero  quello  di  Ermanno.  Gontuttociò 
passata  la  festa  di  s.  Lorenzo,  il  novello  re  insieme 
ccfn  G-iitlJb  duca  di  Baviera  all^  improvviso  andò  ad 
as^irlu  rtél  luogo  di  Hoctet,  celebre  per  una  gran 
giornata  tampftle  de^  nostri  giorni,  e  li  sconfisse.  As- 
scfdiò'dfpói  Augusta,  e,  non  potendola  vincere,  si  ri- 
volse ad'  altre  parti  della  Germafnia.  Finalménte  ben 
accolto  dai  Sassoni,  bella  festa  di  s.  Stefano  di  que- 
sO  aàno,  siccome  dissi,  da  5F^6/r€€/(7  arcwesco\fo  dì 
Magònza  ricevette  la  coronale  la  consecraziou  regale. 
MeAfrè  se  ne  stava  attendato  T  esercitò  di^  Arrigo  in- 
torno' alla  città  leonina,  valorosamente  difesa  dai  Ro- 
mani, cominciò  V  aria,  anche  allora  malsana,  di  quei 
contorni,  a  &r  guerra  a  lui  e  a^  suoi  soldati.  Non  po- 
che migliaia  vi  lasciarono  per  le  infermità  la  vita  ; 
konde  non  potendo  egli  reggere  a  questa  persecuzio- 
ne giudicò  meglio  di  levare  il  campo  e  di  ritornarse- 
ne in  Toscana^  Dalle  memora'  del  Fiorentini  suddét- 

Digitized  by  VjOOQlt 


A  ir  ir  o    inuDttt.  9 

tó  costa  eh*  egK  tuttaria  àimorava  airasscrfio  di  Ro'iba 
nel  di  25  di  giugno.  Poscia  si  trdora  ifn  Lucca  nel  di 
25  '^  luglio.  Un  suo  diploma  da  me  datò  alla  luce 
iieUe  Antichitàitaliane(i),  celia  vedere  ivi  nel  dì  19 
6^  esso  mese  di  luglio.  Di  là,  se  vogliamo  stare  alPàs- 
semone  di  Girolamo  Rossi  (a),  si  rMusse  a  Raven* 
na,  è  in  quelle  parti  svernò.  Fu  in  «questi  tempi  che 
egli  tentò  tB  tirar  dalla  stia  Roberta  Guiscardo' àu" 
ca  di  Puglia,  con  proporre  11  matrimonio  di  Corrodo 
iuo  figlio  con  una  figliuola  del  medesimo  Roberto. 
Mail  duca  stette  fòrte  nelP unione  col  papa.  Kinno 
ajuto  nondimeno,  benché  richiesto^  potè  o  volle  da* 
re  allo  stesso  papa,  perchè  allora  ad  'altro  non  mira- 
vano le  sue  vaste  idee,  che  a  stendere  le  sue  conqui- 
ste nell^  imperio  de'  Greci  ;  forse  con  isperanza  di 
fersi  imperadore  ò*  Oriente.  A  questo  fine  fece  un 
gran  preparaménto  di  navi  e  di  gente  in  Brindisi  e 
in  Otranto,  e  con  questa  poderosa  armata  dopo  aver 
dichiarato  principe  di  Pu^ia  e  Sicilia,  e  suo  erede,  il 
figlio  Ruggieri^  moss^e  contra  dei  Greci,  menando 
seco  il  suo  creduto  fiato  imperadore  Michèle.  S^  im- 
padroni dell^isola  di'  Corfò,  prese  Botoutrò  «  la  Tal- 
lona, e  s^  inviò  per  mettere  T  assedio  alla  forte  città 
di  Dnrauo^  Antia  Comnena  nella  sua  Alessiade  scri- 
ve (5),  che  la  di  lui  armiata  navale  pati  una  fiera  bur- 
rasca, e  che  vi  perì;  gran  copia  di  gente  e  di  navi  \ 
ma  che  nulla  potendo  atterirre  il  cuore  intrepido  di 
Roberto,  egU  cojaiii^ò  il  suo  viaggio  contra  di  Du- 
rai^zo.  Seco  era  JPoamóndOi  a  lui  nato  dftUa  prima 

(1)  Àntiquitat.  Italie.  Dissert.  3i.  pag.  949. 

(a)  Rabeot  HUt.  iUt enn^  lib»  5. 

(3)  Aooa  Ggnmeaa  Alexiikd.!.  i,-lf4ater« L  S^ e  $4* 

Digitized  by  VjOOQlt 


IO  AKHÀU  D^ITALI^ 

moglit,  the  nel  Talore  e  odia  inaettiia  Mbfuerra^ 
benché  ^fjbvnie,  compariva  yeterano,  eletto  perciò  ge- 
nerale deli'  avfnata  dal  padre.  Fu  dunque  dato  prinT 
cìpic^all'  «saedio  di  quella  città.  In  questo  medeiimo 
ani^o  a?en4o  jihssio  Comnenq  guadagnato  in  suo 
£|Tore  V  esercito  greco,  fa  proclamato  imperadore  nel 
dì  primo  d'  aprile  in  jLndrinopoli  (i),  e  passato  a 
CoitantinopoH,  quivi  si  dece  solennemente  imporre  U 
corona  imperiale.  Trovfvasi  allora  gravemente  t)p- 
presso  Y  imperio  orientale  dai  T^rchi.  che  aveano 
eletta  per  lor  capitale  Nicea,  e  vivamente  era  minac- 
ciato da  Roberto  Guiscardo  osella  Dalmazia. 

Fece  egli  perciò  pace  coi  Torchi,  e  per  resistere 
al  Guiscardo,  spedi  lettere  e  «mbaaciatori  al  papa^  aV 
rf  Arrigo,  ed  anche  a  quas^  tutti  i  principi  d^  Occi-, 
^ente,  senza  che  alcune  volesse  share  un  dito  contro 
ai  Normanni.  I  soli  Yeoeziai^i,  sempre  finqui  uniti 
co^  Greci,  io  ajuto  di  lui  concouero  con  unVarmata 
navale,  Guglielmo  Pagliese  (a)  ci  &  conosc^e  eoa 
un  superbo  elogio,  come  già  fosse  cresciuta  fin  d^  al- 
lora la  potenza  veiieta,  con  dire  d*  essa  flotta  : 
--*>«--  lììemi  fwpuhsa  yeneita  nùsit^ 
fmpmrUfrBce^  dwÉS  opum,  dw0S4/ue  wrorum^ 
Qua  $mu8  AdriaeU  mUrlUus  uMùÀuf  undis 
SubjacBt  Arctitro.  SmìU  hmjus  moenia  gerUis 
OiréumspecUi  mari,  nee  ab  aedAus  aUer  md^ 

aedes 
ji1Urm$  iran$ire  poÉe^,  nisi  Unife  ^ghatur. 
Séntper  aguis  habiUud.  Gens  nulla  ^ahnHor  ista 
AEquoreis  belìiSyratiumqueper  aequora  ductu^ 

(i)  Zooar.  in  ÀnnaL  Anaa  Geamena  Alex.  L  3.     ^ 
ipi  Gailielm.  Apalii^  lib.  4. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  9  f  o     muaoiu  ir 

CkiUèbrtmffa  e  sfNffictua  di  questa  lente  non  era 
da  Bifltcre  a  fronte  V  armate  maritiina  de'  Nonaaa-» 
al  ;  però  non  è  da  nAaravigltarfi,  te  da  9»A  eieefite 
oe  restò  sconfitte,  e  fii  in  perìcob  di  lascianri  la  vite 
lo  stesso  Botmondo  fi^iuoi  di  Roberto*  Booa  soo» 
eorso  di  Tetto?a^e  recarono  i  veneti  vineitors  alIW 
sediate  dt(à.  Ma  non  per  qoesto  il  duca  Roberto 
ponto  n  smarrì,  né  perchè  la  peste  entrate  ne'  cavaU 
U  della  sna  armate  ne  kcesse  strage,  desistè  ponto 
datt^  impresa.  Fece  £ibbricare  aoovi  legni,  fece  venir 
Boove  genti,  e  pia  che  mai  con  torri  «  macchine  wor 
Uteri  tornò  a  tempestare  la  città  di  Doratso.  Ma  ao- 
cuHi  nel  mese  d**  ott(d>re  lo  stesso  imperadore  jéles- 
sìoìa  persona  con  una  formidabile  armate  di  Greci, 
Torchi,  ed  altre  nazioni  venire  al  soccorso.  V^  ha  de*' 
gli  autori  (i)  ohe  fanno  ascendere  fino  a  centosettan- 
tamila 1'  esercito  de^  Greci.  Qoel  cetUa  vi  è  di  piìlL  U  > 
Malaterra   (a)   infiUti  parla  di  soli  settanlaasila.  N<m 
pia  di  quindicinnla  ne  aveva  Roberto,  ed  altri  serin>- 
Bo  anche  molto  meno.  Si  venne  ad  usa  terrtbil  bat* 
taglia  :   vi  fecero  i  Normanni  delle  prodeue  ìnudite, 
talmente  che  Anna  Comnena  figUuohi  del  ssddettO' 
Alessio,   tuttoché  cotanto  sparli  della  nascite  e  della 
anoni  del  doca  Roberto,  pure  non  potè  di  meno  di 
non  riconoscere  in  lui  le  virtù  de*^  béllieosi  eroL  Sba^ 
ragliarono  i  Romani  Tarmata  greca,  e  nel  conflitto  pt- 
nrono  circa  dnque  o  seimila  persone  dalla  parte  di 
Alessio,  e   fra  queste  il  giovane  Costantino^  genero 
del  medesimo  Roberto,  dianzi  dallo  scaltro  Alessio 
restituito  a^  primieri  onori.  Restovvi  morto  ancora  il 

(i)  Petrus  Diacon.  Chron.  Gtssinen.  I.  d.  e.  4^ 
(a)  UaUterra  I.  3.  e  a-/. 

DigitizedbyVjOOQlC  ^ 


I!>  .  lirilALl    D    ITALIA^ 

finto  impembré  Michele.  Innumer^iìlee  nechusima 
pinede. toccò  ai  videi torì  \  ed  Alessio^  che  itt-cma  terrà 
lififiia  stava  aspettando  V  avviso  della  rotta  di  Rober- 
tp^  '  tenendosela  come  in  pugno,  avvertito  déH^ 'esito 
•ontrarto^.  diede  di  sproni,  alfa  volta.di  Costantino- 
poli. Bopib  quésta -felice  impresa  tornò  il  duca  Ro- 
berto a  mettere  i'  interrotto  assedio  a  DnrazEO^  ri- 
dendosi di  que"*  oittadi  ni  che  vantavano  posto  quel 
nome  aUa  401*0  etttà,  perchè  erapiaaaa  dura  ed  ines- 
pugnabile, (i)  ;  ed  anch^  egli  schersando  diqea  d^a- 
vernome  Durando,  e  che  se  n^accorgerebbero  i  Dn- 
razsesi,  perchè  ferebbe  durar  quelP  assedio  finché 
gli'  avesse  ammollili  e  domi.  Sotto  quella  città  passò 
^It  tutto  il  seguente  verno.  Lupo  Protospata  (a)  met- 
te questa  campai  battaglia  sotto  V  anno  seguente,  per- 
chè incominciia  T  anno  tn  settembre  ^  e  questa  succe- 
dette nel.  giorno  di  s.  Luca^  nel  mese  d'  ottobre.  In- 
tanto il  conie  Ruggieri  (5)  in  Sicilia,  essendosi  a  lui 
ribellata  là  città  di  Gera ci,  colla  forza  costrinse  quel 
popolo  a  tornare  all'  ubbidienza  sua.  Fortificò  ezian^ 
dio  eoa  torri  il  recinto  di  Messina.  Tedesi  dato  in 
quest^  aaiìo  dal  re  Arrigo  un  dipbma  in  favore  del 
mbnistero  di  s/ Eugenio  posto  nel  contado  di  Sie- 
na (4))  Indietìone  quarta^  III  nonas  jufdi,  Actum 
Mamaè  :  il  che  ci  porge  motivo  giusto  di  credere  che 
anche  Siena  seguitasse  P  esempio  di  Lucca,  con  ri- 
bellarsi alla  contessa  Matilde^  e  darsi  al  medesimo  Ar-^ 


(i)  Aiberic.  Monachus  io  Chronico. 
'  (d)  Lupus' ProtOjpaU  in  "Cbron. 

(3)  Anonymuf  Barensis  apud  Peregrìnam. 

(4)  Anliquìt.  Italie.  PisserU.^a 

Digitized  by  VjOOQIC 

L 


▲  uno     IfLXXXt.  l3> 

Tigo.  Ànehc,  GrkiguruTotiia8t'(i)  è  di  pirereeHéii 
Saaeti  seguiUMtetfo  il  t>aTtito  d^  esso  re  Arrigo.  Seri'^ 
Te  più  d*  uno  itorico^  che  io  qnett^  anno  la^  regina. 
Berta  partorì  ad  Arrigo  il  s^econdogamlo  che  hi  poi 
irrigo  V  fra  i  re,  e  11  IT  fra  gllnip^adorr.  Eraii  già 
impadronito  d^  Ascoli  il  duca  Roberto/ Qualuhe  ta* 
multo  o  sedizione  dovette  aelF  anno  premute  suboe-^ 
dere  in  quella  città,  perciocché  sappiamo  daRomoaU 
do  salernitano  (a),  che  accorso  il  principe  iiCu^gffSe^ 
r/,  figlinolo  d"*  esso  duca,  lece  smantellar  le  maimdi 
quella  città^  e.  diede  il  iiiQoo  elle  case.  Sotto  quer 
st^  anno  ancora  narra  Alberico  motiaoo  da'*  Ire  Fon^ 
|i  i^)^ùi^Ma^deW'Circhesana  di  Toscana  (iùncedetté 
al  vescovo  di  Verdun  la  badia  delle  mona  die  di  GuW 
sa,  »  lei,  come  si  può  credere,  pervenuta  per  eredità 
della  duchessa  Beatrice  sua  mfadre.  Certamente  ello^ 
possedeva  di  là  da^  monti  molti  beni  e  Stati  di  regio»* 
ne  d"*  essa  sua  genitrice^ 

(  CRISTO  MLiytxu.  Indiziofeie  v, 
Anna  di  (  GREGORIO  VII,  papa  io. 

(  ARRIGO  lY,  re  di  Germania  e  di 

Italia  ay.      .  .' 

Terso  il  principio  della  primavera  di  quasi*  anno 
tornò  di  nuovo  il  re  Arrigo  ctot  suo  aatipa^m  a  Roh. 
ma,  e  strinse,  un*  altra:  volta  d"*  assedio,' o  piuttosto 
con  un  blocco,  la  ci^à{  leonina,  premendogli  forte  di 
poter  mettere  il  piede  nella  basilica  vaticai^.  Poco 

(1)  Tamatì  Istor.  di  Sieoa  Kb.  3. 

(a)  Komualdut.SalernitaiiQs  in  GhrQo.  T.  71  Ber.  Itak 

(3)  Alberico  MopachpsQhron.  apnd  JLiejbiUu 

Digitized  by  VjOOQIC 


ImMi»  »  kn  ncini  ini  Genvium  il  cónpttiloÉe  £r^ 
nMifino  di«hlira£o  re,  perchi^  ptr  iMteonitiizft  deK 
rAeoaUita  tastone  (s)  6  ^dCroaografe  sassone  (s), 
etto  Ermaone  imm  ìuìé^  gu&m  aUenk  eoepit  in  bre^ 
pi  déijpùcùu  httheri;  aè  si  ta  di^  e|^  facesse  impre- 
ta  akoHa  nell^  ani»  presente.  Ma  neppure  Irrigo  ri* 
porte  frutto  aleunD  da  questo  onoro  tentativo  (5)» 
Fece  bea  egK  da  «o  traditore  attaoear  fneco  alla  ba^ 
stKea  iwtie^na,  sperando  cbe  i  Romani,  aecorrendo  ai- 
1*  incendio,  abbaadooercbboao  la  g|uardia  èetle  mo- 
ra. Ma  aTTertitone  papa  Gregorio  ordina  totto,  che 
maggiormente  ti  armassero  I  pósti  ;  e  confidato  nel* 
r  aifuto  di  Dio  e  nella  protenon  di  s.  Pietro,  fece  i! 
tegno  dMla  croce  sopni  le  fiamme,  e  queste  cessaro- 
no. AbbiaiBO  dalla  Cronica  di  Far& (4))  che  nel^ 
17  di  marco  esso  Arrigo  andò  a  Tisitare  il  cdd>re 
monistero  di  essa  Farfa,  riceiruto  iti  con  tutto  ono- 
re da  que'  monaci,  i  quali  punto  aon  badavano  alle 
tcomunicbe  pontificie,  é' tennero  tempre  con  esso  re, 
perchè  qudlo  era  Haontsfero  regale  ostia  imperiale. 
Fu  dai  medesimi  ammesso  alle  confraternita  e  alla 
paitictpaiion  dette  loro  oraxioni  ;  rito  antichissimo 
deir  (ardine  benedettino.  Assediò  ^i  11  castello  di 
Far&,  e  lo  restituì  air  abate  Btrardo.  Fece  dipoi 
prt^one  Bombone  v^CQva  diSuiri^  personaggio  ce- 
lebre non  ìnen  per  le  sue  Asavventure,  che  per  la 
sna  letteratura,  restando  tuHiivia  akunf  opuscoli  suoi 
atecitti,  «fio  d^^  qdali,  cioè  de  Ecéhsiasticis  5a« 

(1)  Aonalista  Sixo. 

(a)  Ghronographof  Saxe. 

\t)  Beriholdat  ConsUn|ian9Ìf  ip  CliroD. 

(4)  Chroo.  Farfensc  P.  IL  T.  IL  Rer.  Il#t 

Digitized  by  VjOOQIC 


ARMO      MLXXin.  l5 

cràmerdis^  è  stalo  da  me  dato  alla  luee  (i).  Fu  egli 
dipoi  creato  vescovo  di  Pkicenza,  ma  d^gli  sciunatici 
restò  UD  (porno  barEraramente  trucidato»  la  questuati- 
00  ancora  il  timore  delf  aria  malsana  de^  contorni  di 
RoDia  fece  dopo  pasqtia  tornare  Arrigo  con  pochi 
Terso  la  Lombardia  (2).  Lasciò  nondimeBo  F  aotipa- 
frn  Giliberto  in  Tivoli  coU^  esercito  acciocché  eofiti- 
nuasse  il  blocco  di  Roma,  con  feria  direwe,  di  febo 
pape,  vero  generale  d*  armata.  Ostinatamente  intanta 
prosegot  il  duca  Roberto  Guiscardo  anche  nd  verno 
r  assedio  di  I>urasio  nelT  Albania  (5).  Accadde,  cbe 
ma  certo  Domenico  nobile  veneziano  ebbe  del  disgu^ 
ali  in  quella  città,  cKfesa  allóra  dal  valoroso  stuolo 
de*  Yenetiàni.  Questi  perciò  comìoeiò  una  trama  col 
Gaiscardo  per  renderlo  padrone  della  città,  con  farsi 
prima  accordare  in  moglie  una  nipote  del  duca,  ed 
altre  Taotaggiose  eondiztoiii.  Andò  si  félicemeate  ior 
naiizi  it  trattato  (4)9  ^^^  <^«Ha  notte  del  di  &  dì  feb- 
braio deir  anno  presente,  scalate  le  mura,  i  Norman- 
ni furono  introdotti  nella  città.  Restò  prigione  il  ù- 
gliu<4o  del  doge  Jdt  Yenezia  con  altri  molti  Yeneti,  e 
con  assai  loro  navi,  e  tutto  il  circonvicino  paese  it& 
potere  di  Roberto. 

Ora  Aìemo  augusto  non  sapendo  piò  cbe  argi- 
ne mettere  al  torrente  impetuoso  di  questo  conqui- 
sMore  ^),  spedi  un'  ambascerk  eoo  ricchi  regali  et 
re  Airt^o,  per  impegnarlo  a  fere  una  divcrsiozie  coi» 

(1)  Aniiqml*  Ilal.  Diiasrt  V. 

4a)  Card  de  Arag«  in  Vit.  Greg^  VH. 

(3)  Gaofrid.  Malaterra  J»  3,  e.  a6,  Gailielm.  ApuIiisL4^ 

f4)  AneBjmus  Barensis  apad  Ptregrilkìimu 

(5)  Anna  Goniiwiu  AlexiaU»  L  3^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


l6  AHlfALl   p'iJAUA. 

portsirs  la  guerra;  in  Puglia,  rappreAei^aodogU  la  &r 
pilità  dello  conquiste,  msentre.  le  forze  dì  Roberto  era^ 
Qo  oltre  libare,  e.  prpmettendogli  mari  e  mooli  per 
qu0f(o  benefoiOf  Ossiti  cIm^  ^Mgo  a^cet^a^se  Fo^rta, 
o  che  Alessio  .^esie  sgarg^rne  .  la  vo^a  con  politica 
Qnisioiie;  ne  fu  be«  tpsto/ispedìto  ruYTÌ^?  al  duca 
J^obarto.  Egli  allora  conojicendo  ffecessaria  la' sua 
pre^eaza  iiki  Italia,  l^s^ìato  al£iglit|ol^  Boan^ndo  i} 
CQlnaudo  deU'  esercito,  torno^senu  in  paglia,  ed  at* 
lese  a  raunar  gente  per  tQUt  i  bisogni.  Prima  della 
tua  venuta,  pare  cbe  accedesse  qn^nlto  vien  narratQ 
da  Guglielmo  PugUeie  (i).  Cioè  che  il  popolo  delfa 
città  di  Troja,  dorè  si  trovava  il  prùteipe  Ruggieri 
figliuolo  del  duca,  si  ribellò,  e  ooatrinse  il  principe  a 
tiluggirsi  nella  rocca,  alla  quale  tosto  .fu  messo  V  as* 
«edio.  In  ajato  ancora  de^  Trojani;  accorse  il  popolo 
d*"  Ascoli,  irritato  forte  per  V  aspro  trattamento  fatto 
nei  precedente  anno  da  esso  Ruggieri  alla  lo^o  città. 
Ma,  venuto  da  più  parti  soccorso,  il  principe  fece 
una  sì  vigorosa  sortita  dalla  rocca,  che  gli  riuaeì  di 
disperger^  quella  ribellione.  Costò  Ja  vita  ad  aasaissi- 
mx  di  quelle  clue  città  r  ardito  ed  infelice  lor  tentati^ 
vo.  Aveva  intanto  Ruggieri  conte  di  Sicilia  (a)  rao- 
.comandato  il  governo  delle  sue  conquiste  in  queir  i- 
fola  a.  Giordano  suo  figlio  bastardo?  perchè,  pressan- 
ti affari,  il  richiamavano  in  Calabria,  tiasciatosi  V  amr 
bilioso  giovane  pervertire  dai  consigli  d^U  adp)atorì, 
si  mise  in  possesso  d*  alcune  castella,  e  tentò  di  oc- 
cupar Traina,  dove  era  il  tesoro  delpadre  V^aft  ^ne- 
sV  ultimo  non  gli  riusci.  All'*  avviso  di  tal  notità   ri- 

(i)  Guilielmas  Appalos  1.  4« 
{2)  Gaufridos  iwil^terra  lib,  3,  cftp.^ttcr.  m     ..  {  > 

DigitizedbyLjOOQlC       . 


A  M  9  o.    ìojaaau  jy 

tornò  fireltolosaipente  Buggeri  io  Sieilia  -,  inTitò  al 
perdono  il  mal  consigliato  figliuolo  ;  e  kìA  nbhaci^a- 
T^  dodici  de^  più  colpevoli  lasciò  il  governo  della  Si- 
cilia a  più  fidata  persona.  Tornato  che  fu  in  Lom- 
bardia il  re  Arrigo,per  testtmonianxa  di  Donizone(i), 
e  di  Lupo  Protospata  (3),  si  ^ede  a  far  guerra  alla 
contessa  Matilde^- pvinóptlt  sostegno  della  parte 
pontificia  in  ItaKa.  Aveva  ella,  per  cosi  dire,  una 
•elva  di  fortezae  nelle  montagne  di  Modena  e  Seggio^ 
Canossa,  Bibianello,  Carpineta,  Monte  Baranzone, 
Montebello,  ed  altri  simili  luoghi  montuosi  di  sua  ra- 
gione, aveano  rocche  fortissime,  delle  quali  resta  tut- 
tavia qualche  vestigio. 

Insuperàbiìia  loca  suni  sibi  plurima  Jixa: 
così  scrira  Donizone.  Con  tale  attenzione  e  valore 
accudiava  a  tutto  V  eroina  contessa,  che  potè  ben 
egli  dare  il  guasto  al  paese,  e  formar  degli  assedi,  ma 
senza  che  gli  venisse  fatto  di  conquistare  alcuno  dei 
suoi  forti  castelli.  Saoeorreva  ella  nel  medesimo  tem- 
po con  daitari  papa  Gregorio,  che  troppo  ne  abbiso- 
^nava,  per  sos&nersi  contro  V  esercito  delP  antipapa. 
E  fu  in  questa  occasione,  e  nelP  anno  presente,  che 
essa  contessa  con  Anselmo  vescovo  di  Lucca,  scacciato 
dalla  sua  chiesa,  e  vicario  del  papa  in  Lombardia,  ri- 
chiesero al  monistero  di  Canossa  il  suo  tesoro  per  li 
bisogni  della  Chiesa  romana  (3).  Non  ebbe  difficoltà 
r  aimte  Gherardo  coi  monaci  a  concederlo..  Consistè 
esso  in  settecento  fibbra  d^  argento,  e  in  nove  libbre 
d^  oro,  che  furono  inviate  è  Boma.  Ma  la  pia  contes- 

(i>  Donizo  Tit.  Mathikl.  L  a,  e.  x. 
(a)  Lupus  Protospata  in  Cbronico. 
(3)  Rerum  lUUc  Toro.  TL  p.  385. 

^;ed  t 

IIVBATOBI,  VOU  ZXZVI. 


,y  Google 


l'i  ésntàLi  i>^itAt.u 

skncm  maoicò  di  (kr  qtNrhihe  -campenso  a  qttèl  mo« 
nistero,  eoa  assegnatgli  alcune  difése,  9  fau'gli  poscia 
vitB  beaèfìtii.  Fadlmeate  i  prìaoipt  del  secolo  mettea- 
dO allora  le  mani  sopirai  tesoci  delle  chiese  ;  ma  po- 
chi imitavano  Matilde  neirindennSizarie'rn  altra  gnisa. 

(  CRISTO  Mvxtsjii,  Iiidiziotìe  ti. 
Anno  di  (  GRBGORIO  VII,  papa  if.     , 

(  ARRIGO  IV,  re   di    Germania  e   di 
IlaKa  38. 

In  quest'  anno  ancora  per  la  terza  volta  ritornò 
il  re  irrigo  sotto  Roma  con  isperanza  d^  entrarri 
un  giorno  colla  forse,  o  almeno  con  intenzione  di 
Mancare  i  Romani,  e  (ì^  inilurli  a  qualche  capf tolazio- 
^e  (i).  Fece  akare  un  castello  in  faccia  alla  città  leo- 
nina, che  infesta?a  mólto  i  Romani  difensori  d^  essa 
città.  Certamente  s"*  ingannò  Bertoldo  da  Costanza, 
autore  per  altro  assai  esatto  di  qa«ttl  tempi,  in  cre- 
dere che  V  antipapa  Guiberto  fosse  consocrato  papa, 
ed  intronizzato  nel  presente  anno.  Ciò  avvenne  nel* 
Tanno  seguente.  Quand'anche  Arrigo  in  quest'an- 
jfo  si  fosse  impadronito  dei  Vaticano,  certamente  non 
mise  piede  nella  basilica  lateranense,  necessaria  per 
intronizzare  un  papa*  Vero  è  bensì,  eh'  egli  cominciò 
de^  trattati  segreti  coi  nobili  Romani,  impiegando  cor 
gli  uni  Toro,  e  V  ingorde  promesse  coglt  altri,  in 
maniera  che  a  riserva  di  Gisolfo  già  principe  di  Sa- 
ierUo,  essi  convennero  di  far  tenere  al  papa  nel  mese 
di  novembre  ventufo^n  concilio,  dove  si  dibettessa 
la  causa  del  regno  controverso,  ed  ognun  si  acque* 
^       (i)  BertoliL  Costanticniis  in  Cbron.  edbyGoogk 


A   >  V  :0    'MVBam.  (I^ 

tftst«  lAi  determìofaioii  di  queHa  sotra  ««sMUiblca. 
Frontie  Arrigo  di  lasciar  libero  a  totti  il  eeimnìno 
parfoterreoirvi.  Tomotsene  perciò  :«glì  io  Ltnjibar- 
di8|  «  lece  Tesina  «  iBarcDi) a  il  suo  antipapa.  Bfctnon 
anantcDDe  dipoi  la  parola^'perciocchè  fece  prigimii  i 
legati  de""  prineipi  tedeschi  fuoi  oemiri  ;  tratU «ne 
ÌBoltra  QHone  veseany  d^  Ostia,  legato  della  santa  sè- 
de, e  molti  altri  ;  impedì  ancora  ehe  'Ugo  arcivésco* 
w  dr  «Lione,  Anselmo  vesto wf  di  Lucca,  e  BinaMo 
i^ieovo  di  Como  non  potessero  inlerrenire  alronti- 
lio  suddetto .  Fu  nondimeno  celebrato  esso  con- 
dilo (i)  nel  di  20  di  novembre,  e  da  tanti  •fn  prega* 
to  il  pontefice  Gregorio,  «bea'  astenne  d«^o  scomtt- 
nicar  di  onoro  Arrigo  ;  ma  con  tal  fona  parlò  della 
Me  e  morale  cristiana,  e  della  cosf&nza  necessaria 

^  n^persecnzTone  presente,  che  caro  le  lagrime  dagli 
occhi  di  tnlli.  Scomunicò  aolemeflte  chi  averaimpa^ 
dito  quei  che  renìvano  a  Rema  (a).  Molte  istanze  fir- 
t^e^o  i'Bomani,  acciocché  egli  accogliesse  Aringo  ae«- 
za  esigere  soddisfazione.  Ma  egli  saldissimo  «ego  di 
farlo,  quando  Arrigo  non  soddisfacesse  per  le  ofièse 
Vallea  Dio  e  alla  Chiesa. 'Si  renne  allora  lAicogniaaV 
ne  die  eàst  Romani  arcano  nella  slata  precedenia 

'  contratta  obbligazione  con  giuramento  di  ^re  in  ma« 

miera,  che  il  papa  gli  desse ^a  coronava  i^on^roltn- 
dola  dare,  ch^  essi  «leggerébbopo  un  altro,  che  gliefiei 
dekse,  con  discacciare 'lo  sìtiso  Gregorio  papa.  Né 
♦e^i,  né  i  suoi  familiari  arcano  finqul  potuto  disco-i 
prrr  quest*  arcano.  Si  ricorse  dunque  ad  un  sottil  rt-* 

|Hego,  cioè   che  non  arendo  i  Romani  ^prokiieiso  di 

(1)  Labbe  Concillor.  T.  X.  r-        t 

(a)  CartìinaUs  de  Ar» genia  loP^li^W^'t'lT. 


dare  «d  Arrigo  la  corona  eoa  soleanità,  pot«aao  ri- 
spondere di  esser  pronti  a  &r^ìela  dare  dai  papa, 
qualora  il  j^  desse  segni  di  vero  pentimento  ;  se  no, 
che  ^  pontefice  con  una  fané  gliene  nianderd>be  giù 
una  da  castello  sant'  Angelo.  Ne   Tuno,  né  V  altro 
piacque  ad  Arrigo  ;   e  però  i  Romani  protestarono 
d^  essere  assolati  dalla  lor  promessa,  e  dal  giuramento 
a  lai  fetto,  e  si  unirono  di  nuoto    a  sostener  papa 
Gregorio.  Io  questi  infelici  tempi  restarono  pochissi- 
mi Teseo  vi  uniti  al  partito  d'  esso  pontefice,  e  questi 
ancora,  per  la  maggior  parte,  cacciati  dalle  lor  chiese. 
Il  rifugio  di  tutti  era  allora  la  contessa  Matilde.  Ar- 
rigo tornalo  dipoi  sotto  Roma,  celebrò  il  santo  natale 
apudsanctum  Ptfiriinf,  come  ha   PUspergense  (i). 
Abbiamo  da  Pietro  diacono  (a),  che  esso  Arrigo 
dopo  aver  preso  e  distratto  il  portico  di  s.  Ketro, 
-scrisse  a  Desiderio  insigne  abate  di  Monte  Gassino, 
perchè  venisse  a  trovarlo.  Non  sapendo   V  abate  che 
titolo  dargli,  non  gli  rispose.  Un'altra  lettera  più  for- 
.tee  minacciosa  gli  scrisse  Arrigo,  comandandogli   di 
presentarsi  a  lui  in  Farfa. .  Rispose  allora  Desiderio 
assai  cautamente,  con  addurre  per  éua  scusa  i  perì- 
coli del  viaggio  per  cagion  de' Normanni  ;  e  intanto 
sigmfifò  a  papa  Gregorio  quanto  gli  accadeva,   per 
sapere  come,  si  avesse  a  regolare  t  ma  Gregorio  ninna 
risposta  gli  diede.  Sopravvenute  poi  altre  lettere  più 
formidabili  di  Arrigo,  che  minacciavano  la  rovina  del 
monistero.  Desiderio  andò  fino  ad  Albano,  e  trattò 
eoa  Giordano  principia  di  Capua,  ma  stando  sem- 
pre>saldo  in  non  voler  giurar  fedeltà  ad  Arrigo,  e  ri- 

(t)  Urspergeosis  io  Chron. 

(a)  Petrus  Diacoa,  Chron.  Gauiactti^yCSogie^o. 


A  «  ir  o    HLmni.  21 

etvttt  dalle  ttani  di  lui  la  badia,  benché  badia  Impe- 
ciale. Se  Giordano  non  ^esse  smorzata  Pira  di  Ar- 
rigo, era  questa  per  isco{^itre  in  danno  ddmonistero. 
Ma  mise  egli  sì  buone  parole,  che  Desiderio  fu  am-» 
menò  all'  udienza  del  re.  Alla  istanza  di  prendere  da 
lui  il  l^ston  pastorale  rispose,  che  quando  la  maestà 
sua  avesse  ricevuta  la  corona  imperiale,*  allora  esso 
abate  risolrerebbe  o  di  ricevere  da  lui  la  badia,  o  di 
rinunziarla.  Ed  essendosi  fermato  più  giorni  in  corte,* 
ebbe  di  gravi  ^spute  coir  antippa,  e  collo  stesso 
vescovo  d^  Ostia  ritenuto  da  Arrigo,  intorno  al  valore 
del  decreto  di  papa  T9Ìccolò  II,  ch^  essi  voleano  far 
valere,  ed  egli  lo  sosteneva  per  cosa  ingiusta  e  psK* 
semente  fatte,  bendiè  fatta  da  un  papa  e  da  un  no- 
sneroso  concilio.  Non  fini  la  fiiccenda,  che  Desiderio 
ottenne  da  Arrigo  11  diploma  con(ermatorio  dei  beni 
del  suo  monistero  con  bolla  d^  oro,  ed  impetrata  li- 
cenza se  ne  tornò  iJ  suo  monistero.  Avrei  volentieri 
veduto  questo  diploma  per  conoscere  a  qua!  anno 
V€hramenle  appartenga  questo  fatto.  Ma  o  esso  è  pe- 
ritò, o  il  padre  Gattok  non  giudicò  bene  di  dark» 
alla  luce  nella.  Storia  sua  del  monistero  cassinense. 
Erasi. ribellata  a  Roberto  Guiscardo  dtica  la  città  di 
Canne.  Sono  concordi  Guglielmo  pugliese  (1),  Lupo 
Protospsta  (3),  T  Anonimo  barense  (3),  e  Roberto 
salernitano  (4)  io  Iscrivere  che  Roberto  nel  maggio 
deU^  anno  presente  vi  mise  V  assedio.  Presa  poi  nel 
mese  di  giugno,  oppure  nel  dì  io  di  loglio  quella 

(i)  Goillielmus  Apulns  I.  4* 
'    (2)  Lupus  Protospata  io  Chronioo^ 
(3)  Aoonymns  Bareotis  apad  Peregrin. 
14)  Homualdoi  Salemit.  Chron.  T.  TIL  Hen  It^I. 


sa 

t-erra,  la  distruise  affatto.  Ag§iugae:  elso  Anommo^ 
che  il  duca  suddetto  afStste^noa  poco  irpopolo  di 
Bari. eoa  una  esorbitante  còatribuzloiiaL  Icrovimpoata, 
e  col  carcerar  molti  di  qn^  dttadioi.  E  Lupo  acri i^e, 
die  i. Romani  eraoo  io  prociato'  di  darsi'  al'  re  Arri- 
go ^ii  che  saputo  da  Roberto^,  ioriò  a  Roma. trenta- 
mila scudi  di  oro,  e  cott^  appHcatione  di  jqueaia  rime- 
dio tenne  qaeir  anime'  venali  attaccate  al  partito  del 
papa)  e  sua.  TeolèTa  egK*  eli  e  pnevaletido  V  armi  di 
ArrigO)  si  Wgessero  poi  oontra  delle  sue.  oonquisté. 
Kè  si  dèe  tacere  che  per  testimonianza  di>  Pietro  dia^ 
cono.  Giordano  principe  di  G^pua  proT9Ìde  anche 
egli  a'  sani  interessi  eoa  prendere  dal  re  Arrigo  Pin** 
^atibura  di  quel  principato:,  in^diantle  Io  sborso  dr 
gran  quantità  di  danaro^  ada^tandoai  alle  scabrose 
coD^ùatui^e:  di  questi  tempi.  Ma  iL  moàiatero  di 
Monte  Cassino^  spettante  a!  distretto  dei  principati 
medesimo,  f li  riserbato  sotto  il  dorUmio,  osna  sotto 
h  proteztond  degli  imper^lori.  Era  restato  in  Alba» 
nia  al  comando  delP  aroitita  noramìmiìsc  BoamondOi 
prode  figlinolo  primogenito  di  RoBerto  Gi^isoardo. 
AauaX^omnana  scrìve  (i),  ch^  egli  dfacapò  e  fiitifidò 
la  città  di  Giovannina.  Tenne  Timperador  greco 
Alessio  nel  mese  di  maggio^  per  opporsi  ai  di  lai 
pro/gressi,  ma  in  due  battaglie  restò  sconfìtto.  Aven- 
do poi  fatto  calare  in  ajììlo  suo  un  possente  eorpo  di 
T(ii*dhi,  gli  riuscì  di  sconfìggere  i  Romani  che  awe- 
dlarano  Larissa.  Ricuperò  anc^e  la  città  £  Castoriar 
dianzi  presa  da  Buamondo.  In  quest^  anno'  per  atte> 
stato  di  Sicardo  (2)^  la  coateasa  Matilde  assediò  No« 

(t)  Anna  Comnena  la  Ale&iad.  1.  5. 
^     (a)  Sicard.  Ghron.  T,  VII.  R«r.  Ital.  ;,,, Google 


-k 


A  ir.  N  o    ìsuxxtv.  3t5 

caniob  nel  contado'  di  Modena.  £'  da  credere  ch^ 
questo  iosigoe  monistero  per  essere  iinpeiiiale,  segui- 
tasse l^  parti  del  re  Arrigo. 

(  CRISTO  MLixxxv^Indizìone  tu. 
Anno  di  (  GREGORIO  yil,.papa  i3. 

(.  ARftlQO  IV,  t^  ^9,  iropcradorc  i . 

jSeQoodocbè  abbiamo^  da  Anna  Coinncna  (i),  il 
gceco  impfji(idorA  ^ksiifi%xv)L,  padjce  aTjea  inviato  al 
re  ^rrigp  cento^pariingqatti'oniik  scudi  d'oro,  e 
centp  pez^e  di  scai;latiO)  por  indurlo  a  muovete 
gueira  9\.duc^  Roberto.  Ma,  per  quanto  scriste  Ber- 
toldo, dd.  Costane  (p)v  Arrigp  sìi  Sisrx)  di  tutto  questo 
oro  per  abbagliare  j^^iadagnar  il  basso  popolo  roma- 
no  in.  suo  fayow^  y^to,  è  raccontarsi  dall'  Annalista 
afli3^one  (3)^.  ob'  i^Ut  sul  principio  di  lebbrajo  entrò 
nella  Campania»  e  prese  gran  parie  della  Puglia.  Ma 
di  ciò  niun  altro  storico  parla*  Poscia  fu  dagli  amba- 
sciatorX  romani,  invitato  ad  ootrar  pacificamente  in 
Rom^.  Gli  fu  infittii,  aperta  la. porla  lateranense  nel 
giovedì  prima  delle  palme»  cioè  nel. dì  a»  di  marzo  di 
qoes.t'  anno  :  con  cbiCt  egli  si  rois*  iapossesifO  del  pa- 
lazzo lateran^n^  e  ,  di  tutti  i  pontile  presso  a  poco 
d'  ogni  luof^  forte  d|  Ron)a.  Ebbe  tempo  il  pontefice 
Grjsgprio  di  Jialytirsi  in  castello  sani'  Angelo.  E  per- 
cioGcbè.  b  nia|;gior  par^  de'  nobili  teneva  pel  papa» 
i^lle  Arrigo  ^  essi  cin/panta  os^ggi,  Neldìseguen- 


(i)  Anna  Comnena  lib.  3. 

(2)  Bertholclui,  Conslantiìpnns  in  Gircn. 

(3)  AncalUfa  Sbxo  Kpod  Ecchardorooogle 


a4  Àmriti  d'  itauà  , 

te,  come  lasciò  scritto  V  abbate  mpergense  (1)9  fece 
accettare  dal  popolo  il  sao  anlip^a  Guiberto  ;  e 
guesS  nella  segueate  domenica  delle  palme  fa  poi 
consecrato,  non  già  dai  vescovi  di  Ottia ,  di  Porto  • 
^^  Albano,  a'  qaali  appartiene,  ma  bensì  dai  vesooyi 
di  Modena  e  di  Arezzo,  come  ba  Bertoldo  da  Gostan* 
za,  Oppure  dà  quei  di  Bologna,  Modena  e  Gertia,  oo- 
me  s^at  dalla  Vita  d^esso  papa  Gregorio  (a)  conaer- 
Tata  a  noi  dal  cardinale  d*  Aragona.  Altri  danno  que^ 
sto  brutto  onore  a  quel  di  Cremona  in  vece  di  quel- 
lo di  Cervia.  Guiberto,  se  non  prima,  assunse  allora 
il  nome  di  Clemente  HI.  Tenuto  il  giorno  santo  di 
pasqua,  doè  nel  di  Si  di  marzo,  l' antipapa  ed  Arri- 
go s^  incamminarono  alla  volta  di  s.  Pietro,  ma  ti 
troTÒ  una  squadra  di  gente  fedele  at  papa,  che  voUe 
impedire  il  lor  passàggio,  ed  accise,  o  feri  qn^anta 
degli  Enriciani.  Contuttòciò  nella  basilica  vaticana  ri- 
cevette Arrigo  dalle  mani  del  sacrilego  antipapa  la  co- 
rona imperiale,  e  iltitolo  d^  imperadore  augusto.  Ta- 
le il  chiamerò  anch^  io,  come  han  btto  tanti  altri, 
quantunquìe  illegittimo  imperadore,  perchò  unto  e 
oorooato  da  un  usurpatore  del  romano  pontificato  ; 
giacche  neppure  i  Romani  poteano  privare  di  queste 
diritto  il  papa  legittimo  tuttavia  vivente.  Ascese  po- 
scia Arrigo  nel  Campidoglio,  atterrò  tutte  le  case 
de"*  Corsi,  cominciò  ad  abitare  in  Roma,  come  in  sua 
propria  casa.  Yi  restava  ancora  il  Septisolio,  creduto 
da  alcuni  il  Septizouio,  antieo  e  maestevol  mausoleo, 
dove  s^  era  fatto  forte  Rustico  nipote  di  papa  Grego- 
rio. A  questo  sito  mise  Arrigo  V  assedio,  e  cominciò 

(i)  Ucpergenns  in  Chron. 

(?)  Cardinal,  de  Aragon.  in  Vita  Gre|,,g^.Qgi^ 


A  n  n  o    uixxxiT.  35 

con  varie  maediine  a  batterlo  ;  ma  eccoti  ana  nuova 
che  gii  fece  mutar  pensiero.  Anorehè  vide  il  pontefi- 
ce Gregorio  quanto  poco  egK  si  potesse  fidare  del  po- 
polo romano,  e  fa  astretto  a  ricoverarsi  in  castello 
sanV  Angelo  immantenenle  scrisse  e  spedì  messi  al 
dnca  Roberto  Guiscardo^  ricordandogli  V  obbligo, 
le  promesse  e  la  conginntara  pressante  di  recargli 
soeeorso.  Questo  bastò,  perchè  Roberto,  il  quale  si 
trovava  allora  in  Puglia,  e  non  già  in  Albania,  alle- 
fiisse  un  copioso  eserdto,  capace  di  soccorrere  il  pa- 
pa. Dopo  di  che  si  mise  animosamente  in  viaggio  al- 
ila volta  di  Roma.  Informato  di  questa  spedizione  (i) 
Desiderio  abate  di  Monte  Cassino,  ne  spedi  tosto 
r  avvito  segretamente  a  papa  Gregorio  per  fargli  co- 
noscere vicina  la  ina  liberanone,  ed  anche  segreta- 
menteaiP  augusto  Arrigo,  acciocché  egli  prendesse  la 
risoluiione,  che  infatti  prese.  Non  si  può  negare  (a)t 
quasi  tutto  il  popolo  romano  era  per  esso  Arrigo,  ed 
aveva  assediato  il  papa  in  castello  sant^  Angelo,  con 
alzarvi  un  muro  incontro,  acdocchè  ninno  potesse 
entrarvi  od  uscirne.  Gontuttociò  neppure  fidandosi 
Arrigo  di  una  città,  chiamata  penale  d^o  stesso  au^ 
iore  della  Yita  di  Gregorio  TII,  e  trovandosi  ivi  eoa 
poca  guarnigione  delle  sue  genti,  determinò  di  slog- 
giare. Yentva  (5)  Roberto  con  grande  sforzo  di  mili- 
^e^  cioè  eoa  seimiia  Cavalli,  e  trentamila  fanti,  ed 
oltre  a  ciò  il  solo  tuo  nome  e  la  riputazione  di  invit- 
to capitano  val^ra  un  mezao  eserdto:  laonde  non 

(i)  Petrus  Diaconas  Chron.  Cassia.  L  3. 

(a)  Paadolphas  Pisani  in  Yit  Gregor.  TU.  P.  L  T,  III. 

Kerum  Ilalicarom, 
(3)  GoilUoiiaus  ApiUas  lib.  4*  Poem» 

Digitized  by  VjOOQIC 


^a6  ASKku  B^iTiUA 

parve  beoe  &d.  Arrigo  di  a$peUarIo.  Tre  ipomi  .duii« 
que^  prima  cbc;  Robcrtp  arrìvasse>f«fie«ma  bella  allo* 
cuzione  a  talli  i  Rofl3ani>,oon  aapor  loFa  fa  ncteHÌ- 
ih  di  venire  per  suoi. affari  io  LoiDbar4ia,  pregandoli 
di  aver  cura,  della  ciu&,e  pr/>inaUeado  di  lar  per  k>ro 
delle  mfirrvigliose  cos^  ritornaodo>  Quindi  si  ridoave 
coir  antipapa.  a.Qiilà  Caslelkna^  e  di  là  «^  inno 
verso  Si^na«  .       ,  • 

Non  manicaTamo  a  papa Gregpirìa  aderenti  ioBo- 
niar,  specìalmeotfl  fca  la.Dohihft.  SerivAmo  alcuai^  ohe 
per  concerto,  preeedeQ^emente  buo^  e  sugg«riio  da 
Cencio  concole  de'  Romani,  §a.  «ll^ccalK)  in  più  luo- 
ghi della  citlà  il  £u(h^)  e.  mcnUff  il,  popolo  si  tr4>r0ra 
impegnalo  per  eslingner.e  V  incendio,  Rol^erto  ia 
^messo  enlro.  la  ciuà.per  la  porta  Flaminia.  Utri  di- 
fX)no/  che  dopo  esseiregli  enti»ti>y  i^  Romani  pr«6er.o 
V  acmi  conlra  di  Ini,  ma,  aenza  potergli  nuoocce.  Ed 
egli  air  incoaUo  diede  alle  fiamme  e  distruaee*  efiaUo 
tutta,  la  parte  di  Roma,  ^qv^  son  le  ehiese  di  s.  SiW 
veslro.  e  di  s.  Lorenzo  in  Lucina,  •oppure  tuUO' il 
rione  del  laterano  fino  jkl  colisieo.  iw,  secondo  Becr 
loldo  d»  Cattansa  (i),  diede  il  saeco  a.tutla  la  ciuà, 
e  la  maggior  parie  d^  easa  ridusseìin  muocU  di.  saMÌ, 
ooD  isvergogparJe donne  eie nMnaehe stesseva  comr 
mettere  tutti,  gli.  altri  eccessi  cbff  accompegnena  un 
jMcqheggio  militqi;e.  Landolfo  seniori^  storico  milan*» 
ae  di  questi  tempi  (a)*  ci  lasfiio  untOniido  ritratto' di 
questo  folto  :  enioa.è^d«kmai;afvig^ai:%Bpe,peiKJsèAoi' 
berlo  menò  seco  una  gran  quantità  di  Saraceni  a 
queir  impresa,  nemici  del  cristianesimo,,  e  nati^er 

(i)  Berthold.  Cotistaptlensif  in  Chron. 

(a)  Landttlfcis  lenior  Hiitor.  Medlokn.  h  ^.  e.  t.* 


.A.H  ir  O     HGIXXIT.  §7 

«slenntoar  ogm^  oossi  Romod^.  sakrttttofto  scrii ^ 
se  (i)  eh*  a^  itteeadi&  RwoEia  dal^pshasò  lateranMiv 
se  ùao  a  oaatelb  sbdì^  Angelo):  ti  ohe  forse  qod  me- 
rita molta  credeoza;  Né  tardò  Biobertott  presentarsi 
lavasti  ad  esaoeattalla  ea  liberare  il  papa  con  ri- 
metterti»  nel  laterano/  Oòffire^  BMatetrasotò  (a> 
che  Roberto  eoft^vna'^citoa  entrò  inv  Roma,  Uberò 
il  papa,  e  coisduaseloal  laterano.  Ba  &-a  trediiR4)- 
malli  preaero^l'  afml  eonfra  dei  KormaiM».  Roberlo 
allora  gridò  JU&cp^  e  per«iCf  la- maggior  pane  della 
dita  rotò  iiroendiata,  e  h  Rowaft^  par  toraa  si^  ac»oti- 
ctaroao  col  papa.  Per (nponr  dipoi  per  alqoafeti  giorni 
ìtL  qndla  città  OLoherto;  nel  qoal  tempo  fisoaschi*»! 
essùsnnn^  di  qae^  perfidi  «fetCtfdinì^  eéritriae  éaitigò 
con  Tarie  pene;>  £o>  ataaao   papa  Vsmie  V  uittmo 
de"  suoi  conioìl}^  pomabi^  dbre  folmiaò  di  naov^  lar 
«oomomoa  contra  di  Giliberto  e  di  Amgo.  Fartiss» 
éndmemettt  ftoma<  il  Gknsieardo,  e,  aéeondo  IT  auto* 
«e  della  Yita  di  papa  Gregorio  (5)^  lasciò  esso  pant»** 
fiee  nel  pdaoap  lateranense.  Ma-  ^ù  peso  hai  qui  dal 
•irefd  V  astersione  di  Pieiro  diacono,  di  Landolfo  pi-» 
janO)  di  Lupo  Protospata,  e  d'' altri  che  d  awicm^* 
lao,  che  il  pontefice  non  credendosi  stonro  fra  gH  in^ 
eas^ttii  ed  Infedeli  Romam,  inritali^aiiooi^dalP  a- 
sfto  trattamento  fatto  in-qoeéta  congiantora  a  loro  e 
alla  dttà,  se  n^aodò  con  caso  Roberto  a  Monte  Cas* 
alno/  o  di  te  alla  forte  dwà  di  Salerno.  W^n  potè  d* 
meno  lo  stesto  MUaterra  di  non  alsar  la  tooe^oùiilra 


(x)  Romasrda«  Salern.  in  dhron.  Tom.  TfT.  Rer.  Ilal, 
(a)  Ganfrid.  Malaterra  Hiif.  lib.  3.  cap.  87. 
(3)  Cardia  de  Arffgonia  in  Tita  Grcgor.  VII. 


di  Roma  allora  si  iagrata  ad  un  pontefice  di  int\» 
cotaoto  eìooinenti,  eoo  diro  fraV  altre  cose  (i): 
ZegeÉ  tuae  deprewUae  pknae/ahiiatibus. 
In  te  cuncta  prnva  vigènte  luxus^  avariUa^ 
Fides  nuUa^  nuUus  orda»  Pestis  simoniaca 
Grufai  omntsfines  tùos.  Cunctà  suni  venaUa, 
Per  te  ruitn  sacer  ordo^  a  qua  primum  prodiit. 
Non  svfficH. papa  unus  ihitds  géuées  infuUs, 
Fi(ks  Uà0  s<àidatur  smnptihus  exMbiUs. 
Dum  stai  isie^  puhas  Uhim;  hoc  issante  revocasi 
Ilio  islam  miniiarif.  Sic  impìes  marsupias, 
hi  questi  medesuni  tempi  non  istavano  in  ozio  i 
partig^am  d^  Amgo  io  Lombardia,  paese  dove  pochi 
li  oontavano  aderenti  al  papti.  Sosteneva  nondìmeiio 
^oest^altro  partito  vigorosamente  la  contessa  Matilde 
principessa  néT  amor  della  religioiie  a  mono  seconda, 
e  superiore  ìeJ  suo  sesso  neSa  politica  e  ndla  conosoeiv- 
Ea  dell'  arte  mUitare.  Un  iaitto  avvenne,  die  recò  a  lèi 
gran  ^<ma  e  rincorò  diiunqae  manteneva  bucm  cucire 
per  la  parte  pontificia.  Doninone  (2)  pare  che  lo  rife- 
risca ad  akmno  degli  anni  segneniL  Ma  Bertoldo  da 
Costanza  (5),  e  Tslutore  della  Vita  di  s.  Anselmo,  ne 
paiiano  iranno  presente.  Goè  non  fii  si  tosto  giunto 
in  LoAobardia  Arr^o  IT,  <^  ordinò  ai  vedovi  e  mar- 
dìest  di  mett^e  insieme  un  buon  eserdto  con  voce 
(  finta,  o  vera  non  so  )  di  voler  tornare  aUa  volta  di 
Roma.  I  fatti  fiirono  diversi.  IMfósse  egli  nuova  guerra 
afia  contessa  Matilde,  e  spedi  quelTesercito  sul  Modor 
nese,  da  cui  fii  impreso  Tassedio  del  castello  di  Soiìm^- 

(i)  Malaterra  Kb.  8.  ctp.  38. 

(2)  DonSzo  in  Yit.  Mathild.  I.  a.  cap^  3« 

(3)  Bertholdos  Conitsnticnsis  in  Qurop. 

'    lOOQle 


^ L  m  ir  o    hluxit.  ag/ 

ra.  Benché  la  contessa  tanta  g^te  non  avesse  da  po- 
tami cimentare  con  ^  poderosa  armata,  inttavia  avelia 
do  dalle  spe  inteso  che  qtiégli  asse^aoiti  teoxa  ooraf- 
si  di  guardie  se  ne  stavano  alia  balorda  nel  loro  cam- 
po sotto  Sorbara,  mia  notte,  quando  mea  se  F  aspet- 
tavano, mandò  le  sue  milizie  ad  assalirli.  Ne  riportò 
(forse  nel  mese  di  luglio)  un^ insigne  vitUxria ;  fece 
prigione  Eberardon}escaiH>  (fi  Parma  oon  cento  dei 
mlJB;liori  sddati,  sei  capitani,  più  di  dnqueoento  cavai- 
S,  assaissime  armature,  e  Tequipaggip  del  caiiq[)o  de^n»- 
mici.  Il  marchese  Oherto  g^oarale  di  quell^armi  cop 
assai  ferite  si  diede  alla  foga  ;  e  Gandoìfo  vescovo  di 
R^lgio,  scappato  nudo,  per  tre  di  stette  nascoso  in  unb 
spinajo.  In  questo  anno  ancora  Gmyo  duca  di  Ba- 
viera, presa  la  dttà  d^Augusta,  e  c^icciatone  Sigefrede 
pescosH}  scìsmatieo,  pose  in  quella  sedia  Wigoldo  pa- 
store legittìmo.  Ma  Arrigo  che  era  nel  dì  i6  di  giugno 
in  Verona  ed  ivi  confermò  i  privilegi  a  qne^canonici  (s), 
ed  avea  nel  di  1 7  confermati  i  suoi  beni  al  monistero 
di  s.  Zenone  <a),  essendo  passato  sul  principio  d^ago- 
sto  in  Germania,  ed  avendo  assediata  la  medesima  di  • 
tà  d'A^gu^ta,  la  costriiwje  m^  ^  alla  resa.  Dacché 
fa  sbrigato  dsigii  affari  pontifici^  Roberto  Guiscar- 
do (3),  venne  a  trovarlo  Boamondo  suo  Stuolo,  per 
ottener  soccorso  di  i^ente  e  di  danaro,  perchè  reserci>- 
to  di  lui  lasciato  in  Albania,  non  correndo  le  paghe; 
minacciava  di  rivoltarsi,  e  V  imperadore  Alessio  se- 
gretamente avea  fatto  offerir  loro  di  soddisferli.  Era  in 
collera  Roberto  centra  di  Giordano  principe  ^i  Ca- 

(i)  Ughel!.  Ital.  Sacr.  T.  V.  in  Epiicop.  Veroneni. 

(a)  Aotiqait.  Kal.  Diiier.  i3. 

(3)  Anna  Gjinoena  Alexiad.  1.  5.     r^^^^T 

Digitìfed  by  VijOOQ  IC 


$0  -  AMTàLI  B^  ÌTALlà 

jfWL  (i)^  pa'ehè  flfViBB&eTÌ6eTitta  da  Arrigo  lUnTcstittmi 
ò«^  Stati,  é  gKncwie  guerra  per^questo,  tbon  dare  ^ 
te*o  eibiQicd  purte  del  di  -lui  paese.  Forse  passò  V^ 
-fxte  di  eofMerto  fpa  loro^  aomediè  Oiordano  aresse 
\m  apporeete^motiro 'dirimmtiaB'e  all^aderoHEa  del- 
rimperadore^  «  di  riainni' con  papa  Gregorio,  sicco- 
me in  «fibtto'  sogni .  Gofliredo  Malaterra  serìy^  che  que- 
sta mossa  di  Hoberto  cNmtva  di  Giordano  accadde 
molto  ^prlma  .di*-^egli  andasse  a  £bmar  fl  papa  déObs- 
-sedb  dilRoma.  Fece  Kidserto  cotiseerare  da  esso  po»^ 
'téfiee  k  magn^ca  chiesa  die  egUayea  M^ricata  sa 
Sisileriìo  ;^  ciò  fktto  attes<s  ad  una  strepitosa  spedizio- 
ne in  Albai^  cotttra  del  greco  augusto.  Sol  piindpio 
duDgue-deU'^autuiiBo,  seco  eoaduceodo  anche  Ruggie^- 
ri  altro  suo  fi^iuok),  con  una  poderosa  armata  navale 
di  gente  e  di  cavalli  passò  il  mare  (2).  Nel  mese  di  no-^ 
'  Yemfare  venne  a  battaglia  colla  flótta  de'Gr^  e  Vene- 
ti con  tarito  vigore,  che  la  sbaragliò  ;  prèse  alcune  del- 
le loro  navi  5  due  cogM  uomini  ne  afibhdò  ;  da  duemi- 
la tì'  ebbe  prigionieri  ;  ed  alcune  migliéja  d'uomini  dal- 
ia parte  d^  essi  Greci  e  Venezianivi  perirono.  Anna  ] 
Comnena  scrive  che  due  vittorie  contro  i  Normanni 
aveano  prima  riportato  in  quest'annoci  Veneziani  :  dd 
(jie  ninna  menzione  vien  fatta  dagli  altri  storici*  Con- 
fessa dipoi  essa  istorica  la  teiriba  rotta  suddetta,  loro 
data  dd  Guiscardo^  la  qaal  fii  cagione  che  si  scioglies- 
jSe  Tassédio  di  Corfò,  già  incominciato  dai  Greci.  Sver- 
nò in  quelle  parti  fiòberto,  macchinando  sempre  mag^ 
glori  imprese  contra  del  greco  augusto.  Abbiamo  dtf- 

(1)  GaiUelmos  Appaiasi. 5< 


k'V  IX  <}     HLXKIV.  it 

Offlidolo  (t)^é^ aitale  Faledro  tx)n  prevalersi  della 
difj^tfstft  saceedafa  leAei  flotta  Yemeta,  spedita  in  fovoi^e 
de^'G^ecij  sasdfò  V  odia  del  popob  Teoeto  contra  dì 
JDomefiicoSUnólfytQ  doge  $  ed  aggiunti  poi  donativi 
«prcnlésse,  tanto -feee  cbe  e«so  Domemco  £b  deposto* 
Z>typo'di'd3^fci'QgU^o^titaxiò  tiella  medesima  dignità. 
Appresso  scrive,  avere  Titale  Inviati  a  Costantinopoli 
isuoi  legati  élie  ^  ottenessero  daU^  augusto  ^lessicr 
il  titolo  di  protosebaito. 'Peiiochè  da  li  innanzi  il  doge 
reDeCo  cominciò  ad  intitolarsi  dux  Dalma  tlae  et  Croa^ 
tiacy  et' imperiaUs  protose^Mstos.  Confermò  in  que- 
st'anno Atrigo  imp^eradore  tutti  1  suoi  privilegi  e  beni 
al  monistero  di  Farfa,  come  costa  dal  suo  diploma  in* 
ferito  kidla  Critica  fsH^fense  (a).  Que' monaci  ricono- 
sceano  allora  per  papa  Guiberto,  e  tenevano  saldo  il 
partito  di  Arrigo. 

(  CRISTO  MLxxxV)  Indizione  viix- 
Anno  di  <  GREGORIO  VII,  papa  1 5 . 

(  ARRIGO  IV  re  3o,  imperadore  a. 

Dimorava  tuttavia  in  Salerno  papa  Gregorio/] 
quando  volle  Iddio  liberarlo  dalle  tribulazioni  del  moi^ 
do  cattivo,  e  chiamarlo  a  miglior  vita  (3).  Cadde  egli 
ipfermo  nel  mese  di  ma^o,  ed  interrogato  chi  egli 
designasse  per  suo  successore  in  tempi  tanto  turbati 
della  Chiesa,  tre  ne  nominò,  cioè  Desiderio  cardinal 
le  ed  abbate  di  Monte  Cassino,  Ottone  vescosH}  d^O-* 
stia,  ed  Ugo  arcivescovo  di  Lione.  Perchè  i  due  ulti-^ 

(i)  Dandul.  in  Chron.  T.  XII.  Rer.  lUl. 
<2)  Chron.  Farfense  P.  IL  T.  U.  Rcr.  Hai. 
(3)  PaulusTJjuriei.  in  Yit.  Greg.  VII.     jogle 


32  AJXtJJAh^irjkLU  . 

ini  erano  fuori  dltalia,  consigliò  di  eleggere  De^deno. 
Fattagli  istanza  di  dar  rassoluzione  e  benedizione  agli 
scomunicati,  rispose,  che  a  riserva  di  Arrigo  e  delTan- 
tipapa  Guiberto  e  de^prìncipaU  ^mentateri  di  qodlo 
scbma,  la  concederà  agli  altri  tutti.  Però  Tien  creduto 
falso  il  dirsi  da  Sigeberto  (i)  eh*  egli  rimettesìse  in  sua 
grazia  Arrigo.  L*  ultime  sue  parole  furono  :  Dilexi 
justitiam^  et  odivi  iniqmtatem  :  propterea  morior 
in  exsilìo.  Nel  di  a  5  di  maggio  passò  egli  alla  gloiia 
de^  beati  :  pontefice  onorato  da  Dio  in  vita  e  dopo 
morte  da  Tari  miracoli,  e  perciò  registrato  nel  catalogo 
de*  santi.  Innumerabili  contradittorì  ebbe  egli  vivente  ; 
altri  non  pochi  ne  ha  avuti  anche  a*  di  nostri.   Quel 
che  è  certo,  tante  calunnie  divolgate  contra  di  lui,  so- 
no patentemente  smentite  dalla  vita  incorrotta,  eh*  egli 
sempre  menò,  e  dal  suo  zelo  per  la  purità  della  disci- 
plina ecclesiastica.  Se  poi  i  mezzi  da  lud  adoperati  per 
<Htenere  questo  lodevol  fine,  sieno  anch*  essi  tutti  de- 
gni di  lode,  alla  venerazion  mia  verso  i  capi  della  Chie- 
sa non  conviene  esaminarlo,  né  alla  mia  tenuità  di  vo- 
lere decidere.  Fu  data  sepoltura  al  sacro  corpo  del  de- 
funto pontefice  nella  chiesa  di  s.  Matteo  di  Salerno,  e 
i  cardinali  conoscendo  fl  bisogno  della  Chiesa,  tutti  ri- 
volsero gli  occhi  sopra  il  suddetto  abbate  casineSe 
Desiderio  (a),  uomo  incomparabile  per  la  sua  savie»-' 
za  e  purità  di  custumi,  ed  amico  di  tutti  i  principi. 
Ma  ritrovando  in  lui  una  ripugnanza  indicibile  a  que- 
sto peso,  ancorché  avessero  implorato  Tajuto  di  Gior^ 
dano  principe  di  Capua  e  di  altri  signori,  passò  il  re  i 

(i)  Sigeberfas  in  Cbronico, 

(2)  Petrus  Diac.  Chron,  Casain.  I.  3,  e.  65. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  it  ir  o     ìÉÉiitÉf,  55 

sfo  del^  anno  senza  che  si  desse  ìin  nuova  {>astore  aM 
Chiesa  romana.  Nello  stesso  dì  35  di  maggio  cesslò  an- 
cora di  vivere   Tedaldo  ossia  Tebaldo  arci^scooo 
di  Milano,  capo  e  colonna  maestra  degli  scismatici  iM 
LombarcBa  (i),  mentre  era  in  Arona,  tèrra  deBa  sua 
chiesa  -sul  Terbano,  cioè  su!  Lago  Maggiore,  e  non  già 
posta  fra  Como  e  Beliamo,  come  immaginarono  i  pa^ 
dri  Papebrochio  e  Pagi.  Ebbe  per  successole  Ansel- 
mo da  Rho.  Kega  esso  padre  Pagi  (2),  che  questo 
nuovo  arcivescovo  fosse  eletto  daBTimperàdor  Arrigo  ; 
o  se  por  fu  eletto  di\  clero  e  popolo  milanese,  pren- 
desse da  Arrigo  rinvestitura,  con  allegare  Beiioldo  èsk 
Costanza  laddove  scrive,  che  dopo  la  morte  dTcsso  Te- 
dsddo  la  chiesa  di  l^^no  erigere  caput  caepit^  ex- 
cussoque  e  cer^icWiis  jugo  schiÉtnaticorum^  càtho* 
ìicuntf  sibi  delegit  àntistitem,  Anselmum  ìejus  no-- 
minis  tertlunu  Ma  queste  son  parole  del  cardinal  Ba- 
ronio  (5)    e  non  già  di  Bertoldo.  Àff* incontro  tao- 
dolfo  juniore  (4),  siccome  osìseirVò  il  signor  Sassi  (5), 
chiaramente  scrìve  che  Anselmo  fu  investito  da  Arri- 
go.  Tedremo  ben  poi  lo  st'es'so  àrdvesòovo  abbraccia- 
re fra  qualche  tempo  il  partito  de'  cattolici  5  ma  que- 
sto non  fa  eh'  egli  sulle  prime  non  rìcevesse  dalle  ma- 
ni delPimperadore  il  baston  pastorale.  Mancarono  an- 
cora di  vita  i  vescovi  scismatici  di  Parma,  di  Reggio, 
di  Modena  e  di  Pìstoja;'e  perchè  in  questi  tempi  la 
contessa  Matilde  ricuperò  non  poco  della  sua  autovi- 

(1)  Bertold.  Conslanliensis  io  Chron. 
(a)  Pagias  in  Chritic.  ad  Ànoal.  Baron. 

(3)  Baron.  in  Annales  £cc]esiast. 

(4)  Landalf.  }unior  Hiit.  Mediolan.  e.  8.  T.  V.  ber.  lUl. 

(5)  Shxìus  in  ^otis  ad  Landulfom  jonior. 

MUBATOBI,  VOL.  XXtVI*  ^  3 


54  AimàU  D^lTtf.t4    , 

tìtf  fiirona  provVie^nte  le  Ire  ultiin?.  chiese  di  polari 
ceUolìci.  >    :  ' 

Stava  iotantQ  Rob^to  Guiscardaòaes^  di  Pa- 
llia facendo  marayigliosi  prafiyaraineoti  di  navi  e  di 
gente  colla  vasta  idea  di  portar  la  guèrra  nel  cuore 
del  greco  imperio  e  di  mettere  almeno  in  contrtbu- 
lione  i  luoghi  marittimi  di  quella  monarchia  ;  ma 
.aborti  ogqi  suo  diserò,  perchè  passata  in  Cè(aloaia 
per.pTendere.la  città  di  queir  isola,  infermatosi  quivi 
terminò  j\  suoi  giorni,  nel  dì  .i  7  di  luglio.  Con  che 
venne  meno .  uno  de'  principi  più  memorabili  della 
atorÌ8|  normannica  ed  italiana,  che  da  piecidlo  gen- 
tiluomo, era  pervenuto  ad  essere  come  un  re  col  suo 
jnfatiéabil  valpre,  colla .  sufi  afeqrtezza,  e  con  al- 
.tre  eroiche  doti^  m^sphiate  nondimeno  con  una  smo- 
derata amìfmone  e  cogli  alui  vizii  de'  conquistatorr, 
che  passano  per  virtù  negli  occhi  del  mondo^  ma 
npn  già  in  quelli  di  Dio.  Fqst  mult,orum  pauperum 
et  (ilvitum  oppressipnemy  cujus  avaritiae  nec  Sici-- 
lianec  Calabria  sufecii^  fini  egli  di  vivere,  come 
scrisse  Bertqldo  da  Gostanza  (i^.  Secondp  Puso  dei 
secoli  barbari  pon  mancò  chi  attribuì  la  sua  morte  ai 
.  veleno,'  fa^ttogli  dare  q,  dalP  mperadore  Alessio^  o 
da  SichelgaUa  duchessa  sua  moglie  (a).  Resta  questa 
voce  -dii^trulta  da  Gufilielmo  pugliese  (5),  da  Romoal- 
do  saleinitano  (4),  e  da  altri  che  cel  rappresentano 
mancato  di  morte  comune.  Trovarqnsi  alla  morte  di 
lui  presenti  la  stessa  duchessa  con  Ruggieri  suo  fi- 

(1)  Berthold.  Conslantiensls  in  Ckroa. 

(2)  Olderié.  Vitalis  1. 7,  Hist.  Alber.Monachai  in  Chroiu 

(3)  GuiUeloius  Àppulas  lib.  5. 

(4)  Romualdas  Saleroit.  in  Chroa»  Tom»  TU.  Eer.  ItaL 

Digitized  by  VjOOQlt 


À  ir  ir  o     MLUiy.  55 

gliaciteve  B0€m»ndo  luito  a  Roberto  dal  primo  «a- 
trìbiomok  Ayea  Siobelgaita  già  fatto  dichiarar  priappe  . 
ed  erede  degli  Stati  il  «uo  figUo  Ruggieri,  sopvaoBO- 
iiiinaU>  Boria  :  pbrey  temendo  che  i  popoli,. udita  la 
morte  del  marko,  tumnUuaasero,  oppure  clie  Bofr- 
moado  di«potas4e  la  aucceaaione  ad  esso  suo  figlio, 
siecosne  infatti' afTeoue  :  frettolosamente  ripassò  in. 
Italia  aopra  la  miglior  galea  di  queir  armata,  con  ri- 
portar, seco  il  cadavero  del. debuto  consorte.  Prima 
DondimeBo  di  < partirsi  dalla  Cefalonia,  esso  principe 
Ruggieri  parlò  air  esercito,^  trovò  tutti  disposti  alla 
fedeltà  veraq  di  lui.  Ma  non  fu  si  tosto  egli  allonta- 
Bato,  che  quasi  fosse  caduto  ^1  mondo  nella  persona 
di  Roberto  Guiscardo,  tutta  queir  armata  sorpresa 
da  panico  spavento,  lasciando  armi  e  bagaglio,  corse 
alle  navi,  e,  come  potè  il  meglio,  se  ne  venne  alla  volta 
d^  Otranto,  Già  toccavano  i  lidi  della  Puglia,  quando 
insorta  nna^  fiera  tempesta  ingojò  molte  di  quelle  bar- 
che e  gran  quantità  di  gente.  Ruppesi  la  slessa  ^alea 
che  portava  il  ca deverò  del  Guiscardo  ;  e  questo  an- 
dò in  mare,  da  dove  con  fatica  ricuperato,  fu  poi  sep- 
pellito nella  città  di  Venosa.  Durazzo  e  T  altro  paese 
già  conquistato  da  Roberto,  non  tardò  a  rimettersi 
sotto  il  dominio  del  greco  augusto.  Fu  proclamato 
duca  Huggi^rJ  in  Puglia,  Calabria  e  Salerno  ^  ma 
Boamondo^  suo  fratello  maggiore  di  età,  non  poten- 
^  sofferire  di  vedersi  cpsi  escluso  dair  eredità,  ben- 
jMh  primogenito,  appena  fu  anch^  egli  tornato  in  Ita- 
lia, che  si  diede  a  far  gente  e  movimenti  contro  dei 
fratello.  In  Germania,  dove  si  trovavano  V  impera-- 
dorè  Arrigo  e  il  re  Ermanno^  nulla  segui  di  me- 
morabile neir  anno  presente.  Tenuto  fu  un  concilio 

Digitized  by  VjOOQlt 


36  kntktt  D^  iTALU 

in  Quifililifiebtirgo  dal  già  liberalo  wmaavo  li^  Ostia 
n«Ila  settintaiia  di  Pasquali))  ed  y6  «sso  profetata  la 
scomumoa  contra  di  alccitii  siiiiODÌa43Ì,  don  altri  or^nì 
spettiinti  all'  eoclesiastica  diécìpUna.  V*  idter^inie  lo 
stesso  re  Ermaniio  co^  prindpi  sìioi  ségoaci.  Ratma- 
rono  dipoi  i  partigiani  d**  Arrigo  anch^  essi  mi  conci- 
ii^boto  in  Magotìza,  e  ritorsero  te  Censure  contro  la 
parte  contraria.   Ebbe  maniera  in  qnest*  anno   esso 
Arrigo  di  tirar   dalla  sua  buona  parte  de^  Sassoni  : 
così  belle  furono  le  promesse  che  loro  diede  di  un 
buon   trattamento,   fifa  quello  sconsigliato  prindpe 
tardò  poco  a  far  conoscere  che  la  totpe  muta  il  pelo 
e  non  il  vizio  ;  e  però  fu  in  breve  ricettato  e  cacciato 
da  chi  gli  avea  prestata  ubbidienza.  Era  in  Ratisbona 
esso  Arrigo  nel  di  9  di  novembre  dell*  anno  presente, 
se  vogUam  credere  al  diploma  con  cui  egli  confermò  I 
privilegi  delle  monache  di  santa  Giulia  di  Rrescia^a), 
dato  F"  idus  novembris  anno  dotninicae  Incarnatio» 
ms  MLXXXr^  Indictioue  ^//,  anno  autem  da- 
mm  Henrici  regis  quarti^  imper^atoris  iertii^  ordì-- 
nationis   ejus    XXX/,    regnantis  quidem  XX/X, 
impeni  vero  III,  Return  Ratisponae.  Ma  e*  è  bat- 
taglia fra  queste  cronologiche  note,  e  V  ultime  indi- 
cano r  anno  seguente   1086.   Bensì  Liutaìdo  duca 
tenne  un  placito  in  Padova  nel  di  5  di  marzo  (3),  in 
cui  Milane  vescovo  di  quella  città  ottènne  sentenza 
favorevole  per  alcuni   beni  della  sua  chiesa.  Fu,  sic^ 
come  vedremo,  Liutaìdo  duca  di  Garintia,  e  che  fos- 
se ancora  marchese  della  Marca   di  Verona  in  questi 

(i)  Berthold. CoostMDtieasis  iiiChron.  Annalista  Saxo. 

(2)  Bullar.  Casslnenie  T.  Il,  Constit.  117. 

(3)  Aniiquit.  Italie.  Dissertai.  a8. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   9   H   O       ULXXZVI.  S7 

tempi,  può  risolare  dalP  atto  sopraddetto.  Oltre  a 
Bertoldo  di  Goslansa,  gli  AoBali  pitani  fanno  men- 
sione  (i)  di  una  terribile  carestìa,  che  unita  colla 
peste  neir  anno  presente  popolò  di  cadaveri  le  se- 
poltare. 

(  CRISTO  MLxxxTi.  Indlsiotie  a. 
Anno  di  (  VITTORE  III,  papa  x. 

(  ARRIGO  IT,  re  5i,  imperadore  3. 

Conoscerasi  molto  pregiudiziale  alla  Chiesa  catto- 
lica, e-pi&  a  Roaba,  la  oramai  troppo  lunga  vacanza 
della  sede  apostolica.  Però  i  vescovi  e  cardinali  della 
santa  Chiesa  romana  si  unirono  verso  la  festa  di  pas- 
qua (a)  e  fecero  sapere  a  Desiderio  abate  di  Monte 
Cassino  e  cardinale  di  venire  a  Roma  unito  agli  altri 
cardinali,  che  con  essolui  dimoravano  «  con  Gisoìfo 
già  principe  di  Salerno.  Credendo  egli  che  più  non 
si  pensasse  a  lui,  andò  colà  nella  vigilia  della  pente* 
coste.  5ulla  sera  furono  a  trovarlo  e  vescovi,  e  cardi- 
nali, e  laici  fedeli  di  s.  Pietro  per  indurlo  ad  accetta- 
re il  papato  ;  ma  egli  protestò  di  voler  piuttosto  andar 
pellegrinando,  che  di  condiscendere  ai  loro  voleri  ;  e 
caso  che  gli  facessero  qualche  violenza,  se  ne  torne- 
rebbe tosto  a  Monte  Cassino  tal  quale  era,  ed  essi 
comotetterebbono  con  ciò  nn^  azione  ridicola,  ^el  di 
seguente  si  congregarono  tutti  e  diedero  a  Desiderio 
la  facoltà  di  nominar  chi  dovesse  empiere  la  sedia  di 
s.  Pietro  ;  ed  egli,  col  parere  di  Cencio  console   dei 

(i)  ÀDoal.  Pistni  T*  XI,  Rerum  luL 

4a)  f  elTQS  Plscon.  CbroQ.  Casiioeui*  L  3,  €«  66,  et  icq» 

Digitized  by  VjOOQlt 


58  AlfHALI    O'  ITALXl 

Romani,  nominò  Gitone  vescovo  H  Ostia,  Erano 
tutti  iQ  procinto  di  proclamar  paipa  esso  v&eovo, 
quando  uno  dei  cardinali  si  ostinò  a  non  volerlo, 
«on  allegare  i  canoni,  da^  qdali  fi  proibiva  U  trada* 
zione  da  un  vescovato  alP  altro,  quantunque  tali  ea* 
noni  fossero  oramai  troppo  andati  in  disuso.  Questo 
accidente  fu  cagione  che  i  vescovi  e  oardinali  col  cle- 
ro e  popolo  risolvcMero  iu  fine  dì  crear  papa  per 
foTZfì  Desiderio.  Presolo  dunque  V  elessero,  violea- 
temente  gli  misero  addosso  la  cappa  rossa,  ma  non 
poterono  gi^  vestirlo  colla  bianca,  tanta  fu  la  Si  lui 
resistenza,  q  gì"  imposero  il  nome  di  fautore  III.  Il 
prefetto  deU^  impeiadore  che,  lasciato  in  libertà  dal 
duca  Ruggieri,  era  tornato  a  Roma  e  in  Campidoglio 
es^citava  la  sua  autorità,  adirato  perchè  i  vescovi  e 
cardinali  ad  istanza  di  Gisolfo  già  principe  di  Salerno, 
non  aveano  voluto  consecrare  V  eletto  arcivescovo 
saleriTitano,  cominciò  notte  e  di  a  perseguitarli,  ao- 
ciocché  non  seguisse  la  consacrazione  deir  eletto  pa- 
pa. Dovendosi  questa  fare  nella  basilica  vaticana,  non 
poterono  essi  aver  libertà  per  celebrarvi  si  gran  fun- 
zione. Però  dopo  quattro  giorni  esso  Desiderio  uscì 
di  Roma,  ed  arrivato  a  Tjerracina,  quivi  depose  la 
croce,  il  manto  e  V  altre  insegne  pontificali,  risoluto 
di  voler  piuttosto  andarsene  pel  mondo,  che  di  sot- 
tomettere le  sue  spalle  al  péso  del  pontificato,  e  se 
ne  torqò  a  Monte  Cassino.  Per  quante  preghiere  e 
Ugrime  i  cardinali  e  i  vescovi  adoperassero,  rappre- 
sentandogli il  bisogno  e  il  danno  della  Chiesa,  noi 
poterono  rimuovere.  E  tuttoché  facessero  venire  al 
monistero  Giordano  principe  di  Capua  con  un  gran- 
de esercito,  non  riusci  ad  alcuno  d^  indurre  Desid^- 

Digitized  by  VjOOQ  It 


i  ir  9  6    'ÉLikiTi.  ^9 

rb  a  tafdarà!  conscHsrare.  In  téiìHtktmnìt  slèto  pai^*> 
so  ancora  P  airtao  ^eseùte;  '     ^ 

Domiriava  ttiUatlB  tn  Mafntòta  la  contèssa  MdtU*' 
dei  e  *6co'si  Viò'fdsfz  f  iifti^tf  tdro  di'  IXo  Anseh 
m&^  èk'Tt$ié&ùé  ì^tnéÈè:^  mcòtò  di  Bucea,  già  ^Ha 
s^a  d^ìesa  staedata,  e  vicario  dèi  papà  ì»fidiiibàr- 
dia.  itutOMilato^i  e^  iicr  essa  dttà^  paiM^  a  ungiior  ti^ 
tannai  di  f8'di'fefiaraor(i)^  è  atta  serti  tonba  aticcifdd-' 
rcaEra»'llOI^paléhe  iiiÉriaeoliiée^gtiérijgiorà  perlè.qiAli, 
ma  più  par  le  soe  insigni  tirtù,  fo  aanotavalo  lira  i* 
santi.  Scrisse  molti  libri,  e  ne  restano  dna  composti 
in  difesa  di  {>apa  Giragcfrio  TU  contili  ddl'  antipapa 
Guiberto.  Leggeii'  anehe  la  àua  Yita,  ìcritta  dal  èuo 
peniteniiére-,  cioè  da  ^ un 'autore  eóntemporaneo. 
Eransi  negli  anni  addietro  ribellati  i  principali  della 
Baviera  a'^rtfejf&YTloro  dnoa^ed  aveano  aUMCcia- 
io  il  parltto  ddlMnàpifrador  Arrigo  (a)i  I^lta  pas^M* 
dell' anao  presente  ai; rteoboiltarotto  con  Gnelfo^f^édl 
riibandónarono  il  patito  Imperiala^  UMéiaif  posola^ 
essi  Baverw^oai  Stiaf4  «t  SèSàétÉf^  ai  ;pOMat4no  %& 
assediare  la  dita  4i  -IKnzbtlrg.  Bd^tcfisr  x^^  Arrigo 
con  cm  eserdto  di  ^iHfifliiaapemM^ 'ira  finiti' é  aa-^ 
Timi  per  liberarla -^aUfaasadtoci&aipil^^iMqtte  ana^fia-' 
m  batla^  k%  ^etta  due  attnaae  i^i  «tti^  rd^^geato.! 
Ro^l^go  d  aahi9*poH8:fi:%a^  le  da*^  sodi  riaaasaró^ 
snl  caiApo  pie  di'qiiattit>milavi«']potfaiknm»da^fil!lo« 
lid,  acquali  poi  non  .fa  diffide*  riava^^tulor  baKfl 
qoeMa  dita'  e   P.  mtroniaBi^i  \\   ««»oaTD  aaHotico' 

(i)  ViU  9.  Ànselmi  ^i^ceìisis  ìa  Àct.  ^aaclor.  Bollaod. , 
ad  diem  iSDiartii.'  *   ' 

(a)  Berlhold.  Coni lanliensi»  tn  Cl»rcn%  S|g^«ftu$  in 
Gbrian/AauatlSta  Sa^o  et.alMv.      a  '    '      ; 

Digitized  by  VjOOQIC 


%(f  ASMASA   t^  IX4LU 

ji4cdb0mn4*  U^  nm,  pt^t  mpMa  che  Arrida  lori^ 
sotto  quella  città,  per  quai^o  ^cv»^  rQi:«peigeilfe<i  \ 
4ov^  1(1  di  nttoiu>  pof^,  in  %^}^  il  ^efcot a  «cUneti- 
ce.  E«se9dosi,pQÌ  portft^  ^so^  Aiigaato  viciiio  .|4h 
fjW(a  d^  saato.i^^le  eli'  eiaedip  di  oa  ^e^m)le^  ìdl  ^^ 
yòpt^S^e^  44ce  di  qoell^^cQDtrade,  e.  S^r^hh 
dmeoi  di  $j^<wriii  .gii  feit«9  .addPMOt  •  iKJfWftnttr  ,1^ 
«ii*»#er9>»  9H  w  f  v^lq  iwcirii%,gB.foflv»inw  promet- 
tere di  teitere  ufH^.dieta^dQfe  »i  MnPHlMic^le  diseof^. 
dia.^Ueiei^.  ..      ■,  .:'.;.;,  ,--....,, 

:       .  (  CftJlSTOi^LX^W^^Iod««ÌWM.x* 

Ae«9 di  (,  yiXXOftB  JJI^pepaa. 
.  ,      (  ARRIGO  IY,ire3a,:i»^erfdore4'' 

.     T,ef$0^1«i«etilt  diiq^tttiinfbdeir«lll^ 
WKl^>M  moUvtetooii  e  eetìdÌAdfttn0lM  (»|là:dt  Ca- 
p^e,^  vl,temuirA  uocoocUif»  alqealet^pfeaedeiHki&e^i;^ 
i^rio  gìàektllt  piipe((e)ye4ioieRrepteco)Csamo  ccm* 
iole  eoUe  ne|gtfir  perle  dèlie  eobiltà  fooMoay  iti/or- 

^m.  Tii9to.ù«iDe«UaBfto  drfi*  etMle  Jkirai  ptegbiece^e^ 
ceyidiiii  io-  lEft^Mdeodo^  a»ebeidenjs  protecaté  e  tot  ftlt- 
te.'4it;qle'ipriadipi  «.dalftolnetii^ì  eS9Ìele«i^  <^o9' 
btmMfiotote.celitii  dallT neórpatiife  aotipftpavri^- 
gUà'b  éiÉ»ieie  la 'porpora  ^  e  totaelo  nel  di  delle  pel- 
ine' a  Ibatè  iGeiaino^  iqiiiviaolenBiasò  le  pasqua^  Pe* 
•eia  fmmò  «oa  aiai  prioQifK.e  ctAhk  lero^acmàia  irecao 
Roma  5  e,  benché  foste  sorpreso  da  una  lan^uidecaa 
di   forze,  si    accampò   fuori  della  porta  di  s.  Pietro. 

(I)  <l3)rs{>e>^ensit  ia  Cfartm. 

^2)  Petrus  DiacoQ.  <Iluroo.  Caltiiifes*  1;'3.  ^  66. 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


el^  diMd<^  cmMoa^  mm^ìi*  urm»^  Fi» ^^m  m  à- 
nf'  ricopen^  d^lU  adf»  J^lt^^.}. e.  ptr^; U  oo^fello.. 
p^pft  FìUq9ì^  III  yem/^  ^vi  cpQfflcrato  oiiUii  dq- 
mcfika  d<>i^  rMC«uÌ9l»fi  ,4^:ii^cp»i  di, Ostia,  4i. 
TmK94(^   di   Porto  a  diiAlbaiào,  ooo.gfaii  cooicorio 
4el  popola  roiQMP.  Po|>p  ji4to.|^iii  mi  «f  toroò 
egli  «pi  tadAmì  pri«cipi'%  ìlkmii^Qmm^ ^  parete 
la  coniéMia  MoHlde  <^\  tuo  nnw^  «ra  gfWta  « 
Bona,  e  gUaoti&cò  rardafittt'suabcaisai  d^ift>boo- 
carti  con  lm,.pcr  oiaca  li  caalìii»i.  oo^i  a  si  Araf^,  ia 
•»  I4«tro.  per  oilO'  ftaraif  è  mI  di  di  a«  Barnaba  ii|ol- 
r  uyt^  di  ìbUiUa  passato  il  Tavar^  ainrò:  io  ]^ina, 
aooolio»  da:  gcaé  MI»  dal  popofo  a  4aUi  iaaaggimri  p«(- 
ta  delb  aobiTtà.  Cosi  loràò  ÌAauo>  p»laf#  latta  qaal^ 
ia;  città  «MiaastaHi^  aaot'  4rdgate^s<  Pii^o»  ^^^  M^ 
città,  dir PoKto  adi 0ìil)a«  Frase, «|^i;aMMpìiB|«Jl4- 
!'■  laobridèl  Tav6rè..Maii«Ua,l|igUÌA  di  #•  Piallai)  acca- 
ti  comparirò  «ajnestt.^a.^  fime  spalilo  da^naf^  - 
il  quale  sotimàw  iMifiaoiii,MMlof!Ì  «|>opola|rqi9»i|<]t 
lai  disgrazia  day! «nparadom,ja'JMB^«bbindi^»f^^ 
papaY^arai)  Mosaici  loldM»  r#flaaai;^«|[^tH^  ^4l- 
leaoMatesdbè:di^'aiaiipapa;elÉtisiaaaim4i  ^m^M^h 
a  i  aoldaii'^ifiépa^bba  si  ifakam^  4iit ^aii|aUi(^  ^f^^ 
i!  Allude.  fPtoasahi  an&hft  itiatti  iìOQWMviM^i^^'^' 
ca^  -vattfràfita^  ma  »qo  paAanamifgià'anUafei  ìQ;  «««a  bai» 
aìHaa^ànuMiiiaffittaM  L'auftipapa  ella  spanai^ 4i  c«l«t 
baar  ir»  mM%  néUft^astSLdfoSi^  PiftMrP^  ^M*  W^tP.  « 
cridyiìsda  iMdla  dùcsir  drij*  Uftiia  oellft  tuffii  coptigp^ 
aUa.  ^aticfloa.  JlaUa^era  pfAìJMtmfi4:hg}^Hm\i'^ 
BQiatìficia,  e  Cfttibarto  ori  dlsi^gueiiip  yi  aeld>rè  i  pia 
ritiratisi  i  auoi,  nel  porno  appresso  rUórBÒ  quella  ba- 

Digitized  by  VjOOQlt 


4^  Ainriu  B^'tTiLiA 

nììtà  klté  ló^nì  A  papa  THtore.  Era  htm  «ompiitiio-' 

nevolé  hi  stéto  ^Rdma  iti  lampi  di  tanta  tiiri>oleii*> 

sa.  Rcilitntti^  a'MdQte  Gai^itia  etto  pontefiee,  pai* 

sòl  pòi  iiéll*  agbito  a  BenéreMo,  doretaiiiìe  un  con-i 

cHio,  eondannò  le  idrestitùire  date  agli  ecdeslaa^,^ 

rìiiàofò  te  •e<mrtiiiiohe  coétra  delP  antipapa  Gnibet- 

tov  e  té'  medesime  cetosótè  éilmitiò  isotit^  di  Ugo 

tfrctV^^c^'^  Lioiie  <e  et  Rìccardé  àèì»^  di  MftriW 

gfitf,  pletthè^'^p^iRlsI  att^  tsalte^ion  d?  atso'papa,  s^e^^ 

réiio  Malizi-  sèpfeisili' dalla  «omùaiiMa'dailit  Chiesa  po- 

mÀiiaf;'lfÌ6ii'pòlè«|^«eiaadeiiia  aaMa  aoiodaio^il  vede*-- 

re*elié  ^iMb  at€ÌVesea(f«,  proposto  dallo  «tesso  pQi*« 

ptf^'  6éègbt*io  >^ilf  come  persona  ^egna  di  sacatfdtré 

a  téii  ilet  |kHHii<yo^  asasfo  ipoii  da  wtMmuh  a  ibvc-t 

dia^,^  Mi'  VifóHbft^ .  eootffr  d^ea^o  p«lpa  VtlNre^ie  ne: 

spM4airsé  s^MH  ri^gno>ileèno.  Resla  tottaidaatta  di: 

Idletlc^a  aèrlltaf ^ <aoiiiesaa  akUlda  (i>^ èo^  tna*. 

ta  OèMdékÌo'per'ttMAa'doÉnoatò^dall''aaìbiiiòtMs^^. 

na^bH^ò-,  aaibtQ^  -mm  «htamav  oateda  le  di  lai 

a^SAl^:,  ^  la  >f<ialtr  eagtoni  awava  aaso  aacivesco|Fo  ; 

impójs«atÉi  -la-  >«oasacraBido«  dal  nédésiaiave^sn cai?  : 

gera  elf  eìgK'prnna  «facànàse>aloaiii  rdkti^^afe  noof*; 

dimétto  ara  statargli  ^aditatraki  yita  ditDaaiécgio»  «a-, 

le  Ir  sirà  plMàc%ttMSiS0italD  per  lft«fli|ibée^cha  noo; 

si  dée-péesM^  MnaUé  ittairividt^^iMiir^HiòlTeaòqao^iL 

quale  'ben  si  àèòpf^  ebe«n>i4?9  di  froffàtL  dalpoiiti«-  • 

fieato  irofcnaéo,  Aè^  *po|aat>»ierire  cha  ^akit  B  afaas#: 

preocenpato.  '  Meaftrà  sroalebrata'ilisaddalilo  ooneà^. 

1^9  p^gi<M  ^  di.  Mttllàl^pa  TitMre^  -^er:  ìcagiùn^. 

d^ana|[a|glialr€la  diaiantiBrÌB^aparòsiaSìraltàdi^tQiU; 

(i)  ConcilioV.  tabb.T.^X'/Ctoonicoil  Tbdàoeàs;  a^ttil' 

Digitìzed  by  VjOOQlt 


A  V  fr  o    mtjosxfiu  4^ 

nare  a  Monte  Gassino,  dove  presentò  ai  reseofi  e 
cardinali  Ottone  vescovo  d^  Ostia,  ccHisigliandoli  di 
eleggerlo  per  suo  successore.  Dòpo  tito  giórni,  doè 
nel  di  i6  ^  settembre,  passò  a  godere  iu  cielo  il  pre- 
mio delle  sae  fatiche,  con  lasciar  fama  di  santità  pres- 
so i  buoni,  non  già  presso  gtt  scismatici,  cfce  s^ca- 
roAo  comim  dì  lui  noli  poche  calvn^ei  come  a?epna^ 
&tto  di  Gr^forio  TU,  le  quali  «i.leggQqo  nella  €90- 
nica  d^  Ai^usta(i).NèraancanQ  fcrittort  che  ildppq- 
DO  (a)  morto  di  veleno  a  lui  dato  nel  sacro  cali^  ; 
ma  questa  probabilmente  fu  una  di  qualje  inuna^na-, 
zkmi  che  fodlmente  nasceano  e  si  dilata,Tano  iaf^cplt 
di  tante  turbolenze.  Papa  Tittore  III  ^i  acquistò  cf  fe- 
dito anche  fra  i  letterati  con  tre  Vih^i  di  dialoghi  sa-* 
cri,  i  quali  sono  alla  luce.  Fu  i^  quesO.anno  s^  prin-, 
cipio  d*  agosto  tenuta  una  gran  dieta  d^i  principi  t^*, 
descU  delle  due  fazioni  nella  città  di  Spira  (3).  Vtn*. 
terTenne  anche  V augusto  Arrigo,  Quei  del  partito  a, 
lui  contrario  si  esibirano  di  riconoscerlo  per  re,  pur- 
ché egli  impetrasse  T  assoluzion..4&lle  ;  scomuniche. 
Ma  persistendo  egli  in  protestarci  non  iscomvmicato  ^ 
andarpno  in  fumo  tutte  1^  speranze*  fli  queir  afsepn*, 
blea,  ed  ognun  dal  suo  cai^tpsirivoUa  a  preparar  ar- 
mi per  la  guerra.  Arrigo  colie  si^anpit^raò  addosso 
al  Sassoni,  ma  gli  con?enne  fuggir^  ,  inseguito  si  da. 
vicino  dal  re  Ermanno,  che  se  i^on  mJEgeberto  con* 
te,  che  per  sua  malizia  U  lasciò  sqimpare,  egH  cadeva, 
n^le  mani  de!*  Sassonia  ,  .  .  ,  .  ,:^  . 

(1)  Ghron.  Aagostan.  apud  Prehemm  Totìi.  I.  ' 
(a)  Dandalotin  Ghromco  T.  kU.  Rer.  Ilal.  Marinai 

Poloioi  la  Chroii.  el  atii. 
(3)  Berthold.  Costant.  in  Cbron..     .    .  . 

Digitized  by  VjOOQIC 


H  AVVALI     D^  ITALIA 

(  CRISTO  MLxxinii.  Indinone  xi. 
Anno  di  (  URBANO  II,  papa  i. 

(  ARRIGO  IT,  r«  55,  imperadore  5. 

Sko  al  di  8  di  marzo  delf  9009  presente  restò 
tacante  la  sede  apostolica  (i).  Tante  furono  le  istaiK 
le  de^cattoltci  Romam,  e  massiBoamente  d«lla  contes- 
sa Ifatilde,  che  da  Tarìe  parti  deli^  Italia  ed  anche  di 
01tramon6,  si  ratinò  nn  concilia  in  l^erradna,  e  nel 
suddetto  giorno  i  reseovi  e  cardinali  col  resto  del 
dero  e  popolo  con  rofA  concorcK  si  unirono  ad  eleg- 
gere papa  il  i^escoi^  <f  Ostia  Ottone^  di  nadon  fran- 
cese, àella  diocesi  di  Rems,  al  quale  imposero  il  no- 
iHe  di  Wrbaìto  II.  Era  questi  personaggio  di  gran 
véglia  per  li  ina  letterature,  mirahile  per  V  atlirità,  9 
dt  zelo  incof^rotto  per  h  religióne  e  per  la  disciplina 
eicdesiastica.  Fu  prima  canonico  di  Rems,  poi  mona- 
co di  Ghigni,  poi  vescovo  d^  Ostia,  ed  infine  romano 
pontefice.  Nel  ^  i  a  di  marzo  prese  egli  il  possesso 
del  trono  pontificai  con  plauso  di  tutti  i  buoni,  e 
&Ila  maggior  parte  delt^  Buropa  accettato  e  rìverito. 
Tuttt)  dò  abbiamo  da  Pietro  diacono,  il  quale  pari- 
mente racconta  (^7  che  papa  Tittore  III,  prima  di 
passare  a  migKor  vita,  ardendo  di  desiderio  di  veder 
gastigata  la  baldanza  de^  Saraceni  africani,  che  con 
fi^quenti  piraterie  infestavano' le  coste  d^talia,  e,  sa- 
pendo quanta  fosse  la  bravura  e  potenza  de*  Pisani  e 
Genovesi  in  mare,  commosse  questi  due  popoli,  ed 
altri  Qon^  pochi  d^'Itaiia.a  fovnnire  una  podecpsa  ar« 

(1)  Petros  Diacoo.  Cbvoa.  Gssiiiieos«  !•  3,  0.  a. 

(9)  Idem,  Ibid.  1.  3,  0»  7». 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  V  o     muaxvimt  4^ 

mata  naTtle  ooDtra  di  qae^  barbari.  JkdoòqfM'  é»pa 
la  sua  morte,  e  utAV  anso  piegante  feeera  «m  «srit Uà- 
ni  r  impresa  coatra  M  re  di  Tanisi,  ed  etpi^tiaro» 
no  Qoa  città  eoa  tagliare  a  peni  centomik  Mori  ;   a 
quel  che  fa  più  mirabile,  nello  slesso  ^offio  chte  lue* 
cedette  la  loro  vittoria,  se  n^  ebbe  e  se  ne  sparae  la 
nuova  in  Italia.  Non  ban  bisogno  i  lettori  ch^  io  loro 
dica  che  la  strage  di  tanti  Mori  è  un  iograndimento 
delta  fema  feetimente  bugiarda  in  simili  capi.  Anche 
Bertòldo  da  Cqstanza  (i)  parla  di  questo  fetto,  con 
dire  che  i  Pisani  e  Genovesi  ed  altri  molti  Italiani 
oittlmente  assalirono  il  re  d^  Africa,  e,  dato  il  sacco 
alla  di  lui  terra,  il  costrinsero  a  rifugiarsi  iti  una  for- 
tezza, e  a  rendersi  tributario  della  Saflta  sede.  Gli  An- 
nali pisani  medesimamente  (a)  gonfiano  le  trombe  con 
farci  sapere  sotto  V  arino  presente,  chejècerttnt  Pi-- 
sani  et  Januenses  stolum  in  Africam^  éi  ceperunt 
duas  munitissimas  cwitates  (  Almadiam  è  scritto  di 
sopra  )  et  Sihiliam  in  die  sancii  Sixti,  In  quo  belìo 
Ugo  vicecomes  Jilius  Ugonis  9Ìcecomitis  mortuus 
est.  Ex  quibus  civitatibus^  Saracenis  fere  omnibus 
interfectis,  maximam  praedam  auri   et  argenti^ 
palliorum  et  ornamentorum  abstraxerunt  De  qua 
praeda  thesauros  pisanae  ecclesiae  diversis  orna^^ 
mentis  miràbiìiter  amplificas>erunt^  et  Ecclesia  bea^ 
ti  Sixti  in  Curie  Feteri  aedificaiferunU  Però  s'hau 
da   correggere  gli  altri   Annali  pisani,  che  mettono 
questa  impresa  ali'  anno  lo^S  oppure  al  1077.  Cre- 
dono alcuni,  che  in   Africa  fosse  la  dttà  di  Meadia, 
chiamata  in  questi  Annali  Aìmadia^  a  per  errore 

<i)  Berthold.  Gonstantiensis  in  Ghroo. 
Va)  Annali  Piiani  T.  VI,  Ùer.  Ital 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


Dal4Mii».  Ih  dbe  ì  Criiiiacii  pcendtiiero  aUor»  Siti* 
glia,  città  ^bt  oon  si  m  ehe  m  «al  Hata  in  Africa,  o 
Sifiglia  <|iltà  di  Spagna,  non  è  ponto  credibile.  Pie* 
Irò  disino  parla  d'  une  sola  città*  Goffredo  ]MUatei>^ 
ra  (i)  ia  aneh^  egli  menzione  di .  quella  spedizione, 
namuido  che  Piscmi apud  Africam  n^tiimdopro- 
ficiseebalfiiur,  Quesdam  injurias  pas$i^  exerciiu 
€o»grefj0to  urhem  regiam  regis  Tumcii  oppugnane 
ies^  usqu».  admajortm  iurrim^  qua  rex  de/endeba^ 
4iir^  capùinU  Adunque  lo  sforzo  de^  Pisani  fu  contra 
Tunisi.  Se  essi  inoltre  espugnassero  Meadia  o  Al- 
madia,  vesto  incerto,  quando  per  avventura  Tunis^  e 
Jklinadia  non  fossero  la  stessa  dttà.  Ag^ugne  dipoi, 
che  i  Pisani  non  avendo  forze  per  mantener  Tunisi 
in  loro  potere,  spedirono  a  Muggieri  conte  di  Sicilia, 
con  esibirgli  )l  possesso  di  quella  città.  Uà  Ruggieri, 
fra  cui  e  il  re  di  Tunisi  passava  buona, amicizia,  non 
volle  romperla  per  questo,  o  piuttosto  perchè  cono- 
sceva troppo  «lifflqile  il  sostenere  -le  conquiste  nell'* 
Africa.  Pfit^  il  re  di  Tunisi  per  liberarsi  dai  Pisani 
•  diede  loro  una  gran  somma  di  danaro,  prvmise  di 
non  più  corseggiare  sopra  le  terre  d^  Italia,  e  rilasciò 
tutti  gli  schiavi  cristiani.  Un  tal  racconto  a  me  sem- 
bra il  più  credibile  di  tutti.. 

Oraci  vien  dicendo  il  Malaterra,  che  in  questi 
,  medesimi  tempi  il  suddetto  conte  Ruggieri  fece  P  im- 
presa di  Siracusa.  Sembra  scorretto  jl  suo  testo,  al- 
lorché mette  questi  fatti  sotto  X  anno    io85.  Anche 
Lupo  Proto^p^ta  (a)  e  Romoaldo  salernitano  (5)  ri- 

(i)  Gaufrid.  Malaterra  lib.  4i  cap.  3. 

(2)  Lupus  Protospafa  in  Ghron. 

(3)  Romualdus  Salcrnilanus  Chroii.  T.  VII,  Rer.  ItaU 

^  .  Digitizedby  VjOOQIC 


A  Rir  o     nLXxyyin.  4? 

feri#c^iio»al  prflMoteaimo  i«SS  lapreM  eli  Siciiqiifa, 
la  quale  par  tealimooiaiua  d^  e«sa  Malatf^i;a  accadde 
nella  ffirma  icgoaoite.  Meotre>fi  ti^ovava .  ii^Qugfia  o 
.in  Calabria  il  conte  Ruggieri  per  cà)fpa«^  (e  dia^en^ 
sjoni  ificorle  fra  il  duca  Muggwri^  Bvamondo  smqì 
nipoti,  BeuàTert  saraceno  comandante  in  Siracusa, 
con. una  squadra  di  navi  area  dato  .un  gfi^n  guaato 
all^  marina  di  Reggio  e  ad  altri  luoghi  deli^  Gatahria, 
con  profanare  le  chiese,  e  condurre  in  isd^iantù  le 
monache  e  gli  altri  abitanti.  Perciò  Ruggieri,  allestita 
nel  verno  una  numerosa  flotta,  qel  maggL9  dinziòje 
prore  alla  volta  di  Siracusa,  e  pieir  terra  spe4l  Giorr 
danp  suo  figliuolo  colla  caTaUeria.^  Uscitogli  incontro 
Benavert  con  tutte  le  sue  forze  di  m^*e,  «i  venne  ad 
una  sanguinosa  battagliai  Saltò  Ruggieri  nella  ^apjL,- 
tana  nemica,  e  volendo  Benavert  passìare  in  un'  altra 
naTe,  cad^e  armato  in  mare,  e  vi  si  affi>gò.  Ebb^  con 
ciò  fine  il  combattimento.  Moltissimi  legni  ■  di  ^quei 
.Mori  venfiero  in  potere  del.  conte.  Dopo  di  che  egli 
,  strinse  d"*  assedio  Siracusa?  e  vi  stette  intorno  ben 
quattro  mesi.  Per  la  mani»nza  de''  viv4?ri.a  tale  venne 
:  la  fame  di  quel  popolo  ostinato  nella  difesa,  che  a)cu- 
.  ni  si  cibarono  di  c^<^iieri  umani.  Finalmente  veg- 
,  gendo  la  moglie  delmo^to  Benavert  disperato,  il  ca- 
'  so,  imbarfiatasi  col  figliuolo  e  co^  print^ipali  Saraceni 
in  d^e  pavi,  fece  ifela,  e  sì  salvò  nella  marina  di  Noto: 
con, che  quella  nobil città  venne  in  potere  del  conte 
ftuggieri.  Fece  egli  ribenedire  i  sacri  templi  già  oc- 
cupati dai  Musulmani,  e  concedette  il  dominio  d^  es- 
sa città  al  figjiudo  Giordano.  Se  crediamo  al  testo 
di  Lupo  Protospata,  cominciò,  siccome  ho  già  detto, 
in  qnest"  anno  la  guerra  fra  il  duca  di  Puglia  Bug- 

Digitized  by  VjOOQIC 


4B  kim±ti  f>'  itJOAk 

gieri  e  Soamondo  sao  fi^atéllo  magjgki^fe.^  A  me  sem« 
bra  più  vertftaìle  che  «e  le  decise  pHocìpio  molto 
prima.  Cefto  è,  per  attèttato  del  Mataitl*!^,  ehe  fioa^ 
nmndo  f  «ra  itttigdorìto  della  dttà^  ^Om^  e^  fctU 
gran   massa  di   genie  infestava  tdfte  le  eentrade  A 
Taranto  e  di  Otranto.  Romoaldo  salernitana  scfire, 
eh*  egli  in   qùeslf  anno  all^  improvviso  oomparve   a 
Farntto  n^  territorio  di  Benevento,  ed  attaccò*  bat- 
taglia còtl^  armata  del  dnca  'suo  frateHo  ;  e  ixx  mirabil- 
ie cosa  che   quantunque  restslssero*prigionierrinoltì 
soldati  d^  esso  Boamondo,  pure,  a  riserva  ^  un  solo, 
munn  morì   in  qudla  tuffa.   Ora  il  conte  di  Sicilia 
'Ruggieri  t^  interpose  fra  i  nipoti,  e  trattò  di  pace. 
Segid  infetti  un  accordo  fra  loro,  per  cui  il  duca  ce- 
dette a   Boatoòndo   la  suddetta   città  d^  Oria,  con 
Otranto,  Gallipoli,-  Taranto  ed  altre  terre.  Ma   di 
qniBSta  discordia  seppe  profittate  anche  il  conte  Bug- 
gieri  loro  zio,  perchè,  in  premio  d' aver  presa  la  di- 
fesa del  duca  Ruggieri,  ottenne  da  lui  V  intera  signo-r 
ria  della  Calabria.   Roberto  Guiscardo  non  gli  avéa 
ceduto   se  non   la  metà  del  dominto  nelle  terre  di 
quella  provincia.  In  qual  anno  poi  precisamente   si 
stabilisse  una  tal  concordia  fra  i  due' fratelli,  non  pos- 
siamo accertatamente  saperlo.  Sfaticò  di  vita  ih  que- 
si'  anno  (t)  T  imperadrice  Beria^  e  trasportato  fri  il 
suo  cadavere  alla  città  di  Spira.  E  t  Sassoni  aU>rac- 
ciarono  il  partito  delP  tiiiperadore  Arrigo  t  11  che  fa 
cagione  che  il  re  Ermanno  si  ritirasse  in  Lorena*  Po- 
co nondimeno  questi  sopravvisse,  perchè  essendo  fll- 
r  assedio  di  un  castello,  colpito  da  un   tasiio  itella 

(i)  Berlhoiilus  Constanliensis  inCbron.  Annalista  S«xo 
Cbron.  Augustan. 

Digitized  by  VjOOQIC 


jL  N  V  O     MLXXXIX.  49 

tetU^  Umò  qvài'ì  la  vila^  Altri  nMttoDO  la  di  lui  m>x- 
te  ndr  anno  ioS6,  oppure  nel  ro&7  ;  ma  più  fede 
merhaoo  gli  idlegatl  scrittori.  Riuacl  ancora  a  Gueìfo 
duca  di  Baviera  di  prendere  in  qnest'  anno  nella  se- 
con<]b  festa  di  pasq^  la  città  d'  Augusta,  e  di  k^vi 
pdgione  Sigefreéo  vescovo  scismatico.  Poco  poi  stet- 
tero i  Sassoni,  a  persuasione  di  Egberto  marchese^ 
a  ribellarsi  di  nuovo  ad  Arrigo  ;  an»  lui  atesso  asse- 
diarono, e  se  volle  liberarsi  fu  costretto  a  promette- 
re molto,  ma  senaa  ch^  egli  si  credesse  poi  tenuto  ad 
osservar  la  parole.  Io  non  so  bene,  se  nelF  anno  se- 
guente, come  ha  V  Annalista  sassone,  oppure  sul  fine 
del  corrente,  dal  cui  natfde  Bertoldo  incomincia  il 
suo  anno,  seguisse  la  rotta  data  in  Sassonia  dal  mar- 
chese Egberto  al  suddetto  Arrigo.  Cèrto  è  che  ttt 
quel  conflitto  restò  morto  lo  scismatico  vescovo  di 
Losanna,  e  preso  Liemaro  arcwescovo  di  Brema. 
£bbe  &ttca  a  salvarsi  Arrigo.  Tacila  vigilia  n(]fpnnto  di 
natale  succedette  questa  batteglta. 

(  CBISTO  MLZxxtx-  Indiaione  xii. 
Aétio  di  (  URBANO  II,  papa  2. 

(  ARRIGO  IV,  re  34,  imperadore  6. 

Seeondochè  si  ha  da  Bertoldo  da  Coatansa  (i), 
tenne  in  quest' anno  p<ipa  Urbano  un  concilio  ^ceU^ 
toqusndici  vescovi  in  Roma,  dove  furono  confermati 
i  decreti  de'  pontefici  predecessori  coutra  de'  simonia- 
ci, contra  del  clero  incontinente,  e  di  Gruiberlo  anti- 
papa. Costui  tuttavia  si  teneva  fortificato  in  qualche 
aito  di  Roqia.  Tornati  in  sé  i  Romani^  ed  animali  da 
(1)  Bertholdtts  CoBstantteniii  lo,  Cbret)»< 

VOL.     XXXVI*  DigitizedbyGOOgloI 


5©  ^  AiriTALl  D^^TALU 

quésto  coràg^oso  papa  P  asiédierroiìo;  6  a  talr  tiret- 
tezze  fu  ridotto  V  ambizioso  Giliberto,  che  se  ToHe 
usciroe,  gtl  contenne  promettere  con  gtaramento  di 
non  occupar  in  avvenire  la  sedia  apostolica.  Anche 
in  Germania  st  trattò  di  f>ace  fra  le  due  fanoni.  S^  ab- 
bocdirano  i  duéhi  e  prioeifili  cattolici  collo  flesso  yér- 
rigo  If^^  ofibrendosi  pronti  a  ristabili  rio  pienamedte 
nel  regno  r*  egli  abbandonava  Tantipapa.  Non  era  egli 
lontano  dai  farto,  ma  riserbandosi  di  aver  V  asseaio 
de^  principi  suoi  aderenti ,  trovò  late  schiamazEo 
ne*  vescovi  scismatici  del  sno  partito,  persuasi  dèlia 
lor  eadiMa  se  <]aetta  concordia  aveva  effetto,  che  aift- 
dò  per  terra  tutto  quel  trattato.  In  questo  medesi* 
kho  anno'(i)  es^o  angusto  Arrigo  passò  ad  un  secoa-? 
*do  matrimonio  bon  Adelaide  (chìnmaia  PraSsedeA^ 
Bertoldo  )  vedova  di  Utone  marchese  di  Brande^ 
burgo,  e -figliuola  del  re  della  Russia.  Le  none  furo- 
no celebrate  in  Colonia  «  In  un  grande  ascendente  si 
vede  in  questi  tempi  la  nobilissima  casa  d'^Este.  Are^ 
va  il  marchese  Alberto  Ai-bo  II  in  Germania  il  suo 
primogenito  Guelfa  IV^  principe  bellicoso  e  forte 
sostegno  del  partito  cattolico,  in  possesso  deU*  insi- 
gne ducato  della  Baviera.  Si  studiò  egli  d^  ingrandir 
maggiormente  la  di  lui  linea  con  un  cospicuo  ed  uti- 
lissimo matrimonio,  e  trattò  con  papa  Urbano  II  di 
dsr  pec  marito  alla  celebre  contessa  Matilde  Gtìeì/o  A% 
figliuole  d^csso  Gruelfo  IT.  Fu  la  proposizione  molto 
accetta  al  pontefice,  e  però  indusse  la  contessa  ad  accon- 
sentirvi, ta{n  prò  incontinenlia^  dire  Bertòldo  ila  Go^ 
stanaa  (2),  guampro  romani  ponfificis  obedientia^  ^i* 
(1)  CHronographos  Sdxò!  AtitiallsU  Saxo,  •         ^ 

(3)  Bcrtholdtts  CoastantifOMs  ìm  Ghsoiu 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  n  V  o    MLxan.  5i 

éelictt  ut  i0nio  viriiìus  sanciae  romanae  EccUswc 
cantra  seismaUcas  posset  tuhvenire  (i).  Sappiamo 
4a  Alberico  monaoo  dei  tre  Fonti  (i),  che  nelP  anno 
prèoedenle  Roherto   primogeiitto  di    Guglielmo  il . 
conqaittatore,  frmosissimo  re  d' Inghilterra,  e  duca 

-di  Nonnandia,  avea  tentato  di  ottenere  per  moglie  la 
suddetta  contessa,  ma  non  gli  venne  fiatto.  Gì'  inte- 
ressi, di  qnesti  tempi  consigliarono  il  papa  e  \^  con- 
tessa ad  accordarsi  con  Guelfo  V^  perchè  così  cogli 
Stati  di  Baviera  in  Germana,  e  con  quei  della  con- 
tessa Matilde  in  Italia  e  del  marchese  j4%ikO  estense, 
avolo  paterno  del  medesimo  Guelfo  Y,  si  veniva  a 
maggiormente  assodare  il  partito  de^  Cattolici.  Gbe 
nei  capitoli  o  nelle  promesse  di  sifibito  matrimonio 
fosse  stabilito  che  gli  Stati  di  Matilde  avessero  dopo 
la  di  lei  morte  a  ricadere  in  esso  Guelfo  Y,  io  non 
ne  dubito  ponto,  per  quel  che  diremo  alf  anno 
1095.  Yenne  infatti  questo  principe  in  Italie,  e  ne 
seguirono  le  nozze.  Perchè  dovette  con  gran  segre- 

'tesza  condursi'  questo  a0àre,  V  imperadore  Arrigo  so- 
,Il^ente  dopo  il  fatto  venne  a  saperlo.  Ne  arrabbiò, 
ragionevolmente  temendo  che  questo  nodo  gr  imbro- 
gliasse forte  gli  affari  del  regno  d^  Italia.  Però  si  die- 
é^  a  far  preparamenti  per  calare  di  nuovo  in  queste 

'  parti.  Né  tardarono  gli  scismatici  di  Lombardia  a 
prendere  tosto  i'  armi  contra  dello  stesso  Guelfo  ;  eoa 
poca  fortuna  nondimeno,  perchè  furono  si  ben  rice- 
vuti da  lui,  che  ebbero  per  grazia  di  ottenere  per 
mezzo  deUa  contessa  di  lui  moglie  una  tregua  fino 
alla  pasqua  prossima  ventura.  Circa  questi  tempi  an- 

(0  Chron.  We^ngart  Sigebertas  in  Chron. 
(2)  Alberic.  Monacbos  Chron.  apud  LeibDÌt. 

Digitized-by  VjOOQIC 


5*ì  AUMLl  d' ITALIA 

6ora  fi  <lee  riferire  un  «Itni  avTaoiowiito  spitùiile  «Ha 
medesima  casa  d^  Ette.  Era  aeH^  anno  10Ì7  giunto  ai- 
termine  de*  suoi  giorni  il  suddetto  iamosisfìiao  te 
A"  Inghilterra  Gugìielm»  'A  conqnisiatore,  eon  latdth 
re  il  solo  dttoato  di  Normattdia  a  Roberto  lAié  prìmo^ 
genito,  e  il  regùo  d*  Inghilterra  a  Gtuglieìm9  il  rosso 
suo  secondogenito.  Insorsero  tòsto  dissensioni  ira*i 
due  fratelli,  né  mancò  un  gagliardo  partito  feyore?o^ 
le  a  Roberto  stesso  in  Inghilterra.  Si  prevalsero  dun- 
que di  tali  torbidi  i  popoli  del  Maine  in  Franeis  per 
sottrarsi  alP  ubbidienza  del  re  d*  Inghitterra.  E -per- 
chè conserrayano  tuttavia  la  divozione  ai  figlinoli  dèi 
secondo  letto  del  marchese  Azzo  estense,  e  di  Garfknda 
contessa^  ultimo  rampollo  di  quei  principi,  K  ridiia- 
marono  per  la  seconda  volta  al  possesso  di  quel 
principato.  Gli  Atti  de*  Tescovr  cenomanensi,  dati 
alla  luce  dal  padre  Mabittone  (ly,  e  Orderico  Yitale 
nella  s\ia  Storia  (a)  scrìtta  in  vicinanza  di  qne*  tempi, 
fanno  memoria  di  questo  fatto.' 

Scrive  spezialmente  Orderico,  che  i  Genomani  spe- 
dirono tn  Italia  i  lor  Legati  ai  figriuoK  Az%onis  marchiò' 
nis  Liguriae^  con  grande  istanza  perchè  passassero  in 
Francia.  Tennero  questi  consiglio  col  padre  tuttavia 
vivènte  e  cogli  amici.  Tandem  dejìnierunt^  utPulco^ 
qui  natu  major  erat  (  il  propagatore  della  linea  esten- 
se oggidì  regnante  )  patris  honorem  (  cioè  gli  Sta- 
ti )  in  Italia  possideret^  Hugo  autem  fraier  ejus 
principatum  (  nel  Maine  )  ex  matris  hereditate^  sibi 
reposcerct  Pòrtossi  dunque  Ugo  in  Fkrancia,  e  ri- 
«)rnò   in  possesso  di  quel  principato.  Ma  perciocché 

(i)  Mabill.  AnalectlT.  III. 

(2)  Otderic.  Vilslis  Hiit.  Ecdei.  l  t.  ' 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


AH  NO      WLXIUIZ.  55 

«ra'«^'ìn08Ì  otto  di  ei«a  d^  Esit,  ma  non  avea  ere- 
Alato  H  v*lore  e  le  tirtù  degli  EtMmi,  gli  mise  tale 
apofcnto  hi  cuove  Elia,  signor  deUa  Fleche,  con  esa^ 
forargli  le  ione  del  re  di  Ingbikerra,  che  V  indoail 
.da  ha  non  molto  a  vendergli  quel  principate,e  a  ti* 
dkiniarftene  carico  di  disonore  in  It^ia.  Kè  fu  questa 
gl^  fola^vione  degenerante  di  esso  Ugo,  Abbiam  vedù- 
Ip  cJb'  ^fgfi  prese  per  moglie  una  figliuola  del  celebre 
.4ii6a  Roberto  CtuiscardQ»  Ora  ecco  ciò  che  ne  seri- 
^«  iltaopnUIodato  Orderico  :  Hicjiliam  Roberti  Vi- 
^scardi  conju^em  habju,ìi*  Sed  generosae  eonjugis  ma" 
:gnammtatem  vir  ignavusjerre  non  vaìens^  ipsam 
Tepudiavìt.  Pro  qua  re  papa  Urbanus  (  li  )  palam 
tpum  excomumica^it.  Questa  ad  altre  azioni  poco  lo« 
'  devoti,  che  io  non  tacerò,  del  medesimo  Ugo,  furono 
infin:  cagiqfie  che  i  suoi  il  cacciarono  di  là  dai  monti 
^0  inviarh)  in  Borgogna.  Secondo  Lupo  Protospa-* 
la  (i)^  iu  celebrato  nel  mese  di  settembre  di  quesf  an- 
no in  Melfi  di  Puglia  un  gran  concilio  di  vescovi,  al 
quale  intervennero  anche  tutti  i  Baroni  di  quelle  par- 
.  ti.    Fu   in  esso  accettate  e  giurata  la  tregua  di  Dio 
rper  le   nemictne  private:  del  che  s^  è  fetto  menzione 
di  sopra*  :Ancorchè  Lupo  non  parli  di  papa  Urbano; 
pnre,sap(ttamo   ch^egli  precedette  a  qnel  concilio,  e 
)o  stesso  storico  c^  insegna  che  esso  pontefice  si  por- 
tò  dipoi  «   Bari,,  ed  appresso  consecrò  la  chiesa  di 
Briodisir  Attesta  Romoaldo   salernitano  (a),  che  in 
quel  concilio  Ruggieri  duca  di  Puglia  giurò  vassaU 
,  laggiù  al  papa,  e  fu  col  confalone  investito  dei  duca- 
lo*  Mori  in    quesCjmn»  Sichelgaita  saa  madre,  e 
.  (i)  Lupus  Protospalt  ìa  Cbron. 
(a)  RomaaUoi  SaUrih  in  Cbrpn.  Tom.  TIL  Re^.  Jtal. 

Digitized  by  VjOOQlt 


5  4  AVVALI   D^  ITALIA.'. 

uel  medesimo  parlmeote^  e  Don  già  neiraono  1086, 
come  ha   il  testo   del  Malaterra  (i),  da  me  creduia 
scorretto,  Ruggieri  conte  di  Sicilia  mUe  V  assedio 
«Ha  città  d'  Agrigento,  o^dì  Girgenti.  Yi  stette  sot- 
to da  quattro  mesi,  ed  areodola  astretta  alla  resa  nel 
dì  35  di  luglio,  TI  colse  dentro  i  figtiuoli  e  la  moglie 
di   Gomutto    amira  de**  Saraceni,  che  furono  da  lui 
trattati   eoa  molta   cortesia;  e  facilitarono  poscia  a 
lui  Tacquisto  delPimpor tante  fortezza  di  castello  s.  Gio- 
vanni :  al  che  con  tanti  desiderii  e  sf  jrù  non  era  pota- 
to giugnere  mai  in  addietro.  Imperocché  impadroni- 
tosi di  undici  terre  circonvicine,  e  mosso  poi  tratta- 
to di  concordia  col  mentovato  Camutto,  tanto  operò, 
che  il  Saraceno  non  solamente  abbracciò  il  partito  di 
Ruggieri,    ma  anche  la  religion  cristiana.  Questo 
esempio    commosse  gli  altri  Mori  a  f^r  lo  stesso,  e  a 
consegnar  il  suddetto  castello  di  s.  Giovanni  al  con- 
te.   Furono  assegnate  a  Camutto  in  Calabria  molte 
terre,  ed  egli  finché  visse,  non  mancò  mai  alla  fedel- 
tà verso  i  Normanni.  Noveiro  scrittore  arabo  mette 
la  conquista  fatta  da  Ruggieri  di  castello  s.  Giovanni 
e  di   Girgenti,  sotto  il  precedente  anno.  Mori  certo 
nel  presente   Lanfranco  di  nazion  pavese,  glorioso 
arcivescovo  di  Cantorberi  in  Inghilterra,  con  odore 
di  santità,  e  mancò  in  lui  uno  degli  insigni  personag- 
gi di  questo   secolo.   Fu  restitutore  delle  lettere  in 
Francia,  della  religione  in  Inghilterra.  In  Piacenza 
era  stato  accettato  per  vescovo  Foninone  già  vescovo 
cattolico   di   Sutri.  Non  poteano  accomodarsi  al  suo 
zelo  i  fazionari  scismatici,   e  però  crudelmente  un 
giorno  gli  levarono  la  vita  con  cavargli  prima  gli  oc* 
(i)  Gtnfridas  Malaterra  lib.  4)  csp*  5. 

^^  DigitizedbyVjOOQlC 


ói\^  é  poltaj^arlo  a  pezzi.  ^  laonde  fu  riguardilo  qual 
martire  dalla  chiesa  <:afto]fcfi.  P«f  testimonia &za  di  Si- , 
gebei-to  (i),  ceminctò  in  qaestì  tempi  il  morbo  pesti-. 
ìenzhìe-^tlJu'Qco  sacro  ad  affiUggère  la  Lorena^  e  si, 
sparse  dipoi  |icr  la  Francia  e  per  1"  Italia.  Consuma- 
va è  poco  a  poeo  le  carni  del  corpo-  umano,  e  ridu- 
ceva  a(  morte  i  pottenti,  dicendoli  direnir  come  car- 
boni. Fu  per  questo  celare' col  tempo  la  divozion 
de^popoK  a  s.  Antonio  abate,  renerato  in  Yienna  del 
Délfinato,  dove  ricorreva  la  gente  per  la  guarigione 
ài  questo  male.  £  di  qui  ebbero  origine  tante  chiese 
di  s.  Antonio  abate,  anche  per  le  città  d^  Italia,  e  il 
dipingere  o  rappresentare  in  altra  maniera  il  aanto 
suddetto,  colle  fiamme  di  fuoco  in  mano,  o  da  ou  la- 
to della  sua  immagine.  Questo  fuoco  nelle  antiche 
sue  immagini  significaTa  la  sua  gran  carità  ;  H  porco 
a^  piedi,  la  vittoria  di  tutti  gli  affetti  sensuali*  Ma  il 
rozzo  popolo  interpretò  ch^  egli  avesse  particolar  vir- 
tù contra  del  fuoco,  e  per  la  salute  dei  bestiami* 
L*  ordine  de'  religiosi  istituito  sotto  il  suo  nome  fu 
poi  soppresso  ;  il  morbo  per  misericordia  jdel  Signore 
col  tempo  anche  esso  cessò,  ma  ne  dura  tuttavia. lame- 
moria  col  nome  di  fuoco  di  s. Antonio,  santo  venera- 
to con  altra  idea  a''di  nostri  dal  volgo,  qual  protettore 
e  liberatore  dagHncendi  cagionati  dal  fliocp  naturale. 

(  CRISTO  Mxc.  IncEzione  iiir. 
Anno  di  (  URBANO  II,  papa  5. 

(  ARRIGO  IV,  re  35,  imperadore  7. 

Seguitava,  bensì  in  Germania  la  dissensione  e  la 
guerra  fra  i  cattolici  e  gli  scismatici  ;  pure  appren- 
(1)  Sigeberloi  in  Gbron* 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


56  IRlrALt   D^  ITALIA 

ctendo  V  augusto  Arrigo^  che  1-  unione  di  Gueil/b  f^c 
eolla  grtdf  contessa  Matilde  potesse  dare  un  tracollo 
8^  suoi  interessi  in  Italia,  determinò  di  valicar  le  Alpi, 
e  df  portar  loro  addosso^  la  guerr».  Calò  dunque  in 
Italia  con  ntt  poderoso  es^cito  nel  mar^o  ààV  anno 
presente.  AUMamo  da  Donizone  (i),  che  anche  prima 
Atnf^o  avea  danneggiato,  per  qnanto  potè,  la  sud- 
detta contessa,  eon  torte  in  Lorena  ^utte  le  castella 
e  ville  e  lei  pervenute  per  eredità  della  dachessu 
Meatrìùé  sua  ma<jlre,  «a  riserva  del  ibrte  e  ricco  Ca* 
steltobrigecino: 

Praeteréa  inllas  ac  opplda^  qaae  comttissa^ 
Ilaeo  ultra  marites  possederai  a  genitrice^ 
AhstuUi  otnnino^  nisi  castrum  Brigerinum, 
Era  ih  possesso  la  contessa  Matilde  da  gran  tem- 
po di  Mantova,  città  signoreggiata  anche  dal   mar^ 
chese  Bonifàiìio  suo  padre.  Ne  imprese   il  blocco    ó 
r  assedio  Arrigo,  con  devastarne  intanto  il  territorio. 
Rittrossi  la  contessa  alle  sue  fortezze  della  montagna 
reggiana  e  modonese.  Ossia  che  Arrigo  non   intra- 
prendesse queir  assedio  si  presto,  o  che  non  fosse    é 
lui  facile  r  armar  di  gente  tutto  il  largo   circondario 
del  lago  ch^  difende  quella  città,  noi  troviamo  entro 
essa'importànlie   città  il   duca  Guelfo   cólta  moglie^ 
nel'di  27  di  giugno  dell*  anno  presente.  Ciò  si  racco* 
glie  da  un  loro  diploma  (a),  dato  in  Sbntova  F'  ca- 
ìendas  julii^  anno  dominicae  Jncarn^tioais^  miUesi- 
mo  uonagesimo,   Indiction^  iertiadecima  ^  da   me 
veduto  e  dato  alla  luce,  con  cui  confermarono  ed  ac- 
crebbero-i  beni  e  privilegi  al  popolo  mantovano:  det- 
<r)Donizo  in  Vit.  Matiìd.  lib.  2,  cap.  4. 
(a)  Antichità  Estensi  P.  I,  e*  2^  .      . 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  Ir  W  o     iQc.  57 

tenne  di  pradente  politica  per  maggtormeille  impe- 
gnarlo ed  animarlo  alla  difesa  della  patria.  Anche  il 
Stgonio  ne  fece  menzione,  ma  con  rappresentarlo 
scritto  nel!*  Indi%ione  XII  (i),  11  registro  ch'aio  ho' 
ATtito  sotto  gli  occhi,  ha  r  Indi%ione  XIII^  che  eor-r 
re  Benhanno  presente^  Quel  diploma  ha  il  tegnente 
principio  :  Guelfo  Dti  grada  dux  et  nterrùhiù^  Ma^ 
thilde  Dei  grada  ^  si  quid  est  Dovettero  poi  nsdr« 
di  Mantova  Guelfo  e  Matilde,  e  sappiamo  da  Donilo*' 
Ile,  che  la  contessa  si  ritirò  alle  sue  fortezze  nelle 
montagne;  e  da  Bertoldo  (3),  che  di  grandi  incendi 
e  danni  sofferirono  in  queiti  tempi  gii  Stati  dei  duca 
Guelfo  y,  non  so  bene,  se  quei  della  moglie  o  del- 
l' avolo  marchese  A%%o,  Ma  Guelfo  '  massimamente 
per  le  esortazioni  della  contessa  sempre  stette  saldo 
a^r  attaccamento  alla  parte  pontificia,  e  resistè  aUa 
in'sa  nemica.  Impadronissi  nondhheno  irrigo  di  fii- 
vaKa  e  di  Governolo,  due  luoghi  importanti  d^  Man- 
tovano, e  seguitò  a  tener  chiusi  in  ^ittà  quegli  sl^i- 
tanti,  a^  quali  Matilde  di  tanto  io  tanto  spediva  rin« 
freschi  di  gente  e  di  viveri.  Per .  attestato  di  vari 
Storici  mori  in  quest^  anno  (3)  Liutótldo -dnca  di  Gè- 
Hntìa,  uno  deT  pie  >fodéli  adoremi .  di  Arrigo^  BgK  è 
jo  stesto  che  vedemmo  nlPanno  ioS>  eoi  home  di 
Zfiiéaldù  tenere  on  pleeHo'  Su  Padova.  Area  questo 
duca  poco  innanzi'  inght^ametote  ripu«^tfti  la  ptropvia 
jbogtie,  e  presane  un^  altra  <:on  licenza  àéV  anfipepa 
Clemente,  ehedovea  condiscendere  a  tutte- le 'istanM 
anche  inique  de' suoi  ^rti^aiM  par  non  dis^starii* 

(i)  Sigon.  de  Regno  Itatiae  f.  9.    ^ 

(2)  Berthold.  Coastantiensis  in  Cfaron.' 

(3)  Idem  ibidem.  Abnalif la  Saxo.  Chiome  Aagoifo^. 

Digitized  by  VjOOQlt 


5S.  AirKHl    D^ITAUA. 

Dissi  esser  io  eli  parere  ch^  egli  governasse  anoora  la 
Marca  di  Verona^  città  io  questi  tempi  fedele  ad  Ar- 
rigo. Ne  farel4>e  anche  iestimoniansa  un  diploma  di 
fsffo  angusto,  eh''  io  ho  pubblicato,  co^e  «[tettante 
»U-anao  presente  (i),  ma  s^sa  esaminarne  le  note 
cronologiche,  che  sono.afl&(to  difettose.  Fu  esso  dato 
in  &rore  del  ministero  veronetAdi  s.  Zenone,  ^n- 
no  domiuicae  Incarnatfonis  millesimo  nonagesimo^ 
sexi^a  ludictionti  regnante  Henrico  imperatore  III^ 
T£gm  e/US  XXXI F';  imp^rii  autem  F'ITI.  Hoc 
actum  est  If^idus  aprilis  F'tronae.  Ma,  come  dissi, 
non  so  io  c^a  combinar  queste  note*  Non  sarà  origi- 
nai^ quel  diploma,  ma  un  abbozzo  mal  fatto,  quan- 
tunque a  prima  rista  autentico  a  me  paresse.  Presso 
Qofl&edo  Malaterra  (a)  truovasi  cosi  intricata  la  Cro- 
llo logia  di.JSii^f  ieri  co/if  e  di  Sidlia^eh^  io  non  cao 
dare  per  certo  il  tempo  delie  imprese  da  lui  narrate^ 
niessa  in  confronto  con  altri  Storici.  Racconta  egli, 
che  di  nuovo  si  riacceee  la  guerra  fra  i  di  lui  nipoti, 
cioè  fra  Ruggieri  duca  di  Puglia  e  Boamondo.  Ac-^ 
^rse  in  aiuto  del  primo  il  conte^  e  dopo  due  anni  di 
diseordia  si  riconciliarono.  Pare  che  V  Anonimo  ba* 
reme  (5)  metta  il  principio  di  tal  rottura  nelP  anno 
lo8S,  con  dire  eh»  Beri  si  accordò  con  Boamoodo  ; 
e  ae  ciò  foste,  neir  ani^?  presente  si  sarebbono  quei 
due  principi  amicati.  Soggiugne  il  Malaterra,  che  nel* 
r  anno  1089  esso  con|e  Ruggieri  (4)  passò  alle  lene 
noue  con  Adelaide^  nipote  di  Bonifacio  ^unosissi«> 

(1)  Antiqait.  lulic.  Dissert,  67. 
(a)  Malaterra  lib.  4*  osp.  io. 

(3)  Anonymas  Btrensis  T.  V«  Rer.  Ital. 

(4)  Malaterra  lib.  4.  cap.  i3* 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  V  K  o      lae.  -  59^ 

mo  marchese  d^  Italiii,  cioè,  come  si  crede,  marchese 
del  Mooferrsto.  Fioalaiente  scrive  che  neiraono  pre« 
sente  il  popolo  detta  città  di  Neto  si  soggettò  al  di  liù 
dominio:  cod  che  ni  un  laogo  in  Sidlia  testò  che  non 
riconoscesse  la  di  lai  signoria.  Eresse  egli  vari  Teseo- 
Tati^  fondò  chiese  e  monisteri,  promosse  in  ogni  par- 
te il  culto  del  Tero  Di%precedendo  «tatti  ooll^eatm* 
pio  deUa  pietà.  Restò  nondimeno  in  Sicilia  una  gran 
quantità  di  Saraceni,  a^  qnali  fu  permesso  il  tirerà  e 
credere  secondo  la  lor  legge,  purché  ossertastèro 
la  fedeltà  dovuta  al  sovrano.  Passò  ì inoltre  il  «onte 
Ruggieri  coU^arnata  naTale  all'*  ìsola  di  Malta  nel  m^ 
se  di  kiglio,  e  mise  T  assedio  ella' città.  Ha  'creduto 
|itù  d'  uno,  fÀì*  e^  s**  impadronisse  di  quelP  isola 
B^^  anno  presente,  ma  senza  fondamento.  Tutto  ciò 
che  guadagnò  Ruggieri  in  tale  spediaione,  come^iarr^ 
Goffredo  MaUterra  (i),  fu  di  liberar  gli  sigiavi  crì- 
sUani,  e  di  oostrìgnere  que^  Mori  a  pagargli  tributi,  e 
a  far  seco  lega,  con  obbligo  di  aiuto  ne"*,  bisogni.  Sa'- 
condo  i  conti  di  Camillo  Pellegrioi  <a),  diede  fine  al* 
la  sua  Tita  Terso  il  fine  di  quesC  anno  Giardino  /, 
principe  di  Gapua,  lodato  non  poco  da  Romoaldo 
salernitano.  Ma  di  dò  parleremo  all^  anno  seguentCì 
in  cui  forse  si  dee  riferir  la  sua  morte. 


(1)  IMalalerra  lib.  4i  cap.  16. 

(a)  Camillas    Peregria.  Hiit.  Princ.  Langt^ard. 


,y  Google 


'(  €A|$TO  nxi»;  Ifidi^.  XIV.  / 

.  Anno  di  (  yWA^lXJIv  papa  4. 

pfur  tvlla'ilrv^ri^  TiatHidift  ovirflco;Uhlofia<iìdi.llbati 
%P9ft.  Xrovii  4^  iQ  fiof^  ti.  Be^faoidii  jeÉf^9g«v^àua 
QoM  for|e  «i  Mi4piortfmAe  <sltà  cf>n:àcbperaeJft  pÉUsM 
te.weditifett  ,4^r  or9^.«(  j^werlicfe  ilscnor^  .dt^^sM 
C^Udìni.  £0nl|^.  4^ei•t  rpiiecìò  Dowaooc  somdìisòi'Ìb 

««yipRciacehè.  ptpyy<»diiti(bl».  ìi  «bcit  ìGtwj/^  0.  J» 

eon^sa  McUiféedi^méfkQ.  m  «a^   del  lanwogàcvaké^ 

«tfd»bono  p^lii^9  vqI«^oV^»^c^<*^  P^  «Hii  R'«sae« 

4io«  e  maoltmur  la-:pi!dto»«»$a'  &t1r  diunan. ,  adf ne  npab 

ad  Arrifa%  BnkM'Mosa   donqijHs^  T  arisi   tedeaekc^jin 

fiMlU^eUtè,  VH^  già  m^X  sébtato  nnUk.  a  di  ss^  4'  m 

pnle,  cq^«^<$crìis#^  taluniO,  «la  itel  f^omo  pmedLciH 

tt,  aon^'si  rio^n  4al  s«iddetto  'DohwDiia^.cto  jgoìì 

parta  <(i)  :  *  -  ?»    .j  ■•..:*    J    .4 

J^omqua  neete  Jhum,  Jadas  meisoatwr^^^Kim 

Tr^didiiyhac  ipsajkitkèee  mria  JMaatea^^lcrt 

Tradita.  [      .  :  -      .  f      .     -'.  j    .1 

£1^  la  goarnigioD  di  Matilde  itanU»  l  tempo  obo 

potè  nscendo  pel  Lago  iii  turche  «alyv^le  pcraonem 

ìt  eqiiipaggjU>.  Jl  ciAloIico  ye&oovo  -UiMÌdu^^e -nn  fag<« 

gì  acch^  egli)  ricoverandosi  pesti)  bimeénioia  con* 

tessa,  rifugio   allora  di  tuui   i  cattoKoi>ittliaM  persfr» 

guìtati.  Arrigo  d4>QÌ  introDÌ;izò  nella  dnesadi^JUaìi'» 

tova  Canone^  cioè  Corrado  vescovo  ^cifm^lic^.  ^\t*e 

(  I)  Donixo  in  Vita  MathUdis  hh^  a»  .  i  (  ) 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  Wvir   D  '  ÌÈÈMt,  61 

iooUre  le  sne  conquiste  eolP  ìntpadrcmirii  di  tuUe  le 
terre  di  là  dai* Po, 'diansi  t^ndieoti  alla  suddetta 
contessa,  eooettochè  di'  Piadena,  patria  nel  secolo 
decimoqaiiile  di  Baitolonimea  detto  il  Platina,  acrit* 
tore  celebre  ;  e  di  Nogara,  oggidì  terra  del  Veronese, 
che  tennero  forte  couira  lo  sfotuo  dei  Tedeschi.  Nel^ 
la  state  munirà  avendo  assediata  la  fofte  teirra  di  Ma'- 
nerbfo,  oggidì  posta' nel  distretto  dk  Bresda,  coHa  h*' 
me  in  fine  la  coeuinse  alfo  resa*  Dopo  la  presa  6i 
Mantóra,  sorìye  il  S%onio  <i)  che  la  città  di  Ferrara, 
situata  allora  oltre  Po,  sema  «spettar  la  forza,  si  sot« 
topose  90  Arrigo.  Onde  a*  abhià  egli  tratta  questa 
notizia  non  V  ho  scoperto  finora. <2erto  è  che  queUa 
città  si  levò  dalla  devozione  dèlia  contessa  Matilde, 
e  a  suo  tempo  vedreuM»  eh**  essa  valorosamente  la  ri-* 
cuperò  i  e  perciò  non  è  impr^abile  la  sua  ribellìene 
Vii  quest^anno,  anno  assai  foTorevoleàd  Arrigo.  Ten- 
ne papn  Urbano  un  concilo  nell'  anno  presente  in 
Benevento,  dove  stabili  molti  punti  di  disciplina  ec^ 
clesiastiea,  e  conl«rmò  U  censure  eontra  deli^  antipa'^ 
pa  ^uiberto.  Ma  mentie  egli  dimorava  in  quelle  par- 
ti, essendo  cresci ula  la  baldanza  ^gli  scismatici  per 
le  prosperità  d*  Arrigo,  i  Romain,  che  mutavano  faciU 
mente  vela  ad  ogni  vento  (2),  con  firodcs*  imposses- 
nrono  della  torre  di  Crescenzio,  cioè  di  Castello 
sant^  Angelo,  e  tenne  anche  loro  in  pensiero  dì  di^ 
coecarlo.  Lardarono  oltre  a  ciò  entrare  in  Roma  il 
saddetto  antipapa,  che  forse  questa  volta  si  credette 
di  stabilir  ivi  per  sempre  ti  suo  trono,  ma  gli  andò 
lalltta,  siccome  vedremo.   Teggendo  intanto  Guelfo 

(1)  'Sigón.  de  Regno  Ital.  lib.  5. 

(2)  Berthoidus  Cotittantiens.  in  Gbron.  ^       . 

edbyCOOgle 


63  àrnmàhi  d'jtalu  ' 

IF"^  duca  di  Bflvìeray  ìèt  catti?*  pièga  che  9veàiio 
pr«ia  in  Italia  gP  iatcresù  di  Guel/ò  V^  suo  figliuo- 
lo,\^  daHa  contessa  Maìilde^  %\Mà  nwora,  nel  mese 
d^  agosto  calò  io  Italia,  e  trattò  di  pace  verisimilmea'* 
te  per  via  di  me^aiuri,  eolP  aognsto  Arrigo,  con  con- 
dizione  che  questi  abbandonasse  T  antipapa,  e  rioo- 
noscesse  Urbano  II  papa  legittimo,  e  restituisse  tutti 
i  bew  ingiiistamente  tolti  ad  esso  duca  Gueiib  suo  fi* 
gliuftlo  e  agli  altri  aderenti,  tutti»  Arrigo  iosQpefbtto 
della  {ortuna  presente,  rigettò  ogni  proposision  di 
'accordo,  dimodoché  il  duca  se  ne  tornò  in  AleoH^aa: 
e  contuttoché  molti  di  quelle  contrade  in  questi  tem- 
pi SI  ditiUaraasen»  .del  partilo  di  Arrigo,  pure  Gudfo 
risregliò  molti  altri  ancora  conira  di  lui,  e  propose 
ancora  di  create  un  nuovo  re  :  cosa  che  non  ebbe 
effetto  per  la  pigrizia  e  malevolensa  d**  alcuni. 

Per  attestato  del  medesimo  Bertoldo,  tei  minò  in 
quest"*  anno  i  suoi  giorni  Miklaide  marchtsaiia  di 
3usa  e  di  Tv>riti0,  celebre  principessa,  e  già  suocera 
d^  Arrigo.  Chi  succedesse  nc3ia  ricca  eredità  de^  snut 
Stati,  lo  vedremo  aU^anoo  seguente.  Benché  il  Pel- 
legrini, siccome  abbiam  detto,  metta  la  morte  di 
Giordano  /,  principe  di  Gapua,  verso  il  fine  delPonr 
no  precedente,  affidato  suir  autorità  di  Lupo  Proto- 
spata  \  essendo  assai  confusi  i  testi  di  queUo.  storico, 
non  sembra  assai  sicura  la  di  lui  asserzione,  dacchà 
pia  chiaramente  Romoaldo  salernitano  scrive  che 
anno  MXCI^  Indictione  XI F^  mense  Jebruario^ 
Jordanus  Capuae  de/uncius  est  anno  XJIl  princir 
potus.  Quel  che  é  certo,  dopo  la  morte  di  Giordano 
i  Capuani  si  ribellarono  e  cacciarono  fuor  di  città 
Riccardo  21^  [  rimogenito  ed  ered?  del  defunto  prìn- 

Digitized  by  VjOOQlt 


_A'if  ir  o    voLCu  65 

cipe^  coit  tatti' i  Normaani.  Ds!- suildetto  Bertoldo  di 
Costanza  è  narrata  sotto  ques^^  aboo  quella  ribalto* 
fìe,  seiobrando  perdo,  che  anch^  egli  differisca  all-an-' 
no  presente  la  mort«  di  Giordano.  'Per  attestato  di 
Pietro  diacono  (i)si  ritirò  Riccardo  ad  Arersa  sua 
città  eoa  sua  madre  Galtefgrima^  sorella  di  Gisolfo 
li^  ^à  prsnoipe  di  Salerno  ;  ed  implorato  1'  aiuto  di 
Maggieri  duca  di  Puglia,-  renuta  che  fa  la  state^às-^ 
tè  con  un  possente  esercito  sotto  Capua,  mettendo 
a  ferrose  fìiioeo  tutta  la  campagna.  Seguita  a  dire 
esso  Pietro  diacono  :  et  tamdiu  eos  expugnaskt^ 
us^uequo  Capuani^  necessitale  coacti^  praedielo 
Riéhardo  munitiones  redderent^  eumque  recipierUes, 
sibi  in  prmcipem  consecrarent  ;  quasiché  in  questo 
medesimo  anno  Riccardo  riacquistasse  la  signoria  di 
Capua.  Ma  quel  tamdiu  eoairontato  colle  toriè  di 
Lupo  Protospata  (a)  e  di  Romoaldo  salernitano  (5)^ 
Tuoi  4ire  che  Riccardo  seguitò  a  far  guerra  a^  Ca« 
puani,  finché  dopo  ^n  tempo,  cioè  neiranno  109S, 
siccome  vedremo.  Il  ridusse  air  ubbidienza  sua.  Era-* 
si  anche  sollevata  la  città  di  Cosenza  in  Calabria  pon^ 
tr»  del  duca  Ruggieri  (4)*  Chiamò  questi  in  suo  aiu* 
to  Muggieri  conte  di  Sicilia,  che-  ri  accorse  eoa  un 
hìsssn  eorpò  dì  Saraceni  e  delle  sue  vecchie  truppe. 
Fu  formato  l'  assedio,  e  v"*  intervenne  col  duca  an« 
ihm  Boamondo  iXLO  fratello.  Operò  tanto  colla  sua^ 
destrecza  il  coate,  cheque^  cittadini  finalmente  si  ri* 
conciliarono  col  duca,  il  quale  entrsito  nella  città  or« 

(1)  Petrus  DiacoD.  Cbron.  Caswnen.  I.  4>  <^*  10^     j  4 

(2)  Lupus  Protospita  in  Chron. 

(3)  Romaaldtts  Salernit.  in  GhroD.  Toro.  VII,  Rer.  Ital^ 

(4)  Gaàfrìdas  fifiUterra  lib^IV,  e.  17. 

Digitized  by  VjOOQIC 


6$  tXtOJJt  B^ITU^À 

dioò  tosto,  che  nel  colle  japeriore  ti  pisntatte  una 
forteoM^  par  impedir  d«  li  iDoaoii  una  simil  prosiiii- 
none  di  quegli  filanti.  H  conte  Ruggieri,  che  femprie 
sapei^peiewc  nelle  dBtgrazie  del  dirai,  sua  nipote,  ot- 
tenne anche  questa  ?oUa  ^  lui  per  guiderdone  di 
questa  fatica  il  domìnio  neUa  metà  di  FalermcH:  il 
cjbs  àia  coodscere,  ohe  Roberto  Gutteavdo  in  co»* 
quietaoMa,  tutta  la  rttanne  in  suo  potare,  uè  ^ 
ne  diede  h  awtà  al  firateUo,  come  penaò  Leone  os^n* 
se.  IBgfiorò  «fi  poi  si  fiittm^ente  Palermo  per  opera 
dei  conte  Rugf^en,  che  ne  riearava  maggio»  profìtto 
possedendola  solo  per  metà,  che  quando  interamente 
ne  era  signore  il  duca.  Teggasi  anowa  airaono  1 122, 
doiFC  ti  paria  di  questo.  Se  fossero  ben  corrette  le 
Note  cronologiehe*  di  un  documento  da  me  prodot- 
to altrove  (i),  noi  sapremmo  dora  in  q^sti  tempi  di* 
inorasse  la  contessa  Abtilde.  Nella  copia  tf  noi  con* 
servata  da  PellegHno  Prtsciani,  queUIa  carta  si  dice 
data  arma  ab  Inearnaiione  Domini  niilìesimo  noma^ 
gesimo  primo^  die  nuiuis  madiij  Imdictione  XIÌ^ 
eum  tsstidonma  Mmtilda^graiia  Dei  ducatrix  et 
eomiUt»a^  marchionis  Bonifatiijilia^  in  loco  -saneti 
G^earii^  óoè  ia  s.  Cesano,  distretto  di  Modena.  Ma 
qadV  Indictione  XI J  non  conviene  alP  anno  pre- 
sente. E^trovandosiatiora  colla  contosm  Ugo  veecovo 
di  Mantova,  ^^Landaìfo  i^escwo  di  Ferrara,  q<teiA 
due  pastori,  sooondo  TUghelIi,  molto  dopo  il  pvesea* 
te  um^tw[90/a  promossi  a  qudle  dùese»  Però,  io 
nulla  so  accertare  del  tempo  in  cui  quella  carta  lo. 
•critta. 

(1)  Antiquilal.  Italicar.  DiiserUt.  11. 

Digitized  by  VLjOOQIC 


1   V   V  ^      ABTOXt/f  6Sì 

(CaiSTO  Mieli.  Indaioneffiro 
-  Anno  «  (  VfifiANO  n,  pap^^S. 

(  ARRIGO  ly,  re  3;,  imperidortg. 

"  P«r  qòanto  potè,  st gallò  V  On^^ia  Arrigo  ^^ 
gaastar  \t  terre  dì  Gual/ò  F  daca:  e  clellft  cotn(05#tf  > 
MctUdt*  9la  non  attanoaiano  apio  aUa  comte^Ot  <^bOì 
di  mano^  io  mno  la  avrerlivaiìo  ji  Mtii  ^i*  atrfar' 
aventi  <d^  Arrigo  ;«  pereioeQliè  ella  iaf(>t>obftiie|  lem-, 
pò  del  terDere^K  si  tro?àv«  di  là.  chK':Axtii9)  sfiiM 
tfver  leeo'  niliney  spedi  n  qodb  mbe  mite  d^^  nioi, 
'oDobatteoti.  Gli  aftdò.per  otCo  ^maì  dilude&dp  ^-% 
r(go,  cott  rìtirai^i  or  qua  otf'là^  lento  «lie  potè  fauaay, 
le  sue  truppe;  è  oiè  ftAto,  andò  ad  asaelir»  ftU^ìmprey-; 
^so  le  genti  della  conteMa,  che  se*n*  sUfViio  idrajar 
te  neUafiUa  diTrioontai^  Molti furoiio  presH  «loltir 
iMsebis  gM  liltn  si  salvarono  eolffrv^r  d»lle  gan4>9i 
Donixone  (x)  atlribmoe  qnefto>£itlo«ft  Uradimenta  di^ 
l%o  lor  eondotéère,  con  dire  r 

Prodiipr  emansafuit  Mugà  noìfiUs  ali^^ 

Mane  cantra  marem  $ed  fomJ^  ptodjitiQnmf^    .« 

Nam  proba  nohilHas  non  turpe   sc^lus  patrpt 

urufuam.  ^'  .  ,  f 

Non  ho  io  diuimidato  nella  AotioUtà  estew,  cha. 

tal  taceia  è  data  ad  Ugo  figliuolo  del  marcheie  i^ta 

Il  estense,  dorendost  leggere  e  ManSìoJmi}  Ifugùii 

La  capitale  della  provincia  del  Maine  ia  Ftanoii^  ò» 

q>pellau  Ir  Mans.  Perchè  Ugo,»ÌBComedi}  «opm  P^ 

serrammo,  era  stato  signore  di  quel  principato,  fi»y 

dò  era  chiamato  Ugo  del  Manto.  Doveva  egli  mili- 

(i)  Dontzo  ÌQ.yit.Jf^d.hati€|p4& 


MURATOai,  TOL.  XIXVI» 


Google 


tare  m  (difoH  doi^iK»  6rtfé^  fT^  figU«dla4i  m smo^ 
frattUD  ;  e  se  Tannavate  «gK  foste  reo  di  qciestP»  e  ' 
semn  stmia^  ìohjqI  sq  dire*  ])I«  «e  fu,  oan  iè  da  «9i^  : 
rswigliaTtevie^  d^Msdiè  abbiam  già  vedati  cotne  que-. 
sto  prìncipe  ixi  altre  sue  azioni  def  «nero  4tUa  y^ià 
dei  tuoi  mag^oiri.  Cìiuinta  che  fu  la  stàte^  Aff^o^eol-: 
la^ioa  acma^  ess^eodo  veouio  di  'qua  dalrBo^'t^itMi^. 
dò  la  guerra  cd&tra  le  fc^teazadeHa  ^^néeHa/.SIiBkliin:, 
de,'9itnat»  ndle  ùoittagóle  ^  UodeiMSCy^sifìrigM^m . 
gicosdo  e  incendiando  tutte  qaeatQ  ^ntcad^,(£>«:Pf«^ . 
se  Monte  Morello  veno  Sevigoano  pi!èss6  ilFi^an^. 
siccbme  ancora  Monte  AUcedo^  indi  mise  Tieasedi^c 
a  Bfonto-.Byio,  oggidì  Blcutti^ió^  sttora  iA  m^l^i^n 
di  Modena,  e  oggidì  dei  Bolognese*  Eralocterqu^t^i 
caetsUa,  bravi  i  su^  difenforii  L*  aatìpifKr  Qle^Miayf^i: 
venne  tu  persona  per  abboeoarsi  noll^iin^etadfiifeiyt&r . 
visitar  ^eir;  assedio  intanto  perchè  ondatan^^rnsle'.  • 
gli  afl^ri  della  ctmtessa,  i  sisoi  liai'oni' e  kx>rtì^m  óih;  , 
rtÀùfÀeé(mo  vivamente  ad  esortarlo  alla  pàìee9eQa:8upHÌ 
porle  che  anche  Arrigo  né  los&e   vogUoso.  ilkiita.'Ja:: 
tempestarono,  che  sì  contenta -di  &mei^  propeeizio^  .; 
ne  in  QUO  dieta,  tenuta  per  questa  nella  rocoadicCa&t:. 
pineta 'ad  una  radunanza  di  teologi*  B^iìmrtooes^^^ 
i^o  catteUco  di  Reg^o  còlla  i9Kg^or  patte  i&iroa>ò'<.!3dJr 
sentÌBàentè,i<Jhe  ta^Ott«tss0  4o«etse  cedette  ^Lteààpo^^ 
e  pacÉScitii  cou  Arrigo,  «a  ìiott  gii -per  darsi  yi>dB-»i 
tìf^ày  Gi6  sarebbe  forrse  suec^utOyte^non  à.^fioose: 
ahcatd  Giovani,  probabilnieiitè  doate  'del.  manisiffiro  '. 
di  i!2ti^ossa,  il  quale  tanto  perorè  cantra'  di  vul  lalèi 
eg^iU6t«imisntò  con  dai^spémniBQ  ^lac. contessa  adi 
^nakhè  ricino  aoooorsa  dsfticielè^  cbe  litoide '0(^01- 
(i)  Berlcld.  Goiin«atl«»i  ìnQrtoiu  '    ./  .  '    ^ 

Digitized  by-VjOOQlC 


re^olM  ^f fai»  {)ani  coq  Amgc^  nemico  èà\n  QhuftH:.  :  ^ 
Sp«s€  lÉtnitiai  esso  ìmperadore  ttitlatlfer  state- sotto- 
Mxpm  Mto  (4>«eiiza  lrQt«&  ttlwQo^.  ti  gffg^ard&  fa^- 
)a«jiffeSs»Mi«IÌ8Pfi»ymi^ottf^  Mttitde.  B^sUcrmeeiidi»^^  • 
ta'lMSfftovte,  0s^  adira  maochiiu^ «zittire  idleglì  bs8«k ' 
diew^^doiic&o  tiidró  tfikrfigyiu^  d'^essofiurrii^^ 
^iiià  àitfai  Oisitzioile^ini»  gli  alul  itorkii  Yems^  ' 
mtj^wime'eu  se»  bastardo.  Portatogli  diluì  o^dai^ro'^ 
a^^ìi^iisS^^tiìildibriialoxifisiipe^M  sepolcro.  Feo^  ^ 
iKsm^vféf^àùrànìffì  di' egft  aret^ci^fare  ooouck  : 
fovtètttÙDéspugoibtle,  soìolsei^  ateeJio^  m^di'tìkò^ 
Bieggid)  doi|4*  ti:fòemò  aiqpidntv  gli^nW  iPtuchi  àeh 
m(^:>d^  ottobre  fingendogli  [Msarè'at  Parma,  Tukòr 
incero,  e  aoAfi^  a  t.  Koló,' per  teiere  ae/potea  io»^ 
^WèéPé  riìttportanta  waeca  di;  GaiRissa^  do^e  «elUon^  < 
no:af07^abtóam  redolo  tbeibrlittadigssa'  egB^  w^a^ 
fatto;  Spèdi  colè  iioinsiitiMatè  la  contessei  tm'bvbooi' 
riafosO)  ed^eMa  st  rìtìrè  m^  BititanaUk^^w^endo  màor^  -^ 
ta^unvMia  nebbia  «alkici^è:  r  miliiei  eT^wM^^tureìto 
arGaneaae^vfci  i^Bto  Mia  eooleesal  fo  *ooa  -^osìo  4ieto 
aUa^^óiaiù,  e  le  riiiMi  £  prendere  te  fbandietjrlfl^e- 
riale^7  eaduta  ^*  pofno  al  figUoei^^del  47SArcAe«^ 
Ofertotr GbietHo  nArrigo^  d^  f^i^iiifsnoii  paast^ 
rnsoalò^lptina^  e  poìiAìjeoAdiuift  di  lèiielP^k  %ni. 
dì  «^.aiidàvr  sinionmde^  1»  ^Bma  ai^ÉotM  (i^^peròi  JiBfibe^ 
laseontessropaaaò  iriirePo^  e  primi^i^  t(9ìd^inMa«^ 
r«iBio^nnau^tò  jiiinantOffibdle^tte  teare;ferdi]ie^.«t 
fr«  ie  altre  h  torre.di  Gomnalo^  e  Brrake^  Per  QnaB?r. 
to^ccite  BeitoJhdo  da  GoitanKa^  p<^  tMumpfifsd^, 
fatò  il  aantonalab  delTinuiD  preseotifef«firì.di  StoÉSB^* 

zedby  Google 


^8  AHVILI   ti*  ITALIA 

ÌQ  Ticioaoza  noodimeiia  d*  està  cHt4,  psr  non  afor 
potato  «T»f  r  if^grefl^  nelb  batilic^  ài  ^  i^ìttrg  ^  pf  r^ 
ciocché  preaiQ  ali»  medefia»»  s'  «ra.inca^dUalOy^ioò 
ben  feftificator antipapa  Gilberto.  Per  \9t  memoci^ 
ebe  rapporta  il  cardinai  Baro^io,  Bf^arlsoa,  aver  eaio 
pontefice  fatto  nel  pca«9ntft  ^no  uà  viaggio  ft  Snkr- 
no,  do^  nel.  di  1 4  di  sottambre  confermò  i  auoi  pri- 
Tìlegi  a  Pieira  abaie  deXV  iotigiBo  monittero  deib 
Cftva. 

.  AcjBennal  di  sopra  la  morte  di  Addaide  mareiieMilA 
di  Su^  e  di  Torino.  Contiene  ora- aggiugnei»  eie 
cbe'tt  f  addato  Bertoldo  autore  ^ntemporaneo  aeri* 
t%  iotorno  alla,  di  lei  eredità.  In  LQngob^rdia^  dico 
«|li)  ConroAts  JUius  Htnrici  regi^  bona  Adelh^ 
dae  T^uriniBrms  oomiàasa  ùtpasUf  qwie  eji^Hlmn 
^eùmiihMe  nepos^  JiUua  Federici  comiiis  habere 
dt^ìt  C  dopo  aver  detto  cbe  quatto  Fé  Arigo  con- 
te asaaissimo:  rìsplendefaper  la  urna  (àetà  e  pel  aoo 
eoflante  attaccamento  in  questi  torbidi  tempi  al  pary 
tko  pontificiD,  ^d  aver  egK  avolo  per  suoi,  geakori 
Iiodovico  conte  e  Sofia  zia  mi^cna  di^a  eontessa 
Matiiffo,  ed.  essere  mancato  di  vita  nella  festa  di  s. 
Pietro  deU^  anno  precedente,  sof^gne:  Mujus  ergo 
JlKum  ex  nepte  damìnae  Adelkeidàe  smcepiwH^ 
Menricus  rex  cum^  JUi^  (  Comdo  )  éxihercdare 
ptvposuit;  ternmque  e/us  hottUHer  invmdendotf 
^éc-  circumqua^e  devttsiandó^  e^am  J^ueiuariùnù 
monàsierio  muUa  wmìainluUh  Bi  qài  pertanto  mi^ 
sce  uà  grappo  assdi  difficile  nella  storio  genealogica 
della  real  casa  cB  Sovofa^  e  non  saffioientementesòo!*- 
to  dal  Gnidienon  .*  lao«|do  è  da  aspettare  qualche  al- 
tro più  sparto  serittore^  il  quate  pia  eiattamentt  H- 

Digitìzed  by  v^Jt 


'A  ir  H  o    mcii.  '$9 

^f^ercU  e  tir  maggior  lame  metta  i  fiitti  dì  qneYnncìlù 
-«lie  da  tanti  aeeoli  In  qua  con  gloriosa  saccessione  ii- 
ioitrnio ritelia.  Fer  le  notiiie  prodotte  dairUgbcl- 
^  (i)jfi  fco^e  che  in  qoest^  anno  mentre  pn^nz  Vi^^ 
'%an»  dimoraTS  in  Anagai,  ad  stanza  della  contesisi 
IMIdt  eresse  in  arctrescorato  la  nobii  chiesa  di  Pi- 
sa^ m  maniera  «he  Daiberio  era  vescoTo  di  queUa 
«Atfà,  Aril  primo  arcirescoTO  dcUa  medesima,  e  a  ttii 
forono  sottoposti  i  vescoTati  della  Corsica.  Di  tS)5 
vomere  oecasion  di  parlare  all'  anno  i  1 1 8.  Aveva  già 
èooeertato  V  augusto  Arrigo  un  abboccamento  cbn 
iMislao  re  d^  'Ungheria  (a),  e  già  erano  vicini  od 
llBContrarsi  verso  il  nhtalé  del  Signore,  quando  Gueì- 
Jò  IV^  duca  di  Baviera,  aopraggiùngendo  con  varie 
•qoidre  d^  armati  interrappe  il  loro  congresso,  e  fece 
tornare  vergognosamente  indietro  Arrigo.  Scrive  Lu- 
po Protospata  (5),  che  nelP  anno  presente  per  es*s0r- 
ri  ribellato  il  popolo  della  città  d'  Oria  a  JBoatnondo 
loro  signore,  questo  coir  ajuto  de^  circonricini  anùei 
aaiae  P  assedio  a  quella  città.  Tanto  ardire  nondimei)o 
e  iom  ebbero  gli  Orietani,  che  il  cacciarono  di  là,  e 
gli  preseib  V  equn|)aggio  e  le  bandiere.  A  RuggieYi^ 
eoide  di  Sicilia,,  la  morte  irapi  in  quest^  anno  Oiòr-- 
ifaiiioy  sno'figfiuold  bastardo  (4)9  giovine  di  granfa- 
lare,'  iM  si  credeva  deltioato  alla  succession  del  pa- 
die,* giacché  egli  altro  fighnolo  non  avea  allora,  che 
qtt«sto<  Ne  In  tnconsolàbile  ftu|;gteri.  Ma  volle  Dio 
aaeittfargU  le  lagrime  ion  dargli  nel  presente  anno 

.    (I)  Ughellias  Ita).  Sacr.  T.  III.  io  Àrchiepitc  Pisan. 

(2)  Berlholdas  tio^stanliensis  in  Chroo. 
''  (%)  Lupus  Pròtóspata  in  Cbr. 

(4)  Qaaf^Uos.UsIaterrt,!»  4,  t^  t9. 

Digitized  by  VjOOQIC 


.ua  figlinolo  legitUmQ,  a  luì  pariorito  da.  ÀttkkUA 
,aua  secoada  iDOgUe.  Eiaendoti  anche  ribeBaUlaoitr 
.tà  di.Peutarga,  o  Peotarfa,  che  dianzi  era  pottfltpoata 
a.Glordaiio^  JKuggieri  colla  forza  la  ridusse  alla  :  «mi 
ubbidienza  :  il  che  costò  la  vita  «gU  autori  dt>  ^db 
.sf>Uef»zioii4.  Perchè  poi  T  augusto  Arxigo  domfoflsa 
nella. città, dì  Hcsggio  di.fjombardia,  quivi  anpora:T«^ 
iuv£^  .ri«ofio3CÌutA  1^  autorità  deir  antipapa  iGv^bef  t9> 
Besta  tuttavia  una  sua  bolla,  da  me  data  alla  luce  (4^ 
ìa  £ùror^  dei  canonici  I^eggiani  colle  seguenti  ii^tf  j: 
^Duiipn  apì^d  Cefenam^  per  manum  Berneri  yiap 
Petii  canceliarih  <^^^,  dominicjaè  IncarMoiionff 
JKXCIlyJnfUctìom  ^/%  ai^no  auUm  pqnti/iufaii^ 
tdomm  Ckoiéntis  tertii  papae  FUll^  idihus  juniL 

\  (  CRISTO  Mxcm.  Indizione  j. . 

Anno  di  (  URBANO  II,  papa  6.  *  .      ' 

(  ARRIGO  IV,  re  38,  imperadore  \o. 
(  CORRADO  U,  re  dMralia  i. 

Un  gran  colpo  venne  &tto  in  quesl^  anao  ai  di- 
fensori della  parte  pontifici^,  e  prìncip8^mente,.pec 
quanto  si  può  sospettare,  v'  ebbe  mano  la  C4/^«^S^ 
MaU^dù.  Goè  riusci  loro  dUndurre  .i7arix^  fxh 
mogenitò  deirou^u^^o  ^irrigo  a  ribellarsi. coi^a  del 
padre  :  il  t:he  succedette  nelP  anno  presente,  4>cr  la* 
stimonianza  di  vari  storici  (a),  e  non  già.  più  tardi^ 
come  volle  Donizonc.  Gran  a)Ipo,  dissi,  di.  politica, 
al,  ma  che  non  si  può  leggere  senza  qualche  orroro, 

(1)  Antiquitat.  Italica  rV  bissCrtàt.  ai. 
1  ,  (a)  Berfold.   Coojlaaiiepsis  io.  ChrpQ.  S^c^ertoi  ia 
Chronico.  Dodechinas  in  Ctoodico.   /   . 

Digitized  by  VjOOQIC 


-dÒDt€dlke  eoi  padre  nc^^  iniquità,  sef>arar^  da  ìm^ 
:it»  nODi^aCersÌjegUDO  dUpeoM»  dair  onorérlo.  3^ 
poi  daggia  e«96re  l<iro  permessa  di  levar  gli  Stati  a 
chi  li  generò)  e  d"*  impugtràr  1^  ar mi'  cantra^  di  hii^  \bh 
scerò  io  cite' altri  me  gMiehL  Immotivi  ohe^oero  ri* 
-^tarqciesto  giovale  |>«iticipe  contrai  delipedrè^  si 
jpeggtoo  Hferìti  da  Dddeeìbino,  e  fltoà  «osi  (nrridi^  cbe 
si  ha  della  pene  a  crederli  veri  (a).  Cioè  avendo  Ar- 
%^  coticeputo  ordio  e  spl'ézto  di  A4èlcUde  (  chiann»- 
WPìhaèseée  da  altri  )  sUà  inègKd)  la  mii«ia  prìgioate, 
#edelieenta  a  molti  d^^usMlé^  viòletita^  td  eùjtìò 
«o^he  it  figlhiolo  Corrado^  a  lare  lo  stesso.  PefcKè 
^«esti-rìeasò  di  commet«are  questo  defmdo  eccesso^ 
cominciò  Arrigo  a  dire  che  egli  non  era  suo  figliuo- 
lo, ma  bensì  di  tìn  certo  printipa  di  Suevia,  a  cui 
portava  somiglianti  Te  fattezze.  Ora  che  Adelaide  fos- 
se maltrattata  dalP  augusto  consorte,  non  si  può  con- 
troverterie.  Ella  stessa  in  due  concili!  accusò  il  marit9 
delle  violenze  a  lei  fatte.  Altresì  è  fuor  di  dubbio,  chq 
Corrado  fa  principe  umile,  modesto  e  pieno  di  tutta 
bontà,  aecoiMiaodosi  tutti  gli  scrittori'  a  confessariq 
tftte;  e  sì  pbò  credere  eh'  egli  fosse  anehe  mai  sod^ 
tKslitto  del^  padrew  Quando  ^ia  vtvo  che  Ajrrigo  gli 
propontssse  il  suddetto  vislimo,  ai  mériterdibe  )>en9 
ttd  padre  tale,  ohe  «IdidiiBrassimo  enandio  paaao  f 
furìofto«  Comunque  sié^  trovavasi  Corrado  col  padrp 
io  Italia,. e,;. siocQmei(|pàf dicemmo, -era  coeso  in  Pte^ 
forooCfr  a  xùettevsi/iot  possesso  idegB  Stati  deUftOMttei?* 
sa  u^delaide  avola  sua*  Si  servi  di  questa,  coogiun- 

-    (JE^BérfU^l.  Conshiiilieiisis  hi  €hioQ.  SfgèMttOI  in 
Ghronico.  D^ectinos  iu  Qitodìdo.  v     0 .  . 

Digitized  by  VjOOQIC 


.^3  AHlliXI  D   |TA(.I4 

lura  la  coatesia  Matilda,  o  alciiiio  de'  saoirparligMm 
per  guadagnarb,  con  esibirgli  dt  brìo  re  d' Italia.  Un 
grande  incanto  ai  6gliuoU  di  Admno  è  la  Tiata  d?  una 
corona.  Ma  non  andò  si  segreto  il  maneg^o,  che  non 
ne  venisse  qualche  sospetto  ad  Arrigo  suo  .padre* 
Perciò  furbescamente  chiamato  a  $è  il  £glioolo,  il 
mise  in  prigione.  Si  sa  th?  egli  ebbe  maniera  di  ùu^ 
girsene,  e  di  ricoverarsi  presso  la  contessa  libUlde» 
la  quale  V  inviò  a  papa  Urbano  per  /ottener  V  assol^-^ 
none  della  scomunica  ;  il  che  gli  fix  ben  facile»  JB*ec9 
gran  rumore  dappertntto,  ma  speddmente  in  Lpn^-^ 
bardia,  questo  ritirarsi  da  Arrigo  un  figliuolo  ornato 
di  si  belle  doti  i  ed  essendosi  ancora  sparie  lie  sopi^ 
accennate  voci  contra  d^  esso  imperadorct  stomacali 
Bon  pochi  abbracciarono  il  partito  de'  cattolici.  Qai«1 
die  (ùù  importa,  le  città  di  lUtlano,  Cremona,  Lodi  e 
Piacenza,  abbandonato  Arrigo,  fòc^o  cantra  di  lui 
una  lega  per  venli  anni  avyenif  e  col  ditca.  Guelfa  • 
colla  contessa  Matilde  sua  mogUe:  il  che  diede  un 
gran  tracollo  agli  interessi  e  air  estiaoazione  d^  esso 
angusto.  Abbiam  già  veduto  che  Milano,  Lodi  e  Pa- 
via, aveano  presa  ^akhe  forma  ài  repubblica,  ossia 
dk  città  libera,  governata  dai  suoi  cittadini  e  non  più 
Sai  ministri  imperiali.  To  io  credendo  che  ma^or- 
snnate  quelle  città  in  tempi  si  sconcertati  stdMlisfero 
il  proprio  governo,  e  oomiaciassero  a  reggersi  co'  pron 
pri  nuziali,  rioonoscfndo  nondimeno  la  sovrana  au^ 
torità  di  ehi  era  re  d"*  Italia.  L^  esemfuo  d^esse  a  pò* 
co  a  poco  indusse  dipoi  P  altre  città  d^  Italia  a  ate^ 
tersi  in  libertà.. 

Fu  poi  mandato  Qqrrado  a  Milano,,  dove  p^  le 
mani  d^  Anselmo  arcisfescoifo  cattolico  di  qn^eH^i  ^t- 

L>  DigitizedbyVjOOQlC 


A'fr  w  o    ■Lxciu.  >^S 

tà  rìceretté  Ut  09fonà  étì  regnò  d*  Ilafib  tanto  iti  Htm^ 
»,  qaanto^  nélk  basilica  mìlcnese  di  t.  Ambrosio. Uè 
-b  meodotie  anche  LattdoHb  jnoiore  (t),  cogoominato 
da  É,  Paolo')  Morièo  i&ilanefe  èi  questi  tempi,  délftì 
cui  Storia  comineeremo  a  ràkrd,  eon  iscrìrere:  Cono 
quoque  rtx  (  Gonone  e  Corrado,  torncf  io  qui  a  ri- 
{>eletlo,  è  !o  stesso  nome  )  qui  dum  pater  ejus  Weth 
rieus  9ivèret,  per  contraèlationem  StatUdh  corriiU^ 
Site^  et  qffleium  hujus  Jlniehni  de  "Rock  Jvdt  icóro^ 
natus  M^doetiae^  et  in  ecclesia  sancii  AmhròsH 
regaU  more.  Scrìve  ancora  Bertoldo  da  Costatola  (s), 
dier  questa  eoronatione  si  Uroe  annuente  fFtìphone 
duee  Italiae,  et  Mafhiìda  efùs  carissiina  conjuge, 
Appreisto  6^  soggiugne  the  Guelfo  IV^  dutsa  di  Ba- 
Ytera,  padre  d^  esso  Guelfo  Y,  poco  dappoitenne  in 
Italia  a  "visitar  questo  re  novello,  e  ad  offerirsi  suo 
fedele  adeifente  insième  eoi '6^uolo.  Per  questo  in- 
aspettato aecidente  restò  si  depresso  e  sbalordito  l^m* 
peradore  Arrigo,  che  si  ritirò  in  una  fortezza,  è  quivi 
grab  tempo  si  trattenne  come  persona  privata,  e  sen- 
ta là  dignità  regale.  Anzi  fama  corse,  esser  e]^U 'statò 
preso  da  tanta  afflizione,  che  si  volle  dar  la  mòrte,  e 
ravrel]i)e  fatto,  se  i  «uoi  non  P  avessero  impedito. 
Bla  in  quesf  anno  terminò  i  sud  gioimi  il  suddetto 
Ansehno  III^  aravteseovo  di  BKlano;  e  perciocché 
\tk  questì  tèmpi  le  latiom  contrarìe  fiicHmente  faèeano 
gì^interpteti  de*  gabitietti  dM  délo^  probabilmente 
gli  sosmatìei  dovettero  attribuire  ai  giudizi  di  EMo^la 
A  tu}  morte,  per  over  sostenutola  ribelliòn  d*  un  fi- 
l^olo  contra  del  padre.   Ma  ricordar  non  occorre 

(i)  Lanciolf.  junior  Hist.  Mcdiolan.  e.  j,  T.  Y.  Aer.  Ital. 
(2)  Berthold.'  GomlaAtiensis  In  Chron. 

,y  Google 


Digitized  by  V 


{74  vuniiu  iPaAMià. 

qaaii^'sia)  se  non  sempre,  almen  baie  spestf^^laiid^ 
stara  temeiità  allorchà  Tog^m.  meltere  mana  ne*  con- 
sigli deU^  Altissimo,  e  immag^aat  oagtosi  sfpcaanttliir 
rali  degli  avveolpenii  naturali.  Etibe  Anselmo;  p^r 
sueeessore  Arnolfa  nol^ib  milanese  della  Porto  Otlen- 
lale,  il  qusle  non  pare  credibile,  coinè  alaunl  hamko 
scritto,  che  prendesse  l' inyestàtnra  dallVatigasto  Ar- 
rigo, perchè  Milano  aHorfi  segnitara  la  parte  dd  ro- 
mano pontefice,  e  del  re  Corrado.  Cb^egll  nondime- 
no avesse  delle  ppposiziopi,  si  può  dedurre  daUf  es- 
ser egli  stato  solamente  n^ll^  anno  109S.  consecrato. 
Si  dee  anche  avvertire^per  gloria  deU^  .ItaBay  che  t^ 
guest^anno  s.  Aimìmo^  grande  splendore  del.mona- 
diismo,  fu  creato  arcirescofo  di  Gantoi^i,  e  prima^. 
te  d^^  Inghilterra.  Nato  nella  città  di  Aosta,  Sbrac- 
ciò nel  molesterò  di  Becco  in  Normandia  la^yita  mo- 
nastica, fu  creato  abate,  e  poi  conira  sua  fetonti^  4al 
re  GugUeìnuy  li  alzs^  al  primo  saggio  d^a  <diiesa 
inglese.  Provò  egli  dipoi  delle  gravissime  ^essasioni^ 
che  servirono  ad  accrescere  la  di  lui  ^oria  in  terra, 
e  più  nel  cielo.  Ruggieri  duca  di  Puglia,  che  evea 
preso  per  moglie  Adelaide  figliuola  di  Roberto  eoni$ 
di  Fiandra^  e  nipote  di  Filippo  re  di  Francia,  s^infer- 
piò  gravemente  in  que$|oanno,^mcate  che  si  spar- 
se nuova  che  era  mancato  di  vita.(i).  SoUevar9nsi 
^un<|ue  centra  i  di  lui  Stati  e  ^gUnoli  non  solamene 
te  Boamondp  suo  frate^lio,  ma  ancora  altri  barom 
vassalli  suoi.  Riavutosi  egli  da  quella  malattia,  B(n« 
mondo  si  riconciliò .  tosto  con  lui}  ma.  Gu|^lmo  di 
Ctrantmaniol  stamdo  pertinace  ndiaribellionfl^  oUbfe 
gò  il  duca  risanato  a  procedere  cdU'  ar^ni  ^of  t^a  di 
(i)  Gaafrid.  Malaterra  lib.  4>i'^<'P«  s5..        . 

Digitized  by  VjOOQIC 


4*K1f  'q     'UOCIXI,  .^ 

liu.-Colhniyiue  -del  mpote  uni  eoiafae  Saggieri  eon^ 
•fé  di  SioHaun  baon  nerbo  di  soldati^  t;d' quali  f «  r»- 
doito  Go^ìeliBo  a  fbggirsene  a  GoatanUAopQit  c^lfci 
-ftrdìia  di  tutti  i  suoi  Stati.  La  ma^or  parte  itoadir 
meno  ne  riebbe  e^t  dopo  qaakbe  «easpo  daUa.clar 
fflaeaia  del  duca»  Prosperò  non  poco  m  qnesC  aimo 
ila  parte  «attolica  non  febmenU  in  Ilaliiiy  sa  aiHbe 
^kk  Gmnania.  Lo  ateaao  pap»  Ikbaoo  potè  «eiebrare 
.kfcfioBu  (  non  io  io  qual  cbiesa  >.coa  solewiHà  la 
^inUi  del  natale,  qriantonqne  io  quella  eitlè  tuUa?i«i 
-dimosaMero  non  posbà  segi;»ci  deÙ^  antipapa*  Il  «af^ 
^a  ponteice,  èbe  abborriftt  4i'«depefarQ  il  ximedio 
4ctt^^me  per  cacciarli,  ptttftoetO:  folle  sofiarirU^  ebf 
4aqtitetare  il  popolo  ;  e  taoto  più^  percbò  Gaet^U» 
aaet^Angeloi  ol^e  ad  altri -sitìi»  restai»' tuttofia  in  po> 
tare  di  'Gnibèrtotehe  vilenei^*  buona:  guarnifbiHtìi 
IntantOi  «Mo  Gttiberto  dimoraTflf  con  ArrigD.  in-  ¥o» 
«oda,  fitfgéndoti  pronlMmo  «  rinunziaffe  il  preteao 
«uo  papato,  ^e  ia  altra  mahiere  non  $i  potea .  dar .  ìA 
poee:aUa  Gbiesa.  Ho  io^prodotto^  ma'OoUe  Note  eio-* 
solo^cbe  péoo  esètU^  uoa.doaaadono  toa  in  fqa»> 
^  anno  da  otio  Arrigo  (t),>  dimorante  in  ]Mbntoi»>a 
Conone  oisia  Corruéo  v^bcq^ù  dtquella  c^tà«: 

(  CRISTO  MLxciv.  Indizione  11.' 
^    Anno  ài  (  CREANO*  II,  papa  7.'         '    ,'   '       . . 

(  ARRIGO  IV,  re  Sg,  imperadore  11. 
'  (  CORRADO  II,  re  d' Iialia  a.  ' 

U  acIfaor'Sigeberto  è'  qaeUo  (2)  ohe  «Goanaa  tu» 
scoria  data  in  quest'  anno  dall'  imperadare  Arrigo 

(t)  Anfifoit  Ifcilio.  Difsert.  67. 

(a)  Sigeberlatia  CbrfW*'^   :  ....*,  .\ 

Digitized  by  VjOOQIC 


7^  •  $MMUd  iTlTJiLU; 

della'  G«)lift)  cioè  imIW  Borgogna  o  Loreo».  Scoi  11 
«no  alloalanameoto  dall'  Italia  a  far  crescerà  sBiUa<i> 
ratameote  la  parte  poniifioia  in  quette  parti,  di  ma-^ 
akra  ckio  ipoltÌMiffia  fiurtcaza  si  ribeUarooo^  e  prosar 
to  r  anaiooDUB  di  fati.  Profiupnae  anche  papaJIi^. 
bmno.  ]>m.B«rtdda:dft  Coétan^  (i\  «.daunalttfcni 
dl'Goft<ado  ^laie  ?iiidoaiaaase,  cioè  di  Yandomo^juL 
Vlen  «onfenapio  (ts)  die  io  qimsìi  iempì  raotip^pA  tor 
ttofm  tuttavia  gaairnigiono  nel  palazzo  del  Lateranqt 
^  èra  inoltre  padrone  di  Castello  s^at^  An^lo  .Ordel^ 
1»  baùUoa  vaticana*  Abitava  aU^  iiiooiitro  qiiasi  pm«7 
tatuante  papaUr|)ano  nella  casa  di;  Gio-iraaxu  Frangjir^ 
pMie^  nobile  romane,  la  qpale<devea  aver  sembianza 
di  fortnza.  Quindici  di  prima  di  pasqu^vennea  tro* 
^«^0  Ferrnoeio,  lasciato  .dal  suddetto  Qui^erto  per 
custode  d^  esso  palazzo,  ktaraneaae,  ofi^endo  di  dar- 
gli quel  riguardsvol  edìfiaio,  parche  gli  hue  pagati. 
Qoabaona  somma  di  danari»  Era  Tota  bb^sa  ponf> 
tifiaia^  e  pttroiòt  Urbano  n  raacomaadò  ai  iv^covi  a 
casdiniJi,  che  poco  ^U.  diedero,  perchè  poveri  anche 
essi  a  oagion  della  persoouaiono  e  de^  maialini  .correa? 
ti^7r<^?ossiper  aooidentein  Rovail  suddetto  Golr 
fredo  abate  Ttndpeinense,  e  questi  ciò  udito,  T^Adè. 
tosto  i  supi  muli  e  cavalli^  e  C9ptribul .  tutto  quanto. 
Poro  e  r argento  che'ayea;  e  cop  ciò  si  ultima  il 
marcato  pon  Ferruccio,  ed  Urbano  entrò  in  posse^o 
della  torre  del  palalo  latera,mnse^  Col  non^e  di 
questa  torre  pensa  il  padre  Pagi  (3)  disegnato  Ca- 
fldlo  aant^  àng^lo^  Io  non  ne  eoa  peréuato*  £sso 

(i)  Berthold.  Con^tantiensis  io  Ghron. 

(2)  Gofirid.  YiDdoctoeiis»  hh,  x»  Epist.  01         /  ^ 

(3)  Pagios  Ghritic.  ad  fkfuuà,  %ixmL 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  IT' o    muxtf.  lyf 

cibate  Goffii^o  netta  ti^eni  segoeiiite  (i)  n  pr«^a  di 
aver  tolt^  à  Ckiibeno  Mtranenre  palaUum^  iene» 
parlar  pia  della  tórre.  Se  gli  avesse  aocbe  toko  Ga« 
stello  sànt^  Afigeld,  sieceme^  fortezm  ék  fli^gior  oqìh 
segueiìté,  ntoB  T  avrebbe  egli  taciuto.  £  Berteldaee- 
stflAziense  ebtarameiUeMierisce^ha  Gkabèrto  ne  ara 
padrone,  e  che  i  suoi  impedivaoo  tt  passava  per  Poi»* 
tè  s.  Angelo.    Ma  ohe  vo  io  cercando  coogbiettnre  ? 
H  suddetto  Bertòldo  attesta  ehé  anche  nell^saioo 
lt>97  Guiberto  tefiea  presidio  ìa  quel  castello.  Di- 
iHoraya  tuttavia  in  Roma  il  po^cfic»  roaMoo  nel  cb- 
20  di  giugno,  in  cui  eonferaad  i  privila^  deHa  badia' 
di  Montebello  sul  Pavese,  con  boHa  dàla  (a)  Romaex 
III  kaìendti9  JHÌiU^  unno  Domini  millèsimo  nonage^' 
Simo  quarto^  Indidione  secundà^  pant^oatus  do*' 
mni  Urbani  II  sepiimo.  Abbiamo  da  Doniaotte  (ò). 
che,  per  coosiglb  delta  contessa  Matilde^  essopontiefi- 
ca  deteiminò  di  venire  in  Lombardia,  per  maggior- 
mente fortificare  il  partito  dei'  cattolici,  e  sradicare 
la  gran^gnaF  guib^rtiiia%  Perciòr  verso  il  fine  dalPan* 
nv,  per  attestato  di  Biertoldo  (4)  celebrò  il  santo  tOL" 
tale  in  Toscana,  dove  fu  ad  accoglierlo  con  tutta  di- 
votiòne  la  contessa  Matilde.  Se  rimase  Arrigo  som* 
inamente  sconcertato  per  la  fugsi  e  nbellione  del  fi** 
gliuoio  Corrado  neiranno  precedenta,  restò  egli  in 
questo  anche  oltremodò  svergognato  per  là  fuga  della 
regina  Adelaide^  anxìì  Frassede^  sua  moglie.  La  t»- 


(i)  Gofftid.  ib.  Epkt  9. 

(2)  Campi  Istor.  di  Piacenza  T.  I,  in  Append. 

(3)  Donizo  1.  2,  e.  8. 

(4)  Berthold^  Costant.  in  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


7»- 

MWB  cgliiiiiprìgittiMÉla  ia»¥erona  (t)y  edavèiid9  ens: 
tMraìO  mo(k  di  &r  «aperale  sue.  miseitt  alla  onid^ 
dettar  contossa  MatHdC)  con  noootsanduBia  ìé^  ««jp*.. 
pe  k  contessa  così  ben  menare  un  segreto  fumato',^ 
ohe  fnel  temo  di  qaeat^  anno  la  fece  foggir  dalle  car«^ 
oetii  Eifiigglossi  elkpiesao^ìàc^a  Guei^Jr^iA  quatti 
cotta  ìBomorte  Biatilde:le  fece  un  tr^tam^nto  ik]>a]H£* 
sna^ed-allecsln  eheelsare^oa  ditdbàioooa  tutten 
la  iìnquità  e  crnddtà  commesse  eomra  di  1^  dal  be«c 
siiale.niaEkQ^  il  cài  diseradito  cattamente  Jov^tle^ann^l 
d^^onBcenda>8tìa  pnbblitiatiwia  di  ikitd  ^  «i^oàin^ 
KriendoslpoiteninUl  òn  gran  concilo  di  cattolici  to*-. 
deschi  nella  ciittà  dtfOestantà  da  Od>t*nibi  oe^ttfoo^u 
fece  la  regina  suddetta  esporre  in  quella  sacra  adu* 
nanzale  sue-qi^r^U^  ^  «osMdCo  a  «degno  e  com- 
passione chiunque  lai  i»4Ji^.I|liaAl^  iti  4Sl^m&liia  Cotàl- 
fo  i/^,  docfrt  ^  BftT^CQ^  còtichtose  Maa  paee  e  lega, 
par  tutta  la /Si^viiL^' Frauda  teuiomce^  Abazia  e  Ba* 
viera,  sino  ai  confini  dell^  Ungheria  :  contrade  tutte 
parziali  al  vera  romano  pontefice.  Seriire  sotto- que- 
st'anno  il  Dandolo  (a),  che  trovandosi  Tiaipefa^^^e 
Arrigo  in  Xnvigi,  FiigXe  Fakdro  às^  di  Tenef^j 
gli  spedì  tra  suoi  I^egati^  che  il  trovarono  molito  Sàysìfj 
revole  agli  interessi   de^  Yep^ziani.   la  segno  £  chcL, 
non  solaine^t^  ^gU  rinnovò  i, patti  a^chi  col  popolo, 
di  Yeneria^i'nita.apcora  alza  ^laa^ro  ffinl^  una  fi^, 
^i^ota^  dri  doge,  ^coprissi  ancora  in  Y^ij^ezia  ilsacro 
corpo  di  s.  Marco  evangelista^  essendo  gran  tempa. 
che  a'  era  smarrita  la  memoria  del  sito  in  coi  era 
ft^pelUto  ^  e, di  nuovo  fu  posto  in  luogo^  oggidì  aS^ 

(i)  Dodìso  1.  a,  e.  8,  Berthold*  ibid<  AumitsU  Sixo. 
(a)  D2aidiU.inGluon.X.XXl.afir«it»}.    ..  .J  ,  * 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


fstta  iijboftov  iiella  di  hd  basilica:  cbe  eosìi  aDorBvMi 
cootamavta  per  timcnreiie^  kdri  pii  dblie  saere,  retiipneyi 
clMrper|)iù'secfiil  imkl  lasoÌBrea»  riposar  le  ossa  9»*y 
cye  àé  SaaAéràhàik  «oche  Amgo  aogutto  per  laa; 
cUfozttte.*a^TÌsitareiii  Teoena  larhasiUca'  suddetto,  é* 
d^O'Btèr  giratala  oittà^  Ae.éomnendò  molto  il  sito^'t 
eiU'^oteiaio,  e  cimeedute  esenzioni  a  ?arì  montsteri' 
seinet  tdroòfia  térvà  fenrau  Perebbe  nottdimeoo ,  «s*^- 
saéd'cbe  pééie  diqUesi^,  uiao,  ^e  ift  tempo  :di  maggior^ 
faliatà;  Acrigo  TÌsitasie  YtileEta*  AbbiaÉio  anche,  oil» 
pimlo^o  &fa  ito  ggeatoimedctimp  «ano-  dal  JsopréU* 
lodato 'doge  Fiitale  al  popolo  di  lioaeo,  eaitdia  fab**i 
bcÌGi^ehen'lQiti£cato<laUo.8èaisò  doge.  .  *t 

(  CRISTO  ìMv,  In j6tlon«^n; 

-  àwio^  (  URBANO  ia^pftf>a  ^;  '         j 
.'?!:•  i?  •  (  AERI60  IlT,  re  4o^i  imperadore  i  :>.    » 

-  -  i  (  CORRiJK).  Hyte  d' KaHa  5i 

"Passò  dalla  Toscana  nel  febbraio  dell^anno  -pre-* 
sente  In  Lombardia'  il  buon  papa  Urbano^  e  éirca  if  • 
^tào  di  di  lÀarzo  celebrò  trn  insigne  '  concilio  netìsr  * 
ctttàr  di  ¥ìat^tttà  (i),  dove  intervennero  dugentb  ve- 
scovi  delP  Italia,  Borgogna,  Francia,  lleàragha,  Ba- 
viera ei(l*»itre  provincle,*eqaasr  quùàron^ilà  cherici,* 
còti  più  di  trentam^  Mei.  Si'  grande 'fb  il  coilkcorsa,* 
die  ncth  essendovi  baàRfea  capace  di  tanta  gente',  bi^ 
^gi4^'  téttéf  qtieHa  saeht'  assémWea^  in  pierfà  éampa- 
gna.  Colà  'ccfeiparvé  ìafiforttinàtà  regtnrf  Mdehv&è^ 
é%  himemè  éé^é inftffiiè  cSre  TetiVeàr  {édto "sòAi^u^ 
rindagnd  s«0;Q9ns<»te  ArrigOì  Non  aveado'^lla  ac-' 
(I)  Labbe  G^cikT/2L  ,  >  .      .     . 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


So  Ajnriir  d*  itilu 

cMseDtilo  a  tali  sceUerattes^  M  <isoIibfigiilft  dal  iuk 
ne  penitema.  Quivi  ancora  fixrono  iMiiiii$i  fandc^*- 
crett  riguaf danti  la  disciplina  eeetenaftwa,^ eba  afa»* 
{Milito  di  molto  in  questi  sì  bi»rrafeoii  teiapl}  •  *9*  > 
lennemente  fa  rinnovata  h  scomnnka  oontn  dalFaa«  > 
tipapa  e  dai  suoi  adartntl.  Ti  cooiparviero  aawora  i* 
l^ti  di  Alessio  Cormteno^  kaperadora  dai  Grati,  ) 
con  esporre  le  di  lai  calde  preg^ùera  ed  istanaeper  • 
ottonar  soccorso  tiontra  da^  Tansbl  e  d' altri  infedeli, 
che  già  aveano  occapatà  la  atiagi^or  parta  detf  impa-  ' 
rb  d'Oriente^  a  eolle  loro  scorrerie'  si  fitceaai^  fa* 
dere  fin  sotto  le  mura  4i  Gostantinopolii»  Però  papa 
Urbano  iti  oomiad^  a  predicar  la  crociatti  (i>,  0  mot* 
ti  vi  furono  cbe  con  giuramento  s^  impegnarono  al 
viaggio  ài  ohrecnai^,  per  milttar  contro  :de^^  infedeli. 
Fu  in  tal  conginntuaa  oonséìorato  jirno^ffa  ar^wes^o^ 
ifo  di  MtlailOy  alla  cui  elezione  tanto  tempo  prima 
s^  era  opposto  il  legato  apostolieo*  Nel  di  1 1  di  aprila 
passò  U  papa  a  Cremona,  e  venutogK  incontro  iVgio* 
Tane  re  Corrado^  umibnente  tenne  la  sta&  al  pon* 
tefice  e  T  addestrò.  Gii  prestò  inoltre  giuramento  di 
Meltà,  cioè  di  conserrargli  la  vita,  la.  membra,  e  il 
pontificato  romano.  Ucbano  all'  incontro  il  ricavetle 
per  fig^uolo  daUa  santa  romana  Gbiesa,  eoa  promet- 
tergli ogni  ajuto e  favore  per  fargli  consegmreil re^ 
gito  a  la  corona  impanale,  purcbè  anch'  egU  finon- 
ùaase  dia  pretaniùon  delle  investitore  ecclesiastiche, 
faviossi  dipoi  il  papa  per  mare  in  Provenca,  a  vana-' 
to  a  Valenza,  di  là  spedi  le  lettere  circolari  per  iovi- 
tarai  prelati  ad  un  concilio  da.  tenersi  in  Chiara* 
■solite  naU'' ottava  di  s.  Martino,  oppur  im^  giorni 
(i)  Beriholclttt  (JoBstsntleaijs  la  GhroAr 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


A  vji  o    ìfxeir, .  8« 

pò  destinalo^  C9l|^  ÌPt^p^^ta^i  t9€|di4  «r^ifes^vi  «  da* 
ge^itQ  e.i<«iq!kwfiit?re$<>oyied!aywtì,k^pdièaW 
^^o9lM#&i  ip»tti»q«*^>»  aioiti  ilPgokMttWti  4  feaer^  ivi 
|>«r  ik  dÌ9^Da  ctóBa  CWei^  V ^IXo  w»*a«of  i^ 
f8|iH»9a  ^  <fiella  wigoejMWttblea  6i  la  i»rgpod«(we 
AìVà  ^  W3WVO  <)m  fi»  fervore  4dlo  idantissiiap  p^p^ 
j)erìa..^oriittav<»oè  di  mi  armawiiitaper  Bb^far  Ge- 
msiteimé  4Mk  maoi  degl'  iirfeddi.  C^si  crebre  è 
^[ueflD  i«rv«cwe»tOveog*  jnBjMamopt^  battalo  da  vari 
sentl©rMuatietóe«()d«mi,cb«amebaPterà  dvsolaBaente 
darne  «b  lieve  abbozzo  per  la  concatew^ione  di  que- 
sta isteria.  À.SÌ  ùf^A^e  inayi»eatp»«ra  ^  precedala 
k  pnedkmnone  di  Pietro  rmn^  &a»^e9e  (a),  il.q^ale 
dfipo  essere  «tato.a  visitare  i  luogU  ^mti  di  Patina, 
rappo^  ia.OcdEdiBotft  la  peEsecnùon  fatta  dù  H^u^ 
mam  a^  poveri.  Gistoni  in  qoette  conUrade,  e  C^n^ 
listassero  profanate  le  memorie  dett»  nostra  sfà0mifJh 
se*  Portò  egli:  lettere  compas^ooeveJi  *  qael  pirtriar- 
i^  Shnsom  al  papa  e  a'  principi  d«H'  Occide»te  ;  poi 
per  r  Italia,  Francia  e^jennania  andò  predksando  e 
mowndo  grandi  e  piccoli  a  portar  la  guerra  in  Oriei?- 
*e.   Questo  fu  il  precursore  di  papa  l]«bano,  a»  potè 
pitt  ^  kinga  mano  r  esortazione  iiifi>cata  di  W.capo 
Tìs^ae  della  Ckiesa  di  Dio,  per  coMMittovere  e  |»ìb- 
dpl  e  popoK  «  qndr  impiresa.  Adunqw  mtm  •  gW» 
gran  moltitcK^ne  di  gente  dopo  il  con<dKo  a  pre^we 
ia  croce,  e  ad  impegnarsi  pe/  la  spediriooo  d' Oiienle, 
uè  ahro  s^  udita  daj^rtatto  dae  questa  voce  :  JWa 

(i)  Labbe  Conctiior.  Tom.  X. 
(a)  GuìUielm.  Tyr.  Hist.  lib.  i.  càp.  ii.  BcroarJ» 
Thesanr.  cap.  6.  Tarn.  VDL  R«r#Htri. 


IflTBATOBI)   VOL.    XXIVI.      DigitzedbyGoOglC 


6 


«a 

Ì0  vuole,  Dio  lo  poofe.Nè  tanta  commozion  di  popo< 
li  nacque  dalla  sola  lor  divozione  ;  y*  mterveùne  anche 
Un  piissimo  interesse.  £rano  allóra  tuttavia  in  uso  i  ca- 
noni penitenziali  ;  ad  ogni  peccato  ^a  destinata  la 
sua  penitenza  ;  e  queste  penitenze  si  stendevano  h%*- 
ne  spesso  ad  anni  e  a  centinaia  d^  anni,  a  misura  deUa 
quantità  e  qualità  dei  reati.  Ora  il  pontéfice,  per  ani- 
mar  tutti  a  prendere  la  croce,  concedette  indulgenza 
plenaria  (  cosa  allora  rarissima  )  di  tutte  le  suddette 
petie  canoidche  a  chiunque  pentito  e  confessalo  im^ 
prendesse  1^  fatiche  di  un  sì  lungo  e  scabroso  viaggio 
a  Gerusalemme.  Però  non  è  da  stupire,  se  allora  sì 
grande  fu  il  concorso  di  ecclesiastici  e  laici  alla  guerra 
sacra,  e  se  anche  tanti  principi  s**  infiammarono  di  zelo, 
per  condurre  a  fine  così  glorioso  disegno.  Più  di  cen- 
tomila persone  j^esero  allora  la  croce,  e  fra  questi  mol- 
tifimi  monaci  ancora,  che  con  sì  bdla  congiuntura 
si  misero  in  libertà. 

Succedette  in  ,quesf  anno  un  grave  sconcerto  in 
Italia,  a  noi  narrato  da  Bertoldo  da  Gostanza  con  que- 
ste parole  (i):  W^elpho  fiìius  fValphoni$  ducis  Ba-- 
joariae^  a  conjugio  dominae  Malhildis  se  peniius  su' 
queslravit^  asserens  illam  a  se  omnino  immunem 
permansisse  :  quodipsain  perpeiuum  reticuisset^  si 
non  ipse  prior  illad  satis  inconsiderate  publicasset. 
Ho  io  cerfcato  altrove  (a)  i  motivi  di  tal  separazione,  e 
mi  è  sembrato  di  poter  dice,  che.nonispontaneamente 
tiè  per  sua  balordaggine  si  ritirò  Guelfo  V  dejla  con- 
tessa Matilde  nelP  anno  presente  \  ma  sì  bene  per  dis- 
gusti a  lui  dati  dalla .  contessa  medesima.  Finché  ella 

(i)  Berlholdoa  Conslantiensis  ia  Cbron, 
(2)  Anlichilà  Estensi  P.  I,  cap.  4.  / 

Digitized  by  VjOOQIC 


À  K   H   O      MXCf.  'SS 

.^be  bisogno  di  lui  nelle  turboteùze  passate,  non  gli  fu 
scarsa  di  segni  di  vero  amore  e  stima,  tuttoché  fra  lo- 
ro non  passasse  commercio  carnale,  o  perchè  ella  noi 
voleva,  0  perchè  con  questo  patto  la  aveva  egli  sposata. 
Ma  dacché  ella  vide  depresso  in  Italia  Arrigo  IV,  comin- 
ciò a  rincrescerle  di  avere. un  compagno  nel  comando, 
e  però  i^pe  indurre  il  marito  a  separarsi  da  lei.  Forse 
anche  si  scopri  splamente  allora,  che  Matilde  nelF  an- 
no   1077  avea  fetta  una  donazione  solenne  di  tutto  il 
suo  patrimonio  alla  Chiesa  romana  ^  laonde  trovandosi 
Guelfo  da  tutte  le  partì  burlalo  per  aver  presa  una  che 
era  solamente  moglie  di  nome,  ed  anche  senza  speranza 
di  godere'  della  di  lei  eredità ,  dbgustatissimo  da  lei  si 
congedò.  £  die  nel  contratto  del  di  lui  matiimonio  colla 
.contessa  seguisse  qualche  patto  di  tal  successione,  si  può 
accogliere  dal  sapere  che  Guelfo  77^,  duca  di  Bavie  - 
xa  suo  padre,  udito  questo  divorzio,  volò  in  Italia  tut- 
.to   ardente  di  sdegno  ;  e  per  quanto  facesse,  non  gli 
riuscì  di  riconciliar  questì  due  conjugali  ;.uò  potendp 
egli  digerir  V  inganno  fatto  alla  sua  casa  dalla  contessa, 
.dopo  essere  per  tanti  anni  stato  il.principal  sostegno 
della  parte  cattolica,   si  gettò  nel  partito  allora  fallito 
.deir  imperadore  Arrigo.   Qnesta  sua  lisoluzione  e  lo 
sdegno  da  lui  mostrato,  fanno  abbastanza  intendere  che 
un  graui  torto  gli  doveva  aver   fettp  Matilde.  Un(ù 
(  soggiugne  essQ  Bertoldo  )  pater  ipsius  (  cioè  Guel* 
ft>IV)  in  Zfongobafdìam.nimis  irato  animo  pervenite 
/Btjrustra  diu  muHumque  prò  hujusmodi  reconcilia" 
itone  laboravit^  Ipsum  etiam  Henricum  sihi  in  adju- 
torium    adscivit  contra    dominam   Mathildamj  ui 
ipsam  bona  sua  filio  ejus  dare  compeìUret-^quarnvis 
jiondum  ilUtm  in  maritali  opere  cognosceret*  E*  un 


$4  AIWALI  D*^  ItkLlL 

sogno  del  Fioreotìnì  il  farsi  a  credere  cbe  il  vecctm» 
Gudifo  piiEQa  ad  divorzio  del  figliuolo  avesse  abbrao 
ctata  la  fazione  di  Arrigo.  li'*  abbracciò  per  dbpetto, 
^àopo  essersi  trovatfo  sì  solenBeaneote  be&lo  dalla  cc»- 
tes9a  Matilde.  Se  si  tiotassem  tuttì  i  vini  degli  ercn, 
per  lo  più  coiiiparirdM>onQ  nea  BÙnori  di  munero  e  p&* 
«o,  die  le  loro  vittù.  Tornarona  i  due  6adfi  malooaoH 
tenti  della  contessa  io  GernMnùa,  per  att^tat^  <^  B^^ 
tc^do,  e  si  afi^carono  non  poco  in  fevore  dell*  auga- 
«lo  Arrigo  ;  tutto  nondimeno  indarno,  perc^è^fl  di  ìm 
partito  era  oramai  troppo  scaduto.  E'  da  osservare  che 
^onizone,  troppo  parziale  della  contessa,  niona  men^ 
zione  fe  maà  di  Qotifredo,  ne  di  GrueUb,  che  pwr  fo- 
Tono  manti  di  lei,  ma  da  lei  in  fine  rigettali  espreszatì. 
SPo  in  questi  tempi  consigliato  Cortado  re  df*  ItaKa  ad 
ammogliarsi  (i).  Papa  Urbano  e  la  contessa  Matilde 
gli  proposero  Matilde  figKada  di  Ruggieri  c&rOe  di 
Sicilia,  piindpe  dbe  potjea  dare  una  buona  dote,  di 
cui  abbisognava  forte  quel  povero  re,  smunto  affatto  di 
danaro.  Lo  stesilo  papa  ne  scrisse  al  conte  Ruggieri,  e 
restò  conchiuso  il  trattato.  Spedi  egM  la  fi^aola  con 
tina  flotta  e  con  un  ricco  tesoro  ti  Pisa,  dove  si  trovò 
<!orrado  a  riceverla  5  e  quivi  con  tutta  onorevolezza 
Inrono  cdebrate  le  nozze.  Scrive  bensì  Bert(^di>  da 
Costanza,  cbe  in  questi  medesimi  tempi  V  imperadore 
Arrigo  dimorava  in  Lombardia,  paette  omni  regia  dì^ 
grtHate  pri^atu^,  pardbè  tutto  il  nerbo  deHe  «ne  tnilit. 
aie  era  passato  sotto  le  bancSere  dd  suddette  sua  fi- 
g%noIo  Corrado  e  della  contessa  Mstlilde.  C(Mituttociè 
io  truovo  che  egh  nel  dì  3 1  di  maggia  tenne  un  plaot* 

(1)  Gattfrìdai  Halalerra  lib,  4,  cap.  i^oQle 


A  V  ir  o    MxcYi.  85 

to  nella  cktà  di  Padota  (i  )  coff  intervento  di  Bucar» 
dà  e  Warneria  marchesi  ^  e  in  esso  accordò  la  stna 
protesone  per  alcuni  beni  al  monistero  di  s.  Giustina 
di  Padova.  Similmente  dimorando  egli  in  Garda  sul 
lago  BenacQ,  nel  di  7  di  ottobre  confermò  i  suoi  pr^ 
TÌIegi  (a)  al  momstero  deSa  Pomposa,  posto  tra  Fer^ 
rara  e  Comacchio,  con  un  diploma,  le  cui  note  noia 
^on  perrenute  a  noi  assai  esattamente  copiate  dafl^  ori* 
ginale.  Tentò  egli  inoltre,  secondocbè  abbiam  da  Do- 
ninone (3))  d^  impadronirsi  del  foite  castello  dìNoga- 
ra  con**  ajuto  dei  Veronesi.  L'  assediò  in&itti,  e  V  are- 
Ta  già  riroko  aU^  estremità  per  la  fame^  ma  ciò  udito 
la  contessa  Matilde 

Mox  accersitòs  Moiinenses  torpore Jirmòs^ 

Mridanum  transita 

£  già  era  in  cammino  per  soccorrere  la  langaenté 
fortezza,  quando  sorse  tal  timore  nell^  annata  di  Arri- 
go, che  tutti  dietro  a  gambe,  con  abbandonare  armi 
e  bagaglie. 

(  CRISTO  wcvi,  Indizione  it. 
Anno  di  (  URBANO  II,  papa  9* 

(  ARRIGO  lY  ra  i|r,  imperadore   il. 
(  CORRADO  red'ItaUa4^ 

Per  te  di  quetl^anno  imptcgòiP  inh^BÌnh  papa 
Urbano  in  vari  viag^  per  le  città  della  Francia,  dei 
quali  &  menaiane  il  padre  Pagi.  Sollecitò  dappertut- 
to la  crociata,  e  tenne  in  quelle  contrade  due  altri 

(1)  iotiquìtat.  Italicar.  Disserta t.  3i* 

(a)  Ibidem  Dissertai.  70. 

(3)  Doolto  in  Vita  Matfcildif  lib.  a. 

Digitized  by  VjOOQIC 


86  ANNALI    D^  ITALIA 

coficilii  nelle  citjtà  dì  Tours  e  di  Nioaes,  per  regolar* 
gli  afiSairi  ecclesiastici.  Ave?a  egli  già  scoinuDicato  Fi'- 
appo  re  di  Francia  a  cagion   delle  no^e   ìlle^ttìme 
da  lui  contratte,  Tiyenle  k   vera  moglie.  Si  ravvide 
egliy  ed  ottenuta  V  assoluzione,  tornò  in  gra^  del 
papa  e  della  Chiesa.  Per  attestato  di  Bertoldo  da  Co- 
stanza (i), venne  poscia  nel  mese  di  settembre  in  lia^ 
lia,  e  presso   Pavia  celebrò    la  festa   delP  Esaltazion 
della  Croce  nel  di  1 4  d*  esso  mese.  Pretende  il  sud- 
detto padre  Pagi  (3),  non  so  se  con  buoni  fondamen- 
ti, ch^  egli  calasse  più  tardi  in  Lombardia.  Gran  con- 
corso di  vescovi  e  principi  fu  ad  ossequiare  il  buon 
pontefice,  che  da  Pavia  passò  a  Milano,  e  di   là  con- 
tinuò il  suo  viaggio  fino  a  Roma,  dove  gloriosamente 
entrato,  celebrò  con  solennità  magnifica  il  santo  na- 
tale. Ittercè  deir  armi  cristiane,  che  qui  sotto  accen- 
nerò, tutta   quella  città  s^  era  ridotta  ubbidiente  ai 
suoi  cenni,  a  riserva  del  Castello  sant"* Angelo,  in  cui, 
per  attestato  del  suddetto  Bertoldo,  dimorava  tuttavia 
la  guarnigione   dell'  antipapa  Guiberto.    Si  mosse  in 
quest^anno  una  infinità. di  oristfiini  crocesegnati  alla 
volta  deir  Oriente,  composta  della  schiuma  di  tutti  i 
masnadieri  e  della  oanaglia  xlelta  Fr^noia^  Germania 
ed  Inghilterra,    e  con    loro    addarono  femmine  da 
partito  senza  numero.  Un  corpo  d^  essi  era  condotto 
dal  romito  Pietro  :  la  prifna  prodezaa   ohe  fecero  in 
Germania,   fu   di' perseguitare,   sTÀHgiare,  uccidere, 
oppur  forzare  quanti   Giudei    trovarono   ad>*al^ac* 
dar  la  religione  di  Cristo  0).  Arrivali  costoro  in  Un- 

(1)  Berthold.  Gonst^ntiensi^  in  Chron. 

(2)  Pagius  Crìt.  ad  Annal.   Barca. 

(3)  Albert.  Àqa.  1. 1, cap. 24,  Gai^ielm. Tyr.  lib.  i,c.  17. 

^^  DigitizedbyVjOOQlt: 


A  if  jr  o  .  HXCTi.  8yr 

gberia  e  Bulgaria^  tante  ribalderie  e  rapine  comitaise*. 
ro,  cbe^  que^ popoli,  prese  V  armi,  desertarono  tutta 
queir  armata,  di  maniera  pbe  poche  migliaia  ne  pò** 
terooo  giugner^  a  Costantinopoli  limosinando  uà- 
tozzo  di  pane.  Un  altro  corpo  di  questa  durmaglis^ 
pcinetrò  più  aranti  fino  al  pae$e  de^  Turchi,  e  fa  da' 
e$fti  disfatto.  Un  f^l(ro,  condotto  da  Raimondo  conte 
di  s.  Egidio,  passò  per  la  Schiavonìa.  Mossesi  poi 
neir  agosto,  Grotifredo  di  Buglione  dal  suo  ducato . 
della  Lorena,  prìncipe  di  rara  pietà  e  saviezza  e  di 
^ual  vabre,  seco  conducendo  una  gran  quantità  di  > 
al^ri  prìncipi  e  signori  delia  Francia,  .Fiandra  e  Lo- 
rena, e  un^  armata  di  diecimila  cavalli,  e  èì  settanta- 
mila  fanti,  tutta  gente  agguerrita  e  disciplinata.  Coa: 
buon  ordine  per  la  Germania,  e  poi  coli'  avere  ot-^ 
tenuto  libero  il  passjaggio  da  Colomanno  re  per  TUn- 
gheria,  marciò  questo  esercito  alla  volta  di  Costanti* 
oopoli.  Un*  altra  potentissima  armata  condotta  da 
^8^^  i^  grandp^  fratello  d^l  re  di  Francia,  da^  RobertCk 
cpnte  di  Fiandra^  da  Roberto  duca  di  Normandia^ 
da  Eustachio  di  Bologna^  fratello  del  duca  Gotih'e*^ 
do,  e  da. altri  principi  (i),  venne  per  1^  Italia,  e  pas^ 
sando  per  la  Toscana,  trovato  in  Lucca  papa  Urba«5 
no,  incamminalo,  verso  R^ma,  presero  da  lui  la  bene* 
dìziqfìe  (2)..lii|>assando  per  Roma,  cacciarono  di  là. 
^antipapa  Quib^rto,  p  perciò  la  città,  fuorché  Castel* 
lo  sant^  Angielo,4ornò  in  potere  del  papa.  Arrivarono 
questi  sul  principio  del  verno  in  Puglia,  e  convenne 
loro  prendere  quartiere  in  quelle  parti,  perchè  non 

(i)  Gaibert.  Abbas  e.  1 1,  Misi.  Fulpherius  Garaotens. 

et  alii« 
(2)  Otto  Frisiogensis  Gbron.  1.  7,  e.  6. 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


S#  àmALi  9  ^ITALIA 

era  pia  tempo  di  mettersi  ia  mare.  Ma  esseftdosi  as* 
zardato  il  saddetto  pnneipe  Ug&  di  passare  a  Du* 
raaso,  fu  c|BÌn  atto  prigione  dai  perfidi  Grecr,  e  ta- 
sto intiato  a  CostantioopoK.  Buon  per  luì,  cbe  da  li 
a  non  molto,  verso  la  (tea  del  natale,  giome  in  quel- 
le vicinanze  il  duca  Goiifirtdo  col  suo  prode  eserci- 
to, che  forte  P  imperadore  Alessio  a  rimettere  in  li- 
bertà quel  principe,  e  stabili  poi  varie  capitolazioni 
co'  Franchi  pel  libero  loro  passaggio  in  Asia. 

Accadde  in  <}uest*  anno,  che  la  città  dk  Amalfi  si 
ribellò  a  Ruggieri  duea  dt  Puglia  (i).  Non  area  egU' 
fotM  bastanti  per  mettere  al  dovere  queilu  città^  or 
massioMMtieMtf  oavf  per  istrignerla  dalla  patte  del 
mare.  Raeeomandoé&i  a  Ruggieri  conte  di  Sicilnr  suo 
£to  per  «n  copioso  aiuto  ^  e  questi  infiitti  raunatfr  un- 
esercito  di  ventimila  Saraceni  suol  sudditi  in  Sicilia, 
colta  giunta  delU  sue  vecchie  truppe  e  con  una  boo- 
na  squadra  di  navi  accorse^  e  col  nipote  mise  l'  asse-** 
dio  per  terra  e  per  mare  a  quella  città.  Intanto  à 
sparse  la  voce  deUa  crociata  e  de**  Franchi  che  venf<^' 
vano  verso  la  Puglia  per  passero  il  mare.  Tro varasi' 
a  queir  assedio  anche  B&amondo^  prineipe  di  Taran*^* 
to,  e  fratello  del  duca  Ruggieri.  Invogliatosi  aneh^eglf' 
àt  quella  sacra  spedttione,  e  soprattutto  spivfto  dalla 
speranza  di^  qualche  gran  cont(uisla  to  Orieiue,  pre«' 
se  la  croce  (a).  Il  gran  rumore  che  fWevtf  allofa  Isr 
commozfOtt  èi  imati  popoli  per  andtiAalla  conqubta- 


(0  GaafridQs  Afalatfrra  I.  4i  cap.  24.  tupus  Protospata 

ib  ChroD. 
(a)  GuibertDs  Abbas  in  Cbronico.  Petrus  Diac.  Chron. 

Cassiaeos.  1.  4i  cap.  11. 


yGoOgk 


A  ir  ir  o  mcrr.  89 

cK  GrerussffediBe)  €  l^  et émpb  sao,  cagìoa  furono  oh« 
la  maggior  parto  dello  Imppe'sì  àt\  duca  eba  de!  ecm» 
te,  assedienti  Amalfi,  cominciassero  a  gridare  :  Udip 
lo  vuole j  lo  vuole  Iddio  ;  laonde  s^  arrotarono  a  fa- 
rla sotto  Boamondo  per  passare  in  Oriente.  Fu  que- 
sto inaspettato  avvenimento   la  fortuna  degli  Amal- 
fitani, già  ridotti  al  verde,  perchè  il  coùte  Ruggieri 
Teggendo  per  la  maggior  parte  dileguato  P  eserciio 
suo,  si  ritirò  confuso  e  malcontento  in  SieiGar  ;  ed 
•llretlaiito  fece  il  suo  nipoto  Ruggieri^  eoa  ritornar- 
sene m  Pu^a,  laatHando-  nelln  rieuperata  libertà  la 
città  d**  Amalfi.  Queato  a  naeléUaMderereboaoQ  ven- 
tknHa  Saraceni,  «omo  twA»  il  P^oiotpata,  me  «Mai 
nfiief  numerò  di   quegrinfedéH  fossero  eoadotti  a 
fuetf  Mediò  da!  oéme;  Éertadiefile  nkia  d^ettsi  do- 
vette pteader  la  droee^  e  vendmiki  di  coloro  erano 
tiD*  armata  sufficiente  per  ultimar  F  impresa  di  quella 
xittà.  Accompagnossì  con  Poamondo  anche  Tancre'* 
dl^  che  divenne   poscia  al  pari  di  lui  celebre  eroe 
nella  guerra  sacra,  e  le  cui  prodezze  si  truovano  de-* 
scritte  da  Aadolfo  cadomense.  Nella  prefozione  alla 
Storia  di  questo  sccittore  ho  io ,  osservato  (i)  che 
l*ancredi  ebbe  per  padre  Odone^  ossia  Olton  Buono 
marchese^  e  per  mardre   Bnvna  sorella  del  duca  di 
Puglia  Roberto  (Guiscardo,  ed  era  perciò  cugino  dt 
Boamondo.  Altri  il  (anno  suo  nipote,  ma  senza  buon 
fondamento^  Sto  ezi'andio  creduto  assai  probabile  che 
Tancredi  fosse  di  nazione  italiana.  Né   si  dee   tacere 
che  anche  da  tutte  le  parti  deH^  Italia  concorse,  innu- 
inerabil  gente  a  questa  sacra  impresa.  Folco,  uno  àe^ 


(1)  Rcrom  Italicaruiù  Scripioram  Tom.  V« . 

'  *  DigitizedbyCOOgle 


Qa  JLBVkJA   h   IXÀLll 

gU  aoticbi  Storici  ddla  guerra  sacra  presio  il  Du-' 
ChesQ^CO^  ^d  le  genti  croce«ie^Date  annovefa 

Qaos  Athesis  pulcher  praeterfluit^  Eridanusque^ 
Qaas   Tyberis^  Macra^   F'ulturnus ,    Crustu^ 

miumqucy  ' 

Concurrunt  Ifaliy  eie. 

Pisani  ac  F'eneti  propulsant  aequpra    remis, 
gog^ugne  piùsofto  :, 

Qui  Ligure^,  Italia    Tuscia  pariterque  Sabini^ 

Vmbri',  Lucani^  Calabri  simula  atque  SqheUL^ 

-.  jL^rmnc^  F^kci^,v^l  qui  mén^<»ranturEtrusci; 

QiMUiqvA  stiamiff$rd^&  sparguniur  in  apula  rura^ 

.Qiàcis  OHiferre^  manus  9isum  est  in  praeUa  dura^ 

>  '  Sub.fi$ga  Tancredi  et  Boamundi  eorripuete^    ^ 

i     Et  c^trajidei  r^fugas  patria, n^ma  iuhre- 

.  VerosimÙe  nondimeno  a  me  sembra  che  non  tutti 
<jjuesti  Italiani  ad  un  tempo  si  movessero  nelP  anno 
presente,,  ma  che  continuasse  la .  folla  anche  ne^  due 
seguenti.  Passato,  nell^  Epiro  Boamoqdo  con  Tan- 
credi, ebbe  tosto,  per  attcstato  di  Radolfo  cadomen« 
se  (2),  a  sguainar  la  spada  coi  Greci  che  gli  Tollero 
contrastare  il  passo.  Diede  loro,  più  d^  una  rotta^  si 
impadroni  di  .l>uon  tra^o  31  paese,  e  tal  timore  arre-» 
co  la  di  lui  venuta  alla  corte  di  Costantinopoli,  che» 
Alessio  imperadore  giudicò  meglio  di  procedere  col- 
le buone  qop  un  principe  sì  avvezzo  alle  Tittori^, 
Chiamatolo  dùnque  alla  corte^  riddasse  a  prestargli 
oiqa^gio,  e  cercò  di  sbrigarsene  il  più  presto  possi^ 

(1)  Da-Chesne  Rer.  Francie.  Tom.  IV. 
(a)  Radalphas  CaJomentis  e.  4* 


Digitized  by  VjOOQIC 


A  H  N  Q      laCFU.  9^. 

bile.  Teiuato^  a  motte  FitaU  Falcerò  d^flt  di  Yeae- 
w  <i)  m  qoest'.aono,  ebbe,  per  flii^cceffore  f^i^afe 
Mkheìe  in  quella .  ìKiutre  dignità.  Per  attentato!  aa- 
Gora  (di  Jacopo  fi|IalT9%o  (s),  .neU^aiiiip  praiffae  un 
tciri^ibile  iaoaiadiq  derajHò  qua»^  tutta} la j^i^à  di 
Brescia.  , 

~  '.-.'       ni  :,;.  't* 

.  ('  CSUSTO  taGTii.  lAaixiòBaT. 

.  Anno  di  (  URBANO  V^  papa  loi; 

(  IRRIGO  IVy  re  4a,  impeMdora 'i  4,    ' 
(  CORRADO  livved' Italia  5;> 

Restò  Ubera  in  quest"*  anttO"  l' Italia  dall'  -  imptrtt»  ' 
dor€  Arrigo.  Teggeodoti  egH  «oerVato  e  screditato' 
affetta  ili  qaeste  partile  pia 'clife  '  mai  eooconWai 
popoli  ia  fevore  del  pontefice  e  del  re  Corrado  mxo 
figlkiolo  (5),  oiegHo  «ttniò  -di  ritornarsene  in  Germa- 
ahi;  mportò  iÀdlelèil^oria^a  contessa 'Maìiìde.^t 
questo  suoa^ssoi,  con  ^tHbuirsi  el  di  lei  Talorr  e  pm*' 
deniKa  un  tale<  «bbasaamìsnto  di  Arrigo.  SU  trattenne 
tnlta  la  state  essa  ^  ao^sto'  in  forma  assai  pri?ata  in 
Ra^dixma  e  Noremberga,  dove  ayendo  a  fai  fattc^  ri<^ 
corso  i  Giudei,  forzati  nel  precedente  anno  ad  ab« 
bvaéaia^e  la  rèKgrdne  di  Cristo,  restimi  loro  la  libera 
tà  della  coscienza  (4).  Circa  il  princ^b  di  diceiBbra 
tenne  una  conferenza  db^<principi  tedeschi  a  -motivò 
di  trattar  d^tla  pace^nià  forse*  pifincipalmente  per 
proaandter  al  regao  Arrigo  F  tuo  secondògebito, 

(Ó  Dandul.  ili  ChroD.  T.  XII,  Ucr.  llàL 

(«)  MalticiusHistarhcvTom.  i4,Rcr.Hak-     -  ' 

(3)  BeriboldaH  GonstMiaeniili  in  Cbreil. 

(4)  AnnalisU  Sszp.Abbas  Ufpergemis  in  Ghron* 

Digitized  by  VjOOQIC 


^  AHIMI,!  B^  ITALIA 

giaetehfe  troppo  odiò  portava  egli  al  priniogcttto  Cor^ 
rado.  Era  già  perrenato  all'  etò  di  più  iK  ce«to  aonì 
ii^  ttìafisbeae  AWtrto  Aiao  II  ellenf e,  e  cooosoencki^ 
•pproMimarsì  il  (erntine  A^  vam  gtorni,  allora  %tk  che 
ptà  diéii^ «ddKMo  foHo  esercitar  la s«m  pi»  Imbevali- 
là  Terso  le  chiese  (i).  Resta  tuttavia  on^  insigne  do-> 
naùone  da  lui  £itta  anno  ah  Incarnatione  Domini 
nostri  J€sn  Chrkti  MLXXXXFII^  Ì$rtiotlecimo 
die  ùUroeunie  mense  aprili^  Indiciiane  quinia^ 
Cioè  doiMi  in  ^dnqìumta  possessioni^  oon  ispedficare 
il  nome  dì  «adaaa  la? oratore  d'  esse,  al  monistero 
delia  Yaogadicsa  sull^Adigetto,  luogo  di  suo  gìuspa- 
tF«iialQ)'«  posto,  nei  suoi  Stati.  L^  Originale  dat  me 
iiidalaoeir  aiohìvio  di  essa  badia^  forse  passò  in  ma*' 
no  iMmihAe^  Te«tzia<H>  Giiam- Battista  Recanati.  Io* 
tet«eoiM«  ipiesta  pia  doBaaione^anobe.  Ugo  suo  fi^ 
l^iaalo,  e  troiattdoii  eglino  nalla  «obii  terra^  oggidì 
dttè,  di  Rovigo^  di  oni  eri  esso  macclMBSft  padrone^ 
Ma  iwB  ani^  molto,  che  il  decrepito  prineipe  fa 
dnaflaato  dar  Dio  a  miglior  «ita,  con  lasciare  dopa  6i 
so  un  gkNrioao  nome  aopra  la  terra,  uifaap  marchi^  de 
LangcAanìia  {.eMk^vÀe  di  Berijoldo  da  Cosumaa» 
sctittore  contemporaneo  )  pater  ìFeìphonis  dinei* 
de  Bajoaria^  jojm  major  cetUenmOy  ut  itfunty  viam^ 
ìumereae  terraé  arripuU,  Restarono  di  lui  tt0  fi- 
gltoolt  maschi,  cioè  Gueyp  IV^  duca  di  Baviera,  ed 
€^  e  Foho  i  dal  primo  de^  quali,  nau>  da  Cum^ 
goada  de*  Guelfi^  con? ieo  qui  ripetere  che  discendo 
i'  imperiale,  reale,  elettorale  e  ducal  casa  di  Bruna* 
wìch  5  e  d^Jip,ko  pato  da  Grm^nd^  priodpfss^.del 
Maine,  i  marchesi  A^  Eatey  dunki  di  Ferrara^  Modena, 
(I)  AnticWlà  Eitcoii.P.  I,  e.  II. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  V  V  X>      MJbQVir.  ^ 

J^^%  ec»  Ho  io  vwp^TiaÀfì  aUroFO  (i)t«a  <x>ii^e% 
ftioaei  MilNUta  nel  di  6  4i  aprile  dell'  aanò  ioqS  Ira 
i  dae  (iwkéìì  Ugo  e  Folc#,  da  cui  apjpaeisce  cbe  Vgp 
fjrÌDdpe,  per  quanto  abbiamo  già  veduto,  di  i^oco 
lodevoi  cood^ua,  voadò^  Folco < suo  iìmleilo.tuUe  le 
ivetemlooi  auft  éfipvB  molti  Sutì,  «he  il  iqambeae 
Aiao  airea  eoa  vari  atrumenti  «ednto  al  oNdesijno 
F4:^iÈ0.  CoDtuUoeiò  Foko  ti  4:oiileatà  di  laiciar  go- 
dere ad  etso  aoo  inatello  «  a*  a«oi  fl{^ioQli  niaa<!lu  le^ 
^tliinl,  ma  co^  obbligo  di  Tasaallai^o,  medietaiem 
casironamjf  et  terrae,  guae  Am  marchio  gemtor 
nést€r  termi  a  Mincio  u^^/Me  4td  f^eMeciam^  et  il- 
iam  porcionem  cetef^oriun  castnorum  ih  ulid  ter^ 
ra  marMoait  Ankoms  jgenitoris  noslrL  Aa^ìxln 
dunqAie  la  aaci^  del  motrcbese  Aazo,  qoeati  due  ùnr 
téli  efitrarono  ìq  poiteiao  di  tutti  gK  Stati  del  padrf, 
cioè  di  ttu  fiorttiaimo  paese  dal  fiume  AGocio  di 
MantoTa  sino  al  mare,  <^e  abbracdava  fra  le  altte 
tèrre  la  nolnle  d^  fitte,  e  quella  di  RoTÌgo  col  tuo 
Poletiiie,  Blontagnaiia,  la  Badia,  ec,  tlccome  ancora 
di  tut6  gli  altri  tpettanli  al  padre  nella  JLiunigiaAa  « 
Toscana,  e  io  varj  altri  contadi  d^  Italia,  apecificati 
nel  diploma  di  Arrigo  lY,  neir  anno  1077,  tenia 
coniare  quei  th''  etti  TtconotcevonO'ClaUe  «bie4e.  - 

Erano  questi  due  principi  ttati  tempre  oottanii 
nel  partito  cattolico  del  re  Correda  centra  deli^  au- 
gusto  Arrigo.  Perà  in:>qttetto  medesimo  anno  Ihìeo 
marchése  andò  iStacortn  del  re  Corrado  che  dimo- 
rava in  borgo  t.  Donnino,  e  nel  di  ao  di  agosto  im« 
petiò  daUn  ttesto  ce  un  privilegio,  ^  me  dato  alla 

il)  Aatichilà  Etteoii  P.  i.  cap.  97. 

Digitized  by  VjOOQIC 


^4  àtmkti  h^rrktu. 

hice  (i).  Ma  non  passò  gran  tenpo,  che  G»eifi>  IW^ 
duca  di  Bariera,  suscitò  contra  dei  due  sndtic^ii  suoi 
^«telK  una  gran  tempesta.  Yeggendo  il  mardhese  kz- 
IVO'  là  ben  prorredcito  in  Germania  «sso  Guelfo  sno 
égliàoK)  del  pfin|o 'letto,  ayea' trasmessi  tutd  ì  suoi 
'Statl^d^  Italia  negli  altri  due  suddetti  auoi  fi^uolt, 
acctocìéhè  con  tsplendore  tirassero  innanzi  le  dae  lo- 
ro linee  in  Italia.  Ma  nmi  T  intese  eosi  il  duca  Gael- 
io  l(Mro  fratello!  Cretése  ànch^  egli  la  sua  -{«rie  negjH 
Stati  paterni,  e  perehè  tr^TÒ  renitenti  «i  etò  Ugo  e 
Folco,  mosse  K>ro  guerra  nelP  anno  presente.  Dopo 
aver  detto  il  suddetto  Bertoldo,  che  il^  marehene  Àtr 
W  mandò  ili  «ita,  anggiugne:  MagnmiquB  gutrrah, 
stdsfilUs  de  rebus  vuis  dereliquU.-N^m  ^eI/&  dux 
emma  patrissui  h&na^  titpéH^  matti  su^e  (  Cunè^ 
rg'onda  )  donùta  { il  -che  ito O'  merita;  fède  )  ohlmerei  i^ 
'hiii.  Slsd  fralres  ejus  de  alta  maire  {  cioè  «la  GaH 
-fenda  )  procreali^  nolaemnt  se  pènkus  eevheredarl 
^' mise  in  procinto  il  duca  Guelfo  discendere  ifi 
^Italia  c^le  su^  ibrze  per  sostener  g^gliardam^nie--^ 
«uè  pretensioni  ;  -ma  Ugo  e  Folc<^  anck^  essi  furono  In 
^flFrmi,  et  a^ìum  ei  in  Longohardia  prohibuerunl^ 
guundr^tad  possidendufh:  il  che  ci  fa  intendere,  qual 
fosse*  la  lot  p^^nza,  quando  }%ra  bastante  ad  itnpe- 
dire  a  un  duca  di  Baviera  armato  il  passaggio  in  Ita- 
lia. Allora  Al  che  Guelfo  si  college  coh'y^rrigadaoa 
^'Oarìntia,  e  probabitmente  àticora  marchese  della 
Marca  di  YetoW,  o  col  patriarca  di  Aquile}»,  fratel- 
lo à^  efcso  ArHgo  dùtfa  ^e  principe,  ^guore  del*  Frioli 
e  della  C»t*ftioki.  C<>iraccrelcimeDto  dì  tante  forze, 
al  duca  Guelfo  non  fu  poi  diiEcilc  il  penetrare  in 
(i)  Ariiichiià  Eslens'  p,  i,  o.  a8. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  H  o     ipiCY».  95 

Italia,  e  il.poi4a^  la  guerra  contra  àtl*  fratelli'  MJl- 
Ui  tjusdmn  marchionis  (  aggiiigne  Bertoldo  )  de  alia 
conjugif  pnaedècto  duci  totis  wibas  restiiere.  Nulr 
ladimeno  nod  potendo  essi  competere- colla  potenaa 
di  lui  e  de^  suoi  collegati,  Guelfo  hereditatem  pateù 
•de  manibus  eorum  ex  magna  parte  siti  vendica\nt 
Ma  da  lì  a  non  molto  ricuperò  il  marchese  Folco  gli 
Stati  pbtemi,  e  dovette  seguire  qualche  couvenzioBO 
fra  esso  Folco  e  i  figliuoli  di  Guelfo  IT,  alP  osser- 
Tarsi  che  la  lioea  estense  di  Germania  possedette 
dipoi  la  terza  parte  di'  Rovigo,  ed  esercitò  signoria 
anche  nella  nobile  terra  d^Este.  No  si  sa  che  divenis* 
se  del  marchese  Ugo.  Ho  io  ben  troiiato,  che  lasciò 
figliuoli,  a  lui  nati  dalla  figliuola,  di  Roberto  Guiscar- 
do  duca  di  Puglia.  Abbiamo  da  Goflfi^edo  MalatCB- 
ra  (i),  che  in  quest'  anno  Ruggieri  conte  dì  Sicilia 
maritò  una  sua  figliuola  con  Colomanno,  appellato 
da  alcuni  impropriamente  Carlo  Manno  re  d'  Unghe- 
ria. Le  nozze  furono  con  singoiar  pompa  celebrate 
in  Buda  capitale  di  quel  regno.  Fece  quanto  potè 
jélessio  imperadore  àe  Greci,  piincipe  accortissimo, 
per  liberarsi  dagli  eserciti  dei  Franchi  giunti  in  Tra- 
cia^ che  faceano  immensi  mali  anche  ne^  contorni  di 
Costantinopoli.  Fra  lui  e  i  principi  di  quelle  armate 
in  fine  si  stabilirono  alcune  capitx)lazioDÌ,  dopo  1^ 
^uali  passati  i  Cristiani  di  là  dallo  Stretto,  ed  entrati 
ii>  Asia,  in  una  terri^il  battaglia  nel  dì  14  di  maggio 
sconfissero  un  immenso  esercito  di  Turchi.  S' impa- 
dronirono appresso  della  città  di  Nicea  \  e  continuatp 
il  loro  viaggio,  arrivarono  fino  alla  regal  città  d^An- 
tiocbia,  di  cui  intrapresero  T  assedio  nel  ^ì  ai  d^  ot- 
(i)  Gaofrid.  Mali^lerra  \.  4?  e.  25. 

.Digitized  by  VjOOQIC 


^  jffiriLt  D*  itmAA 

tobre.  TuovandoM  Corr^dù.rt  d!  IlftKa  m ;CraKM4ii 
nel  d)  3 1  cT  «tso  «lete  d"*  otCobre,  cQnf<aniAò  i  tuoi 
ftWììeffL  ai  casomei  dt  GremoBe,  aìco«ae  ooMla  dal 
diploma  da  ne  dato  alia  laet  (i),  nì  cmì*  miwo-XIF' 
Tati  regno  d*  esso  Corrado  non  può  siMiisèere.  Ter« 
jmoò  ti  corso  di  tua  irito  ut  ijueato  anno  Arnolfi» 
iarcivetcoTO  di  MikaO)  e  io  Iqogo  tuo  i\x  eleUo  >4b- 
ìjsejwto  di  questo  noate  quarto.  Seeoodo  le  oarle  pro- 
doHe  dal  Goichen^D  (a),  fioriva  in  questi  ton^  Vm-- 
^triù^  ostia  Uberto  //conte,  da  cui  discende  la  real 
•cata  di  Savoya.  Truovasl  nominato  Umbertus  comes 
;fSmi  ifuondmwi  Amedei^  ed  altrore  cames  et  mar- 
€hkus.  Quel  (^  pare  strano,  egli  proietta  ìegt  91W- 
re  romana^  perdbè  que^  princìpi  erano  di  nazione  e 
4e|^  salica. 

(  CRISTO  xxGviii,  lodÌBione  ti. 
Anno  di  (  UilBANO  II,  papa  11. 

(  ARRIGO  lY,  re  45,  imparadore  re  iS. 
(  CORRADO  li,  re  d'Italia  6. 

Fino  a  quest'  anno  era  durata  la  ribetlion  di  Ca- 
pita coQtra  tuui  gli  sforzi  di  Riccardo  suo  printàpe, 
che  s'*  era  ritirato  in  Aversa.  Cotanto  si  raccomandò 
questo  principe  normanno  a  Ruggieri  duca  di  Puglia, 
che  questi,  chiamato  in  aiuto  il  suo  zio  Ruggieri  da" 
ca  di  SiciHa,  s' indusse  a  formare  nelP  aprile  dell'  an- 
no presente  T  assedio  di  quella  città' (5).  V  Inter fen- 
nero  il  duca  e  il  conte  con  due  pottenti  eserciti  \  e  pa- 
ti) Autiquit.  Italie.  Dissert.  69. 

(2)  Guichenoo  de  la  Maison  de  SoToie  T.  III. 

(3)  Gaufrid.  MaUterra  1,  4,  e.  36, 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  tir.  «  o    xxcttii.  97 

pa  Urbano  afi^e  di> trattar  pccè^ed  eiìfhe.pet  qttsntò 
si  può  coogblettatvre^  SiiBotnro  di  sostenére  i  diritti 
deìVa  santa  Sede  foprà  qu^Ia  città)  giadicò  bene  di  trés- 
jfenrai  al  laedesimo  assedia  ^  e  sì  fermò  assai  tempo  in 
guelfe  vicinanze.  Anche  santo  jénsehnò  erchescovo 
di  Gantorberi  in  Ingjiiltefra  (j)^  venuto  in  Italia  a  ea- 
gióne  deUe  violenze  del  re  6{i^iri^o'/Ì,  si  portò  co- 
là per  conferire  col  sommo  pontéfice^  da  coi  nonm^- 
no^   che  daldqca  di  Puglia,  ricevette  singolari  onori. 
Si  studiò  il  buon  ppa  d*  indurii  i  Capuani  a  render- 
si amichevolmente,  e  ritrovandoli  ostinati  nella  riv^ta, 
si  ritirò  a  Benevento.  Con  tale  '  vìgoire  con^nuarono 
poscia  l  prìi^ci()i  normafuìi   a  strigncre  Capua^^che 
^uel  popolo  (9)  tie\  mese  4i  gì??S°^  ^^  astreCto  ades- 
porre  bandiera  bianca   e  capitolar  la  r^sa.  Dal  duca 
e    dal. conte  fu  consegnata  quella  città  a  Riccardo  II. 
Kè  si  vuol  tacere  ohe  Buggieri  duca; di  Puglia,  non 
già   per  magnanimità  ajutò  Riccardo  suo  cugino  a 
queir  impreca,  mft  per  interesse,  ;.  perciocché  prxw- 
ceps   caus^  auxilH^   guod/ab  ipso  sperabat^  homo 
ducit  jacius  Juit.  Cioè  -il  duca  pbbligò- Riccardo  a 
.  riconoscere  da  lui  in  feudo  la mede5Ìiipa;dittà,  betiehè 
non    anche   presa,  e  forse  tutti  gli  Si^ti  di  lui  :  alla 
qua!  risoluzione  non  s^  era  giammai  pptujU>  indurre 
Giordano  principe  di  .Capna  e  padre    di  lui,  per 
quante  carezze  e  minacce  avesse  adoperato  per  otte- 
nere questo  intento  Rober»<'  Guiscardo^  padre  d' es- 
so duca  Ruggieri,  e   7i<»  materno  del  medesimo  GioT'- 
dano.  Nella  Yit^  ^^  s*  Brunone  (5)  si  racconta  che 

(i)  Eadmeras  in  Vita  s.  Ànseirai. 
(^  Lupus  Proto^paia  in  Chronico'. 
(3)  Apod  Surium  ad  diem  TL  óctobr* 
■TOàTOW,  tot.  mti.     '„„.,,,;Google    7 


4itira^U  V  9H9Ìì(B  i^  etifa  città,  aveadboA  tal  Sergio 
tliìinala.  «aa   ooogiara  cootra  di  Rogglert  c(mta  di 
Sicìlbs  s».  granone,  ohe  io  questi  temf^  fior !ya  ia  Ca- 
kbrb)  apparra  in  aomia  al^  aente^  e^afverttdel- 
^  ii^iaiiieate  perìcolo  ^  per  la  ^al  grazia  esso  conte 
Ù3k  poi:  iikeràttatoao'  vevo  da*  moftaei  certosini,  istituiti 
dalh)  aieiaa  s*  fir«iM?ae  kt  qnestt  tempi.  Passarona 
4o^  Ia  oonqaifta  dt  Capila  it  duca  Ruggieri  e  il  con- 
te Ruggieri  a  Salerao,  città  allora,  dove  solca  dimo- 
Irar  la  coste  dei  dacki  di  Puglia.  Colà  parimente  (i)  da 
Bttmeato  si  poviò  papa  Ulrbano  per  abboccarsi'  col 
«onte  pnma  del  suo  passaggio  in  Sfdlia.  E  percioc- 
^è  si  ritrovò  esso  conte  disgustato  per  aiwre  il  pon- 
tefice eletto  suo  legata  hi  Scilla  Roberto  vbsoow)  di 
Tcaina,  sena  precedente  notizia  e  consenso  del  mo- 
deatmo  conte  :  affine  di  p1acar46,  e  perchè  ben  sape0, 
<jaaiilo  grande  fosse  k>  zelo  delta  religione  in  ^el 
prtttcipe,  dkl^rè  legato  apostolico  per  tutta.  la  Sici- 
lia esso  conte  e  i  suol  eredi  oon  bolla  data  Salerni 
per  manwn  Jhhannis  sanctae  romanae  Mcchsi(Me 
^oé&m^  tértio  nonasjtdiì,  Tndicthne  f^Il  (  si  dee 
aoritere   PT)  pontifìcatas  domni  ITtbam  secundi 
XJi  Di  qui  ebbe  origine  la  decantata  monarchia  di 
Siéitia  (  nome  veramente  strano  )  cosi  vigorosamente 
impugnata  dal  cardinal  Baronio  nel  tomo  undecimo 
d^a  Storia  ecdesiastrca,  tomo  perciò  condennato  aHe 
fiamme  in  Ispagna.  Anch^  %^d&  nostri  sotto,  il  pontifr' 
cffto  di  Clemente  X!  ribolR  questa  controversia  ohe 
snss^uentemeote  ebbe  fine  colia  m%dera2Ì0Dé  di  al- 
cuni abusi  introdotti  pelilribunale  di  cfueHa-monarchiaii 
Andossene  éHpol  papa  Urbano  alh  città  3^  Bart^ 
(I)  Ganfiraus  Maiatenra  1,  4.  e  29/    .'  ^  ^   ^ 

L  ■  Digitizedby  Google 


A  »  V  9     ÌOCVIIU  .  9^ 

dove  ntl  mese  di  ottobre  tenne  un  maestoso  coBciliot 
di  cento  ottsntflGinqae  toscoti  (i).  ComparTero  19 
quelle  sacra  rannanza  molti  Greci,  e  con  esso  lor a 
segui  una  calda  disputa  iotorao  alla  Procession  dello 
SpiiAo  Saotodal  Figliuolo.  Ti  si  trovò  presente T ar*^ 
civescoTOc  s^  j4nitlm9.^  personaggio  il  più  letterato» 
ebe  si  avesse  aUooa  la  Chiesa  latina.  Confutò  egfi 
r  opinion  de^  Greci  con  tal  forza  di  ragioni  ed  autcw 
rità  delle  divine  Scriltuf e,  che  airuebbono  dovuto  co» 
loro  ammutolirsi.  In.  questo  anno  probabilmente  ac- 
cadde ciò  cb«  narra  Laadolft»  juniore  storica  milane-^ 
se  (a).  Per  attesta  ter  di  lui  il  giovane  re  Corrado  t^ 
neva  la  su»  corte  in  BorgO'  s.  Donnino.  Avvenne  che 
passò  per  colà  Liprando  prete  milanese,  gran  parti* 
giano  deik^  parte  pontificia,  incamminato  Terso  Ro- 
ma^ per  presentarsi  davanti  papa  Urbano*  Era  egli 
persona  fiunosa,  perette  nell^  anno  i^^S  gli  scismati- 
ci gli  aveano  tagliato  il  nasa  e  gli  orecchi.  Adendo  vo- 
luto il  re  vederlo^  fre  P  altre  cose  gli  disse:  Essendo 
maestro  tu  de'*Paterini  (cosi erano  allora  appellati  i 
fiutori  della  parte  pontifiaia  ),  che  sentimento  hai  k( 
intorno  ai  veseon  e  saeerdoHy  che  possedendo  tan^ 
ti  beni  Toro  conceduti  dei  re^  nuHa  poi  cogliono  con- 
tribuire  per  gU  alimenti  del  re  ?  Probabilmente  que- 
sto re  pia  di  «pparenza  che  di  sostanza,  si  doveva 
trovar  molto  asciutto  e  bisognoso  di  moneta  per  vi* 
vere.  Liprando  con  tutta  modesUa  e  buon  garbo  gli 
rispose,  ma  senza  sapersi  ciò  che  gli  rispondesse.  Pas^ 

„  (1)  Lnpes  Protospar»  io  Chren.  Anonyiaas  Bareosls. 
;.    apad  Peregrioiom. 
^  ^2)  Laadalphus  janier.  Hiit  Mt4fioJan.,C^s.  Toi^*V. 


<tòo  Amtàzi  b'rtitiA 

sarrdb  egli  poi  pel  Parmigiano,  fa  preso  e  spogHato 
'dagli   uomini  di  quel  vescovo,   e  fu  obbligato  a  tor- 
mrsene   indietro.  Corrado  fece  pagar  buona  somicna 
'^t'daiiaro  in  pena  di  que'  masnadieri. Dopo  un  fati- 
coso assedio    di  nove  mesi  (i),  e  dopo  aver  disfatti 
^arrcorpr  di  Turchi  éhevOleano  portar  soccorso  at- 
r  èssediatli  Antiochia,  e  dopo  «aver  patito  quella  cit- 
tà una  ter ribii  fame  e  mortalità  di  gente,  riuscì  in  fi- 
ne   air  esercito  de'  cristiani  crocesignati  di  entrare 
per  intelligenza   di  un  ricco  saraceno  in  quella  vasla 
città,   e  di  mettere  a  fìl  di  spada  chiunque  non  potè 
salvarsi  colla   fuga.  II   principe  Boamondo  che  da 
'Roberto  suo  padre,  se  non  altra  eredità,  quella  eb- 
be almeno  delP  accortezza  e  del  valore,  quegli  fu,  che 
per  trattato  segreto  con  un  ufiziale  turco,  cristiano  ri- 
negato, introdusse  le  9rmi  cristiane  in  Antiochia^  e  sep- 
pe così  ben  condurre  i  propri  affari,  che  tutti,  gli  al- 
tri prìncipi  accordarono    a   lui  il  dominio  di  quella 
nobilissima  città,  in  cui  egli  fondò  un  illustre  princi- 
pato.  l!lla  poco  stette   a  presentarsi  sotto  Antiochia 
'  Còrborano  piiucipe  de'  Turchi  con  trecento  sessan- 
tacioqnemila   armati   (  numero  forse  esagerato  )  che 
strettftmente  assediò  i  vincitori  nella  città  medesima, 
e  li  ridusse  per  mancanza  di  viveri  a  cibarsi  di  carne 
'di   cavalla  e   di  acifii,  e  a  morir  non  pochi  di  fame. 
Tutta  era  ^disperazione,  quando  eccoli  un  prete  pro- 
venzale riferire,  che  per  una  rivelazione  di  s.  Andrea 
si  trovava  in  quella  città  la  lancia,  con  cui  fu  aperto 
il  costato  al   divino  nostro  Salvatore,  e  ne  indicò  il 
luogo.    Fu  poi  dai  più  saggi  credula  questa  un*  im- 

(i)  Chronograph.  Maileac.  Guiilielra.  Tyr.  Beraardot 
Thesaurariiis,  et  alii. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  V  9  O      MICTIU.  1«I 

postura.  Verità  nondimeno  è,  che  ritrorata  la  picto- 
m  lancia  (  che  milla  più  focile  •ard>be  stato,  quan« 
to  che  il  porvene  e  seppellirae  una  a  caprìccio  ),  tal 
compunzione,  tale  corag^o  e  risoluzione  entrò  in 
cuore  deU\  esercito  cristiano,  che  fetta  una  sortila  ge- 
nerale contro  all^immeiisa  armata  nemica,  la  sharaglta- 
reno  e  nùsero  in  fuga.  Inoredibil  fu  la  quantità  e  ric- 
chezza deHe  spoglie  del  campo.  Sopragg^onse  la  peste 
c^  fece  non  poca  strage  de^  Cristiani;  vennero  ao- 
ch^  dbsensiònì  Ira  Boamondo  e.  Raimondo  conte  di 
Tolosa;  ma  ciò  non  ostante  la  cotanto  diminuita  ar^- 
mata  dei  crociati  continuò  il  suo  cammino  alla  volta 
di  Gerusalemme,  con  impossessarsi  in  andando  ^i  va-* 
rie  città.  Che  la  contessa  Matilde  fosse  in  questi 
tempi  governatrice,  o  signora  di  Reggio  di  Lombar- 
dia  si  può  forse  dedurre  da  un  aito  da  me  dato  alla 
luce  (i).  Bolliva,  lite  frs  i  monaci  l)enedèHini  di  quel- 
la città,  e  glhiiomini  delle  valli  per  alcuni  beni.  Es- 
sendo ridossi  gli  ultimi  ad  essa  principessa,  ordinò 
ella  ad  imo  de^  suoi  giudici  di  ben  ventilar  queìk 
causa,  e  d^intimare  alle  parti,  che  fossero  fronte  al- 
ia pugna^  cioè  alla  pazza  maniera  di  decidere  molte 
eontroversie,  che  era  allora  in  voga  Entrarouai  cara* 
pioni  nello  stecsccfto,'e  gran  dire  vi  frt 'perchè*- quello 
ideglr  uomini  suddetti  gittò  sopra  la  testa  dèi  cam- 
pione de^  monaci  xm  guaMo  donnesco  ornato  di  psi" 
ri  calori^  dando  'con  ciò -sospetto  di  malefizio.  Tra-^ 
lascio,  gli  altri  ridicólosi  avvenimenti  di  quel  duello, 
che  non  era  io  qne^  barbari  tempi  riconoSchito  cbi 
più  per  una' chiarissima  tentazione  ^  Dio,  e  pet^ 
peccaminósa;  nel  tribunale  d^e^so  Alassimo.  /  :• 
(i)  Anliquit;  luk'c.  Diiserl'/3i.  ^\  ^Ji^i    "^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


(  CRISTO  KKnu  iBdiaoM  <nr. 
AoBO  di  (  PàSQUlI^B  U,  papa  i. 

(  AARliGO  I¥,ffe44,ÌBip#r«te«  i^. 
<  CO&RADO  II,  re  d' ItalM  7. 


Era  lonurlo  «  Roma  nd  pracedeabe  «HU»  ^  bsoti 
|)iapa  Urbano^e  eoQ  graiifkaec  avea  <|ui?i  soltttottBato 
Jla  ftsta  del  saato  natale,  (i),  perdio  |U  «m  «tnseUa 
di  rtmeitere  ta  juo  potere  Gaitcio  aant^  Aàgelo^  fin^ 
^  oeo«pat9  dal  prandi»  deir  iotipapa  GoUmtìo. 
^W  altra  -forleaca  reatutna  in  ^èUe  ciUà,  ohe  Ma 
^nfoiaé  d^ttodentè-dai  di  lui  cenni  ;  t  ^^o^ero  che  quivi 
%iitta?ia  m  irovavanii  favor^voti  alia  Astone  sdtmatiea^ 
o  colle  carcaxe,  o  ODBa  Corsa  fnrono  ridotti  aUa  doiru^ 
ta  ubbicUenaa.  lotinaò  egli  «m  concilio  da  tenerli  in 
Roasa  «Mila  lem  settimana  dopo  patqoft,  e  in&tti 
.fiaesto  ùx  eeldirato  al  tfmpo  prefisso  eoU^  intervento 
di  eeatotstnquànla  fra  tcsootì  ed  ibati,  e  col  concorso 
d'^ianumarabili  cherìci.  Ti  fu  presente  miche  il  cele^ 
hit  uroÌTe^coTO  s.  Anstlmo*   Si  rinnovò  io  esso  la 
scomuoiiba  contro  dell'  antipapa  e  de^  som  parsbli  ; 
si  confermarono  le  censuie  coatra  de*  pre^  coneuhi* 
natii;  e  hx  fatta  gran  premura  xM^^eatafice  per  nuo- 
vi #ittti  alPimptesa  di  Terra  santa.  Ma  da  lì  a  pochi 
mesi  infermatosi  Urbano  11^  passò  ia  miglior  paese 
a  godere.il  frutto  ddle  sue  virtù  di^o  uà  pontificato 
insigoe  ^  glorioso  d*  undici  anni  e  cinque  mesi.  Soc- 
codette  ia  morte  sua,  per  attestala  <di  vari  scrittori, 
Of^  di  ag  di  la^io  dd  presbite  anno.  I|^  andò  mo^ 
^l;o^  che  dal  clero  e  popolo  fo  iustituitof  nella  caltodra 

(i)  Bertholdos  Constanticns.  in  Gbron* 

^^  DigitizedbyVjOOQlC 


A  t  ir  é  leuax»  ^  toÌ 

3ì  f«  IKeM  Stmeri  di  fiixùme  toteiBO,  già  mcmaco 
danUceniei  e  poi  prete  cardidaliB  del  titolo  di  s. 
Clemente,  che  aMusto  il  nome  di  Pasqmle  11^  fu 
erdlfiato  pape  nel  di  14  d^  agosto,  dopo  aver  egli  &t« 
ta  gran  nwtenca,  per  fuggire  «osi  ecoèba  digni^» 
Secondo  la  eomlaiaaKione  dei  tempi  non  potè  il  bnon 
pontefice  Vtì^mo  prima  di  ebtod^  gli  locichi^  aver  la 
49oneolitioiM  di  reder  il  irattd  delle  ane  apoiloUclie  fa* 
^ti«h#  cM^fvìVfy  d^  eseerai  impadk:ooità  rèrtaata  d^ 
mètiofti  eroeetegnatl'  ddla  santa  etttà  di  Gerusaiem- 
m%  dote  le^er»  na  gran  maceHo  di  Saracèni»  Goè 
fii  ^9§B  é&j^  poebi  |iorni  d^ene^  presa  nel  di  1 5 
^  4ugKe  di  q^ett^  anno  (i)  ;  ma  kion  potè,  dissi)  cosà 
importante  nti«^,  ehe  riempi  di  giubilo  tutta  la  cri* 
atiamtà,  ritrorar  ì4yo  e^o  IM)ené.  Bennati  neUa  cott- 
qoiltala  d}tk  i  pmc^i  crìadani  dopo  otto  giórni^  di 
t^mmù  parere  dcN^o  redi  Gèrnsalemaèe  Grciifredo 
di  Bu^m^  duca  di  Lelrena,  il  {nù  legf^o^  il  pi& 
pio,  ed  anolie  il  pia  valorósa»  fra  essi.  Diede  egH  nd 
idi  1 4  del  éegtienle  ag<^«  una  lerribil  rotta  aU^  im- 
memo  eaeroito  éA  Soldano  d^  Egitto  presso  ad  Àsca- 
cktea,  ohe  venite  per  toecòtrere  Gmitalemnw:  con 
Alt  restò  mirabifaimite  coronate  quella  campagna.  Ma 
par^oiMthè  mohbilìlsi^  ^  qi»^PriKiohf,  dopo  aver 
eompiuti  i  loro  foti^  se  ne  tGurnarono  appresso  in  Oc- 
'Cidettte,  restò  ^  nevaio  re  appena  cen  trecento  ca- 
^IK  e  duemil*  fentì:  il  che  fa  «agbi&e  c^e  egli  im- 
floraise  i  sfiMicOIrsi  del  pipa,  e  degli  akrì  plrincifH  cri<^ 
atia%.  Né  malioò  p€^  /^#^i4#fe,infoìfmato  del  felice 
aoccesso  delibarmi  cristiane  in  Oriente,  di  sollecitare 
i  popoli  in  unto  dei  Franchi  conquistatori.  Sembra 
(I)  GaUlielmns  Tyr*  lib.  %  c^p.  tilt. 

Digitized  by  VjOOQIC 


4o<  AtKiii  iPmtii 

«  me^rfelfmie  the  prttìtó^ella  conquistai  di  *à^ùsar- 
lemme  i'  Pisani,  i  Yeoteziabt  él  i' GeÉiov^r,  eadaoil 
popolo  coila  sua  flotta,  ^i  itìoirfessercrso  Quelle  parti^ 
^itiiDtuaqa«  forse  vi  arriTastéró  solamente  dopo  U 
presa  di  essa  duà:  Negli  AnnaH  .pisani  (ry  è  scritto, 
t^e  di  qdest^aftiDi»  restò  bri»*fat«  tutiaf  Ktnsìca\  cioè 
una  parte  deUa  città  di  Pisa^  dove,  a  mio  credere,  dsi^ 
tavano  i  mercatanti  mori,  che  veni  vado  a  trafficare  in 
-qaella  città.  Et  $tolus  pisanus  in  Hitrusaìem  ivk 
€Um  nambus  centum  iHgintl  De  ifUa'Vtah  Duiher^ 
ius^jìÀsthneòc^siae  aralmphsà&pasJuU  ductar  et 
fdomirius^  t^ui  tane  temporU  in  ffièru$àiem  pàtriar*- 
vha  remansiL'^Èch  atP  anno  tioo  vien  quivi  rao- 
cì:ìBtata  la  presa! di.  Gerusalemme  fXFHT'kitlenàas 
augusti  Anticipando  i  Visaoi  di  nove  mesi*  il  princì- 
pio delt^aano  nostro  tolgare,  Ip  pfe^a  dì^GerlisaleiiK 
me  cade  moko  aeeociciameiitd  nel  ^  1 5  di  l4gHo  4èt- 
l'anno  presente.  Ma,se€Oiid^  quegli  Annali,  sVa  motto 
prima  inèamcifiKita  a^iqtteHa  volta  :  P  armate  pi«iAa. 
Altri  Annali  pM  'attrib^soono  princ^àkneiite  ti 
Pisani  la  gbria;  del  consisto  di  Gerusalemme  r  il  ofee 
non  merita  credenza,  perchè  i^ifAdf  di  tanti  autori  o 
contemporanei,  o  viekii  a  qucUa  rtnamata  iatpreijir, 
vi  parla  de*  Pisani;  AwziìG^iglf^aio'THrio  (a)  attenta 
che  solamente  verso  il  fioe  ^1  presente  anno  arrivò 
con  dei  soccorsi  Daiff/iherto  arcmtscfopo  ^i  Piea  « 
legata  deUa  sede  apostolica,  il  >  quale  i  kt  an^c  ^eléttb 
patfEsrca  dr  Gerusaleinme.  ^c^ivé  it  Dandolo  (&),  che 
i  Veneziani  misero  iosieAie  *  unnp  stuolo  di  €trctt4a-- 

(i)  Anaali  PiswT.  VI,  Reram  Ilal. 
(2)  Gdilliclmas  Tyr.  1.  3.         ^  .   [     " 

T    (3)  Daadol.  io  Chroa.  Tom.  XII,  Rer.  jUa^* '.  ' 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  V  H  o    mcix.  toS 

gealé  legoiy  do?e,  sotto  il  èomaoclo  di  Giovanni  Mi- 
eheh  6glìdoto  del  doge,  s^  imbarcarono  tutti  i  crocia- 
ti, e  $*  inriaroùo  alia  volta  della  Dalmazia,  e  pòscia 
sVeroaroQo  a  Rodi.  Alessio  imperador  de^  Greci, 
nemieissimo  io  segreto  della  crociata,  sì  adoperò  per 
ferii  tornare  indietro  ;  ma  inutili  in  ciò  riuscirono  te 
cabale  sue.  Tenne  poscia  avviso  ai  Yeneziani,  che  4 
Pisani  con  cinquanta  galee  navigavano  contra  di  loro, 
gloriandosi  di  voler  entrare  in  quel  porto.  Fra  queste 
^ae  flotte  seguì  una  zuffa,  e  toccò  ai  Pisani  di  salvar* 
si  coRa  fuga.  Arrivarono  poscia  i  Yeneziani  alle  città 
di  Mira  nella  Licia,  dove,  se  loro  vogli^m  credere, 
trovarono  il  corpo  di  san  Niccolò  vescovo,  e  P  invia- 
rono a  Yenezta,  quantunque  il'  pomicio  di  Bari  pre- 
tenda che  assai  prima  quel  sacro  deposito  passasse 
àUa  loro  città.  Scrivono  ancora  gli  storici  genovesi, 
bile.  Capitata  in  questi  tempi  la  flotta  genovese  alla 
stessa  città  di  Mira,  ne  asportò  le  ceneri  di  san  Gio- 
vanni Battista.  tJn  grande'  emporio  di  sacre  ireli^ie 
dorveva  essere  quella  città.  Lascierò  io  disputar  (Va 
loro  questi  troppb  pii  masnadieri,  e  seguiterò  a  dire 
che  la  flotta  veneta  giunse  nel  porto  di  Joppe,  città 
già  conquistata  insieme  con  Gerusalemme  dai  Fran- 
chi. Però  è  da  ci>edere,  chegU  aiuti  portati  per  mare 
"di!  popoli  italiani  giugnéssero  colà  solamente,  dap- 
poicjfè  Gernsalemtae  erti  Caduta  in  potere  de'  colle- 
gati oltramontani.  Fece  T  imperadore^fri^o  i^ 
Vcoppiarein  qn^st'annoio  sdegno  suo  contra  di  Coir- 
rado  suo  pritkiogenito,  che  ribello  al  padre  avea  oc- 
eupata  la  corona  del  regno  d' Italia  (i).  BniuiAta  in 

(i)  Àbbas  Unpergensis  in  Chroa.  Chconogi^aph.  Hit* 
deshetm. 

Digitized  by  VjOOQIC 


io6  Àmmu  t!*t9àiM 

A^isgrana  «ma  dieu  di  prìncipi  garmaniM,  '  qùtl 
propose  e  fece  accettar  per  suo  cellega  «  toeeesiDiv 
nel  r<|gno  irrigo  V^  «oa  seeondogeoito»  Ho  io  pub^ 
blicato  (i)  un  placito  tenuto  ^alla  «omessa  Matilde 
in  Firenze  armo  domimcae  Incarnaliofds  miUesmo 
nonagesimo   nono^   VI  nonas.  martiij  IndkUone 
yiH^  4n  cui  Guido  Guerra,  da  cui  si  crede  che  di- 
scendesse la  nohii  casa  de^  conti  Guidi,  telebre  nelk 
storie,  concedette  ai  canonici  della  cattedrale  di  quel- 
la città  alcune  terre»  Notai  quel  placito  come  tenuto 
nell^  anno  presene  senza  esaminarne  te  note  crono- 
logiche. Ora  mi  avveggo  appartener  esso  all^  anno 
susseguente,  indicandolo  T  Indàione  FUL  Qmri 
%'  è  «d^pecato  T  anno  fiorentino  \  cioè  tuttavia  in 
quella  città  nel  di  5  di  marzo  continuava  Tanno  1*999 
laddove  secondo  T  era  volgare  nel  di  primo  di  gen- 
naio aveva  avuto  principio  Tanno  xioo.  Similmente 
è  fiata  da  me  prodotta  (3)  una  donaaioDe  iitta  da  es- 
sa contessa  al  momstero  di  s.  Salvatore  della  Fonta- 
na di  Taone,  e  scrìtta  cmno  ab  Incarnatione  Domi- 
ni millesiino  nonagesimo  nono9  regnante  impera* 
tore  HenricuSy  ociavo  idus  septembris^  IndicUo^ 
ne  sexta.  Se  cosi  ha  V  origine  (  il  che  io  non  posso 
affermare)  quest^  anno  1099  sarà  Tanno  pisano,   0 
aeeondo  noi  T  anno   iq9S<.  Sia  il  Fiorentini  (3)  «•- 
cannando  questo  documento,  legge /it^t  /^///co- 
minciata Jiel  medesimo  mese  di  aettembre,  e  però 
queir  atto  è  da  rìferire  all^  anpo  presente*  Non  è  ^er- 
tamente lieve  imbroglio  nella  Storia  questa  diversità 

(I)  Àafiqint.  Itàl.  bisMf.  4t. 

(2)  Ibidem  Diiserl.  8. 

(3)  Fiorentini  Memor.  di  Matild.  lib.  tr 

■^^^  DigitizedbyVjOOQlC 


4  V  M  ^    no.  .  toj 

deg\i  anni  e  deUe  uultiioni,  che  compamcfl  oeHe  oir^ 
te  antiche,  ed  è  fecUe  il  preodere  defili  «bbaglii  K 
non  si  ha  moha  atteniiona  ed  altri  lami  delhi  Storia* 

(  GRLSTO  Mc^  IndiE.  vxix« 
Anna  4i  (  PASQUALE  II,  pa^  a. 

(  ABRIGO  IV,  re  45,  imperadore  17. 
(  COERADO  U,  re  d' lulU  8. 

Abbiamo  da  Pandolfo  pisano  (i),  che  fa  fetta  oel- 
da  istBBza  dal  popolo  romano  %papa  Pasquale^  per^ 
dio  venisse'  eacciato  da  qne'  contorni  V  antipapa 
Guiberto^  il  qoale  per  tanti  anni  evea  travagliata  e 
tenuta  in  guerra  la  loro  città,  oon  esibire  a  questo 
effetto  buone  sdmme  d"*  oro  e  d^  arneoto.  Giunsero 
nello  stesso  tempo  ambasciatori  di  Ruggieri  conte  di 
Sicilia,  che  ammessi  all'  ndienia  del  pape,  posero  ai 
di  lui  piedi  mille  once  d^  oro.  Animato  da  questi  im«- 
piilsi  ed  aiuti  il  pontefice,  «pedi  P  esercito  contra  di 
Guiberto.  Dimorata  oostui  nella  città  d^  Alba,  e  so- 
stenne per  qualcbt  tempo  Tassodio  d^  essa.  Tergen- 
do poi  disperato  il  caso,  ebbe  maniera  di  scampare 
e  di  ritirarsi  In  un  forte  castello;  ma  quivi  air  im- 
provviso la  morte  il  colse,  e  mancò  di  vita  ostinata 
nel  «no  scisma,  pentito  pia  volte  d^  avere  assunto  il 
titolo  di  pontefice  romano^  senza  però  mai  pentirsi 
daddovcro  per  riconciliarsi  col  Tero  vicario  di  Grì- 
ato,  e  £ir  penitenza  de^auoi  enormi  eccessi^  Colla 
tnorte  sua  restò  liberau  la  Chiesa  di  Dio  da  una  gran 
peate,  da  un  terribil  nemico.  Non  restò  essa  nondi- 

(I)  PandolpIiQS  Pisani  in  Vit  Pasdiak  IL  P.  I.  T,  lU. 
Rcr.Ita). 

Digitized  by  VjOOQIC 


loS  AITNALI   D*  ITALIA 

lÀeno  immediatamente  quieta  ;  impemoccbè  ì  segna- 
Ìà  d^esso  Guìberto  in  luogo  di  lui  elessero  papa  uq 
certo  uéìberto^  che  nello  stesso  giorno  fu  dispapato. 
Laonde  passarono  air  elezione  di  uu  certo  Teoderi- 
co  ;  e  questi  per  più  di  tre  mesi  fece  fra^  suoi  ade* 
tenti  una  ridicola  figura  di  sommo  pontefice.  Ma  i 
Romani,  o  pure  i  Normanni  misero  *  le  mani  addosso 
a  questi  mostri,  e  confinarono  il  primo  in  s.  Loren- 
zo d^  A?ersa,  P  altro  nel  monistero  della  Cara  presso 
Salerno.  Saltò  su  col  tempo  anche  il  terzo,  appellato 
Maginolfo^i  che  nel  di  a  di  novembre  fu  da^  suoi 
parziali  promosso  al  pontificato,  e  prese  il  nome  di 
Silvestro  lY.  Sigeberto  nella  Cronica  sua  (i)  secon- 
do r  edizion  del  Mireo  scrive  che  essendosi  costui 
ritirato  in  una  fortezza^  Berto  caput  et  rector  rO" 
manae  militiae  cum  expedittqne  cleri  et  popuìi  eum 
inde  extraxit^  et  ad  Warnerum  prineipem  Ancpnae 
in  tiburtinam  urbem  adduxit^  dove  fu  dagli  scisma- 
tici creato  papa;  ma  per  attestato  del  medesimo  scrit- 
tore, costui  non  multo  post  rèprohatur  a  Romanls^ 
et  Jama  nominis  ejus  evamiit  Di  ciò  riparleremo 
air  anno  1 1 06.  Sicché  neppur  dopo  la  morte  di 
Guìberto  pervenne  ad  una  intera  quiete  papa  Pa- 
squale. Né  si  dee  tralasciar  senza  osservazione,  che  in 
questi  tempi  la  Marca  d^  Ancona,  non  diversa  da 
quella  che  tempo  fa  essa  dinominàta  Marca  di  Came- 
rino o  di  Fermo,  ubbidiva  allora  aU^mpéradore  Ar- 
rigo IV.  Ne  era  marchese  Gruarnieri^  da  cui  proba- 
bilmente, o  da'  suoi  discendenti  che  poriarbno  lo 
stesso  nome^  fu  qtrel  paese  poscia  chidniato/'la  ^ar^ 
i^adi  Guàràieri;  e  quelli  Riconosceva  {kef^Suq  si- 
li] Sigebertus  in  Cbron.  edit.  Mirai.      ,       , 

ed  by  Google 


A   N    ir.O       NO.  10^ 

gnore  U  idddetto  Arrigo,  come  costa  da  an  pezzo 
di  lettera  da  luì  scritta  al  medesimo  augusto  presso 
di  Sigeberto.  Che  se  questo  Guarnieri  teoeva,  sicco- 
me abbiam  veduto,  TwoU^  anch^egli  doréa  recar  del- 
le molestie  a  Roma  e  al  pontefice  Pasquale. 

▲bbtam  dal  toprallodato  Pandolfo  pìsaao,  che  il 
papa,  non  io  se  nelP  anno  presente,  oppure  nel  sus- 
seguente^ ricuperò  colla  forza  deU^  armi  Città  Castel- 
lana. Mosse  anche  guerra  a  Pietro  dalla  Colonna  (  il 
primo  che  s^  incontri  di  questa  nobilissima  '&qaiglia 
nelle  scorie  ),  perchè  aveva  occupata  la  terra  di  Cavi^ 
spettante  alla  Chiesa,  romana.  Tolta  fu  non  solamen- 
te ad  esso  Pietro  la  terra  suddetta,  ma  eziandio  Co- 
lonna e  Zagarolo  che  erano  di  suo  diritto,  il  che  ci 
&  intendere  cha  non  cominciarla  allora  la  nobiltà  di 
quella  casa,  ed  esserle  venuto  il  cognome  dal  dominio 
della  terra  di  Colonna,  che  fu  poi  loro  restituita.  Po- 
.co  potè  godere  del  suo  nuovo  regno  di  Gerusalemme, 
e  delle  nuove  conquiste  da  lui  fatte  T  inclito  e  piissi- 
mo re  Goti/redo  di  Buglione.  Caduto  egli  infermo 
neir  anno  presente,  passò  a  miglior  vita  nel  di  1 8  di 
luglio,  lasciando  dopo  di  sé  una  memoria  piena  di 
benedizioni  (i).  Accorso  a  Gerusalemme  Baldosùnp 
suo  fratello,  fui  con  universale  consenti  mento  eletta 
re,  ed  anche  solennemente  coronato  nel  di  del  santo 
natale  :  funzione  da  cui  9*  era  astenutp  il  buon  re 
Gotifredo.  Landolfo  juniore  (2),  storico  milanese, 
scrive  che  Anselmo  IV^  arcivescovo  di  Milano,  pre- 
ti) Guillielddui  Tyr.  Abbas  Crspergensis,  Fulcberius 

Camotens.  Bernardas  Thesaur.  et  alii. 
(a)  Landulfos  de  s.  Paolo  Histor.  MeUiolaa.  Tqih.  Y. 
Rcr.  lui.  ^        T 

Digitizedby  VjOOQIC  ^^ 


dico  la  crociata  per  la  Lombardia,  faceado  cantare 
aoa  caneoD»  «ho  comutciavu  UUreja^  forse  francese, 
e  probalùkKeiite  sigDtfieante  OUre  già  son  iti  i  Frati' 
chi^  eo.  Udì  egli  con  ciò  uaa  grost%  armata  di  Lom* 
bardi;  e  dopo  aver  ereato  e  la«eìeto  sao  vicaria  hi 
Milano  CrÌ5QÌao(  appellab»  volgarmente  67ro55a/ano), 
che  poco  prime  ere  stato  eletto  e  oonsecrato  vejicoyo 
dà  Savona,  alle  testa  di  qneU"  esercito  s^  inviò  aUa 
volta  di  Costantinopoli  (i).  Seco  andarono  it  vesco-» 
vo  di  Pavia  e  Alberto^da  Kandratepotentiisimo  lom- 
bardo. Non  per  mare  da  Genova  passò  questa  gente, 
come  si  pensò  Tristano-  Calco  (2),  ma  bensi  per  ter* 
ra,  attestandolo  V  abate  urspergense  (3)  e  ^annalista 
sassone  (4)  con  dire  sotto  questo  anno  :  JEac  Lango^ 
hardis  oum  Mediolanensi  et  Papiensi  Episcopis 
guiìk^uagmta  niittia  ad  BieroscfymHanain  proft^ 
ctionem  signati^  in  Bulgaria^  civitatibus  fyemave' 
runt.  Rapporta  il  padre  Bacchini  (S)  an^  insigne  do- 
nazione &tta  in  qnest^  anno  dalla  contessa  Madide, 
mentre  era  in  Guastalla)  al  monistero  di  s.  Benedet- 
to di  Gonzaga,  e  scritta  anno  ab  Ineamatiem  Do- 
mini  millesima  centesimo ^  Indizione  decima^  kaUf^' 
disjunii.  Ma  non  può  conventre  a  quest^  anno  Vln^ 
disiane  X,  e  dal  Fiorentini  (6)  sappiamo  che  l»oon^ 
tessa  dimorava  in  Toscana  nel  di  7  di  giagno  deU^aor 
no  presente*  Dimorava  anche  m  Firenee  in  palati^ 

(t)  Orderic*  Viiblis,  RttdeYplias  Gadomens* 
(2)  Tristan.  Calchus  Hist.  Med. 
(9)  Àbba«  UrspergeDs.  In  Ghr» 
'  (4)  Annalista  jSaxo. 
(5)  Bacchini  hi.  di  Pòliron.  App.  {isgr.  4^ 
Ì6)  Fiox»Eil£ai  Memorie  di  Matilde  lih^'  a*^  x^ì 


A  9  21  O     MCI,  ni 

donm^i  «10^  Jel  duomo  )  sanqti  J^harmiSy  dove  téti- 
ae  uà  ptadtaiiel  di^  a  di  marzo,  da  me^dato  alla  luce. 
Fero  lembra  veriabnile)  che  quel  dooomento  appar- 
teaga  air  anno  iio3,ia  cut  veramente  Matilde  si  tro- 
vò io  liomtMirdia.  Seeoododiè  terìve  Romoaldo  la- 
lecmtaoQ,  (i),  io  qaeal^  anno  Ruggieri  éuctt  di  Pa- 
^ie  auHediÀe  prese  1»  oiltè  di  Callose^  d^^egti  du- 
ra^ raesedb.ajRea.  telo  eigner»  tutta  all'intorno 
cqj^,^et^  Bomnonda  principe  d*  Antioche  sao 
firateQo  refjtò  9«f  pr:e«eiile.aAno  prigione  dei  Turchi: 
il  cl|e.riii#ci  dji  grajve  daMn»  agT  interessi  del  crfette- 
qe^limo  ìa.  Qrtpnte^ 

(  GRI&Tawa,  IndMone  ix. 
Am0  di  (  PASQUALB  H,  pepe  3. 

(  ARBICa  IV^  re  4«!,  imperadore  1 8. 

Filneitalo  (uf  f  anno  presente  datfa  morte  di  due 
fflustn  prìboipi  nello  stesso  eaese  di  hig^o.  L^'uno  fu 
CartradQ  re  di'  halifs  figlluofo^  di-  Arrigo  FT,  e  T  al- 
tro Ruggiei4  conte  di  SkUie.  Qtianto  a  Corrado,  non 
ai^saaifl  V  abate  ortpergense  (2>eon  altri  storici  di 
esallare  le  di  lui  virtù.  NiKoo  gli  andava  avanti  nella 
pi^y  nella  mansuetudine,  nella  continenza,  di'  ma- 
nma  che  pareva  un  aiigelt>  ili  carne.  Eppure  questo 
buon  priadpe  provò  anch'  egH  poco  buona  fortuna 
peesflo.  la  poetessa  Matilde,  donna  che  in  questi  tem- 
pi smiza  titolò  regs^  fkceve  volentieri  da  regine  tu 
Italia.  Che  disgusti  ella  desse  alPottìmo  giovane  Cor- 
rado, aon^  si  sa;  megHene  diede.  Dappoiehò  Arrigo 

(I)  RomualiBsSalerniti  Verni  Ylh  Rer.  Ital. 

(a)  AM)«s>  Qripérg»  ii^  ebreo/ Aiintfiità  Saia 


112  A9V4I4I     D    ITiXU 

SMQ  padre  non  ebbe  più  fqrze  ia  lisGa,  lieppur  eOa 
ebbe  più  bisogno  di  Corrado;  £  oon  seppe  ta<:er  Do- 
nizoae,  che  è  pure  il  panegirista  della  contessa,  que- 
sta Verità,  scrivendo  (rj,:  ^ 
Infra  Chonraàas  longobardo^  comitafus 
Dum  starei^  diàcors  a  JUathildi/uU  ipso 
Tempora,  Duravii  modicum  discordia  talis. 
Tfam  petiit  partes  iuscanas  rex.  Ibi  tamdem 
,       ^ohilibusf  quidam  facieniìbus  expulit  tram. 

Che  Matilde  non  «olamente  signoreggiasse  in  To- 
scaiìa  e  in  p«r.te  della  Lombardia,   ma  stendesse  an- 
che la  sua  autorità  in  Milano,   si  pxxò  raccogliere  da 
Landolfo  di  s.  Paolo  (3).  Quivi  fu  eletto  arcivescovo 
Mathildis  fiomiiÌ9sae  favore  dandolfo   da  Badagio  ; 
decaduta  questo,  restò'  eletto  e  consecrato  Anselmo 
IV  ^a  Baisp,  il  quila  ifirgae  pasior^U  per  munus 
Mathildis  abatissae  (  dovrebbe  essere  comitissae  ) 
adkaesit.  Collo  stendere  cosi  le  £mbre  della  sua  au- 
torità, dovca  Matilde  annientar  quella  del  re;  forse 
anche  non   gli   somministrava  quanto  occorreva  pel 
decente  suo  trattamento.  Però  forte  in  collega  il  real 
giovane  si  ritirò  a  Firenze,  dorè  sorpreso  da  maKgna 
febbre,  nel  luglio  di  queat^  apno  diede  fine  alla  sua 
vita.  Per  testimonianza  deir  Urspergense  corse  qua- 
che voce,  che  cosi  immatura  morte  fosse  provenuta 
da  veleno  ;  e  forse  ne  fu  dai  maligni  incolpata  la  me- 
desima contessa  Matilde,  scrivendo  iLsoprammento- 
vato  Landolfo:  Quum  pervenisset  Flóréntiam   rex 
ipse  prudens  et  sapiens^  aiqué  decorusjecie  (proh 
^  dolor!)  adolescens^  aqcepta  potione  ai  Aviario  me* 

(1)  Donìzo  in  Vit.  Matild.  Uh.  2,  cap.  i3. 

(2)  tandolfus  junior  Biit«  Mcdiolan.  e.  r^  ^ 


A   V  N   O      MCI.  IT5 

àico  MaihUdis  comitissae^  Qitamjumit  Le  virtù  dt 
Matilde  tali  furono,  che  non  può  cadere  sopra  di  là 
un  sì  nero  sospetto.  Per  quel  che  riguarda  Ruggieri 
conte  di  Sicilia  (i),  ench^  egli  nel  medesimo  mese  fu 
rapito  dalla  morte  ;  principe  valoroso  e  glorioso  al 
pari  di  Roberto  Guiscardo  suo  fratello,  sopra  la  ter- 
ra, ma  più  di  lui  religioso,  cleinente;  e  spedalmente 
inemorabile  per  .aver  liberata  la  Sicilia  dal  giogo  dei 
Saraceui,  e  restituito  in  essa  il  culto  del  vero  Dio 
colla  fondazione  di  tanti  vescovadi,  spedali,  e  templi 
del  Signore.  Lasciò  dopo  di  sé  due  piccioli  figliuoli, 
Simone  primogenito,  c^  fu  riconosciuto  tosto  conte 
di  Sicilia  e  di  Calabria,  e  Ruggieri  nato  neir  anno 
1097,  ^^  divenne  col  tempt>  re  di  Sicilia  :  amendue 
sotto  il  governo  della  contessa  Adelaide  loro  madre, 
donna  che  colP  alterigia  univa  una  gran  sete  del  da- 
naro altrui,  e  però  cagione  che  in  que^  principi!  della 
sua  tutela  succedessero  non  podio  sedizioni  ft*a  i 
sudditi  suoi.  Non  parlo  di  un  terzo  figliuolo  appella- 
to Goffredo^  probabilmente  bastardo,  pecche  forse 
era  premorto  al  padre. 

In  quc^st'  anno  sul  principio  d'aprile  Gaeìfo  IV^ 
daca  di  Baviera^  per  redimer  i  suoi  peccati,  imprese 
il  viaggio  di  Terra  santa,  e  si  unì  con  Guglielmo  du-- 
ca  d'  Aquiiania  (2).  Conduceyano  seco  questi  due 
principi  un'  armata  di  centosessantaraila  crociati.  A 
questa  precedeva  T  altra  de'  Lombardi,  che  dicemmo 
incamminata  con  Anselmo  arcivescovo  di  Milano,  il 
cui  disegna  ^tto  sulle  dita,  per  quanto  ne  correa  la 

\i)  Romoaldus  Salerò.  In  Chrcn, 
(2)  Chron.  Weiogart  apad  Leibnit.  Àbbas  Uspergens. 
in  Gbron. 

MUBATOaij'VOL.  JOUYI.  3itizedbyG00^e  d 


Il4  AjmtLl   I>*'ltlLÌA 

voc6,  era  ^  Toler  contfùisttire  BàbUania  come  «e 
guella  fosse  una  bìcoccìa.  Wb  tanti  csfitelli  in  -aria  «u- 
darono  ben  prèna  a  finire  In  htiìh,  PW^àtti  (ifae  (b  sì 
gran  moltitudine  ^  jgentie  liitU^  l!sia  <i),  per  trèidi* 
mento  dell^  ùnperàdo/e  Alessio  cKe  p^àsafva  dMntel* 
ligenza  coi  Turchi,  parte  ]per  ^i  stenti  e  nìancatatQ 
de^Tiveri,  parte  per  le  lidable  e  ifrecce  nemiche,  perì 
guési  tutta.  Fra  gli  siltri  principi  c!ie  lasciarono  la 
vita  in  si  sfof  tii^t^  s|[>ediilonè  (a),  uno  fa  il  suddet* 
to  arcivéscovo  di  MilìTno,  ossia  che  egli  morisse  in 
una  ^uSa  co^  Tarbfai,  opi^ùre  che  ferito  fàgjisse  a 
Costantinopoli,  dove  Landolfo  da  s.  Pacalo  scrive  che 
Sttcòedettè  là  stia  ihorte.  Salvossi  dopo  la  rovina  del 
suo  esercito  il  duca  Guelfo,  e  per  talezzo  ad  infiniti 
travagli ^bbe  almen  la  consolazione  di  arrivare  a  Ge- 
rusalemme. Soddisfatto  eh*  ebbe  ivi  alla  sua  divozio- 
ne, se  ne  tornava  questo  principe  per  marea  casa  ; 
ina  giunto  alPisola  di  Ptfo,  oppure  di  Qprì,  e  colto 
da  una  mortale  hifermità,  quivi  fini  di  vivere,  e  tro- 
vò la  sua  sepoltura  o  nel  presente  o  nel  susseguente 
anno  :  principe  glorioso  per  tante  sue  militari  impre* 
se,  e  massimamente  per  aver  piantata  ih  Germania  e 
lasciata  quivi  in  gran  potenza  una  linea  di  principi 
estensi,  la  qual  tuttavia  più  che  mai  fiorisce  nella  in- 
signe casa  di  Brunswich,  Wolfembuttel  e  Lunéburgo, 
dominanti  anche  sul  trono  delP  Inghilterra.  Restaro* 
no  di  lui  dae  figliuoli  masdii^  cioè  Guelfo  V^  mari^ 
to  della  gran  contéssa  IMbtilde,  ma  da  lei  separato, 
ed  /i^rn^o,  appellato  per  soprannome  il  nero.  Suc- 
cedette Guelfo  F  nel  ducato  della  Baviera,  e  questi 

(i)  Radulphus  Cadomensis  de  gestis  Tancredi 
(2)  Landulf.  xunipr  Hùt.  Meàioìaa.  cap.  2.       t  ^  ; 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   K   9   O      MCI.  Il5 

poi  si  segnalò  colie  doti  della  pietà,  del  valore  e  del* 
la  liberalità,  come  si  ha  dalla  Cronica  di  Weingart. 
Id  qaal  anno  egli  lermìnasse  i  suoi  giorni,  resta  tut* 
tavia  aUo  scuro.  Certo  è  che  vivente  ancora  esso 
Guelfo,  Arrigo  suo  fratello  portò  il  titolo  di  duca^ 
-e  ne  l^edremo  una  prova  airaaito  1 107.  Trovasi  nel 
"ubaggio^l  presente  aono  la  conteJ5a  Matilde  in  Go- 
verno lo  sul  Mantovano  (i),  dove  restituisce  al  moni- 
dt^ro  òx  s.  'B<enedetto  di  Polir one  T  isola  di  Revere 
eoo  altri  beni.  Si  accinse  olla  in  questi  medesimi  tem> 
pi  a  ricuperar  la  città  di  Ferrara  che  tanti  anni  pi:ima 
le  si  era  Hbellata;  e  ^tto  un  igran  preparamento  di 
soldatesche,  chiamati  anche  in  aiuto  i  Yeneziani  (a) 
e  i  'Ravennati  che  vi  accorsero  per  Po  con  una  squa- 
dra di  navi,  neir  aatunno  passò  air  assedio  di  quel- 
la città  : 

Cantra  quam  gentes  numero  sine  duxit  et  enses^ 
Tu$eos^  Romanos^  Longohardos  gahatos^ 
Et  RavenmUes^  quorum  sunt  maxime  na\^cs, 
Circumstant  equidem  miiUae  maris  atque  ca* 

rinae 
A  duce  praecìaro  trasmissae  venetiatià 

Son  versi  di  Donisone  (5)  che  soggiugne  avere  i 
Feitaresi  alla  vista  di  tanto  «forzo  presa  la  risoluzione 
di  arrendersi  :  con  die  senza  spargimento  di  sangue 
tornò  quella  città  sotto  il  dominio  della  contessa. 

(i)  Bacchiai  Stor.  di  Paliron.  1.  3. 

(2)  Dandul    in    Chron.    T.  XII.    Rcr.   Hai.    Chron. 

Estens.  Tom.  XV.  Rer.  lui. 
i3)  Donilo  in  Yit.  Malhildi»  I.  »j  e.  if. 

Digitized  by  VjOOQIC 


I  l6  AlTKAU     d'   1T1I.IA. 

(  CRISTO  MCii.  Indizione  x. 
Anno  di  (  PASQUALE  II,  papa  4. 

{  ARRIGO  IV,  w  47?  imperadore  19.  » 

Celebrò  in  qaett^  anno  papa  Pasquale  un  solen- 
ne concilio  in  Roma  nella  basilica  lateranense  (i),  in 
cui  rinnovò  la  scomunica  contra  dello  scismatico  im- 
peradore  Arrigo  IV .^  e  confermò  i  decreti  de^  prece- 
denti sommi  pontefici  intorno  alla  disciplina  ecclesia- 
stica. In  Germania  esso  Arrigo  sol  principio  di  que- 
«t'hanno,  o  sul  fine  del  precedente,  raunati  in  una  die- 
ta i  principi   di  quelle  contrade,  trattò  con   essi   di 
levar  lo  scisma,  e  di  restituir  la  pace  alla  Chiesa  e  ai 
popoli.  Fu  consigliato  da  tutti  i  saggi  di  ticonoscere 
il  rumano  pontefice  Pasquale,  ed  egli  anche  promise 
di  portarsi  glioma,  dove  in  un  concilo  si  esaminasse 
tanto  la  sua  quanto  la  causa  del  papa,  e  ne  seguisse 
concordia.  Ma  T  infelice  principe  non  attenne  dipoi 
la  parola  \  anzi  si  seppe  ch^  egli  andava  tuttavia  mac- 
chinando di  creare  un  nuovo  antipapa  :  il  che  non 
gli  venne  fatto  per  (ìifetto  non  già  di  volontà   ma  di 
potere.  Aveva  papa  Pasquale  inviato  per  suo  nunzio 
e  vicario  residente  presso  la  contessa   Matilde,  Ber-^ 
nardo  cardinale  della  santa  romana  Chiesa^  ed  abate 
di  Yailombrosa,  uomo  di  rara  probità  e  prudenza. 
Fta  gli  altri  affiairi  che  egli  trattò  colla  contessa,  uno 
de^  principali  fu  T  ottener  da  essa  la  rinnovazione  del- 
la donazione  di  tutti  i  suoi  beni  alla  Chiesa  romana. 
Gli  aveva  essa  donati  alla  medesima  Chiesa  fin  sotto 
papa  Gregorio  VII  ;  ma  per  le  gravi  turbolenze  di- 
(I)  Labbe  Concil.  T,  JC. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   If   W   O  '   MCII.  117 

poi  iuforle,  s^  era  smarrito  lo  strumento  della  xmde- 
sima  donazione.  Però  stando  essa  Matilde  nella  rocca 
di  Canossa  nel  di  17  di  novembre  delP  anno  presen- 
te, confermò  e  rinnovò  (i)  per  manum  Bernardi 
tardinùlis  et  legati  ejusdem  romanae  Ecclesiae^ 
h  donazione  dì  tutti  i  suoi  beni,  tanto  posseduti" 
quanto  da  possedersi,  e  tanto  di  qua  quanto  di  là 
da*  monti,  in  favore  della  Chiesa  romana.  Lo  stru- 
ttiento  tuttavia  esistente  si  legge  in  6ne  del  poem.i 
di  Donizone.  Era  la  medesima  contessa  in  quest**  an- 
no nel  di  4  di  giugno*  in  loco  qui  diciUir  Mirandula^ 
e  qttivi  fece  un  aggiustamento  (a)  con  Imeìda  bades- 
sa il  s.  Sisto  di  Piacenza  per  conto  del  castello  e 
delb  corte  di  Guastalla.  Apparteneva  quella  nobil 
terra,  oggidì  città,  dì  monistero  suddetto  di  s.  Sisto, 
fino  dai  tempi  deir  imperadrice  j4ngilberga  fonda- 
trice del  medesimo.  Dovea  Malilde  averlo  occupato, 
e  gliel  restituì  nell^anno  presente. 

Lasciò,  come  già  di  sopra  accennammo,  jinselmo 
arcivescosfo  di  Milano,  allorchò  intraprese   il  viaggio 
di  Terra  santa,  per  suo  vicario  in  quella  città  e  dio- 
cesi Crisoìao^  chiamato   Grossolano  dal  popolo,  -  a 
cui  quel  nome  greco  dovette  parere  alquanto  stra- 
niero. Egli  era  vescovo  di  Savona  (5),  nomo  assai 
dotto,  sapea  predicare  al  popolo,  e  nelP  esteriore  af- 
fettava grande  mortificazione,   sommo    spreco  del 
mondo,  usando  vesti  grosse  e  plebee,  e  cibi  vili  dopo 
molta  astinenza.  Un  di  quel  prete  Liprando,  a  cui  gli 
scismatici  aveano  tagliato  il  naso  e  gli  orecchi,  perso- 
ci) In  Append.  ad  Donizooem  in  Vit.  Maihililis. 
.  (3)  Antiqui t.  Italie.  Dissert.  jt, 
\3)  Landolphui  iaoior  Hiit.  Medio],  cap.  4.  * 

Digitized  by  VjOOQIC 


na  di  gran  credito  non  meno  fteUa  sua  patria  che  ia 
Roma  stetta^  l'  esortò  a  cavarsi  di  dosf^  quel  si  om« 
do  mantello^  e  a  prenderne  uQo  più  copTeniente  al 
suo  grado.  Gli  rispose  Grossolano  di  non  aver  dana* 
to.  Esibitone  a  lui  in  prestito,  replicò  che  egli  sprez- 
zava il  mondO)  né  volea  mutare  registro.  Allora  Li" 
prando  gli  disse:  In  questa  città  ogni  persona  civUei 
itsa  pelU  di  vajo^  di  griso^  di  martora^  ed  allri 
ornamenti  e  cibi  preuosù  Con  questi  vostri  gros^ 
solani  abiti  vedendovi  i  Jbrestieri .  ne  vien  disono^ 
re  a  noi  altri:  il  che  si  dee  osservare,  come  una 
volta  foste  in  nao  e  credito  in  Italia  il  vestirsi  di  pre« 
«ose  pellicce  ;  probabilmente  Grossolano  era  qualche 
calabrese  che  sapea  bene  il  suo  conto,  ed  anche  fa 
intendente  della  greca  favella.  Intesasi  poi  la  morte 
deir  arcivescovo  Anselmo,  sì  ranno  il  clero  e  popolo 
di  Milano  per  eleggere  il  successore.  Goncorrevana 
molti  in  due  Landolfi  canonici  ordinar]  della  metro-^» 
politane^  Grossolano  si  oppose  per  motivo  che  fos- 
sero lontani,  perchè  erano  iti  Jn  Terra  santa.  Allora 
ytriaìdo  abate  di  s.  Dionisio  con  una  gran  molti tudi-r 
ne  della  plebe  e  de*  nobili  proclamò  arcivescovo  il 
medesimo  Grossolano  ohe  eon  tutto  il  suo  sprezzo 
del  mondo  corse  subito  a  mettersi  nella  sedia  archie- 
piscopale. Spedi  la  parte,  che  non  concorreva  a  tale 
elezione,  i  suoi  messi  a  Roma,  per  impedire  che  non 
fosse  accettato  per  vari  motivi.  Me  ricorsi  i  fautori  di 
Grossolano  a  Bernardo  cardinale  e  vicario  del  pa- 
pa in  Lombardia,  questi  ne  trattò  colla  contessa,  e  fu 
risoluto  di  ammettere  la  persona  di  Grossolano,  il 
quale  alcuni  van  sospettando  (non  so  se  con  valevo^ 
le  fondamento  )  che  fosse  prima  al  pari  di  Bernardo 

Digitized  by  VjOOQlt 


AVRÒ      KCXt.  11^ 

oardioale,  monaco  TjalIombcos^Do,  Però  in  fretta  se 
a^  andò  ei^o  Bernardo  ai  Hlil^o,  e  pprtò  la  stola 
4  cioè  il  p^lfiq  )  che  fu  riceTu^o  ^t^  Grossolano  fra  lo 
^trepUo^q  pl^pso  del  popolo.  Salito  lo  scaltro  Gros- 
^lano  dove  egli  mirava,  allora  cominciò  ad  usar  dbt 
delicati  e  vesti  prezios/s.  Ma  poco  passd  che  Lipran- 
do  cogli  altri  gli  mosse  guerra,  trattandolo  da  simo» 
placo,  ^  perciò  d^  pastore  iU^ttimo.  Secondo  che  si 
ba.  dal  catalogo  Scigli  abs^i  di  Nonantola  (i)  e  da)  Si-* 
gonio,  la  suddetta  contessa,  mentre  era  nel  castello  di 
Panzano,  allora  del  dìstrejUo  di  Modena,  nel  di  1 5  di 
novembre,  correndo  V  Indmpne  X/,  donò  al  moni- 
stero  di  Nonantob^  sul  Modonese,  con  lic^n^  di  Ber-. 
Dfo-do  c^rdin^l^  e  vicario  generale  dei  papa  in  Lom- 
bardia, Castel  Tepido  posto  in  Ferrara  colla  chiesa 
(Jti  s.  Giovi^i^i  Battista.  £  oi^  ijx  r^mi^isione  de*  suoL 
p^ccati^  e  in  ricompiEtnsa  del  l^espro.  di  que)  monister 
ro^  dì  cui  «*  era  essa  serviti^  ne"  bisogni  ^ejle  passate 
guecri^  Ei^  qneistQ  T  ultimo  ^i^np  dejla  ^ita  di  Filale 
Mfch^h;^  doge  di  Yan^u^.  (sj).  Ifbbe.  per  successore 
Of^d^lqfo  f*al^drq. 

(  CRISTO  Mciii.  Indizione  zi. 
Ani^o  d|  (  PASQUALE  Ó,  papa  5. 

(  ARRIGO  iy,  re  48,  imperadore  ao. 

•  Atei^  eelebcato  irrigo  If^  aagusto  la  festa  del 
idnto  natale  in  Magoaca  (S),  e  pablsHcamente  fatto  aa- 
peita  ai  principi  e  al  popplo,  eh'  egli  avea  intenzbne 

(i)'  Càtaldgàs  Abbat.  Nónanldl.  Antiq.  lUl.  Diisert  67^ 
(a)  Dando!,  in  Cfaron.  T.  XU.  Rer.  Ital. 
(}\  Abl^a^  Ur^rgei^.  ip  pbco;i.  Qlt^  Fri^'gf qi«  Qiif. 
I.  7.  e.  6. 

Digitized  by  LjOOQIC 


laO  A5NALI    h   ITALIA 

f]t  lasciare  il  governo  del  regno  ad  irrigo  V  re  sno 
figliuolo,  e  di  volere  in  persona  andare  al  santo  se- 
polcro. Questa  voce  gli  guadagnò  T  affetto  universale 
de'  Tedeschi  si  ecclesiastici  che  laici,  e  moltissimi  si 
disposero  ad  accompagnarlo  in  quel  viaggio.  Ma  il 
tempo  fece  vedere,  ch^  egli  non  dovea  aver  parlato  di 
cuore,  perchè  nulla  effettuò  di  quanto  avea  promes- 
so. Certo  èi,  che  alP  anno  presente  si  dee  riferire  uno 
strepitoso  avvenimento  della  città  di  Milano,  diffusa- 
mente narrato  da  Landolfo  juniore  (i),  storico  di 
quella  città  e  di  questi  tempi.  Era  già  stato  creato  ar*» 
cìvescovo  Crisoìao  ossia  Grossolano.  H  soprammen- 
tovato  prete  Liprando  continuò  a  sostenere  ,  ch^  egli 
sìmoniacamente  era  entrato  iri  quella  chiesa,  e'  si  esi- 
bì di  provarlo  col  giudizio  del  fuoco,  che  quantunque 
non  mai  approvato  dalla  Chiesa,  pure  in  questi  secoli 
sconcertati  non  mancava  di  fautori.  Fece  istanza  Gros- 
solano che  Liprando  desse  le  pruove  i3t  tale  accusa  ; 
ma  non  apparisce  che  il  prete  ne  producesse  alcuna  : 
il  che  fa  conoscere  V  irregolarità  del  suo  procedere. 
Venne  egli  in  fine  alla  pruova  del  fuoco  ;  ed  alzata 
nella  piazza  di  s.  Ambrosio  una  gran,  catasta  di  legna, 
lunga  dieci  braccia,  ed  alta  e  br^ft'  quattro  braccia 
piCi  dell'  ordinaria  statura  ^egU  uomini,  allorché  es- 
sa fu  ben  accesa,  Liprando  vi  passò  per  mezzo  e  ne 
osci  salvo,  senza  «ehe  nulla  ai  brucasse  n«ppur  delle 
f  etti  sacerdotali  ch^  egli  portò  in  quella  congiuntura 
con  acclamazione  di  tuiti  gK  spetlat^ri.,  Yeggen^osi 
Grossol^ocome  T.iuto,  giudicò,  b^ne  di  ritirarsi  e  di 
andarsene  a  Roma,  ^ve  fu  graziosai^ente  Accolto  da 

(i)  Laadalphus  a  s.  Paolo  Hisf.  MctB&Ian.  e.  9.  etKq. 
T.  V.  Rer.  ìld.  r>        i 

Digitized  by  VjOOQlt 


A  n  ir  o     Hcnr.  idi 

papa  Pasquale.  La  risoluzion  di  Liprando  era  già 
stata  disapprovala  da  alcuni  vescovi  sufifraganei  di 
Grossolano,  che  si  trovavano  allora  in  Milano  ;  mol- 
to più  dispiacque  alla  saggia  corte  di  Boma,  che  sem« 
pre  riprovò  i  giudizii  di  Dio  non  canonici,  siccome 
invenzioni  umane  da  tentar  Dio.  E  perciocché  si 
trovò  che  essendo  restato  il  prete  Liprando  leso  in 
una  mano  e  in  un  piede  nella  prupva  suddetta,  hen- 
che  si  attribuisse  ciò  ad  altre  cagioni,  pure  fu  messa 
in  dubbro  nella  stessa  città  di  Milano  la  pruova  da 
lui  fatta,  e  ne  succedette  del  tumulto  colla  morte  dt 
molti.  Trovossi  nel  di  19  di  novembre  la  contessa 
Matilde  in  paìatio  fiorentino  (i),  dove  concedette 
un  privilegio  ai  monaci  di  Yallombrosa.  Circa  questi 
tempi  Adelaide  vedova  di  Ruggieri  conte  di  Sicilia, 
e  tutrice  di  Simone  suo  6gIiuolo,  teggeddo  sprezza- 
to da*  Siciliani  il  suo  governo  (a),  pensò  a  fortificar- 
lo col  chiamare  colà  dalla  Borgogna  ^oòer/o,  princi- 
pe non  men  valoroso  che  prudente,  a  cdi  diede  iii 
moglie  una  sua  figliuora:  H  dichiarò  poscia  tutore  del 
figliuolo  e  governatore  delP  isola  :  il  che  servì  a  te^ 
nere  in  briglia  le  teste  calde  di  quelle  contrade. 

<  CRISTQ  MC1V.  Indimae  xii. 
Addo  di  (  PASQUAfiE  II,  papà  6. 

(  ABRI60  IV,  re  4g,  imtperador^  ai;^ 

Secondochè  osservò  il  padre  Pagi  (3),  abbiamo 
dalla  Cronica  di  un  anonimo  di  Treveri  (4),  che  nel 

(1)  MabiU.  Annal.  Benedictin.  ad  hanc  ano. 

(2)  Orderic.  Vltal.  Hist.  Eccl.  1.  i3. 
<3)  Pagius  in'Crit.  Baron. 

(4)  Anonymui  Trevircnsis  apud  Bachery  in  S^Jitilcg. 

Digitized  by  VjOOQlt 


Taa  AlflTALI  D^  ITALIA 

marzo  del  preseote  anno  papa  Pasquale  II  celebrò 
io  Roma  un  gran  concilio,  di  cui  niun^ altra  menzio- 
na si  truovar  presso  gli  antichi  scrittori.  Ma  forse  noa 
è  sicura  quella  notizia,  e  si  dee  riferire  air  anno  se- 
guente. Solennizzò  Timperadore  ArrigoXh  festa  del 
santo  natale  in  Magonz^  (i) ,  ed  allora  fa  che  Arri^ 
go  VtJò  suo  figliuolo  air  improvviso  si  ritirò  da  lui  e 
diede  principio  alla  ribellione  contra  del  padre  ,  che 
uno  0  due  anni  prima  lo  area  promosso  al  grado  di 
re.  Dieholdp  marchese,  Berengario  conte  9  ed  altri 
&iroQo  i  consiglieri  di  tanta  iniquità^  suo  specie  reli"- 
gionis^  come  scrive  Ottone  da  Frisinga  (2).  Han  pre- 
teso alcuni  che  egli,  fosse  a  ciò  mosso  da  una  lettera 
di  papa  Pa&quale,  accennatja  da  un  antico  storico  (5), 
in  cui  era  esortato  a  soijcorrere  la  Chiesa  di  Dio.  Ms^ 
non  vuol  già  dir  questo,  che  il  pontefice  V  esortaM^^ 
anche  a  ribellarsi  eontra  del  padre  e  a  prendere  Tar- 
mi contra  di  luì.  Senza  questo  nero  attentato  poteva 
^li  cooperare  alla  retta  intenzione  del  pontefice  ro- 
mano. Può  nondimeno  es^sere,  che  di  questo  pretesto 
si  valessero  i  nemici  di  Arrigo  per  rivoltare  contra  di 
lui  il  figliuolo.  Scrive  T Annalista  sassone  (4)  ^  che  il 
giovane  Arrigo  spedi  immantinente  dopo  il  natale  a 
Roma  i  suoi  legati  ad  abjarare  lo  scisma  10  a  chiedere 
consiglio  al  papa  intorno  al  giuramento  da  lui  presta^ 
to  al  padre,  dji  non  mai  invadere  il  regno  senza  licen- 
za d^  es^o  suo  genitore.  II. papa  gti  mandò  la  benedi- 
zione ed  assoluzione,^  purché  egFi  volesse  operare  da 

(1)  Abbas  Urspergeasis  in  Chron. 

(a)  Olio  Frisingena  Hist.  I.  7.  e.  8,  j 

(3)  Hermann.  Torhac.  apud  Dachery  in  Spicileg. 

(4)  Annalista  Saxo^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  V  V  o     itiov.  ta? 

r^  ^tm^i  ^à  eisere  buon  figUjaoliO  disila  CbUsa  i  ti  cbo 
ba»tò  aie  ambizioso  gipTai^e'  pec  jarQ  di  piglia  air  %r-) 
tfìì  conerà  del  pi^dre.  TacetOKlp  noodimei^o  V  IJtperw 
g«nf9  e  TAmoreddU  Vii»  d' Arrigo  IV  pr^Sfso  l?U5-» 
stiftio  ed  altri  questa  particolarità,  si  paò  diubit^c  4«^^ 
la  Terital  benché  da  e«sa  neppuc  risulti  V  a|»praf  9?* 
zioue  di  qfuel  che  ^uiccadalte  dipoi.  Af  v«un|e  in  qqe^i 
%C  aouo  uQQ  acaudaloio  scoacec to  io  Parma  ,  ri^ita 
da  Dooizona  (i).  Portossi  Birnarda  cardinale  a  vV 
tario  del  papc^  iu  liombardia  a  quella  città  perla  feUa' 
deU^  A«^ozìoae.  della  Yei;gHifi,  e  cantò  b  «lessa  nella 
eattedralei..  DofK>  il  vatìg<ilo  predicò  al  popolo  \  m» 
perchè  volle  entrare  a  parlar  con  grave  disprezzo  di 
Arrigo  iy,<;ome' principe  scomiuicato,  trovaudoai  ia 
queir  udienza  moltissiuù  tuttavia  bea  affistU  al  aaeide^ 
simo  augusto,  slrritaroso  talmeotei  che  dopo  1^  pr«* 
dica,  joessa  mano  alle  spade,  corsero  airaltare,  e  s^av- 
Tentarono  al  cardinale,  il  condussero  prigione,  e  sta** 
ligiarono  tutta  la  di  lui  cappella  ;  cioè  tutti  i  di  li4  pa« 
ramenti  per  la  messa.  Fu  portata  queata  disgustosa 
nuova,  ella  contessa  Matilde  ohe  si  trovava  allora  ual 
territorio  di  Itfodeoa.  Baonò  ellaineODlaneotequeUi^ 
milizie  che  potè,  e  passati  appena  tre  giorni  dopo 
quella  brutta  scena,  marciò  alja  volt^  di  Parma.  Non 
aspettarono  que^  cittadini  intimoriti  eh'  essa  arrivas- 
se, e  consegnarono  ai  vassalli  nobili  della  medesima  il 
cardinale,  còlla  veslttuzione  ancora  di  tutti  i  suoi  sa- 
cri acredi.  Altro  mala  non  fece  la  contessa  ai  Parmir 
giani,  perchè  il  piissimo  cardinale  perorò  in  loro  fa- 
vore. In  quest^  anno,  secòndochè  abbiamo  da  Tolo- 

(i)  Donizo  in  Yit.  Malhild.  1.  3.  e»  x4* 

Digitized  by  VjOOQIC 


ia4  AIVICALI    D^  ITALIA 

meo  dà  Lacca  (i),  cominciò  neìl'  agosto  la  guerra  fra 
I  Pisani  e  Lucchesi^  e  ne  seguì  una  battaglia  in  cut  i 
pisani  ebbero  la  peggio.  Presero  ì  Lucchesi  il  castel- 
h>  di  Librafatta,  e  ne  condussero  prigioni  i  castellani 
aHa  loro  città.  Dalle  carte  riferite  dal  padre  Bacchi- 
m  (3)  si  scorge,  che  la  soprallodata  contessa  Matilde 
sul  fine  d'aprìle*  trovandosi  in  Nogara  sul  Yeronese  , 
confermò  ad  Alberico  abate  del  monistero  di  «.  Be- 
nedétto di  PoHrone  vari  beni.  Parimente  la  medesi- 
ma, mentre  era  a  Coscogno  villa  dèlie  montagne  di 
Modena  nel  di  i5  di  settembre,  donò  allo  stesso  mo- 
Bistero  la  metà  dell^  isola  di  Gorgo  con  altri  beni.  A 
tali  donazioni  intervenne  sempre  il  consenso  del  sud- 
detto cardinale  Bernardo  vicario  del  papa ,  trattan- 
dosi di  disporre  di  beni  donati  alla  Chiesa  romana. 
Tedesi  sotto  quest^anno  la  vendita  della  corte  firmi- 
niana,  fatta  da  Ottone  eletto  arcivescovo  di  Ravenna 
a  Landoyb  vescovo  di  Ferrara  (3).  Per  quanto  s*  ha 
dal  Rossi  (4),  questi  dopo  la  morte  delPantipapa  Gai- 
berto  fu  intruso  nella  sedia  archiepiscopale  di  Raven-r 
na,'  e  da  questo  atto  si  raccoglie  ch^  egli  non  avea 
te*ovato  per  anche  ehi  avesse  volato  consacrarlo. 

(  CRISTO  Mcv.  Indizione  xni. 
'    Anno  di  (  PASQUALE  II,  papa  7. 

ARRIGO  lY,  re  5o,  imperadore  22. 

Fece  il  pontefice  Pasquale  atterrar  le  case  della 
nobil  famiglia  de^  Corsi  in  Roma,  forse  perchè  rìdot- 

(1)  Ptolom.  I^censis  in  Annalibus  bceTib. 
(a)  Bacchini  Istor.  di  Polirone  nelP  Appefnd. 

(3)  Antiquit.  Italie.  Disserlat.  38. 

(4)  Rabcas  Hist,  Bafenn.  .  ,  , 

Digitized  by  VjOOQIC 


ANNO       MCF«  13$ 

te  dÌQftxizì  ili  fQiq^a  di  fortezza  <i).  Sle&no  nobil  ro- 
maaó,  capo  di  quella  casa  ^  se  1'  ebbe  tanto  a  male , 
che  uscko  di  R<«ina  si  fece  forte  nella  basilica  di  sao 
Pallio,  e  nel  castello  che  in  cfuesti  tempi  abbracciava 
essa  basilica.  Concorrevano  a  lui  tutti  gli  sgherri  e 
masnadieri,  co^  qudi  poi  infestava  non  soloi  contor- 
ni di  Roma,  ma  la  città  medesima;  Destramente  prò? 
curò  la  cofte  pontificia  intelligen&a  in  esso  castello,  t 
di  ricavare  iti  cera  la  forma  delle  chiavi  di  qu^l  forte 
luogo.  Formatene  poi  delle  nuove,  coir  ajutq  d^  esse 
ona  notte  furono  introdotte  le  milizie  pontifìcie,  che 
dopo  una  vigorosa  battaglia  s"*  impadronirono  della 
tehra,  con  essere  fuggito  Stefano  travestito  da  monar 
co.  Siccome  osserva  il  padre.  Pagi  (2)  coU^  autorità  di 
Cadmerò  (5),  fu  celebrato  in  quest^  anno  dal  pontefi- 
ce Pasquale  II  un  concilio  nella  basilica  lateranense. 
Fra  le  altre  materie  che  vi  si  trattarono,  abbiamo  da 
liandòlfo  juniore  (4),  che  fu  quivi  agitata  la  causa  di 
Grossolano  arcivescovo  di  Milano ,  il  quale  per  la 
sua  dottrina,  spezialmente  dimostrata  in  confutare  lo 
scisma  de^  Greci ,  s**  era  acquistato  non  poco  onore 
alla  corte  pontifibia.  V  era  in  confronto  di  lui  il  pr&p 
te  Liprando,  che  non  dovette  poter  provare  V  impu- 
tazione a  lui  data  di  simoniaco.  Però  dopo  aver  Gros- 
solano giurato  di  non  aver  forzato  Liprando  alla  pruo- 
va  del  fuoco,  riprovata  dai  Padri  di  quel  concilio,  fu 
assolto  e  restituito  nella  tua  dignità.  Gli  cadde  in 

(1)  Pandulphus  Pisanos  in  Vita  Paschalis   li.  Par,  I. 

T.  3.  Rerum  Italicarum. 

(2)  Pagius  Crit.  ad  Ànoales  Baron. 

(3)  Eadmeras  in  Yit.  s.  Anselmi  1.  4* 

(4)  Landulphas  de  9.  Paolo  Hiit.  Mediol.  T.  Y.  &er.  Ital. 

edbyGoOglt 


ta6  ARlhkLI  D^tALU 

qu^r  oecasloiie  ^i  itiaii^  il  {)ast«ra1e  :  sul  qoalc  acciai- 
etnìe  h  buona  gente  d^  allora  formò  vari  lunari.  Ma 
tion  per  questo  potè  egli  entrare  in  possesso  delh 
cattedra 'Sua,  né  di  fjiél^lto  alcuno  spettante  al  s«a 
^ró?test»fvètò:  tanta 'fu4a'posàanea  deila  parte  eomra- 
ria  in  MSlano.  Tèrso  fi  fine  detr«nno  pre^nte  passò 
papa  Pasquale  in  Toscana  (i),  né  so  io  ben  dire  se 
fu  allora,  oppure  nelP  anno  susseguente,  ch^egli  ten» 
tre  un  condKo  in  Firenze,  a  metivo  dire'il  vescovo  di 
quella* città,  uomo  viàionério,  sosteneva  cbe  cva^à  nat» 
Tantieristo.  Probabiteente  i  treuiuoti,  le  iooodazioM 
ed  altri  sconcerti^  questi  tenipi,€ecero  cadere  M  buoa 
prelato  in  questa  imma^nazione,  h  quale  in  vari  altf  i 
tempi  si  truova  insorta  nelle  nienti  delle  persone  pie 
e  paurose.  Si  deputò  nott  poco  di  questo;  ma  pel  gran 
concorso  della  gente  curiosa,  obe  a  cagione  ^^lla  no* 
vitài^ce  un  grave  tumulto,  convenne  interrompere  M 
concilio,  e  lasciar  la  quistione  indecisa.  La  decise  poi 
if  tempo,  e  fece  conoscere  la  semplicità  del  pr^to.  Peìr 
le  memorie  èocènnate  dal  Fiorentini,  si  vede  (a)  che 
h  contesta  MatMetì  trovò  in  Toscana  in  questi 
medesimi  tempi,  sensa  fallo  per  fare  buon  trattamento 
id  papa  ito  colà,  il  quale  stando  m  tLucca  nel  mesa 
di  dicembre  confermò  i  privilegi  ai  canonici  regolari 
di  s.  Frediano  ;  ed  innamoratesi  della  loro  riforma» 
cbe  era  allòtti  in  gran  credito,  la  volle  introdotta  nei 
tanauiei  deUa  -basìHta  lateranense.  Totnosscne  dipoi 
il  pontefice  a  Roma.  Tenne  un  placito  la  suddetta 
contessa  in  quest^  anno  nel  di  25   d"*  ottobre  (5)  in 

(i)  Idem  ibidem. 

(a)  ("iorcutim  Memor.  di  Hattld.  IH),  a.  > 

(3) -Anliqnit.  Italie.  Dissert.  in.         ^        .      i 

^  'oigitizedbyCOOgle 


A  ir  ir  o     iacv.  my 

ìion  so  qaal  ttiogo  dì  Toscana,  dòire  aécòrdò  la  stia 
protetiime  fai  canontci  di  Toltérra.  Possederà  in 
liombardia  V  iiriigoe  moóistero  di  Monte  Gàssina  al- 
cmni  beni  ad  esso  fosfati  dà  Gir^rdo  da  Cuvriago  ;  e 
trorandosi  la  soprallodata  Matilde  stìl  Modenése  in  si 
Ceisario  nd  di  aa  di  giugno,  Giorgio  pinete  e  liionacò 
di  quel  monistero  impetrò  da  lei  il  possesso  e  domi- 
nio di  quegli  stabili. 

Dappoiché  il  giovane  Arrigo  /^,  re,  ebbe  tirato 
nel  suo  partito  Guèlfo  F'^  tà  Arrigo  il  nero  duca 
di  Baviera,  e  i  Sassoni  ed  altri  principi,  sentendost 
assai  forle,  comiooiò  la  guerra  contra  deir  impera'^ 
dorè  Arrigo  suo  padre,  (i).  Bèlle  erano  le  sue  pro- 
teste, cioè  di  non  aver  altra  intenzióne,  se  non  d^in* 
durre  il  padre  a  riconciliarsi  colla  €iiiesa,  ma  sotto 
questo  pretesto  egli  era  dietro  a  promuovere  gP  inte- 
ressi propri  colla  depressione  di  chi  gli  avea  dato  e 
vita  e  regno.  C(7rraefò  suo  fratello  abbiam  veduto  che 
occupò  il  regno  d^  Italia  ;  ninno  nondimeno  scrive 
ch^  egli  portasse  le  armi  contra  del  padre.  Ma  non 
così  operò  Arrigo  Y.  Dopo  vari  fiitti  ch^  io  tralascio, 
marciò  egli  colia  sua  armata  sino  lai  fiume  Regeo,  che 
sbocca  nel  Danubio  vicino  a  Ratisbona.  Ds^U' altra 
parte  d"*  esso  fiume  $*  accampò  colF  esercito  suo  Pau-^ 
gusto  Arrigo  suo  padre,  ed  erano  per  vcnii'e  ad  un 
fatto  d*  arini.  Non  si  potè  qui  trattenere  Ottone've- 
ècovo  di  Frisinga,  storico  Cavissimo,  da!  prordmpe* 
tt  in  sensate' escbfflftziom  contra  di  itn  figlinolo  tale, 
H^cui  risoluzione  non  si  può  certo  leggere  senza  òr- 
rore^  perchè  presa  contro  le  léggi  della  natura,  ed 

(i)  Àbbas   Urspergénsis.  Otto    Frisingensis  cjp.    S, 
AnnalisU  Saxo.  ^        , 

Digitized  by  VjOOQIC 


anche  della  religioii  cristiana;  perciocché  faor  di 
dubbio  è,  che  la  aanta  religione  di  Cristo  non  appro* 
TÒ  mai  né  approva  cotale  inumanità.  Ebbe  maniera 
il  giovane  Arrigo  di  tirar  dalla  sua  con  promesse  e 
lusinghe  il  duca  di  Boemia,  ed  altri  signori,  dimodo- 
ché il  vecchio  Arrigo  lY  fu  forzato  a  fuggirsene  se- 
gretamente.  Seguì  poscia  un  abboccamento  in  Elbinga 
il  di  1 5  di  dicembre  fra  amendue,  e  fu  determinata 
di  tenere  una  dieta  universale  del  regno  a  Alagonza 
per  la  festa  del  santo  natale.  Ciò  che  ne  risultasse  lo 
accennerò  alP  anno  venturo.  Intorno  a  questi  fatti  si 
iruova  non  lieve  discrepanza  fìra  gli  antichi  scrittori, 
parlandone  cadauno  secondo  le  proprie  passioni  e  fa- 
noni. Air  anno  presente  oppure  all'  antecedente  ap- 
partiene un  curioso  placito,  a  noi  conservato  da  Gre- 
gorio monaco,  autore  della  Cronica  di  Farfe  (i).  Di- 
iputossi  in  Roma  intorno  ad  un  castello  occupato  ai 
monaci  da  alcuni  nobili  romani.  Allegarono  questi 
ultimi  in  lor  favore  il  privilegio  di  Costantino  magno, 
per  cui  appariva  che  quel  grande  imperadore  avea 
donato  alla  Chiesa  romana  tutta  V  Italia  e  tutti  i  re- 
gni di  Occidente.  Prese  all'  incontro  V  avvocato  dei 
monaci  a  mostrare  che  era  falso,  o  non  si  doveva  in- 
tendere cosi  quel  privilegio,  facendo  costare  che  an- 
che dopo  Costantino  gU  augusti  aveano  signoreggiato 
in  Roma  e  in  tutta  T  Italia.  Però  anche  tanti  secoli 
prima  di  Lorenzo  Talla  la  donazion  costantiniana  si 
Tede  impugnata,  con  essere  poi  giunta  in  questi  alti- 
mi  tempi  ad  essere  anche  negli  stessi  sette  Colli  ri- 
guardata qual  solenne  impostura  de^  secoli  ignoranti 
oppur  maliziosi.  Secondo  le  memorie  recate  dal  Pio- 
li) Chron.  Farfcns.  P.  IL  T.  U.  Rcr.  Hai.  p.  63;.^ 

Digitized  by  VjOOQlt 


A  V  K  O  '  lfGT#     '  199. 

rentioi  (i),  eontlmiò  anoorà  ia  quetto  anno  U  guer-  , 
ra  fra  i  Pìmih  e  i  Luockesi^  e  i  primi  per  due  volte 
rastaroBd  seonfitti.  Ooae  quatte  guerre  soccedesiero 
fra  i  popoli  della:  Tofdaaa,  non  ai  aa  beo  intenderà, . 
perchè  era  pur  q«ella  proTinoia  sotto  il  dominio  detti- 
la contessa  Matilde^  e  atrano  sembra  ch^  ella  o  per- . 
mettesse  tali  sconcerti,  o  non  arasse  foraa,  0  maniera 
di  calmar  si&tte  sangnioose  gare.  : 

(  CRISTO  MCTi.  Indiiiono  xiv. 
Anno  di  (  PASQUALE  II,  papa  S. 

(  AHRIGO  Y,  re  di   Germania  e  di 
Italia  I. 

Un^  insigne  raunanoa  di  Teseo?!,  abati,  prìneipiY 
baroni,  e  popoli  dei  r^no  germanico  $*  era  fiitla  in 
Magonza  (a)  nel  natale  deli*  anno  precedente   per 
trattare  di  concordia  fra  i  due  Arrighi  padre  e  fig)iao<*  • 
lo,  e  fra  gli  sòismatid  e  la  Chieaa   romana.  Dovea, 
di(co,  imerrenirTi  il  Teoelùo  Arrigo,  ina  dal  figliuolo^ 
era  trattenuto,  come  prigioniere  in  un  castello.  Feoor 
egli  istansa  per  la  libertà  ;  ma  i  prìncipi  temendo  che, 
il  popolo  a?vctao  a  fovorir  più  lui  ohe  il  figliuolo^ 
riòn  tumol^iasse,  ed  anche  perchò  JEUccardo  vescovo 
d^  Albano  e  Geb^ardo  Tescofo  di  Costanza,  legati 
apostolici  gtcttti  a  quella  dieta,  aveano  confermata  la. 
acomunica  contra  d  esso  imperadore  ;  non  permisero 
eh*  egli  venisse  fino  a  Magonza.  Gli  andarono  essi  in-» 
cofitro  ad  Ingheleim,  e  tanto  gli  dissero  colle  buone 

(i)  -Fiorentini  Memor.  di  Matilde  lib.  a.  f 

(a)  Abbat  Ufptrgemif  in   Chroo.  OlM>  Friiingentis 
Hist.  1.  7,  e.  II.    ,  ni 

Digitized  by  Vj005^r 

^XUBATOaXy  YOL.  ZXZTI«  9 


j5o  A!l9At1  li*  ÌTàMdK 

e  colle  briMchf ,  ohe  l' indauero  a  rianimare  el  fi^ 
jglioolo  fo  croce,  la  lapoia,  io  eeetlroe  gli  al^rì  orna- 
menti  impertaii,  ma  non  già  la  apada  e  la -corona.  N^ 
maBca  chi  scrive  essergli  staU  tolfe  per  fon»  quesU 
divise  ddla  sua  dignità;  sorirono  aUrì^  che  sponunea- 
mente  le  rassegnò.  Si  riconobbe  Arrigo  colpevole 
dello  scisma,  e  de^  mah  avvenuti  per  la)  cagione,  e. 
pentito  ne  dimandò  V  assolnaione  al  Legalo  apostoli- 
co, il  quale  giudicò  di  non  aver  facoltà  bastante  [>er 
rimetterlo  in  grazia  ddla  Chiesa.  Gittossi  anche  ai 
piedi  del  figliuolo  (i),  ricordandogli  il  diritto  della  na- 
tura ;  ma  questi  neppure  voltò  gli  occhi  verso  di  lui. 
Portate  a  Magonza  le  insegne  regali,  fu  confermato 
re  il  giovane  Arrigo  V^  e  spedita  una  solenne  am- 
basoeria>4l  akuni  vescovi  e  baroni  a  Roma,  per  com- 
porre tutte  le  vecchie  differenze,  ed  invitare  in  Ger- 
mania il  romano  pontefice.  Ma  quesU.  ambasciatori 
nel  passare  pel  Trentina,  furono  assaliti  da  un  certo 
Adatt>erto  eonte  (2)^  svaligiali  e  tacctati  in  pigione, 
a  riserva*  ^  GthtQrdoAftscovQ  di  Gostanza,  cl\f  ten- 
oe  altro  cammino,  e  fiitto  scortare  daUa  ci>n$cf^  Sfa-- 
tilde^  Cecamente  arrivò  a  Roma.  Pi  questa  iniquità 
avvisato  Guelfo  /%  duca  dì  Baviera^  corse  icoUe  sue 
genti,  e  sforzate  le  chiuse,  obbligò  essi  malandrini  a 
rimettere  in  libertà  que^  prelati  e  signori.  Intanto  i| 
deposto  imperadore  Arrigo  si  ritirò  a  Colonia  e  a  Lie- 
gi, dove  fu  con  qualche  onore  aocolto,  a  di  là  scrisse 
lettere  compassionevoli  a  tutti  i  Te  orisliani,  lagnane 
dosi  da'*  trattamenti  a  lui  £ilti  dal  barbaro  figliuc^os. 
e  deUa  violenaa  usatagli  per  detronizzarlo.  Una  spe* 

(1)  An«nyfDu»ÌD  Vìt.  Henn'ci  IV. 

(.l.Abb«U»perg«..  AantlM.  ^Google 


cWatnU  M  iM  fede  «1  m  di  Freade^  che  non  si 
può  leggere  tenia  ctt»ni«Eo.  TrQ? eti  moAt  non  pochi 
^voreroli  9k  §mo  partilo,  e  epetielmente  Arrigo  duca 
di  IioffeoA)  ripido  il  peniiera  di  fer  gnem.  Me  pre- 
valendo le  £irae  del. figlinolo,  e  troiandoii  ej^i  ridot- 
to in  Ittato  mlterabUe,  pel  crepaenore  infermatoti  in 
Lieg^)  qnifi  termniò  i  enoi  giorni  nel  di  7  d^  agosto, 
per  ooa^arire  al  tribunale  'di  Dio  a  rendere  conio  di 
tanti  snoi  TÌzii,  diei  Innga  veetaiione  data  allaChiesay 
e  del  tanto  sangue  cristiano,  sparse  pe^  sooi  eaprioci 
e  per  la  sua  ollinaiion  n^  scisnuu  A  lui  esiandio  si 
dee  attribuire,  un»  gran  autaaione  seguita  per  sua 
cagione  non,  Bseno  in  Italia,  cbe  in  G^mania*  Certo 
è  cbe  11  regno  della  Borgogna  mito  dall'*  ietperador 
Corrado  1  alla  corona  germanica^  pati  aaohe  mula- 
xioni  doranti  Wsopcartiferite  tod^oiense.  E  da  questo* 
parbnente.  procedette  T  eseersr  boone  patto  delle  cit- 
tà di  Lombardia  messa  in  libertà  con  formar  delle 
repid^bticbe,.  letuà  pii!^  loie?  ministri  .del  re.,  ossi* 
dÀ'  imfieead^re  al  lom  gciYorno  :  del  che  parleremo 
andando  iiioan^*  Sm  atal^  povlafid  a  Bavenna  il  ca- 
da?eri>  dell'anttpepa  C(uibeftp,e'  qniri  seppelBio.  Do- 
velie.  dipor  lUvenna.  rimelt«HÌi  in  graaia  deUia  Chiesa 
lomana \  e perd  m  qnesl'  enne  andòccvdine  colà  da 
p9pa  fàdgiuàh^'^  che  fosse  jdisoMerralo.  il  suo  corpo, 
e  pttale  V  «sta  neLfinmr  {%h  fion^  asancafano  perso- 
ne tane,:  oppur  ben  afiHte  aUa  ^  lui  asemofia^  cbe 
spnscia«ano  ooeae  tedme  al  ano  sepekro  delfea  ri^ 
splendeoti  fsceUe  in  teaapo  ii  nottr  .*  M  cbe  agginnto 
ad  tH9t  egli  morlo  scomunicato,  diede  impuLu)  ali» 

|i)  AbbM^UspergemisinChron.Paodu%has^FiiiWu 

in  VÌt«    PsiCbal.  U.  >       OglzedbyC^ 


sttddatli  liiiobiiif  e.- AggmogQ,  ^<flbchè  n  oottosìcà' 
meglio  la  oabth  •  taaligttità,  #d  anche  k  igooràiiia 
di  questi  tempi,  clw  furono  ^  ditolgali'  Ttn  miraceli 
come  fuccedati  ai  sepekro  di  q^etto  K^vrertitore  del* 
la  Chiesa  di  Dio.  Fra  Ir  teHeìPe  a*  noi  conser?ale  da 
Ddakioo  di  Banberga,  e  {mbfalieale  datt^Bceardo  (i), 
una  «e  ne^leggescfltta  dal  veséOTo^di  Poitiers  all'  ba- 
|ieradore  Arrigo,  dorè  traila  de  plhrimit  miraemìit, 
gua^  iUvitta  eUmentìa  ptr  merUaJi^icii  mtmoHat 
donifU  nostri  CkmmOis  papae  ttd  tpuseptUcrum 
est  operaia^  a  Jghsmné  castellano  episcopo  trans- 
ndssa.  Ma  probabHmeate  aarà  Tennla  non  da  imo 
di  qae^  vesoofi,  ma  da  qualche- impostar»  quella  aeria 
di  miracoli,  per  dar  paaoato  alfaì  gente  oorriTa.  Fa 
anche  data  sepoltora  in  Liegi  al  ooipo  del  morto  im- 
peradore  ArHgo  ma^  lì^  poco  per  decreto  de^re- 
acovixattoKci  K^lto  fa  Sk  chiesa}  e  deposto  in  luogo 
non  sacco.  * 

^  Dopa  essere  alato  circa  il  mese  di  febbraio  a  Do- 
nef  ento  il  pontefice  Pasqoide  II  (9>,  si  mise  in  ? iag- 
gio  alla  volta  della  Lombardia,  ed  intima  un  concilio 
da  tenersi  nella  nobil  terra  ^i  Guasldla  Terso  il  fine 
^ottobre.  Un  gran  oaneorso  di  vesooft^  abati  e  che» 
rid,  massimamente  ^  Getviattia  e  ^  Italia,  e  V  am*  ' 
basceria  del  novello  re  di< Germania  i<^/ri^  ferendo 
celebre  qaeUa  sacra  assemblea^  a  cui  si  diede  princi- 
pio nel  di  aa  del  soddelto  'mese*  (5).  Fra  (^  altri 
decreti,  per  nauftiare-la  Ghiaia^dir  Ravanna,  ftirono 
sottratte  dalla  suggeziaae  di  quclTarcivescovo  le  chie« 

(i)  Eoòarà.  àcriptor.  med.  ae?i  T.  If,  'p.  i54. 

iflk)  Fjilco  BeneTCllL.io  Cbroaico. 

(i)  fcabb.  Concilior.  Tom.  X,    o,  .ed  by  Google 


A  ir  ir  b    nofu  ì33 

rè  &  Sohgiai^  JHédemty  M^ggk^  Parma  e  Piacene 
%a,  e  non^  di*  Jf cmlovo,  omw  lia  iltcito  4«1  rtr* 
dinal  BaroBÌo:ÌB*Téc»di'Jlfadbira.  FvroDò  m  ripro- 
Tatedi  niid^o  la  iavcstitum  dtte  d«^  principi  secolari 
agli  «eelesmtrcì  :  formstt  :^ri  decreti  intorno  al  ri* 
conciliare  ali*  Ghitra  gK  tbemnaiaBlri  e  deposti  aU 
cnnt  TCteovi  siatioaiaci,  óppwre  ordniatfr  fi«lto  scism». 
Calè  ti  preteatatoÉw  i>lagati  da^  Panaaigianiv  che  già 
àvrabarìfinncialo  allo  saianaa,  con  chiedafe  par  lor 
reieoTO  qv^tk  medesimo  santo  >  oanitoala  Bernardo^ 
che  dna  soni  prinm  aasì  areano  «osi  maltratlalQ.  Ag- 
^nfiaùro  pragl^era, 'aaéioachè  ilpapa^aelcase  portarsi 
«  coasacrara  la  lor  ntK^ira  eatt^a^lo^'  al  che  egli  ac- 
consentì ;  ed  ito  colà  con  gran  lolamulà  eonsolò  quel 
papoto,  a  diede  krro  pei:  veaeofro  H  cardinale  suddet- 
to. Anche  9  popolo  dì  Modena  eaneorda  co»  Dodmm^ 
▼escoro  sdaatisainio  di  questa  dttè,  a^«a  nflP  anno 
firacadenteeoalAdata  ma  «Hora  cattedrale,  giaeiebè 
la  vecchia  nmiaeeiafa  rorloa.  Noneré  per  anche  ler- 
«Dìqata  qnesla  gra«  fthbrica,  in  cni  fo  impiegata  una 
prodfgioaa  quantità  di  ttarml  (i),  quando  T  hn^- 
vi^nte  popdo  desiderò  cha  si  traaferisaa  eolà  il  corpo 
ed  santo  ;  lor  ? aacovo  •  protettore  flamig>lnt>o*  A  tal 
finzione  a  filata,  chcsegcd  nel  di  5o  d'.  aprile,  inter- 
:  vennero  Intti  i  veaooTi  ciroottneiiu  ad  immenso  pò- 
■poloy  accorso  da  ^arie  oitU^  colla  stessa  cofUesta  M0r- 
-tUele.  Nata  .  poi  dispnta,  se  ai  davaase,  rO  no^  aprire 
r  arcai  dd  aanio,  fia  rimessa,  là  dec^ioof  alln  medesi- 
;m»^nfessa^  laqnale  consigliò  «ha  s^  aspettasse  la 
varata  in  Loi^bardKa  dd  sommot  pont^^fice,  già  dis- 
posto a  far  questo  viaggio  nelP  anno,  f  rc9^nte>  Io- 
li) Trtnsl.  8.  GeminìaDi  T.  VI,  Rer.  Ita!. 

DigitizedbyVjOOQlC     ■  - 


lS4  AIOUU    B^ttAtU 

fetti  «itìyò  egfi  a  Madeaa  n^l  di  &  di  ottobre,  .pre^ 
470^  d  popolo^  «Bada  iadnlgmn^  face  aprirr  T  area  dì 
«.  Gemiiiiatto^a  trof»to  baratta' il  «acro  too  èorpo, 
e  naoftrato  al  popolo,  svegliò  nea  nùr^ni  cHvoztona 
o^^  iomiaierahiiì  «patlaton.  Dopo  avara  papa  Pa« 
aquila  II  eooteorato  l' altara  nnoro  del  tanto,  ae- 
eoflipagiiato  daUa  contaata  HalUde^  a  da  ima  gran 
frotta  di  cardinalii  vasebvi,  abati  a  chand,  a^  timè 
«Ha  Tolta  dt  Gvoasl^b,  deva^  siccome  aUMau  detto, 
tenne  nn  rignardevol  oondlio.  De  Parma  passò  dipoi 
il  papa  a  Te#ona  eos  disegno  di  aontiaaaae  il  Tiaggto 
▼arto  la  Gannanif^  dorè  ere  invialo^  (i).  Ma  inaorte 
in  (pialle  città  nn  tnaeello  <»Hiti»  di  ini,  ed  aTTertito 
e|^^  che  il  nuove  re  Arngo.Y,  siéoome  giunte  a  non 
aver  piilt  bbogno  del  pepe,  perca  pòcd  disposto  e  n« 
nnnaiai^e  le  int eatilttre  'degli  écdetiÀttici,  diadico  me* 
gHo  di  pesaere  per  laSeveja  inFranda,  dove  in  ef- 
letto celebrò  il  aente^neAete  nel  nfoniatero  di  Giugni. 
Fitti  di  nrmft  in^qtteH^  ail|M»,;senaa  taaeiar  dopo  di 
eè  ^iiioU  nsaaabi,  Biccarda  JI^  principe  di  Gepua, 
«d  ebbe  per  ano  aOccessArei  Jloò^rA>  i^jsue  faaiaUo 
minerà.  Troveal  poi  la  eonaessa  Matilde  sol  principio 
di  quasi'  anno  in  QnistéUo  (s),  oggidì  villa  del  Man- 
tovano di  qua  dal  Po,  dove  laee  ginatide  a  Gievenni 
ebete  di  s.  Seilatere  di  Pavia,  ^e  si  querelò  per  le 
violekice  usate  ilaglr  nomim'  di  ftavevé,  andditi  d^essa 
contessa,  alla  iwra  àk  Metara,  soittopoata  e  quel  mo- 
ntstero.  Era  già  naoito  diMe  nani  de^  Turchi  B^a- 
mondo  principe  d^  Antiochia,  dopo  aver  comperata 
la  libertà  con  promesse  di  una  gran  amnma  di  dan»- 

(i)  Àbbas  Ùrspergensit  ia'GbroQ. 
(a)  àntiq.  IleLIHsiert.65. 

-~  DigitizedbyVjOOQlC 


▲  ir  ir  o    iteti.  i35 

tOi  {fon  tflp«iido  egli  doT«  trbTtr  tomo  er^^  tenot 
tn  Italia  (i),  e  passò  io  Francia  nei  marxo  delP  anso 
presente,  éore  noù  solaniente  eolio  seorrere  per  va* 
rie  città  di  qmUe  contrade  conuBosse  moltissimi  a 
prendere  la  croce  per  aeoompa^arlo  nel  tuo  ritorno 
in  Oriente,  ma  ancliè<  prese  in  moglie  Castamba  6r 
gliuola  di  Filippo  re  di  Francia,  e  conehiuse  le  oouo 
ék  Cecilia  figtinola  naturale  di  esso  re  con  Tancredi 
•no  cugino,  eh'  egli  a?ea  lasciato  gonrnalore  d*  Àn« 
tiochia. 

DI  sopra  abbiam  Tedato  che  in  questi  tempi 
Guamieri  ^orernara  là  Marea  d*  Ancona.  Si  Tede 
nella  Cronka  fsrfense  (a)  un  ricorso  a  lui  fatto  prc>- 
babilmente  nell'  anno  presente  dai  monad  di  FarA 
contra  di  alcuni  occnpatori  de' beni  di  queir  insigne 
monistero  j  siccome  ancora  la  lettera  da  esso  Onaf'* 
sieri  scritta  in  loro  farore,  eomandaùdo  ouctoritaiB 
domni  imperatoris  praeurUis  serenissimi  Menrid^ 
che  fosse  rispettoto  quel  sacro  luogo.  Di  qui,  tomo 
a  dirlo,  si  rìcara  che  Guamieri  reggea  quella  Marea 
a  nome  d^^  impe^adore,  bentihè  la  Chiesa  romana  la 
pretendesse  come  Stoto  di  sua  ragione.  E  pereioecbè 
egli  s^  intitola  ed  è  intitobto  Guarnerius  Dei  graffi 
dux  e<  marchia^  ee  ne  può  inftrìra  che  000  la  soh 
Ifarcé  d'  Ancona,  ma  aache  il  dnealo  di  Spotetì  h^h 
tero  a  lui  sottopoati.  DieeaiflM  di  sopra,  essere  stalo 
questo  Gnamieri  quegli  che  promosse  al  pontificalo 
roatanó,  cioè  creò  antipapa  Magmo^o  eoi  aame  di 
Silfestro  III.  Ciò  aucoedatieneir  annoi  presento,  pri- 
ma che  il  papa  Tenisse  in  Lombardia,  per  attcstato 

(1)  Soger.  iik  Tit  Lndofici  e.  tf,  apad  Da*^hw »% 
ìa)  Chfon.  FariNBM  P.  a.  Tom*  a.  Aer.  ItaL 

Digitized  by  VjOOQIC 


iS6  AinriLx  d^italll 

ddl*  Urspergente  (i),  di  cui  sono  le  seguenti  ptfole) 
Wtrnherus  quidam  ex  ordine  mimsterialiwn  re 
^i>,  qui  Marchae^  quae  in  parUbus  jéquinae  (  dee 
^ire  Anconae)  praeeraif  quasi  haeresim  eamdem 
resuseitaturus,  eoìki^tis  umkeumqme^  per  liaUam 
eopiis^  corhtpiU  quoque  muUa  pecunia  Monuntis 
nonnulUs^  dum  domnus  apoHoHcus  Senepentanit 
immoratur  Jinibus^  quemdam  pseudo  aiatem  de 
Farfara  (  tuoI  dire  Farfa^  ma  senza  che  si  sappia 
che  in  questi  tempi  tì  fosse  un  tale  abate  in  quel  mo- 
tiistero.  Forse  ne  fu  monaco.  )  pròh  n^fas  l  Cathe^ 
drae  saneti  Peiri  imposuH^  et  ipsum  Papam  Cae" 
isaris  sub  vocùbulo  Syìvestri  appeììari  voìmU  Qui 
*tàmen  post  paululuni  turpiter^  ut  merebatur^  m 
Catholicis  eìiminatus^  vesaniae  suae  praemium 
"mah  conquiskij  pejùsque  dispersi  aeris  rétuliim 
Nella  Cronica  di  Fossanova  (a)  si  metta  questo  fotto 
^olto  l' anno  precedente^  Marchìon  (  dice  quell^  au- 
tore in  vece  di  Marchio^  cioè  Guariàerì  )  venit  Ro' 
'mam  eonsentientibus  quibusdané  Romanis^  et^elegH 
jédimélfkm  (  tate  prol>abilniente  ta  ti  juonome)  in 
JLapam  (cioè  in  Papam)  SfiveHrwn  ad  saMÉarm 
•Mariam  Rotundam  infi^  oetai^am  s.  Martini  ;  sed 
sine  effisctu  rèversus  e^l.Udalrieo  da  Bamberga  fra 
le  lettere  da  lui  ractoltr  e  éale  alla  iaee.  dell*  Eccar- 
'do  (3),  ne  porta  unaaeritta  in  qne^*  anno  da  papn 
Pasquah  i/a  lutti i  fedeli  deHaiFranotacairaTrisn, 
che  mentre  eélo  pontéfice  staira  nel  portico  di  s.  Pto^ 
*  irò  Aiorì  di  ,Ro«a  in  occasione  éella  dedieasiaBe  del- 

(i)  Abbas  tJrspergensis  in  ChroD. 

(a>  ChfonJFoMn  Noraeiapad  UghèlK   -      - 

(3)  GocarcLScriptor.  nuad.  aen  T.  H^  p.  a5Ì«   . 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  9  O      liCTf.  iZy 

la  bttsiHea  vaticana,  venti  quidawi  WertiÈrius^  re%ni 
teutonici  famuìu3\  in  romanae  a^bis  vicina  ;  e  che 
qttesti  s*  era  otùto  con  tari  ribalK  Mia  Chieta  róma-' 
Bft,  abitanti  fìibri  ed  entro  di  Rooha.  Taìibus  sooii 
presèyier  (ftudam  romanae  urbis  advena  se  cqn^ 
junxHj  de  quo  vei  uòi,  vei  hactenus  orS/^tus' $it^ 
ignoranuAS.  Hanc  personam  egregiam,  nigromanti^ 
cifj  ttl  dicOitr^  praesiigUs  phnam^  quumfideìes  nc^ 
stri^  occasione  trtguae  Dei  ah  armis  omnino  desi* 
sierent^  in  hieranensem  ecclesiam  induxeruni,  et 
'c<mgregati  Wibertinae  few  reliquiisj  ci  episcopi 
nomen  perniciosiesimeindiderunt.  Sjoggingne:  Quwn 
vero  intra  urbem  die  aiterò  rediissemus^  monstrum 
iUud  turpiter  ex  urbe  projugiens^  quo  transiertt 
ignortunus^  Adunque  costui  non  era  aM>ate  di  Farli. 
Abbiamo  ancora  dal  Dandolo  (i),  che  in  quest'anno 
in  poco  più  di  due  men  accaddero  xtk  Venezia  due 
'forìositfiaii  inceodii)  che  dbtrussero  m^lte  contrade 
-di  quella  nefoil  città,  perchè  di  materia  combustìbile 
^«ra  fabbricata  la  maggior  parte  di  quelle  cast.  S^  a^ 
giunse  che  la  città  di  Malamoccó  fu  affatto  ingojata 
dal  mare,  laonde  il  ano  vescoyato  venne  dipoi  traspor- 
tato a  Chioggia. 

(  CRISTO  Mcyii,  Indizione  xr. 
Anno  di  (  PASQUALE  li,  papa  9. 

(  ARRIGO    y ,   re   di  Germania  e  di 
ItaKa  a. 

Tari  TijBggi  ed  azioni  di  papa  Pasquale  in  Francia 
in  quest^anno  ai  poasMio  leggere  n^la  Tita  di  Lodo- 
(i)  Bandai,  in  Cbroè.  T.  XII,  Rer.  Ital. 

Digitized  by  VjOOQIC 


|38  MlV^hl    d'  IVALlk 

?ieo  il  grotto,  scrìtit  da  Sngerlo  abaU  (i)^  ÀBcba  tt 
padre  Pagi  (a)  aed  meoùone.  Io  tutto  tralascio,  bar 
stondtiM  di  aodMHiMre  4ìhe  il  re  Arriff^  V  a  pedi  «sa 
lolenoe  ai&basciite  ii  iVaneia,  [»er  IratUre  eoa. evo 
papa  delPaffiiredaUè^  fOTestitare  ,  perdoechè  egli  al 
pari  del  padre  ToUa  soéteaerle  eoatro  i  decreti  di  Bo- 
na. U  capo  degli  ambttciatort  era  Guelfo  V^  duca  di 
Barbra,  homo  corpolento,  e  cke  uuTa  ttmtttooo  allo 
dì  foce.  Pare?aao  etti  atidati  pie  per  iatimidire  il  pa* 
pa,  che  per  trattare  amichefolaiente  di  éoacordia.  E 
nittoa  eoncrodia  ia&tti  ne  segolvtaa  sokndeote  delle 
aiioaocìa,;Gb^  tlj^ateficé  ritóroatse  in  qaeato  mede* 
iiaK»  aafio  in  Italia^  si  raccoglie  da  mia  aua  bolla  (5) 
data  aiutino^  kakndU  septembris^  Jndictìane  I  In- 
fi^rMtionis  domimcae  anno  MCFIl^  poniificaius 
4mUrn  (hmm  PéschaUs,  11^  papa  nona.  Era  in  Fieso- 
le'nel  di  1 9  di  settembre.  In  quest^  anao  la  eonies§s 
MiMde  neldi  s  9  di  fobbrajo  trovandosi  nel  contado  di 
.Tolterra,tenaéon  placito  io  cni  fece  un  decretò  in  ftr 
Yorè  dei  canonici  di  Volterra*.  Apparisce  ancora  da  due 
mstmorie  prodotte  dal  Fiorentini  (4),  che  la  medesiaia 
•Ottlessa  n^nMsa  di  i^ugno  mise  Tassedio  alla  terni  di 
Prato  in  Toscana,  che  s^ers  ribellata  a  Id,  oppure  a^Fio* 
rentinì.  Arrivato  in  Toscana  il  suddetto  papa  Pasquale, 
ricevette  dalla  medesima  contessa  un  trattamento  con* 
Tenevole  alla  dignità  delP  um>,  e  alla  somma  venera* 
iton  deir  altra  verso  i  vicari  di  Gcs.ù  Cristo.  Fecene 
menzione  anche  Doniaeone,  ma  senìKa  dire  chMla  ateo 

(1)  Sagerios  apiid  Da-Chesne  Script.  Rer.  Frane, 
(a)  Pagias  de  Anitales  Bardo. 

(3)  Batthint  Stor;  di  Poliroa.^  nelP  Appaad. 

(4)  Fiorent.  fifeipor,  di  Matilda  !..  a.  ; 

k,  DigitizedbyVjOOQlC 


i  ir  «  0    ìicvif.  iSg 

Sfidasse  a  Ronat,  cora«  alcutto  ha  8up|M}#lo  ,  ini  qim 
Tersi  (i):        '  ,  '  . 

Ulte  post  artttìtm  redUt  rétr^  pa9tor  atàemdus. 

Ejus  ad  obsè^uùaH  MaMìdU  mo^  rtfmrkw^  . 
-  Promttx^  loqUtns  iecwn»  HofPtam  rédi^€Ìtàprag»mL 
Neir  tnné  preseote  afieora  pur^cKe  veintfetii  Itaf 
lia  Arrigo  ilnero^ànsB  diBaràrae  fratcMo  àtldue^ 
'Gueìfh{i)i  Certamenta  è  serkta  eovit  «óocednta .  hi 
questo  anno  una  donattoiie  da  lui  ftitta  al  monisleni 
<n  santa  Maria  delle' €areert  d^Eita.  Ma  eiaendò  ^*' 
'Scorde  dall'  anno  suddetto  V  Indi%ione  settima^. nom 
ai  può  ben  oeeertare  il  tempo.  Quel  che  è  .sicuroiqui^ 
TI  esso  prìnbipè  è  intitolato  Henrtcus  dùx^UùsÀfwm* 
dam  GuelfoHis  ducis^  qui  profossM  sum  esé  naii<me 
mea  lege  pivere  Lombardorum^  sìcoobm  per  tanti  d'- 
In documenti  si  scorge  che  costumarono  di  prolasaa- 
re  t  prìncipi  estènsi,  da^  qiMli.  egli  discender.  F« 
stipulato  quello  strumento  ^ti^  sattctam  Theehnn 
de  Este  :  il  che  fa  intendere  éhe  la  Knea  ^ttaae  dei 
duchi  di  Baviera  ritener  a-  la  $ua  porzioo  di  dominiu 
Bella  nobil  terra  d^  Este.  In  questi  tempi  scrÌTa  Lai|- 
dolfo  da  s.  Paolo,  eh'  egli  era  in  HilaBo  (3)  eonsuìmm 
epistoìarum  dicteUor.  La  menzione  dei  consoli  già  to« 
tradotti  nel  governo  di  quella  t»ttà,  mi  obbliga  qui  di 
dire,  èssere  ciò  una  pruova  chiara,  che  i  Milanesi  s'ani- 
no  già  sgravati  dei  ministri  iikiperialr  o  rfgi,  ed  a? eé- 
no  presa  la  forma  di  repubblica  e  la  libera,  eoa  ffi*^ 
Temersi  da  sé  stessi,  solamente  riconoscendo  la  sovra* 
nità  di  chi  era  imperadore,  oppure  re  d-  Italia*   S^  è 

(i)  P9DÌZ0  in  Vit.  Mathild^ 

(à)  Antichità  Estensi  P.  I.  e.  Sg. 

(3)  Landolphui  |aaior  Uhi,  MediolaQ.  e.  !$• 

ed  by  Google 


l40  ÀmTALI  »  ^STALLà 

T«dato  di  fopra,  che  qod  popolo  tanti  aniit  prìiaa 
•?ea  fiitta  guerra  coi  Paresi,  e  poi  s^era  esercitato  nel- 
le interne  Anioni  e  guerre  civili ,  sevsa  più  mostrar 
ubbidietuea  e«Uptndeoza  dal  re  ossÌ9  da  alcun  sqo  mi- 
Mira..  L^  essersi  poi  seon? oUa  la  Lombardia  tutta , 
fie#  cagione  d**  Arrigo  lY  aumentò  T  animo  di  quel 
poj^lo  a  mettersi  pienamente  in  libertà.  Cercando 
«est  in  qnal^nattiera  sì  avesse  a  regolar  la  bro  nuota 
«repnbblka,  poco  ci  volle  a  mettersi  davanti   agli  oc- 
ébà  il  metodo  tenuto  dai  Aomani  antichi  nel  governo 
^.Roma.  Perciò  crearono  due  consoli  (;he  fossero 
-capi  priadpali  della  comunitò,  ed, elessero  altri  mini- 
etri  della  ginstlzia^  dalla  guerra,  della  economia.  Cre- 
do io  cbesui  principii  TarcivescoTo  aresse  gran  parte 
nette  loro  risoluzioni,  e  molto  d*  autorità  per  regolar 
lafiMcende.  Formarono  il  consiglio  ^inpraìe^  compo- 
.sto  di  nobili  e  di  pvpoioy  the  asceodeva  talvolta  a  pia 
oenlinata  di  persone,  capi  di  famiglie.  Eravi  eziandio 
nn  Qonai^o  particolare  e  segreto,  ristretto  a^  pochi 
cacciti  dal  generale,  il  quale  veniva  appellato  il  censi" 
'gUo  di  eredenu»  ;  col  qual  nome  si  denotava  chi  giù- 
.uva  di  custodire  il  segreto  de^  pubblici  affiiri.  Questo 
consiglio  particolare  arerà  in  mano  Tordinarìo  gover- 
no poKticd^  iba  la  risolnzion  delle  cose  importanti  , 
-come  il  Inr  gaer^ra  q  pace,  spedire. ambasciatori ,  iar 
•legke^  elèggena  i  consoli  ed*  altri  ministri»  .era  riserba- 
*to  ai  Consilio  generale.  .  ,. 

Tale  era  allpra  la  forma,  di  queste  naaceoti  repub- 
J>liche  ;  e  dico  repubbliche,  perchè  nello  stesso  tempo 
altre  città  di  Lombardia  si  misero  in  libertà,  e  prese- 
ro forma  di  repubblica,  come  Paria,  Lodi;  Cremona, 
Teronei  Genova  ed  altre.  Allorché   s^  incontra  nelle 

IdbyGoOgk 


1  H  H   O     MCtfl.  l4Ì 

città  d^  allora  il  oom«  di  vonsoii^  subito  $*  intende  che 
qtreste  erano -divenute  città  Ubere,  le  quali  nojidiitie*  * 
no  protettayano  di  riconoscere  per  supreóàoior  pa-  ^ 
drone  V  imperadore  ossia  il  re  d' Italia.  Nelle  memo-^ 
rie  antiche  di  Pisa  e  ài  Lucca  scorgiamo ,  che  circa  ' 
questi  tempi  anche  quelle  dita  cominciarono  agoter*'' 
Barsi  coi  consolide  s^  è  veduto  che  faceano  guerra  fra 
loro,  il  che  indicala  loro  libertà,  e  l'acqubtata  o  usur- 
pata parte  del  dominio.  Come  poi  succedessero. ad  essa 
altri  marchesi  di  Toscana  {cosa  che  in  Lombardia  più 
non  si  usava  ),  non  è  si  fiicìle  ad  intendere.  Forse  Tau- 
torità  dei  conti  che  pia  non  s^  incontra  neppure  net 
governo  delle  città  principali  della  Toscana,  era  passato 
neMa  comunità  di  quelle  città,  restando  salva  solamente 
Pantorità  marchionale.  Probabile  è  ancora  che  la  con- 
testa Matilde  ne*  tempi  tempestosi  delle  guerre  pas« 
tate  fosse  obbligata  a  cedere  per  acoordo  aUe  cktà  pò* 
tenti  di  quella  provincia  parte  deUe  sue  regalie,  e  tut- 
ta quelle  de*  cónti  già  governatori  delle  città.  Abbiam 
^  ▼educo  che  Lucca  e^ienai'  erano  ribellate  a  lei^ 
e  tennero  per  un  tem|io  il  partito  di  Arrigo  IT.  Ma 
appena  queste  città  hbere  si  sentirono  còlli  mani  ale- 
gaite  e  colla  babà  di  maneggiar  V  armi,  che  lo  apirito^ 
dell'  ambizione,  cioè  la  sete  di  accrescere  il  propria 
Stato  ooUa  depression  de*  vicini,  ristretto  In  ad^tre- 
ne*  principi  del  secolo,  ocaupè  ancona  il  cuore  dei' 
rapnbUichisti.  Ed  appunto  in  qneH*  anno  iMOenesI,- 
parte  mossi  da  qaesto  appetito  innato  negli  uonuni,- 
ma  più  vigoroso  ,ne*pii^  potenti,  e  parte,  attiaEsati  da 
antichi  odii  e  gare,  dichiararono  la  guerra  alla  confi* 
oante  città  di  Lodi  (1)9  e  Is^  strinsero  con  forte  afie- 
(1)  Landulphos  jonioc.  |Kitor.  Slsdè9|é4.  l6« 


14^  AWALI  ViT4I'U 

dio.  Né.  mancava  in  Lodi  tteMa  chi  tegretameDia  tt- 
neva  la  parta  di  eut  MiianesL  Oltre  a  vari  nubili,  fa- 
rono  sofpallati  di  dubbiosa  fede  in  que'  frangenti 

^ràgrico  Tescovo  della  medesima  città  e  i^jardo 
ano  fratello.  Se  vogliamo  anche  preatar  lede  a  (ìal- 
vana  daUa  Fiamma  (i),  U  popolo  di  Pavia  mosse 
guerra  contro  di  quel  di  Tortona.  Conoscendo^  i 
Tortonesi  inferiori  di  forza  a  quella  potente  città,  ri- 
corsero per  aiuto  a^  Milanesi,  co^  quali  conUrasseco 
lega  :  il  che  fi»  cagione  che  anche  i  Pavesi  si  ooU^gas- 

\  aero  co^  Lodigiani  6  Cremonesi.  Entrati  poi  nel  Tor- 
tonesa  airi  Pavesi,  diedero  una  rotta  a  quel  pò- 
[>olii|  misero  a  sacco  U  loro  territorio,  riportarono 
anche  de*  vantag^  conUra  de^  Milanesi,  a  in  fine  im- 
jpadronitisi  di  Tortona,  la  diedero  alle  fiamme.  Prese 
tali  notisie  Galvano  daUa  Cronica  di  Sicardo  vescovo 
di  Cremona  (a)»  il  quale  nondimeno  altro  non  bcri- 
Tesa  non  cbeiinoandiaronQ  i  borghi  di  Tortona*  £r* 
r^  parimente.  Galvano  i%ìcredere,  che  tottatia  conti- 
nnsiiia  Corrado  figHuo^,  di  Arri^  lY  ad  tssave  re 
d'^Itatia*  Giunte  intanto  a  Koma  papa  Fas^ièahi  JJ{iy 
trovò  aaanaertati  «on  po^  i  suoi  attiri.  fiteCsnaJCor* 
an,  di  coi  s'  à  parlalo  di,  f  opra»  avaa  ribattala  tutta  la 
tnarittimai  e  a"  ara  ben  fortificato  in  Poolt  Cella  e  in 
MonUlto,  ttrre  della  Qhlaaa  romana.  Speda  eolà  il 
papa  il  sup  esercito. p^a  ripigliò  la  prisaa  d^aaan  ter- 
re;, ma  npn  potendo,  a  caf^dd  veirno,  fermarsiF 
sottn^r  altra»  dopo  aver  saccheggiato  il  territorio,  ^ 

(i)  Galv.'  Fiamma  tfanipoK  Fior.  T,  II.  Ree  itaL 

<a)  Sicard.  Chrou.  f.  TU.  Rer.  Hai. 

(5)  Panaufphus  Pltaii.   io   \iU  PaichdL   11.  tart.  t 


à  n  w  o    MCTu.  145 

ritira  ai  quartieri.  Abbiamo  da  Romoaldo  salernìta- 
no  (i),  che  oetl'  anso  presente  Ruggieri  duca  di  Po* 
glia  assediò  la  città  di  Lucetta^  ogf^di  Nocera,  e  la 
rimise  soUo  il  suo  domiaio»  Fioalmenle  T  AaonimQ 
barense  scrive  (2),  che  Boamondo  principe  d^ÀDtio- 
4Dbia  tornato  in  Italia  co'  crociati  franzesi,  e  fatta  adu- 
nania  d^  altri  Italiani  nel  suo  prìndpalo  di  Taranto^ 
con  dagenlo  navi,  trenta  galee,  cinquemila  caralli,  e 
quarantamila  fanti  dal  porto  di  Brindisi  passò  di  là 
datl^  Adriatico  alla  Tallona,  e  la  prese.  Se  una  tal 
flotta  di  navi  fosse  bastante  a  condor  tanti  uomini  e 
cavalli^  lascerò  io  considerarlo  a^r  intendenti.  Forse 
passarono  in  più  veleggiate.  Assediò  dipoi  la  città  <)i 
Durano,  ma  ritrovandola  ben  provveduta  di  presidio 
e  di  viveri,  non  gli  riuscì  di  mettervi  il  piede.  Il  mo- 
tivo di  far  questa  guerra  ad  un  imperadore  cristiano 
in  vece  di  portarla  in  Oriente  contra  de'  Turchi  ed 
altri  infedeli,  fU  perchè  ess9  imperadorii  j^lessio  Co- 
m/te/io  bcea  seg^etafnetiite  la  guerra  a  .cbuinqoe  dei 
crociati  voleva  pasM^fB  p^r  le  sue  terre  in  oriente,* 
dimodoché  era  egli  tenuta  per  nemico  più  periooloso, 
che  gli  steasi  Turchi.  Di  questo  fatto  parlano  anche 
Fokherio  nella  Storia  sacra  (5)  e  il  suddetto  Sicerdo 
vescovo  di  Cremona  nella  soa  Groniciw 


(i)  ÉomaaUus  Saleroilab.  Chrpn.  T.  TU.  Ret.  ItaL 

(2)  Anooymus  Bateos.  apad  Peregriniim. 

(3)  Falcfa.  filsC.  Hieroidim.  L  s» 


yGòogle 


X  44  AHlriLI  D^  ITÀtlA     ' 

(  CRISTO  Mcvin,  Itìdiwone  i. 
AnDo  di  X  PASQirALE  H,  papa' io: 

(  ARRIGO  ^V,  re   di  Germania   è   di 
Italia  5. 

Non  ostante  che  la  presenza  del  pontefice  Ps' 
sguale  ritornato  a  Roma  dovesse  restituire  la  calma 
a  quella  tumultuante  città,  pure  per  attestato  di  Pen^ 
dolfo  pisano  (i),  tutto  di  accadevano  omicidii^  latro- 
dnii  e  sedizioni.  I  ribelli  di  fuori  influirano  a  tenere 
inquieta  la  medesima  città.  Il  papa  per  non  poter  di 
meno,  andava  pazientando  ;  né  questo  il  ritenne  dal- 
r  intraprendere  il  viaggio  di  Benerento.  Lasciata 
dunque  al  vescovo  lavicano  la  cura  dello  spirituale  di 
Roma,  a  Pietro  di  Leone  e  a  Ledn  Frangipane  quella  ' 
del  politico;  e  il  comandò  delle  armi  a  Gualfredu  tuo 
nipote  ;  si  portò  a  Benevento,  dove  nel  mese  d^  ot- 
tóbre tenne  un  concilio,  i  cui  Atti  «ono  periti  (a)»- 
Tisitò  in  tal  occasione  ti  montatero  di  s.  Ttncenco 
del  Volturno,  ed  era  già  in  viaggiò  per  tornarsene  a  -- 
Roma,  quando  gK  giunse  nuova,  essere  quelb  città 
teonvoka  per  varie  sedizioni  ;  formarsene  delle  altre 
verso  Anagni,  Palestrina  e  Tuscolo;  essersi  ribellata 
la  Sabina,  e  che  Tolomeo^  nobil  romano,  di  cui 
dianzi  il  pontafict  assaissimo  si  fidava,  avea  voltata 
casacca,  e  a^  era  unito  con  Pietro  dalla  Colonna^ 
abate  di  Farfa^  (  ma  ai  dee  scrìvere  e  colT  abate  di 
JParfa^  perchè  Far&  allora  avea  per  abate  Beraldo  ), 

(i)  Pandalphas  Pisaoas  in  Vit.  Paichalii  II.  Pari.  IL 
T.  lU.  Rerom  Italicaram. 
^     (2)  P«U«  Diaconu»  Otob,  CMmJ(^^g|3. 


A  H  11  o    «croi.  145 

àinanierachè  Don  en  sicuro  il  passo  per  loroar*  11 
lionia.  B  buon  papa  seoxa  punto  sbigottirsi,  chiamò 
ih  aiuta  Riccardo  àaXC  A^ilk  duca  di  Gaeta,  il  qua* 
ìe  co^  suoi  uomini  Io  scortò  fino  alla  città  d^Alba, 
dove  fu  riccTuto  con  somma  divozione.  Di  là  passato 
a  Roma,  attese  a  ricuperare  i  beni  della  Chiesa  roma- 
na. "Contsnuavii  Boamondo  privcipe  di  Taranto  e  di 
Antiochia  le  ostilità  contra  deirimperadore^/e55io(i). 
Questi  non  sapendo  tome  levarsi  di  desso  questo  fé. 
roce  campione,  per  attestato  del  Dando1o.(3)^  chiamò 
in  suo  ajuto  i  Teneziani,  i  quali  con  una  poderosis- 
sima flotta  lo  assisterono.  Ma  appigliatosi  dipoi  a  mi- 
l^or  consiglio,  trattò  di  pace,  e  infatti  Is^  conchiuse  , 
cop  promettere  e  giurare  sopra  le  sacre  reliquie  di 
br  buon  trattamento  e  difesa  a  chiunque  paMaste  per 
lì  suoi  Stati  alla  volta  di  Terra  santa.  Dopo  di  che 
Boamondo  si  quetò,  e  ritornossene  colla  sua  armata 
ad  Otranto  (3),  lasciando  in  pace  le  terre  del  greco 
afugusto.  In  questi  tempi,  se  pur  sussiste  la  Cronolo- 
gia di  Romoaldo  salernitano  (4)9  mancò  di  vita  Guido 
fi-atello  di  Ruggieri  duca  di  Puglia,  di  cui  non  veggo 
menzione  in  altri  autori.  Morì  parimente  neir  agosto 
nn  figliuolo  di  esso  duca,  appellato  Guiscardo*  Tro- 
tavast  neir  aprile  di  quest^anno  la  contessa  Matilde 
ib  Governalo  sul  Mantovano ,  e  quivi  con  pubblico- 
alruraento  rimise  Dodone  vescoi^o  dS  Modena  (5)  in 

(1)  Folcber.  Bist.  Bierosolym.  lib.  a.  Guillielmut  Tf  r^ 

Rist.  lib.  II.  cap*  6. 
<t)  Dandnl.  in  ChroD.  Tom.  XII.  Ser.  Itak 

(3)  Aaonjmus  Barensis  «pud  Peregriniun». 

(4)  Bemaaldos  Salernitan.  in  Cbron.  T.  VII.  Rer.  hai. 

(5)  Siiiogiard.  Catalof.  Episcopor.  Mutiness. 
a:tf  A90BI,  ^  cl.  issivi.  oigitzed by GoDgle 


i46 

possesso  di  Rocca  Santa  Maria,  posta  nelle  montagne 
del  Modenese.  Non  so  io  dire  se  alP  anno  presente 
oppure  all^  antecedente  ^partenga  una  sua  donazio- 
ne fatta  al  monistero  di  s.  Benedetto  di  Polirone , 
e  rapportata  dal  padre  Bacchini  (i).Lo  strumento  fu 
scritto  anno  ab  Incarnalione  Domini  nostri  Jesu 
Christi  MCITIIIy  sextodecimo  die  mensis  octobriSy 
Indictione  prima.  Potrebbe  essere  anno  passato»  con- 
venendo più  all'  ottobre  deir  anno  antecedente  Vln- 
albione  prima.  Se  vogliamo  prestar  fede  a  Galvano 
dalla  Fiamma  (a),  seguitando  la  discordia  fra  i  Pavesi  e 
i  Milanesi^ accadde  che  in  quest^anno  il  vescovo  di  Pa-, 
via  con  tutta  il  suo  popolo  armato  marciò  alla  volta 
di  Milano.  Gli  vannerq  incontro  i  Milanesi  in  campa- . 
gna  aperta,  ed  attaccarono  battaglia  con  tal  vigore^  che 
rotto  Tesercito  pavese,  vi  restò  prigioniero  il  vescovo 
colla  maggior  parte  de'snoi,  condotti  poscia  nelle  car- 
ceri di  Milano.  Furono  dipoi  rimessi  in  libertà  ,  ma 
con  obbrobriosa  maniera  :  perchè  condotti  tutti  nella 
piazza,  fu  attaccato  alla  parte  deretana  d'essi  un  ùiscio 
di  piglia,  e  datogli  fuoco, furono  così  cacciati  fuori  del- 
la città.  Torno  nondimeno  a  dire,  che  non  ci  possia- 
mo assicurar  della  verità  di  questi  fatti  sulfasserzione 
del  solo  Galvano,  autore  non  assai  esatto  e  troppo 
parziale  in  favore  de'  Milanesi.  Egli  mette  in  questi 
tem^  arcivescovo  di  Milano  Giordano,^  che  pure  so- 
lamente néir  anno  ma  ottenne  quella  sedia. 

(t)  Bacchiai  Istor.  di  Poliron.    Append. 

(a)  Galvaneiis  Flamnaa  Manipnl.  Fior.  T.  XI.  Ber.  Ilal. 


,y  Google 


A  jr  v  o     MCix.  147  j 

(  CRISTO  MGix.  lodiùone  11. 
AflDo  di  (  PASQUALE  Il/papa  11. 

(  ARRIGO   y,   ro  di   Germania  e   di 
Italia  4- 

Forse  a  qaest'^aoDO  si  dee  riferire  ciò  che  narra  Pan^ 
dolfo  pisano  (i)  Bella  Vita  dì  papa  Pasquale  ;  cioè 
cf*  egli  ricuperò  molti  ]beni  della  Chiesa  romana,  e  fra 
qaesti  la  città  di  Tivoli,  il  quale  acquisto  nondimeno 
costò  la  vita  ad  assaissime  persone.  Ciò  fatto,  sali  nel 
Campidoglio  e  commosse  il  popolo  romano  coltra  di 
Stefano  Corso,  occupa^ore  di  Montalto  e  d^  altri  pa- 
trimoni di  s  4  Pietro.  Asse  dio  dipoi  e  prese  a  fona  d^ar- 
mi  essa  terra  di  Montalto,  le  cui  torri  furono  spiana- 
te ;  e  tal  terrore  mise  in  cuore  di  que'  tirannetti,  che 
tutti  restituirono  senza  V  uso  d'altra  forza  il  mal  tol- 
to: e  diedero  ostaggi  con  promessa  di  non  Tendicarsì, 
e  di  non  usurpare  in  avv  enire  i  beni   dì  s.  Pietro  e 
delle  altre  chiese.  Per  gloria  deiritalia  non  si  dee  ta- 
cere, che  nel   di  31    d^  aprile   dell'  anno  presente  fu 
chiamalo  a  miglior  vita  pieno  di  meriti   t.  Anselmo 
arcivescoTo  di  Cantorberì  e  primate  delP  Inghilterra , 
italiano  di  nascita  (2).  Mancò  in  lui  un  gran  lume  del- 
la Chiesa  di  Dio,  ed  uno  de^  più  illustri  dotti  vesco- 
vi di  queir  età,  ai  cui  libri  di  molto  è  tenuta  la  teo- 
logia scolastica,  perchè  principalmente  da  lui  fu  intro- 
dotta, e  cominciò  da  lì  innanzi  ad  essere  coltiiata  con 
grande  applicazione  nelle  scuole    di  Parigi  e  della 
Francia. Dimorò  in  questo  anno  la  contessa  Maiiìdc 

(i)  Pandalphus  Pisaniis  P.  I.  T.  3.  Rer.  ItaK 
<a)  £admer.  in  Vita  s.  Anselmì. 

Digitized  by  VjOOQIC 


l4S  àjntAH   ti*  ITALIA 

m  Lombardia,  Terìsimìlmente  attendendo  a  prenome 
si  e  a  ben  provvedere  le  sue  fortezze,  perchè  già  st  pre- 
sentiva che  avesse  da  calare  in  Italia  il  re  Arrigo  V. 
Egli  ei^  giovane,  gli  bolliva  il  sangue  nelle  vene,  e  non 
era  ignoto  ch^  egli  al  pari  del  padre  stava  forte  nella 
pretension  delle  investiture  ecclesiastiche.  Dai  docu- 
nienti  rapportati  dal  padre  Bacchini  (i),  noi  compren* 
diamo  eh^  essa  si  trovò  ora  in  Gomaga^  ora  al  Ponte 
del  Duca  sui  confini  del  Modenese  e  del  Ferrarese,  con 
hr  delle  donazioni  al  monistero  di  s. Benedetto  di  Po- 
ltrone. Ho  anche  io  pubblicato  uno  strumento  scrìtti) 
anno  dominicae  nativiiaiU  MCIX^  Paschale  in  apo- 
stolatu  anno  X,  regnante  Henrico  quinto  quondam 
Jf enfici  imperatoris filioy  anno  tertio^  Indictione  se- 
cunda^  da  cui  apparisce  che  la  medesima  contessa  (2), 
soggiornando  sul  Modenese  in  s.  Cesano,  rilasciò  mol- 
te terre  a  Landolfo  vescoi^o  di  Ferrara.  E  in  un  altro 
Atto  (5)  esentò  dalle  albergane  Giberto  da  Gonzaga. 
Menzionati  si  truovano  in  questi  tempi  i  nobili  di  Goi>- 
zaga,  da^  quaH  si  può  credere  che  discendesse  quella 
casa  che  nel  iSaS  cominciò  a  signoreggiare  in  Manto- 
va. Aveano  i  Genovesi  prestato  non  poco  ajuto  negli 
anni  addietro   alla  guerra  sacra  d^  Oriente  (4)>   Con 
una  fiotta  di  settanta  legni  assisterono  essi  con  tal  vigo- 
re nell'*  anno  presente  Baldovino  re  di  Gerusalemme , 
ehe  in  mano  sua  pervenne  la  città  di  Trìpoli.  Altri 
mettono  prima  di  quest^  anno  una  tale  conquista.  Da 

(i)  Bacchini  Istor.  i'i  Poltrone  neil*  Appcnd* 
.  (2)  Antiq.  Itai.  Distert.  41. 
t3)  Ibidem  Dissertai.  19. 

(4)  Fulcher.   fliit.    Hierosol.   1,   '2.    Guiliiskn.  '  Tyr. 
I.  II.  e.  9  r-        T 

^  Digitizedby  VjOOQIC 


1  V  ir  •    Mene  ì49 

Tarie  carte  prodotte  dal  GuìcfaeDon  (i)  vegniano  in 
co^mziODe,  che  in  questi  tempi  fioriva  jtmedeo  conte 
di  Morieima ,  progenitore  della  reel  casa  di  SaTofa« 
Efli  è  appellato  j/med^tu fiUus  liberti  comiiis^  e  tal- 
ToJta  intitolalo  morianensis  come$  et  marchio.  Ma 
per  mancanza  d^  antichi  storici  restano  molto  allo  scu- 
ro le  azioni  di  questo  principe  e  de^  suoi  predecesèo- 
,|i.  Secondo  il  Sigonio  (a),  in  questo  anno  succedette 
ia  guerra  tra  i  Crcanon^i  e  i  Bresciani.  Io  ne  palerò 
9ir  anno  seguente.  Vuole  ancora  il  Campi  (3),  che  nel 
presente  anno  essi  Bresciani  uniti  co^  Milanesi  t^  impa- 
dronissero della  dttà  di  Lodi..  Accorsi  con  grandi  fone 
i  Cremonesi  collegati  dé^Lod^ìani,  gli  obbligarono  ad 
abbandonarla.  Ma  ad  assicurarci  di  tali  fatti  non  basta 
¥  autorità  dej  moderni  scrittori.  E'  solamente  fuor  di 
dubbio,  asserendolo  Landolfo  da  s.  Pa9lo  (4)  ,  che  i 
Milanesi  seguitarono  a  Igr,  guerra  a  Lodi,  e  che  in  aju- 
lo  di  questa  città  furono  J  Pavesi  e  }  Creiponesi.  ig- 
giugne  esso  Landolfo ,  dbe  circa  questi  tempi  tornato 
da  Roma  Grossolano  arcivescovo  di  Milano ,  perchè 
non  ricevuto  dal  popolo  ,  andò  a  piantarsi  in  Arona , 
terra  e  fortezza  della  sua  chiesa  sc^ra  il  lago  maggiore. 
Ma  fu  consigliato  di  levarsene  e  di  far  piuttosto  il  viag- 
gio di  Tara  santa  j  ed  egli  F  intraprese  c^n  lavare 
suo  vicario  in  Milano  jirderico  vescovo  di  Lodi, 


il)  Guichcood  de  la  Maison  de  Savoyc  T-  3. 

(a)  SigoB.  de  Regno  Ita],  lib  io. 

<3)  Campi  Ittor.  di  Piacenza  lib.  i. 

(4)  Laodalphus  junior.  Hist.  Mediolan.  e.  i). 


,y  Google 


iSo  àmàLl   D''tTALUL 

% 

(  CBISTO  Wx.  iùdiiìone  m. 
Anno  ók-{  PASQUALE  II,  papa  12. 

(  ARRIGO  T ,  te  di  Geraciaoia  e  di 
Italia  5. 

Aveva  neiranao  addietro  il  re  Arrigo  V^  per  testi- 
monianza deir Annalista  d^  ndesheim  (i),  inviati  a  Ro- 
ma Federigo  arcivescovo  di  Colonia,  Bruttane  arci- 
vescovo di  Treveri  ed  altri  principi  stioi  ambasciatori, 
a  trattare  con  papa  Pasquale  Jf  della  sua  Venutala. 
Italia,  per  ricevere  la  corona  imperiale.  Le  risposte  del 
papa  furono,  ch'^egli  ilricever^be  come  padre  con  tut- 
.  to  amore,  purché  il  re  dal  ^uo  canto  si  mostrasse  cat- 
tolico, figliuolo  e  difeasor  della  Chiesa  e  amator  della 
giustizia.  Non  erano  i  legati  suddetti  probabilmente 
partiti  per  anche  da  Roma,  quando  il  pontefice  nel  dì 
^  di  marzo  del  presente  anno  tenne  un  gran  concilio 
nella  basilica  lateranense,  in  cui  furono  rinnovati  i  de- 
creti contro  le  investiture  pretese  dai  re.  Furono  gli 
ambasciatori  suddetti,  nel  ripassare  per  Lombardia,  a 
visitar  la  contessa  Matilde^  ehe  li  regalò  da  par  suo  (a). 
Intanto  il  re  Arrigo  solennizzando  in  Ratisbona  la  fe- 
sta deir  epifania  (5),  pubblicò  alla  presenza  de^  principi 
germanici  la  risoluzione  sua^di  calare  in  Italia  affine  di 
prendere  dalle  mani  del  sommo  pontefice  la  corona  del  • 
r  imperio,  e  di  dar  buon  sesto  al  regno  ddi^  Italia,  di- 
mostrandosi specialmente  prónto  t  &r  tttttociò  che  gli 
suggeriva  il  papa  per  la  difesa  della  Chiesa.  Fu  da  tutti 

(i)  Annal.  Hildesheìra.  apud  Leibait. 
(a)  Donizo  in  Vii.  Malbild.  I.  a.  e.  18. 
(3)  AbbasUrsperj.iaChroo,   ,,,e,,,GoogIe 


4  21  ir  o     Mcx.  xSi 

lodato  il  di  lui  pensiero  \  e  quantunque  una  gran  co- 
ipeta  apparisse  in  questi  tempi,  la  cui  vista  il  volgo  suol 
d'  ordinario  ricevere  cóme  preditrice  di  malanni,  pure 
con  allegria  si  attese  per  sei  mesi  a  pagar  le  contribu* 
zioni  e  a  preparar  F  armata  che  dovea  scortare  il  re  in 
questo  viaggio.  Provvide  inoltre  il  re  d*  uomini  scien- 
ziati ed  atti  air  amministrazion  della  giustizia ,  e  a  so- 
stenere i  diritti  regali  ;  e  fra  questi  si  contò  un  certo 
David  di  nazione  Scoto,  che  scrisse  dipoi  con  limpido 
stile  tutta  questa  spedizione.  L^abate  uspergense  ebbe 
sotto  gli  occhi  la  di  lui  storia,  ma  questa  non  è  giunta 
fino  a^  di  nostri.  Adunque  circa  il  mese  d^'agosto  si  mos- 
se il  re  Arrigo  alla  volta  d**  Italia.  Con  parte  del  suo  po- 
tente esercito  tenne  egli  la  via  della  Savoja ,  e  felice- 
mente arrivò  ad  Ivrea.  Nel  di  i  a  d'  ottobre  egli  era  in 
Tercelli,  dove  confermò  a  Giovanni  abate  del  moni- 
stero  ambrosiano  di  Milano  tutti  i  suoi  privilegi  con 
diploma  (i)  dato  IF'  idus  óctobris  Indictione  Iti , 
regnante  Henrico  quinto  rege  Romanorurn  an- 
no IV^  ordinationis  ejus  X.  Pervenuto  a  Novara , 
trovando  quel  popolo  resisteote  a  tuttodò  eh**  e  gli  pre- 
tendeva, diede  alle  fiamme  quell'  infelice  città ,  e  fece 
diroccar  le  sue  mura,  per  mettere  con  questo  spettaco- 
lo di  crudeltà  sui  principj  teiTore  a  tutti  gli  altri  po- 
poli. Lo  stesso  trattamento  fece  alle  castella  e  terre 
che  non  fiirono  ben  puntuali  agli  ordini  suoi.  Scrive  il 
Sigonio  (3),  che  Arrigo  passò  a  Milano,  dovè  dalle  ma- 
ni di  CnVo/ao, ossia  Grossolano  arcivescovo,  fu  coro- 
nato colla  corona  ferrea.  Si  fondò  egli  qui  su  quanto 

<i)  Pariceli.  Mooament.  Basii.  Arabrosian. 
(a)  Sigon.  de  Regno  Ital.  1  io*        ^        , 

Digitized  by  VjOOQIC 


i5a  Asnuu  phtàLik 

scrke  Galrano  dalla  Fiamma  (i)  circa  Taiui»  iS35.  E^ 
▼erament^  narra^  che  venato  Arrigo  a  Iffilano,  prese  iti 
la  corooa  del  regno  d^  Italia  da  Giordano  ardvesooro, 
il  quale  T  accompagnò  fino  a  Roma.  Tatte  qaeste  noi- 
ladimeno  son  fevole.  Ninno  degli  antichi  parla  di  que- 
sta coronazione,  ed  espressamente  la  niega  Donizone 
storico  de^  ten^i  presenti,  con  iscri?ere  che  totte  le 
città  della  Lombardia  mandarono  ad  Arrigo  vasi  d'acro 
e  d*  argento  e  danari  ;  e  che  la  città  di  filano  noi  fol- 
le riconoscere  per  padrone,  né  pagargli  <;ontribazione 
alcuna  (2)  : 

Aixrta  i^asa  sibij  nec  non  argentea  ndsit 
Plurima  cum  muUis  urhs  omnis  denique  nummis^ 
Nobilis  urbi  sola  Medlolanum  populosa 
Non  sers^hlt  e/,  nummum  neque  contulU  aeris^ 
Ecco  dunque  che  non  può  stare  la  coronazione  sad- 
detta. Né  allora  Grossolano  soggiornava  in  Infilano , 
perdìè  ito  in  Terra  santa  ;  né  Giordano  per  anche 
era  stato  eletto  arcivescovo  di  Milano.  Passato  il  Po , 
venne  il  re  Arrigo  a  Piacenza,  dove  fu  accolto  da  quei 
cittadini  con  allegrezza  ed  onorato  di  superbi  regali. 
L^  altra  parte  dell^  esercito  suo,  che  era  calata  in  Italia 
per  la  valle  di  Trento^  arrivò  apud  F'iruncalia^  secon- 
do il  concerto,  e  quivi  si  unì  colf  altra  armata  e  collo 
stesso  re.  E*  scorretto  qui  il  testo  dell'*  [Jrspergense($), 
e  dee  dire  apud  Runckalia^  cioè  ne^  prati  di  Ronca^ 
glia  sul  Piacentino,  dove  alla  venuta  dei  re  ed  impe- 
radorisi  solea  celebrar  la  dieta  generale  dd  regno  d^I« 
talia,conc3rrenÌ3vi  tutti  i  principi,  baroni,  vassalli  e  mi^ 

(i)  GaWaneos  Flamiis  Maaipal.  Fior.  è.  t6o. 
(a)  Danizo  in  Vit  llCithildis  I.  2.  e.  18. 
(3)  4bbAs  Urspergensts  in  Ghroa. 

Digitized  by  VjOOQIC 


i  H  AL  o     «caL  lS3 

KBStii  dfiUe  ek^.  Si  dee  credere  die  vermuente  amcKe 
ìò  qaella  òeeàsione  si  celebrasse  la  dieta  generale  del 
regno  :  perchè  Arrigo  per  tre  settimane  si  fermò  in  qael« 
)e  putiv  Ottone  iìrisingense  scrìve  (i),  ch'*e^  diede  la 
mdBtra  al  suo  esercito  presso  il  Po,«  che  vi  si  trovaro^ 
no  trentamila  soldati  a  eavallo  scdtì,  senza  gl^  Itafianif 
concorsi  a  servirlo.  Tenne  dipoi  a  Parma.  Sprezzava 
Arrigo  tutte  le  città  italiane. 

Ma  sola  Matilde  contessa  gli  dava  deir  appren- 
sione, perchè  ben  consapevole  egli  era  di  quanto  el* 
la  aveva  operato  contra  delP  augusto  Arrigo  IV,  $vio 
padre.  Ed  ebbe  ben  la  contessa  la  prudenza  di  non 
volersi  portare  alla  corte,  nò  mettersi  a  rischio  di 
qualche;  sgarbo  o  violenza.  Molti  principi  •  baroni  o(- 
tramontani  si  portarono  a  visitarla  (a),  per  conosce- 
re in  lei  una  persona  superiere  al  suo  sesso,  e  di  tan« 
io  credito  per  tutta  P  Europa.  Trattossi  dunque  fra 
essa  e  il  re  per  internuntios  di  pace  e  concordia.  Pre- 
stò ella  ad  Arrigo  tutti  gli  ossequi  dovuti  al  fovrafio  ; 
ed  Arrigo  a  lei  confermò  tutti  gli  Stati  e  diritti  ad 
essa  competenti.  Mathildam  comitissam  per  inter" 
Munilos  sibi  subjectam  gratta  sua  et  propriis  jusi^' 
tiis  donavit  :  sono  parole  delP  tJrspergense.  E  ,D(^ 
nizone  scrive  che  la  contessa  per  trattare  di  questo 
accomodamento,  dalla  fortezza  di  Ginossa  pas»ò  a 
quella  di  Bibianello,  oggidì  Bianello,  ed  aver  ella  prò* 
messii  fedeltà  al  re  contro  a  tutti  fuorché  contae 
ai  romano  pontefice.  Indi  sul  principio  di  dicem- 
bre il  re  Arrigo  per  la  strada  di  Monte  Bardppe 
ossia  di  Pontremofì ,    si  mosse   coli'  esercito   alla 

(i)  Otto  Friiìngens.  Hist.  l.  7.  e.  i4» 
(a)  Donizo  Uh.  2,  cap.  18. 

Digitized  by  VjOOQIC 


I  54  XWJLLl   D^  ITALIA 

▼olta  della  Toscana;  e  perchè  caddero  immense  piog- 
ge in  quel  tempo,  molta  gente  e  cavalli  perirono  ne! 
passaggio  deir  Ipenoino^  Gii  fece  resistenza  la  sud- 
detta terra  di  Potitremoli,  terra  forte  per  la  sua  situa- 
zione, e  per  le  altissime  sue  torri,  probabilmente  spet- 
tante allora  ai  principi  estensi  (i),  e  non  già  alla  con- 
^tessa  Matilde.  Per  (orza  se  ne  impadronì  e  la  devastò. 
Giunse  finalmente  a  Firenze.  Quivi  con  ammirabil 
pompa  solenriiaozò  la  festa  del  santo  natale.  Tutte  le 
città  ddla  Toscana  non  tardarono  a  mandargli  amba- 
sciatori, regali  e  contribuzioni.  Con  che  cuore  noi 
so.  Pandolfo  pisano,  scrittore  di  questi  tempi,  chia- 
ma esso  Arrigo  (a)  exiermìnatorem  lerrae^  e  man- 
dato dalP  ira  di  Dio  in  Italia,  con  aggiugnere  cb^egli 
Cfintates  multas  et  castra  in  itinere  dolo^  pacem 
estendendo j  subvertit^  ecclesias  destruere  non  ces- 
savit  ;  religiosos  ac  ca(holicos  viros  capere,  guos 
ins^enire  poterat,  nullo  modo  desistebat  ;  guos  ve- 
ro habere  non  poterat^  a  proprUs  sedibus  peìlere 
noh  cessabat:  Tale  era  quel  principe,  di  cui  si  ser- 
virono i  Tedeschi  e  g^  Italiani  per  atterrare  Arrigo 
di  lui  padre,  e  che  peggiore  del  padre  si  diede  poi  a 
conoscere,  siccome  maggiormente  andremo  vedendo. 
'  Sembra  a  me  pia  probabile,  per  non  dir  certo,  che 
nell^  anno  presente,  prima  che  arrivasse  in  Italia  il  re 
Arrigo,  succedesse  la  guerra  fra  i  Cremonesi  e  Bre- 
sciani. La  racconta  àpjpdnto  sotto  quest'  anno  Gal- 
vano dalla  Fiamma  con  dire  (3),  che  riuscì  a^  Cremo- 
nesi dì  dare  uiia  rotta  al  popolo  di  Brescia.   Ma  ve- 

(i)  Antichità  Estensi  P.  I,  cap.  7. 

(a)  Pandulphus  Pìsaaos  in  Vita  Pascbalis  II. 

(3)  Galfan.  Fiamma  Manip.  Fior.  T.  ZI.  Rer.  lui; 

Digitized  by  VjOOQIC 


à  v  w  o    -«ex.  1 55 

nati  i  Milanesi  in  soccorso  de*  Bresciani,  si  fattamen- 
te incalzarono  i  Cremonesi  Vincitori,  che  li  misero 
in  fuga,  e  per  pia  miglia  segaitandoli,  fecero  et  essi 
non  poca  strage,  maHimairiente  alLocbhè  furono  ri- 
dotti al  fiume  Oglio.  La  verità  di  questo  fatto  è  con- 
fermata da  Sicardo  ivescovo  di  Cremona,  di  cui  sono 
queste  parole  (i)  :  u^nno  Domni  MCXfuit  beìlmm 
inter  Mediolanffnses  et  Cremonenses  apud  Brixia- 
norium^  Cremonensibus  perniciosum.  E  molto  più 
da  Landolfo  da  s.  Paolo  (a),  che  scrive  «ssersi  ral- 
legrati i  Uilanesi  deir  ordinazione  di  cinque  loro  op- 
bili  canonici  della  cattedrale,  &tta  nel  mese  di  giu- 
gno; e  che  etiam  majori  gaudio  gassisi  sunt^  quia  in 
ipso  manse  susceperunt  triumphum  de  Cremonensi- 
bus viciis  ^t  superatis  apud  Brixianorii  campum. 
Questo  nome  di  B.rixianorium  temo  io  che  desse 
occasione  a  Galvano  dalla  Fiamma  di  credere  che  ì 
Bresciani  avessero  parte  nel  suddetto  avvenimento.  I 
due  autori  suddetti  non  parlano  se  non  di  guerra 
^.fra  t  Bfilanesi  e  i  Cremonesi.  In  questo,  stesso  anno 
papa  Pasquale  II  saggiamei^te  temendo  quialche  vio- 
lenza dal  re  Arrigo,  disposto  a  calare  in  Italia,  andò 
nel  mese  di  giugno  veno  Monte  Cassino  (5)  ,*  e  chia- 
mati a  sé  Ruggieri  duc(^  di  Puglia  e  Roberto  prin- 
cipe  di  Capua,  con  tutti  i  cojaù  della  Puglia,  stabili 
un  trattato  con  loro^-eh?  ognun  di  essi  prenderebbe 
r  armi  in  difesa  del  ponteficet,  ^e  venisse  il  bisogno. 
Tornato  a  Roma,  fece  giurar;e  a  tutti  >  baroni  romani 
di  frre  altrettanto, 

(i)  Sictra.  in  Chron.  T.  VII.  Rcr.  Hai. 
(a)  Landalf^asfotiiórfliit.  MedioL  e.  17. 
(3)  Petrus  Disc.  Ghren/Ca^lAr  I.  4,  c^B5« 

DigitizedbyVjOOQlC  j^ 


^^X  kìfUéhl    D»    IVàUA 

<  CRISTO  iicxi.  Indinone  iV* 
Anno  ili  (  PASQUALE  II,  pspa  i5. 

(  ARRIGO  V,  re  6,  inperadore  f . 

Abbiamo  dagli  Annali  pisani  (i)  che  il  tt  Arrigo 
y  o  snl  fine  del  precedente  anno,  o  sul  prineipio 
del  presente,  cum  magno  exercitu  Pisas  i^enif,  et 
fedi  pacem  Inter  Pisanos  et  Lucenses  ;  in  qua 
guerra  Pisani  devicerunt  Lucenses  ter  in  campo^  e€ 
Castettam  de  Ripafracta  recuperà\?erunt^  et  Si- 
pam^  unde  lisfuit^  retinuerunt  Passò  ad  Arezzo,  e 
trovò  della  discordia  fra  i  cittadini  e  il  clero  (3).  La 
oèttedrate  dt  s«  Pietro  era  fuori  della  città.  Il  popolo 
ta  voleva  dentro,  secondo  I*  uso  delP  altre  città  d^ta^ 
tia,  e  però  la  distrussero.  Essendo  ricorsi'  i  chanci 
ad  Arrigo,  prese  fa  loro  parte,  e  forse  perchè  il  po- 
polo non  mostrò  prontezza  ad  ubbidire,  o  perchè  fé* 
ce  résist'erfza,  il  re  barbaro  quivi  ancora  la^^iò  lagri- 
mevòTi  segni  detta  sua  fierezza,  con  far  abbattere  le 
mura  e  le  tòrff  altissime  d*  essa  citta,  e  spianar  buo- 
na parte  deRe  case  cittadinesche.  Con  questi  bei  pre- 
parainénti  arrivò  ad  Acquapendente  (3),  dove  riee- 
▼ette  i  suoi  ambasciatori  tornati  da  Roma  con  quei 
del  papa,  che  pottavano  buone  nuove  dì  concordia. 
Continuato  r!  viaggio  fino  a  Sutrr,  giùnsero  altri  le- 
gati del  papa  con  regali  e  proposizioni  dì  concordia, 
e  promesse  di  dargli  T  imperiale  diadema.  Ma  non 
andò  molto,  che  questo  belP  aspetto  di  cosà  si  eon- 

(i)  Annali  Piiani  T.  Vl^  Rer.  It«|. 
(a)  OitoFrisingetisbCbffOiirl.  7».c.  14^ 
(3)  Abbai  U.rspergeMM  in  Cbtffn.      : 

^^  DigitizedbyVjOOQlC 


A  ir  ir  o    Hczì.  i57 

TérU  in  ona  luttuosa  e  scandalosa  scena  ;  nel  raecon- 
io  della  qaale  gli  scrittori  romani  ne  attribuiscono  la 
colpa  ad  Arrigo,  e  gli  storici  tedeschi  ai  medesimi  Ro^ 
tnani.  Una  lettera  dello  stesso  Arrigo  presso  Dode- 
chitto  (z),  r  Abate  urspergense  (3),  Ottone  da  Fri* 
singa  (5),  Pietro  diacono  (4),  Pandolfo  pisano  (5),  e 
gfi  Atti  rapportati  dal  cardinal  Baronio  (6)  parlano  di 
questa  tragedia,  ma  non  tutti  con  egual  tenore.  Quel 
che  è  certo,  Arrigo  si  mostrò  risoluto  di  non  Toler 
cedere  al  diritto  da  lui  preteso  df  dar  le  iu?estitupe 
agli  ecclesiastici,  non  volendo  essere  da  meno  di 
tanti  suoi  predecessori.  All'  incontro  il  papa,  sapen- 
do quanto  discapito  era  provenuto  alla  Chiesa  di  Dio 
dall*  uso  ossia  dall^  abuso  di  tali  investiture  per  le 
frequenti  simonie  che  si  commettevano,  non  era  men 
forte  in  volerle  abolite.  Non  si  sa  intendere  come  es- 
so pontefice  non  avesse  meglio  concertati  gli  affari, 
prima  che  gli  arrivasse  addosso  Arrigo  col  nerbo  di 
tanti  armati.  O  fu  egli  mal  servito  da^  suoi  legati,.  ^ 
burlato  dalle  belle  parole  d^  esso  re.  Comunque  sia, 
veggendo  egli  si  forte  Arrigo  nelle  sue  pretensioni, 
piuttostochè  consentire  alle  medesime,  s'  indusse  egli  | 
ad  un»  strana  risoluzione,  che,  proposta  al  re,  neppu- 
re gli  parve  credibile,  e  fu  nondimeno  da  lui  accet- 
tata. Coè  che  il  papa  con  tutti  i  suoi  riounzierebbe 
al  re  tutti  gli  Stati  e  tutte  le  regalie  che  gli  ecclesia-. 

<i)  Dodcchions  iu  Appeod.  ad  Marita.  Scoti^Q. 
(8)  Urfpergentts  in  Ghroo. 

(3)  Otto  Frisinfentis  Chroo. 

(4)  Petrus  Diacon.  in  Chroo.  Gasiioens. 

(5)  PpDdolphus  Pisanus  in  Vit.  Paschal.  II. 

J6)  Baronias  in  AnoaUs  Ecclcs.  T*  ' 

Digitized  by  VjOOQIC 


l5H  A1I1Ì4I.I  h^lTàLìA 

stici  aveaBO  aTuto,  e  ricoDoscenapo    àM*  imperio  e 
dal  regoo  fino  da'*  tempi  di  Carla  Magao^  e  di  Lo- 
do?ico  Pio,  e  d'  Arrigo  I,  con  ispecificare.le  città,   i 
ducati,  i  comitati,  le  zecche,  le  gabelle,  i  mercati,  le 
aTTOcazìe,  le  milizie,  le  corti  e  castella  dell'  imperio  : 
giacché  a  cagion  di  queste  regalie  il  re  pretenderà  di 
continuar  V  uso  delle  investiture.  Ed  esso  re  vicende- 
volmente rlnunzierebbe  alP  uso  d^  investire  i  vescovi 
e  gli  abati.  L'  accordo  fu  fatto,  dati    dair  una  e  dal- 
V  altra  parte  gli  af|9ggi.  Anche  oggidì  si  ha  pena  a 
credere  che  un  pontefice  arrivasse  a  promettere  una 
si  smisurata  cessione,  fucila  'domenica  adunque  della 
quinquagesima,  cioè  nel  di  1 2  di  febbraio,  si  mosse 
il  re  Arrigo  alla  volta  della  città  Leonina,  per  trova- 
re il  papa    che  V  aspettava  coi  cardinali  fuori  delby 
basilica  vaticana  (i).  Furono  mandati  ad  incontrarlo 
sino  a  Monte  Mario  gli  ufiziali  della  corte  e  della  mi- 
lizia colle  lore  insegne,  e  un'  infinita  moltitudine  di 
popolo,  portante  corone  di  fiori,,  palme  e  rami  d**  al- 
bero. Avanti  alla  porta  comparvero  i  Giudei,  e  nella 
porta  i  Greci  che  cantavano  nel  loro  linguaggio,  e 
faceeno  plauso  al  futuro  imperadore.  Y^  intervennero 
ancora  i  monaci  (3)  e  cento  monache  con  lampane, . 
o  doppieri  accesi,  e  tutto  il  clero  in  pianete  e  dalma- 
tiche. Con  questa  maestosa  processione,  sprgendo 
intanto  gli  ufiziali   del  re  gran   copia  di  danaro  alla 
plebe,  arrivò  Arrigo  alla  basilica  vaticana  (5),  ma  non 
volle  entrare,  se  prima  non  fa   consegnata  alle  sue 
guardie  ogni  porta  e  luogo  (brt&^ella  medesima.  Pre- 

^1)  Petrus  Di«conas  Chron.  Casin.  1,  4i  e.  3$. 
(2)  Oonizo  in  Vii.  Matild.  lib.  3,  oap.  18. 
{Z)  Pandulphus  Pisanai  in  Vit.  Paschalis  IL 

_  DigitizedbyVjOOQlC 


▲  V  ir  o     MCii.  iSg 

sto  Arrigo  al  papa  gli  atti  di  riverenza  dovuti  ;  il  p- 
pa  r  abbracciò  e  baeìò  ;  ed  amendue  entrati  per  la 
porta  di  argento,  arrivati  che  furono  alla  ruota  del 
porfido,  si  misero  a  sedere  nelle  sedie  preparate. 

Allora  fu  che  il  pontefice  fece  istanza  ad  Arrigo 
di  eseguir  le  promesse  della  rinunzia  alle  investiture. 
Il  re  si  ritirò  co^  suoi  vescovi  e  principi  nella  sagrestia 
per  consultar  con  essi  ;  ed  allora  succedette  un  gran 
tumulto,  reclamando  tutti  i  vescovi,  che  era  un^  em- 
pietà ed  eresia  il  volere  spogliar  dì  tanti  beni  tutte 
le  chiese.  Arrigo,  nella  sua  lettera  presso  Dodechino, 
pretende  che  V  esibizione  di  levar  le  immense  rega- 
lie ai  pastori  delle  chiese  venisse  dal  papa,  e  fosse  un 
tiro  politico  per  ricavare  dal  re  la  rinunzia  delle  in- 
vestiture, e  nello  stesso  tempo  concitare  centra  di  lui 
r  amplissimo  ordine  degli  ecclesiastici.  Pandolfo  pìsa  • 
no  ed  altri,  per  lo  contrario,  scrivono,  che  la  proposi- 
zione fosse  fatta  dal  re,  il  quale  con  questo  tiro  pen- 
sasse a  carpir  la  corona  imperiale,  ottenuta  la  quale 
era  poi  facile  il  continuar  le  investiture,  perchè  la  re- 
pubblica ecclesiastica  non  vorrebbe  mai  abbracciare, 
il  partito  di  rilasciar  tanti  Stali  e  beni  all'imperado- 
re.  Ottone  da  Frislnga  scrive,  avere  Arrigo  fatta 
istanza  per  resecuzion  del  trattato,  alla  quale  era 
dispostissimo  dal  canto  suo  il  papa  ;  ma  che  non  potè 
quegli  eseguirlo  per  li  troppi  richiami  de"*  vescovi. 
GoQiuo^ne  sia,  certo  è  che  un  grande  bisbiglio  e  fu- 
rore si  sollevò  in  tutti  i  vescovi  sì  italiani  che  oltra- 
montani air  intendere  una  cotanto  insopportabil  con- 
dizione di  rinunziare  gli  Stati  ;  laonde  fra  il  pontefice 
e  il  re  insorse  discordia,  non  volendo  il  primo  coro- 
nar r  altro  senza  la  rinunzia  delle  investiture,  né  vo- 

Digitized  by  VjOOQIC 


i6o  AITRALI  i"  ITALIA 

hnèo  il  re  rinuoziare,  te  non  gli  ti  màDtexie?«  là  pa- 
rola data  di  restituir  tutti  i  bem  e  regali.  Non  si  sa  in- 
tendere  come  niuno  proponesse,  o  se  fu  proposto, 
come  non  fosse  accettato  il  ripiego  poscia  usato,  e 
tuUaTia  osserrato  in  Germania,  cioè  di  lasciar  libme 
le  elezioni  de^  vescori  e  degli  abati,  con  che  restava 
talya  la  libertà  della  Chiesa,  obbligando  poi  gli  eletti 
a  prendere  rinvestitura  degli  Stati,  ma  non  deUe 
chiese,  dalP  imperadore  ossia  dal  re  d*  Italia.  Ora  il 
ré  Irrigo  reggendo  a  terra  il  trattato,  e  saldo  il  papa 
in  negargli  la  corona,  andò  nelle  furie.  Ne  gli  manca- 
rono empi  consiglieri,  il  primo  de^  ijuali  fu  j^ìÒerto 
allora  cancelliere,  poscia  arcivescovo  di  Magonza,  uo- 
mo scellerato,  che  lo  spinsero  a  far  prigione  il  papa 
contro  il  giuramento  fatto  di  nulla  intentare  contra  la 
di  lui  persona  e  dignità:  il  che  venne  con  incredibil 
tumulto  eseguito.  Fu  consegnato  il  pontefice  ad  £7- 
rico  patriarca  d^  Aquileja,  che  il  custodisse  sotto  buo- 
na guardia.  Questa  violenza  non  solamente  fa  ripro^ 
vatA  da  tutti  i  buoni^  e  maasimamente  dair  arcivesco- 
vo di  Salisburgo,  con  rischio  anche  della  sua  vita,  ma 
eziandio  irritò  si  fattamente  il  popolo  romano,  il  qua- 
le in  tal  congiuntura  si  fece  conoscere  fedelissimo  al 
papa  suo  signore,  che  corse  «  svenare  quanti  Tede- 
achi  si  trovarono  nella  città.  E  dopo  aver  tenuto. tut- 
ta la  notte  un  gran  consiglio,  la  mattina  seguente 
uscirono  essi  Romani  arditamente  colParmi  addosso 
aU^  esercito  tedesco,  alloggialo  entro  e  fuori  della  cit- 
tà Leonina,  che  non  s*  aspettava  una  visita  si  scorte- 
sie. Quanti  ne  trovarono,  tutti  li  misero  &  fil  di  spada. 
Assalirono  dipoi  il  quartiere  dello  stesso  re,  il  quale 
uscito  di  letto,  e  scalzo  tuttavia,  salito  a  eavallo,  iece 

^  DigitizedbyVjOOQlt 


Anna    MCti.  i6t 

^  molte  prodezze,  ma  corse  gran  pertcolo  defla  vie») 
perchè  gli  ammazzarono,  il  cavallo  §otlo,  e  il  ferirono 
anche  in  ftccia.  Salrollo  Ottone  conte  di  Milano,  o 
per  dir  meglio,  wecomes^  come  Landolfo  da  s.  Pao* 
Io,  più  informato  di  questo,  lasciò  scritto^  con  dargli 
il  proprio  eavallo  ;  ma  fiitto  egli  prigione,  e  condotto 
in  città,  fa  quiti  messo  in  brani  daAl^  itaforiata  plefhe. 
Armatisi  intanto  i  Tedeschi,  i*  oppósero  air-  empito 
de*  Romani  ;  segifi  gran  battaglia,  grande  sti'age  daU 
V  una  e  dair  altra  parte,  rincnlfindo  ora  fjX  unf,  om 
gK  ahri.  Penetrarono  i  Qofnani  fino  nerportie^  di  t. 
Pietro;  ma  perehè  si  perderono  a  spogliare  i,  forzieri 
de*  Tedeschi, i*bbqro  ben  da  pentirsene:  peirchò  rad- 
coki  i  Tedeschi  e  Lombardi,  li  misero  in  4nga,  oon 
restarne  assatssimi  Tittima  delle  spade,  o  antii^gati  nel 
Tevere.  L*  attesta  aiiche  Donizone,  eoa  ^re  che  I 
Rotnani  quasi  furono  vincitori  dei  Tedeschi: 

Sedflagrant  erga  nimis  kor*utn  qttippe  %aberna$; 

Jnsimuì  ex  armis  et  denariis  onerati 

Plus  adamant  namrnnm^  guam  belìum  wncere 
sumtum,*  '1 

Tenuta  la  notte,  e  teUnto  oossiglio  in  R«ni9,  fii 
risolato  di  procedere  cS  mtovo  nel  di  segnenlie  ooa* 
'tra  de*  Tedeschi.  Ne  venne  sentore  aire  Arrigo,  il 
'quale  credette  meglio 4ktta4i  ritirarsi  ceUa  sua geete 
'  Inngi  da  Rema  meUa  Sabina,  ed  n^tht  oen  fretta,  la* 
^sdanéEi  in  ^elre  parte  dell*  eqaipaggto  deUa  smi  ar- 
mata. Seco  condusse  1*  innocente  pepa  Pasquale  prì- 
giene,  eoo  coi  essendo  stati  presi  Bernardo  eardinale 
e  rescovo  di  Pinna,  e  Bonsignore  vescovo  di  Reg- 
Ipo,  in  loìr  &vore  parlò  con  vigore  Ardeino  da  Paltt- 
de  nobile  reggiano,  e  messo  deUa  «oa^BSsa  fiflktilde, 

MCRATOM,   VOL.    JJXyU  -oitze..yGoOglf 


r6a  ASSALI  it^  itàua 

con  ricordare  ài  Arrigo  i  patti  fotti  con  atta.  E-  ooo 
parlò  indarno,  parche  il  re  per  amore  della  medesi- 
^ma  cootesia  G  rimise  in  libertà.  V  Urspergense  ci 
.vuol  far  credere  che  Arrigo  apostoUcum  secum  da- 
xif^  et  eoy  quQ  patuit^  honore  ìenuit.  Itfa  Pandulfo 
^pisQno  ed  altri  narralo  eh'  egli  custodito  sotto  stretta 
.guardia)  fc^e  non  pochi  patimenti  per  sessanta  e  un 
.giorno,: detonato  nei  cuteilo  di  Tiibucco   eoo  sci 
.cardinali)  e  che  gli  altri  cardinali  furono  imptig;ionatì 
.in  un  altro  CMtello.  Ossia,  come  vuol  Pietro  diacono, 
.ch6  Arrigo  intimidiste  il  papa  col  minacciare  a  lui  e  a 
ituHi  i  prigioni  la  morte  ;  o?fero,  come,  j&ltri  ha  yo(a- 
.to  (1)9  ^  Arrigo  si  gittasse  appiedi  del  pap?,  e  il 
tsupplicasse  di  perdono  e  di  pace  ;   oppure  che   Don 
veggeodoi  né  il  pepa,  né  i  cardinali  che  seco,  si  tro- 
.Tavanc»,  maisiera^di  acconciar  questa  esecrabU  rottu- 
ra, finakntttte  esso  papa  piegasse    T  orecchio  ad  on 
aggiustamento  :  certo  è  che  questo  succedette,  e  qua- 
le il  folle  Arrigo. 

Condiscese  dunque  il  pontefice  Pasquale  II,  ma 

cOb  jprotesta  di  farlo  violentato,  e  per  liberar  tanti 

;  prigkmi,  e  i  Romani  da  ulteriori,  vessaiiooi,  che  libe* 

rainente  e  senta  simonia  si  dovaaaeio  eleggere  da  là 

«innanu  i  feacovi  ed  abati  «oU^'ass^oso  deir  imperado- 

;  r»)  e  che  gU  eletti,  prnndnaaero  il  pastorale  e  T  anello, 

-)daè  Tinveatitufaida  lui^senza  la  quale  non  potèate- 

.  ra  essere  consecraU.  E  che  il  papa  giaraH«  di  non 

-  fere  vendetta  alcuna,  né  di  adoperaf  censure  per  Pia- 

i  giuria  &ita  a  lui  e  ai  su^i  ;  e  T  imptradore  scambte- 

.  voUnente.  premettesae  di  laaciarfs  in  Hbertà  tutti  i  pei- 

•  .gioni,  e  di  conser,v«re,  0  restitwe  tutti  i  beai  occ«* 

^1)  Annaliita  Saxo. 

Digitized  by  VjOOQIC 


•  h'ti  n  o    ueti.  'i65 

-  pati  àHa  Csteta  romana,  fra*  quali,  per  teatiiiioiiiaDza 
r  di  Pietro  diacono  (i),  furono  noHitnatmnente'Mpresse 
<  la  Puglia,  k  Calabria,  la  Sicilia  e  il  principato  di  Ca- 
'  poa.  Ottenne  inoltre  Arrigo,  che  si  potesse  dar  se- 

-  pultura  ib  chiesa  al  corpo  dv  Arrigo  IV,  suo  padre, 
^giacché  si  fecero  Tenir^  ili  campo  persone  attestanti 
•  esser  egli  morto  con  alti  di  vero  pentimento.  Cosi 
'  segui  la  pace,  dòpo  la  quale  il  papa  solennemente 
r  coronò  imperatore  Arrigo  nella  basilica  vaticana,  con 
'  istarè  intanto  aerrate  le  porte  di  Roma,  acciocché 
V  nian  de^  Romani  venisse  a  disturbare  la  funzione.  Il 
'  giorno  predsQ  in  cui  segui  questa  coronazione,  finqui 

è  stato  controverso.  Donizone  autore  di  questi  tem- 
'  pi  scrive  di  papa  Pasquale  (3)  : 

Dumjèstum  Paschae  venite  tribuU  sibi  paceìn, 
Urbem  rcfmuleam  $ibi  subdenSy  et  diadema 
Ipstus,  capiti ponens^  unguif^  benedixiL 
Ultima  lux  mensis  primi  tunc  p<ischa  revexity 
Numini9  wulecimo  centum  post  mille  sub  anno. 

Ci  fa  vedere  qui  Donizone  tuttavia  conservata  la 
sovranità  imperiale  in  Roma  ;  ma  siccome  già  accen- 
nai nelle  annotazioni  al  di  lui  poema,  è  da  stupire 
come  egli  dica  caduta  in  quest*  anno  la  pasqua  nel  dì 
ultimo  di  marzo,  quando  è  fuor  di  dubbio  eh*  essa 
9^  inòontrò  nel  di  a  d^  aprile.  Per  altro  anche  Roge- 
rio.  Hovedeno  (5)  e  Sigeberto  (4)  scrivono  che  nel 
giorno  di  pasqua  fu  conferita  la  corona  ad  Arrigo  V. 

(i)  Pelrus  Diaconus  Chron.  Cassinens. 

(2)  Ooiiizo   in  Vita  fklalhitd's  1.  2,  e.  j8. 

(3)  Uovedenus  Anna!,  p.  i. 

(4)  Sigcberlus  in  Cbron. 

DigitizedbyVjOOQlC  ^ 


i6^  ^IfKMIA   D^I-ttLLlà 

Air  incontro  il  .padre  Pa^  (t)  pret^inl^^lò  follo  ntU 
la  doioemca  in  albis,  cioè  a  dì  9  d?i^ril«,  ma  lenza 
recarne  alcuna  soda^pruOTt^  e  col' correggere  a  ano 
piacimento  gli  aìnticht  ^criUn^i.   A  mt  aembra,  non 
dirò  solo  probabile^  ma  certo  che  la.fuMione  suddet- 
ta seguisse  nel  gioyedi  dopo  V  Ottava  di  pasqua,   cioè 
nel  di  1 3  d**  aprile,  giorno  4elle  idi.  C^rsno^nte  lo 
atlesta  V  autore  della  Vita  di  Pas4|Udle  U^  storico  con- 
temporaneo a  noi  conservato  dal  cardinal  d^ Aragona, 
il  quale  scrive  (a).  Haec^  quae  passi  sunms^  ei  ocu^ 
lis  nastris  ificUmus^  et  auribus  nostris  audmmus 
mera  \ieritate  conscripsimus.  Ora  questo  scrittore 
attesta  che  fu  «onsecrato   e  coronato   idibus  aprilis^ 
quinta  Jèria  post  octavam  paschàe.  Queste  note  van 
d^  accordo,  né  patiscono  eccezione.  Tien  confermata 
la  stessa  verità  daTl^Annalista  sassone,  di  cui  son  que- 
ste paróle  (3)  :  Rex  Heinricus  pascha^    non    ìonge 
ab  urbe  in  castris  suis  celebratiti  et  post  octavas 
paschaej  die  seilieet  idus  apriHs  in  ecclèsia  sancii 
Petri  in  imperatorem  consecratur.  AHr elianto  s'ha 
dal  Cronografo  sassone,    citato   dal  padre    Mabillo- 
ne  (4)   e  dagli  Annali  d^  Ildesheim  (5).   ìu  abate  ur- 
spergense  (6),  con  iscrivere  che  Arrigo   ricevette  la 
corona  post  octavas  paschae^  esclude   le  due  prece- 
denti opinioni,  e  viene   ad  accordarsi    eoa   questa. 
N  Ila  messa  solenne,  e  alla  comunione  il   papa  col 

(1)  Pagios  Obritic.  Baron. 

(a)  Vii.  Paschalìs  11,  P.  i,  T.  3,  Rer.  Hai. 

(3)  Annalista  Saxo. 

(4)  Mabill.  Annales  B^nedictia. 

(5)  Annales  Hildesheim. 

{G)  Abbas  Urspergensis  in  Chron. 

■^  DigitizedbyVjOOQlC 


A  V  V  o    ucxi.  i05 

corpo  d«l  Signore  ia  amido  ratificò  la  pace  t  le  prò- 
inesse.  Egli  se  ne  andò  libero  a  Roma,  e  il  re  Arrigo, 
dopo  af  er  fatti  suntuosi  regali  al  papa  e  ai  cardinali, 
che  erano  con  lui,  si  misQ  in  viaggio  alla  voha  della 
Toscana  pw  ritornarsene  in  Lombardia,  e  poscia  in 
Germania.  Appena  in  io  Roma  il  buoià  papa,   che 
trovò  alienati  da  sé:  gli  ammi  de**  cardinali  rimasti  ivi, 
perchè  avesse  consentito  ad  ana  tale  concordia,   di- 
modoché quasi  nacque  uno  scisaoa^   V  ingiuriarono 
specialmente  i  più  doUi,  e  quasi  il  trattarono  da  ere- 
tico, sostenendo  che  dovea  piuttosto  lasciarsi   levare 
la  vita,  ohe  oonseiltìre  alle  invesiitnre.  £'  un  b«l  fare 
il  bravo  lun^  drile  battaglie.  Se  que^  zelanti  cardinali 
ai  fossero  tn>vata;  per  due  mesi  ndle  angustia  del  pa« 
pe,  e  coi  coltalo  ^lla  gola,  cpous  egli  fa  e  nel  peri- 
colo di  veder  sacrificati  al  furore  tedesca  i  porporati 
prìgiosi^  e  iàa&  altri  Romani  t  non  so  se  avessero 
praticato  eglino  xlò  che  ora  esigevano  dal  papa.  Non 
potendo  reggere  a  sì  (atti  insulti  il  buon  pontefice, 
usci  di  Roma^  e  si  ritirò  a  Terracina  .-  nel  qual  tem- 
po 1  ear^nali  con  solenne  decreto  condannarono  rac- 
cordo da  lui  fatto,  e  diedero  im  grande  esercizio  alla 
pa^enza  ed  umiltà  di   lui,  quasiché  qui  si  trattasse 
^  un  punto  di  fède,  e  non  già  di  disciplina   ecclesia- 
sticaj^  la  quale  benché  certo  patisse  nella  maniera  te- 
nnta  aHora  di  dar  tali  investiture,  pure,  dacché  se  n^ 
voleva  esclusa  la  simonia,  si  potea  in  qualche  guisa 
tollerare.  Goffredo  da  Tìterbo  (i),  ungerlo  abaie  (a), 
ed  Id^erto  (&),  ci  Aliì  conoscere  che  il  buon  )^onte<^ 

(i)  Goffrici.  Viterbieosis  io  Chron. 
<a)  Suger.  in  Vit.  Lodovici  Cross. 
^d)  Uideib.  in  Epistol,  Digit  zedby  Google 


i66  ÀNiriLi  D^rràLU 

frce  depose  il  manto,  ti  ritirò  in  uea  soUtu^aé,  e  to- 
lea  rinantìare  il  papato  ;  ma  fu  richiamato  a  Rcmia 
da  tutti  i  buoni  e  s^ggi. 

Per  la  Toscana  calò  in  Lombardia  Arrigo  quinto  ^ 
fra  i  re,  quarto  fra  gP  imperadorì,  e  gran  voglia  na- 
trendo  di  conoscere  di  vista  la  celebre  contessa  Ma* 
tilde  sua  parente  (f  ),  giacché  ella  non  si  sentiva  vo- 
glia d' ire  a  trovar  Uii,  determinò  egli  di  andare  a  leu 
Dimorava  allora  la  contessa  Matilde  nella  fortezza  di 
Bibianello,  ossia  BianeUo,  sai  Reggiano.  Colà  nel  di 
6  di  maggio  fu  a  visitarla,  magnificamente  accolto,  e 
per  tre  dì  seco  si  fermò.  Sapeva  Matilde  fra  mohe 
nltre  lingue  anche  la  tedesca,  e  però  sèmpre  senza  - 
interprete  teneva  i  suoi  ragionamenti  con  lui.  Tal-* 
mente  restò  Arrigo  invaghito  della  prudenza  ed  ono- 
ratezza di  questa  insigne  eroina,  che  non  solamente 
le  confermò  i  precedenti  patti,  ma  la  dtehiarò  ^ancora 
sua  vicegerente,  ossia  vtceregina  in  Lombardia  : 

Cui  liguris  regni  regimen  dedil  in  vice  regis^ 
JVomine  quam  matris  9erhi$  ehris  vocUavU. 

Passò  dipoi  Arrigo  a  Yerona,  dove  si  riposò  per 
qualche  tempo,  e  ne.  resta  anche  una  memoria  nel 
dipluma  da  me  pubblicato  (a),  con  cui  conferma  ai 
canonici  di  Cremona  i  lor  privilegi.  Esso  è  dato  XI f^ 
ìialendas  junii^  Indiciione  IF^  anno  dominicae  In-^ 
carnationis  MCXI^  regnante  Menrico  Vy  r^e  S<h» 
manorum^  anno  V^  impejranie  primpp  ofdittatioms 
ejus  XI,  Return  Feronae»  Un  altro  parimente  ne 

(i)  Donizo  in  Tit.  Mathild.  lib.  a. 
(a)  Aatiquitat.  Ilalic.  Dissert.  19. 

L  "  *    'oigitizedby  Google- 


Anno'  MCXI.  167 

Òmàe  agli  ,XJJ  kJHendas  junii  in  quella  città  io  I&to- 
re  <£  Alberico  abate  del    monistelro  di  Poltrone  (i).  * 
In  questa  tfcoasione  può  essere   ch^  succedesse  ciò  - 
che  narra  il  Dandolo  (3).  Bolliva  da  gran  tempo  dt*  ' 
scordia  fra  i  Teneziaoi  e  Padovani  a  cagioOr  de"*  con*  • 
fini.  Gallega  ti  i  Padovam  co^  popoli  di  Trevìgi  e  Ra«-  ' 
venna,  vennero  nel  di  4  ^  ottobre  delP  anno  prece*  ' 
dente  alle  mani   coir  esercito    veneto  ,  e  rimasero 
seonfitti  con  restarvi  cinquecento  e  sètte  d'  essi  prì-  ' 
giost.  Ora  giunto  che  fu  a  Verona  V  imperadore, 
portarono  t  lui  i  Padovani  le  loro  dogtianie,   siced- 
me  al  sovrano  del  regno  d^  Italia.  Ad  istanza  d**  esso  ■ 
augusto  comparvero  in  quella  città   gli  ambasciatori 
veneti,  e  si  mise  fine  alU  discordia,   colf  essersi  ag- 
giustati i  confini^  liberati  i  prigioni,  e  rinnovati   t 
|)atti  d**  amiezia  fra  Tenezia  dàlP un  caiìto, «  i  Pado-  : 
Tsaiegli  altri  sudditi    deltVi  tali  co  regno  4a]raltìro. 
Ito  poscia  rimperadure  in  Germania,  quivi  fece  dar 
solenne  sepoltura  alle  ossa  del  pdre;.  Terminò  i  suoi" 
giorni  nel  febbraio  di  questo  anno  (5)  Ruggieri  du" 
ca  di  Puglia^  con  lasciare  suo  successore  e  duca  Gu- 
glieìmo  suo  figliuolo.  Per  questa  cagiooe  i  Normanni 
ddla  Puglia  nlun  soccorso  poterono  prestare  al  ro- 
mano pontefice  ne^  di  lui  bisogni,  ed  attesero  unica- 
mente a  premunirsi  in  casa,  per  timore  che  il  nuovo 
imperadore  potesse  far  qualche   tentativo  contra  di 
quegli  Stati.   Preparavasi  in   Italia  Boamondo  fra- 
tello di  esso  Ruggieri,  e  pìrìpcipe  di  Aptiochia^e  di 

.  (1)  Bacchiai  Istor.  di  Poliron.  nelF  Appead. 
(a)   Dandul.  in.Chron.T.  XII,  Rcr.  Ital. 
(S)  Roinaaldos  Salem,  in  Ghron.  Falco  Beaevent.  in 
Chron.  AQonyinoi  Baron.  apud  Peregria. 

Digitized  by  VjOOQIC 


l6S  ÀNlfALI    D^ITAI.14 

Tftraoto,  pérnptS99re  in  Oriente  (i),  qitaÀdo  venne 
a- trovare  anc&e  lui  la  laortc  nel  marzo  seguente.  Fa 
seppellito  in  Canoe».  Restò  gran  ^una,  e  an  piccolo 
(ì^Kuolo  di -ini,  per  noiné  anche  esso  Boamando^ 
erede  de*  sntil  Stati.  Appena  fa  kiorì  d^  Italia^  sep- 
pur ne  era  anche  uscito  fiinperadore  (a),  che  i  Mi- 
lanesi, dopo  avere  per  quattro  anni  o  eon  assedio,  o 
con  bloooo,  o  con  devastar  le  campagne,  stretta  e 
malofenata  la  città- di  Lodi,  finalinente  nel  giugno 
d^  anno  présente  per  forza  se  ne  impadronirono  ; 
e  kisciatain  tal  occasione  la  briglia  alP  odio  e  sdegno 
loro^  la  sptigliarònò  delle  mura,  incendiarono  le  case, 
ed'  iàiposero  leggi  severo  di  servitù  a  quel  popolo, 
dianzi  troppo  vicino  a  si  potente  città.  Ne  restano 
appena  le  vestigia  nd  luogo  appellato  Lodi  vecchio, 
e  diVerso  dal  sito  in  cui  ora  è  Lodi  nuovo  ^(5).  Fn 
quel  popolo  ea^ipartito  in  sei  borghi,  e  in  tale  stato 
idurò  il  sue  abbassamento  sino  ai  tempi  di  Federigo 
I  tmpei*adore. 

(  CRISTO  Mcxii.  Indizione  v. 
Anno  di  (  PASQUALE  II,  t)àpa  14, 

(  ARRIGO  T,  re  7,  imperadore  a. 

Dacché  fu  posto  In  libertà  papa  Pasquale  11^  e 
sentì  tante  doglianze  del  sacro  suo  senato  per  la  con- 
cession  delle  investiture,  mai  non  negò,  anzi  sempre 
riconobbe  d**  aver  dato  T  assenso  a  cosa  illecita,  ed 

(i)  Alberi.  Aquens.  1.  11,  e.  48.  P«<rus  Di^conus Chron. 
Cassinens.  el  aHI. 
^  (2>  Laodolphai  jantor  H^st.  Medrolan.  e.  t%, 
(3)  Gal?.  Fiamma  Manìpnl.  fior.  e.  i6S. 

k  DigitizedbyVjOOQlC 


A  n'ft  d'  ilcixi.  169 

operato  ciò  che  non  Jovea.  'Solamente  icasava  il 
folto  coir  intenzione  avuta  éi  sottrarre  ai  pencoli 
della  vita  tante  persone,  e  a  maggior  danno  il  popo- 
lo di  Roma  é  lo  stato  della  Chiesa.  Ora  in  questo 
anno  la  per  cosi  scabrosa  materia  raunato  un  insigne 
concilio  (i)  di  centoventicinque  vescovi  a  di  18  di- 
marzo  nella  hasitica  lateranense.  Tutti  1  prelati  escia- 
marooio  contro  i^lle  investitore  ecclesiastiche  date 
da  mano  laica,  come  usurpazione  dei  dritti  della 
Chiesa,  e  seminario  di  simonie.  H  punto  difficile  era, 
come  il  pontefice  potesse  venire  contra  del  proprio 
solenne  giuramento.  Si  trovò  il  ripiego  suggerito  da 
Gerardo  vescovo  d^  Engulemme,  cioè  che  si  ritrat- 
tasse bensì,  e  condannasse  il  privilegio  accordato  dal 
papa  ad  Arrigo,  e  chiamato  pravilegium^  e  non  pri*' 
viìegium  ;  ma  che  non  si  scomunicasse  la  persona  di 
esso  imperadore.  Cosi  fu  fatto.  Tenuto  ancora  fu  in 
4]aest^anno  nel  mese  di  settèmbre  Un  concìlio  in* 
Tienna  del  Delfinato,  e  quivi  non  solamente  segui  la' 
condanna  delle  suddette  investiture,  ma  ezian<]Uo  fuU 
minarono  que^  vescovi  scomunica  còntra  delf  augu<*' 
sto  Arrigo,  chiamato  da  essi  tiranno.  Abbiamo  èa, 
Landolfo  da  s.  Paolo  (3),  che  nel  primo  di  delP  ans- 
ilo presente  ti  clero  della  metropolitana  di  Milano, 
nonostante  che  'sapesse  fovorevole  a  Grossolano  ar-^ 
civescovo  il  romano  pontefice^  pure  il  dichiararono 
decaduto  da  quella  sedia,  e  in  luogo  suo  elessero  ar- 
civescovo Giordano  da  CHvi^  uomo  per  ahro  igno- 
rante, e  di  non  molta  levatura.  Chiamarono  dipoi  tre* 
snflfiraganei  di   quella  metropoli  per  ordinarlo,  cioèr 

(1)  Labb.  Concil.  T.  X,  Baron.  in  Annal.  EccL 
(^)  Landolphot  jaaior  Hìst.  Medlol.  e.  zu 

Digitizedby  vJOOQlC  ^ 


Landolfo  tmcoto   d' Asli,  Arialda  ire ico^o  à\  Gè-  , 
npira   e   JUamardo^  oitia  Maioariio,  veicpTOcU  To-^ 
r'wio.  Vennero  questi,  ma  quel  iT  Afii  accortosi  che 
non  eron^  cuncorsi  gli  altri  auffraganoi,  e  bollire  non  * 
poca  mormorazione  nel  popolo,  tentò  di  fuggire.  Gli 
veoita  £itto.^  ^e  le  ipenti  di  Giordano  non  V  avesse/o  ^ 
rìtenulo  per  ri>r£a^con  anche  ferire  un  s«o  dicono, 
e  betonare  i  di  lui  lasaigU.  In§ne  Gior4«uu>  .iu  da  . 
etai  ^onietr^to:  Portolfi  poco  appretto  a  Bo^aia  Mar 
mtirdo  reieovo  di   Torino,  ed  ottenne  dal|>apa   H 
pallio  per  questo  novello   arcivescovo,  senza  che  ai , 
iQtendà  come  etto  pontefice  abbandonasse  Groasola-  , 
no,  ph  approvato  per  legittimo  arci;r^povo*  Ma  per- . 
che  Mamtrdo  aveva  ordine  di  non.  dace  il  pallio  a. 
Giordano,  a^  egli  prima  non  beerà  giorameatf,  non 
4,  sa  se  di  fedeltà  al  romano  poi^teficei  o  di  non  prea-  ^ 
detQ  TinvestiUire  dalfimperadore,  o  di  qi^^che  altea  ^ 
obbligazione,  e  Giordano  riousò  di  ferlo  :   per  sei 
mesi  ne  stette  senza.  Ho  detto  che  per  V  esaltazione 
di  Giordano  incorse  ^n  mormorazione  fira  il  popo- 
lo di  Milano.  Aggingne  Landolfo,  che  vi  fu  ancora 
4elle  contese  e  battaglie,  nelle  quali  ebbero  parte 
^vko  vescovo  d^  Acqui  e   Arderico  vescovo  di  Lo- 
di. Infatti  fra  le  lettere  raccolte,  da  Udeirìco  da  Bam- 
berga  presso  V  Eccardo  (i),  una  se  ne  legge  scritta 
in  tal  occasione  dal  medesimo  Azzo  vescovo  all'  im- , 
peradore  Arrigo,  in  cui  Tavviia  dovérsi  tenere  in  Ro- 
ma  un  sinodo  (  cioè  il  lateranense  suddetto  )  in  qua 
ifsseriturf  domnum  Papam  P,  (  Paschalem  )  deponi^ 
et  alterum  debere  eìigi^  qui  omne  cpnsilium  p^cis,- 
quodcum  domno  P,Jirmasiis  dissohat^  prò  eo  quod 
(i)  Eccard.  Scrlptor.  med.  ae?i  T^  II,  p.  a6G. 

^^^  Digitized  by  GoOglC 


A  tv  R  o     vcxn.\  I^f. 

domnas  P.  non  oudel  i^  prophrjkcfai  inUr  v^^s, 
et  ipsum  steuritates  excomwuoare,  htfio  quali  oaa« 
ve  corressero  allora.  Appresso  aggiu|Be  che  i.  Hib-^ 
ncsi  aveano  eletto  un  altro  arcivescovo  (  cioè  Gior-; 
dano  ),  e  &II0I0  consacrar  da  aiouni  sB^raganei.  Quo^^ 
ego  mdens  cantra  imperii  vesiri  honprem  JUri^ 
Qmnino  ìnttrdixi  ;  et  Kcet  ab  ipsis  muUnm  rifgatuSf 
huJHsmodi  cansccraiwni  irt^eresse^   nec  a^HJMfunl 
proéhere  volm^  immo  dadi  cperam  ^igBndii  9tA*) 
gnum  parietem  populi  cantra  papulum  sub  of^HQ^, 
ne  ^Uerius  archigpiscapiy  qmem  pari  iUorwn  M^th, 
.  dii  d€ponerej  viti  sciUcet  Uteratìssimi^  e/  ingenh , 
astutissimi^  et  eìoguentissimi^  euriae  ve^irae,  valde  > 
mecessariiy  eujus  partem  prapter  honpfgm  nieMrMM  » 
in  tantum  auxi^  qaod  medietas  popuU  epntjra  m^o 
dietaUm  populi  e^mtendité  Parla  qtA  4i  OrosiolaoOt, 
a  cm  itt'ocura  la  protcìioo  deU^-io|para4^t,^oi»  io- 
tieme  coBsigUaflo  di  venir  praalo in  Italia,  ecbe,  a 
ciò  non  occorrefa  un  grande  esercita.   Fesira  e^, 
enmt  adhuc   Longohardia^   dum  terror^   q.uem ,  ei 
ittcussisHs^  in  corde  ejus  vivif.  Forse  perchè  Gros* 
solano  fu  in  Roma  credoto  paniate  dell^  imparadorci^ 
e  protetto  da  lui,  restò  abbandonato,  e  si.  bfctò  cor- 
rere P  eleiione  di  .'Giordano* 

Io  non  so  aa  ndl^  anteeedenH»  o  nel  prasanU; 
anno  fosse  ^nilta  da  papa  Pasquale  «n^  altra  lettera 
allo  stesso  imperadora  Arrigo,  in  cm  gli  notifica  di 
non  fwr  potuto  finora  riaver  vari  Stati  spettanti 
alla  Chiesa  romana  (i).  Licet  quidam^  dica  «gU,yit#-v 
stoni  4^strae^  4n  ìds  quae  beata  Petra  restifui  prae^^ 
eepittisj  adiuc  noluerunt  abedire^  incoine  yidsUcei 

(1)  Eocard.  Scriptor*  med.  acri  T.  1}^  p.  a;^. 

,y  Google 


Digitized  by  v 


L 


jy^  UnVACl  1>*lTALtk 

Chitatis  CasitHùnae^  Càstti  CoreoHi^  JffontisalUj 
Montisacuii^  et  JVurnienses:  Nos  Uftnen  ea,  et  Co^ 
mitatus  Perasmum^  Euguhiinum^  Tudertinum^ 
Vrbepetum^  BcAneum  Megis^  Castellum  FeUciiatis, 
Ihicaltum  Spoktanum^  Marchiani  Fen^aniam^  ei 
idùis  beati  Pttti  po$9essiones  per  mandati  s^stri 
praeceptionem  eoHfidimus  chimere.  ìioÓn  che  'ù 
doettò  ioli  SjpOleli  è  ehiatameiite  detto  di  ragìooe 
delift  Chiétft  roAiéim.  'Nomi«a  il  papa  aoche  Mar-^ 
chiam  FertUfàam^  nm  si 'dee  scrivere  Firmanam^ 
allora  occup^a  da*  Guaraieri,  non  eiando  io  leggere 
Marduatn  Ferrariani^  perchè  Ferrara  in  questi 
tèìnpi'éra  in  potwe  della  contesta  Bbtilde^  che  la  ri* 
€0noscéta  daHa  sedia  apof|oficà.  ÀlUssio  imperadore 
d*'orienÌe,  per  quanto  sì  ha  da  Pietro  diacono  (i), 
af  nta  iiotÌEÌ8Ì  d^ft^  Indegno  tratlatteoto  fette  dall'*  im* 
peradore  Arrigo  al  romano  ponteficeì  spedi  amAmstia* 
tori  ft  Roma  per  nondolersi  con  lui,  e  congta^darsi 
coi  Romanrdetl^' opposizione  fatta  ad  esso  Arrigo.  B* 
sperando  e^  di  profittare  di  cosi  i>ella  occasione, 
propose  che  volessero  eleggere  imperadore  Gìowumì 
Comneno  suo  fi'gliuolo*  Può  anche  essere  che  cor-^ 
ressero  dei-  regali.  Aoeónnentironoi  Aomam  al  trat- 
iameoto,  ed  elette  circa  sctei^to  persene)  le  spedire^ 
Ito  a  Coitafniinopoli'  per  condurre  in^Itatia-  il  proget- 
tato augusto.  Non  è  pumo  ^^ibile  che  tanta  gente 
fosse  spec^  colà.  £  pereiocohènón  apparisce  altro 
deiresecnzìon  di  questo  dtse^io^  bisogna  immaginare 
vh^essa  poco  stesse  ^d*  andiirseite  inr  fascio  perchè 
non  s*  arrischiarono  i  filoniani  di  condurre  a  fine  im 
negoxiato  di  tanta  importansa^  ohepolee  4inur  km 
(i)  Pclnw  biàcon.  Cassiaens.  1.  4,  ci  4^  '         '  ^ 

j^  Digitizedby  VjOOQIC 


A  H   ir  V  .   MCXU.  173 

addosso  ko  ià^pia  e  Je.  forse  di  tutta  Isf  Germaoia. 
Nal  di  1 5  di  aprile. dt  qiiest^  aono,  )%  contessa  Ma- 
tilde^  dimorando  nel  castdUo  di  Afasia  nel  distretto 
di  Modena,  fece  una  donazioBe.al  suo  diletto  moni- 
siero  di  s.  Benedetto  di  Polirone  {i).  £  nel  di  3  di 
maggio  troyandosi  al  Bondeno  de'  Rpncori,  fece  do- 
nazione della  corte  Tilcacara  col  caateUo,  broglio  e 
borgo  di  s.  Cesario  alla  chiesa  dì  s<  Cesario  del  con* 
tado  di  Modena.  In  quasi'*  anno  ancora,  ^^condo  i 
conti  del  Campi  (2)  e  d^  altri  Storici  piacentini,  per 
opera  specialmente  della  suddetta  zelantissima  con* 
tessa  farono  cacciate  le  mokiache  dalf  insigne  mopi^ 
stero  di  s.  Sisto  di  Piocensa,  perchè  la  lor  dissolu- 
tezza era  giunta  ad  esser  incorreggjiblle.  Io  vece  di 
esse  presero  i  monaci  ben«detti|ìi.  il  governo  di  quel 
sacro  luogo,  cavati  dall^  esemplarif fimo  allora  moni- 
stero  di  PuUrdne. 

(  CRISTO  Mcnn.  Indiatone  ti. 
Anno  di  (  PASQUALE  U,  |nf>a.i5. 

(  ARRIGO  V^  re  S,  imperadore  5. 

Impariamo  da  Falcone  benef efilano  (5),  oh«  ei» 
sendosi  nelP  anno  <  preoedente  fabbricate  t«ria  con- 
giure in  Benevento -per  levare  qm-lla  dita  di  soltail 
dominio  pontificio,  avvertitone  papa  Pasquale  da 
qae*  cittadini  che  erano  bostbntt  «élla  fedeltà,  si  por- 
tò cotti  nel  d&  a  di  dicembre  per  rhnediare  ai  disor- 
dini. Fermossi  in  quella  città  nel  tempo  del  verno,  e 

(1)  Ba echini  Istor.  di  Polir.  nelP  Append. 

(2)  CMHipi  Istor.  di  Pisu;eiiza  T.  1. 

(3)  Falco  BencTenlaii.  Chr^^n.  1'.  V,  Rcr.  Hai       . 

Digitized  by  VjOOQIC 


1 74  àBiriLi  1»'  tTJa.ik 

correado  il  mète  di  febbràio,  celebrò  ivi  im  concilio. 
Poscia  dopo  atere  scoperti  gU  aatori  di  q«eUe  tra- 
me, e  datigli  in  aaaoo  cktta  giosttaia,  lasciato  io  quel- 
la città  per  goreroaiore  e  «Mutestabile  Laodollo  della 
Greca,  uon  di  gran  coraggio  e  prudenza,  ^e  ne  tor- 
nò a  Roma.  Tr<iTaTasi  afialto  sprovveduto  di  danari 
Baldovino  re  £,  Gerusalemme,  e  però  gli  mancaTa  il 
miglior  nerbo  per  resistere  a  tanti  nemici  infedeli  che 
aH^  intorno  gli  facevano  guerra  (r).  Ebbe  sentore  che 
Adelaide  contessa  ^  Sictlia,  vedova  del  defunto  con- 
te Ruggieri^  e  madre  del  picciolo  Ruggieri^  sacce* 
duto  a  Simone  suo  fratello  nel  dominio  di  qnell'  iso- 
la, era  principessa  a  proposito,  per  sovvenire  alle  di 
lui  indigenze  ;  perchè  fiima  correva,  ch^  essa  nel  tem- 
po della  tutela  del  figliuolo  avesse  accumulai  grossb- 
sime  somme  d^oro.  Però  spedi  ambasciatori  in  Sìd- 
Ha,  per  trattare  d^  averla  in  moglie.  Poco  vi  voUe  a 
far  gustare  questa  proposizione  alP  ambiziosa  princi- 
pessa ;  ma  affinchè  il  figliuolo  Ruggieri  e  i  suoi  corti- 
giani non  attraversassero  a  lei  il  conseguimento  della 
corona,  fu  proposto  e  convhioao,  che  nascendo  fi^ 
gliuoli  da  Baldovino  e  da  Adelaide,  succedessero  nel 
regno  di  Gerusalemme.  Ma  venendo  egli  a  mancar 
senza  prole^  quei  regno  si  devolvesse  al  figliastro 
Ruggieri.  Portp  seco  Adelaide  una  prodigiosa  quan- 
tità di  viveri,  dVarxui)  di  ce.valli,  e  qi^el  che  più  si 
sospirava,  di  danaro;  e^inuta  a  Tolemaide,  fu  eoo 
grande  solennità  spasala.  Ma  non  passarono  due  an- 
ni che  Adelaide  si  trovò  delusa  e  tradita  dal  re  cou- 
sorte.  Egli  area  tuttavia  vivente  un''altra  moglie,  pie- 

(i)  Gu  llitlm.  Tyr.  lib.  ii,  e.  ai,  Ordertcas  VìUl.  Il'st 
Ecdts.  D'.mLrtlusTlcsaiyr.  e.  ioo,T.  VII.  Rer.  l'^l. 

Digitìzed  by  VjOOQlt 


ASSO      MCXIII.  "^TS 

«a  prima  d^  «nere  re  (i)»  Sotto  Tari  furétetti  ripudia- 
tala) fteiaa  che  y^  toterreciiite  alena  giudico  delia 
Chiesa,  V  avea  forzala  ad  entrare  nel  nomstero  di 
s.  Anna  di  Geriisalemaie.  Fece  pot  cattivo  fine  que- 
sta donna  per  attestalo  di  Bernardo  tesoriere,  perchè 
t)ttenuta  licenza  di  andartene  a  fisi  tare  i  parenti  in 
Costantinopoli,  quivi  s^  abbandonò  ad  una  vita  diso- 
nesta. Ora  gravemente  un  di  infermatoti  Baldovino, 
e  rimordendolo  la  coscienza  deiP  iogiurb  falla  alla 
legittima  moglie,  per  consiglio  de^  baroni  feoe  vulo, 
fé  gaariva,  di  ripigliarla.  Indi  rivelò  tutto  ad  Adelai- 
de, con  intimarle  il  divorzio.  S^  ella  trovandosi  cosi 
barbaramente  ingannata,  prorompesse  in  pianti  ed  in 
amare  invettive  contra  del  re  e  degli  ambasciatori  pre- 
detti, è  iacile  V  immaginarlo.  Non  tardò  malto  essa 
per  lo  dispetto  a  tornarsene  in  Sieilia,  ma  priva  di 
i^ue*  tesori  che  portò  a  Gerusalemme,  ed  accorata  per 
questo  tradimento  si  crede  che  terminasse  la  sua  vita 
oell'  anno  1 1 1 8.  Una  sì  nera  azione  recò  non  poco 
nocumento  aHa  riputazione  del  re  Baldovino,  e  agli 
affari  di  Terra  santa.  Fra  gli  altri  il  conte  Ruggie- 
ri figliuolo  d^  essa  Adelaide  con  tuUa  la  corte  de^  Si- 
cUiani|al  vedersi  cosi  burlato,  concepì  tale  sdegno  c<m- 
Ira  di  Baldovino  e  dei  re  <H  Gerusalemme,  che  per 
attestato  di  Guglielmo  Tino  (2),  solo  fra^  principi 
tristiani  mai  non  diede  loro  soccorro  alcuno,  né  cu- 
tò  lo  stato  miserabile,  in  cui  a  poco  a  poco  si  ridus- 
sero le  cose  de^  Cristiani  in  Palestina  e  Scria.  La 
^ttà  di  Cremona,  siccome  scrisse  Sicardo  (S)  ,  da  K 

(1)  Idem  Bemardus  cap.  92» 

(2)  Gaillielai.  Tyrias  Histor.  Hierosolym» 

(3)  Sicari  lu  Chroa.  Ker^  lUU 

Digitized  by  VjOOQIC 


T  7^  41firAtt    1>'  ITALI*. 

•  c«nto  anni  v^ioofo  della  medesima,  peti. la  qa^Uù 
anno  un  ficrìsttoio  inoenéto  nel  iii  di  s^  hoxento . 
Abbiamo  strumenti  di  .donazioni  fatte  al  mòni^tero  di 
PdiroiM  dalla  coniesia  Matilde ,  mentre  essa  dimo- 
rava in  Pigognaga  e  nelBondeno,  Ticino  al  Po  (i). 
Era  ito  in  Terra  santa  Grossalano  areirescovo  di'  Mi- 
lano. Tornato  in  Italia,  «  inteso  come  Giordano  avea 
occupata  la  sua  chiesa,  detto  già  e'Oonpecrato  arci  ve- 
SCOTO  determihò  di  Tenìre  a  Milano  :  il  che  fu  cagione 
che  esso  Giordano  informato  di  questo  prendesse  il 
pallio  colle  condizioni  proposte  dal  papa  (a).  Venuto 
poi  Grossolano  a  Milano,  colPajuto  de*  suoi  parziali 
a^  impadronì  delle  torri  jdi  Porta  Romana.  AUorapre* 
te  Tarmi  la  fozion  di  Giordano,  e  andò  per  iscacciar- 
!•%  Succederono  fra  te  due  parti  dei  combattimenti , 
oe'*  quali  restarono  non  pochi  feriti  e  morti,  non  so- 
lamente della  plebe,  ma  «nche  della  nobiltà.  S' inter- 
posero pacieri,  e  proposero  di  rimettere  la  decision 
di  tale  discordia  al  concilio  davanti  al  papa,  £  per- 
chè la  borsa  di  Grossolano  restò  in  breve  esausta  ^ 
gli  convenne  sloggiare,  con  fama  nondimeno  che  ri- 
cavasse buona  somma  di  danaro  da  Giordano  per  ri- 
tirarsi. Venne  e^  perciò  a  Piacenza,  e  di  là  a  Roma, 
per  trattare  delia  aua  causa  nel  tribunal  pontificio. 
Diede  fine  alla  sua  vita  nel  di  6  di  gennaio  deU^anoo 
presente  nel  monistero  di  Pdn^io  sul  Bergamasco 
liiprando  prete;,  quel  medesimo  che  col  giudizio  del 
fuoco  avea  negli  anni  addietro  fatta  guerra  ad  esso 
Grossolano,  come  ad  arcivescovo  simoniaco  (5).  Mori 

(i)  Bacchini  Islor.  dì  Polir,  nell*  Append. 

(2)  Laodulphos  janior.  Histor.  Mediol.  e  6. 

(3)  Landalphus  janior.  Hitt.  Mediol.  c«,a4.  , 

edbyCOOgle 


1   It   N   O       MCXIV.  X'J'J 

iù  concetto  di  santità  (  il  che  era  facile  allof a  ) ,  « 
fu  detto  ch^  erano  succeduti  miracoli  alia  suti  tomba. 

(  CRISTO  Mcativ.  Indizione  vii. 
Anno  di  (  PASQUALE  II,  papa  i6. 

(  ARRIGO  y  re  9)  imperadore  4* 

Avea,  come  dissi  poc^anzi ,  lasciato  papa  Pasqua^ 
le  per  suo  contestabile  e  governatore  di  Beneven- 
to Landolfo  della  Greca  (i).  Centra  di  luì  per  in- 
vidia Roberto  principe  di  Capua ,  ed  altri  baroni 
normanni  fecero  una  congiura  ,  e  nell'agosto  prece- 
dente si  portarono  con  poderosa  armata  all'*  assedio 
dì  quella  città.  Con  poca  fortuna  nondimeno,  perchè 
il  valoroso  Landolfo,  fatta  co'  Beneventani  una  sorti- 
ta, li  mise  in  fuga  ,  e  poco  mancò  che  non  prendes- 
se tutto  il  loro  bagaglio.  Durò  nondimeno  la  guerra 
col  guasto  delle  campagne  dì  Benevento  ;  e  crebbero 
poscia  i  malanni,  perchè  lo  stesso  arcivescovo  dr  quel- 
la città,  Landolfo^  si  dichiarò  contra  del  medesimo  con- 
testabile, e  trasse  dalla  sua  la  maggior  parte  del  po- 
polo, dimanierachè  in  fine  astrinsero  esso  contestabile 
a  deporre  la  carica.  Per  questa  e  per  altre  cagioni 
papa  Pasquale  II,  nelP  ottobre  tenne  un  concilio  in 
Ceperano  ai  confini  del  ducato  romano,  o  della  Pu- 
glia, dove  concorsero  Guglielmo  duca  di  Puglia  ,  é 
Roberto  principe  di  Capua  con  circa  mille  Cavalli, 
Quivi  il  papa  diede  l' investitura  della  Puglia  ,  Cala- 
bria e  Sicilia  al  duca  Guglielmo.  Falcone  cosi  scriva, 
e  da  ciò  si  può  ricavare  che  i  duchi  della  Puglia  rite- 
nessero diritto  d' alto  dominio  sopra  la  Sicilia,  sovra- 
nità nondimeno  sottoposta  ad  un  maggiore  sovrano , 

(O'Falco  Benevenlan.  in  Chron.^^^,^^^^  q^^^I^ 
MUBATOBI)  VOL.  XXXVI.  M 


17^ 

cioè  aLromano  puDt«fice.  Qoiyi  ancora  essendo  forUt 
il  papa  in  collera  coDtra  deli'  arcivescovo  LaudoUo  , 
istitcd  il  giudizio  intorno  alle  accuse  dategli,  e  il  depo^ 
se.  Ma  egli  col  tempo,  e,  se  vogliam  credere  a  Romoal-' 
do  salernitano  (i),  colP  nso  di  molti  regali ,  fu  resti- 
tuito nella  sua  dignità.  Di  questi  regali  non  parla  Fal- 
cone. Da  Romoaldo  è  riferito  il  suddetto  concilio  al- 
r  anno  seguente  ;  ma  Falcone ,  storico  contempora- 
neo, merita  maggior  fede.  Glorioso  ri  usci  quest'uà  odo 
alle  armi  cristiane  per  la  guerra  felicemente  fatta  ai  Muri 
padroni  deir  isole  Baleari.  L*  onore  specialmente  ne 
.è  attribuito  ai  Pisani.  I  Mori,  dissi,  abitanti  in  quelle 
isole,  cioè  in  Evina  ,  Majorica  e  Minorica ,  colle  lor 
piraterie  tenevano  inquieta  e  danneggiata  tutta  la  costa 
d^  Italia  (a).  Risoluti  i  Pisani  di  far  quelP  impresa  , 
ebbero  ricorso  al  buon  papa  Pasquale,  per  ottenerne 
la  sua  approvazione  e  benedizione.  Poscia  disposto 
un  terribile  armamento  per  mare,  con  tutte  le  lor  for- 
ze, accompagnati  da  Basane  cardinale  legato  della  san- 
ta Sede  e  da  Pietro  loro  arcivescovo ,  marciarono 
alla  volta  di  que^  barbari.  Questa  guerra  è  diffusamen- 
te narrata  in  un  poema  da  Lorenzo  Yeronese  ,  o  da 
Terna  (5),  diacono  del  medesimo  arcivescovo, ed  au- 
tore di  vista.  Fu  esso  poema  pubblicato  dair  Ughelli, 
e  da  me  rlslampato  altrove.  Riuscì  a  questa  armala 
neiranno  presente  di  conqui^ar  V  isola  d"*  Evizza  ^  e 
di  prendere  nel  di  di  s.  Lorenzo  la  città  d^e&sa  isola, 
posta  in  sito  vantaggioso.  Ne  distrussero  i  Pisani  I# 
jofiura  e  il  cassaro,  cioè  la  rocca  ,   e  seco  condussera 

'     '  (i)  Remuaiau»  SHlernitaa.  GKrmi.  T.  VJL  Rer.IUU     . 
ia)  A^nales  Pisani  T.  VI.  Rer.  \{9>^ 
^\  taureaU  \eroacDs«.L  x.  Fccia*  T.  YLaer  IIA 

Digitìzed  by  VjOOQlt 


A  H   H    O     llCnv.  iyg 

prìgioBe  il  governatore  saracenou  Passarono  poi  l*  ar- 
mi Tiltorìose  air  isola  diMajorica,  e  vi  fecero  lo  sbar- 
co nella  festa  di  s.  Bartolommeo  ,  con  intraprendere 
ÌP  assedio  di  quella  città.  In  aiuto  de'  Pisani  concor- 
sero Raimondo  conte  di  Barcellona  ed  altri  conti  di 
Catalogna,  di  Provenza  e  Lìnguadoca. 

Nell'anno  presente  ancora  Timperadore  irrigo  V 
celebrò  in  Magonza  le  sue  nozze  con  una  figliuola 
d'Arrigo  re  d'Inghilterra  appellata  Matilde  (i).  In 
quella  solennità  si  presentò  davanti  ad  esso  Augusto  coi 
pie  nudi  Lattario  duca  di  Sassonia,  che  fu  poi  im- 
peradore,  per  chiedere  perdono  delP  essersi  dianzi 
ribellato.  Cosi  scrive  Ottone  frisingsnse  (a):  il  che 
«ome  sussista,  non  so;  perchè  nell'anna  seguente- 
altre  storie  cel  rappresentano  coU'  armi  in  meno  cen- 
tra del  medesimo  Augusto.  Erasi,  come  vedemmo,  nel* 
Tanno  1090  ribellata  la  città  di  Mantova  alla  conUs^ 
sa  Matilde^  né  a  lei  finquì  era  venuto  &tto  di  pò- . 
lerla  ricuperare  (3).  Questa  contentezza  fu  a  lei  riser- 
bata per  Tanna  corrente..  Cadde  essa  gravemente  in- 
^sma,  mentre  dimorav»  a  Monte  Bavanzone  sulle 
montagne  di  Modena,  nel  qual  luogo  si  vede  una  do- 
nazione da  lei  fiitta  a  s.  Benedetto  di  Polirono  nel 
^  1 4  di  giugno  (4)*  La  foma  solita  ad  ingrandir  le  co«» 
ae,  in  breve  la  diede  per  morta.  Allora  ii  popolo  di 
Mantova,  siccome  libero  dal  timore  difessa  fece  uno 
sforzo,  e  mise  T  assedio  a  Ripalta  castello  della  me- 
desima contessa^  e  t^to  lo  strinse,  che  i  difensori 

(t)  Ab^as  Urspergensis  in  Chron.  Simedn  Daoelmen^a. 

(a)  Otto  Frlsìng.  in  Chron.. 

\%)  Dontzo  in  Vita  Mathild.  L  a.,  e  19.. 

\f^  Bacchiai  Istor.  dì  FoL'r^ 

DigitizedbyVjOOQlC  j 


t8o  AHlfàLI   D^ITALU 

Stanchi  capitolarono  la  resa,  ma  coDClizionata,  se  fos- 
se viva  la  lor  padrona  Matilde*  Manfnedi  vescovo  di 
Mantova  intanto  arrivò  alla  sua  dita,  e  divolgò  che 
Matilde  era  tuttavia  vivente.  Gli  ebbe  a  costar  la  vita 
un  si  dispiacevol  avviso  per  rinfuriato  popolo  che  la 
desiderava  morta.  Né  molto  stettero  i  Mantovani,  che 
diedero  al  fuoco  T  infelice  castello  di  Ripalta.  Questa 
disgrazia  fa  per  tutto  il  tempo  della  malattia  di  Ma- 
tilde a  lei  tenuta  nascosta  dai  suoi.  Ma  dacché  si  fix 
riavuta,  intesone  il  tenore,  pensò  a  farne  vendetta. 
Raunò  quanti  combattenti  potè,  formò  eziandio  una 
fiotta  di  navi,  e  con  questo  armamento  passò  air  as- 
sedio di  Mantova.  Sulle  prime  se  ne  rise  quella  forte 
città  ;  ma  scorgendo  la  contessa  di  trarre  a  fin  quel- 
r  impresa,  que' cittadini  s^ appigliarono  a^ consigli  df 
pace;  e  spediti  ambasciatori  alld  stessa,  mentre  era 
in  Bondeno,  trattarono  di  rendersi  ad  onesti  patti. 
Segui  infatti  la  resa  di  quella  città  sul  fine  di  otto- 
bre con  gloria  grande  di  Matilde,  a  cui  dopo .  aver 
mess^  al  devere  ne?  tèmpi  addietro  anche  la  Marca, 
creduta  da  me  quella  di  Toscana,  nulla  restò  pia 
delle  perdute  antiche  sue  giuraditioni,  che  non  ritor- 
ùaise  alle  sue  mani.  Nel  di  8  di  novembre  di  questo 
anno  la  medesima  contessa,  essendo  nel  monistero  di' 
È*  Benedetto  di  Poliroùe  (i),  esentò  dalle  albergane 
de^  soldati  tutti  i  beni  di  que^  monaci.  Ho  aneh^  io  da- 
to alla  luce  un  laudo  pro^rito  alla  di  lei  presenza  per 
lite  di  persone  private  (3),  mentre  la  medesima  sog-- 
giornava  nella  rocca  di  Carpineta  nel  di  2a  d^  aprile 
dell'  anno  presente. 

(i)  Bacchiifi  Istor.  «li  Polirone. 

(2)  Antiquii.  lulic  Dhsert.  3i.  r-        t 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   Sr   N    O      HCXT.  l8l 

(  CRISTO  MCxv,  Indizione  viii. 
Anno  di  (  PASQUALE  II,  papa  17. 

(  ARRIGO  V,  re  io,  imperadore  5. 

Per  attestato  di  Falcone  beneventano  (i),  si  por* 
tò  in  quest'  hanno  papa  Pasquale  II  alla  città  di  Tro* 
yà  in  Puglia,  e  quivi  nel  dì  34  d^agosto  tenne  un  con« 
cilio  coll^  intervento  di  quasi  tutti  gli  arcivescovi,  ve- 
scovi e  baroni  di  quelle  contrade.  Yi  fu  accettata  da 
tntti  la  tregua  di  Dio.  Andato  poscia  a  Benevento,  de- 
dico  la  chiesa  di  s.  Vincenzo  del  Tohurno,  e  final* 
mente  nel  di  3o  di  settembre  se  uè  tornò  a  Roma. 
Ij  anno  fu  questo^  in  cui  la  celebre  contessa  Matilde 
teraiBÒ  il  corso  di  sua  vita  (a).  Trovandosi  eHa  in 
Bondeno  de^  Roncori  della  diocesi  di  Reggio,  T  assali 
una  fastidiosa  infermità  sul  principio  di  quest^  anno^ 
u  oceasìoike  di  ivifii  visita  fattole  da  Ponzio^  superbo 
abate  dt^  Clugat,  che  tornavét  da  Boma.  Contìnuo  il 
suo  malore  per  akuni  mesi  ancora  :  nel  qual  tempo  el- 
la esercitò  più  che  ìx^itì  la  sua  pia  liberalità  verso  il 
monistero  di  Polirone  (5)  e  di  Canossa,  e  verso  i  ca- 
pòaici  rqgokrì  dis.  Cesario  siil  Modenese.  £ra  assisti-* . 
ta  da  Bónsignore  véscovo  di  Reggio.  Passò  in  fine  a 
lÀìglior  vita  questa  principessa,  gloriosa  per  tante  azio*^ 
ni  di'  pietà,  di  valore  e  di  prudenza,  nel  di  24  di  lu- 
glio, cioè  nella  viglia  di  s.  Jacopo,  di  cui  era  divotissi-^ 
ma,  e  il  corpo  suo.seppelUto  nella  chiesa  del  moniste- 
io  di  s.  Benedetto  di  Polirone,  quivi  riposò,^  findiè 

•     (i)  Falcus  BeiiCTentanus  T.  V.  Rer.  Ital. 
'     (2)^Donizo  in  Vita  Mathild.  I.  a.  e.  ao.   • 
(3}  Becchini  Istori  di  Poiiirom.  •  ^  .  . 

Digitìzed  by  CjOOQIC 


iSa  i5lfALI  Ù 'ITALIA 

rwlP  anno  i655  per  cura  e  ordine  di  papa  Urbano 
TIII  trasportato  a  Roma,  fu  magnificamente  collocato 
nella  basilica  vaticana  in  memoria  delf  insigne  sua  bo- 
neficenia  verso  la  €hiesa  romana.  Aveva  ella  negli  an- 
ni addietro,  siccome  dicemmo,  lasciata  erede  di  tutti  i 
suoi  beni  essa  Chiesa  :  eredità  nondimeno,  che  fu  se- 
minario di  nuove  lite  fra  i  romani  pontefici  e  gr  impe*- 
I  adori,  e  per  assaissimi  anni  poi  la  troviamo  tra  essi 
disputata,  finché  il  tempo,  medico  di  molte  malattie 
|)olitiche,  diede  fine  a  quella  contesa.  Né  tardò  a  vo- 
lare io  Germania  la  nuova  della  morte  di  questa  insi- 
gne principessa,  di  cui  scrive  1'  Urspergense  (i)  :  Qua 
Jaemiha  sieut  nemo  nostris  in  temporibus  ditior  ac 
Jamosior^  ita  nemo  virtutibus  et  religione  sub  laica 
professione  reperitur  insignior,  Arrigo  imperadore 
fu  da'  suoi  ministri  mosso,  ed  anche  dai  parziali  d**  I- 
iali^  con  lettere  invitato  a  venire  a  prendere  il  posses- 
so di  tutti  i  di  lei  beni.  Per  quati  titoli,  non  si  vede 
ben  chiaro.  Finch^  egli  pretendesse  i  regali  e  feudali,' 
come  fu  la  Marca  della  Toscana,  Mantova  ed  altre  cit-^ 
tà,  se  ne  intende  il  perchè,  ita  egli  pretese  ancora  gli 
allodiali,  e  patrimonali,  e  ne  entrò  anche  tn  possesso, 
per  quanto  si  vedrà.  Probabilmente  non  dovette  in 
tal  congiuntura  tacere  la  linea  degli  Estensi  di  Ger- 
mania, cioè  Guelfo  V  ed  Arrigo  il  nero^  duchi  di 
Baviera,  perchè  secondo  i  patti  del  matrimonio  d^esso 
Guelfo  colla  medesima  contessa,  al  primo  doveano 
pervenire-  tutti  i  di  lei  beni.  Certo  è  che  sotto  V  impe-* 
rador  Federigo  I,  come  si  dirà  a  suo  luogo,  fu  lora 
fatta  giustizia  in  questo  particolare.  Ora  V  imperadore 
Arrigo,  a  cui  stava  forte  a  cuore  il  oogU^re  questa- 
(i)  Abbai  VrspergeQsij  in  CbroQ. 

KL  *'       *  DigitizedbyVjOOQlC 


A  il  ir  0    MCxv.  i85 

ffitìgue  eredità,  si  dispose  a  calare  subito  che  gli  afibrr 
gliel  permetteano^  in  Italia.  GodUduò  ed  ebbe  fine  in* 
quest^  anno  la  guerra  dei  Pisani  centra  delle  isole  6a-» 
leari  fi).  Riuscì  loro  dopo  lunghe  fatiche  e  combatti'^ 
ménti,  e  colla   strage  di  moltissinie  migliaia  di  Sara- 
ceni, di  prendere  la  città  di  Majorica  e  di  distrugger-, 
la,  per  togliere  quel  nido  ai   corsari  africani.  Pieni 
poi  delie  spoglie  di  quegP  infedeli,  e  colmi  di  gloria 
se  ne  tornarono  alla  lor  patria.  Se  anche  V  isola  e 
città  di  Minorica  restasse  da  loro  soggiogata  e  dislat'^; 
fa,  noi  so  io  dire  di  certo.  Gii  Annali  pisani   dicono 
di  »ì.  Ben  so  io  che  Evizza  non  è  Minorica,  come  si 
figurò  il  Tronci  (a)  ne'  suoi  Annali  di  Pisa.  Di  sopra 
air  anno  1097  osservammo,  che  Folco  marchese,  fi* 
gliuolo  di  Azzo  II  marchese,  fu  quegli   che  propagò^ 
la  linea  italiana  de'  marchesi  d'  Este.  Leggonsi   tr& 
Atti,  a  lui  e  alPanno  presente  spettanti  (3).  Il  primo 
è  un  placito  da  lui  tenuto  nella  grossa  terra  di  Sfori" 
iagnana^  (  appellata  populosa  da  Rolandino  )  nel  di 
3i  di  maggio,  in  cui  veggiamo  proferita  dal  medesimo 
principe  una  sentenza  in  favore  del  nobilissimo  mo- 
zustero  delle  monache  di  s.  Zaccheria  di  Venezia  ^er 
beni  posti  nell*  altra  insigne  terra  di  Monseìice  :  dal 
che  comprendiamo  che  esso   marchese  Folco  domi- 
nava neir  una  e  nell'  altra   d'  ^s&e  terre.   H  secondo 
strumento,  stipulato  in  lUontagnana  nel  di   io   di 
gingQO  di  questo  anno,  contiene  una  donazione  fatta 
àà  euo  marchese.  Folco  al  monistero  di  Polirone  prò 
ordinatione  testamenti  Garsendae  genitricis  meaCf 

(1)  Annales  Pisani  T.  TI.  Rcr.  Ital. 

(a)  Tronci  Annales  Pisani. 

(3)  AntichiU  £itensl  P.  i,  e.  3a. 

DigitizedbyVjOOQlC  .  ^^ 


tS4  AVVALI    D^  ITALS4  . 

cioè  di  Garsenda  ^iacipessa  del  Maine  sua  madre>. 
di  cui  più  Tolte  s*  è  parlato  di  sopra.  Un*  altra  dona- 
aione  da  lui  fatta  al  mooistero  del(a  Trinità  di  Vero- 
aa  nel  di  a  di  ottobre  deir  anno  presente,  fu  stipa- 
lata  in  Caminata  const ruota  ante  ecclesiam  heatissi- 
jTiae  sanctae  Teclae  virginis  sita  in  villa^  quae  est 
ante  castrum  Esti  Lo  stesso  marchese  sentitola 
habitator  in  loco^  qui  dicitur  Esti,  !Noi^  usavano  per 
anche  questi  principi  il  titolo  di  marchesi  d  Este^ 
ma  erano  padroni  d'  Este,  o  per  dir  meglio  compa- 
droni ;  perchè  vedremo  che  anche  V  altra  linea  estea- 
99  dei  duchi  di  Baviera  riteneva  una  terza  parte  del 
dominio  di  quella  nobil  terra  e  di  Rovigo,  e  dell'  al- 
tre sottoposte  allora  ad  essi  marchesi.  NelPaniio  pre- 
sente Ordelqfo  Faledro  doge  di  Venezia  (i)  eoa 
grossa  armata  navale  ricuperò  la  città  di  Zara,  che 
pochi  anni  prima  gli  era  stata  tolta  da  Carhmanno  te 
d^  Ungheria. 

(  CRISTO  Mcxvi.  Indizione  iz. 
Anno  di  (  PASQUALE  II,  papa  i8. 

(  ARRIGO  y,  re  ii,  iaipcradof e  6. 

Nel  di  6  di  marzo  di  quest^anno  tenna  papa  Pa^ 
squale  un  concilio  nella  basilica  lateranense  (a).,  in 
cui  di  nuovo  riprovò  e  condannò  il  privilegio  della 
investiture  da  lui  contra  sua  voglia  accordalo  airim* 
peradore  Arrigo.  Ma  ebbe  in  tal  occasione  bisogoe 
delia  sua  pazienza  ;  perchè  Brunone  s^escos^o  di  Se^ 
gna,  tenuto  dopo  la  morte  per  santo,  ebbe  ardire  di 

(1)  Dandul.  io  Chron.  T.  XU,  Rtr.  l4al. 

(»)  Abbas  Uspergens.  in  Ghxoa^  Lihb.  Concilior.  J,  T. 

^*-  DigitizedbyVjOOQlt: 


A  9  V  o     Bicxvr.  i85 

trattar  da  ereticò  lo  stesso  papa,  per  aTere  accordato 
queirindalto.  Gli  contenne  ancora  sofferire  che  quei 
vescovi  riguardassero  come  scomunicato  esso  impe* 
radere,  senta  che  egli  nondimeno  volesse  lasciar  usci- 
re decreto  contra  della  di  lui  persona.  Fu  anche  agi- 
tata in  quel  concilio  la  lite  deir  arcivescovo  di  Milano, 
pendente  fk'a  Grossolano  e  Giordano^  amendue  pre- 
senti al  suddetto  concilio.   Perchè  il  primo  era  pas- 
sato dalla  chiesa  di  Savona  a  quella  di  Milano,   e   sì 
trovava  che  tal  traslazione,  siccome  a  eagion  di   tu- 
multi e  guerre,  tornava  in  danno    delP  anime  e    dei 
corpi  :  perciò  fu  essa  riprovata,  e  giudicato  in  favor 
di  Giordano.  Dianzi  era  stato  assoluto  Grossolano 
dalle  accuse  di  simonia,  e  tenuto  fti  in  Roma  per  legit-* 
timo  arcivescovo.  Gran  concetto  si  avea  della  di  lui 
dottrina,  avendolo  lo  stesso  papa  adoperato  per  con** 
futare  lo  scisma  de^  Greci.   Come   egli  ora   cadesse, 
non   se  ne  sa   la  vera  cagione,  perchè  il  passare  da 
tina  chiesa  alP  altra,  da  gran  tempo  era  in  uso,   né 
più  si  badava  agli  antichi  canoni  che   lo  proibivano* 
Forse  la  caduta  sua  è  da  attribuire   air  essere  stato 
conosciuto  uomo  intrigante,  capriccioso  e  predomi* 
nato  dalF  ambizione,  e  però  poco  prudente  e  molte 
inquieto.  Landolfo  da  s.  Paolo  (i),  storico  contein-^ 
poraneo,  parla  di  questo  concilio  e  della   deposinon 
di. Grossolano,  con   aggiugnere  che    egli    non  volle 
tornare  a  Savona  ;   ma  per  un  anno  e  quattro  mesi 
Seguitò  a  cdmorare  in  Roma  in   s.  Sabba,  monisteré 
de^ Greci,  dove  terminò  i  suoi  giorni  udranno  se^ 
guente.    Tornò   a   Milano  il  vittorioso    arcivescovo 
Giordano,  e  un  dì  raunato  il  clero  e  popolo,  salito 
^     (i)  Laadalphus  ionior'  BiUor.  M«d.  e.  2f^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


lS6  A55ALI    D^ITAUA' 

con  Qiovanni  da  Crema  cardinale  romano  sul  pul«; 
pilo  della  metropolitana^  pqbbUeamebte  scomuotcò, 
l"*  imperadoi  e  Arrigo,  a  cagion,  senza  dubbio,  dellV 
ver  (atto  prigione  i)  papa,  ed  estorto  il  privilegio  del- 
le investiture.  Con  questo  segreto  patto  dovea  egli 
aver  conseguita  la  vittoria  suddetta.  Non  voleva  già 
il  pontefice  fulminar  le  censure  contra  d^  esso  augu- 
sto, ni9  non  ostava  che  gli  altri  le  fulminassero,  e 
il  sacro  collegio  lo  esigeva.  Abbiamo  dalP  abate  u- 
épergens^,  che  il  suddetto  imperadore  verso  il  fine 
di  febbraio  (i);  in  Italiani  se  una  cutn  regina^  to- 
tfigue  domo  sua  contulit^  ac  circa  Padum  negoiiis^ 
insistens  regni^  legaios  ad  Aposiolicum  prò  com- 
ppnendls  caussis^  quae.  iterum  regnum  et  sacer- 
dotium  disturbare  caeperunt^  suppìiciter  destina^ 
vit  Ponzio  abate  di  Giugni,  come  parente  del  papa^ 
fu  principalmente  adoperato  in  questo  maneggio. 
Portossi  in  tarcongiùntura  esso  /  rrigo  a  visitar  la 
maravigliosa  città  di  Venezia.  Ciò  chiaramente  appa- 
l'isce  da  un  suo  proclama,  da  me  dato  alla  luce  (2), 
con  cui  egli  //^  idus  martii  in  ^regno  Veneciarum 
(  si  noti  questa  espressione  gloriosa  per  la  repubblica 
veneta  )  in  palatio  ducis^  anno  ab  Jncarnatione  Do^ 
mini  MCXF'I^  Indictione  VIIl^  diede  vari  ordini 
in  favor  della  monache  di  s.  Zaccheria  di  Yenezia, 
essendovi  pesenti  Ordelaffus  Dei  gratia  Fenetiae 
dux^  et  Henricus  FTelphonis  ducis/rater^  con  alcu- 
ni vescovi  e  nobiU.  Yien  confermata  la  stessa  verità 
dair  accuratissimo  Andrea  Dandolo,  che  così  seri- 


(f)  Abbas  UrspergensisinCbroQ. 
(a)  Antichità  Estensi  P.  I.  e  29. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  n  w  o    wcxn.  i8^ 

Ve(i):  Mense  martti  MCXFI  Henncns  V  rm- 
perator  F'enelias  acceéens^  in  ducali  paìatio  ho^ 
^pHatus  est^  Uminaque  beati  Marcia  ei  alia  san- 
et  or  uhi  loca  cum  desfOtione  maxima  visitai^  et  ur» 
bis  siium^  aedificiorumque  decorem^  et  regiminié 
aequitatem  muUiplieiter  commendavit,  Curiam 
etiam  suorum  principum  tenens^  pluribus  mona-' 
steriis  immunitatum  pris^ilegia  de  suis  posse ssio^ 
nibus  italici  regni  concessiti  in  quihus  ducalem 
provinciam  regnum  appellai.  Per  un  documento  da 
me  pubblicato  (2),  si  conosce  che  il  medesimo  augu- 
sto nel  dì  12  dì  maggio  si  trovava  in  Govemolo  sul 
Mantovano:  dove  come  persona  privata  fece  donazio-; 
ne  di  beni  al  monistero  di  Polirone,  e  alla  chiesa  di 
Gonzaga  prò  mercede  et  remedio  animae  meae^  et 
comitissae  Mathildis,  Segno  è  questo,  che  Arrigo 
s*  era  messo  in  possesso  della  vasta  eredità  della  con-* 
tessa  Matilde.  A  queir  atto  intervenne  anche  Guar* 
nicri  giudice^  che  noi  diciamo  dottor  di  legge.  Io 
un  placito  tenuto  ai  di  6  del  suddetto  mese  di  mag- 
gio (5)  da  esso  augusto  nel  medesimo  luogo  di  Go-' 
vernolo,  e  in  un  altro  (4)  spettante  a^  canonici  rego« 
lari  di  Melara,  si  vede  nominato  Warner ius  honor 
niensis.  Con  tali  documenti  ho  io  confermato  (5) 
quanto  scrive  T  abate  urspergense  air  anno  iia6, 
cioè  (6);  Eisdem  temporibus  dominus  fVernerius 

(i)  Dandul.  in  Chroo.  T.  XII,  Rer.  Ital. 
(a)  Antiqait.  Italie.  Dissertata  it. 

(3)  Ibidem  Dissertat.  53. 

(4)  Ibidem  Di8serlat.3i. 

(5)  Ibidem  Dissertai.  44* 

*     (6)  Abbas  Urspergeos.  io  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


1 8  8  AITNALI  D^  ITàU A. 

Ubros  legum^  giti  dudum  negheii  Jueruni^  nec  quis'^ 
quam  in  eit  studuerat^  ad  petithnem  M^thildis 
comitissae  renapaQit^  etc.  Credette  il  Sigonio,  che 
s' ingannasse  V  Urspergense  nelP  attribuir  questi  glo- 
ria alla  contessa  Matilde,  ehe  era  già  defunta.  Ma 
r  Urspergense  che  aveva  alP anno  iii5  riferita  Ja 
morte  d^essa  contessa,  ben  sapea  ch^  essa  neiranno 
1 1 36  non  era  in  vita.  Però  volle  ^re  che  Guamieri 
fioriva  in  questi  tempi,  ma  che  molto  prima  ad  istaiv- 
sa  di  Matilde  aveva  intrapreso  di  spiegare  i  Digesti  e 
r  altre  leggi  di  Giustiniano,  trascurate  ne'  secoli  ad- 
dietro, e  certamente  oonoseiute  prima  che  i  Pisani 
pottassefco  (  se  è  puir  vero  )  da  Amalfi  le  Pandette  ap- 
pellate pisane,  ed  oggidì  fiorentine.  Ora  certo  è,  con- 
fessandolo anche  gli  stessi  dotti  bolognesi,  che  questo 
fVarnierì^  ossia  Guamieri^  chiamato  da  altri  /r/i«- 
rioy  il  primo  fu  che  aprisse  in  Bologna  scuola  di  giu- 
risprudenza romana;  e -di  qui  ebbe  il  suo  primo  prin-^ 
Oipio,  siccome  ho  altrove  osservato  (i)  lo  Studio  di 
Bologna,  consistente  a  tutta  prima  in  un  solo  lettor 
di  leggi,  ma  di  mani)  accresciuto  di  lettori  delle  altre 
scienze  ed  arti  :  per  la  qual  diligenza  si  formò  na 
università,  ohe  portò  poi  il  vantò  di  primaria  fra  tut-; 
te  le  italiane  :  giacché  Oggidì  si  »  aruche  in  Bologna, 
essere  un''  impostura  del  aeoolo  susseguente  il  diplo- 
ma di  Teodosio  minore,  da  cui  -si  •  dice  fondata  fia 
dair  anno  di  Cristo  4^1  l^  università  bolognese. 

Benché  patisca  iqualche  difficoltà  un  altro  docu* 
mento  da  me  prodotto  (a),  appartenente  ad  essa  città 
di  Bologna  :  pure  vo  io  credendo  sussistente  notizia, 

(I)  Antiquit.  Italie.  DìsserUit.  44. 

(3)  IbidcmDimrUt.  II»  ./..*.     r 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲  ir  ir  o     tfCXTi.  189 

che  qael  popolo  nel  di  7  dì  maggio  àé  presente  an- 
no, mentre  T  imp^rator  Arrigo  dimoraTa  in  Gover^ 
nolo,  ottenesse  da  lui  la  remissione  delle  offese,  e  una 
conferma  de**  privilegii  e  delle  consuetudini  di  quella 
cnttà,  la  quale  in  questi  tempi  non  men  della  Roma- 
gna riconosceva  per  suo  sovrano  V  imperadore,  ossia 
il  re  d^  Italia.  Dopo  aver  tenuto  il  concilio  lateranen- 
se,  papa  Pasquale  II  nello  stesso  mese  di  marzo 
ebbe  non  poche  inquietudini  e  travagli,  se  pure  qu^ 
Isto  avvenimento  non  si  dee  riferire  alP  anno  prece- 
dente (i).  Mancò  di  vita  il  prefetto  di  Roma.  Pietro 
di  Leone  faceva  una  gran  figura  allora  in  essa  città, 
e  da  Benzone  vescovo  scispnatico  d'Alba  vien  chia-» 
mato  giudeo^  perchè  ebreo  fatto  cristiano.  Orderioo 
Tifale  (a)  alPanno  mg  scrive  che  un  figliuolo  d'es- 
so Pietro  fu  sprezzato  da  tutti  prapter  odium  patris 
ipsius^  qitem  iniquissimum  foeneratorem  noverunt 
Ora  costui  attese  a  £ar  succedere  in  quella  illustre 
carica  un  suo  figliuolo  colP  appoggio  del  papa.  Ciò 
saputosi  dai  Romani,  non  perderono  tempo  ad  eleg- 
gere prefetto  un  figliuolo  del  prefetto  defunto,  tut* 
tochè  di  età  non  per  anche  atta  ad  un  tal  ministero, 
perchè  fanciullo.  Indi  il  presentarono  al  papa,  accioc- 
ché il  confermasse  :  cosa  eh'  egli  ricusò  di  fisFe,  e  si 
dee  ben  avvertire  per  conoscer  intorno  a  questo  l'arni' 
torità  del  sommo  pontefice.  Quindi  si  venne  alle  mir 
naccie,  e  poscia  alla  guerra  ne'  giorni  dedla  se^timann 
santa  e  di  pasqua  fira  le  genti  anoAte  del  papa,  ed  es<^ 
so  popolo  romano.  Tolomeo,  uno  de^  principali  Rd- 

(i)  Panduìphas  Pisanas   in   Vita    Paschalis  II,  Falco 

Beneventanus  in  Cbronico. 
(a)  Orderìc.  Yital.  Hist.  Eccles.  Ii}>.  12. 

Digitized  by  VjOOQIC 


^^  àSMAU  d'  ITALIA. 

maoi,  e  no  del  giovineUo  prefetto,  bernchè  sulle  prr- 
tt^  prendesse  la  protezioa  de»  papa,  e  ne  ottenesse 
perciò  la  riccia,  pure  noa  istette  molto  a  rivoltarsi 
ewatra  di  Ini.  E  perchè  dalle  soldatesche  pontifìcie  fu 
finto  prigione  esso  nipote  di  Tolomeo  fuori  di  Roma, 
te  stesso  Tolomeo  con  un  corpo  d'  armati  andò  a  li- 
berarlo dalle  loro  mani.  Untai  fatto  tirò  dietro  la 
ribelUon  di  molte  terre  in  que'  contorni  e  della  ma- 
rittima, e  di  quasi  tirtta  Roma.  Il  buon  papa,  a  cui 
non  piaceva  il  comperarsi  la  quiete  collo  spargimealu 
4el  sangue,  amò  meglio  di  ritirarsi  fuor  di  Roma  a 
SezM.  Durerete  questa  contrasto,  i  Romani  scaricaro- 
no il  lor  furore  contro  le  case  di  Pietro  leone,  e  dei 
suoi  aderenti.  Ando  poscia  a  poco  a  poco  calando 
questo  fuoco,  in  gm'sa  che  secondo  Falcone  beneven- 
tano, il  papa  rientrò  in  Roma  e  nel  palazzo  del  Late- 
rano.  I  Romani  ribelli  a  poco  a  poco  tornaroao  alla 
^  lui  divozione  ed  ubbidienza. 

(  CRISTO  Mcxyii,  Indizione  x. 
Inno  di  (  PASQUALE  II,  papa  19. 

(  ARRIGO  V,  re  la,  in^peradore  7* 

Funestissimo  riusci  qi^esV  annoi  all'  Italia  e  Ger* 
mania  (i).  Era  tutta  sossopra  la  Germania  per  le 
guerre  civili  che  la  laceravano,  sostenendo  alcuni 
principi  il  partito  deli'  imperadore,^  ed  altri  usando 
V  armi,  e  tuttodì  fisbbcÌGando  congiure  contia  di  !uL 
Ti  si  fece  iinche  sentire  un  terribil  tremuoto,  di  cui 
siinile  ooa  restava  memoria.  Ma  questo  vieppiù  mici- 
iaiale  si  provò  in  Italia.  Per  aUeslato  deir  Annab'sta 
(1)  Abba»  Uipcrgensis  in  Clir^B^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


sassone  (i),  Verona  cwiias  Italia  nohiliiiàna  aedi^ 
Jiciis  concussis^  muUis  quoque  morfaUbus  obrutis* 
corruit,  Similiier  in  Parma^  et  Veneiia^  aliisque 
^trbibu9^  oppidis^  et  casfellis  non  pauca  hominum 
mitiia  interierunU  In  Cremona*  per  attestato  di  Si- 
cardo  (a),  cadde  fra  gli  altri  edifizii  la  cuttedrale.  Co- 
minciò  questo  flagello  sul  principio  dell^anno,  e  pec 
quaranta  giorni  si  andarono  sentendo  varie  altre  fu- 
nestissime scosse  per  unwersam  fere  ItaUam^  come 
lasciò  scritto  Pietro  diacono  (3).  Landolfo  da  s.  Pao- 
h$  (4)  anch^  egli  parla  di  questo  spaventevole  tremuo- 
io,  qui  regnum  Longohardorum  penitus  commovit 
et  quassaifit^  et  me  nimiram  (  ovvero  ninuum)  vigi- 
lare Jhoit.  Yidersi  ancora  nuvoli  di  coloi*  di  fuoco  e 
sangue,  vicini  alla  terra,  e  corse  ancbe  voce  d^  altri 
molti  prodigi!,  prodotti  forse  piuttosto  dair  appren- 
sione, che  realmente  accaduti,  i  quali  però  sparsero 
terrore  dappertutto.  Nel  qual  tempo  Giordano  arci- 
vescovo  di  Milano  tenne  un  concilio,  al  quale  intec» 
vennero  i  snoi  sufiraganei  coi  consoli  e  magistrati  di 
quella  città.  Ora  il  rumore  di  tante  calamità  e  dei  di- 
volgati  strani  prodigii,  s^  accrebbe  non  poco  in  quei 
ereduli  tempi,  con  fama  ancora  di  sangue  piovuto  dal 
cielo,  e  servirono  tutti  questi  successi  a  fair  più  che 
mai  desiderare  all'  augusto  Arrigo  la  pace  colla  Chie- 
sa. Però  spedì  vari  ambasciatori  a  trattarne  col  ppa» 
ma  senza  frutto..  Perciocché  confessava  bensì  il  pon- 
tefice di  non  aveilo  scomunicato,  ma  che  la  scomu.-- 

(i)  Annalista  Saxo  apud  Eccardum. 

(?)  Sicard.  in  Chron. 

(ì)  Petrus  Draconirs  Chron.  Cassi».    /J?  ^«  ^^'- 

i4)  LaaJutphus  Junior  Hi$lor»  Medio!.. e  36^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


19^  AinrALI  B- ITALIA 

ntea  fuiunnaU  contro  di  lui  dst  coneHit,  vetcoTÌ  e 
cardinali,  prineijpBli  membri  ddia  Chiesa,  non  si  potea 
levare  se  non  coH^  assenso  e  consiglio  d^essi.  Arrigo 
inai  soddìsfiitto   di  tali   risposte,  credette  mèglio  di 
passare  a  Roma  stessa  per  trattar  più  da  vicino  ì  suoi 
affari  col  sommo  pontefice.  £  tanto  più  lo  animava  ^ 
questo  viaggio  la  buona  corrispondenza  che  passava 
fn  Ini  e  la  nobiltà  romana.  Allorché  egli  intese  nel* 
Tanno  precedente  la  discordia  insorta  fra  esso  papa 
€  i  Romani  a  cagion  di  Pietro  di  Leone,  per  attestato 
di  Pietro  diacono  (i),  xenia  imperialia  urbis  pra$» 
Jeclo  et  Romanis   transmisit^  adventum  suum  ilUi 
praenuntians  a^turum.  Infatti  tenuta  la  primavera 
V  augusto  Arrigo  coW  esercito  suo  si  portò  a  Roma. 
Scrive  Pandolfo   pisano  (a),  che   i  suoi    aderenti  e 
consiglieri  furono  Tabate  di  Farfa,  già  due,  o  tre  vol- 
te cóndennato  ad  avere  la  testa  recisa  dal  busto  a  ca^ 
glone   de**  sacrilegii  e  delle  sedizioni  sue  contra  del 
papa,  e  Giovanni  e  Tolomeo  nobili  romani.  Fece  egli 
guerra  ad  alcune  terre  e  castella  fedeli  al  pontefice  r 
cose  bensì  di  poco  momento,  ma  che  nondimeno  mos- 
sero il  popolo  e  la  plebe  di  Roma  ad  accoglierlo  con 
plauso  e  con  una  specie  di  trionfo,  ma  senza  che  gli 
venisse  incfontro  ninno  de' cardinali,  vescovi   e  clero 
romano.  Poscia   cercò  di  far  pace   col  papa,  il  quatef 
BÌ  primo  sentore  della  venuta  di  luì,  subito  usci  fuo-> 
r^di  Roma,  eandossene  a  Monte  Gassino  (5),  e  indi 
per  Gapua  a  Renevento.  Erano  i  maneggi  d^esso  pon- 
tefice di  formare  una  lega  del  principe  di  Gapua,  del 

(i)  Petrus  Diaconus  Ghron.  1.  4,  e.  6o. 

(2)  Pandulphas  Pisanus  in  Tila  Paschalis  II. 

(  3)  Petrus  Dlaconus  uti  supra. 

^  DigitizedbyVjOOOlC 


A  w  H  o    uctvn.  igj 

daca  eli  Paglia,  e  degli  altri  baroni  normanni,  per 
opponi  al  vicino  Arrigo.  Poea  dispotitione  dovette 
egli  trovare  jn  que'  principi.  Intanto  Arrigo,  parte 
con  regali,  parte  con  promeste,  ti  guadagnò  gli  animi 
de^  consoli,  senatori  e  magnati  romani.  Diede  pei: 
'moglie  Berta  sua  figliuola  a  Tolomeo  console,  figliuo- 
lo di  un  altro  Tolomeo  già  console  ;  il  quale,  se  si 
Tuol  riposare  suU*  attestato  di  Pietro  diacono  suo 
parente,  ex  Octavia  stirpe  progenitus  erat  Si  sa- 
rebbe trovato  quello  storico  in  uno  non  lieve  imbro- 
glio, se  avesse  preso  a  recar  pruove  di  questa  glorio- 
sa genealogia.  Ma  neppure  in  que^  barbari  tempi  vi 
era  scarsezza  di  adulatori,  e  di  chi  adulava  sé  stesso. 
Confermò  Arrigb  al  medesimo  Tolomeo  tutti  i  beni 
e   stati  a  lui  provenuti  da  Gregorio  suo  avolo; 

Saltò  poscia  in  testa  ad  esso  augusto  di  farsi  cQr 
ronare  di  nuovo  nella  basilica  vaticana,  e  in  una  ma- 
gnifica congregazion  de^  Romani  fece  di  grandi  spa- 
rate, con  esporre  la  sua  ardente  inclinazione  alla  pa- 
ce ;  ma  gli  fu  risposto  a  tuono  dagli  ecclesiastici,  che 
rovesciarono  sopra  di  lui  la  colpa  delle  discordie  e 
dei  disordini,  senza  che  in  lui  apparisse  ombra  di  pen- 
timento. In  somma,  giacché  in  Roma  non  v^  era,  né 
vi  voleva  essere  papa  Pasquale,  nel  di  di  j^squa  fé- 
cesi  coronare  in  s.  Pietro  da  Bardino^  altrimenti  ap- 
pellato Mauri%io  arcivescovo  di  Braga,  che  due  an;||t 
prima  uscito  di  Spagna,  con  grande  sfarzo  era  vena- 
to a  Roma  a  cagion  di  alcune  differenze  coir  arcive- 
scovo di  Toledo.  Costui  era  allora  si  caro  a  papa 
Pasquale,  che  in  occasion  della  venuta  a  Roma  dei- 
r  imperadore  Arrigo  lo  spedi  a  lui  per  trattare  delia 
sospirata  concordia.  Ma  V  ambizioso  prelato  lasciossi 

MUBATORI,   VOL.  XXXVI,  d  g  t  zed  by  Gii  3 


194  AS9ÀtX  VlTiXIA 

talmente  .goacUgeare  dalle  carezze  e  promiUft  d' Av- 
rigo,  che  a^  indusse  a  dargli  la  corona  :  9zìone  pro- 
carata con  tutto  studio  dal^  imperadore,  acciocché 
apparisse^  che  se  non  la  potea  avere  dal  papa,  la  ri* 
etvtvB  almen  dall^  mani  di  chi  iacea  la  figura  di  le- 
gato apostolico.  Ma  ciò  appena  V  intese  alla  corte 
pontificale,  residenle^llora  in  Benevento,  che  il  papa, 
intimato  nn  concilio  nel  mese  di  aprile  (i),  sconnini- 
£0  esso  Burdino,  anzi  il  depose,  come  costa  da  alcu- 
ne antiche  memorie.  Tenuta  poi  la  state,  e  teme  odo 
r  augusto  Arr^o  Taria  e  i  caldi  di  Roma,  se  ne  tornò 
in  Lombardia  a  soggiornare  in  luoghi  di  miglior  aria 
e  fresco.  Terisimilmente  Arrigo  il  nero,  duca  di  Ba- 
Tiera,  della  linea  estense  in  Gern«inia,  dovette  in 
queste  congiunture  fiaur  la  sua  corte  ad  esso  impera- 
dore (3).  Noi  il  troviamo  non  solamente  in  Italia,  ma 
anche  nella  nobil  terra  d' Este,  dove  nel  di  4  d^  ot- 
tobre del  presente  anno  tenne  un  placito,  ed  accordò 
la  sua  protezione  al  monistero  di  s.  Maria  delle  Gar-* 
ceri,  coir  imporre  la  pena  di  duemila  mancosi  d"*  or<^ 
ni  contravvenienti.  Dal  che  siam  condotti  a  conoscere 
che  anche  la  linea  estense  dei  duchi  di  Baviera  rite- 
neva alàieno  la  sua  parte  nel  dominio  d^  Este  e  nel- 
r  eredità  del  marchese  Azzo  U.  Dalla  Cronica  del 
monistero  di  Weingart  (5)  siamo  avvertiti,  che  fra  ^i 
^ua  linea  e  quella  de"*  marchesi  estensi  durò  un  pezzo 
^discordia  e  guerra  a  ca^pon  di  tale  eredità.  Forse  il 
duca  Arrigo,  prevalendosi  in.  questo  anno  del  buon 
tempo,  mentre  V  imperadore  colla  sua  armata  si  tro- 

'  (i)  Falco  Beneventan.  ia  Chroo. 
(3)  Antichità  Estensi  P.  i.  e.  99. 
(5)  Cbron.  Wcingar(.T.I,Scripior.Brttfi»Vfic*  LeitniAii 

Digitized  by  VjOOQlt 


AURO      MGITII.  195 

T»va  ia  qutUe  parti,  si  mise  in  possesso  d^  Este.  Co- 
me poi  si  componessero  queste  liU,  lo  vedremo  aU 
r  anno  1 154.  Infestarono  nelP  anno  presente  gli  Un- 
gheri  la  Dalmazia,  siccome  vogliosi  di  ritorre  ai  Ye- 
neziani  la  città  di  Zara  (i).  Con  una  poderosa  flotta 
di  navi,  carica  di  cavalleria  e  &nteria,  passò  a  quella 
volta  Ordelafo  Faledro  doge  di  Yenczla.  Attaccò 
battaglia  con  que^  barbari,  ma  ebbe  la  disgrazia  di 
lasciarvi  la  vita.  Fu  riportato  a  Venezia  il  di  lui  ca- 
da vero,  ed  eletto  doge  in  sua  vece  Domenico  Miche- 
le^ benché  vecchio,  pieno  nondimeno  di  spiriti  guer- 
rieri, di  prudenza  e  di  religione.  Da  un  documento 
cb^  io  ho  dato  alla  luce  (a),  si  raccoglie  che  in  que- 
ati  tempi  Guarnieri  era  tuttavia  duca  di  Spuleti  e 
marchese  di  Camerino.  Da  lui  o  da  un  altro  dello 
stesso  nome  prese  poi  quella  che  oggidì  si  appella 
Marca  d*  Ancona,  la  denominazione  di  Marca  di 
Guarnieri^  come  ho  provato  altrove  (3).  Apparisce 
da  un  altro  documento  (4),  che  in  questi  medesimi 
tempi  era  marchese  di  Toscana  Rabodoy  messa  a 
quel  governo  dalPimperadore. 

(  CRISTO  MciTiii.  Indizione  xi. 
Anno  di  (  GELASIO  U,  papa  1. 

(  ARRIGO  V,  re  i5,  ìmperadore  8, 

Ahbiaipo  da  PahdoMb  pisano  (5),  scrittore   con« 
tempQraneo  della  vita  di  Pasquale  It^  che  quello 

(1)  daodut.  inCbroù.  T.  XUl.  Rer.  Ital 

(a)  Antic^t.  Italie.  DisserUt.  5,  p.  173. 

(3)  Antichità  Estensi  V.  I. 

C4)  AnUquit.  Ital.  Dissert.  6,  p.3i5. 
.     •  (5)  Paudulfhus  Piwnus  P.  ì,  T.  Ill,Ecr  .Ila!. 

Digitized  by  VjOOQIC 


J  96  INNÀLI  B*  ItkLÌk 

punleQce  nelP  autuDoo  delP  anoo  precedente  era  Te- 
nuto ad  ÀDagnì.  Quivi,  per  la  ?ecchiaia  e  per  li  patì- 
menti  fatti,  cadde  iafermo,  e  si  ridusse  a  tale,  che  i 
medici  il  darano  per  ispedito.  Tuttavia  si  rimise  al- 
quanto in  ioriBy  dimanìerachè  potè  venire  a  Pal^trt- 
na,  dove  celebrò  il  santo  natale,  ed  anche  V  epi&nia, 
e  congedò  gli  ambasciatori  di  Alessio  Comneno^  im- 
peradorc  d'Oriente,  il  quale  fìnì  appunto  i  suoi  gior- 
ni in  quest^anno,  con  avere  per  successore  Giovanni 
suo  6gUuolo.  Ciò  £itto,  coraggiosamente  venne  il 
buon  papa  con  un  corpo  d^  armati  alla  volta  di  Ro- 
ma, et  liberaturus  beati  Petri  basiìicam^  incauiis 
Jiastibus  Romam  in  poriicum  venit.  Legge  il  padre 
Papebrochio  in  portico^  e  spiega  tal  parola  in  lecti- 
ca.  Ma  è  da  sapere  che  il  portico  di  s.  Pietro  conti- 
guo alla  basilica  vaticana,  e  spesse  volte  menzionato 
nelle  antiche  storie,  volgarmente  veniva  chiamato  la 
poriica.  Però  in  portico  altro  non  è  ivi  che  porii- 
cum^ come  ha  il  testo  della  biblioteca  estense,  di  coi 
mi  son  servito  io  nelP  edizion  d^lle  Tile  di  Pandolfo 
pisano.  Tal  timore  arrecò  la  velluta  del  pontefice  ^in 
quel  luogo  al  prefetto  di  Roma,  e  a  Tolomeo,  capi 
de'  sediziosi  romani,  che  già  pensavano  a  nasconder- 
si. Ma  aggravatasi  V  infermità  del  pontefice,  mentre 
stava  preparando  le  macchine  militari  per  cacciar 
coHa  forta  da  s.  Pietro  i  nemici,  questa  il  coaduise 
s4  fine  de^  suoi  giorni  nel  di  ai  di  gennaio,  come 
pruova  il  p.  Pagi  (i).  Piissimo,  saggio  ed  ottimo 
pontefice,  che  in  tempi  sommamente  torbidi  si  seppe 
regolare  con  prudenza,  carità  «  mansuetudio*  ;  e 
inerita  scusa  se  nella  sua  prigionia  non  fece  di  meglio. 
(1)  Pagitu  Crii.  Baroo. 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲   Il   W   O       MCXVIIT.  l^J 

Yero  è  che  il  cardinal  Baronio  (i)  non  gli  sa  perdo- 
nare, perchè  mai  non  ti  volesse  indurre  dipoi  a  sco- 
municar Arrigo  y  dopo  gli  strapazzi  ricevuti  da  lui, 
con  dire  ch^  egli  \fisus  est  ìanguescere  et  hébescefe^ 
e  che  per  non  avere  aderito  ai  cardinali^  i  quali  pro- 
ferirono essa  scomunica,  magnam  tose  sibi  notam 
inussit^  summam  vero  laudem  sibi  pepererunt  car- 
dinales.  Questo  papa  nondimeno  non  già  biasimo 
qi9  lode  riporterà  di  aver  così  operato  presso  chiun- 
que rifletterà  che  in  tal  menìera  diede  egli  a  cono- 
fcere  la  delicatezza  della  sua  coscienza.  Rivocò  egli 
la  concessian  delP  investiture,  perchè  era  obbligato  s^ 
non  approvar. quel  disordine.  Per  conto  poi  di  Arri- 
go, niun  ostacolo  riteneva  i  cardinali  dallo  scomuni- 
earlo  ;  ma  il  buon  papa  non  conobbe  dall'  un  canto 
necessarie  le  censure  *,  ^  dalf  altro  gli  stava  davanti 
agli  occhi  r  evere  col  giuramento  chiamato  Dio  in 
testimonio  della  sna  promessa  di  non  fulminare  con- 
trai dell' imperador  la  scomunica.  Secondo  il  Baronio, 
non  teneva  quel  giuramento  ;  ma  meglio  fia  il  crede-^ 
re  ad  un  papa  ch^  esso  teneva  in  quella  congiuntura. 
Almeno  poteva  esserci  dubbio,  e  il  buon  pontefice 
Tolle  eleggere  la  parte  pia  sicura,  con  osservar  la  pa- 
rola e  il  giuramento  fatto,  e  lasciar  correre  intanto  la 
scomunica  de**  cardinali  e  d^  altri  contra  d^  Arrigo  ;  il 
che  era  bastante  al  bisogno.  Fu  poi  portato  nel  di 
seguente  il  corpo  imbalsamato  d^  esso  Pasquale  'li 
alla  lepoitura  nella  basilica  lateranense  in  un  nlauso- 
leo  :  al  che  niuno  de"*  Romani  fece  opposizione,  giac- 
:  che  si  trattava  di  ammétterlo  morto.  Tre  giorni  do- 
^  la  moirte  del  papa  si  raunarono  i  véscovi  e  cardl- 
(i)  Baroo.  ia  AnnaUs  Ectles»  ad  vaa.  ma.      t 

Digitized  by  VjOOQIC 


Tq8  A5NAL1     d'  ITALIA.* 

nali  con  alquanti  senatori  e  consoli  romani  per  trat- 
tare deir  elezìon  dèi  successore  (i).  Cadde  questa 
sopra  la  persona  di  Gios^anni  Gaetano^  già  monaco 
cassinense,  poscia  cardinale  e  cancelliere  della  santa 
romana  Chiesa,  yecchio  venerando  per  V  età,  e  più 
per  le  sue  TÌrtù  e  per  gr  illibati  costumi.  Abitiamo  la 
sua  Yita  elegantemente  scritta  da  Pandolfo  pisano, 
autore  contemporaneo,  edl  illustrata  da  Costantino 
Gaetano,  abate  benedettino.  Prese  poscia  il  nome  di 
Gelasio  II, 

Ma  appena  si  sparse  la  voce  del  papa  etetto,  che 
Cencio  Frangipane,  uno  de^fezionarì  deir  impeirado- 
re,  con  una  mano  di  masnadieri  ruppe  le  porte  della 
chiesa,  prese  il  pontefice  eletto  per  la  gola,  con  pu- 
gni e  calci  il  percosse,  e  a  guisa  di  unì  (adroné'il 
trasse  ^lla  sua  casa,  e  quivi  P  imprigionò.  Air  avviso 
di  questo  esecràbil  attentato  furono  in  ^ rm'i  Pietro 
prefetto  di  Roma,  tietro  di  Leone  cpri  àl'trì  nobili^  e 
dodici  f  ioni  della  città  coi  Trasteverini;  esaliti  in 
Campidoglio,  spedirono  tosto  istanze  e  minacce  ai 
Frangipani,  per,chà  rimettessero  in  libertà  il  papa. 
Fu  egli  in  fatti  rilasciato,  e  trionfalmente  condotto  al 
palazzo  del  Laterano  :  quivi  con  tuità  pace  cominciò 
a  dar  udienza  alla  nobiltà  romana,  cbe  in  copia  con- 
correva ad  onorarlo.  Si  andava  intanto  divisando  di 
^spettar  le  quattro  tempoi'a,  nelle  quali  P  eletto  pon- 
tefice, che  solamente  era  diacono,  si  potesse  prgmuQ- 
i^ere  al  presbiterato  e  consécrar  papa  :  quando  eccoti 
nuoya  una  uQtte,  cfie  P  imperadòre  irrigò  era  se- 
«"etamente  arrivato  con  gente  armata  net  portico   di 

(i)  PftndolpIiut.Pii^iiuf  ift  Tilt  Gelas.  II,P.f,Tom.IIL 
Rerum  Italicarum.  DigLbyGoogk 


A  È  tf  0      làéXVtlt.  T^ 

i,  Pkttof  {fj.  Trota va^  cigN  lul  pvdbfstio,  o  per  dir 
meglio  ne*coDtorùi  dèi  Po  verto  Tornici,  «ofli«  fot 
Landolfo  da  a.  Pbolé^  e^  aditttappebà  la  laorte  di  pa» 
pa  Pasquale,  frettbtosaioettte  n  mise  rn  tiaggH»  eoi» 
r  e^ertito  rila  volta  di  Roma,  é  eo\k  aH^  improvviso 
àfritcrtiel  di  i  di  marco,  qdandd  egli  fivta  dianzi  ùtt^ 
tó  sapere  a  Aomir,  che  soiam^iHe  per  pasqua  volata 
venirvi.  Oni  nW  avvivo  di  cdM  impensato  arrivo^  spa^ 
tentato  il  papa  éon  ttrtui  le  sua  coite,  si  ritirò  pee 
^ueHa  notte  tu  maa  casa  privata,  e  la  seguente  mane 
imbarcatosi  tbù  tutti  i  suol  in  dtxt'  gale^,  pel  Tèvere 
discese  al  mér<r<  Ma  ^  trov^  tc^rribiluventè  gortfio  esso 
inare  con  pioggia  e  luom  ^  fo  stesso  Tevere  era  iti 
tempesta  ;  però  convenne  prendere  tèrra.  Ugo  ear" 
dirtak  d'Àlatrt,  col  beÉotéfizìo  delk  notte,  prese  il  pa- 
pa sulle  sua  spaitele  mitelò  iU  sdlVe  nel  castrilo  di 
^rdea,  perciocché  gii  i  Tedesdii  battevano  te  rir^ 
di  quel  èiime.  Essendo  ritornati  costoro  k  mattina  a 
Petto,  giurarono  i  éortigiani  del  pepa  the  il  papa 
era  fuggito,  ed  essi  perciò  si  rìtifatrono.  Fu  ricondotto 
tlponteiftce  in  nave,  e  dopo  vari  pericoK  n«t  marf 
tuttavia  grosso,  ariivò  a  Terntcina  e  <M  là  a  Gaeta^ 
^tria  dd  medesimo  papa,  dove  con  gran  soUmlità 
li  tide  accolta,  tioìà  concorsero  tari  àreivetcoti,  ve* 
isèovi  ed  abati  per  onorarlo.  Ti  spedi  anche  P  impe* 
Yadore  i  suoi  messi  per  pregarlo  di  ritornare  a  Rooui 
H  (arsi  consecrare,  e  mostrando  gran  premura  di  ai* 
ìister  ad  uba  lai  fuhsione,  e  che  questa  sarebbe  la 
faianiera  più  fàcile  per  ristabiffr  T  i^nione.  E  n^m  ft* 
cendolo,  aggiunse  minacce.  Non  parve  al  saggio  pon^ 
leflce  sano  eoasigliò  H  fidarsi  dinn  pi^ibcipe  che  at^ 
-   ti)  FìiUo  tieD»vmt«ttU8  in  drcMUGo. 

Digitized  by  VjOOQIC 


^O^  AURALI  D   ITALIA 

«rfooorameote  perduto  il  rispetto  al  papa  sua  prede'* 
céssore,  eoa  cui  «Dch^  egli  fu  fatto  prigione.  £  per 
conto  del  trattato  di  pace  (i),  fece  sapergli  che  \i 
darfbbe  volentieri  mano  in  luog»  e  tempo  proprio^ 
c2oè  in  Milano  o  in  Cremona  per  la  festa  di  $.  liU*- 
cA.  Scdsc  il  pontefice  queste  due  potenti  città,  per- 
<^  già  divenute  libere  e  divotis^me  de'  sqmmi  pon- 
tefioi  i  giacche  egli  non  si  potea  fidar  de'  Romani, 
gente  venale  in  que'  tempi,  e  tante  volte  provati  dai 
suoi  predecessori  e  da  lui  atesso  per  poco  fedeli.  Fu 
egli  poscia  ordinato  pri9tf  e  vescovp  neUe  quattro 
tempora  di  marzo,  alla  quel  funuone  oltre  ad  una 
fTaa  copia  di  prelati  e  df  inpumerabil  popolo,  inter* 
vennero  ancora  GuglUlma  dma  di  Puglia  e  Cala- 
bria, Roberto  principe  di  Capua,  e  Riccardo  dal- 
r  Aquila  duca  di  Gaeta,  principi,  che  in  quella  occa- 
sione furarono  fedeltà  ed  omaggio  ad  esso  papa  G«^ 
lesto,  siccome  a  sovrano  temporale  de^  loro  statL  Ao- 
corgetidosi  intanto  P  imperadore  Arrigo,  che  non  vi 
restava  apparenza  di  poter  condurre  a^  suoi  voleri  il 
papa,  passò  ad  un  eccesso,  troppo  indegno  di  prìnci^ 
pa  eristiano,  e  di  chi  valevfi  essere  nominato  e  cre- 
mato difensore  della  Chiesa  romana.  Cioè  unito  eoa 
qde*  pochi  o  molti  nobili  romani  che  aliavano  attaor 
ceti  al  suo  partito,  fece  dichiarar  papa,  voglio  dire 
antipapa,  Mauriw  Burdino  (  che  già  vedemmo  arr 
dvescovo  di  Braga,  e  scomunicato  dal  medesimo  papa 
Pasquale  il  )  die  quadragesimo  quarto  post  ek- 
cHonem  nostrani^  dice  papa  Gelasio  nella  lettera 
scritta  ai  vescovi  e  principi  della  Francia.  Per  conser 
^pente  la  i^romozione  di  questo  mostro  dovette  suo- 
(1)  Gdsf.  II,  £]^t*  tpud  Wìlbflm.  itfal9ae»))urinu!^* 

k.  DigitizedbyVjOOQlt 


A  if  H  o     nettili.  aox  . 

jB€derc^  circa  il  di  9  di,  marzo  :  il  che  tien  eoofenntto 
da  Landolfo  da  s.  Paolo  (i)»  che  la  feriva  avvenuta 
septimo  idus  martii,  Aggingne  qaeeto  iatorico,  che . 
Arrigo  it^^  valere  presso  i  Romani  la  risposta  data  da 
Gelasio  di  discutere  ;to  coiHroversia  del  papato  ia  Mi-* 
laoo  o  in  Cremona,  e  che  essi  eìamavtrunt  :  num*, 
quid  honorem  Roniae  volunt  iìli  transfer  re  Cre*^ 
monae  ?  Absit  Però  si  animarono  ad  eleggere  un 
altro  papa.  Oltre  a  ciò,  magister  Guarnerius  dSa 
Banonia^  et  phires  ìegis  periti  populum  romanum 
eonveneruntj  per  &rgli  credere  che  si  potea  passare 
a  quella  aaenlega  elezione  e  conseCrazione.  Questo  è. 
il  medesimo  Guarnieri)  di  cui  s*  è  parlato  di  sopra 
air  anno  1 1 16.  Ycggasi  che  gran  sapere  e  che  buona* 
coscienza  avesse  questo  sì  decantalo  réstìlutore  della 
giurisprudenza  romana.  Prese  T  empio  ed  ambiziosa. 
Burdino  il  nome  di  Gregorio  TIII,  e  fu  condotto  al 
-palazzo  del  Laterano,  dojv e  fece  da  papa  per  tre  mesi, 
predi  co  al  popolo,  ed  anche  nel  di  a  di  giugno  Qoro« 
nò  Arrigo  nella  basilica  vati<iaitò. 

Da  Gaeta  passò  papa  Gelasio  a  CapHa.  S'^eraavu- 
i<^  qualche  sentere  in  Gaeta  della  pronlozien  dell^aiv- 
iipapa  :  in  Gapua  se  n^eU>e  la  certezza  (a);  e  però 
secondo  Pietro  diacono  (5),  il  papa  insieme  coi  vesco* 
vi  e  cardinali  pubblicamente  scomunicò  V  imperadore 
«  r  occupatore  indegno  della  sedia  di. san  Pietro  con 
tutti  i  loro  complici.  Ciò  dovette  seguire  prima  del  fine 
^  marto^  quando  sussista  che  Bardino  f(MS9  promba* 

(1)  Landulphus  junior  Hislor.  Medici,  e.  82,  T.  V, 
Rcr.  Ilal.. 
'       (9)  PandolpHus  Pisanas  in  ViU  Gelai.  11. 

(3)  Patriu:  DìacoAOs  Cbi«a.  CaiiiA«  L  4,*e.  64.     » 

Digitized  by  VjOOQIC 


OOra  ÀAllALl  D^TlUi 

SO  circa  il  dì  $  di  qtìel  xùti'e.  Celebrò  dipoi  con  so« 
lécinttà  ihag^nific»  ini  essa  cinà  la  sant»  pasqua^  ch6  ia 
ffieii*  anno  cadè^  n^l  di  1 4  d**  aprile.  E  percioctkè 
9^  intese  òhe  l' iitiperadore  atevtf  assediata  ia>  Torrice^ 
Iff,  castello  pontificio,  il  paf>o  ordinò  à  Gu^ielmo  du* 
c^  di  PiigKa-,  a  Roberto  prìncipe  di  Capua^  e  agli  altri 
bsroifki  di  metter  insieme  Tarmata  per  procedere  coih 
tfa  di  Arrigo.  Si  trtlsf  eri  dipoi  a  Monte  Galnido,  dove 
c!^  éofliimo  onore  fu  ricemto  da  que**  mònaci;  e  dopo 
èssersi  fermato  quÌTi,  vennero  a  trc^varlo  t  messi  del* 
K  ImpeifadOi^e,  ma  sènza  sapersi  eoa  qqal  eommessto-» 
H^,  né  se  dessero  toro  adienna.  Se  ne  tòmo  dipoi  a 
Sapna  ;  e  ttd<iiò  die  Tadgasfo  Arrìg»  ere^  incamminate 
frtlfc  vùìttL  di  Lombardia ,  con  lasciare  il  sno  idolo  a 
Ròmfa,  determinò  di  tornérsene  anche  ef^i  alla  stia  re* 
^dtnza.  Inftrtti  segretamente  entrò  coi  suoi  in  Roma^ 
e  prese  alloggio  i|i  nna  piectola  chiesa,  posta  entro  le 
case  di  Stefano  oarmanno,  di  Pandolfb  suo  frat^lo  e 
Pietro  Lalrone,  nobili  romani^  dove  trattò  dipoi  con 
tutti  i  suoi  parziali  del  clero  e  della  nobiltà  intorno 
al  rimedio.  Alle  istanze  di  Desiderio  cardinale  si  ar* 
rischiò  egli  nel  di  »i  di  Inglio  di  cantar  messa  nella 
diiesa  di  santa  Prassedè,  titolare  d^  esso  cardinale:  ri« 
soluzione  che  gK  eosiò  ben  cara.  Imperocché  inentra 
ara  dietro  a  celebrare  i  divini  ufficii,  eccoti  chet  Fren* 
ippani  con  nn  copioso  stuolo  d^  armati  vengono  per 
ìsfbrtar  quellf  case.  Loro  si  opposero  i  suddétti  no^ 
bìlt  con  Qnescenzio  nipote  del  medeaimo  papa  ,  a  si 
diede  principio  ad  una  fiera  battaglia ,  offendendo  gli 
uni  e  difendendo  gli  altri.  Intanto  il  papa  sbigottito, 
d>be  maniera  di  mettersi  in  salvo  :  del  che  accertato 
Stefano  nocmanBo^  (acj|niente  indulsa  i  Frangipani  a 

Digitized  by  VjOOQlt 


A  !r  !»  0     Mtiviit.  ao5 

depor  le  armi  e  a  ritirarsi!  Tfovossi  il  papa  nella  eftm- 
pBgaa  di  s.  Paolo,  é  quivi  raonati  i  suòi^pùbbltcò  il  Éflt* 
pensiero  di  andarsene  lungi  da  Roma,  chidntata  dritti 
nuova  Babilonia^  non  già  per  con^o  della  Chréia,  tua 
perché  nel  temporale  tutti  vi  (acevìànd   i  padani ,  n^ 
pace  né  fedeltà  vi  si  potea    trovare  ;  laonde  égli  dÌott« 
▼a  ;  lo  vorrei  piuttòsto^  se  mainasse  pìyisihilk^  nvere 
un  solo  imperadorcy  che  tanti  in  Rontù,  Decretò  per- 
tanto vicario  sdo  in  essa  città  -P/efrd  i>eiCo«^o  di' Por- 
to,  e  governatore  di  Benevento  Ugo  àardihafe  ,  che 
seppe  dipoi  difendere  quella  città  contro  dé^drman- 
ni,  confermò  prefetto  di  Roma  Pietro,  e  dichiarò  coii- 
faloniere  Stefano  normanno.  Quindi  cdngfegòte  as- 
sai navi,  ed  imbarcatosi  con  set  cai^dinali  e  mólti  tkti* 
bili  e  cherici,  felicemente  navigando  perrCinttè  a  Piéa, 
dove  con  immenso  onore  ed  allegrézza  acòoltó  ine)  di 
2  di  settembre  spedì  vari  privilegi!,  rapportati  da  Co- 
stantino Gaetano,  e  consecrò  la  chiesa  priìnazialtt  di 
quella  città.  Sul  principio  d*  ottobre  paàsò  il  ponté- 
fice a  Genova,  dove  fece  là  cònsecraZione  di  qtièUa 
cattedrale;  e  continuato  il   viaggio  per  maire,  ^bareò 
finalmente  al  monrstero  di  s.  Egidio,  unsi  legfii   Htàgi 
aal  Rodano,  e  passò  alla  città  di  Màgalòn'à^  e  postìà 
ad  Avignone  e  ad  altre  città  delta  Francie.  Né  si  dee 

tacere  come  cosa  di  rilievo,  che  GuàÙieri  àrcwésto^ 

t  li  ' 

yo  di  Ravenna,  seguendo  non  PesètiipiÀ  di  iléuni 
suoi  antecessori  scismatici,  ma  il  dovere  del  suo  mi* 
nistero,  tece  in  questi  tempi  rìsplenderé  le  snd  dito» 
zione  verso  il  vero^  pbpa  Gdaslo  If,  e  pon  questo 
meritò  ch'esso  pontefice  riteettesse  sotto  la  metropoli 
dì  Ravenna  le  clìlese  di  PiSiiceìita,  Pérma^  Reggio, 
Modena  e  Rologna,  a  lèi  tòlt6  dti  Pasquale  II ,  eome 


204  .  AHHALl  p^ìTAUk 

cotta  da  «OB  boUt,  rapportata  da  Girolamo  Rossi  (i),  . 
data  Romae  VII  idus  a^gustì^^Indictione  X/,  anno 
dominicae  Incarnmiionis  MCXIX,  oppare  coma  ba 
il  tasto  del  cardinal  Baronio  (3)  kalendis  septembris, 
Mndictìpne  Xil^  anno  JUCXIX,  Comunque  sia, 
sp^t^  ]aU^  anno  -presea te.  quella  bolla,  essendo  ivi 
adoperato  l' anno  pisano,  incominciato  nel  di  ^5  di 
marzo.  Neil /anno  salante  1^19,  del  mese  d"*  agosto, 
Gelasio  lungi  dalP  essere  in  Roma  neppur  era  tra  i 
vi?t.  Fra  qi^gli  ee^esiastici  che  tennero  il  partito 
deU^  imperadore  Arrigo  Y  in  queste  turbolenze,  si 
ODOtò  anche  Beraldo  abate  dell^  insigne  monistero  di 
Farfa  co*  suoi  iponaci*  Però  nelP  anno  presente  egli 
oltaniie  un  magnifico  priyilegio  da  esso  augusto,  da 
ma  da^  alia  luce  (5)  nella  Cronica  di  Farfa,  in  cut 
aanjtro  il  dorere.  fu  sottoposto  a  quel  monistero  V  al- 
tso  al  pajci  rignardcTole  di  s.  Vincenzo  del  Tolturno: 
aosa  che  noi^  ebbe  poi  effetto  veruno.  Intanto  V  im- 
peradore  Arrigo  se  ne  tornò  in  Lorena,  dove  attese 
ftOOrCarezze  e  minacce  a  ricondurre  nel  suo  partito 
q^^  poppl^  ch^  s*  erano  a  lui  ribellati.  Non  manca- 
>  rano  in  Qeir^ania  ed  Inghilterra  persone  che  aderi- 
fono  air  aatipapa  ;  ma  i  più  di  que**  regni,  e  tutta  la 
FjT^ncia,  e  quasi  tutta  V  Italia  tennero  per  lo  legitti- 
mq  papa  Gelasio. 

:  Secondo  gli  storici  pisaai,  fin  dalPanno  1092  (4)  era 
stati)  ei;etta  in  ai;ci vescovato  la  chiesa  di  Pisa.  Ma  forse 
p^cbà  npn  ebbe  effetto  l'autorità  di  quegli  arcivescovi 

'      (1)  Robtetfi  Hlitdf.  Itaveon.  ).  5.         !     • 
i      (a)  Barca*  in  Af^nd.  T^  XU.  AnoaL  Eed. 
.     (:3)  Chron.  Farfanse  P.  H.  Tom.  IL  Ker.  Hai, 
(4)VlVlJÌ6»Jital.5wjf.t,UL,    >.         .' 

^k.  DigitìzedbyVjOOQlC 


A   N  H   O      MCXVItl.  205 

sopra  i  vescovati  della  Corsica:  noi  abbiamo  da  Pietro 
diacono,  che  papa  Gelasio  II,  allorché  fu  in  Pisa,  io  ri- 
compensa de'  servigi  a  lui  prestati  colle  lor  galee  dai 
Pisani  (i),  primus  dn  eadem  urbe  archiepiscopatum 
instituit  Alcuni  annali  pisani  dicono  (a),  ch^  egli  pi- 
sanam  ecclesiam  iam  privilegio  quam  ore  proprio 
in  metropolitanam  confirmavU  subìimitatem.  Altri 
annali  da  me  pubblicati  (5)  hanno  :  Et  dedit  archie- 
piscopum  pisanae  civitaii;  quia  usque  tunc  tan- 
tum episcopus  eraty  exeepto  Daiberto^  qui  quanta 
vis  declaratus^  non  potuit  residere^  quia  eodem 
tempore  Juit  creatus  patriarcha  civitatis  sanctae 
Hierusalem.  Ma  secondo  gli  Atti  delP  archivio  pisa- 
no da  me  dati  alla  luce  (4),  certa  cosa  è,  che  Daiberto 
nelfanno  1094  enei  1098  s^ intitola  ^ì^anae  cività- 
tis  archiepiscopus.  Per  conseguente  è  da  credere  che 
sotto  Urbano  II  fosse  alzata  al  grado  archiepiscopale 
la  chiesa  pisana  ;  ma  perciocché  i  vescovi  della  Cor- 
sica non  vollero  dipòi  riconoscere  per  loro  arcivésoo- 
vo  il  pisano,  papa  Gelasio  in  questo  anno  con  bolfa 
nuova  di  maggiore  efficacia  confermò  quel  diritto  alfa 
chiesa  di  Pisa  *,  e  che  ciò  sortisse  il  suo  effetto,  lo 
vedremo  alP  anno  seguente^  La  maledetta  discòrdia 
nel  presente  svegliò  un*  arrabbiata  guerra  fra  i  popó* 
li  di  Milano  e  di  Como  (5).  Yescòvo  cattolico  di  Co- 
mo era  Guido  in  questi  tempi.  Landolfo  da  Carcauo 
nobile  milanése,  ed  uno  de^  canonici  ordinari  di  quel- 
li) Petrus  Diaoomu  Ghron.  Cassin.  1.  4-  e.  64. 
(3)  Annales  Piivni  apud  Ughell.  Ital.  S«cr. 

(3)  Rer.  Italie  T.  V.  . 

(4)  Antiqait.  lUlic.  T.  ITI. 

(5)  Landulf  hos  junior  Hist.  Mediolaò.  e.  S4. 

Digitized  by  VjOOQIC 


ao6  49;VA^I    D*  ITALIA 

la  OMtrQpoKuoa^  per  quaoto  pretende  il  p.  Tatti  {i\  ' 
era  già  ^t»to  investito  di  quella  chiesa  da  Arrigo  ly 
fra  i  re^  e  III  fra  gP  imperaduri.  Landolfo  da  1.  Pao- 
lo aggiunge  ohe  questi  era  anche  stato  consecrato  dal 
patriarca  d*  Aquileja  suo  metropolitano.  Ma  perchè  fu 
acQu^unicato  da  papa  Urbano  II ,  non  potè  entrar  al- 
lora in  possesso  di  quella  chiesa.  Ora  dacché  fu  creato 
V  antipapa  Bordino,  ed  Arrigo  T  venne  verso  la  Lom- 
bardia, Landolfo  dovette  alzar  la  testa ,  e  tentare  il 
possesso  di  quel  vescovato.  Ma  riuscì  alle  genti  del 
vescovo  Guido  e  a^  Comaschi  di  farlo  prigione  ;  nella 
quale  occasione  venne  morto  Ottone  nipote  del  me- 
desimo Landolfo,  ed  egregio  capitano  de^  Milanesi.  Se 
ne  fece  gran  rumore  in  Milano  ^  e  nobili  e  plebei  nel 
consiglio  della  città  gridavano  ad  alta  voce  vendetta 
contra  de'^Comaschi.  Sopraggianto  Parcivescovo  Gior- 
danOf  maggiormente  accese  il  fuoco  ,  con  far  querela 
per  danni  recati  dal  popolo  di  Como  ai  beni  e  agli  uo- 
mini del  suo  arcivescovato.  Fece  di  peggio  questo  ar- 
civescovo, che  beo  dovea  dar  poco  guasto  alla  scrit- 
tura f  perciocché  fatte  serrar  le  porte  delle  chiese  ,  vi 
negava  V  ingresso  al  popolo  di  Milano,  se  non  andava 
coir  armi,  a  spargere  il  sangue  de^  Comaschi,  e  a  ven- 
dicarsi della  lor  malignità.  In  somma  i  Milanesi  grida- 
rono all'  armi,  e  a  bandiere  spiegate  marciarono  con- 
tro di  Como.  Diedero  battaglia  presso  a  Monte  Bara- 
delio  al  popolo  comasco,  che  collo  air  improvviso  ,  e 
sentendosi  inferiore  di  forze,  la  notte  seguente  si 
fuggì  al  suddetto  monte,  e  lasciò  libera  b  città  al  fu- 
ror dei  Milanesi,  i  qnali  con  saccheggiarla,  e  f>oi  darla 
alle  fiamme,  sfogarono  la  lor  collera ,  e  liberarono  U 

(i)  Tatti  ApnaL  Co». 

t 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


A  ZI  jf  o     Mcxyiii.  a  07 

falso  vescovo  Landolfo  dalla  prigione.  Ma  i  Comaschi 
guatando  dall^alto  del  monte  V  eccidio  della  patria  , 
portati  dalia  disperazione,  ecco  che  air  .improvviso  ar- 
rivarono addosso  ai  nemici ,  e  trovandoli  sbandati  e 
intenti  solo  alla  preda  ,  molti  ne  uccidono  ,  molti  ne 
fan  prigioni,  e  il  resto  mettono  in  fuga  con  ritornar 
padroni  della  propria  città.  Questo  fatto  servì  a  mag- 
giormepte  inasprire  il  potente  popolo  di  Milano ,  il 
quale  continuò  dipoi  perpiCi  anni  la  guerra  contro  ^ì 
Como,  tirata  in  sua  lega  T  isola  ed  altri  popoli  di  quel 
lago;  e  giunse  in  fine,  siccome  vedremo»  a  dar  V  ul- 
timo crollo  a  queir  infelice  città.  Tedesi  pienamente 
descritta  questa  guerra  da  un  poeta  comasco  contem- 
poraneo (i).  Io  questi  medesimi  tempi  sì  tenne  in 
•Milano  un^  adunanza  dal  suddetto  Giordano  (3)  e  dai 
vescovi  sufiiaganei,  alla  quale  concorsero  ancora  i  mar- 
chesi e  conti  di  Lombardia,  per  discolpare  Pimpera- 
dore  Arrigo  ed  amicarlo  con  que*  prelati.  Si  sa  che 
molti  parvero  indrnare  alla  concordia  ;  ma  l^arcivesco- 
To  cogli  altri  prelati  sostennero  il  partito  della  Chie- 
sa ,  senza  poi  sapersi  comprendere  come  i  Milanesi 
cotanto  sostenessero  cootra  i  Comaschi  il  suddetto 
scismatico  Landolfo,  riprovate-dai  sommi  pontefici,  E 
qui  comincia  a  trasparire  qualche  principio  delle  fa- 
zioni dei  Guelfi  e  Gibellini.  I  marchesi ,  conti  ed  altri 
irassalli  delP  imperio  tenevano  per  Timperadore,  i 
prelati  di  molte  città  col  popolo  gli  erano  contrari. 


(1)  Cuinan.  foiìn  T.  V»  Rer.  Ital. 

(2)  Lauilul|>hud  ywìiix  HisU  .MedioL  e.  34-  ' 

Digitized  by  VjOOQIC 


aoS  AimiLl   B^lTALU 

(  CRISTO  Mcxn.  Indizione  xn. 
Anco  di  (  CALLISTO  II,  papa  i. 

(  ARRIGO  V,  re  14,  impcradore  9. 

Lasciò  scrìtto  Corrado  abate  urspergeose  (i),  che 
papa  Gelasio  II  tenne  in  questo  anno  un  conciUo 
in  Yienna  del  Delfinato,  ma  non  parlandone  Pandol- 
fo  pisano ,  né  atlrì  contemporanei  scrittorì  ,  il  padre 
Pagi  (2)  dedasse  l' insussistenza  di  un  tal  concilio , 
buonamente  ammesso  dal  Baronio,  Lahbè,  Costanti- 
no Gaetano,  ed  altrì.  Avea  bensì  il  ponte6ce  eletta  la . 
città  di  Rems  per  celebrarvi  il  concilio ,  e  trattar  iri 
detP  importante  a£&re  delle  investiture  ;  ma  Dio  non 
gli  concedè  tanto  di  vita  da  poter  eseguire  il  suo  pio 
disegno.  Tisitò  egli  intanto  alcune  città  e  chiese  ;  ven- 
nero in  gran  numero  prelati  ed  ambasciatori  a  vene- 
rorlo^  e  notano  gli  scrittori,  che  intesa  la  di  fui  po' 
vertà^  un*  immensa  copia  di  regali  e  danari,  o  sponta- 
nei o  comandati,  da  ogni  banda  concorse  per  soOeta- 
re  i  di  lui  bisogni.  Orderìco  Yitale  (5)  nondimeno 
sparla  per  questo  di  lui.  Si  trasferì  il  buon  pontefice, 
secondo  it  cardinale  d*  Aragona,  a  Montpellier  ,  e  a 
Tolosa,  e  neir  Auvergne.  Per  attestato  d'^altrì  a  Yieo 
na,  poscia  a  Lione,  e  di  là  a  Mascone,  dove  si  aggtuift- 
se  alla  gotta,  di  cui  egli  pativa,  anche  un  principio  di 
pleurìtide.  Era  egli  incamminato  alla  volta  del  celebce 
monisteoo  di  Giugni,  e  però  benché  infeimo  fece  af- 
frettare n  viaggio,  tanto  che  giunse  a  quel  sospirato 

(i)  Abhas  Urspergent^fn  Chron. 

(a)  Pagias  ad  Annales  Baron. 

(3)  Ordericu»  Vital.  Hist.  Eooks.  lib.  la. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A    H  ff  O      IfCfitt.  ^09 

sacro  luogo.  Quivi  aggravttosi  sempre  più  il  soo  male, 
readè  V  anima  al  Creatore  nel  à\  99  di  gennaio.  In  qne- 
stp  preciso  giorno  concorrono  le  autontà  de**  n^^ipri 
storici,  né  merita  fede  chi  il  fa  morto  alooni  giorni  pri- 
ma. Fu  data  sepoltura  nella  Chiesa  del  suddetto  insegne 
monistero  a  questo  pontefice,  compianto  da  tutti ,  sic- 
come personaggio  atto  a  recar  gran  bene  alla  C);iiesa 
cattolica^  se  Dio  ncHi  T  avesse  tolto  si  presilo,  prima  di 
morire,  chiamò  egli  a  sé  que**  pochi  cardinali  che  jerano 
seco  (i),  e  volle  disegnar  suo  successore  Otton^vnsco^ 
vo  di  Palestrina  ^  ma  questi  se  ne  scusò  con  allegare  la 
propria  debolezza,,  e  il  bisogno  di  spalle  migliori  per 
sostenere  F  afflitta  Chiesa,  e  consigliò  piuttosto  di  i^r 
cad^e  questa  eledone  sopra  Guido  arcivescoi^p  di 
Tienna.  Tu  egli  infatti  chiamato  a  Clugoi  ;  o  pe^  dir 
n^eglio  r  avea  lo  stesso  papa  Gelasio ,  dipaortendo  da 
Vienna,  incaricato  di  andarlo  a  trovar  colà  ;  ma  questi 
tn  calumino  intese  la  di  lui  morte  ,  e  ciò  non  ostante 
continuò  il  suo  viaggio  sino  al  monistero  suddetto.  Era, 
il  suddetto  arcivescovo  Guido  (  diiamato  non  so  come 
Milane  dall'*  Urspergense  )  figliuolo  di  Guglielmo  Te- 
bardita  conte  di  Borgogna,  parente  degF  imperadori  e 
dei  re  di  Francia  ed  Inghilterra.  Una  sua  sorella  per 
i»»me  GuiUd^  fu  moglie,  di  Umberto  11^  conte  di  Mo^ 
iienn%  progenitoiie  della  real  casa  di  Savoja,.e  da  que- 
sto matrimonio  nacque  Adelaide  maritata  con  Lodo- 
vico il  grossoii  re  di  Francia.  Orderico  Vitsde,  scrittore 
del  presente  secolo,  parlando  di  esso  liodovico  re ,  ci 
assicura  di  questo  fatto  con  dire  ^2)  :  Hic  jédelaidem 
filiam  Humberti  prmcipis  intermontium  duxil  uxo- 

(i)  Falco  Beneventanas  in  Chron. 

(2)  QrdericQs  Vital.  Hist.  £ccles.  i.  11.^        t 

-        ■  Digitizedby  VjOOQIC  J 

M^raoxvHa  VOI.    xxivi.  ^14 


rem,  E  Soger»  aèsde  (i>  ft  làenzidae  nobiUs  Adelai- 
de regéiute  neptii  del  menlotato  arcirescora  :  2  cbc 
d  h  intendere  Taha  riputatone  io  cui  era  anche  aDora 
la  iiobiibsìiiia  casa-  df  Satoìa.  Raanati  dunque  i  sei  car- 
dinali cei  Romam  che  èrano  Tarati  accompagnando  9 
defunto  pontefice,  concordemente  elessero  papa  il  sud- 
detto arcivescovo  Guido,  quantunque  egli  facesse  moka 
resbtenza  si  per  non  cred^^i  degno  di  sì  eccdsa  di-' 
gtiità,  e  sì  per  timore,  come  molti  si  figuravano  ,  che 
una  taie    elezione  non    fosse  approvata    dal  colle- 
gio de^ cardinali  esistenti  in  Roma.  Seguì  essa   nel  di  * 
ptrmo  di  lebhraio,  secondo  i  conti  del  padre  Pagi. 
Tenne  il  novello  pontefice  alla  volta  di  Lione,  ed 
Vmhalcb  àroi\>escoifo  ài  quelU  dttà  acconsentendo' 
alla  £»tta  elezione,  il  riconobbe  ed  onorò   qual  papa 
legittimo.  Passò  dipoi  a  Vienna,  dove  nel  giorno  del-' 
la  domenica  di  quinquagesima,  cioè  nel  dì  9  di  fei>^ 
braio,  fa  òoùsecrato,  se  vogliam  riposare  sulla  tetti- 
^onianza  deUa  storia  vezeliacense  (2);  e  prese  il  no-* 
i^c  di  CaìKsfo  11,  Però  dovrebbe  essere  scorretto  il 
testo  £  Pandotfo  pisano,  allorché  scrive  :  CessavU 
èpiscopatus  diehus  XF^  e  si  avrà  da  scrivere  diebus 
Xll;  trovandosi  non  di  rado  il  numero  11  cambia-* 
foin  ^per  poca  attenzione  de^  copisti.  Ma  è   da  av^ 
tcrtìre  cfee  non  tardarono  i  cardinali  dopo  V  eleaioner 
ó  spedirne  Tavviso  al  sacro  collegio  rimasto  in  Roma. 
Avendola  Pietro  vescovo  di  Porto  vicario  quivi,  X9^ 
sto  notificata  agH  altri  tardiaali  e  al  clero  e  alla  n^^ 
biltà  romana  :  lufti,  per  opera  specinlmènte  di  Pietro^ 
di  Leone,  il  cui  figliuolo  Pietro  cardinale  si  trovavi^ 

(  i)  Suger.  in  Vit.  LudoTtci  Cross. 

(a)  Kislona  Yeieliacensis  in  Sprcileg.  Oacber^.       ^    ' 


A  K   9    O      MCZIX.  31  r 

tu  Francia^  consentirono  ed  accettarono  per  papa  il 
suddetto  Callisto  II.  Dalla  di  lui  Tita,  scritta  dal  po- 
co fa  mentovato  Pandotfo,  scrittore  sopra  gli  altri 
dégno  qui  di  fede,  siamo  assicurati  che  questo  pon- 
tefice fu  solamente  conseorato  papa,  allorché  (i) 
Nuncii  redeuntes  a  Roma^  t^iVa  voce  ac  literis 
eìectionem  ipsam  cananicty  jureque  confinnarunU 
Tunc  papa  soìemniter  a  Lamberto  ostiensi  episco* 
pò  et  aliis  qaamplurimis  in  Dei  nomine  conse^^ 
cratus  Juit.  Perciò  non  può  a  mio  credere  sussiste- 
re TofMoione  del  padre  Pagi,  che  il  vuole  co nsecrato 
nel  di  9  di  febbraio.  t)i  più  tempo  fu  d^  uopo,  per- 
chè i  messi  andassero  e  tornassero  da  Roma  colP  ap- 
provazione del  sacro  collegio  romano. 

Leggonsi  nel  codice  di  Ulderico  da  Bamberga 
pubblicate  dall*  Eccardo  (a),  e  presso  i  padri  filarte- 
ne •  Durand  (S),  le  lettere  scritte  da^  cardinali  resi- 
denti in  Roma  àkacardinali  oltramontani,  nelle  quali 
confermano  V  elezion  di  Callisto  II,  fiitta  per  neces* 
sita  oltra  monti,  senza  dissimulare  che  questa  si  do- 
vea  fare  ex  romanae  eechsiae  filiis  preshyteris^  et 
diaconibuSj  ed  anche  infra  urbem^  si  possibile  f uè* 
riij  vel  extra  ih  locis  Jinitimis»  Confessano  nondi^ 
meno  di  confermar  la  suddetta  elezione,  quum  ex 
romano  more  eìectionem  facere  impediamur.  Per 
le  quali  parole  si  vede  allora  assai  confuso  io  stato  di 
Roma,  senza  che  ben  s^  intenda  come  essi  cardinali 
romani  non  avessero    libertà  di   eleggere  un  papa 

(i)  Pandalphas  Pisanos  in  Vita  Callisti  U,  Par.  1, 

T.  Ili,  Eerom  Italicaram. 
(a)  Eccsrd.  Corp.  Hisl.  Tom,  11.  ^ 

P)  Marlene  Ytter.  Scriptor.  To^ilf  ^^^^gle 


3 1 3  AHff AliI    D   ITALU  . 

nuovo.  Forse  si  dirà  per^ìhè  Burdioo  antipapa^  €  i 
suoi  parziali  V  impedivano.  E  piir  sì  vede  che  pote- 
vano adunarsi  per  confermare  1'  eletto,  e  in  Roma 
comandava  il  vicario  pontificio,  cioè  il  vescovi  di 
Porto,  e  quivi  quietameqte  soggiornavano  tanti,  car- 
dinali opposti  al  medesimo  Bardino.  In  una  d^  esse 
epistole  presso  V  Eccardo,  è  scritto  che  i  cardinali 
suddetti  in  Roma  col  clero  e  popolo  s*  erano  congre- 
gati in  kalendis  marfìi,,ed  aveano  dato  il  loro  assen- 
so per  Tesaltazione  di  Callisto  al  pontificato  romano: 
il  che  se  è  vero,  fino  al  marzo  convien  differire  la  di 
lui  consecr.azione  in  papa.  Trasferitosi  dipoi  il  nuo- 
vo pontefice  a  Tolosa,  tenne  ivi  un  concilio  F'III 
idus  junii^  secondochè  si  ha  da  Bernardo  di  Guido- 
ne  (i).  Ma  questo  nd  codice  di  Uldarico  da  Bamber- 
g^B  si  dice  tenuto  /^//  idas  julii  ;  e  questo  si  confer- 
ma per  tiltre  memorie.  Che  se  alcuni  lo  mettano 
neli'  anno  MCXX,  questo  avvenne  perchè  si  servi- 
rono d^lPanno  pisano,  cominciato  nel  di  !i5  di  marzo 
delP  anno  presente  volgare.  Furono  ivi  fatti  alcuni 
decreti  intorno  alla  disciplina  della  Chiesa.  Nel  di  20 
d^.  ottobre  celebrò  egli  up  altro  più  insigne  e  nume- 
roso concilio  nella  città  di  Rems  (3),  dove  interven- 
nero quindici  arcivescovi  e  più  di  dugento  vescovi, 
xi^  <]uale  scomunicò,  bensì  con  dispiacere,  T  impe- 
radore  irrigo  e  il  suo  antipapa  Burdino.  Quando 
sussista  il  racconto  deli^  abate  urspergense  (5),  esso 
Arrigo  dovea  essere  ternato  in  Italia,  giacché  egli 
ficrlve,  che  avendo  esso  augusto  inteso  come  in  un 

(i)  Bernardas  Guidonìs  P.  II,  T.  Ili,  Rcr.  ItaL 

<a)  Labb.  Concilìor.  Tom.  X. 

<i^  Abbas  Urspergeniis  in  Cbron«  9  ^^^^by  Google 


A  W  N   O      UCXÌX,  SilS 

concilio  di  ColoDÌa  era  'stata  proferita  la  scomunica 
contra  di  lùt;  è  intinlstone  '  un  altro  in  Yirtzburg, 
con  famh  dì  Tolerlo  deporre,  tfferàtus  animo^  Itaìiae 
suijs  copiis  cum  regina  reìiciis^  germanicis  se  re- 
giomhus  Ttùnis  inspèratus  exhxbuiU  Passò  la  sua 
rabbia  a  desolar  vdrì  paesi  con  saccheggi  ed  iocendir. 
Ma  fioccarono  tante  lettere  e  messaggi  de'  Tescovi  e 
principi  della  Gernìania,  ehié  consenti  ad  un^onci* 
lio  in  Tribaria,  in  cui  fu  dato  sesto  a  molti  dei  cor- 
renti disordini.  Il  consigliarono  ancóra  molti  d^  in- 
terTenire  al  conòHiadi  Rems,  per  trattar  iti  la  con* 
coi'dia  Dol  sab^dozio  ;  se  ne  trattò  fra  Ini  e  i  legati 
del  papa  ;  ma  agli  dopo  arer  promesso  e  ripromesso, 
infine  setto  Tari  pretesti  sfuggi  ogni  accordo  e  delu- 
se chiunque  credea  già  fatta  la  pace  <i).  Abbiamo  da 
Falcone  beneventano  (2)  che  anche  Landolfo  arci^ 
mescevo  di  Benevento  tenne  in  qnest^  énao  un  co»- 
cilto  cp^  vesfaiTÌ  su^i  sufiraganei  e  coir  iatterveato  di 
alcuni  cardinali  romaai.  Continuò  intanto  la  guerra 
^e'  Milanesi  oontra  di  Como,  descritta  dall'  anonimo 
poèta  comasco.  Degno  è  d'  oaservszione  il  nuasena 
dalle  città  che  infiarouQ  soldatesiìbe  in  aiuto  di  M»- 
Jano,  conoiscendoai  da  ciò  che  erano  diremite  libare 
t  si  rsfgeatio.a  repubblica.  Dica  egli  dan<|uà  dtf 
Milanesi  (3)  » 

Mìttànt  ad  éunctas  iegatas  ognuna  pmrHs* 
Ducere  ;'  Cremonae^  Papiao  mittert  curante 
Cwn  4ptièus  et  veniunt  cum  Brixia^  Pergama  : 
•     '     téiàs  1 

(1)  Hesso  aptid  Làbbe  Con^iKoir  T.  X. 

(2)  Falco  Benevcnlanos  in  Cbroo. 

(3)  Anoojmuf  Comeosì»  Poem.  T.  V,  Rer.  Ital. 

Digitized  by  VjOOQIC 


^i4  AERALI  l»^I'u^i. 

Ducere  ju^sa  suas  simul  et  fdgmriu  genUs. 

Nec  non  adveniuni  FerceUe^  cum  ^uibus  Aslum 

Et   comitissa  suum  gestanda  irachio   nalum 
(  cioè  la  contessa  di  Biandrate  ) 

Sponte  ma  tota  cum  gente  Novi^ria  venit  ; 
^,     Asp^i^a  cum  multìs  venit  et  VerQna  focata  : 

Docta  suas  secum  d^xit  Bononia  ìeges  (  paro- 
le chiaramente  lodicanti  già  tnstituito  in  quella  città 
lo  studio  delle  leggi  romane  ). 

-  -Attuili  inde. mas  Ferreria  nempe  sagitlas. 

Maptua  cum  rigidis  nimium  studiosa  sagiUis  : 

F'emt  et  ipsa  simul  tfuae  GuardastaUa  vocaiur^ 
*    Parma  iuos  equites  conduxit  carfixnieuses* 

La  Gffirfagnaiia,  provincia  di  là  dalP  Apeimiooi 
oggidì  suggella  alla  lerenissima  casa  d^  Este  (  se  pur 
d^  essa  si  parla  qai  eome  è  probabile  )  doveva  aUora 
«ibbidire  a  Parma.  Ed  acco  quante  città  collegate 
cootFO  la  misera  città  di  Como,  al  cui  aocco^o  noa 
si  l^l^e  che  aUmno  alaaiae  un  dito.  Oiò  non  ostante 
bravamente  si  difesero  in  questo  anno  i  Comasdii, 
ed  acisostaodosi  il  v^mo^  obbligarono  tanti  nemiei  a 
ritornarsene  alle  lor  caae.  Abbiamo  ancora  dagli  An* 
sali  pisani  ((),  ebe- nati*  enne /presente  ebbe  princi- 
pio k  guerra  tra  i  Genoi^si  e  Pisani.  ^  fion  potean» 
digerire  i  primi  V  autorità  conferita  dal  papa  agli  ar- 
civescovi ^  Vita  aopra  i  veàcori  della.  Cornea,  e  pe- 
rò afogarotto  coli'  armi  iFioro  maltalento.  Lo  atorico 
geiÉev^e  Ciglio  acrke  (a),  che  i  Grenoveti  asobi 
con  sedici  galee  presero  molti  Pisani  in  €coleectOy  e 
con  esso  loro  una  gi;an  souama  di  danaro. 
(i)  Aonales  Pisani  T.  VI,  Bar»  Itti 

(2)  Ctfl&rns  A^uaL  Ckttueni.  T.  VI,  Eer.IUl. 

Digitized  by  VjOOQIC 


AH  »   O    llCXt.  mS 

(  CRISTO  Mcxx.  Indizione  xni. 
Anno  di  (  CALLISTO  II,  papa  a.   . 

(  ARRIGO  V,  re  i5,  imperadore  xo. 

Celebrò  il  pontefice  Callisto  la  feita  del  tanto 
natale  dell^  anno  precedente  in  Aatun,  e  di  là  pofcia 
jtornò  al  monistero  di  Clugni.  Andò  poscia  nel  feb- 
braio a  Valenza  del  Delfinato,  e  nel  marzo  talicate 
le  alpi  felicemente  arriTÒ  a  s.  Ambrosio,  borgo  vicino 
a  Sasa,  do?e  fu  gran  concorso  di  popoli  lombardi  a 
Tenerarlo  e  riconoscerlo  per  papa  (i).  Discese  poscia 
ad  popttlosas  Lombardiae  amiate s^  in  quihus  non 
minori  honor\ficentia  recipiebaturé  Landolfo  da  s. 
Paolo  (2)  scriva  ch^  egli  vide  questo  pontefice  nel 
.palazzo  di  Tortona  nella  domenica  dell^  ulivo^  cioè 
nel  di  1 1  di  aprile.  Seco  etra  Giordano  arcivescoifo 
di  Milano,  eontra  del  quale  esso  istorico  portò  le  sue 
querele,  per  essere  stato  indebitamente  spogliato  dat- 
ala ^a  chiesa.  Bfa  Lamberto  vescovo  d!*  Ost}B>  il  man- 
.dò  in  pace  oon  dir^i,  che  in  tempo  di  Temo  noo  si 
calc^np  r  uve  nel  torchio  $  e  che  essi  avtano  allora 
bisogno  deir  aróye^coTo,  né  «oleano  contrislarlp^  nò 
dbgustario.  Tenne  il  papa  a  Piacenza,  dove  solepaiz- 
,zò  la  sai^  pasqua,  dopo  la  quale  per  Monte  Barda* 
|ie,  cioè  per  la  strada  di  Pontremoli,  a*  inviò  alla  voi* 
,|a  della  Toscana.  Neli^  avvicinarsi  a  Lucca,  ebbe  Pio* 
contro  di  tutta  la  nnlizia  ben  in  ordine^  e  del  dero 
e  popolo  di  quella  città,  con  gran  Ibsta  e  plauso  il 
condussero  alla  cattedrale  e  ai  palazzo.  Dopo  Ire  di 

(i>  Cirdinal.  de  Aragoo.  in  Vit.  Gallitti  IL 
(a)  Landulphus  junior  Hi*t.  Mcdiolan.  e  3S»* 

Digitized  by  VjOOQIC 


ài6 

di  riposo  piMÒ  a  Pisa,  anche  tVi  con  una  magnifica 
processione  incontrato  da  quel  clero  e  popolo  (i)«  Mo-' 
gaius  auttm  ah  ipsis  Pisanis^  et  cum  magna  in^ 
stantia  postulatus,  majorem  eccìesiam  in  honorem 
heatae  Mariae,  iota  ibidem  Tuscia  concurrentCj 
dedicay^it  solemnitèr,  S*  è  di  sopra  raduto  cfae  que- 
sta cònsecratione  vieÀe  attribuita  a  Gelasio  suo  pré^ 
decessore,  e  però  il  Tronci  (2)  pretende  che  questo 
autore,  creduto  da  hii  Pandolfo  pisano,  s^  ingannasse 
in  iscrivere  cosi.  E  Teramente  Pietro  diacono  (3) 
scrittore  di  questi  tempi  s^  accorda  cogH  J^nali  plsa* 
ai  in  riferir  questo  fatto  a  papa  Gelasio  II,  dimodo^ 
che  più  probabile  sembra  il  sentimento  degli  storici 
pisani.  ArTidnandosi  a  Roma  il  pontefice,  mirabìl  fu 
la  commozione  ed  allegrezza  di  quel  popolo  cattolico, 
a  risèrra  degli  scismatici  che  rimasero  pieni  di  confu- 
sione e  terrore.  Lo  stesso  antipapa  Bordino,  non  te- 
nendosi sicuro  in  quella  città,  se  né  fuggi  e  ritirossi 
nella  città  di  Sutri,  dove  attese  a  fortificarsi,  speran- 
do soccorso  dair  impèradore.  Era  Callisto  II  infor- 
mato deHa  di  lui  partenza  (4))  perciò  a  dirittura  mar- 
ciò f  e^so  Roma.  Tennero  aid  incontrarlo  tutti  i  fen- 
duili  della  città  «on  rami  d^  ulifo,  o  d^  altri  alberi, 
coli  sonore  acclamazioni  e  lodi  ;  poscia  i  Greci,  i 
Giudei,  il  clero,  la  nobiltà  e  il  popolo  di  Róma  con 
una  sterminata  processione,  da  ieui  fu  nel  dì  3,  oppu- 
re nel  di  9  di  giugno,  come  tuoI  Falcone  (5),  intro- 

(I)  Vita  CaBiiti  IL 

(a)  Tronci  Annal.  Pisan.  , 

(3)  Petrus  Diaconui   Chron.  Castiaen.  1.  4?  e.  64* 

(4)  Eginon.  Epist.  apud  Ganisium. 

(5)  Falco  Bcneventanas  in  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  uno    ÌKBxx.^  21^ 

dolio  mRoma  e  condotto  ti  palazzo  del  LateraÌDÒ; 
Non  Vera  da  gran  tempo  Téddto  entrar  papa  con 
tanto  plauso  e  giubilo  dei  Romani.  Per  qualche  tam*^ 
pò  si  trattenne  egli  in  Roma  in  pacifico  stato,  dando 
cortese  udienza  a  ciascuno  (i).  Ma  abbisognando  di 
gente  per  levarsi  di  dosso  4*  antipapa  Ticino,  passò 
dipòi  a  Monte  Cassino,  dove  dimorò  alle  spese  £ 
quel  pingue  ftiontstero  per  quasi  due  mesi.  Trasfe^ 
rissr  poscia  a  Benevento  net  di  òtto  di  agosto,  accol- 
to con  immenso  tripudio  e  magnificenza.  Fra  gli  altri 
gK  Amalfilani,  eh*  erano  ricchi  mercatanti,  è  teneano 
bottega  in  moltissime  città,  ornarono  tutte  le  piazze 
di  tele  «  drappi  di  seta,  e  d*  altri  preziósi  ornamentr,^ 
coD  turiboli  d*  oro  e  d'argento  collocati  di  sotto,  nei 
quali  si  bruciara  cannella  e  vari  altri  odori. 

Colà  vennero  a  rendere  i  loro  ossequi  al  jpapft 
Guglielmo  duca  di  Puglia,  Giordano  principe  di 
Capoa,  ed  altri  conti  e  baroni  di  quelle  contrade  (a)^ 
che'gli  prestarono  omaggio  e  fedeltà  cantra  omne» 
hojhinés^  come  s*  ha'  da  Romoaldo  salernitano  (5),  ed 
egli  loro  diede  V  investitura  col  gonfalone.  Trovan- 
dosi poi  i  contorni  di  Roma  infestanti  dagH  scismati- 
ci, che  svaligiavano  i  pellegrini,  e  oceano  altri  maR, 
il  pontefi<^  si  trattenne  pel  resto  delF^nno  ih  quelle 
parti.  Andò  alla  città  di  Troja,  dove  il  suddetto  dueti 
Gó^ielmo  con  grande  onore  il  ricevette,- e  addestro!- 
le  ^no  alla  cattedrale.  Menzione  da  me  &tta  di  Gior*" 
dano  II  prinàpt  di  Capua  richiede  ora,  che  io  diéa 
che   neir  anno  presente  a*  dì  3  di  giugno  terminò  i 

(i)  Petrus  Diacoaus  Chron.  Casiio.  I:  4,  e.  68.     '^ 

(2)  Pandulpbus  Pisanus  in  Vit.  Callisti  li. 

(3)  Eomaaldos  SalcrniUnnt  in  Cbron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


lu^i  gio|iDÌ  Roberto  /,  priiioip^  di  quella  citta.  Meo* 
|r^  egli  «rafpra Temente  iofermo,  i  Capoani  al^i^ono 
§1  principato  Riccardo  111^  di  Ini  figliuolo  (i),  e  se*» 
condo  il  rito  già  introdotto  dai  principi  di  Benavento, 
H  fecero  consecrare  dal  loro  arci?escovo.  Ma  essendo 
qu^ti  iopravfivuto  al  padre  solameote  due  gioroi, 
in  qufl  dominio  succedette  Giordano  11  diluì  zio 
paterno,  che  andò,  siccome  dicemino,  a  visitar  papa 
Gelasio,  Sua  moglie  fu  Gaiteìgrima  figliuola  di  Ser-' 
gio  principe  di  Sorrento.  Mancò  eziandio  di  vita  nel 
dì  4  di  ottobre  di  quest^  anno  Giordano  arciv^sffow} 
di  Milano,  e  nel  di  17. di  no?embre  in  suo  luogo  fii 
eletto  Olrico  che  ^ra  vicedminus^  ossia  visdomi-' 
fio  (3),  dignità  principale  in  qqell'  a^ctreseoTato. 
Tornarono  anche  nelP  anno  presente  i  Mibnefi  ai- 
li'  assedio  di  Como,  e  aegnirono  vajrie  baMagKe  ;  ma 
in  fine  senza  frutto  furono  obbligati. a  ripatriare.  Do- 
po ciò  i  Comaschi  portarono  la  guerra  addosso  alle 
terre  ribelli  del  lago  con  saccheggi  ed  incendi.  Con* 
tinuò  parimeutte  la  guerra  fra  i  Genovesi  e  Pisani. 
.Ab})iamo  da  Gaffiiro  (5)  che  i  primi  si  portarono  a 
Porto^isano  con  ottanta  galee,  trentacinque  gatte^ 
fentotto  golabi,  e  quattro  grocse  navi  che  porta?an9 
tutte  le  occorrenti  macchine  da  guerra,  ^  ventidue- 
mila  combattenti  tra  fanti  e  cavalli  ;  fra*  quali  si  coi^ 
tarono  cinquemila  uomini  d*  armi  con  corazza  ed  el- 
jni  ben  brun'ti.  Parrà  incredibile  a'  nostri  giorni  uno 
sforzo  tale  d*  una  sola  città,  e  massimamente  trattan- 

(1)  Peregrio,  in  Stemmaf.  Principam  Longobard. 
(a)  Saxius    in    Not  ad    Landulpham   junior.  T.  V, 

Rer.  hai. 
(3)  Cafiari  Anaal.  Genueot.  T.  VI,  Rer,  Kal 

Digitized  by  VjOOQIC 


.4  n  %0     nove.  ftl9 

dosi  ài  cavalleria,  e  questa  condotta  per  mare.  Ma  il 
trasportp  f  eMi  v«irUiipil^«iit<i  la  in  più  volte.  Se 
rrediamo  agli  ^noali.  dr  Pise  (i),  n^  1 1 19  die  Sé^tcti 
Sixti  Pisani  Janu^iisnit  i^iocruàU  Poscia  alP  anno 
1 1  a  I  pisano,  spettante  al  presente,  aggiungono  che 
i  Genovesi  con  veqtìdud  gak«  vennero  aH'  imbocca- 
tora  deir  Amo,  metilr^  il  papa  ^oo^ecrava  a|cui|i  «l- 
lart  di  cpiella  cMtedrale  ;  e  che  i  Vìmm  gli  afsAlirono 
e  misero  in  rotta,  «on  prendere  9Ù  loro  galee.  Non 
~to$tt  h  discorre  Gaflbro^  Tal  terrt>re  ^ì^dq  il  pQ^&- 
roao  e serctio  dV  Geioovesi  a^  Pisani,  stanti  colla  loro 
Vinata  in  lerra,  ctt^  nt\  settembre  dell'anso  prefen- 
f e  prtstarono  orecchio  ad  un  transito  di  pace  4^  Uffi 
C^rsicae.  Circa  qoeiti  tempi  otedofio  alcupi  storici 
aicifìani  (9),  che  Uuggieri  juniore  conte  di  Sicilia, 
giovane  di  mirabil  talento^  che  it^  V  altre  stie  prò* 
dea^  avea  già  tentato  di  occupare  V  iiola  di  Maltm 
prese,  per  mo^e  Liberia  figliuola  di  alfonso  r«  di 
Castigli«.  Né  si  dee  tacere  ciò  che  lasciò  iscritto  Si- 
cerdo  veicovoi  di  Gren^ona  (3)  :  sotto,  quest*  anpq, 
cioè:  Fmt  in  iMia  Inter  Ck-emon^tfes  ^  Parmen- 
ics  clades  bellica^  qua  Cremon^nse^  cuwi  Parmen^ 
sibns  in  parmensi  gìarea  CQnflixeruni.  E  questa  fti 
la  prim»  guerra  che  ebbevo  i  Cramoueti  coi  Par- 
nMgtaai. 


(i^  Antlfs  Pifani  i^idfiD. 

(2)  Carusi  htor.  di  Sicilia  P.  II,  1.  xi. 

(3)  Sicard.  Chroo.  T.  VII,  Eer.  Ita!» 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


aao  àtmkhi  d  italu 

(  CRISTO  Itcxxi.  ladixiane  XIV. 
AMO  di  (  CALLISTO  II,  papa  3. 

(  ARRIGO  y,  re  16,  imperadore  11. 

Trionfole  nei  troviamo  T  anno  presente  per  pé> 
j)a  Callisto^  pontefice  di'msràvigliosa  attività  e  pni- 
densa.  Né  ci  volea  ineno  di  lui,  éhe  alle  più  bellii 
doti  acoop{Havfi  no  gran  credito  per  la  nobiltà  dtllt 
sua  nascita,  per  isbrìgare  {a  tanla  Sede  da  tutti  gì^in* 
convenienti,  onde  era  turbata.  Dopo  aver  egli  £itfe 
le  convenevoli  dispòiitioni  per  nn  gagliardo  rinfdrto 
di  truppe  normftnoe  da  Valersene  alla  primavera  (i), 
tornò  a  Rota  a,  e  quivi  celebrò  la  santa  pasqua.  Po- 
scia raccolto  un  potente  esercito  &  Romani  con  atlfrt 
milizie  ausiliarie,  lo  spedi  alP  assèdio  di  Sutri,  sotto 
tt  comando  dì  Giovanni  da  Crema  cardinale  di  a. 
Grisogono,  ed  egH  stesso  poco  appresso  colà  si  por* 
io  per  dar  calore  alP  impresa.  Quivi  rinchiuso  era 
P  antipapa:  Bui'dino,  adulandosi  indarno  di  ottener 
soccorsi  dair  imperadore,  cbe  niun  pensiero  se  ne 
prendeva.  Porte  era  massimamente  pel  sito  la  città, 
e  vi  succederono  vari  assalti  e  &tU  di  guerra.  Ma  ia 
fine  i  Sutrinl  o  stanchi  di  questo  giuoco,  o  guada- 
gnati con  buone  promesse,  si  rivoltarono  contra  dei 
falso  papa,  e  nel  di  aS  d^  aprile  non  senza  mille  ma- 
ledizioni ed  improperi]  il  diedero  in  roano  all^  eser- 
cito pontificio,  che  postolo  a  rovescio  sopra  un  cam- 
mello colla  coda  in  mano,  in  quelP  obbrobriosa  for- 

(1)  Pandalphas  Pisaaus  in  Vtt.  Cuiltsti  li.  Cardio,  de 
Aragonia  in  fit.  ejosd.  ÌP^paè  P.  I,  T.  HI,  Rer.  Itil. 
Falco  BcoeTeDtaòar  in  Cfaronico.    ' 

DigitizedbyVjOOQlC      ' 


A  ir  ir  o     Mcxxi.  lai 

ma,  non  lodata  da  tatU,  fu  menato  a  Roma  (i).Tunc 
praeparalo  sihi  cambio  prò  albo  cabalh^  et  pi^ 
Iosa  pelìe  ifervecum  prò  cklamyde  rubea^  positus 
eii  in  iransverso  super  ipsum  oameìum^  et  in  ma" 
nibus  ejus  prò  freno  posila  est  cauda  ipsius.  ea* 
meli.  Talibus  ergo  indumentis  ornatus  in  cornila" 
tu  pontificis  praeceiebat^  revertens  ad  urbem  cum 
tanto  dedecore^  quatenus  et  ipse  in  sua  confun* 
deretur  erubeseentia^  et  aìiis  exempìum  praebe^ 
rety  ne  simiUa  uUerius  attentare  praeswnant,  Soo 
parole  delf  autor  della  Vita  dì  questa  pontefice,  a 
noi  conseri^ata  dal  cardinal  d^  Aragona  :  il  che  Tten 
confermato  da  altri  storici.  Con  questo  accompa|;na« 
mento  giocoso  insieme  e  tetro,  il  pontefice  fra  i  vira 
del  popolo,  e  per  vari  archi  trionfali  a  lui  preparati 
nella  fia,  entrò  in  Roma,  e  ixx  condotto  al  palaczo 
del  Laterano.  Discordano  gli  autori  intorno  alla  riso- 
luzione, presa  da  papa  CaUisto  lip^r  la  persona  di 
Burdino.  Nella  Yita  suddetta  si  legge  ch^  egli  Bardi", 
numfecit  in  arce  Famonis  r^trudi^  et  inde  ad  mo- 
n^sterium  eavense  transjerriy  ubi  perses^eraps  in 
sua  rebellione  vitam  Jinisfit.  Pandolfo  (a)  splamente 
tqrive,  che  Burdinwn  in  eavensi  caenobio  tradì 
proficepit»  Altrettanto  ha  Falcone  beneventano  (3). 
Alcuni  storici  oltramontani  il  dicono  rinchiuso  non 
già  nel  monistero  della  Cava,  ma  bensì  in  cavea^  in 
una  gabbia,  E   V  Anonimo  cassinense  (4)  aggiugne 

(i)  Card,  de  Arahon.  in  Vii.  Callisti  II.  Willclm.  tyr. 

1. 12,  e.  8,  Falco  Benevent.  io  Chron. 
(a)  Pandulphus  Pisan.  in  Vit.  Callisti  II. 
(3)  Falco  Benevent.  in  ChroQ. 
(4)'wXaoov     Caisineniis  T.  V,Rer.  l|«|GoogIe 


dM  il  papa  FutiUnum  db  €A>a  txlraciwH^  in  Ja^ 
nttftì  cusiodiendum  tradidit.'  Pietro  diacdào  anche 
egli  scriTf  ebe  Bùrdino  fxi  dù^so  «dia  rocca  4i  J»- 
mib^  che  era  del  naoositeffb  eaifiiieifse^  e  poicia  àl^ 
raaoo  1114  s^ggitigme  (4h  «^^  Oi^orta  11  Afauri^ 
cium  haertsiarcam  de  Jannata^  in  qua  ettm  \^apa 
Caltixtus  edcsihaperkt^  ùbsirakens^  apud  Fuhionem 
exsilio  reìefavìL  Non  ieittbra  certo  molto  probabile 
che  pepa  Callisto  si  fidaste  di  aiettere  un  sì  perico- 
loso ahtHisée  nel  monisterò  della  Cava,  monisteru  ti- 
cioo  a  Salerno,  e  però  fuori  della  soa  giaiisdizioae  e 
balia.  Ha  pef  ciò  migtior  aria  di  terità  quanto  scHve  Pie- 
tro diacono.  Tuiuvìa  Pandolfo,  che  fu  storico  di  vista, 
dee  qai  trattener  la  deeislone;  e  massimamente  veg- 
gendosi  che  Landalfo  juniore  (5),  storico  anchf  egli 
di  questi  tempi,  e  Romoaldo  salernitano  ti)  vanno 
d^  accordo  con  lui.  IVè  altronde  si  dee  credere  nata 
la  menzione  di  Cavta^  creduta  gabbia^  se  non  dal 
monisterò  della  €wa^  dote  a  tutta  prima  egli  dovet- 
te essere  rinchiuso.  Mie  nato  sospetto  che  fosse  cre- 
dute! bene  lo  spargere  una  Gota  voce,  che  Burdino, 
secondo  i  canoni,  era  stato  cacciato  in  un  monastero 
per  &r  penitenza,  quando  infatti  la  fece  in  una  for- 
tezza. Racconta  ti  medesimo  Pacdolfo,  che  il  papa 
processò  dipoi  i  conti  di  Cecca  no  ribelli,  e  gli  astrin- 
se a  piegar  la  testa  ;  con  che  tornò  un^  invidiabil  pa- 
ee  in  Roma  e  in  tutti  i  suoi  òuntorni. 

Per  attestato  dell^  abate  Hrspergciìse.(4)  crebbero 

(1)  Petrus  Diaconhs  Chron.  Casinetu.  ).  4)  e.  63,  et  861. 

(2)  Landalpbus  junior.  Bist.  Med.  e.  36< 
(S)  Rofuualdus  Salerpilanus  in  Cbrou. 

w    (4)  Abbas  Trspergensis  in  Chrcn.  ed  by  Google 


^   ir  N   O      MGXXI.  22Ì 

quetf  aùDO  io  GicrmsDÌa  le  saUtraiKni  ée*  popoli,  0 
specialmente  della  Sassonia  contra  àeli<  imperàdore 
irrigo  scomunicato,  per  opera  di  Adalberto  arci"  • 
vescoifo  di  Magoma,  didiiarato  atta  legato  dalla  Seée 
apost<^ica.  Ne  frenerà  Arrigo  ;  ma  per  non  pot<*r  di 
meno  cominciò  ad  ascoltare  consigli  di  pace.  Intimat» 
dunque  una  gran  dieta  di  Tirtaburg  circa  la  festa  dt 
s.  Michele  di  settembre,  qtaivi  si  trattò  seriamente 
'^tlla  rinunzia  delle  InTestitore,  cagione  di  tanti  scan*-' 
dali  ^  e  r  augusto  Arrigo  ti  condiscese.  Restava  V  im- 
pedimento della  scomunica,  e  ciò  fu  rimesso  al  som- 
mo pontefice  :  al  qual  fine  restarono  destinati  amba- 
sciatori, che  andassero  a  trattarne  in  corte  di  Roma. 
Air  anno  presente  verisimllmente  appartiene  dò  che. 
scrive  dipoi  il  suddetto  Pandolfo  pisano.  Ciuè  fece 
Guglielmo  duca  di  Puglia  correr  foce  de(  suo  ma- 
trimonio colla  figliuola  del  fu  Alessio  imperador  dt 
Costantinopoli  :  il  che  non  si  sa  intendere,  perchè  se 
sussistono  i  documenti  allegati  dal  Summonte  (i), 
questo  principe  avea  già  per  moglie  Gaitelgrima  fi- 
glia di  Sergio  principe  di  Sorrento,  e  questa  soprav- 
visse a  lui.  Quel  che  è  certo,  Guglielmo  si  mise  io, 
viaggio  per  qualche  sno  importante  a&re  alla  volt». 
di  Coslautinopoli  ;  e  prima  di  forlo,  raccomandò  à 
papa  CalUsto  la  prolezion  de^  suoi  stati.  Ruggieri  ju- 
lìiore,  conte  di  Sicilia,  in  cuore  di  cui  già  cominciava 
a  bolare  lo  spirito  da'*  conquistatori,  prese  questa 
occasione  per  tentare  d^  impadronirsi  (  non  si  sa  sot- 
to qua)  pretesto  )  della  Calabria  e  della  Puglia.  As- 
sediata che  ebbe  in  Calabria  la  rocca  di  Niceforo,  il 
pontefice  gf  inviò  Vgo^  uno  de'  più  cospicui  cardi- 
(1)  Sumonle  Islor.  di  Napoli  Tpm.  LbyGooQk 


aa4  Aiorici  d^  itàlu  1990  hcui. 

salì  dtUa  Chieta  toomiui,  per  £uio  desiftere  da  quel- 
It  Ttoleoza.  Questi  gittate  te  parole  al  vento,  se  ne 
tornò  a  Roma.  Allora  il  papa  sdegnato,  si  mosse  in  - 
persona  per  trattar  iU  questa  briga,  e  passò  in  Puglia. 
Male  per  lui,perehè  a  cagione  di  una  pessima  inflaen^ 
sa^  o  epidemia,  t  migliori  dei  suoi  cardinali,  e  fra  gli 
ahri  il  suddito  Ugo,  lasciarono  la  vita  in  quelle  con- 
trade. Lo  st<iso  pontefice  anch^  egli  v^eUie  a  perde- 
re la  sua  per  ona  simile  infermità,  di  cui  seppe  ben 
profittare  il  conte  Ruggieri,  perchè  portò  il  papa  a  far 
quanto  euo  bramava.  Qjuantunque  poi  continuasse 
ancora  in  questa  anno  la  guerra  di  Milano  contra  di 
Como  narrata  dal  poeta  comasco  <i),  pure  ninna 
prodecca  si  seote  dei  Milanesi.  Solamente  si  legge 
che  i  Comaschi  saccheggiarono  varie  terre  del  mila- 
nese, come  Tarese,  Binago,  Vedano  e  Trezzo. 

.    (i)  Poeta  .Comennif  T.  V.  Ber.  lial. 


Io  questo  Voi.  XXXVI  si  comprende  lo  spazio 
di  tempo  scorso  dalPanno  di  Caisto  mlxxxi.  Indiz. 
IV.  fino  air  anno  di  Ceisto  vexxi.  di  Abbico  Y  re 
16,  imperadore  11. 


FIIfE   DEL    TOMO   XXXVI. 


dby  Google 


ANNALI  D  ITALIA 

DI 

LODOV.  ANTONIO  MURATORI 

XXXTII. 


(Google 


,y  Google 


ANNALI  D  ITALIA 

DAL 

PRINCIPIO   DELL'ERA   VOLGARE 

SINO  ALL'ANNO  1780 

COMPILATI   DA 

£ 

CONTINUATI  SINO  A 'GIORNI  NOSXAl 


VOL.  xxxvn. 


VENEZIA 

VIPOGB.    DI    GIU8BPFS   A]!lTOMBj;£|i 

K.lBJtAJO*CALCOGRArO,  BPIX*. 

BIDCCCXXXIIU 


,y  Google 


i 


,y  Google 


»▲&  PEiNcirio  dell'"  era  tolgaeb 

VISO  ALL^JIREO   I^So. 


(  CRISTO  Mcxxii.  Indizione  xv. 
Anno  di  (  CALLISTO  II,  papa  4. 

(  ARRIGO  T,  re  17,  iroperadore  la. 


4. 1  el  felicissimo  presente  anno  ebbe  finalmente  fi- 
se la  troppo  lagrime?ol  discordia  fra  11  sacerdozio  e 
r  imperio  per  cagion  delle  inTesliture.  Furono  nel 
precedente  anno  spediti  dalla  dieta  germanica  per 
ambasciatori  a  Roma  (i)  il  Tescovo  di  Spira,  e  Taba- 
te  di  Fulda  aiBn  di  disporre  questo  importantissimo 
afibre.  Allora  papa  Callisto  yeggendo  le  cose  in  buo- 
Da  disposizione,  insieme  coi  suddetti  inviò  in  Germa- 
oia  Lamberto  vescovo  iC  Ostia,  Sassone  cardinale 
di  s*  Ste&no  in  Monte  Celio,  e  Gregorio  cardinale 
diacono  di  s.  Angelo,  per  legati  apostolici  a  darvi 
r  ultima  mano.  Tennesi  dunque  in  Yormazia  nel- 
TaoDO  presente  una  numerosissima  dieta,  dove  V  au- 
gusto Arrigo,  sentendosi  toccsto  il  cuore  da  Dio,  ri- 
AUD7ÌÒ  in  fine  alla  pretension  delle  investiture  colla 


(1)  Abbas  Urspergfos.  in  Cbron.  Psndalphas  Pìhdo* 
in  \ita  Callisti   li 

Digitized  by  LjOOQ le 


6  AKITALI  D^  ITALIA 

coasQgoa  delP  anello  e  del  pastorale  ;  giacchi  con  tale 
ìntroéutioae  s^  era  introdotto  iteHa  Chiesa  retecrabil 
abuso  di  Tendere  I  tescomi  e  le  badie.  Cioè  lasciò 
Arrigo  y  in  libertà  al  clero  e  popolo  dr  cadauna  città 
relezione  e  consecrazione  decloro  tcscotì,  e  ai  mo- 
naci quella  de^  loro  abati.  Promise  egli  ancora  di  re- 
stituire alla  Chiesa  romana,  e  a  tutte  le  altre  gli  stati 
e  i  beai  ch^  egli  per  avventura,  o  suo  padre  avessero 
usurpato ,  e  diede  una  vera  pace  a  papa  Callisto  II  e 
alla  santa  Chiesa  romana,  e  a  chiunque  era  stalo  dd 
suo  partito.  AIP  incontro  papa  Callislo  accordò  al- 
V  tmperadore,  che  le  elezioni  de^  vescovi  ed  abati  del 
regno  teutonico  si  facessero  in  presenza  ddP  impera- 
dore  o  de^  suoi  messi,  liberamente  e  senza  simonia 
o  violenza  ;  e  nascendo  discordia,  fosse  questa  rtmes* 
sa  al  metropolitano  coi  vescovi  provinciali.  L'  eletta 
poi  dovea  ricevere  dalP  imperadore  V  investitura  col* 
lo  scettro  degli  stati  e  delle  regalie  spettanti  alla  sua 
chiesa,  eccettuate  le  appartenenti  alla  Chiesa  romana. 
INeir  altre  parti  delP  imperio,  consecrato  che  fosse 
r  eletto,  nel  termine  di  sei  mesi  egli  prenderebbe  Ra- 
vestitura  delle  regalie.  Nel  di  8  di  settembre  tenuta 
fìi  quella  dieta  in  Yormazia,  e  il  papa  nel  di  a 5  d^es* 
so  mese  spedì  V  approvazione  sua  ;  tutti  si  partirono 
colmi  di  letizia  ;  e  T  imperadore  spedi  poco  appresso 
a  Roma  t  suoi  ambasciatori  con  regali,  per  confer* 
mare  la  sincerità  del  pentimento  e  della  concordm 
sua.  Ed  ecco  il  sospirato  fine  di  una  si  lunga  e  d«« 
'plorabil  tragedia  :  tanto  ti  volle  a  sradicare  un  abuso 
che  insensibilmente  avea  preso  piede  nella  Chiesa  di 
Dio  contro  tutti  i  riti  dell*  antichità,  ne' quali  sempre 
erano  state  libere  le  elezioni  de'  sacri  ^astori|  ooa 

DigitizedbyOOOQlt 


▲  V  V  o    uaxii.  7 

"granttimi  Ailmuii  ^Mnanatì  coiitra  deUà  simonia.  E'  in 
uso  tatUTta  per  Ut  Crotnaiiia  raccordo  suddetto,  e 
«pparttcne  ù  capitoli  V.  eleuone  dei  loro  ?escoTÌ.  Che 
se  talauo  chiedesse,  perchè  dopo  tante  iatiche,  seco* 
certi  e  guerre,  per  rimettere  anche  in  Italia  questa 
libertà  delle  alexioni  già  fiitte  dal  olerà  e  popolo,  di 
casa  non  rimanga  vestigio  fra  noi  :  rimetterò  io  toIoq- 
Ueri  al  padre  Tomasino  e  ad  altri  eraditi  scrittori  il 
dargli  ri^sta,  yolendo  io  continuare  V  intrapreso 
viaggio  della  presente  storia. 

Abbiamo  da  Falcone  beneventano  (i  ),  che  ribel- 
latosi Giordano  conte  d' Ariano  a  Guglielmo  duca 
di  Puglia,  questi  non  si  sentendo  con  assai  forze  per 
domiurlo,  ricorse  a  Ruggieri  juniore,  conte  di  Sicilia. 
Per  ottenere  ajuto,  bisognò  comperarlo.  Sfedietatem 
suam  palermiianae  civitaiis  et  Messanae^  et  totius 
Calabriae  diix  ille  eidem  corniti  concessiti  ut  ei  au- 
xilium  Idfrgiretun  Avendo  noi  veduto  di  sopra  al- 
calino 1088,  che  al  conte  Ruggieri  seniore  di  lui 
^dre  era  stata  interamente  ceduta  la  Calabria  dal 
duca  Ruggieri  figliuolo  di  Roberto  Guiscardo,  e  pa- 
dre d^  esio  Guglielmo,  non  saprei  dire  chi  di  quegli 
autori  abbia  allato.  0>1  soccorso  dunque  di  gente  e 
danaro  datogli  dal  conte,  fece  il  duca  Guglielmo  guer- 
ra al  conte  d^  Ariano.  Ebbe  anche  soccorso  da  Cre- 
icemkio  cardinale^  governatore  di  Benevento,  laonde 
eella^  presa  d^  alcune  castella  ridusse  il  ribello  Gior- 
dano a  venir  colla  corda  al  collo  a  chiedere  miseri- 
cordia. Fini  per  allora  questa  guerra  \  ma  convenne 
ripigliarla  da  li  ad  alcuni  mesi,  con  varie  avventure 
che  io  tralascio.  Continuò,  o  si  accese  di  nuovo  la 
(i)  Falco  Benerentaous  io  Ghron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


lari  e  guerra  Ira  i  Pisaat  e  Genoreii.  Kaeéoiàlii  Cal> 
tiro  (i)  che  et  si  GrenoTesi  fecerof  prigioni  beo  nulla 
Piiani,  e  presero  dae  loro  galee*  Omaiido  poi  tot* 
livia  la  guerra  In  i  ìKlaDest  e  Comaschi,  riusd  ai 
primi  di  le? ar  Lugano  dilla  suggeziuiie  ai  secondi^  i 
quali  noti  latciaroiio  per  fiesto  di  sosteo^  il  domi* 
-mo  loro  tu  quel  Iago.  Ma  il  Sigonio,  ibadato  sopri 
altri  autori,  ooo  ammette  la  praa  di  Lugano. 

(  CRISTO  Mcxxiiiv  Indizione  i. 
inno  di  (  CALLISTO  II,  papa  i. 

(  ARRIGrO  y,  re  18,  imperadore  i5. 

Secondochè  scrisse  il  Sigonio,  e  fondatamente 
provarono  1  padri  Cossart  e  Pagi,  nel  di  18,  ovvero 
j  9  di  marzo  delP  anno  presente,  e  non  già  del  pre- 
cedente, come  pensarono  il  Panvinio  e  il  cardinal 
Baronio,  fu  celebrato  il  primo  general  concilio  late- 
ranense  (a),  colP  intervento  di  trecento  vescovi  e  di 
assaissimi  abati.  Pandolfb  pisano  (3)  scrive  che  vi  fu- 
rono novecentonovantasette  tra  vescovi  ed  abati  :  nu- 
mero che  eccede  la  credenza.  Quivi  furono  fatti  vari 
decreti  intorno  alla  disciplina  ecclesiastica  ;  conferma- 
to raccordo  seguito  fra  V  imperadore  jir rigo  e  tà 
santa  Sede  :  data,  oppure  rinnovata  V  assoluzion  delle 
censure  al  medesimo  augusto  ;  riprovate  le  ordinazio- 
ni fatte  dair  antipapa  Bordino,  con  altri  canoni  che 
si  leggono  neHa  Raccolta  dei  concilii.  In  questo  con« 
cilio  ancora,  per  quanto  s^ha  da  Landolfo  da  s.  Pao- 

(ij  Caffari  Annal.  Genuens.  T.  VI,  Rer.  Ital. 

(a)  Labb.  Cbocilior.  T.  X, 

(3)  PaDdulphùi  Pisanui  in  Vita  Callisti  U. 

Digitized  by  VjOOQIC 


à.  9  n  O      MGXZIIL  9 

4o  (i)y  die  T*  èra  firesente,  ti  rionoTÒ  la  lite  Jella  pre- 
cedenza tra  Orderico  arewescovo  di  filano  e  Gualr 
tieri  arcivescovo  di  Raf«iiDa.  Scrìve  quesf  antere, 
the  i  due  predeceMori  dì  Orderico,  GrossoìanQ  e 
Giordano^  ebbera  nei  concUii  Tomani  la  lor  se<fia 
alia  destra  del  iommo  pontefice,  e  però  anche  Ordert^ 
ee  con  fermezza  soitenne  il  suo  punto.  Veggendo 
che  gli  er^  contrastato  il  posto  neUa  prima  sessione, 
non  Tolle  comparire  né  al  concilio,  né  al  pobzzo  del 
papa.  Sediti  quarta Jeria^  dum  synodus  ceìabrata 
Juitf  Olrieus  idem  mediolanensis  archiepiscopus  ad 
dexteram  apostolici  Callisti  nullo  mediante  sediL 
Per  cagione  di  questi  ed  altri  esempli  credono  gli 
scrittori  milanesi  apocrifa  la  bolla  di  papa  Clemente 
II  dell^anno  1087,  i^i'^rita  da  Girolamo  Rossi  (a); 
in  cui  stabilisce  la  precedenza  dell^  arcirescoTO  di  Ra* 
Tenna  ft  quel  di  Milano.  Furono  finalmente  in  «sso 
concilio  (5)  fatte  gravissime  doglianze  dai  TCKOfi 
contra  dei  monaci,  perchè  già  aveano  occupate  le 
chiese,  le  decime,  le  oblazioni,  e  ridotti  i  tcscotì 
quasi  al  solo  pastorale.  Ma  ebbero  un  bel  dire.  Il 
mondo  restò  qual  era.  Cosi  in  altri  tempi  altre  que- 
rele sono  insorte  contro  i  frati  mendicanti  :  ma  un 
bel  dire  hanno  avuto  vescovi  e  parrochi.  Crebbero 
in  questi  tea) pi  (4)  la  ruberie,  le  sedizioni  e  le  ini- 
quità in  Germania,  al  contrario  della  città  di  Rome, 
in  cui  il  valoroso  papa  Callisto  II  pose  la  pace  col 
mettere  freno  a  tutti  i  prepotenti.  Tale^  scure  Fal- 

(1)  Landulphas  jquior.  Ristor.  Medici,  e.  36, 
(a)  Rubfus  Hislor.  RiiveoD. 
(3)  Petruf  Diaconus  Ghron.  Casiin.  1.  4« 
14)  Uspcrgciuis  in  ChrooicoK 

Digitized  by  VjOOQIC 


la  4VSALX  D  imuà 

eone  (i%  taniunu/me  pacis  JmnamMntum  wjra  ro» 
manam  urh&n  te/nporibus  praedicti  apostoUci  ad- 
venisse  eomperimus^  quod  ruma  cisnwn^  vel  aUe-' 
nigena  arma^  sicut  cansuei^rat^  Jerrp  ausus  est. 
Agi^agoe  il  medeiimo  «torioo,  eht  ia  quefl^snno 
«Qoora  eifo  pontefice  si  portò  a  Benercnlo,  dove  ac- 
culato Roffredo  arcwescow>  di  quella  città  d'  avere 
tiflaontacameote  conseguita  quella  chiesa,  si  tenne 
gtudii^o  per  questo.  Ma  egli  col  giurauiento  suo,  e  di 
duerescoTÌ  e  tre  preti,  si  giustificò  e  fece  ammutir 
gli  accusatori.  Ho  io  prodotta  (a)  una  bolla  del  sud- 
detto papa  in  fìiTore  de^  canonici  di  Cremona,  data 
Laterani  II  nonas  martii.  Un^  altra  parimente  sorìt- 
la  Laterani  IP^  kaìendas  martii  àéV  anno  presente 
ne  ottenero  i  canonici  regolari  di  s.  Cesario  sul  Mo- 
denese, per  cui  fu  dichiarato  che  i  monaci  di  Nonan- 
t^a  tttuna  giurtcdizione  aveano  sopra  la  corte  di 
Tilzacara,  cioè  sopra  una  parte^  o  sopra  il  lutto  del 
moderno  s.  Cesario  nel  distretto  di  Modena.  Si  fece^ 
ro  in  qùest^  ancora  vari  hììì  di  guerra  nei  lago  di 
lii^auo  tra  i  Milanesi  e  Comaschi,  descritti  dalP  ano- 
nimo poeta  di  Como  (5).  Baunarono  molte  navi  t 
Milanesi  a  Porlesza  loro  castello,  e  di  là  passarono 
alPassecSo  del  castello  di  s.  Michele,  ma  senza  poter^ 
sene  impadronire.  Ebbero  per  tradimento  Lavena, 
ma  perderono  le  lor  navi  prese  dai  nemici.  Abbiamo 
poi  dal  Dandolo  (4))  che  circa  questi  tempi  Domenico 
Michele  doge  di  Tenezia  mandò  i  suoi  legati  a  Co- 

(i)  Falco  Benefent.  in  Chrooic. 
(a)  Antiqait.  Italie.  Dissert.  62. 

(3)  Anonjmus  Poeta  Comeos.  T.  V,  Rer.  Ital. 

(4)  DtnduL  in  Cbron.  T.  XII.  Rer.  ItaL     . 

l  Digitized  by  CjOOQIC 


A  9  ir  o    Hcxxni.  1 1 

^tattittopòH,  per  impeirare  1»  bolla  d^  oro  eia  Gio* 
-vanni  Gonmcno  imperador  de*  Greci  \  ma  quell'  au- 
gosto,  anontanatosi  do\  rito  de'  suoi  antecetsori,  non 
la  voile  coBcedere.  Nacque  perciò  guerra  fra  i  Greci 
^  YeneziaDÌ.  AU*  iatanz«  poi  di  Baldovino  re  di  Gè* 
Tasalemme,  esso  doge  aaise  iiBieme  uo  g^sso  stuolo 
dì  dogento  legni,  tra  galee,  barche  da  trasporto  e^ 
'altre  naTi,  e  passò  in  Oriente  (i)^  Trovata  presso 
^Joppe  la  flotta  di  Babilonia^  composta  di  settanta 
galee  e  é*  altri  legni,  la  mise  in  rotta.  Di  questa  loro 
vittoria  fa  menzione  anche  Fnlcherio  carnotense  (2) 
che  si  trovava  allora  in  Terra  santa.  Durando  tuttavia 
la  discordia  fra  i  Genovesi  e  Pisani,  a  cagion  dei  ve- 
scovi della  Corsica,  suggettati  alP  arcivescovo  di  Pi- 
sa (5),  il  pontefice  Callisto  II,  a  cui  dispiacea  troppo 
questa  rottura  fra  due  popoli  che  avrebbono  potuto 
impiegar  meglio  le  loro  forze  in  Oriente  contra  degli 
infedeli,  chiamò  gli  ambasciatori  di  questi  due  popoli 
«1  sopra  mentovato  concilio  lateranense.  Ne  segui  un 
^ran  contraddittorio.  Fu  rimessa  la  decision  delP  af- 
fare a  dodici  arcivescovi  e  a  dodici  vosco  vi  che  dibat- 
terono la  pendenza,  ma  non  vollero  proferir  la  sen« 
«tenza.  Gualtieri  areis^escovo  di  Ravenna  d'  accordo 
cogli  altri  consigliò  il  papa  di  levar  quelle  chiese  di 
sotto  air  arcivescovo  di  Pisa.  Ciò  udito  dairarcivesco- 
aro  di  Pisa,  cotanto  si  sdegnò,  che  gìttò  appiedi  del  pon- 
tefice la  mttra  e  l'anello  con  dirgli,  che  non  sarebbe  più 
«è  suo  arcivescovo,  né  vescovo.  j4%%o  dovrebbe  essere 
atato  questo  arcivescovo^  di  cui  oltre  a  quest^anno  non 

(i)  Beroardas  Thesaur.  cap.  1x7,  et  seq. 

(a)  Fulcher.  Carnotens.  Histor.  1. 3. 

(3)  Gwfikri  Annali  Ganuens.  h  i,  T.  YJ.  Rtr.  luL 

Digitized  by  VjOOQIC 


parìa  PUgh^(i).  ABora  il  papa  con  un  piede  àpln^ 
▼ia  la  antra  e  Tanello,  e  ^tse  aO^Kcnretcoro:  Frateh 
I0,  hai  mai /atto  j  e  ttiC  avrai  a  pentire.  Nel  giorno 
fegaente  poi  nel  pieno  condfio  ordinò  a  Gregorio 
cardinal  diacono  di  f .  Angelo,  che  fa  poi  papa  Inno- 
cenzo n,  &i  leggere  il  decreto  che  da  U  innanzi  i  ?e- 
scovi  delta  Corsica  cessassero  d^  essere  sottopose  alla 
ebiesa  pisana.  A  mito  questo  fa  presente  lo  stesso 
Caftro  istorico,  il  qoalc  conferma  la  tenala  del  con- 
cilio Idteranense  nelP  anno  presente.  Però  in  vece  di 
calmar  la  dissensione  fra  i  Genovesi  e  Pisani,  questa 
sentenza  maggiormente  T  acQsse. 

(  CRISTO  ^czxiv.  Indizione  lu 
Anno  di  (  ONORIO  II,  papa  i. 

(  ARRIGO  y,  re  19,  imperadore  14. 

Non  oltre  V  anno  presente  menò  sua  vita  CaìU^ 
sto  11^  pontefice  d"*  immortai  memoria.  Scrive  Pan- 
dolfo  pisano  (3)  eh*  egli  fece  atterrar  le  torri  di  Cen- 
cio di  Donna  Bona,  che  erano  una  sentina  d^  iniqui- 
tà, con  ordine  di  non  rifabbricarle  mai  più.  Parla 
'dipoi  della  sua  pia  liberalità  verso  le  chiese  di  Roma, 
e  massimamente  verso  la  basilica  vaticana  con  ahra 
sue  gloriose  azioni.  Meritaviei  ben  più  lunga  vita  uà 
ppntefice  di  si  rare  qualità.  Ma  Iddio  il  volle  per  sé. 
Caduto  infermo  nel  mese  di  dicembre  delP  anno  pre- 
seoAe,  prese  t  santi  sacramenti,  e  fra  le  lagrime  e  i 
gemiti  di  tutti  gli  astanti  cessò  di  vivere  sopra  la  terra* 

(I)  Ughell.lut.  Sacr.  in  Archiep.  Pisan. 

(a)  FancUl'phus  Pi«Amis   ia  Vita  Gallisii  II. 

k.  ^  DigitizedbyVjOOQlC 


A  ir  V  O      HCOIT.  iS 

MoltQ  si  stende  il  padre  Pagi  (i),  per  aecert^re  il 
giorno  preciso  di  sua  morte,  pretendendo  ch^  egU 
mancasse  di  ?ita  nel  di  x  3  del  saddetto  mese,  e  fosse 
seppellito  nA  giorno  segoente.  Resta  nuUadimeno,  a 
mio  credere,  tuttara  alquanto  dubbioso  questo  pun« 
to.  Pandolfo  pisano,  ch^  era  allora  in  corte  di  Roma, 
gli  dice  data  sepoltura  nella  basilica  lateranense  infe^ 
stipitate  semótae  Luciae*  E  Falcone  beneventano  (2), 
anche  esso  autore  di  quésti  tempi,  racc(Hita  che  egli 
terminò  i  suoi  giorni  duodecima  di^  stante  mensis 
decenAris»  Probabilmente  egli  scrÌHO  intrante.  Co- 
munque sia,  dopo  sette  giorni  di  Sede  vacante  fa 
eletto  Lamberto  vescovo  d^  Ostia,  nato  nel  territorio 
di  Bologna,  e  persona  letterata,  che  prese  il  nome  di 
Onorio  //•  Tuttavia  reiezione  sua  non  passò  senz» 
discordia  e  tumulta  I  laici  principali  di  Roma  erano 
allora  Leone  della  nobilissima  casa  de'  Frangipani  e 
Pier  Leone,  ossia  Pietro  di  Leone,  cioè  figliuolo  di 
un  Leone  ricchissimo  giudeo  che  s^  era  fatto  cristia- 
no^ come  s^  ha  dalla  Groni<»  mauriniacense  (5),  da  s^ 
Bernardo  e  da  dtri.  S*  accordarono  questi  <4)  di  trat- 
tare amichevolmente  insieme,  con  segreto  pensiero 
nondimeno  di  deludere  V  un  T  altro  nel  dar«  un  suc- 
cessore al  defunto  pontefice.  Fece  il  Frangipane  un^ 
aera  avvertir  tutti  i  cappellani  de^  cardinali,  che  nella 
•eguente  mattina  portassero  seco  il  piviale  rosso  sotto 
il  mantello,  con  intenzicme  di  &r  dichiarare  papa  U 
«addetto  Lamberto  ostiense.  Ma,  non  so  come^  9S« 

(1)  Pagios  ad  Annal.  Baron. 

(2)  Falco  Beneventan.  in  Cbron. 
C3)  Chroaic.  Mtarinlac. 

^  Ù)  Pindolphos  Pisanai  4n  Vita  Henorii  II» 

Digitized  by  VjOOQIC 


3  4  AmtiMJt  mhràUà 

scodo»  ad  giorno  opfNrcHo  noMli  t  ?«mo^  neb 
àmm  A  t.  VMMmào  presso  ftl  LsUrano,  qmwk  renò 
eletto  pepe  Tibakh  BoccmdHpecoraj  cardinale  di  s. 
Anastasia,  e  eoi  nosM  A  CstefiMs  eoasenCendoTi 
anche  lo  stesso  TCsee?o  LanbertOi,  e  messogli  addes^ 
so  il  pÌTÌak  rosso,  intonarono  il  Te  Demnu  IIqo  era- 
no aOs  Biatà,  die  Boberto  Frangipane,  forse  irateUo 
di  Leone,  con  dcnni  suoi  penidi,  e  con  alconi  deUa 
oorte  prodamarono  papa  il  soddetto  Lamiberio  V9^ 
scovo  d^  Ostia,  e  il  fecero  vedere  d  popolo,  il  qnale 
è  da  credere  che  anahe  esso  V  aodaaiò.  Gran  Asputa. 
dovette  snocedcre,  ma  in  fine  prevalendo  la  polena 
de^  Frangipani,  e  cedendo  con  gionoaa  nmiltà  ai  sud 
diritti  il  carenale  Tebddo,  restò  papa  V  amlniioso 
Lamberto,  cioè  Onorio  IL  Aggiogne  poi  Y  antere 
dcfla  Tita  ^  qaesto  ponteioe,  a  noi  conservala  dai 
cardinale  d^  Aragona  (i),Ghe  scorgendo  Onorio  dnb» 
tnosa  e  poco  canoniea  P  esaltadone  aaa,  dopo  s^ta 
giorni  dolose  il  pontificato^  e  con  una  nuova  anK 
versde  denone  abililato  e  confimnate  aaaò  fjk  ante- 
cedenti dife^  Sedfmiaoìeciio  ipsims  Bonorii  md* 
nus  eanomeao  prooissofoi^  poH  tofUm,  éi€s  in 
€onspectu  patrum  sponie  mitram  al  mianUam,  #a« 
JuUmi  atque  deposuk,  Froiros  oiro  tam  opiseo^ 
piy  qvuan  preshyUri  al  diaeom  cordmaUs^  oUèm* 
Ui  ipsius  kumiUtotem,  oi  prospiciontet  i»  posio* 
mm,  ne  in  romanam  octiooiam  aUguatn.indueor€WÌ 
nowtatem^  ^uoi  perperom  Joetmm  ^fiuroij  im  mot 
ìius  reformarunt\  et  eumdem  Honorium  detmo 
advocanlts^  ad  ejus  vestigia  prociderunty  et  fan- 
quam  pastori  suo  et  universali  papae  consuttam 
(i)  Cardinal,  de  Araf^stà  in  Tila  Qooorift  IL 

Digitized  by  VjOOQ IC 


A  H  «  O      IM^XIT.  l5^ 

sibi  ohedientiam  exhibuere.  L^abato  iirfp6rgenie(i> 
scrive  die  une  parte  de^ Romani  desiderò  disverò. 
per  fiapa  Gualtieri  arcivtico^o  di  RaTenoa,  omiir 
rtUgionis  iestimoftio  $uUs  commendaium.  Ptà  che 
oaai  continuò  in  quest'anno  la  guerra  fra  i  Genovesi 
e  Pisani.  Secondo  ta  testimonianza  di  Caflhro  (9)  ve* 
sùvano  daUa  Sardegna  ventidue  navi  cariche  di  molto 
•Vtfe,  scortate  da  nove  galee  pisane.  Gintra  d^  e$i9 
a  vele  gonfie  navigarono  settìe  galee  genovesi,  alla  vi- 
sta delle  quali  intimoriti  i  Issasi,  si  rifugiarono  nd 
pwto  di  Tado,  e  abbandonarono  e$ie  navi.  I  Geno- 
▼ed  con  grande  allegrezza  condussero  a  Genova  qud 
legni  col  loro  valsente.    Per  attestato  di  Fukherto 
carootense  (3)  e  dd  Dandolo  (4),  si  segnalarono  in 
quest'  lAno  ancora  in  Oriente  V  armi  de'  Teneziànt,. 
«UMuandate  da  Domenko  Michele  \ato  doge.  Ciph 
cogli  altri  erodati  formarono  T  assedio  della  ricchi»* 
asma  e  riguardevole  città  di  Tiro,  e  tanto  la  strinserot 
ebattagttivono,  che  in  tat  qae*  cittadini  turchi  e  sa** 
taceoi  forono  costretti  a  capitolar  k  resa.  Due  paró 
d*  esse  dtlà  toccarono  a  Baldowia  re  di  Gerusdem» 
floe,  ferita  heredOaria  jure  FeneUds  tam  in  wrbe^ 
ifuam.  in  pori»  :  sono  parole  d' tuia  Fulcherio.  Seri- 
Te  il  Dandolo  che  fu  convenuto  con  quel  re,  ui  in 
0mni  ci^iiaie^  quam   caperent^  F'eneti  unam  ru" 
gam  (  vocabolo  iiranzese  latinizzato,  significante  con- 
trada )  Jrancam  hc^eavt^  écelesiam^  balneum^  cU- 
hanum^  mémuras  etiàm  hladi^  W/it,  eV  ohi:  quae 

(1)  Abbai  Unpergensis  in  Chron. 

(a)  Caflhri  Aonal.  Gencens  L  i. 

it)  Fokhcr.  Camoteni.  lib.  3. 

(4)  Dandttl.  in  Chron^  I.  UJ»  iUr.  Itd.      . 

*.  Digitizedby  VjOOQIC 


Xfi  tamàLi  B'  ITiLtA.  ' 

omnia  Ubera  sint^  sicut  propria  regis.  Et  insuptr 
annuatim    CCC,    bysantia    in  Jesto   apostolorum 
Peiri   et   PauU'  de  Juniu    Tyri  habere    debent 
Molto  più  scrive  Beroarcktief^ere  (i)  con  dire  che 
81  doveano  pagare  ogni  anno  quatuor  millia  byzan* 
tiorum  SaracenorurV'  ai  Yeneziani,  e  che  prendendo 
Atoalona  e  Tiro,  iertiam  partem  cum  suis  pariinen" 
Uii  regaUter  et  Ubere  obtinebunt.   Tali  conquide 
mirabiliiiente  terrirono  alla  mercatora  e  ad  altri  rau- 
taggi  de*  Teneztam.  lotesosi  dipoi  che  Timperador  £ 
Costantinopoli  era  dietro  a  ttcn  danno  alle  terre  di 
essi  Tenettani,  venpe  la  lor  flotta  a  Rodi,  e  negando- 
le qoel  popolo  rinfreschi  di  TÌveri,  presero    quella 
città  e  le  diedero  il  tacco  con  asportarne  di  molte 
rkchezte.  Poscia  se  ne  andò  qaella  flotta  a  Scio,  e 
impadronitasene  quivi  passò  il  verno.  Seguitando  in- 
tanto la  guerra  fra  i  Bfilanesi  e  Comaschi  (a),  V  anno 
presente  ancora  vide  molti  fatti  d*  armi,  favorevoli 
ora  air  una,  ora  all'  altra  parte.  Assediarono  i  Coma^ 
achi  r  isola  loro  nemica,   ma  non  poterono  ridarla 
alla  loro  ubbidienta.  Impresero  poscia   i  Milanesi 
r  assedio  di  Como,  ma  colai  bravura  ritrovarono  in* 
quel  popolo,  che  loro  convenne  tornarsene  a  casa^ 
eolie  bandiere  nel  sacco. 


(i)  Bernard.  Thefaarar.  e.  ii8«  T.  VII,  Rer.  ItaL 
(a)  Anon jma9  PoeU  Comeof.  T.  V,  Rer.  Ital. 


,y  Google 


▲   il  M    O      HCIST.  17 

(  CRISTO  vcnv.  Indizione  m, 
^  Anno  di  (  ONORIO  Il^papa  3. 

(  LOTTARIO  III,  re  di  fiermania  e  di 
Italia  I. 

Fu  Panno  presente  V  uJtinio  della  vita  di  Arrigo 
^a  i  re  quinto^  e  quarto  fra  gP  imperadori  (i).  Con- 
cordano in  questo  &tto  troppi  storici  :  laonde  non  è 
da  ascoltare  dii  parla  di  sua  morte  o  nel  precedente, 
o  nel  susseguente  anno.  Accadde  questa  nel  dì  a 5, 
oppure  nel  33  del  mese  di  maggio,  senza  di'*  egli 
lasciasse  prole  dopo  di  sé.  Tratto«si  dunque  nella 
dieta  de^  principi  delP  elezion  del  successore,  e  fra  i 
candidati  si  contavano  (2)  Lotìario  duca  di  Sassonia, 
Federigo  duca  di  Svevia,  Leopoldo  marchese  d'Au- 
stria, e  CarÌQ  conte  di  Fiandra.  Concorsero  i  voti  del- 
la maggior  parte  in  Lottarlo  III  fra  i  re  d' Italia,  e 
poi  secondo  fra  gV  imperadori,  il  qi^le  contro  sua 
voglia  eletto  nel  dì  5o  d"*  agosto,  fu  coronato  re  di 
Germania  nel  di  1 5  di  settembre.  Erano  passate  fira 
questo  principe  e  1'  ultimo  Arrigo  augusto  molte  dis- 
senzioni  e  guerre,  per  le  quali  Lottarlo,  uomo  per 
altro  valorosissimo,  era  stato  una  volta  assai  umiliato, 
€  però  conservava  egli  un  mal  talento  contra  tutti  i 
di  lui  parenti.  Tali  erano  fra  gli  altri  il  suddetto  Fe- 
derigo duca  di  S  ve  via  e  Corrado  suo  fratello,  che 
r  Urspergense  chiama  duca  di  Franconia,  perchè  fi- 
gliuoli di  Agnese  sorella  del  suddetto   Arrigo  V,   ed 

(i)  Abbas  Urspergeos.  io  Chron.  OUo  Frìsingeosis  ia 
Chron.  Robertoi  de  Monte,  «i  alii. 

(3)  Otto  Frifingeos.  I.  7,  e.  17.  Dodccbin.in   Chrpo, 

MiaATORI,  TOL.  XttVlX.  C  r^rìh\i 

'  Digitizedby  VjOUVlt: 


i8  amtAU  s^ifALu 

eredi  del  medefimo  augaslo.  Avea  lo  stesso  Federigo 
eondòtte  seco  «Ha  dieta  circa  trenta  migliaia  di  com* 
battenti,  sperando  o  col  terrore,  o  col  favore  di  po- 
ter conseguir  la  corona.  Esclaso,  rìrolse  le  anni  con- 
tra  del  nuovo  re  ;  ma  per  interposieione  de^  vescovi 
si  quietò  per  allora  ;  e  gli  fece  poi  più  gaerra  ne*  se- 
guenti anni  per  mezzo  ancora  del  suddetto  Corrado 
suo  fratello,  dopo  averlo  coli'  aiuto  di  alcuni  principi 
suoi  parziali  creato  re  di  Grermania,  siccome  vedremo 
andando  innanzi.  Non  so  io  dire,  se  in  questo,  oppu- 
re nel  seguente  anno,  come  vuole  il  signor  Sassi, 
desse  fine  a*  suoi  giorni  Ottico  arcivescovo  di  Mila- 
no. Ben  so  che  a  lui  succedette  Anselmo  da  Poster- 
/a  (i).  E  perciocché  oltre  ad  une  strumento  recato 
dal  PuriceUi  (a),  da  cui  apparisce  che  questo  Ansel- 
mo anche  nelP  anno  ii35  s'intitolava  arcivescovo 
di  Milano^  %*  ha  la  medesima  notizia  chiaramente 
confermata  dall'  Anonimo  contemporaneo,  poeta  del- 
la guerra  di  Como  (5)  :  come  ciò  possa  essere,  T  han- 
no cercato  eruditi  scrittori.  Continuo  io  a  credere, 
siccome  conghielturai  nella  predizione  al  suddetto 
anonimo  poeta,  che  vivente  il  suddetto  Olrico,  prima 
deir  anno  iia5  fosse  eletto  suo  coadiutore  il  mede- 
simo Anselmo,  e  che  in  questi  tempi  colla  coadiuto- 
ria  andasse  unito  anche  il  titolo  di  arcivescovo  :  del 
che  ho  recato  un  altro  esempio  di  questo  secolo  nel- 
la chiesa  milanese.  Essendo  poi  mancato  di  vita  Ol- 
rico o  nel  presente,  o  nel  seguente  anno,  allora  ^lon- 
selmo  restò  solo  ed  attuale  arcivescovo  di  Milano. 

(i)  Lamlulphai  junior  Hist.  Jfediolan.  e.  37* 

(2)  Paricel.  Mooomsnt.  Basii.  Ambrosian. 

(.?)  Anonymttf  Comcnsii    in  Pocra.  IV V,  Rcr.  Ital. 

edbyGOOQlt' 


Nòò  pocèlJ  ratti  (fi  gxtem^suéded^irtJtoé  «ifeAirlj  ia 
questo  armo  fra  t  HHane^si^é  CotiAscW'^é?! 'ertela  di 
fortuna.  Tornarono  ì  primi  air«Ì9è(M^  Ìi*€Mfafel>,**ianter 
ne  furono  valorosamente' tesfptdtt.  Yane^  battaglie  an- 
cora si  fefcero  ùel  la^o  Ei»^  òìsTsBfiitrC^ìmo,  •  senza 
mai  perdersi  d^  animo' teni}er(»>fóHé4<C(»(ièi<diitcòn- 
tro  la  pofen^i  dfe'' nemici.  ^Msi^sbdò^ol  passato  a  nù- 
glior  vita  Guido  toro  vescovo,  comiftclarono  da  lì  in- 
nanzi ad  andare  i  toro  affari  di  nrale  in  peggio^.  Tornò 
neir  arino  presente  a^Tensila'  <i>)  la,  vittotóiHai flotta 
del  doge  di  y exìéd^  Dòitleniep^  JUUhrìò^  i^rim».  non- 
dimeno) essBtnifJo  seguita  ri>tt^!aMf9ll?  ÌPXp^Tftdoiit  di 
Costantinopoli  Giovanni €omneHo^^  Iseepo  gvien'»^ 
col  prendere  e  darìe  a saccole'  iiolé  di  $friii6)  Mitilo* 
lie  e  Andi-o.^'Yennli  'fHHriiaefl^éliàiGlainftam  ricupe- 
rarono d&iU'é  maBt,\rlègH'J^ogheri|èdttà  dì^Spatatro 
«  di  Traù:  ^  €«fciarono  \  anché^  da!la<  mtdtlHna^  tefii'a 
^i  Belgrado,  eversa  da  qiKll«)4yb0  tatti  iaL]X^iuabio, 
gli  Ungh^ri  ;  e?qnin9diinàce<(u4i^^cioil  gtaiiide;  osiore  dal 
popolo  di  Kard)  dove  si  ifécifriaddÌatci^tòÌABfdclla  pre-i 
da,  feKfceraeotfe'e'oon  itjrionTo  «sii  restìluilroAp^aUli  Hda 
'lor  patria.  Nella  state  delP  anno  pì^eeeat!!»  i^Oenmesi 
■cori  die^ù^gaWe  scorerà'  il  mare vdi- CpHielì  e  Saré^^ 
'gna  sino  a  Porto-Pisanò  (a),  con  freifd^.iinoiti^Pii 
"stfni.  merd  e  légni  iie^  mede8i|«i.  Tr»f!Bi(t>rfoQora>Aifii€i 
4or  cock;a,  che  portava  qnattrocentO'tiosttQixe^uns'ii:** 
co  caticò,  W  pérseguilarijno  |>Qr  quattro  vg^orni.  Per 
Yortuna  di  nàare  fti  ^d?  ruppaJalcitKia  ;  ima  cfuesta  anc)^ 
poi  a  rorti'perài  airimboecatarft  détt^  àrnon  Pr^9P(9 

(i)  Dandul.  io  dhron.  t.  Xll,  Rèr.*  Itaì.'  SiéaM:  io- 

Chron.  T.  VII,  Reram  Italicaram. 
(»)  Cfiirì  An„.I.GeBnen».  1,J.  TcM^r.  Iwt 


?0  AH^ULr   p'  IT^JLU 

dipoi  cj»o9lM|H^airimo.9if»Ki^ii^  neltit^di  tellem- 

'f  '     ''  ..  t.u:   .ì'      f      hi  .;■  M  -1    *  .  . 

^r  -  •»  ,t>..  (  CWSTilSXi  fK}]|¥Mi.  ladizipoft  iv. 

.   .  ^{MLOT'FAaiO  111,  r«  di  G^rmeaia  e  dj 

Otttttfelgtfé'acfci^scimeoto  "di  polema  si  fece  io 
qfMe^leflipi  p'er^aitesiaio  di  Dodeohino  (i)  alla  litìea 
|[er«atii«»  d^ftt««te«rt^  dncfei  di  Baviera.  Cioè  in 
^wMo,  «fpo^e  iiiélP'Siuio^reeedente,  mancò  di  vita 
Arrigo  il  Nero^  duca  di  'Baviera,  il:  quale  •'  era  riti- 
rata ntlmoiiij«érGiidfc^l^ìag6rt{2)vobn  lasciare  ^i 
fittóad  irrigò  IF"  e  Gtueì/o  Fl^snm  figliuoli,  fte- 
stavono  di  lui  ancóra  Ctfrrada^  che  sprezzato  il  mon- 
do,* «ori  pbi  iil«aticetWi.*;tadtilà,'  e  quattro  ^figliuo- 
le, fra  Ir  quali  GiìittUia^  maÉ*itata:  con^  Federigo  du- 
ea -di  Sfèt^  ib  mislirerdel  fòmbso  imperadore  Fede- 
rigo /,  «épraiiDoitatDato  <  Barbarmsa.  Ora  il  suddetto 
Arrigo. fV,  che  p«i Tenne. da(  alcuni  moderpi  scrittori 
appellato  W  Supèrbo^',  pef  dittioguedo.  dagli  altri,  di 
questo  nomte^^  considerato  dal  re  Loitàrio  per  quel 
ptttficipe  «he  meritasse  più  degli' altri  la  confidenza  ed 
amore  «uo;  itante  la  sua  potensa,e  ipsi^me  T  antica 
Aimistà  che  paìssara  ]ira  la  «asa  de*  Guelfi,  il  cui 
sàngue  e  'ta  -cui -eredità  era  paitota  in  («li»  ^  ^  ^^^ 
Gfatbefiimi,  éé  cuìMisces^o  i  tre  Ultimi  Arrighi  imr 
peradpri,  con.  l^ciar.  ei^di    ancl^e  delle  toro  gare  i 

(i)  Oodeckioos  iu  Chreo.    . 

(a)  Cl^ron.  Dfoaaster.  Weizgart.  ^        , 

^  DigitizedbyLiOOgle 


éùe  ftaftéffi  Fecleipìco  duca -élf  Svetia  e  Corrado.  Per*, 
ciò  Lottano,  affina  di  ma^^ornd^t^'  At^^steré  la' 
possanaa  di  Arrigo  IT,  duca  di' Batterà)  gli  conferì  ìm 
qnest*  anno  anclieil  ducatt»  àéih  SaMonia:  eon  cto 
eg)i  potea  paragonarsr  arre,  se  non  hel> titolo,  certa^ 
meote  neiràìnpiezza  del  donàioie,  ^pierohè- allibra  I 
nobilissimi  ducati  dèlia  latieira  e  Sassonia  èrana  <il 
maggior  estensìoD«y  «he  oggidì'.  '  Uia  sdtro  riflesso  tb* 
bé  in  dò  il  ré  lioffaHo,. perchè  già  'meditava  di  darb 
hi  moglie  ad  esso*  AiiriKò  t^  unica  nia  figliuola  ^e^ 
trudà.  Anzi  ti dn  nìancaha  scrittori- (i)' che  credono 
óontemportinee  lali  nozze  ifielébrfele  nett*  anno  snssei- 
guente  coir  investitura  det  ducato  della  SaSèpnia  :  (à 
forse  (Jucito  può  sembrar'  pia  J^robabile:  U  annd/ 
presente  Vei'i^inihnente  qu^  fir inselli  Anselmo  ék 
Posteria,  novello  àrdvescoTo  eli  Milano,  coniro'  la 
volontà  del  suo  dero  é Spopolo  st'pcfrlò  a'Rdma,  pe4p 
trattare  del  pallio  che  il  papa  ricusata  d' inviargli  a 
Milano  (2),  À  questa  sua  risoluzione  si  opponeranp 
i  Milanesi,  pretendendo  una  novità  pregiudiziale  alla 
dignità  del  loro  arcivescovo^  il  dover  andare  a  pren- 
dere in  Roma  quel  pallio. the  i  préoedenti  pontefici 
per  li  loro  legati  avocano  inviato  Sa  addietro  a  Milano. 
Colà  giunto  Anselmo,  ebbe  un .  beli*  allegare  pririlegi 
e  consuejtudini  favorevoli  al  suo  diritto.  Papa  0/zo- 
rioJI  saette  ^do  in  volere  che  ricevesse  il  pallio  o 
dalle  sue  n^ani,  o  auir  altare  di  s.  Pietro.  Anselmo 
chiesto, pfir ere  a  Moberio  vescovo  d'Alba,  cheij  dif- 
suase  dal  sottpporsi  a  questo  sagrano  e  discriuJijo,  ^e 
ne  tornò  senza  pallio  a  Milano,  ma  non  fu  ammesso 

(i)  Helmoldus  Chroo.  Slav.  ì*  i^c  55.    ' 

(a)  Landulphus  Jiuiior  Hiit.  MedioUn.  e  58. 


netpaUitoafOhfepif^paUk,  te  009  4op<r«Ttre  Vber^ 
tu  d^  ]Miir«gQ»i|P  #410  c^Ac«Uiere,  e  il  vescovo  d'  Alb^ 
giurato- eh^it^litata  :a»e%  aocom^oUto  i  pregiudizio 
étfOLQi»  àéUia\m^*mhfa^m.  In  ^u^t^'anao  aacora» 
per:atte«Uià  di  Caffaro  (i),,i  (xenor.efti  colla  lor  flot- 
ta f4viìr0it0<iqti|lal)0<m(4'Ar^.  Sbar<;ati,  fai:oao  alle 
ibaaì  colla  fiMtofài  a»  Qpif#Uc9«k  def  Pitani.  Passati  pò* 
f  da  a  Yad99  4Ì9triiiiero  qiMsi  tuttp;  (juel  castello,  e 
di  nUèvi»  per  battaglia  s^  impadcoiMCona  del  castell» 
di  Kombiooty  eba  già  si  comia^iia^^  a  rifabbricare. 
Potrtaliti  dipoi  )ìn  Corsica,  presero  jl  castello  di  san 
GioTai^;C(y¥fare  pr^ooì  tracento  Pisaui.  Parimeqk- 
(te  ìAì  q/mH''  «Vino  (a)  tQmòt  resi^rctto  de'  Hilaoeai 
coQkfa.lieUa  .cfttlfi  d|  QofìQi  coq  blopcarla.ed  occupare 
ile  colUi^d'iiitorQ^,i#  l|s  Yalledi  s;  Ittartioo.  Eraao 
«oi  Milanesi,  an^he  i  {io4igiaoi  e  Cremascbi)  coir  aiu- 
•Ao^de"  quali  jbì  reoderooo  padroni  della  Talle  di  Lu- 
;ga0M»:  Sciatore  più  perciò  peggioravano  gU  htkd  del 
.popolo  <)<MDasc9.  , 

-'  '  (  CRISTO  ifGiivix.  Tadiùone  r.  • 

j     Anno  di  (  ONORIO  li,  papa  4. 

(  LOTTÀRIO  in,  re  di  Germama  e  di 
Italia  5. 

'  Diede  fine  in  quést^  anno  alla  sua  ?ita  in  àalerno, 
capitale  aHora  dei  dùcbl  di  Puglia,  nel  di  ^o  di  lu- 
glio (5)'  Guglielmo  duca  di  Puglia,  compiuto  di  po- 
co 1^  anno  trentesimo  di  sua  tita.  Non  avera  egli  ri- 

(t)  Caffari  Aiioal.  Gennens.  1.  i. 

(a)  Anofiycoas  Posta  GomeosU  T.  V,  Her.  ìtal. 

(3)  Falco  BeuetentaQUs  in  Chroa. 

^  Digitizedby  Google 


A  ir  II  9     iiexxvu.  aS 

cavala  prole  di  «uà  mogUo,  figliuola  del  principe  di 
Capua^  la  qpgl^  vinta  dal  dolore,  tagliatili  i  suoi,  bei 
capegUy  fra  UJtigrimf  e,  gli  urli  andò  a  gittarli  sopra 
il  petto  del  defunto  c9I^ort^.  Co^c^rse  ancora  tutto 
il  popolo  di  Salerno  ^  deplorar  la  morte  di  ijueato 
buon  principe,  il  cui  cadavero  con  ideale  magnificenza 
fu  seppellito  in  quella  metropolitana.  Appena  arrivò 
questa  nuova  a.  Uuggieri  conte,  di  Sicilia,  che  non 
perde  tempo  a  passar,  qon  saette  galee  presso  a  Saler- 
no^ e  di  là  si  studiò  d"*  indurre  quel  popolo  a  pren- 
derlo per  loro  signore,  allegando  la  stretta  parentela 
e  la  promessa  attagli  dallo  stesso  duca  Guglielmo  di 
4ichiararlo  suo  ere^e  in  fp^cansa  di  Qgliuoli.  Hanno 
anche  scritto  alcuni,  ,che  veca^nte  Guglielmo  col 
suo  testamento  gli  inant^nne  la  parola,  ma  di  ciò 
non  resta  alcun  bu9n  fqp^meoto.  Sie  creder  voglis\- 
mo  a  Falcone  b^nerentaoq,  pef  dieci  giorni  si  fermò 
il  conta  IVuggieri  in  paye^  cercando  pure  di  tragre 
alle  sue  voglie  i  Salernitani,  che  trovò  molto  alieni 
dal  darsi  a  lui,  forse  perchè  riputavano  erede  più  le- 
gìttimo e  prpssimo  a|>  intestato  Boan^ondo  11^  prin- 
cipe cU  Antiochia,  nipote  di  Roberto  Guiscardo,  op- 
pure per  altri  motivi.  Ma  finalmente  chiamati  a  par- 
lamento que^  cittadini  col  loro  arcivescovo  RomoaU 
do,  diverso  dallo  storico,  con  si  belle  parole  e  pro- 
messe di  buon  trattamento  loro  parlò,  che  fatto  dipoi 
generale  consiglio,  V  accettarono  per  loro  signore. 
Alessandro,  chiamato  da  altri  abate  Celestino,  ma  che 
senza  dubbio  si  dee  appellar  Telesino,  perchè  abate 
<li  Telesa,  scrittore  di  quesU  tempi,  aggiugne  una 
{particolarità,  cioè  (i)  che  i  Salernitani  parlando  con 
(0  Alexander  Tel^inas  de  Gest.  Rogecii  1. 1,  e.  5. 

Digitized  by  VjOOQlt 


«4  i!ftfitr  D^tìpAil  *' 

Sarofo,  otiia  ^rotò,  mtHo  dtì  éoii'e,  esagerarond 
gli  ag^vi  loro  fatti  dal  duca  GugKeInìfo  e  da'  tuoi 
flnttfceitori,  e  die  tetnenda  altrettanto  dal  conte  Rug- 
gieri, non  gli  si  Toleatìo  sottomeltere.  E  petchè  Sa- 
lolo rispose  loro  con  qualche  riHatìia,  se  gK  avven- 
tarono addòsso,  e  11  privarono  di  vita.  Non  ostante 
sì  grave  offesa  slette  fermo  il  conte  ;  e  dissimulando 
il  suo  sdegno,  seguitò  a  trattdrrfinchè  indusse  quel 
popolo  a  ricevierlo  per  principe,  a  condizione  nondi- 
meno che  restasse  in  loro  mano  la  guardia  della  torre 
maggiore,  ossia  della  rocca.  Ruggieri,  uomo  che  ben 
48pea  il  suo  conto,  accordò  loro  tutto,  pvirchè  si  met- 
tesse in  possesso  éì  Salerno.  Altrettanto  fece  con 
Rainotfo  cónte  di  Alffe,  à  cui  concedette  esorbitanti 
dimande,  per  averlo  dalift  suai  nella  già  incominciata 
conquista  delia  Puglia.  L^  esempio  di  Salerno  i\  tirò 
dietro  gli  Amalfitani,  ch«  net  darsi  ai  conte  Ruggieri 
Ottennero  ancV  èssi  di  ritenere  in  lor  poterete  for- 
tezze di  quella  città.  Aggiùgtìe  Falcine,  cHe  il  conte 
'Ruggieri  ridusse  dipòi  alla  sua  ubbidienza  anche  le 
dttà  di  Truja  e  di  Melfi  ed  altre  parti  della  guglia, 
e  se  gli  suggellarono  alcuni  baroni  di  quelle  contra- 
de. Ma  giunto  a  Roma  P  arviso  di  questi  progressi 
del  cohle  Ruggieri,  '  sé'  né  alterò  forte  papa  Onorio 
'  ILcoh  tutta  la  sua  corte,  tra  perchè  dovea  pretende- 
re devoluto  il  feudo  della  Puglia  alla  santa  Sede,  e 
perchè  nun  gli  dovea  piacere  l' ingrandimento  d^  un 
principe  signore  della  Sicilia,  il  quale  se  diveniva  pa- 
drone anche  della  Puglia  e  Calabria,  avrebbe  potuto 
dar  la  legge  a  Roma  stessa.  Però  oominciò  a  far  prati- 
che per  impedire  gli  avanzamenti  del  conte  Ruggieri. 
Passò  esso  papa  a  tal  fine  a  Renevento,  indi  alla 

^  ,  DigitìzedbyVjOOQlt 


k  É  it  ti   ticxtrtti  aS 

dttà  ài  Troja',  che  5T1  prestò  ubbidienza.  Gli  avea 
già  il  tonte  Ruggieri  spediti  émboisciatori  èon  ricchi 
regaH,  pet  impettar  P  inréstitnra  del  ducata  di  Puglia 
e  Càfabna  ;  e  tuttoché  esibisse  di  rilasdare  al  papa 
la  città  di  Troja  é  Mootefosco,  niun  partito  si  Tollé 
ascoltare,  essefadò  ihsperaozato  H  jpontéfice  di 'metter 
sotto*  V  immediato  suo  domiuio  tutto  quei  ducato^ 
oppiu*e  disegnando  d*  investirne^  il  giovane  Boam6o«> 
doli,  principe  d*  Antiochia,  a  cui  con  piò  ragironé 
appartenevano  quegli  Stati.  Ora  reggendo  il  conte 
Ruggieri  sì  mal  disposto  ver^sò'  di  lui  TanUno  del  pa- 
pa, comandò  a^  suoi  ufiziali  ^t  cominciar  le  ostilità 
coutil  la  ciUà  dr  Beàievento:  ti  che  fu  cagione  ancoi 
ra,  ch'esoso  papa  Onorio  si  trasferire  colà.  Quivi  egli 
Tulminò  la  scomunica  contra  d^essa  conte,  e  di  chiuD^ 
que  gli  prestasse  aiuto  :.  il  che  servi  a  Rainoifo  conta 
à^  Alife  per  abbandonar  Ruggieri,  e  seguitar  la  parte 
del  romàno  pontefice.  Dimorata  tuttavia  in  Safernb 
il  cónte  Ruggieri,  é*di  là  spedi  altri  ambasciatori  a 
■  Benevento, pregando  il'papa  di  concederglt  il  ducati); 
ma  fìirdAo  ancor  québti  rimandati  con  'sole  dura  rr- 
aposte.  Il  perchè!  Ruggreil  perduta  la  pazienza,  e  co- 
Doscendo^  volérci  altro  che  preghiere  è  parola  per 
piegare  T  animo  indurito  de!  pontefice,  ée'  ne  tornò 
in  Sidlia,'  risoluto  di  cercar  colla  fonia  ciò  che  non 
poteva  ottener  colle  manière  amlcfieVòfi  '  di  pace  ;  e 
senza^cen2a  del  papà  àssunèe  il  titolo  di  duca.  In^ 
tanto  i  Milanési  più  che  mai  ansanti  di  sotto  mettere 
la»  città  di  Como  (i),  fecero  venir  da  Genova  e  da 
Fisa  buona  copia  d' artefici,  atti  a  fabbricar  navi,  ca- 
stelli di  legno,  grosse  baliste,  ed  altri  ordigni  di  gner- 
(1)  Anonjmas  Poeta  Gomeosis  T.  V,  Eer*  R»i.  ^ 

Digitized  by  VjOOQlt 


«6  A9Hjg^  !>'  ^^H 

ra.  Ouepofo^.,  gagUgrcti,  tf^cporti .  df  B»TÌa,  Norara, 
Yerc^ll^  A8^9  All^  Albei^PUcenza,  Parma,  Mai»» 
to^av,f)errara,  B<^o^iìa,  Blod^na  e  Yicefiifa^  siccome 
^ncpriidal  ccMatO;  «jfi  Q^i^dr^te,  dalia  Gariagiiaim  .p 
da  altr^  parti»  D^.i^^ie  vegnia^ijr»  «^posc^rct  c^  ti4<» 
fé  le  fi:|dd^t^'€Ìt^§i,gQ?erq8|Y9po  a  fe^^bhlica»  né 
più.eraD9<ga,v^f)aAedfmiiii«tn  imperiali.  Cqd  .questa 
poisfejQte  eiercitp^st  R9f^^999  ^  i^ilaoesi  pìji  asseóìq 
di  j^mo,  cl^^  fu  con  vigore  sosleopto  da' cittadini, 
fiacbè  fbberaiQi;:^,^!!  iq  fìi^e  reggendo  v^cin;»  la  ro- 
vini^ loro,  presfrj^,  la;  ris^li^iV^e  d^imbarcfyr  tioa  qp^ 
le  t^Ue  le  loroi^pv^ief^  fi^l^H  90I  meglio  ddle  sor 
ftafiie.;  e  lattojp^Jo  ^es9o,t^mpo  ni^  graiid^  strepito 
xiell^  città,.e  ]apa,,^4*ti^.sopr^  i  nemici,  affinchè  naa 
i^quie tasserò  le.  prepi^ate  oayi^  anch^essi  dipoi  im- 
barcatisi ^ul  Lago,  o^vigfrono  al  pastello  di  Yico,  con 
.«^^ìiìO.  di  quivi  T^deii'e  cai^  la  lor  libertà  e  la  vita., 
latrati  Ifij  seguente ,  ms^iiì^  i  IMU^Hj^i  oella  dttà>  si 
.awiderxjiL  della  fuga  4bS^ì  abitatori^  Pi  là  pafsarono  fi4 
suddetta  fastidio  di  Yico,  mai  trevAQdob  ioe^pvigoi^ 
biie^  e  nepe^saf io  gw^n  t^pq  e  spesa  per .  vincere  la 
costane  de'  Coi^asd^)  diedero  fiiMi^enjte  oi^^chip 
^Ue  proposizioni.  di|>afe.  Fu  questa  Ipfa^ti  stabilii^, 
cpi^j^ryati  }  b^qi  ^,ciltadipv,  ma  coqd^nnata  le  città 
a  perdere,  le  mura  ed  ogpi  altra  fortezza,  e  a  presta- 
re ubbidienza  e  tributo,  d^  U,  innanzi  a  Mil^Qo^  Pre- 
J^yero  il  Paricelli  efil  pa^T^  Pagi,  che  T  eccidio  di 
Como  seguisse  qell?  i^no  s^^egi^nte  1 1.38,  e  il  si- 
gnor Sassi  (1)  ri  ferifce^  altri  autori  del  medesimo  pa- 
rere;, j^aessfiido  coacordi  gli  storiai  milanesi  e  co- 

(0  Saxius  in  Net  ad  Lei|idc|]plmm  jonior.  e  3;. 

^^  DigitizedbyVjOOQlC 


maschi,  e  Gahano  Fiamnu  (i)  io  riferir  qacitQ  6uo 
air  aana  praftente^  pon  predo  ioha  t^  abbia  da  dipar- 
tire dalla  loro  opiiuope«  E  maiaia^anenle  pisf  che  «el- 
r  aotico  cal^Q^ario  milaoettfda,  me  pubblicato  (s),  è 
Dotalo  anno  Domini  MCXXFII  ct^pta  eit  civUas 
Coménsium,  Forse  i  pfimi  autori  parlano  della  pace 
probabilfueiUe.  coBfihiusat  fieU^anno  Ae|^e^e|  •  ^i 
aM  della  ippesa  disila  citt^  accaduta  nel  pres^nte.^  Ed 
ecco  come,, liberai^  }e  pilla  lombarde^  dal  ^ogo  stra- 
nierq,  comincbrqno  a  Tq^ere  T  armi  T  upa  conU;^ 
r  a||ra5  male  che  D|ùrereiiip  ai^dar  crescen^^  perla 
flaatta;  a^pbizioae,,  da^^cui  c^i  pijù  può,  più  d^gti  altri 
alleni  $i  las;cia  j^y^ertire.j'  Celebrò  il, re  I^ottariq^la 
feM  di  pentecoste;  \n  Mer9ehurg(5),  ubi  (Recentissimo 
muUprum  prinoipUfm  ì^hito  con^entu  imicam  et  di* 
UctfmJili<H^  siUfim  Gertrudem  glorio fo  Bayqriae 
duói  Bcn^ico^  dufiis  Heinrici^  et  F'ul/idaef  ^^^^ 
4uw  natm^f  fiUo^  (mm  multa  honorificentia  in  mn* 
Uwionii  bottore  ^iwU.  Ij  Urspergepse  nar^a  (4) 
cMm^/ Augusta  neiurpno  celebrate  le  pozze  cqn  rai;a 
amim^WTAt  Io  jDke  fo  mefizione,  perchè  f^tt9  ^«t- 
uole  alla  lioea  es^os^  di  Gennsgifia.       ; ,     '  > 


(0  Galvam.  Flamini  Manìp.  Flor.T.  Xl,  Rer.'Ital* 

(2)  Rtr.  Italie.  Par.  II,  Toni.  II. 

<3)  ÀmwlifU  Swxo. 

.'(4)  ViMpcrg^asLM  CJUrofkic. 


,y  Google 


aS  AVVILI   VtfktlM 

'     (  OOSTO  aczxnit.  lo&imie  ^. 
Modo  &i  (  ONORIO  H,  papa  5.    . 

<  LOTTARIO  IH,  re  £  Gtnmm  e  di 

ItaBa4. 

'  Nel  £  19  di  dicanbre  d4ll*aoiio  prefcedeiHe  ei^ 
mancato  'di  vita  Giordano  //,  principe  di  Capm  (i), 
à  coi  f  Qceedétte  Roberto  11^  tao  figliaolo;  Per  qoé- 
sbi  cagióne,  cioè  per  sostenere  i  firitti  deHa  sna  ao- 
vVanità,  si  portò  /^ò/ya  Onorio  nei^  ^o  cK  dicembre 
a  Capaa,  qtiiti  accolto  con  jarie  finene  da  Robert». 
Intitati  poscia  i  Tcscoti  ed  abati  stf  principio  di  qoe- 
st*  anno  con  gran  pompar  tfd  aHegria  tRa  preaenza  del 
sonano  pontefice,  Hoberto  fa  onto'prfndpe  e  prta* 
r  ioireatitura  da  esso  pepa.  In  td  tongiantara  pepa 
Onorio  nelìa  copiosa  assemblea  dé^  prelati  e  baroni 
espose  le  sue  doglianze  contra  di  Raggteri  conte  ^ 
StciKd  per  la  gnerra  '  mòssa  et  Beneveatam,  e  par 
Tasorpazioné  ^  vari  Inoghi  delfo  PttgKa,  in^kan^o 
tolti  alla  difesa  idi  qtiegii  Stati,  siccome  dipeodemi 
dalla  Qùesa  romane,  e  dando  indulgenza  ptenafk  « 
chianqae  morisse  in  quella  spedizione  :  ripiego  stra- 
no, che  ito^UiTfa  comincia  a  diventare  ijia  moda,  con 
idx  servire  la  religione  agli  interessi  temportli.  ito- 
Berto  principe  di  Capaa,  Rainaiyb  conte  d^  Alìfe, 
Grimoaìdo  principe,  o  per  dir  megKaaignore^di  Beri, 
Tancredi  di  Genrersano  conte  di  Brindisi,  Ruggieri 
conte  d^  Oria  ed  altri  conti  e  barom*,  tatti  con  prò-* 
meue  magnifiche  assonsaro  la  di£esa  dei  diritti  pon- 
tificii, e  si  prepararono  a  sostener  la  gnerra  coatra 
(i)  Falco  BeacTentanas  in  Chroo. 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲  Il  ir  0    ficxx^rjau  1^9 

dal  cotilf  Rjiiggifrv  Qo^fermò  di  ov^vo  il  jp^l^a  Uolo 
iyi,  qu^i^io  djpoi'in  Troja^Jf  «comu|}ica|coiitr?|  d^^s- 
sjo  Hu|[g(e/t,  fa  ioviò  il  prìQcipc|  di  Capua  col,  conte 
^a^QoIfo  sii"  ass.edio  del  castello  della  Pillosa   nel   di 
R$  di  g^DoaiQ,  e  eoo  esso  loro  più  di  duemila  Beoe- 
veptani.  Ma  ossia  che  T  osso  fo>se  darò,  oppure,  co- 
me fu  allora  creduto,  che  quei  comandanti  non  ope- 
rassero con  buona  fede,  nulla  di  rileTante    fu  ^tto 
per  impadronirsene  ;  dei  che  'conciepi  tale  sdegna  il 
pontefice,  dimorante  allora  in  Monte  Sarchio,  che  «e 
Be  tornò  nel  distretto  del  ducato  romanp  (i).  Intan- 
to  venuta  la  primavera,  il  raloro&o  conte  Ruggieri 
con  un  poderoso  esercito  di  Siciliani  passò  io  Stret* 
to  ;  prese  e  spianò  ie  terre  d' Unfreda  ;  se  gli  «rende- 
rono Taranto  ed  Otranto,  città  di  Boamondo  juniore 
principe  d^  Antiochia,  il  quale  miseramente  poi   nel- 
r  anno  II  So  restò  ucciso  in  Oriente  dai  Turchi.  Si 
inoltrò  il  vittorióso  Ruggieri,  e  stretta  con   vigoroso 
assedio  la  dttà  di  Brìndisi,  talmente  la  battagliò,  che 
la  costrinse  alla  resa.  Colla  stessa  felicità  s*  impadronì 
della  città  di  Oria  e  di  molte  altre  castella.    A  questi 
dispìacevoli  avvisi  tornio  papa  Onorio  II  a  Benevento, 
seco  conducendo  circa  trecento  soldati  a  cavallo   ro- 
mani; e  ordinato  a   Roberto  principe  di  Gapua,   a 
Hainolfo  oonte  e  a^li  altri  baroni  di  prendere  Tarmi, 
andò  con  grandi  forze  per  opporsi  alle'  vittoriose 
schiere  del  eonte  Ruggieri.  Ma  questi   unita  la  sua 
gente,  venne  a  postarsi  al  fiume  Bradano,  e  quivi  si 
accampò.  DalT  altra  parte  anche  T  esercito  pontificio 
mise  le  tende,  seDsa  osare  né  l**  una  ne  T  altra  parte 
àà  guadare  U  fiume  per  cercare  il  nemico.  Alessj^ndro 
(1)  Abbts  Xelesiaasi.  1,  e.  is. 

Digitized  by  VjOOQIC 


%0 

rf)à^e  tetemò  scrive,  eskebi  Wttertirto-Rugjjieri'  per 
rltercnza  di  sotamo'  pontefice!   Àll'^iikcoDtrb  Falcd-^ 
ne  (i)J  fatorevóle  a3  èisò  ^ontetìce,  ècirivé'fche  Rug- 
gieri, sentiens  apostdhcitm  cum  exercitu  QaTidó  mi- 
lifum  et  pedituìh^  hiharonìbyls  ^suis^ad\fersus^  Se  ^e- 
nientem^  in  montana  '  séceisity  deyìtiini  apostolici 
viHutem^  ne  aìiquo  mqdo  aliquid  ei  'sìnìHrum  con- 
tingerei  \    et  sic  per  guàdraginta  dies  àpostoUcus 
Hit  ardenti  sole  hiensis  jùliijatigatus  comiiem  illum 
óhsedit,  ^anta   inazione,  è   ì^  essersi  cominciato  a 
scarseggiar  <K  viveri  e  <Ìi  paghe  nel  campo  pontificio, 
cagióne  fu  che  disertavano  a  furia  i  soldati,  e  lo  stes- 
so principe  di  Capua,  siccome   persona    di    delicata 
complessione,  non.  potendo  reggere  alla  sferza  del 
caldo  estivo  e  agli  altri  (iisagì,  spiantò  il  suo  padiglio- 
ne per  andarsene.  Falcone,  Tautbr  della  Yita  di  que- 
sto papa  (a),'ed  altri  scrittori,  incolpano  dVinfedeltà 
que^  baroni,  quasiché  cercassero  ^enza  ragione  molivi 
di  ritirarsi.  Comunque  siagli  saggio  papa,  veggendosi 
esposto  a  pericolo  di  disonore  e  di  perdite  gravi,  se- 
gretamente mandò  Cencio  Frangipane  ad  offerire   al 
conte  Ruggieri  l'  investitura  del  duc^o,  promettendo 
di  dargliela  in  Benevento.  Altro  che  questo  non  cer- 
cava Ruggieri,  e  però  furono  d^  accordo.  Àndossene 
il  papa  a  Benevento  •,  gli   tenne  dietro  Ruggieri   con 
un  buon  corpo  di  sua  geiite,  e  andò  a  postarsi  nel 
monte  di  s.  Felice  fuori  di  Benevento.  Pretendeva  il 
pontefice  che  Ruggieri   entrasse   nella  città  a  ricever 
quivi  r  investitura  ;    ma  Ruggieri  principe   cauto   ed 
accorto  persistè  sempre  in  dire,  che  fuori   e  non  en- 

(i)  Falco  Benevent.  in  Gìiroii.  f, 

(a)  Cardinal,  de  Àragoo.  in  Vit.  PfAff(Ui^* 


A  H  !f  o     ^«lastviii.  5 1 

Irò  à\  BenéTcnto  avrebbe  rioenilo  le  grazie  pofltìfi- 
cie.  Convenne  pertanto  che  il  pap»  uscisse,  e  fatto 
r  abboccaménto  al  ponte  maggiore  presso  il  fiume, 
nelP  ottava  deirassunzion  <}el1à  Vergine,  quivi  pap^ 
Onorio  II  invésti  il  conte  Auggreri  del  ducato  di 
Puglia  e  Calabria  nella  stèssa  forma  che  %*  era  prati^ 
cata  con  Roberto  Guiscardo  e  col  suo  ligliuolo  e 
nipote. 

Si  lagnarono  forte  del  papa  per  questo  segreto 
accordo,  fatto  denza  lor  pàrticipazione,  e  senza  parola 
in  lor  difesa  i  baroni  e  le  città  che  tenevano  la  parte 
d^  esso  pontefice,  perchè  restavano  alla  discrezione 
del  nuovo  duca  Ruggieri.  Ma  ebbero  un  bel  gridare. 
Dopo  avere  il  papa  in  questa  maniera  assicurato  il 
suo  diritto,  se  ne  tornò  da  lì  a  non  so  quanti  giorni 
a  Roma.  Non  v*  era  ancor  giunto,  quando  una  parte 
de'  Beneventani  crudelmente  uccise  Guglielmo  go* 
vernatore  pontificio  di  quella  città.  Adirato  il  papa 
proruppe  in  molte  minàcce,  e  spedì  il  cardinale  Ghe- 
rardo a  quei  governo  che  trovò  avere  i  Beoèventani 
formata  una  specie  di  comunità,  senza  però  dipartirsi 
dair  ubbidienza  del  romano  pontefice:  Intanto  ii  du- 
ca Ruggieri  si  portò  alP  assedio  della  città  di  Tro- 
ja  (i);  ma  ritrovandola  ben  munita,  e  i  cittadini  ri- 
soluti df  difetidersi,  si  ritirò,  attendendo  poscia  ad 
entrare  in  possesso  di  Melfi  e  d^  altre  città  che  gli 
aveano  mandati  ambasciatori.  Dopo  di  che  avvicinan- 
dosi il  verno,  andò  a  Salerno,  e  di  là  in  Sicilia.  In 
Lomt)ardia  parimente  fu  gran  novità  in  quest'  anno. 
Fetierigo  duca  di  Svevia  e  Corrado  suo  fratello,  sic- 
come figliuoli  di  Agnese  sorella  deir  ultimo  Arrigo 

(i)  Olio  Frìsingensis  ih  Cbroa.  I,  7,  e.  17. 

Digitized  by  VjOOQIC 


3  a  4RVAU  D^ITAI^U. 

angusto,  prQjtendeano  a!  regna  e  alP  imperio,  e  -per* 
ciò  dicemmo  Data  guerra  fra  loro  e  il  re  Lottarlo  in 
Germania.  Pensò  Federigo  di  fere  .un  bel  colpo,  col- 
i^ioviare  il  fratello  Corrado  in  Italia,  acciocché 'si  pro- 
cacciasse questo  regno  (j).  Doveva  essere  preceduto 
falche  segreto  trattato  coi  Milanesi,  perciocché  ap- 
pena comparve  in  Milano,  che  quella  nobiltà  col  po- 
polo tutto  si  dichtairò  in  suo  favore.  Soggiornava  in 
queajti  tempi  Par  ci  vescovo  Anselmo  fuori  di  città 
pelle  sue  castella  \  fu  chiamato  per  parte  del  clero  e 
popolo  a  far  la  coronazione  di  Corrado,  la. quale  in- 
fatti si  esegui  nella  festa  di  s,  Pietro  di  giugno  in 
Monza,  con  dargli  T  arcivescovo  la  corona  ferrea  nel- 
la basilica  di  s.  Giovanni  Battista,  e  dichiararlo  re 
d' Italia.  Fu  da  lì  a  qualche  giorno  rinnovata  queséa 
funzione  nella  basilica  di  s.  Ambrosio  di  Milano.  Al- 
la prima  coronazione  si  trovò  presente  lo  storico 
JLandolfo  da  s.  Paolo,  ina  per  suoi  affari  mancò  alla 
feconda.  Scrive  egli  dipoi  d'esjio  Corrado:  Hunc 
namque  gradientem  per  comitatus  et  marchias 
Ziornhardiae^  et  Tusciae^  comites  et  marchionet 
cujuscumqiie  nobilitatisi  9Ìri  potentes  et  humiles^ 
cum  gaudio  susceperunt  et  amaverunt  Ma  coloro 
die  gU  fecero  resistenza,  né  il  vollero  per  loro  re, 
ejus  acutissimi  gladiifortitudinem^enserunt^  atgue 
mortem  et  confusionem^  reu  Anselmus  marchio  del 
Busco^  et  illusjtrit  ....  c,omeSy  susceperunt.  Uno 
scrittore  tedesco  s' immaginò  che  questo  conte,  di 
cui  s'  è  perduto  il  nome,  fosse  Alberto^  q  Ingelber^ 
to^  dichiarato,. per  quanto  egli  crede,  da  pa(«  Onorio 
marchese  della  Toscana,  con  citare  un  documento  da 
(i)  Landulphus  junior  JSist.  Mediol.  e.  3^. 

k  Digitizedby  Google- 


A^n  II  o    Mcjnfui.  35 

me  prodotto  (1)910  cui  sMacootra  Albertus  Dei 
grafia  marchio  et  dux^  lege  ui^ens  salica^  coope^- 
Tante  gratia  et  beati  Petri^  et  domini  papae  Hono* 
rii  efW  viearii  munere^  ec  Ma  questa  non  vuol  di* 
ire  ch^  egli  fosse  marchese  di  Toscana.  In  questi  teiOf» 
pi  si  truova  Corrado^  marchese  Teramente  di  Tosca- 
na, siccome  ho  osservato  altrove  (3),  e  si  truo?ano 
documénti  che  padano  di  kii  agli  anni  1 1  a  i  e  1 1  ag. 
Queir  Alberto^  £  cui  è  fotta  menzione  nelle  Anti- 
chità estensi,  si  tede  creato  da  papa  Onorio  II  m^r^ 
chese  e  duca  dopo  la  morte  dotl^  ultimo  tmperador6 
Arrigo,  con  dargli  V  inves^ura  de'  beni  e  Stati  delta 
contessa  Matilde;  ma  senza  ehe  egli  esercitasse  domi- 
ììio  alcuno  né  in  Toscana,  né  in  Mantova,  Ferrara^ 
Modena  ed  altre  città,  sottoposte  una  voha  a  Matil^ 
de.  A  noi  dunque  basterà  di  sapere  che  Corrado  in- 
coronato re,  per  tale  fu  riconosciuto,  non  dirò  dà 
tutti,  bensì  da  moltissimi  in  Lombardia  e  Toscana'. 
Ma  che  ?  li  pontefice  che  avea  approrata  per  mezoo 
de^  suol  legati  V  elezione  del  re  Lottario,  mosso  db 
lui  pubblicò  contra  di  Corrado  una  terribile  scoma** 
nica  (5)  per  cui  cominciò  tosto  a  scemare  il  suo  cre^ 
latito,  e  fu  in  fine  annientata  in  Italia  la  di  lui  potenaa. 


0)  Anticliità  Estensi  P.  i,  e.  3o. 

(a)  Antiqait.  Ital.  Disserk.  6. 

(3)  Otto  Frisingensis  in  Cbron.  I.  7,  e.  17. 


IrtUUTOM)     voli     «XVn.  DigitzedbyGoO^e 


34  AWITALI  D*  ITALIA 

(  CRISTO  Mcxxix.  Indizione  tu. 
Anno  di  (  ONORIO  II,  papa  6. 

(  LOTTARIO  III,  re  di  Germania  e  di 
Italia  5. 

Nella  Tila  di  papa  Onorio  II  è  scritto ,  che 
egli  (i)  dekgavit  Petru»  presbyterum  cardinaUm 
iìUdi  sanctae  Anastasiae  ad  paries  Rwcnnacy  qui 
d^posuii  aquiìejensem^  et  yen^ium  patriarchas.  Il 
cardinal  Baronio  (a)  non  ne  seppe  il  perchè.  Ma  Ber- 
nardo di  Guidone  (3)  ne  adduce  il  reato,  quia  inve- 
nit  eos  scismaticis  favor ahiles  extitisse.  Il  Dan- 
dolo (4)  scrive,  quia  sdùsmaticisfaerant  f autor es, 
Tolomeo  da  Lucca  (5)  tì  aggingne  un  forte.  Non  si 
può,  intendere  questo  deirantecedente  scisma,  p^r<;hè 
la  pace  avea  abolito  tutti  i  delitti  e  processi.  Adun^ 
qne,  siccome  subodorò  il  Sigonio  (6),  potè  piuttosto 
procedere  la  loro  condanna  per  aver  promosso,  o 
abbracciato  il  partilo  di  Corrado  usurpatore  delia 
xorona  d^  Italia  contro  il  giuramento  prestato  al  re 
Iwitarioy  cioè  nà  un  principe  approvato  dalla  santa 
Sede.  Da  una  lettera  scritta  in  questi  tempi  dalP  arci- 
vescovo di  Salisburgo  al  vescovo  di  Bamberga,  che 

(i;  Cardinal,  de  Ara g.  in  Vit.Honorii  II,  P.  I,T.  3; 

Rer.  Ital. 
(a)  Bacon,  io  Annalet  Ecelesiasl. 
^3)  Bemardus  Gaìdonis   in  Tijt.    Uonorii  II,    P.  l^ 

T..3,  Rer.  lUh 

(4)  Bandai,  in  Gbroo.  T.  XII,  Ber.  BtL 

(5)  Piolom.  Luceos.  Histor.  EccIck 
^)  Si|uQ.  de  Regno  ItuL 

Digitized  by  VjOOQIC 


ANNO'    xauHz.  35 

fi  legge  fra  le  raccolte  da  Udalrico(i),iiiip&rìaiBo  che 
fa  eletto  in  luogo  di  Gherardo^  stirpe  inutile  e  piena 
di  vizii,  un  altro  patriarca  che  era  decano  di  Bam- 
berga,  uomo  dabbene,  e  perciò  eliminatam  Juisse 
veterum  spurcHiantm^  quae  tongo  illic  tempore 
dominala  fneriU^/oeditatem^  quum  ahjecta  indigna 
satis- omni  eceìesiattico  regimine  persona  j  clerum  et, 
populum  vidimus  tam  honeste  tamque  eanonice  de 
alter ias  substit\iUone  cogitare.  Qm  nulla  si  parla  di 
|(9sma  ;  solamente  è  accusato  qiael  Gherardo^  ehia* 
i9ìato.  Riccardo  dairUghelli  (a),  di  inabilità  e  divi- 
ù,  £  però  le  lodi  a  lai  date  dal  Candido,  da  esso 
Ughelli  e*  da  altri,  si  debbono  cancellare.  Ma  eletto 
che  fu  il  decano  suddetto,  quel  clero  il  perseguitò  in 
maniera  che  fa  obbligato  a  fiiggire,  e  noi  non  sap- 
piamo se  quei  Pellegrino  che  gli  tuccedette,  sia  lo 
stesiso  decano.  E'  nondimeno  da  stupire  come  tali 
scrittori  parlino  della  depositione  di  quei  due  patriar- 
chi, e  nulla  dicano  di  quanto  a^lfcnne  ad  Anselmo 
arcivescovo  di  Milano.  Noi  certo  abbiamo-  da  Lan* 
dolfo  da  Si  Paolo  (7))  che  Giovanni  da  Crema  cardi- 
nale romano,  venuto  a  Pavia,  qui  raunò  un  concilio 
de^vescovi  suSraganei  della  chiesa  •  di  Milano  per  isco* 
axunicar<;  il  suddetto  arcivescovo,,  perchè  egli  avesse 
coronato  ed  al^to  Corrado,  al  regno  contro  il  ^git- 
ij^o  r^  Lottarior'  Anselmo,  udito  questo  ruardfe,. 
spedi  colà  ipolti  de^  ^uoi  per  pregarli  di  non  ]^ce- 
dere  avanti  senza  ascoltarlo  ;  ma  ilcardinale  e  i  ve* 

(i)  Udalrlcas  B&mBergensit  Còrp.  Hist.  Eccardi  T.  J2^ 

p.  358.  • 
^)>l£jghèn.  lUA,  5acr>T.  ¥. 

{?>)  leodalp]>ps|unigr  fljft'  MedìQLe.  39.- 

ed  by  Google 


É6  AiTNALl  D*  ITAtU 

scovi,  incitati  da  alcone  città  che  adarifamo  ad  esso  re 
Lottario,  ntuna  dtlatiose  vollero  accordargli,  e  ful- 
ffiitraroQo  contra  di  hii  la  scoAutiicA.  Dico-  h  t ooma- 
nica,  perchè  non  parla  quello  storico  di  deposisione. 
Anzi  a^giugnè  che  la  maggior  parte  de^  Milanesi,  fin-» 
thè  visse  papa  Onorio  II,  tennero  per  loro  pastore  il 
soprammentovato  Anselmo.  Qìiàli  poi  fossero  le  città 
contanti  neB^  ubbidienza  al  te  Lottano,  lo  spiega  il 
medesimo  storico  con  dire:  j4ì  papienseSy  cremo- 
nenses^  novarienses  quoque^  ei  earum  episcopi^  et 
aliarurh' ciintatum^  praedicantes  hoc  regiatn  opnt 
J^nselrhi  contrarium  Deo^  et  magno  regi  Lotha^ 
tio^  nequaquam  iìUus  pontificii {cioh  di  Anselmo) 
Ugationem  susceperunt^  ged  ipfum  pf destante  car^ 
dinali  Uh  Jàhdnne  éxeomrttunicaxferìxnL    ' 

È\  Aggiunse  ai  moliti  di  nimiciziar  fra  le  suddette 
città  e  Milano,  T  altro  della  nobll  tema  di  Cremr,  og- 
gidì città., Era  questa  sottoposta  nelb  spiritaale  e 
temporale  a  Cremona,  e  ribellatasi  implorò  la  prote- 
iioQ  de'  Milanesi  che  Tolentieri  ne  convennero,  sic- 
come popolo  potente  e  rivolto  ad  ampUare  il  dominio, 
è  a  sottomettere  vicini.  Però  i  Cremonesi  collegati 
con  quei  di  Pavia,  di  Novara  e  d'altre  città,  dì  mal 
occhio  miravano  il  soverchio  ingraudimetito  de*  Mila- 
néisT,  lóro 'mossero  guerfa^:  guerra  fehe  costò  poi  tan- 
to sangue,  é  parecchi  anni  durò.  Ma  che  divenne  del 
suddetto  Corrado  re  ?  Lo  stesso  Landolfo  narra  che 
f Ortis  '^manus  llonàrii  papae  ipsum  resupinavity 
atque  ad^  Grermtmiam^  x  quasi  ad  sua  propria  loca 
redire /ecit.  T'ha  chi  crede  che  la  di  lai  ritirata 
seguisse  nell'  anno  presente,  o  nel  seguente,  ma  aon 
ne  appariscotto  le  pruove  5  e  che  «òf  ayveoifie  sole- 


A  K  m  o    uaojs.  5^ 

«cttte  oAlf  «aqo  iiSa  lo  vedremo  fra  poco.  E'  statQ 
creduto  ob^  eMo  re  Corrado  so|^oroaf«t  tuttavia  ìq. 
Lucca  nel  di  4  di  settembre,  perchè  eepoudo  i'  alte- 
«latodi  FranoMco  Maria  Fiorentìoi  .(xì?  io  quel  giofr 
1^  e  hiogo  cMcedette  un  privilegio  al  saoni^tero  ài 
s.  Pcmztaiio.  Ma  da  abbracciar  »i  fatta  opinione  de^ 
ritenere  ognuno  ii  T«dere,  ch^egli  in  esso  privilegio 
«  intitolato  C^nraéas  dmna  gratia  M^ki^nnatum 
iiux^  H  Tkusoiae  praeses  el  marchio.  Se  si  trattasi- 
se  ^1  già  menzionato  Corrado,  coronato  re  in  Mila-r 
no,  avrebbe  ^li  adoperato  il  titolo  di  re.  Però  mar- 
chese di  Tosc«aa  era  in  questi  tempi  «n  Corradt^ 
diverso  da  Cotrado,  licatdlo  di  Federigo  duca  di 
6uevia  ;  e  questo  uHimo,  se  crediamo  alP  Ur^pergeor 
se  (a),  era  duca  di  Franconia*  Per  conseguente  uctpp 
por  sussiste  ohe  Corrado  Joarchese  di  Toscana  foss* 
«potè  di  Anrigof  Y,  augusto,  oome  immaginò  il  sud* 
iletto  Fioreotiai^  Di^queato  Corrado  marcheae  ^ 
Toscana iìo  io.fHibblicato  du«  diplomi  (E),  spettanti 
air  anno  iiao  e  1191,  i  quali  ci  fon  conoscerfi  ch« 
^U  vivente  ancora  Arrigo  quarto  fra  gV  in^peradori 
governwa  la  Toscana.  Ci  ha  onnaervata  VdakWo  da 
&mbarga  (4)  un^  altra  lettera,  icrilAa  òa  Litìfredo 
rescovo  di  Ibvara  Lothario  Dei  grafia  Momano* 
rum  regi  at^gufio^  in  cui  leggiamo  le  aeguenlà  paro** 
le  :  ExceìieiOia  oestra  prò  certo  eogno^cat^  quoà 
Sfo{Mria]  Papia^  Plaeentia^  Cremona^  et  Brixia^ 

(i)  Fiorear,  Memor.  «di  Matilde  1*  a,  p.  346. 
{,%)  Ahbas  Ui:spergens  io  Chron. 

(3)  Antiq.  Itiilic.  Dissertai.  17^  p.  qSc),  et  se^. 

(4)  Udalr.  Bambergens.    «pud  Eccard.  T.  s,  p.  S6l» 
Corp.  HitU  i 

Digitized  by  VjOOQIC 


SB  AiriTALI    D^  ttktUL 

€ÌvUaÌes  Italiae^  firmiter  fidelitaUm  vestram  cvh 
ttodiunt^  et  ad^tntum  vesirum  unanimiter  cupiant 
Cunradui  aiitem  MedMamnsiwn  idokun^  ab  eis 
iamen  reìiclum^  arrtpta  Jmga  solum  Parmae  ha* 
òet  rejugium^  uhi  tam  pauper^  tamque  paucis  sU- 
patuf  viUter  moratur^  quod  ab  nno  loco  ad  alium 
vkjc  fama  eju$  txiendUur.  Veggiamo  qui,  che  i 
Milanesi  «veeno  già  al^i»dontto  Corrado,  e  ch^  egli 
fMTeraiiif nte  dimorava  in  Parma.  Ciò  sembra  indi- 
care cke  anche  nelP  anno  segnante  egli  si  trattenesse 
in  Italia,  ma  caduto  di  credito.  Né  certamente  egU 
Poteva  essere  Corrado  duca  di  Toscana. 

Giontt-cke  €a  la  prutfcera  (i),. tornato  Euggk' 
ri  duca  di  Puglia  e  conte,  di  Sicilia  di  qua  dallo 
atretto,  «oo  un  possente  esercito^  trovò  che  Tancre- 
di  di  Conversano  s^  era  rimesso  in  possesso  di  Brin- 
disi e  di  altre  terre  a  lui  dinanzi  tolte.  '  Intraprese 
r  assedio  di  quella  città,  ma  trovatala  più  forte  ed 
ostinata,  si  ritirò  e  attese  ad  impadconirsi  di  Montai- 
lo,  di  Rossano  e  di  altrcf  terre,  la  conquista  delle 
quali  -cagtoaè  che  per  timore  di  tanta  potenza  molti 
baroni  venissero  a  preMargli  omaggio,  e  ad  onorarlo 
qua!  loro  sovrano.  Fra  gli  altri  non  tardò  a  pacificar 
aeco  Rainolfo  conte  di  Àlife,  marito  di  una  sua  so* 
rellai)  coli'  aiuto  del  quale  ridusse  dopo  pochi  giorni 
d^  anedio  la  città  di  Troja  a  sottomettersi  ai  di  lui 
voleri.  Tenuto  poscia  un  parlamento  nella  città  di 
Melfi,  doTe  chiamò  tutti  i  baroni  di  Puglia,  intimò 
la  pace  e  concordia  fira  loro,  il  mantenimento  della 
giustizia,  e  il  rispetto  alle  chiese  e  alle  persone  sacre. 
Gli  stava  poi  sul  cuore  la  permissione  da  lui  mal  vo« 
(i)  Abbas  Telesiaas  I.  i»  e.  16,  et  %t(i.^ 

^^  DigitizedbyVjOOQlC 


A  ir  H  o    ucsxix,  $9 

ienticrì  accordata  ai  Salcroitaiii  di  tener  essi  la  guar- 
dia della  torre  maggiore,  ouia  della  fortezza  di  quel- 
la città,  par^adogli  di  non  essere  padrone,  se  la  la- 
sciare in  lor  mano.  Perciò  con  tutte  le  sue  forze  pas- 
sò sotto  Salerno,  e  attorniatala  da  tutte  le  parti,  ri- 
chiese la  cessiòn  d^  essa  torre  ;  e  fu  d^uopo  ubbidirlo. 
Da  quanto  poi  soggiugne  Alessandro  abate  telesino, 
pare  che  (i) anche  Sergio  duca  di  Napoli  fosse  allora 
costretto  e  giurar  suggezione  e  fedeltà  ad  esso  Rug- 
gieri, se  non  volle  far  pruo?a  delle  forze  di  lui.  Ma  il 
medesimo  storico  parla  dipoi  alP  anno  seguente  della 
suggeaion  de^  Napoletani.  Perciò  poco,  o  nulla  restò 
nel  paese  che  ora  appelliamo  Regno  di  Napoli  e  di 
Sicilia,   su  cui   o  immediatameote,  o  mediatamente 
non  signoreggiasse  il  duca  e  conte  Ruggieri.  A??enne 
ancora  in  quest'  anno,  che  sedici  galee  di  Genovesi, 
andando  in  traccia  de^  Pisani  loro  nemici,  li  trovaro- 
no a  Messina  già  scesi  in  terra  (a).  Attaccarono  una 
zuffit  con  loro,  e  tuttoché  i  Messinesi  accorressero  in 
aiuto  de^  Pisani,  furono  tutti  respinti  fino  al  palazzo 
del  duca  dal  valore  de^  Genovesi,  i  quali  occuparono 
in  tal  congiuntura  una  buona  somma  di  danaro,  ben- 
ché poi  ad  istanza  del  medesimo  Ruggieri  la  restituis- 
sero. Portossi  papa  Onorio  II  n«ir  anno  presente  a 
Benevento  nel  mese  d^  agosto,  e  vi  consecrò  abate  di 
santa  Sofia  Francone  (5).  Avendo  poi  pregato  i  Be- 
neventani di  voler  rimettere  nella  città  alcuni  nobili 
da  loro  esiliati,  noi  potè  ottenere.  Di  questa  loro  du- 
rezza sdegnato,  usci  della  città,  ed  abboccatosi  col 

(i)  Abbat  Telesinas  1.  a,  e.  i,  el  la. 
(a)  Caflari  Annal.  Geouens.  hi. 
(3)  Falco  BeDereaMauu  in  Cbroo. 

Digitized  by  VjOOQIC 


4o  InviLl    D^  XTÌLf4 

duca  Ruggieri,' si  fece  promettere  che  'ttett^tniió  «e* 
guente  Terrebbe  eotr-araftata  >a  gasfigire  l' orgoglio  iìi 
quel  popolo.  Fece  aneera  éare  11  sacco  a'  viri  tttogki 
'del  loro  territorio, e  coi!  in  eoHera  se  oelornò  a^Réma. 

(  CRISTO. MC^cxit.  Indizione  viu. 
Armo  di  (  INNOCENZO  II,  p^a  i. 

;(  LOTTARIO  III,  r«  di  òerinaoiae  di 

Italia  6. 

Nel  dì  i4  di  febbraio  dell'anno  presente  il  sommo 
pontefice  Onorio  11  diede  fine  ai  suoi  giorni,  e  fu  sep- 
pellito nella  basilica  lateranense.  La  morte  sua  produs- 
se un  fiero  sconvolgimentof  nella  Chiesa  romana.  I  più 
buoni  e  saggi  de'  cardinali,  ben  conoscevano  i  maneg- 
gi che  facea  Pietro  cardinale  di  sant^  Mana  in  Tras- 
tevere, uomo  screditato  pe'  suoi  perversi  costumi ,  e 
figliuolo  di  Pietro,  figliuolo  di  Leone,  cioè  di  un  ebreo 
fatto  cristiano.  Anche  s.  Bernardo  (i)  dà  il  titolo  di 
judaica  soholes  ad  esso  Pietro  cardinale;  uomo  som- 
mamente ambizioso  e  potentissimo  in  Roma  per  le 
aderenze  e  parentele  sue  ,  e  per  le  ricchezze  tanto  <y 
,sua  casa,  che  ammassate  colla  sua  rapacità  in  varie  le- 
gazioni. Perciò  essi  buoni  pnma  che  si  pubblicasse  la 
morte  di  papa  Onorio  (2),  segretamente  elessero  papa 
Gregorio  cardinale  di  s.  Angelo,  di  nazione  romano, 
personaggio  in  cui  concorrevano  le  virtù  meritevoli  di 
sì  alto  grado  per  confessione  d**  ognuno  ,  e  massima- 
mente di  s.  BeiTiardo,  allora  celebre  abate  di  Chiart- 
valle.  Fece  egli  quanta  resistenza  potè,  ma  in  fine  ac- 

<i)  Bernardus  Episi.    1S9.  Sugerias  in  Til.  Ludovici 

Cross.  ' 

i(2)  Aruulf.  Sagiwj.  de  Schisma*. 

Digitized  by  VjOOQIC 


«etuta  r  eledone,  awiaisg  il  nome  d^  Innocenzo  li. 
^onistet^ero  mollo  dopo  questa  dezkme  ^U  altri  càr^ 
Stillali  dffia  &£ioacoatraria  ad  eleggere  pub^licameate 
f>apa  e  ooosecàrare  slsoddeUo  Pietro  cardinale,  die  pr^* 
«e  il  nome  di  Anaekto  Ili  Falcone  scrìve  (i)  essera 
«uocedate  si  fatte  «lezioni  nel  giornastjessoehe  mori 
il  papa.  Altri  vogliono  che  Innocenzo  restasse  eletto 
nd  di  1 5  di  ifdibraio  ,  ed  Anacleto  nel  di  seguènte. 
Certo  è  «Ke  pìrecedette  queHa  d^  Innocenzo  ,  e  paro 
che  non  fosse  per  anche  seppellito   il  papa  morto  : 
il  che  tenuto   fu  per  cosa  contraria  ai  sacri  canoni. 
Ma  da  una  lettera  scritta  dal  vfescQvo  òk  Lucca  aU^ar* 
tAfescoTO  di  Maricmburgo  (2)  «i  raccoglie^  che  ceh* 
bratis  exstquiis  si  procedette  ali*  elezione.  Certo  d 
altred,  «he  sebbene  si  contarono  più  cardinal  dalla 
{>Brte  di  Anacleto,  pure  in  maggior  riputatone  furo«^ 
00  i  fam^revoli  ad  Innocenzo.  Dichfarossi  in  tale  oc* 
«•sione  Leon  Frangipane  con  tutta  la  sua  -eaaa  in  fa« 
Tor  d**  esso  Innocenzo,  il  quale  non  potendosi  soste^ 
4aere  nel  Laterano,  si  ritirò  nelle  forti  case  de*  mede- 
simi ;  ma  Anacleto  impadronitosi  della  basilica  vatiòa* 
ne,  e  spogUatald  dei  tuoi  pàù  preziosi  arredi,  si  aer^ipl 
di  quel  tesoro  e  dello  spogKo  d'  aftre  chiese,  éiecome 
ancora  del  ricco  errarlo  proprio,  e  di^uo  fratello,  per 
tirare  nel  suo  partito  la  maggior  parte  dei  grandi  ^ 
piccioli  dì  Roma.  Assali  poscia  di  nuovo  le  case  del 
Frangipani,  che  fecero  gran  resistenza.  Ma  conoscen-^ 
do  papa  InnoccMo  ,  che  non  po<tea  a  lungo  mànte-^ 
nersi  quivi,  prese  la  risoluzione  di  cedere  alla  po|fn- 
za  deiravversario.  Imbarcatosi. dunque  nel  Tevere  coi 

(i)  Falco  Beoevcntanas  in  Ciiron. 

(a)  Udalric,  JBaijiber^.T.U,  <jorp.  f!i$t.  apad  Eccardom. 

Digitized  by  VjOOQlt 


4a  ÀXmàLl  D^  ITÀ&IA 

cardinaS  del  suo  partito  (i),  a  rberra  dalTescovo  sabi^ 
ii«se,che  lasciato  per  suo  Ticaria  in  Roma,  pocke  fac- 
cende d)be  per  molto  tempo,  felictmente  navigò  fino  a 
Pisa,  dove  fu  con  sommo  onore  rìcentto.  Di  là  ito  a 
Genova  (a),  dispiacendogli  forte  la  guerra  di  quel  pò* 
polo,  tanto  operò,  che  conchiuse  fra  loro  una  tregua 
da  osservarsi  finché  egli  ritornasse  di  Francia.  Aggia- 
gne  Ga£faro,  scrittore  genovese  di  questi  tempi ,  che 
il  papa  suddetto,  per  maggiormente  cattivarsi  T  affetto 
di  quel  popolo,  promise  di  levare  il  loro  vescovo  Siro 
di  «otto  ali'  arcivescovo  di  Milano  ;  e  di  conferirgli  la 
dignità  archiepiscopale.  ConsecroUo  anche  vescovo , 
allorché  fu  giunto  a  a.  Egidio  vicino  al  Rodano.  An- 
dossene  dunque  papa  Innocenzo  II  in  Francia ,  ac- 
colto dappertutto  come  vero  papa.  Pochi  furono  in 
quelle  parti  coloro  che  facessero  conto  delle  lettiere 
scritte  loro  dair antipapa  Anacleto;  a  cui  nondimeno 
altri  popoli  e  dentro  e  fuori  d' Italia  aderirono  con 
somma  confusione  della  Chiesa  di  Dio. 

Fra  gli  altri  procurò  Anacleto  di  guadagnare  al 
suo  partito  Anselmo  arcivescovo  (5),  che  già  dicem- 
mo scomunicato  sotto  il  predefunto  papa  Onorio  IL 
Gli  mandò  dunque  il  pallio  ;  e  perciò  il  popolo  di  Mi- 
lano seguitò  quasi  tutto  la  parte  di  Anacleto  e  di  Cor- 
rado re,  che  furono  d^accordo  in  questa  congiuntura  fra 
loro.  Non  potè  già  Anacleto  far  con  lo  stesso  con  Guai- 
tieri  arcivescovo  di  Ravenna,  il  quale  per  la  testimo- 
luanza  del  Rossi  (4),  e  molto  più  d^  una  sua  lettera 

(i)  Petrus  Diaconus  Ghron.  Cassiaens.  L  4*  <^*  ^4* 

(2)  Gafifari  Annal.  Geaneai.  1.  i. 

(3)  Landolphos  junior.  Hist.  Mediol.  c.4o. 

(4)  Rabeos  Hi«tor.  Raveno* 

fc.  DigitizedbyVjOOQlC 


Anno    Mcxxi.  '  4^ 

scritta  all'*  arcifescovo  di  Marien^Mirgo  (i) ,  si  sa  che 
fa  costante  in  favorir  papa  Innocenzo.  Ma,  principal- 
mente ehbe  cura  Anacleto  di  assodarti  colle  buoQa 
ci^rrtspoadenza  di  Ruggieri  duca  di  Puglia  e  Sicilia  , 
del  principe  di  Gapoa,  e  degli  altri  baroni  di  qndle 
contrade,  Uè  gli  fu  difficile.  Appena  ebbe  il  snddetlo 
Buggieri  slargate  ^^oUnto  V  ali,  ebe  gli  nacque  «  o  gli 
fu  fatto  nascere  il  pejosiero  di  deporre  il  titolo  ducale, 
e  di  assumere  quello  di  re,  giacebè  tali  erano  divenute 
le  sue  forze,  ed  ampliato  cotanto  il  suo  dominio,  che 
ben  si  conveniva  a  lui  untitelo  più  luminoso»  Ne  trat^ 
io  coir  antipapa  Anacleto  (2),  il  quale  non  vi  fece  dif- 
^oltà  per  timore  di  non  disgustarlo,  e  decretò  conte 
cardinale^  ossia  il  cardinale  della  famìglia  de'  conti , 
per  assistere  a  questa  coronazione.  Siccome  osservò 
il  padre  Pagi  (3),  han  creduto  gli  storici  napoletani , 
che  Buggeri  di  sua  propria  autorità,  e  senza  saputa  e 
consenso  di  Boma,  assumesse  il  titolo  e  la  corona  re- 
gale ;  e  che  poscia  per  convenzione  seguita  con  Ana- 
cleto di  nuovo  si  facesse  coronare.  Ma  questa  doppia 
coronaziQue  è  priva  di  buon  fondamento.  Falcone  be-* 
neventano  (3)  parla  d'  una  sola,  latta  colP  ajpprova- 
zione.  d^  Anacleto.  Alessandro  abate  di  Telesa  (5)  uQa 
spia  anch^.  ^li  ne  riferisce,  né  parla  punto  deir  assen-*^ 
so  e  della  cooperazione  deir  antipapa,  perchè  giudicò 
meglio  di  tacere  una  particolarità  che  a^  suoi  dì  non 
&cea  bel  sentire,  né  molto  onore  al  re  Buggieri.  Ma 

(i)  Udalricus  Bamberg.T.lI,  Corp.  Hist.  apad  Eccardom. 
(a)  Idem  ibidem. 
(3)  Pagias  ad  Àonale  BaroD. 
•   (4)  Falco  Beneveotanas  in  Gbron. 
(5)  Abbas  Telesinus  1.  a,  e.  i,  et  se^.  . 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


44'  ATOXLI   O^ItALU 

Pietro  diacono  icriTC  ,  ohe  Petrus  cardÙM^M  (  àol 
Anacleto)  Mogerio  duci  Afuìme  cùronmm  tribueim^ 
et  per  prMiegium  e^p»anum  principatum  ,  €i  dmea^ 
ium  neapoUtanum  oum  ApuUa^  CcUbhria^  4t  SicMia 
ali  con/irmans  regemque  consiUueni^  ad  $uam  pmr* 
iem  €Mr0xii  ,  con  ecìaodìo  concedergli  altri  pri^ 
legi,  che  Rnjfgieii  eoo  queste  baoQ  iwnto  teppe  ae^ 
cortameiite  chiedere  e  fiioilnieiite  olteiiere  :  bende  aea 
Bernardo  In  une  delle  tue  lcttere{f  )  ebbe  a  dm, «he 
anaciato  hahet  ékieem  Apuliae^  ud  soìwn  ex  prin^ 
tipibus^  ipinmifUie  u$urpatae  oaronae  mercede  ridt* 
euh  eentpa^a^um.  Tutto  ciò  (o.  conohiuso  verso  il 
fine  di  Settembre)  in  cui  Anacleto  si  portò  ad  Arelln 
no  e  a  Bene^rento.  E  perciocché  si  credette  che  Pelerà 
mo  capitale  della  SicìNe,  ^se  il  l«o^  più  proprio  peC 
b  eoroneaioile  di  Ruggieri,  qui^  nel  sacro  giorno  del 
datale  delf  anine  presente-si  fece  questa  àinzione  coti 
quella  magnificenza  che  ^en  descritta  dal  suddetto 
abate  di  Telesat  rito  che  si  è  dipoi  conservato  e  ray- 
fiiuyto  pochi  .anni  tono;  cioè  che  in  quella  città  si 
piglia  la  eorona  anche  del  regno  di  Napoli.  Ti  assisti 
come  legalo  pontificio  il  cardinale  sopraccennato  ;  « 
Roberto  IIj  prineipe  di  Capua,  sieeome  il  più  nobi* 
le  f^gnardevolé  de^  suoi  vassalli)  gli  mise  b  corona  in 
cepo.  fi  vedreeao  beo  presto  mal  ricompensato  per 
questa  sua  attenzione  da  Ruggieri.  Intanto  papa  In- 
jÉocenzo  giunto  -io  Prenda,  vi  fu  accolto  con  gran- 
venerazione.  Presso  di  Orleans  fu  a  visitarlo  il  re 
Jaodos/ieo^  che  già  nel  concilio  di  Estampes  T  avea  ri-* 
conosciuto  per  vero  papa.  Andò  «  Sqiartres,  a  C\n* 
gnì  e  ad  altri  luoghi.  Nel  novembre  tepoe  nn  cond* 
X-i)  Bernard,  i^it.  i3y. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  ir  o     ttctKX.  4$ 

fio  DuUieroso  odk  città  fli  Gbiaramonfe.  Per  cura 
BMtfimametite  dì  f.  Bernardo  non  solamente  ì 
Francesi,  ma  anche  il  re  Zf^U^rio  in  Germania  e  \\ 
re  /irrigo  d*  Inghilterra  neir  anno  seguente,  presta* 
roso  oftdridieasB  u  papa  Innecenio,  qoaatunqae  non 
mancassero  alennì  in  Quelle  parti^  che  si  dichìararona 
in  favore  delP  antipapa  Anacleto.  In  quesf  anno  re- 
tto tramdato  dai  Tardii  in  Soria  Boamondo  11^ 
prinoipe  di  Antioclna,  sicdiè  in  Ini  finì  d**  estinguersi 
le  prosapia  di  Roberto  Guiscardo,  e  il  re  Ruggieri 
più  franeamentie  potè  tenere  gH  Stati  a  lui  occupati 
in  Italia.  Terminò  ancora  i  suoi  giorni  Domenica 
Michele  (i)  doge  di  Tenezie,  e  fu  alzato  a  qud  tro- 
flo  Pietro  PoÌ4Mno.  Parimente  all^anno  presente  ven* 
§otto  rifioriti  i  privilegi  e  *le  esenzioni  accordate  da 
Baldovino  re  di  Gerusalemme,  dai  patriarchi  e  dal 
prìncipe  d^  Antiochia  alla  nastone  veneta  in  Acon,  e 
in  altri  luoghi  d^  Oriente. 

(  CRISTO  Mcxitxi.  Indizione  4X. 
Anno  di  (  INNOCENZO  II,  papa  a.  , 

(  LOTTARIO  III^  re  di  Germania  e  di 

Italia  7. 

Verso  la  metà  dì  gennaio  del  presente  anno  papa 
Tnnòcemo  II  andò  alla  città  dì  Sciartres,  e  colà  com* 
{>arve  ancora  irrigo  re  d^  Inghilterra,  per  tributar* 
gli  il  suo  ossequio,  siccome  scrisse  Orderico  Yita- 
le  (2).  Nel  dì  29  di  marzo  si  trovò  esso  pontefice  in 
Liegi  coir  accompagnamento  di  molti  vescovi  ed  aba« 

(1)  Dandul.  in  Chron.  T.  XII,  Rcr.  Hai. 

(a)  Ordcric.  Yital.  fliiit,  Ecelcs.  1.  i3.        ^       , 

Digitized  by  VjOOQIC 


^6  AHIfALl  D  'ITALIA^ 

li  francesi.  Vi  concorse  ancora  Lottmrio  re  di  Ger- 
mania e  à*  Italia  con  baona  parte  ée*  (irelati  tede- 
schi (i))  e  qnivt  si  egli,  come  la  regina  Richertba  saa 
móglie  furono  solennemente  coronati  da  esso  papa. 
Promise  in  tal  occasione  Lottarlo  di  venir  oeir  anno 
seguente  in  Italie  per  libei'ar  la  Chiesa  romana,  dailo 
scisma)  e  rimetter  in  possesso  di  Roma  il  le^ttimo 
pontefice  lonocenso.  Venuto  poscia  a  Parigi  esso  papa, 
quiTi  celebrò  con  incredtbil  magnificenza  è  diyoaioB 
di  quel  popolo  la  settimana  «anta,  e'  la  pasqua  d^  Si- 
gnore. Visitò  dipoi  altre  città  deUeFranoia,  edavendo 
intimato  un  gi^an  concilio  nella  citlè.  di  Reios  (a),  lo 
tenne  nel  dt  19  di  ottobre  coirmiermito  di  tredici  ar- 
ciTescoTi  e  di  d»genta  sessaniatrè  veaciò^i  (  se  non  e 
scorretto  il  test«  delIr'UfspcrgeBse)  (S),  écoHa  preaen» 
della  stesso  re  e  re^oa  di  Francia.  In  esso  fi^aoleQne* 
mente  pubblicata'  la"  «còmunicSa  cantra  dell^  antipapa 
Anacleto  (4>e  di  chiunque  il  Avobliib;  e  non  solamente 
il  re  de'  Romani  Lottarlo,  ed  Arrigo  re  d' Inghilter- 
ra mandarono  colà  a  confermar  la  loro  aderenza  al 
papa,  ma  anche  i  re  d*  Aragona  e  di  Gastiglia^  Sul 
firittcipio  di  qaest'  anno,  per  quanto  ci  assicura  Fal- 
cone beneventano  (5),  il  suddetto  Anacleto  non  po- 
tendo sofferire  la  comunità  stabilita  dal  popolo  di 
Benevento,  cbè  una-  specie  di  repubblica,  ossìa  tra 
unione  da  br  fatta  per  resistere,  occorrendo,  agli  or- 
dini del  papa  lo^ro  soycano,  chiamato  i a  aiuto  suo  con 

(1),  Vit.  8.  Gbdeardl.  ^gid.  AureaeVaHis  Hist.  tod. 

(a)  Ordèricus  Viìalii  ibidem. 

(3)  Urspergens.  in  Chron. 

<4)  Dodechiiitta'  in  Chron. 

(5)  Paleo  Beneveatanus  in  Chron.     ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  H  V    O  '  HCIXXI.  47 

unbaoQ  corpo  di  milizie  Roberto  principe  di  Caput, 
fece  imprigioMre  i  più  potenti  ed  arditi  di  quella  dt* 
tè,  ìd  guiia  che  ridusae  quel  popolo  a  dumettere  la 
cemoaità,  e  a  prestare  una  piena  ubbidienza  a^  «noi 
▼eieri.  Andò  poscia  a'  Salerno,  e  ci  là  passò  a  Roma; 
AHorchè  il  popolo  d^  Amalfi,  siccome  di  sopra  è  det- 
to, si  sottomise  a  Ruggieri,  dichiarato  poscia  re   di 
Sicilia  e  Puglia  (i),  ritenne  in  suo  potere  le  fortézze 
di  quella  città.  Lo  fcaltro  Ruggieri  dissimulò  allora  il 
suo  sdegno  per  questa  lor  pretensione.  Ora  che  se  la 
Me  bella,  spedita  per  mare  una   flotta  sotto  il  co- 
mando di  Giovanni  suo  ammiraglio,  e  raunato  uu 
forte  esercito  per  terra  mise  V  assedio  a  quella  città. 
Dopo  aver  preso  loro  le  terre  di  Guallo,  Capri  e  Tri* 
vento,  assediò  anche  Ravello,  e  talmente  colle  petrie- 
re  flagellò  la  torre  di  quel  castello,  che  già  minaccia- 
va rovina.  Allora  fìi  che  non   solamente  il  popolo   di 
Ravello,  ma  quello  eziandio    della  città   di  Amalfi, 
mandarono  a  trattare  di  pace,  nei  eui  capitoti  dieda 
i4  re  Ruggieri  quella  Legge  che  ei  volle  ai  sudditi  suoi. 
Dopo  di  ciò,  tornò^  Ruggieci  a  Salerno,  e  quivi   sog- 
giornando, si  vide  comperir  davanti  Sergio  duca  di 
Napoli,  che  consigliato  dal  timore  delP  ambizione  e 
potenza  d^  esso  re,  senza  voler  aspettare  la  forza,  an- 
dò a  sottomettersi  a  lui,  amando  meglio  di  conservare 
il  zuo  dominio  come  vassallo,  che  di  perderlo  affatto 
col  voler  feae  resistenza^.  Da  ciò  pare  che  si  deduca^ 
avere  bensì  Ruggieri  ottenuto  dall^  antipapa  Anacleto 
OH  non.  so  quel  diritto  sopra  Napoli  nell'  anno  pretoe- 
dante,  ma  averne  agli  solamente  nel  presente  acqi^i? 
•iata  la  fov^nità  per  la  volontaua  dedizione  di  Ser- 
ti) Alcau|0cler  Abbu  Telesioi^  1  i,  e. 


Digitìzed  by 


Cjoogle 


4S  àxmAtx  d'  Italta 

gio.  Collie  pòi  potessb.preUiìdere  tioma  cBrilto  sopra 
qàeUà  nobilissima  citt^i,  che  par  pia  secoli  s^era 
uanteosta  iodipendente  dall'^ìmpèrio  occidentale,  cott 
rtconoseere  per  soTrani  i  soli  imperatori  d^  Oneiita 
ia  varì  tempi  ;  io  lasoerò  indagarlo  ad  aUrL  Non  S9 
ben  dire,  se  in  quest"*  anno,  oppure  nel  seguente  sac- 
cedesse quanto  vieiie  scritto  da  Falcone  beveveétano 
e  dair  Anonimo  osBsiaèioe  (i).  Cioè  che  essendo 
fuggita  a  Salerno,  oppure  chiamate  dal  re  Ruggieri  a 
Salerno  Matilde  sua  sorella,  .moglie  di  Rmr^b  Ta« 
loroso  conte  di  Ali  fé,  col  figliuolo  d*  esso  conte,  in* 
sorse  nemicizìa  fra  loro.  Altri  baroni  ancora,  fra  t 
quali  Tancredi  di  Conversano  conte  di  Brindisi^ 
Grimoaldo  principe  di  Bari  e  Goffredo  conte  di  An-» 
dna,  si  collegarono  insieme,  reggendo  che  Ruggieri 
tenderà  a  mettere  il  piede  sul  collo  a  tulli.  L'  abata 
telesino,  siccome  parziai  di  Ruggieri,  aopra  d^  essi  ha* 
roni  rigetta  la  colpa  dei  morimenti  dt  guerra,  che  so- 
prarvennero,  a  de'  quali  parleremo  air  anno  seguen- 
te. Sarebbe  statala  desiderfire,  che  questo  istorico 
avesse  registrato  sotto  i  suoi  precìsi  anni  le  imprese 
di  Ruggieri.  Ma  egli  lo  traseurò.  E  ne'  testi  di  Falco- 
He  6  delP  Anonimo  cassinense  non  ▼'  ha  sempre  tut- 
ta la  esattezza  necessaria  della  cronologia.  Era  nei 
precedente  anno  cominciati  la  guerra  fra  i  Milanesi 
déirima  parte,  e  i  Pavesi,  Cremonesi  e  Novaresi 
dall'  altra  ;  e  questa  durò  nel  prissente  e  nei  susse- 
guente anno.  Abbiamo  un  testimonio  autentico,,  cioè 
Landolfo  da  a.  Paolo  (a),  che  ci  assicura  essere  stati 
Titìcitorì  in  essa  tenzone  i  Milanesi.  E  ^secondo  Galvano 

(i)  Anenymus  Cassinensis  apud  Peregrinium. 

(2)  Landulphuf  jonlor  Bistor.  Medici,  e»  4«- 

jogle 


A  11  19  d    ttcmxr.  49 

Pitttnia  (t),  in  qneH^  tono  si  Tenne  ad  una  battà« 
gHa  campale  fra  i  Milanesi  e  Paresi  presso  Macogna* 
go,  iMlla  qoaie  quasi  tutto  i^  esercito  pavese  restò 
fbara^to,  preso,  e  condottò  nelle  prigioni  di  Mila- 
no. Ebbe  principio  ancóra  in  quest'^anno  la  divisione 
fira  i  popoli  di  Modena  e  di  Bologna  (2).  BolKyano 
itti  fra  il  comune  di  Moiitna  per  cagione  d^  acque,  di 
giurisdizioni  e  d^  altre  oceorrense,  e  V  insigne  e  rie- 
diimmo  monistero  di  Nonantola,  situato  nel  térrito* 
ria  dì  Modena.  Prevalendosi  di  questo  litigio  i  Bolo* 
gnesi,  segretamente  induisero  quell^  abate  tldehran* 
do  BHnetteirsi  sotto  la  lor  protesone,  anzi  a  sottoporre 
quella  terra  al  loro  comune  con  varie  Tantaggiose 
condizioni,  il  che  riusci  una  grave  ferita  al  cuore  del 
popolo  modenese. 

(  CRISTO  Mcxxxix.  lodizione  x. 
Anno  di  (  INNOCENZO  II,  papa  3. 

(  LOTTARIO  III,  re  di  Germania  e  d^ 
Italia  8. 

Per  qualche  mese  ancora  si  trattenne  papa  In^-^ 
nocervbo  in  Francia  con  aggwvio  non  piccolo  di  quel- 
le chiese,  come  scrive  Orderico  (3),  perchè  egli  non 
^vea  dltra  maniere  da  mantenersi.  Nel  febbraio  fu  al 
monistero  di  Clugnì  e  a  Lione,  da  dove  passò  a  Va- 
lenza e  a  s.  Egidio.  Fiualmente  per  montem  Genuae 
(  Gene\^ae  crede  il  padre  Pagi  (4),  che  si  debba  leg- 

(1)  GaUaneas  Fiamma  Manipul.  Fior.  e.  1G6. 

(a)  Anoaìes  Mdlinens.  T.  XI,  Rer.  lui. 

(3)  Ordericas  Yital.  Hist«  Ecclesiast.  1. 13. 

(4)  Pagius  Grit.  ad  Annal.  Baron. 

MURATORI^  TOI*»  XXXVII.     Digit  zedbyGoO^le^ 


$a  àHHÀLI  b'  ITAI.IA 

gflre  ;  Jacopo  da  Vararne  (i)  acrìire  che  lonocemo 
II  nel  suo  ritorno  fu  ia  Genova  )fims  Lomhard  at 
iMravU^  akfuae  apud  Astam  solemnitate  resurrec* 
tiouis  domifUeae  céUhrala  (nel  di  io  di  aprile) 
99nU  Plactntiam.  Qui? t  edebrò  il  terzo  auo  concilio 
4Doi  vescovi  di  Lombardia,  deUa  Romagna,  Emittà  e 
Marca  d^  Aneoaa.  Gonvien  dfire  che  egU  lungo  tempo 
si  fermasae  in  Quelle  parti  per  aafietUr  V  arrivo  del 
fé  Lottarlo,  il  quale,  aecondo  il  concerto,  dove»  veni^ 
se  ia  Italia.  Yedefi  «na  di  lui  bolla  (a),  data  iu  Gre* 
mona  //  idus  jùUi  deiramio  presente  in  lavoro  dei 
Ittoaaci  di  s«  Sisto  di  Ptacenaa.  E  in  fireàcia  IF  ha-* 
kndas  augusti  on^  altra.  Portano  esse  bolle  V  oso 
dell'anno  pisaao.  Abbiamo  dalf  Annalista  sassone (5) 
e  dagli  Annali  d' Ildesheim  (4),  che  il  re  Lóttaria 
celebrò  la  festa  dell'  asscui&ion  della  Tergine  in  Virt^- 
burg,  e  di  là  poi  mosse  alla  volta  d^  Italia,  ma  con 
nn^  armata  assai  tenue  rispetto  al  suo  decoro.  Però 
solamente  circa  il  principio  di  settembre  arrivò  per 
la  via  di  Tr^to  ai  prati  di  Roncaglia  sul  Piacentino, 
dove  solcano  adunarsi  i  principi,  vescovi,  baroni  e 
legati  delle  città  di  questo  regno,  allorché  il  nuova 
re  veniva.  Cola  si  portò  ancora  \X  papa  per  abboccar* 
si  con  lui,  e  stabilir  le  cose  occorrenti  per  liberar 
dalle  mani  dètl^  antipapa  la  città  di  Roma,  e  cooferìr 
la  corona  dell'  imperio  ad  esso  re  Lottano.  Ma  eoa 
poco  suo  onore  fu  Lottarlo  ricevuto  \  perciocché  se- 
condo V  asserzione  di  Alberico  monaca  dei  tre  Fodc 

(i)  Jacob,  de  Vasagine  inChroa. 

^2)  Campi  Istor.  di  Piacenza.  ncU'  AppemL 

iS)  Annalista  Saso. 

i4)  Auudks  B  IJdhetak. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  9  o     Mcsxnt,  5  s 

ti  (t),  in  muìtis  heis  tam  amore  Conradi^   quarti 
respectu  paueitatis  suae^  ah  incolis  terrae  suhsanh 
natus  et  dtspeetus  Juit,  F'erum  pauìo  ante  Con* 
■radus^    qui    a   Medioìanemihu9  consfitutus    rex 
futrat^  poene^  omnibus   suis    amissisj   pericuìose 
ad  patriam  repatriavit  Qnesto  paulo  ante  ci  (a 
•corgsre  insàwiitente  V  opinione  £  chi  credette  par- 
^o  d^  Italia  Corrado-  neiranno  1129.  Qui*  uvette 
•gli  dimomre  fino  ali*  anno  presente^  finché  udita  l|i 
»08sa  del  re  Lottano,  non  credendosi  più  sicuro  fa 
Italia,  ae  ne  fuggi  non  eenza  perìcolr  in  GernNtnia. 
Ora  il  pontefice  dopo  ii  suddetto  abboccamento  do- 
vette yenire  sul  Blodenese  al  monistero  di  Nonanto^ 
la,  per  cui  erano  insorte  liti  fira  i  popoli  di  Modena  e 
Bologna.  Ho  io  pubblicata  una  sua  bolla  data  in  quel 
nonistero  (a)  IF  idut  octohri^  colf  anno  pisano 
fi  33,  che  è  il  Tolgare  11 32.  Da  tal  bolla  apparisce 
V  opulenza  d**  esio  monistero.  Dopo   ciò  il  pontefice 
passando  per  Monte  Bardone,  cioè  per  la  strada  di- 
tPontremoli,  andò  a  fermarsi  in  Pisa.  Colà  chiamati- 
|K  ambasciadori  de^  Genoresi,  trattò  fra  essi  e  i  Pissi- 
mi la  pace  :   e  per  gratificare  amendue  que^  popoli, 
da^  quali  area  ricevuti  più  s^fTigi,  levò  Siro  vescovo' 
di  Genova  dalla  suggezionedelP  arcivescovo  di  Mila-* 
fio,  col   conferirgli  la  dignità  archiepiscopale  (3),  ^ 
sottomettere  a  lui  i  vescovati  di  Bobbio  e  di  Brugne^ 
tó,  e  tre  altri  in  Corsica.  Dichiarò  edandio  primate 
della  Sardegna  P  arcivescovo  di  Pisa,  e  a  lui  sottomi*- 

(i)  Alb^ric.  Monachat  apud  Leiboitiuiii. 
(3)  Anliquif.  Italie.  Dissert.  65. 
(3)  Cardio,  de  AragoDià  in  Vita  Innocénlii  II,  Oualva*- 
aof  Fiamma»  Manip.^  Floi«.  e.  167.. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Ae  inoltre  U  vescovato  di  P^puiooia,  t  tre  attrl  nttlf 
Corsie»  ^ddett%  ctm  che  contf oto  auu^due  quei 
popoli.  C^&TQ.  8criv(6  (i)>,  che  io  (>nMto  bx  ttabiUto 
l' ii^grajftdiiDieDto  diqsesti  due  aMÌveicoi4«  Se  ciò  è) 
uppartie^t  il  fette  alp  ^do  sedenti».  IMh  forse  ia 
(pofoeti»  furono  iol«nei|te  spedite  le  bolle  di  quanto 
m  Pise:  era  si9jto  eooo^dato.  AbUeing  dagli  Aomii 
A'  lUuhfim  (a)»  e,  dal  Croo^^gxtf»  sassone;,  che  il  ee 
I^ollsirip  Qf|e)^Pò  U,Marde),B»tsie  arila,  terr»  ^  Ho* 
dicij»«^snl  BologiMSfs  «PODì  già  ilfoffaafjass  ossia 
Mant^  come  «esp^è  il  Leibwio  per  poca  cono* 
soenas  di  quella,  terra.  BgU  era  nel'  laogp  di  Fcmlana 
yA  Placeotfiio,.a)tosebè  coacedentev  io  ooa  so  qnal 
giorno,  ai  csoooiei  di  Ckemo^oia  un  pr:iTÌiegio  (3/^ 
liotatie  coir  anno  pisano*. 

Una,  gran  rivolta  dì  bafoin  di  Paglia  era  segnita 
contra  Ruggieri  re  di  Siàlias  Yerisiniilmenta  speniH 
do  la  venuta  del  re  Lottario  e  di  papa  Ibnoeeiizo,  si 
animarono  tutti  contea  di  chi  face!ni  a  tutti  paofa^ 
tla  Ruggieri^  appena  confArsa  la  prùasavera,  con  pof 
tenta  eseroilo  passata  lo  stretto  (4))  si  portò  a  Ta« 
fantO)  e  dt  là  passò  all^  assedio  di  Brindbi  che  era  di 
Tancredi  ^i  Conversano,  con  obbligar  quella  città 
alla  reaa.  Hi  tenne  prigione  G^offredo  conte  di  Aq- 
dris,  che  fa  astretto  a  cedergli  bnona  parte  delle  sua 
terre.  Quin^  portò  la  guerra  contra  della  città  di 
Bari,  e  in  tra  settimane  indusse  que^  cittadini  a  ca<* 

(f)  Gaflari  Anoal.  Genuens.  I.  r. 

(2)  Anaa).  Hildesheim.  Chrongrsph.  Ssxo  apad  Lcib^ 
nitium. 

(3)  Antiqait.  Italie.  Diiiert.  6a. 

(4)  Falco  Beoeveot.  io  Cbron.  Akztndsr  Telcsinasl.  ti 

^  Digitized  by  V^jt 


k  V  ìf   Ò      MCXSXSt,  '^ 

pStoIare  la  resa,  e  a  daì^H  in  mano  Grimoaldo  priti!^ 
dpe  éì  quella  città,  the  fu  weadato  prigione  in  Sf* 
eilia.  Tenmi  poi  ad  apetta  rott^bin  contra  di  Ruggieii 
il  pnncipe  di  Gapua  Éòbefto  li  e  Rainòlfo  èontt 
^  AMfe,  cognato  dcA  re  medesimo,  anirono  nn^  ar* 
toita,  se  crediaolio  a  Falcone^  di  tramila  camlK  e  «{ua* 
rantamtk  fniti  (  ntimero  die  ha  deH^  eccessivo  ). 
Ritoad  airaccoito  re  Ruggieri  di  guadagnar  Crtsceh^ 
%io  cardinal  dett^  antipapa  Anacleto,  che  gòTemaTii 
allora  Benerento,  con  indurre  parte  di  quel  popoloi^, 
e  L<mdolfo  arcivescovo  a  giurare  la  neutralità  Hk 
que^^Oiliidi  di  guerra.  Ma  sparsasi  roce,  clie  Ctf^ 
aceniio  Tolea  dare  in  poter  di  Ruggieri  essa  Città  di 
BeDetento,  quel  popolo  andò  nelie  furie  ;  e  soHedti^ 
to  dipoi  dal  prìncipe  di  Capua  e  da^  suoi  aderenil 
abbracciò  il  partito  di  papa  Innocenzo  II.  Por  tossi 
il  re  air  assedio  dì  Nocera,  per  soccorrere  la  quale 
s^  affrettò  il  principe  di  Gapua,  sicché  alP  Àtripdda, 
o,  come  tcrìfe  Tubate  telesino^  al  fiume  8arno,  in 
luogo  chiamato  Scafato,  nel  di  24  di  luglio  si  venne 
ad  una  battaglia  campale.  Al  prìmo  incontro  riusci  a 
Ruggieri  di  iar  piegare  e  prender  h  fhga  alf  ala  slni^ 
atra  comandata  dal  prìncipe  di  Cdpua  ;  toà  iì  caloroso 
conte  llainolfo,  che  guidava  Y  ala  destra,  toh  tal  bra>^ 
vura  si  spinse  addosso  hll'  armata  del  re,  che  in  Bùi 
la  sbaragliò,  ed  ottenne  piena  la  vittoria  colP acquista 
dd  un  ricco  bottino,  ma  non  senta  grande  spargimen<^ 
to  di  sangue  da  ambedue  le  parti.  Tedesi  descritta 
^esta  vittoria  in  una  lettera  del  Vescovo  agatihse 
prèsso  CJdalrìco  da  Bamberga  (i).  Non  era  atreùo  a 

(i)  tJdalricas  Bambergeosis  T.  II,  Corp.  Distor»  p»)66, 
'       apod  Eccardam. 

Digitized  by  VjOOQIC 


S4  ABNAU  ft^TAUA 

fìmili  colpi  U  re  Aoggitri  :  questo  servi  ad  amiliafe 
alquanto  la  di  Ini  ambìaione  ed  alterigia.  Ritirosii 
egli  più  che  io  fretta  a  Salerno,  con  volto  nondimeno 
allegro  e  costarne  tale  d^  animo,  come  se  nulla  di 
contrario  gli  fosse  accaduto,  fila  questa  sua  disavren-» 
tura  incoraggi  forte  tutti  i  suol  nemici,  dimodoché  ì 
baroni  già  abbassati  ripigliarono  V  armi  conlra  di  lui. 
Era  dietro  a  far  lo  stesso  anche  il  popolo  di  Bari;  ma 
comfiarso  colà  Ruggieri  frenò  i  loro  movimenti  colle 
buone,  e  colP  accordare  a  que^  cittadini  quanto  sep« 
pero  addimandare.  Poscia  dopo  aver  dato  un  terrìbil 
sacco  al  territorio  di  Benevento,  venuto  il  dicembre 
sa  n^  andò  in  Sicilia  a  preparar  nuove  forze,  per  pò* 
tere  resistere,  anzi  per  potere  dar  legge  a  tanti  che 
s' erana  ribellati  contra  di  lui. 

(  CRISTO  Mcxzxiii,  Indizione  zi; 
Anno  di  (  INNOCENZO  II,  papa  4. 

(  LOTTARIO  III,  re  9,  imperadore  i. 

Addolcito  alquanto  il  verno,  passò  in  Toscana  il 
re  LoUario^t  a  Calcinaja  nel  territorio  di  Pisa  si  ab* 
toccò  di  nuovo  con  papa  Innocemho  (i).  Marciò  di* 
poi  per  la  strada  regale  fino  a  Titerbo,  dove  arrivato 
(incora  per  la  marittima  il  pontefice,  s^  inviarono  po- 
scia unitamente  per  Orta,  e  pel  territorio  della  Sabina 
e  di  Farfa  sino  a  Roma.  Dacché  furpno  vicini  a  Roma, 
fi  accamparono  presso  a  s.  Agnese  ,  e  in  quel  luogo 
ebbero  una  visita  da  Teobaldo  prefetto  di  Roma ,  da 
Pietro  Latrone  (  e  non  Leone^  come  ha  il  testo  del 

(x)  Gardiotl  de  Aragonia  in  Vita  laaocentii  II,  P.  I, 
T.  Ili,  Rerum  Italicarum. 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


4  ir  ir  o    Hcmxtz.  5£ 

Baronio  )  e  àa  altri  noMt  romani  del  loro  partita. 
Entrati  fiBatmente  io  Roma  sol  fine  d' aprile ,  papn 
Innocento  II  liberamente  prete  alloggio  nel  palauò 
lataruEiese^e  Lotteria  colle  tue  genti  tul  Monte  Aven^* 
tino.  Buona  parte  allora  de^  Remani  si  dichiarò  in  6h- 
▼ore  del  legittimo  pontefice  ;  ma  non  lasciò  per  que^ 
#to  Tantipapa  Anacleto  cei  suoi  aderenti  di  tener  sal^- 
do  Castello  sant^  angelo  colla  basilica  vaticana,  ed  al- 
tri siti  forti  di  quella  città,  colP  andare  intanto  invian- 
do ambasciatori  al  re  Lottano,  pregandolo  di  roler 
dar  luogo  senza  guerra  ad  un  esame  canonico  delle 
sue  ragioni  e  di  quelle  d*  innocenio^  con  esibire  an<« 
Cora  ostaggi  e  fortezze  in  deposito.  Maifttti  non  cor* 
rispondevano  alle  parale.  Né  Lottarlo  atea  condotto 
seco. tali  forze  da  poter  mettere  costui  al  dovere.  Non 
più  di  duemila  cavalli  scrìvono  alcuni  ch^  egli  avesse 
di  seguito  (i).  Vennero  bensì  in  aioto  del  papa  con 
otto  galee  i  Genovesi  (a)  ;  con  altre  ancora  v^  accor* 
aero  i  Pisani,  e  presero  Civita  Teediia  con  altri  pic- 
cioli luoghi,  ma  neppur  questo  bastava  a  snidar  P  an- 
tipapa ben  fortificato  ed  assistito  da  molti  nobili  ro» 
mani  suoi  aderenti.  Yeggendosi  adunque  mal  dispo« 
ste  le  cose  (3),  fu  risoluto  di  dar  come  si  potea  la  co« 
rona  imperiale  al  re  Lottano  :  al  qual  fine  fu  sceltala 
basilica  lateranense^^acchè  non  „si-f)iQtea  hr  la  lun^ 
none  nella  vaticana.  Pertanto  nel  di  4  di  giugno,  gior- 
no di  domenica,  dalla  mano  di  papa  Innocenzo  II  ri- 
cevette Lottano  la  corona  e  il  titolo  d'^imperadore.  Ora 

(i)  Falco  Beneventan.  in  Cbron. 
(a)  Caffari  AnnaL  Genuens.  i.  i. 
(3)  Otto  Frisingenfis  in  Ghron.  1*  ;•  e.  i^  AttOiUsta 
Saxo. 

DigitizedbyVjOOQlC  ^ 


^gU  ^i  trupta  clvaiiaatQ  J^oU^riff Ulj'vat  q^witQ  era  r# 
4' Italia,  «  Jj>oUario  IJ  come  imfNsc^^oce.  Da  li  a  pò* 
c^ poixà  pi  coi^pose  Is^dififer^Q^  ducala  fio  <pii &a  la 
^^(a  S^de  «}  Alligo  y  ÌQ^>«rft€|ore  ^e  Lojttario  suo  suor 
£i^Qr«  (}),  ()ver  rereditàdei  bepiaHoJiali  della  coiaasé 
$9  l^a^lde.  Fu  pre«>  (|i»e%to  messo  termine  che  il  pcm^ 
ti^c^  4ie  io,Ye#jtis«e  e^o  Lattario,  e  dopo  Ini  Arrigm  IF^ 
duc^  di  9a:viera  e  Sasxoftia^  genero  dello  stesso  impenK 
dorè,  cqn  che  egli  giurasse  (Hoaggb  e  fedeltà  per  esse 
terre  ^}  poptefic^  rop^Do.  Ne  rappòrto  il  cardinal  Ba^ 
rqi^io  la  t^oUa  pontificia.  AU»iam  reduto  di  sopra  eba 
1^  Jti^^  eiftense  d^  Germania,  ossia  dpi  duchi  di^arà^ 
i'9,  per  le  nozze  dd  dncfi.  Gue^o  W  colla  suddetta 
epntes^a  Mat^de,  pretese  la  di  lei  jeredatà.  Restarono 
esaQditia  in  quesl^  anno  le  sue  pretefìsioni ,  dtmododsiè 
il  duca  Arrigo  il  {hù  potere  dei  prìncipi  di  G^mania, 
e  che  ^tenera  in  Italia  la  porzione  sua  negli  antichi 
Sitati  dèUa  casa  d^  Este,  maggiormente  stese  la  sua  pos^ 
satina  ancora  in<pieste  parti  colla  gktqta  di  quelli  ddla 
contessa  Matilde.  Tennero  a  Rom^  in  tal  congitmtura 
Soberio  principe  di  Capua  e  Rainolfo  conte  di  Ah^ 
coq  drca  Jtrec^o  cavalli  (a),  sperando  di  coneertor  la 
naniere  di  difendersi  da  Ruggieri  re  di  Siolia  \  ma 
gettarono  i  passi  ;  perdìè  troppo  smilze  erano  le  fona 
dellViugusto  Lot^o,  e  meno  poteva  papa  Imiocenzo, 
perirle  in  n^nno  dell^  antipapa  pestavano  quasi  tutte  k 
torri  e  fortezze  di  l^oma. 

Approssigaandosi  intanto  i  caldi  pernidosi  d^asfa* 
te,  Pimperador  Lottarlo  pon  ripi^ttere  a  tefnpo  pjù  pro- 
pizio iltotale  ristabilin^eqto  di  p^a  iQ^noo^^^o^^f^n  v^- 

<i>  Baron.  Annyles  Eecles.  ad  kaua  anaum. 
^2)  Falco  3eneTent  in  Cbrooic. 

k  DigitizedbyVjOOQlC 


A  n  II  a    ifisittiii.  S7 

ae  tJk  TOb»  A  liKHiibir^.  Era  egli  nd  caiiipo  di  saà 
LeoQar4o  «idMiaftCoTaiK>  Bel  di  5o  di  In^io  (1),  qnan^ 
do  coofemò  al  popdo  di  Mantora  tutti  i  suoi  prì?ile- 
^,«011  l^^okà  ditrasf<nùfi  ilpalaizo  imperìaie  dal  bor-^ 
go  di  s.  Gìofttnm  al  mooktero  di  s.  Rufino  di  là  dal 
fywBoe  Hìdcìo.  AbHamo  dagli  Annali  d^  Ildesham  (2) 
che  punto  T  augusto  LoUario  ^a  chiusa  suU^  Adige', 
nék*  andare  da  Verona  a  Roveredo,  essendogli  negato' 
il  passaggio  dagli  aitanti  di  quel  paese  ,  egli  mirabil- 
mente 9*  impadroiù  della  città  situata  in  cima  al  monte 
(  ben  difficile  è  a  credere  cbe  ivi  fosse  una  città  ),  feee 
prigione  9  padix>n  d' essa,  e  fdicemente  passò  in  Ger- 
maiùa ,  con  celebrar  la  natività  della  Vergine  in  Virtz-.' 
burg,  dove  fu  gran  concorso  di  principi  ecclesiasticf 
■t  secolarì.  Dimorò  per  qttaldie  tempo  ancora  papa  In- 
nocenzo in  Roma  nel  palazzo  lateranense  ;  ma  trovan- 
ti continuamente  infestato  daQ^  antipapa  e  mal  sicu- 
ro, ne  usci,  e  nd  mese  di  settembre  andò  a  ricoverarsi 
HI  Fisa,  dove  con  grande  onore  ed  amore  accolto,  tro- 
vò quel  popolo  costantissimo  nel  suo  servigio.  Mentre' 
era  in  Roma  V  imperatore  Lottano ,  certificato  il  re 
Ruderi  che  nuHa  v^era  da  temere  di  lui,  con  una  ar- 
mata più  poderosa  delle  passate  venne  dalla  Sicilia  iti 
Puglia  (5),  pieno  di  veleno  contra  de^  baroni  ribelli  é 
mancatori  del  giuramento  a  lui  prestato.  Ciò  ucGto  da 
Roberto  principe  di  Gapua,  veggendo  egli  fòllite  ìe 
sue  speranze  di  ottener  soccorso  dai  Tedeschi ,  d' or- 
dine del  papa  nel  ^  a^  ^  giug^^cr  se  ubando  per  mare' 
a  Pisa,  dove  gli  riuscì  d'impetrar  allora  alqaanto  di^ 

(i)  Anti^uit  Italica  Diss^rt.  i3* 

<2)  Aonales  Hildesheira,  Annalista  Saxo. 

(^j  Alexander  ^Teleiinas  1.  a,  e.  ZQ, 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


58  Ainrixi  D^ttMiUt 

petite,  con  cui  te  ne  ritomò  a  casa,  portando  séco  k 
promessa  d^  un  aiuto  di  cento  legm  nd  marzo  prossimo 
rentoro.  Fece  anche  un  trattato  co^  Genovesi ,  sensa 
de^  qudi  non  si  rollerò  impegnare  i  Insani.  Intanto  i| 
re  Ruggieri,  come  un  folgore,  {uombò  sopra  le  ten^ 
de**  baroni  a  lui  contrarli  (i).  Prese  Tenosa ,  Nardo, 
Baroli,  Binerbino  ed  altre  città,  commettendo  talìoru* 
deità  sopra  d' esse  e  sopra  gli  abitanti,  che  peggio  non 
ayrebbono  fatto  i  Turdii  e  Saraceni  nemici  di  Cristo. 
Tentò  indamo  coll^  assedio  Brindisi,  che  fu  bravamen* 
le  difeso.  Ma  con  felicità  occupò  le  terre  di  AUssan-- 
dro  conte  diMatera,  il  quale  si  salvò  colla  fuga  in  Dal- 
mazia. Goffredo  conte  di  Andrìa  &tto  prigione,  fu  in- 
viato in  Sicilia  a  far  penitenza  di  sua  fellonia.  Non  f^ 
più  propizia  la  sorte  a  Tancredi  di  Conversano ,  che 
si  accinse  alla  difesa  di  Monte|»loso.  Assediata  qudla 
terra  da  Ruggieri,  benché  forte  di  sito  e  guarnita  di 
coraggiosi  difensori,  pure  dovette  cedere  alla  forza  ed 
industria  d^  esso  Ruggieri  che  condannò  alle  prigioni 
di  Sidlia  il  conte  caduto  nelle  sue  mani.  Con  barbarie 
inaudita  fece  Ruggieri  tagliare  a  pezzi  tutti  gli  abitanti 
di  quella  terra,  senza  riguardo  alcuno  né  a  donne,  né 
a  fiuiciullì.  Si  credette  il  popolo  della  città  di  Troja , 
allorché  intese  incamminato  il  re  alla  lor  volta ,  di 
placarlo  ;  e  però  gli  uscirono  incontro  con  una  divota 
proccHione,  e  colie  reliquie  dei  santi.  Ma  T  inumano 
re  con  occhi  torvi  guatata  la  misera  gente,  non  voUa 
ascoltarla  ;  dimanieraché  chi  qua  e  chi  là  presero-  la 
fuga.  Fece  egli  mettere  ne^  ferri  molti  di  que^dttadi* 
ni  e  dare  il  fuoco  alle  lor  case  e  beni.  Un  egual  trat- 
tamento provò  poscia  la  città  di  Melfi.  Con  questo  ra- 
(i)^  Falco  BeneTin  Chron.Eoina«l<l,  Salcrnit.  in  Ghron. 

fc.  DigitizedbyVjOOQlt 


▲  ^  ir  o    ucMMiìh  Sq 

pido  eorso  di  vittorie  e  di  erudeltè  s^  inpadroul  e^i 
di  Bisseglia,  di  Tr»iii,  di  Ascoli,  di  s.  Agfitn  e  di  altre 
terre*  latanlo  il  conte  RainoUo  temendo  ohe  il  %cah 
perde  andasse  a  scaricarst  sopra  le  sue  eootrade^  rì« 
corse  a  Sergio  daca  di  Napoli,  il  quale  a?ea  paiimen* 
te  cangiato  mantello  ;  e  da  lai  e  dal  popolo^  d' Àverstt 
ottenne  promessa  di  un  ga^tardo  aiato.  fila  per  allo^ 
ra  cessò  il  bisogno,  perchè  il  re  Ruggieri  nell^ottobre 
passò  in  Sicilia^con  molti  ntfigli  carichi  d^oro  e  dV« 
gento  e  d^  altre  spoglie  ddle  misere  terre  ch'egli  ave» 
non  conquistate,  ma  ridotte  all'  ultima  rovina.  Altro 
da  soggiogare  non  gli  restava,  se  non  Roberto  princi* 
pe  di  Capua,  Rainolfo  suo  eofaato  conte  d^Aliie ,  e 
Sergio  duca  di  NapoU.  Secondo  il  padre  Pagi  j(i)  pas- 
sò nel  di  5  di  dicembre  deir  anno  presbite  a  miglior 
vita  s,  Bernardo  vescovio  di  Parma,  la  cui  Vita  scrit* 
te  da  un  autore  contemporaneo  è  passate  fino  a^  0(^ 
^tri  tempi.  Sappiamo  di  certo  ch^  egli  avea  acoompa^ 
guato  a  Roma  nell'  anno  presente  l'augusto  Lottarlo.. 

(  CRISTO  Mczzxxv.  Indizione  xii. 
Anno  di  (  INNOCENZO  II,  papa  5. 

(  LOTTARIO  III,  re  io,  tmperadore  ^ 

Tenne  in  quest^anno  nel  di  So  di  maggio  papa 
Innocemo  II  un  concilio  (a)  generale  nella  città  di 
Pise,  eletta  da  lui  per  suo  domicilio,  finché  Dio 
provvedesse  allo  scisma  di  Anacleto.  Sono  periti  gli 
atti  di  queirinsigne  sacra  adunanza,  a  cui  concorsero' 
i  vescovi  ed  abati  non  solamente  dell^  Italia,  ma  ao- 

(i)  Pagias  ad  Anoales  Bsroa. 
(a)  Labb.  Condì.  Tom.  X. 

Digitized  by  VjOOQIC 


6o  ^éomàu  d^tìlia 

cbe  d4h  Francia  e  G«raiafiia.  Fm  gli  altri  V  inter-^ 
Tenue  #.  Bernardo  abate  di  Chiaravalle,  gran  lumi- 
mre  allora  della  Ckieta  di  Dio.  Sappiamo  che  in  es'' 
ao  ooneHio  fa  confermata  la  seommiica  contro  41  aml- 
éettn  antipapa  e  eontro  tutti  i  suoi  aderenti  e  protet»' 
tori  (i).  Furono  in  depoaii  Pietro  vescovo  ^Tor- 
tona, UbeHe  vescovo  di  Lacca,  e  t  vescovi  di  Berga<-' 
AO,  Bojané  ed  Ireno,  forse  perchè  fittttori  ddf  an- 
tipapa Anacleto.  Osservò  41  cardinal  Baronio  (a),  ehr 
ari  ritornare  da  questo  concilio  vad  vescovi  ed  abate 
franoeti,  furono  essi  presi  ed  incarcerati  nella  Luni-* 
glana  e  in  Fontremoli.  Ne  paHa  Pietro  abate  £  Qu-' 
gni  in  una  lettera  a  papa  Innocenzo  (5);  ma  senaa' 
spedficara  chi  lasse  T antere  di  tale  iniquità,  cioè  99^ 
i  partigiani  dell*  antipapa,  oppure  alcun  padrone  di* 
qneUa  terre.  Ddle  memorie  accennate  dal  FtorenH-^ 
ni  ^4)  ai^Mamo  che  nel  ^  ^  novembre  ddl'^anno^ 
riSi  si  trovava  né  distretto  di  Volterra  Rampreiia^ 
dmn0^  munire  Htusciae  praeses  et  marchio.  Questo 
suo  diploma  V  ho  io  divolgato  altrove  (5).  L^gesi 
poi  negli  Annali  pisani  ril^tfnno  ii35  pisano,  cioè 
nel  II 54  nostro  volgare,  che  (6)  ///  kakndas  jnnii 
Pisi$  est  eelé>ratum  coneilium  per  papam  Inno* 
eentium^  et  alias  praelatos.  In  quo  concilio  Ingih 
hertus  de  marchia  Tusciae   investitus   est  Qui  pò» 

(1)  Csrtliti.de  Aragon.  in  Vìla  Innocentii  If,P.  1,  T.  HI, 

Rértim  llalteansni. 
.(a>  Barali.:  Ànaaln£cclffiss». 

(3)  Petras  GUiiii«ceiu.  L  %  Epis^  zr^ 

(4)  Fioreat.  Memor.  di  Matild,  I.  2,  p.  347. 

(5)  Antìqait.  Ital.  Di^sert.  17. 

(6)  Annal,  Pisani  T.  VI,  Ber.  Ital,  -f- 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


AJinO      MffiOXlV.  $t 

iiea  iefensm  a  Pisarùs^  et  a  Luoensibus  ubigue  of^ 

Jtnsus^  et  victus  apud  Ficecehiwn  in  campo^  Pi»m$ 

^um  ìacryniis  JUgiens^  a  Pisanis  vindi&iltis  eskChi 

^tsit  V  inve»U|nra  dalla  Toi^caiw  a  quetlo  Ingdber* 

tOf  oon  app^risfca.  Pptrebbe  credem  che  il  papa  orito 

preleosioni  d«U^  eredità  della  eomeiia  Hatilde  lader<t 

s«.  Ma  questi  ao^  potea  conferire  ad  aUrai  le  profio** 

eie  deli^  imperio,  eaoluse  dalP  eiedità  d^  esaa  Matilde^ 

^  ae  c^U  le  avesse  pretese  come  allodio,  pk  abbiamef 

Tedoto  che  n#  aveva  iavestilo  Arrif^  duca  di  Saviecev 

M^anùo  f  137  st  scorcerà  che  niinperadere  laandè 

soccorso  allo  stesso  lo^lberlo  ;  e  però  dovea  cpMsti 

essere  suo  vassallo  per  la  Toscana,  ila  noa  volendo 

i  Lucchesi  ehi   loro   comandasse,  qiutidi   nac^ie  la 

gnensa  contra  di  questo  marehese.  Non  ò  fiieile  a  me 

U  determinare,  se  in  questo,  oppnre  oel  precederne 

anno  ibsse  dai  Milanesi  rigettato  e  deposto  jimsehn^ 

arcivescovo. di  Milano,  dianai  scomunicato,  per  avat 

coronato  re  d^  Italia  Corrado*  Ne  eHa  anche  prove* 

nato  gran  danno  alla  chiesa  di  Milano,  come  attesta 

s.  Bernardo  in  una  tua  lettera  ai  Milanesi  (i);  perchè 

papa  Innocenzo  II  P  avea  spogliata  della  dignità  di 

metropoli  ecclesiastica  e  a  lei  sottratti  i  suoi  sofiiraga** 

nei,  e  fra  gli  altri  costituito  arcivescovo  il  già  iresoo«« 

vo  di  Genova  sottoposto  a  Milano.  Nega  il  padre  Pa-^ 

gì  questo  fatto  \  ma  paiono  assai  chiare  le  parole  di 

a.   Bernardo  al  popolo  milanese,  dove  dice  ;   Quid 

contulit  Obi  veiiis  tua  reheìUo  7  j4gnosct  poiius^  in 

qua  poiestat€y  gloria^   et  honore  suffragantòrunk 

iuorum  tamdiu  prisHita  exstisti^  con  quel  che  segue# 

Non  era  forestiera  in  questi  tempi  uua  tal  pena^  e  la 

(1)  Beroardas  Eplst*  i3i.  . 

Digitized  by  VjOOQIC 


02  AmULI   D^  ITÀJLlk 

abbiamo  anche  veéuta  utara  conCro  la  clnesa  £  Ra- 
tem»».  Racconta  Landolfo  da  t.  Paolo  (t)  che  f  Mi>- 
Irnetì,  clero  e  popolo,  si  toUeTarono  contra  d' esso 
Anselmo,  oramai  pentili  d^  aver  &Torito  V  antipapa 
Jfìaaeleto  e  lo  spurio  re  Corrado.  Però  si  arrogarono 
V  autorità  di  dielaararla  detiaduto,  in  guisa  che   egli 
fu  coslrelto  a  ritirarsi  nelle  castella  éella  chiesa  mila* 
fiese.  Fu  poi  eonfermata,  ossia  autenticata  nel  conci- 
lio di-Pisa  la  deposizione  d^  Anselmo  dal  pontefice 
Innocenzo.  Ha  prima  d^esso  condilo  aveano  i  Mila- 
nesi invitati  alla  loro  città  s.  Bernardo  ;  la  cui  santo- 
la ed  autorità  fecea  in  questi  tempi  gran  rumore  dap- 
(>ertutto,  acciocehi   colla  soa  presenz»  e  destrezza 
nettCMe  fine  allo  scisma  della  loro  città,  e  li  rioooci^ 
Kasse  eon  papa  Innocenzo  il  e  coir  imperadore  Lot- 
tario  Se  ne  scusò  il  santo  abate  allora,  perchè  chia* 
mato  a  Pisa.  Bi|b  appena  terminato  quel  concilio,  il 
pontefioe  V  inviò  colà  con  Guido^  non  già  arciwsco-r 
vo  di  Pisa,  ma  bensi  cardinale  dì  nascita  pisano,  col 
vescovo  d*  Albano  Matteo^  personaggio  di  rare  Tirtù^ 
e  con  Goffredo  vescovo  di  Sciartres  (a).  La  dÌFDzio- 
Atj  €on  cui  il  popolo  dt  BSilano  venne  air  incontro 
di  quel  celebre  abate,   fir  incredibile.  Il  ^cever€rkiq> 
come  angelo  di  Dio,  baciandogli  i  piedi,  e  pelandogli 
il  mantello,  con  dispiacere  nondimeno  della  sua  pro- 
fonda umiltà.  GoUa  noediazione  di  questi  legati  apo- 
stolici e  di  s.  Bernardo^  abi«irò^  tutto  quel"  popolo  non 
meno  V  antipapa  che  il  re  Corrado,  sottomettendosi 
a^  vero  papa  e  air  augusto  Lottano..  E  perciocché  era 
vacante  per  le  addotte  cagioni  la  chiesa  ambrosiaiiay 

(i)  Landulphus  junior.  Hist.  Mediol.  c.4f* 
Ja)  In,  Yit.  5.  Bernardi  j.  ti  e.  a. 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


1  ir  ir  o    Mcxxitv.  So 

univtf  sale  fu  il  desiderio  di  quel  popolo,  per  oltetie-^ 
te  in  loro  archrescoTo  il  sauto  abate  di  €hiaraTalle, 
per  la  cni  intercessione  saccederono  allora  molte  mv- 
Faeobse  guari^oni  in  Milano.  Corsero  in  folla  allo 
chiesa  di  s.  Lorenzo,  nella  cai  canonica  era  egli  di'* 
loggiato,  richiedendolo  per  loro  pastore  ;  ma^il  buoni 
santo  che  teneva  gotto  i  piedi  tutte  le  grandezee 
umane,  nel  dì  seguente  colla  fuga  deluse  tutte  le  bro 
speranze.  Altrettanto  avea  fatto  a  Genova.  Allora  fu 
che  alcuni  suoi  discepoli  restati  in  Milano,  si  accinse- 
ro colla  raccolta  delle  Umostoe  a  fondare  il  monistero 
de^'Gisterciensì  di  Gbiaravalle  iuòvì  di  Milano.  Andò 
poscia  s.  Bernardo  a  Pavia,  e  quindi  a  Cremona,  pec^ 
troncare  il  corso  alla  guerra,  che  quei  popoli  tuttavia 
manteneano  conlra  di  Milano.  Pare  che  i  Pavesi  sr 
poetassero  alle  vigorose  insianazìoni'  di  lui,  ma  noi» 
già  i  Crei^onesl,  tuttoché  vedessero  ritornata  airub«- 
bidienza  de^  veri  suoi  superiori  la  città  di  Milano,  có- 
me si  raccoglie  da  una  lettera  é^  esso  s.  Bernardo  àr 
papa  Innocenzo  (i). 

Tornò  sul  principio  di  quest^anno  Micetto  //, 
principe  di  Capua,  a  Pisa,  per  sollecitare  i  soccorsi  w 
Ini  promessi  (a),  e  sul  fine  di  febbraio  comparve  in 
Capua  menando  seco  due  ^e^  consoli  pisani,  e  cirefr 
miUe  soldati  levati  da  quella  città.  Sergio  duca  dr 
NapoH  e  Rainoìfo  cpnte  di  Ali(c  approvarono  il  tratt- 
tato  da  lui  &ito  in  Pisa  (3),  e  somministrarono  il  dft^ 
Dsra  occorrente  per  accelerar  la  venuta  della  flótta 
pifana>  Intanto  eceotì  arrivare  a  Salerno  il  re 

(i)  Bernardus  Epìst.  3'i4.' 

(a)  Falcu  Bèncventanus  in  Cb)roQ. 

^^>  Alexander  Telesinus  Abbas  k  2^  (uS^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


64  juniàu  i^^tTAtu 

^ori  eon  circa  setsanla  galee  che  egli  imnieSataiiica-» 
te  spedi  coatta  di  Napoli.  Ma  ritroTarono  quei  popo^ 
\o  che  non  dormiTa,  ed  accorse  Taloròsamente  aUa 
difesa.  Però  dopo  af  er  dato  il  sacca  ad  akane  caktel^ 
la  di  qae'^cootorBi^  ae  ne  ritornarono  a  Salerno.  Qui* 
fi  rannata  una  poderosa  armata  A  Siciliani  e  Pnglie-> 
si,  e  spintala  addosso  al  castello  di  Prata,  tuttoché 
fosse  Inogo  forte,  quasi  in  un  momento  se  ne  impa« 
dronl,  •  lo  diede  aUe  fiamme.  NeUo  stesso  primo  gior- 
no sottomise  Altacoda,  la  Gretta  e  SummonCe:  il 
Ae  sparse  il  terrore  ira  i  Beneventani,  Capuani  e 
Napoletani  suoi  avversari.  Inoltratosi  poi  verso  il 
principato  di  Gapua,  prese  Palma  e  Salerno.  Intanto 
U  conte  Rainolfo  animò  tutti  i  suoi  aderenti,  ed  nsd 
in  campagna  colP  esercito  suo  per  fermare  i  progres- 
si di  Ruggieri.  Sfa  questi,  dopo  aver  munite  le  rive 
del  fiume  Sarno  di  cavalieri  e  d^  arcieri,  per  impedi- 
te al  conte  il  passaggio,  andò  a  mettere  V  assedio  a 
Nocera,  eittà  forte  del  principato  di  Gapua.  T'era 
dentro  Ruggieri  da  Surrieuto  con  buona  guarnigione^ 
animoso  guerriero,  e  risoluto  di  ben  difenderla  ;  ma 
per  tradimento  d'  alcuni  gli  convenne  depor  V  armi 
q  rendersi.  Passò  di  là  il  re  Ruggieri  contra  le  t^re 
del  conte  Rainolfo,  e  ne  conquistò  alcuoe:  il  che  ve- 
duto dal  conte,  per  consiglio  de^  suoi  mandò  a  trat* 
tar  di  pace.  Ruggieri  diede  albm  luogo  alla  còllera 
contra  del  cognato,  e  purché  egli  si  sottomettesse,  ac^ 
«etto  la  proposizione  di  restitnirgli  la  moglie  e  il  fi« 
gliuolo.  Presentossi  dunqne  il  conte  al  re,  e  inginoc- 
chiatosi volle  baciargli  i  piedi.  Noi  consenti  Ruggieri^ 
e  baciatolo  in  volto  pacìficossi  con  lui,  e  ne  ricevette 
il  giuramento   di  fedeltà.  Trattò  in   tale  occa^one 

Digitized  byVjOOQlt 


A  11.  ir  o    MemiT.  6i 

RainoUg'anoBe  deilfe  pace  con  Roberto  prioéipe  4i 
Capua  ^  e  ti  re  s^  indusse  a  eoocederla,  purché  Ro-^ 
berlo' prìma  della  naelà  del  mese  d'agosto  si  rlcono* 
•cesse  %uo  vassallo,  e  cedesse  le  tèrre  perdute.  £ra 
in  questo  mentre  ito  a  Pisa  Roberto,  peif  implbrarè 
il  promesso  soccorso  da  papa  I-nnòcénzo'  e  dai  Pisani* 
Passato  quel  termine,  il  re  vergendo  non  essere  ao* 
cettata  V  esibita  pace,  si  impossessò  di  Castetio  a  'Ma* 
re,  e  d^  altre  terre  di  Ugo  conte  di  Rojano.  Andò  al 
monistero  di  Telesa  (i),  doye  fu  ben  accolto  da  Alea* 
Sandro  abate,  scrittore  poi  dei  fatti  del  re  medesimo  ; 
di  là  sMnviò  alla  volta  delia  nobilissima  città,  di  Ca- 
pua. Ninna  difesa  volle  far  quel  popolo,  co»  attende* 
re  solo  a  placarlo  ;  e  però  uscito  in  processione,  con 
grande  otiore  V  eccelse,  e  con  inni  e  lodi  il  condusse 
alla  chiesa  maggiore,  e  gli  giurò  fedeltà.  Si  aeeigneva 
apprèsso  il  re  Ruggieri,  dopo  essersi  in>padronilo  di 
Aversa  e  del  resto  del  principato  capuano,  a  passar 
coùtra  di  Napoli;  ma  Sergio  duca  di  queli^ inclita  cit- 
tà giudicando  meglio  di  non  aspettar  la  tempesta, 
tenne  in  persona  a  rendersi,  cioè  a  sottoporsi  cerne 
vassallo  alla  di  lui  sovranità.  Altrettanto  fecero  quei 
della  cesa  di  Borello.  Presentossi  anche  Ruggieri  sot- 
to Benevento,  con  obbligar  quel  popolo  a  prestargli 
giuramento  di  fedeltà,  salvo  nondimeno  V  omaggio 
dovuto  al  papa.  Però  non  fu  pigro  1*  antipapa  Ana- 
cleto a  volar  colà,  e  a  ripigliarne  il  possesso,  eoa  far 
poscia  demolir  le  case  d**  alcuni  di  que'  cittadini  che 
non  erano  in  sua  grazia.  Cosi  In  breve  tempo  ridusse 
il  re  Ru^ieri  sotto  il  suo  dominio  quel  ^asto  e  fiori- 
tissimo paese.  Dopo  di  che  pieno  di  gloria  se  ne  toi* 
(i)  Alexander  T^Iesinvs  Albas  lib.  2.  e  65. 

MCRATOAI,     yOh,     2ULXVII*  Digit  zedbyCOOglg 


nò  a  Salarao,  e  di  tà  in  SteinQ.  Aoberto  {mKqci^  £ 
Gapua  rvitò  io  Pisa  presso  papa  laaooeuso^  «spet- 
ttfodo  ameadae  eoa  patienza  ntigUori  Tenti  dal  set- 
•«dtrioné,  cioè  déV  imperadore  Lottarlo .  Scrive 
Landolfo  da  s.  Paolo  (i),  che  in  qaett^  anao  il  {>rlQ« 
alpe  Cartaio^  cioè  Io  stesso  che  dai  Milanesi  arca 
Goasegaila  la  corona  del  regno  d' Italia,  aUiori  cofi'^ 
siila  potHuf^  impetatoris  Loiharii  vexilH/èr  est  fa* 
ctus^  cioè  si  era  rtconoiliato  coll^  imperadore.  Ma  rac- 
contando altri  scrittori,  che  questa  pace  solamente 
segni  neiramio  prossimo  venturo,  o  Landolfo  anticipò 
il  tempo,  oppare  s^  incominciò  inqaest^  anno  il  trat- 
tato della  concordia,  e  poi  si  compiè  nel  segnente.  Fi' 
no  a  questi  teaf  pi  menò  i  suoi  giorni  Folca  marchese 
d^  Este,  figliuolo  del  cetebr  e  marchese  A%%o  11^  e 
progenitore  della  lìnea  de^  marchesi  d^  fiste,  che  fio- 
risce tuttavia  net  duchi  di  Modena.  Ciò  apparisce  da 
uno  strumento  di  cession  di  beni  da  lui  fatta  al  mo- 
nistero  di  s.  Salvatore  della  Fratta  (a).  Quanto  di  vita 
gli  restasse  dipoi,  non  so  dire.  Ben  so  ch^egli  ginn- 
to  al  fine  de^  suoi  giorni,  lasciò  dopo  sé  quattro  fi- 
gliuoli, cioè  Bonifaitio^  Folco  11^  jélberlo  ed  Obi" 
%0j  e  forse  anche  il  quinto,  chiamato  Avho,  Portaro- 
no tutti  il  titolo  di  marchesi,  siccome  costa  dai' loro 
strumenti,  e  signoreggiarono  in  Este,  Rovigo,  e  nelle 
altre  antiche  terre  della  casa  d^  Este. 


(»)  Landulphus  {amor  Hlstor.  MeJioI.  e.  iz» 
(a)  Antichità  Estensi  P.  i,  cap.  Sa. 


,y  Google 


A   II   11   O      MGXXXV.  67 

(  CRISTO  ìscxixv.  Indinone  sin. 
Addo  di  (  INNOCENZO  XI,  papa  6. 

(  LOTTARLO  III9  re  »i,  imperadore  3. 

Quanto  le  coaqtiUte  e  fittQrie  rendeano  più  or- 
goglioso U  re  Euggieri^  aifrettanto  ^fllìggeTano  il 
buon  pontefice  Innocenzo  li  dimorante  in  Pisa,  che 
semprepiù  mirara  àHotitanarsi  la  spetranza  di  rientra- 
re in  possesso  della  cttià  df  Roma.  Seco  ancora  ^t 
IrovaTa  Roberto  principe  dì  Capna  dopo  la  perdita 
d^  suo  principato  (i).  Però  frequenti  lettere  esso 
papa  andava  scrivendo  all'  imperador  Lottario,  per 
muoverlo  a  soccorrere  la  Chiesa  di  Dio,  e  a  reprì- 
mere il  re  Ruggieri  nemico  dell'  imperio.  Assicurò  in 
quest^anno  V  angusto  suddetto  i  siioi  propri  interessi 
in  Germania  col  dare  la  pace  a  vari  suoi  nemici  e  ri- 
beiti. I  più  potenti  ed  ostinati  erano  finora  stati  Fe- 
derigo duca  di  Svevia  e  Corrado  suo  fratello.  Fin 
V  anno  precedente  Arrigo  duca  dì  Ba fiera  e  Sasso- 
nia, genero  deirimperadore,  dopo  aver  sostenuta  con 
vigore  negli  anni  addietro  !a  guerra  contro  i  due 
suddetti  fratelli,  ave»  tolta  loro  la  città  di  Ulma  :  col- 
po che  sbalordì  forte  il  duca  Federigo,  dimodoché, 
mentre  Pimperadrice  Richenza  si  trovava  nella  ba- 
dia di  Fulda,  egli  co^  piedi  nudi  comparve  alla  di  lei 
presenza,  per  implorar  la  grazia  deir  augusto  suo 
consorte.  Fu  accettata  la  di  lui  umiliazione,  e  Timpe- 
radrice  dopo  averlo  fatto  assolvere  dalla  scomunica 
per  mezzo  del  legalo  apostolico  che  si  trovava  presso 

(»)  Annalista  Saio.  oio.zed.y Google 


68  ARRAU  D*  STiLU    . 

di  l«i  (i),  trattò  dipoi  una  piena  concordia,  a   cai 
ebbe  parte  anche  «^  Bernardo^  che  in  questi  tempi 
mercè  della  lua  aautit»  ed  eloquenza  era  il  me<£store 
di  tutti  i  grandi  affari.  In  qnésl^  anno  adunque  nel  di 
17  di  marzo  tenne  P  augusto  Lottano   una   solenne 
dieta  di  quasi  tutti  i  principi  della  Germania  in  Bam- 
berga.  Colà  arrivò  anch^  il  duca  Federigo,  e  gittan- 
dosl  ai  piedi  deir  imperadore,  umilmente  .  il  sapplicò 
della  sua  grazia,  cUe  non  gli  fu  negata,  con  impegnar- 
si di  accompagnare  esso  imperadore  nella  spedizion 
d**  Italia,  già  risoluta  per  V  anno  seguente.  Oltre  ai 
legati  del  papa»  ohe  il  sollecitavano  a  venire,  mandò 
ancgra   GU^^anni  Comoeno    imperador   dei  Greci  i 
suoi  al  medesimo  Lottarlo  con    ricchi  presenti,   per 
confermar  la  pace, ed  amicizia  fra  P  uno  e  T  altro  im- 
perio, ed  anche  per  muoverlp  contra  del  re  Ruggieri, 
il  cui  ingrandimento  recava  già  non  lieve  gelosia   ai 
~  Greci  stessi.  Diede,  udienza  Lottarlo   a  questi  amba- 
sciatori nella  festa  della  Assunzione    della  Tergine  in 
Mersburg,  e  li  rimandò  ben  regalati  e  contenti.    Po- 
scia dopo  la  festa  di  s.  Michele  di  settembre,  trovan- 
dosi esso  imperadore  in  Mulausen,  colà  venne  Cof^ 
rado^  fratello  del  suddetto  duca  Federigo,  tutto  umi- 
liato, ed  avendo  ottenuta  V  assoluzion  della  scomuni- 
ca da  Corrado  arcwescovo   di  Maddeburgo,  fu  ana- 
messo  alPudienza  delpimperadore,  a^  qui  piedi  espres- 
se il  suo  pentimento   per  la  già  usurpata   corona  di 
Italia,  ed  implorò  il  perdono  di  tutti  i  suoi  falli,  che 
ToLtimo  augusto  cpn  buona  volontà  gli   concedett.e. 
Nella  festa  poi  del  natale  cliiamò  Lottario  alla  città  di 
Spira  tutti  i  i  principi,  e  con  essi  concertò  la  spedi- 
(i)  Àbbàs  Urspergeas  ia  Chron.     DigtzedbyGoogk 


ifir  ir  0    HCXtiT.  ^9 

zion  d^Itriia^  tanto  totpìrata  M  romaiio  pontéfice. 
Altre  BO?ità  siKccdtrono  tu:  quésti  «imo  t»;  Italia.  Do- 
po il  suo  ritorno  jn  SScUia  gvareiheBte  inferinMoiifil 
re .  Bu§gi«rì,'  fece  temer  ^i  ana  vita  (i).  >  Kón  &'>ra 
egli  per  anche  ben. riavuto  dal  male,  '  the  la  <  regisa 
Alhtria  sua  moglie  fu  sorpresa  eli  più  gagliarda  mar 
lattia,  chela  porte  ^atr  altra  \ita;  priocif^cssa  per  la 
sua  religione  e  per  le  sue  tatite  lìmosÌBe  di  iRemoria 
benedelta  fra  i  Siciliani.  Tal  malinconia  ed  «ffiizjone 
per  quésta  perdita  assali  il  re  consorte,  che  s^ratosj, 
in  camera».€ome  inconsolabile,  per  ^jìù  giorni  non.  si 
lasciò  vedére  se  non  da*  suoi  più.iDtimi  fttqDiiiari.  .Co- 
me suol  accadere  io  simili  casi,  cominciò  a  pi^^end^re 
piede,  e  a  ^volar  dappertutto  1$  fnmd,  rte  Riiggifri 
pia  non  foste  vivo,  e  che  per  polìtica  si  ^qult^ssf^M; 
morte  sua. 

Pertanto  pervenuta  questa  voce  a  PÌ8a,^o2>ei!fo 
principe  di  Capua  affrettò  il  soccorso  promessa  a  lui,. 
da'  Pisani^  e  con  circa,  ottomila  cpmbatleiitì:,-  e.  co|it 
venti  navi  di  quel  popolo  (a)  si  portò  nell'  aprile  di 
quesi'  anno  «  Napoli,  dove  si  egli  che  il  ^uca  forgio 
alzarono  bandiera  conlra  del  creduto  defuttto  }Ìug- 
gieri.  Aittettanto  fece  ancora  il  cpnie  JRainolfi^i  B^xt' 
randosi  anche  egli  dì  poter  cos),  operare  a  maivq  s^l- 
va,,  perchè ipo'suasò  della  mprte  del  sovranp,  a  cut, 
aveva  giurata  fedeltà.  Allora  fu  che  il  popolo  di  Aver- 
fa»  tuttoché  non,  manc^asie  chi  esseri v?  mojto  ben  vif* 
vo  lire,  ribellatoci,  richiamò  r  antico  s^o  ppnci|^ 
Roberto.  Volevano  i  Pisani  marciare  di  là  addosso  a 
Capua,  sperandone  la  conquista  i  ma  Ipronp  ritenuti 

(i)  ÀleXHTider  Telesinos  1,  3,  e.  i. 
•     (ai)  Falco  Beneventanos  in  Chrcnìoov  j 

Digitized  by  VjO09I-C, 


O  AfflAU  D^ITASIA 

da  ehi  sapes  efforri  uà  baoo  prasidia,  coittftiidhito  da 
GaàtifiD  ebhcttlKer  di  Ha^gieri,  nomo  aecoi^lò^  il  qua* 
le  0^ddò  le^a  a  Saierao  la  ^ate  [»à  sospetta  di 
quella  ciltà^  ed  useì  ancora  in  campagna  tx>iitra  dei 
nemid'pastflncidosi  al  fiume  Ghiano.  Il  oon  redercom- 
patire  alcaap  della  Sicilia,  accresccTa  ogni  di  più  la 
credenza  della  morte  ed  re  :  quando  eooo  arrifare 
esso  re  a  Salerno  nel  di  S  di  giugno,  e  dar  subito  gli 
ordini  per  unir  tutte  le  sue  fòrze.  La  prima  sua  ira- 
presa  fu  contro  là  città  di  Aversa,  da  cui  essendo  fug- 
gita buona  parie  di  quei  cittadini  per  paura  a  Napo« 
li,  non  credendosi  ivi  sicuro  il  conte  Rainoìfo^  anche 
egli  tenne  la  medesima  ria.  Restò  la  dianzi  opulenta 
città  alla  discreziob  di  Ruggieri,  che  dopo  averla  ab- 
band^onata  al  sacco,  la  fbce  dare  alle  fiamme.  DeTasIò 
poscia  tutti  i  contorni  di  Napoli  ;  e  Guarino  tao  can- 
celliere inviato  contro  le  terre  dei  suddetto  conte, 
sMmpadronl  dett^  amena  città  di  Alife  e  di  s.  Angelo. 
Perchè  Gajazzo  e  s.  Agata  fecero  resistenaa^  passò  lo 
stesso  Ruggieri  alP  assedio  di  esse,  e  le  costrinse  alla 
resa.  Di  là  tornò  ad  infestar  Napoli  ;  ma  conoscendo 
troppo  dilfìcile  la  conquista  di  queUa  forte  città,  sé 
ne  titirò,  comandando  solamente  che  ki  rifabbricasse 
Cucolo  ed  Aversa,  per  restrlgdere  ed  infestare  coi 
loro  presidii  i  Napoletani.  -Alle  calde  istanze  di  Rp« 
berto  principe  di  Gspua,  e,  come  si  può  eredete,  ao- 
é\i  di  papa  Innocenzo,  spedirono  l  Pisani  in  questo 
anno  altre  venti  navi  cx>n  gente  guerriera  a  Napoli 
per  opporsi  agli  attentati  del  re  Ruggieri.  Trovavasi 
allóra  le  città  di  Amalfi  senza  milizia,  perchè  impe- 
gnati gU  abili  alle  armi  dal  re,  parte  per  mare,  e  par- 
te in  terra  contra  de^  suoi  nemici.  Animaronsi  perciò 

^^  DigitizedbyVjOOQlt 


liflt^  «  il  prenderla  iv^  lo  «teiM.  Ao4q  tutta  a  speco, 
quella  rìechissìnm  ci(^  :  iowier^bile  ^  preziof o  fu  \l 
bottiuQ  che  vi  (i^aMrQ  ^  ne  esp^i'tarono  aUe  lor  i^i» 
i  Pii89i.  In  questa  cougJunt^ra,  Tccebia  teadiziouft 
(ni  Pweni  è  siete,  ah^  i  Ipr.  meggigri,  t^oTeto  in 
Aipalfi  rePticbUsìme  e  rinomato  «odìce  delle  Papde^-r 
te  pUane,  }o,parta$^ro  i:pir  altre  spoglie  a  Pisei  d^ 
doTe  poi  per  le  disgrazie  dj  quella  repul^tlica  passò  a 
Firenze»  "V'  ha  uuo  scrittore  del  secolo  quartodecU 
lup,  da  Jue  dato  alla  luce,  che  lo  accenue.  5e  possa 
r  asserzipn  sua  basterei  s"*  è  ^ìspuuto  fra  due  Taleuti 
lettetati  io  questi  ultimi  tempi  :  ìi^tpruo  a  che  ^v^ 
io  oserei  di  decidere,  5en  so  che  peiranpo  presente 
1 1 35,  cbiameto  da'  Pisapì  seeopdo  il  loro  stile  i  j  56, 
toccò  ad  Amalfi  la  disaTTentura  suddetta.  Poscia  i 
Pisaiìi  fecero  lo  stesso  giuoco  (i)  alla  Scala,  a  Bevel- 
\o  e  ad  altri  piccioli  luoghi.  Ma  saputosi  dal  re  Rug- 
gieri il  guasto  dato  dalP  armi  pisane^  da  Aversa  at:* 
corse  colà  colla  sua  aimata^  e  trurati  i  Pisani  alP  as- 
sedio della  Fratta,  diede  loro  una  considerabile  spe*, 
lazzata  con  ucciderne  o  farne  prigiopi  circa  mille  e 
cin^ueceuip.  Fra  i  prigioni  si  contarono  due  ^^^  cop. 
soli  pisani,  e  il  terzo. vi  lasciò  la  vita.  iSe  ^^  tornaro- 
no i  restanti  alla  Ipr  patria  colla  navi  cariche  di  spo- 
glie, e  cop  e^sp  loro  andò  ancora  il  principe  Roberto. 
Ruggieri  dopo  essere  (orpato  ai  danni  dei  Kapoletani, 
e  fatto  tagliar  loro  g)i  alJDeii  portanti  le  viti,  andò,  a 
Benevento,  dove  colla  bandiera  investì  del  principato 
di  Capua  j4nJuso  suo  terzogenito  (  nome  che  è  lo 
stesso  che  -^i/ò;75c»)j  e  dichiarò  conte  dì  Matera  Ada^ 
(i)  Alexander  Telesinus  L  3,  e  20. 

Digitized  by  VjOOQIC 


^.  •     4màU  wl^ÌTÈLtà 

mo  sao  frenerò.  Dbposti  poi  gli  affiirì  Mh  Puglia,  e 
creati  nel  di  ^1  fatilo*  natale  ca?èiiieri  Ruggieri  duca 
sao  primogènito,  e  Tancredi  prihcipe  di  Bari  sao 
secoftdogeùito,  se  ne  andò  dipoi  tn^eilia.  Per  quan- 
to crede  ti  signor  Sassi  (t),  nel  di  29  di  lagHo  ^ef- 
Pt^atlo' presente  eletto  fti  arctreseotro  di  Milano  Ro- 
b'aìd(fj  ossia  Rohoaìdo  Véscof o"  d' Alba,  il  qoafe  fu 
detto  che  aecettasse  T  eiezione  con  patto  di  ritenere 
il  ptimiero  sao  vescovato  (3).  E  circa  qneili  tempi 
tfìcirOQo  i  Milanesi  in  campagna  contra  de^  Cremone- 
si, ma  don  poca  fortuna,  perchè  furono  (atti  prigioni 
centotrenta  de*  loro  soldati  a  cavallo.  Apparisce  an« 
cora  da  una  lettera' di  sa  Bernardo  (3),  che  anche  i 
Piacentini  ebbero  n^ìle  lor  prigioni  altri  Milanesi.  Ac- 
cadde circa  questi  tempi,  che  il  deposto  afcivescRivo 
Anselmo  colla  speranza  di  aver  soccorso  dalP  anti- 
papa Anacleto,  si  mosse  per  Po  alla  volta  di  Roma. 
Nelle  vicinanze  di  Ferrara  fu  preso  da  Goizo  da  Mar- 
tineago,  e  inviato  prigione  a  Pisa  a  papa  Innocenzo,  il 
qual  poscia  mandoUo  a  Roma  nel  mese  d* agosto. 
Quivi  r  iofeUce  consegnato  a  Pietro  Latrone  ministro 
del  papa,  nello  stesso  mese  fiòi  i  suoi  giorni,  senza 
capersi  sé  di  morte  naturale.  Come  poi  si  arrischias- 
se li  papa  a  trasmettere  un  prigione  di  tanta  conse- 
guenza a  Roma,  dove  comandava  P  antipapa,  non  si 
può  iutendere,  se  non  supponendo  che  anche  il  par- 
tito  d*  esso  pontefice  ritenesse  tuttavia  assai  vigore  e 
delle  fortezze  in  quella  vésta  città. 

.     (1)  S«xi4ii  ia  Naif,  ad  Hìstor*  LaadalpM  JQDipris. 
(a)  Landalphas  junior  Hiit.  Mediol.  e.  1^2, 
(3)  S.  Bernard.  Episl.  i3f. 

L  DigitizedbyVjOOQlC 


▲  ir  H  o    Mèxxtvi. 


(  CRISTO  ncxxxTi.  Itt^none  n?. 
Anno  ^  (  INNOCENZO  II,  papa  jr. 

(  LOTTiRIO  ni,  re  ia,iiiipérrfoife  4. 

'  Paotsi  ben  credere,  che  se  noti  era  amareggia!- 
to,  era  almeiia  Hsògaoso  eli  molta  pazienza  il'  caore 
del  poQteGcè  Innocen%oII^  al  veder  crescere  ogni  di 
pid  le  prosperità  del  re  nemico  Ruggieri^  e  noa  mai 
muorersi  da^  suoi  paesi  Timperadore  Lottano  pei 
venire  al  soccorso  d*  esso  papa  e  dei  snoi  alleati.  Pe- 
rò sai  principio  del  presente  anno  spedì  allo  stesso 
angusto  per  suo  legato  Gherardo  cardinale  (i)  con 
Roberto  principe  di  Capna,  e  Riccardo  fratello  del 
conte  Rainolfo,  a  ricordargli  vivamente  il  bisogno  e 
le  promesse  di  lai.  Lottano  benignamente  gli  accolse, 
li  regalò,  e  li  rimandò  in  Italia  con  sicurezza  che  in 
questo  anno  egli  sarebbe  calato  con  forihidabne  eser- 
cito in  Italia.  Anche  Sergio  duca  di  Napoli  passò  per 
mare  a  Pisa,  affine  d*  implorare  al  suo  pericoloso  sta- 
to gagliardi  soccorsi  dar  papa  e  dal  popolo  pisano. 
Quante  buone  parole  é  promesse  egli  volle,  facilmen- 
te ottenne  ;  ma  nulla  di  fatti.  Qualche  segreto  emissa- 
rio dovea  avere  il  re  Ruggieri  in  quella  città,  che  con 
regali  distornò  Taffare  :  laonde  conrenne  al  duca  tor- 
narsene, ma  assai  mal  contènto  ,  a  Napoli ,  città  che 
già  penuriava  di  viveri ,  non  polendone  riceveréf  né 
perverrà  né  per  mare',  perchè  tutti  i  contorni  «il 
mare  Slesso'  erano  infestati  dalle  genti  e  dalle  galee  tli 
Ruggieri.  Tuttavia  Sergio'  ebbe  maniera  di  arrivare 
colà  con  cinque  navi  cariche  di  vettovaglia:  il  che  fu  i 
(i)  Falco  Beneyenfanas  in  Chron.  1 

Digitizedby  Google  ^ 


74  Àjmia  h^rt^^uA 

di  gran  conforto  a  quel  popolo.  Ma  più  si  animarono 
essi  colP  a?or^  il  àum  portata^  la  sioorfraa  che  in  quo* 
tiranno  comparirebbe  in  Italia  V  impeirqdor^IioUairio 
con  gran  poteo»i,  e  verrebbe  a  KberarK.dal  tiranno 
Ruggieri.  Qoali  imprese  fiicesse  in  quest^  anno  esso 
Ruggieri,  non  è  gipnto  a  nostra  netizia^perd)^  la  sto- 
ria di  Alessandro  abate  di  Telesa  termioa  col  fine  del- 
l'anno  precedente^  e  Falco  ve  altro  non  scrive,  se  non 
che  crebbe  a  tal  segno  la  fame  nella  città  di  Napoli  ^ 
che  molti  fanciulli  gioyani  e  irecchi  cadeano  morti 
per  le  piazae.  Contuttpciò  era  disposto  quel  popolo  a 
soccombere  jnut^osto  alla  morte,  che  di  andar  sotto  il 
dominio  deirodlatissìnio  re  Ruggieri.  Né  Sergio  duca 
mancava  dal  suo  canto  di  rinvigorirli  con  fer  loro  co* 
noscere  imminente  P  arrivo  delPimperadore,  colle  coi 
forze  $1  sarebbono  liberali  da  quelle  angustie.  Tutta- 
via Falcone  non  dice  una  parola,  che  Ruggieri  foase 
in  persona  ol  bloccQ  di  Nspoli.  Tenne  in  que^ranno 
r  augusto  Lottario  nella  festa  delP  Assunzione  della 
Tergine  una  dieta  generale  in  Wir tzburg  (3)  ,  termi- 
nata la  quale  s\  mise  in  marcia  con  un  pot^pte  eser- 
cito alla  volta  dell'Italia.  Seco  erano  gli  arcivescovi  di 
Colonia  ,  Treveri  e  Maddeburgo ,  con  a^sai  altri  ve- 
scovi ed  abatì^  irrigo  4uca  di  Baviera  e  Sassonia  ^ 
e  genero  d^  esso  augusto  Corrudo  duca  ^ .  dianzi  efi- 
mero  re  d' Italia,  ed  altri  non  pochi  principi  e  baroni. 
Presso  Blja  città  di  Trento  ritrovo  j  ponti  rotti,  e  chi 
fl|^  opponeva  i|I  suo  passaggio.  Presto  se  ne  sbrigò;  ed 
arrivato  alla  Chiusa  dell' Adige,  quivi  ancoragli  (u  con- 
trastato i)  jpasso  :  ma  eolia  morte  degli  abitanti  e  del 
dal  loro  signore  si  fece  largo,  ed  arrivò  a  Verona,  do- 
li) AonaKSaxo.  Aonal.  Hildesb,  Abbas  Ursp.in  Cbront 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


1.  IV  !f   O     MCXU^X.  75 

ve  fa  cM  grande  ovtùtt  accolto.  Andò  poscia  ad  ae* 
camparsi  pretlo  il  fiqftie  Aliocio,  ed  essendo  compar"* 
si  eoHt  ia  folla  i  Lombardi^  tenne  ivi  una  magnifica 
oorte. nella  festa  di  s.  ^nrizio,  cioè  nel  di  22  di  sei» 
tembre;  e  però  non  è  da  credere ,  come  si  figurò  il 
padre  Pagi,  eh'  egli  nell'  agosto  fosse  giunto  al  casteU 
lo  di  s.  Bassano  *,  e  molto  meno^  eh*  egli  fosse  neir  a- 
prile  deir  anno  precedente  in  Piacenza»  come  ha.  un 
priv^egio  pubblicato  dal  Campi  (i),  dato  alla  famiglia 
de*  Bracciforti  :  docuotento  anche  per  altre  ragioni 
apocrifa  ed  insussistente.  In  tal  congiuntura  il  Teseo- 
vo  di  Mantova,  che  in  addietro  noa.$*  era  voluto  sot- 
tomettere air  imperadore,  fu  necessitato  ad  umiliarsi 
e  ad  implorar  la  sua  grazia.  Guastalla,  chiamata  dalr 
TÀDoalista  sassone  oppidutn  munitissimum  H^arstal^ 
d*  ordine  d^esso  augusto  (  non  ne  sappiamo  il  perchè) 
fu  assalita  e  '|>resa,  e  posta  dipoi  Tassedio  s^ir  alta  sua 
rocca.  Tale  era  anche  allora  il  costume  degP  Italiani , 
e  specialmente  del  re  Ruggieri ,  di  fabbricare  simili 
rocche,  fortezze,  castelli  e  gironi  nelle  eittà^  per  te* 
nere  in  freno, i  cittadini,  ed  aver  un  luogo  sicuro  con- 
ira  de*  nemici*  Dubbio  nondimeno  mi  è- riinasto  ,  se 
ivi  yeramente  si  parli  di  Guastalla,  perchè  seijabra  par-* 
larsi  di  luogo  posto  alla  collina,  e  non  al  piuBo,  come 
Guastalla.  Nella  stessa  >naniera  fu  anche  presa  la  dttà 
di  Garda  nel  lago  Benaco,  ossia  di  Yerona:  de*  quali 
due  luoghi  Timperadore  infeudò  il  suo  genero  ,  cioè^ 
il  duca  Arrigo*  Ho  io  dato  alla  luce  (a)  uno  strumento , 
difettoso  nelle  note  cronologiche,  e  che  appartiene,  &r* 
se  eon  errore»  ali*  anno  presente,  in  cui  si  i^d^  fatta 

<i)  ChtKfi  Iltor.  di  Piacenza  T.  I,  neli'  At>pcnd* 
(a)  Antichità  Ettenii  P.  J,cap.  ;. 

Digitized  by  VjOOQIC 


^6  AHlTAtl  »*ITALU^         * 

donazione  M  oBstetlo  dt  CavalUfo^  poato  nelYerQiie- 
se,  al  moDistero  delle  Carceri  d^^Este  da  esyo  Arrir 
gò  duca  éì  SaitOBia.  Lo  •tnamento  è  folto  in  Este^ 
e  il  dnca  dice:  Cum  ad  nostrum  dominium  sptcitid 
multa  oppidày  castra  ,  atguè  rura  sita  in  marclda 
ifis^ìiana^  ci  èa  guae  ih  districtu  veronensihahemuij 
tè.  Può  essere  che  ad  un  altro  anno  e  forse  al  duca 
Arrigo  Leone  appartenga  quel  documento.  Ma  comun- 
que sia,  di  qui  ancora  risulta  il  dominio  che  la  linea 
estense  di  Germania,  cioè  dei  duchi  di  Sassonia  e  Ba- 
tfera,  tuttavia  riteneva  in  Italia  sopra  la  sua  parte  del- 
r  eredità  del  marchese  Alberto  Azzo  II,  progenitore 
anche  dell'  alti/a  linea  de'  marchesi  d^  Este. 

Si  troTÒ  Cremona  ribellante  air  imperadore  ;  e  pu- 
re 1  Cremonesi  erano  stati  fin  qui  nemici  di  Corrado 
innalzato  dà*^  Milanesi,  e  contrari  alP  antipapa.  Si  sa 
Ae  avendo  loro  ordinato  V  imperadore  di  rilasciar  i 
pHgioni  Milanesi,  noi  vollero  ubbidire,nèconsentiro* 
no  alle  proposizioni  di  pace.  Ottone  frisingense  scri- 
ve (i),  che  dibattuta  la  controversia  de^  Milanesi  coi 
Cremonesi,  fu  data  ragione  ai  primi  e  messi  gli  altri 
vA  bando  délìMmperio.  La  disputa  era  per  Crema.  Per^ 
ciò  Lottarlo  in  passando  pel  territorio  loro ,  permise 
il  sacco  dèi  loro  poderi,  e  il  taglio  alle  loro  vigne.  Co* 
salam^  item  Cincellam  oppugnas^it^  cepif^  et  de^ru' 
àii^  interfeéfis  et  captis  plUrihus.  Qui  si  parla  & 
Casal  Maggiore  ;  ma  qual  luogo  sia  Cincella ,  noi  s^ 
dire.  Arriratò  poscia  T  imperadore  a  Roncaglia  su! 
Pfecentino^  bellissima  e  larga  pianura,  quivi  per  mol- 
ti giorni  si  i4posò  ed  alzò  tribunale  con  rendere  a  tut- 
ti giustizia^  Tennero  colà  ben  quarantamila  Milanesi 
(i)  Olio  FrislDgens.  L  7,  e.  19. 

^^  DigitizedbyVjOOQlC 


A  n  n  o    ucxixYu  77 

ad  iachioarlo  eoa  somma  allegrezza,  e  in  ubbidicDu 
di  lui  casirum  munitissimum  Samassan  qppugnanr 
tes^  eJH$  fandem  adjutoria  ccperunU  Sono  leorretti 
presso  l^Àaaalista  sassone  vari  nomi  di  luoghi  e  di 
persone  italiane^  Invece  di  Sam^z^jan  eredo  io  che 
scabbia  a  leggere  Soncinum^  che  veramente  fu  preso 
con  s.  Bassano  ,  come  si  ha  da  Landolfo  da  s.  Pao- 
lo (i).  Andò  poscia  Lottano  a  etterem  il  campo  nei 
borghi  di  Pavia,  città  che  al  pari  ^ella  collegata  Cre- 
mona noi  volle  ricévere,  anzi  gli  mandò  alcune  rispo- 
ste ingiuriose.  Male  per  quel  popolo  ,  perchè  preva- 
lendosi deir  occasione  i  Milanesi,  acerbi  loro  nemici , 
talmente  si  diedero  all'  ingegno ,  che  misero  il  piede 
in  quella  città.  Già  s^  era  dato  princìpio  agli  incendi 
e  alle  stragi;  ma  usciti  in  processione  i  cherici  e  mo- 
naci, corsero,  chiedendo  misericordia,  ai  piedi  delPim- 
peradore,  il  quale  siccome  principe  clementissimo  lo- 
ro perdonò,  e  fece,  desistere  i  Milanesi  dalle  offese. 
Ma  perciocché  nel  dì  seguente  restò  ucciso  un  conte 
tedesco  che  insolentemente  volea  rompere  una  pòrta 
della  città  :  fu  in  armi  tutto  il  campo  contra  de^  Pa- 
vesi, minacciando  la  morte  a  tutti  ;  ma  questi  mostra- 
ta la  loro  innocenza ,  ottennero  il  perdono  ,  con  re- 
star nondimeno  condennati  a  pagar  ventimila  ta- 
lenti. Cosi  dair  Annalista  sassone  (a)  narrati  ci  ven- 
gono questi  ùtti.  Ma  Landolfo  da  s.  Paolo,  scrittore 
di  maggior  credito  in  questo  ,  racconta  (3)  che  Lot- 
tarlo venne  a,  Lardirago  sul  fiume  Olona  in  vicinanza 
di  Pavia.  Usciti  in  armi  i  Pavesi ,  furono  rispinti  i^a 

(i)  Landolphas  junior  Hist.  Medici,  e.  4^* 

{2\  Annalitta  Saxo. 

(3)  Landulphui  junior  loc.  «t.  ,^,,,,,^GoógIe 


sotto  le  mura  dal  prindpe  Corrado^  t  molti  ne  resta- 
rono prigioni.  Allora  i  Pavesi  vennero  a*  piedi  dell  im- 
pei^adore,  e  dopo  arer  liberati  i  prigioni  milanesi,  ot- 
tennero ancfa^  essi  la  libertà  de'  suoi.  Troraronsi  an- 
cora ribelli  alP  augusto  Lottarlo  Tercelii,  e  Torino  e 
Gamondo  (non  so  se  nome  sicuro  ),  e  però  coll'eser- 
oito  passò  egK  colà,  e  eolla  forza  mise  al  dovere  quel- 
le città,  t  k)  stesso  fece  con  Castello  Pandolfo:  Posi 
haec  ingressus  est  ierram  Hamadan  principis  suae 
maJ€Stati  contradicentis^  quem  destructis  innume^ 
ris  urbibms  et  lods  munìits  suhiici  sibi  compulit. 
Questo  principe  Hamadan  ha  gran  ciera  d' essere 
Amedeo  coTìtA  di  Alorienna ,  progenitore  della  real 
«asa  di  Savoja,  che  possederà  moki  Stati  in  Italia,  ed 
è  chiamato  sio  del  re  di  Francia  da  PieUro  cluniacen- 
se.  Dagli  sCTittorì  del  Piemonte  non  è  stata  conoscili* 
ta  questa  particolarità. 

Yenue  poscia  Lottarlo  a  Piac^za,  anche  essa  col- 
legata co'  Cremonesi  e  Pavesi,  e  la  e^ugnò.  Da' Par- 
migiani fu  accolto  con  grande  onore,  e  loro  in  ricom- 
pensa concedette  un  castello  e  presidio  contra  dei 
Cremonesi  loro  nemici^  Kè  si  dee  lasciar  sotto  silen- 
zio, che  mentre  qnesto  imperadore  sul  principio  dt 
novembre  tenne  la  sua  magnifica  dieta  in  Roncaglia, 
pubblicò  una  legge  iqtorno  a»  feudi,  che  si  truova  fra 
le  longobardiche  (i),  e  nel  codice  de  Feudìs,  Abbia- 
mo ancora  dal  Dandolo  (3) ,  che  trovandosi  egli  in 
Correggio  Terde  sul  Parmigiano,  confermò  i  patti  e 
privilegi  a  Pietro  Potano  doge   di  Yenezia.  Se  to- 

(0  Leg.  LangabarJ.  P.  Il,  T.  I,  Rer.  Itat. 

(2)  Dandui.  ÌQ  Chron.  T.  XII,  Iler.  Ital.        . 

h=  jogle 


A  ir  tr  o    ucxxxvu  ^g 

gtìamo  rìpotar  salta  feda  di  BaoDÌAOootro  Uorigia(i) 
e  di  CaWaito  Fiamma  (2),  scrittori  dal  quartodecima 
secolo,  V  augusto  Lottano   in  quest^  aano  Mediola' 
num  9enit^  ubi  ab  Ansehnù  de  Pusierla  archtepi" 
scopo  mediolanensi  primo  in  Modùeiia^  secundo  iif 
Mediolana  coronatus  JuiL   Postea  per  Innoce»- 
tium  secundum  in  Roma  coronatus  fidi  in  ecclesia 
tateranensi.  Zoppica  di  troppo  questo  raoconto.  Nqn 
era  più  arcivescovo  anzi  aeppur  vivo  ia  questi  tem- 
pi Anselmo,  E  già  vedemmo  Lottano  ,  coronato  im- 
peradore  ^n  Roma  neìPanno  ii55*  Che  se  quegli  sto-, 
rici  si  sono  inlesi  deiPanno  stesso  1 155,  allora  passa^ 
va  discordia  fra  esso  imperadore  e  i  Milanesi,  ed  An- 
selmo arcivescovo  era  legato  dalla  scomunica.  Yerisi- 
mil  cosa  nondimeno  sarebbe  che  trovandosi  Lottano 
sV  vicino  a  Milano,  e  cosi  ben  ristabilita  Tarmonia  £ra 
lui  e  quel  popolo,  si  facesse  coronare  colla  corona  fer* 
rea  del  regno  d**  Italia.  Ma  nulla  dicendo  di  cosi  im- 
portante funtione  Landolfo  da  s.  Paolo,  scrittore  pre* 
sente  ai  fatti  di  allora^t  non  si  può  far  fondamento  sul- 
r  asserzione  de^  suddetti  storici  posteriori ,  siccome 
lontani  per  due  secoli  dai  tempi  dì  Lo  Ilario.  Abbia- 
mo bensì  dai  medesimo  Landolfo  (5),  che  probabil- 
,  mente  in  quest**  anno  ,   e  prima  che  calasse  iu  Italia 
Lottario,  segui  un  fatto  d^armi  fra  i  Milanesi  e  Pavesi 
colla  sconfìtta  de'  primi.  Vexilla  Mediolanensium  et 
eorum  agmina  capta  aulfiigaia  a  Papiensibus  1^- 
Jut  mitissima  ovium  pecora,  Portossi  dipoi  Varcis^e^ 
scovo  Robaldo  a  Pisa,  dove  giurò  fedeltà  a  papa  lu- 
ti) Morigla  Aanal.  Modoet.  T.  Zìi.  Eer.  Hai. 

(2)  Fiamma  Maaip.  Fior.  T.  XI.  Rer.  Itul. 

(3)  Laadalpbus  junior  Hist.  Mediolan,  e.  ^JS. 


k 


So  AN9ALI    D^  rtkhlh 

fKMeóxo  :  risolutone  che  digpiatqtm  non  poco  «I  po- 
polo milanese,  quasiché  cotale  umUiazìoae  sidioais&e 
la  dignità  e  libertà  della  lor  chiesa.  Pare  aòDdioMuo, 
secondo  Topinione  delPuriceUi(r),che  Robalda  sos- 
tenesse il  siio  punto  in  non  yolere  ricever  dalla  mt- 
no  del  papa  il  pallio  archiepiscopale,  con  esigere  die 
gli  fosse  inviato  a  Milano,  come  per  tanti  secoli  s' era 
praticato  io  addietro.  A  questa  opinione  dà  qualche 
fondamento  i.  Bernardo  nella  lettera  CXXXI,  se  non 
che  si  crede  essa  scritta  nel  precedente  anno  ii55  , 
e  però  conTerrebbé  rapportare  anche  P  andata  a  Pisa 
di  Robaldo  a  quell^  anno.  Certo  è  che  questo  arciie- 
scoTo,  allorché  V  impera dor  Lottano  fa  in  Roncaglia, 
si  portò  co^  suoi  suffiraganei  a  fargli   la  corte  ;  e  che 
per  ordine  d'*esso  augusto  fulminò  la  scomunica  con- 
tra  dei  Cremonesi,  ostinati  in  non  Toier  rendere  i  pri- 
gioni milanesi  :  scomunica  nondimeno  non  approvata 
da  papa  Innocenzo  II,  il  quale  in  quest^  anno,  oppure 
nel  seguente,  ne  mandò  V  assoluzione  a  quel  popolo. 

(  CRISTO  «cxxxvn.  Indizbne  xv. 
Anno  di  <  INNOCENZO  II,  papa  8. 

(  LOTTARIO  III,  re  i5,imperadore  5. 

Portò  grandi  mutazioni  in  Italia  Tanno  presente. 
Non  apparisce  in  qusl  luogo  V  augusto  Lottano  so* 
lennizieasse  la  festa  del  santo  natale  delP  anno  addie- 
tro. Abbiamo  un  suo  diploma  (2)  dato  in  Reggio  f^I, 
X  (  cioè  sexto  decimo  )  kalendas  januarii^  anno  do^ 

(i)  Poricenìas  Monument  Basii.  Ambrosi»a.  n.  3^6. 
(2)  Ughell.  Italia  Sacra  T.  V,  Append.  pag.  1699,  ia 
Epist.  Kegicas. 

_^,^  ,.  .  DigitizedbyVjOOQlC 


A,irjr.  o     mcxxtnu  St 

IbtùiKrite;  Inoarmiéonis  -  MOXiXSsì^I  ^  Indiciiohe 
jjK/F!,  chef  de?ea  correre  bìaó  si  Ikie  dtll*  emio.  Ab- 
•btMkio  laoltrj»  un  pkcito  teieicttp- ymIU  .stessila città  di 
^^%!Si<^  à^imperadrke  ì^hanuù^Xkk  qiogUe  (1)50- 
'jftì,nu>  die  intranU  mense  novèmbri  deàio  sveno  f>re^ 
«edeDté  anno,  Indiciwhe  HiV^  segno  che  es^a  ^^ 
gusta  risiedeva  in  Reggio,  inenire  rimperftdore  girava 
fyer  la  Lombardia.  Non  sussiste  già  che  l' impeifìadore 
co*  Cremoneii  assediasse -Grétta  in  quest- aniio^'comé 
volte  Antonio  Campi  (2).  Bratto  allora  i  Cremonesi 
-in  disgrazia  d'esso  augusto.  Sappiamo  bensì  dall?^Ai|* 
Halistà  sassone  (5),  che  egii^si  acodmpò  nelle  pianure 
^i  Bologna,  ed  assediò  qUèUa  città  con  pensieri»  ^ 
venire  anche  agli  «ssalti^se  non  losse  stato  il  rigor«^ 
so  freddo  di  quel  verno  che  lo  impedì.'  Preselo  non- 
dimeno i  suoi  uà  caMeilo  ^rtissimp  alla  montagna, 
^òve  tagliarono  a  peni  pia  di  <trec6nt(>  peiione; 
Tenne  poscia  a*  voleri  di  lui  essa  città  di  Bologna. 
Ottone  veseova  di  Frisi ìigà  scrisse  (4)  ^éBonemien^ 
ses  et  AEmiìienses^  qui  priori  etun  expeékiont 
despexerant^  supplice$y  uè  multam  servUii  afferen* 
tes^  ultra  occitrriinlf.  Seguita  a  dire  T  ÀnoaKsla  sae^ 
sone,  che  Lottarlo,  capta  Banónia^  pemt  Cassatt 
pùcificei  Forse  vorrà  dire  Cesèna^  c^  nome  suo  da 
lui  storpia tèy  come  altri  luoghi:  e  quivi  celebrò  la  fcf- 
sta  della  purìficazba  della  Tergine,  con  essere  «om^- 
parso  colà  and^  il  duca  di  Ravenna  a  pagare  i  tributi 
del  stio  ossequio*  Abbiam  veduto  airanno  i  lag  Cor» 

.(r)  ÀQtiqqil.  llalic.  Dissert.  11,  p.  6i3. 
(a)  Campi  Istoria  di  Cremon. 

(3)  Annalista  Stxo. 

(4)  Otto  Frisingeosis  in  Cfaroaic.  I.  7,  e.  19. 

MUEÀTOBI,  YOL.  «ttTU.  oioiÌze..yGoo|le 


rado  duca  di  /impenna.  In  qcreitt   tonipi  pratto  1 
Bossi  troviamo  Pietro  dméa  in  Asvenos.  Se  di  alena 
d' et»  4i  ^t,  doL'Sftprci  dire.  Di  ià  ifiedi  Lolteiò 
il  doca  Arrigo  «uo  genero  in  Toaoena  con  un  bnoa 
corpo  di  combattenti^  per  rimcttffre  «iti  aai^  po^o 
Mgg0U^er%Q  marchete  jeaécisio  da   ^e*  popcrfi  ;  cioè 
quel  meditino  i^cmei  Sparlato  all' anno  .  1 1 S4. 
Kofi«  teòtinno  pia  TogUa  i  Tosoam  4i  avere  na 
marchete,  «loè  «m  aiiperiorè  i^e  iovo  eomandasse  a 
«lome  dett'impei^orev dacché  aveataK)  preso   ancora 
^^lie  città  fotma  di  repi4»blica.  Passò  dipoi  V  impe- 
ffador  liOttariora  vicinane  ^i  Raveiàna^  dorè  fu  ono- 
«sto  da  queir  arcivescùno  GuaHieri  «  da  tutto  it 
4sl«ro  e  popolo.  FoHhaac  ^ggressus  est  Lutiuin(i)^ 
^uam  ^iwribus  4aiis  rebellem  et  ineapugnabilem 
imperatcribus^  primo  impetu  o^it.  Che  città  #ia 
•questa,  mi  è  ignoto.  Beo  di  qui  ancora  si  vede  che  la 
Aomegna  era  allora  4egl*  imperadori,  «e^he  ne  inve- 
rtivano ^i  ^irdivesoovi  di  Savina*  Inde  Vanam 
<Fano)  deinde.  SiitégaUa  (Sinigagiia)  ùbsedit   et 
^xpugnavU,  Siegue  Avennam  civitatem  adiii.  Taoi^ 
^edo,  dire  Aàcona.  /SoUi»  di  Otton  frisingense  (3) 
iqueste  .parole  :  Ancenam^  i^letum  >eum  aUis  urbir 
^s  seu  caHeMs  in  deditionem  meepit  Ciò,  seconda 
ìM  mddettò  itanidista,  ^noat  succedette  eensa  venire 
^le  mani  col  popolo  d'  Ancóna  e  cella  morte  di  due- 
llila d^essi  :  dopo  di  ^he  eper  taare  e  per  terra  as- 
sediata quella  città,  ia  coslre^a  a  rendersi  e  a  tea* 
itribuir  cento  ie^ni  al  servigio  «del  medesimo  augnato. 
Ha  Buoncon^agno,  «toùoo  4i  ^u^9s£o  secolo  ed  tla- 

fc,'  ..  .^  /*  .'by Google. 


A  N  II  ft    Mcaxwu,  ^i 

tiano  (i))  niega  ch«  Aocona  si  rendesse  «i  voleri  àeU 
V  Augusto  Lottajriot  il  qad^  V  assediò  bensì,  ma  sen- 
M9i  fiftttto.  Gli  scrìUori  iedesehi  sapeano  perlopiù  gli 
afiOuri  d' Italia  per  lava }  e  la  hmB  ingcandisce  feoil- 
mente  le  eose.  Se  crediamo  all'  Urspergense,  Lotta- 
rio  passato  r  Apeftnino  andò  a  Spoleti  senza  sapersi 
perchè  queUa  città  fac^uMe  «resistenica  all^  imperadorii, 
«  massimamente  ae  mettessimo  per  Tetro  che  allora 
jqneUe  contrade  fossero  govecnf^e  da  uno  de'  du^hi 
Guarniero  vaf  sdii  dell'  imperio.  Sandra  nondimeno 
più  probabile  che  Lottano  non  valicasse  rApeanino^ 
aapnido  noi  dair  Annalista  fasscine  che  celebrò  la 
isanta  pasqua  nella  città  di  Fermo,  e  di  là  en^rò  pel- 
la  Puglia,  impadronendosi  a  forza  d^  armi  di  Castel 
Pagano  luogo  fortissimo,  al  cui  governatore  Riccar- 
:do  fece  poscia  il  re  Ruggieri  abbacinar  gli  occhi 
|)er  non  aver  fotta  la  dovuta  ref istanze.  Sipedi  egli  il 
4ttca  CorradQ  <td  oppugnaadum  casUllum  Rigian^ 
i  cui  abitatori  non  aspeitarono  la  forza  per  rendersi. 
Arrivato  esso  Corrado  a  Monte  Gargajuo,  V  assediò 
|]ker  tre  giorni,  finché  giuoto  anche  P  imperadore  col 
grosso  deir  armata,  quel  popolo  depose  le.  armi  e 
^enne  air  ubbidienza.  Dopo  aver  fatte  le  sue  div.ozio«> 
jqì  alla  basilica  di  s.  Michele  Arcangelo,  passò  Lotta- 
irio  a  Troja,  Renne  (forse  Canne  )  e  Barletta,  gli  abi- 
laton  delle  quali  ciHà  ostilmente  uscirono  contro  al 
4:eaareo  ^es^rcito,  non  con  altro  .guadagno  ohe  di  re- 
«t^r  molti  d' essi  o  trucidati,  o  prigioni.  Non  volle 
iermarsi  T  imperadore  ad  eiypngQar  queMuoghì,  e 
continuato  il  cammino,  fu  volentieri  ricevuto  dai  cit«- 

,(i)  BoncompagQus  de    obsidione  Anconse^    T.  Yli 
iRer.  Ital 

Digitized  by  VjOOQIC 


J 


^  AfflTAU  D^nAtlA     ' 

iadiii  diTraai,  cbe  aU'  arriro  sod  suBantellarono  4» 
rocca  di  Ruggieri.  Ed  essendo  coBi|>arte>efiUtrè  oa- 
m  d' atso  ve  «on  animo  ili  riofórxar  quek  presilo, 
■titto  di  e«se  fbrono-aoiiHBérs^,  «  T  «Ifire  À  salvarono 
^la  fuga.  Tentòil  rèlltiggitri  coli'  esibìnone  di  mia 
f^ran  eopta  d^  oro,di  placare  e  guadagnare  V  impers- 
-dore  Lottano,  ma  il  trovò  tordo  a  questo  canto. 
'  Intanto  il  ^11^0  ^mg:o  passato  in  Toscana,  per 
eméttere  in  posto  il  marchese  Egge^rtù  osa»  /tf- 
'gè/^erfo,  ^el  piano  di  Mugello  vinse  il  conte  Guido 
tinello  d' esso  marchese,  e  toX  distruggere  tre  ade  car 
%tella)  r  obbligò  a  riconciliarsi  tòn  lui  (i).  Accompa- 
gnato poscia  da  esso  conte,  assediò  Firenìce,  e  dopo 
avesla  costr^ta  alla  resa,  vi  rimise  il  vescovo  diano 
ingiustamente  cacciato  dalla  città.  Da  Pistoja,  ove  non 
trovò  òpposìinone,  andò  alle  castella  di  s.  GeUesio  e 
"di  Tìco,  che  colla  forza  furono  sottomesse.  Dopo 
«vere  distrutta  la  torre  di  Ca[Hano,  nido  d^  assassini, 
s' inno  aNa  volta  di  Lucca  con  pensiero  di  assediar- 
la ;  ma  interpostisi  alcuni  vescovi  col  santo  abate  di 
Oiiaravalle,  Bernardo,  the,  chiamato,  era  prima  ve- 
nuto a  trovare. ri  papa,  quel  popolo,  a  cui  non  erano 
ignoti  i  maneggi  de^  lor  nemici  pisani  contra  di  toro, 
'comperò  la  pace  collo-  sborso  di  una  buona  somma 
di  danaro.  Scrive  V  abate  urspergense  (2)  che  41  duca 
'Arrigo  fu  investito  del  ducato  dii  Toscana  dall^augu* 
sto  suocero,  verisimilmente  per  le  ragioni  spettanti 
aHa  linea  estense  di  Germania  sopra  gli  Stati  posse- 
duti dalla  contessa  Matilde  in  ItaUa.  Inviatosi  poi  al* 
la  volta  di  Grosseto,  espugnò  ^^un^iom^v  forse  Siremv, 


'  (0  Annalista  Saxo. 
(2)  Abbas  Unpergeosis  in  Chron. 


,y  Google 


A  ir  ir  o    xcxisni.  ^S' 

•'&de  a^é  fiamme  i  suoi  contorni.  Alte  «chiamate  di: 
Ini  ritposero  con  insolenza  i  Grossetani  ^  ma  assedia-^ 
té  la  loro  città,  dopo  arar  preso  colle  macchine  di 
gaerra  un  fortissimo  castello  vicino,  diede  loro  tat^ 
terróre,  che  non  tardarono  ad  arrendersi.  TroTossr 
d  Tenne  di  marco  in  quella  città  il  pontefice  Inno^ 
een%o^  ed  odorato  é  scortato  dal  dura,  con  esso  lui' 
passò  a  Viterbo.  Erano  qiùvi  per  la  maggior  parte  t* 
ciltai^ni  aderenti  alP  antipapa  Anacleto  ;  avcano  an-' 
che  distrutta  dianzi  la  vicina  città  di  s.  Yalentino;  ma> 
per  le  esortazioni  del  papa  e  per  là  paura  del  duca  sì 
arrenderono  col  pagamento  di  tremila  talenti,  intorna 
ai  quali  ùacqoe  discordia,  pretendendoli  il  pontefice 
còme  padrone .  della  città,  e  il  duca  per  diritto  di 
guerra.  Giunti  che  furono  a  Sutri,  quivi  Innocenzo^ 
depose  quel  vescovo  e  ne  creò  un  altro.  Da  Monte 
Cassino  cacciarono  il  presidio  deL  refiuggieri.  Capua 
icollo  eborso  di  quattromila  talenti  si  esentò  dall' as* 
aedio,  ed  ivi  fu  rimesso  in  possesso  di  quel  principa-^ 
to  Roberto  oppresso  dianzi  dal  re  Ruggieri  (i)  « 
Quindi  nel  di  ^5  di  maggio  passarono  il  pontefico 
Jnnocenzo  II  e  il  duca  sotto  Benevento,  dove  era 
•una  buona  guarnigion  di  Ruggieri  e  i  più  de^  cittadt*' 
•ni  autori  giurati  dalP  antipapa.  I  maneggi  e  il  timore 
-gr  indussero  a  rendersi  e  ad  ammettere  il  legittimo 
lor  sovrano  Innocenzo,  a  cui  giurarono  fedeltà.  Po- 
liscia  nel  di  a5  di  maggio  esso  papa  col  duca  Arrigo 
andò  a  ritrovar  V  imperadore  che  già  aveva  intra  pre- 
sso r  assedio  di  Bari  ;  e  nel  cammino,  per  attestato  di 
'Pietro  diacono,  si  rendè  loro  la  città   di  Troja.  Con 

^      (i)  Petros  Diaconus   Chron.    Cassinen.  1.  4«  <^*    10^9 
Falco  BeDeventanus  in  Ghronico. 

Digitized  by  VjOOQIC 


ammirabU  onore  ed  allegreiza  fa  aeooho  il  pepe  At^ 
V  aufoito  Lottano.  Seata  fiure  reaistenza,  il  popolo 
di  Bari  si  diede  ad  esao  inperadope  ;  ma  non  già  la 
«ocoa  fbrdssima,  in  fabbricata  dal  re  Ruggieri,  ohe 
eottò  gran  tmnpo,  atialtì,  e  naneg^  di  maoidnne 
Militari  per  iaapadrontriiene.  Fa  measa  a  fil  di  apida 
quella  gaamigiotte.  La  preaa  di  ai  importanle  città  (a 
eagiooe  che  Ittelfi  e  V  altre  minori  della  Paglia  e  Ca* 
Ibbria  ti  aottometteasero.  Intento  hr  flotta  dd  Pisani 
eompofla  di  cento  navi  da  gnerra^  pervennta  n  Na-* 
poli)  d)be  ordine  dair  imperadore  di  portarsi  centra 
é^  Amalfi,  il  cai  popolo  colio  sborso  di  nudto  danato 
a  col  rendersi  air  imperadore  e  ai  Pisaiùi  acbi?^  Tec^ 
cidio.  Presero  dipoi  essi  Pisani  a  forza  d^  armi  R«^- 
lo,  la  Scafa,  la  Fratta  ed  altri  luoghi  marittimi.  Resla*- 
va  la  sola  città  di  Salerno,  città  per  copia  cK  popolo, 
ili  ricehene  e  di  fortifìcaEioni  allora  molto  r%omrde* 
iFole  afta  dirorione  del  re  Rnggierì.  Ebbero  ordine  i 
SHsam^  Sergio  duca  di  Napoli,  e  Roberto  principe  di 
Capua  di  mettere  V  assedio  per  terra  e  per  mare  a 
quella  città  ;  e  n  ik-spedito  anche  il  duca  Arrigo 
eoi  enfile  Rainolfo  e  un  corpo  di  Tedeschi  (i).  Nei 
di  iS^  di  Inglio  si  cominciò  queir  assedio,  al  iqnale  in** 
terfennero  anche  ottanta  legni  di  Genovesi  e»  trecen- 
to di  Amalfitani,  se  pur  non  v^ha  errore  in  sa  afog- 
giato numero  di  navi.  Grran  difesa  fece  il  presidio  di 
Ruggieri,  insigni  prodezze  vi  fecero  i  Pisani,  t  qnali 
aveano  anche  preparata  un**  altissima  e  mirabil  ma»- 
china  per  espugnar  cosi  dura  fortezza.  Ma  venati  il 
papa  e  V  imperadore,  cominciarono  on  trattalo  €<n 
Salernitani,  per  cui  fa  loro  conceduto  V  ingresso  e 
(i)  Annalista  Sazo. 

"^^  .  'oigitized  by  VjOOQIC 


Jtl.«fgtlofiÌB  di  4i]oUai  qttè';  H^c&e  i^eso  d<s'PÌMiiH)  i 
4|Viè)i  apectrano  ili  ante»  di  essa^*  talmente  ft^  tn^spet» 
lil^po  jDbe  labbfltidaaaivmp  (%oi  ofibsa^^e  lurueiata  l» 
xoacchiiià.pfapBrafiyinberoLaUa  vela  per  iotoarseoa 
9  i^astf^  e  graftlitìfla^  durò  il  'papa  por  riteoerli.  Riir 
fli^doitfalcmtaao  (.i>  raacònta  che  dai  Saleraìtao» 
£a  datp  (alle  fiastae  il  i^aitello  di  legno  de'Sbam  e 
M  che  toolfi)  adeguo  coacepleoiio  asti  Pjaiui  contea 
^U"  i^QpecailpFe^  par  no»  arergU  eiatati,  cIm  ai  ao<- 
f^pdaroflo  cqI  re  Ru^bHrii  Ca^i^nò  òDndtinano  qae^ 
pia  mata  inteUigeUza.  f he  noti  m  rcottquialt9ae  la  tofrr 
n^^c^re»  oaf  ia  h  r<ìa9a«  ì»  em  ai  cangiò  parte  della 
g^ariùgione  .dal  re>RnggìerK  i 

Dopp  av^  celebrala  la  fetta  deir  Aaavwwion  della 
Tarf HfM  in  falerno,  il  papa  ^  T  imperadore  «en  renr 
Uffo  ad  i^Telli^o,  a  ^ulvijtra|twrpBj[>  di  creare  nn  d^ 
e9k  di  Foglia,  che  per  valore  e  prindenta  fii$|e.aU#  % 
goTecnare  a  ^oftener  %ue'  pppH  con^)  la  potei^aa 
^et  re  Ri)ggiari*i  9  parcioechjè  Roberto  frincip^  èi 
Capila  per  la,  delicatezza  del  cno  nc^rpo  e  per  alici 
diletti  d^a»«9M>,  non  parare  a  proposito  par  si  riier 
Tante  impiego^  ne  fu  credajto  più  dagqo '  il  cdtitf e  Rair 
n^lfo^  chiamato  da  altri.  Rainano  e  Régmoìfo^  ma 
da  altri  poi  con  errore  Raidaffo  e  Rainaìdo,  Qui 
insorse  li^e  fra  il  papa  e  V  imperadore^,,  pretendendo 
cadaun,  ^  es^  la  sovranità  ia  quelle  parti  e  il  diritta 
ii  investirlo.  Era  dianzi  nata  un*  altra  controversia 
fra  loro  a  cagarne  di  Salerno  (»)>  che  il  papa  dic^  di 
ano  diritta,  e  V  imperadore  lo.  iostenava  per  città  dal* 
r  impalo,  come  %"  ha  prinaipalmeate  da  Romoald» 

(i)  Romoa^ldas  $alern.  Chcon.  T.  TU,  lUr.  Ital. 
^a)  Petrus  Diaconas  Ghron.  CaHin.  1. 4f '^  X'7.«- 

Digitized  by  VjOOQIC 


«9  AmULl  W  ttAUAii. 

sa|èrBÌt6io.>Per^q«m  UieQtafgk)rim:i^aA  hJÌ8{mlt 
^tH^  iofieslitnr»  ^dn  dac«i  «I  tootttrBaìaolfeiy^ttè  éltr^ 
fémperamìeBta  troyén^es^  figghntite  -Unnido  o^U 
tmran  Ba«tich]«|  eioè  IiMiofCBao:eiLattfrio|il  gimAto* 
ne  (i))  (Mf  mcB^iy  d'  esso  ina?«f tirotf»  diel  4iiettt5 
jeon'Wifib&aaliegrieciet  di  «iiiie^  popoli.  17»^-  AÌti«  etldé 
^conte^,  «irrata  é  Iiimgè  év Pietro -dMcOnOf  ài  nc^mis^ 
(destali  l«fliipi  fm  questi  :d«ie  snpsfim  priWB^>i^  d«Ht 
tihieta  e  de^*  itoperio^i^roagiott  ^  Rhtakh  ^etto  a-* 
ìmp  diii(ràt»GBSffki#;'t%pehè  ^è^  eM  vegitllo  «em» 
«0BtfentiaM^''di^piB  IitftocélMO  li,  é^  perchè  €i|^ 
pretendm  ^ooi^Qwciati  )qu«^  oMOàfci  per  «vìbni  a^ecito 
alF  antipapa,  non  Tolea  aiÌMn«|^ere  per>^cMilo  alcuno 
qttèC  eletta,  e  prete4i<leT4  éàé  i^^na^i  ^mv^  al  tam- 
pò  gli  eompami«r^  daVÉnti  iii:^bito  di  pettiteaza  ai 
hnpIdrìBP  V  afiotuzione.  Si  fece  una  knga  diip«ta  pe# 
qu«»t*.  Lottarle  sdMAi&éf  (>er  quanto  potè  i  moiia<^ 
e  la  ìàbfittài  à^  qnelfioiigne  ynéntltero^^  ktccoine  éa*: 
lÉateradeft'Iqspétìo^  ma  in  fine  pttpa  Intioeenso  II la 
vinse.  Fp  rigelM«i  Rin^do  e  ptoìttoaso'  Guibàtéh  é 
quella  badia.  Itipoida  nel  di  4  di  sbttettfcré  aBeae^ 
Tento  taìato  il  papa  che  i"*  imperadore,  quel  popolo 
par inévixi  d'osto  papa otteoÀiédalf  atigiiirto  Lottano 
cbe  fossero  leTatÌTÌa  yèti  aggravi  loro  i^ipoiti  do^  vi- 
cini conti  noraMnni.  I>opot  di  èVer  'pi%fa  FalesHna^ 
asilo  alkirs  di  Msassini^  e  liberato  ii  monfstero  di  Far-^ 
<a^  tennero  peàéia  am^endué  alta  volta  di^  Roma.  ImiO'' 
cenco,  assistita  dei  Ff^ngipani  e  da  aM  nobili,  ripi^ 
filò  ilpossetsé^del  palassi)  latèrén^e;  e  Lottano  con* 
gedaiosidai  pa^a,  s^^in^viè-p^r  ritornare  in  Germaoia; 

(1;  OltoTrbiog»:  Cbrèii*  1.  7^  e.  io,  Fako  Benevent. 
ia.QMTon»  .  :   •  .    .    ,) 

^^^.  *    DigitizedbyVjOOQlC 


Ain  n  ò   ifcnsvii.  tg 

BM  tgmmkmptm^  HntB^domò  il  popolo  d^  Amdia, 
e  per  Ck^tto  panò  ad  Arezzo,  ed  iodi  per  Mugello, 
à  Beioigaa*  Quivi  coBgedà  T  esèrcito,  lasciando  andai 
«•dawào.aUe  loro.caèe..6iuotoegli  a  Trento,  e  qmri 
f  òto^ninMido  con  àlleg^i&  la  festa  di  s.  Martino,  «ad-« 
4e  jj^ernio*  Giè  :nòn  mtante  avendo  ^li  voluto  con-» 
linnareil  rà^gto^  io  xina.  viliasisna  casùccia  all^imboc^ 
calura  dèir  Alpi,  passò  air  altra  vita,  mi5eriim  huma* 
noe*  ùonditionàs  mémoriam  reìimquèns,  S^  è  disputato 
ìiHonio  al  giotno  d^la  sua  morte  ;inia  i  più  cunven^ 
gono  che  qiwalar  iacea  desse  .nel  dì  S  di  dicembre  di 
queai^  aanoj  Non-  si  saziano  gli  dnlicfai  storici  di  esal* 
tàr  i|iiesto'  imperadove  per  b  sommb^  sua  religione^ 
per  TAiiore  da'*  poveri,  per  la  gloria  militare,  per  ié 
prodeÉm  e<pBr  altre,  virtù,  diaiodocfaè  non  mea  dà«> 
gì'  Italtant  «he  dai  Romani  fu  rinnovato  in  lui  il  ti* 
|qI4  di  padre  della  patria;  Fu  portalo  il  suo  cadatcro 
aU»  sepdlnra .  nel  monistero  di  •  Luter  in  Sassoniat 
Ed.  ecco  una  mirafaile  acena  ideile  umane  instabili 
gcandént.  Ma  ne  succedette  un^  altra  nello  stetito 
tempo  non  men  consideràbile;  S^  era  fìnquì  ritenuta 
il  re  Ruggieri  in  Sicilia,  aspettando  miglior  volto  della 
fortuna,  con  appHcavsi  intanto  a  Vaunar  milizie,  e  i 
preparar  r  ehre  occorrenze  di  guerra.  Saggiamente 
immégmò  egli,  che  jaón  tarderebbe  a  rìtirarii  V  impef> 
radore  colla  sua  possente  armata,  e  iche  non  sarebbe 
9lh>ra  dU&eiU  il  ricuperare  il  perduto.  •Còsi  infat^  ay- 
y^tmmt.  Appena  era  giunto  verso  Roma  l' tmperador 
LoMttio,  che  Ruggieri  con  tutte  b  sue  ibne  si>arcò  a 
Salerno;  etra  parchi  si  trovò,  tuttavia  occupata  dai 
fiooiiav.tpniie  maggiore,  e  per  la  ^^Q^one  che  gli 
professala  quel  popolo  >  eon  &eilità  ne  ricfipairò  il 

Digitized  by  VjOOQlt 


poMesAo  e  doiQÌnio(i).Pols«fiaè  perdfi^itaipapre^ 
f€  Noc«rt^  e  cpiìn^i  AUiti  eon  talt«  le  ttrrev  propri* 
dbf  tluca  Rainayò,  ¥oltos»i  appresso  dia  Tofta  di 
Cftpua  con  furore,  e  se  ne  impadron^  ma  eon  lasciare 
afiatto  la  briglia  alla  erudeUà.  Fu  datoli -taceo  a  qcwUa 
Dobìl  eitta,  e  ne  fnroao  asportate  ifomefl^e  spoglie  e 
ncchezze^  perchè^  stese Fitisolenta  imitare  aneheallr 
ebtese,  e  fio  le  mocadve  restarono  involte  io  quella 
orribii  calamiti.  Di  molti  Saraeeot  ncilmm  avea  seco 
Buggieri,  che  accrebbero  Tesecrabile  sfogo  ^IPavart- 
sia  e  della  libidi  ne  senta  rispetto  akune  alla  telatone. 
Roberto  principe  di  Capue  si  rieovesè  altrove,  e  ttilr* 
ta-la  Terra  di  Laroro  venne  in  poter  dì  Rng^ect» 
Intanto  Sergio  duca,  di  NapoK,  ai  redei^  tanta  muta* 
^ona  nef^t  affiirì,  non 'tardò. ad.  implorfrpesdono  ^ 
pace  da  Ruggieri,  che  Tubbligò  é  nùKtac  seca  in  qneU 
la  campagna.  Dopo  la  presa  dt  Avellina  arrirò  il  re 
fotto  Benevento ,  dove  quel  popolo  rtnunzianda  ad 
ogni  difesa  ,  si  sottopose  toeto  a  Ini  e  %W  antipapa 
Anadeto  verso  la  metà  di  ottobre.^  Monte  Satthio  di^ 
poi.  Monte  Corvino  ,  ed  akré  tetre  partmenle  gli  si 
diedero*  Ma  non  si  atterri  per  questo  rovescia  il 
nuovo  duca  di  Puglia  Ratnollb,visoliato  di  morir  piut-» 
tosto  valorosamente,  che  di  cedere  eon  vergogoral  re 
nimico.  Aveva  egli  un  coi^o  di  ^T^desdii  laseiatigit 
^ir  imperador  Lottarlo,  e  ranoati  i  popoli  di  Bari , 
Troja,  Trani  e  Melfi ,  compose  una  grassa  armata , 
con  cui  uscito  in  campagna  andò  a  mettersi  a  finoata 
di  quella  di  Ruggieri.  Erano  vicini  a  venire  alla  ma-* 
lu,  quando  il  mirabil  abaie  di  GhiaravaHe  #«  Bemar* 

'  (i)  Romaaldos  Saler.  in  Chron.  Falco   Bènevcnt*  ur 
^hron»  JPelnis  Diaconoi  in  ^ron»  Gasns» 

i^  DigitizedbyVjOOQlC 


A   H^  H   O      MCXXXtll.  gt? 

do ,  À  emise mo  o  per  ordine  di  papa  Intiocenzo,  dr^ 
rWò  al  padTgfìooe  di  Ruggieri  per  trattar  dipaee.  Nod 
maBcò  certo  al  santo  abate  facondia  e  zeTo  in  tal  oon-^ 
gfantttra  ;  tuttavia  tali  dorettero  essere^  conditio^t 
^  aecomodamento  da  lui  proposte,  che  non  piacqae'- 
ro  al  re,  e  massimamente  per  sentirsi  egH  superiore 
di  forze  a  Rainolfo.  Rottosi  dunque  il  trattato  dipa^ 
ee,  e  partitosi  il  santo  abate  secando  die  stante  nten^ 
àis  octobris^  che  dorrebbe  essere,  secondo  i  cónti  dt 
Camillo  Pellegrino,  il  di  5o  di  ottobre,  si  venne  ad  uil 
fiitto  d^armi  appresso  Ragnano.~Per  attestato  diRo- 
moaldo  aalernitano  la  prima  schiera  de^  feritori ,  co« 
■landftta  da  Ruggieri  duca  di  Puglia ,  primogenita 
del  re,  fieramente  urtò  nel  battaglione,  che  il  mise  in 
rotta,  e  Y  insegui  sino  a  Si  ponto.  Uà  il  duca  Rainol^ 
Ib,  coHe  altre  sue  schiere,  cosi  animosamente  assali  il 
grosso  deir  armata  nemica,  dove  era  in  persona  lo 
flesso  re  Ruggieri,  che  lo  sconfisse  ,  e  riportò  piena 
Iritturia.  Restarono  sul  campo  circa  tremila  persone, 
fra  le  quali  Sergio  duca  di  Napoli;. moltissimi  furono 
i  prigioni,  immenso  il  bottino,  per  cui  tatti  quei  ^ 
Bari,  Traoì  ed  altri  aderenti,  se  ne  tornarono  ben  ric- 
chi alle  lor  case.  11  re  Ruggieri,  col  benefizio  di  uil 
buon  cavallo  e  degli  sproni  si  salvò  ;  ed  arrirato  net 
di  seguente  alla  Padi^,  di  là  passò  a  Salerno ,  dove 
quel  popolo  corse  ad  offerirsi  al  di  lui  servigio  ;  e  ì 
Beneventani  avendo  ottenuto  in  quella  congtun* 
tura  un  grazioso  privilegio  da  lui ,  tutti  si  didiiara« 
rono  per  lui.  Dopo  la  vittoria  non  istette  colle  mani 
alla  cìntola  il  duca  Rainolfo.  Con  un  buon  corpo 
dì  gente  sottomise  a'  suoi  voleri  la  dtlà  di  Troja } 
obbligò  aacora  ooHa  fòrza  Ruggieri  conta  d^  Ariano 

Digitìzed  by  VjOOQlt: 


a  «oitometur»!  con  latte  le  sae  terre  ;  e  di  là  nd  pri* 
mo  di  di  dicembre  andò  col  mo  esercito  a  mettere 
r  attedio  al  castello  della  Padula.  Non  per  questo  si 
moMe  di  Salerpo  il  re  Huggierì.  Nel  regnare  con 
t.  Bernardo,  aveva  egli  mostrato  desiderio,  che  se  gfi 
Blindassero  da  papa  Innocenso  ^'e  cardinali  ,  ed  al- 
tre^uinti  daU'^aptipapa,  p«r  esaminare  in  un  congre»* 
so  ie  fanoni  deir  una .  e  delP  altra  parte.  Ancorché 
(osie  per^  pifk  capi  disdicevole  una  tal  proposizione  : 
pwrie  non  ebbe  difficoltà  il  papa  di  spedir  colà  a  que* 
sto. fine  i  cardinali  ^im^rìca  eancellif re,  e  GherwT' 
do^  e  jBon  esso  loro  s»  Btrnérdo*  Inviò  Anacleto  an- 
cb'  egli  i  suoi,  cioè  Matteo  cancelliere,  Pietro  pisano, 
nomo  di  raro  sapere ,  e  Gregorio  ,  cardinali  del  suo 
partito.  Per  qqattro  giorni  ascoltò  Ruf^eri  con  soair 
|>»a  attenaioae  le  ra^onl  de^  primi ,  e  poscia  per  al* 
tri  quattro  giorpi  quelle  de*  secondi  ;  ma  scaltro  che 
egli  era^  volte  prender  tempo  ^  e  col  pretesto  di  non 
saper  egli  solo  terminar  questa  gran  contesa ,  fiece 
istanaa,  che  andasse  con  lui  uno  per  parte  de'  cardi- 
nali suddetti  in  Sicilia,  dove  pensava  di  cdebr«re  il 
janV>  natale,  ^nchè  nell^  assemblea  degli  arcivesco- 
vi, vescovi  ed  abati  si  facesse  la  decisione  opportuna. 
Infatti  ^accompagnarono  colà  Guido  da  Castello  car- 
dinale di  ppa  Innocenzo  II,  ed  un  altro  per  parte  £ 
Anacleto*  A  questo  si, ridusse  il  buon  pontefice ,  per 
desiderio  della  p^ ,  e  di  terminare  amichevolmente 
il  deplorabile  ti^ma. 


,y  Google 


A  IV  9    0         HCXÉZTIII.  gS 

(  CRISTO  Mcxxxviii.  Indizione  i. 
inno  di  (  INNOCENZO  II,  papa  9. 

(  CORRADO  III  y  re  di  Germania  e  di 
Italia  I. 


Yoile  Dio  liberare  in  quest^  anno  la  Chiesa  sua 
*  dal  peso  dell^  antipapa  Anacleto  (i).  U  eolpi  la  naorte 
'nel  di  à5  di  gennajo  delPanno  presente ,   e  al  èads- 
'  vero  suo  non  si  sa  dove  fosse  data  sepoltura  da^subi 
parenti.  Per  A  favorevol  accidente  s'innalzò  maggior- 
mente in  Roma  F autorità  di  papa  Innocemo,  epa* 
rea  che  dovesse  anche  mettersi  fine  allo  scisnaa.  Ma  i 
fratelli  dell'  antipapa,  cioè  i  figliuoli  di  Pier  Leone,  e 
gli  altri  lor  fazionarii  significarono  al  re  Ruggieri 
quanto  era  accaduto,  per  sapere  se  doveano  far  pace, 
oppure  eleggere  un  altro  antipapa.  Rug^eri  per  ispa^ 
ranza  di  vendere  più  caro  la  saa  concordia ,  ordinò 
che  passassero  all^  elezione  di  un  altro  antipapa;  e  pe- 
rò verso  la  metà  di  marzo  alzarono  un  nuovo  idolo 
nella  Chiesa  di  Dio,  cioè  Gregorio  cardinale ,  a  cui 
imposero  il  nome  di  F'ittorelII.  Ma  sempre  più  cre- 
scendo il  concorso  de'  Romani  a  papa  Innocenzo  II, 
i  figliuoli  di  Pier  Leone  non  volendo  restar  soli,  ed 
esposti  a  gravi  pericoli,  nelf  ottava  di  pentecoste^  co- 
me s^ha  da  unr.  lettera  di  s,  Bernardo  (3), andarono 
ad  umiliarsi  al  pontefice  Innocenzo  ,  e  gli  giurarono 
fedeltà  ed  omaggia.    Ci  vorrel:òe  far  credere  Pietro 
diacono  (3),  che  Innocenzo  K  guadagnasse  con  buona 

(i)  Orderic.  Vita!.  Hitt.  Ecclesiast.  1. 13.  Falco  BeaeTeQ-* 

tanus  in  Chrooico. 
(ai)  S.  Bernard.  Epitt.  ad  Godefridam.  ' 

(3)  Petras  Diaconui  Chrout  Cassio.  I.  4*  c«  ult. 

Digitized  by  VjOOQIC 


94  àmuJit   Jn**  vskLiA 

•ommi  a  danaro,  ma  probabilmente  non  iODeriU  le- 
de. Trorarasi  allora  in  Roma  il  suddetto  santo  d)a* 
te  Bernardo,  tutto  intento  ai  Tantaggi  della  sade  ^apo- 
stolica. Riusci  al  credito  e  zelo  suo  d*  indurre  il  no- 
yello  antipapa  Tittore  a  deporrò  la  porpora  e  la  mi» 
tra  'f  laonde  condottolo  a^  fòedi  del  pontefice,  rinwa- 
jiò  ad  ogni  sua  pretensione,  ed  implorò,  misericordia 
.4pel  suo  trascorso.  iUtrettanto  fecero  quasi  tutti  i  suoi 
aderenti,,  con  allegreaxa  inestimabile  di  tutta  Rooia^ 
MW  di  tutta  la  Cristianità.  Con  ciò  venne  alle  mani 
di  papa  Innocenzo  ogni  fortezza  della  città  di  fornai 
^  quivi  tornò  a  rifiorir  la  pace  eia  benedizione  di  Dio» 
Ma  s.  Bernardo,  die  nulb  curava  le  umane  grande»- 
se,  non  tardò  dopo  aver  veduto  il  frutto  delle  tante 
aue  lodevoli  fatiche,  axitorittrsene  accompagnato  dalla 
aua  umiltà  in  Francia.  Non  si  sa  ben  intendere  ciò  che 
mrra  Falcone  beneventano  (i) ,  con  dire  che  anche 
il  re  Buggeri  ricooobbe  per  vero  papa  innooeozo,  ed 
ordinò  ai  Beneventani  di  sottomettersi  a  lui  :  il  che^ 
|u  eseguito  y  mentre  non  apparisce  seguito  Ica  es#o 
papa  e  il  re  accomodamento  alcuno  4  anzi  si  so  che 
I^nocensBoII  continuò  la  guerra  contra  di  lui,  e  ve n^ 
ae  in  quest'^anno  colie  sue  milizie  ad  Albano,  per  an- 
dare ad  junicsi  col  duca  Rainoifo,e  far  fronte  ad  esso 
Ruderi;  ma^opraggiuntagU  un'infermità, gli  conven- 
ne desistere.  Quanto  adesso  Rainolfo ,  seguitò  ben 
^^fà  ad  assediare  e  a  tormentar  colle  macchine  milita- 
Ti  il  casteUo  della  PaduU  ;  ma  scorgendo  troppo  di^ 
ificile  il  superarlo,  passò  ad  Alife.  e  se  ne  impadronì. 
Intanto  venuta  la  primavera ,  dalla  Sicilia  comparve 
in  Puglia  il  re  Ruggieri  con  un  possente  esercito.  Ina- 
tti) £s]fio  Jeoeytntamis.Ui  Gbren« 

Digitized  by  VjOOQIC 


là:  fi  9  ^     «oixxTiii.  '9$ 

,fllor«tQ  JitiB^iiftTeQtaiH  tiglio  ajalo  cofie  eolè^epre- 
je  aleuDe  castella  iKimichie  di  qud  po{M>lo.  Gli  Tcone 
4«Dtra  <il  daca  Rain^ib  eoa  «ina  baone  annata  ,  cee- 
«eaiido  di  dargli  batta^  ^  ma  Ruggieri,  addottrinata 
M  passato,  non  foUe  avfenturarai  ad  un  nuovo  oca» 
^tto,  ^  accortamente  schifando  gli  incontri,  pioni» 
Jlò  potcia  sopra  la  città  di  Alrie,  -e  la  prese.  Prima  H 
'aaoco  con  tutte  te  sue  crudeli  coosegcienze,  e  poscia 
Je  fiamme  ternuoaroiio  Peccidio  di  quella  ricca  e  bel* 
iaxattà.  Dt  là  passò  aU^  assedio  di  Yeaafro,  die  pari- 
isente  gareggiava  colle  migliòri  nelle  riccbezie  e  for* 
llifiéaiioni,  e  con  furioai  assalti  se  ne  impadronì.  Se 
gli  diedero  Presenzano,  Rocca  Romana,  e  Tocco  nd 
noiase  di  settembre.  Nel  di  4  di  ottc^e  fu  in  Rene* 
iv>anto,  e  poscia  prese  le  castella  di  Uorcone,  s.  Giorsr 
^o.  Pietra  Maggiore,  Apice  ed  altri  ',  ne'*  quali  mise 
imoae  guarnigioni  per  4*estringtre  samprepiù  il  duca 
Aainolfe,  il  quale  custodiva  Troja,  Rari,  Melfi,  ed  al^ 
•tre  città  da  lui  dipendenti,  Andossene  dipoi  Ruggieù 
4»rso  il  verno  a  Salerno  per  di  là  passale  in  Sicilia. 
Era  intimata  in  Germania  una  general  dieta  in 
Magonsa  per  la  festa  della  pentecoste ,  affin  di  deg* 
gare  il  nuovo  re  (i).  Ma  alcuni  de^ principi  temendo 
che  la  corona  potesse  cadere  in  Arrigo  duca  di  Ra- 
derà e  Sassonia,  genero  d^  già  defunto  Lottarlo^  la 
cut  potenza,  per  signoreggiar  egli  due  cosi  insigni  du^ 
cati,  era  oggetto  della  loro  invidia  e  malevolenza,  an- 
ticipando quel  tempo^adunati  nella  città  di  Conflana^ 
^promossero  al  regao  il  duca  Corrado^  fratello  di  Fé- 
.Merigo  duca  di  Svevia,  cioè  qu^  medesimo  che  ab- 
Jbiam  veduto  diaG|)Hi  momentaneo  ^e^'Italia.  A  gui»^ 
Iti)  Olle  JFùsij^emii  m  Chron.  h  ^.  e-  «a* 

Digitized  by  VjOOQIC 


96  llWàLI  b*  ìtMLlk 

«ti  principt  fece  anioio  Deodoino  earéUnah  e  legato 
fMiotificio,  COD  proneltere  ioro  Mius  populi  roma- 
ni^ urhium^ue  Itatiae  astsensnm.  E  questa  fu  U  ri- 
eompenra  delle  &Uelie  finte  dal  «oddìetto  duee  Aintgo 
la  serrilo  della  sede  epòttoHea.  Non  tobaìeiite  reste 
^gli  escluso  dai  regnò ,  maveone  ereato  re  ^d  prin- 
cipe suo  aeimco,eda0ehe  sóomunicate  itegli  aaiti  ad- 
dietro dal  medesimo  papa  Innocensò  (f  ).  Neil»  dome- 
nica tersa  di' quaresima  si  fece  in  Aqaisgrana  Uco- 
renazione  di  esso  Corrado.  Da  gran  tempo  regnava 
la  discordia  fra  la  casa  di  lui ,  perchè  erede  degli  a«t- 
gusti  Arrighi  di  sangue  ghibeUino,  e  quella  del  duca 
Arrfgo  suddetto,  proveniente  bensì  dal  sangue  italia- 
no de^  principi  esiensi ,!  ma  erede  della  famiglie  dei 
Guel6  in  Germania:  il  che  è  da  notare,  perchè  di  qoa 
presero  origitìe  le  fazioni  gue^  e  gfnbeiUna^  che  la- 
cerarono dipoi  cotanto  b  misera  Italia,  siccome  ab- 
biamo dallo  stesso  Ottone  da  Frisinga  y  e  me^o  si 
comproverà  andando  innanzi.  Ora  il  medesimo  duca 
Arrigo  e  i  suoi  popoli  di  Baviera  e  Sassonia,  siccome 
non  concorsi  a  tale  elefione,  si  opposero  al  novello 
re  Corrado.  Crescendo  nulladimeno  di  giorno  in  gior- 
no r  autorità  e  possanza  di  lui ,  que**  popoli  insieme 
colla  vedova  imperadrice  Richema^  correndo  la  festa 
della  pentecoste,  il  riconobbero  per  re  in  Bamberga. 
Citato  per  la  festa  di  s.  Pietro  il  duca  Arrigo  a  Ratis- 
bona,  comparve  colà  ;  e  perciocché  in  mano  sua 
erano  tuVte  le  imperiali  insegne  ,  cioè  la  corona  ,  lo 
scettro  e  gli  altri  ornamenti  del  defunto  augusto,  tan- 
te belle  promesse  gli  furono  fatte,  che  le  cedette  al  re 
nuovo.  Ma  nulla  di  tante  promesse  fu  a  lui  atteoiato, 
(1)  Annalista  Saro. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  ir  o     tfCzxsviiT.  9^ 

•  Corrado  rivolse  tutto  il  suo  odio  e  studio  alla  rei- 
TÌoa  di  questo  principe,  con  metterlo  al  bando  deirim- 
perio,  e  privarlo  dei  suoi  ducati.  A  Leopoldo  juniore, 
figliuolo  del  santo  marcAef  e  Leopoldo^  diede  la  Ba- 
viera ;  al  marchese  Adalberto  la  Sassonia  :  il  che  si 
tirò  dietro  non  poche  guerre  ^  e  un  fiero  sconvolgi- 
mento di  quelle  provincie.  Restò  il  duca  Arrigo  per 
la  maggior  parte  colla  forza  spogliato  della  Baviera  ; 
ma  i  Sassoni,  che  del  suo  governo  si  pregiavano,  im- 
bracciarono lo  scudo  per  lui. 

(  CRISTO  Moxzm.  Indizione  xi. 
Anno  di  (  INNOCENZO  H,  papa  io. 

(  CORRADO  III ,  re  di  Germania  e  di 
Italia  2. 

Sol  principio  di  aprile  tenne  papa  Innocenzo  \l 
concilio  II  generale  lateranense  (i) ,  a  cui  interven- 
nero circa  mille  tra  arcivescovi,  vescovi  ed  abati  «  Fu- 
rono quivi  fatti  molti  nobili  decreti  contra  dei  simo- 
niaci, usurarj,  incendiar),  ecdesiastici  incontinenti,  ed 
altri  delinquenti.  T^  ha  chi  crede  che  nel  concilio  dt 
lui  tenuto  in  Chiaramonte  nell^anno  ii5o,  oppure 
in  quello  di  Rems  del  iiSi,  si  pubblicasse  il  famoso 
canone  :  Si  quis  suadente  Diàbolo ,  con  cui  è  inti- 
mata la  scomunica  contra  chi  mette  violentemente  le 
mani  addosso  agli  ecclesiastici, riserbata  al  sommo  pon- 
tefice. Certamente  questo  canone  fu  pubblicato  op- 
pur  confermato  nel  suddetto  concilio  lateranehse  \  e 
quivi  ancora  fulminata  fu  la  medesima  censura  contra 
del  re  Ruggieri,  ed  annullate  tutte  le  ordinazioni  fat- 

(f)  Lahbè  Concitior.  Toro.  X.  ' 

MURATOBI,  VOL.  XXIVH.  Digit  edbyGoOgk  j^ 


^t  AmiAU  D^TALIA 

te  dall'  antipapa  Anacleto  (i>.  Appena  era  termraato 
questo  concilio,  che  il  raloroso  e  prudente  duca  Rai-' 
noìfo^  trovandosi  nella  città  di  Troja,  sorpreao  da  una 
ardente  febbre,  nel  dì  3o  d*  aprile  diede  fine  al  suo 
▼ivere ,  con  incredibii  dolore  e  pianto  non  solo  di 
que^  cittadini,  ma  di  quegli  ancora  di  Bari ,  Trani , 
Melfi  e  Canosa,  ridotti  alPultina  disperazione,  perchè 
colla  morte  di  lui  restavano  tutti  senza  capo,  ed  espo* 
«tl  al  genio  crudele  e  tirannico  del  re  Ruggieri.  E  a 
tal  nuova  air  incontro  esultò  sommamente  esso  re  , 
né  tardò  a  comparire  dalla  Sicilia  a  Salerno  con  as- 
tai navi,  gente  e  danaro.  Quivi  accolto  dalla  Puglia  , 
Calabria  e  Capua  un  potente  esercito,  parte  ne  diede 
a  Ruggieri  duca  ài  Puglia  suo  figliuolo  ,  e  parte  ne 
ritenne  per  sé.  Sottomise  egli  al  suo  dominio  tutta 
la  provincia  di  Capitanata  ,  «  il  duca  suo  figliuolo  sì 
fece  rendere  ubbidienza  da  tutte  le  città  della  Puglia, 
fuorché  da  Bari  capitale  di  quelle  contrade  ;  perchè 
il  principe  d^  essa  vi  avea  dentro  quattrocento  nonii- 
ni  a  cavallo,  e  cksqu&ntamila  cittadini  atti  alParmi  :  di- 
modoché tentò  bensì  il  duca  di  soggiogar  quella  cittad- 
ina conoscendone  P  impossibilità,  lasciò  P  impresa,  e 
andò  ad  unire  il  corpo  de^suoì  combattenti  con  queìlo^ 
^el  re  suo  padre.  Trattarono  poscia  amendue  di  met* 
tere  P  assedio  alta  città  di  Troja  •,  ma  saputo  che  v'aera 
'dentro  un  forte  e  copiósissimo  presidio  ,  preso  sola-^ 
mente  il  vicino  castello  di  Bacarezza,  quivi  lasciarono 
•dugento  cavaliei'i,  con  ordine  di  ristringere  ed  infe- 
stare i  Trojani.  Assediarono  poscia  la  città  dìAriano^ 
•ed  inutilmente.  AUa  di/esa  stavano  dugento  soldati  a 
caviìllo,  «  copiose  schiere  di  fau ti.  Però  levato  Tasifi- 
Ja)  Falco  BencTcntan.  ifl  Chrcttt.  ^        i 

^  '  Digitizedby  VjOOQIC 


A   «r   K    ©      MCXSLXrX.  ^(^ 

^o,  in^eriroQO  «ulamente  contro  le  ?iti,  gli  ulivi,  al- 
beri e  seminati  di  quel  territorio.  Con  estremo  dls^ 
piacere  senti  anche  Innocenzo  II  la  morte  del  duca 
Rainolfo  :  e  veggeudo  in  una  deplorabil  confusione 
^tta  la  Puglia  ,  e  H  re  incamminato  a  sottomettere 
queir  intero  paese,  saggiamente  si  ri^volse  più  di  pri- 
ma a^  pensieri  di  pace ,  e  Tolle  portarsi  in  persona  a 
brattarne.  Uscito  dunque  di  Roma  colP  accompagna- 
mento di  Roberto  principe  di  Gapua,  e  di  circa  mille 
cavalli,  e  di  gran  moltitudine  di  fan^,  giunse  alla  città 
di  S.  Germano.  Allora  il  re  Ruggieri  gli  spedi  amba-* 
•SciatOfi  con  proposizioni  d'  amicizia  e  di  pace  ,  che 
furono  amorevolmente  accolti  dal  papa  ^  e  il  papa  au» 
ch*egli  inviò  a  lui  dueeardintìiiconinvitarlo  a  S.  Ger* 
mano.  LMnvito  fu  accettato,  e  Ruggieri  col  duca  Rug-i- 
^eri  suo  figliuolo  e  colla  sua  armata  si  portò  in  quelle 
vicinanze,  e  per  otto  giorni  seguirouo  dei  forti  maneg- 
gi di  pace,  ma  senza  potei'si  accordare  fra  loro  a  cagio- 
ne del  principato  di  Capua,  che  il  pontefice  esigeva 
per  restituirlo  a  Roberto,  e  Ruggieri  pretendeva  de- 
^^luto  per  la  di  lui  pretesa  feMonia. 

Mentre  si  fac^ano  tali  negoziati,  il  re  prese  una  par- 
te delle  castdila  de^  figliudi  di  Rorello  ;  e  perchè  in 
persona  egli  era  colà,  ed  era  ^à  tramontata  )a  speran- 
;Ea  della  pace,  il  papa  comandò  ai  suoi  che  assalissero 
<e  devastassero  il  castello  dì  Galluzzo.  Portata  questa 
nuova  al  re,  a  marcie  sforzate  sen  venne  egli  con  tutta 
Tarmata  alla  volta  di  S.  Germano^  e  si  accampò  presso 
a  quella  città,  entro  la  quale  tuttavia  dimorava  il  pon- 
itefìce.  Non  si  tenendo  «sso  papa  ,  né  i  suoi  sicuri  io 
quel  luogo,  sloggiarono  ben  presto  per  cercare  un  sito 
4i  maggior  sicur.ezza*  Ma  il  giovine  Ruggieri  duca,  pr€«- 


100  ami  ALI   D   ITALIA 

se  con  seco  circa  ihìlle  cavalli ,   e  postosi  in  on^  imbo- 
scata, dove  doveano  passare  i  Romani,  all'*  improvviso 
fu  loro  addosso ,  e  li  fece  dare  aUe  gambe.  Salvossi  il 
piìncipe  Roberto  con  Riccardo  fratello  del  defunto 
Bainolfe,  e  coi  più  de**  Romani  ;  de^  quali  nondimeno 
molti  si  negarono  nel  fiume,  ed  altri  rimasero  prigioni. 
Fra  questi  ultimi  per  disavventura  si  contò  anche  il 
buon  papa  Innocenzo,  il  quale  nello  stesso  giorno,  cioè 
nel  dì  22  di  luglio,  come  si  ha  da  Falcone,  fu  condòtto 
sotto  buona  guardia  alla  presenza  del  re  Ruggieri,  che. gli 
fece   assegnare  un  padiglione  per  lui  e  per  Almerico 
eancelliere ,  e  per  gli  altri  cardinali  prigioni.  Andò  a 
sacco  tutto  il  tesoro  é  tutti  gli  arredi  del  santo  padre, 
a  cui  e  agli  altri  suoi  successori  volle  Dio  dare  un  nuo* 
To  ricordo  di  quel  versetto  del  salmo:  Hiincurribus 
et  hi  in  equis  :  nos  autem  in  nomine  Dei  nostri  in- 
pocas^imus.  Differente  nondimeno  si  vuol  confessare  il 
caso  presente  da  quello  di  s.  Leone  IX  papa.  Questi 
andò  per  combaHere,  ma  pare  che  Innocenzo  II  si 
movesse  per  cercare  la  pace ,  e  die  per  semplice  sua 
scorta  camminasse  con  quegli  armati.  Fors'^anche  inter- 
venne qualche  iniquità  nell'agguato  a  lui  e  alla  sua  gente 
teso.  Che  nondimeno  seguissero  delle  ostilità,  si  racco-* 
glie  da  Giovanni  da  Ceccano,  di  cui  son  queste  parole(i): 
Mense  junii  venit  papa  cum  Romanis  ad  expugnan- 
dum  regem  Siciliae^  et  incensa  sunt   a  Romanis 
FuWatera^  Insula^  et  sanctus  Angelus  in  Tudicis. 
Racconta  Romoaldo  salernitano  (2):  che  rex  e  vesti- 
gio prosequutus  domnum  papam^  ad  pedes  ejusdent 
voìuit  humiliter  satis  accedere.  Sed  ipse^  utpote  vir 

(i)  Johan.  «le  Ceccano  T.  I.  lUl.  Sacr.  Ughell. 
(a)  Romadldas  Saleroit  Cbroa«  T.  VII.  Rer.  liti. 

^  DigiJiz'edby  VjOOQIC 


À   9   II    O       MCXXXIX.  tot 

constans  et  egregius^  eum  primo  recipere  noluìL 
Ma  andando  innanzi  e  indietro  proposizioni  di  pace^  il 
saggio  pontefice  col  consiglio  de'  cardinali,  per  sottrar- 
re ai  disagi  i  molti  nobili  romani ,  rimasti  anch'^essi  pri- 
gioni, segnò  in  fine  V  accordo  con  legittimare  a  Rug- 
gieri il  titolo  di  re^  conferitogli  dall'*  antipapa  Anacleto, 
ed  inyestire  lui  del  regno  di  Sicilia ,  e  il  figliuolo  di 
Ruggieri  del  ducato  di  Puglia.  Nd  diploma  di  tale  in- 
vestitura presso  il  cardinal  Baronio(i),  si  legge  confer- 
mato anche  a  Ruggerì  il  principato  di  Gapua;  ma  nin- 
nò parla  del  ducato  di  Napoli  e  di  Amalfi.  Nella  festa 
di  s.  Jacopo  di  luglio  segui  la  suddetta  concordia  ,  e 
quanto  la  mestizia  era  stata  incredibile  fira  i  popoli  cri- 
stiani per  la  prigionia  del  papa,  altrettanto  fu  la  conso- 
lazione e  r  allegrezza  per  la  pace  e  fiberazione  di  luì, 
Fresentossi  dunque  con  tutta  riverenza  il  re  Ruggieri 
insieme  co'  suoi  figliuoli,  cioè  col  duca  Ruggieri  e  con 
Anfuso,  ossia  Alfonso  principe  di  Capua,  a'  piedi  del 
pontefice  (2)  ^  e  dopo  ayer  chiesto  perdono ,  ed  otte- 
nuta r  assoluzione  ,  ricevette  Y  investitura  degli  Stati 
suddetti  col  gon&lone  dalle  di  lai  mani.  Accompagnò 
egli  dipoi  con  tutto  onore  il  papa  fino  a  Benevento  , 
nella  quale  città  entrarono  amendue  nel  di  primo  d'a- 
gosto, dove  il  pontefice  fece  atterrare  il  castello  fabbri- 
4:ato  in  quella  città  da  Rossemanno^  già  creato  arcive- 
scovo da  Anacleto,  e  deposto  in  questa  congiuntura  eoa 
sostituirgli  Gregorio.  Furono  cagione  i  prosperosi  suo-: 
eessi  del  re  Ruggieri ,  che  i  Napoletani  vennero  a  Be-^ 
nevento  anch'essi  a  mettersi  sotto  Usuo  dominio,  con, 
accettar  per  loro  duca  Ruggieri  primogenito  d'esso  re. 

(1)  BtroD.  in  Annales  Ecclesiait. 

(2)  Falco  9enerent.  in  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


1*0  2  XttfUktl  B^ITALlft 

Preso  poscia  congedo  dal  papa,  marciò  Ruggieri  cot 
F  esercito  alla  volta  di  Troja ,  i  cui  cittadini  non  tar- 
darono a  rendersi  ;  ma  pregatolo  che  entrasse  in  cluà, 
rispose  loro  che  non  y\  metterebbe  il  piede,  finché  quel 
traditore  (  cioè  il  defunto  duca  Bainolfo  )  dimorasse 
Ira  loro.  Fu  costretto  con  suo  gr«a  rammarico  quel  po- 
polo a  far  disotterrare  il  cadavero  fetente  d*^  esso  Rai- 
noUo ,  che  da  alcuni  suoi  nemici  con  una  fune  legata 
al  collo  tratto  fu  per  la  città,  e  gittato  fuori  d^essa  nel- 
le fosse:  vendetta  orribile  e  detestata  da  tutti,  e  infìna 
dal  duca  Ruggieri,  il  quale  presentatosi  al  padre  tante 
preghiere  adoperò,  che  gli  fu  conceduto  di  farlo  seppel- 
lire. Non  entrò  per  questo  il  re  Ruggieri  kt  Troja^ma 
a  dirittura  andò  a  piantar  Y  assedio  per  ten*a  e  per  ma- 
re alla  città  di  Bari.  Spedi  Innocenzo  pontefice  il  ve* 
scovo  d^  Ostia  a  que^  cittadini  con  esortazioni  paterne 
di  cedere  amorevolmente  alla  forza,  per  sottrarsi  al  ri* 
gore.  Ma  quel  superbo  popolo  neppur  volle  lasciarla 
entrare  in  città,  nonché  badare  ai  di  lui  consigli. 

Tornossene  il  papa  dopo  il  di  a  di  settembre  a 
Roma,  ricevuto  con  immenso  gaudio  dai  Romani, 
quali  tentarono  bensì  d' indurlo  a  rompere  la  pace 
fatta  per  forza  ;  ma  Innocenzo,  siccome  principe  dL 
veterana  prudenza,  non  volle  acconsentire  al  parer 
di  que^  bravi,  che  poco  dianzi  aveano  lasciato  si  bei 
segni  del  loro  coraggio  nella  precedente  zufifa.  Conti- 
nuò il  re  Ruggieri  per  tutto  V  agosto  e  il  settembre 
r  assedio  di  Bari  ;  le  sve  petriere  e  torri  di  legno  de- 
strussero parte  delle  mura  e  torri  della  città  e  non 
pochi  palagi  ;  crebbe  anche  a  dismisura  h  fame  fira 
quel  popolo,  sino  ad  aver  per  grazia  di  poter  man- 
giare carne  di  cavallo  e  un  tozzo  di  pane^  dimameri^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  9  ir  o     sfcxxxix.  io5> 

che  fióalixiente  t^attarona  della  resa,  che  lu  loro  ac- 
cordata con  oneste  capholazionL  Tutto  pajreva  tran* 
qaWìp  e  quitto,  quando  presentatosi  al  .,re  Ruggieri 
ano  de^  suoi  soldati  dimandò  giustizia  contra  di  GìG" 
cinto  pricipe  di  Bari,,  perchè  gli  avesse. fatto  cavare 
un  occhio,  l^ede  nelle   smanìe  il  re,  e  fatto  Care  il 
processo  da^  giudici  di  Troja,  Trani  e  Bari,  con  pre- 
tendere rotta  la  capitolazione,  fece  impiccare  il  sud- 
detto Giacinto  con  dieci  suoi  eontiglieri,  e  cavar  gli 
occhi  a  dieci  altri,  e  imprigionare  inoltre  fs.  spoglisire 
dei  loro  beni  vari  prudenti  cittadini  di  Bari  :  se  .€0|i 
giustizia  e  buona  fede,  Dio  lo  sa,.  Con  quc;sti  barba- 
rici  passi  camminava  il  re  Ruggjleri,   che  ppscia  sul 
fine  di  ottobre  se  n"  andò  a  Salerno,  ed  i^i  f^anjo 
pubblicò  vari  confischi  e  banc^  contn^  di  <;hi  ayea  iin- 
pugnate  T  armi  contra  di  lui.  Finalmente  nel  di  5  di 
novembre  imbarcatosi  in   una  nave  ben   cprred|iti(, 
passò  a  Palermo.  Fece  gran  guerra  in  questo  ai^o  il 
re  Corrado  ad  Arrigo  estense^guelfo  duca  di  S^mo^ 
nia  Q  Baviera,  in  manieracbà  questo  principe  (i),a»- 
te  potentissimusy   et  ejus  autoritas  (ut  ipse  glo* 
riàbaturJ)  a  mari  usfjue  ad  mare^idest  a  Dania 
usgue  in  Siciliam  extendebatur^  in  tantam  in  br^ 
vi  humilitatem  s^nit^  ut   paerw  onu^ibus  Jidelibt^ 
et    amicis  suis   in    Bajoaria    a    se^  deJicienHbus, 
clam    inde   egressuSy   quatuor   tantum   eomitatus 
sociis  in  Saxoniam  ^eniret.  Ma  in  Sassonia  ^istito 
da  que^  popoli,  rendè  inutili  glvsfprzi  e  disegni  d^  es* 
so  re  Corrado,  siccome  ancora  qii^>  di  Mafif^rt^ 
creato  duca  di  Sassonia.  Ma  mentre  ^i,  con  ?igor«  le 
fortuna  attende  a  difenderje  e  a  conservar  quegli  Sta- 
li) Otto  Frisiogeniif  ia  C^otu  hj^  f  ^, 

Digitized  by  VjOOQIC 


164  ÀxnÀhi  jrtnLih 

ti,  e  già  fi  dbpooe  a  portar  la  gaerra  ia  Baviera  per 
ricuperar  quef  ducato,  eccoti  la  morte  che  inette  fina 
alla  fila  e  a  tutte  le  di  lui  applicazloBi  terrene.  Cora» 
▼oce  di  teleoo  a  lui  dato.  Secondo  T  Annalista  aasaa- 
ne  (i)^  Jaeto  coagulo  in  Quideiingeburck^  ffeiià' 
ricu9  nohiUssimus   aique  prohUsimus   dux  Basm^ 
riae  atgme  Saxoniat^  veneficio  ibidem^  ut  Jertur^ 
infecius^  XIIJ   kahndas  novemhris   i^itam  finwit 
Il  tuo  corpo  troTÒ  riposo  e  sepoltura  nel  mouistera 
di  Lutar  io  Sassonia  aHa  destra  delP  imperador  LoC- 
tario  III,  suo  suocero.   Questo  principe,  eguale  xtk 
tempo  ai  re  ptf  la  sua  potenza,  che  godeva  anche  ia 
Italia,  olM  a  tanti  altri  Stati,  la  sua  pornone  nell^eie- 
dità^  del  sangue  estense,  e  da  cui  discende  la  real  casa 
di  Brunswich,  ^en  da^moderni  storici  contraddistinto 
dagli  altri  Arrighi  estensi-guelfi  col  titolo  di  superbo^ 
non  per  altro  se  non  perché  non  s**  inchinò  a  pregare 
i  prìncipi  deH^  imperio  affine  di  conseguir  la  corona 
^erma^ica.  Per  altro  le  virtù  abbondarono  in  lui,  e 
lasciò  dopo  di  sé  una  gloriosa  memoria,  e  un  solo  pic- 
colo figliuolo  maschio ,  nomato  Arrigo  Leone^  che 
superò  andie  la  gloria  del  padre  ;  e  raccomandato  ai 
Sassoni,  fa  da  essi  con  somma  fedeltà  e  valore  soste- 
nuto contro  i  tentativi  del  re  e  d^li  altri  nemici.  Nel- 
la Toscana,  che  era  stata  ad  esso  duca  Arrigo  conce- 
duta in  fisudo  dal  suddetto  Lottario,  da   qui  innanll 
comparisce  marchése  di  quella  provincia   Udehrico^ 
secondo  le  Memorie  accennate  èìX  Fiorentini  (i).  Ma 
che  in  <^sti  tèmpi  la  Toscana  si  trovasse  in  un  sta- 
to infòriee,^!  raccoglie  da  una  lettera  da  Tietro  abate 

(i)  Aonalista  Saxo  apudl  Eccardom. 
(a)  Ftorent.  flemor.  di  Mstild.  1.  a.  ' 

^  Digitizedby  Google 


k  w  9  o    MCnxix  co5 

di  Gugni  scrìtta  al  re  Ruggieri,  dote  scrìTe  (i)  che 
nelle  parti  miserahilis  et  infeìicis  Tusciae  nunc  res 
dwinae  atgu€  humanae  nulh  '  servato  ordine  con-' 
Junduntur.  Urhes^  castra^  hurgi^  viììae^  stratae 
pubUcae^  et  ipsae  Deo  consecratae  eccksiae  homi- 
cidis^  saeriìegis^  raptoribus  exponuntur»  Peregri' 
niy  ckrici^  monachi^  abates^  presbyleri^  ipsi  supre^ 
mi  ordinis  sacerdotes^  episcopi^  archiepiscopi^  pri» 
mates^  veì  patriarchae  in  manus  taìium  traduntur^ 
spoìianiur^  distrahuntiurj,  Et  quid  dicam?  ver^- 
rantur^  oceidttntur.  Cosi  circa  questi  tempi  quell^  a- 
bate.  Le  guerre  fra  i  Genovesi,  Lucchesi  e  Pisani 
•do?éano  aver  prodotto  sì  esecrandi  disordini-  In  que* 
st^  anno  (2)  essi  Genovesi  ottennero  dai  re  Corrado 
la  facoltà  di  battere  moneta.  Però  essi  dipoi  fin  quasi 
ai  nostri  giorni  usarono  di  mettere  il  nome  di  questo 
re  nelle  loro  monete.  Durava  tuttavia  la  rabbia  dei 
Cremonesi  contra  de^  Milanesi  a  cagion  deir  occupa- 
tone di  Crema.  Si  venne  perciò  nelP  anno  presente 
ad  un  fatto  d^armi  fra  loro,  che  riuscì  inielicissimo  ai 
primi.  Però  scrisse  il  loro  vescovo  Sicardo  <S)  :  jén^ 
no  Domini  xiSq  magna  pars  Cremonensium  a 
Mediolanensibus  apud  Cremam  capia^  carctraK" 
bus  vinculis  est  mancipata. 


(i)  Petrus  Cluniacens*  I.  5,  Epist.  34. 
(a)  Caflari  Aniul.  Genneni.  I.  i. 
(3)  Sicard.  Cbron.  T.  7,  Rer.  lui. 


,y  Google 


J<^1}  AnSiliil    D     ITAL.IA 

(  CRISTO  MCXL.  Indizione  in. 
Aooo  di  (  INNOCENZO  II,  ppa  ii. 

(  CORRADO  UI,  re  di  Germania  e  di 
Italia  5. 

In  questi  tempi  comincia  Arnolfo  ossia  Arnaldo 
da  Brescia  a  far  gran  rumore  nella  Chiesa  di  Dio. 
Costui  portatosi  in  Francia,  e  messosi  sotto  la  scuola 
di  Pietro  Abailardo^  seminator  di  nuove  e  perico- 
lose dottrine,  dopo  arer  profittato  nella  malizia,  se 
pe  ritornò  in  Italia,  prese  la  veste  monastica,  e  si  die- 
de in  Roma  a  spacciar  le  sue  false  merci  (i).  Gran^ 
de  adulator  de'  laici,  e  bel  parlatore,  prese  a  tutta 
prima  a  censurare  spietatamente  i  costumi  corrotti 
allora  in  buona  parte  del  clero  secolare  e  regolare  ^  e 
fecondo  V  arte  degli  altri  eresiarchi  passò  oltre  a  con- 
dannar generalmente  le  soverchie  ricchezze  de^  mo- 
naci e  degli  altri  ecclesiastici,  e  massiman^nte  i  loro 
dominj  temporali,  sostenendo  che  ciò  non  si  poteva 
accordar  col  Yaagelo,  e  che  i  loro  beni  erano  del 
principe,  e  doveano  tornare  ai  laici,  Teniva  con  pia- 
cere accolta  questa  adulatrice  e  falsa  dottrina  dalle 
persone  afl&tto  mondane,  e  prese  anche  in  Roma 
stessa  buone  radici.  Perciò  fu  egli  scomunicato  nel- 
r  anno  addietro  nel  concilio  lateranense  :  perlocchè 
temendo  della  pdle,  «ricoverò  circa  questi  tèmpi  in 
Francia.  Di  là  cacciato  andò  in  Germania,  spargendo 
dappertutto  il  sno  veleno.  5.  Bernardo  il  teneva  d'oc- 
chio, e  scrisse  varie  lettere  per  farlo  conoscere  a  chi 
buonamente  gli  dava  ricetto,  abbiamo  da  Falcone  be- 
(i)  I4garin,  de  Gest,  Fiderìci  Frimi  lih.  3r 

—  DigitizedbyVjOOQlC 


A  n  IT  u     Muxi*..  lujr 

neventano  (i),  che  nelP  anno  presente  il  re  Ruggieri 
Inviò  AnJusQ  principe  di  Capua  stio  figliuolo  co» 
possente  esercito  di  cavalli  e  fanti  a  conquistare  la 
provincia  di  Pescara,  che  abbracciava  allora  quasi  lut- 
to r  Aljruzzo  ulteriore.  Non  poca  fatica  e  tempp  co- 
stò al  principe  suddetto  il  ridurre  air  ubbidiensa  su» 
le  castella  di  quella  contrada:  laonde  ebbe  ordine  dal 
padre  anche  Ruggieri  duca  di  Puglia  di  portarsi  co- 
là con  un  grosso  corpo  di  fanteria  e  mille  cavalla 
Perchè  tali  conquiste  si  laccano  ai  confini  degli  Stati 
della  Chiesa  romana,  se  ne  ingelosi  e  turbò  non  po- 
co papa  Innoceivbo  Ily  il  quale  perciò  spedi  due  car- 
dinali ai  principi  fratelli,  facepdo  lor  sapere  di  noo 
toccare  i  confini  romani.  Risposero  e$9Ì^  che  il  loto 
disegno  era,  non  già  d'  occupare  T  altrui,  ma  di  ricu- 
perare solamente  le  terre  spettanti  ai  lor  principati. 
Informato  di  ciò  il  re  Ruggieri,  che  pon  volea  liti  col 
rtimano  pontefice,  verso  la  metà  di  luglio  sbarcò  a 
Salerno,  venne  nelle  vicinanze  di  Renevento,  e  quivi 
trattò  col  cardinal  Giovanrd  governatore  di  quella 
città,  confermando  la  risoluzione  fua  di  mantenersi 
fedele  al  papa.  Andò  poscia  a  Gapua  e  a  s.  Germano^ 
e  perchè  intese  che  papa  Innocenzo  era  disgustata 
de'  suoi  figliuoli,  li  richiamò  da  Pescara.  Avrd>be  egli 
voluto  abboccarsi  con  esso  pontefice,  ma  questi  con 
varie  scuse  se  se  so ttraMe, .dimodoché  Ruggieri  per 
troncare  il  corso  alle  concepute  gelosie,  licenziò  T  e- 
tercito.  Nulladimeno  abbiamo  da  Giovanni  da  Gec- 
eano  (a),  che  i  di  lui  figliuoli  9el  mese  di  luglio  pre* 


(i)  Falco  Beneventanos  in  Chronico. 
(a)  Johao.  4e  Ceccana  Tr  I,  lul.  Sacr* 


^y  Google 


lOS  AìfllALI   D   ITltU 

sero  Sora  ed  altri  luoghi  fino  a  Ceperaoo.  Andò 
Ruggieri  a  Monte  Cassino,  e  levato  a  qoe^mofiaei 
Monte  Corro,  con  pretendedo  suo,  diede  loro  in 
eambio  la  rocca  di  Bantra. 

Tenne  poscia  il  re  un  parlamento  in  Ariano,  do* 
▼e  proibì  con  rigorose  pene  lo  spendere  nel  regno 
suo  le  romesine,  cioè  a  mio  credere  '  la  moneta  bat- 
tuta in  Roma  \  e  ne  sustitui  delP  altra  battuta  da  lui 
di  lega  molto  inferiore,  a  cui  diede  il  nome  di  duca- 
to ;  e  danari  di  rame,  tre  de^  quali  valeano  una  rome- 
Sina:  il  che  recò  un  incredibil  danno  a  tutto  U  suo 
dominio,  e  fece  universalmente  desiderare  la  di  lai 
morte.  E  perciocché  avea  comandato  anche  ai  Bene- 
Tentani  di  ricever  quella  moneta,  se  ne  alterò  forte 
il  papa,  e  loro  ordinò  di  non  ubbidirlo.  Appresso  an- 
dò il  re  a  Napoli  per  la  prima  volta.  Fu  con  immenso 
onore  incontrato  dà  quella  nobiltà  e  popolo  fuori  di 
Porta  Capuana,  e  alla  porta  ricevuto  dal  clero  con 
bella  processione.  L' addestrarono  vari  nobili  fino  sl- 
la  chiesa  maggiore,  dove  V  aspettava  T  arcwesco99 
Marino.  Non  monco  di  ht  carezze  e  regali  a  quella 
DobOtà,  di  visitar  tutta  la  città,  e  in  una  notte  fece 
misurare  il  circuito  della  medesima,  il  quale  si  Irovò 
allora  di  duemila  e  trecento  settantatrè  passi.  Nel  &i 
seguente  dimandò  ai  Napoletani,  quanto  fosse  il  giro 
della  lor  città,  e  non  sapendolo  dire  alcuno,  lo  disse 
egli  con  ammirazione  di  tutti.  Sul  principio  posòa  di 
ottobre  se  ne  tornò  in  Sicilia,  lasciando  in  Puglia  il 
^uea  Ruggieri,  e  in  Capua  il  prìncipe  Infuso.  Q 
vien  meno  qui  la  narrativa  di  Falcone  beneventano 
eon  grave  danno  della  storia  di  que^  paesi.  Intenti  i 
GenoYciii  al  pari  d^  altre  città  libere  d^  Italia)  ad  in- 

'  Digitizedby  Google 


A  ir  ir  O      HGXL.  X09 

^andire  la  lor  signorìa  (i),  nelPanno  presente  con 
grande  esercito  per  maree  per  terra  andarono  addos- 
MO  alla  città  di  Yentimiglia,  e  costrinsero  tanto   essa 
come  tutte  le  castella  di  qnel  contado  a  sottomettersi 
al  loro  dominio.   Ma  non  snssiste  già  ciò  che  sotto 
questo  anno  è  scritto  negli  Annali  pisani   (2),  cioè 
che  quel  popolo  ebbe  guerra  con  Ruggieri  re  di  Si- 
cilia, e  tenne  in  tuo  potere  Napoli  per  sette  anni  : 
£iTola  troppo  grossolana.  Fu  bensì  in  questi  tempi, 
.  per  attestato  del  Dandolo  (3),  rottura  fra  il  popolo 
di  Fano  dalF  un  canto,  e  quei  di  Ravenna,  Pesaro  e 
Sinigaglia  dall'  altro.  Non  potendo  i  Fanesi  resistere 
B  tanti  nemici,  fecero  i  loro  consoli  ricorso  ai   Tene* 
ziani  con  promettere  fedeltà  e  censo  a  Pietro  PoUh' 
no  doge,  e  concedere  loro  Tari  privilegi  ed  esenzioni 
nella  loro  città  ;  dal  che  mossi  i  Teneziani,  con  una 
possente  flotta  andarono  contro  ai  nemici  di  quel  po- 
polo, e  li  fecero  desistere  dalle  offese.  Intanto  non 
naancava  neppure  in  Germania  la  guerra.  Il  duca 
Guelfo  F'Ij  dacché  cessò  di  vivere  Arrigo  IV^  duca 
di  Baviera  e  Sassonia,  suo  fratello,  mosse  le  preten- 
sioni sue  sopra  la  Baviera,  siccome  ducato  paterno 
ed  avito,  e  susseguentemente  la  guerra  a  Leopoldo 
che  n^era  stato  investito  dal  re  Corrado  (4).  Mentre 
questi  facea  l' assedio  di  Falea,  eccoti  alP  improvvisi» 
comparire  il  duca  Guelfo  colle  sue  schiere,   che   gli 
diede  una  rotta  e  V  astrinse  alla  fuga  nel  dì  3  d^  ago- 

(•)  Cafiari  Aaoal.  Genoens.  1.  i. 
(2)  Aoaal.  Pisani  T.  VI,  Rer.  }Ul. 
<3)  Daodul.  in  Chron.  T.  XIJ,  Rer.  Ilal. 
(4)  Otto  Frisingensis  in  Cbroo.  1.  7,  e.  25«  Abbai 
Urspergeasis  in  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


fio  AUHALI  i>'  ITàLU 

«to.  Ma  avendo  voluto  lo  sieMO  Guelfo  ^ar  balta^^ 
anche  al  re  Corrado  che  assediava  Winsperg,  rìmase 
sbaragliato,  e  dovette  fuggire.  Questo  ho  voluto  rife- 
rire, perchè  «i  tratta  d**  un  principe  della  linea  ga- 
manica  de^  principi  estensi,  i)  quale  non  lasciò  dor- 
mire per  questo  esso  re  Corrado,  con  successivamente 
continuar  la  guerra  camtra  di  lui.  Confermò  in  qoe- 
«t*^  anno  esso  re  ai  Piacentini  il  privilegio  di  battete 
moneta,  come  costa  dal  &uo  diploma  riferito  da  Um^ 
berto  Locati  (i). 

(  CRISTO  MCXLi.  Indizione  ly. 
JUno  di  (  IMOCENZO  II,  papa  la. 

l  CORRADO  III,  re  di  Germania  e  di 
Italia  4. 

In  questi  tempi  resta  quasi  afiàtto  a4  buio  la  sto- 
eia  d' Italia,  per  mancanza  di  scrittori,  o,  per  meglio 
4kt^  delle  antiche  croniche  perite*  Scrive  il  cardinal 
Boronio  (2),  che  ie  città  d' Italia  os^natamente  faoea^ 
no  guerra  T  una  contro  1'  altra  :  J^ucenses  adversus 
Pisanos  in  Tuscia^  ift.LongQbar^k^  Patas^ini  aé^ 
jKersus  Peronenses^  Mediolanenses  implacabili  odio 
Conunses  perdere  conabaiUun  4^hbiam  yeduto  già, 
quanti  anni  prima  fosse  cessata  la,  guerra  fra  i  Mila^ 
aesi  e  Comaschi  col  totale  abb^sam^nto  degli  ultimi. 
lia  guerra  de*  Pisani  e  Lucchesi  si  ravf  ivo  molto  più 
tardi,  siccome  vedremo.  Crede  iltar^inale  suddetto, 
jài9  a  questo  anno  appartenga  queUa  del  popolo  ro- 

(1)  JxxMltts  de  Origin.    PlaceaL  Cbrbnicon  PlacenU 
T.  XV],  Reram  Italicarum. 

ga^  baroli.  AtuuksJiccItfj.ast.  adi  h^nc  aonum* 

^  Digitizedby  VjOOQIC 


ARNO      MCXLI.  Ut 

«liaBO  ccmtra  del  popolo  di  Titoli,  narrata  da  Ottona 
frisiogense  (i).  Ma  per  attestato  di  Siccardo  succede 
essa  (a)  nell^  aaao  «egaente.  Non  si  sa  il  perchè  la 
cuttà  di  TrvoB  da  gran  tempo  si  manteneva  disubbi* 
-diente  e  ribelle  al  pontefice.  Forse  per  gare  e  discor- 
llie  insorte  a  cagion  àfP  confini,  e  d^  ingiurie  e  danni 
ira  quel  popolo  e  I  Romani.  Non  potendo  Innocenzo 
II  colle  buone  ridurli  alla  conoscenza  del  loro  dovere^ 
area  fulminato  molto  prima  d^ora  la  scomunica  con- 
tra  d**  essi.  Jam  per  multum  iemporis  Tyhuriinos 
■excommunicaverat^  ac  aliis  modis  presserai  i  so- 
«o  parole  del  suddetto  Fristngense.  Però  non  aspettò 
il  papa  a  questo  anno  a  scomunicarli,  come  pretese  ii 
Sigonio.  Ora  i  Romani  indussero  il  buon  Innocenzo 
a  mettere  1'  assedio  a  Tivoli,  e  v'  andarono  con  gran- 
de sforzo,  già  persuasi  di  divorar  quel  popolo.  Ma  4 
Bomani  d^  allora  erano  ben  diversi  da  quelli  del  tem* 
pò  antico.  Poco  dianzi  voleano  muover  guerra  4i  nuo- 
vo al  re  Ruggieri,  se  il  papa  più  «aggio  di  loro  avesse 
acconsentito.  Neppur  tennero  saldo  contra  il  solo  po- 
;poIo  di  Tivoli.  Uscito  questo  animosamente  della  cita- 
ta, ed  attaccata  la  mischia  cogli  assedianti,  li  caricò  sa 
€orte,  che  gli  astrinse  a  voltar  vergognosamente  le 
spalle,  e  a  fasciare  indietro  un  ricco  bottino.  Per 
questo  accidente  sinistro  implacabili  divennero  i  Ro- 
mani contra  di  quel  popolo.  Da  gran  tempo  ancora 
i)olliva  discordia  fra  i  Yeronesi  e  Padovani  (3)  \  « 
£)erciocchè  i  primi  aveano  divertito  dal  suo  alveo  il 
£ume  Adig«  con  preigiudixio  degli  altri,  si  venne  «dr^ 

(i)  Otto  Frisingen^is  io  Cbron.  I.  7,  e.  27. 

(2)  •Sicard.  Creraonens.  in  Chroii.  T.  VII,  Rer.  Ilal 

^)  Quo  Jr.ijùi\gensi3  in  ChroiL 

Digitized  by  VjOOQIC 


tm  qaetti  midMtaii  Umpi  «d  una  nognUiote  batlt- 
gUt  fra  toro*  Si  didiiarò  la  iortima  in  fnFore  de'^Tc- 
fonaai.  Sul  campo  reato  gran  copia  di  Padoiraoi) 
Vsoitiuimi  fnroBO  i  pciglooi,  mu  costò  qoaala  Ttttoria 
affai  caro'aflt^tatsi  Yiocitorì.  Abbiano  dall^AnomaM 
fBassioaiua  (i),  che  in  qnaal^aimo  ancora  il  re  Roggie- 
H  Tanna  in  Po|^,  e  si  portò  al  nonistero  di  Monte 
Caaitno  ;  e  giacché  Dio  arca  restitoita  la  pace  io  fotti 
i  saoi  dominii,  attese  a  fiiryi  esercitar  la  ginstìsia,  e  a 
lerarne  le  prcpotenie  egli  abusi.  Tien  ciò  asserito  da 
BoBioaldo  saUHmttano  coUe  seguenti  parole  (a)  :  Sex 
mnlem  Xogtrius  in  regno  suo  perjeetae  paeis 
iranqwUUate  potUus^  prò  conservanda  pace  Ca* 
merarios  et  Justiciarios  per  totam  terram  insti' 
imi  ;  maìas  consuetudines  de  medio  abstuUL 

(  CRISTO  MCXLix.  Indiaione  t. 
Anno  di  (  INNOCENZO  |I,  papa  i3. 

(  CORRADO  in,  re  di  Germania    e  di 
Italia  5. 

Continuando  nella  lor  contumacia  i  cittadini  di 
Tivoli,  per  testimonianza  di  Sicardo  (5),  assediò  il 
pontefice  iu  quest^  anno  coi  Romani  la  loro  città. 
BfuUa  dice  delP  esito  di  queir  impresa  lo  storico  aud- 
detto,  toeiando  in  dubbio,  se  questo  sia  V  assedio  in- 
felioe  di  cui  si  è  parlato  nelP  anno  precedente,  oppu- 
re un  altro.  Abbiamo  di  certo  da  Ottone  frisingense, 
che  papa  Innocenzo  li  ridusse  a  tali  angustie,  che  fu- 

(i)  Anonymos  Caifinens.  T.  V,Rer.  lul. 

(a)  Romoaldus  Salernit.  io  Chron.  T,  Vii,  Ker.  ItaJ. 

(3)  Sicardas  Cremonens.  io  Chron. 

^  Digitizedby  VjOOQIC 


*tii<>  fdrzWi  à  capitolare  e  fOltoilaelUfti,  me  non  ^o 
-^  fl«l  i^^cMnte,  oppure  j»fl  •nssegoente  tiiiio.  Ho  io 
iptoArtiò  U  giueuneiHo  prestata  ad  esto  pontefice  ^ 
iq«el.pQpok>,«  <aM  «  bgge  <i)  •  CiiÀtatcm  tiburtì-^ 
jimn^  domnicaiuras^  et  rsgaUa^  ^^e  romàfd  pon- 
^ifiees  ibidem  babuerUmt^  ^  munitionèm  P&n^ 
Xaicani^  f^ieovarum^  sandmn  Poìum,  i^steìhm 
^of^ram,  Cantaìupum,  JhtrJetlum;  CwiiUmtum,  et 
mUu  regmUm  beau  Fétri^  i^uàe  habet^  adjut^r  erU 
Md  reiinendum^  etc.  Cemitatum  ^np^e  et  A'eéi&n 
^iam  eju$dem  ewìtaiU  Murfinae  in  pùiésiaterk  dd^ 
mni  p^ptie  Inneeentìi,  et  suceessorttm  éjus,  liberei 
idimkUmytUi.  Di  j^p^ì  disordiai  produsse  im  tale  ag- 
^iistamento,  atccome  vedremo  alPanno  «^uerite.  Ifhik 
^teeito  digerire  i  Modenesi,  lAe  b  terra  e  badia  di 
'Noaaniola,  p;osta^  nel  loro  contado,  si  fosse  data  ai  Bo- 
lognesi. Però  Bèi  pi^sente  andarono  a  campo  sotto 
^nellft  terra  (a),  maleaettendo  tatti  i  suoi  contorni.  A 
tate  ^^fo  us«i  in  campagna  V  esercito  de'  fiolognesf  ; 
il  iShe  fu  cagione  «he  i  ModoneSi,  lasciato  T  assedia, 
marciarono  contra  di  essi.  In  Ydle  di  Reno,  oppntia 
In  Yflllé  di  Lafino  s*"  affrontarono  le  due  armate,  ^ 
sconfitta  rimase  la  modenese.  Gran  quantità  di  pit- 
gitmi  §a  condottai  Bologna.  Dopo  la  pasqua  deir«n- 
•lìo  presente  il  re 'Contado  tenne  una  gran  dieta  io 
Trancoforte  (3),  doTc  «  trovarono  qoasi  tntlf  i  priil- 
èip»  della  Gertnanie,  ^  vennero  anche  i  Sassoni  él 
^mJHarsi  e  ku,  ohe  H  ricevette  in,  sua  gratia.Allère  fu 

<i)  Àntiqait.  Italie.  Dissert.  72. 

(2)  Cron.  di  Bologoa  T.   18,  Rer.  Ila!  AnnaL  vefer. 

Molinens.  T.  IX^  fieri  ItaKc.  '        J 

<3)  Dodcd|.-i|^0<i.  adjtftEioja.Soor.    . 


^l4  ATRTALI  I»^  ITALIA 

eh**  egli  confermò  il  dacato  della  Sassonia  aì  gioviad- 
io  duca  Arrigo^  soprannominato  JLeone  estense-guel*- 
/b,  e  indusse  la  di  lui  madre  Geltruda,  figltoola  del 
Ib  imperador  Lattario,  a  passare  alle  seconde  nozze 
con  Arrigo^  fratello  del  duca  Leopoldo^  e  a  questo 
Arrigo  concedè  il  ducato  della  Bayiera  (i)  ;  il  che   fa 
uh  seminario  di  discordie.   Imperocckè  Gue^b  IF^ 
*duca»  sto  paterno  del  suddetto  Arrigo  Leone,  pre- 
tendendo indd>itamente  tolta  la  Baviera  alla  sna  casa, 
.continuò  la  guerra  contra  di  questo  novello  ducè,  e 
jiugli  occhi  suoi  entrato  in  quella  provincia,  le  .diede 
«n  gran  guasto.  Arrigo  il  bavero  anch'  egli  per  vea- 
dicarsi  passò  a  distruggere  le  ville  e  tortene  degli  ade- 
drenti  al  duca  Guelfo  *,   e  cosi  andò  seguitando  p» 
:qualcbe  anno  la  guerra  con  tarie  vicende.  Stava  da 
lungi  osservando  questo  fuoco  il  re  Ruggieri  (a),  t 
^temendo  che  cessata  tal  guerra  il  re  Corrai  potesse 
.calare  in  Italia  armato  a^  suoi  danni,  seppe  ai» mare  il 
duca   Guelfo  a  continuar  la  gara,  singulis^ue  tmnis 
mille  murcas  se  ob  hoc  datar um  juramenta  coa^ 
firniavU.  Anche  il  re  d' Ungheria  per  paura  di  Coc- 
rado,  invitò  alla  sua  corte  e$so  duca  Guelfo  lY,   dar 
iaque  pecunia  non  modica^  ap  deinceps  omni  anno 
dandam  pollicens^  ad  rebellandum  nihilomimis  ùtr 
stigat.  Con  tal  vigore,  scoia  mai  stancarsi,  prosegui 
dipoi  esso  duca  Guelfo  ad  in&stare  taato  il  re,  quaq- 
:  lo  il  duca  di  Baviera^  che  Corrado  non  potò  mai  tra* 
,  var  tempo  ed  agio  per  passare  in  Italia  a  prendere  |a 
corona. 


(i)  ABbas  Urspergens  in  Ghron« 

(a)  Godefridtti  Vitarbieasii  ia  Fam&òoi, 


^y-Google 


(  CBrlSTO  MGxuu.  Indizione  vi. 
^     Anno  di  (  CELESTINO  II,  pi^pa  i. 

(  GOR&iDO  III^  re  di  Gccmam^^  e  <^ 
Italia  6.  ^ 

,  Ossia  che  neli^  anno  precedente»  .oppure  nel  pre* 
.sente,  il  popolo  di  Tivoli  tovnatse  aK"  ubbidlenasa  di 
•pepa  Innocenzo  II,  certo  è  che  per  V  indulgenza  usa^ 
ta  da  lui  cen  essi,  il  pej^olo  roipano  diede  principio 
.a  moUe  scandalose  novità  in  pregiudizio  delibanti-' 
chifisima  aignoria  ed  autorità  temporale  de^  papi.  Era^ 
pao  si  fierameate  inviperiti  i  liomani  eontra  de'  Tivof- 
Iesi  (i)y  che  quando  si  trattò  di  capitolar  con  essi, 
paleserò  che  il  papa  non  li  riceveste  in  grazia  se 
^n  ool  patio  di  smanteUar  le  mura  deila  lor  città,  e 
di  n^andare  dispersi  fuori  di  essa  gli  abitanti.  A  q.uesta? 
irragionevole  ed  inumana  pretensione  non  potè  .^- 
ooosentire  il  benignissimo,  pontefice  y  perciò  i  Romani 
gpnù  di  superbia  rivolsero  ancUs  eontra  del  buo» 
pontefice  lo  ed^no  ed  odi%  loro.  Fatta  dunqne  una 
sedizione,  e  corsi  a  foUa  in  Campidoglio  col  pretesta 
di  rinmov^r  V  antica  gloria  della  città,  ristabilirono  it 
penato  die  da  gran  tempo  era  scaduto,  e  senza  rispet* 
^  ideano  al  papa  loro  signore,,  intimarono  di  nuovo» 
la  guerra  a  Tivoli.  Abbiam  più  volte  veduta  menziona^ 
ìSel  senato  ^ornano  ai^che  a'  tempi  di  Carlo  Magno,  e 
ne^  susseguenti  secoli  ^  ma  senza  sapere  qp^ì  fosse  I9 
^1  lui  autorità  in  quei  tempi^  né  quando  esso  fps^e: 
dipoi  iA>baituto  dai  papir  I9on  volevano  i  Romani  di 
gfiesU  tempi  esser  da  meno  de^  lor  predecesson*  It 
il)  Olle  Eriiingensis  Cbronic  1.  2t  ^'  ?2* 

Digitized  by  VjOOQIC 


ii6  Àimiu  D^  véàshà, 

«ab  fa,  che  non  goardarooo  misare,  ed  assunsero 
una  speere  £  sotratrìtà.  Nulla  tralasciò  il  pontefice 
di  esortaiiofre  e  minacce,  per  fermare  i  passi  a  questa 
spècie  di  ribeUiokke-:  adoperò  anche  i  regali  ;  ma  in- 
darno tutto  ;  si  grande  era  la  foga  dei  popolo,  e  mas- 
•tmaniento  della  nobiltà.  Ed  ecco  germogliar  le  se- 
traenti  delle  perverse  dottrine,  lasciate  tb  qaeRa  città 
'da  irnaldo  da  Brescia.  "E"  ^a  credete  che  siffatti  scon- 
certi serviisero  a  cbmatitòre  non  nren  l-itniino,  che 
la  -sanità  di  pzp?^ 'tnitd debito  H,  Idfatti  "cadhtò  egli  hf- 
Isrmo  passò  nel  di  3i(  di  seiteitfbìre  d)éH'*anno  pr«- 
sente  a  miglior  vtta^  fasciando  satla  terra  oa^  Immor- 
si memòrliB  delfe'sue  tdre  doti,  e  masshnamente  delb 
«iM  incomparàbile  prudenza  é  benignità ;*«  dietfsrer 
ttnché  pìpoélirata  la  rilbrina  dbl  clero,  con  Smtitnk 
dovunqu'e  potè  ai  cttndniti  secolari  i  regohri.  rnrono 
tmcóra  rafie  chiese  da  kii  ftbbricate,  o  risarcite.  *Ri- 
inise  fra  le  albre  cose  il  tetto  della  basilica  tatemutnse, 
b1ie  ei^  caduto,  con  avergli  il  re  RuggUH  sommini- 
^tràte  le  grandiose  occòrrekiti  frati/Ebbe  Sepoltnm  ìm 
bssa  chiesa  in  un  atello  di  porfido.  Tn  luogo  sno  dft 
li  ^  tre  'giorni  fa  eletto  jpspa  GùiA>  cariinate  di  %. 
Marco,  di  nazione  toscano,  '  del  castèllo  di  PelKsicSi 
(forse  città  %\  Castello  )  dhe  àsStibSé  il  'tfottxe  di  €e* 
ìesìino  11^  secondo  il  còslnme  di  questi  tMipi,  'tìék 
quali  si  richiedeva  il  nome  de*  celebri  podtAci,  €h« 
fedrirono  ne^  primi  secoli  della  Chiesa.  Qttfeslo  ponfte^ 
lice,  secóndo  P  attestato  diRofnoaldo  salernitano  (i)j 
ricusò  il  confermare  la  concordia  stfilkilita  Ara  il  kti<» 
predecessore  e  il  re  Ruggieri,  e  perciò  fra  loro  insor* 
se  mala  intelligenza.  Circa  questi  teìnpi,  per  tie^limo^ 
(i)  Romoaldas  Salcrnft.  in  Cbron.  T.  7,  R«r,  Itsl.^ 

L  DigitìzedbyVjOOQlC 


Il  X  R   O.     MCXLIII.  t^iy 

nianza  del  DandolO)  (i),  naeque  lite  fra  i  YeneziaDÌ  e 
Padovai^i  a  cagìoa«  ^H  un  tag^iMl  filane  Brema, 
biiìo  non  lungi  da  aai^t^  Ilaiio  d^  sepolti,  co^  danna 
^ì  grifpl.  Sfi^^  P/clr<?:^^o  i^«W»«Ìa^o"  a  Pado- 
va per  chiederne  conto.  Fu  lorc^d^^  ona  risposta  a  *- 
sai  arrogante.  Il  perchè  i  Yeneziani  colle  lor  forsa 
|i«^DD9  a  %rM.^i?irti^Ì!i|,  ^aafftflW^  coi  Padani 
aV^.Toipbf^  died«p>  Iota  iiifft,  rotta,,  e  conji^sser^ 
«ircq  iffec<^i^j(>  di  'i^fi' nobili  pir«/iini^l%  1^14^61^3  ^ 
y^eiì^,  ^qfi  it^  c^là  gli.'aif^^afqi9tiiri.4^'  ^adovi^^ 
do^  %iESir  prpt^^itato  che  nopip^c  ^  ^i$^Acet^j  q 
da^qei^AlpW^^f^^iMi^^PP»^^^  JHiVÙto  q^^  taglia 
fi  rìniÌKe  fra  %»J^aiBÌci^>^«<¥M^i;dia  prùn>(eri»'  Ah^ 
W«mP  H"mffll«.d#ll'  Apo|u«i<)  cMfÌa«mft  (a),  ch^  i| 
Vft^gg^eri  pofl«*^i*^q«WJt^a«>«M^  1^  iftfMMS^erp  dì 

qp^.fWWQ  Ui«)ia,4*flitp>i}  ^ft^cb  Ijispiandqvi  »«4a|PW?h 
\e!  1%  pi|p4|9.  diDUr  «Har  m^s§j^%te.  ^gÌ4^%f!iq^  dvr  4^en 
T9.fmr#4^ar9iPl9i)«jtr#uiT<Hp  ^«Jt(w«^  ^^Mno^ 

àgAfk^. 9  ^l«tf  d^t^ne^ai^cfllm^g^^;  se  Qpn  cbf 
Ì»ti«meiiM»  efaii9  irofl^Q  ^uggfju^  lU*  ittgordii^  « 
^fmm  4^*|iwi«^  le  ric*?»»^  4fDe.  cl;iies^  Vi#fc- 
padffQiWCOiK>fmii^iaotf  i  igUup^  d'essa  re  della  pr<K 
^\9m  dì  ttvfi)^  p(wr  atte^tMe  *  Oiotapni  da  C^eca** 
«Of  tJ)^  MHJlWLdeBa  tpia  d'Arfi^  ;  il  pfeft  pRobabilipen-, 
it  fuiMTl^OA  de?.dtisap9vi  iinMNTti  ftf^  loii  >  p^fka  Ge« 


;.  .!  ;  f; 


'-^y  tàtnMJ  iti  throD.  T.  XH,  Rér.  Itti. 
(2)  Aoonyp^qi  ^si^.  T.  Y,  Rcr.  It|), 
fì)  Johann,  de  Q^^  X.  )^.  M  ^9^f 

Digitized  by  VjOOQIC 


f'tt  '     àSfÌÀLi  B'lU.rA' 

(  CRISTO  ÉcxLiv.  Iiidizione  vii. 
Anno  *(  LUCIO  fi,  papa  i. 

(  CORRABO  ni,  re  ^  Germania  e   H 
Itali»  7. 

Terminò  io  qaesO  anno  il  suo  breve  pontificat<f 
papà  Celerino  11^  non  èssendo  egli  giùnto  b  gQFver- 
nar  fa:  Ohtesd  di  Dio  a  cinque  mesi  e  Énezzo.  Nel  dì 
9  di  marzo  diede  egti  fine  a^  suoi  giorni.  Tenne  pò* 
fcia  eletto  poùtefice  nèl'di  il  dello  «lesso  mese  Oke^ 
Tardo  de*Caccianiéiaiiioi^l>ologResé  dl^  patria  ;  già  «a-^ 
fionico  regoUai^,  é  poi  oatAnàle  di  sarita  Croce  (1)4 
Ba  papa'  IiinoeeneoII,per  la  sua  abiliti,  era  stato 
^Mituito  eancelKere  delk  santa  romana  Chl^a.  Prese 
X  tiome  di  Etwio  li.  Scrive  Romoaldo  salemìiànd  f^)^ 
ebe  il  re^Muggieri  lece  gniii  festa  per  Tesaltattotie  di 
questo  jpapa,  per  «Her  egli  ino  oeinipadre  emetto 
«ttiico,  sperando  perciò  dti  averle  in  tittlo  4a?oreVoIe; 
Kè  tafdd  e||li  a  spedire  r  satm  -tmhéitdMóti  t  prestai^ 
gli  nbbidien^,  «  a  pregarlo  et  Toler  vtMire'fiiio  w 
confini,  cioè  a  Ceperano  per  un  oonnane  abbéceamen<^ 
to.  Andò  ti  papa,  e  il  re  tenuto  per  mare  a  Graeta^  si' 
portò  poscia  ad  iiicontrarlo  a  Ceppano;  €rran  i^i^ 
timento  «égul  fra  Idrò  intorno  b  ^ee,  ^  'ed  ivelinava  il 
papa  aBa  con<iordia  ;  me  ripo^Éaiido^  ì  eardiiiali,  si 
sciolse  il  congresso  senza  condusioae  alcuna.  Bnggjti 
ri  bollendo  per  la  collera,  se  ne  tornò  in  Sicilia  $  ma 
pria  dì  muoTersi,  ordinò  a  Ruggieri  duca  di  Puglia 
suo  figliuolo  di  &rne  risentimento.  Fu,  t^bidfto.  Ea* 


(i)  Cardia,  de  Aragon.   io  Vit.' Ltìcii  ' H. 
(a)  Romualdui  Saforait  in  Ghren.'  ^^' 


,y  Google 


A  jr  »  O      HCILTT.  i|g, 

ffò  questi  con  do  copioso  esercito  iielh  Campania 
romaDa,  ossia  io-Terra  di  Lavoro,  e  diede  il  sacco  a 
tutte  quelle  contrade  sino  a  Perento,  ma  forse  sarà 
i?i  scritto  Ferentino  ;  dopa  di  che  se  ne  tornò  in  Pa« 
Ulia.  Cosi  toccò,  come  di  ordinario  succede,  agP  in* 
lelici  popoli  il  &r  penitenza  de*  &lli  altrui.  Abbiamo 
dall*  Anonimo  cassinense,  che  il  re  Ruggieri  renne  a 
Monte  Cassino,  e  quivi  si  abboccò  col  papa,  e  che 
se  ne  parti  in  discordia,  con  poscia  prendere  parte 
della  Campania  con  Terracina.  Assediò  anche  YeroH. 
Dtinde  quodam  pacto  Jhcto,  quod  ceperaf^  red- 
didH.  Sembra  dunque,  che  seguisse  dipoi  fra  loro 
qualche  aggiustamento.  Mori  in  quest^  anno  Anfàso^ 
ossia  A]fomo^  principe  di  Capua  .e  Napoli,  figliuola 
secondogenito  di  Ruggieri  rè  di  Sieiliaf  A  lai  fu  su- 
s^tuiH»  in  que^  principati  GugìUìmo^  terzogenito  del^ 
re  medesimo.  In  questi  |pomi  semprefnù  avanzandosi 
r  ardire  de^  Romani,  oltre  all'  erezion  del  senato,  fa 
anche  eletto  capo  d' esso  senato,  ossia  patriùo,  Gior^ 
dano  figlinolo  di  Pier. Leone,  fratello,  a  nàio  credere^ 
del  defunto  antipapa  Anacleto  :  il  che  ci  fa  intender^ 
essere  senza  fondamento  ciò  che  alcuni  hanno  scrit- 
to, die  la  fbmi^ia  di  Pier  Leone  fu  sterminata  iiif 
Roma.  Una  parte  del  popolo  minore  teneva  coi  sena* , 
tori  V  e  poca  mancava  ad  una  ptente  ribellione.  Ab« 
hiamo  da  Ouon  frisingense(i)(  giacché  convienmen*. 
dicare  dagli  scrittori  stranieri  le  eosit  nostjre  ),  che  in 
questi  tempi  la  pazza  discordia  sguazzava  per  le  città 
d^ Italia.  Aspirava  cadauna  d* esse  alla  superiorità,;  a 
imteva  a  ciascuna  troppo  ristretto  il  suo  dominio,  nà» 
testava  maniera  d' allargarlo,  se  non  con.  pelare^^  o . 
.  :  (i)  Otto  FriiÌD|;ensti  Ghcen*  1*  7i  ^  *9t    .  . 

Digitized  by  VjOOQIC 


foggtogif^  i  Mnì*  Dttcaftt'^ftftam  k  guia  Irt  i  X^ 
|ie«iHii  è^Bàvainftti^  dì».tic«Dd«fóliBmiCèn  cbawMg» 
lìtwiiQ  fièr  terr««  pcir  Biare^l'  ^tt^vcsi  atdtl  coi 
¥iciB«|i^  l«cfTfta«  Iberni!  ai  Padoim  collegati  ddl 
TrìVlMoi^  e  proWbilamteiquest^aoiioia;  qaMof'ìm 
cu»  mll^o  a  fòrro  0  foace^e  cattelba  e  lei  C9tt0png^ff 
4i  Trìrigi.  Magiare!  en  V  ioocodra  m  Toicaii*  per 
tagutrra  chf  da>  gran  témpa  andava  ripolkiiafKia  fini- 
i  Pimni  e  Laofhan^  la  quale  io  volse  i»  iquelP  iiK^n-' 
dio  anche  le  città  otrconvtciae.  Nos  V  era  città  ÌÈh%^ 
vki  cha  ift  il  fette  torbotaote  non  faociia  delle  legk^ 
eoD  akre  èittày  per  otteaerae  aiuto.   B  qa«tt#  fiunU» 
VMBÌe  v'  eotraTèno,  po'  noli  veder  crèeocre  di  trepf 
fo  uria  citlià  Qonfieaate  colla  depreMione  deir  altre. 
BraoQ  ia  lega  i  Lucchesi  e<n  Senesi  )  i  Fioreatiid 
<lòi  Piiam.  L^  oste  de^  Fioreiìtìai  ineieme  con  Virìòo  ^ 
ossia  Uidericù  nrardiae  di  Toseaaa,  e<nea  fino  idle 
pòrte  diSseiia^  e  ae  brucia  ì  berghii  Trovandosi  in  ^ 
atrettc^ze  i  Senesi^  rìcortepo  p«  aiuto  ai  Iiuochesi ,  ^ 
qt^i  sii  per  sovvenire  a  quella  dttà  ecAlegata,  come  an-» 
^ra-  pei*  sostenere  ìi^óonté  €hiich  Guetret  ^  eh*  era 
malmenatodagli  «lessi  Pictt-enMi^,  l^  dlcliiaràroifi[>  edntm  - 
larPirèUMi  AIF  iaòodtfro  i  Villoiì  a  ticl^ta  cte^  t^iorèa^  - 
tiié  uscirono  in  éatip6gttai  t7a  fiero  gtiàsto  <U  dato  da- 
essi  etk'  Vlorenlibi  alfe  casella  e  vi&e  àA  suddétto 
ceumh  €kiidu/I  Sftaesi,  ch^  e#d>aè  venà^  per  éacchegi^ 
giare  il'  ooilUlde  -è^fy^sàie^  o^ki^  in  un^  itàbo^oata,  -qtta^- 
si  tuKi'  iì  rìiiiatiét^e  ^t%ÌoiDÌ.  Pid  t^aMoosa^riusd  h  guètk 
#a  fi%  i'  I*5sahi  é  Lucchesi.  BloMssiiiif  d^P  una  e  AJ*- 
r^va  par tte  vi  teséiaÉtjno  te  vita  ;  mfei  itìttumct-ABi  1U-» 
rim($  lise^àti  alle  tbìseHe  di  una  lungCiissini»  prigtè^ 
ma.  Lo  storìceCiluadIth),  déèOll^àe  veloov^  di  ^èn- 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


ftHpg%  ^Ma  i]i'9^«di  tedoti  da  li  a  qc^dcfie  acmo  cq(9^ 
tf^diUidi  e  iwrilfnti  n^epubèliehe  carcecì^  die  c«r^*«' 
Tano  ki^rìmerda  obiunqaie  passera  per  di  là  :  itgn<È 
<ÌM  «^n  vi  datvera  essere  «ffldtto  di  cambio  fm  loro,  ti^ 
4bt  ebbero  la  peggiod  Lucchesi,  uè  restò  ad  essi  maniera 
A  fledintre  i  ««òL  Dagli  Annali  pisam  (r)  8l>biamo  $ 
«be  lafoenra  fra  qaesìi  éae  popoli  fu  per  icagiooe  deW 
!•  dae<:éiteUa'  di  Ajpnolfo  e  di  Taroo  ed^allre  terre 
«be  l-tiDaisttà  Gl'altra  aveva  occupato.  Misero  i  Pi"*^ 
sani  a  fuoco  quasi  tutto  il  territorio  di  Luceti,  prese-^ 
ro  il  osslello  deR^  isda  di  Palude  con  trecento  citta- 
dini lucchesi,  e  seguitò  poi  la  guerra  anche  degli  anni 
parecchi.:  Per  testimoRiatiza  ancora  del  Dandolo  (3), 
crebbe  in  questi  teippl  la  nemicizia  fra  i  Yene2iini^ 
Pisani)  «  dovunque  s^  iucontrarono  per  mare  ,  V  una 
nazione  ali^  altra  fece  quanti  danai  ed  oltraggi  potè« 
Ma  s^  interpose  papa  Lueio^  e  pare  che  li  pacificasse 
ifiliem».  Erano  anche  in  rotta  i  M0denesi  co^  Bolo- 
gnesi'(5),^  fierehè  nel^anno  addietro  il  ofl<teilodi  Sftj 
vignano  per  tra^mento  s^era  dato  agli  ultimi/  8e  iM>» 
eivessimp  le  storie  di  molte  altre  città  d^IlaKa ,  fona 
ne  tijovtrtmmo  la  maggior  parte  involte  in^aiir«>gu«r^ 
re  per  questi  tempi.  Vi  re  Corrado  per  conto  deU^^ka«* 
Ha  «ffia  e<mie  non  vi  fosse;  e  però  seniea  vernn:  iftti<^ 
0pA  éiKà  possente  insolismiva^  cotttta  deH^'óItre.  Hl^ 
cavftsi  ancora  da  una  IteHeta  di  Pietro  abéte,  di  €hi^ 
fÀ\  {4>9  ch^*  venendo  egfF  mll^anii6^<seguente  (per  ìé 
W  probèliihnettfe^Pbtttreiiiòll)  «Rott«  pci^vii^ial 

(1)  knìiiA  Pìèuiì  T.  V.  Her.  hai 

fa)  DftBJul*  ili  Ciiron.l*.  XII,  Rtr.  Ital. 

(3)  Aanales  veteres  MatiattìSi  1^.  IK,  Rn/lUl.     • 

(4)  Pcufif  €iiwii«ii«iis.  it'^^^t;  45^    .   :>^  .?> 

DigitizedbyVjOOQlC  ^ 


papa  Eugenio  III,  fu  nel  viaggio  sTaligiato  da  tm  mar- 
chete Obi%iko  (ibrje  MalaipiDa  )  ;  ma  ricorso  egli  ar 
Piacentini,  questi  colla  forza  obbligarono  guel  marche- 
se e  tutti  i  suoi  sgherri  a  dargli  soddisfazione,  con  re« 
stituirgli  tutto  fino  a  un  soldo.  E  cosi  van  le  cose  del 
mondo.  Parerà  un  gran  dono  la  libertà  ricuperata, 
dai  popoK  italiani,  e  pur  questa  seryi  a  renderli  più 
infelici*  Per  attestato  del  Malvezzi  (i),  la  ciuà  diBre* 
scia  in  questi  medesimi  tempi  pati  un  furiosissimo  in- 
cendio, per  (»ii  fu  fetto  un  verso  : 

PlaagUur  immodicis  sucéensa  Brixiaflamrms.  ■ 

(  CRISTO  H(XLv.  Indizione  vni. 
Anno  di  (  EUGENIO  III,  papa  i. 

(  CORRADO  III,  re  di  Germania  e  di 
Italia  8. 

Ebbe  fine  in  qnest^anoe  ta  vita  e  il  breve  ponli- 
ficato  di  papa  Lucio  U.  Sb  vogliamo  prestar  fede  ak 
Pautore,.  conservato  a  noi  dal  cardinale  d^Aragoaa  (^), 
egU  come  uomo  prudente  e  cfu^ggioso  ,  dopo  aver 
ben  prete  le  sue  misure  eoi  fautori  della  maestà  pon- 
tifica, messa  insieme  una  mano  d^  armati,  .forzò  i  no- 
bili romam,  che  contra Udivieto  del  suo  predecesso- 
re Innocenzo  II  avcano  istituito  il  aenato,  ad  uscire 
del  Campidoglio,  e  ad  abiurare  la  novità,  da  loro  fait- 
t^  Bon  la  racconta  cosi  queita  (accenda  Gotifiredo  da 
Viterbo  (5),  stoiicp  del  preaenU secolo.  Secondo  lui,- 

(i;  MaWecciQS  Chren.  BHxian.  T.  XIV.  Rer.  lui. 
(a)  Gardin.  de  AragoD.  in  Vita  Lndi  li  P,  I.  T.  RI. 

Rcmm  Italicarom» 
(3)  Godeff .  Viterbie^sis  io  Pi»theo. 

1^^^  DigitizedbyVjOOQlC 


A   ir   S*   0     MCXLV.  ^  125 

questo  papa  ascese  bensì  accompagoalo  da  alquante 
soldatesche  nel  Campidoglio,  Hsoluto  di  cacciar  di  là 
Tlfaperosametìte  i  senatori.  Ha  il  senato  e  il  popolo 
romano  ayendo  dato  alParmi)  ripulsarono  in  un  mo- 
mento  il  papa  con  tutti  i  suoi  aderenti.  Anzi  fu  sì 
esorbitante  il  tumulto  loro,  che  esso  pontefice  percos- 
so^'  da  pia  sassate,  flofchè  sopravvisse  (il  che  Ib  poco) 
noo  potè  più  sedtre  nella  cattedra  sua.  Gh^egH  fosse 
colpito' da  un  s«ssd  ,  Taurina  ancora  un  altro  scrit- 
tore, accennato  dal  cardinal  Barònio  (i)  :  laónde  do- 
po pochi  giorni  infermatosi  dovette  soccombere  alfim- 
p^rio  delia  morte.  Manca  egli  di  vita  nel  di  25  di  feb- 
bre jo,  dopo  Éver  quasi  rifabbricata  di  pianta,  e  alrric- 
ohita  di  molto  la  ehiesa  di  santa  Croce  in  Gerusalem- 
me, di  cui  era  stato  titolare.  Servi  la  di  lui  morte  a 
rendere  più  che  mai  orgogliosa  quella  fiizione  di  no-* 
bili  romani,  che  s' era  rivoltata  contra  de^sommi  pon- 
tefici, è  che  stabilì  più  fortemente  l' unionef  ed  auto- 
rità del  senato  romano  iili  Campidoglio.  la  mezzo  a 
questi  tumulti  non  trovandosi  in  piena  libertà  il  sacro' 
collegio  dei  cardinali,  si  raunò  nella  chiesa  di  s.  Ce- 
sorto,  e  quivi  di  eomune  òohsenso  elesse  papà  nel  di' 
37  d?  febbrajo  Bernardo  pisano  ,  abate  cisterciense 
di  santo  Anastasio,  cBscepolo,  negli  anùi  addietro,  di' 
s.  Bernardo,  uomo  di  molta  bbnti  di'  tita;  Era  qua-' 
ni  tenuto  per  uomo  piuttosto  semplice;  ma  per  ispe-' 
sfidi  gfazia  del  cielo'  rìuscì  dipoi  un  eloquente  e  valo-^ 
i^so  pontéfice.  Presèpi  itome  di  Eugenio  III  (3),  r 
Condotto  alla  basilica  lateranensé ,  fu  quivi  intronis- 
nixato.  Si  disponeva  qgli  a  ricevere  nella  seguente  do' 

(i>  3aron.in  Annales  Eoeleslast. 

(a)  Cardinal  de  Aragotóé  in  Vita  Evgtnil  Wc 

Digitized  by  VjOOQIC 


ia4  '    iunuLi  D^  iTAj.li 

mismctla  eonseemicme  io  i.  Pietro,  secondo  r«ati^ 
ca  «oosuetudìoe^  m&  inteso  che  i  sedatori  meditava^ 
no  d*  opporsi  e  dMm  pugnare  la  di  lui  elezione,  qoa^ 
lora  ricusasse  di  confermar  coU^  autorità  apostolica  b| 
rinnovacene  da  lor  fetta  del  senato  :  in  tempo  di  oot* 
te,  accompeipiato  da  pochi  cardinali ,  segrotaoie.a^^ 
insci  di  Roma,  e  si  ritirò  alla  toccar  di  Monticai.  Con^ 
gregat^  poscia  nel  ài  seguente  §}i  i44r^  cs^dinati,  eh% 
per  timore  dellMnAiriato  fwpohi  9^. erano  q^>^  ìkdì^ 
apersi^  fé  B\andò  al  eelebre  «aomsterio  di  Feife  nella 
Sfil)ina,.e  qniw  nel  di  4  di  i9frftp%  giorno  ^domeni^ 
ca»  (u  soieiwf m^![)(^;  eposacr^.  Ajadpssene  dipoi  a 
yitejrt)Q,  doye  ce|e)i>rò  I9  santa  pasqua,  e  fermossl  ìol 
gviella  città  per  o^p  m^si.  Tornò  in  ^questo  tempo  ^ 
Roma  r  eresiarca  lÀiinaldo  da  Brescia,  e  spargendo  co» 
piepa  liberà  il  velei^io  d^la  su^  ^o^rii^a  (i)|  agg^un^ 
se.npoTj  *Pf?.w  ^Wa  opbill^  foim^apcr  privare  delk 
loro  autprjtà^i  spipmi  pontefici,  At|dava  costui  predi' 
q^ndo  ch^  si  dove^  yjfrb)y\cyre  ^il  .faropidogtio  ,  tir 
ipiQlttere  in  Rom^  oon  solp  il,  saputo,  ma  anche  l\>rdl- 
ne  equestre,  coipe  fu  al  tempo  degli  antichi  Romani; 
iffe  dovere  il  {tf|pa  if^paaq^r^  ii^elg^^Qo  temporal^^ 
i|^a  c^nténifir^  dello  s^iirit^ale.  Tal  piede  preaero 
qi^stiveleoopi  insegnamenti,  furandosi  e^oro  ^. 
vqlqr  vedcr^  di;pi?iovp  Rom^  p^dironf.  del  moodp»? 
cljie  rip(ci;ocitQ  pop^lp,  si.^^ede  fid  W¥^are  imagni^. 
69J!  palei^,et;tej^iffij  jftw^plftwfoiie  d^  qne"  rnVik 
f3i«^a|>i(firiwM>  <2<iefi)i  ,f^ft5iM^i|,iw»riMtj:  iw  •oàu^ 

dfVcaTd|n#5   aji^ini  4^'  qmJi[  ^ftf^f^  jriport^ro^Mh 
4«l}e  %ite  4^1^  9iatt^.  p^btf,:che  p^f^fì  CQnf^ce  ^. 
(i)  Otto  Fntìngeaù^éÌpGi^\ìfJfifj4$tifìyL  a;.  C^^«o» 

^.  DigitizedbyVjOOQlC 


I   V  ir   O      HCXLT.  13^ 

luoi  trasporti  misurr.  AboHrono  inoltre  i Romani  (i) 
la  dignità  del  prefetto  di  Roma;  obbligarono  tutti  i 
nobili  cittadini  a  giurar  suggezione  al  loro  patrizio 
Giordano^  figlinolo  di  Pier  Leone,  ed  incastellarono, 
cioè  ridussero  in  fortezza  la  basilica  raticana,  con  &c 
poscia  delle  avanie,  e  dar  anche  delle  ferite  ai  pelle^ 
grìni,  che  per  divozione  colà  concorrevano.  U  ponte- 
fice Eugenio,  dopo  aver  colla  pazienza  e  colle  buone 
tentato  in  vano  di  frenar  la  disubbidienza  de^  Roma^ 
ni,  venne  alle  brusche,  con  fiilminare  la  scomumca 
contra  di  (Giordano  dichiarato  patrizio.  Adoperò  an- 
cora gK  altri  rimedii  efficaci  delia  forza  temporale,  per 
metterli  in  dovere,  avendo  congiunte  le  sue  armi  con 
quelle  del  popolo  di  Tivoli.  Non  fini  dunque  ranno, 
*die  furono  astretti  i  Romani  ad  una  concordia  ,  pet 
cui  si  contentò  il  papa,  che  sussistesse  il  senato,  come 
^ra  in  uso  in  tanti  secoli  addietro,  ma  con  obbligare! 
Romani  ad  abolire  il  patrìzio,  a  rimettere  la  dignità 
liei  prefetto  di  Roma  ,  e  arrestare  Ptibbidienza  da- 
vuta  ai  pontefici,  padroni  legittimi  di  Rtiftia.  Ciò  fat- 
to, da  Viterbo  se  ne  tornò  a  Róma  verso  il  nàtale  del 
Signore  con  immenso  giubbilo  di  quel  popolo  e  cl^ 
ro  (3),  che  gli  fece  un  solenne  incontro,  cantando  1 
'Senediclas  qui  venit  in  nomine  Domini:  il  che>ptiÒ 
farci  maraviglia  per  quel  che  si  è  primo  vedtito.  An- 
dato egli  al  palazzo  lateranense  ,  celebrò  dipoi  ^oà 
magnifica  solennità  è  quiete  di*  tutti  la  £KSta  deliiata^ 
te.  Applicossi  parimenle  in  questf  anno  il  buon  poii* 
féfice  a  rimettere  la  pstce  fira  ii^isiakii  e  i'Luctbesf  :  il 

(1)  Otto  Frisingens.  io  Giroa.  I.  7,  0.  tr. 

(2)  CttrdÌD;de  Aragoa.  id  THa  Eagenii  HI.  P.  i.  Ti^DI^ 

Rerum  Ilaliearlim. 

Digitized'by  VjOOQIC 


qual  fine  fece  Tenire  ìq  Italia  Pietro  cibaU  AQo^sà^ 
personaggio  di  gran  credito,  siccome  cotta  da  una  let- 
tera d' esso  abate  citata  all^  anno  precedente.  Ma  qoal 
effetto  producesse  un  tal  negosio,  resta  a  noi  ignoto. 

(  CRISTO  MGXLTx.  Indizione  ». 
^   Anno  di  (  EUGENIO  HI,  papa  a. 

(  CORRADO  III ,  re  di  Germania  e  dì 
ItaUa  9. 

Poca  quiete  trovò  in  Roma  il  pontefice^^u^nia. 
Troppo  eranp  esacerbati  gli  animi  del  popolo  romano 
Gontra  quello  di  Tivoli  (i).  Accocati  da  quesi'  odio, 
tuttodì  il  tormentavano^  perchè  sì  smantellasse  k  ne- 
mica città  ^  ne  potendo  egli  reggere  a  tanta  petulanza 
e  fastidio,  si  ritirò  di  là  dal  Teveie,  forse  in  Castello 
sont^  Angelo  y  che  era  tenuto  dagli  altri  figliuoli  di 
,Pier  Leone  suoi  fedeli .  L^  Anonimo  cassinense  (2) 
soito  all^anno  i«4S)  ^^  ^>  secondo  noi,,  il  1x46,  non 
so  come ,  «crì^f  che- papa  Eugenio  pacem  cum  Bxy- 
mani  r^ormam^  mur^s  iriburtinae  eiviiatis^  destrui 
prm^ctpit  A  me  non  si  rende  credibile  questo  fetio, 
^{Tchò  sa  il  pontefice  fosse  giunto  ad  accordar  que» 
sta  pretensione  ai  ^omanif  n^n  avrebbono  essi  poi 
oontiduata  la  guerra  coi  Tiburtini^  né  papa  Eugenio 
mAbe  abbandonata  Rom»)  «iccome  ^ece  nell^  anno 
[ycesente,  per  sottrarci  air  indiscretezza  e  alle  violon- 
9ce  de*  Romani.  In&tti  egli  si  partì  i^^ei  disgustai  »  da 
J^oma^U  troviamo  inJSutri  nel  41  ^S  di  aprile (5]^Fec 

(1)  Otto-  Fritìn|eiisis  lib.  7. 
., ,  (2)  Anon jmas  Gassinensts  T.  V.  Rer.  UàL 
\l)  Johann,  de  CeocanQ  Qbfoi^  v;j      - 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  S   N    O      MCXLTI.  13^ 

'  attestato  9  altri  se  ne  andò  poscia  a  Titerbo,  poscia 
a  Siena^  e  secondo  le  Cronìcbe  accennate  dal  Tron^ 
d  (i),  di  là  Tenne  alla  sua  patria  Pisa.  Dalf  Anoni- 
mo cassinense  sappiamo  (a)  che  egli  si  portò  anche  a 
Lucca^  probabilmente  per  istabllir,  se  potea,  la  pace 
ira  quelle  due  repubbliche.  Valicato  poi  TApennino, 
se  è  vero  ciò  che  ne  scrive  il  Sigonio,  passò  alla  città 
di  Brescia,  dove  diede  una  bolla  X  kalendas  septem^ 
hrisy  in  cui  scrive  al  popolo  di  Bologna  di  avere  ìq<- 
timato  ai  Reggiani  e  Parmigiani  di  non  porgere  aiuto 
ai  Modenesi  contra  la  badia  di  Nonantola  :  e  perchè 
jdon  aveano  ubbidito,  col  consentimento  de^cardinaU, 
del  patriarca  d^Aquileja,  e  di  molti  vescovi,  avea  pri- 
vato le  loro  città  della  dignità  episcopale.  Temo  io  ch« 
liuesta  bolla  appartenga  agli  anni  posteriori.  Dalle 
Croniche  dì  Piacenza  abbiamo  ch^  egli  fu  in  quella 
dtlà,  e  di  là  s^  inviò  alla  volta  di  Francia.  Non  si  può 
ben  accertare,  se  vivente  papa  Lucio  II,  oppur  sotto 
il  presente  papa  Eugenio  III ,  i  nuovi  senaiori  di 
Homa  Krivessero  al  re  Corrado^  appellato  re  de^  Bf^ 
maìU^  una  lettera  a  noi  conservala  da  Otione  da  Fri- 
stoga  (5).  Gli  significavano  di  aver  ristabiliio  il  se- 
nato, come  era  a**  tempi  di  Costantino  e  di  Giiuti^ 
jaiano^  di  essere  a  lui  fedeli ,  e  di  liticare  indefess»- 
mìente  coli*  unica  mira  di  esaltare  la  di  lui  dignità  e 
p^irsona^  nulla  più  deiideranda  che  la  venuta  di  lui  a 
prendere  la  corona  imperiale.  L'avvisavamo  cheiFtaiv* 
glpani  e  i  figUuoli  di  Pier  Leone  (eccetto  che  il  loro 
fratello  Giordano  )  e  Tolomeo  con  altri,  erailo  dicbiar 

'  (i)  TitMici  Metaor.  btor.  dr  Pisa^ 
(2)  Anooymas  Gassìoens.  T.  V.  Rer.  Ila). 
(3)  Otto  Fiaìagituh-  i%  Gesti»  Frideiic.  h  ^  0^  281 

Digitized  by  VjOOQlt 


rati  in  favore  del  papa,  e  tenevano  CasteMo  sant'Aa* 
felo  per  impedire  ia  coronaKÌon  d^  etso  Conrado  ^  ma 
•4he  eui  rifeUmcavano  e  fortificavano  Ponte  Molle  in 
di  lui  sM'vigio,  JL^gkmsero  che  il  papa  o  il  M  di  Sid- 
Jia  tenevano  ad  una,  «iridando  d'accordo  in  non  va- 
lere Corrado  in  Italia,  e  molto  meno  in  Aoma  ;  ed  è 
bea  probabile  che  Raggieri  anche  da  questa  parte 
V  ingegnasse  di  contrariare  alla  venuta  di  Corrado,  le 
4)ai  armi  poteano  rinnovar  la  scena  disgustosa  deU'  im- 
iperadm-eLottario.  Sor iveano  essi  ftomani,okre  a  eiò, 
^Msere  seguita  concordia  fra  il  papa  e  lo  stesso  Ku^ 
g^i  (  ciò  sembra  indicare  T  accordo  fetto  do  papa 
Imcìo  II  neiraano  ii44  ))  p«r  cui  il  pontefice  »vea 
còneednto  a  Ruggieri  ^irgam^  ti  annuìum^  datmati" 
'cam  et  mitram  atque  sandaUa ,  €t  ne  uìlum  rmif€tt 
interram  suam  legatutn^  nkii/uem  SicùluBfkeiiefit 
il  che  viene  interpretato  dai  Siciliani  per  un  inditio 
•della  dei^Dtata   lor  monarchia.  St  Siculus  ékdit  ei 
midiam  ptcuniam  pratktrim^nto  ve$tro^et  romfim 
émperu^  ila  il  re  Corrado  niun  conto -fece  di  (alefap- 
preseattma,  assai  infirmato  del  sistema  dèlie  cose,  e 
•del  buon  cuore  del  papa  ;  and  venati  a  Ini  due  Uga^ 
pontificii,  Tuno  de^quali  m  Guido  piaano  «ardhiole 
••  eancettiere  d^la  romana  Chiesa,  «per  laTÌa«iQvaùo« 
idilli  anti(^  privilegii,  con  tutto  onore  gli  accettò  e 
concedè  qi«3ftito  chiedevano.  Si  trova  ^nell^anno  ir47 
«caacelliere  d'essa  romana  Chiesa  Guido  cardinale | 
B»  WD^so  dire  te  sia  lo  stesso.  Abbiamo  daMa  Grò* 
«ioa  di  F^s^acnuova  (i)  sotto  quesit^  anno  ,  che  Rah 
viani  venerimi  super  Tiburim  et  mt^os  ^  eis  d«- 

(t)  lotean.  de^Ccccwe  T^  h  Itrf,  Sacr. 

Digitized  by  VjOOQIC 


nofl^H^^tiTi^  knAt  i  GenoTesi  (i)  fecero  pruova  del 
loro.valortB  4oa|ro  de'  Saraceni  'dominanti  in  Mino- 
TÌC9^9  e  corf  ari  di  j^ofessioue.  Armarono  ventidue  ga« 
le^.ejnolte  altre  bavi  con  assai  macchine  militari ,  e 
c^feeHi  di  legname.   Generale  di-qtiesta  flotta  fd  lo 
stesso  Ca&ro,  che  diede  principio  agU  Annali  di  Gè*- 
nii^va*  Sbarbati  agl'isola  di.Minorica  fanti   e  cavalli , 
diedero  il  guasto  alpaeae,  fecero  molti  prigioni,  pre- 
sero idi,  città,  ,e  la  distrussero,  ma  dòpo  averne  cava- 
to 4UI  ficco  bobino.  Di  là  passarono  ad  Almer ia,  cit* 
tà  marittima  4el(a  Spagina  nel  régno  di  Granata,  e  pò* 
stole  Tassodio,  comiaoiarono  a  flagellarla  con  petrie^' 
re,  gatti,  ed  altre  macchine*  usate  in  quest^  tempi. 
Teggeadosi  in  mal  ponto  «[uegrinfedeli,  fecero  istan- 
za per  tregua  o  pace.  Fu  per  la  tregua  accordato  , 
che  pagassero  cento  tredicimila  marabotini,  e  ne  pa- 
garono vemicinquemila  in  quella  notte.  Stando  i  Ge- 
novesi intenti  a  vedere  «mmerare  il  danaro,  ebbe  agio 
il  re  d^  AlmerJa  di  salvarsi  in  due  galee  col  resto  del- 
la somma  accordata.  Creò  il  popolo  d^  Almeria  la  se-^ 
gpente  mattina  un  altro  re,  che  rattiBcò  la  proméssa 
antecedente  ;  ma  perchè  non  la  mantenne  nel  tempo 
prescritto,  i  Genovesi  fecero  quanto  di  male  poterono 
al  di  fuori  della  cittày  ed  accostandosi  il  verno,  se  ne 
tornarono  con  trionfo  alla  lòr  patria. 

Non  potea  star  quieto  in  questi  tempi  Ruggieri 

re  di  Sicilia,  principe  agitato  dallo  spirito  de'conquì- 

stotori.  Giacche  non  potea  stendersi  dalla  parte  dì 

Roma,  per  non  disgustare  il  papa,  né  verso  li|  Marca 

d^  Ancona,  per  non  tirarsi  addosso  lo  adeguo  del  re 

Corrado^  determinò   di  portar  la  guerra  addosso  ai 

(i)  Caffarì  Aonal.  Geoueni.  1.  i. 

MUBATOw,  vot.  xttvii.       00 tzedbyGoogIe9 


i3a  AmrALx  lO^itàLUs. 

Morì  d' Africa.  Pertanto  eom  potatale  flMa  abaveè 
•CL  quelle  coste  ;  aietU  la  cktà  di  Tnpeli^  mdò  dt  cof'* 
sari;  e  tuttoché  la  trovasse  lorto' per  sito,  per  hoene' 
mora  e  torri,  pure,  dopo  aver  presa  Titola  deUe  Oer« 
be,  a  forza  di  arasi  s' insigiiori  diquelk  città  ,  con 
trucidar  quanti  ▼*  erano  aita  difesa,  e- condurre  le  lor 
donne  schta?e  in  SidKa .  Il  padre  Pagi  (  i  )  riferisce 
questo  latto  all^anno  presente;  Secondo  Roberto  dal 
Monte  (i),ed  anche  per  attcstalo  deir  Auontnio/  cas- 
sinense (5),  tal  conqmsla  si  dovrebbe  attribntre  airen- 
no  precedente  ii45.  Altri  poi  ne  parlano  all^anno 
ij479  cotone  haUoveiro  sertttere  arabo,  citato  da  esso 
Pagi  ;  e  questa  è  forse  la  piò  Tertsianl  opinione.  Te- 
ramenU  per  la  Cronologia  detta  Sicilia,  th  questi  tem- 
pi  a  noi  mancano  lutti  sicori*  Pensail  suddetto  Pagi, 
che  appartenga  alT  anno  1 14S  la  guerra  del  re  Rug- 
gieri contra  di  Manueilo  imptrador  de'  Greci ,  e  a 
queir  anno  Tetamente  ne  parla  Roberto  dal  ]lionte(4)« 
Ma  non  è  sicura  la  Cronologia  di'  quell^antore.  Mette 
egli  nello  stesso  anno  114S  la  presa  d*  Ahneria  in  I- 
spagna,  e  le  conquiste  fatte  da  esso  fa  Ruggieri  neUe 
coste  d^  Africa,  e  pur  vedremo  che  tsK  avventure  son 
da  riferire  alPanno  seguente  1 147*  ^^  potendosi  cre- 
dere, che  Ruggieri  in  uno  stessa  anno  guerreggiasse 
contro  i  Greci  e. contro  i  Mori  d' Africa,  m*  induco 
io  a  credere  che  in  quest^- anno  egli  ostilmente  en^ 
trasse, nel  dominio  greco.  Con  tale  opinione  ndeglté 
s"^  accorda  Ottone  firisingense,  che  narra  di(k>i  filiti  ac* 

<i)  Pagiufl  in  Grìlic.  Barca,  ad  hfnc  aanum« 

(a)  Robert.  «le  Monte  Chron. 

(8)  Aoonjrmos  Ga^9ìn:  T.  V.  Rer.  Ifal.' 

14)  Robert,  de  Moate  Appcnd.  ad  SìgebcrL 

oogle 


caéoti  aeir  nmo  ii47*  Ua&  Gromcai  del  monUtero 
détto C(iÌTé(i)  mette  eséa'^ìiiefrà  cotitrb i  Greci  tòttp 
l9'fieftìo^aiitto^iì47;  nia  qui^t  anéora  séno  scorretti 
i  numera  pèir  cólpa  de^  copitti^  e  9>ì  conosce  che  Taq- 
tore  'hiftk  «crttko  I  i  46',  perchè  dopo  aver  iiarrata  l'as- 
soDtiotle'di  pèpli  Etigemo  oel  114^9  raccontai  al  se- 
gbeòteaiUio-la'giien'a  della  Grecia.  Il  motivo  d^essa 
ftt^  che  passata  da' lungo  teitipo  nemibtzra  fra  gli  au- 
gusti greci  e  lire  Sti^gièri,  pretendendo  sempre  gli 
imperadoti  d^Or^etfte,  che  i  Normanni  indebitamente 
ikenessero  in  lor  potere  la  Sicilta ,  ed  ingiustamente 
avessero  tolto  aU' imperio  greco  molte  città  di  Puglia 
e  Calabria.  Temo  Giovanni  Comneno  imperadore , 
padre  di  Manuello,  di  &r  lega  contra  di  Ruggieri  col 
re  Corrado^  siccome  abbiamo  da  Ottone  ftisingea* 
se(ì2).  Pietro  Polano  doge  di  Venezia  ne  era  media-» 
tore,  e  remie  anche  per  questo  un^  ambasceria  det 
G»reei  in  Geimania.  Ruggieri^  per  quan^  scrive  Ro- 
berto del  Monte,  mandò  anch^egli  i  siioi  ambasciatori 
B'CostaDtioopoli  per  ottener  la  pace  ;  ma  questi  fu« 
rofio  meisi  in  prigione  ad  onta  del  diritto  delle  gen- 
ti» Da  tale  afironto  irritato  forte  il  re  Ruggieri,  spedi, 
a  tnio  Oddere,  udranno  presente  una  poderosa  flotta 
BèHa*  Dalmazia  e  nelP  Epiro  ,  comandate  da  valorosi 
eapilani.  Sbarcarono  essi  inCorfù,e  con  astuzia  s*  im- 
padronirono di  quella  città  e  di  tutta  T  isob.  Lascia- 
lo ivi  un  buon  presidio,  e  continualo  il  viaggio,  sac- 
cheggiarono dipoi  la  Ceftilonia,  Corinto,  Tebe,  Atene, 
Negroponte,  ed  alti-i  paesi  del  greco  imperadore  (3). 

(i)  Chroo.  Cavense  T.  VIL  Rer.  Hai. 

(a)  Otto  Frisingens.  1. 1.  e.  23.  de  Geitis  Fridcrici  L 

(3)  DenduT.  ki.aironk.  T.  Xtl,  Rer.  Ital 

Digitized  by  VjOOQIC 


Nx>iai  si  può  dire  X*  immensità  della  preda  d'oro,  dW* 
genio,  e  di  vesti  preziosi^  che  oe  asporUtrono  i  lÀpci' 
tori  normanoi.  Aicaae  migliaia  di  Greci,  nobili  e  plebei, 
donne  e  fenciulli,  fd  anche  giudei ,  forono^  condot- 
ti prigioni  in  Sicilia, e  serTirojgioa  popolar  molti  Ino* 
ghi  che  scarseggiavano  di  gente.  Soprattutto  notabil 
fu  r  accortezza  politica  del  re  Ruggieri,  il  quale  fece 
prendere  tutti  quanti  gli  artefici  che  lavoravano  io 
quelle  parti  drapperie  di  seta,  e  li  lece  trasportare  a 
Palermo.  Prima  non  si  lavoravano  se  non  in  Grecia 
e  in  Ispagna  gli  sciamiti  e  le  stoffe  di  varii  colori  di. 
seU,  con  oro  ancora  tessute.  Costavano  un^  occhio  a 
chi  degV  Italiani  ne  voleva.  Da  li  innanzi  fu  introdot* 
ta  in  Sicilia  questa  belParte',  che  poi  col  tempo  si 
diffuse  per  altre  parti  della  "nostra  Europa,  e  rendè 
m€(n  ^aro  il  prezzo  di  si  fatte  t«le.  Tigone  Falcando(i), 
£critta;re  di  questo  secolo,  ne  fa  una  vaga  descrizione, 
come  di  cosa  rara,  nel  principio  delP  o|>erii  sua.  £ 
tale  fu  il  guadagno  che  riportarono  i  Greci  dalla  ne- 
mieizia  col  re  Ruggieri.  Trovavansi   in  catti ?a  posi- 
tura gli  affari  idi  terra  Santa  in  questi  tempi ,  «aassi-« 
mamente  dappoicl^è  gr  infedeli  aveano  tolto  a*  Cri-- 
^tiani  la  nobil  città  di  Edessa  in  Soria.  Ora  per  la  ze- 
lante eloquenza  di  s.  Bernardo^  n^W  anno  presenta 
J^odovieo  Vll^  re  di  Francia,  e  Corrado  111^  re  dk 
Germani^,  presero  la  croce,  e  si  obbligarono  di  mar-* 
ciare  nelP  anno  seguente  con  grandi  f^rze,  e  colFac- 
compagnamento  di  copiosa  npbillà  in  E4evante  a  mi^ 
litaré  x:ontra  de'  nemici  del  nome  cristiano* 


(i)  Hago  Falcando^ de Cal«imit.SicnL  !•  YII*E«.  UH. 

Digitized  by  VjOOQlt 


A  ir  V  a  ncxtTn.  i3S 

(  CRISTO  MCXLvii.  Indizione  x. 
Anno  di  (  EUGENIO  III,  papa  3.  '      [ 

(  CORRADO  III,  re  di  iGrermania   e  di 
Italia  IO. 

In  quesf  anno,  principalmente  per  promuovere 
V  afi&re  importante  delia  crociata,  passò  in  ^rancia  il 
buon  papa  Eugenio  (i).  Fu  ad  incontrarlo  il  re  Lch- 
dovico  VII  a  Dijon,  e  insieme  poi  celebrarono  la 
tanta  pasqua  in  Parigi.  Dopo  la  pentecoste  esso  re 
andò  a  prendere  alla  chiesa  di  s.  Dionigi,  secondo  i 
siti  d^ allora,  il  bordone  e  la  scarsella  da  pellegrino  (2), 
e  la  bandiera  appellata  orofiamma,  e  si  mosse  con 
^^an  cpmitlTa  di  prelati  e  baroni,^  e  col  suo  esercito 
andò  ad  imbarcarsi  per  passare  in  Oriente.  Fra^U 
altri  seco  condusse  (3)  de  Italia  Amedeum  tauri,' 
n^nsem^  Jratremque  ejus  GuHielmum  marchionenL 
de  M^onte  Ferrato  avunculos  suos.  Come  fossero 
fjratelli  questi  due  priocipi,  quando  sì  sa  che  la  re^ 
qaya  dJL  Savoja  era  ben  diversa  da  quella  de^  marchesi 
di  Monferrato,  non  si  comprende.  Probabile  è  ciò 
che  il  Guichenone  (4)  immaginò,  cioè  che  fossero 
fratelli  uterini.  Sarebbe  da  desiderare  che  ci  fossero 
rimaste  jn  maggior  copia  antiche  memorie,  o  notizie 
di  questi  tempi,  per  meglio  intendere  quali  Stati  pos- 
sedessero^ e  quai  personaggi  avessero  quelle  due  nc^ 

.  (1)  Anonimo t  Cassia.  T.  Y,  Rer.  Ital. 
^  (&).^ug<erìas  in  Vita  liUdoTid. 
(3)  OttoFrìsingensis  in  Chron.  I.  i,c  44*  ^^  Gestis 

Frider. 
(4)  Guicheoon  Hìsloire  de  la  Maison  de  Savoie  T.  I. 


:tS4  ^4BqIfLioI>^X?AI^A 

biUiiime  Ciniglie.  E  per  conto  del  suddetto  Gugliel- 
mo marchese  di  Monferrato,. laoa  TOgjiio  tacere  che 
egli  ebbe  per  moglie  una  morella  del  re  Corrado,  at- 
. lutandolo  Slcardo  vescovo  di  Cremona  (i),  che  fiori 
sul  fine  di  questo  secolo,  là  dove  parlando  del  mede- 
simo Corrado  scrìve  :  Cujus  soror  marchioni  Gui- 
Uelmo  de  Monte- Ferrato^  nomine  Juliita^Juit  mo- 
trimonio  eopulata^  ex  qua  quinque  filioi  genuii 
eximiis  mentis^  hac  serie  describendos^  scilicet 
GuiHelmumy  Conradum^  Bonifacium^  Fredericum^ 
et  'Raynerium^  quorum  dispersa  fuere  dona  fortu- 
nae.  Questa  pare  la  prima  volta  che  i  marchesi  di 
Monferrato  portarono  le  (oro  armi  in  Orìenle  per  hi 
•fede  di  Gesù  Crìsto,  dove  poi  si  acquistarono  tanta 
gloria  e  possania,  siccome  andremo  vedendo.  Poco 
prìma  il  re  Corrado  s**  era  messo  io  arnese  per  mer- 
lare anche  egli  in  Oriente  (2).  Tenne  una  general 
dieta  in  Francoforte,  dove  fece  dichiarare  re  il  fon* 
duUo  ^irrigo  suo  figliuolo.  Colà  comparve  il  giovane 
Arrigo^Leone  guelfo*estense,  duca  di  Sassonia,  con 
fiire  istanza  d^  essere  reintegrato  nel  ducalo  delta  Ba- 
viera, tolto  a  suo  padre,  e  dato  ad  Arrigo  figlinolo  di 
Leopoldo,  con  pretenderlo  a  sé  doyuto  per  diritto  di 
eredità.  Con  si  buone  pai-ole  trattò  di  questo  afiàre 
i(  re,  che  indusse  il  giovanetto  principe  a  sospendere 
questo  interesse  sino  al  suo  ritorno  da  Terra  santa. 
Adunque  dopo  P  ascensione,  il  re  Corrado  imprese  il 
viaggio  di  Oriente  con  un  immenso  esercito.  Andaro* 
no  specialmente  in  com  {lagaia  di  lui  il  suddetto  Ar* 
rigo  duca  di  Baviera^   Ottone  vescovo  di  Friainga, 

(I)  Sicrd.  Chroo.  T.  VII,  Rer.hal. 

W  Olio  Friùogens.  I.  1.  ,,^_,^GoogIe 


fratelfo  nttrìoodel  nedetittofe  Corrado^  e  stofico 
Dobilisshno  di  qa«sti'  tempi,  e  Federigo  juiniort  'suo 
nipote^  che  fu  poi  iapei^adore.  Suo  padre  Federigo 
duca  di  Suevia,DOD'« vendo  che  questo  fidinolo,  per 
troppo  afi&nno  di  vederlo  coodotto  via,  da  li   a  non 
molto  diede  fine  a^suoi  giorni.  Pacificatosi  ancora  il 
duca  Guetfb^  vm  paterno  del  duca  di  Sassonia,  col 
re  Corrado,  e  presa  la  croce,  widò  anch'  egli  in  que- 
sta sacra  spedinone.  Arrivò  il  re  Corrado  col  suo  in- 
^amerabtl  esercito  a  Costantinopoli,  dove  Mannello 
Comneno^  che'  aveva  per  moglie  una  sorella  della  re- 
gina GteUrude^t^ib  suo  cognato  gli  osò  di  molte 
fineize'e  fece  dèi  gran  regali,  fila  a  chi  non  è  noia  la 
fede  de  Greci  ?  Pkromi^e  assaissimo  qudl'imperadore, 
e  massimameinte  dei  viveri  ;  ma  nulla  attenne  (i).  An» 
d  dacché  quel  terrihil  nuvolo  di  crociati  fu  passato 
oltre  allo  Stretto,  ninna  furberia  lasciò  intentata  per 
&rli  perire,  mantenendo  anche  inteii^ensa  coi  Tur- 
chi. Io  non  mi  fermerò  punto  nel  racconto  di  queste 
infelid  avventure,  perchè  nnUa  spettanti  alla  storia  di 
Italia»  e  lascerò  che  i  lettori  consultino  sopra  ciò  gli 
scrittori  della  guerra  santa.  FeKce  alf  incontro  fu  un^ 
altra  crociata  di  Franzesi  e  Spagnuoli  con  tra  de'  Sa- 
raceni di  Spetta,  fetta  In  qnest'  anno.  Ti  accorsero 
dall'  Italia  i  Pisani,  ma  principalmente  i  Genovesi  (s) 
con  una  poderosissima  flotta.    Capitatane  in   quelle 
parti  anche  un'  altra  che  andava  In  Terra  santa,  die- 
de mano  a  fer  quéfle   conquiste.    Presero   Lisbona, 
Baeza  ed  altre  città.  La  mira  di  quella  sac^  lega  so- 
prattutto era  la  città  di  Aimeria,  perchè  infame  ricet* 

(I)  Komualdot  Sulernit.  Chron.  1.  i. 
(a)  Cufiari  Aoosl.  Geaaens.  1.  i. 

Digitized  by  VjOOQIC 


i36  AnmLi'h^vriLm, 

tavolo  di  eòrftri»  Se  erediamo  agli  Annali  di  Gmott^ 
è  dovuta  al  popolo  ganoi^ete  fo  gforìa  delPespoigaa- 
zione.di  quella  città,  nel  cor  catteMo  riftigtatisi  Tend- 
ini la  Saraceni,  ù  ritcattarooo  a  fofza  d^  oro.  Ma  gU 
storici  spagnnoli  (t)  ci  assic«rano  che  a  quell'impresa 
intervennero  anche  Alfansa  re  di:  Spagna,  il  re  di 
Navarra,  ed  akr»  popoli  di  qneHe  contrade  e  di  Fran- 
cia. Ottone  fìriaingenae  scrìve  che  Almeria  e  Lisbona 
erano  città  in  sericorum  panftorutn  jopifièia  prùerto- 
bilissììnae.  In  quest'  anno  ancora  il  re  di  Sicilia  Rug- 
gieri portò  dì  nuovo  la  guerra  in  Africa  contra  del 
Mori.  Abbiamo  detto  che  nelP  anno  precedente  egli 
conquistò  Tripoli.  Forae  in  quest^  anno  ciò  avven- 
ne. Nel  quale  certamente  pare  ch^  egli  continuando 
le  conquiste,  come  scrìve  Noveiro  storico  arabo  cita- 
to dal  padre  Pagi  (a),  s^  impadroni  di  Mabadia,  chia- 
mata Africa  dair  Anonimo  cassinense  (5),  di  Safaco, 
di  Capsia,  e  d"*  altre  terre  in  quella  costa  di  Barberia, 
con  renderle  trìbutarie  alla  sua  corona.  Secondo  le 
croniche  di  Bologna,  in  quest^  anno  (4)  quella  città 
patì  un  fìerissimo  incendio  nella  settimana  sani a^  Si 
nel  secolo  precedente,  che  nel  presente,  &^  ode  la  me- 
desima disavventura  di  ahre  città,  specialmente  netta 
Lombardia  ;  segno  che  molte  doveano  essere  allora 
le  case  con  tetto  coperto  di  scindale^  cioè  di  assicelle 
di  legno,  usate  molto  una  volta  e  ^ili  a  comunicar 
r  una  air  altra  il  fuoco,  oltre  ad  altre  case   coperte 

(i)  SandoTal  in  Vita  Alphonsi  VII. 

(2)  Pagius  ad  Ànnal.  Baronii. 

(3)  Anonyraus  Gassineosis  in    Chron.  Hugo  Falcarti 
dns  Hist. 

(4)  Matlh.de  Griffonibus,T.  XVIII,  Rcr.IlaK 

Digitized  by  VjOOQIC 


X  w  ff  I»  mcxLnxf.  iS/ 

A  paglia^  sii^eoaie  ho  dioottrat^  mtìh  Antidntlk  tm- 
liaae. 

(  CRISTO  McxLviii.  Indizione  xi. 
Anno  ai  (  EUGENIO  III,  pa(m  4.  ' 

(  CORRADO  III,  re  di  Germania  e  3ì 
Italia  1 1 , 

Nella  quaresima  di  quest^  anno  tenne  papa  E»' 
genio  un  gran  concilio  nella  città  di  Rems  (i),  doTe 
furono  pubblicati  molli  canoni  spettanti  alla  discipli- 
na  ecclesiastica,  e  fu  chiamata  alP  esame  la  dottrina 
di  Gilberto  vescovo  di  Poitiers,  Dopo  il  concilio  an- 
dò il  pontefice  a  visitar  le  insigni  badie  di  Gistercio  e  < 
.  di  Chiaravalle,  e  poscia  s^  inviò  di  ritorno  in  Italia. 
Si  truova  egli  nel  di  7  di  luglio  in  Cremona,  dove 
confermò  i  privilegi  della  badia  di  Tolla,  e  nel  di  1 5 
di  luglio  in  Brescia,  secondochè  si  ricava  da  altra 
sua  bolla  (a)  e  da  una  sua  lettera  scritta  al  clero  t^o- 
mano  (5).  Girolamo  Rossi  (4)  rapporta  un  suo  breve, 
dato  in  Pisa  nel  di  i  o  di  novembre  Indictione  Xtl^ 
Incarnationis  dominicae  MCXLIX^  pontificatus 
domini  Eugenii  papae  III  anno  quarto.  Qui  è 
Tanno  pisano  e  la  nuova  Indizione  cominciata  nel 
settembre.  Però  appartenendo  quel  documento  airan- 
no  presente,  in  cui  correva  V  anno  quarto  del  suo 
pontificato,  vegniamo  in  cognizione  ch^  esso  papa  vi- 
sitò nel  viaggio  la  sua  patria  Pisa.   Un^  altra    simile 

(1)  Robert,  de  Monte.  Otto  Frisingeris.  et  aHi. 

(2)  Campi  Islorb  di  Piacema  T*  I. 

(3)  Baron,  AoDal.  ad  hanc  anQom.i 

(4)  RabeuA  Hift.  Eavenn.  lib.  5^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


t38  éMWjm  n'nudà. 

bolb  ^  htt  d«iU  nella  tiem  dttà  di  Pisa  XIÌII  U- 
hndai  dectmbris^  Indìciione  XII^  Incarnatìomis 
dominicele  anno  MCXLFIII^  ho  io  pubblicato  (i). 
Ma  dovrebbt  estere  lo  stesso  aano  in  tutte  e  due. 
NeHa  di  lui  vita  (a)  altro  uousi  U^ge^se  non  che^  ter- 
minalo il  concilio,  ad  urbem  suam^  et  commissum 
sibi  populum^  ductore  Domino^  incoìumis  remeavU, 
Ma  o  ooo  entrò,  oppure  non  si  fermò  in  Roma.  L^A- 
nonimo  cauinense  (3)  scrive  eh'  egli  venne  a  Viterbo. 
E  da  Romoaldo  salernitano  abbiamo  che  il  suo  sog- 
giorno fìi  in  Tuscolo  ossia  Tusculano.  Erano  tutta- 
via sconcertati  gli  afiàri  ft'a  lui  e  il  popolo  romano. 
Intanto  dopo  la  perdita  d^  innumerabii  gente  il  re 
Corrado  imbarcatosi  arrivò  nella  settimana  di  pasqua 
a  Tolemaide,  appellata  allora  Acon.  Altri  de'  suoi  j 
pervennero  a  Tiro  e  Sidone  (4)*  E  Lodovico  re  di 
Francia  anch^  egli,  dopo  avere  perduta  buona  parte 
de^suoi,  verso  la  metà  di  quaresima  giunse  ad  Antio- 
chia^ Unitisi  questi  due  principi  fra  le  città  di  Tiro  e 
di  Tolemaide,  per  tre  di  assediarono  Damasco,  ed 
aveano  già  presa  la  prima  cinta  delle  mure  ;  ma  per 
frode  de^  principi  cristiaoi  d"*  Oriente,  ossia  de^  tem- 
plari ed  ospitalieri,  convenne  ritirarsene  (5).  Fu  anche 
risoluto  Passedìo  di  Ascalona,  e  vi  stettero  sotto  parec- 
chi giorni  :  senza  frutto  noadimeno,  perchè  la  città 
era  fortissima  ed  entro  stava  il  miglior  nerbo  de^  Sa- 
raceni, né  mai  vennero  le  milizie  promesse  da  Geru- 

(i)  Antiqaft.  Itsliearom  Dissert.  70. 

(a)  Cardia.  dtArcgoD.  in  Vita  Eiigenii  IIL 

(3)  Anonymos  Catsineas.  T.  V,  Rer.  Ita]. 

(4)  Otto  Frìting enti  de  Geit.  Friend  I,  I,  f,e.  58. 

(5)  Bernard.  Thesanr.  Chron.  e  26,  T.  VII,  Rtr.  ItaL 

Digitized  by  VjOOQlt 


Balemme.  Però)  dopo  arere  i  da«  monarchi  infiilioe- 
mente  giunto  tempo,  daoaro-«-^eiil^,  senza  alesa 
profitto  della  crìstianità  4- Oriente,  U^ppq  ditcorde, 
troppo  data  air  interèMee  ^i  piaeeri, .  ad  altro  non 
più  pensarono  che  a  ritornarsene  ;alle  loro  contrada;. 
In  questa  spedizione  caduto  infermo  Amedeo  conte 
di  Morienna,  terzo  di  questo  nome  presso  gli  storici 
della  real  c^sa  di  Savoja,  fini  di  virere  nélP  isola  di 
Cipro.  Il  Guichenon  (i)  colla  sua  solita  franchezza 
rapporta  la  di  lui  morte  alP  anno  seguente  ;  ma  che 
questa^  avvenisse  piuttosto  nel  presente,  si  raccoglie 
da  Bernardo  di  Guidone  ,  là  dove  scrive  (a)  :  Amc' 
deus  Comes  Marianensis  (cioè  Maurianpnsis)  in 
Cyprà  insula  ohiit^  con  raccontare  dipoi  gU  assedi!  di 
Damasco  e  d*  Ascalona,  certamente  succeduti  in  que- 
st^anno^  Ad  Amedeo  succedette  nel  dominio  Umbet" 
io  m  di  lui  figliuolo.  In  quest'  anno  da  Raimondo 
conte  di  Barcellona  tolta  fu  ai  Mori  di  Spagna  V  im- 
portante città  di  Tortosa;  e  quantunque  sia  qui  man- 
cante la  storia  di  Gaffarò  genovese^  pure  altronde  m\ 
sa  che  i  Genovesi  ebbero  mano  in  quella  conquista, 
e  ne  riportarono,  per  ricompensa  il  dominio  della  ter- 
za parte  di  quella  città,  oppure  il  terzo  della  preda. 
Per  quanto  s^  ha  dagli  antichi  Annali  di  Modena  (5), 
nel  primo  giorno  di  luglio  tota  civitas  Mutinae  casu 
combustajuit. 


ifi)  Gviebeflon^fiktoire  de  la  Maison  de  Sarofe  T.  I. 
(3)  Bernardo*  Guid^nMs   P.  h  T*  HI»  Rerum.  Xlalic 

in  Vit4  Eugepji  JIIL 
(3)  Annales  Ycicv«s:Mativ,  T.  XJ,  Ker.  Hai..  I 


dby  Google 


(  CRKTO  MCxLix.  Indizione  xri. 
Anno  di'  {  EUGENIO  IH,  papa  5. 

(  CORRADO  ni,  r6  di  Germanm  e    di 
Italia  12. 

Durando  tuttavia  le  cpn troverete  de^  Romani  con 
papa  Eugenio^  questi  colla  forza  cercò  di .  metterli 
in  dovere.  Roberto  del  Monte  scrìve  sotto  il  presente 
anno,  che  (i)  papa  Eugenius  in  Itaìiam  regr^ssus^ 
cuìf\  Romanis  vario  esenta  con/ligif.  Per  attestato  di 
Romoaldo  salernitano  (a),  non  mancò  il  re  Ruggieri^ 
dacché  ebbe  inteso  T  arrivo  d^  esso  papa  nelle  vici- 
nanze di  Roma^  di  spedirgli  i  suoi  ambasciatori  per 
attestargli  il  suo  ossequio  ed  ofiferirgli  aiuto.  Aveva 
già  questo  pontefice  fatta  bupna  massa  di  combatten- 
ti ,  e  guerreggiava  cpntro  i  disubbidienti  rpmani.  Ac- 
cettò volentieri  il  pontefice  I'  esibizione  del  re,  che 
non  tardò  ad  inviargli  un  corpo  di  soldatesche.  Ciò 
che  seguisse  in  tal  guerra,  le  storie  che  abbiamo  noi 
dicono  ^  se  non  che  P  Anonimo  cassinense  scrive  (3), 
che  Eugenius  papà  Tuscuìanum  ingressus^  fuìtas 
auxilio  Rogerii  regis^  Romdnos  $Ìbi  r£hèìle5  expw 
gnat.  Intanto  i  due  re  Corrado  é  Lodovico  si  mise- 
ro in  viaggio  per  tornare  dalFia  Terra  santa  alle  lo'r 
case,  portando  con  esso  loro  nulla  di  gloria,  e  molto 
di  rammarico.  Fu  anche  un  gran  dire  fra  i  popoli 
cristiani  delP  infelicità  di  questa  spedizione,  perchè 
tanta  g«nt«  %*  era  moisa  di'  FrancÌI,..Grertnaittia|  :  In- 
(i)  Robertaf  de  Afonie  Ap^bd.  «à  Sigebert*  '  ' 
(a)  Romnaldus  Salernit.  Chroo.  Ti  7.  R«r.'  ttal. 
(3)  Anbnym,  Cassuiént.  T.  Vi  Ber.  Ita!.  '   .  , 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ff  ir  ó   MCXZXK'  t4k: 

ghihetra,  e  altri  paesi,  cht  parfanOi  bnfanlrd  sabSssar 
tutti  uli  infedeli  d*^  0rieQtQ.-$p«6Ìaiaicate  .addosso  a  J 
5.  Bernardo  si  tcaieniBrohQ  le  Itzk^a»  maldipeati  idct^ 
popoli,  quasiché  egli  àv«fSe  temerarìameùte  mandate 
al  Boacello  tante  migliaia  tdi:  persone^  e  si  fosse  iogan^ 
nato  nelle  sue  prelazioni,  con  a^er  promesso  vittorie, 
che  poi  si  convertirono  in  soli,  pianti.  Non  p^è.c^n*. 
tedersi  il  santo  abate  dal  tare  una  savia  apologia .  del 
SUO)  operato,  e  la  £ece  ancora  per  lui  Ottone;  vescovo 
di  Frbinga,  Imbarcatosi  ii  re  Currado,  arrivò  ne*  eoa- 
fini  dell'*  Àcàja  e  della  Tessaglia^  dove  si  trovava  firn-, 
perador  Manuello  suo  cognato,  che  cprtes^mfinte  lo. 
accolse  (i).  I  patimenti  in  addietro  fatti,  e  Taffimno^ 
eh'  egli  seco  portava,  il  fe(iero  cadere  gravem.ente  in- 
fermo, e  gli  convenne  per  fotza  prendere  ivi  riposQ, 
p»er  qualche  tempo.  Spedi  iptanto  iananzi:  Federigo 
juoiore,  nipote  suo,  acciocché  vegliasse  alla  quiete 
deir  imperio,  giacché  abbiamo  dall'  Urspergense,  che 
il  duca  Guelfo  j^Qf  la  Calabria  e  Puglia  ritornato  ic| 
Germania  (a),  stette  poco  a  ricominciar  la  guerra 
contro  la  Baviera.  Nel  suo  passaggio  per  la  Sicilia 
aveva  egli  ricevuto  non  solo  grandi  finezze  dal  re 
JRuggieri,  ma  anch^  delle  grosse  somme  d*  oro,  ac* 
cioophé  mantenendo  il  fuoco  della  guerra  in  Germa- 
nia, non  restasse  tempo'  né  voglia  al  re  Corrado  di 
v^ire  in  Italia,  siccome  egli  infatti  meditava  e  dovea 
anche  averne  concertala  T  esecuzione  coir  imperador 
de*  Greci.  Tenne  poscia  Corrado,  ristabilito  che  fu 
in  salute,  per  V  Adriatico  -%  Fola  e  ad  Àquileja,  e  di 
là  pàsiò  io  Germania. 

(i)  Otto  Frisiogensis  L  i,  e  5^.  de  Gestis  Frider.  h 

(a)  Abbas  Urfpsrgcns.  in  Cbroi^cew  ,  ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


n  motivo  tppaDl»  per'  coi  sì  trovava  la  Ai9}a 
raugiMla  Commmo^  efm  per  vvndtcaJVsi:  del  re  Róf- 
gìtrf  olle  f  K  aver  oectipikla  Ttfola  di  Corfù,  e  deto  il 
teccaaiteDie  «hre:dtlàie>laeghi  del  suo  dominio^ 
Arev»«9li)  per  testimeot^za  •  di  Niceta  Coniate  <i), 
fatto  tesir  dair  Asia  e  da  altrt  luoghi  qoaBte  legiotii 
a^eva,  ordinate  nuove  leve  di  soldati^ alleati tìe  le  veo 
chie  nari,  e  ^bbrìeatone  gran  namero  di.  nuove,  di« 
tmiBieraebè!  compose  una  forondalMl  annate  di  etnea 
mille  Ugniy  con  disegno  ed  aodie* con.  {speranza  non 
solo  di-  far  vendetta,  ma  di  riaoquistar  ^ncho  la  Siei** 
lia,  Calabrà  e  Puglia;  Chiamò  inolire  i  ^  eoeziani  in 
aiutò  sna,  con  accordar  loro  una  bolla  ^  oro,  e  pri- 
vilegi maggiori  che  quei  del  tempo  addietro  (a).  Era 
allora  doge  di  Venezia  Pìe^o  Pùhmo^  e  questi  io 
persona  con  quanto  sforzo  potè  di  gente  e  di  navi 
andò  a  eongi ungersi  colla  flotta  imperiale.  Passa  dun- 
que con  si  potente  apparalo  di  guerra  Io  stetaa  Ha- 
nttelio  Comneno  augusto  in  persona  alP  isole  di  Cor- 
fò,  e  vigorosamente  intraprese  V  assedio  di  quella  d^• 
tà;  dove  si  trovava  un  gagliardo  presidio  del  re  Btig- 
gieri-,  a  cui  non  mancava  coraggio  e  voglia  di  difen- 
dersi. Accadde  che  in  questi  tempi  Lodovico  re'  di 
Francia  sciolse  le  vele  da  Terra  santa  per  rìtomarse* 
ne  al  suo  regno.  Erano  ìndrinate  le  prore  versta  la 
Sicilia,  ma  portò  la  disgrazia,  che  abbattutosi  in  par- 
te della  flc^tta  greca,  la  qcraie  andavo  scorrendo  quei 
màrr,  fu  fatto  prigione.  Parve  questo  ai  condottieri 
^  eisa^flotta  una  bàita  preda  da  ricBvartie  una  grossa 
ranzone,  e  già  erano  in  viaggio  per  condurre'  e  pre- 

(I)  Nfccta  Choniat.  Hist.  1.  7. 

(t)  Dandul,  in  Chroii,  T.  Xlf,  Ret.Jlal. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  11  o    Kcaxt.  •     143 

Motore  r  infeftce  re  al  loro  imp^radort.  Afera  il  re 
Ruggieri  messo  in  mare  sessanta^  gàlee,  ben  atinalef 
con  ordine  di  scorrere  contrai de^  SM  oemiiii.  Neera 
ammùragUo  Giorgio^  appellalo  da  altri  GiMgefto,-  il  : 
quate  non  ardi  di  andare  a  eìmentarai»  colla  troppo 
superiore  armala  de^  Grecia  aasediante  Goriè,  uni 
Taleggio  alla  volta  di  Go^ntìoopoH^  dorè  attaccò  il- 
fuoeo  a  que^  borghi^  glttò  saetlia^  (  non  pà  aureat^  co^  > 
me  ha  Roberto.del  Hontev(i)yma  igntat^ emam-  Wf^ 
fé  il  Dandolo  )  contea  del  paltbMo  impertalr^  ed  tt»* 
trato  per  forza  ne^  giardini  d?  esso  palaaxo^  per  trofeo 
ne  portò  yia  le  frotta.  Ora  a¥ve«0e^  che  tornando  t»* 
dietro  qnella  flotta  siciliana^  s^il»»^ntrò  nel  òonfoglio 
greco  che  menava  prigioiniere  ?  il  re  di  Francia  Lo** 
do  vico.  Tenne  aUe  roani  coi  Grect,  ir  rappe,-  ed  ebbe 
la  sorte  di  rimettere  in  libertà  quel  te,  per  le  tsttt  ge- 
nerose preghiere  T  ammiragli»  siciliano  s*  indiMse-  a* 
rilasciar  dalla  prigionia  molti  Gveci  presi  in  tal  cott" 
giuntara.  Che  gli  storisi  modenù  ideila  Francia  vo- 
gliano dissimular  qneata  avventore  di:  un. loro  re,  può 
passare  ;  ma  che  si  mettano  a  negarla,  non  ne  so  ve* 
der  auffidente  ragione,,  quando  abbiamo  storici  anti- 
chi bastevoli  ad  assicarareene.  Fn-  condotto  sano  e 
salvo  il  re  fraozesa  forsea  Paiefmoycome  vuole  Btt^ 
nardo  Tesoriere  (3)^  ma  certamente. in  Galabi4a  nelle 
città  di  PotOQza,,  dorè  si  trovava  il  re  Ruggieri.  Non 
lasciò  indietro  iLresieiliaaot  finezza  alcuna,  per  atte^ 
stare  al  monarca  firanzeselaiana^enevolénza  «il  atto 
ossequio.  GUifeee  molti  rtgal%  e  oooMipImeQta ili^ 

(1)  RobertQs  de  Monte.  Béraardds  GeS^ohis,  et  afii. 
(a)  Reroard.  Thesaararins^in  Ckrofl^  ADotiymcis  Cas- 
sineniis  in  Gbronic 

Digitized  by  VjOOQIC 


ctticohdofrro'  e  fcortare  per  tatti  fsuoi  Stati.  Nel  Ai  ^ 
d^  ottobre' aréivò  il  reLodo^co  al  nronistero  di  Mon- 
te €a«éiab,  neiiivHO  cen  grande  onore  da  que*  mo- 
QBciyv.e  TI  m  fermò-  per  tre  di.,  ContiÉiuato  poscia    ii 
irtag|io^  trovò  papa  Bageniò  in  Ttiscoio,  il  quale,  se* 
coiadocliè  attesta  Roiaealdo    salernitano  (i),  rìcorde- 
t4ole ^^ irrori  a  lui  o^ttpartltt  in  Frént;ia  da  esso  re,' 
eum  prout  de^tH^  •cam  re^rentiu    magna    et  tio- 
nóK4t  sv^epH^  ^<mamuUa'óbtuìii^  et  in  pace  ad 
pttoprdm  redwe  permisii.  Né  si  >  dee  tacere  che  mea- 
tfa  quesElo;  re  si  uovnvt  nellei  terra  di  Ferentino  (a), 
GrègQj^stgttordlEViaioae)  andò  per  fòi^li  riTeren- 
^a.  Ma ^cpltònel- ràggio  da  papa  Edgenio,  restò  spo<- 
^UatQ  fiT  esao>càsteHo  di  Fcnttone: 

.  Goa  tal  Titgore  Mitanto  H  greco  augusto  continuò 
1!  aiseéio  -dlCorfà  (S).,  ohe  «finalmente  lo  costrinse  al- 
ili resa^ioofi  ^caordare  al  difensori  uni^  onesta  capito- 
lafione^Ma  il  alternatóre  della  città  sìcirtano,  o  per- 
•cbè  ma^^ortnente  noo  ai  offese,  come  forse  potea,   o 
per  altri  motivi,  temendi»  V  ifta  del  re  Eaggieri,  si  ac- 
coiicìj»r004  Greei^kè^ToIlie  più  riveder  la  Sicilia.  Per- 
<!k^è  poscia  una  fera  tempesta  sèompigliò  V  armata 
fi^vale  d' essi  Greci,  co»  affondar  anche  non   pochi 
legni,  V  intperator  Mariueih  non  credette  più  tempo 
di  tentar  fiolprAsa  di  Sicilia,'  iJlassimamente  accostane 
dosi  il  verno  ^  e  però  tbareaUe  le  genti   affa  Tallona, 
attese  a^acarieare  il  suo  «degiao  contro  ai  popoli  della 
3ervitt,  che  durante  questa  guerra  aveano  fatte  varie 
^rrefì#  iW*  §#e«i  <kl  suo  ifoperro.  Tuttala  non  fini 

(i)  Bomnaldiis  Saletnit  la  Chron.  T.  VII.  Rer.  Itti. 
.    <a)  Jobao.  de  Geccano  Chron.  Foitaé  novae. 
(3)  Miccia  Hiitor.  l  j. 

Digitizedby  Google 


▲  ir  ir  o    ucxLi^.  i45 

qpesta  guerra,  senza  che  la  flotta  de^  Veneziaim  e  dei 
Greci  Tenisse  aHe  mani  con  quella  del  re  Ruggieri. 
Ben  calda  fu  la  zuffa,  è  la  peggio  tatcò  ai  Siciliani, 
che  lasciarono  diciannove  galee  in  pot«re  de*  nemici. 
Pare  che  non  s*  accordi  colle  notizie  finqui  addotta 
la  Cronologia  di  Andrea  Dandolo,  mentr^  egli  scrive, 
che  Pietro  Palano  doge  di  Yeneda  nelPanno  diciot- 
tesimo, dopo  aver  dato  il  comando    dTessa   flottai 
Giovanni  suo  fratello,  e  a  Rlnieri  suo  figliuolo,  se  ne 
tornò  a  Tenezia.  Finita  T  impresa  di'Corfù,  si  resti- 
tuì quella  flotta  vittoriosa  alla  patria,  dove  trovò  già 
passato  air  altra  vita  fl  doge,  in  cui  luogo  fu  nistltui* 
to  Domenico  Morosino^  personaggio  di  gran  bontà 
e  valore,  nell''  anno  stesso  1 143.  Certo  è  che  nel  pre-* 
sente  1149  succedette  la  guerra  e  ricuperadon   di 
Corfù.  Però  converrà  intendere  che  i  preparamenti 
di  tale  spedizione  si  facessero  nel  precedente  anno, 
in  cui  ancora  mancò  di  vita  Pietro   Potano,  travato 
poi  morto  dai  capitani  che  tornarono  da  quella  felì- 
cissima  impresa.  Abbiamo  poi  da  Romoaldo  salemt*» 
tano,  che  quantunque  il  re  Ruggieri  somministrasse 
aiuti  a  papa  Eugenio  III,  e  mandasse  pia  ambasda- 
tori  a  lui  per  istabilir  seco  una  buona  pace  e  concor- 
dia, pure  nulla  potè  ottenere.  Dio  il  visitò  ancora 
con  un  altro  flagello  in  quest^  anno;  imperocché,  per 
attestato  dell^  Anonimo  cassinense  la  morte  gli  rapi 
il  primogenito  suo  Ruggieri^  duca  di  Puf^ia,!!!  età 
di  trent*  anni,  con  infinito  cài4ogUo  del  re  suo  pa- 
dre, e  £  tutti  i  suoi  popoli,  yir  speehsus  et  milt$ 
strenuus^  pius^  henignus^  misericors^  il  -a  suo  pO" 
pula  muUum  dikcUiS^  vien  chiamato  da  Romoaldo. 
Xjbicìò  questo  principe  dopo  di  sé  due  picciolt  figUuo* 

IIVBATOAI)   TOL,    XXitn.       DigitzedbyGoOglilO 


^4^  AirilALI    D^XtAIOA 

^,  a  lui  procreali  fuori  di  matrimonio  da  tipa  nolàl 
jiama,  figliuola  di  Roberto  conte  di  Lecce^  appellati 
4?  uno  Tancredi^  che  fu  poi  re  di  Sicilia,  e  GugUeè» 
miQy  de^  i^uali  si  parlerà  a  suo  tempo.  Di  cioqa«  le*- 
litJtoi  figliuoli,  ch^  avea  dianzi  il  re  Ruj^gieri,  qoa 
restò  in  vita  se  non  Guglielmo  suo  quartogenito.  Si 
può  credere  che  papa  Eugenio  qon  adoperasse  in  va- 
no la  forza  coptra  de**  recalcitranti  Roipapf^  al  re^re 
che  seiuil  fr^  lui  ed  essi  una  concordia  accennata 
dali^ Anonimo  i^as^inense  con  queste  parole:  Eugenius 
papa  pacem  (  ossia  pactum  )  cum  Romcini$  r^or* 
mans^  Romam  res^ersus  est.  Anche  Romoaldo  saler- 
nitano asserisce  che  questo  pontefice,  dopo  essere  di* 
morato  per  qualche  terppo  in  Toscolo,  si  compose 
GoMlbrbani,  da^quali,  non  meno  che  da'*  senatori  tut- 
ti, fu  con  sommo  onore  qual  forrano  accolto.  IHa  po;;;^ 
ca  iiussistenza  ebbe  una  tal'  pace.  Io  non  so  se  si  poi-* 
sa  riposare  suH?  fede  di'  Girolamo  Rossi  (i)^  che  a 
quest*  anno  métte  là  guerra  fatta  dai  Bolognesi  e 
faentini  alla  città  d' imóla  collegata  coi  Ravennati, 
con  impadronirsi  di  S.  Cassiapo,  e  rimettere  in  piedi 
il  castello  appellato  dTmola.  Segu),  secondo  quéB'au- 
tore,  una  battagUa  fra  i  popoli  di  Ravenna  e  For^ 
dairuu  canto:  e  i  Faentini  dalfaltro  con  ispargìnìen- 
to  di  gran  sangue  da  ambedue  le  partì,  ^a  nulla  di 
ciò  parlando  gli  Annali  di  Bologna^  più  ^iouro  è  il  so- 
spenderne la  credenza.  Abbiamo  bensV  dalle  Cronich» 
di  Piacenza  (ì^^,  Parma  e  Cremona,  che  avendo  la 
quesf  anno  i  Piacentini  assediato  il  castello  di  Tabia- 
no,  accorsi  i  Parmigiani  e   Cremonesi,  diedero  loio 

(i)  Eubea»  Bhu  Sjaveooj  lì^  5.,     .         .    lu    ,^) 
(a)  iiìnales  PUcealiai  T.  XVl»  IUr*.IUfc.  .     .  .,_ 

pigitized  by  CjOO^lC 


4  w  ir  o     VCL»  '^47 

juoa  i^raode  sconfitta,  di  modo  che  la  mag^or  parte 
di  eisi  Piacentini  restò  prìj^oniera.  Gioranni  da  Baz^ 
Eano  negK  Annali  di  Modena  (i),  dopo  aver  notata  k 
rotta  suddetta  de^  Piacentini,  aggiugne  che  in  questo 
anno  la  t^rra  di  Nonantola  fa  distrutta  dai  Modenesi 

(  CRISTO  MCL.  Indizione  xiir. 
Addo  di  <  EUGENIO  III,  papa  6. 

<  CORRADO  HI,  re  di  Germania  e  A 
Italia  i3. 

Benché  fosse  seguita  pace  fra  papa  Eugenio  e  f 
Romani,  pure  restando  assai  torbidi  gli  animi,  né  de- 
sistendo il  pontefice  dalla  voglia  di  abbattere  fa  novità 
del  ristabilito  senato,  fu  egli  di  nuovo  forzato  a  riti- 
rarsi fuori  di  Rome,  malcontento  di  quella  nobiltà. 
Abbiamo,  ma  non  so  ben  dir  se  in  quest^  anno,  dal- 
V  Anonimo  cassinense  (2),  che  Eugenius  papa  urba 
e'gressuSy  Campaniae  moratus  est;  e  da  quello  che 
poi  soggiugne,  assai  si  comprende  che  per  disgusti 
égli  passò  a  Terra  di  Lavoro.  Avee  s,  Bernardo  in^ 
viato  ad  esso  papa  nel  precedente  anno  il  primo  libro 
de  Consideratione.  GV  inviò  nel  presente  il  secondo, 
e  poscia  i  tre  altri  di  quella  bellissima  opera.  Prima! 
nondimeno  ch^  egli  uscisse  di  Roma,  venne  a  visitar* 
lo  Pietro^  eelebre  abate  di  Qogni,  il  quale  attesta  in 
lina  lettera  scritta  a  s.  Bernardo  (5),  d^  aver  ricevuto 
di  grandi  onori  e  segni  di  benevolenza  non  solamente 
(fa  esso  pepa,  le  cui  mirabili  e  savie  maniere  va  desriHr 

(i)  lobann.  de  Baiano  Anna!.  Matin.  T.  XV).  Ber.  ÌUk 

(a)  Anonymus  Cassineiti*  in  Chron. 

{l\  Petrus  Cluftiscens.  I.  6»  Ep.  46* 

Digitized  by  VjOOQIC 


l4'  airVALI   D^ITÀLU 

▼endo,  ma  anche  dal  senato  romano,  daa  Teseoti  e 
dai  cardinali.  Dacché  il  re  Ruggieri   Tide  nelTanno 
addietro  tutta  la  sua  prole  ridotta  in  un  solo  rampa- 
lo, cioè  in  Guglielmo^  creato    da  lui  o  in   qaetto  o 
in  esso  precedente  anno  duca  di  Puglia,  per  dende- 
tlo  d"*  avere  altri  figliuoli  a  maggior  sicurezza  del  suo 
regno,  avea  presa  per  moglie  Sibilla  sortila  di  Odone 
11^  duca  di   Borgogna  (i)  ;  ma    questa  principessa 
tolta  fu  dalla  morte  nell^  anno  presente,  senza  eh*  ei* 
la  desse  alcun  frutto  del  siio  matrimonio.  Pensando  i 
Piacentini  alla  vendetta,   e  alla  maniera  di  ri&rsi  del 
danno  «  delia  vergogna  lor  &tta  nelP  assedio  di  Ta- 
ziano dai  Crenionesi  nell'  anno  precedente  (a),  strin- 
sero oppure  confermarono  lega  coi  Milanesi  con  in- 
durli a  mettersi  in  campagna  coll'esercito  loro  centra 
d' essi  Cremonesi.  Cosi  fece  il  popolo  di  Milano.  In 
questo  mentre  i  Piacentini  voltarono  le  lor  armi  e 
macchine  centra  il  suddetto  castello  di  Tabiano,  del 
quale  in  fine  s*  impadronirono,  e  tosto  lo  spianaro- 
no. Ben  diverso  fu  V  esito  dell*  armata  milanese.  Te- 
nuta alle  mani  nel  di  cinque   di  luglio  colP  armata 
cremonese  a  Castelauovo,  fu  forzata  a  voltar  le  spal- 
le con  perdita  di  molta  gente  e  cavalli.  Peggio  anche 
le  occorse,  perchè  restò  in  mano  de*  vincitori  il  car- 
roccio loro.  Era  questo  allora  1'  uso   delle  città  più 
forti  d*  Italia  di  uscire  in  campagna  con  questo   car- 
roccio istituito,  siccome  già  dicemmo,  da  Eriberto 
arcivescovo  di  Milano  nel  secolo  precedente.   Né  al* 
tro  esso  era  che  un  carro  tirato  da  due  o  tre  paia 
di  buoi  ornati  di  belle  gualdrappe.  T'  era  nel  mezzo 

(i)  Romualdat  Salernit.  io  Chron. 
(a)  Anna!.  Cremonens.  X,  Y«,  R«j:.  Ital. 

Digitized  by  VjOOQIC 


ANNO      MCZ..  149 

piantata  un'  antenna,  tenente  in  dma  la  croce,  oppu- 
re il  Crocefisso  colla  bandiera  sventolante  del  comu* 
ne*  Stava  sopra  d^  essa  qaalche  soldato,  e  intorno 
marciava  di  guardia  il  nerbo  dei  più  robusti  e  valoro- 
si combattenti.  A  guisa  deir  Arca  del    Signore  con- 
dotta in  campo  dagli  Ebrei,  era  menato  questo  carro, 
Al  vederlo  si  rincorava  1'  esercito.  Guai  se  cadeva  in 
mano  de^  nemici  :  allora  tutti  a  gambe.  Grande  11^ 
pegno  era  il  non  perderlo;  grandi  maneggi  si  faceano 
per  ricuperarlo.  Circa  questi  tempi,  per  attestato  de} 
Dandolo  (i),  Domenico  Morosino  doge  di  Yenezia 
inviò  uno  stuolo  di  cinquanta  galee  ben  armate  sotto 
il  comando  di  Domenico  suo   figliuolo  e  di  Marino 
Gradenigo  contra  la  città  di  Fola  ed  altre  dell'  Istria, 
che  erano  divenute  alloggio  di  corsari,   né  più  ubbi- 
divano a  Yenezia.  Riusci  di  mettere  al  dovere  quella 
città,  poi  Rovigno,  Parenzo,  Umago,  Emonia  oggi- 
di  Città  nuova.  Secondo  gli  Annali  pisani  (2),  in  que- 
tt"*  anno  segui  battaglia  fra  i  popoli  di  Pisa  e  Lucca, 
colla  total  dis&tta  e  gran  mortalità  de^  Lucchesi.   Afa 
non  parlando  di  questo  fatto  gli  storiei  pisani  mocter- 
ni,  non  paiono  sicure  tali  notizie  ;  e  tanto   più  che 
Quegli  Annali  sono  di  autore  poco  esatto.  Abbiamo 
{uicora  dalla  Cronica  di  Fossa  nuova  (3),  che  papà 
Eugenio  nel  mese  di  ottobre  andò  a  Ferentino,  do- 
ve consecrò  molti  arcivescovi  e  vescovi.  Anche  Ao- 
moaldo  salernitano  (4)  attesta,  che  rex  Rogerius  ar- 
chiepiscopos  et  episcopos  terrae  suae  a  papa  Ew 

(1)  Bandai,  in  Ghron.  T.  XII,  Ket.  lul.      .  t>  /. 

(a)  Àonaks  Pissni  T.  VI,  Rer.  Ita).  ^ 

(3)  Johann»  de  Ceccano  Cbron.  Fossa  e  novte. 

(4)  RomoaMa^  idì$m\»tk%  in  Gbr^n,  ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


2^  ASVALI    ti'lTÉlAL 

yenio  jussU  consecrari.  A^higne  T  autore  £ 
CkoBÌct,  che  U  ciuà  di  Terractoa  fu  preta  nel  £  a6 
di  DOTombre,  ma  senza  dire  da  chi.  Sensa  diligo  d^ 
I«pe,  a  coi  in  quelle  tarbolenze  a^  era  nbeMata,  o 
che  era  stata  alienata  dai  suoi  anteeelsori,  cernie  <jiia- 
rameote  attesta  P  aotore  deUa  sua  tita  n^a  Raeoolca 
del  cardroale  d*  Aragona  (i). 

(  CRISTO  HCLi.  Indizione  xiv. 
Anno  di  (  EUGENIO  m,  papa  7. 

(  CORRADO  in,  re  di  Germania   e  di 
Italia  i4* 

Terisimilmente  in  quest"^  anno  il  re  Ruggieri^ 
voglioso  pur  di  supplir  con  un  nuovo  maritaggio  al- 
la mancanza  di  tanti  6gliuoli  a  lui  rapiti  dalla  morte, 
per  testimonianza  di  Romoaldo  saleroitano,  Beatri" 
cem  fillam  comitis  de  Reteste  in  uxorem  accepU^ 
de  qua  filiam  habuii^  quam  Constantiam  appella^ 
vii.  La  notìzia  è  d'importanza  per  le  cose  che  vedre- 
mo a  suo  tempo  dopo  assaissimo  anui,  ne^  quali  que- 
sta sua  figlia  Costanza  cagione  fu  di  grandi  mutazioni 
nella  Sicilia.  Yulendo  inoltre  assicurare  il  regno  a 
Guglielmo  suo  figliuolo,  in  quesl"*  anno  (a)  il  dichia- 
lò  suo  collega  e  re  nel  mese  di  maggio,  biennio  an^ 
iequam  moreretur^  dice  Romoaldo  (5)  ;  ed  essendo 
morto  Ruggieri  sul  fine  di  febbraio  del  11 54,  parreb- 
be che  ciò  appartenesse  alP  anno  seguente.  Ma  più 
sotto  egli  soggtugne,  che  Guglielmo  eum  patre  dua^ 

(1)  Cardinal,  eie  Aragoa.  in  Vita  Eugeaii  III. 

(2)  Peregrin.  in  Net.  ad  Anonym.  Casfineni. 
(S)  Komualdus  Salernit.  in  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Tfu^  amU  él  mens^ibuS  àécent  reg'naveràt.^A^^mtìf^ò'  * 
no  gf]  stoTid  ^idUaiiì,  ct^é  id  qxiesto  ynedèàìmo  aónò 
i^  re  «tfcldetto  diede  per  tooglie  al  flgtìùólo  Guglielmo 
Margherita  figliuola  di  Gar%ia  ré  di  Nararra  (i);  e 
roglitnia  che  iti  qtiest'  atìtìo  ie  ile  éefèbtèéécró  soleib- 
nefìriente  le  nozze  hi  Pàlerrioo.  Probabile  è ^  che  nel- 
Tamio  presente  seguisse  (a)  Id  morte  di  Àrtigo\  pic- 
ctolo  figliuolo  del  te  CorradOy  già  etetto  ré  di  Ger- 
mania ;  e  quantniKfaé  soprBTVivessre  tf  ti  ahro  figliuolo 
^  esso  re,  appélhto  Federigo^  pùte  questo  ftccidetìtc 
fiprì  la  strada  a  Federigty^  figliuòlo  di  suo  fratello, 
J)er  acquistar  fa  corona  del  regno  gertoatiico,  siccome 
diremo  fra  poco.  Cesse  in  questi  tempi  la  gnerra  che 
il  duca  Quel/o  atVéa  ricominciata  in  Gerihania  contra 
d€fl  ré  Corrado  (3)  pcJr  interpoiliiotìe  appunto  dfel 
therfesìolO'  F^ederigò,.  nipote  <^  Corradi  è  J*esS0 
Otfelfo, 'perchè  gif  fece  ass'ég'baté  afcune  rentfife  del 
^m  regale  cotta  villai  df  Merdirigen,  e  cdn  ciò  frn- 
^tisteffi  vkere  qéieto.  Così  lasero  scritto  T  abate  ur- 
èpergen^e^di  tm  iono  ancora  le  seguenti  parole:  J?«a- 
tina  cMtàs  post  ìongaih  ohstdionem  a  Rógerio  rege 
SidUae  dtHrucia  est  anno  Domini  BÌCLt.  Quan- 
do Aon  ti  sia  errore  di  stampa,  la  città  dt  ttieli,  non 
Inkii  che  Ascoli^  doveva  tsitté  allora  compresa  nella 
Pbgn^^  signoreggiata  da  esso  re  Huggieri.  Scrive  an- 
cora Giovanni  da'Ceccano  (4))<^^^  papd  Eugenio  nd 
di  re  di  maig^o  andò  a  Castro,  e  vi  de<]ìcò  la  chiesa 
6i' santa  Croce,  e  nel  di  27  d^  ottobre  dedicò  la  chie- 

(i)  Garosi  P.  II,  I.  ar,  ktOr.  di  Sicilia,     '      ' 
(a)  Otto  Frìstn^m.  de  Gest.  FHder.  1. 1. 1)  e.  61. 
(3)  Abbai'  lafrlp^gensi»  in  Gfcrottfti;      '      ' 
Ù)Jobaon.  de  Geccan^  CfarOfi.  FoMae  iH^tae*  <' 

Digitized  by  VjOOQIC 


1 53  AinriLl  D   ITiXU 

«a  dd  monUtero  di  Casemaro,  dopo  £  che  tornò  a 
Segna.  Per  qaanto  osserTÒ  il  cardinal  Baronio  (i), 
circa  questi  tempi  vennero  a  Roma  gli  arcÌTesco?i  S. 
Colonia  e  di  Magonza,   oonlra  de'  qaali  bolliva  un 
gran  processo,  e  vennero  carichi  di  danaro,  creden- 
dosi di  comperar  la  ^a«ia  del  papa  e  delta  sua  corte, 
come  nei  tempi  addietro  saccedea,  e  parea  più  &cile 
allora  pel  bisogno  del  pontefice,  tuttavia  involto  neHa 
guerra  coi  Romani.  Ma  furono  rimandati  indietro  con 
tutto  il  loro  tesoro,  nova  res^  dice  s.  Bernardo  in 
iscrivendo  ad  esso  papa  (a).  Quando  hactenus   aw 
rum  Roma  refudit  ?  Et  nunc  Romanorum  Consilio 
id  usurpatum  non ^credimu$*  Durando  tuttavia  la 
guerra  dei  Piacentini  coi  Parmigiai^i  (3),  dai  primi  fa 
preso  e  distrutto  Fornovo,  ^on  gran  concorso  di  soot 
lari  si  spiegavamo  in  <|uesti ,  tempi  in  Bologna  le  leggi 
romane,  risuscitale  jcirca  il  principio  di  questo  seco* 
lo.  Cadde  in  pensiero  a  Graziano  monaco  benedetti- 
no,  toscano  di  patria^  perchè  nato  in  Chiusi,  abitante 
allora  nel  monistero  di  s.  F^ice  di  Bologna   (4))  ^ 
compilare  ancora  il  gkis  canonico,  per  metterlo  nelle 
scuole  e  Ideile  mani  della  gioventù  studiosa.  Intrapre- 
se dunque  il  suo  decreto,  componendolo  di  canoni 
di  concili!,^  lettere  di  papi  (  fra  le  quali  non  poche 
apocrifi?,  perchè  provenienti  da  Isidpro  Mercatore  )  e 
passi  di  santi  Padri.  Prima  di  lui^  più  d^  una  di  simi« 
li  raccolte  e|pa  stata  fatta  \   ma  questa  portò  il  vanto, 
e  di  renne  poi  cc;l?b|re  ed  usata  nelle  scuole.   Sibili* 

(i)  Baron.  in  Annsies  Ecclesia st. 

(3)  Annales  Piacentini  T.  XTI,  Rer^  JtaL      . 

(4)  9J«Qbftldwi  'm  ?(wariq. 

Digitized  by  VjOOQIC 


AFRO       MCLII.  2:>p 

roso  in  qaest^  anno  lega  insieme  i  popoli  di  Modena 
e  Parma,  promettendo  i  Parmigiani  di  assistere  agli 
altri  a  loco  Rheni  usque  ad  burgwn  Florem»oìae  ; 
et  ab  alpibus  usque  adjlumen  Padi  (i).  Lasciaro« 
no  ai  Reggiani  il  luogo  se  volevano  entrare  in  que- 
sta lega.  Ebbe  con  ciò  principio  la  stretta  aileanza^ 
continuata  dipoi  per  anni  moltissimi^  fra  le  città  di 
Modena  e  di  Parma. 

(  CRISTO  MCLu.  Indizione  xv. 
Anno  di  (  EUGENIO  III,  papa  8. 

,(  FEDERIGO  I,  re  di    Germama  e  di 
Italia  I. 

Nel  di  9  di  giugno  deìT  anno  presente  era  papa 
Eugenio  in  Segna,  coma  costa  da  una  sua  bolla  data 
in  £i?ore  di  Richilda  badessa  deir  insigne  moni^tefo 
di  santa  Giulia  di  Brescia,  da  me  data  alla  luce  (s). 
B  fioqui  era  durata  la  discordia  de^  Romani  con  essq 
pontefice,  il  quale  per  lo  più  a  motivo  dì  maggtds 
quiete  e  i^ctarezÉa  era  dimorato  fuori  di  Roma.  S. 
Bernardo  sentendo  in  questi  tempi  al  medesimo  papa 
il  quarto  libro  de  Consideratione^  parve  che  predi- 
cesse il  fine  di'  questa  briga  (3)  :  Quid  tam  notum 
saèculis^  dice  egli,  quam  proten^ia  et  Jastus  Ro* 
nianorum  ?  Gens  insueta  paci^  tumultui  assueta  ; 
gìens  immitis  et  ihfràctabifis  usque  àdhuo^  subdì 
nescia^  nisi  quum  non  valet  resistere,  En  plaga  : 
libi  incumbit  cura  haec^  dissimulare  non  licet.  Ri" 

(i)  ADtiqQiUllalic..  Dessert.  56.  .,  , 

(8)  Àntiquit.  Ita),  Ditfert.  70. 

(3;  S,  Bcmatd»!  it  4)  e*  h  ^^  C0Anda:AUpA<^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


l54  ANSALI  t^ITALli 

dens  mejorsilan^  Jore  inciifahilem  persuasus,  Noli 
diffiderei  Infatti  per  attestato  delPAnooimo  cassinen- 
se (i),  il  cui  anno  ti5i  si  dee  intendere  per  Tanno 
presente,  papa  Eugenio,  stabilito  un  accordo  coi  Ro- 
mani, rientrò  pacificamente  in  Roma  nel  di  1 1  d*  ot- 
tobre. Anche  Roberto  del  Monte  (2)  in  quest^anno 
scrive  :  JBugenuts  papa  cum  Romanis  pace  Jacta 
urbem  ingredìtur^  ibigue  cum  eis  hoc  anno  primi" 
fus  commoratur,  Giovanni  da  Ceccano  (3)  aggingne, 
ch^  egli  entrò  tn  Roma  nel  di  6  di  settembre.  Lo 
stesso  abbiamo  da  Romoaldo  salernitano  (4),  il  quale 
àtteéta  'che  Eugenio  fu  con  sommo  onore  ricevuto  dai 
senatòri  e  da  lutto  il  popolo  romano.  Poscia  con 
tante  limosine  e  benefizti  si  guadagnò  il  cuore  d^esso 
popolo,  «he  quasi  comeadaiva  a  bacchena  nellai  liiag- 
gìor  parte!  delia  ciittà  :  Mt  nisi  esset  mors  aemuìa^ 
qmi0  iU*»9i  cito  de  medio  rapuii^  senatores  novkót 
pr<icr€afos  popuU  adminiculo  usurpata ^  dignitaie 
ptivassH.  Era  oeli'  anno  addietro  ccMnìnciata  una 
gfm  guerra  (ira  ci  re  dell'  Africa»  Seppe  bene  profìt- 
taroe  il  re  Ruggieri  .{SJ*  Inviò  egli  «qIì^  ael  preaeùte 
anno,,  se  pur  non  fu  nel  sussegueot^^^^  s^a  armato 
parale,  a  cui  venne  fatto  d' insignp^if:si  della,  città  di 
Ippona,  oggidì  Bvna,  e  d'albe  terre  in  quella  costa 
di  Barberia.  Gh^  egli  ancora  prendesse  l^uaisi,  lo  ajt- 
testa  Roberto  del  Monte,  secondo  V  edizione  del  pa- 
dre Dacbery  nello  Spicilegio.  Ma  è  d^  dolersi  perchè 

(i)  AnoDymui  Cassin.  T.  V.  Rer.  llal.  ^_ 

{2)  Kobertùs  de  Monte  Append.  ad  Sigebert.  ^* 

(3)  Johann,  de  Ceccano  Chrdn.  Fòssae  notte. 

(4)  Romnaldus  Salerò.  In  Chron. 

(5)  AnoDym.  Cafmaetifìs  lUbdrliis  de  M^iMc. 

^.  DigitizedbyLjOOQlC 


▲   H   N   O       MCUI.  l55 

la  storia  ùoi>  ci  abbia  dato  tm  più  diilìoto  ragga&gUo 
di  taK  imprese.  Certo  è,  che  aveodo  poco  prima  t 
Mori  Naassamomti,  abitanti  verso  Fei  e  Marocco, 
strangolato  il  re  loro,  %*  impadronirono  delie  du^ 
Mauri  tanìe  :  e  poscia  stendendo  le  conquiste  verso 
Oneste,  distrussero  il  regno  de^  Zecidi  colla  presa 
della  citta  di  Bugia,  minaceiando  con  ctò  la  SlciUa, 
Puglia  e  Calabria.  Ma  fece  re^rcf  a  costoro  il  re  Bug* 
gieri  che  non  gli  metteano  paura  le  loro  beavate.  Ab* 
biamo  dagli  Annali  piacentini  (t),  che  in  questo  anno 
il  popolo  di  Piacenza  prese  a^  Parmigiani  ii  castello  di 
Medesana,  e  lo  distrusse  :  e  perciocché  dovette  seguir 
qualche  accordo  fra  Uro,  in  cui  ebbero  t  CremoiMSt 
gran  nano,  affindhè  Parma  restituisse  i  prigioni  di 
Piacenza  :  in  segno  ^  gratitudine  i  Piacentini  cedete 
tero  ad  essi  Cremonesi  Castelouoro  di  Bocca  ti^Adda« 
Vn  fiero  incendio  de%'8Stò  tutto  Borgo  a.  Donnino,  -a 
riserva  della  chiesa  maggiore.  Maggiori  avvefiture  fa-* 
ronu  quelle  della  Germania  ndPanno  presente.  Già 
si  preparava  il  re  Corrado  per  venire  in  Italia  a  pren^ 
dere  la  corone  imperiale  (a),  risoluto  insieme  di  faf 
guerra  al  re  Ruggieri  in  vigor  della  lega  e  del  ooacerto 
fatto  coir  impérador  dei  Greci  suo  cognato.  S^  era  egK 
trasferito  a  Bamberga  con  pensiero  di  tenere  ivi  una 
gran  dieta,  quando  venne  a  battere  alle  sue  porte  Pine* 
aorabil  morte.  Mancò  egli  di  vita  nel  dì  i5  di  febbraio 
dell'  anno  corrente.  Scrive  Ottone  da  Frisinga,  es$tr^ 
corsa  allora  roce,  ch^  egli  fosse  stato  aiutato  ad  uscict 
del  mondo  da  alcuni  medici  del  re  Ruggieri,  che  £ia* 

(i)  Annal.  Piacerini  T.  XVI.  Rer.  Ital. 
(a)  Otto  Frisiogedsis  de  Geslis  Friderlci  1}  1. 1,  e.  63. 
DodccbioQs  in  Append. 

Digitized  by  VjOOQIC 


ì56  ARIIALI  D^ITALIA 

gendo  d*  aver  panra  di  qaé  re,  s^  erano  rifiif^ati  io 
Germania.  Erano  allora  veramente  in  gran  credito  i 
medici  della  «cnola  di  Salerno,  e  consultati  da  varie 
parti.  Né  già  è  inverisimìle  che  V  accorto  Roveri 
atefse  tentato  per  questa  esecrabìl  via  di  liberarn  da  un 
dichiarato  nemico,  la  cui  possanza  quella  sola  era -che 
dava  a  lai  una  fondata  apprensione.  Tuttavia  in  »« 
mili  casi  1  sospetti  e  le  dicerte  del  pf^lo  sono  a  buoB 
flftercato.  Allorché  Corrado  vide  in  pericolo  la  sua  vi* 
ta,  trattò  coi  principi  di  chi  gli  dovesse  succedere. 
Gli  restava  bensì  un  figliuolo  per  nome  Federigo  « 
ma  di  eté  picciola,  né  atta  al  governo.  Però  aag^a^ 
ìaeBte  eonsigliò  che  eleggessero-  Federigo ,  appellato 
poscia  Barharossa  a  cagion  del  colore  delk  sua  bar* 
ba,  fighctolo  di  Federigo  il  guercio  duca  di  Suevia 
ano  fratello  ;  al  quale  consegnò  le  insegne  rea£,  e  vi« 
vamente  raccomandò  il  tenero  suo  figliuolo.  Fu  data 
sepoltora  al  di  lui  corpo  in  Bamberga ,  vicino  alla 
tomba  del  santo  impèradore  Arrigo.  Tenutasi  poi  hi 
fran  dieta  del  regno  nel  di  4  di  mano  in  Franco^ 
forte,  quivi  restò  a  comuni  voti  eletto  re  ed  impera* 
dorè  futuro  il  suddetto  Federigo.  Degno  é  di  osserva- 
none^  che  a  tale  elezione  ebbero  parte  tutti  i  principi 
della  Germania,  per  attestato  di  Ottone  vescovo  dS 
Frisinga,  che  uno  fu  di  que^  principi  :  il  che  (à  cono^ 
aeere  quanto  slamai  appoggiata  T opinione  di  chi 
{«ansa  tanto  prima  istituito  il  collegio  de'  sette  eletto* 
ci;  dal  che  ho  parlato  4HBche  io  altrove  (i).  Né  a 
^ella  i^eta  mancarono  principi  e  baroni  italiani.  Nom 
sine  quibusdam  ex  Italia  baronibus  ,  scrive  il  sud-» 

(t)  Anliq;ulu  ItaUc.  Dimrt.  3.  ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  H  ir  O      MCLXI.  1^^ 

detto  FrUingeiue.  E  Amtfido  (i)  segretario  del  me- 
detimo  Federigo  racconta,  i^e  multi  ilktstres  heroes 
ex  Lombardia^  Tusciti^  Januensi ,  et  aUis  Italiae 
dominiis^  etc.  convenerunt  in  urbe  JrmncqfUrtensi , 
eie  per  eleggere  il  quoto  re.  Più  importante  ancora 
è  an^altra  ossenraaitone  fiitta  dal  medesimo  Frtsiagen- 
se  (a),  zio  dello  stesso  Federigo  ,  cioè  che  il  motiVo 
principale  per  cui  convennero  i  yoti  di  tutti  i  prin- 
cipi nella  persona  6à  Federigo,  fu  quello  di  pacificare 
ed  unire  insieme  le  due  potenti  e  femose  famiglie  di 
Germanm,  cioè  la  ghibellina  e  la  guelfa.  Della  prima 
era  erede  e  capo  lo  stesso  Federigo  Barbarossa  ; 
dell'  altra  il  duca  Guelfo  VI^  e  Arrigo  Leone  duca 
di  Sassonia,  suo  nipote. 

Era  nato  Federigo,  siccome  ho  detto,  da  Federi*^ 
go  duca  di  Suevia,  e  da  Giuditta  figliuola  d^  Arrigo 
il  nero  esteose-guelfo  ,  padre  del  suddetto  Guelfo  TI 
duca  :  per  conseguente  veniva  ad  esser  Guelfo  zio  ma- 
terno del  re  Federigo  ,  e  il  duca  di  Sassonia  Arrigo 
lieone  suo  cugino.  Unendosi  dunque  in  un  solo  prin- 
cipe il  sangue  d^amendue  le  sopraddette  insigni  fami- 
glie, si  credette  che  cesserebbe  da  lì  innanzi  la  nemicizia 
ed  animosità  mantenuta  fra  loro  tanti  anni  addietro. 
Ecco  le  parole  del  Frisingense  :  Duae  in  romano  orbe 
apud  Galliae  Germaniaeve  fines  Jamosae  Jumiliae 
hactenusjìiere:  una  Henricorum  de  Guibelinga^  alia 
Guelforum  de  Altdorfio:  altera  imperatores^  altera 
magnos  duces  prodaceri  solita»  Istae^  ut  inter  viros 
niagnoSy  gloriaeque  avidos  assolet  Jieri^  Jrequenter 
se  se  invicem  aemulantes^  reipublicae  ^uietem  muU 

(i)  Araand.  de  prim.  Act.  Frider. 

\%)  Otto  Friiiogensis  de  Gestts  Frider,  1, 1.  %»  e.  a,      *: 

Digitized  by  VjOOQIC 


1  5B  imrALl  I>^  ITALIA 

totiem  perturharunt,  Nutu  v&ro  Dei^  ut  eredBur^  pa-» 
cipopuli  sui  in  poiierani  prwniUntiSySub  Henrico  V 
Jaclum  esiy  u$  Friderieus  dux^  pater  hujus  (  di  Fe- 
derigo Birbarossa  ),  qui  de  altera^  ide$t  de  regmm 
Jamiìia  descenderat^  de  aiterà^  Uenrici  sdlieet  ^^ 
ricorum  dueis  JìUmn  in  uxorem  acciperef^  ex  eaqme 
Fridericum^  qui  in  praeeerUiarum  est  et  regnai^  gè* 
mertsret,  Principes  ergo  non  soìum  indifstriam  ,  oc 
saepe  dicti  juvenis  viriuiem ,  sed  eiiam  hoc ,  quad 
utriusque  sanguinis  consors  ,    tamquam  ctngularis 
iapis ,  utrorumque  horum  ptuietum  dissideniiam 
unire  posset^  eonsideranies^caput  regni  eum  consiir 
^sere  adjadicaverunt  :  plurimum  reipublicae  prqfih 
iurum  praecogitantes^  si  tam  grtwis  et  diurna  in^ 
<er  maxùnos  Imperli  viros^  oh  privai umemolumen- 
^um  simuHas^  hac  demum  occasione ,  Deo  coop^ 
rante^  sopiretur.  Ho  tokito  rapportar  intero  (}ttet6i 
pesso,  perchè  esso  è*  le  chieTe  deiforigiDe  delle  &* 
mose  &stooi  ghibellina  e  guelfa  che  recarono  oe^  9c^ 
coli  iDSseguenti  taoli  travagli  e  gaai  air  Italia.  A  qoek 
sto  lume  svaaiscono  varie  favole  intorno  a  tale  origi- 
tie,  tpaociate  dai  poco  informati  itorici,  essendo  cera- 
to  ehe  per  le  nimistà  passate  in  Germania  fra  i  n 
ghibellini  e  la  linea  de'  duchi  estense-guelét  di  Ger» 
mania  (  te  quali  poi  si  rìnnavarono,  siccome  vedremo 
a  suo  tempo)  presero  piede  in  Italia  queste  mole-^ 
dette  fazioni.  Adunque  il  nuovo  re  Federico  portato^ 
si  ad  Aquisgrana,  nel  di  9  di  marzo  fci  ivi  solieuae*^ 
mente  coronato^  e  diede  principio  al  suo  governo  con 
tsipedire  i  suoi  legati  a  papa  Eugenia  III  e  a  tiiìtm. 
r  Italia,  per  notificar*  ad  ognuno  la  sjui  ele;oo|9e,  che 
fu  aeeettata  e  lodata  dartult'^Uaa  4eUe  pr^K^M j3p- 

Digitized  by  VjOOQlt 


ANNO       MCLII.  iSg 

plicazLoni  che  egli  ebbe  in  questi  prÌQci|>u,  fu  quella 
di  terminare  amichevolmente  la  lite  mossa  da  Arrìdo 
Leone  estense-guelfo  duca  di  Sassonia,  che  pretende- 
va il  ducato  della  Baviera,  siccome  figliuolo  ed  erede 
dei  duca  irrigo  il  superbo,  contra  del  duca  Arrigo 
figliuolo  di  8.  Leopoldo,  che  ne  era  in  possesso  per 
concessione  del  fu  re  Corrado  III.    Ad  amendue  fu 
assegnato  il  termine  per  addurre  le  loro  ragioni  nel 
mese  d"*  ottobre  in  Erbipoli,  ossia  in  Wirtzburg.  Pre- 
sentaronsi  ancora  a^  piedi  del  novello  re  con  assai  la- 
^  grime  Roberto  già  principe  di  Capua,  Andrea  con- 
te di  Rupecanina  ed  altri  signori  della  Puglia,  spoglia^ 
-ti  dal  re  Ruggieri  de^  loro  Stati,  chiedendo   giustizia 
>ed  Bjuto.  La  determinazione  ^i  Federigo  fu,  che  pa^ 
-tientassero  finché  egU  calasse  in  Italia  per  venire  ^ 
prendere  la  corona  imperiale:  spedizione  che  restò 
fissata  per  Tanno  1 154  )  e  che  >  siccome  vedremo  , 
diede  principio  ad  infiniti  sconcerti  e  guerre  nella  mi- 
fera  Italia.  Rapporta  il  cardinal  Baronio,  (i)   la  con- 
-«ordia  stabilita  in  quest^anno  fra  .papa  Eugenio  e  ilr» 
Federigo  per  mezzo  de'lor  deputati.  Federigo  s^obhli* 
ga  di  non  ^r  pace  né  tregua  col  popolo  romano,  né 
fon  Ruggieri  re  di  Sicilia,  senza  il  consentimento  di 
esso  Eugenio  e  de^  pontefici  suoi  successori,  edicon^ 
aervare  e  difendere  tiUte  le  regalie  di  s.  Pietro  \  e  al*» 
l^ incontro  il  papa  promette  di  coronarlo  imperador^ 
e.d'*  aitarlo  secoqdo  la  giustizia.  Ho  riferito  anch'  io 
u^  dipH>9ia  d"  es89  re  Federigo  in  conferma  de^  pri-^ 
¥ilegi  djei  canonici  di  VerceUi  (a),  spedito  in  f'f'irthur^ 
XF  kalendas  na^n^bris  anno  Domini  MCLU^  li^ 

(i)  Baron.  Annales  Eceksia&t  ai  hunc  annonw 
la>'Aatic[uil.  l(«LDisjeft.  62. 

Digitized  by  VjOOQIC 


i6o 

dictione  XF.  la  qucsf  bddo  scrive  il  Sigonio  (i)  , 
che  ebbe  principio  la  guerra  fra  i  Parmigiani  e  Reg- 
g|iaBÌ.  Tennero  i  primi  saccheggiando  fino  al  fiume 
Secchia.  Accorsero  i  Reggiani^  ma  rimasero  sconfitti 
colla  prigionia  di  molti ,  che  nel  dì  dell'*  Assunzione 
delia  Tergine  furono  poi  rilasciati  in  camiciuola  con 
un  bastone  in  mano  ,  e  uno  scopazzone.  Passarono 
appresso  i  vittoriosi  Parmigiani  nel  settembre  fino  a 
Borgo  s.  Donnino,  e  presolo  ne  fecero  un  dono  alle 
.  fiamme.  Di  questi  fatti  non  veggo  parola  nei  vecchi 
autori.  Ma  il  Sigonio  forse  U  prese  da  qualche  Croni- 
ca manoscritta  esistente  allora,  e  smarrita  oggidì. 

(  CRISTO  MGLiii.  Indizione  t. 
Anno,  di  (  ANASTASIO  IT,  papa  i. 

(  FEDERICO  I ,  re  di  Germania  e  di 
Italia  a. 

Meritava  bene  il  piissimo  ed  ottimo  pontefice 
Eugenio  III  di  vivere  più  lungamente.  Egli  s^era  già 
cattivato  colle  sue  liberalità  e  dolci  maniere  il  popolo 
di  Roma,  dimodoché  già  si  trovava  in  btato  di  aboli- 
re il  senato  ,  onde  era  venuta  tanta  tnrbazione  a  lui 
e  ai  tre  suoi  predecessori.  Avea  fibbricato  un  palazzo 
presso  s.  Pietro,  e  un  altro  a  Segna  (a);  avea  ricupe- 
rata Terracina,Sezza,  Normia,eiaRocca  di  Fumone, 
alienate  un  pezzo  fa  dal  dominio  di  s.  Pietro.  Le  sue 
rare  virtù  il  facevano  venerabile  ed  ubbidito  dapper- 
tutto. Ma  Iddio  il  volle  chiamare  a  sé  con  immenso 
dolore  di  tutto  quel  clero  e  popolo.   Succedette  b 

(i)  SIgon.  de  Regno  Ital.  L  la. 

(a)  Card,  de  Aragoa«  ia  fil  £uceaiì  m» 

Digitized  by  VjOOQIC 


AURO      VGLtir.  rtìT 

morte  sue  nel  di  7  dì  luglio  del  presente  ànno^mei»- 
Ue  egli  diinéraira  ìoTìfoK  ^  e  fui  il  «io  lepelcro  nel- 
la basica  vatictna  anorato  da  Dio  con  varie  nitfaoo- 
Iota  guarif^ooi.  Dia  li  a  dna  giorni  £a  proaaoaaa  al 
pontificalo  romano  Corrado  veicolo  di  Sibìna  ^  .ro- 
nano  di  nazione,  che  preaeil  nome  di  Ana^asio  IV* 
In  qnest^  anno  aneora  P  immortal  servo  del  l^gnore 
8,  Bernàtdo^  fondatore -di  tanti  monisteri)  andò  a  ri- 
cevere in  cielo  il  frutto  delle  insigni  sue  virtù,  a  glo- 
riose etiche.  Tanto  angustiarono  in  questi  teaapi  ipo* 
tenti  Bobgn^isi  uniti  co^  Faentini  la  città  d^  Imola, 
troppo  inferiore  di  forze  (1),  che  dopo  una  rotta  data 
a  quel  popolo,  ìk^  costrinsero  ad  una  svantaggiosa  pa- 
ce, e  a  dipendere  da  li  innanzi  dai  loro  cenn!»  Scrive 
ancora  il  Sigonio  (a)  che  i  Piacentini  uniti  coi  Cre- 
monesi, nel  di  a6  di  giugno  vennero  alle  mani  col- 
r  esercito  de'  Parmigiani  a  Gasalecchio  ^  e  restarono 
sconfitti,  e  p^r  la  maggior  parte  presi,  furono  condot- 
ti nelle  carceri  di  Parma.  Onde  s^  abbia  egli  tratte 
f|ueste  notizie  ,  noi  so  io  dire.  Negli  antichi  Annali 
ài  quelle  città  non  ne  tmovo  vestigio.  Erano  già  pas- 
sati quarantadue  anni  che  la  città  di  Lodi  stava  sotto 
il  giogo  de^Milanesi,  trattata  non  con  quella  piacevo- 
lezza che  SI  cattiva  il  cuor  de^  sudati,  ma  bensi  con 
qudT  asprezza  che  li  &  gemere  e  sosprar  tutto  di 
mutazion  di  governo.  Accadde  che  due  Lpdigiani 
(  siccome  abbiamo  da  Ottone  Morena  (3),  storico  di« 
ligente  di  questi  tempi,  e  nativo  di  quella  città),  Tuno' 

(x)'  Matth.  de  Griffpnibos  Histor.  Bononiens.  T.  XVIIT. 

Rerum  Italìcarum. 
(a)  Sigoo.  de  Regno  Itsl.  1. 12. 
<3)  Otto  Biorena  Hl.t  T.  YL  Rw.  Jts^^^i^ 
UTOATORij  vOL.  xjavn.  Il 


'J&2  xmiALl  D^ITALIA 

^ppiUalo  Alb^rnando  Alamano  e  iiiai«tfo  Omobnona, 
par  lor' propri  a£&ri  esseodo  iti  alla  città  di  Costanza, 
TI  ai  trovarono  nd  ttmpa'  ^tesao  che  il  nuovo  re  Pe- 
deri^  tenne  ivi  nn  parlanientò.  Osservalo  che  molti 
*si  ricchi  che  poveri  ricorrevano  adesso  perginsUzia, 
e  la  ottenevano^  saltò  loro  in  pensiero  di  fare  un  pas- 
so forte,  senza  «verae  commissione  e  facoltà  alcuna 
dalla  loro  dtlà.  Cioè  prese  in  ispalla,  oppure  in  ma- 
-^nò,  due  grosse  croci  di  l^no  {  che  tijile  era  allof  alluso 
;in  Italia  di  chi  aggravato  portava  le  sue  querele  al  tro- 
.nò  de^  principi  )  andarono  a  gittarsi  a^  piedi  di  Fede- 
^rigo  nel  di  4  <^i  marzo  delPanno  presente^  chiedendo 
-con  assai  lagrime  misericordia  e  giilstizia  contra  dei 
Milanesi,  come  tiranni  della  lor  patria  Lodi,  ed  espo^ 
nendo  ad  uno  aduno  tutti  gli  aspri  trattamenti  che 
àvea  patito  e  tuttavia  pativa  (juella  infelice  città. 
1       Fra  le  rare  doti  che  si  univano  in  Federigo,  pri6- 
-ìstpe  di  grande  accortezza  e  mente,  di  petto  forte  e  di 
'  valore  impareggiabile,  non  era  V  ultima  V  amore  della 
^giustiua,  tisa  inflessibile  e  congiunto,  siccome  vedr«- 
-mp,  con  tal  severità,  che  andava  al  barbarico.  Appe- 
<  na  ebbe  intese  tali  doglianze,  che  ordinò  tosto  al  suo 
-  cancelliere  di  scrivere  lettera  vigorosa  ai  coosoli  e  al 
popolo  di  Milano  in  favore  e  sollievo  della,  città  dìLo- 
'  di,  e  deputò  a  portarla  un  uomo  di  sua  corte  appel- 
lato Sichedo»  Tornati  i  due  buoni  Lodigiani  a  Lodi^ 
'  Boiificaronò  ai  consóli  e  al  consiglio  deUa  Credenza 
«di.  quella,  città  quanto  aveano  operato^  Siccome  altro-^ 
,ve  ho  io  dimostrato,  il  consiglio  della  Credenza,  neU 
le  città  libere  d^  Ilaria ,  non  era  composto  della  sola 
^|)lebe,  come  ha  creduto  taluno.  T^  entravano  anche  a 
ttobUi}^iKih)i:&aveaQa  parte  net  i^ovema..  Altea  ii^ 

;    F  Digitizedby.Lj005^r 


Anno      Metili.  t65 

«omma  non  era  che  il  consiglio  segreto,  a  cui  chi  in- 
terTenira,  prestava  giaramento  di  non  rivelar  quello 
die  ivi  si  trattava.  In  gran  pena  furono  que'cittadint 

;  per  tal  novità,  temendo  e  con  ragione,  il  risentimene 
to  e  furore  de^  I^lanesi  :  però  in  vece  di  ringrazia- 

,'  menti  caricarono  dr  villanie  qne^  due  semplrci  cittadi- 
ni, e  serrarono  loro  in  petto  queste  novelle.  Venne 
Sicfaerio  a  Lodi,  credendosi  di  portar  via  un  grossa 
regalo^  mal  i  consoli  di  Lodi,  riprovando  T  operato 
deMue  lor  cittadini,  non  altro  fecero  che  scongiurarlo 

•  di  tornarsene  indietro  senza  presentar  la  lettera  del  re 
^i  Milanesi.  Ma  egli  arditamente  ito  a  Milano,  sfoderò 

•  gli  ordini  del  re,  ricevuti  con  sì  mal  garbo  da  que'^con^ 
soli  e  dal  loro  consiglio,  che  dopo  aver  gittata  in  ter^ 
ra  e  pestata  co*  piedi  la  lettera  ,  si  avventarono  ad^» 

^  dosso  a  Sicherio,  ch^  ebbe  fatica  a  salvarsi  ;.  però  se 
ne  tornò  egli  assai  brutto  in  Germania,  ed  espose  ai 

vTe  e  a^  suol  baroni  il  grave  affronto  fattogli  e  il  peri- 
colo da  lui  corso.  Sommo  fu  lo  sdegno  di  Federigo  e 
de^  suoi  principi,  e  se  la-  legò  al  dito,,  per  farne  ven- 
detta a  suo  tempo.  Crebbe  indicibilmente  lo  spavento 
ne^  Lodigiani.  Di  di  in  di  si  aspettavano  Tultimo  ester- 
minio, minacciato  loro  da^  Milanesi;  e  per  isperanza 
di  schivarlo  ,  segretamente  inviarono  al  re  Federigo 
nna  chiave  tutta  d^oro  per  mexzo  dìGugUebno  mar" 
xhese  di  Monferrato  ,  raccomandandosi  caldamente 
alla  di  lui  protezione.  Tornali  in  sé  i  Milanesi  per 
placare  la  collera  del  re,  anch?essi  gli  mandarono  una 
coppa  d^oro  piena  di- danaro,  che  non  Ai  punto  ac- 
cettata da  Federigo;  Nello  stesso  tempo  comparvero' 
alla  corte  gli  ambasciatori  di  Cremona  e  di  Pavia  con> 
vicchlregali,  e  insieme  con  ordine  d'esporre  io  segr«*^ 

Digitized  by  VjOOQlt 


i64  4mràLi  »*irÀ£Là 

to  colloquio  al  re  la  superbia  ^9*  M3««tii  , 
quelli  che  erano  dietro  ad  ingojar  tutti  Moro  viciin,  e 
di  far  premure  in  favore  dali^oppressa  città  di  Lodi  ;  e 
fu  ben  eseguita  la  commessione.  Niega  il  padne  Bs^  la 
spedizione  di  questi  ambasciatori,  e  la  niega  a  torto. 
Ottone  Morena  ce  ne  assicura.  Né  sussiste,  come  vuol 
esso  Pagi,  che  i  popoli  di  Pu^ìa  inviassero  ranbasce- 
lìe  a  Federigo.  Le  doglianze  furoDo  fatfè ,  come  ho 
detto,  da  que**  baroni  cacdati  dal  re  Ruggieri ,  òhe  d 
trovavano  in  Germania. 

O  nei  fine  di  quest^  anno,  o  sulprìncipo  del  segaen- 
te,  non  volendo  il  re  Federigo  che  restasse  un  semina^ 
rio  di  guerra  in  Germania,  con  lasciare  indecisa  la  lite 
insorta  fra  irrigo  Leone  duca  di  Sassonia  ed  Arrigo 
duca  di  Baviera,  a  cagion  della  stessa  Baviera  (r):  finale 
Sdente  diede  la  sentenza ,  con  aggiudicar  qud  ducati 
insigne  al  suddetto  Arrigo  Leone,  goduto  dai  suoi  ma g^- 
giorì  per  tanti  anni  addietro.   Si  venne  poi  nell^  anno 
Yi56  ad  una  transazione,  per  cui  restò  in  dominio  del- 
r  aifrò  Arrigo,  col  titolo  di  duca,  la  provincia  dell'' Au- 
stria, oggidi  arciducato,  che  era  in  addietro  parte  della 
Baviera.  Oltre  a  ciò  aveva  esso  Federigo  data  già,  op»- 
piir  diede  allora  al  duca  Guelfo^  zio  paterno  dello  stes- 
so duca  Arrigo  Leone ,  e  materno  d'*esso  re  Federi- 
go  (a) ,  rinvestitura  della  Sitar ca  di  Toscana  ,  del 
ducato  di  Spoletiy  del  principato  di  Sardegna^  e  dei 
ieni  allodiali  della  Ju  celebre  confessa  Matilde.  Che 
FbZcfeWco,  dianzi  marchese  di  Toscana,  cessasse  di 
godere  di  quella  dignità,  si  raccoglie  da  una  sua  magnifi^ 
ca  donazione  fatta  alla  chiesa  d^Aquileja  nell'^anno  1 1 70, 

(i)  Otto  Frisingens.  de  Gest.  Friilerici  I.  U  a.  e.  11. 
^)  Chroo«WeÌDgart  apad  Leibnilium  ScriploriBrboifiCf 

Digitized  by  VjOOQlt 


1   M H   O         MCUV.  l65 

die  io  ho  dato  alla  luce  nelle  Antichità  italiane  (  i).  Sic- 
ché poAsedendo  la  linea  degli  Estensi  di  Germania  tali 
Stati  in  Italia,  e  in  Germania  i  vasti  e  nobilissimi  ducii- 
ùdàÌASass<mia  e  BavUra  con  Lunehurgo  e  Bruns* 
^ichi  anche  oggidì  esistenti  sotto  il  loro  dominio^  e 
f i^oreggiafido  V  altra  linea  de^  marchesi  estensi  una 
Bontiisfana  porzione  di  Stati,  massimamente  neUa  Mar- 
ea trivìnnia  :  la  potenza  del  sangue  estense  arrivò  al 
sommo  in  qaesti  tempi.  Confermò  papa  ^/ia5f 0510  If^ 
nelTumo  presente  i  privilegi  a  Pacifico  abate  del  mo- 
nbtero  di  Brcsoello,  fondato  da  Azzo  conte  ,  o  mar- 
chese bisavolo  della  saddetta  Matilde,  con  bolla  data  (a)^ 
Jiaietrmni  V  idu§  deeamhris ,  Indiclione  II  Incar* 
Ttaiiottit  dominicae^  anno  MCLIII^pontificatus  ^C" 
ro  domm  Anastasii  quarti  papae  anno  primo, 

(  CBÌSTO  Mcuv.  Indizione  11. 
Jlnno  di  (  ADRIANO  IT,   papa  i. 

(  FEDERIGO  I,  re  di   Germania  e  di 
Italia  5. 

Fu  questo  T  ultimo  anno  della  vita  di  Ruggieri^ 
primo  re  di  Sicilia,  rapito  dalla  morte  secondo  Ro* 
moaldo  salernitano  (S),  nel  di  26  di  febbraio  in  età 
di  cinquantotto  anni^  principe  glorioso  per  tante  im* 
prese,  dir  statura  alta,  corpulento,  con  faccia  leonina, 
saggio,  provido,  accorto,  più  inclinato  a  raccogliere 
che  a  spendere  il  danaro,  fiero  in  pubblico,  benigno 
in  privato,  verso  chi  eira  fedele  liberale  in  premiarli, 

(1)  Antiqoit.  Iltlie.  T.  HI.  pag.  laai. 

(2)  AntìqmU  ttalit.  Difsert.  70. 

t^^  Romaaiaui  Sakrn.  in  Cbroo.  T»  YU,  Rer.  IlaL' 

Digitized  by  VjOOQIC 


lfi6  AUSIAU  h*  ITALIA 

aspro  sino  ad  estere  cradele  contra  du  gli  mancara 
di  fede.  Era  più  temuto  che  amato  dai  saoi  sudditi  ; 
e  più  ancora  dei  sudditi  aveano  paura  di  lui,  perchè 
1»  aveao  provato,  i  Greci  e  Saraceni.  Altre  sue  lodi  si 
possono  raccogliere  da  Ugo  Falcando  nei  principiQ 
della  sua  storia  (i).  A  lui  si  dee  principalmente  la 
fondazione  dei  due  bei  regni  di  Sicilia  e  di  Napoli.. 
Yerameote  è  corso  anche  a  me  qualche  sospetto  che 
nel  precedente  anno  potesse  egli  essere  mancato  dr 
vita.  Nel  testo  di  Romoaldo  la  di  lui  morte  è  rifierìta 
aH* anno  ii5a  neir Indizione I.  Certamente  Panno  è 
f^llato,^  perchè  la  prima  Indizione  correrà  solamente 
nel  febbraio  del  ii53,  alche  non  badò  il  cardinal 
Baronio  (a).  Ma,  per  quel  die  dirò,  e  V  anno  e  V  ìn^ 
dizione  sono  i?i  scorretti.  Oltre  a  ciò,  nella  lettera  di . 
Corrado  domenicano  (5)  intomo  alle  cose  di  Sicilia  e 
nella  Cronica  di  Roberto  del  Monte  (4))  Ruggieri  si 
fa  morto  nelPanno  (i53.  Quel  che  è  piò,  Ottone  fri- 
singense,  scrittore  contemporaneo,  ed  informato  de- 
gli affari  d^  allora,  scrive  che  il  re  Federigo  nel  mese 
di  settembre  spedi  ambasciatori  a  Manuelìo  impera-' 
dor  da'*  Greci,  non  solamente  per  trattare  del  suo 
maritaggio,  ma  ancora  (5)  prò  Guilkhno  Siculo^  qui 
patri  suo  Roger  io  no9Ìter  dejuncto  successerat^ 
utriusgue  imperii  invasore  debellando.  Tale  spedi* 
zlone,  secondo  il  contesto  di  quella  narrativa,  appar- 
tiene air  anno  ri  53.  Eppore  con  più  fondamento  si 

(i)  Hago  Felcandm  in  Histor. 

(2)  Baron.  Annales  Eccleflast. 

(3)  Gonradi  £p.  II,  T.  I,  Rer.  Ita!. 

(4)  Robert,  de  Monte  Append.ad  Sigebert. 

(5)  Otto  Frisiogensii  de  Gestii  Frider.  f,  1.  2,  e,  ti. 

Digitized  by  VjOOQIC 


d0B. riferire  aV  anno  presente  la  ant^rte  .di  Raggieri', 
tieooqie  portò  ophiioDe  Camillo  Péllefrìno  <i),iiiio 
de*  pia  aceorati  critici  dcU^Ittliai  ofmuoiie  confeama* 
la  dipoi  dal  padre  Pagi  (a),  perchè  in  essa  convengo* 
no  V  AnoniMo  casnnense  e  Ridolfo  da  Dieeto  ;  e  il 
Pell^tto  attestacelo  rioavarsi  dagli  stramenti  e  di» 
plomi  di  allora.  Aggiungo  io  che  neHa  Gronichetta  èt^ 
monistero  della  Gaya,  da  me  data  alla  lùcfr(3),  si  leg- 
^  armo  1154)  IndicUòme  IlyobiilRogerius  rex,  et 
GmiUehnofiUusejus  substituiinr,  Àltreltanto  ha  Ber- 
Bardo  di  Guidone  nella  Vita  di  Anastasio  IT  (4)* 
Quel  poi,  che  pob  decidere  tal  controverlia,  sii  uno 
atmmento,  rapportato  da  Rocco  Pirro  (5),  e  scrìtto  : 
amto  ab  Iheanuiiione  Domini  nostri  Jesu  ChrisH 
MCLIF^  regnante  domnò  nòstro  fVitieìmo,  Ifei 
gratta  sànctissimo  et  gloriosissimo  rege  SieUiaCf 
ApMae  et  Capuae^  principatus  anno  /,  mense  p^a 
11^  post  obitam  beatissimi  regis  RogerU  patris  sui^ 
mense  aprili^  Indictione  II.  Dopo  il  qual  documento 
non  dovrebbe  più  restar  ciofntroversia  intorno  a  qner 
ato  punto.  Al  re  Ruggieri  suDcedette  Guglielmo  / 
ino  figEu^lo,  |{ià  dichiarato  re,  ma  non  erede  delle 
virtù  dai  padre,  che  diede  principio  con  qualebe  lod% 
e  plauso  al  suo  goveriaa,  ma  nel  progresso  di  male  ìtk 
peggio  andando,  si  acquistò  co^  suoi  diletti  e  vid  il 
ioprannome  di  (Mtwo..^  fece  egli  coronare  in  Pàt 

(i)  Peregrinins  lo  Nolis  «^  Anonyni.  Cai9in. 
(a)  Pagini  in  Crit.  ad  Anoal.  Baron. 

(3)  Chron.  CtTense  T.  TU,  Ber.  ItaL 

(4)  Beroardos  Gaidonis  in  Vita  Anai|asii  ^,  P«   I, 
T^IIJ,  Rerum  Italicaroro. 

(5)  Pirrof  Sicil.  Sacr.  in  Epifcop.  Syracoa^. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Jamo nilbr  pM^M  òéT marno fptmùtàé^t  mH» VppM* 
9wmà^$^'imtp  mifliMffi'ksfiiit&A  lai  da  «no  {Mkbe. 
fmrte  »••  Ue«Htò  »  p«ie  ne  blMiifi^  o  «aeóò  iii>pr^ 
fìoDa* 

'Le§g«ti  lina  boUt  A  papa  jtnmftasmlFàà  wm 
^ataalla  b]Q«(r),ÌB  bfopa  della  èadia  èsUa  Fmiiposai^ 
ìAtiÉÌ  diea  daia  Lmiewnm  XH^hdàiàmw  apriìis^Tuf 
ditihnéli^  làcaimatì^nk  damimele  anno  MCLJIly 
poni^aius  vero  domni  Anastìttii  papae  quarti 
prnko.  Quandi)  per  «nmilara  non  fbaie  qin  adop^ 
ratbT^liiia»  fiorel[ituioaaTeiialo,«ff  dee  sodi vcva  éoum 
MCUfT.  Uo'alua  tua  boNa,  spedila  FUI  Tctdeàdu$ 
muli,  ^ieb  iiferka  da  ^anipt  (a).  Cpiitmiiò  qaeale 
fioittaìBce  la  sua  lata  fino  al  di^  iM  AotmbVe  dellW*» 
no  pcesento,  In  obi  Die  ii  ehiamò  a>  sè«  Succedette  a 
ha  natia  oModia  pontifieta  JNiecoìò^  ndto  in  Inghil» 
tevta  nel  «astlillo  di  s.  Albano  gjà  canonico  re^Uare 
in  a.  Rnfo  d^  Arias,  poi  veseo^  <f  Albano,  die  spe^ 
dl^  in  Nerfepa  cenfermò  uelia  fede  di  Gestii  Cristo 
tpmìiu  barbaN  naaìonas  eletto  nel  ci  Zi  d^  esao  dicem* 
ke,  benj^  Ttniteote,  da^Toti  eonooiidi  di  tallo  il 
tàaro  a^a^o  (ii).  Asianse  egli  il  luMne  di  Atb^iamo 
Ì9^i  pemniiggia  di  e9atn(rfarìssHue  tita,  dt  sobikne 
iatandimaù|<»  e  fermenn  d""  aalaio,  tarde  atta  ooMara^ 
^^elaoa  al  perdono,  e  gran  limosiniere.  Se^to  'À  p9»* 
lificflto  di  Eaganio  III  e  d^  Anasta^  IV  era  sempre 
dimorato  in  Roma  V  eretico  Arnaldo  da  Brescia,  pro- 
tetto e  sostenuto  da  alcuni  perversi  potenti,  e  massi* 

(i)  Antiquit.  ItalIcAram  ibissert  65. 
M  Campi  Istoria  di  PiaÌc«iza  T.  II. 
(3)  Cardio,  de  AragoQ.  io  Vita  AOrhftìl  it,  P.  |,  T.  Ili,; 
^tìm  Itallcainffi. 

Digitized  by  VjOOQIC 


«ndieiile  dfi-stmtm  contro  il  divieto  i^  (ópt.  Rea 
coWTftVa  «Of  Ila  di  MOÙMre  il  sao  vdeao  ;  e  benebè 
ieo«Muiieato«  bandilo  daluov^o  papa  Aàmao^nènt 
goki^  fi  itètffi  d«ll«  censure,  ma  p^ÀbHeamemè  ìwé^ 
Ita  eomve  di  4ul.  Avf*tttiie  dve  il  canKnale  di  Mot» 
Pedefitetia  ii^*  mdere  a  paheztf  kk  imaltele  da  Qitor 
di  qoegH  tretiei  e  ferito  a  noi^;  Adriano  per  tali  ee*' 
eeési  tottopote  air  imei^detto  ««Itla  Roma,  eqam  ttp* 
aatotto  i  ^ni  ofizi:  gaétigo  non  mai  per  P  add^etvo 
provato  da  qudl^  augusta  eillà  (i).  AH'  avviso  dell'as* 
amaziode  di  papa  Adìriano,  non  tai^dò  il  re  di  Sicilia 
Chigìiélmo  ad  Inviargli  ambascfeteri  per  atlettargli  il 
tuo  ossequio  e  insiei&e  per  trattar  di  pace»  Ha  ritro* 
tarono  ben  kmtaiio  da  questa  itiauovo  pontefise,  ohe 
eòlia  venuta  del  re  Federigo  sperava  di  meglio  accon* 
dare  gli  interessi  della  Chiese  romana  éa^  principati 
flr  Pàglia  e  di  Capua.  Intanto  i  Milanesi  ÌBft»ranti 
de^aadi  ufisi  fotti  centra  di  I<h*o  dal  popolo  di  Paró) 
èott  incitare  lo  i^eguo  del  re  Federigo  ai  lor  dan« 
ni  (a),  mavdarono  coir  esercito  per  favne  vendetta. 
Qdvano  Fiamma  asrive  (3)  che  woùpuhi^  Zamdenm^ 
bus  el  Ctentenensikus^  super  Papiam  eifuitoimruni 
de  mense  aujgusti^  eosque  in  aàmk'i^ììem  ser9U 
tutem  redegerunt.  Ma  questo  autore,  fecondo  di  fa» 
vele  nel  racooivter  le  avventure  di  questi  tempi,  tmp» 
pò  4Uee  eon  quelle  parole.  Non  atfro  gli  astori  ooa^ 
temporanei  scrivono,  se  non  che  ne  eegui  un  gran 
guasto  (4)*  Coi  Biilanesi  andarono  in  oite  i  GonNUchi^^ 

(i)  RofQuaklas  SaUcnit.  m  Giron. 
<2)  Sire  Raul  Hisl.  T.  \1,  Rer.  Ital 
(3)  Gaaivatms  Plamma  Manip.  Fior.  T.  XI,  Rer.  lUl. 
(4)  Otto  Morena  Bist.  Landeos.  T.  TI,  lUr.  lUl. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Lodigiani  è  Cr^aatchi,  oè  v^  era  mtaiot^  di  u^  i)i 
l^nde  eierdto  come  ia  quatto.  Nel  di  i%  ^  agoato. 
a  l4acdffaga  aopra  il  fiume  Oìonna  Tennero  alle  mani 
coi  PaTaai)  e  nella  battaglia  che  dorò  did>l]iosa  fino» 
al  tramontar  <lel  aola,  ftnrono  molti  gli  uccisi,  molti  i 
prigioni  dall'una  parte  e  dair  altra.  Sfa  nel  giorno  a«- 
goante  i  Milaneti  ohe  ai  erano  aocan^^ti,  furono  par 
uivaooidente  preti  da  un  ti  panico  terrore,'  che  te  ne 
tornarono  tutti  alle  lor  cate,  latciando  indietro  un 
icicco  bottino  d*  armi,  tende  ed  arnesi. 

Durante  quetta  guerra  calò  per  la  valle  di  Tren-? 
ID  in  Italia  il.  re  Federigo  nel  mete  di  ottobre,  colt 
r  accompagnamento  eonreniente  al  si;o  grado,  cio^ 
aon  un  fierittttimo  esercito»  Seco  fra  gli  altri  era  j^r^ 
riga  IV  goaUo-etteqte,  t<^rtnnominato  il  /ipne,  do^ 
ca  di  Saatonw  e  Baviera^  il  quale  per  attettato  di  Qt-r 
ione  ìbrena  in  LombartUam  cum  ipso  rege  Jer^ 
non  cum  minori  copia  eguitum^  quam  ip$e  rexj 
venerai.  S'  attendò  il  rerpretsoil  lago  di  Garda,  pef 
ivi  atpettar  tutta  la  tua  gente,  e  nel  di  tegnente  ^ua« 
te  ad  accàmpalti  nei  prati  di  Roncai  tul  Piacenti-» 
no.  £ra  il  cottume,  che  venendo  in  Italia  il  re,  otua 
Timperadore,  andava  a  posar  colà,  e  vi  ti  dava  la  re- 
vista  di  Uitti  i  vattaUi,  cioè  feudatarii  ti  di  qu^  di 
Germma  che  dovevano  accompagnare  il  re,  che  do- 
gi' Italiani  obbligati  cadauno  a  concorrere  colà  per  ri* 
conotpere  il  sovrano.  Chi  mancava  tenza  licenza  de| 
re,  perdeva  i  tuoi  feudi.  Li  perderono  appunto  in 
tal  congiuntura  i  vescovi  di  Brema  e  di  Alberttad,  ma 
tolamente  loro  vita  duraiite,  perchè  ti  toglievano  alle 
pertone  e  non  alle  chiete.  Non  ti  dee  qui  tr  ala  telare 
il  ritratto  che  fece  allora  dell'altana  Pitone  vescovo  di 

Digitized  by  VjOOQIC 


Frrfingt  (i),  rio  dello  steste  Federigo.  Cottftsstt  che 
t  popoli  nulla  pia  riteneano  de^  bartiarici  cot tiisri  de* 
gli  antichi  Longobardi,  e  ne^  loro  costami  «  Kngixag'^ 
gio  compariva  molto  della  pulizia  e  leg^adfia  de| 
feechi  romani.  Talmente  si  piccavano  della  libertà» 
die  non  voleano  esser  governati  da  un  solo,  eleggane 
do  piuttosto  i  consoli,  scelti  dai  tre  ordini,  cioè  dd 
capitani,  valvassori  e  plebe,  afiBnchè  ninno  d^  essi  or- 
dini soperchiasse  V  altro.  Uso  era  ancore  di  mutav 
ogni  anno  questi  consoli.  E  per  maggioroMDle  popò» 
lar  le  città,  costrignevano  tutti  i  nobili  e  signorotti 
abitanti  nelle  loro  diocesi,  ancordiè  feudatari!  liberi 
dal  loro  dominio,  di  suggettarsi  alle  città  e  di  venire 
ad  abitarvi.  Ammettevano  ancora  alla  milizia  e  ai  puln 
blid  ufizi  gli  artigiani  più  meccanici  e  vili  :  il  che  sHa*^ 
no  pareva  al  suddetto  Ottone,  perdiè  in  Grerminia 
non  si  praticava  cosi,  confessando  nulladiméno  eha 
in  tal  maniera  le  città  d^  Italia  in  ricchezze  e  potenza 
avanzavano  tutte  V  altre  inori  d^  Italia.  Bla  un  si  feli<* 
ce  stato  veniva  accompagnato  anche  dalla  superbia  e 
dal  pessimo  costume  di  portar  poco  rispetto  al  re^ 
fedendolo  mal  volentieri  venire  in  ItaKa,  e  spesso  non 
ubbidendolo,  se  i  di  lui  comandamenti  non  erano  as- 
sistiti dalla  forze  di  un  buon  esercito.  Bla  sopra  gli 
altri  si  facetf  distinguere  V  alterigia  del  popolo  di  Bit* 
(ano  che  teneva  il  primato  fra  queste  dttà,  si  per  la 
sua  forza  e  per  la  copia  di  nomini  beHieosi,  coase  anr 
Cora  per  aver  sottoposte  al  suo  dominio  le  città  dO 
Como  e  di  Lodi.  Fermossi  il  re  Federigo  per  cinque, 
o  sei  giorni  in  Roncaglia,  dove  comparvero  i  consoli 
di  quasi  tutte  le  città  a  dir  le  loro  ragioni,  e  tutti  a 
(I)  Otto  Frisingens.  de  Gest.  Frideric.  J,  1. 9}  c«  iS* 

Digitized  by  VjOOQIC 


giiirargK  fedeltà^  IP  mtenreimje  Gt^Ueìmo  mmrchu$ 
A  Hòttfemto,  sifbore  nobile  e  grande,  e  quasi  ^1l]^T 
co  che  •!  foMO  talfsto  daUlmperìo  delle  città,  il  quale 
fiortò  ^erele  centra  de^  popoli  d^  Asti  e  del  Cair^ 
Akreltanlo  fece  degli  Aatigiani  il  h>ré  vescovo.  Ma 
|>lù  lamentevoli  fiifono  le  do^ianie  de^'Comescbi  e 
LodigiéaiootttiB  de^BKbnéu,  beiic)iè  presenti  fosseiD 
F  confidi  steaù  di  Milano,  liioè  Oberto  dalP  Ono  e 
CAorardo  Negro.  Orla  ancora  vennero  i  legati  di  G^ 
dota  a  venevare  il  sovrano,  a  cni  presentarono  llonli 
itmnoli,  pappagalli,  ed  altri  preziosi  regali  di  Levan^ 
fa.  Racconta  Caffiero  ne^  suoi  Aniiali  (  era  egli  uoQ 
de^  ambasciatori)  che  Federigo  (i)  lece  loro  molto 
énofie  e  eonfiienaa  degH  afiarr  de('  regno,  con  prò* 
mease  £  onorar  «òpra  T  altre  cttià  iguella  di  Grano  va. 
Medìtav»  g«à  qaesto  prindpe  di  £ur!gnerrB  a  Gug^ìUU 
more  &k  SiinUa;  e  peirò  tante  carezze  dovette  fìure  al 
Genovesi,  per  ralérsi  della  lor  flott|  in  quella  occoi^ 
récta.  Non  fl»ancarono,  come  ho  df|to^  i  Milanesi  di 
kif4»e  due  de*  loro  consoli  a  R(inci|glia  (a),  per  att»i 
sfare  IsmIov  Ibdekà  a  Federigo,  con  coi  ancora  s^aocor* 
darono  d^  pagargli  qnattromihi  marcbe  d*  argmto,  • 
di  reatitutpe  ìrprigioni  al  Pavesi.  Ma  durò  ben  poco 
queft»  sereno.  Telando  Federigo  meroiara  alla  vdhm 
del  PiemoQte^  prese  per  eondottieri  t  consoU  di  Mi« 
kno,  che  il  menarono  per  luoghi  disabitati,  dove  non 
si^lrovnvono  taf^e,  uè  mercato  p^r  conif>crai*ne.  I  doe 
SVorki  Ottani  credono  ciò  fatto  pei*  iirode  de*  Milane» 
S^,  f  ohe  di  qui  avesse  piìncipio  le  scopfùb  ddl*  ira  di 

(i)  Caffkri  Anoal.  Qenuens.  1.  i,  T.  YI,  Ker.  Ila!. 
{%)  Otto  Morena  Hisl.  Laad.  Otto  Prising.  de  Gsit» 
Frid. 

Digitized  by  VjOOQIC 


r 

IL  III  R  O      UCLtV.  173 

Federigo  contra  d^  ibti.  Ma  Sire  Raid  pretende  ^ 
Federigo  cercasse  cf»l  fasceUino  i  {detesti  di  prender- 
la contro  il  popolo  &  Milano,  pierchè  pensò  Id.  di  Ini 
poliltea,  che  se  mel(teTa  al  basso  i  Milanesi,  gK  alici 
popoli  tutti  arrebbobo  chinata  la  testa.  Doivttlé  esse* 
re  un  accidente  quél  camminò  per  paese  disertato 
dalle  guerre  precedenti.  E  che  non  venisae  da  cabala 
de^  Milanesi,  lo  fecero  essi  conoscere,  perchè  saputa 
r  ira  di  Federigo,  andarono  tosto  a  dirapar  la  casa  di 
Grherardo  Negro,  V  ubo  di  que"*  consoli,  per  col  ba« 
lordaggine  si  può  crbdere  che  succedesse  queir  in- 
conTeniente.  -. 

Comunque  sia,  Federigo  incominciò  le  ostilità 
contro  Milano.  Arrivato  a  Landriano,  fece  restituire 
a  Pavia  i  suoi  prigioni  ;  ma  i  milanesi  prigioni  feee 
legarli  alle  code  de'  cavalli,  alcuni  de^  quali  si  sottras* 
sero  poi  colla  fuga,  ed  altri  si  riscattarono  con  danaro, 
Arrivò  alla  terra  di  Ròsa*e,  dove  erano  di  presidio 
cinquecento  cavalli  millnesi  ;  e  volendovi  entrar  per 
forza  i  Tedeschi  affamaii,  venne  ordine  da  Milano  a 
quella  guarnigione  e  a  tutti  gli  abitanti  di  uscirne* 
Entrativi  poscia  i  Tedelphi,  dopo  il  sacco  bruciarono 
tutta  la  terra.  Passò  il  Ticino  su  quel  di  Novara,  e 
bruciò  i  ponti  che  vi  avéano  fatto  fabbricare  i  Milane- 
•si.  Mentre  era  in  Biagralso,  comparvero  i  deputati  di 
Milano,  per  pagar  le  qiìèttromila  marche  acoovdatei; 
ma  Federigo  le  riGotò  e  itrapasiò  i  messi,  con  trattar 
re  il  lor  popolo  da  gente  di  mala  fede  ed  ingannatri* 
ce.  Aggiunse  di  piò,  che  non  isperassero  da  lui  accor* 
do  alcuno,  finché  non  avessero  rimesse  in  libertà  le 
città  di  Como  e  di  Lodi.  E  per  conto  di  Lodi  aveva 
egli  già  inviato  un  suo  cappellano  colà,  per  farsi  giù-  ' 

Digitized  by  VjOOQlt 


Ci74  kmiALl  wi'wAiA 

:  tire  t[<d«ltà.  Biiposero  que^.  ctltadini  di  non  poìtt 
-  felo  Hota  il  beaf  placito  di  HilaDo,  a  eui  trano  sud- 
diti* ^pedirooo  poscia  colà  a  chiederna  licensa,  e  qa^ 
'  9Ìa  non  fa  negata  dai  Milanesi.  ContHiuò  il  ano  viaf- 
'^o  Federigo  eon  distmggere  da^  fondamenti  tre  terre 
di  ginrisditton  di  Milano,  cioè  Galliate,  che  era  dd- 

•  r  aroivtscoTo,  Traeste  e  Mum^na.  Sire  Raul  scrìve  : 
'.  Castra  et  vHìas  de  Monti,  et  Tremate-  Trovasi  ooa- 
'  dimeno  presso  di  lui  turris  de  Mommo,  In  qnei  coa- 
'  tòmi  celebrò  Federigo  la  festa  del  Natale  con  grande 

•  allegria,  meotre  gr  innocenti  abitatori  di  quelle  terre 
piagneano,  detestando  la  di  lui  '  crudeltà.    Era  col  re 

.  Federigo  calato  in  Italia  anche  il  duca  Guelfo,  e 
sappiamo  dalla  Cronica  di  Weingart  (i)  che  venneso 

•a  trovarlo  legati  de  omnibus  civUaiibus  Tusciae^ 
necnon  ex    omnibus    civitatibu's    Spoleti,    munera 

^^ondigna  offerentes,  et  ^vhjectionem  voluniariam 
promittentes.  Prese  egli  anche  possesso  di  tutte  le 
castella  e  beni  della  fu  contessa  Matilde,  oè  apparisce 
che  il  pontefice  ne  facesse  alcuna  querela  (3).  Venne- 
ro in  qoest^  anno  i  Mbri  mossamuti  al  castello  di  Po&- 

molo,  e  gli  diedero  il  sacco  ;  ma  ne  pagarono  la  pena; 

^perchè  accorsa  la  flotta  del  re  Guglielmo  ne  prase 

molti  e  sterminò  il  resto  calle  spade.   Chiuderò   Je 

^presenti  notizie  con  una  spettaiit^  alla  casa  d^  EstOi. 

:pek'  V  eredità  del  comune  stipite^  -cioè  d^  marchese 
Jllberto  jÌmo  II  erano   state  finquì  liti  ed  anche 

-guerra  (S),  di  cui  fé  menzione  la  Cronica  dv  Weicii- 

(,i)  Cbronìc.   WeiDgarl^   «pud  X^eibnitium  Tom.  T» 
Spriptorum  Brunsvic.  : 

'      (a)  Hobert.  de  Monte  Appcndic.  ad  S?gel>ec't.         ^^ 
-0)  Aaiichità  Estensi  P^  J,  e.  3$.  „    , 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   H   IT  O      MCLV.  ^^5 

gart,  fra^gli  Sstensi  di  Germania  ducbi  di  Baviera 
'■'e  Sassotlia,  e  gli  Estensi  di  Italia  marchesi.  Per  termi- 
nar si  fatte  differeuze^  Arrigo  il  Leone  duca  di  Sas* 
soQÌa>  venuto  in  quesf  anno  col  re  Federigo  m  Italia, 
'trovandosi  ]sul  Teronese  nella  villa  di  Povégliano  nel 
di  27  di  ottobre,  concedette  a  titolo  di  feudo  tutte  le 
sue  ragioni  sopra  Este,  Soresino,  Arquada  e  feren- 
dola ai  marchesi  Bonifa%io^  Folco  11^  Alberto  ^à 
Obik'bo^  dair  ultimo  de^  quali  discende  la  serenissima 
casa  d'  Este  che  già  ne  erano  in  possesso,  facendo  lor 
fine  di  tutte  le  ofiese  fette  da  essi  e  dai  lor  maggiori 
alla  linea  de^  duchi.  Con  questa  concordia  i  raai:chesi 
tennero  da  lì  innanzi  pacificamente  quegli  Stati,  Qi 
Rovigo  e  d^  altri  Stati  ch^  essi  parimente  godeano, 
non  si  vede  parola  in  questo  accordo.  Il  medesimo 
accordo  fecero  dipoi  i  marchesi  con  Guelfo  duoa  dà 
,Spoleti,  e  marchese  deUa  Toscana  neiranno  ii&q« 

(  CRISTO  MCLV.  Indizione  yii. 
Anno  di  (  ADRIANO  IV,  papa  a. 

(  FEDERIGO  I,ce  4,  imperadore  i. 

Terso  la  quaresima  venne  Guglielmo  re  di  Sici- 
lia a  Salerno  :  il  che  pervenuto  a  notizia  di  papa  AL^ 
ariano^  gir  spedi  Arrigo  cardinale,  de*  santi  Nereo 
ed  Achilleo  per  affari  che  noi  non  sappiamo  (1).  Pe»^ 
ìchè  nella  lettera  a  Ini  scritta  non  gli  diede  il  papa  il 
gitolo  cG  re,  ma  quello  solamente  di  signor  della  S^^i^- 
ii%  se  r  ebbe  tantoi  a  male,,  che  rimandò  il  legato  sen,* 
sa  voler  trattare  con  lui  :  cosa  che  «turbò  forte  la  cor- 
te romana.  Ve  contento  di  ciò,  prima  di  tomai^en» 
K  19lomu#tt;i  Sakni  iU  ia  Cbcom  T.  VU^  lUr.  Itak 

Digitized  by  VjOOQI^ 


t^6  ÀjmkLl  D^tTAtU 

m  Sicilia,  flièdè  orbine  a  j  A«c1i»tiiiei|  o  Attscolioo 
tuo  ealìcelliere,  dichiaralo  gotemator  della  Pttglia,  £ 
maoTere  gnerra  aHo  Stato  ecclesiastico.  PorlOssi  co- 
stai alTassedio  di  Benevento,  e  ne  devastò  i  còùtornl 
Trovarottsi  ben  animati  alla  difesa  que^  cittacRni  ;  arni 
avendo  presa  diffidenza  di  Pietro  loro  arciveseovo^ 
r  uccisero.  Fa  questo  assedio  un  suono  di  trotnba, 
cbe  eccitò  alla  ribellione  molti  de^  baroni  di  Paglie,  o 
perchè  gente  facile  alta  rivolta,  o  perchè  sotto  mano 
commossi  dalla  corte  di  Roma.  Alcuni  d'essi  accorse* 
ro  alla  difesa  di  Benevento,  altri  abbandonarono  Tar 
mata  del  re  :  il  che  fece  sciogliere  queir  assedio.  En* 
trò  poscia  (i)  il  cancelliere  nella  Campania  romana  ; 
diede  alle  fiamme  Geperano,  Babuco,  Todi  e  i  luoghi 
vicini  ;  e  nel  tornare  indietro  fbce  smantellar  le  mura 
d^  Aquino,  di  Pontecorvo  e  d^  altre  terre,  e  cacciò 
Tia  tutti  i  monaci,  a  riserva*  di  dodici.  Per  queste  oatr* 
lità  papa  Adriano  fulminò  la  scomunica  bontra  del  re 
Guglielmo  (3)  :  il  che  maggiormente  servi  ad  accre» 
scere  la  rìbellion  de^  baroni  di  Puglia.  Per  le  istanze 
del  clero  i  Romani  fecero  istanza  che  si  levasse  l' in» 
lerdetto  da  Roma,  promettendo  di  cacciarne  Arnaldo 
da  Brescia.  Tornò  dunque  il  papa  in  Roma,  e  andò 
ad  abitare  al  palazzo  lateranense.  Sul  principio  di  qu^ 
i'C  anno  marciò  il  re  Federigo  coir  esercito  suo  a 
Tercdli  e  a  Torino  (S),  senza  ohe  resti  memoria  di' 
quanto  egli  ivi  operasse.  Passato  it  Po  verso  quella 
parti,  venne  alla  volth  delHi  grossa  terra  del  Cairo  a 
della  città  di  Asti.  Sempre  era  seco  GugUehno  mar^ 

(i)  Anonynms  Castim.  T^  V,  Iter.  Ital. 
(a)  Cardio,  de  Aragon.  in  Vit.  Adrian.  IV. 
^Ollo  FrisiligeiM.  dt  «est  Pr  ider.  1.^     i 

o 


*À   H  HO      MCEV.  tjj 

chese  àtl  Monferrato,  con  mctilcar  le  sue  doglianze 
tióatra  qvit*  pojpóK  pet  torti  a  lui  &ttf.  £  perciocché 
'^esti  non  areatfo  ubbi^to  ai  precetti  lor  fatti  dal  re, 
furono  posti  al  bando  come  ribéllt.  Arri^to  Federigo 
111  Cairo,  troTolIo  roto  di  abitatori,  ma  pieno  di  vet- 
tovaglie. Dopo  vari  giorni  di  posata'  in  quel  tuogo, 
fece  atterrarne  le  torri  che  non  erano  poche,  e  tutta 
la  terra  diede  in  preda  al  fuoco.  Eransi  anche  ritirati 
'gli  Astigiani  coi  lor  nobili  ad  un  forte  loro  castello, 
creduto  iVop/ dalPOsio,  e  A  none  dal  signor  Sassj  (i). 
l)iede  Federigo  quella  città  al  marchese  di  Monferra- 
to, che  ne  fece  smantellar  molte  torri  e  una  parte 
delle  mura.  Aggiùngono  gli  Annali  d' Asti  (2)» che  qua- 
iì  tutta  quella  città  fu  consegnata  alle  fiamme.  Non 
cessavano  intanto  i  Pavesi  d*  incitar  Federigo  contro 
la  città  di  Tortona  (3),  allegando  vari  aggravi  ricevuti 
da  qua**  cittadini.  Era  nondimeno  il  reato  principale 
'de^  Tortonesi  Taver  eglino  lega  coi  Milanesi,  dai  quali 
ancora  animati  alla  difesa  ed  anche  sovvenuti,  benché 
Federigo  li  citasse  a  comparire,  non  vennero.  £]gK 
dunque  intraprese  r  assedio  di  qùeHa  città  ne^  primi 
'Ì;iomi'di  quaresima,  nel  dì  x5 'di  febbraio' dell'anno 
"presente.  Seco  era  ^irrigo  estense- guelfo  "duca  di 
Baviera  e  Sassonia,  che  avea  condotto  in  sua  parte 
un  grosso  nerbo  di  cavalleria  ;  e  a  queir  impresa  con-* 
corsero  ancora  colla  lor  gente  i  Pavesi  e  Guglielmo 
Marchese  di  Monferrato.  Elegantemente  si  vede  de- 
scritto da  Ottone  vescovo  di  Frisinga  questo  lungo 
^assedio  sostenuto  con  vigore  da^uel  popolo,  a  cui  si 

(i)  Saxitis  in  Notis  ad  Ottonem  Morenam. 

(a)  AnnaL  Astenses  T.  XI,  Rer.  lui. 

<a)  Otto  Morena  Uist.  Laadens.  T.  VI,  Rer.  IlaJ. 

IfVEATOfit,  -TOL,   XZXTtX*  r-         ?* 

'  DigitizedbyLiOOgre 


«7  9  A2nULI.',DvIlM4A 

«ca  unito  anc^e  ia  tale  cotog^ntura  (^ik%0  UalaspU 
TOmarclifise,  poUpata  «igqpf^  io  qv^e  partì  e  in  ha* 
nigiaiia.  I  m^iigapt  «  la  fietriore^  gli  arolii,  le  Jb^J^tm^ 
e  le  mifie  iwfi^qt  iof  UJ!^  cQqytàou^  e$ef  cicia  ;  ma  eoa 
lat|o  lo  sforzo  4«^  aepiqla^^  jarfhb^e  caduta  qoeHf 
fì>rte  ciuà,  se  la^  peauria  dell'  acqujBi  e  del  pane  ooB 
r  avesse  finalmeate  affretta  a  ca{tt«4^1are«  Federìgob 
ansioso  di  noo  perdere  pùùi  tpp)po<|  perchè  ^li  preme* 
ve  forte  il  TÌa|^io  d^  Roioa  affine  di  ricevere  la  coco- 
oa  imperiale,  accordò  a  tatti  gli  abitanti  Toscita  libe^ 
ra  con  quanto  poteanp  portar  seco*  Entrò  egli  dipoi 
coir  esercito  neU*  abbandonata  città  circa  il  di  1 6  di 
aprile  (Sire  Raul  (i)  scrive- nel  di  17  di  quel  mese  ), 
la  quale  dopo  un  sacco  generale  ti^tta  ia  data  ia  pre^ 
da  alle  fiamme.  Se  vogliala  credere  ad  esso  Sire  Raul, 
avea  promesso  Federigo  di  lasciarla  intatta  nel  suo 
«tato  j  ma  non  fa  mantenuta  la  parola,  perchè  prima  ì 
Pavesi  aveano  sborsata  gran,  somma  di  danaro  coii 
p0tto  della  diUfiMÌQn  della  ^  medesima,  se  cadeva  nelle 
mani  del  re.  Bruno  apcUe  di  Cbiaravalle  di  Bagnolo, 
che  avea  trattata  la  resa  eoa  quella  promessa,  veg-'. 
gcndosi  burlato,  |ama  ia  che  pel  dolore  da  li  a  tre 
igiocai  mancasse  di  vita*  Iiiasciarono  i  Pa? esi  un  corpo . 
di  lor  geate»  che  altro  per  otto  giorni  non  fece  che 
rovinar  dai  fondamenti  le  case  non  afbtto  atternte 
dal;  fuoco. 

.  '^  Nel  di  17  d'aprile,  giorno  di  domenica,  Federigo  ' 
inniato  da'  Pavesi  alla  ior  città^  quivi,  per  atteatata  di'' 
Ottone  frisingense  (a),  in  ecclesia  sancii  MichaeUs^ 
ubi  antiguitm  regum  lon^ohxirdorum  paìaiiumjuit^ 

O)  Sire  &»iik  Rist  7.  Vt,  Her.  It^. 

i^  Ouo  Frisi^gwii.  de  Gek  3&>ider.  h  1  %«»  JM^ 

^-  Digitizedby  VjOOQIC 


1^  «  M   (^     MCLV.  179 

4un$  mikUo  cmujn  irradio  ii^onafur.  Galvano 
JPi%nq,iM,  Baoulpc^ipUo  Vorìgia  ed  altri  scrittori  «aw 
]li9<99),bicifyrq|io  ^cfjtt»)  che. Federigo  fu  coronato  in 
j.  Ambrogio  ^i  Ni^^Oy  9ppor4  hi  Moom,  chi  dice 
2)^'' anno  xi54  «  «W  «ri  pres^ao^  il  Si-  Senza  e«a- 
mìmi  meglio  questa  loro  opipiotto^  anche  io  la  riferii 
pel  nil<>  pattato  rfe  ^orawayerrea  (i)  arrapato  ne!r 
V  anno  i$gi,  Om  conosco  essera  toa  frottola  di  que- 
gli storici.  JDa  oioùci^ia  insorta  fra  Ini  e  i  Milanesi  non 
gli  pennisa  di  visitar  Milano  o  Monza,  e  mplto  meno 
^  ricevere  la  corona  del  ferro  daUe  mani  di  UWert0 
arcivescovo.  Anzi,  siccome  osservò  il  Sigonio  (a),  e 
dopo  lui  il  signor  Sassi  (3),  neppur  si  dee  credere 
«he  seguisse  b  coronazione  ed  unzione  di  lui  in  Fa- 
ina. Il  coronaiur  del  Frisingense  unieamente  vuol 
dire,  eh^  egli  nella  basilica  di  s.  Michele  si  fece  vedere 
cotta  corona  in  capo  e  lo  scettro  in  mano.  Tenne  Fe- 
derigo a  Piacenza,  città  che  dopo  avere  nel  ^  a6  di 
aprile  ricevuto  il  soccorso  della  cavalleria  e  fanterìa  df 
due  porte  di  Milano,  s^  era  ben  preparata  alla  difesa* 
Questo  apparato  e  la  fretta  di  Federigo,  esentaro- 
no da  ulteriori  molestie  quella  città.  Celebrò  Federigo^ 
wicino  a  Bologna  la  f(»ta  della  pentecoste,  e  il  Ghirar- 
dacci  (4)  rapporta  un  suo  diploma  dato  IIX  idus  mai 
justa  Rhenum,  in  cui  ordina  ai  Bolognesi  di  ri&re  il 
castello  dì  Medicina,  da  essi  distrutto.  Di  là  passò  in 
Toscana,  dove  comandò  ai  Pisani  ^  armare  la  lor 
fletta  contea  ^  Guglielmo  l'è  di  Sicilia,  e  diede  T  ar-* 

(i)  Anecdot.  tislia.  T.  II.  \ 

(2)  Sigonius  de  Regno  Ital.  I.  la. 
(S)  Saxius  io  Notis  ad  Sigoniunr.  ' 

ii)  Ghiraidacci  Iitor,  di  Bolugtia  l.-SU-    ' 

Digitized  by  VjOOQIC 


y:iyescoTato  di  RaTennt  ad  Anselmo  vescoiH}  di  Avet» 
t>eìpg,  stato  suo  andbasctatore  a  Coslantioopoli,  eon 
investirlo,  secondo  il  solito,  defl^einrcalo  di  Ravenna. 
Cammiùava  a  gran  giornate  egU  e  V  esercito  sao  ver- 
so Roma,  e  questa  sua  fretta  diede  non  poca  appren* 
sione  a  papa  Adriano  (t),clte  per  anche  non  sapefa 
con  ^ual  animo  Tenlsse  questo  prìncipe,  e  prìncipe  a 
ì:ui  cofttava  poco  T  eccidio  delle  dttà.  Per  consiglio  di 
Pietro  prefetto  di  Roma  e  di  Ottone  Frangipane,  gfi 
mandò  incontro,  per  concertar  prima  le  cose,  tre  car- 
dinali che  trovarono  Federigo  in  s.  Quirìco.  Fra  ìt 
Altre  domande  che  questi  gli  fecero,  rì  fn  quella  di 
avere  in  mano  Arnaldo  da  Rrescia  che  i  visconti  o 
conti  di  Campania  aveano  tolto  alle  genti  del  papa,  e 
ti  teneano  in  un  lor  castello,  onorandolo  qual  profeta. 
Non  tardò  Federigo  a  spedir  gente  che  prese  uno  di 
quei  Ttscontt,  il  quale  per  liberarsi,  consegnò  quelPe- 
retìcò  ai  cardinali.  Messo  costui  nelle  forze  del  prefet- 
to di  Roma  (a),  fn  impiccato  e  bruciato,  e  le  sue  ce- 
neri sparse  nef  Tevere,  aeciocchè  la  stolida  plebe  non 
tenerasse  il  corpo  di  questo  iniame.  Andarono  innan- 
^\  e  indietro  ambasciatori,  prima  che  seguisse  T  ao« 
<;ordo  fra  il  papa  e  V  imperadore;  ma  finalmente  Fe- 
derigo promise  e  giurò  di  conservar  tutti  gli  onorì  e 
stati  al  pontefice  e  ai  cardinali  ;  e  il  pontefice  di  coro- 
narlo. Giunto  Federigo  nel  territorio  di  Sutrì,  si  at- 
tendò coir  esercito  nel  Campo  grasso.  Colà  venne  àà 
Nepi  papa  Adriano,  incontrato  prima  da  molti  prin- 
cipi tedeschi  ;  e  quando  (u  per  ismontare  al  padiglio- 
1^  reale,  aspettò  indarno  che  Federigo  gli  venisse  a 

il)  Cardio,  de  Aragon.  in  Vita  Adriani  IV. 

(«)  Otto  FrisingcQs.  de  Gest.  Frideric«  J.  1.  a^  e.  ai. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  H   li   0     HGLT»  itx 

tenere  la  sttflfii.  Fa  cagione  9»eUo  aoddeBte  che  i 
oardinaG  spayaiuti  se  ne  fiiggUierio  a  Città  GaHaNan 
M)  hsciaDdo  con  pochi  fiuniliarì  il  pontefice,  che 
smontato  ai  m»t  sol  feldistorìo  preparalo.  Allora 
companre  Federigo,  e  bacintogli  i  piedi  a^accoslaTfi 
per  ricevere  il  bacio  di  pace  ;  bui  il  papa  intrepidar 
naota  gU  riapoae^  che  non  aTcodo  eaao  re  uaeta  queir 
la  rirerenza  che  i  di  lui  predecessori  aveano  praticate 
oo' romani  pontefici,  non  Tolea  baciarlo.  &a  papa 
Adriano  S  animo  grande  e  forte  in  so%tener<t  i  suoi 
diritti.  Non  la  cedeva  a  loi  Federigo,  e  pretendea  di 
non  essere  tenuto  a  ^lesto.  Durò  il  dibattimento   di 
questo  panto  per  tutto  11  di  seguente.  Sia  fetlo  ooni^. 
•cera  a  Federigo  che  tale  era  il  ceremoniaie  e  costi»** 
me  con  Tari  esempli,  egli  siarrendè»  e  paMto  a  N^pi 
doTe  era  la  tenda  del  papa  che  gli  venina  incpntto; 
aeeso  da  cavallo  andò  a  tenere  la  ^staflà  ad.  ^so  pon« 
lefice  che  poi  lo  ammise  al  bacio  di  pace  ;.  e  di  là  inr 
sieme  s^  inviarono  alb  volta  di  Roma.  Di  questo  liti* 
1^0  ho  io  rapportato  altrove  (i)  un  documento.  Avea- 
no  aiKha  i  Romani  prima  spediti  e  Federigo  i  loroi 
ambasciatori  (a)  per  ndlegrarsi  del  suo  arrivo,  ofiC'» 
rirgli  la  lor  snggcjaìone,  chiedere  la  C9|i|itr^oazion  del 
secato  e  di  molti  pretesi  privilegi,  e,inq^tm  cinque^ 
mila  lira  per  la  coronaaione;  e  soprattutto  che  tornea^. 
$ù  il  goverue<  temporale  di  Roma,  come  fera  ne^  seicqli 
vecchi, eon  esclusipne  de'papi.  AU^ alterigia^  baldan«- 
za  con  cui  parlarono  i  Roi^iani,  non  potè  stare  M; 
$pga9'  la  sofi*erensa  di  Federìgp.^Hispose  loro  di  maT> 
cavi^iarsi  ehia  fossero  venuti  con  pensiero :didaF.|cfl^^ 

'    (i)  AiQliqait  Italie.  Ditterr.  4)  p- 117*         '  '   --    . 
lascito  Frìiingeai.  I,  a|«»  aa«  .      ..»  f<: 

Digitized  by  VjOOQlt 


gè  a  chi  ilee<mib  p#}iMÌpe  -é  totrsiio  dì  tLoM»  Sdteft 
egli  imporle  ftd  esti.  Eiafó  kr  (xittema  e  il  lUriUo  d»« 
gl'imperadeiri 'franchi  fé  tttdescèi,  e  rigeltò  le  lor  {ir(K 
postziopt.  PavtidfiBto  poi  l' affare  al  p^a^  fu  tiosai* 
gKato  a  noti  fi<larai  di  qpéi  popola,'  e  «di  spedire  il  pia 
presto  pofsHrfle  a^  iaspossesfarsi  di  a.  Pietro  e  delb 
etttà  laoniua  :  p«Hrt>che'toilQr  fa  e  con  icKcità*  um* 

gého.    ' 

Ketfo'mattitiaiel  dì  ségneiHe,  gloim»  i8  di  ^o- 
gaO)  solennettieAte  ntdrctò  Federigo  a  s.  Pietro,  ae- 
culto  dal  pafpa  ai  gradiei  della  basilica  ,  e  dopo  arer 
prestato  i  soliti  gidrèiAénti,  calata  eha  f^  U  nessaf 
ricevette  daHe  mani  éel  pontefice  k  ooronii  kapcariak 
€6glt  alni  oraftflÉeati  e  con  alte  écoiamavoni  di   lott» 
1-*  armata.  Ma  i  Romani  che  ytdarp  (atta  la  festa  aenift 
di  loro,  démè  impalatiti  per  1$  rabbia,  dopò  «Ter  t&nt* 
IO  ceniigHo  in  (JamptdogKo,  diedero  alF  armi,  e  circn 
tè  meezogierno  fliriosamente  uscirimo  di  cttt»,  e  co- 
Bmciattm^  t^rso  Sr  Pietro  a  far  man  baasa  coatra 
qualunque  Tedesco  che  incontravano.  Corsero  anche 
V  Tédiesebi  alFermi,  e  si  dtede* principio  ad  une  leffri^ 
bfl  misdila,  eedendb  drà  gitimi  ora  gli  altri;  e  qimu 
intò  fin  vuntd-lfi  notite,  ma  éAìtt  peggio  de^  Roinani, 
de^quaK  cl#cà  Àilte  Hniààero  sul  diinpo^  ìnattHaera* 
bilileHli,  àdgentb  ptligicml:  il  reuosi  salv4 n^la  cit« 
là.  Afflitlissfino  per  questa  tragedia  il  papa^  tanto  si 
adoperò  ciotte  preghiere^  ohe  fece  rilasciaHr  i  pri^nì 
éi  prèftfttò  di  Rtmia.  Nel  di  seguente  egli  e  T  impera- 
tore, pacche  mancava  loro  la  sussistenza  de**  vive») 
iltìtatlfti  a*  Tivoli,  qui  1^  diedero- riposa  att'^esercito;  e* 
dipoi  venuta  la  f(^  di  s.  Pietro,  I9  qelebraropo  fO« 
leonf  mente  a  Ponte  Locano.  Miisam>  Adriano  papa 

Digitized  by  VjOOQlt 


eelebriéilè,  ùnperaivr  corófimioit^  Hté  il  FriiingeiH 
so  (i)»  Cioè  TI  asnsiè  Fcierfdo  «olta  coretmin  capo, 
fl  qual  passo  dkhfara  V  «firro  sopraAcIflto  di  corona* 
tur  in  Patìa.  L' autore  dalla  YkM  d^  Adriano  IT  (a) 
sfttva^olM  ia  ui  o^emvtìe  poìiti^ex  H  augusius  ad 
mhsarum  SBkmnia  in  die  Uh  parker  oóroitati  prò* 
eétsermmi.  CitesecAado  poadà  i  caldi  e  le: malattie  dei 
soldati,  Federigo  lascilito  il  papa,  come  si  può  crede-" 
roy  assai  delasot,  dopo  arerai  rilosoiato  il  domii^o  di 
TiTolt,  saho  in  omnibus  jure  imperiali^  si  rimise  in 
viaggio  alla  volta  della  Lombardia.  Gianto  a  Spoletta 
né  potendo  ottener  ▼eltofaglia^  né  contribaaione  da 
^el  popolo  cbei  area  ««che  titenuto  prigione  il  eoi^ 
Guido  Guerra,  il  più  rioeo  fra  i  baroni  della  Tosca* 
«a,  i^ià  inviati»  da  esso  itngnsto  al  re  di  Stcitia,  senza 
volerlo  rendere,,  voaae  lì  oste  contra  di  loro.  Usciro- 
no baldanzosi  gli  Spoletini  ed  attaicoavonio  la  zufih  ; 
ma  fnrono.  così  ben  rispinti  ed  iacabati,  cbe  een  es^ 
so  loro  alle  spalle  entrarono  nella  città  anche  t  Tedet 
sdii  vittoriosi".  Andò  k  aconsigliata  città  a  sacco,  e 
poi  ne  fa  latto  nn  miserabil  bt\ò  :  gastigo  barbarico  e 
sempre  detestabile  di  qnesti  tempi.  Nella  vita  di  s» 
Ubaldo  {iy  veseovo  di  Gubbio,  è  scritto  die  Federigo 
passò  per  quella  dttà  ;  e  benché  istigato  dai  castella* 
ni  circonvicini  a:  distruggerla^  pure .  per  interceasion 
dd  santo  prelato  nessun  mde  le  fece.  Potrebbe  da* 
bitarsi  del  sue  arrivo  eolà,  sapendoti  die  egli  nel  viag-* 
gio  arrivò  ad  Ancona^  oktà  allora  dipendente  dfelPim* 
perador  de^  Gred^  dove  dai  di  Ini  arnhaidatori  fit  vi* 

(i)  Otto  Frisiogens.  1.  a,  e.  34. 

(a)  Cardio,  ds  Aragon;  ia  TiU  AdHab.  I?. 

(3)  Vita  I.  Cbddi  in  Aotis  Sanet.  ad  diam  s6  m^« 

Digitized  by  VjOOQlt 


]S4  àxmsd  t?  itàxju  \ 

•ìtato  e  riàdìniette  t^ù^o.  Paisà  poscia  ttVo  a  S.  ' 
BeiUdttto  di  PoUrone,  e  penrenne  ael  dktrellù  A  Y*^ 
rona.  In  quella  città  pvbb&ò  k  sentensa  cenUn  ^ei 
Milanesi  per  aver  essi  distratte  le  città  di  Ckwio  e  di 
Lodi  (  t  ))  priTandoÙ  dd  diritlo  ddk  aecca^  eoo  ^asfe« 
firlo  alla  città  di  Greeaoiia  scia  fedele,  sieeoBBeaneof» 
di  tutte  Taltre  regalie  godute*  Ifi  addìalro  da  esso  fo* 
polo  di  Milano.  Ebbe  poscia  ael  passaggio  de^P  Ad^ 
a  dolerii  de^  Teroneri  pel  ponte  nalaanente  fetto  a» 
quel  fiume:  e  alla  Chiosa  trovò  una  man  di  assasilioi 
cbe  gir  Ttetarano  il  passò,  richiedendo  regali  e  paga-^ 
mento  per  chiunque  volesse  passare.  Fece  Fed^go 
salire  una  brigata  de^  suoi  sM*  erto  monte,  e  fettcar 
tanto  con  rotolar  ptef re,  che  àvendé  snidati  da  quel- 
le caTcme  que^  malandrini,  gK  thbt  nelle  mani,  e  di 
loro  feòe  hr  la  ginstitia  che  meritavano.  Cosi  sano  tf 
salvo  se  ne  tornò  in  Germania  V  augusto  Federigo, 
con  «ver  ottenuta  la  corona,  e  nuHà  operato  in  fovo* 
re  di  chi  V  avea  coronato. 

Finita  questa  scena,  un^  altra  ne  ebbe  principio 
in  Puglia.  Avrebbe  desiderato  cho  imperadore,  al* 
lorchè  fu  in  Roma,  di  ■portar  la  guèrra  in  quelle  per* 
ti;  ma  r  esercito  suo,  in  cui  si  vedeano  cader  malati 
tanti  di  loro,  troppa  ripugnanza  ne  uvea  dimostrato; 
Pertanto  i  baroni  fuorusciti  altro  fiir  non  poterono 
se  non'  impetrar  delle  jpatenti  da  esso  imperadore^ 
come  inviati  dà  liii  a  que^  popoli.  Riéoraero  ancora  a 
papa  Adriano  4kp  promise  loro  e^ni  aiuto,  an^  fu  egli 
il  priodpal  promotore  di  quelle  ribeMioni,  come  aor 
cannano  Romoaldo  salernitano  (a),  Guglielmo  Ti* 


<i)  Antiqiijt.  Italie.  Dissert;  27,  p.t59T; 
(a)  Romualdos  Sitornit.  Ghron. 


,y  Google 


IL  11  ir  o    MOtT.  i^~ 

vto-ii)  tè  diifu  Fra  1  prkteip^  die  tfouili  coiig}«nK 
rono  oblimi  dal  r»  GugMelmo^  ti  fa  Roberto  già 
pméf9  ài  Càpaty  j^ndrea  eeote  di  Rupe  Canina,^ 
e  Mioearth  dall'*  Aquila.  Àndit  Roberto  di  Bi^ssaviila 
coM«di  L«rìtalla,  benché  ougiBO  gerinano  del  re  Ga-^ 
fjMmo^  eultò  io  quella  conginra,  anu  ne  fa  il  capo,' 
deediè  il  perfido  ntnaragUo  Ma|one  favorito  del  rey 
V  area  metto  in  ditfrasia  di  lui  (a).  Motsero  pertanlo 
qaetti  baroni  una  fiera  iotlevanone  in  Paglia  contri 
del  re  Gu^ielBio«  Al  prìncipe  Roberto  riutci  di  rìcu-^ 
perare  Capaa  col  suo  principato;  air  altro  Roberto 
di  prendere  Saetta,  Tiano  e  la  città  di  Bari,  il  caii 
cattalo  foce  egli  spianare.  Il  conte  Andrea  t^impadro*. 
ni  del  contado  d*  Ali6.  Arcano  etti  baroni  sul  princi* 
pio  tenuto  lattato  con  Manuelh  imperadore  di  Co- 
stantinopoli, per  tirarlo  in  qoetta  goerra  :  occatione  • 
de  lai  totpirata  molti  anni  addietro  (3).  T*  entrò  egli 
dunque  a  braccia  aperte,  e  tpedì  in  Puglia  Michele 
Paleologo,  quel  medetimo  che  in  Ancona  fece  V  am- 
bitdata  all^  imperador  Federigo,  con  gran  tomma  di 
danaro  al  eonte  Roberto  e  agli  filtri  baroni,  acciocchà^ 
ataoldattero  gente  e  facettero  guerra  al  re  Guglielmo.^ 
Blando  inoltre  una  fiotta  comandata  da  un  Sebatto^- 
la  quale  t^impottettò  di  Brinditi,  a  riterva  del  catteW 
lo.  Tutte  le  altre  città  marittime  t*  accordarono  col 
Grreci  e  eoi  tuddeto  Roberto  conte  di  Loritello.  In*- 
fomma  ai  tottenn^o  in  ti  fiera  tempetta  alla  divorio-- 


(i)  Guillelmos  Tyriut  I.  i8,  e.  a.  Cardio,  da  Àragon. . 

in  Vit.  Adrian.  .IV,  P.  I,  T.  Ili,  Rer.  ItaL  Anonym. 

Gassinen.  in  Chrcn. 
(a)  Hago  Falcandoj  in  Ghroo. 
(3)  aomaataot  Salerò,  in  Chroo.  T,  VII)  Rer.  Hai 

Digitized  by  VjOOQIC 


to,  TtojA)  Melfiy  e  poche  altre  4Àttà.  è  intlBUa  fertu 
Pev  aectlerar  maggiorvenle  4^ekta  impreia.taHMie  éa 
Aoma  p<tpa  jàdtianoi  (i)  aceomjpàgimto  da  BMiito 
flcUère  d^  armati,  e  deca  la  HeaU  eli  s.  Uichde  cb  se^ 
tsBobre  arriyò  a  S.  GenoiaBe,  dove  Beberio  éi  MHive 
principe  di  Gapua,  e  gli  abri  ìmtom  gE  giocatofto  i^ 
deità  ed  omaggio.  Di  la  paaèò  e  BMWTentO)  e  per 
tutte  quelle  pacti  lu.rioenocciQta  k  dìlw  sotrmtà. 
Intanto  dogeato  cavalli  milanesi  eoo  dogento  irati, 
appena  partita  da  Piacenza  Federige  (2),  entranme. 
aella  distrutta  città  di  Tortona,  e  ¥Ì  si  afibnaceao  'à 
meglio  che  peterono^  Y'  accorsato  i  Pàtesi  eolla  lore 
atmata  (5>;  ma  o  perchè  nota  si  attentarono,  a  per* 
ehè  il  merchese  di  Mok>£Brrati»  per  suoi  segreti  fini  G 
diaaclase^  se  ne  tornarono  indieTro  coUe  pit4ea^  aa4>> 
ck>.  Grò  udito  dai  Milanesi  che  dianù.  aveano  richia* 
la&ito  da  Tortona  qliei  corpe  di  gente  sènza  essere 
stati  abbiati,  sentendosi  animali  a  soccorrere  una 
dttà  che  per  loro  amore  s^  era  aaèrificata,  nacque  in 
loro  gran  voglia  di  rifabbricarla^  e.  a  questo  fine  ape* 
direno  colà  le  genti  di  Porta  Ticinese  e  Tercellina, 
che  si  diedero  a  riaaetttre  in  .piedi  le  mura*  Successi- 
▼amante  fi  mandarone^i  sokhti  di  due  i^tre  porte.  Va 
eccoti  nel  di  a5  di  maggio  V  esercito  paTesb  Tentre  a 
troTarlL  Uscirono  in  campagna  i  Milanesi  e  si  aflBron- 
tareno  co^  nemici,  ma  infine  toccò  loro  la  mala  fortu* 
na  e  il  dare  alle  gambe  con  lasciare  in  preda  de'  Pa- 
Teii  tatto  0  loro  equipaggio,  oltre  a  motti  uccisi  0 

(t)  Cardia,  de  Aragoo.  in  Vita  Adriani  2V. 

(a)  Sire  Raul,  fiist.  T.  VI,  Rer.  Hai. 

(a)  Otto  Morena  Hi3tor.  Laudeai*  T.  Y^Rar.llal.. 

W  DigitizedbyVjOOQlC 


f  rèìi.  In  questo  fi^  d^armt  eoi  HHànni  n  ti^oròr  lt> 
itteiso  Ottone  Morena  ittoiice.  Nel  dk  segoente  £ed#- 
9ò  i  Ptfvefi  110  fiero  ectalto  ella  dita)  e  v^  eÀltraroàtr 
«iche  àne  bandiere  d^eeti,  ma  intano  respinti  »eon 
liravora.  Estendo  poi  tornati  a  Pa?ia  i  nennci^  attè^ 
acro  i  Hitlanesi  a  rifer  le  nrart  e  le  fiosso  di  Tortona^ 
tntte  alle  loro  Vfese.  E  questo  patsaTa  in  Italia.  Dte^ 
che  fu  in  Gennmia  r  aagpsto  Federigo  (x),rila  metà 
cK  ottobre  tenne  nna  gran  iSeta  in  Balbbòna^  dova 
diede  il  possesso  della  Bavièra  ad  irrigo  Le^i^ 
estense-guelfo  duca  di  Sassonia,  e  aaimise  air  udien^ 
«e  TÉbaUo  vièscoì^  di  Veròtoa)  inviato  dalla  sua  dttà 
«  s<:usarM  ed  umiliare.  Né  v^andò  indarno.  In  gm^ 
Ham^  dice  Ottone  da  Frisìnga)  recepta  est  F'eromK 
^ant  tt  magnam  pecumam  dedit  a€  mihtiam^  fitam 
Caberù  posset^  contro  Mediolanens$s  ducere  sacr^^ 
mento  firma^it. 

(  CRISTO  MCLvi.  Indizione  IT. 
Anno  di  (  ADRIANO  IT,  papa  3. 

(  FEDERIGO  I,  re  5,  imperadore  a. 

Ndla  primavera  di  ques^anno  Y  imperador  Fede'*' 
'rig(9  ceiebrò  io  Wirtd>ttrg  le  sue  nozie  con  Beatrice 
figMoola  di  Rinaldo  conte  di  Borgogna  (a) ,  che  gfi 
portò  in  dote  molti  Stati*  Vennero  in  quegli  tempi  gli 
ambasciatori  del  greco  angusto  Manuelto  Comneno  9 
ma  non  fbrono  ammessi.  Curioso  è  il  motivo  cbe  ci 
viea  qui  narrato  da  Ottone  frisitigei^ ,  per  cui  svaid 
fotta  la  precedente  amicizia  e  confidenza  che  passavi 

*     (i)  Otto  Frisingensls  de  Gestis  Frider.  X,  I;  a,  e.  2g.  <^ 
(a)  Ibid.  I.  a.  e.  3o,  ,       .  .     ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


AAflJUUS     U    ITJU^XA 


tra  i  due  imperi  ooidentale  ed  orientale.  Sia  Tenta  o 
bugia,  fa  raj^reliraatato.a  Federigo,  che  i  Greci,  aUor-4 
die  ^  passò  da  Anoona ,  aveaiio  destramente  oolti^ 
una  kttera  sigillata  col  sibilo  d**  esso  imperador  Fe^^ 
rigo  (  quasiobè  ninna  di  queste  lettole  si  consanrasse 
nella  corte  di  Còstai^ìnopoli  ) ,  e  sperano  serriti  di 
qud  sigiHo  applicato  ad  dfera  carta ,  fingendo  che  Fe^ 
derigo  avesse  concèduta  al  greco  augusto  laCàmpsÉmi- 
e  la  Puf^  per  tirar  daQsi  sua  i  popoli  di  quelle  eoa* 
trade.  Con  qae^  frode  e  con  gran  pr<^isione  d*  oro 
guadi^ni^  non  podii  baroni  della  PugUa,  sperano hX) 
ti  padroni  di  un  gran  tristo  di  paese ,  e  specifldmenlp 
di  Bari  capital  dalla  provmoia,  do!?e  era  morto  Miche- 
k  paleologo  condottiere  di  quella  impresa.  Corse  an» 
che  voce  in  Grermama  che  GugUtìmo  re  di  Sicilia  ibs- 
se  o  mancato  di  tita  o  impazuto.  £  infatti  abbiamo 
da  Ugone  Falcando  (i),  che  Guglielmo  aell^anno  ad- 
dietro per  artifizio  del  suo  disleale  favorito  ed  ammi- 
raglio Majone,  se  ne  stette  come  chiuso  nelle  stanze 
del  suo  palazzo  in  Palermo,  senza  dar  udienza  a  du 
che  sia,  fiiorchè  ad  esso  Majone  e  ad  Ugone  arcivc" 
scovo  di  quella  città.  Ora  benché  Federigo  odiasse  non 
poco  il  i^CrugUdmo,  pure  più  rabbia,  in  lui  cagionava 
fl  vedere  che  i  Greci,  pc^enza  maggiore  e  capace  di 
hr  maggiori  progressi  in  ItaHa  ,  avessero  usurpata  la 
Puglia^  e  però  chiamandoli  traditori,  già  si  disponeva 
a  ^ornare  in  Italia  per  muovere  guerra  coatra  di  loro* 
Ha  .dacché  Uitese  che  Gu^iehno  era  viyo  e  sano  di 
mente,  e  che  altra  faccia  fiveano  presa  gli  afiàrì  di  Pur 
^a,  siccome  dirò  fra  ppco,  sm(mtò  da  quel  disegno,  e 
solafnente  rivolse  i  suoi  pensieri  contra  dei  Milanesi 
(i)  Hugo  Falcandai  in  Gbroa*  ,      ,    ^ 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


à  V  ir  o    ucLfu  '1^9 

^he  erano  io  saa  disgrazia,  con  lare  i  preparamenti  ne* 
cessar!  per  tale  impresa. 

Ora  è  da  seqpere  che ,  per  attestato  del  suddetto 
'lJgonelÉ*alcando,  molte  trame  fìiròno  fatte  dal  menzìo- 
nato  Majone  contra  di  non  podìi  baroni  d^  Sicilia , 
ì  quali  giunsero  a  ribellarsi  con  gran  confusione  di  cose 
in  Palermo  e  in  al&i  luoghi.  Servirono  tali  sconcerti  a 
svegliare  V  addormentato  Guglielmo ,  die  non  arnvò 
già  per  questo  a  conoscere  qual  mostrò  egli  tenesse  ap- 
presso nella  persona  di  Maione.  Risaputo  bensì  final* 
mente  il  grare  sfasciamento  de**  suoi  affari  in  Puglia  , 
si  applicò  tosto  al  riparo.  Il  suo  primo  tentativo  fa 
iquello  di  rimettersi,  se  pò  tea,  in  grazia  àìpapa  Adrian 
no  (i),  e  tanto  più  perchè  si  venne  a  sapere  che  l'im- 
perador  greco  facea  proposizioni  ingorde  di  danaro  al 
medesimo  pontefice  per  ottener  tre  città  marittime,  con 
promettere  ancora  di  dargli  tali  forze  di  gente  e  d^oro, 
da  poter  cacciare  Guglielmo  dalla  Sicilia.  Tenuto  dun- 
que a  Salerno,  inviò  al  papa  il  vescovo  eletto  di  Cata- 
nia ed  altri  della  sua  corte,  con  plenipotenza  di  far  pa- 
ce  colla  Chiesa  romana,  offerendole  il  danaro  esibito 
dai  Greci,  tre  terre  per  li  danni  dati,  omaggio  ed  ub- 
bidienza e  la  libertà  delle  chiese.  Non  prestò  fede  a 
tutta  prima  il  pontefice  Adriano  a  queste  proposizioni, 
e  per  chiarirsene  inviò  a  Saremo  Ubaldo  cardinale  di 
s,  Prassede.  Àccertossi  egli  tutto  essere  vero,  e  il  papa 
trovandoci  del  vantaggio,  inclinava  forte  alla  concor-^ 
dia,  se  non  che  gli  si  oppose  la  maggior  parte  de^  car-^ 
dinali  che  macinavano  nella  lor  mente  delle  inusate 
grandezze,  in  maniera  che  disturbarono  tutto  il  nego* 
zio.  Ebbero  bene  a  pentirsi  della  lor  ingordigia ,  e  a 

(1)  Cardia,  de  Aragon.  in  Vita  Adriani  IT. 

Digitized  by  VjOOQIC 


^ovaro  che  cbi  si  esal^  »wk  ipailli^,  «  i^  si  uii^n 
«■erra  esaltato.  Il  re  Guglielmo, njyppso  insidine  m^  pode- 
IHMO  •sefcUo  per  mare  eper  ì^rm (i)iajBPjò  %U«  Toltt 
4i  Briii<}i#i,  oimiipfU»  *a'  Gr«d,  d»  dove  #i  ittiròt-Ro- 
l)^rf<>  coni0  iilmiitìioi  <ion  venire  a  B«q9T^Io.  S 
leneTa  |utta?ÌA  il  caitallo  pcAfe.  Aff^diata  quella  città, 
ji  QrBcì  co^  PqgUeù  uftdur Qbo  in  ^ea^po  «peHo  e  die» 
.d^ro  l^^glia.  Bv^ò  uo  pezzo  dubbio«d  jl  Goo9l>atti» 
m^oto  \  ma  io  fioe  la  vittoria  si  dichiarò  io  favore  dì 
.<3uglieUoo.  Molta  oobiltà  de*  Greci  la  iri  presa  «dio- 
viata  neUe  carceri  di  Patecmp  ;  grao  bottioo  di  daoa- 
ro  e  di  oari  (u  Jbtlo,  e  ftacquistata  la  oiltà  nel  dì  2S 
di  maggio.  A  qoo  pochi;  aoeora  de'  barooi  pugliesi  ri» 
belli  toccò  la  disgrazia  di  cader  oelle  mani  del  re 
Tolta  fu  ad  alcuoi  la  vita,  ad  altri  la  rista.  Ciò  fatto, 
marciò  alla  rolta  di  Bari  col  vittorioso  esercito.  Usci* 
rooo  i  cittadini  ad  iooontrarlo  seoz'  armi  e  in  abito  ^ 
penitenza,  chiedendo  misericordia.  Altro  non  otten- 
nero dal  re,  troppo  sdegnalo  per  lo  smantellamento 
della  sua  cittadella,  se  non  lo  spas^io  di  due  giorni  per 
uscir  della  citlà  ccm  quanto  poteano  asportare.  Dopo 
di  che  spianate  prima  le  mura,  fu  quella  dianzi  sì  sa* 
perba,  si  popolata  e  ricca  cUtà  ridotta  io  un  mucchio 
di  pietre,  e  diviso  il  suo  popolo  in  varie  ville.  Un  si 
bigrimevole  spettacolo  fece  che  n<>n  bardarono  le  altra 
città  della  Puglia  peidute  a  rimettersi  in  grazia  e  sotto 
il  dominio  del  reGuglielmo,  il  quale  cointinuò  il  viag* 
^o  sino  a  Benevento,  dove  i  più  de"*  baroni  suoi  rw 
t>eili  s^e^ano  rifugiati. 

T^  paura  mise  il  suo  av^'icioiirnieoto  a  Roberto 

Is)  Romuald.  SsUrn.  ia  Ghron.  Àaoojm.  Gassioen.  io 
4QhrQQ.  Jobano.  de  Ceciiso^o. 

Digitized  by  VjOOQIC 


/k  V  9  9      M^TI.  I9S 

fHmìpé  fi  Gspvia,  dìmofantfr  ii^  isssa  cHA  '£  Bene* 
^mAo ,  cbenaa  cf adendosi  sionro  pries«  la  foga*  Ma 
nel  patMre  il  Grariglnfio,  te«9gii  untggoalo  da  Ric^ 
cardo  deir  Aqoila  conte  di  Fondi ,  jki  preso  epot 
-consegnalo  a^  GugHetoo.  Con  questo  ira^mento  Ri<> 
<»rdo  rientrò  in  graua  del  fé  ;  e  fioberto  inviato  pft^ 
^ione  a  Palermo  ed  abbacinato  ,  fini  poco  appreHO 
xielle  miserie  la  sua  TÌta«  S*  interpose  il  pontefice  Àdriar 
iK)  che  ai  trovava  rn  Beaevento  anche  egU  ,  per  sal- 
vare Roberto  conte  di  LoriteUo^  Andrea  conte  dr  En- 
|>ecanina,  ed  altri  baroni  che  erano  presso  di  kii  chia«- 
si  in  quella  città  ,  ed  il  re  si  contentò  di  non  mole* 
«tarli,  piirchè  uscissero  fuori  del  regno  :  graua  di  cui 
non  tardarono  a  prevalersL  E  allora  fu  che  esso  pon» 
lefice,  chiarito  delle  umane  vicende ,  e  pensando  al 
ano  stato,  mandò  egli  stesso  a  ricercar  quella  pace , 
per  Cui  pochi  mesi  prima  era  stato  supplicato.  Inviò 
dunque  i  cardinali  Ubaldo  di  s.  Prassede ,  Giulio  dk 
#.  Marcello,  e  Rolando  di  s.  Marco  al  re  Guglielmo, 
per  avf  ertirlo  da  parte  di  s.  Pietro  di  non  offendere 
Benevento,  di  soddisfare  per  li  danni  dati ,  e  di  4ion- 
servar  i  suoi  diritti  alla  Chiesa  romana.  Furono  essi 
benignamente  accolti  dal  re  ,  intavolarono  il  trattato 
della  pace,  e  dopo  moUi  dibattimenti  fu  essa  conchiu* 
#a.  Mediatore  fra  gU  altri  ne  hsL  Romoaldo  arcivescovo 
4i  Salerno,  quel  medesimo  che  ci  ha  lasciata  la  sua  Sto« 
fìa,  da  me  daU  alla  hice.  Rapporta  il  cardinal  Baro-' 
IMO  (i  )  ildiploaa  del  re  Guglielmo^  che  contiene  le  oon-i> 
dizioni  deiraocordo,  e  con  esso  a'  ha  a  confiro«tare  eia 
che  ne  scrivono  alcuni  moderai.  Si  obbligò  il  papa  di 
«  concederei  r«  l'inveMitura  del  teg&o  di  Sicilia  yM 
it)  Baraa.  Anoal  ad  hnop  ABnoiiu 

Digitized  by  VjOOQIC 


bacato  di  Polita,  Mprìiieipttto  di  Capat^BspoU,  Sa- 
lerno a  IMfi ,  siqcanie  anaor»  dalla  Marea  e  dtU^altro 
-paesa  oh^egli  dovaa  avare  di  qua  daMarsi  ;  e  il  re  ti 
obbligò  a  pretlarfli  omaggio  cootro  ogni  peraona,  e  a 
parargli  fedaltà,coii  pagare  ogni  anno  itceftao  di  sei- 
^aato  schifati  per  la  PagUa  a  Calabria ,  e  dnqacento 
per  la  Marca:  cose  latte  eseguite  dipoi  ndla  chiesa 
>di  s.  Maraiano  inori  di  Beiie?ento,  do?e  aUa  presenta 
di  molta  nobiltà  a  pop<Jo  diede  Guglielmo  il  giura- 
mento a'  piedi  del  papa,  e  ricevette  rinvestitura.  Sotto 
il  nome  di  Marca  è  da  vedere  che  paese  fosse  allora 
disegnato.  Forse  quella  di  Chieti)  non  osando  io  spie- 
gar eiò  della  Marca  di  Camerino,  che  è  la  stessa  eoa 
quella  d^  Ancona  e  di  Fermo.  Confermò  papa  Adria- 
no IT  con  sua  bolla,  riferita  parimente  dal  cardinal 
Baronio,  la  concordia  suddetta,  concordia  nondime- 
no che  dispiacque  ad  alcuni  de^  cardinali,  e  molto  più 
^al^imperador  Federigo  che  si  vedea  precluso  con  dò 
r  adito  alla  meditata  guerra  di  Puglia.  Di  grandi  re- 
gali in  oro  ,  alrgento  e  drappi  di  seta  lasciò  il  re  Gu- 
glielmo al  papa  ai  cardinali  e  a  tutta  la  corte  ponti* 
fioia  (i),  e  poi  se  ne  andò.  Da  Benevento  venne  il 
papa  alla  volta  di  Boma,  con  passare  per  Monte  Cas« 
sino  e  per  le  montagne  di  Marsi.  E  perciocché  la 
*)BÌttà  d*  Orvieto ,  per  lunghissimo  tempo  sottratta  alla 
-  giurisdizione  della  Chièsa  romana,  era  tornata  alla  sua 
ubbidienza,  volle  il  buon  pontefice  consolar  quei  po- 
poli colla  sua  presenza.  Con  singoiar  onore  quivi  ri- 
cevuto, alla  venata  poi  del  verno  passò  alla  volta  del- 
l'ameno e  popolato  castello  di  Titerbo,  e  di  là  a  Ro- 
ma, dove  pacificamente  allaggid  nel  palasao  tatara* 
<i)  Cardio,  de  Aragou,  in  ViU  Adriani  IT. 

DigitizedbyVjOOQlC   "*  i 


A   N   H    0      ilCLTI.  198 

netise.  Neff  anno  presente  i  MilBnesi,  ricevuto  qual^ 
che  rinforzo  di  gente  da  Brescia ,  continuarono  ìà' 
gaerra  contro  ai  Payeti  (i).  Presero  loro  vari  Inoghì, 
e  fra  gli  ahri  il  forte  castello  diCeredano,  non  avendo 
osato  i  Pavesi  e  Novaresi,  benché  usciti  hi  campagna 
con  tutto  il  loro  sforzo,  di  venire  ad  alcun  &tto  d^ar- 
mi,  né  di  tentar  di  soccorrere  quella  terra  che  poi  ha 
spianata.  Andarono  ancora  i  Milanesi  nella  valle  dì 
Lug&no,  e  suggettarono  circa  venti  di  quelle  castella. 
Seguì  ancora  un  conflitto  fra  essi  ci  Pavesi ,  in  cui 
ebbero  la  peggio  gli  ultimi.  Sludiarònsi  in  questi  tem- 
pi i  Piacentini  (a)  ^  fortificar  la  loro  città  con  buone 
mura,  torri  e  fosse,  ben  prevedendo  i  malanni  che  so- 
vrastavano alla  Lombardia  peif  la  ribelKon  de'Milane- 
si.  Intanto  diede  fine  a*  suoi  giorni  Domemco  Mo- 
rosiniào^e  di  Venezia  (5),  in  cui  luogo  fu  sostituito 
ritale  Michele  II,  ì\  quale  non  tardò  a  fer  pace  coi* 
Pisani.  Neir  anno  presente  ancora  ,  se  è  da  prestar 
lede  alla  Cronica  di  Jacopo  Malvézzi  (4) ,  »  Bresciani 
per  cagione  delle  castella  di  Volpino  e  Cereldlo  mos- 
ae^o  guerra  ai  Bergamaschi.  Vennero   alle  mani  col- 
r  esercito  Jessi  nel  mese  di  marzo  vicino  a  Palusco; 
e  insigne  vittoria  ne  riportarono  col  fer  prigioni  duc- 
inila  e  cinquecento  Bergamaschi,   e  prendere  il  loro 
principali  gonfeltìn^^he  portato  nella  chiesa  de' santi 
Faustino  «  Giovito,  ogni  anno  nella  gran  solennità  si 
ipiegava.  Air  incontro  fecero  i  Genovesi  pace  e  con- 

(I)  Sire  Raul  Hist.  T.  VI,  Ber.  Ital. 

<a)  Aonales  PUccntini  T.  XVI,  Ber.  Ital. 

(3)  Dandol.  in  Chron.  T.  XII,  Ber.  Ital. 

(4)  Malfecios  in  Clwron.  Brixian.  T,  XIV,  Ber.  U4< 
MCEÀTORi,  voL.  myiu  o,,,edbyG.  *^ 


104^  àfifèU    hi  UTAUA 

C9rdia  cc0^  Qv^Ubfkwjf  diSicUia  (l)^  e  lor  ne  Tenne 
<}olt9,,fgnttigia  od.  fMUHV. 

h       .  ;  t  •-  .    .  * 

ri/,  <  .       (  CBI&yO,p|Cunu  IndittOBe  v. 
4Ì^  di,  (  AOIUANQ  IV,  papa  4.    . 

(  F£DE^IGO  I,  re  6,  imperadore  3. 

a      •  -  .     , 

^  J[)ipp<|P«t^  fi^/^a  jédrùiHO  aTea,  fatte  oair  augusto 
^<Mf^V^.M>A^  do|MmE«di  Guglielmo  re  di  Sicilia, 
«dpW|  r€sti|to«on  lui  i^.^oocaito  di  fargli  guerra, 
CQsa,  qhf  J?«derigo  i|oa  ay^  potato  «seguire  dopo 
a!C<?r  j^e^a  la  cpfooa  impatta  a  eagion  delle  malattie 
e^^^ta  ii#U^.e«^«ito  «tto^jrestò  forte  esacerbato  esso 
ii9P|efafÌQfe  .  att*  adire  Bdl\aano  preoedeote  la  pace 
dai^  di^Lf^pa  r  QugUalimi  qoq  «<)oordarg)i  il  titolo  di 
rQy;saai^  partiei|^ston^  ^cnqa  ^d  assenso  suo.  Adi- 
AD)9  perciò  ^  à(  allora  ^  (omiooiò^  a  far  conoscere  il 
ai^  <na|  talento. contra  d'  esso  Adriano  coi  qifficultara 
agU  f^^ijmiei  del  refno  germanico  di  passare  alla 
CQK^pontifictaper  ottener  benefici,  o  p«r  altri  affari. 
V\9V9  da  qqfssta  non  pkaiola  novità  Adriano  spedi 
n^  anno  predente,  due  cardiuali,  cioè  Botando  can- 
^eUieqe  e  B^raardo  ^el  titolo  di  s.  Clemente  alla  cor- 
te^.i^sarim  (a).  Ccvreva  ilmesQ  d^'oflvbre*  e  Fedew-.  - 
§0  augusto  s**  era  portato  a  Besapap^ne  per  farsi  cico* 
i^Qf^^  padrona  del  r^gpo  della  Borgogna,  sieeoma* 
ili  Ulti  ottenne,  areodo  iu  persona,  o  per  lattere'pre- 
stata  a  lui  ubbidienza  gli  arci?escovi  di  Lione^  Fìetf' 
na^  Arlts^  i  vescovi  di  F'nìema^  à*  j4figftone  ^  à*  dì- 
tre  città.  Era.boncotria  a  Besanaaa»  graaJ»iest«na 
<^  Caffari  Anuàl.  Genaeof.  L  ^  T.  Vt,'  Rer.  Il^' 
«  aadcfjcus  de  Oest  Frìdar«  1. 1  u  «ì'S.  L 

Digitized  by  VjOOQIC 


kH  H   O      MCLTIl.  IgS" 

per  veder  P  imperadoré,  e  per  affari.  V  erano  Roma- 
ni, PugHèéi,  Tènezmdì,  Lombardi,  Franzesi,  loglesf 
e  S^agiittoH.  Fàrono  rìcetatì  onorerolmeate  i  legati 
apostolici,  i  qaaiì  prese nitar otto  a  Federigo  una  lette- 
ra dèt  papà,  conceputa  con  grati  risentimenti,  perchè 
esso  impèraddre  non  avesse   finora'  gaitigato  quegli 
scefleràti  di  Germania ,  che  aveatio  prèso  e  messo  ia 
prigione  Ésquilo  atcwescoi;o  di  Lunden  in  Isvezia 
(  e  non  già  di  Londra  ,  come  immaginò  il  Baronio  ]f  ' 
nei  ritorno  di  Roma,  con  ricordargK  appresso  la  prou* 
tezza  con  cui   esso  pontefice  gli  area  conferita  i^  im-*'  ' 
pèriai  corona  ;  del  che  non  era  pentito  ,  né  si  penti* 
rebbe ,    quando  anche  majora  beneficia  exceìlenlid  ' 
tua  de  rhanu  nostra  suscepisset  Letta  la  lettera  6  * 
•pregata  a  chi  non  sapeva  il  latino,  si  alzò  un  gran  bi»  - 
fibigtio  néir  assemblea  a  cagione   de^  termini  fo^li  ia- 
€ssa  adoperati,  ma  principalmente  per  quella  paróla  ' 
d?  beneficia  che  fu  presa  in  senso  rigoroso,  quasiché  ' 
adoperata  nel  senso  de^  legisti,  presso  i  quali  significa!  ' 
Jeado^  volesse  il  pontefice  far  sapere  che  T  impera*  ^ 
dorè  dalle  mani  del  papa  riceveva  in  feudo  T  imperio. 
Diede  motivo  a  tate  interpretazione  T  aver  veduto  in 
Roma  una  pittura,  rappresentante   nel  palazzo  late*  ' 
ranense  l' imperador  Lotktrio  a^  piedi  dd  papa,  coo^  ' 
questi  due  vèrsi  sotto  : 

HEX  VENIT  ANTE  FORES,  IVRANS  FRITS 
VRBIS  HONORES, 

POST   m>MO    FIT    PAPAE,   SVMIT   QTO 
DA«TE  CORONACI. 

"  Quètt'Aomo  vuol  dire  vassaìh.  Né  fa  fctta  do^^^ 
^ianza  cojlo  stesso  papa  Adriano  che  avea  prometeo 
di  farla  cancellare.  Uscirono  parole  calde  su  qtoHo 

,y  Google 


Digitized  by  v 


X9^  AVVILI  B^TILU 

neir  atfcmUe»,  e  s*  aamentò  il  fuoco,  perchè  dicono 
avere  risposto  uno  dei  legati  :  A  quo  ^rgo  habei  si  a 
ìdomino  papa  non  habet  imp£rÌMun  ?  A  tali  parole  po- 
co mancò  che  Ottone  conte  palatino  di  Baviera  sgoai- 
oala  la  spada  non  gli  tagliasse  il  capo.  Qaetò  Federi- 
go il  lamolto,  e  poi  diede  ordine  che  i  legati  fossero 
«dessi  in  sicnro,  acciocché  nel  di  segaente  per  la  piò 
-corta  se  ne  tornassero  a  Roma.  Notificò  poi  esso  4111- 
peradore  quest^  avvenimento  con  sua  lettera  sparsa 
per  tuttala  Germania,  lamentandosi  del  £itto  dei  le- 
ggati, e  del  poco  rispetto  a  lai  mostrato  dal  papa,  con 
aggiugnere  esserti  trovati  presso  quei  legati  non  pochi 
fogli  in  bianco  sigillati ,   per  potere  a  loro  arbitrio 
scrivervi  quel  che  volevano,  per  accumular  danari  e 
spogliar  le  chiese  del  regno.  Si  vede  che  tanto  il  papa, 
quanto  Timperadore  erano  inclinati  alla  rottura.  LV 
vere  II  papa  dalia  sua  il  potente  re  di  Sicilia >   il  &eea 
_  parlar  alto  ;  ma  questa  loro  concordia  quella  appunto 
*  era  che  a  Federigo  maggiormente  movea  la  bile.  Né 
"  mancavano  i  baroni  pugliesi  rifugiati  colà  di  accender- 
"  la  Tieppià^  con  isparlar  dappertutto  del  papa.  Ottone 
'da  S.  Biagio  (i)  mette  V  avvenimento  suddetto  sotto 
l' anno  1 1 56,  ma  Radevico  scrittore  di  maggior  pe- 
so, sotto  il  presente. 

Durando  tuttavia  la  guerra  in  Lombardia ,  i  Mi- 
lanesi, fatto  un  grande  sforso  centra  dei  Pavesi,  con 
qualche  aiuto  ancora  de^Bresciani,  e  dato  il  comando 
deir  armata  a  Guido  conte  di  Biandrate,  nei  mese  di 
giugno  sì  portarono  alla  volta  di  Vigevano,  terra  insi- 
gne de'  Pavesi,  alla  cui  difesa  si  erano  posti  GugìUU 
mo  marchese  di  Monferrato,  Obì%%o  Maìaspina  mar- 
(i)  Otto  de  Svicto  Biasio  in  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   W   II   O       MCLTII.  ^f 

ebesé  che  do?ea  aver  caiigiata  casacca,  ed  altri  bato<7 
ni  (i).  Distrussero  il  castello  di  Gambalò,  assediaros 
no  dipoi  Tigevaoo  •  e  tanto  lo  tennero  stretto  ,  <ìh^ 
per  mancanza  di  viveri  lo  strinsero  alla  resa  e  dipoj 
lo  spianarono.  Segui  in  tal  congiuntura  un  accorda 
fra  i  Milanesi  e  Pavesi ,  che  durò  ben  poco.  Ottono 
Morena  scrivale  per  colpa  de^  Milanesi ,  e  Sire  Raul 
per  taancamento  de**  Pavesi  Perciò  il  popolo  di  Mir 
lano,  che  era  tornato  a  casa,  di  nuovo  usci  in  campa*- 
gna,  e  passato  in  Lomellina,  fertilissimo  paese  già  tol- 
to dai  Pavesi  ai  nobili  conti  palatini  di  Lombardia  , 
il  diedero  a  li^bbricar  la  terra  di  Lomello  ,  capital^ 
allora  di  quella  provincia.  Nel  medesimo  tempo  ma§- 
giormente  accalorarono  il  rifacimento  e  le  fortificali V 
ni  di  Tortona,  di  Cagliate,  Trecate  e  d*  altri  luoghi.; 
fecero  di  buone  fosse  a  Milano,  dimanierachè  per  at* 
testato  di  Sire  Raul,  in  tali  fatture  e  nel  rimettere  dei 
fortissimi  ponti  sopra  i  fiumi  Ticino  ed  Adda,  spese- 
ro più  di  cinquantamila  marche  d^  argnoto  purissimpr 
Si  mouero  contra  di  loro  in  quest'anno  i  Cremone- 
si ;  ma  senza  alcuna  impresa  di  rilievo  se  ne  ritorna- 
rono alla  loro  città.  Intanto  gP  infelici  Lodigiani ,  se- 
condo r  asserzione  di  Ottone  Morena  ,  storico  con- 
temporaneo di  qneUa  città,  furono  con  aggravi  nuQvi 
maggiormente  afflitti  dal  popolo  di  Sfilano.  Non  si  sa 
-  che  in  quesl'  anno  il  re  di  Sicilia  Guglielmo  alcufia 
r  Bopreta  fiieesse.  Perduto   ne*  piaceri  e  ritirato  ^tV 
<  suo  palagio  di  Palermo,  lasciava  le  redini  alPindegijlo 
.  Mtfjgne  suo  ammiraglio  \  il  quale  gli  dovea  lodaTnla 
/fita  ritirata  •  losauriosa  dei  Sultani  turcheschi  ^  ner 

(i)  Sire  Raul.  Histor.  T.  VI.  Rcr.  Ital.  Otto  Hof svu 
Hiitori  Landeiai, 

Digitized  by  VjOOQIC 


larla  egli  intanto  da  re  e  per  continuare  m  qoeifi 
tempi  la  persecuzione  contra  di  qualunque  bfurone  si- 
ciliauo  che  fosse,  o  paresse  contrario  a^  suoi  volcxi  e 
disegni.  Ma  nel  mese  di  noTembre  Andrta  conte  di 
Rupecanina  (i),  uno  de^  baroni  di  Puglia  ribelli,  che 
dianzi  era  fuggito  fuori  del  regno,  yi  tornò  per  foglia 
«oas  sima  mente  di  vendicare  il  tradimento  fiaitto  a  Rq» 
berlo  principe  di  Capua  da  Biccardo  dall^  Aquila 
conte  di  Fondi.  Uni  egli  una  piccola  armata  di  Koma- 
ni,  Greci  e  Pugliesi,  e  con  essa  entrato  nel  contado 
di  Fondi,  lo  prese  insieme  collii  città  d^  Acquino  ,  e 
bruciò  il  traghetto  do?e  tradito  fu  il  suddetto  princi- 
pe di  Gapua.  Confermò  papa  Adriano  in  questo  an- 
no/^  idus  novembris^  stando  nel  palazzo  lateraneoH 
se,  i  privilegi  a  Guifredo  abate  del  monisteco  di  aaa 
Pionisio  di  Milano  ,  come  costa  da  sua  bolla  da  dm 
data  alla  luce  (2). 

(  CRISTO  MCLviii.  Indizione  vi. 
Anno  di  (  ADRIANO  IV,  papa  5. 

(  FEDERIGO  I,  re  7,  imperadore  4. 

^  L^  anno  fu  questo,  in  cut  Federigo  imperadore 
determinò  la  seconda  sua  venuta  in  Italia^  per  doma-* 
re  i  Milanesi,  Bresciani  e  Piacentini  ribelli  alla  tua 
corona.  A  questo  fine  mise  insieme  un  potentitsimo 
«serctto,  e  ne  fece  la  massa  ne^  contorni  d^  Angusta* 
Erano  ^à  tornati  a  Roma  i  ^ue  cardinali  legati,  ri- 
ti) AnooyiD.  Casùneosis  in  Chron.  Johans.  de  Geccaoa 

ChroaicoD  Fossae  novae* 
(a)  Antìqait.  Italie.  Dissert.  70* 

Digitized  by  VjOOQIC 


tnanAfli  iadi«lro  ddlMttpereddr  ¥tèerìgà  <i>,  éà 
e¥ea«io  demplala  la  eovte  ponli&éìii  di  kioéotì  p^ 
raBroBtolor  Utt^itt  Otrmafaia.  Fa  divUo*  il  '  defrb 
romano  ;  1'  atta  parte  aceusata  é}  wA  «ondotta  i  te^ 
fati,  eon  dar  ragione  airtoiperadore^ie  1'  attra^aeéli^ 
fttfB  il  loro  operalo.  Sopra  di  dò  papa  Adricfàò 
fcitfse  una  lettera  agii  aroiipes^oti  e  Tetoofi  •di  Ger^ 
taania,  gravida  benai  di  lamewti  per  lo  strapazco  hVHb 
ai  tuoi  legati; ma  eoo  raeboniandai^  che  placasiero^ 
mettessero  la  miglior  sea^ro  Ttaiperadore.  Att*ia^ 
oootro  quei  prelati  gli  iaWaroao  ana  risposta  asMil 
Ttgorosa  ia  dUesa  delta  digaità  kapmalé,  H1evan<^ 
soptattatto  rioseleota  di  •qae'*v«rsi'e  di  quella  dipiei^ 
tura  che  dioamma  osseraata  ael  paltaia  lateratiema^ 
la  quale  noti  dotea  per  aoohe  essere  ^tata  abolita,  ^ 
toeeaado  anche  ^  aèmi  ed  aggravi  introdotti  nella 
ehiese  della  Germania  dai  ministri  d^Ma  caria  romanai 
Perciò  il  saggio  pontefice,  adendo  che  Federigo  si 
preparava  per  tornare  cotte  armi  in  Italia,  giudicai 
me^a-di  smoraare  il  nato  incendio  4H>a  inviare  in 
Genaania  due  ahri  legati  più  prudenli,  cioè  Arrigo 
eardinàìe  de^  santi  Nereo  ed  ÀehiMeo,  e  Giacinta 
cardinale  di  s.  Maria  della  acaola  greca,  cKe  per 
VMiglpe  Corano  preti,  spogliali  e  posti  in  prigione  dà 
dna  conti  del  Tirolo*  Furono  poi  lilasciati,  ed  ArH^ 
g9  il  Leom^  data  di  Baviera  a  Sassonia,  lece  poi  un*^ 
asamplafa  vendetta  di  qna^  «obili  masnadieri.  Trovai 
nono  questi  legati  Federigo  ne^ contorni'  d^  Augusta^ 
ad  ammaasiall^udienBa,  gli  parlarono  con  gran  rive» 
rana,  a  pretei^rongH  una  lettela  mananétà  del  papifc 
Inetia  egli  spiegava  la  parola  iina^ràns,  dicbhora»- 
Jt)  ai|devÌGas4oGfst.Fildliia^lib»i,Q.tJiv    -     ^ 

Digilized  by  VjOOQIC 


^0  ii  no»  avfr.viai  pr«^#»9  ,cb«  V  tsip^0  foaie  mi 
|eado.  BaMò  qcMStP  ^  «ulnare  l' Uà  di  Fedmgo;  «d 
ivrcfqdp  qgli  poi^$  dato  buaa  4fftlo  ad  alcone  dilrè 
iàìfifraase  €he.fM«iST»ttf  firn  lui  eja  corte  di  Bl»u^ 
ii;^  ristiilriliU  U  ?«€«»'  e  i  legiU  contenti .  e  nobiknenf 
ragalatiy  te.  ne  ritornaìfooif»  a  Rojna.  Awa  già  T  «of^ 
^Ffsdefigo, «pelili in vltalia-per  precoFtori  aUaaon 
^nuta  Min^a'iUo^  twesUieré  e  Oitone  corde  del 
{Milano.  Qaeati  ?jn«o  la  Chtiua  inU^  Adige  s^uapar* 
Bronif  ono  del  caateito  di  Bif  ola,  importaaie  per  la  si* 
euresz»  del  patiamo  deU^  affinata.  Ginnti  a  Cremona, 
qmì  lesinerò  ìyn  gma  parhmento^  el  qnale  interiren* 
pero  gli  arci?6$coTÌ  di  Milano  e  dì  Ravenna,  qui&^ki 
vescovi  e  moki  laMcbeai,  «enU  e  eooaoli  delle  città. 
Visitarono  dipoi  V  esarcato  di  Ravenna,  e.nell^  andare 
mUa  volta  d^  Ancona,  acoprifono  che  i  Greci,  i^ora 
dQnùnanti  in  qualla  città,  assoldavano  gente  «otto 
pfeteslo  di  Yolere  &r  ^Mrra  a  CrugUebno  re  di  Sict« 
lia^  ma  infatti  con  disegno  d^  impadroiursi  di  altre 
ipttà  mariltime.  detl^  Adriati<»>.  A.  man  brga  spendev»-^ 
no  oostoro,  .e  però  vi  eoncorrea  popolo  da  tntle   le 
bande;  I  legati  incoalratbi  né  camminò  con  GugUei^ 
me^  4^ei/^raiier^r(  vuol  dire  Radevicot^^iii  Trwer$4t^ 
^0  >,  il  più  n0hUe  dei  Ravennati,  gli  fecero  tal  pavua, 
el^e  i^on  pensò;  più  a  tuafttar  coi  Greci.  Arrivati  poi 
H^e  vicìoiMne  ti^  Ancone  eon  un  drappello  d**  àraiali, 
ne  chiaqpnrono  fuori  i  ministri  del  greco  angusto,  e 
f^o»ro  (orp  t|n(|  calda  ripassata  con  varie  mtnacce^tin 
^sg  ^Iq  (;he  i  medefin^  stentarono  ad  iseusarsi.  Db- 
pcj{pià(.^en  ^^neco  ^que^  legati  a  rìponre  inModeaa. 
•DfcvilelK)  in  vari  .corpi  .riminenso  ano  ^esercito.  Fe- 
derigo pnta  ^e  intiò  in  Italia  pd  Fjàuli}  parte  pei 

Digitized  by  VjOOQIC 


Mongivì,  altrrper  Chiavenna  e  pel  lago  Ai  Ai  Comcfl 
Calò  egli  stesso  per  la  valte  di  Trento  col  fiore  deP 
r  armata,  seco  condacendo  Uladislao  duca  di  Boe4 
Odia,  a  cui  poco  prima  atea  conferito  le  inségne  e  il 
titolo  di  re,  Federigo  duca  Ai  Suevia^  figliuolo  '  del 
re  Corrado,  Corrado  conte  platino  del  Reno  suo  iVa-^ 
tello,  con  Tari  arci?e8co?i,  marchesi  e  conti. 

La  prima  citta,  in  cui  sul  principio  del  mese  di 
luglio  si  scaricò  questo  terribil  nembo  d^  armati,  fu 
Brescia.  Benché  forte  di  mura,  benché  protveduta  di 
gran  copia  di  forti  cittadini  (i),  fece  ben  qualche  op* 
posizione  sulla  prime  al  re  di  Boemia,  che  non  tardò 
«  devastare  i  suoi  contorni  ;  ma  giunto  che  fu  V  inr* 
peradore  in  persona,  e  fermatosi  circa  quindici  giorni 
in  quelle  parti,  con  saccheggiare  e  bruciar  molte  ca- 
stella e  ville,  mandarono  i  Bresciani  a  trattare  d^  ac- 
cordo ;  e  con  dargli  sessanta  ostaggi  e  una  grossa 
somma  di  danaro,  si  procacciarono  il  perdono  e  la 
pace  da  Federigo.  Se  rogliam  prestar  fede  al  racconto 
deir  Urspergense  (2),  pagò  quel  popolo  sessaniamilà 
marche  et  argento  ;  ma  forse  quel  sessanta  cade  so- 
pra gli  ostaggi,  sembrando  eccessiva  una  tal  somala, 
giacché  vedremo  in  breve  quanto  meno  costò  ài  fiff-ì 
lanesi  il  loro  accordo.  Stando  sul  Bresciano  pubblicò 
r  augusto  Federigo  le  leggi  militari  riferite  da  Rade- 
^co  (5),  ed  intimata  la  guerra  contra  di  Milano,  fa 
consigliato  dai  savi  e  dottori  d^  allora  a  citar  primi 
quel  popolo,  per  poter  proferire  legittimamente' la 
sentenza  contra  di  loro.  Comparvero  gli  avvocati  mi- 

(1)  Otto  Morena  Hittor.  Laadens. 

(2)  Abbas  Urspergens.  in  Chron. 

(3)  RadeTicBi  de  Qa\,  Frìdcnci  I,4ib.  i,  c.a&   ' 

DigitizedbyVjOOQlC 


lnQi^i,  ftfbdcrorDBO  Uggì  e  parsgrsfi  con  gtnxìàt  ef** 
gaeoa^a  \  «a»  a  nqUa  ser?!.  Fecero  iMnùon*  di  molto 
panerò  air  imp^radore,  ^i  r^ccomandarQiio  à  quaoli 
principi  ivi  eitoo  :  tutto  indarno.  Convenne  loro  tor- 
narsene eoUe  mani  vote,  e  nel  consiglio  de*  più  va- 
lenti giurisconaalti  d**  Italia  chiamati  colà,  fa  proferi- 
ta contra  de^  Uilaneai  la  santenxa^  e  tutti  messi  al 
liando  delllmperio  :  IncanuninoAsi  dipoi  la  iormida- 
bil  armata  alia  volta  dell*  Adda  per  passarlo  (i).  Non 
y*era  che  il  ponte  di  Cassano,  per  cui  si  potesse  tran  - 
pitare  ;  ma  dalP  altra  parte  del  ponte  v*  era  un  buon 
^rpo  di  Milanesi  con  assaissimi  villani  alla  guardia  : 
sicché  si  credette  disp^ato  il  passag^o.  jUa  venendo 
|t  re  di  Boemia  e  Corrado  duca  di  Dalmazia  ali*  in^& 
dietro  ilfiqme,parve  loro  d*  avere  scoperto  nn  bel 
guadQ;  esenta  petosarri  piuccbè  tanto,  spins^o  I  /ca- 
yalli  jpeir  acqua.  Molti  se  ne  annegarono,  ma  molti 
fmcQra  salirono  felicemente  ali*  altra  riva.  Tisti  costo- 
ro di  là  dal  fiume,  e  portatone  1*  avviso  ai  Milanesi 
che  ctistodiv^no  r^tra  testa  del  ponte  ;  ad^o,  buoii 
prò  a  chi  ebbe  migliori  le  gambe.  Allora  con  tutto 
suo  comodo  passò  Timperadore  eolla  nobiltà  per  qnel 
ponte.  Passò  anche  p^rte  dell*  esercito;  ma  sul  piò 
bello  una  p^rte  d*  esso  ponte  pel  troppo  peso  ai  rup» 
pe  e  precipitarono  in  acqua  molti  cavalieri  e  fcndie^ 
^u  Quei  poscia  che  erano  già  passati^  incalzarono  i 
(uggitivi  milanesi,  ne  uccisero  alquanti,  e  molti  ne  fe- 
cero prigioni.  Ingrandì  poi  la  fama  talmente  questo 
passaggio,  che  1*  abate  urspergense  (2)  spacciò  essersi 
accampato  Federigo  jiix^a  Jiumen  Padum^   in  vece 

(i)  Otto  Morena.  Sire  Raul, 
(a)  Abbas  Urspergeos»  in  Cbioa. 

fc-  DigitizedbyVjOOQlC 


fjl  dir{)r«sso  V^édda^  e  che  maacsadogit  barca  da 
.passarjf,  «alito  a  carallo  di  un  traire,  poiteimto  di  quia 
e  di  là  da  aicnneaste,  éon  pochi  passò  di  là,  ed  a^ 
saUti  i  nemici  li  mise  ia  fuga.  Dov«a  Lo  ^lotico  pesar 
meglio  si  bizzarro  aTvenimento.  Recato  a  Milano 
questo  inaspettato  avviso,  quando  si  credeva  qhe  ti 
fiume  Adda  avesse  a  fermare  i  passi  dell'  armata  nje- 
mica,  riempie  di  spavento,  di  lagrime  e  à'*  urli  il  po- 
polo imbelle,  e  cominciò  a  fuggire  una  gran  quantità 
d"*  uomini  e  donne  plebee,  e  fino  gPinfermi  si  faceano 
portar  fuori  di  città.  Assediò  Federigo  il  castello  di 
Treszo,  e  V  ebbe  in  poco  tempjo  a  patti  di  buoa^ 
guerra.  Passò  di  là  su  quel  di  Lodi,  ed  eccoti  com- 
parire alla  sua  presenza  una  folla  di  poveri  Lodigiani 
in  abito  compassionevole  co(Ie  croci  in  mano,  chie- 
dendo giustizia  contra  de'  Milanesi  che  gli  aveano  cac** 
dati  dalle  lor  case  e  tolti  i  loro  beni.  Era  pur  troppo 
la  verità.  NelP  antecedente  gennaio  aveano  i  Milanesi 
voluto  obbligare  il  popolo  di  Lodi  a  prestare  un  nuo- 
vo giuramento  di  fedeltà.  Erano  pronti  i  Lodigiani, 
ma  vi  voleario  inserire  la  clausola  saha  imperatoris 
JidèUiatei  stante  il  giuramento  da  essi  Catto  all^impe- 
radore  con  licenza  degli  stessi  consoli  di  Milano.  Osti- 
natisi i  Milanesi  di  volere  una  fedeltà  senza  eccezion 
di  persone,  e  minacciando  V  esilio  e  la  perdita  dei 
beni,  amò  piuttosto  quasi  tutto  queil'  infelice  popolo 
di  abbandonar  le  lor  case  e  tenute^  che  di  contrawe^ 
otre  al  già  fatto  giuramento  ;  e  si  ritirò  chi  a  Pizzi- 
ghettone  e  ohi  a  Cremona,  ma  con  lasciar  molti  d^ef<- 
ti  la  vita  in  quelle  parti  per  le  troppe  miserie.  Com- 
passionò forte  r  imperadore  lo  stato  infelice  di  quel 
popolo,  e  gli  assegnò  un  luogo  presso  il  fiom^  4dd8; 

Digitized  by  VjOOQIC 


Appellato  Monte  Ghezone,  per  potervi  frbbricare  la 
nuora  loro  città,  giacché  il  vecchio  Lodi,  lontano  di 
là  quattro  miglia,  era  stato  diroccato  dai  Milanesi. 

Mentre  si  tratteneva  V  augusto  Federigo  sul  Lo- 
digiano  (i),  isperaozito  ì\  conte  Echeberto  di  Butena 
di  fer  qualche  bel  colpo,  senza  chiederne  licenza,  si 
portò  con  circa  mille  cavalieri  ben  armati  fin  quasi 
alle  porte  di  Mflano.  Uscirono  i  Milanesi  per  diman- 
dargli colle  lance  e  spade  ciò  che  egli  andasse  cercati- 
do  ;  ed  attaccata  la  zu£Ei,  ohe  fu  ben  dura  e  sangui- 
nosa per  Tuna  parte  e  per  1'  aUra,  restò  in  essa  ucciso 
il  conte  con  Giovanni  duca  di  Traversare,  il  più  no- 
bile dell^  esarcato  di  Ravenna,  e  con  altri.  Si  salvò 
con  una  veloce  riUrata  il  rimanente  de"*  Tedeschi.  Fer 
derìgo  condannò  la  di  lui  disubbidienza,  e  provvide 
per  r  avvenire.  Aveva  esso  augusto  preventivamente 
mandato  ordine  pel  regno  d^  Italia  (a),  che  gli  atti 
air  armi  venissero  alP  oste  per  V  impresa  di  Milano. 
'Però  giunsero  colà  assaissimi  armati  dalle  città  di  Par" 
ma,  Cfemona^  Pavia^  Novara^  Asti^  F'erceìli^  Cor 
moy  F'icen%a,  Trevigì^  Padova^  Verona^  Ferrara^ 
Ravenna^  Bologna^  Reggio^  Modena  e  Brescia^  ^ 
molti  altri  della  Toscana.  Erano  allora  tutte  queste 
-città  del  regno  d^Italia.  Sire  Raul  h  conto  che  ascenr 
dessero  a  quindicimila  cavalli,  e  fosse  innumerabile  b 
fenteria.  Radevico  solamente  scrive  che  T  armata  pas- 
sava i  fentomila  combattenti.  Passò  rimperadorecon 
'  «questo  potentissimo  esercito  all^  assedio  dt  Milano^  te 
crediamo  a  Radevico,  nel.  di  35  di  luglio;  ma  più  mi^ 

(i)  Rad.  lib.  I,  cap.  3i.  ^ 

(i)  Caffari  Annal.  Genueni.I.  I,  T.  VI,  Jter.  Ital.  Sire 
Kaal  in  Bìston 

^  Digitizedby  Google 


A  n  n   u 


ritano  fede  Ottone  Morena,  che  scrive  ciò  fatto  nel 
di  6  d' agostOi  e  Sire  Raul  che  lo  riferisce  al  di  5  di 
et  so  mese.  Intorno  alia  città  fu  divisa  in  vari  carnai  iq 
quartieri  V  armata.  Trovav^si  quella  nobilissima  città 
guernita  di  forti  mura,  di  altissime  torri,  e  di  una 
profonda  fossa  piena  d*  acqua  corrente.  Il  suo  giro, 
per  quanto  scrìve  Radevico,  era  più  di  cento  stadi, 
del  che  io  dubiterei.  Nulla  mancava  ai  cittadini  di  va* 
lore  e  di  sperìenza  neir  armi  per  ben  difendersi.  Fe- 
cero eglino  una  sortita  vigorosa  addosso  ai  Boemi  a  e* 
campati  al  monistero  di  s.  Dionisio  ;  e  vi  fu  aspro 
combattimento  ^  ma  accorso  l' imperadore  con  altre 
molte  squadre,  furono  obbligati  a  retrocedere  in  fret- 
ta. Aveano  essi  Milanesi  posta  gente  alla  difesa  del- 
r  Arco  romano  che  non  era  già  un  castello,  come  im- 
maginò il  padre  Pagi,  ma  una  fabbrìca  di  quattro  ar- 
chi con  torrione  di  sopra (i)^  composta  di  grossissimt 
mairmi  faorì  di  Porta  romana.  Ti  alloggiavano  qua- 
ranta soldati,  che  per  otto  giorni  bravamente  vi  si 
mantennero  ^  ma  non  potendo  resistere  al  continuo 
tirare  de^  balestrieri,  in  fine  si  renderono.  Colà  sopra 
fiece  poi  r  imperadore  mettere  una  petriera  che  inco- 
modava forte  i  Milanesi  ;  ma  questi  con  opporne  un 
altra,  fecero  sloggiare  di  là  i  Tedeschi.  Non  pochi  al- 
tri fatti  d''armi  succederono,  che  io  tralascio.  Cresce- 
va intanto  nella  città  la  penuria  de^  viveri  per  la  gran 
gente  che  vi  9*  era  rifugiata.  Entrò  anche  una  fiera 
epidemia  in  quel  popolo,  la  quale  mieteva  le  vite  di 
molti.  La  Martesana,  il  Seprìo,  anzi  tutte  le  castella  e 
ville  del  distretto  milanese  andavano  a  sacco,  scorren- 
do dappertutto  i  Tedeschi,  con  tagliare  anche  gli  al- 
(i)  Radev.  Otto  Morcn. 

Digitized  by  VjOOQIC 


aOO  AtinàLt  D   lTiA.14 

beri  e  (e  vki,  ib9  pfà  dé^  Tt^tÈchì  sfogando  i  Wèimà 
«  Cretoonétii  là  rihìàa  ìoto  conCro  le  ease   e  tediHè 
de^  eriialt  ntfilaQen.  In  titfe  (tato  ti  trorara  hi  dibeii 
dttà,  qaanda  Guido  conte  di  Biaiidrate,  àom^  np- 
gio^  e  cBe  ^er  ronoratezcar  sua  era  egualmente  amate 
e  siiamto  da^  Tedeschi,  che  da^  Mtbtiesi,  etterato  iit 
città,  coti  tal  Ibcoridia  perorò,  che  indusse  que^  citta- 
dini ad  implorare  la  mfsericordra  deH^  augusta  soTra» 
no.  Tennero  dunque  i  consoli  e  primi  della  dttà  a 
trorare  il  re  di  Boemia  e  il  duca  d^  Austrta,  i  quali 
inrterpostìsi  colH  imperadore  ottennero  il  peMono  e 
h  pace ,  coHe  condizioni  che  Raderico   distesamente 
riferisce  (i).  Le  principali  furono  di  lavare  ra  liber- 
tà Como  e  Lodi  ;   di  pagar  novemila  marche  d*  ar-. 
gento,  in  oro,  argento  o  altra   moneta  (3)  ;   di  dare 
trecento  ostaggi;  di  rilasciare  i  prigioni  ;  che  i  consoli 
farebbono  confermati  dalP  imperadore  ;  che  il  conra- 
na a  Sfilano  dimetterebbe  air  imperadore  le  regalie, 
come  la  secca  e  le  gabelle  ;  che  si  rimetterebbono  t 
Cremaschijn  grazia  d^esso  augusto,  col  pagamento 
di  centoventi  marche.  Sottoscritta  che  fi  dalle  parti 
questa  conventione  nel  di  j  di  settembre,  V  arcive-» 
icoTO  e  il  clero  colle  reliquie,  <  consoli  '\^  nobiltà, 
in  V9$ie  positiTs,  coi  piedi  nudi  e  colle  spade  sopra 
il  colto,  e  la  plebe  colle  corde  al  collo,  vennero  nel  <& 
•egueùte  a  chiedere  perdono  al  vincitore  augusto  (3), 
il  quale  s'  era  allontanato  quasi  quattro  miglia  dalla 
dtlà  per  maggior  &sto,  ed  affinchè  passassero  i  sup- 

(1)  Radev.  de  Gest.  Friderici  I,  lib.  i^  e.  4t. 
<2)  CafiTari  Anoal.  Genaens.  I.  1,  T.  VI,  Ker.  Itaf. 
(3)  Abbas  Ùrspergens.  io  Cbrouic.  Olio  Morena  Hist.    ' 
Ì4U2d.  T.  VI,  Ecr.  Italia 

^  Digitizedby  Google 


A   »  Hf   O       MCLTIli.  IÌ07 

tilioherolì  per  mezza  ai  soldati  sfilati  per  tutta  h  sira* 
da.  Faroiia  poi  rilaacfati  dai  Miladesi  t  prigiofii,  fra  i 
quali  si  contarono  mille  Palesi.  La  bandiera  delf  im-» 
pèradore  fu  alzata  nella  tof ine  della  metropolitana  di 
Milano,  che  era  la  più  alta  di  tutte  le  fabbriche  di 
Lombardia. 

Poscia  portatosi  l'augusto  Federigo  apudWodoi^ 
eum^  sedem  regni  italici^  eoronatur^  cioè  a  Monzai 
Giudicai  io  (i)  una  Volta  che  queste  parole  di  Rade-* 
fico  indicassero  conferita  allora  là  corona  del  regno 
Italico  a  Federigo  ;  ma  secondo  le  osserraziotti  fatte 
di  sopra.,  altro  non  vogliono  significare  se  non  che 
«gli  comparve  iti  pubblico  colla  corona  in  capo.  In 
die  nativitatis  beatae  Mariae  F'irginis  imperiali  dia* 
dentate  processit  eoronatus^  dice  P  abate  urspergen- 
se.  Avea  Turisendo  cittadino  veronese  occupato  il  ca- 
stello regale  di  €rarda,  né  volendolo  rendere  i  Vero- 
nesi alf  imperadore,  giacché  il  comandar  coHe  lettere 
non  giovava  ,  andò^  Federigo  colà  con  un  corpo  ^  di 
milizie ,  e  passato  V  Adfgr  cominciò  la  ostilità  net 
loro  territorio:  il  che  è  da  credere  che  gP  inducesse 
ad  ubbidire.  Tolte  poi  ostaggi  da  tutte  le  città  del  re- 
gno ;  e  tutte  gf  inviarono ,  fuorché  Ferrara.  AlP  im- 
provviso arrivò^  a  quella  dttà  Ottone  conte  palatino 
di  Baviera,  e  dopo  aver  ivi  regolate  le  accende,  seco 
condusse  quaranta  Fernaresi  per  ostaggi.  Tenne  poi 
Federigo  in  Roncaglia  per  la  festa  dì  san  Martino  la 
general  dieta  del  regno  italico,  dove  intervennero  tutti 
i  vescovi,  principi  e  consoli',  e  furono  anche  chiamati 
gti  allora  quattro  famosi  lettori  delle  leggi  nello  stu- 
dio di  Bologiid,  cioè  Bulgaro^  Martino  G-ossia^  Ju- 

(i)  Cofomeatar.  de  Corona  JTttrc^  TilJln«f»lt>iiX«a4ùu 

Digitized  by  VjOOQlt 


cppQ  ed  UffHiB  da  Porta  Raregoana^  tHttt  e  q«iiMr 
db oepoli  di  queU^  Iroerìo,  ^ssia  Gasf^ieri  dM  di  sq«^ 
p^  tedesHoo  primo  interprete  d^e  liBggitio  Bolofoa, 
Interrogati  coetoro,  di  chi  fossero  le  r^(ìe^  ó^kx  diM^ 
c^tl,  t  marchesati,  le  ci^ntee^  i  consolati)  le  zecdie,  i 
dazi,  le  gabelle,  i  porti,  mulini,  le  pescagtom,  ed  altii 
«teili  proventi  :  taUo^  tuUo^  gridarono  qua"  gran  dot- 
tori, è  d^ìf  imperadore.  £  però  ninno  vi  fu  di  quei* 
firtneipi  e  signori,  il  quale  cedendo  alla  potenza,  nof| 
dimettesse  le  regalie  in  mano  di  Federigo.  Egli  ne  t'^ 
leneiò  utia  parte  a  quei  solamente  che  con  buoni  do-* 
Giumenti  mostrarono  di  goderle  per  indulto  e  conces** 
Hone  degl^  imperadori.  Fu  giudicato  il  resto  del  fìsco,, 
Consistente  in  una.  rendita  annua  di  treniamUa  talen^ 
ti.  Né  si  dee  tacere  una  particolarità,*  di  cui  poscia  ftt. 
fi^Ca  strepitosa  mennone  da  molti  legisti  e  storici^. 
Qoè  che  cavalcando  un  di  V  imperador  Federigo  ù% 
bulgaro  e  Martino,  due  de^  suddetti  dottori,  dimandò, 
loro,  s^  egli  giuridicamente  £os$t  padrone   de!  mon^, 
do  (i).  Rispose  Bulgaro  ,   che  non  ne  era  padrona, 
quanto  alla  proprietà;  ma  il  testardo  Martino  dissa. 
che  sh  Smontato  poi  Timperadore,  donò  ad  esso  Mar*. 
t^  il  palafreno   su  cui   era  stato  :  laonde  Bulgaro 
disse  poi  queste  parole  :  amisi  eguuniy  guia  dixi  ae-* 
quwn^  guod  nonjuit  aequmn.  Guadagnò  ben  Fede^ 
rigo  con  poca  fatica  il  donunio  di  tutto  il  mondo.  Sa-*., 
r^eritibe  steto  prima  da  vedtf  e,  se  r  Fcanzesi,  Spagnoo-' 
li,  Inglesi,  e  molto  più  se  i  Greci,  Persiani,  i  Cinesi^ 
ec  r  intendessero  co^  Ah  che  T  adulazione  sempre 
i  stata  e  sempre  sarà  la  ben  veduta  nelle  corti  de|^ 
fl^ncipi!  Pubblicò  poscia  Federigo  alcune  leggi  per  la- 
(»)  Otto  Marena  in  Hist.  Lsud/  T*  W.  Rer,  ItA      , 

■    '         .  ■        ■   ■        /,  ^5. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  «  0    vetfitt.  90f 

Maferrazloiie  deHa  pace,  e  intorno  al  fendi,  conrproW 
lume  tpeeialineate  P  a^eoavone  e  U  lastiar^K  allt 
chiese  ;  il  che  operò  che  non  pili  da  U  innanzi  agli 
tfcdetiaitici,  le  non  difficilmente ,  perreniasero  mar* 
chesatl,  contee,  castella  ed  altri  fendi.  Portate  le  do» 
^ante  de^  Cremoiied  dei  danni  loro  inferiti  dai  Pia* 
centinì,  contra  di  qaestt  ultimi  fu  proferito  il  bando 
imperiale.  Per  liberarsene,  convenne  loro  pagar  gros^ 
«a  somma  di  danaro,  ed  atterrare  i  bastioni  fatti  nei 
ire  anqi  addietro  alla  Ipr  città,  siccome  ancora  le  aQ^ 
liehe  torri  delle  loro  mnra.  Levò  inoltre  .  Federigo 
Monza  dalla  suggezion  di  Milano;  ed  accostatoti  ai 
jconfini  del  Genotesato,  obbligò  quel  popolo  a  pagar 
inille  €  dugento  niar4:he  d^  argento  al  suo  fisco  ,  e  d{ 
disQMllcre  la  fabbrica  delle  loro  mora.  Racconta  Caf^ 
iaro  (i),  uno  degli  ambasciatori  spediti  a  Federigo 
4ai  Genovesi,  le  ragioni  addotte  in  lor  favore  ,  per 
non  soggiacere  alle  rigorose  leggi  pubblicate  aUorii 
dal  fisco  imperiale,  allegando  massimamente  le  gravi 
j|>ese  occorrenti  a  quella  città  per  difendere  quelle 
coste  dai  nemici  deir  imperio  :  perlocohè  erano  e  me*» 
rìtavano  d^  essere  privilegiati.  Si  fatte  ragioni  non  fa<> 
rono  addotte  in  vano.  Ma  nulla  dice  Caffaro  delle 
mur^  della  dttà,  arni  secondo  lui  queste  furono  per* 
fezionate  neir  anno  appresso.  Grande  imperadpre  ^ 
insigne  eroe,  gridavano  tutti  i  Tedeschi  allorché  vi- 
dero con  tanta  felidtà  imposto  si  pesante  giogo  agU 
Italiani  ;  ma  fra  gr  Italiani  coloro  ancora  che  erano 
ornici  deir  imperadore,  ne'  lor  cuori  ben  diversamen^ 
le  parlavano. 

(i)  Cafiàri  Annal.  <^enneni.  lib.  i. 

«BlTOBl,  VOI.  «IVU.  ,,^_,^GGO»^e 


91  •  ìkUlTALl   D^tTALU  ' 

Cdebrò  poi  Federigo  nd^  città  d^  Alba  il  santo 
natale  ;  spedi  sAcitìiì  de^  tuoi  prine){n  a  mettere  i  eon^^ 
6^  nelle  città.  Ed  «rieiido  Irotsfto  th^  le  rendite  de 
beni  della  cooteMa  Uatilée  erano  dtate  'asperse  e  tra- . 
scorate  dal  duca  ijruélfó  sno  tio,  le  ralsc<4se  e  rendè 
at  medesimo  duca,  ^ali  toeno  le  imprese  ^'Federigo 
Bacbarossa  in  questo  «Bhfio  :  pfeiRcipe  clie  s*  era  messo  .  ^ 
in  pensiero  di  ridurre  1*  Italia  presso  a  poco,  come  era 
td  tempa  de-  Long<rfyardi  e  de^  Franchi,  per  non  dire  " 
in  ischiavità^ -e  che  coaiindò  a  trovar  la  fbrttma  favo-  . 
revold  a  cosi' vasti  dis^m.  Neppure  la  Puglia  andò  io  ^ 
questi  tempi  esente  daìàe  turbolente  (  i  ).  Andrea  cónte   . 
di  kupecanÌBa,  uno  de^  baroni  fborusciti,  di  cui  pern- 
iammo di -sopra,  dopo' aver  preso  il  contado  di' Pondi 
e  di  altri  luoghi,  iatta  PeptÈàiia  di  quest^àimo,  an4è  alla 
città  di  s.  Germano,  e'sè  ne  impadronì^  cou  far  pri^óni . 
diica  dugento  saldati  del  re  Cruglieìmb,  Essendo  fiig-  ' 
^to  il  i^sto  al  momstero  dr  Monte  Gassino,  passò  colè 
Andrea,  e  diede  {àù  battaglie  a  quel  luog^«  L^Aìióbimo  . 
cassineùse-serive,  eh^  noi  poiè  avere.  Giovanni  da  Ceó^ 
<:ano  nella  Groniaa  di  FossanUQVa  attesta  il  contrario  *, 
ma  amendue  concordano  eh*  egli  nd  seguente  rftarzo, 
senza  sapersene  il  motivo,  aèba^doAò  quelle  cont^de^ 
-e  ritirps6Ì  ad  Ancoim,  dsftRdxéUte-dHora  ai  Greci.  ^lò^ 
-tanto  Mannello  imperador  diesai  Greci  spedi  una'fer^ 
midabil  flotta  da  Costantinopdi  (2),  siccome  fu  cre- 
duto, a**  dandi  del  re  diSièilia.  Aveva  l'Té  Guglielmo 
anche  ^li  afiestita  una  potènte  flotta,  la  quale,  sei^ondb' 


(i>  AnoDyni.  Cmmìo.  ìq  Chrou.  Johannes  de  Ceccano  ÌA| 

Chroil.  F«M»e  ùovae.        ^  *y  '.^ 

(2)  NioeUft  ih  Bistor.  '  ^ 

Digitizedby  VjOOQi'  ,1 


A  H  H   O      HCLTltt.  axt 

r»sserttoiie  4^1  Paadol^  (i),  umata  in  Bgitto,  diede  il , 
iacco  alia  cktà  di  TanVosna  Tanne  «dia  foce  del  Nilo.  ' 
Ma'  udko  il  BiQyiiiìento  'de^  Greci  (a),  ireime  Stefanot  ^ 
«omiragliv»  d"* essa  flottai  fratello  ^  Majone,  Sri  cercai 
«Kè^'oemici  ;^  trovatili  aell^  Arcipeiago,  tuttocliè  ìnfe*  . 
nore  di  fbrie^  italoroHiaienté  gli  assali  e  gloriosamente 
f(lÌ5€x)iifisse,4)on  bruciar  molti  dei  loro  legni.  Tale  era  . 
aUoia  H  ralore  «iaf>oten£a.'de^  Siciliani.  Rimase  pri* 
^iooe,  in  tal .  cohgiiitaoa  Costantino  Angelo  generale 
della  greca  flotta,  e  «io  òM  imperadore,  con  Alessio  . 
£<nnnenOj  GiomiBni  dnca,  e  moH'^dltra  nobiltà  e  gente 
che  rfu  inviata  in  Siailia.  Scorse  dipoi  la  vittoriosa  ar- 
«nata  fino  a  Neg^'pfKMite,  a  cui  diede  il  sacca  ;  e  dopo 
«nrer  fatto  altri  mali  alte  contrade  de"*  Greci,  se  ne  tornò 
irion£ai!ite  in  J&ilia.nd  mese  di  settembre*  Servi  que«> .. 
bU  Siì^onfitta  ad  abbassare  talmente  i^orgoglio  deU-augn- 
tfto  Mannello,  c^  sospirò  da  li  innansi  di  aver  pace 
coi  re  Gug^elmo.  A  (presto  fine  ^pedi  e^  ad  Ancona 
Jklessio  Ausuca^  uomo  di  gran  destrezza,  che  intavolò 
ti  trattato,  e  cònchiuse  nna  tregua  per  trent^  anni  fra 
esso 'Guglielmo  e  Faugusto  greco:  con  che  si  può  ere-, 
àm  dM  fossero  rilasciati  i  prigióni  fatti  nella  suddetta 
«eoi^itta. 

(  CRISTO  KcnL.nL  Indiatone  vu. 
ÀD^o  di  (  ALESSANDRO  UI,  papa  i. 

(  FEDERIGO  I^  re  8,  imp^adore  5. 

HH^fÓrifsifiS  std  principio  di  quest'^anBo^ineipi!*^ 
nuova  discordia  fra  pepa  Mariano  IF  -t  V  augusto 

(ijDjkndnl.  io  Chron.  T.  Xlll,  Rer.  It.   ^ooc^le 


Federigo.  Hadevìco  soive  (i)  \3b%  *à  pii^  mòotdicaia 
ì  pretesti  per  romperla,  senza  considerare  se  fosse^ 
giuste  o  no  le  doglianze  dello  stesso  pontefice.  Lt- 
.^nayasi  Adriano  dei  messi  dell^  imperadore,  che  con 
somma  insolenza  esigevano  il  fodro  negli  Stati  della 
Chiesa  romana,  e  molto  più  pesche  Federigo  avesse 
.cóli"  aspra  legge  delle  regalie  non  solameirte  aggravati 
i  principi  e  le  città  d^  lidia,  mk  aneora  i  vescovi  ed 
pbati.  £  intomo  a  ciò  gli  spedi  una  lettera  che  ìa^ 
parenza  parca  amorevole,:  ma  in  sostanza  era  alcpU4ktD 
risentita^  per  mez^o  di  una  persetta  bassa,  la  quale 
appena  Tebbe  presentata,  che  se  la  coke.  Raseado 
dovane  allora  Federigo,  Takerigia  si  potea  chiamaioe  il 
suo  primo  mobile  \  pefò  gli  fumò  ibrle  questa  bravir 
^.  Accadde  che  morto  in  q^KSti  ^mtà.  ^iastbno  nr* 
civeseovo  di  Rs^venna,  Guido  figliuolo  ddl  conte  £ 
Biandrate,  protetto  dall'*  imperadore^  &k  eletto  con  .voli 
concordi  dal  clero  e  popolo  di  Ravenna  per.  loro  ar« 
eivescovor  Ma  essendo  egli  cardinale  suddiacona  ddb 
dhiesa  romana,  senza  licenza  speciale  del  papa  noe  1 
poteva  passare  ad  altra  chiesa.  Ne  scrisse  per  questo 
rimperadore  ad  Adriano,  il  quale  rispose  ooubdle  i 
parole  sì,  ma  senza  volerlo  compiacere.  Sdegnala  Fé-  | 
derigo,  ordinò  al  suo  cancelliere  che  da  li  innanzi  sari- j 
vendo  lettere  al  papa,  anteponesse  3  nome  deir  impe-i 
radore,  come  si  facea  co^  semplid  vescovi  :  rituale  con- < 
trarìo  disuso  di  più  secoli,  e  ingiurioso  4ì  tropfK)  alla 
sanU  Sede,  Due  lettere  che  rapporta  il  Baronk>.<a)  sa 
chiesto  proposito,  copiate  dal  Nauckro,  Tuna  d4  P>P* 
air  in^eradore,  e  P  altra  di  Federigo  al  pontoficc,  « 

(i)  Rade?icas  de  Gest.  Friclerict  I,  Kb.  a,  e  i5« 
la)  Bar on.  in  Anoalei  Eodetiaftt. 


▲  Il   W   0      UCLtìt.  ili 

me  sAbrano  fatture  di  qualche  ozioso  àe*  secoli  sus* 
sogucDti,  f^por  finte  allora  da  qualche  sciocco  inge- 
pió.  In  somma  andavaiio  crescendo  i  semi  dèlia  discor-^ 
JKa,  e  tanto  più  perchè  corse  roce  d^  essere  state  in- 
tereette  tettene  del  papa,  che  incitava  di  nuovo  alla  rì- 
Iteltioiie  i  IMSlanesi.  Prese  poi  maggior  fuoco  la  conto^ 
sa,  perchè  Adriano  intló  a  Federigo  quattro  cardinali, 
éaè  Oumnanopttte  del  titolo  di  s.  Cecilia,  Arrigo 
èé^  sèaciti  Nereo  ed  Àdiilko ,  Guglielmo  diacono,  e 
Cfuido  òsi  Crèma,  anche  esso  diacono  cardinale.  Pro-' 
posero  qneste  varie  pretensioni  della  corte  romana,' 
cioè  che  Ficoperàdore  non  avesse  a  mandare  si|oi  messi 
à  Roma  ed  amministrar  giustizia,  senza  saputa  del  to-» 
anno  pontefice,  perchè  tutte  le  regalie  e  i  magistrati 
^  Roma  sono  àA  papa.  Che  non  si  dovessero  esigere» 
fódro'  dai  beni  patrimoniali  della  Chiesa  romana,-  ser 
noia  ài  tempo  della  coronaaione  imperiale.  Che  iSre* 
éèovi  d*  Atalia  avessero  bensì  da  prestare  il  giuraménto^ 
«ti  fedeltà  alF  imperadore^  ma  senza  omaggio.  Che  i 
Bnnzj  dell' imperadore  non  alloggiassero  per  forza  nei 
paltf^  dei  vescovi.  Che  si  avfósero  a  restituire  i  po^ 
ieri  deBa  Chiesa  romana  e  i  tributi  di  Ferrara,  Maissa,' 
l^heruoio,  e  di  tutta  la  terra  della  contessa  Matilde, 
e  ifiti^  qitdla  che  è  da  Acquapendente  ^no  a  Rbma,' 
e  del  ^dIlcato  di  Spoleti  e  della  Corsica  e  Sardina. 
Bispoie  Federigo,  che  starebbe  di  tali  pretensióni  al 
gittcBsiiy  denomini  dotti  e  saggi^  al  che  i  lejgati  ]^onti-' 
àc]  non  vollero  acconsentire,  per  non  sottdmeftere  il 
p^tefioe  air  altrui  giudizio.  AlF  incontro  prétélidevaì 
;e^  che  Adriano  avesse  mancato  alia  concordie(4talM-*. 
i  W)  per  cui  ^ra  vietato  il  ricévere  senza  comuiìFè  con^ 
ilOntimento  ambasciatori  greci,  siciliani  e  romani;  e 

"'      '^  '  DigitizedbyLjOOQlC 


•t4'  40MM  IdlfllDIàA. 

Stati  iti^>9naH  senza  permksìoii  ^delff  m^io^òn^  t^ 
gravando  ef&i  troppo  le  cbiefe  j  e  tk^  si  nettewie  frena 
tUe  ingiuste  iqppdlaBÌoDÌ,  eoa  akre  tìmili  preteosìoiii  e 
j^rele.  N09  si  trovò  ripie^<^;  e  Fecbsri^  ■aotftrò  ep»« 
dàlmenie  Ml^indifnaziotie  della  pnna  propolmiios 
din  legati)  parendogli  di  ^yeattire  im  uta^atdor  dei 
llbinani  di  solo  nome  e  da  scena,  qqando -se  f^  to^ 
lèsse  levare  ogni  potere  e  dominio  in  fioaaà.  Intanto^ 
UStai  informato  il  Senato  romano  di  tpiMe  diaften^ioiu^ 
prese  la  palla  al  bako  per  rimettersi  iagraùa  di  Fede* 
p§($^  e  gli  spedi  nunzi  ohe  furono  ben  ricevuti,  con 
ispréuo  e  sfregio  dell^autorità  pontificia. 
.'  Ma  da  questi  ^ai  ed  imbrogli  d4  mondo  Temm 
h  morte  a  liberare  il  buon  p^a  Adtiùno  IF^  il  qtmlc 
É»  si  ha  da  credere  all^  abate  ur^pergease  e  a  Sire 
Bftul,  avea  già  concbiusa  U^  coi  Uilatiesi^  Piaaantini 
t'Gitaiaschi  contra  di  FedfidgOt  meditando  anehe  di 
fibninare  contra  di  lui  la  scomunica.  Plissé  egjii  a  mi-r 
|lior  vita  per  infìammazion  di  gold  nel  primo  6à  di 
settembre,  mentre  era  alla  villeggiatura  di  Ani^n^  eoa 
lasciar  dopo  di  sé  gran  lode  di  pìetày  di  prudeiiza  e  di 
telo,  è  molte  opere  della  sua  pia  e  piinoipesèa  Uberai 
lità.  Ma  da  ben  più  gravi  malanni  fu  Seguitala  la  morta 
SMMu  Nel  di  4  dd  mese  fuddetfo>  raunatisi  i  vescwfi  e 
gardinidi  per  dare  un  successore  A  defoito  pontefieei^ 
4<^>0'trè  gÌOTsi  di  scrutanio  oonvenniei^  n^a  femmm. 
di  Rotando  da  Siena,  prete  cardinale  del  titolo  di  s« 
Callisto,  e  ^canòeUiere  della  santa  rómiÉn  Chiesa  (i)^ 
ohe  i^ugnò  forte,  e  prese  in  fine  il  nome  éxAìessat^ 

^    (i)  Cardia,  de  Àragon.  in  Viu  Alexandri  ID,  P.  I,  T.  ttf,* 
'^      Eerom  Italicaram.  l 

Digitized  by  VjOOQIC 


iveotrTuiò  aiMatty  h  «ì^ttrwm  eh  9pmviém4etéAÈÌ^ 
doy  diiimm€$Fac3ìè  toni  i  bìé0fìii  U  Tìguardvroéò  lotti 
per.ty»bdreg«Io£attoi  aUa  Qiiesa  di  Dk)  |  ^  vidÌ9 
K Beroàrdo^ ^Miido eira in^mil^  lid ftveaoduosoiatD'ted 
esaltiatto  il  aderito  sio^Qlaire.  Ma  T  ambinone  del  «ard^ 
ìfn^  04^i4ana  cpiilb  fii  chescone^tò  ee^beBa  ttino^ 
ia%  cpo  d«r  pinaetpia  e  fomento  ad  VOI  detefitabile 
(cifina.  T^«bbe  segretamente 'au^io  anclie  Federigo^  H 
gnate  dacòhè  ist  mise  ìq  testa  di  aggirare  ad  un  solo  acuì 
eenno  .iatf;i  T,  Jtalia^  eonosce&do  di  cpial  inqpc^rtaiixi 
(»se,r»?!cre  ajntco  eqoit  iM)mic0  ilroma&o  (Jontefid^ 
si  8ta4id  di  mjettere  ttiUa  aedin  dt  s.  Pietro  ona'per^ 
som  a.  lui  ben  nota  e  C6»fidettte  ;  e  dòye^e  preyenthr 
vam^te.  farne  maneggi  «ea  solamente  idlori^  Otta<«' 
fìanosfii  9Ua-8^  oorte,  mà'^anche'  idlorcbè  i  Romani 
iiel.pirecedeate  aano  fàrona  in  sua  grazia  tìmessit  £xii 
presente  sùTéeziotìe  mH^Vbà  esso  Ottaviano  ca^diiiaki 
dis.'CAcS}a^  <£  nazione  romano,  ed  ebb^  dnehe  pel 
penlifieel^  due  miseri  voti  dii  4jMfiHinHÌ  c^dinste  di 
9^  Martino  e  da  Guido  da  Orcimft  tardbMJe  di  «.  G^ 
Efto.  Costui  invasato  dalla  TogUa  d^ssere  papa;  qmk^ 
do  slvide  d<|tat0^  stri^p^  di  doaso  ad  Akisandfo  3 
manto  poalfficele^  e  lei  mis6  e^  fariomménte  adddaw 
$a$  ma  tokogB  onesto  dK  i)n  Heotofdre,  se  ne  fece  tosto 
portare  ^^  akro  pr<!ip«nito  da  «a  suo  cappellaoai,  # 
frettolosamente  se  tie  copH,  ma  d  ito^nescio^  mettendo 
al  «olla  eiò  <ibe  deTe%  andaré'da  piedi  :  H  che  <£cono^ 
qln,  eccitò  le  risa  di  tatti,  s«  par  ti  lu  ohi  potesse  ri^ 
dere-a  cosi  orrida  tragedia.  Assunse  Ottaviano  antl^" 
l^pa  il  nome  di^  Fittort  J^I^  e  con  gciardie  d'ai^mati 
tenne  rinserrato  il  legittimo  papa  in  uà  sito  forte  delta 

Digitized  by  VjOOQlt 


basilica  ^  5.  Pietro  teime  eoi  cair^nflfi'pé^tVaotà 
gioitìi.  Ma  il  popolo  romano  min  potendo  so Arìlri^ 
làntà  iniquità,  mota  coi  Frangipaid  rifili^  iù  13)«rtè^ 
Ales^andro^,  it  quale  rhiratosl  IbcNr  di  Roma  con  essi 
cardinali  aBa  terra  di  Nhtfè^  qii^t  fti  eontoeraio  pap4 
dal  vescovo  d^Ostia  nel  dì  ^9 ^settembre.  ! 

Attese  intanto  IVntijpapa  a  guadagnar  dei  voti  né 
clero  e  pòpolo  $  trasse  dsdla  «ua*^e  Vestovi,  «d  «n* 
che  Jomaro  vescovo  tl»etdanó  die  prima  aveva  efefto 
Alessandro,  e  da  lui  nel  monastero  di  FestBà  si  fece 
consecrare  nella  prima  domenica  &  ottobre.  Due  ahri 
cardinali  si  veggono  nominati  per  lui  in  una  lettera 
raj^'òrtata  dal  cardai  Baronio  (i).  Come  prèndesse 
questo  affare  P  imperador  Federigo,  si  accennerà  fr» 
poco,  esigendo  intanto  9  t'acconto  <^e  si-parU  prima 
di  una  rótta  fra  lui  e  i  Milanesi  (a).  Mai^ò  egli  nd 
gennajo  del  presente  anno  a  Milano  Rinaldo  suo  cao- 
celfiere,  che  fu  poi  arcivescovo  di  Colonia,  e  KHtoné 
conte  palatino  di  Baviera^  per  crear  quivi  un  podeslà 
ed  ^>olire  i  consoli  \  rko  che  Federigo  comincaò  ad 
introdurre  nelle  città  iti^iane,  molte  delle  quaH  pò: 
lorza  vi  si  accomodarono:  Erano  esacerbeiti  f<»te  i  Ifi- 
lanesi  contra  di  questo  ine^eradorè,  che  null^i^o  eer^ 
cava  tuttodì,  se  non  di  abbatterli  sempre  {^  e  di  ìnet- 
fere  loro  addosso  i  piedi.  Già  gli  aveva  spoglialr  éA 
^dominio  di  Como  e  di  Lodi  ndla  ciq[>itQ4ai^one  ;  poi 
còntra  la  capitolaeione  avea  smembrata  ^  loro  con* 
tado  la  nol^  terra  di  Monca,  e  tutto  it  Seprio  e  laf 
Martesana,  provinole  da  lungo  tempo  sott^osle  a  Mi* 

(i)  Baroo.  in  ÀoDal.  Ecclesiast. 
(i)  RadeTicttt  J.  a,  e.  2t.  Olio  Morena  Bislor.  Laadens. 
t.  6,  Rer.  Hai.  Sira  Raul. 

Digitized  by  VjOOQIC 


lilb{*£^£^ibi8é*€|ittsf  altra  pretensione,  di  non  voier^ 
ptfdr  ohe  potessero  deggere  i  consoli,  il  che  era  obi»»' 
ramente  contrario  :hi  patti' riferiti  da  Radevìco,  net  qu2& 
£  legge  :  Venturi  consuhs  a  popuìo  éligantur^  et  ah 
ipso  if$peralore  eonfirmcntut.  Diedero  perciò  neDe 
smanie  i  Milanesi ,  chiamando  Federigo  mancator  £ 
l^ola  ;  ed'  infuriai  quasi  misero  le  mani  addosso  ai- 
ministri  imperiali,  che  si  cfalvarono  colla  f\ciga.  Il  can^ 
celliere  Rinaldo  mai  più  loro  non  la  perdonò.  Simiì^' 
mente  avea  Federigo  nello  stesso  m^  inviati  i  suoi 
messi  a  Cr^na,  con  intimare  a  quel  popolo  suddito,  a 
collegato  de^  Milanesi,  die  prima  della  festa  ddla  pa> 
rificazion  della  Tergine  avessero  smantellate  le  mura  e 
spianate  le  fosse  ddla  lor  terra.  Ancor  questo  era  con» 
tco  ai  patti  ;  ma  i  Cremonesi,  per  guadagnar  questo 
punto,  aveano  promesso  atf*  imperadore  quindicimila 
marche  d^  argento.  A  cosi  inaspettata  e  dura  proposi- 
zione i  Gremasofó  non  si  poterono  contenere  \  e  dato 
alTarmi,  poco  mancò  éhe  non  trucidassero  i  messi  ce- 
sarà,  i  quali  se  ne  scapparono  a  ragguagliar  T  impera* 
dorè  di  quanto  era  loro  aceaduto.      •  ■      ' 

Federigo  per  allora  dissimulò  la  sua  collera.  Ma 
nel  di  ai  di  marso  si  trovava  egli  in  Luzzara,  terra 
dd  distretto  di  Reggio,  dovè  cotifermò  tutti  i  suoi  pri- 
vilegi  e  diritti  dia  città  di  Mantova  (i).  Di  là  venne  a 
Bologna,  dove  celdirò  la  santa  pasqua  nel  dà  1 3  d-apri-i 
le^  la  questo  mentre  i  Mflanesi,  credendosi  disobblì-^' 
gati  dai  p^i,  giacché  il  primo  a  romperli  era  stato  Fé-* 
derigo,  e  considerando  ch'^e^li  amico  non  macchinava 
se  non  la  loro  totale  schiavitù  e  rovina,  determinarono 
di  volerlo  piuttosto  nemico.  Adunque  nel  sefttbato  do-' 
<i)  AiMi^aii;  lulicb  JDinerl.  i3,  p.  711. 

Digitized  by  VjOOQIC 


i|^  pasqua  àndàtoiu»  coir  o^«dcìK»  )^d.^^ìdMKi^^ 
CBSteHo  di  Trevso,  dove  era  uà  Imoil  firasidio  ^  Ti^ 
feschi;.  Talmente  insisterono  all^  e&pc^piami»  di  ffaeil 
luogo  con  un  castello  di  leg^,  con  petrii^e  e  eoiid;^ 
mn  assalti,  che  y^niiàrono  vittoriosi.  Fu  dato  il  &aceo^ 
presa  una  gran  somma  di  dansuriy  ivi  ripoBla  come  uè 
ncura  fortezza  da  Fedetigo;  fatti  ppigiom  ed  invìbitì  a 
Uilano  legati  più  di  dagei^  Tedescfaiicon  vaq  Tiib- 
ni;  Poscia  dìrocfiarono  da^  ^damenti  qnel  castello,  se 
Togliam  cipedere  a  Badevioofi^  ma  sicc<ttie  vedremo 
nS"  anno  1 167  per  té^tiinonia^a  di  Acerbo  itfptena^ 
quel  castello  tuttavia  sussì^va^i  Eomoaldo  salernitatio 
aggiugn6'(i),  cke  ne^  presa  di  Trezco,  ^Uno  Hbera^ 
tono  ancora  l  loro  osfa(^  i^i  drenati.  Di  questo  njoa 
parla  né  iljloreaa,  ^a  SirQ  Raul,  e,vm  vedremo»  fra 
P9C0,  quando  tali  ostaggi  ^ono.iJeuperatL  Due.T<^ 
fosda  dopo  la  pentecòste  tentarono  i  Qlilanesi  di  sor- 
pcendere  la  nascente  città  di  Lodi  Movo  ^  ita  n$éàA 
arditamente  I  tio^gian^  li  costrioseiM)  ad  una  fretto* 
Iosa  ritirata,  con  far  ancb^  molti  di  loro  prigioni,  SI 
viossero  indltre  i  Bresciani)  collegiiti  di  nuovo  i5o''Mi- 
lafiesi,  contra.del  territocia  di  Cremona  :  cotk  loro  dan-- 
j|^  nondimeno,  percliè  fj^q^ti  dai  Crempiiesì  che  ine: 
uc<òÌ5èra>  q  presero  in  circ«^  qus^oceilitoc.  Aggkigkio 
Qiadevico,  che  i  Mil^esi  hamrqoKi  «inct»  itasiisado 
per  levar  di  vita  Federigo,  il  €(he  non  gli  riuscÀ^  loBtt 
poisiiicei*àmente  confessa  d^'avereiotoo  d»  costui  era 
1^  fiirìoso,  e  che  innocentemente  61  ucci^.  Dopo  a* 
litre  Faugnsto  Federigo  stando  in  Bglogaa  fatto  didùar 
rs^  nemici  ddla  coroz^  i  .MUaniesi,;  M^he  prima  del» 
r  s^sedio  da  loro  fatto  ;di  Trez^  edi  am^4eiika.ci-> 
(I)  Romualduf  SaUcfti^.  Ctewu  T» .  7%^  ^R«.  JUj. 

Digitized  by  VjOOQIC 


ipi»lHQ'[^i$9Witi  ordini  ia  Germana  per  farr  vemrt 
coi^l^ndd  sforzo  dj  soldatesche  raugos^^sua  consorte 
^eaUtke^  ^^ Arrigo  il  leone  duca'  di  Baviera  e  Ssmo^ 
mia  ^uo  €i|gino  (i).  la  fatti  c^arono  essi,  lapnando 
ffsco  una  possente  armata.  Di  copbsi«  icinfDrzi  ancora 
qondu^se  G»?^  principe  di  ^rdegna^  duca  di  Sp6« 
leti,;  marchese  di  Tipsc^na  e  zio  d^esso  Arrigo.  Si  stende 
Radef^ico  nelle  lodi  di  questi  due  insigni  principi,  che 
per  brevità  tralascio,  ma  meritano  di  esser  lejtter  da 
chiunqne  ama  Tonor  dell^Italia»  giacché  amendue  trae* 
yano  il  lor  sangue  dall'^Italìa,  cioè  dalla  nobilissima  Casa 
d^Este.  Allora  fu  che  i  Cremonesi  cdP  offèrta  d''undì-« 
pimila  talenti  (forse  marche  d'^argento)  indussero  Timp^ 
perador  Federigo  all'^assedio  e  a^la  distruzione  di  Cre^ 
ma,  contra  della  quale  immaaso  era  ii  lor  odio  (2)*  A 
di  7  di  loglio  impresero 'gU  stessi  Cremonesi  V  assedio 
di  queUa  terra,  e  colà  dopo  otto  giorni  vi  comparve 
ancora  r  imperadore  colla  sua  potentissima  armata,  e 
si  diede  principio  alle  offese. 

Confidato  il  popolo  eremasco  nelle  :haoDe  mm»  « 
fifftìficazionì  della  lor  terra,  rinforzato  ancora  da. quatr 
irocento  &nti  e  da  alquanta  cavallerìa  invkta  da  M^ 
lano,  si  accinse  ad  una  gaglia^  difesa.  Venne  poi  Fe«* 
derigo  a  Lodi,  parte  per  £ar  curare  il  male  d^  una  sua 
gamba,  e  parte  per  impeiUre  ai  Milanesi  il  portare  soo^ 
corso  alcuno  a  Crema.  Di  concènto  ton  lui  i  Pavesi 
entrarono  nel  dbtrètto  di  Milano^  mettendolo  a  sacco; 
nauseiti  t  Milanesi,  diedero  loro  addosso  oon  farne 
jKoUi  pri^poni  :  quando  eccoti,  mentre  rìtomacvano  vit- 

(t)  Kadeticos  de  Gest.  Friderici  I,  lib.  a,  e.  38. 
(a)  Otto  Morena  HisL  Lauleat.  -  % 

Digitized  by  VjOOQIC 


(ortosi,  sbuccsre  il  nródesimo  imperatore  da  iin^iirdx>« 
licata  che  li  n^^  in  foga^  e  non  sòhmeste  ncnperò  i 
l*ayesi,  ma  prese  b^  trecento  cavalièri  imSsmesi,  ntan^ 
dati  poscia  da  h&  tieSe  carceri  di  Lodi,  e  di'  là  traspor- 
ìtati  a  Pavia.  TOfibsameate  descrìve  Ottooe  ì(k>renà  9 
famoso  assedio  di  Greittia.  A  me  basterà  di  dire  che  se 
t' Tedésca,  Cremonesi  'è  Pavesi  inlomo  a  q^elbr  terra 
fecero  di  molte  prodeue  per  vincerla,  nioB  omorì  ìor 
ioiio  quelle  degli  assediati  per  difenderla.  Le  testog^ 
gini,  te  catapulte,  i  gat^  i  mang^ii^  o  le  petriere  di 

.  ogni  sorta  ebbero  di  gran  faccende  in  tal  congiuatara. 
Più  di  dngento  boiti  piene  di  terra  portate  alla  fossa 
diedero  campo  ad  un  aliassimo  castello  di  legno^  fa]> 
^cato  dai  Cremonesi  per  awicin»^  alle  mura.  Ma  i 
mangani  de*  Gremaschi  fukainavano  grosse  pietre,  che 
io  ìùhéto  in  evidente  peileolo  di  rompersi  Allora  cad- 
de in  mente  a  Federigo  una  diéboMca  invenzione,  doè 
dì  &r  legare  sopra  esso  castello  gli  ostaggi  de'  Crema- 

.  ^chi,  ed  alcuni  nobiH  milanesi  prigioni,  acciocché  vinti 
daHa  compassione  dé^  figliuoli,  o  parenti,  gU  assediai 
éefóiasiero  dalla  tempesta  de^^assi.  Ma^ques^  non  per* 
ciò  desistetc^no,  e  restaronvi  uccisi  nove  di  qne^nobiì» 
ed  diri  storpj  :'tt  che  ìAdn^se  Federigo  a  ritirare  i  so- 
-pravvivuti  da  qnel  macello.  Ma  accortisi  i  Milanesi  è 
Cremaschi  dd  male  fatto  oontra  de^suoi,  talmente  s**  in- 
Vip>^tilt>iia,  che  sulle  mura  e  #ugU  occhi  deft\  armata 
"scannarono  molti  de"*  Tedesèhi,  Cremonesi  e  Lodigia- 
ni loro  prigioni.  £  p^ohè  Federigo  fece  impiccar  per 
la  gola  altri  di  Crema,  i  Cremaschi  ancV  essa  ipratiqab- 
«òno  la  stessa  crudeltà  contra  quei  delF  imperai|^ore^ 
Con  tali  orride  scene  procedette  T  assedio  fino  al  fine 
d^'anno^  senio,  che  riuscisse  agli  assediami  di  far 


ed  by  Google 


^  W  W  O      MCLIZ.  ^2% 

punto  raSeiitare  3  valore  di  chi  difendea  qluìla  lerrsu 
Restò  morto  in  iqoeUe  baniflk  Guarnieri  marchesa 
della  Blarca  di  CamerUio,  ossia  d^Àìicona,  Tenuto  colle 
sue  genti  alla  chiamata  dell^  imperadore.  Intanto  pmpa 
jilessandro  era  passato  a  Terracina,  e  stava  osser- 
vando i  portamenti  di  Ottone  conte  palatino  e  di  Gui^ 
do  conte  di  Biandrate,  già  spediti  da  Federigo  a  Ro- 
ma, vivente  ancora  papa  Adriano  lY  (i).  Davano  que- 
sti buone  parole  al  pont^ce;  ma  in  fatti  per  non  dis- 
jpiacere  alF  imperador  lor  padrone  prestavano  favore 
ed  aiuto  all^  antipapa  Ottaviano.  Per  parere  anche^  dei 
cardinali  determinò  papa  Alessandro  d^  inviare  i  supi 
nunzi  a11''augusto  Federigo,  per  esporgH  le  sue  buone 
ragioni,  e  chiarirsi  delle  di  lui  intenzioni.  Non  fossero 
mai  andati.  Il  trovarono  aU^assedio  di  Crema.  Non  so- 
lamente ricusò  egli  di  ricevere  le  Jettere,  ma  volle,  o 
finse  di  voler  fare  impiccare  chi  le  avea  portate,  se  non 
si  fossero  opposti  i  duchi  Arrigo  il  leone  e  Guelfo^ 
prìncipi  che  sempre  si  fecero  conoscer  divoti  della 
santa  Sede  apostolica.  Cosi  restò  deciso  che  Federigo 
era  tutto  per  Tantipapa  ;  il  quale  appunto,  perchè  con- 
fidato nella  di  lui  protezione,  aveva  osato  di  usurpare 
il  pontificato  in  concorrenza  di  chi  era  stato  si  canoni- 
camente eletto  papa.  Ma  il  re  Guglielmo  non  istette 
punto  sospeso  a  riconoscere  per  vero  papa  Alessan- 
dro, congiungendosì  colla  giustizia  anche  i  motivi,  pò-  [ 
litici  che  il  facevano  andar  d'^accordo  con  chi  non  era  ! 
amico  dell*^  imperadore.  In  quest*^  anno  terminarono  S 
Genovesi  (a)  in  quarantati'è  giorni  con  ammirabile 

(i)  Cardio,  de  Àragon.  in  Vita  Alexattdrì  III,  Par.  I*' 

T.  m  Rcr.  lulic. 
(a)  Cafliri  Anna»,  Geaucni,  lib.J»,5o5?*.»«««  ^^\ 


^'St^  AN9ICCX   :ft^<Tiam 

eretta  e  laroro  leuaura  defla  krà  città,  od  wa  J!  gir^ 
d'^esse  dnqaanila  e  dnqscotBto  pedi,  ciki  Battere  set- 
tanta ttietiir  Federigo  faeaa'pflNBaa  tvOti;  e  diiunque 

{i^ftea,  fi  premuiùva.  "^  «-  ' 

....  -» 

(  CMSTO  MCLX.  iDdnsione  Tm.    "  '  '  '  "  ^ 

Anna  di  (  ALESSANDRO  HI,  papa  ^.    -  i  ^  ^    ; 

(  FEDERIGO  I ,  re  9,  impéradorè  6.  ^ 

'Continuarono  i  Gremaichi  assediati  k  iarè  una 
valida  difesa  contra  deir  esercito  ini  pedate,  ma^essèn-  -^ 
do  ruggito  da  essi  nel  campo  nemico  iilofoprìàcipaK 
ingegnere  (i),  e.non  potendo  più  reggere  ii  tànf è  ti-    . 
gilie  e  stenti,  ricQrsero  a  Pellegrino  patriatc&'ìt^- 
quileja  e  ad  irrigo  il  Leone  duca  di   Baviera j;  pre- 
gandoli di  trattar  della  resa  colf  angusto  Federigo. 
Non  altro  poterono  Qttenere,  se  non  che  fósìàè  per- 
messo ai  Milanesi   e  Bresciani,  che   quivi   èràod^  di 
uscire  sen^^  arB(ìi,  ,e  che  i  Cremaschi  gbd^ero  an-  | 
eh*  celino  Irceoza  di  uscire  con  quel  che  poteaiio  por- 
tare addosso.  Accettata  la  dura  condizione,  tutto  (^Ué!- 
1^  infelice  popolo   colla  testa  china   e  colle  fagrìmé 
sugli  occhi,  detto  T  ultimo  addio  atla  patria,  iiSci  nel 
giorno,  37  di  gennaio  ({}),  chi  portando  in  vece  di  mò- 
bili sulle  spalle  i  teneri  ^gliuolini,  chi  la  kpbglie,  0  il 
xnarìto  febbricitante,  con  ispettacolo  grandcrdélla  mi- 
feria  umana,  e  insieme  delP  amore  e  ddla   fede.  Fa    "  \ 
poi  la  misera  terra  saccheggiata,  incéndtata,  e  da'  fba* 
damenti  cUslrutta  dagP  irati  Cremoncib  TèriflJtóata . 
Impesta  tragedia^   U  ^^  Guelfo  F/se  ne  tco'nò  in 
(i)  Olio  Morfoa  Hill.  Laudfiiu  1^.Tl,^ìlta^.  f^ 
(2;  Abbts  Urspergecs.  in  Oiroìu  o,,,edby  Google 


A  R  «  o    ncLx,  àa3 

Tosema;  lentie  ntk  ipran  pariamento  nella  terra  èi 
nm  Genetio,  ddre  àkeè»  eolia  bandièra  V  intestttura 
^  sélte  contadi  ai  conti  rurali  'di  quelle  contrade  ;  alle 
«(tre  <^ttà  t  caitetta  concedette  qael  che  era  di  dove*, 
rè/ ed  anche  ricuperò  te  rendite  a  fui  doTute.  Fucon^ 
tutta  onorcvolezza  ricevuto  dai  popoli  di  Fisa^  Lucca 
ed  altre  città.  Diede  le  stCMaérdine  al  duàito  dì  Spo* 
leti  ;  e  giacché  ^vea  rìsoloto  di  Vbhtnné  ì  suoi'Statì  di 
Germania,  lasciò  al  governo  di  quei  tl'Itafia  Guelfo 
Vit  suo  figliuolo,  il  quale  si  comperò  T  amore  di 
tutti  per  la  sua  rettitudine  e  buone  muniere Vtna  spe- 
cialmente perchè  occorrendo  faceà  testa  aHé  genti 
de&'^imperadore,  che  volea.ao  danneggiar  quelpslese;^ 
peftochè  talvolta  ancora  se  ne  dichiarò^  offeso  16  ités- 
so  Federi^À.  Ciò  è  da  notare  per*dispo#^  ed  Intèn- 
dere' 1^  origine  dei  Guelfi  e  GibeUinij  cioè  d2^  quelle 
fbztoni  funèstissime  che  a  «uo  tempo  (  siccòmiè  ftùdre* 
mo'vedendo)  formarono  un  terribii  iùcendii^  in  Ita- 
lia. Se  n^  andò  poscia  V  imperadore  Pfede^go/a  ^PèVia, 
ricevuto  ivi  come  in  trionfo,  e  conìiaéid'  a  trattar 
dello  scisma.  Aveano  già  i  cardinali  d^H'  un^  parte  é 
deir  altra  nel  precedente  anno  inviate  letfeir  e 'circola- 
ri riferite  da  Rade  vico  (i),  j^ejf  avvinare  i  fiideK  dette 
ragiobì  che  loro  assistevano;  <^ei  dèli* ariti pbpa  dlrjé- 
vano'^  essere  nove  cardinali  di  «quel  partitd^  e  qùat- 
tordicr  quei  d^  Alessandro.  Questi  aH*  itìcdrttro  asse-  . 
fidano  che  due  soli  'elesserò  Ottaviano.  *Qtiel  che  è 
ptu  strano,  protestavano  quei  di  AlesMndÉ-o  che  P  e« 
lezione  di'lai  C  era  JEaitta  dol  consento  didl'dérò  e  pò- 
polo romano  ;  e  pure  quei  'di  Ottaviaìfto  iÒÀtenérafiO 
nodi'  ^s^)d;i^«gli  afff/slfita  aiaato  jdla  oaUedra-ei^- 
(i)  Ra^^cifsd{;Geit.jrri*i#iiVa.i«jfc.Ja.^    ''  ' 

'Oigitized  by  VjOOQIC 


tk)4  AWAU   B  ITALIA 

eHofH  rniifersi  .cUri^  àssentu  tUam  Ìotìu$f($rt  sé* 
ìHitus^  et  omnium  capiianeortuni  baronum^  rtoèi- 
ÌUtm^  tam  infra  urbem,  (^am  extra  urhem  h<Ai» 
iardium.  Perchè  Ouamno  avea  gnadafiiato  genie  a 
/érza  di  danaro,  do?eaifto  i  aooi  parlar  eoa!  Ora  Fe- 
derigo moflrandoù  zelante  della  union  deSa  Chiesai 
pobbKcò  lettere  circolari  con  eapriiaere  ^  aver  inth 
inafo  un  gran  parlamento  e  concilio  da  tenersi  in  Fa- 
via  per  r  ottava  d^ll^  epituviA  delPanno  presente,  a 
f!ui  invitava  tutti  i  vescovi  ed  aliati  d^  Italia,  Genna* 
Aia,  Francia,  Inghilterra,.  Spagna  ed  Ungheria,  per 
decidere  secondo  il  loro  parere  V  insorta  controverua 
del  romano  ponUficalo.  lUe  scrisse  anche  a  papa  Alea- 
saodro,  chiamandolo  solamente  Rolando  cancelliere^ 
è  comandandogli  da  parte  di  Dio  e  della  Chiesa  cat- 
tolica di  venire  a  quel  parlamento,  per  udire  la  sen* 
tenzache  proferìrel:^ono  gli  ecdesiastici.  Giusto  nuH 
tivo  ebbe  il  pontefice  Alessandro  di  non  accet^ 
qoesto  invito  (i)  fattogli  da  chi  parlava  non  coma 
avvocato  e  difeosor  della  Chiesa,  ma  come  .  giu^^ 
superiore  ^e  padrone,  e  quasi  peggio  di  Teodorico  re 
de*  Goti  ;  e  massimamente  trattandosi  di  luogo  so- 
spetto, e  sapendo  che  già,  Federigo  era  dichiarato  In 
livor  dell'  antipapa.  Però  ai  vescovi  di  Praga  e  di 
Verda,  che  aveano  portata  ad  Apagni  la  lettera  di 
Federigo,  fu  data  risposta,  esaere  contro  i  canoni  che 
r  imperadore  senza  CQn8^}:iso  del  papa  convocasse  iq 
«ancilio  ;  nè.conyfinire  alla  dignità  del  romano  pon-* 
tefice  r  andare  alla  corte  del^imperadore,  e  Taspeilar 
da  esso  Itrì  la  senitenza.  Non  cosi  fece  T  antipapa  Ot- 

<i)  Cardinal,  de  Artgon.  in  Vita  Alexandn  III,  P.I, 
T.  m»  Remm  Italicarum. 

Digitized  by  VjOOQIC  =• 


A   V  V   O      MCLX.  ^m^ 

tiTt&DO.  Furono  a  trovarlo  i  due  vescovi,  l' adoraro^^ 
no,  cioè  r  inchinarono  qua!  tero  papa,  ed  egli  ben 
Tolentieri  sen  Tenne  a  Pavia.  Seca  portò  V  attestato 
de'  Canonid  di  s.  Pietro,'  di  vari  abati,  e  del  dero^  di 
molte  parrocchie  di  Roma,  tutti  a  sé  iavoreToli. 

Questo,  oùito  al  non  esaere-  eoanparso  colà  papa 
Jblessandro  III,  e  fatto  credere  ch^  egli  fosae  Goàgin<' 
rato  coi  nemici  delHuiperio,  bastò  perchè  qoe'  'vesee-' 
vi  ed  arcivescovi,  parte  per  adulazione,  parte  per 
paura,  dichiarassero  nel  di  1 1 'di  febbraio  vero  papa 
Ottaviano,  e  .condannassero-  e  stomunioassero  '  c<fine 
usurpatore  Alessandro.  ^Rendè  pc^eia  Federigo  %  «qlie- 
ai?  idolo  tutti  gli  onori,  con  tenergli  la  stafiìà  e-bakàar- 
gli  i  fetetiti  pìedL  À\V  ipcontco  papa  Alessendrov^udi*- 
tO:;cVebbe  il  risultato  del  conoUiabolo -di  Pav4$,  nel 
giovedì  santo,  mentre  «stebrave^  i  divini  -infizi  nella 
eiuà  di  Anagni^  pubblicamente  sconuinirórimpeta-' 
dnrt  Federigo  j  e  rìnnofò  le  censure- centra^  iMR  anti- 
papa e  di  tutti  i  ^uoi  aderenti.  FuSroAO  ^nche  scritUe 
varie  4iittiBre  per  mostritre  l' iBBuasistenza  c^  irregola- 
rità di  quanto  era  stato  coAchiuao  per  politica  in  Pa- 
via. Posicià  inviò  Alessandro  vari  cardinali  per  suoi 
legati  ia  Francia,  Inghilterra,  Uii|;htria  e  a  Costanti- ^ 
nopoU.  Io  essi  regni,  siccome  anoocfttin  Isppgna,  Si- 
cilia e  Gerusalemme^  fu  egli  dipoi  accettato,  e  vene- 
rato come  legittimo  successore  nella  sedia  di  é.  Pietro. 
Abbiamo  inoltre  da  Sire  Raul  (i)  che  Giovanni  em^ 
dinaie  nativo  di  Anagni,  legato  di  eiso  papa  Alei^ 
.  ^ndro,  tertio  kalendas  martu  trovandosi  in  Milano 
nella  chiesa  metropolitansi  insieme  coll^  arcivescovo  di 
quella  città  ObertOj  dichiarò  scomunicato   Ottaviano 

0)  Sire  Raol  Hisl.  T.  VI,  Rcr.  Ital. 

MURATOAI       VOL.      XXXVll.  DigitizedbyGoOglfS  j 


|6  -^omAhi  n*  itàlu 

llUpa|)l9^  «  Fòdengo  iiiiperad^r«.  Poscia  nd'di  la  di 
nnsrto  bri  eolie  eonsore  l  ^icotì  dt  Mantova  e  di 
h^éii  il  ouirciMse  di  ilAoaferrato^  il  ooaie  da  Biaodfft- 
te  6.i  c<ui9qH  di  CrtBmooa,.  Pavia,  Novara,  YeroeUi, 
Ijodi,  «  dal  Seprìo,  e  della  IVIarlesaQa.  Oltre  «  qìq,  nel 
di  aS  di  marxo  acomaaieò  Lodovico  oli»  Hava  ^la 
iDVteaua  di  Baradetloi  oiac(ue  naigUa  iat&gi  da  G«kio. 
intanto  papa  ìiassaitdrO,  per  attestato  di  Gtoramìi 
da  -GeeoMio  a€qt$isivU  toiam  Ccunpamam^  et  misit 
im  $uójur0  (0*  Perchè  "tutta via  bolliva  la  guerra  fra 
Pimperador  Federigo  e  i  llliiaiftesi,  il  prioio  atotato 
dfliVft  veli,  Cremonesi,  No^resi,  Lodigiani  a  Gomatdii, 
1  saeoti^  da'  Skasciaiiì  «  Ptaeentiai  (o)  t  sucee^forosio 
io 'qaesl<l  aiuio  aoo  podms  a»oQÌ  militari.  Piò  d^  aoa 
Volta  {iassarooo>i  'Milanesi  >ai  daani  de*  Lodigiani,  ^ 
adohe  sdl'aissédiodi  que^ città *, tna  olirono  respì^- 
ti^  o  per  (ioiOf e  deVCreaìoBaM  si  ritirarono.  Federigo 
aat»cddiedeilaaeeo>ad«ilciaae  parti  del  dtstretto.di 
Miblio,  e  jft«BiaaUliè  qualoha  luogo.  Pormarcmo  i 
Milanesi  ódtt' aiata  dei  Àreseiani  P  assedio  del  casfeeUo 
diCarcano.  Vi  aceona  Federigo  colle  geriti  di  Pavia, 
Ifdtara,  Yercelli,  Gomo  e  di  altri  luoghi,  ttol  marfche- 
sa  di  Monferrato  e  col  conte  di  Biandrate.  Avehifo 
agir  impedito  il  tiaaporto  delle  vettovaglie  ai  'Milanasi, 
costretti  furono  cfuesti  "nellft  vigilili  di  s.  Lorenzo, 
doè  nel  dì  9  d^  agosto,  a  renire  ad  un  fatto  d*  armi. 
Air  ala  comandata  dallo  stesso  imperadore  riusci  di 
sbaragliar  le  opposte  schiere,  di  gtugnere  fino  al  cai^ 
taccio  dei  Milanesi,  òhe  fu  messo  in  pezzi,  uccisi  i 

(i)  Johann,  de.  Ceccanp  Ghron.  Fossac  nov^9, 
'   (a)  Olio  Morena  Hlst.  Laud.  T.  VI.  Rer.   Ital.    Sire 
Raul  in  Histor.  '        /         .^i.'.'  :^    f. 

.Digitized  by  VjOOQIC 


A  M  9  0     T$Cfit.  a^7 

ìmùi  cliie  lo  menaTtno,  e  presa  la  croce  indjorMa  che 
era  &uir<aDteniia  colla  bandiera  il^l  romune.  Per  lo 
coBii'ario  il  nerbo  noagglore  della  cavalleria   milanese 
e  bresciana  miae  io  roUa  T  altra  ala^comfoita  princi- 
palmente dì  NoTar^fi  e  Comascbi  ;  ne  perseguitò  una 
farte  alno  a  ULootorfano,  e  il  mar^iiese  di  Monferrato 
•ino  ad  Angfatera.  Tornarono  dipoi  quieste  TÌltorio#c 
squadre  al  campo,  dove  era  restato  P  imperadore  con 
poca  .gente*  SVimmaglDaTa  egli  di  avete  riportata  I^ 
vittoria.  Ma  avvertito   del  pericolo  in  .cui  ^i  troxata^ 
perchè  già  i  Milanesi  .e  i  Bresciani  erano  per  Tcnijre 
ad  nn  secondo  conflitto^  .non  tardò  a  derainpare^  con 
lasciar  indietro  molti  padiglioni  e  prigioni.  'Sppglij^io^ 
no  i  Milanesi  co^  Bresciani  il  canapo,  e  benc|piè  tardi 
dessero  alla  coda  de^  fnggitivi,  pure  non  Xu  pota  la 
preda  che  fecero,  e  i  prigioni  che  guadagnarono.  Nd 
giorno  seguente,  festa  di  a.  tiorenvo,  veniva  la  caval- 
leria e  fanteria  de^  Cr^mon^si  e  Lodigiani  per  unirsi 
air  armata  delP  imperadore,  senza  sapere  quanto  ibsia 
avvenuto  nel  giorno  addietro.  Mentre  erano  ira  Cap- 
tò e  Monte  Baradello,  i  Milanesi  e  i  Bresciani   infor* 
mati  del  loro  arrivo  furono  loro  addosso  e  li  scon%- 
sero,  facendone  molti  prigioni,  col   cambio   de**  quali 
rlcqperarono  i  lor  propri,  ed  anvH«  gli  ostaggi  (}he 
restavano  in  mano  di  Federigo.  Continuarono   i  Mi- 
lanesi anche  per  ot'o  di  V  assedio  di  Carcano  ;  nxa 
perchè  fu  bruciato  il  lor  castello  di  legno,   nel  di  19 
fagotto  se  ne  tornarono  a  Milano.  Raccontano  Ottone 
,M9ren3  e  Sire  Raul  un  terribile  incendio  che  nel  di 
di  8.  Bartolommeo  devastò  piò  della  terza  parte  d'essa 
città  di  Milano,  con  essersi  dilatato  per  vari  quartieri, 
ea  aver  consumata  oltre  ad  infiniti, mobili, ^^q  quan- 


tità  dt  rettova^ie.  Mandarono  i  Milanési  cento  eavk- 
lieri  a  Crema,  la  qaal  dt  naovo  cominciò  ad  alzare  la 
testa  e  ad  estere  riabitata.  Lo  stesso  arcivescoro  Obcr- 
io  eoo  ahrettanti  cavalieri  sbandò  a  postare  in  Yaresé. 
Intanto  Federigo  passò  a  Pavia;  e  perchò  si  trovava 
assai  simlso  di  gente,'  obbligò  t  Tescovi  dì  Novara, 
Vercelli  e  tV  àsti,  e  i  marchesi  di  Monferrato,  del 
Bosco,  e  del  (inasto,  ed  Obi%%o  marchese  Maiaspink 
ed  altri  principi,  a  sommi nistrarglt  de^  balestrieri  ed 
arcieri  per  sua  guardia  in  quella  città,  sino  a  pasqoa 
grande  dell'anno  venturo.  Ottone  da  san  Biagio  (i) 
parla  poca  esattamente  di  questi  affari  all'  anno  pre* 
sente,  e  al  suo  s*  ha  eertamente  da  anteporre  il  rac- 
conto degli  storici  italiani. 

Gontinuendo  il  re  di  Marocco  in  questo  anno  Vbs* 
sedio  per  mare  e  per  t<2rra  della  città  di  Mahadta  nel* 
le  coste  d  Africa,  dove  ti  re  Gruglielma  teneva  un 
copioso  preudio  (a),  spedi  esso  re  di  Sicilia  ordine 
alla  sua  flotta  ,  già  inviata  per  far  (eversione  in  Spa- 
gna, di  portar  soccorso  alP assediata  città.  Consiste- 
va essa  fiotta  poco  meno  che  in  cento  sessanta  galee, 
ed  avrebbe  questa  potuto  far  di  gran  cose,  se  noù  fos- 
se stata  comandata  da  Gait  )  Pietro,  uno  degli  ennu- 
ehi  di  palazzo,  cristiano  di  nome,  saraceno  di  cuore.' 
Atterri  l'arrivo  suo  V  armata  de'  Mòri ,  e  gran  festa 
se  ne  fece  da'  cristiani  di  Mahadia,  che  si  aspettavano 
di  vederlo  entrare  in  porto  :  quando  eccoti  Gaito* 
Pietro  con  somma  mdiraviglta  di  tutti  prender  la  foga 
colla  capitana,  che  fu  ben  tosto  seguitata  dalle  altre 

(0  Olio  de  t.  Biasio  in  Chroa. 

(a)  Hogo  Falcandm  in  Hislor.  Ronraaldas  Salern.  in    ^ 
Chron.  T.  VII,  Rer.  Hai. 

^k-  DigitizedbyVjOOQlC 


A    9    H    O      KGLX.  939 

Tele.  Ciò  temuto  t  Morù  fallati  in  sessanta  loro  galee 
infegnkono  i  fugghiti^  e  pre9ero  setle  delle  galee  si- 
ciliane^ Bomoalda  salernilBBo  scrite  che  Oaito  Pietro, 
^  clata  battaglia  a  qne-Mori ,  ne  rimase  sconfitto  colla 
.perdita  di  molti  legni.  Comunque  sia,  la  guarnigione 
cristiana,  Teggendo  giè  STsnita^  la  sperenza  del  soceoi^ 
,A0)  trattò  di  rendersi  ;  e  benché  ottenesse  di  potere 
;  spedire  a  Palermo,  e  di  fatto  spedisse  colà  a  rappre- 
sentare ìì  bisogno,  pnre  per  le  cabale  segrete  delPam- 
joiraglio  Majone,  ninno  ajuto  poterono  ottenere:  da) 
che  furono  necessitati  alla  resa  di  si  importante  città, 
fcolla  condizione   d^  essere  ricondotti  sani  e  sbItì  in 
Sicilia,  e  ]#  parola  fo  lor  mantenntab  Intanto  Pinfin-^ 
gardaggine  del  re  Guglielmo  che  si  vergognosa  mente 
si  lasciare  menar  pel  naso  da  Majone ,  e  le  iniquità 
continue  di  costui,  fecero  nascer  voce  che  questo  mal 
uomo  tramasse  di  occupare   il  regno  colla  morte  def 
rci^ed  avesse  anche  tentato  sopra  ciò  papa  Alessandra. 
Tera,  o  ialsa  che  fosse  tal  voce  ,  servi  essa  ad  accr^ 
fcere  il  numero  de'^malcontenti  tanto  in  Sicilia,  quan-* 
to  in  Puglia  ;  laonde  si  Tenn«  in  fine  a  formare  cen- 
tra di  costui  una  congiura,  specialmente  da  Gìonala 
conte  di  Gonza,  Riccardo  dalP  Aquila  conte  di  Fon- 
dìyJRuggieri  conte  di  Icerra,  Giliberto  conte  di  Gra- 
vina, e  da  altri  baroni  di  Puglia.  Ti  aderirono  anche 
le  città  di  Melfi  e  ^Salerno.  Avvertitone  Majone, spedi 
Matteo  Bonello,  uno  de^  principali  baroni  della  Sid- 
lia,  già  destinato  suo  genero  ,  in  Calabria  per  tener 
saldi  que^  popoli  nella  union  colla  corte.  Ma  ne  av- 
venne tutto  il  contrario.  Tanto  jfu  detto  al  Bonello  in- 
torno alla  necessità  di  rimediare  ai  djso^'dini  del  ré- 
gno^ cìx^  ^ì  stesso  pre^  la  risoluzione  di  dixenirlf  il 

DigitizedbyVjOOQlC  ^ 


aS o  iàffàLi  or  itkLÌA 

fiberator  d'ella  patria  e  à&  rè  tracRt'd^  Toraatti  ^a&* 
que  là  SiciRa  uà  di  che  Sajoae  era  ho  a  visitar  Far- 
cirescovo  ài  Salerno  inferma ,  afiErootàtofo  con  vari 
armati  nefrìtoraa,  e  il  trucidò.  Fece  scempio  il  popolo 
del  di  lui  eadavero,  e  diede  il  sacco  alte  case  dèi  4i 
lui  pareaii  ed  amici.  SvegUossi  aHora  il  re  GugtleTmo 
dal  suo  leCarg  ),  ed  informato  megTio  degli  affare,  Aon 
pensò  per  àtfora  a  farne  alcuna  vendetta ,  é  si  calmò 
ogni  movimento  de*  popoli ,  con  restar  egli  liberato 
dà  un  pessimo  arnese,  tuttoché  gli  dispiacesse  non 
poco  la  maniera  con  cui  gli  fu  prestato  questo  servìgio. 

(  CRISTO  MCLxr.  Indizione  tX. 
Anno  di  (  ALESSANDRO  HI,  papa  5. 

(  FEDERIGO  I,  re  io,  imperadore  7, 

L^anno  fu  questo,  in  cai  accordatisi  insieme  Zo* 
ifoy/co  F'Ilre  di  Francia  ed  Arrigo  11  re  d*  Inghtt- 
terra,  pubblicamente  riconobbero  per  vero  pontefice 
romano  Alessandro  111,  Al  quale  fine  fa  celebrato 
un  copioso  concilio  in  Tolosa ,  dove  si  decretò  non 
doversi  ammettere  se  non  questo  papa.  Non  avea  la- 
sciato r  imperador  Federigo  di  tentare  di  tirar  nd 
suo  partito  con  varie  lettere  que^  due  monarchi  fi)  : 
ed  intervennero  anche  i  suoi  ambasciatori  e  quei  del- 
1^ antipapa  al  suddetto  concilio;  ma  nulla  poterono 
ottenere.  Ritornò  in  quest*  anno  a  Roma  papa  Ales- 
sandro (2)  e  solennemente  quiVi  consecrò  la  chiesa 
di  santa  Marìa  nuova.  Ma  perciocché  non  sapea  tro- 

(i)  Gerhoas  B.eicher8pergens<deinTestiganc]«Aiiticar.IJ. 
(2)  Cardin.de  Aragon.  in  Vita  AlcxandrilU,  P.  J,  T.III, 
Rerum  Italicarum. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A^  Il  ir  o.    mtssu  òpt 

var  -m  non  perlooii  e  una  eootinua  ini]tH«llid!n«  in 
qaella  stana»  a  oagione  M  troppo  Dtinkero  degK  so* 
solitici  e  della  potenza  deir  antiptpa  i  e  perchè  ìtoì* 
tre  scopri  le  male  intenzioni  cU  que^  Romani  cliè 
si  fiogerano  tutti  suoi ,  ma  segretamente  favori\^^ 
no  Ottariatto ,  si  ritirò  di  nuovo  nella  Campania'. 
Quivi  dimorò  sin  verso  il  fine  delPanno.  Consideran- 
do poi  ehc  a  HserTa  di  Orvieto,  Terrabinàj  Anagni  é 
qnulche  altra  terra,  tutto  il  resto  del  patrimonio  di 
s«  Pietro  da  Acquapendente  sino  a  Ceperano  era  stato 
occupato  dai  Tedeschi  e  dagH  scismatici  ;  col  parere 
del  saero  collegio  prese  la  risoluzione  di  passare  net 
regno  dì  Francia,  usato  rifugio  de'  papi  perseguitati* 
Concertato  dùnque  V  afiare  con  Gu^ielmó  re  di  Sici- 
Ha,  che  gli  fece  allestir  quattro  ben  armate  galee  ,  e 
lasetato  prima  per  suo  vicario  in  Roma  Ghilìo  ve- 
sco^o  di  Palestrina,  era  per  imbarilarsi  tu  Terr^ina^ 
quando  insorto  alP  improvviso  un  vento  rabbioso*,  di- 
sperse que^  legni,  e  poco  mancò  che  notai  li  fracassas- 
se negli  scògli.  Risarbite  le  galee  suddette,  e  prepara- 
tane alcun'  altra,  negli  ultimi  giorni 'deiranno  s^im- 
barcò  il  papa  coi  cardinaH,  e  per  la  festa  di  sant'A- 
gnese pervenne  a  Genova  (i),  dove  fu  con  somma 
divozione  ed  allegria  accolto  da  quel  popolo,  che  nnin 
pensiero  si  mise  del  suo  contravvenire  agP  impegni 
contrari  delP  augusto  Federigo.  Nel  dì  17  di  marzo 
si  portò  V  esercito  milanese  alP  assedio  di  Castiglio- 
fae  (2),  terra  situata  rei  contado  di  Seprio,  e  comin- 
ciò coi  mangani  a  tempestarla  di  pietre  ,  è  ad  acco- 
starsi coli'  altre  macchine.  Erano  slrelti  forte  i  Casli- 

^.  (i)  C«ffari  Anaai.  Genuen».  I.  1,  Tt  V|,  R^  flal.  ,. 
(a)  OUo  Morena  Hist.  laudens.  T.  TI.  Ber.  Ital. 

Digitized  by  VjOQQIC 


gKonet  1  ;  ma  eI)bero  maniera  di  spedire  no  messo  -el- 
HmperadQre  per  chiedergli  .soccorso..  Yeoato  a  Lo^ 
aoo  perdo  egli  tempo  ad  ammassar  quante  genti  potè 
di  Parmigiani,  Reggiani,  Tercellesi,  Npvaresi  e  Pavé? 
si,  e  di  rari  priueipi  d*  Italia.  Con  questo  esercito  an^ 
dò  ad  aceamparfi  sopra  il  fiume  I^ambro  ;  uè  di  pia 
yi  yolle:  perchè  i  Milanesi  conoscendo  la  i^sol^tezza 
di  questo  pKincipe,  dato  il^oco  a  tutti  i  mangani  ^ 
gatti,  e  air  altre  macc^ne  di  guerra,  lasciassero  in  pa* 
ce  Castiglione ,  e  se  ne  tornassero  a  Milano.  IKed« 
poi  Federig:o  il  guasto  a  quante  ;biade  potè  del  cumta-r 
do  dì  Milano.  Le  sue  premure  intanto  portate  in  Grarr 
mania  per  ottener  gagliardi  rinforzi  di  gente  affine  di 
domare  l'osti  nato  popolo  di  Milano,  furono  cagione  che 
molti  principi  calassero  in  Iti^lia  «con  assaissimo  schie^ 
re  d^  armati,  ^tii^  quali  si  dis(ins^ro  Corrado  •  cémt^ 
palatino  del  Rec^  fratello  d*  esfo  imperadore^  Feder 
rigo  duca  di  S^evia,,  figliuolo  4el  fu.re  Corrado ,  i) 
Lantgravio  cognato,  d'  esso  ^gos^o  :,  il  figliuolo  del 
re  di  Qoepi^^  Einpìdo  cancelliere  e  ardTescoro  elet;? 
to  di. Colonia  iQondusse  pia  di  cinquecento  uomini  % 
cavallo.  Altri  vescovi,  mardiesi  e  conti  vennero  anchf 
essi  ad  aumentare  V  armata.  Con  questo  gran  prepa* 
ramento  sul  fine  di  maggio  Federigo  marciò  alla  volui 
di  Milano  fio  sotto  le  mura,  e  fece  tagliar  ne^  contor- 
ni per  quindici , miglia  un*^  infinita  quantità  di  biade , 
alberi  e  vili.  Di  là  passò  a  Lodi,  dove  nel  dì  i8  dì 
di  giugno  tenuto  fu  un  conciliabolo  dalPantipapa  Vit- 
tore, e  v^  intei^venoero  Pellegrino  patriarca  d^ Aqui- 
le ja.  Guido  eletto  arcivescovo  di  Ravenna  :  Rinaldo 
eletto  di  Colonia,  j^li  arcivescovi  di  Treverì  e  Vienna 
delDielfinato,  e  molti  vescovi  ed  abati.  Furono  ivi  let*> 

Digitized  by  VjOOQIC 


te  le  lettere  del  re.  di  DaniuMiFca,  di  Noryegia,  Uor 
gherim e  Boemia,  e  4L d^v.ersl  arcivescovi  e  vescovi^ 
«he  dtceaao  di  voler  tenere  per  papa  esso  Tittore,.  é 
di  approvar  ^aanto  egli  avesse  determinato  nel  conci* 
Itabelo  soddetto.  In  essa  i^aunanta  fu  pu Wìeaia  la 
scomunica  contra  di  Oberio  arcisffiscoiH>.  di  Milano,  e 
dei*  vescovi  di  Piacenza  e  Brescia  >  e  de'  consoli  di 
Milano  e  dlBrescìsu  .    ; 

Nel  di  7  di  figosto  tornò  Federigo  ooin  armata  vit 
doo  a  Milano.  Tenne  avviso  al  Lantgra^o,  al  duca  dì 
Boemia  e  af  aonte  palatino,  che  i  conk)li  di  Mila  nei 
df^ideravaiio  d^  abboccarsi  con  loro.  Ricévate  le  aU 
carezze,  vennero  i  consoli  ;  ma  dai  soldati  delP  elet:^ 
to  ar/BÌ?eaeovo  di  Colonia,  che  nulla  sapeva  del  co»-» 
«erialOv  ^rono  presi  in  viag^o.  Portata  questa  nuo-^ 
V^ai  Milanesi,  disperatamente  si  mossero  peri  ripiipe'^ 
rare  i  conseli,  ed  attaccarono  battaglia.  Saputone  il 
perehè^  qae*pcinci|n  ehe  aveano  data  la  parola,  mon- 
tarono in  tanta  collera ,  che  se  non  s^  interponeva 
V  imperadoire,  aveano  risoluto  d**  ammazzare  quell^ar-; 
d vescovo.  Andò  innanzi  il  conflitto,  in  cui  Fedengo^ 
^mentioatalasva  dignità,  hi  fece  da  valoroso  solda^ 
to;'gli  fu  toohé  morto  il  cavallo^eotto,  ^e  ne  ripnrtd 
una  leggera  fefita.  Soferohiati  in  B^  dafrecoessi^O^ 
numero  de"*  nemici,  furono  obhlì^ti  { .Milane»  a  re'^ 
trecedere  in  (retta ,  in»ej;uiti  sino  alle  fésse  e  portai 
della  città,  eou  lasciar  molti  di  loro'  uccisi  sul  caibpoV 
e  prigioni  ottanta  cavalieri,  e  dngento  sessantasei iàn* 
ll,  che  furono  menati  nelle  carceri  di  Lodi.  Finì  pò* 
ama  Federigo  di^re  il  guasto  alle  biade  ,  agli  "àlberi 
é-  éMe  ^iti  del  distretto  di  Miiano^  con  torre  a  quel  pe^ 
polo  ogni  sussistenza.  E  peroiocobè  stando  ia  Pavift 

Digitized  by  VjOOQIC 


noa  afrtbbo  pohito  ùopedire  ii  trasporlo  de^  y^eà 
dt  Piteenia  a  llfìlaao,  dtlcniHAÒ  di  passare  il  vemo^ 
ta  Lodi  coli*  aagosta  Beatrice,  col  igUnoIo  dal  ^leae 
Guelfo,  a  eoi  Wuca  Federigo  suo  cugivo^  a  diede  il 
eottgaéo  a  vari  altri  sigaori,  che  tioroevaiio  in  Gcrma* 
nia.  Succaderooo  in  qtiett^  aoiio>  alM  novità  in  Sici- 
lia  (i).  Ebbe  liceaxa  Matteo  Bonetlo^  uaàsora  dei 
perfido  Majooe,  di  ritornarsene  a  Palermo  ,  doT»  Ib 
rieavnfo  con  tale  applauso  ad  onoTedatla  Bal>iltà  e 
dal  pepalo,  dia  ne  conce  (^  gelosìa  il  re  GugìU^n^. 
Si  servirono  di  tal  occasione  i  vecdìi  amici  e  le  orna* 
tare  di  Majone^  per  aecresaere  in  mente  dd  re  i  ao« 
speUT  còntm  del  medesimo  Bonetto,  qoasidiè  le  saetta 
Bee  tendessero  ad  usurpar  la  c^ona.  Di  eie  awado» 
ton  il  Bonallo,  formò  efji  una  congiura  per  veimaen^ 
te  deporre  dal  trono  V  incapace  re ,«  e  di  mettere  in 
suo  Inago  il  picciolo  di  lui  figHuolo^  cioè  il  duca  Rag* 
gUrL  Prima  di  qod  che  ai  vokiìa^  e  in  ten^po  ebe  il 
Benette  ara  a  far  de^  pr^arapMnti  lìiar  di  Paleiwoi 
prese  fuoeo  la  oospiràsiane.  Sloraarono  i  oe^vrad 
IL  palaasOf  si  asaicnrarono  del  re  Guglielmo,  ed  espo-» 
satfoil  duca  Baggieri  alle;  Anestré  par  fatlo  aodamar 
H;  re<  Ila  si  Iroyà  dàsoclrde  il  popoto^  i  pia  approvann 
dO)  ma  altri  dìsap^atai^do  T  operato  òa  essi.  E  mvh* 
sima^ieinte  si  opposero  i  vescovi  e  gli  altri  ecclesìasti^ 
ai,  con  ricordare  a  tutti  T  obblìgà  da^  sudditi,  e  a^vaa* 
saU  il  giuramento  prestato.  Perciò  prevalse  il  partito 
di  obi  volea  libero  i^  re,  e  furono  obbligati  que^  con** 
giurali  a  rilasciarlo,  dopo  aver  Mtaanta  la  sicurezalt 
di  poter  uscire  liberi  ftaon  delk  città.  Fu  cosi  barba* 
lu)  Guglielmo,  se  pure  è  véro  ciò  cbe  $é  ne  conla^  ^a 
(i)  Hnga  Faleandos  fintarv 

Digitized  by  VjOOQIC 


presentàtosegli  davanti  rinnocente  figliuolo  Ruggiert, 
già  acclamiti  re,  cén  ini  eulcid  iì  fece  cadere  a  terra^ 
in  guisa  Ae  iet  li  »  non  molto  spirò  ì^  xùiieio  fiato  in 
braeoio  dèlia  stessa  infelice  sua  madrov  fila  Romoaldo 
salernitano  (i)  ne  attribuisce  la  morte  ad  una  saetta 
gittata'io  quel  tomullo^  che  il  t)ereo'ssé  pressò  un 
ócehie  oon  ferita  miotfaltì.  Perseguitò  dipoi  il  re  Gn- 
gKelmo  ì  ktroni  congiurati  ;  e  quésti  miserò  «fttòso- 
pra  tutta  le  Sicilia.  Fece  cavar  ^li  oocht  a  Matteo  Bòi- 
Bello  ^  assediò  Boterà^  ed  entratovi,  tutta  là  fbce  di« 
Toccare.  Intanto  essendo  rientrato  in  Puglia  Roberto 
cónte  di  Lòritelto  (3),  mis^  in  riVoHa  tnolte  di  quelle 
terre  e  città  fino  à  Taranto.  Ma  sopravvenuto  il  re 
Goglieliiio  col  suo  esiercito,  ripi^tò  Taranto,  e  tutto 
il  perduto  :  il  ehe  si  tirò  dietro  V  albntenamentni  dal 
regno  d^  esso  ecSite  Eobèrto^  d^  altri  baroni,  i  quali 
si  rifiigiarono  presso  l'  imperador  Federigo.  Tutte 
queste  scene  ed  altre^  dh^io  tralascio^  son  difiosanlen^ 
te  narrate  di  Ugone  Falcando.  In  quest'  anno  i  Ge«> 
i^vesi  (3)  stabilirono  i  patti  del  commercio  con  Z>r- 
pò,  chiamato  da  essi  ve  di  Spagtfia  ;  mai  che,  secon^- 
do  il  Mariana,  tìon  fu  se  non  re  di  Murcia.  Altret<^ 
tanto  fecei^o  col  re  di  Marocco,  ^  Spedirono  a  Geru^ 
salemme  per  ricuperare  i  loro  diritti  nelle  città  di 
Terra  santa. 


(i)  Remasi.  Salernit.  in  Ghron,  T.  VII,  Rer.  lui. 

(a)  Johannes  de  Geccano  Chron.  F^ossae  novae. 

{%)  Cafifari  Annal.  Genuens.  Irb.  r,  T.  VI,  Rcr.  Ital. 


,y  Google 


(  CRI&TO  MGLXi.  IiidiuoDe  X. 
Amo  di  (ALESSANDRO  in^  papa  4» 

{  FEDERIGO  I,  re  II,  impeiBdore  S. 

'    Famosùmofo  divéime  ^quctt^  «mio,  perchè  in  e^ 
io  finaliDtiite  veone  fatto  alP  hnperaéor  Federiga  di 
vedete  a^  i noi  piedi  il  popèlo  di  Milano,  e  di  potete 
sfogare  cantra  delle  loro  città  il   suo  barbarico  sde^ 
|;do  (i).  Il  guasto  dato  e  tutti  ir  eoutorDi  di   Infilano 
avea  privalo  de,  Tmrì  quel  Taloroso  popolo,  né  resta- 
va speiianza  nk  maniera  di  cavarne  dai  vicini,  perchè 
tutti  air  incontro  erano  lor  nemici,  é  collegati  per 
rovina  di  queir  illastre  citte.  La  eola  città   di  Pia- 
cenxa  avrebbe  potuto  o  Voluto  soccorrere  ;  ma  n^  era 
impedita  dalParmidi  Federi^,  acquartierato  apposta 
B'Lodi,  ohe  facea  bàttere  continuaioente  le  strade  e 
tagliar  crudelmente  la  mano  destra  a  chiuuque   era 
colto  portante  vetto^vsgHa  a  Milano.  Però  si  cominciò 
stranamente  a  penuriare  in  essa  città,  è  alla  penu- 
ria tenne  dietro  una  grave  discordia  tra  i  cittadini^ 
cioè  fra  i  pafdri  e  i  ^gliuoli,  1  «bariti  e  le  mogK  e  i 
CratelR,  gridando  alcuni  ebe  s^at^eva  a'  rendere  la  cit^ 
ià^  ed  altri  tosleueado  ohe  no:   laonde  accadevano 
continue  risse  fra  loro  (3).  Si  aggiunse  che  i  princi- 
pali fermarono  una  segreta  congiura  di  dar  fine  a  tan-   ' 
ti  guai,  in  guisjS)  ph.e  prevalse  il  sentimento  accoropa* 
gnato  da  minacce  di  chi  proponeva  la  resa,  e  fu  preso 
il  partito  d^  inviare  a  trattar  di  pace*  Iti  gli  ambascia- 
tori a  Lodi,  proposero  di  spianare  per  onor  ddP  im-^ 

(i)  Acerbut  Morena  Hiit.  Land.  Tom;  VI,  Rer.  ItèliCr 

(i2)  Sire  Raal  Hist.  Tom.  YI,  Rar.  I^k 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  R  V   Ò     MGLXI.  !l37 

peradore  in  sai  luoghi  le  mora  e  le  fòsìie  delle  città. 
Federigo  eoi  parere  de^sabi  prinòipi  e  de*  Paresi, 
Cremonesi,  Gomasohi  ed  altri  popoH  nemici  di  Ilflla- 
no,  stette  fisso  in  volerli  a  sua  discrezione  senxa  patto 
alcuno.  Dorissima  parve  tal  condizione,  ma  il  timone 
di  peggio  indusse  i  Milanesi  ad  accomodarsi  al  fieris* 
Simo  rovescio  della  lor  fortuna.  Pertanto  nel  primo 
giorno  di  marzo  vennero  a  Lodi  i  consoli  di  Milano, 
cioè  Ottone  Visconte,  Amiaone  da  Porta  Romane, 
Anselmo  da  lUandello,  Anselmo  dalP  Orto,  con  altri  ; 
e- colle  spade  nude  in  mano,  siccome  nobili,  giuraro- 
no di  fare  quello  che  piacesse  air  imperadore,  e  ebe 
lo  stesso  giuramento  si  presterebbe  da  tutto  il  loro 
popolo.  Nella  seguente  mattina  comparvero  trecento 
soldati  a  cavallo  nlìlanesi,  che  rstesegnarono  a  Federi- 
go le  lor  bandiere,  e  insieme  le  chiavi  della  città.  Nel 
martedì  vennero  circa  mille  (ànìì  da  Milano  dol  car- 
roccio, che  giurarono  come  i  precedenti.  YoHe  Fede- 
rigo quattrocento  ostaggi,  e  spedi  sei  Tedeschi,  e  sei 
Lombardi,  fra*  quali  fu  Acerbo  Morena,  allora  pode>- 
sta  di  Lodi,  continuatore  della  storia  cominciata  dà 
Ottone  suo  padre,  acciocché  esigessero  il  giuramento 
di  totale  ubbidienza  da  tutto  il  popolo  milanese.  An^ 
dò  r  imperadore  a  Pavia  con  tnrta  la  coipte,  e  nel  'A 
19  d**  esso  mese  di  marzo  mandò  ordine  ai  consòK 
milanesi  (i)  che  in  termine  eli  otto  giorni  tutti  i  cit- 
tadini maschi  e  femmine  evacuassero  la  città  con  quet 
che  poteano  portar  seco*  Spettacolo  sommamente  h*^ 
grimevole  fu  nel  di  25  il  vedere  lo  sfortunato  popolo 
piangente  abbandonar  la  cara  patria  co'  piccioli  lor 
figliuoli,  cogr  infermi  e  coi  lor  fardelli,  portando  quel 
(i)  Acerba»  Morena.  Sire  Raul.  Otto  de  f»-BlaM?« 


.poso  cbe  pQi(eroiio, «  J^Mka^o  U  ves^  io  pr^da^nfì 

.ra  già  pariUo  V  arciifescopa  Ob^rio  «xU'jirf^pr^ 
,  ìClo^e,  Galdino  «radim^oiip  «4  Mdhitì^  etseU^fop, 
,  ed  ito  per  troyar  papa  j^le$saadro  che  tiAt^Tui  dj- 
.  morava  tu  Genova.  Chi  ifMUè,  te  ne  a^dò  a  Pavii^^ 
-Lodi,  a  Bevgano,  a. Como  6-84  altrjQ  città ^  na.ró- 
felice  plabo  ti  fermò  faQTÌ  della  città  ne^  aoiii^ten  dì 
$.  Tiocea^O)  di  s»  Celso,  di  is,.  DiooistQ  e  di  s.  Tiup- 
re,  sperando  pure  che  ikmi  fosse  estÌDta  a^tto  nà 
•cuore  deU^impetadore la  clemeiu^y  e  ch'^egli  aoddisfa|- 
ta  deir  ubbidieQZ9vP^r9i^tt6rebbe  il  ritorao  alle  iqr 
.case.  Noa  poteva  estere  più  i^^na  una  si  fatta  laaiii|^ 
Comparve  nel  di  seguente  Federigo  accompagnato  di 
tutti  i  suoi  principi  e  soldati,  e  dai  Crempi^esi,  Pa?c- 
ar,  Novaresi,  Lodigiani  e  Cr^ofaschi,  e  da   quei  del 
Sep0o.  e  della  Mart^Mna^  ed  entrato  in  MilaDo  V  ab- 
bandonò aU^avidìlà  militare.  Nel  sacco  neppure  alcun 
riguardo  s^  ebbe  alle  chiede.  Furono  asportati  i  lor 
tesori,  i  sacri  arredi  e  le  reliquie.  Ed  allora  dicono 
dbe  trovati  i  corpi  creduti  dei  tre  re  ^gi?  e  donati  a 
Rinaldo  ar<ÀcaacelUere  ed  arci  vescovo  eletto  di  Co- 
lonia^  furono  portati  alla  di  lui  città,  dove  di  presen- 
te la  popolar  credenza  li  vf nera.  Scrissero  alcum  che 
«iche  i  corpi  de^  santi  G^rvasio  e  Protasio   furonp 
portati  a  Brisacco  ;  ma  jl  Puricelli  e  il  signor  Sassi  bi- 
bliotecario deir  ambrosiana^  banno  già  convinta   dì 
iilso  una  tale  opinione.  Sire  .Raul  autore  di  questi 
tempi  scrive  séguito  solamente  neiranno  ii^^.  ^^ 
"ilo  pio  ladroneccio.    •  ^    ,        r, 

Poicla  ukì  della  bo.ccii.i#npei:iaie  il;crude|5j,^^^il|p 
dtlla  Jotal  distrusioftedeUa.  cùlà  ;di^iIat>Q«  Se  fosse 


ft  ir  II  o    maxi,  ^89 

'  vero  cièche  racconta  Ròmoaldo  ^areiveseovo  tii'4|i]e- 
^Sli  tempi  di  Saierao  (i)s  Federigo  tteflà  liooeOrdia 
■dvèi  pronresto  !  ^itaiem  'inUegram^  et   eiv^s   cum 
'  rebus  sua  permanere  illaesos  ;  poi  mancò  irfla  pt- 
rote.   Ma  BOQ  t'  accorda  qaesta  .particolarità  coti 
^«cpDEatrto  ne  «crivono  il  Morena  e  Shre  Raul,  «terki  più 
"informati  di  questi  fatti.  Furono  deputati  i  Crewonfe- 
*si  ad  atterrare  il  sfótiere  di  porla   Romana,  i  I»o<fi- 
giani  a  qnel  di  porta  Renza,  i  I^vesi  a  quel  di  porta 
Ticinese,  i  Novaresi  a  quel  di  porla  Vercellina,  i  Go- 
tnasehi  a  quel  di  'porta  Gomacina,  e  il  popolò  dei  Se- 
|>rio  e  delia  Martesana  a  quello  di  porta  Nuova.  L^o- 
'èkò  e  lo  spirito  della  vendetta  anhnò  In  forte  qaeeti 
popoli, che  si  diedero  un' incredibrt  frettatila  rorina 
deir  infelice  città.  Gran  ^omma  di  danaro  arcano  atì- 
che  sborsato  a  Federigo  per  ottenerne  la  permissione. 
H  fuoco  attaccato  alle  case  ne  distru^e  bttona  parte  ; 
il  resto  fu  diroccato  à  k>Fza  di   marteiK  e  picconi,  ed 
lanche  in  pochi  giorni  si  vide  smantellata  la  maggior 
p&rte  delle  mura.  Pare  che  Acerbo  Morena  si  con- 
traddica, perchè  dopo  avere   scrìtto,  che   usque   ad 
dominicam  vKi^arum  tòt  de  maehibus  cmtatis  con- 
SÌernaveruttt^  guod  ab  initio  a  nemme    credebatur 
Hn'diiohùs  menstbus  posse  dissipar^  soggiugee  ap- 
'|>resso,  che  remansit  tamenjere  totus  murus  cwitm- 
fém  circumdans  (  forse  manca  dissipatus  ),  ^ux  adeo 
honis  et  magnis  ìapidibus  confeclus  f aerai ^  et  quasi 
centum  turribus  decoratasi  quod^  rI  exisUmù^  rmm- 
quam  tam  bònus  fuit  visus  in  liaUa,  Cjfttv  è  da  cre- 
dere che  se  non  prima,  Io  dirupassero^  almeho  dopo 
)a  domenica  dell'  ulivo,  Jkerchè  lasciando  in  piedi  un 

(1)  Komualdas  Salernilau.  in  Chr óu.     * 

,y  Google 


Digitized  by  V 


,^^0  kWULl  V  ITALIA 

Glòrie  «aro,  ndla  avr^bono  £»Uo.  £  SureHavI 
•crìve  che  Federigo  desifuXit  thmos^  et  turreSj  M 
murwn  cwitatis.  Go^i  ha  T  abate  iirsper||eiise(i), 
Eliiroldo,  Gotifredo  moiiaeo  ed  altri.  U  campanile  del 
la  metropolitana,  mirabile  a  vedere  per  la  sua  Taghea- 
za  ed  icicrédibil  altezza,  venne  per  comaiMlamente 
deir  imperadore  abbassato.  Ma  rovesdato  sopra  la 
chiesa,  ne  atterrò  la  maggior  parte»  La  fama  accrebbe 
poi  questa  calamità  di  Milano,  essendo  giunti  alcam 
a  scrivere  (a)  che  Federigo  ri  •  fece  condurre  soprA 
r  aratro,  e  la  seminò  di  saie  :  tutte  fandonie.  Per  at* 
-testato  di  Doòechìtio(h)  populas  ex pulsusjìàt;  mu* 
rus  in  circuUu  dejectus\  aedes^  exceptis  Sanctorum 
tempUSf  solo  tenus  destructae*  Mesers^aiis  tantum* 
iftodo  matrice  Ecclesia^  et  quiBnsdam  aliis^  scrift 
Roberto  dal  Monte  (4).  Ordine  ancora  fu  dato  che 
mai  più  non  si  potesse  rifabbricare,  né  abitar  quella 
nobilissima  città,  a  spianar  le  cui  fosse  concorse  quasi 
tutta  la  Lombardia.  Io  qui  ninna  menzione  farò  delle 
favole  della  Cronica  de^  conti  di  Anghiera,  mentovate 
ancora  da  Galvano  Fiamma  (5),  perchè  il  confutarle 
sarebbe  tempo  mal  impiegato.  Nella  domenica  delle 
palme  assistè  Federigo  augusto  ai  divini  ufizi  nella 
basìlica  di  s.  Ambrosio  (6)  fuori  della  desobta  città 
milanese,  e  prese  l'  ulivo  benedetto  \  e  nello  stesso 
giorno  s^  inviò  a  Pavia.  Celebrò  egli  in  essa  città  la 

(i)  Abbas  Urspergens.  in  C^ron. 

(2)  Ptoleia^  Laegùf.  in  Annalib^ 

(3)  Dodech.  io  Append.  ad  Marian. 

(4)  Rob«(.  «le  Monte  in  Append.  ad  Sigeì). 

{ii  Gslvan*  Fiamma  MflnipubF(<)r«t  t 

{^)  Acerims  Morena  Uii»tor«  Laodevi.  1\{  ¥i»fBAv  ItaL 


1  H  IV  O      UtLÙU  fi4< 

laaU  Pasqua,  eoi  concorso  della  maigior  pari«  dai 
-Vttco^,  marchesi,  conti  ed  altri  bar<MQt  d^  Itt^lia.  Alla 
«essa  6  dopo  la  messa,  ad  nn  lauto  coofito,  a  cui 
V  assisero  i  suddetti  principi,  e  i  vescovi  colla  mitra^ 
e  i  consoli  delle  città,  si  feca  federe  colla  corona  ia 
^»po,  insieme  coir  augusta  Beatrice,  giacché  due  anni 
innanzi  a vea  fiatto  propommento  di  non  portar  pia 
«orona,  se  prima  non  soggiogava  i)  popolo  di  UiJana. 
Grande  fa  allora  il  gkibiUx  e  il  plauso  del  popolò  di 
Patta  per  le  fortune  delPimporadore;  e  gli  scrittori 
tedeschi  si  Kiolgono  in  sonori  elogi  del  suo  gran^yai» 
lore  e  della  sua  costanta,  per  a? er  sottomessa  una  sa 
Tignar devoi  citte.  Itfa  restei'ebbe  da  vedere,  se  gloria 
ìrera  ti*  abbia  a  riputare  per  un  monarca  cristiano  il 
portare  P  eccidio  ad  unMntera  insigne  città,  con  di- 
Btruggere  e  seppellir  tante  belle  fabbriche  e  memorie 
ééV  antichità,  che  Ano  a^  teibpi  di  Ausonio . quivi  si 
conservavano.  Che  in  pena  della  ribellione  si  diroc- 
chino tutte  le  mura  ed  ogni  fortificazione,  ciò  can>- 
mina  ;  ma  poi  tutto,  chi  può  mai  lodarlo,  e  non  .attri^ 
Imtrfo  pinttoata  ad  un  genio  barbarico  ?  A  mio  ere^ 
ìAere  i  buoni  pÌFÌn«lpi  fabbricano  le  città,  e  i  cattiti 
le  distruggono.  Certo  intanto  è  che  la  caduta  e  ruv»^ 
Ba  dB  Uilano  sparse  il  terrore  per  tut(&  V  Italia,  ;ad 
ognuno  tremava  al  nòne  di  Fedeìrigo  Barbotossa* 
'j^erò  non  è  da  stupire  se  i  Bresciani  spedirono  nella 
seconda  domenica  dopa  pasqua  i  loro  consoli,  accom- 
^)aciaati  da  molta  nobiltà  a  Paria,  per  sottomettersi 
ìai  di  lai  voleri.  Po  accettata  la  lor  sommessione,  eoa 
patto  di  dover  demolire  WU  le  torri  e  mura  della 
lor  città,  di  aphnar  te  fosee,  dt  rkevare  un  podestà 
dall'  imperadore,  àk  pagar  una  bo^m^  somtsa  À  daiui« 

'  D'gitizedbyLiOOgle 


^4^  AinrALl     D^  ITàLU 

ro,  e  di  constare  ad  esso  augusto  tutte  le  rocche  e 
fortezze  del  loro  contado,  e  di  militare  con  lai,  oc- 
correndo, anche  a  Roma  e  in  Paglia.  Sapea  ben  Fe- 
derigo nella  buona  Ventura  mettere  i  piedi  addosso  m 
'  chiunque  gli  cadeva  sotto  le  mani. 

Ti  restavano  i  soli  Piacentini  da  mettere  in  dole- 
re. Già  sì  sapeva  che  era  giurato  V  assedio  della  lor 
jcitlà.  Ma  conoscendo  essi  la  necessità  di  prevenir  la 
tempesta,  trattarono  di  pace,  e  colla  mediazione  di 
^Corrado  conte  palatino  del  Reno,  fratello  delPimpe- 
radore,  T  ottennero.  Però  i  lor  consoli  colle  spadfs 
nude  in  mano  si  presentarono  a  Federigo  nel  di  ii 
òì  maggio,  mentre  egli  era  a  s.  Salvatore  fuori  di  Pat* 
ria,  e  se  gli  sottomisero  con  promessa  di  pagargli  seir 
mila  marche  d"*  argento,  di  distru^ere  le  mura  e  te 
iossè  della  lor  città,  di  ricevere  un  podestà^  di  restia 
.tuir  tutte  le  regalie,  e  di  cedere  tutte  quelle  castella 
-del  lor  territorio,  ohe  volesse  V  imperadore  ;  il  che  era 
poco  men  che  perdere  tutto  V  essere  di  repubblica- 
'Ciò  fatto,  mandò  Federigo  per  podestà  de**  Milanesi 
il  vescovo  di  Liegi  *,  a  Brescia  Marquardo  di .  Grunoh 
bac;  a  Piacenza  Aginolfo;  e  poscia  Arnaldo  Barbar 
java  ^  a  Ferrara  il  conte  Corrado  di  Ballanuce  ;  a  Cor 
•70^0  maestro  Pagano  ^  e  cosi  ad  altroxiltà.  Per  grazi» 
speziale  permise  ai  Cremonesi,  Parmigiani,  Lodigiaoi 
ed  altri- popoli  fedeli  il  governarsi  W  propri  cojosolL 
Rapporta  il  Sigonio  (i)  T  investitura  datavai.G^emOf 
ne^i  molto  vantaggiosa. per  loro..Mel Dwsa  di^giugaa 
pisò  Federigo  dkìa  volta  di  Bologna^  oha  <9ra  tuttavia 
non  poco  restia  ai  cD«ia|idamenti  :iì  lui..  Segui  p^-^ 
mente  accordo  con  quel  popolo,  obbligata  ancVtfsa 

,  Digitìzedby  VjOOQIC 


4  9  9  0    MCLsii.  a4^ 

a  diroccar  le  mura,  a  guastar  le  fosse  della  città,  a  ia-* 
re  lo  sborso  di  molta  pecunia,  e  a  ricevere  pel  sub 
governo  il  cesareo  podestà.  Andò  poscia  ad  Imola  e 
Faeqza  e  ad  altri  luoghi.  In  somma  non  vi  restò  cit- 
tà o  fortezza  di  Lombardia  e  delP  Italia  di  qua  da 
Roma,  che  non  piegasse  il  collo  sotto  i  piedi  del  for- 
midabil  augusto,  a  riserva  della  rocca  di  Garda,  che 
occupata  da  Turisendo  veronese,  e  assediata  quasi 
per  un  anno  dal  conte  Marquardo  e  da^  Bergamaschi, 
Bresciani,  Veronesi  e  Mantovani,  lungo  tempo  si  di- 
fese, e  finalmente  si  rendè  con  onesta  capitolazione. 
Anche  i  Genovesi  chiamati  da  Federigo  a  Pavia,  pet 
attestato  di  Gaffaro  (i),  vennero  alP  ubbidienza,  ed 
ottennero  buoni  patti,  con  ritener  tutte  le  regalie, 
perchè  s*  obbligarono  di  servire  a  Federigo  nelle 
spedizioni  ch^  egli  meditava  contro  il  re  di  Sicilia.  It 
privilegio  conceduto  da  esso  imperadore  ai  Genovesi, 
può  leggersi  nelle  mie  antichità  italiane  (a).  Affinchè 
restasse  Éiemoria  della  sua  crudeltà  contra  de^  Mila* 
nési,  quel  dipiuma  si  vede  dato  Papiae  apud  san^ 
cium  Sahatorent  in  palatio  imperatoris  po$t  </e- 
étruciionem  Medioìani^  et  deditionem  Srixitie^  et 
Placentiae  V  junii^  anno  dominicae  Incarnationi$ 
MCLXIIy  Indlctione  X,  Altri  diplomi  segnati  in 
questa  forma  ci  restano.  Curiosa  cosa  ò  il  vedere,  eoa 
che  generosità  Federigo  diede  allora  in  feudo  al  po^ 
polo  genovese  siracusanam  cwitatem  cum  perlinen-^ 
tiis  suis,  et  ducentas  quinquaginta  càbailarias  tetr 
rae  in  valle  Nothi  etc.  et  in  unaquaque  civitaie  ma« 
ritima,  quae  propitìa  divinitate  a  nobis  capta Juer  itj 

(i)  Caffari  AnnaL  Qeoaens.  lib.  I,  T.  VI,  Rer^  Kaiip» 
(a)  Antic[uit.  Italie.  ÌDissert.  4^)  et  72.- 

Digitized  by  VjOOQIC 


rugam  unam  (  wii  rua,  aoa  contrada  )  eorttm  neg(f^ 
iiaioribus  carwemeutem  ciun  ecclesia^  haheo^Jua* 
dicoy  eijurno^  con  altre  liberalità.  Ma  il  proTerbto 
^ce  the  il  fare  i  conti  salla  pelle  delP  orso  ?  ivo,  bob 
tempie  riesce. 

Nelk  domenica  di  passione  imbarcatosi  di  nnovo 
a  Genora  p^fiai  Alessandra  III  (i)>  di  colà  passò  a 
Magalona  in  Francia,  e  poscia  a  MompeUieri,  don 
mandò  il  re  Lodovico  f^It  a  visitarlo  e  a  rendergli 
r  onore  dovuto.  Nel  giugno  s' inviò  a  Chiaramonte. 
Alle  glorie  deir  angusto  Federigo  mancava  quella  so- 
lamente di  terminar  la  lite  del  pontificato  romano  t 
Voglia  sua.  Mostrando  egli  in  apparenza  grande  melo 
per  P  unione  della  Chiesa,  subito  che  intese  P  arrivo 
in  Fi'ancift  di  papa  Alessandro,  scrisse  al  re  Lodovi* 
eo,  prt'ponendo  un  abboccamento  con  lui  per  dar 
fine  a  questo  importantissimo  afi&re:  e  che  a  san  Gio* 
franili  ik  Laune^  oppure  a  Besanzone  si  tenesse  na 
eoAcilio,  dove  si  presentassero  i  due  contendenti,  per 
téser  hi  tsuminate  le  ragioni  d^  ambedue  le  parti.  Ccm 
tava  eo«dUneno  1'  astuto  imperatore  il  pc^nMero  di 
burlar  non  mena  l^  odiato  Alessandro,  che  V  antipapa 
Ottaviano.  Apud  se  oogitavit^  (  l'  abbiamo  dalla  yita 
di  papa  Alessandro  )  sicut  homo  kujus  saecuU  pru*' 
Sentissimus^  sagax^  et  caUidus^  qualiter  posset  Alio* 
xandrum^  et  idolum  suum  judìcìo  universalis  ee- 
clesiae  pariter  dejicere,  atque  personam  iertiam  in 
romanum  pùnttfieem  ordinare.  Trovaronsi  insieme 
papa  Alessandro  e  il  re  Lodovico  a  Souvignl  ;  e  9 
it  prìnc^e  che  non   andava  molto  alla  malizia,  yollé 

(i>  Cardinal,  de  Aragop.  i^  Tita  Alexatidri  III,  Par*  I» 

T.    IH,   RCr.   Italici  r^r^r^rsl. 


Mnuadere  al  papa  di  venir  al  pi'ogettato  congresso  ; 
ma  Alessandro  tenne  il  pie  fermo,  allegando  che  noxi 
conrenivaalla  dignità  deUa  Sede  apostolica  il  sottoponisi 
a  qud  giudizio  ;  e  che  giusto  motivo  avea  di  sospettar 
artifizii  e  superchierìe  dalla  parte  di  Federigo,  che  |^à 
era  «{Spoeta  passato  in  Borgogna.  Di  grandi  negoziati 
si  fecero  dipoi  ^  ma  volle  Dio  che  scoperti  in  fine  i 
raggili  d"*  esso  in^peradore,  il  re  di  Francia  si  ritirasse 
dal  contratto  impegno  :  perlochè  fu  quasi  per  «tascere 
rottura  di  gq«rra  fra  que^  due  monarchi,  se  non  fosso 
accorso  in  sàuto  del  ^e  Lodovico  il  re  d**  Inghilterra  : 
il  che  mise  freno  a  Federigo,  che  oramai  si  credea  ^  di 
potere  darie^e  a  tutti,  e  pretendea  che  ai  soli  vesco- 
vi dèi  suo  imperio  appartenesse  il  giudicar  delFelezio- 
ne  dd  romano  pootefìce.  In  &omma  esso  angusto  mal 
intento  di  tanti  maneggi  intftilmente  fatti,  fu  forzato 
ddk  maiicaiaa  de^  viveri  a  tornarsene  coir  esercito^  ìq 
Germania  ^  e  r  antipapa  veggendosi  mal  ricevuto 'la 
qndte  parti  se  ne  tornò  in  Italia.  Rimandò  poco  dap^ 
f<À  Federigo  in  Italia  V  eletto  arcivescovo  di  Coloma^ 
ÌImiÌi/cIo,  principsi  arnese,  ma  arnese  pessimo  dell4 
sua  corte  (i),  che  fatto  un  viaggio  per  la  Lombardia, 
Romagna,  Marca  di  Verona  e  Toscana,  si  studiò .  d| 
assodar  tutte  le  città  e  principi  neir  ossequio  verso 
deir  imperadote.  Intanto  il  miserabil  popolo  di  MS^^ 
no  (2)  escluso  dalla  sua  patria,  senza  tetto  dove  rico^ 
verarsi,  61  ripartito  dal  vescovo  di  Liegi  in  quattrq  sì-^ 
;  li  alcune  miglia  liuigi  dalla  città,  con  permissione  d{ 
|U)bricèr  ivi  de'  borghi  per  loro  alloggio.  Tomò^  ia 

(1)  Acerl}us'1Moreoa  ^ìs\.  Laudeos.  Tom.  VIvBer.  ]Ual. 
Romualdas  Salernit.  in  €h^òd.  T.  7,  R«r.  ila]»: 
'■      •i?)'5irc  Jiiiul  l^ial.  T.  YJ,  B-  r.  hnU 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


^Ff^^—  mnÀLI  T>    ITALIA 

Germania  quel  rescovo,  e  lasciò  al  gotemo  d^esso  po- 
polo Pietro  di  Cunin,  che  cominciò  a  far  deUe  stor- 
sioni in  varie  maniere.  Terminò  in  quesO  anno  il  re.  di 
Sicilia  la  guerra  di  Puglia  (i)  colla  presa  di  Tavema 
e  di  Monte  Arcano  :  e  passato  a  Salerno,  senza  voler- 
tì  entrare  s*  accampò  sotto  quella  città.  Era  inviperito 
contra  di  qael  popolo,  perchè  esso  dianzi  aveà  con- 
.  sentito  alla  congiura  che  divampò  contra  di  lui.  Pre- 
tese il  re  una  gran  somma  di  danaro  da  quei  cittadini, 
né  potendo  eglino  colla  pontualità  ricercata  soddisfare 
al  pagamento,  con  questo  pretesto  minacciò  Gugliel- 
mo Tultimo  eccidio  alla  citta.  Ed  era  disposto  ad  ese-. 
guir  la  parola,  quando  sul  bel  mezzo  giorno  e  a  del 
sereno,  insorto  un  impetuoso  turbine,  seguitato  poi  da 
una  furiosa  pioggia,  schiantò  quasi  tutte  le  tende  e 
specialmente  la  regale,  in  maniera  che  Guglielmo,  il 
quale  allora  dormiva,  corse  pericolo  di  riportarne  gran 
danno.  Se  ne  fuggi  egli  in  una  picciola  tenda  che  era 
rimasta  in  piedi,  con  raccomandarsi  a  s.  Matteo  apo- 
stolo, il  cui  corpo  si  pretende  conservato  in  quella  cit- 
tà. Fu  questo  in  fatti  creduto  un  miracoloso  ripiego 
del  santo  Apostolo,  per  liberar  da  quel  rischio  il  suo 
popolo  ^  e  però  impaurito  il  re,  nel  dì  seguente  sciolse 
le  vele  verso  Palermo,  né  altro  male  fece  a  quella  ma 
gnifica  città.  Insorse  in  qnest\  anno  discordia  fra  i  Pi- 
sani e  i  Genovesi  nella  città  di  Costantinopoli.  Aven- 
do prevaluto  i  primi,  diedero  il  sacco  al  fondaco  do 
Genovesi,  con  asportarne  il  valore  di  trentamila  per- 
perl  (a).  Portatene  le  querele  a  Genova,  il  popolo  in 

.    (i)  Romoaldas  Salerà,  ra  Gbron.  Johann,  de  Gecctoo 
Chron.  Fossae  norae. 
(a)  Caffari  Anoal.  Genaens.  lib.  I,  T.  VI,  Rer.  Ital, 

Digitized  by  VjOOQIC 


4  ir  ir  o    MCLxn*  247 

fona  spedì  a  Pisa,  chiedendo  soddisfazione  !  altrìmen- 
é  intimavano  la  gu'enra.  Non  essendo  venuta  alcuna 
buoiia  risposta,  i  Genovesi  con  dodici  galere  volarono 
a  Porto-pisano  a  £ame  vendetta.  Yi  distrussero  la  tor- 
re del  Porto,  e  presero  molte  navi  coli**  avere  e  cogli 
nomini.  Accadde  che  arrivò  a  Pisa  il  suddetto  Rinaldo 
ardcancelliere  ed  arcivescovo  eletto  di  Colonia,  che 
informato  di  questa  briga,  mandò  tosto  a  Genova 
ordine  che  cessassero  le  offese,  ed  ottenne  la  liberazioD 
de"*  prigioni.  Bla  avendo  dipoi  i  Pisani  presi  due  legni 
de'  Genovesi,  si  riaccese  la  guerra  che  era  per  andare 
innanzi,  se  interpostosi  di  nuovo  V  arcicancelliere  non 
vivesse  rimessa  air  imperadore,  che  era  a  Torino,  la 
cognizion  di  questa  controversia.  Stabili  esso  augusto 
dipoi  una  tregua  fra  loro.  Di  una  tal  discordia  parlano 
gli  Annali  pisani  all''  anno  seguente. 

i  (  CRISTO  MCLxni.  Indizione  xi. 

Anno  di  (  ALESSANDRO  III,  papa  5. 

(  FEDERIGO  I,  re  12,  imperadore  g. 

Dopo  avere  papa  Alessandro  celebrata  la  festa 
del  santo  natale  ndla  città  di  Tours  (i),  venuta  la  do- 
menica di  settuagesima  passò  a  Paiigi  per  una  confe- 
renza con  Lodovico  FU  re  di  Francia.  Gli  venne 
incontro  il  piissimo  re  coi  baroni  e  colle  sue  guardie, 
due  leghe  lungi  dalla  città,  e  alla  vista  di  lui  smontato 
corse  a  baciargli  i  piedi.  Dopo  di  che  amendue  conti- 
nuarono il  viaggio  fino  a  Parigi,  dove  la  processione 
del  clero  col  vescovo  V  accobe.  Dimorò  ivi  il  ponté- 
(1)  Cardio,  de  Aragon.  in  Vita  Alexandri  III,  Par.  I| 
T.  Ili,  R«r.  Italie. 

Digitized  by  VjOOQIC 


94^  iiririLT  D*  tTA.ni  - 

fic«  per  latta  It  qaairediiia,  e  ti  solennizzò  là  ^pÈsqm^ 
Poscia  arvidBaBdo&i  ìà  tempo  ddh  oddiranoti  det 
etoncOio  da  lui  intimalo  nèh  dttà  di  Tonrt,  cela  wk 
trasferì.  ^Riguardevole  fa  qudk  sa^à  adunanza,  a  oui 
fe  dato  principio  nel  di  19  di  ma|^o,  peidiè  ▼'*mtei^«' 
tennero  diciassette  cardinali,  cento  yendquattro  ▼esoo*' 
ti,  quattrocento  quattor^éi  abati,  e  una  copiosa  moW 
titadine  di  cimici  e  laici.  Furono  iti  pubblicati  tmì* 
«Cànoni  di  disciplina  ecclesiastica,  da*^  quali  apparìsoar 
cbe  era  già  insorta  nsAe  parti  di  Tolosa,  e  si  andata 
dilatando  una  setta  d^  eretici,  i  quali,  siccome  accen^ 
heremo,  infettarono  in  fine  tutte  quelle  contrade.  Era 
anche  passato  in  Francia  lo  studio  delle  leggi  civili,  e 
inolti  monaci  e  canonici  regolari,  oql  pretesto  d^  inse* 
^narle  nelle  scuole,  oppur  di  spiegare  la  fisica,  o  dt 
praticar  la  medicina,  abbandonavano  i  loro  chiostri. 
Questo  fu  proibito,  e  dichiarato  nulle  e  sacrileghe  tut- 
te le  ordinazioni  fatte  e  da  £eirsi  dall'*  antipapa  e  dagK 
altii  scismatici.  E  perciocché  T  andar  girando  il  pi^a, 
dovea  riuscire  di  non  lieve  aggravio  aHe  chiese,  gli  fu 
fatto  sapere  che  se  volea  più  lungamente  fermarsi  in 
Francia,  si  eleggesse  una  dimora  stabile  nella  città  che 
più  gli  fosse  in  grado  :  laonde  egli  scelse  la  città  di 
Sens,  dove  si  trattenne  dal  principio  d^  ottobre  fino 
alfo  pasqua  dell'"  anno  1 165.  Circa  questi  tempi  area*  ^ 
do  Ulrico^  novello  patriarca  di  Aquileja,  fatta  un"*  in» 
vdsione  nell^  boia  di  Grado  (i),  vi  accorsero  i  Yene- 
«ani  con  uno  stuolo  dì  galee,  e  il  fecero  prigione  eoa 
assai  nobili  dd  Friuli  nèU^  ultimo  giovedì  dd  camota^ 
le;  e  tutti  li  misero  nelle  carceri  di  Venezia.  Per  libe» 
rarsi,  egli  si  obbligò  di  mandare  ogni  anno  da  li  io* 
(I)  Dandul  in  Chjrou   T  XIJ,  Rer.  hikU 

Digitized  by  LjOOQIC 


A  M  «  o*   iiGi:.uzv  M% 

tuffai  »^  xSAmo  mereordl  del  carnovale  al*  doge  dcnt 
did  porci  grassi^  e  dodid  pmt  grossi  in  meoioria.  del-K 
Uà  vitlorìa  de^  Veorà  e  detta  sua  liberanone.  Mora  fu. 
fiitU)  in  Teoezm  imo  statuto,  che  ad  giorec^  suddetto^ 
in  aW^eaire  ad  uà  toro,  e  ad  altri,  simili  pord^  pdlst 
pcil;»bliea  pia^a  si  dovesse  tagliar  la  testa,  il  qual  osa 
per. conto  del  toro  dora  tuttavia  ia  essa  dttà.  Crede» 
vasi  dalla  plebe  oiò  istituito  per  denotare  che  si  tagliai!» 
va  il  capo  al  suddetto  arcivescovo  e  a  dodici  de^  suot^ 
canonici  ;  jna  i  sag^  sapeano  che  pel  solo  fine  suddet* 
to  si  iacea  qudlo  spettacolo. 

Era  in  quesd  tempi  straziato  V  infelice  popolo  mi- 
lanese dai  ministri  tedeschi,  che  tutti  aveano  neir  ossa 
il  morbo  dell^  avarizia.  Tanta  era  la  parte  che  il  lora 
vicegovernatore  Pietro  di  Gonin  esigeva  dalle  rettdke 
de**  poderi  (i),  che  quasi  nulla  ne  restava  ai  miseri 
padroni  e  ai  loro  rustid.  Oltre  di  che,  da  que^  poderi 
ehe  aveano  i  Milanesi  sul  Lòdigiano  e  Cremasco,  n^ 
Seprìo,  nella  Maresana  e  in  altri  luoghi,  nulla  potea* 
no  ricavai'e.  Tutto  sd  divoravano  gli  ufiziali  delf  imr-' 
peradore.  Fabbricarono  costoro  nel  borgo  di  Noseta' 
una  gran  torre  per  far  quivi  la  zecca,  e  guardarvi  il 
danaro  dell'*  imperadore.  Ad  un  magnifico  jf^agio  an^ 
ocra  per  jervigio  d^  esso  augusto  fu  dato  prindpio 
in  Mottza^  e  tutto  il  dì  erano  in  volta  gii  strapaziati 
contadini  colle  lor  carra  e  buoi,  per  condurre  i  mate- 
liali^  Altrettanto  si  facea  per  la. fabbrica  dd  castello  di 
Laodriano  e  di  un  palazzo  a  Tigiantino.  Per  queste 
e  per  altre  dogKajoze  della  gente,  il  vescovo  di  Liegi^ 
richiamò  il  Gunin,  e  mandò  al  governo  un  Federigo 
fheric'O,  appellato  mastro  delle  scuole  :   che  co^  era 

(i)  ftire  Raul  in  Bist,  T.  YI,  Rer.  Hai 

Digitized  by  VjOOQIC 


a?o  amAXJ  ti*  rr alia 

chiamata  nna  dignità  n^e  cattedra!!,  toi  sperienca 
Bìostrò  che  coitni  area  V  unghie  anche  più  arrampi- 
nate  che  quelle  del  precedente  '  ministro.  Arrivò  poi 
•  Lodi  nel  dì  19  d^  agosto  di  ritorno  dalla  Germania 
r  imperador  Federigo  coU'augusta  sua  consorte  Bea- 
trice (i)  e  con  gran  comitiTa  di  baroni.  Da  U  a  quat- 
tro giorni  ti  giunse  ancora  V  an^pa,  il  quale  nel  dì 
4  di  novembre  fece  la  traslazione  del  corpo  di  san 
Bassiano  da  Lodi  vecchio  a  Lodi  nuovo.  Lo  stesso 
Ottaviano  ed  anche  Pimperadore  col  patriarca  d^  A- 
qutleja  e  colP  abate  di  Giugni,  ed  altri  vescovi  ed  ar- 
civescovi portarono  sulle  loro  spalle  la  saera  cassa. 
Nel  dì  16  d^  esso  mese  essendosi  trasferito  a  Pavia  es« 
so  Federigo,  allora  fu  che  i  Pavesi  fecero  tante  istan- 
xe,  avvalorate  dal  rinforzo  di  una  buona  somma  di 
danaro,  ohe  ottennero  di  potére  smantellar  le  mura  di 
Tortona^  con  rappresentare  riedificata  quella  città  in 
obbrobrio  delP  imperadofe  e  di  Pavia.  Corsero  dun- 
que air  esecuzion  del  decréto,  né  contenti  d'  aver  di- 
roccato il  muro,  vi  distrussero  ancora  con  fretta  in- 
credibile tutte  le  case,  ridncendo  quella  sventurata 
dttà  in  un  monte  di  pietre.  Un  atto  di  clemenza  eser- 
citò poco  appresso  V  imperadore  coi  Milanesi,  perchè 
rimise  in  libertà  i  quattrocento  loro  ostaggi.  Passan- 
do poi  egli  da  Pavia  a  Monza  nel  di  3  di  dicembre, 
il  pc^olo  milanese  confinato  in  uno  dei  borghi  nuo- 
tai, maschi  e  femmine  gli  andarono  incontro  sulla  via. 
Era  di  notte,  e  forte  piovea.  Prostrati  a  terra  in  mez- 
%o  al  fango,  gridavano  misericordia  ;  e  Federigo  la- 
sciò ivi  Rinaldo  arcivescovo  eletto  di  Colonia,  accioc- 
ché gli  ascoltasse.  Questi  ordinò  che  alcuni  d'essi  nel 
(i)  Acerbo!  Morena  Histor.  Landau.  T.  VI,  Rcr.  Hai, 

Digitized  by  VjOOQI^ 


1  ir  ir  o    Mcxtrii.  a5r 

di  seguente   andassero   a  Monza,  dove  darebbe  loro 
udienza.  Fece  anche  venir  colà  dodici  di  cadaun  bor- 
go, e  udito  che  chiedevano  la  restituzion  de^  loro  po« 
deri  più  colie  lagrime,  che  colla  voce  :  dimandò,  cosa 
offerissero  air  imperadore  per  ricuperarli.  Si  scusaro- 
no essi  per  la  somma  loro  povertà  e  per  le  tante  mi- 
serie :  il  che  fece  montar  in  collera  V  iniquo  arcive- 
scovo, e  intimar   loro  di  pagare  per  tutto  gennaio 
prossimo  venturo  una  somma  di  danaro,  e  bisognò 
sborsarla.  Nel  precedente  anno  aveano  i  Pisani  invia- 
la un"*  ambasceria  air  imperador  Federigo  (i)  che  ne 
mostrò  molto  piacere,  e  fece  di  molte  carezze  ai  toro 
ambasciatori*  NelP  anno  presente   poi  investi  egli  di 
iutte  le  regalie  quel  popolo  che  si  obbligò  di  armare 
sessanta  galee  in  aiuto  del  medesimo  augusto  per  la 
^erra  che  si  andava  meditando  contiro  il  re  di  Sict* 
Ila.  Sfa  questo  lor  palese  attaccamento  a  Federigo  fb 
jcagione  che  non  si  poterono  accordare  coli'  impera* 
dor  de"*  Greci  Manuello  Comneno^  pretendente  che 
essi  rinunzjassero  air  amicizia  di  Federigo  :  al  die  mai 
non  vollero  acconsentire.  Ma. peggio  lóro  avvenne  ne* 
:gli  Stati  del  re  di  Sicilia,  perchè  considerandoli  il  re 
.Guglielmo  come  nemici  della  sua  corona,   benché 
avesse  paee  con  loro,  pure  alP  improvviso  fece  pren- 
'dere  quanti  Pisani  si  trovarono  nelle   sue  contrade, 
«d  occupar  tutte  le  loro  mercatanzie.  Corse  un  gran 
pericolo  in  quest'  anno  esso  re  Guglielmo  in  Paler- 
mo (2).  Folto  era  il  numero    de^  prigionieri  di  Stato 
in  quelle  carceri.  Ebbero  costoro  maniera  di  uscire, 
ed  usciti  assalirono  fi  palazzo  regale  con  disegno  e 

(i)  Annales  Pisani  T.  VI,  Rer.  lUl. 
(a)  Hugo  Falcandas  Histor.  Sicnl. 

Digitizedby  Google 


maamxAi    v    «A*L<JUh 


gran  voglia  di  trucidare  il  re.  Fecero  così  beoe  il  lofO 
ufizto  le  guardie,  che  andò  fallito  il  colpo,  e  restarono 
i  più  d^  essi  tagliati  a  pezsi^ 

(  CRISTO  MGLxiT.  ladtzioue  xiz. 
Anoo  di  (  ALESSANDRO  UI,  papa  6. 

(  FEDERIGO  I,  re  i5,imperadore  io. 

GoDtiouò  papa  Alessandro  ancora  per  questo 
anno  la  sua  dimora  in  Francia  nella  città  di  Sens, 
dove  ebbe  molte  faccende  per  le  differenze  insorte  ia 
questi  tempi  fra  Arrigo  re  d' Inghilterra,  e  Tomma- 
so arcivescosH)  di  Gantorberi,  che  fu  poi  santo  mar« 
tire.  Intanto  T  ambizioso  antipapa  Ottaviano,  chia- 
mato. Vittore  III,  mentre  dimorava  in  Lucca  (i)  fo 
colto  da  una  mortale  infermità,  e  quivi  impenitente 
passò  al  tribunale  di  Dio  nel  di  ao  d^  aprile.  Pietro 
Blesense  che  ne  parla  per  esperienza,  descrive  il  di 
luì  fasto  e  la  di  lui  crudeltà  ;  e  pure  si  feae  credere 
alla  buona  gente,  che  al  suo  sepolcro  erano  succedali 
non  pochi  miracoli  :  Pro  cujus  sanctis  meritis  dt' 
titur^  Ihuin  muìta  miracuìa  ihijecisse  ;  così  scrita 
Acerbo  Morena  (a),  uno  de^  suoi  parziali  :  i)  che  sem- 
pre pia  ci  dee  rendere  cauti  a  distinguere  i  veri  dai 
finti,  o  dai  cradoii  miracoli.  Restavano  tuttavia  in  vite 
due  soli  carc^oali  scismatici^  cioè  Giovauni  da  m 
Martino  e  Guido  da  Crema*  Costoro  fecero  un'adu- 
nanza di  moki  ecclesiastici  della  lo^r  fazione,  e  glacohè 
irrigo  vescovo  di  Liegi  rióuSò  ti  falso  poutìficsrto,  fa 

(i)  Cardio,   de  Aragon,  io  Vita  Alesandri  XW-^  f^  I, 

T.  Jll,  Rernm   Halic. 
l^  Acerba  Morcìià  HiM,  Ltirdetti^;  ?.  ^  Rer;  luj, 

^  Digitizedby  Google 


à  ti  V  0    Uctxiv,  uSi 

Questo  conferito  allo  stesso  Guido  da  Cretna,  il  quab 
seuza  alcuna  osservanza  degli  antichi  riti  ricerette  hi 
'  consecrazione  dallo  stesso  rescoro  di  Liegi,  con  asso- 
mere  il  nome  di  Pasi^uah  HI,  Spé<!itone  tostb 
P  avviso  ali*  augusto  Federigo,  in  vece  di  viilersi  egli 
di  tal  congiuntura  per  estìnguere  lo  scisma^  approvò 
il  fatto,  e  riconobbe  costui  per  legittimo  papa.  Intanto 
le  ctttii  dì  Lombardia  avvezze  per  a^aissìml  anni  ad^ 
^etro  a  vivere  lautamente  col  godimento  deHé  regalie 
e  della  libertà,  con  decoro  ed  autorità  principesca,  al 
Tedersi  ora  ridotte  ad  una  vile  schiavitù,  troppo  mal 
tolenlieri  s''  accomodavano  a  questo  insolito  giogo.  Si 
aggiunsero  le  continue  aranie  che  faceano  i  ministri 
imperiali,  oppressori  de**  grandi  e  de*  piccoli,  inteiiti 
solo  a  smugnere  danaro  dagli  afflitti  popolié  f*ecè  tut- 
to ciò  perdere  a  que*  popoli  la  pazienza,  e  comincia- 
rono a  risorgere  gli  spiriti  generosi  in  alcune  città, 
determinate  di  non  lascislrsi  così  obbrobriosamente 
ealpestrar  da  lì  innanzi  (e).  Queste  furono  le  città 
della  Marca  di  Terona,  cioè  Verona^  f'icenta^  Pa- 
doi^a^  Trevigi^  ed  altre  minori  ehe  strinsero  una  se« 
greta  società  e  lega  fra  loro.  Trovavatlsi  mal  soddxt^ 
fetta  anche  i  Veneziani  per  aggravi  patiti  dagli  ufiziaR 
deir  imperadore,  e  però  anch*  essi  entrarono  fn  essa 
fega;  e  tutti  cominciarono  a  far  testa  agli  ordini  di 
Federigo  e  de*  suoi  ministri.  Appena  scoppiò  questo 
principio  di  ribellione,  che  Federigo  messo  insieme 
f  esercito  de*  Pavesi,  Cremonesi  e  delF  altre  città  fe- 
deli, e  col  poco  che  gli  restava  de*  suoi  Tedéschi^ 
marciò  terso  Terona.  Prese  e  ^strusse  alcune  caste!* 

(i)  Car.  de  Aragoa.  in  Vita  Alexandri  III.  Acerbas  Itfo« 
rena  in  Hiit.  Laodens.  Sire  RaaL  T.  yi|  Rer.  Kal 

Digitized  by  VjOOQIC 


d54  4iniAU  D^ITALU 

Ul  dì  quel  territorio  :  qnaodo  eccoti  uscirgli  incontro 
,r  esercito  delle  città  coUegaie,  che  animosamente  veo- 
oe  ad  accamparsi  in  Isccia  sua,  disposto  è  preparato  a 
ricevere  o  a  dar  battaglia.  Tra  perchè  era  superiore 
di  foraa  questa  armata,  e  perchè  cominciò  Federigo 
ad  accorgersi  del  poco  capitale  che  potea  far  de^  Lom- 
.bardi  suoi  seguaci,  ne^  quali  più  non  concorreva  V  o- 
dio,  che  U  rendè  si  fieri  contra  di  Milano,  e  si  scor- 
geva in  essi  piuttosto  del  compatimento  e  deli^  incfi- 
oaxioiie  per  chi  avea  preso  le  armi  per  la  sua  libertà: 
restò  esso  augusto  assai  conciso.  Giudicò  dunqae 
miglior  partito  il  ritirarsi,  benché  non  venza  rabbia 
e  vergogna,  che  -di  azzardare  ad  un  troppo  dubbioso 
(atto  d' armi  la  sua  dignità  e  riputazione.  Da  li  in- 
nanzi ebbe  sempre. in  sospetto  tutte  le  città  d^  Italia, 
perchè  conosciute  troppo  vogliose  e  gelose  della  li- 
bertà ;  e  però,  giacché  non  sapea  fiursi  amare  da  ^&ty 
cercò  da  indi  in  poi  di  hnì  temere.  Aveva  egli  dalla 
sua  di  certo  solamente  i  marchesi,  conti  ed  altri  no- 
bili vassalli,  perchè  questi  abbis.ognavano  del  di  lui 
braccio  e  patrocinio  per  non  essere  divorati  dalle  cit- 
tà. Mise  pertanto  in  tutte  le  rocche  e  fortezze  presidii 
•  goveruatori  tedeschi,  de^  quali  unicamente  si  fidava, 
senza  valersi  più  d^  Italiani. 

Accadde  in  quest^anno  (i)  che  Barasene  giudice 
di  Turti,  ossia  di  Logodoro  in  Sardegna,  e  Pietro 
giudice  di  Cagliari,  uniti  co'  Pisani,  per  vendicarsi  di 
vitrie  ingiurie  ricevute  da  Barasone  giudice  d-  Arbo^ 
fea,  oggidì  Oristagno,  gli  fecero  guerra  con  bruciargir 

(i)  ADnal.  ^Pisani  T.  VI,  Rcr.  Ita!.  Caflfari  AfinaK 
GcBueni.  I.  i,  T.  VI,  Rer.  Ilai./Accrb«  Morena 
Biit.  Laadens.  T.  VI.  Rer.  Ital.       '  -       - 

Digitized  by  VjOOQIC 


4  tu  li   O    :  MCLXIV*  l5S 

il  paese,  e  menar  ¥ia  gran  copia  di  prigioni.  Attora 
questo  gindiee  d^  Arborea  ti  raccomaiidò  ai  Geziovesi) 
perchè  1^  aiutassero  ad  impetrare  dali^  imperador  Fe^ 
.derigo  il  titolo  di  re  di  tutta  la  Sardegna.  £  non  già 
del  solo  suo  giudicato;  perciocché  sicoome  ho  Jo  al- 
trove dimostrato  (i),  la  Sardegna  era  di?isa  in  qua^ 
tro  giudicatile  quei  giudici  ben  cento  anni  prima  si 
truovano  intitolati  re,  perchè  ntun  superiore  ricono'- 
scevano.  Prònùse  eostui  di  gran  cose  ai  GenoTest,  dai 
quali  perdo  fu  condotto  a  Pavia  e  presentato  a  Fede* 
figo.  Condiscese  ben  volentieri  l' impera  dorè  alla  di- 
manda, non  tanto  per  acquistar  diritto  sopra  la  Sar- 
degna, quanto  per  goderà  quattromila  marche  d^  ar- 
gento, che  gli  furono  esibite  per  questa  grazia.  Gli 
Annali  di  Pisa  dicono,  che  V  ofierta  Cu  di  trentamila 
lire  di  soldi  imperiali.  Forée  le  quattromila  marche 
davano  questa  somma.  Ma  si  of^osero  forte  gli  am« 
basciatori  pisani  alle  istanze  del  giudice  m  alla  risoltt«> 
zion  dellMmperadore,  pretendendo  che  la  Sardegna 
fosse  di  lor  giurisdizione.  Altrettanto  ancora  preten- 
devano i  Genovesi.  Federigo  che  non  volle  perdere 
r  prò  promesso,  senza  curarsi  delle  lor  brighe»  nel  di 
5  ,d^  agosto  nella  chiesa  di  s.  Siro  di  Pavia  solenne^ 
mente,  coronò  e  dichiarò  re  della  Sardegna  esso  Ba-» 
rosone.  Il  bello  fu  che  quando  Federigo  si  credea  di 
mettere  le  mani  sopra  il  danaro  accordato,  si  trovò 
ebe  il  re  novello  non  aveva  un  soldo,  e  lavorava  solo 
di  promesse.  Era  Federigo  in  procinto  di  condurlo 
seco  prigione  in  Germania,  finché  avesse  soddis&tto  ; 
ma  costui  tanto  si  ^doperò  coi  Genovesi,  che  fecero 
sigurtà  per  lui,  ed  essi  efiettivamente  dopo  alquanti 
(i)  Aniiquit.  Italie*  n^sseit*  5,  et  32» 

Digitized  by  VjOOQIC 


à56  MtìfJLU  h\tAUk 

^orm  iborsarono  la  «otoma^  «oa  pr^i^trla  aé  osnf^ 
do  vari  dtUdtoL  Non  troT«nd«tt  poi  mafii^rfli  efe^  tfi 
S04disÌkcesMai  Ganot«ti,  £0  detaDOCo  prigfone  lo  Ge^ 
Ho^a  ;  et  PÌMni  cògli  altri  gìadim  dalla  Sardegna 
iftotiéro  di  nooTo  gatrra  ad  arborea,  e  ^istruatero 
^uaai  tutta  ti  paese,  di  nodo  die  la  Taoitè  dt  Barasce 
me  andò  a  teroataare  in  on  re  da  teatro.  Fecero  di  pie 
i  Pinoli.  Paaiò  Federigo  ncU^  ao&o  presente  ta  Ger- 
maiiia  ad  oggetto  di  nettar  ioaìéiiie  tma  buoàa  arma^ 
4a  per  Hiaf^ornetite  àitodare  il  piede  in  Italia.  Colà 
apediroDO  i  Pìmbi  Ugucdone^  uno  deMor  eonaolr) 
{lér  cui  OMOieggio  Federigo  inteatl  col  gonfalone  la 
città  di  Pita  dì  tiltta  V  isola  di  Sardegna,  né  andò 
molto  ehe  i  Piaant  la  renderono  interamente  tributa- 
ria alla  loro  repubblica.  L^  onnipotenza  delP  ore, 
quella  fu  cbe  Ibce  dimenticar  sì  presto  a  Federigo  di 
a^er  già  diebiatato  principe  della  Sardegna  il  duca 
Guelfo  suo  aio,  e  poco  prioaa  te  et  essa  isola  il  va- 
nissimo Barasone.  Dagli  Annali  genovesi  si  sa  che  i 
Pisani  sborsarono  tredicimila  lire  per  ottenere  quel 
privilegio.  Diede  fine  in  quest*  anno  alla  sua  vita  nel 
di  ao  di  luglio  Pietro  Lombardo  novarese  di  patria^ 
,1^  vescovo  di  Parigi,  celebre  personaggio,  e  conosctu^ 
to  da  tutti  col  nome  di  mastro  delle  sentenae.  Abbia* 
mo  ancora  dagli  Annali  di  Bologna  (  i)  e  di  Modena  (a), 
aha  Boazo  luogotenente  ddl'  imperadore  in  Lombar* 
dia,  fu  ucciso  nel  contado  di  Bologna,  verisimiknent^ 
a  cagton  ddle  sue  angaria.  Né  sì  dee  tacere  che  avcn- 
A9  in  quesl*  anno  V  augusto  Federigo  riehieslo  arato 

(t)  Mattb.  de  Griffonibua,  Aonal.  Booonlens.  T.  i^i 

Reram  Italìcarum. 
(a)  Annales  veteres  Motinasf.  T.  Zf,  Acffi  Ita!» 

Digitized  by  VjOOQIC 


à,  9  v  9    acuLiT.  *iSy 

da'  Forftresi,  prò  motione  et  guerra  Feneicrum^ 
JPaduamoTum ,  Fieentmorum ,  et  Feronensium  , 
f  iMMi  tormm  rebeìUonis  et  superhiae  centra  '  nos 
etiimpermm  erexeriiTrf ,  concedelte  o  confermò  loro 
tutu  U  regalie  con  altri  privilegi,  ticcone  apparisce 
dal  diploma  da  me  pubblicato  (i)  e  dato  apud  san» 
ctmn  Sahàtorem  juxta  Papiam^  Filli  kalendas 
jumi^  axno  dominica^  Incarnatioms  MCLXIF^ 
Indie ti^ne  XIL  Con  altro  diploma  eonfcrnnò  al  po- 
polo di  MantoVa  parimente  tutti  i  suoi  privilegi.  Ma 
•ifia  per  errore,  come  io  credo,  ot aia  perchè  fu  uiatu 
r  anno  pisano,  quel  dipUMua  si  dice  bensì  dato  Papieè 
apud  samùiwn  Sahàtorem  FI  kahndas  junii^  an» 
no  milleùmo  centetima  sexagetimo  tfuinto^  Indi- 
ctione  Xll^  ma  è  certo  cb^  esso  appartiene  alfamib 
preKUte. 

(  CRISTO  MCLXT.  Indizione  zìi. 
Inno  di .(  ALESSANDRO  III,  papa  7. 

(  FEDERIGO  I,  re  14,  imperadore  ix. 

Essendo  in  questi  tempi  mancato  di  vita  Giuho 
i^escovo  di  Palestrina  (3),  lasciato  da  papa  jÉìessan^ 
dro'per  suo  licario  in  Roma^  fu  sostituito  in  suo 
luogo.  GioiHMni  cardinale  de^  santi  Giovanni  e  Pao- 
I04  il  quale,  a  forza  di  danaro  e  di  esortazionf,  indusse 
il  popolo  romano  a  giurar  la  soHu  fedeltà  ad  esso 
pontefice,  e  regola  ancora  a  suo  folere  il  senato. 
Afendo  egli: inoltre  tolta. di  mano  a^  aeiaaatici  Ìi 

(1)  AntiqDit.  Ila!.  Disiert»  48. 

(2)  Cardin.  de  Artgon.  in  TiUkAlewdri^JItJP.  I,  T.  lU, 
Rerom  Italicazom. 

•  '  .    *       T.     -      '  .  •         .  .  i    1.  '  .1  t 

Digitized  by  VjOO  Vl<f 


il5$  àMWàLI   m*  tWAJJUL 

Jìwilica  TtlSeaiia  •  la  coataa.  daikt  Sd^ai^  ^uikMìiio 
pba  &mp  oramai  tempo  dì  riahiaiiiare  il  papa  dalla 
contiadie  della  Fcanoìa,  gli  «pedi  a  questo  &io  massi  e 
leUaro  di  molta  pramaca.  Par  oonsigtìo  èiia<|iie  non 
«olameobe  da'*  vetcovi  e  cardiaalt,  ma  aacke  dei  ro  di 
Francia  e  d' loghUterra,  si  preparò  e^i  al  sao  rilor- 
po,.  Partitosi  dopo. pasqua  dalla  etttà  di  Sana,  e  pas« 
^mdo  per  Parifi^  dopo  la  festa  di  saa  Pietro  armò  a 
MompeUieri  ;  e  dappoiché  furono  air  ordine  i  legni 
ahe  dovaaao  oondurlo,  fra  V  ottava  deirassunama 
doUa  Verone  ji!  iod>arcò  con  alenni  cardinali  ip  una 
aara  di  Harbona^  e  il  riaaanaiite  de*  eardin^li  con 
OÌHrta  archtseoiw  di  Milano,  il  quale  fu  poi  creato 
cardinale  di  a.  S^na,  in  un  akro  più  groaso  legno 
ohe  era  de^cavatifri  ospitalieri,  oggi<fi  appellati  di 
Malta.  Aveano  appena  date  le  vele  ai  veoti,  che  ecoo*i 
ti  comparir  la  flotta  de*  Pisani,  i  quali  stavano  in  ag- 
gi^to.  A  tfd  vista  la  nave,  dove  era  il  papa,  voltò  la 
prora,  e  se. ne  t(xrnò  in  fretta  a  Magalona.  Circonda- 
remo  t  Pisani  quella  in  cui  venivano  i  più  dei  cardi- 
nali,  e  non  avendo  essi  trovato  fra  loro  il  pootefice, 
sepza  far  male  alcuno,  la  lasciarono  andare  al  sao 
^Afftìo»  U  Neobrigense  scrive  (i)  che  questa  nave 
hravameotb  si  difese,  e.  con  poco  lor  gusto  fece  retro- 
cfi4^e  i  Pisani.  Comunque  sia,  tornò  il  papa  ad  ìoi- 
hafC9i;st.io  un  legno  più  picciolo,  ed  ancorché  foaae 
travagliato  da  alcune  tempeste  nel4:ammino,  pure  fe* 
lipemente  arrivò  «  Messina  (s).  A  questo  avybo  il  re 
Guglielmo jtche  era  in  Palermo,  inviò  tolto  a  compli- 
mentarlo i  suoi  ambasciatori  con  molli  regali,  e  desti- 

(i)  Neabrig.  ìib.  2,  e.  17.  Hìst. 

(2)  Romaaldus  Salernitan.  in  Cbron.  t.  TII,  Rer.  lUL 

,  .  ■  '        DigitizedbyLjOOQlt 


'iSò  Ktiroir«fODT6difB«ggio  di  Cal&brìa  ed*  Miri  b^bhi 
«be  r  accMopaguaroiìO  fibo  a  Róma  :  at  q[tial  Bi\e 
'  •Qvmiiiiftrò  tmd  forte  galea  pel  pàt)a,  é  c}uattro  altre 
per  gli  cardìììall  e  pel  resto  della  corte  pontificia.  Per- 
tanto Del  mese  di  novembre  -  mosse  papa  Alessandro 
III  da  MeMìna,  e  venne  a  Salerno,  dare  fu  con  gran* 
4»  onore  mxelto  da  Romoaldù  àrci^sco\fo  e*d^  tat- 
to il  popolo.  Rella  fósta'  di  sanfé'  Cecilia  griinse  all'IM- 
bòecatura  dei  Tevere  sano  e  salvo,  e  riposò  per  quètta 
notte  in  Ostiaé  Kel  seguente  giorno  corsero  ó  vene- 
rarlo i:  senatori  romani  con  gran  folFo  di  cheribi  t  Ih?- 
d,  o  gir  prestarono  la  dbvuta  tibbidiénsa.  Dopu  d^  tìih 
coi  ratrii»  di  ulivo  il  condussero  £no  alla  Porta  Faterà- 
nense.  Quivi  era  il  clero  vestito  de'' sacri  anima nt?, 
quivi  i  Giudei  colla  sacra  Bibbia  neMe  braccia,  e  ì 
^dici  e  le  ttiiKiéie  colle  loro  indegne.  Con  quelita 
processione  e  fra  gli  alti  viva  dei  popdlo,  passò  fi 
-papa  alla  basilica,  ed  indi  al  pélazto  del  Lateraifb,  cóÀ 
tanta  allegria  della  città,  che  non  v* era memoiia  dlif- 
tra  sì  lieta  giornata  in  quel  popolo.  ^ 

Giunto  in  Germania  Yimpèrddàre  FédeH^^xì 
-trovò  accesa  la  guerra  (i).  Impei'òctlifè  avendo  C^ 
conte  palatino  di  Toiogen  fatto  impiccare  duo  uomi- 
ni del  dUca=  Guelfo  junìore^  al  qtiale  il  duca  Guél/b 
seniore  avea  rinunziato  gli  Stati  della  Suevia,  pet 
attèndere  a  quei  deir  Italia,  es!so  giocane  Guelfo  ndn 
potendo  averne  Soddisfàdone,  mise  a  ferro  e  fuoco  H 
di  Ini  paese.  Ricorse  il  Palatino  per  aiutò  a  Federigo 
duca  di  Roiembùrg  cugino  delP  itóperadore,  e  sicco- 
me fra  la  casa  di  lui,  erede  della  giubellingd,  che  noi 

(i)  Otto  de  s.  Biasio  in  Chrou.  Àbbas  tlrspergecs. 
in  Chron. 

DigitizedbyVjOOQlC  -J 


a6o  ÈmtàLt  ft^fTAZxi 

ora  i£oiaiii  ^hlbrilitta,  e  la  eaia  etta»e*gàaICi  -àA 
diica  Go^v*!^  antiea  la  gara  e  la  neatóaia  :  isod 
Fedarigo  prase  Tolaatieri  ad  assbterb.  Il  giovaiK 
Gioelfo  ancfa^egU  abba  dalla  saa  Bertoldo  duca  A 
Zarwgbaii  ad  altri  prìncipi.  Na^  primi  gioroi  di  aec- 
taoibra  ranaaro  alla  a^am  i  dna  aserciti,  e  Guelfo  ne 
andò  rottOy  con  latcianri  prigioni  nofaaaoto  da'  tuoi 
cavalieri.  A  questa  anoTa  il  veechio  iàu:a  Guelfi^  ar- 
dente di  collera  corse  dall^  IteMa  in  Germania,  asse^ 
ed  esp0|^ò  TaHa  cestella,  e  vittorioso  andò  a  ripo- 
sarsi nelle  sue  terre.  Ma  il  Palatino  coUe  forze  dal 
daca  Federigo  avendo  congiunto  V  mr mata  de'  Boemi, 
fante  allora  fierissima,  riaforaò  la  gaécra  che  coatò 
immensi  danni  e  guasti  a  qadle  contrada,  essendo 
venuti  i  Boemi  per  la  Baviera  e  Suevia  sino  al  lago 
di  Ginevra,  comoiattando  infiniti  disordini.  S^  intera 
pose  r  augusto  Federigo,  fece  rilasciare  i  prigioni  a 
dare  nella  dieta  d' Ulma  al  duca  Guelfo  soddisfeùo- 
ne:  con  obe  si  smorzò  queir  incendio.  Tenne  ancora 
Federigo  in  quest^anno  (i)  una  dieta  in  ErbipoU, 
ossia  in  Wirtzburg,  dove  circa  quaranta  vescovi  te- 
desebi  giurarono  d^  ubbidire  al  &Uo  pontefice  Pa- 
squale, ossia  Guido  da  Crema.  NelPanno  presente 
ancora,  come  s^  ha  dalla  Cronica  di  Fossa  nuova  (a). 
Cristiano  eletto,  p,  per  dir  meglio,  intruso  arcivesco- 
vo di  Magona,  col  conte  Grotoiino  e  con  alcune  sol- 
datesoba  passò  nella  Campania  romana,  e  fece  giurar 
fedeltà  da  tutti  qua*  popoli  ali^  antipapa  Pasquale, 
condotto  da  lui  sino  a  Viterbo,  e  all'  imperadore. 
Perchè  Anagni  ricusò  di  i9>bidire,  diede  il  guasto  al- 

(i)  Ghron.  Retcherspergense  ad  hono  aanum. 
(a)  Joannes  de  Ceccano  Chron.  FosMe  uovae. 

Digitized  by  VjOOQIC 


1.  rir  o    naxf.  Q&i 

le  sue  campagne,  ed  incendiò  Cisterna.  Ha  non  a) 
tosto  furono  costoro  tornati  in  Toìèana,  die  GiKber- 
to  conte  di  Gravina  e  Riccardo  da  Gajai  coir  esercitò 
del  re  di  Sicilia  entrarono  in  essa  Cam{$ania,  ed  uni» 
ti  coi  Romani  rìcaperarono  VeroK^  'Alatri,  Ceccano 
ed  altre  terre.  Si  ruppe  ancora  in  quest^  annata  tre* 
goa  fra  i  Pisani  e  Genotesi  (i),  e  coiùindò  V  nu  po- 
polo air  altro  a  far  quel  male  che  potea,  con  pren- 
dersi le  navi.  Rmkì  a^  Pisani,' dopo  arer  bruciato  Ca- 
pa Corso,  dì  gingnere  nel  d)  ai  d^  agosto  airimprov- 
▼tso  addosso  alla  città  d*  Albenga,  e  di  prenderla,  cori 
darle  poscia  il  sacco  e  consegnarla  alle  fiamme.  Pas« 
irarono  essi  dipoi  alla  fiera  di  tant^  Egidio  in  Proven- 
za con  galee  trentuna.  Ma  i  Genovesi  ansiosi  di  ven- 
dicarsi, con  maggior  numero  di  galee  andarono  a 
eerear  colà  i  nemici,  e  fidandosi  che  Raimondo  conte 
di  s.  Egidio  non  proteggerebbe  i  Pisani,'  attaccarono 
una  battaglia,  che  fu  separata  dalla  notte.  Gli  Annali 
pisani  (a)  dicono,  esserne  uscita  vittoriosa  la  lor  Ba- 
cione ;  ma  per  una  fiera  tempesta  nel  ritorno  perde- 
rono  dodici  delle  lor  galee  con  tutta  la  gente. 

Crebbero  in  quest^anno  i  guai  delle  città  di  Lom- 
bardia. Avea  Paugusto  Federigo  lasciati  dappertutto  i 
suoi  ufiaiaK,  che  raccogliessero  i  dazi  e  tributi  spet- 
tanti al  fisco  imperiale.  Per  testimonianza  di  Acerbo 
Morena  (3),  tuttoché  parzialissimo  dell^  imperadore, 
questi  cani  ne  esigevano  sette  volte  più  del  dovere  : 
Plus  de  sepfém^  quam  imperatori  de  jure  dthére* 

(i)  Caffari  Annal.  Genuens.  T.  VI,  Rer.  Hai. 
'     (a)  Annàl.  Pisani  T.  VI,  Rer.  Ital. 

(S)  Acerbus  Morena  Hist.lisadeiis.  T.  VI,  Rer.  Ital. 

DigitizedbyVjOOQlC  j 


a6a  AUffA&i  h^iTAUk 

tvar^  ab.  ammhui  injuH^  ^mc$i^fibaM*  Il  Morena  y^ 
cpftffficpw^  gU#moder»ti  trìbutp  ed  «igcav^  ohe  Tevl* 
dita  loro  mreptò.  Ai  AEbMiesi  n^i  si  fai^dava  die .  mi 
terxo  delle  loro  eotrid».  Sopra  ogni  casa^lopra  pgoi 
mulìoo,  sopra  la  pescagione  imposero  dan«  ^X«*  eaecia 
tutta  per  essi.  Tolto  ai  nobili,  padroi»  dalle  «askefla,  il 
difttrettf),  ossi»  le  giurUdiiione,  benché  goduta  per  W^ 
c^to  anni  addietro.  Altre  estorsioni  di  f^no,  di  ùe* 
no,  legna,  polli,  e  d^  altri  naturali  tuttodì  si  iàoeaiio  da 
essi  ufiziaU,.per  attestato  di  Sire  Ranl  (i).  Ineomna 
tutto  operavano  costoro,  per  ridurre  air  oltiam  dispe* 
raaione  i  liombardi  ;  il  ùie  nondtmeno  si  credeva  con* 
tro  la  intenùon  d*  esso  imperadore^  Teneva  intanto  ìk 
timore  di  peggio  molti  di  (}ue9fti  popoli  in  dovere;  ina 
in  lor  cucire  si  rallegravano  al  vedere  nella  marca  di 
y^ona  già  abata  bandiera  per  la  di£esa  della  libertà,  e 
air  i:M3ire  che  i  Veronesi  e  Padovam  -aveano  tolto^di 
mano  ai  T'edesqhi  le  due  fortissime  rocche  di  Rivoli 
ed  A{]()^diioe,  e  spianatele  da^  fondamenti. 

(  CRISTO  MCLxvi.  Indizione  xiv. 
Anno  di  (ALESSANDRO  III,  papa  8. 

(  FEDERIGO  I,  re  i5,  imperadore  12. 

Assalito  da  grave  infermkà  in  qnest^anno  (tu- 
gììelmò  re  di  Sicilia,  stette  languente  per  due  mesi  (a), 
e  obiamato  tk  sé  4{omoaldo  €ir€wes€OiH>  di  Saterno, 
che  dìlettavasi  forte  deila  medicina,  arte  allora  di  gran 
credito  in  quella  città,  ii«.  ^ascoltò  bene  i  consigli,  ma 
seguitò  poi  a  regolarsi  a  modo  suo.  Yeggendosi  poscia 
ridotto  air  estremo,  fgrfti  chinare  nella  sua  camera  i 

(i)  Sire  RauL  T.  VI,  Rct.  Ital. 

(a)  Kornuiildus  Salernit.  in  Chron.  Anonym.  Gasstnenf. 

^^^  DigitizedbyVjOOQlt 


4  «  Il  O        HGLXTf.  36S 

dia  loro  |Mr«6QiizA  f»Mr  aaa  sncoessore  ii«l  w^fp^o  Gh^ 
glMm»  i/fuo  psiggiar  figfodo,  d  cpale,  p«r  «sieve 
.4i  ali  tuttaviti  ioei^oe  dd  geveiao,  die4«  p«r  tiltrioiB 
.e  gof  Qpagtrm  del  Hgnp  la  ré^'aa  Mat^^rUa  um 
4no|U6  e  «adce  dd  giefìnetto  re,  aM^naadole  trecoA- 
j|igU«ri  c|ì  $M9*  PicWarò  aocom  prisoipe  di  Gapoa 
Arrifi»  dtro  soq^KooIo;  e  dopo  aMrè  sdosliia  la 
joa  pagliata  coodalta,  «  pregati  tatti  della  br  fedekà 
v^rio  la-«iia,  proIe>  sd  Bo^fte.cU  ma^^  «etoiò  di  yit«re. 
^timo  fyinirtiMi$  m^mis  madU^  ha  U  tetto  di  Ro- 
jhobUo.  Ma  nel  i^orologio  eai6Ìoaasc  A  notata  k  dì 
JjKH  morte  i^Ubua  maiù  I  ta«ti  seonoani  «ooccdvii  du* 
tante  il «90  regno  per  teina  dÌAepplioasioBe  (1)9 lar 
bandoli  ^li  reggia  dalla  eanaglia  àé  sw»  euaudii, 
e  per  la  sua  cmdeteà  e  mala  c<wd0tta  cbe  ^  iirò  ad- 
dosso fante  ribdttoni^  fee««  restare  il  sno  noaleln  ab- 
bonimento «  malediaione.  Si  appEcò  tosto  la  re^biCk  e 
guadagnarsi  Taattore  de*  sudditi,  eoi  fio* aprire  le  ear- 
ceri,  •richiama^  dalT  esilio  un  buon  numero  di  nobili 
banditi  o  uggiti,  e  minorar  le  gabelle.  Non  lasciarono 
veraaaente  di  fiire  nn'^  irruzione  sopra  Tane  terre  della 
Puglia  (a)  i  Tecchi  ribelli  Andrea  conU  di  Ropeenufr 
^na,  e  Riccardo  dall^  Aquila,  dappoiché  ebbero  mtesa 
la  morte  del  re  ;  ma  con  pooo  loro  profitto,  e  fini  in 
nn  fuoco  di  paglia  il  lor  tentatHro«  Due  giorni  dopo  la 
anocte  dd  padre,  oppure  più  tardi,  canne  vuole  il  Fal«> 
«andò,  con  gran  solennità  nella  cattedral  di  Palerme^  fti 
coronato  il  nuovo  re  Ougìitlmo  II4  e  scmioM  com^ 
fiarve  V  allegresea  del  popolo  cbe  sperava  giorni  pia 

(1)  Ugo  F^leandos  in  Hitt 

(a)  Johann,  de  Cccoiuo  Chron.  Fostte  nora^. 

Digitized  by  VjOOQIC 


a64  AHiritt  o^iTitu 

Seti  sotto  di  Im^  uè  cotvii  speranze  ixiAsSteno  fiaUke 
Da  II  a  qaalehe  tempo  restò  liberata  la  SkìKa  da  tm 
naà  arnese,  cioè  da  Gaito  Pietro  eoiMicoy  pnncqpal 
miiustro  e  eàmó'leBgo  di  quella  corte/  C!ostid  nato  sa- 
raceno, dopo  aver  preso  il  sacro  battemmo,  riten- 
ne sempre  in  cuore  V  antica  sua  snperstbóone  ;  e  m^ 
togli  sospetto  che  gli  emnli  snoi  tramassero  contro  h 
di  lai  vita,  imbarcatosi  una  notte,  e  séco  portmda  uà 
gran  tesoro  se  ne  ftiggi  al  re  di  Mut>cco»  ManWB9$ 
Cooineno  imperador  de  Greci,  dacché  seppe  assunto 
al  trono  Guglielmo  II,  gli  spedi  ambasciatori  pcc  rin- 
noTare  il  trattato  di  pace,  e  mosse  anche  parola  di  dar- 
gli per  moglie  V  unica  sua  ^gliuola.  Fu  ben  conferma- 
ta la  pace,  e  aadttrono  innattxi  e  indietro  ambasciatoli 
e  lettere  per  trattaa*e  di  quel  matrimonio,  ma  nulla  in- 
fine si  conchiuse  di'  questo  per  vari  poHtici  intc^ppi. 
Tornò  in  quest*  anno  nel  mese  di  novembre  in  Italia 
1*  imperador  Federigo  con  nn  fiorito  esercito.  Passò 
per  la  ¥aI-Gamomca,  perchè  i  Veronesi  doveano  aver 
preso  e  ben  fortificato  il  passo  deDa  Chiusa,  e  venne 
ad  accamparsi  vicino  a  Brescia.  Lo  scrittor  della  vita 
di  papa  Alessandro  dice  (i),  che  quantunque  ^K 
avesse  conceputo  grand*  odio  contro  i  Lombardi,  né 
si  fidasse  di  loro,  pure  chiudendo  in  petto  la  sua  fie- 
rezca,  si  mostrò  amorevole  e  cortese  verso  chiunque 
al  presentò  alPudienaa  sua.  Non  cosi  parla  Sire  Beni  (a), 
autore  più  informato  di  questi  afiàri.  Diede  Federigo 
il  guasto  a  molte  castella  e  ville  del  Bresciano,  aino 
alle  fosse  della  città,  e  costrìnse  que*  popoli  a  dargfi 
sef  santa  ostaggi  de*  principali  e  più  ricchi,  i  quali  hh 

(I)  Cardili,  de  Aragon.  in  Vita  Al«wndri  III. 
(a)  Sire  Raul  in  Histor. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  <N  v  0  I  Mcunrx»  'si6S 

xono  inviati  a  Pavia.  Devastò,  ancona  la  pianora  & 
Bergamo  e  ten  venne  a  Lodf^  dovè  tenne  un  gran 
parlamento  cU  Tedeschi  e  Lombardi.  S^  erano  messi 
gli  aiflittì  popoli  della  Lombardia  in  isperanza  di  sol- 
lievo per  r arrivo  dell'augusto  sovrano  (i),  e  però  a 
/olla  comparrero  colà  grandi  e  piccioli,  chi  colle  cro^ 
ci  in  mano  e  ehi  senza^  chiedendo  pietà.  Esposero  aK 
rimperadore  e  a^  suoi  ministri  ad  una  per  una  tutte 
le  avanie  finora  patite;  e  snl  principio  parve  ch^egK 
se  ne  condolesse  forte,  e  fosse  pei^  farne  ritenttmen- 
to.  Ha  i  fittti  dimostrarono  che  nulla  curava  di  taK 
doglianze.  Allora  la  povera  gente  scorata  affirtto,  si 
Vide  come  perduta,  né  vi  fu  chi  xù>n  credesse  che 
rimperadore  fosse  d^  accordo  con  quegl' inumani  ufi« 
ÀalU  Si  trasferi  poi  Federigo  da  Lodi  a  Pavia,  e  qui* 
vi  solennizzò  la  festa  del  santo  natale. 

Rapporta  il  (cardinal  Baronio  (a)  uiia  lettera  scrit- 
ta da  esso  augusto  ai  cardinali  :  tale  non^meno  è  Io 
fttile  e  il  tenore  di  essa,  che  si  può  senza  timor  di  M* 
lare  tenere  per  un^  impostura  dì  qualche  dottorello, 
o  monachetto  scismatico  di  queir  età.  CSerto  è  bensì 
die  il  suddetto  imperador  di  GostantiiiopoH  inviò  in 
qnest*  anno  a  Roma  Glorino  Sebaeto  del  suo  ìtof^ 
rio,  figliuolo  di  Roberto  già  prHitipe  di  Gapua  (5), 
Portò  egli  dei  gran  regali  a  papa  Aleisàndro  //7,  e 
due  proposizioni  di  gran  importanta.  Era  la  prima  ^ 
rimnir  ie  due. chiese  latina  e  greca,  discordi  fira  loro  dii 
gran  tempo.  L*  altra,  che  il  papa  restituisse  la  corona 
deir  imperio  romano  agli  augusti  gr.eci^  promettendo 

(i)  Sire  Raul  in  Hìslor. 

(2)  Acerb.  Morena  Hist.  Ltadeos. 

(9)  Cardia,  de  Aragon.  in  Yit.  AlezandrI  UI. 

Digitized  by  VjOOQIC 


a6$  jnnrixr  d'^iiulo.  ' 

M  gpc^i  £aé  nari  e  monti;  cioè  taniaoro  ed ar^»^ 
te^  t  tanta  €o{)ia  dl^  trtippe  da  ridurre  «ir«]bUdìa»BB 
r  Mia  tutta.  Troppa  diflScae  «fibre,  e  Àepm  à^  gran 
(KiaateKa  parve  quesOuUiiDò  al  saggio  pontafioa; 
tintavi»  aoii  voloddo  trascurar  cosa'  alcona^  iaviò  oo^ 
r  andiàseiator  suddétto  io  Levante  W  vescoro  d^Osda 
é  il  ear^^aele  da"^  santi  GioTaaoi  e  Paoh),  priacipal^ 
mente  per  tratter  detta  eoticordie;  ed  andie  periscor- 
feaé  die  fondamento  si  ^tea  far  de^  Gnmd  per  V  att- 
iro negeaia.  Più  che  mai  durando  la  gara  ir^  I  Pisani 
è  Genovesi  (i>  per  cagion  d«ila  Sardegrvd,  in-  questo 
énno  àncora  aocadd^o  rappressglie  di  \'aria  navi,  e 
febero  i  Pisani  &  molti  prigioni.  OugUshna  marchése 
•di  Mon^Nrralò,  non  contento  di  tante  tartW  ^  castelfa 
die  P  augusto  Federigo  sottopose  alla  di  lui  giur>s<H» 
zione,  mosse  guerra  aoch^  egli  a  Genova^  a  loro  talse 
le  castella  di  Palodi  e  di  Ostàggio.  Spedi  per  qnesto 
U  popolo^  £  Canova  i  suoi  inviati  ntP  koperadore  Fe^ 
dèrigo,  par  vappvesentarglt  T  aggravior  lov  fatto  àA 
marohesei,  ena  riportarono  popò  buone  parole;  Inol- 
tra dbivantf  ad  esso  angusto  seguì  un*  altta  fiera  altei^ 
caziòna^  te  esai  a  qnel  di  Pisa,  ioiperoet^è  era  diaan 
riosoitn  »  Genovesi' di  rendersi  tt^ntarì  inSardeg<na 
i  due  f^dioati  d^  Avborea  e  di'  Cagliari,  laonde  i  Fì^ 
aspi  investfti  di  quclP  isola:  da  Federigo,  fecero  istan- 
za parehè  Ix^ne  interdetto  a^  Genovesi  di  mè«ei*vr 
piedav  Reclaaiarono  i  Genovesi,  pretendendo  che  ìm 
Sardegna  appartenesse  loro,  dacché  uè  cacciarono  il 
re  Musetto,  e  che  V  imperadore  non  potesse  investir-» 
ne  altri  senza  far  loro  torto.  Addussero  fra  l'altre  ra« 
gioni  che  costumavano  in  segno  del  lor  dominio  i 
(i)  AanaL  Pisani.  Ca^sri  Annal.  GeaiMiM.  Uh.  IL^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   W   H   O      MCLXTI.  367 

Gaetaat  e  Napoletani,  ogni  qual  volta  neir  andare  in 
Sardegna  o  per  mercatanzìa,  o  per  sale,  s' incootra- 
Tano  in  legni  genovesi,  di  mandar  loro  uno  scudo 
pieno  di  pesd  e  due  vasi  di  vetro  pieni  di  pesc#,  e 
due  barili  di  vino.  Fa  rimessa  la  lite  alla  caria  impe- 
riale, e  intanto  fa  ordinato  il  rilascio  de**  prigioni  ge- 
novesi, con  grande  schiamazzo  de*  Pisani.  Tenne  ^ 
morte  nel  dì  a 8  di  marzo  in  qaest^anno  nella  città 
di  Benevento  Oberto  arcwesco^o  di  Milano  e  cardi- 
nale (i),  e  in  luogo  suo  fa  coniecrato  da  papa  Ales- 
sandro nel  di  8  di  maggio  Galdino  già  arcidiacono 
della  chiesa  milanese,  cardinale  anch*  esso,  che  per 
le  sue  rare  virtù  meritò  poscia  d"*  essere  venerato 
qual  santo. 

(i)  Acta  s.  Galdini  apad  Bolland.  id  diem  i8  aprii. 


FXIIB   DEL    TOMO    X^XVII. 


In  questo  Voi.  XXXVII  si  comprende  lo  spazio 
di  tempo  scorso  dall^anno  di  Cristo  mgxxii  Indiz. 
XV ,  fino  all^  anno  di  Cristo  mclxvi.  di  Alessavdeo 
III,  papa  8.  Federico  I.  re  i5,  ìmperad.  la. 


,y  Google 


,y  Google 


AMAU  D  ITALIA 

DI 

LODOV.  ANTONIO  MURATORI 

XXXYIII. 


(Google 


,y  Google 


ANNALI  D  ITALIA 

DAL 

PRINCIPIO    DELL'  ERA   VOLGARE 

SINO  ALL'ANNO  i75o 

COMrilATl   SA 

E 
COIfTir«UATl  SIMO  A^GIORIfl  NOSTRI 


YOL.  x;xxvni. 


VENEZIA 

TIPOGB»   91    6IUSIPPB   ANTOHILU 

LIBBAJO-CAICOGIAFO^  IBIT* 

■DCflCXXZlIl. 

Digitized  by  VjOOQIC 


'•       "Si.) 


,y  Google 


iisrsriiM  D'ssiiMii 


DAL  PRINCIPIO  DELL   EKk  VOLGARI 
PINO  ALL^ANNO   IjSo. 


(  CRISTO  vcLxni.  Indmom  xv. 
AoQo  di  (  ALESSANDRO  III,  papa  9. 

(  FEDERIGO  I,  re  16,  impertdore  i3. 


'celebre  e  memorando  è  qaest*^  anno  nella  Storia 
d^  Italia  per  le  itrepitose  avventure  che  succederono. 
Avea  r  imperadore  Federigo  mandato  avanti  con  uà 
corpo  di  truppe  Rinaldo,  eletto  arcivescovo  di  Colonia 
e  arcicancelliere  d^  Italia^  uomo  folto  più  per  gU  im- 
brogli secolareschi^  che  per  maneggiare  il  pastorale, 
affinchè  riducesse  i  contorni  di  Roma  alP  ubbidienza 
dell'  antipapa  Pasquale  (i).  Tra  la  forza  e  i  regali  ri- 
dusse Rinddo  a*  suoi  voleri  molte  di  quelle  terre  e 
città  ;  e  quelle  che  fecero  resistenza,  la  pagarono  eoa 
patire  saccheggi,  incendi  ed  altre  calamità  figlinole 
della  guerra.  Né  solamente  fuori  di  Roma  fece  egli 
de^  progressi,  ma  studiossi  con  gran  profusione  d'*oro 
di  guadagnare  in  Roma  stessa  partito.  E  perciocché, 
come  scrive  Taut.  della  vita  di  papa  Jlessandro 
JIJj  con  servirsi  di  un  detto  degli  antichi,  Roma^  si 
inveniret  emtorem^  se  venalem  praeberet:  non  fu« 
<i)  Gardin.  de  Aragon.  in  Vita  Àiexaaclri  III,  P.  I, 
T.  Ili,  Rerum  Itaticarmn. 

MURATORI,  VOL.  XXITUI*  DigitizedbyGo^glc 


e  LWSALl  D^  ITALIA 

rono  po^i  i  Romam  -che  «descatt  da^la  pecunia  gts* 
rarono  fedeltà  sH*  antipapa  Guido  da  Crema  e  all'ima 
peradore  cantra  d**  ogni  persona.  Non  mancava  il 
buon  papa  Alessandro  con  paterne  ammonizioni  di 
«orlar  tutti  alla  concordia,  alla  fedeltà  e  alia  difesa 
della  patria,  ofierendo  ancora  il  danaro  necessario  per 
t|uesto  ;  e  davano  essi  buone  parole,  ma  camminavano 
con  doppiezza,  volendo  piacere  alP  una  e  all'  altra 
parte,  infedeli  «elk^  stesso  tempo  a  tutte  e  due.  In- 
tento r  augusto  Federigo  addi  ii  dP gennaio  sì  mos« 
se  da  Lodi  coir  tmpefadtioe  e  colf  armata  aHa  volta 
di  Roma  (i).  Arrivò  sul  Bolognese,  dove  in  vendetta 
della  morte  data  già  al  suo  ministro  Bozzo,  diede  il 
guasto  al  paese  sino  alle  porte  della  città,  e  ridasse 
quel  popolo  a  dargli  cento  ostaggi,  che  furono  man- 
dati sotto  buona  scorta  a  Parma,  e  a  pagare  seimila 
lire  di  moneta  dì  Lucca.  Passò  dipoi  a  Imola,  Faenza, 
Forlì  e  ForlimpopoK,  e  in  quelle  contrade  si  fermò 
sino  a  s.  Pietro,  esigendo  da  que"*^ popoli  e  dagli  iHtri 
della  Romagna  grosse  contribuzioni  di  danaro.  Non  si 
sa  il  motivo  perch*  egli  fecesse  quivi  sì  lunga  dimora, 
non  accordandosi  ciò  col  costume  di  un  principe  sd 
focoso  e  diligente.  Finalmente  sul  principio  di  luglia 
marciò  verso  la  città  di  Ancona,  e  ne  intraprese  P  as- 
sedio. Era  questa  città  in  quei  tempi  ubbidiente  e 
suddita  a  Mannello  imperador  de'  Greci,, e  contut- 
toché gli  costasse  di  molto  il  mantenere  tale  acquisfOt^ 
èure  se  ne  compiaceva,  lusingandosi  che  potesse  un 
dì  quel  picciolo  nido  riuscire  di  gran  vantaggio  alle 
mire  non  mai  iaterrotle  sopra  V"  Italia^  Ora  i  cittadiai 

41)  Acerbus  Morena  Hwt.  Laudeus.  T.  Vi,  Rcr.  llalÌBi. 
Sire  Ebul  Hi5t  Tom.  VI,  Re^llaiicJ 

Digitized  by  VjOOQIC 


AURO'      MGLXTir.  ^ 

•^l^rc^è  anbnali  dai  Groci,  e  perchè  restava  ad  esii 
libeco  it  nare^  né  mancavano  bu^ne  Cortificazioni  alla* 
lor.ierra,  ti  accinsero,  con  vigore  alla  difesa.  Fece  Fe^ 
derigo  febbricar  varie  macchine  di  guerra,  e  succede-» 
sotto  vari  conflitti  con  vicendevoli  perdite,  usate  in 
a|mili  contvesti.. 

e^  Intanto  dacché  fu  partita  Timperadore  d»l]a  Lom-^ 
bacdia,  Arrigo  conte  di  Des  lasciato  governatore  in 
Pavia,  perchè  verisimilm ente  subodorò  i  segreti  ma-^ 
neggi  delle  città  lombarde,  nel  mete  di  marzo  diman* 
dd  0  volle  cento  ostaggi  del  popolo  milanese,  cinquan* 
«a  de"*  quattro  borghi  ed  altrettanti  de'  forensi.  Da  il 
a  qualche  tempo  crescendo  i  sospetti^  ne  volle  altri 
iugento,  che  tutti  mise  nelle  carceri  di  Pavia,  e  fece 
anche  istanza  di  danari.  Allora  P infelice  popolo  mila- 
nese giunto  ai  termini  della  disperazione,  al  vedersi  si 
maltrattato  ed  oppresso,  diede  ascolto  a  chi  propone- 
va dì  unirsi  in  lega  con  altre  città,  per  iscuotere  Tin- 
aofiribil  giogi^  tedesco.  Fecesi  dunque  un  congresso, 
a  cut  intervennero  i  Cremonesi,  Bergamaschi,  Manto- 
vani, Bretciant  e  Ferraresi;  e  senza  dubbio  vi  si  con- 
%ò  aneora  qualche  inviato  della  lega  della  Marca  di 
Terona.  Quivi^  rammentati  gli  aggravi  e  le  crudeltà 
elft  tuttodì  pativano  per  V  insaziabilità  e  indiscretez- 
za de'*mÌAÌitri  cesarei,  determinarono  di  voler  piutto^ 
sto  mprile  una  volta  con  onore,  se  occorresse,  che  di 
i»iver  con  tanta  lor  vergogna  e  misetia  sotto  chi  si 
dimenticf^ra.d'^esserelor  principe  e  principe  cristia- 
«0.  Una  lega  dunque  fu  stabilita  fia  loro,  con  obbli- 
garsi, sotto  forte  giuramento,  di  difendersi  T  un  pò» 
polo  r  altro,  se  V  imperadore  o  i  suoi  ufìziali  voles* 
aero  da  li  innanzi  recar  loro  ingiuria  o  danno  senzai 

Digitized  by  VjOOQlt 


ragione^  salva  iamen  imperaiòtis  fiieUtkU^  eh«Hlii 
nondimeno  che  nulla  dotea  significare  «eìsofido  i  bi» 
sogni.  Fo  specialmente  eonrenuto  li  giorno  V  latro* 
durre  i  dispersi  Milanesi  neirabbattuta  e  lUsaiidonM 
loro  città,  e  di  star  tri  finché  qnel  popolo  si  ioase 
messo  in  istato  di  potervi  sussìstere  da  sé  solo.  Erana 
stati  finora  i  Cremonesi  de^  maggiori  nemici  che  aves- 
^se  Milano,  e  de**  più  fedeli  che  potesse  Tantar  Fad»« 
rigo.  E  da  credere  che  si  movessero  a  mutar  massiatt 
dal  vedere,  e  forse  anche  dal  provar  eglino  il  doro 
trattamento  e  T  alterigia  de'  mimstri  iaaperìali  fscSBé 
città  lombarde,  e  temere  col  tempo  di  mia  aoBaigUa»* 
te  fortuna.  Sicardo,  che  pochi  anni  dappoi  fii  vescovo 
di  Cremona,  e  scrisse  una  Cronica  da  me  in  buona 
j)drté  data  alla  luce  fi),  si  lagna  non  poco  ^  queste 
nsoluzion  del  suo  popolo,  perchè  a^  suoi  di  i  Miianesi 
divenuti  potenti,  e  dimentichi  de^  beneficii,  angmtiar 
Tano  forte  la  città  di  Cremona  ;  quasiché  in  qàeslD 
anno  essa  città  avesse  fiibbricato  un  martello  che  do-« 
tea  poi  schiacciare  il  capo  a  lei.  Ma  attehe  i  tag^l 
provveggono  al  bisogno  d'  oggi^  eome  possono  il  me« 
glio,  rimettendo  poi  alla  provvidenza  di  Dio  il  resto; 
giacché  ninno  vi  è  che  arrivi  con  sicnrczsa  a  leggere 
nel  libro  dell'  avvenire.  • 

Erano  i  Milanesi  in  una  somma  costeraastone, 
perché  veniva  minacciata  la  distrwdone  de^  loro  bor- 
ghi, e  i  Pavesi  ne  lasciavano  correre  la  voce  ;  laonde 
per  quattro  settimane  stettero  come  in  agonm  Mi  { 
pianti  e  le  grida  ;  e  chi  a  Como,  e  chi  a  Novara,  e 
Pavia,  a  Lodi  trasportava  i  suoi  pochi  mobili,  percbè 
di  di  in  di  aspettavano  Poltimo  eccidio.  Quando  vA 
(i)  Sicard.  Chron.  T.  VII,  Rcr.  Hai.  ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲  ir  li    Cf      MCLXTII.  0 

feUdMÌmo  a  ^7  d^  aprile  comparvero  le  nnìmt  bre- 
idane,  cromoaesi,  bergamasche,  mantovane  e  vero- 
Aeri,  che  introdosserQ  quel  popolo  nella  desolata  cit- 
•tà,  con  ioMneiiso  gaudio  di  tutti  (i).  Che  menasserp 
4ottò  le  mani  per  alzar  terra,  e  valersi  delle  reliquia 
•deU^  antico  muro  e  serrarsi  in  casa,  ben  giusto  è  ^1 
4»^erlo.  Riportata  q^esta  nuova  air  imperador  Fed^ 
figo,  benché  altamente  se  ne  cruciasse  il  suo  cuoce, 
pure  esteriormente  mostrò  di  non  curarsene  punto. 
£d  allorché  i  collegati  videro  la  città  ridotta  in  ista^o 
4i  competente  difesa,  si  ritirarono,  per  attendere  ^ 
.guadagnar  Lodi*  Sussistendo  questa  citt^  si  attaccata 
ni  servìgio  dell^  imperadore,  ninno  di  qué**  popoli  si 
«vedeva  sicuro.  Però  trattarono  di  tirarla  nella  lega  i  e 
|>frcbè  i  Lodigiani  a  niun  patto  volevano  staccarsi 
4al  servigio  imperiale  dopo  i  tanti  beneficii  ricevuti 
da  Federigo,  si  venne  alla  forza.  Fu  assediata  quella 
atta  dai  Milanesi  e  dagli  altri  alleati  nel  di  17  di  magr 
fio  l  seguirono  vari  combattimenti;  lu  dato  il  guasto 
al  paese,  e  adoperate  tante  minacce,  che  finalmente 
Vindasse  quel  popolo,  per  non  poter  di  meno,  ad 
«ntrar  nella  lega,  salica  imptraioris  JidelUate,  Passa* 
t»w>  i  collegati  al  castello  di  Trezao,  fortes^za  di  gran 
polso,  perchè  cinta  di  un  muro  e  di  una  torre,  che 
pon  avea  pari  in  Lombardia.  Quivi  era  riposto  uo 
grai^  tesoro  ddl^  imperadore,  come  in  luogo  di  somma 
aipcireznit  Tanto  nuUadimeno  lo  strinsero  e  batterono 
^oUp  macchine  di  guerra,  che  il  presidio  tedesca,  a 
risedeva  d^l  gpverpatore,  fu  astretto  alla  resa,  salva  la 
lor  vita  e  libertà.  Messo  a  sacco  quel  castello,  fu  poi 
t:onsegnato  alle  fiamme,  ed  interamente  distrutto.  Ta- 
(i)  Ada  s.  Caldini  iipud  Soll^nd.  ad  diem  18  spriK 

Digitized  by  VjOOQIC 


i  O  *à!t9AU  l)*  ITAtlA 

*1i  notizie  le  abbiamo  da  Acerbo  Morena,  autore  lo& 
giano  e  contemporaneo  ;  il  perchè  o  non  sassiftte  de 
che  scrìsse  Badei^ico  alP  anno  iiSg  della  distruzione 
<li  quel  castello,  oppure  convien  immaginare  che  foue 
rifatto  dipoi.  Portato  (Questo  spiacevole  avviso  dlP  ìm» 
peradore,  ne  provò  allora  un  immenso  dispiacere  ; 
ma  impegnato  nella  guerra  contra  d^Ancona  e  4)1  Ro- 
ma, altro  per  allora  non  potè  fere  che  legarsela  d 
dito. 

Avvenne  in  questo  mentre  che  II  popolo  romano 
concepì,  o,  per  dir  meglio,  rinnovò  l*odio  antico  con- 
Ira  quei  di  Tuscolo  e  di  Albano,  perchè  li  vedea  in- 
clinati o  aderenti  ai  Tedeschi,  e  renitenti  a  pagar   gU 
eccessivi  tributi  loro  imposti  (r).  Sul  fine   dunque  di 
maggio  essi  Romani  con  tutto  il  loro  sforzo,  ancorché 
SI  opponesse  a  fai  risoluzione  il  prudentissimo   papa 
Alessandro  III,  andarono  a  dare  il  guasto  a  tutto   il 
territorio  tuscolano,  con  tagliar  le  biade,  gli  alberi  e 
le  viti  :  dopo  di  che  assediarono  quella  città.  Rainone 
padrone  di  Tuscolo  non  avendo  forze  da  poter  resiste^ 
re,  per   necessità  ricorse   alP  aiuto  deir  imperadore 
che  assediava  Ancona.   Ordinò  egli  tosto  a  Rinaldo 
eletto  arcivescovo  di  Colonia,  esistente  in  qoe*  con^ 
torni,  che  con  alquante  schiere  d^  armati  a'  aflfrettasse 
al  soccorso  di  Tuscolo.  Così  fece  egli.  Itfa^  se  vogKam 
credere  a  Ottone  da  s.  Riagio  (3),  restò  Rinaldo  rin- 
serrato ed  assediato  dai  Romani  in  quella  città.  Ne  (à 
bensì  avvisato  Federigo,  e  perchè  parve  eh*  egli  non 
se  ne  mettesse  gran  pensiero,  Grìstiùno  eletto  arcive- 

(i)  Cardio,  de  Aragon.  in  Vita  Alexaadri  III,  Par.  I, 

T.  Ili,  Rer.  Italie, 
(a)  Otto  de  s.  Biasio  in  Chroxi, 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  W  H   O     MCLXVn.  ir 

scovo  eli  MaigoDza  con  Roberto  conte  di  Bassavilb^ 
•è  con  altri  baroni,  prese  V  assunto  di  marciare  iti 
alato  di  lui,  con  poco  più  di  mille  cavalieri  tedeschi 
e  borgognoni,  ma  i  più  bravi  delP  armata  (i).  Allora 
1  Romani  si  misero  in  punto  per  dar  battaglia,  confi- 
dando nella  superiorità  delle  forze,  giacché  si  tiene 
che  nel  campo  loro  si  contassero  tra  cavalieri  e  fanti 
ben  trentamila  persona  armate.  RomoaMo  salernitano 
scrive  (a),  che  i  Romani  sedotti  dalla  lor  prosunzione 
e  superbia,  vollero  venire  alle  mani,  ma  senza  ordi- 
ne e  cautela  alcuna.  Si  azztiffitron  dunque  nel  di  3o 
di  maggio  coi  nemici.  Sulle  prime  pòco  mancò  che  i 
Tedeschi  sopraffiitti  dal  troppo  numero  degli  avver- 
sari non  piegassero  ;  ma  uscito  di  Tuscolo  1*  arcive- 
scovo Rinaldo  co^suoi,  e  dando  alle  spalle  ai  Romani, 
cosi  vigorosamente  li  caricò,  che  la  lor  cavalleria  pre- 
se la  fuga,  lasciando  alla  di^crezion  de^  Tedeschi  la 
fanteria.  Non  erano  i  Romani  d' allora  come  gli  anti^ 
chi  loro  antenati  ;  però  da  U  innanzi  non  fu  più  bat- 
taglia, ma  solamente  una  fuga  e  un  macello  di  quei 
miseri.  Ingrandiscono  qui  alcuni  a  dismisura  la  per- 
dita de^  Romani,  facendola  Ottone  da  s.  Biagio  ascen- 
dere a  quindicimila  tra  morti  e  prigioni.  Lo  scrittor 
della  vita  di  papa  Alessandro  apre  anche  più  la  bocca 
con  dire,  che  appena  si  salvò  la  terza  parte  di  sì  co- 
piosa armata,  e  che  dalla  battaglia  d^  Annibale  a  Can- 
ne in  qua,  non  era  più  succeduta  strage  sì  grande 
del  popolo  romano.  Sicardo  copiò  aneh^  egli  questo 
beH^  eptfooema.  E  l' autore  della  cronica  reichèrsper- 

(i)  Acerb.  Morena  Hist.  Laudens.  T.  VI,  Rer.  Ita!. 
{2)  Romoaldas  Salemit.  in  Ghron.  T.  Yl\  Rer.  Itti. 

Digitized  by  VjOOQIC 


geose  arrÌTÒ  a  dire  che  di  gnaraotamila  Romam  pcm* 
cissìmi  e^aseruntj  giù  non  occiiiy  aut  captinoti 
JuerinL  Più  aocora  ne  disse  Gotifiredo  monaco  nei 
suoi  Annali.  Giofaimi  da.Ctccano  nella  soa  cronica 
di  Fossa  nuova  ne  h  mqvti  seimila,  e  molte  altre  bù- 
gliaìa  di  rimasti  prigioni.  Ma  perchè  suol  più  spesso 
avvenire  che  la  (ama  e  la  miUnteria  de^  vincitori  (ac- 
cia in  casi  tali  di  troppe  frsMage  al  vero,  meglio  sarà 
r  attencarsi  qui  alia  relaùone  di  Aceri>o  Morena,  antor 
di  questi  tempi,  che  dice  d"*  averlo  inteso  da  Romani 
disappassionati,  doè  esservi  restati  morti  più  di  due- 
mila d^  essi  Romani,  e  più  di  tremila  fiaitti  prigiod, 
«he  lega^  furono  condotti  alle  carceri  di  Viterbo. 
Xi*  Anonimo  cassinense  sc^ve  di  mille  cinquecento 
uccisi,  ^j§i  mille  e  settecento  prigioni.  Meno  ancora, 
dice  il  contiouatore  degli  Annali  genovesi  di  Cafiaro. 
Non  potè  cootener  U  lagrime. oIP  avviso  di  si  fa- 
iMSio  suacesf  o  il  buon  papa  Alessandro.  Tuttavia  san- 
sa avvilirsi  aitese  a  premunir  la  città  di  Roma,  e  a 
procurar  degU  aiuti  dal  di  fuorL  Mosse  la  regina  di 
-Sicilia  e  il  figliuolo  GugUebno  li  a  spedir  le  loro 
truppe,  che  giunte  nella  campagna  di  Roma  si  diede- 
TO  ad  assediare  un  forte  castello  presidiato  da'*  Te- 
deschi. Secondo  Acerbo  Morena  pare  che  il  giovinet- 
to re  venisse  io  persona  a  tale  impresa,  ma  non  è  cosa 
ai  facile  da  credere.  Ora  P  avviso  delia  vittoria  ripor- 
tata dalie  sue  genti  sotto  Tuscolo,  ma  più  questa 
jaossa  delle  armi  siciliane,  furono  i  motivi  che  ìndus- 
^ro  Federigo  a  dismettere  T  assedio  d' Ancona  a  fina 
di  trasferirsi  verso  Roma.  Per  mantener  nondimeno 
il  decoro,  ed  acciocché  non  paresse  che  la  ritirata 
venisse  da  paura,  ammise  dopo  quasi  tre  setUmane 

Digitized  by  VjOOQIC 


di*  assedio  ad  nn  trattato  d^  accordo  gli  Anconitani)  i 
quali  s^  obbligarono  di  pagargli  ana  gran  somnim  di 
danaro,  e  per  sicaressa  del  pagamento  gli  diedero 
quindici  ostaggi.  S*  ingannò  Ottone  da  S.  Biagio  coA 
altri,  aII<Hrche  scrìsse  che  Ancona  si  rendè  aii^  impe* 
sudore.  L^impaùensa  di  Federigo  era  grande,  nò  «vo- 
lendo aspettare  i  lenti  passi  ^lla  fanteria,  presa  seco 
la  caTslIerìa  e  V  angusta  sua  moglie,  a  gran  giornate 
marciò  verso  la  Puglia.  Alla  nuova  cbe  si  accostava 
V  imperadtfre,  e  sulla  credenza  che  con  tutta  V  arma- 
ta egU  venisse,  si  ritirarono  ben  prestamente  dalP  as- 
sedio del  suddetto  castello  le  sold«ftesche  del  re  di 
Sicilia.  Con  tal  fretta  marciò  Federigo,  che  raggiunse 
i  fuggitivi  al  passo  di  un  fiume,  dove  molti  ne  fece 
prigioni.  Assediò  e  vinse  un  castello  tolto  ial  re  Gu- 
glielmo a  Roberto  conte  di  Bassavilla,  con  restituirla 
poi  ad  esso  conte.  Arrivò  sino  al  Tronto,  mettendo  a 
sacco  e  fuoco  tutte  quelle  contrade.  Sua  intenzione 
pareva  di  passar  piò  oltre,  ma  si  vigorose  furono  le 
istanze  àfXC  antiinpa  Pasquale  dimorante  in  Titerbo^ 
per  tirarlo  a  Roma,  sHn  virtà  delle  promesse  a  lui 
fatte,  come  anche  per  la  speranza  di  cacciarne  papa 
Alessadro,  che  Federigo  con  tutto  ì*  esercito  si  mosse 
a  quella  volta,  e  nel  di  34  di  luglio  giunse  a  mettere 
il  campo  nel  monte  del  Gaudio,  appellato  Monie  Mai- 
Io  dallo  scrittore  della  vita  di  papa  Alessandro,,  che 
racconta  il  di  lui  arrivo  colà  KIF"  kaUndas  augusti* 
NuUa  più  sospirava  egH  che  dMmpadronirn  della  basi* 
Bea  vaticana  ;  né  tardo  a  superar  là  cortina  e  il  portL» 
co  di  s.  Pietro,  con  ispogliare  e  dar  alle  fiamme  tutte 
quelle  case.  Ma  tiella  vaticana  non  potè  egli  entrare  \ 
'^  ^r  '^"'**?/.^?*^,  difesa  dalla  masnada  di  &•  Pie- 

Digitized  by  VjOOQIC 


aro,  cioè  dai  soldati  raccolti  da^  beni  patrkaoQiali  djdb 
Chiesa  romana.  Diedero  i  Tedeschi  yarìe  battaglie  al 
«acro  luogo  per  una  continua  settimana,  sempre  iaii- 
4ilmeDte,  6 oche  riusci  loro  di  potere  attaccar  fuoco 
alla  chiesa  di  santa  Maria  del  Layoriere,  ossia  d^ 
Torres  Essendo  questa  contigua  a  s.  Pietro,  poco 
mancò  che  le  fiamme  non  penetrassero  anche  aella 
basilica*  Mise  nondimeno  queir  incendio  tal  paura 
ne*  difensori,  massimamente  ?eggendo  essi  di  non  por 
lere  sperar  soccorso  alcuno  dalla  città,  che  dimanda* 
rono  di  capitolare.  Fu  loro  accordato  di  potersene 
andar  salvi  colle  persone  ;  e  cosi  Sv  Pietra  Tenne  ia 
potere  dì  Federigo.  Però  nella  seguente  domenica  ar- 
rivò r antipapa  Pasquale  a  cantar  messa  in  quella 
chiesa,  nella  quale  occasione  coronò  V  imperadore 
con  un  cerchio  d*  oro,  insegna  del  patriziato.  Fin  dal* 
Tanno  ii 55, siccome  abbiam  veduto,  aveva  egli  rice- 
vuta la  corona  imperiale  dalle  mani  di  papa  Adriano 
IV.  Tuttavia  volle  (  Acerbo  Morena,  che  v'  era  pre- 
sente, ce  ne  assicura  )  il  piacere  di  riceverla  di  nnoiro 
da  qneUe  del  suo  •  idolo  ;  funzione  £atta  nel  marte^fi 
seguente,  festa  di  s.  Pietro  in  vincola.  Fu  coronata 
ancha  V  augusta  Beatrice  ;  anzi  che  a  lei  sola  fosse 
imposta  V  imperiai  corona,  lo  scrive  Pautor  della  cro- 
nica reieherspergense  (i),  parendogli  molto  strano 
che  il  già  coronato  imperadore  si  fecesse  coronar  di 
DUOTO.  Altrettanto  ha  Gotifredo  monaco  di  s.  Panta*^ 
leone  ne*  suoi  Annali  (2).  Ciò  fatto,  si  studiò  Timpe* 
rador  Federigo  di  guadagnare  i  grandi  e  il  popolo  di 

(i)  Chronic.  Reicherspergens* 

(a)  GodQfndos  J^oaach.  in  AimaL-  : 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   If    F   O  MGLXyn.  7  9 

Roma  (i),  e,  sttscomt  accortissimo  principe,  propose 
che  se  ^ava  lor  1^  animo  di  fare  ohe  il  pontefif^e  Ales- 
sandro finanziasse  al  papato^  astrìgnerebbe  anch^  egH 
il  suo  papa  Pasquale  ad  imitarlo:  con  che  si  verrebbe 
poi  air  elezione  d^  un  terzo,  ed  egli  darebbe  la  pace 
a  tutti,  senza  più  intrìcarsi  nelP  ekzion  de^  pontefici. 
Esibiva  eziandio  di  rilasciar  tntti  i  prigioni.  Parve 
questo  un  bel  partito  ai  più  de^  Romani,  i  quali  ginn* 
sero  fino  a  dire  che  il  papa  era  tenuto  ad  accommo* 
darvisi,  e  a  far  anche  di  più  per  riscattare  e  salvare 
tante  sue  pecorelle,  e  cominciarono  a  tempestar  su 
questo.  Ma  Alessandro  dacché  si  accorse  dei  segreti 
maneggi  del  popolo  co^  suoi  nemici,  daP  palazzo  late* 
ranense  s'  era  ritirato  nelle  forti  case  de^  Frangipani, 
e  poscia  presso  il  colosseo,  con  ispedir  quivi  le  cause 
spettanti  alla  Chiesa  e  allo  Stato.  Intanto  il  giovane 
re  Guglielmo  giuntagli  la  notizia  di  quanto  paésava 
in  Roma,  mosso  dal  suo  zelo  per  la  salute  del  papa, 
spedì  due  ben  corredate  galee  con  gente,  e  danaro 
assai,  ed  ordine  di  condurre  in  salvo  il  pontefice.  Ten- 
nero su  pel  Tevere  le  due  galee,  e  fatto  sapere  V  ar« 
rivo  loro  ad  Ottone  Frangipane,  furono  introdotti  al* 
r  udienza  del  papa  i  sopraccomiti.  Sommamente  ob- 
bligato si  protestò  Alessandro  III  all'  amorevol  pen- 
siero del  re  siciliano  ;  prese  il  danaro  inviato  ;  e  cre- 
dendo per  allora  non  necessaria  la  sua  partenza,  ri- 
mandò le  galee  indietro  con  due  cardinali,  per  trattar 
de^  presenti  affari  colla  corte  di  Sicilia.  Poscia  distri- 
buì buona  parta  di  quel  danaro  ai  Frangipani,  e  ai 
figlinoli  di  Pier  Leone,  per  maggiormente  animarli  a 

(  1)  Cardinal,  de  Aragon.  in  Vita  Alexaadri  III,  P.  J, 
T.  Ili,  Rerum  Italicarom. 

Digitized  by  VjOOQIC 


'l6  JmUàhl   D    ITAiiIic 

iter  saco  aAiti  ;  e  il  retto  V  inno  ai  custodi  ddle  por- 
te. Me  in  fine  li  letcierKmo  piegare  gl^  iocoataati  Ho- 
maiii  Jalle  lusisgheToli  propomiooi  di  Federigo,  e 
volendo  por  indurre  il  papa  ad  acconientìre,  questi, 
«OQottpagnato  da  alooni  de"*  cardinali,  e  traTeslilo,  se- 
§  ratamente  utcì  di  Roma,  e  pasmndo  per  TerroGÌD% 
anfò  a  Gaeta,  dove  rifngUò  gli  abiti  pontificali.  K 
Ut  poi  ai  traéferi  a  Benevento,  dove  in.  con  grande 
OBore  accolto  da  quel  popolo. 

Eranai  interamente  dati  i  Piaani  ai  servigi  dell^im- 
peradore  Federigo  (i),  verisimilmente  per  que^  gran 
.  doni  e  vantaggi  che  a  guisa  dei  già  conceduti  a**  Ge^ 
noveai,  dovette  compartire  anche  a  quest**  altro  popob 
eon  un  peuo  di  pergamena,  per  V  ansietà  di  portare 
in  breve  la  guerra  non  solo  coatra  de^  Romaui,  ma 
anche  in  Puglia,  Galabrb  e  Sicilia,  al  qoal  fino  abbi* 
fognava  deUa  Ioih>  flotta.  Aveano  essi  Pisani  giurata 
ubbidienza  all^  antipapa  Pasquale.  E  perchè  Tillano 
loro  arcivescovo  non  volle  acconsentire  a  si  fettta  abo- 
imnaziooe  del  santuario,  fa  costretto  a  fuggirsene  e  a 
ritirarsi  nell**  isola  della  Gorgone  ;  e  in  luogo  suo  fa 
intruso  in  qiiella  chiesa  Benincasa  canonico,  sul  fine 
di  marso.  Aveano  anche  prestato  aiuto  a  Rinaldo  af 
civescovo  di  Colonia,  per  prendere  Civitavecchia  pri* 
machè  egli  passasse  a  Tuscolo,  ossia  Tuscolano.  Qqi 
Federigo,  benché  trattasse  di  ridurre  i  Romani  a"*  suoi 
volm  colle  buone,  uon  lasciò  per  questo  di  prq>arar- 
si  per  adoperar  la  forza,. se  il  bisogno  lo  portava.  A 
questo  fine  richiese  d^  aiuto^  ì  Pisani,  che  gli  spedirò* 
oo  dodici  gale^  ben  armate  con  due  àfi"  lorp  conaoli| 

(i)  Anoal.  Pisani  T.  VI,  Rer.. Jial,      j      ,;    ; 

^  Digitizedby  Google 


kW  ft  fi     MCtlTIf.  17 

tT  quéste  flfpot  entrate  pel  Tevere,  e  «lite  «ilio  al 
ponte,  infestavano  DOD  poco  le  ville  de**  Romani^  ed 
kmpedìvtino  ogni  soccorso  per  qwel  ànme.  Il  popola 
romano  adnttqoe  per  la  maggior  parte^  latit»^  pet 
ischi vargU  tilterterì  «Ianni  e  pericoli,  quanto  p^Cdiè 
Federigo  confermò  il  senato  romano,  ed  accordò  a 
quel  popolo  dì  molte  esenEtoni  per  tutti  i  suoi  Stati) 
condiscese  a  quanto  egli  bramava,  con  prometterò 
fra  le  altre  cose,  che  justitias  suas  (  cioè  dcU'  impe^ 
radore  )  tam  intra  urbem^  tjuam  extra  urbem  ju-- 
vahunt  eum  retìnere^  e  che  terrebbono  per  papa 
r  antipapa  Pasquale,  se  pure  s'  ha  in  ciò  da  credere 
al  contìnuator  del  Morena;  perciocché  da  una  lettera 
di  Giovanni  sarisberiense  fra  quelle  di  san  Tommaso 
cantuariense  si  raccoglie  che  i  Romani  stettero  saldi 
nelPubbidienza  di  papa  Al^sandro  III,  ne  di  Pasqua- 
te  si  parla  nel  giuramento  de^  Romani  rapportato  nel* 
la  sua  cronica  da  Gotifìredo  monaco  di  san  Pantaleono 
presso  il  Freero.  I  Frangipani  nondimeno  e  la  casa 
di  Pier  Leone  con  alici  nobili  non  consentirono  a 
questo  accordo.  Mandò  poscia  Federigo  a  ricevere  il 
giuramento  di  fedeltà  da'*  Romani  vari  suoi  deputati^ 
fra^  quali  uno  fu  Acerbo  Morena  continuatore  della 
Moria  di  Ottone  suo  padre,  uomo  dabbene,  ed  incor- 
rotto e  direrao  da  tanti  altri  deir  armata  imperiale, 
che  viveano  di  sole  rapine.  Intanto  renne  Dio  a  visi* 
tare  i  peccati  e  V  alterigia  dell'*  impéradore  Federigo^ 
prìncipe  che  nulla  meno  meditava  che  di  mettere  ìnt 
catene  V  Italia  tutta,  e  per  polìtica  andava  fomen- 
tando il  depbrabile  scisma  delia  Chiesa  di  Dio*  Una 
improvvisa  epidemia  cagionata  dall^  aria  di  Roma^  mi- 
cidiale anche  allora  in  tempo  di  state,  te  pur  no*  fu 

Digitized  by  VjOOQIC 


ima  f wa  pettìlena,  assalì  totaolo  V  etefcilo  di  Ped^ 
rigo,  e  comincia  a  mieUriie  le  ceotiatia  ogni  gioroa» 
La  matdna  «raoo  sani,  non  arriya?a  la  sera  eha  si 
trovavano  morti,  di  modo  che  si  penava  a  seppellir 
tanta  genia  (i).  Né  già  suUa  sola  pldl>e  de""  scadati  si 
atese  questo  flagello,  ^mimemeote  attribuito  alla  vi- 
fibil  mano  di  Dio,  ma  ancora  ai  principi  e  signori  piò 
grandi  d^  essa  armata.  Ti  perirono  Rinaldo  eletto  ar- 
civescovo di  Colonia,  Fèderiga  duca  ài  S  ve  via,  ossia 
di  Rotemburgo,  flgUuolo  del  già  re  Corrado  e  cugino 
germano  deH^  tmperadore ,  i  vescovi  di  Liegi ,  di 
Spira,  di  Ralisbona,  di .  Yerden  e  d^'altre  città,  eoo 
asaaissimi  altri  principi  e  nobili,  fira'^quali  specialmen- 
te è  da  notare  il  duca  Guel/o  juniore^  la  cui  morte 
In  compianta  anche  .dagritalìani,  perchè  1»  di  lui  per- 
dita fa  cagione  che  si  seccasse  tn  lui  questa  lìnea  <li 
estensi-guelfi,  e  che  il  duca  Guelfo  suo  padre  rinuo- 
«asse  dipoi  airìmperadore  tutti  i  suoi  Stati  in  Italia  ; 
del  che  ho  assai  livellato  altrove  (a) .  Per  questa  fit- 
va  mortalità  di  gente  anche  il  suddetto  Acerbo  Mo* 
rena  istoiico,  nel  tornare  a  casa  portando  seco  il  ma- 
lore, nel  ^  ig^  d^ottobre  mancò  di  vita  ne^horghi  di 
Siena,  come  s'ha  dal  suo  Continuatore. 

Atterrito  da  cosi  tra^o  avvenimento  Hmperadw 
Federigo  frettolosamente  decampò-col  resto  delPar- 
matay  e  per  b  Toscana  venuto  a  Pisa  e  a  Lucca,  eoo- 
linuè'  il  viaggio  alla  volta  di  Lombardia.  Ma  nel  vo- 
ler valicare  TApenoino  trovò  il  popolo  di  PontremoU 
ed  altri  Lombardi,  che  ^i  vietarono  per  quelle  mo»- 

(i)  Conlinuator    Acerbi    Moreoae   T.   VI,  Rer.    ItsI. 
Otto  de  8.  Bksio.  Godefrid.  Monachas  apad  Freheroiu^ 
|a>  Anlfobilà  Estfnti  P.  J,  c.3x« 

Digitized  by  VjOOQIC 


ARNO       HGI/XTU.  I91 

tagoe  ti  passo  (i).  Se  non  era  Obi%%o  marchese 
Malaspma  che  raffidò  per  le  sue  terre  della  Lunigia- 
na,  e  gU  diede  il  passaggio,  si  sarebbe  trovato  in  pe« 
ricolose  angustie.  Gran  parte  nondiineno  del  suo> 
equipaggio  si  perde  per  istrada.  Verso  la  metà  di  set- 
tembre, e  non  già  di  dicembre,  come  per  error  der 
copisti  si  legge  presso  Sire  Raul,  arrivò  egli  a  Pavi« 
con  avere  perduto  e  ne'contorni  di  Roma,  e  nel  viag- 
grò  per  le  malattie  suddette,  oltre  a  gran  copia  di  sol- 
dati, più  di  duemila  nobili  tra  vescovi,  duchi,  mar- 
chesi, conti,  vassalli  e  scudieri.  Quivi  nel  dì  2r  d^es- 
80  mese  di  quest^anno,  e  non  già  del  1168,  come 
ha  il  testo  del  continuatore  del  Morena^  mise  al  ban- 
do deirimperio  tutte  le  città  congiurate  di  Lombar- 
dia, riserbando  solamente  Lodi  e  Cremona,  senza  che 
s^intenda  il  perchè  di  ques  toniti  ma,  e  gittò  in  aria  il 
guanto  in  segno  di  sfida.  In  vece  de"*  Cremonesi  sa- 
spetto io,  che  il  continuatore  di  Acerbo  Morena  eccet- 
tuasse i  Comaschi^  perchè  questi  continuarono  a  te- 
nere il  partito  di  Federigo.  Il  qual  poscia  più  fier» 
che  mai  coi  Pavesi,  Novaresi,  Vercellesi,  e  co'mar- 
chesi  Guglielmo  di  Monferrato  ed  Obi%i»o  Miilaspina,  e 
col  conte  dì  Biandrate  cavalcò  contro  le  terre  dei  Mila*- 
Desi,  con  devastar  Rosate,  Abbiagrasso,  Mazzenla^Cor- 
betta  ed  altri  luoghi.  Accorsero  allora  a  Milano  i  Lodi- 
giani, i  Rergamaschi  e  i  Bresciani  che  erano  in  Lodi,  e* 
t  Parmigiani  e  Cremonesi  che  si  tfovavano  in  guar- 
da di  Piacenza.  Tornossene  per  questa  mossa  F««- 
derìgo  a  Pavia  \  ma  senza*  perdere  fiato  si  voltò  con- 

'  (1)  Cardin.  die  Aragon.  ia  V»ia  Alexaixlri  IILP.  I.  T. 
HI.  Sier.  Ita].  C  cut/ aiuiU Acerbi  ^Oreuae^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


tre  àéì  PSacenttni,  8rll«  terre  ^e'<iaali  fece  qQftnto  ms* 
le  potè.  Ingrossatisi  per  qiiesto  a  Piacenza  i  cofi^ 
gati,  erano  per  affrontarsi  eon  Ini,  sVgK  non  si  Ibsie 
prestamente  ritirato  a  Pavia.  Abbiamo  non^meno  da 
una  lettera  di  Giovanni  sartsberiense  che  segni  fira 
foro  qualche  baruffii  coHa  peggio  di  Federigo,  il  qua- 
le in  Jugam  ifersus  est^  come  si  pnò  vedere  fra  le 
lettere  di  san  Tommaso  cantoariense.  Né  già  sussi- 
ste, come  scrive  il  Sigonio,  che  Fedeìigo  andasse  sot- 
to Bergamo  e  ne  bruciasse  i  borghi.  Tante  forse  e^ 
non  aveva.  Venuto  poscia  il  verno,  si  quetò  il  rumo- 
re delle  armi  in  Lombardia. 

Durò  anche  nel  presente  anno  la  rabbiosa  guer- 
ra fra  i  Pisani  e  i  Genovesi  (i) ,  perseguitandosi  i  lo- 
ro legni  per  mare  a  tutto  potere.  Furono  fatti  pro- 
getti di  pace,  e  rimesse  le  differenze  in  dieci  per  par- 
te ;  ma  senza  che  animi  tanto  alterati  potessero  pun- 
to accordarsi.  IntaOto  il  regno  di  Sicilia  era  agitato 
dalle  gare  di  que^baroni  e  da  varie  fiizioni  (a)  che  tut- 
te cercavano  di  superi  orizzare  durante  la  minorità 
del  re  Guglielmo  II.  Le  città  di  Messina  e  di  Paler- 
mo tumultuarono,  e  contribuì  ad  accendere  quel 
fuoco  Giovanni  cardinale  napoletano,  uomo  sol  fat- 
to per  ismugnere  danaro  ;  e  per  gK  suoi  viziilìiasima- 
to  dal  Baronio.  Queste  dissensioni  minutamente  de- 
scritte si  leggono  nelle  storie  di  Ugone  Falcando  e  di 
Bomoaldo  salernitano.  Mi  dispenso  io  dal  riferirle  per 
•more  della  brevità.  Si  trasferì  in  quest'anno  a  Ye- 
nezia  in  abito  da  peHegriao^  e  di  là  venne  a  Milano 

(i)  Gaffarì  Annal.  Gennens.  L  a.  T.  VI.  Ker.  lUl. 
(t)  Romoald.  Salernit  in  Ghronic.  T.  VII.  Ker.  lUl 
Hugo  Falcandos  Histor.  Sicol. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  9   9   O     MCtTfri.  ^I 

il  norello  arctrescoTO  dì  quella  città  Galdino  (i)  nel 
dì  5  di  tetlcnibre,  con  tofinttir  conselazion  del  suo 
popolo.  Parlò  egli  seco  il  tìtolo  e  Pautoriti  di  l«gato 
^poatolioo  :  il  che  Bervi  a  ina§gioTtteiile  corroborare 
ed  accrescere  la  lega  delle  città  lombarde  centra  di 
Federalo.  In  fatti  ho  io  pubblicato  i  patti  ^l'etsa  lega, 
stabiliti  nel  4i  prìino  di  dìcenbre  fi) ,  obbligandosi 
cadauno  di  difendere   cwitatem  Ptneiiarum^  Fiero** 
nam  et  eoétrum  ei  suburìna^  F'ietntiam^  Paduam^ 
Trifismm^  Ferrariam^  Brixiam^  Bergamum^  Crth 
moMWJtj  Mediolanum^  Laudum^  Phcentiam^  Par* 
mam^  Mantuam^  MuHnam^  Bpnoniam^  e^c.  ceti  v»- 
r j  patti,  il  più  considerabile  de^quali  è  l'obbligarsi  ai- 
la  difesa  ed  «fissa  oordra  onmem  hondnern^  quieum-* 
gu€  mobìscum'/acere  voluerit  guerram  tmt  nudum^ 
€49ntri»  quod  Peìil  no$  plusjacere^  quamjhdmus  a 
tempore  Ilenricd  regis  usque  ad  introitwn  impera-^ 
toris  Friderioù  Solto  nome  di  Arrigo  porto  io  opi^ 
nione  che  si  debba  intendere  Arrigo  quarto  fra  i  se» 
terso  fira  grimperadori,  perchè  sotto  di   lui  ?o  cre^ 
dendo  ineoinsociata  la  libertà  dì  onolle  città  «^  Lom«< 
bardìa,  che  andò  poi  crescendo  finché  arrÌTÒ  alla  sua 
pienezza  ;  e  questa  abbiamo  dipoi  yeduta  come  aoni^ 
chilala  dal  terrore  e  dalla  fortune  dell'impera dor  Fe^ 
derigo. 


(i)  CooHrtuator  Acerbi  Slorenae  T.  VI.  Rcr.  Ital.  Ach 
1.  Oaklini  tpod  Bollsnditf.  ad  diem  i6  aprff. 
{i)  Anliquit.  Ital.  Diisert  48. 

BIURATORI,    TOL.    XXX^III.  5' 


,y  Google 


33  ÀVRUil   D  ITAJUX. 

(  CRISTO  jfo&xnn.  Iii^Kmii»  i. 
AaiM  £  (  ALESSàNDRO  III,  papà  la. 

(  FEDERIGO  I,  re  17^  impertdore  1  f 

Abbitm»  dal  coQtHMiator»4i:  Aderito  Morena  cho 
Pai^iuto  Federigiy  qoftst  per  tutta  il  ferno  deU*aii- 
oa  pratenteaodò  g,iraatl(»>  eoo   dimorare  ora  nelle 
parti  di  Pa?ia,  ota  ia  quelle  di  Novara,  ora  di  Ter- 
oalli,  del  Mea(ìsrcato  e  d'Asti.  Ma  veggeoda  sem<pre- 
pìù  decKoare  i  suoi  lAri,  e  troraadosi  coaae  -  ditosi^ 
ia  Pam,  e  sempre  ia  sospetto  che  i  pochi  -  rimasti  a 
lai  fidali  il  tradissero:  aa  di  di  aiarao  all'impeoTTiso 
sagretameate  si  partì,  et  m  Alemaniam  per-terrcun 
comUU.  Uberei  de  Savogia^ftUi. quondam  comilU 
Amudei^   qui  ei  eomes   dieUar  de  Mòinenaa^  iier 
arripinl;  cosi  si  legge  aagli  aatichi  maooscrittt.^  Que- 
sto  Uberto^  chiamato  dal  Guioheàoae  Umberto^  è 
oao  de'pregeoitori  della  real  casa  di  Saroia  ;  e  qaao- 
toaqoe  ritraesse  il  aome  di  coMe  tH  Morienna^  pu- 
re  ia  rari  strumeati  ha  il*  titolo  aocors  di  marchese  ; 
e  di   qui  parimeote  si  scorge  ch'egli  era  priacipe  di 
molta  potenia,  e  che  per  «adare  ia  Dorgogaa  si  pas- 
sera per  li  di  lui  .Stati.  Fra  le  lettere  di  s.  Touiuiaso 
arcivescoro  dì   Gaatuaria   (i),   uaa  se  oe  legge   di 
Giovaani   sarUberiease,    riferita  aache  dal  cardinal 
Baroaio  (a) ,  dalla  quale  si  ricara ao  varie  particolari- 
làv    Gio^  che  Federigo  aoa  yedeadosi  sicuro  ia  Pa- 
ria per  arar  firtto  cavar  gli  occhi   ad  uà  nobile  ^ 
quella  città,  e  sapeado  che  già  i  Lombardi  laeMevar 

(i)  S.  ThooMS  Gìiatatrieosls  \,  a.  ep^  6Gr*e<Iit^  IdipL 
(a),  Bacod.  iu  ALuaalcs.  Eìodei^ 

Digitizedby  Google 


A    H    ir    U     HGUEYIU.  *9^ 

no  iniieme  un^armata  di  Tenliroila  soldatU  lasciati  in 
Biandrate  trenta  degU  ostaggi  lombavdi,   passò  nal 
.  Monferr^o^  dorè,  per  la  fidanza  die  aveva  in  Gm- 
,  glieÌMo .  mareh^.òì  qadla  contrada,  per  (e  di  hv 
.castella  distribuì   gH  altri  ostaggi.  Poscia  andò  qaa.e 
là  sempre  di  sos|[»ettP),  non  osando  di  pernottare  più 
^  di  due  o   tre  giorni  nel  medesimo  luogo.  F>aitanto 
il  marchese  trattò  cum  cagnaia  suo  comiie  maurk»- 
<<  (l^ggp  mquriennensi)  j  ut  imperatorem  permitU» 
rei  egredi^  promittens  ei  non  modo  resiitutionem 
ahìatorum^  sed  montes  aureos^  et  cum  honare^t 
.  gloria  imperii  graiiam  sempiiemam»  Poscia  racchi- 
..  ti  gli  ostaggi,  e  9Ccompagnato  da  soli  trenta  uomini  a 
eavallo,   andò  sino  a  santo  Ambrosio  fra  Topina,  e 
Susa,  e  la  mattina  per  tempo  rimf»sf>si  in  viaggt6>, 
quando  fu  presso  a  Susa  basbaramente  fece  impicca- 
re uno  degli  ostaggi,  nol^ile  bresciano, .  incolpandolo 
d'^aver  maneggiata  Puniune  dell'esercito  che  il  caccia- 
va dairitalia:  Sire  Raul  (i)  scrive  che  Federigo  nono 
die  marta  suspendit  Zilium  de  Prando  obsidem  de 
Brixia  juxta  Sauricam  (forse  era  scritto  Secusiam)^ 
dolore  et  furore  repìetus^  quod  Medioìanenses^  Bri- 
xienses^  Laudenses^  Nosfarienses,  et  F'ercelìenses 
ebsederant  Blandrate^  ei  inde  ahiit  in  Alamanniàm*. 
.Aggiugne  che  arrivato  a  Susa  cogli  altri  osteggiai  cit-  . 
.todini  presero  Farmi  e-  gli  toUevo  questi  ostaggi,  mo- 
.sirando  paura  di  ^ii^te  rovinali  dai  Lombardi,  se- 
lasciavano  condurre  per  casa  loro  fuori^  d^Italia  quei 
.nobili,  massimamente  dop«  aver  egli  tolto-  poco  fa.  di 
vita  un  d*essi,  uomo  potente  e  generoso,   con  tanta 
crudeltà.  Accortosi  Federigo  del  mal  tempo  cbrco»^ 
ik.)  SÌM  BauU  in  Bis^  T.  VL  Eer.  ItaJ. 

Digitized  by  VjOOQIC 


94  AintAU  b^  ITÀtlA 

reta  per  qatMè  (fani,  mé^  et  è  tt!&f  éò  ^e  he  Ot- 
tone di  sw  Bfargio  (ly^  attertìtò  M  sud  tlberfrtSMe 
die  qtieVtttA«It^  meitiHMttafto  4\iod4ieHos  ttrenèt^  ta- 
•eitftb  hefi  fettò  »u<»  oh  AtCcMniio  éa  SUbtnéth  che  il 
TaMòiUì^Tii,  fr^vcfllSttyfr  à^  fotutglio,  e  oon  «Itri  etn- 
q^e  tuoi  fkmiigft  ittosttatìffy  di  endure  ianami  «  pre- 
parai f  ttHò^igto  [>er  tra  grair  stf^^orè  tao  padiroiie, 
ed^iiUttò  H  th^iff  peff  istrada  «t^^ri  e  (firapete  fiiv- 
ehè  ^anse  hi  Borgia,  dow  di  grtrt  ttirnacce  fece 
t  que'^popofr;  e  d!poi  passò  in  Gerinuma,  eon  trovar 
M  nam  poche  tctrbiikme  e  molti  fche  Todiàtano.  Sa- 
rebbe dà'^desideriife  ehe  le  enti^Ke  storie  ci  n^m- 
sero  tayciate  tioeisie  piùt  copiose  deHe  reel  casa  di  Sa- 
T^a^  pereiocchè  non  bastano  le  moderne  a  darm  dei 
sh^rf  e  snffioremi  lumi.  Abbiaaivedato  alPanno  1 155 
che  Federì^go  probabilmente  atea  toho  deglt  Stati  an- 
che ad  Umberto  conte  di  l^rienna,  ma  quaK  non 
sappiamo.  Néfia  lettera  suddetta  del  Sarisberiense  è 
scritto  che  Federigo  prometteva  ad  esso  conte  tesii- 
tatioTtem  ablalorwn^  ma  quaU  Stati  fossero  a  lui  tol- 
ti, non  apparisce.  Il  Guichenon  (2),  ehe  dimenticò 
di  parlare  afH^aono  presente  di  cptesto  passaggio  di 
Fecierigo  per  la  Savoja,  e  deirarveni mento  di  Saaa, 
scrive  che  Federigo  instato  contra  d^esso  Umberto 
pel  sno  attaccamento  a  papa  Alessandro  III,  diede  in 
fóndo  ai  véscovi  di  Torino,  di  Morienna,  di  Taran- 
tasia,  di  Genova,  ec.  quelle  citfó.  Yej^gasi  ancora  h> 
Ughelli  (5)  che  rapporta  oh  diploma  d^esso  Federigo 
in  favore  del  vescovo  di"  Tor?no,  e  le  liti  poi  sopra v- 

(i)  Olto  ile  8.  Biasio  in  Chroo. 

(a)  Guichenon  Histoirc  de  la  Mais,  de  Savoie  T.  F. 

(3)  Ughcll.  Ital.  Sacr.  T.  IV,  in  Afcbiepìse.  Taarioens. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ff  V   O     MCUTUt.  "  sS 

reoute.  Quel  cIm  è  certo,  brutta  scena  fu  ^ella  àià^ 
ra$cita  di  Federigo  imperadore  fuori  d^Ita}ia.Fedeiigp 
uDperadore,  4ko,  al  cui  ceniro  diaozi  tremavano  tutte 
te  città  ItAliane,  e  die  già  per  decisione  d^  vaniuimi 
dottori  di  que'*Minpi  era  stato  dichiara^  pcutron  del 
mondo^  $i  vide  in  iìne  ridotto  a  fuggirsene  vergogno^ 
samente  d^taUa  sott9  43n  abìt,o  di  vii  faiDÌglio  cantra 
imperaioriam  àigniiaiem^  come  dice  Gotifiedo  l^o* 
oaco  (i))  tardi  conoscendo  che  più  colia  clemenza  e 
nuBSuetudìne^  che  celia  crudeltà  ed  alterigia,  si  suol 
br  guadsigno  4  e.  che  per  voler  troppo,  bene  spesso 
tutto  si  peide. 

Dt^po  tto  vigoroso  assedio  cadde  in  potere  dei 
collegati  loi9»bardi  la  terra  di  lauditi  te.  Furono  vicu-r 
perati  gli  ostaggi  quivi  detcautì,  9  tagliali  a  pezzi  i;|ua-r 
si  lutti  i  TedeKlM  che  v'erano  di  guarnigione  (2), 
Pieci  d'essi  mjHlis$i|Bl  e  ricdìissimi  vennero  conse-^ 
guati  alla  moglie  del  nobile  bresdauo  fatto  impiccare 
da  Federigo»  acciocchò  ne  facesse  vendei^  o  ^e  ri"> 
08vassi<  un  grossa  riscatto.  Ia  quest'anno  (3)  nc^l  gio  e 
vedi  santo,  cioè  a^  di  ^%  di  marzo,  per  le  istanze  di 
Gftidintf  areivescQvo  di  Milano,  e  p^t  paura  di  niali 
iBafgiuri,  il  popolo  di  Lodi  abiurò  Tautipapa  Pasquali 
le^  e  ridottosi  aU^ubbidienza  di  Alessandro  papa^  des^^ 
se  per  suo  vescovo  Alberto  proposto  de^Ia  <^esa  di 
liodi.  Intanto  cresciuti  gli  animi  dei  popoli  cQ^egali 
della  Loflrijardia  per  la  fuga  delPimperadur  Fedei^igo, 
si  »eriosero  questi  alla  guerra  ^oetra  ,4eTave^,  e  f^el 
marchese  di  itfonferrato,  che  soli  in  quelle  parti  re* 

(1)  Godefridus  Monachtu  in  CliroQ. 
(s)  Johann.  Sarisberieosis  in  Epist. 
(3)  Conttniiatfr  Acerbi  Moreu^e. 

Digitized  by  VjOOQIC 


l6 

statino  {nù  che  mai  attaccati  at  partito  d'*esso  angusto. 
Per  maggiormente  angustiare  Pavia,  Tenne  loro  in 
capo  un  grandioso  pensiero,  cioè  quello  di  fiibbrìcar 
di  pianta  una  nuova  città  ai  confini  del  Pavese  e  del 
Monferrato.  Però  i  Milanesi,  Cremonesi  e  Piacentini 
nel  di  primo  di  maggio  (i)  unitamente  si  portarono 
Ira  Asti  e  Pavia  in  una  bella  e  feconda  pianura,  cir- 
condata da  tre  fiumi,  e  quivi  piantarono   le  fonda- 
menta d^  nuova  città,  obbligando  gli  abitatori  £ 
sette  terre  di  quelle  parti,  e  fra  Taltre   Gamondio; 
Marengo,  Roveredo,  Solerà  ed  Ovilia  a  portarsi  ad 
abitare  colà.  Poscia  in  onore  di  papa  Alessandro  IH, 
e  dispregio  di  Federigo,  le  posero  Ù  nome  d^A^ìes- 
sandria.  Perchè  la  fretta  era  grande,   e  mancavano  i 
materiali  al  bisogno  furono  i  tetti  di  quelle  case  per 
la  maggior  parte  coperti  di  paglia:  dal  che  vanne  che 
i  Pavesi  ed  altri  emuli  conùnciarono  a  chiamarla 
Jlkssandria  della  Paglia  ;  nome  che  dura  tattavia. 
Ottone  da  s.  Biagio  (a)  mette  sotto  Tanno    1170  b 
origine  di  questa  città,  Ibrse  perdiè  non  ne  dovette 
il  presto  prendere  la  forma.  Ma  è  scorretta  in  questi 
tempi  la  di  lui  Cronologia.  Il  continuatore   di  Caflb- 
ro  ^)  anch^egU  ne  parìa  all'anno  presente*  Lo  stesso 
abbiam  da.  Sicardo  e  da  altri  autori.  Certo  nondÌBAe« 
no  è  die  di  buoni  bastioni  e  profonde  fosse  fa  cinta 
quella  nascente  città,  ed  essere  stato  tale  il  concorso 
iella  gente  a   piantarvi  casa,  che  da  li  a  non  molto 
arrivò  essa  a  metter  insieme  quindicimila  persone, 

(i)  Cardia,  de  Aragoo.  In  YiU  Alexandri  IH.  P.  I.  IIL 

Rerum  Italioaram. 
(a)  Otto  de  f.  Biasio  in  Chron. 
(3)  Caffarì  Anoal.  Genueas.  T.  TI.  Rer.  Ita!. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A' ir   »   0      MCLXYIII.  37 

parte  di  cataUeria  e  parte  dì  fanteria,  •««  éllVwai  e 
beUicoie.  E  nciranno  seguente  i  contoK  della  mede* 
sima  città,  portatisi  a  Benevento,  la  misero  «otto  il 
dominio  e  prolezione  deVomani  poten6ei,  con  ob- 
bligarsi a  pagar  loro  un  annuo  censo,  o  tributo.  Tute- 
lo, ciò  fu  di  somma  gloria  a  papa  Alessandro.  Attac* 
ceto  finqui  era  «tato  Obi%%o  marchese  Maìaspina^ 
potente   signore  in  Lunigiana,  ed  anche  possessore 
di  Tari  Stati  in   Lombardia,  al  partito  di  Federigo. 
Ma  dacché  egli  vide  tracollati  i  di  lui  affiiri,  non  fu 
{Mgro  ad  unirsi  colla  lega  lombarda  contrà  di  lui.  Egli 
fu  che  coi  Parmigiani  e  Piacentini  nel  di- 1  a  marco, 
secondo  Sire  Raul  (i),  introdusse  il  disperso  popolo 
di  Tortona  nella  desolata  loro  città,  la  quale  perciò 
tornò  a. risorgere.   Andò  intanto  crescendo  la  lega 
delle  dttà  lombarde,  entrandovi  or  questo  or  quella, 
chi  per  ricuperare  la  perduta  libertà  ed  autorità,  e 
chi  per  non  esserri  astretta  dalla  forza  e  potenza  del- 
l'altre.  Il  suddetto  Sire  Raul  nomina  le  città  confe-^ 
derate  con  quella  di  Milano,  cioè  le  città  della  Mar- 
ca, capo  d'esse  Vtrona^  Brescia^  Mantova^  ^er- 
g^mo^  Lodi,  Ncvcra^  f^erceUif  Piacenux^  Parma^ 
Reggia^  Modena^  Bojogna^  Ferrara.  Confessa  il 
Continuatore  di  Cafiaro  (2) ,  che  anche  i  Genovesi 
feirono  inritoti  ad  entrare  in  questa  lega,  ed  erian- 
dio  spedirono  i  lor  deputoti  per  trattarne,  ma  «enza 
che  tal  negoziato  avesse  effetto. 

Ho  io  dato  alla  luce  (5)  T  atto,  della  concordia  se- 
gmto  nel  di  3  di  maggio  dell'anno  presente  fra  il  sud- 

(1)  Sire  Raul.  Hìst.  T.  VI.  Rer.  Ital. 

(a)  Continaat.  Caff.  Anoal.  Gennens.  1. 3,  T.  TI.  Rer.  lUl. 

($)  Antiquit.  Ital.  Dissertst.  4^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


éfitto  HUkichcMi  Qifkéo  e  i  «omoIì  di  Crvjiiontf^  '  Mi^ 
hm»^  Fetama^  Pmitopa^  Mantova^  Purmu^  Piae^m^^ 
Br^éicia^  Bergamo^  Lodi,  Cónto  (  d^^no  è  di  oascr- 
▼MÌoiM)  ohe  «ooom  i  ^oiif oli  comascbà  av^ano  abbrae^ 
eiitft  la  lega),  Nowira^  FerceU^  Aui^  Tort^ma, 
Aktèandria  nuova  ciUi^  e  Bologna,  Leggoosi  iri  i 
piiti  stabSti  fra  loro  a  i  nenai  «leMepiitali  di  cadaniia 
ehCè.  Fa  gaefra  in  ^uest^aono  fra  i  I^nì  e  liacehe- 
n  (e).  Erano  gli  ttUimi  collegati  eoi  Genovesi,  «^  se- 
condotil  concerto  &tto  eon  essi,  verso  la  metà  di  ma^ 
gto  andarono  shI  assediare  il  casteMo  di  Asciano,  e  d»- 
tegK  varie  battaglie  &ene  impadronirooo.  Acconcro  i 
Piam,  ma  non  a  tempo,  e  venuti  ad  un  cooibaUiai^i- 
to  «bbero  la  peggio,  con  restarvi  molti  di  loro  prigio* 
ni,  i  quali  fttrono  mandati  dai  Lucchesi  neUo  carceri  di 
Genova  :  il  che  venne  creduto  cosa  inéeune,  e  d^;Qa 
dell^  odio  di  tatti  (^2).  GT  impetrarono  i  Genovesi, 
per'potere  coh cambio  riavere  altri  loro  prigioni  dete^ 
nntÌF  in  Pisa.  Gontinnò  tuttavìa  la  guerra  fra  i  Pisani  e 
Crenovesi,  e  contnttockè  raoHo  si  adoperasse  Filiano 
€tr9Ì9eseo90  <di  Pisa,  che  era  torna  to  al  possessp  delia 
sua  ^shiesa^  per  metter  paee  fra  queste  due  sì  accanite 
città,  pure  non  gH  venne  fatto  :  tanto  predominava  in 
cuor  di  quei  popoli  V  ambinone  d^  essere  soli  in  mare, 
e  soli  nei  commercio  e  guadagno.  Aveano  finqni  i 
pendetti  Genovesi  tenuto  come  sequestrato  ndle  loro 
città  il  vanerello  re  di  Sardegna  Barisone,  sperando 
ch^  egH  arrivasse  pure  a  soddisfar  pel  danaro  sborsato 
a  conto  di  lai  ììkA  un  addo  mai  non  si>  vide*  Il  perchè 
i  Genovesi  si  contentarono  di  eondarlo  in  Sardegna, 

(i)  AtuiaL  Piiani  T.  VI,  Rer.  I61I. 
(a)  Gaffttri  Annal.  Geauens.  lib.  a. 

^^^  DigitizedbyVjOOQlC 


àt  w  w  Oh    wJMarut.  a;g: 

dttre  ikà^  §p99m^  di  pagare.  AadftToao^  «'  ftc^^^ 
Rinsolta  di  dwpnro  ;  o»  p^^hè  inoltd  vi  mmoò  «  ««dr^ 
dUfepe  i  debtt»  contraiti,  neovdu^ser»  «  GtetKmi  qaé^ 
fantatiwft  di  lae»  I»  cpiesti  teBOfHl  R^maoi  SMmexxih 
guoers  al{>ofolo  d^Alfaai»d(f)ypw$kè  eraidtalo  in^ 
&Fore  di  Federigo  oontnii  di  Jotq,  e  IìqIi>  ^eneiio  «be  > 
dìWiiMerada'foad»i»eat»^adybdiilàyi»coreM  feior 
id  q«eUe  pdrt»  Qtisii€tm>  eleito  areiresciHro  di  Magona 
S9)  «uiidat«yi  da  Fedtfr^o,  ^t  so#t«0em  il  evo  par* 
tit9«.  Bodfvft  i  BiMnani  un  pari,  ansi  maggior  dendeiào 
di  Teodii^arsi  ^^Toseolaai,  per  €àgìoa  de^  quali  a?e» 
no  pai^  fi  fiera  rotta  n^  «mio  precedeiHe^  e  recan^- 
DQ  loro  aaéhe  gran  danno  ;  ma  non  conteateado  le 
Ckiesa  «i  loro  sfora»,  desisterono  per  idlora  da  tale  inn 
presa.  Tornò  parimente  in  questo  jusao  Manàielh  Co- 
mneno  inqiefBdor  de^  Greci  ad  inviare  ambasciatori  a 
Beoerenlo,  dorè  era  il  pontefice  Alessandro  ^  e  siooo* 
me  ben  informato  delle  rotture  che  passanma  fi»  esso 
ps^  e  Federigo,  si  figurò  facile  di  poter  ora  ottenere 
il  suo  intento;  cioò  di  far  prirare  della  corona  Federi- 
gO)  e  che  questa  ^^^  poi  conferita  a  hn  ea*^  suoi  sno- 
cessori.  Per  bmuoTcre  la  oorte  pontificia,  venne  cogfi 
ambasciatori  un^  immensa  quantità  d^  oro.  Ma  Alessan- 
dro, pontefice  de^  più  prudenti  che  s^  abbia  avuto  la 
Chiesa  di  Dio,  ringraziò  forte  il  greoo  augusto  per  la 
sua  buona  volontà  e  divozione^  ma  per  conto  della 
corona  imperiale  fece  lor  conoscere  che  troppe  diffi-^ 
colta  sMocontravano,  né  conveniva  a  lui  il  trattarne, 
per  essere  ufizio  suo  il  cercare  la  pace,  e  non  già  la 
gu^srra.  Pertanto  rimandò  indietro  essi  ambasciatori 

(i)  Cafdio.de  Aragoa.  ia  Tifa  Alexsndri  UI,  P.  I,  T.ill, 
Ecram  Italie 

Digitized  by  VjOOQIC 


So  '    UnrALX  D*  ITALtA 

ùcXk  lor  pecunia,  e  spedi  con  tale  occarionè  dne  car^ 
dinaK  alla  eorte  di  Gottantìnopoli.  AUnamo  da  Giìa** 
vanni  da  Ccccano  (t),  da  Romoaldo  sdenutaBo  (d),  e 
da  altri  itorìd,  che  T  antipapa  Pasqmle  HI,  osm  Geò- 
de da  Crema,  mentre  stara  nella  basilica  di  s.  Pietro 
faovi  di  Roma,  §a.  chiamato  da  Dio  al  rendimento  der 
eosti  Mori  egli  impenitente  nd  di  20  di  settembre. 
Parerà  che  lo  scisma  colla  morte  di  costai  avesse  af- 
filio a  cessare,  perchè  ninno  pia  vi  restava  de^  cardia 
nafi*  scismatici,  e  gH  antipapi  di  rih>ra  non  solcano 
ereame  dei  nuovi,  siccome  vedremo  fatto  nd  graade 
sflisaBa  delsecolo  XIT;  Tuttavia  f^  scismatici  non  si 
qoetaorono,  e  si  trovò  un-  Giovanni  abate  di  Stroma, 
nomo  apostata  e  pieno  di  vizii,  che  si  fece  innanzi  ed 
aaoittò  il  ftlso  papato,  con  assumere  il  nome  di  Cd- 
lislo  in.  Costai  era  stato  eletto  vescovo  tusoolano  da 
papa  Alessandro,  e  fece  dipoi  una  miserabil  figura  fra 
qnei  deDa  soa  screditata  &ci<me. 

(  CRISTO  ifCLXiz.  Indizione  n. 
Anno  di  (  ALESSANDRO  IH,  papa  11. 

(  FEDERIGO  I,  re  18,  imperadore   tS. 

Spese  r  imperadore  Federigo  in  Germania  Tanno 
presente  in  istàbilire  ed  ingrandire  i  suoi  figliuoli  (5). 
Nelle  feste  di  penteèoste  tenne  una  gran  dieta  in  Barn-: 
berga,  dove  comparvero  i  legati  dell^  antipapa  Calfislo. 
In  essa  di  comune  consenso  de^  prìncipi  fece  eleggere 
re  di  Germania  e  d*  Italia  il  suo  primogenito  j^rrigo^ 
(i)  Johann,  de  Gecoano  Ghron.  Fossse  noTaa. 

(2)  Romoal.  SaleraiL  in  Ghron.  T.  VII,  Rer.  Ita!. 

(3)  O  tio  de  I.  Biasio  in  Ghron.  Ghronio.  Eeichersperg. 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


M.  «    a    u       biìIjXIK*  9E 

e  eofònaild  per  mano  ói  Filippo  arcweie^oo  cK  Oo^ 
kmia.  Al  secondo  de?  suoi  fi^aoli,  cioè  à  Federigo^ 
giacché  era  naneato  di  ^ta  Federig9  duca  di  ^aevia^' 
dnamato  di  Ròttnd:largo,  V  angoéto  imperadoré  diede 
qnel  ducato.  Rimasto  senza  eredi  il  Teeeliio  duca 
Guelfo  della  linea  esten!se  di  Germataia^  per  k  molle 
dd  fi^olo  accadala  ndl^  anno  1 1^  in  Italia,  aveva 
^lir  dichiarato  suo  erede  Arrigo  il  Leone  dnea  di  Q*** 
viera  è  Sassonia,  suo  nipote,  di  tutti  i  «loi  Stati  e 
beni  posti  nella  Suevia,  a  condiuone  di  ncav^rne  una 
buona  somma  di  danaro.  !Mb  procrastinando  il^  duca 
Arrigo  di  pagare,  &gur8Éndosi  die  p^  T  età  avaxoata 
ddXo  sio  la  morte  gli  rìsparmierebhe  un  tale  sbollivo^  0 
duca  Guelfo  rìmmaiò  tutto*  a  Federigo  aufosto^  che 
pagò  il  danaro  pattmto.  A  Cortado  suo  terzogenito 
oonferi  poi  il  ducato  ddla  Franooma  con  altri  be^. 
Al  quartogenito  Ottone  diede  il  regno*  d^  Ades,  osi^ 
ddla  Bologna.  L^  ultimo  suo  Aiuolo  FiUppQ  crt^  d* 
lora  in  fasce.  Altri  ac<)uisti  annoverati  da  Ottone  àà  s. 
Biaj^o  fece  Federigo  pw  ben  arricchir  la  sua  prole  :  e 
in  cpiest' jumo  ancora  s^impadroni  dell'*  ardvescovako 
£  SalislMirgo,  fiacendo  colare  quanti  mai  potè  de^  feu-^ 
di  delle  chiese  in  esst  suoi  figliuoli^  e  comperando  ed 
«oynsjtando  diritti  e  beni,  ovunque  poteva.  La  SicSia 
ndl^  anno  presente,  correndo  il  di  4  ^  febbraio^  sofiri 
un  fierissimo  ecddio  per  un  orrìbile  tremuoto  che  de- 
solò vane  città  (i).  Quella  sopra  tutto  di  Catania,  dttà 
allora  rìcchissima,  tutta  fu  rovesciata  a  terra,  colla 
morte  di  circa  quindicimila  persone,  e  dd  vescovo 
(nomo  per  dtro  cattivo,  e  sdito  in  dto  colla  simonia  ) 

(i)  Hogo  Falc«n<]us  in  Chron,  Kómoald  Salerò,   in 
Cbron.  T.  YH,  Eer.  Ital. 

Digitized  by  LjOOQIC 


Sa  AMtti  D^  raou 

•^^MiiMiìÌBWiiMi,seiizàdieirtrBitatfe«na  ca- 
ti  ito  friéfiL  Larteis»  disavventura  proto  la  nAfl  ìttcm 
^  IioéMp.  Tlili»B^gkii  di  gioito  icrtbò  HKk«SiiteiH 
««QttMÉÌdbr»  cafidhu  9e^  AmmH  piaui  (i)Ki 
«antto  oài  «  CatoM  s«^ic«  md  Ftasstt  itndèem 
méer  cimàtU^  9t  mmtièììm  ti  i^Sms  eum  mmìtìs  ho^ 
immihus  m  uùi  «f  agro  oppres$ù  a  dieta  terrm^^ 
tnéiu  petmrunt.  Attoero  i  Gnotonesi  a  et^ncre  di 
bcMme  flunpif  la  Iork  oSttà.  <9).  Kè  r^x>Mtif«My  i  MJÌMgw 
ib  ftMmcor  i»s«,  e  foitificar  k  rìiiata  loro 
è  d^  atlenrioac  dò-cke  ha  Niceta  Coniata  (3),  cioè  che 
MÈmmtUa  iinperadorde^  Greci  per  T  appressione  dd- 
i*  ami  ik  Faderigo  aognito,  aaauiflDameole  dappaiahò 
qoetd  arerà  ttotald  dt  torgli  AfiooM,  toomiiniatiò 
grossi  aiuti,  cioè  "di  ^anafaai  Mihttm,  aftoabè  ri&b^ 
bricasaero  la  loro  cine,  e  si  iiiette6s«t>  inlstato  di  po- 
ter hx  fronte  ad  un  ianperadore  cbe  madìtaipa  la  roT»» 
na  di  tutti.  Certo  è,  che  Manimetto  era  in  l^ga  fxk  papa, 
col  re  di  SiciBa,  e  eoi  Lombardi  contro  cB  Fedengo. 
Abbiamo  anebe  da  (^hmao  Ftenoba  (4)  <^  ^  V^ 
donne  di  SRIano  renderono  tatti  i  loro  aneffi  è  gioiel- 
li, per  impiegarne  il  prezzo  neHa  i4edifieaKk>ne  deli 
chieda  metropolitana  ^  santa  Marta.  Gnerra  fti  in  qu»» 
st^  anno  nella  Romagna  (5).  Arcano  i  Bcrfognesi,  aisi- 
stiti  da^  Raregoani,  assediata  la  città  ^  Faenza.   Rt* 
coiaero  i  Faentini  per  soccorso  ai  Forìirési,  che  ao« 

(i)  Amiàl.  risani  T.  VI,  Rer.  lini. 

(a)  Sicaid.  iu  Cbr^a*  T.  TiJ,  Rer.  lì^U 

(3)  Nìc^  Hiilor.  lib.  7. 

(4)  Gal?aDtis  Flamm.  in    Manipul.  Fior. 

(5)  Rubeas  Histor.  Rarenn,  t.  5.  Sigonitii  de  Regno 
Ital.  1.  14.  Ghirardacd.  Istor.  di  fiologba.  t.  X 

m^^  DigitizedbyVjOOQlC 


4  IT   V   <>      JÌO£SX.  35 

eorfi  ed  atia»x2s^.batta^  verK»  il  fintte  Senio,  mie- 
ro.  ia  cotta  il  oanf^  boiogiie»e^  con  kxyn  ìqaattroceolo 
piigiotii.  U  Ghinardacoi  rafipQrta  questo  seonfitta  4m 
saoi^  floa  pveleade  che  i  Bolo^poM  fosserv  iti  ia  aiuto 
4e'Kavegoaai  lor  «oUegaliy  aMaml  de'^-qaiii  &*  erano 
portati  i  Faeolim  e  Foctire»].  Yenrra  ia  qneili  teni(>i 
agitata  da  intime  gnetre  civili  la  oittà  £  Oeuora  (r). 
Tanto  M  adoperò  Ugo  arcwescooo  mào  cxà  oonioli, 
.  che  si  conchitifle  eoocordia  e  pace  fin  i  ^tadioi*  Se- 
guitando intanto  la  guerra  già  iaoomiociala  fisa  i  Pisani 
e  i  Lucchesi^  parohè  i  primi  a^  erano  ftitti  forti  coir 
oJHto  de'popoli  della  Giar&gnana  e  Yertìglia^  riclùeset-o 
g|U  akri  di  ainto  i  Genovesi,  che  non  mancarono  di 
aòcorrere  per  sostenerli.  Si  trattò  poscia  di  pace,  ma 
senza  che  mai  potessero  ventre  ad  accordo  eicmio.  Per 
questa  cagione  continuarono  i  Pisani  e  i  Genovesi  a 
Dyrsi  guerra  gli  uni  agli  altri  in  mare,  prendendo  chi 
potea  più  l^pi  de^,  nemici. 

(  CRISTO  HCLxx.  IndÌKÌone  in. 
Anno  di  (ALESSANDRO  III,   papa  12. 

(  FEDERIGO  I,  re  19,  imperadore  16. 

Tentò  in  qàesi^  atmo  V  imperadort  Federico  di 
introdurre  trattato  ài  pace  con  papa  Alessandro  111-^ 
dimorante  tuttavia  in  Benevento  (2).  Spedì  a  questo 
fine  in  Italia  il  vescovo  di  Bamberga  Everardo^  con 
ordine  d' aUioccarsi  col  pontefice,  ma  di  non  entrare 
negli  Stati  del  i^^i  Sicilia.  Alessandro,  che  starva  al- 
l' erta,  e  per  teitopo  s'avvide  ove  tendeva  P  astuzia  di 

fi)  Ciff^ri  Annal.  Gcnaeiis.  1.  2. 

(2)  Cardtn.  de  Aragon.  in  Vita  Alfxandri  IIL 

Digitized  by  VjOOQIC 


34  àsntàu  9*nAUM 

Federigo,  cioè  a  mettere  dcSa  mabb  iat^geiBa  fra  «i^ 

^  j/nptL  e  i  coiiegeiliv  loadMardt,'  noa  tardò  pualo  ad 

'  avfifarae  la  lejga,  acdoochè^gi  ispe^Sasero  un  depalalo 
per  acnstcìe  a  qminlo  fosse  per  nferìre  il  Teseenro*  saè- 
tdctto.  Deppone  §a  questi  Tenuto,  si  trasferì  3  pon- 

;  tefioe  ia  Campiaiia  a  TeroH,  per  qaim  dare  udieiua 
ri  legato  cesareo.  Yoleva  qaestL^parlaar^i  da  solo  a  mh 
1o,  il  die  maggiormente  accrebbe  i  sospetti  di  qaakbe 

-  fiirberia.  Benché  con  ripagnanza)'  fìi  ammesso  ad  una 
segreta  ndiclBta,  dove  espose  essere  Fedeìgo  di^K>sto 
ad  approyar  tutte  le  ordinazioni  da  esso  pontefice  £it- 

*  te;  ma  intorno  al  papato  e  air  ubbidienza  dovuta  d 
vicario  di  Cristo,  ne  parìò  egli  con  molta  amlùgmtà,  e 
senza  osare  6à  spiegarsi.  Gomunicò  papa  Alessandfo 
coti^  proposizioni  al  sacro  collegio  e  al  deputato  del- 
la lega.  La  rbposta  eh**  egli  poi  diede  al  vescovo  di 
Baniberga,  fìi  di  maravigliarsi,  come  egK  avesse  preso 
a  portare  una  siffatta  ambasciata,  che  nulla  contenera 
di  quel  che  più  importava.  Che  quanto  ad  esso  papa, 
egli  era  pronto  ad  onorare  sópra  tutti  i  prìncipi  Fe- 
derigo, e  ad  amarlo,  purché  anch'*  esso  mostrasse  la  ùr 
Mal  sua  divozione  dovuta  alla  Chiesa  sua  madre;  e  con 
questo  il  licenziò.  Mentre  il  pontefice  dimorava  in  Ve- 
rdi, i  Romani  pieni  di  rabbia  contro  V  odiala  città  di 
Tuscolo,  le  faceano  aspra  guerra.  Rainone  signore  di 
essa  città  veggendosi  a  mal  psartlto,  trattò  d^  accordo 
con  Giovanni,  lasciato  prefetto  di  Roma  dall^  impera- 

.  dor  Fedeiigo,  e  gli  cedette  quella  città,  con  riceverne 
in  conti-accambio  Monte  Fiascone^  e  il  borgo  di  s.  Fk- 
viano,  senza  farne  parola  col  papa^  da  coi  pure  egli 
riconosceva  quella  città,  e  con  assolvere  dal  giura- 
mento i  Tuseolani,  i, quali  si  credwoao  col  nuovo  pa- 

Digitized  by  VjOOQlt 


drone  di  esentarsi  dsdle  mdestie  de^  Romani.  Ma  que- 
sti pia  yigorosameat&che  mai- contiauarona  la  gu^lrra 
cotftra  di  essa  città^  dimameradiè  quel/ popolo,  fatìQ 
ricorsa  al  papa,  si  mise  sotto  il  dominio  e  patrocinio 
di  luì.  Alla  stessa  corte  pontificia  tacdò  poco  a  compa- 
rire  il  suddetto  Rainone  pentito  del  contratto,  peidiè 
quei  di  Montefiascone  vituperosamente  V  aveano  cac- 
ciato dalla  lor  terra  ;  e  anch'*  egli  implorarla  la  miseri- 
cordia del  papa^  fece  una  dònazion  della  terra  di  Tu* 
^scolo  alla  Chiesa  romana:  tI  che  la  preservò  per  allora 
^dair  ira  e  dalle  forse  del  popolo  romano.  '^Raf^orta  il 
'Gnichètton  (i)  una  bolla  di  papa  Alessandro,  data  in 
quest"*  anno  Laterani  in  favore  della  badia  di  Frnt- 
tuarìa.  Non  può  stare,  perchè  il  papa  non  fu  in  questi 
'  tempi  in  Renna.  Persistendo  tuttavia  Manuello  impe- 
•rador  de'  dreci  nel  vano  pensiero  di  lìcuperar  la  co- 
rona imperiale  di  Roma^  per  farsi  del  partito  in  quella 
città,  mandò  nel  presente  anno  una  sua  nipote  per  mo- 
gtie  di  Ottone  Frangipane  {i\  la  cui  nobilissima  fami- 
glia era  in  questi  tempi  attaccadssima  al  pontefice  Ales- 
sandro. Fu  essa  condotta  con  accompagnamento  ma- 
gnifico di  vescovi  e  nobili  greci,  e  con  gran  somni^ 
di  danaro,  a  VerolL,  dove  il  papa  li.  sposò  :  dopo  di 
die  Ottone  condusse  la  novella  moglie  a  Roma.  Arde- 
vano i  Bolognesi  di-voglia  di  vendicarsi  deUa  rotta  lo- 
to  data  nel  precedente  anno  dai  Faentini  Però  col 
maggior  loro  sforzo  e  col  carroccio  che  per  la  prima 
Tolta  fu  da  essi  usato,  s**  inviarono  contra  delja  città 
di  Faenza,  e  V  assediarono.  II  Ghirardacci  scrìve  (5) 

(t)  Gaichenon  Btbliot.  Sebof.  Géntar.  U^  e.  35. 
(t)  Johann,  de  Geecaoc  Ghron.  FatMenofiie^ 
^>  Ghirardacci  IsIok^  di  Bologna  L  3«. 

Digitized  by  VjOOQIC 


36  ashììli  lì*  l'niAà. 

«Im  Moi^sMfo  T  affuftta  de^  Faentim.  Le  vwxààm  sto- 
Yk  di  IdogMi  (i)  parifiM  sdaskente  édT  assedio,  e 
dì  pia  tton  ne  dice  Girolamo  Eosst(a)7  che  sictte  al- 
Tamio  ^egtiettte  tiii  ts3  fatto,  ed  ag^gne,  essersi  nxùd 
i  RsTegnatì  ed  Imolési  col  popolo  di  Bolc^na  GonÉfs 
di  Faensa.  Concordano  poi  tnAti  |^  autoft  in  dnre  die 
segui  la  pace  fi«  questi  popoli,  eon  essacsi  restifoiti  i 
prìgiom  ai  Bolognesi,  Aocema  il  saddetto  fiossi  mn 
èattaglia  aecaduUa  in  qnest^  anno  fra  essi  Faentku  dil- 
f  nna  parie,  e  i  Forliiitesi  e  i  Raireimati  dall'*  altra  edk 
sconfitta  d^li  nhinn.  Ma  non  s'intende  cerne  il  popolo 
di  Forlì  ansifiano  de'  Faentini  nel  precedeote  anno 
fosse  già  dvrenuto  loro  nefflico.  Oltre  di  ^te  non  è 
molto  da  fidarsi  degfi  storici  moderni,  qualora  manca- 
no le  Cromdie  vecdiie.  Tre  ambascìs^orì  del   greco 
imperadore  Mannello  Comneno  approdarono  ia  que- 
sto anno  a  GenoTa  per  trattar  di  concordia  con  qoel 
pc^olo  (5),  portando  con  seco  cinquantaseraùJa,  oj^or 
ventottomila  perperi  (  monete  d'  oro  de'  Greci  )^  ma 
non  fu  lmt>  data  udienza,  se  non  dapporcchè  ùjt  ritor- 
nato da  G)Stan|inqpoli  Amico  àn  Murta,  ambasciatore 
d' essi  Genovési.  Pèrdiè  si  troTÒ  gran  divario  fra  la 
esposÌEÌon  d^  Amico,  e  quella  delegati  greqi,  licenziati 
questi  senza  accordo,  si  riportarono  indietro  i  lor  da- 
nari. Segmtò  ancora  nell^  anno  presente  la  guerra  fra 
i  Pisani  e  i  Lucchesi  colla  peggio  degli  uldaii,  die  ri- 
masero sconfitti  presso  Motrone,  e  lasciarono  in  poter 
de**  Pisani  nna  gran  quantità  di  prigioni  (4)*  Né  ces* 

(i)  Chromc.  di  Bologna  T.  i8,  Rer.  Ital. 

(a)  RabéQt  Hiit.  R»icnn.  h  6.  - 

(3)  Cttfhri  Anwil.  GenaeAs.  1.  2,  T.  Vf,  Rer.  lUUe* 

(4)  Annali  Pìmbì  T.  Vi,  Rtr.  Jtoi. 

Digitized  by  VjOOQIC 


saronoie  vicfendovoli  pred,efta  fessi  Pì^ai^  e  ì  fietlo^H»-? 
si  per  m^re.  Fra 4'  altpe  ^prede  veqQe-fettO'ai.Gen^esi} 
di  preludere  una.  nate,  dove  erti  Caroqe^  unò.dfe"  fc<3^an 
soHpisapi. 


A 


(^ 


■      —  '  .      :      '  ^    i  •  f 

(  CRISTO  MCixxt.  Indizione  IV.  '  u 

Anno  di  (  ALESSANDRO  III,  papa  i3.         j     ( 

(  FEDERIGO  I,  re  20,  imperadore   ly., 

Sontìna  era  stata  V  occupazion  di  papa  Àtless^t^, 
dro  negli  anni  addietro  per  rimettere  in  grazia  di  :4r¥ 
rigo  re  d*  Ing)^»ilterra,  e  nel  possesso  della  sua  -  cbii^a 
Tommaso  ardvescos^o  di  Gantoil)erì,  ed  avev>a  avuto 
la  consolazione  di  veder  terminato  così  scabroso  affare,  r 
Ma  non  fu  minore  iLsuo  affanno  nel  principio  del  pre-» 
sente  anno,  perchè  vennero  le  nuove,  che  al  santo» 
prelato  era  stata  da  empi  sicarii  levata  la  vita  nel  di  a^^ 
del  precedente  diicembre:  laonde  meritò  d'  essere  ono- 
rato da  Dio  con  vari  miracoli,  e  poi  registrato  nel  ca- 
talogo dei  martiri.  Ebbe  perciò  il  pontefice  da  fatioat 
.  tuttavia  non  poco  per  eseguir  ciò  che  la  disciplina  éq- 
demstica  prescrìve  in  simili  casi  (i).  Trovavasi  egli  ia 
Tuscolo  nel  di  25  di  marzoy  allorché  arrivarono  {^ 
ambasciatori  del  re  Arrigo,  venuti  per  discolparlo^  e 
protestare  che  egli  non  aveva  avuta  mano  in  quel-sa««. 
crìlego  fatto.  A  tutta  prima  non  li  volle.il  papa  vedere^ 
ma. dopo. quache  maneggio  gli  ammise^  e  dipoi  spedi 
in  Inghilterra  due  cardinali  per  formare  il  processo,  e 
conoscere  se  il-  re  era  innocente,  o  reo,  Gontii^aar^o 
ancora  in  que$t^  anno  con  grsoi  vigere  i  Milanesi  a  lia^ 

(i)  Cardio,  de  Aragon.  in  Vita  Alexan()r$  III,  P.  I, 
T.  Ili,  Rerum  Ilalic. 

MCRATOBIj  TOL.  XXXVlIi.  4 

Digitized  by  VjOOQIC 


98  AnifALi  d'  inxiA 

zare  V  dAattétà  loro  citfà  ;  né  conteoti  di  questo,  ne 
empierono  con  nuore  mura  B  ctreuìtò,  chiadendo  m 
essa  le  basìlidh^  di  s.  Amln'osìo^  di  s.  Lorenzo,  di  s. 
Nazarìo,  e  df  s.  Eusebio,  dimanierachè  le  disgrazie  lo- 
ro servirono  a  maggiurmente  nobilitare  la  per  altro 
nobilissima  patria  loro.  Ne  resta  tuttavia  la  memoria  io 
un  antico  ìnarmo  raf^òrtato  dal  Puricelli  (i),  dove 
ancora  si*  leggono  i  nomi  de^  consoli  milanesi  di  qoe- 
st*"  anno.  Due  d**  essi  specialmente  sono  da  notare,  cioè 
jir^erìcus  de  la  Tarre^  Oberius  de  Orto;  il  secon- 
dò' celebre  fi'a  i  legisti,  per  la  raccolta  delle  consueta- 
ditti  feudali;  e  il  primo,  perchè  da  lui  yerisimilmeote 
diArencb  F  illustre  éasà  dèlia  Torre,  ossia  Tornaiui 
che  signoreg^ò  dipoi  in  Milabo.  Pcil^Hcò  nelT  anno 
1708  il  famoso  Stefano  Baliraio  la  storia  genealo^cs 
éà^9i  casa  Torre  d'  Alvernia,  ossia  dei  ^uchi  di  Bu- 
glione, per  cai  ebbe  di  molti  guai.  Si  egli,  come  altri, 
han  creduto  una  medesima  femigKa  quella  de"*  Torna- 
ci mHanesi,  e  f  altra  de'  francesi.  Quando  non  si  a^ 
ducano  pruove  più:  sicure  di  tal  connessione,  difficile 
sarà  11  credere  si  fatta  unicMie  di  sangue.  Noi  qai  a  buon 
*onto  troviamo  un  Ardérko  dcAla  Torre  console  in 
Milano,  e  perciò  Buon  cittadino  di  Milano;  ma  ch^egB, 
é  i  suoi  maggiori  fossero  venuti  di  Francia,  non  si  dw 
5énza  buorie'prùp ve  asserire. 

'•  Cefcalono  i  Lucchesi  e  Genovesi  coUegàti  di  tirar 
tl^*  l6ro  àlleaiiza  aìlri  popoli,  per  potere  con  piàfor^ 
fùiiè  rtótùtzaiei  Fwani.  Riuscì  loro"  di  guadagnare  i 
Sfitóé^if  e  Pistojesi,  e  il  conte  Guido  »gnor  potente  in 
^osfcana.  Fu  ciò  cagione  che  anche  i  Pisani  stabilifO* 
no  lega  coi  Fiorentini  per  quaranta  anni  avvenire.  6B 
(i)  Puriceii.  Mouum.  Basilic.  Atub£i 

Digitized  by  VjOOQIC 


AnmAi  pisttii  m  vece  di  anticipar  di  un  anno  i  succes- 
si di  questi  tempi  per  accomodarsi  air  era  pisana,  che 
aare  mttik  prima   dell'*  era  volgare  comincia   V  anno 
nuovo,  li  pospongono  di  un  anno  :  e  però  non  si  può 
stare  alla  cronologia  d**  essa  storia.  Abbiamo  gli  Anna- 
li genovesi  in  questo  più  esatti  (i).  Fabbricarono  ndi 
presente  anóo  i  Lucchesi  coU^  aiuto  de**  Genovesi  Via- 
reggio al  mare.  Terso  T  autunno  arrivò  in  Lombardia 
airimprowbo    Cristiano   arcivescovo   elette  di  Ma- 
gonza,  inviato  dall'*  imperadore  Federigo  per  assistere 
agr  interessi  dell*  Italia,  e  massimamente  della  Tosca- 
na, che  tuttavia  teneva  il  partito  imperiale.  Passò  egli 
intrepidamente  per  mezzo  le  città  lombarde  nemiche, 
ma  con  gran  fretta  ;  e  valicando  il  fiume  Tanaro  pres- 
so Alessandria,  si  trasferì  a  Genova,  dove  per  rispetto 
àéi''  imperadore  fu  onorevolmente  accolto.  Se  V  ebbe- 
ro forte  a  male  i  collegati  lombarcK^  e  però  pubblicaro- 
no un  bando,  che  ninno  avesse  da  condurre  grani  e 
altre  vettovaglie  a  Genova  :    il  che  cagionò  una  gran 
carestia  in  quella  città.  Toniarono  ancora  in  quest'Ada* 
no  essi  Genovesi  a  condurre  in  Sardegna  il  re  Bari-» 
sorte  sequestrato  da  essi  per  debiti,  e  pare  che  soddis- 
fatti del  loro   avere,  quivi  il  lasciassero  a  scorticai*e  i 
8u^  popoli  per  le  colpe  della  sua  vanità.  Aveva  V  im- 
peradore Manueflo  Comneno  cacciato  da  Costantino- 
poli i  Pisani.  In  quest"*  anno  venuto  con  essi  a  concor- 
dia, restituì  loro  i  fondachi  e  il  maltolto.  Obbligossi 
egli  di  pagare  per  quindici  anni  avvenire  al  comune  di 
Pisa  cinquecento  bisantì  (  monete  d^  oro  )  e  due  pallj, 
o  un  pallio  ancora  all'*  arcivescovo  di  Pisa.  Yennero 
gli  ambasciatori  di  lui  a  Pisa,  e  nel  di  1 5  di  dicembre 
(i)  Go^fart  Anual.  Géi2.L2. 

_pigitized  by  VjOOQIC 


■JT  AiniALI  DtTALU 

furono  segnali  i»pUoU  nelkb  concordia.  £ste8iiilL>  isttoi^ 
cato  di  vita  Guido  arcivescovo  di  B»^v«in54  (i),  sao- 
cedetfe  in  qUeUa  chiesa  Gherardo^  il  qpak  al  pari  dei 
siici  antecessori  uso  il  titolo  d^  esarco,  cioè  h£  padcoB 
teooporale  di  Ravenna  e  dell'*  esarcato,  per   le  conces-' 
sioni  loro  fatte  :  dagP  impa^adorì.  Pa^  Alessandro  III 
con  sua  bdla  da<a  in  Tuscolo  gli  conUermò  la  soperio- 
rità  sopra  i  vescovati  di  Bologna  e  Panna,*  per  li  qua- 
li forse  era  stata  in  que^  tempi  qualche  controversia. 
Tolte  furono  ai  Veneziani  da  Stefano  re  à*  Un^ierìa 
le  dtik  di  Spaktro,  Sebenico,   Zara   e  Traù  (a).  D 
doge  Vitale  Michele   ricuperò   Zara.  Ma   oontra  dei 
Teneziani  mosse  maggior  tempesta  ManueUo  impera- 
dor.  de'  Greci.  Mostrossi  egli  tutto   beneyolo   verso 
questa  nazione,  e  V  invitò  a  passare  in  Levante  colle 
lor  merci,  sicché  moltissimi  uomini  e  navigli  Vanda- 
tono  sotto  la  buona  fede.  Posda  spediti  gli  ordini  per 
tutto  il  suo  iaqjerio^  nel  di  2  a  di  marzo  fece  prende- 
re tuttj  i  legni  e  1'  avere   de"*  Veneziani.    Portatane  la 
nuova  a  Venezia,  ne*  generosi  petti  di  quei  cittadini 
tanto  ardore  di  giusto  risentimento  s*  accese,  che    in 
poco  più  di  tre  mesi  parte  prapararono,  parte  fabbri- 
carono cento  galee,  e  venti  navi  da  trasporto  per  por- 
lare  la  guerra  in  Grecia.  Vi  s' imbarcò  lo  stesso  doge, 
e  mossa  nel  mese  di  settembre  la  poderosa   flotta,  ri- 
cuperò per  forza  Traù,  con  darle  poscia  il  sacco,   e 
diroccarne  una  parte.  Costrinse  Ragusi  a  sottom^ter- 
si  al  dominio  di  Venezia*  Passò  dipoi  a  Negroponte, 
e  imprese  T  assedio  di  quella   capitale.  Fu  allora  dai 
Greci  mossa  parola  di  pace,  e  il  comandante  di  qud- 

(i)  Rubéus  Hist.  Ravenn.  1.  6. 

(a)  Dandul.  io  Chron.  T.  XII,  Rer.  Hai. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A    H    NO       HCLXXII.  4I 

la  imnà^DTiò  '■  persone  apposta  a  Costantinopoli  coi 
TMCOfò  d^Equilio  peatico'  della  lingaa  greca,  per  parte 
ée*  y^aesiav;  Finché  Tenissero  le  risposte,  portatosi 
il  dòge  a  Scio,  s^  impadronì  di  quella  città,  e  delP  i- 
aola  tvtla,  e  '^itì  determinò  di  sremare  coIP  arma- 
ta: il.che  glifu  di  graTÌssimd  danno,  siccoriie  fra  poco 
si  dirìli  "'""•*  •'  ■■  '      •■••'     '      '■    ''■'''* 

(  CRISTO  MCLxxn.  Indizione  v. 
Anno  di  (  ALESSANDRO  III,  papa  14. 

'     (  FEDERIGO  I,  re  21,  imperadore  i8. 

Fin  qni  il  poiltefice  Ale^sandrcf  èra  dimorato 
Itior  di' Roma,  perchè  tùttatia  il  po*polo,  o,  per  d\t 
meglio,  il  Mhdto  romano  che  ayéa  prosato  il  gusto 
^<oottia»dsre,  gH  tontrastava  Tesercizio  della  giurisi 
jMone  ed  autorità  temporale,  dovuta  ai  sommi  pon^ 
tefidi  Erano^  anche  i  Rdmani  forte  in  collera  contro 
del  papa  >pei2  la  protezione  ch^gli  avea  preso  de'Ta* 
•edlant,  popdtd' troppo  odiato  da  essi  per  la  yecchisr 
semkizia  •  per  la  memoria  deAla  sanguinosa  sconfitta 
iMPaimó  ¥167?  Si  trattò  in  -quest'anno  d^accordo. 
làdossero  gli^KUti  Rottiani  il  pontefice  a  contentar* 
ti -die  n  '  spianaiwiio  le  mnra  di  Tusoolo'  (i),  prò- 
ACitteDpdo'esst'ii^ 'ricompensa  di  riguardarlo  da  li  in-^ 
fiànà  come  lor  padre  e  signore,  e  di  ubbidire  a  tutti 
i  saoL^emaadamenti.  Menarono  poi  le  n^ani  per  at* 
terrar  quelle  mura  :  dopo  di  che  si  scopri  la  lor  fro- 
df,  con  restare  burlalo  il  buon  papa,  perchè  non 
mantennero  punto  la  promessa  fatta  dal  capto  loro. 
Se  ne  crucciò  altamente ;A)essa«dro,  .e  giacché  altro 

(I)  Roknaald.  SJlera,  io  Chfon.  T.  VII<  Rer.  Ita). 

Digitized  by  VjOOQIC 


43  ànVAhl    D   If ALIA 

non  SÌ  poUa,  fece  circoiidM'  di  fosia  e  noTtiro  la  totrc 
di  Tuicolof  e  Isfcieta  i?i  p9t  ncurtua  dì  (|ùel  popo^ 
lo  UDA  buiiDa  gu^migiiHi  dì  cafatli  è  fèoti,  ««dò  e 
Sfare  ad  Aqagoi,  dave  poi  diedro  «tòlta  tempo.  Ho- 
moaldo  saleciM(aiEio  que]^  è  che  ci  ìw  coaservats 
questa  ootizia,  b  qi:^ale  dal  cardioal  B»t<wo  Tteti  ri- 
ferita alPanno  1168;  ma  Tensianlmente  fuori  di  sito. 
Nella  crooica  di  Fossaauova  si  legge  (i)  :  Anno  i  i^s^ 
Indictione  .  quinta  Alexander  fkmi  fiitem  cuim  Ro- 
manis^  gin  destruxerunt  mut0S  eii^iMis  Uucuìanae 
mense  novembri.  Questo  ^at^fie  kéici^ .  nelk  peona 
ringaoDO  fatto  dai  Romani  al  papa  ;  ma  ne  parla  be- 
ne Tautor  4aHft  vita  di  papa  Alessnadr^,  con  dira  (3) 
che  i  RoDiaiii  aoo  pernaiaerp  ai  papa  di  entrare  ia 
città)  e  di  esercitar?!  il  sao^pasiortle  oMo:  laoiMla 
^i  A  ritirò  io  campagna  éi  Rorna^  !$# penando  ieaapi 
migliori.  Dopo  avere  ricevuto  notte  finesse  ém^Qet* 
novesi,  pas#d  Cristiano  ^rÙ94$co90  etatto  di  9faC0|H 
zai  ed  ardcanpelliere  dcH'iiaperadoiìi^  a  Pisa  jod  dì  S 
di  febbraio,  rii:^vuto,  ivi  parimeate  con  in^ta  iMigns^ 
Scensa*  Pt^scia  cenvQC^I  'tutti  i  cititi  ^  m«rcheai  e 
coRftolt  delle  città  da  Lucca  sino  «  Rotaci  lepoe  tw 
gran  parlamento  nel  hoirg^  di  QeHeiia/  per  qaaiittf 
s'ha  dagli  Annali  pisw  (S))  e  qiiiH{HNipoae  daparCa 
deU'imperadore  ia  pace  fra''€M8nofesi^:Liieohaii  t  Pi- 
sani. Il  continuatore  di  Gaflbro  scrive  (4)  <^e  qoaslo 
parlamento  ^nnto  fu  appresso  Siena,  o  aaa  Geneaio 

(1)  Johann,  de  Ceccaoo  Chron.  Fossae  novae. 

(2)  Cardio,   de  Aragon.  in  Vita  Alexandri  III^  P.  I, 
T.  Ili,  tlernm  Italie. 

(8)  Ànnsl.  Pisani  T.  IV;  Rer.  Itfel. 

(4)  Cafiari  Annal.  Geuoens^  T.  IV,  Rer.  Italie^ 

^»-  DigitizedbyLjOOQlC 


iBr9  4^1  Sancte.  3arebboao  eondiycesi  i  Pi^apiad  ab- 
bracciBr  la  pace,  se  loro  non  fosse,  parutiilfoppo  du- 
xa  la  cpndizione  di  restituir  ^enza  compenso  alcufio 
lai^i  prigipni  cHe  aveaop.  de^nemìci.  Però  stando ipic- 
ti  su  questo,  rarciyescovo  in  uifi  altro  parlamento, 
certamente  tenuto  nelle  vicinanze  di  Sì?na,  m^ise  i 
Pisani  al  bando  delPimperio,  privandoli  di  tfìtti  i  pri- 
vilegi, e  delle  regalie  e  della  Sardegna. 

Leggesi  aegli  Annali  diGenota  lai  lederà  saetta 

da  lui  ai  .Genovesi,   con  avvisarli  che  nell'ieissei|(iUea 

teouta  presso  Siena^  òs  compeetu  p^ra^eoH  Mrhis 

Mamanorwfns    0  toram  marchmkibui  anconitatm^ 

Conrado  marchiane  d^  Mord^errato^  eomUe  Gttìh 

don&t .  romite  j^ldebr^mdinoi  et  guamplurinUs  aliis 

ixaaitìkusi  tìopUitnekif  vahMHùribus^  consuUbus  i»«»- 

iatum  Tusetatj   Marohiae^  et  v^lis  ^pt^tanae^  et 

Mupea^iaris  ^que  inferioris  Robiùmacy  -  et  iufiniim 

popuU  muiiUudìne^  avea  pubblicato  il  bando  contri 

de^PIsant,  con  ordtdare  ad:  essi   Genovesi  dì  tener 

proi^  cinquanta  galee  per  rofttava  di  pasqua  in  set*- 

VÌgb  dell^peradore.   00  rapp^iado   questo  passo, 

aoQiQcdiè  il  lettora  ooasprenda  (|aai  popoli  tuttavia 

aderissero  al  panit6  imperile  in  .balia  per   questi 

tempi.  Abbiamo  in  &tli  dallìabàte  ùrspergensa  (s)  che 

Faderijgo  ptiasa  di  passare  sa  Germania,  quemdw/lit 

Jfidehtphum  dméni  Spoìeti  éffecit^  Marchiam  quo^ 

que  Aneanae,  et  piiricipidam  Raoennae   Cunrada 

àe  TéWbMfihart  €»mtmUtj  guem  liaiici  Muscam  in 

4iérèbro  nmmnabatU^  éo  quod  phrumque  qitatiid»* 

mens  videretur.  Tentarono  poscia  i  Pisani  coi  Fio* 

featini  di  togliere  s.  Miniato  al  presidio  tedesco, che 

(i)  Abbas  Uripergenfl,  in  Ghron* 


,y  Google 


"mi»   »l  ITALIA 

iyi  dittiOlliya^  perlochè  ratdcancenièrtf  fo  cB  pén^ 
irò  di  meK«r  anche  it' popolò  di  Pireoce  al  bando  del- 
*l'iiri^ri^.  Seguitatilo  inoltre  le  oQei9  tra  i  Getf»^ 
i^i'e'  i  Pisani.  Mentre  passava  il  verno  ndHac^  t 
^Sttó  rannata  veneta  (i),  aspettando  pure  risposte 
*dè<:rsive'  di  guerra^  o  di  pace  da  Manuello  ùnperm- 
'dbr  de'^Greci,  che  darà  qaante  buone  ptoole  si  vole» 
vano,  ma  niuna  conclusion  del  trattato  :  si  cacciò  Is 
|^est«  in  «Maiella  ftotla,  e  corninolo  a  lare  un'^orrìda 
istirày^ di  gente.  Per  «pesto  il  dogo  F^ital  JMich^ 
•étpè  ^er  tornarsene  ,a  casa.  Ma  infierì  nel  viaggio 
f|pià  è!te>arai  la  pestHenta,  dimodoché  quella  dianzi  sì 
-ficnrha  è  pMsente  armata  arrivò  a  Yenem  poco  meo 
«ftè  disotta  ;  e  perchè  ooila  venata  di  tahta  genie  ia- 
-ésitta  .sHntrodusseanohe^tt'elta  oi^  lo  smesso  niix»dìal 
ìmahiie^  ^  molto  popolo  ne  peii.  Bigetlata  kt  '  colpa  di 
^^M&  vali  aopra  Udoge,  insorse  col  tempo  cantra  di 
iliii  an  tùmultoi,  per  cui  nf  1  -ritirarii  dal  pabgio  restò 
^mortalibeate  ferito;  poieia  Bn\  di  vivere  nel  di  37 
^inaraD,;c^pur  di 'màggio  d^ll^anno  presente,  se  par 
jtM«i^u>kieirann&  seg^^tei  Restò  eletto,  «a  di  kd  loo« 
f^Stbasìia^'  ZicmL  Tec^se in  quest^anno  il  giov»i> 
inettf^  re  «4^  Sìdlia!  ^  GugUeìmo  II  in  Puglia  e-  fino  a 
tTanaot»  (p)  ,  gradendosi-  ohe  :  si  4  vesserò  ad  efieUoi^ 
de  \  sue  >  nozze  '  conoéi^taAè  con  mia  figlìisol(|  del  grecò 
4aB^Kadoce  Milnuéllou-  Ma  Testò  deluso  dai  Crred.  A»- 
«aaidi  (UÒ  disgustato  passò  a,  Gapua  e  a  Salerno,  e  di 
ila  saioev.idrnòa  Palermo^  méoaado  èeeo  Arrigo  saa 
'«ùnar  fimteUo, .  già  creato  dab  padi^  priseipa  di  Gs* 

'      {i)  I^^ncluf.  *in  Ghronic. 

-     (2)  AnonjrmdÀ  Casanensis  ib  Chrbn.^KofflàaMafl  Saler- 
niUuus  in  Chionit.  .    ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


fmd,  il  qdal  àìtóe  fine  61  sudi  gtoriri  là  qaeslb  anno 
t^\  dì  i<6  di  j^ugDOi  abbiamo  anche  dalla  cronica  cQ 
Piacenza  (1)  «fare  i  Piad«nttni,  Milanesi,  Alessandrint, 
Astijgiabi,  Tétsellini  *e  Novaf^i  fbdero  un  fette  d'ar- 
ini  presso  il  aiftelio  di  I^IoÀbello  €Ór  niarchese  di 
Mppferrato,  eio  «bara^kn^Ao  con  inseguire  per  sèi 
«atgUa  ì  ftiggitivi.  •  i 

:(  CRISTO  BitOLTKxiii.  Indizione  vi.' 
Anno  di  (  ALESSANDRO  HI,  papa  1 S. 

(  FEDERIGO •!>  re  32, ^mpertdore  iQr 
•  .'■;'■  .'■  ■  -  •  ]'.-.-  '  .  :  -  ;  '^ 
:  Fece  ini  tpàent'^maop^a  j^hss^mdro^  nàentf« 
diinoraTa  ih^Segna,  la4:an»inxzàzionèidi  s.  ^Sbvkma^ 
•svf*mroivè$ùùv>adk  Gwitorbèri^  Federigo  intpenaniòré 
ìm  €^eràiaiiia  andai^a^ispoMado  sé  stésso  e  qaei  ila<^ 
abfiali  iper  'cafaiìre  di  nttovo  ib  i^^  kt&n  grandi  4o^ 
ttt,  voglioso  idi  domare  i  Lombardi,  e  già 'era  infima^' 
ts  la-spedizlooe  per  Tanno  aegnenfe  1 174  (^ì  i*  Ai^rì* 
woi^  circa  *qaéBii  >  '  ten^pi  alla  corte  d^esso  '  angusio 
^tiambmiakori  del>S4ldàiio  ili  B^rbilonÀa,  chegli  pr»» 
•tntarona>  dei  fari  ie^  preposi  regtili,  i  pot'di»ees|€>q 
a  olncdtti*ef  dna  figKoirfa  :deliHxffp«r«dore  per  '  mogitv 
del*fiigli«aio  del  inedesimo  Sbldapój  cenar  esitarsi  1 
Sol^aào .  d'^afabracdaT'  cól  ^liuolo  e^ewiH  tutte/  il  lué 
Wigno  la  religioa  crìstiana,  e  di  fendere  lutit  i  prt» 
giom.  criftìaiii.  L^imp^radore  tracanna  per  un  mezib 
i^ito  quat'ti  ambàseiatoFÌ,  e  loro  permite  di  ii^isitar  la 
ciUà  .deUa  G«rman&i,  e  d^infecma«i.beD  .dai  iM  di^ 
f^se.  Credane  ^qnel.cho  voole  Si  lettore*  flef  oaie^ent 

(iVOhrooicPfaGénf.  T.  X^I^  Rer<  Dal;     ' 
(2)  GoUefridiu  Monacliai  iu  Ghr&ti^  >       .  *> 

Digitized  by  VjOOQIC 


^X9  Aini*l«I    1»   ,)T^1A 

go  la  propo«i^q«  «ttriboita  ^  ^oal^pd  p«r  ima  n* 
nt  doreria  dd  .volgo,  al  ved^r  io  porla  aoiiùtti  A  dì- 
Tersa  cradeoza  Teaoti  sì  di  loateno,  "S&a  son  ìmH  di 
iBiQQTere  i  MaonatUuni;  e  quaodìaiiah^  il  SaltoM 
me^f»  avuta  tal  dit^«<{notie^  come  potea  promeitani 
da'ioddUi  auoi  ?  La  soa  ia^  aivrabbe  cono  troppa 
pericolo.  Sarà  ben  vero  ciò  che  scrìve  Romoaldo  sa- 
lernitano (i),  cioè  che  Cristiano  arcii^scovo  di  M>> 
gonza  mandò  n^^anao  aegaeale  persoiia  apposta  a 
Guglielmo  Ili  giovane  re  di  Sicilia,  oflferendcfegfi  ia 
IsogUe  tiaa  figKook  del  1i««U)etlo  iaaperador   Federi- 
go, e  di  stabilir  buona  pace  ed  amictzta  fra  loro.   Ib 
il.ra  Guglidaw  (oper  dir, meglio  t  «noi  -cooai^ierì) 
rifltftleado  allerti  di  F«decigc»,  che  si  studiava  di  ^ 
vidèna  4  eoUtgafti^  pc^  poterli  più  famlaatoia  ^foonr 
laUt^  non  poi»  iudortfi^adiaMitodoàar  papaJkiea^aa- 
dro,  é  diede  per  riapoate  the  non  p»tea  dar  nano  ai 
una  pace^  da;eui  rastastora  teiolass  i  auai  coafedcraiL 
IuftMrmala  di  ciò  Fedefigo,  aa  If dibe  aaolto  a  mala; 
ma  da  li  a  qUakbe  teaUpo  qaallai  atessa  sua  figfiada 
caHÒ  di^Hrere^  Udimnii  intanto  in  Lembarcfo  i  graa 
praparaaleAli  che.beea  rimpwader^  per  ealar  di  nnor 
vo^ialtaiir;  À  .ohe  isenata  di  ijoiitiuuo  atioialo  a  t^e* 
ate-eòBegate  eittà  péf  ban  preatoaairsl,  eoa  ìstrignetit 
le  raachia  aUaaaza,.  è  fiitna  d^a  nuore  (a).  A  qua* 
sta  fil«sji  tenne  in  Modena  nell'anno  presente  nel 
dà  IO  d^otlE^e  uà  parlamento,  a  ciid  intenreanOTo  i 
aardittali  Ide&mndot: Teodmd,  e  il  Taaeora  di Beg- 
^D  Mé&ericone^  nel  disttnguere  i  qaai  acmi  non  ado«' 
parò  la  aolàa  eoa  diBgenm  'il  Siginm  ;  mentre  la  fa 

(t)  Romaal^,  Salerait.  ia  Gbvop.X  VU^  Bar.  Iul« 
(a)  Àotiqoit.  Italie  Diswlat.  4^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


nentsope  ài  tal  atto;  elice  che  ilpapaspedì  da  Ana- 
Igni    a  Moderiti  Hildeprandam  Crassum    episcppum 
rnuiinensem  (noB  era  egli  ptù  vescovo  dì  questa  cit- 
tà)   et  Aìhèrgonum  cardlnalen^  utrutnque;,  Vinrier- 
yennero  a^pcora  i  consoli  di  BresciQi  Crentffn/a^  -^fT- 
.i«a,  Mantova^  Pi^cema^  Milano^  Modena^  JBplo^ 
jgna,   RiminL  Fu  ivi  confermata  la  società  eìegft,^ 
Jjomhardia^  poa  obbligarsi  cadauna  delle  parti  dt 
.non   far  trattato   né  pace  con  Fe^rigo  imperadore 
senza   il  consentimento   di  tutti    e  di  nqn  riedìficfure 
la  terra  di  Crema  senza  permissione  degli  altri  colle* 
jati.  IJo  Ì9   dato  alla  luce  questo  documentO|  prepo 
dairarchivio.deHjBi.comonità  di  Modena. 

Abbiamo  pn^  d^gli  Annali  pisani  (i)  eh«  aren^f^ 
i  Lucchesi,  Qancheggiati  da  un  buon  esercito,  rimet^ 
jo  \u  piedi  il  cMtello  di  Itfotrone,  il  popolo  di  Flit 
uscito  in  campagiMi  li  ipi^e  in  fuga  e  distrusse  il  |mo- 
vo  edifizio.  Poscia  nel  di  a^  di  giugno  Cristiano  ar^ 
Qwtscovo  di  Magonxa,  pentito  di  averla  presa  contra 
deTis^ni,  li  liberò  dal  bando.  Il  che  fòtto,  trasferito- 
si a  Pisa  nel  pruno  gioi:no  di  luglio  (se  pare  alPamip 
presente  appartiene  quest^avvenimento)  tenne  ivi  oq 
parlfimento,  in  cui  comandò  che  ceitasse  .la  guerni 
ira  qqel  popolo  e  i  Fiorentini  dalPuna  parte,  e  i  l^c* 
cheli  daU'^sdtra  \  e  che  si  restituisserQ  \  prigi^^  eoa 
deputar  nello  stesso  tempo  persone,  le  qui4i  si  jtu* 
diassero  di  terminar  tutte  le  altre  differenze,  e  di  sta* 
bilir  fira  que^popoli  una  buona  pace.  Furono  rilasci^* 
tij  prigioni;  ma  iti  i  consoli  di  Pisa,  e  gli  amb^ciiH 
tori  fiorentini  coirarcivescoyo  al  boi;g9  di  san  Gè- 
Desio,  quivi  perchè  non  vollero  acconsentirieàdalcane 
(i)  Annal.  PissnlT.  IV,  Rer.  IlaL 

Digitized  by  VjOOQIC 


4S  ANNALI  D ATALIA 

proposizioni  dì  poco  onore,  e  molto  danno  delle  lo- 
ro oittà,  Tarcivescovo  proditoriamente  li  fece  prende- 
re éà  Incatenare.  Quindi  unito  coi  Lucchesi  ,  Sanesi 
'e  I^stójesi,  e  col  òontó  Guido,  si  mise  in  punto  per 
correre  ii  danni  dei  territorio  (ji)rano.  A  questo  arri- 
'80  fumami  dì  collera  !  Pisani  e  i  Fiorentini  uscirono 
la  campagna,  e  febero  fìronte  alla  meditata  irruùoot. 
Panarono  anche  i  Pisani  per  fere  una  diversione  sd 
territòritòrio  di  Lucca,  dando'  il  guasto  sino  a  Po- 
sampieri  e  a  Lunata  :  il  che  servì  a  far  éòrrere  i  Loe- 
chesi  alla  propria  difesa.  Ma  allorché  questi  ìaroùo 
'si  ponte  di  Tusso,  assaliti  dai  Pisani iiel  di  19  d^ago- 
sto,  rimasero  sconfitti.  Segttìtò  poi'rarèivescovo  Cri- 
stiano coi  Luòcbesi  a  far  guèrra:^'  Toscana  ;  ei  G^ 
notesi  nel'  settembre  tolsero  a'^Pisént  il  castella  ddb 
Uola  di  Pianosa,  e  lo  smantellarono  Affatto.  Questo 
fftèto  negH'AmnaH  genóvdst  yièn'  rifiorito  al  precedente 
anno  (1)  :  il  che  mi  fa  dubitate  se  appartenga  quanV) 
ho  trattò  qui  dagli  Annali  pisani,  alPanno  presente, 
o  pttre  dl'antecedente.  Da'  essi  Annali  genovesi  alito 
ndb  si  vede  registrato^otto  quest'^anno,  se  non  b 
cóniliiiintiòn  Àetla  guerra  inconfi^ciata  prima  da  Obir 
'éomàtéhi^é'ìfbAàsphì^i  e  da  Motóelh  suo  figliuolo, 
cònti^  de'Oenovesì,  con' aver  questi  afssedialo  e  rrco- 
■pehtó  i!  cà&teUo  di  Passano,  che  si' era  ribellato.  An- 
"fche  il  i'roùci  (2)  rapporta  àlfanno  1172  i  suddetti 
'ayVeniihenti.  Seguitavano  in  quésti  tempi  le  città  (fi 
lioinbardra  &  farsi  retider  Ubbidienza  dalle  terre  e  et- 
^stfefla  già  concedute  in  feudo  dàgl'imperadòrì  a  rari 
'nbbifi',  per  Vertìtegrarè  1  loro  distretti  e  contadi,  che 

^^'"(i)  Caffari  Ànóàt.  'rienuens.  li  a.  T.  TÌj'Rer»  lù\. 
(2)  Tronci  Anaaii  Pisani.  *  '  • 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   N   ^   O      MCLXXIV.  49 

xi,eHempt  addietro  eratio  rimasti  troppo  smembiiati, 
Né  da  questo  lóro  empito  andaraso  esenti  i  rescovi 
e  inonisteri.  Ne  abbiamo  un  esempio  nelPanno  pre- 
sente, in  cui  il  popolo  di  Modena  costrinse  varie  co- 
munità della  montagna  sottoposta  alla  b^dia  di  Fras- 
sinoro  (i)  a  promettere  di  pa^ar  tributo  a  Modena, 
e  di  militar  sotto  i  consoli  d^essa  città  in  occasion  di 
guerra.  Altrettanto  faceano  anche  le  altre  città,  in- 
grandendo il  lor  territorio  e  distretto  colle  terre  e  ca- 
stella loro  tolte  ne^secoli  addietro  o  dalla  .forala  da^no- 
bili^  o  dai  privilegi  dei  re  ed  imperadori. 

!  .   (  CRISTO  MCLxxiv.  Indizione  vii. 

'       Anno  di  (  ALESSANDRO  III,  papa  i6. 

(  FEDERIGO  I,  re  25,  imperadore  20. 

Dopo  aver   Vimperadore  Federigo  tenuta  una 
'  soleunissima  dieta  in  Ratisbona  Terso  il  fine  di  mag- 
'  gio  (2) ,  nella  quale  con  sacrilega  prepotenza  fece  de- 
'  porre  Adalberto  legittimo  arcivescovo  di  Salisburgo, 
'  e  sostituirne  un  altro:    attese  ad  unire  un  potentissi- 
'  ino  esercito,  con  isperanza  una   volta  di  conculcar 
tutte  le  città  della  Lombardia.  Gli  faceano   contìnue 
premure  i  Pavesi  e  il  marchese  di  Monferrato,  per- 
chè venisse.   Adunque  circa  la  festa  di  s.    Michele  di 
settembre,  come  ha  il  continuatore  di  Gaffiiro  (5) ,  os- 
sia IF"  calendas  octobris^  come  ha  Sire  Raul  (4) , 
per  la  Borgogna  e  Savoia  calò  in  Italia  seco  avendo 

(i)  ÀDtiquit.  Ital.  Dissert.  19. 

(2)  Chron.  Reìcherspergense. 

(3)  Caflari  Anna!.  Genaens.  I.  a.  T.  TI,  Rer.  ItaL 

(4)  Sire  Raul  Histor.  T.  VI,  Rer.  Hai. 

Digitized  by  VjOOQIC 


6o  kTXIfJLLl     D    ITALIA 

il  re  3i  Boemia,  e  non  pochi  altri  principi  Sì  Ger- 
ifaania.  Occupò  Torino  ed  altre  circaovicioe  città 
che  spontaneamente  se  gli  renderono.  ArrìTato  a 
Sosa,  da  dove  è  da  credere  che  fossero  fuggiti  tutti 
quegli  abitanti,  sfogò  la  sua  collera  contro  le  loro  ca- 
se (i  ) ,  riducendo  quella  città  in  un  macchio  di  pie- 
tre ;  non  già  perchè  que'^ctttadini,  come  taluno  hi 
•crittOy  seguitassero  le  parti  di  papa  Alessandro,  m 
perchè  nella  sua  fuga  dall'Italia  aveano  a  lui  tolù  gi 
ostaggi,  e  ridotto  lui  a  fuggirsene  travestito  per  ti- 
more di  peggio.  Passò  di  là  alla  città  d^Asti,  e  per 
otto  giorni  l'assediò  (2) .  Quel  popolo,  contuttoché 
fosse  stato  premunito  dalla  lega  con  assai  gente  e 
buoni  ingegneri,  pure  spaventato  chiese  ed  ottenne 
buona  capitolazione,  con  rinunziare  alla  lega  lom- 
barda. Riserbava  Federigo  il  suo  furore  contro  h 
città  d'Alessandria,  nata  ad  onta  sua,  e  che  avea  pre- 
so que)  nome  per  far  dispetto  a  lui.  Perciò  rivolse 
tutto  il  suo  sforzo  contro  quella  città,  spintovi  anco- 
ra dal  marchese  di  Monferrato  che  coi  Pavesi  accor- 
se a  quell^asisedio,  e  ne  fece  sperar  facile  la  conqui- 
sta. Nel  di  29  di  ottobre  si  cominciò  dunque  ad  as- 
sediarla; si  spiegarono  tutte  le  macchine  di  guerra, 
né  si  lasciò  indietro  tentativo  alcuno  per  vincere.  Ma 
si  trovarono  sì  risoluti  i  cittadini  alla  difesa,  chs 
quantunque  fosse  quella  città,  per  cosi  dire,  bambi- 
na, e  secondo  Goiifredo  monaco  (3) ,  non  per  an- 
che cinta  di  mura,  ma  solamente  provveduta   di  una 

(i)  Romualdui  Salernit.  in  Chron.  T.  Vii,  fier.  IlaL 
(a)  Cardinal,  àe  AragoD.  in  Vita  llexandri  III,  P^r.  1, 

T.  Ili,  Rer.  Italie. 
(3)  Godefridus  Monacfias  in  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   H   {r  0      iidLYXIV.  St 

{yrofundai  fossa  (il  che  Tiene  asserito  dalPaotore  della 
ttta*  dUlessaadro  IH  (t)  ) ,  pure  nulla  Vi  profittò  lo? 
esercito  iBoperiile.  Lascerà  considerare  ad  altri  che 
capitale  -  debba  farsi  dell^Urspergense,  allorché  scrtre 
di  Alessandria  :  Erat  iamen  circumdata  fossatis^  et 
muris  firmissimis,  Federigo,  principe  di  costanza  mi- 
rabile nelle  sue  imprese,  benché  le  piogge  avessero 
allagata  quella  pianura,  pure  determinò  dì  passare 
piuttosto  il  verno  sotto  quella  città  nelle  tende,  che 
di  ritirarsi  a  più  agiati  quartieri.  Se  vogliamo  credere 
al  Sigonio  (3)  ,  i  Milanesi,  i  Piacentini,  Bresciani  e 
Teronesi,  ciascun  popolo  col  proprio  carroccio,  ven- 
derò in  quest'^anno  a  postarsi  tra  Toghera  e  Castig- 
gio,  per  dar  soccorso  alPassediata  città.  Alla  vista  del 
lor  ardire  non  potendosi  contener  Timperadore,  ven- 
ne ad  attaccar  con  esso  loro  battaglia:  s^eriim  ade 
pulsus  qìx  incolumis  Clastidiam  se  recepii.  Niun 
fondamento  trovo  io  di  questo  fatto  d*armi,  e  di  lai 
vittoria  de^collegati  nelle  antiche  storie,  le  quaK  anzi 
insegnano  il  contrario.  Né  sussiste,  come  vuole  esso 
Sigonio,  che  in  quest^anno  i  Cremonesi  e  Tortonesi 
li  ritirassero  dalla  lega  di  Lombardia  per  paura  di 
Federigo.  Molto  meno  poi  si  regge  in  piedi  T opinio- 
ne del  Puricelli  (3) ,  che  i  Pavesi  fossero  dianzi  en- 
trati in  essa  lega.  Costantissimi  furono  sempre  essi 
ne!  partito  di  Federigo,  Nella  predizione  alPopuscolo 
di  Buoncompagno  da  me  dato  altrove  alla  luce  (4), 
fidatomi  al  testo  di  Si  cardo  vescovo  4i  Cremona  che 

(1)  Cardia,  de  Aragon.  in  Vii.  Alexaadri  IH. 
(a)  Sigonius  de  Regoo  lUI.  1.  14. 
(3)  Furiceli.  Monom.  Basilic.  Ambr. 
({)  Ecrom  Italie,  t.  YL 

Digitized  by  VjOOQIC 


yiyea  in  qi;Q0ti  .lempi^  sprUnì/.ob^.rassèdio  ^kutsoi^ 
legai  nell'^apna  i  i^g^.  Ora  «^^  di^i^ioatO'  q^oUfi 
j^uQto  di .  f tonar  cr^49  ^^^t<>  flP^l'tffl^^  ®  doversi 
riferire  tale,  impresa  alPanup  p^i/ef^^e*  .Romoaldo  sa-, 
lernitano  (i)  seiitto^e  contemporaneo  pe  parla  setto 
questi  tempi,  e  gli  Annali  pi^upi  (2}  più  chiaramen; 
te  ci  additano  quest^anno.  •  ,     ., 

Non  riconosceva  la  ci^tà  d^  Ancona,,  come  le  cir-» 
convicine^  per  suo  signora  ]**  impe^ador  d^Occidente; 
ma  g9dendo  della  sua  libertà,  si  pregiava  d' avefe  per 
lua  f  ovrano  T  ìmper^dor  4''  Oriente,  o  almeno  di  sta^ 
i^e  sotto  il  di  lui  patrocinio.  Quivi  perciò  risiedeva  un 
ministro  di  Manuellp  Comneno  imperadore,  principe 
<|lie,^^iccome  più  d^  una  volta  uj^cemipo,  da  ^ran  tem- 
po andava  ruminando  pensieri  di  conquiste  in  Italia. 
Ma  uè  air  augjiisto  Federigo,  né  ai  suoi  ministri  pia- 
cea  questo  nido  de*  Greci  nei  cuore  dell*  imperio  oc- 
ddentaie.  Molto  men  piaceva  esso  ai,  Yenezianì,  i 
quali  non  solamente  erano  inaspriti  per  le  cose  già 
dette  contra  de"*  Greci,  ma  eziandio  aspiravano  ad 
essere  soli  nel  dominio  delP  Adriatico  e  nel  commer- 
cio delle  merci  in  Levante  \  laonde  antica  er^  la  gara, 
e  veochio  P  odio  fra  Venezia  ed  Ancona,  yarie  guer- 
re ancora  ne  erano  procedute  negli  anni  addietro  fra 
loro.  S**  inlesero  dunque  insieme  essi  Yeneziani  e  ]ar- 
civespovo  di  Magonza  Cristiana^  legato  e  plenipoten- 
ziario di  Federigo  in  tutta  T  Italia,  per  sottoipett^e^ 
apzi  per  distruggere  Ancona.  Buoncpmpagno  BuXore' 
contemporaneo,  che  descrisse  questo  avvenimento,  ci 


(i)  Kcmnald.  Salern.  in  Chron. 
(2;  Anna!.  Pisani.  T.  VI.  R«r.  M 


^y  Google 


jn\«AiJkA»  T  • 


li  intèndere  qnal  foste  allora  la  potenza  dei  Venezia* 
ni,  con  dire  (i)  che  illius  civitaiis  àux  aureiim  cir- 
culum  in  vertice  deferta  et  propter  aquarum  ài- 
gnitatem  quaedam  regalia  insignia  oitinere  vide* 
tur.  Tennero  dunque  i  Teneziani  con  una  flotta  di 
quaranta  galee,  e  con  un  galeone  dr  smisurata  gran- 
dezza, a  bloccare  si  strettamente  per  mare  il  pi«rto  di 
quella  città,  che  niuno  ne  poteTa  uscire.  Per  terra  an- 
cora ne  formò  T  arcivescovo  maganzese  f  assedio  con 
quante  milizie  tedesche  egli  potè  raccogliere,  e  con 
altre  in  maggior  numero  venute  dalla  Toscana,  Ro- 
magna e  Spo4eti.  Dagli  Annali  pisani  (2)  abbiamo 
ohe  queir  assedio  durò  dal  primo  giorno  d^  aprile 
delPanno  presente  sino  alla  metà  d^  ottobre:  cotanto 
iFigorosa  fu  la  difesa  di  quei  cittadini.  Ma  più  che  gli 
eserciti  nemici,  cominciò  col  tempo  la  fame  a  far  guer- 
ra a  quel  popolo,  dimanierachè  si  ridussero  a  cibarsi 
de^  più  sordidi  alimenti  :  e  felice  si  riputava  chi  poteva 
avere  in  tavola  carni  di  cani  e  gatti,  e  cuoio  di  bestie 
poco  fa  uccise.  Tolea  V  arcivescovo  a  discrezione  la 
città,  per  mandarla  del  pari  colla  città  di  Milano,  e 
con  altre  secondo  la  barbarie  d^ allora;  e  però  mai 
non  volle  prestar  orecchio  ad  accordo  alcuno,  senza 
pensare  che  sempre  ha  fatto,  e  sempre  farà  brutto 
vedere  un  vescovo  alla  testa  di  un^  armata  per  ispar- 
gere  il  sangue  cristiano,  e  tanto  più  se  privo  di  de* 
menza.  Non  mancava  intanto  di  confortare  alla  pa- 
zienza ed  animare  alla  difesa  quei  cittadini  il  legato 
del  greco  augusto,  con  impiegare  ancora  quanto  oro 

(1)  Boncompagnas    de  obsidione    AncGuae.    T.  VI. 
Eer.  Ital. 

(2)  Annales  Pisani. 

WL'RATORr,   VOL.    xxxviii.  5 

Digitized  by  VjOOQIC 


€l^be  in  loro  soccorso  ;  ma  in  fine  era. disperato  il  ca* 
so  :  quando  eccoti  un  buon  Tento   di   Ponente,  chìo 
rincorò  ^i  assediati,  e  fece  seccar  tutte  le  speranze  de- 
gli assedianti.  Guglielmo  degli  Adelardi,  potenUssimo 
e  prinaario  cittadino  di  Ferrara,  unitosi  con  Aldruda 
contessa  di  Bertinoro,  donna  di   gran  cuore,    della 
iiobìl  iamiglia    de^  Frangipani  di  Roma,  aveii  raunalo 
un  copiosissimo  esercito  di  Lombardi  e  RomajE^auolL 
Con  questi  fenne  egli  in    vicinanza  d^  Ancona  ;   e  di 
più.  non  vi  YoUe,  percbè  nella  riotte  U  arcivescovo  di 
MagoQza  levasse  il  campo,  e  precipitosamente  si    riti- 
rasse. Restò  la  città  libera,,  e  dipoi  abbondantemente 
pcavVeduta   di  viveri.  Rombaldo  salernitano  (i.)  dopo 
aver  detto  che  Guglielmo  e  la  contessa  di  Bertinoro 
v'eiinero  con  grandi  for^e  in  soccorso  d*  Ancona,  seri* 
ve  appresso,  che  P  arcivescovo  recepta  ah  j^nconita- 
nij.  pecunia,  ab  ohsidione  recessU^  Credane  il   let- 
tore quel  che  vuole.  Che  per  altro   quelP  arci  vescovo 
fusle  un  gran  cacciatoi*  di  danaro,   si  può  fìiotlmenta 
provare.  Gotifredo  monaco  dì   s.  Pantaleone  (a)  ac- 
cennando  alP  anno    1171   le  prodezze   del  suddetto 
Cristiano  arcivescovo  fatte  in  cinque  anni  di  sua  di- 
mora iu  questi  parti,   non  seppe  quel  che  scriveva, 
allorché  disse  :  ^inconam  cWitatehi  marUimamy  ex* 
palsis  GraeciSj  imperatori  reslUuit,  Differentemen- 
te ne  parlano  gli  storici  italiani   meglio  informati  dei 
nostri  afiarì.  Andossene  dipoi  il  glorioso  ferrarese  Gu- 
glielmo  alla  corte  di   Costantinopoli,  dove  fu  accolto 
con  onori  da  prìncipe  ;  e  tanti  furono  t  regali  di  oro 
e  d^  argento  a  lui  fitti  dall'*  imperador  .Cannello,   ch« 


(1)  UomualJai  Saìern.  in  Chron. 
(a)  Goleffilui  Muoachuf  in  Gtiron. 


,y  Google 


ANNO  MCtXXiV.  55 

tornato  in  Italia  disimpegno  tosto  tutte  le  sue  tenute, 
sulle  quali  avea  prero  grotte  tomme  di  danaro  per  far 
quell?  impresa.  LangameBle  èneo*  es^o  augusto  rifece 
lutti  i  lor  <kiiini  a'otttadiftid^Atìctona.  Di  questo  far- 
inoso assedio  poco  si  mostrono  consapevoli  gli  scritto- 
ri vene  ti,  quantunque  espressa  loenzione,  pe  faccia  il 
pandoro  (i.)  ;  ma  è  da  vederne  la  descrizione  a  noi 
lasciata  dai  suddetto  Buoncompagno  fiorentino,  cì^ 
.^ra  in  questi  t^mpi  pubblico  lettore  di  belle  lettere^  in 
Bologna.  Né  si  dee  tacere  obe  il  suddetto  arcivescg^ 
To,  per  attestato  di  Romoaldo,  prima  di  imprendere 
r  assedio  d^  Ancona  ad  ducaium  spoUttnum^  et  aà 
Marchiani  veniensj  multa  ^a$ira  regionis^  ilh'ià 
depapulatus  esf^  et  cepit*  j^ssisìam  cwitaiem  ut 
sppìetin/im  suo  dominio  s'ubdidit,,  E  scrivendo  V  a- 
bate  jarspergc^se,  cbe  in  quest'anno  nel  àiese  dìinar- 
20  la  città  di  Terni Ju  distrutta^  si  ptìò  immagina- 
re che  questa  fpsse  una  delle  belfe  prodezze  di  quel 
barbaro  prelato.  Questi  gran  movimenti  di  guerra 
cagion  furono  che  seguì  pace  fra  Guglielmo  II  re  di 
Sicilia,  e  i  Genovesi  (2),  i  quali  ancora  stabilirono 
una  buona  concordia  col  marchese  Ob{%%o  Malaspina. 
Un  gran  flagello  nelP  anno  presente  si  fece  sentire  al- 
la città  di  Padova  (3).  Attaccatosi  il  fuoco  o  per  acci- 
dente o  p£r.  iniquità  d^  alcuno  nel  dì  4  di  marzo,  vi 
l}iuciò  più  di  duemila  e  seicento  case. 


(i)  Dandul.  in  ChroD.  T.  XII,  Rer.  Ila?. 

(2)  Cacari  Annal.  Genucns.  ì.  3,  T.  VI,  Rcr.  Itaì. 

(3)  Calalog.  Cotisul.'  Pataviot  r.  T.  Vili,  Rer/ltai;^ 


,y  Google 


56  AVVIALI   D^XYALIA^ 

(  CRISTO  MCLzxT.  Indisiooe  tiii. 
i    Anno  di  (  ALESSANDRO  UJ^  papa  17. 

(  FEDERIGO  I,  re  24,  kapertdore  si. 

Rigoroso  fu  il  verno  di  quest'  anno,   e  ciò   non 
ostante  P  intrepido  imperador  Federigo  non   volle 
muovere  un  passo  di  sotto  air  assediata  città  di  Ales- 
sandria contro  il  parere  di  tutti  i  suoi  principi    (i). 
<rali  e  tanti  furono  i  disagi  patiti   dalla  sua  armata  in 
quella  situazione,  che  per  mancauEa  di  foraggi  gli  peri 
gran  quantità  di  cavalli,  e  si  scemò  il  numero  dei  com- 
'battenti  o  per  le  malattie  o  per  le  dìserdoni,  aoa  po- 
tendo i  soldati  reggere  alla  penuria  di  tutte  le  coté  ne- 
'oesssrie.  Non  si  rallentava  per  questo  V  ardore  d**  tsso 
augusto,  lusingandosi  egli  di  uscirne  presto  con  ripula- 
i&ione,  mercè  di  un^  invenzione  che  gli  prometteva  un 
felice  successo  delPimpresa.  Questa  era  una  mina  oon- 
'dottasi  segretamente  sotterra  verso  la  città,  che  gli  Ales- 
sandrini non  se  ne  avvidero  giammai.  Per  questa  spe* 
<rava  Federigo  di  penetrare  alP  improvviso  nella  dita. 
Racconta  Gotifredo  monaco  (2)  che  se  cadeva   neBe 
'Sue  mani  alcuno  de^  nemici,  d^  ordinario  li  faceva  im- 
piccare ;  ma  che  un  di  ne  fece  pur  nnn  degna  di    lo- 
de. Condottigli  davanti  tre  prigioni,  ordinò  tosto  che 
fossero  lor  cavati  gli  occhi.    Eseguita  la  sentenza   so- 
pra  i  due  primi,  dimandò  V  imperadore  al  terzo,  ch^e 
era  un  giovinetto,  perchè  fosse  ribello   contro   V  im- 
perio. Rispose  il  giovane  :  Nulìa^  signore^  ho  Jatto 

(i)  Cardio,  de  Aragoo.  in  Vita  AlcxaaJri  III,  P.  I, 

T.  Ili,  Keram  Italicaram. 
<2)  GoJefridus  Mon^ehos  in  Chron.  {^^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


1.  'r  ir  o    HCLxrr.  S7 

éontra  di  voi  o  deW  imperio  ;  ma  avendo  un  pa- 
drone  nella  città^  ho  fedelmente  vhbidito  a  quanto 
égU  mi  ha  comandato.  M  ^  egU  vorrà  servire  a 
voi  Hìontra  de*  suoi  cittadini,  con  egualjedeltà  a 
hii  servirò  ;  e  quaado  pur  mi  vogliate  privar  deh- 
Ja  pista,  così  cieco  ancora  servirò^  come  potrò^ 
al  mio  padrone*  Da  queste  parole  ammansato  l' iab- 
peradore,  sensa  fìu-glì  altro  male  gli  ordinò  di  rieont- 
durre  in  città  gli  altri  due  accecati.  Tenuto  il  taiorEi» 
eominoia?a  Alesiandria  a  scarseggiar  troppo  di  viveri  : 
,àA  che  aTvisatl  i  collegati,  non  tardarono  più  a  met- 
tersi aU^  ordine,  per  soccorrere  di  vettovaglia  Talfiìtta 
jcUtà,  e  per  dar  andie  battaglia  al  campo  imperìal^^ 
-S^  uni  di|n(|Qe  a  Piacenza  un  formidabil  esercito  ^ 
•Milanesi,  Bresciani,  Veronesi,  Novaresi,  Verceir 
Uni,  Trevisani,  Padovani,  Vicentini,  MarUuam, 
Bergamaschi,  Piacentini,  Parmigiani,  Reggianii 
Modenesi  e  Ferraresi  (i),  cavalieri  e  fanti.  Corag- 
giosamente  marciando  questa  sì  poderosa  oste,  dopo 
«Ter  prese  e  distrutte  le  terre  di  Broni,  e  di  s.  Na»* 
aario  de^  Pavesi,  andò  a  postarsi  nella  domenica  delie 
)>alme,  giorno  6  di  aprile,  vicino  a  Tortona,  dieci  mt- 
^a  lungi  dal  campo  tedesco*  Si  trovò  allora  Federigo 
tra  due  fuochi,  ma  non  si  sgomentò,  perchè  sperava 
vicina  la  caduta  di  Alessandria  :  per  ottenere  il  quale 
intento  (  conviene  ben  confessarlo  )  si  servì  ^i  una 
frod«  non  degna  d»  principe  onesto,  e  molto  meno  di 
prìncipe  eristiano..  Cioè  fbce  intender  agli  Alescajd* 
ddni  nel  giovedì  santo;  che  concedeva^  loro  tregua 
pec  b«uignìtè  imperiale  sino  al  lunedi  di  psqua.  Af- 
fidato da  queste  parole  quel  popolo,  senza  credere  bi- 
(1)  Sire  Raul  Hislv  T.  TI«  Her»  lisi. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Si  àJOULLl   n^tvàssu^ 

fogn«ro!è  m  umpo  tak  la  «oltì^ciik  etile  gair^ 
dopo  le  dÌYoriODÌ  andò  ai  rifiose*  Y^raoila  n«zaa  b^> 
te  Federigo  dimentico  déUa  fede  dala^  api^e  per  h 
mma  aotterraoea  dugento  èé^  ipìà  brain  e  ,MriM>rttti 
adoi  soldati  $  è  ftgnvaadost  «he  qacMtt  d>ocòMido  nìeii^ 
città,  datebbono  campo  a  l«t  d^eatrarper  k   porta, 
messa  In  armi  tutta  la  ana  gente,  stette   aepcttaiidi» 
r  esito  deir  afìare  poco  lungi. daBa  porta  snddelia*  Hi 
appena  daHe   sentinelle  fu  scoperto  èsaere  entrati  k 
città  alcuni  de^  nemici,  obe  gridjMTono   liH^  ami  ;  aia 
^ual  voce  il  popolo  usdto  dalle  cate^  a  gtf  aa  di  Itovi) 
«fifronlò  i  neodici,  e  ti  eosttinse  a  ^ttaasi  già    dal  b» 
stioni,  oppure  a  lasciare  ivi  \h  fila.  So[Ìra  qo^ii  eie 
non  erano  per  anche  usciti  dalla  m\t»^  eadde  là  tjerhi 
auperiore,  e  li  soffocò.  Poscia  in  quel  boilore  di  sde- 
gno gli  Alessandrini  aperte  lepocte  astaliroDo  \ì  caou- 
pò  nemico  non  senza  molta  strage  d^i  Tedeschi»  AiÉtf- 
sci  a  quel  popolo  eziandio  di  altaeear'Azoco  al  oaatattÉ 
di  legno  delP  imperadore,  in  cui  itAva  on  baoa  dn^ 
palio  di  soldati^  e  di  bruciar  V  uno  e  gli  altri^  Qssai^ 
d^  anche  volesse  teina  dubitare  s^e  vera  fosse  la  &oi$ 
suddetta,  la  qaal  pure  viea   raccontata  detto  acrì4t«||r 
della  vita  di  papa  Alessandro  lU^  e  eonfecmata  da  U(f 
snoaldo  salernitano  ^  da  Siae  Rant  >,  cei^  si  meri!»* 
va  Federigo  un  si  infelice  socee^ao^  daeebò  egUeci^ea 
meditato  e  procurato  in  giorni   li  santi  V  epeidia  di 
un  popolo  intero  seguace  di  Cr'«tto^  Vedendo   egli 
dunque  andare  a  rovescio  tutte  le  aperaoze  sue,  aitae» 
eato  il  fuoco  alle  restanti  macchiAe  di  guerra,  Hv^  U 
campo,  e  venne  a  fronte  deU'  esercito  eoUegato.  (i)i 

(I)  Olio  de  f.  BUiio  in   Gbron».   ,  .     :  .. 

k  Digitizedby  Google 


▲   H^  V   O     MCUXT.  ^ 

perìmpe^gU  V^mo^e  cogli  alessandrini^  oppwe  fi 
«nife  iB  vUggìoi  per  K^ioaife  a  Vjqnìb^  ma  noppotco^. 
pMtarcf  6i  ftffo^  oellfli  villa  appellata  GoigA^Ib» 

Già  pareva  imiaiaente  uoa  terribil  giornata  cm^ 
tpale^  iquando  t&  vece  di  batttagUa  seguì  pace  e  cotnr 
,cot4Mt  fra  V  ta»peria4ore  e  i  Lombardi*  Gli  M^id  t{^ 
-dkt^  solili  :a  ÙT  nascere  allori  'm  tutti  %  passim  4i 
Innesto  e  d' altri  augusti;  scrivono  (i>che  rì  conpfx^ 
rifa  4eH^ esercito  cesai c;o  sorpresi  i  Lonibardi  di»,  t^ 
mot  panico^  mandarono  tosto  a  chieder  pa^e  a  Fe^i?- 
f-igo^  ed  oilenotala.  con  aver  deposte  l'armi,  s^  firnda-^ 
rono  a  gittar  coHe  spade  sul  collo  ai  di  lui  piedi«.  Ma 
queste  sout  da  credere  miUenteri^»  l*  autore  della  lìita 
dÀ  papa  Alessandro^  e  Bom^aldo:  sabrnitaao  scrjkior 
gravilBsimo  di  questa  ten^pi»  ci  assicurano  che  ti  timore 
^  daUa  parte  di  Federigo  ;  nè^  è  da  credere  altrimenr 
ttv perchè  egli  era  mplte^  i^leriore,  di  forze  dLom^ 
bardi,  e  i  ^Lombardi  sapeano  mollo  bene  contra  di 
ehi  a"*  erano  xaoasi  cqil  loro-  eser^eiUK  Ora  nel  Uuiedt 
ik  pasqùai,  meotre  i  iiombai^di  preparati  a  menar  le 
mani  eraao  incerti,  se  dofessero  egUno  assalire^  opr 
pure  aspettar  V  assalto  (2)  :  okuni  religiosi,  ed  uomini 
-aavi,  e  non  soapetti,  comineiacono  a  correre  di  qua  « 
di.  là,  per  eoniìgliar  la  paioe,  a  lisparonare.  il . sangue 
«riiitiano.Ftnalaiante  acconaenii-l'imperadara  di  rtp 
metleae  le  coiètroiersie,  e  di  «tare.  alT  acbitrio  d^uo- 
«udì  dabbene,  purché  iféstaase  salvo^  ti  diritto  delPimr 
perto;  e  i  Lombacdi  accettsiono  il  partilo,. purché  ai 
aalvatsfr  la  br  libertà  e  queU»  delia  Chiesa  romana. 


(  I  )  Gjodefridu»  Mònachiif  in  Ghroa.  Chronofraph.  Saio. 
(2)  CaiDiri  AoaakiGenacns.  h  Sì;   . 


,y  Google 


€0  iM*£rd*»rJLA  A 

Qwcjuio  Hiarifio  (e)  e  -Galtaa»  ietlt  FkiànM  <i#l 
f tritono  ehe  Efioaliao  prUBo^  ^^^  ^^  «radale,   ed 
AnteloM  da  Doara,  padea  di  Bitoaé,  fbrono'trai  me* 
diaaaH  di  qnaalo  «oaofdDu  £  •pacialintiiie  Eoeeliao: 
s(o   hmmMor   verbis   el  Jaetìs  suppUcmnt   eu2a«a. 
in^rmiori^  tfuod  tam  $ìbi   qùam  dietìs  Lombare 
tMs,  et  Obiiionimarehiani  trenti  smam  indignati^' 
netn  rendsH.  I>of  ^ tte  rnéha  il  oHurchcte  Uòmo    dt 
Sste  trovarti  iitir  etersEto  caMegato  contm  dì  Fede<- 
rigo.  Ittsomma  toatosaìttp  -e  giartto  I*  aocorda,  oos 
fare  il  compromatio  ÌXi\F^'ppo  elatto  areitesoov  a  di 
Coloaia,  io  Goffidm»  da  Pocaaca  oapitaao  dt  TorkiOf 
e  i«  UQ  Patata  di  t«  IbÉaario  per  pert»  £  Fadarlgo, 
epeir  parta  da*  JMBhiwai  ili  Gbacacdo  da  Fette  jnil»«' 
nate,  a  la  Aibeiao  4la  GaK&Xiata  breadattOy  e  ia  6eio«' 
ne  tvarooata  :  non  laioianttio  i  Lombarjdi  df.y:Omparìre 
con  tatta  auilianon»  e  tiverenaa  Afonti  nU*  impa»- 
dere^  oba  gli  aoeohe  eoa  oiolte  benignità,  e  tr  ritira, 
potafca  a  Pavia  colfe|.mo{^  e  oei  figUnofi*   E  perribl. 
erano  eramai  taci  taaldati  dd  re  di  Boemia -de*  tatui 
patimenti 'fitti^  <Miteoae»o  lìoenaa  di  tornaréena  wMm 
loro  eate  :  itche  teanpro  (uà  -  aieraà'  T  iàtfradb»  -n: 
òu  oreechio  a  trattati  di  tregfen   o  pace.  Non  era  egU 
uofino,  se  ncm  u  latte  Tednto  in  batta  fortuna  e  i» 
pericolo,  da  «ioaettere  ti  per  poco  la  tpada  ntl  fode-^* 
ro.  Tornando  potdai  Loaibardi  per  Piaeenaa  alle  Un^ 
cityi,  trovarono  pee  viaggio  i  Creatonaai  ohe  venivano 
c(À  loìpo  earroccìo  ali*  areaata  (5).  N<fn  esano  taldi  nel-i 
io  lega  etti  Gremone»  per  i^  amicala  che  pattava  ùm 

(i)  Gerard.  Maurisias  io  Ghron. 

(2)  Galtaaus  Fìamoa.  in  Maoipul.  Fior.  e.  a^f.  *     ' 

(S)  Cardia,  de  Ara|oa«  IntYtla-Jtaandei JIL      .  .  i 

Digitìzed  by  VjOOQIC 


A  ir  ir  o    Kcuxv.  6.|5 

lóro  e  t  Pavesi,  e  però  consigliatamente  tardarono 
tfeoto  per  isperaozi  di'  impedir  la  m<Msa  degli  altri 
eoKegati.  Saputo  poi  che  senza  di  loro  9^  era  iata voc- 
iata la  concordia,  n*  ebbero  gran  vergogna  ;  e  il  po<^ 
pi^o  di  Cremona  mosso  per  questo  da  bestiai  furore, 
ed  nveolpaltiQe  i  consoli,  andò  ad  atterrare  i  loro  pan 
lagt,  e  a  dare  il  sacco  a  tutti  i  loro  beni,  con  posatoi 
càrearne  dèi  nuovi.  In  qoest^  anno  papa  Jtlessandrot 
diede  il  primo  vescovo  alla  città  d^  Alessandria,-  cioèi 
uérduitto  suddiacono  della  Chiesa  romana  ;  e  privò  il 
vescovo  di  Pavia  della  prerogativa  del  pallio  e  della 
oroce  per  cagione  del  suo  attaccamento  allo  sdama. 
Intanto  V  augusto  Federigo  Scendo  credere  di  vo^ 
ler^pace  finche  colla  Chiesa  romana,  fece  sapere  a  Bu*f 
ma  ohe  ne  avrebbe  volentieri  trattato  con  Ubaldoi 
s^escova  d^O%\t^y  amarao  i^escosH>  di  Porto,  e  (?f«»< 
gisdmo  paws  cardinale  di  s.  Pietro  in  Vincola.  Yen*' 
néro  tutti  e  tre  a  Pavia  (i)  forse  anche  più  a  requisì* 
zfOQ  de*  Lombardi  che  di  Federigo  ;  loro  fa  fatto 
grande  onore  ;  molte  furono  le  conferenze  d^essi  eoi 
deputati  deli'  impei^dore,  e  colle  città  della  lega.  Ma 
infine  trovandosi  esorbitanti  in  tutto  le  pretensiom 
di  Federigo  per  quello  che  riguardava  la  libertà  tea» 
to  della  Chiesa  quanto  de**  Lombardi,  si  sctolse-  fu 
forno  il  trattato,  e  i  legati  apostolici  se  ne  tornarono  a 
Roma.  Le  segrete  mire  di  Federigo  erano  di  guad^ 
goar  tempo,  tanto  che  calasse  in  Italia  un  nuovo  esei^ 
cito  che  si  aspettava  di  Germania,  e  non  già  di  ri* 
dorsi  ad  accordo  alcuno,  in  cui  s^  avessero  a  moderar^' 
le  alte  sue  pretensioni.  Per  altro  certissimo  è  che  fu 
fatto  in  quest^  anno  nel  di  1 6  d'  aprile  vicino  a  ÌHotfì^ 
(i)  RomoaidfU  Sakniit.  in  ChnHL' 

Digitized  by  VjOOQIC 


hélÌQ  il  compronetso  éitt**  impere^ore'^  «M  Loiftbtr** 
di.  Lo  tthimeiiW  iètera  d«  ni*  timo  degli'  sotkfaii 
regiitrt  ddkr  coauiéità  di  ModAflt  ai  kgg»  laéàm  im«^ 
Antichità  ìtalitiro  (i)^  -td^  d»  ^iM  lo^  »  q^Msti  «▼« 
T<tt«nenii.  I>cgn6  è  d^  oMecfMÌoo#  cbe  IZ6erlo  conte- 
di  Sa^ojà  ft  la  figura  di  uno  àn  principali  adcffénti 
e  coofidanH  delP  impctador  Fedarig»^  éf^A  9^mhn> 
dbeataiiolWoie  <|4tell*the  òi  raoe«t)ta^liC«ciidi<eB«ii<2). 
n^tórno  a  qtMtll  tèmpi  dttk'  raal  casa  4»  Safèfa.  Sl« 
cfafìferaia  eiìandio  ciò  éhé  Mshm  delto  di  sopm  ^ 
Uteiilnm  prUno  '  e  dir  Anadso  da  Doafa  /  perahè^  da* 
qoe^  attt1bppflm«e«he'amcodile  erant>  reiiori  di\ 
Lo^haràia^  doè  dtrettori  deità  Itga  e  aociictè  ddte 
dU^lonfrbatde/^  Dignità  di  sotfieào  credito  in  questi  « 
t«topi,  e  indubitato  kidisiodclU  lor  nobiltà  e  savi«fr^ 
lat  Yedeti  ifito^fre^  che  la  legn  abibraeèia^  h  dUà* 
Mìa  Lùmbàrditi»,  Marca'  di  Férono^  Penemia^  e- 
Somagna^  e  che  Federigo  Migretamentc  se*  b  dovcn^ 
iMendìete  coi'  Cfemo^si^  benché  coU^tji  df  Milano; 
jtecchè  ìtt  loro  è  dmetsa  la  dcorsioo  ^  punti,  che  re-^ 
sMàsero  <$ont)p4veHt  Tralascio  il  veetot^  qii^^nlto, 
da;  cui  lìMitt  fmtto  poscfa  si  ric9vò« 

Abbioftib  dalle  Horie  di  Bologna  (^,  che  nti  dft  f^ 
di  febbi-alo  delT  amdo  pfe^ntc  quel  gran  (tfccendS«re 
di  Cristiano  arci^eacOTo  di^  Hagonzn,  usato  «  otftneg-* 
giar  più  r«r«ii^eil  prisiòralev  co' Faentioty  co^For-* 
\vn»  condotti  dal'  cobte  Guido  Goerra^  e  eotto  mil^ 
zlèdiHiróini  o   d'alinola  e^ delti  TosoaBO,  temie  ed 
ataediare  il  eastdilo  d»  s.  Cassano^  alla,  ònr  difesa  ata^) 

(il  Antiquii.  Itafic.  Disiert.  tfi,' 
*'Yà)  OoitRenoh  de  1«  Màis,  de  Satoie  T;  I. 
(3)  Chron.  Booonieoa.  T.  "rBjEer;  ItaL  '     • 

Digitized  by  VjOOQIC 


|$er  piik  di'  ire  settHosHM  bravamente  «ir  sos^iHseroi 
ConttiUoeh^  i  BoAeg«esi  eUeaeiset o  lam  buon  soccer^ 
s»,-ddè^a  fifilaoo  treeenl»  .cSTalierV,  tpecaettta  da  Bref^ 
Mi)  trtocAla  daiPtacetica,  ctaio  de  Beliamo,  afuiut-»^ 
étate^de  CreiBoUft,  di;^eirt0^df  Bc^^,'Cftito-.da4io>v 
deoa,  treceato  da  Teifone^ .  du^eato  da  Padow,  con, 
altri  della  dotiteisa  Sofia,  e  della  dtlà  di  Ferrara,  e^ 
itiarciàssero  per  Ub^^  ($M^  4:et^H9:  tuttavia  nuUa; 
fòcero,  pertugi  difemiori  oramai  ^lattchi^  at^ccaj^ovì 
il  1uj9CO  ed  usciti^  ebberf  la  Cprtuine  di  salvarti  r.or^ 
rendo  e  Bologna.  Il  Sìgonio  diversanreote  naitra  quer 
s|o  &tto.  Impadronissi  poscia  P  arcivescovo  dei  car- 
atello di  Medicina,  e  fece  |iUi:i  mati  al  contadp  .bpIof<. 
go^ei  e  sconfisse  la  lor  gerite  presso  al  castello  dei| 
Britti.  Meaire  dimorava  P  i{riperadpr  Federigo  i a, Pt^ 
vìa,  coQiafi^ò  che  veais$ero  a  trovarlo  i  depntati  di 
Genova  e,  Pisa  eoo  pleaipotenza  delle  ^r  citta  (i)  ;  fl[ 
V:eautì  che  faronp^  stabili,  fra  queste  due  eia ule  na« 
ùoai  la  pace,  con  assegnar  a  ai  Genovesi  la  n)età  dell^; 
Sardegna  (il  che  rincrebbe  forte  ai  Pisani)  e  con  or- 
diaare  la  distruzion  di  Viareggio  ai  Lucchesi.  Proibì^ 
ai  Pisaot  .il  battere  moneta  ad  imitazione  del  conio 
lo^chese*  SecoadogU  Aonali  di  Pisa  (2)  io^uest'  an-^. 
no  (  se  pur  non  fu  nel  precedente  )  Guglielmo  11  ^  x^. 
di  Sicilia,  desideroso  di  far  qualche. prodezza  contra 
dei  Saraceni,  che  ogai  di  più  oceano. progressi  in 
Oriente^. colla  rovina  del.  regoo  gerosoUi^iilanp,  sul, 
prindpio  di  luglio  iaviò  in  Egit^  un^'^rmata  di  cento 

(i)  CafiTari  Annal.  Gta.  U  S.  ,  or.  /    ,    . 

(a)  Annal.  dilani  T.  VI,  lUrirllaU  GuilU«to.,T:jiius 
HisL  Hieroff^jrmit,  J.  ti.      ,      ,    ,        .jkL>  (^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


$4  iv.AinnLLi 

«inqnaou  galee  e  ìSdogcntfo  cwqooiita  legai  &  tni^ 
porto  perla^feUeriai  ^epvfe  èere^Ule  si  fK>4e- 
rota  flotta.  F«oero  fbareo  vicino  ad  llésiaBdr»,  di^ 
atro  il  tacco  a  q«o'  ooolorfiì^  uè  ai  aa  die  «porta  sto 
re  aleno  altro  Tantaggio.  Forse  per  qoeato  mntm 
«Mttzionè  fece  di  tale  spediaioiio  Hoaftoaldo  «ttvoteofc 
90  di  Salerno  nella  tua  CroiHca. 

(  CRISTO  Mctxxti.  Indinone  xx 
iPnno  di  (  ALESSiramOIII,  papa  i9. 

(  FEDERIGO  I,  re  a5,  imperadore  srr. 

Dacché  le  alte  pretenfioni  di  Federigo  fecero 
svanir  tutte  le  speranze  di  pace,  andò  egli  infestando 
gli  Alessandrini,  ma  senza  maggiormente  stuzzicare  II 
vespa) o,  dissimulando  il  suo  sdegno  finché  arrivassero 
i  soccorsi  aspettati  dalla  Germania,  per  ottenere  i 
quali  avea  neir  anno  precedente  spedite  lettere  a  tut- 
ti i  principi  di  quelle  contrade.  Stavano  ali*  erta  per 
lo  contrario  anche  i  Lombardi,  a"*  quali  non  mancava- 
no spie  per  sapere  ciò  che  si  manipolava  oltramonti. 
Tedési  parimente  nel  gennaio  di  qnest*  anno  il  giui- 
ramento  di  chi  era  direttore  della  lega  lombarda  (i). 
Ora  fVichmanno  arcivescovo  di  Maddebnrgo,  e  JF% 
ìippo  arcivescovo  di  Colonia,  con  lutti  qoe*  vescovi 
e  principi  eh*  eglino  poterono  raunare  (a),  dopo  pa- 
squa misero  in  marcia  V  esercito  preparato,  per  venire 
in  aiuto  deir  augusto  Federigo.  Dalla  parte  dell*  Adi- 
ge non  V*  era  libero  il  passo  ;  e  però  per  montagne 
alpestri  calarono  finalmente  verso  il  'kigo  di  Oomo. 

(i)  Anliqoil.  Italie.  Dissertar.  48. 

(a)  ClMPonograph.  Sftxo  «pud  X<etb&itidìa,        t 

jogle 


A  n  n  <^   KnoijX&vi.  99 

Appena  adi  Fedetigo  estere  quella  gente  in  Tiafgib, 
che  non  si  potè  contenere  di  andare,  ma  tconosciuto^^ 
a  riceverli  a  Como,  ed  anche  a  Bellinzona*  Con  qoor 
•età  armata  e  colle  forze  de^  Comaschi  soci   fedeK, 
perchè  deveano  aver  di  nuovo  aderita  al  di  hii  par*- 
lito,  SI  mise  in  marcia  per  Cairate  alla  volta  del  Tict!» 
no,  con  pensiero  di  unirsi  coi  Pavesi  e  col  marchese 
di  Monferrato,  e  ricominciar  la  festa.  Non  dormivano 
i  Milanesi;  e  premendo  loro  che  non  seguisse  V  union 
di  Federigo  coli'  esercito  pavese^  sollecitarono  tutti  i 
lor  collegati  per  uscire  in  campagna,  ed  opporsi  al  di 
lui  passaggio.  Non  erano  ancor  giunte  tutte  le  milizie 
che  8^  aspettavano,  quando  si  udì  che  Tarmata  nemi- 
ca era  già  pervenuta  a  Como.   Però   senza   perdete 
tempo,  le  scelte  schiere   de^  Milanesi,   Bresciani,  Pia- 
centini, Lodigiani,  Novaresi,  e  Yercellini,  mossero  cqI 
carroccio^  e  fecero  alto  fra  Borsano  e  Busto  Arsiccio, 
ossia  fra  Legnano  e  il  Ticino  (i).  Mandarono  innanzi 
settecento  cavalli,  per  riconoscere  qual  via   teiifsae 
r  esercito  tedesco  :  e  questi  appena  fatte  tre  miglia  ^i 
viaggio,  si  videro  venire  alP  incontro  circa  trecenti 
cavalieri  tedeschi.  Imbracciati  gli  scudi,  e  colle  lance 
in  resta  tutti  spronarono,  e  tosto  si  attaccò  battaglia  : 
battaglia  memorabile  per  tutti  i  secoli  avvenire.   Il 
giorno,  in  cui  essa  seguì,  dal  Panvinio  vien  detto  il  di 
a6  di  maggio  ;  dal  Sigonio  il  di  3o  d"*  esso  mese,  cor- 
rendo la  festa  de^  santi  Sisinnio,  Martìrio   ed   Ales- 
sandro. Il  padre  Pagi  pretende  che  abbia  a  prevale(;e 
a  tutti  r  autorità  della   vita  di  papa   Alessandro  III, 
dove  si  legge  che  questo  fatto  d'  armi  accadde  (^irca 

{^)  Sire  Raul.  Hist  T.  VI,  Rcr.  Ikl.  Cardio,  de  Ara- 
gon.  in  Vita  Mezandri  III,  P.  I,  T.  ili,  Rerum  Iti«Iic. 

Digitized  by  VjOOQIC 


AWSài.1   OLITALI!.' 

Jineni  mensh  juniL  NeH^  edki<m«  4a  me  fattane  *è 
scorretto  in  esM  TÌla  T  aono  (i),  leggendo»  anno 
MCLXXFj  quando  ha  db  «ssère  JI/CLÌXF/,  coor 
si  trova  negli  estratti  che  ne  feee  it  cardinal  Baronie. 
Tanto  poi  neir  édikìon  suddetta,  quanto  pressò  il  Bé- 
i'onio  è  difettoso  quel  éiircajinem  juniL  E  si  èonosee 
dal  vedere  che  si  (a  incamininato  Federigo  a  Cono 
circa  il  fine  di  giugno,  con  so^iugnere  apprèsso  cfie 
i  Milanesi  in  primo  fabbqk>'  mensis  junii,  oscfrono 
in  campagna,  né  tardarono  a  venire  alle  mani.  Ib 
neppur  sussiste  che  itel  primb  sdbbato  di  giugno  sae- 
cedesse  quella  campai  giornata.  Avvenne  èssa  oeir  h^ 
timo  sahbato  di  maggio^  che  era  in  quell^  anno  il  ^ 
,39  di  maggio,  ossia  il  dì  IP^  kaìendas  junii^  corren- 
do veramente  allora  la  festa  de^  santi  suddetti,  che  fb 
posta  dal  Sigonio,  sedotto  da  Galvano  Fiamma,  III 
tcalendas  junii.  Sire  Raul  autore  allora  vivente  in  Itfi- 
lano  (2),  chiaramente  mette  la  battaglia,  suddèttis 
quarto  haìendas  juniiy  in  die  sabbatt  II  continuotore 
di  Caffaro  scrive  (5)  succeduto  ciò  in  hebdcmctÓA 
pentecosles,  E  nel  calendario  milanese  da  me  dato 
all^  luce  si  legge  (4).:  IF'  kaìendas  junii^  sanctorum 
Sisinnii^  Marfyrii^  et  Alexandria  anno  Domiìii 
SÌCLXXFI^  inler  Legnlanuni  et  Ticinum  Mediò- 
lanenses  expiilerunt  de  campo  imperfilorem  Fede- 
ricum  cum  iato  exercitu  saoj  et  ivjiniii  teuionici 
capti  sunt  ibi^  et  gladio  occisr\  et /ere  fofiis  pò- 
pulus  Camanorum  ibi  remansit,  H  sudddto  Golva- 

(1)  Rerum  Hai.  P.  T,  T.  UT. 

(2)  Sire  Raul  Hisl.  T.  VI,  Rer.  Un\ 

ft\  Caffari  Annal.  Genuens,  1\  VI,  Rer.  Ila». 

(4)  Kalenil.  Mediplan.  P.  ]I.  T.  II.  Rer.  Hai.  p.  i  o^ 

Digitized  by  VjOOQlt 


-no  Fmoima  (4)  anch^  egli  neUe  questo  fatta  nella  le- 
sta de^  suddetti  saoii,  benché  per  errore  nel  suo  testo 
sia  serilto  ///  holendas  juniù  £  però  in  essa  festa  il 
popolo  di  Untano  aomialmente  da  lì  inaaazi  continuò 
a  rendere  un  pubblico  ringraziaménto  alla  misericorn 
dia  di  Dio,  dimanierachè  non*  è  più  da  mettere  in  dub- 
bio questa  ^rità^eiò  che  nel  di  Qg  maggio  segui  quel 
famoso  conflitto. 

Incominciarono  dunque  la  baruffa  i  settecento 
:cavalieri  milanesi  incontratisi  coi  trecento  tedeschi, 
'  quando  sopraggiunse  Timperadore  col  grosso  deirar- 
mata,  al  cui  arHvo  non  potendo  essi  reggere,  presero 
la  fuga.  Con  questo  buon  principio  «rrivò  Federigo 
dove  Paspettava  col  carroccio  il  nerbo  maggiore  del- 
Tesercito  collegato,  e  con  tutta  vigore  rassalì.  Quivi 
trovò  gran  resistenze,  e  sulle  prime  vide  steso  a  ter- 
ra e  stritolato  dai  piedi  de^cavallt  chi  portava  Timr 
penai  bandiera.  Contultociò  tal  fu  lo  sfòrzo  de'Te- 
deschì,  che  piegarono  alcune  schiere  di  Bresciani,  e 
presa  in  fine  la  fuga  furono  inseguite  per  parecchie 
miglia.  Ma  perchè  restava  un  altro  gran  corpo  de^più 
valorosi  collegati  alla  guardia  del  carroccio,  e  parte 
•de^Tedeschl  sVra  perduta  a  dar  la  caccia  -ai  fuggiti^, 
non  solamente  non  potè  Federigo  romperli^  mt  re- 
stò rotto  egli  stesso,  massimamente  perchè  andarono 
sopravvenendo  al  campo  de'collegafi  nuovi  rinforzi 
di  gente,  che  dianzi  era  in  viaggio  (i).  Fece  delle 
maraviglie  di  bravura  in  quel  di  Federigo,  e  fu  an- 
che degli  ultimi  a  ritirarsi  ;  ma  finalmente  rovesciato 
da  cavallo,  come  potè  il  rnegUo  si  sottrasse  al  perico- 

(i)  Gal?anus  Flamm.  in  Manipu(.  Fior. 

(2)  Romuiild.  Saternit.  m  Cliron.  T.  VII,  Re r.  Ibi. 

Digitized  by  VjOOQIC 


aVKV^BA    «^   v«K\^g««»«    Bava     M  a«««aaw  •      — ^*»*»waii»    «a»s  •  a  lai  — ■>■  v 

prigioni  ;  ma  principalmente  toceò  la'  mala  Tcntora 
alle  milisie  di  Cono,  che  quasi  latte  limasero  tara- 
ta a  pecri,  o  condotte  in  prigionia.  Diedesi  poada  il 
tacco  al  campo  nemico,  ed  oltre  ad  ana  quantità  di 
armi,  di  ca?alli,  dVnesi  e  dVqoipaggio,  fa  preaa  li 
catta  di  guerra,  che  portava  all'fmperadore  il  tcsora 
raunato  in  Germania  per  sptteoer  la  guerra  io  Ita- 
lia, con  altri  arredi  e  robe  preziote.  Io  una  lettera 
acri  Ita  dai  flfilaneti  a  Bologna,  e  rapportata  da  Ba- 
dolfo  di  Diceto  ti  legge  (i):  interjectorum^  submer- 
serum^  caplivorum  non  est  numerus.  Scutum  impù- 
ratoriSy  vexiUunt,  crucem^  et  ìanceam  habemus, 
Aurum  et  argentum  muUum  in  cliteUà  ejus.  reperi' 
mus^  et  spoUa  hostium  aecepimus^  gaorum  aesti- 
maiionem  non  credimus  a  quoquam  posse  definirL 
Captai  est  in  praelio  dux  Bertholdus,  et  nepos  imr 
peratoris^  etjrater  coìoniensis  archiepiscopi,  jilio' 
rum  autem  infinitar  captiiwrum  numerwn  exclur 
dtt  qui  omnejf  Mediolano  deiinentur.  Chi  non  sa* 
peste  che  i  vtttorioti  ingranditconu  tempre  il  valore 
e  la  fortuna  loro,  di  qua  può  impararlo.  E  chi  aveste 
anche  da  imparare  che  i  vinti  togliono  inorpellar  la 
loro  perdite,  legga  qui  le  ttorie  degli  tcrìttori  tede- 
tchi  (a)  che  tcrivono  aver  avuto  i  collegati  ben  ceii<- 
tomila  combattenti  in  qaett^azione,  qaando  era  di  po- 
ehe  migliaia  l'armata  imperiale.  T^ha  licenza  di  crede- 
(i)  Radair.  de  Dicela  p.  69 t. 

(2)  Otto  de  s.  Biasio  in  Chron.  Godefridos  itfonacbes 
m  Chron.  Chrooographuf  Saxo  apadr|Leibunium. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   n    II    V      .  av^Uf^,^y^»  pg 

m  ckf^  «uperiori  4i  foree  fossero  i  ^v^i^gtU,  ofip  ooi^ 
ptrJ^uesto  era  stocniìnajta  r^«ceitQ,  loi^Q,  coipe  si  pq^ 
mecoglicre  da  Siro  RauL  Né  F^dfrigp,  priQcjf^ey  f^H 
come  mastro  ài  gaerra  gaptva  beqe  il  fui»  eoiMto^  ii(f| 
iarébbo  ad  attaccai»  i  Lombardi  uta  pocl^  iffjgliai^ 
JTaniiatk  Aggiangono  Énalmeote)  chf  nii^era4ffri| 
irice  una  grande  slraga  di  ^si  Xowbordi,  e  cb9  &?^ 
iaento  loparchiata  dalle  lorforz»^  ù  aprì  4ol|A«(>%di 
tipataaggio  a  Pavia.  La  veritài  ti  è  (i),  ,$1|e  cel^^Ut 
mente  fag^o  Federigo,  fu  cfcìì^Io  i^ccifo  in.  Wt^t? 
^ià,  é  si  cercò  diligentemente:  il  >di  Ini  eadsivero,  Pre<r 
«e  taf  piede  queste  credemn,  che  l'imperadi^  jreOIr 
tft  Iti  demo'  si  vesta  da  eorrucoio;  e  molti  gioroì  si 
«tette  '  ili  tsAe  ambiguità,  senza  sapersi  dorè;  fosse  il 
^ibggito  imperadore,  fioche  aU^lmptovviso  e^U  c/^n^ 
parve  tìvo  e  sano 'in  Pavia.  Presio  il  M^lvem  i^hit 
mo  (2) ,  che  Federigo  fa  fatto  pri^one  .dai  Bresci^mf^ 
%  condotto  a  Bretoia,  da  dove  fuggì  in  d^ito  di  m^iit- 
^co.  Questa  favola  ci  vorrebbe  &r  credere  moICd 
poco  avveduti  i  si^orì  brescia^. 

C(m)parve  duB<|iie  in  Pavia  l^perador  Fedm^ 
go,  ne  molto  ninnalo,  riooooaeendo  e^i  finato^Plt 
h  mane  di  Dio  sopra  di  a^,  e  £  meritar  anche  pegv 
gio,  per  aver  si  lungamente  fomenlala'  la  dìsnnioQ«^  f 
lo  scandalo  nella  Chiesn  di  Dio,  e  per  tanle  sue  «rni* 
deità,  prepotense  ed  «Itri  iuoi  peooatv  Pertanto  ^q^ 
maestrato  dalle  diagrazte^  «  forse  più  per  troiarai 
•provreduto  £  danaro  e  A  fente^  e  coafi^ialo  M 
vari  suoi  principi,  coininciò  una  voltfi  a  concepir  dad- 
Novero  pensieri  di  pace.  Però  nos  tardò  molto  a  spe« 

(i)  Càrdio,  de  Aregoo.  in  Vita  AlezaiA«4U. 

<a)  Malvec*  in  Gbron.  Brìziin.  T.  14,  Bar*  Ita). 

MUR^tOBI,  TOL.  XXXVUI.  6 

Digitized  by  VjOOQIC 


JO  AHITALI  D    ITALIA 

èire  c«n  plenipotenza   Cristiano  eletto   arcrvet oorv 
di  Magonsa,  Guglkhno  eletto  ar chrescoTO  di    Madk 
d^ur^Qf  e  Pietro  eletto  yescovo  di  Yormazia,   per 
&rné  Tapertttra  a  papa  Aìessanébro  HI,  che  ai  tro- 
tava  in  Anàgnl.  AmmeBsi  all'adienaa,  esposero  il  de<- 
ftiderìo  di  Federigo,   ed  él>bero  per  rispósta    che  il 
papa  era  prontksino  alla  concordia^  purché   in  essa 
avessero  luogo  ancbe  il  re  di  Sidlia,   i  Lombai  di  e 
l^mperador  di  CostantiiiopoU  :  al  ohe  acconsentirono 
gK  anhasdatort.  Per  quindici  di  si  tennero  segrete 
cbnfereaKe,  e  restò  smaltita  la  controversia  spettante 
alla  Chiesa  romana,  siccoaiie  si  può  vedere  dallo  stru- 
inento  pubblicato  dal  padre  Pagi  (i).  Bla  per  quel 
ehtft  riguardava  la  lite  coi  Lombardi,  aiona  detevmi-» 
nasione  si  potè  prendere,  e  solamente  si  giudicò  be-r 
ne  ohe  il  papa  tà  persona  venisse  verso  la  Lorabar- 
dia,  per  dar  pia  fecilità  e  calore  aU^agglustainento. 
Presentito'  questo  aegodato  di  pace  dai  Cremonesi, 
ai  credettero  eghbo  ò  sul  fine  di  questo,  o  sul  prion 
eipio  del  seguente  anno,  di  vantaggiare  i  loro  inte-^ 
ressi  con  darsi  di  baon^ora  ali^imperadore;  e  però  si 
aggiustarono  -con  lui  senza  il  consenso  dei  collegati, 
e  contro  del  giuramento.  Antonio  Campi  (2)  ne  rap- 
porta lo  struménto  dato  nell^aano  presente.  Altret* 
tanto   fecero  dipoi  i  Tortonest:   passi  tutti,  soouna- 
nente  dèfestati  dal  papa  e  dagli  altri  collegali,  che  fi 
chiamarono  ttpaditart,  vih  ed  tniiimi^  Per  quanto  s^'lia 
éBÌI^Antonio'ì:aSBÌBense(S)  e  dalla  Croaic*  di  Fossa* 

(1)  VagitM  ià  Grìt.  BaroB.  ad  hcrac  annom. .  Sigoowa 
de  Regnai  haTmt  I.  t^. 

(2)  AaH^oS*  Catipi  CrenoDw  fedeli 
(&}  Anenjiiius  Gaisinensv  in  Ghcoa.. 

Digitized  by  VjOOQIC 
i 


nuova  (1)9  Cristiano  arcivescovo  di  Magonza  sul 
prìocnpio  di  marzo   deiranoo  presente  assediò  il  ca- 
3icllo  di  Celle  aii  confiDi  della  Puglia.  Ruggieri  conte 
di  Andria,  e  il  conte  Roberto,  messo  insieme  un  co- 
pioso  esercito  andarono  per  isloggiarlo  di  là.  T'ha 
chi  scrife  che  venuti  a  battaglia  col^armata  imperiale 
ne  riportarono  vittoria.   Tutto  il  contrario  sembra  a 
me  di  leggere  nella  Cronica  di  Fossanuova,  dove  son 
queste  parole  :  Comiles  regni  Siciliae  cum  ingenti 
exercitii  insurrexerunt   in  eum;   et  gens  quidem 
j4ìemannorum  Juit  super  eos^   et  plerosque  cepit; 
atque    infugam  verterunt   VI  idus  martii.  Altro 
non  si  sa  di  una  tale  impresa  che  questo  poco.  L^an- 
no  poi   fu  questo  in  cui  Guglielmo  II  re   di  Sicilia 
determinò  di  ammogliarsi  (a) ,  e  a  tal  fine   spedi  col 
titolo  di  legati  in  Inghilterra  JEtia  vescovo  eletto  di 
Troja,  ed  Arnolfo  vescovo  di  Capaccio  a  chiedere 
Giovanna   figliuola  del  re  irrigo  II  in  sua   mo- 
glie (5) .  Gonchiuso  il  parentado  per  interposizion  di 
papa  Alessandro,   fu  da  una  squadra  di  navi  inglesi 
condotta  questa  principessa  sino  all^isola  di  s.  Egidio 
io  Linguadoca.  Colà  vennero  a  levarla  Alfano  arci' 
vescovo  di  Capua,  Riccardo  vescovo  di  Siracusa,   e 
Roberto  conte  di   Caserta  con  venticinque  galee,  e 
U  condussero  a  Napoli,  dove  per  non  poter  più  essa 
soflQrir  grincomodi  del  mare  sbarcò,   e  celebrò  la  fe- 
sta del  santo  Natale.  Continuato  poscia  il  viaggio  per 
Salerno  e  Calabria,  arri?ò  in  fine  felice^nente  a  Pa- 
lermo, e  quivi   con  gran  solennità  (u  sposata,  e  poi 

(i)  Johaon.  de  Ceccano  Cbron.  Fossae  novae. 

(2)  Romualdus  Saleroit.  in  Cbroo. 

(3)  Kadulphuf  de  Diceto  p.  594* 

Digitized  by  VjOOQIC 


coronafs  Bel  dì  i5  dell'anno  seguente*  Rei  £  iS*fi 
aprile  di  quest^anoo  GakUHO  areweseowf  di  Mila- 
no (i) ,  appena  fatta  snl  pulpito  4eUa  netrepolilaaa 
una  fervorosa  predica  contra  degli  eretioi  Catari,  die 
aveano  cominciato  ad  infettate  la  dtlà  di  MiknOi 
colpito  da  un  accidente  mortala  rendè  FBainaa  a  Dio, 
e  fu  poi  annoverato  fra  i  santi.  Erana  i  Catari  maa 
specie  di  Manichei  che  venali  dalla  Bnlgaria  a  poco 
a  poco  s^ntrodussero  in  Lombardia,  io  Francia  e  ia 
Germania.  NeHa  storta  ecdesiaatica  sotto  vari  noni, 
secondo  la  diversilà  de^paesi  dove  si  annidarono,  ytf^ 
gonsi  nominati.  Qui  in  Italia  per  lo  più  venivano 
chiamati  paterini^  e  dur^  gran  tempo  questa  fpeste, 
senza  poterla  sradicare.  Ne  ho  parlato  ancora  io  nefic 
Antichità  italiane  (^) . 

(  CRISTO  MGLxzvif .  Indizione  z. 
Anno  di  (  ALESSANDRO  HI,  papa  19. 

(  FEDERIGO  I,  re  16,  imperadore  aS. 

Felicissimo  fa  il  preseole  anno,  pen^faè  in  asso 
ebbe  fine  una  volta  il  de{4orabiIe  seisoM  delia  Cluesa 
di  Dio,  a  cominciò  la  pace  a  rìSorioe  i»  Italia.  Era* 
DO  già  state  ^on  articoli  segreti  composte  le  dii^Mfr» 
ze  che  passavano  fra  la  Chiesa  vomana  a  F'ederige 
imperadorey  e  restavano  tuttavia  pendenti  qnette  dei 
Lombardi.  Per  agevolar  Taggiustamento  ancora  di 
queste,  it  pontefice  Alessandro^  siccoma  era  il  eon* 
certo,  avea  da  venire  a  Ravenna  e  a  Bolo^gna  (5)  • 

(i)  Acla  saact.  Bolla nd.  ad  dieiu  18  aprii. 

(a)  Anlfqnit.  Itaf.  Disscrt.  60. 

(3)  Cardio,  de  Awgon.  in  Vita  Alexandri  HL 

Digitized  by  VjOOQIC 


1  CI  n  ò    HCLxxvii.  ^5 

Prima  il  mtioversi  da  Anagni,  per  ìnaggior  cautela 
ToQe  che  lo  stesso  Federigo  autenticasse  col  gìora- 
•mettto  b  sieureaza  della  sua  persona,  a  lui  promessa 
^i  ptempotenziari.  Però  spedì  apposta  il  vescovo  di 
Ostia  e  il  cardinale  di  s.  Giorgio,  i  quali  dalla  To- 
aonaa  vetrati  in  Lombardia  trovarono  Federigo  nei 
QontonM  di  Modena,  e  furono  accolti  onorevolmente 
'e  con  baon  volto.  Fece  egli  confermare  col  giura» 
memo  m  nome  suo  da  Corrado  figliuolo  del  marché- 
ae  di  Monferrato  il  passaporto  accordato  al  pontefi- 
ce; t  lo  stesso  giuramento  prestarono  tutti  i  princi- 
pi della  sua  corte.  Informato  dì  dò  papa  Alessandro 
III,  dopo  avere  spediti  innanzi  sei  cardinali,  che  tro<- 
veroDO  Timperadore  a  Ravenna,  s^inviò  egli  a  Bene- 
ventOf  dove  dimorò  dalla  festa  del  santo  Natale  sino 
elPepifiLiiia.  Di  là  per  Troja  e  Siponto  passò  al  Ta- 
sto, dove  trovò  sette  galee  ben  guernite  d^armi  e  di 
vìveri)  che  il  re  di  Sicilia  gK  aveva  allestite,  con  or^ 
dine  a  Rinmoaìdo  arcÌ¥eseovo  di  Salerno  (lo  stes- 
so the  scrisse  la  storia  di  questi  fatti  <i)) ,  e  a  Bug»' 
fieri  conte  d^Andrta,  gran  contestabile  e  ginstiziere 
tMla  Paglia,  di  eecompagnare  la  Santità  sua,  e  di  ao- 
^mdurt  «gl^imeressi  dee  sue  regno.  Perchè  il  mare  fa 
tuaìpaiKnee  in  collera,  non  potè  il  pontefice  imbar^ 
«ani,  se  non  il  prieeo  di  di  quaresima,  cioè  a  dì  9 
di  malrae.  Undici  poi  furono  le  galee  che  il  servirò^ 
no  Del  fiaggto  $  e  con  queste,  e  con  cinque  cardinali 
0ijUa  piiosa  dottcniea  di  quaresima  arrìvò  a  Za^» 
ia,e  addi  so^  oppuiie  nel  di  34  d'esso  mese  fclice* 
flMOte  i^innlo  a  Tenezia,  prese  riposo  nel  monistero 
di  s«  Hiecolò  al  Lido.  Nd  di  seguente  SebasUanù 
(1)  ftomiuldai  Sakrn.  la  Chcim.  T.  Ili  Rèr.  ItaL   ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


k  fìhtà^eiitiogfaidelpa'^to'iitqifnéèchdovi^ 

«#tttf ,  ^«r^rtii,  ToHiM?)  Jvréa,  P'éntìmigUa^  SoiMta^ 

JMifgnetie^  Mòtà^  FatHta^  Ba^inna^  F^rù^  Fm^ 

se  di  Monferrato,  i  conti  di  Biandrate^  i  maróhed 
tkf  Outntó  è  dèi  JBoiCOj  e  iicmti  di  ZtomeUo. 
Air  iucotltro  ndla  léga  (iU  Louterdia  enào  P'^neM^ 
TfMgi\  FddoWt^  f^icèrHto^  Verena,  Bréseia^  Fer^ 
yara,'  Ilfànt<mt,  B^rgùMo,  Lodi,  MilattOy  Comm 
(  hétkéhh  da  noi  pòca  fkrtàtxìò  àdiev^Die  di  Federigo  X 
ifcH*i/tt,  ^efóeUi;  'A^SHndrUy  CéréìHò,  e  Bsl^ 
manie,  Piaéenia,  Bò^ió,  Obvb%à,  M^ìutsffinm  mari' 
ìtkèsr,  JP{n-n/ie^,  Reggio^  Ètodena,  Bologna,  lìoccùi^ 
Si  Càssìthà\  ed  ànri  luoghi  e  ptìrtotie  éeB"  dMrcaU 
k  d^nà  LotiiBftfd?a;  Le  ^ifispate  srùfèoH^iio'ia  lungo,  # 
tììiìtìà  tóndblsihte  jpóèè  avet%  ii  negotiato,  tMm  rdeii- 
&ù  cedere  T  utìa  dèfle  parti  iOT  altra.  Alloi^  fa  cbé  pa- 
foi  Alesàfeiiidro  prbpòse  una  Iteguft  :  il  che  riflenlo  ^ 
raogiiétb  Federigo,  tfùdò  fièUe  siflable.  Ciò  ymhi  osante 
^^èttiiBeùté  fèòè  intei!tdére  ià  psipa,  die  si  ca«ite»iè' 
Hbbé^  éeebrSàré  ai  Lon^ardi  ima  kegua  ifi  s«ii  aiH 
ni,  'e  ^'(juihAd^  rWdi  S.^ilià,  piUr<^  ^P^  P^^ 
Bàèfté^  dtt  ieglf 'pei^  ({uituSd  anni  godesse  le  rtad^ 
de^bèitf  ddta  Ùkùb^  eòhtbtsa  Matilde,  bhe  «srtfao  ta 
fté^iniiàào,  dopo  ì'qMì  ìie  ^^raietterd>be  il  po^sèstfò 
é&é  Gtdè^afotnàttiàl  CloKfteiìtossene  fl  ptpA^  é:ki  qaesd 
maàièra  il  t^^lbifr  \à  CohcòrcRa.  Lft^srònsi  dìpd  ^aa 
pocófiiOthbiMì  tìd  pkj^  (t),  perch'^gfi  avesse  à6* 
conci  i  &tti  propri,  con  latfenr  esà  baksm  in  bàlio, 
il)  5irc  &td  Bill.  Toai.  'ti,  lUjr!  Itid^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


^pittB^  «il^Wav^^ao  {KMrtato  tutto  i(  pfsa  cl^a  gu«^- 
ira  4)o0  t9i^  loro  dispeordio  di  g^ato  e  di  roba,  p«r 
ridar  ffuro  Fed(diig<^  9  far  pace  coUa  Chiosa.  Ma  3  pivi 
^r^nario  fi,u  deUe  legjkke  suol  «sser;  questo.  QefoaoQ 
pritna  i  pote&ti  il  maggior  loro  vantaggio,  e  loo^  dir 
poi  ai  fiaiaori  raGeomodarsi  al  volere  degli  aUii,  e  rior 
gtBoìar  Dio  «e  iKm  aache  restano  abbandoiiati^  Nof^ 
firmilo  aocoitt  bene  smaltiti  tutti  qaeaiti  putiti^  qua^id^ 
Y  at^gasto  Federigo  veMie  a  Chioda.  Sus^ossi  alloi» 
juoa  gmnooiUiBoaùoiie  ir^  la  plebe  di  Yenezia,  mostrao* 
dosi  essa  rìsohit;»  di  aaadare  a  condurlo  tosto  in  città  % 
il  obe  fìz  quasi  cagione  che  il  papa  e  i  tnii^istrt  del  sfU 
di  •Sìeilìa  si  ritirasserQ  da  Yenesia  :  e  f;ià  n^  erano  j^^^^ 
liti  Mia  voha  dii  Tiev%i  i  d^utati  de**  Loanèardi.  I)fo 
U4of<i|  uotno  stfnssinio,  trovò  imparo  a  qujesto dilOr? 
^ne^  e  diede  jtea^o  che  tasse  giurata  la  pace,  e  000-1 
vertalo  r  abboeoamento  da  i^si .  in  Yen^m  (i><  Nd 
(^ortio  adunque  a4  ^^  l^g^o,  flomo  di  domeniòa^  sa- 
putasi che  Federigo  imperadore  vedita  a  Y«ne»i»)  il 
ps^  di  buon^  ora  oon  gran,  solennità  li  trasferì  «;^* 
Marco,  e  mandò  ad  incoauìEHrlo  1  veiìeovi  d' Ostìa^  di[ 
F(H*to  e  di P&lestrìna  con  altri, cardinali  che  gli  4ÌQder 
ror  a^sokiEÌ0b4ella  «cfimipica^  t.aU(»ia  Cristktmé  ar^ 
€Ì\wHfitvff  di  Magonaa  «on  gU  ^hri^psdati  ablOraronot 
Ottaviant^  Gkiido  da  &ema,  «  Giovanni  da  Stnìaiift 
a*tip8^t  Andò  il  doge  con  gran  corteggio  di  buntnto- 
ri  e  havcbe:  alenar  T  ildapei^adore  dasauNìototo  dofa 
Iiido^  «  prt>cess{ODal«ae»te  ppi  col  patriarca  di  Oraib» 
e «lecoìU qonditsse  fin  dai^anti^  bàsdioa dia.  Maròoy 
doi^e  U  ftapa  in  abito  pocHifeak  con  tilttf  t  dÉrdsUBdi,) 

(1  )  l^ottiràttl.  Mttn:  io  Ghiroh.  IT.  VII.  Ketrlltsl.'Oar^.^ 
.       de  AragófiLJll  JlUiJeiuftdtò  nì^%  T«  ^  f^«r.4tfel| 

Digitizedby  Google 


c«il  patmfca  d^  Aqo^jt,  e  moM  arcsTeieoti  e  Veceofi 
lo  stava  aspettluido.  Allera  Federigo  afo  TÌMa  dd  Tero 
vicario  di  Cristo,  venerando  in  kn  IKo,  lasciata   da 
pnie  la  dignità  imperile,  e  gittato  via  il  manto,  eoo 
tutto  i!  corposi  prostese  a^  piedi  d^  sommo  pontefice^ 
e  glidi  baeiò^.  Non  potè  contener  le  bgrane  pear  la  gioii 
fi  buon  pepa  Alessandro,  e  sollevatolo  con  tutta  beni- 
gnità^ gli  diede  3^  bacio  di  pace  e  la  benediuon«.  ABo- 
ta  fu  intonato  ad  alla  voce  il  Te  Deum  :    e  Federigo, 
apprehenfa  pontificis  dextera^  il  condusse   6no  al 
toro  delia  ba^lica  di  s.  Marco,  dove  ricevette  la  bene- 
4foion  pontificia,  e  di  là  passò  ad  alloggiare  nel   docal 
pébgio.  Nel  giorno  seguente  festa  di  s.  Jacopo  aposto- 
lo cantò  il  papa  solenne  messa,  e  predicò  al  pc^polo  io 
È,  Marco.  Federigo  gli  baciò  i  piedi,  fece  V  oblazione, 
e*d<^  la  mesla  gli  tenne  la  staffa:  presa  ancbe  la  hd' 
^  del  cavillo  pontificio,  era  in  procinto  di  addestrv- 
lo,  se  il  papa  aiSettaosmnente  non  V  avesse  licenziato. 
Segoirono  poi  visite,  conviti  e  colloqui,  e  nel  di  primo 
d?  agosto  fu  solennemente  ratificata  la  pace  e  tregua  ;  e 
posdà  assduti  gH  sdsmatid.  E  nella  vigilia  dell^  assnn- 
sidn  della  Vérgine  tenne  il  papa  un  coi^ilio  in  s.  Maff- 
eo, dove  scomunicò  chiunque  rompesse  la  pace  e  fre- 
gua  suddetta.   Pece  dipoi  istanza  a  Federigo  per  la 
restituùon  dei  beni  d^a  Chiesa  romana  :  tk  die  é 
mostrò  pronto  Timporadore,  ma  con  salvare  per  se  le 
terre  della  contessa  Matilde,  e  U  contado  di  Bertinoro» 
4he  poco  fa  era  vacato  per  la  morte  di  quel  conte  ac-* 
<^ata  in  ToKzia,   pretendendo  quegli  Stati,  come 
<iosa  d^^  imperio,  ed  e^bendo  4ì  rtmett^e  la  cogni- 
jdqne  a  tre  arbitri  per  parte.  Ne  restò  amar^gialo  non 
pofio  ptpa  Ales^andro^  e.  tanto  più  p^echè  3  suddetto 

Digitized  by  VjOOQlt 


conte  di  Beiiinoro  ne  avea  fatta  una  dooariime  tSì» 
Chiesa  romana  ;  ma  per  non  disturbare  hi  pace  fatta, 
consentì  ai  di  lui  Tolerì.  > 

Con  questo  glorioso  fine  terminò  lo  sdsma  della 
Chiesa,  al  che  specialmente  dopo  la  mano  di  Dio  con- 
Iribnl  assaissimo  la  prudenza  e  pazienza  del  buon  pa{Mi 
Alessandro,  che  sempre  si  guardò  dall^  inasprir  gli  and- 
ini coi  rigori,  e  colse  in  fine  il  fi'utto  della  sua  mansue- 
tudine. H  buon  esito  ancora  di  sì  grande  afiare  è  do» 
▼uto  air  inclita  repubMica  di  Venezia,  ne'  cui  rettori 
da  tfinti  secoli  passa  come  per  eredità  la  prudenza  e 
saTÌezza,  essendosi  mirabilmente  adoperati  que'  nobili^ 
e  sopra  gli  altri  il  loro  doge  Ziani,  affinchè  si  eseguis- 
se  la  tanto  sospirata  riunione,  con  aggiugnersi  anct^ra 
questa  alle  tante  glorie  della  città  di  Venezia.  Alla  v^ 
rìtà  ddle  cose  finqui  narrate  fecero  poscia  ì  tempi  sui* 
seguenti  varie  fiunge  con  dire:  che  Federigo  andònel^ 
r  anno  1 1 76  coli'  esercito  suo  ad  Anagm,  peirseguitul- 
do  papa  Alessandro,  il  quale  travestito  se  ne  ^ggi  a 
Venezia,  dove  fu  riconosciuto  ed  onorato.  Che  esto 
Federigo  passò  fino  a  Taranto  in  cerca  del  papa.  Che 
una  flotta  di  settantacinqne  galee  da. lui  messa  in  or* 
^ne  fii  disfisitta   da'  Veneziani,  con  restarvi  pri^nei 
Ottone  figliuolo  di  esso  augusto.  Che  quando  Federi* 
go  fu  a'  piedi  del  papa,  mettendogli  Alessandro  il  pie 
sulla  gola  prorompesse  in  quelle  parole  :   &tper  aspk^ 
dem  et  basiUscum   ambulabis^  eia,  e  Federigo  ri* 
spondesse  :  Non  tibi^  sed  Petro.  Ed  è  ben  vecchio 
questo  acconto.  Andrea  Dandolo  circa  Tatmo  iS4o(i) 
cita  le  storie  di  Venezia  (  se  pur  quella  ncm  è  una 
giunta  fatta  a  quel  savio  scrittore  )  e  una  leggenda  di 
(i)  Dandol  in  Chran.  T.  XII,,R«r.  Ital. 

Digitized  by  VjOOQIC 


9o  jinrALi  d^itaiìa. 

frft  Plttro  da  Oiioggìa.  Fra  Galvano  Fiamitta^(i>  co<^ 
temporaneo  del  Dandolo  ne  parlò  anch^  e^  :  di  naodo 
che  divenne  limosa  qaesta  relazione  n^le  storie  òe'sQ»' 
aeguenti  storici.  £  perciocché  il  Sigomo  e  il  cardine 
Baroiao  diduararonb  sì  &tti  racconti  &yole  e  8<^eaiB 
iaapoaturé  ;  e  lo  stesso  Silidiico  prima  cT  esai    arci 
à«ai  Atto  conoscete  di  tenerìi  per  Idi:  don  FortnaaifD 
Olsto  monaco  benedettino  neU^anno  1629  con  fibct 
ajkposta  M  studiò  di  giustificarli  con  dar  fuori  un  pei- 
fto  di  storia  di  Obone  ravennate,  ed  altre  CFònìchetts^ 
e  eoa  addurre  varie  ragioni.  Ma  si  tratta  quivi  di  £h 
VOle  patenti^  e  sarel;^  un  perdere  il  tempo  in  volerle 
<KMifotare^  Gli  aulori  cònten^ranei  &''  hanno  da  atten- 
dere, e  qui  ^  abbiamo^  e  grarissiini,  in  guisa  tale  che 
iduna  lede  merita  la  tro[^  cEversa  o  contraria  narra- 
titift  degli  scrittorelli  lontani  da  que^  tempi.  Che  nona 
disse  del  duro  trattamento  &tto  a  Canossa  da  Grego» 
rio  TII  al  re  Arrigo  lY  ?  Altrettanto  e  più  si  sarebbi 
detto  di  papa  Alessandro  III  con  Federigo  I,  se  fon- 
^taaento  aveise  avuto  una  tal  diceria.  Ma  Alessandro 
§a  pontefice  moderatissimo,  e  però,  secondo  TattestatA 
dd  Cronografo  iassone  (a),  Fedenga  dai  cardinali  ho* 
n^iatimè^  e  dal  papà   ut  osculo  pads  suscipHur* 
Per  essere  gloriosa  la  città  e  repubblica  di  Yeneda, 
non  V*  ha  bnogno  di  favole,  bastando  la  verità  per 
oaor  SUO)  emendo  essa  stata  il  teatro  di  si  memorabii 
pece^  a  ccd  con  tantta  prudenza,   e  con  i^pese  e  r^ 
sommamente  contribuì  quel  doge  con  altri  nd>ili.  Co* 
rioso  è  bensì  lin  càtidogo  di  tutti   i  vescovi,   princ^ 
abeti  è  signori^  «he  intervennero  a  qudla  giaoì  funaio 

(1)  trtlvanas  f'IaincD.  in  ManlpaT.  Ftor. 

(3)  Ghronugtapii.  Saxa  «pai  Leìd>iiitiajl.  / 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


A  ir  N  O      VLCLJXm-  Et 

ne  di  Venezia  colla  nota  della  famiglia  di  cadauno, 
I  pubblicato  dal  suddetto  Fortuoiato  Olmo.  Fra  gli  altri 
I  si  veggono  annoveriti  Alberto  ed  Ohiu»Q  mo^fbesi 
\  da  Este  con  uomini  cento  ottanta^  cio^  con  accom- 
(  pagnamento  superiore  a  quello   della  maggior  parte 
\  degli  altri  principi  che  colà  concorsero.  E  questi  poi 
I  fi  truovano  con  altri  prìncipi  registrati  in  varì  diplomi 
^  dell^  augusto  Federigo,  dati  in  Venezia  neir  anno  stes« 
I  so,  siccome  ho  io  altrove  dimostrato  (i).  Si  partì  pò-* 
I  scia  da  Venezia  Federigo,  dopo  aver  baciati  i  piedi  al 
(  sommo  pontefice,  e  dato  il  bacio  di  pace  a  tutti  i  car- 
I  dinali,  e  andossene  a  Ravenna,  e  di  là  a  Cesena.  Papa 
\  Al^sandro  ancVegli  circa  la  metà  di  ottobre  con  quat- 
j  irò  galee  ottenute  da'  Veneziani,  perchè   già  s'  erano 
i  partiti  i  legati  del  re  di  Sicilia  colle  lor  galee,  s**  im^ 
)  barcò,  e  giunse  nel  di  29   d'  esso  mese  a  Siponto,  e 
^  presa  lastiada  di  Troja,  Benevento  e   s.  Germano, 
^  cjon  felicità  e  sanità  arrivò  ad  Anagni  verso  la  metà  di 
;  dicembre,  se  non  che  in  Benevento  fini  i  suoi  giorni 
I    Ugo  da  Bologna  cardinale,  in  Aversa  Guglielmo  da 
Pavia  vescovo  di  Porto,  e  Manfredi  vescovo  di  Pale* 
strina  in  Anagni.  Per  attestato  di  Sire  Raul,  nel  settem- 
bre di  quest'  anno  un  orribil  diluvio,  tale,  che   di  uq 
simile  iioQ  v'era  memoria,  si  provò  nelle  parti  del  La« 
go  magare,  il  qual  crebbe  sino  all'  altezza  di  diciotto 
braccia  (  se  pure,  come  io  vo  credendo^  non  è  scor« 
T«tto  quel  testo  ),  e  <;oprì  {e  case  di  Lesa,  con  restare 
fJbgati  dal  fiume  Ticino  tutti  i  contorni,  di  maniera 
che  ddla  Scrivia  s' andava  sino  a  Piacenza  in  barca« 


(I)  Afi4l«hità£ftfXMÌP.  I,  e.  $5.  A»ii<iait.  ItalDiisecfc  ig. 

Digitized  by  VjOOQlt 


Sa  imàJA  D^  ITALIA. 

(  CRISTO  MGLxxyiii.  Indinone  xi. 
Anne  di  (  ALESSANDRO  III,  papa  ao. 

(  FEDERIGO  I,  re  27,  imperadore  4 

lacredibil  fti  V  allegrezza  di  tutta  la  Chiesa  di  Dw 
per  la  pace  stabilita  in  Yenezia  fra  il  papa  e  P  impera- 
dore. I  Romani  ne  fecero  anch^eglino  festa  (i),  e  cos- 
siderando  0  grave  danno  che  loro  era   venuto  tants 
nello  spirituale,  che  nel  temporale  per  le  passate  di- 
scordie, e  per  la  lontananza  del  vero  pontefice,  co- 
minciarono seriamente  a  trattar  di  richiamar  paj» 
Alessandro  in  Roma.  Gli  spedirono  a  questo  fine  av 
ambascerìa  di  sette  nobili,  pregandolo  di  ritornare  a^ 
la  sua  città.  Prìma  di  farlo,  volle  il  saggio  pontefice 
che  si  acconciassero  le  differenze  passate,    e   dqxilò 
Arrigo  vescovo  d**  Ostia^  che  con  due  altri    cardfoidi 
ne  trattasse  coi  senatori,  ed  egli  intanto  Yenne  a  Tu- 
scolo,  per  essere  più  vicino  ai  bisogni  del  n^osiab^ 
Dopo  lunghi  dibattimenti  restò  conchiuso  <^e  sussì- 
sterebbe il  senato,  ma  con  obbligazione  di  giurar  fe- 
deltà ed  omaggio  al  papa,  e  di  restituirgli  la  chiesa  <fi 
s.  Pietro  e  tutte  le  regalie  occupate.  Nel  giorno  adun- 
que i  a  di  marzo,  festa  di  s.  Gregcnio,  con  trion&ie 
accoglimento  del  popolo  entrò  in  Roma,  e  dopo  aver 
visitata  la  basilica  lateranense,  andò  a  riposarsi  nei 
contiguo  palazzo  ;  e  celebrò  dipoi  la  santa  pasqua  eoa 
gran  solennità.  Nel  mese   d' agosto  passò  a  viUeggiart 
in  Tuscolo,  ossia  Tuscokno  (a)«  Qiùvi  fu,  che  nel  à. 

(1)  Cardia,  de  Àragon.  ia  Vita  Alexaodrì  111,  Par.  1, 

T.  Ili,  Rerum.  Italie. 
(>)  RomuflJdus  jSdkruiU  ia  Chroo.  T.(¥IJ,  Rnv  Itat 

Digitized  by  vjl     ' 


A  V   ir   O     MQLXKTllU  $3 

J29  ài"  esso  mese  ebbe  la  consolazione  di  yeder  a^  suoi 
|Medi  Giovanni  abate  di   Struma,  già  antipapa  sotto 
nome  di  Callisto  III.  Costumi  ^dcchè  intese  riconciliatQ 
r  angusto  Federigo  col  pontefice  si  ritirò  a  Viterbo, 
ofitifiato  come  prima  nel  suo  proposito.   Avvertitone 
r  imperadore,  gli  ordinò  di  ubbidire,  e  di  sottometter* 
«i  :  altiìmente  Y  avrebbe  messo  al  bando  dell'^imperio. 
Spaventato  da  questo  tuono  lasciò  Viterbo,  e  si  rifu- 
giò in  Monte  Albano,  ricevuto  ivi  molto  cortesemente 
da  Giovanni  signore  di  quel  castello,  per  isperanza  di 
ricavarne  molto  oro  da  papa  Alessandro.   Ma  ciò  in- 
teso da  Cristiano  arcivescovo  di  Magonza,  volò  ad 
^  assediar  Monte  Albano,  con  dare  il  guasto   alle  viti  e 
'  alle  biade  di  quel  distretto.  Lasciata  poi   quivi   gente 
'  sufficiente  per  tenere  ristretto  quel  luogo,  andò  a 
•  prendere  il  possesso  di  Viterbo  a  nome  del   papa,  e 
'  trovò  il  popolo  ubbidiente,  ma  non  già  i  nobili,  che 
lumentati  da  Corrado  figliuolo  del  marchese  di  Mon- 
<  ferrato,  si  opposero  coli**  armi  alP  arcivescovo  e  al  pò- 
'  polo  :  e  perchè  non  poteano  resistere   alla  plebe,  im- 
plorarono r  aiuto  de**  senatori  e  del  popolo  romano. 
fiè  mancarono  questi,  siccome  gente  ben  presto   di- 
mentica de'  suoi  giuramenti,  di  accorrere  in  aiuto  dei 
nobili;  ed   era   per  seguirne  grande  spargimento  di 
sangue,  se  il  sag^o  papa  non  avesse  ordinato  alP  as- 
civescovo  e  al  popolo  di  schivar  la  battaglia.  Ma  co- 
noscendo r  antipapa  Callisto  la  rovina  de^  propri  afi&p 
si,  finalmente  tutto  umiliato  andò  nel  di  ag  d*  agost» 
«  buttarsi  a^  piedi  di  papa  Alessandro  in  Tuscolo,  col 
confessare  il  suo  peccato,  e  chiedere  misericordia» 
Quem  Alexander  papa^  ut    erat  plus  et  humiUs^ 
non  ifbjurgayit  et  repreh^ndit^  sed  secuttdum  sibi 

Digitized  by  VjOOQlt 


84  à.vvài.1  i>^itix.u 

innatam  mansuetudintm  benigne  reeepk  .*  seno  pi* 
fole  di  RojBotldo  salernitano,  che  pos«k  seggiugne: 
Alexander  papa  eum,  et  in  euria  ei  in  menn 
sua  kanorifice  kahuit  Abbiamo  inohre  (i)  che  3 
papa  eum  postea  rectorem  Benedenti  eonsiitwi 
Batta  ciò  a  far  conoscere  qaal  credenza  naieriii  chi  ù- 
Tentò  l^  accoglimento  indecente  di  Federigo  augusto 
in  Yenecia.  Se  il  buon  papa  cosi  amorevelmeote  fanttì 
coltui  :  che  non  avrà  poi  Catto  ad  an  imperadore,  e 
imperadore  qual  fu  Federigo,  ed  essendo  a^ediatrìce 
la  saviezza  veneta,  a  cui  stava  a  cuore  anche  V  onor 
d^  esso  augusto  ?  £  ben  pareva  a  tutti  con  ciò  esbnto 
affatto  lo  scisma,  quando  venne  in  pensiero  ad  akiisi 
disperati  scismatici- deHe  parti  di  Roma  di  far  nascere 
un  altro  foptoccio  col  nome  di  papa.  Ecco  le  parok 
di  Giovanni  ò»  Ceccano  (a).  Terlio  kaisndas  ceto- 
bris  quidam  de  seda  schismatica  inito  canci&f 
JLandum  Sitinum  elegerunt  in  papam  Innocentìf» 
II J  qui  ab  eisdem  est  consecratus.  Nella  Cronici 
acquiciutina  (5)  è  scritto  che  costui  era  de  progem» 
Uloruntj  guos  Frangipanes  Romani  vecant.'  il  cb 
difficilmente  si  può  credere  di  quella  cosi  nobile  e 
cattolica  famìglia  ;  e  che  un  fratello  di  Ottaviano  ^ 
«ntipapa  gli  diede  ricovero  io  una  fortezza  in  vicinas' 
za  di  Roma. 

Vegneodo  ora  all'  imperador  Federigo,  appetf 
legli  fu  giunto  neU*  anno  addietro  a  Cesena^  che  li 
accostò  aUa  terra  di  Bertinoro,  e  ai  due  ear^oafi  (4) 

(i)  Anon^mus  Gassioefls.' T.  V»  Rer.  Itti. 

(2)  Joannes  de  Geccano  ,Ghron.  Fossae  no? ae. 

(3)  Apud  Pagìum  in  Grit.  Baron.  ad  hutic  annam. 

(4)  Cardinal  de  4ragon.  in  Tita  Àlexaadri  Uì. 


A    n    n    vr      jnuuAAT&AA* 


che  erano  stati  già  mandati  dal  papa   a  prenderne  il 
possesso,  fece  istanza  di  prenderlo  ed  aTerlo  egli,  pre^ 
tendendolo,  a  mio  credere,  come  dipendenza  delia  Ro- 
magna, di  cui  allora    gr  imperadori   erano  padroni, 
senza  che  se  ne  udissero  lamenti,  o  proteste  dei  papi; 
ed  anche  pelrchè,  secondo  la  legge  da  lui  pubblicata  in 
Roncaglia,  non  si  potevano  senza  licenza  sua  lasdat 
feudi  alle  chiese.  Risposero  essi  con  tutta  mansuetu* 
dine,  di  non  poter  farlo  senza  ordine  del  papa.  Altro 
non  tI  volle  perchè  Federigo  intimasse  immantinente 
la  guerra,  e  raunato  V  esercito  si  portasse  sotto  quel 
castello.  Non  vollero  mettersi  in  difesa  i  due  cardina- 
li, e  massimamente  perchè  v^ «erano  dentro  le   fazioni 
de^  Bulgari  e  de^  Maìnardi,  V  una  delle  quaU  teneva 
per  l' imperadore.  Sicché   queir  inespugnabil   castello 
(  oggidì  città  episcopale  )  senza  sfoderar  la  spada  ven- 
ne alle  mani  di*  Federigo  ;  e  benché  il  papa  gliene  fa- 
cesse delle  doglianze  con  ammonizioni  paterne,  nulla 
si  mosse  egli  dal  proponimento  suo.  Non  s'i  sa  per  al- 
tro intendere  come  tanto   l' imperadore  che   il  papa 
pretendessero  sopra  Berlinoro,  quando  esso  era  della 
«hiesa  di  Ravenna,  ed  iane  ho  rapportata  riavesti^ 
tura  (i),  data  nell'antio  ii3o   da  Gualtieri  arcivc" 
scovo  a  Cas^alcaconie  conte^  i  cui  antecessori  simil- 
mente ne  erano  stati  investiti  da  essa  chiesa  di  Raven^ 
na.  Passò  dipoi  esso  augusto  a  Spoleti,  e  di  là  in  Tt)* 
scana.  Truovasi  negli  Annali  de'  Genovesi  (a)  che  nel 
gennaio  di  quest^anno  egli  arrivò  a  Genova,  dove  era 
anche  pervenuta  nel  di  innanzi  V  augusta  sua  consor-  ] 
te  Beatrice^  e  nel  di  seguente  compérve  il  giovinetto 
(i)  Antiquit.  Ital.  Dissert.  ii,  p.  633. 
(2)  Caffari  Annal.  Genuens.  1.  3. 
UUAATOmi,  TOL.  XXXVIII.  7 

Digitized  by  VjOOQIC 


86  èMìfAlA     Ut*   ITALIA. 

Te  jirrigo  lor  pnmogemto.  Dopo  essersi  fermsti  il* 
quanti  giorni  io  quella  città,  fontuotiitiiente    reggati 

'  se  n*  andarooo.  GaWaoo  Ftamma  scrìve  (  i )  di'*  egli 
T^oiaa  a  Blikao  ;  ma  questo  autote  non  è  tale  da  pe- 
lar noi  riposare  solla  soa  parola  ne^  teaopi  lontani  da 
lui,  Or*,  giacché  la  tregua  co^  Lombardi  non  permet- 
leira  a  Federi^  <fi  continuar  il  suo  anestiere,  che   era 

\qiial  della  goerra  {i\  determinò  di  passare  in  Borgo- 
giM.  Né  fidandosi  degr  Italiani  (5),  ordinò  a  Bertol- 
do duca  di  Zerin^ieo,  ^li  venir  di  qua  dalle  Alpi  eoo 
un  bixm -corpo  di  troppe  per  isoortarlo.  Passò  dun- 
que pel  Honsenisio  in  Borgogna, e  stando  in  Ariessi 
fece  coronare  re  di  quelle  contrade.  Bernardo  di  Gui- 
done (4)  natte  questa  coronatone  nel  di  III  nonas 
augusti  Tenne  poscia  il  parlamento  di  quel  regno  io 
Besanzone  nella  festa  delP  assunzion  della  Tergine. 
Era  egli  forte  in  collera  contra  di  .irrigo  il  Zteone, 
duca  di  Baviera  e  Sassonia.  Ne  dirò  le  cagioni  fra  po- 
co. E  però  sottomano  fece  che  Filippo^  arcwescow 
di  Colonia,  coaatnciasse  a  muovergli  guerra.  Giunte 
dia  fu  Federigo  a  Spira,  andò  il  duca  a  rendergli  i 
suoi  rispetti,  e  a  dolersi  degli  attentati  delP  arcivesco- 
vo (5)  \  ma  benché  Federigo  dissimulasse,  pur  fece 
abbastanza  conoscere  che  covava  dei  cattivi  pensieri 
contra  di  Im.  Intanto  non  dormivano  i  Lombardi.  Era 
ben  usdto  d^  Italia  Federigo,  era  fatta  la  tregua:  con- 
tuttociò  eglino  sempre  in  sospetto  non  lasciavano  di 

\\)  Galfao.  Fiamma  hi    Manipul.  Fior. 

<a)  Otto  de  t.  Biasio  in  Chron. 

(S)  GodefriJas  IVIonachas  in  Chron. 

{\^  Bernarf.  Guìdoiì's  io  Vit.  AlexHndri  III.,  ,   ' 

t5)  4raol<].  Lubec.  Chr.  S!a7.  e.  ai,  aui  2f|. 

^  Digitizedby  Google 


ARSO      IIOLXXTIII.  -       07 

prendere  le  misure  competenti  per  )a  difesa  della  lor 
ISbertsu  De  «a  doeamento  pubbHcato  dal  PaticeMi  (i), 
e  scritto  nel  di  i5  di  settembre  delP  anno  presente, 
si  scorge,  ehe  i  rettori  delia  Lomberdis,  Marca  e  Ro- 
magna tennero  v^n  congresso  per  loro  alfarl  nella  cit- 
tà di  Parma.  I  nomi  loro  son  questi  :  Guiìliehnus 
de  Ossa  de  Mediolano^  Ardi%o  confanonerius  Brir 
xiaty  jémaheus  Veronae^  Obertus  de  Bonifacio 
Pìa^enHaCy  Guiìlìelmus  de  Mapelìo  Prrgamensis, 
Eha%arus  Lòudensis^  Guidotus  Bepnus^  Jtfalv^" 
tius  de  Manina^  Piiis  Manfredi  de  Mulina^  AU 
hericus  de  Padua^  Astulfus  de  Tarvisio^  Bodi^U 
fus  Bononiensis^  Mainfredus  de  Parma»  Servirà 
ancora  questa  memoria  a  farci  conoscere  cbe  la  nobil 
casa  de^  Pii,  una  delle  molte  de^  figliuoli  di  Manfreiii, 
era  di  patria  modenese.  Nella  breve  cronica  di  Cre- 
mona da  me  data  alla  luce  (2)  si  legge  cbe  nelPanno 
1177  i  Cremonesi  per  la  prima  volta  elessero  il  Io|ro 
podestà,  cbe  fu  Gherardo  da  Carpineta  nobile  reggia- 
no, il  quale  fini  ivi  i  suoi  giorni  nel  11 80.  Post  illum 
Manfredus  Fantus  de  filiis  Manfredi  mutinensis^ 
gener  ipsius  Girardi  fuit  potestas  eìectus,  Hìc 
suo  tempore  Cast  rum  Manfredum  a  edifica  vit^  ^t 
UH  nomen  suum  imposuit.  Dal  cbe  parimente  in- 
tendiamo cbe  i  Pii,  i  Fanti,  Picbi,  ed  altri  de*f^UuoU 
di  Manfredi^  erano  di  schiatta  mudonese.  Circa  que- 
sti tempi  Guglielmo  II  re  di  Sicilia  (3)  spedi  nn^  ar- 
mata di  cinquanta  galee  in  soccorso  dei  cristiani  di 
Oriente,  sommamente  afflitti  dalle  fòrze  di  Saladino 

(i)  Furiceli.  Mouum.  Bisiiic.  Aipbr*  9.  56S.  ^ 

(3)  Chron.  Cremoneps.  T.  7,  Rer.  Itai. 
(3)  AnoDjm.  Hist.  HierosoljaiiL 

Digitized  by  VjOOQIC 


S8  AlliriLI   D^  ITALIA 

saltano  d^  Egitto.  L^  arrìf  o  d^  essa  a  Tiro  eoa  geoti 
e  vettoraglie  fa  la  salate  di  Aatiochia  e  ^  Trìpoli. 

(  CRISTO  M6LXXIX.  Indizione  su. 
Anno  di  (  ALBSSiNDAO  III,  papa  ai. 

(  FEDERIGO  I,  re  a8,  imperadore  sS. 

Per  saldare  affiitto  le  piaghe  lasciate  dal  lungo 
scisma  nella   Chiesa  di  Dio ,   lo  zelantissimo  papa 
Alessandra  avea  intimato  un  concilio  generale  nel- 
Tanno  precedente  per  tutta  la  cristianità.  Lo  tenoe 
infatti  nelPanno  presente  (e  non  già  nel  1 1  So,  come 
alcuQO  ha  creduto),  sul  principio  di  marzo  nella  ba- 
silica lateranense  (i),  coiriaterrento  di  più  di  tre- 
cento arcivescovi  e  vescovi,  e  di  una  sterminata  mol- 
titadine  d^  altri  ecclesiastici  e  laici.  Vi  furono   fatti 
ventisette  canoni,  ne''quali  fu  riformata  la  disciplina 
ecclesiastica;  provveduto  alla   simonia;  scomunicati 
gli  eretici  albigensi  (ancor  questi  eranj  mmichei)  , 
che  sbandavano   sempre  più  dilatando  in  Tolosa   e 
ne^suoi  contorni  ;  e  dato  buon  sesto  a  molte  chiese 
che  aveano    patito  non  poco  durante  lo  scisma.   Al 
medesimo  concilio,  secondochè  scrisse  Roberto  del 
Monte  (a) ,  intervenne  ancora  Burgundlo  pisano^ 
uomo  in  questi  tempi  dottissimo  non  meno  nella  la- 
tina che  nella  greca  lingua.  Delle  di  lui  fatiche  let- 
terarie accuratamente  ha  parlato  il  celebre  padre  don 
Guido  Grandi  abate  camaldolese,  e  pubblico  lettore 
di  Pisa.  Due  diete  in  quest^anno  tenne  Timperador 

(i)  Labbe  Concilior.  T.  X.  Baroo.  in  Annal.  Elccl.  Pa« 

gius  io  Crifc.  ad  Ànnal.  Baroo. 
(a)  Bobert.  de  Monte  in  Ghron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   H  %  O      MCLim.  $^ 

.  Federigo  in  Germania,  Tuna  in  Tormiina)  Tàltra  in 
.  Maddcburgo  ;  e  cercando  pur  le  Tia  di  afogar  la  sua 
Tendetta  contra  di  irrigo  il  Leone^  duca  dì  Sasfo-^ 
nia  e. di  Baviera,  inVitò  quanti  principi  potè  a  mno» 
Tere  delle  qnerde^  e  fino  accuse  di  iradinento  deì- 
rimpmo  contra  di  luì^  Fnlcekè  il  «ito  %  ritpondero 
in  giudizio  (i)  .  Il  dura  poco  fidandoti  deVonsigliert 
e  giudei  deiriasperadore,  non  roUe  comparire*  Ot- 
tenne da  Federigo  un'udienza  privata,  e  si  studiò  di 
placarlo  nella  miglior  maniera  che  ^otà*  Gli  disse 
Federigo,  che  il  consigliava  di  pagare  dnquealla 
marche  alla  sua  ramerà  :  che  in  questa  maniem  il  Pe- 
rebbe rientrare  neHa  grazia  de^'incipi.  Farfe.duiyi 
al  duca^uaa  tal^dimanda,  e  senza  volerne  &r altrove 
n^andò.  Gli  costò  ben  caro  il  non  essersi  appigliato 
a  questo  consiglio.  Tornò  Parcìr escovo  di  Colonia ja 
portar  la  guerra  ne^di  lui  Stati  ^  e  il  duca  soppoflò 
con  pazienza  anche  questo  nuovo  insulto,  senza<&g« 
^i  resistenza.  Sono  parole  di  Goti/redo  monaco  di 
8.  Pantaleone  a  questo  anno:  CMristiànui  mo^utUn 
nus  epiécopus  capiimr  a.  Manlio  Ferrei  Mqniià  (a). 
^correità  è  la  parola  Màrvip^  e  £KÌImiente  s^  inteaida 
^he  lo  storico  avrà  scrìtto  Marchione-  Ma  in  cba 
luogo  e  perchè  questo  ardveseovn  fesse  -presa  .dal 
mutthiesB  di/MoSkiiecrato,  questo^  testò  aellat  pm«a 
^llo  scrittore.  Boherto  dal  Monte  ne  parla  iCuor  di 
.ailo,  cioè  allTannO' iiSo;  se  pur  egK  no»  cesò  ^ era 
^piaaoa.  èkìàèm  veduto  idl'anno  precedente  ^abe  que- 
llo guemriero' arcivescovo  per  guadagnilrsi  Taietto  ilei 
papa,  ^^tr^  .if^S^ì  &Tf<^  tatuo  operato  in  addi^^'O  , 

(i)  Arnold.  Lubec.  in  Chron.  9lè¥l  e.  «4.  adi.  ùl^ 
(a)  Godefridos  lUonachtts  in  Chtcn, 

Digitized  by  VjOOQIC 


f9  .MRMSd  d' niSKA    / 

fe«e|ilèrra;«U«i»dA>il«à  di  yjiecln,  obè  imo  vdeas<U- 
Hfntftttni  di  doBlkiié  temporale  del  pa(»a«  Etano  io- 
ele»ttti  qiMi.fiobUL  dà  Corrado  ù^wAo  del  mnpohe- 
•fi  di  Blealeìrràto^.e  ìa  loc  tocooreo  rettile  anocm 
Pcttte  de^iRomaiii.  S«gitttei»do  qaella  ris»».  Faretre- 
eeòvo  di  àhg«àM  dorettft  ieater  prigidne  del  euddel- 
%^.  Gomde.  Ma  put  baeoe  renlató   Bcionooflapegoo 
eft(lrìoo  di  qtieitt  tènpùifiii  ot  somnaiflistre  liìetc^  eon 
dire   die   Comndits  Marchio   Màuliiferrali  crnn 
pràefaiò  cmncelkario  (obè  eoi  saddetto  Gcistiaao  é^ 
civeioof^)  oommsU  praelit$tìt  fatta   Catnerimunt , 
in  tjuo  eam  tupsr  jqièddamrtapa  prop4  .  atc^m  ^ 
^99   dicMur  Pior^garn ,    ctpii  ^    ipsumque  €^ad 
jéfuùmpendsaiem  idttmmt    rum  modico    tempore 
eohnis  xjerreis  religutum,  E3cii>it  domunt  de  ear^ 
toro  ^   et  quam.  eonsuetan  daceret  mimm  ,    tnors 
èttm  Titsealani  ooncitislt*  Et  iuno  iilum  patmimC 
de  aommiseii  ^    qutMt  non  poimii  arnpUus  lasoii^ 
re  (i  )  4  Peiieremo  à  suo  tentpo  delb  morte  di  que* 
éto  eoaadaloso  prelato . 

Ma^^cchà  t^é  fetta  meosioae  di  un  figlkiolo  del 
nftofdhésé  di  Moaterato ,  esìge  qiiella  aobUisiina  «•• 
ma  itaKaaa  che  io  qui  acoetiiii  aloaae  ìUnstrl  sue  pa<* 
lréBl^e>  per  le  quali  :st  readà  otta  taàto  celebre  noa 
owao  ia  Qcoideote*  eha  ia  <^ni6Me.  Il  marcfaesft  di 
HoiiMrato,  jdi  ^^  '^^  pi^  volte  «d%a 41  doase  di  e6- 
fHra,  aderente  eostaiitiastfno<iEiFeder%oaa^lo,  «m 
Ougliehnoi'\p€mnp^  di  graa  senoo  e  vuloro^  Q«eeti, 
(ler  atteKato  dk  Sieardo  (9),  ia  stretto  pareat»  d'eeéo 

(0  Boticòitipa^ftuè  de  ob^idfdóe  Ancòtt.  bap/  à5.  T..  VL 
Reraan  I^Ucar^I0*  .     .  .,,  ^ 

WVSicaid.  Chrpja.  T.  VII,  lier^ItO.  .: 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲  F  n  o    majuux.  ^ 

Fedivifo,  perckè  ebbe  per  mo^ie  GiuUita  $Q9éim 
ài  Corrado  IH  t^  di  Germania  e  d^talia^  cbegU  pv^ 
creò  cinque  figUttoU  maschi  cioè  GygU^mù^  .Conr4^ 
do^  Boni/aùo^  Federigo  e  Jiinieri.  Avvenne ,  che 
ilo  in  Terra  santa  Guglielmo  il  primogeni  to,  soprHi* 
nominato  Longosfada\^  Baldosnno  W  lebbroso  se  £ 
Gerusalemme ,  innamorato  della  di  ku  gafKardta^ 
bravura  ed  avvenenza,  doti  unite  ad  uoa  graade  no» 
biltà,  gli  diede  per  moglie  SibigUa  tua  sorella  e  la 
contea  di  Joppe  ìa  dote.  Da  Bernardo  tesoriere  (i> 
egli  tien  chiamato  Bonefacii  illustris  marehionis 
Montisjerraii  JilUiS^  ma  con  errore.  Sicardo  mm  sa* 
pea  più  di  Ini.  Mori  Sibiglia  poco  più  di  un  anno 
dipoi  con  avergli  generato  un  figlinolo,  a  cui  fu  po- 
sto il  nome  di  Baldoifino*  Questi  dopo  la  morte  di 
esso  re  Baldovino  suo  zio  materno,  fu  dichiarato  re  di 
.Gerusalemme,  ma  mancò  di  vita  in  tenera  età*  An* 
che  Mannello  Comneno  imperador  di  Costantino- 
|K>U,  pel  gran  eredito  in  cui  era  in  qaesti  tempi  la 
casa  di  Monferrato,  fece  sapere  al  marchese  Gugliel- 
mo seniore,  ebe  gli  mandasse  uno  de^suoi  figliuoli , 
perchè  desiderava  di  dargli  una  sua  figliuola,  cioè 
eira  Itfaria^  ossia  donna  Maria^  per  moglie,  cioè 
^etta  stessa  che  fu  promessa  dianzi  •  Guglielmo  II, 
4re  di  SicHia,  ma  ohe  egli  non  potè  poi  avere,  e  nop- 
pur  potè  ottenere  Taugusto  Federigo  per  ^rr^  suo 
primogenito.  In  queHempi  due  figliaoK  d^esso  Gu» 
gUelmo  marchese,  cioè  Corrado  e  Bonifacio^  erano 
ammogliati.  Federigo  vestiva  l'abito  clericale,  è  r)oi 
fu  creato  vescovo  d'Alba.  Colà  dunque  mandò  Gu- 
glielmo il  minore  de''suoi  figliuoli,  cioè  Rinieri  gio- 
ii) Bcroard.  Thesaurar.  de  acqoisit.  Terr.  ttnet  Ci  i38. 

Digitized  by  LjOOQIC 


iFane  di  bellissimo  aspetto,  a  cai  Taagaslo  greco  £e» 
"de  la  destinata  moglie,  e  per  dote  la  corona  del  re- 
]gno  di  Tessaloniea,  ossia  di  Salonichi,  porzione  la 
pi&  nobile  di  quelPimperio  dopo  Gostantinopoti , 
pereioechè  Taltiera  figliuola,  per  testimonianza  di  Ro- 
berto del  Monte  (i),  protestò  di  non  voler  marito 
che  non  Ibsse  re.  Furono  celebrate  quelle  nozze  con 
gran  solennità,  per  attestato  di  Guglielmo  Tirio  (3). 
Benché  Roberto  ne  parli  alPanno  fi 80,  si  scorge 
nondimeno  appartenere  questo  (atto  airanno  presen- 
te, perchè  succeduto  uell'anao  del  concilio  III  late- 
ranense.  Benvenuto  da  s.  Giorgio  scrive  (5)  che 
Criordaoa  sorella  del  suddetto  Rinieri  fu  data  in  mo- 
glie ad  Alessio  imperadore,  figliuolo  del  suddetto 
Mannello  Gomoeno  imperadore.  Ma  è  contraria  alla 
storia  una  tal  notizia,  perchè  Alessio  in  età  di  trec- 
ci anni,  e  in  questo*medesimo  anno,  prese  untcameo- 
te  per  moglie  Agnese  figlinola  di  Lodovico  T^H^  re 
di  Francia,  la  quale  sopravvisse  al  marito.  Del  resto 
le  prodezze  dei  princìpi  della  casa  di  Monferrato  in 
Levante  tali  furono,  che  il  nome  loro  con  gloria  pe- 
netrò dappertutto.  Nel  di  i3  di  aprile  delPanno  1 17S, 
secondochè  scrive  il  Dandolo  (4),  terminò  i  suoi 
giorni  Sebastiano  Ziani  degnissimo  doge  di  Tene- 
zia,  ed  ebbe  per  successore  Aureo^  ossia  Orio  Mfa^ 
stropetro  eletto  da  Voti  concorda  del  popolo.  Ma  se- 
guitando a  dire  il  Dandolo  che,  eodem  anno  Ah" 

(i)  Robert  de  Monte  in  Gbron. 
(a)  GuilIietiD.  Tyrias  ).  22.  e.  4* 
73)^  Banvendto  da  s.  Giorgio  Storia  del  Monferrato  T. 

XXIII.  Reram  Italiearam. 
(4)  Dandal.  iu  Ghron.  T.  Zìi.  Ret.  lUl. 

Digitized  by  VjOOQIC 


offemder  papa  lateranenst  congregavH  conòiiium^ 
ed  essendo  certo  che  tenuto  fa  in  quest^  anno  esso 
coneiHo,  può  nascere  sospetto  che  al  presente  e  non 
al  precedente  anno  appartenga  la  morte  delPun  do* 
gè  e  la  creazione  dell'altro.  Se  sì  ha  a  credere  all4 
storie  di  Bologna  (i),  la  città  d^Imola  in  quest^anno 
fa  presa  dai  Bolognesi,  che  ne  spianarono  le  fosse,  ^ 
ne  condussero  in  trionfo  le.  porte  a  Bologna.  Ma  ciò 
non  s^accorda  nel  t^mpo  con  altre  storie» 

(  CRISTO  MCLxxx.  Indizione  xm. 
Anno  di  (  ALESSANDRO  III,  papa  aa. 

(  FEDERIGO  I,  re  39,  imperadore  a6. 

Peggioravano  sempre  più  gli  affari  de^cristièni  in 
Oriente  per  la  gran  potenza  e  valore  di  Saladino  Sig- 
lano delPEgitto:  e  però  in  quest^anno  papa  j4Iesh 
Sandro  HI  scrisse  lettere  compassionevoli  ai  re  4i 
Francia  e  d^Ioghil terra,  e  a  tutti  gli  altri  prìncipi  e 
vescovi  della  cristianità  per  muoverli  a  recar  soceorn 
so  a  quel  regno,  maggiormente  ancora  posto  in  pe- 
ricolo per  le  infermità  della  lebbra  del  valoroso  re 
Baldovino.  Rapporta  queste  lettere  il  cardinal  Ba- 
ronio  (a) .  Mancò  di  vita  in  quesf  anno  Lodovico 
Vll^  re  di  Francia,  a  cui  succedette  Filippo  augu- 
sto. Questo  novello  re,  e  parìmente  irrigo  II  re 
d'Inghilterra,  mossi  dalle  esortazioni  del  santo  padre, 
si  impegnarono  di  somministrar  de^ gagliardi  soccor- 
si a  così  pio  bisogno.  L'anno  fu  questo,  in  cui  la  li- 
nea germagaica  degli  Estensi  da  un  altissimo  stato  fa 

(i)  Cren,  di  Bologna  T.  KYIII,  Ber.  Itti. 
(2)  Buon,  in  Annali]},  ad  hanc  annom. 

Digitized  by  VjOOQIC 


$4  ÀSWàU  D^IVàLU 

pcieoipitaU  al  buso  dalHra  cK  Federiga  imperadore* 
UiM»  dt^priocipi  più  glonon  deir£uropa  era  Arrigo 
il  Leone  per  fa  tante  imprese  è^  loì  £Bitte,  che  si  pos- 
sono kg^e  netta  crontea  tlavka  di  Elmoldo,  e  di 
Arnoldo  abaie  di  Lubecca.  Tale  era  la  aaa  potenza, 
ebe  dopo  i  re  non  v'era  principe,  ebe  rt^uagliasse, 
perabè  poissessore  dei  dvcafi  dcUo  Sassonia  e  Baiie- 
ra^  pl6  vasti  allora  che  og^cB,  e  di  Bronsvìcb  e  Lit« 
neburgo,  e  d'altri  paesi  che  io  tralascio.  Ma  cgH  in- 
corse nella  disgrazia  di  Federigo,  perchè  non  volle 
aiutarlo  a  mettere  in  catene  rUaPia,  e  a  sostenere  lo 
scandalo  degli  antipapi  :  il  che  fu  bensì  la  salale  del- 
ritaHa  e  della  Chiesa;  ma  egli  ne  pagò  il  fio,  perchè 
cadde  sopra  di  lui  tutta  la  rovina  che  era  destinata 
per  gPItaliani.  Arnoldo  da  Lnbeea  (i),  Ottone  da  s. 
Biagio  (a) ,  Corrado  abate  urspergense  (5)  ed  altri 
raet^ontano  i  motm  dello  sdegno  di  Federigo  con 
qualche  diversità  bensì,  ma  nella  sostanza  conven* 
gono  cbe  Federigo  neiraano  ii75«  a^asognanc^»  di 
grossi  sooeorsi  della  Germania  per  vincere  pure  Pia- 
za  sua  contra  de^Londiardi,  fece  venire  a  Chiavenna 
il  duca  Arrigo  suo  cugino,  cioè  il  solo  cbie  in  questi 
tempi  non  meno  pei'  la  sua  ripotaiione  in  fatti  £ 
guerra,  che  per  la  gran  potenza^  e  per  le  molte  ric- 
chezze, potea  raddrizzare  la  sua  declinante  Cortona. 
Tenne  il  duca,  adoperò  Federigo  quante  pertnasioni 
potè  [per  tirarlo  in  Italia.  Si  scusò  Arrigo  per  esaere 
veeehio  e  consumato  dalle  iNtche  ;  esibì  genti  e  da- 
naso  y  ma  per  la  sua  persona  stette  fermo  in  dire  cbe 

•     (i)  Arnold*  Labec.  Gfitod.  I.  a.  e.  x5.  aot  ao« 

(2)  Olio  de  8.  Biasio  ia  Ghroq. 

(3)  Abbas  Urspergeiu.  jn  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


non  potsa.  mrTiiio.  Allora  Federigo  (toato  ^  jpire- 
Dieva  questo  affare)  «Qa  jngtaoDclderseglì  «spiedi  si  fì- 
gucò  di  pater  espugaare  la  di  lai  ripugoapza.  Sor- 
preso ,6  GOoRiso  da  atto  tale  il  duca)  Tglzò  tosto  ^i 
term^  ma  ceppare  per  questo  «^arr^ndè  ^  voleri  di 
Uii.  ]ElcGQ  il  reato  del.  dupa  Arrigo,  di  ctii  .fìiialtiiecit^ 
gruose  a  Fedariifo  il  tempo  di  farne  vendetta. 

Gli  appose  che  passasse  iatelligeoza  fra  esso  du- 
ca •  il  papa  e  i  Lombardi,  nemici  dell^mperip^  ^i 
maraviglio  io  che  non  saltasse  fuori  aaGora,  esser  ^ 
stato  guadagnato  dalPimperador  di  Costantinopc(\i  ^ 
perchè  essendo  ito  il  medesimo  duca  Arrigo  neir^n- 
oo  se 72,  oppure  1C75,  per  sua  divozione  al  santo 
^polcrO)  ricevette  immensi  onori  dappertulto  ^Qxe 
passòi  ma  specialmente  alla  corte  del  greco  augusto^ 
In  somma  citato  più  V(^te^  senza  ch'egli  voiesse  comr 
parirt  alla  dieta  tenuta  in  G^linhusen  da  Federigo 
verso  la  metà  di  quaresii^aa  (i) ,  fu  posta  al  bande 
deirimperio  e  dichiarato  deqaduto  da  tutti  i  supi  Sta- 
li. Diede  incontsnente  Timperadore  il  ducato  di  Ba- 
viera ad  Ottone,  conte  palatino  di  Witelspach ,  da 
DUI  discende  la  nobilissima  casa  det  regnante  duca  ed 
eletlore  di  Baviera,,  oggidì  imperador  de'Romani . 
Investi  del  ducato  della  Sassonia  Bernardo  conte 
d'^Anhaltf  0  della  Westfalia  ed  Apgria  Filippo  ar^ 
dsfescovo  di  Colonia.  Si  difese  poi  per  quanto  potè 
generosamente  il  duca  Arrigo  ;  ma  furono  tanti  e  si 
poderosi  i  suoi  nemici,  e  massimamente  dacché  lo 
stesso  Federigo  congiunse  con  loro  Tarmi  sue,  che 
restò  interamente  spogliato  dì  que^ucati,  ienzat  che 
né  ti  re  d^Inghilterra  suocero  suo,  ne  afcun  altro 

(i)  Godefridus  Alonachas  in  Chron.  Cbron.Ileicheri|}€ 

Digitized  by  VjOOQIC 


principe  morcfscro  una  mano  per  aiutarlo.  Tattam 
rimasero  a  lai  gli  Stati  ài  Brnnsvich  e  Laneborgo, 
oggidì  pur  andie  posseduti  da'suoi' nobilissimi  disceo- 
denti^  ohe  aMi  nostri  seggono  ancora  sol  trono  ddb 
gran  Brettagna.  Diede  fine  alla  sua  ^ta  nd  settem^ 
bre  di  questuarono  ManueUo  Comneno^  fjLorìoMo  im- 
perador  dei  Greci,  ed  ebbe  per  Successore  Alessio 
suo  figKoolo  ,  principe  infelice,  perchè  neir  anno 
TI 83  da  Andronico  tiranno  fa  barbaramente  legato- 
dal  mondo.  Per  la  morte  di  Mannello  scrire  il  Con^ 
tinuatore  di  Cafiaro  (i)  Christianiias  universa  rtd- 
jtam  maximam  et  deirimenfum  incurrit .  Conun- 
etarono  inoltre  ad  andare  di  male  in  peggio  gli  affari 
tempoaali  delllmpèrio  orientale  per  le  iniquità,  per 
le  dissensioni,  e  per  la  d^oletsa  de^surcessori  augu- 
sti. Già  dicemmo  creato  antipapa  un  eerto  Landone 
col  nome  d'Innocenzo  III,  dappoiché  Taltro  antipapa 
Callisto,  O^sia  Giovanni  abate  di  Stroma,  pentito  ere 
ricorso  alla  misericòrdia  di  papà  Alessandro  III. 
Abbiamo  dairAnontmò  cassinense  che  costui  ndl^an* 
no  presente  (fi)  apud  Paìumhariam  cum  sociis  co- 
ptus^  ad  Cavas  est  in  exiìium  deportafus.  Altret* 
tanto  sTia  da  Giovanni  da  Geccano  che  scrive:  J^n- 
do  Sitinusjhlso  Papa  dictus^  captus  ab  Àlexandro 
papa^  et  iììaquealus  est^  et  apud  Caveam  cum  com^ 
plicibus  suis  in  exilium  ductus  est  (3).  E  nella  Cro- 
nica acquicintina  si  legge  (4),  che  Alessandro  papa 
comperò  dal  fratello   delPantipapa  Ottaviano  la  P«- 

(i)  Caffarì  Anotl.  Genaeps.  1.  3.  T.  TI,  Rer.  lul. 
(a)  ADOQyfDus  Casinens.  in  Chron.  T.  V,  Ber.  liaJL 

(3)  Johann,  de  Cercano  Chron.  Fossae  noyae. 

(4)  Chron.  Acqnicintinum. 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲   N   11   O      HCLXXX.  97 

lombara)  dove  dimorava  Landone,  e  V  ebbe  in  que- 
sta maniera  nelle  mani  :  con  che  cessarono  una  voi* 
la  tutte  le  reliquie  dello  scisma.  Scrive  ancora  il  sud- 
detto Giovanni  àk  Ceceano  che  traboccato  dagli  ar- 
^ni  il  fiume  Tevere  inondò  non  poca  parte  di  Ro- 
ma: dal  che  nacque  una  fiera  epidemia,  che  infestò 
gravemente  quella  gran  città,  ed  insieme  Terra  àk 
Lavoro.  Roberto^  dal  Monte  scrive  anch'egli  un^im- 
portante  particolarità  sotto  il  presente  anno  (i),  ma 
che  per  mio  avviso  appartiene  al  precedente.  Cioè 
che  il  re  di  Marocco  potentissimo  principe,  perchè 
signoreggiava  tutta  la  costa  delPÀfrica  stiT  Mei^iterra- 
neo,  e  a  lui  ubbidivano  anche  i  Saraceni  di  Spagna, 
mandava  a  marito  ad  un  altro  re  saraceno  una  sua  fi- 
gliuola. S^  incontrarono  le  navi  che  la  conducevano 
nella  flotta  di  Guglielmo  II,*'  re  di  Sicilia,  che  fatta 
prigione  questa  principessa  la  condusse  a  Palermo  . 
Una  si  raguardevol  preda  servi  per  ristabilir  la  pace 
fra  queMue  potentati.  Guglielmo  restituì  al  re  padre 
la  figliuola  *,  e  il  re  di  Morocco  a  quel  di  Sicilia  le 
due  città  di  Africa,  ossia  Mahadia  e  Siviglia  situate  in 
Àfrica.  Nulla  di  questo  s'ha  dalle  vecchie  storie  di  Si- 
cilia. Abbiamo  bensì  dagl'anonimo  cassinense  che  nel 
seguente  anno  i  i8i  :  Dominus  nosler  rexfecit  tre- 
gaatn  apud  Panormum  curn  rege  Maxamutorum 
usque  ad  decem  annos  mense  augusti» 


(i)  Robert,  de  Monte]  in  Ghron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


9$  IHiriXl   »^  ITALIA 

(  CRISTO  HCLxxxi.  Indizione  xiy. 
Anno  di  (  LUCIO  IH,  papa  i. 

(  FEDERIGO  I,  re  3o,  imperadore  17. 

Fa  chiamato  de  Dio  in  quest'*anno  a  miglior  th 
a  papa  Alessandro  ///.  Accadde  la  morte  sua  ìfi 
Città  Cattellana  nel  dì  3o  di  adotto,  tecondo  i  conti 
lei  padre  Pagi  (i).  In  lui  mancò  uno  de^  più  insigoi 
{uccessort  di  san  Pietro  :  tanta  era  la  sua  letteratura, 
ale  la  sua  moderazione  e  saviezza,  per  cui  gloriosa- 
mente si  governò  in  tempi  sommamente  torbidi,  e  in 
ine  felicemente  arrivò  a  restituire  il  sereno  alla  CfaiC' 
;a  di  Dio.  Appena  gli  fu  data  sepoltura,  che  raunati  i 
rescovi  t  cardinali,  con  voti  unanimi  concorsero  nel- 
a  persona  di  Ubaldo  vescovo  ^  Ostia  e  di  TeUetri, 
li  nazione  lucchese,  personaggio  di  singolare  spcrien^ 
La  e  prudenza,  perchè  adoperato  in  addietro  in  tutù 
più  scabrosi  affari  della  Chiesa  romana.  Egli,  elette 
:he  fu  papa,  prese  il  nume  di  Lucio  llly  e  Tenne 
)oi  coronato  nella  domenica  prima  di  settembre  iia 
^elletri.  Abbiamo  da  Tolomeo  da  Lucca  sotto  questo 
nedestmo  anno,  ch^  esso  pontefice  concessii  Lucenr 
>ibus  monetam  cudendam^  quam  civitatem  summe 
:ommendans^  omnibus  civitalibus  Tusciae^  Mar^ 
hiae^.  Campatiiae^  Romagnolae  et  Apuliae  in  mo* 
lela  praeponii  (a).  Ma  convien  spiegar  questa  eoa» 
essione**  Noi  sappiam  di  certo,  e  se  ne  possono  veder 
5  pruove  nelle  mie  Antichità  italiane,  che  Lucca  fio 
lai  tempi  dei  re  longobardi  godeva  il  prifi]egio  ddla 

(1)  Pagius  in  Cri  tic.  Baron.  aJ  hunc  anoBOi. 

<à)  ^tolom.  Lttcem.  Annal.  brcT.  T.  XJ,  Ber.  Ilal.   ' 

L  Digitizedby  Google 


'   iteeca,  ossia  di  battere,  come  diciamo,  moneta.  Né  ei- 
tra  città  ifi  Toscana,  che  Lucca,  si  sa  che  airesse  allo- 
ra un  tal  diritto,  continciato  poscia  in  esaa  «otto  gli 
nagusti  franchi   e  tedeschi.    E  questo  diritto    neUe 
città  del  regno  d^  Italia  sì  otteneva  dai   soli  re    od 
imperadori.    Però  inverìsimile    a  me  sembra  che  la 
Goncession  di  papa  Lucio  si  restrignesse  al  volere  che 
la  moneta  lucchese  avesse  cor^o  negli  Stati  della  Chie- 
sa romana.  Aggiugne  lo  stesso  Tolomeo,  che  in  gue- 
st^ anno  seguì  pace  fra  i  Lucchesi  e  i  Pisani,  avendo 
giurato  questi  di  tenere  i  Lucchesi  per  cittadini  di 
Pisa,  con  dar  loro  la  facoltà  di  mercantare  in  Pisa  al 
pari  degli  stessi  Pisani.  Fin  qui  era  stato  detenuto  pri- 
gione   io   Acquapendente  Cristiano  arcivescovo  dì 
Magonza  da  Corrado  marchese  di  Monferrato,  sen- 
za che  s^  intenda,  come  esso  Corrado  figliuolo  di  Gu- 
glielmo marchese^  cioè  di  un  principe  si  strettamen- 
te unito  con  Federigo  augusto,  trattasse  cosi  male  un 
arcivescovo  primq  ministro  d^  esso  imperadore,  e  che 
in  questi  tempi  guerreggiava  in  favore  della  Chiesa 
romana.  Il  sospettare  ohe  Federigo,  al  vederlo  dive- 
muto  si  parziale  del  papa,  non  atvesse  dispiacere  ch^eglt 
fosse  maltrattato,  potrebbe  parere  un  pensier  troppo 
malizioso.  Ora  noi  abbiam  da  Gotifredo  monaco^  che 
Cristiano  nell'anno  presente  riacquistò  la  libertà,  da* 
io  non  modico  argento  (i).  Scrive  Roberto  del  Mone- 
te (a),  per  relazione  d^alcuni,  che  in  quest'  anno,  op^ 
pare  nel  seguente,  Giovanna  figliuola  d'  Arrigo  11^ 
re  d' Inghilterra,  e  moglie  di  Guglielmo  11^  re  di 
Sicilia,  gli  partorì  un  figliuolo,  a  cui  fu  posto  il  nom» 

(ì)  Godefridtts  Mooachos  in  Cbron. 
(2)  Robertas  de  Monte  in  Cbroo. 

Digitized  by  VjOOQIC 


150  ifffiit    d'  ITàlVL 

di  Boamondo  ;  ed  appena  battezsato  fa  diddaralo 
dal  padre  duca  di  Puglia.  Riccardo  da  san  Germano 
lasciò  scritto  all'  incontro^  che  Dio  conclusU  uterum 
consortis  illius,  ut  non  parereL  vel  eonciperet  fi- 
lium  (i).  Né  di  questo  figliuolo  ebbero  notizia  altee 
istorie  de^  Siciliani.  Però  se  altronde  non  viene  mi- 
glior lume,  convien  per  ora  sospenderne  la  credeuza. 
Negli  Annali  di  Genova  (a)  è  scritto  che  il  re  di  Sici- 
lia Guglielmo  inviò  >un  potente  stuolo  di  galee  e  di 
uscieri  (  navi  da  trasporto  )  sotto  il  comando  di  Guai- 
Ueri  da  Moach  suo  ammiraglio,  con  disegno  di  portar 
la  guerra  contro  l' isola  di  Minorica.  Svernò  questa 
flotta  in  Tado,  né  apparbce  che  fecesse  altra  impresa. 

(  CRISTO  MCLxxxii.  Indizione  xv. 
Anno  di  (  LUCIO  IH,  papa  2. 

(  FEDERIGO  I,  re  3i,  imperadore  28. 

Seguitò  ancora  in  quest^  anno  papa  Lucio  a  far 
la  sua  residenza  in  Yelletri  :  segno  che  dopo  là  morte 
di  Alessandro  III  s^  era  di  nuovo  sconcertata  1'  armo* 
nia  fra  lui  e  il  senato  romano  ;  ed  egli  ad  imitazione 
dei  suoi  predecessori,  perchè  non  si  trovava  né  quie- 
to né  sicuro  fra  i  Romani;  meglio  amava  di  starsene 
in  quella  città.  Nella  cronica  di  Fossanuova  si  legge 
che  essendo  morto  Landolfo  conte  di  Ceccano,  i  suoi 
figliuoli  Castrum  reddiderunt  papae  Lucio  (3).  Ab- 
biamo ancora  dalP  Anonimo  cassinense  (4)»  che  per 

(i)  Ricardas  de  s.  Germano  in  Chrou. 

(2)  Caffari  Anual.  Genuens,  I.  3. 

(3)  Johann,  de  CeccaDo  Chron.  Fossae  novae. 

(4)  Anonymus  Castiuens.  in  Cbron.  T,  V,  Rcr.  Ilal. 

Digitized  by  VjOOQIC 


ANNO      MCLXXXÌI>  lòt 

tre  giorni  fra  T  ottava  dell' epifania  spirò  un  vento  si 
impetuoso  per  tutta  V  Italia,  che  uccise  molti  uomini 
ed  animali,  e  fece  seccar  gli  alberi.  Erano  in  oltre 
cinque  anni  che  infieriva  la  carestia  per  tutte  le  con- 
trade deir  Italia,  di  maniera  che  in  alcune  parli  nep« 
pure  con  un^  oncia  d^  oro  si  potea  trovare  una  salma^  ^ 
ossia  somma  di  grano  :  il  perchè  assaissimi  contai* 
di  ni  perirono,  nuir  altro  avendo  essi  da  cibarsi  che 
erbe.  Di  questi  guai  fa  anche  menzione  Gaufi'edo  prio- 
re  del  monistero  vosiense  con  iscrivere  (i):  Romae 
mortalilas  populum  mullum  prostraviL  Petrus  le- 
gatus  (  arcivescovo  bìturicense)  kaìendis  augusti 
apud  Ostiam^  praesente  papa  Lucio^  decessiti  In 
Germania  Arrigo  il  Leone  estense -guelfo  spogliato  dei 
ducati  di  Sassonia  e  Baviera  (2),  non  potendo  resiste-' 
re  alle  forze  di  tanti  nemici,  e  dello  stesso  imperadore, 
passò  in  Normandia  colla  moglie  Matilda  e  co^  figliuo- 
li, a  vivere  presso  il  re  Arrigo  d^  Inghilterra  suocero 
suo,  con  uperanza  di  ricuperar  gli  Stati  colf  appoggio 
d'  esso  re.  Ma  più  non  venne  questo  favorevol  vento. 
Secondo  i  conti  di  Girolamo  Rossi  (3),  in  quest"*  anno 
terminò  il  corso  di  sua  vita  Gherardo  arcivescovo  di 
Ravenna,  perchè  si  truova  in  uno  strumento  nominata 
Captila  domni  Gherardi  archiepiscopi  bonae  re- 
cordationii.  Ma  questa  formula  fu  anche  usata  altre 
Tolte  per  le  persone  viventi  ;  e  trovandosi  anche  da  li 
kmanzi  un  Gherardo  arcivescovo  di  quella  città,  veri- 
fluniie  a  me  sembra  che  lo  stesso  arcivescovo,  e  non 

(i)  Gaofred.  Vosienrs.  in  Chron.  apud  Lab. 

(a)  Robertus  de  Monte  in  Chron.  Godefridus  Mouachuf 

in  Chr.  Arnoldus  Lubecensis  in  Chron. 
(3)  Rubeni  Hift.  RaTemi.  t.  6. 

[  MUIUTORI,  VOL.   XXXVIII.  S 

Digitized  by  VjOOQIC 


103  AIINALl     D    ITALU 

già  un  altro  dello  stesso  nome,  continuasse  ;  a  vivere. 
Siccome  ho  io  provato  nelle  Antichità  estensi  (i),  la 
linea  italiana  de**  marchesi  estensi,  per  essere  stata  fin- 
ora diramata  in  yarii  personaggi,  ciascuno  dei  quali 
godeva  la  sua  parte  di  St^ti  e  di  beni  allodiali,  per 
qualche  tempo  cessò  di  far  fi|^ura  nella  Storia  d**  Italia. 
Ma  ridottasi  finalmente  ne"*  «marchesi  Alberto  ed  Obiir- 
z^Oj  e  in  Bonifazio  loro  nipote,  cominciò  di  nuovo  a 
risplendere  come  prima.  ImpariaMo^o  dalle  Storie  di 
Padova  (2)  che  neir  anno  ,1 177,  e  nel  seguente,  esso 
marchese  Obizzo  gove^'i^ò  la  nobilissima  città  di  Pa- 
dova, eletto  e  confermate  per  suo  podestà  da  quel  po- 
polo libero.  Ed  insoila  in  quest'*anno  lite  fi*a  essi  mar- 
chesi e  il  popolo  d"*  Este,  si  vede  lettera  delP  impera- 
dor  Federigo  data  in  Magonza  nel  dì  28  d*  apiile,  con 
cui  confeima  la  sentenza  proferita  in  favore  de'  mar- 
chesi contra  di  quel  popolo,  che  avea  appellato  al  tri- 
bunale cesareo. 

(  CRISTO  MCLxxxixi.  Indizione  x. 
Anno  di  (  LUCIO  III,  papa  3. 

(  FEDERIGO  I,  re  3 a,  imperadore  29. 

Celebre  è  nella  Storia  d^  Italia  V  anno  presente  per 
1^  pace  finalmente  conehiusa  fra  V  imf>er<ndar  JFede^ 
rigo^  e  le  città  collegate  della  Lombardia,  Marca  e 
Romagna.  Già  erano  vicim  a  spirare  i  sei  aani  della 
tregua  conchiusa  iiell^  anno  1 1 77  in  Venezia.  E  pert 
ciocché  premeva  forte  al  giovane  re  Arrigo  figliudo 
di  Federigo  di  assicurarsi  il  regno  d"*  Italia,  si  crede 

(1)  Antichità  Esleqii  P.  I,  e.  35. 

(3)  Catalogttf  Polcflatum  PalaT.  pOAl  RoUod. 

Digitized  by  LjOOQIC 


dC  egli  promovesse  il  traltato  della  concordia.  Ben  ve- 
risimile nondimeno  è  che  anche  i  Lombardi  ne  faces- 
sero destramente  muover  parola  alla  corte.    Trovavasi 
allora  Federigo  ndla  città  di  Costanza,  e  dato  orecchio 
a  chi  gliene  parlava,   deputò    Guglielmo   vescovo  di 
Asti,  il  marchese  Arrigo  soprannominato  il  Guercio, 
fiate  Teoderico,  e  Ridolfo  camerlengo,  che  ne  trattas- 
sero, dando  loro  X  opportuna  plenipotenza.  Ma  il  po- 
polo di  Toitona  senza  voler  aspettar  gli  altri  della   le- 
ga, nel  di  4  di  febbraio  del  presente  anno  fece  la  pace 
coU^'imperadore,  come  costa  dai  documenti  da  me  pro^ 
dotti  nelle  Antichità  italiane  (i).  Fu  dunque  intimata 
il  congresso  della  lega  coi  deputati  cesarei  nella  città  di 
Piacenza,  e  in  questo,  che  tenuto  fa  nel  di   5o  aprile, 
si  abbozzò  la  desiderata  concordia.  Gli  atti  preliminari 
tutti,  per  quanto  ho  io  potuto,  raccolti  da  vari  archivi, 
si  leggono  nelle  suddette  Antichità.  Finalmente  si  con- 
chiuse r  accordo,  e  portatisi  i  deputati  delle  città  « 
Costanza,  quivi  nel  dì  a 5  di  giugno  l'augusto  Federi- 
go coi  re  Arrigo  suo  figliuolo  diede  la  pace  air  Italia, 
confermandola  con  un  suo  famoso    diploma,   che  ab- 
i>iamo  ne'  testi  civili  de  Pace  Conslantiae^  ma  scor- 
retto non  poco.  Mi  son  io  studiato  di  levarne  gli  erro- 
ri col  confronto  de'  manosciitti.  Le  città  che   erano 
prima  contra  F  imperadore  son  queste  :  Milano^  Ere* 
scia^  Piacen%a^  Bergamo^  Verona^  Vicen%a^  Pa^ 
dova^   Trivigi^  Mantova^  Paema^  Bologna^  Mode- 
na^ Seggio^  Parma^   Lodij  Novara^  F'ercelHf  ed 
Ohi%io  marchese  Malaspina.  Le  città  che  tenevana 
b  parte  dell'  imperadore   ivi  enunziate,  sono  Pavia^ 
Cremona^  Como^  Tortona^  Jlsli^   Alba^  Genova^ 
(i)  AQti<|uil.  Italie.  Disserlut.  48. 

Digitized  by  VjOOQIC 


e  Cesarea.  Sotto  quesf  ultimo  nome  veone  la  città  di 
Alessandria^  la  quale,  siccome  da  questi  atti  appari- 
sce, staccatasi  nel  precedente  marzo  dalla  lega,  al  pari 
di  Tortona,  area  fatta  una  pace  particolare  coU^  impe- 
radore,  ma  con  obbligazione  di  deporre  il  nome  prì*' 
miero,  odiato  da  Federigo,  e  di  chiamarsi  Cesarea,  H 
Sigonio  (i)^  e  il  Ghilino  (2)  rapportano  il  diploma  e 
le  condizioni  della  pace  degli  Alessandrini.  Ula  se  noo 
prima  dappoiché  cessò  di  vivere  esso  Federigo,  qud- 
la  città  ripigliò  il  nome  d^  Alessandria  che  dura  tut- 
tavia. Ne**  preliminari  si  truova  fk*a  i  principi  della  par- 
te deir  imperadore  comes  de  Satolla  :  il  che  fa  cono- 
scere die  r  oggidì  real  casa  di  Savoja  si  «ra  molto 
prima  amicata  coir  augusto  Federigo.  Non  furono  am- 
messe a  questa  pace,  probabilmente  perchè  non  invia- 
rono i  loro  agenti,  Imola^  il  castello  di  s.  Cussiano^ 
Bobbio^  la  Pieve  di  Gras^edena,^  Feltre^  Belluno^ 
Ceneda^  e  Ferrara^  alle  quali  fu  riserbata  la  grazia 
dell^  imperadore,  se  nel  termine  di  due  mesi  si  accor- 
dassero coi  Lombardi^  oppure  colf  imperadore.  An- 
corché F'enettia  fosse  diiuazi  nella  lega,  pure  d'*essa 
non  si  vede  menoma  menzione  in  questi  trattati,  per- 
chè non  era  città  del  regno  d**  Italia.  Non  mi  fermerò 
io  a  specificare  i  capitoli  della  pace  suddetta,  perchè 
son  fra  le  mani  di  tutti  i  letterati.  Basterà  solamente 
accennare  che  le  città  suddette  restai*ono  in  possesso 
della  libertà,  e  delle  regalie  e  consuetudini,  ossia  dei 
diritti  che  da  gran  tempo  godevano,  con  riservare  agK 
imperadori  T  alto  dominio,  le  appellazioni,  e  qualche 
altro  diritto.  Che  le  appellazioni  della  Marca  di  Vero* 

(1)  SigòDÌus  de  Regno  Italiael.  i5. 

(2)  Ghilia.AnuaJ.  Ai«zandriu. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   If.H  O       1IC1.XXXIII.  a  06 

«a  fossero  coDcedate  ad  Obiz^Lo  marchese  d^  Este;  e  ad 
Avbo  VI  suo  figliuolo,  lo  vedremo  fra  poco. 

Incredibàl  fa  T  allegrezza  di  tutta  la  Lombardia 
per  questa  pace,  mediante  la  quale  si  stabilì  coli''  ap- 
provazione  imperiale  la  forma  di  repubblica  io  tatìte 
città,  con  governo  si  diverso  da  quello  de**  precedenti 
secoli.  I  Piacentini  in  loro  parte  pagarono  diecimila  li- 
re imperiali  air  imperadore,  e  mille  ai  suoi  legati  (i). 
cYerisimilmente  sudarono  anche  le  borse  delF  altre  cit- 
tà. Duravano  intanto  le  controversie  fia  papa  Lucio 
e  i  Romani,  i  quali  non  mai  deponendo  la  memoria  dei 
.danni  patiti  nella  guerra  contra  di  Tuscolo,  ossia  Til- 
jscolano,  in  quest^  anno  conceputa  speranza  d^  impa- 
.drouirsene,  coir  oste  loro  andarono  alP  assedio  di 
quella  città  (a).  Ma  inutile  riusci  lo  sforzo  loro.  Tro- 
vavasi  forse  non  lungi  da  quelle  parti  Cristiano  arci-- 
inescavo  di  Magonza,  ed  avvisato  dal  pontefice  di  que- 
sto insulto  fatto  ad  una  sua  terra  dai  Romani,  vi  accor- 
se tosto  con  .un^  armata  di  Tedeschi.  Non  aspettarono 
già  i  Romani  T  arrivo  di  lui,  e  bravamente  si  ritiraro  • 
no;  ma  Cristiano  cominciò  a  devastare  il  lor  territorio, 
ed  era  per  far  peggio,  se  colpito  da  una  malattia  in 
Tuscolo  non  fosse  passato  al  tribunale  di  Dio  a  ren- 
dere conto  della  sua  vita  troppo  aliena  dal  sacro  suo 
carattere.  Secondo  il  soHto  in  casi  tali,  corse  qualche 
voce  che  i  Romani  F  avessero  aiutato  a  far  questo 
viaggio.  Certo  è  ch''egli  si  meritò  da  Roberto  dal  Mon- 
te il  seguente  elogio  (3);  Anno  1 1 82  {  dee  essere  1 183  ) 

(i)  Chron.  Placent.   T.  16,  Rer.  Ital.     .  :   _ 

(2)  Johann,  «le  Ceccaao  Chron.  Fossve  noTae  Gedefridas 
Monach.  in  Chron.  Ànonyro.  Cassineus.  in  Chion. 

(3)  Robert,  de  Monte  in  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Ìo6  AWritt   fi'lTALU 

Chrislianu9  moguntiensis  archkpiscopuS  ohiif^  qui 
se  non  hahébétt  secuntium  morem  ckricorum^  sed 
mote  lyranni^  exercitus  ducendo^  et  Srébansones 
■(cioè  i  soldati  borgognoni  ).  Multa  malafedi  (  prima 
udranno  1177  )  Ecchsiae  romanae^  et  hominibus 
s,  Petriy  et  quibusdam  cwìtaiihus  Longohardiaey 
ifuae  erant  contrariae  Imperatori  Atemanniete  do* 
4nmo  suo.  1a  Anonimo  cassinense  scrive  che  in  questo 
«nno  Guglielmo  11^  re  di  Sicilia,  nel  di  26  di  gennaio 
venne  a  Monte  Cassino,  e  nel  dì  seguente  a  Capua. 
Intanto  papa  Lucio  continuava  il  suo  soggiorno  in 
Velleti'i,  e  quivi  stando  eressse,  non  già  nelP  anno 
Il  8  a,  ma  nel  presente,  in  arcivescovato  il  regal  nkoniste^ 
To  di  Monreale  in  Sicilia  (i),  nonisfebruarii^  Indictio- 
fte  I;  Incarnationìs  dominicae  anno  MCIjTLXILII, 
li^  indizione  prima-indica  Tanno  presente,  6  quello  dee 
-essere  anno  fioi*entino. 

(  CRISTO  MCLXxxiv.  Indizione  11. 
Anno  di  (  LUCIO  IH,  papa  4- 

(  FEDERIGO  I,  re  35,  imperadore  5o. 

Per  testimonianza  di  Arnoldo  da  Lubeca  (a),  e  di 
Golifredo  monaco  (3),  nella  pentecoste  di  quest^  anno 
tenne  T  imperador  Federigo  in  Magonza,  una  delk 
più  superbe  e  magnifiche  corti  bandite,  che  da  gran 
tempo  si  fossero  vedute,  perchè  v**  intervenne  non  so- 
lamente dalla  Germania  ed  Italia,  ma  anche  da  altri 
regni  gran  copia  di  principi  ecclcMaslici  f  laici,  e  infi- 

<i)  Bullar.  Cassin.  T.  2,  Gonslit.  iqS. 
(à)  Arbold.  Lub^c.  Chr.  I.  3,^c.  9. 
(^3)  Godefridus  Monftchus  ia  Chron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir   if  u      MCt.x:Lxiy.  lOj 

tóta  inoltttucKiie  di  pèrsotie.  H  ìnotitó*  fa  qtfello  <K 
trear  òàvalìere  51  giovahe  fé  JtrHgo  sYio  fìglitiolo.  iHà 
t>etòhè  tìoh  isrà  tapace  la  città  di  quella  ittimenéa  fo- 
resterìa, in  una  vasta  pianui^a  contigua  d' orditìe  di  Ffe- 
derìgafu  Babbrìcato  un  vasto. palagio  Si  légno  con  un 
aha  cappella,  dove  si  fece  la  solenne  fbnzione,  è  sotto 
i  padiglioni  alloggiò  quella  gran  frotta  di  nobili.  Ma  iti 
uttò  de^  seguenti  giorni  insorto  un  fiero  temporale  git- 
lò  a  terra  quel  grande  edificio,  e  sotto  Vi  restarono 
inorte  quindici,  o  venti  persone:  il  che  fu  creduto  un 
presagio  di  calamità,  che  pur  troppo  vennero.  Poscia 
tiel  tnese  d^  agosto  \^  augusto  Federigo  calò  in  Italia 
per  visitar  le  città  già  rìmesse  in  sua  grazia.  Abbiamo 
dalla  Cronica  di  Piacenza^  ch^  egli  primo  pacifice  irì^ 
ìrttvit  MediolatiUfn^  deinde  Papiam^  postea  Cre^ 
mónarity  deinde  Feroìtam  ad  loquendum  cum  papà 
ttucio^  -qui  successerai  Atexandro,  Postea  ivit  ad 
alias  cisntales^  videlicet  Paduam^  Viccntiam^  Bér^ 
gontunty  Laudem^  et  Placetttiam  (i).  Con  sommo 
onore  fu  accolto  dappertutto,  fe  si  dee  anche  credere 
fcon  gravissime  spese  e  regaH  a  lui  fctti  da  que'  popoK. 
Abbiamo  da  questo  scrittore  e  ^  altri,  che  s' abboc^- 
tterono  insieme  nelP  attuo  presetìte  il  pontefice  e  Pim- 
peradote  in  Verotià  (a),  e  nòtì  già  nel  seguente  ^tino^ 
Come  pare  che  per  errore  si  legga  nella  Cronica  ài  Atv- 
noldo  da  Lubeca,  seguitalo  in  ciò  dal  cardinal  Baro- 
lo. Sìcardò  sembra  d'accordo  con  Arnoldo,  e  Goti- 
fredo  monaco  diiaramente  «drive  che  quel  congresso 
segui  nel  1 185.  Ma  certo  è  che  fu  nel  presente.  Con- 

(i)  Chroo.  Placent.  T.  16,  Rer.  Itul. 
(2)  Railulph.  de  Diceto  Ima^.  Histor.  ad  bone  anotun. 
Sig^muf^  tlabeas,  FAnviiiiiii,  etc, 

Digitized  by  VjOOQIC 


ioT  .AWALI  J)'  ITALIA 

vien  ora  spiegale  la  cafioa  di  questo  abboccaoxieiito  fra 
i  due  prioù  iummari  nel  moodo  crisUaiKK  Più  che.mai 
si  scoprivano  i  Roniani  inviperiti  contro  la  vicina  città 
di  Tuscolo,  e  siccome  essi  non  si  prendevano  gran 
soggezione  di  piapa  Lucio,  cosi  per  attestato  di  Gior 
yanni  da  Ceccapo,(i)y  nel  mese  d** aprile  ripigliale  le 
ostilità  si  porterpno  a  dare  il  guasto  a  tutto  il  territo- 
rio di  quella  terra.  £  dopo  aver  anche  donato  aHe 
^amme  PaUiaop,  Ferrone,  ed  altri  luoghi,  se  ne  ter- 
jUarono  a  casa.  La  Cronica  acquicintina  (2)  e  il  Nan- 
gÌQ  (5),  oUre  a  questo  raccontano  che  i  Romani  avent 
do  presi  alcuni  cherici  aderenti  al  papa,  cavarono  loro 
^  occhi  a  nserva  d^  unp^  acciocché  fosse  condottiere 
degli  altri^  e  messe  loro  in  capo  delle  mitre  per  ischer- 
Xio,  gli  obbligarono  con  giuramento  a  presentarsi  da* 
vanti  al  pontefice  in  quella  guisa.  Anche  frate  France- 
sco Pipino  (4)  scrìve  nella  vita  ^i  questo  papa  :  MuIH 
^x  fuis  excaecantur^  mitrati  super  asinos  aversis 
ànUtibui  ponuntur^  et  uti  juraverunt^  se  papae  tali- 
4€r  repr4iesentant,  A  tale  spettacolo  inorridì,  e  som- 
jttamente  si  afflisse  il  buon  pontefice  ;  né  potendo  più 
jreggere  a  dimorale  in  quelle  vicioanze,  prese  il  partito 
iii  yeoir^  a  trovar  T  imperadore,  non  tanto  per  implo- 
rare, il  s^o  aiuto,  qi^into  per  trattare  d^sdtri  assai  im- 
urtanti  affari.  Tutte  le  suddette  Croniche  asseriscono 
xi\C  egU  venne  in  questo  anno  in  Lombardia,  ed  il  sud- 
.ijletto  Giovanni  de  Ceccano  non  meno  che  T  Anonimo 
cassioense  attestano  ch^  egli  lasciò,  o  piuttosto  poscia 

(1)  Johann,  de  Ceccano  Chron.  Fossae  noyae. 
(3)  ChroD.  Acquipictinuni. 

(3)  GuiUiflni.  Maog;  in  Cbron. 

(4)  FrancisGUS  Pipila  Cbron.  T.  9,  Rcr.  ItaL 

Digitized  by  VjOOQIC 


▲  ir  11   O     «CLXTOT.  I.Q9 

mandò  il  conte  Bertoldo,  legato  delT  imperadore,  aUqi 
difesa  della  Campania,  il  quale  con  uiio  stratagemBia 
s^  impadi'Orà  della  rocca  di  Papa,  e  fece  varie  scorrerìe 
nel  d^tretto  di  Roma.  ,       x 

Ora  papa  Lucio  ìncammiDatosi  ptr  la  Toscana  (i) 
passò  per  Lucca,  e  siccome  abbiamo  dalle  Cronicho 
di  Bologna,  in  questo  anno  die  octava  juìii  intravU 
Bononmm,  et  consecravit  ecclesiam  s.  Petri  ma^ 
joris  (2).  Poscia  secondo  gli  Annali  vecchi  di  Mode- 
na (3),  nel  di  13  del  medesimo  mese  di  luglio  con  dieci 
cardinali  emolti  arcivescovi  e  vescovi  arrivato  a  Modena^ 
alle  preghiere  di  Gherardo  arcivescovo  di  Ravenna^ 
di'  Ardicione  vescovo  di  Modena,  de^  consoli  della 
città,  e  dei  rettori  della  Lombardia,  Marca  di  Yero^ 
na,  e  Romagnuola,  consecrò  la  cattedrale  nel  di  £&(• 
guente,  e  fece  vedere  al  popolo  il  sacro  corpd  di  san 
Geminiano  vescovo  e  protettore  d^essa  città.  Uscen» 
do  poi  della  città  nel  di  14  dello  stesso  mese  per  la 
porta  di  Cittanuova,  rivolto  ad  essa  la  benedisse  cofl 
dire  Benedicta<i  sii  haec  civitas  ab  omnipotenti  Deù 
Patre^  Filio^  et  Spirita  Sanato^  et  a  batta  Maria 
semper  F'irgine^  et  a  beato  Petro  j4poSitòlo^  et  à 
beato  Geminiano,  uiugeat  cani  DóminuS  Deus^  'et 
crescere  et  multipliùare  eamjaeiat  Di  jquesta  dè« 
dedicazióne  si  £1  tuttavia  Panniversarìo  in  Modena  . 
Tassò  dipoi  il  pontefice  a  Verona,  dove  era'  concer-^ 
tato  il  congresso  con  Federigo  imperadore.  Ne  abbia- 

(i)  Ptolom.  Lucensis  in  Aanalib.  brevib.  T.  XF,  Rer. 

Hai.  ' 

(!)  Mitth.  de  Griffon  MemoriaL  Hìttoric.  T.  18.  Rer* 

Hai. 
(3  )  Annal.  Veter.  Matincoses  T.  XI,  Rer.  Itd. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Ito 

«M  Tittiitato  ^  Sictarda  TtbcoVò  di  Cremoot,  di  col 
fono  iefiifleDti  parole  :  AnnoDcfiwH  MCIfXXXJF 
pèpm  Lmcmt  Feronam  t^n^  f  ni  m«  €umo  praece^ 
denii  subdiaconum  ordinaverat  ti  pto  hoc  ad^^enUk 
0d  ònptraioritm  direxttat  (i}>  Nella  Cronica  rero- 
Bei8  dì  Piritio  da  Cereta  ti  legge:  Anno  MCLXXXIIl 
daminus  Lucius  papa^  et  dominus  FredericìMS  int' 
pratot  ultimo  Se  julii  fiè^unt  F'eronam^  et  hiUh 
riUr  tetepii  ei  honorifiùe  pertractati  (a) .  Ma  il  te- 
tto è  frtiato,  e  si  dee  «crivere  anno  MCLXXXIF» 
Aggìkigtie  il  nedesimo  storico  che  nel  principio  di 
gennaio  dello  «tesso  anno  maxima  pars  aloe  arenut 
Weronae  cecitHt^  terta^notu  magno  per  prias/a- 
«f#)  videlicet  ah.  exteìrior,.  Io  Terona  tenne  il  papi 
«in  Oendlio  tieH  anno  presente  piuttosto  che  nel  sus- 
•eguénte)  a  cui  intervenne  lo  stesso  ìmperodore)  e  in 
taso  fulminò  la  condanna  e  scomunica  contra  gH  ere- 
tici eatari^  paterini^  Ufniltati,  poveri  di  Lione,  pss- 
aegini|  gittseppini^  ed;  altri,  tutti  specie  di  manichei 
«gito  diversi  nomi*  Scomunicò  ancora  gli  arnaldisti, 
e  l  Romani  disubbidienti  e  ribelli  alla  temporale  aa- 
torità  del  psp^t  Quiti  parimente  si  trattò  del  soccor- 
ro di  Ttrra  santa,-  il  cui  pericolo  ogni  di  più  cresce- 
va per  la  potènaa  e  per  le  vittorie  di  Saladino  sultano 
deirEgitto.  Abbiamo  inoltre  da  Arnoldo  da  Lubec» 
oa  (5)  che  si  dibatterono  poscia  in  privato  varii  punti 
particolari  lira  il  papa  e  Timperadore,  e  massimamen- 
te quello  del  patrimonio  della  contessa  Matilde.  Ne 
era  in  possesso  Federigo,  e  il  papa  ne  faceva  istanza, 

\h)  Sictird.  in  Ghroo.  T.  7,  Eer.  Ilal. 

(2)  Parisias  de  Cereta  Chron.  Veron,  T.VIII,  Ber.  Ilal. 

(3)  Am^d.  Lajiaceasis  L  3.  e  io. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   H   V  O       «OLXIKIV.  4tX 

come  éì  beni  donati  alla  ChieMt  fòmaaa.  Si  diipm^ 
hingamante,  fufrono  prodotta  Tterìi  «troflìeDtl,  ma  kt 
ùtìe  la  controTèrsia  restò  tièll'ésfére  di  ^ima.  N«(K 
pure  s^accordarono  il  papa  e  rimpèradore  nel  posta 
di  vari!  prelati  scistnatici,  o  eletti  io  discordia.  Mosse 
onche  Federigo  la  pretensione  ohe  il  papa  toneedel» 
sa  la  corona  delPimperio  al  re  irrigo  suo  figlhtolo^ 
«1  che  il  pontefice  non  acconsentì,  con  dire  che  non 
era  pio  in  uso  Paver  due  Imperadori  nello  stésso  tem^ 
po^  né  poter  e^t  dar  la  qorona  ài  figliuolo,  Se  prima 
il  padre  non  la  deponeva.  In  somma  mal  soddts&ttì 
Tuno  delPaltrò  in  fine  si  separarono.  Restò  papa  Lu* 
ciò  in  Terona,  e  Federigo  andò  a  iisitar  Taltro  città 
Qì  Lombardia.  Noi  abbiamo  una'boHa  del  «edesiMo 
papa  in  favore  dell^insigne  monistero  delle  monache 
di  santa  Giulia  in  Brescia,  data  f^eronae  HV  ka^ 
lendas  septembris^  Indictione  11^  ìncarnationis  do^ 
minicae  MCLXXXIF'  ^  póntifiùatui  vero  domni 
Ludi  papae  llt^  'anno  IF"  (i)»  Un'^altra  sua  bolla 
spedita  similmente  in  essa  città  X.  kalendas  decem- 
bris  viene  rifeiiia  dalfUghelli  (3) .  Ho  io  finalmente 
dato  alla  lucè  lo  strumento,  da  cui  appàriboe  che  n/t- 
no  dominicae  Naiivitatis  MCLXXXJF'^  diae  ve' 
nerls  ^  qui  est  tertiodècimo  exeunte  niente  ocfO' 
.hris^  Indictione  seùunda^  quum  Federicus  RòMu* 
nortun  imperator  apud  Veronam  in  pmlatio  s,  Zé^ 
nonis  cum  maxima  curia  esset  (quivi  egli  investì) 
mmrchionem  Obhonem  de  Hest  de  Marchia  Gè* 
'fiuae^^  et  de  marchia  Mediolani  et  de  omni  e», 
^uùd  marchio  A%%9  (tuo  avolo)  heAuit  et  tenuit 

(i)  Ballar.  Gassinens.  T.  II.  Go«it?t.  aoa. 

(a)  Ughall.  Ital.  Sacr.  T.  Y,  in  £pìsoo|».  Veroc 

Digitized  by  VjOOQIC 


^Y^  AWràLl   d' ITALIA* 

^b  imperio  (i)»  Questo  rilevante  atto,  qnantnnqBé 
fcfie  sotamtnte  a  titolo  d'onore,  perchè  già  Milano  e 
^knova  godevano  la  lor  libertà,  né  più  erano  sotto- 
póste ai  marehesi,  tuttavia  è  di  singoiar  gloria  p«t 
la  nebilìisimA  casa  d*  Este ,  perchè  da  esso  rìsoht 
«he  i  di  lei  maggiori  doveano  essere  stati  marchen 
Tdi  Milano  e  di  ,Otno^a^  e  Federigo  volle  conser- 
tar loro  il  titolo,  gidcchè  non  poteva  il  possesso  p€r 
4e  mutazioni  delle  cose.  Altri  esempli  simili  di  Stati 
non  pia  posseduti  si  tmovanò  in'  questi  tempi ,  ed 
anche  oggidì  si  mirano  nelle  investiture  date  dagli 
-hnperadori  a  vari  principi  di  Germania,  e  alla  stes- 
sa casa  d'Este.  E  da  ciò  ancora  vien  confermato  lo 
«faboocamehto  s^;uilo  in  quesl^anno  in  YeroDa  £rt  il 
papa  e  il  medesimo  imperadore. 

(  CHISTO  MCLXMv.  lodittone  ni. 
Anno  di  (  URBANO  III,  papà  j . 

(  FEDEIIIGO  I,  re  54,  imperadore  3i. 

'  Continuò  papa  Lucio  il  suo  soggiorno  in  Vero- 
na, e  rUghcìlf  rapport»  una  sua  bolla  data  Weronat 
idihus  junii^  indict,  121^  Incarnationis  domimcae 
anno  MCLXXXF"^  pontificatus  veiro  domni  Ludi 
'  IH  papae  anno  quarto  (2)  .  Trattenevasi  tuttavia 
io  Italia  anche  Timperador  Federigo,  se  pure  non 
aveva  egK  fatta  una  scappata  in  Germania.  E  però  il 
papa  dovette  persister  ivi  per  continuare  i  negoaiati 
scabrosi  con  esso  augusto.  Rapporta  il  Margarino  un 
diploma  di  esso  Federigo,  dato  :apii</  F'eronam  V 

(i)  Antichità  Estensi  P.  I,  e.  6. 

(a)  Ughell,  Ital.  Sacr.  T.  V,  in  E4>i»o^  YeroAti». 

^   ed  bytjOOgle 


A  t  «# 


nonas  januarii  ^  anno  dominicae  Incarnatiùni^ 
MCLXXXF'  (i).  Trovossi  poi  il  medeómo  augtt-^ 
sto  Ì7I  Reggio  III  idus  fobruarii^  cioè  nei  di  ii 
di  fd)braio  del  presento  anno,  e  quivi  conS^nnò  i 
privilegi  al  popolo  milanese,  con  estensione  di  molte 
grazie,  tutte  probabilmente  ben  pagate.  Il  Puricel- 
U  (2)  rapporta  finterò  diploma,  degno  ben  di  conr 
aiderazione,  perchè  in  esso  restituisce  a^Milanesi  le 
antiche  loro  giurisdizioni  dalla  parte  d^Occidente  e 
Settentrione,  e  tutte  Taltre  dalla  parte  di  Levante, 
con  obbligarsi  di  rimettere  in  piedi  la  terra  di  Cre- 
ma: il  che  servi  ad  alterar  sommamente  gli  animi 
deXremonesi,  i  quali  dopo  tante  spese  e  dopo  tanto 
sangue  e  fatiche  vedeano  sé  stessi  spogliati  delle  lor 
conquiste,  e  premiato  dii  si  lungamente  area  soste- 
nuta la  guerra  con  tra  di  esso  Federigo.  Airincontro 
iMilanesi  si  obbligano  di  aiutar  Timperadore,  di  ri- 
tenere e  ricuperare  tutti  i  diritti  delPimperio  in  Ita- 
lia, e  nominatamenie  i  beni  della  contessa  Matilde. 
Fra'^testimoni  si  veggono  nominati,  Conradus  dux 
Spoleii ,  et  Conradus  marchio  anconitanus ,  cioè 
che  allora  governava  la  Marca  d"* Ancona,  benché  non 
apparisca  se  la  stessa  città  .d'Ancona  allora  ubbidisse 
a  lui.  Un  altro  diploma  d^esso  Federigo  spedito  in 
Milano  ly  nonas  maii^  in  favore  del  monistero  di 
s.  Ambrosio,  si  legge  presso  il  suddetto  Ppricelli. 
Però  non  dovrebbe  sussistere  lo  scriversi  dal  Sigo- 
nio  (3)  che  Federigo  partitosi  da  Reggio  arrivò  a  Bo- 
logna nel  di  primo  d^aprile,  e  di  là  passò  alla  fisitn 

(1)  Bollar.  Cassinens.  T.  II,  Gonslit.  soS. 
(a)  Pariceli.  Monum.  Basilic  Ambr. 
(5)  Sigomus  de  Regno Jtaliae  1. 16. 

Digitized  by  VjOOQIC 


dell»  oiltà  d^Ha  Romagna.  Aggiugae  il  medesimo  & 
Ifaiùo,  cbe  ètMa-  RoBagoa  aadd  in  Toscana  n^\  mt» 
la  4i  loglio,  e  che  tolse  a  tutte  quelle  città  le  regi* 
lie,  fuorefaè  a  Pisa  e  a  Piatoja,  eoa  privarle  della  fi* 
berta,  e  iottonaetttrle  agU  ofiziali  da  lui  destinati;.! 
ciò  perchè  nelle  guerre  passate  aTeaoo  tenuto  colb 
Chiesa  centra  di  lui.  Presf  queste  notizie  il  Sigooìs 
da  Giovenm  Tillani  (x),  che  le  racconta  all^aniM 
11S4,  anticipando  d^un  anso  il  tempo.  Concorrono 
nella  stessa  narrativa  gii  Annali  antichi  di  Siena  (3), 
con  asserire  sotto  il  presente  anno  Tarrivo  in  Tosca- 
na delPimperador  suddetto.  Qià  cominciavano  nette 
"città  a  pullulare  i  semi  ascosi  delle  fazioni  goei£i  • 
ghibellina.  Teneano  i  nobili  la  parte  deirinoperadore 
per  difendere  le  lor  castella  e  i  lor  feudi,  che  dianzi 
erano  esenti  dalla  giurisdizione  delle  città.  Alfin- 
contro  il  popolo  che  volea  non  solo  godere  della  li- 
bertà, ma  riinettere  ancora  sotto  il  suo  dominio  tut- 
ti i  luoghi,  che  anticamente  erano  del  suo  distretto, 
e  f)rEava  i  n<^li  ad  ubbidire^  ripugnava  airautorità 
delPimperadore.  Per  questa  cagione  in  Faenza  s'acce- 
se la  diécordia  fira  il  popolo  e  i  nobili.  Inferiori  di 
forze  gli  ultimi  ricorsero  a  Federigo  (5) ,  il  quale  or- 
dinò a  Bertoldo  suo  cancelliere  di  assediar  quella 
dttà  colle  hne  della  Romagna.  Dopo  una  gagliardi 
difesa  i  Faentini  in  fine  furono  costretti  a  sottometter- 
si aUa  volontà  dell^  impepedore. 

S*^  era  poi  cangiato  V  animo  de'^Ci'emone&i  si  caldu 
negH  anni  addietro  in  favor  d^  esso  au^^to,  dacché 

(i)  Villani  Istor.  I.  5,  e  a. 

(2)  Anaales  Senent.  T.  i5,  Ber.  luh 

(3)  HieroDjmus  Robe us  Hist.  Rarcon.  L  6. 

Digitized  by  VjOOQIC 


videro  ch^egli  avea  coB^ioatar  Crema.  «1  popolo  di 
MUano  ;  e  oon  esseado  ignota  a  Federigo  questa  Iiq^q 
-Venazione  d^  afietto,  ne  fece  YOudjQtta  co»  ordinare 
che  sì  ri&bbrìcasse  quell^'abbattuta  terra.  Così  ne  serio 
ve  Sicardo  (i):  ^nno  Dommi  ]UClliX,XF^  m- 
perator  in  Italiani  rcdi^ns^  Cremam  in  odlum 
Cremonénsium  reaedificaviL  Qua  anno  ego  Sicur^ 
<kis^  praesentis  operis  compilator  et  scriba^  Cre^ 
monae^  licei  indigne^  electus  sum  ad  episcopale 
officium.  Trattene  vasi  tuttavia  in  Verona  il  buon  par 
pe  Lucio  IIJ^  quando  Iddio  volle  chiamarlo  a  sé. 
Concordano  gli  storici  in  asserire  (a)  che  la  sua  mor- 
te accadde  verso  il  fine  di  novembre,  e  data  gli  fu  se- 
poltura nel  di  25  di  quel  mese.  Era  stato  eletto  in 
questo  mede^mo  anno  arcivescovo  di  Milano  Uberto 
Crii^ello,  chiamato  Lamberto  con  errore  da  altri.  Tale 
dovea  essere  il  di  lui  merito,  che  il  collegio  de**  cardi- 
nali appena  dopo  le  esequie  del  defuuto  papa  Lucio 
s*  accordarono  in  eleggerlo  sommo  pontefice.  Prese 
egli  il  nome  di  Urbano  III^  e  continuò  a  governar 
come  arcivescofo  la  chiesa  di  Milano  per  tatto  il  tem- 
-po  del  suo  pontificato^  siccome  han  già  concludente- 
mente provato  il  p.  Pagi  (i)  e  il  signor  Sassi  (3).  Un 
•de'  motivi,  per  li  quali  F  imperador  Federigo  andava 
rondando  per  ritalia,  quello  era  eziandìo  dì  trattare 
il  matrimonio  di  Costanui  figliuola  postuma  dd  iu  re 
Ruggieri  avolo  dì  Guglielmo  11^  re  di  Sicilia,  col  rt 
Arr^o  suo  primogenito.  Yedeva  egli  quel  re  senza 

(i)  Sieard.  in  Chrcm.  T.  Tll«  Rer.  lul 

(2)  Alartin.  Polonnt  in  Chroa.  Aadalpb^ile  Dicetu  et  alii^ 

(3)  Pagias  in  Crìt.  Baron. 

(4)  Saxiiìs  in  Notif  ad  Sigon.  de  Regao  ItJ.  5^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


successione,  e  bramoso  di  unir^'  il  fioridsstaio  regno 
della  Sicìtia  che  sbracciava  ancora  la  Puglia,  la  Ca- 
tabrìa,  NapoH,  e  il  principato  di  Capna,  si  diede  a  6r 
maneggi  nella  corte  di  Sicilia  per  ottenere  il  suo  in- 
tento. Ti  si  trovarono  delle  difficoltà,  ripugnando  i 
consiglieri  del  re  Guglidmo  alP  unione  di  quegli  Stad 
coir  imperio^  e  alla  signoria  de"*  Tedesdii,  il  governo 
de**  quali  era  assai  screditato  ne"*  tempi  d**  allora.  Vìa 
ancora  par  verisimile  che  segretamente  si  opponesse  i 
romano  pontefice,  per  non  trovarsi  un  <&  fra  le  forbici, 
e  senza  T  appoggio  del  re  di  Sicflia^  stati  in  addietro 
difensori  della  Chiesa  romana.  Ma  ^be  maniera  Fe- 
derigo di  guadagnar  il  punto.  Abbiamo  dalF  Anomiio 
cassinense  (  i  )  che  in  quest^  anno  fu  conchiusa  la  pace 
fn,  esso  augusto  e  il  re  Guglielmo.  Fra  i  patti  di  qod- 
la  pace  vi  dovette  entrare  il  matrimonio  suddetto,  di 
cui  parleremo  neU**  anno  prossimo  seguente.  Abbiam» 
dnche  dal  suddetto  storico^  da  Niceta  Ck>niate  (2),  di 
Sicardo  (3),  e  dalla  Cronica  di  Fossanuova  (4),  che  9 
predetto  Guglielmo  II;  re  di  Sicilia,  per  vendicarsi  dei 
Greci  che  T  aveano  mdto  prima  beffato  nel  trattato  di 
matrimonio  con  una  figliuola  di  ManueUo  Comntmo 
loro  imperadore,  e  per  la  loro  barbarie  conti*a  de"*  La- 
tini, animato  ancora  da  Alessio  Comneno^  che  «a  ri- 
corso a  lui,  spedi  nel  di  11  di  giogno  una  potentissi- 
ma flotta  a"*  danni  di  Andronico  (  tiranno  allora  re- 
gnante sul4rono  <H  Costantinopc^  )  sotto  il  comaii^ 
del  conte  Tancredi  suo  cugino.  S^  impadr<H^   questi 

(i)  Aoonymai  Catsinens.  in  Chron  T.  Y.  Rer.  luL 
(a)  Niceto  GhpniaUi  in  Hiitor. 
ft)  Sicard.  in  Chron, 
(4)  Johinn.  de  Ceccano  Chron.  Fossae  notte. 

Digitized  by  LjOOQIC 


A  F  ir  o    Bfcr.xffl[Vi.  iT^ 

armata  nel  dì  24  di  giugno  della  città  di  Durazzo,  e  > 
nella  festa  di  s.  Bartolommeó  d^  agosto,  delP  insigne 
città  di  Tessalonìca,  ossia  di  Salonichi.  Conquistò  rn^l- 
te  altre  città,  castella  e  rocche,  le  quali  tutte  giurarono 
fedeltà  al  re  siciliano,  le  cui  genti  commisero  ogni  sor- 
ta di  crudeltà  e  sacrilegii  in  tale  occasione.  Ucciso  in 
questo  mentre  jéndronico^  succedutogli  Isacco  An- 
gelo neir  imperlo,  non  tardò  ad  inviare  ima  pode];osa 
flotta  per  fermar  questi  progi'essi,  e  non  finì  la  faccen- 
da, che  ebbero  una  rotta  i  Siciliani  per  terra;  e  dipoi 
s' intavolò  una  pace  fra  loro,  ma  con  frode,  perchè 
gli  ufìzìali  del  re  Guglielmo  traditi,  furono  condotti 
prigioni  a  Costantinopoli.  Li  fece  ben  rilasciare  Isiacco, 
ma  a  buon  conto  egli  ricuperò  tutto  il  perduto,  e  la 
flotta  siciliana  molto  confusa  se  ne  tornò  ia'  suoi  portì. 

(  CRISTO  MCLxxxvi.  Indizione  iv. 
Anno  di  (  URBANO  IH,  jpapa  2. 

(  FEDERIGO  I,  re  35,  imperadore  32. 
(ARRIGO  VI,  re  d' Italia  i. 

Continuò  anche  Urbano  III  papa  la  sua  dimora 
in  Verona:  il  che  sì  raccoglie  dalle  di  lui  lettere  scrit- 
te in  quella  città  nel  dì  12  di  gennaio  deli**  anno  pre- 
sente, pubblicate  dal  cardinal  Baronio  (i)^  e  da  due 
bolle  che  si  leggono  nel  Bollarlo  cassinense  (2).  Venne 
a  Milano  il  re  Arrigo  primogenito  dell'*  imperador 
Federig0^  e  colà  parimente  fu  condotta  Costanza  sia 
di  Guglielmo  11^  re  di  Sicilia,  che  si  trovava  allora  in 
età  d"*  anni  trentuno,  né  mai  fu  monaca,  come  chiara- 

(i)  Baron  in.  Annslib.  Eccles. 

(2)  Ballar.  Cassio.  T.  a,  Coostit.  ao4  et  aoS. 

MCEATOBI,  VOL.  XXtTUX.  9 

Digitized  by  VjOOQIC 


Il8  AVVALI   D^  ITALIA 

mente  dimostrò  il  suddetto  cardiaal  Barooio.  Per  ai- 
testato  di  Gotifredo  da  Titarba  (i),  che  eoa  questo 
nuxK>nto  dà  fiae  alla  sua  Cronica,  furono  celebrate  le 
i^oize  di  questi  principi  presso  Milano  nel  palazzo  con- 
tiguo aDa  basilica  di  s.  Ambrosio,  con  incredibil  ma- 
gnificenza e  concorso  di  nobiltà,  e  coli'*  assistenza  del- 
r  imperador  Federigo^  nd  dì  27  di  gennaio.  Goti- 
fredo, monaco  di  s.  Pamtaleone^  lasciò  scritto  che  esso 
angusto  celd>rò  il  santo  Natale  in  Blilano,  e  che  in 
oclava  Epiphanla&  nupOas  JiUi  sui  opulentissime 
cum  magna  poene  cunctorum  procerum  J^requen- 
tia  apud  Ticinum  agii  (2J.  Ma  merita  qui  più  fede 
il  suddetto  Gotifredo  da  Titerbo,  perchè  italiano,  e 
perchè  scrittore  di  cosie  da  sé  vedute^  che  ciò  riferi- 
sce avvenuto  in  Milano.  Anche  Sicardo  contempora- 
neo (5),  oltre  ad  Ottone  da  s.  Biagio  (4),  e  a  Gral va- 
no Fiamma  (5),  asserisce  lo  stesso.  £  pero  molto  me- 
no è  da  ascoltare  Arnoldo  da  Lubecca,dove  scrìve  che 
la  £tolennità  di  quelle  nozze  fu  data  in  confinio  Pa- 
piensium  et  Mantuanòrum  (6)  :  che  è  un  evidente 
'  errore  a  chiunque  sa  che  Pavia  non  confina  con  Man- 
tova. Frate  Francesco  Pipino  dell'  ordine  de'  predi- 
catori aggiugne  una  paTticolai'ità,  cioè  che  Y  impera- 
dor Federigo  nel  precedente  anno  mense  julio  cum 
aliquot  Theutonicis  et  Tsombardis  perrexit  Apu- 
Jiam^  accepturus  Jiliam  regis  Willielmi  (  dee  dire 

(i)  Godefridus  Viterbieasis  in  Gbron. 

{2)  Godefridus  Motiacbus  8.  Panta!.  in  Annalib. 

(3)  Sic«rd  inCbron.  T.  7,  Rer.ttal. 

(4)  Otto   de  s.  Biasio   io   Chron. 

(5)  Galvan.  Flamm.  io  Manipal.  Fior. 
<6)  Arnold,  Lubec.  !♦  3,  e.  14. 

Digitized  by  VjOOQIC 


M.   sr  a    v      laubAAAiFt. 


Mògerit  )  Constantiéim  nomine^  Uenribo  JlUo  suo 
in  uxorem  (i).  Però  probabile  è  che  Federigo  nel* 
Tanno  addietro  dalla  Toscana  passasse  ai  confini  del 
regno,  detto  oggidì  di  Napoli,  p^  trattar  più  da  vici-i» 
no  della  pace  e  delle  nozze  di  Cortanza  col  re  Guglid- 
Hio»  Soggittgne  il  Pipino  :  Prò  cujus  dote  recepii 
ultra  centum  quinquaginia  somarios^  auro^  ar-^ 
gento^  paUiis  et  aliis  pretiotis  jocaìibus  onustos, 
Praefatmn  igitur  Constantiam  hyeme  seguenti^  de 
mense  sdlicet  Jebruarii  (  januarii  ),  anno  Incarna'» 
iionis  dominicae  MCLXXXF'lf  idem  Henricus 
eum  maximk  soìemnitatibus  desponsavit  uxorem^ 
el  ambos  idem  imperator  coronis  regaiibus  insi* 
gnigni.  Lo  stesso  vien  confermato  dalla  cronica  di  Pia-» 
eenza  si  per  Y  andata  di  Federigo  verso  la  Puglia, 
come  ancora  per  la  dote.  JBt  habuU  ex  ea  plus-- 
tguam  CL  equos  oneratos  auro  et  argento^  et 
samitorumy  et  palUorum^  et  grixiorum^  et  variai 
rum^  et  aharum  bonarum  rerum  (a).  Attesta  an» 
ohe  egli  che  'Costanza  passò  per  Piacenza,  eundo  ille* 
dioìanum^  ubi  dicio  armo  desponsata  Juit  per  do-* 
wninum  Henricum  regem^  et  ipsi  jugales  ibi  coro^ 
nati  Juerunt,  Il  medesimo  abbiamo  dalla  Cronica  ^ 
Parma  (5).  E  perciocché  i  Cremonesi  non  interrenj» 
nero  a  quella  suntnosa  funzione,  Pebbe  si  forte  a  ma-^ 
le  Federigo,  che  trovati  dei  pretesti  li  mise  al  bando 
deir  imperio.  H  Sigonio  (4)  seguitando  un  po^  trop- 


(i)  Pipioas  Ghr<m.  e.  a,  T.6^  Eer.  Ital, 
(2)  Chron.  Placenl.  T.  i6^  Rer.  Ital. 
<3)  Chron.  Parmense  T.  9,  Rcr.  lui. 
(4)  Sigon.  de  Regno  Italiae  1.  iS« 


,y  Google 


lao 

pò  confidentemente  Galrano  Fiamma  (i),  scrisse  eoe 
aeiranno  1 1 84  ii  re  Arrigo  ricevette  la  corona  fenea 
in  s.  Ambrosio  di  Milano.  Lo  stesso  Fiamma. altrore, 
cioè  nella  Cronica  maggióre  manoscritta,  ci  yiea  di- 
cendo che  Arrigo  e  Costanza  ^erunt  coromUi  m 
sancto  jémbrùsio  et  in  Modoetia.  AlF  incontro  fl 
cardinal  Baronio  (ìi)  e  il  Fancelli  ^5),  credono  segui- 
ta coiai  coronazione  ndP  anno  1 1 85.  Ma  l'imbrogKa- 
no  poi  tab*  ed  altri  scrittori  in  assegnare  V  archresco- 
vo  di  Milano,  che  gH  desse  la  corona,  addocendo  al- 
cuni jilgisioy  ritri  liberto^  ed  altri  Miìone. 

La  Tenta  si  è,  che  il  re  Arrigo  e  Costanza  sua 
moglie  furono  coronati  in  quest^anno  correndo  il 
mese  di  gennaio,  come  si  ricava  dai  sopra  aE^;ati  aa- 
tori.  Ascoltisi  Radolfb  da  Diceto  (4)  :  Inter  Henri* 
CMm,  dice  egli,  regem  teuioninum  et  Constanimm 
JiUam  Rogeri  siculi  regis^  amitam  ^ero  GwXM' 
mi  regis  sicuU^  generi  regis  jéngìorum  matrimo- 
ninm  celèbratum  est  :  sexto  kaìendas  Jebruarii 
viennensis  archiepiscopus  Fredericum  impenxtorem 
romanum  Mediolani  coronavit  :  (  cioè  '  coUa  corona 
del  regno  di  Borgogna  )  eodem  in  die  aquilejensit 
patriarcha  eorona^it  (  cioè  colla  corona  del  r^no 
èi  Italia  )  Henricum  regem  leutonicum^  et  ab  ea  dsi 
vocatusest  Caesar.  Quidam  episcopus  teutomcus 
eoronavit  Censtantiam^  amiiam  fVitteìmi  regis  xt- 
culi  (  cioè  come  regina  della  Germania  ) .  IÌ€tec  €kU 
suni  in  monasterio  sancii  jémbrosU^  e  non  già  io 

(t)  Galvaoas  Fiamma  in  MtDip.  Fior. 

(2)  Baron.  io  Anniì.  Ecclerìast. 

(3)  Pariceli.  Monurn.  Basìlic.  Ambr.  n.  SqG. 

(4)  Railulphos  de  Dicelo  Imago  Histor. 

Digitized  by  VjOOQIC 


"  Mobza.    ÀW  arcivescovo   di   Milano  apparteneva    il 
'  dar  la  corona  ferrea  al  nuovo  re  d' Italia.  E  perèioc- 
chè  allora  papa  Urbano  III  riteneva  tuttavia  come 
'arcivescovo  quella  chiesa,  né  volle  per  dissapori    già 
insorti  fra   lui   e  l' imperadore,  intervenir  a  quella 
funzione,  Gotifredo  patriarca  d^  Aquileja,  uomo  ar- 
'  ditissimo,  a  persona  assai  mondana,  senza  riguardo 
*^1  papa  si  usurpò  quel  diritto,  e  conferi  al  re  Arrigo 
la  corona  del  regno  d"*  Italia.  Per  questa  sua  prosun- 
ziòne  fu  si  egli,  come  gti  altri   vescovi  assistenti   a 
quella  coronazione,  sospeso  dai  divini  ufizii  da  papa 
Urbano.  Ne  abbiamo  V  attestato  presso   V  autor  della 
cronica   acquicintina ,  che  narrando   le  dissensioni 
nuovamente  nate  fra  papa  Urbano  e  Federigo  augu- 
sto, cosi  ne  parla  :     Praecipue  quod  pairiarcha 
'  aquilejensis^  et  quidam  episcopi  interjueruni^  ahs" 
que  consensu  papae^  corotiationi  Henrici  regis  die 
qUddam  solemni  in  Italia  :  quos   omnes  papa    a 
divino  suspehdit  officio  (i).  Ci  ha  conservati  Arnol* 
do  da  Lubecca  (a)  gli  altri  capi  delle  querele  di  papa 
Urbano  contro  di  Federigo  imperadore.  Lamentava-^ 
iiin  primo  luogo   ch^  egli  indebitamente  occupasse 
il  patrimonio  della  contessa  Matilde,  da  lei  donato 
alla  Chiesa  roman^.   Poscia,  che   T  imperadore,  ve- 
dendo a  morte  qualche  vescovo,  entrasse  in  possesso 
de^  beni  di  quelle  chiese,  con  fare   lo  spoglio  in  dan- 
no intollerabile  de^  vescovi  successori.  In  terzo  luo- 
go, che  col  pretesto  di  toglier  le  badesse  scandalose, 
occupasse  le  rendite  de^  monisteri,  e  non  ne  sosti* 
•tmsse  altre  di  miglior  professione.  Eravi  anche  Hta 

|i)  Cbron.  Acquìcint.  apad  Pagium  ad  hunc  annum. 
(3)  AiaolJ.  Lal)ec.  Cbr.  1.  3,  e.  i6, 

Digitized  by  VjOOQIC 


per  c«|ioD«  del  nuovo  arcÌTAScoTO  dà  Trareri,  e  fV 
1%  decime  posiednte^od  asur(>ate  dai  Ifiicl.  Di  pia  dìo 
xie  dico  per  non  diffonder  mi  troppo  ;  ma  si  può  b^ 
credere  che  una  delle  cote,  che  m^gÉornieate  «ma- 
reggiava r  ammo  del  pontefice  e  de'  cajrdinal^  fosse- 
ro le  Doxze  di  Costanza  col  re  Arri^,  ben  conoscen- 
do essi  le  mire  di  Federigo  sopra  un  regno  spettante 
alla  Chiesa  romana,  senza  averne  egli  ricercato  V  as- 
senso del  s<)mm«»  pontefice,  e  prevedendo  i  gnai  che 
ne  puteano  reoire,  e  che  vennero  in  fatti  all'  Italia 
l»er  quella  alleanza. 

I4Q  sdegno  conceputo  dall'  imperador  Federigo 
contra  de^  Cremonesi,  e  maggiormente  fomentato  dai 
Milanesi,  il  condusse  quest"*  anno  ai  loro  danni.  Coo 
Inlte  dunque  le  forze  di  essi  Milanesi,  de"*  Piacentioi, 
JBresciaai  ed  altri  popoli,  ostilmente  passò  nel  terri- 
torio di  Cremona  sul  prìnci[>io  di  giugno,  prese  varie 
jlerre  e  castella  ;  e  trovato  Castei^Oilanfredo  poco 
dianzi  fabbricato  da'  Cremonesi  che  facea  resistenza, 
pe  intraprese  V  assedio,  e  superatolo  colla  ibrsa  lo 
distrusse.  Fu  in  tale  occasione  eh**  egli  concedette  sì 
^lanesi  varie  castella  posU  fra  i  fiumi  ^dda  ed 
Ogiio,  cioè  Rivolta,  Casirate,  Agnanello  ed  altri.  9 
jdiploma  di  tal  concessione,  d^  n^e  dato  alla  kice^  si 
jfede  acritto  in  quest'  anno,  in  territorio  cr^momeM' 
sif  in  ((eslruetione  Castri  Meim/redi^  quinto  idus 
junii  (i).  Yeggendosi  perciò  a  mal  partilo  i  Gremo* 
nasi,  cominciarono  a  trattar  d^  accordo,  e  a  questo 
fine  spedirono  air  imperadore  un  personaggio  a  Ini 
ben  noto,  doè  Siesrdo  loro  vescovo,  il  quale  cosi 
efficacemente  si  adoperò,  che  rimise  in  grazia  di  lai 
(i)  Antiqui l.  Hai.  Dissert,  47. 

Digitized  by  VjOOQIC 


À  fr  H   O      VGLltXXTI.  i:i9 

H  stio  popolo.  Cosi  De  [>«rla  ndla  sua  eromea  Io  ite»- 
'so  Sieardo  :  Anno  Domini  MCLXXXFI^  imperia 
ior  quoddam  óattrufh  C^enìonensiwn^  quod  Matf 
Jirtdi  nomine  pocabatur^  omnino  destruxit.  Sed 
)auc(ore  Dorhiho  per  méum  ministerium  Jatìa  est 
ìnter  imperatorem  et  cives  meos  reconciìÌ€dio  (i). 
Si  titioYa  dì\  poi  Federigo  nel  £  13  di  gingfio  in  Ya- 
th%t^  nobil  terra  del  Milanese,  dote  concedette  un 
privilegio  alla  badia  del  Mezzano,  pubblicato  dal  Cam- 
pi (x).  Dopo  queste  imprese  Federigo  se  ne  tornò  in 
Germania,  e  fiece  tosto  conoscere  il  sno  mal  talento 
contra  di  papa  Urbano  (3),  con  ht  serrar  tutte  le  rie 
deir  Alpi,  acciocché  ni  uno  dalla  Germania  potesse 
Venire  in  Italia  «Ila  santa  Sede,  àvera  egli  anche  la- 
!iciato  al  figliuolo  Arrivò  il  gorerho  delP  Italia,  e  spe- 
idltolo  coir  esercito  alla  volta  di  Ronia  per  maggior- 
inente  angustiare  il  papa,  sòHÌb  speranza  di  ridurlo  ai 
suoi  voleri.  Per  quanto  ro  io  conghietturando,  an- 
dava Arrigo  d^  accordo  col  sèòatò  romano,  laonde 
portò  la  guerra  ubtto  con  essi  R«^8nt  alle  terre,  che 
tuttavia  si  mantenevano  sotto  T  ubbidienza  del  ro- 
mano pontefice.  Ed  ecco  quanto  breve  durata  eUie 
la  pace  di  Tènézia.  Scrive  Giovanni  da  C<sbcano  (4), 
che  esso  re  hi  quèsl^  anno  soggiogò  tutta  la  Campa* 
tifa,  cioè  quella  che  apparteneva  al  romano  pontefice, 
fuorché  la  rocca  di  Fumone  ;  e  aìisediò  castello  Fe- 
rentino per  nove  giorni.  Altri  gran  danni  recò  l' ar- 
mata sua  a  quelle  parti  ;  ed  égli  restituì  Ceperano  a 

(i)  Sicard.  in  Chron.  T.  7,  Rer.  Ital. 

(2)  Cimpi  Istor.  di  Piacenza. 

(3)  Arnoldus  Lnbecensis  1.  3,  e.  17. 

(4)  Johann,  de  Geceano  Cfaron.  Fostae  novae. 

Digitized  by  VjOOQIC 


»?4 

Attardo  ReWi.  Aggiflineche  i Rom^oitiiLptmcipW. 
di  dicembre  pauarono  nella  stepta  Can^^ania,  diede- 
ro alle  fianme  Monte  Lan^»  e  dopo  vari  sacchegQ 
te  ne  tornarono  a  casa.  Che  il  re  Arrigo  facesse  del- 
le, alire  ostilità  in  quelle  parti,  lo  raccolgo  da  uno 
fU'uinento  altrove  da  me  publ^lLcato  (i).  Abbiamo 
anche,  dalia  Crpnic^  ^quif^inti^  (a),  che  incontcato^ 
si.  il  re  Arrigo  in  un  fig^aiflio  dd  pa^pa,  che  portare 
a.Yerpna  una  buona  somma  d^oro  e  d** argento,  gli 
tolse  tutto,  e  fecegli  anche  tagliare  il  n^so  in  disprez- 
S9  del  papa.  Intanto  non  bastò  ai  Cremonesi  d^aver 
acconciati  i  loro,  interessi  colF  imperador  Federigo; 
vollero  similmente  assifurarsi  del  sole  ni^cente,  cio4 
del  medesimo  re  Arrigo,  Spedi.tagK  adunque  u^"*  amr 
basceria,  ottennero,  anche  da  lui  pace.  Lo  strumento 
itt  scritto  in  quest**  anno,  qui  Juit  sext^s  intranU 
mense  julii,  Actum  §ub  tepiptorio  regis  Henricije* 
liciter^  quafUto  eroi  in  obsyUqne  urbis  veteris.  Fra 
J  testimoni  si  conta  Olio  Frangespanen^  prm^ecUu 
Moniae^  Altri  deciderà,  se  .qui  si  parli  delP  assedio 
d^  Orvieto,  o  p^re  di  Ci?ità  vecchia.  II  Sigonio  dice 
Orvieto,  e  a  lui  mi  astengo  anch^  |o.  Accennai  di  so» 
pra  che  le  eppellaùoni  della  Marca  di  Terona.  foro^ 
no  appoggiate  dia  Obi%%o  marchese  d'  Este.  In  C0117 
fermazione  di  ciò  ho  prodotto  altrove  due  sentenze 
^e  dal  medesimo  marchese,  l'una  in  ^quest'anno 
.4/ie  mereurii^  qui  Juit  quarto  idus  decembris^  dove 
isi  tro^a  marchio  OpUko^  commissis  nobis  per  imp^ 
ratorem  appellatiombus  totius  Paduae^  atque  ejus 


(i)  Antiqoit.  ItaL  Dlisertat.  5o. 
(2)  Ghron.  A^oicint,  spad  Pag. 


^y  Google 


districUis  ete.  (i)  ;  e  T altra  neU^anne  scgaente  ii^j 
proferita  in  Este,  nella  qaaU  si  legge  :  Egà^Opi%Q 
marchio  de  Hest^  i^i^urius  et  rmnèitàs  domai  knpé 
ratoris  Federici^  ad  iaudiendas  causas  appelìaU4H 
num  Veronae^  et  ejus  distrietus  eie.  In  patiaacfo  il 
re  Arrigo  nel  mese  di  giugno  in  qaest^  znniàykt  la 
Toscana,  avea  ri«ei^uto  in  sua  gratia  i  Sbutsi^ìioa 
con  rigorose  condizioni,  oome  apparisce  dàlia  ^s^ii* 
mento  da  me  dato  alla  Ilice  (2).  Ma  dovette  ^ue)  pon 
polo  ii^eguarsi,  e  vecisimilai^nte  cpn  quel  segreto^ 
che  ha  tanta  forza  nel  mondo,  per  ricq perire  i  per* 
duti  diritti  ;  e  però,  sul  fine  d^  ottobre,  mentrci  esf(| 
re  dimorava  in  Cesena^  Vili  kalend^s  novembrìs^ 
Inàiolione  V  ottennero  da  |ui.vii^(%pio«laigni9ÌOiSQ| 
che  si  può  leggere  nelle  mie  Anlìchità  its^i^n^  (3()t 

.  ■'  .  ■  ,  ■  •  r 
(  CRISTO  ttcLxxxvn*  Indizione  v.  .  t 
(  GREGORIO  yill,  papa  I.  ^^ 

Anno  di  (CLEMENTE  III,  papa  i.  » 

(  FEDERIGO  I,  re  56,  imperadore  ^3« 
(  ARRIGO  TI,  rt  d'ItoUa  a.  .     t 

Fu  segnatoti  presente  in fetìcissiroo  "annociillé 
lagrime  di  tutta  la  cristianità.  La  sante  cittò  di-^ie^ 
rusalemmif,  che  avrebbe  dovuto  ispirare  in  tutti  i 
suoi  abitanti  cristiani  la  divozione  e  H  iimòfè  di  Dìoj 
'già  eraf' divenuta  il  teatro  della  ambizione,  della  m<*oft« 
^inenza,  e  degli  altri  vizii  che  accompagnano*  il  KbrrfI* 
saggio;  e  questi  si  miravano  baldanzosi  fra  <]uella  gen^ 

(!)  Anltohitè  Estensi  P.  I.  ' 

(a)  Aniiquit.  Ital.  Dissert.  5o. 
(3)  Idem  Ibidem. 

Digitized  by  VjOOQIC 


te.  Perà  DÌ0  volk  fiairla.  lìisorserd  €ra  ì  priiid{i 
delle  disMAsioai  m  cafioiite  del  regna;  e  per<^  ne» 
•i  QMnteaea  la  lede  «  Seladioo  poteoUnialo  enltaot 
dìBebìlmiia  e  «IcU'B^ito^  aè  agli  altri  viciat  (i), 
m$o  Seledipo  *c<m  ueiilfirttlo  esercito  meretò  aìfle  Tol- 
te >delle  PefétlMa .  Biaatero  tcenfita  i  Criatbai 
(e  fo  ereddto  per  tredìeiieiito  di  Rinaldo  princ^>€  fi 
MoÉtcwiele»  «  dt  Eoimando  eaMè  di  Tnpoli)  eoa 
ittregejdi  iìmiIiì^'  e  eolie  prigionie  del  i^  Gmido,  e  di 
■lekiMÌtiii  ahri  nebili^  W^eli  si  abbattè  il  Tecchio 
OugKeifnù  'marchesi  del  Menf^ato,  ehe  era  anda- 
to «Ile  inéik  dèluoghi  santi,  ed  anche  per  eeeistere 
al  picciolo  stio  nipote.  Votele  disgrazie  si  tirò  dietre 
la  penfile  di  molte  città*  Dopo  di  che  Saladino  con- 
d«sse  rariiate  lerreslre  e  meritlime  soprm  Hnipor* 
tante  città  di  Tiro,  e  ne  formò  Tassedio.  Era  perdu- 
ta quella  nobii  dttà,  se  per  avventura  Corrado  fi- 
glinolo del  saddettò  maiichHe  Guglidmo  ,  venendo 
da  Costaotinopolt  per  àtodere  M  luoghi  santi,  intesa 
la  perdita  di  Tibèrìade,  cf^a  di  Acoon,  voltata  vela 
non  fosse  qualche  teaipó  prima  approdato  ad  essa 
città  di  Tiro,  dove  da  quel  popolo  ricevuto  come 
angelo  di  Dio  fi»  eletto  per  loro  signore.  Guidò  Sa- 
ladino SQtto  quella  città  il  vecchio  marchese  suo  prif 
gione,  esibendone  la  libertà  a  Corrado,  se  gli  ren- 
defa  la  terra:  altrìmente  minacciandone  la  morte, 
te  non  acoettava  Tofferta.  Nulla  si  mosse  il  marche- 
te Corrado,  anzi  rispose  eh ^egli  sarebbe  il  primo  a 
aeetlare  il  padre,  se  Saladino  Tavesse   esposto  per 

(i)  Sicard.  Chron.  T.  7,  Eer.  luL  Bernard.  Thesaurar. 
Hiit.  T.  7,  Ker.  Itti.  Guliyelm.  Naogios  in  Cbr.  Chron. 
Acqoiqinct.  apad  Psj.  Chron.  ReiAli«rspergeve. 

Digitized  by  VjOOQIC 


-impedir  |f:$fesa,  h^  costai»a  di  questo  prìncipe  ^- 
,ce  mnt»T  pepsiero  a  Si^ladiaOy  che  niun  dapoo  pc^ 
questo  inferi  al  ve<;cl)io.ii|firobefe.  Non  amando  pqi 
«egli  di  conMunve  il  ^mpp  bo^  ui^  oiuè  *i  darà .9 
con  perdere  il  fratto  «klla  TÌtlorìa,  rivolse  Tarmai 
contro  le  città  circonTÌoine  a  Qermialejnii^ -,  e  ìm^ft 
idronitoiepe  obbligò  inSoe  alla  re$4^Ja  aanla  città  iifl 
.di  A  d^oltobfe:  colpo  cbe  ri|i9ipià  d''incrediUl  dolo;- 
ire  tutti  qnanti  i  fedeli.  Tornò  poscia  il  .Tittorioto  Sa- 
ladino all'assedio  di  Tiro. nel  mese  di  nofeoibrf. 
Avea  il  valoroso  marchese  Corraflo  xie'giorni  addie- 
tro coirainto  deTisani  battuta  dae.v^Jte  la  flotta  n^ 
4niica,  prese  ancora  alcune,  lor  galee  e  navi  ^elpoftp 
di  j^ccon^  ^rovKeduta  la.  città  di  viveri,  e  iabl^icatp 
un  forte  barbacane.  Caddero  il  di  innanzi  che^  ar- 
rivasse. Saladino  quaranta  braccia  di  questo  muro  : 
il  che  atterri  sommamente  il  popolo ,  cristiai)(^  ip^ 
lìon  !%ìk  Tiot rapido  marchese  Corrado,  che  impiega- 
cti  uomini  e  donne,  riparò  in  un  di,  q^el  danno.  Fat- 
te pei  vestire  d^  uomo  le  doo^t,t  e  j^^is?  sulle  mtf- 
ta^  inviò  i  Pisani  di  nuf>Tu  ad  Accon,  «)a  dove  c^i^ 
.dassem  dnf^  nfvi  cari,che  4i  i^ettafagUe^  £  q^fmi 
fmede^mi  da  li  a  non  molto  pr^safo  cinqqe  ^l^re,^ 
leen^dhe,  piene  ^i  gente  e  di  viveri.  Per  quesfe 
perdite  arrabbiato  Ss^dino  fece  4^1,  mirabili  sforsi 
centra  del  barbacane,  adoperando  assalti  e  qoan^ 
maf^chine  di  guerra  erano  allora  in  uso,  qon  gran 
perdita  de''suoi,  e  lieve  degli  assediaci.  E  perciocché 
lai  Pisani  Tenne  fatto,  insegoendo  nove  gal^  de(^ 
flotta  infedele,  di  pressarle,  dimanieiraehè,  i  barjb^ii;! 
attaccaron  ad  essi  il  fuoco  :  Saladino  che  avea  per- 
duta molta  gente,  troys^ndosi  ftnch^  sfro?y.eda(o  di 

Digitized  by  VjOOQIC 


aìuto  per  mare,  fiaalmefìtè  neirdtiino  g^olrìac»  &l  ds- 
cetubré,  oppure  nel  ài  prìaM^del  segiiètìU  gennaio, 
dopo  aver  bruciate  toltele  macchine  si  riUro  pieno  di 
diàpetto  daRa  "éttk  éi  Tir#/  In  ^egno  ancora  del  ano 
dobre  féee  tagliar  la  coda  al  pròpfto'catFSitfo,  p^c  io- 
~dtare  In  questa  saailiera  i  saoi  alia  Vendèttal  Di  qui 
poiiaUltaente  d)be  principio  il  rito  de^Tnrchi,  £ 
*6pp«ndere^  allo  stendardo  loro,  la  coda  Bei  carallo 
"per  tegolo  ék  guerra .  Difesamente  *  parla  di  quesà 
ftflti  *  Bernardo  tt»oriitfre,'hi  cut  Seoiia  ho  dato  alla 
iuce,  oltre  a  vuoiti  àhH^  scrittori  ^he  un  lacrimefol 
'Iraceontò  laseiareno  di  questi  incelici  snccesai  de'^Lali- 
bì  in-  Oriente.  Di  tante  conquiste  tre  sole  città  re- 
starono in*  k>r  potere^  cioè  Antiochia,  Tiro,  e  Tri- 

|)Oll. 

ilhdavano  itotanto  maggiormente  crescendo  i  dis- 
■aapoH  fra  ptipct  Urbano  HI  e  Vimpet^aJor  .Fede- 
'rieo\;  e  quantunque  il  pontefice,  ii  quale  mI  di  4 
■^  giiignò  slanéo  in  essa  città  di  Yerona  diede  una 
-bolla  ini  faVot^tlelle' monache  di  s^  Eufemia  di  Mode- 
~Ba  (i) ,  èi  ?  ledesse  in  motte  stretteeze,  perchè  dai- 
'fdn.  '  canto  JMeri'i^d  4hrea  serrati  i  péssi  fra  la  Ger- 
-ÈBktài  e'fltiiKb,'  ^'  tèlieTO  ^me'in  pugno  tutu  la 
liOiÉ&a^dia  e  la  Roinagua  ',  e  dalPaitro  gK  Stati  dalia 
Chièsa  rotriaha^^ratio  mahnenati  dal  giorane  re  Ar:- 
%igo:  tùttaria  èome  pérsìiiilaggio  di  gran'  cuore  e  zelo, 
'prese  la'  risoluìióne:  di  usar  Farmi  s|iirìtuali  còntrà 
"di  Federigo  (ù).  Citollo  hdte  debite  forme-,  ma 
'qiilkatdo  -Cuper'  fulmitiare  la  aéomùnica,  i  Veronesi 
con  ràppresentài^H'clìte  erano  sigivi  ed  amici  delllm- 

(i)  Aliti'quit.  leàiìic.  l^issert.  16. 
(a)  ArnoR  Làbc^iH.  3j  e.  i«. 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


peràdore^  ì\  pre^rono  di  non  vpler  nella  loro  c^tà 
far  <]ùè6to  pass*  «he  aTvebhe  fatto  grande  strepito,^ 
cagionalo  k>ro»  dei  grati  disturbi.  Il  percbè  fJrbano 
si  parti  di  Terona  ed  incammiqossi  alla  volta  di  Fer- 
rara, eón  pensiero  d'*effattuar  ivi  il  sqo  disegna.  Ger- 
vatio  tiberiense  (i)  airi^conUro  scxive  che  9 Vra  in- 
tavolato, anzi  siottoscritto  un  accordo  fra  esso  papa 
e  Federigo  :   dopo  di  che  Urbano  sen  renne  a  .Fer- 
rara. Lo  stesso  abbiamo  dal   Cronografo  ^sassone, 
Comunque  sia,  appena  giunto  il  pontefice  in  quella 
città,  quivi  caduto  infermo,  passò  a  miglior  vita  nel 
di  1 9  d'ottobre.  Dopo  avergli  per  sette  ^orni  il  po- 
polo ferrarese  fatte  solenni  esequie,  gli  diede  sepol- 
tura nella  cattedrale.  Buona  parte  degli  storici  (3)  ^ 
copiando  Tun  Taltro,  lasciarono  scrìtto  che  il  buon 
pontefice  Urbano  pervenutagli   la  dolorosa   nuova, 
della  perdita  di  Gerusalemme,  non  potendo  reggere 
alPafflizione,  mQncò  di  vita.  Difficile  è  ben  da  crede- 
re che  in  si  poco  tempo  fosse  portato  a  Ferrara  quel 
funestissimo  avviso.  Se  egli   mori  d'affanno,  come 
vien  preteso,  dovette  piuttosto  essere  per  la  notizia 
ricevuta  della  rotta  precedentemente  data  da  Saladi- 
no ai  cristiani,  e  della  presa  di  varie  città,  e  d^lFas-' 
sedio   di  Tiro.  Dopo  la  sepoltura  del  '  defunto  papa 
Urbano ,    fu    in  suo  luogo  assunto  al    pontificato. 
Alberto  cardinale  di  9.  Ijorenzo  in  Lucina,  cancel- 
liere della  santa  romana  Chiesa,  che  prese  il  nome 
di  Gregorio  ^///.  Non  tardò  questo  pontefice,  lo- 
datissimo  da  tutti  gli  scrittori,  a  spedir  lettere  ci^co- 

(1)  Ger^as.  Tiberient.  in  Chron. 

(2)  Hugo  Aatisiiodor.  Ptolomeus  Laceniis,  Neubrig.  el 
alii. 

Digitized  by  VjOOQIC 


bri  a  latta  U  cr^ianità,  dM  ii  leggooo  pretso  Rag- 
giai Hbfedetia  (i)^  e  f<mo  aofche  liferìte  é9Ì  car* 
ditidl  Baronio  (2) .  In  e«se  caldamente  esorta  latti  i 
Meli  al  soccorso  <)i  Terni  santa,  cocf  prescriTere  an- 
cora dfghini  e  preghiere  per  placare  l*ira  di  Dio.  Una 
lettera  di  questo  politailce  ad  Arrigo,  regielecto  Bo- 
manorum  imperatòri^  pabblicata  ^l-Leiboi«o  (5), 
per  provare  osato  flh  allora  il  titolo  d'imperadore 
dettò,  ndn  può  stare,  perchè  contraria  alfnso  ^ 
quei  tempi.  Leggonst  ancora  presso  PUghelH  (4)  i 
prìvilegii  e  le  esenzioni  concedute  neirottobre  delPan- 
no  presente  da  Corrado  marchése^  che  s^intitula  fi- 
gUuoìo  del  marchese  di  Monferrato^  ai  Pisani,  pd 
•occorso  a  lui  dato  netta  difesa  di  Tiro.  Per  attesta- 
to degli  Annali  genovesi  (5) ,  scrisse  il  medesimo 
Corrado  lettere  all^imperadore,  e  ai  re  di  Francia, 
Inghilterra  e  Sicilia,  implorando  aiuto  per  gli  urgen- 
ti bisogni  della  cristianità  in  Levante.  Terisimilraen- 
te  Tenne  nel  dì  19  di  dicembre  a  Pisa  il  nuoto  pa- 
pa Gregorio  VIIÈ^  appunto  per  muovere  quel  po- 
polo e  i  Genovesi  a  far  maggiori  sforzi  per  sostenere 
là  cadente  fl>rtuna  de^criaiiant  latini  in  Levante,  Ma 
fddio  dispose  altrimenti  ;  imperciocché  questo  pon- 
tefice, degnissimo  di  lunga  vita  per  le  sue  rare  vir- 
tù, infermatosi  in  essa  città  di  Pisa,  fu  chiamato  da 
Dio  ad' un  miglior  paese  nel  di  17  del  mese  suddet- 
to, e  fu  seppellito  il  sacro  suo  corpo  in  quella  catte- 

(j)  .Eoi^triat  Hovedenus  in  Aaoalib. 
(a)  Baroo.  in  Anoftles  Ecel. 

(3)  Leibnitius  Prodr.  ad  Cod.  Jor.  Geni. 

(4)  Ughell.  Ilàl.  Sacr.  T.  IH.  io  Episcop.  Pisanii. 
(f)  AmuL  Genueos.  l  5  T,  6.  Rer.  luK 

Digitized  by  VjOOQIC 


drale.  Che  vicaste  la  cattedra  di  laa  Pietro  venti 
giorni,  onde  solemente  nel  gennaio  deU^unno  seguen^ 
te  fosse  eleUo  il,  di  lui  suecessore,  lo  credettero  ti 
Sigonio,  il  Panrinio,  ti  Barooio  ed  altri.  Me  secondo 
le  pruove  recate  dal  p.  Pagi  (<i.) ,  l'eleaione  di  un  aU 
tro  pontefice  segui  nel  di  19  del  suddetto  dicembre. 
Nelle  Croniche  pisane  (9)  è  scritto  :  XIF"  kalendas 
ejusdem  mensis  cardinalis  Paulus  praenestinus 
episcopiis  in  eadem  eechsia  majori  pontifex  sum* 
mas  est  electus^  levatits  ab  hospiUo  s.  PauU  de  Ri-- 
pi  Arni^  et  largiente  Domino  Clemens  III  vocaiùs 
est.  Sicché  fu  eletto  papa  e  consecrato  Paolo  cardi" 
naie  e  vescovo  di  Palestrina,  di  naslone  romano, 
che  si  fece  chiamare  Clemente  III, 

Ho  detto  di  sopra,  che  Tottimo  papa  Gregorio 
Vili  si  portò  a  Pisa  per  incitar  non  meno  quel  pò* 
polo,  che  Taltro  di  Genova  alPaiuto  di  Terra  santa  ; 
ma  ho  detto  poco.  Fu  di  mestieri  il  mettere  prima 
pace  fra  quelle  due  nazioni,  giacché  di  nuovo  s^eca 
accesa  la  guerra  fra  esse.  Abbiamo  dui  continuatori 
degli  Annali  genovesi  di  Caiiàro  (3),  che  in  qoest^an- 
no  i  Pisani,  contravvenendo  ai  trattali  e  giuramenti 
della  pace,  con  unWmata  passarono  in  Sardegna, 
dove  spogliarono  e  cacciarono  da  ti^to  il  giudicato 
di  Cagliari  quanti  mercatanti  genovesi  trovarono  in 
quelle  parti.  Alfavviso  della  rotta  pace,  allestirono 
immediatamente  i  Genovesi  un  patente  esercito  per 
passare»  Porto  pisano,  quand^ecco  comparire  a  Ge«. 
nova  una  lettera  del  re  Arrigo^  che  i  Pisani  aveano 

(1)  Pagius  in  Critic.  ad  Annal.  Baron. 

<a)  Chroo.  Pisan.  apud  UgheUium  T.  HI.  Hai.  Sapr* 

(3)  AnnaL  Genucns.  lib.  l. 

Digitized  by  VjOOQIC 


iti  AWITALI  ti*  ITALA*    . 

segf  etamtttle  pMcèccrata  al  bisogno.  la  essa  pregin 
,  il*re  ^GMieresi-di  oUtitUre  per  «nor  suo  dalPofibi 
èe^Pbanì,'  e  però  ^  (osannò  la  {]ceparata  flotta  a  n« 
aefta' di*  dieci  galce^  che,  passata  in  Sardf^goa,  ìAiesU- 
réna  noa  poco  i  Pisani,  e  preso  il  caslelio  di  Boai- 
teio,  iabbrieato  da  èssi  Pisani,  lo  distrussero  daYoa- 
daioMnli.  Bernardo  di  Guidane  (i),  ed  altri  scrirooo 
ehe  la  pace  fra  questi  due  popoli  fu  man^giata  e 
eonohiusa  dal  siiddetto  papa  Gregorio  YIII.  Ma  di 
ciò  nulla  lia  il  continuatofre  da'*  suddetti  Annali  à 
Gèno?8,  che  pur  em  .contemporaneo.  Sul  fine  di 
quesl^anno,.o  sul  principiq  del  seguente,  come  ba 
dimostrato  il  signor  Sassi  (2),  arcÌTesco¥o  di  Milano 
fu  eletto  Milane  da  Cardano  vescovo  di  Torino,  e 
milanese  di  patria.  £,  se  vogliam  credere  a  Galvano 
Fiamma  (5),  V  anno  fu  questo,  in  cui  il  popolo  di 
Milano  elesse  per  suo  primo  podestà  Uberto  de**  Vi- 
sconti di  Piacenza.  Né  voMasciar  di  dire  una  parti- 
.  colarità  a  noi  conservata  da  Bernai^do  tesoriere  (4)- 
Cioè  cbe  alcune  migliaia  di  cristiani  cacciati  da  Ge- 
rosalemme  pervennero  ad  Alessandria  d"*  Egitto,  e 
quivi  svernarono  sino  al  marzo  dell^  anno  seguente, 
trattati  con  assai  carità  ed  ospitalità  da  que""  Sarace- 
ni. Arrivarono  in  quel  mese  trentasei  navi  di  Pisani, 
Genovesi  e  Veneziani  che  imbarcarono  quanti  cri- 
stiani pattano  pagare  il  nolo.  Essendone  restato  in 
terra  iin  migliaio  d^  essi,  il  governator  saraceno  vol- 
le saperne  la  cagione,  e  inteso  che  era  perchè  non 

(i)  Bcroardus  Guidonìs  P.  I,  T.  Ili,  Rer.  Ital. 
(2)  Saxins  in  Not  ad  Sìgon.  de  Regno  Hai. 
<fi)  Galvanns  Fiamma    in  Manìp.  Fior. 
(4)  Bernard.  Thcsaurar.  Cbron.  e   i65. 

Digitized  by  VjOOQIC 


nUA^AAA  T  **» 


ayeatio  di  clie  pagare,  fece  una  severa  parlata  a  quei 
capitàri  di  navi  pée  la  poco  loto  carità  Terso   dei 
cristiani  loro  fi'atellf,  con  vergogna  del  nome  cris^a^ 
no,  qnando  Saladino  ed  egli  stesso  gli  ariano  trattati 
tatti  con  tanta  amorevolezza  é  dementa.  £   perehè 
non  perisse  quella  povera  gente,   e   non   divenisse 
striava,  voHe  che  la  ricavessero  nelle  navi,  e  la  tras- 
portassero io  Italia,  con  dar  loro  di  sua  borsa  tanto 
biscotto  ^  «equa  dolce,  quanto  potea   bastare  pel 
tiaggio.  Tutti  racconiano  cfce  Saladino  più   de^  ori* 
ittani  medesimi  era  misericordioso  verso  de^  poveri 
erìstiani.  Sieofaèi  pia  dé^ nostri  non  per  motivo  al* 
tan&  di  religione,  ma  per  sete  di  guadagno  e  per 
tivere  pia  liberamente,  usavano  in   que' tempi  d| 
andare  in  Terra  santa.  Né  si  vuol  tacere,  che   V  m^ 
grandimento  e  la  ncchozia  de^  Pisani  e  Genovesi  si 
ha  in  parta  da  attribuire  alU  carovane  dei  peli^nii 
èhe  le  loro  mvr  condocevano,  e  riconducevano  da 
que^ paesi,  con  ricavarne  on  buon  nolo,  ed  oecnpae 
te  roba  di  chi  moriva   nel  viaggio.  Molti  pirivilegii^ 
«stndoni  a  diritti  accordati  circa  questi  temjH  al  po« 
poi»  piscia  dai  re  di  Gerusalemme^)  dal  principe  di 
Antiochia,  dal  conte  di  Tripoli,  dal  principe  di  Tiro, 
e  da  altri  principi  cristiani  di  Levante,  si  possono 
kggtre  nette  mie  Antichità  itaKane  (i). 


(i)  Antiquit.  Ital.  Diiscrt.  So,  p.  907.  et  seq. 

MUIATOII,  VOL.    ZXXVni.  10 

Digitized  by  VjOOQIC 


If 


AVNAtl  h^VtàLlA 


(  CRISTO  MGUExxTiu.  Indizione  ti» 

Anno  di  (  CU.EMENTB  III,  papa  s. 

.  l  FEDERIGO  I,  re  $7,  imperadore  34. 

*  (  ARRIGO  TI,  re  d' IlaUa  5. 

Xe' calamità  di  Terra  santa  quefle  fiirodo-che  que« 
tarono  in  qaesti  tempi  le  differenze  pullulate  di  nuovo 
fra  i  sommi  pontefici  «  V  imperador  Federigo.  Cessa* 
rono  le  ostilità  per  molti  anni,  continuate  fi^  il  re  di 
Uflgbei'ia  e  i  Yeneziaiu  a  cagion  della  Dalmazia  Si 
feoeandie  pace  fra  4  re  di  Frauda  e  d^  Inghilterra.  Io 
somma  la  religione,  che  tante  volte  s*  è  veduta  sotk>  i 
piedi  éfff  amhizione  de^  principi,  questa  volta  restò  in 
mdti  paesi  al  dibc^ra  t  tanto  rimasero  sbalordì^  e 
éomponti  i  sovrani  d^  allora  per  la  miserabil  perdita 
fli  Grerusflienime,  e  per  gV  immensi  progressi  di  Sala- 
dino.<  D**  altro  allora  non  si  parlava,  se  non  dì  queste 
disavventure,  e  del  loro  rknedio*  Aveva  il  pontefioa 
Qkimnte  ///,  siccome  quegli,  a  cui  pia  che  ad  o^ 
akro  stava  a  cuore  il  sussidio  di  Terra  santa,  spediti 
éHe  «orti  di  t^tti  i  principi  deBa  cristianità  vari  cardi* 
pali  .legati  per  promuovere  crosto  importante  affib- 
r«.(i)»  Comparvero  dued^  essi  alla  dieta  generale  te* 
nota  dsdl*  imperador  Federigo  in  Nagonza  Tersa  la 
metà  della  quaresima,  e  perorarono  cosi  forte  a  nome 
del  papa,  che  Io  stesso  Federigo  augusto  prese  la  riso- 
luzione di  andar  egli  in  persona  alla  testa  di  un^  ar« 
mata  in  Levante.  Già  la  pace  regnava  in  Italia  e  Ger*^ 
(1)  Àbbas  Urspergens.  m  Chron.  Otto  de  s.  Biasio  in 

Chron.  Chronograph.  €axo.  Godtfrid  .  Monachas 

et  aJii, 

.  '  DigitizedbyLj005^lC 


mania  ;  lieve  non  era  la  somma  de^  peccati  di  questo 
jjQDperadore,  de^  quali  bramava  egli  di  far  penitenza 
con  sagrifìcare  il  resto  de''.ca4enti  9uoi  giorni  alla  di- 
fesa del  cristianesimo.  Ti  entrò  andie  il  desiderio  del- 
la gloria,  perchè  egli  andando  si  teneva  in  pugnò  la 
liberazion  di  Terra  santa.  Però  prese  la  croce  egli,  e 
coir  esempio  suo  trasse  alla  risoluzion  medesima  jP^- 
derigo  duca  dì  Suevia  suo  figliuolo,  e  una  gran  quan- 
tità di  vescovi  e  principi.  Fu  dunque  intimata  la  spe- 
dizione nell^anno  prossimo  yenturo,  e  che  intanto 
ognun  si  preparasse.  Grandi  guerre  addietro  erano 
state  tra  JFilippo  re  di  Francia,  ed  irrigo  re  d' In- 
ghilterra. Guglielmo  arcivescovo  di  Tiro  spedito  dal 
papa,  ed  altri  legati  pontificii,  non  solamente  condus- 
sero que^  due  monarchi  alla  pace,  ma  gF  indussero 
ancora  a  prender  la  croce  e  a  promettere  di  passare 
in  persona  còlle  lor  forze  in  Terra  santa.  'Predicata 
parimente  la  crociata  per  tutte  le  altre  provincie  della 
cristianità,  commosse  i  popoli  alla  sacra  impresa.  I 
primi  a  portar  colà  dei  soccorsi,  furono  g^*  Italiani, 
chiamati  dall^  abate  urspergense  homines  belUcQsij 
discreti^  el  r^gula  sobrielatis  modesti^  prodigalità-' 
tis  experleSj  parcentes  expensis^  quum  necessitas 
non  incuhuerit^  et  qui  iaier  omnes  genjes  s^li  scrir- 
pia  legutn  sanctione  reguntur^  Sotto  nome  d^  Italia* 
ni  sono  qui  compresi  i  Veneziani,  i  Lombardi,  i  To^ 
scani  e  gli  altri  popoli  di  qua  dal  regno  di  Napoli. 
Imperciocché  quanto  a  Guglielmo  /ì,  re  di  Sicilia  e 
di  Puglia,  spedì  egli  una  flotta  di  dugento  vele  b  soc; 
corso  della  città  di  Tiio  (i),  che  unita  a  quella  di 
Corrado  rixarchese  di  Monferrato,  liberò.  Tripoli  dal- 
li) Bernard. Th«saurar.Hist.  e.  ijo.. 

Digitized  by  VjOOQIC 


l36  AUSALI    D   ITALU 

r  assedio  di  Saladlao.  Bfa  Sicardó  (i)  cblf  j^òck  loft 
parla  de*  Siciliani.  Essendi»  stato  in  qaéslo  meòtre  n*^ 
messo  in  fib^à  Guido  re  di  Gerusalemme  <&  Sab* 
dtno  con  vari  ndinìt  dianzi  suoi  {>rigbmeri,  egli  si 
tinimd  a  nuove  imprese,  giacché  ^  giunse  io  soccorso 
tuia  flotta  numwosa  di  Tenetìani,  sopra  la  quale  era 
anche  F  arcivescovo  di  ftavenna  GrWar^^ò  col  Vesco- 
vo £  Faenza.  À  questo,  secondò  alcuni,  s*^  unì  T  ahia 
dei  Pisani,  che  era  condotta  dal  loro  arcìvescoTo  Ubai' 
do.  Imperocché  aBo  zelantissimo  papa  Clemeilte  OÌ 
riusd  in  quest*  anno,  eoi  mezzo  di  due  cardinali  depu- 
tati, di  rimettere  la  pace  fra  essi  Pisani  e  i  Genovesi, 
come  costa  da  una  sua  bolla  pubblicata  dal  Trond  (3). 
Orz  il  rè  Guido  con  questo  possente  rinforzo  de- 
liberò di  fìff'  r  assedio  di  Tolemaide,  ossia  di  Accoo, 
importante  città  marittima.  Non  giunse  pere  la  fiotta 
pisana,  secondo  il  suddetto  Sicafdo,  alla  città  di  TUcq, 
se  non  nell^  anno  seguente^  In  quésto  trovandosi  Ti* 
ro  senza  VettovagKe,  f  idddesso  marchese  Corrado 
intiò  la  tua  fiotta  navale  ad  Azòto.  Presa  hi  quella 
terra  dai  crìstiam,  &tto  prigione  V  ammiraglio  ^  S»* 
ladino  Con  ci&quecento  soldati,  liberati  inciti  feddi 
dalla  schiavitù.  Ricco  bottino  e  abbondanza  di  viveri 
fu  riportata  da  quelle  vittoriose  navi  a  Tiro,  e  Corra- 
do col  cambio  di  queÙ^  ammiraglio  rì^be  in  libertà  3 
marcheÉ^  Guglielmo  suo  padre.  Perdile  il  niio  argo- 
mento noi  richiede,  non  mi  stenderò  io  molto  a  nar^ 
Var  qudte  strepitose  avventure,  bas|andomi  di  sola- 
irnente  accennarle.  A  chi  più  ne  desidera,  non  manca- 
no libri  che  diffusamente  trattano  della  guerra  sacrai 

(r)  Sicaid.  in  Chron.  T.  7,  Rer.  Ila?» 

(a)  Trooci  AnnaL  Pirani. 

Digitized  by  VjOOQIC 


)K9ii4^.Ì9l^|9  y  imperatore  Feiie|-igo  in  IjeTSoate.  m 
'  $^^ipo  i}  ,cc^|e  Amgo  ^  l^edi  e»  lettere,  nelle 
^V^  é^  Ui^n^va  la  resti^uf&ione  cU  Gerusalemme  (i)  t 
"ijtHtsmlilQ  sfi4avi)*  Saladino  se  ne  rise,  e  seguitò  a 
6l?  tt  f9ltQ  «HO,  con  iinpa(}i:opirsi  in  quest^  anno .  di 
sras^  ^f^  eliti,  GpQ  tutte  le  disgravi^  di  Terra  santa 
pf^U  ^  e^^amono  in  qnesf  anno  le  discordie  tra  i 
Wì^fi^^ijn  #  i  Parmigiani  (2).  Tennero  questi  duepor 
ppg  ad  m  &tto  d**  armi,  in  cui  restarono  sconfitti  i 
f9mé^9SÌ  QQÌ  marchese  Marcello  Ualaspina  in  valf 
le  di  Taro.  Ma  rinforzati  dipoi  i  Parmigiani  dai  Gre*- 
monesi,  Modonesi,  e  Reggiani,  andarono.  alT  assedio 
della  %9^9  di  jSeno  e  di  Gasielnuovo,  e,  dopo  tre  gior- 
ni, impadronitisi  di  quelle  castella,  le  diruparono. 
X^s^  inlanfo  parola  di  pace  col  senato  romano  iT 
pontefice  Clemente  ;  e  siccome  egli  era  Ipr  concittadi- 
no, e  i  guai  del  cristianesimo  yenÌTano  allora  uditi  co- 
me una  gran  predica  dell'  ira  di  Dio  :  cosi  trovò  quel 
popolò  ^wposto  air  accordo.  Leggesi  presso  il  carc&- 
nal  fiaronio  (3),  e  più  compiuto  nelle  mie  Ai^chità 
Ittlicàe  (4)^0  strumento  della  concordia  stabilita  fira 
.esso  papa  a  i  Romani  nell''  ultimo  di  4ì  ouiggio,  dpve 
M  Yeg{^n0  restituite,  al  pontefice  romano  tatte  le  r^ 
gaHe,  fia  iepn  arar  egli  sacrificata  allo  sdegno  implaoa* 
bile  dc^  Romaai  h  città  dii  Tuscolo  troppo  vicina  a 
.Ron^a,  ed  andie  Tivoli,  con  aver  oonsorvato  il  mede- 
simo senato,  fé  accordate  ad  esso  vsarie  prerogative^ 
Nulladimeno  prìma  del  suddetto  strumento  papa  Cie- 

(i)  Roger.  Uovedenas  in  Chroo. 
<   (a)  Cbron.  Plicent.  T.  16,  fier.  lial. 

(3)  Baroo.  in  Ànnalib.  ad  hunc  anuura. 

(4)  Anli^ait.  iialic  X£i|^t.  4»»  P*  7^* 

Digitized  by  VjOOQIC 


1^5  S  LintkU  D^lTAtlA 

meale  era  Veànto  a  Roma,  rtcavandosi  dò  Al  una  sóa 
lettera  scritta  a  Guglielmo  re  dì  Scozia^  e  riferita  dal- 
lo stesso  Baronio,  come  data  Lateram  tertio  idut 
martUj  pontificatus  nostri  anno  primo.  Una  sua  bol^ 
b  aacoft  s' ha  nd  bollario  cassinease,  data  XP'I  ah 
i§ndas  junii^  Indici.  Vly  pontificatus-  anno  prh^ 
ma  (i).  Era  stato  spedito  in  Germania  dai  Cremonesi 
Biliardo  lor  vescovo  (2)  per  impetrare  la  Ikenza  di 
riftJ:»bricare  Gasai  Manfredi.  S^nza  poterla  ottenere  si 
ne  ritornò.  In  sua  vece  i  Cremonesi  fondarono  Castd- 
Leone,  ossia  Castiglione. 

(  CRISTO  MCLxxxtx.  Indizione  tu. 
▲ano  dt>  (  CLEMENTE  lU,  papa  5. 

(  FEDERIGO  I,  re  58,  imperadore  55, 
(  IRRIGO  VI, re  d'Italia  4. 

Nella  festa  di  s.  Giorgio  di  quesf  anno,  cioè  nel 
di  a  5  à^  wpiìXt  Federigo  imper udore  diede  prìncìpki 
alia  sua  spedizion  verso  Oriente,  conducendo  seco  i 
suo  figlio  Federigo  (  e  non  già  Corrado^  come  pensò 
il  padre  Pagi  )  duca  di  Suevia,  eoo  assaissimi  ak» 
principi,  C' circa  trentamila  cavdlli.  oltre  aUa  fiuiteriL 
Arnoldo  da  Lubecca  (5)  ia quiuna^parata  grande^ 
con  dire  ohe  giunto  Federigo  al  fine  dell'  Ungheria  s 
trovò  avere  un  esercito  di  cinq^antanùla.  cavalli,  e  di 
altri  centomila,  combattenti.  Sicardo   (4^  non  gli  <]à 

(i)  Ballar.  Caisinens.  T.  II.  Consti  l.  ao;. 

(a)  Sicard.  in  Cbrooic. 

(3)  Arnold.  Lubeoenais  1,  3,  e.  39,  Ghron.  Reichen- 

pergense. 
i4)  Sicard.  in  gbron^T.  7,  Rer.J^Èoogle 


ÀURO      BfCLXXXIZ.  ÌÌ^ 

se  noti  taoTantamila  soldati,  fra"^  quali  dodicinula  cavai* 
K.  Passò  Federigo  per  Y  Ungheria  ben  accolto  da  quel 
rè  e  dalla  regina  sua  moglie;  e  sofiferti  molti  incomodi 
{>er  la  Bulgheria ,  poi  s*  inoltrò  Terso  la  Romania. 
Avendo  conceputo  dei  sinistri  sospetti  di  questa  pò-' 
deròsa  armata  Isacco  u^ngelo  imperador  dèi  Greci, 
fra  il  quale  ancora,  se  vogliam  credere  ad  alcuoi  auto- 
if,  e  Saladino  sultano  de**  Saraceni,  passava  stretta  in« 
teDigenza  ed  amicizia,  trattenne  e  maltrattò  il  vescovo 
cB  Munster,  e  il  conte  di  Nassau,  ambasciatori  a  lui 
inviati,  e  spedi  soldatesche  per  impedire  il  passàggio 
dì  Federigo  augusto,  il  cui  figliuolo  Federigo  principe 
di  raro  valore  sbaragliò  chiunque  se  gli  oppose.  Diede 
per  questo  F  armata  tedesca  il  sacco  dovunque  passò  ; 
ma  finalmente  lasciati  in  libertà  gli  ambasciatori,  e  da- 
ti dal  greco  imperadore  gli  ostaggi  richiesti,  si  quetò 
il  rumore.  Furono  nondimeno  cagione  cotali  sconcer- 
ti, che  r  armata  imperiale  dovette  svernare  in  Grecia, 
ma  senza  mai  fidarsi  de^Greci  che  sottomano  manipo- 
lavano la'  rovina  de**  Latini.  Se  V  imperador  Federigo 
non  veniva  dbsuaso  da'  suoi  principi,  voleva  ben  egli 
flime  vendetta,  col  mettere  V  assedio  a  Costantinopo- 
li. Erasi  intanto  riaccesa  la  guerra  tra  Filippo  re  di 
Francia,  ed  Arrigo  re  di'  Inghilterra  (i).  Tank)  si 
adoperarono  allora  Giovanni  da  Anagni,  cardinale 
legato  della  santa  sede,  e  vari  arcivescovi  e*  vescovi, 
che  infine  si  ristabilì  ndla  vigilia  della  festa  di  s.  Pietro 
la  pace  fia  loro  :  laonde  cominciarono  a  prepararsi 
per  compiere  il  voto  di  Terra  santa.  Ma  Tenuto  a 
morte  da  li  a  poco  il  re  Arrigo,  a  lui  succedette  nel 
regno  Riccardo  già  duca  d^Aquitania  suo  primof^ni- 
^i)  Radulphoi  de  Diceto  Imago  Hislor. 

Digitized  by  VjOOQIC 


4o  AHNALI  d'  ItÀLlk 

[>  :  il  qual  pofcia  prese  V  impegno  4^  eiegoSr^  ém 
re  suo  padre  prevenuto  dalla  morte  aye^  kisciafeo 
nperfetto.  Essendo  già  cencors?  a  T^iro  ds^  tutte  k 
arti  d^  Italia  una  tal  isopia  di  cpmbi^tte^ti;  ^e  iioq 
otea  più  capii'e  in  Tiro,  e  nascendo  qgpi  4^  fbì  dis' 
rdini,  Guida  re  di  G^usalemme  «ondasse  questa 
opolo  all'  asse4io  di  Tolemaide,  ossia  di  Àccon,  o 
i  Acri,  a  cui  fii  dato  principiQ  nei  mese  à"  ma^a* 
•leardo  scrìve  che  y*  intervenne  coi  Pisani  il  loro 
rcivescovo  legato  apostolico,  e  vi  anivp  anche  nm 
rossissima  nave  fabhiicata  dai  Cremonesi,  e  ben  ar- 
data  di  loro  gente.  Gii&nservi  ancora  molti  legni  dei 
Genovesi  (  e)  con  buona  copia  di  combattenti,  4^^e- 
osi  tutti  di  segnalarsi  in  quelle  contrade  per  Ift  fede 
ristiana.  Ma  non  andò  molto  che  V  es^cito  de**  Fede- 
i  mutò  faccia,  perchè  di  assediante  divenne  assediata 
]o]à  accorse  Saladino  con  una  formidabii  armata,  e 
piantò  il  campo  contra  de^<;ri9tiani,  i  quali  p^do  si 
rovarono  ristretti  fra  la  città  e  il  nemico  esercito,  e 
a  un  miserabile  stato.  Evidente  si  scorgeva,  il  perìco- 
3  di  restar  quivi  tutti -vittima  ddle  sdable  nemiche  i 
i  piccolo  era  il  numero  loro  ia  confronto  dell'*  innn- 
aerabil  oste  de**  Saraceni  (a^,  se  non  die  ali^  inaprov* 
iso  compa^rvero  dalla  Frisia  e  dalla  Danimsffca  cin- 
[uanta  vascelli,  e  trentasette  dalla  Fiandra,  che  sbar- 
arono un  buon  rinforzo  di  gente  e  di  viveri,  e  naco- 
arono  9  maraviglia  il  campo  cristiano,  il  quale  seguitò 
lostan temente  a  tenere  il  suo  posto,  ancorché  ogni  dì 
t>nyenisse  ^ver  Y  armi  in  man^,  e  difendere  dagli  as* 


<i)  OkSàn  imoal.  Gemi»ks.i  3«  T«  VI,  Rcr.  ItaL 
W  Beroardus  Thcsaurar.  Hist,  e  i j*. 

Digitized  by  VjOOQIC 


Mlttiiffn)ci  li  }i9i^  e  i  tmeieiraxoentt,  coi  ^ali  t!^  ei^ 
no  fprtificatì, 

P^cjbè  yp^tq  imv9^  io  Iiqi»b^4}a  U  giierrsi  fr|k 
i  Piacei»tiiii  e  i  FJWUgJwdA  Pi»^f^  ^  ^ìfiredo  ^v^ 
dia^  le)^  4«Uft  sj»tll  ««dft  »'  im^rposero,  »  frc^irg, 
s^W  p9^  Ir^  IwQ,  c«mpre»oyi  il  marche^  ÌW^ipi* 
B9.  Uaa  tur^yn!  miitaMnir  di  qos^  apoadik  i^d  prcK 
«eiU»  «me  in  Sicilia,  che  rìiueì  anqh^  di  spm»^  djlOH 
np  ^  Italia  tutta  e  all'  ami  cristiape;  ìq  LevtMite.  Nel 
41  16  di  nQveoibrc!  (»)  venaa  a  moria  Guglielmo  It^ 
re  di  Sicilia  saprannomixiato  il  buono,  ia  età  di  soli 
ireataiei  aoni,  pnncìpe  pio,  principe  glorioso,  e  pa* 
drede^nioi  popoli,  i  quaH  perciò  in  dirotti  pia&tì  «i 
aiei<Jseio  nen  l«^o  per  la  perdita  del  bene  p(re9tete« 
quanto  par  la  previsione  de*"  mali  avvemre,  per^è  egli 
90Q  lanciava  dopo  di  sé  prple  alcuqa*  Secondo  le  pro- 
messe e  i  patti  del  leatrinumio  di  Cosl<^n%a  con  ^r* 
riga  FI  re  di  Germania  e  d' Italia,  dovea  succedere 
nel  regno  essa  Ciosian«a.  Scrìve  ancqra  il  Crq^ografQ 
aeqqimntino  (IJ  d^  Guglielmo  prima  di  morire  di-i 
d^iarò  suo  figliiM^  ed  w ede  il  medesimo  re  Arrigo, 
Ma  si  sa  dalT  Anonimo  cas^ine^se  (4),  c)i'  egli  mori 
sema  fiir  testam^to*  Certo  non  è  ^  mett^e  ii^  dubn 
bieche  Ccistanaa  ibsse  stata  diaans^  licpnosc^a  p^ 
eredb  (NresuatiTa  di  quella  corona  ;  mentre  faf^ptiam<| 
ebe  lo  stesso  Tancredi,  a  cui  toccò  il  re^o,  avea  coq 
dtri  giurata  fbddtà  alla  medesima  regina  Gostanza. 
Ma  i  S(iciB«BÌ  aU>orrivano  di  ai^dar  lotto  di  piincip^ 

(1)  Chron.  Placenlin.  T.  16,  Rer.  Italie. 

(2)  Ricardus  de  •.  Germano 

(3)  Chroo.  Acquieintinum  «pad  Pag. 

(4)  Aiioii7«ai  Gaitinaoiis,  in  Cbreo.  T«  V}  ftec  lUjL 

Digitized  by  VjOOQIC 


14^^^  AWrALI   d'  II'ÀL^  * 

straniero,  die^  per  cagion  degfi  «dtrì  suoi  Statf,  potenf 
trasportare  altrove  la  corte.  Apprendevano  ancora  co* 
me  duro  e  barbarico  il  gov^no  dei  Tedeseln  d**  allo- 
ra^ né  s^  ingannavano.  Però  8<MBiaa  fii  la  confusione 
di  que"*  vescovi,  conti,  e  ministri  in  tale  còngiuntiira. 
Scrive  il  suddetto  Anonimo  che  dopo  la  morie  del  re 
vennero  aUe  mani  i  cristiani  coi  Soaceni  al>ìtanti  m 
Palermo  (  e  ve  n^  era  bea  qualche  migfiaio  ),  in  gnisa^ 
che  degli  ultimi  fu  fatta  grande  strage^  e  il  resto  ven* 
ne  obbligato  a  ritirarsi  ad  abitar  nelle  montagne.  B 
perchè  non  si  sa.  Trovavasi  in  grave  perplessità  quel-: 
la  corte,  e  convocato  il  parlamento  de^  baroni,  Gual- 
tieri arcis^escovo  di  Pèlermo,  per  cui  opera  erano 
•tguite  If  notze  di  Gostanza  con  Arrigo,  sostenne  il 
bro  partito  (i).  Ma  il  gran  cancelliere  Matteo  da  Sa^- 
lerno  prevalse  coli-  altro,  il  quale,  giacché  vi  restava 
nn  rampollo  maschio  de^  principi  norasanni,  a  que^ 
sto  credea  dovuta  la  corona,  per  benefico  ancora 
del  regno.  Yi  si  aggiunse  ancora  V  autorità  e-  i!  ma- 
neggio, se  non  palese,  almeno  segreto  della  oòrte  di 
Roma,  affinchè  non  si  unissero  quegli  Stati  in-  cbi 
era  re  d^  Italia,  e  doveva  essere «imperadore  ;  e  tanto 
più  vi  s^  interessò  il  pontefice,  dacché  senza  riguardo 
della  sna  sovranità  ditrì  volea  disporre  di  quel  regno. 

■  Fu  dunque  spedita  gente  a  Lecce  a  chiamar  Tancre* 
H       di  conte  di  quel  paese,   col  notificargli  la  risoluzione 

■  presa  di  volerlo  per  re.  Era  Tancredi  figliuolo  di 
D  R^SS^^^^  ^^<^<^  ^  PoglÌA)  cioè  del  primogenito  del  re 
H  Ruggieri  \  ma  nato  fuor  di  matrimonio  da  una  nobil 
H  donzella,  che  molti  nondimeno  crederono  sposata  da 
H  lai.  Sotto  il  re  GugUeUno  fu  detenuto  prigione.  Fug- 
H  (i)  Johiuon.  de  Ceccano  Ghron.  Fosiae.  novae. . 

^M  Digitizedby  Google 


gftoDe  si  rìcorerò  in  GostantinòpoH.  Dòpo  la  nrorté 
à*  esso  re  no  se  ne  tornò  in  Paglie  ben  vedalo  dal 
re  Guglielmo  11^  suo  cugino^  la  cui  morte  aprì  si 
lui  l^adito  alla  corona.  E'  n^era  degno  per  Le  sue  bd« 
le  qualità,  perchè  signore  d^  animo  sublime  e  di  moU 
te  prudenza  (i),  e  che  alle  virtù  politiche  acdoppiava 
ancora  un  amor  distinto  alle  lettere,  e  sapeva  anche 
ÌJè  matematiche,  V  astronomia  e  la  musica  :  cosa  rara 
in  questi  tempi.  Ma  al  di  lai  merito  mal  corrispose  le 
fortuna,  siccome  vedremo. 

(  CRISTO  MCXG.  Indizione  vili. 
Anno  di  (  CLEAIENTE  III,  papa  4. 

(  ARRIGO  YI,  re  di<jermaiiis  ed*It#- 
Ha  5. 

Tenuta  la  primavera,  Vimperador  Federigo  ri- 
mise in  viaggio  Tesercito  suo,  ed  arrivato  a  Gallipo'- 
Ir  (3)  trovò  quivi  un^immensa  quantità  di  legni  pic^ 
cioli  e  grandi,  preparati  affinchè  potesse  passar  TEt- 
lesponto  dairimperador  greco,  premuroso  di  levarli 
d'addosso  un^arraata  si  potente  che  il  teneva  in  cour 
tìnue  gelosie  e  timori.  Verso  il  fine  di  marso  valicò 
essa  armata  lo  stretto  in  cinque  giorni.  Tenne  la 
vanguardia  Federigo  duca  di  Suevia,  la  retroguardia 
Taugusto  Federigo  suo  padre.  Di  gravi  inocwiodi  oou 
minciò  a  patire  questo  esercito  passato  che  fa  in  Asia 
per  le  segrete  mine  de'^Greci  ;  ma  peggio  avvenne 

(i)  Ugo  Falcandas  in  Cbron. 

(9)  Niceta  Ghoniates.  Godefridas  Mooachos»  Ghron» 
Eciohersperg.  Sicardas  in  Ghron.  ^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


Qpia,  p«c€b^  iiiimc|?#fi9  i  vwerl  per  gji  ^on^ipì  ^ 
li  c^F^Ui  ^  «  ^coperU^i  o^nMC«  qi^W  penile,  D04 
av9  g|oiri^>  che  pon  «i  ffe^,^  copbalteff.  Ar-r 
f o^Q  g4  IcamPt  fl«  potei^a  i»yejr  per  d^o«ri  veU 
iglw .y  oi;f|iop  Fe^Wfoi.  cjift  #i  ^spiigf;iaMt¥  q»^ 
^;  il  clM./a  ei^giiit?  c<^  i^i^^f le^il  hraTi:Mrfi  eftra- 
le'T^^clM.  Ri(u|ÌQfsi  i)  spItaiQp  M  o^steUp,  ^  «i 
isftì^  ^Upi^  a  d^  dei  viveri,  l^pishè  a  caro  pre^zp, 
là  pattò  rimperadore  li^  4^)^^^^  4PTe  troH 
na  accoglienza  e  miglior  marcato.  Arrivato  posda 
lume  S^Ie^  Ph^  fv^orre  p^r  dtUeipt^  campagne^ 
iDdo  il  c^d^  gcdKfdf  ffìh  Federigo  bagnarti  ia 
*i'a(s^ftll,,.aH>  V^.^m  tffniliraMwpeate  lasciò  la  vi- 
chi dice  perchè  annegato  nuot^iMio,  e  chi  perchè 
>Terchio  freddo  delPacqaa  Pintirìzzi  ;  laonde  do* 
poche  ore  maficò  di  vita.  Succedette  la  voite 
nel  ^i  19  di  giygnp.  Altri  s<;rivono  nel  dì  la, 
4eAZ4  fftpdtmnitOrP^chè  fìi  in  doipenioa,  e  qne» 
icadd»  n^di  «o  auddelto*  Non  può  negarti:  ano 
1^  gloriotii  luvncipì  che  aUnano  governato  Ti»- 
K>  roioanofU  Ftd^igp  J  Bagimnissoi  alle  cui  lo- 
itpreaM  da  vm  auloit,  ntiUi»  ho  io  da  aggiugtttre. 
)  omncaronp  gi^  fna  jnolte  tue  virtù  moltisaiaai 
0  diftiti  iooMdarihiU,  UU  a»()ora,  che  la  m&mo- 
di  hi*  Batterà  «empre  in  abbominazione  pretto  4é> 
taliani.  Ma  «on  si  può  negare,  egli  al«tf  uo  coll^i»!- 
9  tj^a.  piifftKna  rÌ4Qli»%Ì9i^  compiè  la  e^iera  del 
vivere  gloriusameote,  e  con  dispiacere  nniversa- 
perchè  ninno  era  più  a  sproposito  di  lui  per  umi* 
\^  fortuna  di  Saladino  ;  tanto  e^i^  il  fi^o  calore, 
i  suo  credito  anehe.  ia  Ori«4ei.  lid^Mb  Fedirig^ó 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  ir  o    «eie.  149 

ttia  figliticrtò,  Vdlùrosisliinò  principe  (i),  terese  11  co- 
inatìdo  cfèfl^afmdta  rimasta  iù  Uaa  grate  éostelrna- 
sione;  la  eondass«  Èào  aé  Antiochia,  doVe  per  Tin- 
temperanza  del  vivere  qaasi  tutta  peri,  in  maniera 
che  egli  giunse  con  pochi  airassedip  di  Accòb,  ed 
iti  terminò  atidi^egli  la  tifa  nel  principio  délPanna 
seguente.  Seguitata  intanto  résie(fio  di  Accon,  aése« 
dio  de*pià  fiimosi  che  mài  si  sieno  intèsi,  e  ti  succe- 
derdùo  tari  fSitti  di  armi,  tutti  degni  di  stona,  ma 
noti  convenevoli  afla  mia,  che  ha  altra  mtrsi.  A  me 
"bBiiietk  di  atcenné^e  tjnalmente  in  una  gi  ornata  cam- 
pale, che  i  cristiani  vollero  azzardare,  reltaron6 
'stonfittt  dair  esercito  di  Saladino;  e  che  ciò  hoù 
ostante  continuarono  «ssi  a  ristringere  quella  cittì, 
tuttoché  bbcctati  da  Saladino.  Entrata  la  carestia  net 
campo  Cristiano,  cagione  fh  dhe  ne  perissero  ben  téU 
temila.  Oiun^  an<ìhe  una  flotta  ftaracena  nel  porto 
di  'Accon,  che  tidìiHe  a  maggiori  angustie  Taccam- 
pEmento  de*  cristiani  ;  ma  il  valoroso  marchese  di 
Monferrato  Corrado  portatosi  a  Tiro,  e  tornato  coii 
lino  stuolo  £  navi,*  prette  i  legni  nemici  carichi  di 
véttoraglie,  che  serrirbno  al  bisogno  de^cristìanf. 
Tuttavia  disperati  pareano  questi  affari,  quando  nef* 
Tanno  seguente  giunsero  colà  i  re  di  Frància  e  dt 
Inghilterra,  che  fecero  mutat  faccia  alle  cose^  siccóme  ' 
idiremo. 

Intanto  è  da  sapere  che  questi  due  monarchi 
nvèndo  preparata  cadauno  una  gran  flotta  cofl^ac^ 
vompagnamento  d^aisaission  principi,  fecero  vela  ver» 
ao  r  Oriente.  Abbiamo  dal  etontinaatora  di  Caiih 

(t)  Abbas  Urtptrgeos.  in  Gbron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


:«4^  jjnuLx  .t!*  11JJ4JL 

.  ro  (i) ,  che  Filippo  au^lo  re  di  Franma  arrivò  nil 
,di  primo  d^agotto  in  GeaoTa.  Colà  parimente  nel  ^ 
.i3  d^esso  mese  giunse  Riccardo  re  d^lDj§;hiltem, 
jil  quale,  dopo  esserti  abboccato  col  re  Filippo,  conti- 
nuò tosto  il  9U0  viaggio.  Sul  fine  d^e^o  mese  appro^ 
darono  amendue  a  Messina,  dorè  con  grandi  fineize 
e  regali  furono  accolti  d^  Tancredi,  che  nel  gennaio 
di  quest^anno  era  stato  coronato  re^  di  Sicilia  col 
,  consenso  dei  romano  pontefice.  Dopo  la  sua  esalta- 
tone avea  atteso  Tancredi  ad  assicurarsi  deUa  Pu- 
glia (a),.dQTe  no^i  maiica,Tano, baroni  e «ittà,  o  mal- 
intenti  per  invidia  d^la  di  lui  fortuna,  o  aderenti  alla 
^^ina  Gostanaa,  fra*quali  specia^ente  Ruggieri  covr 
te  d^Andria.  Diede  il  comando  dell'armi  a  Riccardo 
contfi  di  Acerra  suo  cognato  ^  e  questi  parte  colla  dol- 
.cezaa,  {uirte  colla,  forza  tirò  airnbbidienza  dì  Tan- 
^credi  quasi  tutta  la  Paglia  e  Terra  di  Lavoro.  Intaob- 
to  Jtrrigo  FI^  re  di  Germania  e  d^Italia,  sì  dispo- 
neva per  tu  valere  le  ragioni  <^fii)a  regina  Costan%m 
sua  pnoglie,  ma  non  con  quella  fretta  che  avrebbono 
desiderato  i  suoi  parziali.  Mandò  ben  egli  Arrigo  Te- 
sta SU9  maresciallo  con  un  corpo  d^armata  che^  uni- 
tosi col  conte  d'Andria,  prese  molti  luoghi  in  Puglia, 
lasciando  dappertutto  segni  di  crudeltà  per  lì  conth- 
nui  saccheggi*  Ma  ingrossato  Peserei to  del  re  Tan- 
credi, ed  entrate  le  malattie  e  la  penuria  deVveri  nel 
laamico  estrctto,  il  comandante  tedesco  si  ritirò,  la- 
sciando in  ballo  il  conte  d^Andria,  che  si  ^fogiò  io 
>Ascoli«  Ad  assediarlo  in  quella  Qittè[  venne  il  conte  di 

(tf  Cafiivi  Annali  Oenoens.  1.  3. 
(a)  Ricardus  de  s.  Germaao  in  Gluron..  Anoi^m.  Ca^ 
tioens..    • 

Digitized  by  VjOOQIC 


>   N   N   O       MCXG.  14,^ 

Aceirra,  e  un  cU  sotto  buona  fede  chiamato  fuor  del- 
ie porte  esso  conte  d^Andria,  proditoriamente  il  fece 
prendere,  «  poi  tagliargli  la  testa.  Gol  tempo  anche 
M  città  di  Capoa,  dianzi  favorevole  alla  regina  Co- 
stanza, abbracciò  il  partito  del  re  Tancredi  :  con  che 
.poco,  o  nulla  restò  che  nul  riconoscesse  per  suo  so- 
jvrano.  Ma  un  più  pericoloso  affare  ebbe  Tancredi  in 
^casa  propria.  Appena  fu  giunto  al  porto  di  Messina  il 
re  inglese  Riccardo,  che  mosse  varie  pretensioni  con- 
Ira  d'^esso  Tancredi  ;  cioè  che  gli  desse  cento  navi 
.pDmiPefte  dal  re  Guglielmo  al  re  Arrigo  di  lui  padre, 
fper  valersene  nel  passaggio  di  Terra  santa.  Pretese 
eziandio  che  gli  fosse  rimandata  la  regina  Giovanna 
sua'  sorella  e  vedova  del  re  Guglielmo  11^  e  insieme 
o  restituita  la  dote,  o  assegnato  per  essa  uno  stato 
competente.  Perchè  si  tardava  a  soddisfarlo,  Riccar- 
.do  principe  ferocissimo  mise  mano  alle  armi,  e  colla 
forza  s^impossessò  di  due  fortezze  situate  fuor  di 
Messina.  Grò  veduto  da'Messinesi,  non  tardarono  a 
.cacciar  fuori  di  città  quanti  Inglesi  vi  si  trovavano.  E 
ne  sarebbe  seguito  peggio,  se  frappostosi  il  re  di 
Francia,  ch^era  approdalo  anch''egli  a  Messina,  non 
avesse,  calmata  Tira  di  Riccardo,  e  trattato  di  aggiu- 
itamento.  Ma  non  andò  molto  che  portata  a  lui  uaa 
ialsa  nuova,  che  i  Messinesi  macchinavano  contra  di 
lui,  alla  testa  de^suoi  egli  ostilmente  prese  una  porta 
di  quella  città  (i);  fece  macello  di  quanti  cittadini 
g^  Tennero  airincontro,  e  piantò  le  sue  bandiere  so- 
{nra  le  mora.  O  perchè  si  smorzasse  la  sua  collera,  o 
perchè  pervalesse  il  parere  de^snoi  consiglieri,  usci 
della  città.  Tenne  poscia  ad  un  accordo  con  Tancre- 
(1)  Hovedenus  in  Cbron* 

Digitized  by  VjOOQIC 


t^%  AIUTILI  D*  ITALIA 

di,  il  qaale  s!  obbligò  di  pirgare  TenAntte  0tkù6  9tfh 
pet  la  dote  dèlta  vedom  regina,  e  di  provred^e  i 
Biccardo  alquante  nari  pel  staggio  ^  Terra  saaMi 
Restò  ancora  coociiitiso  che  Tènere^  darebbe  nm 
sua  €gliaola  io  moglie  ad  Arturo  duca  di  ftrtltagaa, 
nipote  d^esso  re  Riccardo,  con  dote  di  ventimila  «m- 
ce  d^oro.  Né  mancaron  motiri  di  diteordia  fra  fi 
itesii  due  re  di  Francia  e  d*Inghilterra  ;  ara  il  fran- 
cese più  moderato  e  saggio  deli\iltro,  sopportò  tallo 
per  non  disturbare  il  piissimo  suo  disegno  di  soocof- 
rere  i  cristiani  in  Terra  santa.  Fu  in  questa t>eeasio- 
ne,  che  ad  istanza  del  re  Riccardo  fa  elùaanalo  t 
Messina  Gioachino  abate  cisterciense  dd  momstcro 
florense,  tenuto  allora  in  gran  concetto  di  probità, 
e  di  profetizzar  ravy^vìre  (i).  Interrogato  egK  teli 
libererebbe  Gerusalemme,  rispose  che  non  ara  per 
.anche  giunto  il  tempo  di  questa  consolanon^.  Han- 
no combattuto,  e  combattono  tuttafia  gli  acrìtter^ 
chi  trattando  esso  abate  Gioachino  da  impostore,  e 
fin  da  eretico,  e  chi  tenendolo  per  nomo  d^eseaspla- 
rìssima  vita,  di  buona  credenza  e  santo.  Taggtst  il 
padre  Pagi  a  quest'anno.  A  me  nulla  appartiene  Io 
entrare  in  si  fatto  litigio.  In  questo  anno  i  GenoTesi 
elessero  per  loro  primo  podestà  Manigoldo  nobila 
bresciano,  che  diede  principio  con  Tigore  al  sao  go- 
verno in  quella  troppo  disuniti  e  tumahaante  cit- 
tà (a) .  Per  quanto  s^ha  dalla  Cronica  estense  (3), 
neH'anoo  presente  guerra  fu  fra  i  Ferraresi  e  Haa-^ 
tovani,  e  si  venne  alle  mani  nella  terra  £  Bassa,  d^ 

(i)  HoTedenos  in  Aanalib. 

(2)  Cafibri  Annal.  Gennens.  T.  6.  Rer.  Ital. 

(3)  Chroo.  Estense  T.  XV,  Rcr.  Itti. 

Digitized  by  VjOOQIC 


%   Vf   ì(  X}      MGXCI.  149- 

Stretto  ferrare»*.  Toccò  ai  Maatotam  il  vohare  Id 
spalle. 

(  CRISTO  iicxGi.  Indizione  ix. 
Antto  di  (  CELESTINO  IH,  papa  i. 

(  ARRIGO  VI,  re  6,  imperadorc  i. 

Diede  fine  al  corto  di  sua  TÌta  il  sommo  ponte* 
fìce  Clemente  111  verso  il  fine  di  marzo  nel  correa-  ' 
te  anno  (i),  e  gli  fa  data  sepoltura  nel  di  a 8  di 
niarzo.  Da  lì  a  due  giorni  fu  eletto  papa  Giacinto 
cardinale  di  santa  Maria  in  Coimedin,  in  età  di  cir- 
ea  ottantacinque  anni,  che  prese  il  nome  di  Celesti' 
n»  III*  DoìreTa  egli,  secondo  il  rito,  essere  conse-*- 
crato  nella  seguente  dom|;nica  ;  ma  intendendo  ohe 
venisse  alla  volta  di  Roma  Arrigo  VI^  re  di  6er^ 
mania  e  d'Italia,  con  gran  baldanza  per  ricevere  la 
corona  delPiinperio^  volle  differir  la  propria  couse^ 
orazione,  per  ritardar  quella  di  Arrigo,  e  guadagnar 
tempo,  tanto  che  si  concertassero  gli  afiari  con  deco^ 
ro  della  santa  Chiesa  romana.  Si  dovettero  concor- 
dar tutti  i  punti  ;  e  Arnoldo,  da  Lubecca  scrive  (2), 
che  i  Romani  segretamente  si  accordarono  con  esso 
Arrigp,  e  poi  pregarono  il  papa  di  dargli  la  corona. 
Però  il  novello  pontefice  ricevette  la  propria  conse- 
erezione  nel  di  14  d^apriie,  giorno  solenne  di  pasqua» 
Nel  dì  seguente  poi  il  re  Arrigo,  che  scortato  da  un 
copioso  esercito  era  giunto  nelle  vicinanze  delia  ba-^ 
silica  vaticana  colla  moglie  Costania^  ma  senza  ep- 

(i)  Chronieon  Beicherspergens*  Anonym.  OaMiocnsif»' 
N«crolog.  Cassioensf. 
(2)  AraolU.  Lubecensif  1.  4>  e.  4* 

BlCRATOai,  VOL.  XXXVIII.  1 1 

Digitized  by  VjOOQIC 


trare  io  Rooia^  le  cui  porle,  se  crediMno  •  Ruggieri 
Hofedeno  (i) ,  furono  ben  chiuse  e  guardate  dal  pò* 
polo   romano,  senza  lasciarvi  entrare  i   Tedeschi  : 
Tenne  incontro  al  papay  che  dal  UleraoQ    si  trasferì 
al  vaticano.   Sopra  la  scalinata  di  san  Pietro  prestò 
il  giuramento  consueto,  e  poscia  nella  basilica  intro^ 
dotto,  fu  solennemente  coronato  imperadore.    Rac- 
conta il  saddetto  Hovedeno  che  Celestino  sedebai  in 
cathedra  pontificali  tenens  coronàm  auream  impe^ 
fialem  inter  pedes  suqì,  et  imperator  incUnata  ca-^ 
pile  recepit  coronam^  et  imperatrix  similiter    de 
pedibus  domini  papae.  D^minus  autem  pMpa  statim. 
percussU   cwn  pede  sua  coronam  imperatoris^  et 
deieciLeam  in  terram^  significans^  quod  ipse  pote^ 
sUUem  ejiciendi  eum  ab  imperio  habet^  si  ille  de- 
meruerit  S^d  cardinales  statimarripientes   coro- 
nam^  ùnposuerunt  eam  capili  imperatoris^    Questo 
racconto  vico  preso  dal  cardinal  Beroaio  come  bg- 
aeta  contante.  Bla  niuno  de''iettori  ha  obbligo  di  cre^ 
der  ^ero  un  fatto  che  più  conviene  alia  seaoa,    che 
al  saero  tempio,  e  troppo  disdice  ad  un  vicario  di 
Cristoi,  ed  è  contra'il  rituale  di  tutti  i  tempi,  «  sì  oo^ 
nosce  sommamente  obbrobrioso  a  questo  imperado- 
re. Tale  non  era  egli  à^  aofierire  in  (accia  del  suo 
esercito  e  di  Roma,  un  insulto  e  strapaaao  si  fatto, 
però  quanto  (hù  si  esaminerà  questo  racconto,  tan- 
to più  si  scorgerà  ioverisinùle.  Nella  Cronica  reicher- 
apergense  à  scritto  che  Arrigo  fu  ab  ipso  Caelestino 
papa  consecraius  honorabilitfir  Romae^  et  corona- 
tfA»  (2).  Fra  i  patii  accordati  fra  eise  augusta  Arri-^ 

(i)  Rogerius  Hovedenui  in  Ànnai^ 
(a)  Chroi).  Reicbcfspcrgeus^        ^     , 

^  Digitizedby  Google 


A   Tf  V   O     KCXCI.  i:)t 

ga  e\  Romani  prima  della  sua.  coronazioDc  (i)^  il 
primario  fu,  ch'egli  cederebbe  loro  la  città  di  T»- 
scolo,  entro  la  quale  era  stato  posto  presidio  impe- 
riale. Abbiamo  veduto  che  anche  papa  Clemente  III 
aveva  abbandonata  quella  città  al  volere  dèi  popolo 
romano^  £  Ruggieri  Jlovedeno  scrive  che  anche  pa^ 
pa  Celestino  ne  fece  btanza  ad  Arrigo:  altrimenti 
non  volea  coronarlo.  Perciò  la  guarnigion  cesarea  dì 
ordine  del  novella  imperadore  appresso  ne  diede  la  ' 
tenuta  ai  Romani,  senza  avvertirne  i  cittadini.  Pxe- 
tende  il  cardinal  Bar onio  che  i  Romani  infierissera 
solamente  contro  le  mura  e  le  case,  né  maltrattasse^ 
IO  gli  abitanti.  L'^abate  urspergense,  che  vivea  in  que- 
sti tempi,  COSÌ  parla  del  presidio  imperiale:  Si  acce^ 
pta  ìegaiione  imperutoris^  incautam  civitatem  Ro^ 
manis  tradiderunt,  qui  muUos  pèremerunt  de  civi^ 
hus^  et  fere  omnes  sive  pedibus  si^e  mànibuSj  feti 
uìiis  memhris  ìnutila\^erunt,  Pro  qua  re  imperatori 
improperatum  est  a  multis.  Lo  stesso  vien  conier^ 
mato  da  Gotifredo  monaco  (^)  :  e  Stcardo  vescovo 
allora  di  Cremona  scrive  (3)  :  Imperatot  ApottoUco 
dedit  Tusculanum^  et  Apostolicus  Momanis.  Mamoh 
ni  vero  civitatem  destruxerunt  et  areem^  Tusculano^ 
alios  excaecanteSy  et  aKos  deformxier  mutilantes: 
Però  neppur  il  papa  dovette  andar  esente  da.  bia- 
simo per  tali  crnddtà^  degne  dei  barbari  tempi  che 
allora  correvano.  Non  restò  pietra  sopra  pietra  delta 
misera  città,  e  questa  mai  più  non  risorse.  Diceno 
rhe  gli  abitanti^  rimasti  in  vita  si  fóbbricarono  in  quei 

(i)  Abbas  Urspergeni*  in  Cbron. 

(2)  Godefrìdu&'Mohachos  in  Chron« 

(3)  Sicard.  in  Chron^T.  VIl^Ber..IUl 

Digitized  by  VjOOQIC 


eoatornì  capanne  con  frasche)  dal  che  prese  li  nome 
la  eittà  di  Frascati  di  oggidì. 

Intanto  Tancredi  re  di  Sicilia  (i)  atea  conchio-» 
àa  un  trattato  di  matrioioniò  fra  Irene  figliuola  di 
Isacco  Angelo  imperador  de^Greci,  e  Ruggieri  suo 
primogenito,  già  dichiarato  duca  di  Puglia.  R  perchè 
questa  <  principessa  era  in  viaggio  alla  folta  d'*Italia^ 
egli  passò  di  qua  dai  Faro,  per  esser  pronto  a  rìee^ 
verta.  Dopo  aver  dunque  ridotti  al  loro  dovere  al-» 
euni  popoli  delPAbruzzo,  che  teneano  col  conte  Ri-* 
nakh  suo  ribello,  si  portò  a  Brindisi,  dove  accolse 
la  regal  sua  nuora,  le  cui  nozze  furono  con  singolae 
magnificenza  celebrate.  Quivi  ancora  diede  il  titolo 
di  re  allo  stesso  figliuolo,  e  fece  coronarlo  :  dopo  di 
che  con  gloria  e  trionfo  se  ne  tornò  in  Sicilia.  Stra* 
DO  è  il  vedere  che  rAnonimo  cassinense  (a)  metta  la 
solennità  di  queste  nozze  nelPanno  iigS.  Si  dee 
credere  scorretto  il  suo  testo.  Pareva  con  ciò  stabili- 
ta non  man  la  fortuna  di  Tancredi,  che  la  pace  del 
tuo  regno;  ma  poco  andò  chealzossi  una  terribil  tem* 
pesta  di  guai,  che  recò  a  lui  la  rovina,  e  la  desolazione 
a  tutto  quel  fioritissimo  regno.  Sul  fine  d'^aprile  o 
sul  principio, di  maggio  Fimperadore  Arrigo  ostilmen- 
te entrò  nella  Puglia  (3) ,  ancorché  il  pontefice  Ce« 
lestino  se  Tavesse-forte  a  male,  e  facesse  quanto  pò 
tesse  per  ritenerlo.  Mise  fassedio  alla  terra  d^Arce 
difesa  da  Matteo  Barello  ;  né  giovò  che  il  di  seguente 
que^cittadini  si  rendessero  amichevolmente.  Egli  ciò 
non  ostante  diede  quella  terra  alle  fiamme:  esecuzio- 

(i)  Rioardus  de  s.  Germano. 

(2)  Aoonjmas  Gassineni.  ia  Gkron. 

(3)  Arnold.  Labec.  1.  4.  e.  5. 

Digitized  by  VjOOQIC 

I 


»e,  dà  eui  restarono  atterriti  i  popoli  vicini,  éhe  sen- 
za voler  aspettare  la  chiamata,  nonché  la  forza,  si  die^ 
dero  a  loi,  cioè  Tabate  eli  Monte  Cassino,  i  conti  òi 
Fondi  «  di  Molise,  e  le  città  di  s.  Germano, .  Sora, 
Arpino,  Capo»,  Teano,  Irersa,  ed  altre  terre.  Di  là 
passò  coiresèrcito  a  Napoli,  e  trovata  quella  nobil 
città  preparala  alta  difésa,  ne  imprese  l'assedio.  Ti 
era  dentro  un  buon  corpo  di  gente  comandato  da 
Riccardo  tonte  d''Acerra,  cognato  del  re  Tancredi, 
e  risoluto  di  far  fronte  a  tutti  i  tentativi  de^némici* 
Molti  furono  gli  assalti,  molte  le  prove  per  vincere  la 
fòrte  città  :  tatto  nondimeno  senza  frutto,  perchè  i 
difensori,  che  aveano  aperto  il  mare,  e  nulla  loro 
mancava  di  gente  e  di  viveri,  di  tutti  gli  sforzi  ostili 
ei  rideano.  Intanto  Timportante  città  di  Salerno  si 
rendè  airimperadore.  Erano  venuti  i  Pisan'  eoo  isluo- 
lo  di  navi,  per  secondar  Timpresa  d^rrigo  sotto  Na- 
poli, quando  eccoti  giugnere  la  fiotta  del  re  di  Sici- 
cilia,  composta  di  settantadne  galee,  condotta  dallo 
ammiraglio  Margaritone,  uomo  famoso  che  assediò  i 
Pisani  di  Castellamare,  Si  studiò  ancora  Taugu^o 
Arrigo  di  aver  dalla  sua  i  Genovesi  in  questo  biso* 
gno:  al  qual  fine  spedi  a  Genova  ParciTescovo  di 
Bavenna,  chiamato  Ottone  dal  continuatore  di  Caf- 
faro  (i).  Per  testimonianza  del  Rossi  (2)  tenea  quel- 
la chiesa  allora  Guglielmo  arcivescovo.  Scegli  noi) 
avea  due  nomi,  Puno  di  questi  autori  ha  sbagliato* 
Quel  che  è  più,  l'arcivescovo  dì  Bavenna  era  passa- 
to in  Oriente,  e  quivi  ancora  sotto  Accon  lasciò  la 
vita.  B  Rossi  di  ciò  non  parla.   Ora  per  guadagnare 

(i)  CtffifiiH  Annal.  Genuens.  1.  3.  T.  VI,  lUr.  lUJ. 

(3)  Rubeos  Hist.  Raveno.  I.  6. 

Digitized  by  VjOOQIC 


1 54  Aimiu  B^  itkLià: 

il  fN>{MUo  òi  Gre«9Ta,  Arrigo  gK  c^ttfermè  tobti  i  prt-» 
TÌleg^,  asiegaogli  Monaco  e  G«vi,  e  si  obbligò  £  cua-» 
oed«rgIi  la  àtlà  di  Straeuaa  con  altri  taotaggi,  se  alU 
•ne  mani'Teniva  la  Sicilia  :  prometae  ^"egti  noa  vo« 
kva  poi  HiaBUaare.  Misero  éanqua  alia  vela  con 
trentatrè  galae  ben  armate  t  <j^eBore8Ì  sotto  il  eo;- 
nfando  dì  due  dettero  consoli^  e  tirarooo  verso  Na-^ 
poli;  ma  vi' trovarono  mutato  Taspetto  dtlle  cose. 
La  stagione  bollente  e  Parìa  poco  salubre  di  qoei 
tempi  cominciò  a  far  guerra  all'armata  tedesca,  dU 
manierachè  una  fìeca  epidemia  ne  cacciò  sotterra  al- 
quante migliaia,  sensa  perdonore  agli  stessi  prìnci* 
pi  (i),  fra^quaU  mancò  di  vita  Filippo  mrcwescopo 
di  Guìonia,  e  Ottona  duca  di  Boemia.  Cadde  gra-» 
vernante  inrermo  lo  stesso  Anrigd  imperadore,  fino 
ad  essere  corsa  voce,  che  avea  cessato  di  vivere.  Fe- 
cero queste  disavventure  risolvere  Arrìgo  tuttavia 
malato  di  ritirarsi  daU^assedio  di  Napoli  nel  mese  di 
settembre*  Lasciato  pertanto  alla  guarda  di  Capo» 
Corrado  per  soprannome  chiamato  M^scaiacervello,^ 
e  Timperadrice  Gostanza  a  Salerno,  condncendo  se- 
co Roffredo  abate  di  Monte  Cassino,  sen  venne  a 
Genova,  dove  con  ricche  promesse  di  parole  impe- 
gnò quel  popolo  a  sostenere  i  suoi  disegni  sopra  la 
Sicilia,  e  di  là  poscia  passò  in  Germania.  Ebbero  i 
Pisani  la  fortuna  di  sottrarsi  coUs  fuga  alPemmira- 
glio  di  Sicilia,  il  quale  data  anche  la  caccia  ai  Geno- 
vesi, gli  obbligò  a  tornarsene  al  loro  paese.  Appena 
fu  slontanato  dalla  Campania  T  augusto  Arrigo  , 
che  uscito  di  Napoli  il  conte  di  Acerra  con  quante 
soldatesche  potè  unire^  venne  a  dirittura  a  Capoa^ 
(i)  Arnold.  Lubec.  1.  4?  e.  6. 

Digitized  by  VjOOQIC 


t^-é^  gU  diede  (r).  Ritiratosi  nd  castelb  il  Mosca- 
ìHéervello,  {)fer  mantanta  di  viveri  capitolò  io  brete,'^ 
se  Alando  coti  Dio.  Tornarono  dlPubbidienza  del  ite 
Tancredi  Aversa,  Tettió»  s.  Germano,  ed  altre  terre. 

Adora  ì  Saferntfani,  che  erano  st^i  dei  più  spa* 
^ìttitiì  a  dmri  ttirimperadore,  e  presso  i  quali  si  ere- 
dea  sicurissima' l'imperadrice  Costarne,  reggendo  fa 
ninlatioti  degli  affari,  per  i4acqnistàre  la  grazia  del  re 
Tancredi,  condussero  a  Palermo  e  gli  diedero  nelte 
mani  Timperadi'ice  stessa.  L^Anonfroo  cassinense  scri- 
ve, *he  Arrigo  prima  d'uscire  in  Terra  di  Lavorò, 
mandò  a  prendere  Cosfanza  ;  ma  restò  questa  tradi- 
ta dai  Salernitani.  Con  ^an  piacere  accolse  Tancré- 
^  una  sV  rilevante  predaf^  e  non  lasciò  di  trattarla 
con  tutti  onoréVOlezta.  L'atignsto  Arrigo  airincotì- 
tro  risaputa  la*  disgrazia  della  moglie,  con  lettere  cal- 
de tempestò  />cr/?a  Cé/ei<ino  per  riaverla  còl  mezzo 
suo.  Infatti  indusse  questo  pontefice  il  re  Tancredi 
a  rimetterla  in  liberta,  e  i  rimandarla  in  Germania 
fieiraono  seguente.  Non  si  sa  ch'egli  la  cedesse  con 
patto  «Icuntì  di  suo  vantaggio.  Solamente  sappiamo, 
che  dopo  averla  generosamehte  regalata,  la  rimandò. 
Vero  è  che  il  cotac'erlo  era,  che  ena  augusta  passass'e 
per  Roma,  doveri  pontefice  pensava  di  trattar*  di 
•concordia;  ma  essa  gli  scappò  dalle  mani,  e  in  vece 
d'arrivare  a  Roma,  Tolto  strada,  e  se  ne  andò  a  Spo- 
letl.  Se  i  principi  d'oggidì,  trovandosi  in  una  silua- 
sion  tale,  fossero  per  privarsi  con  tanta  facilità,  e 
.tchza  alcuna  propria  utilità/  di  una  principessa  cbe 
«dcaportara  il  diritto  iopra  la  Sicilia,  lascerò  io' che 
i«8«fgi  lettori  io  decidano.   Ben  fu  ingrafo  dipoi  Ar^ 

(i)  Bicerdus  de  s.  Germano.  ' 

Digitized  by  VjOOQIC 


tbl^^  AVVALI   B^ITAUA 

,rìgO|  -che  niuaa  rìcoootoeoui  ebb«  di  «i  gran  dono. 
^P^r  coQto  di  Terra  santa  (s)  ,  giuiiia  sotto  Acooo, 
,  OMÌa  Acri,  Filippo  re  di  Fraocif,  tro?6  che  la  frme 
e  la  patta  a?eaao  (a^Q  graa  macallo  della  goofte  cri- 
ati^oa,  che  auediat a  quella  città,  ^on  essere  anah^ea- 
aa  ristretta ,  dal  campQ  di  Saladino.  LVma  suo  li- 
mise  in  buono  stato  jquegU  afisri,  di  maniera  che  da 
I)  ionaoù  si  cominciò  dad4oTero  a  tormentar  coEe 
liaqctuue  Tasscdipta  ^ùttà.  Incinto  Riccardo^  ra  d7a- 
gbUterra  gionto  io  Cipri  ebbe  o  cercò  delle  ra^oai 
per  mo^e^  guerra  i^d  bacco,  pssia  Chirsaceo^  signo- 
re o  tiranno  greco  ài  qttaU>mf  oissima  isola,  il  cpiale 
ai  facea  chii^marQ  imperador  de^GreoL  II  mise  i  a  Io- 
ga, e  assediatolo  poscia  ia  un  castello,  Tpbbe  in.  sna 
mano  con  un  immenso  tesoro.  Tenne  io  potere  di 
lui  ogni  città  e  terra  di  qu^Pisob,  chVgli  spogliò  di 
tutte  le  sue  riccKezxe,  e  poscia  per  venttcinqoemih 
marche  d'argento  la  Tende  ai  cavalieri  templari,  e 
toltala  in  fine  ai  medesimi,  la  rivendè  per  Tentìeeiini- 
la  bisanti  a  Guido  Lusignana  già  re  di  Geroaalem* 
me,  i  cui  discendenti  gran  tempo  dipoi  ne  favono 
possessori.  Arrivò  sotto  Accon  questo  feroce  re,  ma 
entrò  ben  tosto  anche  Tinvidia  e  la  discordia  fra  liù 
e  il  re  di  Francia.  Bastava  che  Puno  volesse  una  co- 
sa, perchè  Taltro  la  dtsapprovaMe.  Gontnttodò  le 
larghe  brecce  fatte,  nelle  mura  di  quella  città,  che  Sa 
qui  era  costata  la  vita  d'^innumerabili  cristiani,  e  di 
moltissimi  principi,  obbligarono  i  Saraceni  a  reader- 
la  con  sommo  giubilo  delia  cristianità  nel  di  i  a,  op- 

(t)  Stcard.  in  Ghron.  Arooldus  Lobeceos.  Abbss  Ur- 
spergeat.  Godffridai  Mpnachas.  Bernard.  Thesaus^ 

et  a  Ili. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A     n     E*     u 


pure  nel  i3  di  lagHo  dell'ha n no  presente.  L^immeti-^ 
>a  preda  fu  divisa  fra  gringlest  e  Francesi,  con  grave 
doglianza  delle  altre;  nazioni,  che  (nù  d'essi  avèano 
lalieato  e  patito  in  qudPassedio,   e  nttUa   gnadagna* 

i    Allora  Saladino  si  ritirò  in  fretta;  e  perchè  non  ^ol- 
le approvar  le  propoàiziooi  di  render  Gerusalemme, 
il  r«  Riccardo  con  inadita  barbarie  fece  levar  di  vita 
cinquemila  prigioni  saraceni.  Le  torbide  passioni  cbé 
mantenevano  la  discordia  fra  i  due  re,  crebbero  mag- 
giormente da  li  innanzi,  e  furono  cagione  che  non  ai 
prendesse  la<  santa  città  :  il  che  era  facile  allora.  Il  re 
Filippo  principe  saggio,   tra  perchè  non  gli  piacea  di 
jtar  più  lungamente  in  quella  domestica  gnerra,   e 
perchè  si  trovava  oppresso  da  tnna  grave  malattia,  se 
ne  tornò  in  Italia,  e  dopo  aver  presa  in  Roma  la  be^ 
ttedizione  da  papa  Celestino,  rìpatriò.  Il  re  Riccardo 
Testò  in  SteiKa.    Né  si  dee  tacere  che  essendo  morta 
Bett^astedio  di  A^con^  SibiUa  regina  di  Gerusalemme^ 
mo^ie  di  Guido  Lusignano,  succedendo  in  quel  diritto 
Isabella  sna  sorella,  figliuola  del  già  re  jélmerico,  fu 
dichiarato  nullo  il  matrimonio  d>ssa  con  Vnfredò 
Mgdore  di  Monreale,  e  questa  da\a  a  Corrado  mar^* 
cinse  di  Monferrato,   il  più  prode  ed  accredifato  fra 
que'^principi  cristiani,  il  quale  perciò  potè  aspirare  al 
titolo  di  re.   Erasi  accesa   o  riaccesa  guerra  in  que- 
st'anno tra  i  Bresciani  e  i  Bergamaschi.  In  aiuto  degli 
ultimi  accorsero  i  Cremonesi  (r) ,   ma  sopraffatti  dni 
Bresciani,  o,  come  altri  scrivono,  atterriti   dalla  voce 
fparsa  che  venivano  anche  i  Milanesi  (2) ,  ne  ripoc* 

(i)  Sioard.  in  Ghren.  T.  7,  Rer.  Ital 

(a)  Galvanai  FMmni«  in  Maiùp.  Fior^ 

Digitized  by  VjOOQIC 


Itrone  tma  fieni  tcoofitla^  di  cai  dorò  an  pezzo  Unm* 
«OTÌa  col  nome  di  mala  mqrte  ;  perciocché  incakati, 
molttieinM  di  loro  t^aoDegarono  nel  fioioie  Oglio  ;  ahri 
fvroao  preti,  ed  altri  tagliati  a  pczzi^  colla  perdita  dd 
loro  carroccio,  che  trìonfelmeme  fu  condotto  a  Bra»> 
%6m,  Jaoopo  MalTcasi  (i)  scrìre a  lungo qneata TÌtloria. 
Biftoraando  poi  Vimjnradore  Arrigo  da  Puglia  fece 
rilasciar  loro  i  prigióni,  e  èoosnoprirBegio  concedè  la 
terra  di  Crema  al  popolo  di  Cremona:  il  che  essendo 
contrario  a  quanto  area  stabilito  Timperador  Federigo 
suo  pa<}re  in  favore  de^ìlfilancsì,  alienò  forte  ranimo 
di  questi  datt^aaore  d^esso  aogucto,  e  fa  seme  di 
nuove  guerre  fira  le  ^emide  città  suddette.  Secondo 
le  Croniche  di  Aati  (a) ,  in  quest^'anno  nel  di  1 9  dt 
giugno  gli  Astigiani  viciho  a  Montiglto  ebbero  batta- 
glia eoa  BemiJa%io  marchese  di  Monferrato,  e  ne  ri*- 
portarono  una  rotta  si  fiera,  che  circa  duemila  d'^essi 
^Hooo  condotti  prigloaia'i  nelle  carceri  del  Monfer* 
rato,  dove  penarono  per  più  di  tre  adni,  foche  ti 
riecattairoao.  Durò  questa  guerra  dipoi  per  quindici 
«tini,  con  %rsi  ora  pace,' ed  ora  iregua,  male  ossero 
vate  seikpre  da  esso  mardiese,  e  dal  Hiarchese  Gvt^ 
^ìithno  suo  fi^liaolo.  Finalmente  neiranno  1  ao6  so» 
gté  fra  esso  Guglielmo  e  gli  Astigtam  una  verapace, 
in  cui  gli  ultimi  guadagnarono  Loreto  e  la  contea 
bielle  Castagnuole. 


i}\  JicopaiMalveidiu*  in  Oiròrt.  Brtxiano,  T.  XIV.  f^er, 

Ital.  Annali  s  Phcentini  T/ì6.  Ber.  Ita).' 
(2)  Chron.  A^teate  T-  «i»  B[<r.  ItalL 


;dby  Google 


(  CRISTO  Mcxcii.  Ind'motìe  x. 
Anno  di  (  CELESTINO  111,  papa  a. 

(ARRIGO  TI,  re  7,  inoperadore  a. 

Àvea  V  imperadore  Arrigo  lasciato  per  castellano 
delfà  rocca  d''Arce  Diopoldo  suo  tifìziale  (i).  Costui 
nel  mese  di  gennaio  messa  insieme  un'armata  di  T«^ 
deschi,  .e  delle  terre  della  Campania  e  di  Roma,  asse^ 
diata  la  città  di  s.  Germano,  la  costrinse  alla  resa,  e 
diede  il  sacco  non  meno  ad  essa,  che  ad  altre  terre  da 
lui  conquistate,  facendo  dappertutto  quanto  male  gli 
sQggerÌTa  la  sua  crudeltà  ed  avarizia.  Da  ciò  mosso 
il  re  Tancredi,  giudicò  meglio  di  venire  egli  in  per- 
sona ad  assistere  a**  suoi  interessi  di  qua  dal  Faro. 
Giunse  fino  a  Pescara,  e  riuscitogli  di  riporre  sotto 
la  sua  obbidienza  buotfa  parte  del  paese,  e  di  mette- 
re a  dovere  Riccardo  conte  di  Celano,  se  ne  tornò 
poscia  in  Sicilia.  Fu  assediato  dalle  sue  truppe  s.  Ger- 
mano, ma  inutilmente,  perchè  difeso  da  Arnolfo  mo» 
naco,  decano  di  Monte  Cassino.  Rimandò  poscia  Tiat- 
peradore  in  Italia  con  un  corpo  d'  armati  Hoffredó 
abate  di  quelP  insigne  monistero,  il  quale  tuttu  s'era 
dato  a  lui,  con  ordine  a  Bertoldo  conle^  di  marciare 
còli  quanta  gente  polea  in  compagnia  d""  esso  abate 
ver^o  Terra  di  Lavoro.  Riccardo  da  s.  Germano  (2) 
ciò  riferisce  air  anno  seguente.  Fermossi  Bertoldo  in 
Toscana,  e  diede  la  gente  alP  abate,  che  fece  molta 
guerra  m  quelle  parti,  e  con  Diopoldo  s^  impadroni 

(i)  Anooymus    Cassinens.  Chron.   T.   5,   Rer.    Ital. 

Johannes  de  Ceccaoo  Chron.  Fossae  novae 
(2)  Ricafdas  de  s.  GermatiQ  in  Chron. 


,y  Google 


d^  Aquino,  e  stese  le  sue  scorrerie  fino  a  Sessa.  Lo 
stesso  Bertoldo  tiel  mese  di  novembre  anch'  egli  com- 
parve, ed  acquistò  Amiterno  e  Yalva,  ed  oceepò  i 
eont^di  di  Molife  e  di  Yenafro.  Perchè  il  re  Tancredi 
e  il  conte  d'  Acerra  suo  cognato  non  si  opponessero 
agli  aTanzamenlt  di  questi  ufìziali  cesarei,  la  storta 
poi  dice*  Abbiamo  dal  Malvezzi  (t)  che  in  quest'Ianni» 
Tinperadore  Arrigo  dimorando  in  Germania  confer- 
mò ed  aumentò  i  privilegi  al  comune  di  Brescia.  Leg- 
gesi  presso  quello  storico  il  cesareo  diploma,  in  cui 
s^  veggono  obbligati  i  Bresciani  ad  aiutar  V  ìmpcra- 
dore  a  mantener  V  imperio  in  LombardiOy  Marchia^ 
Romandiola^  et  spccialUer  terram  quandani  co- 
mitissae  Mathildis.  Di  grandi  prodezze  fece  in  que- 
st'  anno  Riccardo  re  d'^Inghilterra,  tuttavia  dimoran- 
te in  Oriente,  benché  con  poco  frutto  di  quella  cri- 
stianità. Fra  r  altre  imprese  Aon  essendo  giunto  a 
tempo  per  soccorrere  la  città  di  Jafet  vinta  per  asse- 
dio da  Saladino,  ebbe  V  ardire  decentrarvi  dentro  eoa 
pochi  dei  suoi,  dove  lece  strage  di  quegl'  infedeli,  fin- 
ché seguitato  da  tutti  i  suoi,  interamente  la  ricuperò. 
Rifabbricò  varie  città,  diede  anche  una  rotta  alf  im- 
menso esereito  di  Saladino.  Era  cosi  temuto  nel!* 
contrade  dei  Saraceni  il  nome  di  questo  re  per  le  sue 
bravure  (a),  che  le  donne  saracene  per  far  paura  ai 
piccioli  figliuoli,  loro  diceano  :  F'iene  il  re  Riccar- 
do, Un  grand^  eroe  sarebbe  egli  stato,  se  a  tanta  bra- 
vura avesse  aggiunto  la  moderazion  delP  animo,  che 
in  lui  difficilmente  sì  trovava.  Ma  gli  scoucerti  del  suo 
regno  il  richiamavano  a  casa.  Propose  dunque  che  si 

(i)  Malvec.  in  Chron.  Brìxiao. 

(2)  Bernard  OS  Pbesaurar.  Hist.  e  177.. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A   ir   N    O       MCXCZI.  l6t 

creasse  un  generale  deir  armata  cristiana,  che  portai* 
se  anche  il  titolo  di  re  (i).  Concorrevano  alcuni  i/t 
Guidò  già  re  di  Gerusalemme,  altri  in  Arrigo  conte^ 
di  Sciampagna  ;  ma  i  più  si  dicliiararono  in  favore  di 
Corrado  marchese  di  Monferrato,  e  signore  di  Tiro, 
di  cui  ci  fanno  questa  dipintura  Corrado  abate  ursper- 
gense  e  Bernardo  il  tesoriere:  I^uit  autem  idem  mar^ 
(fhio  Conradus  armis  strenuus  ;  ingenio  et  scierp*' 
iia  sagacissimus  ;  animo  et  facto  amàbilis  ;  cun^ 
ctis  mundanis  virtutibus  praeditus  ;  in  omni  con* 
silio  supremiis'j  spes  blanda  suorum\  hostium' 
Julmen  ignitum;  simulator  et  dissimulator  in  omni 
re  ;  omnibus  linguis  instructus  ;  respectu  cujusja^ 
cundissimi  reputàbantur  elingues  .  Era  solamene 
le  tacciato  per  aver  tolta  in  moglie  la  principessa 
Isabella^  vivente  ancora  Uafredo  suo  marito,  stante 
il  non  credersi  legittima  la  dissoluzton  del  loro  ma- 
trimonio. Ma  che?  Trovavasi  in  Tiro  questo  si  illu- 
stra principe  nel  di  34  d**  aprile,  quando  gli  furono 
presentate  le  lettere  colP  avviso  della  sua  assunzione  ^ 
e  in  quello  stesso  giorno,  secondochè  abbiam  da  Si- 
cardo,  tolta  gli  iu  da  due  sicarii  con  varie  coltellate 
la  vita.  Si  divulgò  1^  atroce  caso.  Chi  T  imputava  al 
suddetto  Unfredo  ^  altri  ne  faceano  autore  il  re  Ric- 
cardo, che  veramente  io  ebbe  sempre  in  odio,'  perchè 
dichiarato  parziale  di  Filippo  re  di  Francia  (11)  ;  e 
questa  voce  corse  per  tutto  T  Occidente.  Altri  scrit- 
tori poi  convengono  in  credere  che  il  vecchio  della 
montagna,  signore  di  un  tratto  di  paese  chiamato  de- 

^1)  Sicard.  in  Chron, 

<a)  Alberic.  Moaachus  in  Cbron.  Godcfr.  Mon^chus 
m  CkroQ 

Digitized  by  VjOOQIC 


J  62  AjrHAU    d'  ITALIA 

gli  ÀàÈ^$$ìn\y  i  coi  sudditi  mirabtl mente  «s«guÌTaii» 
tutti  i  di  lui  ordiai,  senzii  Ur  conto  della  lar  \iM 
(  onde  poscia  rwine  il  none  d'^assassino  in  Italia  per 
denotare  uà  sicario  ),  lo  ayeMe  fatto  pFoditoriaBiente 
lerare  dal  mondo  in  vendetta  d' aver  Corrado  tolta  ad 
alcani  mercatanti  d*  esso  vecchio  una  gran  somma  di 
danaro  seosa  volerla  restituire.  Appena  udita  la  mor- 
te del  valoroso  marchese,  il  re  Riccardo  entrato  in 
nave  corse  a  Tiro,  e  tre  giorni  dopo  quella  bruita 
soena  obbligò  la  regina  Isabella^  benché  to»^e  gravi* 
da^  e  benché  contra  sua  voglia,  a  sposare  \\  suddetto 
conte  di  Sciampagna  Arrigo^  nipote  del  medesino 
, Riccardo^  a  cui  conferì  anche  il  titolo  di  re  :  cose 
tutte  che  servirono  a  maggiormente  accrtesoere  i  so- 
spetti della  morte  di  Corrado  contra  dello  atesso  te 
Riccardo.  Stabilita  poi  con  Saladino  una  tregua  di 
cinque  anni,  s^  imbarcò  Riccarda,  e  d^o  T  uhimo 
addio  alla  Palestina  e  Soria,  sciolse  le  vele  verso  TOc- 
cideote  (i).  Battuto  da  una  fiera  tempesta,  fa  spinto 
per  1'  Adriatico  verso  Aquileja,  ove  sbarcato  con  po- 
chi^ prese  quella  via  che  potè.  Ebbe  difficoltà  di  scarna 
pare  dagli  uomini  del  conte  di  Gorizia,  che  gli  pre- 
sero alcuni  de^  suoi.  Passando  poi  per  le  terre  £ 
Leopoldo-  daca  d^  Austria,  benché  tia^estito  veni» 
per  sua  mala  Ibrtuna,  oppure  per  tradimento  d^  alcu- 
ao  de"*  suoi  famigli,  riconosciuto  all'*  osteria  da  chi  K» 
avea  veduto  in  Oriente,  e  ne  fu  portato  V  avviso  »I 
duca,  il  quale  spedi  tosto  nel  dì  20  di  dicemtbre  gen- 
te armata  a  prenderlo,  e  il  confinò  in  una  sicura  |vi- 
gione.^  Non  era  già  Leopoldo  della  gloriosa  famiglia 
austriaca,  la  quale  dopoja  morìe  delfoltimo  GarU  ^ 
(i)  Pipinus  Chxo  1. 1.  2*  e.  a6,  T.  IX^  Rc^r.  ^tak 


A   W   H    O        MCIOI.  lG5 

ìttvperador  de'  Romani,  torna  a  rifiorire  in  Maria 
Teresa  regina  d^  Ungheria  e  Boemia,  sua  figlia.  Era. 
egti  poc^anzi  tornata  da  Accon,  dopo  avere  bravamea-* 
te  militato  in  quelle  parti,  ed  ayea  al  pari  di  tant^  ahri 
ìa  quella  occasione  ricevuti  non  pochi  strapazzi  dal 
violento  re  inglese,  principe  che  in  alterìgia  e  in  isprez- 
zar  tatti  sopravanzava  chiunque  si  fosse.  Venne  il  tem-* 
p0  di  lame  vendetta,  benché  ciò  fosse  contro  i  privi^ 
l€^  delk  crociata,  e  parve  che  Dio  permettesse  questa 
accidente  per  umiliarlo,  ed  anche  per  punirlo,  se  pur 
egH  fu  reo  della  moite  del  marchese  Corrado..  Grai\ 
rumore  cagionò  ancor  questo  fatto  per  tutta  la  cnstia-^ 
nità  ;  e  chi  T  approvò,  e  chi  sommamente  lo  disappro- 
vò, perchè  egli  infine  era  benemerito  della  crociata,  e 
vi  aveva  impiegato  gente  e  tesori  non.  pochi.  Diede  fi" 
ne  neir  anno  precedente  ai  pensieri  secolareschi  ^a- 
reo^  ossia  Orio  Mastropeiro  doge  di  Venezia  (i), 
con  ritirarsi  nel  monistero  di  santa  Croce  a  far  vitQi 
monastica  ;  in  quest'  anno  m\  dì  primo  di  gennaio  in 
luogo  suo  fa  eletto  doge  irrigo  Dandolo^  persopag*- 
gio  de' più  illustri  e  benefici  che  s*  abbia  mai  avuto, 
queir  inclita  repubblica. 

(  CBISTO  Mcxciii.  Indizione  xi. 
Anno  di  (  CELESTINO  III,  papa  3. 

(  ARRIGO  VI,  re  8,  imperadorc  3. 

Continuò  in  quest''  anno  ancora  la  confusione  in. 
Puglia  e  in  Terra  di  Lavoro  (a).  Bertoldo  generale 

(i)  Dandul.  in  Chron,  T.  XlL  Rcr.  4lal. 
"     ^2)  Rìchardas  de  s.„Germ»n.  in  Chrou.   A.na:ijra^u* 
Cassi ueo^.  tu  Ctiron. 

Digitized  by  VjOOQIC 


l64  A99ALI   D*  ITALIA. 

dell'  impcnidore^  cogli  altri  ofiziali  cesarei,   cotT  abate 
di  Monte  Gafsino,  che  dimentico  dei  canoni  era  dive- 
nuto guerriero,  e  coi  conti  di  Fondi  e  di  Caserta,  pr^ 
se  yarie  castella.  Ingrossò  Tannata  sua  con  tutti  cc^ 
ro  che  teneanó  la  parte  dell'*  imperadore,  dimodoché 
quantunque  venisse  di  qua  del   Faro  il  re  jTa  ricredi 
con  un  grosso  esercito,  non  lasciò  di  tener  la  caaipa- 
gnà,  anzi  di  andar  a  fronte  dell'^annata  nemica  a  Mon- 
te Fuscdo.  Erano  inferiori  molto  di  forze  i  cesarei  ; 
eppure  si  astenne  Tancredi  dal  yenire  a  battaglia,  per* 
che  i  suoi  gli  rappresentarono  andarvi  del  suo  onore, 
s*  egli  essendo  re  si  cimentava  con  chi  non  era  par 
suo.  Assediò  Bertoldo  il  castello  di  Monte   Rodone. 
Una  grossa  pietra  scagliata  da  un  mangano  lo  stritolò. 
Nei  generalato  succedette  a  lui  Corrado  Moscaincer- 
▼e^o,  che  impadronitosi  di  quel  casteUo,  non  lasciò 
Ttvo  akuno  degli  abitanti.  ÀÌV  incontro  il  re  Tancre<lt 
riacquistò  la  rocca  di  s.  Agata,  Aversa,   Caserta,  ed 
altre  terre;  e  sentendosi  poi  aggravato  da  febbri,  si  ri- 
dusse verso  il  fine  delF  anno  in  Sicilia^    dove  restò 
trafitto  da  inesplicabil  dolore  per  la  morte  che  gli  ru- 
bò sul  fior  degli  anni  il  primogenito  suo,   cioè  il  re 
Ruggieri'  Questo  colpo  quel  fu  che  sul  principio  del- 
r  anuo  seguente  fece  tracollar  la  samtà   dell'  infelice 
^ancredij  il  qual  tenne  dietro  al  figliuolo,  e   riempiè 
di  pianto  la  Sicilia-  tutta,  ben  prevedendo    ognuno  le 
sinistre   conseguenze  di   perdite  cotanto    inaspettate. 
Lasciò  egli  sotto  la  tutela  deQa  regina  Sibilla  sua  mo- 
glie ff  secondogenito  suo,  cioè  Guglieìmo  III^  erede 
piuttosto  di  lagrimevoli  disavventure,  che  della  corona 
reale  e  di  un  bellissimo  regno.  Miracolo  è,  che  secon- 
do r  uso  dei  fallaci  umani  giudàii  niano  susurrp  che 

Digitized  by  VjOOQlt 


A  W  N   O       MCtCllil  l6y 

qaesli  princTpi  fossero  stati  aiutati  a  sloggiare  dal  mon- 
do. Siccome  osserva  il  cardinal  Bàronio  (i),  incitato 
papa  ClestinoIIIin  quest*  anno  da  replicate  forti 
lettere  della  regina  d^  Inghilterra  Eleonora  madre  del 
re  Riccardo^  che  era  prigione  in  Gerawiàa^  fittdoiett-' 
te  6^ indusse  a  minacciar  le  ceiasore  contra  Leopolda 
duca  d*  Austria,  e  contra  dello  stesso  imperadore 
Arrigo^  se  non  mettevano  in  Uberlà  il  re  fatto  pri- 
gioniere, con  trasgredire  i  capitoli  e  giuramenti  della 
crociata.  Ho  detto  anche  Arrigo  augusto,  perchè  an- 
cV  egli  volle  essere  a  parte  di  quella  preda,  con  aver 
fissata  la  massima  di  ricavarne  un  grossissimo  riscatto. 
'Adduceva  egli  quella  gran  ragione,  che  un  re  non  do- 
vea  star  nelle  carceri  di  un  duca,  e  però  o  colle  mi-i 
hacce,  o  colle  promesse  di  parte  del  guadagno  fatte  al 
duca  medesimo,  gliel  trasse  di  mano,  con  divenir  egH 
principale  in  quest^  afiàre,  e  con  accusare  dipoi  Ric- 
cardo di  vari  insussistenti  reati,  fra^  quali  entrò  il  pre- 
teso assassinamento  de!  marchese  CoiTado.  Pu  dun- 
que proposto  a  Riccardo,  se  bramava  1§  libertà,  ud 
enorme  pagamento  di  danaro.  A  queste  disavventure 
del  re  inglese  una  più  dolorosa  si  aggiunse,  perdiè  Fi* 
llppo  re  di  Francia,  sentiti  in  tal  occasione  più  vigo- 
rosi i  consigli  deir  interesse  ch^  deH**  onore,  lisci  ar- 
mato in  campagpa,  e  cominciò  ad  occupar  gli  Stati 
che  Riccardo  possedeva  di  qua  del  mare. 

Abbiamo  dalla  Cronica  erémonense  (2)  che  fii 
i;uerra  ìq  quesf  anno  fra  i  Milanesi  e  i  Lodigiani. 
Avqano  qnesti^  tirata  una  fossa  daUa  lor  città  sino  a 
liasibro.   Dovette,  dò  dispiacere  ai  I^anesi,  i  quai 

(i)  BaroQ.  in  ÀODalei  Eccles. 

ip)  Croo.  Crtmo8eas..T.  7,  Rer.  Ital. 

'    HOBÀTOAIi   VOL.    VaSW.  DigtzedbyGoOgle 


ptrciò  Tenuti  coIT  «sercito  sol  Lodigiafto^  h  spiaBaro- 
H^  brucarono  uq  tratto  di  paese,  e  cordassero  pri< 
gioni  molti  liodigiaoi.  Galvano  Fiaimaa  (i)  di  ciò  par- 
la aU'aiìno  precedente,  ma  il  Ihlve^zi  (^)  ne  som 
sotto  il  presente.  Secondo  questi  Itutorì,  i  Cremoses 
collegati  eoi  Lodigiani,  e  acqjunpati  nel  tei^torio  d^e»- 
sì,  si  diedero  a  far  ddle  scorrerìe  nel  distretto  di  Bip- 
lano. Uscirono  in  campagna  anche  i  Milanesi,  e  die- 
dero loro  battaglia.  Nel  conflitto  si  sparse  voce  che 
yeniyano  i  Bresciani  t  Jaonde  i  Cremonesi  pensarono 
più  a  fuggire  che  a  combattere.  Bestò  in  mano  dei 
Milanesi  il  loro  carroccio.  Mason  da  ricevere  con  gran 
riguardo  tali  noiiùe,  perd&è  Galvano  Flamnoa  troppe 
altre  cose  narra  o  favolose,  o  aeccescinte  oltre  a  do- 
vere. Era  stato  podestà  di  Bologna  neF  anno  prece- 
dente Gherardo  degli  Scannahecchi,  vescovo  di  qad- 
la  dttà  (5),  e  con  lode  aveva  esercitato  quel  princi- 
pesco ufizio.  Continuò  anche  nel  presente  ;  ma  piò 
non  piacendo  il  governo  suo,  furono  ivi  dì  nuovo 
creati  i  coqsoU  5  e  perchè  il  vescovo  non  volea  dimet- 
tere il  comando,  si  feoe  una  sollevazione  contra  ^  lui, 
per  la  quale  fu  assediato  il  palazzo  episcopale  colli 
juorte  di  molti.  Il  vescovo  fuggito  per  una  cloaca,  tra* 
vestito,  ebbe  la  fortuna  di  mettersi  in  salvo.  Genova 
anch'*  essa  pro^ò  i  mali  efifetti  della  discordia  dvile  (4)* 
Tutto  di  vi  si  co9^|ae^v«9o  omicidii  e  ruberie;  e 
f  una  famiglia  dalla  sua  ^rre  ibceiR  guerra  dOT*  altra. 

(1)  Gal  fan.  FlandJma  in  ^  Manipol.  Fior.  e.  aaS. 
(a)  Malrecias  Qiron.Brìxian.  e.  71,  T.  i4«  Ber.  Itef. 

(3)  Matth.  de  Grffiooibus  hnnti,  Bononiens.  T.  18, 
Rcr.  Ifal. 

(4)  Gabbri  Anual.  Genuens*  1.  S.  T.  \fl»  Her^^ItaL 


Darò  questo  infelice  stato  di  cose  fino  all^anno  se- 
|ueate,  ia  cui  fatto  Tenir  da  Pavia  Oberto  da  Oleva* 
no  per  loro  podestà,  questi,  siccome  persona  di  gran 
cuore  e  prudenza,  diede  buon  sesto  a  tanti  disoidiuL 
praincorso  ndia  disgrafia  dell' impersdore  Arrigo,  e 
posto  anche  al  bando  dell^imperio  il  popolo  di  B.e||;io 
di  Lombardia,  perchè  avea  costretto  molti  castellani 
dipendenti  ddl'  imperio  a  giurar  feddtà  e  ubbidienza 
al  ioro  comune  :  cosa  praticata  in  questi  tempi  anche 
^  ffijtx^  òtta.  li  rimise  Arrigo  in  sqa  grazia  neir^nno 
pceseute  eofn  diploma  dato  ffircéburc  HIV  kaltn- 
éBLS  n^v^mhru^  Indiclìone  XHi).  Indizione  che  non 
si  dorava  jonitare  nel  settembre  ^  ma  con  aver  prima  1 
Q.c^;giani  assoluto  da^  giuramenti  que^  vassalli  imperia* 
li,  e  restituiti  i  luoghi  occupati.  Passavano  delle  difie- 
nenze  £rai  Bolognesi  e  i  Ferraresi.  Furoao  in  questo 
aimo  composte  nel  di  io  di  m^xp;^  nella  villa  di  Du- 
gliuolo,  come  costa  dallo  strumento  da  me  pubblicato 
abi^ove  (a). 

<  CBISTO  Mcxciy.  Indizione  ?ii. 
.  Anno  di  (  CELESTINO  III,  papa  4. 

(  ARHIGO  TI,  re  9,  imperadore  4. 

Dopo  ^  lunga  prigionia,  finalmenite  sul  principio 
di  Cehbraip  di  quest^  anno  Cu  rimesso  in  libertà  Rie- 
^ar4o  rt  d\lnghilterTa  (5).  Gli  convenne  pagare  cen- 
tnoiiia «larche os?iaJlibbre  d'argento,  ^ pr^meltere  al- 
ti) iiitiqalt.  lUlie.  Ditiert.  56. 
•'(a)  Ibìfttofii  0istert.  49. 
(3)  Roger.    Hoyedeo.    Gtiillielm.    Ncubrigen.  Abbas 
Urigfirieifi.  claHi. 

Digitized  by  VjOOQIC 


ro,  meus  erit  honor^  proyicuum  erii  vestrum.  Eg^ 
enim  in  eo  cum  Teutonicis  meis  manère  non  efe- 
beo; sed  sfos  et  posteri  spesiti  in  eo  manebitis. 
Erit  utigue  ilìud  regnum  non  meum^  sed  vestrum. 
Con  degli  ampli  privilégii  ancora  beh  spillati  confere- 
mo lóro  qiteàti  monti  d^oro.  Non  è  danqae  da  stupire 
se  i  Genovesi  fecero  uà  grande  sforzo  di  gente  e  di 
navi  per  secondare  i  disegni  deirimpéradore.  Portos- 
si  Irrigo  anche  a  Pisa  verso  la  metà  di  lugltp,  ed  ìoh 
petrò  da  quel  popolo  un  altro  stuolo  di  na^i*   Ho  io 

(I)  Cèditi  Ànoftì.  Gvaueos.  I.  3,  T.  TI,  &er.  ICal. 


4a|«i  alla  kice  tiH  suo  diploma  (i)  emanato  nefi^  anno 
precedente,  itt  cui  oltre  al  confermare  tutte  le  lor  giù- 
lìsdizioni  e  vari  prìvilegii^  concede  anche  loro  in  feu<* 
.do  la  n^età  di  Palermo,  di  Messina,  di  Salerno  e.Na^ 
|K>li,  e  tutta  Gaeta,  Masara  e  Trapani:  tutte  bell# 
promcysse.  per  deludere  que'^  popoli  pOco  accorti,  ed 
;afv€rne  buon  servigio.  In  Pisa  si  trovarono  i  deputati 
^  Nicoli,  che  gli  promisiero  di  rendersi  al  primo  arri-^ 
3ro  d^**  imperìalèi  armata.  Con  questa  dunque  s^  inviò 
egli  per  la  Toscana  alla  volta  della  Puglia  e  di  Terra 
di  Lavoro  (a);  Piuttosto  verso  il  principio  che  sul  fine 
d^  agosto. arnvate  colà,  le  più  delle  città  corsero  ad 
jarrendersi.  Atii|io  e  Rocca  di  Guglielmo  tennero  fortew 
Capna  ed  Aver  sa  né  sr  renderono^  né  furono  assedia- 
te. Se  si  vuol  credere  ad  Ottone  da  s.  Biagio  (5),  che 
con  errore  ciò  ri^srisee  alT  anno  1 19^,  Arrigo  fatto 
dare  il  sacjco  a  tutte  le  città  della  Campania  e  della 
Puglia,  le  distrusse,  e  massimamente  Salerno,  Barletta 
.eJBanì,  con  asportarne  un  immenso  bottino.  Ma  della 
sovversione  di  tante  città  non  parlando  né  T  Anoni- 
mo cassinense,  né  Riccardo  da  s.  Germano,  benché  ai 
potesse  sospettare  che  tacessero  per  paura  di  chi  allo- 
ra comandava  in  Sicilia,  pure  non  é  credibile  tutto 
quanto  nsprra  quello  scritt(»'e,  specialmente  stendendo 
egli  queste  cruddtàa  tutte  le  città  di  quelle  contrade. 
Fuor  di  dubbio  é,  che  Aringo  fece  assediar  Gaeta,  p 
che  colà  nello  stesso  tempo  arrivò  la  flotta  de^  Geno- 
j^esi.  Kon  volle  quella  citta  far  lunga  resistenza  all^  ar- 

(f)  Ad tiquil.  Italie.  Dissert.  5o. 

(2)  Rìcar(las'<Ìe  s.  Germano.   Aoonjmas  Cassineos» 

Johann,  de  Geccano  Chron.  : 

(3)  Otto  de  ^  Biasio. 

Digitized  by  VjOOQIC 


170  jnnatf  D^rriLfA 

mi  eesaree,  e  si  rendè  a  Mar^tfrdo  siniscalco  ckUfW 
pieradore^  a  Guglielmo  mìmréhest  di  Ifoafenrato^  I 
ad  01>erto  da  Oleiraiio  podestà  e  generate  àa^  G^io- 
inesi.  Passò  dipoi  f  eserdtd  e  la  fletta  della  t%i]ìa  di 
t.  Bartolomitieo  a  Napoli,  città  cbe  n^  rentià  tosto  air 
rimperadore^,'^ìègli  giorò  feéekà ,  stceofie  anooii 
Ischia,  edf  altre  isole  e  terre.  La  rabbia  nàag^k^e  d4* 
1^  aagosto  Arrigo  intanto  era  coatta  de^  Salennian^ 
per  aver  essi  tradita  T  imperad^ce  Costaniea  sua  nk>- 
gfie.  E  però  inviò  il  suddetto  Clnglietfiio  m^<^aBe  ad 
assediar  quella  iHeca  e  ncd^tl  citili  (i).  Tuttodiè  quei 
cittadini  ^cessero  noa  valorosa  difesa,  pare  ntm  potè* 
mno  lungamente  resistere  a^  assaki  del  niarc^Mse,  9 
tpiale  poscia  per  e^i^dine  d'^'Arrigo  infierì  contm  d*  essi, 
con  levar  la  TÌta  a  moitissinii^  permeCtere  ìl^  ^aoiuv 
4elie  donne,  imprigion»^  e  tormentar  akrl,  e  bandire 
I  r^tantL  Tutto  fu  messo  a  sacco^  e  p<^ià  aleuta  per- 
iSonare  sdle  chiese,  restò  interameiiie  smantdbta  b 
«ittà,  che  da  li  innanzi  nevi  potè  {M  rìsorgt^e  àfi^  air- 
tico  suo  splendore.  P^  la  GaU^ia  s^  inolb^  T  esercì- 
«o-^eesnreo,  e  spassato  il  Faro  giunse  aliiaaìaat,  due 
tosto  se  gli  diede.  Che  ciò  accadesse  suFfioe'di  agoslcf, 
«t  può  argomentar  dagli  Annali  di  Genova,  die  ^co- 
no arrivata  a  Messina  la  lor  flotta  nd  di  pvimo^  set- 
fembre  :  tempo  in  cui  <{CÉeHa  citii  era  g^t  pert^nuta 
alle  mani  deir  imperadore. 

Questi  vittoriosi  progr^es^  furono  allora  turbati  da 
Tin  accidente  occorso  fra  i  Genove^  e  t  Pisani.  L^odb 
fra  queste  due  emule  nazioni,  originato  dalla  gara  del- 
r  ambizione,  e  più  da  quella  dell'  interesse,  era  passa- 
to in  eredità  ;  e  si  potea  ben  con  tregue  e  pad  ferma'* 
(i)  Radulph.  de  Oiceto  in  Imag.  Hiffon 


re,  msper  peno  tonfata  a  dETampnre  in  mag^orì  in* 
eettdii  Appana  si  trotarona  le  lor  flotte  a  Kessina, 
ette  rettnero  alle  nniiii>  e  nd  lutigo  eoiiflitlo  molti  dei 
Rsani  yr  festarotio  o  inxmi^  o  lèrhi.  Per  qaesta  gk 
iAtrì  PìMot  dbe  erano  n^  città  corsero  tA  icMìdaco  dei 
Oenorest,  e^gK^edero  8  sacco,  con  aspor^tnie  molto 
danaro.  Altrettanto  fecero  alle  case  dove  si  trovarono 
àisf  Genotesi,  molti  anCofa  dei  quaB  furono  fotti  prì-- 
gioni.  Ciò  inteso  dai  €renovtest  che  stavano  nelle  navi, 
inforìati  corsero  a  fxme  vendetta  sopra  le  galee  pisa^ 
ne,  é  tre(£ci  ne  presero,  con  tagliare  a  pesti  molti  dei 
Pisani.  S^  interpose  ìCartjaardo  imperiai  siniscalco,  e 
riportò  dalle  parti  giuramento  di  restituire  il  maltolto, 
e  di  non  pia  offendersi.  Eseguirono  la  promessa  i  Ge- 
novesi. Poco,  o  nuBa  ne  fecero  i  Pisani,  che  godeanò 
mij^r  atrra  db  corte;  anzi  fecero  nuovi  insulti  per 
le  strade  ai  Genovesi,  e  ptresero  una  For  ricca  nave, 
(^e  veniva  di  Getita.  Per  tafi  affronti  e  danni  mori  cB 
pt^one  iì  podestà  e  generale  ^ei  Genovesi  Obert6 
da  Òlevano.  Allorché  si  seppe  in  Pdermo  la  resa  di 
Messina,  h  regina  Sibilla  si  fortificò  nel  palazzo  rede^ 
efffandnlhy  re  Guglielmo  si  ritirò  nel  fòrte  castello 
'^  Ctdatabillotta.  Allora  t  Palermitani  spe&óno'alPim» 
Jpiertdore  Arrigo,  invitandolo  aflajor  città.  Cosi  FAno^ 
tnma  cassinense.  Ma  secondo  gif  Annafi  genovesi  pare 
che  f  Pdermitanì  resistessero  un  tempo,  e  si  facessero 
pregare  per  ammetterlo,  faitanto  i  Genov'esi  accorsero 
In  aiuto  Si  Catania,  che  s^  era  data  zSF  imperadore,  e 
trovavasi  allora  assediata  dai  Saraceni  abitanti  in  Sici'* 
lia,  siccome  fautori  della  fazion  di  Tancredi,  e  la  li^ 
banuroao*  Presero  poi  per  Ipi^  la  citte  «ti  Sivaeusa* 
Tengo  io  per  fermo  che  V  Anonima  cassinense^  e  Aie* 

Digitized  by  VjOOQIC 


l7*  Jàgmàu  d^itìllu 

cardo  da  ma  Geriii«uM>,  per  poHlica  ptxlaroao  por 
<JiÌ8siiiio  di  questi  aflhri,  die  pur  fìirono  si  strepito^, 
tncttendo  un  velo  sopra  molte  iniqpità  e  crudeltà  $ 
Arrigo.  Noo  mancò  e^  di  addormentare  eoa  graxio- 
sittime  promesse  i  Paleroutam  (i).  Il  magnifico  di  lui 
ingresso  in  quella  città  ci  vieti  descritto  da,  Ottone  dà 
san  Biagio  (a).  Ma  perchè  conobbe  dura  impresa  rim- 
padronirsi del  regal  palazzo,  e  del  castello  di  Cal^ta- 
billotta-,  mandò  alcuni  soni  ministri  a  trattare  colla  re- 
gina Sibilla,  con  ciii,  secondo  il  foo  costume,  fu  libe- 
rassimo di  promesse.  Cioè  impegnò  la  sua  parola  di 
concedere  a  Gu^idmo  dilei  figliuolo  la  contea  di 
Lecce,  e  di  aggiugnerri  il  principato  di  Taranto  ;  con- 
dizioni dbie  fiirono  da  lei  abbracciate,  parche  già  Te-, 
dea  disperato  il  caso  di  potersi  sostenere.  Diede  dun- 
que sé  stessa,  e  il  figliuolo  in  mano  di  Arrigo,  il  quale 
non  si  tosto  fu  padrone  del  palazzo  regale,  che  lo  spo* 
gliò  di  tutte  le  cose  preziose,'  e  lasciò  il  sacco  de.  re? 
sto  ai  soldati.  Secondo  gli  scrittori  moderni  sidliaiu, 
Arrigo  si  fece  coronare  re  di  Sicilia  nella  cattedrale  df 
Palermo.  Nontruoyo  io  di  ciò  vestigio  alcuno  presso 
r  Anonimo  cassinense,  né  presso  Riccardo  da  s.  Ge- 
mano. Ne  parla  bensì  Radolfo  da  Diceto^  che  il  dùce 
coronato  nel  di  ^i  di  ottobre.  Rocco  Pirro  .rap|>orta 
un  suo  diploma,  dato  Panormi  III  idus  jan^ariif 
InÌictioi\e  XII 1^  anno  MCXCV  (5),  dove  parlan- 
do della  chiesa  di  Palermo,  dice  in  qua  ipsius  regni 
coroMam  primo  portaviptus.  Ma  ^alla  esso  Pirro  ia 

(i)  Johann,  de  Ceccano;  Richard as  de*!.  Germane. 

(2)  OUo  de  ».  Bltiio  te  Chron.  • 

(3)  Pyrrhos  Chrotiolog.  Reg.  Sicil.  ci  in  NoUs  £e- 
clesiast.:Fanor.  ,  •     /    .       . 

Digitized  by  VjOOQIC 


iscrìvere  che  tal  eoroiiazione  segui  nel  ^  3o«di  iio- 
vembre  deir  anno  i  igS.  Se  il  dif^oma  da  lui-pop^  £k; 
accennato,  e  dato  nel  dì ,  1 1  di  gennaio ,  deli^  anno^ 
%  1 94»  la  s^pj^e  già  latta,  come  differirla  al  nojv^il^^ 
bre jdell^ anno  medesimo?,  Oltre  diche  nd  noTeml^re 
del  1195  Arrigo  non  era  più  in  Sicilia^  Sicché  ef^^ 
dovette  esser  coronato  in  Palermo  o  nelP  ottobre,  o 
pel  novembre  del  presente  anno  1194*  Nepppre  sus^ 
sisfe  il  dirsi  da  Rocco  Pirro  che  F  imperadrice.Co-; 
stanza  ricevette  ancV  essa  la  corona  in  tale  occasione. 
Abbiamo  di^  Riccardo  da  s.  Germano  che  in  questo 
anno  imperatrix  .  Exii  dvitate  Marchiae  Jìlium 
peperit  nomine  Fred^ricun^^  mense  decernbri  m 
Jesto  sanati  StfiphanL  Non  era  ella  dunqiie  g^nta 
per  anchp  in  Sicili^a,  e  da  Jesi  non  si  potè  partir  cosi 
presto,  come  ognun  comprende»  .  - 

.  E  qui  si  noti  la  nascita  di  questo  principe,  che 
ÙLjl^oi  Federigo  li imperadqr^^  della  (;ui  nascitfi,  e 
del  lupgo  dove  Gostanza  augusta  il  partoi^,  molte 
iai^ple  si  leggono  presso  gli  scorici  lontani  da  questi 
tempi,  y^ha  anche  disputa  intorno  all'ann^  della  sua 
nasfitp.  itta  oltre  al  suddetto  Ricca^do^  l'Anopimo 
jc^ssjnenfe  (;),  e  A^lberto  Stadens^  (3)5  \\  fanno  na- 
to neLfine  dell'anno r  presente,  peluche  il  lora  anqo  . 
1195  cominciato  nel  di  della  natività  del.  Signore, 
abbraccia  la  festa  dì  s.  Stefanp  di  questo ai^no  \iQ^r  - 
Finamente  nella  vita  dUnpcM^enzo  Ul  papa.  (5)  ,,t,ro* 
viainp  ;  che  J  principi  in.  GeriJpania  nell'an^  M9^ 
flefs^ro  )re  Federigo  II,  puerum  yix  fiuorum.  anno*^ 

(iV  Aìàom^m.  Gassineinf.  in  Cbi^n»     ^  '*  *    -^       ■  !' 
(ft)  AlbtrK  Stàéeos. ò» Chioétt.  -        /    .^.:ì 

(3)  VitaIjuioGentiilll,.n.  19.  •'  :    : 

Digitized  by  VjOOQIC 


1^4 

fd/H)  éi  ttoMutit  uteri  hetfftisfftàm  ttkià  TeHoùcrtt  t 
ii'olM  A  MkcxtttL^  Òtt^^tWL  ixìo^tt' wTàtìùù'  prcMirtot 
b  nsseha  ftuù  Federigo.  Qdaf  fotse  h  coscieiiai 
ed  oDoratett»  Jetfiuiperadwg  A^d  TI^  lo  toorge- 
^uio  ota.  Bbpo  at«r  tanto  ^peso  è  fttieatto  p«r  fa? 
1  fieifOTeil^  rtehiesiro  il' guiderdóne  Iwo  ptouétsir,' 
doé  il  poisessó  di  Siracuiff  «  distia  ttSit  £  Roto  (f  >. 
Aiid^  Arrigo  p«r  ^oatdbe  teonpa  alegatido  varfe  seti' 
sé,  «f  patfcea^  qtttt  popolo  di  tar^e  iperauze.  Lsr 
éoncÌQfioQé  iliialiiieiYttf  fu  die  ntotf  solamente  nufflar 
&ede  loro  dd  pattuito;  loa  fero  ad  e^s^  articorar-fitttr 
i  diritti  e  privilegti,  godati  da  loro  sotto  i  rep^ece^ 
denti  in  Sicilia^  Calabria,  Paglia,  e  In  altri  luogfii^ 
^roiM  sotto  pena  della' vita  ai  Genovesi  il  dar  il  ne^ 
scie  ik  console  ad  àlctmo  hi  qcrelie  parti.  And  no* 
naccid  d^mpedir  lor  Mandar  per  mare,  e  gi^sé  fino 
a  dire,  che  cHstrttggerebbe  Genota.  fl  ebntiiiaatore 
da  Cafiro  non  potè  (»)nteniersi  dal  chiamarlo  tttt 
puorò  Herdne,  per  cosi  orrida  mancanza  di  fede. 
Certo  è  cbe  neppnre  i  Pisani  riportarono  nn  patlmir 
di  terra  iii  Sicilia,  e  sparvero  agfif  occhi  aiiconr^ 
questi  gU  ampli  Stati  èhe  si  leggono  promessi  lon» 
net  diploma  di  sopra  accennato.  £  pur  poco  fé  que- 
sto. Ret  giorno  santo  di  Natale  tenne  un  solcane 
parlamentò  di  tutto  il  regno  in  Palermo,  e  quivi  eac^ 
dò^  Acori  delle  lettere,  credute  dai  più  di  sua  inven- 
clone,  dalle  quali  appariva  una  cospiratone  fonéata 
eontra  A  lui  da  alcuni  baroni  dd  regno.  Dopo  di 
che  fece  mettere  le  mani  addossò  a  moltbiAnf  teseo* 
▼i ,  conti  e  nobili  ^  e,  cacciar  4n  prìgioaet  anche  h 
stessa  vedora  regina  SàbiUay  oesia  Sibilia^  «il  fi^iuo* 
(i)  Ga&ri  Aooal.  GctttteilfvhS» 

^k  DigitizedbyVjOOQlC 


lo  Goglteliiio  f  nalmente  da  hii  proclamalo  conta  àt 
Lacca  «paìiMipa  diTamnKo,  ÀoBoaticakido  il  ballo 
alto  dal  ra  Taoera^if  e&e  gli  9vti  restituita  la  aM{^ta 
Gosluna,  a  iMmudOM  lotto  pta£  (a  fada  a  le  prò* 
malia  data  alla  ragtoa  a  al  figliaolo.  Alcam  d^aiti  baroni 
IbRMM  aaeaetfHy  akfi  tttpioaaliy  «Otri  hkVA  moiir  naile 
fiamma,  e  il  raito  aaattdaio'O  condotto  ki  fiarmania 
hi  aillio>.  àMétke  Onone  '  A  un  Biagio  h  meoatona 
di  quatta  cradcltà,  aecennate  patimenta  Ai  Gioa«i^ 
tA  da  Caeeano,  e  da  Innocenzo  III  papa  in  osa  tna 
latterà,  pnradnte  ancora  da  Ugo  Falcando  ésì-  prì» 
c^io  delfai  aua  itoria,  che  dofcttero  fera  un  grande 
alrapito  per  tolta  l^oropa.  Fece  fino  aprire  H  le^ 
poterò  di  Tanéradi  e  del  fi^ioolo  Ruggieri,  •  alrap^ 
par  loro  di  capo  la  corona  ref^.  Sicacrdo  vetcaPTO 
rilora  di  Cremona,  e  parzble  di  Arrigo,  scrrfe  òhe  i 
SiciltaDt  te  la  meriterotto^  per  a?er  teta  intidie  alto 
tmperadore.  Ma  sarebbe  conreimto  accertarti'  prtan 
sa  tussitteva  hr  congiura  :  poiché  per  coiito  deirater 
eglino  preferito  Tenere^  à  Gostanza  contra  del  lorb 
ipuramento,  non  ateano'  essi  operato  dò  senta  Tap- 
protaaiona  del  romano  pontefice,  al  qnalo  appaité- 
nen  il  disporre  di  quel  regno,  come  di  fendo  delln 
santa  Sede.  Tuole  il  padre  Pagi  dia  non  snssistti 
tanta  barbarie  Ml'aagusto  Arrigo  in  Sicilia,  diando 
in  prota  di  dò  Grioranoi  da  Geecano.  Ifa  questo 
medesimo  anfore  è  buon  testimonio  ddTimtmanilli 
d'Arrigo  TI. 


,y  Google 


itj6  mauu  lì^nmiM^ 

(  GBISTO  MCSOT.  Jòdivofie  xiu. 
Auo  di  (  CELESTINO  III,  pa^  5« 

(  AfiRIGO  YI,  m  iQ,  ìopenidoce  5r.    , 

t'  DopQtjiVerfl  j^rrig^  mègm^  ìdoffi^  io.  parte  il 
lìM  erutti  JUlmio'  coaUa  fU  ado^eoti  del  fti  re  Taor 
tndij  veno^  itf  Puglia,  ^Te  leoAt  oo  gr^o  pariftt 
llltBiO^  baroBi-tTrovaTan  nella  porte  di  Stcilta  Ir^ 
m.v»iùyf%xàt\  giovitne  re  Ruggieri  figliarlo,  di  Tan- 
«Tttd^  I^a  troTÒ  aisai  sf^v^P^At^  FUippo  fratello^  dd- 
llsap^adgre^  «  furae  pensaodo.egli  qhe  questi  priii* 
€Ìp«Mi  pQ^sse  ;aacb^(|  portar  ^ecodei  diritti  d^ian» 
.pi^l^i^,  per  9<ier<figUao|a;^i.i|Djr9co  inaperado- 
rft|  )a  |>riKi  per  nv^lie  ii)  àk  conseatimento  <£  Ar- 
:n§P9  #(^  «ilojraglbdied^  a  godere  il  ducato  della  To- 
.sQ^na^  e -^  bem  4aUa.  fu  coate^sa  Matilde.  Tedoi 
l^ttio  il  IKarg^iriQ^).  <9)  un  diploma  d'esso  Filippo 
^  'ti(<^i  fVlddetti,  spedii  io  s.  Bc^^^detto  di  Polv- 
tfone;  ifel  ,dl  3j  di  luglio»  trqv^udosi  egU  in  quel  mo- 
oi0ero«^  Pppo>  a?er  tenuto  io  Puglia  il  parlamento 
.fudd(lt|0y  ^in^y^ta  i^a  ^nperadrice  ii|  ;SÌ€ÌUa,  prese 
Arrigo  la^t^ada  di  terra^  per  tor^ars^oe  in  Gema- 
.niiu  CpmwMPgojJQ  tutti  gli  icrittpri  ì^  «tire  ch^eglt  per 
(lOl^e'  e  p^r  t^r^r^  qoandò  io  Gern^ania  ionumerabiJi 
,ri(eliffz^09  t^tte  sptiglie  de^miseiii,  Siciliani,  e  del  re- 
:ph  palalo?  di  Faleroio.  Arooldo  da  Lubecca  scri- 
ve (5))  chVgli  reperii  ihesauros  abs^qnditos .  tt 
omnem  lapidum  pretiosorum  et   gemmarum  glo- 

(  t)  Conrad.  Abbas  Urspergent.  in  GhroD. 
(a)  Bollar.  Cassioeas.  T.  II.  Cooslit.  ai8. 
(3)  Arnold,  Lobeceosis  1.  4)  e.  ao. 

^  DigitizedbyVjOOQlC 


4  ir  ir  o    Mcxcf.  177 

riam^  ita  ut  oneratis  centùm  sexcfginta  somàriU 
(eaTalli,  o  muti  da  toma)  auro  et  argento^  lapidi*' 
hus  pretiosis^  et  vesttbus  sericis^  gloriose  ad  ter* 
Tarn  suam  rèdierif.  BeUa  gloria  al  certo  guadagov- 
ta  con  tanti  spergiuri,  coiringi^titadioe^  colla  bit bì* 
ile,  e  coq  lasciare  in  Sicilia  ao  incredibil  odiò  é  mor* 
aiorazione  contra  della  ma  persona;  Oltre  ad  assaft- 
fitti  baroni  prigionieri^  ed  oltre  agli  ostaggi  di  Tarté 
<ittà,  fra'^qualì  (a  FarcifescÓTO  di  Sderno,  seco  egli 
men^  la  sfortunata  regina  Sibilla  con  tre  figliuole,  6 
ce)  figliuolo  GuglieliDo,  e  li  tenne  poi  sotto  buona 
guiardia  chiusi  in  una  fortezza.  Crede  il  padre  Pa« 
gi  (i)  che  Arrigo  solamente  nel  Natale  ddiranno  pre- 
sente imperversasse  contra  de^Sicifiani,  e  poscia  ne 
né  tornasse  in  Germania.  Ma  Giovanni  da  Geccft- 
fio  (3)  parla  del  Natale  delPanno  precedente.  Ed 
Arrigo  in  qnest^anno  venne  a  Pavia,  e  di  là  passò 
in  Germania,  come  si  ha  dagli  Annali  genoveli  (5)  ^ 
e  da  altri  autori.  Girolamo  Rossi  (4)  cita  un  suo  di- 
ploma dato  in  Yormazia  F'I  kàlendas  deeembris^ 
hidictione  XIIII,  anno  Domini  MCXC^ .'  La 
Indizione  è  quivi  mutata  nel  settembre.  An(^e  il 
Sigonio  accenna  un  suo  diploma,  dato  F^II  kalen^ 
dds  junias  apud  burgum  sancii  Donnini^  anno 
MCXCF^  regni  Siciìiae  primo  '  (5) .  Lasciò  t%%ù 
Arrigo  per  suo  vicario,  osda  per  viceré  nel  regno  di 
Sicilia  il  vescovo  d^Ildeseim  già  suo  maestro,  che 

.  (i)  Pagim  ia  Grìtic.  Baroli  ad  hunc  aanam. 

(2)  Jobaau.  de  Ceccano  Chron.  Fossae  novae. 

(3)  Cafifari  Ànaal.  Genueos.  1.  3.  T.  6.  Rer.  Ital.  ' 

(4)  Rubeas  Uist.  Ravenn.  1.  6. 

^5)  Simonia»  de  Regno  Italiae  1.  i5. 

Digitized  by  VjOOQIC 


ir»  lauti  Mol  tCQcB  OfQO  ^ymentioò  f««Bo  ^fard» 
iiro  per  spitelo  potè.  Io  qamt»  «au^  il  eMbtf 
4rrìg0  Leowe^  già  4ac«  di  SaMonU  e  Baviera,  iA- 
a  fittM  ef  tcMe  ^  Grvmai^  tmaUiÒF  i  aaaa  gìeroì  i» 
Ininfwie,  cittàc  renala  aiol  .co»  altre  adiaoenU  d»- 
IO  il  lerriUI  naofcagw»  4i  fot  irendeata.  Ha  in  qv^ 
to  «leieeioo  ani»  «uando  ai»ifto  Corrmdo  cotéU 
lalatiQ»  del  Beno,  m  palemo  deU^aagnst»  jÉrrig^ 
ttccadelte  oa'dl  lai  Stati  AirigQ,  uno  de^figlìpoli  di 
«IO  Arrige  X^eona,  p^cfcè  manto  deU^tmica  fi^io»- 
pi  d4  nMdaiiiffo  CSorrada:  ticcbè  in  qualdiie  mania* 
a  tornò  a  rifiorire  in  Germania  la  poteoaa  de*pria* 
api  etlenil-gnelfi.  Né  ai  dee  tacere,  che  l^io^perada- 
>e  Arrigo  ^e addetto  io  queetV«ino  creò  «  evadono 
loca  A  Spoleli  Qorradif  HoecaiacetT^o,  e  Aduar 
ò  daoa  di  Aateana,  e  niar<^ese  d'^Aneona  Mam 
guardo*  È  oonaideiiabile  lo  atrxuoenlo  di  ..eoncofldie 
agalla  fra  lui  e  il  popolo  di  I^i eana,  di  cui  Giro- 
uno  fto#$i  ci  ha  coftfervata  la  memoria.  Da  easo  ap- 
Miriece  cheand^e  Bafe^na  ai  goTomaTe  in  repoh- 
ilica,  ad  ai?ea  il  tuo  pede>tà,  n  ginriedkione^  e  reiip 
lite  ;  ma  doveaio  al  duca  retlar  salve  le  regalie  > 
]ua9  imperator ,  et  ipu  Marchoaìdus  in  cwitaU 
lavennae  et  eju$  districi^  habere  consuevii.  Li 
;ersa  parte  di  Cerria  appartenere  ad  euo  Harqwr- 
3o  o  Mercoaldo,  uo'eltra  eU  arcirescovo,  e  nn^toa 
1  comune  di  Ravenna,  che  pertirano  iojiieme  le  in< 
rate,  massimamente  àtì  «ale. 

Racconta  il  cootiouatore  di  Catturo  tkt  i  Pisai^ 
roTandosi  In  £ivorevole  stato  alla  corte  imperiale^ 
egaitarono  in  qaesti  tempi  a  recar  ìdsoUi  ,  deoai  e 
Dgiurie  ai  GeooTcìi^  lO  ri&bbriceropo  anchoe^«n« 

Digitized  by  VjOOQ IC 


la  tU  essi  il  cattello  di  Bonifazio  ia  Conica^  die  di- 
preone  un  oidQ  di  corsari,  fingendo. di  non  esserne 
esilio  padroni.  Non  polendo  più  reggere  a  tdlistrapaz^ 
fi  il  popolo  genovese,  spedi  in  Corsica  pon  vari  le* 
'^m  un  corpo  di  combattenti,  che  a  forza  d'armi  en- 
trarono in  Bonifazio,  e  vi  si  fortificarono.  Presero 
.dipoi  varie  navi  pisane,  ed  altri  danni  inferirono  a 
/goella  nemica  nazione,  della  .quale  in  questi  tempi 
jA  manea  IVmjtica  istoria.  Spedirono  anche  i  Genove* 
jÀ  Bopìfatio  loro  arcivescovo,  e  Jacopo  Manieri  lor 
podestà  a  Pavia  air^imperadore,  che  prima  di  passa- 
re in  Germania  soggiornava  nel  monistero  di  s.  Sal- 
vatore fuori  della  città,  per  ricordargli  le  promesse 
lor  fatte,  e  confermate  coa  xm.  solenne  diploma.  Si 
accorsero  in  fine,  nulla  essere  da  sperare  da.  un 
prìnc^  che  niun  conto  fiicea  delia  sua  fede.  Dissi 
già  che  esso  augusto  aveva  conceduta  Crema  al  po- 
^lo  cremonese.  Anche  nell'^anno  prosente  addi  6  di 
.gi^no  (j)  lo  sleaso  imperadore  Arrigo  confermò  ai 
i»edesimi  Cremonesi  col  gonfalope  rinvestitura  di 
luUi  i  loro  Stati,  fra'*quali  anche  la  terra  dì  Crema 
.era  compresa.  Ma  perchè  di  questa  erano  in  posses* 
j|o  i  Milanesi  per  concessiume  e  diploma  di  Federigo  I, 
^Higuato  padre  del  regnante,  né  si  sentivaiuo  essi 
JVO(^  di  cadere  una  sì  riguardevol  terra,  restò  fio 
jfà  luefifettuatBjla  conce^siooe  d'^Arrigo.  Probabil- 
#ipfniU;  cadde  ancora .  in  quest^anpo  un  altro  docu- 
4peqtab  ^^  ««dato  alla  juce  <9)  colle  potè  guaste,  da 
0in  apparjpcitt  -ch^  avendo  Giovanni  Lilò  d'Has- 
4ia  9  messo  e:  camerldPgo  deir  in^radore  Arrigo , 

^    (i)  Aniiquit.  ItaL  Dissert.ir.  p.  6ai.  .  . 

(a)  Ibidem  Dessert.  5^.  v 

Digitized  by  VjOOQIC 


tSo  AHfirÀt.1  D^  ITAXlà 

mandato  a  prendere  la  tenuta  d^essa  Crema,  &on  era 
•tato  ammesso  il  suo  deputato,  e  però  egli  métte  al 
bando  delPimperio  i  Cremaschi,  i  Milane^  e  i  Bre- 
sciani per  tal  disubbidienza.  Quell^atto  fu  fatto  in 
Cremona;  anno  ab  Incarnatione  Domini  nostri 
Jesu  Chrisii  MCXC^  Indidihne  XI2I  y  die  mer- 
curii  ieriiodecimo  intrante  juniot  Ma  cooTTene  ti- 
ranno presente  in  cui  correa  flndi%.  XIII;  se  non 
che  il  di  i3  di  giugno  non  era  in  mercor^.  Dalle 
Cronichetta  cremonese  (i)  abbiamo  che  in  quest'an- 
no fu  qualche  guerra  fra  essi  Milanesi  e  Cremonesi, 
e  che  restarono  prigioni  alquanti  degli  ultimi. 

(  CRISTO  MCxcn.  Indizione  nv. 
Anno  di  (  CELESTINO  IH,  papa  6. 

(  ARRIGO  TI,  re  i  r ,  imperadore  6. 

Per  le  crudeltà  loro  usate  dalFimperadore  Arri- 
go andavano  tuttodì  i  Siciliani  e  Pugliesi,  massima- 
mente di  nazione  normanna,  meditando  rivoluzio- 
ni ;  e  veristmHmente  accaddero  <ion  poche  sblìeTa- 
cloni  e  sconcerti  in  quelle  contrade,  ddlè  quaK  ^ 
dan  qualche  barlume,  ma  non  ^à  una  bhiàra  nott- 
jtia,  gli  antichi  storici.  '  A  tali  avvisilo  spietato  Arrìgo 
(n^è  incerto  il  tempo)  fece  cavar  gli  occhi  agl'inno^ 
eenti  ostaggi  che  etano  in  Germania,  fuorché  a  NiC' 
colò  arùi^escóvo  à\  Salérilo.  Or  mentre  ti  tròvaf* 
esso  Arrigo  in  Germania,  fu  gagliardamente  aòUed- 
tato  da  papa  Celestino  /// a  portate  tocconi  in 
Terra  santa.  Ci  è  permesso  di  eredére  che  siBrefa^ 
lesse  egli  di  questa  occasione^  per  muOvefe  i  '^opoy 

Ji)  Chron.  Cremoncnse  T.  y^  Rer.  Iltl^^^^T^ 


A   »   H    9      MCJSftTI.  ^^1 

della  Germania  a  freudere  rarmi,  ^ol  fine,  di  Tate* 
sene  egli  prima  a  gasligare  i  popoli  di  Sic[ili?L^  «  Poi* 
glia,  siccome  avea  .fello  nell'anno  11945  '«  :cui,sdp^ 
piamo  ch'egTi  fi   servì  d'alcune  migliaia  di  pellegrini 
crociati,  che  erano  in  viaggio  Tersola  Soria,  per  coo*^ 
quislar  la  Puglia  e  Sicilia.  Infatù  raunò  uDa' posseiik- 
te  armata.  Ma  prima  di  muoversi  alla  Toltn  dltalia, 
tenne  una  general  dieta  (1) ,  in  cui  tanto. si  adoperò, 
che  indusse  qne'principi,  ad  eleggere  re  dfe'Homani 
e  di  Germania  il   suo  figliuolo  J^ederi^o  IJ^  aùcor^ 
che  appena  giunto  airetà  di  due  anni,  e  non  per  an- 
che ballexzato»  Ciò  fatto  renne  id  Italia.  Egli  si  Irò- 
Ta  in  Milano  ^ecun^o  idus  augusti^  coaae  consta  da 
un  suo  diploma  dato  nell'anno  presente  presso  il  Pn- 
ricelU   (2) .  Ppsciii  il  vediatuo   in  Piacenza  FI  idus 
septemhris^  ciò  apparendo  da  un  altro  suo  diploma 
pubblicato  dal  Campi  (5) .  Da  tre  altri  che  si  leggp&o 
nel  bollarlo  cassinense  (4)  9  impasiinmò  ch'egli  era  in 
Monte  Fiascone  XI JJ  kaìendas  novembris^  t  in  Tri- 
poli XFJ  kaknd.  decembris.  Per  attestato   di  Gio- 
Yanni  da  Ceccano  (5)  5  nell'ultimo  giorno  di  nov^m*- 
l>re  arrivò  a  Ferentino,  e  vi  dimorò  sette  giorni,  mo- 
strando secondo  il  suo  finto  animo  pensieri  di  pace  e 
di  equità.  Se  A'andò  poscia  a  Capoa,  nelle  cui  pri- 
gioni trovò  il  valoroso,  ma  sfortunatOr  Aùrcar</a  conte 
di  Àcerra,  che  poco  prima  nel  yoler  fuggir*»,  per  pre- 
venir l'arrivo  di  esso  augusto,  tradito  da  un  monaco 
(1)  Go^efridus  Moaachus  in  Cbron. 
(a)  Foriceli.  Monara.  Basilio.  Arobr. 

(3)  Campi  Istor.  di  Piacenza  TU. 

(4)  Bollar.  Cassinens.  Cùnstit.  aao,  et  seq. 

(5)  Johannes  de  Ceccano  Cbron.  Fossae  novae. 

HCllAtORI,   VOL.    XXXYIII.  I& 

Digitized  by  VjOOQIC 


tlt  kfmàXA  11^  rnuk 

Mttt€a,  cèAÌb  ikéìe  mani  di  Diopoldo  txfiEtale  <res8- 
Yto  (!)•  n  feee  giodioire,  e  poi  tirare  a  coda  dì  ctf 
Tttto  pd  fiogo  di  tutte  le  piasse,  e  fitiaAmeQte  impic* 
car  per  li  piedi,  fiaehè  morisse  ;  uè  il  sao  cadarero 
fa  rtnioiso  dafla  forca,  te  non  dappoiché  giuose  la 
«oora  della  merle  d'^esso  a  agosto  neU'antio  aegnente. 
Dopa  la  lesta  del  natale  t^ncamminò  Terso  la  Sicilia. 
Essendo  lo  questo  mentre  mancato  di  vita  tessa  fi- 
gliuoli Corrode  tuo  fratelto  duca  dì  Alemagns,  ossia 
di  Svelta  (a) ,  diede  quel  ducato  alTaltro  suo  fratel- 
\o  PUippOy  diansi  dichiarato  duca  di  Toscana  ,  e 
onndollo  a  prenderne  il  potsesto  :  il  che  la  da  !« 
Tolentieri  eseguito,  eon  tener  una  certe  solenme  \t 
Aogasta  nett'agosto  delPanno  presente.  AbfaìaoK»  an- 
«ora  da  Riccardo  di  s.  Germano ,  che  Arrigo  •prìniB 
di  giù jnere  in  quelle  contrade,  antt  stando  anthe  in 
Gerannia,  atea  spedito  il  rescoro  di  Tormacia  per 
ano  legato  in  Iwlia.  Andò  questo  preiato  a  Napoli  ed 
guerriero  abate  di  Monte  Cassino,  e  eon  moke  squa- 
dre di  soldati  italiani  e  tedeschi  tt  imperiale  impiem 
mandatitmj  NeMpoìis  murot  et  Capune  funàiùu  Jt- 
tìi  eoerti.  Pe^  nssicnrarti  di  quel  regno,  altro  ripie- 
go non  roNe  adoperar  quest'*augasto,  ohe  quello  del 
rigore  e  terróre,  dori  maestri  del  ben  operare.  Coi 
benefici  e  non  eoNa  crndeltà  si  goadagnano  i  cuori 
de*potK>U. 

Ebbero  in  qoesO  anno  i  Genoresi  pet  loro  pode* 
s^  Drudo  Marcettìno  (5),  uomo  di  petto,  ehe  eoa 
TÌ|f(Mre  esercitò  la  ma  balia,  non  h  perdonando  a 

(i)  Rìf^ard^  de  a.  GerroMio  tn  Chren. 

<a)  Otto  de  s.  "Wim^ù  in  Chron. 

(3)  Caffiiri  Amial.  Genoeni.  I.  3»  T.  TI,  Rer.  lui 

Digitized  by  VjOOQIC 


mal&t|Qre  alcuoo,  e  gastigaodo  tutta  la  gqnte  mquU- 
Uy  talchi  rkiMse  in  buooo  stato  queHa  sì  discorde 
città.  Fra  l«  altre  sue  prodezze,  perchè  ntoh'reittadìoi 
contro  l  pubblici  divieti  aveano  febbricate  torri  alti»- 
•ime>  delle  quali  poi  si  serrivano  a  far  guerra  ai  lof 
vidoi  nemici,  ÌAtrepidameme  le  fece  abbassare,  rido* 
cendole  tutte  alla  misura  d^  ottanta  piedi  d' altezza. 
La  continuata  dissensione  e  guerra,  che  in  questi  tem* 
pi  bofiira  fra  essi  Genoyesi  e  Pisani^  dispiacendo  al 
paterno  cuore  di  papa  Celestino  IJI^  cagion  fu  che 
egli  iaTiasse  a  Genova  per  suo  legato  Pandoro  car* 
dinaìe  della  basilica  de"*  dodici  Apostoli  per  trattae 
di  pace.  Fra  i  deputati  deli^una  e  deir  altra  città  alla 
presenza  di  lai  fi  tenne  un  congresso  in  Lerice  sul 
principio  d^  aprile.  Questo,  per  cagion  della  Ticina 
pasque,  si  sciolse  senza  fratto,  e  fu  rimesso  ad  altro 
tempo.  Prevalendosi  di  tal  dilazione  i  Pisani,  segreta* 
mente  spedirono  in  Corsica  uno  stuolo  di  navi,  cre- 
dendosi di  poter  leirare  il  castello  di  Bonifazio  ai  Ge« 
^  Aovesi,  ma  lo  ritrovarono  ben  guemito.  A  questo  ru- 
more accorsero  ancora  i  Genovesi  con  una  bella 
armata  di  mare,  e  andarono  a  sbarcsre  e  a  postarsi 
jn  Sardegna  nel  giudicalo  di  Caglieii,  di  cui  era  allo* 
ra  padrone  il  marchese  Guglielmo  (  dì  qual  casa  io 
non  so  dire  ).  Raunò  questo  marchese  un  esercito  di 
Sardi^  Catalani  e  Pbani  j^w  isloggiare  i  Genovesi  '; 
m^  ne  riusci  tutto  il  contrario.  Fa  messo  in  foga  coi 
suoi,  e  la  sua  bravura  gli  costò  P  incendio  del  suo 
palagio  e  d^  altri  ancora.  Dopo  di  che  i  Genovesi  se 
ne  tornarono  a  Bonifazio.  Tentarono  iin*  altra  volta 
i  Pisani  d'  assediar  quel  castello,  ma  indarno.  Ten- 
nero anche  a  battaglia  le  .flotte  pis^Oa  e  genoT«se,.ma 

DigitizedbyVjOOQlC  ^ 


l84  llWALt   D'ifALU. 

eoa  poco  ^fario  netla  perdita.  A  qaest"*  anno  fi  Sigo* 
hio  (i)  e  il  Rossi  (st)  ilfenscooo  it  matrimonio  S 
Avuo  ^>fig1iaolo  di  Ohì%%o  marchese  d'Este  con 
Marchesella  degli  A.delardt.  Ho  io  provato  (5)  che 
inolio  prima  di  qaesti  tempi  dovettero  accader  queste 
tiozze:  noeze  di  somma  ìmporfaaza  per  la  linea  esten^ 
se  d^  Italia,  perchè  aprirono  alla  nobilissima-  casa  dei 
marchesi  estensi  la  porta  per  signoreggiare  in  Ferra* 
ra  (4)>  Abbiamo  veduto  di  sopra  all^  anno  1T74  ^^ 
fosse  la  potenza  e  riputazion  di  Goglielmo  Adelardi 
Soprannominato  della  Marchesella,  per  cai  valore  fìt 
liberata  ancona  dair  assedio.  Egli  era  principe  della 
fazion  gaelfa  in  Ferrara  :  giacche  erano  nate,  e  anda« 
vano  crescendo  le  azioni  de^  Guelfi  e  de'  Ghibellini, 
Salinguerra  figliuolo  di  Taurello,  ossia  Torello,  eri 
il  capo  deir  altra  fazione.  Morto  egli,  e  manoato  pa* 
fimente  di  vita  Adelardo  suo  fratello,  e  rimasta  erede 
deir  immensa  loro  eredità  Marchesella  figliuola  dì 
Adelardo,  fu  questa  sposata  al  suddetto  Azzo  estense, 
acciocché  egli  sostenesse  il  partito  de'^Gaelfi  in  quella 
dttà.  Da  U  innanzi  i  marchesi  d'Cste,  signori  del  Po« 
lesine  di  Rovigo,  di  Este,  Montagnana,  Badia  e  di 
altre  nobili  terre,  comi  Sciarono  ad  aver  abitaetoDe  io 
Ferrara,  e  a  far  la  figura  di  capi  della  fasion  guelfi 
non  solo  in  essa  città,  ma  anche  per  talta  la  marca 
di  Verona,  dimodoché  lo  stesso  era  dire  la  parto 
marchesana^  che  la  parte  guelfa. 


(i)  Sigonias  de  Regoo  Jtal.  1.  t5* 
(a)  Rubeas  Histor,  Rayenn.  L  6 . 

(3)  Antichità  Esteasi'P.  I,  e.  36, 

(4)  Richobald.  in  Eomario. 


,y  Google 


<  CRISTO  McxGTii.  lodbiooe  xn 
Anno  di  (  GELESTIT^O  IIl^  papa  7. 

(  ARRIGO  VIj  re  ts,  iropefadore  7* 

Le  più  ftrepitofre  a^feoHire  deW  anno  presen-^ 
le  furono  in  Sicilia  ;  «a  per  diss^entura  ^  ooa 
han  voluto  raccontarle  per  qualche  politico  ri* 
guardo  gli  antichi  scrittori  italiani  di  quelle  parti,  cb^ 
erano  sudditi  di  Federigo  II  augusto,  figliuolo  di 
Arrigo  VI  imperadore.  Più  ne  han  parlato  gli  scrit^ 
tori  inglesi  e  tedeschi,  ma  non  senza  mio  timore,  che 
essi  lontani  ingannati  dalle  dicerie,  possano  inganna-* 
re  ancor  noi.  Scrive  adunque  Arnoldo  da  Lubecca  (1)^ 
che  giuDto  in  Sicilia  F  augusto  Arrigo,  vi  fu  occupa- 
to da  molte  traversie  e  battaglie,  perciocché  constava, 
del  tradimento  delf  imperadrice  Co^ama  sua  mo-» 
gTie,  e  degli  altri  iaobili  di  quelle  contrade,  Perciòr 
raunata  gran  gente,  a  forza  di  danaro  d^  essi  con- 
giurati beli  si  vendicò,  dopo  averli  fatti  prigioni*  A 
colui  che  era  stato  creato  re  contra  di  lui,  fece  con^ 
ficcare  in  capo  una. corona  con  acutissimi  chiodi  \  al- 
tri nobili  condannò  alla  forca,  al  fuoco  e  ad  altri) 
sopplizii.  Poscia  io  un  pubblico  parlamento  perdonai 
a  chiunque  aveva  avuta  mano  in  quella  cospirazione^ 
e  talibus  ixlknjfuiis  muitam  graiiam  illius  regnii 
invenit^  et  de  celerò  terra  guieviL  Che  la  impera- 
driee  Coatanza  mirasse  di  mal  occhio  le  crudeltà  del 
marito  contra  de^  poveri  siciliani,  e  massimamente^ 
del  sangue  normanno»  si  può  senza  fatica  credere, 
perchè  era  nata  in  Sicilia,  e  normanna  di  nazione,  e 

(1)  Arnold*  L^bec  Cbron,  1.  5i  e.  a. 

Digitized  by  VjOOQIC 


•ì  rieonotoefa  anche  obbligata  alla  frangila  6i  TaiH 
credi,  penici» ^^aaitroiantaterUinua  dii  lai  in  li- 
bertà. FinaliD^fo'  f^oeravqoel  rtguQy^  nam  M  lAa- 
ritOy*  pè  patwi  piacariet  cb^  agE  k»  distn^ei te  col 
macello  di  taota  nobiltà,  e  con  rotarlo  Ba  tnite  le  rio^ 
chena  {|er  pattarle  iO'GaaaMniau  fifa  scHa  ènnai  cre- 
dibile, dia  avendo  ella  $m%  figliuolo^  potesse  oottsaotire 
che  aVtri  ai  metteue  in  tetta  qoeUa  coronai  Per  dun- 
que' pm  probabUe  che  rinperadriec  laaa»  in  sospetta 
al  marito  anguaU^  d^aver  part*  in  qoeMe  sdleraùont  ^ 
ma  non  già  cb^  ella*  ne  aeslaasa  convinta^  E  però  coi^ 
rien  aotpendara  la  eredenaa  in  parte  d»  quello  die 
serrf%  BmggMri  Ho  vedano  (i),  ttoaìo»  inglese,  e  perde 
nemico  é^  Arrigo^  eon  dira  cIm  Arrìgoi  prese  t  magna- 
ti della  Sieili»,  e  parte  ne  tmprilgionò,  parte  dopo  va- 
i4  tormenti  fece  movire.  Avaaa  dianct  dato  il  doato 
di  Dunose  e  il  prindpalo  dt  Taranto'  a  ìfargarito, 
easia^Margantone  grande  ammiraglio*  Qneata  rolta.  il 
fece  abbndnare  ed  eunuoare.  Per  le  qnaK  iomnanftà 
rimperadrìjBe  Gostaaa»  fece  lega  eolla  eoa  gente  eeo- 
tra  dett^  angusto  eonsorte  va  veneta  a  Paterme  preae 
i  tesori  dd  re  and  antenati  ;  dd  die  inooraggatr  ì  Pa* 
lemntani  acciaerò  gran  copia  di  Tedetdri.  L^  impe* 
radere  Biggend<>  d  faeebinse  in  «aa  ierlessa,  co» 
peMiere  di  ripatriare,  se  gH*  veniva  frtto  ;  nm  i  anoi 
nemid  gli  aveaoo  serrati  t  passi*  Credane  dò  che  vno^ 
le  il  lettore.  Sicardo  storice  italiana  (a),  e  allora  d- 
vente,  scrìva  che  fif argentone  fn  aeoecnto  da  Arrigo 
neir  anno  1 1^4)  ^  "^^^  8^  <>*^  preaenta^  Cbe  in  Si^ 
d^  fossero  e  cengtnre  e  fomorì  o  nd  pteoadeate,  o 


(i.)  Bogerias  Hovedenas  Ann»1. 

(2)  Sicard.  iaGhron.T.  VH,  Rcr.  Hai. 


ed  by  Google 


A.    K'K   Kf       v«aa«TU* 


iMÌ  corrènte  antu))  axtmetttmnolb  pure^  Ma.  ^b«  Arrì^ 
go^ ìtb<oolà  aon  Wavmota disetsastamita! el>Kit)iiAtfO«^ 
t«  fosse  ftdotlo  in.  qaello'StBèo^  niMvha  molu  di  veri-s 
aimilé.  Mano  ne  ha,  eòe  T  imj^era^bka  a  iiiiiera  cala*' 
la  iflipMgaassèil.inarito^  Bicem  dusqaa  il  lettore»  eo« 
liieimegyo- fondato,  ti  racconto  di  Goiifredo  raoHa^Oy 
di  cut  aono  Ve  seguenti  fu<Ae  alPaatia  pr«sente<: 
Jmperafar  im  Apmlia  moratwrv  IM  quosdam  prinr^ 
€^iptSj  qui  in  nteem    éjus  eonspù'as3&  dicthamtur^ 
dhersU  pems:  acciàio,  Rumor  etiam  de  €0  uc  dls 
imf^tPtdriae  Gomtantia  varia  setmuat^  soiìwei  quod 
ipse  in  varOt  wimntikus  préBvtntus^  tftìank  in- viiaìe 
pericuìo  saepe  cons^tutus  sit;^  fuod  imperatrici^ 
vùìuniaie  eentper^  fieri   mdgabàtur  (r).   Quietati  I 
rtuDori  detta  Sicilia,  e  rìoottoiliato  iMmparadore  Arri- 
go colta  mo^^  alhnra  egli  permito  cbe  la  gra»  flotta 
de*  peUcgriiii  desiderosi  di  aego  alarsi  ia  T«rra  santa 
sctogltesse  le  relè,  con  aggìugnerri   e^i  alcane  delle 
soe  s^^nadre,  e  dar  loro  per  oondottiere  Corrado  ¥e^ 
stiopo  àkWhtàmrgo  ano   canceHfereu  Andarono,  fe- 
cero alquante  prodezce  in  quelle  parti;  più  ancpra 
n**  a^r^l^no  fiitte^se  non  fossie  giunta  la.  morte  del- 
l'imperadore,  cbe  sbandò  tutti  i  prìncipi  tedeicbi, 
▼olendo  ciascuno  correre  a  casa,  per  intervenire  al- 
l' ekaion  del  auoro  augusto*  Succedette  essa  Hiorte 
tieUa  seguente  forma,   che  a"*  ha  da  Riccardo  da  a. 
Germano  (a)^  Fece  Arrigo  Tenire  a  sé  T  imperadrioe* 
Costama  sua  moglie,  e  mentre  essa  era   nel  palaóo 
di  Palermo,  Guglielmo  castellano  di  Castro- Giovanni 
si  ribellò  alP  imperadote.  Pertossi  in  persona  Arrigo 


(t)  Godffrìdos  SToDàdiat  i»  Gfaroft, 
(a)  Richardus  de  s.  Germano  in  Cbron. 


,y  Google 


nU  asfecbo  di  quella  fortezza:  quivi  stando  nt  presdì 
da  tipa  malattia,  a  cagion  della  quale  condotto  (  per 
quanto  si  ha  da  Giotanni  de  Geccano  (s))  e  dall'ano-» 
redeno  (d) ,  a  Messina,  <|aivi  termtD^  i  suoi  giorni 
nella-  Tigilia  di  s.  Michele,  cioè  nel  dì  aS  di  aettem« 
bre.  Altri  -dicono  nella  festa  di  s.  Mtehéte^  altri  n^ 
dì  quinto  d"*  ottobre,  e  n^li  Annali  genovesi  (3)  la;> 
sua  morte  è  riferita  nelP  ultimo  di  di  settembre, 

Toce  eorse  ch^  egli  morisse  attossicato  dalla  mo- 
gfie,  a  eni  si  attribuiscono  tutte  le  irarersie  patite  dal 
marito  ;  ma  Corrado  abate  urspergense  la  giustifioÉ 
di  tal  taccia  con  dire  t  Quòd  tàmen  non  est  n^erisi* 
mite.  Et  qui  eun\  ipfo  (Angusto)  eo  tempori^ 
erani  Jarniliiarissùni^  hoc  inficiàhafiiur^  Audi^fi  ego^ 
id  ipsum  a  donino  Comrmdo^  qui  postmodum  [fiȓk 
abbas  praevionstrateniit^  et  tunó  in  èaeculari  ha-* 
hitu  constitutus^  irt  camera  imperaioris  exsìiiit 
Jamiliarissimus  {^),^0Tk  so  io  qual  fede  meriti  Tllo* 
yedeno  allorché  scrive  che  Arrigo  mori  scomunicato 
da  papa  Celestino  III^  per  non  avere  restituito  il 
dbiyra  indebitamente  estorto  a  Riccardo  re  d^  In- 
ghilterra, e  perciò  proibì  il  papa  che  se  gli  desse  se^^ 
pottora  in  luògo  sacro,  tuttoché  farci  vescovo  di  Me^ 
sina  molto  si  adoperasse,  per  ottenerlo.  Aggiugne  che 
lo  stesso  arcivescovo  venne  da  Roma  per  questo,  e 
di  tre  cose  fece  istanza.  La  prima,  che  fosse  permes- 
so il  seppellire  esso  augusto  :  al  che  rispose  papa 
Celestino  di  non  poterlo   concedere  senza  consenù^ 

(i)  Johsnn.  de  Ceccano  Ghron.  Fossae  novae. 
f2)  Kogerias  Hovedenus. 

(3)  Caffari  Annal.  Oenoent.  ì\  4. 

(4)  Abbas  Urspergea.  in  Cbron. 


,y  Google 


k  V  ft   O      MCXCTII.  i^^ 

mento  del  re  d' Inghilterra,  e  restituito  pnnìna  il  mal- 
tolto. La  seconda,  che  facesse  ritirare  i  Romani  che 
aveano  assediato  Marqaardo  nella  marca  di  Guarnie- 
rì,  cioè  d^  Ancona  :  il  che  dovette  succedere  dopo  la 
'morte  deir  imperadore.  E  la  terza,  che  permettess« 
la  coronazione  del  picciolo  Federigo  in  re  di  Sicilia. 
Sono  sospetti  gli  scrittori  inglesi  in  parlando  dì  que- 
sto imperadore.  Nondimeno  anche  Galvano  Fiam- 
ma (i)  lasciò  scritto,  ch^  egli  mori  scomunicato.  Quel 
ich**  è  più,  vedremo  che  anche  papa  Innocéneo  in 
il  pretese  scomunicato  da  esso  papa  Celestino»  Forse 
implìcitamente  si  pretendea  incorsò  Arrigo  nella  sco- 
munica per  la  violenza  usata  al  re  d^  Inghilterra  ;  ma 
ehe  espressamente  fossero  fulminate  contra  di  lui  le 
censure,  non  si  truova  in  altre  memorie  d^  allora. 
Air  incontro  Ottone  da  s.  Biagio  dopo  aver  notata  la 
morte  d"*  Arrigo  in  Messina,  soggiugne  :  Ibidem  cum 
rnaxtmo  totius  exerciius  lamento  cuUu  regio  96* 
pelitur  (a).  Sono  ancora  di  Sicardo  storico  e  resco- 
vo  allora  vivente  le  seguenti  parole  :  ^nno  Domini 
MCXCFTl  reversu9  imperator  in  Jlaliam^  in  Si* 
cilia  moriuiis  est  et  sepuUusi^),  E  T  abate  urspar* 
^ense  discorda  bensì  nel  luogo  della  sepoltura,  ma 
questa  ce  la  dà  per  certa,  sc»'i Vendo  (4)  :  Henricus 
imperator  ohiit  in  Sicilia^  et  in  ecclesia  panormi-^ 
tana  magni/Ice  est  sepultus^nh  alcun  d'  essi  parla 
di  scomunica.  Comunque  sia,  la  morte  di  questo  aa- 
|(USto  fu  tofldmamente  compianta  dai  Tedeschi,  che 

(i)  Galvanus   Fiamma  in  Manip.  Fior» 
(a)  Otto  de  s.  Biasio  in  Chroti. 

(3)  Sicardus  in  Chron. 

(4)  Abbss  Urspergeni.  in  Chon. 

Digitized  by  VjOOQIC 


r  esaltano  forte^  per  av^re  stesi  i  cenfioi  àtSV  unpe^ 
Tto,  e  portati  dalla  Sicilia  ia  Germania  immeoti  teso- 
ri ^ma  air  incontro  essa  riempie  à"  allegrexza  tntti  i 
popoli  della  Sicilia,  e  d^altri  paesi  d1[talia,  che  Pavea- 
xip  provaio  prìncipe  crudele  e  sanguinario,  ne  gli  da- 
Tano  altro  nome  che  di  tiranno.  Odasi  Giovanni  da 
Geecano  (i)  : 

Omnia  cum  papm  ^audent  de  morie  fyrannL 
Muri  necat^  et  euncti  gcmdent  de  morte  sepuìti^ 
Apulus^  et  Calaher^  SiculuSy  Tuseusque^  £»- 

gm^que. 
Certo  è  ehm  la  morta  di  qneato  prtocipe  porle 
una  somma  eonfustene  nella  Grermania,  e  si  tirò  dia» 
tro  un  fiero  sconvolgimento  e  una  gran  nntanoaa 
di  cose  anche  in  ItaHa,  siccome  andremo  vedendow 
Per  Inme  iniaafo  di  qnel  che  poada  avvenne,  consH 
iJarabile  è  una  notiaia  a  noi  conservati  dalP  autore 
ddla  vita  d^  Innocenso  III  papa  (3).  Scrive  egli  che 
dopo  la  rotta  data,  siccome  vedremo,  Beifanno  1  a 00 
a  Marquardo  marchese  d'^Ancona,  si  trovo  fipa^suoì 
scrigni  II  testamento  del  suddetto  imperadore  ^rir- 
go  /V,  con  bolla  d*  oro,  che  ora  ai  legge  stampata 
da  me  a  da  altri.  In  caso  ordinava  egli  che  JFeder^ 
Ruggieri  ano  figlinolo  riconosoease  dal  papa  il  ragne 
di  Sicilia  ;  e  mancando  la  moglie  e  il  figlinolo  sema 
«rade,  esso  regno  tornasse  alia  Chiesa  romann.  Che 
se  il  papa  confermasse  al  figliuolo  Federigo  rimperìo^ 
In  rieompenaa  si  restituisse  alla  Qiiesa  stessa  tutta  la 
terra  della  contessa  Matilde,  a  riserva  di  Medicina  e 
di  Argelata  sul  bolognese.  Ordinò  ancora  a  Harqoaf- 
( i)  Johannes  de  Cecciiiio  Ghrqo.  Fos^e  noyae, 
(2)  Vilà  lonoccnlii  III,  P.  I,  T.  S.ller.  It^. 

Digitized  by  VjOOQIC 


A  ir  ir  o    HCtcvix.  191 

dò,  ut  ducafum  ravennatbm^  terram  Brictinori, 
tnurdùam  j4nconae  recipìat  a  domino  papa^  éi 
romana  Ecclesia^  et  recognoscat  eiiam  ab  eis 
Medisinam  et  ^rgeìata,  E  maocando  egli  senza  erif- 
di,  vuole  che  quegli  Stati  restino  ia  domiDio  della 
saddetta  Chiesa.  Una  parola  non  vi  si  legge  del  du- 
cato di  Spoleti.  Solamente  vi  si  dice  che  sia  restitui- 
ta al  papa  tutta  U  terra  da  Monte  Paile  sino  a  Gepe- 
rano,  siccome  ancora  Monte  Fiascone.  Secondochè 
abbiamo  da  Parisid  da  Cereta  (i),i  Yeronesi  in  que- 
st*  anno  attaccarono  battaglia  coi  Padovani,  assistiti 
da  JSccelino  da  Romano^  e  da  j4ik%o  marchese  di 
Este,  e  li  sconfissero  eolla  morte  di  molti.  Questo 
Eccelino,  per  soprannome  il  monaco,  fu  padre  del 
crudele  Eccelino  da  Romano,  Di  questo  fatto  parla 
ancora  Gherardo  Maurisio  (a),  con  dire  che  i  Vicen- 
tini dopo  una  gran  rotta  loro  data  dai  Padovani  •  dal 
suddetto  Eccelino,  per  cai  restarono  prigionieri  pia 
di  duemila  d^  essi,  ricorsero  per  aiuto  ai  Yeronesi,  i 
quali  con  si  formi dabtl  armata  entrarono  nel  padova- 
no, guastando  e  bruciando  sino  alle  porte  di  Pado- 
va, che  atterriti  i  Padovani  altro  ripiego  non  ebl>ero 
per  liberarsi  da  questo  turbine,  che  di  restituire  tutti 
i  prigioni  :  il  che  fetto,  ebbe  fine  la  guerra.  Ma  que- 
sto avvenimento  da  Rolandino  vien  riferito  alP  anno 
seguente,  e  in  altri  testi  airanno  11 99.  Un  documen- 
to da  me  prodotto  nelle  Antichità  italiane  forse  ci  h 
vedere  tuttavia  duca  di  Toscana  Filippo  fratello 
deir  imp^'adore  Arrigo.  Esso  fu  scritto  ndP  anno 
1 1 96  nel  di  3o  d*  agosto  correndo  P  lndi%ione  XF. 

(i)  Paris  de  Cereta  Chroo.Yeron.  T.8,Rer.  lUl. 
la)  Mtoris.  Hill.  T.  8,  Rcr.  IlaL 

Digitized  by  VjOOQIC 


ig2  AHVàLI    D^  ITALIA.   AVIIQ  «CXCyjT. 

Ma  pcrch.è  tale  lodiuoBe  spetta  all'  anno  presente, 
peròy  o  ivi. dovette  essere  V  anno  1 1 9^^  ovvero  s^  ha 
^  scrivere  Indi%ione  X/%  e  sarà  rerameote  f  an« 
00.1196. 


Turi   9KL   Tona  XXXTIÌI. 


In  questo  VoL  XXXTIII  si  comprende  io  spazio 
rli  tempo  scorso  dali'^annodi  Cbisto  mclzvix.  Indiz. 
XV ,  fino  all^anno  di  Cristo  mcxctii.  di  Celbstiho 
III,  papa  7.  Abrigo  VI,  re  12,  imperad.  7. 


by  Google 


,y  Google 


,y  Google