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Full text of "Annali universali di statistica, economia pubblica, storia ..., Volume 141"

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AOALl UNIVtttSALI 

DI 

STATISTICA 

ECONOMIA PUBBLICA, LEGISLAZIONE, STORIA, VIAGGI 
E COMMERCIO 

COMPILATI 

DA 

GIUSEPPE SACCHI 

E DA VARJ ECONOMISTI ITALIANI. 

Volume GXLI della Serie Prima. 



VOLUME PRIMO. 
della Serie Quarta. 

Gennujot l*elilirfiJo e HarBo tM«* 



MILANO 

presso la sqcieta' per la pubblicazione degli annali unitbreau I 

DEUE SCIENZE E DELL* INDUSTRIA 

Neita Galleria De • Criatoforis 

1860. 



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Econ P I50'3 



HARVARD COLLEGE LIBRARY 
INGRAHAM FUND 



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3 

BBBBBBSBBB 



INTRODUZIONE AULA QUARTA SERIB 



—•zzo— 



Ju già compiuto il settimo lustro 4& che ebbero vita gli 
Annali universali di statistica. Li creava pel primo (in ve- 
terano del grande esercito itaUco. Egli era nei suo nobile 
tentativo valorosamente assecondato dal dotto raccoglitore dei 
Glassici economisti italiani, il barone Custodi, e dal grande 
ordinatore della scienza statistica, Melchiorre Gioja. A que- 
st'opera associavasi nell'anno 1826 rillus^^re riformatore della 
civile filosofia in Italia, Gian Domenieo Romagnosij e sino a 
quando ebbe vita proseguiva a deporvi tutto il tesoro della 
sua sterminata dottrina. Sul suo letto di morte egli affet 
tuosamente raccomandava quest'opera a lui prediletta ai 
suoi allievi che ne raccoglievano pietosamente l'arduo re* 
laggio. 

Chi ora redige questo scritto periodico apparteneva ap- 
punto a questo novero. Egli non mancò di assumersi^ per 
quanto le sue povere forze glie lo permettevano, il cómfHto 
impostogli dal suo venerato maestro, e non mancherà di 
corrisponder ^Ti anche per l'avvenire^ sino a che vorranno a 



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&iy Ìnetfft%g1Sm*lifttrqùV ISìoht *^ ora T asslslonò col- 
l'opera e col consìglio, E se vi ha tempo ìd cui il coraggio 
non ha da mancare in chi si occupa degli sludj morali ò 
appunto questo. — Una nazione da più secoli crocifissa sta 
per risorgere a nuova vita. Essa rivede tutti i sugi figlisi* 
nora straziati e divisi' ^e sta per 'ricomporli in una concorde 
famiglia. Su ventisette milioni di italiani si contano ormai 
dodici milioni che stendonsi amicamente le braccia e voglio-r 
no appartenere ad un unico Stato retto da un' unica legge. Q 
questa legge è quella dello Statuto che ha reso sinora forte e 
rispettata da tutte le genti una piccola ma generosa famiglia 
d'uomini che tenne per simbolo la fede dell'emancipazioiife 
italiana. Chi scrive iquésta periodica rassegna si gloria di fer 
parte di quésta invidiata famiglia, e può con maggiori 
agevolezisè rendersi interprete delle sue magnanime aspira- 
zioni, (sia nell'ordine della scienza che nelF ordine der 
fetii. - > ' 

Dal Iato della scienza egli cercherà dì riassumere di 
mese in mese il fiò^e di quelle civili dottrine che vanno 
ora diffondendo que' valenti che si degnamente onorano il 
nome italiano. La concordia che ora è negli animi esisteva 
dapprima nei cultori delle morali discipline. Noi avemmo 
più volte la fortuna di notare questo singoiar fatto che in 
Italia non vi aveva dissenso nella manifestazione delle dot- 
trine attinenti al ben vivere civile per la felice associazione 
da più secoli avvenuta fra le scienze giuridiche, le econo- 
miche e le morali nel senso più largo della parola. Senza 
voler pretendere ad al^un primato ne' filosofici studj, pos^ 
$iamo però xlire che V Italia non ha mai mancato alle sue 
più gloriose tradizioni e stelle salda al principio della pro^ 



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5 

p^pi\otit àeì vero per il bene. Ora che un lìbero regime 
restituisce anche al pensiero le sue già negate franchigie , 
noi siaìno certi che la sapienza civile proseguirà vittoriosa 
nel suo trionfale cammino. È noi la seguiremo solleciti in 
tutte le più interessanti sue fasi. 

Dal lato poi dei fatti noi possiamo sin d'ora assicurare 
i nostri antichi e nuovi lettori che procureremo di pubblicar 
sempre i documenti statistici^ che più importano alla nazione 
italiana, rendendo il nostro giornale, come Io fu anche per 
lo passato, una specie di archivio progressivo ad Uso degli 
uomini di Stato. Vogliano i buoni conservarci il loro affeltOj 
perchè possa ognor più prosperare quest'opera che un ve-^ 
terano creava, e può ora dirsi anche la veterana fra le ita- 
liane rivislCé 



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ANNUII UNIVERSALI 

^^V^K SS ^V a& ^V dff ^S dff ^S \SS ^^c 



Gennaio 1860. 1Ìrol* !• -^ IV.^ 1. 



BIBLIOGRAFIA ^0 



ECONOMIA PUBBLICA, STORIA E VIAG6L 
. RASSEGNA DI OPERE ITALIANE. 



I. — - * // Politecnico, repertorio mensile di studj applicati 
alla prosperità e coltura sociale. Milano 1860. VoL Yllly 
presso la tipografia di Pietro Agnellié' 

Uopo vari! anni d' interruzione è risorto con viro plauso dei 
baoni il Politecnico dell'illustre Carlo Cattaneo. In una splendida 
introdazione viene data ragione delP eminente scopo a cnl tende 
la continuazione di questa eccellente opera periodica, e che è 
quello di elevare la sapienza italiana al grado massimo di civile 
potenza. E chi redige quest'opera é tale ingegno da saper rag* 
giungere un fine cosi magnanimo e così degno dei nuovi tempi. 
Noi troviamo nel primo fascicolo testé uscito alla luce una magni- 



(1) Saranno indicate eou asterisco (* ) di riscontro al titolo dell'opera 
qaelle prodasionl sopra le qaall si daranno , quando pceotrono, articoli 
analiticU 



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8 

fica prolusioae dello stesso GatUneo alle sue lefciòitl [di flosofia 
cifile» Lo stesso scrittore rtassome i sooi bellis^aii studii suirir^ 
landa, ed apre io seguito te «oe pagine ad altre nobili scriUure 
sulle ferroTfe italiane e sugli ordinamentf da^ darsi al nuo?o 
esercito italiano. Si predilige in fatto di militari ordinanze il 
sistema già accolto nella Svizzera e lo si propone come modello. 
Noi ritorneremo più volte su questa interessante pubblicazione 

che fa salutata dagli italiani con unanime gaudio. 

* 

IL — * Considerazioni sulla istruiUone pubblica; di G. Cle- 
menti da Verona. Torino 1859. Un opuscolo in-^S.^ di 
pag. 60. 

Qitest' eecéneote Memoria è diretta a commentare la nuova 
legge sulla pubblica istruzione che al i5 novembre 1859 venne 
promulgata negli Stati sardi. Chi la scrisse è uno dei più bene>> 
meriti professori di cui può gloriarsi il paese che V ospitò e lo 
tenne nel novero dei suoi pi& dotU educatori. L'autore fa alcune 
sensate osservazioni su varie parli della legge organica dell'istruì 
zione e specialmente si allarga nei suoi commenti all' istruzione 
tecnica , notandone le gravi lacune e proponendo le vie per me* 
glio riordinarla. Noi faremo tesoro di queste sue sapienti conside" 
razioni nel seguilo dei nos,tri studii sulla riforma del pubblico in- 
segnamento in Italia. 

IIL -^ " La politica e il dòritio eristiano , considerati ri- 
guardo alla questione italiana; di Massimo d'Azeglio. Pa- 
rigi e Firenze 1860. Edizione tn-8.®. 

Questo magnifico libro d^U' ottimo Massimo d'Azeglio venne 
pubblicato neHe due lingue francese ed italiana. Con molla nobiltà 
di propositi l'autore propugna il vero carattere del diritto e della 
politica cristiana ^ contrapponendole al cosi detto diritto pagano 
che tutto si appoggia alla forza brutale. E per una strana con* 
traddizion^ di eventi umani dimostra come la così detta politica 
papale abbia rinnegato ai principii della fede cristiana per gettar- 
si in preda alle pagane nefandità» fidando sulla forza e non sul 
diritto. 



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9 
Le alte questioni di diriito pubblico che si trattano in questo 
libro meritano £ èssere approfondite e noi lo faremo nel venturo 
fascicolo allorché esporremo il nostro libero giudizio sulP opera 
del conte Terenzio Mamiani , inlUolata Di un nuovo diritlo eu' 
ropeo 9 e di .etti già porgemmo due tunglii estrani nei nostri 
Annali, 

IV. -^ Considerazioni $hIV Italia Centrale ; del conte Carlo 
Bo»-CoMPACNi. Torino 1859. Un mi. inS.^ di pag. 240, 
presso gli eredi Botta. 

È questa nn^opera insigne di diritto pubblicò pratico. !f conte 
Bon-Gompagni che ora rappresenta il Governo del Re Vittorio 
Emanuele neiritalia Centrale, si è fatto a raccogliere i IHeti gtu-> 
ridici che questa parte nobilissima delTItalica famiglia può f»r va-* 
lere al cospetto delle nazioni per ritenersi libera di annettersi alla 
famiglia sabaudica , colla quale essa vuole costituirsi in un solo 
Stato retto da libere istituzioni. 

•Questo eccellente lavoro del Bon-'Oompagni fu cosi appreeaalo 
in Europa che se ne fecero tosto due traduzioni» runa in Inghil- 
terra e l'altra in Francia. 

V. — * Biblioteca deW economista. Seconda Serie. Sull* in- 
dustria manifatlrice ; opera diretta dal prof. Francesco 
Ferrari. Torino 1859. (In po/. in-Ò.^ di pag. 1343. 

Questo gigantesco volume coatiene dieciotto sapienti Memorie 
sulle questioni più importanti che si riferiscono air industria raa« 
nifattrice. Tra le più notevoli ci piace di ricordare un estratto 
di alcuni capitoli dell'opera classica dell'inglese Andrea Ore Sulla 
filosofia delle manifatture t l'intiera opera di Dareste de la Gha- 
vanne sulle corporazioni d'arti e mestieri; il bellissimo lavoro dì 
Villermé sullo stato fisico e morale degli operai che lavorano nelle 
manifatture di cotone, di lana e di seta, e la recente opera di Le- 
vasseur che offre la storia delle classi operaje in. Francia dalle 
conquiste di Giulio Cesare sino alla fine delusecelo XVIll. 

Il prof. Ferrara or elevato aUa cattedra di economia pubblica 



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airUaìversità dì Pisa» faa dichiarato che eonthHierà a presiedere 
alla Biblioteca defl^economlsta per condarla cosi felicemente a ter*- 
mine. 

RASSEGNA DI OPERE STRANIERE. 



VI. — VI latte centrale; par U.Cbamles db Vaìsiine. Neuitly 
1859. Un voi. tn-12.^ di pag. 396, presso la tipografia 
Guiraudet. 

Il ^g. Carlo de la Varenne si è già reso benemerito verso la 
causa italiana colle ripotate sue opere storiche sugli austriaci e 
Vltaliay e su Fittorio Emanuele ed il Piemonte nell'anno 1858. 
Ora ha voluto riassumere la storia contemporanea degli Stati dell'I- 
talia Centrale, narrando le dolorose vicende che ebbero a subire 
i popoli già soggetti ai Ducati di Parma e Piacenza , di Modena, 
di Toscana e delle Legazioni pontificie. L' autore si mostra infor- 
roatissimo delle cose nostre e svela alcuni fatti che sinora erano, 
rimasti ignoti al maggior nrmero, appartenendo' essi alla storia 
segreta delle tiranniche corti che dominavano tutta l'Italia Cen- 
trale. I lettori spassionati, massimamente francesi , scorgeranno 
tutta la gravezza delle nostre passate miserie, e vedranno se la 
risurrezione italiana non fosse una ineluttabile necessità. 

Noi dobbiamo perciò essere grati al sig. de la Varenne per 
aver fatto conoscere a tutta Europa f titoli giuridici della nostra 
emancipazione. L'Europa civile potrà giudicarci imparzialmente 
ed ammirare tutta l'altezza delle virtù cittadine di questo popolo 
che mentre insorge come un solo uomo contro i proprii oppres- 
sori, non si abbandona ai delirii delle popolari vendette e si di- 
mentica dei suoi crocifissori per amarsi 1' un l' altro cóme può 
amarsi un'affettuosa famiglia. 

Questo storiéo scritto venne dedicato a Carlo Luigi Farini go- 
vernatore dell'Emilia, che fa colla grandezza dei suoi atti rivivere 
la memoria dei nostri antichi temosfori ed a simiglianza di Cincin- 
nato , risponde ai rappresentanti la nazione che gli offrono per 
pubblica riconoscenza il podere di Castelvetro: « non toglietemi, 
signori, la gloria di morir povero 99. 



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41 



HEMORIE OlilGIMLI 

ESTRATTI ED ANALISI DI OPERE. 



Nuovi stadj stille forse produttive della ff^om- 
Imrdlat di EMILIO IìAVELEYE. 

( Ck>DUnaazione. Vedi 11 fascicolo di dicembre i859, pag, 268). 

Ura discendiamo un pò più basso, eccoci nella regione 
delle colline e degli altipiani. Questa regione si stende dal 
lago Maggiore sino al lago di Garda. È questo un bellissimo 
paese, ma che eccetto alcuni luoghi^ come i dintorni di Va* 
rese e la riviera di Salò, presenta un aspetto assai uniforme. 
Dappertutto i campi sono seminati di gelsi ehe^ eguali in 
forma e grandezza^ arrestano la vista senza alterarla, come 
fenno r ombre e i tronchi maestosi delle grandi foreste. 
La terra é 'divisa tra un numero infiaito di piceoli poderi di 
10, 6, 3 o 2 ettari di cui alcuni son coltivati coi buoi, ma 
la maggior parte colla vanga. La proprietà è essa pure in 
molte mani ; si conta una proprietà per sette abitanti. I patri- 
monj hanno generalmente una estensione che varia da 4 a 40 
ettari, quelli che sorpassano i 400 ettari sono rare ecce* 
zioni. Tutte le piccole particelle non sono troppo frequen- 
ti. La terra si affitta 6, 8, 10 e anche fìno a 14 e 46 lire, 
e si vende da 100 a 60 lire la pertica milanese (6 are 54 
eenti.). 11 prezzo medio di locazione dell' ettaro deve es^ 
sere adunque dai 100 ai 110 franchi, e quello di vendita 
dai 8200 ai 8600 franchi. La rendita dei beni- non sorpassa 
il 3 per 100 del valore renale. La terra ò in grandissima 



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parte coltivata da piccotì proprietarj che atSlatìo le bdrgdté 
e i grossi villaggi, e che affittano i loro beni ad affittajuoli^ 
di modo che quelli che vivono della rendita e quelli che 
vivono della coltura formano due classi distinte» 

Il principale prodotto del suolo è il gelso, le di cui fo-* 
glie nutriscono il baco da geia, sotto questi gèlsi crescono 
il frumento e il grano turco ,, ai quali pare non nuocia 
r ombra di questi alberi. L'ombra del gelso è ombra d'oro 
dice il contadino tnilanese. Si coltiva anche la vite, ma il 
vino è considerato come un prodotto accessorio. À questa 
terra mediocremente fertile , che porta di già il gelso è la 
vite^ il coltivatore riesce per un miracolo agronomico, ;a 
far produrrre ancora senza riposo delle raccolte di grani. 
I due terzi o i tre quinti della coltura sono seminati a grano 
a segale, secóndo la qualità dei fondi^ il resto a grano 
turco, eccetto alcune parti riservate a un poco di lino, di 
canape, di patate, di grano saraceno e d'alcuni legtimi. Il 
suolo è cosi incessantemente composto con piante esauribili^ 
Pei campi di frumento si semina del trifoglio, che lo si fa 
pasturare dal bestiame, poi lo si sotterra all'autunno, e serve 
d'ingrasso per il ricolto che segue. Dopo il grano turco si 
semina del lupino che egualmente si sotterra* Il secondo 
anno la terra che. ha dato del grano turco deve portare del 
frangente, come pure la metà di quello che ha già prodotto 
delle granaglie, V altra metà è riservata al grano turca< 
Quanto al bestiame va da sé che debbo essere poco nume-' 
roso in ciascuno di questi piccoli poderi. D' invernò \ìeB 
nutrito colla paglia del frumento misto al giovine trifoglio^ 
r estate colla seconda messa del trifogho, e con tutta l'erba 
che si può tagliare lungo le strade e i fossati. Quando si 
ha un filo d'acqua per irrigare un piccolo prato, si può 
tenere una vacca di più, e meglio ingrassare la terra. .Que-* 
sto sistema di eoltura è sorprendente, e pare impossibile che 
non abbi punto ad esaurire il suolo rapidamente e coni- 
pletamente. Due cose reudono possibile questa successione 



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13 

nòli iiuerròlta dì cereali , là cura ehe sì pone a raccogliere 
gR ÌDgrassi e gli limmiraUii sdcbi ohe il coltivatore dà alla.^ 
terra colla vanga. In Lainbardià come nei paesi di W^es io^ 
Fiandra, è per n^ez»» degli ingrassi «. delia vanga eìke ì^ 
piccola coltura riesoe ia natrire su un terreno magro la 
popolazione più eomiratia d' Europa^ ed a pagare una ren- 
dita elevata quanto qiteH» deHe terre migliori. Il suolo fr 
profocklamente dissolvente; ciascuni zolla ò rivoltala^ schiacci 
ciata e fertilizzata dalP acqua ebe assorbe più facilmente e 
dàiraria ehe penetra attraverso ogni suo poro^ Se Taratra 
ha il vomere di ferro, la vaoga ha la punta d' oro, dice i) 
proverbio ; a dire il vero in questa regione la coltura è del 
giardinaggio. 

Il contratto^ di locazione generalmente in .uso è V affitto 
con condizioni più o meno iavorevoH pel coltivatore. Dalla 
parte di Bergamo il proprietario si riserva la metà di tutti 
i prodótti (mezzeria). Dalle parti di Brescia ottiene spesse 
volte il terzo (terzeria). Dalla parte di Milano e di Como« 
prende la metà dei bozzoli e dell' uva, ma stipula per pre- 
stazione fissa in cereali che varia da 2,78 a 3,20 t'ttolitri 
air ettaro, secondo la fertilità della terra. Altre volte raSìtio 
a mezzo frutto era generale in questa regione. Abitudini 
patriarcali univano ì contadini ai proprietarj ed aqche i 
contadini fra loro. 

Quattro o cinque famiglie s' associavano per coltivare in 
oomimione una fattoria; vivevano sotto lo stesso tetto, ri-^ 
conoscevano nei campi l'autorità d'un capo, il reggitore, 
ohe dirigeva i lavori, ed intorno al focolare d'una matrona, 
la roassaja che regolava i dettagli della famiglia; i lavori 
erano divisi secondo il gusto e le abitudini di ciascuno. 
Questa forma d'associazione presentava un vantaggio ai col- 
tivatori perchè permetteva di far produrre un terreno col 
beneficio certo della divisione del lavoro, e un altro van- 
taggio af proprietarj perché dava loro una miglior garanzia 
per la sua partecipazione nei prodoiii. Il reggitore aveva 



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interesse atfesser (mesto nei suoi rapporti col padrone» pnr- 
ehè lo fóssero pure con Ini i suoi socj. Inoltre la piccola 
società, avendo un capitale pia ragguardevole di quello d'una 
sola famiglia, offriva più sicurezza al^godimeoto del proprie- 
tario. Sventuratamente queste assodazioni rimarchevoli, e nei 
fatto favorevoli si alla buona coltura cbe ai buoni costumi, 
tendono a scomparire ; esse scomparivano in parte sotto 
F influsso d' un certo spirito d' indipendenza che manifestasi 
negli associati, in parte «neora in oama dell'ostilità dei 
proprietariì, che disponendo d' un capitale abbastanza grande 
non possono imporrò air associazione le condizioni le più 
dure che essi fanno accettare alle famiglie isolate, più povere 
e concorrenli, 

I contratti ordinarii cominciano al San Martino, e termi- 
nano alla fine dell'anno, ma il tacita riaffiltamento dava già 
loro una durata, per così dire, illimitata^ rimanendo sempre 
le stesse condizioni stabilite dall' usò. Il fiuajuolo è obbli- 
gato alla coltivazione del suo podere, di cui si a)nsidera 
come il comproprietario. Egli paga una somma annua che 
varia dalle 30 alle 40 lire per V abitazione e sostiene la 
metà delle imposte; ma il prodotto dei bestiame è per lui 
solo. 

Nei paesi ove sono in uso le prestoEioni in grano i col- 
tivatori si dividono in massari ed in pigionanti. I prtaii for- 
mano società di tre o quattro famiglie per coltivare una 
quindicina di ettari coi buoi ; i secondi vivono soli colla loro 
famiglia^ e non ^anno che le vanghe. In tutti i paesi di 
collina e di alti piani , come nelle montagne , trovansi 
pochissimi giornalieri. Le^ famiglie isolate od associate bs^« 
stano a fare tutti i lavori che le coltivazioni richieggonOé 
Le donne non sono punto impiegate nei grandi lavori delta 
coltura, esse si occupano della loro modesta stalla, ndlc 
cure della casa e della preparazione della seta. Le condi- 
zioni sempre più dure dei contratti d'affitto inducono le 
classi agricole quasi allo stretto necessario, ma le abitazioni 



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45 
sono in generale ventilale e ben tenute, die T allevamento 
del baeo da seta vuole pulitezza. In una parola, la maggior 
parte dei eoltivatort non proprietari! menano, eome dovttn* 
que, una vita di privazioni; ma eeeetto nelle eattive annate 
la estrema miseria è eeoezionale; essa non si trova ohe in 
qualche distretto d'un suolo ribelle, all'ovest di Milano e 
nella provincia di Brescia. 

La terza regione, quella dei bassi piani, è il paese della 
terra fertile e delle grandi possessioni. Situati lungo il Po 
questi fondi sono in gran parte irrigati dalle riviere che, 
discendendo dalle alture , gettansi nel fiume principale : 
427,900 etuiri sono cosi fertilizzati dalle acque del Ticino, 
delPÀdda, del Brembo, del Serio, dell' Ogiio, del Clisio e 
del Mincio, distribuiti al lungo e per mezzo di una immensa 
rete di canali grandi e piccoli, lavoro degli antichi e dei 
municipii del medio evo. Le leggi e gli usi che regolano 
la distribtizione delle aeque formano un codice eompleto per* 
fettaroente redatto/e che ha avuto per effetto di sviluppare 
singolarmente lo spirito d'associazione. Le terre irrigato 
acquistano, sotto l'influenza del sole, una feconditi prò* 
digiosa, e sono sopratutto occupate da praterie e risaje. 
Le praterie ordinarie che non sono irrigate che durante 
Testate, danno tre o quattro tagli d'eccellente fieno ed un 
abbondante raccolto. Le marcite che sono esse pure irrigate 
l'inverno, danno da cinque a sei tagli; quelle che sono 
fecondate dalle acque della Vettabia, provenieniti in parte 
dai scoli di Milano, si tagliano fino ad otto e nove volle 
per anno. Queste marcite s'affittano da 200 a 600 lire l'et- 
taro. Il graminifoglio che fa il fondo di queste meravigliose 
praterie è più che produttivo. 

Le risaje danno altresì un prodotto considerevole , che 
in un buon anno e in una buona terra, può elevarsi a 410 
ettolitri per ettaro di riso non rimondato, o ad una quaran* 
tina d'ettolitri di rìso mondo, rappresentante un valore in 
denaro di quasi 1200 franchi. Per avere la media, biso- 



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46 

f^nerh^^ ridtirre questo risultalo d'un tjerzo, ed è aUresi a no- 
tarsi die le spesQ di questa coUiira soi)0 fissai grandi. Dap- 
pertutto dove .vi soQQ ri5ft|e e praterie irrigate, le terre la- 
vorate SODO d'una importanza: secondaria , nop .occupano 
ijuasi .che Mn terzQ^ ^ spesso un quieto della superficie dei 
terreni eqltiyati, L^ praterie artificiali prendono un gran 
posto nelle rotazioni. In un ripartimento di cafjApi di sei 
o sette anni, le piante forraggiere ; occupano il suolo durante 
tre o quattro i^nni, si semina il trifoglio ordinario col frij^ 
mento; lo sì fa pasturare al('autMano,. e lo si sega Tanno 
prossimo (I). 

GK -altri prodotti della regione dei bassi piani sono in 
prima Unea il grano turco, poi il frumento da 16 a.i7 e|r 
tolitri e quello del grano turco, poi da 50 a 42 ettolitri 
air ettaro (2). N^ lodigiano ^9 sopratuttp all' est dell'Adda, 
si coltiva apche il lino che $i vende sul piede di 400 a 500 
fr. p^r ettaro^ il che è pocoj imperocché in Francia, nel 
dipartimento del Nord, o n.el Belgio, nella Fiandra, questo 
prodotto, sopra una stessa estensiope di terreno, ha un vat 
lore di BOO ^ 4100 franchi. Io Lombardia, dopo il lino, 
si ottiene ancora un raccolto copioso di miglio e di grano 
turco quarantino. Riscontransi anche il gelso e la vite in que* 
sta regione, sopratutto nelle provincie di Cremona e di 
Mantova; vi crescono con un vigore ammirabile, ove si fa 
qn buonissimo vino. Questa parte della contrada, in cui do^* 
mina uoa terra profonda e corppatta, e le irrigazioni sono 



(1) Lo si rionpia^sza spesse volle dal trifoglio bianco (trifoliqni 
repens, ladino in italiano) e con vantaggio, perchè quasi' erba es- 
sendo affatto indigena e vivace, permette di mantenere le praterie 
temporarie più lungo tempo che al trifoglio ordinario. 

(2) Secondo i calcoli fatti colla più gran cura, il prodotto me- 
dio del frumento in questi ultimi anni è per T Inghilterra di 24 
ettolitri, pel Belgip di 22, per la Sassonia da i8 a i9 ettolitri, 
per la Francia da 10 a 14 ettolitri rettaro. 



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47 

rare, produce in aUboadanza dei cercali e della canape, fi 
giro quadriennale vi è assai in calo; frumento con trifoglio 
pel primo anno; pel secondo^ tre tagli di trifogli, pel ter- 
z'anno, lino con miglio o grano turco quarantino in rac- 
colto involato ; per il quarto, grano turco. Benché ragriool- 
tura abbiu fatto dei progressi dopo qualche tempo in que- 
sta parte del paese, è tuttavia più in addietro che in alcuna 
delle altre provincie. Al contrario) nel basso milanese e 
nelle provincie di Pavia e di Lodi, non sembra più quasi 
suscettibile de* grandi perfezionamenti ; la terra coperta di 
riso e di grassi erbaggi, dà tutto che può dare. 

In tutta la regione dei bassi piani, non si trovano che 
grandi colture, e per mezzo di grandi proprietarii , percb^ 
rimontasi spesse volte la piccola coltura combinata collft 
grande proprietà , ma non si ha mai veduto sino a questo 
giorno la grande coltura svilupparsi colla piccola proprietà. 
L'estensione delle colture varia da 100 a 300 ettari, ì fab- 
bricati sono vasti, ben costrutti, e contengono una casa co- 
moda pel fittabile, grandi stalle ed enormi cascine e feai* 
li; ma le abitazioni dai coloni sono in generale miserabili 
capanne, mal riparate e malsane per causa dell'acqua delle 
risaje, che spesso le circonda da tutte le parti. Il paese ò 
frastagliato da canali e da fossati, alle rive dei quali ere? 
acono dei salici, dei pioppi, delle querele, che forniscono 
legna da fuoco e di costruzione. Le fattorie sono gueroite 
di grandi mandre di 80 a 100 vacche, ordinariamente Aia- 
gnifiche, comperate in Isvizzera^ nutrite con eccellenti er# 
baggi di prato e di marcita. Il latte di queste vacche è de- 
stinato a fare il formaggio di grana^ che noi abbiamo già 
citato fra i prodotti più importanti del paese. Per fare una 
forma di formaggio per giorno, che è il modo più vantaggio- 
so, abbisogna il latte di 80 vacche; anche i fittabili di cui 
le mandre sono poco numerose sono obbligati ad associarsi 
e di mettere il loro latte in comune» o anche di venderlo 
ad un fabbricatore di formaggio. 

AiwAu. Statiètica, voi. /, serie 4.* 2 



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IS 

Le fattorie sono generalmente affittate per una somma 
fissata in denaro* Quanto alla prestazione in natura o in 
denaro che si riscontrano in quelle parti della contrada in 
cui il sistema di coltura s' air vicina a quello dell'alto paese, 
è ben raro che i proprietarj, se si eccetui quelli del man- 
tovano, attendano essi stessi ai proprj fondi (4). Gli affitti 
sono ordinariamente di nove o dieci anni. I prezzi di loca- 
zione variano da 8 a 44 lire la pertica; il prezzo di ven- 
dita da 400 a 350 lire.L* impiej^o dei beni, che sulle mon- 
tagne danno l'anno il due per 100, sulle colline 3 per iOO, 
producono nel piano il 4 per 400. Più la terra è divisa 
più sì vende cara, perchè sono maggiori le borse piccole che 
le grosse. Air ovest dell'Adda, l'irrigazione non permette di 
ottenere diversi ricolti in un campo, né grandi mandre ne- 
cessarie per la formazione del formaggio ; all' est la natura 
composta del terreno esige forti cd^pie di buoi per lavorarle* 
Tutte queste diverse circostanze impediscono alla proprietà 
di dividersi. Se si suddividesse uno di questi grandi sta- 
bili, bisognerebbe costruire subito grandi fabbricati da cui 
non trarrebbesi interesse alcuno perchè le terre non s'affit- 
terebbero ad un prezzo più elevato. 

I fittabili della bassa Lombardia formano una classe as^ 
sai agiata. Dapprima abbisogna loro un forte capitale in be- 
stiame; in secondo luogo, appunto per questo, essendo il 
numero dei concorrenti che domandano di affittare assai 
ristretto ,' non subiscono le esigenze del proprietario allo 
stesso grado del piccolo coltivatore , e cosi conservano per 
essi una parte della rendita. Un fatto significante lo prova; 



(1) Si vede dal rapporto della Camera di Commercio di Parigi 
nel i852 che in questa provincia 200,000 pertiche (6 are 34 
cent.) erano coltivati dai proprietarj: 400,000 dagli affittajuoli, e il 
resto, cioè più di 850,000 pertiche , da locatar}, il di cui numero 
tra grandi e piccoli s'elevava a 60,000. 



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49 
benché il suolo sia molto più fenile Del piano che nelle 
colline , la rendita della terra che tocca al proprietario è 
tuttavia la stessa. Questi grossi fiilabilì vivono semplice- 
mente, ma godono di un largo benessere. Non son punto 
senza istruzione e spessissimo mandano qualche loro figlio 
airUniversità a diventare avvocato od ingegnere (4)- Al di- 
sotto dei fittabili, rìscontransi gli opera] agricolij, che cor- 
rispondono ai piccoli aOìttajuoli dell* alto paese. Questi 
opera] ricevono differenti nomi secondo le loro occupa- 
zioni , che li collocano più o meno in alto nella gerarchia 
rurale. Dapprima vi sono ì famigli, che hanno cura dellB 
vacche e che ricevono, oltre il nutrimento» una merce- 
de di circa 280 lire ali* anno; poscia vengono i cavalcanti 
e i bifolchi, che dirigono i cavalli e i buoi; il loro sa- 
lario varia da 60 a 80 lire per anno, col godimento d' un 
piccolo orto. I più infelici sono i falciatori , che segano 
per mercede le praterie , divise in compartimenti di una 
estensione determinata; oltre il nutrimento, che è mise- 
ro , il pagamento del lavoro di un giorno loro non ap- 
porta che 56 centesimi in media , ed essi devono pagare 
quasi da 25 a 26 franchi di ailìtto annuale per la capan- 
na che abitano ; spesso lavorano una parte della notte 
^d arrivano cosi, mediante un lavoro eccessivo adempito 
durante il calore estivo , a fare una doppia giornata. 
Quando gli opera] di queste differcnri categorie hanno mo* 
glie e figli, il fitiabile accorda loro il diritto di zappa, cioè 
il diritto di coltivare per loro conto una parte dei fondi 
mediante un'appendizio di natura sempre elevata. Il lavoro 
cfTettuato con questa particella, in gran parte dalla moglie 
e dai figli, diminuisce la povortà delle famiglie, quando le 



(1) Si troveranno alcuni dellagli su questa esistenza dei fitta- 
bili lombardi nel racconto della principessa Belgiojoso , Rachele. 
Kevue des Deux Mondes del io inajfgio e del i.« giugno 1850. 



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so 

condiziouì della conveDzione non sono troppo dure, e quando 
si possono allevare t bachi da seta. Il conte Arrivabene, 
che ha studiato con cura il sistema di retribuzione dei la» 
voranti agricoli nella bassa Lombardia, dimostra con ragione • 
essere una pratica delle più saggie questa partecipazione che 
si accorda agli opera] dell'agricoltura nei prodotti ; è un ec- 
cellente mezzo per eccitarli a ben compire la loro giornata e 
per sviluppare tra essi il sentimento della responsabilità. È 
solo a dolersi che V associazione che esiste tra i fittabili e 
i loro impiegati sia troppo ristretta e spesse volte anche a 
troppo vantaggio dei primi. L'operajo meglio pagato, il solo 
che goda una certa agiatezza è quello che fa il formaggio, 
il casaro. II suo salario varia dai 2 franchi a due franchi 
e 70 centesimi; quest'arte è un secreto: i casari formano 
una casta a parte; essi conoscono la loro importanza per- 
chè dettano i patti airaflSttajuolo. I sotto casari hanno due 
terzi della retribuzione del padrone. Per emanciparsi dalle 
esigenze dei casari alcuni fittajuoli vendono il loro fieno 
ai mandriani ohe discendono dalle alture per far svernare 
le loro mandre nella pianura^ altri vendono il latte ai ca- 
sari stabiliti come fabbricatori di formaggio. Siccome la po- 
polazione stabile è troppo poco numerosa per far fronte a 
certi lavori che devono esser presto terminati, i fittajuoli 
ricchi ricorrono ad opera] forestieri che vengono dalle bor- 
gate o dalle montagne, li salario di questi opera] varia 
da 90 centesimi a un franco e 50 centesimi al giorno colla 
nutrizione, e d'un franco e centesimi 5 a un franco e 70 
centesimi senza nutrizione. Insomma quantunque la terra del- 
la pianura sia molto più fertile che quella delle alture, pure 
non sì può dire che la condizione dei coltivatori sia mi-, 
gliore; solamente grazie a questa fertilità, due classi di 
persone possono vivere emancipate dal lavoro manuale in 
pianura, quando nella montagna una sola classe gode di 
questo vantaggio. 

Ora che si conoscono le forze produttive del paese lom- 



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bardo» n^lla diversità die havvi nel regime agricolo, ed an- 
che per la differenza delle regioni, infine del carattere delle 
popolazioni chiamate a questa vita, non sarb inutile sottomet- 
tere questi fatti certamente stabiliti ai controllo della scien- 
za economica, se vuoisi comprendere ciò che la Lombardia 
deve fare per migliorare la sua condizione attuale approf- 
fittando deirindipendenza che le è restituita. 

Hannovi tre punti che in Lombardia meritano soprattutto 
di fissare T attenzione dell' economista — prima gli effetti 
buoni e cattivi della piccola coltura e della piccola proprie* 
t&, poi i risultati vantaggiosi e svantaggiosi dei fittabili, in- 
fine r influenza della condizione della classe agricola sulla 
pratica della libertà. Esamineremo la prima questione. 

Noi abbiamo trovato nella regione della montagna la pic- 
cola coltura esercitata dai proprietar], nelle regioni delle 
colline dai massai, e nella pianura la gran coltura praticata 
dai fittajuoli; quaPè dunque l'effetto di queste diverse cir- 
costanze sulla produzione della ricchezza, sull'accrescimento 
della popolazione, e infine sul benessere dei lavoratori agri- 
coli? Con tutte queste cose eguali pare si possa prevedere 
che lo' zelo e l'attività raggiungono il più alto grado, pres- 
so il piccolo proprietario, perchè gli appartiene tutto il pro- 
dotto del lavoro agricolo; saranno minori presso il mas* 
sajo cui non tocca che la metà del prodotto ottenuto colle 
sue cure; e saranno minori ancora nel sistema dell'alta col- 
tura intrapresa da un fittabile, perchè il lavoro allora è 
eseguito non dal fittajuolo che ha un interesse diretto nel 
successo dell' impresa , ma dagli operai il di coi salario è 
fisso, e che non hanno alcuna parte nel prodotto. È vero 
che se in questo ultimo caso il lavoro è meno intenso, il 
ricco fittajuolo può compensare questo svantaggio coli' im- 
piego d' un capitale più grosso come accade sovente in In- 
ghilterra; ma non è cosi degli altri paesi e particolarmente 
in Londiardia. la queal'aUima .contrada, non solamente il 
lavoro del piccolo proprietario e del piccolo massnjo inte- 



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^3 

Fessali al succe$so della coltura, è più produttivo, ma anche 
nel paese di piccola proprietà e di piccola coltura il capi- 
tale impiegato a fecondare la terra è maggiore, o superficie 
eguale. Il lavoro è più produttivo, noi abbiam detto; chi ne 
dubiterebbe? Nella montagna la certezza dell'avvenire che 
dà la proprietà e la certezza di godere lutto il prodotto 
possono solo far coltivare terre a cui nessun fittabile vorreb- 
be arrischiarvisi. Quanto alla regione delle colline elFè come 
abbiamo visto molto meno fertile che quella delle basse 
pianure, e non gode dell'immenso beneficio dell'irrigazione. 
Però malgrado questi svantaggi la regione dei monti è del- 
le colline nutrisce in un^agiatezza eguale un numero mag- 
giore d'abitanti che la regione della pianura, e la rendita 
della terra è eguale. La media di codesta è a press'a poco 
dappertutto di 400 a 440 franchi l'ettaro, e quanto alla po- 
polazione relativamente alla superficie coltivata è più nu- 
merosa nelle provincie ove domina la piccola coltura che 
ove havvi la grande (I). Il genere -di vita dei coltivatori è 



(1) Se sì cerca quanti abitanti per ettaro havvi in ogni pro- 
vincia si Ila il seguente risultato. Per le provincie 'ove havvi la 
piccola coltura : Còrno, 4.4 abit. per ettaro. Sondrio» 5.6 abit. per 
ettaro. Bergamo, 2.5 abit. per ettaro, Brescia, 1.9 abit. per etta- 
ro. — Per le provincie ove domina la gran coltura: Milano, 4.2 abit. 
per ettaro. Lodi , abit. 2.3 per ettaro. Pavia , 2. abit. per ettaro. 
Cremona, i.8 abit. per ettaro. Mantova, 4. 5 abit. per ettaro. A 
superficie coltivata eguale le prime provincie nutriscono dunque 
maggior numero d^abitanli che non le seconde, e bisogna rimar- 
care che in queste è situala Milano città popolatissima ove si 
spende una notabilissima parte delle rendite del paese, perchè vi 
dimorano l'amministrazione centrale e molte cospicue famìglie. I! 
sig. Volowski ha perfettamente dimostrato nella Rivista stessa 
(i.^ agosto 18^57) che malgrado la divisione o piuttosto grazie 
a questa, il valore fondiario aveva raddoppiato in Francia dal 18^4 
al 1851. 



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28 
dappertutto somigliante; anche nella pianura si. trova molta 
miseria. Se noi troviamo adunque sul suolo poco fertile 
delle allure il fitto della terra così alterato , e un numero 
d'abitanti relativamente maggiore, non viventi meno male 
che nelle feconde pianure del Po, si può conchiudere, che 
il lavoro è più produttivo nella piccola coltura, anche com- 
binata coi massai, che non la gran coltura combinata cogli 
affittajuoli. È ben vero che nel primo caso la rendita si 
divide in molti proprielarii, che la spendono modestamente 
nei borghi, intanto che nel secondo arricchisce alcuna 
case opulenti che la spendono generosamente nelle grandi 
città. 

Noi abbiamo rimarcalo eziandio che il capitale agricolo 
della piccola coltura era superiore a quello della coltura 
grande. Infatti in un paese come in Lombardia ove il fit- 
tabile non ha capitale mobile destinato per la compera de- 
gli ingrassi commerciali e industriali e macchine Costose , 
il valore deW instrumentum funài può slimarsi quasi del 
valore del bestiame d'ogni sorta che arricchisce i poderi. 
Ora se noi compariamo sotto questo rapporto le diverse Pro- 
vincie, noi troveremo che Sondrio, Bergamo, Brescia, paesi 
di piccola coltura, superano notabilmente Lodi, Pavia, Mi- 
lano> Cremona e Mantova, paesi di gran coltura (i). Nelle 
montagne il coltivatore gode di una vasta estensione di ter- 
re incolte; ma questo vantaggio è compensato al di la dal- 
l'immenso prodotto in foraggi dalle terre irrigate della pia- 
nura. 



(i) Per le diverse provincie ecco il risultalo che noi ottenia- 
mo. Per ogni ettaro coltivalo il valore del bestiame è di 257 
lire nella provincia di Sondrio, di 196 lire in quella di Como, di 
161 lire in quella di Lodi, di 157 lire in quella di Pavia, di 140 
lire in quella di Milano, di 158 lire in quella di Bergamo, di 126 
lire in quella di Brescia, di 110 lire in quella di Cremona, e di 
94 lire in quella di Mantova. 



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B4 

Queifo risultata del confronto delle cifre dato dalle sta- 
tisfìcbe lombarde non dere sorprenderci ; è conforme ai fatti 
ossertati nella maggior parte degli altri paesi (I). 

Se alcuni economisti hanno indirizzato alla piccola col- 
tura dei rimproveri, smentiti dall'osservazione^ d'essere po- 
co favorevole alla moltiplicazione del bestiame, si ha anche 
rimproverato alla piccola proprietà di sopracaricarsi di de- 
biti ipotecar]; ora si trova che in Lombardia, 6 nella pro- 
vìncia che la proprietà è più suddivisa ch'essa è meno ipo- 
tecata. Cbsì, mentre il debito ipotecario di tutte le Provin- 
cie s*«Iévà à 34,79 per 100 del valore dei fondi, nèlb pro- 
vincia di Sondrio essa non s'eleva che ad 1,50 per iOO (S). 



(I) In Prussia, per esempio, si trova la gran proprietà nelle 
Provincie deli' est e la piccola proprietà in quelle dell' ovest ; sì 
trova che la prima nutrisce molto meno il bestiame che la se- 
conda. 

lu Sassonia paese poco esteso ove la proprietà è assai divisa, 
la statistica officiale ha constatato che sulle piccole proprietà al 
di sotto d*un acker (65 are press' a poco) riducendo il capitale 
delle bestie cornute a 5,6i5 per 1,000 di ackerOf e 110 capi 
nella stessa superficie nelte proprietà che non oltrepassano 1,000 
di ackero. ( Dott. Engel, Zeitsckrift der statistichen Bureau* s der 
KotwigL soechischen Miniateriums der Zumern iV.* 1, febbraio 
1897). ^ 

(3) É così dappertutto in Europa; la piccola proprietà nello 
stesso paese è meno indebitata che la grande proprietà, e i paesi 
di grande proprietà sono più indebitati che quelli di piccola. In 
Inghilterra il debito ipotecario s' eleva al 50 per 100 del valore 
del suolo, in Francia al 10 per 100, secondo Passy e Wolowski. 
In Prussia, sulla riva del Reno, ritrovasi quasi la stessa propor- 
zione che in Francia; nelle provincic orientali, la proporzione 
constatata in Inghilterra è anche sorpassata. Si vegga per que- 
sl'altimo punto, Koumist-Berieht der "1 Kammer von 8 mai 1851, 
citato dal presidente dott. Adolfo Zeltc nel suo eccellente opuscolo 
Die Fertheilung der Grandeigtathung^ Berlino 1858. 



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25 
In riassunto, se le provincie in cui domina la piccola col- 
tura producono una rendita cosi elevata, se nutriscono an- 
che un numero as^i maggiore di uomini, se possiedono 
tanto bestiame, e se il suolo vi è meno ipotecato, si può 
conchiudere che almeno in Lombardia, le piccole colture e 
le piccole proprietii sono favorevoli alla produzione agricola 
.ed alla formazione del capitale rurale. 

Vediamo ora 1* influenza che queste due forme distinte 
di coltura esercitano sulla popolazione* Il buoIo lombardo » 
come si sa, è assai suddiviso; ora queste suddivisioni han- 
no avuto per conseguenza cosi come hanno predetto alcuni 
economisti inglesi , di moltiplicare il numero degli abitanti 
ben più rapidamente che i mezzi di sussistenza e d' inge- 
nerare per conseguenza il pauperismo? È precisamente il 
contrario che succede. Nel 4S15, la Lombardia contava 
5^,167,782 anime e nel 4854, 2^835,219.. Vi ha dunque un 
aumento annuale di 0,9 per 400; mentre che in Austria 
eJ in Russia è più del I per 400; in Prussia dal 4816 al 
1849 di 1,46 per 400; in Inghilterra, di 4,44 per 400. 
Ora in tutti questi grandi paesi domina la grande proprie- 
tà. In Francia, paese di piccola proprietà^ non fu che di 
0,6 per 100 durante la prima metà del secolo, se i calcoli 
del Jacini sono esatti, dopo il 4802 sino al 4854 la produ- 
zione agricola avrebbe raddoppiato di valore, mentre la popo- 
lazione si è accresciuta più del 40 per 400. 1 fatti sono adun- 
que venuti a smentire anche questa volta la formola mate- 
matica di Malthus. L'accresci mento dei mezzi di sussistenza 
fu molto più rapido che V aumento del numero degli ab!- 
tenti. Accadde lo stesso in Francia, in Inghilterra, in Ger- 
mania ed anche in America, in cui la popolazione raddop- 
pia ogni ventidue anni, ma in cui la produzione della ric- 
chezza cresce ancor più presto. 

Se ora noi esaminiamo la condizione delle classi agri- 
cole, noi dobbiamo provare infine ch'essa è migliore sot- 
to il regime della piccola proprietà e della piccola coltura 



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20 

per adiiti. Dappertutto^ in Lombardia come ne) resto d'Eu- 
ropa, l'esistenza di quelli che eseguiscono colle proprie ma- 
ni i lavori dei campi è rozza ; semplici vestimenti , nutri- 
mento grossolano e unicamente vegetale, ben di rado vino 
e carne, un letto per gii sposi, ma paglia pei figliuoli.* Co- 
me rhu notato Turgot, € in ogni genere di lavoro, deve 
accadere ed accade die la mercede delPoperajo si limita a 
ciò che gli è necessario per procurarsi la propria sussisten- 
za >. I piccoli proprietarj delle montagne, i fittajuoli delle 
colline e i salariati della pianura possono essere considerati 
tutti come operai af;ricoli, e il loro modo di vivere è quasi 
simile. Il piccolo proprietario tuttavia è meglio collocato 
nella propria casa , che ripara lui stesso , che non il sala- 
riato della pianura , che abita in miserabili casaccio [crol- 
lanti ed è troppo povero per ristaurarle a proprie spese, 
che né il proprietario, ne il fitlabile hanno interesse di ri- 
parare. Siccome la divisione de! lavoro, sotto il regime della 
grande coltura, lo costringe ad un lavoro uniforme, la sua 
intelligenza s'assopisce; contentasi d'obbedire al suo padro- 
ne, e non s'affanna, come il suo fratello delle alture, a ot- 
tenere da ciascun pezzetto di terra il più gran prodotto 
possibile. Non avendo bisogno a ciascun istante di prendere 
una risoluzione importante, di prevedere l'avvenire, di com- 
perare e di vendere, la coscienza della sua responsabilità è 
poco sviluppata, e l' iniziativa individuale è debole. Mentre 
il piccolo proprietario e 1' aOBllajuolo amano la terra come 
il loro figlio , 1* operajo della pianura non prova per essa 
attaccamento alcuno. Malgrado il proverbio: Tre S. Mar- 
tini fanno un incendio, abbandona una divisione di terreno 
per un'altra senza rammarico. Avendo lo spirilo meno aper- 
to, è più superstizioso, ed in generale è anche meno 
istrutto. Siccome egli vive in una dipendenza continua con 
quelli che V impiegano, il sentimento della liberto e della 
dignità umana si soffoca. La previdenza essendo poco sfo- 
gliata presso di lui, si marita presto e gioisce d'aver molti 



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27 
figliuoli che nor> do\^rSi cercare di collocarli^ e che saranno' 
salariati come luì. Senza le stragi della febbre terzana, la 
popolazione tenderebbe probabilmente ad accrescersi qui in 
una proporzione inquietante. I legami di famiglia sono al^ 
tresi più poco sentiti che nelle alture, e generalmente la 
socievolezza è meno grande. I casi di scorrerie e di furti 
campestri che eransi moltiplicati d'assai negli ultimi anni 
della dominazione austriaca , sono ancora assai rari nelle 
montagne, e divengono più frequenti a misura che si di- 
scende versò la regione della grande coltura. Cosi, per un 
singolare e triste contrasto, più la terra è fertile, e più le con* 
dizioni di quelli che la còltivanQ è meno favorevole, e difatii 
nei dintorni di Milano^ nei distrettì in cui trovasi il suolo 
più produttivo d'Europa per le marcite che si riscontrano, 
ì lavoratori, agricoli sono ì più miserabili di Lombardia. Dai 
fatti osservati in questi paesi , risulta adunque chiaramente 
che la coltura esercitata da uomini interessati e responsa- 
bili è più favorevole al benessere e soprattutto alla moralità 
ed air istruzione del popolo che non la coltura eseguita dai 
salariati. 

Bisogna infine esaminare un'altra questione non meno 
discussa che la precedente; quali sono, almeno per la Lom- 
bardia, i vantaggi e gì' inconvenienti deiraffitto, che fu di- 
sapprovato dagli uni e difeso dagli altri, e spesso disappro- 
vato e difeso dai medesimi scrittori? L'aflitto per éolonìa 
parziaria , che i popoli dell* Europa meridionale sembrano 
aver ereditala dai Romani, non si è giammai esteso nel 
nord , e in Francia questo contratto non sorpassa quasi la 
Loira. Il fallo può spiegarsi, sìa per l'influenza più grande 
ch'esercitano le tradizioni latine nel mezzodì, sia ppr una 
disposizione particolare ai popoli meridionali che non pos- 
sono essere tratti a lavorare attivamente che per la spe<' 
ranza di partecipare al prodoiio. Quando il lavoro e»ge 
delle cure assidue l vigilanti , allora sembra essere asso* 
lutamente necessario d' interessarvi i lavoratori , almeno ìfh 



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28 

Italia. È per questa ragione che nelle provincie lombarde, 
• in cui la terra è coltivata dai salariati, il sistema della di- 
visione dei prodotti è applicato airallevamento dei bachi da 
seta. II costume delI'afiBtto in Lombardia si spiega adunque, 
almeno in parte^ pel genere di coltura dominante, e come 
r abbiamo dimostrato, la piccìala coltura , fatta anche dagli 
stessi afiBttajuoli, dà risultati più favorevoli che non la grande 
coltura fatta da fittabili con impiegati' salariati. Egli è bensì 
vero che piccoli Bttabili che pagano un affitto 6sso sareb- 
bero ancora più interessati ai successi della coltivazione; 
fatta deduzione del formaggio, avrebbero tutto il prodotto, 
mentre raffiitajuolo non ne ha che metà: ma questo van- 
taggio sarebbe più che bilanciato dai difetto di sicurezza. Nei 
paesi in cui il proprietario è costretto di fornire al colti- 
vatore il capitale per la coltivazione, e principalmente Taf- 
fitto del bestiame, il capitale affidato cosi ad un terzo può 
essere compromesso o esposto ad una diminuzione insensi- 
bile, ma costante. In Lombardia, questo inconveniente non 
esiste; il proprietario non rimette che la terra , le pianta- 
gioni e i fabbricali; l'occupante fornisce il lavoro che è 
Telemento principale, ed anche il capitale. Il bestiame gli è 
proprio: esso ha dovunque tutto 1* interesse di ben curarlo 
e moltiplicarlo. Gli altri inconvenienti che presenta Taffitto 
sono egualmente minori in Lombardia che altrove (1). Im- 
pedisce fino ad un certo punto le migliorazioni costose, 
imperocché né il proprietario, né il massajo hanno un in- 



(1) Uno di questi inconvenienti è tuttavia grave, ed è la de- 
plorabile ineguaglianza che esiste nella condizione dei massai. Di- 
fatti siccome l'affitto dei massai non lascia a questi che la metà 
del prodotto, comunque sia la fertilità del suolo, oe risulta cbe 
alcuni , su di una terra feconda , vivono bene e lavorano poco ; 
mentre altri, su di un suolo ingrato lavorano molto e vivono ma- 
le. Questa ineguaglianaa non è né favorevole alla prodoiione, né 
conforme alla giustizia. 



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«9 

leresse suìHciente per farle , perchè ciascuno di loro non 
toccherà che la metà del prodotto ottenuto per mezzo di 
spese fatte per un solo; ma la coltura in Lombardia è già 
giunta inoltre ad un si alto grado di perfezione, e tale^è 
la natura delle sue produzioni, che non sembra punto re- 
clamare quei gran lavori di miglioramento necessarj in altri 
paesi. 

La facilità che ha il massajo di sottrarre una parte del 
prodotto che è dovuto al proprietario espone, è vero, la 
moralità del primo a pericolose tentazioni, ed esige per 
parte del secondo una sorveglianza più o meno fastidiosa; 
ma aliresi, interessando il proprietario al successo della 
coltura, l'affitto ai massaj lo ritiene presso la sua proprietà, 
gli impedisce di spendere la rendita lungi dal suolo che Tha 
prodotto, ed ci s'oppone di avere all' estensione della ca* 
lamità ieìVabsentéisìfno. Presenta un altra vantaggio, che ip 
vince su tutti gì' inconvenienti riuniti da questo modo di 
coltivazione. In luogo di sottomettere la ripartizione dei 
prodotti alla lotta d'una concorrenza spesso disastrosa, l'af- 
fitto ai massaj lo sottomette all' impero più stabile del co- 
stume. Ne risulta che se il prodotto totale aumenta , se U 
derrate del coltivatore si vendono più care, la sua parte 
s'accresce e col tempo la sua sorte pu^ migliorarsi. Gode 
cosi d'una pane della rendita, e se è vero, come lo dimo« 
strano gli economisti , che il progresso della società tende 
di più in più ad elevare la rendita , egli è certo che il 
massajo parteciperà di questo beneficio del lavoro socialci 
Il che spiega come i piccoli massaj toscani , dei quali 
si è occupato il Sismondi, vivono meglio su un bene di 
2 3 ettari che dei fittabili che coltivano una superficie 
venti trenta volte più grande nei paesi in cui domina 
esclusivamente la investitura dei fondL Ciò s'intende pert 
che la più parte di quelli che hanno veduto praticare l'af- 
fitto coi massaj in Italia ne hanno parlato con favore ed 
anche con entusiasmo. II sistema d'investitura dei fondi as* 



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so 

sicura senza dubbio al flttabile il goilixnenio intiero del 
prodotto, fatta deduzione 4eila sua renJiia ; ma si ha l'in- 
conveniente assai grave di far rivolgere a delrimenlo di 
questi, quando bisogna rinnovare V investitura , tuiti i mi« 
glioramenii che avrà potuto fare. Se^ per un lavoro più 
profondo, per un miglior scolo delle aque, per Timpiego di 
bonificazioni costose, o in seguito per tutt'altra cagione, la terra 
è divenuta più feconda perciò più ricercata, il fittabile do- 
vrà pagare un affitto più elevato; lungi dal godere del pro- 
fitto del maggior valore, risultato del suo lavoro, è- sempre 
lui che ne pagherà rinieresse. Arturo Young ha potuto dire 
a questo proposito con grande esagerazione , ma con un 
vivo sentimento d'equità: Date ad un individuo un giardino 
con un'investitura di nove anni, e sarà perfettamente coltiva^ 
lo; ma non è neppure vero che gli affitti vadano aumentan- 
do incessantemente, e che questo aumento presunto possa 
avere per effetto di diminuire un giorno presso i fillabili 
il gusto del lavoro e il desiderio di migliorare il suolo 
che essi occupano. 

Disgraziatamente in Lombardia l'affitto per masseria s'è 
già diminuito e tende ciascun giorno ad allontanarsi di più 
dalle condizioni primitive del contratto, che fissava, secondo 
il costume locale e tradizionale, la parte del coltivatore. Dopo 
lungo tempo, dalle parti di Como e di Milano, alla divi- 
sione per metà che non si applica più che ai prodotti 
delle piantagioni, all'uva ed ai bozzoli, si ha aggiunta la clau- 
sola d' un appendizio annuale d' una quantità determinata 
di grani. Questo appendizio non regolandosi più secondo gli 
usi locali, ma secondo le esigenze dei proprietarj e le offerte 
dei locatarj, ne segue che l'affitto ai massaj perde il suo 
carattere di fisso, e cade sotto la legge d'accrescimento che 
regola l'affitto. Questa clausola, che ha per risultato di far 
godere i soli proprietarj di tutta la rendita tende raaggior- 
mentente a passare nelle abitudini. Anche là dove non fu 
ancora adottalo, Tanlico contratto ho subito altre modifica- 



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81 
zionì non meno rincréscevo! i. Li carezza delle derrate e 
ftc*pratu(to della seta in questi ullimi tempi avendo notabil- 
mente aumentato i profitti dei massaj , i proprietarj hanno 
profittato di questa circostanza per introdurre delle stipu- 
lazioni annuali. Alcune volte prendono più dalla metà del 
ricavo dei bozzoli , alcune altre si riservano una porzione 
della foglia dei gelsi che vendono a loro beneficio, oppure 
levano prima un decimo sul prodotto totale poi dividono 
il resto. Queste stipulazioni e molte altre dello stesso ge« 
nere hanno tutte lo stesso scopo e lo stesso risultato ; esse 
hanno per àcopo d'assicurare .al proprietario tutto il bene- 
flcio del crescente aumento della rendita; hanno per risul- 
tato di togliere al massajo la Qertezza che gli assicurava 
il contratto primitivo. Ne consegue perciò, che i massaj 
sono ormai soggetti agli stessi inconvenienti che i fiitajuoli, 
senza averne gli stessi compensi. Se dunque pare dimostrato 
che i massaj sono da preferirsi ai fittajuoli almeno per i 
coltivatori, bisogna pur confessare che questi contratti misti 
sono inferiori agli affitti su tutti ì rapporti. Non si assicura 
meglio che cogli afilttajuoli la sorte del massajo per l'avve- 
nire e gli si impedisce di goder solo, almeno finché dura il 
fitto, dei frutti della sua attività e della sua intelligenza. 

Due circostanze aggravano ancora i cattivi eO'etti di que- 
sti contratti misti: e prima l'impiego d'intermediarj che af- 
fittano per mezzo d' una somma fissa il diritto di percepire 
le prestazioni da tutti i massaj residenti inr un podere; se- 
condo le locazioni a pubblico incanto. Gli stabilimenti reli- 
giosi^ le amministrazioni di beneficenza e i grandi proprie- 
tarj desiderano naturalmente di sbarazzarsi delle cure com- 
plicatissime dell'entrata dei loro redditi: s'indirizzano dunque 
ad agenti che adempiono la stessa funzione degli antichi 
appaltatori. Non potendo poi valutare con precisione i loro 
redditi e volendo nel medesimo tempo ottenere la maggior 
rendita possibile, mettono il raccolto in aggiudicazione. Gli 
appaltatori spinti dagrincanti a dare il più alto prezzo, sono 



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Si 

forzali alla lor volta affine di non perdere^ di togliere ai 
inassaj una parte sempre più forte del prodotto^ e cercano 
di trovar clausole che sieno di natura d* ingrossare gli in- 
troiti. Se i coltivatori accettano queste clausole (e spesso vi 
sono obbligati), vedono introdursi a poco a poco negli usi: 
sono assai prontamente adottali dai piccoli proprietarj, per- 
chè aumentano la loro rendita e presto diventano di stile 
nella redazione de' nuovi contratti. La formola di Turgot si 
applica allora con un rigore un pò troppo matematico: non 
è sempre certo che i lavoratori abbiano il necessario. 

Nella pianura ove dominano gli ailiui, le locazioni al* 
Tincanto hanno conseguenze meno funeste. Siccome vi vuole 
un forte capitale per mantenere un podere » cosi le con- 
correnze sono minori, e siccome non sono forzati di coti- 
eludere, per timore di perdere ciò ch&^lor fa guadagnare 
il pane^ vanno cautamente per non offrire un prezzo che 
non gli assicurerebbe un bastante beneficio. Vi sono delle co- 
spicue famiglie che impongono a quelli con cui trattano Tob- 
bligo di non opprimere fuor di misura i coltivatori. Disgra- 
ziatamente, non bisogna dissimularlo, si prepara nei con^ 
tratti agrarj urf cambiamento radicale che modificherà gli 
antichi rapporti in un senso evidentemente svantaggioso 
per quelli che coltivano il suoId. I massa] regolati dalla tra- 
dizione da vecchi usi fanno posto a clausole più onero^ 
se, e spariscono le associazioni patriarcali. Succede a poco 
a poco una rivoluzione che sottomettendo questo paese alle 
leggi generali che regolano la divisione dei prodotti agri*» 
eoli nel nord del coniiiienie, che per l'avvenire preparerà 
nuovi progressi ma che per ora toglierà certamente alle re- 
lazioni rurali il loro carattere tradizionale, e ai coltivatori 
la loro sicurezza, questo compenso sì equo in una vita dì 
privazione e di lavoro. 

|lavvi un terzo punto più delicato che i due precedenti 
di cui converrà però dire qualche parola; ed è T influen- 
za che la condizione delle classi rurali della Lombardia può 



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93 

eterdmrc sulU pralk^ #iia-gòv^rfìd rlppi'esénUtHa^ li- 
bero. È iftcoiiteslabile che la (otiM del- governo dipende 
in gran parte dal modo in cUi il sudo è diviso fra le di* 
Verse classi della società. Se eollivfltòri ignoranti attendono 
alla terra , lo Stato |sarà governato dispotieamente e non 
vi sarà libertà. Se per t'impero delle leggi e dei costumi v 
la terra resta nelle mani di poche femiglie, la libertà potr^ 
esistere , col patto che si spargano i lumi , ma ìt governo 
sarà più o meno aristocratico. Se invece il territòrio è di- 
viso to molti proprietarj, questi vorranno prender parte al 
governo del paese, e lo Sialo diverrà democratico. Ed. al- 
tera perchè i cittadini intervengano utilmente nella gestione 
dei pubblici affari , sarà necesàarìd ch'essi abbiano acqui- 
Étato Mh cerio grado di istrtizione e di buon senso naturale. 
Se si riunisse ad ud paese ove le condizioni sociali hanno 
reso possibile la pratica* della libertà, un territorio le di cui 
condizioni fossero affatto differènti, quantunque si estendesse- 
ro aHe sue popolazioni le stesse iostitutioni, gli stessi diritti, 
pure sarebbe a temersi che invece di fondare uno Stato 
libero e forte, non si producesse che impotenza ed anar- 
chia. Foriunatameme ciò non avviene coir annessione della 
Lotàbardia alla Sardina, poiché nel primo di questi due 
paesi si trova forse più che nel secondo le principali con- 
dizioni che preparano i cittadini a intervenire utilmente nel 
governo: la diffusione dei lumi, 1* agiatezza, il buon senso 
naturale , sono cose che alcuni fatti basteranno a pro- 
varle. , 

In Lombardia, ove la proprietà è assai divisa, i fedC' 
comissi sono rari, e Tegiiaglianza della divisione fra i figli, 
combinata coi rapidi progressi. del terzo Slato (sk passare la 
possessione della terra nelle mani d' una classe media nu* 
merosissima. Alcune famiglie arisioeraticbe conservano tuttora 
vasti patrimoni, ma i tre niilaiiprc^rietarj nobili non poir 
Siedono tuiti^ insieme cli^ In quifdiiccsima parte del stiolo. 
A«5ALi. SèaU%ticd, voi. I,%èrit % • i 



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liC iricci^c^^l govieipio.4el Ipqdaliimo e 4el medio ^vp, 
sono quasi sparile.: Non v' ha ch^ alouQÌ beai situati nelle 
montagne che. sieoo sottomessi. alle decicne; tiawene altri 
IHoUq. piò nun^ero« ohe sona soggetti al contratti di livello, 
speeie d,*eqQieii$i perpetua la di cui origine ascende ai teippi 
dei Romani^ ma die non risveglia alcuna idea di sctii^yit^ 
di dipendenza, umiltante) e, che si troYci simile anche 
nelle, isole ingle^ oelljBi Manica* 

La stotistiea eì dà 49739^ proprietà nel 4850, ciò fshe 
dal esleolo del sig. ìmm risulterebb^q 350,000 proprietà? 
ri (I); Siccome la; popolazione era. ai 31. agosto 1954,. di 
8,835,219 aniaie» vi sarebbe un proprietario ogni 8 abitanti 
e.ifgni ;^4. d^e^i^i di .superfkie coltivata, o ogni 6}5 d'et*- 
tari di superficie lotdle. Certi; ecionomisti ing)e$i e quel(i 
ehef^i. asiano diranno forse che qqesia gran sv^diyi:- 
sionn. dH territorio lo ridurrà a|l nulla, e che vi sarà,ne^ 
pa^se seguendo la. Ijih'p .espressione una miriade di poyeH 
cbiQ . loro preparerà un* ineviuibile schiavitM. Sono dedam^* 
^^)in< inutili e timpri.ichitqerìci, smentiti bastantemente. d^l^ 
r. tempio d^lla Svizzera, ove si trovja accoppiata molta lif 
bi^rià e molta ricchezza in un spolo, assai suddivido. D' air 
trond^. la suddin^isione ip Lpiiobardia è cpntcìnnta nei con«> 
ìJiefi^ViOli limiti, e s'estende, meno r^pidamiente , che rajccre* 



.( (i) Questa cifra mi, pare .uà pò esagerata* 11 sig. Jacini si con- 
tenta di ridurre ad un 1;5 la cifra delle proprietà per ottenere 
quella: dei proprielarj; ma nella Valtellina per es. io trovo pier 
20,158 famiglie, 52,ii6 proprietà, perciò risulterebbero dal conto 
iiel sig. Jacini due proprietarj per famiglia, risultato difficile ad 
atnmetlcr.Yi. In Francia Sopra 36,^9,564 abitanU nel 18^9 s! con- 
iai^ ?346,000 pi^oprieiarj sa una superficie totale di S2,78O,70i 
èttari, cioè uri proprietario ogni 6,72 ettari e ogni 4^7 d'abitanti^ 
ItnjLKi^eré del proprietarj è dunque magigiore Iq Fr^cia che in 
Lott4>a*dta pv^porzionatamente alla popolazione e presso a poca 
Io slesso Qi proporzione della superficie. , . 



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«ftlmentò della popotoxiòne. Dal i%^ «I 1849, h pcffiola^ 
%ìùne a^eese 4ii S,4749634 a S^TSMtft» ^ K Ottmere delfe 
proprietà da àto;dS6 » 487,9Sd. L» priina^cifhr é^aametl* 
tata in <)ifèslii dodici Mai 4ì iii^iO per eefiiiè, la secónda 
df I)4b4 |>ei^ 100; La' suddi^ifinoim dér |^»rltmmì Aon si tic 
éonqoe olle toniatiien€e«, e lÀ'g6netiàt]s non ha luògo éhò 
qifefldo non* pud nascete alle esigenze della coltura. Ncììé 
pravincie di Milano, di Lodi e di Oremona, la popolaciòrré' 
atlméma più cfie n^n' si' soddividotfiò le pròpH^tk. Nella' prò- 
vinoia iti Pavia t^nde pufe a eotieemrarsi relativamente in 
poehè mirm, , . 

In un paese ove qofasi tulli i eittadìn} 9dùò proprìéfarj, 
e pie o nténo iliiinrinati coni^ -^ìfSmWdhM Nuova fnghiU 
tetra podéonbf sopportare Wrìta percolo iiil gradò di IfbertS 
che altrofve «l^éiièrérebbe forse \é anarchia. Certamente 
éu' epièsto fappóHò lisi LombardìiÉ non è cosi avanzata 00. 
me la Pénsilvahia od il MdSsa*chns^ ito possiede nn^isritu- 
tidnc Hmarchevolissima , cheptìò p^ddihrfé ■tìsirftaif eccel- 
lenti. È Ufia specie di governò déiindci^afiòò neicomani die 
ridhiMià^ alle ^memiiirMt i prtmitivt'tetopì; ove tiitii"i menibH 
dèlta tribù pàrtéèip^vanò aHa sovranità, è le l\eg^* ameri- 
cane che ioMomettòno la decisione' ^i dènb questioni im- 
portanti al voto dèi cittadttii. Nelle Provincie lombarde ogni 
proprietà fondiaria benché^ ihintmsi Conferisce il' dìriìto di 
partecipare djrelfa>nienie aÌP amminisirariòne degli affari co* 
muiiaK. Gratin ad 'Uit* organ^ieaziónè^ tht data del 4755 e 
confermatai'nfd 1^4^ ed àhòhe nel 48l54 tùtli i proprietari 
dei cotìauni gralidi e piccoli si ti^rsèono due volte alPanno 
in convocato^ per votare il òudgci^^omunale, regolare le 
spese, i lavori pubblici^ scegliere i "maestri di scuola, ii me- 
dico» e jre «leip^i che fc^M^ il ppine di(kputaìiimfc<imu- 
9kate costiitutscoao il polare esecutivo^ Saprà i587 comuAì 
che amnìinistrado [per convocato^ geimmlé 5S3 avendo più 
di'SOO propriettirj soM^ri^igairpti^. editare le àséemblee 
troppo nuài^ròsé di- rìMinciare al^'gòVeme dA>etto, In tpie- 



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»6. 

sii cominu i prafrietarj Riamano 8Q consigliera che li rap- 
preaenuno e che adempiaeoQo aUe faniioni del convocato*. 
Quesie piccole democraue dei proprìeurj nelle quali il pos-; 
aessore del atinimo brandello di terra pu^ Tar valere la 
sue ragioni come il signore del più vasto donùoio^ devono 
aver preparato il. popolo lombardo, anche sono un governo 
poco liberale, aireserciaio del $9lf-g<n>frn0menL Non v'ba 
bas^ più solida che le libertà oomanali per fondare un go- 
verno rappresentativo. Quando i cittadini s'interessano negli 
affari del comune, quando amano discutere, quando pos- 
sono decidere indipendentemente , la vita politica si svi- 
luppa, e con essa T attitudine a intervenire utilmente nel 
governo della cosa pubblica. Giacché anche sotto la domi«> 
nazione austriaca le popolazioni hanno conservato l'abitii- 
dine felice di prender parte alla questione dei loro affari^ 
almeno nel limite della competenza del convocato^ si deve 
credere che sapranno mettere in pratica , a pro6tto e ad 
onore della patria comune le istituzioni liberali che loro reca 
il Piemonte. Ciò che può confermare questa speranza è che 
in Lombardia il numero delle persone illuminate è nume*; 
rosissimo. Le classi alte sono conosciute oggidì da tutta 
TEuropa civiliuala, Havvi inoltre una numerosa borghesia^ 
tanto nelle città come nelle campagne che possiede un grado 
d'istruzione bastante per la pratica della vita politica. Il pò*' 
polo stesso è molto avanzato, più cl>e non potrebbe farlo 
supporre la cattiva reputazione che il tristo governo degli 
Stati romani e napoletani ha dato all'Italia su questo rap- 
porto (4), Il più serio pericolo che possa minacciare il 



(i) Quando si paragona la Lombardia al resto d'Italia e anche 
agli altri ftaesi del mezzodì d' Europa si può dire che V insegna- 
mento eleqientare è assai esteso. Dalle cifre pubblicate dal signor 
Giuseppe Saci;hi negWJtmali di Statistica si trova che nel I8U0 
frequen^vano le scupl^ primarie i^T^iJilSi, fanciulli e 110»OOD{aa- 



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87 

lìtio vo governo è t^ ostilità clie ^ doni kiconirare da parte 
del clero la di cui ififlueaca è grande negli abitanti ^eHe 
campagne, i qtiali formano (a maggioranza della popola- 
zione. Infatti quaninnque la Lombardia abbia 48 dick im- 
portanti e 113 boriai più o meno Gonsiderevoli , la pope* 
iazione che li abita è inferiore a quella che occupa i I9S1 
comuni rurali neHa proporzione dd 6 al 4^ e se si tenesse 
conto di lutti quelli ebe quantimqué non abitano le c»ili- 
pagne , pure concorrono a darle ti^re , si proverebbe 
che le classi agricole formano S terzi della popolazione to- 
tale. Se il clero dunque si è mostrato dappertutto p<HSo 
propenso alle libertà moderne» noal vedute dal Vaticano, è 
da temersi che la sua influenza su questa ntimerosa popo- 
lazione rurale faccia nascere alcune difficoM, a meno che 
il sentimento della nazionaKtk cosi potente in ogni cuore 
italiano, non sia più forte che le ispirazioni di Roma. €iò 
che pure potrebbe contrabihnciare le mene ostili dèi dero, 
sarebbe T azione naturale, che t proprietarj tutti favorevolis- 
simi al governo liberale potreU>ero esercitare sui loro sfia- 
ta jnoli, sui loro massa], e su tutti qudli che appaHengono 
airinteresse agricolo. Sgraziatamente frar le persone ricche 
dell'aristoerazia e delia borghesia ve ne son poche che gu- 
stano le delizie del sòggiomo campagnuolo. Uiia vita isolala 



eiulle, in tutto SS6f 459 fanciulli, eii che lai quaMono scolaro ogai 
dieci abitanti. Questa cifra per insufficiente ch<( sia, è piò favo- 
revole clic quella della Francia, ove n^l 1850 non sì contava che 
5,355,639 scolari, cioè uno scolaro ogni li abitanti. Negli SlaU 
liberi deirUnione americana, la proporzione è di uno scolaro sopra 
4;9 d'abitanti. In Lombardia i piccoli proprietarj ed anche i mas- 
saj mandano assai 'volontieri i loro fanciulli alla scuola neirinverno, 
sgraziatamente nell'estate li tengono a casa per far fronte ai la- 
vori minuti, che esige l'allevamento dei bachi da seta, e ne ri- 
solta che molti fanciulli frequentano le scuole irregolahnente, non 
laiparano nulla, o dimenticano presto ciò cfte hanno imparato. 



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tè 

ìm^ì daUedistriiiomdie oQroeo le.socii^tà ^UKNne» s^i^i^ 
brerebbe éU*iMno agiaio.uA Imgo f^aijgUov k Spagliai ìi) S^- 
eiUoi nei regim di-Napoli ed anoN nel itieizojJHeMa FrjMH- 
eia MH ii : inovalio oAì ()ueglì «(bkurt nascosi neir^imbra fli 
vasti pìarebi y ehi3 umo abbelKsaoqo le campagoe, iogleù. 
Tutti i popoli che hanno eonsèrvato la liogua d^i romani» 
bamio pi» e mttio ereditalo anche lo loro pr^fereova per 
la rito det'OOflipL H tipo del greitl/eniiefi farimr è affano 
iconoaeiislo in i>oaibftrdta. I goan^ rigoori t&oliani aop hanno 
aneora orgàninalo il «nl^/e lAour per iratiareeol pHn^^lpeiU- 
beiHo^ i primi preeii dei. buoi % cteUei pecore; e dei m^lj. 
Qotfitttnque ei àisp»ccÌA qpiesta tendeoaa M* aàtienleiimo 
troppo rimarcbeToie preaaof i gréndi profUrieiOarl lombardi, 
si aw^bbe lorto di diebiararli indegni dd bel paesie ehb 
oceopano^ Le t]Qalitii Ssiebe e morali ohe; rendono i popdli 
liberi e prosperi aono co tnttoi a Hitti i Jombardi: sono in 
\generale grandi e Jbrd alla laCiea.v aoMall robusti e bucini 
lavoratori. U loi*o spirito; hoii Ha la viv»ciià e la mobilita 
ebe dislinguono le razee Meridionali; il lombardo lia piui- 
tosto il aanso èabnovd iè freddo -^ndizio :degli .abilànii 
del nord» i loittbardi trigono, «n: pò dell'uno e lui pè 
deir altro s^oome nel. lor pa^sé ai. trova : il idima . delle 
due zone. Lai loro- ^rigme spiala iritinionè di qoesii 
tratti diversi ; il loro sangue pare formato in priiporzioni 
quasi eguali colle razze brune e colle razze bionde che 
hanno sucee^vamenie popcrfaiò t^^ Biiropa; tofèìti ' hanno 
avuto antenati cor capcgli bmrii; i Ltgiirt della stessa orìp- 
gine che gVfberi, i quali occupavano primitivamente la Spa- 
gna ed il mezzodì della Francia; gli Etruschi, d'origine 
asiatica e probabilmente semitica^ e i Ronìani; poscia ao« 
lenaii di capelli biondi; i Galli, gli Eruli e gli Alani d'Ó- 
doacre, i Goti di Teodorico, ed infine i Longobardi, piccola 
tribù germanica eh' lel^be l' onore di dare il suo nome ^Ue 
popolazioni mi^ie deUo rive, del Pò, come i Franchi davaiuo 
il loro nome -olle popoki%i)iìQÌ;deUo.i}ive delia Seona e defila 



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hàm. It sangue germaAioo è mi^fé rfoonowìèiki^ iniperocriiè 
ineoniransi id agni passo ' Mlt^< montagne ' Ioaabavrie qùelle^ 
bionda capIgKatare e qtteiki branche earhagionì 'cba rkobn 
dano FooiM dal nord: ma k mescirianBa dì t^eaié diverse: 
ratae nm si è operàio da per* timo'còUa' atesm^ regala-» 
Fila. ' • ■ • --: • :' - ;- '. ^ ' :. 

^ La oircoBtanae locali ; |^t- aaetdenti di eonq«istas haana' 
fkto si ebe ^ui domina «no^ed ahr#fe un éhny tipau Gaai ai! 
poò ftcflm6niedisce»ièh*6 in Lombardia^ gruppi difftresii^ «ke 
si distinguono per eerte gradaaioni di dialétlò^ per cetili' 
traili psrtieolari. L^albitftDte dei piani èbe sta lun^o 11 Pò^ 
è piA ^kù e piò calmo nei' suoi movimenti , pidb grave iii> 
tutti i suoi niodi: il auo linguaggio s'avvierna d quello del' 
r Italia Centrale. L'abitante 4aMe provinoie éi MtfaM e éi 
Cosso è pia vivo, più ameno, piò iniraprendetee ;^ e l'irne 
piego frequente dei dittonj^i farà volonaieri «mmèiteré a{>po 
hii fina certa predómìnanaìBi iÌeH%f(emento attiao. L'ébiiante 
del Bergamasco e di Brescia è d'un temperamémo più san> 
gnigno, d'un nai«rale pia violento t e la rusiidtk. ette: lo 
caratterina si riflette perfino neHa sua fisoàoaiia è net sua 
lingtiaggio. Malgrado queste gradaiioni , ebe smesso si ma^ 
nifestano perfino netta condona poIMca delle diffsrenti \pror 
vincie, tolti i ionÉbardi hanno in oomime dei caratteri ilo*' 
minami: la persist^fna al kiyona, un' iinaginÉiióne viva, mar 
regolata, uno spirilo praiioo, ed una qualità essenaiale presso; 
un popola destinato a governarsi da sé stesso, molto bnoh 
senso. 

In presenza dei dati avuti finora, e che riassumiamo 
qui , sulle forze produttive di cui dispongono le popolazioni 
lombarde, è superfluo d'insistere sull'importanza che fan* 
nessione della Lombardia avrà pel Piemonte, e sui vantaggi 
che i due paesi potranno ritrarre ad onta dell'inconveniente 
politico e militare che lascia sussistere una frontiera quasi 
aperta. Un territorio di St, 000 chilometri quadrati, d'una 
fertilità straordinaria, coi prodotti più variali e più preziosi, 



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40 

stMMsteoie che hm soki h at it uo per nulcire uoa popolazio- 
ne di qtttsi tre milioni d*uomÌBÌ^ la più d^^roa d* Europa,' 
ma ancora per fer Foggetto d*ana esporiazione eonsiderevo^ 
le, con fiarenli industrie agricole, sorgenti d* immense ric- 
chezze; un suolo d*Hn valore |hù elevato in ogni altro paese 
del mondo; processi di coltura assai perfezionati , tare in 
sostanza il contingènte, delle forze anatfertali che la Lem* 
barSia apporta al noovc^ regno dclF alta Italia. Quanto at 
concorso morale, iKm sarà auiiore; l'agiatezza assai gene- 
rale, la proprietà assai dtv^, 1* istruzione diffusn, il carat- 
tere fermo e lo spìrito aaj^b.dei kmhardi, la loro abitu-^ 
dine di acèudire ai proprj aflari nel Mfto diei ccHmmi, .tutte 
circostanze favorevoli che noi abbiamo indicato e che danno 
luogo di o^edcre che .sapramio camminare degnamente a 
fianco dei Piemontesi ndla via che questi hanno aperta 
air Italia. l}naiM>la mfeaione è riservata ai popoli del nuovo 
Stato che si costituisce al di Ik delle alpi. Sviluppando le 
risorse che la natura ha itesio a loro disposizione, usando 
con saggezza e fermezza dei diritti che tono il frutto delia 
eivUtzzaztone , bisogna chie servano di nSodello alle altre 
popolazioni della peniaok, che, avendo gii stessi vantaggi 
naturali, lion hanno istituzioni. Governarsi prudentemente 
e lavorare con energia, unire 4'altivith industriale alla pra- 
tica delle virtù civili, in una parob mostrare una volta di 
più che nuirahro favorisce ineglio la produzione della ric- 
chezza che la giustizia e la libertà^ Questo è un nòbile uf- 
ficio, che la Lombardia saprà generosamente adempiere. 



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41 
mmorm «iAlliltlra ^N>M^lMiki0trÌii ItaUiinàicfe/ dot- 

Industrie che traqgQno origine dalle soekmze mkurat*. 

Metalli. 

l^a metallurgia il^Iioiia ebbe ia ptSMto epoehe assai glorióse. 
I nostri padri, sospimi.dal lóro ufficio, in Europa, ci vtKzta« 
lori e militari, furono nella neeessiih di chiedere alta pro«^ 
pria terra ciò cbe potesse reademe illustre il genio artistico, 
Fodilisfaroe lo splendore -fiella vita pubblica e del culto, 
fame rispettata e temuta la potenta, sia all'interno che at* 
l'estero. E iniS|tti,nòi li vediamo attendere «on molta cura 
alla riiterca. delle mioiere di ferro , di rame e degli altrr 
mcialli, ohe sapevano cavare in copia e con metodi appro- 
priati* II gran numero di aatrri e di buebe minerarie e gli- 
ammassi di scorie, non solo sono testimoni! delle miniere 
gih esistefiti fra noi, ma rendono certa fedt della universa* 

e dei loro lavori, 
I, onde erano ric*> 
elle vestigio, noi. 
eoo catene dello 
e isole , ove gli 
la loro mano in* 
*clieremo di rac« 
intorno all'antica 
attivazione delle miniere, rifacendone, a cosi dire, la sto* 
ria , e ripartendola nei varii periodi , a seconda delle va- 
rie famiglie italiane e sopratutto delle diverse sostanze, le 
quali è nostro pensiero di esaminare partitamente. 

Ferro. 

Il ferro oligisia, il ferro rosso , il ferro lenticolare , ar- 
gillifero, os9Ì(toto, bnghiglioso, siliceo^ calaareo, sono altret* 
tante specie di minerali di ferro che abbondano, special* 



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43 

roeole in I(|diib art sparse ittlk-ttpeifiaie della terra, ora 
miste ai corpi organici. Le principali eaieoe degV àpen- 
nini, che attraversano gli Stati romani, presentano il ferro 
meialKeoi sia in sedimenii cireoscritlf nei bacini, sta in mas- 
se eruttive. Nei monti de|la Tolfa sopratutlo esso forma 
vere roccie. Nel ducato di Modena, a Garfagnana , nel du- 
cato di Parma, alle ferriere di Ganete, a {longiaha nel re* 
gno di Napoli), ad Olmeto in Gòrsioa, e neirisola di Sarde- 
gna si. trovano filoni di questa materia, che si rinvengono 
del pari io alcune montagne idei Ganiòne Ticino, nel di- 
stretto, di Primiero (Tiroto italiano), nella proi^ncia dMvrea 
Ia Piemonte» in fucile di Gomo^ di Brescia e di Bergamo, 
io Lombardi». Ila fila itutte le terre dMtaiié, risola d'Elba si 
distingue per 4ma ridca miniere dr ferro speculare ó oÌ?gisto 
loelaUico. Lo specchio qui appresso fa conoscere il numero 
e la rendita delle miiiiéiPei iiii»colla quantità' del prodotto' 
estratto; ■ ; .: . • • ^^ • • < *• • 



Mmièrtf 


• HInerate estratto 


Rendita 


boia d'Elba 


4 


3 1) q. m. 


66 per 100 


Lombardia 


29 


2 () > 


45 > 


Stati sardi 


Jl 


à > 


67 . , 


(tegno di Napoli 




. 


55 . 


Stali fodani 




IO . 


60 . 


Tirolo italiano 




IO * 


50 » 


Parma 




tO . 


48 . 


Corsica 




16 » 


86; » 


Modena 




4,100 » 


45 » 


in tutu Italia 


.50 


603,574 


. • • • 



Da questo specchio risulta ad evidenza la superiorità 
della produiione delle miniere dell'Isola d'Elba. L' abbon- 
dMiza-ela qaditk del mittérrffc,'«h8 se né trac, irionfeno 
d'ojgni «wacolo; l suoi- depositi >ù Amosi ofllrotìO tesori, a 
eo^ dire» inesauribili, polcliè tjuéllo di Macina di Wo, dopo 



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*8 

du6 mUle aiHrt ^i tatwtziòn^' cifre anòora Jo stesse aspeuo 
di prima e promeUe di'^dere to plesso animo prodotto per 
duemila «inni aneóra^, «enka tener iwniodeirèseamiohè de- 
fli si^ii interiori al liveiio del^ msréé 

Gode si è detto, tale provenienza (del ferro i assai an- 
'ttoa» E eomineiando éagli ètnisdii!, iBbe scavavano II mine- 
rale in grotte soitervaneè e in «lolt» quantità ne esandav»- 
nò a fondere in PofiùteiNi; sotto ojpii reginàe ,e io ogdi 
tenipo^ l*E)ba féee con ques^ aostanxa un èommereie piut- 
tosto esteso, e potè eóntar sempre sui suoi quattro rtno- 
malli idepoaitiy^ Wle sue qumero fraudi montagne dell'altetsft 
di aSO^ fl à4fr meurii èoiitenenii «n minerale detta migliore 
qualità. Pei^ altro la sol» minier» di >Rie viene or» Ja^rata, 
e il governo, pel eM eonto* si amnmnlètra , 'laseia neglette 
le altre dell' bota , sieeome; non eora di rintraoeiare quelle 
ohe fin dall'epoca degli «traaehì ftMióoepItivate prèsse Gal- 
dana, tieino a èni ei^Velulonié^ netta maremnoa Maaseitana, 
fra Pefiqtonia e iloselfa, le più grandi fra le dtià^rusetiey 
le quali tutte irovansi nettai proivineia di Maremma, euleòà' 
tinenie loseano.T^oti: poìssiapio tacere |>e^ eome.i signori 
BourtMHi e eompagni i^itèndotio da qnalehe anno '«tresea- 
vallone di «Ha poterne dika di ferro, idresshlate, mate in 
molte parti a èalce eariibnaia. fertilera , e situato pia prch 
cisamente sul Sbuco S. E. dei monte dèU'ilcgii«i^a^ àel 
luogo deiro^dr^te Valerio. ,. 

la qnantft* def minerale estraito dalf Isola à^SII^ è di 
Jl38,00d quintali metrici. La Toscana ne. consumè due tersi 
e f altro terso 4 spedito pressarle iàltre parti della penisola 
é alPestero.La rivièra di iSeoom ricéve essa sola&4,MO€(.m. 
det minerale dell'isolai tòsoane/d*onde ii hanno 90 mil^q.m. 
<N ferro preparato sécèodo il metodo pat«lano. Quesio firé- 
dotto tutiavia, dopo la riduzione ;iei dàcii 4'eiKfMA in^Js- 
«onte a^è ridotto, come vedremo;» iv quintali oaetriei 14,36(1. 
Napoli* ottiene dalle due^ fonderie Ferdinandea crdi Moogii* 
tMv tln prodotto di 4^38' qòinlàli tnetcict èoft imàeraJa iMla 



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44 

slessa proreDicfiza. La Golttca^ gli Stati romaiir, Marsiglia, 

riceTono la rimanente espoilaxione. 

L'Isola d'Elba manca di fonderie, ed il minerale, che nom 
è spedito airestero, si trasforma in ghisa o ferraccio di varia 
qtialitè, in cinque forni fnsorii che sono a FelloaicB, Ce- 
cina, Pescia Romana o Pescia Vivardli. Tutti questi forni, 
complessiTaménte forniscono in ferraccia grigia troiata e 
bianca per la quaniittk di 79,200 quintali metrici. Le mate- 
rie prime impiegate sono di 446,S00 .quintali metrici di mi- 
nerale e 187,000 di carbon fossile; da 27,S00 a .30,000 quinh 
tali metrici della ferraccia ottenuta si vende ai vari Stati 
d'haHa; 9400 isono impiegali nelle fonderie^ d'onde esco- 
no geui di prima e seconda fusione, e 40,S0Q quintali 
.metri nelle quaranta ferriere che conia' la Toscana. Le fer- 
riere poi consumano 806,000 quinti^li metrici di carbon fos- 
sile e danno un prodotto annuo di 84,000 quintali metrici 
circa in ferro malleabile di buona qualità ehci, ridotto nelle 
varie foggie, cioè in reggetta, spiaggia, tondelli, quadrelli, 
filo, ecc., si consumano per le tante lavorazioni di ferro 
dolce, che si praticano in quasi tutte le comunità, ondo 
supplire ai molteplici bisogni delie costruzioni edilizie, delle 
arti e mestieri, ecc. , ecc« Fra le mantfatture toscane contasi 
la fabbricazione dei chiodi e delle bullette che si fa in Arezzo 
di S. Giovanni» nel Valdamo superiore, a Gaslelnuovo della 
Berardenga, in Pistoja, ove solo di chiodame se ne prepa- 
rano per 100,000 chilogrammi l'anno. Livorno lavora, nelle 
odierne del signor Masson, viti di ferro e di ottone^ fili di 
ferro trafilati, catene di ferro alla prussiana, chiodi diluiti 
t generi per le costruzioni navali, chiodi de ribadire per le 
caldaje a vapore. Anche i signori Insom , Martinelli e C 
hanno istituito in quella dita una fabbrica di ogni genere 
di bullette a macchina quadro. I due stabilimenti hanno il 
vapore o forza motrice, con macchine da 8 a IO cavalli. Si 
fabbricano pure in Livorno letti di ferro, siccome Firenze 
attende alla confezbne de' eardi di punte di filo di ferro. 



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45 
formate sii slrisere di coojo, od adaltàbili ^la mueehinti 
da cardare la lana; La prodttziohe delie forbki di Scarperiii 
ascende ad un mi{fIia|o dì dozzine e quella dei coltelU dai 
48 ai 20 mila Tanno. La tempra degli acciai: toscani ò piut^ 
msio buona, e gli mensili che eséotio #ofi questi acciai sono 
impiegati con successo e diirata a tagliare e Incidere il por* 
fido e le altre pietre più dure. , / 

Le spese della mano dVopera raf^esentaoo un valore 
annuo di 117,600 franche somtaa che comprende i lavori 
di fonderia e di ferriera, non che quelli di estrazione e di 
trasporto* 

Il valore completo della produzione del Cerroi in Toscana^ 
è calcolato di questo modo: 

Per 78,200 quintali metrici di ghisa. • . 756,000 fr. 
» 80,000 > di ferro affinato 4,428,000 » 



Totale . . . 2,184^000 • 

Assai remota è nei paesi che costttuiscona la Lombardia 
l'arte di lavorare il ferro. Le antiche tradizioni, l'estensione 
degli scavi, le considerazioni fatte dagli archeologi sembrano 
attribuire airestrazione dei ferri dalie viscere dei monti di 
Pizzaze, Bovegno e Gollio, in Valtrompia, un* at^tichità ante*» 
riore al secolo quinto, collegandosi probabilmente a questa 
industria anche quella delle armi. La prima testimonianza 
scritta' che accenna airesistenza di tali miniere si trova nel- 
r HUtoriola di Rodolfo notajo , nelfa quale si parla di una 
rivoluzione de* valligiani nelFanno 811 per essere stati op* 
pressi nei locori del ferro dal conte Sappone, governatore 
di Brescia, cui uccisero unitamente al figlio. 

Il gneis, Farenaria rossa e lo sehisto argilloso, onde in 
gran parte è formata Ta catena dei monti che sorge nelle 
Provincie di Brescia, Bergamo, Como e Sondrio^ contengono, 
in maggiore o minor copia lamelle di ferro oligisto e car- 
bonato di ferro sparsi in una serie di véne o amntassi len- 



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4« 

tioòlart, spesso in 1>Mièhi èreuì/come. le rboète ohe K mM 
ehhidoiKs talvolta groséi oh decimetro^ e tal altra fino tfé 
e quattro meiru Alcune di queste venèt prinòìpaltnenk^ 
quelle ehe si riscomrono nelle roccle di Vài Varrone, atià 
Val Boodione^ per l'indole loro poeo manganiCsra e sHieU 
fera, producono ghise grìgie; altrci cioè quelle formate da* 
gli schisti argillosi di Val Biizofo, sqpra Pifogné, elie sono 
ìélpìù importanti, danna ghisa bianca e lamellare; la prona, 
buona a far getti, la seconda^ che si conterie dUe^icri in 
ferro di buona qualitk. 

I forni fusorii per la fusione del ferro minerale sono 
stabiltti per la pcòviiicia: di Vattelliilà a Boi'niio per la proj^ìn- 
cia di Como, a Dongo, ove la : ditta Rubiali Palk .é cómp^ 
ottiene quasi 1* ottava parie del ferro grezzo prodotto in 
Lombardia; pella provincia di Brescia, a't^isogme', ove la 
ditta Damioli e comp. ne fornisce quasi la quarta parie, a 
Bondione e Gavazzo vicino al monte Varrone, a Sehilpario 
e Dezzo in Val Sealve^ a Malòlino, Paiseo, Laveno, Lemmo, 
Ccrvero in Val Camonica, a Colico, B^vegQO, Pizz^sfi^Ta- 
vQrnola in Val Trompia, a Balogino in Yal Sfibbia, ed in 
Mompiano. 

La maggior parte del ferro indigeno viene lavorato in. 
opere grosse da fabbro-ferrajo, da ctiiavsijuplo , c|a chioda** 
juolo, da speronajq, da coltdlipaJQ , ecc* |l restante serve 
invece ai lavori di macchine, ed altri attrezzi, li signor Ba- 
doni ha. eretto in Bellano^ provincia di Como, uno stabili- 
mento, in cui servendoci del gaz prodotto dalla distillazione 
della torba ouiene limiere .^i ferro , buone a nipUs usi e 
ehe p^ Ja modicità del prezzo sianno in concorrenza cqlje 
produzioni estere. Egli è paritnepti «proprit^tarip di tipa fab; 
briea di filo di ferro in Gastc^llo; sppra Lecco. , 

L' industria del fecro, ii;i Lqn^bardia, conta ben 1200 
operaj , la cui mercede giornaliera i^ria d,i I fi^* 30 cent, 
ai 5 tv. 20 cent. 

: la questa parie d'Italia la quaiHJià della, tpaieri^ prima 
si decompone di questa guisa: 



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Minerale 328,000 quimaU. metrici 


47 
44$,040 fr. . 


Gtrb^e 138,580 


89M40 . > 



totale. • . . 1,329,280 fr. 

La produzione in ferraccio e ghisa modelfaita dì prima 
fn^me ascende a: ^ 

102,077 quintali metrici 1,786,400 fr. 
Restano per la mano d'opera I 
apèse diverse, interessi dei eapitali' 
e bcneficj . . . ..... 407,088 fr. 

La fabbricatone dei ferri ed acciaj mercautili im-* 
piega in: • 

Ferraccio 110,420 quinlali matrici 4, 624,800. fr. 
., Carbone 345,340 » 1,670,080 » 



. Valore Joiale della materia prima 8,196,380 fr. 

La quantità del ferro affinato e ridotto in verghe, at- 
iresB» rurali^ òhiodi, flit di ferl^, padelle é canali, pezzi di 
macchine, oggetti per le alidade ferrate, acciaj, è dì : 

87,954 quintali metrici 4,880,436 fr. 



Prodotto totale 
Ghisa modellata di prima fusione 384,000 fr. 
Ferri e acciàj mercantili ... 4,880,436 > . 



5,264,436 fr. 



Deduzione pei valori dei pedi 
di veoehio ferrò in verghe ed in 
taglioH ddhi Stirii» ^ .... 01,321 



Prodotto muodell'énùo ... 5,173,115 fr. ' 

Tra le fabbricaci primate ,4el, Tirolo italiana i^eritano 
menzione quella di Bartolomeo Gliseoti, di Greto nella valle 



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4» 

di Boil6^ distìnta pei* la qutiiitè del metalb e pei ecrHii 
eitormi dì ferro che vi sono prodotti; e quella di 6. Mo- 
lini, nella vaHè di Ledro, il quale, oltre ad un copioso as- 
sortimento dì chiodi di ogni specie e misura, prepara pre- 
gevolissime spranghe di ferro. 

A questo tien dietro G. fi. Rizzieri , dì Dimaso, nella 
valle di Sole, fabbricatore ben conosciuto nel Veneto e per- 
fino nelle Legazioni. Più di 30 aluri produttori v'hanno di 
utensili rurali e domestici in ferro. Tra i lavoratori in ac- 
eiajo figurano la ditta Grotti, di Trento, i fratelli Pollini, 
di Pelugo, G. E. Largaioli, di Pressone, i quali per la buona 
tempera degli aceiaj e per la forbitissima brunitura ci mo- 
strano che tale industria, ove fosse meglio incoraggiata^ po- 
trebbe amebe colà saltre a qualche fama. 

Che il ferro deirisola di Sardegna fosse noto ai Ro- 
mani risulta da ciò che riferisce il barone Manno, che cioè 
dopo la battaglia dì Parsaglia, le forze dì Catone, Scipione, 
Varo e Giuba, non cojnteute .di sottomettere TÀfrica si die- 
dero ad infestare la Sicilia e la Sardegna, d'onde trassero 
grande qtiantitii d*armi e di ferro. E T antico scrìitord Rut 
tllio Claudio Numiziano fa il seguente confronto: 
Occurrit chatybum memorabilu Uva meiatlh 
Qua nihil uberius norica gleba tullii^ 

Non biturix largo polior struclura camino^ 
Nee quae sarda caespiUie massa fluii. ^ 

Ma da quell'epoca in poi i lavori dì escavazione furono 
sospesi; la qual cosa non può dirsi delle miniere di Ce- 
cogni in Valle d'Aosta di terraferma. Anch' esse datano dai 
tempi romani, ma furono, bvorate senza interruzicme , a 
prò di cpie' montanari , in for^a di privilegi, accordati con 
lettere 4ialenti dai duchi di Savoja, che risalgono al trecento 
e ch^ furpno di $ecolo jn fieeoh conservale dai. siiceessori. 
Tuttavia quella maniera di lavorazione ha fauo anch' essa 
il suo tempo, ed al monopolio che àncora vi prevale in 
-favore ^f'^W T^hifnntì del luogo , impof la' sostituire il sisle- 



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48f 
ma degli affitti o dei consorzi/ per cui ,' disponendo di ca- 
pitali più vistosi ed impiegando metodi più appropriati ad 
una miniera che sia per l'abbondanza, sia per la bontà del 
minerale può dirsi già fra le migliori d' Europa, sarà con- 
cesso allargare la sfera delle proprie osservazioni , ed ot- 
tenere risultati più soddisfacenti. 

Le miniere di Traversella, nella provincia di Ivrea, s<mo 
ricche quanto le precedenti , ma meglio di esse coltivate , 
sebbene su scala minore di quanto esse comportano natu- 
ralmente. 

Le miniere di ferro sono ripartite nella terraferma 
degli Stati sardi, eselusa la Savoja, di questa guisa, e a se- 
conda del luogo di loro lìbicazione e della qualità equan* 
lità dei rispettivi prodotti. 

Prov. d'Ivrea 6 di ferro ossidulato 38,457 q. m. ,821 opera] 

> ^ » 4 • solforato 4,120 » 8 » 

Prov. d'Aosta 8 > ossidulato 87^584 » S06 » 

p » 4 » spatico 7,000 » 6 » 

» Novara 4 > idrato 3,000 » 37 » 

» Susa 4 minerale di ferro 1420 » 6 » 



Miniere N. 4 4 Prodotto 85,978 q. n^. 569 operaj 

L'affinamento e la prima fabbricazione del ferro si fa 
con metodi varii e più o meno perfezionati. Alle fucine 
bergamasche che richiedono un'enorme massa di combu- 
stibile vennero sostituiti quasi dapertutto i forni alla Con- 
tese; nelle fucine si tenne ^nto delle framme perdute; nei 
fondi a riverbero applicossi il pudlage ed il battage , cor 
me praticasi in Inghilterra, ecc., ecc. Le ferriere liguri; 
tranne quella del marchese Da Ilari a Fcrrania , sono tutr 
te alla eatatana^ lavorano cql minerale tirato dall'Isola 
d' Elba , e con carbone di legna venuto pure da Toscana* 

Annau StaiUtica, voi, If$€ru 4-* 4 



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60 

La riduzione dal dazio lut ferri esteri ofieratasi in Piooioiiie 
restrinse di molto ti numero di quelle ferriere, le quali se 
nel 1844 èrano 47, ora non sommano che a 45 con 480 
operaj, ed un prodotto annuo totale di 44,250 quintali me- 
trici. 

Migliori sono le sei officine dell* alta Valle d'Aosta, di 
Cbatitton, Nus, AigdevUle, Villeneuve, Livro^nè e Gignod, 
ebe latorano un minerale nazionale , eon Combustibile ve- 
gétaale, tratto in {>aile dai boschi dei tuogo, e in parte dal 
Ticino Vallese. Favorite dalle frequenti cadute d'acqua che 
loro servono di forza motrice, esse trovano di gravi in* 
titampi ad ima più estesa lavorazione nella mnoanza delle 
vie di communieozione eolle mimerei e 4idla scarsità e nel 
caro prezzo del combustibile, a cui finora non si è in grado 
di supplire con un'opportuna preparazione dei nostri com- 
bustibìK fossili, la lignite e l'antracite. 

Queste diverse oiBcine ligure-piemontesi impiegano com- 
plessivamente 909 typeraj circa ; la preparazione ^ la fiib- 
bricazione del metallo assorbono 109,978 quintali metrici 
di materia prhna, 19^,000 quintali metrici di combustibile 
e "permettono un prodotto di 96,600 quintali metrici di ferro 
mercamile. Volendo calcolare in denaro l'importanza di tale 
faU>k*icazipne si ha: 

Valore della ghisa 3,290,000 fr. 

> del ferro affinato. . . 7,120,000 » 



Importo totale 10,410,000 fr. 

ti ferro mercantile poi che si ottiene delT affinamento 
e dalta priida fabbricazione passa direttamente al consumo 
intemo, oppure serve alla sua volta, in altre fucine, di ma- 
teriale pei lavori di nun-teHatura, eilindratura, filatura, e si 
irasforiDa in dtiodi^ àncore^ teste di aratro , istrumenii ta- 
glienti: s'upplioa insomma a tutti i bisogni deli'agricoltura. 
della guerra, delle arti, della locomozione e dell'economia 



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4d<imesttca« Meno pochi ^aggi ijli Brt|c9|| pjjuttpftq pr()inarii , 
nulla v'ha che merìM ineuipi^ pcir iodjijijstrifi àeìì» fioìieì- 
ieria; le Vcdc iayece in dccìaj9 riescpfiQ ^ bpoe. Ma ac- 
cora una manifaiiuia ^ propria di {Genova, piji^ dirsi quje^lf 
dei mobili iu kvfo u4>alari , 1^ sedie , i tayoJi , gh* ari^a- 
dii, i letti costruiti di quella gu^a soiiiQ leggì^eri, 8p|idji 
ed eleganti ad un tempo , coperti di uiia vernice « cotta fi 
smalto, convenientissima. $olo d^ .^^ti se ne esportano ogni 
anno da 1500 a 4800 e pel y^lofe di 220 mila fraiM^i. 

Famose erano le jpiin|eri^ di Tefiisa p Tem^esa ohe Sif.a- 
bone indica come appafi^enti Mia regipoe dei ||ruzi ( Ca- 
labria nei regno di Napoli). Le miniere tempsane sono ri- 
cordate anche in Omero, Ovidio, Stazio e Cicerone; si la- 
vorò in esse per più secoli. Net medio evo Atalarico vi de- 
stinò Bergantino per cartario^ e a questo proposito una let- 
tera del re goto dice, che siccome la terra bruzia era ^icea 
di prodotti, dtcfit vi inter ifinia Aofia, neie ifla 4ei$int ,quae 
puUmtur eiie praeifHpìM. la ¥ti|i ;diiploQ[ia del 4094 vi^ne ac- 
cordato al ramoso «Aòt^stero di 3* St^^o <M Bpscp M di- 
ritto di cavar (erro, U quAle infatti estr<ac]ra$i dalle m/Wt^" 
gne di Pauano, là dovf) pra trovami |e ^vi^ p (a lerri^^ di 
Mongiana. Sotto il governo dei pi^iipi re nprmsnni ii b^it^U 
aveyan cura di &r raccogliere jaiclAe <i}a qii^stp j(nine.i:a|e , 
siccome, regnafido gU A^tigipiai, jdi^erse terriere Iw^pno su- 
bilite, delle qvtaU alcune appa^t^e^evaoP al goy^po, altre ai 
qobili ed ali^e infine agli eciq|le9lastÌ4f(. jCpp^f^n^^p all' ìpa- 
zione durante il ^o^pinip ^p^gpuqlo risorsero, per opeca 
dei nappteoaldi ohe diedero gr^^ó sviluppo, supr^ttiittp. allo 
stabilimento di Mpogiana, la cui Cexr^u^ifi in parte serviva 
ai bisogni deiresercito, in par^e apediv^si in Francia. 

Nel regno di Nappji il fprro indigepp si ^rova, cofiie 
abbiam visto, da remota epoca pre^o Pazw^o , e propria- 
mente nella montagna SteUa. Esso à Cerrp osaidato ed idraio 
e spesso pia piedi , e trovasi interpostp tra la fillade co- 
mune ed ti x^lcare lamelloao di color rossiccio. I filoni vi 



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53 

sono piuuósto abbondanti sicché da più secoli sommini' 
strano materie alle antiche vicine ferriere, ed alle attuali di 
Mongiana che si servono in fatti quasi esclusivamente del 
ferro indigeno. II minerale estratto ogni anno può ritenersi 
in 14^560 quintali metrici; i minatori sono in numero di 80, 
e un numero corrispondente di persone è impiegalo pel 
trasporto de* prodotti. 

Il ferro, fuso ogni anno in quello stabilimento per mezzo 
de'suoi cinque alti forni e nelle altre dieci fonderie del re- 
gno, ascende a 421,360 quintali metrici, di cui 7020 di 
ferro malleabile e il resto di ferraccio o ghisa. 

Valore dèi 121,360 q, m. di ghisa 1,089,360 fr. 
» del ferro afiinato 3,000,000 > 



Totale 4,089,360 fr. 

Da poco tempo furono attivate due altre miniere nel 
regno di Napoli, in Terra dì Lavoro; l'una a S. Donato (di- 
stretto di Sora), l'altra sul monte dell'Omo in Gampoli. La 
limonite estratta finora dalla prima ascende a 2,634,526 
ehilogr. e contiene di ferro metallico il 42 per 100 tra 
il compatto e il terroso; la limonite argillosa della seconda 
fu di 2,224,324 chil. e non ne rende che il 38 per 100. 

La limonite che si estrae ogni di in ma^ior copia da 
quelle miniere essendo oramai in quantità sufficiente è trat- 
tata nello stabilimento di Rosanisco, fondato pure di re- 
cerne ed avente un altro forno di 19 metri d'altezza e 2 
m. e 80 cent* di diametro al ventre e soffiato da tre parti. 
I folti faggi della vicina valle di Canneto , le acque di un 
canale tirato dal fiume Melfa, su cui funziona un'apposita 
macchina con turbine veriicale servono di combustibile e 
di motore idraulico pei bisogni di quello stabilimento si- 
derurgico, il quale, attese le sue dimensioni attuali, può pro- 
durre da 4500 a 5090 chil. di ghisa al giorno. Il ferraccio 
che se ne ottiene, nero, a grossi grani, conviene alla rifusione 



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63 

per getti, e quello grigio chiaro i^rve airoiBcina di affina- 
mento in Pietrarsa. Quivi colla ghisa di quella provenienza 
e coir altra della Mongiana si confezionano col metodo in- 
glese padellaggio, oltre 48,018 chilog. di ferro al giorno , 
impiegato in parte nei lavori secondari!, ed il resto per la 
costruzione immediata di rotaje per ferrovie* 

Le fonderie della Sicilia, in Palermo principalmente, im- 
piegano gran numero di braccia, e spargono nell'isola i prò» 
dotti delle loro industrie, forni, stufe, marmite, caldajoi 
rastrelli, ecc. ^ 

I due alti forni di Toga^ neir Isola di Corsica , produ- 
cono ciascuno più di 6000 chilog. di ghisa ogni giorno e 
realizzano un beneficio che oltrepassa i 100,000 franchi al 
mese. I loro ferri ponno emulare quelli delia Svezia per la 
fabbricazione degli acciai fusi. Incoraggiati da queste prove , 
i fratelli Jakson, fondatori di quelle vaste officine, pensano 
di stabiUre ad Ajaccio una specie di succursale che presto 
emulerà Timportanza dei due precedenti opificj. 

Esistono per la fabbricazione del ferro quattro officine, 
tutte poste nel'circordafio di Bastia. Esse lavorano otto mesi 
dell'anno e producono ognuna una media di 300 quintali 
metrici di ferro.' 

La prosperità della compagnia Jakson ha svegliato Tat- 
lenzìone di ahri speculaiori, ed un' officina simile a quella 
di Toga è stata costruita a Solenzara , punto della costa si- 
tuato in vicinanza di una regione forestale, ricca quindi in 
combustibili. Questa vasta officina, la cui costruzione costò 
800,000 franchi promette grossi benefici agli azionisti. 

Vi sono io Malta 64 fonderie che occupano 4620 opera] 
edapno un prodotto di 40,630 quintali metrici, pel valore 
di 359,000 te. 

Si è costituita in Roma per un trentennio che scade col 
31 ottobre 1876, una Società delle mioiere^di ferro e sue 
lavorazioni, la qu^le dispone di un capitale di 3,780,0000 fr. 
ripartite in sei mila azionj al portatore* ■ Ogni azione per- 



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54 

eepisce Y interesse del • per 100 pagato sonestralmenie; 
La somma degli utili tietli, prelevato iin 5 per ceilto da b/ì* 
tribuirei ad ^a fòiido di riserra , Tiene divisa in tre parti 
uguali^ di eiii una spetta al Consiglio di Direiione^ e le al« 
Ire due agli azionisti. La Società, oltre ai due stabilimenti 
di Terni eioè e di Tivoli , ba il diritto di scavare le mi* 
niere di Guarcitio, Monteìeone, Gaveiti, Cascia, MontecUcco, 
Pupaggi, Stifone, e Tolfa. Dal novembre I8&5 a tutto otto* 
bre 1856 , eorrendo il 10.^ anno della Società anonima si 
ebbero da questa nei due^ stabilimenti : 

Una produaione per . • 972,583 tr. 
Spese per . . . . . . 91,499 » 



Per cui gli utili ammontano a 281,081 fr. 
te detratti da questi gli inte- 
ressi del 6 per 100 àgli azionisti. 486,895 fìr. 



Restano gli utili residui 94,489 fr. 

Gli Étabiliménti di Terni e di Tivoli si servono in parte 
del minerale riazionale. Il primo di (jiuegli stabilimenti, mosso 
ad acqua, è fornito di due grandiosi cilindri a cassette, uno 
dei quali di gigantesche proporzioni, di parecchi forni a ri- 
verbero, di enormi magli eadenti e di sei grandi irombA 
pheamaiiche. 

Il ferrò indigeno entra solo in piccola quantità nelle mm- 
nifaituìre degli Stati romani, die si alimentano invece coii 
materiale venuto dell' esiero. La lavoirazione di quel mine- 
rale occupa ire àlli forni e quattordici Iferriere. Gli altri 
fonìì sonò a Bracciano, a Canino, a Cónca, a poca disianza 
dal mare, e per cosi dire in mezzo alle foreste. Vi si ado- 
pera minerale dell'Isola d'Elba che coÉta 9 frandii 28 cenu 
al quintale, e carbone di teglia che^ taècolto sul sito, non 
importa più di 4 fr. 90 e. àt quintale. Quegli stabilimenti 
lavorano soltanto otto mesi dell'anno. Le quattordièi ferriere, 



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65 

ove lavarasi la- ghisa , sono poste in prosstfntii dei forni e 
delle eorrentì d'aqua. Il prodotto ne è dì buona qualità ed 
ammonta a 667,000 ehilogrammi di ferro ehe, stimati in ra« 
gione di 49 fr. H quintale « rappresentano un valore di 
326,830 fr. 

In quanto alle fabbriche dei ferri mercantili, se ne tro- 
vano a Roma, ad Ancona, Loreto, Ascoli, Ferrara, Lugo, 
Città del Castello, Viterbo e Ronciglione. Esse danno in ciiiodi 
e punte un prodotto di 3034 quint. met. Si |contano filiere 
di ferro a Roma , Terni, Tivoli , dieci fonderie di lime a 
Sellano ed una ad Assisi. Una manifattura di aghi è stabi- 
lità ad Urbino e se ne fabbrica per 64,000 fr^ all'anno. As* 
sisi ha una fabbrica d'aghi, e Bologna una di spille in ac- 
ctajo con teste di vetro a grandezza e colori diversi. Final- 
mente si fabbricano a Rieti strumenti, chiodi, eec» 

Riassumendo quanto si è detto fin qui, crediamo di pò- 
ter esprimere con molta approssimazione nelle cifre seguenti 
la quantità ed il valore del minerale di ferro e suoi prò-; 
dotti per tutta kalia : 

Minerale di ferro 603^474 q. m. 4,^964,000 fr. 
Ghisa 427,000 » 30,300,000 » 

Ferro affinato ^ 360,000 » 48,000,000 » 



Valore totale 40,264,000 fr. 

A completare questi cenni sul doppio trattamento del 
ferro nel nostro paese, noi daremo qui akmne cifre concer* 
nenti V importazione di questo metallo, tanto aHo stato grezzo 
che lavorato. 

Importazione. 
Qualità Quantità Valore 

I Ferro di 4.* fabbric. 18,440,840ch. 

Statisardi 1,^. * ^^^^^^^ J'«^'^* • Jl 8,878,000 fr, 
1 Ghisa non lavorata 6,6I(,3S6 ^ i > -> 

l » lavorata 13,898>268 » 



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66 

Ì Ferro grano i^ini 
grczto ..... 6,698,767 » 2,d69»000 » 
Manifatture di ghi- 
sa e lamiera . . 446,439 » 90,000» 
Itegno di 

Napoli Ferro di 4.* fab- 
bricazione • . . 4,260,000» 
Sicilia Ferro grezzo e Ìa« 

Torato . . < . . 6,268,000 > 4,864,000» 
Toscana Idem ...«•.. 8,000,000 » 8,930,000 » 
Corsica Ferro grezzo • « • 264,000 » 

Di quesu guisa, sebbene IMtalia posseda depositi di 
ferro abbastanza abbondanti, essi non possono in alcun modo 
stare a fronte delle ricchezze di questo genere, onde sono 
dotate altre pia fortunate regioni d'Europa, T Inghilterra, 
la Svezia, la Francia, la Germania. La lavorazione di que- 
sto miìierale non è in rapporto, fra noi/ colla materia pri- 
^iiia« In alcuni luoghi non si fa o solo imperfettamente. L'ab- 
bondanza delle miniere e la buona qualità dei loro prodotti 
non vale a vincere T insufficienza del carbon fossile, insuf- 
ficienza fatale a quest^ industria, come ad altre moltissime* 
Bisogna dir del pari che i metodi di lavoro non sono sem-' 
pre e dappertutto i migliori, onde ò che, né per l'econo- 
mia, né per la bontà della fusione e della lavorazione i no- 
stri prodotti valgono quelli deli' estero. Tariffe protettrici 
sono stabilite, è vero, per difenderci dalla concorrenza, ma 
i ferri degli altri paesi riescono ad eludere tutte le frontiere, 
e ad invadere le nostre case di commercio e i nostri mer- 
cati. E ancora ciò deve riputarsi come un beneficio, mentre 
la produzione nazionale non saprebbe bastare in nessun modo 
al consumo interno. Se le dogane riescissero ad impedire 
del tutto i ferri stranieri, esse finirebbero in brève a pri- 
varci degli oggetti di prima necessità. Maglio v^(e adunque 
per la nostra ba^ria la libertà, la libertà di conoscere le 



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57 
proprie risorse con quelle d'altrui e di introdurre in casa 
nostra un prodottoci e^s^nziale alla nostra prosperità eco-, 
nomica. Il Piemonte è entrato pel primo in questa era, e 
sebbene la recente riforma doganale abbia recala qualche 
perturl)azione nel suo regime economico, pure la sua pro- 
duzione non ha smintiito, dì presenza ad un consumo che 
assume ogni di maggiori proporzioni. Stimolato dagli ec- 
diameDi^ di una saggia ed utile C0neorr^nza> egli volle 
pur non trascurando il miglioramento di proprii prodotti 
profittare anche di quelli del di fuori, acquistarne gli ar- 
ticoli ed applicarli ai bisogni diversi e sempre più nume- 
rosi delle strade di ferro, della sua industria agricola e ma- 
nifatturièra. ( Coniinun ). 

— oOo — 
GEOGRAFIA E VIAGGI. 



Uliliiftl mtwÈi^ della Heale AaeiMleiiiia delli^ t^Uammm 
di TarUifii. 

Ijo elasse di scienze nfM>rali, storiche e filologiche apriva 
il di 24 dì giugno 4858 un concorso sopra il seguente 
tema: 

«Descrivere la condisiofìe degli studi storici in Italia 
€ dalla pace d*Acquisgranù (4748) eh 4848^ segnando il eàr 
r rattere letterario d^i vari pHncipali scs'ituiri. > 

« Determitiare l^iniuenza che gli avvenimeoli poHliei 
« «ibbero suirindole e sul corso di quesii studi; 

« Il premio sarà una medaglia d*oro del/valore.di lire 
• .mWìté l lavori: dovranno ésiere. preaeniati per mito ii 
«i:meae di :<li«eiDÌ^re 4869. i» 



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68 

Il di Sd dello scorso dieembre veoiva deposto nella se- 
gretària deirAccademia ud lavoro manoscritto in due volumi 
sopra il tema proposto al concorso coir epigrafe: Conatnur 
tenues grandit^. 

Il segretario presentò nelFultima seduta quel lavoro alla 
classe e venne da essa nominala una Commis^one incaricata 
di esaminarlo e fame rapporto entro i tre primi mesi del 
1860. 

II eav. Barucchi che coll'abate comm. Peyron ebbe in- 
carj<^ di esaminare un lavoro manoscritto presentato dal 
signor proL Orcurti per essere pubblicato nei volumi delle 
Memorie deirAccademia^ ne fece ragionata relazione e ma* 
nìfestò il favorevole e comune giudizio portatone dai due 
soci. Ei lesse quindi alcuna parti di qudla scrittura, perchè 
la classe potesse conoscerla e giudicarla. Il lavoro del si- 
gnor prof« Orcurti ha per titolo: • Discorso sulla storia 
dell' firmeneutica Egizia ^ actsompagnato da una interpreta- 
zione ragionata di alcuni moncilnenti. » 

Dopo la morte del Champoilion, del primo e gran ri- 
velatore degli arcani egizi, rimasero per qualche tempo non 
dirò negletti e sterili , ma coltivati con meno ardore gU 
studi sull'Egitto che Tillustre francese aveva splendidamente 
iniziati. Ei non era peraltro ancora tutta stenebrata quel- 
la antica e misteriosa civiltà del Nilo e molti problemi sto*- 
rici rimanevano tuttora a chiarirsi per mettere in piena 
|9ce quella vetusta e grande fase ddl'amanìtà. L'opera per 
qualche anno Interrotta venne qaiedi ripresa più tardi e 
0Olltinuata e vi ai ita ara laviorando con nuovo ardore. La 
prosegui nella Germania il Lipshis colla magaiica sna pub- 
blicazione dei monumenti dclF Egitto e 4etla Etiopia « del 



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59 
TiBro dei re KònigbueHj tn tm ripigìiafìdo a trattare Tardua 
questione eronologiea dell' EgUto e proiFandd dt^versl am- 
mettere aléune dirimette parziali e eontemporanee neli' età 
che successe alle sei prime unitersaìì, cercò di ridurre en- 
tro liidin più ristretti la sterminala efonologia egizia. La prO'' 
seguirono il Bùnsen propugóatore anch'esso di alcune dinastie 
comtemporanee, e II Brugsch eolia sua storia deirEgìtto dai 
tempi più remoti Ì9no ai di nostri, e colla geografia deirE- 
gitto che ei recavò dalle iscrizioni ^ dalle stele e dai vari 
monumenti di quella Contrada. 

Vi pose ìMM in Francia e fa ispinse ihnanzi con noli 
mediocre succèsso il signor De Rougè» i eòi pie recenti la^ 
vori sono l'interpratazione curiosa d'una stele, dove si narra 
eome fosse da Tebe mandato nella sua arca il dio Chon^l 
a guarire neH' Egitto inferiore un illustre infermo , ed una 
distesa MeiTloria che io udii leggere pochi mesi sono in 
Parigi in una s^eduta deirtstittito, ed in ctii il signor Rougé 
eerca di stabilire colf atitoritli àei montimeiiti fino a qual 
segno il cuscito Egitto si sia elevato al còneetlo del mono- 
teismo pure che il Renan eon gt*àAd<e forza ài «rìtiea attrf- 
huisce alle sole stirpi semitrche. Vi diede ' operaci! «ignei* 
Ampère colia ricca varietà della sua dottrina che dai vari 
emblemi di reìigioncji dì scienze e d'ani ^ di vita pubblica 
e privata scolpiti sbi Vnòi^utìieiiti efi^ii lentia dt descrivere 
lo stato asociale delPantico Egitiò; ed ^Himamente arrieehl il 
lesero de"^ monumenti egizi eòHa set)perta del Serapee « la 
scienza egizia còl suo ^scritto siér- la mire d'Afrii^ il •stgMr 
Mariètta che visse lungamcfote iA quelle ^CMirade e ne 
esplorò i prò celebri luoghi. / 

Ma qual ptnsiero tin è^i fiÀsèosto sotto il velame dei 



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60 

simboli e dei geroglifici deirEgiito? Racchiudevano essi con'^ 
celli di alla sapieiuai nozioni sublimi di religione^ di scienza 
morale, di Dio, della nalura , siccome parvero crederlo 
S. Clemènie Alessandrino, i Gnoslici ed aliri dopo di loro? 
Ovvero non volevano essi che concelli semplicissimi irasfor- 
mali più lardi in leggende e in miii siccome prese ora a 
dimostrarlo con valide prove la scienza moderna guidala 
dall'analogia e rischiarala da^ monumenli dalle siirpi indo- 
europee? Sopra lale questione versa appunto la prima parte 
dello scritto del professore Orcurti. Nella seconda parte 
egli interpreta una stele del Museo Egizio di Torino e nota 
alcune belle e nobili idee morali della civiltà egizia che 
emergono da un* iscrizione in cui si lodano le virtù d* un 
trapassato. Egli è detto nella stele da lui interpretata: «Ho 
dato del pane agli affamali, delle vesti ai nudi »,ed in al- 
tra slele dove si raccomanda il defunto agli Dei dell' Oc- 
cidente^ pur si rammenta come ci « Si è concilialo Dio 
col suo amore, ha dato del pane a colui che aveva fame, 
dell'acqua a colui che avea sete, delle vesti a colui che 
era nudo, ha dato un luogo d'asilo a colui che era errante , 
ha offerto agli Dei I0 offerte sacre e le oblazioni funerarie 
a' Mani. » 

La classe ha approvalo la stampa negli alti dell'Acca- 
demia del lavoro del professore Orcurti. 

Il presidente annunzia la morte immatura di lord Tho- 
mas Babinglon Macaulay, socio straniero della reale Acca- 
demia delle scienze di Torino, scrittore e storico illustre. 
Egli lancia due volumi manoscritti che coniinuano ma non 
compiono la celebre sua storia dell'Inghilierra. . 

Laccademico segretario Gaspara GorMsio. 



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61 

IVotlsie 0iiU^ e»lto faiierM della •pedlBlone 
di John Franeklln al Palo IWord. 

ri oi abbiamo da più anni ed a più riprese pubblicato nei 
nostri Annali le notizie che di mano in mano ci perveni- 
vano sulle varie spedizioni marittime state inviate dagli in- 
glesi ed anche dagli americani per aver qualche traccia 
sulla sorte toccata al povero Francklin che sino dall' anno 
4846 era partito colle due navi V Èrebo ed il Terrore per 
tentare il passaggio del Polo Nord. 

Dopo dieciotto spedizioni state avviate nel mar glaciale, 
per andare in cerca delle reliquie di Franeklin , rrusei fi-' 
naimente al capitano Mac Clintock di avere indizii certi 
sulla funesta sua fine. Noi riassumiamo le notizie, che egli 
recò alla Società geografica di Londra. 

Il capitano Franklin si staccò dal Tamigi il 49 maggio 
4S45. Al 4 luglio di quell'anno V Èrebo ed il Terrore ca- 
lavano ràncora innanzi all'isola Groenlandese di^ Disco, da 
cui giungevano i suoi ultimi dispacci sino nell'Inghilterra. U 
capitano Daunet del baleniere Principe di Galles lo scorse 
nella baja di Melville, mentre dirìgevasi verso lo stretto di 
Barrow> ove passò l'inverno dell'anno 4846 presso l'isola di 
Beachy. Tre marinai morirono, come si scorse da tre tom- 
be erette ad essi nell'isola. Alla primavera ripresero i due 
navigli il mare e raggiunsero il 77^ grado di latitudine. 
Quindi si spinsero verso la costa occidentale dell'isola Gorn- 
vallis e toccarono il 98^ grado di latitudine. Colti da una 
fiera tempesta cercò Francklin di spingersi verso occidente 



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6Ì 

e trovarsi cosi verso il mar glaciale d'America, ma non vi 
riusci. Le due navi poterono al 12 settembre 4846 recarsi 
a poche miglia di distanza dal capo Felix dalla parie nord- 
est ove trovaronsi investiti nel ghiaccio. Il capitano Mac 
Glintock trovò appunto in quella sit^sione un cilindro di 
latta contenente una pergamena su eoi leggevansi queste po- 
che righcr « QuestQ cilindro venn^ deposto dai superstiii 
della s|iedizione di Franckliiu V Èrebo ed il Terrore pas- 
sarono il primo inverno nelt* isola Beachy, dopo aver toc- 
cato il grado 77^ di làliiudio?* Al 43 settembre 4846 $i 
trovarono al grado 70^ di laiiludine nord e 99^ di latitu- 
dine occidentale del meridiano di Greenvicii. Sir John Fran- 
cklin è morto F 41 giugno 4847. Il S3 aprile 4848 le 
due navi vennero abbandonate a cinque leghe di distanza 
a nord-ovest del promontorio Vittoria. 1 sopravvissuti nel 
numero di cento cinque scesero a terra sotto il comaiMlo 
del capitano Grozier ». 

Questa pergamena porta la data 22 aprile 4848. jÈ pro- 
babile che i 405 uomini che sopravvissero a Francklin 
siansi dispersi qua e là in varie bande e forse cercavano di 
raggiungere passando dalle isole del Re Guglidmo t e di 
Monreale sino agli stabilimenti della baja di Hudson, la 
questa lunga peregrinazione la mortalità deve aver colpito 
Tuno dopo Vakro quegli infelici. Sembra ìA^ tiouni poctli 
superstiti abbiano cercato di /aggiungere un qualclie suolo 
ospiule servendosi di un oanotio che fu trovato nelle 
vicinanze del capo HescheL Altri Corse più arditi avranno 
(cereato di accostarsi ^n ìiUfi eanoui alla fMe del Gr<m 
Pisee^ MI vi trovarono iudubUameole la morte. Tutte que- 



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«3 
^e non sono tihc congetture; il fatto oramai accertato è 
quello della data della morte di Prancklin. Sia pace alte 
sue ossa, e si onoii per sempre la sua memoria ! 

— oCo— 
Morte del irlacclatore Vogel In Afrlea. 

iioi abbiamo più volte daio le notizie dell'ardito viaggio 
che stava Tacendo nel centro dell'Arrica il celebre dott. Vo- 
geU 11 signor Herman console annoverese a Tripoli ha ora 
dato alla famiglia deirillusire viaggiatore la dolorosa notizia 
che il povero Vogel era stato assassinato da una tribù di 
selvaggi nel regno di Waday. Tale notizia era stala data 
dal sultano stesso di Bornù. 

— oOo — 
Niioira Sfiedlsloiie ali* alio mio In Affrica. 

Lja mortalità che annichila i viaggiatori più arditi che 
temano penetrare neirAfrica non ispavenia le persone di 
coraggio che pure amano di conoscere le intime Jatebre di 
questa terra abbruciata dal sole, I giornali ci annunziano 
che il capitano Pelhericlt , console inglese a Chartoum , si 
accinge a rimontare il Nilo per esplorarne le sorgenti in 
compagnia del capitano Burton. Il progetto di questi audaci 
viaggiatori è quello di raggiungere il gran Iago, slato di re- 
cerne scoperto dal capitano Speke, il quale ha voluto dargli il 
nome di Vittoria Nyanza. 



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64 

Lo stesso eapiiano Speke , ^ j[>er intraprendere qn se* 
condo ^viaggio per esplorare U Nyanza e riconoscere navi* 
gandolo tutte le sue rive soffermandosi specialmente al lido 
settentrionale. 

Le Società geografiche di Londra e di Parigi aspettano 
grandi novità da queste ardite escursioni. 



Tetoiian* 

JLa presa falla dagli Spagnuoli di Tetouan, renderà accet- 
te le seguenti brevi notizie intorno a quella città marit* 
lima. 

Tetouan, città deirimpcro di Marocco, si eleva lungo la 
china di un colle roccioso che si giita nelle acque del Me- 
diterraneo. Questa città è difesa da una muraglia non mol« 
to alta , ma munita di grossi pezzi di artiglieria. Le strade 
sono piuttosto anguste per impedire il soflSo dei venti del 
deserto. Le case sono però alte a varj piani, ed hanno 
magnifici terrazzi ove la popolazione va nella notte a go<^ 
dervi un pò di frescura. La popolazione è composta di 
mori e di ebrei che fanno il minuto commercio. Si gli uni 
che gli altri parlano una lingua spagnuola corrotta. La città 
conta venti mila abitanti. 1 contorni di Tetouan sono ame- 
nissimL Vi hanno giardini ricchi di fiori e di aranci ed il 
territorio circostante ha pingui vigneti. 



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BOLLETTINO Of tfOTIZIE STATISTICHE ITALIANE E STRANIERB 

E DELLE FUI IJtlFOATANTI INVENZIONI E SCOPERTE 



PROGRESSO DELL' INDUSTRIA 



) 



DELLE UTILI COGNIZIONI. 



, Fascicolo di Gbnmj* 1860. 

NOTIZIE ITALIANE 

Bendieonto delle Cmuue di Rltfparnito 
dell» liomlmrdto per ranno t9M« 

JLs benemerita Amministrazione della Cassa di Risparmio 
della Lombardia ha ora pubblicato V esatto rendiconto della 
plrq)ria gesiione riferibilmente ali* anno 4858. La Cassa cen- 
trale esistente ih Milano conta ora tante Casse figliali istituì- 
tè a Cremona, a Mantova, a Pavia, a Lodi, a Como, a Ber- 
gamo, a Brescia, a Sondrio, a Crema, a Monza, a Varese,' 
a Casalmaggiore, a Chiari, a Lecco ed a Busto Arsizio. Ad 
onta degli anni critici che corrono pure questa istituzione 
ha continuato da noi a prosperare mercè le solerti e provi- 
de cure di chi la regge. Noi riproduciamo T assennato rap- 
porto che il ragioniere GrifBni ha premesso al rendiconto. 
Da esso rilevasi tutta T importanza di questa prosperissima 
azienda. 

Annau. StatisHtat voi. /, $erit 4.* 5 



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66 

Onorevole Comisissione 

Adempio al dovere di presentare alla rispettabile Com- 
missione il bilancio della Cassa di risparmio di Lombardia 
rireribile all'anno 4858. 

La forma del rendiconto è simile a quella dell'anno 
precedente, tranne la diversa espressione dei valori che dal- 
le lire austriache mutaronsi in Borini nuovi in forza della 
patente 27 aprile 1858, giusta la quale 400 lire austriache 
81 ragguagliarono a 86 Aerini nuovi (ora pari a franchi o 
lire ilal. 86. 41 '%, ). 

Prima d' analitsare i|iie6lo bilancio mi permetta V ono- 
revole Commissione di riepilogare i risultamenti finali della 
separata Amministrazione del fondo detto di Beneficenza, da 
cui ha origine V Istituto della Cassò di risparmio, e la ga- 
ranzia d* italiane lire 300,000 verso i depositanti ; e ciò ia 
continuazione di quanto fu esposto in proposito nella Irela- 
zione dello scorso anno, sembrandomi un doveroso tributo 
al pubbtièov ^ Q^llo stesso tempo opportuno a spiegare il 
giro di alpime partite* * 

Fondo della Beneficenza. 
L' avanzo del centesimo di sovrimposta esatta neir anno 
4817 suirestimo della Lombardia era alla fine dell'anno 1857 
costituito da austr.lire 1,034,481 % pari a Fior. 362,068. 83 
Le sopravvenienze attive in causa dMnteressi 
rettificati furono di • » 4. 40 



Il patrimonio netto at 1.^ gonna jo 1858 ri- 
sultò di . . . : . . . . ... Fior. 362,072. 75 

Le rendite dell'anno 185^ sa- 
rn*ono a . . • . • • Fior^ 12,656. 62 
Le spese ed erogazioni in bene- 
ficenze secondo l' istituzione . > 10,668. 48 



Residuo Fior. 1,988. 14 
che portato.in aumento del patrimonio netto » 1,988. 14 



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«7 
fece asceudere il patrtmoDia jlesso al 81 di* 
cembre 4868 a . . • ... . • Fior. 364,060. 89 
Infaiii : 

Le rimanenze atti^ io fine d'anno sono costUoice come 
segue : 

a) Effetti pubblici 
Cartelle del Monte L.-V. al cor- 
so di borsa Fior. S6,088. 6S 

Obbligazioni della Convers. di 
Vigl. del tesoro e. 8. ... » 688. 71 
Simile del Prestitn L.-V. del- 
. Tanno 4«60 e. s. ...» 806. 64 

III ■ ' 

(n tutto Fior 87,485. 88 

6) Sovvenz. a 324 Comuni e Corpi Morali 

A titolo gratuito .... Fior. 73,944. 69 

al 4»/, per % . 341,483. 47 

A titolo oneroso al 4 . . . » 6,304. 68 

Interassi artetra^ . . . . > 8>938. 47 

In tutto Fior. 838,307. 34 > 828,207. 21 

e) Credili diversi • » 4,886. 30 

d) Contante in cassa > 34,744. 61 

Sommano le rimanenze attive Fior. 896,343. 00 
Attività che si riportano ..... f^ior. 393,243. 00 

Le rimanenze passive alla fine del- 
Tanno 4668 risultano: 

a) Debito verso la Cassa di rispar- 
mio per residuo della sovvenzione di Ur. 
460,000 al 3 */t per O/O fatta ai Comuni 
nella crisi annonaria 4863 F. 31,460. 00 

6) Simile verso diversi 
Comuni per interessi anti- 
cipati » SS. 44 

Somm. le rimanenze pass. F. 34,483. 44 > 8^9483. 41 

Dedotte le rimanenze passive dalie at- — ^ 

rive ritorna il resìdoo patrimonio netto 

in Fior. 364,060. 89 



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6S 

Tali risultamenti vennero ricoDOsciuti esatti dal sig. ra- 
gioniero revisore nel suo rapporto Ai giugno p. p., ed ot- 
tennero r approvazione dell' onorevole Commissione giusta il 
eonchiuso del successivo giorno 8 luglio del corrente anno. 

Gassa di Risparmio. 

L'amministrazione economica dèli' Istituto e l'esercizio 
dei depositi e tiei rimborsi nell'anno 4858 furono dei più 
laboriosi. ^ 

I progetti indicati nelle prime pagine che aprono la re- 
lazione sul bilancio consuntivo dell'anno 4857, richiesti dallo 
sviluppo di questa fondazione , vennero attivati , e se ne 
ottenne un esito favorevole. S'instituì il dipartimento di 
controllo, si rinnovarono l'impianto e la tenuta dei registri 
presso tutte le Casse filiali nel tempo istesso che da vasi cor- 
so al cambiamento della monetazione. . 

Presso la Cassa di Milano si riprese l'esercizio di rice- 
vere i depositi ed eseguire i rimborsi in giornata , esten- 
dendolo anche ai giorni di domenica per le piccole somme 
di deposito a comodo della popolazione operaja. 

Aprivasi al 1.^ gennaio 1858 l'a- 
zienda della Cassa di risparmio col« 
l' attività di austr. lir. 70,520,244. 44 

pari a . . Fior. 24,683,085. 66 -- 

e colla passività di austriache lire 

67,101,391. 32, paria » 23,485,486. 96 — 

quindi col residuo attivo o fondo 

degli avanzi in ...... Fior. 1,196,598. 60 — 

La riduzione degli effetti pubblici 
di ragione dell' Istituto al corso di 
borsa portò una sopravvenienza pas- 
siva di ........... 6,524.10-— 

( compresi Fior. — • 47 per frazioni 



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69 
|)erdute nei ^onti di ridiitìoDe ddtà 
nuova valuta ). . j 

per cui il pairimonio netto o fondo 
di riserva al 4.^ gennajo 1858 ri- ' 

sullo di * Fior. 1,190,074* 50 -*- 

La rendita comples- 

si va dell'anno 1858 

salia * • . F. 1,166,191. 06. -* 

Gr interessi passivi , 

i pesi e le spese » 941,104* 10. 6 



In conseguenza l'a^ 

vanzo netto delFan- 

no 1858 riesci di Fior. 225,086. 95. 5 

che portato in aumento del patrimonio » à25,086. 95. 5 



fece ascendere il fondo degli avanzi 
dì riserva al SI dicembre 1858 a Fior. 1,415,161. 45. 6 
Le attività al 81 dicem- 
bre 1858 sommano Fior. 28,025,101. 99. — 
e le passività . . » 26,609,940. 58. ' 5 * 



Ritorna T avanzo come 

sopra di . . . Fior. 1,415,161. 45. 5 

Confrontando queste risultanze con quelle dell'anno 185*7 
sì deduce quanto segue: 

1.^ 11 danno per la riduzione al valore di borsa degli 
effetti pubblici di ragione deir Istituto Tu nel 1858 di soli 
fiorini 6,524. 10, mentre nell'anno 1857 era stato di austr. 
lire 138,870. 84, pari a fior. 48,604. 79, e quindi nel 1858 
fu minore per fior. 42,080. 69« 

2.^ Le rendile dell'anno 1858 superarono di fiorini 
116,880. 65 quelle dell' anno precedente* 

3.^ GÌ' interessi passivi, i pesi e le spese sorpassarono 
di fior. 95,801. 06. 5 quelli del 1857» 



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4.^ Le attiYitii del 4868 si accrebbero di fior. 8,849,640. 68 
e le passività di fior. 3,124,453. 57. 5. 

6.» Gli avanzi dell'anno 1858 di fior. 235,086. 96. 6 
furono maggiori per fior. S0,57J3. 59. 5 di quelli dell* anno 
4457, che eraiu) stati di .austr.. lire 584,309. ò4, ossìa di 
fior. 204,508. 37. 

Mi permetta adesso T onorevole Commissione di riebia* 
mare per sommi capi i singoli titoli delle attività e dipen* 
denti rendite, coihe delle passività e delle spese, nonché di 
aggiungere, ove occorre , alcune succinte osservazioni si>i 
motivi che produssero le difiereme in aumento od in dimi* 
Duzione in confronto del precedente anno. 

Attività' e Rendite. 

Mutui con ^>otecB. 

I capitali impiegati a mutuo con ipoteca di beni immor 
bili posti in Lombardia, colle cautele indicate nella relazio- 
ne de)r anno 1857, erano al principiare delPanno 1858 , 
in numero di 811 per l'importo di austr. lir. 55,997,884. 62 

pari a .... Fior. 19,599,269. 62 

Nel corso dell'an- 
no vennero resti- 
tuiti 51 mutui per Fior. 605^085. 17 
Ed invece se ne 
stipularonodt nuovi 
in numero di 1 42 
^ per la somma di. . » 3,772,050. — 



per cui rimase in* 
vestito un maggior 
importo di ... F. 3,166,964. 8$ » 8,166,964. 88 

Jn conseguenza al 81 dicembre 1858 
i 903 capitali a mutuo con ipotèoe 
montano» ...» Fior. 22,766,224. 46 



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71 

Nel 1858 si costituirono num. 65 mutui in piò dell'an- 
no tSb'J pel maggior importo di fior, 4,è33,S75, e ne fu- 
rono restituiti 13 di più deiratmo precedente per fiorini 
143,177. 82. 

I mutui, per Tiraporto complessivo di fior. 474,116; 78 
in concorso di creditori, compresi quelli caduti precedente- 
mente, sono sette. ^ 

Gl'interessi dei mutui con ipoteca fruttarono nel 1858 
fior. 956,241. 90, essendo stati impiegati i capitali in via 
media al 4. 46 per O/O. — Questo titolo di rendita corri- 
sponde air 82 per O/O dèlia rendita complessiva dell' Istitu- 
to. Nell'anno 1858 si ottennero quindi fior. 118,859.^50 
più del 4857 in causa della maggior quantità di danaro 
come sopra investita nel decorso dell'anno. 

Concorre la Cassa di risparmio a moderare il frutto del 
danaro nei contratti di mutuo in Lombardia ; frutto o inte- 
resse che ad ogni modo non avrebbe mai ecceduto quello 
consentito dal Codice civile nella misura del 5 per O/O. Ciò 
serve di risposta all'erronea asserzione di un distìnto pro- 
fessore che stampava a Torino, pochi anni or sono , in un 
Trattato di pubblica economia, non trovarsi in Lombardia 
chi presti una somma ad 8 per O/O con malleveria d' ipo- 
teca. 

Mutui sopra pigni di effetti pubblici. 

Al principiare dell'anno 1858 esistevano 330 miltu! con 
pegno sopra carte di pubblico credito, che si contrattano 
alla borsa di Milano, ricevute a Sf4 del valore commerciale 
per l'importo complessivo di austriache lire. 5,d59i784. 10 

pari a Fior. 1,945,908. 54 — 

Nel corso dell'anno furono restituiti 
127 mutui per ,F. 1,436,191. 82. 6 
e ne vennero costi- 
tuiti 1 30 nuovi per » 823,998. 68 — 

e perciò si diminuì 

quest'jmpie-godì F. 612,168. 14. 5 > 612,168. 14. 5 

In conseguenca di che al 31 dìcera- — — 

bre 1858 sussistevano 333 mutui per F. 1,333,735. 39. 6 



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72 

Le sovvenzioni fatte nel 4858 sono 170 meno di quel* 
le del 4857 per fior. 4,428,542. 78 e vennero restriuilì 
più del 4857 mutui 74, ma T importo fu minore per fior, 
494,862. 46. 

La diminuzione di quest'impiego di capitali ebbe per 
causa probabile le maggiori vendite di effetti pubblici che 
si facevano da chi temeva futuri ribassi. 

La proporzione fra le quantità delle varie carte pubbli- 
che ricevute in pegno era nel 4858 la seguente: 

Cartelle del Monte Lombardo- Veneto • • 64 O/O 

Obbligazioni del prestito Lomb.-Yeneto 4850 24 » 

» per cnnversione dei viglietti del tesoro 44 ». 

» del prestito 4854 44 » 



400 
L'intere^e medio fu del 4. 58- 4;2 per 0;0. 
Da questo impiego si ricavarono nell'anno fior. 72,264,60 
cioè il 6. 4/2 per O/O della rendita complessiva dell'Istituto 
e quindi fior. 46,347. 82 in meno di quanto s' introitò per 
lo stesso titolo nel 4857. 

Huiui ù corpi moralù 

Fra i corpi morali che in via di eccezione hanno otte^ 
nute sovvenzioni senza ipoteca di stabili o pegno di effetti 
pubblici fu in primo luogo il fondo della beneficenza sepa- 
ratamente amministrato da questa ìstessa Commissione. Nel- 
le occasioni di crisi iinnonarie che riguardano tutta la Lom- 
bardia, di gravissimi infortunj su estesi territorj, la Cassa 
di risparmto pone a dispodzione del fondo di beheficenza 
a tenue interesse cospicui capitali, e ne dà avviso al Gover- 
no perché li riparta a norma dei bisogni locali. Cessate le 
calamità i Comuni restituiscono rateatamente i mutui al fon- 
do di beneficenza, e questo alla Cassa di risparmio. Dal' 
4 840 in avanti furono con questo njezzo sovvenuti i Co- 
muni con parecchi milioni di lire* < . 



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73 
In secondo luogo ottennero mutui senxa speciale ipote- 
ca il Monte di Pietà, l'Ospitale Maggiore ed i LL PP. Ele- 
mosinieri di Milano, sulla solidità dei quali non. si possono 
movere dubbj. 

Al principiare dell'anno 1858 erano aiBdate ai detti 
Corpi morali diverse somme pel complessivo importo di 
austr. lire 410>400, pari a • . . • • Fior. 443^35 
Nel corso dell'anno si in- 
vestirono altri .... Fior. 28,000 
ed invece furono restituiti » 30,730 • • • 



Diminuzione Fior. 2,730 » 2,730 



per cui alla fine deiranno 1858 rimasero impiegati P. 4 40,805 

L' interesse medio /u del 4. 1/4 per O/O , e la rendita 
deiranno raggiunse fior. 6>878. 60 cioè 4/2 per O/O delia 
complessiva della Gassa di risparmio, e superò di «oli fior* 
154 il prodotto dell'anno precedente. 

Effetti pubblici. 

Gli effetti pubblici di ragione della Cassa di risparmio 
sono di quelli che si contrattano alla borsa di Milano^ esclu'^ 
se le azioni industriali. Quest'ultima qualità di titoli non si 
ammette dalla Commissione uè per acquisti né per pegno» 
pel duplice motivo della facile sua oscillazione, e per non 
favorire la tendenza al giuoco di borsa. 

Le carte dello Stato e della città di Milano possedute 
al 4.^ genpajo 4858, ridotte al corso di borsa, presentava^ 
no ti capitale di austr. lire 5,440^12 pari a F. 4,904,319. SO 
Nel corso dell'anno se 

ne acquistarono per # . • • • • Fior. 497,040. 74 
e se ne cedettero « > 649,787. 70 



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74 

(perciò si dimbol rimpiego del eapHale di Fior. SSì746, 99 

Nelle vendite si ebbe 

rutile ài ... . Fior. a,616. 37 

Ma nella riduzione al 

corso diborsaristtitò la 

sopravvenienza passiva 

di • . . » 6,6S3. 63 



quindi la perdita netta 

fu di . . . . , Fior. 2,908/36 » 2,908. 36 



Consolidata nel valore delle altre earte 

portò la diiftinuzione a « Fior. 25,655. 35 



In conseguenza al 31 dicembre 1858 

non erano impiegati in effetti pubblici 

al corso di borsa che ..... Fior. 1,878,663. 85 

che rappresentano la quindicesima parte delle attività del- 

r Istituto. 

La rendita avutasi nell'anno fu di fior. 415,984. 32, 
cioè di oltre il 6 per O/O e superò di fior. 4074. 51 quel« 
la del 1857. 

Mentre nell'anno 1858 le attività della Gassa aumenta- 
rono di fior. 3,343,016. 44 la previdenza della onorevole 
Commissione diminuì T impiego in effètti pubblici. 

Sconto di cambiali sopra Milano. 

Per la prima volta comparve neiranno 4868 nei regi- 
stri di questa Amministrazione lo sconto delle cambiali. 

Lo straordinario concorso dei depositi che nel mese di 
loglio affluivano all' Istituto ónde sottrarsi alla perdita di 
eìrca il 3 per 0;0 imposta dalla citata patente monetaria 
del 27 aprile 1858, aveva portato una massa di numerario 
a questa Cassa di risparmio- al- cui impiego non bastavano 
i modi ordinari!, né la Commisione amavit di ricorrere aU 
t'acquisto di earte pubbliche pei motivi sopra notati 



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75 
Rinacque allora il progetto^ allra vcdta diseussò, di atti- 
Tare lo sconto delle eambiali autorizzato dal regolamento 
generale 4/ dicembre 4844, e nel giorno 6 agosto venne 
dalla Commissione adottato lo sconto di ricapiti muniti aU 
meno di tre firme note e riconosciute solvibili, pagabili in 
Milano. Non si dovevano scontare cambiali che ai banchieri 
di Milano ed ai primarj negozianti della città eon prudenti 
cautele. 

Dair agosto alla fine deir anno, vale a dire in »oli cin« 
ique mesi, vennero scontate 732 cambiali per l' importo di 
fior. 4,720,475. 40, ottenendosi V utile di fior. 8640. 04 
pel tempo decorso sino al 34 dicembre, e se ne realizza- 
rono alla scadenza num. 833 per fior. 74 4,542. 85; per 
cui alla fine del 4858 si avevano in portafoglio ancora num. 
899 cambiali per fior. 4,005,662. 25. 

Con quest' operazione si portò giovamento al commercio 
fornendogli danaro a limitato interesse nei mesi che avreb- 
be dovuto ottenerlo a molto più alto prezzo. Dicesi giova- 
mento al commercio in generale, perchè i banchieri avendo 
la sicurezza o probabilità di scontare le cambiali del picco* 
lo commercio col danaro che trovano ad un interesse mo- 
dico presso la Gassa di risparmio, poterono alla lor volta 
prestarlo a migliori condizioni. 

Gii efletti vennero scontati come segue: 



resse del 1 l;3 per 100 Fk 


•r. 54,496. 84 


3 8/4 • > 


. 472,470. 31 


8 » > 


> 403,606. 48 


8 4;6 > > 


18.125. 41 


> 3 1;3 > . 


. 359,869. 21 


. 8 7;8 . . 


42,000. — 


4 » . 


> 206,60». 46 


4 l}4 > > 


20,946. 14 


4 ij2 » » 


195,141. 87 


4 8}4 » • 


92,182. 75 


5 > 1 


► 202,993. 57 


5 l;4 > < 


50,274. 1» 


6 1/9 


61,445.46 


5 Si4 


68,185. 06 


6 » . 


89,647. 74 



Fior. 1,727,524. 04 



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76 

Nel corso di queste operazioni ha potuto la Commissio- 
ne persuadersi delia solidità dei nostri commercianti e del- 
la buona opinione che essi godono meritamente sulle piazze 
estere. * 

. Proventi dwersi. 

Lo sconto di pagamenti anticipati sui libretti ed i pro- 
venti diversi fruttarono nell'anno 1858 fior. 2750. 74. La 
Cassa di risparmio, benché richieda il preavviso di giorni 
45 per i rimborsi di somme maggiori di fior. 50| tuttavia 
si presta al pagamento in giornata anche per somme eòce- 
denti quel limite, quando si faccia domanda alla Gommis- 
sione, giustificando Y urgenza del pagamento « e questa si 
trovi in condizione d'accogliere l'istanza. 

Beni stabili. 

La Gasa di proprietà ed uso della Gassa di risparmio si* 
tuata in contr. di S. Paolo al N. 984 (il rosso), conserva 
nel resoconto il valore di primitivo acquisto in austr. lire 
fl87,850, pari a fior. 100,747. 50. 

Nel corso dell'anno 1858 si compirono nell' interno de* 
gli ufficj i lavori necessarii per attivare in giornata l'eser* 
cìzio di ricevere i depositi ed eseguire i rimborsi, mutando 
la forma e la capacità di alcuni locali per il dipartimento 
del controllo. — S' intraprese anche la fabbrica della fron- 
te di essa casa e l'adattamento di alcuni appartamenti verso 
strada, da affittarsi, che sorpassano i bisogni degli ufBcj ; ma 
non essendo compiuti i lavori, nò liquidati i conti, non si 
potè indicarne l' imporlo fra le spese dell' anno, né aumen- 
tare convenieolemenie il valor capitale dell'immobile. Nel 
conto di cassa risultano però già pagati per detto titolo fior. 
13,055, e questa somma é compresa nelle rimanenze attive 
in fine d'anno, come credito di eassa. 

Mobili ad uso d^ ufficio. 

Poco rilevante risalta questa categoria, essendoti aumeiH 



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77 

ta(o di altri fior. 470. 91 il valor capitale dei mobili, che 
in principio d' anno era di fior. 6959. 32, per acquisti oo« 
corsi ad uso dell' ufficio di controllo, e quindi portando in 
fine d' anno la complessiva somma di fior. 6440. 23. 

Interessi arretrati. 

Gli interessi dei quali figura ritardata la riscossione alla 
fine del 1858 si riferiscono 

1.^ ai mutui con ipoteca per • Fior. 395,206. 56 — 
dei quali fior. 31,757. 16 sono 
relativi ai capitali caduti in con* 
corso dei creditori 

2.^ ai mutui con pegno di ef- 
fetti pubblici .....,..» 11,348. 89. 5 

3.^ ai mutui fatti ai Corpi morali » 377. 80. 

4.^ agi' interessi scaduti sugli ef- 
fetti pubblici di ragione dell'Istituto » 25,618. 82. 

In tutto Fior. 432,452. 07. 6 
la maggior parte dei. quali si riferisce per altro a ratei d'in^ 
teressi calcolati a tutto dicembre 1858 ma la cui esigenza 
matura successivameùte. 

Un'amministrazione avente la rendita annua di circa 
fior. 1,200,000 che non lascia in fine d'anno se 4)on una 
limitata parte di crediti in. arretrato , prova evidentemente 
come da un canto i debitori siano puntuali al pagamento, 
ohe è una delle principali . condizioni per la proroga dei 
mutui, e dall' altro che l' Amministrazione non perde tem- 
po ad eseguire le pratiche per ottenere il pagamento, pro« 
cedendo, ove occorre, ad intimare col saldo degl' interessi 
la restituzione del capitale. 

Crediti diversi» 

Sotto questa denominazione si comprendono le somme 
già pagate per le migliorie della casa, come si è detto di 



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7« 

sopra *y Te spese giuditiarie e ^i rinnovazione dì iscrizioni 
ipotecarie rifondibile dai muluatarj; la perdita fatta di fior. 
$532. 90 sui danarr esistenti al 31 ottobre, in causa della 
nuova monetazione, che non si è portata fra le sp«ese non 
essendo liquidata la rimanenza in confronto delle giacenze 
delle Gasse filiali, e frattanto figura come credito di Cassa 
per essere eliminata in seguito; il valore di uno stabile in- 
terinalmente acquistato air asta giudiziale per coprire il ere-, 
dito di un mutuo di qirc^ fior* 60,000 ; e finalmente circa 
fior. 6000 per carichi prediali che gravarono gl'immobili 
caduti in concorso di creditori. 

Questa partita di attività, che al 4.® gennaio 1858 era 
di fior. 64,400. 47, alla fine dell'anno risulta accresciuta 
di fior. 80,583. 85. 6, e. quindi ia tutto iior. 94,683. 25. 5« 

Contanti in Cassa. 

Il danaro giacente io cassa al 4.^ gen- . 

najo 4858 costituiva la somma di . Fior. 548,200. 54 

Gli introiti di effettivo numerario nel 

corso deiranno montarono a . . * . » 44,608,636. 22 



In tutto Fior. 42,454,836. 73 



! pagamenti nel corso dell'anno im* 

portano • • . . Fior. 44,886,448. 74 5 

li danarrf giacente in cassa ai 34 di* 

cembre 4858 .....*.. > 265,687. 98. 5 



In tutto Fior. 42,454,836. 73. 

In conseguenza, il giro di effettivo danaro entrato ed 
uscito da cassa fu nel 4858 di fior. 23,489,784. 96. 5, mag- 
giore per fior. 3,295,596. 36 a quello del 4857. 

La giacenza media di danaro fu nel 4858 minore di 
quella del precedente anno 4857, come risulta dal seguen* 
te confronto: 



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79 

Ciacenza media in ogni 4857 Ì858 

giorno del I.® semestre Fior. . 1,017,483. 86 868,635, 98 

ìd. del ll.^semesire » 404,795.89 472,682.98 

id. deiraono . . » 707,082. 01 670,609. 16 

ìd. masima (29 apri- 
le 1857 — 16 marzo 
1858). ..... • 1,686,430.87 1,418,093.44 

id. minima (3 lu- 
glio 1857 — 16 no* 
yembrel858) . . . t 182,544.69 176,839.74 

Dal premesso confronto risulta che le giacenze infrutti- 
fere deir anno 1858 furono minori dì quelle dell'anno pre- 
cedente. Se è poi confermato il fatto, che nel primo seme* 
sire deiranno affluiscono all'Istituto dei forti capitali i quali 
più difficilmente si possono collocare a frutto; mentre nel 
secondo semestre diminuisce il concorso dei depositi e più 
facile si presenta l'impiego del danaro. Nell'anno 1858 poi 
sebbene si facessero in alcuni mesi molti depositi alla Gas* 
sa, questi si impiegarono nello sconto di cambiali, come si 
è a suo luogo discorso. 

Passività' b Spese. 

Debito verso i depositantù 

i depositanti della Gassa di risparmio di Lombardia al 
i.^ gennajo 1858 avevano un credito per capitale ed inte- 
ressi di austr.lir. 67,071 ,51 4. 28 pari a Fior. 23,475,029. 99 
Nel corso dell'anno 
1858 il loro credito 
si aumentò di . Fior. 8,113,451. 81 
ed invece i rimbor- 
si eseguiti importa- 
rono » 5,103,645. 54 

Quindi si ebbe un — ^- ». 

aumento di credito 

per ..... F. 3,009,806. 27 » 8,009,806.27 
che fece ascendere al 31 dicembre 1858 . ■ ■ 
il debito della Cassa o credito dei depo- 
sitami a Fior. 26,484,636. 26 



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80 

Gii interessi maiarati a favore dei depositanli furono di 
fior. 867,638. 80, e quindi supwori per fior. 84,962. 50 
a quelli del i857. 

Intorno air esercizio dei depositi e dei rimbprsi si par- 
lerà in seguito. 

Debiti diversi. 

In questa partita, che al principiare deir anno sommava 
a ìir. 47,937. 96 pari a fior. 6278. 29 > sr comprendono i 
depositi interinali lasciati da alcuni muluatarj in pendenza 
che siano regolate le cancellazioni d'iscrizioni ipotecarie, 
nonché ì versamenti eseguiti a conto da un acquirente del- 
lo stabile indicato al titolo Crediti diversi. 

Dei detti depositi interinali alcuni sono fruttiferi e su 
di essi maturarono fior. 228. 41 d' interessi. 

Si comprendono pure V importo delle tasse d' iscrizioni 
ipotecarie a carico dei mutuatarj, gli stipendj non ancora 
esatti da alcuni impiegati delle Gasse filiali, ed un residuo 
credito del tipografo per somministrazioni di oggetti di can- 
celleria e stampe, nonché le somme* versate dal sequestra- 
tarj d'immobili caduti in concorso. 
Nel corso dell' anno si accrebbe la rimanenza di F. 72,637. 94 
ed invece si diminuì di > 15,746. 89 



Rimane ,il maggior debito di Fior. 56,873. 06 



per cui alla fine dell'anno si ebbe la somma di F. 63,161. 34 

Onorar] e rimunerazioni agli impiegati. 

Gli enorarj degli impiegati addetti alle 16 Gasse di ri- 
sparmio di Lombardia ed all'Àmmimstraziòne centrale di- 
pendenti dall'onorevole Gommissione, importarono n<el 1857 
la spesa di aiistr. lir. 105,560. 77 pari a fior.. 36,942. 72. 
Nell'amio 1858 questa partita di spese sali a fior. 38,251. 22 
e quindi aumentò soltanto di fior. 1808. 50, per cui non 
occorrono schiarimonii. 



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8< 

Essendoci aUiv9to T ufficio di controlla^ solo nel correD- 
le a^no, l' accrescimeuto di questo titolo di spesa figurerà 
Del CODIO del 1859. 

Spese dfammintstraztonèj stampe e diverse. 

» 

La rioDOvazioDe dei registri deirAaiministrazióne centra-^ 
le» il duplicato dei registri dei coDti correuii coi deposi- 
tanti, Timpiaoto della nuova eonlabtliUi presso tuitè le 46 
Gasse , le tabelle ed i pronuiarj per la riduzione delle nuO'r 
ye monete e per i calcoli d'interessi a decadi secondò il 
regolamento 48 settembre 4858, nonché la stampa del bi*^ 
làncio ccMisuntivo dell'anno 4857, furono i titoli che accreb- 
bero r ordinario dispendio di ^eata partita, che in via nor- 
male abbraccia gli oggetti di cancelleria, legna, illuminazio* 
ne e spesa dì trasporto dei ^nari dalle Casse filiali alla 
centrale e viceversa. 

• Nell'anno 4857 si- erogarono austr. Iir« 63,486. 07, pari - 
a fior. 31,869. 77, e nell' anno 4858 fior. 83,634. 44. 6; 
per cui si verificò un aumento di fior. 40,664^ 37. 6. 

. Ma 4$iova avvertire, che in questa somma sono compre* 
si fior. 8444. 50 che a titolo di prelevazione sugli utili 
dell'azienda vennero passati al fondo delle pensioni degli 
impiegati. 

Carichi regj^ comunali e tassa renditùf 

Questa spesa Importò nell'anno 4867 la settima, comples* 
siva di atistr» lir. 5540^ 34 pari a fior. 4,938. 67^ 

Nell'anno 4858 fu di fior. 4948. SO. 5, e quindi la 
differenza risultò insignificante, 

manutenzione di mobiti e riparazioni. 

Anche questa spesa sub! poca differenza fra l'anno 4867 
e 4858, essendo stata nel primo, di austr. tir. 40S3r36, 
pari a fior. 361,39, e nel secondò di fior« 543,33» 6» 

Amiàu , Statistica , f>ùl. I, serie 4.» 6, 



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JUteviff^enlo daff^ eBtreizh depoTsiK e rimòorsi 
pretio te Caste rft risparmio di Lombardia per ranno 1 858. 

Il credito deì^ depositanti delle 15 Gasse d> risparmio 
che esistevano ai 1.^ gennajo 4858 era di austriache lire 
67,071,514* 38) pari t fior. àS,475,039. 99, portMo da N. 
83,445 libretti. Nel eorso dell* anno eri apri una nuova filiale 
neirindustre e molto popolalo borgo di Busto;, Arsizio, i» 
quale ha già dato ottimi risultameDlì. - 

NèU'tnno 485B fciroflo emessi 49,844 libretti naeVi, e 
si verificarono ii'^fiìd depositi deH''adeq«ato di fior. 64,84 
eiasouno, portanti il capitale di fior. 7,345,813. 01. Sa di 
essi e aui <)eposiii antecèdeoti maiurarone gl'interessi in 
fior. 867,68& 8(X: 

. Furono ìafvece estinti 9433 libretti e si eseguirona 
61,645 rimborsi dell' adequato di fior. 83. 79 per ciaseuii 
libretto importanti la sosMna di fior. 5,108,645. 54. Perciò 
srlla fine dell' anno ^858 sì trovarono in circolazione 91,867 
libretti col capitale ed interessi capitalizzati riuniti per l'im^ 
porto di fiorini S6,4«4,«S6, £6, coU'adequato di fior. SSft. 39 
per ogni Kbretto. 

. L'adequato incroito mensile fa di fior. 608,847. 76, knà 
nei mesi di ottobre, novembre e dicembre risultò infieriore 
alla media in causa delia determinazione stata adottata co- 
gli avvisi 29 settembre e 13 ottobre, per i quali, mentre 
ai mfiiitenne l' esercizio dei rimborsi come era in eorso, si 
limitarono eoi primo i deiposili ad imi sol giorno per selti^ 
nknk in importi non itiaggiori di austr. lir. 50 in luogo di 
ausir. lir. 300, e in seguito si sospese ogni ricevimento di- 
depositi fino al 15 ottobre per riprenderli col 1.^ novem- 
bre in somme che raggiungere potevano i 100 fiorini per 
Tolt* 

, Se non che nei mesi di novembre e di dicembre si con- 
tennero tuttavia i depositi in somme moderale, forse per* 
eiic crasi psauriia la quantità del numerario che si cercò 



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68 
«otirarrc dk pènttlftì <Ui (B ]ier: USO' depi Vigile dftlh • nuova 
oioneuisiine. la media meaéite dei Hibbors» 1^ JAi fiorini 
4a5>S0S. 78. PocM ;e lievi differente- òco^iero ja ùgià 
mese dell' anno, ifaoóe Dell' ottobre, nel qtrale 6i t^siitWìi^* 
Bo soitanio fioK fi8'j;87p. 49 per lo 8t«86o mcAiw dell' bré^ 
naiqeBilo d'^^ri prUrafi e dèib eim die ili geftéfide^i ^* 
be di non troTarsi in possesso di molto desili^ ofìde evHA-» 
rè la perdita pi'etttauu ; f ' K 

1 depositi si disUogOMO belle seguenti ela^^i : : •« 

Mum; 14,759 ^ 

: ' > 15,628 : 

i k i:«,065 : 

•'•• * »,4Jld. '» 
* ' » 4^,479 

In tutto Nuro. 112,623 
rimborsi si possono classi^cp.re cosi: 



(la Fior 


. !«■ 


«; 


:PJor 


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Il . 


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'^ V{ 


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21 . 


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71 . 


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100 . 


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■: , '. 



da Fior. 1 a 


Fior. 


85 . 


NuiD. 


88,813 


••.^'- 86'. '■: 


r. -V 


'So-: 


*' ' ' * 


'Ì4,131 


•-» ■ *lci>.- 


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-. ••• 


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i "t • 


98* 


» 101 . . 


» 


200 . 




2,412 


»■ "jor.- : 


. * ' 


• 800 : 




l,6Ìé 


. 801 : . 


. "fe'; 


400 . 




1,078 


* 101 . , 


■. ■ * 


"500 . 


1 . ' 


69i6 


. 501 .' . 


.' » 


'eòo , 




■ '453 


» eoi . . 


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700 . 




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. 70f . . 


•' '^.' 


eoo . 




261 


- /«et ; . 


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MO . 




' 187 


» 901 . . 


. » 


lÒÓO . 




148 


» 1001 . . 


■'. » 


in àmml 


. ■»- 


735 




Num; 


61,045 



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84 

Nel «Orto deir àoiia si. noUficò io tmarriaieiito di 58 li** 
brelti numero aisti limitato io oonfronto alla massa in« 
gente dei libretti in oireolazione* Di questi se ne rinTenne- 
ro 88 ; altri nove furono ammortizzati eon regolare giudi* 
zio; riguardo ai rimanenti furono praticate le solite aniuH 
tazioni sui registri^ e rimesse (e parti a far seguire il pro4 
cesso d' ammortizzazione. 

Nessun infortunio è accaduto presso l# Gasse principali 
e filiali di risparmio della Lombardia nell'anno 1858 e nem- 
meno nei trascorsi difficili tempi ; la conGdenza del pubbli- 
co verso r Istituto si manifestò nel modo più chiaro e con- 
fermò il ftitto ohe la previftnte economia ha estese salde 
radici nel nostro popolo* 

Valga ciò di conforto e di premio per le cure indefesse 

deir onorevole Commissione. 

Kilano, il 15 «ettembre 4859. 

Il Ragioniere in (^apo 
4obiUe Grifoni. 



Il liUaifei* pmmremtìw P^tf Vmnwàm t8€# 
dkilsi Himim MPd* «•n^liaM* . «^ika Ii*iaalNirdli|« 

Al SO novembre deH-anno 1859 il Miot^^^ro sardo am- 
metteva il bilancio preventivo dello Stato per Tanno 1860 
che rendeva di pubblica ragiqpe ne)la Gazzetta ufficiale del 
regno del 31 gennajo di quest* anno. La pubblipazione del 
bilancio proiposse nei giornali quotidiani discussioni vivis- 
sime suir alleviamento di varie spese e sulT incauta conser- 
vazione delle ineomportabili imposizioni prediali poste a ca- 
rico della Lombardia. Noi riferiremo tutte quelle parti del 
rapporto che acco^ipagna il Rilancio, ed aqche il sunto del 
bilancio stesso per soggiungervi infine alcune nostre .brevi . 
osservaziopi. 



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w 



Reco innanzi 


tutto le eifrk^Boinmarie 


del bilancio: 


Entrata delle provincie earde. 






Ordinarie Straordinarie 


Totale 


Diresiode generale 








delle gabelle • 


6039S960 m 


• 


60395690 n 


Id. delle con- 








trlb. e demanio 


75507694 37 3400000 


1» 


76907494 » 


Id. delle |fer- 








rovie e dei tele«» 








grai . é . . 


47488000 n 


9^ 


47485000 *» 


Id. delle poste 


6050000 • 


m 


6050000 ># 


Ministero dell' e* 








stertf • • , • 


310000 !•< » 


n ' 


S40000 m 


Id. dell'interno 


528489 n 


m- 


328489 1 


Id. dell' istro- 




. 




tiene pobblica • 


44510 .. 1* 


• 


44540 n 


Regie zecche • • 


471900 m 


m 


474900 ' m 


Direzione generale 








del Tesoro • • 


4847204 70 4I3600Ò 


m 


8963204 70 


Totale • • • Lire 


463S09988 07 7536000 


m 


470745988 07 



Entrata delle provmeU di Lombardia. 





Ordinarie 


Straordinarie 


Totale 




Direzione generale 












delle Gabelle . 


33535640 


n 


• m 


33553640 


n 


Id. delle con- 












trib. e demanio 


546447^5 


m 


» • . 


54644775 


n 


Id. delle fer- 












rovie e del tele- 












grafi . . . . 




m 


m #' 




n 


Id, ^elle poste 




» 


if m 


* 


m 


Ministero dell' e- 












stero • • , . 


' 


• 


m m 




m 


Id. dell'interno 


9324 


« 


«^ V 


8324 


m 


Id. dell' istm- 












zione pubblica . 




» 


» » 




m 


Regie zecche • . 


J72S30 


« 


n w' 


372»Ó 


» 


Direzione generale 












del Tesoro . . 


437072 


•» 


' m m 


437072 


M 



Totale . . . Lir« 8588M0I • 



85889001 



Digiti 



zedby Google 



• V '' • • . IH.:;- .;.-■. • > *' 

Entrata totale del Mando dello Stato. 

Ordinarie Straordinàrio Totale 



Direzione gvsnerale- 










delle gabelle . 


93831300 » 


m 


». 


938M300 4 


Id;. déQe eon-t. 


' i y. 








trib. e demanio 


1251489^ 37 


34OÒO0O 


n 


42854S96» 37 


Id. 9eOe feri: 


; . ' ■ 


.• .■ ' ."' 




. . ' . ; 


rovie e dei tele- 










grafi • • . . 


I7Ì8S000 » 


ir 


■t 


17485000 w 


Idi delle i^le 


6050000 .» 


ik 


9t, 


. 6050000 m 


MiniOen^ 4eir e- 


'' "v 








stero . . . • 


SiOÒOO » 


n 


a» 


310000 K 


Idi ddrinterno 


« 530613 •.<• i 


»» 


m. 


, 53081S w 


.Idi denMstru^ 


M -« • 


. 


t 




zione pubblica • 


«4310 » 


u 


m 


«4510 » 


Regie zèéche • u 


.. 444120 ,.• 


m 


f 


kki^ììX^ » 


DirelsiMie .general» 


M ' 


• ■* 




' 


del Tesoro . . 


S284276 70 


4I36Ò0O 


n 


942(ta76 7Q 


Ttflale . . . Lir» - 


S49098989 UT- 


7S36O0O. 


m 


256534989 07 



Sp^se (lelfe antiche pi\opinde. 

^jlinarie eoippresi , 

i fondi di ammor- 
^lamento e di estinr Straordinarie 
^ lione del del^ìlo 



Totale 



pobblico - , . , j 

Ministèro delfe Fi " ' ' ' ' . , 

nanze . . . 408266554 57 j93o4(>7 OS' !iO2004?r Ì^ 
14. di grazia e gin- 

" '6093489^ 66920 ..' 61-22409 75 

"1750717 tte 3900 »• 1754617 7a 



stizia 
Id. dell'estero / 
1(^.. deir istrozione^ 

pubbU€4 . . «^ 
Id. deir interno . ' 
ì^. dei lavori pub-,, 



"2948010 «2 . ^^8859 80 
?01 7881 4*6 C29740 «. 



., -, , ., , , Sl377075(te .»943a35 49 
1 d. della' guerra . ^5736681 f& ' «^20568 «^ 
IJ. 4ella Burina . 7759088 18 e -5^^037 ^0 



3032470 62 
10808354 36 . 

513203 5'l>. 
74057219 76, 
13^04125 18 



ToUlè. • .aire* 214108432 06 15088i7i7 Sd &50440I50>I4 



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«7 



•V. 
Sptfe «(el/e propincie di tombariia,' 





Ordinarie compresi 








i fondi d' estin- 


Straordinarie 


ToUIe 




zione del debito 








pubblico 






Minislero delle Fi- 








panze . « . 


30729991 - 


912188 » 


31642179 ^ 


fi. di grazia e gin- 








stilla • • . . 


3360799 09 


fssse 2i 


3279325 24 


Id. dell'estero 


• n 


» n 


» •» 


Ad. deir istruzione 








pnbbllca . . . 


4664»$5 09 


117358 91' 


1772294 » 


Id. dell' interno . 


6364198 27 


210188 » 


6574383 27 


Id. dei lavori pub- 








blici . . , \ 


26(>1S03 24 


460270 » 


3121776 24 


M. della guerra . 


" • ' 


» ' n 


i» f» 


Id. della marina • 


» • 


m o 


f H 


Totale . • . Lire 


446dH46 62 


1718»11 13 


463999S7 75 



VI. 

Totale del bilancio della Stalo per spese. 





Ordinàrie cOmpi»et 
i fondi di immor 


1 


) 




tamento ed estin- 


Slraordinarie 


T«lale 




zione del debito 
pubblico 






Ministero delle fi* 








nanze . • * 


13899694$ 37 


2S4565S 09 


14184260046 


Id. di grafia e gin- 








àlìzla .... 


9386288 77 


85446 2^ 


9441734 99 


fd. dell' estero , • 


.47b07l7 76 


5900 » 


1754617 76 


Id» dell' istruzione 








pubblica • . » 


400856^ 91 


206198 71 


4814764 60 


Id. dell' interno . 


16543009 63 


^992» • 


17382937 65 


Id. -dei lavori pub- 




» • , 




blici .... 


2403858130 


10403^05 49 


34H2086 79 


Id. della gjuerra • 


5573668! 76 


l?520b68 - 


74057249 79 


Id. della marina . 


7759D88 48 


6345037 m- 


♦S104I25 18 



Totale 



Lire 258789878 68 38050238 51 2«6840il7 i» 



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s*. 

« Questi specchi presentano in apparenza un disavantd 
di poco meiìo di 80 milioni di lire nella parte del bilancio 
che s* intitola dalle antiche proVincié. 

Ma a formare questo disayanzo concorre tutta la rendita 
dei prestiti contratti in febbrajo ed in ottobre, principalmente 
per far fronte alla guerra e pagarne le spese, non che 
quella 'dei 60 milioni nominali pagati alla Francia per bk 
medesima ragionct e dei i 00 effettivi che saranno in titoli 
di bredito pagati alla Franda medesima per rimborsare 
d'egual somma che ^sa contribuirà all'Austria per la parte 
del debito pubblicò austriaco del 1854, la quale sarebbesi 
dovuto aggiungere al debito spettante al Monte lombardo. 

Queste rendite montano per sé sole a 18,351,070 Ìire« 

Alle quali bisogna aggiungere il corrispondente fondo 
di ammortamento in L 3,670,21 4. 

È inoltre in quel disavanzo apparente delle antiche 
Provincie 1* aumento, di circa 2& milioni proposto alle «pe«^ 
ordinarie (Iella guerra e della marina, in proporzione del- 
r aumentato territorio l sonti pure IS milioni per fortifica» 
tieni sulle nuove frontiere^ oltre le rijmanenti spese straor-» 
dinarie della guerra e marina medesima che salgono a pia 
milioni e che pur sono comuni alla sicurezza e difesa del- 
l' iutiero territorio dello Stato. 

Sonvi infine tutti gli aumenti di pianta deir Amministra- 
lione centrale occasionati dall' aumento dello Stato, e quello 
di molli ^Itri corpi centrali, come sodo il Consiglio dello 
SiatO) la Corte dei conti, la Cassaasione^ ecc., per non dire 
d' altri esiti di minore importanza. Questi esiti scritti esclu«> 
sivamente in quel brano del bilancio che sembrerebbe dal 
suo titolo dover essere ristretto ad una parte sola del iet^* 
riiorio, concernono in realtà l'intero Stato. 

Dall'altro canto lo specchio qui sopra trascritto offri** 
rebbe un sopravanzo per le provinole lombarde di circa 39 
milioni e metto di lire. 



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89 
Quésto sopratvndio appareiHeménte paniate per la Lom- 
bardia riaulta 4a ohe. nel. qoadfo delle «feae per qoelle 
Provincie non vi è alcuna parte del quoyo debito pubblico^; 
né delle s^pese per la gqerra e «ariiiiii, né di quelle idtre 
ohe sono comuni^ ma che venero sorìue nel bilancio delle 
antiche pfovincie | e per contrario i|e furono esclusi gli ^ill 
ridotti, tra quali primeggiala i due quinti del debilo del 
Monte^ che spettano al Veneto ed a cui furono sostituite le 
rendite corrispondenti ai 100 miliont da pagarsi alla Plan- 
cia ^ per ora comprese neL bilancio delU ; provincié aii«' 
tiche. 

sa. 

Nulla potendo inferirsi da due serie di cifre ohe per 
puri riguardi di eontabilitii sono aepurate^ il riferente oi*ede 
di restringerne in questo unica specchietto il complessiva 
loro 

RiBi»n.o60« 
Passito per tutto lo Stato. 

Esiti ordinari . . . L. 348499878 68 ] 

Fondo d'ammortamento e* -— «. — 

scinse le somme a pagar- 
si effettivamente in estint l ^9^40117 ig 
zinne di alcuni debiti » 10290000 

Esiti straordinari « • * 88050238 511 



L. 4»340238 5i: 
Àitivo per tutta lo Stato. 



Entrate ordinarie « , L 249098989 07 
Entrate straordinarie • » 7536000 



^11 266634969 07 



PisavanKo L 40206428 4i 



Digiti 



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Cn semplice sguardo sa quesio Hepifogo basta a sce- 
mare ia giusta preoconpazione che ispirano le cor^dìzioni 
presenti delle finonze» 

' H disaTonzo previsto sifpcra i 49 milionii, ma le spese 
straordinarie clie vanno al di là dei 3S milióni, congiunte 
ai fondi d'ammortamento obbligatorio che oltrepassano i 
dièci milìónr, danno una soimma di lii'e 48^10,208 51 
lire. 

Le entrate ordinarie supererebbero di più di due mi- 
lioni i jfimanenii esAli ordinari, senta compitarvi te entrare 
straordinarie, le quali derivando in parte da vendite dei beni 
demaniali possono, per molte tempo ancora, Ggurare nei 
bilttìd avvenire. 

Di sorta che^ se dai 4(X milioni e 805 mila lire di di< 
«avanzo si sottraggono i 10 itoiìiòni e 301- Arila lire dell' am- 
mortamento, resla un disavanzo effettivo di 30 milioni, a 
fronte di 38 milioni di spese straordinarie, la massima parte 
delle quali è dovuta alla guerra e tnarina ed alle condizioni 
eccezionali in eòi si versa. 

^ 9. . ' . . 

È da sperare inoltre che alcune fra le entrate ordinarie 
possano in seguito accrescersi. 

Questa speranza è fondata sopra vari argomenti ed in- 
duzioni. 

Innanzi tutto quelle Commissioni. chp V. M*» sulla jm*o« 
posizione del riféreiìte istituiva nello scorso agosto e che 
furono composte^; d* individtfi competenti non meno per dot- 
trina che per pratica cognizione degli ordini finanziarli delle 
rispettive provincie; hanno già preparati parecchi schemi di 
legge intorno alle varie imposizioni e tasse ora esistenti 
nelle due parti dello Stato. Scegliendo il bubno delle due 
legislazioni e ti*aémlo dall'esperienza d' èntrcimbe argomento 
di migliorarle, si è da esse cercato di proporre leggi uni- 
formi ed uniformi Infposikloni, le quali pel modo dello 
stanziamento e della ripartizione venissero possibilmente a 



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91 
rtttsdre xrieio fr«?i al contribtieDti e imI cenìpb medesimo 
pili profiemealf erario. 

Questi schemi che fra pochi altri giorni poiraonó essert 
eoiidoiti a termioOf térraiino inviali al Con!iìg)u> di Stato 
pel 9<io autorevole avviso, e dop# una complessiva revisiono 
che dia foro U maggior unità possibile dì statema e di forma 
saranno dal Ministero tenuti in pronto per sottometterli ìA 
Parlamento appena obeverràrapértóé 

La materia delle inrpoate, ^sendo una dì quelle sulle 
quali U voto dei rappresentanti di'lia nazione 6 della pia 
alta importante, M riferènte ba opinato ebe le riforme ad 
essa risgoardaoti siano riaoandat^ sino alla riapertura della 
Camere. 

JVgginvigasiebe, esistendo già neHe provincie nubve^ come 
nelle vecchie, ei^rte imposiirioni, ebe sebbline oapact di va* 
riare in meglio; sono però da pia o ipeno lungo tempo in 
vigore, non surtbbe stato.pruikntè consiglio il mutarle senza 
matura discussione^ ^ 

6oIq h tariffa^ doganale» per la necessità stessa dìeiie cose 
e per l'unione ehe Tha retiduM comune anche all'Italia 
Centrale, è siota estesa alte noóve prormcie. 

Questa tariffa rìducendo di pia d'un cfuarto il prezzo 
del sale, del 60 per OfO il dazjo sullo kuiccherd, e del 39 
per 0;0 quello sul caffè, e cosi molli altri s nèn che abé*- 
lendo alcuni iiaiii, come queHo sidr Impoft^ione dm eoH?ali, 
e r altro assai grave suir esportazione delle soie, Ita fatto 
prevedere nei bilancio IS60 una dijfnfM^otie d^ entrata di 
più di 3 milibni' e mezfò di lire. Pere queista riduzione di 
dàzK friUtando in parte ai coO<;uma(ori ed in parte ai pro- 
duttori lombardi, è da sperale* ohe pr^ovochi un iaumento 
nella co^saniazione e nella prodMibrte, il qliate rìpsirt in* 
diretiamemé toà (^aMeatmenodoUa prevista diAiifiuitione. 
' LVurriòne doganale cotritaKa Gétftràte non ptiò -preve- 
dersi con precisione quaU riMÉhtmemt aai^^por ati^Ofe. Ma 
è permésso sperare ebe, rifUoventlè gli oistaeoli ìntefoi «*«ti 



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nocevòli alla circ^zioiie ed alla e^eiistooé tiel mefaattf > 
faccia crescere lo spaccio e la consumazi^De, e eoo essi il 
froveoio delle dogaoe. 

Oltre che se eolle provvideoze amministraiive le vicendei 
f eoerali concorreranno a secondare lo sviluppo degli affari 
' indqsiriali e commerciali, alcune fra le entrate dello Stato 
miglioreranno. 

La qual fiducia sarà di gran lunga maggiore^ se cesse* 
ranno le infltienze naturali per cui venne già per varii anni 
o a mancare del tutto in alcuni luoghi^ od a scemare no^ 
levolmente in altri il raccolto delle uve t quello dei bozt 
ioli» cbe sono i principati prodotti di< molte |M*ovioeie dello 
Stato. 

Che, lo stanziamento più razionale d^aleune imposi- 
zioni, e r aumento dell'agiatezza proveniente dai migliòri 
raccolti e dallo sviluppo dei negozi e dei traffici, valgono 
a rendere più fruttifere alcime impoaizioni, provasi non solo 
col ragionamento, ma si ancora per T esperienza. Di biio 
U rendita di certi tributi sui quali queste cause pósaono 
più direttamente, come i diritti d'insinuazione, d'emolu* 
mento e di carta bollata, cbe seguono il movimento ^ene* 
rale ^egli aflarf, è daM856 al 4859 venuta scemandosi nella 
ragione del SS per O/O e quella dei diritti di successione 
di quasi il 47 per O/O. 

Per ciò ebe concerne gli esiti è da distinguere tra gli 
ordinari e gU straordinari. 

Que^i ultimi sono per la massima parte o di loro na- 
tura temporanei, ma destinati a riprodursi per più anpi, 
come la spesa della formazione dei catasti al di qua e al 
di là del Ticino, quella del traforo del Genisìo, e simili; 
ovvero sono tali che non si riprodurranno nei seguenti 
bilanei o si ripi^durraono soltanto per. una o due volte. , 

Non si riprodurranno iml^ spese, come sono quelle 
oocorrenti per riparare il ponte rovinatp dagli austrìaci a 
Boffalora, per rinnovare il materiale delle strade ferrate lo- 



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98 
gf>fo dal gran movimento dc^tioMlo dalla guerra, per aequi- 
slare a riattare edifizt neeessari a nuove islitusioni seienti^ 
fiche, per trasportare lo Corte di Gasaasione a Milano, per 
provvedere di mobiglie gli tiffixi dei governatori, per $op« 
perire ai me»i occorrenti alte coniazione delle nuove tnor- 
nete, pel concorA» al monumento nazionale del magnanimo 
Re Carlo Alberto e per alcune altre. 

E di quelle della guerra e marina, che montano a circa 
93 milioni, ancha una parte non si riprodurrà certamente, 
e quanto all'altra che è destinata a riprodursi per alcuni 
anni, come sarebbero certe opere di fortificazione, è da aur 
gurarsi che vogliano venir mena le eause per cui furono or*r 
dinate. Nel qual caso non saranno molto rilevanti né per* 
dute quelle che per avvenlura avessero potuto essere già 
sborsate nei primi mesi dell' esercizio. 

%i. 

Rispetto agli esiti ordinari è degno di nota ohe due 
partite, quelle eioò del debito pubblico e della guerra, 
rappresentano 443 milioni, compresi i fondi d' estinzione 
sopra 258 cui sommano le spese totali ordinarie dello 
Stato. 

Entrambe queste partite del debito pubblico e della 
guerra si vennero fin oggi aumentando. 

Esse sono una fatale copseguenza della situazione gene»' 
rale della penisola e rendono più che mai desiderabile che 
la politica nazionale di Vostra Maestà, appoggiata dall'una** 
nime concorso della nazione, cotlo assentimento dell' Europa 
civile e colla coopcrazione del potente vòstro alleato, per* 
venga oramai a dar sesto alle cose d'Italia. 

Quando ciò avvenga il bilancio potrà essere notevolmenter 
sollevato. , 

Fin d'ora però è da considerare che nelle due parti 
del bilancio, l'una concernente le nuove e l'altra le anti- 
che Provincie, sono comprese alcune partite le quali se non 
sono per intiero duplicate nei due quadri, sono però capaci 



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94 

Ui riduiione, allorché nel «orso àe\ #860 veituntus a cesare) 
aldini niSzi in Lón^arcHa^r Tal è la 9pe«a per la PrefettUfa - 
per la eoniabilith di Staio, per la Procura di fitlanzu e iU 
mili, ritenute nel bilancio delte protineie lombarde, mentre 
nel bilancio per le amiche proVineie isi è compreda Pìmiera; 
spesa per la Corte dei conti, per l'QflBzio ^deH' a^iKicato pa*^ 
trimoniale e per la pianta accresciuta deH' Amministrazione 
oenirale; la quale spesa comprenderà, almeno in *paéle , 
quella dei summenzionati vfliii , quando saranno soppressi^ 

Vi è pure una riduzione annuale ed una eessazkme di' 
esiti ordinarti prevedibile p^ gli anni avvenite: la qoale- 
dtpeiiderìi cosi M quelle partite di debito che sono effetti^ 
vamente ammoriate^ mediante annua restituziouff d*un» paH4^ 
del capitale, come da quelle dei debito vitalizio che si an-^ 
draiino successivamente resiringetidò. Qùesio^dicbtto è «ora^ 
di molto cresciuto, sia per la legge del 9 agosto con cui 
ammettendo a pensione eotoro che soit^ N eìaesaté governo 
erano stati privati del loro Impiegò per c«use poflitiche , si; 
contarono a lor favore gli anni posteriormente trascorsi, e- 
sì concedè un equo oompeoso alle loro vedove ed ai flgHv 
sia a causa dei nuovi ordini introdotti in Lombardia , - che^ 
motivarono e motiveranno parecchi assegni di riposo e della 
ripresa di pensioni interrotte per ragioni politiche, sia tufiooi 
per gli effeitt inevitabili della fuerra» 

Rammentasi da ultimo che lo Stato possiede pur sempre^ 
un capitale considerevole cosi nelle strade ferrate che prò* 
oedentemente possedeva ooom in qilelie che ha acquistate,: 
non che n^li altri beni demaniali, la etti sómma si è> 
accresciuta per effetto della ag^egazione delle nuove prov 
vincÌQ« 

Questi ultimi lasciano per più tempo sperare un'annua: 
entrata straordinaria colla successiva loro vepdita* E quanto 
alio strade è dft considerare ebe getteranno utka entrata dr«. 
dinaria tna^iore sia per elfetlo dell'unione doganale chO' 
accresce ti loro movimento, tàé perchè si vengono a poco. 



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95 
a poco costruendo quelle Uoee cho .<tebboao di i»ino iiì 
maifo compiere il grande apparecchio di circolazione^ me- 
dijantc la rete di cui (?3$<9 fuono panie» Ond' ò. cfae^ o se ne 
aumenterà^ 1^ r^iia, ovtero rd|ipresenieranno uh più vt^. 
atpso capitale, «|uaiido il fponrerao voglia yeoderle a private 
oon^s^ie. 

Re^riog^o qwHfCQimiersiù^m goMniIi in. pochi ter« 
mini, esse possonsi ridurre a questi capi, cioè: 
, !• Che. a) di^v^azQ di più di 40 iniliotii possono con« 
tiTapporsi più di it8 milioni tra speae slraor^inarie e Ibndt 
d' amniortaniemo , olire <|uelli che si pagano eSettivamente 
per esiipzioue progressiva d* una parte del debiio. 

2. Che |e spese ordiuar ie previste sono di circa 2 milièni 
qainori dell* enjtrfite ordinarie. 

3. Che può sperarsi alcun miglioramento d'entrata e 
q^ialche difniouzipnc di spjeae^ . . 

_ 4. Cb^ inoltre ,pu^ i9)04qrsi sopra una continuazione 
d'entrate straordinarie e sopra una certa e considerevole di-^ 
minozione d^lle spese sfraprdiqarie* 

5. Infine che nella sola Ipotesi in cui alle cose italianti 
sarà dato un assetto soddisfacente e durevole può veramente» 
confidarsi che nei bilanci avvenire gli esiti concernenti il 
debito pubblico e la gqcrra poir^nn^ serbare colle^pesee 
colle entrate generali dello Stato una proporzione men grave: 
sicché si possa per tal via riescire a mettere T erario in fa» 
Voreyoii condiziqni« » . . 

In seguilo a tali spiegazioni generali il governo offre al* 
(«une speciali dilucidazioni che rigMardano le provincie di 
Lombardia* 

Noi le riferiamo. , 

« Rispetto alla parte cbe cop^erne le nuove provincie 
r attivo è di 86^8^9 mfl^.Iiref . " 

Due sono le spceie di rendile ohe concorrono principale 
mente a formare questa somma. 



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93 

L' usa è quella ohe cainponesi delle prime cinque cate- 
gorie del bilancio; la quale nel 4859 era registrata per una 
somma corrispondente a S7,533 mila lire italiane senza il 
prodotto delle polveri^ ed ora per lire 39,199 mila tsol pro^ 
doito delle polveri. Queste rendite danno perciò una dimi-r 
nuizione di 6334 mila lire a cui bisogna aggiungere S83' 
mila lire per le polveri, che prima formavano una privativa 
militare eicui proventi non erano versati nelle caàse lom- 
barde. 

Questa diminuzione di più di cinque milioni e mezzo 
è dovuta per qualche parte al distacco di circa 460 mila 
abitami della porzione del mantovano segregata dal territo- 
rio lombardo, ed alla mancata consumazione di certa qualità 
di tabacco, che fornivasi al militare austriaco, e nel rimanente 
alla più lieve tariffa delle doganei ed al prezzo del sale di 
molto scemato. 

La seconda specie d'imposte, che dà in somma 40,367 
mila lire, è quella che comprende dalla categoria 6 alla 49 
del bilancio. 

Vi conta per 28,472 mila lire l* imposta prediale. 

Precedentemente questa imposta figurava per 26 milioni 
e 297 mila lire. 

L'aumento potrebbe sembrare inesplicabile. Ma esso ò 
la conseguenza necessaria dell* aversi il governo addossate le 
spese del dominio. Ond' ò che gli spettano le contribuzioni 
corrispondenti. 

Or siccome tra le une e le altre è la differenza di 
2^63,826 lire, cui devesi provvedére con una sopraimposta 
alle contribuzioni dirette, cosi questa somma è imputata nella 
cifra prevista in bilancio. 

Di qua l'apparente aumento dell'imposta prediale. 

Al qual proposito è da notare che la imposta fondiaria 
è proporzionalmente alla popolazione maggiore in Lombardia 
che nelle vecchie provincia II che è, in qualche parte al- 
meno, dovuto alla diversa proporzione che corre tra le due 



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97 
popòltxióni e le due supei^ie o^tibiti al di qua ed 91I di 
là del Ticino, si per éomparaliva esiensiooe, che per valore 
produuivo. 

( Che ehe ne. sia, è eerto che le altre imposte , le quali 
nelle anitohè prorincie vanno sotto il nome di personale mo- 
biliare, tassa patenti, tassa vetture, diritti per vendita di be- 
vande, insinuazione, emolumento, sùcce^ione, ecc. , som- 
mano a circa SO milioni di lire nel bilancio, meMre le at« 
ùiali imposte, che nelle nuove provincie hanno con quelle 
alcuna corrispondenza, superano di poco i iO milioni di 
Hre. 

Una terza partita di qualche importanza ò quella del 
kitto« 

Questa ingrossa il bilancio attivo per più di 6,077,000 
Tire. Ma le vincite^ gli aggi e le spese da sotlrarsene vanno 
a 8780 e più mila lire; mentre al di qua del Ticino so- 
pra 7,300,000 lire di rendita lorda, le vincite, gli aggi e le 
spese contano per 8,902,000 lire. Ciò deriva dalle diverse 
legislazioni ancora in vigore, ma che saranno in seguito mo« 
dificate. 

In ogni modo la parte netta della rendita del lotto nelle 
Provincie lombarde essendo di circa 8,300,000 lire, e nelle 
antiche di 3,588,000 , è colà comparativamente maggiore. 
Può darsi che le nuove leggi e le nuove istituzioni la fac- 
ciano anche scemare; e probabilmente esse ridùrraniìo in 
maggior proporzione la sómma lorda del giuoèo. 

A meno di 2 milioni salgono tuui gli altri proventi, nei 
quali i demaniali sono per IS87 e più mila lire. 

§40. 

Poco è da dire di speciale sulla parte passiva del bilan- 
cio per le provincie lombarde. 

Le si è data una forma estrinseca corrispondente a quella 
dei bilanci delle antiche provineie, ina la sostanza n*è in 
gran parte diversa, 

Amiau. SiatMiea, voi. J, sérU 4.* 7 



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t)i fatto la organìttAtfone oòib vigMte, non etsendoii 
ancora mutata se non por aldini rami, è facile inleilderó. 
che per gli altri V oggetto delle spese non può essere iden«; 
tico: ed aggiungasi che 'di queste stpese parecchie sono 
provvisorie, in quanto che se ne cangerà la destiooziobe 
nel eorso dcir anno. 

Tali sono fhi le itl^e quelle del personale della, ')irev 
féttUra, delle finanze e della conlabtHtà di Stato che ver* 
ranno a cessare nel eorso del i860'i e quelle ahresi dei 
commissari distrettuali, i quali etarunno pro^visorìimente sul 
bilancio delle finanze perchè incaricati delle incombente 
censuàrie e della distribtizrotìe dei iribuit fundiarii; ^t 

D' altra parte in questo bilancio passivo che concerne hi 
Lombardia noi sono, altre speseche le 4ocali; e però vi 
Mtmt^ lotta i^la (lorKiene delle q>ese, che dir poiretdl)om 
centrali e generali del governo , le quali concernono V ìiìf^ 
tero Stato. 

Infine non vi figurano per nulla le spese 'dcHa guerra 
e 4egli affari esieri. 

Né vi è compresa alcuna somma per le rendite ^ei 4e«« 
bito pulbblico creale in qiiest* attuo, iveppur quelle dei cento 
milioni effeltUi^ corris|)ondenii a 40 milioni di fiotìni da fNH 
garst all' Ausftria. 

FWite queme avvertenze, merita ateuna cobsideraeióoó 
speciale il raffronto tra i'uscila registrala in questa parto 
del bilancio in L. 46^899 mila eolP emk*ai« fisevista in $ÌfiS9 
mila. 

Il sopravanzo, è di 99 iitiKibni « mezzo. 

Ma se si uniscono insieme (re sole parlile, cioè: 
: 4^ k^alunìen^ delle speie di 9^erta wdiniarhy esclusa 
la marina, il quale è stabilito in proporzione dcU^aumemo 
iek*ritoriale in * ^ • • , • • w • L 2ì,46bì000 

'Q0 GH tiifmrestì ^01 milioni spettami alla 
Francia, per esser dati air Austria, in compenso * 



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i . : . L: 38,465,000 

4e\ debite 4» aggimi^i»^! jil Mqdi^* loa)t)9r4# 

3^ Le.fortifica^ioDi iella nuova frontiera » I5,000,P00 



Si ha il totale di . • . J • . t. 43,490,000 



Qiiesùi éMiMa Miperii f er sé s#iii ài 4 milioai il Éoyè^ì^ 
vanzo suddèuo. • . j 

T^it te^txese del(a ie«effQv«ì ^Miiii etàe ne sòto stati 
la cmÈi&fafmi^i le rendite dei 60 nìiliattt pacali éUa Fimeiéi 
ed ogtti aUm ptHecnpafiioae atte spese .dtlUi:aiartiia,id«U'e^ 
Steno é delle àmoiiiintraaoài nièotcBH é ffenerali, aono^ da 
^«islo «akdo icsclóse* ^ 

Eésb prova ona 'volta di piik imcòrà eomè raggregMÌoiii$ 
ielle «Bove pn^rincie poM. cencvrrère efkUiHdÈatvt^ a mif 
gU^rape le «0n(KiiMi iéel iiianéio, nolquànib te Wtxinie 
pelitielte generali pefnckieranno' dr wnttdèra.cefianlieKHeàft 
«n )MicifiOd « tranquiH» avvenire. . 

Ad éniaL ideile nfertc - aptegaaiam ' étii f emppe «l futt^cbe 
ie imposte ffedHdi déUn; Lembai^ia v^nntìn^ lanmie isoUl 
-v«e(Ma JM«e prèsorìiiai éil «f^saato «oirei'nn .antteiieA^ U :^sde 
da; pie fnni fOLrioaaaacBitiii ;Mlppporiabite« jfi <|iuaata iotln^ 
iintatewa linutetme loealiifc ^toa^t «aoniftre. 'tAAto U f^Mi9 
4ardb e oeUa vVaiiéUina divdnavD piermnd! il; pra^fH* c^pJAalP 
dei fondi. Oltre di che al oat^r^t^ a qnofta ^mw^pw^tl^ip 
gravezza il governo aggiunse anche la tassa di guerra del 
40 per 400. Noi nutriamo la fiducia che it nuovo Parla- 
mento farà ragione alle ben giuste querele dei possidenti 
lombardi ed ammetterà uno parziale sgravio nelle prediali 
imposizioni, trovando altri mezzi di intnaiti pubblici. 



Digiti 



zedby Google 



«400 

Nella scelta però di nuovi mezzi d'introito sarà neees* 
sario evitare atèuni aebnej che si veriOeano nelle imposi- 
zioni attoalmedte in eorso nel territorio sardo. Il difetto di 
un buon ordinamento eensuario ha fatto preferire imposte 
che vestono piuttosto il carattere personale che il reale. 
Tali sono le gravezze imposte sul mobigliare e ^u gli af- 
fitti, le tasse suiresencizìa delle arti e dei mestieri ed altre 
consimili. Un altro grave difetto nel sistema delle riscos- 
sioni dei pubblici tributi è, quello dei ricevitori * regii , in 
vece dei pubblici esattóri come sono già da un secolo in- 
trodotti in Lombardia. Gii siatema degli esattori comunali 
ai assicura nella Lombardia la riscossione di tutte le pub- 
bliche imposte a giorno e ad ora fissa. Nel territorio Sardo 
in vece non si ha mài la sicurezza di avere ad epoche fisse 
i pubblici introiti , e deve la pubblica amministrazione ri« 
tardare spesso i pagamenti delle pubbliche spese > o sosti- 
tuire al denaro remissione di vaglia fruttiferi. 

Altri e più gravi difetti ha le scrivente dovuto notare 
in ogni ramo di pubblica amministrazione, il che toglie al- 
Tandamento della cosa pubblica quelbi sicurezza e prontez- 
za che costituiscono la miglior guaremif^ de^ pubblico ser- 
vizio. Le pagine di questi Annali saranno sempre aperte per 
Isvelare le piaghe economiche del paese e per proporne i 
rimedii, avendo la certezza che tutto si può sperare di un 
governo eletto da una libera nazione. 



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401 



NUOVB CaNUNIGAZIOm 

PER MEZZO DI CANALI, STRADE FERRATE 
E PONTI i)^ FERRO. 



StotlctlM 



«•toglcA 4l«ll« ètriwie termite 
■tesll Stati Mrdl. 



s 



e neiranno ora sborso pochi duovi tronchi di strade 
ferrate furono bperti al pubblico servizio, la rete delio Stato 
bì è però accresciuta di uoa estensione assai notevole e quasi 
d'un' altra rete pel grande avvenimento dell' unione della 
Lombardia al Piemonte* 

Secondo il solito degli àtirì dnni, cosi anche in ^questo 
diamo il prospetto cronologico dell^ apertura dei diversi 
tronchi, aggiungendovi quelli della Lombardia. 



1140 48 agosto Mikao « Monn . . 


. Chil. 


48 


4846 17 febbrajo Mihno fe Treveglio . , 




84 


4848 84 settembre Termo a Itooealieri . . 




8 


44 noveabre MoDoaìieri a Cambiano 


.- , 


9 


4849 6 mano ' Gaasbìano a VaMiobiesa < 




40 


5 novembre Valdiebiesa a Dusino 




9 


45 » Dusind ad AsU . . 




81 


6 dicembre llilaoo a GamerlaU . 




88 


4850 4 Keonajo Asti a Novi . . . 




56 


4854 40 genoajo Novi ed Arqtiata , . 




48 


485S IO febbrajo Arquata a Rosalia . . 




49 


48 marzo Torino, a Savigliaoo . 




53 


5 dicembre Savigliano a Fc^no 




48 


48 > Rosalia a Genova . . 




23 



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101 

1851 35 

5 

5 

27 

8(^ 

34 

16 

1855 6 

- 8 

4 
14 

.2* 

6 

. , 4 

185$ 4 

8 

. .26' 

4857 22 
34 
2Q 
12 

3 

4858 6 
25 
42 
2Ó 
22 
27 
42 

4869 - 

3 

20 



'Toriòo ft S&sd . '• / 
Alessandra a Hortara 
Mortara a Novara . • 
"tfòriàor a^KnèrbW: .• 
Foefano a Ceoipllo • 
Mortara a. Vigevano . 
Centrilo àll*Olm0 • 
Novara • Vercelli . • 
Vercelli a Cbivasso . 

jCbiveMO i»l)a Si«r» f. 
Novara fd Qle^|^io ^^ . 
Oleggio ad Arona 
Stura a Valdocco ^. ^ 
Olmo, a CuòeOf . , ♦ 
Cayaliermaggiore a Bra 
Sayìgliano a Saluzzo • 
Genova a Voltri . . 



màggio 
giugno 
luglio 

ai^^psto 

* 
ottobre 
marzo 
aprile 

n»figiM> 

» 

giugno 

Iq^io . 

dgoHo.. 

ottobre 

|:^nnaJo 

aprile 

settembre Santliià a Biella 

ottobre 

marzo 

agosto 

ìMIobre 

ottobre 



tM. 



tira- 



S« óiov. di Moriana ad A!x » 
VercèUi a Valenza . • » 
Aix a Saint-tnnocent • . ' » 
Novacft dt Timo * . <• n 
T^èvigljcTia DcoettMina • «^ 
■ovembreiAl^aMmdfia a Vogbeisa ». * 
. ». ': Netvi A'T^f^iHia.- ;•. .«. « ,- ^ 
gennQJot AleMMìdria Ad. A<Hpii .< . pi 
gennpjo V^ghreea 4i <ÌMIe»(^o ♦ ♦ ■ 
paggio . Cast^sgio, i BfMi \ . .. • 
. » . . GhWaiM >a dah^^lL : » t ^ 
loglio . 3ropi aivSitadelte A .r ^ • 
.» Saint'bnif^eptt f^j^los, • • 

novembre Calusò ad Ivrea - * • * . » 
maggio' Milanó-'tieino • ^ .* • » 
settembre Slradeflà e Casi et "S* G/ov i 
ottobre Castel S. IS^ ii^S; Rrcold * 



*93 
44 
25 
38 
1» 
43 

9 
22 
50 
48 
47 
49 

6 

43 

ii 

45 

30 

' 48 
4 

H 
98 
89 
49 
14 
9 
42 
44 
« 
48 
40 
36 
44 
43 



ChiL 4475 



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1t>3 

Di qaesii 1175 4diUoiiietri se m haofia 9^1 ciiiWm. nel- 
l'antico territorio, 210 nella UomlMirili^, 43 0^ Piaconiino* 

Si debbono aggiagnere alla linea di Genova 4 ebil. pei due 
tratti a Genova sino al Fono, a Torino per Ia liqca di eon^ 
giunEione eolia strada di Novara ( YiUoiPÌ& Em^mi^ele )« Vi* 
hanno peri 30 diil. della Haea ^\\o Staio ehQ servono 
pure ad altre linee, per cui V estensione delle linee costrutta 
ed aperte air esercizio nelle i^ntiche pr#YÌBQÌe i c|t 92S| 
ebiloBietri. 

Lasdondo da paiue la Lombardia, la oflte^ delle strada 
Terrate si divideva in quattro esercizii distinti, j^;S)atQ,Ja 
Società Vittorio Bmsàuéle, Sjip»delU eXune^* 

Gessaróne in qu<»t' anno gli eseroij!Ìi di St^radella e ò\ 
Cuneo , pei* cui rinaane 1» r^l^ divisa in tre .esercixii y 
cioè: 



Lo Stato 




. . chil. 592 


Vittorio Emanuele 
Lombarde • • . , 


» • « • 


. . . 373 
. . » 210 




, • . . j ^ , 


■ : .'; . i., .■■ • 



La Società Vittorio' Emamieic ^seseita £;zìsm^Io il piccolo 
tronco della linea loo^barda dal Ticino a Magenta* 
. Le piccole compagnie nqn baoQo più esereizio proprie., 
ma sQssislono eomeSooìetii Àndostriali* Abbiamo le society 
di Biella, di Pinerolo^ di Vatema a Verc^lHi df Acqui, d'Ivpea, 
di VoUri, di Vigevano, «di Brà. 

Susa oesUtuisce pure ntìa- ^letà distin^: le compagnie 
di Stradolla e dì Cunfo q0n*\s^a n^ppurq interpm^Qffi 
scomparse, poiché a»^ numcrp b^ncliò risijrjntis^mp di azipni 
è ancora in mano. di privii^. , 

Questa situazione è anormale: le azioni delle piccole con;^ 
p&gnie soffrono per dMf^ ragiWnr- ^ prjm^ pjer gli scarsi 
prodotti^ la secondfi^ percbè ^sfse i>or> si possooA pegòziarct, 
non danno luogo i» r^f^aci «d ^vvioendamisi epntrajUi alla 



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404 

Borsa I e dii tuoI Tenderne, o non trova eoikipratori od è 

eostretto a eederle per prezzo bassissimo^ 

È necessario che cosi il Governo come le compagnie si 
occupino di quesl* importanlissiino interesse, poiché a com^ 
piere la rete è necessario di ordinare il sistema, di adottare 
un principio regolatore, la cui applicazione sia latta razio* 
nahnente e valga a raggruppare i tronchi alle principali ar* 
terie, a fare scomparire le piccole e deboli compagnie i cui 
azionisti non hanno molto da sperare nell' avvenire, per 
formtire una o due compagnie pòssemi, il etili credilo ugua- 
gli la fòrza. 

Questo esser deve lo studio principia in malaria di strade 
ferrate nelfanno corrente, e noi abbiamo ferma fiducia che 
si riuscirà ad un componimento soddisfacente e per lo Siato 
e per le compagnie. 

<— oCo — 

Rendiconto «mntlBlstriitlTO 4ellA ntrmdm ferrata 
Vltierlo BMaanele per «U anni t8J^ e tSWm. 



il rapporto presentato dal Consiglio d' amministrai^ione 
della Compagnia VUtorlo Emanuele nell^ assemblea generale 
del 27 ottobre scorso, annuncia come la società abbia pò- 
tuto attraverserò la crisi della fine del 1867 e le difficoltà 
provocate dalle vicende polKiche le quali le impedirono 
r emissione delle cento mila azioni della seconda serie. 

La società ha proseguiti i suoi lavori pel troncò di San 
Giovanni di Moriana à Saint-Michel, finché scoppiata la guerra, 
ha riconosciuta la necessità di sospenderli, in conformila 
delle previsioni dell' articolo SS del capitolato di eoaces- 
sione. 

Essa ha introdotti alcuni miglioramenti neir esercizio, lia 
ridotta la somma del suo debito oscillante verso la Gassa di 
sconto dì Torino ed il Comptohr d*e$eompte di Parigi , la 



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105 
quale da 27 milioni è discesa a 9 rollimi, e dopo ha su- 
bito una nuova riduzione, per cui non è più presentemente 
che di 6 milioni* 

Al debito oscillante. bisogna aggiungere T imprestito in ob- 
bligazioni di 19 milioni. 

Finché la società ooa sia in. grado di emettere la nuova 
serie di azioni cbe fiene in portafoglio, don riuscirà ad air 
teviare i suoi eamchi, 

L'esercbio ultimo presenta sensibili miglioramenti, ma 
non tali da procurare un beneflcio. Non possiamo analiz« 
zarne i prodotti, non avendone la. relazione date le partico- 
larità, come fanno te altre compagnie. 

La guerra d'Italia ha ingombirato la linea Vitlorio-Emo«^ 
Quele di trasporti, militari. , 

Essa ha trasportati, andata e ritorno 494,180 uomini di. 
fanteria, 42,250 cavalli per la cavalleria e muli, 63,915 ca- 
valli per l'artigliciria, ecc., e 34,418 carri d'ogni sorta senza 
tener conto dei distaccamenti che hanno percorsa la strada 
isolatameme. 

Questo moviiQenlp entra in gran, p^rte nell' aumept0;%i 
prodotti deir esercizio, ma l'annessione della Lombardia al 
Piemonte, |a soppressipae delle barriere doganali e 4ei tra- 
sporti, la congiunzione della linea di Novara eolle strade 
lombarde, ed il trattato di recìproco tragitto fra le due strade 
contribuiscono ad aumentare i ,pro4ptu diei trasporti prdi: 
n^ii,^ per cui questi, coinpeosano in parte ja q^sazione dei 
trasporti militari. > 

L'Amministrazipne ha proposto all'assemblea di stal^ilire 
che d'or innanzi gli interessi si pagherannp ,01)6 |scadenz6 
del 1.^ genoajo e,,4.^ luglio. 

Le proposte dffl Coosiglip ed i conti .presentati sppo alali 
approvati. 



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106 



Conio di coitruziom. 

Situazione generale al 31 maggio iM9. 
Attivo. 



Spese al ai maggio 1858 



A dedurei i beneficii dell' eaqroitio al SI 
maggio 1858 » 



L 82,S8S,«77. 32 



874,286. 51 



L. 31,506,390. 81 



Spese d'esercizio 1859* 

Imeress! delfc azioni • • • . • • L. 1,700,120.52 

Interessi dell' imprestito 1858 ... » 1,200,000.00 

Spese generali ........ » 339,879^ 27 

Terreni » ' 385,875. 78 

StaMiraento della linea . • • • • * 3,952,832. Si 

Materiale ........... 2,049,808. 2CÌ 

Strada ferrata di Novara ..... » 28,^00,000. 00 

Rimborso allo Stato delle azioni di Susa « 3,Ì4 1,500. 00 



Totale éelte spese al 31 nóàggio 1809 L. 7-2,548,406. 99 

Conto deUiori. . 

Sovvenzione dallo Statò per la manuten- 
zione del Moncemsio (5 mesi) .. . «L. 41,'666. 65 
Soldo della sovvenziene dalla eittà di To- 
rino ............ 160,000. 00 

Cassa e banca *. . . . . ; . . » 105,078. 25 

Valori diversi .'..;'» 047,445.34 

Debitori divèrsi ........ 778,729; 81 

Spese e provviste per la costruzione » 3,816,728. 15 

Versamenti da fare sulle azioni . . » 4,865,900. 00 
Versamenti da chiamare (50 franchi su 

100,000) » 5,000,000. 60 



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Azioni rimesse al Comptair d^tàcoinpU di 
Parigi )ed alla . eassa di sconto di To- 
rino i • ^1 V .' / .^ . / ; , » <5,'>5D^OO0. 00 

Pg^rie del fondo sociale applicabile sja ai 

. s^rvizii . obbligatori! « sia alle condizioni 
avenmalì del capitolato di concessione, 
conie sarebbero gli uUiipi Wori de) Ce-» .. 

nisio é » 83,362,050. OÒ 

I l. 437,076,006. 49 

J^iivo. ... 



I 



Fondo sociale . L. 400,000,000. 00 

QbUi^siioai 4j «Novara • • . . . » 4,480,000. 00 

Valori provenienti dalla li^ufdaiuone di 

Novara '.* 1 . . » 4,667,829, 23 

L. 406,447,829. 23 
. (lonfo credUorL . . ' 

Vaglia d' interessi * sopra azioni 'da pa- ' ' * 

gare .. ... . / ; ; A . L. 934,627. 40 

«peie d) pagare , , , •. . , . [m ■ , 3*?,77?^ 2S 

Cassa dì sconta di Torìnp e. CQmptoir di : > 

iVigi . . • ^ ., ^ . .. .. . 3. 9,OOO,O0Q. 00 

lmpr«iio 4868 , ^ , ,. , , . p^ l%W)(ffiOO. 00 

CSrcdiliiri diyersi ^ , ^ ^ ^ .. . .• $94,492. 48 

Ritenute di guarenzia ..••.. » 449,283. 49 

' ;• Tolafe L. 437,47d^aK 19 

Conia délPesendzio.. . ì j ,. 

./.!'':'. ^ ,. 

H ttdftto deltfesetwi<^d«ÌvJ.rgllWW 485^9 ai: 84 ma*^ 
4859 è. II. seguente; ........ ;: , 



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108 

Entrate 

Predoni deir esercizio . • . 

Quota della linea di Biella « 
» Gasale . 

• Susa . • . • « 

» Ivrea ... - » 

MaàuieD^ooe della strada de! Genisio 

Altri prodotti. 

Interessi di fondi disponibili • • . • L. 
Prodotti varii •••..• ^ • • * 
Interessi e dividendi sopra azioni di Susa » 



S,76d,S4(. 17 

230,416. 65 

263,01.6. 06 

462,731. 95 

88,243. 75 

47,086. 68 



6,480. 41 

1,979. 06 

182,359. 65 



L 5^020,656. 27 



Carichi deW esercizio. 

Interessi e rimborsi delle obbligazioni . 
Imposte fondiarie • . • • . • « . 
Patenti, pesi e misure • 

Personale. 

Servizi! generali ed inspezione « é * 
Servizio dei convogli • . • • . . 
Servizio delle stagioni ...... 

Manutenzione e sorveglianza della strada 
Locomozione • . ^ • «^ ^ • • •- 

Spese generali. 

•Materiale fisso . ; ; • 

Piccolo materiale e mobiglie • • . • 
Lumi e fuoco . .... • • • • • 

Abiti . • 

Spese d'ufficio e biglietti di viaggiatori 
Spese varie • 



L. 



278,946. 70 

5,511. 95 

38,538. 48 



L. 



474,033. 19 
m 80,177. 45 
» 465,562. 87 
» 548.363. 29 
» 1,339,910. 82 

L 8,794. 74 
88,048. 69 
99,681. 36 
61,901, 47 
«6,«>8. 24 
69,020. 80 



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^09 
lodennità e spese giudiziarie • • •. . L. 17,463. 18 
Pubblicità .... t ..... 1» 7,244.20 
Assicurazioni .••.«.. ^ . > 33,983. 45 
MantttenziQae dell' edificio delle orfiine • 266. 75 

SovvenzioDi •••••.,.... L. 124,428. 60 

Gassa di soccorsi • ........ . • > 8,487. 31 

Spese varie di omuibus, ecc. • » • • # 65,665. i$ 

L. 3,612,290. 46 
Ecced. delle entrate sulle spese ...» 1,608,364. 81 



Totale L. 6,020,655. 27 
' — ooo— 

Il dcMto pnbblie^ e le strade ferrate 
la Fnmela* 

Ultimamente sono stati pubblicati in Francia due opu- 
scoli, d'un grande interesse economico, i quali meritano 
l'attenzione de* nostri finanzieri, gracchè 1 principii che vi 
ȓ sviluppano potrebbero anche tra noi ricevere applicazione. 
L'uno è intitolato: Simples $xpoiéi de quelques idéeB finatir 
eièr$$ el industrieUes^ del signor Bartholooy; l'altro: De 
te création d'un grand^thre dei ehenUm de /«r, d'un ano- 
nimo, che vuoisi sia il direttore della coo^gnia del cam- 
mino di ferro d'Orléans. Intendimento dei due scrittori è 
di cbiedere la fusione in un solo di iuiti i titoli (rendita , 
azioni e obbligazioni delle strade di ferro), onde poter 
giungere all'estinzione del debito dello Stato. 

Il debito pubblico io Francia è nei seguenti termini: 



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146 

* • ' ' . eop. rfmtiori 

P. Ì&7,Ò00,000 reiìd. -S- OfO • ¥. 4-,566,()00,<Wé 

• 173,500,000 » 4 172 O/O • •• 3,865,000,000 

* 2,200,000 * 4 Ofé . 6fr,«00,«00 

F. 312,700,000 Tèlite F. 8,476,000,000 

Il debito delle strade di Terrò (obbligazioni, 
7,?60,9éO liloli d*ogfii nalnrae d'ogni- 
originre) asciftnde a •.•.*.•.•• F. ifiÙOfiOdfiÓÒ 

Il capitalo (uziom della eompagniA, 2^900,000 

litoti) è di » 1,400,000,000 

Pei lavori presefitti dalla legge dell'I! giu- 
rile t859!| ehe danno, una ^^édì due 
miliardi e mezzo, il capitale rimborsa- 
bile è di . - ., *.. . , • . . • 4,000,000,000 

^ Totale F. 9,400,000,000 

cifra clip okr/spa^sa di ^QMasi un ipi^liardo jl debito p\ib« 
blico dello Slato. 

Le concessioni delle rei'ròvie' éssisndo date per differenti 
periodi, il rimborso delle azioni e delle obbligazioni, come 
pare del debtto che bisogna t;oiitràr^épe* nuovi lavori, è 
d'^ùopo tivvengà dui^te FesìMéniEiA di ò^ni «eompdgnia. Spt^ 
rato un tal termine, le -compagnie verranno m^no, e \é 
Stato sneùederii nel dfrittl di oso e di propri^stà éì tutti ì 
raitumys del paese» È neces^ìM^o iittant^ 4igevoilare oon tutìi 
ì toiè^zi^ che eod^sto ^ertttlòe avvenga all' épéeke fyrefisde^, 
e che ìi govarftb is^tì -sito eostìréiio a dilK^rìme i' wveirf- 
ttiento. Xà Uneàtbtìè ^h« at pi-esente vuoisi ri*olv^e è4*a»- 
sicurare, atte eompIr^Aìd «efre-hanM ^i^^iitof Vlinpiego 4i 
eseguire le Vmek 'sevonAa^é, -e fittlof Stato ^e fi'è Mga^MHe^ >i 
mezzi di procuff^rsi if dtinai^ò^ a' «lìfr ^tettò ti metio'ek'taMf. 
Dipenderà dallo m^gior^'o kiJnetò faòitìtè di trovare il 
denaro, e èai cartchi da 9ópportbr<è e d^ ttibdo «li rinlbor- 



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411 

sarlò , la celerilà o il rilardo à Uberara óodi^sìa fran pro4 
prielà nazionale dagli obblighi irerso gli ustiar|. Avvenendo 
una tale operazione, convenientemente e senza indugi, non 
resterà che attendere con pazienza il giorno, unico forse 
nei fasti delle nazioni, in cui la Francia, roettendosi in pos* 
ses^ tf «in^erefd^tà iiberli'if^nt fyeso; potrà soddisfare tiìtti 
i suoi creditori e cancellare dal suo bilancio la somma di 
800 rlìilìoni, che paga' atioualmenie a titolò dì rendita. 

Tale avvetjire non è hiic^ un ^giio. Sarà un fatto , se 
le misure prese a tempo giungeranno ad aiutare le com- 
pftgnié, alOn di ))ròyirederc 'alle necessità della situazione e 
migliorare le condizioni di credito , alle quali sono obbli- 
gate rivolgersi. 

A tuie scopo il signor Barthblony propone: 
à .® Di sopprìmere la nuova emissione delle obblfgarzionì, 
e dì accordare la negoziazione a termine (coie à terme) 
per quelle Ktate emesse ; 

d.^ Di creare per le compagnie una rendita 2, 4;2 per 
400, la cui emissione sarebbe fì^ta per mezzo di pubblìóa 
sottosériziotte; - ^ * 

S.^ Di conv€;rtire ( in modo fecoltativo ) la renilUa del 

4. 4/2 per 40Ò al pari conuo il 3 fier 400 a 75 franchi* - 

4.^ Di sopprimere rammortamenio della rendila, dest^;- 

nando alPeslinzione della stessa la nuda proprietà delie fer« 

.rovie. : . • ^ , ; • i ' ; - 

5.^ Di fondare una «asaa dMncèraggiamentò delle int< 
imf)re8e di pubblica Qtililà, piegando per essa te diverse 
entrane aveiAi rapporto «colla rendita o eoli* industria delle 
ferrovie. . : 

L* anonimo vuol giungere per diversa via allo stésso 
scopo. Egli chiede la garanzia dello Stato, Tabolizione d'o« 
gni solidarietà fra le compagnie. 

Qualunque sia il metodo, il pensiero di cotesti autori 
è d*un immenso interesse, e vai la pena di studiarli. Essi 
mirano aieoleraeno a trovar d modo di sopprimere al più 



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4ia 

presto possibité il debilo pubblico della Francia e di alleg- 
gerire d'uQ peso eoli enorme le finaiae di quel paese. 



MatlsilM d«ile «tMde fmrMe «eli» PrAMku 

Dai prospetii uiBciali pubblicali a Berlino risulta che la 
rete di strade ferrale siabiliia in Prussia ascende a 4901 
chilometri. 

Deducendo da quesii 480 chilomeiri per linee àppar- 
lenenti a compagnie prussiane, ma fuori del lerriiorio ed 
aggiungendo 96 chilomeiri di linee estere, ma che attra- 
versano parie del lerriiorio prussiano, si hanno chilometri 
4517, d'onde Tatunento nel corto dell'anno di 349 chilo- 
metri. 

Il capitale spese per le slrade ferrale prussiane si ele- 
vava a 279,781^78 ullari ossia 950 milioni di franchi, cor- 
rispondenii a 197 mila franchi al chilometro. 

I risultali dell'esercizio del 1858 sonoi seguenti: . 

Prodotti Talleri 34,965,177 L 131,118,413 
Spese > 16,636,474 > 63,386,777 

Beneficio » 18,338,703 > 68,732,636 

II provento chilometrico è di fr. 28,150, la spesa di 
franchi 43,160, il re<Mito netto di fr. té^ mila. 

Le strade ferrale prussiane cotne quelle che furono co^ 
costruite con economia, danno in ragione media un bene* 
ficio notevole^ quantunque il provento non sia molto ele- 
vato. 



CiusiPM SAseai, Gerente responsabile. 



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ANNiLI UNIVERSILI 



FeMbraJo IMO. Voi. I. — mJ^ 9. 

BIBLIOGRAFIA (0 

— ooo— 
ECONOMIA PUBBLICA, STORIA E VIAGGI. 

RASSEGNA DI OPERE ITALIANE. 

VIL — * La famiglia e la scuola; giornale compilato dal 
cav. abate fikVAELE Lambruschini, ispettore generale delle 
scuole toscane. Firenze 1860. Anno I.^, fascicolo /, li 
e IIL in 8«% coi tipi di Ut, Còllini alla Galileiana. 

L'i 
anno 1860 è cominciato con due boone forlone. L* illastre 

Carlo Cattaneo ha risuscitato il suo Politecnico^ e T abate Rafaele 

Lambruschini ha ridonato a nuova vita il suo antico Educatore 

con un titolo più affettuoso. La famiglia e la scuola. Gii Italiani 

salutarono con vivo gaudio queste due risurrezioni che annunziano 

la nuova redenzione della patria italiana. 

Noi scorremmo coli' animo commosso le nuove pagine del gior- 

(I) Saraono iodieate con asterisco (*) di riscontro al titolo ddropen 
qaelle prodaaioni sopra le qaali si daranno | qneodo oecorrooO| artieoli 
analitici» 

Annali. Statistica , voU J, serie 4.* 8 

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4H f 

naie educaliro di Lambrusebìni e vi trpfammo la continoazione 
della stia opera 9uir istruzione. L'autore ha trattato il più arduo 
argomento della scienza pedagogica che è qoejlo di rivelare per 
quali vie psicologiche al desta M' ^voli Tanrora dell'intelligen- 
za e dell' affetto. Noi non conosciamo nelle opere di pedagogia che 
alcuno abbia saputo meglio di Lambruschini cogliere ne' primi va* 
giti lo svolgersi dell' anima umana. Le sue investigazioni psicolo- 
giche fanno cl-ullare tutto il macchinismo della così detta scuola 
sensista e mostrano come dall'intimo dell'anima nostra partono le 
prime scintille che poi prendono vita e consistenza al contatto del 
mondo esteriore. Questi ^udi elettissimi aprono l'adito ad altri 
studi più pratici che sono specialmente raccomandati ai varii col- 
laboratori del giornale. Noi estrarremo da questa opera periodica 
tutte quelle notizie che valgano a far conoscere il progresso in 
ogni ramo di studi che ora va facendo la Toscana risorta a 
nuova vita. 

VII!. — ^ Del diritto internazwnale ; lezioni del prof. Lodovico 
Casanova, ordinate dalV avvocato Cesare Cabella. Genova 
4858. Due voi. m-S.^ di pag. 308 e 372» presso la ti* 
pografia Lavagnino. 

V avvocato genovese Lodovico Casanova fu il primo ad aprire 
uh torso pubblicò di diritto internazionale presso 1' Università di 
Genova appena gli Stati sardi si ressero a lìbero reggimento. Egli 
esordiva dalla sua cattedra versando tutto il tesoro delle dottrine 
italiane^ che in questo ramo di studi tennero sempre il primato. 
Dopo la sua morte avvenuta neiranno i858» l'avvocato Gabella 
si prese la cura di raccogliere i suoi scritti per farli di pubblica 
ragione* Nel primo volume si offrono i prolegomeni del diritto in- 
ternazionale e poscia si svolgono i principj della proprietà inter- 
nazionale ed i modi di rappresentarla. Nel secondo si parla dei 
trattati e del cosi detto diritto di guerra e pace. Si svolgono gli 
obblighi delle potenze neutrali in tempo delle guerre specialmente 
marittime e si discorre sulla tutela che esercitar deve ogni Staio 
su i propri! cittadini die si trovana all' estero. Su quest' ultima 
parte de) corso l'A. si mostra fedele all'antico principio romano 
che proteggeva il cittadino di Ruma ovunque ci dimorasse. Questa 



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Ii5 

opera del Casanova merita di essere attentamente consonata dalla 
gioventù italiana che attende agli studi aniversltarj, 

IX» — * Della monarchia parlamentare e dei diritti e do- 
veri del cittadino secondo lo itatuto e h leggi del Pie- 
monte; trattato popolare del dott. Piternò Gìsholkwi. Mi- 
lano 1859 Voi. L^ in^J*^ presso la tipogHfia Gugliel- 
mini. 

X. — * Del diritto costituzionale ; legióni del prof. Lót^ovico 
Casanova. Genova 1859. Voi. 1.^ m-8.®, presso la tipo- 
grafia Lavagn^^o. 

V opera dei dotU Pietro Castiglioni venne premiata dalla So- 
cietà d' istrazione e di educazione degli Slati sardi. Essa è diretta 
allo scopo di rendere popolari le dottrine che ris(oardano il re- 
gime che è proprio delle monarchie rappresentative. Sinora non 
venne pubblicato che il primo volume, il quale contiene unMntrd* 
duzione generale sulle forme costitutive di ogni civile soeietà. Se- 
gue il trattato delle guarentigie cittadine che si riferiscono alla li« 
berta della cosciénia e del pensiero manifestato sia colle stampe 
che col libero insegnamento. Succede il trattato della proprietà , 
colle conseguenti franchigie della libera concorrenza. 

Il libro è scritto con molto ordine e lucidezza e noi ci riser- 
viamo di pararne più di proposito quando r opera sarà finita. 

Intanto anftonziamo anche V altra opera postuma del professore 
Casanova di Genova che tratta del diritto costituzionale. Non usci- 
rono sinora che tre dispense. Si tratta in esse dei diritti guarentiti 
dallo statuto fra i quali spicca pel primo quello della libertà indi- 
viduale nel senso più ampio della parola in ciò che riguarda T inco- 
lumità personale* Tre capitoli pure importantissimi noi ravvisammo 
in questa prima parte del eorso statutario e sono quelli relativi 
air eguaglianza dei cittadini in faccia alle leggi, al diritto guaren- 
tito delle libere associazioni ed alla libera stampa. L'autore segue 
nel suo corso lo statuto fondamentale del regno sardo e ne fa 
una specie di dottrinale commento. Anche quest'opera merita di 
essere attentamente studiata dalla gioventù che ne' corsi universi- 
tarii si va preparando alla nuova vita politica italiana. 



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446 

R4SS|SGNA DI OPERP STRANIERE- 



XI. — Aperqfis historìques sur Vitali^ depuis la fondutior^ 
de RornCy jusqu'au quinzième siede; par Maurice Silyin, 
steìiographe de la Ct^ambre elective d^s Etats Sardes. 
Torino 4859, Due voi. in-42.^ di pag. 294-290, presso 
la stamperia Botta. 

AncbQ il sìg. Maurizio Silvio ba yoloto portare il sqo tributo 
alla nazionalità italiana. Nel generoso peósierp di far amare ai^cli^ 
al di là delle Alpi qaesto paese di monunientali memorie ba vo- 
luto raccogliere in due volumi la narrazione dei fatti storici ita- 
liani dalla fondazione di Roma sino allo spegnersi del medio evo. 
Per una ben giusta venerazione alle opere storiche di Guicciar- 
dini e di Carlo Botta egli arrestò il suo racconto a q^eir epoca 
in cui cominciano gli scritti di questi due grandi storici. L' au- 
tore difende in ogni pagina il sacro principio della nàzion^^lità e 
quando ci parla della celebre lega lombarda soggiunge quest'op- 
portuna considerazione* — « La violazione del principio della na- 
zionalità ba cagionato io Qgni tempo le guerre più sanguinose e4 
ha impresso sul nome dei suoi violatori il marchio ignominioso 
di oppressori dell'umanità. La rivendicazione in vece di questo 
stesso principio ba prodotto gli eroi più simpatici ed ha recato 
a popoli intieri lo splendore di una gloria imperitura ». 

Noi ringraziamo il sig. Silvin di questa manifestazione di priq* 
pipii, che a giorni nostri ricevono una spontanea applicazione al 
popolo francese ed al supremo suo Reggitore che nobilmente re- 
stituisce r Italia all'antico suo posto di grande e civile nazione. 



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417 



MEMORIE ORIGINALI 

ESTRATTI ED ANALISI DI OPERE; 



kuow^ «tatlsilea deir IndùtHa itaUaiia < del dol* 
tor MBTRO IIA1S9TBI. 

( CoDlinaasione* Vedi il precedente fascicolo » pag. 41 )i 

i , natnéi 

ixnche il rame non solo fu notò, ma assai Gomune al« 
r Italia antica. Le monete di rame possono dirsi infatti un 
contante italiano, sicehè le vediamo famigliari presso il po- 
polo etrusco, il più colto, il più commerciale ed insieme il 
più ricco in numerario di quanti in queir epoca abitavano 
il globo. Volterra e Populonia contenevano i lavoratori 
principali delle moneta etruscbe, oltre ai quali se ne ave- 
vano 4di minor conto in Chiusi 4 Talamooe, VoUinio, ece* 
Inoltre gli storici parlano di spedizioni d'jarmi di rame e 
di ferro lavorato, fatte da Populonia e da Arezzo fin dal- 
l' anno 447 di Roma, nella qual ultima città verso il V se- 
colo, il rame era molto comune. È pure cosa avverata, che 
il rame etrusco si lavorato e monetato come greggio acqui* 
stavasi in grande quantità anche dai greci i quali ne impie- 
gavano in fabbricare suppellettili d'ogni genere* 

Le indagini fatte lasciano luogo a presumere che presso 
Arezzo fossero in escavazione amiche ed importanti miniero 
di questo minerale, siccome si conservano tuttora numerose 
vestigid di adavì presso Volterra, Massa^ Veternente e Rocca 



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US 

Federighi. Si crede che nei più remoli tempi. del governa 
etrusco anche néll' Uva non si scavasse che rame. 

. Nel 1294 si ha notizia di uno statuto speciale e curio* 
sissimo per le miniere, elaborato dal vescovo di Massa , e 
per cui si stabiliva il magistrato delle argenterìe e ramiere, 
le imposizioni, le norme per Y estrazione del minerale , i 
provvedimenti atti a prevenire le quistioni tra i lavoranti 
ed i proprietarii del soprassuolo e le società minerarie. 
Mentre la legislazione da noi già dettava sapienti disposi* 
zioni sopra materia sì delicata , I mineralogisti italiani erano 
chiamati dapertutto, air estero, neli* intento di promovervi 
i precetti e le pratiche della loro industria.' E fra i nostri 
prodotti pure, il rame greggio di Massa era il più noto e 
ricercato in commercio e doveva trovarsi in grande copia 
poiché da un trattato di commercio del 1318, fra il duca 
di Brabante ed i Bardi di Firenze, si ricava che quei com- 
mercianti esportavano simile metallo in Anversa, osando 
perfino affrontare la concorrenza di quello di Goslar. 

Si trovano in Italia vesiigie di rame quasi dappertutto. 
Cosi la Toscana ha molte formazioni di rame ossidato , di 
rame grigio, oltre ai depositi della formazione dell* Elba/ che 
contengono rame nativo in masse, rame carbonato azzurro ; 
quest' ultima qualità appartiene pure alla Corsica. La Sarde- 
gna possiede rame carbonato ed ossidulato, e rame piritoso. 
Nel regno di Napoli alcune lave del Vesuvio sono talvolta 
miste a rame^ muriatico, ma V estrazione di questo minerale 
per le ragioni indicate a proposito del ferro, non raggiunge 
Io sviluppo cui potrebbe pretendere, /tuttavia i paesi nei 
quali essa ha maggiore importanza, sono la Toscana, gli Stati 
sardi e le provincie venete, eome si vedrà da ciò che noi 
verremo esponendo. 

In Toscana, la miniera di Montecatini^ nella vai di Ce- 
cina, la più antica e fruttifera di tutte quelle adesso in la- 
vorazione, apparitene ad una società d'azionisti, i signori 
Hall, Sloane e Coppi, ehe ne godono il beneficio da quasi 



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419 
yaat'anni. Il minerale che* ess(p d^ c$iD8b(e in «ina, piriie 
di rame , rame giallo, rame rps^o e. rame^ solforoso grigio/ 
la cui rendita comune alle tr^ Sfueoiè è..4el 32 per 100. 
Nei diciaseu^ anni tr^pcorsi c|f\l 4837 al 1354 la quaoùlà 
del minerale scavatp ascese a 40,94^,083 obilogrammi e 
quella della rena aaetallica a 36^,343 chilogrammi. E no- 
tisi che a quella lavprazione vi ebbe di anno io anno un 
continuo e sensibile progresso. Cosi se q^l 4838 ai ottennero 
da essa soli 485,435 ebil, nel 4854 i prodotti della me- 
desima ascesero a 4,126,253 chiL 

I lavori di estrazione dell' acqua e del minerale sono di- 
retti in detta miniera molto abilmente dall' ingegnere sassone 
signor Schoeiderff, che applica a quei lavori trecento opera] 
circa ed una macchina a vapore della forza di 30 cavalli , 
una pestay due tavole gemelle di percussione e quattro vagli 
per la lavatura, ecc. 

II minerale di migliore qualità viene pestalo a secco; 
r altro si pesta e si lava allo scopo di estrarne lo slicco. 
Questa rena n^etallica unitamente alla ganga o matrice cu- 
prea, risposta in botti, viene trasportata in parte alla fonde- 
ria di Briglia, presso Prato, ed in parte a Livorno, che è 
l'emporio di quel commercio con alcuni degli Stati italiani 
e coir estero, ma principalmente colla Francia e coli' In- 
ghilterra. 

. i rapporti di quantità fra quelle diverse destinazioni sono 
i seguejati: sgi 40^945,083 cbiL di minerale scavato du- 
rante i diciassette anni i^dicatif 8,480,930 cbil vennero fusi 
oegli stabilimenti nazionali, e più di recente presso quello 
della Briglia ; 3,034^000 chil. mandati all' estero, mentre 
poi ne rimasero ancora invenduti allo stato grezzo 4,017,000 
chil. Una buoqa metà dai 2,034,000 chil. dell'estero òdi- 
retta a Liverpool. 

La parte della ganga ehe finisce alla Briglia, convertesi, 
mediante l'azione di non poche operazioni metallugiche , 
in rame rosetta^ ricercatissimo nel commercio. Lo subili* 



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ISO 

melico che aitende a qaelle layorazioni, posto a IlOchilo^ 
*inelri di distaiiEa dalla miDiera, presso il fiume Bisenzio , 
ehe le form'sce T acqua motrice» dispone di due forni a ri- 
verbero, due a manica, due per la raffinazione^ di una 
pesta e di una soffiera. La sua produzione è stata dai 1846 
al 1854 di 1,366,490 ehil. di rame^ Nel 1854 essa ascese 
a cbil. 188,260. Quelle officine danno lavoro a 60 operaj 
ed impiegano 6 mila some di carbone di legno dolce e forte 
e 450 cataste* 

La società metallurgica maremmana ottenne nella cam^^ 
pagna del 1853^53 da una miniera detta del Garpiglione , 
728,850 chiL di minerale con un prodotto di una vicina 
fonderia, all'Accesa, che durante la campagna 1853-54 è 
stato di 28,423 chil. di rame. Operai della miniera 40, del- 
l' officina di concentrazione 15, della fonderia 40. 

Nelle diche quarzose che traversano gli strati scistosi 
del periodo eocenico, trovasi alle Capanne Vecchie e Poggio 
Binde disseminato il solfuro di rame, che viene regolar^ 
mente scavato, per opera di 80 lavoranti circa e di una mac- 
china a vapore, nella quantità annua di chil. 406,800. La 
società proprietaria di questa miniera dispone anche di uùa 
fonderia, la quale però trovasi in condizioni meno opportune 
delle precedenti. 

In via di lavorazione regolare vi hanno pure le miniere 
di Castellina, Cavina, Monte Castelli, Montevaso, Miemo, Te- 
riccio, Rocca Tederighi e Valle di Zanca, le quali miniere 
danno tm annuo complessivo reddito netto di 200 mila fran- 
chi. Aggiungansi le miniere di Casciano presso San Gimiano 
del sig. Fenzi , è V altra di Querceto di proprietà del sig. 
Ginori. 

Una società anonima coltiva la miniera di Val Càstrucci 
e Rigo all'Oro; la società mineralogica fiorentina quella 
deir Impruneta, e la» società metallurgica di Pisa T altra di 
Riparbella con lavori un po' irregolari e prodotti che variano 
da un anno all'altro gon^iderevolmente. 



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121 

.11 salario dei lavoranti nelle varie ifainlere di toscana 
sto fra le 18 e le 30 crazie ( 1 fr. 38 cent, a 4 fr. 43 cent.), 
«1 giorno. 

' A Tertuocia, beli' isola dì Sardegna, v' ha una itiiniera 
di rame, dipendente da una società fondatasi a Genova con 
un capitale di 350 mila franchi. Tale miniera, la sola di 
questo genere che sia regolarmente lavorata in quel paese, 
contiene una pirite cuprea, mista a piccola porzione di Mende 
e di ferro magnetico. Essa occupa circa 400 operaj e prò* 
duce ogni anno 8349 quint. met. di minerale. Sul ripiano 
delia miniera si compie la solita separazione a colpi di mar- 
tello; eia pirite, che ritiensi ricca, viene spedita in Inghii- 
ierra al prezzo dì 375 franchi la tonnellata. Codesta miniera 
è in buona situazione, a poca distanza dal mare, con strade 
praticabilissime, che rendono facile e poco costoso il tra* 
sporto, non pagandosi per esso che 43 fr. 60 cent, ogni 
tonnellata. 

i Delle molte miniere dì rame anticamente coltivate e delle 
quali si trovano indizi in varie parti della terrafcp'ma de- 
gli Slati sardi , le sole da cui si tragga in oggi qtialche frutto 
sono; le miniere di Traversella, nella provincia di Ivrea, e 
quelle della Valle d'Aosta. Anche in Val di Sesia, a Riva, 
presso Alagna v' ha una miniera di questsl sostanza , che 
coltivasi tuttavia dopra scala assai minore delle precedenti^ 

Le miniere dì rame di Traversella, aperte in seno di 
una montagna quasi interamente metallifera, presentano fin 
d'ora una estrazione annua di 3 a 4 mila tonnellate di 
minerale , il quale riducesi in matte sul luogo e si vendè 
a Marsiglia in ragione di 3 franchi e 50 cent, a 3 franchi 
60 cent., ogni chilogrammo di rame. Dei contratti furono 
stabiliti onde fornire ogni anno 600 matte che contengano 
'dal SO al 50 per 400 in rame, vendibili 4000 franchi cia- 
scuna , la qua! cosa assicura un prodotto pel valore totale 
di 600 mila franchi. 

Il minerale di rame di questa miniera è misto a molta 



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4S8 

parte di minerale di fèrro. Ad operarne là separazione , il 
9Ìg. Sella ha immaginalo di polverizzare il minerale e di 
sottoporlo air azione di un cernitore elettro-magnetico, per* 
fe^ronato dal sig. Barci e eottrutto dall' abile meccanico 
francese Froment. E tate macchina appunto funziona già 
neir officina creala di recente dalla società , la ^uale col« 
tiva la miniera e che di questa guisa sottopone alla pas» 
satura sino ad 8 tonnellate di minerale al giorno con una 
spesa pel mantenimento della corrente elettrica che non ol- 
trepassa 1 fr. 50 cent., e la produzione di uno jslicco che 
contiene dal 10 al 13 per 400 di rame, mentre prima il 
minerale greggio non canteneva che il 8. La società da cui 
dipende quella doppia impresa chiamasi: Compagnia gene- 
rale delle miniere riunite delle 4ipi, e spera di eggiungere 
fra breve all'attuale lavorazione anche quella dei depositi 
di rame piritoso di Prageliaz, che furono in altri tempi col* 
tivati assai attivamente. 

Fra le società minerarie che di fresco ebbero origine in 
Piemonte , e i cui lavori sembrano bene avviati , v' ha 
VEsploratnice (società anonima col capitale di 3 milioni di 
cui 4,500,000 franchi già emessi). In possesso di gran nu- 
mero di depositi^ essa dapprima si diede a moki lavori di 
ricognizione ,. ma poi fini col hniìitare ogni sua attività alla 
lavorazione delle tre miniere dì rame che possiede nei ter- 
ritori i di S, Marcello, di Champ de Praz e di Fenis, in Valle 
d'Aosta., 

La mmiera di 9L Marcello giace sul versante orieniale 
delle montagne che si elevano a destra della Dora e secon- 
do Saussure a 4856 metri 4' «altezza, fissa è fra le più an-* 
tiche e la tradizione ne fa riialire la jMsoperta all'epoca del 
dominio romano. Rovine di fonderie e cumuli dt scorie ne 
attestano Tesis^nza, sebbene V ingresso dei lavori sia stato 
per lungo tempo affatto ostruito. Nel 4709 una valanga ebbe 
a sgombrare molto del materiale sovrapposto e ad aprire 
quindi l'adito di nuovo alla lavorazione, la quale procedette 



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IS8 

eolla solila iDCoria, attaccando i pilattri che la prudenza de- 
gli avi aveva rispettati^ e promovendo scoscendiinenti rovi- 
nosi air interesse dell' aoiministrasione. 

Dal 1830 al 4853 venne smesso ogni lavoro, e solo 
nel 4854 che si ricominciarono gli scavi, penetrossi tra le 
frane, poteronsi determinare le direzioni dei filoni^ creare 
strade, opificj, case degli qperaj, eo$e tutte che. richiesero 
non poco tempo e denaro. Ad ogni modo può dirsi oramai 
ebe la miniera sia- in piena lavorazione. 

Il filone è compreso fra ftli schisti cloritici, penatiferi e 
serpentinori che compongono la maggior parte delle Alpi 
Pennine. Esso prende in queste roceie l'aspetto d'una zona 
metallifera, nella quale il minerale è concentrato in masse len- 
licolari di vario spessore^, che tuttavia oltrepassa spesso i 
sei metri, quando le maggiori dimensioni iraggiungono ta* 
lora perfino i cento. Tali masse s'intrecciano e si distribui- 
scono irregolarmente nella zona metallifera , le cui propa- 
gioi sono garantite sopra una vasta estensione. 

ti minerale è un rame piritoso, qualche volta puro, ma 
più di frequente impoverito dalla presenza di una grande 
quantità di granale e di un miscuglio dì piriti di ferro. I 
lavori eotoprendono nei filoni un'astensione di 413 ettari 
circa e le gallerie rappresentano una lunghezza totale di 845 
metri. La lavorazione si fa per mezzo di pilastri e gallerie. 
A malgrado della durezza è tenacitii delle roceie che ren- 
dono i tagli laboriosi, il minerale non costa più di 4 fr. SO 
ۥ al quintale. La ricchezza di essa varia dal 6 al 7 per 400 
di rame. La miniera di S. Marcello occupa piò di 80 mi- 
natori e produce 50 mila q. m. di minerale all'anno, il che 
corrisponde a 3500 q. m. di rai^e affinato. I minerali sono 
tratti dal luogo di loro esoavmooe alla pianura su slitte, 
poi caricati su carri che li portano alla fondala, di cui avre- 
mo adire fra breve. 

Si sta costruendo ora,. presso la miniera, una lavanderia 
pel minerale e un'oflficina di trattamento per via umida 



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i24 

tieile piriti di ferro cuprifero, assai CWHine, e che coDien» 
^ono il 2; il 2 4 ;2 per 100 di rame. Questi dae stabili* 
menti permetteranno d' accrescere nòtetrolmente la prodn* 
'ziofie > di questo 'filone destinato certo ad un bell'avve- 
'«ire. 

La miniera di Ghamp di Praz è situata a un ^lipresso 
<alla stessa alteaza della precedente, nella stessa catena di 
montagne; ed ogni cosa fa credere che appartenga (alla 
stessa zona metallifera. La scoperta di essa non risale oltre 
il prinòipio del secolo scorso; nel 1811 era lavorata, ed igno- 
rasi la data precisa e la cagione del suo abbandono. Seb- 
bene, ripetiamolo, il filone di Ghamp di Praz non sia che 
appendice di quello di S. Marcello, pure esso offre qualche 
differenza d'aspetto* È più regolare, generalmente meno po- 
tente, la pirite di ferro è più di raro compattla, il minerale 
più quarzoso, meno ferroso, meno ricco di granate. 

La miniera attuale è destinata a rendere fra breve quanto 
quella di S» Marcello; essa presenta d'altronde uno svi- 
luppo considerevole, perchè i lavori occupano nel filone 
un'estensione di 125 ettari. 

I prodotti delle miniere dell' Esploratrice sono trattati in 
una fonderia centrale, posta nella valle d'Aosta, sulle sponde 
della Dora, vicino al villaggio di Donnaz. Tale oflBeina con- 
•prende 10 forni di abbrustolimento a vòlta e muniti d'un 
apparecchio per la condensazione dei vapori solforosi, 4 forni 
'a manica per la fondita del minerale ed uno a riverbero 
per l'affinamento dei rame, ed altre macchine mosse da 
turbina su di un canale della Dora, della forza di 50 ca« 
valli. 

II combustibile impiegato nelle diverse operazioni metal- 
lurgiche consiste in legna, carbone di legna, il cock di gaz e 
l'antracite. Il detto stabilimento è in attività fin dal prin- 
cìpio del mese di maggio 1857; nei primi cinque mesi d'e- 
sercizio potè fondere 2300 tonnellate di minerale , e du- 
rante l'anno 5520 tonnellate; iniziare la rifondita delle 



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136 
matte e la fabbricazione éeì rame nero, l'affinamento infi- 
he» della qual ultima operazione ritrasse 480 tonnellate 
di rame in filo. 11 rame di questa fucina ebbe a sostenere 
varie, prove neirArsenale di Torino, le quali mostrano come 
esso sia di qualità superiore ed aflfotto analoga alle migliori 
marche di Russia. L^ bontà del rame della, Valle d'Aosta 
deriva anche dal fatto che il minerale pon racchiude ve^^ 
Stigia né di antimonio né di arsenico. 

11 conte Vittorio Seyssel . riprese pochi anni or sona a 
coltivare altra delle- miniere di questa valle, ad Ollomont^ 
fondando per quella lavorazione una Società con abbondanti 
capitali principalmente esteri. Il prodotto di essa è di 30 
mila quintali metrici di minerale che si pesta e si lava con 
processi che nulla lasciano a desiderare. Le operazioni mei» 
tallurgichc poi sono eseguite nella fonderia di Valpellina 
d'onde nel 485Q uscirono 250 tonnellate di rame affinato. 

Cosi le due fonderie di Valle d'Aosta producono esse 
spie più rame inetallicp di quanto ne consumi il paese ^ 
a cui bisogni bastano 250 tonnellate all'anno. Il solo ar^ 
ticolo del quale invece gli Stati sardi sono tributarii jali» 
l'estero si è il rame in lamiera o fili, de' quali ne importar 
fono nel 1856 114 tonnellate circa ed altre 11 tonnellate 
in fondi di caldaje, provenienti le prime dall' Inghilterra e 
dalla Francia, e le seconde dei Ducati e dal Lombardo-Ve? 
neio. 

La miniera di Alagna in vai di Sesia, scoperta nei 1707^ 
venne per molti anni lavorata dal fisco, poi da esso con* 
cessa ai privati coli' obbligo dì retribuirgli un dodicesimo 
de' suoi prodotti. 1 registri delle regie dogane indicano gli 
annui redditi netti conseguiti dai concessionarii e dal go- 
verno nel periodo di 22 anni, dal 1.^ aprile ; 1784 al 1.^ 
aprile 1806 nelle proporzioni seguenti: 

Quantità , Valore fr. 

Ai concessionarii . . 22,797 ton. 52,448 

f^ì governo .... 2,073 ^ 4,7t)à j» 



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126 

Nel marzo 4853 la eollivàzione di quella miniera venne 
affidata ad una Società che dispone di un capitale di 300 * 
mila franchi, diviso in 3 mila azioni di fr. 400 cadauna. 
11 eon^penso al governo venne stabilito in franchi 46 mila, 
nel quale però si intendono eompresi i diritti non solo alla 
miniera di rame, ma anche alle altre, argentifera di Sdegno 
ed aurifera di S. Maria In Stoffoh II qttal prezzo deve appa- 
rire modico per chi consideri essere annesse alla miniera 
alcune imporumi dipendenze, fra cui una a Sédipelio che 
comprende una pesta e lavatura del Minerale e due fon- 
derie pel suo completo trattamento metallurgico. Il rame 
che la societii ricava ogni anno dai propri stabilimenti è 
di 60 tonnellate, le quali potrebbero presto ascendere ao^* 
che al doppio. 

A poca distanza di Agordo, nelle provincie venete, esiste 
una antica miniera di rame, appartenente un tempo alia fa- 
miglia Grotto, poi alla repubblica veneta, ed oggi ammini* 
atrata governativamente. La pirite che se ne ottiene (solfuro 
di rame ) per mezzo di una varietà di processi (torrefazione 
e fusione) convertesi in rame rosetta, e si hanno come pro- 
dotti il rame , io zolfo , il vitriolo di ferro e di rame. La 
quantità del rame che devesi ógni anno alla lavorazione di 
quella miniera può calcolarsi a SS40 quint. mei. e pel va- 
lore di 278,824 fr. 

Un debole prodotto di rame che non oltrepassa i 255 
quintali metrici si ottiene pure da Caneto, sul ducato di 
Parma. Da poco tempo si è scoperto un deposilo di quella 
sostanza sulle montagne che separano Bologna dalla Toscana. 
Il ministro del commercio degli Stati romani affidò ad una 
società bolognese la coltivazione di quel deposito mediante 
un compenso del 3 per 400 sui suoi futuri prodotti. 

Le miniere di rame che si potrebbero coltivare in Cor- 
sica sono undici. Due sole di esse sono però in istalo di 
lavorazione; la miniera di Castifuo e quella di Linguizzetta. 
Per la prima furono aperte quattro gallerie, delle quali la 



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127 
maggiore ba «luattra melri di sviluppo. Vi si è scoperlo da 
poco tempo UD filme di piriie di rame, che ha I metro 
60 centim. di potenza. Si impiegano 25 operaj ai lavori di 
estrazione. Il minerale estratto contiene il 20 per 100 di 
rame puro, e l'estrazione potrebbe giungere a due tonnel- 
late per giorno. 

La miniera di Languiizetta jà pure in lavoraziooe. Già 
vi sono state praticate sei gallerie ed estratti 413 metri cubi 
di minerale. Una trentina di operaj vi trovano occupa* 
zione. 

Quella miniera dà rame nativo ossidulato e rame piri» 
toso, con filoni di 15 centimetri di potenza. 

La lavorazione del rame, nulla presenta di notevole, 
sebbene vi siano ovunque molte fucine da rame, con ma- 
glio e numerosi magnani ramaj. Cosi solamente negli Slati 
sardi si contano 16 ramiere con maglio e 92 operaj , che 
preparano annualmente 1950 quintali di rame lavorato, pel 
valore di 690,000 fr. A Gorgnè vi ha lo stabilìmonlo del 
Signorelli che comprende tre fonderie e martellature. Esso 
pone in commercio da 140 a 150 mila chilogrammi annui 
di rame lavorato, e produce filo di rame e caldaje in getto 
di grande dimensione. Anche le fabbriche di Lecco, Bologna 
e Piacenza meritano d' essere qui ricordate per lo stesso 
gepere di lavori, preferito in Italia anche alle caldaje ia 
lastra* 

E riassumendo possiamo dire che il rame è sostanza 
abbastanza comune presso di noi, principalmente in Tosca- 
na, negli Stati sardi, e nell'Isola di Gorsìca. Quattordici fi* 
Ioni di essa già si trovano in lavorazione, ed altri molti sul* 
r Apennioo ligure ed in Sardegna. Additati già dalle in- 
dagini dei geologi non altro aspettano che la mano industre 
dell* uomo che le coltivi. Le miniere in attività permettono 
una estrazione annua ^mplessiva di minerale di 8,280,000 
cbil* e pel valore di circa 3^110,000 fr. La porzione del 



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42a 

minerale che inviasi all'estero allo stato grezzo somma a 
quasi due milioni di chi)., quello invece che passa alle fon- 
derie nazionali oltrepassa i sei milioni di chil. corrispondenti 
ad un prodotto in rame di 620,000 chil. Tale prodotto è 
come quello di quattro annate nella Foresta Nera inferiore, 
quintuplo di quello della Francia e della Spagna riunite, 
pressoché uguale al prodotto della Norvegia. Tuttavia esso 
non equivale che i|d 4;20 di quello dell'Inghilterra, cioè di 
4;15 di quelle di Corno vaglia. 

Le tavole del commercio dimostrano come i prodotti 
abbondanti di questa sostanza presso alcune provincie d'Italia 
conpensano le altre che ne son prive. Cosi solo dalla To- 
scana e dagli Stati sardi esce ogni apno oltre un milione 
di chilogrammi di minerale grezzo; né la loro esportazione 
limitasi a quest' articolo, ma si estende anche ai rame la- 
vorato, di cui la Toscana esporta chil. 208,402 e pel valore 
di 586,774 fr. contro una importazione che giunge appena 
a 28,688 chil. e pel valore di 89,076 fr. L'importazione, 
degli Stati sardi che nel 1850 era di 280,800 chiL è di- 
scesa nel 1854 a 145,500 chil. , mentre invece l'esportazione 
insignificante nella prima dì dette epoche sorpassa nella se- 
conda la cifra dell'importazione ed é di 426,400 chil. 

Il regno di Napoli e gli Stati romani non contano in- 
vece che il fatto di una considerevole hnportaziòne, traendo 
il primo dell' estero 243,982 chil. di rame lavorato pel va-^ 
lore di 529,418 fr., ed i secondi 386,640 chil. pel valore 
di 888,105 fr. 

Piombo ed argento. 

lì piombo solforoso o galena in niassa compatta , gene- 
ralmente amorfa , ma spesso anche cristallizzata , si trova 
sparso in molte località. Si osserva principalmente la ga- 
lena argentifera, di grana fina e lucente, a Vicenago, pres- 
so il lago di Lugano, ed in molti altri siti delle proviocic^ 



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429 
alpine e del Piemonte; quella di grana fina, ma oon ar- 
gentifera, in Mandello sul lago dì Como; un'altra, pure non 
argentifera , ma ricca di piombo al punto da contenerne 
r86 per 400, lamellare, compatta, pesantissima, alla Fratta, 
nella provincia di Brescia, e molte altre che si rinvengono 
di frequente presso tutta la zona delle Alpi, negli Stati 
sardi, ' 

Il terreno schistoso, proprio del lembo settentrionale di 
Toscana, onde sono costituiti in parte gli Àpennini, è com- 
posto di schistò micaceo , talcoso e argilloso, in cui incon- 
trasi depositata una formazione estesa di piombo argentife- 
ro. Anche il terreno di macigno, che predomina special- 
mente nei subapennini, contiene una formaziotie ramifera e 
piombifera, estesa del pari nel distretto di Massa marittima. 
Le stesse condizioni geologiche si ripetono a dn dipresso 
negli Stati romani^ ed i territorii di Monteleone, della Tol- 
fa, di Quercino e dì Viterbo, composti di calcaria , accol- 
gono del solfuro di piombo insieme a spato granelloso bian- 
co a calce fluata, tinu in colori vivaci, azzurro, verde, 
violetto, od a calce fluata quarzifera. Nel regno di Napoli 
quella sostanza va unita alla blenda, laminosa, antimonifera 
e contiene il 70 per 100 di piombo e il 0,0751 d'argento 
a Longobucco, nella Calabria media, nella qual provincia ve 
n'ha parimenti a Bugaladi di granellosa antimonifera mista, 
a solfalo di barite e dotata del 80 per 100 di piombo e del 
0,1515 di argento. La galena di Sanrosali, associata a car- 
bonato dì ferro, dà il 60 per 100 di piombo e 0,3939 di 
argentò. Della laminosa e cristallizzata se ne trova nei 
massi errotiei di Somma , siccome no esiste anche in Si- 
cilia. ' 

Ma àncora la parte d* Italia più ricca di quella specie 
di minerale è l'isola di Sardegna. Quivi i terreni nettunie!, 
onde sono formate in gran parte le montagne del sistema 
centrale e meridionale dell'Italia, composti specialmente di 
sedimenti di transizione, secondaril e terziarii e quindi di 

A?«M\u. Statistica, voi. /, serie 4** 9 



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430 

schisi! cristallioi , argillosi > micacei , quasi talcosi , presen- 
tano frequenti filoni di piombo solforato, dosi di essi ve 
n'ha a Turru boi, alle falde del Gennàrgentu ed a Gibus 
sulla riva sinistra del Fluraenclosa. I suoi depositi poi più 
abbondanti sono nell^ provincia dMglesias, ove questo me- 
tallo sembra essere accumulato in modo affatto particolare. 
Se ne contano in questa provincia più di cento depositi, 
tutti più meno notevoli, più o meno, ora od anticamente 
esplorati. 

Già fili dai Ij^nipì 4?ì (j^reci disegqava^j qu^^^ pnrt^ i'h 
taiia col nome di ^fr^(^ argentìfera, tanto 4^ps|pipyi^ itifianQ 1^ 
ricchezze onde andava fornita. Sotto Giulio Gesfire, un^ sqtii 
pìccola pitta di quel paese, spesso conquistato e spc^^so og- 
getto di devastazione per pprte dei diversi dominatorii vepr 
ne colpita da un' imposta di 100,000 dramme di argento 
puro. E fu allora che i suoi abitanti si fecero ad aprire nel 
fondo delta montagna dei pozzi e ad estrarne dei massi 
enormi di galena e quindi anche la parte del metallo pre-» 
zioso onde erapo richiesti dal fiero conquistatore. Nel 1283 
i Pis£|ni| padroni dell'isola, vi coltivavano le miniere di ra-? 
me e di piombo argentifero. In uno scontro navale occorso 
coi Genovesi, questi loro strapparono 28,0QQ marche d'ar- 
gento ^rdp, che impiegavano in parte alla costruzione del 
portp e delVprsenale di Genova. Più tardi nel 1303 Tar-, 
mata Pisana , dice uno storico , era carica dell' argento di 
Sardegna. 

Di questo piodo quest' isola fu in ogni tempo fonte dì 
non ppch^ riqchozz^, dovute in parte ai suoi depositi me- 
talliferi. Di que^tp. mpdo , se ci facciamo a copsiderare le 
sue grandi e numerose escavazioni praticate in molti luoghi, 
presso le spe zope p^e^alliche; se si esaminano gli aipmassi 
enormi di ^gpr^e § %\\ avanzi delle sue antiche psine, de- 
vesi conchiudere, f^i^^e presicindendo dalle attestazioni sto- 
riche, che le miniera ^\ quel pftese sono state scopo in pas- 
sato, di non poicb^ spec^U^ziopi. 



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131 
Noi péi'ò, rispeUo alhi Sai:clegDa , come per tutte le al- 
tre contrade, in cui si verificano vc^tigie di piombo « non 
cureremo ctie la parte relativa alle lavorazioni atiqali; ei 
accontenteremo di accennare solamente le notiate relative 
alle miniere ora eoUivate ed alla qualità e quantità dei loro 
prodotti. 

La miniera di Monteponi nel territorio di Iglesias^ in 
Sardegna, è posta in luogo ove sì rinvengono le bocche di 
molti ed insieme antichi pozzi ed occupa un'estensione piut- 
tosto ragguardevole. La galena, che se ne qltiene, presenta 
facette più p meno eslese, as&ume di freqviente una tessi- 
tura granosa, che somiglia a quella deiracciajoj e lo atato 
massiccio che le è comune forma un^ dei stioi principali 
attributi. D'ordinario vi si associaao fniner^li piocabiferi, mi* 
nerali metallici non piombiferi e finalmente mii^erali npn 
metallici. I varii assaggi istituiti sul minerale di quetU lo- 
calità diejdero per la pura galanza da 0,70 a 0,90 in piom- 
bo, e 0,0002 a 0,0004 in argento. La quantità to^le del 
minerale estratto dal 4732 al 1847, epoca nella quale quel- 
lo stabilimento procedeva per conto del governo, può cal- 
colarsi a 43,448 quint. met. Dato poi in appalto il iS feb- 
braio 1849, toccò, mediante un canone annuo di 32,000 
franchi, per 30 anni, ad una Società detta di Monte Poni. 
La quale djspone un capitale di dOO,000 franchi e trae 
dalle suje lavorazioni un prodotto annuo dai 2$ ai 30 mila 
quint. metrici di minerale, che vendevi a Marsiglia, ai prez- 
zo di 80 a 35 franchi al quintale. Impiega da 800 a 1000 
operai. 

Un* altra Società, la Società dell'Unione, coltiva le mi- 
niere di piombo argentifero della grande regione del Sul- 
cìs e del Sarrabus poste esse pure nella provincia d' Igle- 
siaa. Fondata a Genova, nel 1848, con un capitale di £^00,000 
franchi, ebbe a soffrire grosse perdite in seguito alle gran- 
di innondazioni onde furono invase le gallerie. Nel 1853 
fece affari più prosperi e potè estrarre 3000 quintali me- 



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iSft 

trici di piombo argentifero, ehe vendette a Marsiglia al 
prezzo di 36 a 40 franchi il quintale. Gii assaggi di quel 
minerale danno il 0,55 al 0,70 di piombo e 0,0001 a 0,0005 
di argento. 

ir deposito piombifero dt Guspini ed Arbus, ossia di 
MonteVecchio , provincia d'Iglesìas, antico esso pure e di 
un'estensione e di una potenza parimenti considerevole con- 
tiene in sé del quarzo, dello schisto, della barite Solfata e 
del ferro ossidato. Gli assaggi danno da ^,73 a 0,80 di 
piombo. La eopellaziono di questo onde ottenerne l'argento 
è eseguibile, coi metodi ordinari!, spesso con profitto che 
sarebbe anche maggiore, bve si impiegasse il metodo Pat- 
fersop. Nel 1848 furono concessi dal governo tre terreni 
di coltivazione, verso Guspini, della complessiva estensione 
di sei chilometri sopra due di latitudine, ad una Sòcietli 
genovese, a'veote un capitale di 500j»000 franchi. Essa di- 
spone in oggi di una delle più belle miniere che si tro- 
vano nell'isola e forse in Italia; ha dinanzi a sé campo 
immenso di coltivazione potendo dare perfino 20,000 quint. 
metr. di minerale ogni anno. Finora però essa non ne ot- 
tiene che 12 a i4 mila in slicco^ del tenore di 0,782 piom- 
bo e 0,00050 in argento. Operai 300. 

Una Società detta di Montesanto^ fondata a Genova col 
capitale di 300,000 franchi, coUiva una miniera piombifera 
nei dintorni di Domus Novas, sempre provincia d' Iglesiaè. 
Essa ha reso nel 1855, 2168 quint. metr. di galena esiratta 
da 25 minatori. Dagli assaggi si hanno 0,679 di piombo e 
0,000i8 d'argfenlo. 

La miniera di Villasando, nella provincia di Lanusei, 
trae per 4894 quint. metr. di galena argentifera e' conta 
pei suoi lavori 80 operai. Tre -altre miniere minori neiri- 
sola e quattro in Terraferma , specialmente nella provincia 
di Nizza e di Cuneo presentano ogni anno un prodotto di 
<923 quint. metr. di minerale. 

Pagli Stati sardi si estrae in genere fan|Q minert^lf 



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Ì9Ì 
quanto basta alla produzione di tutto il piombo còndumaio 
da quel paese* . Infatti sì consumano colà d' ordinario dalle 
1400 alle 1500 tonnellate di piombo; ora dalle varie Pro- 
vincie di quegli Stati si ricavano in un anno 5600 tonnel- 
late di minerale le quali contengono comunemente le 150Ò 
tonnellate di piombo metallico sopra indicato. Fino a que- 
sti ultimi tempi il minerale ricavato si esportava a Marsi- 
glia^ ma ora si è stabilita una fonderia a Pertosola sul Golfo 
biella Spezia, la quale potrà somministrare tutto il piombo 
di cui abbisogna il paese. 

A^nche la Toscana abbotida di piombo argentifero; me« 
tallo che principalmente si rinviene, sulla ricca miniera del 
Bottino^ posta nelle Alpi Apuane, non lungi da Serravezza« 
Oggetto di antiche coltivazioni, il più gran deposito che essa 
4avora attualmente, comppnesi di galena la quale essendo 
unita ad aniimopioV passa ancora alla- Marmatite , ed in air 
cune sue druse o ventri gemmati r^cchiude bellissime cri« 
stallizzazioni di Jamersoaite e Bulangerite. Né di rado vedesi 
associata alla calcopirite* 

^ Già da venti anni furono intraprese le presenti escava- 
lioni del gran deposito del Èottino , per cura di una so^ 
cietà livornese, ed ormai esse hanno raggiunto tale sviluppo 
che giusta le notizie avute nel 4849 poterono ottenere 355 
chil. d'argento; 34,37i ehiU di piombio mercantile; e 6086 
chil. di litargirio: e ciò con spese si modiche da permettere 
un annuo utile netto, divisibile fra gli azionisti, di 25,000 fr* 
I lavori intrapresi successivamente elevarono di molto la cifra 
di quella produzione la quale secondo alcuni ammonterebbe 
ora, sul piombo, a 1,400,000 chil. e secondo altri, fino a 
250,000 fr.^ e per Targento a 1500 chilogrammi ogni anno* 
Da 400 parti di materia greggia si ricavano 40 di piombo 
argeutttero o piombo d'opera, e da 4000 di queste cinque 
d'argento, ti metallo bruto Vendesi in Inghilterra ài prezzo 
di 45 fr« il quintale. Si serve anche del piombo in Toscana 
a far palle^ mentre invece V argento che contiene una quan- 



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134 

tìlà minima d* oro, è spedito a Parigi ove si decompone la 

lega e se ne estrae la parte di quel prezioso metallo. 

Dai 400 ai 450 sono gli operaj impiegati in questa mi* 
nlera, la quale è suscettibile di maggiore attivitè, in ragione 
della ricchezza e dell* abbondanza della galena argentifera, 
che contienie. 

Altra miniera toscana di |!»iombo argentifero esiste a Val 
Oastracei e Rigo atrOro, colti tata da una societè anoninfia. 
Rame giallo, galena ^argentifera, blenda o zìòco solforato, sonò 
i minerali metallici di cui quei terréni sono fecondi. I pr.o^ 
dotti di loro escavazione vanno fusi in un opificio metal- 
lurgico, a ciò destinato presso le Capanne vecchie. 

Altre miniere analoghe, poste a Poggio, al Montone e 
dlla Castellaccia, appartengono ad una società metallo-tecnica 
fiorentina. Uno di quei depositi è tanto produttivo da poter 
offrire alimento sufficiente ad un^opificio metallurgico sta<- 
bilito in queir intento alla Castellaccia. 

Il professor Bechi ha istituite di fresco analisi diligenti 
sopra i minerali argentiferi tratti da 47' miniere, situate in 
diverse parti della Toscana. Le proporzioni dell' argento sopra 
4000 parti di minerale variano, secondo quella onaltsi, dal 
0,25 al 40,00. I minerali che contengono argento sono la 
calcopirite, il rame grigio, la galena, la bulangerite, TJame- 
sonite, la targìonite, la blenda, la pirite di ferro, la marmatite 
e il falerz. 

Dalla minfera di piombo di Agordo, nelle provincie ve- 
nete, si ottiene un piccolo prodotto dì 39 qwint. met. e pel 
valore di 4098 fr. La Soéieté fermière de la route et dea mi- 
nes de la Mediterranée ^ coltiva all'Argentiera neir Isola di 
Corsica, un filone di galena argentifera, dal quale si spé* 
rano ottimi risultati. 

Le miniere di questa sostanza , propria, come si è visto* 
della Toscana e dell'Isola di Sardegna, danno un annuo pro- 
dotto di circa 7 mila tonnellate di minerale, il quale cresce 
per le successive lavorazioni su molta parte inviato all'estero. 



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435 

Cosi solo dagli Stati sardi ó per meglio dire datrisola di 
Sardegna ne furono esportate nel 1856 per Marsiglia circa 
5477 tonnellate. ^ 

E qui ei è grato annunziare che anche di questa so- 
stanza si è felieemente prìneipiata là lavorazione in paese. 
L* introduzione dell' illuminazione a gas nelle prineìpali città 
d' Italia e la còstruzioliè di mólti acquedotti e (ornane hanno 
notevolmente accresciute il consumo dei piombo e promossa 
la fabbricazione dei tubi di qtrèsto mcItaMo. A Milano ì fra* 
telli Kramer Airono i ptìmì i ^uaN^ cM »nìr pressa idraulica 
di lina forto straordinaria comiàiciarém^ à fabbricare a freddo 
de' tubi lutti d'un pezzo che alla prtdla lavorazione ave- 
vano la forma voluta. Più tardi il signor Decoppei stabili 
in Livorno un'officina dove mediarne i suoi apparati, ope- 
rando sul piombo a ealdo, ottiene da una pressa idraulica 
4ubi df ^alunque lunghezza e diametro. Di questa guisa 
cinque uomini giungono a fabbricare in un giorno pia che 
700 chil. di canne. Codesta industria fu inirodofta infine a 
Gornigliano, presso Genova, dal signor Piccaluga, che fornì 
di questi preziosi apparecchi tutto il eanole Nicolay. V'hanno 
pure fra noi alcune manifatture di filo di piombo, ad uso 
dell' orticoltura, bastandoci il citare quella del signor Trinci 
di Toscana. 

Mettutio. 

AnfChef le miilietre di mercurio^ sOrio state oggetto della 
diligènte ésptoratione degli antichi, i quali le lavoravano in 
Italia fin dal 1109, corner si rìlevéi da uno statuto ^t\ comune 
di t^Sà^ P^àrO che 1' ubicazione di quelle lavorazioni fosse 
a Lev%lianì, là dote ei^a purè ihabifesia V operosità del po- 
polo toscano nei secoK XV e XVI. La miniera di Levigliani 
e la sola che presenti mercurio ntiivo ; quivi tale sostanza 
trovasi nello scÙsto argilloso, mentre presso le altre miniere 
x*he contengono tfinobro ^ qMsto giace sia nello schisto mica* 



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ceo talcoso, come a Ripa^ sia nel terreno terziario, come 
a Sei vena, Castellazara e Pran Castagnajo. 

Nulla diremo della prima miniera da noi qui, ricordata, 
che pel momento giace inoperosa; Quella di Monte Ripa, al- 
r ingresso della valle di Serra vezza, contiene un' abbondaiHe 
quantità di cinabro, all' intemo di JBIoni quarzosi, ora cri^ 
stallizzato nelle loro fenditure^ ora in piccole geodi, spesso 
accompagnalo da piriti di ferro, o da slraturelli limonttici* 
Il minerale scavato in un anno, (Jalla società idrargirica di 
Livorno nella quantità di 135,600 chilogrammi ha reso rag-» 
guagliatamente da 2 a 3 l;2 per 100 di mercurio, e nella 
miniera vicina, intrapresa da una società sassone^ si «strussero 
in un ipese, colla spesa di 56 fr. pagati agli opera], 24,187 
chilogrammi di un minerale, che rende più del 2 per 100 
in medio, e di questo 2700 chiL che danna fino al 12 per 
100 di mercurio. Una terza miniera è.aperla in quella lo- 
catila, di cui ci mancano le indicazioni. L'edtfizio relativa 
alla distillazione trovasi pel primo di quegli stabilimenti tn 
Val di Castello, pel secondo presso il paesello di Ripa. 

La miniera di Castellazzara posta presso il fiume Siele, 
ha origine analoga alle precedenti, è cioè il prodotto della 
sublimazione e consecutivo deposito del solfuro minerale 
entro roceie neituniclie. Attendono a suoi lavori che rego- 
larmente non ebbero principio che nel 4849 circa 70 òpe- 
ra], i quali preparano un prodotto di 5085 chilog. di mer« 
curio metallico pel valore di 46,146 franchi. 

La miniera di Pian Gastagna]o ha una giacitura che non 
difTerisce da quella accennata or ora. Lavorasi dal signor 
Espinassy che mediante T apertura di un pozzo di oltre 140 
metri > potè avere un considerevole deposito cinabrtfero 
d'onde si estrassero dal 1848 all'ottobre 1849 circa 3, mila 
chil. di mercurio* In questa Cscatazicgie lavorano da 35 a 40 
opera]. 

Resta infine la. miniera oinabrifera di Jano^ nella pro- 
vincia Volterrana, di spettanza d^lla società mineraria fioren- 



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ia7 

ìm. Dai saggi fatti sopra iiiìoerAle;pr«S(K in s)orte, eiso 
rende il 5 per 100, mentre la rendita del roiAerale di prima 
qualità oltrepassa il 30, Il minerale estratto eilab^rasi laafH 
posita oSicina metallurgica. In questa ^t)vansi tre fpmi di 
diversa costrusione, une piccolo continuo con otto carnea 
di condensazioney uno grande parimenti continuo « ed UM 
piccolo a storta di ferro fuso.. , 

Giusta le più recanti informazioni il prodotta totale 4eiit 
tre miniere (di Castellazzara, Jaoo e Seravezza sarebbe dai 
40 ai 42 mila chil, ógni anno che veiMiesi in ragion^ di 5 
fr. al chilogr. 

Alle miniere toscane di questa sostanza, altra se ne ag- 
giunse n^l 1853, attivata dalla società veneta mon tao i^U^ 
nella valle del Mir, poco lungi dalle antiche nuni^re di raipe 
di Àgordo, nel luogo della Yallalta (provincia della Vene- 
zia). Il valore del materiale ritratto nel breve corse* di tr$ 
anni dal 4853 al 4856 è già tale da coprire quasi la spesa 
di primo impianto per la somma di 484 niila fran^^hìi. Nei 
4857 durante la prima campagna che 4urava appena sei 
mesi, vennero prodotti con un sol forno 30 mila chilogr. 
di mercurio, che al prezzo medio di 5 fr. 80 cent., ivoh 
portano un valore di 4i%l60 fr. Per Tanno corraite die- 
tro r attuazione di altri due forni si ritiene di poter ra$(- 
giungere un prodotto di 70,440 chil. e. pel valore di 464,640 
fr. Il mercurio trovasi allo stato di solfuro volgarmente 
detto eìnabro misto al solfuro dì ferro od irregolarmente 
disseminato nello scbisto talcoso che gli serve di matrice ; 
e forma in questa località varii imporranti ramificfizipai, le 
quali fanno capo ad una ammasso di 4$ ^ 30 metri dì po- 
tenza , che fino ad ora venne esplorato per una lunghezza 
di 300 metri, e parve^ meno alcune rare eccezioni 9 abb^^- 
stanza ricco» ed in nioltepartipiu dell' usato^ 

Manganese j cobalto^ zincoj antimonio. 
Due sono le cave di manganese, coltivate peg^i Stati 



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136 

sardi t V una a S. Marcel (Àostèy, T altra ad Arcolà (Levante). 
Esse soinimiiiidtrakio [ogni anno 34^000 chilogrammi di pi- 
roasido, che ai spedisce in gran pérté atreniero. 

Alla Quercìanella solla breve catena dei monti che scorre 
da Livorno a Rosignano^ esistono molti filoni di manganese 
litoide, intraiciantisi tra loro in ttitti i modi e scavati per 
mezzo di fosse e trincee, donde si trova TI minerale. Que>- 
sto dopò^ èssere stato pestato e lavato in apposito edifizio , 
viene spedKo iìì commercio dentro botti e ca rateili. 

In Valsesia, negli Stati sardi, giace una miniera di Ni-* 
chelio che occupa 45 operaj, dà 500 tonnellate di mine- 
rale diranno pel valore di 12,500 fr. In questa valle fu- 
rono pure di recente scoperte parecchie miniere di pirro* 
lina nicbelifera. 

Dal Bellunese , nelle provincie venete, si traggono uh 
anno per l'altro 364 quintali di zinco pel valore dì 40,281 
franchi. 

Una miniera d^ antimonio scoperta te^tè a Villa Salto ; 
provincia d' Isili in Sardegna, col lavoro di ÌB opera] dà an- 
nualmente 1^0 tonnellate di minerale, pel valore di 45 mila 
fr. circa. . 

Là Toscana conta due miniere. di questa sostanza nelle 
provincia Grossettana , 1' una a Montauto , V altra a Peréta; 
La miniera di Montauto produsse dal 4849 al 4850 chilog^ 
486,000 di minerale e net cinque anni in cui fu lavorata 
mfiÒO cbilog. In Uguale periodo di tempo quella di Pe- 
réta né ottenne 342,434. Cosi in totale le dué escavazioni 
produssero 4,024,980 chilogrammi di minerallf per la mag- 
gior parte Spedito all'estero. Secondo altri dàlcólt T annuo 
prodotto della miniera di Montauto, la sola in, 6g^ coltivata 
sarebbe di 200 tonnellate di minerale gretto, che Vendesi 
sulla piazza di Marsiglia a 400 franchi la tonnellata. Un' usiOa 
per la riduzione in Toscana del minerale fa stabilita in riva 
al mare a S. Stefano, in dipendenza ed a servizio della mi- 
niera di Montauto. 



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139 
Nel 1951 il goveiDò franéeÉe accordò ad an abitante dì 
Centari in Corsica , la coltivazione di una miniera d' anti- 
monio posta ad Ersa, sulla quale non abbiamo i particolari. 

Oro^ orefieerie e giojiUeriÉ. 

Non è raro it trovare, in Italia, parcelle d*oro nei ter- 
réni metalliferi di alcuni punti della zonn' Alpina, della To« 
seana, della Sardegna^ della Corsica, e nei crepacci di alcuni 
vulcani ancora aperti od estinti. Ove però V oro è tratto , 
per opera dell* uomo, dalle viscere della terra, o ^dalla la- 
vatura delle arene dei torrenti, ai 6 nella parte continentale 
degli Stati sardi. Quivi in tre valli delia provincia di Pai- 
lanza (Anzasca\ Poppa ed Antrona) si coltivano filoni di 
piriti aurifere, concessi a venticinque particolari o società; 
le quali impiegano circa quattrocento operaj. Il prodotto di 
queste miniere può stimarsi a l9Sfii7 grammi, pel valore 
di 606,990 franchi. 

Altro fibne aurifero ad Alagna, in Valsesia, occupa una 
dozzina d' operaj e dà un prodotto di sei a sette mila Aran* 
ehi. La scoperta di questa miniera data da tre secoli* Ora 
essa appartiene ad una società, che vi ha comunicato nuovo 
ed utile impulso. 

Nel 1849 le quindici miniere aurifere, poste nella cir- 
coscrizione mineralogica di Novara, diedero un prodotto del 
valore di 439,057 franchi, ed una, in quella di Genova, 
realizzò 2070 gramitii in oro. In servizio di questa miniera , 
V* ha sulle rive del Corsente, un opportuno opificio da esirarne 
il minerale, ma le dieci verghe d'oro ottenute nel 4849, 
lo furono mediante gli artificj provvisori di assaggio moisi 
dalla forza del cavallo. 

A compiere il quadro della quantiih deiroro eatratco ogni 
anno ila quegli Stati, converrebbe aggiimgere porzione che 
si ricava dai quarzi auriferi di Val Marmazaa, di Val Maz- 
zucchero, attorno a cui lavorano da 60 opera), e quel poca 



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140 

che $i ritrae iti pagKune 4aUe tfreoe di pareeedi torrenti 
e rivi (lei Ganavese (Ivrea), ma il provento di queste due 
«ergenti è così incerto che non sapremmo presentare al let- 
tore alcuna notizia degna di fede. La rendita stessa dei fi- 
loni d' oro varia d* assai da uii anno all' altro. T ha ad eòem^ 
pio una miniera dalla quale in un anno si estrassero oltre 
a 82 mila grammi d' oro» e che si dovane tutuvia abban- 
donare per la sua sterilità succ^siva. I filoni auriferi sono^ 
in alcune parti più ricchi che in altre; i primi, detti spade 
dai miiiatori, hanno forma di dischi lenticolari allungati, e 
ad esse volgonsi le speranze e le riqerche universali ; una 
sola spada potè dare un prodotto annuo in prò pel valore 
di circa 400 mila franchi. e 

Nel 1855 le miniere d'oro coltivate furono, secondo un 
quadro del professore Sella, io nufnero di 19; gli opera] 
impiegati 120 e il minerale estratto 917 tonnellate, pel va- 
lore di un mezzo milione. 

Se la produzione dei metalli preziosi è piuttosto scarsa 
in Italia, la loro lavorazione può dirsi Invece non senza qual- 
che rilevanza. 

E per cominciare dagli aOiùcbi ricorderemo V oreficeria 
^^etrusca e romana, della quale ci rimangono poche reli- 
quie sottratte alla rapacità del tempo e degli uomini e 
riceréatissima pel gosto del disegno, per la diligenza della 
fondita o la finitezza del cesello. Del secolo XIII abbiamo 
oggetti che già sentono il risorgimento dell'arte, e tostile 
deir epoca, cioè il bisantino, )' arabo o il gotico. Nei secoli 
XV e XYI^ il Pollajuoli, il Verrocchio, il Ghiberti ed41 Cel- 
imi inoalzafono l'oreficeria al livello della scultura, intro- 
.ducendovi tutte le. grasie e le bellezze dell' arte greca. 1 la- 
vori di quei grandi artisti formano anche oggidì un prezioso 
ornamento dei musei, ed un àmbito articolo di ricerca de-* 
gli amatori. Nei secoli successivi venne ciò che da noi di- 
eeai il barocco e dai francesi il rococò, decadenza vera, che 
ha durato a un dipresso fino a che, la scoperta di Ercolano 



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144 

é di Pompei fatta nel secolo scorso richiamarono le ^r(i tuue 
al loro vero scopo, e l'oreficerìa con esse entrò nella sua 
retta linea. Gli orefici odierni sono lutti allievi di questo ri- 
chiamo airantico, che comincia da Samo, artefice dkNapoli, 
e finisce coi Gaslellani di Roma, Ma vediamo più partita* 
mente le eondiziofìi attuali di questo ramo dell' arte presso 
le varie provineie italiane. 

Nel Piemonte propriamente detto e sopratutto nelle città 
di Asti, Carmagnola, Vercelli, Saiuzzo si attende alla febbri^ 
ca2ione dei dorrnt, piccole uUvelle d'oro, formale da due 
còppe sottilissime tirate a martello ed infilate onde farne 
corone ad ornamento delle contadine.' Le donne di Genova 
e del ducato preferiscono invece la filàgrana d'oro fabbri- 
cata come quella d'argento, ed oggetto di esportazione per 
l'estero nella capitale della Liguria, Le fabbriche liguri pro^ 
ducono io questo genere lavori anche più importanti, cani- 
dellieri, statuette, casse d'orologio, reliquiarii, cornici di 
quadri, scrittoj, ecc. La squisitezza, la buona esecuzione di 
questi lavori diedero nuovo favore alla filàgrana di quel 
paese, e le procurarono uno spaccio in tutti i paesi d'Euro* 
pa; e la fabbricazione di questo modo accrebbe da qualche 
anno notévolmente. Nella sola città di Genova si contano 
36 lafooratorìi d'orefici e d'argentieri, due di argentieri, 
sette dì cesellatori, due di indoratori e argentieri colla gal- 
vianosplasiica e due laboratorii di battiloro. Torino pure ha 
valenti argentieri nei signori Balbino, Borani e Calzoni, ed 
orafi non meno abili nei signori Twerembold, Capolli e Bussi. 
Nel 4850 la fabbricazione degli Stati sardi ha presentato 
al controllo 709,084 chilog. d' oro 4,923,905 chilog. d' ar^ 
gento, 85,268 chil. d'argento dorato. In questa cifra è com«> 
presa la fabbricazione dei dormii che vi entra per 90,04$ 
chil. Seconda dati più recenti T oro lavorato in paese e 
presentato al marchio fu di ettogr. 4600 a 4900, l' argento 
fli 4400 a 4500 l'anno^ calcolato sul decennio 4850-60. 

I^'orej^eria tiene parimenti un posto onorevole neU'iii- 



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US 

duslriii ioiiìbardo'VeDeta. Delta capacità di alcuni orcOci mì^ 
laneai fanno feée varii capolavori da casi e^eguiti , or non 
ha moke, quali sono la bellissima coppa con bacile in ar-^ 
gemo .condotta dal Bellezza a finissimo lavoro e. regalata 
dalla città di Milano alla principessa Maria di Piemonte, il 
pa)iotto d'argentò storiato, che serve di arredo all'ara mas- 
sima del Duomo, opera del Sala Giovanni, la massiccia -e 
ben lavorata lampada d'argento, destinata al santu&rio di 
Monte Berico in Vicenza , lavoro del Paniiza , che per la 
perfezione del diségno e la finitezza della condotta riempie 
di meraviglia tutti gli amatori ed intelligenti di arti belle^ 
Ma la capitale lombarda si distingue sopratutio per la fab^ 
bricazione di quei leggieri fregi d' oro, ed i^ pìccola pane 
an(^he d'argento, guarditi spesso di smalti, perle o pietre pre- 
siose che servono ad ornare la persona, còme tinelli, spilli, 
braccialetti, catene, collane, pendenti, cose tutte che si chia- 
mano da noi con nome franche bijouterÌÉ$. V hanno colà 
88 fabbriche di quest' articolò* dieci fra queste sono prima- 
rie, dodici secondarie e le rimanenti non hanno sotto di sé 
ohe piccol numero di operaj« I detti laboratorii occupano 
complessivamente ogni giorno 500 operaj circa, oltre 300 
ragazzi e SOO donne per la pulitura. La mercede giorna- 
liera dell' operajo varia da I fr. 80 cent, a 3 fr. 8 cent« 
Nelle altre provincie lombarde non si trovano che aggiu- 
statori. 

La quantità d' oro impiegato in quegli stabilimenti am- 
monta a circa 600 chilogrammi ogni anno, col titolo di 750 
millesimi, e pel valore approssimativo di 4,300,000 franèhi. 
Si fabbricano a Milano anelli, spille, braccialetti, catene con 
e senza smalto, secondo il modello dei prodotti stranieri mag- 
giormente apprezzati in fatto di oreficerie. 

Nelle Provincie venete numerose sono queste fabbriche 
che lavorano moltissime suppellettili ed ornamenti per le 
chiese o ad uso dei privati. Nelle stesse officine d' ordinario 
si confezionano sia Poro che T argento. Gli orefici veneti 



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443 
si applu*.aioo specialmente d far ealenelle d* oro fine» pieghe- 
Tolissime, le quali servono ad ornamento e ^ono comune- 
mente dette mmin d* oro. Tale articolo |roya spaccio io^ , 
paese, ed alP estero, soppratutto in Germania ed in Inghil- 
terra, 

Non. è senza qualche interesse per Venezia anche la fab- 
bricazione delle corone di cocco. 1 cocchi, provenienti dalle 
Indie e dall'America, vengono segati, e coi torni si fanno le 
perle di varie grossezze per formare le corone. Le perle 
poi vengono tinte in nero o si lasciano del loro color na- 
turale, rendendole lucidi collo sfregarle nei barili con acqua 
e poscia nei sacchi. Le corone sono spedite in Germania, 
in Ungheria, in Russia, negli Stati romani, ove altra fabbri • 
cazione esiste dello stesso genere a Loreto, 

Si fabbricano a Roma perle in alabastro, che si coprono 
di uno strato iridescente piuttosto scuro, qnediante l' impiegp 
di una preparazione di scaglie di pesce. Il commercio che 
se ne fa unitamente air altro dei rosarii, crocifissi , piccoli 
reliquiarii ed alH*! oggetti di divozione rappresenta anche* 
oggidì una somm$ di oltre 100 mila franchi. 

Tanto a Roma che a Bologna si contano non poche fab- 
briche d'ornamenti sacri d'oro e d'argento; nella prima di 
quelle città principalmente ve n' ha i cui prodotti ponno 
lottare per eleganza di disegno come per solidità di lavoro 
con ciò che lo straniero ci invia di più perfetto, I passama* 
ni, le frange d'oro e di seta, per paramenti sacri, alimen- 
tano del pari un' industria piuttosto considerevole. 

. Gli oreBci romani si distinguono soppratutto per 1! imi- 
tazione dell' antico. Primo fra la bella schiera di questi ar- 
tbtj viene il Castellani, che riusci meglio di ogni altro nel 
riprodurre non solo le forme dei giojeUi antichi, ma lo stesso 
colorimento dell'oro con somma maestria. Versato nefli 
studj nccessarìi all' arte sua, esso trovò il modo di commu- 
nicare all' oro quella bella tiata gialla che distingue i lavori 
^reci ed eurtischi. Il suo negozio può dirsi un vero museo 



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444 , , 

ove i forastieri coneorrono ad ammirarvi copie esatte di gio« 
jellt delle migliori epoche antiche e moderne. Rivali non 
ispregevolì del Casteltànì sono il Perret ed il Freschi. Là 
nuova oreficeria romana solo in oggetti di esportazione fa 
per quasi un milione d'affari. I giojeili. di Roma in mala- 
chite soiìo ricercati dai forestieri a un dipresso come le tur^^ 
chine che si lavorano in Firenze. 

^ Pei lavori in argento va notato presso quést' ultima città 
il laboratorio del sig. Luigi Goppini, che eseguisce allo stolzo 
od a stampa, posale cesellate, oliere, ecc. Questo fabbrica- 
tore ha introdotto pel primo in Toscana la macchina per far 
a colpo gli ornati a rilievo stille argenterie. Sorprendenti 
lavori, calici e ghirlande cesellate in argento escono pure 
dàlia fabbrica del sig. Stanghi di Firenze. 

Il lavoro dell' ambra gialla é industria tutta speciale alla 
città di Catania, in Sicilia. Se ne raccoglie molta sul lito- 
rale siciliano, numerose officine furono stabilite per lavorare 
questa sostanza resinosa. Gli opera] catanesi sanno darle mille 
'forme diverse e in generale gli stranieri che visitano Cata- 
nia ne riportano diversi oggetti formati da questa materia, 
bocchini di pipa, porta cigari, tabacchiere , croci , bottoni , 
corone, braccialetti, collari» fiaschelti> pomi di canne ed altri 
oggetti minuti. 

Moltissime sono nel regno di Napoli le officine^ presso 
le quali si lavora ai metalli preziosi, e donde traggono Ma 
sussistenza circa 800 òperaj nella sola metropoli. Anche la 
quantità dei prodotti da qualche tempo ha progredito; a tutti 
son note le specialità degli oggetti d' oro, che si smerciano 
in Napoli, tra cui ve n' hanno con smaltì, se non perfe^tti , 
tali almeno da indicare come Tarte trovisi nella buona via. 
Bellissimi e degni di molta lode sono pure i lavori da gio- 
jelliere. Godono infatti di molto credito gli intagli e le lega- 
ttira di granati, deH'ossidiano verde, del plVo^sene e di mag- 
giori giojeili, per cui si impiegano le gemme dei nostri 
momi ignivomi, e gli articoli delle lave intagliati a sigilli i 



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445 
ad arcnille, a scaltole, ed oreeebrni , a statuette , dtstgnate 
con leggiadria e ricercate con avidità dallo straniero cbe 
visita quelle Contrade. Anche la legatura deUe geteme e 
l'arte di lavorare in filagrana Toro e Tatrgetito lascia pochis- 
simo a desiderare. Le passamanterie e i brocati d'oro sono 
oggetti di commercio abbastanza attivo col Levante. ^ 

Non vogliamo tacej*e però che, in onta a questa ragguar- 
devòle fabbricazione interda, i bisogni del regno,, in fatto 
di quest'articolo, non ponno dirsi al lutto soddisfatti. Cosi 
le indicazioni doganali e' informano come la sola importa- 
zione delle argenterie ascenda a circa 89 chilog. all'anno, 
sconfortante risultato che noi vediamo ripetersi per le ore- 
ficerie in genere negli Stati italiani^ quasi dappertutto, e del 
quale non abbiamo che ad incolpare noi stessi, poiché il 
difetto di belle ed eleganti forme in questa specie di lavoro 
è la cagione che ne induce a ricercare dallo straniero quei 
modelli cbe agli altri saremmo in debitori! offrire noi abi- 
tatori di questa classica terra tanto giustamente celebrata 
per il culto che vi si professa alle arti belle, t^ur troppo 
le opere di intaglio, di gitto e di cesella sono lungi dal pos- 
sedere tutta quella jjrazia, tutta quella bellezza che gK an- 
tichi e specialmente gli italiani del 500 seppero dare a tutte 
le loro produzioni! Pur troppo nella pàtria di Benvenuto 
Gellini si sono smarriti i preziosi suoi precetti suir arte, il, 
grande magistero della sua lavorazione. {Continua). 



madj sallii slovla dlploinatiea d^ Itali» 
dal principio del secolo XVIII fino «I notitrl i^loral. 

libi scrive 4]uesta Memoria ha letto la Raccolta dei trat- 
tati, delle convenzioni e degli atti diplomatici che concerna- 
no l* Austria e C Italia dal 4703 sUia al 1859 e volle ooro- 
AMf(ALi. statistica, voi, /, serie 4.* iO 



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Ai6 

pìefla colk) sludio delia S^orùi genp'ole d^i trattati di pa^ 
€6 del gig. €Qnte di Garden dalla pace di We^tfalia fino al 
4813. Queste riQetròbé hanno mostrato ir« punti che forse 
non sono fuori 4j j^Qposìto in questo momento in cui si 
agitano forse per l'uHimsi volta i grandi destini dell' Italia. 
Questi punti sonica: 

Primo f cKe r ÌQ!(jypieo<]l<^nza e la neutralità dMtalia sono 
da due secoli ^ Y^o e il lavoro della diploo^a^ia , lavoro 
spesso interroido, 9AV?fiite^ eont^^^riato e gi^m^mai abbandt^ 
nato. . . , 

Secondo^ ohe I9 g^^rra da ^ì^^ secoli M^p^vq^^ndo fu 
lunga ed europea fu sempre qo^jva air indipendenza d'Ita* 
lia che Tba orribilmentq sacrificata 

Tenso^ che l'Italia non ha mài nulla guadagnato pel suo 
destino^ se non coU'intervento della Francia d'accordo eoU 
rii]ighilterra. 

Il più gran testimonio di questa verità è la guerra 4el 
1733 incominciata cplla benevola neutralità deli' Inghilterra 
e finita nel 1735. colla mediazione offerta se non acceit^a 
dalla stessa Ingbilierra^ 

La dimostrazione eh' io voglio fare dovendo e$3ere un 
racconto piuttosto che un' argomentazione t sarà necessario 
ebe in alcuni luoghi iio mostri la brutale cgniinuità che la 
guerra ha fatto ai voti e agli spedienii salutari della diplo- 
mazia.* Le guerre in principio sono in generale piene di 
buoni istinti e d'idee giuste; vedono quali sono le difficol- 
tà che si sono incaricate di risolvere, non le ingrandiscono 
né le esagerano per la passione per V ambizione. La 
guerra insomnìa, sin dpi , ha ancora la pace in vista , cioè 
lo sc^o ob.ct d^V!^ r^giufigere » e non solo vede lo scopo 
per cui s'incammina volonterosa ma vede solo qual ne sia 
il mezzo per giungervi; sa quali sono i principi! che deve 
consacrare la pace; rispetta questi principj e non vi sosti- 
tuisce ii^teressi di gloria e di conquista. Ecco la guerra 
nella sna adolescenza, se cosi si può chiamarla, bella allora 



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147 
pel suo entusiasmo, pel suo coraggio, bt^lla pure per Tono- 
•$(?! dei suoi sentimenli e per la giustizia delle sue idee. 
Quando la guerra s'ingrandisce, quando ha più eik e mag- 
gior forza, diventa meno sincera e meno ingenua, perde di 
vista lo scopo, cioè la pace; dimentica pure i principìi di 
cui aveva Fincarico, di far vincere, diviene ambiziosa, con- 
quistatrice, usurpatrice. Eccone un antico esempio, la storia 
•della guerra della successione di Sporgna. Le potente allea- 
te contro la Francia e soprattutto le potenze marittime cioè 
r Inghilterra e l' Olanda avevano cominciato questa guèrra 
per impedire» che si riunissero in un solo capo le due co- 
rone di Francia e di Spagna. Questo Tu il principio ch*es- 
se avevan proclamati nei primi giorni della guerra, e fu a 
questo stesso principio ehe ritornarono alla pace d'Uirecbt, 
cioè dopo dodici anni impiegati a versare a torrenti il sangue 
ungano. In questi dodici anni fatali le potenze alleate spinie 
dalla gelosia e dali* ambizione dimenticarono lo scopo che 
8*erano preGsso. Non si trattava più d'impedire la riunione 
della Francia colla Spagna, ma d* umiliare e d'abbattere la 
Francia, di snervarla, di toglierle la Fiandra, l'Alsazia, la 
Franca-Gontea e ehe so io. Il principio della guerra aveva 
cambiato nella sua durata; lo spirilo di conquista aveva 
rimpiaz^to l'idea dell'equilibrio europeo. Nel 1704 si dice- 
va che bisognava opporsi alla monarchia universale che vo- 
leva creare la riunione della Francia alla Spagna; nel 4744 
qon si pensava vpiù che la riunione della Spagna e deirim- 
pero sotto Carlo VI creava in un altro modo la monarchia 
universale. Siccome era contro la Francia che questa mo- 
narchia universale s'erigeva non sembrava più né pericolo- 
sa, né illegittima ; le passioni della guerra ne avevano ean- 
cdiuto il principio. 



Ho parlato della guerra di successione dellu^ Spagna per- 
chè questa guerra ha ereato la preponderanza dell'Austria 



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443 

ìd Italia. ìù tutto il XVII secolo e dopo il trattato di dar 
teathCambresis, ne\ìò59 T Italia apparteneva alla Spagna. 
La Spagna aveva la Sicilia, Napoli, i porti della Toscana e 
il Milanese. Il trattato d' Uirechi nel 1713 dopo U guerrs^ 
della successione, diede ^(l- Austria in Itali&i tutto quello che 
aveva la Spagna , cioè il regno di Napoli e il IMIilanese. Si 
può su questo rapporto confrontar^ il trattato d'Utrecht del 
4743 col trattato di Vienna del 4844. Il trattato dì Viennsi 
ha fondato la preponderanza dell'Austria in Italia dandole 
tutta r Italia settentrionale e perciò qn ioomenso vantaggio, 
la contiguità coi suoi Stati germanici. Io non voglio aba- 
sare dèi riavvicinamenti storici; però nello stesso modo che 
jl secolo XVIII ha cercato dal 4743 sino al 4748, cioè sino 
al trattato di Ai^^-la-Chapelle, di reprimere e di diminuire 
questa preponderanza delFAustria in Italia , e di riparare il 
fallo che aveva commesso nel trattato d'Utrecht, sorà pure 
possibile che il secolo XIX s'adoperi esso vieppiù ogni gior- 
no a reprimere ed a diminuire la preponderanza dell* Au« 
stria in Italia e riparare al fallo che ha commesso il trat- 
tato di Vienna. Vi è e vi sarà una differenza fra il lavoro 
del nostro secolo in Italia e quello del secolo XVIII ed è 
che nel secolo XVIII non si trattava che di restituire alla 
Spagna o a suoi principi , alcuni possedimenti che la Spa- 
gna aveva altre volte, d'opporre per conseguenza nella pe- 
nisola la Gasa dei Borboni alla Gasa d'Austria, quando infve- 
ce ai di nostri la lotta italiana è quella dell'Italia stessa con- 
tro gli stranieri. Un nuovo principio s' è manifestato e si 
trova in giuoco nella guerra attuale, quello della naziona- 
lità italiana. Bisogna considerare la difesa della patria indi- 
pendenza: gl'italiani non sostengono questa indipendenza col- 
l'opposizione politica e niilitare della Spagna e dell'Austria 
come nel secolo decimottavQ. Notiamo però che dopo il trat- 
^to di Napoli e di Madrid nel 4759 (4) i principi spa-r 

(1) Chiamo il trattato del 4759 col nome di trattato di !)apol{ 



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149 
gnùòli delta Caéd Borbonica àono divenuti totalmmite ita- 
liani; perchè la perpetua separazione della Spagna dallita^ 
lia fu ia regola e la coridizione dello stabilinienta dei Bor* 
boni di Spagna in Italia. Se la stessa regola fosse stafó sta- 
bilita per la Ca^a d'Austria , la questione liberate come a 
Roffia é a Napoli, questione sempre gi^ave e difficile, ma 
che esiste però anche nei piccoli Stati .dèlia Germania é 
nella stes^ Francia; questa non sarebbe che una questione 
europea. 

Prima che l'Austria acqitistasse^ dfiediante il ti*attàto d'U- 
trecht, iV Milanese e il regno di Napoli^ ella era desiderósa dr 
questi possedimenti. Il duca di Lorena, Cariò V, nel suo testa-^ 
mento politico (4) consigliava Timperàtore Leopoldo di cer^ 
care di determinare Puhimo re di ^agna della Gasa d'Au- 
stria» il tristo ^ malaticcio Garlo II, a disporre dei suoi Stati 
d'Italia in favore dell'arciduca Garlo; ma temendo la resi- 
stenza che i principi italiani non mancherebbero di fare a 
questo progetto egli voleva che si facesse « calare dei te-^ 
• deschi nei régni di Napoli^ di Sicilia^ nel Milanese in tlw- 
^ mero bastante per poter prendervi piede , ed esser certi 



è di Madrid » perché nel /// votuine delta storia generale dei 
trattati di patìe det sig, conte di Garden ^ pag, 575/ si légge :" 
trattato di Madrid del 5 ottobre i759, e nella pag. 589» trattato 
di Napoli in data pare del 5 ottobre i759. 

(1) Il sig. Hussonville nel suo terzo volume della sua bella 
Storia della riunione della Lorena alla Francia ba provato l'au- 
tenticità di questo testamento ed ha dimostrato ebe questo docu- 
mento era divenuto il programma della politica austriaca dal se*" 
colo XVII fino ai nostri giorni, tnttociò che oonsigiiava il duca 
di Lorena air imperatore Leopoldo o a suoi discendenti, TAustrla 
esegui ha tentato o tenta di eseguire. Siccome il nipote di Car- 
lo V divenne il capò delta nuova Casa d' Austria, sposando llaria^ 
Teresa si comprese che il testamento dell'avo era stato fedelmente 
eseguito dal nipote^ 



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150 

» di rtw% poter e$$€re scacciati dai nazionali ». Sapevd )>c-^ 
ne che vi sarebbero rivolte contro la dominazione tedesca ; 
mo eie che supera la previdenza di questo gran fondatore 
della politica austriaca sono queste parole: « si prenderà 
ocoastone di questi sollevamenti dei nazionali italiani per, 
c^tigarli severamente e metter più forti radici nei loro. Sta- 
ti », Pensando al possedimento delTItalia intiera consigliava 
alla Casa d'Àusiria < d* erigere in regno questa parte del* 
1* impero in modo che il ramo sia diviso senz'essere Sepa- 
rato »• Il duca di Lorena sconosceva il vantaggio di questa 
CQ'nbinazione. Dà Madrid a Vienna ì rami della Gusa d'Au- 
stria non potevano soccorrersi vicendevolmente. Da Milano 
a Vienna vi sarà contiguità. L'Adriatico che è già austriaco 
al nord per Trieste, che lo sarà al sud pd regno di Na- 
poli, diverrà un lago austriaco. Venezia spogliata a poco a 
poco dei suoi Stati di terraferma « sarà ridotta colle sue 
> lagune e diverrà tutt' al più una repubblica come Danto 
:ì zick come Ginevra che non possedono nulla fuorché il 
9 recinto delle loro mura ». Con questi ingrandimenit la 
Casa d'Austria potrà » attaccare il turco per mare nel caso 
» che si sollevasse per terra »^ Havvi tutto in Italia secon- 
do il piano del fondatore austriaco? No, non basta an(;ora, 
bisogna ridurre il Piemonte in provincia austriaca e abban- 
donare la Savoja agli svizzeri. E il Papa? Il Papa! Oh qui 
veramente rimango attonito deli' arditezza laica dei devoli 
di quel tempo, poiché Carlo V era un devoto assai sincero. 
« Bisogna, dice il testamento politico, ridurre tutti i prin- 
3» crpi dMtalia col solo titolo di governatore prima d' intra- 
» prendere e ridurre il Papa al solo domìnio della città di 
» Roma; di là s* unirà poi il regno di Napoli col Milanese 
» a b^on grado o malgrado sempre colla forza alla mano. 
» Bisogna aver dottori profondi che istruiscano il popolo a 
ki viva voce e cogli scritti dell' inutilità e delle illusioni 
» delle scomuniche quando si tratta del potere tem|>oral^ 
» che G. C. non ha destinato alla Gliics!i. Una v«#Ua il P$4>a 



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454 
» ridotto a queste stato bieof^rà che I* una o l' altra co- 
» rotia (4) abbiano per luì lutti i rispetti possibili; quanto 
» alio spirituale intanto dicesse lo costringeranno in Roma, 
» come lo era altre volte ad Avignone^ alla devo2ione del 
» sovrano regnante ^. 

Citando questo curioso passaggio del testamento politico, 
m' è impossìbile il non fare un' osservazione. Due discen- 
denti del duca di Lorena, Giuseppe II alla fine del secolo 
XVIII e r imperatore Francesco Giuseppe oggidì hanno svi- 
sato in modi diversi , questo assoggettamento del Papa al- 
l' Austria che è una delle eoodizioni dell' assoggettamento 
ditalia, Vuùù opponendo duramente le prerogative tempo- 
rali alle prerogative spirituali del papato, Faltro estendendo 
coirultimo concordato la prerogativa spirituale del Papa^ non 
sul potere tenapOrale dell'imperatore, ma sulle libertà tem- 
porali dei sudditi austriaci, cercando d'ottenere con que- 
st' abile alleanza ciò che Giuseppe II voleva ottenere <H)lla 
lotta; la supremazia ecclesiastica del Pa^m in Austria era il 
prezzo della supremazia austriaca in Italia. 

Ho già citato molto del testamento politico di Carlo V; 
bisogna però ch'io citi ancora due punti principali: 

4.^ Si potrà far nulla uè in Italia, né in Germania per 
fondare la vera odonarchia che il duca di Lorena vuol so- 
stituire all' impero « se non si rad4oppia il fervore degli 
inglesi e degli olandesi oontfo la Francia, e se non si man- 
tiene seOza nulla risparhnìare^ l'antipatia e l'ani mosijià delle 
corine e dei popoli^ affine che avendo questa spina al pie- 
de, la Francia non sia in istaio di condurre grandi forze 
in soccorso dei Piagnoni d'Italia », cioè in soccorso dei prin- 
cipi e dei popoli oppressi dall'Austria. Eccitare contro noi^ 
l'animosità dell'Inghilterra e dell'Olanda affine di impedire 
che la Francia protegga l'indipendenza d'Italia^ ecco la pri- 



(I) La corona germanica e la corona d'Italia. 



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452 

ma massima di Stato del foodatore della pcditiea au- 

striaea. 

2,^ « È necessario favorire gli inglesi egli Olandesi ed 
anche i Portoghesi per ì' invasione degli Stati del Nuovo 
Mondo, colle quali flotte bisogna aggiungere una ^ squadra 
equipaggiata in Sardegna, che vada o ad istallarle sul luo- 
go^ o a dividere sotto la loro forza e sotto la. loro prote- 
zione ciò che vi è da prendere , intanto che i .pretendenti 
alla successione di Spagna s'agiteranno nella terraferma 
del vecchio mondo. È questo il regalo che si fa agli alleati 
della famiglia < Abbandonare le Indie agli inglesi ed agli 
» olandesi in ricompensa della loro utile animosità contro 
> la Francia, far loro questo dono ». Ecco la seconda mas- 
sima di Stato che concorre colla prima e che non ne è ebe 
il mezzo ». . 

Questa cupidigia dell'Austria sull'Italia non era un se» 
creto né per la Francia, né per l' Italia^ Luigi XIV diceva 
nel 1698, nelle istruzioìii che xlava al marchese d'Hareourt 
ambasciatore di Francia in Spagna, t che se il re di Spa* 
gna dava all'arciduca Carlo il governo perpetuo del Mila- 
nese .... bisognava che il marchese d'Hareourt dimandas- 
se in questo caso un' udienza dal re cattolico; che dichia- 
rasse a questo principe che l'intenzione di sua maestà era 
sempre stata di mantenere inviolabilmente la pace di cnt 
godeva presentemente l'Europa, essa non può vedere senza 
dispiacere che il re di Spagna, contribuisca a turbarla dando 
all'imperatore i mezzi infallìbili di rendersi padrone d'Italia'; 
ohe i disegni che ha da lungo tempo questo principe furono 
conosciuti nell'ultima guerra; che sua maestà avendo sacrificato 
i proprii vantaggi per prevenirli vuole pure conservare il 
riposo che ha procurato ai principi d' Italia ; che siccome 
essa ,è garante non potrà a meno di darle il soccorso che 
essi chiederebbero quando fossero attaccati nei loro diritti 
e nella loro libertà; che la cessione del Milanese all'arci- 
duca la nomiua di questo principe al governo di questo 



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453 
Simo non può esser rigitordaid che (MHne iin ' primo passo 
per attaccare il resto d'Italia e che se Teseguisce soa ntae* 
sta non ha tempo a perdere per preparare le fol*ze fieees- 
sarie di soccorrerla (1) ». Luigi XIV conosceva il testa- 
mento politico del daca di Lorena. Uno dèi suoi ^iofiia 
Vienna gli aveva trasmesso una copia; ma quand'anche non 
l'avesse conosciuta era facile di vedere che era dalla parie 
d'Italia debole e divisa^ che l'Austria doveva cercare d' itt* 
grandirsi piuttosto che dalla parte d'Oriente ove il turca 
quantufVque già battuto , conservava ancora una nòntina di 
forza e di potenza* lo mi ricordo d'aver letto, son già ven- 
t' anni , una Memoria del sig. Pozzo di Borgo ove 1* abile 
diplomatico dimostrava che la Russia non poteva rìnun-' 
ciare alia Polonia poiché era dalla Polonia éh^ essa toccava 
all'occidente e che aveva estensione su tutt'Europa. 

Si parlava molto allora dell'avvenire ch'era riservato alla 
Russia neirÀsia Orientale; era ad essa che si diceva appar- 
tenere di civiUzzare l'estremo Oriente. Il stg. Pozzo non ri- 
fiutava questo avvenire; ma pensava con ragione che la 
Russia l'avrebbe per cosi dire per sopramercato s' ella era 
forte e potente in Occidente. Quest'estensione ehe la Rus- 
sia s' è acquistata in Occidente colla possessione della Po- 
lonia, l'Austria l'ha in Italia sulFEuropa meridionale. 

Alia flne del XVil secolo e prima dei subbugli della 
guerra di Spagna, l'Inghilterra e l'Olanda non s'immischia- 
vano come la Francia di consegnare l' Italia all' Austria. Si 
sa che prima che il testamento di Carlo V dasse tutta la 
monarchia apagnuola al nipote di Luigi XIV , erano stati 
fatH alcuni trattali di divisione di questa grande successione^ 
sempre pronti ad esser aperti perchè fatti fra la Francia^ 
l'Inghilterra e l'Olanda. Questi trattati furono eseguiti pun- 



(i) Storia generale dei trattati dipace^ del sig. conte ài Gar- 
den, tom. II, pag;2M, ' 



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464 

lualnenlff Hanno éui prevenuto la grm guerra della 8ue*! 
ceiaiooe aIì Spagna, che mise la Frància a gran rischio di 
perdere? lo noi so. Checché ne sia né primo di questi 
trattati (44 ottobre 4678) l'Austria non dveva nulla né in 
Italia , né altrove. La monareh» spagnuola è assicurala al 
principe elettorale di Baviera; ma il regno delle DueSici*' 
lie, eoi porli di Toscana, il marchesato di Finale e là prò-, 
vincia di Guipuscoa, era destinata al Delfino figlio di Lui«> 
gi XIV e di Maria Teresa di Spagna. Il principe di Bavie* 
ra, il cui avvenimento al trono di Spagna era pure prepa*. 
rato dalla Francia, dairinghilterra, dall'Olanda, cioè dalle pò* 
lenze preponderanti in Europa, e la di cui vita pareva uO 
pegno per la paee avvenire del mondo, ma sgraziatamente 
mori a Brusselles Tolto febhrajo 4699 neireià di 6 anni;, 
bisognò dunque ricominciar lutto. Nel secondo trallalo di di-»; 
visione del 2b marzo 4700 Tarciduca Carlo d'Austria e più 
tardi l'imperatore Carlo VI è chiamato a raccogliere l' ere* 
dita della monarchia spaguuola, eccettuala l' Italia 'meridio- 
naie che fu data al Delfino. Quanto al ducato di Milano 
non si vuol darlo né al Delfino, né all'arciduca; si dà o al 
duca di torena che deve però cedere la Lorena alla Fran* 
cia> o al duca di Savoj» che deve pur cedere alla Francia^ 
la Savoja e la contea di Nizza. Questo artìcolo è rimarche- 
vole. Esclude dal Milanese la Francia e l' Austria alfine di 
non stabilire d' una parte una quasi contiguità fra la Fran- 
cia e r Italia settentrionale, nel Piemonte o in Svizzera , e 
dall'altra una contiguità completa fra l'Austria e l'Italia eol- 
la possessione del Milanese. L'esclusione reciproca della Fran- 
cia e dell' Austria ecco la vera garanzia dell' indipendenza 
italiana. 

Questo trattato di divisione del 35 marzo 4700 era il 
più bel partilo per la Francia perdié dava ad essa la Lo- 
rena o la Savoja; ma che mi sia permesso il dire che lo 
studio che noj facciamo della storia dipioroatica^ è appunto 
su ciò. I due principii essenziali di questo trattino sono: 



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165 
1.^ ti mantenimènlo deirequilibrio europeo eòirinterdiaiome 
della riunione della Spagna eoirimpero. Ora. ti mantenimen'- 
ta deircqotlibrto europeo è sopra (Ulto favorevole ai piceli 
Stati d'Europa che non vivon» e néo curano la lor^ indi- 
pe&deeea che sotto la protezione deirequilibrio europeo. II 
secondo principio del trattato è che non vi dev'essere con- 
tignile fra T Austria e P Italia. La Gasa d* Austria potrà re- 
gnare in Spagna ^ ma la Spagna sodo alla (!asa d'Austria 
non avrà più il Milanese affine di evrtare ogni contiguità 
possibile fra V Austria e V Italia ; e siccome bisogna che la 
C4)ntiguità rifiutata airAustria non sia anche da lungi di pro>- 
ifitto alla Francia, cosi il Milanese sarà dato al duca di Lo- 
rena o al duca dlSavojè. 

Nessun trattato spiega meglio quanto il trattato di divi^ 
sione del 4700 rintenrione della diplomazia occidentale di 
assicurare o di ristabilire l'indipendenza italiana^ 

Si sa come qu^esto trattato non fu messo ad effetto. Gar- 
lo II re di Spagna debole di spirito e debole di corpo, 
non aveva che un'idea sola, la ricordanza della grandezza 
della monarchia spagnuok , s' indignava come l'Europa voles- 
se snervare questa monarchia. Spettacolo curioso e quasi toc- 
cante fu quest'ostinazione del re sp^gnuolo nel credere al- 
la grandezza della Spagna e il desiderare per cosi dire la 
decadènza totale piuttosto che lo smembramento, dovesse 
pure questo smembrmento divenire una rigenerazione! Fa- 
cendo questa riflessone penso mio malgrado al sultano Ab- 
dul-Medjd xh'egli pure nutrico nell'idea della grandezza del- 
l'impero ottomano, sìve ncH'adorazione personale della gran-^ 
dezza ottomana. 

Tale fu Carlo n di. Spagna, che cercando prolui^are 
dopo |,ui quella grandezza che non aveva potuto sostenere 
lascio il suo impero al nipote di Luigi XIV come a quella 
chf meglio potrebbe difenderla.. Luigi XIV dovette sceglie- 
re fita il testamento che dava una corona ^la sua famiglia 
e il trattalo di divisione clie dava alla Franeia moke ^belle 



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^56 

proTincie; Scélse la corona» Là scelta fu infelibe per mohé 
ragioni; infelice per la Francia che fa sul punto di perde* 
re tutte le conquiste che aveva fatto al principio del re- 
gno dì Luigi XIY e che non «bbe né la Lorena^ né la Sar* 
voja ; infelice pier V balia che vi perdette la sua indtpen^ 
denza e che vide cadere il regno di Napoli e il Milanese 
nelle mani deirAustria; infelice infine per. la Francia che 
fu smembrata per la guerra come io sarebbe stata col trat«. 
lato di divisione. 

Che fece V Italia intanto che ferveva la guerra di 8uc« 
cessione? Come fece conoscere il desiderio che aveva di 
conservare e di ricuperare la sua indipendenza? Il duca di 
Savoja cercò dMngrandirsi e s'ingrandì difatti alleandosi ora 
colla Francia contro l'Austria e i suoi alleati, ora contro la 
Francia colF Austria ed i suoi alleati» Però alla fine della 
guerra il re di Sicilia fu il titolo che prese allora, dovette 
cedere. con dolore TAustrift stabilita nel Milanese,, nel regno 
di Napolii nella Sardegna e nei porti di Toscana. Aveva è 
vero la Sicilia; ma la Sicilia provìncia lontana dal Piemonte 
e che bisognava tenere con una forza marinara che il nuo- 
vo re non aveva, la Sicilia non gli dava potenza bastante, 
per affrontare il pericolo che gli creava i| Milanese dive-* 
nuto austriaco. La politica adottata dal duca di Savoja nella 
guerra della successione di Spagna fu più savojarda che 
italiana. Non era ancóra il tempo per la Savoja d*avere una 
politica italiana. Altri principi italiani più deboli che il duca 
di Savoja s'opposero arditamence airavvenimento della pre« 
ponderanza dell'Austria in Italia; 41 Papa, per esempio, che 
nel 1708 dichiarò la guerra all'Austria e riunì un'armata 
il di cui comando fu aiBdato al conte Morsigli (4). L*impe-* 



(i) Il eonte Marsigll era bfolognese; aveva scritto in Atistfia. 
Era ano sciejidato oltre l'esser militare. Noi abbiarad di ini un 
kiToro edriosissìmo intitolato; Danubiuè PatnroHko*myftiens ob^ 



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467 
ratore Giuseppe I mandò eooiro il Papa il principe eredi* 
tario di Hasse-Cdssel alla lesta d'an corpo di soldati prete* 
stante, che prese Bologna e obbligò Clemente XI a far la 
pace e a riconoscere Farciduea per re di Spagna. Un altro 
principe italiano, il duca di Mantova, essendosi fatto avverr 
sario deJrAustria nel 4701 il suo ducato fa confiscato daU 
l'imperatore nel 4708 e il duca di Mantova essendo morto 
nello stesso anno, i suoi eredi, i duchi di Guastalla, prove? 
nienii della stessa casa, furono obbligati di contentarsi dello 
terre e di Bozzolo; Mantova restò nelle mani dell'Austria 
Nel trattalo d'Utrecht nel 4743 Luif;i XIV reclamò l'indi- 
pendenza del ducato di Mantova e del ducato della Mirane 
dola, confiscato pure dall'Austria in tempo della guerra}; ma 
al trattato di Baden, nel 4744 abbandonò, non so come, la 
causa di questi due principi italiani. 

l.a Casa d'Austria che nella guerra della successione di 
Spagna aveva pensato un istante che essa avrebbe in una 
sol volta l^impero germanico e tutta la monarchia spagnuo* 
la, credette di perder molto nel trattato d'Utrecht e di Ba- 
den. Perdette, la sua an^bizione; ma acquistò una prepon- 
deranza decisiva in Italia col riunire nelle sue mani il re^ 
gno di Napoli, il Milanese, la Sardegna e ì porti della To^ 
scana. 

Vediamo ora come s'impiegò il secolo XVIH nel distrug- 



serpadonibus geographiciSt astronqmicis, hydrographicis, istori- 
ciSf physiciSi perlustratus. Ho letto con molto interesse tuttoci^ 
che in questo lavoro conperne la storia del Danubio. Il conte Mar- 
sìgli ha fatto, anche un lavoro intitolato : Stato militare dell'im- 
pero ottomano, suoi progressi è sua decadenza. Questo libro fi- 
nisce con un invito ai principi cristiani di riunirsi contro un ne- 
mico che non ha nulla d'imponente che la sua antica riputazione; 
ma che non resisterebbe alle armate disciplinate d'Europa. Marsir 
gli è una degli avi della questione d^OrieiUe. 



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I5ft 

gere questa prcponderanEti, e nel ristabilire il tanto che fu 

possibile rindipeodenza italiana. 

ir. 

Luigi XIV mori a Versailles il 1.^ settembre 4745. M^lii 
storici dicono che la polìtica delta Francia ha eaipbiato' da 
t|i]esto momento , e secondo le diverse opinioni lodano o 
bbsimano il reggente per questo cambiamento. Attribui- 
scono a lui per esempio T idea d* aver fatto ddP alleanl&a 
della Francia coir Inghilterra il principio della politica fran- 
cese. Io son grande partigiano dell' alleanza dellja Francia 
coiringhilterra, io non cercherò dunque ^^he d'attribuire al 
reggente principe che aveva grandi talenti che guastava a 
piacere coi suoi cattivi costumi rmiziaiìva di questa politi- 
ca, ma non posso in buona fede lasciarle questo onore. Il 
principio dell'alleanza inglese esiste intero aet trattalo d^U- 
treebi, questo trattato che salvò la Francia e che disvine* 
que subito dopo ehe fu salvala, questo trattalo che fece ot-' 
tenere nell'Inghilterra più ch'ella non aveva chiesto al co- 
minciar della guerra, e che fu soggetto di un'accusa capi- 
tale diretta ai ministri che l'avevano fatto. Noi non siamo 
stupiti di questa bizzarria della sorte. L'alleanza della Fran- 
cia coiringhilterra è contraria ai vecchi pregiudizj popolari 
dei due paesi; è la politica delia gente eletta ma non già 
del popolo, e siccome quest'alleanza è fondata sulta mutua 
continenza che s'impone rambÌ2Ìone dei due paesi è alTctUo 
naturale che ne mormorano le passioni. Fuori di quest'al- 
leanza non havvi salute per la pace d*Europa« Ciò che com- 
pensò i cattivi efreitl della successione è l' accordo della 
Francia coiringhilterra nel trillato d'^Utreclit. Cosi il carat- 
tere di questo trattalo che fu una transazione accettabile » 
eccettuata in Italia , piutfosto che uà annientamento della 
Franoia e una supremazia della Casa d'Austria. Ciò ehe in- 
vece al principio del nostro secolo ha reso così ingiusti e 



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459 

cosi difficili i trattati ìUì\ 4815 fu la lotta fra la Francia e 
r Inghilterra. Non ri ha giustizia né equilibrio in Europa 
senza Tajuto dell'alleanza franco-inglese. Il trattato d'Utrecht 
conteneva questa verith. Il reggente ebbe il merito di coni* 
prenderla, di difenderla e d'applicarla al suo tempo e alla 
sua situazione. Si disse che l'abate Dubois ebbe l'idea del- 
l' alleanza della Francia eoli' Inghilterra e che l' avea fetta 
adottare dal reggente. L' abate Dubois vide che V alleanza 
franco-inglese fondata sui trattato d'Utrecht dai iories si pò* 
teva benissimo continuare dai whìgs sebbene i whig$ at* 
laccassero contintiamente questo trattato. Ecco ciò che si 
può attribuire di merito all'abate Dubois. Il trattato di tri- 
pla e di quadrupla alleanza, lungi dal ripudiare la politica 
di Luigi XIV non fece che continuarla, non già la politica 
ambiziosa ed imperiosa di Luigi XIV, non quella che le 
ispirò la guerra d'Olanda e l'adozione del testamento spa- 
gnuoloi ma la stia politica moderata e sensata, la politica 
del trattato di Riswick, dei trattati di questa divisione, in- 
flne del trattato d' Utrecht , quantunque si possa dire che 
nei trattato d'Utrecht la necessità ebbe tanta parte quanto 
la capienza. 

Il principio d'alleanza fra la Francia e l'Inghilterra fu 
ajitamente confessato e proclamato nei trattati di tripla e 
quadrupla alleanza; ma anche questi trattati che avevano^ 
tutti i vantaggi per poter assicurare la pace , che cornili- 
oiavar^o a ristringere la preponderanza dell'Austria in Italia, 
non furono popolari nialgrado la loro saggezza e la loro 
utilità, vorrei quasi dire appunto a cagione della loro sag- 
gezza ed utilità. La dottrina d'alleanza fra la Francia e l'In- 
ghilterra si stabiliva a stento. Lord St'anbope diceva è vero 
all'abate Dubois nelle negoziazioni della tripU alleanza : 
e Tutti gì' inglesi sapienti sono convinti che vi è tutto da 
» perdere e nulla da guadagnare in una guerra contro la 
» Francia. Quando noi giungessimo a rannodare una lega 
» contro questo regno, con tutti i nostri antichi aliati do* 



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460 

» pò aver fatto quattro a cinque eampa^pe con lutto il 
» buon successo possibile, e aver prodigato in questa guer- 
» ra tutto il danaro che si potrebbe impiegare a saldare i 
» nostri flebiti, cosa acquisterebbe l' Inghilterra? Se le si 
» offrisse parte delle Conquiste ottenute sulla Francia, ella 
» le rifiuterebbe, e la nazione non permetterebbe giammai 
» che si accettassero. Insomma la Francia e V Inghilterra 
» uniU insieme non avranno nulla a temere da tutte le al' 
9 tre potenze; esse potranno mantenere la tranquillità di 
» Europa ed anche governarla (I) ». Ma nello stesso tea^* 
pò lord Stanhope npn dissimulava a Dubois i pregiudizi! 
esistenti in Inghilterra contro V alleanza francese, o t)uboift 
avrebbe potuto rispondere a lord Stanhope che in Francia 
i pregiudizii non erano meno grandi in buona parte della 
corte e nella città. Questa alleanza non ostante trionfò e co- 
minciò a restituire all' Italia un pò d* indipendenza. M* in- 
ganno, quest'idee dell'indipendenza e della nazionalità ita- 
liana lion erano allora conosciute, e si sarebbe stupito assai 
il pubblico e la diplomazia se si avesse parlato della na- 
zionalità italiana. Però la cos^ esisteva 4a sé stessa; si vo* 
leva ristringere la preponderanza dell' Austria in Italia , si 
voleva pui^ che nell'Austria, nella Spagna ivi prevalessero ; 
questa si poteva bene chiamare indipendenza italiana. Solo 
siccome il mantenimento dell' equilibrio europeo era allora 
l'idea dominante nella diplomazia, e siccome si sapeva bene 
che l'Italia in mano a una potenza straniera dava a questa 
potenza una gran preponderanza nell'Europa centrale si la* 
vorava per poter escludere gli stranieri dall'Italia. Cosi il 
trattato di quadrupla alleanza (2 agosto 1718) assicura al- 
l'Infante don Carlos, secondo figlio di Filippo II, la succes- 
sione del granducato di Toscana e dei ducati di Parma e 
di Piacenza, che stava aprendosi per l'estinzione di discen- 



(1) Meiporie e corrìspoQdenza del car^iniUe Dubois. 



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Ì61 
'<lehti maschi deHe case dei Medici e Farnese; oppone in 
Italia la Casa borbonica alla Gasa d'Austria, ina il trattato 
nel medesimo tempo dichiara che giammai Toscana, Parma 
e Piacenza potranno essere riunite alla Spagna in mano del 
medesimo principe. Trovo lo stesso principio negli articoli 
di questo trattato relativamente alla Savoja. I| diritto di 
successione del duca di Savoja alla corona di Spagna in 
caso d'estinzione dei discendenti di Filippo V è conferma- 
to a patto che ciò succedendo, gli Stati d'Italia del duca 
di Savoja passerebbero ad un minore della stessa casa sen- 
za potere essere riuniti alla monarchia spagnuola. 

Ecco i principii favorevoli dell'indipendenza italiana che 
fecero trionfare nel trattato della Quadrupla alleanza la Fran- 
cia e l'Inghilterra unite. Filippo V malgrado i vantaggi as- 
sicurati alla sua famiglia in Italia non volle accettare il trat- 
tato di quadrupla alleanza. Inspirato allora da Alberonì so- 
gnava il ristabilimento della monarchia spagnuola di Carlo Y. 
Bisognò ' fargli guerra. Il manifesto francese dichiarante la 
guerra (40 gennajo 47i9) è curiosissimo ed abilissimo. 
« La Francia non assume una nuova politica ; essa segue la 
» politica del trattato d'Utrecht ». E a proposito di ciò il 
manifesto proclama altamente il principio dell'alleanza fran- 
co-inglese. La coalizione d' Europa contro la Francia mi- 
nacciava di rannodarsi; le passioni della guerra di suc- 
cessione non erano del tutto estinte; i trattati d' Utrecht 
e di Baden non erano più che una tregua invece d' essere 
una pace. « Qual mezzo più sicuro per dissipare questo 
temporale che d' unirsi colla potenza che di concerto con 
noi aveva richiamato la pace mediante i trattati d'Utrecht? 
Il re nulla tralasciò per riuscire a quest'intento, colle sue 
cure si ristabili la confidenza fra le due potenze , ed 
esse tosto pensarono che nulla contribuirebbe maggior- 
mente a confermare una pace ancora mal assicurata, quanto 
un'alleanza difensiva fra la Francia, l'Inghilterra e la re- 

XmjiLiiStatisticafVoLIiieriel^.^ il 



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462 

pubblica degli Stati Uniti, per mantenere i trattati d'Utrecht 

e di Baden ». 

La guerra ottenne da Filippo Vciòcbela negoziazione 
non aveva potuto ottenere. Le armate spagnuole risuscitate 
un' istante da Àlberoni , avevano conquistato la Sicilia e la 
Sardegna: ma le flotte inglesi avevano tosto vinta e distrutta 
la marina nascente spagnuola, la Francia aveva conquistato 
la provincia di Guiposcoa ed attaccava la Catalogna. Filip- 
po V cedette , destituì Àlberoni , sgombrò la Sicilia che fu 
data all'imperatore Carlo VI, e la Sardegna che fu data al 
duca di Savoja invece della Sicilia. Filippo V accettò per 
suo figlio don Carlos rinvestitura della Toscana, di Parma 
e Piacenza. La Gasa borbonica rientrò in Italia per contro 
bilancio alla Casa d- Austria , e il trattato di quadrupla al- 
leanza nella cura che si prende d'assicurare l'equilibrio ita- 
liano, giunge perfino a dire (articolo 3.^) « Fu stipulalo 
che giammai in nessun caso l' irpperatore , né alcun prin- 
cipe della Casa d' Austria che possederà regni , provincic 
Stati italiani, potrà appropriarsi gli Stati di Toscana e 
Parma ». 

L'intenzione dei trattati di tripla e di quadrupla iilleanza 
o direm piuttosto la politica dell'alleanza anglo-francese è 
a mio parere manifestata; confermare il trattato d' Utrecht 
per mantenere la pace d'Europa, correggere il trattato d'U- 
trecht in Italia per ristringervi la preponderanza dell'Austria, 
sostituendo alle due dinastie italiane che si spengono, quella 
dei Medici e di Farnese , una dinastia che diventa subito 
italiana^ che non potrà ridivenire spagnuola, e che sarà di 
contro-bilancio alla Casa d'Austria. 

Che non si creda che quest'idea dell'equilibrio sia un'ì- 
dea d'oggidi, c\ì' io introduca a piacere nell' interpretazione 
del trattato di quadrupla alleanza ; V equilibrio italiano fu 
una delle quisiioni dibattute nelle negoziazioni di quesio 
trattato. La Spagna che aveva conquistato la Sicilia sul duca 
di Savoja ^ che le era cercata per restituirla all'imperatore 



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463 
invece della Sardegna , cifae avrebbe ceduto al duca di Sa- 
voja , la Spagna si rifiutava a questa combinazione perchè 
dando la Sicilia airimperatore, allora padrone del regno di 
Napoli, Io rendeva più che mai potente in Italia e distrug- 
geva da capo a fondo Tequilibrio italiano. Il manifesto fran- 
cese cerca di confutare quest' importante objezione. Non fa 
parola deirequilibrio, ma cerca di mostrare che è ammesso 
dal trattato. «Altre volte, dice parlando delle objezioni spa- 
gnuolc (I) era vi il pretesto d'un equilibrio assolutamente 
necessario in Italia, e che andava rovesciandosi aggiungen- 
dovi la Sicilia agli altri Stati che possedè Timperatore; ma 
il desiderio d^un più perfetto equilibrio meriterebbe che si 
immergesse i popoli negli orrori d'una guerra di cui si ri- 
mettono a stento? Questo stesso equilibrio che si duole di 
non avere in apparenza, non è già abbastanza assicurato, e 
forse più solidamente che se la Sicilia fosse rimasta in ma- 
no alla Savoja ? Lo stabilimento d'un principe della casa di 
Spagna nel centro degli Stati italiani, i limiti che 1* impe- 
ratore s' è prescritto col trattato , la garanzia di tante^ po- 
tenze, l'interesse invariabile della Francia, della Spagna e 
della Gran Bretagna sostenute dalle loro forze maritliitìe , 
simili sicurezze possono esse far pensare ad un altro equi- 
librio? » 

Tutti nel 4 7i9 riconoscevano dunque la necessità del- 
Tequilibrio quantunque lo si applicasse diversamente; tutti 
facevano sforzo per stabilirlo in Italia, e l'Austria stessa con- 
sentiva a creare un contro-bilancio alla sua potenza facendo 
rientrare un principe della Gasa di Spagna, che non rien- 
fi) Ho difflentlcato finora di dire che questo manifesto del 
Ì7i9 fu redatto da Fontanelle e da Lamothe-Houdard sulle note 
dell'abate Dubois; nnova testimonianza dell' intervento immemora- 
bile della letteratura nella politica, o se volete segno del nuovo 
spirito, dello spirito del secolo XVIII e dell'ascendente che la let- 
teratura va a prendere nella società. 



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164 

trava che a patto di divenire italiaoo e di non poter pii!| 

essere spagnuolo. 

Ma r idsperatore si penti subito di questa concessione, 
di cui lo stesso re di Spagna non si contentava. Eravi sem- 
pre in Carlo VI l' idea della grande monarchia spàgnuola 
di cui non potevano consolarsi né Tuno né l'altro di non 
averla avuta tutt' intiera. L' imperatore vedeva che avendo 
messo un Borbone a Parma e Piacenza e in Toscana, ave- 
va separato e compromesso i suoi Stati italiani, il Milanese 
ed il regno di Napoli. Filippo V da parte sua continuava 
i suoi reclami per V equilibrio di Mantova, della Mirandola 
e del Monferrato onde fossero restituiti a chi gli aveva pos* 
seduti e che l'Italia fosse rimessa nella sua antica situazione. 

Si può supporre che i reclami di Filippo V in favore 
dei piccoli Stali d'Italia, che l'Austria aveva distrutti, non 
fossero del tutto sinceri , e che se la Spagna avesse avuto 
ancora in Italia la preponderanza ch'essa aveva nell'ultima 
metà del secolo XVI e in tutto il XVII , si sarebbe assai 
poco occupata dell'indipendenza dei piccoli Stali iialiani; ma 
non si tratta già in politica di scrutare la coscienza di 
quelli che difendono i buoni principii. Bisogna considerare 
le cause e non già gli avvocati. Si può pure, se si ha Ta- 
nimo disposto all' ottimismo , credere che gì' interessi non 
cambiano nel mondo fino a che i principii trovano sempre 
un appoggio da qualche parte. Or son cinquani' anni l'Au- 
stria lottando colla Francia proclamava altamente l'indipen- 
denza italiana , e l'arciduca Giovanni diceva agi' italiani nel 
4809 incoraggiandoli a scuotere il giogo francese: « L'Ita- 
lia riprenderà una nuova vita; riprenderà uh rango fra le 
grandi potenze europee come lo possedeva altre volte, co- 
me deve averlo un giorno o l'altro ». Nel 1859 è la Fran- 
cia che difende contro l'Austria V indipendenza italiana. Io 
so che le genti di spirito scettico diranno che un'indipeQ? 
denza ch^ non difendono che quelli che non possono oppri- 
fuerla non è che una chimera, lo non soi^o di questo pa- 



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465 
rere^ io credo idvede che un* ihdipeddenta ,ché difendono 
tutti quelli che sono imparziali per natura e per necessità 
sia un principio' sacro ed eternamente vivo. Io lodo dun- 
que Filippo V che al Congresso di Cambra! che di radunò 
dopo il trattato di quadrupla alleanza per confermare i ri- 
sultalii abbia difeso l'indipendenza dei piccoli Stati d'Iiaiia» 
qualunque ne fossero slati i motivi. Se l'Europa ama vera- 
mente l'indipendenza italiana deve amare e difendere i pic- 
coli Stati. Ciò fu il gran fallo del trattato di Gampoformìo 
l'aver cioè soppresso la Repubblica di Venezia. Venezia era 
uno dei centri della vita dell'indipendenza italiana. Chi alla 
fine profittò della soppressione di Venezia? La Francia che 
la soppresse? No, ma l'Austria, nel 1814, prese Venezia 
senza averne domandato la soppressione al Congresso di 
Vienna. Io oso dire che se la conquista francese non 
avesse sotto l'impero^ livellato l' Europa e v distrutto ^ io 
non so come, alcuni piccoli Stati indipendenti, il Congresso 
di Vienna non avrebbe osato sacrificare cpme pur fece il 
principio della nazionalità in Europa; non avrebbe osato fare 
le distruzioni che ha poi ereditate. 

Credete voi dunque, mi si dirà^ alla possibilità^ dei pic*^ 
coli Stati? Possono essi vivere ai nostri giorni? — SI pos- 
sono esistere finché durerà la pace europea^ finché la guer- 
ra universale non sarà divenuta la storia quotidiana d' Eu-^ 
ropa. I piccoli Stati hanno ai miei occhi .questo vantaggio 
che non potendo vivere che per la pace impiegano la loro 
influenza per mantenerla. Ogni volta che la diplomazia crea 
un piccolo Stato, essa crea un voto per la pace. Sono essi 
meno favorevoli che i grandi Stati al progresso della civi-» 
lizzazione? No certamente. Essi hanno meno lusso e la 
stessa civilizzazione, ciò che é utilissimo. Monaco é civiliz- 
zata al pari di Vienna, Brusselles, Parigi^ La Aix, Londra, 
Dresda e Berlino. Aggiungo che gl'individui hanno maggior 
importanza e rilievo. L'uomo é meno livellato e meno can- 
cellato che nei grandi Stati, soprattutto quando questi non 



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i66 

hanno liberti poiché la libertà eccita V individuo e gli fa 
prendere il rango che iiierìta; la libertà crea Tineguaglian* 
za e per conseguenza la vita morale degli Sitati. Togliete la 
libertà ed estendete gli Stati , voi avrete le grandi monar- 
chie dell'Asia invece d'aver le città della Grecia, Babilonia 
e Susa, Atene e Sparta, sudditi invece di cittadini^ schiavi 
invece d'uoinini. 

Bisogna pure rimarcare che i piccoli Stati hanno pia 
fortuna di libertà che non i grandi. La forza centrale è più 
piccola, l'individuo è in qualche modo a parte dello Stato. 
Havvi un ministro intelligènte, eloquente di un certo pic- 
colo Stato di Germania che a Vienna non sarebbe stato che 
un capo [d'ufficio. — Eh che gran male! dirà il despota, 
cosa importa se sia capo d'ufficio o ministro ? — Ma com- 
prendete dunque Maestà che io voglio che Kuomo conservi 
tutta la dignità che può avere, affine che il dispotismo non 
sia possibile. — Che gran male! dirà forse anche il popo- 
lo. — Ma capite ch'io voglio che l'individuo abbia il suo 
pregio ed il suo rango in questo mondo, perchè i popoli 
non siano una plebe , ma una città libera , odi profanum 
^ulgus et arceo. Voi avrete bel fare, continuando nella con- 
dizione attuale d'Europa colla rassomiglianza ogni di più 
grande dei costumi e delle abitudini , colla rapida circola- 
zione delle strade ferrate. L'Europa tende ogni giorno viep- 
più all' unità , e i piccoli Stati divengono ognora impos- 
sibili. 

Noi tendiamo all' unità morale si e io ne sono felice , 
poiché l'unità morale d*Europa é una causa e un mezzo di 
pace; ma perchè tenderemo noi all'unità politica? Quale 
ne è il bisogno? |La frontiera interrompe la linea delle 
strade ferrate? Vi son molte cose che non comportano con- 
fini, le strade ferrate, i telegrafi, la posta, le monete, i pe- 
si, le misure. Mettete 1' unifo! mità ov' è buona , là ove le 
cose la richiedono. Non la mettete altrove. Se si ascoltassero 
i partigiani fanatici ddruniformità si decreterebbe una sola 



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467 
Ugge per tutl'Europa, un solo culto, unii sola lingua sareb- 
be l'annientamento d*ogni libertà, d*ogni coscienza, d'ogni 
letteratura. La dÌTersità delle lingue e delle istituzioni ha 
creato le nazioni, cioè ha fatto vivere Tumanità individua- 
lizzandola. L'uomo e le nazioni non vivono che dal giorno 
che hanno lasciato la torre di Babele portando seco ognuno 
la loro lingua e il loro destino. Babele era 1' umanità in 
blocco; il giorno ove noi ritorneremo a Babele, sagri tieando 
ognuno per rientrarvi l'io della sua patria, della sua legge, 
della sua fede, della sua lingua, in questo giorno sarà ca- 
duta l'umanità. 

Non solamente l'umanità vuole differenze e le reclama; 
le nazionalità che sono le differenze vitali dell'umanità com- 
portano e reclamano pure le loro differenze e le loro gra- 
dazioni. Vi sono nazionalità che tendono all'unità; tal' è la 
nazionalità francese. Ve ne ha altre che tendono solo alVin- 
dipendenza senz'aver bisogno d'andar fino all'unità; come 
la nazionalità ì9vizzera, tal' è pure quella dei Paesi Bassi 
belgi ed olandesi, e quella della Germania. Quando la na- 
zionalità tedesca ha rivendicalo la sua indipendenza nel 
1813 fu invincibile. Quando volle giungere fino all'unità 
politica nel 1848 cadde contro le diversità che contiene. Il 
4843 le ha rivelato ciò che aveva di comune, nel 1848 
CIÒ che ha di diverso. Si può credere che la nazionalità 
italiana tenda piuttosto all'indipendenza che all'unità e che 
non ha bisogno d*uniformizzarsi per emanciparsi. . 

Filippo V chiedendo ài Congresso di Cambra! la re- 
Maurazione dei ducati di Mantova e della Mirandola , proi- 
biva l'indipendenza italiana senz'accennare all'unità; si con- 
formava al genio della nazionalità italiana senza interessarsi 
molto al fondo , perchè abbandonò presto i suoi reclami. 
Lasciando il Congresso di Cambrai^ trattò direttamente col- 
l'imperatore Carlo VI. Pel trattato di Vienna in data del 30 
aprile 4725 ottenne dall'imperatore l'investitura dei ducati 
di Parma r Piacenza e Toscana; consenti in ricambio di la^ 



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468 

sciare rimperatore in possesso di tuui i suoi SutU d'Italia, 
cioè del Milanese e del regoo delle Due Sicilie senza più 
pensare a Mantova ed alla Mirandola. Il trattato di Vienna 
ha questo di curioso che è esattamente conforme al trat* 
tato di quadrupla alleanza, eccettuato che non è fatto sotto 
la mediazione della Francia e dell' inghilierra. Cosa aveva 
dunque potuto riconciliare ttuto ad un tratto Filippo V e 
Carlo VI, cioè i due antichi rivali, e condurli a far fra essi 
di buon accordo ciò che non avevano accettato che a gran 
fatica dalle mani della quadrupla alleanza? In Francia il 
sig. duca primo ministro e la signora De Prie sua amante 
e sua consigliera avevano rimandato l'infante di Spagna, 
figlia di Filippo V che doveva sposare Luigi XV. Filippo V 
giustamente irritato di quest'impertinenza, che era nel me- 
desimo tempo un fallo politico, aveva rotto tutti i sud rap* 
porti colla Francia e la quadrupla alleanza. Erasl - riavvict- 
nato air imperatore e questi che voleva far riconoscere al- 
l'Europa la sua prammatica sanzione, cioè l'eredità di tuui 
i suoi Stati a sua figlia Maria Teresa, s'era prestato volon- 
teroso a questo riavvicinamento, a patto che Filippo V ga- 
rantisse la prammatica sanzione. Il trattato di -Vienna del 
30 aprile 4725 è un atto d'amor paterno da parte di Fi- 
lippo V, che vuol vendicare sua figlia rifiutata dalla Fran- 
cia, e da p^rte di Carlo VI che vuol pure assicurare alla 
sua figlia i suoi Slati; ma questo trattato nou toglieva nulla 
all'Italia di quello che le aveva dato il trattato di quadru- 
pla alleanza, cioè la certezza che Parma, Piacenza e la To- 
scana non sarebbero giammai riunite agli Slati tedeschi 
della Casa d' Austria. Quesi' assicurazione fu il primo passo 
fatto dalla diplomazia nel secolo XVIII verso l'indipendenza 
italiana. 

^Abbisognò ancora di molti trattati per assicurare a don 
Carlos il possedimento di Parma e Toscana. La Spagna nel 
4729 col trattato di Siviglia, ritornò per la Francia e l'In- 
ghilterra, poi nel f73i si ridonò all'Austria allora unita col- 
l'Inghilterra ; ma queste variazioni d'uomini non mutarono 
nulla al principio, e l'Italia non fu resa esclusivamente al 
potere dell'Austria come l'aveva costituito il trattato di 
Utrecht; è questo il punto importante delle nostre ri- 
cerche. (Continua). 



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169 
lineiro €or«o di lesfonl di eeiMiipiiiÉlA «oclalci del 

professore lilCOIiA NTISOO presso l'Istituta di studj 
superiori e di perfezionamento apertosi a Firenze in 
guest' anno. 

A.\ 29 geDnajo di quest' anno V illustre marchese Cosimo 
Ridolfi ìoaQgurave, come ministro della pubblica istruzione, 
il nuovo istituto di perfezionafnento di studj superiori ; in 
Firenze» Al valente professore Nicola Nisco si affidava il cor-^ 
so di economici sociale. Egli preludeva alle sue lezioni con 
uno splendido discorso diretto a svolgere il quadro dell'at- 
tuale condizione dell* industria e della libertà nella società 
moderna a confronto dello stato servile in cui giaceva la so- 
eietà antica. Noi riprodurremo le parti più eminenti di que- 
sta dotta prolusione per far conoscere con quale, altezza di 
vedute traiti il professore Niscb questa scienza tutta ita- 
liana. 

Signori , 

Quando per forza delle più difficili rirtù nei popoli, il 
senno e la perseveranza , V Italia sa obbligare V Europa ad 
ammirarla ed a rispettarla nel meraviglioso compimento dei 
suoi destini, e ad inaugurare nei rapporti internazionali il 
vero principio fondamentale del diritto disile nazioni, mi è 
stato concesso il grande onore da questo italianissimo Go- 
verno di tenere la cattedra di economia sociale nella civile^ 
e beltà Firenze, che con concorde volere si è fatta guida e 
n»aestra a quella nazionale unione a cui ci ha educato col 
magistero della lingua. Il campanile di Giotto e la torre di 
Arnolfo, la cupola del Brunellesehi, il Battistero, Santa Cro- 
ce e tutti gli edifizii monumentali che rendono questa città 
l'Atene della civiltà moderna, (i ricordano come ella per- 
venne a tanta grandezza per la potenza delle ventun*arti, t 
di cui stemmi fanno quasi corona a quel doppio ordine di 



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170 

scaffali, ave, per Mieaio ed alto senttménto dì patrio amo-- 
re, il ehiarissìmo professore Franeesco Bonaìoi collocava nel- 
rArcbivio toscano i documenti della vera e propria gloria 
nazionale, ed il soffitto del porticato fregiava con le imma- 
gini di Francesco Guicciardini, di Matteo Strozzi, di Cosimo 
de' Medici, di Lucca Pitti, di Dino Compagni, di Dante Ali- 
ghieri, di Mieo Guidalottì e di altri chiarissimi. 

In questo Campidoglio del lavoro e della industria, tali 
imagini d'illustri uomini ascritti alle arti diverse celebrano 
i fasti dell' aristocrazìa, della operosità e dell' ingégno, che 
per azione produttrice e non guerresca o di distruzione sali- 
vano all'altezza da rendere non solo un piccolo Stato potente 
e principale regolatore delle relazioni diplomatrche , ma i 
privati cittadini suoi sostegno dei principi di ifuelle nazioni 
dalle quali oggidì con la. virtù nostra andiamo accattando 
appoggio e favore. 

Né Firenze per la sua storia ci presenta soltanto questo 
rapporto intimo fra gli interessi materiali e la potenza dello 
Stato, ma ci mostra bensì ^ome l'industria e la libertà sono 
solidali, ed il progresso dell'una trae sempre quella dell'al- 
tra. La è la sola città del medio evo io cui la democrazia 
abbia avuto l'attuazione la più estesa o la più duratura, 
ravvivata da quella movenza di vivere cittadino, per la quale 
sovente a mezzo novembre non giungeva quello che in ot- 
tobre filava; di che sebbene rimproverata dall'anima sde- 
gnosa dell'altissimo poeta, pure era elemento principalissi- 
mo di quella forza e di quella energia che la rese vitto- 
riosa su i suoi vicini, e tanto gelosa di sua indipendenza ^ 
massime per non cadere sotto gli artigli del maledetto au- 
gello per poetica ira ghibellinesca chiamato di Dio. A que- 
sto sentimento di personalità e di libertà, che la ricchezza 
crescente e produttrice alimenta e mantiene, deve Firenze 
Tessere stata la sola città d' Italia che ebbe il generoso ed 
eroico ardire di combattere contro quel roosiruoso connubio 
deirimpero con la Chiesa, che Gemente VII, rinnegando la 



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171 

sitò sublime missione di Vicario del Redentore deirUmaiii- 
là, celebrava con Carlo V suU'altare delle ruine della patria 
comuDc e del pontificato; onde il Savonarola, avvegnaché 
ucciso sul rogo, è divenuto quanto il Ferruccio T eroe po^ 
polare, ed al suo martirio è sopravvissuta la sua dottrina 
come la scritta da lui messa sul palazzo della Signoria, che 
nessun despola mai ha avuto la potenza ed il coraggio di 
cancellare. < 

Per le quali cose ho stimato cofnpiere atto di omaggio 
verso questa città, che fortemente pugnando cadde con la 
libertà e Tindipendenza d'Italia, e che oggi con lei a nuova 
vita ammaestrando risorge , d' inaugurare la cattedra a me 
affidata con presentare, per quanto la povertà dell'ingegno 
mio ed il rispetto alla benevolenza vostra mei concede^, il 
quadro dello svolgimento contemporaneo della industria e 
della libertà nella società moderna, in contrapposto a quello 
della prepotenza e del lavoro servile nella società antica. 
£d alla scelta di siffatto argomento ha pure contribuito il 
tenere per fermo, che V industria a cui le città del medio 
evo debbono i loro diritti e la emancipazione della liran* 
nide feudale , sarà quella che realizzerà V eguaglianza nei 
rapporti civili e politid non che* negl' internazionali, e star 
bilirà nell'armonia tra il lavoro ed il capitale , tra il brae^ 
ciante ed il possidente, la quale, mentre redimerà tuue le 
professioni ed i commerci dagli ultimi avanzi di un potere 
abusivo e dai pregiudizi dei privilegi e ddle protezioni, 
renderà ad ogni Staio ed alle singole parti che lo costitui- 
scono queir autonomìa- ed indipendenza necessaria al prò- 
gresìso provvidenziale della civihà, che dalla libertà e dalla 
concorrenza, non dal meccanismo, dalla bilancia e dalle pa- 
stoie ritrae sua vita e vigore. 

Ed in vero quante volte si volge la mente a eonside^ 
rare Tantica e moderna civiltà, senza i pregiudizi classici e 
le preoccupazioni pedantesche^ si vedrà che quella aveva 
a sua base il doininio deiruomo sulliuomo^ la nostra il do- 



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47S 

minio deiruomo sòlla natura. Là storia ói Oreria ò di Bo- 
ma, spogliata dal fasto di gloria che Uiito sventuratamente 
ila messo radice nell'animo nostro da 'essere tioi mossi an- 
ehe oggidì piò ai (nomi di Alcibiade e di Marcello che a 
quelli di Arkwright e di Watt, non ci presenta che drammi 
di soverchieria e di prepotenza, vuoi in rapporto, agi* indi- 
vidui , vuoi in rapporto alle masse. E ciò perchè V uomo 
pre^o i Romani e, generalmente presso tutti gli antichi^ 
non aveva alcun carattere di personalità^ bensì per tanto gli 
si attribuiva il diritto per quanto non solo era membro di 
una civile comunanza ma in essa aveva stato, onde il di-^ 
ritto di ^usufruire dei beni dei soggetti, fossero figliuoli ser- 
vi, sudditi , alleati. Cosi la guerra combattuta da Atene , 
capitanando moralmente la Grecia contro i Persiani , ebbe 
per conseguenza lo spoglio degli alleati; quelle di Roma 
contro i popoli d'Italia prima, e poscia contro gli stranieri 
finirono sempre con le arsioni, le rapine, le stragi e con la 
gioia di vedere donne belle e sventurate, fanciulli innocenti, 
guerrieri illustri incatenati e tratti fra lo scherno dei gau- 
denti dietro al carro dei vincitori. Pur troppo, o signori, il 
trionfo di un Console romano era il culto solenne prestato 
alla forza, la celebrazione deiruomo sull'uomo, la pubblica 
pruova di essere ancora i Camilli ed i Scipioni inscienti 
della vera libertà, di quella che fa correre oggi lutti i pò- 
poli a Londra ed a Parigi per assistere fraternamente al 
trionfo del lavoro. 

Senza dubbio quando V umana gente passava dalF Asia 
sua culla in questa parte occidentale dell'antico mondo sva- 
riata per allure, per valli e per clivi, veniva nel teatro or- 
dinato della Provvidenza allo svolgimento dell'individuo qual 
essere da per sé e mettevasi nel cammino ampio e fecon- 
do dello incivilimento sempre progrediente a traverso osta- 
coli e martirii. AIU Grecia toccava di togliere la confusione 
dello spirito colla materia, ed iniziare sotto le forme del 
bello la gioventù ^ella storia. Questa missione ella compiva 



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ni 

con i miraeoli dell'arte, i quali ancora al presente restano 
inimitabili meravìglie per la schiettezza che ne formano l'in- 
dole ed il decoro. Scompariva quel misto, quella confusione 
dell'arte orientale, come nelle specie animali primitive, ed 
alle mostruosità che ne sono le espressioni, succedeva FA- 
polloy la individualità più bella e più pura che mente uma^ 
na abbia concepito. 

Ma se la Grecia con svincolare dal panteismo materiale 
l'uomo individualizzò l'arte, non emancipò il lavoro che ri-r 
mase schiavo come Tessere che l'esercitava. Licurgo che più 
fortunato di Saint Simon , di Owen e di Pourier riuscì a 
iHabilire una società artificialmente organata dalle leggi ret> 
golatrici dello Stato agli abbracciamenti coniugali , ebbe il 
lavoro per simbolo di schiavitù. Precursore dei riformisti 
moderni, avvegnacchè per propositi diversi, nòa vide nella 
proprietà quella fiammella vagante ed animatrice, che T at- 
tività stimolando , conduce al progresso e per distruggerla 
dalle sue basi le toglieva ogni attrattiva, la volle non desi- 
derata , sicché tutta la sua legislazione è una macchina da 
guerra contro la brama d'acquistare. 

Né dagli Spartani erano differenti quei pulitissimi Àtet- 
niesi da Eschilo e da Sofocle scelti a giudicare le loro tra- 
gedie, e da Erodoto costituiti a centro da cui si irradia la 
sua storia. Lo stesso Platone, Che tanto seppe infiammarsi 
dello spirito di Socrate da rendeme immortale il nome pei 
suoi dialoghi, nel trattato delle leggi scrive; « La natura 
non ha fatto né calzolai, né fabbri; siffatte occupazioni de^ 
gradano le persone che l'esercitano; vili mercenari misera- 
bili senza nome da escludersi per la loro condizione dai 
diritti politici. I mercanti educati a mentire ed a giuntare 
non si debbono soffrire che come un male necessario ». 

Dei quali principii proclamati dallo stesso Senofonte, il 
più pratico fra gli statisti antichi, erano sociali conseguenze 
quel vivere da eroe in guerra e da ozioso in pace, quella 
negghienza cialiera del cittadino di cui la democrazia di 



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474 

Pericle fu la più soleDoe eonrerma; egli fece non solo del 
foro il campo del passatempo , dei maneggiameiui e della 
demordi iz2azione, bensì il demanio della giornaliera sussi^ 
stenza di ogni aleniese. 

E dai Greci passando ai Romani ^ trovasi che ad essi, 
per legge di Romolo, era interdetto qualsiasi travaglio indu- 
striale, ed in questa proscrizione furono per molto tempo av- 
viluppate anche le arti liberali. L'organamento militare che 
sempre si manteneva negli ordini dello stato, menava al di- 
sprezzo del travaglio siffattamente da riuscire lodatissima ìa 
sentenza di Augusto contro il senatore Ovrnio, per aver de- 
rogato a questo principio fino al punto di mettersi a con- 
durre una manifattura. I monumenti di architettura di cui 
ammiriamo ancora gli avanzi , i ponti che hanno fronteg- 
giato al tempo ed all'abbandono, ie grandi strade, le cloar 
che, gli acquidoiti non sono che opera degli schiavi, e non 
ridestano altra rimembranza che Toppressione, la prepoten- 
za del forte sul debole. Se quando airargenieo raggio della 
luna, che tanto bizzarranienie rileva l'ombra cup^ e gigan- 
te del Colosseo, ti tornasse in mente come quelle mura, in 
cut l'uomo per diletto era fatto preda delle belve, /urono 
fabbricate da miseri incatenati e governati col bastone, li 
consoleresti nel vederne soltanto conservate le ruine, per 
ricordare a coloro che vorrebbero di tutta Italia fare un Co- 
losseo, di non restare dei tempi della schiavitù e della forza 
altro che ruine. 

Allorchò poi dalle rive del Giordano si moveva il santo 
Apostolato per dire all'oppresso da tirannia essere ^nella es- 
senza sua uguale all'oppressore, esser libero e divino il suo 
spirito perchè impresso nella materia dal fiato di Dio, es- 
sere lutti gli uomini fratelli nel consorzio della vita, essere 
la carità la prima legge, l'amore, il primo culto, essere bello 
morire per una idea fra la non curanza e le bestemmie dei 
presenti, mutaronsi tutti i rapporti fra il p idrone ed i sog- 
getti , fra il cittadino e lo straniero. Il cristianesimo con 
svolgere od estendere il senticnento della personalità, da cui 
il Greco ed il Romano si sottraevano invocando il destino, 
ha accresciuto la liberta effettiva delle popolazioni e per lo 
spirito di eguaglianza e di fraternità ha fondato la libertà del 
lavoro, ed il principio della libera associazione, mentre che, 
facendo perdere ai patriottismo, l'indole esclusiva dell'uomo 



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175 

antico^ tale nuova , forza di espansione e di simpatia gli da- 
va, da condurre i popoli inciviliti a non cercare più la gran- 
dezza nell'abbassamento dei vicini e la ricchezza nell'impo* 
verimenlo del genere umano. 

Senza dubbio al cristianesimo , oggidì dai suoi ministri 
empiamente profanato per la gentilesca mania di materiale 
domìnio, siama debitori d' esserci messi sul cammino del 
progresso morale ed intelligente; ad esso dobbiamo la co- 
scienza di quel io che Toppresso fra le catene sente di pos- 
sedere libero ad onta dei fèrri chiodi^ti su la persona, ehe 
fece dire a Campanella ni suoi carnefici « sette volte io vi 
vinsi, or mi lasciate », che ha purificata T utilità da tutte 
le selvagge e bestiali aspirazioni per le quali si condanna 
ancora da quei che non sono sviluppali razionalmeixte ab- 
bastanza da comprendere come questa musa dell'Umanità^ 
questa Urania del sistema morafe ha dovuto prima qual Ve- 
nere presentarsi, per ridestare con le forme dilettevoli fiam- 
me nei giovani petti. E da questo progresso della coscienza 
e della ragione sorgeva in noi il sentimento proprio , ma 
jion peranco rilevato a noi stessi, di essere cioè sulla terra 
per sollevarci , mercè il lavoro, dalla povera condizione di 
bruti, e per acquistare la libertà a misura che ci rendiamo 
degni di possederla. 

€ìò che dopo quasi diciannove secoli dall'alto del Vati- 
cano è rinnegato con dichiararsi la discussione e la libertà 
inconciliabili con la Chiesa fondata dagli Apostoli sul voto 
universale anche dei poveri e delle donne, e propagata pel 
convincimento e per l' abnegazione di ogni terreno potere, 
fu però bene intraveduto nell'età pagana da quanti avevano 
gli occhi della mente accorti abbastanza per forma che le 
maggiori persecuzioni furono dai cristiani sofferte sotto i 
principi che più meravigliosi sforzi fecero per la grandezza 
e conservazione dell' impero , come Traiano e Diocleziano. 
Né le previsioni di questi due imperatori vennei*o meno; 
che quando le nazioni germaniche, straripate dalle non più 
custodite trincee imperiali , con successive invasioni fecero 
incessante urto a quel macchinismo governamentale, gli or- 
dini ne furono rotti , ed il mondo amico si trovò caduto 
nella caotica confusione. 

Tal confusione si prolungò fra l'agonia della civiltà ca- 
dente ed il continuo agitarsi della nuova, su cui poterono 



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i76 

assai le memorie della grandezza distrutta ed i ruderi di 
tanta ruina , onde i primi stati fondati da eapi germanici 
racchiudono un misto cosi strano di romano e di teutonico 
da non poterne determinare oggidì l'indole vera. Alla fine 
in mezzo a questo ondeggiamento di genti germaniche di- 
lagate sul territorio romano come corrente diluviale, sor- 
geva rimperio di Carlo Magno, tenuto generalmente pel pri- 
mo sostrato deirorganameiito moderno. In quanto a me lo 
stimo r ultima espressione del periodo di generale eonfu* 
sione, di questo rimescolamento di romano, di cristiano e 
di germanico da cui finalmente doveva formarsi la società 
moderna, la quale allora mancava di forza per svilupparsi 
per propria spinta. Infatti la fusione di tali elementi era 
tanto prematura, che cadeva con la robusta volontà che ave* 
vaia formata, ed allora cominciava la società a risolversi via 
via nelle singole sue forze , che erano necessarie per tra- 
sfondere Toperosità nella storia. Quest'analisi delle forze so» 
ciali fu opera della feudalità , non però di quella ministe- 
riale di Clodoveo, o della governativa del Magno, bensì di 
quella dei signorotti dei castelli, quale fu verso il mille, 
che ogni unità scomponendo creava nella campagna moltis- 
simi centri di una attività affatto industriale. 

Alla quale azione feudale di analizzamento doveva suc- 
cedere quella di organamento delle forze individue, reazio- 
ne delle masse compatte contro le individualità soverchianti 
cominciata nelle città, poi estesa nel contado per opera di 
quella classe dei possessori della propria industria si spre- 
giati dai Greci e dai Romani. Al lavoro doveva esser data 
la gloria di conquistare per l'uomo la libertà, e ad esso è 
serbata quella che tanto bene nostro fa reale ed efficace, il 
rendere la pace e la fratellanza un bisogno per i popoli ci- 
vili. Nelle città le maestranze, gleba degli artigiani stabilita 
dal dispotismo romano e mantenuta dai Barbari per l'esa- 
zione delle imposte, si trovarono nell' urto del feudalismo 
col clericato, le sole parti organizzate intesero la propria 
possanza, ed avendo a base non la slabilità fondiaria roma- 
na , ma la mobilità della produzione industriale in nome 
del predominio dell' ingegno su la materia , inaugurarono 
il vero principio della civiltà moderna, e determinarono 
l'indole delle diverse nazioni che la costituiscono. 

( Continua)^ 



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BOLLETTino 01 SfOTCZIE STATISTICHE ITALIANE E STHANIERB 

E DELLE PIÙ IMPORTARTI INVEnZlONl E SCOPERTE 



PROGRESSO DELL' INDUSTRIii 

E 

DELLE UTILI GOGNIZIONL 



Fascicolo di Febbrajo 1860, 



NOTIZIE ITALIANE 

fil^elelà di nraliaa socearsa degli avtif lanl 
Yleentlnl. 



Il di 16 maggio 1853 s'inaugurò a Vicenza in una pro- 
pria chiesa la Società di mutuo soccorso degli aMigiani. Fe- 
dele Lampertico giovane statista pieno V animo d' affetto 
pel miglior essere del popolo che lavora e della nazione 
che fu grande quando sue erano le arti ha in cura lo svol- 
gere della instituzione. Abbiamo alle ^stampe le relazioni sue 
del 28 novembre 1858 e del 13 dicembre 1859 piene di 
quella carità che rade volte si trova nei libri più filantro- 
pici e quando si trova commove l'animo a soavità. Quel 
sig. Lampertico è Y autore dell' opera sui beni sperabili dal- 
la Venezia, nel taglio dell'Istmo di Suez premiata dall' Isti- 
tuto Veneto; ne avverto a cagione d'onore e perchè è le- 
cito aspettare da esso grandi servigi alla patria. Al 16 mag- 
Amiaui Stathiiea, voi. J, %eri€ 4.« 12 



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178 

gio 4858 erano 350 gì* inscritti, a On dell' anno furon^ 89^ 
di cui soli 54 di onorarii ossia di chi ajuta senza bisogno 
di essere aiutati. La Società medica incoraggiò altamente 
questo benefìzio. Le arti rappresentate nominativamente soo 
37 ed hanno 737 indiViduif e indivìdui 48 sono sotto nome 
di arti diverse. Per poter calcolare con giustezza T intelli- 
genza degli artigiani delle varie arti bisognerebbe avere la 
cifra di tutti gii esercenti di ognuna di essa. Al Si dicem- 
bre 1859 i socii artigiani furono 943 olire i 54 onorarii; 
diminuirono di 5 gì' intagliatori e i doratori, e di i bandai. 
Perchè nei due anni sette morirono, diciotto furono chia- 
mati alle armi e centotrenta s\ dovettero eliminare per aver 
dato il nome, e non la quota, del contributo, la cifra non 
potè rimanere si bella com' era salita ; ma siamo sui pri- 
mordii, gli esempi e gli utili trarranno quegli altri al ri* 
sparmio e il bene tornerà anche a loro. Nei primi sette mesi 
i sussidiati furono 83 ed ebbero sussidii 104, nelF appresso 
524 i sussidii, 352 i sussidiati; in quel primo sussidio si 
spesero circa 434 fiorini, nel seconda 2436 onde si stremò 
d' assai il fondo attivo che per le tasse d' inscrizione era 
notevole al 31 dicembre 1858; con tutto ciò T esercizio fu 
chiuso c^ir attivo di fiorini 34. 23 in cassa e 1025 depo- 
sitati alla cassa di risparmio di Padova, esempio invitativo 
al popolo onde s' innamori a tener conto del frutto dei 
suoi sudori. 



Dei socii erano al 31 die. 58 


al 31 die. 59 


Per 0;0 creb. 


Minori dei 20 anni t03 


404 


0.^7 


Fra i 30 ai 40 . 390 


468 


19. 50 


Sopra i 40 anni 292 


371 


29. 26 



Il maggior numero comparativo di sussidiati fu liel 1859 
del 50 per 100 nei minori di 20 anni, del 38. 46 per 
quelli della età fra i 20 e i 40 anni , del 32. 07 pei più 
adulti. Se il sig. Lampertlco riassumendo ogni anno passato 
negli anni a venire potrà darci arl^he le cifre degl' indivi- 



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179 

dui oelle diverse arti soccorsi in quelle circoscrizioni delle 
eU, ci dimostrerà almeno approssimativamente in che stato 
di salute o di fortuna si trovino in ciascuna di esse arti gli 
esercenti ; come si vedrà la fortuna, e la dilatabilità delFin- 
teodimento della propria economia dal contrapposto del nu- 
mero degli esercenti tutti di ogni arte al numero inscrillo 
alla società. 

Le spese d'azienda dedotte quelle dì fondazione^ e non 
contando le poche della festa religiosa, furono nei sette mei^i 
del 1858 lire austriache 414. 32; neiranrto 4859 fioritii 
364. 88; cioè le spese d'uffizio valsero lire italiane 7. 59 
ogni mese neir anno primo, sole 6 nel secondo ; le spese 
di esigenza 50 ogni mese ncU'anno primo; 75 nell'altro. 
Il maggior numero di contribuenti diede più a fare agli 
esattori. Quando Y educazione avrà fatto il suo dovere ogni 
artigiano andrà la domenica alla chiesa e darà là sua quo- 
ta se la manderà col mezzo dell' amico e si strerheratlno le 
sottrazioni che bisogna pur fare ai sussidi in favore deila 
pigrizia e della negligenza. Oggi il Lampertico inculca l'as- 
sociazione eh' è la questione dell' essere e tocca tutte le. 
corde più soavi per eccitamento e per lode del lavoro e 
della frtigalità, dell'amóre e dell'onore^ elevando a dignità 
pari a qualunque altra quella dell' operaio senza del quale 
nessuna grandezza potrebbe fare mostra nessuna. 

Giustamente notava il Lampertico in che tempi una ta- 
le società si costituiva « Volsero sciagurati gli anni: la ve- 
ste del ricco era logora, e i bozzoli ammalati non la filava- 
no nuova; le canzoni di gioia morivano nella bocca e l'uva 
non imprimeva vino che le facesse intuonare ». Un anno 
dopo, suffragati i morti, il Lampertico parlava per 1' Eccle- 
s^iastico: Due vagliono meglio di un solo: se l'uno cade 
Poltro rilei?a il Simo compagno^ ma guai a chi è solo per- 
ciocché se cade non v' è alcun secondo per rilevarlo j le 
parole son da sgomento ed efficaci a provocare l'associa- 
zione, e come ai fatti espressi meglio si crede che alle sen- 



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480 

lenze subito sovvenne col rendiconto che ho detto, e eoa? 
sacrò quanto per l'amore divino era stato scritto agli uo- 
mini. 

La faccenda si capi cosi bene che parecchi offerirono di 
pagare doppia quota per avere all'occasione doppio sussi- 
dio. Piano a' miei passi , disse Lampertico : questo toglie 
quella egualità che deve sempre esser tra noi, può muove- 
re alcuni a far anche quello che non potrebbero per non 
esser da meno degli altriy e infine può metter pericolo che 
disamorino dalla società perchè se troppo lo sproni divien 
tardo anche il migliore corsiero ». Ma non lasciò cadere 
semente nella rena; con molta grazia invitando chi può 
metter a parte da mezzo a dieci fiorini per volta, ma fer- 
(nisi al punto di 100 si dia al tesoriere che ogni sei mesi 
gli darà, o sommerà al capitale, quattro di frutto per cento 
di capitale per anno, e quand' abbian bisogno denari fino a 
25 fiorini , appena chiesti subito pagati : se piò aspetti un 
mese e li avrà. Cosi bravamente il Lampertico insinua i 
principii di una cassa di risparmio per gli artigiani iscritti 
alla società vicentina, con amorevolissimo e moralissimo con- 
siglio. -Vedremo che ne sarà, ma sarà bene perchè Vicenza 
è città dì ottimi concetti e di ottimi animi, e il Lampertico 
sa condurre con molta grazia e cortesia questa faccenda cot 
fne si vede in que9te sue relazioni. 

£. ScarabeUù 



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mi 



NOTIZIE STRANIERE 

Moria ftnansiarla deiranno t8ft9# 

I. 

de Tanno ora scorso tadcìa traccié imperiture nella storia 
politica d*Italia e d'Europa, poche ne lascia nei mondo in* 
dustriale, non essendo in esso iniziata alcuna di quelle 
grandi imprese, che esercitalo un'influenza durevole sullo 
sviluppo economico dei popoli. 

La Borsa però ha colle sue oscillazioni riflettuto come 
in lucido specchio le varie vicende politiche che nel corso 
dell'anno si sono succedute^ 

.(Cominciamo dal nostro Stato. 

Gli effetti della crisi e dei fallimenti avvenuti nel 1858 
non si erano ancora interamente cancellati e la Borsa era 
tuttavia sotto il peso dell'inerzia o dell'atonia e d^li affari 
verso la fine di quell'anno. Ma la rendita, siccome il titolo 
a cui accorreva di preferenza il capitale disponibile, era so- 
stenuta ed a poco a poco erasi rialzata. Alla fine di dicem- 
bre 1858 il 5 per 100 1849 era a 94. . 

L'anno 1859 si aperse sotto auspiqii poco favorevoli alla 
pace. Le parole dell'imperatore Napoleone all'ambasciatore 
austriaco rilevarono la gravità della situazione. La rendita 
discese. 

Il 5 per 100 1849 era rimasto, staccato il vaglia se* 
mestrale al 9i. 50, cadde rapidamente al 89: alla fine di 
gennaio era ad 83. 50 : nella seconda metà di febbraio di- 
scese ad 82. 50, poscia ad 81. 50, nell'aspettazione dell'im- 
presiito. In principio di marzo era a 79. 50« L' imprestito 



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482 

lo fece discendere a 77: poscia risali a 79. &0, soUo Tin- 
fluenza delle notizio favorevoli alla convocazione del Con- 
gresso. Il Congresso divenendo meno probabile, alla mela 
d'aprile abbassa a 75, poscia a 74 al dichiararsi delle 
osCilità. 

Ma la guerra imprendevasi sotto buoni auspici!: la Fran- 
cia era con noi: la vittoria con noi e colla Francia. Mentre 
gli austriaci occupavano e taglieggiavano il Novarese e la 
LomeIlina> i fondi rialzavano: il 5 pec 100 1849 saliva di 
nuovo ad 80 ed 8f. Montebello e Palestro furono salutati 
con un rialzo di 4 franchi. Il 9 giugno il 5 per 40 ' 49 
era asceso ad 86. 25. Vi Tu quindi reazione e cadde ad 84 
ed 88. 50. Solferino provocò nuovo rialzo, reso più stabile 
dalla notizia delfarmìstizio: i capitoli di Yillafranca produs- 
sero in sulle prime un ribasso: poscia h corsi rialzarono ed 
alja metà di loglio il 5 per 400 49 era ad 84 50. Quindi 
continuò con varie oscillazioni sino ad 86. 50 ed 87. 

Questo fu il corso piò elevato. L* aspettazione e poi la 
conclusione del secondo imprestito promossero un ribasso 
sensibile. La pace di Zurigo che definiva la cessione della 
Lombardia ma non risolveva la quistione italiana, non ebbe 
influenza sulla rendita. 

Concbiuso il nuovo imprestito di cento milioni, la ren- 
dita risaliva di nuovo da 8S ad 84. 50. 86, ultimi corsi 
deiranno. 

Per tal guisa dopo una guerra breve e vittoriosa, dopo 
ringrandimento dello Stato, la rendita si trova alla fine del 
1859 in ribasso di 10 per 400 in confronto del 1858. 

Questa differenza, che a prima vista sembra strana^ si 
spiega agevolmente. 

Nel corso del 1859 il governo sardo contrasse due im- 
prestiti per 9 milioni di rendita: egual somma si ebbe a 
consegnare alla Francia e cosi il debito pubblico é cresciuto 
di 18 milioni di rendita annua. 

Lo Slato ba acquistato in pari tempo poco meno che 



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483 

tutte le azioni delle strade ferrate di Siradettn e di Caneo, 
donde altro aumento del ddbito pubblico di 4,250,000 di 
rendita. ^ 

GitiatB sul naereato una cpiantitli enorme di rendita, i 
corsi dovevano essere più fiacchi, ma siccome i capitali ab- 
bondavano ed anziché rimanere inerti ed improduttivi, si 
risolvevano ad impiegarsi in rendila pubblica, i corsi di 
questa sarebbersi meglio sostenuti, s^ Toriza^onte politico si 
fosse rasserenato. 

La questione deirilalia centrale e le difficolta sorte con- 
tro la convocazione del Congresso , che si aspettava pel 
giorno 5 gennajo, hanno fortemente reagito sul credito 
pubblico ed i fondi pubblici ne furono colpiti. 

Nei valori industriali l'anno 4859 presenta risultati an- 
cora meno soddisfacenti. 

Le azioni della Cassa. del Commercio che in principio 
deiranno erano ancora a 465, il 84 gennaio non erano più 
che a 400, il 28 febbraio ad 80; il 34 marzo a 62. 50. 
Esse oscillarono quindi fra 60 e '72. 50, senza più potersi 
rilevare. 

Il mercato delle strade fernrte è interamente cessato. 
Le azioni di Stradella e di Cuneo erano discese fortemente: 
la Cassa del commercio e dell* industria ne aveva una rag- 
guardevole quantità. Il governo pensò d'incorporare quelle 
linee, olTrcndo agli azi^nj^i il cambio delle azioni in ren- 
dita 5 per 400, ^ipè Stradella a fr. 24. 5Q, Cuneo a fran- 
chi S2p La Cassa d^l ^mm^rcio e molti altri azionisti gra- 
dirono l'offerta^ p^r puì ben poche azioni rimangono in 
mano di privati. 

Nel ^orao d(sl ^^9 si ebberp adqnqtie i segnenti fatti, 
finanziarli : 

4.^ Due ifnpreatiti: il primo 4^1 24 febbraio, di 50 mi- 
lioni di franchi; il secppdo doli' 4 4 ottobre di 100 milioni. 

3.^ Corso forzato dei biglietti della Banca Nazionale e 
della Bapea di Savoia dal 27 aprile al 34 ottobre. . 



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484 

d.^ biìiUEmie di una ^ede delia Banca Nazionale a Mi- 
lano ed aumento del suo capitale da 32 a 40 milioni. 

4.^ Acquisto fatto dallo Stato delle linee di Stradelhi e 
Cuneo e cessazione col i.^ luglio deireserci^io separato di 
quelle linee. 

5."^ Concessione delle strade ferrate della Riviera^ di Sa- 
vona e di Torreberreiti. 

6.^ Abolizione delle barriere doganali colle ptovincie 
centrali italiane, ed introduzione in esse dei pesi, delle mi- 
sure e monete decimali, come nel Piemonte e la Lom- 
bardia. 

Questo è il bilancio finanziario ed industriale del 4859. 
È un bilancio di guerra , poiché le menzionate concessioni 
di strade ferrate, furono fatte il 45 ottobre, epperò non 
potevano avere cominciamento che nel co'rrente anno. 

Tuttavia Tanno è trascorso senza dissesti ed il paese ha 
mostrato in difficili contingenze le sue forze produttive ed 
i mezzi di cui disponeva per far fronte ai gravi ed incal^ 
zanti bisogni dello Stato. 

II. 

La Francia, coipe la potenza ch'era intervenuta diretta- 
mente nella lotta , e che ebbe la parte principale nel mo- 
vimento del 4859, si è pure più vivamente risentita degli 
effetti delle vicende politiche e della guerra. 

Il 3 per 400 francese, che mantenevasi negli ultimi 
giorni del 4858 a 73, discese di 50 cent, il 2 gennaio, di 
I. 50 rs, di 4 fr. il 40; alla fine del mese era abbassato 
sitìo a 67. 80. Tutti gli altri, valori cosi a reddito fisso come 
a reddito variabile seguirono la stessa tendenza. 

Nel corso dell'anno il prezzo più alto fu in gennaio di 
7S. 50. più basso in maggio di 60. 50. 

Questa depressione dei corsi si deve ali* imprestito di 
óOO milioni, aperto il 7 maggio e chiuso al 45, al corso 



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4S5 
di 60. 50 con uno scoDlo di I. 93 sai veramAenli, per evi 
rìducevasi a 58. 67. 

I corsi pia aki e più bassi degli ahri valori fturono i 
seguenti : 

Comò più alto Corso più basso 

Banca di Francia .... * 3000 S500 

Credito mobiliare . • • . • 955 505 

Hniorie Saint.Paul ..... 490 390 

Strade ferrate 

Orleans 1440 1093 75 

Nord 4000 812 50 

Est : . . . . 695 580 

Ovest ....:.... 610 450 

Mezzodì 580 395 

Lione a Ginevra •....• 620 400 

Parigi-Mediterraneo 947 60 717 50 

Strada Yiuorio-Emanuele • . . 440 315 > 

Austriache . ....... 635 327 60 

Lombardo-Venete 582 50 412 50 

È da notare che, salve poche eccezioni, i corsi più alti 
si ebbero in gennaio, quando si nutriva ancora la speranza 
di evitare la guerra, ed i più bassi in maggio^ quando circa 
un mese dopo dichiarata la guerra, gli alleati non avevano 
ancora cominciate te loro operazióni. 

Il primo fatto d'armi ha rincuorato, e ad ogni vittoria 
si aveva un rialzo sensibile. L' armistizio produsse un au- 
mento più notevole : i preliminari di YHIafranca nessun au- 
mento , sia perché si riconobbe che lasciavano un appicco 
a nuovi conflitti, sia perchè la Borsa aveva avuto sentore 
delle trattative alcuni giorni prima che 11 telegrafo le an- 
nunziasse all'Europa. 

L' anno terminò lasciando una sensibile depressione nei 
corsi in confronto del suo cominciamento.^ È un fatto ge^ 



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486 

nerele in tniie U Borse. H credito ò molto diffidente, e la 
situazione incerta, le difficoltà insorte a ritardare o mandare 
a monte il Congresso, non valcTano ceno a far rioi^ere 
la fiducia. 

Però la Francia ha mostrato quale possente nazione 
essa sia. LMmprestito di 50Q milioni ha ottenuto uno splen- 
dido successo. Oltre Timprestito furono indjpiegati oltre tre- 
cento milioni in obbligazioni di sirade ferrate, con cui le 
compagnie hanno potuto proseguire i lavori. 

La Banca di Francia allo scoppiare della guerra ha au- 
mentato lo sconto. Esso era dal 24 settcnnbre 4858 a 3 
per 400: il 38 aprile 4859 fu portato a 8 4;2, il 3 mag-, 
gio a 4 per 400: il 4 agosto fìi ridatto di nuovo a 3 1/2 
per 400. 

III. 

Dopo aver considerata 1^ condizioni delle Borse e del 
eredito delle due potenze alleate', esaminiamp quelle del- 
l'Austria. 

La Borsa di Viennti, com'è naturale, ha subito più delle 
altre Borse del continente europeo le influenze delle po- 
litiche vicende. 

Da undici anni l'Austria si agita in mezzo ad un viluppo 
di difficoltà finanziane, da cui non era ancora riuscita a di- 
stricarsi nel 4858. Tuttavìa si annunciava la ripresa dei pa- 
gamenti in danaro pel principio del 4859 , $ questa aspet- 
talione aveva contribuito a migliorare i C9ìH\\^ì\ e rialzare i 
corsi dei val^i. 

li S4 dicembre 485^ Ta^ìq df^U'^rgenlQ non era più 
che di 8, 75: il eorso delle metalliche era ad 84. 35, del- 
IVimpresiito nuzioinilfi iid 85. 40, delle azioni della Banca a 
I004 del credito mobiUare a 843. 

Il ribasso ha incontrsfto dapprincipio un|^ for^ resistenza. 
t*aggio non era aumeniaio in gei^i^aìo 1859 fì^^ di 4. 85, 
vale a dir^ che il ^niiMn era salito da 408. 75 a 104. 60. 



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Ma le meiailìche erano già discese a 78. 75, le azióni defb 
Banca a 933, cfiielfe del credilo mobiliare a 315. 

in febbraio crescono i timori e Paggio aomentè di 4. 
45: nuovo ribasso nei talori. Alla (Ine di manto l'aggio non 
muta , ma i valori rialzano per nuove speranze di eonser- 
vare la pace. 

Finalmente si dichiara la guerra: Paggio ascende a '49. 
75, due giorni dopo a SI. 35, il 30 maggio a 40, il 4 
giugno (battaglia di Magenta) a 42, 35: Tu l'aggio più ele^ 
▼ato: quindi prese a discendere: T armistizio lo fa cadere 
a 39, il colloquio dei due imperatori a 46, il manifesto di 
pace a 44. Quindi prese a salire, variando fra 48 e 34, 
secondo che erano più o meno favorevoli le notizie relative 
alla conferenza di Zurigo. Esso rimase il 34 dicembre 4859 
a 33. 75, ossia con. un peggioramento di 34 per 400 in 
confronto del' 4858. 

Le metalliche sono discese a 56. 50 il giorno del ma- 
nifesto di gueri'a: poscia oseiiiarono fra 58. 75 e 65. 75 
durante la guerra: il manifesto di paceje fece salire a 76: 
quindi discesero sino a 70^ 50 il 34 ottobre e rimasero a 
73. 70, con ribasso neiranno di 44, 55. Il prestilo nazio- 
naie cadde a 63 il SO aprile , risali sino ad 81, 50, rima- 
sero a 79. 50 con ribasso di 5. 60» 

Le azioni della Banca discesero a 695 il 80 aprile, oscil- 
larono fra 700 a 900 durante la guerra, e restarono a 904, 
con ribasso di 99 fiorini. 

Le azioni del credito mobiliare sono discese a 484 il 
SO maggio^ giorno della l>attaglia di Montet>ello, risalirono 
sino a 348. 50, rimasero a 308. 40, con ribasso di 84. 60. 

Contribuirono a questa de^essioiìe persistente dei valori 
ed a questo slato sfevorevole dei eamiMi, te condizioni dei* 
l'erario. 

La guerra spinse TAostria a provvedimenti uraordinarit, 
che non sono adottati (uorchè dalle potenze per le qtiali 
^no completamente esauste le fonti del credito. Per sop<r 



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I8S 

perire ai bisogni della guerra fede colla Banca un impre* 
stilo di aOO milronì di fiorini in carta, di cui però un terzo 
doveva gravitare sul Lombardo-Veneto. Non fu in tempo di 
esigiere T imprestito forzato dalla Lombardia, ma caricò la 
Venezia. Oltre ciò stabili un aumento delle imposte « so- 
spese i pagamenti in danaro sonante degl' interessi seme- 
strali delle metallicbe, fece remissione clandestina di oltre 
20 milioni di fiorini in metalliche, non autorizzata, sul cosi 
detto imprestito nazionale. Ciò malgrado in bilancio pre- 
senta una deficienza notevole, il credito è quasi scomparso 
e durante la guerra si ebbero a lamentare a Vienna molti 
fallimenti e di case considerevoli e possenti. 

Il Ì859 è stato uno degli anni più infausti pel credito 
e per le finanze dell'Austria, poiché a dififerenza delle po- 
tenze alleate, non ha trovato modo di ottenere nell* interno 
un concorso spontaneo e non è riuscita a conchiudere un 
imprestito. La nomina d' una Giunta per istudiare la situa- 
zione delle, finanze ed il ristabilimento ddl' equilibrio del 
bilancio, e Tannunzio che si ritornava a pagare gì' interessi 
delle metalliche in contanti hanno alla fine dell'anno eser- 
citata qualche lieve influenza sui corsi; ma tra un anno e 
l'altro rimane una sensibile differenza e rimarrà finché 
l'Austria sarà costretta a tenere in armi un forte esercito, 
èhe assorbe due terzi delle rendite ordinarie 



IV. 



Le condizioni infelici dell'Austria reagirono su ttitte le 
Borse della Germania , non meno che su quella d'Amster- 
damo, dove le metalliche austriache e le azioni del credito 
mobiliare di Vienna sono oggetto di giornaliere contratta- 
zioni. 

A FraBcoforle le matalliche erano discese sino a 84 da 
80 4;3, e le azioni del credilo mobiliare da U9 Ifl a 
43 Sf3. 



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ÌS9 

In molte piazze tedesche erasì radicato il timore che 
^Austria fosse per fallire: vi furbdò giorni di sgomento, ef 
se ne risentirono anche i valori più solidi ed i fondi pabt 
blici di altri Stati. 

Egli è cosi che a Berlino il 4 ijìt per O/O èra disceso ad 
86 1/2. 

Quest'influenza dell'Austria non poteva che peggiorare 
le condizioni delle piazze tedesche, ancom travagliate dagli 
effetti della crisi che un anno prima vi aveva semioata In 
fovina di molte case.. Ma essa ha anche prodotto un van- 
taggio, ed é che è diminuita assai la speculazione sfrenata, 
e che le metalliche austriache, malgrado il loro basso prezzo, 
non trovano più tanti compratori. 

LMnghiItcrra, benché sicura nel suo scoglio, non rimi- 
rava senza sospetto e paura lo svolgersi del jgran dramma , 
della guerra dMtalia; I consolidati ch^erano alla fine del 4858 
a 96 4/2 discesero sino ad 88 1/3. Lo sconto della Banca 
vi fu elevato da 2 i/2 a 3 4/2 per O/O; ma i capitali erano 
abbondanti, il movimento degli scambi notevole, TaiSuenza 
di metalli preziosi pressoché continua^ per guisa che la 
piazza di Londra non solo ha potuto fornire ai bisogni delle 
strade ferrate ed altre imprese interne, ma Concorrere ad 
imprestiti esteri. 

Gli anni di guerra sono anni di imprestito: i governi 
sono costretti a ricorrere al credito pubblico, allora appunto 
che questo é più scosso , e le condizioni che debbono ac- 
cettare sono le più onerose. 

L'anno 4859 ha veduto contrattarsi j seguenti imprestiti: 

Francia 500 milioni a 3 per O/O a 60. 50. 

Inghilterra: 

2 milioni sterline Victoria (Australia). . a 6 O/O a 407 
5 milioni sterline indiane . . . . a 4 4^2 O/O a 95 

5 milioni id. id a 5 O/O a 97 

4 milioni id. russe a 3 O/O a 68 

3 milioni id. strade indiane . • . a 4 4/2 O/O a 400 



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190 

Siilla piazza di Londra era pure stato aperto T impre- 
stilo di 6 milioni di sterline per l'Austria a 5 per O/O ad 80^ 
ma non vi ebbero soseriltori che per un milione e me^zo 
airineirea. 

Sulle piazze tedesche furono aperti i seguenti : 

80 milioni di talleri ( Prussia ) • a 6 O/O 

iS » » » a 4 1/2 O/O 

8 milioni e mezzo di fior. (Darmstadt). • • • a 5 OjfO 

S milioni di fior. (Nassau) • • • • ... a 6 O/O 

4S milioni di fior. (Baviera) ..... a 4 l/S O/O 

4 milioni di fior. (Wurtemberg) {. • . . a 4 l/S O/O 

4 milioni di fior. (Baden) . . . . . . a 4 4/S 0/0 

L'Austria ha contrattato 6 milioni di lire sterline, come 
abbiamo detto di sopra, ma tra ringhilterrà e la Germania 
non ha potuto collocarne che 2 milioni e mezzo. Essa ha 
imposto alla Venezia un imprestito forzato di SO milioni di 
fi[or.; ha tolto dalla Banca f33 milioni di fior, in carta, 
ha poscia imposto alla Venezia 8Q milioni di carta , oltre 
alla clandestina eniissione di titoli deirim prestito nazionale 
di 600 milioni di fior. , e che riusci, per quella fraudolenta 
emissione, di 610 milioni. 

In Italia, il Piemonte ha emessi due imprestiti, uno di 
60 l'altro di 420 milioni nominali a 5 p. b/0; Gli Stati del- 
l'Italia centrale hanno contrattato imprestilo per circa 28 
milioni di franchi; il governo pontificio ha emesso per due 
milioni di scudi di carta. ^ 

. La somma degli imprestiti negoziati in Europa nel 4859 
ascende a 2300 milioni di fr., la maggior parte per so- 
stenere le spese della guerra, o prepararsi alle aventualilà 
della guerra. 

Per le imprese industriali non si ebbero molti versa- 
menti, a fare. Sioltanto l'Inghilterra ha sborsati circa 45 mi- 
lioni di sterlini. La Francia ha collocate obbligazioni di strade 
ferrate per 300 milioni. 



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191 

Nel resto di Europa il movimento di capilali è dialo as* 
sai più ristretto, e le imprese furono quasi sospese. 

La fitiQ del 48S9 lasciò ancora una differenza in ^Vore 
del 4858, che pure fu un anno eccezionale, per la crisi 
che nei principio si è estesa dall' tnghilterra sulla Geiv 
mania^ ^ 

L'Austria è lo Slato d* Europa che irovasi in Condizioni 
più infelici, coi fondi pubblici depressi e colle banconote 
che perdono il 30 per 100. Come potrà l'Europa preparare 
il ritorno della fiducia e del credito? Collo scioglimento 
della questione italiana, in guisa di assicurare la pace, dando 
soddisfazione a' voti de' popoli, e di poter ridurre gli eser- 
citi stanziali, per modo che le spese pubbliche diminuisca* 
no. Forse passerà ancora il 4860 prima che questo deside- 
rato risultamento si possa ottenere. 

— rOQO — 

TOtertoH Mani «alla Isenefieensa In Pavidi» 



Seguendo la pratica che ci sramo imposta di oflrire melane 
coniche si ma utili cognizioni di pubblica beneficenza, e te* 
nendo dietro a quanto da noi si riferiva nell' ultima parte 
del nostro articolo inserito nel fascicolo di novembre 4859 
di questi Annali, ora riporteremo un sunto di quanto iiPre- 
folto del dipartimento della Senna , allo spirare del p. p. 
anno rappresentava al Consiglio Municipale di Parigi nella 
setione ordinaria del 4859 intorno alla beneficenza compar- 
tita in quella metropoli. 

L'assistenza pubblica in una città che raccchiude un mi- 
lione e cinquecento, o settecento mila abitanti esige uno 
sviluppo di personale, di materiale^ di spese che basterebbe 
a costituire un'amministrazione qualsiasi di altissimo grado. 
Malattie e miserie di variàtissime specie si incontrano iii tanto 
agglomeramenio di gente, ed esse vogliono altretunte variatis- 



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492 

sime qualkà di soccorsi. Neiranno 1860 7172 leui saranno 
approntati per gH «mnrtalati : 7838 per gì* incurabili e per 
i' vecchi: il 95 per i pazzi: 609 per i bambioi; in tutto 
47>84 4 letti ai quali abbisognerà aggiungere una cinquan- 
tina in due piccoli o«pizj per vecchi ohe appartengono 
ngli antichi comuni di Montmartré e di Belleville. Si può 
foro per Fanno 4860 il preventivo di 5,924>046 giornate 
per malati e per incurabili. ' 

In oltre, mille e seicento pazzi, mancando le piazze di 
Parigi, saranno mantenuti ne'maDicomii di provincia ; 4 4,482 
fanciulli abbandonati al carico del pubblico saranno affidati 
n privati in speciali stabilimenti 'e nejle colonie agricole 
della Francia e dell'Algeria, senza parlare di 6900 fanciulli 
(^he per mancare di collocamento rimangono sotto la sorve- 
glianza della amministrazione di beneficenza locale. 

Se vuoisi compire il quadro degli infortunj ai quali que- 
sta amministrazione di carità è tenuta di porgere sollievo, 
non devesi omettere a riguardo di Parigi antico: 4.^ é9,424 
indigenti registrati agli ufficj di beneficenza: 2.^' circa 20,000 
ammalati non registrati , ma bisognosi e che vengono ogni 
anno curati alle loro case, e che ricevono i temporarj soc- 
corsi voluti dalla particolare loro situazione: 3.^ infine 35,000 
poveri della parte suburbana che ora passa 9 formar part^ 
della città, che dovranno esser messi a parte tanto di sus- 
sidj in natura, quanto del beneficio di medico servizio. 

Il personale impiegato per soccorrere a tante esigenze 
è assai numeroso. Presso Tamministrazione centrale delUas- 
sistenza pubblica sonovi 362 ufficiali. Nei 16 spedali e 18 
ospizj si trovano 38 confessori, 94 medici, 42 chirurghi , 
48 farmacisti, 222 allievi, 4545 infermieri di diverse cate- 
gorie e dei due sessi, 924 incaricati di generali serviz} e 
28 condannati. Negli ufficj di beneficenza 235 medici , 97 
levatrici^ e 440 impiegati d'amministrazione. Il che dà un 
totale di 3682 individui dedicati al servizio de*, poveri. 
Per far fronte alle gravissime spese che esige un tale 



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493 
iservizio, l'assistenza pubblica non possiede mezzi sutBcienii. 
il dipartimento, i pesi del quale però eadono su Parigi nella 
proporzione del 93 per eent. , consacra somme consìdere* 
voli ai pazzi ed ai figli abbandonati. La città, per sua parte, 
ì!à 8,505,794 firarichi e 90 cent, sotto il titolo di sovvenzione, 
per le spese annue degli ospizj e de' spedali , e per sussi- 
diò delle case de' pazzi, de' figli derélilti: in oltre 4,^61,410 
>• per le spese straordinarie applicabili sia agli effetti mo^ 
biliari sia alle riparazioni degli stabilimenti spedalieri. Ar- 
rogi altresì che somministra 100,000 fr. ogni anno in soc- 
corso e per incoraggiamento di opere pie private. 

D, G. C. , 



MtmtÌMiìem deUa s^ua^^I^ criminale in Vruneia 
iliivante Tanno IMO» 

( €oat»Daa«iooe e fine. Vedi il fascìcolo di novembre 4859). 

III. 
Tribunali di semplice polizia. 

Il numero delle infrazioni sottomesse alla giurisdizione 
della semplice polizia non ha seguito il movimento deoi'e- 
scente notato nel numero delle infrazioni più gravi spettanti 
alla giurisdizione. correzionale ed a quelle delle Corti d'As- 
sise. 

1 2681 tribunali di semplice polizia bando dato insieme 
402,9i4 giudicati nel i856; 6,417 dippiù che il 4855 e 324 
di meno che nel 4854. I 402,944 giudicati del 4856 sono 
stati pronunciati; 354,530 (88 per 400) contradditoriamente 
e 48,384 (42 per 400) per contumacia. Essi sono stati quasi 
tutti dietro richiesta del ministero pubblico e gli incol- 

Anuau statistica, voi /, è^rie 4.* iS 



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pali interessati nei 402,914 affari di semplice polizia stati 
giudicali nel 1856 erano al numero di 533,195. Fra questi 
sono stali 33,518 (63 su 1000) assolti; 47p,8l5 (885 su 
1000) condannati all' ammenda; e 47,856 (52 su 4000) con- 
dannati air imprigionamento. A riguardo di 4026 interven- 
nero dichiarazioni d' teeompetenia. 

I 9 iribuofali di semplice pplizia del dipartimento dell^ 
Senna non hanno pronunciato nel i 856 , che 29,9U9 ^giu- 
dicati, invece di 46^067 nel 1855 e di 45,629 nel 4854. 
Questa diminuzione considerevole è dovuta aireccellente or- 
ganizzazione della polizia municipale, la di cui incessante 
sorveglianza previene oggidì le contravvenzioni che altre 
volte bisognava reprimere. Il ravvicinamento di queste ci- 
fre è r elogio il più significante che si possa fare al decreto 
del 28 ottobre 4854. 

II numero delle infrazioni alla legge denunciate al mi- 
nistero pubblico non fu che di 281,377 nel 4856, in- 
vece; di 284»648 nel 4855 

296,631 nel 4854 
e 291,073 nel 4853 
Fra questi numeri non sono comprese le contravvenzioni 
forestali e fiscali che sono punite direttamente dai funziona- 
rli pubblici a cui appartengono. Le 284^377 denuncie a pro- 
cesso verbale giunte alla conoscenza dei tribunali nel 4856 
sono state trasmesse come segue: 

444,088 dalla gendarmeria, che contava 3399 brigadieri 

e 48,484 gendarmi d'ogni grado; 
92,586 dai commissarj dì polizia, nel numero di 4979 

assistili da 7009 agenti; 
9,459 da 2850 giudici di pace; 
45»437 dai maires ed aggiunti di 36,826 comuni ; 
43,7l5 da 34,455 guardie campestri comunali; 
36,092 per altre vie. 

Confrontando il numero delle infrazioni provale da cia- 
scuna classe d'agenti del ministero pubblico colla cifra di 



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195 

, questi dgenii si lia la misura del loro concorso all' opera 
colmine. Così mentre si contano per numero medio IO prò- 
eossi verbali almena per ciascun commissario od agente di 
polizia, 6 per gendarme e 4 per ogni giudice di pace,' non 
ve ne ha 4 per d«e guardie campestri. Negli affari che 
hanno dato luogo a diversi processi verbali, non si è contato 
che il primo dei processi verbali pervenuto al tribunale e 
ne risulta che le cifre che precedono non forniscono un 
apprezzamento completamente esatto; la gendarmeria, spe- 
cialmente, ha dato assai piò processi verbali che non se ne 
sia rilevato dal suo rendiconto. 

Su i 284,377 affari sottomessi ali* apprezzamento del mi* 
nìstero pubblico, molti non potevano essere utilmente in- 
quisiti; e 141,700 denuncie o processi verbali (quasi due 
quinti del numero totale, 399 su 1000) sono state defe- 
rite al tribunale. Il numero proporzionale degli affari cosi, 
abbandonati varia assai poco da un anno all'altro: cosi, era 
di 894 su 1000 nel 1855 e 892 nel 1854. Gli ahri affari 
sono stati : 

77,803 comunicati ai giudici d'istruzione; 
84,428 portati all' udienza dei tribimali correzionali per 
citazione diretta del ministero pubblico o delle 
parti civili; 
6,369 rinviati alle altre giurisdizioni competenti , com<^ 
sarebbero i tribunali di semplice polizia , i 
consigli di guerra, ecc. 
1,577 non erano stati oggetto d'alcuna determinazione 
al 34 dicembre 4856. 
I giudici d'istruzione che ebbero ad occuparsi di 84,836 
affari nel 4855, di 95,401 nel 4854 e di 99,504 nel 4852, 
non ne hanno avuto che 81,484 nel 4856. È una diminu- 
zione di 48,378 in cinque anni, un quinto circa. Due cause 
hanno contribuito a produrre questa diminuzione; da ima 
parte, la riduzione del numero delle infrazioni alla legge: 
4'ahra parie, e soppratatto, la cura che hanno posto gli 



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19^ 

uffici dì non occupare i giudici d^i$truzione che quando Pìut 
tervento di questi magislrati era indispensabile, ed a portare 
per citazione diretta davanti ai tribunali tutti gli affari io 
cui r arresto preventivo degli incolpati non era neeessariq. 
L'abbassamento progressivo del nqmero proporzionale degli 
assolvimenti ha provato che questo modo di procedere, la- 
sciando ài giudici d'istruzione maggior campo per istruire 
gli affari gravi, non comproqaetteva per nulla la pubblica re- 
pressione. Dei 6i,l6i affari, tanto antichi che m\o\% di cui 
i giudici d'istruzione hanno dovuto occuparsi nel 4856, ne 
restavano 5647 in eorso d' istruzione il Si dicembre , per 
essere stali evocati dalle corti imperiali. Gli aUri 74)444 sono 
itati regolati nella maniera seguente: 

20,408 (203 su 4000) sono 9tati terminali per ordi- 
nanze di non luogo. 
4,710 (61 su 100) sot)o stati rinviati alle camere di 
accusa. 

51,714 (668 su ,1000) davanti ai tribunali di corre- 
zione ; 
602 (8 su lOOQ) davanti ad altre giurisdizioni com- 
petenti. 

Gli incolpati implicati negli affari regolati per ordinanze 
dì non luogo erano al numero di 27,048 di cui 14,346 erano 
detenuti e 15,782 in libertà. 

Le camere d'accusa hanno stabilito, nel 1856, su 5069 
affari portati davanti ad esse, sia per ordinanze dei giudici 
d' istruzione, si£| per opposizioni formate dal ministero pub- 
blico dalle partì per ordinanze di non luogo j sia infine 
, per decreti di evocazione ; 4684 decreti di invio alle Assise, 
116 di rinvio alia polizia di correzione, 8 di rinvio iu seno- 
plice polizia, e infine 265 decreti di] pon liiogo ad inqui- 
sizione. , 

Il niimerp delle jsunze, processi verbali e denunci^ che 
restano tutti gli anni pendenti è assai considerevole. La ra- 
gione ne è semplice: se il pubblico ininisierp per l'eser(ù<« 



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J97 
%\ù della sua dorvegliama deve esigere che gli sia resa 
cotìió da suoi subalterni di ttttti i fatti ohe posssno costituire 
delle infr^idni Alia legge, h sua prudenza gli impone il 
dovere di non punire che quando gli interessi pubblici o 
privati abbiano ricevuto un danno suscettibile d' essere re- 
presso colle leggi penali, e ohe sembrava possibile dì sco- 
prire gli autori del faUo. Il numero degli aìbri che le de- 
cisioni degli inquirenti, dei giudici di istruEiooe o ^elle èa- 
mere d'accusa hanno lasciato senza punizione, nel IB66, 
fu di 132,628, quasi la metà (47S su 1000) del numera 
totale dei fatti che erano stati portati alla conoscenza del 
pubblico ministero* 11 loro numero proporzionale differisce 
pòeo da un anno air altro. Cosi dal i85i al i856, non ha 
variato che di S& millesimi. Era al massimo di 493, su 
4000 nel 485i, e al minimo di 458 su iOOO nel 1853. I 
motivi dell'abbandono delle punizioni, nel 1856, possono 
riasst^mersì cosi : 

Per 60,548 affari (458 su iOOO) i fatti incriminati non 
costituivano né crimine né delitto. 

Per 34)54à affari (261 su 1000) gli autori delle infra- 
zioni sono restati isconoscìuii ; 

Per 17^149 affari (134 su 1000) i fatti erano senza 
gravità e non interessavano essenzialmente 1' ordine pub- 
blicoj 

Per 7744 affari (58 su 1000) non si poterono racco- 
gliere gravami sufficienti contro gli incolpati. 

Per 11,714 affari (89 su 1000) per eause diverse. 

L'influenza della legge del 17 luglio 1856 sull'anda- 
mento delle procedure si è fatto sentire nella maniera se- 
guente : 

Nel 1855* su. 1000 ordinanze delle «camere di consiglio 
702 soltanto erano intervenute nel primo mese dalla per« 
peirazione dei crimini o dei delitti* Nel 1856, ve ne ebbero 
742, cioè 4 per 100 di più nello stesso intervallo. 

Su 1000 decreti di camere d' accusa, 533 erano stati ri- 



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f98 

me^i nei primi due mesi del 48&5, Nel I85S se ne eon^ 

tarono 554, 43 per 100 di pia. 

Su 4000 affari sottomessi alle Corti d'Assise nel 4855, 
soltanto 255 erano stati giudicati nei primi tre mesi dopo il 
delitto. Nel 1856 se ne coniano 286 o 4 per 400 di più» 

Questo progresso ha tanto più d' importanza in quanto 
^he la legge del 47 luglio 4856 non fu applicata che per 
soli 5 mesi nel 4856. 

Detenzione prepenttpa. — Il numero degli incolpati stati 
tenuti in preventivo arresto nel 4856 fu di 67,744 per tutta 
la Francia. 

Questa cifra ad eccezione di 794 arresti meno, corri- 
sponde al numero delle persone state arrestate nell' anno 
4856 nella sola città di Londra. 

Il numero degli arresti preventivi operati in Francia era 
di 74,536 nel 4855, di 84,034 nel 4854; di 83,341 nel 
4853, e di 85,224 nel 4852. Ha dunque diminuito dl47,540 
in cinque anni, cioè un pò più d'un quinto (206 su 4000). 
Se questa riduzione è dovuta per una parte, alla diminu* 
zinne del numero dei crimini e dei delitti che necessitano 
la detenzione preventiva, essa ha certamente per causa prin- 
cipale la più attenta riserva che il pubblico ministero e i 
giudici d' istruzione apportano nell' impiego di questa misura 
rigorosa. Sui 67,744 incolpati arrestati preventivamente du- 
rante Tanno 4856, la Hbertà provvisoria fu accordata In un 
breve spazio a o87 in vista degli articoli 444 e 434 del 
codice d'istruzione criminale e 4945 hanno ottenuto, per 
applicazione della legge del 4 aprile 4855, la mano libera 
del mandato di deposito richiesto contro di essi. Il quadro 
qui sotto esposto indica quale fu la durata media della de* 
tenzione preventiva per gli incolpati che vi furono sotto- 
messi negli anni 4854, 4855, 48^6. 

Esso offre il numero propon^ionale su 4000 arrestati pre- 
ventivamente. 



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199 









Anni 








4854 


IS55 


1«86 


Da 1 giorno ai 


15 . . 


. . . 852 


364 


421 


IO 


30 . . 


. . . 852 


867 


884 


1 mese 


2 . . 


. . . 195 


182 


147 


S 


8 . . 


. . . 61 


56 


85 


8 


4 , . 


. . , t^ 


20 


8 


4 


5 . . 


. . . IO 


7 


3 


6 


6 . . 


. . . 6 


3 


1 


Più di 6 mesi 




. . . 8 


2 


1 



Cosi nel 1854 su 4000 incolpati rinchiusi e mantenuti 
sotto mandato d* arresto o di deposito, 352 soltanto avevano 
veduto cessare la loro detenzione preventiva nella quindi- 
cina del loro arresto. Nel 4856 questa cifra si è elevata a 
421 su 4000; e si deve aggiungere che, per mólti incol- 
pati , la detenzione fu minore di q||o giorni. Per termine 
medio^ la detenzione preventiva non si è prolungata al di 
là di tre mesi che per 43 incolpati su 4000 in luogo di 
40 su 4000 nel 4854. La detenzione preventiva ha finito 
come segue riguardo a 65,738 degli incolpati che vi sono 
stati sottomessi nel 4 856 , e di cui alcuni erano statj arrestati 
alla fine de! 4855; 

4.^ 4 4.346 sono stati sollevati dalle pene per l'ordinanza 
di non luogo, e quasi sei decimi di questi (561 su 4000) 
sono stati detenuti da un giorno a 45 soltanto; 

2.^ 294 sono stati sollevati dalle pene dalle catnere di 
accusa ; ^ 

3.^ 48;004 sono stati giudicati dai tribunali dì correzio- 
ne, e su X]uesto numero si contano 3542 assolti, 646 con- 
dannati all'ammenda e 43,87^ all' imprigionamento o alla 
detenzione correzionale. 

4.^ Infine, 6424 sono stati giudicati dalle Corti d'Assise 
e fra essi 4561 sono stati condannali e 4556 assolti. 

Cosi sui 65,938 incolpati la di ctii detenzione preventiva 



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soo 

ha finito nel 1856 se ne contano 46,678 che sono stati sol- 
levali dalle pene o assolti* A riguardo di questi, bisogna 
rimpiangere il men cauto impiego di questa misura, offrendo 
una proporzione di it54 su 1000, un pò più del quarto. 
Questa proporzione era di 252 su 4000 nel 4855, d\ 296 
su 4000 nel 4854, di 307 su 4000 nel 4853, di 327 su 
4000 nel 4852 e di 344 su 4000 nel 4354. Essa si elevava 
a 374 su 4000, per termine medio, dal 4846 al 4650; a 
380 su 4000 dal 4844 al 4845, a 392 su 4000 dal 48^6 
al 4840, ed a 446 su 4000 dal 4834 al 4836. 

La nomenclatura delle infrazioni che hanno motivato 
r arresto e la detenzione preventiva concorre a dimostrare 
che i magistrati non hanno ricorso a questa misura che con 
riserva e discernimento^ 

4.'' Accusati giudicati dalle Corti d'Assise . • • 6)424 
2.^ Prevenuti di crimini e sollevati da inquisizione 
per ordinanze o decreti di non farsi luogo ad 

ulteriore procedura . 2,500 

3.^ Prevenuti di furti semplici ....... ^^^444 

4.® Prevenuti di vagabondaggio e di mendicità . 45^770 

5.^ Prevenuti di violazione di precetto politico . 4,242 
6.^ Prevenuti di ribellione e di violenza contro i 

funzionar] od agenti della forza pubblica • •; 2,284 
7.^ Prevenuti di lesioni e ferite volontarie . . 2,642 
8.^ Prevenuti d'attentati ai costumi,. d'oltraggi pub- 
blici al pudore • 4,785 

9.® Prevenuti di frode 2,427 

40.^ Prevenuti d' abuso di confidenza . . . . 4,553 

44.° Prevenuti di contrs^bbando • 4,005 

42.<^ Prevenuti d'altri delitti diversi « • . . • 3,6 



Totale 65,738 



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mi 

Corte a dassazioné. ' 

Il numero dei processi sottomessi alla camera eriminale 
della Corte di Cassazione tia diminuito nel 4856, in propor- 
EÌone della riduzione del nuo^ro degli affari stati giudicati 
dalle Corti d'Assise e dai tribunali di correzione» Dal 4863 
al 4855 non aveva quasi variato; si elevava ancora a 4459 
nel 4855; ed, ó disceso » 1374 ne} 4856. Questi processi 
si dividono come segue pei diiei aiiai. 

I8&5 ^ 4856 

Processi in materia criminale . . • . • 875 760 

» correzionale ... . 349 826 

» di semplice pólrtia . 249 fi7tf 

Processi contro alle decisioni dei' consigli 

di disciplina delta guardia nazionale • • 46 ^ 9 

Totali 4459 4374 

La diminuzione si portò priacipa Imente sui processi in ma- 
teria criminale. I 4374 processi del 4S56 sona stati costituiti 
dal pubblico ministero per 334* e dai condannati per 1037. 

Quasi quattro quinti^ 259 procedi del |nibblìca ministero^ 
erano diretti contro giudizj di semplice polizia, ed uno solo 
lo era statò contro un decreto della Corte d'Assise, 

La Camera crimiaale ^a giudicato nel 4856^ su 6249 
processi. Essa ha emesso 258 decreti di cassazione (207 su 
4000) 796 decreti definitivi (637 su 4QQ0) e 495 decreti di 
non luogo a giudizio (456 su 1000). 11 numero proporzio- 
nale dei decreti di cassazione è più elevato che nel 4855, 
in cui non sorpassava i 468 su 4000. La differenza è che 
i)el 4856 il numero dei decreti .qmanati in materia di sem- 
plico polizia fu fpiù cot^i^erevole. Le cassazioni vi sona 
moko più frequenti che in qualunque altra materia. La Ca« 



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mera criminale ha giudicato, nel 1856, su 46 domande, per 
irregolarità di giudizj e sa domanda in rinvio per causa di 
sospetto legittimo di sicurezza pubblica. Non ha respinto che 
una sola di queste domande. 

V. 

Bstradizioni f suicidj e grazie collettive. 

L'estensione delle Yie di comunicazione e lo sviluppo 
delle relazioni dei popoU tendono à generalizzare sempre 
più il diritto d'estradizione; Pimpunità eesserii ben tosto d'es- 
sere acquistata ai nazionali > che dopo aver commesso dei 
crimini nel loro paese> si rifugiano in un altro per evitare 
le punizioni. La Francia ha ora dei trattati d'estradizione 
con 33 Stati dell'America (l)« In virtù di questi trattati,- 
essa ha n^l 1856 , domandato ed ottenuto T, estradizione di 
49 francesi accusati di crimini, ed ha consegnato per. lo 
stesso titolo 75 stranieri. Le 49 estradizioni chieste dalla 
Francia sono state come segue: Il alla Spagna, IO al Bel* 
gio, 9 alla Sardegna , 7 alla Svizzere, 3 agli Stati-Uniti 3 
alla città libera di Francofone, 2 a quella d' Amburgo, I al- 
l' Inghilterra, I al gran ducato di Baden, I alla Baviera ed 
4 alla Prussia. Delle 75 estradizioni accordate a Stati esteri 
w ne fanno 16 alla Sardegna^ 13 alla Spagna, 10 al Bel" 
glo , 6 alla Prussia , 6 alla Svizzera , 5 al gran ducato di 
Hasse, ecc. 

Morti accidentali^ suicidj. — Olire le mortì violente che 
hanno dato luogo a punizioni, il pubblico ministero ha vo- 
luto cercare le cause di 14,114 decessi portati a sua cono- 
scenza da processi verbali di diversi agenti ausilìarj della 



(!) innesti trattati sono enamerati t analizzati nel Dizionario 
dell' Amministrazione francese di Maurizio BU>b; Parigi, Bergor 
Levrault. 



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SOS 
polizia giiidiziarta. Fu provato ehe 4335 di «|uesti oon po- 
tevano essere auribuiti che a catiae naturali, ehe 8605 erano 
dovuti a cause puramente accidentali, 4498 a suicidj. I sut- 
aìà} del 1856 ai dividono, quanto al scaso, in 3161 uomini 
(755 su 1000) e 1028 donne (45 au 1000). li dipartimento 
della Senna ba dato esso solo il sesto dei suicidj, 710. Il 
dipartimento della Senna inferiore ne conta 150; quello del 
Nord, 138; quelli della Marna e della Senna ed Oise, 136; 
quello deir Aisne 135 ; quello di Senna e Marna lf9; quella 
deirOise 102. Vi ebbe un solo suicidio nella Corsica; S 
nelPAriège; 5 nel Contai; e di 6 ai 10 nelle Alte alpi ; la 
Gorège, i Pirenei-orientali, la Loira e l'alta Loìra. I suìci- 
cidj continuano ad essere meno frequenti nei dipartimenti 
del Mezzodì che in quelli del Nord. 

Grazie collettive. — All' occasione della nascita del prin- 
cipe imperiale, del suo battesimo e dell' anniversario del 
1 5 agosto , varie grazie e comutazioni di pena furono ac- 
cordate a 126 trasportati di Cayenna, a 252 forzati rinchiusi 
nei bagni, a 968 detenuti delle case centrali , ed a 423 
condannati che subivano pene di corta durata nelle case di- 
partimentali. 

Cosi 1769 condannati sono stati graziati nel 1856. Que- 
sta cifra non s'era elevata che a 852 nel 1855^ a 600 nel 
1854 ed a 605 nel 1853. 

VI. 

Speie di giustizia. 

V assieme delle spese di giustizia che avevano aumentalo 
ciascun anno, dal 1851 al 1854, ha diminuito sensibilmente 
nel 1855 e nel 1856. Si deve una parie di questo pro- 
gresso alla riduzione del numero degli afibri criminali , me 
la sorveglianza tutta speciale di eui questa parte del servi- 
zio è divenuta l' oggetto, vi ha notevolmente contribuito. K 
misura ehe dimmuira il totale delle spese pagate dall' Am« 



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204 

minnlrazioti^ del registro, quello dklle spèse è delle dm* 
mende riufìite provava per parte sua un aumento. Il quadro 
qui sotto esposto ohe abbraeicEa gli ultimi sei 4inpì, prova 
questi risultati* Non è senza interesse di notare ehe^ du- 
rante gli ultimi due. anni, malgrado 1^ accrescimento notato 
della cifra delle ammende^ F^rreslo personale fti esercitato 
meno soveiite. Cosi 2463 condannati soltanto vi sono slati 
sottomessi nel 4866, in luogo di S40I sul 1854^ 

Nel 1856 r ammontare ^elP introitò per indennità ed 
ammende fu quasi doppio delle spese anticipate ; ma le am- 
mende siate esatte sono state in gran parte attribuite ai co* 
ranni. 

N.® degli 

ìndìvid» 

Spese ed deb. per 

Anni Spese pagate Ammende . ammende multe non 

pagate 
1851 ..4,948,136 2,474,388 2,144,054 4,615,442 3772 
I852.*5,0U,958 2,921,608 2,331,020 5,252,528 3887 
4853.-6,058,726 3,793,080 8,447,344 6,940,424 4853 
4854.. 6,459,428 3,8i7,494 3,283,830 7,404,324 4734 
4 855.. 4,699,420 3,868,534 3,568,975 7,437,509 3404 
4856.. 4,470,344 4,048,273 3,393,729 7,478,0O2 2463 

La media delle spese di qualùnque specie é di 47 fran<» 
chi per ciascun prevenuto tradotto davanti la giurisdizione 
correzionale. Questa cifra media varia secondo la natura de< 
gli affari. Cosi è di .9 fr., di 40 fr< e di H fr. per ciascun 
prevenuto in materia di violazione di precetto polìtico, di 
Tvagabondaggfo, di mendicità e di caccia^ in cui ben rare 
•volte si asstunono testimonj, mentre si eleva a 44 fr. , 45 
fr. e 46 fr. in materia di ribeUione , d'oltraggi e di vio* 
lenze verso i funzionar] od agenti della forza pubblioa e 
per frodi commeroiali; a 49 fr. ed a 20 fr. in materia di 
farto semplice e di lesioni e ferite volontarie; a 24 fr. ed 
a 39 fr. in .materia d'abuso di confidenza e' di truffa. L'am- 



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fio» 

mo^Ure dèlie »pese.ba variato n^ 4856, lauto peir le di- 
verse corti imperiali, come per la natura degli affari. . I^a 
fu che di H fr. ^ Jd fr« p^if cìa^cuD: pretanoto nelM eifr 
cosariziooi di Parigi e di Lione, mentre si è elcfvato a. Si 
fr« per quelli di BdMin e di Boueó,.^ sinn a .24 per <|uell0 
di Caea. Queste differenze sono doyule alla natura degli afr 
fari giudicati in ciascuna circoscrizione, alle distanze più ò 
meno grandi che dovettero -percorrer^^ i testimonj cbianlatt 
e simili. Avanti alle Corti d^ÀssisCj la media delle spese è 
stata assai più considerevole, giacòfa^. sorpassa i 200 fr. per 
accusato. ' ' ' 

yii. ; i 

Amministrazione della giustìzia neW Algeria. 

Corti d'Assisi. — In Algeria vi hanno 7 Coni d'Assisi 
ed altrettanti tribunali di prima istanza; ma quello di-Mo- 
staganem non ha funziouato che alla fine deH856. Hanno 
giudicato 253 affari durante Tanno 4856, 5 di meno che 
nel 1855, e 5 di più che nel i854. I 253 accusati del 
i856 comprendevano 338 accusati, 77 (23 su 400) erano 
puniti per crimini contro le persone, e t6i ( 77 su 400) 
.per crimini contro le proprietà. Il numero proporzionale 
degli accusati di crimine contro le persone era <di 22 sa 
400 nel 4855, di 27 su 400 nel 4854 e 4853. In Francia 
la proporzione è molto più elevata, essa fu di 34 su 400 
nel 4856 e di 34 su 400 nel 4855. Le Corti d'Assisi del- 
l' Algeria hanno assolto 46 accusali stati tradotti «da vanti ad 
esse (436 su 4000). Esse ne hanno condannato 444 (328 
su 4000) a pene afflittive ed infamanti e 484 (356 su 4000) 
Il pene connezionali. Il numero proporzionale degli assolti 
ha diminuito d'assai durante quest'ultimo anno; esso si eie* 
va va a 206 su 4000 nel 4&55. Non sì contavamo che 24 
donne, circa 6 per 400 fra gli accusati nel 4856. Riguardo 
alla rispettiva nazionalità , gli accusati si dividono in 208 
indigeni, 83 francesi e 47 europei di nazioni diverse. 



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Tribunali correzione. — I sette trìbufiafi eorretionatt 
d'Algeri, di Blidah, di Gostantina, di Bona, di PhittppeYine, 
di Orano e di Mostaganem, che fu l'ultimo istìtoiio soliamo 
alla fine deiranno, hanna giudicato 1712 aflari che compren* 
devano 203{ prevenuti. Sono 68 affari di più e 12 prevenuti 
di meno che nel 1855; ma nel 1854 vi erano stati 1SÌ9 
affari di più e 236 prevenuti di piò. Il numero proportto'* 
naie delle donne fu un pò più elevato fra i prevenuti che 
fra gli accusati* 

Furono giudicate 174 donne dai tribunali corregionali, 
cioè quasi 9 per lOO del numero totale ifi luogo del 6 per 
100 davanti le Corti d'Assisi* In Francia queste proporzioni 
sono assai più forti* 

I 2031 prevenuti si dividono « rapporto alla naziona- 
lità, in: 

Indigeni musiìlmani . 680 

> israeliti . ^178 

Francesi • 668 

Altri europei .^ . . 505 

Cosi gli indigeni sono stati proporzionalmente meno nu* 
roèrosi avanti la giurisdizione correzionale che davanti le 
Corti d' Assisi. Avanti i tribunan correzionali non formano 
a un dipresso che i due quinti (42 su 100) del numero 
totale de! prevenuti, mentre davanti le Corti d'Assise for- 
mavano più di tre quinti del numero totale degli accusati, 
il 61 per 100. 

I tribunali dr correzione hanno assolto 301 prevenuti 
(148 su 1000). Hanno decretato che 18 giovani delinquenti 
avevano agito senza diseernimento, ne hanno rimandalo 16 
ai loro parenti, e gli altri due alle case di correzione. In- 
fine hanno condannato 1172 prevenuti come segue: 

144 ad uo ahno e più d'imprigionamento. 

922 a meno di un anno. 

.646 all'ammenda. 

Hanno applicato l'articola 6) del codice penale a 7Si 
condannati. 



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J07 

Il ntmiero proptnisaftfe é^ «ssohi Ai, nd 4866, quMi 

lo stesso, si presso la giurisdisione eorreiionale che pressp 

della Corte d'Assise. Aocbe là fu ben più debole ohe du* 

rame i tre anni precedeùti io eui variava dallS al 30 per 

ioo. 

Tr^unaH di semplice poUxiGé — I ventisei tribunali di 
semplice politia dell' Algeria hanno dato 9341 giudicati, che 
interessavano 10,353 incolpati, di cui ne hanno assolti 877 
un pò più déirotto per I00« Ne hanno condannati 8893^ 
air ammenda e S48 all' imprigionamento. Infine si sono di- 
chiarati incompetenti riguardo a 44* 



Il oaoTO trattoto M ••mmerela fra la Gran 

^ la Fvao«la« 



L'avvenimento più grande di quest'anno in fatto di 
pubblica economia è quello del trattato internazionale di 
commercio fra la Francia e T Inghilterra , a' termini del 
quale l' impero^ francese , ad onta dei rimpianti de' suoi 
manifattori, rinunzia per sempre al sistema proibitivo per 
accostarsi un pò alla volta al principio italiano del libero 
scambio. 

Noi offriamo per ora il sunto del trattato di commercio, 
giusta la prelazione datane dal JUoniteur. Intanto sappiamo, 
che il Parlamento britannico accolse a grande maggioranza 
di voti la prima comunicazione del trattato che sarà jn- 
indubbiamente ratificato dalla rappresentanza nazionale. 

» Per l'articolo I del trattato il Governo francese si 
obbliga di ammettere, pagando una tassa non eccedente 30 
per 100 del valore, gli oggetti seguenti di origine o di ma- 
nifattura inglese: zuccheri raffinati: curcuma in polvere: cri- 
stallo di rocca operato: ferro lavorato in verghe o prismi: 
fili di ottone d'ogni ^eie: prodotti chimici: estratti di le- 



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30» 

gno da linfura : robbìa : saponi #ognì specie : notiglie di 
gres e di lerra di pi^: {mrceUiuie: vetri, cristalli^ e spec- 
chi : fili di'coume^ di lana, di lino e di canapa: fili di peloi 
tesatili di cótoiie^ di^ ertili, di lana, di p^lo, di seta, di scorze 
d'albero e di ogni altro vegetale filamentoso: tessuti di 
lino 6 di dEinapa: tesbuti miai di qualsiasi specie: berette- 
ria: (iassanNiDteria: merceria: temuti di gomma elastica ^ 
di Sfilila pet€ai oggetti di vestiario, petti preparate: lavori 
ih polli o«uoi: dorature d'ogni specie : coltellerie : lavori 
HI metalli: fondile, d'ogni gepère senza dislinziòne di peso: 
ferri, altri da quelli attualmeme tassali IO franchi ogni 40 
ehil., acciai, macchine, utensili e meccanismi d'ogni sorta; 
vetture: lavori da stipettaio: acquavite: navi e barche. Circa 
gli zuccheri raffinati e i prodotti derivati dal sale, si aggiun- 
geM alle tasse* summenzionate l'ammontare delie imposte 
di cui sono gratti qa«sti prodotti alli interno. 

» Per altra parte, le tasse all'importazione in Francia 
dei carboni di terra e. di coke inglesi saranno ribassati allt^ 
cifra di 45 cent, ogni 400 cfail. più i ' due decimi. Nel 
lasso di quattro anni, a partire dalla ratifica del trattalo, 
sarà stabilito in Francia , all' iitiportazione del carbone' di 
terra e del coke per le frontiere di terra e di mare, una 
tassa uniforme che non potrà essere superiore a quello stessa 
tassa di 45 cent, ogni 400 chil. , decimi non compresi. 
Per conciliare il nuovo diritto convenzionale, da una parte 
colla promessa fatta dal Goverho deir Imperatore che non 
sarebbe alterato in alcun modo il regiifne proibitivo avanti 
il 4.^ luglio 4856, dall'altra parte colle giuste esigenze del 
commercio e dell'industria, l'art. 45 del trattato stipula 
che le diminuzioni della tariffa convenute dalla parte della 
Francia non saranno realizzate che ai periodi seguenti: 

4. Per carbone di terra e il coke a partire dal 4.^ lu- 
glio 4860; 

2. Tei ferri, lavori di getto e acciaf non colpiti da proi* 
bizione, a partire dal 4.^ ottobine 48f0; 



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S. Per i lavori in metalli, macchine, utensili e mecca- 
nismi d' ogni specie in un lasso di tempo che non oltre- 
passerà il SI dicembre 1860; 

4. Per i fili e tessuti di lino e di canepa a partire dal 
l.« luglio 1864; 

5. Per tutti gli altri articoli» a partire dal l.*' ottobre 
1861. 

Queste date differenti sono state poste a scaglióni in 
modo che più d'un anno prima dell' ammessione sui nostri 
mercati degli articoli assolutamente proibiti di presente, 
possa la nostra industria procurarsi a prezzi sensibilmente 
ridotti, in primo luogo il combustibile, poi i ferri, i lavori 
di getto ^ le macchine, utensili e meccanismi di cui abbi- 
sogna, affine di perfezionare o accelerare il proprio lavoro* 

È convenuto per altra parte che i diritti ad f;falorem, 
menzionati nel Trattato sono convertiti in diritti specifici 
er mezzo d'una convenzione addizionale che dovrà inter- 
venire avanti il 1.^ luglio 4860, e alia quale serviranno di 
base i prezzi medii delle merci durante i sei mesi che han 
preceduto la data del Trattato, di cui è parola. Soltanto l'ar- 
ticolo J 7 stabilisce espressamente che per i ferri attualmente 
gravati all'entrata in Francia d'un diritto di 40 fr. per ogni 
400 chilogr*, decimi non compresi, il diritto specifico sarà 
di 7 fr. per ogni 100 chilog. sino al I.? ottobre 1864, e 
di 6 fr. a partire da quell' epoca , i due decimi addizionali 
compresi in ambi i casi. Infine, fu convenuto che i cangia- 
menti per tal modo fatti alle tariffe francesi non deroghe- 
rebbero alle nostre tasse differenziali di bandiera o di pro- 
venienza. 

Dal canto suo il governo inglese si è obbligato a pro- 
porre al Parlamento britannico l'ammessione in franchigia 
di tutte le tasse degli articoli seguenti: acido solforico e 
altri acidi minerali; agate e cornaline, polverini o capsule, 
armi d'ogni specie, gioielleria, trastulli da bambini, turac- 

ÀNNAu. statistica t voi. I, serie 4/ 14 



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a4<r 

cioli, broccati d'oro e d'ar|;ento, lavori jin bronzo^ bastoni 
per parasoli^ ombrelle e ninnili, cappelli di qualsiasi spe- 
cie, guanti 9 calze , sottocalze ed altri articoli maouXaiti di 
cotone di filo di lif,o; cuoio operato; macchine e riiec- 
canismi; utensili e stromenti; coltelleria ed altri articoli in 
acciaio; ferro o getto in forma; articoli d'armamento o di 
fantasia in acciaio o in ferro; lavori bronzati con un pro- 
cedimento galvanico; oggetti di mp4a ^e fio^ri artificiali; fruiti 
freschi ed uve; guanti ed articoli 41 vesUarip in pelle ; guUa 
perca e gomma elastica lavorate ; olio ; stromenti di musi- 
ca; scialli di lana stampati od uniti; coperte; guanti e4 al- 
tri tessuti di lino o canapa; profumeria; lavori da stipet- 
taio; petndoli, orologi; occhiali;' piombo lavorato; penne ap? 
parecchiate o no ; tessuti di pelo di caprai e simili ; por- 
cellane; stoviglie; solfato di chinina; tessuti di seta pura o 
mista di qualsiasi natura ; articoli non denominati alla la- 
rifia, e gravati aiiualmente all'entrata di uxia tassa del ÌO 
per 400 advalorem. 

^1 Parlamenio inglese sarà altresì fatta una proposta ,ten« 
dente a ridurre immediatamen^te i diritti d' entrata sui no- 
stri vini ad una ;tas3a non eccedente a 3 scellini per gal- 
lone sino al 4.^ a.prile 4864. A partire da quell'epoca i di- 
riiii d' j,mportazione saranno regolati nel modo seguente: . 

1. Un scellino per gallone per i vini contenenti meno 
di 45 gradi di spirito di tipo d'Inghilterra. 

2. Un scelU^^o 6 pencì per gallone per i vini contenenti 
da 45 a 26 gradi. 

3. Due scellini per gallone per i vini di 26 a 40 gradi 
come per i vini d' ogni specie in bottiglie. 

Quanto alle ajsquayite francesi^ esse saranno ammesse ad 
un diritto eguale ali' aumentare delia tassa che pesa sugli 
spiriti distillati nel :Begno Unito, salvo mia sovratass? di 2 
penci per gallone, lo.cchè fare ammontare il diritto a 8 scel- 
lini 2 penci per gallone. Oa un' altra le carte di tappezze- 
ria francesi e i nostri cartoni devono essere ammessi: i primi 



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Uì 

ad un diriilo di 44 scellini il quintale, i secondi ad un gi- 
rino di 15 scellini. 

L* oreficeria proveniente di Francia non potrk e^serjS ÀQi- 
portata a diritti identici a quelli di marca o d' impostai che 
pesano sul!' oreficeria inglese. Finalmente p^r f^Vi articoli l| e 
1 2 del Trattato è convenuto fr^ .1^ due Alte Parti coptra^p- 
ti, d*una parte che l'esportazione del carbone dì terra pQn 
potrà mai essere colpita né da proibizione tì^ da diritti .4i 
uscita; d* altra parte, che i sud^itti rispeMiyi godrapiip .della 
stessa protezione che i nazionali per tutto ciò (^be leqnp^pe 
la proprietà di commercio e dei disegni di fabbrieii di gjiMll- 
siasi specie. 

Le disposizioni del Trattato eoiriogliMt?rr^ joipo appli- 
cabili airAlgeria. 

--0^0- 

Itottele utatlstlche ed ece^fmaM^I^ 
della Priuisia. 

Dal budget prussiano , del quale venne iOfferto un ^uoto 
nel N. 88 della Perseveranza^ togliamo le segufsnti notizie 
che servono a far meglio e<M>oscere le condizioni eeonopii* 
che di quei paese. 

La monarchia ha 6,082,570 miglia quadratf 4i supera* 
eie, e una popolazione di 17,674, 820 iMiime, delle quali 
S,0I7^90 vivono in città e 15,657,230 nelle campagne. Si 
contano 239,190 persone che jpagano T imposta ^lla rendita. 

I demani! dello Stato coprono una superficie di 1^164,725 
giornate e rendono 2,490.000 talleri. Le foreste dello Stato 
gli rendono per legna, pascoli, diritti di pesca, caccia, ecc., 
6,468,500 talleri. Vi si tagliano 111 milioni di piedi cubi 
di legname, e coprono una superficie di 8^059,879 gior- 
nali. (Rettifichiamo a questo proposito uno sbi^io 4i tradu* 
sione. L' imposta di cui si fa cenno nel Bilancia non cade 



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mi 

già sul)' dtierraméoto delle piante, ma sul macello, e questo 
avvertimento serva a coloro che volessero giovarsi di quel 
lavoro). 

11 debito intero della Prqssìa, come fu detto in fine del 
detto bilanciOy è di 263,530,507 talleri, e si paga per essi 
xin Interesse di 10,700,949 talleri^ fatta eccezione di 
15,842,347 talleri pei quali npn si paga interesse alcuno, 
Mei 4860 saranno ammortizzati 4,106,908 talleri. 

Si conieranno nel 4860 monete d^oro, di argento e di ra-r 
me pel valore dì 4,000,083 talleri. Vi si impiegheranno 2,183 
libbre d'oro, 97,718 libbre d'argento e 43,996 talleri di 
rame. 

• Si valuta r introito de' bolli postali e sopraccarte a 
910,000 talleri; quello del porto delle lettere a 3,330,000 
talleri. 

Le 23 linee di strada ferrata posseggono un capitale di 
98,541,706 talleri di azioni , e pagano allo Stato un' impo- 
sizione di 487,505 talleri. 

Gli appuntamenti dei capi di legazione variano tra i qna-^ 
ranta e i treptatre mila tallej*if L' inviato a Vienna ha per 
esempio 24 mila talleri; quello di Torino 11,600, a Roma 
10 mila, a Pietroburgo 33 mila, a* Parigi 85 mila, a Napoli 
42,026, a Londra 33 mila, a Franctbrt 21 mila, a Cosian- 
linopoli 19,250, ad Atene 7 mila. Gli appuntamenti dei se- 
gretari di legazione son valutati 800 talleri nelle corti ale- 
manne, 3000 a Londra. 

Il corpo diplomatico accreditato presso la corte di Prus- 
sia si componeva il 1 gennaio 4860 di 25 ministri plenipoten- 
ziari e inviati straordinari, di tre ministri residenti e inca* 
ricoto d'affari. Vi sono più di 49 segretari di legazione, 47 
addetti, di cui 3 per affari militari. I rninistrì più avanzati 
in età sono Schimmelpennincl^ von der Oye (Paesi-Bassi), il 
barone Noihomb (Belgio), il conte Rayphausen (Annover), 
Lord Bloomfleld (Londra). 

U Camera dei deputati costa all'erario 240,614 talleri, 



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de' quali 450^000 pet onorario dovuto ai deputati* Han 8 

t&Ilèri al giorno per quattro medi. 

Il budget dèlia Camera dei Signori é di 40^110 taUéri« 
Ouesti non percepiscono rI^)ùnc^a^iòne alcuna. 

— -eoo— 

Il eémméreitt <H éMpòrikÉlLmwké Èn^ltùe 
nel 1850» 

Il Commercio d^esportaàsiòne dell' Inghilterra h^ raggiunto 
nei 4859 là massima cifra segnata finora ne' suoi annali { 
cioè quella di 130,440,427 lire sterline» 

L' incremento è notevole rispetto all' anno 1858, in cui 
tale commercio venne valutato a 146,608,756 lire. Nel 485i^ 
esso era stato di 4 22)066,4 07^ cioè la maggiore cifra ante-" 
riormente al ì 859. 

Rispetto al 4 857 4 l' incremento di esportazione del 4859 

si riferisce in massima parte alle Indie. Ècco un quadro 

éomparativo delle ti^C annate : 

mi 48t)8 4859 

ÈsportazianL ^^^ ^^^ ,.^^ ^^ ^^^ ^ 

Per i paesi esteri 84^910,893 76,386,299 84)345^384 
Per le colonie inglesi 

esclusa l' India 35,488,500 23,440,074 86,298, 347 

Per r Indie inglesi 44,666,744, 46,782,336 49,802,699 

L' esporlaiione dell*Inghilterra cogli Stali Uniti d' Ame- 
rica ha provato negli ultimi anni notévoli variazioni , come 
apparisce dal seguente quadro: 

4856 4857 4858 4859 

24,948,405 48,985,939 4 4,540.646 22,641,883 

Non c'è ehe Tanno 4853, in cui sia supe^rata la cifra 
i^ggiunta ilei 4859 con queste esportazioni. Da tale cifra 



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apparisee V importanza^ ehe !* Inghilterra 'deve mettere a 
mantenere, baone relazioni eogli Stati* Uniti ; eioeehè appari- 
see anehe più chiaro, se si nota, eh' essa consuma nelle sue 
ftbbricbe la massima parte del cotone greggio prodotto da« 
gli Stati-Unitì. 

Anche nella esportazione per la Cina vi fu un grande 
incremento^Tale esportazione nel 1859 sommò a 3,596,036 
lire steri., alle quali bisogna aggilungerne altre 4,931,595 
per Hong-Hong* Anche le esportazioni colla Russia furono in 
incremento, specialmente nei porti russi del nord, dove rag« 
giunsero la cifra di 3^493,010 lire, cioè 600,000 più che 
f anno scorso. 

— ooo— . 

Pr«d«Blmie del earliMi fessile in fi«rop»« 

Da alcune statistiche minerali pubblicate in Inghilterra 
si viene in cognizione che il valore totale dei metalli, dei 
minerali metallici e del carbon fossile, prodotto nel 1858, 
fu di dM65,933 lire sterline. 

tfha sezione importante di questi lavori statistici è asse* 
ginia alla polenta produttrice dèi carbonCé Paragonando la 
produzione inglese con quella del Continente, ei si presen- 
tane h saggienti eift^ : 

Francia ton. inglesi 5,490,702 

àelgio 9 8,385,432 

Austria (carbone e lignite) » 1,(68,950 

Prussia (carbone e torba) » 7,464,634 

Spagn» (carbone t tórba) > 144,393 



Totale della produzione nel 

&>nthieme tonnelt. 33,538,004 

Inghiltenra ....... » 65,008,649 



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SI5 



NUOVE GONUNtGAZlONl 

PER MEZZO DI OAMLI, Stll^AbE FÉtlRATE 

E PONTI DI FERRO. 

— omo— 

tie strade ferrate lombardo • venete 
^ e dell^ Italia eentrale. 

X ubblictitamo , logtìendolo dolla Perseveranza, il prospetto 
cronologico e chihm^irico delle strade ferrate aperte al pub- 
blico servizio in Italia appartenenti atla Società delle strade 
ferrate ausiriaebe Lombardo-Venete e dell* Italia centrale. 
L'estensione complessiva è di chilometri 784. 49, di cui 
^ÌO in Lombardia, 147 nell'Italia centrale e 437 nel Ve-^ 
neto e nel Trentino. — Ecco il prospetto! 



Data dell'apertura 


48 Agosto 


4840 tronco 


43 Dicenlbre USiì 


48 Geni^jo 


4846 


17 Febbrajo 


4846 • 


3 Luglio 


4R49 


6 Dicembre 


4849 


8 Aprile 


4854 > 


45 Ottobre 


4854 » 


«4 Dicembre 4853 . > 


SS Aprile 
4 Ulaggro 


4854 » 


48^5 


46 Ottobre 


4855^ > 


iS Ottobre 


4857 > 


48 Ottobre 


i858 


siS Marzo 


1859 


46 Maggio 


4859 


SS Giugno 


4859 » 


34 Luglio 


4859 



Linee 



ChiK 



da Milano a Monza 

Laguna a Padova 

Ponte dcNé Laguna 

Padova a' Vicenza 

Milano a Treviglia 

Vicenza a Verona 

Monza a CamerfaCa 

Verona a Mantova 

Mestre a Treviso 
. Verona P. V. a. Ve- 
rena P. N. • • 

Verona a Coccaglio 

Treviso a Pordenone 56. 75 

Poi'denoneaCasarsa 45. 04 
. CoceaglioaTrevigtio 49. — 

Milano a Magenta 27. — 

Ver. P. V. a Trento 94. 64 

Trento a Bologna S5. 33 

Magienta al Ticino 5. 96 

Piacenza a Bologna 447* — 



43. 


63 


^4. 


— 


S. 


78 


30. 


32 


30. 


95 


48. 


46 


34. 


50 


33. 


39 


SO. 


42 


3. 


93 


86. 


83 



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246 



Mrade §nwmie tmm 



Ls Società della strada ferrata Maria Antonia ha pubbli- 
cato i risaltati dell' esercizio nell'aano ora scorso. 
I Pn^venti del 1859 si ripartono eome segue: 



Nel mese di Gennajo 1829 • • • > ' 25,980 47 -« 

Febbraio » 26,856 8 4 

Marzo > 33,573 18 — 

Aprile > 31,367 10 8 

Maggio > 47,983 3 — 

Giugno > 49,423 9 8 

Luglio > 38,601 4 4 

Agosto > 39,114 6 S 

Settembre . . . . » 45,296 B 8 

Ottobre > 40,686 49 — 

Novembre » 36,230 42 8 

Dicembre • • * • > 33,902 6 4 
Nolo deir esercizio del tronco da Ser- 
ra valle levante a Pistoia dal 4.^ gennajo 

al 3 febbraio 4859 . » 2,079 

Pigione della stazione di Pistoia dal 

4.'^ febbraio a tutto dicembre 4869 • > 5,500 

Trasporti militari dal giugno a tutto 

dicembre » 34,370 4 4 

Magazzinaggi diversi, uso di macchi- 
ne, ecc » 4,457 49 4 

Rendita delle fabbriche per pigioni » 4,235 8 4 

Rendita per affitti del taglio dei|fieni » 3,559 6 8 
Profitti e perdite. Utile ritrovato in 

questo conto » 8,864 48 St 



Le spese sono le seguenti : 

Spese di amministrazione a Firenze » 



L. 508,783 44 2 



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SI7 
onorario e consiglieri e al Comitato di 
Londra • • L 21,900 -^ «-^ 

Impiegati alle stazioni, guardie e in- 
aervieiiti ••••••••••> 4&,538 5 8 

Guardie lungo la linea . . . . • 40,822 IO — 

Mantenimento del piano stradale . » 60,285 -^4 

Mantenimento delle carrozze e vagoni » I0,7IS 4 8 

Servizio e mantenimento delle loco- 
motive » 47,778 44 8 

Coke e legna bruciate per le locomo- 
tive e officine > 78,489 46 4 

Dazil, sicurtà, stampe, biglietti, spese 
diverse e compensi » 47,867 5 — 

Spese L. 343,463 43 8 
donde deriva V utile netto nel 4859 di L. 495,629 47 6 
II capitale impiegato nella costruzione e nell'armamento 
delia linea ascendeva a tutto il jnese di dicembre 4859 a 
lire 4 0,967,965 > per cui il beneficio netto non corrisponde 
neppure al S per 400. 

NAVIGAZIONE. 
■l#¥lineiito del p^rto di GeaoTa nelV Anno tSM. 

II Corriere Mercantile pubblica il prospetto dei basti- 
menti arrivati nel porto di Genova nell'anno 4859. 

Eccone il riassunto: 
Procedenze nazionali . . N.^ 2,223 Ton. 283,729 
Cabotaggio ....... 2,978 * » 70,065 

Pacchetti a vapore nazionali • » 990 > 83,747 

Totale ... N.^ 6,494 Ton. 387,495 
Bastimenti esteri • • • • » 4,055 » 203,350 

Pacchetti a vapore esteri . » 645 . » 248,498 

Totale onerale .' . N."" 7,864 Toh. 809,343 



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SIS 



Sardì 



Il movkpento dei pirpMaft èr sUtto; il; seguente: 



N.<* 990 Ton. 8S,717 Passagg. 34,04& 



Francesi • • 


N.» 449 


TOD. 


484,360 Passagg. 40,905 


Napoletani • . . » 107 


> 34,983 




• 4,506 


Inglesi .... » 67 


. 89,678 




442 


Ólairdesl ...» 18 


. 7,720 




> 99 


Ros^ • • • * 
Esteri ... 


> 4 


Ton. 248,498 Passag 


46 


N." 616 


g. 45,668 


I bastimenti a vetà esteri si dividono per 


nazionalità co- 


me segue: 








Austriaci • • • . • * • 


. . N.* 46 


Ton 


. 4,446 


Argentini . . \ , 






. . . 4 




400 


Annoveresi • • • , 








» 47 




2,826 


Americani • . « 










. 47 




27,530 


Belgi ..... 










> 5 




843* 


Ghilianlì • • • 










. > 4 




860 


Danesi # \ . , 










> 38 




. 2,974 


Francesi . . . , 










. > 223 




• 24,666 


Greci • • . , 










; . 47 




• 44,426 


Gerosolimitani • 










> 9 




860 


JonJ 

Inglesi . . . , 










. > 6 




> 4,424 










. * 468 




. 43,743 


Mechlemburghesi 










. < 4 




462 


Napolitani . . < 










> 479 




. 28,774 


Oldemburghesi 










. > 2 




460 


Orientali • . 




,, 






. > » 




826 


Ottomani • . 










. > 6 




240 


Olandesi . . 










. > 62 




» 9,660 


Portoghesi . . 










. > » 




i 906 


Prussiani • • . 










, > SO 




> 40,675 


Romàni . • ! < 










» 36 




. 4,078 


Rasai ^ • • . , 










. . 7 




r 8,880 


vVv^iesi- • . ft - 










. > 63 




► 47,068 


S]Mgn««ìi . . 










. . 98 




> 9,999 


I^ntguaies» . . . 










. » 4 




260 


VctteMiéii . . 










. » 4 




468 



Totale N.O 4055 Te«, 908,350 



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fi» 



VARIETÀ 



Em umoiwm e»«e pem gli o|»eraJ dm imtUmitPtA 



N. 



loi fnmmo i primi a iraiiare in questi Annali T argo- 
mento già discusso più yohe nei Congressi internazionali 
di beneBcen^ di Brussetles e di Francoforte sulla fonda- 
zione di nuove abitazioni per la classe operaja nelle eitth 
italiane più popolose. Ora siamo lieti di poter annunziai*e 
che le nostre idee non caddero su un campo sterile. A 
Milano si è costituita una società allo scopo di erigere abi- 
tazioni sane per gli opera] , assegnando modicissime pigioni» 
L'architetto Renzanigo, sussidiato dal capo-mastro Puricelli, 
ha eseguito gli studj preliminari per mandare ad effetto 
questo provvidissimo pensiero, ed ha già determinala l'a- 
rea su cui erigere una prima casa capace per dar alloggio 
a circa ottanta famiglie. Il canonico Ambrosoli ha ne' pub- 
blici fogli più volte raccomandato questo ottimo pensiero. 
e noi siamo certi che la filantropia cittadina vorrà asso- 
ciarsi ad un'opera tanto benemerita per dar tosto vita alla 
proposta istituzione. 

L'esempio di Milano sta per essere nobilmente assecon- 
dato dalla magnanima Bologna. Nell'adunanza generale te- 
nuta il 27 febbrajo 1860 dal Consiglio di amministrazione 
della Cassa di risparmio di Bologna venne presentato u» 
rapporto diretto allo scopo di promipovere l' erezione di 
ni|ove abitazioni per gli operaj bolognesi , concorrendovi 
per una parte coi capitali attivi della stessa Cassa di fispar* 
mio. Noi riprodurremo le parti pi^ notevoli di questo aa* 
sennato rapporto. 



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220 

* € ta Commissione ha fermato il pensiero di migliorare 
le abitazioni della elasse porera. Né da lale impresa con* 
verrebbe restarsi perchè sia esposta a difficoltà ed a lentez-^ 
ze inevitabili. Il cominciare è molto purché si cominci bene; 
e, senz;i presumere di abbracciare troppe cose ad un tratto, 
si prepari la via ai progressi dell'avvenire. Perchè tutto 
non si possa fare in una volta, od in breve tempo, non si 
avrebbe una scusa al non fiir nulla ^ tanto più che dato il 
primo impulso da una società , i privati ne avrebbero esem- 
pio e stimolo a concorrenza per nobile emulazione o per 
interesse legittimo. Né il principio della liberà concorrenlza 
(legge suprema di ogni progresso economico e sociale) 
rimarrebbe offeso da un sistema il quale invece servirebbe 
ad eccitarla, fendendola possibile, necessaria e fruttuosa. I 
pochi neghittosi o restii che ne sentissero danno non avreb- 
bero giusu jagione di farne lamento. 

» Ciò che importa soprattutto è che là impresa sia 
•condotta da una privata società ^ e che i capitali da imf- 
piegarvi ritraggano un equo compenso. Non si tratta di 
convertire in elemosina le pigioni, facendosi con apparenza 
di bene un male che mesterebbe a breve ed a scarsa prova 
una|non facile e vana filantropia , la quale nemmeno bolla 
sua vanità ed impotenza cesserebbe di essere dannosa per 
la memoria delle lusihghe date, fomentatrici dMndiscTete 
pretese. Si tratta di procurare con modico fitto abitazioni 
sane], comode, libere e decenti alla classe povera o si di- 
rebbe meglio alla^blasse degli operai per usare un titolo 
che meglio ^ne rispetti la digqità , ne conformi le speran- 
ze, ne ricordi il dovere; il dovere del lavoro. 

» La formazione ^della proposta società per èssere age^ 
volata richiede che i capitali si tengano sicuri del rimborsò 
è del frutto. Il fine dì essa prescrive che il frutto non ee» 
ceda i limiti della discretezza; ed il fine, a cui la Gassa di 
Risparmio intende principalmente, se la induce da un lato 
a largheggiare nel capitale, la indurrà pure dalf altro a 



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Rinunziare pel tuo conto d quMunque frutto, fissa sarebbe 
un grande azionista qhe avrebbe il oierito di una vigorosa 
iniziativa f di un potente concorso e dì una generosità, la 
quale avrebbe per effetto di guarentire indirettamente, colla 
rinunzia del frutto relativo al proprio capitale , il fruita 
dovuto agli altri azionisti. 

» Dopo avere determinatala la parte che prenderebbe 
Ja Gassa di Risparmio nella proposta impresa la Commisione 
ha accolto con pieno favore la idea che sì formi una società 
eoi capitale di oinquecejQtomiia lire. Le azioni potrèbbeerd 
essere di cento lire o di cinquecento divisibili in cinque 
eartelle. La Cassa di Risparmio ne prenderebbe (noi sup- 
poniamo) per tre quioii, giacchò oltre il capitale di 
centocinquanta mila lire sarebbe in grada di iniimetterne 
altre centocinquantamila col valore di case che le «sareb- 
|)ero cedute a prezzo di* stima da uno stabilimento, col 
i]uale sono procedute alcune intelligenze senza impej^Q* 
A questo la Cassa di Risparmio pagherebbe probabilmente 
il frutto del quattro per cento. Rinunziando quindi al frutto 
pel capitale proprio vorrò ( noi crediamo ) riservarsi quel 
iruUo ehe contribuirebbe pei prezzo delle case, 

» Gli altri due quinti del capitale si dovrebbero ottenere 
col mezzo di pubblica soscrizione; ma la società si potreb- 
be ritenere costituita appena si fossero ottenute cinquanta* 
mila lire dai privati^ le quali aggiunte alle azioni della Gassa 
di Risparmio compirebbero una somma di 350,000 lire, ab* 
bastanza ragguardevole per un primo esperimento anche al 
confronto di altre simili società. E ¥ occasione dell' esperi* 
jnepto sarebbegpronta,^eominciando$i dal ristaurare e dat 
ridurre salubri e|adattaie al bisogno le case surriferite. A 
noi pare che ora non si pòsssa entrare a discutere un sistema 
preconcepito, ma che occorra starsi contenti ad indicare 
alcune norme generali, e dischiudere la via alla migliore 
possibile esecuzione. Il fatto sarà T argomento più sicuro di 
persuasione, come il mettersi all'opera per meritare . la put 
blica fiducia sarà l'argomento più facile per ottenerla. 



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• Per la pane fioaomria basterà forse notare ehe il 
Irutio delle aEioet sarebbe in ragione del cinque per eento 
che un due per eento sarebbe destinato alle spese di am- 
ministraslone e di ordinaria annua riparazione, ed un udo 
per cento al rimborso del capitale. Se la rendita fosse 
maggiore noi pensiamo che il di più sarebbe per una metà 
diviso fra gli azionisti, e per T altra mete aggiunto al 
capitale. Ciò pure avverrebbe del frutto relativo al capitale 
della Cassa di Risparmio qualora non fosse necesserio a com* 
piere il saggio dei cinque per eenlo dovuto agli azionisti e 
h quota del due per cento per le spese di riparazione ed 
«mministraziooe, e déiruno per eenlo per T estinzione del 
capitale come si è già accennato. 

» L'estinzione del capitale può indurre a muovere un 
4|ìue8Ìto intorno alla proprietà delle case aquistate , ed alia 
durata dèlia società. Ottenuto il rimborso del capitale si 
potrebbe con ragione tenere ad un tempo il prezzo e la 
cosa , e redente le azioni dei soci con quale titolo sussiste- 
rebbe la società ? Il quesito ci sembra meritevole di 
^qualche eonsiderazione, e noi non crediamo superfluo di 
accennarlo, quantunque riesca forse troppo immaturo il 
fireoccuparsene in questa preliminare disamina. 

Ammetteremo prima di tutto che i versamenti delle 
azioni si faecian in dieci rate trimestrali; ciie T estrazione 
bielle cartelle cominci quattro anni dopo la costituzione 
delia società; clie alia metà dell* eccedenza prevista nella 
rendita parteciperà anche quei socio, il quale per T estra- 
zione della propria cartella avrà avuto il rimborso dei capi* 
4ale corrispoondente alle sue azioni, e che tale diritto non 
competa ai soci futuri oltre al termine assegnato ai soci 
inscritti nel primo quadriennio. Ammettiamo ancora che il 
rimborso cominci dalle azioni dei privati» e che cessi ogni 
lucro o dividendo quando sarà compiuto il rimborso del 
capitale costituito nei primi quattro anni. 1/ epoca ne sarà 
lontana, ma siamo fin d' ora inclinati a credere die mentre 



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»S3 

eoi rimborsa dd capitale cessa il diritto di eriulilo per 
V indiyìduo non vengano perciò meno Tufficio, la proprietà 
ed il fine della istituzione. A chi verrà dopo di noi, sarà 
dato di conoscere ciò che a noi non è dato V indovinare in 
riguardo a quelle modificationi o trasformazioni, le quali 
fossero per succedefe neir avvenire. A noi basti che {' in* 
teresse legittimo dei soci sia guarentito, e che lo scopo della 
istituzione non faccia difetto per quanto a mente umana è 
conceduto di prevedere. 

» Nondimeno senza presumere di leggere nel futuro, 
o smarrirci, nel vago delle ipotesi, o dettare con una specie 
di fedecomesso la volontà nostra alle lontane generazioiif , 
le quali farebbero poi con migliore consiglio la loro volontà, 
non siamo alieni dall' avvertire che la società possa ed anzi 
debba dichiarare coli' atto della sua prima costituzione cbo 
quando il capitale dei soci sarà redento, essi non avranno 
più alcun interesse individuale , e la società non .avrà più 
alcun caràttere industriale; ma si convertirà naturalmente 
in una Instituzione di beneficenza anche rispetto alla pro- 
prietà ed alle rendite con quelle norme che le condizioni, 
i bisogni ed il progresso dei tempi saranno per rendere 
utili ed opportune, 

» Tale è il concetto, che per la parte finanziaria del- 
l' impresa abbiamo creduto opportuno dì significare. O^a cade 
in acconcio di esporre ciò che giova principalmente di 
ricordare intorno alla parte esecutiva. Agli uomini tecnici 
spetterà di farne quegli Studi, nei quali saranno aiutati 
dagli esempi di altri paesi, avendo specialmente riguardo a 
ciò , che la solidità e Y economia si uniscano alla decenza, 
che le abitazioni sieno separate o fornite di quanto occorra 
al bisogno di famiglie più o meno numerose; che non 
manchi un praticello od almeno un cortile ; che 1' aria e 
la luce abbiano libera circolazione, e che l'uso dei lavatoi 
e dei bagni sia reso facile « non che pobsibile e desiderato. 

» Non è però da pretermettere la distinzione fra le 
case pei celibi e quelle per intere famiglie; ira l,e case 
sparse in diversi quartieri e le case unite fra loro in un 
medesimo quartiere. Per le une ( specialmente quando non 
avvenga di rifarle del tutto ed in circostanze favorevoli ) 



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coDverr^ lenerci sodilisfsiui dei migliori possibili tempera- 
menti e compensi, purché la condizione della salubrilii sia 
perfettamente e sempre adempita. Il pozzo, Ja latrina, un 
cortiletto non dovranno mai mancare. Per le altre case 
edificate di nuovo in circostanze più favorevoli e in derer- 
siinati qiiartieri si avrà diritto di attendere che «iano ap- 
plicati compiutamente i più lodati sistemi, 

> In generale poi ci sembra molto desiderabile che le 
ease per le classi povere ed operaie non sieno escluse dai 
quartieri abitali 'dalle classi agiate e civili ; e il desiderio ci 
sembra giustificato da considerazioni del più alto momento 
che ognuno è in grado di fare per sé medesimo. È inteso 
ohe la società imprenderebbe non solo a riformare e rico* 
struire case insalubri e pericolose, ma anche a costruirne 
delle nuove. Nelle strade anguste e luride se ne procede* 
rebbe all' allargamento , cedendosi con un equo compenso 
il suolo al Comune che provvederebbe alla spesa delle 
chiaviche, dei condotti, dei selciati, marciapiedi e di qua 
bene ordinata illuminazione notturna. 

» Colle debite guarentigie per la privata proprietà, la 
società invocherebbe il diritto di espropriazione delle case 
giudicate insalubri o pericolose, come sarà indicato nel suo 
statuto; e tale diritto sarebbe inoltre viiicolato a queste due 
condizionii, cioè che il proprietario non intenda di pròv- 
vedere egli medesimo al bisogno colla necessaria sollecitudi* 
ne, e che la società sia obbligata dMntraprendere i lavori 
senza ritardo. L' espropriato avrebbe facoltà o di riscuotere 
immediatamente colle norme prescrìtte dalla legge, il prez* 
zo convenuto o stimato , o di immetterne . il valore nel 
capitale della società. 

» Se la società venisse col tempo in possesso di un 
intero quartiere avrjebbe cura che una pubblica scuola vi 
fosse aperta, concedendone gratuitamente il locale. Non fa 
mestieri di soggiungere che il principio della gratuità sareb* 
he assolutamente escluso pel godimento delle abitazioni, 
come si terebbe sempre ferma la massima di stabilire una 
pigione assai modica, ma di esìgerhe con giusto rigore ed 
in piccole rate il pagamento. Ogni rilassatezza sarebbe 
demoralizzante e pericolosa ». 

Noi offriremo di mano in mano la storia di queste utili 
fondazioni, a cui auguriamo sin d'ora prospera vita. 

GitiSBPPB Sacchi, Gerciil« responsabile. 



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ANiVlLl UNIVERSALI 



Marzo i^éO. Voi» I. -« IV.^ S. 



BIBLIOGRAFIA (0 



ECONOMIA PUBBLICA^ STORIA E VIAGGI* 
Hassegwa di opere ITAMAINE. 



XL — " Memorie di economia pubblica; del dolL €arlo Gìt- 
TANEo^ membro dell' Istituto. JUilano AS60j 90I* 1.^ tn-8.^ 
presso la libreria SanvitOi 

xjon ottimo avvedimento l'editore Sanvìto ^a colP assènso del* 
l'autore raccolto in dae volumi la serie delle memorie pubblicate 
dal 1845 al 1S6Q dall' illustre economista Carlo Cattaneo. In questa 
raccolta abbiamo l'aurea memoria dell'autore sulla interdizione 
degli Israeliti; le sapienti lettere sulle istituzioni agrarie che si po«* 
trebberò applicare a sollievo dell'Irlanda ove è svolta magistral- 
mente tutta l' economia dell' agricoltura lombarda ; alcune Memorie 



(1) Saranno indicate con asterisco (*) ài riscontro al titolo .(deHoperi 
quelle produaioui sopra le qaali si daranno , qaando occorrono, articoli 
analitici» ^ 

AXiNAu. Statistica, voL /, éerie 4.* i5 



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220 I 

suirinsi^gnJiaiento agrarid, a prépòsilo del grandioio istllufo agricola 
che sta per fondarsi in Lombardia d Corte Palasio; due Memorie 
sulla bonificaSione delle paludi di Hagadiiio; e quattro sapienti 
Memorie dirette a svolgere la dottrina tutta italiana del libero 
scambio. 

Noi ringraziamo V editore di questo nuovo dono che egli fa al- 
l' Italia, raccogliendo in un solo manipolo, lavori che stanno come 
gemme incastonate in quel prezioso diadema che gli economisti ita* 
Mani vanno ^fefmaodd &<} ilÌ9slra7Ìo|er- (}eQa fratria comune, 

XII. — Relazione intorno alla fondazione deW Asilo di ca- 
ritd per F infanzia in peggio. Reggio iSQO. Un opuscolo 
inS.^y presso Ferragiani. 

ta città di Reggio ricca di istituti di beneficenza non aveva 
ancora un asilo infantile. Quei benemeriti che presiedono al go- 
verno del Monte di pietà diedero pei primi l'esempio del nuovo 
uso a coi dovrebbero applicarsi le rendite esuberanti della carità 
cittadina. Sssi concedettero in perpetuo, per ricovero dei poverf 
bambini un vasto ediQcio che possedè il Sacro Monte. Allestirono 
quel locale per uso dell' asilo e vi assegnarono V annuo reddita di 
franchi cinque mila che basta ^ mantenere ed educare cento po- 
veri fonciulli.Le edbcatrlci vennero, chieste a Milano e con nobile 
emolatiùne si promosse eosl un' opera che il decrepito e despotìco 
governo dell' espulso Diica, non aveva mai voluto permettere quasi 
fosse ùn'opiera rivoloziondria. Noi faeciam voti perchè qaestft no« 
velia istituzione cresca e prosperi a pubblica beneficio. 

• 

XIII. — * Rapporto delh Congregazione municipale di 
Milano suW amministrazione tenuta dal 5 giugno al 31 
dicembre <859. Milano 1860. Un opuscolo m-8.* grande 
di pag^ 38 con tavole statistiche. 

É questa le prima volta chela rappresentanza cittadina ha po- 



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«27 
tato rendere pubblico conto del proprio operato. Nel solo periodo 
degli ultimi sette mesi dell'anno 1859, il Mnnicipio ha dovuto 
per ispese straordinarie relative al mantenimento dell' esercito 
franco-sardo, e pel fausto accoglimento delle nuove autorità nasio* 
nali, erogare la cospicua somma di tre millioni bttocento dieci mila 
e novecento dieclsette franchi. Da queste spese ottenne un rim« 
borse per la somma di italiane 2,505,500 lire per cui l'eccesso del- 
l' occorso dispendio non fu che di lire italiane 1,305,426. 

Speriamo che anche la nuova rappresentanza comunale vorrà 
render pubblico il rendiconto della propria gestione. La pubblicità 
varrà sempre più a mantenere saldo il buon credito cittadino. 

XIV. — * / metodi della statistica e l'uso della medesima ; 
per Gaetano VANifEScni. Palermo i86Q« Edizione tn-S.^, 
pr$sso la tipografia Marmilo* 

La scuola di Romagnosl continua a dare ottimi frutti. Anche 
nella remota Sicilia le dottrine romagnosiane hanno trovato nel- 
r illustre Vannescbi un felicissimo cultore Egli accolse il magistra- 
le pensiero di fare della statìstica non una scienza di pure cifre, 
ma una rischiaratrice perpetua dei reggitori della cosa pubblica , 
per il progresso della civiltà nazionale. A questo intento egli si 
accinse a svolgere i metodi della statistica onde servano a misu- 
rare il grado di incivilimento in cui si trova un dato popolo. 
L'opera che egli sta per dare alla luce e di cui non possediamo 
sinora che il manifesto sì comporrà di quattro libri. Tratterà nel 
primo del metodo astratto; nel secondo del metodo concreto; e 
nel terzo del cosi detto metodo completivo nel quale si accennerà 
come debbano stendersi le statistiche del passalo , quelle tempo- 
ranee e i cosi detti annuarj statistici. Il quarto libro svolgerà l'uso 
a cui deve servire la statistica onde conoscere in senso assoluto 
e relativo il vario grado di civiltà d'ogni popolo. 

Appena ci potrà giungere quest'opera (se pure ci giungerà 



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238 

in tanto xlisUeeo Ira npi e \^ p^vÈfa Sicilia) nói ne teismo ^^ 
, foìSi in qaesM ^QQ^lì^ 

BASSEGIVA DI OPERE STRAKlEKp. 



JCV. — * Les Ubres échangistes et les protectionnistes conci-^ 
liés ; par J. Dò Mfsnil-Marigny, ancien éléve de l*Ecol$ 
polytecnique. Parigi 4860. Un po/, in^S.^ di pagf. 41?, 
presso Guilhuminf 

La grande questione del libero si^ambio trova in Pranc|a pef-* 
petqi contradditori. U signor Pa ft|esniM!^arigny ha voluto coi)* 
ciliare i propugnatori del libero traffico coi cosi detti protezionisti. 
Per ]*ia5cire> alsQO scopo egli Im creduto di introdurre una so(ì« 
stica distinzione fra la cosi detta ricchezza d*mo di un popplo» e 
la ricchezza ridotta a stima n^eitaltica. Per la prima intende il 
cumulo flelle ricphez^e cbe si consumano e formano per cosi dirq 
il patrimonio d^gli oggetti godevoli. fer la ^ecopds} inten(|^ la 
ricchezza vera che ^ costituita da tutti i yalofi si p$^lrimoniali e 
fissi, che dai yalori in aggetti di copsumo, In seguito a tale ^i« 
stinzione egli si accinge a provare con calcoli algebrici quando 
conviene ad un popolo di cscliidere le merci estere e quando le 
può ammettere e in canali Ugniti, 1^' autore appartiene alla scuola 
|nercant|l0 e fa della pubblica economia una scienza di tornaconto 
piomentaneo. Con queste vedute artificiali e antigiuridlche la que- 
stione del libero scambio si tramuta in una impecio dì labirinto 
pasistico. Guai a guell' uomo di stato c|^e avess^ a prendere come 
assioqii finanziari il risultato dei calcoli algebrici dei sljn. di Vari-^ 
goy! Egli non sarebbe mai certo nel (issare uqa tariffa doganale 
nello stipulare uq trattato inlern^zfpqale, dovendo calcolare eie- 
fuenti mobilissimi e fugacissimi, li probjenia del libero scambio j» 
se pure può ancora dirsi un problema, non può risolversi che col- 
le dottrine giuridiche; e gli italiani Io hanno già sciolto da oltre 
un secolo. 



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sirt±±sà±sà:- 



ÀBlttOaiÈ ORiaiNAU 

ESTRATTI ED ANALISI t)I OPERE. 



S<b4| muita tttovÈm éipl9m»iitm d*HtAU 
dal prlndpla del «ev^ló XYUI Abo ai nostri «iatpttli 

( Ooniiimazione e fhiei Vedi il precedente fascicolo y i>ag.i45)« 



N. 



Idi ablnam visto gli sfors^i fatli éàlÌB diploniàzia dal 474d^. 
sino airaiMìQ^ 4784 per ristringere la pfepooderanza au^ 
striaea e eorr^gere i eatlìvi effetti del trattato d* Utrecht^ 
Nel 4733 lina nuova fase ineomincia . cóli' aprirsi la succes-» 
sione di Polònia. Tutte le Yoli« ebe Tltalia si agita ^ rEu-* 
ropa è inquietata e turbata^ ma ogni volta pure ebe l'Eu- 
ropa é agitata hi qualche parte, l'Italia ^ detnpre in giuoco^ 
È il destino della someik 4$uropea, che facenfdo vei'amente 
un corpo, la scossa ehe rbentef un membi^ si comunica a 
tutti gli ^Itri. Le guerre si localizzano quando eomincianoy 
ma si estendono se durano^ 

Augusto U re di Polonia era morentCi La F^rariéia favo* 
riva reiezione di Stanislao Leczinsky, ohe Carlo XU aveva 
aveva già fatto nominare re di Polonia , e che aveva 
perduto ta sua corona quando Carlo XII fu vinto ^ ma di- 
venuto dippoi suooero di Luigi XV per uno dei più singo-^ 
lari casi della sorte^ La Russia e l' imperatore Carlo VI so- 
stenevano l'elettore sassone Federico Augusto figlia d'Augu^ 
sto II. La Polonia pareva tendere allora a diventare un re- 



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230 

gno erediiarìo ieìh Casa di Sassonia^ senza per questo eet» 
sare d'essere elettivo e per eonseguenza dipendente dai suoi 
vicini. Stanislao Leezinsky fu eletto dalla Dieta polacca ; Te- 
lettore sassone fu pure eletto da alcuni palatini: un'annata 
austriaca ed ui^' armata russa vennero a sostenere quest' ele- 
zione illegale, e Stanislao Leezinsky dopo aver superato co- 
raggiosamente mille pericoli, fu obbligato d'abbandonare la 
Polonia. Luigi XV irritato dell'affronto fatto al suo suocero 
dichiarò la guerra all'Austria. La Spagna allora che pensa* 
va sempre a riprendere dellitalia ciò che uveva perduto nel 
trattato d'Utrecht, e il re di Sardegna ch'esso pure pensava 
di guadagnare in Italia ciò che aveva perduto nello stesso 
trattato d' Utrecht, s' unirono la Spagna e la Sardegna alla 
Francia ed allora incominciò la guerra del i733. 

Questa guerra del 4733 è curiosa assai di studiare per 
la rassomiglianza delle sue eause con quelle delia guerra 
attuale. Ma. pia ancora può meglio essere proposta ad imi- 
tare perchè fu gloriosa, corta e che^ cosa rara nella storia 
delle guerre, raggiunse quasi lo scopo che si era prefisso. 

Vediamo prima il trattato eonchiuso fra la Sardegna e 
la Francia e notiamone alcuni punti importanti. « È cono- 
sciuto universalmente, dice l'esordio di questo trattato del 
26 settembre 1733, cho la Casa d'Austria abusa da lungo 
tempo dei grado esorbitante di potenza a cui è ascesa, e 
che non cerca che d'ingrandirsi ancora a spese d'altri . . « 
Dopo aver provato vie di doloezza e negoziazioni, le cose 
sono venute a punto tale che tutt' Europa dev' essere spa- 
ventata d*un potere cosi enorme e dell'uso che ne fa Pim- 
peratore, in modo che è ormai tempo che la $aggezza delle 
principali potenze chiegga che si prendano pronte misure, 
cHmvenendo fra esse tanto per la loro sicurezza e l'interesse 
rfei loro Stati, quanto per formare insomma un giusto equi- 
librio che può solo stabilire il riposo uniivemle e cavare 
principalmente i princìpi italiani dalla pericolosa situazione 
in cui si trovano >« 



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83 1 

Iti qual eosa, si dirà, la parte decisiva dhe T Austria 
prendeva all' elezione di Polonia comprometteva v principi 
d'halia? 

L'Austria diveduta preponderante al nord di Polonia po- 
teva maggiormente esserlo al mezzodì d' Italia. Anche ai 
nostri giorni senza voler abusare dei riavvicinamenti, la pre- 
ponderanza che affettava T Austria in Oriente e particolar- 
mente in Servia, nei Principati e a Costantinopoli, la ren- 
deva più formidabile in Italia e più sospetta in Europa. 

L'articolo II del trattato 1733 dichiara che la Francia 
e la Sardegna attaccheranno il Milanese: ma la Francia pro- 
mette di non attaccare l'Austria nei Paesi Bassi. 

È il territorio riservato come oggidì lo è il territorio della 
Coufcderazione germanica. La guerra del 1733 ebbe pure 
la pretesa di localizzare in Italia; e vi si attenne infatti. 
La Francia fece la guerra all'Austria senz'attaccarla nei Paesi 
Bassi che erano allora austriaci , ma sorvegliati però dalla 
gelosia olandese ed inglese sempre disposte da Luigi XIV 
a supporre l'ambizione della Pranéia. Quest'abile riserva fu 
H successo della guerra e il pronto ritorno alla pace. 

La Francia eoli' articolo III promette alia Sardegna di 
procurarle il possedimento intero del Milanese, e prometto 
pure nell'articolo VI di non tenersi alcuna conquista. Que* 
sta promessa è rimarchevole. L' esclusione della Francia e 
dell'Austria, cioè l'emancipazione dell' Italia dalla dominazio- 
ne straniera, fu il principio della guerra del 4738 come 
nel 1859. Ai di nostri il governo francese aveva pure pro- 
messo di non fare alcuna conquista in Italia, di non cercare 
nessun ingrandimento. 

Gli articoli segreti del trattato del 1733 spiegano ancora 
meglio il progetto d'escludere l'Austria dall'Italia. « Il re 
cristianissimo e il re di Sardegna, dice il primo articolo 
del trattato secreto, hanno considerato che si assicurerebbe 
megKo la pubbliea tranquillile e il riposo d'Italia, se si 
escludesse la Gasa d'Austria non solo dal ducato di Milano, 



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282 

ma anciie dai regni di Napoli e di Sicilia e dai porti della 
Toscana .... » Perciò s' iùdiriz2ano alla Spagna e le pro- 
pongono d*impadroilirsi del regno delle Due Sicilie. La Spa-^ 
gna in quel momento era sempre pronta a rìconqaista^c 
tuttociò che poteva dell' alitica monarchia spagnuola ^ ed a 
fare dei possedimenti per il figlio della regina Elisabetta 
Farnese. Elisabetta aveva già ottenuto Parma e Piacenza per 
suo figlio don Carlos; non desiderava meglio che di con- 
quistare per lui anche il regno delle Due Sicjlici La Spa- 
gna s' uni dunque colla Francia e la Sardegna. Nel mese 
di 'novembre 1733 il maresciallo ViHars entrò nel Milanese 
e sMmpadroni di Pavia e di Milano. Nel 1734 dopo la morte 
dì Villars che mori a, Torino, di ottant'anni, la. battàglia di 
Guastalla terminò la conquista di Lòmt>ardìa. Nel medesimo 
tempo gli spagnuòli condotti dal dùca di Mortema s'impa- 
dronirono del regno di -Napoli è riportarono a Bitanto una 
vittoria che assicurò la loro conquista. L'in&nte don. Carlos 
andò dunque in Sicilia, e fu coronato a Palermo re delle 
Due Sicilie il 3 giuf^o del 1735. 

L'imperatore Carlo VI aveva sperato che l'Inghilterra e 
l'Olanda prendessero la sua parte. La neutralità che assicu- 
rò la Francia ai Paesi Bassi, e che osservò scrupoioòamente, 
decise l' Inghilterra e l'Olanda a rimaner neutre. Esse si fe- 
cero mediatrici, e dal i735 in poi proposero molti progetti 
d'accomodamento. L'Austria amò meglio trattar particolare 
mente colla Francia che d'accettare la mediazione delle po- 
tenze, ch'essa accusava quasi di tradiiliento perchè non aveva 
poiuto ottenerne l'alleanza. JI 3 ottobre 4 735 fu firmato a Vien- 
na fra la Francia e l'Austria. Il regno dellciDue Sicilie e i 
porti di Toscana furono ceduti a don Carlos; ma l' infante 
cedette alla Casa di Lorena il granducato di Toscana, di cui 
egli doveva aver l'investitura dopo la morte dell'ultimo dei 
Medici, cedette all'imperatore il dueato di Parma e Piacen- 
za. Il duca di Lorena cedette la Lorena a Stanislao l<ee- 
zinsky che abdicò alla corona di Polonia» e fu stipulato che 



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R33 
dòpo la morie del re Siànislàò, la LòreDfi sarebbe rmhitd 
alla Praocia. Invéce di Hutto il Milanese cfaetéVara. sperato 
il re. di Sardegna noo ebbe che due provincie, il Novarese 
e il Torioaese* Il re dì Sardegna si la^nòehe la Francia 
r avesse al^bandonato ; ]a Spagna pure mòsse lagnanza. La 
regina Elisabetta Farnese aveva sperato che suo figlio mag^ 
giore doli Carlos divenendo re delle Due Sfcilie, il suo se*^ 
eotìdogenito. rinfarìte don Filippo divenisse duca di Parma 
e Piacenea. j ; ; ; - - 

. Noi abbiamo indicato! le principali stìputationi del trat* 
lato di Vienna del 1735.« Qtiesto. trattato non fu dì^finitivo. 
ehè nel 1738. Cosà vi guadagnò la hamnalità italiana? L*Aur 
strìa noti fu intieramente espulsa dalFItalia : ma vi perdette 
la preponderam^a che le aveva dato it trattato d'Utrecht. 
Esclusa dajritalia meridionale, fu rimpiazzata da una dina-*' 
alia che doveva diventare piresio italiana. La Sardegna po^ 
lenza a(&tto italiana fu ingrandita e eòntiauò le sue inchie- 
de pel Milanese. La Francia Cedole alla sua promessa non 
s' appropriò: nnll^i in Italia; ma fajcenijio cedeire la Toscana 
alla Casa di Lorena,, che stava per idiyenire un novello ra« 
mo della Casa d'Austria^ la Francia acquidlò la. Lorena e per 
una bizzarra combinazidne di circostanze la regina la pi4^ 
povera é di più oscura nascita che abbia giammai sposato 
un re di. Fieaiicia, fu quella che portò in dote atta Francia 
la Lorena cioè una delle nostre più belle pr^ovincie. « Dalla 
pape di Vienna^ dice i| gran Federico nella storia del. suo 
tfempo, la Francia era T arbitra d'Europa. Le sue armate 
avevano trionfato tanto in Halia ciQme in Germania, il suo. 
ministro a Costantinopoli il conte di Vil^eneuve aveva con* 
chiuso la. pace di Belgrado tra T ^tistria^ e la Turchia. la 
questa pace Timp^ratorei Carlo. VI ced^v^ all'impero ottp* 
mano il regno di Servia, una, parte della Moldavia e la città 
di Belgrado »• L'Austria allora indietreggiava dappertutto in 
Italia e 3ul Danubio. 

Una sola cosa aveva potuto decidere l' imperatore Car« 



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234 

lo VI a firmare questi trattati di Vienna e di Belgrado ài* 
castro» per T Austria ; era la speranza di^ far rieonoseere la 
sua prammatica sanzione dalle diverse potenze d'Europa 
d' assicurare eosi la sueeeissione dei sooi Stati a sua figlia 
Maria Teresa. Egli cedeva provincie e manteneva promesse. 
Egli mori, V Europa parve unirsi tiHt' intiera per spogliare 
Maria Teresa. Noi non ci occuperemo della guerra della: 
successione d'Austria che in quella efae riguarda Tltalia. L» 
Spagna voleva prendere la Lombardia e farne un principato 
per rinfiaiìte don Filippo; il re sardo s'oppose a questa pre- 
4esa e s'armò per difendere il Milanese austriaco contrd 
gli*^ spagnuoli non volendo av^e per vicino una dinastia 
spagnuola riservando però i suoi progetti sul Milanese e 
stipulando prave nella convenzione che fece il 1.^ febbrajo 
1742 con Maria Teresa, che s'egli difendeva l'Austria nel 
Milanese, ella non dovesse far nessun caso di questa difesa 
contro i diritti che il re di Sardegna aveva sul Milanese. 
Nel medesimo lempoi che il re sardo riservava i suoi diritti 
venendo sul Milanese, chiedeva a Marra Teresa la rieom* 
pensa del servizio ehe le rendeva difendendo i suoi Stati 
d'Italia contro la Spagna, e siccome non si sapeva ove tro- 
vare la ricompensa richiesta, Maria Teresa gli cedette il mar* 
chesato di Finale che apparteneva al Genovesato. lo qui de« 
vo fare un'osservazione che forse sark a proposito. 

Leggendo la Sforia del iraitato di pace dei sig. eonte 
di Garden osservai che tutti i trattati la questione dei n* 
sarcimenti è una questione importantissima. Si chiamano 
risarcimefnti le cessioni di territorio che ottiene il vincitov 
re , e ^he non si prendono sempre sui possedimenti del 
vinto. Se havvi due o pia potenze egualmente stanche dalla 
guerra, vogliono finirla, ma siccome l^imbizione sopravvive 
generalmente alla stanchezza, còsi cerca di poter soddisfare 
a qoest'am^izioite, e non potendo rimaner soddisfatti, né ri- 
sarciti sulle parti belligeranti se la prendono sui vicini. Cosi 
nel trattato' di Vestfalia si prjesero i risarcimenti sugli Siali 



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239 
ecclesiastici della Germania che forono secolarizzati: Noi 
vedemmo nei trattati di pace del secolo XVIII che qoanda 
la diplomazia per ristringere la preponderanza dell' Austria 
in Italia tentava di farvi rientrare la Gasa Borbonica i ri- 
iardfnenti furono presi su Parma e Piacenza d'una parte^ 
sulla Toscana dall'altra,^ cioè sulla Gasa Farnese e sulla Gasa 
dei Medici ohe stavano per estinguersi, e di cui le eredità 
furono distribuite, ancora prinia della mone dei possessori. 
Cosi pure il risarcimento del re sardo difensore accidentale 
del Milanese austriaco, si prendeva sulla repubblica geno- 
vese troppo debole per difendersi contro- la Sardegna riu- 
nita. Queste riflessioni storiche condurranno forse il lettore 
a chiamare ove si prenderanno, i risaireimenti nella guerra 
attuale, se TEuropa volendo escludere l'Austria dallltalia set- 
tentrionale non vuol lasciarla senza risarcimenti. Quanto a 
me non voglio almanaccare; dirò solo che se fossi il Gran 
Turco, m'inquieterei assai di qfiesti risarcimenti. 

Gontro la Sardegna e l' Au^ia unite per escludere la 
Spagna dal Milanese per poi disputarsi fra loro c|aesta pro- 
vincia , la Francia e la Spagna cioè i due ranM dèlia Gasa 
Borbonica s'allearono in Italia e un'armata franco-spagnuola 
sotto il comando del principe Genti entrò in Piemonte^ pre^* 
se Nizza e Villafranca. Genova bentosto, che si lagnava di 
averle involato il suo marchesato di Finale, s'uni alla Fran* 
eia ed alla Spagna. Milano cadde in p(Here degli alleati e 
l'iìi&nte don Filippo vi feoe la sua entrata. I successi favo- 
revoli alla Spagna ed alla Francia fecero riflettere il re sar- 
do, anzi cominciò a tratiare colhi Francia; s'adattava a di- 
videre il Milanese eoll'infant^ don Filippo invece di diféiH 
derlo per l'Austria. La Spagna o piuttosto la regina Elisa- 
betta Farnese, esitò volendo tutto intero il Milanese. lutante 
la fortuna della guerra cambiò; gli austriaci ripresero la su- 
premazia in Italia^ s'impadronirono anche di Genova, e il 
re sardo cambiando, colla sorte delle armi ritornò fedele 
alleato 4^11' Austria. La gloriosa insurrezione dei 5 llicea^ 



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236 

bre 474fì tolse Genova dgU iiusiria<»f e 1 sué^dssi felici delia 
^rancia nei 1747 nei Paesi^Bassi dessero la pace. Un Gonr^ 
gresso si radunò a Aix-la^-Chapelle; La Francia resiiiut luttd 
le sue conquide, i Paesi-Barn, Bergop*Zoonì e Btfiestrìchtj 
ia Savoja « la contea di Niasa. In cònatderaKtoiiie delie re* 
restiiusioni fatte dàlia PfanC(iai i ducati di Panna, Pmeeriza 
$ Guastalla sono ceduti airidfente don Filippo; Cosi là Spa^ 
gna rientrava! poeo a pòco coi suoi principi in prossésso del-^ 
l'Italia; don Garloé regnava a Napoli e don Filippa ancjavai 
a regnar a Parma; ma quéste dinastie spagnuole si faéé<* 
vano italiane coirinterdiziòne die nel I7d9 i trattati di Ma^ 
drid e di NafUoli imposero ai Borboni d*italia di non giam^ 
mai riunire dotto al loro comando la Spagna e gli Stati 
d'Italia. L'Austria tenne U Lombardia^ ed a Fii^ns^ regnò 
un arciduca austriaco. Tal'è lo étato di cose fis^td in Italia 
dal trattato d'Aix**la-Ghdpelle nei 4748 e non si cambiò que- 
sto Stato di cose fino alle guerre della rivoluzione dell'im- 
pero. Nel 4795 prima del trattato di Garòpoforttiio (4797) 
la carta d'Italia aveva ancora totti gli Stati che il trattato 
di Aix-Ia-Chapellc vi aveva riconosciuti e ^abititi: al nord 
il Piemonte! il ducato di Milano, la repubblica di Vencziaf; 
pure al nord, ma rìavvìoinàndosi al Mediterraneo la repub- 
blica di Genova, il ducalo di Parnia e Piacenza, il ddcato 
di Modena^ là repubblica di: lAicca; al centro il granducato 
di Toscana, gli Stati romani; al mezzodì il regno delle Doe 
Sicilie. Ecco r Italia come ce 1' ha lasciala il secolo XyiH; 
ci resta a vedcfre ciò che il secalo XIX ne fece e ne farà. 
Ma prima d'inòominciaré questa seconda parte delle nostre, 
ricerche < io devo para^nare rapidamente gli avvenimenti 
ch^e abbiamo veduto passare sotta gli occhi eoi principj che 
indicai in principio di questo stadio. "* 

IV. 

L' indipendenza e la neutralità d' Italia sono da due se-^ 
coli il voto ed il lavoro della diplomazia europea. È « 



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^^^^ . 237 

4uesio voto ed a quesio lavora ehe si detono gli sforzi 
font dalla diplomazia ) nel secolo XVItl, p^r' reprimere la 
supremazia ciie il (raltajlo d'JJireoht aveva dato ali* Austria 
in Italidr Nel tratlato di Ài%^ia-€hapelle questa preponde- 
ranza più non esiste. La Gasa Borbonica a Parma ed a Na- 
poli serve di controbikn^ky alla Gasa d'Austria a Milano e 
a Firenze. Vi sono tre poienze in Italia, TAusiri^, 1» Spagna 
divenuta italiana^ il re di Sardegna, e queste tre potenze 
sono equilibrate; le repubbliche di Venezia e di Genova, 
gli Stati pontificj sono proteiii e garantiti da questo equi- 
librio. L' Italia non ha ancora un* indipendenza completa, e 
pereiò la sua neutralità non è ancora possibile, poiché non 
Tri è e non vi possono essere paesi neutri* se non sono indi- 
pendenti. Fin che vi sarà in Italia uno Stato straniero la su^ 
neutralità è impraiicabile. Supponeti^ in Italia uno Stato ap* 
partenente alla Francia^ otiiunque avrà la guerra colla Pran- 
eia, attaccherà questa in Italia. Se la Lombardia civesse do- 
vuta ad essere austriaca, è impossibile che chiunque avrà la 
guerra coli- Austria non cerchi d'attaccarla anche in Itali^. 
Siccome il trattato d'Aix-la^Ghapelle non aveva escluso af- 
fatto l'Austria dall'Italia, non aveva potuto fere uno Stato 
neutro; ma rispettando l'Indipendenza e la neutralità questo 
trattato dava intanto all'Italia un equilibrio ^he è un avvia- 
mento all'indipendenza. Ma di più in quest^equilibrio le po- 
tenze italiane dominavano per il numero e Timportanza dei 
terriiorj. Napoli era uno Stato italiano quantunque avesse 
una dinastia spagnuola. Gosi era pure di Parma. Firenze 
aveva una dinastia austriaca'; ma questa dinastia diveniva 
pure. italiana. Il Papa, la repubblica di Venezia, di Lucca e 
di Genova , Modena e la Sardegna erano tutte potenze ita- 
liane. L' It^ia aveva dunque I9 superiorità e la preponde- 
ranza col trattato di AÌK-la-Ghapelle nel 1748; aveva rigua- 
dagnato ciò che aveva perduto nel Trattato d'Utrecht. 

La guerra da due secoli, quand'essa fu lunga ed eu- 
ropea, fu sempre nociva all'indipendenza d'huiia e l'Iia 
sacrificata. 



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338 

Le guerre luugbe j^erdimo 1* Italia, le guerre eorte la 
salvano. NuHa prova meglio quésta verità cke se si osserva 
la .guerra della sueeessione di. Spagna, ebe Oiiisce dopo do* 
dict anui col trattato d' Utrecht, e }a guerra del 1733 che 
finisce al t73& col trattato di Vienna 1738. Al oomineiare 
delh guerra della successione l'Olanda e ringtiilterra pro- 
clamavano la necessità d'impedire la riunione delle due co- 
rone di Francia e di Spagna, alfine di mantenere 1' equili- 
brio europeo, e proclamarodo pure la necessità d'impedire 
la riunione dell'Italia colla Spagna o coli' Austria per il man- 
tenimento dell' equilibrio ilaliano. Anche in tutti ì trattini 
di divisione che precedettero la guerra ogni volta che iu 
Spagna era data alla Gasa di Baviera o alla Casa d'Austria, 
l'Italia meridionale si dava alla Casa dei Borboni e il Mila- 
nesato al duca di Savoja. Si voleva ad ogni costo evitare 
la contiguità sia della Francia o dell'Austria; si cercava 
dunque di assicurare per quanto era possibile l'equilibrio 
Jtaliano ciò che noi chiamiamo oggidì indipendenza della 
penisola. Ecco la missióne del primo anno della guerra di 
successione con massime eccellenti e favorevoli all'Italia, lo 
non dubito che se la guerra fosse stata corta queste massime 
di buona politica avrebbero prevalso nel trattato di pace; ma 
la guerra essendo durata dodici anni, ed in questo tempo 
essendosi vieppiù eccitate ed infiammate le passioni della 
guerra, non si pensò al mantenimento dell'equilibrio euro- 
peo in Italia, ma non si pensò che abbattere la Francia. 
Che accadde all'Italia per questa predominanza delle pas- 
sioni della guerra sulle massime della politica? L'Italia fu 
sacrificata e il trattato d' Utrecht vi stabili la dominazione 
austriaca al nord e al mezzodì, a Milano e a NapoK, di ma- 
niera che l'Austria poteva sperare còl iempo iì resto d'Ita- 
lia che cedendo alla forza o all'interesse subirebbe il suo 
giogo. Si guardi invece la guerra del 1733; incominciò col 
disegno altamente annunciato di ristringere in Italia la pre- 
ponderanza austriaca, e siccome fu corta, perchè durò solo 



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239 
due anni (nei ^735), la guerra non ebbe lempa di far di- 
menticare la politica. La pace del 1735 e quella del 1738 
dà l'Italia meridionale alla Casa Borbonica, ristabilisce Te- 
quilibrlo italiano col controbilancio d'una nuova dinastia di- 
venuta italiana e al trattato di Aii la-Chapelle neU4748 
questa politica cosi italiana come doveva esserlo allora pre- 
valse nuovamente. Il controbilancio non è più solamente 
come nel 1748 fra T Italia meridionale e l'Italia settentrio- 
nale; ma nella stessa Italia settentrionale fra Milano e Par- 
ma, perchè Parma è assegnata alla Gaso spagnuola dei^ Bor- 
boni» Ecco per l'Italia la differenza fra le guerre lunghe e 
le guerre corte; vi perde nelle prime, vi guadagna nelle 
seconde. Nel secolo XIX, nel 4814, dopo la lunghe guerre 
dell'impero, il trattato di Vienna fece come il trattalo d'U- 
trecht nel 1713; anch' esso sacrificò l'Italiae vi stabili la 
preponderanza esclusiva dell'Austria. 

L' Italia non ha mai guadagnato se non quando inler- 
venne la Francia nel suo destino d'accordo coli' Inghilterra. 

Non è solo la guerra del 4733 ma tutta la storia diplo- 
matica del secolo XVIII dopo il trattato d'Utrecht che vie* 
ne ad appoggiare questa conclusione. Dopo i trattati di tri- 
pla e quadrupla alleanza, la Francia e l'Inghilterra unite 
s'impiegano con zelo e con buon successo a ristabilire l'e- 
quilibrio italiano, ed anche quando non sonò unite eolle ar- 
mi nel compimento di questo disegno come nella guerra 
del 1733, la Francia non prende le armi, per cosi dire, che 
sotto la garanzia della neutralità inglese. Fu questa neutra- 
lità cambifi^ta subito in mediazione che fece far la pace del 
4738 quantunque il primo trattato del 1735 fosse stato 
fatto fra la Francia e l'Austria. Grazie a quest'accordo della 
Francia collMnghilterra, l'Italia non può più essere sagrificata 
all'Autria, ma è certa di avviarsi liberamente alla propria in- 
dipendenza. Queste prime prove si iniziarono sino dalla pri- 
ma metà del secolo XVlil ed ora vanno ad ottenerne il glo- 
rioso adempimento. Saint Marc Girardin. 



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240 ' ■ ' 

IViiovii sljitMlea deir lai«MirÌA ItnUnén \ del dot- 
tor pnèrmo makstrì. 

( Conlinuaf ione. Vedi il fascicolo di febbrajo 4859, pag. 1i7 ). 
Bronzo, ottone^ stagno ed altre leghe. 

I/are che lagli Etruschi debbasi Tarte di fondere le statue 
di bronzo tutte di un pezzo, mentre ì Greci non la eser- 
citarono che in appresso. Sgraziatamente nei primi secoli 
deiretà nostra se ne perééiiè \\ secreto, sulle cui traccie 
corse eon felice ispirazióne Benvenuto Gelimi^ il quale 
seppe dare per qualche tempo a quest^arte un nuovo im« 
pulso ed uno straordinario splendore. Un artefice che ai 
giorni nostri viene salutato con plauso universale è 11 sig. 
Passi di f^ircfìze. La copia della testa del Davide di Mi« 
chelangelo, e la riduzione del famoso Perseo di Benvenuto^ 
che quei valente artista presentava air esposizione di Parigi, 
perla perfezione della modelbtura e pel magistero dell'arte 
attestano nelleS opere di gitto non affatto spenta la buona 
tradizione italiana. Col sistema infatti di fusione da esso 
adottato, che è pure riproduzione dell' antico, niun rkòcod 
importa fare ai getti; eccettuati ai soli e necessari punti di 
sfiato e di accesso del metallo nella /orma ; netta e pari 
all'originale resta la superficie^ evitando le disaggradevoli 
suture e i frequenti spostamenti ette si hanno nel modo di 
formare più comune. 

Ma anche codesto processo che in altri tempi potè fare 
la gloria dei riostri comFpatrioti^ e che anche in oggi è for- 
se da preferirsi, trattandosi di vere opere d' arte venne 
smesso ed altro vi fu sostituito, di fusione più ordinaria , 
ma più sempliee, mediante Y impiego di una qualiià di ter- 
ra,^ comune in Francia e negata invece al nostro paese. Gp* 
però pur rimanendo all' Italia il primato per alcuni lavori 
nei quali si esigano gusto artistico e finitezza iroì^la fondita, 
la fabbricazione ordinaria dei brónzi o non si f^ o si limi- 



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241 
Ca quasi esclusiyanaenie alle artiglierie per le truppe ed ^I- 
ÌG eampane per le chièse. Gli ariieoli di ornamento per le 
case sono assai^earsi fra noi, laddove in cambio hanno il 
[oro accessorio generale a Parigi nelle cui officine sì fon- 
dono del pari quei bronzi colossali che noi vi mandiamo 
modellati, e che di là ci si rimandano oggetti di decorazio- 
ne dei nostri palazzi e delle nostre piazze pubbliche. La 
miseria dei tempi che corrono permette poche opere in 
bronzo monumentali ma ad ogni modo anche queste gene- 
raloaente non sono lavori nazionali. 

Fanno eccezione alla regola e bastano ad attestare la 
nostra valentia il sopraornato dell'Arco della Pace, in Mi- 
lano, rappresentante il simulacro della pace sopra carro trion- 
&le, tratta da sei cavalli, circondato da quattro alti destrie- 
ri montati dalla Fama, il tutto in proporzioni colossali. Go- 
dest' accessorio del grande monumento, pel quale s' impie- 
garono oltre 63670 chilogrammi di metallo , occupò per 
sette anni, in quella citth, i più valenti modellatori e fon* 
ditori di que' tempi, capitanati dal celebre scultore Sangior- 
gio e dall' abile fonditore Manfredini. Opere di questi ulti- 
mi sono pure i bei cavalli che chiudono i cancelli della 
Reggia di Torino eseguiti nella stessa fonderia, donde usciva 
finalmente la statua del re Garlo Emanuele di Sardegna. 

Megli Stati Fardi ; di questo genere non v' ha d' antica 
ben meritata fama che 1' officina Golia, di Torino^ la quale 
fonda grandi vassoi, statuette equestri, busti in bronzo do- 
rato e in ghisa a semplice getto. 

Oltre i paesi , di cui si è detto più sopra , la Toscana 
conta fra i fonditori in bronzo i signori Melani, Corsini, Ghe« 
rardi di Firenze e Raffanelli di Pistoia , che si distinguo- 
no per la molta loro perizia nel getto criido e nel dolce , 
nel modellare dal vero e nel dorare a martello, pregi tutti 
che si riscontrano nei vari articoli da essi fabbricati, figure 
e statuette, animali, ecc. ecc. 

Quarantadue sono le fonderie degU Stdti romani. La sola 

Annali. Statistica, voi. I, serie 4.* ift 



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S4a 

eitià capitale ùe lia sedici, servile da 49 operai e eon un 
capitale annuo di 59 mila franchi che permette una protlu- 
ztone di lavori pel valore di 72 mila. Se né ottengono eg^ 
getti d'arte che imitano le opere degli antichi e de' quali 
si fa un commercio d' esportazione piuttosto ragguardevole. 

Anche la for^deria Pietrarsa, 4Ìì Napoli, lavora in fusioni 
di bronzo di grandi dimensioni, che nulla lasciano a desi- 
derare dal iato della bellezza del disegno e delia perfezio- 
ne del getto. Notansi fra i prodotti di questa fabbrica il bu« 
sto colossale del re, quello del Papa e del conte d'Aquila, 
e le statu^ette di altri più o meno famosi personaggi. 

Restano le fusioni di più piccola moje , porla orologi , 
candelabri, ecc., per le quali ci mancano come abbiamo detto 
la terra opportuna, l'agevolezza dello spaccio e quindi là 
possibilità di tener dietro coi modelli nazionali ai capried 
della moda e del pubblico. Ond' è che tale fabbricazione 
trova fra noi un numero assai ristretto di artefici che vi at- 
tendono e di amatori che ne acquistino i prodotti. 

Anche l'arte di dorare sotto il punto di vista economico 
non presenta risultamenti migliori. Le dorature di Francia, 
sebbene un po' superficiali, eostano meno delle nostre , le 
quali durano di più anche è vero, ma sono più care e 
quindi vengono dal commercio quési affat,to neglette. In 
molta copia adunque riceviamo da Parigi gli oggetti di 
bronzo, fra i quali primeggiano le casse degli orologi a pen- 
dolo: e la nastra industria è costretta, senza prossima spe- 
ranza di più prospero avvenire, ad occuparsi esclusivamente 
della fabbricazione degli articoli più grossolani, quali i bos- 
soli delle carrozze, le guarniture per gli armadii, le finestre, 
i bastoni, ecc. ecc. 

Per gli ornamenti metallici con vernice imitante la do- 
ratura si distingue in Milano la fabbrica Beltranii e Borsìe- 
ri, siccome per lavori di maggior conto, per candelabri e 
lampadari eleganti vanno note colà le ditte Pandiani e Me* 
noveri. Milano è la sola eittà che attenda a quest' Industria 



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S43 

in Lombardia ed occupa, fra fonditori/ cesellatori , doratori 
circa 100 operai, la quarta parte dei quali sono fanciulli. 
Il guadagno dei primi è da 4 fr. 75 cent, a 4 fr. 40 ceni, 
al giorno. 

Da vari anni il sig. Conti istilqi un laboratorio in Udi- 
ne per doratura e argentatura eletiro-cbimica. Un . simile 
stabilicaento fu fondato da poco in Roma, ove vogliamo ri- 
cordato il fabbricante di bronzi sig. Spagna, del quale fu 
visto air Esposizioile di Parigi la copia in bronzo dorato 
della colonna Trajana. 

A Genova, il signor Vannens lavora in bronzi. dorati e 
inverniciati , siccome il signor Gavigioli , di Torino , ripro- 
duce medaglie in. bronzo, che ottiene colla fondita. Una re- 
cente fonderia di zinco e bronzo venne stabilita in Alessan* 
dria dal signor Costanzo GoIlaBiumi. Un artista distinto in 
quest'arte è il signor Botacchi di Napoli, i cui lavori meritano 
l'attenzione degli amatori per la correttezza del disegno e 
per la bontà delle dorature e inargentature, non che pel 
magistero del cesello e Timitazione del bronzo antico. 

Noi non faremo che qui accennare brevemente le 
lavorazioni dello stagno , le quali consistono in una serie 
di utensili lavorati al tornio , come vasi e bacini tondi e 
ovali, zuppie.re, scatole, candelieri, siringhe, forme per 
candele, ecc. ecc. Destinate ai domestici usi, esse hanno 
fabbricanti dappertutto, non solo nelle citti, ma pure nei 
grossi bórghi del nostro paeàe. Anche la lega di rame e 
zinco, conosciuta col nome di rame giallo ^ o ottone, é di 
estesissimo impiego ^ e molti lavoranti di diversi generi di 
manifatture di questa lega esistono fra noi che le trattano 
in modo abbastanza soddisfacente. Può Toltone essere ado- 
perato di getto di lastra ai varii utensili cui di destina ; 
né mancano della prima qualità i letti, i candellieri ad uso 
privato e delle chiese, le canutiglie e i regoletti, che com - 
mettono i vetri nelle impannate, ecc., i quali oggetti sono 
lovorali nelle nostre officine, a prezzi discreti ed in tale 



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244 

quantità da for fronte ad ogni ricerca del pubblico. Non 
poctie sono anche le fabbriche dei fili à* ottone , di varie 
grossezze, servibili ai molti bisogni perle arti, come per 
intesser telp da stacciare la carta o per altre applicazioni 
fisiche e chimiche. Solo in Piemonte, dalla quantità di zinco 
importata , sembra potersi conchiudere , che oltre 40 raìh 
chilogrammi di rame vengono ridotti in ottone. A 3.2 som* 
mano' gli ottonieri di quella provincia dMtalia fra i quali 
25 fabbricano essi stessi l'ottone che impiegano. 

Quando il rame è allegato, su 100 parti, con 60 di 
zinco e 4Ó di nichel , costituisce una nuova lega , o una 
specie di ottone bianco , che imita in qualche modo V ar- 
gento quando è ben lustrato, e che prende in commercio 
il nome di pacfong. Anche con questa lega si fanno in 
oggi, fra noi, posate, vassoi, vasellame, e vanii altri utensili 
d'uso comune e di ornamento. In Lombardia non si fab- 
bricano che qualche guantiera ed alcuni porta-bicchieri e 
porta-bottiglie , de' manici di coltello è forchette, pei quali 
si fa uso del pacfong che si provvede all'estero. Più co- 
piosa è la produzione degli Stati sardi, ove uu sol fabbri- 
cante, il signor Faggi di Torino, conta 32 opera], e quattro 
torni che somministrano oggetti ordinarli , a prezzi mode- 
rati. Anche il signor Syndia e il signor Chiotti , entrambi 
pure di Torino, preparano con questa sostanza servizi da 
tavola, di toeletta^ caffettiere, lucerne, lavorate al torno, al 
martello ed allo stampo, con buon gusto e discreta politura; 
in Toscana si distinguono per questo genere di lavoro i 
fratelli pambaro ed il signor Giuseppe Cheseler , fioren- 
tini. 

I prodotti di questo genere dei nostri fabbricanti imi- 
tano abbastanza bene i lavori di Vienna , che potrebbero 
anche emulare, quando la lor mano meglio amfnaestrata 
all'uso del brunitojo permettesse di ottenere un' uguaglianza 
ed una lucentezza. di superficie pari a auella che distingue 
le opere dei nostri vicini. 



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845 
Boma e Napoli attendono a lavori in gaIyanop1asU<;ai 
La prima dì quelle citià eonta aleunj fabbricatori di articoli 
dovuti a questa nuova conquista industriale, siccome la se-* 
conda va ricca, per opera dei signori Baiidieri, Girelli, Hac- 
neh, e di Heydrich, di non pochi trofei della elettro-chi- 
mica applicata alla teenologiaé 

Sostanze fossili non metalliche. 

Neir arte edilizia l' Italia può dirsi incontestabile màé- 
ètra a tutto il mondo. Confermano questa sentenza le sue 
grandi opere pubbliche, che, sia per la scelta del materia^ 
ÌCy che pei buoni metodi di costruzione e pel buon gusto^ 
formano l'oggetto della meraviglia universale. E cominciane* 
do dalle moli etrusche , noi le vediamo sfidare V urto dei, 
$ecoIi e presentarsi anQhe in oggi spettacolo di saldezza 
^ di vera potenza ciclopica. Roma antica ha lasciato pari*» 
menti memorie che fanno. fede del suo genio semplice e, 
9d un tempo grandioso ; e i ruderi de'suqi templi, i suoi? 
archi, i suoi palazzi» le chiese^ le statue, gli acquedotti, le 
ampie fontane attestano ^importanza della sua vita e della 
sua storia. Non è nostro ufficio il condurvi per la grande, 
città, né r iniziarvi al segreta di quella doppia civilizzazione^ 
rivelataci sopra tutto. dalla miriade dò*' suoi monunrenti , i; 
quali noi ora abbiamo a studiare solamente per ciò che 
Pipetta ai materiali che già servirono a quelle cpstru- . 
zioni. , . ' . 

E a questo proposito non è senza orgoglio che poi pos<^ 
siamo additare il travertino compatto, onde sono fatte Ul 
due più meravigliose opere dell' arcbilettur^ antica e mó-»: 
derna, r anfiteatro, Flavio e la basilica del Vaticano. I ro-*, 
mani traevano bensì dalle lontane e straniere regioni i chei > 
essi avevano conquistato colla forza delle armi, i marmi pia 
ricchi ad ornamientò dei loro pubblici e privati edifiej, ma 
Boa. diipepticavano .per 4|a€sto Tesplora^ione delle terre pia 



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S46 

Ticinet alle quali chiedevano quanto le loro viseere conte- 
nessero di più solido e di più prezioso. Ond'è che dalla 
Sardegna ripetevano i bei graniti per le colonne che deco- 
rano il Panteon, siccome Tacevano col travertino e col pipe- 
rino, dalle vicinanze di Roma, le grandi opere di rinsana- 
memo della loro città, e colla lava basaltica di monti la- 
ziali aprivano strade ampie e magniBche, le cni vestigie 
vennero infino a noi a confermare la sapienza civile e la 
prosperità materiale di quel gran popolo. 

Anche l'opera dei Municipj e delle Signorie si è segna- 
liate in Italia per opere che non la cedono per nulla alle an- 
tiche; e in conferma di ciò noi non abbiamo che a citare 
il Battistero di Pisa, per le cui grosse colonne corinzie si 
misero a contribuzione i marmi dell'Elba e della Sardegna; 
la stupenda biblioteca Medieo^Laurenziana ; il suo piùj stu- 
pendo vestibolo eseguito da Michelangelo, e la rotonda che 
poi vi fu unita, per le quali oostruzioni i toscani mostrano 
come sappiansi da noi condurre ornamenti finissimi di scul- 
tura giovandosi della stessa pietra arenaria. Resta finalmente 
il Duomo di Firenze servito dalle cave di Monte Rombolo, 
e quello di Milano che dipende pe' suoi marmi da una cava 
del Lago Maggiore ^ di proprietà della chiesa medesima. I 
marmorei palazzi di Genova, i monumenti e le chiese che 
tanto lustro danno a Venezia, ebbero parimenti la loro orl- 
arne da un materiale, che spetta, pressoché tutto, al nostro 
. suolo , la cui fecondità mineralogica non è venuta meno 
anche in oggi, sebbene potenza e riccbeiza abbiano diser- 
talo da qualche tempo questa^ nostra povera patria comune. 
Ma vediamo appunto quali sono gli elementi, che ancora 
impiegànsi nelle nostre costruzioni , cominciando il nostro 
esame dai più comuni e in pari tempo dai più importami 
e diretnmo quasi necessarii. 

Calce e geèio. 
Possiede il Piemonte più di 700 cave di calce ed 800 



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247 
fornaci che occupano circa S400 operaj e producono olire 
800,000 q. m. di materiale pel Talote approssimatiTO di 2 
milioni di fraachi. Le cave di gesso coltivate sono in numero 
di 6S e contano S76 operaj; la loro produzione ascende a 
96,998 q. m. pet valore di 301,698 fr. Questa abbondanza 
di calce e di gesso, cut importa aggiungere i 70,000 q. m. 
fomiti dalla Savoja, non basta tuttavia ai bisogni del paese; 
la qtiai cosa è indizio di una sempre crescente prosperità , 
che aumenta il numero delle costruzioni di edificj di ogni 
maniera. La qualiti di calce in uso nella capitale e nei con- 
torni è quella di Lavriano e di Superga attesa la loro na- 
tura idraulica. Anche Tepidote manganesifero di S. Marcello 
(provincia d'Asti), ridótto in polvere, tien luogo della poz- 
zolana , di cui 8' è smintiita perciò nello Stato V importa- 
zione» 

Da poco tempo soltanto si sono introdotte negli Stati 
sardi alcune fornaci continue in sostituzione delle ordinarie 
intermittenti e con un sensibile risparmio di combustibile. 
Cosi la ditta Burbatto, Ambrosetti e comp. hanno a Mon- 
latto una fornace a fiioco continuo con apparecchi aspiratori 
che fabbrica circa 300 imh miriagrammi di calce air anno 
ed ottiene una ragguardevole economia di legna, poiché in- 
vece del consumo di IM a 160 miriagrammi che richiede^ 
rebbero i vecchi apparecchi , se ne impiega solo dai 90 ai 
400 mila. Il servizio della fornace è iatto giornalmente, 
compresa la provvista della pietra, da 35 persone tra mina- 
tori , fochisti e braccianti pel trasporto del materiale, cari- 
camento del fuoco ed estrazione de|la calce. 

Il prodotto fossile di marna e calce in Lombardia non 
è senza importanza. Sul Lago flaggiore 45 fornaci servite 
da 450 operaj danno una quantità di 2,374,9^0, q. m. di 
calce. Anche il lago di Como hfi 44 fornaci con 438 operaj 
ed una produzione di calce di 313,640 q. m. Queste for- 
naci, condotte secondo il vecchio metodo, sono intermit- 
tenti e ^rvono specialmente per Milano e per tutti i paesi 



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248 

(iella (Manura lombarda. Obre le détte fornaci ve ne hanno 
altre di ealce forte a Lessuoo, Porlezza^ Olcio, Gassano (2)/ 
Valle dMntelvi, S* Colombano (3), e Mirandolo. La vaUe 
Cavallina, la Valcarooiuca, e il lago d'Iseo cohiano fornaci 
di calce in più luoghi. 11 di esse spetJtano al territorio 
della città di Bergamo , 3 a ciascuno dei comuni di Cau- 
dino, Caprino, Sarnioo, e Zogno, 4 al comune di Romano, 
2 a quello di Trcscorre, 1 ai comuni di Albino e di'^Pra- 
dalunga. 11 lago d'Iseo ne possiede 6, il distretto di fireno 
5, Ponte, Edolo 1, la maggior parte di calce forte, servite 
da 10 opera] ciascuna. Le sole fornaci d'Iseo lavorano tutto 
l'anno. Si ottengono pure in Lombardia calci naturalmente 
e potentemente idrauliche. Tali sono quelle' che si trag- 
gono dai ciottoli più marnosi e ferrei della Trebbia , tale 
la calce marciosa di Morosolo, presso Varese, tale è la calce 
argillosa di Monte Marengo presso Brivio; tale è quella di 
vali' Alta , ad allestire la quale potrebbero sòperire le ab« 
bondevoli ligniti della vicina Leffe. Ma prima che l'uso di 
queste pregevoli materie si divulghi, è necessario porre stu- 
dio al modo dr prepararle, e cosi la scienza potrà in breve 
riformare in Lombardia questo importantissimo magìsterio 
della muratura in acqua, commesso finora al precetto di 
cieche tradizioni. E già dalle analisi finora compiute è con- 
cedute intra vvedere che le giaciture delle materie proprie 
alle fabbricazioni idrauliche si stendono in regolari linee 
geologiche, Itingo le qtiali diverrà sempre più agevole de- 
terminare i successivi luoghi delle ricerche. E pare che al 
piede dei primi colli, quasi sulla linea stessa ove giacciono 
le materie idràuliche di Morosole, di Mofìte Marengo, di 
Crono, la natura abbia deposto Te marne di Calcinate, -di 
Brivio, di Nesa, all'orfo appunto di quelle alle pianure si- 
licee alte quali si deatina questo poderoso sussidio di ferti- 
lità. Era pregio dell'opera indugiarsi alquaato ^u tale argt)- 
mento, perchè in un paese nel quale l' agricoltura è tanta 
parte di ricchezza e dove le murature idrauliche e gli ac- 



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qu^dotti sono cosi difUdi in servizio deir^ricoltura, Tkitda* 
giria neo potrebbe esseir rivolta a più utile inieaio iCfae di 
ricercare e di preparare le miapne e le cakì idrauliche ehe 
la natura ha apafdo eoa maao pre^vvida in quelle con- 
trade. 

Le principali cave di gesso sul lago di Como sono le 
due di Nobiallo> e quelle di Limonta e di Vasleno, ebè oc^ 
cupano in tutto 24 opierai e danno, un annuo complessivo 
prodotto di 50 mila quint. metrici. Il lago d*Iseo ha 4 cave 
di cui 3 a Volpino con SO o|>erai, I a Lovere con 5 ed 
altra a Pisogne con sei operaj. Il gesso di quest'ultima lo- 
calità è assai : ricercalo per Tegrieoltufa. Il prodotto annuo 
eon tutte queste lavorasMOoi è di 30 mila quint. metrici di 
gesso. Altre cave di ges^o esistono, rcoltivate qualche volta 
soltanto, nella Valsa^na a Goncenedo, nella Valtellina presso 
Bormio , a Genionp in Val Gamonica, a Lodrino in Valsab^ 
bia , a Luvone in* Val Trampia. In ónta a ciò il gesso di 
Lombardia non basiA ai bisogni del paese, sicché se ne im- 
porta Agni anno in copia anche dagli Apeunini. 

Il gesso ehe si rinj^i^ne e si scava in moke locatila del 
Veneto è quasi sempre argilloso e per tale motivo non cor* 
risponde come materiale edilizio al pari di quello di Ant- 
enna, mentre esso riesce opportunissimo invece air agricol- 
tura che. ne. fa infatti uso assai copioso^ Presso Valdagno e 
alle Valli, nella provincia di Vicenza, travasi un calcare sac- 
caroìde, friabile, il quale ridotto in polvere e mescolato eoa 
debita proporzione di ealce pura serve a formare un into- 
naco duro, resistente- e. suscetlfbile di lisciatura^ opportuno 
a varii scopi nei nostri fabbricati ; esso è piuttosto |ricereatd 
e lo si conosce ia coimmeroio sotto il nome di marmarinay 
dalla sua somiglianza col marttio. . ^ 

Palle piipi umili eolliiie all^ alte cime delleiAlpi la massa 
principiale è formata da. rocce calcaree^ sicché sono tutte 
più o meno atte a dari^ ,eal^ viva ; e migliori riescono le 
più antiqhe. che vengQ^ adoperate largamen&e dovunque. 



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S50 

Però meseolafe piii o meno airargilli, e difettóse di siKee, 
non sono in generale aneor tali nelle provineie venete da 
somministrare la vera ealoe tdrauliea, ohe deve averne dal 
46 al 48 di sìliee per eento ài ealee. Nei dintorni di VaHi 
e nel Friuli presso Serralle venne scoperta ed impiegata an- 
che questa qualità. 

Nel cantone Ticino si cava gesso bianco e fibroso ad 
Arogno. Se ne trova fra lo scisto micaceo nel Bdlìnzonese 
e fra le roccie argillose e il gneiss in Levantina , nel din* 
torni d'AiroIo. Questo è di poco oso. Ve n'ha di eccellente 
nel territorio di Olivone. 

La ealce scarseggia nella regione ciscenerina del Gan« 
tone, in cui non ci sono quasi fornaci che a Camerino, Ga^ 
stione, Lumino e in quel di Dalpe, in quel di Olivone, in 
Blenzo, e su quel di Peccia in Lavizsara. Nella regione trans- 
cenerina si cuoce ottima calce nelle vicinanze del Geresio, 
a Caslano, presso Melide, a Riva. 

Nel Tirok) italiano la varietà terrosa della ealce solfata, 
che serve di g^so , ò comune fra Ravina e Romagnano , 
presso Trento, nella Val delle Conche presso Strigno, sopra 
Civezzano, in Primiero, ecc. 

Il ducato di Parma va ricco di una prodigiosa quantità 
di pietra calcare colla quale alimenta le proprie fornaci e 
mantiene un lieve commercio dì esportazione: cosi infatti 
ogni anno manda airestero, 45,494 quint. metrici di calce 
e 28,488 q. m. pietra da calce. 

Le pietre calcari nel dtìcato di Modena sono proprie 
delle Provincie di Reggio, Frignano e Garfngnane, siccome 
le pietre gessose appartengono ai terrìtorii di Vignola e Le- 
vizzano, nella provincia di Modena, ed a quelli di Castelnovo 
ne' Monti, Scandiano, Tano, Bortano, Ventoso, Vologno, Ven- 
tajsto, Bdsaiia^ nella provincia di Reggio. Anche i comuni 
di Soraggb, nella Garfagnana, e di Sassalbo, nella Lunigia- 
na, hanno depositi pia o meno considerevoli di questa so- 
stanza^ La società delle strade ferrata deil' Italia Centrale ha 



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254 

fatto a Scandiano presso Reggio la scoperu di una calce 
idraulica che si propone di preparare epi metodi più re* 
centi ed economici. 

I colli dì Firenze, in Toscana, i bagni di S. Giuliano, 
presso Pisa ed i lerritorii della Marcìanella , di Burrone 
e di Limone presso Livorno, danno pietre da calcina dolce 
e da calcina forte , ottime come cementi da costruzione. 
Quando poi trattasi di lavori sommersi, si impiegano, come 
dappertutto, le calci pozzolane, che vengono dagli Stati ro- 
mani, ed anche dalla stessa maremma toscana. La pozzolana 
di maremma è una terra, la quale somiglia assai nel colore 
alla pozzolana di Roma, vera cenere vulcanica, ma è di na- 
tura molto diversa, consistendo essa in avanzi o spurghi 
di antiche fabbricazioni d'allume. Si scava inìeitti nel pian 
di Campiglia^ dai siti ove erano alcune vetuste , allumiere. 
Ne somministrano ancora le vicinanze di Massa marittima. 
Una parte di questa calce è imbarcata e trasportata alPe- 
stero. Nel Pisano, nel Fiorentino e nel Volterrano vi sono 
pure buonissime pietre atte a convertirsi in calce per ce« 
menti idraulici. 

I migliori gessi di Toscana ponno ritenersi quelli di 
damporbiano, presso Volterra, dr Santo Stefano nel Monte 
Argentale, ecc. Il comune di. Modigliana produce annualmente 
15,900 staja di gesso, del valore approssimativo di 4200 
franchi, elaborato in S apposite officine; prodotto importan- 
tissimo per quella provincia che patisce difetto di pietra da 
calcina. Per V uguale difetto di buone pietre da costruzione 
è stato tratto utile partito dal tufo ooncliiliare appartenente 
al sistema supertore dell'epoca terziaria. Esso facilmente 
venendo estratto e tagliato sotto forma di mattoni diventa 
poi tanto solido "per l'azione atmosferica da poter esser usato 
tielte costruzioni per le quali se ne estrae e prepara annual- 
mente per un valore di circa 4800 fr. Si ottiene un gessoi 
buonissimo anche facendo cuocere gli avanzi o franMaenti 
delle lavorazioni degli alabastri oandiiU della Castellina» (oa 



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S53 

piccola è la quantità che se ne fabbrica e che adoperasi 
specialmente pei lavori detti di scagliala^ Il pisano e il li- 
vornese vanno forniti parimenti di tali ^oaterie,^ che però 
non sono della bontà di quella aceennata precedentemente. 

La calce degli Slati romani risulta dalla coltura del sasso 
ealcario apennioo e del travertino. Tali sassi sono soonni- 
nistrati dai monti Apennini e da tutte le. loro .dnramazioni. 
Abbonda il gesso principalmente nelle Marche e nelle Le- 
gazioni in guisa che ivi si fabbrica, facendo uso del gesso 
misto alle arene ed ai lapilli, in luogo della calce. La ma- 
teria vulcanica rossa o nerastra, detta pozzolana, trovasi dì 
qualità perfetta nelle vicinanze di Roma. Quivi essa serve 
ad erigere muri di prodigiosa saldezza ed impenetrabili aU 
l' acqua, e non solo soddisfa ai bisogni interni, ma si esporta 
nelle proviocie, specialmente pei lavori in acqua, e se ne fa 
un commercio Coli' estero per le fondazioni io mare e per 
le arginature de' eanali e dei porti. La quantità delle pozzo- 
lane esportata dagli Stati romani è di 493,890 quint. me- 
trici e pel valore di 603^450 franchia . 

Nel regno delle Due Sicilie , meglio for/)ite di gesso e 
di solfato di calce, sono le provincie al di là del Faro , le 
quali oltre al servirsene per le proprie costruzioni, ne in- 
viano largamente nella parte continentale del regno. La 
pozzolana prende il nome da Posezuoli, ove essa è assai 
abbondante e vi si rinvenne per la prima volta. Ora però 
essa non è esclusiva a quella località, appare in quasi tutto 
il golfo di Napoli f da €uma alla punta della Campitnella^ 

Marmi, graniii, ardesie ^ tUCé ecc^ 

I marmi sono sparsi a dovizia nell^ diverse c^mtradci 
d'Italia: si direbbe che la natura, mentre ispira col suq 
cielo il genio dèll'iirtista^ gli prepara dall!altro canto, n^Ue 
profonde viscere del suolo, la materia d^sitdata a riceverne 
e ad eternarne Y impronta, tali ricchezze del nostra paese 



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sono attestate dai eapo-lavori dell'arte nostra, dai grandiosi 
e dai magnifici palazzi ohe fanno 1* ornamento di Ronoia , 
di Firenze, di Genova, di Napoli e di Venezia. 

Né le belle arti sono sole a servirsi dei marmi dell' Ita- 
lia. L'industria ed i lavori pubblici ne traggono parimenti 
un gran partito, come si può vedere dai pochi cenni che 
seguono. 

Molti marmi si conoscono in Piemonte, ma le cave oggi 
coltivate sono poche e ponno ridursi a quelle di Pon( (Ivrea), 
di S. Martino (Pinerolo), di Valdieri (Cuneo) , di Susa , di 
Frabosa (Mondovi), ed altre minori. Le cave di marmo sta* 
tuario di Pont, scoperte nel 1772, hanno dato il materiale 
occorrente alle statue di Vittorio Amedeo II e di Carlo Ema- 
nuele III che trovansi nel palazzo dell'Università torinese, 
e a molte altre produzioni dei moderni scultori Piemon- 
tesi. 

Il verde di Susa, detto da alcuni, meno propriamente , 
verde antico, scoperto l'anno 4724 nel monte di Fausti- 
magna , vi si trova sparso in grande quantità. La grande 
Sala degli Svizzeri nel palazzo reale, è stata da non molto 
rivestita con decorazioni di questo marmo. 

Due sono presso Valdieri le cave di bardiglio, di cui 
però una sola è in coltivazione^ quella scoperta l'anno 4722. 
Entra questo marmo presso tutti gli edificj pubblici e le 
case private di Torino; ne vengono spedile anche all'e- 
stero ragguardevoli quantità. La cava di Rocca-Corba, nella 
valle di S. Martino di Pinerolo, dà massi che trovarono il 
loro impiego principale nella costruzione dei pilastri della 
cancellata^ che separa la Piazza reale dalla Piazza Cast;)llo. 
Altri marmi del Piemonte sono: il verde di Varallo; i bian- 
chi di Valdieri, di Foresto, di Buriasco, i neri di Orniea, dì 
Frabosa , di Majola , il giallo di Ormea , il persichino di 
Quassolo e di Garessio, il marmo di Gustino, e gli alaba- 
stri di Busca. , . 

fra i marmi delle provincie marittime meritano di es- 



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sere particolarmeote rie<Mrdati^ il verde di Polc^^vera, le bree- 
cie, i neri ed i porior^ delle viciaaQze di Spezili e di Por* 
tovenére, i neri ed i portoro di Pornassio e di Cossio: la 
provincia di l«evante fa de* suoi aiarini un* esportazione elié 
non è $enza rilevanza. 

' Il valore dei marmi e degli alabastri importati supera 
quello delle esportazioni; cosi quello è di 163869 franchi, 
questo di 79604 franebi sollanlo. Pare ehe il valore totale 
dei marmi dalle cave pieoooiitesi e genovesi non eec^eda i ISO 
mila franchi. 

Delle cave di pietra basterà rammentare le seguenti: 

Nelle Provincie di Pallanza le cave di granito o miglia- 
rolo bianco di Mont*Orfano , capaci di somministrare massi 
di ogni dimensione dai 20 al 50 metri, cubi. Se ne trag- 
gono ogni anno dà 4500 a 3000 metri cubi. Di questo 
granito sono le colonne donate dal re Carlo Felice alla fah-< 
brico della Basilica di S. Paolo di Roma. 

Nella stessa provincia e nei territori! di Baveno e di 
Feriolo, quattro cave di granito o migliarolo rosso ; vi lavo- 
rano 400 operaj. Tanto sana ne è la roccia che potrebbero 
trarsene- de* massi anco di 100 metri cubi. Di questo gra- 
nito sono la facciata della chiesa di S. Carlo, e le colonne 
scanellate del novello ingrandimento del Campo Santo di 
Torino. Ma a Milano principalmente si è fatto grande uso 
del granilo di Baveno, di cui sono a cagione d'esempio le 
colonne interne della parte del Duomo, i casini deirArco 
della Pace, l'Arena, ecc, ecc. 

Dalle cave dette della Batma, nei comuni di Campiglia 
e di S. Paolo, e da quella del Monte di Oropa, posta nella 
provincia di Biella, si scino estralte per la città di Torino 
le ormaje delle sue vie principali. Il granito delhi Balm^^ 
si distingue per la sua straordinaria durezza, per la bel- 
lezza deir impasto e per la politura di cui è suscettibile. 
Lavorano alla Balma 150 operaj. 

Lo gneiss delle tre cave di Mulauaggio, nella provincia 



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255 
di Pmerolo» molto impiegalo io Piemonte in tutte le opere 
pubbliche, è duro, compatto, di bel grano ed in massi 
spesso volumino:». Di questa pietra sono a Torino: il ponte 
sulla Dora, le colonne del pronao del tempio della Gran 
Madre di Dio, eoe. eco. La pietra di Malanaggio è pure alta 
alle opere di seuUura. Nello spazio di cinque anni essa ha 
fornito circa 2030 melri cabi di pietra alPanno. Gli gneiss 
dei dintorni di Cumiana (provincia di Pinerolo) sono atti 
principalmt^nle alla costruzione dei lastrici e marciapiedi* 
Le cave principali sono tre : dette dei Picchi, di Priveri e 
di Montegrosso; il ponte di Po, a Torino, venne coslruito 
eoo pietra di quest'ultima cava* Lo gneiss di Pont (Ivrea) 
servi alla costruzione del ponte sulla Dora Baltca a ftondiz- 
zone, e ad altri non pochi in Val di Susa. Queste pietre si 
ridùcono facilmente in buone lastre e sono attissime a £ar 
rotaje: lavorano a queste cave da 80 op^aj. 

Fra te ardesie e le altre pietre scbistose ricorderemo: 
le ardesie nere a lavagne (scisti argillosi) del monte San 
GiiKsomo (Gbiavarì), nel mandamento di Lavagna, donde trag- 
gono il nome. Le cave attualmente coltivate sono 70 circa, 
nei territorii di Bogorno, Chiappa, Briceanera , Santa Giulia, 
Lavagna e San Salvatore. Le cave di monte San Giacomo 
rendono ogni hanno 80,000 q. m. o poco meno di dOOO 
metri cubi di lavagna. La maggior parte di esse veilgono 
ridotte in abbaini o lastre sottili per tetti , onde sono co- 
perte le ease della Liguria: gli abbaini a questo modo 
estratti ogni anno eccedono il milione; le lavagne servono 
inoltre ad altri usi per pavimenti, per banchi da giardino, 
per truogoli da olio, per cisterne^ per tavole da computare 
e da disegnarvi col gesso, a uso delle scuole, per (tavolati 
da cerajuoli, per banchi da specchia]. Quattrocento cavatori 
lavorano nelle viscere di quel monte; altrettante donne e 
venticinque o trenta bibuli calano ì chiappami al borgo|di 
Lavagna. Trenta mercanti attendono quivi a questo traffico 
e da ottanta scalpellini soao occupati nel ridurre le chiappe 



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256 

alle forme e alle dimensioDÌ. ^«rfute: quaranta porlairid le 
recano dai magazzini alle nari. Qiieatè sono dieioito o T4;nii 
fekicche, Unti e navicelli che alaazano in tutto un quaitro- 
cento tonnellate e fanno ciascuno da venti a trenta viaggi 
all'anno per Genova e per gli altri porti della Ligaria. 

Così le cave di Lavagna danno sussistenza a più di mille 
persone; il valore totale dd chiappami grezzi, scesi a La* 
vagna, si computa a 800 mila franchi: quello delle lastre 
lavorate condotte in Genova ed in altri luoghi della Ligu- 
ria a 500 mila/ Mólte ne vanno in Toscana, negli Slati della 
chiesa, nel regno di Napoli, a Costantinopoli, nei porti del 
Mar Nero, degli Stati Barbareschi, a Gibilterra ed alcune 
fino in America. 

1 micacisii ed i quarziti micacei, in alcune provincie 
del Piemonte, suppliscono le ardesie. Vengono i primi prin- 
eipalmenie daij territorìi di Bagnolo, di S. Giovanni e di 
Luzerha, nella valle di que$to nome (Pinerolo), dove se 
ne contano oltre a dieci cave, con. cinquanta a sessanta lavo* 
ratori. 1 quarziti si^ traggono dal monte Bracco presso Bar* 
,ge (Saluzzo) : essi sono bianchicci o azzurrognoli ; s' impie- 
gano per pavimenti di atrif, di anditi, dì chiese: tale estra- 
zione non occupa più di 20 cavatori. 

Ventiquattro sono le cave per macine di mulino , ohe 
ne forniscono un numero annuo di 783 e pel valore di 
47,000 franchi. Né tale prodotto basta ai bisogni del paese, 
ed ogni anno si verifica un' importazione dalla vicina Lom- 
bardia di oltre 400 macine e pel valore di circa 23,000 
franchi. 

Negli Stutì sardi, l'isola di Sardegna à provvista^ quanto 
la Terraferma , del materiale die le fa d' uopo per le sue 
costruzioni e delle sostanze minerali non metallichp che le 
soccorrono pei bisogni della sua^ vita quotidiana. Anzi in al- 
tre epoche essa pule, fornire 'sopratutto, di voluminosi e bei 
graniti, Roma e Pisa; somministrazioni chele riuscirebbero 
facili anche in oggi , quando B«ove strade solcassero quel 



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367 
paese, e ]e fossero agevolati i sttci rapporti marittimi colle 
altre terre del continènte. 

Fra i materiali dell' isola che principalmente potrebbero 
profittare air Italia sono i graniti. H granito forma Io strato 
.inferiore della Sardegna e delle isole adiacenti , si mostra 
allo scoperto in moltissimi sili della principale catena delle 
montagne, ehe attraversano risola dal nord al sud, e costi- . 
luisce specialmente verso la parte settentrionale^ masse assai 
considerevoli. Quelle però migliori sue qualità e più atte 
alla coltivazione devono ricercarsi nelle isole. delFAsinara e 
della Maddalena, nelle isolette adiacenti, chiamate le Marine e 
Longone-Sardo. Nei primi degli indicati luoghi non vennero 
mai fatte osservazioni importanti; a Longone-Sardo invece, 
nella penisola della testa detta di santa tieparata, molte ed 
assai ragguardevoli ne furono praticate in età remotissime, 
siccome lo attestano i numerosi ed enormi pezzi, già in 
parte sgrossali, che vedonsi ancora sparsi^ là dove giacciono 
le antiche cave. Esperienze recenti, istituite dal signor Mel- 
chioni , dimostrano come non solamente sia possibile , ma 
agevole la riattivazione dei lavori, iacilissimi i trasporti del 
materiale estratto, che sarebbe quindi dato in commercio a 
prezzi assai discreti. 

Anche nel comune di Bottida, provincia di Nuoro, pre- 
sentasi il granilo di buona qualità , che già serve alle co* 
striizioni locali. A Nule e Bitti questa sostanza può impie- 
garsi utilmente per le stesse òpere d'arte. 

Se poi trattasi degli ud domestici v'ha Tampelite gra- 
fica della salita dì San Paolo, nel comune di Oràni^ la quale 
adempie gli stessi offici dell'amatila. Né devcsi dimenlicare 
l'ardala legolare di Su Runcu de Sa Peirea. A Su For- 
redu, nel comune di Sassari, esiste parimenti un notevole 
deposito di quella sostanza, di tessitura talmente uniforme 
e regolare, da potersene ottenere ampie e solide lastre, il 
cui prezzo calcolasi 3 fr. 40 cent, ogni metro quadrato. 
Questa cava conta da 30 à- 40 operaj. 

k'wxLi statistica voi /^ t me 4*^ 47 



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368 

Il monte Teeu , nel comune d) Bari, provincia di La« 
nusei , formato da basalto e da lava ora spugnosa ed ora 
compatta comprende parecchie cave per macine da grano, 
Je quali occupano tre maestri e sei lavoranti ciascuna e 
producono ogni anno 600 macine, del valore di 6000 fr. 
1 maestri attivano le cave per proprio conto, corrispondendo 
ai padroni del suolo Tindennizzo di una macina ogni anno 
ed ai lavoranti la mercede quotidiana di i fr». 28 a I 
fr. 30 cent. 

Sono marmi di decorazione e di ornamento nelP iso- 
la: il saccaroide della valle di Morrò Mannu (provincia di 
Isili), il biancastro di Saccona (provincia di Cagliari); il 
bardi^lio della salita S. Paolo, di Silanos, del monte Fro- 
migheda, di Mandas, il venato del Porto di Chia suscetti* 
bili di bella levigatura, e facili a lavorarsi per mezzo di 
seghe mosse ad acqua , e trasportarsi al mare con poca 
spesa. 

Le grotte di Nettuno, di Pepinini, di Sommo de Sgia< 
nus, ecc., producono deiralabastro stalattitico, seminato qua 
e là di bugen e canellatura oppure in masse botritiche e 
mamillari , con incrostazioni a ^rabesco , che potrebbero 
essere oggetto di utile speculazione per gli abitanti del 
luogo. 

Nella provincia di Nuoro, presso Luta, vi ha il porfido 
verde che si può chiamare doritico. In quella di Cagliari , 
ad Alghero, si trovano sparsi invece agate, calcedonio e selci 
piromache. A Bosa principalmente si estrassero de' grossi 
pezzi di diaspro , uno dei quali poteva dare forse quattro 
colonne di tre metri, 64 cent, di lunghezza ciascuna. 

È proprio di questa stessa località il calcedonio bianco 
variegato misto d*Qgni specie di colori finissimi, e di pasta 
ora opaca, ora diafana^ in forma di grossi massi isolati, ed 
in quantità sufficiente da far fornelli, tavolini, ecc. ecc. 

I prodotti delle cave degli Stati sardi formano oggetto 
di un commercio abbastanza esteso, poiché sull'esportazione 



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25» 

delPanno 4866 essi figurano per più di un milione di fran- 
chi. Cosi le ardesie sono in queir esportazione per franohi 
462,610 di cui la maggior parte è per rAoierica meridio- 
nale, la Francia, la Svizzera, la Turchia, la Spagna e la 
Russia; i marmi per fr. 444,450 di cui la più grossa parte 
è per rAmerica meridionale, la Francia, TÀuslria, il Brasile 
e la Spagna; le pietre lavorate per fr. 201,450 che vanno 
quasi tutte in Svizzera e rappresentano principalmente le 
pietre da costruzione che impiegangi a Genova; le coti da 
valori di cui esportasi per fr. 62,075, e che vanno quasi 
tutte in Francia. 

•La Lombardia possiede altre torbiere a Colico, a Comab- 
bio, ad Abbiategrasso, presso il Pò, nella provincia di Man» 
lova, che pajono meno produttive tuttavia delle sopracitate 
e di un'estrazione meno economica. La qualità del combu- 
stibile, ì metodi impiegati alla sua estrazione e preparazione 
non hanno raggiunto finora quel grado di perfezione che 
si desidera. Le spese e la difficoltà del trasporto contribui- 
scono innanzi tutto a sminuire in parte l'importanza di una 
materia sparsa di molto in quel paese. 

Il Veronese , che conta del pari ben venti miniere di 
torba sopra un'estensione di 7 chilometri e mezzo quadrati, 
non ha ancor pensato a trar partito da quella fonte di ric- 
chezza. 

All'ultima esposizione industriale del Trentino figurarono 
venti diverse qualità di torba, ma la sola torbiera di Fiavè^ 
nelle Giudicarle, venne finora coltivata piuttosto fruttuosa- 
mente da una società industriale, la quale inripiegò i più 
recenti metodi di concentrazione e di carbonizzazione. 

E riassumendo possiam dire che la produzione annua 
dell'antracite giunge appena per tutta Italia alle 500 ton- 
nellate circa. Più fruttifere sono le sue miniere dì lignite^ 
da cui se ne cavano ogni anno dalle 80 alle 400 mila ton- 
nellate; e le sue torbiere non danno per ora oltre le 50 
mila tonnellate di combustibile. 



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260 

fi valore del prodotto di queste lavorazioni è di circa 
2 milioni di fr. ed il personale knpiegato non oltrepassa \ 
2500 operaj. Il consumo di quei combustibili fatto nel nor 
stro paese equivale a un dipresso ^ 7j50 mila tonnellate di 
legna, ossia al prodotto di 2280 ebilomeiri quadrati di fo* 
resta che costituirebbero circa 41 per cento della superficie 
letale dell* Italia. 

I terreni geologici carboniferi sono assai rari fra noi e 
quindi anche il litantrace vi fa difetto quasi interamente. 
Non mancano, è vero, di quando in quando, gli annunzi li|? 
s(nghierì che ne: permettono la scoperta di qualche strato, 
ma poi i combustibili che se ne traggono non offrono che 
qualcuno dei caratteri . fisici e chimici del vero carbone geo- 
logico, mentre poi d'altra parte giapoionp iq lefrenji euj ò 
afiattQ estraneo il litantrace, 

È un fatto che la natura negò all'Italia il carbone fos- 
$\\e; tuttavia le viscere della nostra terr^ racchiudono ma- 
terie che lo potrebbero di leggieri sostituire. Solamente qqis? 
ale sostanze, di cui ci è dato <lisporre> restano a un dipresso 
come i metalli e i marmi, inesplorate per incuria,- o colti- 
vato con molle spese e pochi benéficj; gravi inconvenienti 
codesti, ai quali importa porre rimedio, se pur vogliasi rir 
sparmiare la legna dei nostri boschi e in pari tetnpo rispoiir 
dere alle esigenze sempre crescenti delle industrie iuterne, 
delle strade di ferro e della navigazione a vapore. Finché 
non si avrà cura di riparare a quei vizii, le nostre indù? 
strie rimarranno sempre inferiori a quelle degh altri paesi, 
né ci sarà dato affrancarci mai dell'oneroso tributo che pa- 
ghiamo ogni anno all' estero per V acquisto del carboii fos? 
sile. 

L'aumento di tale importazione è stato si rapido in Pie- 
monte che dal 4820 ar4827 esso ha più die centuplicato. 
Cosi se nel 4820 si importavano per 2 mila q. m. di car- 
bon fossile, nel 4857 se ne sono introdotti 4,139,439 q. m. 
II valore medio di quest'articolo che prima era di 42^^00 



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261 
fntndhi scende ora a ^,200,000 fr. Nel 1867 TimportàzioDe 
ha ofìrepassato di .103,400 ^ in. quella^del 4&56. Goolriba^ 
zione oneròsd pel paese» ma/ampiameBte compensata dai 
grandi vantagjii che ne traggono il suo eommercig e le in-" 
dusirie. 

Gli Stay romani hanno importato nellà54 quintali me-* 
irici 37,290 di earbon fossile pel valóre di 233,100 franchie 

Nella parte continentale del regno di Napoli T importa^ 
zione di quella sostanza ammonta a 350 mila q^ m. e pel 
valore di 2,<0ii000 fr. 

La Toscana^ pure avendo una sì grande quantità di còhd* 
bustibili fossili, trascura la lavorazione delle sue miniere di 
llgniie e va a cercare incaipbio in Inghilterra 53,462 q. m* 
di carbon fossile, senze contare i 76,224 q^ m. che si im« 
piegano a Livorno per la navigazione a vapore, pure acqui*» 
itati con gravjS dispendio all'estero^ 

Là produzione detta (orba e della lignite nostraha é 
l'importazione in (anta quantità dd carbon fossile danno 
luogo a due rami d* industria che non vogliono essere om^ 
messe, la fabbrica cioè del cartone e della carta mediante 
la torba ^ e quella delle formelle di litantrace e di lignite 
che si ottengono ad uso di cotnbustibiti dai frantumi di 
queste sostanze. 

Cosi la struttura lignea della torba permèUe agli Stati 
Sardi dj cavarne qualche utile nella fabbricazione del car- 
tone e della carta che serve agli usi commerciali* Risulta 
infatti da alcune esperienze tentate a Torino ed abbastanza 
concludenti che pei* là cai*ta fina e semplice il rappòrto 
della torba impiegata alla sua confezione sta dall' 80 al i 00 
e fino al 95 pel cartone. Le tìlt**e ttiaterie che' si adope- 
rano in quella lavorazione consistono in alcuni uvanaii dì 
cordame ed in iscorze di gelso impiegato indistintamente. 
Nell'uno e nell'altro caso, cioè tanto per la fabbrica della 
carta, quanto per quella del cartone, l*econumia che si ve« 
rifica è del 50 per 400 sui prezzi attuali. 



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262 

Negli Siati sardi pure, e pia precisaraenie in Sampìerda- 
rena , presso Geoora , esiste una stabilimento che fabbrica 
le cosi dette briquettet^ colla polvere e coi frantumi del 
litantrace e del eoke dei magazzini ove si conservano quei 
combustibili « o risultanti dai carichi , trasporti e scarichi » 
cui vanno soggetti. Tale stabilimento dipende dairAmmini- 
strazione delle ferrovie dello Stato, la quale tiene appunto 
a sua disposizione tolto il materiale residuo dal proprio 
esercizio e da quello delle officine che ne dipendono. 

Altra impresa privata di combustibili agglomerati spetta 
alla società Rossi e G. la quale ha fondala anch'essa in 
Sampierdarena un opificio, ove vengono messi in attività 
ì procedimenti dell'ingegnere belga signor Fischer, e fab- 
brica briquettés con litantrace, lignite e catrame mescolali 
in varie proporzioni, modellati in formelle, essiccati e fino 
a un cerio punto cotti entro appositi forni. Quest' ultimo 
stabilimento può dare dalle 400 alle 450 tonnellate al gior- 
no di un prodotto che serve ottimamente ad alimentare la 
combustione e ehe risulta da uii materiale finora inutile 
ed anche dannoso alla proficua lavorazione specialmente 
delle nostre miniere dei combustibili fossili. 

Sul Lago Maggiore in Lombardia v' hanno cave del ma- 
teriale seguente: 

N.^ 4 cave di granito rosso con 34 opera] scavatori 400 scalpellini 

6 » bianco 50 » 600 finitori 

7 1^ bevola 86 » 200 » 

Anche sul Lago di Como esistono 4 cave di granito bianco, 
servite da 16 opera] scavatori. 

A Moltrasio una cava di lastre calcaree nere, dette bevohy 
danno occupazione a quasi 100 opera] scavatori e scalpellini 
finitori. 

Le cave del marmo nero di Varenna sono 4 con 13 sca- 
vatori e 80 scalpellini finitori. In Milano e ia diverse altre 



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263 
località di Lombardiai de* marmorinr allesttscono con questa 
specie di marmo pavimeiitt, lapidi mortuarie, eqe. 
Altre qualità di materiale risultano da 

N.^ I cava di granito bianco di Musso con 4 scavatori. 

» 8 » marmo grigio gros. Viggiù 88 scav. 212 sealpellini 

» 4 » cornett. ed arenaria Missaglia 40 » finitori 

» 8 » cornettone Vigano 120 » 

» 2 » cornea, ed arenaria Renate 20 » 

» 5 » pietra da macina Montorfano 2Q » 

» 4 » idem Sirene i8 » 

numerosissime di arenaria Sarnico 300 » 

Da 42 cave appartenenti ai comuni di Canonica, Brem- 
baie, Capriate e Trezzo si trae il ceppo rustico e gemile 
alla cui escavazione lavorano 440 operaj. 

Le pietre da macina di Gratacazolo, ùella Vai Camonica 
sono ricercatissime e si spediscono anche in altri Stati d* 1^ 
taliat 

Nella provincia di Brescia si lavorano cave di marmi ; 
a Coneesio di marmo majolica; a, Bottino di marmo rosso, 
ed a Rezzate di marmo grigio gialliccio. In quest' ultima lo- 
calità si annoverano moltissime cave, sicché quasi tutti gli 
abitanti del paese e contigui vivono colla industria della 
escavazione e successiva lavorazione di quella sostanza. 

Più numerose ancora si rinvengono le cave di marmo 
nella provincia di Bergamo, fra cui le principali sono le 
cave di alabastro di Albino, quelle di marmo nero di Gaz*, 
saniga, e di Valle Imagna, di Occhiadino, di Gorno, di Lu- 
maohèìla, di Bondogna, di marmo bianco di Zandobbio^ di 
burdiglio e bianco di Volpino '(solfato di calce anidro ). 
Ognuna di queste cave occupa tra escavatori e finitori, da 
sei ad 8 opéraj. 

Altra specialissima e rinomata produzione minerale della 
privincià di Bergamo si è quella delle coti , che si esca* 
vano e si lavorano nei coifnuni di Pradalunga , Nembro , 



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264 

Irone ed altri. Gli esercizi! di esc^vazboive;. e lavorazione 
ascendono a 48 e danno un complessivo , prodottò • annua 
di circa 75,000 quintali metrici di coti, delle quali. una 
gran parte viene utilmente esportata in paesi esteri, d'or- 
dinario mancanti di siffatti prodotti, e sopratuito in Ispagna, 
Francid^ Belgio, Inghilterra e perfino in America. 

Delle Provincie venete la Veronese, come è ricca di fos- 
sili, è pure ricchissima di marmi. È prodigiosa la quantità 
dei marmi detti di Verona, il rosso, il giallo, il giallo-ceru- 
leo, rocchio di pernice, il biancone ed altri di finissima 
composizione e assai ricercati dalle provincie vicine. 

Lo scultore Gonconi ha uno stabilimento in Verona di 
seghe meccaniche per marmi , il qqale raggiunge due im- 
portantissimi risultamenti : moltiplica cioè il lavoro in ragione 
della moltiplicata -estensione e dell' accelerameato^ che è di 
4 ad 4 in confronto del lavoro a manp, § pcoya ne sia la 
possibilità di fornjre 4 mila metri quadrati di pavimeMi e 
2 mila metri quadrati 4i lastre grandi di marmo; niinore è 
il dispendiache si ha della mano d' opera, per cui sui prezzi 
comuni dei lavori a mano i^i ^ in grado di accordare il 20 
per ÌOO di ribasso, con un lavoro che.'d' aura parte riesce 
incomparabilmente più perfetto. 

Nel Basso Cadorre (provincia di Belluno) vanno assai 
affrancali, per la varietà delle tinte e per la vaga pohtura 
di cui sono suscettibili, i marmi che si es^raggono dalle 
cave praticale nel calcare del Jura> cominciando da quelle, 
di Castel Lapazze di Longarone e proseguendo in tutti i 
dintorni, cave le quali possono avantaggiarsi di seghe e mae- 
chine mosse ad acqua. Unar singolare varietà di pit^tra. verde 
esiste in strati laminarli ed abbondanti, alla Listollade, -sopra 
Agordo e in ciottoli sparsi lungo il Cordevole; lavorata e 
pulita è di graziosissimo aspetto, il suo colore assomiglia al 
verde iriare, e può servire 'S9 usi molteplici infranta a pez- 
zetti, fa bella mostra di sé nel mosaico dei veneti terraz- 



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2fi5 
ficai. Net beUitQe9e finalmente irovaosi arenarie a ^raiia fi- 
nissima, opportune ad affilare raso], che rinVengoosl pari- 
menti sebbene di quantità inferiore nel vicentino. 

Il calcare grossolano» di cui sono formate in gran parte 
le colline della provincia di Vicenza, diviene in più luoghi 
oolitico, ovvero granoso, privo com'esso è dei residui di 
corpi organici che di solito lo accompagnano» Esso serve 
a costruire fondazioni, che resistono all' azione degli agenti 
esterni, e. quando sia granoso pd colitico, si scava con grande 
profitto e si spedisce nelle limitrofe provinjBie per gradini, 
erte, cammini , lavori architettonici , ecc. Le lapidicine di 
Ghiampo, di .S. Giacomo di Lusiana, e la pietra refrattaria 
o brecciola di Montecchio maggiore e di Lugo occupano 
molte braccia di scarpellini e sono piuttosto ricercate nei 
commercio. Anche le arenarie appartenenti a diverse forma- 
zioni geologiche, che si rinvengono nelle montagne di Schio 
e di Recoaro> formate con elementi di varia grossezza , si 
adoperano in varie arti; se a graiia fina per affilar ferri, se 
media per .levigare terrazzi, se a grossa grana per macinare, 
al quale intento si usa anche fino generalmente un eonglu- 
merato siliceo, che si scava al Rotolon di Recoaro e in- al- 
tri luoghi. Una roccia da molto tempo conosciuta sotto, il 
nome di biancone^ e che si adopera ridotta in pezzi rettan* 
geli e suscettibile di bella politura» ad uso di pavimentOr 
può del pari essere--impiegata con successo in servizio della 
litografia. 

Anche nel Tirolo italiano or sono parecchie lavorazioni 
di marmi ed. altre pietre da costrtjaione. La cittì di Trento 
ritrae infatti un gran beneficio per la solidità ed eleganza 
de' suoi fabbricali dalle vicine cave di marmo bianco e 
rosso. Trovansì quelle della prima qualità ai giardini ed. 
alle cpste verso Gagnola, e danno marmi di un colore che 
varia fra il bianco e il bianco-giallogniolo con qualche yena 
di pirite. di ferro, e di saldezze di qualunque dimensione 



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266 

per colonne arehitraW ed akri oggetti architettonici e di 
ornamento, obbedìentiaalmì al cenno per ogni verso, capaci 
di ricevere una bella levigatara e resistenti air azione delle 
vicissitudini atmosferiche, ti marrpo rosso presenta pure 
molte varietà, passando dal rosso fino al rosso carico. Sca- 
vasi in Mclta alle cinque Chiavi, alle Coste, ed in Pila. Re- 
siste anche meglio dell'altro alle intemperie» ed i suoi 
strati sono di maggiore potenza. Si estraggono massi per 
colonne fino di 13 e più metri di lunghezza. La maggior 
parte delle torri e delle muraglie antiche della ctità di 
Trento, che si vogliono costrutte avanti Tera volgare, sono 
formale di questo marmo, che non mostra alcun segno di 
decomposizione. 

ir monte Baldo accoglie altre cave di marmi, fra cui 
vanno pregiatissimi: ir giallo con macchie color violetto e 
vene bianche di Valcaregna^ presso Castione; il marmo grigio 
macchiato di strisce bianche detto Fessala pure presso Ca- 
stione; il marmo giallo, il grigio ceruleo, il bianco gialliccio, 
presso Brentonico; il rosso scuro presso Fonda. Tutti questi 
marmi si presentano in grandi strati, capaci di somministrar 
massi per qualunque lavoro od opera [architettonica, sono 
oompatti e ricevono brillante levigatura. 

Merita finalmente particolare attenzione la cava di pietra 
arenaria situata presso Massone, nel distretto di Arco. La 
pietra è compatta, pesante, di particolare finezza e vantaggio- 
samente conosciuta per gli usi della scultura. Le opere che 
di essa si conoscono sono le statue della fontana di Trento, 
quelle sul ponte del Taro a Parma , i capitelli dell' Arena 
di Milano, quelli dell'atrio dì Sant'Agata in Cremona, ecc. 
L'utile di questa cava apparve anche meglio, quando per cura 
del signor Giudici si ottenne di forarla ohde farne dei tubi. 
Esiste in fatti da un ventennio un edificio ad acqiia che per- 
fora taf detta pietra. ! tubi che si ottengono sono del dia- 
fitietro di 6 fino a l« centimetri, e la loro lunghezza dai 
quattro ai cinque piedi. Sono assai convenienti per con- 



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«7 
dotti di acque pluviali^ di sorgenti» incanalamenti, ecc. Ve ne 
tono depositi per tutto il Tirolo e nel Lombardo-Veneto; e 
il loro consumo annuo si calcola a 8000 e piò perticbe 
air anno* 

Il marmo verde é proprio, nel Cantone Ticino, di Arso 
e dì Stabbio ; il manno variegato rosso spetta anch'esso ad 
Arzo ed a Besazio. Il monte, su cui sono posti que' villaggi^ 
fornisce le due belle varietà di marmi, detti macchia pec- 
chia e brocatellOj ambedue calcarei e distinti per là varietà 
dei colori. La durezza e la struttura rendono questo marmo 
capace di bella levigatura. Il granito pure è d'ottima qua* 
lità, e in molti siti. Del grossolano si fa grand' uso anche 
pei pilastri da viti e in lastroni per cintura dì poderi. Di 
fino e compatto ce n' ha e lo dimostrano alcune antiche 
fabbriche, tra cui la Collegiata di Bellinzona. Il sarizzo è 
pure comune; la bevola per fabbriche si tira da Mergoscio. 
In più luoghi e particolarmente sol dorso dèi Gionnero si 
veggono, suir orlo di orrendi precipizj , donne e fanciulli di 
Val Inielvi, intenti a raccogliere ardesie tegolari. Moke no- 
tevoli sono le torricciuole, o naturali agoglie di pietra la* 
vagna. In Val di Feccia, nella Lavizzara e nell'attigua* Val 
Bavone, v'ha della pietra oliare, ottima per vasi (laveggi) 
di ogni grandezza: trovasi grossolana, buona per lastroni 
da stufe, presso Bignasco e Cavergno, in Val Bedreto, ed 
in qualche «Uro luogo della Levantina. Il sasso areoiirio si 
rinviene al sud del Lago di Lugano. A Balerna, nell' alveo 
della Breggia, è di fioissima grana ; non di rado vien ven- 
duto come cote inglese. Si cava il tufo in più d'un luogo 
sulla sinistra del Ceresio, tra Caprino ed Osieno di Val Ith 
telvi: se ne fa uso in Lugano ad alzare le case a più palchi 
con poca spesa. 

Variattssimi e abbondaiMì sono i materiali da oostruziooo^ 
in Toscana, e quasi tutte le sue diverse proviocte ne pot» 



Digiti 



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8if dono degli eselùstfi, atti ad akwii pariicof«H ÌSiVoru IÌ 
materiale più' cooiilne è la pietra macigne, da eoi formasi 
la maggior parte dell' Apennino e delle catene secondarie 
che da esso si dipartono. Le cave di Sigoa e le altre pros^ 
sime, poste nella gola della Golfolina, sono forse quelle che 
ne Somministrano in maggior copia e della migliore qualità. 
Anche quella di Pian di Novolì, presso Presole^ è* ricca e 
pregevole pei lavori d' intaglio, architettonici, ecc. Oltre agli 
altri usi, il macigno è impiegato a costrurre selciati delle 
pubbliche vie i quali resero molte delle ditta toscane fino 
d' antico tempo rinomale dovunque pel modo che offrono 
di conservarle nettissime e che d'assai vince in bontà l'altro 
sistema di ricoprire te superficie con mattoni connessi per 
taglio, come a Siena, o con ciottoli, come nella maggior 
parte delle città d'Italia. 

Le pietre calcarle, dette alberesi, per la loro abbondanza 
vengono tosto dopo,' e con esse i marmi ordinarli. 1 trave** 
stinì abbondano in alcuni limitati distretti, come nel Senese 
.e nel Massittano. 

Un materiale meno; nobile, di uso frequente in Toscana, 
è il ^n(ù^ Serve esso a qiYelle solide e ben unite costruzioni 
onde i livornesi seppero rendere in breve tempo più ampia 
la loro città: materia facile ad escavarsi, e che nata, ft 
quanto sembra, dai sedimenti marini, è assai abboridante nei 
contorni di Livorno» 

Da poco tempo sono state riaperte nei monti pisani e 
lucchesi cave di Yerruceano psammitrico: bellissima e dura 
arenaria di colore lionato uniforme, che resistendo all'azione 
eronva delle intemperie é assai ricercata, specialmente per 
formare la parte esterna dei grandi edificj. 

Piuttosto povera invece è la Tos'^ana di materiali re* 
frattarii. Lo steaschisto o pietra da fornì dei Gardoso, e di 
Gamajore, è la pietra che resiste maggiormente al fuoco. 
Dopo questa vengonola pietra knorta. di Golfolina, del Pi* 
stojese^ ecc. ecc.; e finalmente la cosi detta pietra di Gami-» 
nino del Massetano. 



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«69 

Pdstiede questa provinrefa^d'llanèjpiinde copia di marmi 
statuari, bardigli, marmi colorati, mUchi, brecce, alabastri 
propriamente detti serpentini, granili, ecc. 

Di m»rmi statuari! o saecaròidi ha numerose cave. Si 
Mono ora rimesse in onore quelle di Seravézza di cni scrive 
il Michelangioloc « Il luogo da catare qui è molto aspro e 
gli* uomini molto ignoranti per simile esercizio; epperò bi« 
sogna una grande pazienza, e qtialcbe tempo, tanfo che 
siano addomesticati i monti ed aBimaestrati gli uomini »• E 
vei*9rpentie più che qualche tempo si è dovuto aspettare; 
e quanto* ancora è a deplorarsi troppo spesso e in troppi 
altri hioghi 1* ignoranza diagli uomini! Due sono le cave del 
Sera vezzino: del Monte Altissimo e della Cerchia, anticamente 
lavorate, al pari di quelle di monte Bombolo, presso Gam- 
piglia. L'Isola d*Eiba possiede pure nella sua spiaggia orien- 
tale cave di marmo saccaroide. 

Là dove trovansi marmi statuarii ne esistono anche dei 
Monti pisani e della Montegnola senese, ecc. Vi si rinven- 
gono parimenti dei bardigli. Bellissima varietà ne è quello 
di Stazzema, onde si guarniscono tavole e cassettoni e si 
eostruiscono camminettt. 1 mischi di Stazzema, e le breccié 
4el Massese e dei Monti pisani, sono pure lo scopo di h- 
vorazioni più o meno attive. 

Per effetti di metamorfismo si hanno i beilissimi vario^ 
pinti marmi, denominati: Rosso della Gherardesca, di Cal- 
dana , di Montaleeto, giallo di Siena , persichino e porta 
salita di Caldana, di Ravi, ecc. Nei Monti pisani il nero 
d'Agnano, ed in quelli di Camasore, il nero di Pescaglia. 

Gli alabastri orienta^ hanno non poche cave. Castel 
nuovo dell' Abate, vicino a Montalcino, nel senese, ne pos* 
siede i più pregevoli tanto per i loro colori variatissiml , 
scuri, gialli, lionalf, quanto per la bellezza delle zotìe con 
cui questi odori sono disposti, con>e pel diafano della maissi^ 
e pel bel poljmento che possono ricevere. Un gran numero 
idi chiese^ in ispecic nella provincia di Siena,- vanno ricche 



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270 

io lavori di tali alabftftci. Avvi altra eava d* analoga pietra 
all'Alberete, vioinp é .Grosseto, dalla quale furono tolti gli 
alabastri che abbeHiscQù<^ la cattedrale di qtiesta oitlà. 

. Le roeebe aerpeiHinose somnoiaistrano belle pietre da 
ornainento, di color verde più o meno intenso, faeili a ta« 
glìargi e levigarsi» Monte Ferrato, nel pratese , oe possiede 
DUraerosissinie varietà, le quali s*adoprano per opere -ar* 
ehitettoniche, e per lavori di scnitori. Una varietà di que* 
ste pietre sono i diaspri sanguigni delIMnipruneu, vicino a 
Firenze, le Ranoechiaje, ecc. ecc. 

A santa Caterina , presso Rio , nell' Isola dell* Elba , si 
scava una roccia serpeniinosa tutta vene e rilegature di can- 
didissimo spato calcare, che somiglia un po' alla cosi detta 
Polcevera. 

Air Impruneta, a Monte Ferrato, Monte Vaso, Rocca Te- 
derighi, ed altrove trovansi dei granitoni buoni a far macine 
da grano. 

In queste stesse località, ed a Riparbella e Montajonese 
trovansi le dioriti ed i porfidi verdi, siccome i graniti sono 
proprii delle Isole d'Elba, dei Giglio e di Mónte-Gristo. I dia- 
spri che adornano tanto vagamente la cappella dei principi 
in S. Lorenzo a Firenze, sono pure toscani, provenendo 
dalle vicinanze di Barga: ve ne hanno ancora in molti al- 
tri luoghS.come a Monte Ferrato, all' Imprun^a^ nei Monti 
pisani, nel Volterranno, eec 

Gli alabastri volterrani sono materiali di una scultura 
propria alla Toscana, i cui prodotti vanno per quasi tuue 
le parti del mondo. La sede principale di simUe lavoraziono 
é Volterra, giacché quest'antica città sta nel mezzo delle 
cave, donde si estrae la materia prima. Una parte degli ala- 
^stri è pure esportata in altre eommunità od all'estero, 
Allo stato greazo. Se gli alabastri orientali coostano di car- 
bonato calcare, i volterrani jsobo composti di solfato : i primi 
hanno lieve coasistenza e si dividono eoo seghe da legna, 
lavoransi facilmente al tornio con r^spa, sgorbie^ ecc., i se- 



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S7t 
condì si tagliano e $ì pvlisdonò eòme il re^ degli altri 
marmi. Gli $ilabastri di Vdcerra sono di due qualità*: bianeht 
e colorati. La qualità )àò bella del bianco non escavati nel 
Volterrano, ma in quel di Pisa presso la Castellina marit- 
tima e presso Pomaja. La differemBa di colorazione e di tes^ 
situra di dette pie:tre permette di costruirne con esse gran 
numero d'oggetti di ornamento, 'come vasi, colonnelle, lam« 
pade, tavole, ecc., ora adoperandole isolatameiue, ora con- 
nettendole tra loro e coli* alabastro candido* Gran parte 
della popolazione volterrana è occupata in simili lavori che 
si spiediseono quasi in totalità all' estero. Quindici sono le 
cave appartenenti alla comunità di Volterra, le quali danno 
da 470,000 a 30jO,000 chilogrammi diranno di un alabastro 
di colore e qualità differente: alabastro giallo, e agata ve- 
nato> bordiglio venato e scuro, detto granito chiaro, cineri* 
no, cristallino scuro, marmorizzato chiaro, ecc. Trentotto 
sono le fabbriche stabilite in quella medesima comunità con 
323 lavoranti maschi, i50 ragazzi e 470 donne. La mer- 
cede dei primi varia da 84 cent, ai 4 Fr. 20 cent. Fra gli 
operaj si contano: tornitori, lustratori^ ornatori, figuristi, in- 
tagliatori, ecc. Vi sono inoltre 32 viaggiatori e mercanti che 
favoriscono lo spaccio dei prodotti di quest* industria. Il ca- 
pitale circolante può valutarsi a 468,000 franchi, di cui 
8800 rappresentano la matèria greggia e il resto le mer» 
cedi. 

Le altre comunità, nelle vicinanze di Volterra, ehe danno 
questa pietra, contano quattordici cave ed un prodotto di 
380,000 chilogrammi dr un alabastro, che varia dal latteo 
al i)ianco giallo, di grana fina ed uniformemente diafana, con 
una sola varietà di alabastro bardiglio scuro. 

Abbondano in quella provincia d' Italia anche le Cosi dette 
pietre dure, cioè le pietre silicee o silicizzante di colori va- 
riati e vivacissimi, impiegate principalmente nella manifattura 
dei lavori d' intaglio in pietre . dure, di cui avremo a di- 
scorrere fra breve. Le pietre dure toscane sono: calcedonj , 



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272 

agatCv iM>rni<ile, sélci, cioitoii d'Arno, ecc. Le prime ire so- 
siiiize provengono per h imigstma parte dal Volterrano, e 
precisamente dai poggi di Monte Ruroli* Le corniole sono 
parimemi proprie del territorio di Serraiano e di Lustigna* 
no. Altre parti di Toscana offrono materiali pei lavori delle 
pietre dure. Cosi il senese dà agate pia o meno, stratificate 
ed onici: le vicinanze di Massa marittima e risola d* Elba 
delle amatìsie, il Casentino delle selci piromacbe di color 
grigio, latteo, ecc. 

Le cave dei marmi di Massa e di Carrarfei sono antiche 
e celebratissìnie. Pare eerto che quest' ultime principalmente 
fossero già aperte anche ai tempi di Giulio Cesare. Il balzo 
di Poggio Domizio sembra aver conservato non poche ve- 
stigie delle antiche lavorazioni, siccome le cave del Polvac- 
eio e dei Fanliscritti vorrebbeio per volgare tradizione ri- 
tenersi quelle appunto frequentate dai romani e celebrate 
da Strabene e da Plinio sotto il nome di cave Lnnensi. 

Sul territorio di Carrara esistono 546 cave, aventi una 
quadratura complessiva di pertiche metriche 8761. 87. Esse 
-danno marmi bianchi di quattro diverse qualità; il marmo 
statuario, il venato di 1.^ e 2.* qualità, il bardiglio e l'or- 
dinario per statue e lavori di archifettura. Il loro prezzo è 
variabilissimo a seconda della fecondità della roccia e della 
qualità del marmo che se ne ottiene. Una cava ricca di marmo 
statuario di pritna qualità può valutarsi da 88 a 40 mila 
franchi; una cava di marmo venato circa la metà, una di 
materno ordinario dai 250 ai 500 franchi. 

Inservienti alle cave, lungo le sponde dei eanali di To- 
rano, Bedizzano e Gragnana, e mossi dalle acque dei me* 
desimi, s' incontrano gli edifizj a sega e i cosi detti frulloni 
che servono pel ripulimento dei marmi segati. Trentddue 
sono ora gli edificj a sega e acquistano la ìoro denomina* 
zione dai luoghi ove si trovano posti. 

Il numero degli siudj di scultura in Carrara è di 67 e 



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278 
quello degli individui addetti alle escavazioni, lavorazioni e 
spedizioDi dei marmi è di 2258, la settima parte della po- 
polazione deir intera comunità. Compongono quel personale 
90 scultori, 105 ornatisti, 70 sbozzatori, 348 scalpellini, 76 
lustratori, 810 cavatori, SI 5 scalzatori, 168 segatori, 18 fruì* 
ionaj, U'2 carratori, 96 lizzatori e 130 facchini. Le ore di 
lavoro sono dalle 8 alle 10 per giorno, ed il soldo quoti* 
diano pei lavoratori varia da 1. 60 cent, a 4 Fr. 60. 

I carraresi hanno uà quasi privilegio sulle cave di Por« 
tovenere, che forniscono un marmo colorato di una sola 
qualità, formato di calce carbonata nera, venata di giallo, da 
cui prese if nome di Portor. Il commercio dei marmo di 
Portovenere è pure di non poco profitto ai carraresi , che 
ne mantengono una continua lavorazione. 

A compimento di notizie diamo qui un quadro dal quale 
rilevasi il profitto che il territorio di Carrara potè cavare 
dair esportazione dei suoi marmi greggi e lavorati durante 
il decennio dal 1837 al 1846, il commercio che dei me- 
desimi s'è fatto neir interno dello Stato durante il 1846, 
ed il complesso dell' esercizio commerciale del 1847 tanto 
all'estero che neirioterao, 



JùmkLU StaHiika, voi. /, $eri$ 4.* li 



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«74 








Giro commerciale Commercio Esporlatione 




dal 1837 al 


nei 


del 1847 




i846 


I84fr 


all'estero nell'interno 


Quadreiie . fr. 


655,989 


fr. 204 


fr. 114,503 fr. — 


Mortai ...» 


79,941 


6 


» 9,742 > 40 


Tavole di pal- 


i 






mi 12,5 Tu. 




' 




na » 


556,348 


» 785 


» 69,159 > 1065 


Tavole a buf- 






s 


retti .di mino- 


, 






re dimensio- 








ne ..... » 


< 15,594 


» 89 


. 10,374 . 72 


Balaustri e pi- 








lastrini, . . » 


2,394 


» — 


» » ^.^^ 


Lavori di archi- 








tettura lincia 








e tavole raffi- 








late e liistre » 


2,086,686 


. 4,674 


.227,695 . 8149 


Idem con or- 








nato ad opere 








di gusto ed or- 


■** 






namento . » 


375,727 


> 1,200 


* 40,188 > 1840 


Scuhura . . » 


687,694 


» 1,296 


. 221,762 . 2927 


Marmo greggio 


4,708,156 


» 532 


. 960,074 . — 



Valore com- 
plessivo .. fr. 9,258,529 fr.a,786 fr. 4,653,497 fr.8593 

Il vantaggio di questa ricchezza commerciale non sola- 
mente ridonda al distretto carrarese , che gode V utile di 
una considerevole introduzione di denaro e di un* occupa- 
zione con lucro corrispondente pe' suoi operaj, ma anche allo 
stato che dai soli dazii e dalle tasse sul giro de' marmi può 
calcolare un annuo introito di circa' 70,000 fr. 

I marmi di Massa presentano una varietà maggiore di 
Carrara^ principalmente per ciò che spetta i marmi colorati. 
Da alcuni anni i possidenti di questo territorio per animare 
un' industria profittevole, ad. esempio dei vieini tentarono 



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876 
rapei^tura di molte cave. Ma sia per la loro silaazione iti 
hiogbi ripidi ed eminenti, sia per la iftecessit^ di fare grandi 
spese e dì aprire vie di commuaieazì<^ie colla strada prin- 
cipale ehe scende verso il mare, gli abitanti di Massa si tro- 
vano, rispètto a tale lavorazione, in condizioni meno pro« 
spere di que' di Carrara e di Serravezza. 

Il numero delle cave dei marmi massesi è di 64. Alcune 
di esse però sono appena esplorate, mentre le rimanenti sono 
in piena attività. Gli opificj inservienti alle medesime sono 
nel Saineto due segherie e un frullone : le quali opere esi- 
stono pure nella valle di Altagnana. Tre sono gli sludj di 
scultura in Massa, e 1220 gli individui addetti alle escava- 
zìoni, lavorazioni, e spedizioni dei marmi nel comune cosi 
ripartiti: 7 scultori, 8 ornatisti, 3 sbozzatori, 7 scalpellini, 
1 lustratore, 78 cavatori, 53 scalzatoli, 19 segatori^ 2 Irui- 
lonaj, 6 carratori, 45 lizzatori, 20 facchini. 

Il valore dei marmi di Massa esportati ali* estero dal 
1837 al 4846 fu di 146,226 fr. Il valore d^ir esportazione 
da Massa all'estero nelFanno 4847, è stata di 44,230 fr. 
Non si mandano marmi nell'intèrno dello Stato, perchè la 
mancanza di strade ne rende troppo dispendiosa il tra- 
sporto. 

Secondo altre e più recenti notizie il prodotto medio 
delle diverse lavorazioni dei marmi di Carrara ammonta ogni 
anno a circa 42 jnila tonnellate. I diversi paesi che acqui- 
stano e importano questa sostanza la ripartiscono nel modo 
seguente: * 

America del nord 49,000 tonnellate 

Francia • . 10,000 » 

Inghilterra 6,000 • 

Belgio 3,000 • 

Altre parti d'Italia .••.•• 2,000 » 

Olanda 2,000 > 

Russia i,00a > ' 

Olire i marmi in blocco, Carrara spedisce pure, ogni 



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276 

anno, da 450 a 200 mila tavole, statuette, lastre da pavi« 
mento, cammineiti, oggetti di ornamento, morta] , ecc. Le 
tavole vanno nel Levante e neir America del sud; le lastre 
da pavimento invece sono ricercate in Olanda, nell' Ameriqa 
del nord, ed anche nel Levante, 

Nel Ducato di Parma , cave di buona pietra arenaria 
hanno Prelerna, Vizzano, Rusino, Seravalle, Grajana, la 
Valdimozzola^ Bardi, Varano di Malegari, Bagedasco, Vigo-» 
leno, Momigliano , Ligurzano , Groppo ducale, ecc. ecc.; 
marmi di belle e varie specie a 4]asa Selvatica, a (iorro 
( precisamente a Roccamurata ove s' asconde un bellissimo 
ofiolito verdone chiazzato di nero), a Pagazzano, a Contile, 
a Faraneto, alla Bettola, sulle sponde della Nure e altrove: 
pietra molare ottima trovasi a Soligììano, a Cassio, a Mariano 
di Pellegrino, a Cassano, ecc. ecc.; eccellente e ricercata 
pietra cote a Fellino di Travi, ed a Varone; non appajono 
scarse la pietra oliare, la steatite e particolarmente la lar* 
dite: varia e graziosa pietra paesinao ruiniforme danno So« 
lignatio, Sarmata, la Veggioia, i colli di Pianelle ed altri: 
della mediocre pietra da litografia ha Manzano; dentriti in 
gran copia sono in più luoghi del parmense e del piacentino: 
argille finissime che valgono ad uso di tripolo sono parti* 
colarmente a Miano ed a Bagedasco: bella dovizia di pietre 
dure, come agate, diaspri, graniti e porfidi erratici, grossi 
calcidonii, pietre selci si rinvengono a Mulazzanò , a Santa 
Giustina di Valmozzola , nel Rio delle Ginestre su quel di 
Sala, nel torrente Termina,- a Cazzola, aColonese, nel Rio 
Rtimore, nella Vaiana, sul monte Laura: superbe cristalliz- 
zazioni di calce carbonicata, di calce solfbricata di quarzo, 
di spato calcare e fra queste alcune racchiudenti bellissime 
onici, sono proprie di molti luoghi, come Bardi ( in quella 
sua montagna, detta dei diamanti, piena zeppa di cristalli 
talora dodecaedrici ), Cadorso, Cerchia , Rivalta parmigiana, 
Folla, Urzano, ecc. Fra gli articoli d' esportazione si contano 



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577 

le mote da arroUre che si lanciano ali* estero 'in mimerò 
di 400 circa all'iafino e le altre da molino^ eioUali e sabbia^ 
da selciare* 

Diverse specie di pietra da fabbrica sono negli Stati 
romani, fra cui la selce che è una lava vuleanioa dura e 
pesante, proveniente da antichi oraiert^ come lo attestano 
]e. vesiigie dei monti Albani. Tra le dìvese correoti che 
hanno sgorgato da qresie regioni, alcune sono giunte quasi 
alle porte di Roma, vicino al sepolcro di Cecilia Metella> 
e fuori di porla S. Paolo nella tenuta d'acqua aaetosa. Nel^ 
r inlerua cavità della lava si osservano molte sostanze eri-* 
stallizzate^ la fo^elilite, la psLeudo*nefellna« la dismondina, la 
wollastonite, ecc. Altra pietra da costrussione è il peperino» 
formato dolT unione di diverse sostanze eterogenee o xlalla 
solidificazione di ceneri vulcaniche, abbondante nei monti 
Albani a Subiaeo, Rota, Borgheito, Sessa, Genezzano, Pro- 
sinone ed altrove. In alcuni punti presenta degli strati di 
40 a 50 palmi di altezza. Si presta alla formazone di fon- 
damenta da fabbriche, di lastre per pavimenti e di vasche 
per ricettacoli. 

Il travertino {lapis tiburtinns) è pietra utilissima, che 
trovasi in abbondanza nelle vicinanze di Tivoli e nei con- 
torni di Civitavecchia, di Viterbo , ecc. ecc., e serve non 
solo ai piantati delle case , ma alle decorazioni più sode , 
formando colonne, pilastri, capitelli e cornici. Altra sostanza 
consimile si trova a Camerino, Matetica ed Ascoli. 

Il tufo litoide, di color rosso bruno o lionato con mac* 
ehie di tinta più carica, bastantemente duro da impiegarsi 
come materiale da fabbrica ^ mostrasi in Roma stessa nel 
Campidoglio, neirAventino, neirEsquilino, nel Celio, nelle vì^ 
cinanze di quella città, a Monteverde, Ponie-nomentano, Tor* 
pignatlura, e più lungi presso Ardea e la via Ardeatìna. 
Altra varietà del tufo è il granulare, bruno-nerastro o violaceo 
fosco, bigio-giallognolo, leggero, più friabile dell'altro, fre< 
queate sui colli di Roma, a Viterbo, Prosinone, Velletri. 



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27« 

Pei piani dei /oeolari v' ha la mansiaoa ehe riceve que- 
910 nome dal paese onde si tira. Le pteire da macina di 
Marino, Prossedi, Narni, Gualdo di Perugia, sono di ot« 
lima qnalilk. 

Moke specie di pietre atte alte decorazioni esistono nello 
Stato, delle quali eccone il nome e Tubicazione: marmo di 
Cottanello; palombino di Fuligno e di Ancona; breccia dì 
Cori; rosso d'Orvieto; rosso venalo di Terni; brocatello di 
Camerino ; lumaehelia di Ancona , Fuligno , Sogliano ; ala- 
Imstro di Civitavecchia, Orda, San Felice, Perugia , Gollepardo, 
Camerino, Sabina. Nei contorni di Civitavecchia trovasi fl* 
nalmente un travertino candido, colle qualità di solido sparso 
in alcune cellule, di fettura minutameme lamellare e bril- 
lante, non dissimile dal marmo di Carrara. 

A Noeera, a Rocca rotonda ed a Castro nel Bolognese 
rinvìensi della pietra saponacea , detta da sarto, siccome a 
Bologna ed a Mootenero v'hanno delle pietre selicee foeaje ; 
alla Tolfa ed a Castel San Pietro del cristallo di monte. 

È naturale ricchezza della repubblica di San Marino la 
pietra arenaria del titano, eccellente per ogni maniera di 
eostruzione. I sammarinesi la lavorano e ne fanno traffico 
eoi vicini paedi, fornendoli di paracarri, di abbeveratoi pel 
bestiame, di stipiti; di pancbioe, di colonne, ecc. eee. 

Le diverse provincie del regno di Napoli- offrono una 
numerosa raccolta di marmi bianchi e colorati. Fra quelli 
di Terra di Lavoro sono specialmente pregevoli i marmi 
gialli di Pietraroja e quelli dei n^onti di Caserta, che somiglia* 
no ai marmi ruiniformi di Firenze; i marmi ed i travertini 
di Caserta e dì Maddaloni , ed i rinomati marmi colorati i 
Moiidragone. Di bella apparenza sona pure, i marmi luma- 
ehetla e gli ooliti di VituJano, quelli di S. Angelo la Scala, 
di Montevergine e di Montemilettò in Principato Ultra. Il 
marino bianco di Laironieo io Basilicata per la finezza della 



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279 
gréna è degno ugualmente di tutta V attenzione. Né vanno 
dimenticati quelli del monte Majdia nellf Abruzzo Giieriore, 
sopra i marmi bianehi a grana fina e grossa delia costa 
occidentale sotto monte Amaro, il marmo roaso, it color 
di rosa della atessa bcalità, il> giallo di Siena ehe rinviensi 
oltre la Valle del ferro, il giallo della contradia detta Ci- 
miniera tra le cime del monte Amaro* e del moniie Cavallo, 
il rosso breecioso delle falde del penuilimo di questi monti , 
il rosso ed il bianco delle vicioaaze di' Cavaminico, quello 
detto granitico del lato meridionale della Majella e dei din- 
torni di Lama, i marmi giallo e nero di Morone , ecc. Ma 
distinti fra tutti per finezza di grana, per soscetti vite di pu- 
limento, per vivacità « finezza del colore, sono i marmi 
dell' Abruzzo Citra , a fondo roseo od a fondo v«rde , di 
magnifieo effetto e che non saprebbesi desiderare migliore. 
Vengono tosto dopo i marmi e gli aiabastri del monte Gar- 
gano in Capitanata, il giallo, il giallo-antico, il pezzino giallo, 
il carniccio fiorito ed una bella varieU di nero di Valle di 
Voltone in San Marco in Lami.<; Tamandolato rosa di Chiusa 
dt San Matteo; il rosso fioraio di Caldetato; il bardiglio 
fiorato di La Civita; il nero ed il nero antico di torre di 
Fortore; il bardiglio ed il bardiglio ehtaro di San Grovantii 
in Piano; il rosso antico di Montealio;la breccia perstehina 
delle falde di Castelprigiano; la breceia anaandolata nera e 
la breccia-copeta dt Caideroso e Laiuapazzo; ai quali fa 
d* uopo aggiungere le varie qualità di alabastro bianco e 
cotognato di Montemeliscio e la lavagna di Valle di Porto- 
ne. Meritano finalmente d'essere ricordali i marmi bianchi, 
colorali e neri di Lngo e di San Fili in Calabria Citeriore^ 
i marmi bianchi, i neri> i rossi screziati, i mischi e le due 
varietà di verde screziato di Cimigliamo, m Calabria ultra 
seconda. 

Se i marmi convengono alle costruzioni e alle decora- 
zioni, altri articoli appartenenti alla famiglia del silicio ser- 
vono invece opporiunamenie di ornamento. Cosi nei massi 



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V 



280 

erratici del monle di Somma trovasi^ d^i cireone di color 
lurchino eoo splendore Vetroso, traslucido o trasparente op" 
portunisaimo a quello scopo. La jalite ed il quarzo resinile 
abbondano nei prodotti vulcanici delie i^ole di Lipari, di 
Ischia; sostanze che pure si usano come giojellL La wo!^ 
lastonite sì rinviene nei terreni vulcanici presso al Vesuvio* 
Altre pietre che si lavorano dai- giojellierì hanno la loro 
origiqe fra le lave del Vesuvio, nel Vulture , a Roecamon- 
fina, ecc., Tortosa, il labradorite, Tanfibolo varietà delPacti^ 
nolo, ecc. 

Hanno infine uso industriale: la roccia silicea di San 
Giuliano di Sepino, nella terra di Molise , donde traggonsi 
buone pietre da macina; la grafite o piombaggine, propria 
di Olivadi, in Calabria, con cui si fabbricano i lapis. A Letto- 
Manopello producesi una qualità di talco sfogHosa, giallastra 
e friabile, detta terra saponacea, nota già per le sue appli** 
cazioni, siccome pres^ Serra, in Calabria, appare la steatite 
impiegala a pulire l'argento, i galloni, le pelli di guanto f 
e presso Lama , M. S. Colomba , ed Atri , nell* Abbruzzo , 
ìà malachite o verde smeraldo, in pittura ricercatissima. 

Due fra le primarie isole ditalia, la Sicilia e la Corsica/ 
sono pure provviste riccamente di marmi ed altri materiali 
d'ornamento o di costruzione. Però prima di accennare le 
origini e natura di siffatte dovizie naturali crediamo di do« 
ver premettere che quei paesi» anche più degli altri esa-> 
minali fin qui non curano abbastanza o non approfittano di 
quelle risorse di cui la natura li ha sì largamente foruili.^ 

1 terremoti onde ^a Sicilia è scossa si di frequente oh- 
bligano quel!' isola a eostruzioni che pajono vere fortezze. 
Né essa ha bisogno di cercare altrove il materiale di 
quella solida fondamenta o di quelle mura colossali , che 
sfidano le conseguenze del terribile flagello. La provincia 
di Noto è ricca di una pietra calcare da costruzione ed un 



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à8i 

marmo eotogiiìno (jU buopa (joaliià* La provìaciu di Palermo 
va provvista di marmp bianco detto gt^ca e queUa di Cà* 
tanta di marmi di diverse specie, al tutto soddisfacenti. 

L'alabastro orientale di trapani^ quelli di Saguna^.di 
Caputo, di monte Pellegrino sono pure riputatissimi. Plesso 
Trapani trovasi in copia questa sosiatua ^ però di una Va^ 
rietà a macchie^ di colore rosso-pomice. 

Le pietre pomici sodo proprie dell' isola dt Lipari, 'sict 
come le agate, i calcedonii e i diaspri sono comuni a quasi 
tutte le Provincie dell' isola. La quale non solo non ha 
d'uopo di ricorrere ad importazioni per ciò -che spett^.alle 
sue necessità edilizie, aitisticbe ed industriale, ma esporta 
anzi non pochi di questi articoli, tra cui ci piace accennare 
la pietra onde è costrutto ed adorno il reale palazzo di 
Caserta, al di qua del Faro. 

I terreni primordiali granitici e gli offioKtici delta Cqr^ 
sica racchiudono un' immensa varietà di sostanze minerali 
del più grande interesse, non soltanto pei geologi:^ ma per 
gli artisti pure e per gli industriali. Noi però limiteremo il 
nostro esame a quelle sole specie che formano in oggi 
l'oggetto di qualche utile speculazione. 

Quattro sono le cave di marmo dejla Corsica lavorate 
vantaggiosamente: le due cave della Restonica o di Corle, 
la cava di Serraggio e inGne quella di Caslifao. 

Per le prime due è siato costruito un edifizio con mo- 
lore idraulico della forza di 40 cavalli ed otto appositi coii'^ 
gegni gueroiti ciascuno di 30 lame o seghe eollocaie fra 
le cave al di qua e al di là del torrente, in modo che esat** 
tamente bipartita ne riuscisse l' azione. Queste cave hanno, 
somministrato per più anni de' massi di marmo ad uso della 
città e per V esportazione. La qualità del marmo è il cipol- 
lino, donde si è tratto il piedestallo della statua di Paoli 
e let colonne che decorano il palazzo di giustizia di Bastia. 

La cava di Serraggio presenta i prodotti più varii; il 



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18S 

800 ceolro è eostituito dal notrmo turchiiid, a grana fina , 
ftffiitto simile a queHa che ti conosce in Toscana coi nome di 
bardiglio; te sue coste offrono, in massi di grandi dimensioni 
il portùTy il sbranco/ine e un marmo terde assai stimato. 

Quella di Gtstifao risulta da una breccia rossa , la cui 
faellezsa è fuori di ogni contesiazione. 

Molti mfissi della cava dì Serraggio Tennero trasportati 
in Francia. Qna società s'è pure costituita a Parigi onde 
incominciarne una regolare lavorazione, ma finora i capitali 
raccolti non rispondono che imperfettamente allo scopo. 

Finalmente merita d* essere qui accennato come ottima 
materia di ornamenta il verde di Oreua, una delle pietre 
dure pia giustamente apprezzate. 

L'alabastro di Gozo, nel gruppo di Malta, piuttosto duro 
e compatto, si trova in roccie e banchi abbastanza estesi 
da permettere T estrazione di colonne e di grandi vasi; 
d'ordinario giova soUanto a far tavole. Ad AflSelis, presso 
il Casale Zabar ed a Joncol non lungi dalla Marsa Scala ve- 
desi il marmo. La pietra dell' isola è di due specie: Tuna 
dura e l'altra tenera. La pietra dura non si rinviene che 
in massi, a pezzi isolati e staccati, ed è una pietra calcare 
di color bruno rossastro avente l' apparenza della lava , e 
buona come materiale di eostrozione e per selciati. Dodici 
sono le officine dell'isola che lavorano pietre a quel dop- 
pio intento. Esse danno un annuo prodotto di 425,000 
chilogrammi di materia lavorata, pel valore df 4S,000 fr. 

Tali sono le principali cave di marmo e pietre, che ci 
è disto conoscere in Italia, molte delle quali se ne stanno 
ancora inoperose a furono assai imperfettamente studiate e 
poste in coltivazione, facciamo voti perchè la patria nostra 
meglio istruita de' suoi interessi, esplori con più diligenza 
i molti nostri depositi mineralogici d^ogni natura, e sappia 
trarne quel partilo che l' intelligenza, V operosità e la ape* 
culàzìone varrebbero ad assicurarle indefinitivaménte. 

( CuntUiiia ). 



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SdS 

GEOGRAFvIA B VIAGGI. 



N«*Te espl*r*BÌ*ttl ael centr* 4ell* Amrtnilto. 



N. 



lei giorno 19 di manco si tenne una straordinaria adu- 
nanza dalla R. Soeiefè geografica di Londra per offrire ben 
meritati premj ai più arditi esploratori del eentro dell* Au- 
stralia. 

Il duca di Newcastle rese conto delT esplorazione stata 
fatta dair inglese Macdonatl Stuart. Quest'ardito viaggiatore, 
accompagnato soltanto da due domestici, penetrò nel centro 
dell' Australia, cominciando il suo viaggio dal punto segnato 
sulle earte al grado 27 di latitudine sud ed al grado 135 
di longitudine est. Egli riusci a spingersi per un tratto di . 
600 e più miglia al di là dell'estremo punto a cui erano 
giunti prima di lui i viaggiatori Babbage e Warburton. (Il 
i*isultato di iifliailo esplonntone kt la scoperà ài un immenso 
paese ricchissimo in pascoli, e copióso di acque correnti. 
Egli parti da Emerald Spinga al I aprile 1859, e giunse al 
punto estremo del suo viaggio alla fine di maggio. Non passò 
giorno in cui non trovasse correnti d'acque. Il paese da 
esso esplorato consiste in immense pianure, qua e là inter- 
secate da floridissimi poggi deiraltez^a di 400 a tbO piedi^ 
dai quali sgorgano rivi d' acqua pura e firesca che ai gitta 
in fiumi che si dirigono verso l'est. Uno di questi fiumi 
f^bbraccia in una certa località, la larghezza di tre miglia^ 
Questo paese si presterebbe ad un ottimo sistema di agri- 
coltura. Esso offre anche indtzj di miniere d'oro in un 
bacillo situato fra i gradi 28 di longitudine sud e 135 di 
latitudine est. 

Lo Stuard avrebbe rafligtirala l'Australia per la sua fi- 
sica conformazione ad un immenso cratere. Le alte mon- 
tagne chq s' innalzano lungo le coste ne costituiscono com« 



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S^4 

il margine, e il ceniro dovrebbe -pretentare ut) assai vasto 

allagamento. 

La Società geografica diede in premio allo Stuard un 
magnificp orpLgtgiq di marina* 

In seguito si occupò la Società .slessa della comunica- 
zione fattale ^ nome di sir Bovven, intorno alle esplora-» 
liwì state intraprese nell' Australia 4>er trovare un nuovo 
porto marittimo. A questo scopo il capitano ^nclair si pose 
ad esplorare la costa marittima dell' Australia e giunto nella 
baja di EJgecumbe trovò in fondo ad essa un vasto e buon 
porto entro il quale può riparare una flotta universale. Que- 
sto porto Ila una siffatta ^ profondità da poter accogliere qual« 
siasi nave di alla portata. 

Anche il capitano Stuard venne premiato dalla Società 
geografica. 



lut mnmifé as^eauil^iii alpestri* 



N. 



[elio scorso anno pubblicavasi a 2kjrigo una preziosa ope- 
retta col titolo Escursioni nelle montagne e nei ghiaccigj 
deìle alle alpi della Svizzera per opera di Sluder, Ulrich e 
Weilenmann. Questi arditi esploratori yanno consumando 
l'operosa loro vita nel salire sulle più alte sommità dei 
monti elvetici, per farne argomento di speciali illustra- 
zioni. 

Il loro libro si legge con una frenetica curiosità. Si rende 
conto di più ascensioni fatte sul monte Rosa, spingendosi 
sino air altezza di 1 4,000 piedi. Si descrive V ascensione del 
monte detto Grand- Combin^ che ha cime dell' altezza dai 
i:2,000ai 13,261 piedi. Gli esploratori lo salirono il 40 agosto 
4858. Dopo cinque ore di viaggio potevano raggiungere il 
più alto punto lutto coperto di neve e che non ha ancora 



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285 
nome. I viaggiatori «i trovarono all' altezza di 13,000 piedi 
e da quel punto di stese eome un vasto panorama la Sviz- 
zera tutta, il Piemonte. e buòna parte della Frauda. 

Al 5 dicembre dell'anno 4854, inostri viaggiatori sali* 
rono sul grande Finderborn posto nelle alpi Bernesi. Essi 
giunsero sulla eresta del monte che si eleva 8006 piedi al 
dissopra del livello del mare. Ivi dovettero per progredire 
rompere 1 massi di ghiaccio per tramutarli in gradini. Dopo 
un arduo cammino essi raggiunsero l'altezza di 40,00d 
piedi, ove godettero dello spettacolo grandioso della Svizzera 
tutta coperta di neve. 

Noi raccomandiamo questa operetta a tutti quelli che 
percorrono i monti elvetici. 

^ — oOo— 

IVaova earta fllii«tpatA delle dallle Ai teinpl 
di C^ialio Cesare. 



Il governo francese eleggeva nello scorso anno urna Coro* 
missione di dotti coli* incarico di compilare e di illustrare 
la topografia delle Gallio al tempo dei Romani. Con uno 
studio indefesso essa riusci a condurre a termine in pochi 
mesi la carta geografica delle Gallio all'epoca di Giulio Ce- 
sare. Questa carta accenna la topografia^ la distribuzione de- 
gli abitanti in classi e borgate, Tindicazione dei campi mili* 
tari e dei tumuli druidicì, la nota delle località ove si sco- 
persero monete celtiche, e la traccia delle marcie guerre- 
sche di Giulio Cesare e delle romane legioni. 

Questa carta geografica è il compimento indispensabile 
Sei Commentarii di Giulio Cesare. 

' Essa verrà accompagnata da un volume in 4.^ di eirci 
500 pagine che ti sta stampando e che conterrà (eseguenti 
Memorie: 



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I .^ La divifiooe generale delle jCallie , con aletme cotK 
siderazioni sulla geografia fisioa del paese , lavoro di Alfre- 
do Maury. 

2.^ L'esame dei vocaboli civitaUs, pagi^ opji^kt^ otet, edt- 
ficia , colle rìspeuive applicazioni topografiche di Alfredo 
Jacobs. 

3.^ L* illustrazione dei monumenti celtici , dei tumuli , 
deg^li accampamenti e deUe strade celtiche, di Alessandro 
Bertrand. 

4.® L* illustrazione delle colonie romane stabilite nella 
dallia Narbonese. 

5.^ L'illustrazione delle monete celtiche, di Sanley. 

6.^ Notizie sull'arte militare dei Romani e dei Galli, del 
generale Grenly. 

7.^ Sunto storico delle campagne di Giulio Cesare, di 
Crenly e Bertrand. * 

8.^ Dizionario ragionato delle antichità scoperte nelle 
Gallie, di Alfredo Maury, 

9.^ Quadro delle varie tribù celtiche, dello stesso. 

10.^ Dizionario delle località ove si rinvennero armi e 
monete celtiche. 

Quest'opera illustrativa sarà susseguita da una nuoya 
versione francese dei Gomtheniarj di Giulio Cesare. 

Noi raccomandiamo quest'opera importantissima agli era- 
diti italiani. 



IVapoll ed i napolitani 
lllasfratl da Teoéi^rm Ferstea. 

vion questo titolo lo scrittore IranceK Teodoro Vernes ht 
pubblicato a Parigi (e impressioni di nn viaggio da esso 
ìaMo a Napoli nello scorso anno. Eccone un breve sunto. 
Napoli, scrive l'autore, è la più maestosa e la più eie* 



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S8T 
gante citfa del monJo. Nessitn'altra città le si può parago- 
nare fuorché Costantinopoli; ma quésta non ha il Vesuvio che 
le imponga la sua tetra maestà, e non ha i prolungamenti 
marittimi che la rendono come un anfiteatro. A Ck>stantino« 
poli manca la vrla del popolo, che a Napoli rigurgita. Il 
popolo napoletano è sempre in istrada, ivi si adagia, lavora 
quando lavora, mangia, beve, ride, prega, dorme. Lo spet- 
tacolo della folla di Napoli ò unico al mondo. Tuui si pre* 
mono, si accalcano, stridono. Ditemi come un popolo si 
scalda, soleva esclamare Walter Scott, ed io vi saprò dire 
come vive la sua famiglia. Se si applica questo criterio al 
popolo napoletano si dovrebbe dire che per esso non esi- 
ste famiglia e se vi è egli la trova in mezzo al mondo. 

Fra tutù i popoli d' Italia > continua l'autore, il popolo 
napoletano è quello che presenta una fisionomia- più origi- 
nale. Pieno di vivacità, di indolenza e di gajezza, egli non 
pensa ohe a soddisfare il suo gttsto alla crapula ed al far 
nulla. Il povero Lazzaro di Napoli, sempre allegro e sempre 
chiassoso,* molte volte si corica alla sera senza aver pen- 
sato al vitto; per esso le vestimenta e l'alloggio sono due 
cose di lusso. 

11 teatro, il romanzo e la pitttira hanno reso popolare 
in tutta Europa il carattere del lazzarone. La città di Na- 
poli sembra fatta per lui solo. I viaggiatori non cereatio» 
non {studiano >. non si appassionano che per lui. Qpèsta 
preoccupazione ha pregiudicato il giudizio che si suol fere 
del popolo napoletano. Non è vero, soggiunge l'autore, ohe 
esso non sia che crapulone e dormiglione. Esso coltiva lutte 
le arti gentili ed in alcune di esse può dirsi ancora mae- 
stro di coloro che sanno, e per darne una prova, l'autore 
passa in rassegna i nomi e le opere di tutti gli artisti vi- 
venti di Napoli. 



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Ì88 

Naowl stilici ■vll<» popp***** 



I. 



oolore della porpora ebe ^ra il predilelto dagli antichi 
e costauiva un segno d* impero in chi lo indossava, non 
si potò più ottenere in tempi più recenti , quaniunque si 
sappia che esso veniva estratto dai molluschi pnrpuriferi. 
Il signor Lacaze Duthiers professore di storia naturale a 
Lilla si accinse ad esplorazioni anatomiche e fisiologiche sul 
mollusco purpurifero per trovar modo di estrarne la tinta 
rosso-scarlatta che dava tanta celebrità ali* antica porpora. 
Egli comunicò il risultato dei suoi studii airiccademio delle 
scienze di Parigi nella seduta, del 9 marzo di quest' anno. 
Egli dimostrò che la materia deiranimaletto che deve dare 
la tinta purpurea è primitivamente senza colore, e tutt*al più 
si avvicina ad un color bianco gialliccio veduto nell'animale 
vivo, e solo quando ha subita l'azione della luce e dell* u* 
midttà atmosferioa prende una tinta violacea e nulla più. 
Dopo una protratta azione della luce essa talvolta prende 
il color bleu, il color giallo ed anche un color rossiccio^ 
Egli è perciò indotto a credere che dal mollusco purpurir 
fero non si può trarre ohe una tinta violacea. Ed appoggia 
questa credenza al testo stesso di Plinio il quale dice, che 
la porpora violacea era nei primi tempi la più stimata. Pa- 
re quindi che gli antichi tintori abbiano aggiunto a questa 
tinta naturale un qualche ossido minerale, e mercè tale me- 
scolanza riuscirono ad ottenere quel color rosso fulgente 
che costituiva il vero carattere deirantica porpora. 



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■OLLBTTmO DI NOTIZIE STATISTICIIC 1TALIARB E STBAlllERI 
£ DELLE Piò IMPORTANTI INVENZIONI E SCOPERTE 

e 

PROGRESSO DELL' INDUSTRU 

B 

DELLE UTILI COGNIZIONI. 



Fascicolo di Marzo 1860. 



NOTIZIE ITALIANE 



Alemii eenni sai m^Tlmento 0tAtÌ0tl«« 
della papolasloiie di Torini nell^aima tSèiBm 

Lia statistica del movimento della popolazione di Torino 
nel 1859 non può essere basata sulle norme generali e 
comuni agli anni antecedenti* Circostanze straordinarie 
influirono in modo veramente normale sulle condizioni 
economicbe e sanitarie della città; cosicché ben male si 
apporrebbe chi volesse da essa trarne induzioni per conoscere 
il progresso o la decadenza Sciale della medesima. 

Ma appunto perehè cosi straordinarie furono le condi- 
zioni^ tanto più deve riescire curiosa ed aceetta tale 
statistica , la quale compilata con elementi cosi disparali 
e fra circostanze che possono segnare epoca nella storia 
civile di una nazione, racchiude dati di confronto cogli anni 
normali , di studio per le influenze delle eause , di base ad 
indagini future. 

Amnau. Statiitica, voi. 1 9 serie 4.* 19 



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290 

Nati nel 1869. 

M. F. Tot. 

In città : a domicilio . . . . 254S 2403 4948 

id. alla Maternità .... 447 423 900 

id. id. esposti vivi • • • . 544 459 4003 

3566 3285 685( 

Nel contado 339 363 703 

Totale dei nati 39Q5 3648 75^H 

Matrimcnu 

Ih Città 4360 

Nel contado 1 01 

Totale dei matrimoni .... 4461 

Morti. 

M. F. Tot. 

In eiClà: a domieilio .... I6ÌB 1770 3388 

id. negli spedali .... 616 458 4074 

id. alla Maternità .... 454 338 79*2 

, Totale in città 2688 2566 5254 

'■ Nel contado: a domicilio . . • 270 208 478 

id. negli spedali ... 122 44 166 

392 352 644 

Totale complessivo .... 3051 2788 5839 

: CwfrQfkto deiranno precedente. 

1859 1858 differenza nel 1859 

in più in meno 

Nati • . . 7*5» 7221 S12 
Matrimom .1644 1594 123 
Decèssi . . Ù9$9 6919 1080 
Popolazione (di diritto o di fatto) . • . 186,423 



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S91 

Dai precedenti ctrioolì sono stati dedotti gli espulsi e 
gli esposti morti, i quali non avendo vissuto^ non possono 
essere considerati come parte di popolazione. Se si volesse 
tenerne conto si dovrebbe aggiungere il loro numero, tpnto 
a quello dei nati, quanto a quello dei decessi. 

H. P. Tot. 

Espulsi morti a domicìlio • . • 131 74 205 

id. alla Maternità. . . 47 27 74 

Esposti morti ìd • . . . 44S 119 260 

Totale 823 316 539 

Neppure alla mórialiià di Torino devono ascriversi i de- 
cessi delle persone appartenenti ad altri Stati o ad altre Pro- 
vincie, decedute accidenulmente in questa città. 

M. F. Tot. 

Non appartenenti a Torino • . • 255 261 516 

Militari dell'esercito francese . • 120 120 

Prigionieri austriaci ..... 29 29 

Totale 404 261 655 

Ripartizione per parrocchia. 

Contado. ~ Parrocchie Nati Matrimoni! Decessi 

Crocetta 74 8 50 

Abbadia di Stura 79 17 70 

Bertoula (succursale) • • • 40 

Pozzo-Strada 68 8 36 

Superga 14 1 10 

Madonna del Pilone .... SO 5 26 

Sassi 48 11 35 

Mongreno 14 1 8 

Reaglie ........ 21 5 17 

San Vito 55 10 20 

S. Margherita 21 1 12 

Madonna di Campagna ... 58 8 34 

Lingotto 98 21 129 

Mirafiore (succursale) ... 27 

Lucento 55 5 31 

Totale 702 101 478 

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S93 



Città. — Parrocchio 

San Giovanni • • » 
San Eusebio • ^ * 
San Tommaso • * 
Santa Teresa * f • 
Santa Maria ^ , * 
Santi Martiri • • • 
Sant'Agostino , • • 
Madonna del Cannine 
San Dalmazio t f t 
Corpus Domini • • 
S. Francesco da Paola 
San Carlo . . . , 
Santa Barbara. • • 
SS. Annunziata • , 
Madonna degli Angeli 
S. Simone e Giuda • 
Gran Madre di Dio • 
San Massimo , * , 
SS. Concezione . • 
San Salvatore. • . 
Israelitica , • • • 
Valdese. , • ^ * 



Nati Watrimonii Deeeisi 



325 


104 


26r 


945 


64 . 


152 


483 


6< 


101 


171 


63 


91 


138 


67 


95 


91 


48 


78 


SI 4 


81 


168 


156 


SI 


137 


106 


82 


111 


136 


66 


90 


196 


84 


151 


341 


107 


199 


8- 


1 


13 


443 


124 


330 


827 


87 


193 


723 


146 


433 


222 


47 


148 


325 


81 


256 


186 


,27 


129 


323 


47 


197 


80 


10 


31 


41 


11 


28 



Totale 4948 4359 9388 



Ospedali Ricoverati 

Militari 17,768 

San 'Giovanni 6>36:2 

San Luigi ..••,*• ìòQ 

Divina Provvidenza • • • , J>795 

Mauriziano i,984 

Penitenziario femminile , . 78 

Sifilicomio , • 1,335 

Manicomio ••«••• ^ 900 

Di Carità 309 

R. Ricovero di mendieiià (po- 
polazione in media) • . ^ , • 519 




428 



Totale S1,I95 478» 



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m 



A^rtiistòtie per tnèié. 



Gennajo « 
fehbrajo . 
Marzo « • 
Aprile é fc 
Maggio . é 
Giugno « • 
Luglio é é 
Agosto i . 
Settembre . 
Ottobre. » 
Novembre • 
Dìeembi^e 4 



Nati 


MatrimoDii 


Decessi 


632 


169 


625 


639 


152 


451 


733 


177 


536 


582 


83 


631 


654 


108 


469 


564 


90 


420 


665 


' 74 


.508 


673 


114 


443 


561 


99 


442 


«14 


134 


284 


6i6 


179 


471 


720 


89 


651 



totale 7552 1461 



5839 



Dalie suddette tavole risulta che il numero delle nd* 
lecite superò di 3i2 quello del 1858; che i matrimonii sce^ 
marono <li 123; e che la mortalità fu minore che nell'anno 
precedente^ di 1080. Il numero delle nascite fu maggiore « 
perchè è indubitabile che nelF anno scorso la popolazione ^ 
godendo di certa agiatezza, andava- aumentando, si in città 
che nel contado. . 

Rotta la guerra, chiamati sotto le artni i contìngenti aU 
r esercito , non è a stupire che il numero dei matrimonii 
sia diminuito; e vergatasi poi la guerra sui campi lombar- 
di> ove si trasportarono ad un tratto 1* esercito, i volontari^ 
V emigi'azione, e )* innumerevole popolazione che accompa^ 
gna sempre i grandi corpi di truppe, è facile a compren» 
dersi come il numero dei decessi sia esso pUfe dimi- 
nuito. 

Ma è da osservarsi che dal maggio al settembre furo- 
no in Torino allestiti quattro nuovi ospedali militari sardi 



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294 

e due fraaeesì; e eerlameDlé eoDsiderevoIe fu perciò lo 
squilibrio tra la popolazione sana e la malata. Tuttavia in 
quei mesi non appare aumentata la mortalità, seppure non 
la si direbbe scemata. Ed in vero , a lode delle direzioni 
sanitarie militari si deve dire che minimo fu il numero dei 
decessi in quegli ospedali (492; 17,768 molati). 

li presente anno non fu funestalo da malattie speciali ; 
se fóirse sì eccettua il vajuolo, che serpeggiò in forma epi- 
demica, e tuttora sussiste; e la febbre tifoidea, il cui nu- 
mero fu piuttosto ragguardevole negli ospedali militari, spe- 
cialmente francesi. 

Le più rimarchevoli malattie furono: 



Apoplessia fulminante • 85 Idrocefalo • • • 

Apoplessia lenta • • 178 Jdrope anasarca. 

Artrite .••••• 49 Idrope ascite 

Bronco-polmoùite . • 326 Idrotorace . • 

Commozione per cadqta 43 Metro peritonite 

Croup •••••• 84 Pellagra • • . 

Diarrea 476 

Encefalite 469 

Epilessia .... « 23 



Pleuropneumonite 
Polmonite • • 
Rachio-spinite • 
Erma 46 Scottatura • • 



Febbre catarrale 
Febbri perniciose 
Febbre tifoidea . 
Ferita accidentale 
Ferita in guerra 
Gastro-enterite • 
Idrofobia . . . 



. 88 Sifilide . . . 
24 Suicidio • • . 
. 444 Tabe mesenterica 
23 Tetano . • . 
85 Tifo petecchiale 
. 620 Tubercolósi • • 
9 Vajuolo ... 
(Opinianej 45 fcbbrajo 4860). 

Dotu Cav. Torchio Feikle. 



40 

86 

72 

460 

98 

47 

434 

206 

33 

40 

46 

44 

52 

8 

42 

486 

408 



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295 
Statistica dtA distretto di Tirano 
nella Valtellina. 

I benemeriti foDdatori della Società agraria della Valtel- 
lina continuano ad illustrare con accurate notizie statistiche 
questa Irlanda lombarda, come ebbe a chiamarla rillustreJa- 
Cini. Noi riproduciamo dall'Annuario Vahellinese per Tanno 
4860 una nuova statistica del distretto di Tirano , che co- 
stituiva un tempo la più ricca regione di questa amplis- 
sima ed or poverissima valle. Essa rivelerà il miserrimo 
stato in cui venne ridotto questo paese dal malcQco go- 
verno che per quarantacinque anni desolò tanta parte delle 
contrade italiane. 

« Il distretto di Tirano della provincia di Sondrio si 
compone di Tirano capo-luogo, e delle Comuni di Sondalo, 
Grosio, Grosotto, Mazzo, Vervi o,. Tovo, Lovero, Sernio poste 
nelfa Valle superiore, e di Villa, Bianzone e Teglio nella 
parte inferiore a Tirano. 

< Possiede una popolazione di 27,901 anime delle quali 
14,107 appartengono al sesso maschile e 43,791 al sesso 
femminile. La popolazione maschile si divide, per riguardo 
alle diverse professioni, in Num. 73 ecclesiastici: 107 im- 
piegati: 828 trafficanti ed artigiani: ìi,B3i villici: 1768 
fra possessori di rendite e professionisti. 

< La totale superficie del distretto di Tirano è di per- 
tiche censnarìe 552,633, 89 colla rendita censuaria di lire 
381,832. 04 e che a seconda le diverse coltivazioni si di- 
vide in 

Araforj semplici Perl. 27,4 J 2. — 

Aralorj vitati * » 7,321. — 

Vigneti » 13,248. — 

Viti e broli » 496. — 



Pert. 48,477. — 



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296 

Somma reiro Perl. 48,477. — 

Prati ........... 33,439. -r- 

Pascoli » 172,244. — 

Boschi d'alto fusto ...... » 459,260. -« 

Boschi cedui. ....••• » 72,472. — 

Castagneti » 40,471. — 

Ghiaje e ceppi nudi n 56,570. 89 

Totale Pert. 552,633. 89. 

« In generale il territorio di questo distretto venne ag- 
gravato da una esorbitante cifra d'estimo, siccome Io fu tutta 
la provincia , essendosi presa a calcolo non h naturale fe- 
racità del nostro suolo ma la produttività che nasce dall'in- 
dustria e dalle infinite cure del nostro contadino ed agri- 
coltore. Una disposizione reale ha decretata la revisione 
dell' estimo in Valtellina quasi appena costituito il Governo 
nazionale in seguito alle giuste rimostranze innalzate al Mi- 
nistero da quei benemeriti cittadini nostri che in questi 
importanti momenti ressero la provincia con altrettanta sag- 
gezza ed interesse patrio. Un'apposita Commissione sta ora 
elaborando dietro più giusti calcoli e considerazioni la rU 
duzione della cifra nostra censuaria a parziale sollievo cos| 
dei tanti infortunj e delle tante disgrazie delle quali è ber- 
sagliata questa Valtellina. 

« In generale i prodotti del suolo del distretto di Tirano 
non bastano ad alimentare i suoi abitanti una metà del- 
l' anno date anche le più favorevoli circostanze agrarie. 
Buona parte della popolazione del distretto massime nei 
paesi vinicoli deve cercar pane e lavoro nelle più ubertose 
campagne di Lombardia in quelle epoche nelle quali le 
stesse abbisognano di più numerose braccia per l'agricoltura. 
Alcuni, in queste ultime infelici annate, si portarono in più 
lontane regioni in cerca di miglior sorte ed emigrarono 
nell'America ove pare che le prime prove abbiano invo- 
gliati diversi altri a seguirne l'esempio. 



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2»? 
« Dalla eoltivsizione del suolo ritrae il distrétto in questi 
fnni circa i seguenti prodotti: 

Grano Frumento • • • • • Some I2i5 

» Segale » 18,416 

9 OrzQ •.•...••» 740 

» Formentone ••••.» S400 

» Sorgo nero » 7000 

» . Miglio e Panico • • . • » 2000 

■ ^ 

8i,7S0 
Legumi di ogni specie • • • . • • 1260 
Castagne • . • 2180 

Totale Some 35,220. 

Dai fondi coluvati ad orto si ottengono generalmente 

in erbaggi • • • quini. 2,600 

Dai boschi in legna da fuoco e carbone » 35,000 
Altri prodotti in canape e lino • • • • » 106 

Paglia ....,.* » 44,500 

« Uno dei primarj prodotti di questo distretto, massime del- 
la Vallata superiore ove il suolo è meno suscettibile di col* 
tura a grano ed a vigneti » è il fieno, che si calcola an- 
nualmente quintali 240,000 e viene conservato tutto nel paese 
al mantenimento ed alf allevamento del bestiame. Sondalo 
e Grosio allevano un bestiame di belle forme e ricercato 
sui mercati di Lombardia al pari di quello svizzero: i 
buoni e numerosi pascoli di cui sono forniti quei due Co- 
muni contribuiscono assai a tale industria. 

< Il bestiame del distretto giusta l'ultima anagrafe con- 
sta di: 

Cavalli .........>. N. 97 

Muli ed asini • • • . • ., • • » 881 
Tori fS 



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398 

Vaeehe . N. 4930 

Buoi ...•••» 53 

Vitelli » S254 

Pecore • . . » 8287 

Capre . . i .... . . . . » 6791 

Suini ..,....••••» ^398 

« Dal 4849 in poi il bestiame di questo distretto nei Co- 
muni, ove il principal ramo d'agricoltura è la vite e il 
gelso , si è diminuito di quasi la metà onde sopperire alle 
gravose imposte di quell'oppressore governo straniero, quale 
era I' austriaco , ed ai bisogni più stretti della vita , |man- 
cando quei due primi prodotti. In qualche Comune tale 
detrimento si verifica anche in una maggiore proporzione 
e per oltre i due terzi. Le conseguenze furono cosi fatali 
per h coUivazioQe e ooncimazione del nostro suolo, che se 
le spogliazioni del governo austriaco avessero continuato 
ancoro qualche annata di pia, moh« delle Comuni di que- 
sto distretto avrebbero potuto , siccome già loc cti^se il no- 
stro almanacco l'anno scorso, nìettere sul loro limitare 
« Comune in liquidazione ». 

« Il prodotto ordinario dei vigneti di questo di- 
stretto quando non ancora infieriva la malattia del- 
Tuva calcotavasi in circa in vino. Some metriche 56»000 

Acquavite • 500 

« Il prodotto 4ei bozzoli in epoche di ordinario 
raccolto si poteva nel distretto calcolare ] prima 
ch4 l'atrofia colpisse tale rendita in . • quint. 600 



« Presentemente si ealcola che in tutto il di- 
stretto di Tirano con pertiche censuarie 20,539 - 
di aratorio vitato e vigneti si producono in 
vino . • . . . .• • .' • . Some metriche 2,000 

Aequavita .........;.» 45 

Dai gelsi in prodotta di gallette . . quint. 277 



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f»9 
e Vogliasi ora riflettere di quale ingente somma 
è in perdita il distretto» in queste annate di limitato 
raccolto, facendosi 11 confronto 'colle annate or* 
dinarie. In generale ealeolavasi ohe il prodotto 
del vino si consumasse per una meti in paese 
per cui l'altra metà a prezzò adequato importe- 
rebbe non meno di • L. 660,000 

Facquavita calcolata per due ter/i in*vendita • » 20,000 
I Bozzoli, calcolato che una buona metà del* 

Tordinario raccolto va pierduia > 140,000 

^ 

Perdita annuale aust. L. 720,000 

e Con tale cifVa di annuale perdita , e con altrettanta 
e certo maggiore richiesta dalla neoessiià dì provvedere 
altrove i cereali a poter mantenere la popolazione per ol- 
tre una mete dell'anno, dalle spese continue p^ coltiva* 
zione di fondi e pel pagamento degli interessi dei capitali 
passivi, dalle imposte erariali, sovraimposte comunali, e le 
spese giudiziali, conseguenze necessarie del generale depau^ 
peramento, dalle tasse di eommisuraftione e da quelle di 
comprensori per la difesa dei fondi ed abitato dalle inva- 
sioni dell'Adda e torrentelli^ sì avrà un'idea abbastanza esatta 
e triste del misero ,stato di questi Comuni, che ormai è 
l'uguale in tutta la Valtellina, fatte poche eccezioni per 
quei paesi ove predomina la pastorizia. 

« Dal riassunto dei preventivi 1859 delle Comuni del 
distreuo, emerge pur troppo in quali condizioni il governo 
austriaco e gli infortunj eelesti hanno gettato questi paesi 
già poveri per sA slessi. Appare de essi che le spese ordi- 
narie dei Comuni ascendono e • • . • Fior. 34,049. 69 

Interessi di capitati {lassivi • • . . » 2,186. 61 
^ Nuove opere e spese straordinarie . » M,366. 63 

Bimanenze spese I8M ..... » 44,663.63 



Fior. 86,116. 60 



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96$ 

« A poter sopperire a tal! spese le ComdDi doveuefd 
esaurire l'entrata ordinaria io • • • v Fior^ 45>327. 28 
assumere /luovi mutui o passare a vendite di 
proprietà eomunali per ««.«••• » 8,974. li 
valersi delle rimanenze attive 4858 di mutui as- 
sunti di vendite fatte precedentemente per » 88^703. SI 
e mettere una sovraimposta comunale di » 23,4 08. 89 



Fior. 86,143. 50 



< Così Testimo di questo distretto di L« 884,832. 04 
é agravato dall'imposta erariale di fiorini « 65,444. 90 
e di sovraimposta di altri fiorini .... 23,408. 89 

« Vogliamo sperare, anzi riteniamo con eertezza, per- 
ché abbiamo fede nell' avvenire di questo nostro estrefoo 
angolo di terra italiana , che il nostro Annuario potrà un 
l^orno presentare <f a quanti si occupano del benessere di 
questa vallata, dati statistici che rilevino migliorata la con- 
dizione economica del nostro paese« Il re ed il governo na- 
zionale ne conoscono il misero stato , e vorranno compiere 
quest'atto di giustizia. « 



Comniepeio dello Stato Mtkéùo ttell^aiiiio IUMé 

. .Gli scambii dello Stato si sono risentiti fortemente nel- 
l'anno scorso delle vicende straordinarie della guerra. I 
tempi di conflitti politici e di imprese militari sono poco fe- 
torevoli al progresso del commercio; ma la contraria in* 
flueoza che la guerra ha esercitata sulle nostre relazioni in- 
ternazionali è stata passaggiera, ed i risultati del eommer- 
cio, se sono poco soddisfacenti, non sono conseguenza sol- 
tanto della breve guerra, ma altresì del fallito ricolto dei 
bozzoli. 



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801 

" "' ■ •- - I. 

Importazioni. 

I prodotti principali che all' iroportazioàe hanno prova- 
lo un aamento sono: 



Vini . . . 
Acquavite 
Olii d' oliva . 
Olii diversi • 
Caffè • . . 
Zucchero 
Prodotti chimici 
Generi per tinta 
Semenze oleose 
Merluzzo • • 
Cavalli e muli • 
Buoi • • • . 
Filali di canapa olino 
Cotone in lana 
Filati di cotone 
Lana • • • 
Zolfo . . . 
Carbon fossile 



Litri 



Gbì 



N 



Ch 



«859 

89,683,367 

2,538,145 

2,701,388 

3,661,020 

8,826,607 

30,391,496 

6,901,983 

0,479,928. 

4,582,442. 

3,182,314 

6.257 

17,922 

1,201,859 

48,250,239 

442,544 

2,628,918 

4,303,188 

156,488,434 



1858 

30,359,084 

4,987,179 

4,070,079 

7,061,019 

3,273,121 

49,068,494 

4,775,117 

9,432il92 

782,044 

9^187,048 

3,529 

14,927 

4,028,198 

9^447,433 

94,990 

2,269,388 

795,020 

462,810,054 



Negli articolr accenoati si vede per alcuni l' influenza 
della guerra : 1* aunnento dell' .importazione dei vini , deN 
r aquavite, del bestiame, del caffè e zucchero, dello zolfo, 
si fu in parte pei bisogni dell' esercito. 

La guerra essendo terminata in giugno, ed in quello 
stesso mese essendosi aperte le comunicazioni colla Lom> 
bardia e l' Italia eentn^ e tolte le barriere doganali , ne 
vantaggiò l' industria nazionale, come prova l' incremento 
nell'importazione del cotone io lana^ dei filati,, della lana. 



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303 

D'altra parte è diminuita I* importazione dei seguenti 
prodotti: 

1859 1858 

Teledi eanapae lino GbiL 297,335 363,248 

Canapa e lino • . » 1,44 4,634 3,338^483 

Tessuti di cotone . » 4,763,260 1,946,873 

Tessuti di lana . > 636,356 702,766 

Sete ijrezze . , . » 405,293 700,676 

Sete lavorate . . > 55,443 374,597 

Tessuti di seta . » 87,739 405,907 

Frumento • • • Elt. 1,453,443 1,588,50^ 

Paste. . . . Chil. 456,956 244,645 

Carbone .... » «4,898,486 13,646,736 

Legna da fuQCO . » 24,644,347 29,664,697 

Carta * . . . . » 344,606 448,028 

Libri ..... > 452,938 803,755 

Macchine . . . Fr. 4,454,988 2,4 44,044 

Stracci . . . Chil. 4,933,545 2,334,858 

I metalli meritano una menzione separata. 

La ghisa ha provato una diminuzione molto sensibile. 
L'importazione della ghisa non lavorata è discesa da 41,644,446 
chilogrammi a 7,846,849, quella della ghisa lavorata da 
a76,802 a 267,144, quella della ghisa in cuscinetti per le 
itrade ferrate da 4^358,740 a 680,486. 

L'importazione del ferro è stata la seguente: 







Lavorato 


Di 4.* fabbrieaz. 


4859 


Chil. 


2,664,062 


9,798,872 


4858 


» • 


3,632,774 


44,548,447 


4857 


> 


2,656,847 


40,448,004 



Le ruotai» fKr ialrade ferrale faroBO nel 

4d59 di chil. 6,436,656 
4^58 * 8,864,445 
4857 • 9,282,646 



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80S 

In complesso adunque le importazioni di ferri non han« 
no subite sensibili variazioni* Anche il minerale di ferrò Ì 
diminuito da chiL 2,143,740 a 1,720,475. 

Gli altri metani presentano i seguenti risultati: 

i859 i888 

Rame non lavorato • Gbil. 256,471 466,126 

» lavorato . » 29,204 33,94 8Ì 

Ottone non lavorato • » 44,054 27,008 

» lavorato • » 36,852 24,372 

Piombo non lavorato . » 1,129,572 892,290 

» lavoralo . » 107,036 94,040 

LMmportazione dei vaseRami, vetri e delle vetrificazioni 
è pure diminuita, ma in piccole proporzioni* 

Sopra 73 articoli notati nelle importazioni, sì ebbe di- 
minuzione per 44 ed aumento per 32. 

Le condizioni eccezionalr del ricolto dei bozzoli spiega- 
no abbastanza la diminuzione neir importazione delle sete. 
Nelle manifatture dair estero si ebbe pure una riduzione 
intanto che la materia prima per le industrie in generale 
è aumentata^ donde abbiamo argon>ento di dedurre cbè le 
nostre manifatture hanno preso uno sviluppo ohe non può 
a meno di estendersi per essere lo stato ampliato. 

IL 

Esportazione. 

Le merci esportate dallo Stato in maggiore quantità del 
precedente anno sono le seguenti: 

48^9 1858 

Confetti ChiL 237^74 204429» 

Prodotti chimici « ... > 4,460,859 4^440,890 

Sale marino » 36,549,661 Sò^iiSfiii 

Soda ^ . » 428,651 «0,«l40 

Pormagtpo » 1,169,422 999,492 



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804 



Tonno . • . . . 

Altri pesci • • • , 

Cavalli e muli • • • 

Bestiame .ovino • . 

Pelli crude • , . 

Pelli in basana [. . 

Tessuti di seta • » 

Sughero • • , » 

Carta . . • • • 

Stracci • • • • • 

Ossa di bestiame . . 

Minerale di piombo • 



Gbil. 
Chil. 



I8S9 

201,727 

70,697 

; 1,800 

«0,688 

844,562 

62,920 

41,522 

1,361,564 

2,089,671 

2,245,437 

541,027 

15,525,218 



< 18»8 

8,027 

60,327 

1^404 

87,097 

781,887 

59,048 

32,891 

439^88 

1,572,274 

1,367,459 

471,149 

13,852,430 



Sono per contro diminuite le seguenti esportajioni: 



Vini 

Olio d' oliva . . 
Sapone . , ... 
Frutti verdi . . 
Semenze oleose . 
Cordami di canapa 
Tele di canapa . 
Filati di cotone . 
Stoffe di eolone . 
.Seta grezza . . 
Seu lavorata . . 
Moresche . . . 
Frumemo . . . 
Altri grani . ^ . 
Rìso ..... 
Paste . . . . 
Carbone di le^a 
Legna da fuoco . 



18S9 
Litri 16,850,190 
Cliil. 4,704,606 
114,562 
8,865,038 
287,258 
242,136 
20,358 
144,716 
83,073 
112,388 
689,332 
210,997 
Ett. 91,154 

98,046 
Chil. 24,041,506 
2,381,586 
10,484,623 
13,616,837 



18S8 
24,355,566 
9,088,261 
953,221 
11,066,664 
856,986 
867,668 
78,170 
169,887 
46,395 
331,694 
916,896 
373,665 
187,819 
167,224 
28,263,696 
2,616,069 
10,613,96ft 
24^417,744 



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1859 


1858 


Libri stampati ' • • • ' • Ctiil. 


94,378 


Ha,575 


Ferro in masse .,.'•. » 


4,245,399 


4,869,670 


Vasellame di terrà . .- . » - 

4- 


S39,&a8 


569,441 



Sopra 39 articoli d* esportazione, 47 presentano aumento 
22 diminuzione. Alcuni prodotti sono diminuiii alla espor- 
tazione per la. stessa ragione che sono aumentati alPimpor- 
tazione, come sarebbero] vini e gli olii, altri sono diminuiti 
per eccezionale scarsezza, come le sete. 

I prodotti che si esportano sono, salve poche eccezioni, 
prodotti naturali. Le manifatture hanna fatto dei progressi, 
^a non tati ancora da dar luogo ad un commercio di espor- 
tazione ; diffatti non si vedono nelle nostre statistiche figu- 
rare esportazioni di stoffe di lana, ecc. Le stoffe seriche co- 
minciano ad estrarsi in una discreta quantità ; la loro uscita 
aumenta intanto che V importazione diminuisce, ma questa 
supera ancora di molto quella nella quantità e nel va- 
lore. 

II movimento degli scambi internazionali ha dato il se- 
guente provento doganale, confrontato al prodotto ^ledio de- 
gli anni 1858-1^57: 

i859 1858-57 

Entrata . . . , l. 46,260,454 Ì4,402,912 
Uscita ...".. » 23i,370 227,322 



. L, 46,491,824 14,680,284 

Ne risulta Ttiumento nel 1859 di lire 1,861,590. 
Gli articoli che produssero maggiormente all' importazione 
sono: . . 

• 48S9 . 4858-57 

Zucchero . . \ , , , . , L, 4,609,620 4,101,982 
Stoffe di cotone' . . • / • h 2,178,161 2,232,027 
Vini .......... V 1,326,586 828,076 

Tessuti dì tana . ; ; . ; / *» l,240,8i2 1,2(57,800 
AraiALu Statistica , voh /, serie i.* 30 



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se» 

«89 «88-57 

Caffé l. 1^24,464 945,646 

Ferri •.••*•••• » 536,898 671,274 

Tesimi di 8ei9 . . . . • . > 608^22 M3,48» 

Acquavite » 320,180 226^703 

Formaggi ...•,.... » 289,902 360,303 

OHI d'oliva » 270,861 60,7*7 

Mercerie . ....... n 257,724 270,690 

Olii diversi ....... » 248,303 80,369 

Air uscita SODO Clienti é» diritti pressoché tutti gli ar- 
ticoli^ Qfjelli elio l^aoa^ ^to roag^iori fuioveuti sono: 

1889 «888-97 

Stracci ........... L. 83,892 50,605 

Carbóne di legna .....•, » 42,406 42,656 

Vini . . • i; 27,762 51,225 

Commercio delta Terraferma colla Sardegna. 

Gli scambii tfa le provIncie del Continente colla Sarde- 
gna hanno snbite pòche variazioni. Sono aumentate le 
esportazioni dalla Sardegna e diminuite quelle della Terra- 
ferma. 

Dalla Sarcìegna furono importate In Terraferma di merci 
pel valore di lire 7,905,657, cioè: 

Merci narionali • • • ... . L. 7,904,921 

Mer^ Baj»an»]ìz9»tQ •( . . ^ ^ » » 736 
Le principali diclle. prime sono : 

Granaglie ......... L. 1,991.854 

Bevande fermentate •» 1,543,570 

Tonno ... t ^ ..... » 786^916 

Olii fissi . , ^ \ \ .. • V • V » 688,976 

Prodotti chimioi , ...... » 587,990 

Minerali .......... » 644,386 



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807 

Pelli ..... ...... L. ÌS6,734 

Sughero ..,....•.. » 366,464 

Carbone di legna • 344,154 

Bestiame boTÌM •<•.•«. # 333,376 

Frutli » 309,505 

Semenze oleose ....... > 135,319 

Formaggio • 117,647 

Il valore delle poerei jptrpdolie d^^^ila Terraferma in Sar- 
degna è di lire 9,843,003, cioè: 

Merci nazionali • • L. 8,993,880 

Merci nazionalizzate i 1,390,133 

Oclle nazionali le principali sono: 

M^pufaUi^di qotone U Ì),08^,99| 

> di lana ...... » 858,709 

9 4L ietf ... t ^ • « f 750^450 
Mobili ed utensili di li^no ...» &69»3Q3 
Manufatti di lino e di oanapqi ... » 895,374 
Mercerie «••%•.. ^ . • S43>040 

Pelli V. > 348,409 

Farina e pasce ^ ...«,•• » 170,857 
Ferro lavorato . • . ^» . ^ • , ^ 161,439 

Carte 9 153,75» 

Vasellame . , .- 143,994 

^gna da costruzione • • • . < t 4Q34599 
Delle merci nazionalizzate le priqeipali lopos 

Manifatture di lana « L. 308,475 

» di cotone * • ^ « . • » ^77,944 

Mercerìe » 169,000 

Derrate coloniali • 462,333 

pelli diverse « 137,^45 

M sommi complessiva degli aoam^i tra la S^rcfi^fQa • 
la Terraferma è stata nell'upoo 185^ di 17,400,000 come 
nel 1859; fa diminuzioiie WÌÌ^ iipportefioni della Terra- 
feraii si deve nella fisima parte alla guj^rra. 



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808' 

* „_. . — - , I I , 1 ,111 \ ^ , .a. 



NOTIZIE STRANIERE 



filtatlstica della popolasionè ^ dei prodotti 
e del commepclo deir Aastpla nell* aaoo tSSO^ 



I 



I ^yerrio austriaco ha pubblicato i) risultato sommario 

del censimento al 31 dicembre 1859. 

Da esso appare che la pòpolatione è di 34,437,000 

compreso il territorio veneto, e di 32 milioni senza questo 

territorio, ' '' 

Noi ne diamb il sunto pubblicato dalla Preste di Vienna: 
l risultali déir ultima anagrafi in Austria dimostrarono 

che gli abitanti ^nelF impero si dividono, secondo la lorQ 

professione, nel' seguente modo: - 

ici '( senza distinzione ) . * . . 57,959 
(nel senso più ampio) • . . ^65,070 
non attivi) . . •. . • . . 140,948 

ed artisti . ■ . 36,046 

e notai . • • . .... 9,899 

Addetti al servizio sanitario • • • ■• • 127,964 
Pròprieiarii di fondi . • . ^ r .. . 2|.999,90i^ 
Possessori di ease e di rendite 'i- • • . 745^840 
Fabbricatori ed industriali .... . 672,37& 

ilommerciiinti ....... . . ^27,150 

Naviganti e pescatori ....... 54,628 

Lavoranti ausiliarii nelP econòrtiia rurafè 8,447,744 

» '^ » " nelle industrie .' •; S,I45,3<6 

» i ^ nel comtnercio . . .' 6,427 

Servitori (per faccende àonriestiche) . . 892^856 



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809 

. .Giornalieri •/...;*.»* • 2^70,309 , 
Persone senzQ mesllere .o professione de- - 

terminaid^ i ^ i ^ * i ; i i 1^381,700 ; 

Con^rteiido i miroeri assoimi sorrìfi^ìti iii lanti per 
cento, e riassumendo i sirìgoli rami d'indaslria- in grappi 
determinati) òi hapno le risultanze seguet^ii: 

lavoranti' lavorati li ' fn luMò 
da sé a<isf1iat*ii 

Economia rUr. e foresti . 21/7 40/5 64/8 0;d 

Mutria * é é. . . ^ 4;8 7;9 12;6 » 

Commercio * • i ♦ -^ ^ *|8. 7j7 2/0 » 

Arte e scienza • • • ^ • * . • • Sii ^ 

'Altre ocdupaziorii .•*•.*•* 6/3 » 

Persone senza [Professione determinata é 14/2 » 

1 numeri surriferiti porgono schiarimenti ìmer^asanti 
sulla siiuai^ione sociale in complesso, e fanno eoBoscere in 
C|ual gruppo si coneentri l'attività principale, e eonie si 

riresenti la proporzione dei iavarauti da sé eogli ausiUarii^ 
noltre confermar^ T^niica verità. che l' Aiistria è precipua- 
niente uno Stato agricolo, e che quasi due terzi de' suoi 
ubi^mi si occupano dell' agricoltura e de' suoi rami . biffini* 
il carattere industriale della popolaziqne si manifesta parti- 
colarmente in Boemia^ Moravia^ Slesia e nella Bassa Austria; 
e il maggior numero degli operai assistenti fa conoscere 
che r industria manifatturiera ha acquistato un^ estensione 
^iù f rande 4n que' paesi. 11 conflne militare^ la Bucovina^ 
a Dalmazia e la Carniola, appariscono come i paesi- più 
poveri d'industria. L'attiviti commerciale occupa, segnata* 
mente nel litorale e nel territorio, amministrativo veneto, 
una parte maggiore deHa popolazione, che negli altri paesi* 
Come classe speciale di professione, abbiamo ancora gli 
ecdesiaslici, il cui numero, relativamente più. grande, si 
trova nel territorio amministrativo veneto, in Dalmazia, Ti- 
ralo e Sfllsburgo ; gì* impiegati,, che sono in numerc^ tela- 
ti vatnent e più cons'rde^evole nella' Bassa Austria, colla sede 
dell' ammiuistraziofie cenifale ; e gli addetti al servigio sa- 
niMtrio^ die tono in mìp^ranjt^ relativamente agli ahri Iuq- 



r. 



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sio- 
ghi, h^ Gàttìzia, in Trarisilvania, nd Voivodato iènriailo « 
nel confine militare. In me^ìa, ai haniio^ per ogni 4000 
pennnis, dna eccleaiastioi, cinque impiegati ^ nn addetto ai 
aervizio sanitario. Resta ancora a far conoscere un pò piò 
pr^cisanvenie hi proporsione d^gli operai àusitiifii oob i|uelli 
«b« laToraqo da sé. In mediai IO operai che lavorano da 
sé ne occupano IS di ausiliarii nelF agricoltura , 16 nelle 
industrie e 5 nel commercio. Il fatto che T agricoltura ri- 
ch^de ^n numero cosi grande di lavoranti ausiliarii, la cui 
attività, del resto, viene accresciuta del doppio mediante la 
coopcrazione di giornalieri e di donne, prova abbastanza 
chiaramente, che gì* interessi tielf agricoltura dominano tutti 
gli altri rapporti, e impHmono un carattere particolare al 
moviiiiento della popoteiiope. 



Boemia ••«•••• 

Bucovinà 

Dalmazia •••••. 
Galiizia (Orientale ed oeci» 

dentale 

Òirìnzia 

Carniohi •••••• 

Croazia e Slavotiia • • • 

Litorale i . 

Moravia ••«.••• 
Oonfini militari . • • . 
Austrie inferiore ; . . . 
Austria supet^tofc • • • « 
Salisburgo •••••• 

Slesia 

Voivodato della Serbia . . 
Transilvamà **.••• 

Stiria 

Tirolo . 

Ungheria .«•«.. 
Territorio ammÌQÌ8tr« vene|o 



Snperficie 


PopolaxtoBe 


in m. quad. 


effeUira 


aostr. 




90S,8S 


4,706,525 


4 81, SS 


456,920 


sa2,ao 


404,499 


4880,60 


4,697,470 


480.S8 


883,456 


478,87 


45 «,944 


848,26 


865,009 


438,83 


530,978 


886,89 


4,857,094 


583,00 


4,064,923 


844,49 


4,684,697 


908,47 


707,450 


484<5a 


446,769 


89,45 


448,913 


5S4,13 


4,540,049 


4654^7 


3,478,748 


890,49 


4,056^778 


600,IA 


854,046 


848335 


8«4S&,785 


486t76 


8,444,954 



Tofal« 41840)07 84,437>964 



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SII 
Eceo ora la elfra deHe popolazioni delle principali città 

ieir impèro: 

Abitanti 

Vtcmia 47M22 

Praga 142,588 

Pesth • . 181,705 

Venezia 118,172 

Trieste ......•./ 104,707 

Lemberg 70,884 

flr^B I ...... . 6S,17fJ 

Seghedino . . . . ^ 62,700 

Verona 5t»,169 

Brann 68,809 

Il coipmercìo esterno della monarchia austriaca presen- 
tò negli anni 1858 e l85d il seguente risultato: 

Anni 
4858 48»9 

Importazione in 6orini 822,099,499 . . S68>0|S3»52$ 
Esportazione in 6onni 274,467,267. 287,458,41^1 



» y 'I ' 



Totale in fiorini 596,266,7^6. . (^55,5S0|97» 

Da queste cifre emerge che si ebbe nelTanno 1859 
una diminuzione di fiorini 40,745,787. 

I valori del commercio del 185d erano cosi ripartiti. 

Neir importaKiOAè. 

FiéiM 

Derrate eòloniftli 16,428,482 

Tabacdit 8,786,066 

Cereali e frutti «... 14,905,160 

AiiìmaHYWi ........... 15i210,270 

Pyo4otti èilimair . . .... . ... 6,054,175 

Olite gfasii ........... 18,906,164 

Bevande o commestibili . ., 3^84 5 ^608 



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SI2 

. ,. Fiorini 

Combustibili ••••.• 6,757^929 

Droghe e prodotti chimici 46,202,539 

Metalli e minerali . • • . • . • • • 78,6(0,633' 

Materie prime . . . . * . . . . . 89^170^34 

Filati \ . .. . . . . . . . V -. •. 44,808,433 

Tegsuil diversi . . . . . . • ^ •. • 9,634,070 

Carla .. . . . . . . . . . . .. . . 4,5p7,0W 

Cuojo e pelli . . .' .[ . . .[ . . . . ' 6^91,444 

Lavori in legno, terraglia e vetro .... 9^707^479 

Lavori in metallo . . . . .^ .. . . .^ 6,004,096; 

Garrone e barche . . . . . . . . . 4^203,500 

Istrumenti e macchine .•.-.•«•.*. 9. *. .^ì?^^fi4^ 

Tinture e candele ;» • • . . . . . • 2,340,302 

Òpere dì letteratura e d* arte .... .6,260,650 

Neir esportazione. 

Fiorini 

Derrate *..........;.. 96,424 

Tabacchi . . . . • . . . ♦ ... r 607,4(1 

Cereali e frutta . 47,398,457 

Animali vivi . . . . . . . . ... 6^728,2(0 

Prodotti animali 5,640,492 

Olii e grascie ........... 2,484,583 

Bevande e comnaesiibili ....... 2,987,^74 

Combustibili 46,662,068 

Droghe e prodotti chimici • . . % • * 4,448,397 

Metalli 9 minerali 75,325,436 

Materie prime ...... . . , . 49,434,44^ 

Filali. ...... . ., .. ., .. .. ., ,4,757,000 

Tessuti diversi ........... S4^2M36 

Carta .......... . . . 4,774,43» 

Cuojo e pelli . . . . . ...... . 7.946,360; 

Lavori' in. legno, terraglie e vetro . • ... a4f402,294 

Lavori, in metallo ^ , 6,540,208^. 



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3i3 

l'iprini 
Carrozze e barche \ * * . * \ . ... 2,735,200 

Isirumenii e macchine' • ' 46,271,414 

Tinture e candele .... . . . / . 4,338,484 

Ogg^etti di letteratura e d' arte ..... 2»9oé,700 

Gli introiti delle dogane che ammontarono peli* anno 
4858 a fiorini 24,995,74 caddero neirannp 4869 a^ soli 
fiorini 44,425,424. La diminuzione fu per ohre un terzo. 

Chiudiamo questo reD(|icontO: statistico col prospeiio nu« 
merico del bestiame che si crede possegga la monarchili 
neiranno 4860. 

Cavalli •...*.*. 3,460,276 

Muli . * . . . 23,780 

Asini . . • «• . . 88,282 

Tori * . .*.......... 407,896 

Buoi . . . . ' 8^448,026 

Vacche 6,352,,985 

Vitelli . . ... . . .... . . 4.649,653 

Montoni . . .' . . ^ . . '. . . . . 46,964,488 

Capre. . . .... . . . . . . . 4,547,824 

Majali . 8,454,616 



€»Miitierelo tra là Frànela e |^ Ina^H^cfi^* 

nell^anno t^^tl* ^ ^ 

Risulta dai calcoli dell' Econónmt di Londra che il valore 
delle esportazioni dalla Gran Bretagna in Francia durante 
Tanno 4 859 è stato di 4,744, 403 lire sterline (4 4 8 ,602,575 fr.). 
Il numero degli articoli -che entrano in questa somma è molto 
ristretto. Se ne contano 45 o 20 soltanto, fra i quali i prin- 
cipali sono j^seguenti : 



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Sii 

Carbon fossite . • tr. 45,886,060 

Coketlerìa e cbibcagliéria • • • . » S,S46,7ÒO 

Alacdhtue • . . . • . 4,985,050 

Rame greggio . . . . ^ . \ . » 41,^76,900 

Seterie ... . . . . . . . . • 557,475 

Sete greggie e torte , m 10,561,925 

Làtie in maà^ . . . ^ . ^ . • » 4Ó,72à,550 

Ptli (Ti tantt , • 4,à66,473 

Le impòrtuticHii della f ràddà In IbghlUérfà raggiunsero 
un vabre airintirea tripb delle e^poriaationi. £sde ascesero 
a circa 43,000,000 di lire sterline o 825 miliont di fraiìcb!. I 
principali articoli sono i seguenti: 

Cereali, (rutnemo . • • • fr* 60,505^6^0 

idi farine.. ..••... .. . > 48,856,175 

Seie tort^. ...•.........> 7,460,600 

Vini *.*...*.. 43,98fi,6(» 

Bisogna aggiungere circa 35 milioni di franchi di aCQu^* 
vijie ed una moltitudine di articoli aventi ciascuno poca iip- 
portanza, ma che nonostante compirono una somma lot^l^ 
di almeno 43,000,000 di lire sterline. Perciò sopra una masaa 
totale di 273 importazioni e le esportazioni dalla Gran Brel« 
lagna per V anno 4859, la Francia, non ne ha che per circa 
48 milioni ster., cioè per una somma inferiore a quella della 
città anseatiche. Oqq è possibile che le Quave faciUtJl recata alle 
comunicazioni fra i due paesi dal puovo trattato di commer- 
cio non producano UH aumentò considerevole e quasi im* 
mediato nel cambio 4^ìe meroi^naie. 



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US 



'" - Il '"III. II. Ili I II, Il 



NIIOVfiOOiURtCAZiOIII 

PER MEZZO DI CANALI « STRADE FERRATE 

E PONTI DI FERRO. 

|Pvo4*Wl deNe utrade ferrate 4«Ue Stmtm amrMm 
aesU aanl ISC» e tM». 



N, 



el (ooinliildre il prespetlo eomt)aratiYio dei prodotti delle 
strade ferrate dello Stato nei due aruii preeedentt, noi ab- 
Marno divise te medesime in due reti, funa esercitata 
dallo Stato, l'altra dalla Compagnia Vittorio-Emanuele. 

Le linee di Stradetla, Cuneo e Qra, comprese nella rete 
governativa, non sono state cs^eit^te dallo Stato ohe a eo- 
inineiare dal primo lugUo 48{^9; però noi ubbiamo riuniti 
i prodotti del primo a quelli del seoondo semestre , affine 
di iH^escniare ai lettori il risultato ànowale* 

Nel prospetto Oort è compresa I9 linea al di }h del Moù* 
eenisio, ossia della Savoj^: non vi hanno che le linee corti* 
prese tra il Cenisio ed II Ticino. 
V estensione era il 31 dicembre; 

1859 di 863 ohikmelrì 
1858 838 
L' estensione media esercitata neir anno è ^tat«': 
nel I8$9 di chilometri 844 
» 48^6 » 809 

U prodotto complessivo è 9seeso; 

nel 1859 a l. S|^Q45,09i^ 
» f858 m 47,SI4>i|0 



Aomento Mi I88# L. 8,700,965 
ossia del SI per cento. 



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- tt pfmhmo i*itemetrtcó' rmnr j ' " 

nel 1859 di L. 24,899. 6d 
. . .!, |85?. r. ,2U0i. 90. . 

*- - ' i • *^ i - '• L * JT. ' ■ 

Auitìetiiò del 4959' L; à,40é. 7Ò 

ossia del 46 per c^nto* : . ' ; : 

Questi risultati sono molto soddisfacenti, sia che si rU 
guardino i prodotti in sé stessi, sìa che si rifletta alla per- 
ttjrhnzìon^ c,h^ la JSH^rr^ guerreggiata jn pa^s^ h» recato al 
fho^ffnento dellS vie ferrate dàlia fine ^i aprile alla fine dèi 
mese di giugnév>' l ; - e ?.fw. ^ 

Pero i trasporti di militari hanno, quanto ai prodotti f 
t^ào pennato,, pei* alcune linee, fórgameotè la diiDinucioiie del 
fnoyimento <M*dinario« 

Un'altra causa importante di aumento si fu l'apertura 

delle comunicazioni dirette e la spppressione delie barriere 

fra le vecchie provincie e la Liorabardia, e di ciò si van- 

' tagliarono le linee che pure avevano quasi esclusivamente 

il beneficio dei traspòrti militari. 

La lìnea di Genova è aumentata di life ^,512 a lire 
43,73& per cbilolnetroc 

E questo qn prodotto tiotevole e che crescerà ancora 
considerevolmente, essendo il porto di Genova diventalo f em-' 
porlo esclusivo della Lombardia. . 

Dopo Genova viene la linea Torino-Ticino, it cai pro- 
dotto chilometrico è salito da ' li^e 20,626 ^ lire 29,585 , 
giustificando pienamente le speranze che sf riponevano nel- 
l'avvenire di quésta bella arteria, sebbene un provento di 
circa 30 mila iVenchiper chilometro fÀ possa riguardare per 
ora co;uc qiiasi eccezionale. « 

Più eccezipnale però è \\ provento chilometrico di Susa< 
che è salito dai lire 13,876 a lire 20,50à ;!' aumento è stato 
procurato principalmente clai trasporti militari francesi. 

Per le altre linee Taamento é menò notevole ^ noti 
vuoisi però lasciare in disparte la linea di, Valenza che ò 
aumentata di 20 per eento, «quantiinque 41 servizio sia stato 
interamente sospeso nel mese di maggio. 

Hanno subita tuia dirpioiiiion^ |e jliAeie ,di Veltri, Vige- 
vano, Cuneo e Biella. , * . 



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817 

H'^frofieè dt' Voiiri èra già dimifiuitof freli- tmno. unièce- 
dente e noa migliorerà, ^ensit^ilioeule che quando sarà estesa 
e continuata la linea. ' - ' 

Quello di Vigevano è pure in diminuiione da tre anni: 
ora inconaincia uil miglioramento* 

La linea di Cuneo ha subila; soprattuao una riduzione 
di provemi nel secondo* semestre. In cut venne esercitata 
dallo Stato; ma questa riduzione potrebbe essere fittizia 
quanto alle merci, perette non cred^mo che lo Slato tengu 
conto dei trasporti che non producono un'entrata reale: 
c^me sarebbero quelle maierìali per le officine di Savi- 
gliano. 

Riguardo a Biella la diminuzione proviene esclusiva- 
inenle dalla iniefruzione del servizio durante la guerra: 



Linee 


g 




* 


00 

si 


.2 




Rete 
governativa 


Ed lo 


ss 

li 


ProdoUo 
del 165» 

r 


.2 . 

1'.. 
Mio 


SS 

II- 


ProdoUo 
del 1858 


t 


m. 


Chil. 


Vre. . C. , 


Cbil. . 


Chiù 


Lire C. 


Genova 


■272 


,272 


11896449. 18 


272 


27? 


9838438. 25 


Veltri . . 


15 


15 


25tè49'. 94 


15 


15 


267551. 60 


Pinerolo . 


38 


38 


478083. 07 


38 


38 


460490. 82 


Acqui . . 


-34 


S4 


241692. 93 


34 


34 


234Ò54. 10 


Vigevano . 


13 


13 


114103, 7& 


13 


13 


122769. 00 


Stradella . 


107 


89 


971450. 41 


83 


76 


770609. 21 


Cuneo . . 


103 


103 


1691842. 02 


103 


103 


1803206. 94 


Bra. . . 


13 


13 


84388. 89 


13 


13 


80786. 91 


Tot. e med. 


S95 


T'? 


157328^. 18 


Jtì". 


564 


13597906. 81 


Jìfite littorio Emanuel^. 


j 


« 




Tipìno > . 


\m 


10^ 


3224780. 93 


t 


109 


2248332. 00 


Susa . , 


53 


53 


108rt967. 18 


53 


73547Ó. di 


Valenza • 


42 


42 


- 500589. 25 


42 


42 


417223. 97 


Ivrea . • »! 


33 


33 


^8772. 32 


33 


11 


70926r. 77 


Biella • . 


30 


30 


231156. 00 


30 


30 


244269. 90 


Tot. e med. 


aeT 


267 


5282265. 68 


267 


245 


3716225.. ?5 


Tot. e iDfid. 




. >^ 


— _ — _ 


■ 




■ ^-^ V •., 


pomp.' 


862 


8i4 


21015095. 86 


858 


809 


17914130. 06 



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sia 

rvMpeit# 4el pMNtotti ««Ile «Ir^d» CnrrsM 
irancMl netti anaii IMé e tSS** 

L'estensione delle linee aperte erfi i| SI dicembre 4809 

di -.....,, Qhìl 9fi76 

Nel 1858 era di , ^ 8,697 

Aumento del 1869 ChiL 897 

La rete francese non è aumentata nel 4859 che di 397 
ehilometri, cioè: 

Linee del nord . • « • • Chil. M 



Est 


w ss 


• Ardonne -. . * . 


• Il 


m Ovetl ..... 


> 60 


• Orleans «... 


• 88 


• Parigi-Med. .... 


» 65 


• Li»Re-GiAevra . . 


• 9 


« Mezzodì .... 


• 99 



L' etiensions medU esercitau oeiraono è 9i»tM di ehil. 
6851 nel 1859, e di 8409 net 1858, 

I prodotti trimestraU otteniui sono i c^^uet^U: 



Primo trimestre franehi 
Secoodo • • 

Terzo » » 

'Quarioi • » 



1859 

8S,564,660 

98,200,41 i 

102,738,544 

404,O58,7SS 



4858 

70,275,07» 
78,691,916 
95,209,205 
92,693,278 



Fraaehi S87,5«2,S39 854,769,46» 

L'aumento tissolisto otteonto 9el 4959 # di fraachi 
62,792,870. 

li provento ehilometrìe» i «a|i|* da franehi 4I,SSQ, a 



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Si9 
franchi 43,783« dando un aumento di franeliì S45S, ossia 
del 6. 93 p. 0;0. Nel 18581 hiTece si era avuta, una dimi- 
nuzione di 8. 63 p. O/O, per cui il 1859 non ha raggiunto 
il provento medio ehilometrieo del 1857. 

Le linee frioceai preseotan» tulla?ift od 1 859 uno svi- 
luppo di movimento straordinario e diedero proventi molto 
soddisfacenti* Si osservi che T introito medio chilometrico 
corrisponde a quello ottenuto dalla nostra strada ferrata 
dello Stato. 

Lasciando da parte il tronco della linea di cinta^ non tì 
hanno in Francia che due reti le quali superino i prodotti 
della linea di Genova, sono Parigi«Mediterraneo.e Nord, ma 
è certo che, per gli ultimi eventi politici» la linea di Ge- 
nova è suscettibile di più rapido incremento • che non le 
due mirabili reti francesi* 

Ecco il prospetto idei prodotti ; 

Estensione media iVodotto cbilometrfco 
i8i>9 1858 1859 1858 

Nord 951 

Est 1629 

Ardenne • • • . 158 

Ovest 1184 

Orleans. .... 4756 

Parigi-Mediterraneo 1854 

Lione a Ginevra • 232 

Dclfinato .... 129 

Mezzodì .... 825 

Cìnta ..... 17 

Graiss. a Beziers . 51 

Bessèges ad Alais ^ 83 

Ausin a Somain . 19 
Garqoaux ad Alby • . 15 



894 


60163 


61447 


1552 


36486 


34920 


88 


20804 


19386 


1058 


41704 


40650 


1578 


88458 


98145 


1735 


63661 


55253 


217 


27898 


22340 


409 


19240 


45457 


783 


24772 


20179 


17 


91895 


85365 


11 


6478 


4750 


83 


34368 


28605 


49 


47847 


48897 


8 


44437 


43846 



Totali e medie 8852 8100 48782 41930 



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320 

NAVIGAZIONE, 

Attuale stato delle efliiloraaionl teenlebe 
^er le seavo del Canale di HvÈeiMm 

' L'ingejgnere sig. Ferdinando De Lesseps pubblicava Viello 
scorso dicembre a Costantinopoli un rapporto informativo 
sullo stalo delle ultime esplorazioni fatte per iscavare il 
Canale marittimo lungo T istmo di Suez. Noi né le offriamo 
conclusioni: 

e Ecco U riassunto del risultato degli uKimi studii de- 
gr ingegneri sulla quistione della esecuzione del Canale ma- 
rittirìfio di Su€fz. , 

« È presentemente fuori di dubbio che i due Mari sono 
allo stesso livello, ad eccezione della dilTerenza delle maree 
che si elevano adeguaiameni^ di m..K 60 nel mar Rosso e 
di m, 0. 35 nel Medi^rraneo. 

« La traversata dell' Istmo , é seconda del profilo longi- 
tudinale dei Canale marittimo, è di 4 50 chilometri, venti 
anno già tutta la voluta profondità per esistenti 
siili. * / 

n sarà dunque da scavare che su di una lunghezza 
L, 60 de* quali hanno una media d* Un metro na-* 
al disotto del livello dei due mari, 
lesa per aprire un Canale di piccola sezione per 
laggio fra i due mari avendo 24 metri di larghez- 
metri di profondità, sarà di 1^ milioni di fran* 

lale marittiniQ scavato a 56 m. di larghezza a pe- 
.e a 6 m. di profondità, costerà, assieme ai porti, 

stesso Canale portato alla profondità di 8 m. , 
sufficiente per la più grande navigazione commerciali?, co- 
sterà , con i porli , 65 milioni. 



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821 

< La clorata della esecuzione della fase pr^eparatoria sarà 
di 18 mesi. 

€ V ultimazione del Canale marittimo a 6 m« di profon- 
dità potrà essere ottenuta in due anni e mezzo. 

« Il Canale a profondità di 8 m. non richiederà più di 
3 anni e mezzo. 

« Il lavoro ò stato riconosciuto facile: escavatori perfe- 
zionati e potenti macchine risparmieranno tempo e braccia; 
talché ai crede che non abbisogneranno d' essere impiegati 
più di quattro ti cinque mila braccianti e manuali alle epo- 
che in cui i lavori saranno nella più grande attività. 

€ Sulla linea direttrice del nuovo Canale nell' Istmo non 
vi sono nò rocce né pietre. Gli scavi dovranno farsi soltan-, 
to in sabbie consistenti , piccole ghiaie , in solfato di calce ^ 
argilla sabbiosa o marnosa ed eccezionalmente in argille pure. 

€ La società si è formata col capitale di 200 milioni. 
Essa potrà^ a seconda di valutazioni fondale su perizia defi- 
nitiva^ completare la sua opera con 120 milioni. 

« Si è veduto che la comunicazione fra i due mari per 
la più grande navigazione commerciale attuale non importa 
che 65 milioni. 

« Gli altri 55 milioni (per giungere al totale dei 420) 
8* applicano alla esecuzione del canale d^ acqua dolce derivato 
dal Nilo per fare comunicare il Canale marittimo con V inter- 
no deir Egitto, alle diverse [spese d' appropriazione definite 
nel rapporto della Commissionescientifica internazionale, al 
pagamento degli interessi dei capitali versati sino al momen- 
to in cui r {impresa eomincierà ad essere fruttifera, e a 42 
milioni per spese impreviste ». 



AraiALi, Stathliea, voh /, serU 4.a 91 



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dS2 



IKVENZIOKl E SCOPERTE 

Il telegrafò piftàtò^i^Afléo di tfatetn. 

iloi abbhiffoo pei pHriii ài^ftiiivtiau fa nuota invéhzfone 
deirabate Caselli di Fireiize ^ M quale d^ al telegrafa elet- 
trico la potenza di riprodurre non solo la .scrittura > ma 
ben anche i fac simili dei disegni. L inventore espose il 
suo apparecchio a Parigi. Eccone ìe notizie elio ne dióddi-d 
i giornali parigini : 

« S. M. r imperatore dei francési ha assistito presso il 
sigh^r F^oment ad alcune esperienze i^létiriche, ed ha ani- 
Tniràto il pantelegrafo del signor abaie Giovanni Caselli di 
Firenze, che riproduce esattamente e come potrebbe fare la 
fotografia ogni specie di scritto e di disegno. 

« S. M. ha osservato colla più grande aitenzione la ri- 
proiluzione del fac simile di vari dispaiaci eseguita in sua 
presenza sa due tnki'chihé, separale da ^lia resistenza eqtli- 
^alèrtté a 200 chilòmeiri di filo telegrafico: ed ba udita con 
amore la spiegazione che T inventore ha avuto T onore di 
fargli sulla teoria del suo apparecchio. 

€ Fra gli altri dispacci ve n' era uno, noi quale si ve- 
deva l'edelmenie riprodotta V aquila imperiale circondata 
dalle seguenti parole: < Dio benedica T iirìperatore, iddio 
1*0 cóh^rvi per là gloria della Francia ^ jjer la rede^izione 
délr Italia e per la felièkà dd roondo^ » 

^'Si M. si degnò portar seco qtiesto dispaccio eo\ suo 
originale Scritto e disegnato a penna, dimostrando 9I signor 
Caselli la sua soipma sodisfazione per una invenzione 
che pare esser destinala a rinnovare affallo con immenso 
vantaggio la telegrafia presente. 

« É da osservarsi che il signor Caselli avea fatto tre 
anni sono in Firenze alcuni esperimenti di cui i giornali 
hanno già parlato; ma ha migliorato poi talmente il suo si- 
stema, con lo scopo dì renderlo perfettamente pratico, che 
le macchine costruite dai signor Froment sotto la sua di- 
rezione sono tali da poter essere subilo adoperate sopra 
i|ualunque linea telegrafica.' 

« Sì spera che il signor abate Caselli vorrà presto far^ 
qualche esperienza pubblica al Circolo della Francia scienti- 
fica, di cui egli è membro. 



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899 



V A ft 1 E T A 



•ni llitt «oniiiiliftlsCrato dal gelso • sul sno nsoé 

Lettera al degnissimo $ig, dottor Carlo J*erift#f 
medico in Trenta. 



JLa Gazzétta ufficiale di Venezia del 5 marzo ISSO N.* 
53, riportò un articolo che V. S« aveva pubblicato nel Gior- 
nale di Trento, la ess^o Ella ei fa conoscere che il doti. 
Volcano cavò dalla corteccia del gelso un nuo^o prodotto^ 
quale gli intelligenti dichiararono poter essere filato. 

Intanto che il doiu Volcano si apparecchia a soddisfar* 
a dimande che ivi da Lei gli sono fatte sulV accennato filo, 
sul modo di ottenerlo, ecc., mi permetta di .soggiungere 
per mia parte quanto in proposito mi è uolo« 

E prima di tutto ricorderò che Olivier de Serres/ sig. 
Du Pradel, tanto benemèrito delf agricoltura francese, nei 
suo Theatre 4* ayricullure et m^nagiie pubblicato 460 anni 
fa, ha un capitolo, il XVI del libro V, che porta per titolo 
La preparation de V ecorce du meurier blauc pour en faire 
Unge et autres ouvrages. Ivi egli scrive: 

« Vi sono altre erbe ed arbusti che danno pure del fi« 

» lo, ma le prime si debole, e li secondi In cosi piccofa 

» quantità é tanto grossolano, che e v' abbisogna fatica a 

' » cavarlo, ed è tale che usare noi si può con vantaggio an- 

• clic per la piccola quantità che se ne ottiene. Cib nrm può 
» dirsi riguardo al gelso bianco per t* abbondanza dei suoi 
» rami, per la facilità di scorticarlo, e per la bontà del suo 

• filo, sicché il preparare questo è opera sicurissima. Dir vo- 



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824 

> glio che i padri di bmiglia polrànno da Cale albero ot* 

> (enere una utile materia ignota ai nostri vecchi *• Scri^, 
veva egli allora ohe già d^ 30 iinni £|veva posto a profitto 
quel filo come legaccio agricolo. ?^el 4Q00 avendo prasenr 
tato al re di Francia Enrico iV, corda e tela fatte con lalQ 
sostanza, questo monarca gli ordinò di pubblicare il metodo 
da lui usato; difiEiiiti nel luogo da n^eiùt^to jnsegaa^i preot 
dere i giovani raqfii dai quali sia stata colta la foglia, lei* 
varne la scorza, indi macerarla nell' acqua, ^cc, 

Siccome il medesin^o autore due anni dopo la comparsa 
di quel Théatre^ cioè nel 1603, pubblicò a Parigi presso 
Abraham Saqgraìn uq analogo scritto col titolo ^a seconde 
richesse du meurier blanc qui se (rot^ue en san écorce pour 
en (aire tqiles de tout^s $or(es , così credo che sia la posa 
stessa riprodotta a Venezia qel 4843 d^ certo QioachimoDe 
Ancona colia intestazione I^a seconda riqchei^za del nuovQ 
gelso e siulla estrazione d^i filamenti dai rafni di psso, 

In Francia certo Madiot circa il { 820 p^ri^i abbia cicbia- 
roato a vita una tale mpuif^ttur^, ciò che è certo però si ò 
che la Società frames^ 4i s^fifìdo lodò nel 4857 una con^« 
municazione fattale da Bourcicr sulla possibilità di trarre 
dalla scorza del gelso in generale e principalnicnte dal 
morus mt^Uicaulis uqa materia filamentosa per fare stoffe, 
e che ip Lombardia certo Giuseppe Bianchi dj Gorgonzola, 
vicino a Milano, il 29 maggio 4839 ottenqc dàW fstituto 
lombardo una medaglia d' argento ip prcnoio di ^ver cavato 
il filo dalla seconda scorza del gelso comune, col qiiale tes- 
seva leld ili uno stabilimento appositivamente fondato nel 
vicino villaggio di jtfelzo ; tale roanifaljura deye però .^ver 
avuto breve vita. 

Tutto ciò era forse non conosciuto dall' Qiiiore detrarr 
ticolo fijo Isella JVuQva enciclopedia di Torino, i| quale nel 
484& riferiva che (re 9or)i prin^a un abitante di Lpmellin^ 
Qveva fabbricaci gtianti e tela col filo del gelso. In onta poi 
4ei fatti aqnqienzionaii, nel fi^scicglp del dicea)brc 4857 <!§• 



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m 

^ii Àmudi di ehìnmii ecc.» 4i Milane, ben à torto bÌ an^^ 
hunìtiavà (pag. 358) che il sig. Bonneau aVeva scopertoli 
filo nella corteccia del gelso. 

Circa poi al poèersi fòrs^ tomet V* 6. ao€ei|na, eoi re- 
sidui della materia filamentosa in discorso fabbricare della 
carta, aggiungerò che nel 4853 Francesco Brocero disputò 
a certo Vecchi la Invenzione di Tabbricarne colla sdorza del 
gelsoy^. die .nel 48ft4 air/slt7tUi» éuddeit» Iti presentata 
(ina carta fatta colla a^svanza ^ tigliosa del gelso da certo 
Achille Manzi; della c|uate manifattura però dal Corriere del 
Lario (41 ottobre 1854) sj volle atiribuHre il merito fin 
dal 4844 al sig. àvv. Amedeo, di Como; 

Finalmente Irovo riferito dalP Ossermtovè triestino (45 
tìoìr. 4858) che in Vienna il negoziante G. T, Mazzoleni^il 
quale inventò una carta-tela per cambiaii^ aveva eolla scorza 
del gelso aliresi ottenuti filamenti atti a far stolte. 

Voglia la S. V. perdonare la licenza che rpi sono presA 
di fornire qUalclie lume per servire alla storia del (ilo del 
gelso o di Una don $pr^gevole indtistria> e ritenermi quald 
con tutta la coosiderazioDè mi dichicu'o 

Milano SI marzo 4860 

Dev.*' serv, 
Dott> 6rto. Capsonii 



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35« 



PR06RAH11 E PREHJ 



delle selense di Torino 

Adunanza delia Classe delle scienze morali , $toi*iche 
e filologiche tenuta il 22 di marzo. 

lì segretario presenta alla Classe qd lavoro storico mano- 
scritto che un suo socio corrispondente, il sig. cav. Victor 
Langlois, mandò da Parigi per èssere pubblicato negli Atti 
deir Accademia, quando la Glasse, dopo averne intesa la let- 
tura, ne approvi la stampa fra le sue Memorie. 

Lo scritto del signor Langlois ricavato da carte e docu^ 
menti inediti che si trovano negli archivi di Torino e di 
Genova^ ha per tema le relazioni della repubblica genove- 
se col regno della Piccola Armenia durante i secoli XIII e 
XIV* La repubblica di Genova , ottenuti già dai principi 
latini della Siria per li servigi da lei resi all' esercito dei 
Crociati , quartieri e parti di città e terre importanti nella 
Siria , cominciò nei primi anni del secolo XIII ad entrare 
in relazioni di commerzi cogli Armeni, divenuti padroni del- 
la Cilicia ch'ei tolsero all'impero greco. Poco tempo dopo 
cresciute ed allargatesi quelle prime relazioni, la repubblica 
di Genova animata da queir ardore di commerzi e di colo- 
nie che la fece in que' secoli si potente e rinomata, ed ec- 
citata dall' esempio deli' emoia Venezia , chiese ed ottenne 
da Leone 11 re d'Armenia nuovi e più larghi privilegi e 
iiuové franchige. In un secondo trattato o erisobolla del- 
Tanno 1215, portalo a Genova il 15 marzo e tradotto 



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S27 
in latino per %eo\ò di Porta, fiiron lermaié e stipulale s^olen- 
nemeQte quelle oonvegne; oipde vieppà crebbero e s'aggran* 
dirono per due secoli le relazioni ed i commerzi di Genova 
coir Armenia , che V autore desoriye nella sua Memoria. 

Il signor eav. Rìei^ti, eletto a riferire alla Classe il giu- 
dizio della Giunta pul lavoro di eoiworao presentato or sono 
tre mesi, legge la reiasione da hii fatta, la quale è posta 
intiera qui sotto, e le sue condusiooi vennero dalla Glas- 
se, dopo maturo esame, unahimamente apprpvàte. 

L'Aoéademieo Segitefaiiio Gaspare jGórkeàio. 

Nel giiJgno del 1868 questa Claisse della Reale Accade- 
mia delle scienze poneva a concorso di premiò il lemar: 

e Descrivere la condizione degli studi «torioi iq Italia 
» dalla pace d' Aquisgrana dal I74^ al 4848, segnando il 
» carattere letterario dei vari prineipali scrittori. 

e Determinare TipAiienza ohe gli avvenimenti politici 
« ebbero sulla indile e sui eorso di questi studi ». 

Un, solo manoscritto in dui^ grossi volumi, segnato del- 
l' epigrafe ConamurfenueB grandia^ fu: presentato in tempo 
debito al <;oncoi^o. Una Giunta, cofppoala dei membri sot- 
toscritti , ctbbjt? dalla £iaaae l' immrieQ di esaminarlo e riTe- 
rir^enc. 

Prima di tutto la Giunta si ppse ^aonzi il quesito : il 
concorrente ha egli adempiuto alle eMdizAonJ' stabilite dal 
tema accademico? Evideuitemenie la Glas^ nd\o sceglierlo 
avea tnirato, anziché a una minuta analisi di tutti gU scritti 
storici piiUilieati Biella {penisola daJ 174^ al 1848, a una 
rii>biifl(a sintesi, che, apprfzzandpoe c4Miv,eBevolnije^e i priu- 
cipajli, cArattefiMandoli , li Aietl^esse a risoontro 4^ teoapi , 
quasi novella prova deU^ influsso cfae questi esercitano ^gpra 
gli. studi storici. E siecome in quel s^olo l'Italia ^ass6 
per tutte le p4à ;i>^ìb^ poadizioni poHticbe è sociali , ed 
«SAonia ìnàwt 1- idea di nazianiilità , la «strinselcò OEmssima^ 
mente cól olezzo de\le tomme storiche, cpsi sembrava dover 



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828 

(h quelle merche soaturire non menò abbondanti che 

utili veriià, tanto per la vita politica e civile ette per la 

letteraria* 

Invece Tautore dell' opera presentata al concorso ba plot* 
tosto considerato il tema sotto un aspetto analitico. Dopo 
un discorso proemiale, dove non senza qualche divagazione 
e eontrad4izione stabilisce^ ^se con ptù ingegno che esai^ 
tezza, la divisione degli ubimi studi storici in Italia in tre 
età, cioè di preparazione dal 1700 al 4748, di UnMwo 
dal 4 748 al 1800, e di progresso dal 4800 al 4848, egli 
tratta particolarmente in 13 capitoli degli ^^crittori storici 
d* Italia dorante il secolo sovraccennato, distribuendoli per 
materia cosi: . ^ 

Capitolo 4. Origini italiche; 

» 3. StoHe generali d'Italia; 

» S. Medio evo in generale; 

» 4. Comuni e municipi!; 

> 5. Vita e secolo di Dante; 

» 6. Illustri famiglie italiane e straniere; 

» 7. Storici di cose militari; 

- » 8. Scrittori di cose straniere; 

» 9. Storici stranieri di cose italiane; 

» 40. Storici di provincie, repubbliche o regni 

d' Italia ; 
• 44. Monografie storiche; 
» 4S. Studi critici sulla storia; 
9^ 43. Studi filosofici sulla storia. 
A questi 43 capitoli dovevano secondo la mente dei- 
Fautore aggiungersi altri 5, ne' quali egli si proponeva di 
esaminare gli scrittori di Biografie e di Annali, gli storici di 
arti, lettere e scienze, di Ordini cavaliere^i, di Istituti 
scientifici e letterari, di Archeologia e di Viaggi; ma im- 
pedito forse dalla brevità del tempo , non potè cok)rire qoe- 
sto tratto del suo argomento, ed anzi affine di non lasciarne 
in silenzio alcune parti più importanti, dovè sul fine mu- 
tare alquanto l'ordine proposiOr 



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8S9 

Dsk questa senif^lioe dktribcixione del soggetto pud già 
la Glasse desumere qual ne sia stata la eÉeotizione eom- 
parativamenente al progl^tnnsa accadeiiÉico. Da una banda 
V k. fece troppo più di quanto gli si richiedevo: posciaehè 
entrò neil' esame di tutti quanti gli scrìtti storici ^ pubbli* 
cali nel periodo indicato, che vennero a sua notixia, e non 
solo di vera storia, ma anche memorie, compilazioni e rae^ 
colte di documenti. Dall' altra banda invece V A, falli al<» 
l'assunto accademico, o trasciMrandone o trattandone meno 
eonvenientemenie la parte normide e potttÌea« SemÌR*a infat^ 
ti, che oppresso dalla immensa congerie delle notisie, sotto 
la quale volomariamenle entrò, non abbia potuto padroneg- 
giarla a dovere,^ uè ridurla a pochi capi principali, e nisan^ 
che molte tolte formarsi di ciascun punto una idea precisa 
fondata su un esame diretto e proprio; ma si volga per 
giudizi attinti da giornali e storie .letterarie ; la qual cosa 
inducendolo talvolta in contraddizione nella scelta e nella 
applicazione de* prineipii non solo estetici ma perfln politici 
annulla, per cosi dire, lo scopo al quale era diretto il pro<^ 
gramma accademico. 

Per queste considerazioni la Giunta, anche non badando 
alla mancanza dei 5 capitoli accennata, unanimemente opf-> 
na che il detto programma non sta stato adempiuto, e quin- 
di non sia il caso di conferire il premio. 

Ma non essendovi stati altri concorrenti, e il manoscritto 
presentalo essendo sicuramente fruito di molto e faticoso 
lavoro, la Giunta credette far cosa conforme all' istituto del- 
r Accademia, che è di ricercare e incoraggiare tutti i buoni 
studi, esaminando l'opera in sé, indipendentemente dal 
programma accademico* Essa vi trovò in sostanza pregi e 
difeui notevoli. 

I pregi sono: l'ampiezza della materia trattata, la chia* 
rezza della distribuzione, l'abbondanza delle ricerche, la 
bontà di alcune parti. I difetti sono: la mancanza di prin- 
eipii estetici e politici, la quale dà luogo a sentenze, or con- 



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830 

inidditorie, ora dsòuret ora «VveniNite^lji m^n^Amn di prò- 
fioniooi , dandosi sovente pareeohijé pagine a uno scritto 
fli pochissima entiih e uppi'iia sbrigandosi €on poche linee, 
e ttlora ommeltemUsi afflitto op^re i(fip#r(apUrgin<lizi im* 
proprìj sia pel rispetto estetico, sia per lo storico; inesatta 
oonoscenxa dei tempi; e locuxionì a balzi, a seconida soven^ 
te dei Tari critici, a cui V A. attinge. A questi difetti si po- 
trebbero por aggiungere vai^ie lacune, massìnie riguardo agii 
soriuori delFItalia meridionale, e Tessersi trascurate di no- 
tare il mimerò dei tomi, il sesto, la data, il sito delle ope* 
re eomiderate. 

Ciò non ostante la Giunta ore*de, ebe ove TA. con npeiH 
te riposata! riveda il lavoro, ne levi tutto il superfluo sia nd 
discorso proemiale, stf Qe' paptioolari, e ridottolo alle debi^ 
te proporli ofti Jo compia, 0ggi ungendovi quanto si è aeeen* 
nato e appurandone i giudizi, avrà fatto cosa «laoko utile 
a tutti quanti colti rtno il vasto e intricato campo della Sto^ 
ria d'jitalla. Perciò unanime propone alla Classe^ che a ti- 
tola d' iacoriiggiamento conferisca ali* autore una medaglia 
del valore di lire 800, ove egli consenu che, fuor de^termi- 
ni del priOgranuna, ^i apra là «ceda suggellata ckp ne eon- 
tlepe il aome e si pubbliehì, 

j^orlAo» 19 manto 1&60. 

Federico Scòlpis — Dqvide fierfgfqnj — Carlo 
yepme -* Qasparp Qq^re^jq — Eir^ok Rir 
cotti f relatore. 



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8SI 

RIVISTA ITALIANA DEL Wm 01 HARZO 

l 

Siatistka del nuoto Regné. 



I 



I mese di manto di quest'anno segna for$e T epoca più 
gloriosa della gloria d'IuJia, quella, cioè, d^U' iniziata sua 
unifieaiione. D^po mille » urecento aiini da ohe le membra 
Intine della penisola trovavansi ratalmenie disgiunte, si av- 
verò finalmente il sogno dei aMi filosofi e dei suoi poeti, 
ipiello elle aceeonava alla §iia possibile fic^M^iunaione. In 
seguito alla gran guerra eombaitula dalle armi aileiite su i 
eampi di Lombardia, il Hegno aat do divenne anche lombar- 
do; ed in seguilo alla vittoriosa votasione dita a suffragio 
universale dalle popoÉiiAoni gii i4>paftenenti ai Ducati di 
Parma, Piacenza e Guestalki, di Modena, di Toscana ed alle 
Legazioni pootifide^ il It^ao aafdo4onil>ardo, potè a giualo 
titolo appellarsi regno italiano, é speriamo eèe fra breve 
potrìi chiamarsi anche Bogno d' Italia* . 

Appena avvenne questo gran /aUo^ MMr.ono j giornali 
politici di ragranel lare alla meglio sdcuoe notiate ftaiiaiiche 
per conoscere la forza territoriale e morale del n^ovo Re- 
gno. ta mancanza di recenti studj slàtisliei sulle ^rie ro- 
soni italiane ha indotlo i giornaUati a gravi «errori di fatto. 
Noi ci assumemmo K arduo infarto) .di attendere a cosiffatto 
lavoro in via però affatto sommaria e diremo anche appros- 
simativa. Quando le. varie prpviocie d^l Regnfii, ai troverianno 
definitivamente rett^ da t|n cinico gov.erno,. si 'potr^iaoo isti^ 
tuire da per iut(o speciali giunge ^atjstiche e qo^Y lOpeta as- 
sidua è eoscienziosci d* uo.mipi velati in cpsìffa(^ ^tq^j si 
irov^fc modo di redigere uiia buona statistica de^ nuQva Re» 
gno italiano* 



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ftd« 

Intaiifo ci é csro di poter rt i i miu e ia f c efae di umo il iéf* 
ritprio die costituisce l' Italia, eccettuatane la Corsica, Tisold 
di Malta e la Svizzei*a italiana, due quinte parli dèi terri<» 
torio ICos^o compongono T attuale (legnò. E la popolazione 
raggiunse quasi la metii degli abitanti delle regioni italiane^ 
escluse te Contrade appartenenti ai governi francese, svizzero' 
ed inglese. Gli abitanti del noovo Regno italico, esclusi i ssf** 
tojardi ed i oizcardi che stanno per essere ceduti ali* im- 
pero francese, raggiungofio la vistosa cifra di 44,487,000 
individui ì la qual cifra si accosta alla mete del <iromplessivo 
numero di 34,477,000 abitanti appartenemi alla peniaolai 
rimasta itaUaiìa ed alle doe grandi isole della Sardegna e 
della Sì<$i1iaé 

La cMinflgiirazione terriloriate dd niiovo regnò è pur 
troppo infelice^ in causa del trattato di pace stato segnato 
a Yillafranca e coTtfermato a Zurigo. Il R^fno manca asso* 
lutamente dì confini naturali^ giaCchè l'angusta linea del 
Mincio coi prsohingamenti «rtiflcfali attribuiti m raggi forti- 
lizii di Peschiera e di Mantova^ ed il più strado prolunga- 
mento al di là del Pò, pei distretti di Revere e di Gonza^^ 
fendono la frontiera del Regno atsdiutamente indif^a. Oltre 
di ciò il corso del fiume Po, che percorre una linea di 537 
chilometri trovasi ìnierrotta a Borgoforte e di là sino alla 
sua (bce^ quantonc^e vi abbiano su quella Knea la città di 
Ferrara e più in giù le vaste lagune di Comacchio che ora 
apparteilgono al nostro Regno^ 

Si contano intanto sette grandi òitlii che haiino |ler Ca- 
dauna una popolazione che supera i 40,000 abitanti è rag- 
giunge talvolta quasi i S00$000< Bceolè) 

Aiutanti 

Milano con 4 4 4 ^ d i i 4 i * 495^^000 

Torino . . 1 • \ . . x . • . . 47»,OOd. 

Firenze. . . ^ ^ ^ ^ ♦ ^ . ^ ^ 443,000 

Genova ....*. ^ ^ .. .. f 30,80© 

Uvomo. , 4 é 4 é 4 é é . .<f 90^419 



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83» 

Abitanli 

Bologna , . , . , p . . , , , 86,143 

Modena .....,,»..., 65,321 

Lucca ^ . f f \ é . f . . . 9 65,241 

Altre sètte città hanno una popolazione che supera i 

30,000 abitanti e queste sono Alessandria, Bergamo, Bre* 

8cia, Ferrara , Parma, piacenza e Cremona. Sommando 

tutte le città del Regno, si ha la vistosa cifra di 430 

città murate, le quali possono dirsi cento trenta centri di 

antica e soda civiltà. Questo avvertiamo perchè prendano i 

^uoni nuovo coraggio nel sapere ohe vi hanno tanti gruppi 

di popolazione, presso i quali V opera della sapienza civile 

può riccamente fruttificare e diffondere i suoi benefizj sii i 

circostanti contadi^ i quali vennero pur troppo per f infeti* 

cita dei tempi trascorsi mìseramente negletti ed hanno ur^ 

gente bisogno dì istituzioni educatrici. 

Per ora ci limitiamo a dare queste poche notizie per 
non precorrere $a| lavorp statistico di cui ci stiamo ocòupando 
e che sin d* ora raccomandiamo all' indulgente suffragio dei 
^uoni. 

II. 

ti nuQvo Parlamento Ualtaho. 

II secondo giorno d'aprile, che pu6 própViamente ora 
dirsi r aprile d* Italia, iraccoglievasi per la prima voha a To- 
rino il nuovo Parlamento italiano. Dopo che le nuove Pro- 
vincie votarono a suffragio universale la loro iinione al nuo- 
vo Regno, tosto si raccolsero i comizj elettorali per nomi- 
nare i Deputali 9Ì Parlaniento nel numero complessivo di 
S60. he elezioni seguirono da per tutto con mirabile or- 
dine, e sopra un numero cosi rilevante non si ebbero 9 
potare che nove sole elezioni contrastate e per le quali ver- 
ranno forse gli elettori nuovamente (chiamati a ripeiere il 
loro votOt M scelta cadde nella generalità sugli uomini più 



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S»4 

•limati iV ogni provìncia iialiana, e si elessero anche Depu- 
tati appartenenti alle regioni venete» napoletane e siciliane. 
Alcuni uomini benemeriti ebbero 1* onore di quattro ed an- 
che di cinque elezioni) per cui devono convocarsi di. bel 
nuovo 72 Collegi elettorali per eleggere altre persone. 
Qualche giornale meno informato delle condizioni politiche 
,della Lombardia, ebbe a notare /^he da noi le elezioni cad- 
dero su persone a principj talvolta opposti gli uni agli aliri, 
e ci apposero la colpa di imperizia politica. Senza voler en- 
trare nel pensiero intimo de^ Collegi elettorali noi crediamo 
che ci corra debito di giustificare la Lombardia che scese per 
la prima volta neirarringo elettorale. Non è vero cheglielet- 
tori lombardi abbiano voltilo sbizzarrirsi nelle fatte elezioni 
.per fare come alcuni dissero una politica a contrasti. Per 
mala ventura la povera Lombardia appena uscita dall* au- 
striaco servags^io venne male conosciuta e male trattata dai 
^uoi amici ed anche da* suoi liberatori. Una eletta schiera 
,dionest* uomini dopo aver (ratta una vita d* esigilo per do- 
dici anni, venne meritamenie a sedere ne* Consigli governa- 
tivi del paese e volle tosto occuparsi del riordinamento del- 
la cosa pubblica. Come accade naturalmente a tutti quelli 
che da lungo tempo hanno abbandonato il loro paese, nulla 
possono apprendere di nuovo e lu^lla dimenticare. Essi tor- 
narono alle aspirazioni di dodici anni fa, si trovarono cogli 
^stessi vecchi amici e credettero di ripetere le stesse istiiuzio- 
nL Ma ti paese in più di due lustri di patimenti aveva pro- 
gredito sotto gli spasimi di una dominazione crudele. Gli 
auioii s'erano altamente migliorati e quelli che nel 4848 
non erano che fanciulli si trovarono nel 4659 uomini fatti. 
Fra i gemiti ed i frèmiti di una nazione conciilcata ed op- 
jiressa i pensieri s'erano per cosi dire raffinati e rèsi virili. 
Gli uomini e le cose del 1848 non erano più gli uòmini 
e4 t fatti del 1859, e bisognava rispettando i sotfcrenu 
Operare con maggiore precognizione e con maggiore sapien- 
za civile. E quesio pur troppo noit avveune. 



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La disastrosa paccf di Villafrunca aveva co^oito al mi*, 
nisiero Uomini di fieoohi proposiiì a cui baciava il compitò 
di fondere/ o ùùtne essi dieevauo di assimilare le due po- 
polaziòhi. Per fer ciò Applicarono al nuovo paese -le leggi 
sarde éhe avevano per le notiche provinole un valore forse 
storico e quindi un pregio sollanlQ relativo. Disotterrarono 
dalie vecchie carte dis' ministeri e del Parlamento embrioni, 
di leggi non per anco elaborale né discusse e fra l'ebbrezza 
de' pieni poteri stati per cau^ della guerra concessi al Go- 
verno si rovesciò io cinque mesi un vero diluvio di leggi 
organiche pei* assestare alla meglio le antiche e le nuove 
Provincie. Questi inesperti legislatori non vollero neppur co- 
noscere le istituzioni che reggevano le nuove provincie e 
erodendole rese selvaggie dal selvaggio governo forastierp 
le trattarono come i francesi credettero di poter trattare la 
conquistata Algeria. 

Non sapevano quegli imperiti come la Lombardia avesse 
istituzioni amministrative state create in due epoche abba- 
stonca avventurose 9 quella che ebbe incominciamenio con 
Maria Teresa ed ebbe fine colla rivoluzione francese, e l'al- 
tra che cominciò colla Repubblica cisalpina ed ebbe fine 
collo spegnersi del Regno d'Italia al SO aprile i814. In quel 
periodo di metzò secolo la Lombardia introdusse per la 
prima il censimento del suo territorio che è ancora un 
modella di sapiènza eivile; orditiò i suoi comuni dando ad 
essi Un'autonomia tutta loro propria da poter essere imi- 
tata da qualsiasi civile nazione; trovò il modo di assestare 
i tributi su basi razionali e le vie caute e spedite per 
esigerli^ le quali fion sì conoscono pef anco nelle pro- 
vincie sarde; coiropera di Romagnosi , di Azuni le di Nani 
creò i codici civile è penale ed i codiici di procedura che po*«> 
trebberò essere riprodotti con pòchissime riforme: istituì le 
magistrature tecniche de' cosi delti uffici d*aque e strade che 
possono aversi tuttora a modello: ordinò ì servigi di pub« 
blica controlleria colla &ua contabilità di Stato che può prò- 



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ss« 

porsi ad esempio di quatsiasi pi6 colta nazione: riordinò 
tatti gli uffiei eon noroie cosi sapienti e previdenti da assi- 
curare il pubblico servigio in ogni ramo di azienda: isti- 
tuì per la pubblica coltura, oltre la già fiorente Univer- 
sità ticinese, l' Istituto italiano di scienze ed arti, PAceade* 
mia delle arti belle, T Istituto geografico e topografico, TI* 
stituto veterinario, l'Istituto ostetrico» l'Osservatorio astrono^r 
mìco, ristituto dèi sordo-muti e dei ciechi, la stamperia na« 
zinnale , gli Orti botanici , V Istituto reale delie fanciulle o 
simili; riordinò la pubblica beneficenza sottoponendola a 
previdente tutela; riformò le pubbliche scuole elementari 
e creò di nuovo le scuole tecniche con ogni opportuno sus*' 
sidio scientifico. Questo ordinaménto amministrativo poteva 
e doveva essere almeno per qualche tempo rispettato dal 
ministero rattazziano, ma con un'intemperanza inescusabilo 
f^sso volle por mano ad ogni cosa e senza badare al bene 
ed al male cercò di ricomporre la cosa pubblica a proprio 
modo e disgustò vivamente ogni ordine di cittadini. 

Il ministero Rattazzi cadde finalmente sotto la pressione 
della pubblica indignazione e si affidò la cosa pubblica a 
mani più esperte e più sapienti; ma queste mani si trova-* 
reno vincolate, i pieni poteri erano già cessati, e si deve 
ora attendere l'azione lenta e benefica del Parlamento. 

In tale stato di cose la Lombardia credette che le eor« 
resse debito di inviare al Parlamento deputati indipendenti 
nel più ampio senso della parola. A questi affidò il difficile 
mandato di perorare la causa del paese che dopo aver fatto 
tanti sacrifici, guadagnò soltanto la libertà politica, ma non 
ricuperò i beneficj di una provvida amministrazione. Questa 
fa la vera ed unica cagione che indusse la Lombardia ad 
eleji;gere rappresentanti non ossequiosi al passato ma fidenti 
nell'avvenire. 6 sotto questo rapporto noi crediamo di con- 
gratularci coH'alio senno del paese, e la storia del Parlamento 
italiano che verrà da noi mensilmente riassunta in questi 
Annali varrà sempre più a confermarlo. 

GiDsem Saqcri, Gtrenlt respoiMablle. 



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S37 



INDICE 
DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE VOLUME. 

Introduzione alla Quarta Serie pag. 5 

Rassegna di Opere Italune. 

1. 11 Politecnico^ repertorio mensile di stttdj applicati alla pro- 
sperità e coltura sociale » 7 

li. Considerazioni sulla istruzione pubblica; di G. Clementi 
da Verona » 8 

III. La poltica e il diritto cristiano, considerati riguardo alla 
questione italiana; di Massimo d*Jzegìio • • • • » ivi 

IV. Considerazioni sull'Italia Centrale; del conte Carlo Bon- 
Compagni ^ >» 9 

V. Biblioteca dell'economista. Seconda Serie. Sull'industria 
manifattrice; opera diretta dal prof. Francesco Ferrara n ivi 

VII. La famiglia e la scuola; giornale compilato dal cav. 
Bafaele Lambrusehini «415 

Vili. Del diritto internazionale; lezioni del prof. Lodovico 
Casanova t ordinate daìr avvocato Cesare Cabetla . •» ii4 

IX Della monarchia parlamentare e dei diritti e doveri del 
cittadino secondo lo statuto e le leggi del Piemonte; trat- 
tato popolare del dott. JPieiro Castiglioni. 

X. Del diritto costituzionale ; lezioni del prof. Lodovico Ca- 
sanova • n iiS 

XI. Memorie di economia pubblica ;. del dott. Carlo CattaneOf 
membro dell'Istituto » 225 

22 



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388 

XII. Relasloae ìotorno aUa feadatiooe dell'Asilo di carila |)er 
l'infanzia in Reggio , « • • . pag. 226 

XIII. Rapporto della Congregazione municipale di Milano sul- 
ramminislrazione tenuta dal 5 giugno al 31 dicembre 1859 ** ivi 

XIV. 1 metodi della statistica e l'uso della medesima; per 
Gaetano Zanneschi • • . • '« 227 

Rassegna di Opere Straniere. 

VI. L'Italie centrale; par M. Charles de rarenne . . •» iÓ 
HX, Aper^us historiques sur l'Italie depuis la fondatiou de 
Rome, jnsqu'au quinzième siede; par Maurice Silvin » 116 

XV. Les libres échangistes et les protectionnistes conciliés; par 

J. Da MesniUMarigny 228 

Memorie Originali, Estratti ed Analisi di Opere. 

Nuovi studj sulle forze produttive della Lombardia; di Emi- 
lio Laveleye. (Continuazione) m 11 

Nuova statistica dell'industria italiana; del dottor Pietro 
Maestri • • • 41,117,240 

Studii sulla storia diplomatica d' Italia dal principio del se- 
colo XVIII fino ai nostri giorni • . ... . » 143, 229 

Nuovo Corso di lezioni di economia sociale; del prof. Nicola 
Nisco presso l' Istituto di studii superiori e di perfezio- • 
naraento apertosi a Firenze in quest'anno . • • . » 169 

Geografia b Viaggi. 

Ultimi studj della Reale Accademia delle scienze di Torino v 57 
Notizie sull'esito funereo della spedizione di Jobn Francklin 

al Polo Nord <* 61 

Morte del viaggiatore Vogel in Africa » 63 

Nuova spedizione all'alio Nilo in Africa » ivi 

Telouan . • ,.•.•» 64 



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839 
Nuove esplorazioni nel centro delF Australia • « • « pag. 283 

Le nuove ascensioni alpestri » 284 

Nuova carta illustrata delie Gallio ai tempi di Giulio Cesare » 28S 
Napoli ed i napolitani illustrati da Teodoro rernes • • » 286 
Nuovi sludj sulla porpora . • . « • » 888 

Notizie Italiane. 

Rendiconto delle Casse di Risparmio della Lombardia per 
ranno 4858 •• 65 

11 bilancio preventivo per Panno 1860 dello Stato sardo con- 
giunto colla Lombardia » 84 

Società di mutuo soccorso degli artigiani vicentini. {L. ScU" 
rabelli) , » 177 

Alcuni cenni sul movimento statistico della popolazione di To- 
rino nell' anno 1859 » 289 

Statistica del distretto di Tirano nella Valtellina ...» 295 

Commercio dello Stato sardo nelPanno 1859 • • • • » 300 

Notizie Straniere. 

Storia finanziaria dell'anno 1859 » 181 

Ulteriori cenni sulla beneficenza in Parigi. . (D. (?. C. ) *» 119 
Statistica della giustizia criminale in Francia durante Tanno 

1856. (Continuazione e fine) • • ^ » 193 

Il nuovo trattato di commercio fra la Gran Bretagna e la 

Francia , •» 207 

Notizie statistiche ed economiche della Prussia ....<• 211 
Il commercio di esportazione inglese nel 1859 • • • • » 213 
Produzione del carbon fossile in Europa .•••.•» 214 
Statistica della popolazione, dei prodotti e del commercio del- 
l' Austria nell'anno 1859 ..•••» 308 

Commercio tra la Francia e T Inghilterra nell'anno 1859 » 313 



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340 

NVOVB COMPlllCAZIOlfl PER MEZZO DI GaNÀLI , StRADE FERRATE 

B Ponti di terrò. 

Statistica cronologica delle strade ferrate negli Stati sardi p. iOi 
Rendiconto amministrativo della strada ferrata Vittorio Ema- 

ouele per gli anni iSIiS e 4859^ •• 404 

Il debito pubblico e le strade ferrate in Francia . . • «109 

Statistica delle strade ferrate della Prussia » i li 

Le strade ferrate lombardo -venete e deir Italia centrale . ** 215 

Strade ferrate toscane ».•••». 216 

Prodotti delle strade ferrate dello Stato sardo neglranni 1859 

e 1858 • 315 

Prospetto dei prodotti delle strade ferrate francesi negli anni 

1858 e 1859 » 518 

Navigvzione. ^ 

Movimento del porto di Genova nell'anno 1859 ...» 217 
Atloale stato delle esplorazioni tecniche per lo scavo del Ca- 
nale di Suez . • . • » 320 

Invenzioni e Scoperte. 

11 telegrafo pantografico di Caselli » 322 

Varieta\ 

Le nuove case per gli operaj da istituirsi a Milano ed a Bo- 
logna . • • • « 219 

Sul filo somministrato dal gelso e sul suo uso. Lettera al de- 
Hoissimo sig. dott. Carlo Perini, medico in Trento • •» 323 

Prograumi b Premi* 

Premio accordato dalla reale Accademia delle scienze di To- 
rino •» 326 



Rivista italiana del mese di marzo ^ . • » 331 

FINE DEL VOLUME 1/ 

&R1B 4.* 



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