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Full text of "Annali universali di statistica, economia pubblica, legislazione, storia, viaggi e commercio"

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AI^NALI   UNIVERSALI 

DI 

STATISTICA 

SGONOMIA  PUBBLICA,  LEGISLAZlQinS,  STOBI  A.  VIAGGI 

E  COMMERCIO     ', 

COMPII.ATI 

DA 

GIUSEPPE  SACCHI 

f 

E  DA   YARJ   ECONOMISTI   ITALIANI- 


Volume  GXXXVIX  dblla  Seak  Pbiiia. 


VOLUME   VENTEaiMQT|RZO. 
DELLA   Serie   Terza. 


LugUo^  Jgoslo  e  Settembre  <859. 


MILANO 


PSESSO    LA    società'    PER   LA   PUBBLICAZIONE   DEGLI   AVVALI    URITBRSAU 

DELLE    SCIENZE    E   DELL*  INDUSTRIA 


Nella  Galleria  De- Cristofot»;  r    '•    :    ^ 

4859.  :  ::>^ 

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RK      I 


THE  NEW  YORK 

PUBLIC  LIBRARY 

600582  & 

.   ASTOR,  lf:nox  and 

TIJ-DEN  i-OJNDAllONS  1 


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ANNALI  UNIVERSALI 

9m  WAWWWA 


BIBLIOGRAFIA  (0 

— oOo— 

ECONOMIA  PUBBLICA,  STORIA  E  VIAGGI. 


R4SSEGISA  DI  OPERE  ITALIAAE. 


!•  —  *  Rendiconto  della  beneficenza  dell'  Ospitale  Maggiore 
di  Milano  e  degli  anneai  pii  Instituli  per  gli  anni  1 856 
e  4857;  del  dotL  Audbba  Vbbga,  Direttore.  Milano,  4859. 
Edizione  tii-4«^  di  pag*  480  con  taQole  topografiche. 

xj  questo  T  otUfo  Rendiconto^  cho  si  pabblica  da  chi  regge  il 
pia  antico  ed  il  più  grande  fra  gl'istituti  ospitalieri  di  Lombar- 
dia.  Esso  comprende  le  notizie  riferibili  agli  anni  48K6  e  i857 
che  tennero  questa  volta  veramente  tesoreggiate  dall'ottimo  di- 
rettore Verga.  Egli  non  si  accontentò  di  aggruppar  cifre  sul  mo- 
vimeoto  e  sulla  mortami  degli  infermi,  ma  presentò  con  ispleudi- 


(f)  Sarauuo  iodicaie  con  asterisco  (*)  di  riscoDlre  al  titolo  doiropen 
fielle  prodoBìoai  aopra  U  qnali  ai  daranno  |  «laaado  occorroaoi  articoli 
aualilici* 


4 

do  stile  la  narrazione  dei  casi  più  interessanti  alla  scienza  medicai 
e  chirurgica.  E  riguardo  alla  mortalità  si  ha  pel  biennio  i 856-57 
la  cifra  più  ohe  consolante  delU  perdita  del  4Q  per  iOO,  mentre 
in  altri  ospedali  questa  cifra  talvolta  è  più  cbe  doppia.  Il  numero 
degli  ammalati  stati  accolti  nell'ospiiio  fu  di  29,751  individui  du- 
rante l'anno  i857  e  la  spes^  complessiva  fu  lireaustr.  i>978»i33. 

L'istituto  di  Santa  Corona  che  ha  la  cura  degli  infermi  a  do- 
micilio diffuse  le  sue  beneficenze  a  55,203  individui;  per  cui  la 
carità  ospitaliera  di  questi  due  soli  stabilimenti  fu  recata  a  64,954 
infermi;  il  qual  numero  è  più  che  ingente. 

11  Rendiconto  cbe  annunziamo  è  accompagnato  da  un'accuratissi- 
ma carta  topografica  stata  disegnata  dal  valente  medico  Marieni , 
nella  quale  è  indicato  tutto  il  territorio  che  viene  beneficato  dallo 
Spedai  Maggiore  4i  Sfilano  e  che  r^Ppresenta  i  ponfini  dell'ei  du- 
cato di  Milano. 

Noi  estrarremo  da  questo  Rendicoqtq  alcune  preziose  notizie 
pel  nostro  boUettiqo  statistico. 

I|.  —  *  Rendiconti  delle  adunanze  della  R.  Accademia  dei 
Georgofili  di  Firenze.  Triennio  111.  Firenze j  1859.  Ed. 
tn-8.^,  presso  la  tipografìa  Qalilejana. 

I  Rendiconti  che  annunziamo  recano  i  processi  verbali  deirAc- 
demia  dei  Georgofili  pel  primo  quadrimestre  dell'anno  4859.  Tra 
le  Memorie  state  comunicate  e  che  riguardano  gli  studj  civili  no? 
tammo  uh  accurato  Rendiconto  deiropera  del  conte  Bembo  sugli 
istituti  di  beneficenza  della  infelicissima  città  di  Venezia;  una  Mer 
moria  del  prof.  Bufalini  sull'educazione  considerata  in  relazione 
alle  consuetudini  sociali  dei  tempi  presenti;  ed  un  Rendiconto  sv^\ 
primi  pinque  yolqmi  della  Bibliptec^  civile  d^ir  italiano  che  tratr 
tano  argomenti  vitali  pel  benessere  morale  p  |HiflitiQ9  ft^lla  noa(r«| 
pcnisol2|. 


5 
Menlre  dettiamo  qnesi*  annantio  le  sedute  dell'  Accademia  dei 
Georgofili  sono  sospese*  dovendo  i  più  illustri  fra  i  di  lei  membri 
far  parte  della  Consalta  di  Stato  e  trattare  dei  destini  politici  di 
^esto  illusire  paese  che  dopo  aVef  data  la  rita  a  Dante,  a  Hiche>- 
langelo,  a  Maccbiavelli  ed  a  Galiteo,  ha  par  diritto  dì  prehdere  in 
Europa  an  onorevole  posto  accanto  alle  più  civili  nasioni. 

HI.  —  *  Bulleitmo  delPùimo  di  Suez  diretto  dal  profeeeoré 
Ugo  CàUHDBi.  T'orino,  4859.  Voi  IV.  Fascicoli  48  e  44  i 
presso  la  tipografia  delV  Unione i 

La  coraggiosa  intrapresa  delFingegnere  Calindri  di  continuare 
r  illostraalone  degli  stodj  che  ormai  stanno  per  ridarsi  ad  atto 
pratico  pel  taglio  dell'istmo  di  Sues,  merita  che  sia  dalla  stampa 
periodica  italiana  del  continuo  raccomandata. 

I  due  fascicoli  che  annunaiamo  ci  fanno  conoscere  in  quale 
slato  si  trovino  i  lavori  già  tracciati  per  l'esecttsione  di  questa 
grande  opera,  e  ci  riprodacono  i  voti  pel  suo  compimento  che 
vengono  di  mano  in  mano  emessi  da  tutti  i  giornali  d'Europa  é 
specialmente  dai  giornali  italiani. 

« 

IV.  -^  *  //  Museo  delle  sciènze  e  delle  arti  i  del  dotL  Dio- 
nigi Lakoner.  Milano  y  4859;  Ediz.  tn-8.°  con  tavole  in- 
tercalale nel  testo  i  presso  il  dott.   Vallardi, 

Ci  facciamo  solleciti  di  fai'  lìoto  ai  pubblici  educatori  che  que-^ 
st'oitioia  raccolta  del  Lardner  recata  dall'inglese  id  italiano  ed 
opporlonamente  illustrata  dai  traduttol*!  italiani  è  ormai  presso  ai 
suo  termine. 

Noi  facciamo  fervidi  voti  perchè  quest'ottimo  libro  di  sapienza 
wamente  utile  venga  possibilmente  messo  a  portata  della  gioven- 
tù studiosa  9  avendo  essa  ai  dì  nostri  un  vivo  bisogno  di  essere 
pasciuta  di  cognizioni  positive,  ansichè  di  ciancio  sonorcé 


RASSEGATA  DI  OPERE  SiTRANIERE. 


V.  —  RemarqueB  ttur  fei  rqpporU  économique  entr$i  l'Au* 
triche  et  la  Lombardie;  par  A.  C.  Milano,  1869.  Un 
opuscolo  jn*8.^ 

Noi  dobbiamo  essere  grati  alKaotore  anonimo  di  quest'opusco- 
lo per  la  cura  cbe  egli  si  prese  di  far  conoscere  quali  siano  i 
veri  rapporti  economici  tra  rAostria  e  la  Lombardia.  Egli  dimo- 
stra cbe  la  Lombardia  venne  siffattamente  dilapidata  e  saccheg- 
giata dal  governo  austriaco  cbe  non  si  poò  pretendere  cbe  deb* 
ba,  come  si  vorrebbe,  farle  sostenere  il  carico  della  quattordicesi- 
ma parte  del  favoloso  debito  pubblico  di  tutta  l'Austria.  Noi  vor- 
remmo cbe  i  fatti  posti  in  evidensa  in  quest'opera  potessero  ave- 
re qualche  accesso  anebo  presso  la  diplomaaia  europea  la  quale 
in  fatto  di  scienza  civile  dimostra   da  più  anni  un   tale   stalo  di 

proverbiale  ignoranxa  da  fare  la  dlsperatione  di  tutti  qoelti  che 
hanno  pratica  delle  cose  di  Stato. 

r 

VI.  —  Hiitoire  des  origineg ,  des  progrès  et  des  varia-' 
tions  da  droit  intemational  mariUme  ;  par  Et,  Hacti- 
FEuiLLB..  Parigi  4858.  Un  wL  in* 8.^ 

VII.  —  Des  droits  et  des  depoin  des  nations  neuires  en 
temps  de  guerre  maritime;  par  M.  Haotbfbuillb.  Parigi 
1858.  Tre  voi.  in -8.* 

Noi  annuniiamo  queste  due  opere  ginridicbe  dell'illustre  av- 
vocato alla  Corte  di  Gassaxione  di  Francia ,  perchè  sono  repu- 
tate per  opere  classiche»  e  vorremmo  cbe  fossero  consultate  dai 
nostri  giovani  giureconsulti  in  un  momenio  in  cui  per  la  neces- 
sità della  guerra  sì  dovette  ricorrere  al  vecchio  sistema  delle  così 
dette  prede  marittime. 


MEMORIE  ORIGINALI 

ESTRATTI   ED   ANALISI  DI  OPERE. 


Msionarto  ^eiìm  Beonainla  péiÈtìem  e  del  C^m- 
merelai  opera  originale  italiana  del  profeesore  GE- 
ROLAMO BOCCARBO.  Torino  1859.  Volume  /II, 
edizione  fn-4*^  in  due  colonne  f  preeso  Seba$liano  Franco. 

(  Contiooaiione  e  fine.  Vedi  il  fascìcolo  di  loglio  4859»  pag.  265  ). 

§  II.  —  libertà  del  commercio. 

I  filosofi,  ohe  hanno  cercalo  di  dare  dell'uomo  una  de? 
finizione  che  esatinniente  esprimesse  il  suo  genere  prossimo 
e  la  sua  uUima  differenta  dimenticarono  di  easervare  un  ea« 
ratiere  disUntivo  dello  umana  sciente,  ehe  non  permeile  di 
eonfonderla  eoo  alcun  olirò  essere  dell' universo  ;  e  questo 
carattere  consiste  nella  facoltè  di  commerciare,  di  scambiare  i 
suoi  prodotti  coi  prodoni  degli  altri;  laonde  l'uomo  potrebbe 
definirsi:  un  animale  cke  fa  ecambiL  —  lutti  |^i  animali  sono 
dolati  dì  una  certa  attività  ;  molti  posseggono  una  specie  di 
industrio ,  e  gli  edifizi  del  eaatoro  destano  a  buon  diritta 
r  ammirazione  del  naturalista  osservatore;  alouni  mostrano 
di  avere  un  eerto  grado  di  previdensft,  e  la  formica,  nei 
suoi  lavori,  palesa  di  essere  preoooopata  non  solomente  do- 
gli attuali  e  presentanei  bisogni,  ma  esiandio  delle  Bue  fu- 
ture necessità.  Ma  nessuno  di  essi  baratta  i  prodolli  deiro- 
pera  propria  con  quelli  del  lavoro  altrui. 

L*uomo,  consacrandosi  ad  un  sol  genere  d'industria,  ne 


8 

trae  uoa  quantità  di  prodotti  maggiore  di  quella  ond*  egli 
avrebbe  bisogno;  tua,  privo,  per  ciò  appunto,  di  tutte  le  al- 
tre cose  che  gli  fanno  mestieri ,  ricorre  agli  altri  uomini 
che  queste  cose  hanno  prodotte,  e  con.  essoloro  permuta  i 
frutti  dei  proprii  sudori,  ricevendone  i  risultati  dei  sudori 
degli  altri. 

Questo  scambio  si  compie  non  solo  barattando  prodotti 
eon  prodotti,  ma  eziandio  questi  con  personali  servigi,  non 
che  i  -servigi  medesimi  fra  loro.  Mentre  il  mercante  vende 
le  sue  derrate  al  fabbricante,  questi  paga  al  medico  le  sue 
visite,  all'avvocato  le  sue  trattative,  le  sue  lezioni  al  profes- 
sore. Laonde  la  società  tutta  intiera  è ,  giusta  Y  espressione 
di  Smith,  una  vasta  casa  di  commercio,  o  meglio,  un  im- 
menso mercato  di  scambii. 

Gol  progredire  della  società  e  deirincivilimento^  il  mec- 
canismo degli  scambii,  il  sistema  dei  commerci  si  perfezio- 
na. Al  semplice,  primitivo  baratto  dei  prodotti  in  natura, 
sottentra  la  compra- vendita  per  moneta,  e  V  insiituzione  di 
questa  merce  da  tutti  accettata,  a  tutti  bisognevole,  facilita 
e  moltiplica  lo  scambio  di  tutte  le  altre  merci.  L'invenzio- 
ne delle  banehe  e  degl'instituti  di  credito,  rendendo  possi* 
bili  ed  agevoli  le  anticipazioni  fondate  solla  fiducia  aumen- 
ta la  rapidità  della  oircolazione.  Le  strade,  le  navi,  i  pesi  e 
le  misure,  le  ferrovie^  tutti  i  progressi  insomma  destinati  a 
mettere  in  contatto  i  produttori  ed  i  consumatori,  ad  eco- 
nomizzare il  tempo  a  far  risparmiare  lavoro  e  spese,  ten- 
dono ad  accrescere  il  movimento  e  la  libertà  delle  transa- 
zioni. Talché,  per  questa  parte,  la  storia  economica  dell'u- 
manità può  riassumersi  infuna  semplice  formola:  progress 
sjoo  increm$nto  della  libertà  di  commerciare.  —  Rendere 
ogni  di  più  libero  il  traffico,  tale  è  il  grande  scopo  al  quale 
cospirano  tutti  i  progressi  che,  nella  vita  deirincivilimonto, 
fanno  le  nazioni. 

Da  una  folla  di  condizioni  fisiche,  morali,  politiche  e 
sociali  questa  libertà  degli  scambi  dipende;  e  dessa  è  mag- 


9 

giore  0  minore,  a  seconda  che  quelle  condizioni  sono  più 
o  meno  adeguatamente  adempite.  Possono  esse  compen- 
diarsi in  quattro  principali  capi,  dicendo  che  la  liberth  del 
commercio  sta: 

1.^  —  In  proporzione  del  relativo  grado  di  perfezione 
dei  mezzi  di  scambio  ^  degli  strumenti  del  commercio.  — - 
Di  vario  genere  sono  questi  mezzi,  questi  strumenti:  lingue, 
monete,  banchi,  pesi,  misure,  veicoli,  contabilità.  Se  una 
sola  lìngua  potesse  mai  essere  adottata  dai  trafficanti  di  tutto 
il  moudo,  0  (siccome  ciò  può  considerarsi  come  un'utopia) 
se  la  cognizione  delle  lingue  forestiere  si  diffondesse  nella 
grande  maggioranza  dei  negozianti;  se  scomparissero  le  in- 
numerevoli varietà  di  moneta,  di  peso,  di  misura;  se  Tùso 
del  eredito  e  delle  banche  dovunque  si  diffondesse,  è  evi- 
dente che  il  commercio  sarebbe  infinitamente  più  libero,  più 
facile,  più  esteso. 

3.^  —  In  proporzione  dell'  ampiezza  del  mercato  sul 
quale  il  traffico  si  esercita.  —  Quanto  è  più  copiosa  la 
quantità  dei  prodotti  e  dei  servigi  che  si  offrono;  quanto 
più  è  attiva  la  domanda  che  il  pubblico  fa  di  questi  ser- 
vigi o  prodotti;  quanto  più  numerosi  sono  i  mezzi  di  tra- 
sporto e  le  strade,  di  tanto  s'aumenta  e  si  assicura  la  li-' 
berta  del  commercio.  Il  mercatante  di  un  villaggio*  o  di 
una  piccola  città  è  effettivamente  men  libero  di  scegliere  e 
di  fare  le  sue  operazioni,  che  un  negoziante  di  una  grande 
metropoli.  Lo  stesso  dicasi  del  consumatore  che  a  Londra 
0  a  Parigi  è  più  libero  di  comprare  e  di  procurarsi  gli 
oggetti  onde  abbisogna ,  di  quello  che  in  una  borgata  al- 
pina. 

3.^  —  In  proporzione  delta  moralità  degK  scambisti.  — 
In  un  paese  ove  le  frodi  e  le  sofisticazioni  sono  comuni  e 
frequenti,  ove  abbondano  i  fallimenti  e  spesseggiano  le  ban- 
cherotte,  ove  ^ono  molti  falsari!,  il  commercio  è  infinita- 
mente men  libero  che  sopra  una  piazza  ove  regna  la  buona 
fede,  ove  non  si  è  costretti  a  perdere  tempo  in  saggiare,  ri- 


*0 

p<?sare,  verificare  i  prodoui,  ove  i  conlracnii  non  fono  fdlti 
restii  a  transigere,  per  tema  d'inganni. 

4v  —  In  proporzione  dei  limUi  assegnati  air  ingerì* 
'mento  del  potere  sociale.  —  Li  dove  i  trafficanti  sono  fa- 
i'oiiìzzati  a  fare  quei  contratti  che  loro  meglio  aggradano 
ed  a  ftirli  in  quella  guia  e  con  quelle  clausole  che  loro 
convengono,  col  solo  obbligo  di  non  violare  la  giustizia  e 
(li  non  arrecare  detrimento  alla  società,  la  libertà  è,  per 
fermo,  maggiore  che  in  quei  luoghi  dove  l'autorità  inter- 
viene, in  mille  modi  e  sotto  mille  svariate  forme,  ad  inca- 
gliare, per  secondi  fini,  le  transazioni. 

Senonchè,  fra  tutte  queste  condizioni  alle  quali  soggiace 
In  libertà  del  commercio,  quelle  su  cui  in  peculiar  modo 
doveva  fermarsi  e  si  è  effettivamente  fermata  V  attenzione 
degli  economisti,  sono  quelle  deirultima  categoria.  Le  altre 
non  potevano,  di  loro  natura,  dar  luogo  a  seria  disputazio- 
ne;  eonciossiachè ,  a  meno  di  assoluta  demenza,  ninno  osi 
negare  che  il  commercio  è  tanto  più  libero,  quanto  son  più 
perfezionati  i  suoi  strumenti,  quanto  è  più  esteso  il  campo 
d'azione,  quanto  è  maggiore  la  moralità  di  coloro  che  lo 
fanno, 

Non  cosi  della  quarta  classe  di  coBdizioni ,  riguardo  alla 
quale  non  è  tanto  universale  il  consenso  e  la  concordia  del- 
le opinioni,  —  Evvi  una  scuola ,  i  cui  seguaci  sostengono 
che  lungi  dal  lasciare  in  intera  balia  dei  privali  la  facoltà 
di  fare  ogni  e  qualunque  scambio,  e  di  cingerne  e  fis- 
sarne a  loro  posta  le  condizioni,  il  bene  della  società,  l'or- 
dine e  il  progresso  della  nazione  richieggono  che  il  go- 
verno prefigga  certe  norme,  distingua  gli  scambii  permessi 
da  quelh  che,  naturalmente  leciti,  vengono  pur  tuttavia  proi- 
biti e  sottoposti  ad  arbitrarie  restrizioni.  Ed  applicando,  in 
peculiar  modo,  questa  dottrina  al  trafiieo  internazionale,  as- 
seriscono  che  lo  Staio  non  deve  concedere  piena  ed  asso- 
soluta  liberisi,  né  alle  importazioni,  né  alle  esportazioni;  non 
a  quelle,  perchè  sonvi  casi  nei  quali  la  concorrenza   degli 


Il 

esteri  prodotti,  importati  nel  paese,  potrebbe  danneggiare 
gravemente  i  produttori  nazionali;  non  a  qaeste,  perchè 
son?i  materie,  che  fa  *d*uopo  impedire  di  passare  in  mano 
dei  forestieri,  essendo  neeessarie  tenerle  all'interno. 

Per  guisa   tale   limitata   la  questione  della   libertà  del  * 
commercio  si  riduee  al  vedere  se  alla  economica  prosperità 
meglio  conferisca  il  creare  vincoli  e  pastoie  al  traiSco  in- 
ternationale,  ovvero  il  lasciarlo  perfettamente  padrone  di  sé 
medesimo  e  del  campo  sul  quale  si  esercita. 

E  qui  fa  mestieri  premettere  una  essenziale  distinzione, 
sema  della  quale  troppo  agevole  sarebbe  il  cadere  in  con- 
fusioni ed  in  errori.  I  vincoli  ai  quali  può  essere  sottopo*- 
sto  il  commercio  sono  di  due  specie  profondamente  diver* 
se  a  seconda  dello  scopo  che  ha  avuto  il  legislatore  nello 
stabilirli.  Gli  uni  sono  quelli  aventi  un  fine  fittale;  gli  altri 
tendono  ad  un  oggetto  meramente  reitrimvo. 

È  lecito  di  dubitare  se  alla  utilità  finanziaria  ed  alla  giu- 
stizia distributiva  meglio  s'addica  un  sistema  contribuii ro, 
che  faccia  direttamente  pagare  a  ciascun  cittadino,  in  pro- 
porzione del  proprio  reddito,  la  somma  da  lui  dovuta  allo 
Stato  in  contraccambio  della  tutela  che  lo  Stato  gli  presta; 
od  un  regime  (quale  si  è  quello  universalmente  adottato) 
che  consìste  nel  prelevare,  ora  direttamente  e  palesemente, 
ora  in  modo  occulto  ed  indiretto,  i  diversi  e  molteplici  tri- 
buti, gli  uni  ragguagliando  al  capitale^  altri  alla  rendita,  al- 
tri ai  eoosumi,  altri  ai  trapassi,  alle  transazioni,  ecc.,  ecc. 
Ma  qualunque  sia  l'opinione  che  uom  giudichi  di  preferire 
intomo  a  questo  gravissimo  problema,  che  nel  nostro  arti- 
colo Tosse  verrà  ampiamente  discusso,  eerto  è,  e  ninno  po- 
trà mai  contraddire  che  le  ricchezze  commerciali  e  le  classi 
della  cittadinanza  dedite  al  traffico  devono,  al  pari  di  tutte 
le  altre  ricchezze,  e  di  tutte  le  altre  classi ,  sottostare  al 
-prelevamento  di  quella  quota  d'imposta  che  corrisponde  al 
vantaggio  che  godono  mcreè  della  sociale  protezione. 

Ciò  posto,  è  evidente  che  se  lo  sborsare  la  tassa  è  un 


42 

hiconioJo  (e  DOù  suole  mai  essere  coQsidératò  come  un  fa« 
vore),  vi  hanno  certi  gravami  che  il  commercio  deve  aop^ 
portare,  e  intomo  ai  quali  non  vi  può  essere  materia  di 
contestazione.  E  questi  sono  appunto  i  gravami  che  risul- 
tano dftir  obbligo  imposto  ai  mercatanti  di  contribuire  alle 
pubbliche  spese  in  giusta  proporzione,  sono,  cioè,  i  grava- 
mi fiscali.  Non  vi  sarebbe,  infatti,  alcuna  plausibile  ragione  ^ 
pi*r  esentare  il  commercio  da  quel  civico  dovere  al  quale 
si  sottopongono  le  altre  industrie,  la  proprietà  fondiaria  e 
le  arti  liberali. 

Che  se  anche  si  volesse  (come  la  celebre  scuola  di  Que- 
snay  proponeva)  sostituire  alle  molteplici  tasse  un  solo  ed 
unico  tributo,  gravante  la  sola  agricoltura  e  la  possidenza 
territoriale  soltanto,  sotto  pretesto  che  l'arte  rurale  è  la  sola 
produttiva  e  che  le  altre  industrie  non  danno  un  prodotto 
netto  sul  quale  possa  gravitare  il  fiscale  prelevamento,  non 
per  questo  i  commercianti  verrebbero  effettualmente  esen- 
tati da  ogni  contribuzione,  imperocché,  per  ragioni  che  non 
è  questo  il  luogo  di  esporre  e  che  nel  mentovalo  articolo 
Tasie  indagheremo^  quella  unica  imposta  finirebbe  per  ri* 
piovere  ed  allibrarsi  fra  tutte  le  classi  di  cittadini.  I  possi* 
denti,  dopo  averla  anticipata  all'erario,  se  la  farebbero  di 
certo  rimborsare  da  tutti  coloro  che  da  essi  acquistassero  le 
derrate  di  sussistenza  e  le  materie  prime  deirinduslria.  Per 
la  qual  cosa,  concluderemo  che,  qualunque  sia  il  sistema 
fiscale  che  migliore  si  estimi,  sarebbe  contrario  a  giustizia 
e  ad  eeonomia  e  (quel  che  più)  sarebbe  affatto  e  mate- 
rialmente impossibile  che  il  commercio  si  sottraesse  ai  vin* 
coli  che  dal  regime  finanziario  ineluttabilmente  risultano. 

Non  credasi  però  che  qualsivoglia  ordinamento  fiscale 
possa  egualmente  venir  approvato;  e  che  nessun  suggeri- 
mento abbia  da  fare,  per  questo  riguardo,  la  scienza  eco- 
nomica ai  governi  ed  ai  finanzieri.  Goneiossiachè  se  siamo 
pronti  a  riconoscere  la  necessità  dei  vincoli  posti  alla  li- 
bertà commerciale  con  una  mira  puramente  fiscale,  non  lo 


siamo  certamente  del  pari  ad  applaudire  a  tutti  i  generi  di 
fiscalità. 

Il  pagar  tributo  è  considerata  dai  cittadini  (ed  io  agi 
giungo  :  giustamente  considerala)  una  dura  necessità.  Fa  me* 
alieri  adunque  ohe  lo  Stalo  ed  ì  suoi  agenti  con  tutti  i 
mezzi  che  stanno  in  loro  mano  procurino  di  non  renderla 
ancor  più  dura  e  più  vessatoria  con  l'aggiungere  ai  naturali 
ed  inevitabili  incomodi  che  dal  prelevamento  risultano,  ak 
tri  incomodi  artificiali  e  che  con  alquanto  di  cura  e  di  buon 
volere  avrebbero  potuto  evitarsi.^ 

Ed  a  questo  proposilo  siami  lecita  una  osservazione 
tanto  più  importante,  ed  alia  quale  annetto  tanto  maggior 
peso,  in  quanto  che  può  farsene  in  modo  peculiare  Tappli* 
cazione  a!  mio  paese.  A  dare  efficace  e  vera  libertà  di  com- 
mercio ad  una  nazione  non  basta  (come  molti  sou  troppo 
proclivi  a  credere)  il  modificare  in  senso  liberale  la  tariffa 
daziaria,  lo  esonerare  da  balzello  molte  merci,  e  lo  sgravar- 
le  tutte  da  quei  soverchi  ed  eccessivi  tributi  che  Tignoran* 
za  ed  il  restrittivo  sistema  avevano  loro  imposto.  Tutte  que- 
ste riforme,  che  sono  certo  lodevolissime,  ed  or  ora  ne  ve- 
dremo le  ragioni,  corrono  grave  pericolo  di  tornare  incom- 
plete e  monche,  e  di  non  produrre  gran  parte  del  bene  on- 
de sarebbero  naturalmente  feconde,  ove  si  lascino  al  tempo 
stesso  sussistere  vieti  regolamenti  doganali  e  burocratici,  con- 
suetudini abusive,  fiscalità  insopporiabilL  Noi  abbiamo,  ad 
esempio  in  Piemonte,  il  libero  scambio  proclamalo  in  prin- 
cipio ;  dal  libero  scambio  s'informa  la  nostra  tariffa  daziaria  ; 
il  nostro  sistema  doganale  ha  cessato  di  essere  proibitivo  e 
protezionista,  per  rimanere  semplicemente  fiscale.  Ma,  a  fron- 
te di  tutte  queste  belle  conquiste  della  scienza  e  della  giu- 
stizia, sussistono  ancora  fra  noi  moltissime  e  gravosissime 
vessazioni  doganali.  Per  rendere  necessari  innumerevoli  im- 
piegati, che  altrimenti  non  avrebbero  alcuna  ragion  d'essere 
e  non  potrebbero  far  atto  di  presenza,  la  burocrazia  aveva 
jnv^nt^ta  ed  oggi  si  tollera  una  folla  di  bollette,  di  firme, 


Ai 

di  controlli,  di  registrazioni,  di  parassitiche  eoniabililà,  che 
incagliano  il  commercio,  che  fanno  sprecare  tempo  e  dena* 
ri,  che  cagionano  fastidi  senza  numero  al  negoziante.  Vuoi 
tu  introdurre  libri  o  carte  stampate  ?  Hai  bisogno  di  passa- 
re per  la  trafila  di  dieci  o  dodici  impiegati  diversi,  e  {ciò 
che  riesce  incredibile)  ti  occorre  un'autorizzazione  dell'  in- 
tendente, delFauiorità  politica.  Sta  bene  che  tutto  ciò  si  fa- 
cesse in  tempi  di  censnre,  di  revisioni,  di  restrizioni  ,  ma 
sotto  un  regime  di  libertà,  in  un'  epoca  neila  quale  è  leci- 
to stampare  qui  ciò  che  si  vuole,  e  procurarsi  per  la  posta 
sen^a  autorizzazione  alcuna,  quanti  e  quali  libri  si  vogliono , 
non  si  comprende  come  si  possono  conservare  siffatte  insti- 
tuzioni.  Citiamo  l'esempio  che  ora  prima  ci  torna  a  mente  ; 
ma,  quel  che  del  commercio  librario»  potremmo  affermarlo 
di  molti  e  molti  altri  rami  di  traffico,  i  quali,  sotto  un  li* 
berale  sistetna  di  dazi  puratnente  ffseali,  si  trovano  tuttavia 
incagliati  da  varie  inutili  e  dannose  prescrizioni  amministra* 
tive.  Ma  è  tale  la  fiducia  che  abbiamo  nel  governo  no«tro 
e  nella  bontà  degli  elementi  onde  si  compone,  che  ci  rite- 
niamo sicuri  che,  appena  sorgano  tempi  più  tranquilli  ed 
alle  amministrative  riforme  più  coufacenti,  non  mancherà  di 
essere  posto  in  revisione  tutto  il  sistema  contributivo  per 
condurlo  a  quello  stato  di  relativa  perfezione,  ond'esso  è 
suscettibile. 

Ciò  stabilito  intorno  ai  vincoli  della  prima  specie,  pas* 
siamo  ora  a  quelli  della  seconda,  ai  vincoli  creati  con  uno 
scopo  puramente  restrittivo. 

E  qui  avvertiremo  che,  siccome  lo  esporre  in  tutte  le 
sue  parti  ed  applicazioni  il  sistema  restrittivo  doganale  è 
naturalmente  riserbato  all'articolo  PaoTszioHisMo,  ove  sì  farà 
la  storia  delle  diverse  legislazioni  a  questo  sistema  informa- 
te, si  descriveranno  i  pratici  mezzi  a  tal  6ne  adoperati,  e  si 
mostreranno  ad  una  ad  una  le  funeste  conseguenze  che  ne 
derivano,  ci  limiteremo,  per  conseguenza,  di  presente  allo 
esame  della  questione  teorica  e  generale,  senza  entrare   in 


io 

minute  e  pariicolarvggiate  considerazioni.  Intendiamo  qui 
in  ahri  termini  di  porre  e  di  sciogliere  il  problema  di  prin- 
cipio rimandando  airacoennato  articolo  lo  studio  delle  moU 
t^plici  controversie  di  applicazione. 

Il  quesito,  per  tal  modo  detcrminato,  si  risolve  in  due: 
vi  ha,  inbtii,  una  questione  di  giu§tizia  ed  una  di  uiiUtà.  — 
Consiste  la  prima  nel  vedere  se  sia  conforme  ad  equiti  ed 
a  diritto,  ehe  la  sociale  autoritk  vincoli  e  restringa  la  natu- 
rale libertà  di  commerciare.  La  seconda  sta  neir  osservare 
se,  dato  anche  si  possa  prescindere  dalla  rigorosa  giustiziai, 
sia  utile  e  conveniente  per  la  società  intera,  pel  governo  e 
pei  privati  che  quesui  libertà  medesima  venga  in  quella 
guisa  violata. 

Premettiamo  a  scanso  di  equivoci,  che  questa  distinzio- 
ne viene  ammessa  da  noi  unicamente  per  necessità  di  me- 
todo e  per  chiarezza  di  esposizione,  non  già  perchè  effetti- 
vamente si  possano  scindere  Tuna  dall*  altra  la  giustizia  e 
rutiliti,  due  cose  che,  a  nostro  avviso»  ne  formano  una  so- 
la, o  piuttosto  costituiscono  due  aspetti  di  un  unico  prin- 
cipio» 

Gò  posto,  la  prima  questione  non  può  dar  luogo  a  lutw 
ga  disputazione.  Nessun  temperamento,  nessun  artiflcio  legi- 
slativo od  amministrativo  potrà  far  mai  che  la  giustizia  non 
sia  intrinseeameote,  profondamente  conculcata  da  un  rei;i- 
me  che  sacrifica  la  libertà  di  commerciare  a  particolari  con. 
venienze.  Riduciamo  a  suoi  minimi  termini  il  problema: 
Che  fa  egli  il  sistema  proibitivo,  il  sistema  della  restrizione? 
Comincia  dallo  stabilire  in  diritto  ed  in  fatto  che  al  governo 
compete  di  decidere  quali  generi  d'industria  torni  più  van« 
taggioso  il  far  coltivare  nel  paese  ;  poscia  il  governo,  muni- 
to di  questa  autorità,  dichiara  che  le  tali  e  tali  altre  indù* 
»trie  non  potrebbero  sussistere  o  prosperare  ove  il  commer- 
cio fosse  pienamente  libero,  ove  si  potessero  introdurre  i 
prodotti  delle  industrie  similari  straniere  a  far  concorrenza 
li  produttori  indigeni:  da  queste  premesse  finalmente   de- 


i6 

duce  la  eoosegueaza  che  il  goterno  può,  anzi  deve  o  proi- 
bire  assolutameDie  cotale  inlroduzione,  o  almeoo,  e  secondo 
i  casi,  aggravarla  siffaUamente  di  dazi  che  il  pericolo  della 
concorrenza  sia  rimosso.  Proteggere  un  certo  numero  di  pro- 
duttori, a  danno  di  tutti  i  consumatori;  obbligare  questi  ul- 
timi a  pagare  a  caro  prezzo  prodotti  di  cattiva  qualità,  per 
assicurare  ai  primi  un  guadagno,  che  altrimenti  non  varreb- 
bero a  procurarsi,  tale  è  adunque,  in  ultima  analisi,  lo  sco- 
po, Tintento,  il  risultato  del  sistema. 

Il  domandare  se  un  siffatto  intento  sia  giusto  è  eviden- 
temente  una  pretta  derisione.  La  giustizia  è  uguale  per  lutti  ; 
non  ha  preferenze  ;  non  tollera  ohe,  per  beneficare  il  pro- 
duttore di  ferro  nazionale,  si  danneggino  tutti  i  consumatori 
di  questo  metallo,  i  quali,  ove  la  protezione  non  esistesse, 
potrebbero  procurarselo  più  abbondantemente  ed  a  più  mo- 
dico prezzo  dai  minatori  stranieri.  Nessun  sofisma,  per  quan- 
to sottile,  riuscirà  mai  a  persuadermi  che  è  giusto  eh'  io 
sia  costretto  a  pagare  dieci  lire  un  pezzo  di  stoffa,  che  po- 
trei comprare  per  cinque  lire  io  un  altro  paese,  sol  perchè 
è  necessario  un  dazio  del  100  per  100  a  far  si  che  il  fab- 
bricante di  stoffa  indigena  possa  realizzare  un  profitto. 

0  la  proprietà  noQ  è  un  diritto  sacro  e  rispettabile ,  o 
il  protezionismo  altro  non  è  (come  diceva  Bastiat)  che  una 
violazione  della  proprietà,  un  comunismo  mascherato.  Se  il 
cittadino  deve  reputarsi  veramente  padrone  de'  suoi  i^rodotti 
deve  pure  esserlo^  per  necessaria  conseguenza,  del  modo  di 
usarli,  di  impiegarli,  non  solamente  nel  suo  consumo  perso- 
nalcj  ma  eziandio  in  qualunque  altra  legittima  maniera,  e, 
per  esempio,  di  poterli  donare,  vendere,  scambiare  a  secon- 
da della  sua  convenienza.  In  ciò  appunto  consiste  la  pro- 
prietà, giacché  poco  m' importerebbe  che  la  legge  mi  di- 
chiarasse e  riconoscesse  proprietario  delie  cose  ch'io  chiamo 
mie,  delle  mìe  rendite,  del  mio  denaro,  se  questo  legale 
riconoscimento  dovesse  poi  risolversi  in  una  sterile  parola, 
e  se  non  mi  coqfcrisse  Tassoluto,  T  incondizionato  diritto  dì 


17 

adoperare  questi  miei  beni  in  quel  modo  che  tonò  per  esti- 
mare migliore,  ben  inteso  purcliò  io  mi  astenga  dal  farne 
un  uso  illecito  ed  altrui  pregiudizievole. 

Or  bene,  se  la  legge  mi  vieta  di  esportare  certi  prodotti 
e  di  venderli  al  loro  giusto  preizo  ;  se  essa  mi  comanda  di 
non  importare  certi  altri  prodotti,  e  mi  obbliga  di  pagare 
le  analoghe  merci  al  dissopra  del  loro  vero  valore;  se,  in- 
somma, in  una  folla  d'occasioni,  la  legge  mi  pone  neirasso- 
lata  impossibilità  di  comprare  o  di  vendere  le  cose  per  ciò 
ehe  valgono,  che  fa  mai  dessa  se  non  violare ,  annientare 
il  mio  diritto  di  proprietà  ?»•• 

Supponete  che  tutti  i  fabbricanti  di  pannilani,  di  coto- 
nine, di  ferramenta  del  Piemonte  formassero  una  vasta  co- 
spirazione contro  lutti  i  consumatori  di  ferramenta,  di  pan- 
nilani e  di  cotonine  ,  che  quella  società  d'  industriali  stabi- 
lisse un  cordone  di  genti  armate  al  conGne  del  regno,  in* 
earicandole  di  respingere  colla  forza  i  prodotti  delle  forestie- 
re fabbriche,  oppure  di  sottoporli  ad  un  balzello  tale ,  ehe 
per  molli  equivalesse  ad  <  una  espulsione,  e  per  gli  altri  co* 
sliluisse  un  aggravamento  delle  spese  di  produzione  e  tra* 
sporto,  sicché  non  potessero  più  vendersi  in  paese   che  a 
quel  prezzo  che  i  iabbrioanti  giudicano  necessario  per  non 
avere  a  paventare  la  concorrenza.   In  questa  ipotesi  è  evi- 
dente che  i  cospiratori  farebbero  un  buon  affare,  ma  è  chia- 
ro allresi  che  commetterebbero  la  più  grande  delle  ingiu- 
stizie, la  più  flagrante  delle  iniquità.  E  non  v*ha  dubbio  che 
ove  Qua  tale  congiura  si  scoprisse,  tutto  il  paese  ed  il  go- 
verno e  i  rappresentami  della  legge  insorgerebbero   a   re- 
spingere la  forza  colla  forza,  ed  a  proleggere  la  proprietà  e 
la  società  roioacoiate. 

Ora,  invece*  di  andare  essi  medesimi  o  di  mandare  i  lo- 
ro sicari  alla  frontiera  armati,  invece  di  proteggersi  da  sé 
Slessi,  i  fabbricami  sumentovati  ricorrono  al  legislatore,  al 
governo.  Rappresentandogli  che^  per  guadagnare  nelle  loro 
Asuuu.  SMUtica^  voL  XII 11^  serie  3.*  t 


4S 

industrie,  hanno  bisogno  di  un  esercito  di  doganieri  che 
scacci  i  prodotti  scranieri  e  di  una  tariffa  di  dm  proibitivi 
ottengono  che  l'autorità  sociale ,  la  cutriee  del  paese  e  del 
diritto,  entri  nella  loro  combriccola,  si  faccia  loro  complice 
e  li  protegga^  obbligando  il  paese  a  star  cheto,  e  torcendo 
a  particolare  vantaggio  il  comune  diritto.  —  Forsechè  in 
questo  caso  scomparisce  V  ingiustisia  che  ognuno  era  pronto 
a  confessare  ed  a  reprimere  nel  caso  precedente  ?  Forsechè 
un  alto  è  legittimo  od  iliegitiimo  soltanto  a  seconda  del  modo 
col  quale  è  fatto  e  dei  materiali  siruineiui  eoi  quali  è  ese- 
guito? Forsechè  un  attentato  alla  proprietà  cessa  di  essere 
odioso  dal  momento  che  la  legge  lo  ha  conyalidato  e  che 
il  governo  \ì  Ita  prestato  man  forte? 

Se  fra  il  caso  ipotetico  ed  il  caso  reale  esiste  una  qual- 
che differenza,  questa  è  tutta  a  favore  del  primo  e  coiuro 
il  secondo.  Imperoociiè  i  supposti  cospiratori,  che  wmata 
mano  respingono  daUa  frontiera  i  prodotti  esteri,  sarebbero 
semplici  masnadieri  e  oolla  più  ;  e  la  loro  violenza  medesi- 
ma, i  mezzi  illegnli  e  turpi  dei  quali  si  servirebbero,  sareb- 
bero altrettante  riprove  ddla  loro  iniquità,  e  altrettante  con- 
ferme deiridea  di  giustizia  che  contro  dì  loro  si  ribeUereb- 
be.  Almeno  essi  non  cerdierebbero  di  corrompere  Tautori- 
tà,  dì  scalzare  dai  fandamenci  Tordine  sociale;  almeno  non 
darebbero  a  credere  cfae  i  rappresentanti  e  i  tutori  della  giu- 
stizia e  del  diritto  sono  toro  complici.  Ma  la  protezione  do- 
.  ganaie,  prestata  dal  governo,  non  è  meno  violenta  né  me- 
no odiosa  della  congiura  accennala,  ed  è  più  vile  e  più 
corruttrice;  perchè  la  protezione  doganale  non  si  contenta 
di  far  forza  al  giusto  ed  al  retto,  la  oooiamina  e  la  detur- 
pa facendosi  schermo  della  legge  per  violare  ogni  legge  di 
natura.  All'  ingiusiizk  si  aggiunge  i'  immoralità. 

1  fautori  del  sistema  proibitivo  hanno  di  buon'ora  com- 
preso la  gravità  di  quest'obbiezione;  e,  per  torsi  d'imbaraz- 
zo >  ricorsero  ad  un  singolare  cavillo.  Essi  confessano  che  II 
diriiio  di  operare  gli  scambi  a  beneplacito  è  una  legittima 


«9 

e  ipooUnea  eomegueoia  del  difillo  di  propr ieih  ;  ma  b  lo- 
ro eoafcnipne  è  di  breve  durata.  SesCengpno  infatti,  <^  il 
diriuo  di  proprietà  può  e  deve  «aeere  talvoka  Umiiaio  senza 
che  la  giiMliiia  possa  dirsi  violalSi  giacehè  (dicono)  è  ap- 
punto una  delle  aurìbuziooi  del  potere  sociale  quella  di  re- 
stringere e  di  limitare  i  diritti  di  qualunque  natura.  Ogoi 
nomo  ba,  per  esempio,  il  diritto  di  pubblicare  le  sue  idee; 
ma  il  potere  sociale  può  eocepire  a  questo  diritto  tutte]  le 
volte  che  le  idee  pubblicate  tornano  dannose  al  sociale  con- 
sorzio. Ogni  uomo  ha  il  diritlo  di  godere  le  sue  rendite; 
ma  il  potere  soeiahs  prelievi!  'Wfi  porzione  di  queste  rendi- 
le tolto  forma  di  tasse.  Or^  perchè  «nai,  se  tutti  i  diritti  in- 
dividuali possano  andar  soggetti  a  restriaiooi^  il  solo  dirit- 
lo di  scambio  sarà  assoluto  ed  intangibile?  Quando  il  go- 
verno circoscrive  l'eaerciKio  d*on  diriuo,  ciò  fa  con  uno  sco- 
po d'utilità  generale;  or  dunque^  se  è  conforme  alla  gene- 
rale utilità  che  il  governo  limiti  il  diritto  di  scambio,  per- 
chè mai  vorrete  voi  fare  un'ecoezione  a  favore  di  quasi' tii< 
timo? 

Se  realmente  il  restringere  la  libertà  del  commercio  sia 
conforme  alla  generale  utilità,  noi  vedremo  più  sotto  quan- 
do esamineremo  la  seconda  parte  del  problema.  Per  ora  « 
diseittendo  il  puro  quesito  dì  giustizia,  osserf  eremo  che  se 
è  vero,  che  talvolta,  in  certi  determinali  casi  e  per  motivi 
di* un'evidente  ed  inclutabile  necessità,  il  potere  sociale  è 
costretto  insieme  ed  autorizzato  a  modificare  ed  a  contem- 
perare i  naturali  diritti  dei  cittadini,  è  falsa  però  e  sopram* 
modo  perniciosa  hi  teoria  posta  in  campo  dai  fautori  della 
restriiione  eoromeseiale,  secondo  i  quali  Ja  missione  e^  per 
cosi  dire,  Tessènza  del  potere  sociale  sarebbe  quella  appun- 
to di  Kmiiare  tutti  i  diritti  del  cittadino,  seaz'altra  regola 
fuorché  quella  della  propria  volontà  e  dcirarbitrio  del  su- 
premo imperante. 

Questa  sedicente  teoria  ha  servito  sempre  di  maschera 
e  di  pretesto  a  tutte  le  forme  di  despotismo  ;  conciossiucliè 


so 

non  sia  mai  slato  alcun  liranno  cosi  ingenuo  o  cosi  im^i 
pudente,  da  dichiarare  che  egli  opprimeva  e  limitava  i  àU 
ritti  altrui  per  puro  capriccio  o  per  {smodata  e  gratuiti^ 
voglia  di  dominare  ;  ma  tutti  i  despoti  e  gli  usurpatori  an- 
tichi e  moderni  hanno  ognora  cercalo  di  palliare  con  1^ 
supposta  utilità  pubblica  i  loro  soprusi. 

Nel  caso  delle  imposte,  che  gli  avversarii  adducono  co»  • 
me  un  esempio  di  legittima  restrizione  della  individuale 
proprietà,  il  governo  preleva  una  porzione  dei  privati  averi 
non  già  per  proteggere  questa  o  quella  particolare  classe  di 
cittadini ,  ma  per  tutelarle  tutte  ;  la  preleva  perchè  tale  è 
la  sua  condizione  d'essere,  perchè  altrimenti  il  governo  ces- 
serebbe, e  con  essa  scomparirebbe  Qgni  guarentigia  deiror<> 
dine  sociale. 

In  quanto  poi  alla  libertà  di  stampa ,  che  è  pur   citata 
dagli  avversari  come  un  diritto  il  quale  viene  (secondo  loro) 
limitato  dalla  legge  che  reprime  gli  abusi  che  la  malvagità 
e  l'ignoranza  possono  farne,  non  esiste  parità  alcuna   colla 
libertà  di  commercio.  L'autpre  che  calunnia  e  corrompe  fa 
un  male  e  commette  un  delitto  ;  ragion  vuole  ohe  la  legge 
lo  reprima.  Ma  qual  delitto  commettesi,  di  grazia,  da  me^ 
quando  invece  di  accomodariqi  a  pagar  tre  soldi  un  quin- 
terno di  carta  cattiva  prodotta  nello  Stato,  preferisco  com- 
prare con  due  soldi  un  bel  quinteriio  di  carta  straniera?... 
e  Ciò  che  il  potere  sociale^  diremo  col  sig.  Dunoyer  (i)^ 
può  ragionevolmente  domandare,  ciò  che  è  necessario  ch*et 
pretenda,  ciò  che  non  potrà  mai  esigere  troppo  imperiosa- 
mente, si  è  il  sacriflzio,  non  già  ben  inteso,  de'  nostri  di- 
ritti, ma  di  quanto  li  distrugge  q  li  impedisce   di    nascere 
si  è  l'abbandono  delle  nostre  ingiuste  pretese;  si  è   la   ri- 
nuncia a  qualunque  azione  suscettibile  di  venir  giustamen- 


(1)  Mémoire  sur  ki  Hberié  du  commerce  international ,  ic^- 
gerita  n»!  tomu  XtX,  1.*  dfl  Journal  des  Économis^tfs* 


SI 
te  qualificata  crìini|he,  delitto,  ingiuria,  offesa^  danno;  e^  per 
non  uscire  dall'argomento  che  ci  occupa,  ciò  che  può  e 
deve  domandarci,  in  materia  di  scambila  per  esempio,  si  è 
di  asienerci  da  qualunque  dolo,  da  qualsiasi  frode,  da  ogni 
ingiusta  meita  nelle  nostre  transazioni.  Ma  inferire  dacché 
il  governo  deve  sbandire  dai  contralti  la  violenza  e  Tinga- 
no che  Ile  distruggono  la  libèrti^  aver  egli  precisamente  il 
diritto  d*incagliare,  di  limitare  la  libertà  degli  scambi;  in-* 
ferire  dacch'ei  deve  studiosamente  vigilare  e  far  si  che  il 
prezzo  delle  cose  naturalmente  si  stabilisca,  ch'egli  ha  il 
diritto  d'imprimere  al  prezzò  delle  cose,  mercè  delle  sue 
restrizioni,  un  ribasso  od  un  rialzo  fittizio,  non  è  ciò  forse 
un  ragionare  del  tutto  a  dontrosenso?  Non  è  egli  un  arri« 
vare  precisamente  ad  una  induzione  oppòsta  a  quella  che 
le  premesse  indicavano?  > 

Dopo  le  quali  cose  noi  crediamo  al  tutto  superfluo  lo 
insistere  più  a  lungo  sulla  prima  questione,  sulla  questione 
di  giustizia;  scendiamo  quindi  a  quella  di  utilità; 

È  egli  vero  che  il  regime  proibitivo,  da  noi  dimostrato 
iniquo  ed  ingiusto,  compensi  almeno  questa  taccia  che  dal 
punto  di  diritto  può  farglisi,  con  grandi  vantaggi  dal  punto 
d'economia?  È  egli  vero  che  esso  arrechi  tali  incoraggia- 
menti all'industria,  tanto  incrementò  alla  pubblica  e  priva- 
ta ricchezza^  da  far  trascurare  l' irregolasità  e  V  anormalità 
giuridica  del  principio  da  cui  parte?,  È  egli  vero  che  sia 
renduto  necessario  in  virtù  delle  naturali  differenze  che  di- 
stinguono e  separano  le  varie  nazionalità  ?  È  egli  vero  che 
esso  solo  possa  assicurare  a  guarentire  V  indipendenza  dei 
popolij  e  fondarne  sòpfa  solide  basi  la  grandezza?  , 

A  tutte  queste  ed  a  simigliami  domande,  che  implicano 
ed  involgono  un  problema  uiiliurio,  i  protezionisti  rispon- 
dono risoluta  l'affermativa.  Laonde  sarà  prezzo  dell'opera  il 
portare  un  pò  addentro  il  lume  dell'analisi  in  questa  parte 
cosi  importante  del  problema. 

V  ha  un  primo  fatto  che  gli  avversarii  non  possono  per 


il  . 

alcun  modo  impugnare,  un  facto  dì  etidenca  isica  e  mate- 
riak,  elle,  cioè  qualunque  sia,  e  per  ora  suppomainolo 
egregro,  Pinflusso  che  le  doganali  reatrisioai  eserettano  sul- 
le industrie  e  sulle  classi  sociali  che  le  leggi  hanno  toIui» 
rn  ispecial  modo  proieggore,  le  restriaioni  medesime  devo- 
no«però  necessaria  mente  danneggiare  piò  o  meno  tutte  quel* 
le  altro  elassi,  alle  quali  il  sistema  doganale  non  ha  voluto 
arrecare  alcun  beneOzto,  e  le  quali  non  sognano  neppure 
di  domandargli  che  te  voglia  proteggere  con  ahre  restrt- 
zicn». 

Citiamo  UD  esempio:  i  fabbricanti  di  carta  in  un  dato 
paese  non  credono  (poniam  caso)  dì  poter  sostenere  Teste* 
ra  concorrenza  se  la  carta  forestiera  non  è  gravata  d*un  da« 
zio  del  50  per  100.  Invocano  quindi  ed  ottengono  dal  go- 
verno lo  stabilimento  di  questo  dazio,  lo  voglio  ammettere 
per  ora  che  questo  atto  della  legge  torni  intieramente  a  be- 
DcBcio  delle  cartiere  nazionali;  voglio  prescindere  da  ogni 
idea  di  giustizia,  e  domando  semplicemente:  i  consumatori 
di  carta,  gli  scrittori,  gli  stampatori^  i  disegnatori  quale  in- 
fluenza risentiranno  dal  dazio  ?  È  manifesto  che  tutti  costo- 
ro  saranno  danneggiati  almeno  di  tanto  quanto  è  reccezio- 
naie  proGtto  garantito  ai  cartieri.  E,  in  generale,  possiamo 
asserire  che  tutte  le  classi  sociali,  che  non  mettono  sul  mer- 
cato prodotti  materiali,  che  vivono  dei  loro  personali  ser- 
vigi, che  non  vendono  che  il  loro  lavoro  (che  è  quanto  di- 
re l'immensa  maggioranza  della  popolazione) ,  non  risentono 
che  il  peso  dei  vincoli  creati  dal  sistema  proibitivo,  senza 
compenso  di  sorta. 

Ma  ciò  non  è  ancor  tutto.  —  Nel  novero  delle  persone 
che  il  sistema  protegge,  molte  pe  sono  cui,  in  correspetii- 
vo  di  oneri  reali  e  gravissimi,  non  db  effettivamente  che  il- 
lusioni e  ridicoli  benefizit.  Infatti,  attesa  la  divisione  del  la- 
voro, base  universale  su  cui  riposa  Tordinamento  del  civile 
consorzio,  ciascuno  si  dedica  ad  una  speciale  industria ,  e 
lascia  che  gli  altri  producano  tutte   le   altre   innumerevoli 


S3 

cose  delle  quali  ei  paò  avere  bisogno,  e  ehe  egli  si  procu- 
re dando  in  iseambio  i  prodotti  del  suo  proprio  mestiere. 
Or  bene,  se,  in  quanto  è  produttore  di  una  sola  qualità  di 
merci,  il  cittadino  è  protetto  dftHa  tariffa  daiiaria,  ne  viene, 
all*incoRtro,  danneggiato^  in  quanto  è  consumalore  di  tutie 
le  altre  merci.  B  ajceome  la  quantità  degli  oggetti  ch'ersi 
provvede  mediante  lo  scambio*  è  inGnitamente  più  svariata 
e  /lìò  grande  di  quella  degli  oggetti  eh'oi  mette  sul  merca^ 
to,  è  evidente  che  ehi  iacesse  il  bilancio  di  ciò  che  gli  io^ 
glie  e  di  quanto  gli  dà  ta  protezione,  il  passivo  verrebbe  a 
superare  di  gran  lunga  Tatiivo.  E  se,  per  insostenibile  ipo« 
tesi,  fingiamo  che  le  due  partite  si  bilancino  e  ehe  ogni 
cittadino  sia  precisamente  tanto  vantaggiato  quanto  è  danne^ 
giato  dalla  tariffa,  resterà  ancora  da  domandare  :  quale  titi** 
iità  vi  sia  a  creare  artificialmente  e  con  grandi  stenti  un 
pareggiamento  forzoso,  quando  v'ero  un  mezzo  ei)si  seoapU- 
ce  ed  ovvio  come  la  libertà  per  ottenere  un  pareggiamen- 
to spontaneo  e  naturale  ?  Non  ci  ricorda  egli  questo  caso  il 
caso  dì  quella  moltitudine,  cosi  graziosamente  descritta  dal 
Manzoni  nei  suoi  Promessi  S/M)si,  in  cui  ogni  individuo,  per 
veder  meglio,  e  più  da  lontano,  si  leva  sulla  ponta  dei  pie- 
di ;  ma ,  siecdme  tutti  si  sono  coi^i  levati ,  la  posizione  di 
eìaseuno,  relativamente  a  quella  di  tutti  gli  altri,  resta  la 
stessa  di  prima,  con  di  più  la  fotiea  di  rimanersi  in  equili- 
brio ed  in  un  disagiato  atteggiamento?  B  non  era  meglio 
starsene  tutti  concordi  e  tranquilli  al  proprio  posto? 

Ma  l'ipotesi  del  pareggiamento,  che  pure  si  poco  giova 
agli  avversari,  è,  lo  ripetiamo,  assurda  ed  insostenibile.  In 
realtà  se  il  sistema  protettivo  fa  del  bene  ad  uno,  fa  del 
male  a  eento,  spoglia  i  cento  per  arricchire  Tuno.  Gdcolasi 
a  55  milioni  di  franchi  la  somma  che  il  dazio  posto  in 
Francia  sulla  razza  bovina  permetteva,  non  ha  molto ,  agli 
allevatori  di  bestiami  di  prelevare  sopra  i  consumatori  di 
carne.  A  25  milioni  si  calcola  la  somma  che  ragrieohure 
francese  è  obbligata  a  pagare  ogni  anno,  pel  dazio  sui  Ter- 


24 

ri  agi*  incraprendUori  di  miniere  ;  e  ci&  che  qoesto  da2io 
medesimo  costa  alle  industrie  in  generale  eslimasi  ad  ao^ 
nui  60  milioni  di  franchi*  Ora,  io  domando:  dov'è  il  go« 
▼erno  cosi  sapiente,  cosi  onniscenie  e  cosi  divino,  che  pos^ 
sa  dare  ai  consumatori  di  carne  e  di  ferro  un  esatto  com-* 
penso  di  questo  balzello,  che  è  loro  imposto  per  vantaggia- 
re i  produttori  di  quei  due  generi  ?  Quale  intelligenia  riuscì^ 
rà  mai  ad  allibrare  cosi  esattamente  il  sacrificio  ed  il  van-* 
faggio,  da  far  si  che  le  due  quantità  esattamente  si  contm-' 
bilancino  per  tutte  le  professioni,  per  tutte  le  arti,  per  tut^ 
te  le  innumerevoli  classi  di  produttori  e  di  consumatori  ? 

Ma  (dicono  gK  avversarli,  vieppiù  stretti  dalla  inesorabi^ 
le  logica)  voi,  o  economisti,  ragionate  sempre  con  principj 
assoluti,  e  cadete  perciò  nella  utopia.  La  libertà  del  com- 
mercio che  invocate  con  tanta  ostinazione  sarebbe  possibile 
ove  noi  vivessimo  in  un  mondo,  dal  quale  ogni  differenza 
di  nazionalità  fosse  scomparsa,  e  dove  non  esistessero  inte-' 
ressi  contrari.  Ma  questo  mondo  non  esiste;  sonvi,  ed  è  uti« 
le  che  vi  sieno ,  diverse  nazionalità  ;  le  differenti  nazioni 
hanno  ed  avranno  sempre  interessi  divergenti  e  spesso  op« 
posti  ;  e  quindi  sarà  ognora  necessario  che  ogni  Slato  man« 
tenga  integralmente  nel  suo  seno  tutto  ciò  che  riebiedesi 
alla  propria  sicurezza  ed  indipendenza,  tutte  le  industrie 
confacenti  al  proprio  sostentamento  ed  ali*  intema  prosperi- 
tà. Or  bene,  qual'  è  il  mezzo  per  ottenere  tutti  questi  van- 
taggi, se  non  il  lavoro?  QuaKè  il  regime,  che  può  condur^^ 
re  il  lavoro  in  tulle  quelle  vie  nelle  quali  è  necessario  che 
si  porti,  per  produrre  tulle  le  cose  necessarie  ed  utili ,  se 
non  quel  regime  che,  rimovendo  l'estera  concorrenza,  assi- 
cura ad  ogni  nazione  il  monopolio  del  proprio  mercato? 

Questa  argomentazione,  che  si  spesso  e  sotto  tante  di- 
verse forme  comparisce  nei  libri  e  nei  discorsi  dei  protezio- 
nisti, eon  una  speciosa  apparenza  di  verità  non  racchiude 
che  un  grossolano  sofisma.  * 

E  primieramente  è  assolutamente   erroneo  il  dire   che 


2d 

eli  eeoitoinisii  fondino  la  teoria  dei  libero  scambio  sulle 
ipotesi  d'uD  mondo,  dal  quale  ogni  differenza  di  nazionalità 
fosse  sbaodiia.  Che  anzi  non  solo  riconoscono  essi  e  confes-* 
sano  il  fatto  delle  nazionalità^  ma  eziandio  lo  giustificano  e 
lo  aeeettano  come  un  fatto  provvidenziale,  ponendolo  appunto 
a  base  della  loro  teoria.  Le  nazionalità  gelose,  ostili-,  batta- 
gliere dei  barbari  tempi,  non  hanno  certamente  e  non  avran- 
no  mai  né  Tapplaùso  né  il  rimpianto  degli  economisti.  Ma 
essi  ammettono  fra  le  nazioni  eerte  notabili  diSerenie  fisi« 
che,  geografiche,  etQografiehe>  politiche  e  sociali,  che  costi- 
tuiscono lo  loro  personalità,  la  loro  originalità  ed  autonomia. 

E  sì  è  -appunto  perchè  esistono  queste  differenze  tra  pae- 
se, fra  nazione  e  nazione,  che  gli  economisti  dichiarano  ne-^ 
cestsario  lo  stabilire  fra  le  diverse  popolazioni  una  razionale 
divisione  del  Javoro,  in  quella  guisa  medesima  e  per  gli 
stessi  motivi  che  hanno  fatta  stabilire  fra  grindividui.  Ed  in 
quell'identico  modo  che  la  divisione  del  lavoro  individuale 
irae  alla  necessaria  conseguenza  della  libertà  di  scambio  fra 
i  cittadini,  affinchè  ciascuno  possa  provvedersi  quelle  cose 
che  non  ba  personalmente  prodotte,  dando  in  correspettivo 
le  cose  che  produce,  cosi  del  pari  la  divisione  del  lavoro 
tra  popoli  conduce  ad  una  conclusione  perfettamente  eguale. 

È  veramente  singolare  il  ragionamento  degli  avversari: 
dalla  premessa  che  sussistono  fra  i  diversi  Stati  certe  incan- 
cellabili disparità,  in  virtù  delle  quali  ognuno  d*essi  è  più 
acconcio  ad  un  dato  numero  di  produzioni,  anziché  ad  al- 
tre che  sono  riserbate  agli  Stati  vicini  e  lontani,  ne  inferi- 
scono Tinduzione  che  gl'interessi  di  questi  Stati  sono  opposti 
ed  ostili,  che  essi  devono  vivere  separati,  che  devono  farsi 
una  guerra  almeno  di  tariffe  doganali.  E  noi  affermiamo  che 
è  precisamente  la  conclusione  inversa  che  bisognava  ricavare 
da  quella  premessa. 

«  Tutto  dinota  infatti,  diremo  qui  col  Dunoycr  (i),  che 


i*^rti«MMaaMiM*^iMM*i.*i*i 


(1)  Memoria  succitata,  pag.  33« 


56 

Tnuiore  di  tulle  cose,  collocando  le  nazioni  in  mezzo  a  con- 
,  <] i/ioni  si  prodigiosamente  diverse,  distribuendo  loro  riecbex- 
7Q  e  facolti  buon  numero  delle  quali  sembrano  tanto  peeu- 
tinri  ad  alcune  di  esse,  quanto  sono  pur  nondias^no  neees- 
sarie  a  tutte,  volle  che  invece  di  isolarsi ,  essi  strìngessero 
vincoli  d'unione,  ed  avessero  relazioni  di  commercio  molie- 
ftlici,  coniinue,  vivaei  ed  ognora  più  numerose  e  più  attive* 
Basta  aprir  gli  occhi  per  vedere  che  esiste  dovunque  un 
gran  novero  d'industrie,  e  delle  più  importanti,  per  le  quali 
h  mestieri  mettere  a  contribuzione  i  più  diversi  paesi ,  ed 
il  cui  esercizio  diverrebbe  immediatamente  impossibile,  se 
le  commerciali  relazioni  che  uniscono  più  o  meno  comple- 
tamente le  diverse  parti  del  mondo,  fossero  un  di  interrotte* 
Né  punto  più  arduo  è  il  riconoscere  che  vi  hanno  ragguar- 
devoli industrie,  le  quali  sono  interamente  proprie  di  certi 
paesi,  e  che  divengono  motivi  naturali,  e  quasi  direi  ine- 
TÌtAbili  di  comunicazione  fra  questi  e  tutti  gli  altri  paesi. 
Egli  è  poi  da  osservarsi  che  le  industrie  dette  similari,  cui 
simultaneamente  esercitano  diverse  contrade,  barino  k  mag- 
gior parte,  in  ciascuna  regione,  caratteri  ohe  le  contraddi- 
stinguono; che  tutti  i  popoli  imprimono  a  tutti  i  loro  pro- 
dotti un  particolare  marchio;  e  che  questa  diversità  dei 
medesimi  prodotti,  renduta  più  sensibile  alla  naturale  attrat- 
tiva che  hanno  per  gli  uomini  di  tutti  i  paesi  le  cose  ve- 
nute da  lontano,  basta  abbondantemente  a  far  si  che  non 
si  escludano  vicendevolmente,  e  che  all'  incontro  si  servano 
reciprocamente  di  incentivo  allo  smercio,  provocando,  fra  i 
paesi  che  li  creano,  attive  relazioni  commerciali  >. 

Lungi  adunque  dal  legittimare  un  sistema  di  ostilità  e 
di  restrizioni*  le  naturali  e  molteplici  varietà  economiche , 
dalle  quali  le  nazionalità  sono  contrassegnate,  determinano 
invece  e  sanzionano  un  regime  di  illimitata  libertà  di  scambi. 
E  nulla  può  trovarsi  di  più  assurdo  che  il  supposto  argo- 
mento che  gli  avversari  derivano  dalla  santa  idea  dell'indi- 
pondenzu,  da  essi  falsata  ed  abusata.   Quando    due    privati 


S7 

iodiviilui  fanno  scambio  dei  rispettivi  prodotti  o  dei  loro 
senrigi,  nessuno  ha  mai  sognato  di  affermare  eh'  essi  rinun- 
sino  pereto  alla  personale  loro  indipendenza;  anzi  il  buon 
senso  chiama  tanta  più  indipendente  e  libero  quell'uomo 
ehe  può  lare  più  scarobìi  e  procurarsi  un  maggior  numero 
di  soddisfazioni,  mentre  invece  appella  restrizione  dell'in* 
dipendenza  tfualunque  vincolo  che  la  legge  o  T  altrui  vo« 
Ionie  si  alterni  di  mettere  alla  facoltà  di  scambiare.  Or  ciò 
che  è  vero  di  due  particolari  persone,  cesserà  di  esserlo 
di  due  grandi  aggregati  d'uomini,  di  due  nazioni?  Quando 
il  Piemonte  fa  commercio  coli'  Inghilterra ,  in  che  m^i 
vede  menomata  la  propria  indipendenza?  E  se  vuoisi 
chiamare  dipendenza  e  soggezione  il  bisogno  che  il  Pie- 
monte ha  dei  ferri  inglesi,  chi  non  vede  che  questa  sog- 
gezione trova  il  suo  correspettivo ,  il  suo  esatto  compenso 
nel  bisogno  che  ha  1*  Inghilterra  delie  sete  piemoptesi? 

Il  preteso  argomento  dell'  indipendenza  è  stato  abilmente 
eonfoiato  da  uno  dei  più  valenti  oratori  della  léga  inglese, 
dal  sìg.  W.  J.  Fox. 

«  Essere  indipendente  dallo  straniero,  diss'egli,  ecco  il 
favorito  tema  dell'aristocrazia.  Ma  chi  mai,  di  grazia,  è  que- 
sto gran  signore,  questo  avvocato  della  nazionale  indipen- 
denza, questo  nemico  di  qualunque  dipendenza  dall'  estero? 
Esamioiamo  la  sua  vita.  Ecco  un  cuoco  francese^  che  pre« 
para  il  pranzo  del  padrone,  ed  un  cameriere  ivizzero  che 
aeeoncia  il  padrone  per  l'ora  del  banchetto.  Mitedy,  che 
accetta  la  sua  mano^  è  tutta  splendente  di  perle,  non  mai 
trovate  nelle  ostriche  britanniche,  e  la  piuma  che  ondeggia 
sulla  sua  capigliatura  non  fece  mai  parte  della  coda  d'un 
tacchino  inglese.  Le  carni  della  sua  mensa  vengono  dal 
B^giOy  i  suoi  vini  dalle  rive  del  Reno  o  del  Rodano.  Ei 
riposa  gli  sguardi  sopra  fiori  venuti  dall'ilmerica  Meridionale^ 
e  solletica  l'olfato  col  fumo  d'una  foglia  portata  dall' ilme- 
rica  Boreale.  Il  suo  favorito  puledro  è  di  araba  origine,  ed 
il  suo  cane  della  razza  del  San  Bernardo.  Ricca  è  la   gal- 


28 

Iorio  (li  qnaJri  fiamminghi  d  di  statue  greche.  Ih  egli  bra^ 
ma  di  distrazioni?  Va  a  sentire  cantanti  italianiy  islrumenti- 
Mi  tedeschi^  e  lo  spettacolo  si  compie  con  un  ballo  francese^ 
6* innalza  egli  agli  onori  giodiziarii?  L'ermellino  che  orna 
ic  sue  spalle  non  aveva  mai  prima  d'allora  flgaraio  sul  dorso 
d'  una  bestia  britannica.  Persino  la  sua  mente  è  un  centone 
di  esotiche  contribuzioni.  La  stia  filosofia  e  la  dua  poesia 
Vengono  di  Creda  o  da  Roma^  la  sua  geometria  da  Ales- 
mandria  ^  la  sua  aritmetica  dall' il ra6ia  e  la  sua  religione 
dalia  Palestina.  Nella  sua  cuna  inrantile  fregò  i  suoi  denti 
sul  corallo  dell'Oceano  indiano;  e  quand'ei  morrà  il  marmo 
di  Carrara  coprirà  la  sua  tomba •••  Ed  ecco  l'uomo  che 
dice:  Siamo  indipendenti  daUo  stranierol^..  (<)• 

La  sola  cosa  dalla  quale  l'aristocratica  inglese  voleva 
che  l'Inghilterra  fosse  indipendente,  la  sola  cosa  di  cui  bra- 
mava proscrivere  l' importazione,  era  il  grano.  Volea  che  il 
popolo  fosse  indipendente  e  libero  di  morire  di  fatne,  ed 
egli  •  (  il  landlord  )  libero  e  indipendente  d'affamarlo.  E 
della  stessa  stampa  è  la  libertà,  è  l' indipendenza  che  invo- 
cano in  tutti  i  paesi  i  fautori  della  restrizione.  Qui  sono  i 
minatori  che  vogliono  l'indipendenza  dal  cdmbustibile  o  dal 
ferro  straniero;  là  sono  i  teslitori  che  la  invocano  dalle  tele 
e  dai  panni  forestieri;  e  cosi  di  seguito. 

Ma  le  commerciali  restrizioni  (  osservano  i  nostri  contrad- 
ditori) sono  imposte  dall'interesse  dell'industria;  le  arti  lan- 
guirebbero se  protette  non  fossero,  e  lutti  i  paesi  che  hanno 
fatto  reali  e  grandi  progressi  industriali^  li  hanno  compiti 
sotto  l'egida  del  protezionismo. 

•    Il  governo,  la  società  sono  (e  chi  lo  nega?)  in  debito 
dì  protezione  verso  le  arti  e  le  industrie,  in  questo  senso 


(1)  Discorso  di  Fox  nel  Meeting  del  S6  gennajo  1844.  (Vedi 
r  opera  intitolata  Cobden  et  la  tigae,  di  Bastiat,  e  il  nostro  ar- 
ticolo Lega  inglese 


29 

ehe  devono  rimuovere  tutte  le  rause  artificialmente  o  fraut 
dolentemente  perturbatrici  dell*  esercizio  e  della  libertà  della 
industrie  medesime.  Ma  questa  protezione  non  deve,  noa 
poò  estendersi  (  e  noi  lo  abbiamo  provato  di  sopra  )  fino  al 
segno  dì  ereare  monopolii  e  restrizioni,  quand'aneo  queste 
tornar  dovessero  realmente  vantaggiose  alle  arti  protette. 

Se  non  che,  ò  erroneo  il  diro  che  una  tal  proteziode 
riesea  effettivamente  giovevole  alle  arti  medesime,  È  possi-r 
bile  il  dare  di  questa  verità  una  rigorosa  dimostrazione. 

Allorquando,  in  un  paese,  una  industria  qualunque  (  per 
esempio  quella  delle  cotonerie)  vien  messa,  mercè  di  re* 
strizìoni  doganali,  al  riparo  dell'estera  concorrenza,  gli  uo- 
mini dai  quali  questa  è  esercitata  si  trovano  pasti  immedia-i 
tamenie  in  una  posizione  che  permette  loro  di  vendere  ai 
loro  compatrioti  i  proprii  prodotti ,  le  loro  telerie  ad  un 
prezzo  piò  alto  di  quello  che  era  lor  dato  costituire  prima 
che  le  restrizioni  fossero  state  create.  Ciò  assicura  loro  un 
lucro  eccezionale.  -^  Ma  un  tal  lucro  non  tarda  gran  faito 
a  venir  meno.  Adescali  dalla  prospettiva  -di  un  eccezionale 
guadagno,  i  capitali  affluiscono  verso  1*  industria  che  lo  pro- 
cura; e  questo  movimento  dei  capitali  che  vengono  (  giusta 
la  pittoresca  espressione  del  Rossi  )  ad  ingurgitarsi  nei  fitti- 
zii  eanali  aperti,  non  si  fermerà  tranne  al  mon^coto  iq  cui 
la  eoncorrenzQ  interna  avrà  ricandotto  i  benefizi  4^11' indù- 
itria  proietta  al  limite  minimo  c\ti  possano  discenderei  cioè 
al  pari  con  tutti  gli 'altri  profitti  (4).  Ora,  se  si  riflette  che 
il  motivo  per  cui  V  Industria  è  protetta,  si  è  che>  Vendendo 
i  prodotti  air  antico  prezzo,  essa  sarebbe  danneggiata  ;  se  si 
osserva  che  1^  concorrenza  interna  costringerà  ipevitabiimente 
i  produttori  a  contentarsi  del  beneficio  netto  che  daniiq 
tutte  le  altre  arti,  ai  giupge  inelt^ttabi Intente  pila  qoqclqsione 


(i)  V-  il  tDiq  :pratlaio  teorico^pratico  di  economia,  politica g 
Tol.  111^  pag.  61  della  2,'  edisione. 


so 

die  quel  tanto  di  più  che  al  preno  naturale  ha  aggiunto 
la  resiri»one,  mentre  è  un  danno  positivo  pel  compratore, 
non  rappresenta  alcun  reale  vantaggio  pel  venditore,  omi  bensì 
soltanto  rappresenta  il  maggior  dispendio  di  prodozioDe  ebe 
eosta  un'industria  non  omogenea  al  paese.  Per  rendere  più 
evidente  e  sensibile  il  fatto,  supponiamo  che,  sotto  il  rcfime 
di  libertà  9  le  cotonine  straniere  si  vendessero  a  5  soidi  il 
pafnno.  La  protezione  permette  di  portare  a  IO  midi  questo 
pretzo.  Momentaneamente  i  produttori  di  cotonine  nazionali 
furanno  un  largo  guadagno.  Ma,  dopo  questa  prtnui  /ase 
del  fenomeno,  viene  la  seconda,  viene,  cioè,  rioierna  con- 
correnza^ la  qoale  riduce  il  prezzo  del  palmo  di  cotonina  a 
9,  a  8,  a  7,  a  6  soldi.  Suppongo  che  quesi*  ultima  cifra 
rappresenti  il  costo  di  produzione  interno,*  compresovi  il 
benefizio  del  fabbricante.  Dunque  il  prezzo  non  anderà  al 
dissotto  di  6  soldi.  Rimarrà  dunque  ancora  la  «lilTerenza  di 
4  soldo  tra  il  prezzo  del  prodotto  nazionale,  e  quello  del 
prodotto  simile  esotico.  Ma  questo  soprappiù  non  anderà  già 
(come  nella  prima  fase)  nella  borsa  del  produttore;  bensì 
rappresenterà  una  perdita  netta  pel  paese,  perdita  derivante 
dal  divario  irremediabilmenie  esistente  tra  il  costo  di  pro- 
duzione nel  paese,  e  quello  del  (irodotio  estero. 

Arroge  ancora  che,  se  l' industria  in  questione  fosse  la 
sola  favorita  dalla  legge  restrittiva,  il  benefizio  che  nella 
prima  fase  le  è  assicurato,  potrebbe  sembrare  se  non  molto 
onesto,  almeno  molto  vantaggioso  e  reale  per  lei,  permet- 
tendole  (fi  vendere  il  suo  prodotto  al  prezzo  di  monopolio. 
Ma  è  d*uopn  riflettere  che,  per  quanto  T  arbitrio  non  co« 
nosjpa  legge,  è  però  impossibile  cht  una  cosi  eccezionale 
condizione  duri  per  lungo  tempo;  è  impossibile  che  ima 
sola  sia  r  arte  assistita  dal  sistema  restrittivo.  Dal  momento 
clic  una  professione  ha  ottenuto  dal  potere  sociale  questo 
singolare  favore  di  escludere  1*  incomodo  aculeo  della  stra- 
niere concorrenza,  iutt«  le  altre  protcssiofìi,  o  cnokc  srlaieno, 
sorgono  a   fargli  identica   domanda.    Egli   sarà  giuocoforza 


81 

r  aceoodiscendere,  perchè  le  •teste  ragioni  che  assistevano 
h  prima  fisnehegi^aiio  tutte  le  altre.  Le  quali  perciò,  ad 
imitaxtoQe  di  quella,  alzano  i  prezzi  de'  loro  prodotti.  Dal 
che  deriYa  quella  fiilsa  poaizlone,  che  abbiamo  earatterizzala 
pia  aopra  eoU*  esempio  della  folla  del  Manzoni,  quella  po« 
sizione  in  cui  nessuna  industria  può  vendere  più  caro  ciò 
ch'essa  fa,  se  non  a  condizione  di  pagare  |mù  caro  ciò  ch'essa 
consuma  ;  e  per  conseguenza,  l' ultimo  risultato  a  cui  metie 
il  sisteoia,  si  è  di  obbligare  il  paese  a  produrre  più  dispen* 
dìosamente  tutte  le  cose  onde  ha  bi^gno. 

Ma  non  basta.  L*  esempio  dato  dalla  prima  industria  die 
si  è  fiitu  proteggere  conuo  lo  estranee  rivalità,  non  è  imi- 
tato  solamente  dalle  altre  industrie  dei  forestieri  paesi. 
Ognuno  di  questi,  vedendo  respingere  dallo  Stato  vicino  i 
prodotti  delle  proprie  manifatture,  respinge,  rappresaglia,  le 
merci  della  finitima  contrada;  e  una  nuova  conaeguenza  di 
questo  odioso  ed  assurdo  sistema  di  universale  ripulsione, 
si  è  che  le  diverse  industrie  d' ogni  paese  non  solo  devonti 
tdlerare  il  pregiudizio  di  pagare  ogni  cosa  più  caramente, 
di  lavorare  più  dispendiosamente  e  di  avere  maggiore  didi- 
colta  a  vendere  i  loro  prodotti  sull'  interno  mercato ,  ma 
eziandio  di  vedersi  perentoriamente  espulse  dai  mercati  degli 
altri  paesi  del  mondo  (4). 

Alle  quali  osservazioni  fa  d' uopo  aggiungere  ancora  che 
non  sempre  T  aumento  de'  prezzi  arUficialmente  prodotto 
dalle  doganali  restrizioni  assicura  alle  proteiietindustrie  la 
fiicoltà  di  vendere  con  vantaggio  i  loro  prodotti.  Questo 
aumento  infatti  ha  spesso^  per  effetto  dì  scemare  e  di  sco- 
raggiare il  consumo  che  altre  industrie  fanno  dei  prodotti 
dell'industrii  favorita;  talché,  se  questa  riesce  a  vendere 
più  cari  gli  oggetti  che  commercia,  ne  vende  però  minore 
quantità,  ed  il  suo  lucro  effettivo  risulta  per  tal  guisa   mi- 


(I)  V.  Dunoyer,  op.  cit.,  pag.  29, 


S2 

nore.  Se,  per  proteggere  la  nazionale  pastorizia,  vieta  od 
incaglia  il  governo  l'importazione  della  lana  forestiera,  non 
v'  ha  dubbio  che  sarà  in  facoltà  dei  possidenti  indigeni  il 
pretendere  delle  loro  lane  un  prezzo  proporzionalmente  più 
alto;  ma  i  fabbricanti  di  panni  restringeranno  le  loro  ope- 
razioni, compreranno  minoro  quantità  di  lane,  e  cosi,  in 
ultima  analisi,  il  profitto  dei  venditori  di  lana  troverassi  ri- 
dotto a  limiti,  che  possono  divenire  più  esigui  di  quello 
che  stali  sarabbero  se  la  loro  industria  non  fosse  stata 
protettta. 

Del  tutto  gratuita  è  poi  l'asserzione  (tante  volle  ripetuta) 
dei  nostri  avversari,  che  le  nazioni  oggidì  più  avanzate  nelle 
arti  e  nelle  industrie  abbiano  fatto  i  loro  maggiori  progressi 
sotto  r  influsso  del  sistema  restrittivo.  Nel  nostro  articolo 
storico  suir  Inghilterra,  la  quale  è  appunto  la  nazione  che 
più  frequentemente  si  cita,  abbiamo  provato  che  in  generale 
i  mirabili  porfezionamenti  industriali  in  quel  paese  compiuti 
si  avverarono  piuttosto  a  malgrado  che  a  cagione  del  prole* 
zionismo.  E,  per  fermo,  è  ben  difficile  il  comprendere  come 
possa  giavare  ai  popolo  ed  alle  loro  industrie  un  regime  che, 
come  abbiamo  di  sopra  veduto,  tende  fatalmente  a  produrre 
i  risultati  contrari. 

Ciò  che  realmente  vantaggia  le  nazioni  e  le  arti  produt* 
live,  si  è  la  concorrenza,  l' emulazione,  il  pacifico  coofliiio 
degli  ingegni,  dell'attività,  dei  capitali  e  del  lavoro;  si  ò 
il  libero  scaftrbio  delle  merci,  delle  derrate,  delle  idee^ 


ss 

itelto  proprietà  liitcll«ltii»l«  CMuilderMft 
dal  Iftto  del  dlrllte  (1>. 


Vi 


ì  ha  o  non  vi|  ba  una  proprieth  intellettuale?  Il  pror- 
dottore  intellettuale,  l'artista,  lo  scrittore,  eec.,  è  o  non 
è  proprietario  della  sua  opera?  Ed  è  a  torto  o  a  ragione 
che,  per  designare  diritti,  d'altronde  assai  differenti,  gli  si 
accorda  di  riconoscere  so  quest'opera  l'espressione  di  prò» 
prietk  letteraria  o  artistica  che  gik  da  mezzo  secolo  è  quasi 
ooanimemente  prevalsa?  Beco,  in  tutta  la  sua  seroplieità,  ma  in 
tutta  la  sua  estensione,  il  problema  messo  in  campo  a  firn* 
lelks  innanzi  ai  rappresentanti  di  tutte  le  nazioni  incivilite 
e  efae,  malgrado  la  soluzione  che  ha  ricevuto  al  Congresso, 
resta  tuttavia  insoluto  innanzi  al  mondo  intelligente. 

Per  risohere  questo  probleAia  intorifo  al  quale  si  è 
tanto  discusso,  una  sola  cosa,  per  quello  che  ci  pare,  è  ne* 
eessaria  a  sapersi.  Che  cosa  è  la  proprieth  ?  Da  che  dipende 
?  in  che  consiste?  Ciò  che  subilo  risalta  agli  occhi  né  più 
né  meno  da  questa  inchiesta  si  è:  la  proprieth  è  dessa  le* 
gittima  ? 

Chiedere  se  la  proprieth  sia  legittima ,  è  agli  occhi  di 
molti  fare  una  domanda  ridicola,  se  non  impertinente:  im« 
perelocehè  tuui  credono  alla  proprieth,  *  o  per  lo  meno  tutti 
credono  di  credervi.  E  quando^  una  ventina  d'anni  fa,  uno 
scrittore  oscuro,  in  cerca  dei  mezzi  di  cessar  d'esserlo  e 
preferendo  come  più  rapido  e  più  sicuro,  lo  scandalo  alla  sti- 
ma immaginò  di  dare  al  pubblico  per  cosa  nuova,  che  cosi 


(i)  A  segoito  de'  nostri  studi  sulla  proprietà  letteraria ,  noi 
pobblichiaiDo  una  dotta  Memoria  dell'  illostre  giurecoosalto  Passy» 
estratta  da  un  volame  ancora  inedito  sulla  proprieth  intelleltoale 
che  ferrh  presto  alla  loco  a  Parigi. 

k%n\u.  Slalisdcat  voL  XXHI,  $érU  3»^  3' 


34 

baonameDie  b  prese  per  tale,  il  vecebio  guauakaglio  di  pa« 
role  d*  un  vecchio  libraccio  disprezzato  dai  nostri  padri  (4), 
ciò  produsse,  noi  non  T abbiamo  dimenticato,  perchè  noi 
ne  fremiamo  ancora  internamente,  un  sollevamento  uni- 
versale d' iadegnaziooe.  Giammai  socceaso  fu  cosi  com- 
pleto; e  fu  invano  che  dopo,  e  coi  mezzi  i  più  disperati, 
r  ardito  declamatore  ba  cercato  di  raggiungere  simili  effetti. 
Egli  ha  coperto  Dio  delle  sue  imprecazioni  e  del  suo  dt« 
sprezzo,  fece  a  Satana  le  anticipazioni  le  più  lusinghiere  e 
le  più  tenere  proteste:  né  Dio  né  Satana  non  banqo  fatto 
sembianza  di  commoversene,  e  nessuno  si  è  molto  oom* 
mosso  per  esso.  Ma  i  più  miti  hanno  maledetto  con  parole 
di  furore  Tempio  che  levava  la  mano  contro  Farce  santa 
del  lavoro,  e  ruggiti  di  terrore  e  di  collera  si  fecero  udire 
da  tutte  le  parti  quando  il  possessore  del  suolo  o  il  deteo- 
tore  de*  suoi  frutti,  meno  tolleranti  o  meno  fidenti  nella 
loro  forza  che  il  Greaiere  sentirono  intimarsi  come  a  lui  9 
in  nome  dei  pretesi  progressi  della  scienza,  di  dover  «  ri- 
lirprsi  >  senza  indugio  innanzi  al  nuovo  ordinatore  di 
tutte  le  cose  (S). 


(i)  La  famosa  forinola;  La  proprietà  è  tia  farto;  «  questa  m 
deflnisione  più  preziosa  ebe  i  milioni  di  Rothschild,  «  questa  espres- 
sione di  cai  non  se  ne  dice  due  in  due  mila  anni  »,  questa  ri- 
veUsione  che  era  a  dire  del  signor  P.  G.  Proudhon  «  il  solo  suo 
bene  fulla  terra  *i  e  che  credeva  essere  T  avvenimento  il  più 
considerevole  del  regno  di  Luigi  Filippp  »;  qaesta  formola  è  co- 
piata,  aflalto  trivialmente  copiata,  come  pure  la  maggior  parte  delle 
considerazioni  che  l'appoggiano,  dalle  ricerche  filosofiche  sulla  pro- 
prietà e  sul  furto  di  Brissot  de  Warville  che  espiò  poscia  e  fece 
obbliare  qaesta  opera  detestabile  morendo  coi  Girondini  per  le  idee 
apposte.  Si  trovano  dei  dat|  curiosi  su  questo  soggetto  nell' eccel- 
lente istoria  del  comunismo  del  sig.  A  Sadre. 

(2)  «  Deslraam  et  aedificabo  »  (  io  distruggerò  ed  edificherò  ) 
è  roncata  divisa  dell'autóre  delle  contraddisioni  economiche. 


35 

Bitogna  ben  dirlo,  questa  riprovatione  delle  idee  del 
sif •  Proadhon  pesava  meno  sul  fondo  che  sulla  forma  ;  e 
non  tanto  alla  sua  dottrina  quanto  alle  application!  eh*  egli 
ne  soleva  fare  s' indirizzava  la  resistenza  del  maggior  nu- 
mero. Quelli  che,  come  lui,  non  temevano  di  mettere  al* 
r  ordine  del  giorno  il  racconciamento  dei  beni  di  questo 
mondo,  reclamando  come  ponto  di  partenza  di  un  avvenire 
nuovo,  la  distruzione  antecedente  di  tutto  il  passato,  non 
*  sono  i  soli  essi  che  abbiano  messo  in  quistione  ai  no- 
stri giorni  il  diritto  di  proprietà;  e  fra  quelli  stessi'  che, 
per  sentimento  del  pericolo  o  per  attaccamento  alle  tradi- 
zioni della  coscienza  universale,  si  sono  più  altamente  op- 
posti alle  divagazioni  ed  alle  intraprese  socialiste,  fra  quelli 
che,  pel  loro  coraggio  e  pel  loro  talento,  hanno  inconie- 
stabilmente  contribuito  a  mantenere  intatta  la  situazione  dei 
proprìetarj  minacciati,  ve  ne  ha  più  d'uno,  se  si  spingono 
un  pò  gli  argomenti ,  che  non  più  che  I  proprj  avversar] , 
non  comprende,  non  rispetta,  ed  in  fondo  non  ammette 
la  proprìèth.  Non  è  per  considerazioni  d'  utilità ,  ben  più 
che  per  viste  di  giustizia,  che  si  ha,  nella  maggior  parte 
delle  discussioni  eontem|y>ranee ,  motivata  l'appropriazione 
esclusiva  della  terra  e  la  disposizione  assoluta  de'  suoi  pro- 
dotti, e  non  è  come  il  più  profittevole  degli  aggiustamenti 
piuttosto  che  come  la  più  inviolabile  delle  obbligazioni  che 
il  rispetto  del  bene  altrui  fu  presentato  all'approvazione 
degli  uomini  ?  Non  vi  ha  una  scuola  intiera»  ed  una  scuola 
potente,  che  fa  oggidì  derivare  la  proprietà  dalla  consacra- 
zione e  dalla  istituzione  stessa  della  legge,  e  che  per  spie- 
game  l'esistenza,  per  determinarne  i  confini  e  giustificarne 
le  conseguenze  non  conosce  altra  regola ,  altro  criterio  ed 
altra  misura  che  le  necessità  della  vita  comune  e  il  grande 
vantaggio  del  maggior  numero?  Ora  subordinare  l'esistenza) 
del  diritto  al  suo  riconoscimento,  non  è  negargli  il  carattere 
stesso  di  diritto  e  ridurlo  alla  condizione  di  fattoi  Atiri* 
buire  alla  volontii  di  un  legislatore  la  creazione  di  un' isti- 


fazione,  non  è  conferire  al  legislatore  il  potere  di  roodifÌT 
care  o  di  distruggere  a  suo  talento  questa  istituzione?  Foni 
dare  i  più  essenziali  e  i  più  universali  rapporti  umani  sol* 
l'utilità,  non  è  dare  a  questi  rapporti  una  base  evidente* 
mente  incerta  e  discutibile  3  e  poiché  gli  interessi  variano 
dall'  uno  all'  altro  come  ptire  la  maniera  di  farli  intendere, 
non  è  autorizzare  al  di  là  del  bisogno,  ben  lungi  dal  calmare, 
tutti  i  reclami  e  tutte  le  pretensioni?  Noq  è  raggiungere^ 
in  una  parola,  fino  alla  sua  radice,  ogni  speranza  di  saldezza, 
rovinare  ^cnza  ritorno  ogni  nozione  di  giustizia  ;  non  è  scre- 
ditar^ )a  legge  stessa  ed  elevare  l'edificio  sociale  sul  vuoto? 
Imperocché  le  prescrizioni  civili  non  hanno  più  ragione  di 
essere  se  esse  non  sono  l' espressione  delle  prescrizioni  moT 
rali;  e,  senza  il  pensiero  di  un  diriuo  che  la  rialzi  e  che 
la  protegga ,  la  forza ,  ^ia  pubblica ,  sia  privata  non  é  che 
una  violenza  senza  causa  e  senza  scusa.  La  legge  e  1-  utility 
non  sono  adunque  che  appoggi  di  seconda  itiano,  i  quali 
non  sostengono  nulla  se  essi  non  sono  sostenuti  da  alim 
cagione.  Quelli  che  ripongono  in  tali  armi  la  loro  con- 
fidenza non  sono,  in  qualunque  maniera  essi  pensano,  che 
dei  campioni  equivoci  ;  e  la  caus^  che  essi  abbracciano , 
sotto  la  loro  guardia  non  é  sicura.  Possono  essere  assai  ai- 
laccati  alla  tale  o  tal'  altra  forma  di  proprietà ,  ma  essi  non 
aderiscono  al  principio  della  proprietà.  Possono  essere  i  di- 
fensori più  devoti,  più  ardenti,  più  disinteressati  dei  diritU 
legali  dei  proprietari!;  ma  essi  non  hanno  alcuna  idea  del  di- 
ritto naturale  di  proprietà.  Resistono  al  saccheggio  dei  frulli 
più  desiderabili;  ma  abbandonano  l'albero  che  li  porta.  Sor- 
reggono e  consolidano  alla  meglio  eie  che  ^i  vede  deH'edificiq 
baituio  in  breccia;  essi  ne  trascurano  il  fondamento  minato 
sotto  il  suolo:  ma  fanno  ancora  peggio,  ne  pegano  perOnq 
r  esistenza. 

Questo  fondamento  secreto  che  aimuncia  tulio  che  non 
comparo  all'occhio  ma  sovr'esso  riposa,  tutto  ciò  che  vi 
compare,  p  senza  il  quale  nulla  potrebbe  sussistere,  e  noa 


87 

SI  {Potrebbe  éòncepWe  neppure  un  istante  $e  non  è  al  di -^ 
faori  dell'uomo,  nei  fatali  contingenti  e  variabili,  e  airin- 
terno  di  e^so  e  in  quello  che  vi  fil  in  esso  di  più  neces* 
sano,  di  piò  industrioso, «nella  liberti  morale  che  ogni  serie 
filosofia  andrà  a  cercarlo.  E  qui,  qui  unicamente  che  è  pos* 
sibtie  provare  non  dei  fenomeni  discutibili  >  ma  la  legge 
dei  fenomeni,  non  dei  fatti  di  proprietà^  ma  il  diritto  di 
proprietà.  La  proprietà  non  è  un'accessorio  dell' uomo,  un 
prodotto  facoliativo  delle  convenzioni  sociali,  essa  è  il  fonda- 
mento dì  sua  natura,  e  desso  non  lo  circonda  da  ogni  parte 
se  nnn  perchè  procede  sèmpre  da  Tu). 

Ciò  che  la  costituisce  non  è  questo  o  ()uell' oggetto  im- 
prontato dall'umana  attività;  è  appunto  questa  attività  stes- 
so; è  Teserci^io  individuale  delle  facoltà  e  la  personalità  pro«» 
pria  che  è  il  privilegio  dell' Umanilà.  E  come  è  stato  eletto 
con  altrettanta  giustezza  che  forza,  «  la  possessione  di  sé 
stesso  *  è  t  la  cita  della  ^ita  ».  L'uomo  è  in  grazia  del 
decreto  della  provvidenza  che  gli  ha  dato  il  libero  arbitrio, 
proprietario  di  sé  medesimo  ì  e  non  è  che  in  forza  di  questo 
medesimo  decreto,  proprietario  di  sé  stesso.  Un  momento 
di  riflessione  basterà  per  farlo  comprendere* 

L'uomo  è  una  forza,  uba  fòrza  automotrice;  ma  non  è 
Dna  forza  indipendente.  Dispone  di  sé;  ma  non  basta  a  sé 
^esso.  Per  durare  bisognerebbe  si  rinnovasse;  e  per  rinno- 
varsi è  necessario  si  consumi^  E  dunque  per  la  necessità  la 
più  evidente,  in  commercio  perpetuo,  col  mondo  esteriore , 
preadeniio  e  restituendo,  ricevendo  e  donando 4  pagando 
aUa  lettera  la  sua  persona^  tuttoció  che  assorbe  la  persona 
t  viviOdando  per  esser  vivificato  inceséantemenle  per  una 
certa  trasmutazione  misteriosa:  ciò  che  ora  cèssa  d'essergli, 
ciò  che  non  era  lo  diviene  ;  e  la  vita  come  un  moto  circo- 
lare,  sorte  dall'uomo  sotto  una  forma  per  rientrarvi  sotià 
an'  ahra. 

Ma  fra  queste  trasformazioni    più   0  meno  rapide,  per- 
siste r  ìdentttn  del  soggetto;  la  forza  una  volta  nata  in  lui' 


88 

■ 

è  sua  per  sempre^  i  sopra  qualunque  punto  della  sua  car- 
riera la  ai  eonsideri,  raeeoUa  nel  suo  centro,  o  sparsa  lungi 
da  lui,  forma  o  agente,  latente  o  visìbile,  è  sempre  la  stessa 
forza ,  diversamente  applicata  ma  jion  cambiata.  E  sempre 
la  personalità  libera  d*  un  agente  morale. 

Del  resto  in  ciò,  e  malgrado  la  sua  natura  superiore , 
r  attività  umana  non  fa  ecccEÌone,  nulla  quaggiù,  né  materia 
né  forza  non  comporta  distruzione.  Le  apparenze  cambiano, 
r  essenza  resta,  e  il  mondo  non  è  che  una  serie  di  movi- 
menti. Quando  la  luce  disseminata  nello  spasio  cessa  di 
essere  percettibile  ai  nostri  sguardi,  eli' è  completa  come 
quando  è  sfolgorante  in  tutta  la  sua  pompa;  e  quando  il 
vapore,  tramutazione  fremente  del  generatore,  ricade  freddo 
e  stanco  fuori  della  macchina  che  lo  rigetta,  la  sua  potenza 
non  è  né  annichilita,  nò  diminuita,  elFè  spostata,  e  la 
scienza  abile  a  seguir  tutto  e  a  misurar  tutto  può  ritrovarla 
intiera  nei  giri  ch'egli  ha  animato,  nelle  resistenze  che  ha 
vinto,  nei  pesi  che  ha  sollevato,  nei  corpi  che  ha  sminuz- 
zati 0  riscaldati,  come  prima  di  comparire  nelPacqua  s'agi- 
tava nel  fuoco,  come  prima  di  stiscitare  la  fiamma,  essa  co- 
vava negli  elementi  tranquilli  della  combustione. 

Quando  dunque  l'uomo  produce  al  di  fuori,  la  forza  in- 
teriore che  è  in  lui,  manifesta  sotto  una  forma  o  sotto  un'al- 
tra, questa  iniziativa  che  è  il  suo  maraviglioso  dono;  quando 
per  un  impulso  tutto  suo  proprio;  dà  alle  cose  un  anda- 
mento che  non  avevano,  egli  modifica  la  loro  disposizione , 
la  loro  destinazione,  i  loro  rapporti,  e  porta  su  di  essi  la 
stia  impronta;  quando  egli  agisce  in  una  parola  e  fa  un'o- 
pera, —  sia  opera  di  spirito  oppure  di  corpo,  —  quest'o- 
pera in  ciò  che  è  sua  non  è  altro  che  un  deposito^  e  a 
dir  bene  una  porzione  del  suo  essere;  non  solamente  essa 
è  sua,  ma  dessa  è  sé  ile$io;  egli  solo  perciò  ha  diritto 
su  di  essa;  egli  solo,  dopo  avere  con  una  prima  metamor- 
fosi disposio  delia  sua  potenza  attiva,  ha  diritto  di  disporne 
ancora  per  una  seconda  ;  e  opporsi  a  questo  diritto ,   met* 


89 

lendo  ostacolo  per  un  mezza  qualunque,  a  chi  l'esercita  a 
suo  modo ,  è  nientemeno  che  at4ent8re  allo  sTÌloppo  delle 
licolii,  attaccarne  la  persona  e  restriDgeriie  colla  sua  libertà 
una  parte  della  saa  esistenza.  La  proprietÀ,  cosi  presa  nel 
800  principio,  non  è,  lo  si  vede,  che  il  fatto  elementare  della 
dìsiiniioae  delle  esistenze  e  la  sua  legittimith  si  confoode 
eolla  legittimità  stessa  della  vita.  L'uonào  nasoe  proprietario^ 
Don  Io  diviene. 

Ciò  che  è  oscuro  per  la  maggior  parte  delle  intelligenze^ 
perdona  nozione  cosi  semplice  e  ciò  che  nasconde  qualche 
Toka,  anche  alle  anime  le  più  giuste,  questa  suprema  equità 
della   proprietà  è  1*  intervento  della   maieria.  Che  ciascun» 
abbia  la  piena  ed  assoluta   possessione  di  sé  stesso,  è  ciò 
che  nessuno  sicuramente  imaginerebbe  di  contestare,  qùàn-* 
tonque  so  molti  punti  nel  mondo  si  è  veduto  e  si  vede  an- 
eora  il  sistema  contrario  realizzalo  dalla  schiavitù,  qoanlùn'^ 
que  sopra  qualcuno  forse  la  libertà  individuale,  conseguen* 
za  e  condizione  di  questa   possessione,   non   sia   giammài 
slata  da  nessuno  riconosciuta  completamente.  Ma  che  a  qoe* 
sta  possessione  di  sé  stesso  debba  essere  aggiunta  la  possea^ 
sione  eselusìva  degli   oggetti  esteriori,  o  che  ad  un  essere 
che  passa,  e  per  uno  sforzo  d'un  istante  debba  essere   at« 
triboita  alla  perpetuità^   come  lo  si  dice,  una  parte  più  o 
meno  grande  di  questo  dominio  imperituro,  e 'che  Taitore^ 
attrsTersando  il  teatro  possa  impadronirsene  escludendo  tutti 
quelli  che  dopo  lui  compariranno,  —  ecco  ciò  che  sembra 
strano,  esorbitante^  inaoeetiabile,  e  che  non  si  può  negarlo 
rivolta  seriamente  il  senso  morale.  Ecco  anche,  noi  azzar* 
diamo  il  dirlo,  ciò  che  non  è,  ciò  che  non  può  essere^  ciò 
che  non  sembra  poter  esistere  che  per  una  vista  superfieiale 
delle  cose;  ed  è  questo  senza  dubbio  rcrrore  primitivo  da 
cui  sono  sortile  tutte  le  confusioni  relative  alla   proprietà. 
Hanno  beUo  esservi  le  apparenze  e  colle  apparenze,  le  abi- 
tudini   della   lingua,   la  proprietà   non  ò   materiale  e  non 
havvi  proprietà  materidle.   La  materia  è  indispensabile  alh 


40 

maoifestazione  delia  proprietà  come  il  corpo  alla  manifeftift' 
zione  deiraDima;  ma  deasa  non  no  è  Vcggetto^  non  è  che 
il  mezzOy  come  il  corpo  non  è  che  il  mezzo  dello  spirilo;  è 
per  essa  che  si  possiedci  ma  non  è  dessa  che  si  possiede;  e 
ciò  che  si  possiede  da  essa,  è  quello  ehe  fi  si  è  messo  del 
proprio.  «  Noi  siamo  spirili,  ha  scritto  Franklin  (I),  ed  i 
carpi  d  furono  preètati  ». 

La  proprietà  è  uno  spirito,  diremo  noi  alla  nostra  volta, 
è  uno  spirito  che  non  cammina  senza  un  corpo.  Ma  questo 
corpo  non  gli  è  che  prestato  come  si  prestano  gli  organi 
air  anima ,  coli'  incarico  di  renderne  conto  a  suo  rischio  e 
pericolo,  e  fino  all'ultimo  atomo. 

Abbisogna  di  notarlo  infatti?  E  non  è  stato  detto  le 
mille  volte  che  sembra  quasi  puerile  il  ridirlo?  Questa  ma« 
teria  che  agli  occhi  del  volgo  costituisce  la  proprietà,  e  di 
cui  egli  è  cosi  disposto  a  credere  che  la  proprietà  sia  la 
canfisca  definitiva  nelle  mani  d*un  solo;  questa  materia  per 
sé  stessa  e  indipendentemente  da  ogni  applicazione  della 
forza  umana,  non  è  d'alcun  prezzo  per  l'uomo;  questa  ma^ 
teria  inoltre,  anche  riempita  al  più  alto  grado  della  forza 
umana,  non  è  che  un  titolo  precario  nelle  mani  dell'uomo; 
non  ne  è  il  padrone,  ma  l'occupatile;  e  la  misura  della  sua 
occupazione  nel  tempo  come  nello  spazio,  è  la  misura  stessa 
della  sua  azione  personale.  Che  cos'  è  l' impadronirsi  della 
materia»  noi  lo  domandiamo  al  più  semplice  buon  senso,  se 
non  che  mettere  con  un  alto  delia  nostra  libertà  e  della  nostra 
potenza,  questa  materia  a  nostro  uso,  fare  apparire  in  essa,  a 
$ue  spesBj  un'utilità  che  non  aveva?  E  cos'è  servirsi  della 
materia  se  non  che  cavare  da  essa  a  noitro  profitto  quest'u- 
tilità cosi  ottenuta  ehe  può  essere  più  o  meno  reale,  più  o  me- 


(1^  Vedi  Miieellanee  di  morale,  d'economia  e  di  politica ^ 
estratte  e  tradotte  dal  sig.  A.  Franeeseo  Renoiurd ,  III  edizione  » 
pag.  i8'2. 


41 
no  eslesa ,  più  o  meno  durevole ,  i'  impiego  che  se  ne  fa 
forse  più  o  meno  vantaggioso,  più  o  meno  sensato,  più  o 
meno  lento;  e  Taomo  può  variare  in  mille  e  mille  manie- 
re qaesta  presa  e  questa  ripresa  di  sé  slesso  che  si  ohia- 
ma  un  pò  leggermente  coi  nomi  ambiziosi  di  produzione^ 
di  eonsìtmaziotie,  di  creazione  e  di  distruzione;  ma  sempre 
il  suo  potere  sulla  materia  è  compreso  in  questi  due  ter- 
mini estremi:  lo  sforzo  d'ottenere  dal  quale  prende  vita  la 
soddisfazione  d*usarne  e  per  la  quale  perisce.  Goll'una  semina 
la  vita,  coir  altra  la  raccoglie;  coir  una  attinge  al  serbatojo, 
coll'altra  ve  ne  rimette;  e  l'oggetto  cosi  preso  un  momento 
nelle  sue  mani,  pegno  inviolabile  di  questa  credensa  in  sé 
stesso,  soggetto  passivo  e  indifferente  d'un'azione  straniera  e 
libera,  non  è  la  sostanza  della  proprietà  ma  il  suo  invi' 
luppo^  il  segno  visibile  della  fona  invisibile  la  di  cui  sor* 
gente  è  poi  l' intermedio  indispensabile  «  ma  transitorio  e 
neutro»  per  il  quale  essa  s' esercita,  diciam  e  meglio,  si  con- 
serva. 

Si  conserva  tutt' intiera?  Non  si  perde  nulla  da  que- 
ste trasmutazioni  successive  che  sono  la  sua  legge  d'esi- 
stenza? Il  compenso,  qualunque  esso  sia,  può  essere  sem- 
pre suiSisiente  e  sicuro;  e  l'uomo,  proprietario  ò  vera» 
mente,  senza  restrizione  e  io  tutto  il  rigore  del  termine, 
proprietario  perpetuo  e  incommensurabile  di  sé  stesso?  Co- 
me ciò  potrà  essere,  poiché  l'uomo  é  un  essere  finito;  e 
tutto,  in  lui  e  intorno  a  lui,  chi  l'assicura  del  contrario? 
Non  è  un  luogo  comune ,  e  troppo  comune ,  il  dire  che 
ad  ogni  momento ,  e  ad  onta  dei  suoi  sforzi  per  ritenerla , 
la  vita  gli  sfugge;  e  non  é  visibilmente  per  l'impiego  della 
forza  interna  come  per  l' impiego  delle  forze  esterne  che 
nelle  sue  mani  non  sono  che  rappresentazioni  ({)  incomple- 


(I)  Degli  equivalenti  secondo  l'espressione  dei  fisici  e  dei  chi- 
mici. 


42 

le,  condannato  a  non  oltencre  in  effetto  utile,  tanto  ch*e- 
l^li  foroiace  in  lavoro  bruto?  Il  fatto  stesso  del  progresso 
vlie  sembra  a  prima  vista  contraddire  questa  legge,  nori  è 
in  realtà  che  una  dimostrazione  permanente;  imperocché  a 
meno  di  creare  la  propria  vita,  il  che  non  fu  mai  sostenuto 
Fuomo  non  può  che  evidentemente  risparmiarla;  ed  allora 
ciò  che  noi  chiamiamo  accrescimento  non  è  che  una  dimi- 
nuzione di  perdita. 

Egli  è  certo  come  noi  V  abbiamo  detto  più   sopra  che 
di  questa  vita  bene  o  male  impiegata^  nulla  perisce;  come 
del  calore  e  dell' elettricità  bene  o  male  distribuiti,   nulla 
si  annienta;  ma  una  parte,  più  o  meno  grande,  secondo  la 
maniera  d'impiegarla,  in  perduta  dimora  pel  suo  possessore 
primitivo,  cosi  come  il  calore  e  l'elettricità,  variabili  secon- 
do gli  apparecchi  che  li  ricevono  o  li  trasmettono ,  è  per- 
duui  per  noi  nella  nostra   abitazione  o  nei   nostri   ópificii. 
Questa  parte  perduta  della  Vita  di  ciascun  uomo  è  tutto  quel- 
lo che  non  ha  saputo,  per  una  scelta  felice,   fissare  negli 
oggetti  proprii  per  restituirsela  comodamente  e  sìeuramen- 
te  (4).  11  resto  solo  forma  il  dominio  della  proprietà  indivi- 
duale. Questo  è  a  dir  il  vero  il  prodotto  netto  della  persona 
umana.  Ciò  che  vale  questo   prodotto   netto  ^  e  ciò  che  ha 
costato  a  quello  che  l'ottieile,  nessuno  può  pretendere  di 
valutarlo,  perocché  noi  non  abbiamo  alcun  prezzo  per  misu- 
rare direttamente  la  potenza  della  vita  (3).  Ma  noi  possiamo 


(i)  Per  avere  un'idea  completamente  esatta  dei  fenomeni  a  cai 
dà  luogo  lo  sforzo  umano,  bisognerebbe  mensionare  ciò  che,  sen- 
za essere  perduto,  non  è  riservato  in  proprietà  al  suo  autore,  e 
di  cui  ha  la  sua  parte,  quando  ('ha,  col  concorso  altrui,  lo  lasciò 
da  parte  in  questo  momento,  per  terminar  più  presto,  questo  pro- 
dotto comune,  che  non  entra  nella  proprietà  privala,  nostro  og- 
getto principale,  lo  avrò  a  parlarne  piò  tardi,  perchè  esso  rappre- 
senta una  gran  parte  nel  mondo  sociale. 

(2)  Non  più  che  nell'altro  del  resto.  Noi  abbiamo  degli   app*4- 


43 

però  formareene  un'  idea ,  e  questo  secondo  noi  stessi.  La 
proprietà  è  sotto  i  nostri  occhi.  Gonsiderìaroo  ciò  che  era 
al  principio ,  ciò  che  è  divenuta  e  ciò  che  diviene ,  e 
quale  estensione  rapida  e  indefinita  le  è  manifestamente 
riservata;  pensiamo  a  ciò  che  questa  estensione  suppone  in 
isforei  inutili  ed  in  potere  improduttivo  e  noi  non  potremo 
impedirci  di  riconoscere  che  la  vita  umana  è  un  fiume  im- 
menso, e  che  una  ben  minima  parte  può  essere  ritenuta 
al  suo  passaggio. 

Questo  modesto  avanzo  é  ancora  sottomesso  alla  sua 
volta  alla  stessa  condisione,  e  va,  a  ciascun  nuovo  impiego 
ridueendosi  ancora.  Come,  dopo  ciò>  aver  gelosia  di  colui 
che  possiede  e  sotto  qual  pretesto  di  usurpazione  o  d'inva* 
sione  contestargli  questa  quintessenza  di  lui  stesso?  Come 
trovare  strano  che,  ciò  ch'egli  è  riuscito  a  salvare  della  tua 
persona,  egli  ne  ha  come  della  stessa  sua  persona,  il  modo 
dì  disporne  intieramente?  Che  lo  dia,  che  lo  presti,  che  lo 
venda,  che  anche  Io  sprechi  se  vuole,  che  dopo  averlo 
conservato  durante  il  soggiorno  su  queita  terra  lo  trasmetta 
lasciandolo  a  chi  vuole,  fuggendo  cosi,  quasi,  alla  morte 
che  sembra  colpirlo  tutto  intiero,  ed  aggiungendo  per  un 
ultimo  impiego  di  lui  stesso,  ad  una  vita  nuova  ciò  che  ha 
saputo  economizzare  colla  sua? 

Federico  Paisy. 


recebi  che  ci  dicono  che  il  tal  corpo  [ha  tanti  gradi  di  calore» 
che  il  tal  altro  pesa  tanti  grammi  senza  tanti  metri;  ciò  ci  per* 
mette  di  confrontarsi  sotto  II  rapporto  della  tcmperatora ,  della 
densità  o  del  volume  con  altri  corpi  ;  ma  qoesti  non  ci  fa  co* 
Bosccre  cos'è  il  earere,  il  peso»  o  r estensione»  e  ciò  che  eia- 
seno  corpo  possiede  degli  uni  e  dell'altra  in  quantità  asso- 
luta. 


44 

JBibii^iecn  éieW  eem9$mm4sim.  —  ta^vl  «iadj  ■«!!* 

trarla  del  prodotti  lmiii«terlali  i  del  profeSiore 

PBAII€E9€0    FERRARA. 

X/opo  il  silenzio  di  due  anni  il  professóre  Ferrara  ha  ria« 
perto  le  pagine  della  sua  splendida  Bibliotecfr  dell' econonnista 
per  Irauare  uno  di  quei  temi  di  economia  sociale  in^  cui 
egli  sa  essere  più  che  maestro.  A  proposito  delle  opere  eco- 
nomiche di  Dunoyer,  sulle  quali  egli  pubblicò  una  coscien- 
ziosa rassegna  critica,  il  professore  siciliano  si  accinse  a  trai* 
tare  l'arduo  argomento  deli'  immaterialità  dei  prodotti ,  e 
per  parlare  più  esattamente  si  pose  a  discutere  se  ed  in  quanto 
i  prodotti  attinenti  immediatamente  al  pensiero  possano  far 
parte  della  pubblica  economia.  Noi  crediamo  di  ftir  cosa 
grata  ,ai  nostri  lettori  nel  riprodurre  la  più  noterole  parte 
del  suo  lavoro,  per  farne  un  riscontro  alle  ultra-metafisiche 
e  quasi  inintelligibili  dottrine  di  Passy. 

e  Son  già  trascorsi  sei  anni  dacché ,  pubblicando  nella 
Biblioteca  deirSconomiita  l'opera  di  Slorch,  ed  a  proposito 
di  ciò  che  questo  autore  aveva  chiamato  Beni  interni  ^  io 
esposi  la  questione  de'  Prodotti  immateriali^  ed  emisi  l'opi- 
nione che  ho  sempre  creduto  di  dover  professare  sopra  un 
tal  puntOf  il  quale,  nella  concatenazione  delle  dottrine  eco- 
nomiche, ha  un*  importanza  molto  superiore  .a  quella  che 
ordinariamente  si  crede.  Il  principio,  da  me  abbracciato, 
era  affatto  diverso  da  ciò  che  i  varii  economisti  avevano  fin 
allora  ammesso  ;  differiva  anche,  e  sopra  un  punto  non  ul- 
timo, dalle  idee  medesime  di  Dunoyer.  Io,  a  dirla  in  bre- 
Vè,  sostenni  che  quegli  atti  umani  ai  quali  si  è  dato  il  no* 
me  di  produzioni  immateriali ^  sono,  non  solamente  veri 
prodotti  (come  il  maggior  numero  de'  moderni  scrittori  lo 
accorda) ,  ma  d'  un'  indole  perfettamente  analoga  a  quella 
de'  prodotti  chiamati  inateria/i,  ricchezze ^  ecc.;  che,  per 
conseguenza,  invece  di  affaticarci  a  riabilitarli,  a  farli  entra- 


45 

we  nella  classe  de*  prodotti  e  nella  afera  dell'  eoonomia  poli* 
tica»  noi  non  dobbiamo  far  altro  che  abolirne  la  distinzione. 
Diremo  che  tutti  i  prodotti  sono  materiali^  o  che  tutti  sono 
immaimaH  :  la  scelta  sarà  iodiflEerente«  dipenderà  dal  punto 
di  vista  in  cui  preferiremo  di  collocarci;  ma  qualunque  esso 
sia 9  il  principio  importante  a  determinarsi  si  è,  che  non 
bavYÌ  ragionevole  distinzione  da  fare,  e  la  matwalitd  o  /*im- 
materialità  appartiene  egualmente,  in  virtù  dello  slesso  ti« 
telo,  a  Ittllt,  al  pane  come  al  consiglio  del  medico,  al  les^ 
suto  come  alla  sentenza  del  magistrato. 

«  Questo  penderò  è  per  me  una  premessa  della  quale , 
insegnando  l'economia  politica,  ho  dovuto  frequentemente  ser« 
virmi.  Lungi  dal  riguardarlo  come  un  ozioso  sfoggio  dì  90U 
ligliene  teoriche,  io  vi  ho  trovato-  un  principio  fondamen- 
tale alla  soluzione  d'intrigati  problemi  e  d'importantissime 
quiitiiooi  in  pratica. 

e  Dunoyer  è  l'autore  che,  meglio  di  ogni  altro,  abbia  sa- 
puto restituire  ai  prodotti  immateriali  la  qualità  o  la  dignità: 
se  così  vuol  dirsi,  di  prodotto  e  ricchezza^  immaginando 
quella  sua,  originale  insieme  e  sagace,  distinzione  tra  le  in* 
dusirie  che  lavorano  sulla  maceria  e  le  industrie  cìie  lavo-, 
ran  sull'uomo.  Ma  egli  è  ben  lontano  dall'essere  andato  fin 
dove  io  eredo  che  sia  necessario  spingerci  ;  anzi ,  appunto 
perchè  ha  saputo  cosi  bene  provare  che ,  oltre  ai  prodotti 
materiali,  vi  sono  gli  immateriali  e  son  vere  ricchezze,  ap- 
punto per  ciò  il  suo  sistema  non  tende  che  a  rincalzare  e 
perpetuare  viemeglio  la  distinzione  che  a  me  sembra  doversi 
abolire.  Pubblicando  adunque  la  sua  grand' opera,  io  avrei 
perciò  solo  un  suflìciente  motivo  di  ricordare  la  quistione 
e  sottoporre  al  sup  criierio  la  lacuna  che  parmi  scoprire 
nella  sua  teoria. 

e  Ma  io  non  voglio  nondimeno  dissimulare  che  un  secon- 
do motivo  mi  muove.  La  teoria  da  me  preferita  oou  ha 
fatto  fortuna.  Dopo  ch&  io  la  scrissi,  ho  veduto  delle  opere 
in  cui  naturaloiCnte  si  sarebbe  dovuto    tenerne   conto    per 


46 

confutarla  oJ  aromeuerla,  e  nulla  vi  ho  trovalo  che  potesse 
illuminarmi  sul  grado  di  merito  da  doverleai  attribuire. 

«  In  Italia,  il  prof.  Boccardo  nel  tuo  recente  Trattata  di 
Economia  polìtica,  tacque  aflhtio  au*  questo  argomento,  e  si 
tenne  senz*  altro  all'antica  distinzione,  e  Le  utilità,  egli  disse, 
possono  crearsi  in  due  modi  ;  od  incorporandosi  in  qualche 
materiale  oggetto  (cosi  fanno  gli  agricoltori  ed  i  fabbricanti 
d'ogni  maniera),  o  senza  concretarsi  in  alcuna  cosa  corpo- 
rea^  ma  soddisfacendo  pur  sempre  alcun  umano  bisogno; 
tale  è  il  caso  d'un  artista,  d*un  medico,  d'un  professore  »  (I). 

«  NeirfconoiMi  socio/e  del  Marescotti,  pubblicatasi  anche 
dopo,  vedo  che  la  quistione  è  sorvolata  dei  pari.  Solo  nel 
momento  in  cui  scrivo,  mi  giunge  un'  opera  del  sig.  Marco 
Minghetti,  che  accenna  in  tma  nota  il  mio  pensiero  e  noi 
disapprova  (S). 

«  Da  un  altro  lato,  in  Francia  si  è  poco  tempo  addie- 
tro risuscitato  e  discusso  questo  problema  dei  prodotti  im- 
materiali. Nel  medesimo  tempo  in  cui  io  pubblicava  quelle 
idee  (4858),  il  prof.  Ghcrbuliez  nel  Giornale  d^li  econo- 
misti scriveva  un  articolo  sull'oggetto  e  sui  limiti  delK  eco- 
nomia politica  (3),  argomento  che  erasi  poco  prima  agitato 
nell'Accademia  'delle  scienze  morali  e  politiche  tra  Cou9Ìn, 
Chevalier  e  Dunoyer,  a  proposito  dell'articolo  Gouvernement 
dato  da  quest'ultimo  al  Dizionario  d'Economia  politica.  Il 
prof.  Cherbttliez  assunse,  fra  le  altre  cose,  che  e  i  prodotti 


(1)  Lib.  1^  cap.  i,  pag.  22  deiredizione  di  Torino.  —  lo  tro- 
vo tanto  più  sorprendente  il  sileniio  dell' A.»  quantoché  egli  ap- 
prova ed  adotta  nel  rimanente  le  mie  argomentazioni  contro  la 
proprietà  letteraria;  le  quali  comincerebbero  a  divenire  difettose 
ed  in  certi  punti  assurde,  se  non  si  cominciasse  dallo  stabilire 
che  le  utilità  possono  crearsi  In  una  fola  (non  in  due)  maniere. 

(2)  Della  Economia  pubblica^  libri  cinque  di  Marco  Mtngbetti. 
Firenze,  Le  Monnier,  1859.  —  V.  la  nota  a  pag.  329. 

(3)  Scptembre  18I)b,  p.  360. 


47 

poramente  imuiaicriali  deiriodustria  umana  non  fan  pane 
delia  rìccbexza  sociale,  e  non  entrano  nel  dominio  della 
scienza  economica  ».  In  febbrajo  del  4855  Giua.  Garnier, 
analizzando  il  fenomeno  della  prodazione  «  non  solamente 
giustificò  il  concetto  di  Dunoyer,  ma  tentò  anche  uno  sfor- 
zo per  dimostrare  che  la  sua  teoria  era  sostanzialmenta 
d'accordo  con  quella  di  Say,  il  quale  sembrerebbe  non  ave- 
re intieramente  riconosciuto  V  indole  di  ricchezza  nei  pro- 
dotti immateriali^  quantunque  sia  stato  il  primo  a  propor- 
re il  vocabolo  (1).  In  giugno  dello  stesso  anno,  il  conte  Kr^ 
rivabene  si  dichiarò  per  l'opinione  di  Cherbuliez,  sostenen- 
do che  le  opere  intelleituali,  benché  non'sieno  sterili,  ooq 
meritano  punto  la  qualificazione  di  prodotti  (3).  Dunoyer , 
dal  canto  suo ,  rendendo  conto  all'  Accademia  d' una  terza 
edizione  degli  Elementi  di  Garnìer,  si  estese  particolarmen- 
te a  dimostrare  che  questi  non  era  pooto  riuscito  a  metter 
d'accordo  la  sua  teoria  con  quella  del  Say,  e  ribadì  le  idee 
espresse  nell'opera  sulla  libertà  del  lavoro  (3).  E  finalmen- 
te nell'anno  ora  scorso  due  notabili  articoli  apparvero  di 
Dupuynode,  ne'  quali  -  la  quistiooe  è  di  nuovo  trattata,  e  la 
dottrina  di  Dunoyer  ben  difesa  (4). 

m  Io  non  posso  menomamente  sorprendermi  che  niuno 
di  questi  sommi  scrittori  abbia  posto  ad  esame  la  mia  opi- 
nione, nascosta,  dirò  cosi,  in  lina  prefazione  d'nn' opera 
che  eertamente  non  è  né  anco  andata  a  Parigi  ;  ma  mi  fa 
nieraviglia  che  il  vero  nodo  della  quislione  non  siasi  lor 
presentato  in  modo  abbastanza  netto,  perchè  qualcheduno 
ai  trovale  logicamente  condotto  alla   deduzione  medesima 


(1)  Jùum.  dee  Economie tee^  févr.  i855»  p.  161. 
(i)  Ivi ,  jain ,  p.  378. 

(3)  Ivi,  juUIoI  1857. 

(4)  Ir i ,  ardi  et  juln  1858,  pag«  3  et  337  :  Étude  eur  <a  prth 
duciioH  immalérielle. 


4S 

che  io  ne  ho  traila.  Il  solo  Garnier,  come  or  ora  dirò,  ha 
già  dato  un  nuovo  passo,  spingendosi  fino  a  un  pùnto,  dal 
quale  non  resta  che  di  eliminare  uii  ultinìo  equivoco  per* 
che  ci  trovassimo  entrambi  in  pieno  aceordo.  Questo  equi* 
voco  ora  io  tenterò  di  tor  via,  sottoponendo  ai  miei  illustri 
colleghi  e  maestri  la  mia  maniera  di  considerare  T argomento 
su  cui  essi  han  disputato. 

«  Oggi  non  più  si  dice,  anzi  propriamente  non  si  è  mai 
inteso  di  dire,  che  le  opere  umane  sièno  vuole  di  utile  elTet- 
to,  e  si  debba  disprezzarle,  o  dichiararle  improduttive^  qua- 
lora non  si  conchiudano  colla  creazione  d*  un  oggetto  sen- 
sibile, che  riassuma  sotto  una  data  forma  gli  sforzi  fatti  per 
conferirgli  esistenza.  Smith,  ì  fisiocrati,  Malthus,  Cherbuliez, 
Arrivabene,  Baudrillart  tutti  hanno,  più  o  meno  riconosciu* 
to  r  utilith  di  quelle  oper^  stesse  che  gli  uhi,  con  un  voca- 
bolo ohe  andava  al  di  Ib  del  loro  pensiero,  chiamarono  sfe- 
rtVt  0  improduttive^  che  gli  altri  vorebbero  soltanto  distili* 
guere  dalla  massa  de*  prodotti  sensibili  e  perciò  sottrarre 
air  impero  della  scienza  economica.  È  solo  intorno  a  quesi* 
ultimo  punto,  che  oggi  si  disputa.  Trattasi  di  sapere  se  le 
produzioni  dette  immateriali,  malgrado  che  sieno  d*una  tia- 
tura  diversa  da  quella  delle  altre,  vadan  comprese  fra  le 
cose  di  cui  r  economia  politica  vuole  esaminare  con  quali 
leggi  si  producano ,  si  distribuiscano ,  e  si  consumino.  — ^ 
Ma  questa  discussione  vien  dopo;  v'è  un  altro  quesito  pre* 
liminare  a  proporre:  se  veramente  queste  tali  produzioni 
Steno  d'un* altra  natura;  punto  diverso  ed  indipenJente  dal 
primo,  con  cui  conviene  di  non  confonderlo.  Giacché  poireb» 
he  ben  darsi  che  i  prodotti  immateriali  vadano  esclusi  dal- 
ia scienza  economica  per  altri  caolivii  perchè,  ad  esempio, 
cosi  porti  il  modo  speciale  in  cui  la  scienza  sia  da  noi  de- 
finita e  lo  scopo  che  le  avremo  assegoaio,  mentre  potrebbe 
darsi  airincoutro  che,  senz'essere  veri  prodotti,  vi  si  deb- 
bin  comprendere.  Cumiuciamo  dunqqc  dalla  qiiistione  fon- 
damentalf?. 


49 

«  LMdea  che  noi  concordemente  annettiamo  agli  ordì- 
narii  prodotti^  si  compone  di  due  elementi:  futilità  e  la 
forma  materiale.  Se  V  uno  de'  due  si  sopprime,  il  prodotto 
sparisce.  Uà  corpo  è  un  corpo,  non  è  un  prodotto,  se  non 
ei  si  presenta  eolP  attitudine  a  soddisfare  qualche  nostro  de- 
siderio; un  desiderio  soddisfatto,  o  possibile  a  soddisfarsi^ 
sarà  il  sentimento  o  la  previsione  di  un  piacere;  non  sarà 
aè  par  esso  un  prodotto,  finché  noi  non  vediamo  il  corpo 
che  sia  capace  di  procurarci  quel  dato  piacere.  Ciò  non  am- 
inette  alcun  dubbio,  mi  pare.  Da  ciò  viene  la  maniera  in 
cai  gli  economisti  definiscono  Tatto  del  produrre:  la  produ- 
zione, si  sa,  è,  secondo  loro,  una  trasformazione  che  la  ma- 
teria subisce,  affinchè  passi,  dallo  stato  suo  naturale  o  indif- 
ferente per  noi ,  allo  staio  artificiale  o  desiderato  da  noi  ; 
ed  essa  si  chiama  appunto  prodotto  o  ricchezza^  quando  si 
trova  condotta  a  quest'ultimo  stato. 

e  Ma  ciò  solo  già  basterebbe  per  doverne  dedurre  che 
lo  ammettere  prodotti  immateriali  è  una  contraddizione  nei 
termini.  Supporre  qualche  cosa  puramente  iAimateriale,  esclu- 
de Implicitamente  l'idea  che  essa  consista  in  una  trasfor* 
mata  materia  :  non  può  dunque  costituire  un  prodotto.  Tutto 
ciò  che  consiste  in  una  trasformata  materia^  perciò  solo  fi- 
nisce di  poter  essere  immateriale.  Ecco  perchè  Basliat,  che 
pare  non  fu  felice  nello  svolgere  questo  tema,  ebbe  il  pre- 
sentimento dell'assurdità  a  cui  la  formola  del  Say  condu- 
ceva ,  allorché  disse  che  i  due  vocaboli ,  prodotti  immo(e- 

rJo/i,    UBUVAlfO  A  TEOVARSI   lIlSIBaB  (I). 

«  Non  vi  sono  che  due  sole  maniere  di  poter  mante- 
nere l'espressione,  e  vincere  intanto  la  difficoltà  dell'assurdo. 
Bisogna  o  modificare  l'idea. del  prodotto,  o  trovare  la  ma- 
teria alla  quale  sieno  vincolate  le  utilità  da  noi  impropria- 
mente  dette  immateriali. 


(I)  Art.  postumo  sul  Fàlore. 

Amnau.  SlatiMticaf  voi.  XXUU  serie  3.* 


50 

«  Modificare  1*  idea  del  prodotto,  cioè  supporre  che  po^ 
sa  darsi  utilità  senza  corpo,  è  impossibile.  Converrebbe  creare 
r  uomo  da  capo.  Egli  è  fatto  in  modo,  che  nulla  possa  agire 
sulla  sua  intelligenza,  se  non  passando  per  i  suoi  sensi  ester* 
ni  od  interni  ;  e  nulla  può  passare  per  i  suoi  sensi»  ae  non 
è  materia,  capace  di  colpirli,  metterli  in  moto,  modificarli 
d'una  maniera  qualunque.  Che  cos'è  infine  l^utUitàì  Se 
prendiamo  la  parola  nel  senso  d'una  qualità  di  qualche 
cosa,  bisogna  supporre  già  l'esistenza  di  questa  cosa  che 
serva  dì  substratum  all'  utile  qualità.  Se  la  prendiamo  nel 
senso  di  un  nostro  giudizio,  cioè  d' un' utilità  riconosciuta  da 
noi,  allora  sarà,  per  lo  meno,  un  pensiero;  e  il  pensiero 
suppone  almeno  un  movimento,  un'  inflessione  qualunque,  in 
qualche  organo  del  nostro  corpo,  in  qualche  nervo,  in  qual* 
che  punto  del  cerebro,  il  che  vuol  dire  ancora  che  suppone 
una  base  materiale.  Questo  ò  il  caso  estremo,  il  più  meta* 
fisico;  ma  scendendo  ai  casi  ordinarli,  evidentemente  è  per- 
messo affermare  a  priori^  e  con  piena  sicurezza,  che  noi 
non  abbiamo  la  più  lontana  speranza  di  trovare  utilità  sen- 
za forma  corporea:  finché  non  sia  mutala  la  natura  dell'uni- 
verso e  dell'  uomo  che  ne  fo  parte  ;  finché  non  si  proyi  che 
oltre  a'  sensi,  noi  disponiamo  di  qualche  mezzo  per  comu- 
nicare col  mondo  esterno;  sarà  impossibile  concepire  un 
prodotto^  che  generi  utilità  su  di  noi,  che  si  ponga  in  rela- 
zione colla  nostra  intelligenza,  senza  passare  per  il  veicolo  de' 
nostri  organi,  e  perciò  senz'essere  egli  medesimo  un  corpo. 

«  Non  ci  rimane  dunque  che  di  volgerci  da  un  altro  lato,  e 
cercare  qual  sia  la  materia  che  serve  di  appoggio  alle  uti- 
lità tmmtt(eria/i.  Se  non  si  trova,  bisognerà  ricusare ,  negar 
loro  il  titolo  di  prodotti  ;  se  si  trova,  bisognerà  riconoscere 
che  essi  son  prodotti  come  ogni  altro,  bisognerà  abbando- 
nare l'erronea  premessa,  che  noi  diam  loro  un  tal  nome 
malgrado  la  lor  diversa  natura^ 

«  Dunoyer,  benché  senza  reodersi  conto  della  difllcoltà 


5i 

cb^  io  dico,  e  dredeodo  anzi  pienamente  airimmaterìalità  di 
aleani  prodotii,  pure  semi  il  bisogno  di  trovar  loro  una 
base  materiale  e  credette  averla  scoperta  neir  essere  urna* 
DO»  Nel  suo  sistema,  l' industria  che  si  esercita  su  cose  di* 
Terse  dall'uomo  forma  la  gran  categoria  delle  ricchezze  ma- 
teriali; e  vi  ha  poi  un'industria  la  cui  materia  grezza  è 
r  uomo.  Essa  ne  svolge  le  membra ,  ne  fortifica  la  salute , 
ne  illiunioa  la  m^nte,  ne  educa  il  cuorci  regola  i  suoi  rap« 
porti  con  altri  esseri  umani,  fornisce  loro  la  sicurezza,  am« 
ministra  la  giustizia,  ecc.;  essa»  in  altre  parole,  traiforma 
V  uomo,  come  l'agricoltore  trasforma  gli  elementi  vegetativi, 
come  il  manifattore  trasforma  il  cotone  o  la  seta;  essa  è 
r  industria  de'  prodotti  Immateriali.  —  Ora  possiam  noi  ac- 
cettare un  tal  sistema  ?  Kgli  è  certamente  quello  che  pre- 
vale già  fra  gli  economisti  ;  ma  io  spero  che  il  suo  illustre 
autore  mi  permetterà  di  proporgli  le  obbiezioni  a  cui  mi 
sembra  che  vada  soggetto. 

e  Neil' immaginare  che  a  taluni  prodotti  escluiivamenu 
appartenga  il  modificare  V  essere  umano,  e  che  si  possano 
per  un  tal  lato  distinguere  da  lutti  gli  altri,  io  trovo  due 
fondamentali  confusioni:  si  scambia  l'effetto  utile  del  pro- 
dotto, col  prodotto  in  sé  stesso  ;  e  si  attribuisce  ad  una  sola 
classe  di  prodotti  una  funzione  che  a  tutti  appartiene. 

«  Il  fenomeno  economico  considerato  nella  sua  pienezza 
Ta  sempre  a  finire  nell*  uomo.  11  panattiere  crea  un  pane , 
perchè  egli  stesso  o  un  altro  individuo  se  ne  cibi  ;  il  vasajo 
imprime  una  data  forma  all'argilla^  perchè  un  altro  indivi- 
duo goda  del  vaso;  io  scrivo  o  formulo  verbalmente  una 
lezione  di  economia  politica,  perchè  i  miei  allievi  acquisti- 
no r  idea  della  ricchezza,  del  consumo,  ecc.  In  tutte  le  ope- 
razioni dell'industria,,  vi  ha  sempre,  come  scopo  e  come 
fatto ,  un'  utilitli  riserbata  all'  essere  umano.  Essa  si  ricava 
da  un  atto  finale,  che  può  immaginarsi  come  collegato  alle 
azioni  che  lo  precedono,  ma  può  ancora  staccarsi.  In  que- 
84'  ultimo  caso,  il  fenomeno  si  scinde  in  due  parti  :  la  prima 


59 

a  cui  si  è  dato  il  Qomo  di  produzione^  e  che  consiste  neU 
rapparecbiiiare  il  prodotto^  cioè  una  forniQ  utile;  la  seconda 
a  cui  si  è  dato  il  nome  di  consumo^  e  che  consiste  nel  porre 
il  prodotto  a  contatto  degli  organi  umani,  operare  oosl  la 
distruzione  delta  sua  forma^  e  ricavarne  un  efjpstto  utile.  Il 
pane,  il  vaso,  la  lezione,  sono  prodaUt;  cibarsi,  godere  il 
yaso,  ascoltare  la  lezione  sono  atti  di  consumo  ;  la  nutrizione 
il  piacepe  derivante  dall'  uso  del  vaso ,  1*  avere  imparato  un 
principio  d'economia  politica,  sono  gli  effelti  utili  ài  questi 
tre  prodotti  e  consumi. 

e  Pinchò  si  parli  di  prodotti  materiali,  né  Dunoyer«  dò 
alcun  altro  economista  confonde  queste  varie  fasi  del  feno- 
meno economico.  Tutti  san  bene  che  la  forma-pane  è  cosa 
affatto  diversa  dall' effetto-nutrimento  ;  e  la  parola  prodotto 
tn  tal  caso  è  esclusivamente  serbata  ad  esprimere  la  forma 
senza  Tsenomamente  equivocarla  coli'  effètto. 

«  Ma  parlando  de'  cosj  detti  beni  immateriali,  Dunoyer 
perde  interamente  di  vista  una  tale  distinzione.  Allora,  non 
dice,  come  dovrebbe  e  come  fa  per  il  pane,  che  il  prodotto 
consiste  in  una  lezione  del  professore,  in  un  consiglio  del 
medico,  in  una  sentenza  del  giudice,  in  un  decreto  del  pub- 
blico amministratore;  ma  salta  a  pie'  pari  il  primo  stadio 
del  fenomeno,  va  alla  modificazione  che  ne  risulta  nel  con- 
sumatore, va  all'  effetto  ohe  questi  prodotti  possano  generare 
nello  studente  che  ascolta  la  lezione ,  néU'  infermo  che  si 
uniforma  alla  prescrizione  del  medico,  nel  litigante  che  e<$er 
gue  la  sentenza,  nel  cittadino  ohe  si  sottopone  al  decreta. 

e  Llnesattezaa  di  una  tale  analisi  mi  sorprende  tanto  più 
quanto  che  si  può  dir  veramente  che  Dunoyer ,  egli  solo  , 
ne  ha  la  colpa.  Pino  a  Say  ed  a  Senior,  il  prodotto  imma- 
teriale, o  il  servigio^  eran  cose  diverse  dal  risultato  del 
loro  consumo;  si  commettevano  degli  altri  errori  nel  difi- 
nirne l'indole  e  l'importanza,  ma  non  s' era  ancora  pensato 
a  presentarli  come  atti  d' una  industria  che  si  servisse  del- 
l' uomo  come  sua  materia-grezza ,   che    presentasse ,   come 


63 

|irmloUó  del  suo  lavoroi  V  Uomo  trasformato;  L' idea  è  tutta 
dì  Dunoyer;  ed  è  singolare  che,  fra  le  varie  maniere  di 
criticarla,  niono  si  sia  attaccato  ad  un  equivoco  cosi  fonda^* 
meoiale.  Oarnier,  come  già  bo  detto,  è  il  solo  che  ora  ab- 
bia chiaramente  veduto  la  distinzione  ;  ma  egli  ne  ha  trattò 
una  conseguenza  che  non  mi  sembra  legittima; 

e  II  prodotto  0  il  servizio  consiste,  pritnierarnente  nella 
lesione  del  professore,  iti  secondo  luogo  nella  modificazione 
arrecata  air  intelligenza  da  coloro  che  V  ascoltano. . .  Il  pro- 
fessore mette  in  moto  le  sue  facoltà  intellettuali  e  fisiche 
(polmoni,  vóce,  ecc.);  combina  T azione  del  suo  lavoro  e 
de*  suoi  strumenti  (  libri ,  #biti ,  mobili  )  ;  in  una  parola  « 
produce.  Ma  qual*  è  il  suo  prodotto  ?  la  lezione,  o  la  modi- 
ficazione del  suo  allievo?  Ecco  il  quesito*  In  fatto,  la  le- 
zione è  la  cosa  sua,  la  sola  di  cui  egli  possa  disporre  ;  è  il 
resultato  della  sua  industria,  che  egli  trasmette  ad  un  ac- 
quirente ...  è  una  ricchezza^  che  si  può  concepire  sepa- 
ratamente dagli  effetti  dell'uso  che  ne  faranno  coloro  che 
l'ascoltino  o  la  paghino  »  •  •  •  La  lezione  dunque,  secondo 
lui,  è  un  prodotto  che^  neir  ordine  degli  immateriali,  corri-» 
sponde  a  ciò  che,  in  quello  de*  materiali,  sarebbe  il  vaso 
modellato  dall'  artigiano  vasaio. 

«  Ecco  delle  idee  perfettamente  giuste,  sulle  quali  io 
sono  in  pieno  accordo  col  prof.  Garnier.  Ma  egli  immedia- 
tamente aggiunge  :  1*  effetto  che  la  lezione  produce  nel  suo 
allievo,  corrisponde  alla  modificazione  che  il  vasajo  genera 
nell'argilla!  e  qui,  mi  pare,  s' inganna.  Quell'effetto  corri- 
spoiide  al  sentimento  di  piacere^  di  vanità,  di  comodo,  in 
generale  ali*  utilità  ^  che  il  compratore  del  vaso  dall' usarlo 
ricava. 

«  La  distinzione  è  importante,  perchè,  ée  sì*ammeue  la 
eooclusioue  di  Garnier,  si  viene  a  giustificare  Y  idea  di  Du<» 
noyer:  se  è  vero  che  il  modificare  l'argilla  è  operazione 
analoga  a  quella  del  modificare  la  mente  dello  scolaro,  e 
quest'essere  umano  diviene,  come  Dunoyer  ha  preteso,  sua 


64 

materia-gresxa  t  suo  prodolto»  Ciò  io  non  accordo.  Per  me, 
vaso  e  lesione ,  ecco  le  due  forme  utili ,  i  due  prodotti  ; 
piaceri  o  comodi  ricavati  dal  vaso,  insegnamento  ricavato 
dalla  lesione ,  ecco  due  effetti  utili ,  posteriori  ed  indipen- 
denti dalla  creazione  de*  due  prodotti,  risultanti  da  una 
seconda  ed  ultima  fase  del  fenomeno. 

«  Fin  qui,  il  sistema  di  Dunoyer  mi  parrebbe  già  difet« 
toso  in  quanto  che,  mentre  si  cerca  una  base  sensibile  sa 
cui  concretare  il  prodotto  immateriale,  egli  ci  offre  V  uomo 
bensì,  ma  ci  dà  come  base  alla  produzione  ciò  che  è  base 
,  al  consumo.  Ecco  ora  una  seconda  confusione.  Dunoyer,  nel 
servirsi  di  questa  base,  si  comporta  In  un  modo  per  certi 
casi,  in  un  altro  per  altri;  e  da  questa  differenza,  che  è 
tutta  arbitraria,  fa  nascere  la  distinzione  tra  i  prodotti  ma* 
teriali  ed  immateriali. 

e  Ho  detto  che  tutte  le  produzioni  hanno  i  due  stadii, 
di  forma  utile,  e  di  effetto  utile;  e  che  noi  siam  liberi  di 
riunire  queste  due  fasi  in  un  solo  fenomeno  complessivo,  o 
separarli.  Ma  noi  non  possiamo,  senza  essere  illogici,  ac- 
corciare in  un  caso,  ed  allargare  in  un  altro,  i  limiti  del 
fenomeno,  per  inferire  da  questo  modo  arbitrario  di  deter«> 
minarlo  che  alcuni  prodotti  sono  materiali  ed  altri  noi  sono. 
Se  noi  poniamo  per  termine  del  fenomeno  lo  stadio  del 
consumo,  ne  verrà  che  tutte  indistintamente  le  produzioni 
si  dovranno  considerare  come  operanti  sull*  uomo,  ed  appar- 
terrantio  perciò  alla  classe  delle  immaierialù  Se  invece  ci 
arrestiamo  alla  fase  della  gjenerazione  d'una  forma  utile, 
nesiuna  industria  si  potrà  dire  operante  sull*  uomo ,  tutte 
si  troveranno  limitate  alla  trasformazione  della  materia  ;  e 
i  prodotti  tfiifiia(ma/i  finiranno  di  esistere. 

«  Il  panattiere  crea  un  pane,  il  professore  crea  una  le- 
zione. Gol  sistema  di  Dunoyer  si  dirà  che  il  panattiere  ha 
dato  un  prodotto  materiale,  il  professore  ha  dato  un  prò* 
dotto  immateriale.  Può  ciò  eostenersi?  No,  se  la  parola 
prodotto  significa  in  ambi  i  casi  la  stessa  cosa  ;  si,  se  le  si 
fa  significare  due  cose  diverse. 


«  Se  si  vuole  che  prodotto  significhi  tutto  il  fé 
la  creazione  della  forma  utile  e  poi  il  consumo  di 
forma;  noi  troveremo  che  la  lezione  modifica  il 
di  chi  r  ascolta ,  e'  il  pane  modifica  le  visceri  di 
mangia:  tanto  dunque  può  dirsi  che  lavora  sulPi 
professore  che  lo  istruisce,  quanto  ciò  dee  dirsi  ài 
tiere  che  lo  nutre. 

e  Se  si  vuole  che  prodotto  significhi  la  prinv, 
soltanto  del  fenomeno,  la  creazione  della  forma  ^  84 
nersi  alcun  conto  dell' effetto  che  verrh  dal  con?^ 
dee  volerlo  per  ambi  i  casi.  Allora,  il  pane^  non  p( 
consumato,  non  accostato  alla  bocca  d*  un'  uomo,  è  > 
dotto  che  non  opera  la  modificazione  dì  un  essere  \ 
io  lo  concedo  benissimo  a  Dunoyer.  Ma  allora ,  con 
si  dirk  che  la  lezione,  finché  non  fosse  comunicata' 
euno,  sia  qualche  cosa  diversa  ?  Qual  modificazione  a* 
arrecato  in  alcun  essere  umano?  Evidentemente  n 
Esiste  a  sé,  come  il  pane  ;  sark  dunque,  come  il  pav 
produzione  che  non  agisce  ancora  sull*  uomo,  sarh  Vi 
dotto  materiale. 

«•Per  introdurre  una  differenza  fra  la  natura  de 
dotto  pane,  e  quella  del  prodotto  lezione,  bisogna  fu 
ad  un  sofisma:  per  l'uno  si  dark  alla   parola  prod. 
senso  di  mera  produzione  ;  per  l' altro  le  si  dirà   il 
di  produzione  e  consumo.  In  tal  modo,  mi  sembra,  ' 
cepito  il  sistema  di  Dunoyer.  Trattandosi  di  lezione, 
attribuisce  il  privilegio  esclusivo  di  operare  la  trasform 
dell'uomo;  ma  egli  s'inganna:  la  lezione  non   ha  : 
privilegio,  se  non  quando  si  spinga  sino  alla  fase  dj 
sumo,  e  il  pane  ed  ogni  più  materiale  prodotto  lo  ni 
pari,  qualora  egualmente  si  spingano  fino  alla  medesin( 

«  Tale,  se  io  non  mMnganno,  è  intrinsecamente 
fetto  della  teoria  del  nostro  autore.  Egli  ci  offre  ì 
come  base  alla  produzione  di  certe  utilità;  ed  in  t 
di  questa  base,  e  perdiè  le  altre  produzionf  si  basa 


56 

vece  che  suiruomo,  sulla  materia  bruta,  chiama  immateriali 
le  prime,  materiali  le  seconde.  Ma  ciò  che  egli  oCEre  come 
subitratum  di  produzione^  non  è  che  il  campo  io  cui  av- 
viene il  consumo;  ed  egli  s'inganna,  mi  pare,  nel  darlo 
come  speeialilk  de'  prodotti  immateriali,  giacché  quel  campo 
appartiene  a  tutto  ciò  che  può  consumarsi ,  a  tutti  i  pro- 
dotti possibili.  La  quistione  dunque  non  viene  sciolta  col 
suo  sistema  ;  rimane  sempre  la  necessità  di  cercare  dove 
sia  la  materia  che  forma  base  a'  prodotti  immaterialù 

e  Ella  è  appunto  là  dove  s!  trova  per  ogni  altro  pro- 
dotto. Nel  momento  medesimo  in  cui  on  prodotto  immate- 
riale si  crea,  in  cui  può  dirsi  creato,  è  necessità  indeclina- 
bile che  sorga  una  forma  alla  quale  esso  si  leghi.  Non  oc- 
corre, Teramente,  cercare  ove  sìa  questa  forma  ;  io  vorrei 
piuttosto  che  i  sostenitori  de'  prodotti  immateriali  ci  sappiano 
indicare  dove  essa  non  sta,  ce  ne  mostrino  un  solo  l' ap- 
parizione del  quale  sia  affatto  indipendente  da  una  materia 
qnalunque. 

«  Nella  maggior  parte  de'casi,  essa  palpabilmente  si  vede. 
La  statua,  il  quadro,  il  libro,  non  son  dunque  oggetti  cor- 
porei, quanto  il  pane,  il  tessuto,  il  martello?  Talvolta,  6 
vero,  la  materia  si  eclissa  ;  ma  basta  allora  un  pò  di  rifles- 
sione per  rintracciarla.  In  tali  casi,  si  riduce  a  de' suoni,  a 
delle  parole;  sarà  dunque  un'aria,  corpo  non  men  reale  di 
un  altro,  e  che  implica  un  apparecchio  tutto  corporeo,  nelle 
labbra  che  proferiscono  la  parola,  ne' gesti  che  l' accompa- 
gnano , .  nelle  orecchie  che  ascoltano ,  negli  organi  che  la 
trasmettono,  nel  cervello  che  la  riceve  e  l' interpreta.  G.  B, 
Say  fu  molto  facile  a  dire  che  «  il  medico  vende  l'utilità 
dell'arte  sua  $enza  che  l'abbia  incorporala  in  alcuna  mal- 
teria » .  Come  mai  concepire  che  il  pensiero  del  medico  si 
riveli,  divenga  permutabile,  si  venda,  si  trasmetta,  senza  un 
mezzo  di  trasmissione  il  quale,  qualunque  esso  sia,  piccolo 
0  grande,  semplice  o  complicato,  sarà  sempre  materia?  lo 


67 

mi  spingo  anzi  più  in  là:  s€  non  ci  si  parli  che  del  puro 
pensiero  concepito  e  rimaslo  dentro  di  noi^  (ostochè  esso  si 
consideri  come  un  prodolto,  sari  pur  forza  di  riconoscere, 
come  ho  già  detto  di  sopra,  che  non  si  potè  ibrmolarlo 
senza  il  concorso  d' un  apparecchio  cerebrale  e  nervoso.  Al 
di  qua  poi  di  una  tale  ipotesi  estrema,  sarà  pur  forza  di 
rìconoaeere  che,  fra  le  numerosi  produzioni  a  cui  il  titolo 
é^immaieriate  si  è  tanto  profuso,  non  ve  n'ha  una  sola  la 
eoi  edisleoza  non  supponga  un  insieme  di  cose  sensibili, 
molto  più  vasto  e  complicato  di  quello  che  a  prima  giunta 
si  crederebbe.  L*  insegnamento,  le  arti,  la  commedia,  il  ser- 
mone, la  difesa  dell'avvocato,  la  cura  del  medico,  la  giusti- 
zia del  magistrato,  il  pensiero  del  filosofo,  al  momento  che 
preodano  la  qualità  di  prodotto  e  divengano  godevoli  uff- 
Kldt  bisognerà  inevitabilmente  che  paghino  il  loro  tributo* 
alla  materia:  e  scuole,  scene,  pulpiti,  panche,  strumenti, 
sale,  prigioni,  carta,  inchiostro,  torchi,  voce,  aria,  gesto, 
luce,  colori...  tutto  ciò  è  indispensabile  condizione  senza  cui 
la  cosa  prodotta  non  esisterà;  ma  tutto  ciò  che  cos'è?  nien* 
t' altro  che  pretta  materia. 

«  La  verità  di  cotesta  riflessione  mi  sembra  incontesta- 
bile; ma  vediamo  quali  illusioni  han  potuto  offuscarla. 

«  In  primo  luogo,  la  dorata.  Smith  fu  il  primo  ad  in- 
dicarla, Say  rtia  ripetuta  su  tutti  i  tuoni  (i).  Quando  il 
medico  dà  il  suo  consigliò  ali*  infermo,  il  suo  prodotto  di- 
spare appena  nato.  Quando  un  attore  teatrale  diverte  il 
pubblico,  le  tititità  che  egli  produce  son  rapide  come  quelle 
del  medico.  Il  giuoco,  la  danza,  la  lettura,  l'opera  d'un 
barbiere ,  il  servizio  di  un  domestico,  ecc.,  son  cose  tutte 
del  medesimo  genere:  utilità  che  consistono  in  una  fugace 

(I)  Còrso,  p.  I,  e.  5;  Trattato,  p.  1S8,  ediz.  itaU;  MisctlL, 
p.  335,  396>  |64,  edlc.  OuillaamiOi  ecc. 


68 

apparizione,  qbe  si  consumano  neiraito  stesso  in  cui  son 
prodotte,  che  non  lasciano  tracce  materiali  della  loro  esi- 
stenza. E  sarebbe  dunque  per  ciò  che  si  ama  chiamarle  tm- 
materiali. 

«  Ma  la  brevità  della  durata  non  prova  che  la  base  sen- 
sìbile non  esista;  costituirebbe  quindi  un  motivo  per  chia- 
marle fugaci,  poco  durevoli,  non  per  chiamarle  immahrialL 
Ninno  certamente  vieta  di  porre  in  una  sola  categoria  tutti 
•i  prodotti  la  cui  forma  passi  rapidamente,  ed  in  uù*  altra 
quelli  che  presentino  una  maggior  permanenza;  ma  se  so- 
pra questa  distinzione  si  volesse  fondare  il  loro  carattere 
materiale  o  immateriale,  due  strane  conseguenze  ne  discen- 
derebbero. 

Da  un  lato,  come  mai  fissare  un  limite  di  durata?  La 
materialità  consisterebbe  nei  vivere  un  minuto,  un  giorno, 
un  anno,  od  un  secolo?  La  piramide  egiziana  è  certamente 
un  prodotto  materiale;  ma  la  casa  che,  sebbene  non  possa, 
come  la  piramide,  lottare  coli' eternità,  e  nondimeno  resiste 
per  molti  anni  all'azione  del  tempo,  sarà  essa  pure  mate- 
riale? e  se  lo  è,  l'abito  che  regge  appena  un  anno,  il  frutto 
che  appena  raccolto  si  mangia,  in  qual  classe  si  mettereb- 
bero? —  Sotto  un  tale  sistema,  la  materialità  o  immateria- 
lità  dipenderebbe  da  un/ buon  cronometro,  e  l'economista 
dovrebbe  star  bene  attento  a  contare  i  minuti,  trascorsi  i 
quali  il  prodotto  finirebbe  di  essere  immateriale  per  dive- 
nire corporeo. 

«  Da  un  altro  Iato,  l'intenzione  degli  scrittori  che  hanno 
inaugurato  l' immaterialità  di  alcuni  prodotti,  verrebbe  tra- 
dita. Si  troverebbero  messe  insieme  la  cosa  più  spirituale 
del  mondo  e  la  più  {grossolana;  ed  un  prodotto  medesimo 
sarebbe  un  momento  materiale,  un  momemo  immateriale, 
secondo  che  rivestisse  una  forma  od  un'altra,  lo  espongo 
una  lezione  di  economia;  un  caffettiere  mi  porge  un  sor- 
betto; la  forma  utile  della  mia  lezione  e  quella  del  sorbetto, 
hanno  a  un  dispresso  eguale  durata.  Sarao  dunque  due  prò- 


59 

doui  della  slessa  natura;  e  la  diligenza  che  si  era  voluto 
adoperare  nel  distinguere  le  produzioni  spirituali  dalle  cor- 
poree, andrebbe  a  finire  col  far  confondere  insieme  una  le* 
zione  e  un  sorbetto!  -^  Di  più:  T Iliade  si  può  cantare  da 
un  rapsodo,  e  durerà  allora  per  alcune  ore;  si  può  scri- 
vere e  slampare,  e  durerà  tanti  secoli  quanto  e  più  che 
uda  piramide  egiziana:  l'Iliade  dunque  sarebbe  nel  primo 
caso  un  prodotto  immateriale,  diventerà  materiale  nel  se* 
eondo.  Ma  il  buon  senso  ripugna  a  un  siffatto  linguaggio  ; 
e  rioienzioue  degli  economisti  non  fu  di  ammettere  un 
caso  in  cui  mai  l'Iliade  potesse  entrare  nella  classe  a  cui 
appartengano  le  piramidi,  la  casa,  l'abito,  il  frutto. 

e  Seconda  illusione,  analoga  a  quella  della  durata,  è  stata 
h  non  aceumulabilità  de*  prodotti  immateriali.  In  questo 
ponto,  il  linguaggio  di  Say  ha  mostrato  molta  incertezza. 
Egli  cominciò  dal  dire  nel  suo  Trattato:  «  Dalla  natura  dei 
prodotti  immateriali  risulta  che  non  si  potrebbero  accumu- 
lare, e  perciò  non  servono  ad  accrescere  il  capitale  nazio- 
nale »  (4).  In  una  nota  a  Storch  giudicò  incoerenza  il  ri- 
guardare come  accumulabile  un  prodotto  fugace  (2).  Ma 
poi  ai  corresse  nel  CorsOj  dichiarando  erronea  una  tale  opi- 
nione (8).  La  teoria  di  Dunoyer,  come  quella  di  Storch, 
coincide  con  quella  che  fu  in  ultimo  luogo  adottata  dal  Say; 
ma  Dunoyer  l'ha  spiegata  in  un  modo  che  lo  distingue.  È 
un  errore,  egli  dice,  il  credere  che  le  produzioni  immate- 
riali sieno  fugaci  e  non  si  possano  perciò  accumulare,  «  Non 
è  il  prodotto  ciò  che  si  consuma  nell'atto  medesimo  in  cui 
nasca,  ma  è  il  lavoro  del  produttore.  In  ciò  le  produzioni 
immateriali  non  differiscono  da  tutte  le  altre;  imperocché 
in  lotte  indistintamente  si  consuma  sempre  il  lavoro,  e  si 


(i)  T.  I,  p.  148. 

(3)  Parte  II,  e.  8. 

(5)  T.  1,  p.  90-1  (Guillaom.)  e  p.  f64. 


60 

accumula  rutUiià.  Sicurnméntc ,  la  lezione  del  professoio 
vien  consumata  nell'atto  stesso  in  cui  si  produce,  ma  ap- 
punto come  la  manodopera  del  vasaio  impiegata  $ul  vaso 
che  egli  ha  fra  le  mani;  le  idee  intanto,  inculcate  dal  pro- 
fessore, rimangono  nello  spirito  dell'uomo,  precisamente 
come  la  forma  che  il  vas(Uo  ha  impressa  all'argilla  »•  — 
Garnier  ha  accettato,  con  troppa  fiducia  mi  sembra,  una 
tale  spiegazione.  Dopo  aver  detto  che  essa  sparge  la  luce 
sulla  discussione,  soggiunge:  «  Non  può  dirsi  di  tutti  i  pro- 
dotti immateriali  che  essi  non  sieno  capaci  di  accumularsi, 
giacché  si  accresce  benissimo  il  gusto,  sì  accrescono  le  virtù, 
le  attitudini,  i  talenti  d'ogni  maniera;  si  aumenta  il  valore 
d' una  clientela,  la  fecondità  dell'  industria.  ••—  Il  padre  che 
pone  a  tirocinio  il  suo  figliuolo,  non  accoroula  e  per  esso, 
e  per  sé  medesimo  e  per  la  società?  Non  è  dunque  esatta 
r  opinione  di  Malthus,  che  la  ricchezza  immateriale  sia  men 
suscettibile  di  accumulazione.  I  lumi,  la  scienza  acquisita, 
moltiplicano  ed  ingrandiscono  di  eoniinuo  il  patrimonio  del- 
l'uman  genere,  precisamente  come  la  ricchezza  materiale, 
con  r  unica  differenza  che  la  prima  si  moltiplica  coli'  uso, 
mentre  la  seconda  si  deteriora  col  consumo  »  (4). 

lo  reputo  perfettamente  logica  la  maniera  in  cui  Du- 
noyer  si  è  trovato  condotto  a  spiegare  l' accumulabilità  dei 
prodotti  immateriali.  Partendo  dall'idea  che  la  loro  materia 
grezza  è  l'uomo,  come  quella  del  vaso  è  l'argilla;  nulla 
di  più  coerente,  che  il  paragone  tra  l^uomo  modificalo  e 
l'argilla  ridotta  in  vaso;  nulla  di  più  legittimo  che  il  de- 
durne esser  tanto  accumulabile  il  prodotto  uomo,  quanto  lo 
è  il  prodotto  vaso.  Ma  io  confesso  di  non  comprendere  co- 
me il  Garnier,  che  aveva  cosi  bene  distinto  il  prodotto  im- 
materiale dal  risultato  che  esso  genera  nell'uomo,  abbia  poi 
potuto  accettare  la  spiegazione  di  Dunoyer,  alla  quale,  mi 
duole  il  dirlo^  io  non  posso  acquetarmi. 
^ 1 — ■  ì "     -  — 

(4)  Jnalf  della  produzione,  Ice.  eit.^  p.  470. 


61 

e  Ripigliando,  ìnfaUi,  la  mia  maniera  dì  analitsare  il  fé-» 
nomeno,  si  vedrà  agevolmente   che  la  differenza  tra  Tuno 
e  l' altro   prodotto  rimane   sempre  ed  è  grave.   Tanto  nel 
vaso  che  nella  lezione  vi  son  tre  elementi  :  l'opera  del  pro« 
duttore,  V  utilità  ricavatane  dal  *  consumaiore,  e  la  cosa  pro«» 
dotta.  L'opera  del  produttore,  certamente,  passa  in  ambi  i 
casi,  come   ben  dice  Dunoyer;   passa  il  lavoro   delWasajo 
come  quello  del   professore.  L'utilità,  in  ambi  i  casi,  vico 
trasmessa    nell'uomo,   che  rimane   modificato,  dal  piacere 
0  comodo    che   il    vaso   gli   procura ,   dall'  istruzione  che 
gii  procura    l'insegnamento.   Fin   qui,  le   due  produzioni 
sono  affatto  consimili.  Ma  quanto  alla  cosa  prodotta,  l'A.  mi 
sembra  aver  torto.  H-  vaso  é  permanente;  la  lezione  spari- 
sce. Il  vaso  dopo  un  anno  dacché  fu  fatto,  dopo  aver  gio« 
vaio  ad  uno  o  più  uomini ,   dopo  aver  generato  in  essi  il 
suo  effetto  utile,  esiste  sempre  qual  era  allorché  usci  dalle 
mani  del  vasaio;  è  dunque  un  valore  conservato,  un  capitale 
accamulato,  indipendentemente  da  quel  valore  che  esso  avrà 
potuto  generare   negli  uomini   che  lo  usarono.  La  lezione 
000  è  cosi.  Qualche  istante  dopo  che  siasi  pronunziata,  l'aria, 
ebe  fu  scossa  un  momento  dall'organo  vocale  del  professore, 
si  racqueia,  e  piò  non  conserva  alcuna  traccia  sensibile  del 
suo  discorso.  Ciò  che  ne  rimane  è  la  ricordanza  nella  mente 
di  chi   r  ebbe  ascoltato ,  è  unicamente   1'  effetto  utile  ;  ma 
questo  effetto  rimane  soltanto  nell'  uomo  consumatore,  come 
vi  rimane  quello  delle  produzioni  materiali,  le  quali  inoltre 
conservano  la  loro  esistenza  propria.  Vi  é  sempre,  dunque, 
ima  differenza   considerevole  tra  il  vaso  di  argilla  e  il  di- 
scorso orale;  T  uno  è  accumulabile,  l'altro  non  lo  è;  e  ri- 
correre all'effetto  operato   sull'uomo  per  oonvincerci  che 
entrambi  lo  sono,  è  una  prova  la  quale^  sebbene  data  da 
Storch ,  accettata  da  Say ,   dilucidata  da  Dunoyer ,  ed  ora 
sanziooata  dall'adesione  di  Garnier,  rimane  sempre  insuffì- 
fiente. 

f  Mi^  è  fqrsip  d^  (Qpisirc  per  cip  all'opinione  di  Malthus, 


62 

primiiivamentd  abbracciata  da.Say,  che  i  prodotti  imniate- 
rìali  sicDO  di  lor  natura  impossibili  ad  accumularsi  ?  No  ; 
è  questa  un'illusione  molto  analoga  a  quella  ebe  si  fondava 
sulla  durala.  Essi  sono  o  non  sono  accumulabili,  secondo  i 
casi,  secondo  una  circostanza  che  è  loro  comune  co'prodotti 
materiali,  senza  che  V  esserlo  o  il  non  esserlo  serva  meno- 
mamente a  determinare  la  loro  immaterialitk. 

e  La  permanenza,  infatti,  della  forma  utile  dipende  dalla 
specie  di  materia  in  cui  T  utilità  siasi  incorporata,  non  dalla 
specie  deir  utilità  che  siasi  voluto  produrre.  Di  modo  che 
una  medesima  utilità  può  riuscire  più  o  meno  permanente 
ed  accumulabile,  secondo  che  s*  incorpori  in  una  '  o  in  altra 
materia.  LMliade  recitata,  l'Iliade  scritta,  l'Iliade  stampata, 
è  sempre  un'utilità  della  medesima  specie;  pure,  se  l'indole 
immateriale  di  questo  poema  dovesse  dipendere  dalla  per- 
manenza della  sua  forma  esterna,  essa  sarebbe  un  prodotto 
inaccumulabile  nel  primo  caso,  accumulabile  più  o  meno 
negli  altri  due.  Ma  tutti  quanti  i  prodotti,  i  più  corporei 
come  i  più  spirituali,  si  trovano  nel  medesimo  caso:  rie- 
scono più  0  nóeno  durevoli  ed  atti  a  capitalizzarsi,  secondo 
che  la  loro  utilità  venga  fissata  sul  granito  o  sul  vetro, 
suir  oro  0  sulla  carta,  sul  bronzo  o  sulla  tela  di  ragno.  Anzi 
un  medesimo  oggetto  può,  sotto  un  tale  riguardo,  mutar  di 
natura,  secondo  che  cangi  di  forma  esterna.  Io  potrei  fab- 
bricare un'  infinita  quantità  d' idrogeno  carbonato,  e  non  ac* 
crescerei  per  nulla  il  capitale  del  paese  se  lo  lasciassi  a 
diffondersi  liberamente  per  l'aria;  ma  il  medesimo  gas, 
rinchiuso  in  un  gasometro  a  misura  che  si  sprigioni  dalfap- 
parecchio  distillatorio,  divien  permanente,  si  distribuisce  a 
mio  bel  grado,  si  conserva  per  quanto  tempo  mi  piaccia: 
io  non  chiamerò  certamente,  per  ciò,  prodotto  immateriale 
il  gas  libero,  e  materiale  il  rinchiuso. 

«  Una  terza  illusione,  che  fa  dimenticare  l' esistenza  di 
una  base  corporea  ne'  prodotti  immateriali,  viene  dal  modo 
in  cui  noi  consideriamo  il  loro  consumo. 


,         63 

«  Nel  periodo  del  eonsumo,  come  in  quello  della  prò- 
diniooe,  vi  ha  un  6sico  cangiamenio  dell'uomo.  Che  fa  il 
cibo,  ebe  fa  il  mantello,  che  fa  Y  idea,  quando  noi  usiamo, 
consumiamo  questi  prodotti?  Il  cibo  toglie  la  fame,  eioà  me* 
diflca  fisicamente  le  nostre  viscere;  il  mantello  ci  libera  dai 
senso  del  freddo ,  cioè  distende  e  ravviva  le  nostre  carni 
che  erano  contratte  e  rigide;  l'idea  genera,  non  so  bene 
che  cosa,  ma  un  movimento,  un'inflessione  qualunque  nella 
nostra  massa  cerebrale. 

«  A  siffaui  fenomeni  noi  sogliam  dare  un  nome  gene- 
rale o  astratto.  Chiamiamo  nutrizione,  sazietà^  trigorej  ecc., 
gli  effetti  del  cibo;  chiamiamo  veitirsiy  ripararsi  dalle  m- 
temperie^  quelli  degli  abiti;  chiamiamo  istruzione  quelli 
delle  idee.  E. nella  scelta  di  tali  vocaboli,  la  generalizia- 
ziooe  e  r  astrazione  può  essere  più  o  meno  decisa.  Alle 
volle  non  facciamo  che  comprendere  sotto  un  termine  ge- 
nerico i  singoli  effetti  fisici,  come  quando  diciamo  digestione^ 
nutrizione.  Alle  volte  ci  spingiamo  sino  a  dimenticare  affatto 
la  parte  fisica  del  fenomeno,  sia  perchè  V  osservarla  ci  rie- 
sce diOicile,  sia  perchè  c'interessa  di  più  il  tradurla  in  ri- 
sultato non  fisico;  parliamo  perciò  d^istruzioney  di  gusto^  di 
affetti^  dh  passioni^  di  abitudini  intellettuali  e  morali,  cose 
tutte  che  non  cadono  sotto  i  sensi,  cose  nelle  quali  abbia- 
mo interamente  obbliato  il  fenomeno  fisico  su  cui  si  sono 
formate. 

<  Ora,  da  codesto  obblio  risorge  un'altra  maniera  di 
dare  esistenza  a  dei  prodotti  immateriali.  Ingannati  dal  no- 
me, .noi  supponiamo  che  se  ne  trovin  di  quelli  il  cui  effetto 
sia  puramente  incorporeo;  e  quindi,  se  anche  dalla  loro 
natura  non  si  potesser  chiamare  immateriali,  lo  si  potrebbe 
in  grazia  della  immaterialità  dell'effetto.  Ma  si  vede  ben 
chiaro  che  anche  ciò  si  riduce  al  medesimo  giuoco  di  equi- 
voci. Gli  autori  che  ammettono  la  distinzione,  presa  dal  lato 
del  consumo,  si  servono  in  un  caso  della  parola  astratta, 
in  un  altro  accennano  la  fisica  modificazione;  chiamano  io? 


64 

corporeo,  nel  primo  easo,  il  eonsumo  e,  per  estensione,  il 
prodòuo;  lo  chjaoiakio  corporeo  neir  altro.  Ma  la  veritk  è 
che  sempre  vi  ha  un  effetto  fisico,  e  la  libertà  di  qualifi- 
carlo con  un  termine  astratto;  che  la  qualificazione  è  an 
puro  atto  della  nostra  mente,  è  arbitraria,  non  è  inerente 
in  un  caso,  nò  vietata  in  un  altro;  che  la  materialità  non 
manca  nell'uno  per  esistere  unicamente  nel  secondo.  NeU 
rts/ruj8tpne,  nella  formazione  del  gu$lo^  degli  affetti^  de'oo- 
iiumi ,  ecc.  Vi  ha  una  serie  di  fenomeni  fisici,  come  ve 
n'ha  nella  digestione  del  cibo;  e  viceversa,  tutti  ì  fenomeni 
fisici  del  consumo  si  potrebbero  astrarre  e  convertire  in  ef- 
fetti puramente  immateriali.  Lo  stesso  Say  si  avvide  di  ciò. 
Egli,  nella  prima  delle  sue  lettere  a  Malthus,  passò  da  un 
estremo  all'altro,  trascinato  appunto  da  qnest' idea.  Non  so« 
lamento  ammise  1'  esistenza  di  alcuni  prodotti  immateriali, 
ma  giunse  a  dire  che  realmente  tutti  i  prodotti  non  sono 
che  immateriali,  quando  si  prendono  dall'aspetto  dell'utilità 
che  promettono,  del  servigio  che  danno.  Ed  egli  avea  ben 
ragione.  Invece  di  accogliere  in  distinzione  de'  prodotti  in 
due  classi,  si  può  certamente  dire  che  tutti  sono  materiali 
0  tutti  immateriali,  secondo  che  il  loro  resultato  utile  si 
consideri  dal  lato  fisico  o  dalla  sua  qualificazione  astratta; 
ma  scambiare  a  capriccio  questi  due  modi  di  considerarlo, 
e  presentare  come  una  realità  inesorabile  delle  cose  il  ca- 
priccio della  nostra  mente;  volere  che  una  classe  di  pro- 
dotti si  prenda  da  un  aspetto,  e  l'altra  da  un  altro;  que- 
sto  come  argomentazione  diviene  un  sofisma,  come  princi- 
pio fondamentale  è  sempre  un  assurdo. 

.    (  Confinila  ), 


«OLLETTinO   DI  ROTIZH   tTATMTICBg  ITALURl    E  STBAHlUg 
I   DELLE   FIU   IMPOETARTI  mVENZlOni  E   SCOPBETE 

0 

PROGRESSO  DELL'  TNDUSTRU 

•  ... 

.     .         ». 

DELLE    UTILI    COGRIZIOIfl. 


Fasqcolo  pi  Luglio  1869. 


NOTIZIE    ITALIANE 

(eiidle»iftt»  delle  benellceiftme  elargito  dalla  eli- 
tadlnaMsa   mllaifteae   dorante   la  erl«l 
■Elea  del  primi  pel  nteal  deiraUna  t849. 


L 


a  acorsa  jovernata  fu  per  Milano  un'  invernala  di  deso- 
lazione. Nessun  lavoro ,  neasupa  festa ,  nessuna  reciprocità 
di  scambj.  I  cittadini  milanesi  vollero  venire  in  sussidio  dei 
sei  mila  e  più  operaj  che  rimasero  senza  lavoro,  e  nel 
breve  periodo  di  ^ei  settimane  raccolsero  in  tante  sponta- 
nee offerte  Tingente  somma  di  lire  italiane  434,888.  Que- 
sta somma  venne  affidata  ad  una.Cqmmissione  di  cittadini 
benemeriti  ,  i  .quagli  sussidiati  da  oneste  Commissioni  par- 
rocchiali distribuirono  dal  I  aprile  al  2A  luglio  le  somme 
ricevute,  mediante  elargizioni  di  un  fiorino  alla  settimana 
per  ciascun  operajo.  Noi  ora  pubblichiamo  il  rendiconto 
che  ci  venne  comunicato  da  quella  benemerita  Commissione 

Axauu.  Statistica,  voi.  XXIII,  gerii  3.*  5 


66 

onde  ^i  conoseà  come  le  oflerte  cittadine  vennero  utilmente 

impiegate. 


Parrocchie  alle  qaali  furono  distriboiti 


A  S.  Alessandro      •    •    »    •    ^    »    • 

2  S.  Ambrogio      .•••••• 

3  S.  Babi(a ,    , 

4  S.  Calimero •    .    • 

5  S.  Carlo  ••*•••••* 

6  Sant'Eufemia     .••*••# 

7  S.  Eustorgio      •    .    ^    ,    •    •    * 

8  S.  Fedele 

9  S.  Francesco  da  Paola     .    •    •    ^ 

40  S.  Giorgio  ia  Palazzo     .    •    •    » 

41  S,  Lorenzo • 

42  S.  Marco       

IS  Santa  Maria  del  Carmine     •    •    • 

44  Santa  Maria  Incoronata    •    •    •    • 

45  Santa  Maria  della  Passione  •    *    • 

46  Santa  Maria  alla  Porta"     •    .    •    . 

47  Santa  Maria  Segreta     ....    * 

48  Metropolitana , 

49  8.  Naizaro  Maggiore  .    ,    .    .    . 

50  S.  Satiro 

91  S.  Sepolcro 

S2  S.  Simpliciano  ....... 

SS  S.  Stefano     ........ 

fl4  S.  Tomaso 

SS  S.  Vittore  al  Corpo    ..... 

Sussidj  straordinarj  distribuiti  dalla  Gommis* 
$ione  Centrale , 


Assegni  acconUU. 

Fiorini  4,490  — 
S,S08  — 

964  ~ 
8,637  — 

754  — 
4,864  — 
6,977  — 

648  — 

494  — 
4,480  — 
6,770  — 

644  — 
4,285  — 
8,0««  — 
4,486  — 


4,050  — 

898  — 

4,187  — 

4,808  — 

4,686  — 

889  — 

S,6S0  — 

8,438  — 

896  — 

1,846  — 


.     8,027  — 


Fiorini  63,415  — 


67 

Bendkonto  delle  somme  ineastaU  e  delle  relative  erogazioni 
in  soeeorto  degli  operej  biwgnoti  e  m«mcan({  él  lavoro 
m  emuoguenta  dell'  arenamento  dell'  induttria  e  del 
commercio  durante  le  cireo»tanz«  eccezionali  del  1859. 

IirritoiTi. 

DtUe  obblatiooi  della  carità  citiadiM,  introhi 

eomplesrivi FiorìDÌ    68,415  — > 

Pari  ad  iutiane  Lire  434,888  88 


NB.  Io  <|ues(«  importo  è  compresa  la  aoni- 
nn  di  fior.  4600  data  dalla  Caasa  centrale  di 
beoefieenxa,  amminisiratrice  delle  Gasse  di  ri- 
sparmio della  Lombardia ,  sul  fondo  dei  redditi 
della  beneficenza,  la  quale  offerta  finora  non  fu 
paU>lleata. 

Eaoaiziom. 

Alle  Gomnaìssioni  parrocchiali  pei  sossidj  da  distri- 
buirsi agli  aperaj  e  suasidj  straordinarj  per  la 
I.*  settimana  scaduta  col  47  aprile  (compreso  un 
sussidio  speciale  di  fiorini  4000)  Fiorini 
S.*  settimana  scaduta  col  34  detto 
S.*  4  maggio 

4*  8       . 

6.*  45        . 

6.*  S3.       . 

7/  S9       • 

8.*  6  giugno 

9.*  48       ....    » 

40.*  49       •     .    .    .    » 

44.*  86       > 

4S.*  8  luglio 

43.*  40       » 

44.*  47 

45.*  84 

Distribnsione  proponionale  del  fondo  rimasto 
fra  le  parrocchie  ......... 


8^69  — 
8,059  — 
6,657  — 
8,444  — 
8,779  — 
4,444  ~ 
4,776  — 
6,480  — 
6,480  — 
6,867  — 
6,440  — 
8,068  — 
4,438  50 
4,4S4  -> 
4,456  — 

4,404  60 


Totale  a  pareggio  Fiorini    63,415  — 


Pari  ad  italiane  Lire  481,888  88 


Milano,  Il  S7  luglio  1859. 


6a 


0UpfiBl#n^  economica  ddln  pr«v|B«l# 

di  Bresci»* 

Alle  conferenze  di  Zurigo,  il  ministro  plenipolensiario 
deirAustria  vuol  far  credere  ohe  la  Lombardia  valga  un  te« 
aoro,  e  pretende  da  chi  vinse  l'Austria-  alla  battaglia  di  Par 
{estro,  di  Magenta  e  di  Solferino,  quattrocento  e  più  mi- 
lioni di  fiorini,  quasi  che  la  Lombardia  perduta  in  guerra 
fosse  ancora  un  podere  od  un  feudo  da  vendere. 

Per  dare  ai  nostri  lettori  un'  idea  dello  stato  in  oui  TAa^r 
stria  ha  lasciato  queste  provinpie  un  tempo  prospere  ed  ora 
denudate  e  de$ol£|ie,  riferirenio  i|  quadro  d^lle  miserie  bre-r 
sciane  che  veniva  dalla  Congregazione  Provincia!^  di  Brcr 
scia  presentato  alla  cessata  Congregazione  Centrale,  mentre 
ancora  sussìsteva  la  dominazione  austriaca.  Efico  il  prospetto 
delle  sue  passività  straordinarie  come  venne  accuratamente 
iredatto  dal  benetnerìtQ  deputato  provinciale  cay*  Poroellì, 

Prosfiettq  delle  spese  sostenute  dalla  Prop,  Bresciand 

rfi.ff'a  straordinaria^ 

4.^  Ammontare  del  capitale  di  boni  prò- 

^inaiali  estinti     ,    ,    ,    •    ,    ^    Austr.   L.  4^298,544  73 

3.^  Interessi  sui  n^edesimi  boni  •    ,    ^  66,000  -r- 

S.®  Ammontare  delle  azioni  del  prestito 

sull'agiatezza    estinte      •••..•»  &0i,000  -^ 

4.^  Interessi  pagati  sulle  st^se   .     •     ^  400,000  — ? 

5.^  Pagatp  pel  prestitp  4850  .    .     ,    »  '  4,287,400  -r 

6.^  Contributo  pel  manteoimento  del- 
l'I.  R.  truppe  negli  anni  4848-49    •    •    ¥,  3,458,8|43  0? 

7.^  Come  sopra  pei  mesi  di  ottobre,  no? 

yenr^bre  e  dicembre  del  1848      ,    ,    .    »  263,862  77 


aLir.     9,970,650  66 


69 

Somitoa  retro  al.  9,9^0,650  90 

8.^  lÉulta  di    L.  530,000   pel  proclama 

4  gfenoajo  4849  pagate  .    i    .    ;    •    .    »  4I6,S8S  89 

9.^  Come  sopra  di  L.  800«000  pel  pro<^ 

elama  S  aprile  1849 »  800|000  — 

10.^  Come  sopra  di   L.  6,000,000   pel 

proclama  suddetto  pagate    •«...»  4,358^959  95 

44.^  Sovraimposta   straordinaria   dell' I. 

fi.  Idten.  Generale  dell'armata     ^    «    «    >  358,959  44 

is.'^  Seconda  rata     *    ^    •    .    .    .    j»  849,423  06 

i3.^  Prima  sovraimposta  straordinaria  per 

le  spese  militari  5  ottobre  4848  ...»  350,260  — ^ 

44*^  Seconda  rata  30  ottobre  4848      9  850,360  — ^ 

45.^  Sovraimposta  di   4  cent,  a   favore 

della  città  36  luglio  4849  .    a    ...    >  439,134  --- 

16.^  Sovraimposta   di   millesimi   8   per 

spese  militari  39  settembre  4849      .    .    i^  443,583  71 

47.''  Simile  di  millesimi  3      «    «    .    »  35,895  95 

18.^  Simile  di  4    cent,  a   favore   della 

citlk  47  novembre  4849     .    .    .    é    .    ^  468,437  61 

49.^  Altra  di  millesimi  4  a  faVore  dei 
comuni  S.  Alessandho  e  S.  Eufèmfa  47  no- 
vembre 1849 >  63,072  59 

10*^  Prestito  nazionale  1864  pagate     *  4,883,871  60 


.u. 


ti.  18,478,827  43 


I 


Siccome  questi  Versamenti  importarono 
Ud  consumo  di  sostanza  ai  censiti,  coai  de- 
vesi  dividere  la  suddetta  somma  in  dieci 
(Mirti  e  calcolare  di  perdita  un  decimo  ogni  1 

anno,  dunque  spettano  al  corrente  1859  aU    1,817,883  74 

Di  pifr  il  ribasso  del  prestito  nazionale 
d'oltre  un  terzo  che  in  questi  momenti  in 


70. 

Somma  retro  aL    1,817,882  74 
cui  sarebbe  neeemrio  il  venderlo  presente- 
rebbe una  perdka  assai  maggiore  di     •    »        487,957  — 

Inoltre  la  perdita  sostenuta  dai  provin- 
ciati  sul  pareggio  delle  lire,  auiitriache  coi 
fiorini  nuovi  (considerate  circolanti  nella  pro- 
vincia 400,000,000  ritenendone  circa  I00| 
milioni  nella  Lombardia)  perdila  che  va- 
lutata 3  centesimi  ogni  lira  dà  la  somma  di  »  800|000  — * 
senza  poi  valutare  che  si  perdettero  5  cent, 
ogni  lira  estera  che  fu  posta  fuori  di  corso. 

Non  si  può  tacere  che  i  provinciali  fu* 
rono  obbligati  a  sborsare  a  vantaggio  delle 
truppe  sarde  nel  4848  L  1,000,000,  som- 
ma che  ripartita  come  sopra  in  dieci  anni 
dà  air  anno      •    .    •    • »        100,000  — 

Sostiene  anche  la  provincia  la  passività 
annua  dipendente  da  frutto  sui  oapitali  a  ca- 
rico della  proprietà  fondiaria  »    •    •    •    »    4,000,000  — 

Per  riparazioni  a  13009  case  eoloniehe 
in  ragione  di  sette  individui  per  casa  a  sole 
lire  settanta  all'anno •    »     1,040,720  — 

Simili  alle  abitazioni  civili,  chiese,  edifizj 
pubblici,  ecc.,  calcolato  in  tutto  16,000  a  lire 
50  comprese  le  assicurazioni  degli  incendj  »       800,000  — 

Si  aggiunga  V  incasso  della  L  R.  Finanza 
compreso  le  tasse  di  Commisurazione,  negli 
offici  di  Brescia,  Salò  e  Chiari    •    •    •    »     1,980,000  — 

Di  più  l'imposta  annuale  gravante  il  censo  >    6,575,593  48 

Rendita  della  Provincia  aL.  18,042,453  2S 

Questa  rendita  (pel  mancato  prodotto  dei 
bozzoli  e  del  vino  al  disopra  della  reale  )  si 
ritiene  quale  dal  censimento  fu  stabilii  in  »  12,240,687  A4 

La  rendita  artistica  e  commerciale  non 
si  può  valutare  più  di   ••.«.•    >     8,000,000  — 

al.  15,240,627,54 


74 

e  dò  per  le  ragiooi  che  seguono  desunte  ddi  dati  estratti 
dai  registri  della  Camera  di  Commercio  i  quali  eooviocono 
eisersi  ridotto  a  quel  grado  di  decremento  che  Cs  temere 
la  soppressione  Ticina  dei  più  necessarj  rapporti  mercantili  ; 
e  ne  sia  una  prova  anche  la  diminuzione  dell'  attività  so- 
ciale che  è  un  peso  verso  la  sua  distruzione. 

Nel  irieonio  4864-63-5S  non  si  notifiearoDO  che  sole  18 
cessaziooi.di  Ditta» 

Nel  triennio  I856«b7«58  nella  sola  eittà  ne  furono  noli- 
ficaie  481. 

Nel  triennio  4854-6S-&8  si  pubblicarono  18  fallimenti. 

Nel  triennio  1856-57-68  fallimenti  50. 

11  numero  delle  ditte  paganti  la  tassa  di  Commercio  nella 
citth  e  provincia  qhe  nell'anno  1854  ascendeva  a  2776 
Dell'anno  1858^  si  sono  ridotte  a  3300  delle  quali  205  fu- 
rono esonerate  dalla  tassa  per  comprovata  miserabilitiu 

Nel  1854  iìirono  in  attività  nella  provincia  7000  fornelli 
da  seta:  il  loro  nomerò  negli  anni  successivi  andò  mano 
mano  diminuendo  per  la  mancanza  del  prodotto  bozzoli^  e 
per  le  circostanze  eccezionali  che  impediscono  le  specula- 
zioni d'importazione,  ora  non  ne  avremo  di  attivi  che  1000 
circa. 

Le  maniiatture  di  carta  oell'  ultimo  decennio  deerebbe- 
ro  della  metà. 

■ 

La  filatura  del  lino  e  del  cotone  di  un  buon  terzo. 

Le  fabbriche  d'armi  e  l'industria  delle  aoquevìte  son^ 
annientate. 

In  causa  dei  mancati  prodotti  agricoli ,  i  bozzoli  ed  i' 
vino,  non  vi  è  consumo  nei  oegozj  della  città,  e  delle  grosse 
borgate. 

Le  minori  industrie  d*arti  e  mestieri  sono  in  tale  de 
cadenza  cbe  molti  artisti  emigrano  in  cerca  di  lavoro. 

Considerato  quanto  soprp,  non  si  andrà  lungi  dal  vere 
ritenendo  che  i  redditi  del  bresciano  commercio,  e  dell'in 
dostria  dal  1850  all'anno  in  corso,  sono  diminuiti  di  tr 
quinti. 


(         * 


79 

Riassamendò  il  calcolo  csposlo'abbiamo 

di  sortita  annua aL.  18,04S,I5S  SI 

di  prodotto »  16,S40,6S7  64 


■te 


Rimane  dunque    la  Provincia   in   per- 
dila di    aL.    3,801,695  68 

volendo  anche  ammettere  che  la  metk  della  prodnsione,  de- 
voluta alla  parte  colonica  possa  essere  bastante  (ciocché  è 
assolutamente  impossibile)  a  provvedere  di  vitto,  vestito  e 
combustibili  1* intiera  popolazione  di  861,461  abitanti,  e 
.coprire  le  spese  occorrenti  airiropotenia  ed  al  pauperismo, 
air  importazione  dei  generi  coloniali  d'indispensabile  neces* 
aitili  e  più  di  tutto  air  andamento  ordinario  dell*  agricol- 
tura. 

Ecco  in  quale  conduione  trovatasi  la  provincia  bresciana 
al  40  giugno  di  quest'anno  allorché  l'esercito  austriaco  l'ab- 
bandonava. Ecco  le  gravi  piaghe  econòmiche  da  sanarsi  per 
cura  del  nostro  Re,  E  le  piaghe  si  saneranno. 


X 


Iie  tra  diSà  di  MllaM*  ^  Tarlaa  e  GenoTa* 

Ora  che  queste  ire  citte  appartengono  ad  una  sola  fa- 
miglia, crediamo  di  farne  conoscere  l' estensione  e  la  popò- 
lazione  rispettiva. 

MiuNo.  —  Eiìenmne  della  cittk  e  de'  Corpi  Santi  che 
la  circondano  e  ne'  quali  sono  compresi  I  sobborghi:  per- 
tiche censuarie  4  09,363.  Il  giro  dei  bastioni  non  chiude  che 
un'area  di  12,579  pertiche  q. 

Popolazione  nel  1857  335,850  -—  de'  quali  475,847 
entro  la  cerchia  delle  mura;  40,003  nei  Oirpi  Santi. 

Storia  della  popolazione.  Nel  1887  la  popolazione  di 
Milano  entro  le  mura  era  di  146,000;  nel  4844  di  158,587; 


e  dieci  anni  dopo  (4853)  di  168,566:  un  mediò  aómenio^     cC 
annuo  di  1600  anime.  Nel  quadrioinio  successilo  (4854*     ^ 
4857  )  il  medio  aumento  annuo  fu  di  4813  anime.  Nei  Corpi     ^ 
Santi,  durante  lo  stesso  periodo,  la  popolazione  crebbe  con 
maggior  rapidità»  avendo  toccato  T annuo  aumento  medio  di 
664  anime.  Ora  la  popolazione  dentro  le  mura  sta  a  quella 
de*  corpi  Santi  come  44t  4»  e  1*  Aumento  annuo  sta   come 
i80:  4. 

Torino*  —  Estensione.  Ettari  43,789  37  —  o  pertiche 
q.  4S7,898,  li  territorio  torinese  dunque  dentro  e  Taori  la 
cerchia  delle  mura,  supera  di  quasi  un  sesto  l'estensione 
del  territorio  di  Milano  e  de*  suoi  Còrpi  Santi.  *-  Di  questo 
vasto  spaaio  solo  poco  più  della  irentesima  quarta  parte  è 
occupata  da  edìfizii  urbani  o  suburbani. 

Popolazione  permanente  ed  occasionale  nella  sera  del 
34  dicembre  4857:  479,635  anime  ,^  delle  quali  455,889 
entro  il  cerchio  delle  mura  fin  qui  costruite  e  33,746  fuori. 
Se  invece  si  bada  alla  linea  daziaria,  463^046  abitanti  vi 
erano  inclusi,'  47,586  ne  rimanevano  esclusi.  La  parte  dei 
colli  compresa  nel  territorio  d^Ua  cittk  noverava,  nel  mo- 
mento in  cui  fu  fatto  il  censo,  6863  abitanti. 

Quanto  alla  popolazione  chiusa  nella  linea  daziaria  essa 
poteva  distinguersi  in 
Quartieri  ciiiadini  (Po,  Monviso,  Monco* 

nisio,  Dora,  Borgonuovo)    .    .    •    •    448,343  abitanti 
Sobborghi  (Po,  Dora,  Vanobiglia,  S.  Do- 
nato, S.  Salvarlo,  Rubatto  «  Crocetta  )      36,760       » 
Case  abìute 7,967       > 


468,040  abitanti 

Torino  nel  4848,  città  e  territorio,  numerava   486,849 

abitanti  di  diritto^  ma  di  fatio^  compresa  la  popolazione  oc- 

casionale^  saliva  a  443,457.  Nel. 4 838  la  popolazione  dtdi- 

ritu>  era  di  447,673. 

L'aumento  totale  del  decennio  4837-4847  fu  di  49,777 


74 

ftbiUDli;  l'aomeDlo  del  decennio  1847-1867  fu  di  S6,478: 
cioè  di  circa  un  sesto  pel  primo  decennio,  e  d' un  quarto 
pel  secondo. 

Gbnova.  -—  Estensione.  Secondo  il  Cevasco  {SiatisL  de 
Génes^  1888)  897  ettari;  secondo  la  grande  Deserixùme  di 
Genova  e  del  genovesatq  (4846)  984  ettari:  ad  ogni  modo 
meno  che  4/48  del  territorio  di  Torino. 

Popolazione  permanente  ed  occasionale  nella  notte  del 
34  settembre  4897,  419,640.  —  Di  questi  40,254  erano 
soldati,  studenti,  detenuti,  forestieri  di  passaggio.  Ma  per 
fare  il  bilancio  della  popolazione  genovese  conviene  aggina- 
gere  40,888  genovesi  assenti  di  Genova:  ciò  che  porterebbe 
la  popolazione  di  Genova  a  439,998.  Escludendo  la  guarnì* 
gione,  gli  studenti  e  i  forestieri,  che  vi  concorrono  freqoen* 
tissimi  nella  buona  stagione,  Genova  avrebbe  una  popolazione 
naturale  di  449,744. 

La  popolazione  propria  della  città  di  Genova,  o  come 
sogliono  dire»  la  popolazione  di  diritto  nel  censo  del  4848 
era  di  401,496. 1/aumento  annuo  medio  del  decennio  dunque 
fu  di  4  854  anime,  cioè  in  proporzione,  quasi  il  doppio  del- 
r  aumento  della  popolazione  milanese  dal  4844  al  4853.—^ 
Dieci  anni  prima  (4838)  la  popolazione  stabile  di  Genova 
era  di  97,624  abitanti:  e  però  l'aumento  medio  del  decennio 
precedente  il  4848  fu  meno  di  400  teste  all'anno. 

S'aggiunga  che  economicamente  voglionsì  ascrivere  alla 
popolazione  della  città  di  Genova  gli  abitanti  dei  sobborghi 
della  Foce,  di  S.  Martino,  di  S.  Francesco   d'AIbaro  e   di 
Sanpierdarena  che  sommano  insieme  a  S8,966,  e  cosi  danno 
a  Genova  la  popolazione  effettiva  di  458,964  anime. 

Sommando  la  popolazione  di  queste  tre  città  principali 
del  nuovo  regno  abbiamo  l'ingente  numero  di  564,449 
abitanti.  Questa  cifra  che  passa  il  mezzo  milione  è  abbasunza 
importante  per  mostrare  quanto  potranno  valere  queste  tre 
città  dal  lato  economico  e  dal  lato  anche  del  pensiero  e 
delle  forze  nazionali. 


75 

4 

lA  p«p«l«Blone  del  »«•▼#  Bei^M»  d^lMlia. 

Napoleone  III  emise  in  piò  proclami  la  solenne  promessa 
che  aTrebbe  permesso  ai  varj  popoli  italiani  emancipati  di 
esprimere  liberamente  i  loro  voti  legittimi  per  la  costitusione 
dei  loro  nuovi  governi.  L*  emissione  dei  voti  ebbe  già  laogo 
nel  modo  più  legittimo  e  solenne  dai  popoli  di  Lombardia , 
dai  dacaii  di  Parma  e  Piacenza,  di  Modena,  di  Toscana,  e 
si  attendono  i  voti  dei  popoli  delle  Legasioni  già  pontificie. 
Ove  la  diplomaxia  sempre  astiosa  e  nemica  alla  naiionalità 
iuliaoa  abbia  questa  volta  a  deporre  il  suo  mal  celato  di- 
spetto nel  cedere  un  popolo  risorgere  a  tanta  concordia 
verrebbe  a  costituirsi  in  un  forte  regno  italiano.  Questo  re« 

gno  preaemerebbe  la  seguente  popolasione: 

AbiUnU 

Stati  sardi,  compresa  ancbe  risola  di  Sardegna  5,167,543 
La  Lombardia,  compresa  ancbe  la  città  di  Man- 
tova  : 8,000,505 

Il  Ducato  di  Parma  e  Piaceoca 496,840 

Il  Doeato  di  Modena 598,966 

Il  Gran  Ducato  di  Toscana  coli' isola  d'Elba    ;  4,788,379 

I  terriioij  di  Bologna,  Ferrara;  Ravenna  e  Forlì  4,014,588 

Numero  totale    •    .    •    44,903,804 

Se  poi  si  aggiungano  le  provincie  di  Urbino  e  Pesaro 
che  hanno  857,754  abitanti,  si  avrebbe  pel  nuovo  Regno 
Italico  una  popolazione  complessiva  di  dodici  milioni  cento 
cinqaantanove  mila  e  novecento  cinquantacinque  mila  abi- 

4 

tanti. 

In  questo  magnifico  regno  si  conterebbero  città  popo- 
losissime e  fra  queste: 


76 


MiUno  * 
Torino  . 
Genova  • 
Modena  • 
Reggio  • 
Parma  . 
Bologna  • 
Ferrara  • 
Ravenna 
Firenze  . 
Pisa  .  . 
Livorno  . 
Lucca 


con  abiunti  476,847 

179,636 
149,610 
65,321 
64,516 
41,000 
86,142 
60,853 
46,627 
113,304 
47,532 
90,113 
65,241 


Queste  sole  città  rappresentano  una  popolasione  di  oltre 
iin  milione  e  eenlosettanta  mila  cittadini,  senza  contare  la 
popolazione  di  altre  sessanta  e  più  città  che  vanno  ad  in> 
gemmare  il -nuovo  regno.  Piaccia  a  Dio  che  ì  voti  unanimi 
dell'Italia  non  vengano  dall'ira  straniera  affogati  nel  san- 
gue!  È  pur  tempo  che  l'Italia  possa  dire,  sono  anch'io 
una  nazione! 


77 


«j»  ,.  >■  »■  ■■  .1,.      ir—  -..  .ff   ■  •..n  -  mi  aaa—aaa'i-Ti'T-  JBwa.^aM— — «a— — — i,iniii 


NOTIZIE   STRANIERB 


M«ti9itea  seaerate  delle  Casse  di  BisparMle 
In  Barepa  ed  In  Amerlea» 

inghilt&ra.  —  Ecco  i  90IÌ  dati  che  noi  abbiamo  ^potuto 
raccogliere  fino  ad  orp  sulla  staiistica  delle  Casse  di  Rispar« 
mio  di  questo  paese  oel  1859,  È  quasi  la  medesima  che 
quella  del  4856;  vi  ebbe,  come  quasi  dapperiuUOi  un  leg- 
giero aumento  nel  numero  dei  deponenti  e  nel  saldo  dei 
depositi. 

Il  numero  dei  deponenti  per  l'Inghilterra,  la  Scozia  e 
rirlanda  era  alla  fine  del  1857  di  4,366«000.  e  il  numero 
totale  dei  depositi  compresevi  Ij?  Società  dì  mutuo  soccorso 
saliva  a  39,900,000  lire  sterline ,  vale  a  dire  circa  franchi 
«4^000,000. 

Il  numero  dei  conti  aperti  in  Inghilterra,  in  Iscozia  ed 
in  Irlanda  fu  pel  4857  di  314,919,  e  il  nqmero  dei  conti 
saldati  di  210,305. 

AuMtrìa.  <-^  I  risultati  del  1857  furono  di  un  aumento 
di  3801  libretti  e  di  287,400  Qorini,  cioò  689,000  franchi. 
Al  31  dicembre.  1856  il  numero  dei  libretti  era  di  156,132 
e  il  loro  saldo  di  98,930,000  fiorini ,  cioè  68,930,000  fr. 
Al  31  dicembre  1858  il  numero  dei  libretti  era  di  153^933 
e  il  loro  saldo  di  20,008,000,  cioè  di  69,619,000  fr. 

La  media  per  libretto  è  di  181  fiorini,  424  fr. 

Prussia.  —  Le  Casse  di  Risparmio  della  Prussia  erano 
alla  (ine  del  4856  in  numero  di  365.  La  loro  statistica  al 
31  dicembre  1855  era  di  425,542  deponenti  e  di  38,941 ,00Q 
lallcri,  p  106,083,000  fr, 


78 

Nel  1856  ?i  ebbe  uà  aumeolo  di  39^89  deponenti  e 
di  8,401,000  Ulleri,  o  13,586,000  fr. 

Al  Si  dicembre  1866  erano  dovuti  a  468,431  deponenti 
32^43,700  ulleri,  o  119,668,000  fr. 

Queste  eifre  danno  una  inedia  di  69  talleri  o  SS5  fr. 
per  libretto. 

SMSiimia.  ^^  Lipsia.  Al  eonineiare  dell' anno  1866  do- 
veva a  13,477  deponeotì,  938,800  riidaUeri,  oioè  3,471,700 
franchi. 

Alla  fine  dell*  anno  eranvt  18,954  libretti  ed  un  saldo 
di  95t,S00  risdalleri,  cioè  3,415,400  fr. 

Aggiungi  un  aumento  di  477  nel  numero  dei  libretti  ed 
una  diminuzione  di  9000  risdalleri,  aggiungi  25,900  fr.  nel 
saldo  che  loro  era  dovuto.. 

La  media  di  ciascun  libretto  è  di  66  risdalleri,  o  247 
franchi. 

Chemniu.  —  Il  saldo  del  81  dicembre  4866  era  di 
885,000  talleri,  ovvero  1,426,000  fr. 

Al  81  dicembre  1866  erano  dovuti  430,000  talleri,  o 
4,591,000  fr.  che  erano  riposti  in  6210  conti,  cioè  una  me- 
dia di  69  talleri  o  255  fr.  per  libretto. 

Bautsen.  —  Questa  Gassa  di  Risparmio  doveva  al  31 
gcnnajo  1857  a  14,329  deponenti,  1,025,400  ulleri,  cioè 
3,794,000  fr. 

Vi  ebbe  un  aumento  nel  1856  di  403  libretti  ed  una 
diminuzione  di  600  talleri,  cioè  2000  fr. 

Il  saldo  dovuto  il  31  gennajo  1858  a  24,762  deponenti 
era  di  1,024,860  ulleri,  cioè  8,792,000  fr.  Una  media  di 
69  talleri  o  265  fr.  per  libretto. 

Wurtemb0rg.  —  Stuttgard.  —  La  Cassa  di  Risparmio  di 
Wùrtemberg  e  Stuttgard  riassume  cosi  le  sue  operazioni 
durante  Tanno  1856-57. 

34,998  versamenti  che  monuno  a  1,076,700  fiorini , 
cioè  2,261,000  fr. 

15,444  rimborsi  che  montano  a  470,100  fiorini ,  cioè 
l,006,0r0  fr. 


79 

Eccedente  dei  veraameDli  ebe  montano  a  597,000  fiorini, 
cioè  1,S65,S00  fr. 

Il  «aldo  in  cassa  al  SO  giugno  1859  era  di  S,60S,800 
ferini,  cioè  7i566,000  fr. 

Amburgo,  -f-  Il  31  dicembre  1856  la  Cassa  di  Rispar- 
mio di  questa  cittk  doveva  a  86,087  deponenti  un  saldo  di 
7,409,500  moneta  corrente,  o  475  fr.  per  deponente. 

Baviera.  -^  Noi  riassumiamo  nel  quadro  che  esponiamo 
qui  sotto  i  dati  che  noi  abbiamo  otteiftito  sulle  Casse  di  Ri« 
.«psrmio  di  questo  paese. 


Gitlà          Popolasiona  pepcaentl 

Qepotitl 

Medi^ 

doriill 

fiorisi 

Monaco     •    .    .    18S,I00 

Sl,409 

9,079,300 

448 

Angsbourg    .    .      40,700 

9,956 

4,S8S,800 

184 

Nuremberg   .    .      56,400 

8,824 

798,500 

96 

Spira  ....      11,100 

l,SOO 

SOS^O 

919 

Bamberg .    .    .      32,400 

8,84S 

866,000 

69 

Wurzbourg  •    .      8S,600 

8,408 

738,000 

84 

Franconia  inferiore  589,000 

Sl,860 

4,748,800 

80 

Passau      .    •    •      11,140 

95S 

68,40d 

47 

Pranooforte  sul  Meno.  —  Vi  ebbe  nel  1 857  un  alimen- 
to di  SSI  deponenti  e  di  89,000  fiorini ,  cioè  187,000  fr. 
II  saldo  dovuto  il  SI  dicembre  1857  a  71  SS  deponenti  era 
di  8,181»000  fiorini,  cioè  4,490,000  fr.;  nna  media  (jiiindi 
di  SOO*  fiorini  o  680  fr.  per  ogni  libretto. 

Danimùroa.  -—  Altona.  —  Non  abbiamo  potuto  ottenere 
che  i  documenti  della  Cassa  di  Risparmio  d*Altotia.  Ai  SI 
dicembre  1856  essa  doveva  a  12,555  deponenti  3,300,000' 
risdalleri  che  corrispondono  a  9,240,000  fr.  Vi  ebbe  nel 
1857  diminuzione  di  530  deponenti  50,000  risdalleri,  cioè 
140,000  fr.  Dovevasi  al  81  dicembre  1857  a  12,025  depo« 
nenti  risdalleri  3,250,000,  cioè  9,100,000  fr. 


80 

Secondo  queste  cifre  noi  avremmo  una   media  di  S71 
risdalleri,  cioè  759  (r.  per  ciascun  libretto. 
(     Svezia.  T—  Siockokna«  -^  Nel  1857  il  numero  dei  de- 
ponenti ha  diminuito  di  133  e  il  montante  dei  depositi  di 
184  rjsdalleri,  cioè  268,000  fr. 

AI  31  die.  1856  dovevasi  a  ai, 005  deponenti  l,47S,0OO 
risdalleri,  ed  al  SI  dicembre  1857  a  S0,87S  deponenti , 
3,338,000  risdalleri,  cioè  4,676,000  fr.  La  media  per  li- 
bretto era  di  113  ri%daileri,  cioè  234  Tr. 

Belgio.  —  Brusselles.  —  Il  saldo  dovuto  il  31  dicem- 
bre 1857  a  35,806  deponenti  ed  a  1798  amministrazioni  era 
di  1,828,000  fr*  Al  31  dicembre  deiPanno  precedente  que- 
alo  saldo  era  di  1,418,000  fr.  per  35,271  deponenti  e  1865 
amministrazioni.  Vi  ebbe  adunque  nel  1857  aumento  di  535 
nel  numero  dei  deponenti  e  di  190,000  fr.  nella  oifra  dei 
deposili.  Bisogna  notare  che,  durante  quest'anno,  vi  ebbe 
pVi  depositi  dei  particolari  un  accresoimenio  di  469,000  fr., 
mentre  che  per  le  amministrazioni  vi  ebbe  una  diminuzio- 
ne di  279,000  fr. 

I  libretti  dei  particolari  presentavano  una  media  di  603  fr. 
e  su  una  popolazione  di  326,000  abitanti  Vi  avrebbe  un  li- 
bretto per  otto  abitanti,  5  decimi. 

Tournai.  —  Al  31  dicembre  1856  dovevasi  a  2808  depo* 
nenti  la  sómma  di  1,882,500  fr.  Al  31  dicembre  18.57  essa 
doveva  a  3914  la  somma  di  1,968,000  fr.  Da  cui  risulta  un 
aumento  di  107  deponenti  e  di  86,500  fr. 

La  somma  media  per  ciascun  deponente,  deduzione  fatta 
dai  pubblici  stabilimenti,  è  di  591  fr. 

Svizzera.  ^-^  Ginevra.  —  Al  31  dicembre  4856  dove- 
vasi a  11,687  deponenti  4,956,000  fr.  ed  al  31  dicembre 
1857  a  12,688  deponenti  5,329,000  fr.,  aumento  di  1031 
deponenti  e  493,000  fr. 

Questo  risultato  è  poco  differente  da  quello  dell*  anno 
precedente.  La  media  della  cifra  dei  depositi  ha  un  pò  au* 
montato;  essa  è  di  415  fr« 


81 

Neufchàtel.  —  La  Cassa  di  Risparmio  di  questa  città 
doveva  il  84  dicembre  1856  a  40,S24  deponenti  8,750,800 
franchi  e  il  31  dicembre  1857  a  10,800  deponenti  8,695,000 
franchi. 

Il  rìsaltato  delle  operazioni  di  questa  Gassa  nel  1857  dà 
un  aumento  di  66  nel  numero  dei  depositanti  ed  una  di- 
minuzione di  1 55,000  nel  saldo  ch'era  loro  dovuto.  La  me- 
dia dei  libretti  è  di  835  tr. 

Basilea.  —  La  Cassa  di  Risparmio  di  Basilea  citià  con- 
lava 9660  deponenti,  con  un  saldo  loro  dovuto  di  2,766,000 
franchi,  cioè  una  media  di  S86  fr.  per  libretto. 

Le  quattro  Cassa  di  Risparmio  di  Basilea  campagna  do- 
vevano  a  8991  deponenti  un  saldo  di  910,500  fr.  in  media 
Si8  fr.  per  libretto. 

San  Gallo.  —  Dovevasi  a  8467  deponenti  un  saldo  di 
3,965,800  fr.  Al  31  dicembre  1856  il  numero  dei  depo- 
nenti era  di  8904  e  il  montante  dei  deposili  di  3,702,000 
franchi.  Avvi  dunque  neiranno  1856  un  aumento  di  468 
nel  numero  dei  depofnenti  e  263,808  fr.  nel  saldo  che  loro 
era  dovuto.  Lia  media  per  libretto  era  di  468  fr. 

Berna.  —  Il  capitale  di  questa  Gassa  che  al  31  dicem- 
bre 1855  era  di  2,900,000  fr.  per  6710  deponenti,  si  è  au- 
mentato durante  Tanno  1856  di  65,000  fr.  e  di  953  depo- 
nenti, circa  una  media  di  406  fr.  per  deponente. 

/falja.  —  Roma.  -*  La  somma  dovuta  al  81  dicembre 
1857,  compresivi  gli  interessi,  a  17,954  deponenti  era  di 
2,148,000  scudi,  cioè  11,560,000  fr.  Al  81  dicembre  1856 
dovevasi  a  16,894  deponenti  2,083,000,  scudi  cioè  12,243,000 
franchi.  Da  cui  risulta,  ncU'anno  1857,  un  aumento  di  1060 
deponenti  e  di  115,900  scudi,  cioè  683,000  fr. 

La  media  dei  libretti  è  rimasta  quella  delTanno  prece- 
dente (643  fr.  circa). 

Firenze.  —  La  Cassa  di  Risparmio  di  questa  cìitk  doveva 
al  31  dicembre  1856  a  25,4  41  deponenti  6,685,300  fiorini, 

Awuu  StalUtiea,  vuL  XXIH,  $.me  3.*  6 


82 

QÌoè  9,1119,000  fr.  Al  SI  dicembre  1857  dovevansi  a  20,748 
depooenti  9,046,000  fiorini,  cioè  9,864,000  fr.  Auroenlo  du- 
rante l'anoo  4857, 1607  deponenti  per  460,700  fiorini,  ov« 
vero  645,000  fr.  / 

Qaeste  cifre  danno  una  media  di  868  franchi  per  li- 
bretto. 

Lombardia.  —  Il  saldo  di  15  Casse  lombarde  era  il  34 
dicembre  1856  di  61,036,000  fr.«  e  il  31  dicembre  1857 
questo  saldo  salendo  a  67,091,500  fr.,  presenta  un  aumento 
di  5,995,500  fr. 

La  citià  di  Milano  entra  nelle  cifre  qui  sopra  esposte 
per  circa  50,000,000  di  fr.  Ma  dobbiamo  notare  che  la  Cassa 
di  Risparmio  della  città  di  Milano  assorbe  i  capitali  di  molle 
Cause  pie  e  di  pupilli. 

Russia.  —  Ecco  i  dati  che  noi  abbiamo  potuto  otienere 
sulle  Casse  di  Risparmio  delle  due  principali  città  della 
Russia. 

Pietroburgo.  —  Il  montante  dei  depositi,  che  era  il  pri- 
nia  gennajo  1859  di  2,471,000  rubli^èra  salito  al  31  dicem- 
bre a  2,222,000  rubli  comprendendovi  gli  interessi  ;  è  un 
aumento  di  51,000  rubli,  cioè  204,000  franchi  per  Tan- 
00  1857.  L'aumento  è  formato  tutto  intiero  dalla  capitalis- 
lazione  degli  interessi,  avendo  le  restituzioni  sorpassato  i 
depositi  per  30,000  rubli,  cioè  120,000  franchi. 

Mosca.  —  La  Cassa  di  Risparmio  di  questa  città  aveva 
in  cassa  il  31  dicembre  1856,  2,206,200  rubli,  e  al  31  di- 
cembre 1857  comprendendovi  gli  interessi  aveva  2,234,200 
rubli,  COI}  un  aumento  di  28,000  rubli  a  confronto  dell'an* 
no  1856* 

I  risultati  delle  operazioni  accusano  un  rallentamento  uel 
progresso  dell' istituzione. 

Varsavia.  —  Al  34  dicembre  4857  l'incasso  era  per  10,830 
deponenti  della  somma  di  520,000  rubli,  cioè  1,9^0,000  fr., 
)»  media  era  di  48  rubli  o  180  fr. 

Spagna.  —  Madrid.  —  Al  primo   gennojo  1856    dove- 


83 

fansi  a  6016  depooenti  4S,270,SOO  reali;  al  orimo  gennajo 
4867,  a  74S9  deponenti,  45,S60,S0O  reali.  U  saldo  dovuto 
a  8860  deponenti  era  di  47,265,400  reali,  cioè  4,661,600  fn 
Arvi  un  aumento  di  2844  deponenti  e  di  8995  reali,  cioè 
4,078,700  fr.  per  due  anni,  il  che  si  applica  quasi  per  metk 
a  eiascuoo  di  questi  anni.  Il  saldo  al  34  dicembre  4857 
presenta  una  media  di  526  fr.  per  libretto. 

Siati  UnilL  —  Noi  non  abbiamo  potuto  procurarci  che 
poche  notizie  sulle  Gasse  di  questo  paese. 

Stato  di  Nuova  York.  —  Al  34  dicembre  4856  il  mon- 
tante dei  depositi  nelle  Gasse  di  Risparmio  dello  Stato  di 
Nuova  York  era  per  204,375  IU)retti  di  44,700,000  dollari, 
cioè  340,000,000  fr.  Vi  ebbe  nel  4857  una  diminuaione  di 
574  libretti.  Dovevansi  al  31  dicembre  4857,  a  206,804  de- 
ponenti 44,400,000  dollari,  o  208,500,000  fr. 

Il  che  ci  db  una  media  di  203  dollari,  cioè  4025  frénchi 
per  libretto. 

Baltimora  —  Noi  non  abbiamo  potuto  ottenere  che  dei 
dati  di  una  sola  delle  Casse  di  Risparmio  della  città  di  Bal- 
timora, quella  chiamata  Entaw  Saving's  Bank  at  Baltimore, 
che  al  34  djpembre  4857  doveva  a  2407  depooenti  747,000 
dollari,  cioè  3,620,000  fr.,  o  in  media  298  dollari  (4500  (ir.). 
Filadelfia  —  Al  contrario  di  quello  eh*  era  accaduto 
negli  anni  passali ,  la  Philadelphia  Saving  fund  Society,  la 
prima  in  data  di  queste  istituzioni  negli  Stati  Uniti,  ha  ve- 
duto nel  4857  la  somma  dei  rimborsi  sorpassare  quella  dei 
depositi  di  448,000  dollari,  cioè  2,215,000  fr.  Questo  risuU 
lato  non  ha  nulla  che  deve  recar  meraviglia  stante  la  crisi 
finanziaria  che  si  è  prodotta  negli  Stati  Uniti  nel  4857.  Il 
saldo  dovuto  ai  deponenti  da  questa  Gassa  il  primo  gennajo 
4858  era  dì  3,245,000  dollari,  cioè  4  7,200,000  fr.  circa. 
Al  primo  novembre  4857  il  numero  dei  depooenti  era 
di  47,094. 

Secondo  la  statistica  dei  nuovi  deponenti,  tra  gli  uomini 
la  classe  degli  opcraj  nelle  arti    meccaniche   presenta    una 


84 

cifra  di  944  su  S059  Duovi  deponenii;  ini  le  donne  In 
classe  più  numerosa  è  quella  delle  serfcnti  che  è  di  085 
so  S480  nuove  deponenti* 

Quadro  cùtnparaHvo  fra  tt  n^mero  dei  HbreUi  e  la  popo- 
lazione per  le  Casee  di  Risparmio  qui  ìqUq  nominai 
nel  1858. 

proppraipne  d'nil 
Casse  di  Risparmiq  libretto  per 


i,  Berna,  Aliena    •    ,    ,    .    t    •    i  8  abitanti 
Sassonia,  Firenze,  Stoeolnia,  Angusta  e 

Wurtzbourg     ...    t    ......    .  4       * 

Amburgo  e  Ginevra  •,.,..,,  (i  abitanti 

Brosselles  e  Neufcbàtel  .,.,.,,  6       » 

Monaco,  Norimberga,  Bamberga   ....  8       » 

Francoibrte  -  sul  -  Meno,  Spira  .    .    ,    •    •  9     •  i 

Roma,  Tournay    •.....•,.,  40       »  - 

Basilea  (campagna).  Passali    ^    ,    .    •    .  4S       n 

Stato  di  Nuova  York ^44       ^ 


San  Gallo ,    ,    ,    SO 


9 


Franconia  inferiore    ••,.•••.  S7  « 

Madrid    ............  39  « 

Nel  4866,  r  Inghilterra  sola  e  la  provincia 

di  Galles. 45  t 

»  r Inghilterra  con  l'Irlanda  e  )a 

Scozia 30  > 

In  Francia  eravi,  nel  4857,  un  libretto  per  ogni  SS 
abitanti.  Questa  media  era,  nel  4855j»  di  uno  su  40. 

Per  Parigi  abbiamo  nel  4857  un  libretto  per  7  abir 
tanti. 

Nel  4856  la  media  dei  libretti  era  di  994  nel  4859. 

A  Parigi  abbiamo  una  media  di  497  fr.  per  la  Francia. 


B5 


Quadro  delta  meéia  dei  MteUi  nette  divetee   Ca$ie 
di  Risparmw  qui  sotto  wnninate  nel  4  867. 


Casse  di  Risparmio 

Baltimora  (  Bntaw  Saving 

Slato  di  Nuova  York 

Neuebàtel  • 

Altona  •    • 

Roma  •    é 

Francoforte-sul-  Modo 

Bruxelles  • 

Madrid  •    « 

Amburgo  • 

San  Gallo 

Austria     « 

Ginevra    • 

Berna  •    * 

Toumay    • 

Firenze     • 

Basilea  (eittà) 

Monaco 

Prussia 

Sassonia    • 

Stocolmft  « 

Basilea  (  campagna  ) 

Francodia  Inferiore  « 


s  Bauh  ) 


Media  In  firancbl 

«    i    .    4,500 

i,oas 

884 

769 

643 

630 

603 

536 

.       475 

46d 

434 

415 

906 

.       891 

.       368 

\ 

386 

.       807 

.       355 

.       347 

.       385 

^                ^ 

.       338 

.       173 

■  VMvmteUl  IH  WrÉknéULm 


Loro  numero.  —  Per  poter  appressare  in  modo  esatto  il 
iliovimeoto  degli  esposti  in  rapporto  alla  popolazione  pel 
dipartimento  della  Senna,  e  per  conseguenza  gli  effetti  pro- 
dotti dal|s  misure  amminiitrative  che  sono^  state  adottate^ 


86 

in  diverge  cpoebe,  onde  reslringere  il  numero  delle  am- 
missioni, io  ho  compilalo  il  quadro  che  offro  qui  sotto,  in 
ordine  sinottieo  »  Ta  proporzione  degli  abbandoni  relativa- 
mente alla  popolazione  del  dipartimento,  per  periodi  quin- 
quennali dopo  il  1857 ,  epoca  del  primo  annoveramento 
ufiBeiale. 


Periodi 


Popolaziooe        Nnetero     Per  1000 
media  del  dip.    medio  delle  abitanti 
dèlia  Senna    ammissioni 


1. 

Dal  1819  al  1821    . 

.       807,022 

5,073 

6,28 

II. 

Dal  182S  al  18S6   . 

878,411 

5,200 

6,94 

III. 

Dal  1827  al  18S1    . 

.       949,799 

5,427 

6,74 

IV. 

Dal  1832  al  1836  . 

.    1,009,897 

4,879 

4,88 

V. 

Dal  1837  «1  1841   . 

.    1,181,799 

3,926' 

8,29 

VI. 

Dal  1842  al  1846  . 

.    1,299,968 

4,211 

3,29 

VII. 

Dal  1847  al  1851  . 

.    1,398,499 

4,235 

S,OS 

VIII.  Dal  4853  al  1856  . 

.    1,574,712 

3,353 

2,12 

IX. 

Dal  1857 

.    1,727,419 

3,993 

2,31 

Da  questo  quadro  rilevasi  che  la  differenza  è  poco  sen- 
sibile nei  quattro  primi  periodi  che  abbracciano  venti  anni 
dal  4847  al  1836;  questa  è  l'epoca  durante  la  quale i  fan- 
ciulli erano  ammessi  senza  segni,  senza  formalità.  Nel  periodo 
seguente,  al  contrario,  la  riduzione  è  rimarchevole.  È  nel 
4836  in  cui  le  restrizioni  furono  introdotte  per  le  ammis- 
sioni abusive  di  fanciulli  nati  nei  dipartimenti  vicini  a  quello 
della  Senna,  e  che  furono  concessi  de'  -soccorsi  alle  madri 
bisognose*  Lo  stato  di  cose  ha  di  poco  differito  nei  due 
periodi  seguenti  fino  al  1851;  ma  le  nuove  misure  messe 
in  eseouzione  al  principiare  4el  4853»  hanno  deternMnato 
una  nuova  ed  importante  dioMnuzione  durante  l'ottavo  pe- 
riodo. Se  ai  confrontano  i  -risukati  di  qufesti  periodi  con 
quelli  del  primo,  ai  trova  ebe  il  ra^forto  degli  abbandoni 


S7 

colla  popolazione  totale  si  è  nhbns<ia(o  di  due  terzi  circn 
cioè  di  6,28,  2,42  su  1000  abitanti;  Benché  ancora  assai 
rilevante,  questa  diminuzione  fu  un  pò  minore  durame 
Vanno  4857.  Questi  fatti  dimostrano  sufficientemente  la  fé* 
lice  influenza  di  ambe  le  misure  restrittive  e  caritatevoli 
che  furono  prese  dair amministrazione,  col  consenso  del 
consiglio  generale  del  dipartimento  e  dell'autorità  superiore. 
I  3993  fanciulli  che  furono  ricevuti  nell'ospizio,  nel 
1857,  provenivano  la  maggior  parte  da  donne  partorienti 
negli  ospitali  o  a  domicilio,  e  che  avevano  fatta  la  dichia- 
razione di  abbandono  davanti  un  commissario  di  polizia.  Un 
piccolo  numero  venne  raccolto  sulla  pubblica  via,  e  33  sono 
stati  ricondotti  ai  dipartimenti,  dopoché  venne  regolarmente 
constatato  il  loro  domicilio  di  soccorso  non  essere  nel  dipar- 
timento della  Senna.  Infine  questi  8993  fanciulli  dcrefìtti  si 
componevano  come  segue,  tenendo  dietro  alla  classificazione 
prescritta  dal  ministero  dell'interno: 

Trovatelli 385 

Fanciulli  abbandonati    .     «^    • 3367 

Orfanelli 241 


Totale     3993 

Mi  si  sia  permesso  di  esprimere  in  questa  occasione' 
il  mìo  pensiero  sul  valore  di  tutta  la  classificazione  de'  fan- 
ciulli assistiti.  L'  ultimo  progetta  di  legge  su  questa  mate- 
ria, facendo  sparire  qualunque  distinzione  tra  i  miseri  fan- 
ciulli derelitti,  consacrava  il  vero  stato  delle  cose  e  soppri- 
meva una  classificazione  che  servirà  sempre  all'arbitrario. 
Perehè  stabilire  nelle  aeritturc  e  odia  contabilità  una  dif« 
ferenza  qualunque  tra  i  fanciulli  eke  sono  aflbiaii  per  lo 
stesso  titolo  alla  pubblica  assistenza,  che  devono  essere  l'og- 
getto d'un' eguale  sotìecitadfne ,  avere  un  modo  identico 
d'educazione,  e  devono  dar  luogo,  in  tutto,  a  spese  simili? 
lo  ho  detto  che  qualunque  classificazione  era  arbitraria,  ed 


in  effetto  fino  dal  1856  si  classificavano  a  Parigi  i  fanciulli 
assistici  in  due  categorie,  seguendo  Tela,  e  si  designavano 
sotto  il  nome  di  trovatelli  quelli  che  avevano  meno  di  due 
anni;  tutti  gli  altri  erano  conosciuti  sotto  il  nome  di  orfa* 
nelli.  Un  ospizio  speciale  era  incaricato  del  ricevimento  di 
ciascuna  di  queste  categorie  di  fanciulli  derelitti.  Qual  diffe- 
renza vi  può  essere  oggidì  tra  i  trovatelli  e  i  fanciulli  abban- 
donati ?  Essendo  il  torno  chiuso  quasi  dappertutto,  e  le  ma- 
dri essendo  conosciute,  tutti  gli  abbandoni  provengono  dalla 
stessa  causa,  cioè  dalla  impossibilità  in  cui  si  trova  la  madre 
di  prenderne  cura.  Quanto  agli  orfanelli  essi  sono  naturali 
0  legittimi:  naturali  quando  la  morte  della  madre  è  pro- 
vau  ed  il  padre  è  sconosciuto;  gli  orfanelli  legittimf  sono  in 
si  piccol  numero  ch'essi  non  potrebbero  esser  oggetto  da 
formare  una  categoria  particolare. 

Età  dei  fanciulli.  —  I  fanciulli  esistenti  nel  luogo  pio 
al  31  dicembre  1856  e  quelli  che  furono  ricevuti  durante 
Tanno  1857  avevano  Tetk  seguente,: 

« 

S,800  da  1  giorno  a  un  mese 

587  da  4  mese  a  3  mesi 

666  da  3  mesi  a  6  mesi 

1,080  da  6  mesi  a  1  anno 

2,549  da  4  anno  a  8  anni 

.  8,479  da  8  anni  a  6  anni 

6,970  da  6  anni  a  43  anni 


Totale  18,131  da  1  giorno  a  IS  anni 


Mwtaliìà.  —  La  mortalità  ha  colpito  I  suddetti  fanciulli 
nelle  seguenti  proporzioni: 

80,80  per  100  da  4  giorno  a  4  mese 
64,47       »        da  4  mese  a  8  mesi 
14,39       »        da  8  mesi  a  6  mesi 


89 

19.07  per  400  da  6  mesi  d  4  anno 

20.08  >        da  4  anno  a  3  anni 
4,59       •        da  3  anni  a  6  anrii 
4,09       »        da  6  anni  a  4S  anni 

La  media  generale  della  mortalità  per  i  fanciulli  da  4 
gìonao  tt  46  anni  è  43,47  per  400;  mentre  nel  4856  non 
era  stata  che  di  43,48. 

Il  leggiero  aumento  che  s'è  prodotto  nel  4857  deve  es* 
sere  attrihuito  alla  dissenteria  che  ha  dominato. in  molte  lo- 
calità con  carattere  epidemico,  e  che  ha  colpito  particolar- 
mente i  più  giovani.  Quelli  che  furono  ritirati  dagli  abitanti 
/delle  campagne  non  furono  risparmiati  anch'  essi  come  i 
B  ostri  pupilU* 

Io  ho  avuto  l'occasione  di  dimostrare,  nel  mio  rapporto 
del  4854  sullo  stesso  servizio,  per  opera  di  serie  investiga- 
xìoni  e  di  calcoli  positivi,  che  la  metà  o  il  50  per  400  dei 
fanciulli  derelitti  perivano  nel  primo  anno  di  loro  nascita, 
mentre  la  mortalità  non  era  che  del  35  per  400  sui  fan- 
etulli  delle  donne  povere,  maritate  o  non  maritate,  ehe 
erano  soccorse  al  momento  del  parto,  lo  ho  voluto  spinge* 
re  le  stesse  ricerche,  gli  stessi  ealcoli  sicuri  6nò  al  dodice- 
simo anno,  e  m'assicurai  che  su  3507  fanciulli  nati  e  am- 
messi nel  4844,  2659  erano  decessi  prima  del  loro  dodice* 
«imo  anuo>  il  che  ci  dà  una  proporzione  di  75,84  per  400. 
Della  stessa  matniera  su  3563  fanciulli  nati  ed  ammessi  nel 
4845,  si  avverarono  al  termine  di  42  anni  a  700  decessi, 
o  75,77  per  400.  La  mortalità  media  nella  popolazione  ge- 
Derale  della  Francia  non  è,  a  dodici  anni,  che  del  42  per 
400  secondo  le  tavole  di  Duvillard;  ma  si  avrebbe  evidente- 
mente una  proporzione  assai  maggiore,  se  non  si  tenesse  con- 
to ehe  dei  fanciulli  delle  famiglie  povere  ^  nati  nei  grandi 
eentri  di  popola»one. 

La  mortalità  media  dei  fanciulli  derelitti  a  qualunque 
età  è  nella  proporzione  del  43,47  per  400  a  42  anni,  meor 


90 

tre  la  cifra  elei  75  per  400  non  si  applica   esclusivamente 
che  ai  fanciulli  derelitti  nella  loro  prima  eti. 

Da  IS  a  S4  anni  la  mortalitk  è  fortunatamente  assai 
debole;  esiste'  altresì  una  differenza  poco  sensibile  tra  il 
numero  degli  allievi  che  toccano  V  una  o  V  altra  di  queste 
epoche. 

Restituzione  dei  fanciuUu  —  Il  ritiro  dei  fanciulli  fatto 
dalle  loro  famiglie,  legittime  o  naturali,  si  è  elevato  nel  1857 
a  829,  numero  che  è  superiore  di  98  a  quello  deiranno 
4856,  di  68  a  quello  del  4855  e  dì  85  a  quello  del  4854. 
Questo  accrescimento  procede,  in  gran  parte,  dal  migliora- 
mento  che  si  è  prodotto  nei  mezzi  d'esistenza  della  popola- 
zione operaja^  in  seguito  al  ribasso  sopravvenuto  nel  prezzo 
delle  derrate  alimentari,  e  del  ripreso  corso  dei  lavori  nei 
diversi  rami  d*  indostria. 

Tenendo  conto  della  popolazione  che  esisteva  alla  fine 
del  1856  e  degli  entrali  durante  Tanno  1857,  l'ammini-' 
strazione  ha  dovuto  portare  le  sue  cure  su  17,813  fanciulli 
nel  luogo  pio,  e  fatta  deduzione  delle  uscite  per  diverse 
esose  e  dei  morti,  il  numero  di  questi  fanciulli  si  trovava 
ridotto  : 

Al  81  dioembre  1857  a  fanciulli 44,161 

Aggiungendovi  gli  allievi  fuori  del  luogo  pio  che 
erano  in  numero  di 6>3S5 

E  quelli  che  erano  stati  collocati  in  qualità  d'ap- 
prendisti a  Parigi    •    « 447 


La  popolazione  totale  dei  fanciulli  assistiti  si  trova 
alla  siess'epoca  di S0,63S 


Nel  numero  dei  ricoverati  sono  compresi  tutti  quelli  che 
furono  collocali  in  colonie  agricole  o  io  altri  stabilimenti , 
a  diversi  titoli,  mediante  un  prezzo  fisso  al  giorno.  Benché 
la  maggior  parte  abbiano  oltrepassata  Tetl  dei  19  anni  pu- 
re si  dividono  cosi: 


Algeria.  Colonia  di  BouSarie  94 

Oisa.  LeMesuil  Saint*FirmÌQ  9 

Dordogoa.  Varingues    •    ...  40 

Savona  e  Loira.  Blaugy S8 

Vienna.  Lea  Bruyéres  ...  46 

Senna.  Gounflans     •    •    •    •  — 

Senna.  LaToraiojo  di  Ougirard  — 

Parigi.  Giovani  ciechi  ...  6 

Parigi.  Sordo-muti  ....  3 


9t 

— 

94 

— 

9 

— 

IO 

48 

46 

— 

46 

49 

49 

18 

48 

a 

9 

8 

6 

Totale    496        86      S82 

4 

Spese  del  4856. 

Le  spese  fatte  per  il  mantenimento  dei  fanciulli  ricove- 

rati  ammontavano  come  segue: 

Le  spese  dette  esterne  sono  a  carico  del   dipartimento 

e  dei  comuni,  e  di  cui  ecco  i  particolari: 

Spese  di  viaggio  e  di  trasporto.    •    Pr.     433,089.  39 

Mesi  delle  natrici »  4,406,735.59 

istruzione »        65,465.  SO 

Indennità  e  ricompense  di  50  franchi  »  62,440.  — 
Spese  di  sorveglianza  medica  .  .  >  56,746.  80 
Spese  di  sorveglianza  per  grispettori    >       74,644.  60 

Fr.  4,777,464.  58 


Le  spese  a  carico  dell' amministrazione  ai  dividono  in 
dae  paragrafi  come  segue: 

§  L  Spese  per  il  servizio  estemo. 

Pannilini  e  vestimenta Fr.  350,988.  38 

Spese  di  sorveglianza  e  cure  mediche  per 

i  ricoverati  fuori  d'ospizio *  »  33,836.  43 

Pensioni  rappresenute  dagl'infermi  .       •  33.443.  55 

Altre  spese  diverse >  44,004.  40 

Fr.  336,468.  09 


§  11.  Spèse  interne  delf  ospizio. 

Spese  interne  dell^  ospizio  franchi  S86,S6I. -^  Totale 
8,400,490.  81. 

Soccorsi  per  prevenire  gli  abbandoni.  —  Durante  Tan- 
no 4857  ramministrazione  ha  soccorso  6500  fanciulli  di  ma- 
dri povere  ai  momento  della  loro  nascita.  Di  questo  nume- 
ro 3756  erano  presunti  nati  in  legittimo  matrimonio  e  3714 
provenivano  da  donne  non  maritate.  I  due  terzi  circa  di 
questi  fanciulli  (4074)  sono  nati  al  domicilio  della  loro 
nindre  o  presso  le  levatrici.  Le  madri  degli  altri  (S4S6) 
avevano  partorito  negli  ospedali.  È  da  notarsi  che  il  mag- 
gior numero  di  quest' ultimii  cioè  il  77  per  cento,  non  erano 
maritate,  e  si  trovavano  prive  di  qualunque  risorsa.  Si  ha 
la  proporzione  inversa-  per  le  donne  partorienti  a  domi- 
cìlio. 

^insieme  delle  somme  spese  per  soccorrere  i  4094  fan- 
ciulli nati  a  domicilio  della  loro  madre  si  è  elevate  a 
65,075  fr.  12  cent.,  il  che  ci  dk  una  somma  media  di  43 
fr.  56  cent. 

Venne  impiegata  una  somma  di  50,278  fr.  64  cent,  per 
l'assistenza  di  3136  fanciulli  le  di  cui  madri  avevano  ricor- 
so all'ospitale^  il  che  porta  ciascun  soccorso  a  40  fr.  72  e. 
Una  parte  di  questi  soccorsi  sono  dati  dair  ospitale  al  mo- 
mento del  parto;  essi  consistono  principalmente  nel  rimet- 
tere delle  fascio,  non  avendo  la  madre  pensato  nemmeno 
a  coprire  la  sua  creatura.  Alcune  piccole  somme  di  danaro 
sono  date  alle  madri,  al  loro  partire,  o  per  le  spese  di  viag- 
gio, quando  esse  acconsentino  a  ritornare  al  loro  paese  por- 
tando seco  il  neonato ,  ò  che ,  prive  di  qualunque  risorsa , 
esse  non  sappialo  dove  trovare  un  asilo  per  la  uotte 
seguente. 

L'amministrazione  ha  inoltre  collocato  a  balia  179  fan- 
ciulli, per  i  quali  essa  ha  pagato  le  spese  di  viaggio  e  il 
(primo  mese  dì  salario.  Ma  le  madri  di  questi  fanciulli  noQ 


»  93 

•vendo  pagato  regolarmeDie  ii  prezzo  dell'alimento  per  i 
mesi  seguenti  si  dovette  provvedervi,  e  il  sagrifizio  che  es- 
sa si  è  imposto  aseende  a  68,593  fr. ,  cosi  come  appare  dal 
Rendiconto  della  Direzione  delle  nuirici  per  l'esercizio  1857. 

Le  spese  che  ho  enamerate  s'addicono  esclusivamente 
ai  fanciulli  neonati;  ma  la  pubblica  assistenza  deve  ancora 
prestarsi  ai  fanciulli  ehe,  dapprima  conservati  dalle  loro  ma- 
dri, divengono  poscia  un  carico  troppo  pesante  per  esse;  al- 
cuni soccorsi  accordati  a  proposito,  a  misura  dei  bisogni  de- 
bitamente provati,  possono  prevenire  l'abbandono  di  questi 
mgazzi.  Una  somma  di  47,838  fr.  56  e.  fu  spesa  per  questo 
scopo  caritatevole,  che  beneficò  a  SI 20  fanciulli. 

Infine  l'amministrazione  ajuta  quei  fanciulli  che  sono  più 
degni  d' interesse,  e  sono  quelli  che,  avendo  avuto  prima  il 
bene  di  conoscere  i  loro  genitori,  ne  sono  privati  tutto  ad  un 
tratto  e  restano  orfanellL  Quand'  essi  sono  raccolti  dai  pa- 
renti 0  dagli  amici,  per  i  quali  questo  carico  è  troppo  one- 
roso, 0  da  benevole  persone  che  li  collocano  in  siabilimenii 
particolari,  mediante  una  pensione,  l'amministrazione  contri- 
buisce a  quest'opera  di  carità  col  mezzo  di  un  annuo  asse- 
gnamento di  80  fr.  Quando  il  fanciullo  ha  raggiunto  l'età  di 
40  anni  si  riduce  il  soccorso  a  un  terzo  e  lo  si  sopprime  a 
49  anni.  Questo  termine  non  ha  nulla  di  arbitrario,  essendo 
appoggiato  ai  termini  del  decreto  del  47  luglio  4793.  Una 
somma  di  7074  fr.  34  cent,  fu  impiegata,  nel  4857,  a  pro- 
fitto di  430  orfanelli.  Questa  spesa  è  a  carico  dei  fondi  di- 
partimentali accordati  per  le  mesate  delle  nutrici  e  per  le 
pensioni  dei  fanciulli  assistiti. 

In  riassunto,  le  spese  di  qualunque  genere,  fatte  nel  4857 
per  prevenire  l'abbandono  dei  fanciulli  neonati,  dei  ragazzi 
delle  madri  bisognose  e  degli  orfanelli ,  ascesero  come  se- 
gue : 


9à  ^ 

Per  6200  fanciulli   Deonaii   compresavi  la   perdila   sul 

preuo  di  pensione  dei  fanciulli  collocati  nella 

campagna  per  l*  intermediario  della  direzione 

delle  nutrici  a     •    •    •    •    Fr.  483,805.  73 

Si  SO  fanciulli  di  famiglie  povere  a  »     47,828.  36 

4  SO  orfanelli »       7,071.  SI 


ToUle  8440  Fr.  S08,S05.  40 


1  metelU  presi^sl  nesll  Stati  Uniti. 

La  quanlìlà  d*oro  coniata  nelle  cinque  zecche  degli  Stati 
Uniti  dal  1793  al  30  giugno  1858  è  enorme. 

La  somma  dell'  oro  indigeno  depositata  nelle  zecche  per 
la  conversione  in  monetu  ascese  a  443,427,924  dollari,  la 
cui  provenienza  si  riparte  sui  diversi  Stati  dell'Unione  co- 
me segue: 

California Doli.  424,462,844 

6,708,940 

8,729,095 

4,540,400 

4,247,857 

494,856 

84.880 

63,466 

48,397 

78,849 


Giorgia  •  •  •  • 
Carolina  del  Nord 
Virginia  •  •  • 
Carolina  del  Sud 
Alabama  •  •  • 
Tennessee  .  •  • 
Oregon  .  •  •  • 
Nuovo  Messico 
Stati  vari    •    •    . 


Doli.  443,427,921 

Oltre  questa  quantità  d*oro  indigeno,  fu  convertita  ia 
moneta  americana  una  somma  di  208,544,468  dollari  di 
pezzi  d'oro  estere,  per  modo  che  la  monetazione  totale 
dei  pezzi  d'oro  è  stata  di  dollari  654 ,639,089 ^  nel  modo 
seguente  fra  le  zecche: 


95 

Filadelfia Doli.  441,896,933 

San  Francisco »  91,331,072 

Nuova  Orleans >  63,680,416 

Carleston »  4,641^689 

Dahlonega  .    .    •    , »  6,936,914 

Nuova  York     . »  74,462,096 

Doli.  664,638,089 

Aggiunta  a  questa  somma  la  monetazione  in  pezzi  d*ar- 
gente  per  446,494,606  dollarì  e  di  rame  per  4,896,843  si 
ottiene  la  somma  tot.  di  768,737,408  dollari  in  monete. 

Le  esportazioni  di  monete  americane  ascesero  a  dollari 
373,863,336  di  modo  che  restano  in  circolazioBe  dollari 
396,364,072.  Aggiunta  la  quantità  della  moneta  estera  cir- 
colante negli  Stati  e  valutata  360  milioni  di  dollari,  si  tro- 
vere  che  la  circolazione  metallica  si  deva,  in  tutta  l'Unione, 
a  646,396,073  dollari. 

Dalle  ultime  notizie  state  raccolte  per  cura  del  Parla* 
mento  inglese  si  ha  che  dalla  sola  Irlanda  emigrarono  nel- 
Tanno  4866  90,784  abitanti,  e  nell'anno  4867  ne  emigra- 
rono altri  96,084,  per  cui  nel  breve  periodo  di  un  biennio 
r  Irlanda  si  privò  di  486,863  persone.  Se  poi  si  aggiunge 
a  questo  numero  quello  delle  emigrazioni  dei  quattro  anni 
precedenti ,  si  ha  per  risultato  che  nel  sejennio  decorso  dal 
4863  al  4857  emigrarono  dall'Irlanda  933,864  abitanti,  e 
fra  questi  472,874  uomini  e  460,990  donne,  che  costitui- 
sce in  relazione  alla  popolazione  un  rapporto  del  44  per  400 
in  eirca,  conundo  l'Irlanda  6,633,357  abitanti. 

Noi  notiamo  questo  fatto  disastrosissimo  per  provare  co- 
me ia  libera  Inghilterra  non  sappia  usar  giustizia  cogli  ir- 
landesi, trattandoli  presso  a  poco  come  gli  austriaci  hanno 
sinora  trattato  gli  italiani,  dilapidandoli  ed  affamandoli. 


96 


NUOVE   GONIINIGAZIORI 

PER  MEZZO  DI  CANALI,  STRADE  FERRATE 

E  PONTI  DI  FERRO. 


•0—1 


Pv«4*(tl  4el  Hie«e  41  (!«(••  tSftV  delle  strade 

ferrate  decU  Stati  ■ardi. 


Linea  da  Torino  a  Gtnova, 


I 


proventi  della  linea  dello  Stato  presentano  un  aumento 

assai  ragguardevole.  Essi  sono: 

1859  1858 

Viaggiatori  e  bagagli  •    ,    .    L  403,132  15  365,511  SS 

Merci  a  grande  velocità  .    •     >  114,996  65  54,340  90 

Merci  a  piccola  velocità  .     .     >  409,387  05  364,537  89 

Prodotti  varii     .    .    .    ,    .     >     13,659  68  38,304  46 


L.  941^075  43    813,483  90 

L*  aumento  del  mese  di  luglio  è  dì  L  138,591.  53. 

Il  prodotto  chilometrico  da  lire*  3009.  30  è  salito  a  lire 
3485.  46.  I  trasporti  di  militari  contribuirono  all'aumento 
dei  prodotti  dei  viaggiatori. 

Linea  da  Torino  a  PinerolOm 

Continua,  benché  lieve,  l'aumento  dei  prodotti  sulla  linea 
di  Pinerolo;  le  entrate  si  ripartono  come  segue: 

1859  1858 

Viaggiatori  e  bagagli      ,    .    .    L.  31,316  15  30,156  05 

Merci  a  grande  velocità  ...»     5,518  74  3,630  64 

Merci  a  piccola  velocità  «    .    .     »     4,998  90  6,554  30 

Prodotti  varii >           4  70  16  60 


U.  41,732  46     40,847  36 


»7 

L' aumeoiQ  è  di  lire  Ì85.  IO:  il  (irodbllA  chilometrico 
da  fire  1,061.  77  è  salilo  a  lire  4098.  SI. 

Linea,  da  Mortara  a  Vigevano. 

Prosegue  per  contro  su  qoesto  troaeo  io  una   proporr 
liooe  straordinaria  la  riduzione- dei  proventi: 

Ì8S9  1858 

ì^aggiatori  e  bagagli)    .    .    .    .  L.  4,701  50  4,S9S  85 

Merci  a  grande  velocità.    .    .    •  »  914  60  619  65 

Merci  a  piccola  velocità      •    .    .  •  3,433  40  4,486  90 

Prodotti  varii >  58  40  17  10 


L  5,107  90    9,416  — 

La  diminuzione  è  di  lire  4308.  10.  Il  prodotto  cbilo- 
metrìeo  è  disceso  da  lire  724.  80  a  lire  S9S.  91.  Nel  1857 
era  alalo  di  lire  970.  87. 

L'ui^enza  della  congiunzione  del  tronco  di  Vigevano 
colle  linee  lombarde  è  provata  dalla  stessa  decadenza  dei 
proventi  della  linea. 

Linea  da  Genova  a  Vol^ 

La  linea  di  Vohri  presenta  essa  pure  una  diminuzione 
che  è  di  lire  1861.  54. 
.    I  proventi  si  dividono  come  segue: 

*  1859  1858 

Viaggiatori  e  bagagli      .    •    .    L.  34,444  55  33,595  55 

Merci  a  grande  velocità.    .    .     >  891  96  493  90 

Merci  a  piccola  velocità  ...»  490  35  795  06 

Prodotti  varii »  4  —  7  80 


L.  33,080  76    33,893  SO 

Il  provento  chilometrico  da  lire  4593.  83  è   disceso  a 
lire  1468.  73. 

Ajiiuu.  Statistica t  voi.  XXII I^  serie  5.*  7 


98 


Unta  da  AU$$andrÌ9  ad 
I  prodotti  SODO  i  legoeoti: 


4889 

4898 

Viaggiatori  e  bagagli      .    . 

.    L  48,468  66 

47,868  40 

Merci  a  grande  velocità  .    . 

.     >     4,484  64 

969  99 

Merci  a  piccola  veleeità .    . 

.     >       746  76 

4,766  76 

Prodotti  varii 

.     >         40  40 

sa  80 

L  S0,877  84    90,636  44 

Risulta  la  diminuzione  di  lire  248.  80,  per  cui  il  prò* 
vento  chilometrico  da  lire  606.  65  ò  disceso  a  lire  599.  83. 


Prodotti  del  primo  «enaestre  tM9  dello  «trode 

ferrate  desU  Stati  aordl. 

Diamo  il  prospetto  dei  prodotti  delle  linee  esercitate 
dallo  Stato  nel  primo  semestre  4869  e  4868. 

Ì8S8 

Cbil.  Prodotti 

'  270  4,664,927.  89 

88  244,953.  06 

48  '  63,488.  60 

45  440,752.  OS 

33  402,2(8.  28 


Linee 
Genova  . 
Pinerolo , 
Vigevano 
Vohri  , 
Acqui .    . 


48S9 
Chil.  Prodotti 
270  5,(69,724.  87 
38  244,994.  24 
43  39,407.  88 
45  407,344.  00 
34  .     403,390.  48 


Touli    370    5,634,554.  67        369    5,453,339.  85 

Prodotto  chilometrico 


4859 

Genova 49,447.  44 

Pinerolo    .......  5,657.  66 

Vigevano 3,008.  30 

Voltri    ........  7,466.  26 

Acqui 3,040.  88 


4858 

47,277.  54 
5,677.  74 
4,883.  74 
7,383.  47 
3,097.  52 


Totali    45,328.  53     43,965.  69 


99 

La  differenti  d'un  chilometro  neir estensione  proviene 
da  ciò  che  la  linea  d' Acqui  non  fu  aperta  che  il  6  gennajo 
deiranno  aeorso. 

L'aumento   complessivo  dei    detti   prodotti   è   di   lire 

484,  344.  83. 

L'aumento  chilometrico  è  di  lire  496S.  84,ossia  dell*  8 

per  400. 

La  linea  dello  Stato  presenta  un  alimento  chilometrico 
di  lire  4869.  60,  ossia  dell' 44  per  400. 

La  linea  che  sofferse  maggiore  diminuzione  è  quella  di 
Vigevano,  di  lire  4876.  44,  ossia  40  per  400. 

Il  risultato  finale  complessivo  è  soddisfacente,  riflettendo 
come  si  sia  attraversato  un  semestre  ecceziopale,  e  come  la 
guerra  combattuta  sul  nostro  suolo  abbia  paralizzato  intera- 
mente i  trasporti. 

Ma  le  linee  appartenenti  a  Società  private  danno  pro« 
venti  troppo  ristretti,  perchè  si  possa  far  sopra  le  strade 
secondarie  del  nostro  Stato  un  solido  assegnamento.  Esse 
non  hanno  prodotto  per  chilometro  in  media  neppure  il 
quarto  della  grande  linea  dello  Stato,  il  cui  traffico  ò  ora 
io  via  di  un  grande  incremento  per  l' ampliazione  dello 
Staio  e  per  rapporti  che  si  stabiliscono  sopralutto  fra  Gè* 
nova  e  Milano. 


0 — 


K«BdSe9Hito  delUi  •••Ictà  delle  strade  ffemte 
roumiie  «  tutto  ranno  1868* 

Il  rapporto  della  Società  delle  strade  ferrate  romane, 
presentato  nell'assemblea  generale  del  84  maggio  scorso, 
Bon  è  stato  pubblicato  che  da  alcuni  giorni. 

Da  esso  appare  che  tranne  la  linea  da  Civitavecchia  a  Ro- 
ma, aperta  il  46  aprile,  i  lavori  sono  assai  indietro  o  meglio 
sono  appena  cominciati  per  la  grande  linea  da  Roma  al  Po, 
«•è  da  Roma  all'Adriatico  e  da  Ancona  al  Po. 


600582  A 


iOO 

Da  Roma  all'Adriatico  il  rapporto  anauoiia  easersi  ese<t 
giliii  i  rDovimenti  di  terra  e  le  opere  d'arte  au  SS  chilor 
metri  fra  Roma  e  Monterotondo. 

Eeco  il  cpnto  delle  speae  a  tutto  il  Si  dicembre  1868: 

Opzioni. 

Liinea  da  Roma  a  Civitavecchia  Fr.  487,600.  00 
Lineo  da  Roma  iil  Po     •    ,    •    •    »      69O4I1488.  A  6 

Racqutsto  del  cuntrattQ  Dequintq. 

(ConvensioDe  fatta  cogli  Àsioniati  prima 
della  eostitusiooe  della  Società    •    .    Pr.      4,600,000.  00 

Costruzione  ieUa  linea  dfi  Roìfia  a  Gvitavecehia. 

Acquisto  dei  terreni  ed  indennità    Fr.  594,730.  OS 

Sterri  ed  opere  d'arti     .    •    •    •    >  8,860,834.  84 

Materiale  per  la  ferrovia      ...    ».  2,864,001.  26 

Inghiaiamento  e  posa  del  binario  »  41  «068.  50 
Costruzioni  diverse  per  formate  e  star 

tionì      ............  845,463.  03 

Materiale  mobile    .,....»  1,526,399.  92 

Stiglii  ed  infissi  per  le  officine  di  risar- 

pimento  ai  depositi      ..••..    9  60,000.  00 

Principio  dell' attivamente    ,    •    •    »  8,684.  07 

Sterro  delle  fermate  e  stazioni      •    9,  809,217.  0! 

Costruzione  della  lineq  da  Romq  al  Po. 
Studii     .........    Fr.         462,92q.  45 

Sezione  da  Roma  ad  Ancona. 

Acquisto  dei  terreni  ed  indennizzi  Fr.  $6I»446.  13 
Lavori  diversi »  812,592.  612 


Fr,    20,57^,452.  94 


4Ò1 
Sórtinla  retro  Pr.    S0,57è.46S.  91 

SéiióHe  da  Ancona  a  Bologna. 

Acquisto  dei  terreni  ed  indeaniài  Fr.        103,014.  70 

Lavori  diversi    •    « è         848^592.  63 

Indennizzi  relativi  alla  rescisiiione  del 
contratto  Sarli  (deliberazione  del  Consiglio 
d'amministrazione  del  4  dicembre  1858   »         6S6,000;  00 

Indennizzi  pagati  pel  racquisto  del  con* 
trauo  Roblìn  e  Jenty^  Materiale  mobile  e 
Slabile  (8,  16  e  80  dicembre)     .    .    »      it,000«000«  00 

Mobilio      é    é »  81,9424  91 

Sfetè  generalL 

Personale  e  spese  dì  viaggio  1858  Fr.  645,146.  57 

Spese  d'ufScio  e  spese  diverse  .  »  48^,700.  71 
Incisioni,  stampe,  diritto  di  bollo  e  tra^ 

smissione  di  titoli *    •    >  166,121.  74 

Conti  dovuti  dagli  agenti  della  Società  825,522.  23 

Debiti  e  credili  diversi  .  .  *  .  w  85,091.  68 
Conti  di  depositi  di  cauzioni  diverse  fra 

banchieri  della  Sodietk     ...«.>  700,000.  00 

Contante  in  cassa >  14,547.  88 

Saldo  dovuto  alla  Banca  romana     Fr.  45,596.  68 


Totale  Fn    28,(30,895.  64 


Le  spese  che  figurano  nello  stato  precedente  sono  indi- 
pendenti da  quelle  relative  alle  spese  di  Banca,  agr  interessi 
pagati  per  le  azioni  ed  obbligazioni  alle  spese  dì  studili 
viaggi  relativi  alla  concessione,  ecc.,  le  quali  sono  a  carico 
della  cassa  generale  delle  strade  ferrate  in  forza  della  {con- 
venzione statuaria  del  4  agosto  1858  stipulata  coi  signori 
Giulio  Mirès  e  compagnia 


40S 

I 

Ciò  che  itQpisee  nel  protpeile  delle  spese  è  renornuitk 
degli  indennìzsi  e  delle  spese  di  officio  e  diverse.  Si  hsnno 
7,125,000  franchi  d*indennizsi  per  rescissione  di  contratti  o 
racquisti  di  contratti  ed  oltre  4,300,000  fr.  di  spese  varie. 

La  spesa  per  le  strade  ferrate  propriamente  dette,  cioè 
per  la  costruzione  e  T  armamento,  si  riduceva  a  ben  poco 
per  la  grande  linea  da  Roma  al  Po,  ciò  che  prova  come 
fossero  insignificanti  i  lavori  fatti  sino  alla  fine  dello  scorso 
anno. 

— ooo — 

Beaidleofito  iiiiHiia«  dcllii  «tradii  ffermtii  Iieop«M» 
Su  Voseimii  dal  i  naai^iflo  t8ft8  «1  ••  aprile  I8S«» 

La  Società  della  strada  ferrala  Leopolda  ha  pubblicato 
il  bilancio  per  l'anno  scorso  dal  1.^  maggio  1858  al  SO 
aprile  4859. 

Le  entrate  si  ripartono  come  segue: 

Passaggieri L.  1,889,281.  — .  -- 

Bagaglie,  vetture,  ecc.  .    .    •    •    •     »     244,859.  18.  — 
Mercanzie >      848,229.    3.  — 

L.  9,981,870.    1.  — 

Avanzo  al  bilancio  precedente    •    •    L.        1,498.  11.    4 
Per  profitti  e  perdile »       22,186.    4.    4 

L.  3,005,653.  13.    8 

Le  spese  si  ripartono  come  S9gue:' 

Amministrazione L.  129,966.16.— 

Servizio  delle  stazioni  e  treni    .    •     >  819,988.  16.    8 

Mantenimento  e  sorveglianza  della  linea.  >  228,286.  16.    4 
Mantenimento  e  sorveglianza  delle  fab* 

briche >  34,2(6.  12.  — 

Mantenimento  e  servizio  della  locomoz.  •  323,894.    2.  — » 

Mantenimento  e  servìzio  dei  veicoli  .  »  73,839.  19.  — 

L.  1,110,(92.    1.  — 
Utile  netto       w  1,896,361.  12.    8 

Toule  uguale      L.  8,006,563.  18.    8 


103 

È  da  notare  come  questa  linea  sia  amministrata  ceono- 
micaroente. 

La  «pesa  non  eorrisponde  che  al  87. 4;S  per  cento  dei 
prodotti  ). 

Egli  è  mercé  dell' economia  nell' esercizio,  che  la  linea 
ha  potuto  fruttare  agli  azionisti  lire  54.  I;8  per  azione  di 
prima  serie  (sono  30  mila  di  mille  lire  ciascuna)  e  lire  57 
per  azione  di  seconda  serie  (sono  ora  3868  pure  di  lire 
mille). 

StAtlstles  delle  strade  ferrate  evrepee. 

Da  un  lavoro  assai  importante  del  signor  Dumas,  del* 
TAecademia  delle  scienze  di  Parigi,  togliamo  alcuni  confronti 
curiosi  intorno  allo  sviluppo  delle  strade  ferrate  in  rapporto 
colla  popolazione  dei  diversi  Stati  coli' estensione  del  ter- 
ritorio. 

Considerando  lo  sviluppo  delle  strade  ferrate  relativa- 
mente alla  popolazione  in  Inghilterra,  in  Francia,  nel  Belgio, 
neirAnstria,  nella  Prussia  e  nella  Confederazione  Germanica 
si  trova  che  il  numero  di  chilometri  in  esercizio  corrisponde, 
per  un  milione  d'abitanti,  alle  seguenti  proporzioni,  vale  a 
dire  che  sopra  un  milione  d' abitanti  : 

La  Scozia  ha .661  chilometri 

L'Inghilterra 670  » 

Il  Belgio 889 

La  Prussia 978  > 

L'Irlanda 959 

La  Germania 951  • 

La  Francia  •  , 947  > 

L'Austria 89  » 

Fatto  il  confronto  colla  superficie  territoriale,  risulta  che 
per  IO  miriametri  quadrati,  il  numero  di  chilometri  di  stradi 
ferrate  in  esereiiio  ascende: 

a  67  in  Inghilterra  a  48  in  Germania 
64  nel  Belgio  47  in  Prussia 

94  in  Iscozia  45  in  Francia 

90  in  Irlanda  5  in  Austria. 


404 


• fc 


PROGRAMMI  B  PREMJ 


NiMOTe  noMiie  pel  ••neoMl  «1  prenci  d^  a^rleol- 
tarii  ehe  0I  eoneédono  dall*  btltato  !iaBlo« 
naie  delle  flelenae^  lettere  ed  arti  di  Iiem- 
1»ai^la« 

daranno  ammessi  al  concorso  per  uno  dei  premj  biennali 
disposti  a  favore  dell*  industria  presso  T  Istituto  Nazionale 
0  per  particolare  menzione  onorifica: 

'•^  Quelli  che  coi  proprj  mezzi,  od  a  proprio  rischio 
e  pericolo,  avranno  intrapresi  e  eondoitl  a  buon  fine  noia- 
bili  miglioramenti  agricoli  nelle  provincie  lombarde. 

S.^  In  ogni  concorso  non  potrà  darsi  più  d'una  meda- 
glia d'  oro,  salvo  che,  più  d' uno  essendone  degno,  Vlstituto 
trovasse  di  assegnare  àlctina,  delle  quattro  pei  premj  d' in- 
dustria manifatturiera  e  conunerciale  ;  e  salvo  pure  che  Tec- 
aezionalità  del  merito  di  più  concorrenti  inducesse  l'Istituto 
a  chiedere  alla  superiorità  di  potere  distribuirne  qualche 
altra. 

S.^  pion  si  potranno  aggiudicare  più  di  tre  medaglie 
d'arguto  a  tali  concorrenti,  salvo  le  riserve  del  precedente 
articolo. 

Nel  caso  che  qualche  concorrente,  giudicato  degno  del- 
l' uno  0  dell'  altro  premio ,  dovesse  rimanerne  privo  perchè 
già  esaurito  il  numero  disponibile  delle  medaglie,  ne  sarà 
fatto  cenno  nel  rapporto  pubblico. 

4.^  Si  ammetterranno  a  concorrere  soltanto  l  migliora- 


405 

menti  agricoli  eseguiti  nel  decennio  precedente  aH*anno  del 
concorso. 

6.^  Per  aspirare  al  maggior  premio  occorre  che  i  mi- 
glioramenti radicali  ;  siccome  imboscamenti ,  dissodamenti , 
bonificazioni,  irrigazioni  siano  dcH'estensioDe  almeno  di  4000 
pertiche  milanesi  ;  e  per  la  medaglia  d'argento,  di  almeno 
500  pertiche. 

6.^  Queste  norme  non  dovranno  tenersi  di  rigore  per 
ogni  caso,  potendosi  aggiudicare  ì  premj  aoeo  per  opera- 
zioni di  minor  estensione,  ma  di  natura  e  d*  interesse  ecce* 
zionali. 

Tali  opere  si  limitano  alle  seguenti,  salvo  ad  estei\dernc 
il  numero,  sovra  proposte  e  deliberazioni  speciali  del  Corpo 
accademico  : 

II)  Il  costruire  serbatoj  nelle  valli,  che  dalle  uhìme 
pendìei  dei  colli  si  approssimano  all' altopiano ,  e  utilizzar 
r  acque  di  essi  sulla  pianura  sottostante,  ridotta  a  regolare 
orizaoDte  e  coltura  ;  giacché  siffatto  genere  d*  operazioni , 
meaire  potrebbe  difficilmente  trovare  un  vasto  campo  d'ap- 
plicazione sui  terreni  d' unico  proprietario,  potrebbe  averne 
invetse  uno  assai  grande  nella  loro  moltiplicazione  lungo  l'e- 
stesa linea  delle  unghie  de'  nostri  colli,  e  perchè  esse  ope» 
razioni  producono  il  doppio  utile  di  fertilizzare  i  terreni 
eoli'  irrigazione,  e  di  diminuire  i  danni  della  piena  dei  tor- 
remi  e  dei  fiumi. 

b)  Notabili  miglioramenti  radicali  in  territorj  di  col- 
tura povera  e  stazionaria,  e  che  all'  utile  immediato  con- 
giungano l'altro  importantissimo  di  servir  di  eccitamento 
ai  circumterranei. 

e)  L' irrigazione  di  terreni  asciutti,  o  la  bonificazione 
di  paludosi  o  innondati,  a  mezzo  di  macchine  idrauliche  e 
idrofore  di  utile  effetto  economico. 

d)  L' introduzione,  l' uso  continuato  per  più  anni,  e  la 
definitiva  adozione  di  nuove  macchine  agrarie. 

e)  L' applicazione  del  drenaggio  o  fognatura  di  terre- 


406 

ni  a  suolo  o  toiiosuolo  impermeabile  i  eon  risuliamenii  di 
coDTenieDxa. 

7.^  Prima  eireostansa  efficace  fui  giuditi  sono  gii  utili 
che  tali  operationi  esercitino  sul  pubblico  ;  e  si^ito  dopo 
gli  utili  diretti  ed  immediati  ricavati  e  rieavandi  dai  capi- 
tali impiegativi. 

8«®  In  relazione  a  quest'ultimo  elemento  dei  gìudizj  sari 
obbligato  ogni  concorrente  a  giustificare  tanto  le  apese  so- 
stenute nelle  fatte  operazioni,,  quanto  V  aumento  di  ricavo 
ottenuto  e  presumibile. 

9.^  Ne'  giudizj  si  avrà  riguardo  in  via  accessoria  ai  mi- 
glioramenti dei  fabbricati  rurali,  semprechè  soddisfacciano 
ai  veri  bisogni  dell' agricoltura  e  dell'igiene,  e  nulla  pre- 
sentino di  superfluo  o  di  meno  appropriato  allo  scopo. 

10.^  Le  Commissioni  delegate  a  riferire  sui  varj  concor- 
renti dovranno  in  ispecial  modo  esaminare  se  i  migliora- 
menti  siano  fra  quelli  destinati  ad  aver  vita  e  prosperare  » 
o  lascino  ragionevoli  dubbj  di  consumare  i  capitali  senza 
durevole  proBtto.  In  quest'  ultimo  caso  V  Istituto  potrk 
tener  sospesa  la  decisione  fino  ad  altro  concorso  sansa 
pregiudizio  del  concorrente,  qualora  il  voto  venisse  con  ciò 
a  differirsi  oltre  il  decennio  dall'  incomiociamento  dei  la- 
vori. 

11.^  Per  norma  di  tali  giudizi,  la  Presidenza  ferii  com* 
pilare  un  registro  di  tutte  le  operazioni  d' Industria  rurale, 
premiate  dal  48S9  in  poi,  con  informazioni  sullo  stato  prc- 
sente  e  successivo,  e  sugli  ^etti  buoni,  mediocri  o  cattivi 
ottenuti  ne'  tempi  posteriori  afii  emanati  giudizj. 


407 

Pr^grAiniiiA  per  te  Baova  esposlaloae  di  ortlcol- 
tar»  da  tenoMil  presso  1»  Soeletà  patrIotICA 
d*  laeerassiaiiiMito  delle  seleiise^  lettere  ed 
urti  di  miai 


La  Soeieth  d' Incoraggiamento  delle  gcìenie  e  delle  arti 
di  Milano  aveva  divisato  di  tenere  in  quest'anno  due  grandi 
esposizioni  di  orticoltura,  Tuna  nel  marzo  e  l'altra  nel  set- 
tembre*  Quando  stava  per  aprire  la  prima  esposizione  le 
aule  del  suo  palazzo  venivano  occupate,  come  nell'anno 
4849,  dalle  truppe  austriache,  e  dovette  sospendersi.  I  me* 
moraodi  avvenimenti  che  accaddero  dopo  distrassero  siffat- 
umente  l'attenzione  degli  orticultori  dalle  cure  del  giardi- 
naggio che  si  dovette  sospendere  anche  l'esposizione  del  set* 
lembre.  Non  si  volle  però  rinunziare  a  questa  eccellente 
istituzione  che  coll'unione  della  Lombardia  alla  Liguria  che 
è  il  vero  nido  dei  fiori  andrà  a  prendere  nei  venturi  mesi 
un'estensione  degna  del  regno  italico.  La  Società  d'Incorag- 
giamento deliberò  pertanto  di  tenere  verso  la  fine  del 
marzo  del  prossimo  anno  una  nuova  esposizione  con  premj. 
Noi  siamo  lieti  di  poter  pubblicare  pei  primi  il  programma 
per  questa  novèlla  festa  floreale,  e  preghiamo  gli  altri  gior* 
naii  a  riprodurlo.  Ecco  il  programma: 

La  Società  patriotica  d'Incoraggiamento  di  scienze,  lette- 
re ed  arti,  invita  gli  orticultori  ad  una  esposizione  di  fiori 
e  frotii  per  la  primavera  dell'anno  4860  nei  giorni  SS,  S8, 
24  e  S5  marzo. 

Si  possono  esporre  tutti  gli  oggetti  che  appartengono 
all'orticoltura  ed  al  giardinaggio,  purché  si  adempiano  le 
disciplioe  che  per  norma  d'ognuno  qui  sotto  si  espongono. 

Si  propongono  inoltre  i  premj  ai  seguenti  concorsi  che 
in  quella  medesima  occasione  verranno  da  una  Commissione 
aggiudicati  : 

1.^  Alla  pianta  più  bella  e  meritevole  fra  tutte  le  pre- 
seotaie  all'esposizione.  —  Premio  imico,  medaglia  d'aro  of- 
ferta dal  dott.  Frane.  Giannella. 


408 

2.^  Alla  migliore  coHetiooe  «li  N.^  34  piante  di  garòfa' 
no  lodevolmeiue  coltivale  ia  vaso ,  nelle  quali  si  conti  al- 
meno un  esemplare  per  ciascheduna  delle  varietk  che  si 
conoscono  in  Lombardia  coi  seguenti  nomi  volgari:  1.^  Bam- 
pichino  rosso,  S.^  Pellegrino,  8.®  Morellone,  4.^  Picoiée  , 
5.^  Rosa  comune,  6.®  Rosa  d'Olanda,  7.°  Rosa  secca,  8.^  Mao- 
nese  bianco.  —  Premio  unicoy  medaglia  grande  d'argento 
e  c<into  lire  itaUane  assegnate  dal  sig.  Luigi  Bonomi. 

A  questo  premio  non  possono  concorrere  che  giardi- 
nieri  di  professione  i  quali  facciano  il  commercio  dei  fiori 
per  conto  proprio,  esclusi  quelli  che  sono  stipendiati  presso 
qualche  giardino  privato. 

3.^  Alla  pianta  di  Camellia  in  fiore  più  nuova  e  di  me- 
rito distinto,  nata  da  seme  in  Lombardia.  —  Primo  premio^ 
medaglia  d^oro;  secondo  premio^  medaglia  piccola  dH, argento. 

4.^  Al  pia  bel  gruppo  di  N.^  6  piante  di  Gamellie  fio- 
rite, di  bella  vegetazione,  forca  d'individui  e  scelta  di  buone 
varietà.  —  Primo  premio^  medaglia  d*  argento  dorata;  se- 
condo prsmio,  medaglia  piccola  d*argento. 

6.°  Alla  più  ricca  e  scelta  raccolta  di  fiori  di  Camellia 
staccati.  —  Primo  premio,  medaglia  grande  d'argento;  se- 
condo  premio^  medaglia  di  bronzo. 

6.^  A  N.^  6  piarne  di  stufa  da  fioritura  o  di  fogliame 
appariscente  in  sei  specie  ;  si  avrà  riguardo  alle  belle  dimen- 
sioni degit  individui  in  ragione  della  loro  rarità.  —  Primo 
premio,  medaglia  d^ argento  dorato;  secondo  premio^  meda- 
glia  piccola  d'argento. 

7.^  Alla  più  bella  raccolta  di  IS  piante  d'aranciera  in 
èS  specia  per  fogliame  o  per  fioritura  distinte  e  più  che 
lutto  per  lodevole  conservazione  di  begli  individui.  •—  Pri- 
mo premio,  medaglia  d'argento  dorato  ;  seeonda  premio^  me* 
doglia  piccola  d'argento. 

8."  Al  miglior  gruppo  di  sei  Rosai  fioriti  in  sei  varietà  ; 
a  merito  eguale  di  coltivazione  avrà  la  preferenza  quello 
che  contenga  le  più  recenti  novità.  —  Primo  premio^  me- 


109 

dagUa  grande  d' argento  ;  secondo  premio ,   medaglia   di 
bronzo. 

9.°  Alla  raccòlta  più  lodevole  di  N.^  6  Tropeoli^  come 
Tropeolum  tricolorum^  T.  tuberosum^  T.  azureum^  ecc., 
eoIiWatì  in  vaso  per  modo  che  un*elegante  distribuzione  dei 
rami  faccia  risaltare  la  copia  e  la  varietà  dei  fiori.  —  Pri- 
mo premio,  medaglia  grande  d'argento;  secondo  premio,  me- 
daglia cU  bronzo. 

40.®  Al  più  bel  gruppo  di  43  piante  di  R.  Azalea  m- 
dìca  che  si  distinguano  per  novità  del  fiore  e  per  buona 
coltivazione.  —  Primo  premio,  medaglia  grande  dF argento  ; 
«econdo  premio,  medaglia  di  bronzo, 

44.®  Alla  migliore  raccolta  di  6  Rododendri  allevati  in 
vaso  e  fioriti  fra  le  varietà  che  reggono  all'aperto  nel  dima 
di  Lombardia.  —  Primo  premio,  medaglia  grande  d'argen* 
(o;  secondo  premio,  medaglia  di  bronzo. 

42.®  Alla  collezione  più  bella  di  SO  Giacinti  coltivati  in 
vaso,  un  esemplare  per  vaso,  che  si  distingua  per  rarità  e 
varietà  di  fiori ,  non  meno  che  per  buona  ed  inielligente 
coltivazione,  t-  Primo  premio,  medaglia  grande  d'argento; 
setondo  premio,'  medaglia  di  bronzo. 

4  3.®  Alla  più  lodevole  collezione  dì  20  Tulipani  a  fiore 
scempio,  coltivati  in  vaso,  in  un  esemplare,  scelti  fra  le  mi- 
gliori varietà.  —  Primo  premio,  medaglia  grande  d^ argento; 
secondo  premio,  medaglia  di  bronzo. 

In  questo,  come  nell' antecedente  concorso,  le  varietà 
dovranno  possibilmcnie  portare  il  nome  con  cui  si  distin- 
guono nel  commercio. 

44.®  Alla  più  ricca  e  variata  raccolta  di  piante  primulacee, 
come  Ciclamini,  Auricole,  Primule,  coltivate  in  vaso  e  fiori- 
le. —  Primo  premio,  medaglia  grande  4* argento  ;  secondo 
premio,  medaglia  di  bronzo. 

45.®  Alla  più  varia  e  scelta  collezione  di  piante  annue 
0  bienni  in  fiore,  come  Coreopsìs,  Gaiflardia,  Schizhantus, 
6t/ìa,  Mattiola ,' Reseda,  eoe.  —  Primo  premio,  medaglia 
grande  d'argento;  secondo  premio,  medaglia  di  bronzo.      * 


440 

16.^  Al  più  lodevole  gruppo  di  dodici  erbuiii  da  piana 
terra  in  IS  specie  o  Tarietà  coUivati  in  vaso  e  fiorili.  — 
Primo  premio,  medaglia  grande  d^ argento;  secondo  premio^ 
medaglia  di  bronzo. 

17."  Ai  due  più  bei  fratti  d'Ananas,  scelti  fra  le  varietà 
più  commende  voli.  *—  Primo  premio ,  medaglia  d' argenio 
dorata  ;  secondo  premio  ,  ptcco&i  medaglia  d'  argento. 

* 

48.^  Alla  raccolta  più  numerosa  e  lodevole  di  ortaggi 
primaticci  o  di  protratta  conservazione.  —  Primo  premio , 
snedaglia  grande  d'argento  ed  effettive  italiane  lire  quaranr 
ta;  secondo  premio,  medaglia  di  bronzo  ed  effettive  italiana 
lire  venti* 

19 J^  Al  più  bel  mano  di  fiori.  —  Primo  premio^  me- 
daglia  grande  d'argento  ed  effettive  italiane  lire  quaranta; 
secondo  premio,  medaglia  di  bronzo  ed  effettive  italiane  lire 
venti 

Altri  premii  di  due  medaglie  d'argento  e  due  di  bron- 
zo sono  lasciati  al  libero  giudizio  della  Commissione  aggiu- 
dicatrice  per  quegli  oggetti  che  potranno  meriuirli  fuori  de» 
gli  accennati  concorsi.  Se  la  Commissione  medesima  tro- 
vasse che  qualche  oggetto  meritasse  un  premio  più  distinto 
potrà  sostituire  ad  una  od  ambedue  le  medaglie  d'argento 
una  0  due  medaglie  d'argento  dorate,  e  ad  una  d  ad  am- 
bedue le  medaglie  di  bronzo  altrettante  medaglie  d'ar- 
gento. 

AtVBSTBIIZB    GUtiaALI. 

I.  Chi  intende  di  mandar  piante  o  vasi  sia  per  semplice 
esposizione  sia  per  concorso,  dovrà  avvertire  con  lettera  il 
Segretario  della  Societi,  non  più  tardi  del  giorno  49  marzo 
4859,  indicando  il  numero  e  la  grandezza  approssimativa 
dei  vasi  che  intende  mandare  usando  del  seguente  indirizzo: 
Alla  Società  d'Incoraggiamento  di  Scienze,  Lettere  ed  Arti, 
nel  palazzo  Durini  in  MilaìU). 

IL  Chiunque  intende  aspirare  al  premio  per  quaUshe 


tu 

concorso  a  oorma  di  questo  prograimroa^  dovrà  non  più  lardi 
deltanxidétto  giorno  4  9  marzo  p.  9.  far  perveoire  alla  So- 
eietà  rindieaiione  del  eoneorso  o  dei  eoneorsi  ai  quali  ha 
intcnzioDC  di  partecipare  aggiungendo  il  cenno  sopramento* 
vaio  intomo  al  numero  ed  alla  dimensione  dei  vasi  che  pre- 
seoierft  per  ogni  concorso.  Emessa  la  dichiarazione  di  voler 
partecipare  ad  un  determinato  concorso  non  potranno  gli 
oggetti  destinati  al  medesimo  essere  presentati  per  la  sola 
esposizione,  come  gli  oggetti  presentati  per  la  semplice  espo- 
sizione non  potranno  essere  dappoi  destinati  a  concorso, 
quando  non  ne  fosse  stata  fatta  preventiva  dichiarazione. 

E  indùpensabile  che  non  venga  ritardato  oltre  il  ter- 
wtiie  suaccennato  del  giorno  19  marzo  p.  v.  ^mpto  deUe 
imdieazioni  e  dichiarazioni  di  cui  nelle  precedenti  avvertenze, 
ùmide  sia  possibile  il  prendere  le  opportune  misure  per  la 
€onveniente  disposizione  degli  oggetti  spediti  alP esposizione* 

III.  Quando  il  numero  degli  esemplari  da  presentarsi  al 
concorso  è  flssato  dal  presente  programma  non  potrà  essere 
dal  concorrente  variato  né  in  più  né  in  meno.  È  però  le- 
cito ad  ogni  aspirante  il  presentare  per  uno  stesso  concorso 
due  o  piò  lotti,  quando  siano  nelle  condizioni  prescritte  dal 
programma.  Pei  concorsi  pei  quali  non  è  flssato  il  numero 
degli  esemplari  e  per  oggetti  di  semplice  esposizione  può 
essere  presentato  qualunque  numero  di  vasi  e  di  esemplari, 
purché  la  Commissione  li  giudichi  meritevoli  di  esposizione. 

IV.  Nei  concorsi  N.  1,  8  e  4  non  sarà  concesso  il  pre- 
mio alle  piante  che  già  siano  state  premiate  nelle  antece- 
denti esposizióni  d'orticoltura  in  Milano. 

V.  Chi  presenterà  oggetti  pei  concorsi  N.  3,  8, 40  e  43 
dovrà  fiir  prevenire  contemporaneamente  gli  opportuni  schia- 
rimenti che  possano  servir  di  norma  alla  Commissione  ag- 
gìudicatrice.  Saranno  accolti  con  piacere  simili  schiarimenti 
anche  per  oggetti  presentati  per  altri  concorsi  o  per  sem* 
plice  esposizione. 

VI.  Perchè  la  Commissione   possa  cominciare  in  tempo 


US 

opportuno  le  proprie  operasiooi,  le  pieoie  e  gU  oggetti  da 
esporsi,  e  specialmeote  quelli  destinati  ai  concorsi,  dovranno 
essere  spediti  in  istato  lodevole  ùnnumcabilmefiis  non  più 
tardi  del  mezzodì  del  giorno  S4  marzo  p.  v.  e  consegnati 
da  persona  incaricata,  nò  potranno  essere  ritirati  che  nei 
giorno  S6  dello  stesso  mese. 

VII.  1  soli  fiori  staccati,  i  mazzi,  le  piante  delicate  si  ae^ 
cettano  anche  nella  mattina  del  giorno  dell'  apertura  sino  alle 
ore  nove.  Quando  non  siano  consegnati  per  l'ora  indicata 
.possono  essere  ammessi  all'esposizione,  aia  sono 'esclusi  dai 
concorsi. 

Vili.  Ogni  pianta  dovrà  avere  l'indicazione  esatta  ed  in- 
telligibile  della  specie  e  della  varietà,  non  che  il  nome  del 
mittente  ed  il  luogo  di  sua  provenienza.  Ogni  fiore  staccato 
dovrà  avere  il  naturai  suo  gambo  ed  annesso  in  modo  chiaro 
il  nome  commerciale.  A  ciascuna  varietà  di  frutta  ed  or> 
taggi  che  si  manda  all'esposizione  dovrà  essere  aggiunto  il 
nome  volgare  che  hanno  nel  paese  in  cui  sono  coltivati.  È 
in  facoltà  di  chiunque  espone  qualche  oggetto  di  aggiun- 
gervi anche  il  prezzo. 

IX.  L'assegnamento  dei  premii  si  farà  col  mezzo  d'una 
Commissione  aggiudicatrice  che  la  Società  sceglie  fra  le 
persone  più  capaci  anche  fuori  della  Società  stessa,  ed  esclusi 
i  concorrenti  ai  premii.  Il  giudizio  sui  concorsi  e  l'aggiu- 
dìcazione  dei  premii  hanno  luogo  al  principio  dell'  esposi- 
zione. Per  maggior  solennità  i  premii  saranno  distribuiti 
contemporaneamente  a  quelli  per  la  seconda  esposizione  che 
avrà  luogo  in  settembre. 

X.  Oltre  gli  oggetti  designati  nei  concorsi,  la  Società  am- 
mette per  esposizione  altri  che  siano  in  relazione  immediata 
colla  sola  oriicoliura^  o  che  servono  d'ornamento  e  deco- 
razione ai  giardini,  come  vasi,  fontane,  sedili,  modelli  di 
serre,  strumenti  commendevoli  per  novità  e  perfezione  di 
lavoro,  ecc. 

Milano  dalla  Società  patriotica  d'Incoraggiamento  delle 
scienze,  lettere  ed  ani  il  31  agosto  1859. 

U  Conservatore  G.  S^ccM. 


ANNALI  UNIVERSALI 

•1  MA91S91QÀ 


ISA». 


V*l.  XXIII.  —  N.^  «8. 


BIBLIOGRAFIA  (0 


— oO 


ECONOMIA  PUBBLICA,  STORIA  E  VIAGGIe 


RASSEGNA  DI  OPERE  ITALIANE. 


iniL  —  Sul  prezzo  del  grano;  Memoria  dt  L.  B.  Torino 
1859.  Un  opHBColo  tn-12.^  dt  pag.  63,  pret$d  la  tipo» 
grafia  FalletlL 


È 


qwsU  on'operelU  scritta  con  forma  Teramenle  popolari  a 
ohe  noi  corremmo  veder  diffusa  nella  classe  eampagnuola. 

V  aatore  è  fedele  alla  doUrioa  italiana  del  libero  scambio  ,  a 
ppopogoa  faiorosameote  questa  dottrina  anche  a  riguardo  de! 
aio  dei  grani.  I  possidenti  agricoltori»  egli  dice,  si  la- 
dei  basso  pretto  del  grano  e  vorrebbero  ristabiliti  i  cosi 
4elli   dazj  protetti?!»  L'autore  dimostra  che  T introdutione  del 


(f )  Saraouo  indicate  con  asterisco  (*  )  di  riscontro  al  titolo  dell'opera 
f  stle  prodaBÌoui  sopta  io  quali  al  daranno ,  qaando  occoironO|  artj^O 
OMiUlicS* 


àJiKxu  SlaUiHca,  voU  XX//A  eerie  3.* 


444 

COSÌ  delti  dazj  proteltifi  va  a  riascire  pregiudizievole  alla  stessa  clas- 
se caaipagnaola.  E  se  il  basso  prezzo  de'  grani  deve  attribuirsi  alla 
libera  importazione  del  grano  estero,  egli  allora  fa  conoscere  ciò  che 
deve  fare  il  buon  agricoltore  per  reggere  senza  pericolo  all'  estera 
concorrenza.  Svela  quindi  tutte  le  innovazioni  agricole  cbe  do- 
vrebbero essere  introdotte  onde  accrescere  la  produzione  ed  otte- 
nerla col  minimo  dispendio  possibile.  Quando  ciò  si  Qttenga,  e 
non  è  difOcile  il  farlo,  l'autore  soggiunge  cbe  va  ad  essere  sciolto 
il  grande  problema  del  vivere  a  buon  mercato,  che  pur  deve  es- 
sere r  ultimo  fine  di  un  buon  reggimento  eoonomico. 

Noi  siamo  lieti  di  veder  sorgere  voei  sapienti  cbe  del  continuo 
raccomandino  la  causa  del  libero  scambio,  che  è  V  unica  che  possa 
assicurare  la  prosperità  economica  delle  nazioni.  E  per  citare  un 
solo  esempio,  diremo  che  se  nell'alta  Italia  in  quest'anno  non  fosse 
stala  praticata  la  dottrina  del  libero  commercio  dei  cereali,  il  paese 
che  si  trovò  costretto  a  mantenere  in  quattro  mesi  quasi  un  mi- 
lione di  armati,  avrebbe  dovuto  soggiacere  ad  una  terribile  carestia. 

IX.  —  ArchÌQÌo  storico  italiano.  NuOQa  sene.  Tomo  IX. 
Dispènsa  seconda  ;  e  Giornale  storico  degli  Archirj  to- 
scani. Anno  HI.  Dispensa  seconda.  Firenze  4859.  Un 
voi.  iii-8.''  di  pog.  204  e  96,  presso  l'editore  G.  P. 
Yieusseux. 

Ad  onta  dei  gravi  avvenimenti  che  ora  preoccupano  T  animo 
dei  toscani  pure  continua  coti  un'esemplare  costanza  la  pubblica- 
zione dell'Archivio  storioo  italiano,  ove  i' illustrazione  delle  cose 
nostre  è  magistralmente  trattata. 

Nel  volume  ora  uscito  alla  luce  legfonsi  importanti  Memorie. 
Francesco  Casotti  dà  corso  alia  pubblicazione  delle  lettere  inedite 
di  Lodovico  Muratori,  nelle  quali  vi  hanno  notizie  preziose  sugli 
atttdj  letterari  del  secolo  XVIIf.  Leopoldo  Galeotti  cominciò  a  pub- 
blicare una  sua  erudita  monografia  spila  vita  e  gli  scritti  di  Mar- 
silio Pigino.  Carlo  De  Cesare  illustrò  gli  scrittori  di  storia  del 
regno  di  Napoli  durante  l'ora  scorso  secolo.  Il  professore  Milanesi 
pubblicò  r  ultima  serie  delle  lettere  inedite  del  celebre  Gio« 
vanni  de'  Medici  soprannominato  il  capitano  delle  Bande  nere,  fra 
le  quali  irotausl  innestale  alcune  lettere  del  famoso  Pietro  Archino. 


115 

Sa|«e  ani  rassegna  crilkt  di  dodici  oaofo  optrre  storiche ,  e  si 
ckittie  il  Toiiiiiie  coll'annansio  di  cinqiuota  Ubri  di  storia  pab- 
bliaU  ne'  varj  SUti  d' lUlia. 

n  giornale  storico  degli  arcbifj  toscani  cbe  fa  parte  del  vola- 
ne olire  dieci  docnaienti  sloriei  importanti,  fra  i  quali  nna  lettera 
inedita  di  Fra  Girolamo  Saronarola.  Mlcbele  Aaaart  si  assome  la 
Cora  di  illnstrare  fra  breve  i  dooninenti  arabici  cbe  possiede  f  Ar- 
chivio e  cbe  si  riferiscono. alla  storia  commerciale  di  Pisa  e  di  Pi« 
reme.  Noi  siamo  certi  cbe  da  tale  pobblieasiooe  si  avranno  ìa^Mr* 
taflli  rìvelaisioai  sulla  storia  del  comaef ciò  italiano  nel  medio  evo. 

RASSEGNA  DI  OPKRE  8TRANIBR«. 


X.^  Étude  sur  la  navigatian,  le  commerce  et  f industrie 
de  MareeiUe  ;  far  MM.  C  Bousqcbt  et  Sapbt.  Maniglia 
1859.  Ui^  po/.  tfi-8.^  grande. 

Il  barone  Pelice  di  Beanjour  per  incoraggiare  gli  studi  eco- 
nomici isUtoiva  non  ba  guari  un  premio  quinquennale  di  cinque 
mìU  francbi  da  concedersi  di  mano  in  mano  agH  seritlori  cbe 
meglio  illustreranno  la  storia  progressiva  del  conunercio  di  Mar- 
ùglla, 

n  premio  toccò  quest'anno  ai  signori  Bousqnet  e  Sapet  cbe 
pubblicarono  no  loro  presioao  saggio  sol  commercio  marsigliese, 
n  loro  libro  offre  la  storia  del  traffico  di  Marsiglia  nel  quin- 
quennio decorso  dall'anno  1850  al  1855.  L'opera  è  assai  ricca 
i\  cifre  e  di  notisie  slatisticbe.  Da  essa  apprendiamo  cbe  la  po- 
poluione  di  Marsiglia  va  crescendo  prodigiosamente.  Nell'anno 
iB46  essa  non  contava  cbe  146^000  abitanti,  nel  i856  ne  con- 
UTa  253,000 ,  per  coi  ebbe  un  aumento  di  87,000  abitanti  io  nn 
solo  decennio.  Quest'  aumento  è  massimamente  dovnto  a  continue 
immigrazioni  di  francesi  e  di  forestieri  che  vengono  a  Marsiglia 
allraUi  dai  buoni  salarj  che  vi  trovano  gli  operaj,  e  dal  vivo  traf- 
fico cbe  vi  si  può  fare. 

Noi  brameremmo  cbe  un  premio  simile  a  quello  del  barone 
di  Beaajour  fosse  istituito  anche  per  Genova. 


1 


446 

XI.  —  Jerotne  SaQonarola  precursewr  de  la  rep&rme;  par' 
Thbodorb  Paol.  Ginevra  1859*   Prima  parte.  Un  wL 

in -8.°,  presso  Cherbuliez» 

Ecco  ana  nao?a  illastracione  del  grande  riformatore  italiano. 
Fra  Gerolamo  SaTonarola.  Il  signor  Teodoro  Paul  ha  fatto  accorati 
stadj  sopra  le  opere  di  questo  singolare  ingegno,  nel  buon  pen- 
siero di  farlo  Tiemmeglio  conoscere  alla  propria  nazione.  Noi  dob- 
biamo essergli  grati  giacché  in  questo  momento  tutto  ciò  che  possa 
porgere  un  ooorerole  ricordo  della  gran  patria  italiana  è  un  be- 
neficio che  le  si  fa  innanzi  a  tutta  Europa  che  pur  troppo  ci  ha 
sinora  disconosciuto  e  spesso  anche  dileggiato. 

XII,  —  JUemoire  sur  la  philosophie  de  Veducation;  par 
M.  le  baron  Roger  db  Goimps.  Parigi  1859.  Edizione 
fn-8.°,  presso  Durand. 

Il  barone  Roger  come  antico  allievo  di  Pestalozzi  melle  in  tutta 
evidenza  la  necessiti  di  ricostituire  la  educazione  pubblica  con 
più  armonico  sviluppo.  Egli  osserva  che  ora  si  pensa  ad  erudire 
la  mente  ed  a  far  sano  e  agile  il  corpo  e  poco  si  bada  alto  svi- 
luppo cordiale  dei  sentimenti  dell'anima.  Non  basta,  egli  dice, 
aver  uomini  esperti  d'ingegno  e  di  mano,  è  necessario  aver  no- 
mini di  gran  cuore.  La  rettitudine  del  carattere  dovrebbe  essere 
uno  de'  scopi  massimi  a  cui  tendere  T educazione,  e  a  questo  in- 
tento egli  ci  offre  ottimi  precetti.  Noi  raccomandiamo  caldamente 
quest'operetta  a  tutti  i  pubblici  educatori. 


XIII.  —  Viaggi  e  scoperte  del  dott.  Barth  al  nord  ed  al 
centro  delC Africa  dall'anno  4849  a/ 1855.  Lipsia  4859. 
Edizione  m-8.*^ 

L'edizione  dispendiosa  dei  viaggi  del  dott.  Barth  in  Africa  ha 
reso  difficile  il  suo  acquisto  agli  studiosi.  Colla  permissione  del- 
l'autore si  pensò  di  compilarne  un  sunto  e  di  pubblicarlo  in  forma 
meno  elegante.  Questo  compendio  scritto  in  lingua  alemanna  è 
però  corredato  da  belle  stampe  colorate  e  da  una  buona  carta 
geografica  delincala  dell'illustre  dott.  Pelcrmann. 


117 


MEMORIE  ORIGINALI 

ESTRATTI   ED   ANALISI'  DI   OPERE. 


MMtoCcMi  éeìP  eemm—ntUm»  —  Nii*tI  ■(■41  ■■U* 
tempia  del  pr«4*MI  Innuitertall  |  de/  profettore 

FBARCESO*   VBBBABA. 

(  ContiDoasione  e  fine.  Vedi  il  fascìcolo  di  loglio  ISSO,  pag.  44). 


.Fi 


inalmente,  ciò  che  dicesi  del  consufoo  serve  a  sco- 
prire che  una  quarta  illusiooe  consimile  sta  Del  modo  di 
considerare  il  lavoro  dal  quale  nasca  il  prodotto,  pioi,  tal- 
volta, chiamiamo  immateriali  certe  produzioni,  perchè  ci 
sembra  che  sieno  creale  da  un  lavoro  puramente  immate- 
riale: è  da  questo  aspetto,  che  quello  dell*  agricoltore  o  del- 
l'artigiano  ci  sembra  tanto  diverso  da  quello  del  medico, 
del  professore,  del  pittore,  dello  studente.  Pure,  è  eviden- 
temente impossibile  immaginare  un  lavoro  affatto  immate- 
riale; sarà  più  o  meno  grave,  ma  sempre  il  concorso  del 
nostro  corpo  vi  si  troverà  indispensabile.  È  tutta  materiale 
la  pena  che  il  medico  ò  costretto  di  darsi  per  salire  la  scala 
dell'infermo»  per  eseguire  una  fasciatura  od  un  taglio;  l'av- 
vocato parla  e  scrive  con  uno  sforzo  de' suoi  polmoni  o 
della  sua  mano;  il  professore  monta  sopra  una  cattedra,  e 
grida  e  gestisce.  Il  corpo  è  tanto  interessato  neir.opera  delle 
prodqziooi  immateriali,  che  ci  riesce  impossibile  il  prolun- 
garla al  di  là  del  punto  in  cui  la  stanchezza  Csica  ci  toglie 
la  vivacità  ed  il  libero  uso  della  nostra  intelligenza.  Se  nulla 


118 

di  materiale  ?i  fosse  neir  applicazione  de' dotti,  non  ai  pò* 
irebbe  spiegare  perchè  si  agghiaceino  loro  le  gambe,  monti 
il  sangue  al  cervello,  e  sieno  essi  soggetti  a  delle  infermila 
speciali,  come  ciascano  de' più  volgari  mestieri  lo  è. 

«  In  somma,  da  qualunque  lato  ci  volgiamo,  è  sempre 
inevitabile  di  riconoscere  che  il  doppio  elemento  di  cui 
l'uomo  è  composto,  la  materia  e  l'intelligenza,  concorre 
simultaneamente  nelle  opere  sue,  in  tutte  indistintamente. 
Nell'ordine  metafisico,  noi  possiamo  comprendere  che  il 
mondo  degli  spiriti  esista  separatamente  da  quello  de'corpi; 
ma  neir  ordine  umano,  noi  non  possiamo  parlare  di  produ- 
zioni e  prodotti,  cioè  di  cose  in  cui  la  oostra  esistenza,  la 
nostra  natura,  le  nostre  azioni,  son  complicate,  senza  sup- 
porvi una  miscela  continua  di  materia  e  di  spirilo.  Come 
ho  già  notato  sin  da  principio,  è  contraddizione  nc'termini 
il  dire  prodotto  immateriale.  La  breve  durata  della  forma 
esterna,  la  natura  del  consumo  e  del  suo  effetto  utile,  l'in- 
dole del  lavoro,  sono  fallaci  indilli  da  cui  si  è  argomentata 
l'immaterialità  di  alcuni.  Eliminandola  con  una  accurata  ana^ 
lisi,  rimane  sempre  palpabile  la  necessità  di  concedere  che 
qualsivoglia  prodotto  suppone  sempre  una  base  materiale. 
Se  anche  si  potesse  accettare  il  sistema  di  Dunoyef,  non  sì 
sfuggirebbe  a  siffatta  necessità:  in  tal  caso,  base  de'prodotti 
immateriali  sarebbe  l'uomo,  ma  l'uomo  slesso  si  scinde- 
rebbe in  due  parti,  Tuna  delle  quali  sarebbe  sempre  mate- 
riale.  Rigorosamente,  dunque,  è  impossibile  ammettere  la 
distinzione.  In  tutti  i  prodotti  vi  hanno  gli  stessi  clementi: 
una  forma  materiale,  più  o  meno  sensibile;  un  lavoro  che 
la  crea,  più  o  meno  corporeo;  un  consumo  ed  un  effetto 
utile,  più  o  meno  astratto  da  noi  :  o  tutti  dunque  si  devon 
chiamare  materiali,  considerandoli  dalla  inesorabile  fatalità 
che  li  lega  alla  materia;  o  lutti  immateriali,  considerandoli 
dal  carattere  astratto  che  la  nostra  mente  v'imprime. 

«  Tale  è,  nel  rigore  de' termini,  la  teoria.  Bisogna  pur 
nondimeno  confessare  che  la  distinzione  nou  fu  interamente 


'   U9 

sognata  ed  evocata  dal  nulla,  ma  ebbe  ed  ha  il  suo  mo- 
tÌYO,  il  quale,  se  non  permette  di  adottarla  in  tutta  la  sua 
filosofica  precisione,  non  vieta  di  conserTarla  nel  linguaggio 
ordinario,  purché  non  le  si  desse  quel  peso  e  quella  Torta 
che  realmente  non  ha. 

«  Vi  hanno,  in  verità,  tali  produzioni,  nelle  quali  Tele- 
menio  materiale  predomina  suir  incorporeo,  altre  invece  nelle 
quali  il  pensiero  è  quasi  tutto  e  la  materia  non  oostKuisce 
che  il  veicolo,  più  o  meno  sensibile,  ad  una  utilitk  spro* 
porzionatamente  maggiore.  L'importanza  capitale  di  un  libro 
o  di  una  rappresentazione  teatrale  si  trova  nel  pensiero  del 
filosofo  o  del  poeta;  è  ben  vero  che  la  earia  e  Vìnehio- 
stro,  la  scena  ed  i  lumi ,  sono  elementi  necessarii  oli*  est- 
sienza  e  trasmessibilitft  di  tali  prodotti,  ma  non  è  men  vero 
che  non  son  essi  la  parte  per  la  quale  il  talento  del  pro- 
duttore risplende.  AH*  incontro,  nel  martello,  nel  pane,  nella 
tela,  la  forma  sensibile  è  ciò  che  predomina;  colui  che  ha 
dato  loro  esistenza,  non  può  esser  vano  del  pensiero  che 
essi  esprimonp  e  son  capaci  di  comunicare  al  consumatore, 
ma  potrà  gloriarsi  dello  sforzo  o  della  diligenza  con  cui  ha 
egli  eseguile  le  chimiche  e  fisiche  operazioni^  per  le  quali 
le  molecole  del  ferro,  de)  grano,  o  del  lino,  presero  forma 
di  martello,  di  pane,  di  tela.  Nulla  dunque  di  meraviglia 
se  gli  scrittori  han  sentito  il  bisogno  di  tirare  una  Imea  fra 
qoe' prodotti  in  cui  T opera  dell'  intelletto  primeggia,  e  quelli 
in  cui  primeggia  l'opera  della  mano. 

e  11  conte  Arri  vabene,  coir  ordinaria  lucidezza  della  sua 
mente,  ha  veduto  ed  espresso  questo  punto  della  quisiione 
in  termini  che  io  sento  il  bisogno  di  riportare. 

<  «  Ne' lavori  a' quali  si  danno  gii  uomini  per  produrre 
cose  dì  loro  uso,  talvolta  è  il  corpo,  talvolta  è  lo  spirito, 
che  predomina;  ma  egli  è  raro,  {io  direi,  è  impossibile)  che 
nel  travaglio  corporale  sia  assoluta  mancanza  dell'azione 
dello  spirito,  o  mceversa.  Cosi,  ti  lavoro  dell'  artigiano,  del 
contadino,  dell' operaio,  è  principalmente  corporale,  ma  l'im- 


4S0 

piego  delle  iiicoUà  mentali  vi  è  nondimeno  necessario  del 
pari.  Il  che  è  tanto  vero,  che  gli  individui  appartenenti  ad 
una  tal  classe  di  lavoranti  ottengono  una  porzione  maggiore 
o  minore  del  prodotto  a  cui  han  concorso,  secondo  che 
adoperarono  più  o  meno  zelo,  intelligenza,  moralità,  nel- 
l'adempire  al  proprio  uiìBcio.  All'incontro,  il  lavoro,  per 
esempio 9  del  magistrato,  dell'istitutore,  del  prete,  dello 
scrittore,  del  sapiente,  dell'artista,  di  quelli  insomma  che 
esercitano  liberali  professioni,  è  sopratutto  immateriale  ;  ma 
ciò  non  implica  punto  mancanza  assoluta  dell'azione  del 
corpo  >  (0-  —  ^  conclusioni  a  cui  l'autore  discende, 
non  sono,  come  appresso  vedremo,  conformi  alle  mie ,  ma 
io  son  lieto  di  poter  invocare  in  appoggio  del  mio  concetto 
fondamentale  un'autorità  cosi  rispettabile  a  tutti,  e  cosi  cara 
per  me. 

<  Io  voglio  per  ora  arrestarmi  al  principio.  Una  diffe- 
renza, dal  pi^i  al  meno,  vi  ha.  Che,  per  indicarla,  si  ado- 
prino  le  parole  maieriale  e  immateriale,  non  sarebbe  cer- 
tamente un  delitto.  Ciò,  soltanto,  che  importa  si  è,  di  non 
dar  loro  una  estensione  maggiore  di  quella  che  abbiano 
realmente;  importa  che  una  maniera  di  dire,  approssima- 
tiva e  confusa,  non  si  prenda  come  una  definizione  precisa, 
e  non  serva  di  appoggio  a  ragionamenti  i  quali  vacillereb- 
bero ov'ella  mancasse.  In  altri  termini,  si  può  conservare 
la  distinzione  de' prodotti  materiali  e  immateriali,  fino  a  che 
non  si  trovino  de' vocaboli  che  esprimano  più  esattamente 
l'idea;  ma^  ripeliamolo,  per  farlo  senza  pericolo,  bisogna 
che  mai  non  si  perda  di  vista  il  loro  occulto  difetto. 

e  Bisogna,  in  primo  luogo,  non  mai  dimenticare  che  la 
parola  immateriale  non  significa  punto  assoluta  mancanza  di 
forma  sensibile^  ma  serve  unicamente  ad  esprimere  che,  sé- 


{i)  Jnalgne  du  phénomene  de  la  production,  Jourm*  d'Éeon,, 
juin  1855,  p.  375; 


condo  il  nostro  giudia^io  (il  quale,  come  a^lpresso  dirò,  po- 
trà bene  esser  falso,  e  nella  quistione  della  proprietà  lette- 
raria lo  è),  il  prodotto  al  quale  si  applichi  è  uno  di  quelli 
in  cui  Io  spirito  ha  una  parte  maggiore  che  il  corpo:  sia 
perchè  1'  utilità  impalpabile  è  da  noi  più  stimata  che  la  for- 
ma fisica;  sia  perchè,  nel  lavoro  adopratovi  per  crearlo,  la 
mente  od  il  cuore  del  produttore  ha  contribuito  in  un  modo 
ben  più  spirituah  di  quel  che  fosse  sensibile. 

«  In  secondo  luogo,  è  molto  importante  il  riflettere  che, 
anche  in  questo  senso  di  preponderanza,  non  vi  ha  alcuna 
linea  di  demarcazione  a  poter  segnare,  ma  tutto  si  riduce 
«empre  ad  un  concetto  formato  in  digrosso,  empirico  e  tem- 
poraneo, mutabile  secondo  i  punti  di  vista  e  le  tendenze 
di  chi  adoperi  que*  vocaboli.  Noi  non  abbiamo  né  bilance 
De  metri  per  paragonare  l'importanza  dell' elemento  mate- 
riale a  confronto  dello  spirituale.  In  certi  casi  non  avvi  dif- 
ficoltà a  giudicare  fra  loro;  ma  in  moltissimi  altri  sarebbe, 
io  verità,  imbarazzante  il  decidere  se  l'importanza  dell'opera 
preponderi  più  dalla  parte  dello  spirito  che  da  quella  della 
materia.  Chi  saprebbe  mai  dire  se  la  Venere  di  Canova  e 
il  vaso  di  Benvenuto  Cellioi,  appartengano  all'una  od  al- 
l'altra  categoria?  Grande  e  bello  ne  è  il  concetto,  è  mira- 
bile r  esecuzione.  Tutto  ciò  che  l' economista  può  dirne 
sarà:  Io  so  che  sono  entrambi  un  prodotto,  non  m'importa 
il  decidere,  e  ninno  più  di  me  saprebbe  decidere,  se  sia 
materiale  o  immateriale,  nel  senso  esatto  di  questi  vocaboli, 
cioè  se  la  forma  sovrasti  l' idea,  o  l'idea  eclissi  la  forma.  I 
casi  consimili  abbondano.  La  regola  manca  per  accordare 
il  primato  all'  uno  o  all'  altro  de'  due  elementi  ;  sempre 
dunque  sì  tratterà  d'una  distinzione  indecisa  e  arbitraria, 
non  mai  d'una  classificazione  scientifica,  esatta. 

>  La  conseguenza,  da  porsi  fra  le  teorie  fondamentali  del- 
l'economia  politica,  sarebbe  quella  che  io  ho  credulo  da 
molto  tempo  adottare  e*cbe,  a  proposito  di  Storch,  ho  enun- 
ciato nel  4853.  Ripetiamola  in  termini  netti. 


422 

e  L'Economia  politica  non  riconosce  che  una  sola  specie 
di  prodotti,  i  quali  consistono  sempre  in  una  trasrorma* 
cione  della  materia  concepita  dalla  mente  umana,  eseguita 
colle  forze  umftne,  diretta  a  presentare  utilità  umana.  Le  prò* 
porzioni  in  cui  la  forma  materiale  pud  abbracciare  le  uiiiiii; 
le  proporzioni  in  cui,  tra  le  forze  adoperate  dall'uomo  per 
produrre,  stanno  le  flsiche  eolle  intellettoiili  le  proporzioni 
finalmente  in  cui  V  utilità  si  può  scindere  in  effetto  fisico  ed 
in  effetto  immateriale;  possono  variare  e  alP infinito.  Ma  ciò 
non  vuol  dire  che  mai  siavi  da  sperare  di  rinvenire  un  caso  nel 
quale  l'elemento  materiale,  o  l'elemento  immateriale,  possa 
sparire  del  tutto,  di  modo  che  il  prodotto  consista  unicamente 
in  uno  de' due.  A  rigore,  dunque,  né  l'uno  né  l'altro  dei 
due  vocaboli ,  presi  isolutamente ,  può  essere  una  espres- 
sione che  con  sufiiciente  esattezza  indichi  la  vera  natura 
del  prodotto;  ma  se  si  vuole  adottare  ad  ogni  costo  una 
parola  che  lo  qualifichi,  si  potrà  indifferentemente  dire:  o 
che  tutti  i  prodotti  sono  materiali,  in  quanto  che  tutti  sup- 
pongono una  forma  materiale;  o  che  tutti  sono  (come  in 
un  momento  disse  lo  stesso  Say)  immateriali,  in  quanto 
che  rutilila  che  promettono,  o  l'intelligenza  che  li  crea, 
o  l'effetto  che  lasciano,  ecc.,  si  possono  sempre  risolvere 
in  elemento  incorporeo.  Che  se,  finalmente, «si  vuol  pure  ad 
ogni  costo  conservare  la  distinzione  di  materiali  e  immate- 
riali, essa  non  può  avere  altro  senso  legittimo  che  quello 
di  una  semplice  preponderanza,  non  esclusione  assoluta  del- 
l'uno  fra  i  due  elementi. 

«  Sostanzialmente,  la  teoria  di  Dunoyer  non  è  molto 
lonuina  da  questi  termini.  Ma  il  suo  linguaggio  non  mi'sem- 
bra  abbastanza  preciso;  e  l'inesattezza  che  io  credo  di  rile- 
varvi è  una  nuova  dimostrazione  dell'importanza,  che  in 
economia  politica  come  in  ogni  ramo  dell'  umano  sapere, 
bisogna  affiggere  all'analisi  de* fatti  primordiali  ed  alla  enun- 
ciazione de*  principii  elementari.  Vedremo  infatti  or  ora  che 
il  modo  equivoco  in  cui  i  prodotti  immateriali  sì  son  con- 


423 

cepiti  è  la  caiwa  precipua  delle  accuse  che  recentemente  si 
son  potute  dirìgere  contrro  T  estensione  che  egli  ha  data  alla 
seienia  economica  ». 

Dopo  queste  splendide  dimostrazioni  Fautore  passa  ad 
indicare  quali  limili  impone  T economia  politica  ai  prodotti 
immateriali ,  e  quindi  si  accinge  a  trattare  il  tema  più  vi* 
tale  de'  giorni  nostri,  quello  dell*  esistenza  giuridica  o  meno 
della  rosi  detta  proprietà  ieiteraria.  Noi  riproduciamo  que- 
sta  parte  importantissima  del  suo  lavoro  per  contrapporvi 
io  Soe  alcune  nostre  considerazioni* 

«  lo  vengo  finalmente  ad  un'altra  importante  applica- 
zione di  questa  maniera  di  concepire  i  prodotti  immateriali: 
la  proprietà  letteraria. 

»  Ho  già  accennato  che  Dunoyer  scrisse,  nel  numero 
7  gennajo  1838  del  Journal  dea  Débats^  un  articolo  su 
tale  argomento.  Trattavasi  allora  di  estendere  a  60  anni  il 
privilegio  degli  autori.  Dunoyer  sostenne  che  bisognava  farlo 
perpetuo  ed  ereditario,  com'è  la  proprietà  di  qualunque 
bene  materiale. 

»  lo  non  ho  mai  taciuto  che  la  proprietà  letteraria  mi 
sembra  qualche  cosa  di  assurdo.  Malgrado  l'audacia  di  un 
tal  assunto ,  ho  veduto  che  In  Italia  parecchi  scrittori  re- 
centi dividono  con  me  la  medesima  opinione  ;  ma  al  di  là 
delle  Alpi,  un  accordo  quasi  unanime  si  è  spiegato  non  so- 
lamente a  respìngeria,  ma  a  perfezionare  ed  estendere  i 
privilegi  de'  produttori  di  ricchezze  immateriali.  La  credenza 
in  questo  nuovo  diritto  ha  progredito  fino  a  prendere  le 
proporzioni  di  un  dogma,  ed  in  pratica  ha  trionfato  fino 
ad  innondare  le  legislazioni  di  tutti  i  popoli  culti.  Era  altra 
volta  una  semplice  grazia  sovrana,  un  privilegio  individuale; 
ora  è  la  sacra  proprietà  del  produttore.  Era  un  privilegio 
esteso  a  pochi  anni,  poi  fu  protratto  a  S8,  a  50,  a  tutta  la 
vita,  e  molti  fra  i  suoi  difensori  non  sembrano  volersi  ar- 
restare ,  se  non  quando  il  voto  di  Dunoyer  sarà  soddisfatto. 
Era  una  semplice  prerogativa  universitaria,  ora  è  entrata 


A2i 

ne*  codici  non  solo,  ma  è  divenuta  un  diritto^  più  che  fé- 
^ierativo,  internazionale  ed  universale. 

>  Io  ho  lungamente  cercato  i  primi  cardini  di  questo 
diritto.  Negli  scrittori  ho  rinvenuto  soventi  contraddizioni 
palpabili,  nelle  leggi  un  caos  di  motivi  mal  digeriti,  e  coo- 
futati  a  vicenda.  Ma  ciò  solo  non  mi  sarebbe  sufficiente  per 
abbracciare  una  teoria  che  economisti  de'  più  venerati  da 
me  son  ben  lontani  dal  professare.  Ciò  che  mi  rende  ben 
fermo  nel  mio  parere  è  T  analisi  che  ho  teotato  di  fare 
della  natura  de'  prodotti  immateriali.  Mi  spiegherò  colla 
maggior  brevità  possibile,  non  potendo  aver  qui  certameote 
r  intenzione  di  svolgere,  in  tutta  l'ampiezza  di  cui  sarebbe 
capace,  un  tema  che  è  stato  tanto  agitato,  e  che  ha  in  que« 
sii  ultimi  tempi  avuto  fino  l'onore  d'un  apposito  Congresso 
di  dotti. 

>  Comincio  dal  tentare  uno  sforzo  per  porre  la  quistione 
sopra  un  terreno  diverso  da  quello  in  cui  ce  1'  ban  pre- 
sentata. 

»  Il  libro  (scelgo  questo  sol  genere  di  prodotti  imnaa- 
terialì)  è  un  prodotto  come  tanti  altri.  Vi  volle  per  farlo 
un  lavoro,  vi  ha  una  materia  dalla  quale  è  definitivamente 
cosiiiuiio  e  reso  irasmessibile  e  permutabile.  Nella  sua  ap- 
parenza, si  compone  di  carta  ed  inchiostro;  fu  fatto  col- 
J'ajuio  di  alcuni  strumenti;  e  il  lavoro  che  lo  produsse  si 
può  decomporre  in  una  parte  tutta  spirituale,  ed  una  parte 
sensibile.  Fin  qui,  la  formazione  del  libro  nop  si  distingue 
.da  quella  di  qualunque  fra  i  più  materiali  prodotti.  A  giù- 
, dicarne  dalla  esecuzione  meccanica,  tutto  ciò  che  il  tipo- 
grafo deve  air  autore  si  è,  ohe  questi  gli  ha  dato,  col  suo 
manoscritto,  una  guida  precisa;  gli  ha  detto  :  scegliete  suc- 
ce^ivamcme  lo  tali  lettere  dell'alfabeto,  formatene  le  tali 
parole,  intercalate  le  tali  virgole  e  i  tali  punti,  disponete 
ogni  cosa  a  linee  e  pagine,  ecc.;  ne  riuscirà  un  corpo  ca- 
pace di  trasmettere  il  pensiero  da  me  concepito  in  migliaja 
di  persone,  le  quali,  desiderose  dì  ricevere  quel  pensiero, 


425 

compreranno  quel  libro.  Ma  tale  è  appunto,  né  più  né  me- 
no, l'ufficio  che,  tVi  tutti  i  prodotti,  esercita  rinielligenza 
umana:  essa  db  li  concetto  e  guida  T esecuzione.  Soltanto, 
come  già  ho  detto  di  sopra ,  vi  son  de'  prodotti  ne*  quali 
il  concetto  è  già  noto  e  volgare ,  e  il  grande  sforzo  della 
produzione  a  noi  pare  consistere  nel  rimaneggiare  la  ma- 
teria e  crearne  la  forma  utile;  ve  ne  5ono  degli  altri  in 
cui  il  gran  lavoro  sì  fa  consistere  nel  concepire,  e  T esecu- 
zione riducesi  a  poca  cosa:  prodotti,  noi  abbiam  detto,  in 
cui  primeggia  la  materia,  o  in  cui  primeggia  l' intelligenza, 
n  libro  appartiene  a  questa  seconda  categoria. 

>  Ciò  posto,  vi  son  tre  modi,  mi  sembra,  di  concepire 
la  proprietà  letteraria:  o  come  proprietà  del  puro  pensiero; 
0  come  proprietà  della  cosa  in  cui  il  pensiero  venne  im- 
mediatamente incarnato  ;  o  come  proprietà  delle  cose  in  cui 
sarebbe  poscia  possibile  d' incarnarlo.  I  primi  due  ammet- 
tono pochi  dubbi  ;  è  sul  terzo  che  va  a  confinarsi  il  pro- 
blema. 

»  t.^  La  proprietà  del  puro  pensiero,  se  si  prende  co- 
me titolo  di  priorità,  di  merito,  chi  mai  può  constatarla  ? 
Colai  che  ha  concepito  un'  idea,  ha  sempre  il  dritto  di  ai- 
tribuìrsene  T  invenzione,  e  chiamar  plagiario  chiunque  tenti 
di  farsene  un  proprio  vanto.  Ma  all'  infuori  di  un  giusto 
sentimento  di  vanità  in  casi  non  mólto  frequenti,  nulla  or- 
dinariamente l'autore  potrebbe  sperare  dall'esercizio  d'un 
tal  diritto;  e  d'altronde,  esso  forma  una  prerogativa  molto 
pericolosa ,  poiché  colui  che  rivendica  la  proprietà  delle 
idee  contenute  in  qualche  suo  libro ,  è  tenuto  a  render 
conto  egli  stesso  di  quelle  che,  prima  che  fossero  da  lui 
annunciate ,  appartennero  ad  altri  :  liquidazione  terribile  , 
cbe  farebbe  probabilmente  venir  meno  la  voglia  d'insistere 
sulla  proprietà  dei  pensiero. 

»  Ma  questa  parola  ha  ancora  un  altro  senso  nel  quale 
non  è  più  possibile  applicarla  ul  nudo  pensiero.  Prc|)rieta- 
rio  di  un'  idea  fin  qui  tuoi  dire  chi  ne  fu  lu  caus;i,  ehi  ha 


JS6 

il  ineriio  d' averla  concepita  i  ma  il  vocabolo  proprietà  fu 
crealo  e  si  adopera  inoltre  nel  senso  di  occupazione  esciti* 
aiva  o  di  diritto  ad  occupare  esclusivamente.  Allora  è  de- 
stinato soltanto  agli  oggetti  capaci  di  essere  posseduti ,  ed 
impossibili  a  possedersi  da  un  uomo  senza  toglierne  il  go- 
dimento ad  un  altro;  il  che  importa  che  naturalmente  tutto 
ciò  che  non  sia  corpo  palpabile  ne  resta  escluso.  Le  stesse 
cose  materiali  escono  fuori  dalla  sua  sfera,  quante  volte 
sieno  inesauribili,  come  le  cosi  dette  ricchezze  naturali^  i 
fieni  cofitani,  come  Tarla  e  la  luce  in  un'  aperta  campagna. 
Il  diritto  di  proprieià  non  ha  ragione  di  essere,  se  non  in 
quanto  V  occupazione  della  natura  possa  generare  collisione 
fra  uomo  ed  uomo.  Tutto  ciò  che  è  puramente  inmiateriale 
non  ha  dimensioni  né  parti,  non  è  esauribile,  può  essere 
infinitamente  occupato  senza  che  mai  faccia  sentire  il  bi- 
sogno di  regolarne  il  possedimento  :  lo  stesso  dirsi  che  per 
occupare  e  tenere  in  proprio  l'idea,  bisogna  impadronirsi 
del  libro  in  cui  si  contiene,  è  un  confessare  che  V  idea  per 
sé  stessa  non  sarebbe  soggetto  di  proprietà.  E  non  lo  è  di- 
fatti. Dio,  creandola  impalpabile,  ha  con  ciò  solo  dichiaralo 
che  tutti  possiamo  goderne  ed  assimilarcela,  senza  mai  esau- 
rirla, senza  che  l'assimilazione  operata  nella  mente  d'un 
uomo  scemi  la  sua  integrità  nella  mente  di  un  altro.  11 
pensiero  puro  è  affatto  diverso  dal  pensiero  concretato  in 
un  corpo  ;  ninno  può  attribuirsene  il  monopolio  ;  il  pensiero 
promana  da  Dio  ed  appartiene  a  tutta  l'umanità. 

»  3.°  Come  proprietà  della  cosa  in  cui  il  pensiero  già 
venne  immediatamente  incarnato,  non  v'è  da  far  quistione. 
Nei  prodotti  d'ogni  specie,  ciascuno,  per  la  natura  mede- 
sima delle  cose,  diviene  proprietario  della  forma  materiale 
con  cui  il  suo  concetto  si  manifesti,  nuovo  od  antico  che 
questo  si  fosse,  proprio  del  produttore  o  di  altri.  L'autore 
ha  la  proprietà  del  suo  libro,  lo  scultore  Ita  quella  della 
sua  statua;  e  il  più  grande  avversario  della  proprietà  let- 
teraria non  ha  mai  pensato  di  sostenere,  né  che  tutte  le  co- 


427 
pie  d'  ud'  opera  oon  apparlengano  a  chi  V  abbia  fatta ,  né 
ehe  un  tipografo  possa  penetrare  nel  gabinetto  d'un  au- 
tore e  alrappargli  di  roano  il  suo  maDOscritto.  —  Su  questo 
ponto  non  solamente  non  v'  è  da  far  differenza  tra  prodotti 
e  prodotti,  ma  si^  degraderebbe,  in  modo  illogico  affatto,  la 
rieehetza  immateriale,  se  non  le  si  volesse  concedere  ciò 
ehe  alla  materiale  è  compiutamente  concesso.  In  questa,  di- 
falli,  il  diritto  di  proprietà  si  esercita  sulla  materia;  tutta 
la  parte  spirituale  ò  trascurata  dalle  leggi,  salvo  nei  brevetti 
d'invenzione,  che  sono,  in  sosuinza,  una  variante  della  prò* 
prieta  letteraria,  e  che  formano  perciò  un*  eccezione  al  prin- 
eipiou  In  tutto  il  resto,  dovunque  non  si  godano  diritti 
eselusivi  sull'idea,  si  godono  senza  dubbio  sulle  cose  create 
col  suo  soccorso  ;  la  legge  non  ci  accorda  alcun  monopolio 
solle  nostre  cognizioni  agrarie,  mineralogiche  o  mercantili , 
ma  dichiara  nostro  il  grano  che  abbiamo  raccolto,  il  ferro 
che  abbiamo  scavato,  la  droga  che  abbiam  poruto  dalle 
Indie.  —  Si  affetta  sempre  di  dire  che  domandando  la  pro- 
prietà letteraria  nulla  si  chiede  fuorché  la  pura  |  semplice 
applicazione  del  diritto  di  proprietà  tal  quale  esso  é  gene- 
ralmente inteso  ed  applicato.  Ciò  non  é  vero.  Se  non  si 
volesse  che  ciò,  la  proprietà  letteraria  non  sarebbe  che 
quella  del  libro  prodotto,  e  delle  copie  tiratene  per  pro- 
prio eotito.  Evidentemente  si  vuole  qualche  cosa  di  più,  un 
r^me  eccezionale  che  per  tutte  le  altre  produzioni  non 
ai  ama  di  ammeitere. 

»  8.^  Ed  ecco  in  che  lermini.  —  Il  pensiero,  materia- 
lizzato sul  libro ,  sulla  tela ,  sul  marmo ,  ecc. ,  si  muta  in 
merce,  preetaameute  come  le  cognizioni  agricole  quando  si 
sieoo  giA  incorporate  nel  grano  raccoltosi.  —  Qualcuno 
compra  il  libro,  e  ne  di  vico  padrone;  come  qualcuno  lo 
diviene  del  grano  vendutosi  da  chi  lo  produsse.  — -  Il  com- 
pratore del  grano,  può  convertirlo  in  semente,  e  cosi  mol- 
tiplicarlo per  fsrne  uua  più  ampia  raccolta ,  da  porsi  in 
vendita.  Il  compratore  del  libro  riflette  anch'  egli  che  que- 


sag 

sia  mercè,  utile  e  desiderata  da  tanti  altri,  polrebbesi  ri- 
produrre  come  del  grano  si  fa;  ma  mentre  niuno  eontrasCt 
che  sia  lecito  riseminare  il  grano  legittimamente  acquistato, 
ogni  ulteriore  edizione  del  libro  si  domanda  che  sia  vietata 
a  tutti,  fuorché  all'autore  ed  ai  suoi  aventi  causa. . Alèuni 
chiedono  ciò  per  un  tempo  determinato  :  altri  in  eterno.  — • 
Di  che  dunque  si  tratta  ?  Vuoisi  un  sistema  nel  quale,  per 
rispettare  la  proprietà  del  pensiero,  si  violi  un'altra  prO'* 
prietà  che  certamente  non  è  men  sacra,  cioè  si  neghi  ai 
nostri  simili  il  diritto  di  lavorare  sopra  elementi  che  loro 
legittimamente  appartengono. 

»  Credo  non  aver  torto  a  chiamarlo  regime  eccezionale. 
Perchè  io  qualsivoglia  altro  caso,  il  proprietario  <di  un  og* 
getto  pud  farne  tutti  gli  usi  di  cui  sia  esso  capace,  e  cer- 
tamente fra  le  utilità  ricavabili  vi  è  quella  di  adoperarlo 
come  mezzo  ad  un  nuovo  lavoro  ;  ma  in  fatto  di  produ* 
zioni  immateriali,  si  pretende  quest'  ioiportanie  restrizione: 
il  consumatore  è  libero  di  porle  a  profitto  in  quabìasi  mo- 
do e  corv  qualsiasi  scopo,  ma  egli  deve  astenersi  dal  rifare 
quella  data  forma  materiale  a  cui  il  prodotto  sia  stato  una 
prima  volta  legato.  Abbiam  noi  un  motivo  suflBciente  per 
invocare  una  cosi  importante  deviazione  dal  diritto  comune? 
Ecco  ciò  che  è  da  discutere. 

»  Il  motivo,  in  verità,  non  può  rinvenirsi  che  in  qual- 
che specialità  de'  prodotti  medesimi  a  favore  de'  quali  l'ec- 
cezione sì  vuole  ;  e  poiché  essi,  l' abbiamo  già  detto ,  noo 
ne  offrono  che  una  sola,  egli  è  a  questa  che  fa  d' uopo  ri- 
correre. I  prodotti  immateriali  si  distinguono  da  ciò,  che 
in  essi  il  lavoro  o  l'utilità  che  offrono,  o  l'effetto  che  ne 
nasce  nell'uomo,  sono  sproporzionati  colle  forme  materiali  ; 
da  ciò  che  V  elemento  spirituale  primeggia,  ed  eclissa  l'eie* 
mento  corporeo.  A  questo  titolo,  si  comprende  perchè  si 
vogliano  eccettuati  dall'  ordinaria  regola  della  proprietà  : 
relcnicnio  spirituale  costa  uno  sforzo  molto  superiore  a 
quello  che  fa  di  bisogno  per  incorporarlo  in  qualche  cosa 


J29 

libile;  eolui  che  ne  ba  sostenulo  il  travaglio,  può  tro- 
varsi assai  faeilmeote  spogliato  della  ricompensa  dovutagli; 
bisogna  dunque  che  sia  eccezionalmente  protetto  ;  vuoisi  un 
regime  in  cui  non  sia  lecito  usurpare,  colla  materiale  fatica 
di  pochi  giorni,  tutto  ciò  che  la  società  è  disposta  a  pagare 
come  prezzo  della  spirituale  fatica  di  molti  anni. 

»  L' argomento  non  è  spregevole.  Un  istinto  geoerale  di 
equità  lo  appoggia  e  lo  suscita;  è  doloroso  il  vedere  so- 
venti qiial  meschinissimo  frutto  coroni  i  più  grandi  e  he- 
neOci  lavori  della  mente  umana  ;  cosi  si  spiega  pecche  tanto 
concordemente  la  proprietà  letteraria  sia  sostenuta  e  richie- 
sta, e  perchè  la  riproduzione  delle  opere  intellettuali  si  ri- 
provi coi  termini  acerbi  di  cantra/fazione  e  pirateria.  ' 

»  Pure,  ammettendo  la  rettitudine  e  fin  la  generosità 
di  questo  confuso  sentimento  di  benevolenza  che  ci  spinge 
a  patrocinare  cosi  la  causa  de'  produttori  di  ricchézze  im- 
materiali, è  forza  di  riconoscere  che  esso  non  regge  all'ana- 
lisi, e  che  la  particolare  natura  di  siffatte  ricchezze  non  dà 
aieon  mezzo  di  consacrare  il  diritto  esclusivo  che  si  pre- 
tende —  né  prendendolo  qual  atto  di  pura  giusHsm  (  come 
suol  dir»),  né  prendendolo  dall'atto  deWuiiHlà. 

m  Iq  linea  di  giustizia,  il  diritto  eslusivo  degli  autori 
ooD  avrebbe  che  il  solo  fondamento  or  ora  accennato*  La 
loro  produziont^  è  supposta  di  gran  lunga  supcriore  a  quella 
del  corpo  in  cui  si  trasfonde  ;  dev'  esser  pagata  sul  prezzo 
del  prodotto  misto  che  ne  risulta;  quante  volte  dunque 
questo  prodotto  na^ca  e  rinasca,  tante  volte  il  produttore 
immateriale  potrà  spiegare  il. suo  legittimo  titolo  a  prele- 
varsi au  tributo  che  io  compensi  della  sua  primitiva  fatica.  — 
Tale  è  l'argomento  su  cui  implieiumente  si  appoggiano 
coloro  i  quali  propugnano  la  proprietà  letteraria  a  nome 
delb  giustizia.  Ed  ognun  vede  che  esso  suppone  provati 
due  punti:  -«  J.^  ohe  nel  prodotto  misto,  nel  libro,  nel 
quadro,  nella  statua,  ecc. ,  siavi  realmente  tm  gran  disqui- 

AnuLU  SMiiHca,  voi.  XIIII^  urU  5/  9 


430 

librio  tra  relomenio  iacorporeo,  e  Telemeaio  maionale; 
che  r  opera  dell*  ingegno  sia  economicamente  iboUo  supe* 
riore  all'opera  della  roano;  —  3.^  che  questa  preponde- 
raosa  sia  inestinguibile;  che  per  compensare  l'opera  doi« 
l'ingegno  non  basti  una  prima  vendita  dell' oggetto  creato» 
non  basci  l' avere  ricevuta  un  primo  preup  del  maooscritia 
della  statua,  del  quadro  ;  ma  sia  neqessario  che  ogni  nuova 
riproduzione,  fatta  da  altri,  senza  nuovo  travaglio  dell' au« 
tore,  paghi  a  lui  una  tassa  di  monopolio.  -<^  Or  questi  dw 
punti  mi  sembrano  iiiipossibili  a  soateneraì, 

»  Premettiamo  un'  ampia  riserTa  ehe,  per  qualche  sobia-» 
ziooso  lettore,  potrk  non  esser  superflua.  Qui  si  paria  d'ia* 
teresse  materiale,  di  rioompense  pecuniarie»  Lt'imporiaua 
preponderante  che  cerchiamo  è  da  prendersi  nel  senso  eeo<^ 
nemico  ;  e  tutt'  altro  concetto  che  potrebbesi  porre  innansi 
per  mostrarmisi  la  nobiltà  e  sublimità  dell'opera  iotcllet- 
tuale,  la  inoommensurabile  distanza  ohe  passa  tra  il  sapiente 
e  r  artigiano,  tra  la  mente  divina  di  Vico  e  la  mano  inoal* 
liu  del  falegname  sarebbe  qui  fuor  di  luogo.  Ninno  forao 
potrà  vantare  più  fede  di  quella  che  io  so  porre  Dall'adch» 
razione  dell'  iotelligeuza  e  delie  opere  che  la  rivelano  ;  ma 
quando  esse  scendono  dalle  loro  sfere  e  si  lanciano  nel 
mondo  della  sussisieozai  della  vendita»  dei  denaro,  io  noa 
devo  trattarle  che  colle  leggi  e  col  linguaggio  economico  :  il 
pensiero  allora  non  ò  che  un  lavoro,  anzi  una  prima  parte 
di  ciò  che  propriamente  costituisce  1'  umano  lavoro  ;  e  se 
si  cerca  ciò  che  esso  vaglia,  la  soluzione  non  può  dipendere 
che  da  priaeipii  stessi  su  cui  unicamente  si  regola  tutto  dò 
che  aspiri  ad  avere  un  valore  net  mondo. 

»  Ciò  posto ^  è  egli  poi  vero  che,  ne'  prodotti  di  eui 
parliamo^  l'elemento  spirituale  economioamente  preponderi 
tanto  quanto  si  dice?  lo  ho  ammesso  questo  oaratiere  come 
un  aspetto  dal  quale  aia  unicamente  possibile  di  diaiinguerii , 
se.  cosi  si  vuole,  dalla  massa  generale  delle  ricchezze;  ma 
Ito  pur  folto  le  mie  riserve  ^  ed  è  tempo  oramai  di  dire 


481 

ebe  anehe  un  lai  earattere  vaailk  e  sparisce ,  toslocbè  si 
paini  di  aasiunerlo  in  un  sigDifiealo  assoluto.  SI,  è  ben  vero, 
TI  soQ  de'  oasi  in  cui,  secondo  la  nostra  maniera  abituale 
di  estimare  V  importanxa  d' una  produsione,  la  parte  dovuta 
•li'  ioteiligenza  ei  sembra  di  gran  lunga  mi^iore  cbe  quella 
dei  trafaglio  meccanico  ;  ma  la  nostra  abituale  maniera  di 
oleolarle  è  inesatta* 

>  Noi  commettiamo  ordinariamente  due  sbagli,  in  due 
seosi  opposti.  Per  attenuare  V  importanza  dell'  elemento  cor- 
psrale,  lo  prendiamo  isolatamente  e  ne  recidiamo  iuito  il 
IMMsato.  Quando  poi  vogliam  valutare  T  opera  dell' ingegno 
lism  troppo  proclivi  a  gonfiarla!  attribuendole  o  quella 
eiteosione  ebe  negammo  all'altra,  o  quella  originalità  cbe 
ooo  ebbe. 

>  Cbe  cos'  è^  per  esempio,  ciò  cbe  noi  vediamo  in  un 
libro  ?  Vediamo  un  tipografo  ebe,  lavorando  con  pochi  pes- 
xeiti  di  piombo,  con  qualobe  oncia  d' incbiostro,  con  alcune 
risme  di  carta ,  ha  prodotto  in  due  mesi  lo  Spirito  delie 
ieggt,  l'opera  con  cui  un  Montesquieu  rivela  al  mondo 
veot*  anni  di  ostinate  e  penose  riflessionu  Se  la  quistione  si 
dovesse  porre  tra  individuo  e  individuo,  sul  terreno  del 
lavoro  cbe  tminedìalameiile  abbia  dato  origine  alle  mille 
copie  prodottesi  dello  Spirito  delle  leggio  sarebbe  difficile  il 
sostenere  che  gli  sforzi  sostenuti  dall'editore,  da  tipografi, 
da'  cartai,  dal  fonditore,  dal  fabbricante  di  torchi,  sommati 
iosieme,  sieno  qualche  cosa  di  meno  importante  che  la  fa- 
tica necessaria  per  rendere  in  buoni  periodi  i  pensieri  di 
Montesquieu  e  farne  il  manoscritto  che  è  servito  di  guida 
alla  stampa.  Che  facciamo  noi  dunque  ?  A  costui  diamo  il 
merito  di  tutto  il  lavoro  passato,  della  sua  educazione,  della 
costanza  che  ha  messo  nel  meditare  sul  soggetto  delle  sue 
ricerche,  delle  abnegazioni  a  cui  si  è  coodauoalo,  della  sco- 
veru  ed  originalità .  de'  concetti  ;  «e  così  il  suo  manoscritto 
diviene  miracolo  d' un  genio  e  frutto  di  20  anni  di  studii. 


133 

Quanto  all' editore,  il  auo  passato  non  entra  in  eonìo. 
Anch'agli  ha  fatto  il  suo  tiroeinio,  ha  concentrato  la  stia 
attenzione  siiirarte  tipografica,  ha  passato  la  metà  della 
vita  stando  dieci  ore  al  giorno  diritto  avanti  alla  oaasa  de* 
suoi  tipi  ;  egli  forse  ha  lottato  colla  povertà,  colle  orisii  col 
dispotismo  ;  egli  aveva  una  fortuna  godibile,  e  V  ha  conver» 
titu  in  piombi  e  legnami,  in  carta  ed  inchiostro,  il  cui  con- 
sumo non  gli  rende  soventi  nò  anco  il  più  meschino  degli 
ordinari!  interessi  del  capitale;  ma  non  importa!  egli,  sa^ 
condo  noi,  non  ha  nella  produzione  del  libro,  ohe  il  me- 
schinissimo  titolo  di  avervi  meccanicamente  lavorato  dae 
mesi.  —  Ecco  una  prima  eontraddisione  economica  nel  mo- 
do di  valutare*  la  relativa  importanza  de'  due  elementi* 
Essa  è  presa  dal  punto  di  vista  del  merito  tra  uomo  ed 
uomo:  vediamone  ancora  un'altra  più  enorme,  da  quello 
del  calcolo  tra  cosa  e  cosa. 

»  In  ambi  ì  lavori  v'è  una  grandissima  parte  gratuita, 
di  cui  godono  i  produttori,  e  senza  la  quale  sarebbe  im- 
possibile conservare  nello  stato  in  coi  ora  ci  si  presenta,  il 
rapporto  della  loro  importanza.  Noi  usiamo  un  altro  artifi- 
cio. Non  teniamo  alcun  conto  'di  tutta  la  parte  che  l' ele- 
mento materiale  offre  gratuitamente  al  produttore  dell'eie- 
mento  incorporeo  ;  ed  all'  inverso,  accordiamo  a  quest'  ulti- 
^mo  il  merito  di  tutto  ciò  che  la  società  gli  ha  gratuitamente 
apprestato  per  rendergli  possibile  la  produzione  in  cui  sta 
la'  sua  gloria. 

»  Dal  lato  dei  lavori  materiali,  ordinariamente  non  ai 
riflette  che  il  segreto,  in  virtà  del  quale  possiam  riputarli 
comparativamente  di  poca  importanza,  sta  nell'  avere  dimen- 
ticato che  esso,  tal  quale  trovasi  oggi  costituito,  è  l' effetto 
d' una  sterminala  massa  di  utilità,  che  divennero  successi- 
vamente gratuite.  E  quel  oh' è  più»  codeste  utilità  erano 
una  volta  non  altro  che  ricchezze  immateriali,  né  sono  oggi 
gratuite  so  non  in  quanto  l'umanità  ha  traversato  de'  se- 
eoli  (noiii,  in  CUI  la  proprietà  letteraria  non  è  stata  punto 


4IS 

rieonosciota.  Tulio,  infaitì,  l'appareechio,  eoli*  aiuto  del  quale 
avriene  la  creazione  della  forma  utile,  alrumenli ,  malerie^ 
laToro,  tulio  viene  da  aolecedenii  produzioni  immateriali.  Il 
più  meschino  fra  gli  oggeiii  che  oggi  ci  passa  per  le  mani 
racchiude  in  compendio,  direi  quasi,  tulio  lo  scibile*  L' im- 
maginazione si  perde  ad  analizzare  le  idee,  generatesi  nel 
eorso  dei  secoli»,  e  che  ora  si  vengono  a  compendiare,  per 
esempio,  nella  sola  manifattura  d'  un  chiodo.  Io  origine,  eia* 
seana  di  loro  non  fu  che  un'  invenzione ,  un  prodotto  in-^ 
tellettoale.  L'uman  genere  l'acquistò,  l'applicò,  la  svolse. 
Oggi  ne  fa  uso  senza  saperlo,  non  la  paga,  e  quando  parla 
di  un  chiodo  non  allude  che  ad  un  po'  di  ferro  meccani- 
camente modificato,  perchè  non  tiene  alcun  conto  di  tutta 
h  massa  delle  idee  che  già  si  possiedono  e  nulla  costano* 
Cosi  è  propriamente  che,  nella  produzione  immateriale,  l'eie- 
mento  corporeo  a  noi  par  minimo,  e  ci  sembra  immensa* 
mente  maggiore  l' immediato  lavoro  dell'  intelletto.  Se  la 
proprietà  letteraria  fosse  stala  introdotta  ad  antico,  non  so* 
lamenie  le  proporzioni  non  resterebbero  più  quali  sono, 
ma  diverrebbero  affatto  inverse  :  «l'elemento  materiale  coste- 
rebbe tanto ,  acquisterebbe  un'  importanza  cosi  colossale , 
riunirebbe  in  sé  tanta  massa  di  ricchezza  incorporea,  che 
qualunque  attuale  lavoro  della  mente  per  produrre  una 
nuova  ricchezza  dell'ugual  genere,  diventerebbe  insignifi- 
cante. Immaginiamo,  difaiti,  che  sin  dai  tempi  di  Tubalcain 
si  fosse  pensato  a  stabilire  la  proprietà  delle  idee.  Spingen- 
dola sino  ai  brevetti  di  invenzione,  che  cosa  importerebbe 
oggi  la  manifattura  d'un  chiodo?  Sarebbero  tanti  diritti 
esclusivi  quelli  del  preparare  V  incudine,  il  martello,  il  car- 
bone, il  mantice  ;  ognuno  dì  questi  mezzi  sarebbero  tribu- 
tarii  di  altre  famiglie  di  produttori;  e  ciascuna  di  queste, 
lo  sarebbero  di  altre  ;  e  da  una  serie  indietreggiando  verso 
dì  un'  altra  più  antica,  andrebbesi  sino  alla  proprietà  delle 
più  semplici  percezioni,  dei  primi  uomini.  La  formazione 
odierna  d'  un  chiodo  non  pQtrebbe  aver  luogo  senza  il  per- 


434 

messo  di  (uui  coloro  che  avrebbero  ereditato  le  eogniiioni 
direttrici  che  occorrono  per  battere  on  pò  di  ferro,  senza 
comprare  da  speciali  famiglie  tutte  le  menomo  parti  di 
questa  meschina  manifattura,  sino  alla  pietra  focaia  da  coi 
sprigionare  una  scintilla  di  fuoco.  -^  Tubalcain  poteva,  è 
vero,  non  accordare  i  brevetti  d'invenzione,  limitandosi  ad 
impedire  la  riprodoiione  delle  identiche  forme  con  cui  un 
prodotto  immateriale  si  trasferisce  ;  ma  !'  effetto  sarebbe 
stato  indirettamente  lo  stesso.  Le  varie  cognizioni  sarebbero' 
divenute  altrettanti  monopolii  ;  si  sarebber  dovute  comprare 
in  vece  di  essere,  come  fortunatamente  lo  furono,  diffuse, 
portate  dai  venti,  dalla  parola,  dal  traffico  ;  si  sarebbe  per- 
duto tutto  quel  fermento  che  esse  reciprocamente  si  fanno 
e  da  cui  son  nate  tutte  le  arti,  tutti  i  progressi ,  tutte  le  fa- 
cilitazioni  che  oggi  le  industrie  umane  ci  offrono.  Ciò  vuol 
dire  che,  se  in  passato  la  proprielh  delle  idee  fosse  esistita 
oggi  gli  elementi  corporei  della  produzione  immateriale,  o 
costerebbero  immensamente  più  caro,  o  non  esisterebbero 
affatto ,  il  che  è  il  massimo  dell'  incarimènto.  Ma  egli  è 
chiaro  che  ogni  cosa  la  quale  avesse  renduto  più  difficile 
p  più  costoso  Pelemenio  corporeo,  equivarrebbe  a  diminuire 
l'importanza  comparativa  dell'  elemento  spirituale.  Se  a  noi 
dunque,  è  oggi  possibile  il  giudicare  che  l'opera  deirad^* 
toro  primeggia  su  quelh  del  tipografo,  una  prima  ragione 
evidentemente  si  è,  perchè  noi  siamo  abituati  a  non  con- 
siderare in  quest'ultima  tutta  la  parte  che  più  non  siamo 
costretti  di  comperare  a  danaro,  tutta  la  ricchezza  immate- 
riale che  tacitamente  e  gratuitamente  nell'arte  tipografica 
si  è  trasfusa  :  fate  che  il  tipografo  debba  pagarla  e  l' azione 
meccanica  della  stampa  d'un  libro  avrà  allora  un'impor- 
tanza sterminatamente  maggiore  che  i  SO  anni  di  studio 
consumati  dalP  autore  nell'  apparecchiare  il  suo  mano- 
scritto. 

»  Ma  dal  lato  poi  dell'elemento  spirituale,  noi  falsiamo 
ancora  il  calcolo,  aumentandolo  appunto  di  tutto  ciò  che 


435 

neir  elemento  materiale  amiamo  di  trascurare.  Nessuno  cer- 
tamente dirk,  ed  io  meno  di  ogni  altro,  die  le  opere  della 
mente  nod  eosttno  sacrifieii,  enormi  talvolta;  ma  immagi- 
nare òhe  eme  alano  tante  ereazioni  dal   nulla ,  e  dare  ai 
loro  autori  il  meritò  di  aver  |)i*odotto  tutto  elù  dbe  ci  of- 
frano, è  un  farsi  errònei  concetti,  e  suiruòmo  che  studia, 
e  sulla  legge  protvidenziate  a  cui  lo  svolgimento  dell'  uma- 
na ragione  è  soggetto.  Ogni  libro  ordinariamente  tion  é  che 
Qoa  nuova  espressióne  dMdee  già  vecchie  e  divenute  pro- 
prietà comune  degli  uomini.  Ogni  scrittore  usa  liberamente 
d*  un  immenso  patrìmokrio  di  cognizioni  per  le  quali  niano 
gli  domanda  il  menomo  prezzo,  e  che  piire  formano  il 
gran  fondo  di  ciò  che  egli  pensa  o  scrive.  Viaggiatori  a 
migliaia,  storici,  filosofi,  pubblicisti,  romanzieri,  poeti,  ma- 
tematiei,  gli  hanno  apparecchiato  un'  immensa  massa  di  fatti, 
gli  ban  rivelato  la  cognizione  del  mondo  e  la  successione 
degli  avvenimenti,  lo  hanno  abituato  a  buoni  melodi  di  os- 
servare^  ordinare,  ragionare,  calcolare,  alla  esalta  maniera 
di  esprimersi.  Egli  non  si  ^  mosso  dal  suo  gabinetto,  egli 
non  vìve  ohe  da  pochi  anni,  egli  non  ha  dedicato  che  po- 
che, ore  a  riflettere  sulle  sue  facoltà,  egli  non  ha  comincialo 
dair  inventare  un  sistema  di  numerazione   o  dal  tirare   la 
prima  fra  le  linee  rette  ;  eppure  nel  suo  libro  parla  di  lutti 
i  paesi,  cita  avvenimenti  di  più  secoli  indietro,  ragiona  mi» 
rabilmenie  e  Convince  i  lettori ,  calcola  le  quantità  ;  còme 
mai  qnest^udmo  potè  tanto  fàcehiudere   nella   sua    intelli- 
genza ?  I  SUOI  antecessori,  V  umanità  anonima,  gli  ha  pro- 
fuso tanti  tesori,  egli  non  dovette  che  stènder  la  mano,  per 
prenderne  e  profittarne.  È  in  generale  applicabile  ad  ogni 
produttore,  d'ogni  specie  di  rlcdhezza   immateriale,  il  pa- 
ragone con  cui  M.*"  Carey  ha  spiegato  in  che  consista  l'uf- 
ficio de^  grandi  scrittori  nelle  opere   di   bella   letteratura: 
essi,  diceva  l' economista  americano,  fan  come  un  uomo  che 
entri  in  un  vasto  giardino  non   suo  ,  vi   scelga   i    più   bei 
fiori,  e  ne  componga  un  vago  mazzetto.  <  Il   proprietario 


136 

del  giardind  ha  ben  diritto  di  dirgli:  i  fiori  soo  miei,  vo- 
stra Don  è  che  la  fatica  di  averli  raccolti  «  disposti  in  mas- 
ietto  ;  odoratelo  pure^  godetelo  od'  ora  o  due ,  ma  restitui- 
telo a  me.  Tale,  soggiungea  Mr  Caréy,  è  il  liogoaggio  ehe 
la  società  ba  ben  il  diritto  d'iodiriuare  a  MrDickeDs,  uo* 
roo  si  abile  a  combinare  i  più  vaghi  mazzetti  intellettuali  »  • 
In  veritài  nella  massima  parte  de'  casi,  noi  siamo  tanto  più 
dotti,  e  tanto  più  il  mondo  ci  ammira,  quanto  più  abbiamo 
mietuto  in  questo  immenso  campo  della  scienza  apparec- 
chiata, gratuita,  esposta  al  nostro  comando.  Prendete  in 
roano  l'opera  più  imginale  che  esista  sul  flobo;  toglietene 
tutto  ciò  che  evidentemente  è  attinto  dal  fondo  delle  co- 
gnizioni comuni,  separatene  la  parte  geografica,  storica,  fi- 
losofica, grammaticale  ;  limitatevi  pure  alla  specialità  di  cui 
tratti,  ed  ivi  fatevi  ad  esaminare  di  uno  in  uno  i  pensieri 
con  cui  questo  bello  edificio  si  è  architettato:  voi  sarete 
meravigliati  a  trovare  che  tutta  la  parte  su  cui  il  plagio 
non  riesca  evidente  e  T originalità  resti  dubbia,  si  potrà 
riassumere  in  qualche  pagina,  appena  in  qualche  periodo 
talvolta.  È  un'  osservazione  che  balza,  io  credo ,  agli  oocbi 
di  chiunque  studi!  una  facoltà  speciale  in  ordine  cronolo- 
gico. Mai  un  concetto  non  è  uscito  intero  dalla  mente  d'un 
uomo  ;  sempne  la  formula  che  oggi  assume  è  in  grandissima 
parte  una  sintesi  di  tanti  concetti  frazionari!,  che  altri  ave- 
vano emessi,  a  cui  il  nuovo  scrittore  aggiunse  appena  una 
piccola  inflessione,  un  rapporto  di  più  che  basta  a  confe- 
rirgli un'  aria  di  novità.  Son  venti  e  più  anni,  che  io  vado 
in  cerca  d'un' idea  originale  in  economia  politica:  inutile 
sforzo!  Non  conosco  finora  un  sol  principio,  di  cui,  se  se 
.n'avesse  la  pazienza  e  ne  valesse  la  pena,  non  si  potesse 
palpabilmente  mostrare  con  qual  successivo  lavoro  di  ag- 
gregazioni e  disgregamenti  sia  venuto  alla  forma  in  cui  \o 
presentiamo  oggidì ,  come  passando  per  ogni  bocca  si  sia 
depurato  o  impinguato,  come  non  era  SO  anni  addietro 
che  una  meià  di  quel  che  è  non  era   un   secolo   addietro 


<37 

* 

che  ìin  cenno  lontano  e  sfumalo, , annunzialo  alle  volte  in 
tuu* altro  libro  che  in  un'opera  economica  gettato  a  caso 
nel  mondo  come  osservazione  di  uno  storico,  di  un  pubbli* 
enta,  o  fin  d'un  geometra.  Ho  provato  io  pure  —  e  chi  mai 
non  la  provò?  —  l'aspirazione  alla  originalità  delle  idee; 
ed  ho  sempre  finito  col  confessare  che  l'opera  dell' intelli- 
genxa  si  va  sempre  a  restringere  in  troppo  minime  dimen- 
sioni per  potere  in  noi  suscitare  -il  piò  piccolo  sentimento 
di  orgoglio*  Immaginando  per  esempio  che  la  mia  maniera 
di  presentare  V  Indole  de'  Iprodotti  immateriali  meritasse 
r  approvazione  degli  economisti,  io  domanderei  come  mai 
sarebbe  ella  nata,  se  la  teoria  di  Dunoyer  non  l' avesse  pre- 
ceduta di  molti  anni?  e  Dunoyer  avrebbe  mai  formulato 
la  sua,  senz'essere  antivenuto  da  Say»  da  Storcb,  da  Mal- 
thus? e  Say  avrebbe  egli  ideato  i  prodotti  immaUriaU^  se 
Smith  non  avesse  parlato  di  lavori  non-produttivi  ì  E  i  la- 
vori non-produttivi  di  Smith,  che  altro  furono  fuorché  una 
semplice  inflessione  delle  industrie  «(srt7t  di  Quesnay?  E 
rimontando  più  in  là  non  sarebbe  grandemente  agevole  ri- 
salire fino  a  Platone  ?  Io  non  dico  —  intendiamolo  bene  — 
che  i  grandi  scrittori  non  sieno  che  impostori  e  plagiari; 
ma  son  convinto  che  il  merito  loro  reale  sta,  come  quello 
d'ogni  altro  produttore,  nella  quantità  di  travaglio  che  ado*- 
prano,  eoo  successo  più  o  meno  felice.  Quand'anche  la 
nuova  forma  che  essi  danno  a  materiali  gratuiti  di  cui  di- 
spongono abbia  una  suprema  importanza,  nell'  interesse  del- 
l' unum  genere,  o  per  la  difficoltà  del  pensiero,  sempre  riu- 
scirà impercettibile  la  parte  che  a  ciascheduno  possa  dirsi 
esclusivamente  competere:  il  caso  lo  aiuta  talvolta,  il  caso 
di  un  pomo  che  cada,  di  un  lampadare  che  oscilli,  di  una 
favilla  che  si  sprigioni ,  di  una  ranocchia  che  si  muova  ; 
tal' altra,  il  suo  gran  concetto  è  dovuto  ad  una  semplice  re- 
minisconza  fortuiu  ;  talvolta  infine  la  sola  presenza  de'  ma- 
teriali eceleuica mente  raccolti  sul  campo  della  scienza,  il 
solo  aver  composto  il  mazzetto  di  Mr  Garey ,  ci  basta  per 


138 

iscoprire  un  duoto  rapporto  ed  ottenere  che  ti  mondo  et 
chiami  inventori  e  genti.  Ila  il  mondo  s'inganna.  L'edificio 
dell'umano  sapere  è  tutto  costituito  a  minuto  mosaico.  A 
nessun  uomo  fu  dato  il  poterne  d*uTi  sol  pezzo  formare 
una  parte  di  qualche  rilievo.  Facendo  immateriale  l'ideai 
la  Provvidenza  ha  voluto  che  1*  idea  mai  non  fosse  ooettpa- 
bile,  che  ninno  potesse  mai  apparire  colla  pretesa  dMm- 
porla  come  un  titolo  preponderante  nell'opera  della  prò* 
dttzione  :  si  direbbe  che  la  Provvidenza  abbia  protestato  ab 
mtemo  contro  la  proprietà  letteraria! 

»  Insomma,  non  mi  pare  esser  lecito  adoperare  due  nor< 
me  diverse  nel  mettere  a  raflfronto  il  merito  relativo  de' 
due  generi  di  lavoro  che  concorrono  insieme  alla  produ- 
zìone  delle  ricchezze  immaterialu  Se  del  passato  dobbiam 
tener  conto,  esso  fu  oneroso  del  pari  ad  entrambi  ;  e  non 
si  può  assegnare  un  colossale  valore  in  vantaggifO  del  aa- 
piente,  senza  porre  in  bilancio  con  esso  tutto  dò  che  è 
costato,  all'individuo  o  alla  società  presa  in  massa,  l'aver 
condotto  l'artefice  manuale  al  punto  iit  cui  possa,  a  basso 
prezzo,  offerire  il  soccorso  delia  sua  indostria  per  servizio 
del  produttore  d'idee.  Se  dobbiamo  resecare  dal  calcolo 
tutto  ciò  che  non  entri  nel  ciclo  dello  sforzo  immediato  e 
personale  de'  due  produttori,  la  difierenza,  che  pareva 
enorme,  si  attenua,  e  sarà  forse  diiBcile  il  sostenere  che 
l'opera  della  mano  non  sia  tante  volte  più  penosa  e  più 
meritoria  che  quella  dell'intelletto.  In  ahri  terminii  il  dis- 
quilibrio supposto  ò  in  grandissima  parte  illusorio;  le  pro^ 
dozioni  immateriali  presentano  (itoli  affatto  consimtb  a  quelli 
che  si  ravvisano  nelle  materiali  ;  ognuno  che  vi  concorra 
ha  bensì  il  diritto  di  partecipare  al  loro  valore  in  ragione 
dell'  effettivo  -servigio  prestatovi  ;  il  prodono  che  ne  risulta 
sarà  appropriabile,  come  materia  venuta  da  un  atio  d' in- 
dustria ;  ma  nessuna  ragione  aufficieate  vi  ha  pertbè  l'uno 
de'  concorrenti  al  |>rodotto  acquisti  un  monrpolvo  eoeezi««> 
naie,  spinto  sino  al  diritto  di  vietare  la  riprodutidne ,  cioè 


139 

di  Qsorpare  a*  suoi  siiDili  h  foeolth  di  lavorare  lopra  un* 
opera  aotecedenCei  eompìuia ,  alienata ,  messa  alla  disposi* 
xiooe  del  pubblico ,  entrata  nel  grail  patrimonio  eomuno 
del  mondo. 

e  Dirò  aneora  di  più.  Non  solamente  la  supposta  pre- 
ponderanta  deir elemento  immateriale  non  y* è,  ma  se  si 
potesse  per  un  momento  accordare  che  esbta,  essa  non  sa** 
rebbe  che  troppo  effimera  per  fondarvi  ito  titolo  di  mo^ 
nopolio*  I  due  elementi  del  prodotto  sono  di  lor  natura  eo* 
stitoiti  in  condixioni  affitto  diverse.  L*  uno,  la  parte  dell'  in^ 
tdletto,  una  volta  creato  non  ha  più  bisogno  di  rinnovarsi» 
è  un  fendo  eostante  e  come  una  forma  pronta  a  modellare 
una  sembiansa  medesima  eoo  quante  poraioni  di  metallo 
fuso  che  vi  si  gettino.  Ma  l'altro  esige  un  nuovo  sfono» 
impiega  nuovi  valori,  ad  ogni  riproduzione.  Montesquieu 
fece  il  suo  Spìrito  delle  leggi  una  volta,  e  bastò  perchè 
poi  si  potesse  ristampare  l^n  mille  volte  io  cento  parti  del 
mondo  incivilito;  ma  ogni  nuova  ediiione  è  costata  ime 
sforzo  nuovo  di  arte  tipografica,  sema  che  di  alcun  altro 
lavoro  intellettuale  siasi  avuto  bisogno.  •—  Inoltre,  F ele- 
mento materiale,  ogni  volta  che  ai  rinnovi,  costituisce  la 
creaxione  di  una  nuova  utilità  sociale,  è  un  nuovo  prodotte 
che  la  socieià  non  possedeva ,  e  perciò  un  nuovo  servigio 
che  le  si  rende,  ed  ha  in  ciò  un  titolo  per  esser  pagate. 
Ma  r  elemento  intellettuale  è  gà  esistente,  è  sparso  fra  gli 
uomini ,  la  società  lo  ha  acquistato ,  oiascuno  ha  la  fisica 
possibilità  di  rinnovarlo  ;  e  se  si  rinnova ,  vi  ha  bene  un 
sociale  servigio  reso  dal  riproduttore  che  crea  nuovi  mezai 
di  propagare  l'utilità,  ma  non  havvene  alcuno  dalh  parte  di 
colui  che  forni  in  origine  l' elemento  intellettuale*  —  Or 
ciò  importa  una  conseguenza  di  grandissimo  peso  nella  qui- 
stione.  Se  anche  al  primo  apparire  del  prodotte  immateriale 
esistesse  la  preponderanza  supposta^  essa  non  potrebbe  ri- 
manere eostante  in  eterno,  ma  si  verrà  dimiiiafido  a  misura 


140 

che  lo  spaccio  dell'  opera  procuri  ud  profitto  alf  autore  ; 
giacché  in  ogni  riproduxione,  nessun  nuovo  sforzo  interve* 
nendo  da  parte  sua ,  tutto  ciò  che  egli  guadagni ,  nou  è 
prezzo  di  un  nuovo  servigio,  ma  rimborsa  il  primitivo  la* 
VOTO.  Ammettasi,  per  esempio,  qualunque  economica  esube- 
ranza  che  si  voglia  supporre  in  origine,  tra  i  mauoscritti 
dell*  Omero  di  Pope,  dei  Cario  V  di  Robertson,  delle  storie 
di  Gibbon  o  fin  di  Gantù,  e  l'industria  de' loro  rispettivi 
editori  ;  egli  è  evidente  che,  quando  ciascuno  di  questi  prò* 
dultori  intellettuali  ha  ricevuto  le  sue  400  o  SOQ  mila  lire 
la  lacuna  in  alcuni  casi  è  gii  colmata,  in  altri  è  grande* 
meute  diminuita  ;  e  se  il  dritto  fondato  sulla  primitiva  pre* 
ponderanza  sembrava  reale,  non  è  più  lo  stesso  al  momeoto 
'in  cui  si  proponga  la  seconda  ristampa,  finirà  probabilmente 
di  esistere  prische  si  venga  alla  terza.  Guardiamoci  dal 
confondere  ciò  che  riceve  un  autore  per  prezzo  del  suo 
monopolio  da  ciò  che  rendono. le  ricchezze  aftiteriali  capi* 
talizzate.  B  sempre  per  la  slessa  ragione:  qui,  nella  sfora 
degli  oggetti  materialmente  occupabili,  la  proprietà  è  tito}o 
inerente  alla  natura  delle  còse,  la  convenzione  umana  non 
serve  che  a  riconoscerla  e  regolarla;  qui,  il  proprietario 
della  terra,  della  ea^,  della  macchina,  del  denaro,  è  pos- 
sessore di  qualche  cosa  ehe  manca  alia  società  e  può  es* 
«erle  utile;  quante  volle  dunque  la  presta,  rende  un  ser* 
■vigio,  e  legittimametite  riceve  un  prezzo  che,  sotto  nome 
di  rendita ,  di  pigioni ,  o  d' interesse ,  rappresenta  ad  un 
tempo  una  parte  dell' originaNo  valore  non  ancora  pagata, 
e  la  ricompensa  del  servigio  attuale.  Ma  infatto  di  cose  im- 
materrnli,  ripeliamolo,  il  proprietario  possiede  qualche  cosa 
che  non  era  occupabile  in  modo  esclusivo,  se  non  ritenen- 
dola occulta  :  egli  volle  manifostarla  incorporandola  in  qual- 
che forma  sensibile;  la  trasmise,  la  cedette  alla  società,  fu 
pagalo  per  ciò;  la  società  ha  diritto  a  servirsene,  ed  ha  la 
fisica  potenza  di  riprodurla;  la  proprietà,  lungi  dall'essere, 
come  nel  primo  caso,  un  effetto  forzoso   della   limitazione 


144 
della  maleria,  è  ana  caprieeiosa  eccesione  imposta  alla 
mancanza  di  liinitiy  all'  impossiliiliti  di  occupare  esclusiv»- 
mente;  il  proprietario  dunque  del  idea;  non  è  come  quello 
della  terra  o  della  casa,  nulla  offre  alla  'società  che  la  so- 
cietà già  |non  possieda  ne'  più  legittimi  termini,  nessun 
senrigio  può  economicamente  vantare,  e  tutto  ciò  che  egK 
riceva  per  consentire  la  riprodusione  dell'opera,  non  può 
avere  altro  carattere  che  quello  di  un  acconto  sul  preno. 
Quindi  ogni  giorno  che  passi  ed  ogni  nuovo  profitto  che  si 
ricavi  dall'opera,  è  un'attenuazione  della  supposta  prepon- 
deranza, e  tende  dapprima  a  livellare  V  importanza  de'  due 
elementi,  poscia  a  distruggere  affatto  quella  dell'  elemento 
incorporeo  lasciando  libera  da  ogni  ragionevole  servitù  la 
rinnovazione  dell'elemento  materiale. 

»  lo  ne  deduco  che  in  linea  di  giustizia,  è  impossibile 
sostenere  la  proprietà  letteraria.  La  preponderanza  dell'  ele- 
mento spirituale  non  v'è;  se  vi  fosse,  sarebbe  tutt' altro 
che  eostante  e  perpetua  ;  e  senza  ricorrere  ad  essa,  io  non 
laprei  dove  prendere  un  principio  che  ci  conduca  a  costi- 
tuire il  pensiero  in  tale  stato  di  eccezione  che,  per  sua 
guarentigia,  si  soffochi  il  più  legittimo  e  il  più  indispensa- 
bile fra  i  diritti  dell'uomo  quella  di  lavorare  toU'ajuto  de^ 
gli  elementi  acquistati  in  modo  legittimo.  Quand'anche  io 
non  fossi  convinto  a  priori  di  questo  principio,  un  fatto 
mi  torrebbe  ogni  dubbio  :  la  contraddizione  palpabile  in  cui 
è  dovuto  cadere  uno  scrittore  illustre,  Carlo  Comte,  nel  di* 
fendere  la  proprietà  letteraria,  dopo  aver  condannato  i  bre- 
vetti d' invenzione.  Ognuno  potrà  riconoscere  come  tutto 
ciò  che  egli  dice  si  bene  contro  quest'  ultimi  sia  letteral- 
mente applicabile  all'altra;  ognuno  come  ne  dovrà  eséere 
sorpreso  del  contrayto  inesplicabile  e  della  reciproca  confu- 
tazione che  si  faimo  i  suoi  due  capitoli  contro  i  brevetti,  e 
i  cinque  a  favore  della  proprietà  letteraria  ;  ed  ognuno,  co- 
me me,  dovrà  torturarsi  indarno  a  scoprire   in  che   coosi* 


143 

•la  la  differema  ebe  abbia  poCulo  indurre  una  mente  si  ralla 
a  si  opposte  dedutioni.  Egli  rìeonobbe  assai  reitameDle  ebe 
la  qnistione  de*  breveili,  non  si  aggiraTa  sul  rieonoscimenlo 
di  un  diritto  isolato»  ma  sopra  il  giudisio  da  portare  intor- 
no ad  un  easo  di  eollisione  di  diritti.  «  Tra  il  diritto  di 
esercitare  un*  industria  ebe  siasi  scoYerta,  e  quello  d*tm- 
pfdtre  €he  allri  F  esercìli,  la  differenaa  è  beo  grande  », 
egli  dieeta.  Ma  se  lo  è  quando  trattbi  d*una  maecbina  o 
d*un  metodo  industriale,  come  mai  noi  sarà  quando  si  traiU 
d'un  libro?  Se  l'idea  trasfusa  nel  libro  appartiene  air  au- 
tore eome  mai  il  pensiero  trasfuso  nella  maeebioa  non  ap- 
parterrà al  suo  inventore  ?  lo  comprendo  coloro  che  vo- 
gliono, non  solo  i  bretelti  d' invenaione ,  ma  la  perpeiuiià 
de'  brevetti,  e  poi  la  perpetuità  delle  opere  d'arte  o  scienza, 
ma  negare  per  la  prima  il  principio  che  si  dee  far  preva- 
lere per  r  altra,  eeeo  un  sistema  di  logica  che  mi  riesce 
inesplicabile,  ed  a  cui  non  trovo  meuo  di  dare  la  mia 
adesione* 

»  Quanto  a  Dunoyer,  ho  già  implicitamente  dello  qual 
sia  il  punto  su  cui  io  vorrei  separarmi  dalla  sua  opinione; 
egli  è  partigiano  della  perpetuità  in  fatto  di  privilegio  de- 
gli autori;  per  me,  come  or  ora  dirò,  sarebbe  già  molto 
se  si  potesse  trovare  ima  plausibile  ragione  di  tollerarlo 
per  un  ristrettissimo  corso  di  tempo.  Indicherò  qui  ap* 
presso  il  punto  dal  quale  mi  sembra  che  il  suo  ragiona- 
mento difetti  ;  ma  per  ora,  m*  imporla  di  sottoporgli  una 
riflessione,  la  quale  dimostra  come  il  suo  parere  sulla  pro- 
prieià  letteraria  divenga  una  confutaiione  del  suo  concetto 
intorno  all'essenza  de'  prodotti  immateriali. 

»  Questo  diritto  che  si  doroaniia,  tendente  a  vietare  la 
riproduzione  di  un  prodotto,  su  qual  cosa  potrebbe  mai  ri- 
cadere? Evidentemente  sul  soggetto  medesimo  che  costitui- 
sca il  prodotto.  Un  fabbricante  di  cappelli,  se  fosse  investilo 
della  facoltà  d' impedire  che  alcun  altro  individuo  eserciti 


I4S 

il  sao  meitiere,  non  godrebbe  cerianiente  la  fiicoltà  di  vìe- 
lire  ehe  si  faeeian  berreut;  e  il  medesime  bbbricaote  di 
appelli  di  paglia  non  potrebbe,  in  virtù  del  suo  privilegia 
sa  questa  merce,  metter  V  embargo  sui  eappelli  di  feltro. 
Ma  rieordiamooì  io  che  oosa  Donoyer  avea  collocato  1'  es* 
senta  de'  prodotti  immateriali;  ciò  io  cui  essi  consistereb* 
bero,  secondo  lui,  ciò  ebe  in  tal  ramo  d'industria  flgura  da 
materia  grezza  e  poi  forma  il  $ub$tratum  della  produzione 
compiala,  altro  non  ò  ohe  l' uomo  ;  l' uomo  modificato  dal 
prodouore,  istruito,  moralizzato,  sviluppato,  nelle  sue  forze 
0  nolle  sue  faeolik  ;  di  modo  ohe,  in  siffatto  sistema,  il  li- 
bro, il  quadro,  la  alalua,  la  viva  voce,  ecc.,  non  sarebbero 
latt'al  più  che  semplici  mezzi  e  strumenti  d'industria. 
Game  mai  si  può  domandarne  il  monopolio  esclusivo?  Du- 
Doyer  dovrebbe  pretendere  che  una  speciale  modificazione 
oeir  uomo,  operata  da  un  produttore,  non  possa  essere  rin- 
novata in  altri  uomini,  se  non  da  questo  esclusivamente. 
Allorché  un  professore  è  giunto  a  spiegare  la  luce  o  il  ca- 
lorico, o  allorché  un  medico  ha  curato  la  tisi,  io  compren- 
derei die  si  possa  logicamente  attribuire  a  costoro  il  diritto 
d'impedire  che  altri  sopravvengano  a  creare  intelligenz^i 
persuase  dalla  luce  e  corpi  guariti  dalla  tisi  ;  ma  non  com- 
prendo il  legame  con  cui  questa  proprietà  dell'  uomo-modi- 
ficato si  converta  in  monopolio  degli  strumenti  che  son  ser-? 
vili  a  modiScario,  impedisca  che  si  rifaccia  il  libro  del  prò- 
fesaore  o  la  ricetta  del  medico.  Ciò  evidentemente  sarebbe 
come  se  il  privilegiato  fabbricante  di  cappelli  volesse  pre- 
tendere che  ninno  abbia  diritto  di  riprodurre  il  ferro,  la 
felpa,  il  fornello,  di  cui  egli  ha  fatto  uso  per  generare 
quella  forma  utile  che  si  ehiacna  cappello.  Ounoyer  non 
avrebbe  potuto  col  suo  buon  criterio  non  sentire  l' impos- 
sibilità ed  i  danni  di  una  proprietà  innabata  sul  prodotto^ 
uomo;  ed  é  per  ciò  che  si  è  rivolto  a  cercarla  nella  cosa 
da  cui  quel  suo  supposto  prodotto  veniva.  0  egli  dunque 
dovea  provare  che  la  proprietà  del  prodotto  possa  ideati* 


144 

Scarsi  con  quella  dello  strumento  —  il  che  era  impoiBi- 
bile  ;  6  egli  ha  tacitamente  riconoaeiuto  che  il  vero  prodot- 
to giace  altrove  nella  forma  capace  di  subire  la  stretta  del 
monopolio,  non  punto  nella  modificazione  deli*  uomo»  In  al* 
tri  termini,  la  sua  teoria  sulla  proprietà  letteraria  distrugge 
la  sua  teoria  sui  prodotti  immateriali  della  quale  non  do- 
veva che  essere  un'immediata  deduzione. 

»  Del  rimanente^  tali  e  simili  ineoereniei  che  mano  nn* 
no  si  scoprono  esaminando  con  aceurateaza  la  questione, 
non  devono  punto  far  meraviglia,  giacché  esse  non  sono 
che  varianti  di  una  ambiguità  fondamentale  sulV  indole  de' 
prodotti  immateriali.  Tutta  la  discussione  sulla  proprietà  let- 
teraria riposa  sopra  una  doppia  maniera  di  considerarli.  Uo 
momento  essi  sarebbero  l'idea  incarnata  nella  materia,  uà 
momento  appresso  divengono  la  pura  idea  indipendente, 
mente  dal  corpo.  Allorché  si  parla  della  proprietà  del  libro, 
si  allude  a  quel  diritto  innegabile  che  ad  ogni  produttore 
compete,  sulla  cosa  prodotta,  suir  utilità  materialmente  messa 
alla  lue»:  é  questa  la  proprietà  dell' autore  al  primo  istante 
in  cui  appaia  il  suo  libro.  Se  più  tardi  un  uomo  si  preseoU 
recando  in  mano  la  medesima  utilità  riprodotta  sotto  una 
consimile  forma,  gli  si  contrasta  il  diritto  di  riprodurla ,  e 
si  dimanda  la  proprietà  del  libro,  ma  in  un  senso  affatto 
diverso:  non  é  più  l'oggetto  corporeo,  non  é  la  caria  e 
l'inchiostro  che  si  reclama,  ma  la  parte  puramente  imma- 
teriale, il  pensiero.  Tutto  il  segreto  della  quistione  adun- 
que consiste  nel  far  giuncare  alternativamente  i  due  sensi 
in  cui  le  parole  proprietà  del  pensiero  si  possano  prendere 
quanto  si  tratta  di  farla  nfseere,  si  accetta  in  un  senso 
tutto  materiale:  quando  si  tratta  di  reclamarne  l'esercitio 
esclusivo,  si  prende  nel  senso  immateriale. 

»  Ma  una  quistione  economica  non  può  mai  dirsi  esau- 
rita, quando  siasi  soltanto  esaminata  dall'aspetto  della  giù- 


145 

sliiia  pura:  o  per  dir  meglio  reconomisu  non  può  mai 
dimenticare  che,  se  il  Diritto  ba  delle  solide  basi  nella  no- 
stra mente,  V  Utilità'  si  dee  ritenere  come  ima  di  esse,  ove 
si  abbia  ribrexzo  a  concedere  che  sia  la  sola,  io  non  son  di 
eoloro  che  vedono  mostruose  conseguenze  discendere  dalla 
morale  del  ben  inteso  interesse;  perchè  ho  la  ferma  con* 
viozione  che  il  Creatore  non  potea  scompagnare  V  utile  dal  ' 
giusto,  e  che,  quando  noi  ci  accorgiamo  dell'esistenza  d*un 
male  utHe,  non  facciamo  che  scoprire  il  falso  ragionamento 
su  cai  ci  eravamo  fondati  chiamando  bene  ciò  che  essen- 
sialmente  era  un  danno.  Operate,  si  è  detto,  secondo  giu- 
stizia, e  rassegnatevi  alle  conseguenze  dell'atto  vostro;  io 
direi,  all^  inverso,  e  gli  economisti  per  lo  meno  saran  con* 
vinti  ehe  direi  bene:  accertatevi  di  operare  siecondo  ruti- 
liti ben  intesa,  e  potete  esser  certi  di  seguire  con  ciò  i  vo- 
leri di  Dio.  Se  dunque  i  partigiani  della  proprietà  lettera- 
ria han  voluto  tanto  affettare  che  qui  l'utile  abbia  da  ce- 
dere il  passo  al  giusto,  io  non  profitterò  dell'equivoco  loro; 
avendo  provato  che  la  quistione  non  ha  alcuna  base  di  di- 
ritto, noi)  dirò  con  essi  che,  se  la  proprietà  letteraria  fosse 
utile,  la  respingerei  perchè  ingiusta;  dirò  invece,  che,  se 
potessi  vedervi  il  menomo  vantaggio  reale,  comincierei  a 
dubitare  di  averla  male  apprezzata  dal  lato  del  diritto.  Ma 
il  caso  è  tuti' altro, 

>  Che  qui  non  si  tratti  di  utilità  sociale,  difScilmente, 
credo,  si  troverebbe  chi  non  voglia  concederlo.  Non  vi  è  cosa 
che  minacci  alla  società  pericoli  tanti  e  si  gravi,  quanti  v'è 
a  temerne  dal  monopolio  delle  produzioni  immateriali.  Una 
sola  parola  basta  a  provarlo:  esso,  in  termini  netti,  non  è 
ehe  la  (y)nsecrazione  dell'ignoranza. 

>  Vi  son  varie  maniere  di  esercitarlo,  ma  tutte,  in  un  mo- 
do più  0  meno  deciso,  riescono  sempre  al  medesimo  risul- 
tato, attraversare  la  propagazione  de'  lumi. —  In  un  caso,  la 
proprietà  degli  autori  si  risolve  in  una  assoluta  privazione  di 

AiWAu.  StatUtica^  voi,  XXIII,  uerU  3.*  iO 


/ 


446 

quel  prodotto  che  pur  sul  mercato  sarebbeéi  accollo  eoo 
ispeciale  favore;  come  quando  le  loro  pretese  son  talìi  da 
rendere  affatto  impossibile  la  riproduzione,  cioè  da  conver- 
cirsi  in  un  formale  divieto.  Parecchi  esempi  ne  abbiamo 
avuto  in  fatto  di  libri,  lo  Italia,  le  ristampe  o  le  traduzioni 
delle  opere  francesi  darebbero  occasioni  frequenti  di  lavo- 
rare, e  la  societk  italiana  potrebbe  a  poco  costo  godere  que- 
sti empii  mezzi  d'istruzione;  ma  le  pretese  degli  autori  pri- 
vilegiati son  cosi  esagerate,  che  si  è  dovuto  rinunciare  al 
benefico  pensiero  delle  edizioni  popolari ,  alle  quali  più  di 
una  casa  libraria  avrebbe  ben  volontierì  applicato  i  suoi  ca- 
pitali.- Gli  autori  hao  fauo  male  il  lor  conto,  aUorcbè  do- 
biurooo  che  i  lettori  delle  ristampe  a  basso  prezzo  sieno 
altretumii  consumatori  sottratti  ali* edizione  primitiva;  co- 
storo non  sono  che  una  schiera  di  consumatori  tordivi»  i 
quali  sorgono  dal  buon  mercato,  e  spariscono  quando  i  libri 
son  cari.  Nella  crisi  politica  in  cui  attualmente  versiamo,  è 
venuta  da*  torchi  francesi  una  profluvio  di  opuscoletti.  che 
migliaia  e  migliaia  d'Italiani  avrebbero  volentieri  acquistati 
se  fossero  stati  meglio  accessibili  alle  ristrette  fortune.  Si 
poteva  ben  renderli  tali  per  via  di  ristampa,  ma  ne  fu  ab* 
bandonata  l'idea  tostochè  si  ebbe  ad  udir^  che  qualcuno 
de' loro  autori  ebbe  il  coraggio  di  chiedere  non  so  quante 
migliaia  di  lire  per  un  libretto  di  due  o  tre  fogU,  il  cui 
prezzo  non  doveva  ragionevolmente  salire  al  di  sopra  di  30 
o  S5  centesimi.  L'edizione  primitiva  costava  8  franchi;  e 
possiamo  esser  certi  che  l' autore  non  ne  avrà  venduto  una 
copia  ad  un  solo  di  que' compratori  che  si  sarebbero  affol- 
lati all'acquisto  della  ristampa:  cosi  ninno  ha  guadagnato,  la. 
società  sola  ha  perduto  un  godimento  di  cui  poteva  avere 
bisogno ,  che  forse  avidamente  bramava  di  soddisfare.  — 
Quando  poi  le  pretese  degli  autori  non  si  spingono  sino  a 
rendere  affatto  impossibile  la  ristampa,  la  difficultano  eerta- 
mente e  la  rincsrano,  senza  di  che  il  privilegio  tornerebbe 
illusorio.  L'ineou veniente  ritpane,  sebbene  in  proporzioni 


147 

alquanto  minori.  Per  gli  uomini  di  ristretta  fortuna,  ciò  si 
riduce  egualmente  a  privarK  di  tante  letture  alle  quali  avreb- 
bero volentieri  speso  I* obolo  loro;  e  quando  si  tratta  di  uo- 
mini 8  cui  0  la  forsa  delle  loro  inclinaxiooi  o  i  bisogni 
delia  loro  professione  non  permettano  di  rinunciare  all'uso 
de* libri,  il  rincarimenlo  si  converte  in  una  delle  più  stupide 
imposte  che  mai  il  genio  fiscale  abbia  saputo  inventare.  Io 
conosco  individui  pe' quali  si  può  precisamente  valutare  in 
danaro  la  somma  che  eglino  sono  stati  assoggettati  a  pagare 
dacché  fu  impedito  in  Piemonte  Io  spaccio  delle  edizioni 
economiche  di  Brusselles:  vi  son  famiglie  la  cui  perdita 
non  equivale  a  più  che  il  triplo  di  ciò  che  esse  pagano  per 
imposte  dirette.  In  Americat  quando  sei  anni  A^agitavasi  la 
quistiooe  del  Trattato  coir  Inghilterra,  ai  die' fuori  una  lista 
comparativa  de' prezzi  di  alcune  fra  le  opere  più  divulgate  (4). 
Io  la  trascrivo  qui  sotto  (2).  Essa  dimostra  che,  in  soli  SO 


(1)  Daily  Timts  di  N,  York;  e  Garey  Oh  inUmational  co- 
pyright. 

(2)  Prezzi  di 

Loadra  '        America 

Brande,  Enciclopedia    ....    DolU  15  00  Doli.  4  00 

Ure,  Dizionario  delU  Manifatture     »  15  00  5  00 

Alisoo,  Europa i»  35  00  5  00 

D'Aobigaé,  Riforma <»  Il  75  2 '25 

Bolwer,  La  mia  novella  •    ...»  IO  50  75 

HaboB,  Inghtlltrra »  13  00  4  00 

Macaalay.  InghilUrra »      4  50  40 

Campbell,  Frimi  giùdici ....    »      7  50  3  50 

Lord  CanceUieri  ...    i»  25  50         12  00 

Le  Regine  d'Inghilterra.    ...»  24  00         IO  00 

Le  Regine  di  Scozia »  15  00  6  00 

HallaiD,  Medio  Evo >»      7  50  3  bO 

Arnold,  Roma »  12  00  3  00 


448 

capi  del  commercio  librario,  il  prezzo  di  Londra  slava  a 
quello  di  America  come  233  a  69  ;  ed  estendendolo  ad  at* 
tri,  e  calcolando  il  numero  delle  copie  che  allora  smercia^ 
vansi  nella  Confederazione,  si  arriva  a  conchiudere  la  ri- 
stampa delle  principali  opere  inglesi  procurava  al  paese  uq 
risparmio,  per  lo  meno ,  di  60  milioni  di  franchi  in  ogni 
anno.  Non  è  gii  che  un  Trattato  di  proprietà  letteraria 
avrebbe  avuto  la  virtù  di  porre  a  disposizione  degli  scrit- 
tori inglesi  un  reddito  cosi  importante;  esso  sarebbe  in 
parte  sparilo  per  la  diminuzione  de'  consumatori;  io  parte 
si  sarebbe  sperperato  in  ispese,  in  perdite  di  tempo,  in  con- 
trabbandi, in  tutto  il  tristo  corredo  che  accompagna  sem- 
pre T  esercizio  de*  mooopòlii.  Individualmente,  nessuno  o  ben 
ben  pochi  ne  avrebbero  profittato,  ma  la  società  americana 
avrebbe  dovuto  rinunciare  a  quella  sterminata  massa  d'utili 
effetti,  che  possono  bene  rappresentarsi  da  un  reddito  di  60 
milioni,  annualmente  dedicati  alla  coltura  intellettuale  d*un 
popolo. 

9  Ho  io  bisogno  di  dire  ciò  ohe,  in  generale,  significhi 
istruzione  strozzala,  ostacolo  alla  libera  e  sovrabbondante  cir- 
colazione d*idee?  L'economia  politica,  la  morale,  la  sana 
politica,  conoscono  forse ,  in  tutta  la  congerie  de'  mali  da 
cui  r  uman  genere  è  logorato,  qualcuno  che  debba  più  spa- 
ventarle di  quel  che  può  l'ignoranza,  o  qualcuno  che  nel^ 


Prezzi  di 

Londra  America 

Poster,  Fita  .    •    , *•      6  i  25 

Layard,  Ninive  .,..,.•»      9  I  75 

Semooville,  Scienze  fisiche    .    ,    .    »      2  50  50 

Whewell»  Elementi  di  morale  .    .    »      7  50  1  00 

Napicr,  Guerra  peninsulare.    •    .    «     42  00  5  25 

Thirlwall,  Grecia »       7  3  00 

Dick,  Mahotiomo  pratico  ....     »       2  50  50 


149 

r  ignoranza  non  abbia  le  sue  radici  ?.  Ebbene  t  questo  supre- 
mo pericolo  è  il  grande  effetto  che  la  società  può  sperare 
dalla  proprietà  letteraria.  Considerato  dal  solo  aspetto  eco- 
nomico, esso  si  va  a  risolvere  in  un  potentissimo  ostacolo 
che  si  crea,  contro  quel  continuo  processo  di  assimilazione, 
per  mezzo  del  quale  Y  idea,  rapidamente  spargendosi,  va  ad 
infiltrarsi  gratuitamente  in  tutto  il  sistema  industriale,  mi- 
gliora il  lavoro,  ne  sopprime  la  difficoltà,  attenua  1*  impor- 
tanza della  ricchezza  passata,  e  rende  sempre  più  accessi- 
bile la  ricchezza  futura.  Ma  ciò  forse  non  basta  a  coloro 
che,  invece  di  considerare  neMoro  calcoli  tutto  il  meccani- 
smo della  vita  sociale  in  complesso,  restringono  le  loro  ve- 
dute suir  oggetto  che  più  li  preoccupi  in  un  dato  momento. 
Forse  meglio  si  arriverà  a  convincerli  e  scuoterli,  mostran- 
do loro  come  il  sistema  del  monopolio  che  vorrebbero  inau- 
gurare, accide  a  preferenza  quei  genere  stesso  di  ricchezza 
che  8Ì  desidera  tanto  proteggere. 

»  Ciò  che  in  primo  luogo  i  partigiani  della  proprietà  let- 
teraria vorrebbero  assicurarci,  è  il  farne  un  mezzo  per  cui 
la  professione  degli  uomini  studiosi  sia  rilevata  dallo  stato 
di  economica  depressione  nella  quale  cade  soventi.  Si  vor- 
rebbe che  la  probabilità  di  sicuri  guadagni  allarghi  le  loro 
speranze,  e  li  conforti  a  durare  i  sagrificii  a  cui  li  condanna 
la  loro  nobile  missione.  Ma  sventuratamente  un'osservazio- 
ne, che  si  è  presentata  a  chiunque  abbia  un  pò  riflettuto 
su  tale  argomento,  si  è,  che  il  privilegio  accordato  alle  opere 
intellettuali  ad  altro  non  tende,  fuorché  ad  alimentare  smo- 
datamente la  lettura  leggiera,  e  lasciare  agitarsi  fra  le  an- 
tiche angustie  gli  studi  gravi.  «  1  JUìsteri  di  Parigi^  dice  Ca- 
rey,  fecero  la  fortuna  di  Eugenio  Sue,  come  la  Capanna 
dello  zio  Tommaso  fece  quella  di  Mrs.  Stowe.  Byron  ebbe 
2000  ghinee  per  un  sol  volume  del  ChUd  Harold;  Moo- 
re,  3000  per  la  sua  Lalla  Rookh*  La  proprietà  •  letteraria 
servirà  a  far   largamente  pagare  Dumas,  ma  non   gioverà 


450 

menomainenie  n  Thierry,  che  ha  immolalo  i  suoi  occhi  alla 
sua  scienza;  non  gioverà  ad  Humboldt,  ohe  ha  arriechito 
il  moodo  di  falli,  anziché  subissarlo  a  vane  parole.  »  Que- 
sto effelio  innegabile,  ripetendosi  cosi  spesso  come  per  molti 
anni  lo  abbiamo  veduto,  tende  a  falsare  sempre  più  il  gu- 
sto de*  consumatori ,  e  divenire  più  permanente.  Ma  se  le 
buone  e  solide  idee  non  possono  penetrare  che  nelle  fami- 
glie più  agiate,  non  dovremo  meravigliarci  a  vedere  che 
poi  i  popoli  sieno  sempre  immatura  Quando  viene  il  giorno 
in  cui  le  opere  del  filosofo,  dell* economista,  dello  storico 
grave  e  coscienzioso,  si  preseniino  a  un  editore,  costui  sarà 
costretto  di  ricusarle,  perchè  la  strettezza  del  mercato  noa 
basterebbe  a  salvargli  le  spese.  Vi  son  paesi  e  tempi  in  cai 
il  manoscritto  d'un* opera  grave  non  si  può  né  anco  gra-- 
tuitamente  accettare  da  un  editore.  Qual  meraviglia  ?  Sarà 
la  Scienza  nuova  di  Vico,  ma  che  può  mai  l'editore  se  essa 
abbisogna  di  due  secoli  ancora  per  essere  intesa  e  comprata? 
9  Migliorando  la  sorte  de*dotti^  i  partigiani  della  proprie- 
tà letteraria  vorrebbero  ancora  ottenerne  la  molliplicazioQe 
dei  dotti.  Ma  non  riflettono  che,  se  vi  ha  mezzo  di  farli  sor- 
gere, il  migliore  di  tutti,  e  forse  il  solo,  è  il  buon  mercato 
de' libri.  Esso  rivela,  da  un  lato,  ingegni  che  la  mancanza 
di  estesa  pubblicità  avrebbe  lasciati  nell'ombra;  esso  agevola 
da  un  ahro  lato  1*  ascensione  de' grandi  talenti.  Si  sa  che  la 
contraffazione  de' libri  inglesi  in  America  è  l'origine  della 
fama  e  fortuna  di  molti  fra  i  più  reputati  scrittori  della  Graa 
Bretagna.  Macaulay  e  Garlisle  non  furono,  può  dirsi,  noti 
in  Europa  se  non  dopo  che  furono  coniraffattì^  letti,  e  cri- 
ticati in  America  ;  Lamb.  De  Quiucey,  e  Wilson,  non  ebbero 
che  da  contraffatori  del  nuovo  mondo  la  prima  edizione 
completa  delle  opere  loro.  Ma  noi,  d'altronde,  per  troppo 
occuparci  de' sapienti  già  fatti,  trascuriamo  quelli  da  farsi. 
È  negli  ultimi  strati  dellu  società  che  più  spesso  si  rifugia 
il  talento;  è  là  che  muore,  si  divora,  si  perde  nella  niise« 
ria  o  nel  vizio,  per  difetto  di  mezzi  d'istruzione;  e  fra  tutti 


45t 

i  meni,  il  buon  itier«ato  e  la  grande  ditTusione  de' libri  è 
il  più  potente  ad  adesearlì  verso  la  scienza  ed  aiutarli  nella 
loro  carriera.  G  si  è  detto  in  Italia  che,  se  la  proprìeth 
letteraria  giungesse  a  degnamente  premiare  un  ^olo  Manioni, 
avrebbe  già  fatto  molto.  Si ,  io  Io  concedo ,  perchè  voglio 
io  pure  un  Manzoni  rimunerato  ;  ma  ad  un  gran  patto,  che 
non  si  proponga  un  sistema  nel  quale,  per  uno  rimuneralo, 
si  strozzino  in  germe  cent*  altri  Manzoni  possibili  I 

>  Probabilmente  un  terzo  intento  a  cui  I  partigiani  deità 
proprietà  letteraria,  nell*  interesse  della  società,  mirerebbero, 
è  quello  di  accelerare  il  progresso  industriale  dell' arte  ti- 
pografica; eppure,  un  buon  mezzo  d'impoltronirla,  è  quello 
di  assicurarle  il  monopolio  delle  sue  edizioni.  Ogni  indu- 
stria è  cosi:  sotto  lo  scudo  del  privilegio >  Si  riposa  trami- 
quilla,  aspettando  come  beneficio  della  legge  ciò  che  T  or- 
dine soctafe  unicamente  concede  all'attività  del  produttore. 
Dov'è  necessariamente  più  costosa  la  stampa?  In  Inghilterra, 
in  Francia,  in  Piemonte.  Qual  è  quella  che  mostrò  di  saper 
meglio  lottare  con  tutti  gli  ostacoli,  opponendo  ad  ogni  do- 
gana un  ribasso,  ad  ogni  atto  dMnternazionalità  un'associa- 
zione di  capitali,  ad  ogni  sorgente  di  perdita  un'economia 
di  lavoro  e  di  spesa?  Fu  la  stampa  del  Belgio,  quando  si 
vide  alle  strette,  e  senti  vivissima  la  necessità  di  competere, 
respinta  da  tutti  i  governi,  proscritta,  infamata,  assimilata 
alla  pirateria  ed  al  furto.  Or  bene,  quel  che  fece  per  un 
momento  la  stampa  del  Belgio,  in  faccia  alla  coalizione  di 
tutti  i  governi ,  lo  farebbero  tutte  e  sempre  se  la  libera 
concorrenza  ve  le  spingesse.  A  ciò  gli  autori  partigiani  della 
proprietà  non  accordano  il  peso  che  si  dovrebbe.  Eppure  se 
eglino  hanno  bisogno  di  conservare  la  superiorità  dell'  ele- 
mento che  vogliono  offrire  alK  Industria,  conviene  che  l'im- 
portanza economica  dell' elen^ento  tipografico  sì  vada,  per 
una  serie  di  tecnici  e  continui  progressi,  assottigliando  di 
più.  È  forse  nel  loro  interesse  l'aver  che  fare  con  una  stampa 
infingarda,  che  consuma  [preziosi  valori,  in  carta  rasata,  in 


453 

margini  bianchi;  in  iscandalose  interlinee?  O  pimioato  con 
quella  che  tronchi  con  diligenza  ogni  spesa  sterile,  che  pesi 
la  risma,  che  conti  i  fogli,  che  conservi  il  filo  di  spago,  che 
non  perda  una  copia  su  cento?  La  risposta  non  può  esser 
dubbia:  il  sistema  che,  per  proteggere  la  sorte  degli  autori, 
toglie  la  concorrenza  e  lo  stimolo  al  risparmio,  tende  ne- 
cessariamente a  diminuire  quelle  adequate  retribuiioni  agli 
autori,  in  cui  la  società  può  credere  trovarsi  impegnata  la 
sorte  futura  delle  sue  ricchezze  immateriali. 

>  In  qualunque  senso  che  questo  esame  si  volga»  sempre 
alla  medesima  conclusione  si  andrà.  Se  la  preponderanza, 
che  si  vuol  mettere  come  base  e  motivo  ad  un  diritto  di 
proprietà  letteraria,  si  vuol  consolidare  colla  forza  delle 
leggi,  sempre  il  medesimo  disinganno  dobbiamo  aspettarci. 
Vi  saranno  de*  casi  in  cui  essa,  abdicando,  si  distrugga  da 
sé.  Degli  altri,  in  cui  reggendosi  ferma  a  profitto  d'un  in- 
dividuo e  sopra  un  singolo  capò  di  produzione,  tenderà  non- 
dimeno a  disseccare  e  snervare  tutto  il  sistema  dell'  indu- 
stria, e  cosi  rovinare  ogni  altro  capo  di  produzione  consi- 
mile. Ve  ne  saranno  infine  degli  altri  in  cui,  non  poten- 
dosi conservare,  e  cadendo  in  mano  di  proprietarii  ostinali, 
si  convertirà  in  un  pretto  divieto,  e  torrà  compiutamente 
al  genere  umano  un*  ampia  sorgente  d*immensurabili  bene- 
ficii.  Sotto  qualunque  ipotesi,  la  proprietà  letteraria  divora 
sé  stessa,  direttamente  o  indirettamente;  o  nullificando  i 
profitti,  o  apparecchiando  la  rovina  della  speciale  produ- 
zione su  cui  si  eserciti V  o  attossicando  l'elemento  genera- 
tore di  tutta  la  civiltà.  Né  è  questo  un  destino  suo  speciale; 
ma  è  la  legge  comune  di  ogni  monopolio  artificialmente 
creato,  d'ogni  diritto  basato  sopra  falsi  principii;  è  il  se- 
greto da  cui  dipendono  tutte  le  delusioni  che  la  moderna 
scienza  economica  ha  potuto  scoprire,  in  tanti  sistemi  che 
pur  parevano  ispirati  da'  più  puri  motivi'  di  sapienza  e  giu- 
stizia. È  lo  scoglio  a  cui  ruppero  le  antiche  caste  e  le  mo- 


153 

deme  eorpcrazioni  <\ì  ani;  è  il  frutto  che  si  raecolse  col* 
l'esagerazione  delie  imposte;  è  quello  che  si  va  oggi  assa^ 
poraodo  ne' vincoli  imposfti  alla  libera  espansione  del.  cre- 
dilo. La  arti  intristirono  quanto  più  si  volle  conservarle  sotto 
la  stttfa  della  corporazione  ;  le  finanze  resero  tanto  meno 
quanto  più  si  credette  impinguarle  con  alte  cifre  di  dazio; 
le  crisi  bancarie  si  fecero  più  frequenti,  quanto  più  si  sfog« 
giarono  precauzioni  acconcie  a  limitare  la  circolazione  o  lo 
sconto:  la  produzione  immateriale  è  tanto  più  vicina  a  pe- 
rire, qeanto  più  noi  ci  sforzeremo  a  sorreggerla  coli' aiuto 
di  un  monopolio,  che  la  giostizia  respinge,  che  nessuna  ne- 
cessità sociale  giustifica. 

>  E  diffaiti,  non  è  tanto  nell'interesse  comume,  quanto  in 
quello  dell'  individuo,  che  le  quistione  può  prendere  un'ap- 
parenza di  equità  che  permetta  discuterla.  Si  sono  esauriti 
tutti  i  tuoni  dell' eloquenza  per  convincerci  che  il  modo  in 
coi  la  società  ricompensa  i  lavori  intellettuali,  è  tutto  ecce- 
zionale ed  ingiusto  verso  tanti  illustri  benefattori  dell'uma- 
nità. La  storia  del  passato  non  si  stanca  di  ricordarci  i  do^ 
lori  e  le  angustie  de'  Tasso^  de'  Milton,  de'  Rousseau,  de'  Cor- 
neille;  la  storia  contemporanea  accenna  Lady  Morgan  ali- 
meotata  dalla  pubblica  carità ,  Laman  Blancbard  ridotto  al 
saicidio,  quando^  per  la  sua  estrema  miseria,  si  vide  costretto 
a  perire  di  lame  o  scrivere  un  articolo  da  giornale  nella 
medesima  stanza  in  cui  giaceva  il  fresco  cadavere  della  mo- 
glie; Hunt,  Hood,  Campbell,  Bayley,  tutti  più  o  meno  ca- 
duti io  una  vita  di  stenti,  o  per  lo  meno  condannali  a  su- 
bire r umiliazione  d' un'amica  elemosina. 

»  Questi  fatti  urtano  al  certo  co'  più  comuni  e  ragionevoli 
sensi  del  cuore  umano,  e,  come  ho  detto  sin  da  principio, 
una  specie  d'istinto  ci  spinge  a  ribellarci  contro  una  con- 
disione  di  cose  che  ha  potuto  crearli  e  potrà  riprodurli.  Ma 
pure,  poiché  si  tratta  di  violare  un  principio,  è  necessario 
che  il  sentimento  non  si   affretti  a  precorrere  la  ragione. 


454 

Perchè,  in  primo  luogo,  se  è  possibile  citare  de^  fotti  che 
provino  la  mostraosa  miseria  da  coi  V  uomo  di  lettere  è  mi- 
naeciaio ,  ve  n'  ha  ahretlanti  e  piò,  coli*  aiuto  de'  quali  si 
potrà  dimostrare  che  forse  non  v'  ha  occupatione  nel  mon- 
do, alla  quale  sieno  serbate  ricompense  più  larghe  e  fre- 
quenti. La  «toria,  allato  addolori  del  Tasso  e  del  Milton,  è 
pronta  a  collocare  la  vita  agiata  di  Petrarca  o  di  Shake- 
8)>eare;  allato  alla  sofBua  di  Giangiacomo  ed  alle  calze  sdru- 
cite di  Gorneille ,  pone  la  signorìa  di  Voltaire  ed  i  palagi 
del  Bembo;  e  qnanto  al  sapere  contemporaneo,  la  storia 
non  può  che  trovare  scandalose  le  sibaritiche  dissipazioni 
che  il  dirìuo  di  proprietà  letteraria  ha  permesse  a' roman- 
zieri e  poeti  francesi.  Del  resto,  il  lavoro  letterario  è  ben 
lontano  dati*  essere  il  solo  che  lasci  dubbii  i  guadagni  di 
chi  l'intraprenda;  volgiamoci  intorno,  e  ci  si  dica  qual  è 
dunque  V  uomo  su  questa  terra  che  non  debba  lottare  con 
tutte  le  avversila  per  procurarsi  opportunità  di  lavoro  e  lar- 
ghezza di  ricompense?  Qual  è  mai  Tindustrioso,  i  cui  prò* 
dotti  non  soffrano  ingorghi,  su  cui  non  operi  la  pressione 
della  concorrenza,  in  cui  il  piò  duro  travaglio  non  aia,  tante 
volle,  ricompensato  dalle  piò  acerbe  prìvazioni?  Invece,  se 
r  uomo  di  lettere  in  certi  casi  soffre,  egli  è  Tnomo  per  altro 
al  quale  nella  maggior  parte  de' casi  una  onesta  aussistenia 
non  manca.  Egli  noiì  venderà  il  suo  manoscritto  cosi  facil- 
mente come  il  calzolaio  ed  il  panattiere  trovano  compra* 
torì  di  scarpe  e  di  pane;  per  lo  piò  non  riesce  a  venderlo 
affatto,  e  l' intento  di  rivelare  al  mondò  un  pensiero  gli  co- 
sterà  anzi  il  sacrificio  della  sua  fortuna.  Ma  intanto  bisogna 
ben  riconoscere  che  il  prezzo  della  sua  manodopera  non  è 
poi  tutto  ciò  che  la  società  è  pronta  a  dargli  in  compenso. 
\aì  riputazione,  il  rispetto,  l'amore  degli  uomini,  parranno 
probabilmente  ben  poco;  ma  le  cariche,  le  magistrature^  i 
gradi  universitarii,  il  profitto  del  giornalismo,  le  pensionu 
i  portafogli,  quante  volte  non  sono  che  il  frutto  spontaneo 
d'un  libro,  il  cui  manoscritto  non  trovò  chi  il  comprassel 


155 

L*aomo  di  lettere  non  vende  il  sue  libro,  è  vero  ;  ma  se 
viene  il  momento  difBeHe  per  la  sua  patria,  è  sul  frontispi* 
oo  del  libro  che  gli  oeehi  de*  suoi  concittadini  si  volgono. 
A  lui  talora  non  toceano  che  persecuzioni  e  miserie ,  ma 
spesso  altresì,  cacciato  dalla  sua  patria,  è  il  frontispisio  d*ua 
libro  che  gli  fa  di  guida  e  Io  salva:  va  dove  tant'altri,  più 
produttori  di  lui,  steutao  la  vita,  ed  egli,  in  grazia  d'un  li* 
bro,  trova  asilo,  soccorso  e  rispetto,  trova  una  nuova  società 
pronta  a  pagare  in  danaro  le  sue  parole. 

>  Io  voglio  da  ciò  dedurre  che,  nel  campo  dell* utilità, 
nen  solamente  è  impossibile  presentare  la  proprietà  lettera- 
ria dair  aspetto  di  un  vantaggio  in  cui  la  sorte  generale  del- 
l'aman  genere  si  trovi  implicata,  ma  che,  dal  punto  di  vi** 
sta  medesimo  dell'  interesse  individuale,  è  troppo  esagerato 
il  motivo  da  cui  si  vorrebbe  far  nascere  una  cosi  flagrante 
violazione  del  comune  diritto.  Lo  è,  perchè  In  questo  come 
in  ogni  ramo  de'  lavori  umani,  le  triste  sorti  si  contrappe» 
sano  colle  buone  ;  lo  è  sopratutto,  perchè  da  quanto  ho  già 
detto  di  sopra  evidentemente  si  può  argomentare  che  il  mo- 
nopolio non  sarebbe  in  tutti  i  casi  che  un  mezzo  di  ren- 
dere più  misero  sempre  e  precario  il  destino  economico 
de' sapienti,  e  che  se  potranno  mai  lusingarsi  d'un  felice 
avvenire,  eglino,  più  che  il  pubblico,  sono  interessati  a  far 
trionfare  un  regime  di  libertà,  di  pubblicità,  di  basso  prezzo, 
dì  dìBusione,  di  attivo  commercio  librario,  quel  regime  ap- 
punto con  cui  la  proprietà  letteraria  è  incompatibile. 

>  Se  ora  riuniamo  insieme  le  conseguenze  a  cui  «am 
pervenuti  partendo  da  un  principio  di  giustizia  e  partendo 
da  quello  dell'utile,  dedurremo  con  più  sicurezza  qualche 
pratica  conseguenza,  affatto  opposta  a  quelle  che  con  pì^ 
calore  oggidì  si  propugnano. 

•  Mi  sembra  ormai  fuor  di  dubbio  che  non  si  jiratterelibe 
di  rivendicare  l' ordinario  diritto  di  proprietà,  ma  apzi  crear- 


456 

^li  un'apposita  eccezione.  Quindi,  io  pongo  ioteramenle  da 
lato  la  quistione  della  perpetuità;  ed  è  questo  il  punto  in 
cui  mi  è  affatto  impossibile  conciliarmi  coU'opinione  di  Ou- 
noyer.  Il  suo  articolo,  degno  sotto  ogni  altro  rispetto  di 
tutta  l'attenzione,  mancherebbe  affatto  di  base.  L' A.  assu- 
me, non  dimostra,  il  diritto  di  proprietà  letteraria  ;  suppone 
già  inteso  e  inconcusso  che  l'aver  pubblicato  un  libro  im* 
plichi  possedere  il  diritto  di  trarne^  a  proprio  vantaggio 
esclusivo,  quante,  nuove  copie  sì  voglia;  che  «  a  forza  di 
moltiplicarne  le  edizioni  e  spargerle  »,  non  si  può  mai  me- 
nomare un  tal  diritto,  e  mai  non  venga  «  il  momento  in  cui 
qualcuno  lo  possa  stampare  di  nuovo  senza  T  adesione  del- 
Fautore  ».  Secondo  lui,  «  è  chiaro  come  la  luce  che,  avanti 
e-  dopo  la  morte  dello  scrittore ,  il  pubblico  non  ha  altro 
diritto  che  quello  di  godere,  pagandole,  le  edizioni  pubbli- 
eatesì,  e  mai  non  possa  aver  quello  d'intraprendere  libe- 
ramente alcuna  ristampa  » .  —  Sicuramente  se  questa  pre- 
messa sì  accorda,  il  ragionamento  di  Duooyer  esclude  ogni 
replica.  Il  diritto  non  può  rimanere  infirniato  né  per  vol- 
ger dì  tempo,  né  per  morte  dell'  autore  ;  e  la  proprietà  del 
libro  si  dovrebbe  logicamente  trasmettere  come  ogni  altra 
specie  di  patriropnio  privato.  Ma  Dunoyer  non  ha  impiegato 
una  sola  parola  per  dimostrarci  che  la  proprietà  del  libro 
è  ammessibile  in  condizioni  cotanto  diverse  dalle  regole  gè- 
.nerali  del  diritto.  Niuno  gli  contrasterà  che  l'opera  mate- 
■  rialmente  creata  da  un  autore  sia  sua,  eternamente  trasmea- 
sibile  a' suoi  discendenti;  ma  per  poterci  spingerei!  punto 
di  affermare  che  sia  anche  suo  il  diritto  di  ristamparla,  bi- 
sogna aver  provato  che  il  pensiero  è  soggetto  di  appropria* 
•  zione,  e  che  non  potendosi,  per  la  sua  natura  immateriale, 
meccanicamente  sottrarlo  dalle  menti  in  cui  sìa  penetrato, 
si  debba  creare  a  furia  di  leggi  proibitive  un  sistema,  in 
cui  si  riesca  ad  impedirne  l'uso  legìttimo,  la  facoltà  di  ser* 
virsene  come  base  ad  un  nuovo  lavoro  di  mano,  o  in  altri 
termini  si  crei  la  più  fiitìzia  dì  tutte  le  proprietà,  l'assurda 
proprietà  del  pensiero. 


J67 
»  Io  credo  aver  addotto  qualche  riflessione,  non  hitera- 
mente  sfornita  di  peso,  per  poter  partire  da  un  principio 
affatto  contrario.  Per  me  il  produttore  di  una  qualunque 
ricchezza  inìmateriale ,  altro  diritto  non  ha  che  quello  di 
possedere  e  trasmettere  il  corpo  in  cui  l'abbia  fissata;  e 
tosto  cedutala,  colui  che  la  compri,  ne  acquista  un  diritto 
di  proprietà  cosi  pieno  com'era  quello  del  produttore  me- 
desimo; quindi  può  giovarsene,  disfarla,  conservarla,  goderla, 
e  fra  le  tante  sue  facoltà  ha  anche  quella  di  riprodurla. 

•  Egli  è  partendo  da  principi!  cosi  diversi,  che  noi  arri- 
viamo in  pratica  a  due  conseguenze  opposte  non  solo,  ma 
che  a  prima  giunta  parrebbero  inconciliabili  co'nostri  rispet- 
tivi sistemi. 

»  Dunoyer,  cosi  partigiano  della  proprietà  letteraria,  con 
sana  logica  ha  detto  che,  se  si  esclude  la  perpetuità  dal  «di- 
ritto  di  proprietà  letteraria,  egli  troverebbe  più  giusto  abo- 
lirla del  tutto,  non  ammetterla  né  anco  per  un  momento. 
«  Se  il  godimento  delle  edizioni  vendute  potesse  conferire 
al  pubblico  alcun  diritto  sulle  edizioni  future,  ed  investirlo 
del  diritto  di  far  nuove  edizioni,  questo  diritto  non  dovrebbe 
già  cominciare  50,  SO,  20,  40  anni  dopo  la  morte  dell'au- 
tore, né  cominciare  alla  sua  morte,  né  tanti  anni  prima  che 
muoia;  ma  al  momento  della   pubblicazione  medesima.  Ma 
se  il  pubblico  non  acquista  il  diritto  di  fare  imprimere  un 
libro  alla  prima  pubblicazione  che  gli  dà  diritto  a  goderne, 
perchè    mai  si  dirà  che   l'acquisti   alla   seconda  o  terza  o 
qtiorta  edizione?    Se  il  godimento   delle  edizioni  già  pub- 
blicate noi  costituisce  proprietario  d'un  libro  durante  la  vita 
dell'autore,    perchè    mai  ne  diverrà    proprietario  alla  sua 
morte,  o  dieci,  o  veni' anni,  o  cinquanta   dopo  la  morte? 
Non  avvi  in  realtà  un  momento  in  cui  la  facoltà  di  godere 
le  edizioni  vendutesi  al  pubblico  faccia  cadere  sotto  il  suo 
dominio  la  proprietà  medesima  dell' epera,  e  gli  dia  il  di- 
riuo  di  farne  nuove  edizioni.  A  dir  vero,  questa  proprietà 
dciropera,  questo  diritto  di  pubblicarne  nuove  copie,  finché 


I5B 

r  autore  non  i*abbia  alienato ,  gli  rimane  cosi  intiero  dopo 
la  centesima  ediiione  com'era  dopo  la  prima,  nel  giorno 
della  sua  morte  come  nel  giorno  in  cui  il  libro  fu  per  la 
prima  volta  pubbneato;  e  non  v'è  maggiore  diflScoltà  nel- 
l' attribuirlo  a*  suoi  eredi ,  di  i|ttanta  ve  ne  può  easere  per 
tutti  gli  altri  beni  cb'ei  lasci  >• 

>  Ma  io,  air  ineootro,  che  non  ho  la  menoma  fede  ad  un 
tal  diriuo,  e  eredo  che  non  eskta  giammai,  sarei  di  parere 
che  l'ultima  eonseguensa  pratica  del  mio  sistema  non  po- 
trebb' easere  cosi  rigorosa  come  sarebbe  Tannullamento  as- 
soluto d' ogni  soccorso  della  legge  in  favore  dell'autore.  Uoa 
proprietà,  egli  Tha  certamente:  la  cosa  che  ha  prodotta  è 
sua,  la  statua,  il  quadro,  le  copie  d' un  libro,  appartengono 
a  lui.  La  società  in  molli  casi  s'incarica  di  custodire  a'pri- 
vaii  ciò  che  loro  appartiene,  e  direndere  le  loro  proprietà 
dalle  usurpazioni  cui  possano  andar  soggette.  Non  come  ri- 
goroso principio  di  giustizia,  ma  come  misura  amministra- 
tiva, io  non  troverei  gran  fatto  riprovevole  che,  per  taluni 
prodotti  immateriali,  per  esempio  i  libri,  il  diritto  di  ripro- 
duzione possa  esser  sospeso  nel  pubblico   per  quel  tempo 
discreto  che  sia  necessario  onde  porre  il  produttore  in  grado 
di  vendere  la  totalità  del  suo  prodotto.  In  ciò  una  ragione 
di  pubblico  interesse  si  potrebbe  anche  scorgere.  Se  l'au- 
tore dovesse  trovarsi  esposto  a  vedere  ripubblicato  il  suo 
libro  appena   lo  ponga  in  vendita,  la  pubblicazione  delie 
opere  di  qualche  importanza  sarebbe  cosi  economicamente 
rischiosa,  da  divenire  impossibile.  Io  dunque  non  troverei 
eoa!  illogico  che,  mentre  si  rigetii.  il  principio  d' una  prò 
prietà  rigorosa  e  perpetua,  si  accordi  un  limitatissimo  ter- 
mine, di  6  0  10  anni  per  esempio,  durante  il  quale  la  ri- 
stampa fosse  ad  altri  vietata.  Ma  la  riflessione  medesima  che 
a  ciò  m'induce,  mi  costringerebbe  a  volere  che,  se  avanti 
di  spirare  quel  termine  la  prima  edizione  sia  già  esaurita, 
se  l'autore  abbia  già  ricevuto  il  prezzo  intero  del  suo  pro- 
dotto, se  si  accinge  a  rinnovarlo,  il  diritto  di  riproduzione 


J59 

aoa  pia  appartenga  a  lui  soia,  ma  in  eoaeorrenza  eoo  lui 
a  dmnqnc  altro  amasse  di  esereitarlo.  ^ 

»  DuDoyer  non  dimostra  qual  sia  ii  fondamento  della  pro- 
prietà letteraria,  e  eie  nonostanie  la  vuole  o  perpetua  o 
nella  ;  io  sostengo  ehe  la  proprietà  letteraria  non  ha  alcun 
fondamento ,  e  ciò  nonostante  accorderei  agli  autori  quel 
tanto  di  privilegio  che  basti  per  difenderli  da  quelle  offese 
che,  esercitandosi  il  diritto  di  ripi'odutione,  attaccherebbero 
troppo  direttamente  la  proprietà  della  cosa  prodotta. 

»  Dei  rimanente ,  se  io  mi  son  dilungalo,  più  di  quanto 
forse  occorreva,  su  questo  argomento ,  egli  è  perchè  con  esso 
finiscono  lotti  i  punti  intorno  ai  quali  le  dottrine  di  Du- 
Doyer  mi  parrebbero  potersi  modificare.  Dopo  di  essi,  non 
viene  che  una  larga,  ferma  e  sapiente  maniera  di  applicace 
al  regime  economico  il  gran  principio  della  libertà.  Qui 
sta  il  merito  o,  direi  meglio^  la  gloria  di  Dunoyer.  Certa- 
mente, non  dirò  che  egli  sia  solo  a  rappresentare  la  scuola^ 
che  da  tanti  anni  lavora,  non  sempre  indarno,  ad  emanci- 
pare i  popoli  dalla  soffocante  azione  de' loro  governi;  ma 
noi  vedremo,  nella  seconda  parte  di  questo  lavoro,  quanto 
la  scienza  deve  al  Nestore  delia  scuola  francese,  per  V  in- 
gegnosa e  dotta  maniera  in  cui  ha  saputo  collegare,  ordi- 
nare, e  consolidare  sotto  pochi  e  eostanti  principii,  le  teorie 
nelle  quali,  slegate  com'erano,  il  principio  della  libertà 
correva  soventi  il  pericolo  di  smarrirsi.  > 

Torino  31  maggio  J859. 

AllNOTAZIORB. 

Le  conclusioni  della  dotta  Memoria  del  professore  Fer- 
rara sulla  negazione  della  proprietà  del  pensiero  attenuano 
in  parte  la  rigida  crudezza  delle  dottrine.  Vi  ha  qualche 
cosa  di  intuitivo  che  dice  alla  eoscienza  umana  che  il  pen- 
siero é  la  proprietà  per  eccellenza,  e  diremo  è  la  proprietà 


160 

primigenia.   Noi   non  possiamo   neppure   imaginarci  che  il 
pensiero  sia  an  dono  gratuito  del  cielo,  e  mollo  meno  che 
sia  un  fatto  non  nostro.  A  quesUi  miscredenza  alla  proprietà 
pensante  ripugna  quasi  l'istinto  umano.  La  negazione  della 
proprietà   del   pensiero   è   una   dottrina   stata    accolta   uo 
tempo  dai  Gesuiti.  Noi  ci   ricordiamo  di   aver    letto   nelle 
opere  del  padre  gesuita  Daniele  Bartoli,  che    quando  era 
novizio  nell'Ordine  ebbe  un'acre  riprensione  dal  suo  Supe- 
riore per  aver  scritto  in  una  lettera  alla  propria  famiglia  che 
attendeva  con  qualche  amore  ai  propri  $tudj.  Gli  studj  noa 
sono  cosa   vostra,  gli  rispose  il  Superiore,  gli  studj  sono 
un'emanazione   dell* Ordine  a  cui  appartenete;  è   l'Ordine 
che  studia  e  che  pensa  per  voi  e  con  voi,  non  è  il  novi- 
zio che  pensi  e  che  studj.  In  questa  dottrina  gesuitica  però 
si  riconosceva  ancora  in  qualche  modo  la  proprietà  del  pen- 
siero che  passava   dall'individuo  a  tutto  il  corpo   morale; 
ma  nella  dottrina  del  professore  Ferrara  il  pensiero  nou  è 
neppure  una  proprietà  sociale,   égli  è  un  nonnulla.  Sotto 
questo  rapporto  noi  non   possiamo   ammettere  la  sua  tesi; 
giacché  non  possiamo   acconsentire  che  il  pensiero ,  che  è 
forse  Tunica  cosa  nostra,  cessi  di  essere  tale  quando  sia  pro- 
pagato col  mezzo  esteriore  della  parola,  o  con  qualsiasi  altro 
mezzo  che  sia  d'indole  evidente  e  permanente.  Se  il  pen- 
siero é  alto  nostro,  é  cosa  nostra,  non  può  trarsi  l'illazione 
che  la  manifestazione  del  pensiero  stesso  con  mezzi  perma- 
nenti abbia  a  far  cessare  lo  stato  irrevocabile*  di  diritto  che 
dapprima  esisteva,  e  che  col  fatto  stesso  della  manifestazio- 
ne  riceve  per  cosi  dire  un'impronta  indelebile.  Non  possia- 
mo poi  ammettere  i  prinoipj  manifestati  dal  professor  Fer- 
rara sul  nessun  valore  che  ha  V  umano   pensiero,  quasiché 
esso  viva  della  dottrina  tradizionale  e  scritta  trasfusaci  dal- 
Tintìera  umanità.  Non  possiamo  dire  che  la  sapienza  sia  un 
dono  gratuito.  Lo  stesso  professor  Ferrara   che  é  uno  dei 
più  illustri  pensatori  che  vanti  l'Italia  non  può  negare  a  sé 
stesso  che  gli  studj  da  lui  professati ,   siangli    venuti  come 


HI 
im  palrifflonio  gratuito,  me  sono  il  fruito  di  veglie  e  di  in- 
faticabili stenti.  La  stessa  dottrina  che  egli  manifesta   sulla 
non  esistenza  giuridica  della  proprietà  del  pensiero,  è  un 
fauo  tutto  suQ,  è  una  ereazione  tutta  sua;  e  gli  argomenti 
da  Ini  traseelti  per  dimostrarla  sono  divinazioni  ìntime  del 
suo  beli'  ingegno,  né  possono  dirsi  doni  gratuiti  da  lui  ac- 
canati altrove,  a  meno  che  non  siangli   stati   inspirati  dal 
cielo.  Del  resto  ci  piace  di  vedere   che  lo  stesso   Ferrara 
in  parte  riconosca  l'esistenza  della  proprietà  del  pensiero, 
se  non  come  un  diritto^  almeno  come  un  fatto  sociale  che 
meriti   tutte  le  civili   guarentigie.   Egli   intanto  non  vuole 
l'annullamento  assoluto  d'ogni  soccorso  della  legge  in  fa- 
vore degli    autori.   Egli  confessa  che  una   proprietà   esiste 
cerumente;  e  jche  il  libro,  il  quadro,  la  statua  ai  rispettivi 
amori  appartengano.   Ciò  premesso  egli  trovai  che  per  una 
ragione  di  pubblico   interesse   deve  in  qualche  modo  assi- 
corarsi  a  chi  produce  pensieri  permanenti  una  certa  inco- 
lumità, od  almanco  un'assicurazione  temporanea  dell'eserci- 
xio  del  proprio  diritto.  Questo  ci  basta,  se  non  Bai  lato  giu- 
ridico, per  Io  meno  dal  lato  economico.  E  difatti  se  fosse 
ad  un  trailo  annullata  la  proprietà  letteraria  ed  artistica,  la 
società  ritornerebbe  ad  un  vero  stato  di  selvatichezza  e  di 
barbarie.  Se  l'ingegno  che  crea  la  civiltà,  se  l'artista  che 
ìngeptilisce    la  società,   non  trovassero  chi  dia   valore  alle 
loro  creazioni,  non  avrebbero  più  alcun  incentivo  per  istu- 
diare  e  per  produrre.  Nessun  editore  e  nessun  venditore  si 
presterebbe  a  pubblicare  od  a  vendere   i  prodotti  dell'  in- 
gegno,   perchè   troverebbe   nessuno  disposto  a  sagrificare 
la  vita   gratuitamente  per  isludiare,   e   nella    concorrenza 
disastrosa   degli  altri  editori  che  attingerebbero  alla  prima 
edizione    come  ad   un  pubblico   patrimonio,   troverebbero 
una  morte  immediata  le  loro  temerarie  speculazioni. 

Noi  pure   non   ammettiamo  un  tale   stato  di  perpetuità 
nella  proprietà  letteraria  ed  artistica  da  dare  ai  discendenti 


i 


<68 

del  leiteralo  e  dell*  artista  una  esuberanza  incompetenle  di 
diritto,  ma  non  ammettiamo  1*  assoluta  negazione  di  questo 
diritto.  Uno  protezione  temperata  può  essere  la  via  più  si- 
cura per  guarentire  i  diritii  degli  autori  e  non  pregiudieare 
la  civiltà  che  non  può  vivere  col  monopolio  della  sapien- 
za, ma  solo  coi  beneficj  della  libertà.  Sotto  questo  rapporto 
noi  crediamo  di  far  cosa  grata  ai  nostri  lettori  nel  far  suc- 
cedere alla  Memoria  del  professor  Ferrara,  quella  che  una 
Commissione  dell*  Istituto  di  scienze  ed  arti  di  Lombardia, 
faceva  testé  compilare  dall'  egregio  sig.  Restelli ,  su  questo 

interessantissimo  argomento. . 

G.  Sqcchi. 


Mnd||  snlle  proprietà  letterari»  ed  artlstles* 


A. 


Ila  Memoria  del  prof.  Ferrara  sulla  importante  questione 
giuridica  se,  esiste  o  meno  il  cosi  detto  diritto  della  pro- 
prietà letteraria  ed  artistica  facciamo  ora  succedere  uno 
studio  tutto  pratico  sul  medesimo  argomento,  ed  è  il  Rap- 
porto che  stendeva  una  Commissione  del  Reale  Istituto 
delle  scienze  lettere  ed  arti  di  Lombardia  allorché  nello 
scorso  anno  tenevasi  a  Brusselles  il  Congresso  internazionale 
per  introdurre  in  tutti  gli  Stali  d'Europa  una  legislazione 
uniforme  sulla  proprietà  del  pensiero.  Il  Rapporto  venne 
compilato  dal  membro  dell'  Istituto  Francesco  Restelli  il  cui 
nome  suona  caro  nell'Italia  per  la  sua  classica  opera  sulle 
associazioni  (4). 

L 

La  prima  questione  da  trattarsi  é  quella  di  decidere  se 


(i)  La  CoaunissiODe  era  composta  dei  signori  F.  Restdli  rela- 
tore, F.  Rossi,  B.  Bioodelli  e  Pesare  Gantù. 


168 

debba  trovar  posto  nella  legìslasione  di  toni  i  popoli  Inci- 
viliii  il  rìconoscirnenco  internazionale  della  proprietà  delle 
opere  di  letteratara  e. d'arte  e  se  qaeato  prineipio  deve  es- 
tere ammesso  da  paese  a  paese,  anche  indipendentemente 
dalia  reciprocità. 

Come  questione  di  massima,  è  questa  la  pia  importan- 
te :  e  la  vostra  Commissione  non  esita  a  proporne  lo  scio«- 
glimento  nel  senso  il  più  largo  e  liberale. 

Avvertiamo  una  volu  per  tutte  ^  che  quando  diciamo 
opere  di  leiieraiura  comprendiamo  sempre  anche  le  scien- 
tifiche. 

Il  programma  del  Congresso  non  ha  nemmeno  messo 
in  discussione  se  vi  abbia  e  deva  riconoscersi  una  proprie- 
tà delle  opere  di  letteratura  e  d' arte.  Il  programma  la  pre- 
suppone e  ben  a  ragione.  Oramai  il  principio  è  accettato  ;  è 
resa  (ino  ad  un  certo  punto  di  mera  curiosità  accademica 
la  lesi,  se  questo  diritto  abbia  i  caratteri  legali  del  comune 
diritto  di  proprietà,  quando  si  ammetta  il  principio,  oramai 
antversalroente  riconosciuto,  che  vi  ha.  un  sacro  diritto  na- 
turale e  civile  nell'autore  di  fare  esso  solo  conoscere  al 
pubblico  i  prodotti  del  proprio  ingegno,  e  di  trarre  egli 
solo  profitto  da' suoi  lavorié 

Il  programma  dimanda  soltanto,  se  deva  prender  posto 
nella  legislazione  di  tutti  i  popoli  inciviliti  il  principio  del 
rieonoscimento  iniemaziofuUe  della  proprietà  delle  opere 
di  letteratura  e  d'  arte.  Or  questa  tesi  si  presenta  sotto  du- 
plice aspetto  :  se  colla  condizione  della  reciprocità  —  o  se, 
anche  indipendentemente  da  essa,  deva  ogni  Stato  ri- 
conoscere e  proteggere  il  diritto  lincile  degli  autori  stra- 
nieri. 

Qual  motivo  potrebbe  avere  uno  Stato  per  rifiutarsi  al 
riconoscimento  internazionale  della  proprietà  letteraria  ed 
artistica  sotto  la  condizione  della  reciprocità  del  trattamento? 
Noi  non  potremmo  immaginare  ahro  caso  fuor  di  quello , 
in  cui  uno  Stato  non  avendo  a  temere  la  rappresaglia  de- 


464 

gli  altri  Statif  attesa  la  povertà  di  opere  nasionali  di  lette* 
raiura  o  d'arte,  credesse  promuoverle  ed  incoraggiarle  col 
lasciare  che,  a  mezso  della  contraffazione,  si  vendano  a  buon 
mercato,  e  quindi  colla  diSusione  massima  per  isiruire  i 
nazionali  delle  opere  straniere.  Ma  quando  pure  non  viot 
lasse  la  giustizia,  sarebbe  egli  cotesto  un  provvedimento  atto 
a  promuovere  in  quello  St&to  le  scienze,  le  lettere  e  le 
arti?  No  certamente. 

È  legge  provvidenziale  dell' umanità  che  uno  scopo  vera- 
mente utile  e  duraturo  non  possa  raggiungersi  violando  la 
giustizia.  Ora  appunto  la  violerebbe  quello  Stato  che,  non 
rispettando  il  diritto  di  proprietà  degli  autori  stranieri  sulle 
loro  opere,  autorizzasse  a  violarla  colla  contraffazione.  Il 
provvedimento  sarebbe  simile  a  quello  di  uno  Stato  povero, 
che ,  per  arricchirne  gli  abitanti ,  autorizzasse  il  furto .  dei 
beni  appartenenti  a  cittadini  di  Stati  ricchi. 

E  qui  la  vostra  Giunta  considera  V  aspetto  del    quesito 
nel  senso  più  favorevole  allo  Stato  che  riButasse  TadozioDe 
del  principio  della  reciprocità  internazionale,  essendoché  si 
suppone  che  il  rifiuto  muova  daiP  intendimento  della  diffu- 
sione massima  fra  gli  indigeni  dell'  istruzione,  giovata  dalle 
opere  di  autori  stranieri.  Mancherebbe  troppo  evideniemente 
a  so  stesso  quello  Stalo  che,  solo  per  proteggere  un'indù* 
stria  parassita,  esercitata  da  editori  di  opere  estere,  avesse  a 
dare  lo  scandalo  di  non  riconoscere  il  principio  internazio- 
nale della  proprietà  letteraria.  Il  Belgio,  donde  ora  parte  la 
nobile  iniziativa  per  promuovere  l' adozione   di    un    unico 
codice  mondiale  sulla  proprietà  delle  opere  di  letteratura  e 
d' arte,  fondato  sopra  i  veri  principii  di  giustizia,  non  esitò 
a  stipulure  colla  Francia  il  trattato  del  22  agostp  4852  coq 
cui  fu  posto  termine  allo  scandalo  delle  contraffazioni  che 

• 

impunemente  vi  fii  facevano,  e  che,  eserciate  su  ampia 
scala  industriale,  inondavano  il  mercato  europeo.  Se  v'  ern 
caso  in  cui  le  vaste  proporzioni  prese  dall'  industria  editrice 
e  libraria  ponessero  far  esitare  un  legislatore    nell' adottare 


,  165 

il  principio  internailonale  della  proprietà  letteraria  era  ^uel^ 
lo  certamente  del  Belgio  ;  e  il  Belgio  ha  saputo  respingere  i 
reclami  di  quell'industria  parassita,  e  non  solo  ha  stipulato 
plaudente  tutta  Europa  «  quel  trattato  di  reciprocità  colla 
Francia,  le  cui  opere  di  letteratura  venivano  nel  Belgio 
principalmente  usufruita  te  a  danno  dei  loro  autori ,  ma  « 
quasi  ad  onorevole  ammenda  di  un  periodo  lamentato  di 
pirateria  libraria,  ora  con  generoso  intendimento  si  fa  ini-* 
liatore  di  un'  èra  novella  di  legislazione  universale  su  que^ 
sto  prineipalissimo  ramo  dell'  umana  industriSé 

Se  non  che  abbiamo  detto  che  anche  indipendentemente 
dalla  violazione  del  principio  di  giustizia ,  a  nessuno  Stato 
tornerebbe  conto  di  non  riconoscere  il  diritto  internazio^ 
naie  della  proprietà  letteraria*  È  un  errore  che  il  buon 
mercato  dei  libri  sia  principale  fomento  alla  diflfusione  delle 
C(^izioni  veramente  utili.  In  tutta  Italia  si  verifica,  ed  a 
noi  pure  sta  sott' occhio  il  fatto,  che  le  opere  straniere,  spe*» 
cialmente  francesi,  che  vengono  riprodotte  con  traduzioni 
bene  spesso  infelici  da  editori  che  si  valgono  della  libertà 
di  pubblicarle  senza  dipendere  dagli  autori  delle  op«re  ori- 
ginali sono  per  la  massima  parte  cattivi  romanzi ,  che ,  in 
luogo  di  moralizzare,  fuorviano  e  corrompono  i  sentimenti* 
del  popolo  ed  il  cui  buon  mercato,  anziché  giovare^  non  fa 
che  danno  alla  morale,  moltiplicando  il  numero  dei  lettori, 
mentre  poi  nessuno  o  ben  pochi  pensano  a  riprodurre  od 
a  tradurre  le  opere  scientifiche  e  letterarie  straniere  di  ve-' 
ro  merito  distinto,  perocché  pochi  essendone  i  lettori  non 
è  speculazione  il  contraffarle  o  tradurle^ 

Si  adotti  il  riconoscimento  internazionale  della  proprietà 
letteraria^  e  mentre  gli  autori,  trovandosi  assicurali  conlini 
più  estesi  allo  spaccio  delle  loro  opere  ^  potranno  offrirle 
in  vendita,  a  prezzi  relativamente  più  moderati^  nella  lin-^ 
gua  originale  o  tradotte,  li  eviterà  lo  scandalo  delPJnoppor* 
tona  diffusione  delle  cattive  traduzioni  di  cattivi  libri,  a  cui 
sarà  freno  per  avventura  lo  stesso  compenso   dovuto  agli 


466  ^ 

aatori  per  ouenere  il  permesso  di  riprodurle  o  tradurle. 
Che  se  pare  qaaloosli  avesse  a  vantaggiarne  quello  Stato 
che  non  garantisse  la  proprietà  delle  opere  degli  autori 
stranieri  dovrebbe  esso  attèndersi  alle  rappresaglie,  alPiso- 
laonenio  e  a  tutte  le  conscguense  che  da  queste  condizioni 
necessariamente  ferivano;  conscguense  che,  se  sono  danno- 
sissime pur  considerando  il  commercio  librario  soltanto  nel 
r ordine  economico,  lo  sarebbero  ancor  più  nell'ordine  mo- 
rale ed  intellettuale. 

Sotto  quest'  ultimo  aspetto  T  isolamento  opererebbe  a 
controsenso  ed  a  ritroso  nella  via  del  progresso  delle  scienze, 
lettere  ed  arti,  ad  esempio  dell' oramai  universalmente  ri- 
provato sistema  della  censura  preventiva  ;  perocché  solo 
collo  svolgimento  più  libero  delle  idee  è  ottenibile  il  pro- 
gresso massimo  nello  scibile  umano:  e  sotto  l'aspeuo  mo- 
rale darebbe  miserando  spellacelo  quello  Stato,  che  mentre 
nell'interesse  della  legge  propria  e  degli  autori  indigeni  do- 
vrebbe circondare  di  veneruzione  è  di  rispetto  la  proprieià 
delle  produzioni  dell'ingegno,  avesse  poi  a  scalzarne  il  prin- 
cipio coir  autorizzarne  la  violazione  riguardo  agli  autori  sira* 
aieri  ;  contraddizione  tanto  meno  giustiGcabile,  in  quanto  si 
autorizzerebbe  la  violazione  del  diritto  di  proprietà  degli 
autori  stranieri  coli'  intendimento  di  far  meglio  progredire 
in  paese,  insieme  colle  lettere  e  colle  arti,  anche  le  scienze 
morali  e  giuridiche,  che  altamente  protestano  contro  la  vio* 
lazione  della  proprietà  del  pensiero. 

I  molli  trattati  che  i  varj  Stati  d'Europa  hanno  in  que- 
sti ultimi  anni  stipulato  per  garantire  agli  autori  dei  rispet- 
tivi paesi  la  proprieià  delle  produzioni  dell'  ingegno^  dimo- 
strano la  tendenza  generale  dell'opinion  pubblica  illuminata 
di  tutta  Europa  su  questo  importante  argomento. 

li  Parlamento  inglese  con  legge  del  <0  maggio  1844, 
ha  in  massima  autorizzato  il  re,  per  mero  ordine  del  Con- 
siglio, a  pariGcare  gh  stranieri  ai  nazionali  quanto  alla  pro- 
prietà delle  loro  opere  di  letteratura  e  d' arte,  a  condizione 


167 

che  Qoa  corrispondente  e  conveniente  protezione  m  ac^ 
cordata  nel  paese  straniero  alla  proprietà  delle  opere  pub- 
blicate per  la  primo  volta  in  Ingliiherra  :  e  con  legge  del 
SS  maggio  4863  il  Parlamento  accordò  gii  stessi  poteri  a 
Sua  Maestk  di  decretare  per  ordine  del  Consiglio ,  sotto  il 
vigore  delle  medesime  condisioni^  la  garanzia  del  diritto  di 
proprietà  sulle  traduzioni  delle  opere  originali  pubblicate 
in  paese  estero. 

Pio  qui  abbiamo  considerato  il  riconoscimento  interna* 
zìonale  della  proprietà  letteraria  soltanto  colla  condizione 
della  reciprocità  ossia  della  parità  del  trattamento.  La  Fran- 
cia è  andata  più  oltre,  e  senza  riguardo  se  gli  Stati  esteri 
tecordino  un'  egual  protezione  agli  autori  francesi,  ha  pro- 
damato,  eoi  decreto  del  SS  marzo  1852,  esser  delitto  la 
contraffazione  sul  territoro  francese  di  opere  pubblicate  aU 
r  estero,  contemplate  dall*  articolo  4S5  del  codice  penale,  e 
pel  pari  delitto  lo  spaccio,  l'asportazione  e  spedizione  di 
tali  opere  contraffatte;  come  pure  l'introdurre  stil  territo- 
rio francese  opere  pubblicate  in  Francia  e  contraffatte  al- 
r  estero. 

Cosi  la  Francia  ha  già  legislativamente  risposto  al  que^ 
sito  proposto  dal  Congresso  di  Bruxelles  sul  punto,  se  abbia 
ad  essere  riconosciuto  il  diritto  internazionale  della  proprie^ 
tà  delle  opere  di  letteratura  e  d'arte  anche  indipendente- 
mente dalla  reciprocità.  La  vostra  Giunta  fa  voti  che  lo 
stesso  principio  sia  adottato  anche  dagli  altri  Stati. 

Quando  Y  Inghilterra  ricchissima  di  prodotti  manìfaiti , 
sancì  il  libero  cambio  delle  merci  anche  cogli  Stati  che 
non  provvidero  lo  slesso  per  le  merci  provenienti  da  essa 
si  disse  da  alcuni  pseudoeconomisti,  che  all'  Inghilterra  sol- 
tanto giovava  quell'illimitato  libero  cambio,  perchè  produt^ 
trice  di  maoifalture  più  perfette  e  più  copiose  di  qualun- 
que altro  Stato.  I  principj  più  sani  della  scienza  economica 
e  l' esperienza  hanno  dimostrato  invece,  che  non  sa  ricono- 
scere che  imperfettamente  i  benefizj  della  libertà  comnier- 


168 

ciale  quel  qualunque  Stato  chi:  permette  o  soltanto  la  libera 
asportazione  dei  prodotti  nalionali  o  soltanto  la  libera  impor* 
tazione  dei  prodotti  stranieri.  Pure  un'  apparenza  almeno  di 
ragioni  poteva  far  ritenere  meramente  egoistico,  e  non  ab- 
bastanza vero  il  principio  illimitato  del  libero  scambio  prò* 
clamato  dall*  Inghilterra.  Ma  non  egualmente  sospètta  ci  può 
essere  la  Francia  nel  proclamare  il  rispetto  alla  proprietà 
delle  opere  d' autori  stranieri,  s^nza  che  il  diritto  degli  au- 
tori francesi  sia  egualmente  rispettato  nei  paesi  esteri.  La 
Franciaf  che  ha  pur  sempre  si  gran  parte  nel  movimento 
intellettuale  d' Europa,  avrebbe  ben  più  a  sperare  dallo  spac- 
ciò delle  proprie  opere  letterarie  e  scientifiche  nei  paesi 
esteri,  che  non  dall*  introduzione  in  Francia  di  quelle  d'au- 
tori stranieri,  cosi  che  sarebbe  la  più  interessala  a  metter 
al  riconoscimento  internazionale  della  proprietk  letteraria  la 
condizione  della  parità  di  trattamento  da  Stato  a  Stato  :  ep- 
pure, qual  tributo  al  sacro  principio  della  proprietà  lette- 
raria vuol  rispettato  in  paese  il  diritto  degli  autori  stranieri 
tuttoché  appartenenti  a  Stati  che  non  rispettino  il  diritto 
degli  autori  francesi. 

Gli  altri  Stati  devono  seguire  il  generoso  esempio  della 
Francia.  Allora  soltanto  si  eleverà  come  conviensi  nelP  esti- 
mazione universale  il  concetto  giuridico  della  proprietà  delle 
opere  dell'ingegno,  e  verrà  acquistando  autorità  e  forza 
morale  la  legge,  che  in  ciascuno  Slato  protegge  la  proprietà 
del  pensiero.  Quando  è  portata  offesa  alla  proprietà  comune 
ogni  Stato  crederebbe  mancare  ad  un  dovere  sacro  se  non 
la  reprimesse,  senza  pur  indagare  se  l'oggetto  sul  quale  è 
caduta  1'  offesa  sia  proprietà  di  cittadino  o  di  straniero.  Per- 
chè mai  non  varrà  io  slesso  principio  quando  1'  offesa  sia 
libretta  al'a  proprietà  di  un'opera  di  letteratura  o  d'arte? 
Se  è  vero  che  le  opere  dell'  intelletto  sono  lavoro  ;  se  é 
vero  che  sono  lavoro  utile,  avente  diritto  a  congrua  rimu- 
nerazione^ tanto  più  legittimamente  e  degnamente  dovuta  in 
«quanto  che  trattasi  del  frutto  bene  spesso  di  lunghi  studj  e 


l 


159 

delle  jiuiludini  più  nobili  che  onorioo  la  natura  umana  ;  se 
è  vero  quindi  che  il  diritto  di  proprietà  delle  opere  d'in* 
gegoo  è  per  lo  meno  altrettanto  sacro  quanto  quello  della 
proprieii  comune,  si  dimanda  come  possa  senza  ingiustizia 
rifiutarsi  a  tale  diritto  il  carattere  dell' universalità,  la  pre- 
rogativa cioè  della  sua  escrcibilità  in  qualunque  Stato,  senza 
riguardo  alla  nazionalità  dell'  autore  ? 

Come  indeterminato  è  il  campo  del  pensiero,  cosi  inde* 
terminato  dev'  essere  lo  spazio  in  cui  l'autore  che  gli  diede 
forma  in  un'opera  di  letteratura  o  d'arte,  possa  farlo  co* 
noscere  all'  universa  società,  e  trarre  vantaggio  dal  suo  la- 
voro nel  portarlo  a  cognizione  degli  altri  uomini.  La  scien- 
za e  1'  arte  non  riconoscono  conOni  né  politici  né  geogra* 
fici  ;  lor  («tria  è  V  universo.  E  quanto  più  le  distanze  scom- 
paiono mediante  1'  azione  stupenda  delle  strade  ferrate  e 
dei  telegrafo,  tanto  più  sì  fa  legittima  l'aspettativa,  che  alle 
opere  dell'  ingegno  si  accorda  la  cittadinanza  universale! 

Nessuna  nazione,  del  resto,  può  credersi  elevata  all'at- 
tuale incivilimento  senza  il  concorso  delle  forze  intellettuali 
delle  altre  nazioni;  auindi,  anche  sotto  questo  aspetto,  è 
debito  di  giustizia  di  garantire  agli  autori  stranieri  la  pro- 
prietà delle  loro  opere,  perocché  .tutte  le  nazioni  sono  fra 
loro  solidali  nella  carriera  dell'  incivilimento,  e  giova  pure 
a  sé  stessa  quella  nazione  che  protegge  la  proprietà  del 
pensiero  anche  negli  autori  degli  altri  paesi.  Né  l' ingiusti- 
zia e  la  sconvenienza  che  usasse  uno  Stato  di  non  riconoscere 
questo  principio,  autorizzerebbero  gli  altri  Stati  a  commet- 
tere la  stessa  ingiustizia  e  sconvenienza.  Quando  la  maggior 
parte  dei  paesi  inciviliti  avranno  proclamato  una  tale  ve- 
rità, quelli  che  volessero  tenersi  nel  loro  isolamento,  sareb- 
bero posti  al  bando  delle  nazioni  incivilite ,  e  1'  opinione 
pubblica,  che  ha  pur  tanto  dominio  negli  avvenimenti  umani, 
finirebbe  a  trionfare  per  pressione  interna  ed  esterna  su 
quegli  Stati. 

Ma  dovrà  essere,  dimanda  il  programma  di   Bruxelles, 


ITO 

assolala  e  eompleia  V  assimilasione  degli  amori  stranieri  ai 
nazionali  ? 

Il  principio  del  riconoseimenio  internazionale  della  pro- 
prietà delle  opera  di  letteratura  e  d*  arte  porta  necessaria- 
mente a  questa  oonseguenia. 

Notiamo  per  altro  di  passaggio,  che  questo  pareggiamento 
non  sarebbe  violato  ove  si  facesse  diflferenca  fra  la  durata 
del  diritto  di  proprietà  dell'opera  originale  ed  il  diritto  di 
traduzione  negli  Stati  esteri.  Adottala  la  stessa  durata  per 
ciascuno  di  questi  due  diritti  in  tutti  gli  Stati,  sempre  sus- 
sisterebbe la  parità  assoluta  del  trattamento. 

È  del  pari  conseguenza  legittima  delle  premesse,  che  non 
devansi  assoggettare  gli  autori  stranieri  a  formalità  speciali 
per  essere  ammessi  ad  esercitare  il  loro  diritto  di  proprietà 
bastando  all'  uopo  che  abbiano  adempiuto  a  quelle  prescriue 
dallo  Stato  a  cui  appartengono,  il  che  per  altro,  come  è 
evtdente,  presuppone  che  in  ciascuno  Stato  sia  attuato  lo 
atesso  genere  di  formalità  per  far  constare  in  modo  facile 
del  diritto  di  proprietà  delle  opere  d' ingegno  :  e  che  la 
prova  di  avere  adempiuto  a  tali  formalità  possa  farsi  valere 
in  qualunque  Stato,  per  1'  effetto  dell'esercizio  del  diritto 
di  proprietà  contro  i  eontraflfattori.  Della  natura  di  tali  for- 
malità tratteremo  quando  ci  chiamerà  l'ordine  del  pro- 
gramma. 

Del  resto,  stabilito  il  pareggiamento  degli  autori  nazio- 
nali agii  strnnieri,  ne  sorge  tanto  più  spontaneo  e  logico  il 
desiderio,  di  cui  è  cenno  neir.ultima  parte  del  primo  que- 
sito del  programma,  che,  cioè,  tutti  i  paesi  abbiano  ad  adot- 
tare, intorno  alla  proprietà  delle  opere  di  letteratura  e 
d'arte,  una  legislazione  fondata  sopra  basi  uniformi  :  che 
anzi  il  desiderio  della  vostra  Giunta  sarebbe,  che  non  solo 
le  basi  della  legislazione,  ma  le  positive  disposizioni  della 
legge  fossero  uniformi  in  tutti  i  paesi.  Questa  uniformità  di 
disposizioni  legislative  recherebbe  maggior  forza  morale  al 
diritto  di  proprietà  che  si  tratta  di  tutelare;  e  d' altro Uto 


171 

te  si  tuole  elle  questo  dirUto  sia  una  realti,  è  duopo  ren- 
deroe  facile  reserciiio  in  qualunque  Slato:  né  questo  si 
ottiene  senta  una  legislatione  uniforme  in  tutti  gli  Siati. 
Quante  volte  un  autore  tralascia  di  rivendieare  la  proprietk 
conculcata  delle  sue  opere,  a  causa  delle  difficoltà  materiali 
che  incontra,  o  che  solo  prevede,  neir  eserciuire  il  suo  di- 
ritto! Siano  uniformi  e  semplici  in  tutti  gli  Stati  le  dispo- 
sizioni legislative,  tanto  di  massima  che  di  procedura,  per 
r  esercizio  del  diritto  di  proprietk  delle  opere  di  letteratura 
e  d' arte,  e  si  sarè  gii  reso  un  segnalfito  servigio  agli  autori. 

II. 

La  seconda  parte  dei  quesiti  proposti  dal  programma 
coneerue  fa  duraui  da  assegnarsi  alla  proprietà  delle  opere 
di  letteratura  e  d'arie. 

Carattere  del  diritto  comune  di  proprietà  è  la  perpetuità; 
ma  qui  versiaoso  in  un  diritto  di  proprietà  tut  generis ,  nel 
senso  che,  collo  spaccio  degli  esemplari  pubblicati  dell'opera, 
mentre  Fautore  va  ricevendo  il  giusto  compenso  del  suo 
lavoro,  le  idee  pitbblicate  si  propagano,  e  vanno  a  confon- 
dersi nel  patrimonio  intellettuale  dell*  umanità. 

La  legislazione  inglese  stabilisce  perpetuo  il  diritto  di 
proprietà  delle  opere  che  si  pubblicano  dalla  Corona  o 
dalle  Università.  Quantunque  questi  siano  corpi  morali ,  di 
loro  natura  perpetui,  come  lo  sarebbero  del  pari  i  Comuni , 
la  vostra  Giunta  non  trova  alcun  nesso  nò  logico  né  legale 
fra  la  perpetuità  della  persona  morale  dell*  autore  o  del- 
r  editore,  e  la  perpetuità  del  diritto  di  proprietà  sulle  opere 
pobbliioite.  Quali  pur  sieno  le  pubblicazioni  che  vengono 
fatte  da  simili  corpi  morali  dopo  un  mezzo  secolo,  per 
esempio,  qualunque  opera  o  raccolta  pubblicata  è  divenuta 
OD  documento  di  storia,  ed  è  entrata  nel  patrimonio  comune. 
Le  legislazioni  degli  altri  Stati,  o  non  hanno  contemplato 
il  caso,  0  hanno  attribuito  allo  Stato,  alle  Accademie,  alle 


/ 


i72 

Università  e  a(I  «^Iiri  corpi  morali  una  durata  del  diritto  di 
proprietà  sulle  loro  opere,  che  varia  dai  S5  ai  50  aoni, 
a  cominciare  dall'  epoca  della  loro  pubblicazione.  La  foslra 
Commissione  crederebbe  giusto  che  tutti  gli  Stati  adotta^ 
sero  i  50  anni* 

Maggior  discrepanza  troviamo  nelle  legislazioni  d*  Europa 
e  d*  America  quanto  alla  durata  del  diritto  di  proprietà  delie 
opere  di  letteratura  e  d*  arte  quando  il  loro  autore  sia  una 
persona  fisica. 

Le  legislazioni  più  avare  sono  quella  del  granducato  di 
Baden,  che  lo  limila  alla  vita  dell* autore;  del  Chili,  che  lo 
estende  a  soli  cinque;  del  Messico,  a  dieci  ;  dello  Stato  pon- 
tificio, a  dodici;  della  repubblica  di  Venezuela,  a  quattor- 
dici anni  dopo  la  morte  dell'  autore.  La  legislazione  più 
generosa  è  quella  di  Spagna,  che  lo  estende  a  cinquant'anni 
^dopo  la  morte  dell'autore,  e  a  venticinque  per  la  proprietà 
e  rappresentazione  delle  opere  drammatiche  e  musicali^ 

Di  mezzo  a  tali  estremi  collocansi  gii  altri  Stati  iocivi* 
<  liti  d' Europa  e  d' America,  e  la  pluralità  di  essi  (  Francia, 
Prussia,  Austria,  Confederazione  germanica,  Sassonia,  Wir^ 
temberg,  Annover,  Baviera,  Portogallo,  Due  Sicilie)  hanno 
adottato  i  trent'auni  dalla  morte  dell'autore  colla  sola  dif* 
ferenza  che  la  Francia  accorda  il  diritto  dì  proprietà  anche 
a  favore  della  vedova,  vita  durante,  se  questo  diritto  le  è 
attribuito  dai  patti  nuziali,  e  fa  decorrere  i  irent'  anni  dalla 
morie  o  dell*  autore  o  della  vedova  di  lui ,  ed  a  profitto 
soltanto  dei  figli  o  loro  cessionarj,  limitando  questo  periodo 
a  dieci  anni  per  gli  eredi  estranei  ;  mentre  le  legislazioni 
degli  altri  Stati  accordano  il  diritto  di  proprietà  indislinta- 
menie  a  liivore  degli  eredi,  quantunque  estranei,  per  tren- 
ta anni  a  datare  dalla  morte  dell'  autore. 

Quesia  seconda  disposizione  sembra  più  giusta  alla  so* 
atra  Commissione.  Non  c'è  ragione  sulGciente  per  limitare 
alla  vita  deli'auioro,  o  luti' al  più  alla  vita  della  moglie,  e 
a  dieci  anni  dòpo,  il  diritto  di  proprietà,  quando  esso  non 


47i 

ibbia  tigli.  Certo  elle  i  Ggli  hanno  un  diriuo  privilegiato 
sulle  proprietà  dei  genitori.  .*¥' ha  nei  tigli  una  quasi  eoni» 
proprietà  coi  genitori  anclie  durante  la  vita  di  questi,  giu- 
ria la  felice  espressione  tramandataci  dalla  sapienza  romana  ; 
ma  il  diritto  di  proprietà,  e  cosi  della  proprietà  letteraria 
ala  da  sé,  anche  indipendentemente  dalla  esistenza  dei  fi- 
gli ;  e  mentre  nel  caso  di  loro  mancanza,  ingiustamente  si 
limiterebbe  all'autore  il  diritto  di  usufruttare  vivendo,  a 
proprio  vantaggio  anche  il  periodo  posteriore  alla  sua  morte 
col  cedere  ad  altri  l'esercizio  del  diritto  di  proprietà  delle 
tue  opere  ;  si  limiterebbe  anco  troppo  all'autore  il  diritto 
di  beneficare  altre  persone  che  non  siano  i  figli,  e  verso  le 
quali  può  esso,  o  per  sangue  o  per  altre  ragioni,  avere  dei 
doveri  da  adempiere  morendo. 

Del  resto,  alla  vostra  Commissione  sembra  congruo  il 
periodo  dei  trent' anni  dalla  morte  dell'autore,  a  favore  dei 
suoi  eredi,  essendoché  tal  periodo,  unito  alla  durala  della 
vita  probabile  di  esso,  lascia  al  medesimo  ed  a'  suoi  eredi 
un  tempo  adatto  a  far  conoscere  al  pubblico  la  sua  opera, 
e  a  trarne  il  giusto  compenso. 

Se  non  che  esprimerà  di  nuovo  la  vostra  Giunta  il  de- 
siderio, recentemente  espresso  in  occasione  che  questo  corpo 
accademico  fu  chiamato  dal  ministero  dell'  Istruzione  puh* 
blica  a  proporre  le  modificazioni  che  fossero  stimate  oppor-» 
lune  alla  legge  <9  oUobre  i846  che  é  in  vigore  in  que- 
ste Provincie;  il  desiderio,  cioè,  che  sia  portato  a  40  anni 
il  periodo  pel  quale  sia  assicurata  agli  autori  e  loro  credi 
la  proprietà  delle  loro  opere,  in  questo  senso  che  ove,  dal- 
r  epoca  delia  pubblicazione  compiuta  di  un'  opera  alla  mone 
dell'autore  intercedano  meno  di  dieci  anni,  il  numero  dt^ 
gli  anni  mancanti  si  aggiunga  ai  trenta  riservati  agli  eredi. 
Questo  corpo  accademico  ha  già  fallo  eco  alia  considera- 
zione, che  sarebbe  ingiustizia  il  non  migliorare  la  condii 
zione  degli  eredi  di  quell'autore  il  quale  dopo  aver  logo- 
rata la  vita  con    lunghi   studj ,  giunto   appena   al    termine 


174 

delle  sue  fatiehe  e  pubblieaU  appena  la  sua  opera,  dovesse 
sooeombere.  A  lui  la  legge  deVe  laseìare  il  eonforto,  che, 
gè  non  gli  è  dato  di  godere  esso  stesso  il  fruito  delle  sue 
fatiche,  quesio  giusto  eompenso  è  riservato  al  suoi  figli, 
alla  sua  jfamiglia,  agii  eredi  in  aggiunta  al  periodo  normale, 
pel  quale  negli  eredi  è  rieooosciuto  il  diritto  di  proprietà 
delle  opere  dei  loro  datori. 

A  conferma  e  controprova  dell' opinione  per  noi  qui 
espressa,  giovi  il  richiamare  V  autorità  della  legialaziooe  io* 
glese  e  degli  Stati  Uniti  d'America. 

La  prima,  che  pur  concede  agli  eredi  dell'  autore  sol* 
tanto  per  sette  anni  dopo  la  morte  tale  proprielk,  stabilisce 
per  altro  che  la  durata  di  esso  diritto  aia  non  minore  di 
4S  anni  dalla  prima  pubblieasione  dell'opera.  E  gli  Stali 
Uniti,  che  statuirono  a  S8  anni  questo  periodo,  lo  dichiara- 
rono aumentabile  di  altri  44,  e  quindi  duraturo  per  4S 
anni  a  favore  però  soltanto  dell'  autore,  della  vedova  e  dei 
figli.  Tolto  questa  limitatione  di  persone,  che  non  fu  adot- 
tata dall'Inghilterra,  troviamo,  con  irrilevante  differenza, 
sanzionato  il  periodo  da  noi  proposto  dei  40  anni  dalla 
prima  pubblicazione  compiuta  dell'  opera. 

Dimanda  il  programma  del  Congresso,  se  siavi  luogo  a 
distinguere  fra  le  divease  categorie  delle  opere  di  lettera- 
tura e  di  arte  (  opere  letterarie,  composizioni  musicali,  pro- 
duzioni delle  arti  del  disegno). 

La  Francia  non  fa  distinzioni  di  sorta ,  trattando  eguaU 
mente  le  opere  letterarie,  le  drammatiche  e  musicali,  e  quelle 
con  nome  generico  designate  per  prodtizioni  delle  arti  del 
disegno:  eguale  durata  al  diritto  di  rappresentazione  delie 
opere  drammatiche  e  musicali^  Questo  periodo  è  sempre, 
come  si  è  veduto,  misurato  dalla  vita  dell'autore  e  delia 
vedova,  in  quanto  ai  patti  nuziali  le  acoordino  questo  di- 
ritto; e  dopo  la  morte  dell'autore,  o  rispettivamente  della 
vedova,  di  trent'  anni  pei  figli,  e  di  dieci  anni  per  i  cessio- 
nari ed  eredi  estranei. 


175 

L' Inghikerrti  fa  distioiionc  soliamo  quanto  falle  produzio- 
ni delle  ani  del  disegoo  (  inciaioni,  litografie,  stampe,  ecc.  ) 
per  le  quali  il  diritto  di  proprietà  è  assicurato  ai  loro  au- 
tori ed  eredi  per  anni  SB|  in  luogo  di  4S,  dalla  loro  prima 
pobblieazione. 

L' Austria  stabilisce  dieci  anni,  in  luogo  di  trenta,  dopo 
la  morte  dell'  autore  pel  diritto  a  far  rappresenuire  ed  ese- 
guire le  opere  drammalicbe  e  musicali. 

Parrebbe  a  primo  aspetto^  che  un  periodo  minore  del 
treni' anni  dalla  morte  dell'autore  potesse  essere  assegnata 
al  diritto  di  permettere  la  rappresentazione  ed  esecutione 
delle  opere  drammatiche  e  musicali,  essendoché  il  loro  au- 
tore trova  già  un  compenso  nello  spaccio  delle  opere  stesse 
mediante  la  stampa  pel  periodo  normale,  in  cui  è  garantita 
la  proprietà  delle  opere  letterarie  a  favor  suo  e  de'  suoi 
eessionarj  ed  eredi  ;  ma  ò  anco  a  riflettersi,  che  le  rappre* 
seotazioni  diminuiscono  il  numero  dei  lettori,  e  che  talora 
la  lettura  e  la  esecuzione  delle  opere  drammatiche  e  mu- 
sicali diminuiscono  il  desiderio  dello  spettacolo.  Di  più,  sic- 
come è  della  natura  di  queste  opere  dell'  ingegno ,  che  si 
possano  far  conoscere  coi  due  modi  della  stampa  e  della 
rappresentazione,  cosi  è  giusto  che  agli  autori  e  loro  eredi 
si  attribuisca  lo  stesso  periodo  per  usufruttare  la  loro  pro- 
prietà. 

Il  programma  propone  il  quesito  sulla  durata  da  darsi 
al  diritto  di  proprietà  delle  opere  postume,  anonime  o  pseu- 
donime. 

La  risposta  diviene  facile,  perchè  colle  restrizioni  ine? 
remi  alla  natura  speciale  di  dette  opere,  deve  essere  con- 
sentanea alla  disposizione  che  concerne  la  durata  minima 
del  diritto  d' autore  astrazion  fatta  dalla  vita  del  medesimo 
che,  nel  caso  qui  contemplato,  od  ha  già  cessato  di  vivere  o 
non  si  conosce.  Sarà  dunque  di  quaranl'  anni  il  periodo  da 
darsi  al  diritto  di  proprietà  di  dette  opere,  dal  giorno  ie\U 
completa  loro  prima  pubblicazione,  a  vantaggio  degli  eredi 


178 

deir autore  quando  trattni  di  opere  postumi,  ed  a  fafore 
dull'  editore  quando  trattisi  di  anonime  o  pseudonime. 

È  poi  giusto  che«  se  durante  tal  periodo,  T autore  di 
un'  opera  anonima  o  pseudonima  si  facesse  conoscere,  abbia 
a  rientrare  nel  diritto  comune,  e  cosi  i  suoi  vCredi  come 
se  fin  dair  orìgine  i'  opera  fosse  stata  pubblicala  col  suo 
nome. 

Si  è  molto  discusso,  e  il  programma  di  Bruxelles  non 
manca  di  proporrei  e  siano  suscettibili  del  diritto  di  pro- 
prietà le  lezioni  orali,  le  conferenze,  i  discorsi  raccolti  colla 
stenografia  o  con  altri  mezzi. 

La  vostra  Commissione  non  sa  trovare  diCTerenr^  nei 
modi  qualunque  siano,  con  cui  possano  essere  raccolti  di- 
scorsi, lezioni,  prediche^  conferenze.  Lai  memoria  dell'  odi* 
tore ,  lo  scritto ,  od  altri  mezzi  qualsiansi ,  non  cambiano 
punto  r  aspetto  giuridico  del  dubbio,  il  quale  deve  trovare 
piuttosto  la  sua  soluzione  nella  natura  delle  orazioni  stesse 
e  nello  scopo  a  cui  sono  destinate. 

(  Conlinua  ), 


BOLLETTINO   DI  NOTIZIE   STATISTICHE   ITALIANE    E   STRANIERI 
E  DELLE   PIÙ   IMPORTANTI  INVENZIONI   E   SCOPERTE 


PROGRESSO  DELL'  Il^DUSTRlA 


DELLE    UTILI    COGNIZIONI. 


Fascicolo  di  Agosto  4859. 


NOTIZIE    ITALIANE 


Statlstlc»  «ommerolato  delle  Doe  Slellie* 

Il  commercio  della  parte  coniineotale  del  regno  delle  Due 
Sicilie  coi  paesi  stranieri  ha  preso  nel  1856  un  accresci- 
mento  assai  notevole  (circa  40  milioni  di  franchi).  E  ce  io 
provano  i  seguenti  risultati. 

È  assai  difficile  procurarsi  dei  dati  precisi  sul  commer- 
cio napoletano.  Non  pubblicando  il  governo  alcuna  statistica, 
non  è  che  coll'ajuto  delle  comunicazioni  dei  negozianti  che 
si  riesce  a  dare  delle  notizie  che  non  devono  essere  consi- 
derale che  puramente  approssimative. 

Importazione fr.  70,079,000 

Esportazione »     99,728,000 

Totale   .....    fr.  460,807,000 
Tra  ì  paesi  di  provenienza,  T Inghilterra  occupa  il  pri- 
mo  posto  con  34,300,000   franchi,   la  Francia  il  secondo 
con  19,095,000,  l'America  il  terzo  con  ì  1 ,350,000.  A  que- 
ste le  tengono  dietro  le  seguenti: 

AiuiAu.  Statistica,  voL  XXIH,  serie  S.^  13 


178 

UOIanda fr.  6,860,000 

Gli  Siati  Sardi 3,9i  9,000 

Gli  Stati  Romani «   1,600,000 

La  Spagna «   1,360,000 

La  Toscana «   4,100,000 

La  Svezia  e  Norvegia.    .....     <     895,000 

L'Austria «     600,000 

Il  Belgio «     260,000 

La  Turchia «     460,000 

All^  esportazione  dei  prodotti  napoletani  la  Francia  tiene 
il  primo  posto;  essa  ha  ricevuto  per  86,030,000  franchi;  F In- 
ghilterra discende  seconda  con  S!4»650,000  franchi;  e  TAa- 
stria  s'eleva  al  terzo  con  4 1 ,830,000  fr.;  gl'invii  alla  desti* 
nazione  di  altri  paesi  hanno  raggiunto  5  milioni  per  la  Rus- 
sia, 2,290,000  fr.  per  l'Olanda,  2,265,000  fr.  per  gli  Stati 
Sardi,  I  milione  per  la  Romagna,  856,000  per  il  Belgio, 
545,000  per  T America,  500,000  per  la  Turchia,  390,000 
per  la  Toscana,  ecc. 

Quadro  dille  mercanzie  prineipalù 

1.°  Importazione. 

Valore  in  fraothi. 

Zaccaro .  8,000,000 

Caffo 3,254,000 

Altre  derrate 6,400,000 

Pesce  salato «    .    .    .    .  4,360,000 

Tabacco  . 3,600,000 

Carbone  di  terra 3,200,000 

Cotoni  e  strazze 7,680,000 

Cotoni  Ciati 9,000,000 

Tessuti  di  lana.    ••.....•  6,000,000 
di  cotone 4,340,000 

di  §eia •    .  48,000 

di  filo 760,000 


179 

11.*  Isportitioiie. 

Valore  io  franchi. 

Olivi 33,825,000 

Grani 91,678,000 

SeiA 44,036,000 

Robbia 4,160,000 

Lane 3,500,000 

MaDdorle. 2,000,000 

Regolizia ,    •    4,550,000 

Palli  di  tutte  le  qualità 4,430,000 

Frulla  Tresche 4,400,000 

Canape  e  lino •    4,400,006 

Frutta  secche 700,000 

Cremor  di  tartare 620,000 

Seme  di  lino •    .       360,000 

Animali  viventi  e  prodotti  diversi     .    •    5,500,000 

La  zecca  reale  ha  fabbricato  4,427,429  ducati  nel  4856, 
43,638,620  nel  4857,  e  S8;497,309  in  dieci  anni. 

Fra  le  concessioni  di  ferrovie,  la  linea  da  Napoli  a  Brin- 
disi non  ha  avuto  alcun  principio  d'esecuzione  nel  4856, 
per  rifiuto  del  governo  alla  garanzia  degli  interessi.  QuelU 
da  Salerno  a  Taranto  è  allo  studio.  L'inlraprendiiore  di  que- 
si'uliima  è  allo  stesso  tempo  concessionario  di  Napoli  alla 
fronliera  romana  pel  litorale,  pel  suolo  di  Gaeta  e  Terracina. 
Il  re  si  è  riservato  il  compimento  della  linea  che  parte  da 
Capra  e  deve  riunire  per  una  ferrovia  di  cinta  Gaeta  e  Pe- 
scara suir  Adriatico.  Tuttavia  i  lavori  non  progrediscono  che 
lentamente. 

NaoigazUm^  —  Il  movimento  del  porto  di  Napoli  cera- 
presovi  il  oabotaggìo  ha  doto  i  seguenti  risultati  : 

Nel  4855  Nel  4856 

Bastimenti      Toanellate     Bastimeuti    Tonnellaita 

Bolrati  .    .     .    3,843         445,000        3,902       667,299 
Sortiti  .     .    .    8,870      4,039,667        8,553      446,225 


480 

Ecco  per  rulUmo  di  quegli  aimi  le  cifre  deirintercorso 
fra  i  rinque  paesi  principali  (insieme  riunite  l'entrata  e 
r  uscita  ). 


Bastimeati 

Tonnellate 

Inghilterra 

a  vela 

351 

della  portata 

di  S43,SS9 

9 

a  vapore. 

473 

69,150 

Francia 

a  vela 

198 

33,645 

9 

a  vapore 

613 

163,408 

Slati  Sardi 

a  vela 

140 

14,275 

» 

a  vapore. 

877 

105,930 

Turchia 

a  vela 

92 

93,946 

» 

a  vapore. 

4 

3,473 

Due  Sicilie 

a  vela 

4,533 

336,691 

» 

a  vapore, 

37S 

73,505 

La  parte  della  navigazione  napoletana  sulFinsiefne  del  mo- 
vimento si  è  ridotta  da  6609  navi  della  portala  di  1,198,387 
tonnellate  nel  1855,a  6l94basiimenii  della  portata  di  579,737 
tonnellate,  nel  1856,  cioè  a  meno  della  metà. 

I  progressi  della  nadigazione  con  la  Francia  sono  dovuti 
sopratuito  al  servizio  diretto  delle  Messaggerie  imperiali 
stabilite  dopo  il  principio  del  1856  tra  Marsiglia  e  Napoli, 
coq  stanza  a  Civitavecchia. 

Sicilia. 

Mownento  cofnmerciale  nel  1857. 

Ecco  comesi  è  composto,  durante  questo  esercizio,  il  com- 
mercio  dei  porti  della  Sicilia  collo  straniero. 

Importazione  ,     oncie  (4).     1,943,736       fi*.  36.337,000 
|S>portazione 4,385,979       »    69,341,000 


Totale   . 


6,328,705 


85,438,000 


(I)  I^^'oncia  ohe  c»iTÌ!»ponde  a  3  ducati  ò  valutata  a  13  fr.  SO,  e* 


i8l 

Queste  eifre  si  ripàrliscono  di  que^  manièra  per  ógni 
paese; 


Profenienxe  e  destinazioni  Air  Impor- 
tazione 
Gran  Bretagaa  e  Colonie 

inglesi (oncie)  798,^70 

Baltico,  Alemagna  e  Belgio    •    •  499^234 

Francia 392,159 

Siati  dMlalia 168,012 

Stati  Uniti 60,504 

Altri  paesi    .    é 18,047 


Airfispor-' 
tazione 

1,749,132 
557,578 
831,236 
831,236 
963,311 
69,487 


Principali  mercanzie  importate  ed  esportate. 


1.  Importazione. 

^ 

2accaro  «    é    *    ChiK 

3,749,000    Pr 

'.  2,899,000 

Lane   •    •    •    *    Colli 

882       I 

>  2,668,000 

Tessuti  di  cotone     » 

à,26a       > 

•  2,540,000 

Tessuti  misti     •       » 

9 

1,175       • 

•  2,021,62» 

Caffè   ....    Cbil. 

886,000       I 

>  1,516,000 

Seterie    .    .    .    Colli 

476       I 

•  1,285,000 

Cuoi    ....    Chil. 

2,888,000       • 

•  1,598,000 

Ferro.    .    .    .  Tonn. 

6,024       < 

*  1,415,000 

Colone  filalo     .    Chil. 

484,000      ■ 

•      906,000 

Carbone  di  lerra  Tomi. 

238,000       > 

>      874,000 

Opere  in  ferro  .    Colli 

1,418       > 

>      871,000 

Tele 

478       • 

.      773,000 

Vasi  e  vetri .    .       > 

4,206.      . 

>      683,000 

Tabacco    .    .    .    Chil. 

314,000       I 

>      483,000 

Merluzzo  ...       » 

1,403,000       > 

>      513,000 

Pelli  conciate    .        > 

90,000       > 

.      428,000 

Cera    ....       » 

d3,000       > 

.      429,000 

Come  articoli  d' importazione  secondaria 

bisogna  men- 

tiooare  il  pepe  e  le  altre  spezicrie,  il  rhuin, 

r  indaco,  la  la* 

i8S 

sa,  il  rame,  il  veirìuolo,  il  pionba,  l'ottone,  Taeciajo,  {l'arin- 
ga, la  pece,  il  eatrame,  le  pelli  brate,  i  geoerì  di  caria  ed 
i  libri. 


II.  Esportuione. 


Zolfo,    .    .    .  Toon. 
Sammaco   .    .      • 
Seta  ....    Chil. 
Vini  e  spiriti  .    Boni 
Aranci  e  limoni  Casse 
Frutta  secche      Chil. 
Olio  d'olÌTa    .       » 
Seme  di  lino .   EttoU 
Stracci  .    .    .    Chil. 
Pasta  di  rigolizia     • 
Manna    ...       • 
Sale  .    .    .    ,   Etiol. 
Sementi      .    .    Chil. 
Essenze ...       > 
Soda ....      ' » 
Cremor  di  tartaro    > 
Succo  di  limone  Botti 
Pelli      ...       > 
Cantaridi    .    .     Chil. 


137,439 

86.107 

49,920 

44,118 

1,S53,000 

4,388,000 

S,038,000 

56,847 

3,418,000 

1,017,000 

144,000 

439,000 

1,187,000 

44,000 

1,854,000 

455,000 

1,490 

74,000 

6,000 


Fr.  16,701,000 
10,611,000 
4,346,000 
4,029,000 
8,678,000 
8,334,000 
3,109,000 
M58,000 
1,311,000 
1,225,000 
963,000 
963,000 
877,000 
675,000 
497,000 
404,000 
367,000 
69,000 
10,000 


dieMt*  p«bbll««  d«l  meaaMito 
e  dell*  Malta  ceatrale. 


Da  alcuni  dotti  studii  della  Nazione  di  Firenze  intorno 
all'unione  della  Toscana  al  Piemonte,  considerala  economi- 
camente, togliamo  la  parte  riguardante  il  debito  pubblico: 

Il  debito  pubblico  degli  Stati  sardi  è  sema  dubbio  assai 
grave.  Era  di  677  milioBi  di  capital  nominale  con  81  milioni 


183 

di  rendita  nel  di  4.^  geonajo  1868.  Coi  debili  posteriori  t 
speeialmente  colle  spes^  deli^  guerra  esso  potrà  avvicinarsi 
a  800  milioni  dì  frandii  con  40  milioni  di  rendita.  E  unen- 
dovi il  debito  lombardo  e  una  qualche  parte  del  debito  au- 
striaco, che  nei  rispetti  della  Lombardia  venisse  comunque 
senz*  obbligo  assunto,  il  debito  degli  Stati  sardi  potri  arrivare 
a  un  miliardo  di  franchi  almeno,  con  cinquanta  milioni  di 
annuo  interesse. 

Il  debito  pubblico  della  Toscana  stando  al  conto  reso  del 
1857,  e  tenendo  conto  della  rendila  del  3  per  cento  e  delle 
passività  non  ancor  convertite  nella  rendita  medesima,  dei 
frutti  sopra  debiti  irrepetibili,  dei  frutti  sull' imprestito  di  13 
milioni,  dei  frutti  sopra  debiti  accesi  nelle  scrittore  di  varii 
regi!  dicasteri,  e  delle  assegnaaioni  in  correspettività  dei 
frutti  di  antichi  luoghi  di  monte,  importa  un  annuo  passivo 
di  lire  6,786,474,  alle  quali  converrà  aggiungere  il  frutto 
del  S  per  cento  posteriormente  emesso.  E  cosi  l'annuo  pas- 
sivo risulterà  in  lire  toscane  7,000,000,  pari  franchi  '6,000,000 
circa. 

Il  debito  di  Parma  senta  gli  aumenti  che  possono  essersi 
fatti  in  questi  ultimi  tempi  ascendeva  nel  4868  a  42  milioni; 
quello  di  Modena  sul  quale  non  abbiamo  dati  recenti ,  ma 
ehe  nel  1854  ascendeva  a  quasi  dieci  milioni  di  franchi, 
non  sarà  neppur  esso  minore  attualmente  dei  dodici  milioni: 
io  altre  parole,  i  due  ducati  non  avranno  meno  di  franchi 
600,000  di  annuo  passivo  per  ciascuno. 

Il  debito  delle  quattro  Legasioni  non  ai  può  precisare. 
Tutti  sanno  che  T  erario  pontificio  è  caricato  di  quattro 
milioni  e  mezao  di  scodi  annui.  Quale  sarà  la  parte  che  di 
questa  passività  toccherà  alle  quattro  Legazioni  ?  È  noto  Che 
queate  rappresentano  in  popolazione  qualche  cosa  meno  della 
terza  parte  dello  Stato,  e  in  superficie  qualche  cosa  meno 
del  quarto.  Ma  non  è  egualmente  noto  quale  possa  essere  la 
loro  forta  economica,  rispetto  a  quella  delle  altre  provincia. 
Supponendo  che  le  legazioni  dovessero  caricarsi  della  tersa 


484 

parte  del  debito',  sarebbe  questo  un   annuo  passivo'  di   un 
milione  e  mezzo  di  scudi,  o  di  otto  milioni  di  franchi* 

Il  debito  (x>mplessivo  del  nuovo  Stato  italiano  importe- 
rebbe quindi  un'annua  cifra  d'interesse  di  circa  66  milioni 
di  franchi,  divisi  come  segue: 

Piemonte  e  Lombardia Fr.  50,000,000 

Toscana >  6,000,000 

Modena  e  Parma »  4,000,000 

Legazioni >  8,000,000 


Fr.  65,000,000 

Ma  innanzi  tutto  converrà  detrarre  da  questo  debito  tutto 
il  patrimonio  che  vi  fa  fronte,  sia  in  istrade  ferrate,  sia  io 
fondi  fruttiferi  alienabili. 

In  Piemonte,  buona  parte  delle  strade  ferrate  appartiene 
allo  Stato,  che  ne  ricava  una  rendita  cospicua.  Invece  in 
Toscana,  nei  due  ducali  e  nelle  Legazioni,  le  strade  ferrate 
appartengono  quasi  intieramente  a  compagnie  private.  Se 
queste  provincie,  se  specialmente  la  Toscana  avesse  costruito 
essa  pure  le  strade  ferrate  a  carico  dello  Stato,  il  suo  debito 
ne  sarebbe  di  tanto  cresciuto.  Non  si  può  dunque  tener  conto 
dei  debiti  senza  tener  conto  di  queste  attività,  che  vi  stanno 
di  fronte. 

.  Quanto  ai  fondi  fruttiferi  e  alienabili,  la  Toscana  ne  è 
meglio  provveduta  che  non  le  altre  provincie.  Essa  ne  ha 
per  circa  4,500,000  franchi  di  rendiu,  pur  dopo  detratte 
tutte  le  spese  e  tutti  gli  oneri  relalivi. 

Ciò  premesso,  chi  dagl'interessi  del  debito  pubblico 
sardo-lombardo  detraesse  le  rendile  delle  strade  ferrate  e 
dei  beni  fruttiferi,  riduìrebbe  quegl'  interessi  dai  50  ai  86 
milioni. 

Chi  dagV  inieressi  del  debito  toscano  detraesse  le  rendite 
patrimoniali  li  ridurrebbe  da  6  milioni  a  4  milioni  e  mesto 
di  franchi. 


483 
Poccj  0  nulla  bawi  a  dedurre  dagl*  intereasi  del  debito 
pubblico  di  Parma.  Quanto  al  modenese  vi  ha  qualche  ren- 
dila patrimoniale;  ma  vi  avrà  pure,  senza  alcun  dubbio, 
qualche  debito  ulteriore.  In  fine,  quanto  alle  Legazioni,  poi- 
ché mancano  i  dati  di  ogni  ragionevole  calcolo ,  poiché  è 
Doto  che  il  governo  pontificio  distrasse  molte  proprietà, 
poiché  è  un  fatto  che  le  rendite  patrimoniali  non  figurano 
oel  500  bilancio,  adotteremo  il  partito  più  sicuro,  e  non  fa- 
remo detrazione  alcuna. 

E  cosi  il  debito  pubblico  che  riuscirebbe  a  carico   dei 
contribuenti,  per  dover  essere  pagato  colle  imposte  sarebbe  : 

per  il  Piemonte  e  la  Lombardia  di    •    Fr.  36,000,000 

per  la  Toscana  di »     4,500,000 

per  i  due  ducati  e  Legazioni  di.    .    •      »     9,200,000 


Totale  Fr.  49,700,000 

La  Toscana  metterebbe  dunque  iiel  cumulo  una  unde- 
cima parte  all'  incirca. 

Quale  sarebbe  dall'altro  lato  la  rappresentanza  della  To- 
scana nel  contributo  ? 

Secondo  le  attuali  misure,  il  contributo  è  rappresentato: 

dal  Piemonte  per     •«....  Fr.  120,000,000 

dalla  Lombardia  per. >  72,000,000 

dalla  Toscana  per  ' »  30,000,000 

dai  due  Ducati  per »  46,000,000 

dalle  Legazioni  per >  25,000,000 


Fr.    263,000,000 

auribuendo  alle  Legazioni  la  terza  parte  circa  delle  rendite 
dello  Stato  pontificio. 

Prendiamo  questo  dato  di  confronto.  La  Toscana  in  pro- 
porzione della  sua  forza  finanziaria,  espressa  dal  cumulo 
delle  sue  imposte,  pagherebbe  dunque  non  più  l'undecima 


186 

parte,  ma  circa  la  nona  parte  del  debito  pubblico,  che  tanto 
hnportaoo  i  saoi  80  milioni  di  franchi  sui  S6S.  Per  conse< 
goenxa  se  ora  passa  4  milioni  e  mezzo  sopra  49.  4/9,  in 
avreikire  ne  pagherebbe  6  e  mezzo. 

Ma  d'altra  parte  vi  sono  economie  che  superano,  e  di 
molto,  questa  maggiore  spesa. 

Senza  la  unione  vi  è  una  maggiore  spesa  di  lista  civile, 
di  amministrazione  centrale,  di  relazioni  estere  politiche  e 
commerciali,  di  dogana. 

La  lista  civile  costò  nel  4857  alla  Toscana  Lire  8,764,000 

I  ministeri  di  Stato  * >  554,505 

Le  reiszioni  estere »  463,969 

Le  dogane »  4,769,834 


Totale  Lire  6,352,308 


Certo  tutti  questi  cinque  milioni  ed  un  quarto  non  si 
possono  né  si  debbono  risparmiare.  Certo  una  parte  del 
fondo  destinato  alla  lista  civile  dovrft  esser  conservato,  es- 
sendo conveniente  che  la  lista  civile  di  re  Vittorio  Emsnuele 
venga  accresciuta.  Certo  una  parte  del  fondo  destinato  alte 
dogana  dovrà  ugualmente  essere  conservata,  consistendo  la 
economia  nella  soppressione  della  linea  doganale  lungo  il 
confine  delle  provincie  aggregate,  e  referendosi  le  spese 
suaccennate  a  tutu  T  ammiuistrazione  anche  interna.  Ma  nes- 
sun dubbio  che  una  economia  molto  sensibile  debba  occor- 
rere in  tutte  queste  categorie. 

E  questa  economia  come  avrà  luogo  nella  Toscana,  cosi 
egualmente  avrk  luogo  nelle  altre  provincie  che  si  aggre- 
gheranno; anche  Ih  saranno  notevoli  i  risparmii  nelle  liste 
civili  e  nei  dicasteri  centrali.  Sopratutio  poi  nella  soppres- 
sione delle  linee  doganali  si  avrk  il  duplice  vantaggio  e 
della  men  costosa  custodia  e  dei  diminuiti  contrabbandi.  Se 
non  si  arriverà  in  tutto  ad  un   risparmio   o  guadagno  di 


197 

aofe  milioni  di  lirei  •  quindi  pel  nono  della  Toscana  ad 
un  risparmio  o  guadagno  di  un  milione, di  lirei  con  che 
r  apparente  danno  che  ha  la  Toscana  dalla  fusione  dei  de« 
bili  pobbliei  sparirebbe  totalmente,  assai  poco  vi  mancherà^ 
Ib  questa  se  è  la  parte  più  materiale  e  visibile  non  ò  certo 
k  parte  più  efficace  della  dimostraxione. 

Sit  H  Piemonte  viene  a  noi  con  una  cifra  abbastànxa 
ragguardevole  di  debile  pubblico.  Ma  conviene  considerare 
questo  debito  nei  riguardi  dei  passato  e  in  quelli  dell'  av- 
Teaire. 

Nei  riguardi  del  passalo,  questo  debito  vuol  dire  aumenl0 
delle  fortificazioni  di  Alessandria  e  Casale,  moltiplioatione 
degli  armamenti  e  dell'  istruzione  militare ,  partecipazione 
A\m  guerra  di  Crimea,  entrata  nei  Consigli  dell'Europa,  po- 
siiioDC  davanti  a  questi  Consigli  della  quisiione  italiana, 
guerra  del  1859,  liberazione  dell'Italia  centrale  da' governi 
air  Austria  devoti,  preparazione  di  quanto  è  mestieri  perchè 
possano  venir  impedite  le  future  invasioni,  con  tutti  i  danni 
morali  e  pecuniari  che  le  accompagnano. 

Nei  riguardi  dell'  avvenire,  questo  debito  che  ci  rendiamo 
comuoe  vuol  dire  partecipazione  a  tutte  le  forze  nazionali 
Un  qoi  preparate;  vuol  dire  che  le  fòrjiezze  piemontesi,  le 
ami  piemontesi,  Tarmato  piemontese,  divengono  fortezze 
armi  ed  armate  anche  nostre;  vuol  dire  ohe  diventa  effel- 
tÌTs  anche  per  noi  quella  forza  nazionale  che  fin  qui  non 
è  se  non  contingente;  vuol  dire  che  d'ore  in  poi  noi  pò* 
Iremo  esser  sicuri  che  i  nostri  diritti  troveranno  dovunque 
il  dovuto  rispetto,  e  che  la  nostra  marina  solcherk  inviolata 
toni  i  mari.  Tutto  ciò  vai  molto  più  che  qualche  centinajo  * 
di  mille  lire  per  anno. 

Che  più?  Se  la  difesa  del  paese  ci  venisse  meno,  se  gli 
Aostriaci  un'altra  volta  c'invadessero,  basterebbe  una  breve 
oecopazione  per  divorarci  parecchi  milioni,  per  divorarci  un 
espilale  ben  maggiore  di  quello  rappresentato  dal  milione 
di  annuo  debito  che  apparirebbe  trasferito  dalla   finanza 


188 

piemoniese  alla  Qnaaza  tòscand^  ne  siano  testimonio  i  molli 
milioni  costali  dalla  invasione  del  4849. 

Laonde  è  facile  conchiudere  che  la  fusione  dei  debiti  pub- 
blici e  r  apparente  discapito  che  ne  consegue  at  contribaenti 
toscani  trova  un  pareggio  nelle  economie  che  dall' unione 
conseguono;  che  se  pure  questo  pareggio  non  fosse  fatto 
dalle  economie»  lo  sarebbe  dai  molti  e  grandi  vantaggi  di 
difesa  nazionale;  che  questi  vantaggi  non  si  limitano  solo 
alla  parte  morale,  ma  si  estendono  pur  sempre  anche  alla 
parte  materiale;  e  che  a  rendere  indubitata  la  verità  di 
quest'ultimo  asserto,  basta  ricordare  quanto  costò  alle  finanze 
nostre  V  ultima  invasione  austriaca»  e  quanto  ne  costerebbe 
la  rinnovazione. 

E  pertanto  è  dover  nostro  di  attentamente  considerare 
che  il  debito  pubblico  piemontese  non  viene  a  noi  come 
danaro  sciupato,  ma  stbbene  come  danaro  che  rappresenta 
un  vero  e  vivo  valor  nazionale.  Esso  viene  a  noi  come 
un'anticipazione  fatta  anche  a  prò  nostro,  comunque  a  tutto 
suo  rischio  dall'animoso  popolo  subalpino.  Esso  sarebbe 
sciupato  per  esso  e  per  noi  nel  solo  caso  che  la  disunione 
rendesse  vane  o  menomate  le  forze  che  quel  debito  preparò, 
e  che  saranno  vivificate  e  accresciute,  fé  noi  cogli  altri  popoli 
d'Iulia  continueremo  ad  intendere,  come  abbiamo  inteso 
finora,  la  solidarietà  dei  comuni  destini. 


I$9 


NOTIZIE   STRANIERE 

m 

\ 

9o«letA  di  matao  «occorro  In  Francia* 


D 


arante  l'anno  4857  le  Socielk  di  maino  soccorso  non 
baoQo  rallentalo  il  loro  progresso.  Al  SI  dicembre  ultimo 
esse  erano  nel  numero  di  3609  composte  di  470,444  mem- 
bri, di  cui  53,533  onorar]  e  446,884  partecipanti. 

Fra  questi  ultimi  si  contavano  359,084  uomini  e  57,800 
donne.  Il  fondo  totale  era  di  48,897,920  fr.  90  e.  In  que- 
sie  cifre  figurano  4672  Società  approvale;  esse  avevano  al 
31  dicembre  245j999  membri,  di  cui  44,460  onorar]  e 
SOI ,839  partecipanti,  tra  i  quali  479,773  uomini  e  3S,066 
donne.  Il  loro  fondo  era  di  8,038,060  fr.  25  e.  compresivi 
i  fondi  posteriori. 

L'anno  4857  presenta  sull'anno  «4856,  per  le  Società  ap- 
provate, UD  aumento  di 
266  Società, 
34,274  panecipantl^ 
6709  onorar], 
e  di  1,779,479  franchi,  45  centesimi. 

Il  numero  degli  ammalati  fu  nel  4857  in  tutte  le  So- 
cietà riunite  di  408,949,  di  cui  93,463  uomini  e  45,780 
donne. 

Il  numero  dei  jiftorm  di  malatlia  s'elevò  a  2,426,840,  di 
eui  4,873,485  per  gli  uomini  e  253,345  per  le  donne. 
Quello  dei  decessi  fu  di  4977. 

Il  numero  degli  ammalati  paragonato  a  quello  dei  socj 
è  di  27,64  per  400  per  gli  uomini,  di  34.65  per  400  per 
le  danne. 


190 

48.08  giornate  furono  pagate  per  eiaseana  malattia  di 
uomo. 

48.96  giornate  per  eiascona  malattia  pei^  Te  donne. 
-  La  media  delle  giornate  pagate  fu  per  ciascun  socio  uo- 
mo dì  4.  90  ;  per  ciascun  socia  donna  4.  40. 

II  paragone  di  queste  cifre  tra  di  loro  apporta  la  giu- 
slifleazione  matematica  delle  asserzioni  dei  nostri  ultimi  rap- 
porti relativamente  airannessioue  delie  donne.  Se  esse  sono 
più  spesso  ammalate  che  gli  uomini  le  loro  malattie  sono 
più  corte  (SI  e  S7  i  primi,  43.96  a  18.08  le  seconde). 
L'equilibrio  si  trova  cosi  ristabilito,  e  la  bilancia  pende 
pittUosto  in  favore  delle  donne,  perchè  esse  non  hanno  die 
4  giornate  (40  per  400  per  socio),  mentre  che  gli  uomini 
ne  hanno  4. 90.  Un  tal  risultato  non  laseia  alcun  argomento 
pel  pregiudizio,  alcun  pretesto  alja  diffidenza;  Tammissione 
delle  donne  aggiunge  noove  risorse  piuttosto  che  dimi- 
nuirle;  Teconomia  è  d'accordo  eoirumanttè,  e  la  previdenza 
alla  giustizia. 

Noi  ricorderemo  una  delle  fórme  che  seno  meglio  riu- 
scite nelle  campagne  le  Società  di  lavoro  della  Cdte*d*Or, 
della  Sàvonne-Loira.  A  primo  aspetto  V  insignificanza  della 
cotizzazione,  la  ninna  dMndennitk  pecuniaria  durante  la  ma- 
httia  sembrano  ben  lontane  dallo  scopo  che  seguono  le  So- 
cietà di  mutuo  soccorso;  ma  il  servizio  rese  le  spesse  volle 
più  valore,  che  l'indennità  in  denaro.  L'ammalato  è  surro- 
gato nel  suo  lavoro;  la  sua  vigna,  il  suo  campo  minacciato 
'di  restare  tfensa  eoltivazione  e  senza  ricolto  sono  coltivati 
dai  suoi  consociati.  È  cosi  che  nel  4857,  SS33  giornate  for- 
nite nel  dipartimento  della  Cdte-d'Or  dalla  Società  dei  vi- 
gnajuoli,  43  fr.  per  giorno,  prezzo  medio,  hanno  rappre- 
senuto  7000  fr.  ed  hanno  risparmiato  agli  ammalati  la  per- 
dita della  loro  vendemmia  e  della  loro  mretftura. 

Già  d'alcuni  anni  le  compagnie  dei  zappatori  pompieri, 
hanno  una  gran  tendenza  a  eesiituirsi  in  Società  di  mutuo 
soccorso.  Quasi  sessanta  ne  sono  approvale.  Composte  degK 


491 

Qomioi  i  più  attivi  e  più  hborioii,  avvicinali  nacuralmeote 
per  i  senrrzii  che  essi  sodo  chiamali  a  rendere  ai  comuni  p 
i  bvorì  del  Consiglio  municipale  e  l' adeaione  dei  membri 
ononrj,  riuniscono  nel  loro  seno  gli  elementi  più  naturali 
di  un'amministrazione  regolarOi  le  compagnie  dei  lappatort 
pompieri  trovano  nelle  campagne  gran  facilità  per  organii- 
zarsi  in  Società  di  mutuo  soccorso.  Le  municipalità  e  l'am- 
ministrazione superiore  non  hanno  sin  qui  trascurato  nulla 
per  incoraggiare  queste  istituzioni.  Tuttavia  contro  la  loro 
rapida  propagazione  elevossi  una  secia  obbiezione.  La  So- 
òeià  dei  zappatori  pompieri  chiude  le  sue  file  a  tutti  ^quelli 
ebe  sono  estranei  alla  loro  compagnia ,  e  per  conseguenza 
nei  comuni,  dove  non  vi  è  posto  per  resistenza  di  due  So- 
eieik,  ehiunque  non  appartiene  al  corpo  dei  zappatori  pom- 
pieri è  escluso  per  sempre  dai  benefizj  del  decreto  del 
4851  Per  Tu v venire  tutte  le  Società  di  mutuo  socoorao  dei 
lappatori  pompieri  saranno  accessibili  a  tutti  i  cittadini  nei 
comuni  ove  la  loro  fondazione  avrebbe  per  risultato  d'im* 
pedire  la  creazione  d'una  Società  generale. 

È  altresì  necessario  ebe  a  meno  d*una  speciale  sovven* 
zione  del  comune,  la  Società  non  considera  come  avente 
dìriuo  a  indenniià  ed  a  pensione  le  ferite  o  le  malattie 
contralte  nel  servizio;  la  legge  del  6  aprile  1851,  ba  messo 
questi  soccorsi  a  carico  dei  comuni  edesai  non  possono  eso« 
oerarsi,  degli  obblighi  che  sono  loro  imposti. 

Continuando  il  lavoro  fatto  nel  4856  sulle  Società  fon- 
date in  virtù  del  decreto  del  4852,  «la  Commissione  ba  eer- 
calo  quale  riforma  doveva  loro  domandare  in  virtù  dell'ar- 
ticolo dei  loro  slMuti  che  li  sottomette  alla  revisione  dopo 
cinque  anni  d'esistenza.  Essa  è  felice  dt  proclamarlo;  la  mag- 
gior parie  delle  Soffetà  approvate  sono  oggi  nelle  oondaioni 
normali,  regolari  che  non  esigono  alcuna  revisione,  ohe  non 
chiedono  alcuna  riforma;  esse  sono  riuscite  non  aolamente 
a  provvedere  al  serviaio  degli  aniMalati ,  ma  a  crearsi  dei 


192 

fondi  che  garantiscono  (d'ora  in  avanti  l'adempimento  di  tu  ai 
i  loro  obblighi. 

In  effetto  la  media  delle  cotizzazioni  pagate  nelle  So- 
cietà regolarmente  costituite  fu  di  1  franco  al  mese,  l'in* 
denniiè  di  un  4  fr.  per  giorno,  e  decomponendo  tutte  le 
spese  si  arriva  a  questo  risultato: 

Indennità  di  i  fr.  per  4  giorni  90/100   .    .     •  Fr.    4.  90 

Onorar]  dei  medici »     I.  80 

Spese  pei  medicamenti »     2.  05 

Spese  pei  funerali ••••.»  —  50 

Soccorsi  alla  vedova  od  agli  orfani     •    .    .     •     »  —  25 


Totale     Fr.    9.  50 

La  cotizzazione  essendo  di  una  lira  al  mese  produce  per 
uri  anno  4S  fr. 

Ne  risulta  quindi  un  eccedente  di  fr.  S.  e.  50  ciò  che 
sorpassa  d'assai  le  spese  volute,  valutate  al  più  di  1  fr.  a 
testa,  e  permette  di  conservare  qual  fondo  4  fr.  50  e.  senza 
contare  il  prodotto  del  diritto  d'entrata,  quello  delle  coiis- 
zazioni  dei  membri  onorar]  e  le  sovvenzioni  dello  Staio. 
Di  maniera  che  la  maggior  parte  delle  società  approvale 
hanno  raggiunto  lo  scopo  principale  della  loro  fondazione; 
il  servizio  completo  dei  loro  ammalati  per  il  presente  e  per 
r  avvenire. 

Al  31  dicembre  1857,  1037  Società  avevano  in  fondi 
di  riserva  una  somma  di  1,481,089  fr.,  ed  a  ciascuna  delle 
loro  sedute  la  Commissione  è  autorizzata  a  fare  nuovi  ver- 
samenti. Il  ministro  dell' Interno  volle  incoraggiare  questo 
felice  movimento;  una  circolare  del  4.^  maggio  invila  a  vo- 
tare nel  loro  sopravanzo  una  sottrazione  ^eì  loro  fondi  di  ri- 
serva, e  promette  una  sovvenzione  dello  Stato  a  quelli  che 
spenderanno  a  questo  appello. 

L'amministrazione  superiore  sarà  tanto  più  favorevole  a 
questa  forma  di  sovvenzione  che  avrà  più  timore  d'abiuiare 


193 

coD  dei  soecont  troppo  ripelati  le  tocietà  a  coniare  sulla 
caata  dello  Stalo ,  d' associare  in  una  proporzione  troppo 
estesa  la  protezione  alla  muiuaiitii,  e  di  dare  dei  preroj  alla 
cstliYa  amministrazione  ed  all'  imprevidenza.  Destinata  ad 
ìagrossare  i  fondi  di  risparmio  la  sovvenzione  non  giunge 
ehe  quando  la  Società  ha  pagato  il  suo  debito  e  compita  la 
sua  opera:  questa  sovvenzione  non  interviene  per  dispen- 
sare i  socj  da  un  obbligo,  ma  per  secondarli  in  una  buona 
opera,  per  venire  in  àjuto  degli  infortunj  i  più  interessanti 
ehe  la  prudenza 'non  permetteva  di  subito  soccorrere.  Lo 
Stalo  s' associa  alla  carili  della  Società  e  ricompensa  i  suoi 
buoni  uffizi  e  la  sua  previdenza  nella  persona  dei  suoi  in- 
fermi e  de'  suoi  vecchL 

Nello  stesso  tempo  sono  poehe  tutte  le  precauzioni  per- 
chè le  Società  non  sieno  mai  trascinate  al  di  là  delle  loro 
risorse  :  la  Commissione  non  autorizza  i  versamenti  quando 
ha  la  certezza  che  il  soccorso  agli  ammalali  è  assicurato , 
e  r  amministrazione  non  distribuendo  ciascun  anno  che  la 
rendita  della  dotazione,  ha  sempre  davanti  ad  essa  il  capi- 
tale intiero  e  le  rendite  degli  anni  seguenti  per  riparare  a 
degli  accidenti  impreveduii  che  esigerebbero  dei  sacrifizj 
siraordinarj. 

L' avvenire  ricompenserà  la  sapienza  e  lo  zelo  delle  So- 
cietà, che  senza  lascìarvisi  prendere  alla  seduzione  di  van- 
taggi immediati  ed  esagerali,  hanno  cominciato  colla  mode- 
razione e  l'economia,  ed  hanno  acquistato  in  pochi  anni  il 
diritto  di  lavorare  energteamente  allo  sviluppo  dei  loro  fondi 
di  risparmio.  Il  tempo,  invecchiando  i  loro  membri,  aggiun- 
gerà a  loro  le  infermità,  ma  aggiungerà  anche  i  mezzi  di 
soecorrerle. 

Una  istituzione  che  possiede  già  un  sopravanzo  di  più 
di  8  milioni,  che  ha  economizzalo  l'anno  scorso  1,779,000 
fr.  non  avrà  da  fare  grandi  sforzi  per  applicarne  ciascun  anno 
uno  a  suoi  fondi  di  risparmio,  quand'  ella  sarà  potentemente 
ajulata  dai  soccorsi  dello  Stato, 

Armau.  Statiitieat  voi.  XXI li*  serie  3/  13 


494 

Alla  fine  di  veoli  anni  tenendo  conio  di  UilU  gì'  intereaii 
ehe^  durante  i  primi  aonìi  verranno  ad  accrescere  il  capi« 
tale,  bisogna  trovare  dei  pensionati  che  riuniscano  le  con^ 
ditioni  suflBcienti  d'elk  e  di  cotiziaiione;  le  Società  appro* 
vate  avranno  a  loro  disposizione  più  di  venti  mila  pensioni 
di  60  a  100  fr.  che  successivamente  e  in  perpetuo  varran* 
no  a  sollevare  gli  ultimi  anni  dei  veterani  della  mutualili. 


Riasiunto  generale  delle  operazioni  dei  fondi  di  rieparmio 

durante  P  anno  4859. 

Somma  totale  dei  fondi  di  risparmio  al  SI 

dicembre  4856 Fr.     799,886.  28 

Sovvenzione  dello  Suto    •    fr.  800,000.  — 

Versamento  delle  Società  com- 
presivi i  doni  e  legali  fatti  allo 
scopo  d' accrescere  i  fondi  di 
risparmio »  890,068.  66 

Fondi  reintegrati  per  la  morte 

di  pensionati  •    •    .    •    »       1,098.  — 

Somma  totale  degli  iniereasi    *  51,09S.  86 

748,864.  04 


Assieme    .    .    Fr.  I,48i,089.  89 
da  cui  bisogna  dedurre  per  il  servizio  delle 

pensioni  una  somma  di    •    ,    •    •    Pr.       48,468.  (4) 
Residuo  al  81  dicembre  1857  >  1,188,636.  89 


45  pensioni   inscritte  alla   data  del  81  dicembre  1867 
elevandosi  ad  una  somma  totale  in  rendita  di  8147  fr.  com- 


(1)  La  somma  di  47,48S  fr.,  dedotta  pel  servizio  delle  pen- 
stoni,  essendo  coltoeata  nella  cassa  generale  dei  risparmi  a  capi- 
tale riservato,  ritornerà  alle  Soeielé  per  la  morte  del  pensionato. 


195 

prendendo  delle  pensioni  o  dei  complementi  di  pensione  di 
IO,  SO,  60,  96  e  ISS  fr.  per  ciascun  anno,  ona  media  di 
49  fr.  60  e« 


Quadro  rapprtienlanté  la  lista  det  dipartimenti  ilabMta 
in  ragUme  del  numero  delle  Società  approvate  (1)  «l(- 
itenii  ol  84  dicembre  186^. 


Dipariimeoti 


Jura    .     •     • 
Rodano     •    . 
Gironda    •    • 
Senna  •    •    • 
Nord    •     •    • 
bera    •     •    • 
Senna  ed  Oise 
SaTona  e  Loira 
Varo    .     .    • 
Senna  e  Rhma 
Charente  inferiore 
Costa  d' Oro 
Senna  inferiore 
Ariège  •     .    • 
Alto  Reno.    • 
And     .    .    . 
Gaod  .     .    . 
Alti  Pirenei  • 
Mosella     •    • 
Tarn    •    •    • 
Pirenei  orientali 


Mani.  Mie 
SoeietA 

Sia 

44» 
90 
98 
86 
46 

446 
41 
89 
89 
84 
88 
88 


Dipartimenti 


98 

SI 
90 
90 
49 
19 


Basso  Reno  •  • 
Marna  •  •  •  • 
Alta  Garonna 
Gers  .  •  •  . 
Indre  e  Loira  • 
Somma  •  •  • 
Lot  e  Garonna  . 
Bassi  Pirenei  • 
Meno  e  Loira    . 

Ain 

Bocche  del  Rodano 
Héraolt  .  .  • 
Loira  e  Cher  • 
Mesa  •  •  •  • 
Dordogna  .  • 
Due  Sevre  •  • 
Tarn  e  Garonna 
Oisa  .  •  .  . 
Vienna  •  •  . 
Meurthe   •    •    • 


Nnoi.  delle 
Società 

19 


48 
ti 
17 
47 
47 
46 
46 
46 
i6 
46 
46 
46 
43 
48 
49 
49 
49 
44 
44 
Aveyron 40 


(1)  La  lista  completa  delle  Società  si  trora  nel  rapporto  ufli- 
mie  di  qoesranno. 


496 
Dipartimeoti 


Landes     •    • 
Oroa    .    •    . 
Loira  .    .    • 
Droma     .    • 
Finisterra 
lile  e  Vilaine 
Vosges     •    . 
Coste  del  Nord 
Ardenoe  ..    • 
Loira  inferiore 
Indre  •    .    • 
FoDn   •    .    • 
Passo  di  Calais 
Nièvre      •    . 
Calvados  •    . 
Alta  Vienna  . 
Eure  ..    .    • 
Loirei .    .    . 
Aobe   .    •    • 
Basse  Alpi    ^ 
Ardecbe  ^    • 
Lot.    .    •    , 


Nam.  delle 
Società 

10 
40 
9 
9 
9 
8 
8 
8 
8 
7 
7 
7 
7 
7 
7 
« 
6 
6 
6 
6 
6 
« 


Dipartimenti 

Aisne  • 
Vaudéa 
Alte  Alpi 
Majenna 
Maniea 
Creuso 
Allier  • 
Doubs. 
Sarthe  • 
Alta  Loira 
Lozère    ..• 
Alta  Savona 
Euro  e  Loira 
Morbiban  • 
Cher    •    . 
Corrége  ., 
Careoto   ^ 
Puy  de  Dónoe 
Vaucluse  • 
Cantal  •    . 
Alta  Marna 
Colset 


Nttm.  dotte 
Società 

5 

6 

5 

5 

4 

8 

S 

3 

3 

3 

8 

8 

8 

3 

8 

S 

S 

S 

9 

I 


.   Storia  e.  «tAtlttUe*  delle  ilnanac  aastelaebe* 

• 

Dal  4850  io  poi  noi  pubblicammo  i  rendiconti  delle 
fioanze  austriache  e  ci  astenemmo  di  muoverne  giudizio, 
giacché  il  despoiisroo  militare  dell'Austria  non  ce  lo  avreb- 
be permesso.  Ora  crediamo  di  riprodurre  un  lavoro  slati* 
^tico  stato  pubblicalo  a  Piirigi  dal  dotto  economista  signor 
Horn ,  nel  quale  viene  riassunta  rapidamente  anche  la  sto* 


ria  finantiaria  deirAitftria.  Eéso  fìirà  eònòMere  lutia  la  gra* 
Tili  delle  piaghe  di  un  governo  che  «tériliaee  tutto  quanta 
can  coeea, 

e  Già  eariea  di  un  debito  enorme  nel  479Sf  T  Austria 
aveva  largamente  usato  ed  abusato  del  credito  pubblico 
nella  guerra  contro  la  francese  repubblica  e  contro  il  primo 
Napoleone,  eosicchè  gii  nel  1840  ^i  trovava  aggravata  di 
un  debito  consolidato  di  658  milioni  di  norihi  e  di  un  de<^ 
bito  fluttuante  quasi  doppio,  rappresentato  dalla  carta-mo* 
Beta  dello  Stato  {banko  Meìiel)  della  quale  si  trovava  in 
eireolazione  più  di  un  miliardo  di  fiorini.  -^  Un  decreto 
imperiale  del  SO  febb.  1811  ridusse  d' un  colpo  a  un  quinto 
il  debito  fluttuante,  prescrivendo  lo  scambio  delle  cedole  di 
banco  per  un  quinto  del  loro  valore  nominale.  Cosi  >  con 
uu  tratto  di  penna,  quattro  quinti  del  debito  fluttuante  au<* 
suiaco  erano  cancellati.  -^  In  pari  tempo  furono  ridotti 
alla  metà  gli  interessi  del  debito  consolidato  e  pagati  in 
carta-moneta  che  scapitava  del  60  per  cento  sul  suo  valor 
nominale.  Cosi  i  possessori  di  questi  titoli  di  rèndita  si  tro- 
varon  ridotti  a  realizzare  infln  dei  comi  25  fiorini  su  ogni 
400  fiorini  a  cui  avevano  diritto  origìnariamenie. 

»  Ben  sette  anni  tirarono  avanti  le  cose  di  questo  modo 
fino  a  che  la  patente  imperiale  SI  marzo  4  84  8,  per  recare 
un  qualche  palliativo  a  cosi  enormi  trufferie,  riparti  il  vec^ 
chio  debito,  eh'  era  allóra  di  488  milioni  di  fiorini,  in  488 
serie,  d'un  milione  di  fiorini  ciascheduna,  delle  quali  cin- 
que estratte  a  sorte  ogni  anno,  venissero  ammesse  a  fìce* 
ver  la  totalità  dell'  interesse  originario  e  pagato  in  denaro. 
Io  pari. tempo  si  statuiva  che  la  cassa  d'ammortizzazione 
fondata  nel  4817  avrebbe  ricuperati  ogni  anno  altri  cinque 
milioni  di  fiorini  di  quel  debito.  Ma  gli  incagli  e  le  nuòve 
crisi  finanziane  che  successero  dappoi^  o  ritardarono  od  im- 
pedirono questa  ammortizzazione  del  vecchio  debito  in  moda 
che  al  1858  si  trova  ancora  figurare  per  una  somma  di  878 
milioni  di  fiorini. 


498 

9  fm\mt»i  p^r  metttni  in  grado  di  \eat$tt  le  op«ni-> 
stoni  incaqiViioaio  dalla  |iatente  S4  mano  1648,  l'Aasirta 
aveva  aperto  gik  dal  S9  ottobre  4816  un  prestilo  k  cui 
aoHoacriiionet  cbluaa  nel  4818,  aieeae  a  438  milioni  di  fio- 
rini al  6  p.  <)fO,  Quealp  preatico  divenne  il  punto  di  partenia 
delle  metalliche  austrìache  al  5  per  cento,  titolo  ohe  ftin- 
^iona  come  il  regolatore  del  debito  pubblico  austriaco, 

»  A  quel  preAito  un  altro  ne  aucecMe  oell*  isieiao  anno 
4848,  per  90  milioni ,  poi  uè  terfo  e  un  quarto  nel  aolo 
imno  4833,  a  brevissimo  intervallo  Tuno  dell*  altro,  e  per 
06  milioni  di  fiorini  complessivamente;  poi  un  quinto  nel 
4836.  Uè  crisi  rivoluzionarie  del  4830  neoessitarono  ntiovi 
e  gravosi  ricorsi  all'  emissione  delle  metalliche,  poi  le  com- 
plicazioni orientali  del  4840  produssero  nuovi  prestiti  per 
più  di  300  milioni  di  fiorini  nel  4844  e  nel  4843. 

»  Oltre  le  indicate  emissioni  di  metalliche  al  cinque  per 
cento,  parecchi  altri  titoli  diversi  Turono.  creati  a  diverae 
epoche. 

>  Nel  4845  furono  create  metalliche  fruttanti  il  3»  4/3 
per  cento  di  rendita,  poi  nel  4846  altre  dell'uno  e  meiao; 
le  emissioni  del  4839  e  del  4830,  per  38  milioni  di  fio* 
rini  runa  e  per  30  l'ahra,  furono  fatte  al  4  per  cento, 
quella  del  4886,  per  40  milioni  di  fiorini,  fu  segnata  al  3 
per  cento  ed  emessa  al  eorso  di  76»  Inoltre  erano  stati  po- 
sti in  uso  i  prestiti  a  lotteria,  ai  quali  ai  ebbe  ricorao  in 
aprile  4830  per  30  milioni  di  fiorini,  poi  nel  4834  per '88 
milioni,  indi  nel  4834  per  36  milioni,  infine  nel  4839  per 
80  milioni  da  ammortissarsi  in  40  anni.  — -  Infine  s' aggiun- 
geva a  tutto  questo  cumulo  di  debiti  le  gittate  fatte  a  di* 
verse  riprese  dei  Viglietti  del  Tesoro  portanti  tm  interesse 
del  4  e  del  5  per  cento. 

»  Efletto  di  cosi  eccessivo  ricorso  alle  fonti  del  credilo 
si  fu  che  il  debito  pubblico  austriaco,  malgrado  le  opera- 
aioni  d'esiintioue  e  le  estrazioni  a  sorte,  si  accrebbe  spro* 
porzionatamenle  nei  trent'anni  di  pace  che  precorsero  al 


id9 

IM8.  Dil  rapporto  presenttlo  il  80  giagoo  4848  alla  Dicia 
dì  Vienna  dal  barone  di  Kraoss  risulta  che,  a  queir  epocai 
il  debito  pubblico  austrìaco  toccava  come  capitale  nominale 
a  A  miliardo  e  207  milioni  di  fiorini  ;  la  qual  somma ,  ri- 
dotta a  un  interesse  uniformo  del  cinque  per  cento ,  rap- 
presentava un  capitale,  di  un  miliardo  e  76  milioni  di  fio- 
rini. 

>  Gli  avvenimenti  del  4848  e  del  4849  aumentavano  sen- 
za proporzioni  le  spese  dello  Stato  e  né  diminuivano  o  ne  pa- 
nlixzavano  affatto  le  risorse.  D'allora  in  poi  non  vi  fu  più 
ritegno  neir  abuso  dei  prestiti  e  delle  estreme  arbitrarie 
misure.  Alle  emissioni  della  carta  monetata  del  4848  e  del 
4849,  alla  sospensione  dei  pagamenti  degl'  intereast,  succe- 
demno  poi  i  pagamenti  in  Boni  del  Tesoro,  il  prestito  di  72 
milioni  di  fiorini  del  4849,  indi  la  conversione  dei  eoupom 
insoddisfetti  nel  4848  e  4849,  fai  obbligasioni  fruttanti  il 
einque  per  cento. 

»  In  marzo  4860  un  prestito  di  460  milioni  di  lire  era 
addossato  al  Lombardo-Veneto  per  il  ritiro  dei  Boni  del  Te- 
soro ,  il  Monte  Lombardo» Veneto  veniva  aggravato  nel  modo 
più  ingiusto  ed  arbitrario  di  debiti  spettanti  al  governo 
austrìaco,  in  seUembre  4864  una  nuova  emissione  di  titoli 
per  80  milioni  di  fiorini  era  decretata  per  colmare  il  défi- 
eit  che  si  dichiarava  nei  bilanci  dello  Stato  sempre  più 
grave. 

•  Abbiamo  toccato  di  passaggio  ai  carichi  enormi  e  ingiu- 
sti con  cui  l'Austria  aggravava  il  Lombardo* Veneto,  per 
fargli  portare  un  peso  sproporzionato  dei  debiti  dell'  impero. 
Qui  cade  in  acconcio,  come  interessante  episodio  della  sto- 
ria finanziaria  dell'  Au4tria«  un  cenno  sulle  esorbitanze  delle 
estorsioni  austriache  nelle  provincie  italiane  specialmente 
dal  4848  in  poi. 

«  Si  accennava  poc'anzi  che  le  guerre  del  4848  geUa- 
vano  VAustrìa  in  gravi  imbarazzi.  Quest'è  verissimo,  ma 
r  Austria  peri  si  fece  pagare  dagli  Italiani  la  guerra  d' Ita- 


soo 

lìa  non  diremo  ftd  oltranza,  ma  due  voke  almono.  <—  En 
questo  un  sistema  dì  prestiti  di  nuova  inventione,  e  assai 
comodo  perchè  non  si  trattava  di  dover  rimborsare  o  pagar 
interessi. 

»  Per  le  spese  di  guerra  coi  violenti  arbitrii  del  dispo- 
tismo militare  furono  fatte  estorsioni  a  Munìcipj  e  privali 
cosi  enormi  che  quando  se  ne  volle  fare  una  perequazione 
per  ripartire  uniformemente  fra  le  diverse  provincie  del 
Lombardo- Veneto  il  solo  compenso  delle  somministrazioni 
(a  parte  le  multe  di  guerra)  fatte  in  quell'epoca,  si  asse- 
gnò la  somma  di  93,896^706  lire  austriache  (4),  notandosi 
lene  che  rimanevano  ancora  parecchie  partite  nel  Veneto 
specialmente,  di  somministrazioni  forzose,  non  liquidate. 

»  Questi  conti  riguardano  puramente  le  somministrazioni 
ma  il  proclama  di  Radetzky  41  ottobre  4848  colpiva  Mi- 
lano io  un  sol  colpo  di  una  contribuzione  di  SO  milioni  di 
lire,  e  un  autore  tedesco,  lo  Czoernig,  non  sospetto  certa- 
mente di  parzialith  agli  Italiani ,  valutava  la  somma  delle 
contribuzioni  di  guerra  in  un  minimo  di  50  milioni  di 
lire. 

>  Pel  4849  e  pel  4850  fu  aggiunta  ai  carichi  prediali 
un'  appendice  dei  50  per  cento,  a  titolo  sempre  d'inden- 
nizzo pelle  spese  di  guerra,  appendice  che  in  seguito  si 
mantenne  nel  83«4/8  per  cento;  sebbene  l' imposta  fondià- 
ria del  Lombardo-Veneto  superasse  già  di  un  35  per  cento 
la  quota  adottata  per  le  provincie  tedesche  dell'  impero. 

»  A  carico  del  Lombardo-Veneto  e  precisamente  del 
Monte  Napoleone  e  sempre  pel  pretesto  delle  spese  di  guerra 
furono  emessi  nel  4848  70  milioni  di  viglietti  del  Tesoro, 
(Czoernig,  pag.  464  ).  Notisi  bene  che  a  termini  dell'art. 
97  del  trattalo  di  Vienna  il  Monte  Lombardo-Veneto,  isti- 
tuito da  Napoleone,  era  stato  mantenuto  e  dotate  nell'  unico 


(!)  Gazzetta  Ufficiale  di  renezia  del  42  febbraio  4899. 


aoi 

imemo  che  provvedesse  a  pagare  il  debile  particolare  dèi 
rrgno,  proveniente  dalle  operationi  finanziarie  dell'  antico 
regno  d' Iialia.  Era  un  ialitoto  di  eredito  poato  aollo  la  ooI« 
leitiva  guarentigia  delle  Poterne  aegoaiarie  di  quel  trattato 
e  affitto  estranee  ai  debili  di  origine  austriaca. 

»  lo  forza  di  un  proclama  del  3S  aprile  i  M9  del  Pie* 
nipotenziario  Montecuccoli  quei  70  milioni  di  viglieui  del 
Tesoro  poc'anzi  accennati  dovevano  essere  rimborsati  in  dieci 
•noi  mediante  un'  imposta  speciale;  ma  un  nuovo  proclama 
del  46  aprile  4850  apriva  invece  a  tal  uopo  il  prestito 
surricordato  di  450  milioni  di  lire. 

»  Questo  prestito  doveva  essere  volontario  ^  ma  non 
trovò  sottoscrizioni  che  per  43  milioni  di  lire;  cangiato 
quindi  in  forzoso  fu  sottoscritto  per  85  e  4;S  milioni  di 
lire,  che  si  riducevano  in  realtà  (H  eorso  di  95  )  a  84  mi* 
iiooi  di  cui  60  dovevano  esser  pagati  in  contante,  24  in 
csrta* 

»  Cosi  oltre  i  70  milioni  di  viglietti  furono  imposti  al 
Monte  Lombardo* Veneto,  seeondo  gli  stessi  dati  forniti  dallo 
Gzoernigy  altri  70  milioni  risultanti  dalle  somme  pagate  in 
denaro  pai  prestito,  cosi  per  la  parte  volontaria,  come  per 
Is  parte  forzata  (4  ).  Si  era  portato  a  sistema  l' abuso  di  far 
pagare  ed  addossare  a  debito  del  Lombardo-Veneto  ciò  che 
il  Tesoro  centrale  dell'  impero  riscuoteva  da  un'  altra  parte. 

>  Le  gravi  estorsioni  fatte  al  Lombardo-Veneto  col  pretesto 
delle  guerre  del  4848  e  del  4849  provano  due  verità.  La 
prima  si  è  che  l' Austria  non  pure  si  ripagò  ad  usura  delle 
spese  di  quelle  due  campagne* che  e  per  la  loro  brevità,  -* 

(4)  Molti  di  più  furono  i  carichi  ingiastamente  imposti  al  Monte 
Lombardo-Veneto 9  come  nel  4851  (ordinanza  25  gingno  )  dì 
7,590,000  lire  pel  riac^qoisto  della  ferrovia  di  Monza;  net  4854 
(ordiaanza  23  febbraio)  di  42  mllioiii  per  rimborsar  le  espropri»- 
lioni  occasionate  dalle  opere  di  fortificasione,  e  altri  di  cui  spe- 
riamo vedere  quanto  prima  una  storia  precisa. 


202 

runa  di  4  mesit  T altra  di  5  f^rni»  -*  e  per  ti  sistema 
delle  requisiiioni  e  ooolribusioni,  furono  di  pooo  dispendio^ 
ma  ohe  ami  il  Tesoro  eentrale  dell'impero  non  solo  non  n'eb* 
be  a  risentire  aggravio,  ma  ami  ne  ritrasse  lucri  non  insigni- 
ficanti, facendo  valere  per  fa$  et  per  nefas  il  comodo  pre- 
testo. —  La  seconda  verità  si  è  cbe  non  tanto  la  guerra, 
quanto  il  sistema  governativo,  è  la  eausa  dell' irreparabile 
dissesto  dell'Austria  e  dell'assorbimento  di  tutte  le  risorse, 
sicché  quanto  più  danaro  si  getta  nella  voragine,  tanto  più 
si  riconosce  l' impossibiliih  a  colmarla. 

»  Oltre  tutte  le  accennate  vessazioni  sd  ingiustisie  era 
pure  stata  imposta  al  Piemonte  la  contribuzione  di  guerra 
di  76  milioni;  mentre  frattanto,  come  lo  Gzoeraig  ha  con- 
statato, i  soli  abitanti  del  Lombardo-Veneto  pagarono  al- 
r  Austria  pella  guerra  1848-49  più  di  260  milioni  di  lire,  — 
Stefano  Jacini,  nel  suo  aureo  libro  La  proprietà  fondiaria^  eec, 
calcolando  sui  dati  più  positivi  con  quell'imparzialità  che 
tanto  lo  onora,  ha  trovato  che  la  9ola  proprietà  fondiaria 
della  sob 'Lombardia  ha  sostenuto  un  sovraccarico  di  oltre 
80  milioni  di  lire  a  titolo  ddle  spese  di  guerra  del  4848 
e  4849. 

»  Un  economista  valente  e  coscienzioso  ha  pubblicato  nel 
Siécfr,  in  aprile  u.  s.  pochi  giorni  prima  che  si  accendesse 
la  guerra,  il  seguente  quadro  delle  contribuzioni  pagate  dalla 
proprietà  fondiaria  del  Lombardo-Veneto,  fra  carichi  ordinarli 
e  straordinari!,  nei  dieci  anni  uhimi  della  dominazione  au- 
striaca. Le  cifre  sono  rigorosamente  comprovate. 

Per  imposta  ordinaria  (  ridotte  le  lire 

*  austriache  in  franchi) Fr.  888,600,000 

>  >   straordinaria  (ultimi  8 

anni  33.  4/3  per  400) »     90,280,000 

»            »  (  primi  due  anni  60  per 
400  annuo) »     33,860,000 

Fr.  463,740,000 


•OS 

Somma  reiro  Pr.  463,740,000 

Per  imposta   sui    trapassi    di    proprietà 

aegli  aitimi  IO  anni •  483,000,000 

Pei  biglielli  del  Tesoro  non  convertiti      »  9,000,000 

Pel  prestito  lombardo*veneto    ...»  48,970,000 

Pel  prestito  nasìonale.    •    .    •    •    «      »  88,760,000 

Pellt  lasse  di  gnerra >  30,000,000 

Per  requisizioni  di  derrate  e  denaro .  »  405,000,000 
Per  la  duotb  imposta  delle  spese  di 

dofflinio •    .    .    .    *      »  80,000,000 


Totale  Fr.  800,770,000 
9  Questa  eifra  riguarda  soltanto  le  somme  ingoiate  dallo 
Stato  Lombardo-Veneto,  mentre  gravitavano  altresì  solla 
proprietà  fondiaria  le  imposte  comunali  e  i  carichi  provine 
ciali,  che  Tistesso  autore,  sui  rapporti  comunali  e  dello 
Gimere  di  Commercio,  valutò  a  386  milioni.  Quando  si  os» 
serva  ohe  la  sola  proprtetii  fondiaria,  e  per  cinque  milioni 
soltanto  dei  87  che  componevano  in  questo  decennio  la 
popolaaione  dell*  Austria,  contribuì  tanto  allo  Stato,  e  si  trova 
questo  Stato  medesimo,  dopo  40  anni  di  pace,  indebitato  in 
quasi  duo  miliardi  di  fiorini ,  è  facile  giudicare  il  sistema 
fioaoaiario  e  governativo  di  una  tal  monarchia» 

>  Ma  è  lempo  di  ritornar  da  quesm  non  inopportuna  dt« 
gressione,  e  dì  seguire  il  signor  Boro,  ritrsendo  in  iscoreio 
il  quadro  eh'  egli  ci  presenu  della  storia  finanaiaria  del*- 
r  Austria. 

»  L'ostinazione  a  voler  mantenere  una  armata  superiore 
di  gran  lunga  ai  suoi  mezzi  finanziari!  e  T  atteggiamento  di 
Deoiralitfc  armata  in  cui  si  collocò  1*  Austria  durante  la  guerra 
d'Oriente,  creavano  nuovi  e  gravissimi  bisogni. 

>  Nel  4854,  a  Francoforte  e  ad  Amsterdam,  si  negoziavano 
doe  piccoli  prestiti,  l'uno  di  50,  l'altro  di  86  milioni  di 
fiorini,  i  qoali  erano  come  i  segni  forieri  dell'  enorme  pre- 
stito, cosi  detto  nazionale,  del  1.854 •  che  iìi  assegnato  da 


S04 

350  (  ininiilfio  limite  )  a  600  milioni  di  fiorini  (  massimo 
limile  )• 

»  Tutti  i  mezzi  i  più  iniqui  di  coazione  morale  e  di  co* 
mando  furono  messi  allora  in  opera  per  far  concorrere 
tutte  le  forze  produttive  dello  Stato  a  sostenere  un  carico 
eosi  smisurato^  e  il  risultato  fu  che  le  aotloscrjzioni  arriva- 
rono a  50S  milioni  (un  miliardo  e  366  milioni  di  fran- 
chi )• 

»  È  chiaro  che  una  misura  di  questa  fatta  chiudeva  per 
qualche  tempo  l'adita  a  ricorrere  al  credito.  Allora,  per  far 
fronte  agli  impegni  incontrati  colla  Banca,  da  cui  si  erano 
ottenute  in  più  incontri  onerose  sovvenzioni,  si  vendevano 
le  strade  ferrate  e  si  incominciò  ralienatione  dei  poderi 
dello  Staio.  Si  voleva  portare  la  Banca  a  mettersi  io  grado 
di  ripigliare  i  pagamenti  in  conUinte,  sospesi  dal  4848,  e  si 
trattava  che  al  cadere  del  4858  lo  Stato  austrìaco  trovavasi 
ancora  debitore  verso  la  Banca  di  500  milioni  di  franchi. 

»  AI  primo  gennajo  4  858  il  debito  consolidato  ammontava 
a  2  miliardi  e  88  milioni:  il  debito  fluttuante  a  343  mi- 
lioni di  fiorini  :  in  complesso  sei  miliardi  di  franchi.  Ai  pria* 
cipio  del  4859  si  operava  il  prestito  di  450  milioni  di  fio* 
rini  che  in  parte  fu  contratto  a  Londra  e  pel  rimanente 
venne  addossalo  ai  contribuenti  ;  poi,  in  forza  del  decreto 
44  aprile,  furono  anticipati  dalia  Banca  34  milioni  di  fiorini, 
infine  venne  emesso  il  prestito  Lombardo-Veneto  di  75  mi* 
4{oni  di  fiorini^  ridotti  ora  a  80. 

»  È  facile  dedurre  da  questi  dati  positivi  che  il  debito 
eonsolidato  dell* Austria  sorpassa  oggidi  d'un  bel  tratto  i 
sei  nìiliardi  di  franchi,  cifra  che  supera  di  otto  volte  la 
rendita  annuale  e  rappresenta  più  di  un  quarto  della  so* 
stanza  mobiliare  dell*  impero;  ed  è  qumdi  ancor  più  facile 
a  dedursi  che  le  riforme  promesse  dal  ministro  austriaco  si 
risolveranno,  infin  dei  conti,  in  quei  risultati  a  cui  condus- 
sero i  talenti  del  sig.  De  Bruck  di  cui,  al  momento  della 
sua  assunzione,  si  era  vantata  In  prodigiosa  feconditb.  « 


SOS 

k 

NOTIZIE  5Ul  SISTEMA  PENITENZIARIO 

—OZIO — 

Cave  di  eorrestone  pel  Rovani 
In  iMffUUerra* 

Li  iodipendenza  da  straniera  dominazione,  e  la  auspicata 
uoiooe  sotto  lo  scettro  costituzionale,  di  Vittorio  Emanuele 
importano  necessariamente  nella  nostra  vita  civile  dei  prin* 
cipii  di  libertà  individuale  che  non  potevano  trovare  né  al* 
loazione»  né  vita,  né  difesa  sotto  l' assolutismo  austriaco.  Fra 
questi  non  è  certamente  ultimo  quello  che  riflette  i  diritti 
del  reo  dopo  scontata  la  pena  :  il  quale,  per  ciò  stesso  che 
ha  subito  il  castigo,  non  può  più  oltre,  finché  non  cade  in 
Duovi  traviamenti,  essere  molestato  né  dai  privali  né  a  mag« 
gior  ragione  dallo  Stato.  La  legge  austriaca ,  limitandosi  a 
unzionare  il  divieto  di  rinfacciare  la  pena  scontata,  calpe- 
stando  equità  e  giustizia,  si  permetteva  di  commettere  al- 
l'arbìtrio dei  suoi  agenti  di  polizia  il  continuare  la  deten- 
sione  dei  rei,  dopo  finita  la  pena,  per  riguardi  di  preven- 
lione.  Sotto  un  regime  costituzionale,  tale  misura  é  incom- 
patibile ,  ma  d'  altra  parte  questi  individui  sventuratamente 
corrotti  0  dal  bisogno  o  dal  vizio,  svincolati  dalle  arbitrarie 
procedure,  troppo  facilmente  di  loro  libertà  abusano  a  danno 
del  consorzio  civile,  e  fanno  quindi  sentire  il  bisogno  che 
sieno  guidati  e  indirizzati,  che  si  tenti  rigenerarli  al  giusto 
ed  air  onesto,  e  far  di  loro  altrettanti  cittadini  utili  a  sé 
alessi  ed  alla  patria  comune. 

Y*ha  un  paese  dove  il  governo  costituzionale  é  antico 
quanto  la  nazione  che  lo  abita,  e  dove  la  sapienza  legisla* 


S06 

Uva  ha  trovato  reeentemenie  un  rimedio  the  corrisponde 
assai  bene  al  bisogno.  Questo  paese  è  V  Inghilterra ,  dove 
tìssì  otto  anni  e  che  lasciai  solo  per  poco  onde  in  patria 
consolarmi  dell' iodipendenta  conquistata  dopo  undici  anni 
di  lotta  e  di  patimenti.  Là  si  sentiva  ogni  di  più  urgente 
il  bisogno  di  provvedere  al  miglioramento  morale  dei  pri- 
gionieri :  e  poichò  i  più  giovani  sono  i  più  interesssnti  co- 
roecchA  più  facili  a  correggersi  e  più  pericolosi  se  abban- 
donati a  sé  stessi,  cosi  sopra  di  essi  specialmenie  si  rivolse 
r  attendono  del  Parlamento. 

Sono  ora  appena  quattro  anni  dacché  la  legge  fu  san- 
cita, e  gih  cinquantadue  case  di  correzione,  dette  Riformaiorii 
pei  figli  d*ambo  i  sessi,  sono  in  pieno  esercizio.  La  legge 
è  delle  più  liberali  che  mi  conosca  in  tal  genere.  Ha  tre 
parti  :  colla  prima  si  dk  iacoltà  a  chiunque  individuo  o  per- 
sona morale  il  voglia,  di  fondare,  a  spesa  propria,  un  Ri- 
formatorio, pel  quale  occorrono  una  casa  capace,  un  lati- 
fondo da  coltivare,  e  superiori  idonei.  Quando  V  Ispettore 
governativo  avesse  trovate  adempiute  queste  condizioni ,  il 
governo  si  obbligherebbe  a  pagare  uno  scellino  al  giorno , 
pari  ad  ital.  L.  I.  25,  per  ciascun  fanciullo  o  fanciulla  ricevuti 
nello  stabilimento.  Colla  seconda  si  dà  facoltà  ai  magistrati 
di  mandare  al  Riformatorio  quei  Agli  e  quelle  figlie  tra  i 
dieci  ed  i  sedici  anni,  che  vengono  condannati  alla  pena 
del  carcere  dalle  due  settimane  ai  tre  mesi  e  di  precisare 
Il  tempo  di  reclusione  nell'  istituto  di  correzione  fra  i  limiti 
dai  due  ai  cinque  anni.  La  terza  parte  della  legge  final- 
mente obbliga  i  genitori  o  tutori  dei  ragazzi  da  mandarsi 
al  Riformatorio  a  corrispondere  un  tanto  alla  settimana  in 
diminuzione  dell'assegno  governativo,  in  pena  quasi  della 
trascurata  educazione. 

Siccome  si  riconobbe  che  l'elemento  religioso  merita 
tutto  il  rispetto  ed  è  della  massima  importanza  nell'  educa- 
zione, cosi  la  legge,  parificando  i  cattolici  a  tutte  le  sette 
eterodosse,  saviamente  permise,  che  essi  avessero  propri! 


S07 

BiforoMitorii  eselttsivaneote  di  feneiiilli  0  fimeiulle  di  lora 
religione. 

Il  celebre  cardinale  Wiseman  fa  ti  primo  a  foniiame 
UDO  io  Hammeramith  nella  propria  diocesi  di  Londra  ;  il 
seeopdo  fu  fondalo  dall'abate  dei  Giaieroenai  nella  contea 
di  Leieesier  ;  il  terzo  si  deve  alla  generosità  dei  signori  cat« 
toliei  nella  eontea  York  che,  a  questo  scopo,  si  costituirono 
io  comitato.  Ottennero  essi  dal  loro  vescovo  h  cessione  di 
Qoo  stabilimento,  vi  aggiunsero  nuove  fabbriche  e  cosi  pre« 
pararono  a  Market  Weighton  \ina  casa  di  corrosione  capace 
dì  contenere  duecento  giovani  delinquenti ,  circondata  da 
duecento  dieci  pertiche  di  terreno  che  vennero  in  seguito 
ridotte  a  ooltura. 

Questi  tre  stabilimenti  provvedono  a  seicento  figli  oatto» 
liei  :  per  le  figlie  di  tal  religione  dne  altri  ne  sorsero  presso 
Londra,  a  Bristol,  che  ne  contengono  doceento,  mentre  i 
qosrantasetie  Riformatorii  protestanti  non  hanno  che  la  me* 
dia  proporzionale  di  treniasei  figli  per  ciascuno.  La  ragione 
di  questa  notabile  dificrenaa  sia  in  ciò  che  la  religione  della 
Bibbia  non  fornisce  lutti  quei  meni  educativi  che  abbonr 
daao  nella  fede  cattolica  e  devesi  perciò .  aver  ricorso  ad 
sieoni  measi  punitivi  che  non  si  ponno  attuare  se  non  fra 
uo  numero  limitato. 

Essendo  stato  chiainato  l'istituto  della  Carilk,  detto  dei 
Rdsminiani,  alla  diresione  del  Riformatorio  di  York,  io  co- 
me membro  di  quella  congregazione  fui  designato  ad  assu* 
ineme  la  direzione  con  alcuni  cooperatori.  Limitandomi,  per 
amor  di  brevità,  a  parlare  di  questo,  che  dirigo  da  due 
soni  e  mezao,  spero  tuttavia  di  dare  una  sufficiente  idea  di 
ule  isUtuzione. 

Il  principio  fondamentale  sol  quale  ho  basato  il  sistema 
edocaiìvo  fu  quello  di  persuadere  i  figli ,  che  il  Riformatorio 
è  per  essi  il  più  grande  beneficio  che  potessero  ricevere 
da)h  societk  fornendo  ad  essi  i  mezzi  per  una  miglior  viia 
tvvenire  temporale  ed  eterna.  Lungi  quindi  qui^nto  mai  pò* 


308 

tesse  destare  idea  di  coeretaBione,  quanto  mai  potesse  sem- 
brare un  eastigo  ed  un  rimprovero  della  loro  vita  passata, 
lungi  le  mura  che  dieno  V  idea  di  carcere  :   ma   1*  edificio 
quadrato  offre  un  ampio  spaaiq  alla  ricreasione  senza  peri- 
eolo  che  possano  sottrarsi  all'  occhio  paterno  dei  prefetti  che 
vegliano  su  di  loro  giorno  e  notte,  e  dai  quali  sono  assistiti 
e  diretti  in  tutte  le  loro  occupazioni.  A  frenare  e  correggere 
eolla  mansuetudine,  queste  nature  ardite,  svegliate  ed  intol- 
leranti bene  spesso  d'ogni  disciplina  fu  opportuno  aceoglierae 
in  sulle  prime  un  piceol.  numero^  una  trentina,  e  solo  quando 
parve  essersi  raggiunto  con  questi  lo  scopo  dell'  istituzione 
se  ne  ammisero  altri,  che,   a   quei   primi   commisti   dopo 
qualche  giorno  di  separazione,  trovarono  tutto  da  imparare, 
mentre,  inferiori   in  numero,   non  giunsero   a   sovvertirli. 
L'ignoranza  la  più  crassa,  eausa  principale  della  loro  corru- 
zione, 6  diradata  da  tre  ore  al  giorno  di  istruzione  elemea- 
tare:  la  rozzezza  dei  modi  mitigala  dall'uso  degli  esercizii 
militari,  dalla  musica,  dal  contatto  coi  superiori  e  dallo  svi- 
luppo della  mente.  L'abitaarli  al  lavoro  è  la  cosa  che  sulle 
prime  offre  maggior  difficoltà  perchè  si    tratta    di    vincere 
l'abitudine  all'ozio  in  cui  crebbero,  abitudine  che  ha  pure 
qualche  appoggio  nella  natura  dell'  uomo  ;  e  solo  il  succe- 
dersi di  svariale  occupazioni  può  abituarli   alia    continuità. 
Il  lavoro  comprende  i  mestieri  e  l' agricoltura  ed  è  di  selle 
ad  otto  ore  al  giorno.  I  giovani  provenienti  dalle    citià  si 
volgono  preferibiitnenie  ai  primi.  E  sono  mestieri  di  facile 
apprendimenio,  come  di  sarto,  di  calzolaio ,  di  falegname , 
di  fabbro,  di  tornitore,  di  panattiere  per  la  casa,  ecc.  I  pro- 
venienti dalie  campagne  per  solito  si  occupano  dell'  agricol- 
tura e  delle  occupazioni  ad  essa  accessorie  di  scuderia,  stal- 
la, ecc.  Tutti  poi  indistintamente  sanno  far  stuoie  ed  è  questa 
la  principale  occupazione  nei  giorni  di   pioggia.   Cosi  cre- 
scono questi  giovani  accostumandosi  gradatamente  alla  so- 
brietà, alla  regdariià,  al  lavoro,  ed  accogliendo  nel  cuore  i 
principii  di  una. ben  intesa  istruzione  religiosa.  A  promuo* 


i 


ao9 

Tere  poi  fra  essi  l' emotazione  nel  bene  vale  l' istUntione 
di  uoa  piccola  classe  favorita  da  mioime  concessioni,  ed  alla 
quale  non  si  passa  che  dopo  prove  di  perfetto  cambiamento. 
G  valga  il  vero  :  al  presente  che  sommano  a  1 38  non  ho 
che  a  lodarmi  di  loro,  e  ne  sia  prova  che  ad  essi  sì  può  af- 
fidare la  condotta  del  bisognevole  per  Tutituto.  Spirato  il 
tempo  della  correzione,  l'istituto  fa  più  ancora  del  provve- 
derli di  un  peculio  troppe  volte  insufficiente,  ma  a  secon- 
da di  loro  attitudine,  li  colloca  quando  in  una  fattoria,  quando 
io  qq'  officina  o  in  un  negozio,  ed  assicura  quindi  loro  con 
un  onorato  guadagno  il  come  continuare  ad  essere  onesti. 

Merita  d' essere  specialmente  notata  la  nessuna  ingerenza 
del  governo  nella  scelta  ed  applicazione  dei  mezzi  eduea- 
IÌTÌ  impiegati  nei  Riformatorii,  limitandosi  egli  a  conoscerne 
1  risultati  per  mezzo  della  visita  annuale  e  del  rendiconto 
pubblicato  da  un  regio  Ispettore, 

Ho  visitato  il  Patronato  pei  liberati  dal  carcere  a  Mi- 
lano per  rilevarne  le^  differenze;  e  con  mio  sommo  pia- 
cere vi  ho  trovato  queir  avviamento  alla  libertà  di  azione 
direttrice,  che  la  saviezza  del  nuovo  governo,  tengo  per 
fermo,  vorrà  favorire  a  tutto  potere,  essendo  provato  che 
quanto  maggiore  é  la  libertà  lasciata  in  stabilimenti  di  tal 
genere,  più  copiosi  sono  i  frutti,  essendovi  interessata  la 
responsabilità  del  corpo  dirigente, 

Milano,  6  settembre  1859. 

Sacerdote  Carh  Caccia 


AjuiÀU.  Statiiticat  vai.  XXIIIt  uri$  3.*  44 


aio 


NUOVE   GONDNIGAZIORI 

PER  MEZZO  DI  CANALI,  STRADE  FERRATE 

B  PONTI  DI  FERRO. 


— OZIO— 

Prospetto  eomparatlTO  del  prodotti  obilonietrlel 
delle  strade  ferrate  franeesl  nel  primo  seme- 
stre t9M  e  I8ft9« 

JLral  mìoistero  dei  lavori  pubblici  di  Francia  è  stato  pub- 
bicato  il  prospetto  comparativo  dei  prodotti  delle  strade  fe^ 
rate  nel  primo  semestre  4858  e  4859. 

L'estensione  esercitata  al  SO  giugno  1859  era  di  C!hil.  8837 
Al  80  giugno  1858  era  di  soli    •    •    •    .       »     7969 

Aumento  nell'anno    Chil.    868 


Esso  si  riparte  come  segue: 
Nord Chil.  40S 


Est 

Ardenne  •  •  • 
Ovest  .  .  •  • 
Orleans  •  •  • 
Parigi  Mediterraneo 
Lione-Ginevra  • 
Delfinato  .  .  . 
Mezzodì  •  .  • 
Graissessac-Beziers 


5S 

67 

494 

S65 

84 

6 

44 

7 

54 


Chil.  868 


S41 

L'dteoiiooe  media  esercitala  nel  primo  aemesire  1859 

di Gbil.  8749 

E  nel  4858 •     7746 

I  rìsuluii  deir  esercixio  dello  soono  lemesire  eonfroo* 
Mi  con  quelli  del  4858  appsjono  dal  «egoeoie  prospeuo: 


Compagnie 


Estensione  nedia 
dorante  il  leoiestre 

4859        48S8 

«hit.        CiilL 


Prodotto  chilometrico 
48S9  48S8 

Pr.  Pr. 


Nord  . 
Est  .  . 
Ardenne 
Ovest  . 
Orleans 
Parigi-Mediterraneo 
Lione-Ginevra  . 
Delfinato  .  .  . 
Mettodl  .  .  . 
Gnia  .... 
Graisseaoac-Beziers 
Bessèges-Alais  . 
Attiin-Somain  . 
Carmaux-AIby     . 


985 

4648 

454 

4480 

474S 

4883 

339 

439 

794 

47 

64 

33 

49 

45 


860 

4548 

56 

985 

4478 

4683 

305 

88 

774 

47 

» 

84 

49 

5 


87^97 
47,358 

9,659 
48,907 
48,444 
30,634 
44,847 

8,853 
43,000 
43,463 

3,959 
47,548 

7,356 

5,359 


39,344 

46,250 

9,253 

49,175 

48,390 

35,492 

8,879 

6,424 

8,400 

43,000 

» 

43,585 
8,884 
4,608 


8749      7746 


30,699      49,305 


I  prodotti  sono  aumenuii  di  fr.  33,439,486. 

L'aumento  chilometrico  é  di  franchi  4394  ossia '7.  33 
per  400. 

la  ragione  dell'aumento  le  linee  si  classifieano  come 
segue: 


BIS 

Mezzodì .  4S.  86  per  400 

Besseges-Alais 89.  44 

Delfinalo 87.  8l 

Garfoaux-AIby 85.  83 

Lione-Ginevra.  ......  SS.  09 

Parigi-Mediterraneo     .    •    .    ,  34.  59 

Est 6.  àO 

Ardenne 4.  40 

Cima 2.  77 

Orleans 0.  41 

Diminuirono: 

Auzin  a  Somain     ».    •    •    •    48.  SI 

Nord 4.  60 

Ovest 4.  40 

1  risultati  dell'esercizio  del  primo  semestre  4859  non 
potrebbero  essere  più  soddisfacenti,  confrontati  ool  4858; 
ma  in  paragone  del  4857  sono  inferiori ,  come  pure  agli 
altri  tre  anni  antecedenti;  eocooe  il  prospetto  compara-* 
tivo; 

4859 L.  20,699 

4858 »  49,805 

4867 22,804 

4856 >  24,842 

4855 >  SS,447 

4854 »  20,783 

Per  alcune  linee  i  trasporti  militari  furono  inoltre  causa 
di  prodotti  straordinari,  come  Parigi-Mediterraneo,  Lione- 
Ginevra,  Delfinato, 

Nei  prodotti  non  è  compredo  il  diritto  del  decimo  che 
produsse  airerario; 

.Nel  primo  semestre  4859  ,    «    .    Fr.  9,496,449 

4858  .,     .       •   7,653,948 


tis 


Btotlsttea  delle  strade  ferrate  InglMl 
dal  f  84e  al  ftM8. 


I  cenni  che  abbiamo  pubblicati  intorno  ai  risultati  del- 
l'esercizio delle  strade  ferrate  inglesi  nell'anno  4858,  danno 
Qo'idea  abbastanza  chiara  delKimportanta  che  Tindustria  delle 
vie  ferrate  vi  ha  acquistato. 

Malgrado  i  lodevoli  sforzi  fatti  in  Prarieia  ed  in  Germania, 
DOD  v'ha  ancora  nazione  in  Europa  che  uguagli  ringhilterra, 
né  per  Testensione  delle  reti  delle  strade  ferrate,  né  per  la 
somma  dei  capitali  impiegativi» 

L'Inghilterra  ha  veramente  cominciata  la  costruzione 
delle  sue  vie  ferrate  senza  punto  badare  alla  gravità  della 
quistione  economica,  ed  ha  speso  enornliemente,  tanto  che 
si  può  dire  che  parecchie  decine  di  milioni  di  lire  stelline 
sarebbersi  potute  risparmiare.  Una  nazione  meno  ricca  del- 
rbghilterra  avrebbe  sentite  per  molto  tempo  le  funeste  con^ 
segueoze  delle  spese  straordinarie  che  ha  fatte. 

Gittiamo  ora  uno  sguardo  sullo  sviluppo  successsivo  delle 
vie  ferrate  nel  Regno  UniiOé 

II  seguente  prospetto  degli  atti  del  Parlamento  relativi 
a  strade  ferrate  dal  4846  in  poi,  dell'estensione  delle  linee 
concesse  e  della  somma  autorizzata  additano  il  progressivo 
estendersi  dell'industria  dei  trasporti: 


Jnni 


4846 
1847 

4848 
4847 
4850 
4851 
4852 


Atti 

EsUntioni 

Cttpftate 

N.» 

Miglia 

Lire  sterline 

S70 

4538 

133,716,869 

190 

1354 

89,460,138 

8& 

371 

15,374,337 

34 

16 

3,911,331 

381 

8 

4,(15,633 

61  ^ 

135 

8,553,275 

51 

S44 

4,333,834 

SI  4 


Jma 

ÀIH 

Etttnnmi 

Cofilale 

N.» 

Miglia 

Lire  sterline 

1868 

.     406 

940 

16^87,601 

1854 

.      74 

482 

9,314,603 

1855 

.      73 

863 

9,493,038 

4856 

.      59 

333 

5,784,426 

4857 

.      8S 

663 

40,336,443 

1868 

.      73 

338 

6,834,705 

Gli  atti  ( 

ehe  si 

presentano 

1  al  Parlamento  non  barn 

lo  per  iscopo  la  concessione  di  nuore  linee.  Il  Parlamento 
britannico  si  ingerisce  in  molte  cose  che  negli  altri  Stati 
costituzionali  dipendono  esclusivamente  dal  potere  esecuti- 
vo. La  congiunzione  di  due  linee,  l'uso  d'una  stazione  spet- 
tante  ed  altra  compagnia,  il  permesso  di  una  compagnia  di 
percorrere  qualche  breve  tratto  di  via  ferrata  spellante  ad 
un'altra;  rassociazione  passaggiera  di  due  o  più  compagnie 
quanto  al  servizio  ed  all' esercizio  ;  la  provvista  di  capitali 
od  il  modo  di  far  fronte  alla  deficienza  nel  capitale  d'una 
compagnia»  la  fusione  di  compagnie,  la  concessione  di  una 
dilazione  nel  compimento  dei  lavori,  tuuociò  richiede  l'ap- 
provazione del  Parlamento.  Ciò  spiega  il  numero  degli  atti 
che  sono  adottati  dal  Parlamento,  eseitipligrazia  i  S8I  atti 
del  4854,  mentre  non  furono  concessi  che  otto  miglia  (circa 
13  chilometri)  di  nuove  strade  ferrate. 

Il  84  dicembre  4858  il  Parlamento  aveva  autorizzala  la 
costruzione  di  46,659  miglia,  ossia  chilometri  S6>I95  e  me- 
tri ASI  di  strade  ferrate. 

Di  essi  furono  abbandonati  S690  chilometri  e  490  me- 
tri, aperti  45,395  chilometri  e  454  metri,  per  cui  rimaneva- 
no a  costrurre  ed  aprire  al  pubblico  servizio  7309  chìiom. 
e  687  metri. 

L'estensione  delle  linee  aperte  d*anno  in  anno  a  tutto 
il  1858  è: 


315 
Prim  del  4844  miglM  S086       nel  1864  miglia  969 


nel  4844 

S04 

4853 

446 

4845 

S96 

4858 

• 

850 

4846 

606 

4854 

* 

368 

4847 

803 

4855 

336 

4848 

4I6S 

4856 

355 

4849 

869 

4857 

384 

4850 

6S5 

4868 

436 

Uoa  sorgente  di  lavoro  è  slata  T  industria  delle  strade 
ferrate,  ma  difficilmente  si  potrebbe  credere  che  tanti  ope- 
rai si  siano  impiegati  e  s'impieghino  nella  Gran  Bretagna  e 
tanti  ufficiali  di  servizio,  da  costituire  quasi  un  esercito  di 
450  mila  uomini ,  tra  impiegali  nelle  linee  in  esercizio  ed 
impiegali  nelle  linee  in  costruzione. 

Il  saguente  prospetto  dà  il  numero  preciso  degV  impie- 
gati il  30  giugno  di  ciascun  anno. 

llf  GOSTRUAORB  In  BSIBCIZIO 

Jnni    Estenfitme  Operaiimpiegati  Estensione  OperaiimpUgati 
Miglia     Totale  fer  miglio   Miglia     Totale  Per  miglio 


1849 

4504 

103,816 

69.00 

5U7 

55,968 

40.20 

4830 

864 

58,884 

68.45 

6308 

60,225 

9.56 

4851 

734 

42.938 

58.49 

6698 

63,563 

9.49 

1852 

738 

55.935 

48.69 

7076 

67,601 

9.55 

1853 

683 

37,764 

55.36 

7512 

80,409 

10.70 

1854 

889 

45,401 

51.07 

7803 

90,409 

11.59 

1855 

880 

38,546 

43.79 

8116 

97,952 

12.70 

18S6 

964 

85,473 

57.87 

8506 

102,117 

42.00 

1837 

1004 

4»,037 

43.86 

8942 

109,660 

42. 26 

1838 

880 

38,546 

43.79 

9323 

409,329 

42.  72 

La 

proporzione  fra  gli 

operai 

e  l'estensione  delle  linee 

SI  6 

in  costrusiboe  varia  secondo  la  maggiore  o  minore  auiviià 
dei  lavori  e  secondo  le  opere  d'arte  da  eseguire;  ma  per 
le  linee  in  esercizio  la  proporzione  fra  gli  operai  e  la  lun* 
ghezza  è  un  indizio  di  più  o  di  meno  economico  ser- 
vizio. 

Dal  1849  al  48ftS  le  strade  ferrate  inglesi  hanno  cer- 
cato di  ridurre  per  quanto  potevano  il  numero  degli  im- 
piegati ma  dopo  d'allora  il  numero  proporzionale  è  dì  nuo* 
vo  aumentato;  non  possiamo  fare  un  confronto  colle  strade 
ferrate  del  Continente  perchè  ci  mancano  gli  elementi;  cre- 
diamo però  che  sia  erronea  la  supposizione  che  negli  Stati 
continentali  si  abbia  un  numero  più  considerevole  di  impie- 
gati che  non  netringhilierra. 

Veniamo  ora  al  capitale  speso  nelle  vie  ferrate  e  con- 
sideriamone l'annuale  incremento,  non  meno  che  il  ri- 
parto: 

Jzioni        Jzioni  di 
Jnni  ordinarie      preferenza    Ol>bligaziùni      Tolale 


4849 

.    158,560,118 

19,853,506 

51,335,154 

229,747,778 

1850 

.    150,022,877 

34,740.800 

85,507,068 

240.270,745 

«4851 

.    155,060,034 

34,494,155 

58,686,717 

348.240,896 

4952 

.    161,100,256 

38,700,765 

64,064,668 

364,165,672 

1853 

.    1ti5,054,677 

43.527,379 

64,742^58 

275,324,514 

1854 

.    166,030.806 

49,377,952 

70,660,036 

286,068,794 

1855 

.    169,604.017 

52,818,026 

75,161.241 

297.583,284 

1856 

.    174,559,304 

57,057,171 

77,359,419 

308.775,894 

1857 

.    178,567,935 

58,061,655 

78,360,236 

314,989,826 

1858 

.    181,837,781 

61,854,547 

81,683,179 

325,375,507 

I  nove  anni  dal  4849  al  4858,  la  Gran  Bretagna  ha 
speso  nelle  strade  ferrate  la  somma  di  lire  steri.  95,637,7^9 
(2,390,693,226  fr.)i  vale  a  dirr  265  milioni  di  franchi  al- 
Tanno. 

È  notevoli!  rincremenio  proporzionale  delle  azioni  di  pre- 


217 

ferenza  e  delle  obbligazioni.  Nel  4849  le  azioni  di  prefe- 
za  non  rappresentavano  che  il  9  per  100  del  capitale  sbor- 
salo, e  le  obbligazioni  il  33  per  iOO. 

Nel  4858  le  azioni  di  preferenza  rappresentano  il  48 
per  400  e  le  obbligazioni  il  35  per  400,  per  cut  le  azioni 
ordinarie  che  corrispondono  a|  69  per  400,  non  corrispon- 
dono più  che  al  57  per  400. 

Ciò  deriva  dal  tenne  beneficio  che  le  azioni  ordinarie 
prodneevano;  il  capitale  esitando  ad  impiegarsi  in  titoli  che 
fniuavano  poco,  si  è  dovuto  ricorrere  alle  azioni  di  prefe- 
renza, vale  a  dire  ad  azioni  che  hanno  diritto  al  riparto 
dei  benefici!  sino  ad  uno  somma  assicurata;  cosi  pure  quanto 
alle  obbligazioni,  si  è  ricorso  all'  imprestito,  per  combinare 
i  due  sistemi  e  lasciar  una  porta  aperta  ai  capitali  che  pre- 
ferisoono  un  impiego  sicuro  ai  benefici!  aleatori. 

Si  osservi  però  come  anche  in  Inghilterra  siasi  conser* 
vaia  una  proporzione  ragionevole  e  prudente  nell'emissione 
delle  obbligazioni.  Queste  non  superano  il  quarto  del  capi- 
tale, a  differenza  della  Francia,  ove  vi  hanno  società,  come 
rOrleans,  i  cui  imprestiti  uguagliano  ed  anche  superano  il 
capitale  sociale. 

È  pure  da  osservare  che  per  le  azioni  di  preferenza  ed 
obbligazioni  il  beneficio  per  cento  venne  diminuendo,  men- 
tre è  aumentato  il  beneficio  delle  azioni  ordinarie,  avendo 
d'anno  in  anno  le  compagnie  potuto  far  l' emissione  delle 
azioni  privilegiate  e  delle  obbligazioni  a  condizioni  più  fa- 
vorevoli. Per  le  azioni  ordinarie  l'interesse  è  salito  da  4.  88 
per  cento  nel  4849,  a  3.  06  nel  1858  che  é  staio  un  anno 
sfavorevole. 

Quest'interesse  ò  medio  e  vi  hanno  linee  che  hanno  di- 
stribuito nel  4858  1*8  ed  il  9  per  400,  ma  sono  in  piccol 
numero;  alcune  linee  fruttano  appena  quanto  occorre  per 
coprire  le  spese  d'  esercizio,  per  cui  gli  azionisti  non  rice- 
vono alcun  interesse,  tuttavia  si  osserva  un  progressivo  mi- 
giioramento,  il  quale    deriva  cosi   da    maggior   parsimonia 


218 

nelle  spese  di  costruzione  e  di  esercizio  come  da  aumento 
dei  prodotti. 

Ritornando  alla  situazione  delle  strade  ferrate  dell' In- 
ghilterra nel  1868  abbiamo  il  seguente  risultato  in  fr.  e 
chilometri. 


Capitale  sborsato.    •    •    • 

.    Fr. 

8,134,387,675 

Chilometri  in  esercizio     . 

.    N.^ 

45,38$ 

Costo  chilometrico      .    .    . 

.     Fr. 

538,054 

Prodotto  chilometrico  •    .    , 

» 

39,9$3 

Spesa  chilometrica  •    •    •    . 

» 

i  9,581 

Rendita  netta 

» 

S0,S81 

Il  beneficio  netto  in  ragione  del  costo  chilometrico  è 
stato  di  3.  80  per  100. 

Giova  riflettere  che  in  Inghilterra  le  spese  preliminari 
per  la  costruzione  delle  strade  ferrate  sono  ragguardevoli. 
Le  spese  legali  e  parlamentarie  per  ottenere  le  concessioni 
hanno  assorbito  a  quest'ora  500  milioni  di  franchi. 

Anclic  l'esercizio  è  gravato  da  molti  carichi  ;  le  spese  di 
esercizio  si  ripartono  in  media  come  segue: 

Manutenzione  della  strada  .    .    .    .    46  per  400 
Locomozione  ••••«••.    S8       » 

Movimento,  stazioni,  ecc 26       » 

Spese  varie  (compresa  la  polizia,  i  guar- 
diani» ecc.) 41       » 

Imposte  e  tasse  locali  •  .  ,  .  •  7  » 
Le  contribuzioni  e  le  tasse  locali  assorbiscono  circa  il 
40  per  eento  della  rendita  netta,  valeva  dire  a  65  a  60 
milioni  di  fr.  Anche  questa  6  una  gravezza  contro  cui  le 
Compagnie  hanno  riclamato,  ma  finora  inutilmente;  tuuavia 
se  si  tien  conto  della  condizione  eccezionale  del  commercio 
nel  4858  il  miglioramento  economico  delle  strade  ferrate  in- 
glesi è  incontestabile,  e  questa  bella  industria  nella  quale 
sono  impiegati  oltre  8  migliaia  di  milioni ,  vale  a  dire  un 
capitale  colossale,  è  ben  lontana  dairessere  in  decadenza  e 
dall'aver  esauriti  tutti  i  suoi  mèzzi  di  sviluppo  si  potrebbe 


S49 


mi  affermare  che  Io  sviluppo  è  al  suo  principio,  e  che 
DOQ  è  pre?edìbile  il  progresso  delle  tìc  ferrate  fra  una  cin- 
fnmioa  d'anni. 


NAVIGAZIONE. 

Slallstlea  ffeneruto  della  umwi^mmimmp  im  B«rep» 
ed  la  AnaeHea  dmaate  Tamie  i9*9« 

Il  Governo  britannico  ha  voluto  raccogliere  tutte  le  no- 
liiie  che  riguardano  il  movimento  marittimo  delle  principali 
nazioDi  del  mondo  durante  Tanno  1867.  Eccone  il  risultato: 

Nomerò  Portata 

dei  io 

bastimeoti        tonnellate 

Stati  Uniti  d'America 38,000  6,072,S85 

Gran  Bretagna 34,088  6,570,000 

Francia       •     .    .    . 49,475  4,052,585 

Svezia  e  Norvegia 6,844  588,364 

Danimarca 6,179  340,345 

Spagna 6,173  849,762 

Grecia 3,960  363,884 

Austria 3,393  483,349 

balia  e  Sardegna 3,983  498,934 

Tarehia 3,300  483,000 

Olanda 3,330  554,884 

America  del  Sud 4,550  173,60$ 

Rwsia ,  4,416  473,600 

Prussia  .•..,.,...  839  367,000 

Città  Anseatiche 779  313,755 

Hio 460  $4,000 


£20 

Dn  questo  prospetto  rilevasi  che  le  due  nazioni  più  ma« 
rittirae  del  mondo  sono  gli  Siali  Uoiii  d'America  e  rio- 
ghlTterra,  i  qnali  paesi  appartenendo  tulli  alla  razza  anglo- 
sassone rappresentano  essi  soli  i  due  terzi  dell'operosità 
marittima  di  tutto  l'universo.  Ed  ecco  il  motivo  per  cui 
sono  entrambi  gelosi  deU' lograndimento  marittimo  delle  al- 
tre nazioni. 

Dorante  l'anno  IH57  si  verificarono  cinquantuno  incen* 
dj  di  bastimenti  e  fra  questi  42  inglesi,  4S  americani,  6 
francesi  e  21  d'altre  nazioni. 

Si  perdettero  nello  stesso  anno  404  battelli  a  vapore. 
L'Inghilterra  ne  perdette  45,  la  Francia  45,  l'America  17 
e  gli  altri  Stati  S7. 

Nel  periodo  degli  otto  anni  decorsi  del  4852  al  1857 
sul  utimero  di  480,000  bastimenti,  avvennero  44,948  nau< 
fragi,  il  qual  numero  corrisponde  in  circa  al  6  per  400. 
La  sola  Inghilterra  perdette  in  naufragi  dal  4850  al  4853 
due  bastimenti  al  giorno,  e  dal  4854  al  4857  ne  perdette 
quattro  al  giorno. 

Anche  T  Olanda  nelle  sue  navigazioni  alle  Indie  perdet* 
te  nel  4857  treniacinque  bastimenti  a.lungo  corso,  il  di  cui 
valore  ammontava  a  sette  milioni  di  franchi  non  calcolai)- 
do  il  valore  del  carico. 

I  francesi  perdettero  nel  sejennio  decorso  dal  4852  al 
4857  2529  bastimenti  e  fra  quegli  533  bastimenti  a  lungo 
corso  e  4  996  navi  di  cobotaggioi  La  Francia  venne  per  ciò 
a  perdere  un  bastimento  al  giorno..     . 


S2I 


^^H] 


VARIETÀ 

» 

C^Ulvaslone  del  rl«o  In  Amerlea. 

Il  corrispondeDte  stato  in¥Ìalo  dalla  redazione  deW Illustra" 
kd  London  News  in  America  onde  arricehire  quel  gior* 
naie  n^irargoinenio  di  problemi  industriali  e  sociali  studiati 
lopra  diversi  oggetti,  approffittò  dell'occasione  che  gli  si 
presentò  di  visitare  a  Charleston  un  sito  coltivato  a  riso 
per  studiare  il  modo  con  cui  il  riso  vien  raccolto,  e  come 
•ODO  trattali  i  negri  dai  grandi  coloni  loro  padroni. 

La  risaja  di  Pimlico  negli  Suti  Uniti  è  lontana  dalla* 
suzione  della  strada  di  ferro,  stazione  che  pur  dista  venti 
miglia  da  Charleston.  Dopo  avere  attraversato  un  bosco,  di- 
ce il  viaggiatore,  scorgemmo  dalla  vettura,  in  cui  ci  irova- 
vamo,  la  casa  del  colono  circondata  da  grande  verdura.  Tal 
casa,  come  la  maggior  parte  di  quelle  del  sud ,  era  di  le- 
gao,  abbondando  ivi  bensì  gli  alberi  r  ma  rare  essendo  le 
pietre.  DalPaspetto  esterno  queir  abitato  non  ci  faceva  spe- 
rare ciò  che  noi  vi  abbiamo  trovato.  Quanto  ci  venne  of- 
ferto era  di  prima  qualità,  po(er  di  Londra,  ale  di  Alsopp 
e  vini  d'ogni  specie.  Le  vivande  che  ci  si  posero  innanzi 
erano  numerose  ed  eccellenti;  eranvi  pesci  ignoti  in  Europa, 
ma  in  qualità  superiori  ai  conosciuti.  1  selvatici  ed  i  vola-  » 
ùli  migliori  a  quelli  del  Nuovo  Mondo.  Una  pietanza  che 
più  ci  sorprese  chiamasi  copter*  È  una  specie  di  tartaruga 
somigliante  assai^  in  piccolo  però,  ad  un  terrapia  proglaiis- 


Simo  a  Bakimora,  Filadelfia  e  Washìngtoa.  La  raccolta  del 
cooter  è  una  speculazione  degli  schiavi  >  questi  oe  alleva- 
no mentre  riposano  dal  lavoro  «  lo  vendono  ai  loro  pa- 
droni. 

Il  giorno  appresso  di  buon  maitino  partimmo   per  ini- 
ziarsi ai  mistèri  della  produzione  del  riso. 

L'acqua  del  fiume  viene  innalzata  mediante  delle  chiu- 
se, sino  a  cinque  piedi  d'altezza  dal  livello  del  terreno,  e 
questo  con  speciali  argini  si  innonda  o  tutto  o  in  parte  e 
tale  sommersione  ripetesi  per  tre  volte  prima  che  raccol- 
gasi il  riso.  Fra  l'ona  e  l'altra  di  queste  innondaziont  la  ri- 
aaja  vien  ripulliia  da  estranee  erbe,  da  una  truppa  di  schia- 
vi d'ambo  i  sessi  sotto  la  direzione  di  un  incaricato  che 
chiamano  boa.  Noi  vedemmo  circa  centocioquanca  scbiau 
cosi  occupati.  Essi  erano  rozzamente  ma  abbastanza  ben  ve- 
stiti, e  la  loro  allegria,  la  loro  salute,  dimostravano  che  Is 
perdita  della  loro  libertà  trovavasi  compensata.  Per  il  va- 
lore che  lo  schiavo  dà  ai  fisici  piaceri,  per  il  non  dovere 
pensare  al  dimani,  per  la  certezza  in  cui  è  di  nulla  avere 
a  mancare,  per  la  mediocrità  della  propria  intelligenza,  sic- 
ché i  desiderj  son  ben  pochi,  egli  è  felice  ed  anzi  più  fe- 
lice dello  stesso  suo  padrone.  1  suoi  bisogni  sono  pochi  e 
possono  facilmente  esser  soddisfatti. 

Costeggiando  le  risaje,  i  forestieri   rimangono  meravi- 
gliati al  vedere  le  folte  torme  di  uccelli  che  airimprovviso 
s' innalzano  e  fermansi  sugli  alberi,  coprendoli  in  modo  ài 
sfarne  scomparire  i  rami  che  scricchiolano  e  curvansi  sono 
quel  peso.  Sono  tali  uccelli  simili  ai  merli  d'Europa. 

Il  vicin  fiume  in  certi  mesi  dell'anno  è  visitato  da  coc- 
codrilli che  ivi  fanno  gran  danno,  consumando  un'enorme 


SS3 
quaniiià  di  pesce,  di  anitre,  d'oche,  e  di  selvaggiume  da 
palude.  Questi  coccodrìili,  come  quelli  della  China,  sono 
avidi  dei  cani  e  dei  gatti,  ma  si  gli  uni  che  gli  altri  non 
aceosiaosi  al  fiume  quando  si  accorgano  di  quei  nemici. 
L*  abbajare  ^i  un  cane  STCglia  nello  stomaco  di  un  cocco-* 
drillo  non  minor  appetito  o  ingordigia  quanto  ad  un  citta* 
dioo  di  Londra  la  vista  di  una  tartaruga  viva,  e  quando  il 
coccodrillo  trovasi  al  fiume,  basta  far  abbajare  un  cane  per 
Tcder  quello  levare  dall'acqua  la  testa  e  le  formidabili  man* 
dibole  pronte  ad  esercitarsi  suU'agognato  cibo. 

Dai  eampi  di  riso  e'  incaminammo  verso  i  casolari  ove 
alloggiaosi  i  negri  Erano  quasi  tutti  al  lavoro,  ciò  che  ci 
agerolò  nel  visitare  le  loro  capanne.  Ognuna  ha  il  suo  giar- 
dino, per  ver  dire  nessun  de'  giardini  era  coltivato  né  fa* 
ceva  sperare  poter  dare  de'  fiori.  1  negri  non  hanno  tempo 
di  attendervi,  né  ne  sarebbero  mal  corrisposti  se  giudicar 
»  de?e  dalla  belleisa  che  aveva  un  persico  allora  in  piena 
fioritara. 

11  villaggio  aveva  un'  infermeria  ed  una  cappella ,  nella 
<|Qar  ultima  si  celebra  la  messa  due  volte  la  settimana  *da 
no  missionario  che  istruisce  pur  anco  i  negri.  Visitammo 
altresì  una  nursery  ^  specie  di  sala  d'asilo  o  scuola  ove 
tratiengonsi  i  fanciulli  dall'età  più  tenera  sino  ai  quindici 
anni  per  tutto  il  tempo  che  i  loro  genitori  lavorano  alle 
risaje;  i  maggiori  sorvegliano  i  piccoli,  e  ve  ne  trovammo 
circa  settanta  che  cantavano  alcuni  versetti  più  o  meno  con 
armonia.  Finiscono  coli' inno:  And  that  un7(,  bejoy  suljoy  • 
^'••..  che  cantano  piuttosto  in  modo  comico  che  commo- 

Ci  venne  presentalo  un  zio  Tommaso,  vecchio  che  porta- 


aa4 

va  un  lai  nome  assai  prima  che  si  pubblicasse  il  libro  di  Mrs. 
Beecfaer  Slow.  Egli  era  già  da  50  anni  in  mezzo  alla  risaja. 
La  sua  età  non  era  veramenie  oonoseiula,  si  sapeva  però  che 
nel  4898  (era  già  adulto),  qoafido  lo  si  ebbe  dall' Africa, 
Tom  era  stato  venduto  da  un  re  o  capo  africano  per  il  oso- 
dico  prezzo  di  un*oneia  di  labaeco,  e  con  un  cenlinaja  di 
altri  infelici  fu  acquistato  da  un  negriero  americano.  Ci 
parve  ancor  robusto  e  ci  venne  detto  che  poco  tempo  prima 
aveva  sposata  una  giovane  figlia  di  un  colono  vicino.  Un 
piantatore  di  Pimlico  disse  al  vecchio  che  noi  eravamo  in- 
caricati di  ricondurlo  in  Africa^  nel  suo  proprio  paese.  A 
tal  notizia  il  povcr'uomo  sembrò  atterrito,  cadde  inginoc^ 
chio,  e  ci  supplicò  di  lasciarlo  nella  piantagione.  Disse  che 
tutti  coloro  eh'  egli  aveva  conosciuto  nel  suo  paese  dovevano 
essere  morti,  tutto  gli  si  offrirebbe  nuovo  nella  sua  patria, 
e  forse  i  suoi  compatriotti  o  lo  farebbero  morire  o  lo  ven- 
derebbero di  nuovo.  Noi  fe  acquietammo,  e  per  togliergli 
la  paura,  ognuno  gli  offri  qualche  cosa,  egli  bevette  un 
bicchiere  di  vrhiski  alla  salute  di  ciascuno  di  noi  ed  accettò 
un'ctgarp.  Facendo  un  brindisi  ad  una  signora  disse  che 
gli  augurava  potesse  diventare  sempre  più  bella,  e  fumando  il 
cigaro,  augurava  al  donatore  potesse  da  Dio  venir  collocato 
dopo  morte  in  sito  ignoto  al  demonio. 

Ciò  che  con  piacere  abbiamo  verificato  in  mezzo  a  que- 
ste risaje  si  è  che  i  negri  erano  ben  trattali  e  che  certi 
legami,  che  direbboosi  di  famiglia,  univano  gli  schiavi  ai 
loro  padroni.  La  cosa  per  altro  non  è  ovunque  tale,  bisogna 

confessarlo. 

D.  G.  C. 


fTVEnsP 


STICAi 


Gitiscrpr.  NACcai 


fn  t     \  t  ii'l'^l'.in'vr|iv<i 


tU   «ntlnsMIif*    •« 


ANNALI  DNIVERSALI 

9m  v«A«8v«8vA 


Settembre  t9M.  Vel.  ILUII.  ~  fi.''  €•• 

BIBLIOGRAFIA  (0 

ECONOMIA  PUBBLICA,  STORIA  E  VIAGGI. 


RASSEGNA  DI  OPERE  ITAMARE. 


Xlfi.  —  *  Cote  antiche  di  Bergamo  pubblicate  in  appendice 
at  Codice  Diplomatico  del  con.  Mibio  Lin>o,  con  prefa-   , 
xumi  e  note  del  ran.  GiovaoDi  FìmiiU  Bergamo  1859. 
Edizi9M  tii*8.?|  preuo  F  editore  PagnonceUL 

£l  benemerito  canonico  Fioaisi  pubblicafa  nei  nostri  Annali  aK* 
coni  articoli  per  far  conoscere  i  tesori  di  ern^sione  cbe  tuttora 
rt  Sforano  inediti  a  Bergamo  e  clie  in  parte  erano  stati  raccolti 
da  alcnni  dotti  di  qoel  paese.  Ora  egli  si  accinge  a  pubblicamo 
egli  stesso^ l'intiera  raccolta.  Percbè  quest'opera  ottenga  quel  pub- 
blico farore  cbe  pur  si  merita ,  noi  ci  facciamo  solleciti  a  ripro- 
durne pei  primi  T  intiero  programma. 


(1)  6«rsono  iodicate  eoo  «Neriseo  (*)  di  riscontro  al  titolo  deiropeia 
qa«ll«  prodasioni  «oprs  te  qaall  si  daranno  |  qasado  occof P0II0|  articoli 


kmkix  VìaUeUm,  PoU  XXIIi,  oerie  3.*  15 


S26 

Pochi  sono  i  Cronisti  ed  altri  antichi  Documenti  della  storia  di 
Bergamo,  che  sieno  stati  fatti  di  pabblica  ragione.  E,  se  ne  to- 
gliamo la  breve  Cronaca  di  Jndrea  prete,  che  come  raro  cimetìo 
così  della  nostra  che  della  generale  storia  di  que'  tempi  il  Muratori 
si  recò  a  ventura  di  poter  pubblicare  liella  sna  grande  Collezione 
delle  AnUchià  Italiane  (i),  non  potè  egli  del  resto  inserire  nel- 
l'altra sua  anche  più  ricca  Collezione  degli  Scrittori  delle  cose 
ilatiane^.se  non  il  Carme  pergamena  di  Afose  del  Brolo  (2)  e  la 
Cronaca  del  nostro  Castello  Castelli  (3),  e  questa  pure  non  senza 
mende  e  lacune,  che  ora  forse  si  potrebbero  togliere  col  confronto 
di  più  completi  ed  accurati  Codici,  che  al  Muratori  non  fu  dato 
di  poter  riscontrare.  Né  verun'altra  delle  antiche  meuiorie,  che  ben 

'  sapeva  essersi  lodevolmente  scritte  a  documento  della  nostra  storia, 
potè  pubblicare:  dichiarandosi,  di  non  saper  bene,  se  i  Codici, 
che  contenevano  quei  nostri  vecchi  documenti,  fossero  al  tutto  pe- 
riti, 0  se  sottratti  air  occhio  degli  studiosi  giacessero  dimenticati 
nella  polvere  di  qualche  Archivio  (4). 

E  veramente  della  più  parte  delle  nostre  vecchie  e  più  famose 
Cronache,  come  sarebbero  le  ricordate  dal  Muratori,  di  Gio,  Mi- 
chel /liberto  Carrara  e  di  Bartolomeo  de  Ossa,  è  da  tenere  che 
sieno.  piuttosto  che  smarrite,  irreparabilmente  perdute,  se  già  da 
tempo  non  se  ne  ebbe  più  traccia,  e  se  i  nostri  Scrittori  de'  se* 
coli  XVI  e  XVII  non  le  citano  che  quasi  documenti  da  altri  vedati. 
Che  se  nulla  si  scoperse  dei  Codici  di  quelle  Cronache  e  antiche 
storie  nemmeno  dopo  le  ultime  accufate  ricerche,  che  fecero  del 
più  riposti  archivi  quegli  studiosi  investigatori  delle  nostre  memorie, 

.che  ci  furono  l'Angelini,  il  Rota,  il  Lupo  e  l'Agliardi,  non  è  più 
sperabile  che  possano  tornare  in  luce,  se  per  avventura  andarono 
fatalmente  dispersi  e  distrutti. 

Ciò  non  pertanto,  se  grandi  cose  non  possiamo  aggiungere,  in 
proposito  de'  nostri  antichi  documenti,  a  quelle  che  già  furono 
pubblicate  dal  Muratori;  alcune  almeno  crediamo   poterne  recare 


(1)  Antiq.  Italie,  med.  Aev.  T.  1. 

(2)  Rerum  Italie,  script.  T.  V. 

(3)  Ibid.  T.  XVI. 

(4)  Rcr.  italic.  script.  T.  XVI,  Praef.  in  Chron.  Castelli. 


327 
immisi*,  che  gli  anatori  di  questi  slodi  aon  (roveranno  affilto  in- 
degne della  loro  conaideratione.  Perclìè  (come  veniamo  accennando 
io  on  Commentario  tugli  antichi  scrittori  delle  cose  di  Bergamo^ 
pi  da  noi  dato  in  luce,  e  che  ora  stimiamo  di  dover  qui  ripro* 
durre,  con  qualche  correxione  ed  aggiunta  come  generale  Proemio 
della  presente  pubbltcatione  )  non  pochi  sono  i  docaraentl  più  o 
meno  importanti  della  nostra  storia  tuttavia  inediti,  che  si  poireb- 
i»ero  qua  e  colà  racimolare»  per  trarli  in  luce  a  far  corredo  ai 
più  solenni  documenti»  che  già  sono  entrati  nel  pubblico  patrimonio 
della  storia  della  nostra  Patria. 

E  noi  medesimi»  per  lo  studio  che  da  alcuni  anni  abbiamo  po- 
sto di  non  lasciarci  sfuggire  cosa  che  appartenesse  a  patrie  me- 
norle,  per  r  opportunità  che  ci  fu  data  di  vedere  nei  manoscritti 
e  nelle  vecchie  carte  della  pubblica  Biblioteca  e  dell' Archivio  ca- 
pilolare»  e  per  la  gentilexsa  di  alcuni  culti  amici»  che  ci  faron 
cortesi  di  qualche  lor  codicetlo,  abbiam  potuto  riunire  un  manipolo 
di  cosi  fatti  nostri  documenti»  da  farne  il  discreto  volume  »  che 
presentiamo  col  titolo  di  Cose  antiche  di  Bergamo. 

l  quali  inediti  documenti  della  nostra  storia  diciamo  di  pub- 
blicare quasi  in  appendice  al  Codfce  diplomatico  del  nostro  ittario 
Upo,  e  perchè  quasi  tutti  si  riferiscono  al  periodo  di  tempo  che 
il  detto  Codice  doveva  abbracciare»  e  perchè  della  più  parte  di  essi 
'cceonò  il  Lapo»  che  a  suo  luogo  avrebbe  iuteso  di  pubblicarli  se 
tanto  avesse  vissuto  da  poter  compiere  quel  suo  classico  lavoro  di 
patria  storia  (I). 

Per  dar  sin  d'ora  una  sommaria  idea  dei  documenti  della  no- 
stra storia»  che  intendiamo  di  pubblicare»  senaa  preamboli  o  chiose. 
De  accenneremo  gli  argomenti»  secondo  la  serie  in  che  li  abbiamo 
ordinati. 

I.  Primo,  e,  nonché  più  antico»  forse  più  importante  dei  docu- 
menti di  questa  Raccolta»  è  uno  Specimen  chartarum  pergam^  aac. 
I.  XI.  XIK  JICHI.  et  XIV.»  qua  jam  editis  in  Codice  diplomatico 
a  C.  M.  Lapo  opportune  adduntur. 

IL  Un  breve  ma  importante  Chronicou  Bergomense  anonitnum 


(i)  Fèdi  la  Hoetra  Mèìnoria  Del  Codice  diplomatico  dd  Can. 
M'  Lupo  e  dei  materiali  che  si  avrebbero  per  compirlo. 


S38 

ah  an.  MCLVI  ad  MCCCLXV;  eoa   altro  rilefaote   Fragmentum 
Chronkae  anofifmoe»  ab  anno  MCXVII.  ad  MCCCYII. 
,     ni.  Calendaria  quatuor  saee.  XI.  XIL  XIII.  et  XIV.  Eceluiai 
Berg.;  adjeclls  veteribus  LetaniiB, 

IV.  Passio  s.  AUxandri  Martyr.  et  Protopatr,  Bergom. ,  àn<h 
bas  Jaim  editis  a  Bolland.  non  immerito  addenda  ;  una  cuin  Le' 
genda  de  s.  Grata  B.  Pinamontis,  et  Leetionibus  ss,  ProjecHtU, 
Sesteriae^  Joannis^  Jacobi  et  Jfarnt.  a  Pr.  Branca  eonscriptis. 

V.  GH  Atti  Passionis  ss.  Firmi  et   Rustiei  Martyr.   et  civ. 
.  Bergomit  pubblicati  già  dietro  i  Codici  della  Chiesa  di  Verona,  e 

posti  a  riscontro  dei  Codici  della  Chiesa  di  Bergamo  ;  con  an'^n- 
notazione  rigaardante  la  recente  pobblicatione  di  alcune  Lexioni 
dei  ss.  mm.  Domneone^  Dotnno  et  Eusebia^  cittadini  essi  pare 
di  Bergamo, 

VI.  Una  Chroniea  Bergomensis  Manfredi  ZenunóniSf  ab  an, 
CCCV.  ad  MCCLXVIII. ,  col  seguito  di  altra  breve  Chroniea  Jdami 
de  Cremff  ab  an.  MCCC.  ad  MCCCLXX. 

VII.  Una  Cronologia  di  Lovere,  dall'anno  808  al  U40,  di 
Decio  Celere:  coli' aggiunta  di  un  PrtHlegio  di  Carlo  M.  del 
PCCCIV. ,  riferibile  a  Bergamo. 

Vili.  Una  (hronaea  Jbbatiae  S.  Sepuleri  de  astino  Berg, 
Dioee. ,  ab  an.  MCVII  ad  an,  MDLXXXXV. 

IX.  Synodus  fiergomensis^  habita  die  XVI  aprilis  anni  MCCCIV. 
sub.  vener.  Patr,  Dom.  Joanne  Ep. 

X.  Brano  della  Fila  di  Cola  da  Bienxo,  pubblicata  dal  Man- 
tori:  che  narra  9  come  nel  1334  Frate  Fenturino  da   Bergamo 

'  venne  a  Roma  colla  società  delle  Palumbelle;  e  la  Regula  della 
Compagnia  del  santissimo  Corpo  de  M,  J.  Cristo,  stabilita  in 
Bergamo  nel  1334. 

XI.  Importante  raccolta  di  alcnne  Bullae  summorum  Ponlifi'' 
eum  saec.  XII.  et  XIII. ,  ad  Eeelesiam  Berg.  pertinentes,  ^^^^ 
Can.  Lupi  ex  autogr.  Vaticani  Tabularli  excriptae. 

XII.  Statuti  velerie  Bergomensis  an.  1S19.  et  1237  Fragmenta 
duo;  et  Excerpta  ex  antiq.  Collationibus  Statuti  Cathed.  ^^* 
Berg.  an.  1309.  et  1357. 

XIII.  Fragmenta  Chron.  annorum  BfCCCXXVII,  MCCCLV,  an. 
MCCCCIV  ad  MCCCCVII  et  Fertae  Partini  de  Brembilla,  oh. 
MCCCIXXXVII  ad  MCCCCIX. 


m 

XtV'  UnMoipoHiink  e  curiosa  CrtmacQ^.anotUina  di  Bergamo 
dà<  1402  oM484. 

XV.  Frammeoti  di  doe  Croniche  anonime  penete^  coocernent,! 
me  di  Bergamo,  dal  1412  al  1433,  e  dal  1427  al  1483. 

XVL  Memorie  per  eervirt  alla  tila  del  magn,  meseer  Diote* 
eaWi  Lupit  scritte  dal  Can.  Mario  tapi. 

XVII.  Deeerizione  della  destruzione  di  Falle  Brembilla,  del 
1443,  di  M.  A.  Calo;  coli* aggiunta  di  un  Alto  della  ComunilA 
di  Milano,  del  1448,  ai  Comuni  di  Jverara  e  dell'  Olmo. 

XVIIL  Un  Fragmentum  Chronacae  Querenghi^  ab  an.  MDIX. 
ed  MDX. 

XIX.  Altro  preziofio  Fragmentum  Chronacae  Petri  Jeeoniat, 
ab  an.  cir.  HDIX.  ad  MDXII. 

XX«  Un  carioso  Diario  delle  cose  accadute  in  Bergamo  at 
tempo  della  Lega  di  Chambraip  dall' an^  1509  al  1513. 

XXI.  Serie  dei  Podestà  e  Capitani  di  Bergamo,  già  pnbblj-* 
cala  dair  Angelini,  e  continaata  dal  1745  al  1788,  per  cara  M 
Can.  Agliardi. 

XXII.  Commissioni  e  Betazioni  di  Marco  Giustiniani^  di  JU 
vige  Friuli  e  di  Bartolomeo  Mora,  Capitani  e  Podestà  di  Berga- 
fM  per  la  Fèneta  Mepubblica^  negli  anni  1428,  1593  e  1786. 

XXIIL  Begistro  del  corso  di  tutte  le  monete  della  piazza  di 
Bergamo^  dal  1530  al  1641,  compilato  per  cara  di  Giambattista 
Mota. 

XXIV.  Miqua  descriptio  antiquae  civitatis  Bergomi,  et  plu^ 
riunì  aedi/iciorum  ejus  demoUtiOf  dum  notfum  fortilitium  anno 
MDXn  extruetum  est,  opus  Can.  Garnerii. 

XXV.  Processus  translationis  ss*  Corporufn  a  Caihedrali 
Tempio  Z>.  Alexandria  tempore  illius  ruinae  ad  Templum  Ca- 
thedra D.  Fincentii  translatorum.  Dat.  et  act.  Bergomi  sub  Fé- 
deric  Cornelio  Ep. 

XXVI.  Belazione  della  carestia  e  d*  altre  sciagure  di  Bergamo 
nel  1629,  e  della  peste  del  i630,  di  Marc'  Antonio  Benaglio. 

XXVII.  L'insigne  Basilica  di  S.  Maria  Maggiore,  dalla  sua 
origine  1137  fino  al  1780,  memorie  compilate  dal  C  B*  Don 
Cristoforo  Bonetti. 

XXVIII.  Iscrizioni  onorarie  e  sepolcrali  del  medio  epo,  con 
alcune  delle  più  notevoli  finche  dei  tempi  moderni,  esistenti  già 


aso 

nelle  piane,  Tìe»  pnbhHei  ediflzi  e  rhiese  di  Bergamo,  e  raccolte 
dalle  loro  lapidi^  se  ci  rimangono,  o  dalle  schede  di  priratì  antorly 
che  fiderò  e  copiarono  le  stesse  lapidi,  prima  che  andasser  di- 
strutte. 

XXIX.  ìicrizfoni  di  imigni  Berganuuchi  sepolti  in  Rtmìa  ed  in 
Venezia^  estratte  dall'Opera  Inscriptiones  P^enetae  Bomae  extantes 
P.  A,  Galetlit  coir  aggiunta  di  alcune  rettfficacioni  fatteri  dal  C. 
S0ZZÌ9  e  dalla  Baeeolta  delle  Iscrizioni  veneziane  del  Cav,  Em. 
Cicogna. 

XXX.  Finalmente  il  famoso  Carmen  saphicum  Jacobi  Tirabu- 
schi  de  laudibus  Bergomensium  contra  externos.  È  una  delle  tre 
opere  di  Storia  Bergamasca,  che,  come  di  sopra  si  è  accennato, 
il  Muratori  avrebbe  desiderato  di  potor  pubblicare,  ma  cbe  ere* 
dette  perduta:  Bergomalis  populi  res  gestas  olim  litteris  eonsi- 
gnasse  dicuntur  Io.  Mich,  Carrarius^  lacobus  T^irabuschius ,  et 
Bartholomaeus  de  Ossa.,,  rerum  aut  dudum  perierunt  enrum 
Commentari!  aut  erudttorum  oculis  subdueti  apud  quemguam 
ignofi  adhue  delitescunt  (1). 

Or  lutti  questi  nostri  Documenti  Tengono  qui  pubblicati  sul 
riscontro  di  dodici  autografi  0  sincroni,  sempre  che  ci  avvenne  di 
poterlo  fare,  0  dietro  autografi  d'uomini  di  tutta  fede,  che  ci  la- 
sciarono scritta  di  propria  mano  copia  dei  diversi  documenti,  di  cui 
invano  cereherebfoonsi  ora  i  Codici  originali.  Di  che  tutto  daremo 
accurata  notizia  nel  breve  Proemio,  che  faremo  precedere  ad  ognano 
degli  aKicoli»  tanto  per  accennare  la  natura  e  l'importanza  di  cia- 
scun documento. 

Del  resto,  se  questa  nostra  qnal  siasi  fatica  può  meritarci  al- 
cuna consideracione  presso  I  nostri  Concittadini,  vorremmo  per- 
metterci di  rinnovare  a  tutti  loro  la  preghiera,  che  già  fece  nella 
Prefasione  al  suo  celebre  iàodiee  diplomatico  il  nostro  Lupo:  «Cbe 
se  alcuno  cioè  si  trovasse  di  avere  qualche  manoscritta  memoria, 
che  potesse  servire  di  documento  alla  nostra  storia,  non  voglia  più 
a  lungo  defraudarne  il  pubblico,  se  vuole  ben  meritare  della  co- 
mune Patria  ».  In  quanto  a  noi,  che  questo  poco  facciamo  nel  de- 
siderio di  poter  fare  di  più,  sia  concesso  ripetere  le  parole  piene 


(1)  Praef.  suprac  in  Cbroo.  Castelli. 


ài  bene? oljenKa ,  clie  gii  pubblicava  a  riguardo  delli  nostra  cidà 
ìT  beneoierita  4iuratoK  <  UHnam  praeelariofa  ti  anUqmiora 
(doenmenU)  licuUset  mihi  exerere^  quibus  et  nobili  urbiiUQus 
augere,  meumque  saltifm  in  eam  sladium  testati  luculentius 
potuis  etn  (i). 

XV.  —  *  D*  tifi  fiuopo  diritto  europeo  ;  libro  di  Terenzio 
Maviani.  Torino  1869.-  Un  voi.  tfi-8.^  di  pag.  446,  pres- 
so  la  tipografia  Marzorato. 

Noi  dobbiamo  mamente  congratularci  «oir  ottimo  Mamiani  per 
afcr  sapot*  in  mezzo  aUMtaliana  concitazione  degli  animi  trovar 
tempo  e  quiete  per  condarre  a  termine  un'  opera  di  alta  sapienza 
civile.  In  una  dotta  prefazione  fa  conoscere  le  intenzioni  che  egli 
ebbe  nello  scrivere  il  suo  libro  e  dice;  —  «  Un  empirismo  presun- 
tuoso e  ostinato  governa  le  relazioni  internazionali  e  compiange 
coloro  che  logorano  l'Intelletto  dietro  le  vuot«  e  infruttifere  spe- 
CQJazioni.  Tutto  ciò  è  egli  giusto  e  sensato?  A  noi  sembra  che  no, 
e  la  ragione  pratica  stessa  ci  vieta  di  tenere  in  si  alto  dispregio 
la  scienza  », 

L'opera  é  divisa  in  diecinove  capitoli ,  nei  quali  si  svelano  le 
nuove  teorie  del  diritto  internazionale,  e  cosi  conchiudesi;  —  «  La 
santa  alleanza  vede  al  presente  sforzute  e  atterrate  molte  trinclere 
rimaste  inaino  a  qui  illese ,  ed  io  stimo  del  sicuro  che  le  ultime  sue 
disfatte  sieoo  per  succedere  nel  bel  mezzo  d'Italia  dove  più  d'una 
volta  le  sorli  .del  moido  furono  combattute  e  mutate.  Né  senza  un 
alto  consiglio  del  provvedere  divino  avviene,  per  mio  sentire,  che 
oggi  anima-  e  duce  di  questi  gran  casi  sia  il  nipote  di  colui  dal 
quale  fu  propalato  il  codice  più  perfetto  che  i osino  ad  ora  il  senno 
umano  valesse  a  produrre;  e  che  ambedue  i  gran  personaggi  de- 
rifino  r  origine  loro  da  quella  genie  togata  a  cui  appartiene  di 
scrivere  le  leggi  migliori  del  vecchio  mondo,  accomunarle  a  tutti 
i  popoli  noD  barbari,  temperare  l'impeto  delle  guerre  e  delle  vit- 
torie pacisq^e  imponete  morem  e  nella  cui  mente  brillò  con  luce 
sfolgorantissima  la  ragione  eterna  del  diritto  *». 


(1)  Ber.  ital.  script.  T.  V.,  Praef.  in  Garm.  Moys.  Hotti. 


L'operi  è  toMegoito  da  eii' tppMdfce  di  m  eentittjo  dL  p«<- 
gine  ia  cui  si  tratta  dell' otiiina  congregaiioiie  ttmaoa  e  del  prin- 
cipio di  naiiooaliti. 

Noi  ofiriremo  sei  Tenturo  faadeolo  ana  aoearata  analisi  di  qae* 
ito  sapiente  scritto  del  Kamìani, 

RASSEGNA  DI  OPERE  STRANIERE. 


XVI.  -—  De  Padminiiiration  de  la  hi  crimmelle  en  vue 
d'une  jutike  plue  prompte,  plut  efficace^  plus  gèni- 
reuee  et  plus  moralUante;  par  k.  RoRHifiULi ,  eonseiller 
d  la  eaur  imperiai  de  Pmie.  Parigi  4859*  Un  volume 
•n-S.^ 

Qoest'  opera  giaridica  fa  trovata  cosi  sapiente  e  cosi  opportana 
che  Tenne  tosto  accolta  per  base  del  progetto  di  rerisione  del  Co* 
dico  penale  portoghese.  Noi  raccomandiamo  lo  stndio  di  quest'  opera 
a  totti  quegli  uomini  di  Slato  che  sono  ora  occupai  anche  in 
Italia  a  preparare  le  nuore  riforme  dei  nostri  codici  penali. 

XVII.  «^  Eludei  sur  la  propriete  litteraire  en  Frante  et  en 
Angleterre;  par  Edoìro  Laboduye.  Parigi  1859.  Un  vo- 
lume m-8.^ 

Noi  raccomandiamo  anche  qnest'  opera  a  chi  sta  ora  studiando 
il  filale  argomento  della  proprietà  letteraria  per  disporre  una  le- 
gislasione  uniforme  non  solo  italianat  ma  europea. 

XVIII. —  De  la  population  et  de  la  production;  par  J«  Dc« 
BouL.  Parigi  4859.  Un  opuscolo  tu* 8.^  di  pag.  86. 

L'autore  si  accinse  a  confutare  per  la  centesima  Tolta  l'erro- 
nea teoria  di  Malthus,  il  quale  buonamente  credeva  che  la  popò* 
Jazione  crescesse  in  proporzione  geometrica  ed  i  niezsì  alimentari 
non  crescessero  che  in  ragione  aritmetica.  Il  signor  Duboul  dopo 
aver  dimostrala  le  falsità  di  queste  tesi,  fa  conoscere  che  non  Ti 
ha  nel  mondo  esuberaosa  di  popolasione,  ma  ti  ha  Tisiosa  distri- 
buzione. E  riguardo  ai  prodotti  alimentari  fa  noto  che  T  agricol- 
tura è  in  uno  stato  ancora  esordiente  su  nuove  divisioni  del  glo- 
bose coi  progressi  della  stessa  vi  è  modo  di  dar  vitto  al  decuplo 
dell'attuale  popolazione. 


fSS 


MEMORIE  ORIGINALI 


ESTRATTI   ED   ANALISI   DI   OPERE. 


Mwvi  0t«4|  tetoTM»  albi  rIfMran»  dielbi  pwlMiM. 

totr«Bl9ipe  la  Itella* 

Ìj  argomento  della  pubblica  coltura  dopo  quello  dell'  in- 
dipeodenia  è  il  più  vitale  di  lutti.  Un  popolo  emancipalo 
per  essere  assunto  ai  beoeficj  della  civiltà  deve  dar  prove 
cospiciie  non  solo  di  sciensa,  ma  di  sapienza,  e  questa  non 
può  promuoversi  che  colla  pubblica  educazione.  Fedeli  al 
nostro  mandato  di  diffondere  per  quanto  sta  in  noi  i  buoni 
studj  riprenderemo  di  nuovo  il  corso  delle  Memorie  che 
|iè  cominciammo  a  pubblicare  negli  scorsi  anni  per  render 
conto  dei  progetti  che  di  mano  in  mano  si  fanno  per  ri- 
Tonnare  la  pubblica  istruzione  in  Italia* 

La  nuova  famiglia  italiaqa  sta  per  occuparsi  del  riordi- 
oamenlo  delle  sue  scuole,  ed  ha  yivo  bisogno  del  concorso 
di  tulli  i  buoni  per  dare  ad  esse  un  nuovo  assetto  che  sia 
dogoo  della  malurità  dei  tempi.  Tra  questi  benemeriti  sorse 
pei  primo  V  ottimo  professore  Luigi  Magrini  che  lesse  nel- 
r adunanza  dell' 41  agosto  di  quest'anno  all'Istituto  delle 
scienze  di  Milano  alcune  sue  generali  vedute  sulla  istruzione 
graduata  e  distribuita  in  ragione  dei  bisogni  della  nuova  ci- 
Wliè.  Appena  fu  communicata  questa  doua  Memoria  l' Istituto 
elesse  una  Commissione  composta  di  nove  membri  per  di- 
sporre un  nuovo  piano  di  studj.  Noi  intanto  riproduciamo 
Is  Memoria  del  Magrini,  e  vi  faremo  succedere  alcuni  no- 


234 

siri  siuJj  sulle  rirorme  da  ìntrodur<(i  ne*  nostri  pdcsi  oell'  i- 
struzione  elementare  e  tecnica  riservandoci  di  pubblicare  in 
seguito  gli  ulteriori  lavori  che  la  Commissione  nvrìi  compiuto 
suir  argomento.  Ecco  intanto  la  Memoria  di  Magrini. 

«  A  questo  Istituto,  come  al  primo  corpo  scientiBco  di 
Lombardia  y  veniva  fino  dalla  sua  istituzione  Commesso  di 
promuovere  gli  studi  che  hanno  immediata  influenza  sulla 
prosperità  e  sulla  coltura  delle  nostre  provincie. 

>  Gi&  da  più  di  due  lustri  i  rappresentanti  di  esse,  con- 
•ffè^ll  a  Milono,  fMevQOo  fàrtìcdare  nienzioiie,  n^i  loro 
indirizzi  al  cessato  governo^  di  questo  argomento,  che  ci  era 
particolarmente  raccomandalo;  nel  mentre  noi,  per  non  es- 
sere soprappresi  da  improvvise  dimande,  e  metterci  anci  in 
grado  di  antivenirle,  avevamo  già  raccolto  le  nostre  idee  in 
proposito,  e  cominciato  a  farle  oggetto  di  comuni  medita- 
zioni. 

»  E  poictìè  non  si  poteva  con  nuovi  princìpj  innovare  il 
pubblico  insegnamento  che  gih  possedevamo ,  si  mirò  a  com- 
pierne le  lacune  e  dare  maggiore  sviluppo  ai  germi  che  vi 
erano  racchiusi. 

»  Se  non  che  quel  lavoro,  eseguito  col  desiderio  di  otte- 
nere, mercè  la  minima  aoimna  di  nfiutazionit  il  massimo  be- 
nefizio, fu  per  le  vicende  politiche  del  4B,  lasciato  incom- 
piuto; e  il  nuovo  piano.  de*gfnna^j,  da  cui  il  ministero  au- 
striaco ripromdlevasi  più  splendidi  risultati,  fini  per  renderlo 
interamente  vano.    '      •  ' 

»  Ma  dacché  pinéqoe  allb  Provvidenza  concederci  un  go- 
verno nazionale,  cui  sta  veramente  a  cuore  T avvenire  del 
.  popolo;  un  governo  che  vuoi  rendere  efficace  T istruzione, 
per  indirizzare  le  tendenze  alle  varie  professioni,  e  agevo* 
lare  ad  ogni  classe  di  persone  I'  esercizio  dei  proprj  dove- 
ri, é  debito  deir  Istituto  cooperarvi  con  tutte  le  sue  forze, 
riprendendo  quegli  studj  e  proseguendo  quelle  investigazioni 
che  gli  eostarono  gih  molte  cure  e  fatiche. 

»  Laonde  se  il  governo,  coli* eleggere  un'apposita  Com- 


S35 

missiane  per  la  riformii  del  pubblico  insegnamento ,  addi- 
mostra quanto  gli  importi  prov\redere  a  questo  supremo  bi- 
sogno; «hi  eanlo  suo  l'Istituto,  col  dar  compimento  al  suo 
kYoro  sopra  un  soggetto  che  forma  una  delle  sue  precipue 
sttrìbusioni ,  uno  de'  suoi  primi  doveri,  porgeri  al  goTcrno 
stesso,  cui  vorrà  offrirlo,  novella  prova  del  suo  devoto  at- 
tsGcamento,  e  nello  stesso  tempo  mostrerà  di  non  soggia* 
eere  ali'  arcusa  d' inerte  occupatore  degli  ufBcj  confidati. 

1  Per  le  quali  cose,  mi  fo  leeito  di  assoggettare  alle 
vostre  sagge  consideraiionr  alcune  mie  vedute  sulla  istru* 
xiooe  graduata  e  distribuita  in  ragione  dei  bisogni,  lieto  se 
vi  troverete  alcun  che  meritévole  di  essere  aggiunto  all'  in- 
trapreso lavoro. 

>  Ognuno 'sa  che  la  legge  ormai  distrusse  in  faccia  a  lei 
la  ineguaglianza  delle  condizioni  sociali;  ma  la  ineguaglianza 
delle  condizioni  è  indestrutiibrle  nella  società.  Gli  uomini 
non  essendo  eguali  in  faccia  alla  natura,  né  stampati  sullo 
nesso  tipo  ,  la  legge  non  può  distruggere  hi  ineguaglianza 
delle  razze,  e  quella  che  passa  fra  |;li  Achilli  e  i  Tersiti. 
L' unico  mezzo  di  ravvicinare  le  distanze  nelle  più  disparate 
eondizioni  sociali  é  la  istruzione. 

>  Ma  dacché  delle  cose  pubbliche  e  private,  se  non  il  mag* 
gior  numero,  moltissime  sono  quelle  che  oggi  domandano 
un'  istruzione  tecnica,  e  forse  meno  quelle  che  abbisognano 
della  classica  e  speculativa;  dacché  innumerevoli  intraprese 
industriali  si  vanno  sviluppando ,  nelle,  quali  parecchi  hanno 
fede  e  speranza  di  occupare  con  frutto  ed  onore  la  viui,  e 
latti  vi  veggono  prinoipj  di  universale  prosperità;  incombe 
al  governo  provvedérvi  coli'  appianare  il  cammino  che  tutti 
da  principio  devono  percorrere  in  comune,  e  poi  tracciare 
netmmenie  le  vie  conducenti  alle  diverse  posizioni  sociali. 
Di  qua  i  rimedj,  le  ampliazionii  i  perfezionamenti  sia  al 
eorso  deNe  sciènze  naturali  ed  esatte,  e  alle  rispettive  ap- 
plicazioni industriali;  sia  al  corso  della  letteratura  chimica , 


delle  scienze  morali  ed  eoonomìche  ;  aispliattoni  e  peifetio- 
namenii  direui  ad  imiealare  ia  qualche  modo  fra  loro  qae- 
ate  varie  discipline,  dovendoai  la  prosperità  di  un  popolo 
air  alleanza  fra  le  scienze,  le  lettere  e  le  arti  ;  alla  scaoibie* 
volezza  de' loro  ufficj,  alla  concordia  di  tulli  gli  ordini  civili. 

»  Da  questi  principj  naturalmente  emerge  la  necessirà  di 
un'  istruzione  distribuita  in  ragione  dei  bisogni.  Di  più,  F  in- 
telligenza svolgendosi  a  poco  a  poco,  giova  che ,  secoodo 
r  attitudine  e  la  gradazione  di  sviluppo,  le  ai  offra  materia 
di  alimento,  dovendo  essere  il  peso  proporzionato  alle  forze. 

»  Ne  viene,  a  parer  mio,  che  sarebbe  provvido  losii- 
bilirc  quattro  stadj  nell'  insegnamento:  la  scuola  primaris  od 
elementare,  di  due  corsi  annuali  ;  —  la  scuola  secondaria  o 
preparatoria,  di  quattro  corsi;  —  la  scuola  media  speciale, 
di  cinque  corsi  ;  -^  e  per  ultimo,  da  una  parte  l' Universiià, 
, dall' altra  il  politecnico,  dì  quattro  corsi,  coaiccbè  il  periodo 
scolastico  coropirebbesi  in  quindici  anni* 

»  Il  primo  stadio  dev'essere  obbligatorio  per  tutti:  che 
presso  un  popolo  incivilito  la  facoltà  di  leggere,  scrivere  e 
conteggiare  é  divenuta  poco  meno  necessaria  di  quella  del 
.  vedere  e  del  parlare* 

>  Il  secondo  stadio  viene  percorso  in  comune  da  toui 

.  quei  giovanetti  che  intendono  progredire  nella  carriera  sco- 

,  lastica  :  e  vi  apprendono  i  rudimenti  delle  lingue  italiana  e 

latina,  della  geografia  e  atoria«  dell'aritmetica;  vi  acquista* 

<  no,  cioè,  quel  primo  grado  di  coltura  generale,  che  nelle 

moderne  società  si  esige  da  chiunque  eaercita  una  professione 

non  servile. 

» 

»  Nel  terzo  stadio  gli  studenti  si  separano.  GK  aspiraoii 
air  Università ,'  quelli  che  mirano  all'  una  o  ali*  altra  delle 
(«colta  —  filosofica  —  giuridica  —  medica  —  teologica,  vanoo 

.  a  frequentare  le  scuole  speciali  della  letteratura,  della  filo- 
logia italiana  e  latina^  di  geografia  e  aioria,  non  che  delle 
discipline  filosofiche,  vale  a  dire,  percorrono  il  ginnasio  di 

.  due  corsi,  ed  il  Kceo  di  tre. 


JS7 

•  Gli  sludeoti  ebe  vogliono  addotlrintraf  nelle  parti  pia. 
eleraie  delle  seieiue  naturali  ed  eaalte^  ed  apprendere  le 
più  importami  applicasioni  ebe  uè  traggono  gii  ingegneri , 
gli  architetti,  le  industrie  e  le  arti ,  a'  indirizzano  al  poliiecni- 
co,  paasando  prima  nelle  scuole  tecniche  inferiori  di  tre 
coni  annuali ,  poi  nelle  superiori  di  altri  tre  corsi  a  colti- 
nre  gli  studj  speciali  del  commercio^  dell'  agricoltura,  della 
mereimonia  e  tecnologia ,  dell' algebra,  della  storia  naturale, 
della  fisica  e  della  meccanica. 

»  Il  ginnasio,  il  liceo  e  lo  studio  tecnico  superiore  s' in* 
tendono  stabiliti  in  ogni  capitale  di  provincia:  la  scuola  pre- 
paratoria e  lo  studio  tecnico  inferiore,  anche  in  ogni  capo 
luogo  di  distretto;  e  la  scuola  primaria  elementare  in  tutti 
i  comuni. 

>  L'opportunità  di  tale  gradazione  e  ripartimento  di  scuole 
emergcrk  forse  dal  complesso  delle  seguenti  considera- 
tiooi. 

>  Nel  passato  i  governi  volgevano  le  principali  solleci- 
todiai  air  istruzione  superiore,  meno  curandosi  della  secon« 
daria  e  negligentandu  la  elementare.  Da  questa  sproporzio- 
nila distribuzione  avveniva  che,  mentre  sorgevano  pochi 
doni,  universale  tenevasi  nel  popolo  V  ignoranza  delle  no- 
zioni più  indispensabili  agli  usi  della  vita.  La  istituzione 
delle  scuole  elementari  devesi  perciò  riguardare  come  un 
grande  benefizio:  ma  non  fu  sinora  provveduto  abbastanza 
eQicaeomeiue  ai  mezzi  di  esecuzione,  nò  per  riguardo  al« 
l'intervento  di  tulli  i  fauciulli  d'ambo  i  sessi  che  hanno 
'"Kgìtioto  l'età  di  6  anni,  né  per  riguardo  agli  stipendj  che 
pongano  i  maestri  in  condizione  di  esercitare  degnamente 
il  loro  nobile  magistero,  e  alle  pensioni  che  assicurino  la 
loro  sussistenza,  essendo  sconveniente  che  il  maestro,  dopo 
avere  consaerato  i  migliori  anni  della  sua  vita  ad  educare 
i  figli  del  popolo,  abbia  a  trovarsi  costretto  nella  vecchiaja 
a  mendicare   innanzi    alla  porta  della  sua  scuola.  Conviene 


338 

perciò  che  i  comuni  e  lo  Stato,  o  strandiscaiio  le  scuole,  o 
le  salvino  dalla  inanizione  e  dal  bisogoo  d' indecorosi  ed 
ìneflScaai  espedienti,  mediante  un  congruo  assegnamento. 

»  Non  tacio  che  V  aggiungere  nuovi  pesi  ai  tonti  che 
oggi  sopportano  i  comuni  potrebbe  far  aorgere  opposizioni 
e  malcontenti.  Ma  se  ai  considera  che  la  acuoia  elementare 
e  preparatoria  come  fonte  di  moralilh ,  imprime  ai  faocioUi 
la  direaione  meglio  conducevole  ali*  utile  generale,  rompendo 
r  ignoranza  e  i  pregiudizj,  cagioni  della  credulità ,  dell'  in- 
co^tanaa,  e  non  di  rado  anche  dei  delitti  del  popolo;  se  si 
considera  esistere  uno  stretto  vincolo  d' iuteressi  fra  le  varie 
classi  della  popolazione,  sicché  dal  miglioramento  nella  con- 
dizione dell'una,  devono  anche  le  altre  averne  beneflzìo, 
è  provvido  che  i  comuni  se  no  addossino  il  carico,  ed  è 
giusto  che,  ove  occorra  i  vi  contribuiscano  le  provincie,  ed 
anche  lo  Stato,  finché  speciali  fondazioni  o  pii  luoghi,  cosi 
come  lo  scemare  delle  imposte  non  vi  arrechino  sollievo. 

»  Accresciuti  i  fondi  per  tale  bisogna,  si  riuscirà  ad  ac- 
crescere anche  il  novero  dei  fanciulli  che  devono  fre- 
quentare le  scuole,  moki  dei  quali  tuttora  non  interveogono, 
distribuendo  premj  fra  le  popolazioni  che  mostraasero  d*  ora 
in  poi  maggiore  incremento  di  scolari.  Tale  partito,  analogo 
a  quello  che  si  pratica  per  la  vaccinazione,  potrebbe  essere 
elBcace  a  paralizzare  presso  una  parte  del  popolo  delle  cam- 
pagne e  nei  monti  il  calcolo  del  tenue  guadagno  che  possono 
trarre  dall'  opera  dei  figli  ;  frequente  essendo  che  siano  in* 
viati  alla  scuola  durante  V  inverno ,  e  trattenuti  appena  si 
riprendono  i  lavori  rurali. 

•  L'unione  di  comuni  limitrofi  in  una  sola  scuola  é  forse 
da  raccomandarsi,  come  mezzo  eflBcace  ad  agevolare  T  at- 
tuazione e  il  decoroso  mantenimento  delta  scuola  medesima. 

»  E  nei  luoghi  più  miseri  e  poco  abitati,  ove  i  comuni 
siano  troppo  lontani  per  poterli  unire  in  una  sola  scuola, 
potrebbesi  richiedere  l'opera  dei aacerdoti  in  cura  d'anime. 
Ma  deve  riuscire  malagevole  1*  incarico  del  pubblico  insegna- 


Sd9 

ineDio  a  persone  cui  ìacombe  soddMare  ad  obblighi  più 
gravi  ed  imperiosi,  e  pei  quali  la  acuoia  non  potrebbe  ri*- 
promettersi  un  regolare  andamento»  Quando  il  maestro  non 
può  essere  assiduo  ed  esalto,  la  scuoia  non  solo  rimane 
Manie  di  buoni  frutti,  ma  ti  s'insinua  il  disordine,  promo- 
veodosi  nei  fiinciulli  la  svogliatessa  e  la  dissipazione. 

1  Ad  un  sacerdote  in  cura  d'anime  sarebbe  forse  da 
preferirsi,  per  le  scuole  elementari,  una  maestra.  €  Gli  asili 
d'infanzia,  dice  l'onorevole  collega  Sacchi,  hanno  dato  prove 
cospicue  dell'  attitudine  delle  donne  ad  istruire  nei  primi 
dementi  i  fanciulli  d'ambo  i  sessi,  poiché  seguono  esse  le 
vie  più  semplici  e  quasi  materne,  e  i  loro  insegnamenti  sono 
per  lo  più  orali,  dati  colla  pasienza  e  coli' affetto  delle  buone 
madri  di  famìglia  ». 

>  Gli  studj  della  III.  classe  elementare  di  presente  in 
tigore,  diventavano,  a  parer  mio,  un  controsenso  per  quei 
ragazzi  che  si  avviano  al  ginnasio,  e  che,  nel  proposto  or* 
dioamento,  dovrebbero  avviarsi  alla  scuola  preparatoria. 

>  È  debito  di  questa  di  supplire,  per  una  parte,  alla  acuoia 
elementare  maggiore,  e  per  l'altra,  alle  due  prime  elassi 
ginnasiali  del  sistema  in  corso. 

>  Per  il  che  la  scuola  preparatoria  deve  offrire  un  com* 
plesso  tale  di  cognizioni,  che  basti  ad  abilitare  lo  scolaro 
sia  a  progredire  nelle  scuole  speciali,  sia  ad  essere  più  ntil« 
mente  impiegalo  nelle  varie  condizioni  della  vita  comune. 

>  La  scuola  preparatoria  deve  eziandio  agevolare  il  rìpar* 
limento  e  la  semplificazione  delle  materie  nelle  scuole  auc* 
cessive;  dovendovisi  evitare  la  contemporanea  moltiplicità  di 
materie  accessorie,  che^  assorbendo  troppa  parte  del  tempo 
e  della  memoria,  non  concede  libero  sviluppo  alle  più  ge« 
nerose  facoltà  dell' intelletto. 

»  La  acuoia  preparatoria  insegna: 

>  1.^  A  parlare  la  lingua  italiana  con  giustezza:  scriverla 
speditamente  acnza  peccare  contro  la  grammatica  e  l'orto* 


grafia:  conoscere  ioolire  i  modi  più  usiicU  nelle  ordiooric 
occorrcDze  della  pratica; 

»  S.®  Procaoeia  agii  acohri  negli  ultimi  due  eorsi  oltre  la 
cognizione  grammaticale  della  lingua  latinai  qualche  esera- 
xio  nel  tradurre  un  latino  di  facile  intelligeoxa.  In  vero,  oggi 
sarebbe  disdicevole,  non  cbe  agli  ingegneri  e  agli  archtieici, 
eziandio  ai  capi^fabbrica  e  ai  direttori  di  stabilimenti  indu- 
striali, l'ignorare  affitto  una  lingua  che  ha  tante  attinense 
colla  nativa,  e  occorre  si  spesso  negli  usi  della  vita  civile 
e  religiosa; 

>  8.^  Dk  una  nozione  della  superficie  del  nostro  globo  in 
generale,  secondo  le  sue  divisioni  naturali  e  politiche;  e 
una  idea  complessiva  degli  uomini  e  degli  avvenimenti  più 
importanti  nella  storia  universale,  e  più  particolarmente  in 
quella  dell' Italia; 

»  4.^  Prosegue  il  calcolo  con  numeri,  giè  iniziato  nelle 
scuole  elementari  ;  apprende  il  calcolo  decimale,  ed  addestra 
nei  conti  di  maggiore  pratica  utilità,  affine  di-  predisporre 
gli  alunni  allo  studio  scientifico  dell' aritmetica ,  cbe  verrk 
sviluppato  nelle  scuole  speciali, 

»  Le  scuole  veramente  .abbracciano  due  scopi,  la  istruitone 
propriamcnie  detta,  e  la  educazione,  cioè  la  coltura  dello 
spirito  e  il  modellamento  del  cuore;  donde  consegue,  cbe 
i  libri  d'istruzione  e  di  lettura  devono  formarsi  in  guisa 
di  agevolare  il  duplice  intento.  Gioveranno  pertanto  le  let- 
ture graduali,  che  offrano  di  mano  in  mano  la  cognizione 
del  mondo,  dell'uomo,  de'  suoi  doveri  religiosi  e  politici, 
e  delle  sue  più  utili  produzioni;  e  quindi  la  storia,  Tagri- 
coltura,  la  statistica  del  paese,  e  la  conoscenza  non  sistema- 
tica  delle  piante  e  degli  animali  che  hanno  maggiori  rap* 
porti  cogli  usi  della  vita.  E  in  questi  insegnamenti  sari  bene 
evitare  la  soverchia  astrattezza,  procurando  di  volgerli  a  prò* 
ficue  applicazioni.  È  certo  che  tali  esigenze  non  possono 
essere  soddisfatte  con  opere  scritte  da  autori  stranieri,  ove 
diffusamente  si  discorre,  per  esempio,  della  cokivazione  del 


241 

luppolo  e  deirono,  e  si  parla  a  foggia  d' appendice  del  rìso 
e  del  gelso! 

»  A  vero  dire  il  compito  è  arduo:  libri  pei  suindicati  due 
seopi  non  possono  essere  fatti  se  non  da  chi  è  assai  versato 
Delie  materie.  Ma,  siccome  il  farli  è  fatica  arìda  e  poco  glo- 
riosa (  r  autore  dovendo  sacriBcarsi  tutto  alla  chiarezza ,  e 
vincere,  per  amore  di  essa,  le  difficoltà  create  dal  bisogno 
di  brevità  e  di  esattezza);  cosi  buoni  libri  per  la  istruzione 
saranno  sempre  un  desiderio,  flocbè  non  si  provveda^  inca* 
earicandoae  espressamente  coloro  che  ne  meritano  la  con- 
fidenza. Si  deve  tenere  per  fermo,  che  uomini  valenti  non 
vi  si  consacreranno  giammai ,  o  ben  di  raro ,  per  proprio 
conto,  in  faccia  air  eventualità ,  che  lavori  di  simil  genere 
compariscano  frattanto  approvati  o  raccomandati,  tuttoché 
meno  soddisfacenti. 

.  »  La  scuola  preparatoria,  oltre  abbreviare  il  corso  gin* 
assiale,  e  lasciare  alle  scuole  tecniche  agio  per  più  ampio 
sviluppo  delle  materie  speciali,  presenta  l'altro  beneflcio  di 
ridardare  l'epoca  iu  cui  lo  scolaro  deve  decidersi  per  V  una 
0  l'altra  carriera;  giacché  il  giovanetto  si  conduce  al  bivio, 
oon  al  termine  delle  scuole  elementari,  ma  tre  anni  dopo. 
Ragguardevole  beneflcio  se  si  considera  ohe,  per  riuscire 
io  una  carriera,  occorre  cioè  discernere  la  propria  attitudine, 
che  non  si  sviluppa  abbastanza  durante  l'istruzione  ele- 
mentare. 

»  In  siffatta  guisa  parmi  che,  dalla  colluvie  di  studenti 
sioora  affbllantisi  nelle  scuole  latine,  togliendosi  quelli  che 
hanno  minor  disposizione,  e  perciò  tutti  più  i  mediocri,  l'inse- 
gnamento delle  lettere,  riservato  a  minor  numero  di  giovani, 
ai  valenti,  diverrà  più  facile,  più  decoroso,  più  alto  e  più 
fecondo. 

»  Il  ginnasio  pertanto,  nel  nuovo  ordinamento,  ha  per 
iscopo: 

»  4.®  Apprendere  un  modo  facile,  corretto  ed  el^nte  di 
AniAu.  StaiUtkap  vok  XXII J,  f erte  5.*  1 6 


S4S 

far  uso  della  lingua  italìaoa  coti  a  voce  come  in  iscritto , 
per  esporre  le  proprie  idee  mano  a  mano  ai  vanno  svol- 
gendo; e  la  cognizione  storica  ed  estetica  dcHe  opere  più 
imporianli  della  leueratura  nazionale ,  e  più  caratteristiche 
delle  varie  forme  prosastiche  e  poetiche. 

»  3.°  Imparare  la  letteratura  latina  nelle  sue  più  impor- 
tanti produzioni  «  e  per  essa  conoscere  la  vita  politica  dei 
romani;  acquistando  un  sentimento  per  lo  stile  della  lingua 
latina,  e  quindi  per  i  pregj  di  una  bella  ditione. 

»  Sono  due  i  principali  motivi  che  danno  allo  studio 
di  questa  lingua  un  valore  essenziale  per  una  educmione 
elevata.  In  primo  luogo,  essa  è  necessaria  a  tutte  le  profes- 
sioni basate  sopra  una  coltura  scientifica ,  facilitandone  lo 
studio  (come  nella  medicina),  o  rendendone  possibile  il 
fondato  esercizio  (come  nella  teologia  e  nella  giurisprudenia). 

>  In  secondo  luogo,  colla  lettura  dei  migliori  classici 
latini,  l'alunno  si  trasporta  col  pensiero  in  mezzo  ad  un 
popolo  e  ad  uno  Stato,  che  impara  a  conoscere  facilmente 
per  la  semplicità  delle  sue  istituzioni ,  e  che  ammira  per 
la  sua  grandezza.  Il  nesso  di  queste  idee  colla  perfezione 
delle  forme  artistiche  che  ravvisa  in  quei  classici,  produce 
in  lui  una  impressione  profonda  od  un  effetto  morale,  che 
Io  colpisce  vivamente,  e  accelera-  il  suo  invirire. 

»  3.^  Rendere  eiBcace  e  Termo  lo  studio  della  geografia, 
mediante  l'esercizio  di  copiare  e  ridurre  le  carte:  si  noti 
anzi  che,  limitandosi  a  descrivere  succosamente  le  circostanze 
dominanti  e  distintive  dei  paesi  e  delle  nazioni,  potrebbesi 
stringere  questo  studio  in  libri  di  mole  minore  e  maggior 
significato. 

»  4.^  Apprendere  dalla  storia  antica  quanto  è  necessario 
alla  intelligenza  dei  classici,  riservando  l'evo  medio  e  il 
moderno  ai  licei  :  i  ginnasj  potranno  del  resto  occuparsi 
dell' istoria  municipale,  che  non  s'impara  mai  troppo  presto. 

>  5.°  Impratichire  delle  quattro  principali  operazioni 
sui  numeri  complesj»!  ;  richiamare  alla    memoria   la  regola 


S4S 

dd  tre*  il  calcolo  decimalCi  eoo  applicaxiooi  al  sistema  me- 
irieoy  alle  cose  domestiche  e  a  quesiti  di  geografia. 

9  Le  aueennate  materie,  opportanamente  distribaite  in 
doe  corsi  anouali,  daranno  agli  alunni  occasione  di  esercì* 
tare  le  facoltà  dell*  ingegno  sui  grandi  esemplari  non  solo 
ma  soi  latti  eaiandio  deli'  istoria  e  nella  geografia  ;  e  perciò 
entreranno  essi  meno  immaturi  e  meno  gretti  nello  studio 
delle  seiensei  riservato  ai  licei.  Il  quale  studio  esige  un 
madore  sviluppo  delle  facoltà  intellettuali,  ed  un'  attenzio- 
ne lungamente  sostenuta,  cui  in  generale  contrasta  la  sover- 
chia mobilità  dell*  organismo  de*  giovanetti,  che  non  hanno 
ancora  raggiunto  il  terzo  lustro. 

« 

9  Alle  volte  può  accadere  che  alcuni  studenti  ginnasiali 
si  accorgano  di  avere  sbagliato  la  carriera  scolastica ,  o  si 
trovino  per  qtialche  accidentalità  costretti  a  mutarla,  od  an- 
che a  interromperla  per  darsi  subito  al  commercio,  all'  in- 
dostria, ecc.  Volendo  offrire  a  quelli  che  abbandonano  le 
scuole  un  complemento  alla  loro  educazione,  e  agli  altri  il 
mezzo  di  sostenere  r  esame  di  promozione  al  corso  tecnico 
superiore,  sarà  opportuno  introdurre  nel  ginnasio  le  scuole 
libere  della  lingua  francese  ^  dei  primi  rudimenti  di  storia 
natarale,  fisica  e  meccanica,  del  disegno  a  mano,  del  disc* 
gno  lineare  e  ornamentale. 


»  Molte,  vaste  e  disparate  sono  le  scienze  da  compren* 
dersi  nel  liceo  ;  ma  dovendo  questo  aprire  1*  adito  a  profes* 
sioQi  molto  diverse,  l' insegnamento  deve  limitarsi  a  porgere 
quelle  cognizioni,  le  quali  preparano  bensi  alla  carriera  spe- 
dale, ma  che  non  devono  essere  ignorate  da  ogni  colto 
giovane  anche  in  altra  carriera.  Tutto  ciò  che  oltrepassa  quo* 
sto  limite  deve  riservarsi  all'  Università  o  al  Politecnico. 

»  Tuttavia  essendo  pur  molte  le  cognizioni  scientifiche 
a  tutti  necessarie,  il  liceo  non  si  può  correre,  senza  stor« 
pitture,  in  meno  di  tre  anni. 


S44 

»  La  filosofia  propriamente  detta,  la  storia  universale; 
Teserclzio  dello  scrivere  e  V  istruzione  religiosa ,  sono  ma- 
terie da  ripartirsi  in  tre  anni,  eom'  è  già  indicato  nel  pro- 
gramma deir  ktituto.  E  dacché  nel  8.^  anno  si  vorrebbero 
dal  professore  di  filosoOa  spiegate  le  istituzioni  civili,  presso 
ogni  singolo  liceo  dovrebbesi  in  ispecie  trattare  degli  sta- 
tuti propri  a  ciascuna  provincia ,  pieni  di  sapienza  civile, 
che  ne*  passati  tempi  ed  in  gran  parte  (per  le  acque  e 
strade,  per  V  annona,  ecc.)  erano  in  vigore,  e  ai  quali  non 
di  raro  fa  duopo  oggi  ricorrere  per  definire  parecchie  que* 
itioni  di  diritto.  La  nessuna  cognizione  delle  leggi  statutarie 
ogni  giorno  si  appalesa  pur  troppo  nella  pubblica  ammini- 
strazione, non  lùeno  che  nelle  transazioni  della  vita  pri- 
vata. 

»  La  matematica  elementare  dev'  essere  studio  quotidiano 
nel  primo  anno,  abbondando  negli  esercizi  di  geometria  più 
che  in  quelli  dell'  algebra.  Coli'  algebra  si  abbia  speciale  ri- 
guardo a  fortificare  l' aritmetica,  s' impari  a  risolvere  i  pro- 
blemi determinati  di  4.^  grado  a  una  o  più  incognite,  la 
teoria  delle  proporzioni,  la  risoluzione  delle  equazioni  di 
S.^  grado,  l'estrazione  delle  radici,  le  proprietà  dei  logarit- 
mi e  delle  progressioni.  Colla  geometria  si  cerchi  di  formare 
e  aggiustare  il  criterio  negli  u^  della  vita,  e  porgere  lume 
a  meglio  comprendere  le  leggi  della  natura. 

>  È  verità  comunemente  sentita,  che  la  fisica,  cogli  ul- 
teriori perfezionamenti  generalizzando  i  fatti  e  rendendo 
più  semplici  le  teorie,  va  di  gran  passi  a  ridursi  ad  un  va- 
sto problema  di  meccanica  razionale.  Comunque  sieno  va- 
riati i  mutamenti  che  sorvengono  nello  stato  dei  corpi  per 
l'azione  delle  diverse  forze,  dobbiamo  alla  fine  considerarli 
come  fenomeni  di  movimento,  e  quindi  del  genere  delle 
quantità  matematiche. 

>  Le  leggi  deir  equilibrio  e  del  moto  entrano  nell'  ab- 
becedario della  fisica,  del  pari  che  in  quello  della  mecca- 
nica. Gli  utensili ,  le  macchine ,  gli  apparati   che   il  -  fisico. 


StiÒ 

deve  predisporre  per  le  sae  esperienze,  si  riferiscono  lutti 
air  uno  0  air  altro  elemento  meccanico.  E  non  si  potrebbe 
fame  oggi  buon  uso,  né  interpretare  giustamente  i  fenomeni 
né  riconoscere  ed  eliminare  le  cause  perturbatrici,  né  im<> 
piegare  utilmente  nemmeno  la' macchina  pneumatica,  ncm* 
meno  il  barometro,  senza  possedere  i  princìpj  della  mecca<> 
nica  razionale,  cui  dobbiamo  quanto  v'ha  di  positivo  nella 
fisica. 

»  Per  questa  anastomosi  della  fisica  colla  meccanica 
sark  utilissimo  che  in  tutti  i  licei,  i  due  insegnamenti  ven- 
gono affidati  al  medesimo  professore,  sembrandomi  cosiffatto 
congiungimento  più  conforme  alla  loro  natura,  e  quindi 
più  efficace  a  produrre  buoni  frutti. 

»  La  meccanica  pertanto,  o  fisica  generale,  e  i  primi  ru* 
dimenti  di  chimica  dovranno  insegnarsi  nel  secondo  anno; 
e  nel  terzo  anno  i  trattati  speciali  della  fisica  esperimentale 
colle  più  ovvie  nozioni  di  geografia  fisica^  astronomia  e  me-* 
teorologia. 

»  Nel  terzo  anno  il  professore  di  storia  naturale  dovrà 
porgere  un'  idea  complessiva  e  sistematica  dei  tre  regni  della 
natura,  farne  conoscere  i  prodotti  principali,  e  distinguere 
gli  uni  dagli  aUri  col  determinarne  le  qualità  caratteri* 
siiche. 

»  È  manifesto  non  doversi  le  menti  dissipare  in  più  di 
due  diverse  materie  in  un  medesimo  giorno,  riuscendo  più 
facile  imparare  più  materie  1'  una  dopo  V  altra,  che  simul- 
taneamente intrecciate  e  confuse. 

»  Mi  sembra  inoltre  un'  eccellente  pratica  quella  di  ob- 
bligare gli  allievi,  almeno  una  volta  per  settimana ,  a  scri- 
vere in  modo  libero  e  proprio  le  cose  esposte  dal  profes- 
sore di  storia  e  letteratura. 

»  Sostituire  l'esercizio  continuo  della  penna  al  passivo 
esercizio  della  memoria,  è  una  riforma  capitale  da  introdursi 
in  tutto  l'insegnamento  scientifico. 

»  La  teoria  delle  forme  del  dialetto  attico  e  delle   re- 


i4ft 

gole  esseniiali  dtlla  uaUMi,  t  quindi  k  leuara  delle  più 
importanii  produsioni  della  letteratura  greea,  cosi  alBoe  alla- 
latina,  ti  racebiuderanoo  nel  S.^  e  nel  3.*^  eoreo  del  liceo, 
con  orario  speciale,  riservato  soltanto  a  que'  giorani  ave* 
glìati  e  studiosi,  che  ti  sentono  proclivi  alle  discipline  clas* 
aico-umaniste* 

>  Le  scuole  tecniche  inferiori  sono  destinate  a  que* 
moltissimi  che,  per  le  circostanze  domestiche  e  per  la  tem* 
pra  del  loro  ingegno,  si  avviano  ai  mestieri,  agi'  io^pieghi 
d'ordine,  airescrcizio  delle  arti,  alle  aziende  agricole  e  com- 
merciali. —  E  le  materie  da  trattarvisi  sarebbero  le  ae* 
guenti  : 

>  Continuazione  dello  studio  della  lingua  iialiana,  ap- 
prendendo le  forme  più  ovvie  dello  stile  curiale  ; 

>  Studio  della  lingua  francese; 

>  Continuazione  della  geografia  e  della  storia  secondo  i 
rapporti  di  maggiore  importanza  per  T  industria  e  il  com- 
mercio, e  con  particolari  riguardi  all' Italia; 

>  Continuazione  dell'aritmetica  applicata  al  calcolo  d'in- 
teressi, ai  conti  di  socieiò; 

»  Modo  di  tenere  i  libri  di  commercio;  operazioni  di 
eambio;  regolamenti  delle  dogane; 

»  Conoscenza  degli  oggetti  della  geometria  ;  esercizio 
neir  applicare  le  sue  regole  al  calcolo  delle  superficie  e 
dei  volumi  ; 

*  Cognizione  delle  proprietà  generali  dei  corpi,  e  delle 
leggi  naturali  di  più  facile  intelligenza; 

»  Conoscenza  dei  corpi  semplici  più  comuni,  e  delle 
più  usuali  loro  combinazioni; 

»  Descrizione  degli  oggetti  appartenenti  ai  tre  regni 
della  natura  di  maggiore  rilievo  per  l'industria  e  il  eom* 
roercio  ; 

•  Indicazione  dei  dati  per  riconoscere  la  genuinità  delle 
materie  prime  e  dei  luoghi  da  cui  provengono,  e  criteri 
per  la  determinazione  dei  loro  prezzi  ; 


S47 

»  Cognizione  delle  roftcehine  semplici,  e  di  quelle  più 
eoronnemenie  adoperale  nelle  arti  e  ne'  mestieri ,  avendo 
eura  di  spiegare  sommarinmente  il  modo  di  operare; 

>  Disegno  a  mano  di  oggetti  propri!  delle  arti  e  dei 
mestieri:  disegno  lineare  ed  omameniale, 

9  Ma  per  gl'ingegneri  e  architetti,  pei  meccanici  diret- 
tori d*  officine,  per  quelli  che  vogliono  dottamente  eserci- 
tare r  agricoltura,  la  selvicoltura,  e  saper  trarre  il  massimo 
profitto  dai  loro  prodotti ,  elaborandoli  negli  opifici  ;  per 
quelli  che  aspirano  a  condurre  coi  lumi  della  geologia,  della 
meccanica,  dell'idraulica  le  esplorazioni,  gli  scavi,  gli  scoli 
delle  miniere,  e  a  trattare  i  minerali  coi  migliori  processi 
ebtmicì  e  fisici  onde  iscoprirne  la  qualità  e  quantità  degli 
elementi,  e  dar  consiglio  sulla  convenienza  della  impresa, 
e  sai  modo  di  condurla;  per  quelli  che  hanno  a  dirigere 
negli  alti  forni  i  lavori  metallurgici;  per  tutti  costoro  sono 
destinate  le  scuole  tecniche  superiori,  ove  apprendono  una 
conveniente  isinizione  sistematica  di  geometria  ed  algebra, 
di  fisica,  chimica,  storia  naturale,  agraria  e  disegno,  con  ri- 
guardo alle  loro  più  interessanti  applicazioni,  predisponendo 
in  siffatta  guisa  gli  allievi  a  ricevere  nel  politecnico  il  com- 
pletamento della  loro  istruzione  scientifico-industriale. 

»  Oltre  essere  sommamente  arduo  riuscirebbe  eziandio 
troppo  lungo  e  nojoso  dsicorrere  adesso  de'  metodi  da  se- 
guirsi neir  insegnamento  delle  singole  materie.  Giova  per 
altro  sapere,  che  gì'  istituti  tecnici  più  accreditati  d'  Europa 
adottarono  metodi  differenti ,  ed  anche  opposti*  Ve  n'  ha 
alcuni  ove  l'insegnamento  della  scuola  è  susseguito  da  un 
hvoro  materiale  in  officina,  ridotta  quasi  a  laboratorio  mec- 
canico. Ma  tranne  pochissime  eccezioni,  l'esperienza  non 
rispose  favorevolmente  :  gli  allievi  in  generale  vi  si  applicano 
con  poco  profitto  :  il  lavoro  fatto  per  mera  esercitazione , 
degenera  ben  presto  in  trastullo  con  danno  e  degli  scolari 
e  della  scuola» 


348 

9  Air  iDCootro  DOQ  avvi  cosa  pia  seria,  e  perciò  salutare 
deir  opera  che  crea  o  riporta  qualche  frullo  :  1*  opera  che 
si  escguisee  per  altri  fini  ha  il  grande  inconveniente  di  to- 
gliere alla  fatica  il  suo  vero  carattere,  la  necessità.  Inoltre, 
il  lavoro  meccanico  da  eseguirsi  in  siffatti  laboratorj  impor- 
terebbe una  spesa  cosi  ingente,  da  metterli,  nel  caso  pra- 
tico  nostro,  fuori  di  ogni  discussione. 

»  Altri  istituti  adpttarono  un  metodo  affatto  opposto,  ri- 
fiutando ogni  istruzione  che  non  sia  orale,  espositiva  dei 
principj  tecnici,  e  rimandando  gli  allievi  al  reale  attrito 
delle  officine  per  ogni  ulteriore  pratica  applicazione  delle 
cose  apprese  nella  scuola  sotto  forma  generale.  È  però  sot- 
tinteso che  cotesta  educazione  scientifica  dev'essere  spo- 
gliata di  quel  carattere  vago  e  ideale,  che  indirizza  lo  spi- 
rito  verso  le  mere  speculazioni  e  lo  allontana  dalle  realtà. 
I  principj  teorici  devono  presentarsi  in  maniera  di  spingere 
gli  allievi  verso  la  pratica^  agevolandola  e  facendola  amare. 

>  Questo  metodo  è  suggerito  dalla  considerazione,  che 
riesce  impossibile  adattare  1*  insegnamento  alle  molte  spe- 
cialità cui  bisognerebbe  avere  riguardo  af&nchò  le  regole 
insegnate  convengano  a  tutti  i  contingibili  casi  che  s' incon- 
trano  nella  pratica. 

»  La  necessità  di  possedere  nozioni  scientifiche  generali 
fu  sempre,  e  oggi  più  che  mai,  sentita  dagli  Inglesi.  È  scopo 
delle  scuole  tecniche  superiori  di  ricercare  questi  principj, 
facendone  poi  scaturire  le  applicazioni  nella  pratica. 

»  Tocca  air  officina  d*  insegnare  ali*  operajo  la  maniera 
di  disporre  le  dita,  di  esercitare  il  corpo  e  i  muscoli  a  de- 
terminale manovre,  da  imprimere  nello  spirito  e  più  anco- 
ra nella  carne,  si  permetta  1*  espressione,  certe  operazioni. 
Spetta  alla  scuola  preparare  1*  intelletto  :  precipua  sua  ten- 
denza è  dar  ragione  delle  cose:  è  debito  suo  condurre  Tuo- 
mo  che  lavora,  in  qualsiasi  industria,  a  ragionare  su  quello 
clic  fa,  e  per  conseguenza  a  farlo  meglio;  ma  il  noviziato 
deirarie  resta  onninamente  escluso  dalla  scuola  inglese.  . 


949 

»  Fra  questi  due  metodi  opposti,  un  terzo  ve  n*  ha,  ohe 
in  parte  concilia  l'esigenze  dell'esercizio  manuale  coi  det- 
tami delle  regole  scieniifiebe.  Questo  metodo,  praticabile 
anche  con  mezzi  non  dispendiosissimi,  consiste  nell'ampliare 
rio«egnamento  della  scuola,  o,  per  dir  meglio,  nell'eslen- 
derae  l' azione  ad  un  esercizio  di  positiva  applicazione,  che 
non  si  allontana  troppo  dall'influsso  della  scuola.  Potrà,  per 
esempio,  il  chimico  condurre  gli  allievi  ad  operare  nel  suo 
laboratorio  ;  il  fisico  esercitarli  a  sperimentare  nel  suo  gabi-* 
oeilo;  il  meccanico  nell'aula  del  disegno,  per  addestrarli  a 
delineare  le  niacchioe,  e  sviluppare  la  loro  intelligenza  al 
punto  dì  condurli  gradatamente  alla  riproduzione  non  di  un 
disegno  soltanto,  ma  di  una  macchina  qualsiasi,  e  formarne 
da  sé  slessi  i  disegni  circostanziati  si  per  minuto,  da  met* 
lere  i  costruttori  in  condizione  di  fabbricarla. 

»  Certo  che  imparare  a  disegnar  macchine,  non  è  farsi 
meccanico.  Se  non  che,  imparando  il  disegno  in  rapporto 
coi  bisogni  della  scuola  di  meccanica,  gli  allievi  si  rendono 
famigliari  colle  macchine  e  colie  loro  funzioni ,  e  per  conse« 
guenza  colle  industrie  e  coi  processi  della  fabbricazione,  cui 
esse  si  prestano. 

>  Nel  politecnico,  oltre  le  materie  presentemente  com- 
prese nella  facoltà  matematica,  dovranno  insegnarsi  la  fisica, 
la  chimica,  la  storia  naturale,  in  tutta  la  loro  estensione 
scientifica  e  industriale,  per  modo  da  rendere  gli  alunni  ca- 
paci di  applicare  le  scienze  all'  architettura,  ai  lavori  pub- 
blici, alle  operazioni  delle  miniere,  alla  costruzione  delle 
macchine,  alla  metallurgia,  alle  ferrovie,  ecc.,  e  non  tutto  a 
tuui;  ma  saranno  le  materie  opportunamente  distribuite  e  as- 
segnate secondo  le  carriere  che  gli  studenti  dichiareranno 
di  voler  correre. 

»  Nella  scuola  politecnica,  le  lezioni  consacrate  alla  espo- 
sizione teorica  dei  fatti  dovranno  essere  accompagnate  da 
conferenze ,  sperimenti ,  manipolazioni,  e  da  lavori  grafici , 


t50 

eseguili   dagli  allievi  medestmi  tolti)  la  direzione  dei  pro- 
fessori. 

•  Lungi  r  idea  di  volere  ehe  s*  insegnino  per  minuto  i 
diversi  generi  di  fabbrijsatione,  col  far  eseguire  agli  alunni 
i  proeessi  particolari  che  vi  sono  impiegati.  Questa,  l'abbiamo 
detto,  sarebbe  una  impresa  colossale,  che  trascinerebbe  il 
governo  in  ispese  eccessive. 

>  La  scuola  politècnica  deve  a  parer  mio^  svincolarsi  dalle 
specialità  industriali ,  per  risalire  ai  princìpj  che  ad  esse 
sono  comuni;  deve  stabilire  un  nesso  rasionale  fra  la  pra- 
tica  e  la  teoria,  senza  cadere  neirariditii  delle  scienze 
astratte.  Le  arti  in  opparenz;i  disparalissime ,  eseguiscono 
operazioni  analoghe,  impiegando  spesso  metodi  assai  diffe* 
renti. 

»  L' indirizzo  generale  di  questa  istituzione  dcv'  essere 
adunque  d*  insegnare  la  maniera  di  trasportare  in  ciascuna 
industria  i  melodi  perfezionati  ehe  posseggono  le  altre.  E 
perciò  essa  mira  a  introdurre  nelle  ofiicine  un  miglioramento 
di  processi  e  di  meccanismi  che  assicuri  il  buon  andamento 
complessivo  e  la  riuscita  delle  operazioni. 

»  Il  politecnico  deve  essere  riccamente  provveduto  dei 
mezzi  d' istruzione.  Una  biblioleca  industriale;  collezioni  ri- 
feribili alla  chimica,  alla  geologia  o  mineralogia;  un  gabinetto 
di  fisica  e  meccanica  industriale,  un  laboratorio,  una  officina 
per  costruire  apparati,  un  assortimento  di  disegni  d^ogni 
genere,  la  maggior  parte  dovuti  ai  professori  della  scuola , 
contribuiranno  in  maniera  efficace  a  rendere  gii  allievi  alti 
a  vincere  le  difficoltà  dell'  applicazione.  Le  ricercìie  del  la* 
boratorio,  i  lavori  dell* officina,  formeranno  quella  pratica, 
che  ajuterk  a  superare  gli  ostacoli  dal  giovane  ingegnere 
per  la  prima  volta  a  ciascun  passo  incontrati  nell' eseguire 
una  operazione  industriale. 

»  Riservandomi  in  altra  occasione  V  onore  di  esporvi  al- 
cuni miei  pensieri  sulle  scuole  universitarie  e  sul  privalo 


S51 

imegntmeiuo ,  chiudo  1*  odierna  lettoni  con  qualche-  consi- 
derazione sugli  esami  annuali  di  promosione  da  una  classe 
air  altra,  e  su  quelli  d'idoneiih,  agli  studj  universitari  e 
politecnici. 

»  L' indulgenza  negli  esami  annuali  fu  il  vero  tarlo  del- 
l'istruzione;  per  essa  i  giovani  si  presentavano  alle  scuole 
si  mal  preparali»  si  poco  fomiti  di  cognizioni  fondamentali, 
da  trovare  inciampo  nelle  prime  mosse;  inciampo  che  li 
scoraggiava,  li  sviava,  e  li  rendeva  elementi  di  disordine.  Né 
paja  strano  V  udire  che  di  ciò  la  precipua  cagione  procedesse, 
in  generale,  dai  pregìudiij  delle  slesse  famiglie. 

>  Invero  quanti  non  erano  i  genitori,  i  quali  intenti  so- 
praiQlto  agli  interessi  materiali  immediati,  consideravano  la 
icuola  più  come  traino  inevitabile,  destinato  a  condurre  i 
giovani  in  posizioni  lucrose,  che  come  mezzo  di  educare  il 
cuore,  e  fornire  ta  mente  di  preziose  cognizioni?  E  per 
conseguenza  esercitavano  essi  le  loro  influenze  onde  -spin- 
gere innanzi  i  Ogii  a  compiere  la  carriera  scolastica  al  più 
presto  possibile.  Non  tutti  i  docenti  (bisogna  pur  dirlo)  sa-* 
pevano  resistere  alle  forti  pressioni,  da  ogni  pane  esercitate 
iul  loro  animo  per  renderli  indulgenti  ;  e  i|na  falsa  pietà  li 
tratteneva  spesso  dall'  obbligare  gli  scolari  a  ripetere  qualche 
anno  de' loro  studj.  Ne  veniva  ch'essi  comparivano  nelle 
sole  fliosofiche  colla  leggerezza  del  fanciullo,  dipendente 
sopratutto  dalla  eccessiva  mobilità  delle  fibre  che  non  per- 
metteva loro  di  sostenere  a  lungo  l' attenzione  sopra  oggetti 
specolativi,  e  li  rendeva  perciò  inetti  allo  studio  delle  scienze* 
Fauno  veramente  campassione  quei  genitori  che  si  gloriano 
dei  loro  figli ,  divenuti  in  età  non  ancora  quadrilustre^  dot- 
lori  nelle  scien^  che  non  poterono  imparare!  SI,  è  [una 
falsa  pietà  quella  che  trattiene  i  professori  dal  far  ripetere 
ti  giovani  qualche  anno^  specialmente  dei  primi  studj.  La 
ripetizione  è  un  farmaco  che  molesta  per  un  istante  il  pa- 
lato, ma  che  sana  la  malattia;  e  1* infermo  benedice  poi  al 
medico  che  l'ha  saputo  tormenuire  per  guarirlo. 


953 

»  Avvi  uf>  aUro  non  meno  grave  pregiuditio,  da  cui  ai  la« 
sciano  dominare  parecchie  famiglie.  I  genitori,  d'ordinario  t 
si  occupano  moltissimo  della  educazione  infantile  (il  che 
forse  contribuisce  meglio  che  altro  a  rendere  gli  scolari  più 
disciplinati  e  studiosi  nei  primi  stadj  deli* insegnamento): 
ma  quando  i  fanciulli  sono  divenuti  adulti,  credono  che 
tutto  sia  fatto,  e  li  abbandonano  alla  societi,  permettendo 
loro  di  spiegare  le  vele.  Non  si  considera  che  le  fibre  di  un 
giovanetto  trilustre  sono  ancora  troppo  tenere  per  una  piega 
durevole:  non  si  considera  che  le  buone  abitudini  si  fissano 
stabilmente  soltanto  allora  che  il  suo  organismo ,  bene  svi- 
luppato, prende  vigore  e  consistenza. 

»  Questo  punto  saliente  della  vita  giovanile  s*  incontra 
d*  ordinario  nel  liceo  che ,  come  si  è  detto,  costituisce  lo 
stadio  più  consentaneo  ali*  apprendimento  delle  scienze.  Ed 
è  in  questo  suidio  che  richiedesi  una  vigilanza,  bensì  più 
disinvolta  ed  amichevole,  ma  non  meno  oculata  ed  assidua. 
Al  contrario,  questa  è  T epoca  in  cui  parecchi  genitori,  af- 
fannati per  le  prime  cure,  respirano,  parendo  che  ne  deva 
venire  ad  essi  alleggerito  il  peso;  e  finiscono  per  credere 
che  nuir altro  resti  loro  a  fare. 

»  Gli  esami  d' idoneità ,  tenuti  con  giusto  rigore ,  por- 
ranno argine  a  questa  fatale  noncuranza.  Il  loro  carattere 
solenne,  il  contegno  deliberalo  e  giusto  delle  Commissioni 
esaminatrici,  1*  interdizione  del  passaggio  ai  meno  provveduti 
delle  necessarie  cognizioni,  faranno  nascere  negli  scolari  e 
nelle  loro  famiglie  l' idea  di  un  ordine  fermo  e  imponente, 
talché  quelli  si  adopreranno  con  maggiore  raccoglimento  e 
con  più  assiduo  studio;  e  queste  stringeranno  relazioni  colla 
scuola ,  per  cooperare  con  essa  al  buon  andamento  dell*  i- 
siruzionc. 

•  Il  rigore  negli  esami  di  promozione  è  poi  una  giustizia 
esercitata  verso  i  bravi  e  studiosi,  per  non  metterli  insieme 
cogr  inetti  e  trascurati;  il  rigore  negli  esami  d'idoneità  è 
voluto  dalla  nazione,  la  quale  ha  bisogno  che  i  giovani  af- 


258 

fidati  agli  stabiUrocntl  d*  islrazione  diventino  uomini  valenti^ 
sotto  il  riguardo  scientifico,  non  meno  che  sotto  al  morale 
e  politico:  lo  esige  Io  Stato,  perchè  da  questi  istituti  escano 
giovani  capaci  di  coprire  un  giorno  uIBcj  pubblici  più  o  me- 
no importanti.  Se  nelle  classificazioni  saranno  adempiute  le 
condizioDi  di  un  attestato  veritiero,  la  scuola  renderassi  ve- 
ramente  fonte  di  coltura.  Il  mezzo  pedagogico  degli  attesta* 
ti,  utilissimo  quando  presentano  una  caratieristica  fedele  de- 
gli allievi,  <liventa  dannoso  qualora  si  trovino  in  contraddi- 
zione eolla  stessa  coscienza  degli  scolari. 

»  Questo  miglioramento  nella  parte  pedagogica  dovrà 
infine  recare  i  suoi  buoni  frutti  anche  nell'  istruzione,  e  ren- 
dere meno  tardo  V  invirire  dei  giovani.  Se  cogli  esami  di 
maturità,  comandati  dal  cessato  governo,  non  si  consegui 
quei  grado  di  coltura,  quella  forza  e  giustezza  di  ragiona- 
mento V  quella  facilità  e  chiarezza  di  esposizione  che  si  era 
sperato,  è  da  incolparne  la  simultanea  moltiplicità,  la  inop- 
portuna distribuzione,  la  soverchia  estensione  delle  materie, 
e  la  scolaresca  troppo  numerosa  nelle  classi ,  per  potervi 
tenere  in  continuo  esercizio  i  singoli  scolari,  e  correggerne 
i  compiti  ;  la  mancanza  di  lena  dei  doeenti,  per  causa  di  un 
orario  gravosissimo,  per  l' obbligo  d*  insegnare  diverse  disci- 
pline, e  per  l'insufficienza  degli  stipendj.  Si,  quest'ultima 
circostanza  è  molto  influente  sul  buon  andamento  della  scuo* 
la.  L'angustia  procedente  dal  bisogno  di  occuparsi  in  oggetti 
estranei,  onde  supplire  alle  lacune  che  lascia  neir  economia 
domestica  la  pochezza  dello  stipendio,  toglie  assolutamente 
ai  docenti  il  tempo  e  le  forze  per  approfondire  i  proprj 
siudj.  L' alto  grado  cui  oggi  sono  portate  le  scienze  e  le  let- 
tere, deve  assorbire  nell'insegnamento  tutto  un  uomo  e  il 
SQo  tempo:  ò  quindi  giusto  e  necessario  che  il  professore 
trovi  neir  appuntamento  della  sua  cattedra  i  mezzi  sufficienti 
di  una  decorosa  sussistenza. 

>  Onorevoli  colleghi!  Ho  procurato,  anziché  limitarmi  a^ 
proporre  semplici  modificazioni  air  odierno  sistema  imperfet- 


164 

ibsimo,  di  far  piriire  V  impianto  dell'  insegnamento  da  mi 
principio  sommo  razionale,  oolla  mira  di  sviluppare,  per 
quanto  il  comportavano  le  mie  forse,  i  seguenti  aforismi: 

»  1.^  Combinare  fra  loro  le  diverse  sezioni  in  maniera 
ehe  riesca  continuata  la  progressiva  serie  dello  sviluppo  fi* 
sico,  psioologieo  e  positivo  degli  educandi,  e  ee  ne  evitioo 
le  lacune. 

9  S.^  Distribuire  Tinsegnamento  sulle  diverse  etk  in  guitt, 
ehe  corrispondentemente  at  naturale  sviluppo  degli  allievi , 
quindi  all'  ìndole  delle  individuali  loro  tendenze  e  degli  spe* 
eiali  loro  bisogni,  possano  essi  rivolgersi  direttamente  da  un 
grado  inferiore,  comune^  d'istruzione, ad  altra  serie  d'inie- 
gnamento  particolare,  conforme  ai  loro  bisogni  e  alle  loro 
tendenze,  con  notabile  risparmio  di  forze. 

»  8.®  Raggiungere  I*  Intento  senza  stabilire  tante  separate 
istituzioni,  quante  sono  le  diverse  categorie  di  precipue  {classi 
sociali,  che  non  potrebbero  non  avere  basi  pressoché  fonda* 
mentalmente  discordi  sino  dai  primi  gradini,  quasi  mancas* 
sero  pel  corpo,  pel  cuore,  per  l' intelletto  punti  di  eoniauo 
e  identità  di  bisogni  fra  le  varie  caste:  togliendo  cosi  l'in* 
coerenza  nei  principj,  si  evita  lo  sciupamenio  net  meni  >. 


•t«dj  ««Ile  proprietà  letterari»  e4  mwiUiUm* 

(Continuazione  e  fine.  Vedi  il  fascicolo  precedente,  ptg.l6S). 

Ci  evidente,  per  esempio ,  che  un  discorso  tenuto  da  od 
oratore  in  un  corpo  politico  non  può  essere,  come  tale» 
soggetto  di  proprietà  in  chi  lo  pronunziò  essendo  per  aa> 
natura  destinato  alla  massima  pubblicià.  L*  oratore  parlando 
al  corpo  politico  di  cui  fa  parte,  parla  alla  nazione,  tA  i 
giornali  che  ne  riproducono  i  discorsi  sono  i  banditori  della 


t55 
parola,  che  quantunque  pronunziata,  per  neeesaità  di  con- 
tiogeoie,  in  aule  limitale  e  a  numera  limitalo  di  uditori , 
pure  è  virtualmente  destinata  alla  cognizione  di  tutti.  L'ora- 
tore non  avrebbe  la  facoltà  di  impedire  che  ai  suoi  di- 
ioorsi  venga  data  pubblicità  ;  ed  anche  sotto  questo  aspetto 
viene  confermato  il  principio,  che  non  sono  suscettibili  di 
proprietà,  come  tali,  i  discorsi  fatti  alla  tribuna  politica.  Che 
le  poi  nel  riprodurli  entrasse  Ut  speculazione ,  e  I  discorsi 
venissero  pubblicati,  non  più  per  occasione  ed  al  tempo 
io  cui  furono  pronunciati  alla  tribuna,  come  sarebbe  del- 
V  editore  che  pubbllcasae  la  raccolta  dei  discorsi  politici  di 
un  dato  oratore,  allora  questo  potrebbe  rivendicarne  la  prò*' 
prìetà,  perocché,  se  i  discorsi  detti  alla  tribuna,  indipenden- 
temente dalla  massima  e  libera  pubblicità  avuta  quando  fu- 
rono pronunciati,  hanno  un  valore  o  letterario  o  scientifico 
e  si  possa  dalla  loro  pubblicazione  averne  un  vantaggio,  non 
è  giusto  che  questo  vantaggio  appartenga  ad  altri  che  al 
loro  autore.  Oltredichè  la  pubblicazione  di  discorsi  detti  in 
epoche  ed  in  circostanze  politiche  diverse,  potrebbe  nuo- 
cere al  loro  autore,  ove  non  sia  fatta  ragione  della  diver- 
sità di  tempi  e  di  circostanze  :  giudizio  che  naturalmente  a 
nessun  altro  meglio  che  air  autore  stesso  si  addice. 

La  Yostra  Commissione  ha  scelto  ad  esempio  i  discorsi 
detti  alla  tribuna  politica,  non  già  coir  intendimento  che 
essi  devano  formare  soggetto  di  una  speciale  disposizione 
legislativa,  ma  solo  per  mostrare  in  massima,  per  le  pro- 
duzioni qui  contemplate  dal  programma,  dove  cessi  V  azione 
del  diritto  di  proprietà,  e  dove  riprenda  dominio.  Del  re- 
tto, anziché  abbandonarsi  ad  una  casuistiea ,  che  sarebbe 
sempre  imperfetta,  pare  alla  vostra  Giunta,  che  la  legge  do* 
trebbe  sancire  la  disposizione  di  massima ,  abbandonando 
poi  alle  decisioni  dei  giudici  i  singoli  casi,  nei  quali  na- 
scesse conflitto  fra  V  autore  e  i'  editore  delle  produzioni  dì 
eoi  si  tratta.  E  questa  disposizione  legislativa  di  massima 
sarebbe  :  xbe  abbiano  a  ritenersi  suscettibili  de!  diritto  di 


356 

pi^oprietà  anche  le  Iolìoqì,  conferenze,  discorsi ,  articoli  di 
giornali  o  pubblicazioni  qualsiaosi,  salvo  che,  per  la  loro 
indole,  o  neir  intendimento  tacito  od  espresso  dei  loro  aa* 
tori,  siano  destinati  ad  avere  la  massima  pubblicità,  indi- 
pepdentemente  dagli  autori  stessi,  ai  quali  per  altro  sarebbe 
in  ogni  caso  garantita  l' illimitata  proprietà  delle  loro  prò* 
duzioni,  ove  siano  pubblicate  a  modo  di  raccolte ,  o  altri- 
menti, per  oggetto  di  speculazione. 

È  qui  il  luogo  di  ripetere  un  desiderio,  che  la  vostra 
Giunta  vi.  ha  già  espresso,  cioè,  che  il  diritto  di  proprietà 
letteraria  si  dichiari  dalla  legge  «espressamente  esteso  anche 
alle  lettere  scrìite  da  autori  viventi  o  defunti. 

In  questi  ultimi  tempi  si  è  fatto  un  vero  abuso  della 
pubblicazione  di  lettere  scritte  specialmente  da  defunti,  pub* 
blicazione  fatta  per  mero  spirito  di  speculazione  dai  deten- 
tori di  queste  lettere,  senza  riguardo  né  all'  onore  né  alle 
convenienze  sociali  di  chi  le  scrisse,  e  che  nello  ftcriverle 
non  immaginò  forse  mai  che  potessero  essere  pubblicate. 

Se  uqa  lettera  ha  tutta  l'importanza  di  un  lavoro  scien- 
tifico o  letterario,  non  può  elevarsi  dubbio  che  cada  sotto 
le  disposizioni  concernenti  la  proprietà  letteraria.  Se  ne  po- 
trebbe dubitare  allorquando  trattisi  di  lettere  confidenziali, 
di  famiglia  e  di  uso  al  tutto  privato,  alla  cui  pubblicazione 
il  diritto  esclusivo  nell'autore  o  suoi  eredi  potrebbe  muo- 
vere da  considerazioni  di  un  ordine  diverso  da  quelle  che 
vogliono  tutelata  la  proprietà  delle  opere  dell'  ingegno.  Or 
questo  dubbio  vuol  essere  tolto  colla  disposizione  legislativa 
che,  senza  l' assenso  dell'  autore  o  de'  suoi  aventi  causa,  non 
possano  essere  stampate  nemmeno  le  lettere  famigliari  e 
private,  fatta  soltanto  eccezione  del  caso  in  cui .  la  pubbli- 
cazione seguisse  all'oggetto  di  discolparsi  da  un'accusa.  Se 
chi  le  scrisse  è  vivente,  deve  lui  dare  V  assenso  della  pub- 
blicazione: e  dopo  la  sua  morte  devono  essere  chiamali  a 
prestarlo  i  suoi  eredi,  che  dobbiamo  supporre  sotto  ogni 
riguardo  i  giudici  più  competenti  sulla  convenienza  di  tale 


257 

pubblicazione  intervenendo  in  ogni  caso  opportunamente  ^ 
dare  quelle  illustrazioni  e  schiarimenti  che  valgono  a  far 
comprendere  le  situazioni  a  cui  alludono  le  lettere  pubbli- 
cate, per  evitare  i  pericoli  di  false  o  maligne  interpreta- 
zioni. 

Altro  importante  argomento  legislativo  sulla  proprietà 
letteraria  sono  le  traduzioni.  Il  diritto  di  proprietà  sul  te- 
sto originale,  dimanda  il  programma,  contiene  in  sé,  colla 
stessa  estenisone  e  durante  Io  stesso  periodo,  il  privilegio 
della  traduzione? 

Se  un  autore  pubblica  la  sua  opera  in  varie  lingue,  o, 
ciò  che  è  lo  stesso,  pubblica  contemporaneamente  traduzioni 
di  essa  in  varie  lingue,  non  e'  è  ragione  alcuna  che  la  pro- 
prietà d'  autore  non  abbia  ad  essere ,  egualmente  e  sotto 
le  stesse  condizioni  di  estensione  e  durata,  garantita  atrope- 
ra  originale  ed  alle  traduzioni ,'  ciascuna  delle  quali  anzi , 
riguardo  air  autore,  è  opera  originale  in  diversa  lingua. 

Se  I*  opera  non  viene  pubblicata  che  nella  lingua  del- 
l'autore,  sono  assai  divergenti  le  opinioni  intorno  alla  du- 
rata da  assegnarsi  al  diritto  di  traduzione. 

Il  Comitato  d*  organizzazione  del  Congresso  di  Bruxelles 
con  una  circolare  del  5  agosto,  propone  un  proprio  modo 
di  scioglimento  dei  quesiti  da  esso  proposti  col  programma 
del  4  nnaggio  ;  e  su  di  questo  argomento  propugna  il  prin- 
cipio che  il  diritto  di  traduzione  abbia  a  ritenersi  conse- 
guenza necessaria  del  diritto  cK  proprietà  sul  testo  originale, 
e  che,  senza  ingiustamente  ledere  il  diritto  stesso,  non  possa 
limitarsi  la  durata  per  l'esercizio  del  diritto  di  traduzione 
più  di  quanto  è  stabilito  pel  diritto  di  pubblicazione  del* 
l'opera  originale*  La  vostra  Commissione  crede  che  nella 
soluzione  di  questo  come  di  altri  quesiti  che  esamineremo 
più  avanti,  il  comitato  di  Bruxelles  abbia  considerato  il  di- 
ritto di  proprietà  delle  opere  di  letteratura  e  d'  arte  in  un 
modo  troppo  assoluto,  né  tenuto  contò  abbastanza  del  limite 

Ak.^au.  statistica,  voi.  XXIII,  serie  3.*  17 


358 

cbe  necessariamente  ineontra  nel  dirittOi  parimenti  impre» 
scrittibile,  dell' universa  societii  di  eonoscere  facilmente  le 
opere  d'ingegno  ehe  vengono  pubblicate:  postochè,  per 
una  parte,  dà  loro  il  diritto  di  incolato  universale,  a  van* 
taggio  dell'autore  e  suoi  eredi;  e  d'altra  parte,  le  nuove 
opere  sono  sempre  il  risultato  degli  studj  e  delle  idee  di 
coloro  che  ci  precedettero,  e  dei  pensatori  di  lotte  le  db* 
zioni. 

Fu  esitante  la  vostra  Commissione  se  dovesse,  sulle  trac- 
eie  di  varj  trattati  internazionali,  proporre  che  allo  stesso 
autore  dovesse  assegnarsi  un  congruo  termine,  nel  quale 
avesse  ad  esercitare  il  diritto  di  tradiuione  della  sua  opera 
nei  paesi  dove  si  parla  una  lingua  diversa:  ma  è  prevalsa 
la  considerazione,  che  la  traduzione  di  un'  opera  è  una  vera 
riproduzione  di  essa,  e  cbe  quest'atto  della  riproduziooe 
deve  essere  mantenuto  personale  all'autore,  il  quale  può 
essere  condotto  da  ragioni  rispettabili,  intrinsecamente  atti* 
nenti  alla  sua  opera  originale,  a  non  volere  od  a  protrarre 
la  riproduzione  di  essa  sia  colla  ristampa,  sia  per  mezzo  di 
traduzioni;  e  può  avere  anco  interesse,  per  mantenere  in- 
tegro il  merito  della  sua  opera,  di  riscontrare  le  traduzioni 
cbe  ne  vengano  pubblicate. 

Ma  se  queste  ragioni  condussero  la  vostra  Giunta  a  pro- 
porre che  debbasi  concedere  all'  autore,  durante  tutta  la  sua 
vita  «  il  diritto  esclusivo  di  tradurre  per  sé  o  per  altri  di 
lui  concessionarj  la  sua  opera,  crederebbe  esorbitante  l' ac- 
cordare un  tale  diritto  agli  eredi,  durante  il  troppo  lungo 
periodo  dei  treni'  anni  pel  quale  spetta  a  loro  il  diritto  di 
ristampa  delle  opere  dei  loro  datori.  Si  spingerebbe  troppo 
oltre  il  diritto  della  proprieib  letteraria  accordandosi  anche 
agli  eredi  di  un  autore  la  facoltà  di  impedire  la  pubblica- 
zione di  traduzioni  negli  altri  paesi,  perocché  verrebbero 
questi  ingiustamente  e  per  troppo  tempo  delusi  nella  legit- 
tima toro  aspettativa  di  conoscere  le  nuove  opere  pubbli- 
cate, che,  come  già  osservammo,  sono  sempre  il  prodotto 


S59 

anche  degli  studii  e  delle  idee  di  tutti  i  cultori  del  vero 
ucir  universo.  Suppongasi  un*  opera  pubblicata  nella  lingua 
più  conosciuta  in  Europa,  la  francese.  La  lettura  ne  sarà 
privilegio  della  classe  educata  delle  altre  nazioni.  Queste 
sproporzioni  si  fanno  più  evidenti  quando  si  tratti  di  im* 
opera  tedesca  od  inglese^  e  voi  conterete  a  dito  le  persoqe 
che  sapranno  leggerne  ed  intenderne  una  pubblicata  nelle 
lingue  che  si  parlano  in  Russia,  in  Turchia,  in  Grècia. 

Si  lasci  adunque  all'  autore,  durante  1*  intera  sua  vita  « 
il  diritto  esclusivo  di  pubblicare  o  far  pubblicare  col  pro- 
prio assenso  la  traduzione  delle  sue  opere  in  altri  paesi, 
ma  tale  diritto  non  passi  agli  eredi  dell*  autore.  Se  non  che 
siccome  potrebbe  darsi  che  questi  soccombesse  poco  dopo 
la  pubblicazione  dell'  opera  originale,  ed  anco  prioaa  di  trar 
vantaggio  dal  diritto  di  traduzione,  cosi  potrebbe  stabilirsi , 
che  anche  i  suoi  eredi  possano  esercitarlo  pel  periodo  che 
rimanesse  a  compiere,  per  esempio,  di  cinque  anni  dalla 
pubblicazione  dell'  opera  originale.  Coli*  inaugurarsi  di  prin- 
cipii  più  larghi  in  punto  al  riconoscimento  internazionale 
del  diritto  di  proprieth  sulle  opere  originali  di  letteratura  e 
d*arte  (larghezza  che  è  a  tutto  vantaggio  degli  autori  e 
loro  eredi),  si  può  essere  meno  scrupolosi  intorno  al  pe- 
riodo da  assegnarsi ,  nel  caso  qui  contemplato ,  agli  eredi 
per  r  esercizio  del  diritto  di  traduzione. 

Del  resto^  trascorso  il  periodo  nel  quale  il  diritto  di  tra* 
duzione  fipetti  all'  autore  dell'  opera  originale  o  de*  suoi 
eredi  nel  caso  sopra  contemplato ,  la  traduzione  dovrebbe 
considerarsi  come  un'opera  originale  per  gli  effetti  della  con- 
traffazione ,  salvo  ,  a  chi  pubblicasse  altra  traduzione ,  di  pro- 
vare che  questa  differisca  dalia  già  pubblicata,  e  possa  con- 
siderarsi un'opera  d'ingegno  a  sé,  indipendentemente  dal 
merito  di  essa. 

È  proposto  alla  discussione  del  congresso  anche,  se  si 
devano  obbligare  gli  itutori  delle  opere  di  letteratura  o 
d*arte  a  certe  formalità  per  1'  esercizio  del  loro  diritto;  e 


260 

86  la  mancanza  di  quesie  formalità  deva  togliere  il  diriuo 
stesso. 

È  neir  interesse  degli  autori,  per  il  facile  esercizio  del 
loro  diritto  di  proprietà ,  e  ^d  un  tempo  per  togliere  di 
mézzo  le  incertezze  nell'industria  e  nel  commercio  dei  li- 
bri e  delle  produzioni  dell'arte  del  disegno,  che  si  iairo- 
duca  in  ogni  Stato  un  uffizio,  al  quale  devano  gli  autori  in- 
sinuare il  diritto  di  proprietà  delle  opere  e  delle  traduzioni 
producendone  un  esemplare  a  identificazione.  Allo  stesso 
uffizio  sarebbero  da  insinuarsi  le  cessioni,  e  cosi  la  morte 
dell'autore,  per  l'incominciamento  del  periodo  dalla  legge 
accordato.  Dalla  data  dell'insinuazione  prenderebbe  norma 
l'anteriorità  a  favore  dell'insinuante.  L'ufficio  sarebbe  au- 
torizzato a  chiedere  agli  insinuanti  schiarimenti  e  prove  dei 
diritti  insinuati  ;  e  le  risultanze  de'  registri  tenuti  da  questi 
uffizj  stabilirebbero  una  presunzione  legale  di  vcrilii  intor- 
no al  diritto  di  proprietà ,  posto  in  evidenza  dai  registri 
stessi.  1  quali  del  resto  sarebbero  ispezionabili  da  chiunque 
ed  anzi  le  insinuazioni,  via  via  che  si  facessero,  dovrebbero 
pubblicarsi,  per  esempio,  ogni  tre  mesi,  come  già  si  usa  in 
qualche  Stato  pei  privilegi  industriali  ;  ed  i  governi  dovreb- 
bero altresì  comunicarsele  a  intervalli,  per  farle  meglio  co- 
noscere a  norma  comune.  All'appoggio  dei  eertiOcati  che i 
detti  uffizi  sarebbero  autorizzati  a  rilasciare,  gli  autori,  o  i 
loro  aventi  causa,  che  si  credessero  lesi  nel  loro  diritto  di 
proprietà ,  sarebbero  autorizzati  ad  ottenere  dalle  autorità 
politiche  e  giudiziarie,  tanto  nazionali  che  estere,  il  seque- 
stro provvisorio  delle  opere  contraffatte,  ovunque  si  trovino 
ed  i  provvedimenti  interinali,  atti  a  sospendere  iinmediuta- 
meuie  V  azione  della  contrafi'azionc,  salvi  gii  effetti  di  una 
diversa  decisione  che,  in  sede  regolare  di  giudizio,  fosse 
emanata  sopra  istanza  della  pane  a  x^ui  carico  fu  invocato  il 
sequestro.  Se  il  sequestro  provvisorio  non  venisse  da  que- 
sta, nel  termine  per  es.  di  tre»  mesi,  rei^lomato,  si  riterreb- 
be definitivo,  e  convertilo  in  confisca  di  Uilli  gli  esempl^n 


S61 

conlratfatti  e  di  tutti  i  mezzi  meeeanici  usati  nella  contraf- 
fazione salvo  sempre  maggior  diritto  di  eventuale  indennizzo 
a  favore  di  chi  fu  leso  nel  suo  diritto  di  proprietà,  e  salvi 
pure  gli  effetti  dell'azione  penale,  che  sarebbe  da  incam- 
minarsi dalle  competenti  autorità  anche  d'uffizio,  cioè  in- 
dipendentemente dalla  apposita  querela  che  ne  movesse  la 
parte  lesa,  a  similitudine  dei  casi  ordinarj  di  offesa  alla 
proprietà  privata. 

Per  garantire  efficacemente  il  diritto  d*  autore  ancor 
pili  di  una  buona  legislazione  intorno  al  diritto  di  proprietà 
giovano  discipline  semplici  per  poterlo  esercitare  con  faci- 
lità e  speditezza  dovunque  la  contraffazione  s*  annidi  ;  or 
sembra  alla  vostra  Commissione,  che,  a  questo  intento,  gio? 
verebbe  appunto  assai  l'istituire  in  tutti  gli  Stati  tali  uflizj 
per  r  insinuazione  dei  diritti  di  autore,  come  già  trovansi  in 
qualche  Stato,  e  colle  attribuzioni  ed  effetti  legali  che  ab- 
biamo qui  proposti. 

La  vostra  Commissione  crede  dover  tanto  più  insistere 
su  di  questo  argomento,  in  quanto  che  pensa,  che  la  faci- 
lità dell'esercizio  del  diritto  d'autore  sia  il  mezzo  più  cdi- 
cace  per  prevenire  le  contraffazioni ,  che  al  certo  saranno 
tanto  minori  quanto  più  sarà  reso  facile  e  spedito  il  con- 
statarle,  e  quindi  il  reprimerle  e  punirle.  Al  quale  scopo  di 
prevenire  le  contraffazioni,  alla  vostra  Commissione  sembre- 
rebbe altrettanto  semplice  quanto  efficace  questo  provvedi- 
mento, che  ogni  Stati)  avesse  a  proibire,  sotto  adatte  com- 
minatorie, la  stampa,  la  ristampa,  e  la  traduzione  di  qua- 
lunque opera  di  autore  determinato ,  senza  che  V  editore 
sia  munito  della  prova  di  averne  ottenuta  licenza  dall*  au- 
tore e  da  suoi  aventi  causa,  salvo  all'  editore  stesso  il  pro- 
vare, che  sia  in  essi  perento,  a  norma  dei  casi,  il  diritto  di 
proprietà  dell'  opera  originale  o  della  traduzione. 

Abbiamo  veduto  che  il  programma  di  Bruxelles  propone 
anche,  sé  la  mancanza  delle  formalità  prescritte  per  porre 
in  evidenza  il  diritto  di  proprietà  delle  opere,  di  letteratura 
0  d'arte  annienti  il  diritto  stesso^ 


963 

QueéM  eonsegdCR7.a  sarebbe  eviJentemenle  esorbitante. 
Per  la  ragione  medesima  che  la  vostra  Giunta  ha  proposto, 
che  le  risalianxe  dei  registri  degli  ufBzj  di  insinuazione  sta- 
bilisca meramente  una  presunzione  juris  a  favore  dell'  insi- 
nuante, relativamente  al  diritto  di  proprietà  dell'  opera  in- 
sinuata;  cosi  la  mancanza  della  insinuazione  non  deve  pe- 
rimere  il  diritto  che  avrebbe  dovuto  essere  insinuato.  Sic- 
come l'insinuazione  è  stabilita  specialmente  nel!'  interesse 
degli  autori,  cosi  questi,  pel  non  averla  eseguila,  si  trovano 
tolto  il  mezzo  facile  e  spedito  di  agire  contro  i  contraffa- 
tori^  ma  non  il  far  valere  il  loro  diritto  di  proprietà  con 
altre  prove,  quale  pur  sia  il  motivo  per  cui  non  venne  fatto 
registrare.  E  siccome  l' insinuazione  ha  altresì  lo  scopo  di 
togliere  le  incertezze  nell'  industria  e  nel  commercio  dei  li- 
bri e  delle  produzioni  dell'arte  del  disegno,  cosi  è  anco 
giusto  che  la  legge,  nei  conflitto  fra  il  preteso  autore  non 
insinuato  e  l' editore,  stabilisca  la  presunzione  di  buona  fede 
a  favore  di  quest'  ultimo  ;  disposizione  che  non  è  di  poco 
momento  per  gli  effetti  della  rifusione  del  danno  e  dell'  a- 
xione  penale,  dovendosi  però  sempre  lasciar  adito  all'autore, 
quantunque  non  insinuato,  a  dimostrare  e  la  proprietà  della 
sua  opera,  e  la  mala  fede  che  possa  essersi  verificata  nel- 
r  editore  e  nei  venditori  dell'  opera  contraffatta. 

ni. 

Il  programma,  facendo  ritorno  specialmente  alle  opere 
drammatiche  e  musicali,  chiede,  se  il  diritto  di  rappresen- 
tarle sia  indipendente  dal  diritto  esclusivo  di  ristamparle  ;  — 
e  se  vi  sia  luogo  a  distinguere  fra  i  due  diritti,  quanto  alla 
durata  del  relativo  godimento. 

Su  quest' ullimn  argomento  ha  dianzi  versato  la  vostra 
Commissione  ;  ed  ora  venendo  al  primo,  osserva,  che  il  di- 
ritto di  rapprescDiare  opere  drammatiche  e  musicali  è  in- 
dipendente da  quello  della   stampa  e   ristampa ,  nel  aenso 


S63 

che  il  loro  tutore  può  alienare  V  uno  e  conservare  l' altro 
od  alienarli  a  due  persone  distinte  ;  come  pure  può  a  suo 
arbitrio  esercitare  un  diritto  indipendentemenie  dall' altro. 
Qualche  legislazione  (  come  V  austriaca  al  §  8  della  legge 
19  ottobre  1846)  avendo  stabilito,  che  il  diritto  esclusivo 
della  rappresentazione  non  è  più  esercibile  quando  Y  opera 
drammatica  o  musicale  venga  pubblicata,  pare  che  il  prò- 
graroma  di  Bruxelles  alluda  a  questo  aspetto  della  questione. 
Ha  fu  questa  una  delle  disposizioni  legislative,  di  cui,  per 
iDterpellazione  avutane  dal  ministero  dell'  istruzione  pub- 
blica, noi  stessi  proponemmo  la  modificazione,  pensando  al-' 
lora  come  adesso,  che,  essendo  le  opere  drammatiche  e  mu- 
sicali di  loro  natura  destinate  non  solo  alla  rappresentazione 
ma  anche  alla  pubblicazione  mediante  le  stampe,  ambidue 
questi  modi  di  uso  devano  ritenersi  di  diritto  del  loro  au- 
tore ;  né  v'  è  ragione  per  cui  seguita  la  pubblicazione  del- 
r  opera  drammatica  o  musicale,  cessi  nel  suo  autore  il  di- 
riuo  di  permetterne  la  rappresentazione.  0  si  condannereb- 
be la  socieib  ad  essere  defraudata  della  lettura  dell'  opera 
che  il  suo  autore  non  pubblicherebbe  per  conservarsi  il  di- 
riuo  esclusivo  della  rappresentazione;  o  si  defrauderebbe 
l'autore  dei  vantaggi  della  rappresentazione  della  sua  ope- 
ra quando  esso  pensasse  a  pubblicarla. 

Si  domanda,  se  il  diritto  di  proprietà  delle  composizioni 
musicali  osti  alla  esecuzione  pubblica  di  qualsiasi  parte, 
senza  il  consenso  dell*  autore  qualunque  sia  T  importanza 
dell'  opera  e  qualunque  sia  il  modo  di  esecuzione  ?  E  si  di- 
manda pure,  se  il  diritto  di  cui  trattasi,  comprenda  il  di- 
ritto esclusivo  di  fare  delle  variazioni  sui  motivi  dell'  opera 
originale  ? 

lo  generale,  la  vostra  Commissione  crede  non  si  porti 
lesione  al  diritto  di  proprietà  spettante  all'  autore  di  una 
composizione  od  opera  musicale  finché  non  si  approfitti  che 
ocoasional mente  di  motivi  in  essa  contenuti,  per  farne  sog- 
getto della  composizione  od  esecuzione  di  pezzi  di  musica 


264 

per  suono  e  per  canto  che  per  sé  possano  considerarsi  pro- 
duzioni dell'ingegno  e  che  contengano  un  merito  speciale 
come  nuova  composizione,  o  come  modo  di  esecuzione  del 
pezzo  musicale,  indipendentemente  dal  tema.  Anziché  ver* 
sare  in  una  casuistica,  anche  qui  la  vostra  Commissione 
penserebbe  essere  miglior  partilo  il  porre  nella  legge  il 
principio  generale  che  informa  il  concetto  giuridico,  abban* 
donando  ai  giudici,  nel  caso  di  conQitti ,  il  decidere  se  ▼! 
abbia  o  no  violazione  del  diritto  di  proprietà  dell*  opera 
musicale. 

Se  non  che,  potrebbersi  per  avventura  contemplare 
espressamente  le  riduzioni  di  pezzi  musicali  ad  uso  dei  di- 
versi ist1*omenti.  In  quanto  si  tratti  di  mere  riduzioni,  in 
cui  chi  le  opera  non  esercita  che  il  solo  meccanismo  del- 
l' applicare  all'  uso  dell'  uno  o  dell'  altro  istromento^  sembra 
che  il  relativo  diritto  deva  riservarsi  all'autore  del  pezzo 
di  musica  od  .a'  suoi  aventi  causa,  obbligandoli  però  dì  espri- 
mere questa  riserva  all'alto  della  pubblicazione  del  pezzo 
di  musica,  e  di  attuarla  entro,  per  esempio ,  il  termine  di 
un  anno,  trascorso  il  quale  la  riduzione  diventi  di  diriuo 
comune. 

Anche  qui  la  vostra  Commissione  è  in  disaccordo  col 
Comitale  di  Bruxelles,  il  quale,  sempre  coli' intendimento 
di  non  toccare  al  carattere  assoluto  del  diritto  di  proprieti, 
non  vorrebbe  che  alcuno  possa,  senza  l'assenso  dell'autore, 
usare  dei  motivi  musicali  per  variazioni  od  altri  lavori  di 
simil  fatta.  Se  si  riflette  che  molti,  ascoltando  pure  una  soia 
volta  una  armonia  musicale,  la  sanno  ripetere  a  memoria 
su  isirumenii  musicali  ;  che  un  motivo  musicale  è  bene 
spesso  per  un  maestro  piuttosto  occasione  che  materia  per 
alcune  produzioni^  come  sarebbero  variazioni,  ballate,  poi- 
pourris,  ecc.,  si  troverà  troppo  spinto  il  principio,  che  la 
proprietà  del  maestro  si  estenda  anche  a  concedere  l'uso 
di  motivi  che  pur  siano  di  sua  creazione,  per  altre  produ- 
zioni  musicali.  Chi  può  pensare  seriamente,  che  una  varia* 


265 

siooe  di  Thalberg  o  di  Fumagalli  sopra  temi  del  Mosè  o 
del  Profeto,  violi  la  proprietà  delle  opere  di  Rossini  o  di 
Mayerbeer?  Sono  lavori  che,  pur  avendo  preso  a  prestito 
armonie  musicali  di  quei  sommi  maestri,  possono  per  sé  es- 
sere considerati  produzioni  dellVingegno,  e  come  (ali  sono 
essi  stessi  soggetti  di  proprietà ,  senza  aver  violalo  Ir  al- 
troì. 

IV. 

È  proposto,  se  T  autore  di  un  disdegno,  di  un  quadro,  di 
ud'  opera  di  scultura,  d' architettura,  o  di  qualsiasi  altra  ar- 
lÌ8lica,  deva  egli  solo  avere  il  diritto  di  riprodurla,  o  di 
autorizzarne  la  riproduzione  con  un'arte  simile  o  distinta 
sopra  una  scala  analoga  o  differente. 

Pare  che  il  quesito  accenni  anche  al  dubbio,  se  l'au- 
tore solo,  ad  esclusione  quindi  anche  del  compratore  del 
quadro,  della  scultura^  ed  in  genere  dell'opera  d'arte,  ab- 
bia il  diritto  della  riproduzione.  Alla  vostra  Commissione 
sembra  evidente,  che  se  1'  artista  ha  venduto  la  sua  opera 
originale  non  più  lui,  ma  il  compratore  abbia  acquistato  il 
diritto  della  riproduzione  salvo  che  l'artista  siasi  espressa- 
meote  riservato  questo  diritto  nel  contratto  ;  né  v'ha  ragio- 
ne per  torlo  all'acquirente,  essendoché  il  pregio  di  un'ope- 
ra non  sta  soltanto  nel  suo  merito  intrinseco,  ma  anche 
Della  sua  rariiè  ;  e  che ,  divenuta  l' opera  di  proprietà  di 
un  committente  o  di  un  compratore,  questo,  e  non  più  l'au- 
tore, può  trarne  quel  partito  che  meglio  gli  convenga,  come 
di  un  oggetto  qualunque  acquistato. 

I^^reggiati  cosi  nel  diritto  l'autore  e  1'  acquirente  di  un* 
opera  artistica ,  ai  domanda  se  ad  essi  soli  apparterrà  il  di- 
rìUo  di  riprodurla,  o  farla  riprodurre  con  un'arte  simile  o 
distinta. 

Dobbiamo  premettere,  essere  della  più  grande  evidenza, 
che  finché  l' opera  consiste  in  un  unico  originale,  come  una 
scultura,  un  quadro,  nessuno  potrebbe ,  senza  l' assenso  del 


S66 

suo  autore  o  del  suo  proprietario,  riprodurla  con  Yerui^a 
arie  né  simile  né  diversa.  Quand'anche  non  vi.  ostasse  11 
diritto  d*  inviolabilità  del  domicilio  privato  in  cui  fosse  pò* 
sia  r opera ,  solla  medesima  potrebbe  il  possessore  Tar  va- 
lere  il  diritto  di  uso  individuale,  con  esclusione  di  ogni 
altro. 

Ma  se  si  fa  astrazione  dall'individualità  dell'opera  d'arte 
posta  in  domicilio  privato,  e,  o  la  supponiamo  esposta  in 
luogo  pubblico,  0  già  pubblicata  con  molti  esemplari  (^stampe 
incisioni,  litografie  ),  è  di  pari  evidenza  che  vi  sarà  contraf- 
fazione dell'  opera  artistica  quando  la  riproduzione  ne  sia 
fatta  colla  stessa  arte.  Chi  coli'  uso  della  slessa  arce  copia 
«n  quadro,  una  statua  originale,  ne  ritrae  il  concetto  arti* 
stico,  che  è  opera  dell'  ingegno  del  pittore  o  dello  scultore 
e  viola  di  conseguenza  la  proprietà  dei  medésimi  ;  come  del 
pari  6  conlralTattore  ehi  mette  in  commercio  esemplari  di 
incisioni,  litografie,  ecc.;  già  da  altri  pubblicate.  Deve  la  so- 
luzione essere  la  stessa  quando  si  trattasse  della  riproduzione 
per  mezzo  di  un'  arte  differente,  come  sarebbe  dell' tnetsione, 
della  litografia,  della  fotografia,  con  cui  si  ritraesse  sulla 
carta,  col  bulino,  coli' acqua  forte  o  colla  camera  ottica,  il 
soggetto  di  un  quadro  o  di  una  scultura  ?  Anche  qui  il  Co- 
mitato di  Bruxelles  decide  in  un  moda  assoluto,  escludeodo 
senza  distinzione  la  riproduzione  delle  opere  con  qual- 
siasi arte. 

La  vbstra  Commissione,  coerente  ai  principj  già  esposiif 
crederebbe  che  all'autore  di  un'opera  d'arte  abbia  a  la- 
sciarsi la  facoltà  di  riprodurla  per  sé  o  per  mezzo  d'altri, 
coir  uso  anche  di  arti  diverse,  in  quanto  creda  di  riservarsi 
questa  facoltà  all'  atto  della  insinuazione ,  ma  che ,  ove  sis 
traseorso  un  dato  tempo  (  per  esempio  cinque  anni  )  sema 
avere  attuato  questo  diritto,  essa  divenga  d'uso  comune: 
sempre  ritenuto  che  in  nessun  caso  abbiasi  a  considerare 
contraffazione  di  opera  urtistica  quella  riproduzione  di  essa 
che  possa  per  sé  ritenersi  un   prodotto  dell'  ingegno  »  che 


S67 

ha  Oli  mòrito  indipendeote  dal  soggétio  riprodotto  dell'  opera 
originale,  e  ritenuto  pare  ehe  resti  sempre  salvo  il  diritto 
nel  possessore  di  un'  opera  che  rimanga  nel  suo  domicilio 
privato»  di  ioipedire,  senza  il  suo  consenso,  qualsiasi  ri  prò- 
duùone  dell'  opera  stessa ,  sia  coli'  uguale  sia  con  arti  di- 
verse^ quantunque  non  abbia  né  insinualo  il  suo  diritto  di 
proprietà,  né  Tatto  riserva  di  volerla  esso  riprodurre. 

La  disposizione  legislativa  qui  proposta  risponde  impli- 
eiiamente  anche  al  quesito,  se  il  diritto  di  proprietà  sulle 
ereazioni  delle  arti  del  disegno  comprenda  anche  le  appli- 
cazioni che  ne  fossero  fatte  dall'industria.  In  generale  un' 
opera  d' arte  non  si  dirige,  nel  concetto  del  suo  autore,  ad 
applicazioni  industriali.  Una  manifattura ,  del  resto ,  sulla 
qoale  pur  aia  ritratto  un  disegno  d'  arte,  è  una  produzione 
ebe  ha  un  valore  indipendente  dal  disegno  stesso.  Ma  se 
an  disegno  sarà  fatto  appunto  affinchè  serva  allo  scopo  in« 
dustrialc,  allora  si  può  concepire  che  il  concetto  della  pro- 
prietà comprenda  l'applicazione  del  disegno  stesso  ad  un 
uso  industriate:  laonde,  a  togliere  ogni  dubbio,  parrebbe  op- 
portuno che  la  legge  disponesse,  che  il  diritto  di  proprietà 
«alle  produzioni  delle  ffli  del  disegno  comprenda  anche  le 
applicazioni  ad  usi  industriali,  ove  nell'  insinuazione  del  di- 
ritto sia  fatta  dall'  autore  questa  espressa  riserva. 

Per  le  ragioni  medesime  proporrebbe  la  vostra  Gommìs- 
>iooe,  che,  anche  quanto  ai  disegni  d' architettura,  non  pos*» 
sano  essere  applicati  ed  eseguiti  con  costruzioni  senza  l' as- 
senso del  loro  autore,  ove  questa  riserva  sia  stata  fatta  al- 
l' atto  della  loro  pubblicazione  :  senza  la  quale  riserva  sarà 
ritenuto  di  ragione  comune  il  diritto  di  eseguire  costruzioni 
sai  detti  disegni  di  architettura. 

Ma  con  quali  vie,  dimanda  il  programma,  si  potranno 
garantire  gli  artisti  contro  le  copie  fraudolente.,  e  la  con- 
traflhzione  delle  loro  opere  artistiche  di  pittura,  scultu- 
«1  ecc.  f 

Secondo  la  proposta  della  vostra  Commissione,  gli   ar- 


968 

tìsii  sono  ammeddi^  come  gli  autori  di  opere  letterarie,  ad 
iasinuare  il  loro  diritto  di  proprietà  ;  e  la  prova  di  questa 
ijisinuazione  e  della  sua  data  potrà  concludentemente  es- 
aere allegala  contro  i  contraffattori.  Cosi  pure  sarà  oppor- 
tuno imporre  agli  artisti  di  incidere,  scolpire,  stampare,  o 
scrivere  il  loro  nome  su  di  ogni  esemplare  delle  loro  opere 
d'arte:  il  che  terrà  in  maggior  riserva  i  contraffattori  ed 
escluderà  ogni  pretesto  di  buona  fede.  Siccome  per  altro 
anche  il  nome  dell'artista  può  essere  contraffatto,  al  pari 
ed  anzi  più  facilmente  del  rimanente  dell'opera,  salvo  il 
caso  di  Orma  originale,  cosi  rimane  ancora  lo  scoglio  delb^ 
identificazione  dell'opera  artistica,  di  cui  viene  insinuato  il 
diritto  di  proprietà.  Talora  potrà  essere  facile  identificarla. 
0  con  un'esatta  descrizione,  o  meglio  colla  produzione  di 
un  esemplare  quando  si  tratti  di  stampe,  litograCe,  ecc.; 
ma  talora  nessuua  descrizione  varrà  a  rendere  il  concetto 
artistico  in  cui  stesse  tutto  il  merito  dell'opera,  come  una 
statua  od  un  quadro  che  rappresentasse  qualità  estetiche 
ideali  di  bellezza^  di  forza ,  di  passioni ,  ecc.  Io  questi  casi 
parrebbe  potersi  domandare  a  contributo  V  arte  fotografica, 
elevandola  all'onore  dì  servire  alle* altre  arti,  di  lei  mag- 
giori sorelle.  Ogni  artista  sarebbe  autorizzato  ad  unire  al- 
l' atto  d' insinuazione  del  diritto  di  proprietà  delle  sue  opere 
d' arte  una  fotograBa  dell'  opera  stessa,  per  la  di  lei  iden- 
tificazione nei  casi  di  conflitto  fra  l'autore  ed  i  contraffat- 
tori :  e  se  r  autore ,  per  gli  effetti  del  più  facile  esercizio 
del  suo  diritto  di  proprietà ,-  vuole  aver  sempre  presso  di 
sé  la  prova  dell'  insinuazione  fatta  di  una  tale  opera,  potrà 
farsi  rilasciare  dall'  uffizio  di  insinuazione  un  certificalo  a 
cui  sia  unito  un  altro  esemplare  fotografico,  identico  a  quello 
che  rimarrà  deposto  presso  l'uffizio.  Cosi  è  rosa  facile  b 
via  all'artista  di  esercitare  il  diritto  del  sequestro  provviso- 
rio degli  esemplari  contraffatti,  e  di  provare  poi  anco  il 
suo  diritto  di  proprietà,  ove  si  contendesse  anche  intorno  a 
questo  argomento. 


269 

Chiede  il  programma  specialmente,  se  si  possano  pren- 
dere provvedimenti  contro  I*  apporre  etichette  false  (  faus* 
$e$  signature»  )  sulle  opere  d' arte  ? 

In  generale,  la  legge  ha  adempiuto  al  suo  compito  quan* 
do  attuò  mezzi  efficaci  per  far  constare  in  modo  facile  il 
diritto  di  proprietà  di  un'  opera  d*  arte,  e  la  anteriorità  del 
diritto  stesso;  e  quando  stabili  una  sanzione  penale  a  ca- 
rico dei  contraffattori,  oltre  le  altre  conseguenze  della  con- 
fisca degli  esemplari  contraffatti  e  dei  mezzi  di  contraffa- 
lione,  e  della  rifusione  del  pieno  soddisfacimento  a  fafore 
deir  autore  leso  nel  suo  diritto.  Colla  proposta  insinuazione 
del  diritto  di  proprietà  anche  delle  opere  d*arte^  sembra 
alla  vostra  Commissione  possano  facilmente  venire  smasche- 
rate anche  le  falsiOcazioni,  per  esempio,  di  dediche,  motti, 
segnature,  firme  che  esistessero  sulle  opere  originali:  e  di 
più  crede  devasi  nella  legge  proclamare  come  circostanza 
aggravante  per  un  aumento  di  pena  la  particolare  malizia, 
che  il  contraffattore  abbia  adoprata  per  far  credere  genuini 
gli  esemplari  contraffatti.  Se  poi ,  come  immagina  II  pro- 
gramma^ si  irerifiohi  una  vera  falsiGcnzione  della  firma  del- 
r  autore,  sarebbe  questo  un  delitto  comune  di  falso,  e  co* 
me  tale  punibile. 

Se  non  che,  su  dì  questo  argomento  della  penalità ,  la 
vostra  Commissione ,  postochò  il  discorso  ve  la  conduce , 
esprime  il  voto  che  abbia  ad  essere  alquanto  aggravata 
la  pena  stabilita  per  contraffattori  delle  opere  di  letteratura 
e  d'arte,  e  pei  loro  complici.  Nella  maggior  parte  degli 
Stati  d'Europa  e  d'America  la  pena  si  risolve  in  una  multa, 
che  cresce  pel  recidivo,  e  che  si  traduce  in  arresto  nel  solo 
caso  di  impotenza  a  pagarla.  Solo  nel  Messico ,  le  Cortes , 
colla  legge  IO  giugno  1813,  sancirono  che  l'usurpazione 
dei  difitti  di  proprietà  letteraria  venga  /epressa  e  punita 
come  le  offese  portate  alla  proprìeia  ordinaria.  Questa  di* 
sposizione  nell'opinione  della  vostra  Comtnissione  trascende. 
Verrà  forse  giorno  che  tutti  gli  Stati  la  adoueraiKio,  ma  i 


S70 

lempi  ancora  non  sono  Oìaluri.  V  ha  ancora  Slati,  che  han 
nome  di  incìviiUi  dove  impunemenie  si  contraffanno  le  ope- 
re di  autori  pur  appartenenti  a  Stati  vicini ,  e  della  stessa 
lingua;  e  datano,  diremmo  quasi,  da  jeri  le  convenzioni  in- 
ternazionali che  garantiscono  la  proprietà  letteraria  nei  ri- 
spettivi Stati;  ed  anche  queste   convensioni    hanno   rim- 
pronta  dell*  incertezza  dei  prineipj  che   tendono   a   procla- 
mare tutte  essendo  temporanee,  non  ancora  alcun  governo 
avendo  avuto  il  coraggio  di  darvi  il  carattere  della  perpe- 
tuila. In  questo  slato  della  opinione  in  Europa  san^bbe  in- 
giustizia equiparare,  per  1*  azione  penale   alle    offese  della 
proprietà  ordinaria,  le  contraffazioni  delle  opere  di  leuera- 
tura  0  d'arte.  Ma  dacché  tutta  Europa,  allo  spettacolo  delle 
offese  portate  a  questo  genere  di  proprietii,  si  eleva  contro 
la  pirateria  libraria,  è  venuto  anche  il  momento  di  elevare 
alquanto  la  scala  delle  pene.   Finché   il   contraffattore  ve- 
drassi  avanti  soltanto  il  pericolo  di  una   multa ,   si   cimen- 
terà facilmente  al  turpe  rischia,  e  la  multa    sarà   soltanto 
un  elemento  di  più  da  calcolarsi  nelle  eventualità  contrarie 
della  speculazione.  Il  contraffattore  dee  vedersi  avanti  a  sé 
in  ogni  caso  la  pena  dell'arresto,  e  non  soltanto  come  sur- 
rogato alla  multa  che  fosse  impossibilitalo  a  pagare  ma  co* 
me  pena  diretta.  La  vostra  Commissione  proporrebbe,  che 
ogni  Slato  stabilisse  per  gli  autori  e  complici  delle  contraf- 
fazioni oltre  la  confisca  degli  oggetti  contraffatti  e  dei  meui 
adoperati  per  eseguirle,  ed  oltre  ad  una  multa,  anche  Tar- 
resto  da  uno  a  tre  mesi  ;  e  che«  nel  caso  di    recidiva ,  sia 
duplicata  h  multa,  ed  esleso  l'arresto  a  sei  mesi,  oltre  la 
perdita  dell'esercizio  del  mestiere;  ritenuto  poi  sempre  che 
la  procedura  penale  possa  e  deva  incamminarsi  tanto  ex  af' 
ficio,  quanto  sopra  istanza  della  parte  danneggiata. 

È  da  attendersi  che  la  Jegge  venga  cosi  ad  acquistare 
maggior  forza  morale,  e  più  Acilmente  spieghi  la  sua  axio- 
ne  preventiva  col  distogliere  i  futuri  male  intenzionati  dal- 


S7I 

TolTesa  a  questa  specie  di  proprietb,  ehei  neirordine  mora- 
le, ha  il  priniato  sopra  le  altre. 

Ufl  desiderio  vorrebbe  esprimere  la  vostra  GommisaioDe 
prima  di  passare  all'ultima  parte  del  programma,  che  eon- 
ceme  soltanlo  discipliue  di  finanza;  ed  òche  nella  legisla- 
zione fosse  posta  la  riserva,  ehe  jl  potere  legislativo  dello 
Sisto  possa,  in  casi  eceezionali  di  particolare  riguardo,  pro- 
lungare a  favore  deirautore  o  suoi  eredi  la  durata  del -di- 
ritto di  proprietk.  Nessuno  porrà  in  dubbio  il  diritto  so- 
Trano  di  prolungare  una  tale  durata,  come  di  fare  una 
nuora  legge.  Sotio  questo  aspetto  sarebbe  in  verità  inutile 
che  fosse  posta  nella  legislazione  special^  della  proprietà 
letteraria  la  proposta  riserva;  ma  per  lo  spirtto  e  per  Te- 
coDomia  della  legge,  che,  nel  fare  un  aito  di  giustizia,  ten- 
de anche  a  promuovere  il  progresso  delle  scienze,  delle  lei* 
lere  e  delle  arti,  giova  ehe  raspettativa  ne  sia  svegliata  in 
chi  intendeste  consacrare  una  intiera  vita  ad  opera  d' im- 
portanza umanitaria,  che,  per  la  sua  mole  e  pel  dispendio 
a  raccoglierne  e  pubblicare  i  materiali  anche  col  sussidio 
di  altre  ani,  richiedesse  un  tempo  eccezionale  pel  rimborso 
delle  spese  anticipate,  e  per  conseguire  un  degno  compen- 
so di  tanti  studj  e  tanto  lavoro.  Avviene  che  lo  scienziato, 
per  mero  amore  della  verità  e  trascinato  da  prepotenti  per- 
suasioni, si  sommetla  a  lavori  di  lunga  lena,  senza  calcoli 
di  lornaconto  ;  ma  all'  imprevidenza  doli*  uomo  di  lettere , 
figlia  della  più  nobile  passione  umana,  è  debito  di  giustizia 
che  provveda  il  legislatore  cqn  opportune  disposizioni  ec- 
cezionali, perocché,  per  quanto  sta  in  potere  dell'uomo,  non 
deve  avvenire  mai  che  l'umanità  si  avvanlaggi  con  danno 
dell'individuo  che  per  essa  s'immola  sull'altare  della  scienza, 
spioto  irresisiibilmeoie  dair  amore  del  vera.  Quasi  tutte  le 
legislazioni  di  Europa  e  d'Amef  ioa  contengono  questa  riser- 
va della  eventuale  protrazione  del  diritto  di  proprietà  delle 
opere  di  letteratura  e  d'arte,  e  la  vostra  Commissione  vor« 
rebbe  fosse  mantenuta  in  ogni  legislazione. 


•4 

; 


S7a 


Non  puè  nemmeno  essere  posto  in  contingenza,  come 
conseguenza  delie  premesse  e  dei  principj  fin  qui  analiz- 
zali, che  abbia  a  raccomandarsi  a  tutti  i  governi,  giusta  la 
proposta  del  programma:  —  4.°  1* abolizione  dei  diritti  di 
dogana  sui  libri  e  sulle  opere  d*  arte ,  o  almeno  dì  ridarli 
alla  misura  più  moderala,  e  la  loro  semplificazione  se  la  ta- 
riffa stabilisce  diritti  differenti  a  norma  delle  diverse  cate- 
gorìe di  produzioni  letterarie;  —  S.^  la  facoltà  di  far  rien- 
trare in  paese  liberamente  le  opere  non  vendute,  state  spe* 
dita  air  estero  in  commissione  di  vendila;  —  3.^  la  ridu- 
zione delle  tasse  postali  sugli  stampati;  —  4.^  e  Tassirailar 
agli  stampali  le  prove  di  slampa  con  correzioni ,  in  quegli 
Stati  dove  ne  è  fatta  una  differenza.  Queste  facilitazioni  non 
abbisognano  di  essere  dimostrate.  Se  fu  trovato  giusto  e  ra- 
zionale di  togliere  gli  arbitrar]  confini  degli  Stali,  che  era- 
no di  ostacolo  air  esercizio  libero  del  diritto  di  proprietà 
delle  opere  di  letteratura  e  d'arte,  è  conseguenza  logica  ed 
irresistibile  dello  slesso  principio,  che  questi  confini  non 
abbiano  a  ristabilirsi,  sotto  il  nome  di  regolamemi  di  finan- 
za, all'atto  del  libero  cambio  delle  opere  slesse;  di  questa 
merce  per  eccellenza,  prodotta  dall'industria  che  riassume 
le  qualità  più  eminenii  della  natura  umana. 

A  tali  voti  la  vostra  Commissione  aggiunge  voloniieri 
anche  questo^  che,  o  nessuna,  od  una  moderaiissima  lassa 
si  esiga  per  V  insinuazione  dei  diritto  di  proprietà  agli  ap- 
pesili proposti  ufflzj ,  e  pel  rilascio  del  certificato  della  se- 
guita insinuazione. 

E  cosi  proclamato  nel  senso  il  più  largo  e  liberale  il 
riconoscimento  internazionale  della  proprietà  delle  opere  di 
letteratura  e  d'arte,  —  resa  uniforme  la  legislazione  di  tutti 
gli  Stati,  —  fallo  facile  ed  a  buon  mercato  l'esercizio  del 
diritto  di  proprietà,  —  e  rimossi  gli  impacci  del  commer- 
cio librario,  si  avrà    fondamento  a  sperare  che ,  col  nuovo 


S7S 
sistema^  mencre  si  sarà  compiuto  un  grande  atto  di  giusti- 
zia, abbia  ad  essere  inaugurala  una  nuova  era ,  feconda  di 
vero  progresso  nel  campo  delle  scienze,  delle  lettere  e  delle 
arti.  Onore  al  Comitato  di  BruxeIleS|  che,  con  generoso  in- 
tendimento ,  prese  la  nobile  inixiativa  di  invitare  a  convitto 
mondiale  i  cultori  del  vero,  per  procacciare  airumanità  un 
iaate  beoefizio. 

Annotazioiib. 

Questo  cosciensioso  Rapporto  della  Commissione  dell'  Isti* 
tato  parve  tanto  importante  che  il  Comitato  del  Congresso 
internazionale  sulla  proprietà  letteraria  lo  fece  integralmente 
iflserire  nei  proprj  atti»  Noi  però  avremmo  desiderato  che 
alcune  fra  le  sapienti  conclusioni  del  Rapporto  avessero  pò* 
iato  essere  accolte  dal  Congresso  medesimo  che  si  limitò  a 
trattare  alcuni  punti  più  sostanziali  e  nel  resto  sfiorò  anzi- 
che  approffoodire  questo  vitale  argomento.  Noi  avremmo,  a 
camion  d*  esempio,  voluto  che  il  Congresso  avesse  posto  uno 
speciale  studio  al  modo  di  guarentire  T  esercizio  del  diritto 
di  proprietà  letteraria  accogliendo  il  principio  saviamente 
tracciato  nel  Rapporto  dell'  Istituto^  che  la  pirateria  libraria 
si  dovesse  considerare  non  come  un  danno  civile  da  risar- 
cirsi, ma  come  un  vero  crimine  di  furto  da  trattarsi  nelle 
vie  puniti  ve.  Solo  con  una  sanzione  penale  si  può  prevenire 
la  coniraflfazione,  giacché  la  semplice  azione  di  risarcimento 
0  giange  troppo  tardi  a  riparare  il  danno  dato,  o  lo  ripara 
iocompiuiamente.  Questa  parte  di  legislazione  internazionale 
come  la  relativa  procedura  dovrebbe  essere  accolla  in  via 
uniforme  dai  rispettivi  governi.  Ma  speriamo  che  ne'  trattati 
internazionali  che  si  faranno  in  avvenire  fra  Stato  e  Stato, 
questo  principio  giuridico  verrà  accolto,  intanto  ci  è  caro 
di  poter  annunziare  che  la  Francia,  il  Belgio,  l'Olanda  ed 
il  nuovo  regno  italico,  stanno  occupandosi  della  revisione 
delle  leggi  sulle  proprietà  letteraria  per  riordinarle  su  basi 
uniformi  e  comuni. 

A^Au  Siatislka.  vid.  XXI tU  •''rie  3»''  ^18 


S74 

Bel  cotfiiii^rel»  iHMmm% 

Lettere  del  profenore  liOCIANO  8CABABBLU* 

JLi  Isiitoto  Veneto  premiava  in  quesi'anoo  ana  Memoria 
del  vicentino  Lampertico  sol  tema  atalo  poito  a  eoneorao  in- 
torno airiofluenia  che  il  taglio  dell*  Istmo  di  Suet  potik 
esercitare  sul  commercio  italiano.  Il  prof.  Calindri  che  di- 
rige r ottimo  giornale  l7s^mo  di  Suez,  pregava  l'illustre 
professore  Scarabelli  a  volergli  far  oonoseere  su  qoeato  stesso 
argomento  le  sae  vedute  statistiche  ed  toonomiche.  QiicaI 
con  quella  rara  modestia  che  lo  distingue  eereò  di  eatmersi 
da  tale  incarico  per  maneania  di  alcune  nolfacie,  ed  avr^be 
voluto  che  l'ottimo  eootomista  Boeeardo  avesse  per  lai  rì* 
sposto.  M'j  al  fattogli  invito  non  potè  a  lungo  resistere  e 
diresse  al  Calindri  due  sapienti  lettere  ehe  con  esplicilo  as* 
senso  dello  stesso  autore  noi  qui  riprodueiaiDO. 

I. 

<  A*  IO  di  maggio  iS56  io  vi  scriveva  una  lettera  pri* 
vata  nella  quale  era  questo  passo.  —  «  Debbesi  in  ciascuno 
Slato  d*  Italia  raccorrò  dalle  loro  amminislrasioni  le  note  di 
quanto  s' importa,  o  per  mezsi  proprii,  o  per  gli  altrui  dal« 
r  Oriente  meridiano  e  dairAfrica  meridionale  e  dall' orien* 
tale  ;  quanto  ivi  si  porti  con  mezzi  altrui  di  nostro,  o  quanto 
6  consumato  d'altrui  che  anche  noi  produciamo. ;  la  somma 
dare  delle  nostre  navi  e  delle  capacità  de'  porti  e  dell'abi- 
lità  de'  luoghi  possibili  a  farsi  éndiehe,  emporii  del  gene- 
rale  commercio  delle  nazioni^  L' Italia  a  Suez  è  scalo  unico 
per  r  Europa,  per  V  occidentale  Asia  e  la  settentrionale  Arac- 
rica,  non  tutti  i  transiti  sarebbero  in  lulia  neutri  »  infinite 
arti  indusiriuli  si  porranno  o  si  perfezioneranno,  scdriti  i  gè- 
neri  primi,  meno  incaribili  le  produzioni  che  potranno  es- 
sere al  concorso  colle  straniere.  Se  mai  la  scienza  della  sta- 
ti^tiea  ^  dell'  economia  pubblica  dev'  esser  popolare,  ora  è. 


S75 
poiché  fenz»  grande  apertura  di  cognizioDi ,   dov*  è  a  far 
pretto,  non  si  potrà  apingere  Italia  al  punto  a  eui  è  aspet- 
tala »  •  Dopo  due  mesi  parve  buono  a  V.  S.  ohe  la  lettera 
nseisae  pubblica  e  la  poneste  in  capo  al  primo  bacicolo  dol 
foslro  BfèUeitìno,  Ora  dopo  tre  anni  e  quasi  quattro   mesi 
meoionindo  nello  stesso  Bulltttim  tutto  quel  poco  che  io 
he  fiitto  in  esso  e  fuor  di  esso  anche  con  lode  degli  stra- 
nieri, onde  far  capire  agli  Italiani  e  ad   altrui   i   vantaggi 
del  taglio  dell'  istmo  di  Suez,  il  vostro  fascicolo  del  26  ago- 
sto 1859  annunziando  la  stampa  dell' operetta  del  vicentino 
Lampertico  premiata  dall'Istituto  Veneto  sulle  conseguenze 
che  si  possono  presagire  pel  commercio  in  generale  e  pel 
Veneto  in  particolare  da  queir  apertura^  dichiarate  che  «  vi 
t  sareste  lusingato  che  avrei  fatto  anche  il  lavoro  speciale 
t  e  peculiare  che  è  nei  vostri  voti  se  le  mie  molte  occu- 
«  pszioni  e  sopratutto  la  mia  dimora  lungi  da  Genova  non 
«  me  lo  impedissero  ».  Avevate  invocato  consimil  lavoro  al 
Boecardo  e  bene  era  ;  non  mi  par  che  poteste  con  ragione 
far  succedere  quella  dichiarazione  per  me.  Quegli  è  a  Ge- 
nova ed  ha  in  vero  molte  occupazioni:  professore  di   due 
scuole,  ispettore  d' altre,  facitore  del  Dizionario  d'economia, 
membro  in  varie  Commissioni,  e  desio  sempre,  facile  ad  ogni 
porta  che  per  lui  si  apre,  se  il  tempo  gli  manca,  non  gli 
mancano  certo  i  mezzi  materiali  e  morali  che  mancano   a 
me,  il  quale  so  posporre,  e  gratuitamente,  come  ho  sem- 
pre latto,  alle  occupazioni,  per  cosa  pubblica  ogni  occupa- 
zione per  utilità  privata.  Voi  siete  molto  male  istrutto  sul 
conto  mio,  e  vi  accerto  che  nò  volontà,  né  1'  abitare  in  que- 
sta lauda  da  cui  si  può  colle  ferrovie  essere  all'  uopo  dap- 
pertutto mi  tennero  dal  mettere  insieme  cosa  alla  quale  co- 
me vedete  dai  brano  che  vi  ho  ricordato  aveva  pensato  io 
molto  innanzi  al  tempo  al  quale  pensarono  Venezia,  Amster- 
dam e  altri  insigni  poni  di   commercio.   Nulla   gioverebbe 
essere  a  Genova  donde  meno  che  altrove  si  può   cavar  di 
sutistica  r  uopo,  impossibile  od  averne  i  laboriosissimi  odi- 


L 


S76 

cìali  della  Direzione  generale  delle  gabelle  benemeriti  pel 
loro  annuo  volume  delle  nostre  importazioni  e  delle  espor- 
tazioni, il  quale  se  colà  alla  statistica  siccome  penso  io  si 
pensasse,  riuscirebbe  sicuramente  perfetto,  lo  conosco  lotti 
1  lavori  statistici  presentali  dall'  Austria  al  Congresso  viensesc 
per  tale  scienza  e  ho  veduto  tutto  ciò  che  riguarda  il  Lom- 
bardo, il  Veneto,  il  Tirolo,  P Istria,  la  Dalmazia;  che  ab- 
biamo noi  di  quelle  provvidenze  ?  Nulla  !  È  egli  facile  a 
uomo  faticante  e  amoroso  di  queste  pazienze  essere  adope- 
rato per  costituirne?  Voi  vedete  che  io  non  posso  adem- 
pjere  a  quello  che  vi  aspettate. 

>  E  se  mai  fu  bisogno  di  questi  lavori  fra  noi,  ora  che 
il  regno  ingrossa,  e  se  non  avrk  il  nuovo  regno  i  due  mari 
sui  piedi,  avrà  pur  tanto  di  spazio  e  di  posture  da  elevare 
il  commercio  proprio  e  tirare  il  resto  dell'  Italiano  a  un 
grado  significantissimo  di  forza  e  di  sapere. 

»  Faccia  pure  l' Inghilterra  tutti  i  suoi  sforzi  per  impe- 
dire che  il  Bosforo  si  apra;  che  otterrà?  Otterrà  che  s' in- 
dugi la  riuscita,  mn  è  interesse  di  tutta  Europa  che  il  Bo- 
sforo si  apra,  ;  maggiore  interesse  è  dalla  parte  mediterra- 
nea, e  anzi  più  che  mai  dell'  halia,  la  quale  raccolte  le  ci- 
fre non  è  si  lontana  dagli  altri  paesi  industriali,  come  uni- 
versalmente si  crede,  avvegnaché  di  statistica  nulla  diedero 
i  ducati,  poco  Toscana  e  il  Papa,  e  niente  affatto  le  Due 
Sicilie,  se  togliesi  qualche  bruscolo  che  la  privata  industria 
di  qualche  studioso  potè  raggranellare  e  dare  alla  stampa 
privata.  Riuscirà,  perchè  finalmente,  come  più  volte  con  ci- 
fre officiali  ho  provato,  è  dell'  interesse  inglese  che  quella 
via  si  apra,  e  se  ora  all'  interesse  commerciale  un  altro  in- 
teresse  prevale  alle   menti   de'  governanti    l'Albione,  non 
può  essere  lontano  il  tempo  ohe  questo  a  quello  si  riassog- 
getti !  perchè  dove  la  rendita  generale  non  potesse  rappre- 
sentare una  supremazia,  giuocoforza  sarebbe  che  si  sianeias*    i 
sero  sulla  via  alla  quale  si  mettono  tutti  e  li  capitanassero;    . 
al  che  io  i»on  avrei  invidia  perchè  è  bene  avere  per  qua*' 


«77 

die  lerapo  iliftestri  sperimentati  al  bisogno.  Li  ebbero  gli 
Ainen<aDÌ  ì  quali  ora  edotti  sanno  far  molto  bene  gli  affari 
loro  da  sé  laggiù  alle  Indie  e  oltre  Indie.  Noi  poi  abbiamo 
troppo  corta  idea  di  quei  popoli  asiatici  perchè  non  escono 
dal  loro  nido,  e  il  commercio  esterno  dal  mare  d^Ue  terre 
loro  è  fatto  dagli  Europei  e  dagli  Americani,  ma  se  si  muo? 
Tono  al  loro  interno,  e  alle  loro  parli  settentrionali  e  orien- 
tali, e  appariscono  Cinesi  ai  porti. oussif  perchè  non  li  ve- 
dremo ai  porti  e  ai  mercati  nostrj  ?  Il  finissimo  cervello  di 
▼arii  industriali  usciti  di  là  ed  emigrali  in  Africa  ed  Ame- 
rica ha  fatto  maravigliare  della  facilità  d' imparar  le  lingue 
e  di  apprendere  i  magisteri  nuovi  delle  arti  vecchie  e  delle 
nuovissime,  chi  ha  buona  lingua  e  buona  mano  diventa  pre- 
sto cittadino  dì  tutto  il  mondo. 

M  Pian  piano  apronsi  i  porti  tutti  d' Asia  agli  occiden* 
tali;  lasciamo  che  si  mescolino  alquanti  liberi  interessi  e 
vedrete  V  Asia  visitare  )*  Europa.  Inghilterra  è  ornai  costrcita 
far  delle  sue  Indie  un  regno  separato.  Lo  stringa  pure  fra 
privilegi,  agi' Inglesi  bisognerà  a  ogni  modo  lasciar  facoltà 
agl'Indiani;  la  storia  dell'America,  deve  aver  insegnalo 
qualche  cosa  ai  Britannici.  Quelle  loro  colonie,  che  al  4793 
non  contavano  più  di  45  Slati  e  quattro  milioni  di  abitanti, 
mostrano  oggi  una  potenza  rispettabile.  Nel  4840  gli  Stati 
erano  34,  ma  la  popolazione  appena  di  47  milioni;  il  comr 
mercio  di  esportazione  dava  quanto  lire  italiane  88,80  per 
individuo,  e  l' Inghilterra  a'  suoi  dava  quanio  48,  e  Francia 
34,33.  Nel  4857  la  popolazione  americana  crebbe  fino  a  28 
milioni,  in  39  Slati,  e  segnò  a  ciascuno  individuo  quanto 
lire  64,80,  mentre  la  Francia  cresciuta  appena  di  due  mi- 
liooi  giunse  a  segnarne  65,40,  l'Inghilterra  aumentatasi  d'un 
milione  e  mezzo  assegnavano  409.  Pare  grande  cifra  questa 
deir  Inghilterra  e  valoroso  progresso  quello  di  Francia  ,  e 
certo  sono  assai  considerevoli  amendue,  ma  colla  media  po- 
polazione degli  Stali  Uniti  si  avrebbe  un  aumento  di  gran 
lunga  maggiore. 


t78 

9  Nel  1 840  V  logbiherra*  mefeanttle  pMsedeva  navi  per 
S,S1I,5S8  tonnellate;  gli  Siati  Uniti  8,685,464;  la  Franda 
(nel  1841  )  6^8,600;  nel  1857  T  Inghilterra  non  ne  eon- 
lava  ohe  5,183>606,  mentre  la  Francia  aveva  ahato  il  nu- 
mero a  1,052,535  e  gli  Stati  Uniti  a  7,971,581.  In  altri 
termini  nei  diciassette  anni  aomeniarono  per  cenio: 

ì  valori  esportali        le  tonnellate 
Inghilterra    ....    186  56,88 

Stati  Uniti     ....    175  1S5,19 

Francia 118  69,08 

»  Gli  Stati  Uniti,  considerata  la  differenza  di  popolatio- 
tie  nei  17  anni  dimostrata,  possono  lasciar  conoscere  ira  alto 
aoverchiamento  d' industria  agli  inglesi,  il  quale  se  caromióa 
d'eguale  misura  minaccia  di  spostare  gli  utili  e  le  opere 
dair  isola  europea  al  continente  americano.  Queir  anmeato 
enorme  di  tonnellaggio  avverte  poi  essersi  ereato  nn  capitale 
commerciale  corrispondente,  e  poniam  pure  che  i  carichi 
siano  più  notevoli  di  volume  che  di  valore  a  petto  dell'  la- 
ghilterra^  non  sarà  tanto  flicile  a  provarsi  ohe  una  popola- 
zione che  di  decennio  in  decennio  va  crescendo  del  89  e 
86  per  cento,  debba  rimanersi  con  quelle  industrie  sole 
che  ha  tra  mano.  Oltreché  per  la  estensione  del  territorio 
e  per  V  agevolezza  delle  ferrovie  potendo  mettere  ogni  sos 
merce  a  qualunque  più  utile  luogo,  secondo  le  ricerehe, 
saranno  sempre  gli  Stati  Uniti  poderosi  emuli  o  ctmcorrenti 
ai  mercati  australi  e  agi*  indiani ,  e  se  l' Inghiherra  vorrà 
guadagnar  qualche  cosa  dovrà  venire  pel  Mediterraneo  a) 
Bosforo  di  Suez,  come  ho  già  dimostrato  in  quello  Bullei' 
tino  altra  volta. 

»  Quivi  ben  vede  Inghilterra,  che  Francia  aumentando 
il  suo  tonnellaggio  in  si  lata  misura  e  continuandovi  in  fu- 
turo come  ha  dato  segno  di  voler  fare,  ampliando  le  sue 
relazioni  in  Oriente  assumerà  un  moto  commerciale  che  non 
ebbe  innanzi  ;  ma  per  ciò  vorrà  essa  impedire  a  sé  per  ini- 
pedire  a  Francia  che  il  commercio  orientale  s' accresca  ?  D» 


S79 

tanto  tomeoterl  la  poienca  commerciale  americana  ;  e  qoando 
caso  atrk  anperafa  V  inglcae  che  farb  i'  Inghilterra  ?  E  vero 
che  il  commercio  inglese  nei  4840  era  nella  esportazione 
di  I9SOO  milioni  di  nostre  lire,  e  F  americano  solo  di  660 
che  Tuoi  dire  della  metk,  e  che  17  milioni  d*  abitanti  erano 
per  IS  centesimi  più  della  metà  della  popolazione,  ma  è 
altresì  vero  che  intanto  che  dal  1863  in  poi  crebbe  straor- 
dinariamente airinghilterra  il  commercio  australe,  crebbe 
agli  Stati  Uniti  il  commercio  indiano  fino  a  superar  quello 
dell*  Inghilterra ,  e  come  V  Inghilterra  ha  II  suo  maggior 
guadagno  alle  Indie  colle  derrate  di  produzione  americane 
saranno  sempre  gli  Stati  Uniti  in  caso  di  soverchiare  Inghil* 
terra  correndo  quei  mari,  e  Inghilterra  dovrà  accorciare  la 
via ,  guadagnare  ne*  viaggi  ciò  che  dovrk  necessariamente 
perdere  ne'  mercati  ;  e  tanto  più  dovrà  passar  per  costà  da 
che  s'è  fitto  in  capo  di  lavorar  cotoni  indiani,  come  se  l'è 
fitto  con  buon  esito  la  Francia,  non  bastando  l'americano 
alle  ricerche  oggi  che  l'America  ne  lavora  essa  stessa  gran 
parte.  Ora  le  popolazioni  sono  in  numero  pari  ;  Inghilterra 
ha  1300  milioni  di  nostre  lire  più  di  commercio  che  gli 
Stati  Uniti,  ma  ha  contro  sé  l'energia  di  un  popolo  nuovo, 
che  dalle  cifre  qui  date  (senza  tener  conto  delle  differenze 
di  popolazione  antecedente,  le  quali  aumenterebbero  d'assai 
il  computo)  mostra  valere  un  terzo  di  più.  L'Inghilterra  ha 
immensi  capitali  in  officine,  in  macchine,  in  istituzioni,  e  gli 
Stali  Uniti  devono  ancora  molto  de' loro  guadagni  impiegare 
in  essi  fondamenti  e  quindi  tener  riciso  il  capitale  commer- 
ciabile e  perciò  gli  utili,  ma  la  necessità  in  cui  è  l' Inghil- 
terra d'accedere  ai  mercati  americani  per  venti  oggetti  e 
per  un  capitale  annuo  di  375  milioni  di  nostre  lire,  oltre 
alle  merci  portale  ad  essi  e  date,  se  l'Inghilterra  non  volta 
via,  gli  Stati  Uniti  non  dureranno  mollo  ad  eguagliare  e 
superare  la  potenza  commerciale  inglese,  tanto  più  che  il 
commercio  americano  di  quelle  regioni  non  ha  tanto  biso- 
gno quanto  l' inglese  d' ingentissimi  capitali,  e  la  produzione 


280 

territoriale  che  d*  anno  in  anno  aumenta  metterà  gli  ame- 
ricani in  minor  bisogno  di  ciò  che  a  questi  anni  va  loro 
somministrando  Inghilterra.  Deve  voltar  via,  e  se  anche 
leme  la  concorrenza  Trancile  nel  Bosforo  i  la  quale  gii  di 
tanto  si  è  palesata  attiva  questi  quattro  anni  colle  spedi- 
zioni  alle  Indie,  converrà  sempre  all' Inghilterra  andar  di 
conserva  coli*  Italia  e  colla  Francia ,  più  tosto  che  rivaleg- 
giare cogK  Siali  Uniti.  Una  delle  ragioni  parmi  sia  questa 
che^  sebbene  la  civiltà  ingrossi  in  ogni  Iato  e  raddoppi  qua 
e  coli  i  commerci  per  T  abilità  che  si  va  diffondendo  alle 
diverse  elassi  de' popoli  in  consumare  ciò  ohe  una  volta  da 
pregiudizi  arroganti  di  casta,  da  privilegi  di  lavoro,  dal  di- 
fetto di  molte  agevolezze  che  ora  sono  fatte  in  tutte  cose, 
era  serbato  a  non  molti ,  e  dell'  industria  soUeticatrice  de' 
produttori,  all'  Inghilterra  saranno  sempre  serbati  certi  cambi 
che  non  converranno  a  Francia  e  molto  meno  a  Italia,  i 
quali  hanno  altri  luoghi  a  cui  mirare,  oltrecchè  siccome  It 
civiltà  Europea  s'ingrosserà  dell'asiatica  in  queste  faccende  del 
bisso,  e  la  civiltà  asiatica  s'ingrosserà  della  nostra  nelle  fac- 
eende  del  l'utile  industriale;  certo  sarà  grande  utile  per  noi,  roa 
non  sarà  meno  per  la  specialità  di  cose  alle  quali  l'Inghilterra 
pare  che  sia  in  supremo  grado  diventata  maestra,  e  favorita 
da  provvidenza  di  natura  pel  combustibile  e  pel  ferro,  pò- 
tra  sempre  in  assai  cose  dettare  la  legge  ad  altrui,  o  al- 
menoavere  il  soprammodo  e  soprautile  rispetto  a'suoi  emu- 
latori. 

»  Se  i  tempi  fossero  tuttora  amici  alle  paratoie  si  sa- 
rebbe potuto  dire  che  l'occupazione  dell'Egitto  poteva  chiu- 
dere per  qualche  secolo  a  Italia  e  Francia  la  speranza  della 
redenzione  commerciale,  ma  ormai  l' Europa  intera  consuma 
un  terzo  de* suoi  valori  in  cose  che  da  Oriente  procedono, 
e  non  può  chinarsi  a  volerli  per  grazia  dell'  Inghilterra.  Dun- 
que r  Inghilterra  contrastando  il  taglio  dell*  Istmo  va  facendo 
mole  a  sé  stessa  e  prepara  dalla  Europa  a  sé  una  qualche 
lezione  di  quelle  che  i  tempi  stanchi  sanno  poi  dare  a  chi 


281 

ne  procara  con  ogni  òtte  le  stancheÉze.  Non  è  a^  ripuiarsi 
fatati,  perchè  anche  i  fatati  fioirono,  e  che  è  peggio  6ni- 
rono  di  mala  morte,  come  con  molta  acute  zia  osservò  testé 
un  toscano*  Sopratutti  la  Franoia  non  potrebbe  permettere 
chioso  quel  passo  se  non  deve  essere  di  lei  che  il  manter^ 
rebbe  libero  a  tutti ,  e  la  Francia  unita  ali*  Italia ,  sessanta 
miHom!  saprebbero  far  valere  la  loro  ragione.  Quindi  che 
nascerebbe?  che  vinta  nelle  acque  in  cui  fu  già  vinta  la 
Francia  dovrebbe  sottostare  per  di  più  ad  una  umiliaaione 
che  certo  in  Oriente  non  le  darebbe  forza  di  eredito.  La 
Francia  non  è  stata  invitata  a  fare  questione  politica,  questa 
questione  politica  si  fa  da  sé. 

»  Promuove  per  altro  ira  e  sdegno ,  chi  pur  vedendo 
quanto  gran  beneBzio  caverebbe  V  Italia  da  una  via,  per  la 
quale  rifarebbe  se  non  tutte  le  industrie,  tutto  l'antico  suo 
commercio,  si  tiepe  dì  per  di  a  dilaniare  sulle  possibilità 
del  taglio  le  più  oneste  e  più  onorate  riputazioni ,  e  trat- 
tando da  venali  e  ciarlatani  sino  i  membri  dell*  Accademia 
di  Francia,  e  quindi  la  stessa  Accademia,  insulla  vilmente 
alla  luce  e  alla  ragione.  Che  cos'  è  quest*abbaiare  e  questo 
ringhiare  d'ingiurie  contro  chi  parlò  colle  cifre  e  code 
ragióni?  Tanto  amate  la  patria  voi,  e  passate  i  lidi  per 
bestemmiarne  le  sue  aspirazioni,  e  mandar  se  poteste  in 
rovina  i  benefizii?  Di  chi  il  danno  finalmente  se  tutti  si 
fossero  ingannati?  Di  chi  diede  il  denaro.  E  quant*è  il  de? 
naro  e  da  chi  dato?  L'Italia  (di  cui  voi  si  tenerissimo)  1680 
azioni,  ossiano  840,000  franchi.  Quale  naufragio  per  24  mi- 
lioni di  abitanti!  e  certamente  non  è  denaro  di  chi  non 
ha.  Meno  teme  d*  imprese  il  Piemonte  che  fora  il  Cenisio, 
e  non  gli  mancarono  gli  spauritori  eziandio  italiani.  —  Se 
ne  prende  per  chi  più  prese?  Francia  diede  firme  per 
103,555,500.  E  erede  egli  il  Sir  d'Anglante  che  1*  impera- 
tore Napoleone  che  ha  tanta  cura  della  prosperità  della  na- 
zione franeese,  e  quanto  prosperi  vedetene  le  sue  statistiche, 
sia  cosi  dormiglioso  o  ignorante  da  lasciare  i  suoi  ammini- 


S8S 

strali  in  bocca  ai  ciarlatani  eziandio  francesi  t  Queste  abbi- 
jare  è  an  dar  della  4>escia  al  primo  principe  d*  Europa  eiic 
Ila  Distrato  <H  afiere  più  senno  che  nesson  altro  suo  pari; 
questi  è  tin  dar  deHb  bestia  al  tioerè  d'Egitto  dia  ba 
preso  per  sé  stesso  un  bel  nomerò  d'aaioni,  e  ha  avuto  fede 
nella  redenzione  del  suo  paese.  0  Sir  d'Anglante  voi  aieri* 
tate  che  vi  si  rida  in  faccia,  e  vi  si  domandi  per  eantodi 
ehi  bestemmiate  voi  T  intelligenza  universale  e  in  ispeeie 
di  chi  è  tanto  auperiore  a  voi  per  dignità  di  sludii  e  di 
provvidenza  a'  popoli  se  proclamate  che  pagali  parlino  gli 
scrittori  del  BuUeiUno  torinese,  i  quali  sostengono  che  voi 
felicissima  rivoluzione  commerciale  e  civile  si  farà  per  quel 
taglio,  al  quale  di  lontano  prepararono  la  fortuna  i  missio- 
narli  cristiani,  e  per  cui  la  cristiana  religione  onderò  a  ra^ 
cogliere  i  frulli  di  tre  secoli  di  patimenti ,  e  TAsia  e  il 
mondo  vecchio  e  il  nuovo  rimprospereranno  di  reciproci 
vantaggi  civili,  materiali  e  morali.  Voi  siete  torco  in  corpo 
ed  anima,  sieie  peggiore  perchè  i  turdii  trucidavano,  m 
non  insultavano  all'  onoratezza  altrui.  Abbiate  un  poco  il  co- 
raggio di  dire  a  me  quanto  ebbi  da  chiunque  sia  per  ciò 
tulio  che  stampai  nel  Bulleitmo,  e  quanto  oggi  riceva  per 
quest*  apostrofe  a  voi.  —  Il  quale  non  nomino  perchè  il 
nome  vostro  è  comune  troppo  a  molli  ed  é  ornai  tempo 
che  si  seppellisca!  —  E  invilo  il  Galindri  a  non  darvi  più 
orecchio  per  non  offendere  più  oltre  i  costumi  italiani, 
i  quali  non  consentono  risposte  alle  ingiurie,  né  polemiche 
air  ingiuriatori.  Per  ora  a  lui  e  di  lui;  che  rimarrebbe  a 
provvedere  per  quelli  che  ^i  fanno  tromba  a  suo  fiat*  ^^ 
«più  gentile  paese  dell*  Italia ,  e  forse  tuttavia  il  più  ^^^' 
mente  sapiente  in  questa  materia  economica  ;  i  qu^''  °^' 
vrehbero  cominciare  a  pensare  se  non  sia  presunzione  àe- 
litluosa  reputare  che  sieno  in  fallo  coloro  che  dopo  aver 
dimostrato  colla  verità  malemaiica  le  veritk  geologiche  e  le 
(ifiiche,  non  scendono  a  litigare  di  contumelie  col  loro  «cri  - 
torc.  Se  vogliono  fama  di  gemili  e  di  saggi  dobbiamo  qw^^ii 


tteroMiMi  fneni  àtW  istraiione,  1*  tlfabeto,  e  la  stampa,  usare 
ìd  isdenta  e  tu  Mitesia.  Chi  aottiK  pretesto  delia  libertà  del 
dire  foneede  le  cavele  del  sao  giornale  a  eotal  fatta  di 
leritiori,  lo  per  me  penso  òhe  sia  come  eolore  che  damo 
le  eolielh  a  ehi  ha  pur  diritto  della  difesa,  e  per  la  legge 
interdice  il  difendersi  colle  cokelia  finché  eolle  colteHa  non 
lia  Mssaliie* 

>  Caro  direttore,  yoi  von  {stampereste  queste  gravi  pa« 
Fole  per  conto  vostro,  ma  i  vostri  scrittori  hanno  diritto  di 
mpandere  uua  volta  a  coteste  infieimie,  secondo  che  civihh 
offesa  se  fie  risente.  Chi  scende  a  vituperii  non  può  avere 
ikODs  ragione,  chi  prende  di  terra  i  vituperii  che  noi  la- 
seiaemio  eadere,  e  li  fa  suoi,  si  rende  vituperoso  egli  stesso. 
Noi  ni  a  vituperii,  nò  a  vituperosi  rispondiamo;  per  me 
protesto  ehe  itisoszaste  il  vostro  periodieo  delle  memorie  di 
quelle  scritture.  Se  Inghilterra  al  Parlamento  vuol  contra- 
stare eolle  menzogne,  e  fuor  di  esso  colle  ealannie  e  le 
brighe  T  avanzamento  idi  questa  impresa,  noi  denuncieremo 
alla  storia  queste  arti  procacciate  da  fini  coperti,  ma  che 
noi  abbiamo  benissimo  intesi;  ma  se  un  Italiano  va  a  po« 
sare  au  straniero  lido  per  aiutare  quelle  arti  che  sono  in 
danno  d'Italia  noi  ci  dobbiamo  eontenuire  di  dispregiarlo. 
Che  vai  egli  fra  tante  autorith,  tanta  sapienza,  tante  teslimò- 
niaote,  tante  sollecitudini  di  corpi  scientifici)  di  commer- 
ciali, di  governi  e  di  popoli?  Questo  é  un  voler  far  cre- 
dere al  rospo  cir  egli  eguagli  al  bue.  Via,  via ,  caro  diret- 
tore, non  parliamo  più  né  di  esso,  né  delle  sue  trombe 
cbè  corriamo  pericolo  di  perdere  il  giudizio. 

>  Qualcuno  a  questi  giorni  ha  dato  una  nota,  fra  di 
certo  e  di  presumibile ,  del  commercio  esterno  dell'  Italia. 
A  me  non  è  parso  né  che  abbia  attinta  a  cirre  sicure,  né 
che  abbia  fatti  i  conti  che  doveva  fare,  perché  se  voleva 
pur  mostrare  di  quanto  sarebbe  stata,  capace  l' Italia  biso- 
gnava dedurre  le  cifre  di  cambil  fra  Suilo  e  Stato  de' pre- 
verni  popoli   italiani^  Finché  non  si  compongono  e  non  si 


S84 

danno  statistiche  in  pfopo^ilo  da'  chi  hA  i  registri,  e  non 
fi  lascia  estimare  non  sapremo  nulla  mai.  Co'  volumi  pie- 
monlesi  clie  i  pazientissimi  e  diligentissimi  dud  o  tre  ini« 
piegati  alla  direzione  delle  gabelle  ci  dknno,  sappiamo  quello 
che  passò  fra  questo  Stato  é  gli  altri  d*ItaUa,  e  quello  che  per 
esso  da  loro  andò  ali*  estero  ;  ma  Roma  noa  il  cura  di 
queste  distinzioni,  e  pare  ne  arrossisca;  Firenie  diede  per 
cinque  anni  il  commercio,  e  fece  peggio  di  Roma.  Né  Parma, 
he  Modena,  anche  volendo,  erano  al  caso  di  darci  nulla; 
Napoli  non  ci  volle  dar  nulla  affatto.  L'Austria  non  ci  Ai 
cortese  di  specialità,  ma  diede  ciò  tutto  che  riguarda  rim- 
perio ,  e  i  porti  maggiori  dell'  irtìperio  stesso.  Il  male  fu 
che  stampò  tutto  in  tedesco,  e  gì' Italiani  pochi  ne  s^poo, 
e  quelle  statistiche  molte  furono  date  a  pochi«  Lo  Stato 
Sardo  ha  un  commercio  generale  di  848  milioni)  ma  di 
251  coir  Italia;  rimangono  dunque  per  parte  italiana  aire- 
stero  593.  Venezia  per  sé  ebbe  nel  1858  un  commercio 
di  554  milioni  di  nostre  lire,  ma  qtianti  ne  eambiò  co'  porti 
d'Italia?  Gol  territorio  doganale  nel  4857  (che  compren- 
deva Modena  e  Parma)  cambiò  per  4383  milioni,  ma  non 
sappiamo  di  quanto  segnare  il  transito  che  può  voltarsi  al* 
irove ,  tanto  più  che  pare  molta  parte  eambiasse  co'  porti 
adriaci  dell'Austria:  non  possiamo  che  supporre,  e  guardando 
all'entrate  di  Trieste  e  di  Fiume,  e  delle  relazioni  delle 
Romagne  e  delle  Marche,  si  dedurrebbe  almeno  la  meiii 
e  rimarrebbe  al  conto  d' Italia  680  milioni  ;  Parma  e  Mo- 
dena cambiano  tutto  all'  interno,  meno  pochi  elementi,  come 
le  sete,  ecc.,  quindi  dei  44  milioni  sarà  abbastansa  se  per 
l'estero  sia  a  darsene  10.  Roma  fa  oon  Francia  un  com- 
mercio di  8  milioni,  poco  più  10  eoli*  Inghilterra,  1^0^ 
mila  colla  Spagna,  27  con  Trieste;  poco  più  è  d'aggiun- 
gere per  l'estero,  quindi  47  milioni.  La  Toscana  ha  com- 
mercio di  34  milioni  con  Francia,  6  coli' Olanda,  5  colla 
Spagna,  4  colla  Turchia,  22  con  Inghilterra,  2  con  Trieste, 
2  dispersi  i a  brigola,  fra  tutto  73  milioni.  Le  Due  Sicilie 


285 

•         • 

«NI  notate  in  media  nelle  tavole  inglesi  per. 60  milioni, 
per  68  nelle  francesi,  per  29  a  Trieste,  2600  mila  al  Bel.- 
gio,  11,500  air  Olanda,  600  mila  colla  Spagna,  aggiungendp 
minuzie  per  le  eoste  mediterranee  segniamo  almeno  18^ 
milioni.  Eceo  un  (ulto  di  1570  milioni  a  cui  si  devono  agr 
giungere  almeno  ceit^o  milioni  di  commercio  del  Lombardo- 
Veneto  e  del  Tirolo,  colla  Svizzera  e  colla  Germania,  280 
coirAustria,  e  formar  cosi  un  capitale  in  giro  di  1700  mio 
lioni  fra  T  Italia  e  i  paesi  fuori  d'Ilalia;  press'a  poco  tanio 
quanto  V  unione  tutta  doganale  austriaca  dond'  è  fuori  la 
Dalmazia^  e  tuttavia  forma  un  39  milioni  di  abitanti.  Il  ca- 
pitale commerciato  coli'  estero  nel  4857  dall'impero  austriaco 
fu  di  1 463  milioni  di  nostre  lire. 

9  Chi  potrh  prevedere  T  incremento  che  prenderà  il 
eommercio  in  Italia  se  le  forze  sparse  si  riuniscono?  Chi, 
se  si  apre  una  via  a  cui  facilmente  e  brevemente  acceder^ 
per  ottenere  in  linea  diretta  quel  moltissimo  che  prendiamo 
da  mani  terze  e  quarte  ma  nato  col&,  concio  o  lavorato? 
lo  vorrei  che  si  popolarizzasse  la  cognizione  di  tutto  que- 
sto possibile  bene ,  e  deH'  impresa  che  lo  va  a  procurare , 
e  volentieri  farei  compiuto  il  desiderio  vostro  e  d'  altrui , 
senz'altro  occupazione  che  io  abbia,  ma  non  è  da  me  l'im* 
pedimento  alla  mia  volontà.  » 

Gradite  la  mia  amicizia,  e  state  sano. 
20  settembre  1859. 

Affez.  Vostro  L  Scarabelli. 

IL 

«  Il  Journal  des  Dibats  del  29  agosto  4859  accarezzando 
l'idea  di  una  Confederazione  di  Stati  in  Italia  va  perlustrando 
i  cigli  della  penisola  e  le  vene  onde  si  muove  il  suo  com- 
mercio e  pensando  che  se  anche  Genova  e  Venezia  non  son 
più  quelle  dei  di  in  cui  Havre,  Londra  e  Liverpool  eran 
trulla,  possono  diventare  con  una  potente  marina  di  una  im- 
portanza nuova  e  considerevole.  V  in^iiude  le  isole  di  Sicilia 


S86 

e  Sardegna^  te  quoli  nelU  etvilià  cai tagioete  e  poi  oeHa  ro- 
mana vuotavano  ricebetae  tmmaiaf  ai  potataaori;  •  nov^ 
rando  i  naturali  prodotti  di  eaae  del  eontineiue»  e  te  prime 
industrie  elie  naseono  dalle  rieeheste  del  auoio  arabile  e  dd 
suolo  minerale,  manifesta  a  ehi  V  intende  quante  fonte  siaoo 
a  disposizione  della  nazione  che  si  va  a  compoire.  E  poiché 
vide  r  esposizione  industf  itile  piemontese  del  1868  neo  s'ia- 
dugia  dì  affermare  che  venti  industrie  gareggiano  in  fiori- 
desta   colle   eguali  di  Francia.  Il  Dibats    dovret>be  vedere 
qualcuna  delle  esposizioni  milanesi,  qualcuna  delle  toscane, 
qualcuna  delle  romane  (di  Napoli  ignoro  io)  e  poi  conelu- 
derebbe  che  le  venti  diventerebbero  trenta  o  piò  ancora,  e 
che  non  in  un  punto   solo   l*  una  o  1*  altra    fiorisce  ma  in 
punti  parecchi  della  penisola.  A  forze  riunite  ingagliardendo 
i  mezzi  si  potranno  ottenere  come  in  Francia  e  come  al- 
trove con  economie  maggiori  cose  migliori.  In  altro  scrino 
pel  BuUeitino  ho  già  abbozzato  a  qual  grado  sia  il  commercio 
esteriore  dell' Italia  divisa,  ma  non  è  che  quanto  ho  potuto 
indagare,  cerio  il  trovare  debb'  essere  maggiore.  Se   l'Italia 
avesse  tante  strade  comparativamento  quanto  l' Inghilterra,  o 
almeno   quanto  a  quest'oro   ne   ha  il  Piemonte,  e  le  sue 
acque  allacciasse,  e  alle  fabbriche  le  conducesse,  e  alle  terre 
in  gran  parte   asseiaie,   l'industria   aumenterebbe  ai  dì  U 
d'ogni  idea  presente;  ma  senza  unire  le  forze  intelletiuali 
e  le  commerciali  non  si  riesce.  L'  unione  in  qaalche  modo 
pare  che  si  farà^,  e  si  fa  ha    ragione  il  Dèbats  di  promet- 
tere all'Italia,  e  per  l'Ilalia  alla  Francia  legata  ad  essa  per 
trattati  di  commercio  beni  nuovi  e  abbondanti.  Grani ,  vini, 
sete,  olii,  bestiame,  lane,  metalli,  solfo,  canape,  sali,  frutti} 
legnami,  marmi  escono  a  quantità  considerevolissime;  bu* 
mentano  ogni   giorno  i  prodotti  delle  filature ,  de'  telai  di 
cotone,  di  sete,  di  lane;  le  cartiere,  le  eoncierie,  d'ogni 
avariata  e  bella  produzione  ognora  più  ingraziosendo;  dioo 
le  cose  maggiori  che  delle  minori  arti  è  un  sobbissci,  troppo 
presto  sorpassate,  degnissime  d' essere  visitate,  conciossiacbò 


S87 

per  quanto  •pleBdide  le  esposizioaif  aoa  tono  ancor  tatto 

od  gcDìo  del  paese  ehe  è  più  dell'  operare  ebe  del  mostra* 

re.  Senza  i  noonopoltt  ehe  nello   Stato  romano  abbattono 

ogni  tigoria,  senza  le  vessatrici  dogane  che  arrestano  Tin- 

g^o  ad  ogni  poco  di  miglia ,  senza  le  leggi  fiscali  che  b- 

Toriicono  il  brigandaggio  e  il  contrabbando,  e  tolgono  alla 

proprietà  del  lavoro  quello  stilappo  che  altrove  fa  la  ric« 

chetza  e  la  moralità  dello  Stato ,  non  potrà  a  meno  V  Italia 

che  triplicare  il  suo  compito   come  in  cinque  anni  ho  av- 

vertito  io  fece  il  Piemonte*  I  trattati  internazionali  che  si 

eomporrando  da  una  prudente  e  sapiente  amministrazione 

dovranno  assicurare  il  progresso  di  tale  sviluppo  e  T  Italia 

io  si  bella  posizione   marina   avanzerà  il  suo   destino  assai 

oDorcvolmente.  L' incremento  d' Italia  è  ricchezza  anche  di 

Stati  altrui.  Osserva  giustamente  il  DibaU  che  tre  o  quattro 

milioni  di  chilogrammi  di  sete  lombarde  si  vanno  lavorando 

aliene,  Zurigo,  Saint-Etienne,  a  ElWfeld,  a  Birmingham 

convertendo  i  480  milioni   che   costano  a  4500  o  a  SOOO 

milioni.  Quel  valore  acquisito  in  paese  straniero  ò  una  bella 

polenta  che  non  so  quanto  s' invidierà  dall'  Italia ,  ma  certo 

la  Slimola  continuo  a  continua  e  crescente  produzione. 

*  Lo  Stato  Sardo,  dice  il  Débals^  fa  quasi  cinque  volte 
lanio  commercio  come  tutto  il  regno  delle  Due  Sicilie  che 
è  vasto  e  popoloso  il  doppio  ;  e  lo  Stato  Sardo  che  ha  fatto 
in  si  brevi  anni  tale  progresso  è  arra  sieura  che  1*  Italia  vi* 
vendo  di  vita  propria  e  senza  pressioni  estere,  abbandonata 
0  rilasciata  alle  sue  abitudini  nazionali  illuminate  dalla  scienza 
diventerà ,  come  deve,  potente  e  rispettata  fra  le  nazioni. 
Calcola  che  4886  milioni  sia  il  commercio  estero  d'Italia 
(io  nello  scritto  citato  ho  dato  altro)  se  dovesse  camminar 
la  via  piemontese  si  alzerebbe  in  brevissimi  anni  a  3600 
mìlieni.  Cotale  somma  per  24  milioni  d*  abitanti  supererebbe 
il  ragguaglio  del  commercio  francese  il  quale  nel  4857  fu 
di  4592,  cosicché  oggi  quei  S600  milioni  renderebbero  IbO 
lire  per  milione  d'abitanti  mentre  i  4592  equivarrebbero 
A  127.  Ma  fra  otto  o  dieci  anni  anche  il  commercio  fran- 
cese aumenterà.  Sta  bene,  ma  guardando  al  passato  conse- 
guilo con  forze  non  isiraordinarie  il  progresso   d*  aumento   ^ 


288 

è  assai  minore  rispetto  air  elevamento  clie  per  esempio  ri 
è  ottenuto  io  Piemonte,  eoi  mezzi  che  oon  aveva  e  si  fece. 
Pi  quei  4886  milioni  conta  quei  periodico  avere  la  Francia 
522,  quasi  ventotlo  delle  cenlo  parti.  È  naturale  che  per  la 
vicinanza  delle  due  nazioni,  per  Taccessione  facile  dei  porli 
italici  e  la  specialità  agricola  del  paese  nostro,  e  la  specia- 
liik  manifatturiera  a  cui  attende  la  Francia  gli  scambii  siano 
per  essere  inalterati,  e  come  ali*  un  paese  cresca  un  bisogno 
^e  r  altro  aumenti  d'opere  per  soddisfa'^lo.,  e  questo  per  in- 
dustria aumenti  per  corrisponderlo.  E  i  bisogni^  chi  noi  sa? 
aumentano  colla  prosperità  dei  popoli  e  la  prosperila  colle 
libertà  poliiiche  e  le  commerciali  e  industriali.  Ha  ben  ra^ 
gìone  adunque  il  periodico  francese  d*  augurare  che  una  coo- 
federazione  o  lega  o  altro  si  faccia  onde  trasformare  in  prò 
di  sua  nazione  tanti  trattati  parziali  in  un  trattato  generale, 
cosi  come  con  Francia,  colle  altre  nazioni  farà  Italia  e  come 
Francia  aneli*  esse  gioiranno  io  meglio  de' loro  eambi  e  per 
le  materie  migliori  e  per  i  valori  più  economici  e  per  le 
più  assidue  transazioni.  Delle  quali  insieme  alla  Francia  più 
si  godrebbero  quella  Germania  e  queir  Austria  che  or  tanlo 
si  travagliano  per  dominarla  o  tenerla  alla  loro  disposizio- 
ne. La  Germania  specialmente,  la  quale  sebbene  reputi  e^ 
sere  servita  dal  porto  istriano   sarebbe  assai  meglio  fornita 
air  interno  e  più  alle  occidentali  sue  regioni  dalle  comunica- 
zioni che  più  desiderosamente  aprirebbe  attraverso  la  Sviz- 
zera e  che  finora    fece  il  broncio  o  la  sorda.  E  beo  si  ac- 
corgerà di  quel  che  diciamo  quando  aperto  il  Bosforo  egiziano 
vedrà  camminare  pel  Mediterraneo  ciò  che  domanda  all'  0- 
landa  e  alle  Anseatiche^  o  a  Francia,  o  a  Svizzera  che  do- 
manda essa  stessa  ali*  Italia.  Italia  cerio  non  potrà  avere  com- 
pilo diverso  dal  compito  dì  Francia  per  quella  faccenda  del 
Bosforo,  e  se  voglia  di  sua  ragione  agricola  presente,  e  se 
voglia  di    sua    futura    industriale  aumantare  i  capitali  e  le 
opere.  Vicina  e  innanzi  geograGcamenle  a  Francia  par  cbe 
abbia  gli  stessi  interessi,  i  medesimi  bisogni.  I  suoi  lidi  poi 
per  numero  e  per    bontà  più    felici  de*  lidi  francesi  sono 
grande  sicurtà  alle  prove  che  la  nazione  libera   illuniinào* 
dosi  vorrà  tentare.  E  la  Francia  favorendo  la  fortuna  d'Italia 
non  fa  che  favorire  la  propria  fortuna.  Invitiamo  gli  italiani 
a  destarsi  e  fissare  gli  occhi  in  questo  argomento.  » 

22  settembre  <859. 

L,  Scarabellu 


BOLLETTINO  DI  NOTIZIE  STATISTICHE  ITALIANE    E  STRAniERB 
E   DELLE   PIÙ   IMPORTANTI   INVENZIONI   E   SCOPERTE 


PROGRESSO  DELL'  INDUSTRIA 


DELLE    UTILI    COGNIZIONI, 


Fascicolo  di  Sbttbidm  1859. 


NOTIZIE    ITALIANE 

II»  ValtelllMu 


F 


inalmente  è  giunca  Torà  pel  restauramento  economico 
della  povera  Valtellina,  che  a  buon  dritto  fu  appellala  dal- 
l' ottimo  Jacini  V  Irlanda  della  Lombardia.  Noi  abbiamo  più 
volle  svelato  in  questi  Annali  le  piaghe  miserande  di  questa 
iorelicissima  valle,  e  dimostrato  come  potevasi  recarle  qual- 
che sollievo.  Alla  Valtellina  fu  attribuito  un  nuovo  estimo 
prediale  affatto  contrario  al  vero.  La  si  credette  un'  Oasi,  un 
nuovo  Paradiso  terrestre  e  si  scambiò  il  frutto  secolare  del- 
r  umano  lavoro  che  ruppe  quella  sterile  gleba  per  costrin- 
gerla ad  artiGiiali  prodotti,  nella  naturale  feracità  del  suolo, 
e  gli  ingegneri  censuarj  assegnarono  a  quel  territorio  un 
valore  che  non  aveva  e  non  potrà  mai  avere.  Gli  inforiunj 
campestri  che  per  otto  intieri  anni  spensero  ogni  predotto 
agricola  resero  ben  tosto  evidente  il  gravissimo  errore  che 
avevano  preso  gii  ingegneri  censuarj.  Il  rimedio  era  pur 
facile.  Bisognava  sospendere   T  applicazione  delle  imposte 

▲muLk  Statistica  t  voi.  XXI il,  serie  3**  19 


prediali  sulh  baie  del  nuovo  eslimo  e  farle  continuare  sulla 
base  deir  eslimo  precedente,  sino  a  che  il  nuovo  estimo  non 
fosse  sialo  relliQcato.  Quest'era  anche  il  volo  dei  vahellioesi 
che  replicalamente  reclamarono  al  governo  austriaco.  Che 
fece  invece  quel  governo? 

Tutti  lo  sanqOf  Pece  mostra  di  dare  un  compenso,  che 
riuscì  senza  eOTeito,  ai  proprietarj  vignaiuoli  che  per  il  fla- 
gello della^^criltogaraa  avevano  perduto  ogni  raccollOf  Pece 
dai  cittadini  milanesi  aprire  una  colletta  a  modo  di  lotterìa 
per  raccogliere  denari  da  dare  in  limosina  ai  poveri  della 
Valtellina,  e  le  sessanta  mila  lire  che  si  raccolsero  si  ten- 
nero per  più  di  un  anno  inuiilmeaie  depositale  presso  la 
Gassa  di  risparmio*  Inviò  eommissàrj  governativi  nella  Val- 
tellina per  prendere  notizia  su  quella  povera  popolazione  e 
invece  di  rimediare  ai  suoi  bisogni  si  fecero  dai  valiellinesi 
pagare  le  laute  diarie  concesse  a  questi  missionarj  inalili 
del  governo.  Bisognò  espellere  gli  austriaci  dfA  suolo  lom- 
bardoj  per  trovar  modo  di  sovvenire  a  quel  povero  paese. 
U  nuovo  governo  nazionale  invitò  alcuni  uomini  di  pubblica 
fiducia  a  fargli  noto  il  vero  stato  della  povera  Yakellina.  Questi 
ai  sdebitarono  lealmente  del  loro  mandato ,  ed  il  ministro 
delle  Gnanze  potè  presentare  al  Re  la  relazione  qbe  siamo 
lieti  di  pubblicare,  col  Decreto  Sovrano  che  esonera  i  vaHel- 
linesi  dagli  arretrati  delle  imposte  non  pagate  e  li  solleva 
per  r  avvenire.  Questa  è  una  nuova  er^  di  beneficio  che 
si  prepara  all^  infelicissima  Yaliellina, 

Sire , 

Tra  le  ntiove  provincie  del  regno,  quella  di  Sondrio, 
ohe  per  l' indole  &U3^  alpestre  ritrae  dalla  Sviz7.era  e  dal 
Tirolo  con  cut  confina,  è  una  delle  piti  estese  io  superSci^ 
ma  la  meoo  popolau  fra  tutte  (I). 


i^ifti 


(i)  Sopra  2,H1,700  ettari,  e  2,835,000  circa  abitanti  che  co- 


S91 

I  suoi  abitanti  sono  dediti  quasi  eselusi vamente  all'agri- 
eoUara;  di  altre  industrie  vi  è  pressoché  assoluta  mancanza. 

Ciò  non  ostante,  la  parte  ooltivata  della  provincia  non 
giunge  ai  sette  per  cento  dell* intera  sua  superficie;  quando 
che  nelle  rimanenti  provincie  la  superficie  coltivata  è  più 
del  40  per  100  al  minimum  e  di  più  del  90  al  maacimum 
dcir  intero  territorio. 

Nella  provincia  dì  Sondrio  la  proprietà  territoriale  è  di'* 
visa  e  suddivisa  in  piccole  porzioni,  ed  una  specie  d'enfi- 
teusi o  aflSttamento  perpetuo  mediante  il  pagamento  di 
livelli  rn  natura  costituisce  il  principale  sistema  di  colti* 
vazione. 

Questi  fatti  attestano  che  gravi  jostacoli  naturali  o  a^ 
tificiali  attraversano  in  quella  provincia  il  progresso  eco- 
nomico. 

A  siffatta  speciale  condizione  di  cose  è  venuto  intanto 
dal  t848  in  poi  ad  aggiungersi  un'accidentale  sciagura,  la 
quale  ha  aggravato  lo  stato  di  quella  provincia*  Le  uve,  che 
sono  uno  de*  principali  suoi  prodotti,  ed  il  filugello  da  cui 
trae  una  mezzana  entrata,  sono  per  più  anni  venuti  meno, 
con  grave  perdila  de*  suoi  agricoltori. 

Vero  è  che  simile  calamiti  ha  pur  colpito  altre  provincie 
dello  Stato;  ma  essa  ha  cagionato  effetti  anche  più  gravi 
li  dove  era  maggior  difello  di  risparmi  precedenti,  e  dove 
è  mancato  il  sussidio  di  altre  industrie,  per  riparare  in  parte 
alla  terribile  distretta. 

Oltre  chC)  mentre  questi  effetti  si  facevano  più  avvertire 
cioè,  tra  il  1855  ed  il  1864  metievasi  in  alto  il  nuovo  censo 
lombardo  nella  provincia  di  Sondrio  del  pari  che  in  quelle 


stitolKono  la  saperficle  territoriale  e  la  popolazione  della  Lombar* 
dia»  a  Sondrio  spellano  405,80i)  etlari  di  soperflcie,  e  soli  100 
alla  e  poco  più  dì  abilanti,  cioè  quasi  il  quialo  della  superficie, 
e  meno  del  28.^  della  popolazione. 


S9S 

di  Bergamo  e  di  Brescia  ed  in  alcune  pani  delle  provincie 
di  Mantova,  di  Crema  e  Lodi. 

'  Fino  allora  in  cotesto  provincie  era  stato  in  vigore  un 
estimo  provvisorio  del  valore  capitale  del  fondi;  vi  .si  so- 
stituì in  quell'anno  r  estimo'  d^Qoitivo  in  ragione  di  rendiui 
eensuaria. 

La  proporzione  tra  l'estimo  provvisorio  precederne  e 
l'estimo  dcflnitivo  variò  in  diverso  modo  nelle  provincie 
nuovamente  censite,  ed  il  risultamento  del  nuovo  censo  per 
la  provìncia  di  Sondrio  fu  questo;  che  mentre»  cioè,  sopra 
83,334,952  scudi  di  complessivo  estimo  capitale  del  terri? 
torio  censito,  essa  ne  rappresentava  4,681,916,  cioè  quasi 
irveniesimo,  dopo  il  nuovo  censo,  sopra  29,569,218  lire 
di  rendita  ne  rappresentò  1,571,575,  cioè  quasi  il  quindi^ 
cesimo. 

Essendosi  perciò  il  contingente  di  7,867,065  lire  d'im- 
posta prediale  che  già  pagavasi  da  quelle  provincie  ripartito 
in  ragione  dèi  nuovo  estimo,  la  parte  spellante  alla  Valtellina) 
sali  da  396,952  L.  a  L.  524,569,  cioè  nella  proporzione 
medesima  in  cui  erasi  aumentata  la  ragione  dell'  estiinq 
novello  coir  estimo  provvisorio,  a  cui  veniva  sostituito. 

Bergamo  e  Brescia  vennero  quindi  d'aloun  poco  alle- 
yiate.  La  parte  censita  del  mantovano  provò  anch*  essa  un 
simile  alleviamento.  Quella  della  provincia  di  Lodi  e  Crema 
invece  pagò  un  contingente  alquanto  più  alto.  Tutte  però 
vennero  assoggettate  al  pagamento  medesimo  dì  centesimi 
S3,378;i000  per  ogni  lira  eensuaria  di  rendila, 

A  capo  a  poco  più  di  un  anno  il  contigente  d'imposta 
delle  Provincie  di  fresco  censite  fu  associato  alla  somma 
dell' imposta  che  gravitava  sulle  provincie  venete;  ed  il  loro 
montare  fu  ripartito  in  ragione  della  rendita  eensuaria  delle 
une  e  delie  altre  provincie. 

Questo  nuovo  ragguaglio  occasionò  un  aumento  del  con- 
tingente d'impesta  non  già  nella  sola  Valtellina,  ma  pro- 
porzionatamente anche  nelle  qUrc    provincie  lombarde  re- 


993 

6ei)téiDenté  cefisitd;  sicché  ì' aliquota  dét  Iribcfto  prediale 
rooDtó  da  33  378/1000  a  88  377/1000  per  ogni  lira  ceo- 
suaria  di  rendita. 

Il  eoniingénte  della  ValtèUlna  sommò  in  conseguenza  a 
L  603,138. 

Per  una  fatale  combinazione  adunque  le  nuove  operazioni 
eensuarie,  le  quali  accrescevano  di  circa  34  mila  lire  T  im- 
posta prediale  della  Valtellina,  giungevano  al  loro  termine 
nel  corso  di  quegli  anni  in  cui  una  considerevole  parte  del 
800  raccolto  veniva  a  mancaréi 

In  ogni  modo  però  se  il  censo  delle  provincie  lombarde 
è  esatto,  se  1*  estimo  della  Valtellina  non  è  erroneo ,  quali 
che  siano  gli  effetti  che  la  sua  applicazione,  fatta  forse  in 
circostanze  sfavorevoli^  abbia  potuto  arrecare,  essi  non  sono 
da  censurare  né  come  parziali  né  come  ingiusti. 

L'aumento  dell'imposta  prediale  in  quella  provincia ^ 
nelV ipotesi  dell'esattezza  del  censo  derivando  da  una  mi- 
gliore ripartizione  del  tributo,  sarebbe  invece  un  alio  di  so- 
ciale giustizia. 

Ma  opinione  di  alcuni  é  che  l' estimo  della  Valtellina 
sia  erroneo,  e  che  gli  estimatori,  omettendo  di  tener  conto 
di  certe  speciali  condizioni  de'  luoghi ,  abbiano  Ossala  la 
rendila  ccnsoaria  dei  terreni  di  quella  provincia  ad  una  mi- 
sura coroparalivamente  troppo  alla. 

Reclami  vennero  faui  sotto  il  cessalo  governo»  ma  furono 
respìnti.  ^ 

Vostra  Maestà,  al  cui  nobile  cuore  non  giunge  mai  in- 
vano il  lamento  delle  altrui  sofferenze,  appena  che  le  nuove 
Provincie  entrarono  soNi^  il  suo  dominio,  volle  che  le  cure 
del  suo  governo  si  rivolgessero  aHo  studio  delle  condizioni 
eccezionali  della  Valtellina,  ed  alla  ricerca  de' rimed}  più 
scconci  a  sollevare  quella  provincia. 

Sire ,  i  mezzi  più  efficaci  che  possa  adoperare  un  go- 
verno per  migliorare  le  condizioni  economiche  di  una  po- 
polazione, consistono  nel  rimuovere  gli  ostacoli  che  si  op- 


894 

pongono  airattiTidi  individnale  ed  ai  liberi  adoperameoli 
dei  privali. 

Le  leggi  e  T  amministrazione  del  voairo  regoo,  eaiendo 
informale  ai  priaeipii  di  libertk,  la  loro  applieaxione  aHa 
nuove  Provincie  non  maneherè  quindi  di  produrre  i  laoi 
frutti  anche  nella  Yaltellioa,  dove  le  ultime  gloriose  vieeode 
provarono  come  le  strettezze  economiche  non  ban  fatto  veoir 
meno  l'energia  dell* animo. 

Molte  forze  naturali,  come  quella  dell'acqua  corrente,  le 
quali  non  ancora  assoggettate  all'impero  dell' uomo,  gli 
riescono  dannose,  possono •  coli' aiuto  di  pubblici  lavori,  e 
col  concorso  dell'  arte  e  dell'  industria  privata  essere  rivolle 
a  suo  vantaggio. 

I  capitali  occorrenti  non  tarderanno,  sotto  la  guarentigia 
della  libertà  ed  all'ombra  della  sicurezza  che  inspirano  i 
nuovi  ordini,  ad  affluire  di  mano  in  mano  là  dove  la  so- 
lerzia degli  abitanti  offra  loro  un  utile  impiego. 

Da  questa  legge  generale  economica  che  ò  una  delle 
forme  pratiche  della  libertà,  deriveranno  indubitabiimeate  i 
sussidi  più  sicuri  e  più  efficaci  al  miglioramento  delle  eoo* 
dizioni  della  Valtellina. 

Ma  oltre  di  questi  mezzi  generali,  il  riferente  ba  ricer- 
cato se  mai  vi  fossero  provvedimenti  speciali  o  momeotaoei 
da  prendere  a  prò  di  quella  provincia. 

Le  straordinarie  recenti  strettezze  da  cui  essa  è  angu- 
stiata, si  addebitano  da  una  parte  alla  perdita  delle  veo- 
demmie  ed  al  mancato  raccolto  della  seta^  dall' altro  airio- 
stantaneo  aumento  dell'  imposta  prediale. 

Quelle  calamità  naturali  non  potrebbero  che  dare  occa- 
sione ad  un  atto  di  soccorrevole  beneficenza.  Questo  aumento 
di  tributo,  ove  derivasse  per  avventura  da  estimo  inesaUOi 
potrebbe  invece  dar  luogo  ad  una  giusta  riparazione.  D'altra 
parte  la  criUogama  e  V  atrofia  de'  bachi  hanno  afflitto  molte 
altre  provincia  II  censo  inesatto  sarebbe  invece  un  danno 
peculiare  e  locale  della  Valtellina.  Quella   perdita  sarebbe 


295 

{ria  o  meno  passeggiéra,  ed  iit  ogni  caso  il  mancato  raccolto 
potrebbe  per  considerazioni  eccezionali  motivare,  e  motivò 
già  dappertatto  ove  fu  sperimeiitato,  un  passeggiero  allevia- 
mento dMmposta.  Questa  inesattezza  di  censo  darebbe  invece 
luogo  ad  una  permanente  disuguaglianza  di  pesi  tra  quella 
provincia  e  le  altre  «  e  però  dovrebb*  essere  radicalmente 
emendata  e  corretta. 

Il  riferente  quindi  ha  creduto  suo  debito  il  cominciare 
dallo  indagare  se  i  richiami  della  Valtellina  contro  il  nuovo 
estimo  de*  suoi  terreni  abbiano  fondamento  di  sorta* 

La  riputazione  della  Ciunta  del  censo  lombardo,  della 
sapienza  de'  snoi  regolamenti,  e  dell'accuratezza  delle  sue 
operazioni»  non  che  la  facilità  colla  quale  suole  comunemente 
imputarsi  ad  errori  del  censo  ogni  aumento  d' imposta  pre- 
diale^ confondendosi  tra  loro  due  cose  affatto  distinte,  hanno 
determinato  il  riferente  a  non  accogliere  se  non  con  molta 
circospezione  le  imputazioni  di  errori  commessi  nello  stabi- 
limento delle  tariffe  censuarie  della  Valtellina. 

Egli  Ila  voluto  innanzi  tutto  verificare  se  i  procedimenti 
prescritti  dalle  leggi  e  d^lle  istruzioni  della  Giunta  del  censo, 
farono  puntualmente  osservati  nello  effettuare  1- estimo  della 
provincia  di  Sondrio,  e  se  le  formalità  richieste  vennero 
tutte  praticate  nel  discutere  e  nel  fissare  le  tariffe. 

Avendo  a  tale  uopo  disaminati  i  documenti  originali  che 
si  conservano  negli  archivi  della  Giunta  ha  acquistato  il 
pieno  convincimento  che  alcuno  dei  minuti  procedimenti 
non  fu  ommesso,  alcuna  delle  formalità  non  fu  trascurata. 

Dopo  essersi  fatte  le  indagini  prescritte  dai  regolamenti, 
e  compilati  i  quinterni  di  stima,  dopo  di  essersi  compilate 
le  tariffe,  queste  furono  debitamente  pubblicate.  Conte- 
nevano 6093  capi.  Le  delegazioni  censuarie  della  pro- 
vincia reclamarono  contro  833.  Questi  reclami  furono  quindi 
discusai  ed  esaminati  ampiamente.  I  convocati  distrettuali  e 
le  Congregazioni  provinciale  e  centrale  furono  sentite,  e 
dopo  le  solite  procedure,  la  Giunta  pronunciò.  Un  procedere 


396 

somigliante  renderebbe  poeo  verisimile   che  sieno  passali 
inosservati  errori  generali  e  di  grave  momento. 

Ma  il  riferente  non  ha  ristretta  la  sua  disamina  a  questa 
parte,  per  cosi  dire,  formale  ed  estrinseca  della  procedura 
censuaria.  Egli  ha  fatto  estrarre  dalle  tariffe  catastali,  e  met- 
tere in  confronto  tra  loro  la  media  delle  readite  censuarie 
di  ogni  classe  e  qualità  di  terreni  nelle  tre  provincie  di 
Sondrio,  di  Bergamo  e  di  Brescia. 

Dal  confronto  di  questa  media  risulta  che  per  la  più 
parte  dì  terreni,  massime  coltivati,  le  rendite  censuarie  siano 
nella  Valtellina  più  alte  che  non  in  Bergamo  ed  in  Brescia. 

Questo  confronto,  comunque  fatto  per  via  di  medie,  è 
tale  però  da  essere  preso  in  seria  considerazione,  massime 
allorché  viene  ravvicinato  a  quest'  altro  fatto,  cioè  che  V  e- 
slimo  definitivo  sta  all'  estimo  provvisorio  precedente  in  uaa 
ragione  più  alta  nella  Valtellina  che  nelle  altre  due  Pro- 
vincie. 

Per  effetto  di  queste  considerazioni  generali,  acquistarono 
un  certo  valore  due  specie  di  richiami  che  i  ValteJlioesi 
sollevarono  per  lo  passato  contro  le  tariffe  e  che  piÙToIie 
rinnovarono  anche  dopo  P  applicazione  finale  del  censo:  cioè 
che  gli  eslimatori,  mentre  han  tenuto  conto  del  prezzo  dei 
prodotii  che  è  piuttosto  elevato  in  Valtellina  «  non  abbiano 
tenuto  abbastanza  cagione  né  di  alcuni  periodici  infortuni 
che  in  quelle  regioni  alpigiane  sono  occasionati  da  cause 
naturali ,  come  sarebbero  a  cagione  d' esempio  molli  ed  im- 
petuosi torrenti  i  quali  ingrossano  in  certe  stagioni  e  deva- 
stano i  fondi,  né  dello  straordinario  lavoro  che  la  condizione 
dei  luoghi  esige,  massime  nei  sili  ove,  per  cosi  dire,  il  fondo 
medesimo  deve  essere  non  solo  coltivato  e  mantenuto,  ma 
con  modi  artefatti  perennemente  ricostituito. 

Oltre  che  queste  eause  di  errori  o  di  ommissiooi,  ap- 
punto perché  speciali  quanto  alla  Valtellina,  ma  generali 
rispello  a  certe  classi,  ed  anche  a  certe  qualità  di  colture, 
e  talvolta  rispetto  ad  intere  regioni,  hanno  potuto  essere  più 


297 

Gndlmeaie  inavvertite  dagli  interessati,  prima  ehe  ne. abbiano 
sperimentati  gli  ultimi  risuiiamenti,  eioè  V  accreaeimento  con- 
siderevole detr  imposta. 

D'altra  parte  queste  cause,  per  cosi  dire,  generiche  e 
permanenti,  ove  esistono,  non  è  gran  fatto  difficile  il  rico- 
noscerle sui  luoghi  medesimi,  se  coloro,  cui  si  commette 
il  verificarle,  sono  uomini  o  già  per  la  qualità  loro  bene 
informati  delle  condizioni  del  paese,  o  versati  nelF  arte  di 
estimare  i  terreni ,  ed  esperti  aell'  applicazione  dei  criterii 
ceosuari. 

Il  riferente  aveva  già  quindi  determinato  di  proporre  a 
V.  Maestà  ehe  l' estimo  della  Valiellina  fosse  sommariamente 
riveduto  entro  i  limiti  e  sotto  il  rispetto  qui  sopra  espressi 
quando  per  meglio  rischiarare  il  suo  giudizio  credè  conve- 
niente il  creare  una  Commissione  composta  d' individui 
delie  nuove  provìncie  e  tutti  per  conoscenze  locali  e  per 
^nno  stimebilissirai ,  col  mandato  di  studiare  le  condizioni 
della  provincia  di  Sbndrioi  ed  indicargli  i  rimedii  più  ac- 
conci per  sollevarla. 

Questa  Commissione  anch'  essa  inaiate  grandemente  sul- 
Tallo  censo  dei  terreni,  ed  avvisò  che  avesse  ad  abbas- 
sarsi. 

Infine  l' intendente  della  prbviocia  dichiarò  ciie  per  sue 
iofbrmazioni  e  per  conoscenza  diretta  dei  luoghi,  egli  opi- 
nava che  il  censo  fosse  troppo  alto. 

Ciò  posto  il  riferente  si  è  sempre  più  confermato  che 
la  verifieazione  da  lui  designata  focose  opportuna  né  più  lun- 
gamente da  indugiare. 

Intanto  è  giusto  che  il  pagamento  delle  rate  dell*  impoata 
prediale  non  ancora  scadute  sia  sospeso  durante  il  tempo 
in  cui  questa  verificazione  locale  avrà  luogo ,  essendo  essa 
neeessaria  per  prendere  un  proi^vediménto  definitivo. 

Oltre  della  prediale,  un'altra  imposizione'  è  riiscita 
grave  ai  Valtellinesi  in  questi  ultimi  anni  per  la  combina- 
xione  delle  condizioni   sue  speciali  colle  straordinarie  .cala* 


S»8 

mila  che  le  lian  fatio  maneara  ana  parie  del  raoeoho.  Qu^ 
sta  ifnpoaiaiooe  è  la  taaaa  soHe  sucecMoni. 

La  picciollssiaia  proprietà  eoDgìiuila  alla  diffiìnzione  dd 
dominio  atile  e  del  doiDinìo  diretto,  e  la  mancania  di  seorte 
e  di  risparmi  che  ha  costretto  il  pieeolu  agricoltore  pro- 
prietario o  atiliata  di  contrarre  debiti  appena  venne  meno 
il  raccolto  hanno  dato  luogo  in  questi  ultimi  tempi  a  cosi 
magre  eredità  a  prò  di  cosi  poTcri  successori,  che  la  Com- 
missione creata  dal  rìferente  assicura  esservi  parecchie  eco- 
tinaja  di  eredità  giacenti  a  causa  delP  ioopotenza  di  pagare 
le  tasse  del  trapasso. 

La  Commissione  medesima  suggerisee  il  condono  di  que- 
ste uisse,  e  perchè  trattasi  non  d*  un  eCfetto  immediato  delle 
condizioni  straordinarie  de*  tempi  le  quali  sarebbero  comooi 
cosi  alla  Valtellina  come  ad  altre  provincie,  ma  in  modo 
più  speciale  del  risohameoto  che  queste  condizioni  hanno 
avuto  in  quel  paese  a  causa  dell' ordinamento  locale  della 
proprietà ,  e  della  aua  divisione,  il  riferente  opina  che  si 
possa  eccesionalmente  concedere  cosiffatto  condono  a  coloro 
che,  essendo  realmente  impossibilitati  a  pagare  la  tassa, 
preferirebbero  probabilmente  di  abbandonare  la  socecssione 
se  fossero  costretti  a  pagarla. 

Sire,  questi  due  provvedimenti  contengonsi  nello  schema 
del  Decreto,  che  il  riferente  sottomette  alla  sua  resi  sao- 
zione. 

Vostra  Maestà  accordandogliela  coir  apporvi  la  sua  firma 
darà  una  prova  Dorella  della  sollecitudine  tua  per  tatto  eli 
che  può  interessare  non  solo  la  sorte  di  tutti  i  suoi  popoli* 
ma  si  quella  di  qualunque  parte  di  essii  che  trovasi  in 
condizioni  meritevoli  di  speciali  riguardi. 

Vmoaio  Eharuiui  II,  ecc.,  ecc. 

In  virtù  dei  poteri  straordinari  a  noi  conferiti  colia  legg^ 
del  S6  aprile  4869: 

Sentito  il. Consiglio  dei  ministri: 


199 

Sulla  proposi^na  del  minitlro  4elte  finanze 
Abbiamo  deereiato  e  deeretiamo  quanto  aegn-^: 
Art  I.  Nella  provineia  di  Smidrìo  rimane  sospeso  il  'pa- 
gimento  dell*  imposta  prediale  regia,  per  le  rate  che  non 
1000    seadute  prima  d'oggi. 

Compiuta  la  Terificasione  di  evi  atl'artioolo  seguente 
saranno  preai  gli  opportuni  e  definitivi  provvedimenti. 

Art.  S.  Il  ministro  delle  finanze  farà  verificare  mediante 
sommaria  ispezione  dei  luoghi,  i  rieliiami  sollevati  contro 
le  tariffe  d*  estimo  della  provincia  di  Sondrio,  per  quanto  i 
detti  richiami  concernano  fatti  ed  ommtssioni  che  abbiano 
potuto  inflaire  sullo  stabiUmanto  della  rendita  eensuaria  delle 
varie  qualità  e  classi  di  terreni. 

Questa  verificazloDe  verrà  fatta  per  messo  di  una  Com- 
missione i  cui  membri  saranno  scelti  del  ministro  delle  fi- 
Danze,  metà  fra  funzionari  del  censo  cosi  delle  vecchie  come 
delle  nuove  provincie  dello  Stato,  e  metà  fra  individui  pe- 
riti non  appartenenti  air  Amministrazione,  e  fra  persone  no- 
tabili della  provincia. 

La  Congregazione  provinciale  delegherii  due  periti  locali 
per  fornire  le  inrormazioni  e  fare  le  osservazioni  che  crede- 
raono  convenienti. 

Art.  8.  Le  tasse  di  successione  ohe  per  mancanza  di  mezzi 
non  furono  soddisfatte  alla  loro  scadenza  legale,  né  vennero 
fio  oggi  riscosse  nella  provincia  di  Sondrio,  restano  condo- 
nate, insieme  cogli  interessi,  eolle  penali  e  spese  a  cui  ab- 
bia potuto  dar  luogo  il  non  effettuato  pagamento. 

L' intendente  generale  della  provincia  d' accordo  coir  in- 
tendente di  finanza.,  e  sentito  il  parere  della  Congregazione 
provinciale,  compilerà  T  elenco  di  quelle  partite  di  tassa  di 
snecessione  non  soddisfatte,  le  quali  abbiano  le  condizioni 
poste  nel  presente  articolo. 

Il  ministro  delle  finanze,  previa  verificazione  dall'  elenco 
di  cui  sopra,  è  autorizzato  a  dichiarare  che  le  partite  in 
esso  comprese  godono  del  condono  conceduto  col  presente 
4eereto. 


800 

Ordiniamo  che  il  presente  decreta,  monito  del  sigiUo 
dello  Stato,  sia  inserto  nella  raeeolta  d^fi  atti  del  governo 
mandando  a  chiunque  spetti  di  osservarlo  e  di  brio  os- 
servare. 

Dato  a  Torino,  addi  7  ottobre  1859. 

ViTToaio  EiiANimLi. 

Il  ministro  Ouiam. 


Immrrn  IsiltaBlMie  di  uwkm  Cmmmm  M  reisdlte 
▼ItAUsie  pel  R«ira«  ItaU 


Le  assòeiaitoni  di  mutuo  soccorso  tanno  ognor  più  dif- 
fondendosi in  Italia,  ma  non  bastano.  Vi  hanno  classi  sociali 
che  non  possono  farne  parte  e  che. hanno  pur  esse  il  diritto 
di  provvedere  ai  bisogni  della  vecchiaja.  A  questo  scopo  il 
governo  sardo  ha  providamente  pensato  di  istituire  per  tatto 
il  regno  una  Gassa  di  rendite  viuiliiie  per  la  vecchiaja,  af* 
fidandone  l' amministrazione  alla  Cassa  dei  depositi  e  dei 
prestili  residente  a  Torino*  Noi  pubblichiamo  gli  statuti  di 
quesu  nuova  ed  importante  istituzione  e  faciamo  voti  per- 
chè tosto  si  aprano  isUtuti  figliali  in  tutte  le  proviacie  del 
regno. 

Art.  i.  È  creaui  una  Gassa  di  rendite  vitalizie  per  la  vec- 
chiaia.   . 

Essa  costituisce  un  ente  morale  ed  è  posta  sotto  la  gu^ 
rentigia  dello  Stato. 

Art.  S.  La  cassa  delle  rendile  vitalizie  per  la  vecchiaia 
è  affidata  all'  amministrazione  della  Gassa  dei  depositi  e  dei 
prestith  e  la  Gommissione  di  sopravveglianza  di  questa  Cassa 
avrà  anche  T  alu  ispezione  delle  operazioni  di  quelle  delle 
rendile  vitalizie;  ^ 

Art.  8.  Le  somme  destinate  a  costituire  rendite  vitalizie 


804 

possono   essere   sborsate  sia  dai   tìiolari  di  queste,  sia  da 
terzi. 

Art.  4.  Tanto  quelli  ebe  eostituiseono  le  readite ,  quanto 
i  titolari  delle  medesime,  possono  indistintamente  essere  o 
regnicoli  o  stranieri. 

Art.  5.  I  minori,  compiuto  Tanno  diciottesimo  di  loro 
età,  possono  costituire  rendite  vitalisie  senza  l' autorizzazione 
prescritta  dalla  legge. 

Art.  6.  La  donna  maritata  può,  senza  T  autorizzazione 
del  marito,  epstituire  a  so  medesima  una  rendita  vita* 
lizia. 

Art.  7.  Le  somme  collocate  nella  Gassa  prima  del  ma^ 
(rimonio  e  le  rendite  corrispóndenti  continuano,  anche  dopo 
del  matrimonio,  ad  appartener  esclusivamente  a  quel  solo 
dei  coniugi  in  favore  dei  quali^  furono  inteslate. 

Art.  8.  Chi  sborsa  il  capitale  può  fissare  a  sua  volontà 
r  anno  dell'  età  del  titolare  della  rendita,  a  contare  dal  quale 
egli  intende  che  questa  gli  sia  pagala*  purché  tale  anno  cads^ 
fra  il  50  ed  il  65  di  età  compiuto. 

Le  somme  collocate  nella  Gassa  dopo  il  65.^  anno  d'età 
del  titolare  non  danno  diritto  a  liquidazione  di  rendita  mag- 
giore di  quella  che  ò  stabilita  dalle  tariffe  per  detto  e^k. 

Art.  9.  Nessuno  dei  pagamenti  fatti  alla  (Jassa ,  per  co* 
stituire  una  rendita  vitalizia,  può  essere  minore  di  lire  cin- 
que, né  contenere  frazioni  di  lira. 

Nell'interesse  dei  terzi,  le  somme  collocate  nella  Gassa 
non  si  considerano  deQnitivamente  pagate  se  non  dopo  ui| 
annOk 

Quando  i  complessivi  versamenti  per  costituire  una  ren- 
dila a  favore  d'  una  determinata  persona  eccedano  in  uu 
trimestre  la  somma  dì  lire  100,  la  Gassa  dovrà  affiggere,  in 
una  sala  di  residenza  centrale^  e  lasciare  affisso  per  un  in- 
tiero trimestre,  a  vista  del  pubblico,  un  elenco  contenente; 
L^  il  nonne  e  eognonie  di  chi  effettuò  il  versamento;  2.^  il 
nome  e  coguome  e  paternità  del  titolare  della  rendita  ;  3,^ 


301 

la  somma  o  le  èomme  sborsate;  4.^  la  d«ta  dello  sborso  o 
sborsi  eseguiti. 

Dalle  disposizioni  dei  due  preoedenti  alinea  sono  eccet- 
tuate le  somme  provenienti  dalle  Casse  di  riaparaito  «  dalle 
Società  di  mutuo  soccorso  o  da  qualunque  atabilimemo  pub- 
blicot  e  quelle  che  da  società  o  subilimenU  privati  si  ioh 
pieghino  per  costituire  rendite  vitalizie  a  fiivore  dei  loro 
agenti  ed  operai 

Art.  10.  Il  pagamento  ddle  somoae  ebe  t'impiegano  nella 
Cassa  per  costituire  una  rendita  vitalisia  deve  preeedere  d'un 
anno  almeno  il  giorno  dal  quale  vuobi  che  ne  incomioei 
il  godimento. 

Sono  eecettoate  da  questa  disposisione  le  somme  accen- 
nate neir  ultimo  alìnea  deU*  articolo  precedente. 

Art.  11.  Può  pattuirsi  che  dopo  la  morte  del  titolare 
della  rendita,  il  capitale  venga  restituito  sia  air  erede  del 
titolare  medesimo,  sia  a  chi  sborsa  il  capitale  della  rendiu 
od  a*  suoi  aventi  causa. 

In  difetto  di  patto  espresso,  il  eapiule  si  intende  ceduto 
alla  Cassa. 

Art.  li.  Le  tariffe  delle  rendite  terranno  eonto: 

I.  Degli  interessi  composti  sul  capitale  impiegato,  calcolati 
al  6  per  100« 

S.  Della  probabilità  di  morte  del  titolare  della  rendita, 
eosi  rispetto  all'età  in  cui  si  impiega  il  capitale,  come  ri- 
spetto a  quella  da  cui  s' intende  che  la  rendita  cominci  ad 
essere  goduta, 

8.  Della  restituzione  o  della  cessione  del  eapiuile. 

Gli  interessi  sono  computati  dal  primo  giorno  del  trì^ 
mostre  che  segue  quello  in  eui  lo  sborso  del  capitale  i 
fauo. 

L' età  si  ealcola  dal  primo  giorno  del  trimestre  che  segue 
quello  in  cui  il  titolare  è  nato. 

I  trimestri  cominciano  il  1.^  geana^o,  il  1.®  aprilCi  il  '«^ 
luglio  ed  il  1.^  ottobre. 


809 

Le  lavole  di  mortalità,  prete  per  inse  del  ealeoloi  lono 
quelle  delie  di  Deparcieuii  eompiaie,  quanto  ai  tre  primi 
addì  della  vita,  sulle  tavole  più  accreditate. 

La  Casaa  liquidando  eiascuoa  rendita  sulle  tariffe  suddet- 
te  9  ne  sottrarrà  il  decimo  per  impiegarlo  esclosivaoiente 
Degli  osi  determinati  dalla  presente  legge. 

4rt.  43.  Il  massimo  della  reqdila  vitaliaia  per  eiaseoa  ti- 
tolare è  di  aqoue  lire  4900* 

La  rendita  sarà  pagata  a  trimestri  maturati. 

La  resUtqxione  dei  eapitali  avrà  luogo  ire .  mesi  dopo  la 
domanda»  sansa  deeorreoze  d' interessi  per  questo  spazio  di 
teiDpo. 

art  44.  I^  rendila  vitaliiia  non  può  espropriarsi,  se- 
qoestrsrsi  o  cedersi  se  non  per  I9  parie  che  stiperà  le  lire 
S65  annue. 

Kn.  45.  Con  decreto  reale,  previo  il  parere  della  Com-^ 
mtaiiooe  di  aorvegliansa,  potrà  essere  acqordaui  ai  titolari  resi 
inabili  al  lavoro  per  ferite  0  per  infermità  legalmente  prò* 
vale,  prima  che  sia  compiuto  l' anno  stabilito,  una  pensione 
Tiulizia  proporsionaui  alle  somme  da  essi  sborsate. 

Questa  pensione  è  sostituita  alla  rendita  vitali^e  eosU^ 
laiia  a  favore  del  titolare. 

Art.  46.  L'avente  dritto  ad  una  rendita  vitalizia  prima 
del  $5^  anno  di  sua  età  può,  nel  trimestre  che  precede  il 
giorno  io  cui  avrebbe  facoltà  di  coininctare  a  riscuotere  la 
readiia,  chiedere  che  se  ne  protragga  il  godimento  a4  i)i| 
iltr'anno  di  8U9  età,  purché  non  ecceda  il  65.''  eono. 

La  rendita,  il  cui  godimento  ò  così  protratto,  sarà  au< 
meoiata  proporzionat^m^Qte  al  tempo  ma  non  potrà  mai  su* 
perare  le  4200  lire,  nò  potrà  pretendersi  la  restitusfone  di 
ilcuoa  parie  di  capitale,  se  mai  il  calcolo  della  rendita, 
iccreseiuui  in  ragione  4^4  iffopa  protr^tlo,  desse  un  prodotto 
più  allo. 

Art.  47.  Colui  cbe  pattu)  (a  restitu»one  del  capitale  può, 
il  tempo  della  liquidazione  deQnitiya ,  cederln  in  lutlo  od 


SÒ4 

in  parte  aHa  Cassa,  e  la  rendita  sarà  proporzionaiaroenie  a^ 
cresciuta,  in  modo  però  che  non  ecceda  le  lire  iSOO. 

Ar.  48.  Le  annualità  delle  rendite  vitalizie  non  riscosse 
si  prescrivono  col  decorso  di  cinque  anni.  Se  esse  non  sono 
riscosse  durante  il  trentennio,  resta  prescritto  il  godimento 
della  rendila. 

Art.  19.  Saranno  restituite  senza  interessi  : 

I.  Le  somme  versate  irregolarmente  per  eausa  di  er- 
ronea indicazione  del  nome,  prenome,  figKazione,  età  del 
titolare  della  rendita; 

•    9.  Le  somme  di  cui  T autorità  giudiziaria  avrà  ordinata 
la  restituzione; 

8.  Le  somme  che  al  tempo  della  liquidazione  definitiva 
delle  rendite  vitalizie  non  bastino  a  costituirne  una  almeno 
di  L.  10,  od  eccedano  il  capitale  necessario  a  formare  il 
massimo  della  rendita. 

4.  Tutte  le  altre  somme  che  per  disposizione  di  questa 
o  di  altre  leggi  debbono  essere  restituite. 

Art.  SO.  Quando  per  effettuare  le  indicazioni  di  cui  al 
num.  4  deir  articolo  precedente,  si  faccia  scientemente  uso 
di  documenti  filisi  o  falsificati ,  e  quando  si  facciano  false 
dichiarazioni  a  pregiudizio  della  Cassa,  non  si  farà  luogo 
alla  restituzione  delle  somme  versate. 

Art.  SI.  La  restituzione  di  qualunque  somma,  compreso 
anche  il  capitale  riservato,  è  soggetta  alla  prescrizione  treo- 
tennaria. 

Art.  33.  Nel  caso  preveduto  dall'art.  963  del  Codice  ci- 
vile, il  capitale  riservato  è  devoluto  alla  Gassa. 

Art.  33.  Le  somme  collocate  nella  Cassa,  e  le  rendite 
vitalizie  corrispondenti ,  saranno  notate  volta  per  volta  m 
apposito  libretto  che  sarà  dato  a  chi  sborsa  quelle  somme. 

Art.  £4.  Le  somme  disponibili  provenienti  sia  da  paga- 
menti per  costituzione  di  rendite,  sia  da  interessi  riscossi 
dalla  Cassa,  saranno  fra  giorni  otto  investite  in  effetti  àeì 
debito  pubblico  o  in  altro  sicuro  impiego. 


306 

In  questo  caso  però  V  impiego  dovrà  essere  frultirero  di 
un  interesse  non  minore  del  6  p.  100  e  sarà  proposto  dalla 
Commissione  di  sopra vveglianza ,  ed  autorizzato  dal  ministro 
delle  finanze. 

Gli  effetti  del  debito  pubblico  saranno  inscritti  a  nome 
della  Gassa  delle  rendite  vitalizie  per  la  vecchiaja  e  non  po- 
tranno allenarsi  che  coir  autorizzazione  del  ministro  delle  6- 
naoze,  previo  it  parere  della  Commissione  di  sopravveglianza. 

Aru  35.  Ogni  tre  mesi  la  Cassa  inscriverà  in  apposito 
registro  le  rendile  vitalizie  definitivamente  liquidate,  e  spe- 
dirà a  favore  del  titolare  della  rendita  il  corrispondente  cer- 
tificato d' iscrizione. 

.  La  Cassa  darà  nel  tempo  stesso,  a  chi  vi  ha  diritto,  una 
dichiarazione  del  capitale  da  restituirsi ,  nei  casi  in  cui  la 
restituzione  deve  affettuarsi. 

Art.  36.  Gli  utili  della  Cassa  sono  destinati: 

1.  A  coprire  le  spese  e  le  perdite; 

2.  A  premiare  le  società  di  mutuo  soccorso  e  le  altre 
società  di  previdenza,  in  ragione  della  somma  delle  rendile 
Titalizic  per  la  vecchiaja  da  loro  costituite,  e  di  cui  non  è 
issiinto  il  diritto  o  cessato  il  godimento. 

La  ripartizione  di  questo  premio  sarà  fatta  dairAmmini- 
sirazione  della  Cassa,  approvata  dalla  Commissione  di  soprav- 
veglianza,  e  sancita  dal  ministro  delle  finanze. 

Se  la  somma  destinata  a  siffatto  premio  superasse  il 
10  p.  400  del  capitale  della  Cassa,  impiegalo  a  costituire  le 
rendile  sopraddette,  il  sopravanzo  sarà  destinato  a  formare 
un  fondo  di  riserva  da  intestarsi  alla  Cassa  medesima  quale 
ente  morale. 

Arrivando  il  fondo  di  riserva  a  tal  somma,  che  coi  red- 
diti di  esso  si  possa  far  fronte  al  pagamento  del  decimo  che 
si  dovrebbe  sottrarre  in  forza  dell'art.  13,  si  sopprimerà  la 
ritenuta  domanda. 

Art.  27.  Gli  utili  sono  presomi  od  accertati. 

AmiAu.  StatUUea,  voi.  XXìil,  $9ri9  S/  20 


80« 

Degli  uiili  preaunli  non  potrà  essere  riparlilo  se  non  9 
quarto  al  massimo. 

Ogni  ripartizione  sugli  utili  presunti  sarà  fatta  sulla  pro- 
posizione dell'Amministrazione  della  Cassa,  approvata  dalla 
Commissione  di  sopravveglianza,  e  sancita  con  decreto  reale. 

Art.  SS.  I  certiBcati,  alti  di  notorietà  ed  altri  documenti 
che  concernono  V  eseguimento  di  questa  legge,  sono  eseati 
dal  diritto  di  bollo  e  da  ogni  altro  diritto  di  finanza. 

Gli  atti  di  nascita  e  di  morte,  ed  i  certificati  di  vita, 
non  che  gli  atti  di  notorietà,  saranno  anche  spediti  gratui* 
tamente. 

Art.  29.  In  caso  di  perdita  del  libretto,  si  provvedére 
alla  sua  surrogazione  a  diligenza  e  spesa  del  depositante. 

Art.  30.  A  favore  di  coloro  che  nel  corso  di  tre  anoi 
dal  di  della  promulgazione  della  presente  legge  divente- 
ranno titolari  d' una  qualsiasi  parte  di  rendita  ,  la  Cassa  è 
tenuta  anche  in  seguito  a  ricevere  tu|te  le  somme  che  da 
loro  medesimi  o  da  altri  a  loro  profitto  venissero  in  essa 
collocate  sino  alla  misura  del  capitale  occorrente  a  costituire 
il  massimo  della  rendita  vitalizia. 

Trascorsi  gli  anni  sopraddetti  il  governo  ha  facoltà  di 
dichiarare  con  decreto  reale  che  non  saranno  ulteriormeate 
dalla  Gassa  accettati  capitaU  per  costituire  rendite  vitalizie 
a  favore  di  altri  titolari. 

Art.  31.  Nessuno  ha  diritto  alla  liquidazione  definitiva 
ed  all'assegno  che  ne  deriva  prima  che  aia  compiuto  il 
terzo  anno  dalla  promulgazione  della  presente  Legge. 

Art.  33.  Le  spese  di  primo  stabiliniento  e  quelle  di  arn- 
minisirazione  della  Ctissa  della  vecchiaia  saranno  anticipale 
dalle  finanze  dello  Stato  e  rimborsate  coi  primi  utili  della 
Cassa  stessa. 

Art.  33.  La  Commissione  di  sopravvegliimza  farà  ogni 
anno  una  relazione  sulla  direzione  morale  e  sulla  situazione 
materiale  della  Cassa  della  vecchiaia  al  ministero  delle  fi- 
nanze il  quale  la  rassegiierà  al  Re  e  al  Parlamento. 


307 

Tale  relazione  sarà  pubblicata  Del  giornale  ufficiale  del 
regso. 

Ordiniamo  che  la  presente,  munita  del  sigillo  dello  Stato , 
sia  inserta  nella  Raccolta  degli  Atti  del  Governo,  mandando 
a  cbionqoe  spetti  di  osservarla  e  di  farla  osservare  come 
legge  dello  Siato. 

Data  a  Torino  addi  15  luglio  1869. 

EcGBmo  DI  SavoiA. 


La  IlAnea  IVaaloiiato  del  naoTo  Re^no  Italleo. 

Finalmente  Milano  potrà  avere  anch'  essa  una  Bancs  Na- 
lionate.  Il  governo  di  Sua  Maestà  sarda  ha  con  decreto  in 
data  I  ottobre  1859 ,  che  qui  riproduciamo ,  approvato  il 
DQovo  Statuto  della  Banca  Nazionale  sarda,  con  tre  residenze, 
r  una  a  Torino,  la  seconda  a  Genova  e  la  terza  a  Milano. 

Noi  speriamo  che  la  Lombardia  godrà  fra  breve  del  be- 
neficio di  questa  nuova  istituzione  di  credito,  che  era  da 
unto  tempo  reclamata  dai  suoi  commercianti. 

Art.  1.  Sono  approvati  gli  Statuti  per  la  Società  Ano* 
Dima  della  Banca  Nazionale  annessi  al  presente  Decreto  e 
muniti  d*  ordine  Nostro  del  visto  del  ministro  delle  finanze. 

Art.  a.  il  Governo  veglia  all'osservanza  delle  Leggi  e 
degli  Statuii  della  Banca  cosi  nelle  sedi  che  nelle  succur- 
ali  per  mezzo  di  Begi  Commissarii  investiti  delle  facoltà 
ed  attribuzioni  stabilite  negli  articoU  9  e  10  della  legge  9 
luglio  1850. 

Nessuna  deliberazione  sia  delle  Adunanze  generali  sia 
dei  Coiisfgli  di  reggenza  delle  sedi  ed  Amministrativi  delle 
succursali  sarà  valida  senza  V  intervento  del  (]ommis8ario 
regio. 

U  regio  Commissario  presso  la  sedo  di  Torino  esercì- 


•• 


808 

terà  le  facoltà  ed  attribusiooi  sopràdelte  anche  pfes»o  il 
Consiglio  superiore  della  Banca ,  per  la  validità  delle  cui 
deliberazióni  si  richiederà  pure  T  intervento  di  esso  regio 
Commissario. 

Art.  8.  In  conseguenza  del  disposto  dai  citati  articoli 
della  legge  9  luglio  4869,  i  regii  Commissari  hanno  fa* 
colta  di  visitar  gli  uffizi,  i  registri  e  le  carte  tutte  del  Con- 
siglio superiore  delle  sedi  e  delle  succursali,  e  di  prendervi 
le  note  che  loro  possano  occorrere,  come  pure  di  farsi  ri* 
mettere  note,  specchi,  del  pari  che  copie  autentiche  di  do« 
cumenti  onde  abbisognino  per  T  adempimento  del  loro 
ufBzio, 

Gr  impiegati  di  detti  uffizi  debbono  dare  ai  regi  Com- 
misari  ì  chiarimenti  e  le  spiegazioni  che  loro  siano  do- 
mandate. 

Art.  4.  Ai  regii  Gommissarii  sarà  dato  un  esemplare  del 
conto  semestrale  e  delle  relazioni  del  Direttore  generale  e 
dei  Censori. 

Sarà  pure  rimessa  a  ciascun  regio  Commissario  copia 
autentica  dei  verbali  delle  sedute  del  Consiglio  presso  cui 
esercita  le  proprie  funzioni. 

Art.  5.  Le  osservtizioni  e  le  istanze  che  dai  regii  Com- 
missari siano  fatte  nei  Consigli,  dovranno  essere  inserte  nei 
verbali  delle  sedute  secondo  le  note  che  ne  daranno  per 
la  formazione  di  essi  verbali  da  sottpporsi  all'approvazione 
del  Consiglio. 

Art.  6.  I  regii  Commissari  hanno  fecoltà  di  far  conyor 
care  straordinariamente  il  Consiglio  presso  cui  sono  de- 
stinati. 

Art.  7.  Pel  servizio  della  vigilanza  governativa,  la  Banca 
d*  ora  innanzi  verserà  nelle  casse  dello  Stato  la  complessiva 
annua  somma  di  L.  35,000. 

Occorrendo,  questa  somma  potrà  essere  aumentata  dal 
Governo  di  eoncerio  col  Consiglio  superiore  della  Banca. 
Art.  8.  L' amministrazione  di  ciascuna  sede  e  succursale 


é09] 

della  Badca  dovrà  rimetlei'e  al  regio  Gommissario  atla  fine 
di  ogni  settimana  ;uno  specchio  di  situazione  indicante  il 
montare ,  nella  sera  di  cadaun  sabbato  ^  delle  somme  esi* 
stenti  in  cassa  in  numerario  e  in  biglietti,  dei  biglietti  in 
circolazione,  e  delle  partite  dovute  iti  conti  correnti  tanto 
disponibili,  col  bilancio  del  dare  e  dell' avere. 

L'  ufScio  della  contabilità  centrale  presso  il  Consiglio  su* 
periore  formerà  una  situazione  ebdomadaria  complessiva 
della  Banca  Nazionale  secondo  i  conti  chiusi  simultaneamente 
al  sabbato  d'ogni  settimana  tanto  dalle  sedi  quanto  dalle 
succursali. 

Tale  situazione  sottoscritta  dal  direttore  generale  sarà 
consegnata  al  regio  Gommissario,  che  Ma  trasmetterà  al  mi* 
nislero  delle  finanze  per  essere  pubblicata  nel  giornale'  uf- 
fidale  del  ragno. 

Art.  9*  La  Banca  dovrà  fare  alle  finanze  dello  Stato , 
quante  volte  possa  occorrere,  anticipazioni  sino  alla  somma 
di  dieiotto  milioni  di  lire  contro  deposito  di  titoli  di  fondi 
pubblici  o  di  buoni  del  tesoro,  mediante  l'interesse  in  ra* 
gione  del  3  per  cento  all'anno. 

In  caso  che  la  Banca  abbassasse  V  interesse  sulle  antici- 
pazioni al  disotto  del  3  per  cento,  lo  Stato  godrà  pur  esso 
di  tale  benefizio. 

La  Banca  dovrà  essere  sempre  in  condizione  di  poter 
fare,  quante  volte  possa  occorrere,  l' anticipazione  del  terzo 
di  detta  somma,  cioè  di  sei  milioni;  per  gli  altri  dodici 
milioni  dovrà  esserle  dato  un  avviso  preventivo  di  un  mese 
almenoé 

Art.  10.  I  membri  componenti  il  primo  Consiglio  di 
reggenza  della  sede  di  Milano  saranno  nominati  dal  governo 
per  decreto  reale  fra  i  principali  soscrittori  lombardi  alle 
nuove  azioni  emesse  dalla  Banea^ 

Art«  ile  Le  prescrizioni  ora  in  vigore  relativamente  alla 
Banca  Nazionale  sono  mantenute  in  tutto  ciò  che  non  è 
contrario  agli  Statuti  approvati  con  questo  decreto  ed  al 
disposto  dal  Decreto  medesimo^ 


Ordiniamo  che  il  presente  fkecreto,  monito  del  sigttló 
dello  Stato,  sia  inserto  nell  Raccolta  degli  Alti  del  GoTemo, 
mandato  a  chiunque  spetti  di  osserrarlo  e  di  brio 

Dato  a  Torino,  addi  I  ottobre  4859. 


Roiidl««iita  deirbtitato  di  malo»  svceors*  diel 
maefitri  di  IiomlMirdto  dal  i  lavilo  tS^l  al 
SO  ffinsiào  tSém. 

La  Rappresentanza  dell'Istituto  di  mutuo  soccorso  ha 
testé  pubblicato  il  pròprio  rendieonto  che  si  riferisce  al  pe^ 
riodo  deir  ultimo  biennio  decorso  dal  loglio  1857  al  due 
giugno  4859.  Noi  Io  riproduciamo,  perchè  si  conosca  come 
proceda  questa  recente  istituzione  ,  alla  quale  auguriamo 
ogni  migliore  prosperità,  qualora  si  assoej  coiraltra  già  esi- 
stente a  Torino  per  i  maestri  del  regno  sardo. 

La  Rappre$entanza  dell'  istituto  di  mutuo  soccorso  fra  t 
maestri  di  Lombardia  è  lieta  di  pubblicare  il  bilancio  della 
propria  amministrazione  dal  1.^  luglio  1857  a  tutto  giugno 
1859.  come  fu  riveduto  ed  approvato  dalla  Deputazione  dei 
conti,  pregando  i  socii  a  far  pervenire  alla  Presidema,  entro 
tutto  dicembre  prossimo ,  le  dilucidazioni  od  osservazioni 
che  credessero  chiedere  o  farvi. 

Si  rileva  da  esso,  che  la  nostra  Società  al  80  p.  p.  giu- 
gno constava  di 

N.      13  Protettori  perpetui, 

»       50  Protettori  annualisti, 

»       35  Socii  perpetui, 

»     871  Socii  annualisti. 

Dedotta  ogni  spesa  di  impianto,  di  mobili,  di  diplomi,  di 

stampe  e  d'amministrazione;  dedotta  la  distrazione  Viglezzi, 

possedeva  sotto  quel  giorno  un  capitale  netto  di  L.  61,564. 47 

impiegato  parto  in  mutui  sopra  larga  ipoteca,  parte  in  Oh- 


SIt 

bligazìoni  della  eìtlà  dì  Milarto,  parte  sulla  Cassa  di  risparmio^ 
e  inoltre  un  fondo  in  diplomi,  in  cirea  800  copie  dello 
Statuto  Organico ,  che ,  vendendosi ,  potrebbero  dare  800 
lire,  in  oggetti  d'  ufQeio  ed  in  un  valore  non  ancora  rea- 
lizzalo di  quadri,  libri,  ecc.,  favoriti  a  titolo  d'oblazione, 
g;è  notificati  roano  roano  neW Educatore  Lombardo^  e  de' 
qaali  a  primo  tempo  opportuno  si  farà  vendita  o  lotteria. 
In  queste  L.  61,564.17  operò  compreso  il  credito  di 
lire  10,523.  75,  che  la  Socicih  aveva  ancora  al  30  giugno 
4859  verso  socj  più  o  meno  in  rilardo  di  pagamento ,  a 
motivo  in  parte  delle  cause  eccezionali  di  questo  anno, 
delle  interruzioni  postali  e  delle  non  ancora  determinate 
condizioni  di  una  parte  delle  provincie  Bresciana  e  Manto- 
vana. Ma  rammentare  di  tal  debito  de'socii  va  di  giorno  in 
giorno  scemando,  tanto  che  a  questo  punto  già  di  esso  furono 
incassate  L.  3650  e  vogliam  credere  che  anche  gli  altri  prov- 
vederanno sollecitamente  al  proprio  impegno. 

Pensi  ciascuno  che  se  piccola  perdita  cagiona  il  suo  ri- 
tardo individuale,  molte  piccole  perdite  costituiscono  insieme 
OD  notevole  scapito  agli  interessi  sociali,  e  quanto  sia  di 
maggior  vantaggio  alla  Società  l'anticipazione  che  la  posti- 
cipazione de'  pagamenti. 

Le  parole  dell'  articolo  4.^  dello  Statuto  Organico:  La  mora 
di  tre  mesi  al  pagamento  porta  pel  fatto  stesso  la  cancel- 
lazione del  moroso  dal  registro  sociale^  colla  perdita  di  ogni 
diritto  sui  precedenti  versamentij  avvertono  che  ai  socj  in- 
cumbe  1'  obbligo  di  tenersi  sempre  in  misura,  se  non  vo- 
gliouo  restare  pregiudicati  nei  loro  diritti. 

Essendo  ora  entrata  la  Società  in  via  assolutamente  re- 
golare, non  si  potranno  più  tollerare  tali  ritardi,  epperciò 
col  prossimo  anno  verranno  neìVEducatore  Lombardo  pub- 
blicati di  trimestre  in  trimestre  i  socj  che  saranno  in  ritardo 
di  pagamento  e,  per  solo  riguardo  personale,  invece  del  loro 
nome  verrà  riportato  il  numero  segnato  nel  loro  diploma.  E  al- 
trettanto si  farà  con  quelli  che,  per  ulteriore  ritardo,  vcnis- 


913 

sero  in  fona  del  r^olamento  a  cadere  da'  questa  fraleroa 
assocìasione. 

Cosi  facendo  la  Presidenza  adempie  al  dovere  che  ha 
di  promuovere  V  incremento,  a  coronare  i  isomuni  sforzi  di 
chi  l'onorò  di  tale  mandato. 

La  Società  di  mutuo  soccorso  fra  gli  insegnanti  in  Pie- 
monte con  onorevole  indirizzo  al  nostro  Istituto,  pubblicalo 
nel  numero  31  agosto  deir£(iuca(ore ,  attestava  1*  interesse 
che  abbiamo  saputo  inspirare  a  quei  nostri  colleghi  d'oltre 
Ticino,  ora  divenuti  nostri  fratelli,  e  ci  invitava  a  stringerci 
in  un  sol  corpo  con  eguali  pesi  e  vantaggi.  Oggetto  di  tanto 
momento  non  può  essere  trattato  che  in  piena  adunanza; 
perchè  possa  pertanto  ponderarsi  seriamente  la  questione 
diamo  qui  sotto  le  basi  su  ^ui  poggia  la  parte  economica 
della  Società  sarda  onde  ciascuno  sappia  confrontarle  colle 
nostre  e  veder  se  e  come  possano  avvicinarsi  idue  Statuii  (4). 

.    (i)  La  Società   di  mutuo  soccorso  fra  gli  ìoaegnanti  del  Pie- 
uionle  fu  aperta  il  i6  dicembre  1853. 
Ogni  socio  paga  franchi  5  all'anno. 

Il  socio  ha  diritto  alle  pensione  quando  abbia  almeno  cinquanta 
anni  di  pita^  e  almeno  dodici  di  appartenenza  alla  Società. 

Verificali  questi  due  estremi,  il  socio  che  appartiene  alIMsli- 
tuto  da  12  anni  riceve  annui  franchi  94.20;  chi  appartiene  da 
diciollo  ne  riceve  167.40;  chi  da  ventiquaitro,  franchi  2fì6.40; 
chi  da  Irenta,  franchi  396;  chi  da  trenlasei,  franchi  C76;cliida 
quaranta  ne  riceve  720. 

Il  socio  può  assicurare  pei  genitori,  per  la  vedoya,  pei  H\\ 
superstiti  la  pensione  pagando  anche  essi  le  quote  come  ì  socii 
ordinarii. 

Il  capitale  di  questa  Società  a  tutto  agosto  i859  era  di  fran- 
chi 140,651,  cioè  50,000  impiegati  nella  tipografia  Franco  di  To- 
rino, il  resto  in  cedole  dello  Slato. 

Le  spese   stabilite   per   la   sua  amministrazione  sono  all'anno: 

per  sii  pendio   al    Direttore Franchi  1200 

idem  pel    Segretario »  1200 

idem  pel  Commesso  d'Ufficio «    ^(^ 

idem  pei  Consiglieri  e  Delegati      ......»»    600 

per  pigione •....»     400 

per  lumi,  legna,  posta,   stampa,  ecc »  1650 

per   l' adunanza  generale »      ^ 

per   spese    impreviste «••••vi  50 


343 
Una  Socieib  che,  dopo  due  anni  di  esidlenca,  conta  in 
questo  giorno  un  fondo  netto  di  circa  65,000  lire  è  un  fatto 
sommamente  consolante  per  la  condizione  dei  maestri.  Vo- 
gitano  pertanto  continuare  a  farsene  un  oggetto  di  coscienza 
e  di  cuore  i  RR.  Ispettori  scolastici ,  nostri  rappresentanti 
legali  nelle  provincie,  illuminando  i  loro  dipendenti,  rassi- 
curando i  già  fiduciosi,  animando  gli  incerti,  e  informando 
gli  ignari,  procurando  che  lutti  o  almeno  la  più  parte  de- 
gli insegnanti  possano,  entrarvi^  affinchè  per  mancanza  o  di 
assicurazione  o  di  notizie  non  debbano  restar  privi  del  benefizio 
di  questa  Istituzione,  che  raccogliendo  il  soldo  risparmiato  dal 
maestro  e  dalla  maestra  e  fecondandolo  per  quando  saranno  so- 
praggiunti dall'  infermità  o  dalla  vecchiaja  produrrà  loro  la 
pensione  di  una^  due  e  fin  tre  lire  per  giorno  e  cosi  pos- 
sano rendere  meno  angustiata  la  faticosa  carriera ,  e  guar- 
dare con  noaggior  fiducia  ali*  avvenire. 
Milano,  il  18  settembre  1859. 

Presidente  Ignazio  Cantù. 


Maatlfltlea  delV  Industria  delta  paglia 

« 

Ili  Toscana. 

Da  un  prezioso  opuscolo  testé  pubblicato  a  Firenze  ri- 
cavammo le  seguenti  *  notizie  intorno  ai  progressi  che  ha 
fatto  dairanno  1818  l'industria  della  paglia  in  Toscana. 

L.*arte  di  tessere  colla  paglia  i  capelli  da  donna  ed  an- 
che da  uomo  ebbe  V  origine  prima  nel  paesello  di  Signa , 
e  di  là  si  estese  a  Brozzi,  n  Campi,  a  Petriolo  ed  a  Prgto. 
^eiranno  1818  si  contavano  già  40,000  persone  occupate 
in  questa  manifattura.  Nell'anno  1828  questo  numero  creb- 
^  a  60,000;  ed  ora  occupa  più  di  80,000  persone.  La 
mano  d'opera  era  nei  primi  tempi  pagata  in  ragione  di  tre 
^quattro  paoli  e  l'industria  del  trecciar  paglie  era  tutta 
affidata  alle  donne.  Nell'anno  1822  la  mano  d'opera  fruttava 


314 

delle  due  i4le  oitn  lire  al  iticrno ,  ed  ogni   donna  poten 
guadagnarsi  dalle  seicento  alle  novecento  lire  all'anno. 

Nel  4883  si  stabilirono  vistosi  depositi  di  cappelli  dipa« 
glia  a  Londra ,  a  Parigi  ed  anche  agli  Stati  Uniti  di  Ame- 
rica. Si  cominciò  ad  esportare  la  paglia  greggia  e  si  para- 
lizzò alquanto  Tiadustriu  nazionale.  Verso  il  4827  cessò  lo 
stato  di  atonia  in  cui  era  caduta  e  riprese  nuovo  vigore 
per  i  nuovi  metodi  stali  introdotti  nel  trecciar  la  paglia 
sino  ad  undici  giri.  Luigi  Giunti  di  Prato  fu  il  primo  ad 
inventare  le  traccio  operate.  A  Fiesole  si  fecero  treccie  di 
paglia  mista  a  seta  ed  a  crini  all'uso  svizzero  che  fruttaro- 
no dal  4840  al  4847  una  rendita  annua  di  cenlocinqnanla 
mila  lire  a  quel  paese.  La  casa  Vyse  di  Prato  introdusse 
la  treccia  di  pedali,  che  ora  fornisce  lavoro  a  piò  di  quin- 
dici mila  operai.  Carlotta  Ganelli  si  fece  ad  imitare  perfei- 
tamente  i  capelli  di  giunco  del  Panama  e  rese  nazionale 
quest*  industria  affatto  straniera.  Agnese  Nannucci  fabbricò 
un  capello  di  srgale  di  giri  cento  venticinque,  che  fu  ripu- 
tato un  miracolo  dell'arte  e  fu  venduto  alla  Corte  di  Vien- 
na al  prezzo  favoloso  di  lire  1400.  Nel  1857  fu  fatta  una 
cappotta  di  paglia  di  segale  operata  da  Erminia  Luperi  e 
cucita  da  Gesnelda  Puccini,  che  fu  venduta  alla  Corte  lo* 
scana  al  prezzo  di  lire  mille. 

Le  sorelle  Cristina  ed  Ermellina  Faldi  trecciano  cappelli  a 
202  giri.  Marianna  Coppini ,  Laura  Ciardi  ,  Sara  ed  Argen- 
tina Bellieri  sono  le  artefici  più  stimate  di  Toscana  per  i 
loro  lavori  in  paglia. 

L' esportazione  dei  lavori  in  paglia  andò  crescendo  dal 
4851  al  1855.  Ecco  il  valore  delle  esportazioni  che  avven- 
nero nel  solo  anno  4855: 

Treccie  di  paglia L.    7,158,060 

Cappelli  di  paglia     .....      »   15,683,559 
.     Uvori  di  paglia »        163,700 

Totale    L.  23,004.319 

L'esportazione  complessiva  per  tutto  il  quiuqueooio  de- 
corso dal  4851  al  1865  fu  di  L.  74,885,389.  Questa  cifra 
equivale  quasi  al  valore  della  seta  greggia  che  si  produce 
in  Lombardia.  E  poi  si  dica  che  i  fuscelli  di  paglia  valgono 
zero  1 


81 S 


I  -,  m\;  ^■l'W 


NOTIZIB  STRANIERE 


1V«ttele  stAtlstlche  Intorao  albi  Spasila. 


s 


aperficie,  488,715  chil.  quadrati.  -*  Popolazione  nel 
1859,  15,518,546  abitami.  —  Capitale  Madrid  con  804,660 
ibilaati.  —  Popolaaione  delle  cittk  pr ineipali  :  Barcellona 
S5i,0i5  abiu,  Siviglia  453,000,  Malaga  448,050,  Marcia 
109,446,  Valenza  445,543,  Granata  400,678,  Saragozza 
89,189,  Cadice  74,944  abitanti. 

Finmnze.  —  BUanào  per  V  anno  4858. 

Spese  ordiaarie. 

Obbligazioni  governative  dello  Suto  •   Reali  535,981,647 

Presidenza  del  Consiglio      ......  6,828,480 

Miaistero  dello  Stalo »  4  4,370,926 

•  di  grazia  e  gitistizia  .    •    »    •    >  308,262,552 

>  della  guerra •  3 43,399,8 1 5 

»        della  marina 408,673,344 

>  deir  intemo »  88,383,647 

•  del  fomento >  75,613,485 

»        delle  Bnanze •  415,693,850 

Totale    .    Reali  4,775,155,393 

Rendite  ordinarie. 

Contribuzioni  dirette Reali  541,860,000 

Imposte  indirette »  449,445,000 

Bollo  ed  annunci ...»  631,373,393 

Proprietà  e  diritti  dello  Stato  .    .    .    .    •  98,377,000 

Eccedente  delle  casse  coloniali      ...»  445,000,000 

Totale    .    Reali  1,776,165,399 


316 


Bilancio  generale  dei  beni  nazionali  e  dei  lavori  siraordinarj. 

Spese  presamìbill. 

Spese  di  vendita  ed  indennizzo  .    •    .   Reali    22,643,000 

Ritiro  dei  viglielli »     30,000,000 

Servizio  straordinario  e  lavori  pubblici.    .    »  156,387,100 

Totale    •    Reali  209,000,100 

Rendite  presamibilì. 

Prodotti  della  vendita    • Reali  106,200,400 

Diritti  di  dogana  per  materiali    •    .     «    .    »  12,400,000 

Azioni  dei  lavori  pubblici »  90,400,000 

Totale    .    Reali  209,000,000 

Totale    generale    delle   rendite    e    spese 
ael  1858      . .    Reali  1,984,156.493 

Debito  pubblico  al  1.^  gennajo  4858  44,644  milioni  di 
reali  (  4  reale  è  eguale  a  27  centesimi  di  franco  ).  —  In- 
teressi più  241  milioni  di  reali.  — r  Debito  indetermioaio 
al  l.""  aprile  1858  597  milioni  di  reali. 

Commercio  estemo  nel  1 856.  —  Secondo  il'  quadro  uf- 
ficiale pubblicato  dalla  Direzione  delle  dogane  spagnoole, 
per  Tanno  1866,  il  commercio  esterno  della  Spagna  si 
riassume  nei  valori  seguenti: 

Reali  Franchi 

Importazioni 4  |S04,1 68,000        862,126,000 

Esportazioni 1,068,617^00        287,177,000 

Totale    2,367,785,000        639,SO3,0<)0 


■    ■  Il 


317 


SvUuppo  del  paese. 

0 

I.  —  Commercio  coli*  Europa^ 


Importazioni 
Paesi  — 

in  reali 

Francia  485,055,000 
Inghilterra    I9i,590,000 

Gibilterra  56,818,000 

Portogallo  5,069,000 

Svezia  28,475,000 

Sirdetna  i  0,965,000 
Altri  paesi  di 

Europa  56,612,000 


Esportazioni 

in  reali 

271,178,000 

279,707,000 

11,520,000 

50,127,090 

6,455,000 

16,471,000 


Totale 


in  reali 

756,851,000 
471,297,000 
68,558,000 
55,196,000 
54,910,080 
27,454,000 


in  franchi 

204,5U,000 

127,250,000 

20,450,000 

9,503,000 

9,426,000 

7,407,000 


69,855,000      106,445,000     26,721,000 


ToUli    815,180,000    685,271,000    1,500,451,000   405,421,000 

II.  —  Commercio  coli* Africa. 

L'Algeria  è  la  sola  parte . d' Africa  i  di  cui  cambj  colla 
Spagna  abbiano  qualche  importanza.  Essi  si  sono  elevati  nel 
1855  a  20,159,000  reali,  di  cui  19,568,000  per  l'esporta- 
zione. Comparativamente  al  1856  queste  cifre  presentano 
una  diminuzione  di  132,000  reali  ncH' importazione ,  e  di 
1»874,000  reali  nell'esportazione. 

I  principati  prodotti  esportati  nel  1856  furono  i  vini 
(11,848,000  reali);  le  frutta  verdi  e  secche  (1,601,000 
reali);  i  legumi  (1,388,000  reali);  le  granaglie  (1,332,000 
feali);  l'acquavite  (849,000  reali). 


118 

'  IH.  —  Commercio  coli* America. 

laiportationi     Bsportationfi  Totali 

Paesi  —  —  

in  reali  In  reali  in  reali  in  fraocbi 

Poss;  spag naoli. 

Caba  459,442,009  489,169,000  34S,584«000  94,447,000 

Portorico  9,652,000  44,373,000  24,624^000  5,676,000 

Stali  Uniti  463,454.000  60,995,000  224,449,000  60,520,000 

U  PlaU  40.477,000  28,398,000  38.575,000  40,415,000 

Veneaoela  28,280,000  3,932,000  32,242,000  8,697,000 

U  Brasile  44,336,000  43,640,000  24^976,000  6,7U.000 

Altri  paesi  66,478,000  84,339,000  400,547,000  27,447,<X)0 

ToUH    448,209.000    344,845,000    790,054,000    243,316,000 

IV.  —  Commercio  coll'Aeieu 

Importasioni  Esportazioni  Totali 

Paesi  —  —  —'  ^        ■  ' ^ 

in  reali  in  reali         lo  reali      in  fraochi 

Isole  Filippine      28,430,000  9,979,000  38,409,000    4O,37O,0C0 

Possessioni  inglesi  4,097,000  5,348,000  6,445,000      4,740,000 

Zanguebar  4,654,000  i.  4,654,000        448,000 

Totali    34,484,000    45,5^7,000    46,508,000    49;5SS|000 

Movimento  per  mercanzie. 
1.  «-  Importazioni  da  tutti  i  paesi. , 

Cotone  (4)     ......  Reali  149,760,000 

Zuecaro  (2) »     444,295,000 

Tessuti  di  lana •       65^295,000 

— ^ — ■ • —  ■  -  - 

(f  )  In  quanUU  27,5S4,000  ehilogrammi. 
(9)         •  31,881.000 


819 


Merlano  .....•• 
Cacao    ...,•..• 

Tcasalì  di  seta 

TessuU  di  coloQe    •    t    •    f 

Cuoi      • 

Nacchioa  *    •    ^    •    .    ,    , 

Seta ,    . 

Pilo  bianco  e  timo  •  .  •  • 
Gaauo  »•••,«•• 
Olio,  ,.....,• 
Tessuti  di  canape  e  lino  •  . 
Pilo  crudo     .,•••• 


Reali  6S,0S8,000 
45,707,000 
86,889,000 
80,938,000 
85,478,000 
34,684,000 
84,706,000 
33,769,000 
38,684,000 
47,571,000 
47,375,000 
44,974,000 


\U  —  Esportaziom  a  tuUi  i  pae$i. 


Vini  (4)  ordinar] 

»     di  Xères 

>     di  Malaga    . 

Parina  •    •    •    • 

Piombo  (3)    .    , 


Reali  493,098,000 

>  419,949,000 

>  15,653,000 

>  139,643,000 

>  87,543,000 


(I)  Cioè  in  qaanUtà  :  Xères     . 

Ordinar) . 
Malaga    • 


EUol.  308,970 
*>  834,580 
m         31,530 

EltoL  1.174,870 


(2)  È  il  più  importaote  articolo,  dopo  il  yino  ed  il  grano,  del- 
l'esportaiione  spagnnoU*  Si  s|  qaanto,  d'altronde  sia  essa  ricca  in 
prodotti  minerali.  Si  crede  dovere,  in  questa  occasione,  mentfonare 
un  articolo  cbe  sotto  il  titolo:  ì^cehezze  minerali  della  Spagna^ 
|Q  pubblicato  dal  Moniteur  del  38  febbrajo  1858.  Vi  si  troreranno 
iateresaanti  notìxie,  estratte  da  una  Memoria  indir  issata  dal  sig. 
Kanès,  Ingegnere  in  capo  delle  chine,  alla  Società  fllomatica  di 
^rJeaoi. 


8S0 

Uve  secche Reali    58,607,000 


Frumento  . 
Olio  d'oliva 
Lana  .  . 
Turaccioli  . 
Portogalli  • 
Acquavite  . 
Sapone  •    . 


57,S3I,0OO 
49,319,000 
34,019,000 
32,858,000 
18,864,000 
47,549,000 
15,307,000 


Navigaziofie.  —  Il  movimento  generale  dei  trasporti  ef- 
fettuati nel  1856  pel  commercio  esterno  della  penisola, 
sotto  tutte  le  bandiere  ha  dato  i  seguenti  risultati: 

Entrati  .    •    10,409  bastimenti        743,536  tonnellate 
Sortiti   .    •      8,608        »  615,446       > 


Totali     19,017  l,357,7a2 


Comparativamente  al  1855,  vi  ha  un  aumento  di  525 
bastimenti  e  di  75,259  tonnellate. 

La  navigazione  si  decomponeva  cosi: 

All'entrata  AH*  uscita 

navigli    tonnellate  navigli    tonnellate 

Navigazione  caricata          7,673    705,488  7,490    605,253 

»           su  zavorra      2,836       41,152  1,118      12,193 


Totoli  40,409     744,640    8,608    615, 

la  bandiera  spagnuola  ha  coperto  9651  navigli  della 
portala  di  435,852  tonnellate.  La  parte  della  bandiera  stra- 
niera era  di  921,950  tonnellate. 

RendUte  delle  dogane.  -«  Il  prodotto  delle  dogane  si  è 
elevato  nel  1856  a  186,712,000  reali  (50,412,000  frO- 

Comparativamente  al  1855  vi  ha  un  aumento  di  reali 


SS4 

20,077,900  (fi,49l,000  fr«).  Sei  arlicoli  hanno  portato  essi 
soli  piò  ddla  metà  della  percezione  e  sono  qaesii: 

Zueearo Reali  S4,40S,000 

Merluzzo >  32,136,000 

Tessuti  di  lana •  16,715,000 

Caeao »  45,77^,000 

Tessuti  di  cotone •  41,574,000 

Colone ,    •    •    »  9,5(6,000 

Còfilrìftiisumi  induiiriaU  e  9ommerciati  della  ^gna. 

« 

Le  notizie  aeguenli  iono  tolte  a  un  documento  uflScialo 
pabblicato  a  Madrid  nel  4857  sotto  il  titolo  di  EiUiHstka 
9dmimiiratwa  de  la  contribudon  industriai  y  de  com- 
mreio* 

Secondo  il  registro  matricolo  decretato  al  4.°  luglio 
1856  la  contribuzione  industriale  e  commerciale  della  Spa- 
gna s'elevava  alla  somma  di  68^779,765  reali  o  49,334,000 
franchi  e  ai  ripartiva  tra  469,068  contribuenti  divisi  in 
cinque  classi  o  sezioni  come  si  vede  nel  quadro  seguente: 

Numero        Semma  totale  delle  parU 

^ntribaenli        in  reali  in  franchi 

I.  Sez.  Industrie  diverse  4  48,043  48,64  3,993  5,00j  ,000 

II.  •  Commercio  .  .    449,384  34,565,478  6,683,000 

III.  >  Professioni  .  .  85,756  3,344,043  4,416,000 
lY.  >  Arti  e  mestieri  88,738  5,740,805  1,650,000 
V.  >   Fabbricazione^ .      67,387      9,714,349  3,633,000 

mi^i^^im^tim^m^^,^  ^Hmm^tam^mm-^^-^^^       ^mmmmimmmm^m^^tmt^a^,m 

Totali    459,06»    68,779,765    17,331,00) 
Awuu.  statistica,  mi.  XXI II'  writ  S.*  31 


SS3 

Questo  quadro  dà  luogo  alle  segueuli  otserT^zioni.  Se  si 
stabilisce  la  inedia  delle  contribuzioui  sulla  somma  totale  da 
ricuperarsi,  senza  distinzione  delle  sezioni  si  trova  per  cia- 
scun contribuente,  ma  quota  media  di  439  reali  o  37  fr., 
63  ceni.  Tenendo  conto,  al  contrario,  delle  sezioni  e  della 
di^erenza  dei  diritti  nel  pagare  ciascuna  d'esse  si  ?ede  che 
la  media  è  cosi  stabilita': 


L  Industrie  diverse 
il.  Commercio  .  . 
IIL  Professioni    •    • 

IV,  Arti  e  mestieri  • 

V.  Fabbricazione     • 


Reali  IS5  0  Fn  83.  75 

»  S06        >   65.  69 

>  145        >   39.  16 
»  6»        >   17. 6& 

>  445        »   39.  16 


D'altra  parte  essendo  la  popolaaione  della  Spagna,  ss* 
eondo  Tullimo  censo,  di  circa  46  milioni  d'abitanti  e  il  na- 
mero  dei  contribuenti  elevandosi ,  eome  già  si  disse ,  a 
459,068,  ne  risulta  che  vi  ha  un  individuo  su  trentaire 
XHMìcorrenti  alla  contribuzione. 

Beco  come  la  oootribuzione  si  divideva  ira  le  principali 
Provincie  (numeri  rotondi). 

Madrid ,    .  Reati  9,170,000 

Barcellona  ...,..,  »  8,001,000 

Siviglia ,    .  »  4,005,000 

Cadice ,    .  >  3,719,000 

Valenza «  8,805,000 

Malaga    • »  3,438,000 

Saragozza »  4,985,000 

Toledo »  1,654,000 

Vailadolid »  4,618,000 

Badajoz       »  4,375,000 


Reali    36,663,000 


S8S 


Samim  retro  Retli 

Tarragona    

AKcnto 

Cordova  

Corogoa  

Granata 

Girona* 

Jaen  ......... 

Marcia ;    . 

Burgos 

VflDtiset  akre  prpvioeie  «d  isole 


86,56S,000 
4,861,000 
1,888,000 
4,814,000 
4,838,000 
4,887,000 
4,486/)00 
4,084,000 
4,086,000 
4,004,000 

46,488,000 


Reali  68,789,000 
Cioè  ia  fraaebi  47,334,000 


Le  cifre  attinenti  alla  proTineia  di.  Madrid,  che  ooeupaoo 
il  primo  posto,  e  a  quella  di  Bareellona  che  vengono  m 
tefaito,  si  decompongono  cosi  per  sezioni. 


Madrid 

Barceìlona 

Indastrie  divene    .    Reali  3,885,000 

1,451,000 

Commereio    •    .    •       »     4,880,000 

1,485,000 

Professioni    ...        >        805,000 

479,000 

Ani  e  roeslieri  •    •        »       789,000 

767,000 

Fabbricazione     •    •       ^       412,000 

8,001,000 

Totali  Reali  9,470,000 

8,001,000 

824 

Matlsttea  detto  iMto  J§oMm. 

Superficie  2886  cbiL  ceot.  —  popoUzioiie ,  986^881  abit 
Unii.  Capitale  GQrfùi  45,921  abitanti. 

Finanze.  •—  PUanefQ  dello  Stato  (4856> 

Rendite  (le  dogane  vi  figu- 
rano per  154,885).    ,    •    ,    tire  steri,  881,489  >cell.  10 
Spese      ,,.,..,  9       857,686    >      3 

Nelle  spese  si  conu;  95,000  lire  steri.;  lord  Commissario 
48,000;  amministrazione  e  Parlamento  57,806;  istroziopo 
pubblica  40^488;  straordinarie  44,886t 

Bilancio  dei  comuni  (4856> 

Rendite:  43,846  lire  steri.  —  Spese:  88,745  lire  steri.-* 
Debito  nel  4868:  890,000  lire  steri,  di  cui  in  caru  laonef 
tata  non  avente  interesse,  94,644  lire  sterjine. 

Navigazione  nel  4856.  — ^  Essa  può  riassumersi  cosi; 

Entrata ,.«.,..,    848  basU     408,984  lonnelt 
Sortita  ....    f    ...    848    »        404,484      « 


Toule ,    ,    ,    ,     .  4,0Si  904,  40 

In  questo  totale,  che  comparativamente  al  4855  indica 
un  accrescimento  di  454  navigli  e  di  38,998  tonnellate,  la 
marina  greca  ha  figurato  per  49,963  tonnell.:  quella  turca 
per  45,050;  delVAustria  per  36,494;  dell' Inghilterra  20,393; 
del  regno  delle  Due  Sicilie  per  47,549;  di  Malta  per  43,946, 
e  della  Francia,  per  43  bastimenti  e  5863  tonnellate.  Il  re- 
sto del  movimento  si  è  ripartito,  quanto  alle  proveniente 
e  destinazioni  tra  gli  Stati  romani,  Amburgo,  il  Belgio,  h 
Sardegna,  la  Russia,  ree. 


# 

La  partecipazione  della  marineria  joniea  air  insieme  deU 
rintercorso  di  quest'anno,  fu  soltanto  di  262  bastimenti  e 
33,858  tonnellate,  cioè  5  bastimenti  e  5957  tonnellate  di 
meno  che  nel  I8ò5.  Sui  14  navigli  del  comnlercio  francése 
nei  porti  jonici,  2  hanno  caricato  dell* olio  d^iiliva  e  dell'uva 
di  Grinte  ;  gli  altri  non  vi  hanno  fatto  che  breve  dimora* 

Commercio.  —  Ha  dato  in  valore  una  cifra  totale  di 
67,647,000  franchi  che  sorpassa  considerevolmente  quello 
del  1855. 

Importazioni.  "—  fisse  si  sono  elevate  da  26,750,000  fr« 
nel  4855,  29,678«000  fr.  ;  nel  J856«  cifra  nella  quale  la 
Turchia  ai  trova  composta  per  40^126»000  fr.,  1*  Inghilterra 
per  6,635,000,  TAustria  per  3,421,000,  la  Francia  per 
3.070,000,  le  Due  Sicilie  per  926,000,  TOIanda  per  900,000, 
la  Toscana  per  410,000,  e  la  Grecia  per  352,000  soltanto. 

Principali  mercanzie  importate. 


*     •     t 


•  •  4  • 


Cereali    .    «    •    *    é    • 
Tessuti  di  cotone  •    •    • 

Zaccaro  

Baci,  bestiame  minuto  e 

cavalli    •    .    .    •     . 

Tessuti  di  lana 

Vini  e  spiriti 

Caffè 

Cotone  6Iato  «  «  .  « 
Pelli  brute  e  conciate  . 
Pesce  salato  .  «  •  • 
Legname  d'opera  e  le- 
gna da  fuoco  .  • 
Tessuti  di  lino  e  canape 
Tessuti  di  seta     .    *    * 


eltoK  691,000  10,494,000  fr. 
metri  9,380,000  3,666,000  > 
chil.     2,538,000      2,414,000   * 


eapi 

66,^54 

1, 342,000 

metri 

873,000 

4,310,000 

eiiol. 

40.455 

4,481,000 

chil. 

772,000 

957,000 

chil. 

i»0,000 

800,000 

chil. 

1 ,000,000 

700,000 

chili 

1  «4  03,000 

608^000 

chiL 

38,000 

4^8,000 

metri 

257,000 

332,000 

metri 

33,1 40 

265,000 

Prà  gli  oggetti  leeòndarj  d*  importazioDe,  biiogoi  men* 
zionare  il  buffò  ed  il  formaggio,  le  stoviglie  e  vetri,  il 
legname  d' opera,  il  ferro  i  pomi  di  terra  e  legumi,  il  rì- 
so ,  le  farine  e  paste,  il  tabaeeo  e  le  tinture,  gomme  e  dro- 
gherie. 

Comparativamente  at  1855,  vi  ebbe  un  aumento  su  quasi 
tutti  gli  articoli,  senza  eccezione  rimarchevole,  ma  princi- 
palmente sui  tessuti,  e  quasi  subito  sulle  stoflfe  di  cotone. 

Esportazioni.  —  Esse  hanno  preso  un  accrescimento 
assai  più  notevole  ancora  che  le  importazioni:  si  sono  ele- 
vate da  16,573,000  fr.  nel  4865,  a  29,969,000  nel  1856. 
In  questa  cifra  la  Turchia  figura  per  7,045,000,  la  Grecia 
per  3,300,000,  l'Olanda  per  4,630,000,  Amburgo  perla 
stessa  somma,  il  Belgio  per  750,000,  la  Francia  per  675,000. 
Il  rimanente  si  ripartisce  tra  Malta,  gli  Stati  sardi,  gli  Stati 
romani,  le  Due  Sicilie,  ecc. 

Prodotti  principali  esportati. 

Olio  d'oliva ettol.       95,000  6,701,000  k 

Tessuti  d'ogni  qualitb.    .  metri  3,350,000  6,700,000  > 

Uva  di  Corinto  ....  chiL    8,300,000  6,343,000  > 

Grano  e  frumento  •    .    .  ettol.      300,000  3,134,000  > 

Zuccaro chil.    4,365,000  4,134,000  > 

Sapone chil.      900,000  646,000  » 

Gli  altri  invìi  consistono  in  cotone  filato,  eaOè,  ferro, 
pelli  brut^  e  vini  riesportati,  in  sale  e  in  legnami  da  botte. 
Gli  aumenti  provati  risalgono  a  4,896,000  chiL  per  1*»^ 
di  Corinto,  49,040  ettolitri  per  l'olio  d'oliva,  a  430,000 
per  gì'  invii  da  grano  e  frumento ,  a  3,300,000  fr.  P^^  ' 
tessuti  e  a  615,000  chil.  per  il  zuccaro.  Cosi  nell'importa- 
zione l'aumento  fu  quasi  generale. 

I  ricolti  dell'anno  1866  sono  valutati  in  totale  a  SfiOOfWO 


327 

ehiL  per  le  uve  dì  Corinto  ed  a  500,000  per  il  tabacco^ 
a  150,000  etto! •  per  Polio  d* oliva,  e  nella  stessa  quantità 
per  i  vini;  si  stima  infine  a  200^000  etloK  la  produzione 
del  sale  ed  a  1,300,000  chilogrammi  quella  del  sapone. 

— ooo— 
Pregressi  eeonoìulel  della  Oreela* 

W  ministro  delle  finanze  del  governo  ellenico  ha  reeen- 
temente  diretto  al  re  della  Grecia  un  rapporto  nel  quale 
riassumeva  Io  stato  materiale  del  paese  e  faceva  specialmente 
rimarcare  i  miglioramenti  che  furono  successivamente  appor* 
tati  dopo  r  ascensione  al  trono  del  re  Ottone.  Ecco  alcuni 
estratti  di  questo  rapporto  per  ciò  che  concerne  il  commer^ 
rio  e  le  in'dustrie  del  paese: 

«  Se  r aumento  della  popolazione  d'un  popolo  è  una 
prova  evidente^  del  suo  progresso  sociale,  la  Grecia  presenta 
sotto  questo  rapporto  delle  cifre  molto  soddisfacenti.  Nel  4854 
la  sua  popolazione  non  era  che  di  612,608  anime;  oggi  essa 
raggiunge  la  cifra  di  l,045,23!i  abitanti  che  s'occupano  di 
agricoltura  e  di  navigazione.  Lo  sviluppo  e  T  ingrandimento 
delle  sue  citta  devesi  alla  navigazione. 

>  La  Grecia  non  è  un  paese  fertile  ingrano;  è  perchè 
la  coltura  dei  cereali  era  trascurata  anche  ai  tempi  dei  no* 
stri  antichi  ;  la  Grecia  attuale,  privata  dei  capitali  necessarj , 
non  poteva  entrare  in  concorrenza  coi  paesi  stranieri  e  colle 
Provincie  limitrofe,  coperte  di  fertili  piani;  essa  si  limita  a 
produrre  il  grano  necessario  per  il  consumo  interno ,  che 
l)a  sempre  trovato  sui  mercati  del  paese  eiò  che  gli  abbi- 
sognava; nel  1853,  anno  di  carestia,  T  importazione  dei  ce* 
i'caIì  è  salita,  secondo  i  conti  delle  dogane,  a  700,000  qui-* 
li  (1).  Patta  deduzione  di  ciò  che  fu  trasportato  in  grano  del 


(1)  Il  quilo  —  35  litri  17. 


SS8 

paese  (1);  1*  anno  eorreote ,  anno  d' abbondanxa  ^  il  ricoho 
sorpassa  di  8  milioni  di  quili  la  quantità  dei  cereali  neces- 
sari pel  consumo  del  paese.  Il  governo  è  in  grado  di  prò* 
vare  approssimativamente  il  prodotto  del  ricoho,  perchè  U 
sua  rendila  dell'imposta  fondiaria,  la  decima,  è  ritratta  ìd 
natura,  mediante  delle  ricevute  a  madre  e  figlia  rilasciate 
ai  produttori. 

»  Il  prodotto  delle  uve  di  Corinto  non  s'elevafa  prima 
della  rivolta  che  a  40  milioni  di  litri:  dopo  quest'epoca  e 
sino  al'  4884  i  pubblici  registri  non  provano  con  maniera 
precisa  la  cifra  della  produzione.  I  diritti  di  dogana  per  Te* 
sportazione  di  questo  prodotto;  dei  reali  di  Vostiglia  e  di 
Pbtra,  erano  giunti  nel  4834  a  74,446  dr./ mentre  che  net 
1866  essi  sono  giunti  a  843,433  dr.  Dorante  la  rivoluzione  il 
raccolto  di  questo  prodotto  era  quasi  uullo,  perchè  uos  parie 
delle  vigne  era  stata  distrutta,  e  il  resto  rimase  incoito.  Le 
piantagioni  delle  altre  proviocie  del  regno  non  contano  che 
alcuni  anni  d*  esistenza ,  e  nullameno  il  ricolto  s' è  elevato 
nel  4854  a  64  milioni  di  litri. 

»  La  malattia  delle  viti,  che  ha  distrutto  le  sperarne  dei 
produttori,  mette  anche  il  governo  nel!'  impossibiliti  d*aver 
dei  dati  positivi  sull*  accrescimento  della  produzione.  Secon- 

(4)         Superficie  delle  terre  roltipale  in  Grecia. 

mi  1B34 

Peloponeso Strenue  4,474.400        2,580009 

Grecia  continenUte •     756,300  dH»^ 

Isole ,••.-•     407,400  i^^^ 


ToUle         2,338,000        3,650,100 

Si  vede  che  è  principalmente  nel  Peloponeso  che  V  «grieoUon 
ha  fatto  i  progressi  più  notevoli.  La  produzione  in  cereafi  che  per 
tutu  la  Grecia  s'elevava  nel  4821  a  5 J 00,000  qoili,  s'elevari 
4»ggidk  a  9,450,000,  cioè  quasi  il  cento  p^r  cento  d'auoento. 


839 

io  r  calcoli  approssimativi  fondali  sull*  esperiensa  degli  anni 
precedenti  e  sulle  osservazioni  falle  sui  luoghi,  il  ricoUo  del* 
TaoDo  corrente  avrebbe  potuto  raggiungere  la  cifra  di  80 
milioni  pel  prodotto  di  1 60  mila  strenue  di  vigne  d' uva  di 
Corinto  che  esistono  attualmente  in  luogo  dei  SO  mila  che 
esistevano  prima ,  si  calcola  ordinariamente  in  media  600 
litri  per  strenua. 

>  Le  vigne  ordinarie  prima  della  rivoluzione  coprivano  la 
superficie  di  35  mila  strenue  ;  oggidì  esse  ne  occupano  più 
di  700,000,  di  cui  450,000  produttive  avendo  esse  pagato 
la  decinna  ;  il  resto  delle  piantagioni  è  di  un'  etb  al  disotto 
dei  5  anni;  T ispezione  generale,  che  si  è  per  effettuarsi,* 
proverà  resistenza  di  4  milioni  di  strenue  in  tutto. 

»  La  rendila  del  ricolto  dei  bozzoli  che  nel  1840  non 
sorpassò  le  640,000  dr.,  di  cui  la  decima  era  di  65,000,  è 
giunta  Tanno  corrente  a  5,533,000  dr.  La  decima  essendo 
stata  stabilita  alla  pubblica  asta,  ha  dato  una  rendita  di 
540,040  dr.  Questo  ricoUo  è  il  prodotto  di  1,500,000  gelsi, 
secondo  1*  enumerazione  data  dai  prefetti  e  secondo  le  di- 
chiarazioni date  dai  proprìetarj  dei  gelsi  piantati  sui  ter* 
reni  appartenenti  allo  Stato  (e  paganti  un  canone  di  30 
per  400).  Il  numero  dei  gelsi  prima  del  1834  s'elevava  a 
quasi  580,000. 

»  Il  ricolro  dei  fichi  di  Messenia  fu,  per  Tanno  corren- 
te, di  93,000  quintali  esportati  dalle  dogane,  oltre  quanto  è 
rimasto  in  paese  per  il  consumo  interno;  nel  1840  esso  non 
era  arrivato  che  a  41,564  quintali.  Il  numero  delle  piante 
di  fico  di  proprieià  privala  s'eleva  a  100,000,  poste  in 
360,000  piedi  di  terra,  che  prima  del  4834  non  giunge- 
vano che  alla  cifra  di  50,000. 

>  Il  numero  degli  ulivi  che  nel  1834  s'elevava  a  3  mi- 
lioni  e  300,000,  avendo  dato  nel  4840  al  tesoro  pubblico 
t>na  rendita  di  540,000  dr.  è  giunto  attualmente  secondo 
)*  enumerazione  ufficiale  a  7,400,000  che  hanno  dato  in  de- 
cima al  pubblico  tesoro  4,609,000  dr. 


9dO 

»  Le  rendile  delle  dogane  si  sono  elevute  neV^tSS4  a 
1,652,136  dr.  per  1*  importazione,  a  867,9&9  per  T  espor- 
tazione^ in  tutto  a  2,439,95&  dr.  (ed  io  ho  preferito  per 
il  paragone  Tanno  1834,  ove  il  nuovo  stato  di  cose  esigeva 
una  importazione  considerevole  per  sopperire  ai  bisogni  del 
paese):  gli  anni  passati  esse  hanno  raggiunta  la  cifra  di 
4,454,041,  ed  è  a  credersi  che  Tanno  corrente  sorpasse- 
ranno i  4,450,000.  D'altronde  questo  paragone  già  cosi  sod- 
disfacente per  il  presehtef  non  indica  bastantemente  il  pro- 
gresso fatto:  e  peroechè  i  diritti  di  sortita  di  più  prodotti 
d'esportazione  assai  importanti,  come  Tuve  di  Corinto,  i 
'fichi,  ecc.  furono  ridotti  dopo  d'allora  dal  6  per  iOO  al  2 
per  100:  se  i  diritti  di  dogana  erano  ritratti  secondo  la  ta- 
riffa del  4834,  la  rendita  avrebbe  raggiunto  nel  4856  la 
cifra  di  6  milioni. 

»  La  marina  mercantile  greca,  prima  della  rivoluzione 
non  contava  più  di  449  bastimenti  della  portata  di  52,000  ton- 
nellate, fu  trasformata  in  marina  di  guerra  durante  la  lotta, 
e  vi  prese  una  parte  assai  attiva  e  gloriosa  ;  ma  alla  fìtte 
della  guerra  essa  era  giunta  ad  uno  stato  di  deperimento 
che  non  permeueva  più  ai  proprietarj  di  servirsene,  si  do- 
vette quindi  ricominciare  a  ricostruire  una  marina  mercan- 
tile^ ed  essa  conia  oggidì  4^39  bastimenti  della  portata  di 
325,000  tonnellate,  ed  equipaggiali  da  29,000  marina]. 

»  Quanto  all'educazione  degli  armenti  essa  non  ha  se- 
guUo  lo  stesso  progresso  generale  ;  è  che  in  Grecia  questa 
educazione  non  costituisce  una  parte  dell'agricoltura;  più 
quest'ultima  si  sviluppa  e  più  la  primo  resta  in  addietro; 
perchè  il  nutrimento  del  gregge  in  Grecia  si  trova  là  dove 
T  aratro  ha  tracciato  i  suoi  solchi. 

»  Anche  jT  industria  è  ancora  indietro  ;  la  cifra  della 
popolazione  è  ancora  ben  al  disotto  di  ciò  che  bisogna,  p^^ 
che  l'industria  possa  prendere  il  suo  campo;  d'altronde  i 
cnpitali  mancano,  l'interesse  è  ancora  esorbitante;  giunge 
qualche  volta  al  20  per  400;  la  mancanza  di  braccia  ia  >^' 


S81 

Rre  Ift  mano  d'opera  a  SO  per  400.  Si  scorge  faeilmeote 
ehe  sotto  P  imperò  di  tali  incooTenieoti  T  industria  non  paò 
prosperare,  nuHaitieiio,  dopo  alconi  anni,  noi  abbiamo  yo- 
doto  stabilirsi  quattro  filato]  di  seta,  in  tutto  di  400  cal- 
daje,  di  cui  due  nel  Pireo,  uno  ad  Atene  e  un  altro  a  Gh 
tamata;  il  prodotto  di  questi  stabilimenti  è  giunto  a  soste- 
nere la  coneorfensa  eoi  stabilimenti  d'Europa.  Due  grandi 
coDciatoj  esistono  a  Syra,  essi  inviano  i  loro  prodotti  per 
la  più  parte  cogli  scali  d'Europa;  un  filatojo  di  cotone  si 
trova  a  Patrasso;  ed  anche  uno  stabilimento  per  T estrazione 
del  socco  di  rigolizia  ;  una  fabbrica  di  stoviglie  ad  Atene  ; 
una  fabbrica  di  pettini  a  Syra  ed  un  mulino  per  sgranare 
a  Levadia.  Vi  ha  di  più,  in  tutto  il  regno,  Y  indusiria  pro- 
pria ai  mestieri  ed  agli  artigiani,  i  di  cui  prodotti  differenti 
Don  sono  indegni  dell'attenzione  di  chi  vuole  apprezzare 
il  progresso  del  paese  nella  civilizzazione;  questa  piccola 
industria  è  la  risorsa  di  mohissimi  produttori. 

>  Tutti  questi  stabilimenti  che  formano  un  capitale  di 
aleune  dozzine  di  milioni;  sono  dovuti  alle  economie  che 
la  frugalità  del  popolo  ha  saputo  fare  sulle  sue  spese,  al 
tuo  umore  pel  lavoro,  aumentando  cosi  la  sua  rendita;  esso 
ba  iodato  contro^  le  difficoltà  le  più  ardue ,  contro  le  pri- 
vazioni più  sensìbili,  e  ne  è  uscito  trionfante  •• 

Commercio  delle  uve  di  Corinto  nel  4857. 

Il  ricollo  si  presentava  quest'  anno  sotto  i  più  lieti  au- 
^picj,  si  aveva  quasi  la  certezza  ch'esso  sorpasserebbe  di 
UB  terzo  i  prodotti  dell'ultimo  anno.  Nel  4856  la  vendita 
s*era  elevata  a  43  milioni  di  libbre  (49  milioni  e  |mezzo 
di  ehil.),  ed  in  presenza  delle  promesse  di  quest'anno  il 
governo  basando  i  suoi  calcoli  sulla  vendita  di  un  AO  mi« 
lioni,  contava  ritrarre  dall'  imposta,  come  aveva  fissato,  2  nu- 
liooi  e  centosessanta  mila  dramme. 

l^e  Igole  ionie  producono  anch'  esse  delle  uve  della  qua- 


333 

Uik  di  quelle  di  Corinto,  e  questa  produzione  poò  essere* 
stimata  due  quinti  di  quella  della  Grecia  ;  ora  il  ricoho  di 
quest'  ultimo  Stato  essendo  Yalutato  pel  1 857,  per  lo  meno 
60  milioni  di  libbre,  quello  delle  Isole  Jpnie  sarà  appros* 
«matìvamenie  di  34  milioni,  ciò  che  porterà  il  ricoUo  to* 
tale  a  84  milioni  in  minimo  (88  milioni  di  chiL).  Comesi 
scorgerà,  inolire,  provato  che  resti  ancora  in  deposito  sulle 
compero  del  4866  un  rimanente  di  circa  SO  milioni  di  lib- 
bre, ne  risulterebbe  che  sarebbe  gettata  sui  mercati  la  quan- 
tità oonsiderevole  di  104  milioni  di  libbre  (47,413,000  chil.) 
la  quale  sorpasserà  di  molto  i  bisogni  del  consumo.  Anche 
negli  anni  i  più  prosperi,  questa  non  si  è  elevata  a  più  di 
60  milioni.  Questo  sopravanzo  produrrà  senza  dubbio  un 
ribasso  sensibile  sul  prezzo  di  vendita. 

Nwigazione.  —  Il  movimento  dei  trasporti  per  navigli 
caricati  ha  offerto  quest'anno  i  seguenti  risultati. 

Sotto  tutte  le  bandiere      Sotto  la  bandiera  fraoceie 


Narigli 

ToaoelUta 

Narigli 

ToDoellale 

Entrata 

.    .    85 

6,948 

14 

8246 

Sortita 

.    .  135 

S8,139 

14 

8355 

470  84,507  88  4501 


33S 


NUOVE   COHUNICAZIOIVI 

PER   BI£ZZO  DI  CANALI,  STRADE  FERRATE 

E  PONTI  DI  FERRO. 


0— 0 — 


Stattatlc»  delle  mtrm4^  ferrate  In  bpaynii. 

JL/&echè  le  linee  dì  Guardalajara  e  di  Siviglia  sono  aperte 
al  pubblico,  la  Spagna,  che  dieci  anni  sono  non  aveva  che 
eattive  strade  e  talvolta  impraticabili,  conta  4040  chilome- 
tri di  strade  ferrate,  distribuiti  come  segue: 


Madrid-Alicante  .  •  » 
Madrid-Gaadalajara  .  . 
Castillejo-Toledo  ,  ,  . 
Grao  di  Valenza>Almaasa 
Barcellona-Areyus  de  Mar 
Barcellena-GraooUen 
Bareellona-Martorell 
Barcellona-Saragozza 
Alar-Santander .  , 
CordoTa-Siviglia  . 
Laogreo-Gijon  ,  , 
Jeres-Trocadero  . 
Tarragona-Beai     t 


Ghil. 


456. 
67. 
S6.  8 
87. 
86. 
39.  6 
27, 

ai. 

91. 
130. 
89. 
37.  6 
44. 


Chil.  4040.  8 


8M 


VARI  ETÀ 


lProp«0tA  pcff  rtatM«wl«Bé  éi  «na  Dlreal^ne 
scncrale  éì  «tatlstlea  pel  nmmwo  Bcftno  Itallee. 

il el  volume  68  del  Repertorio  d'agricoltura  e  di  statistica 
che  si  pubbHca  a  Torino,  e  che  ora  usci  alla  luce,  trovam- 
mo una  seria  proposta  fatta  dal  dotu  Pietro  Gastiglioni  e 
dal  sìg.  Cesare  Mazzoni  per  istituire  oel  nuovo  regoo  ita- 
lico una  Direzione  generale  di  statistica*  Essa  dovrebbe  ri- 
partirsi nelle  sei  seguenti  sezioni: 

I.  Topografia  e  circoscrizione  territoriale  «  eeosimento  e 
leva,  movimento  della  popolazione,  statistica  sanicaria  e  to- 
pografia medica  e  beneficenza. 

Questa  sezione  dovrebbe  dipendere  dal  ministero  del- 
rinterno. 

II.  Finanze,  governo  e  Parlamento. 

Esse  dipenderebbero  pei  suoi  lavori  dai  ministeri  dells 
finanze  e  deH'estero. 

HI.  Agricoltura,  caccia,  pesca,  miniere,  manifatture,  arti, 
commercio,  industria,  marina  mercantile  ed  opere  pub- 
bliche. 

La  sezione  dovrebbe  attingere  le  sue  notizie  dai  miai- 
steri  delle  finanze,  dei  lavori  pubblici. 

IV.  Istruzione ,  educazione  pubblica  e  fMrlvata ,  civile  e 
militare. 

1  dtie  ministeri  dell'  istruzione  e  della   guerra  e   marioa 
dovrebbero  dirigere  questa  sezione^ 

V.  Giustizia  e  tribunali  civili  e  militari,  grazia,  affari  ce- 


895 

tiesiasUei  e  culli»  colla   dovuta   dipendenza  dal  Biioiatro 
della  giustizia  e  dal  ministro  della  guerra. 

VI.  Esercito»  milizia»  guerra  e  marina  militare. 

Le  notìzie  sarebbero  attinte  al  ministero  della  guerra 
e  marina. 

Ogni  sezione  avrebbe  il  proprio  relatore.  Essi  dipende- 
rebbero da  una  Commissione  superiore  di  statistica  a  cui 
spetterebbe  l'alta  direzione  e  sorveglianza  dei  lavori  stati- 
siici.  Vi  sarebbero  poi  anche  Commissioni  provinciali  per 
fornire  le  nosizio  esatte  d'ogni  provincia. 

Noi  ci  limitiamo  per  ora  a  dare  la  ben  dovuta  pubblicitk 
a  questo  progetto»  e  ci  riserviamo  di  parlarne  più  distesa* 
meme  appena  potremo  conoscere  se  siavi  possibilità  di  ri- 
durlo M  qualche  efiétto. 


€?eniit  •tAtiitlci  miU^asv* 

L'episcopato  cattolico  muove  gravi  lagni  perchè  i  popoli 
della  Roma|;na  non  possono  più  reggere  sotto  la  disastrosa 
ed  infesta  dominazione  del  mal  governo  ponliBcio.  Esso  do- 
vrebbe volgere  innanzi  tutto  lo  sguardo  a  quelle  desolate 
Provincie  e  vedere  in  quale  terribile  situazione  si  trovino. 
La  massima  parte  del  suolo  circostante  a  Roma  è  usu- 
fruito dal  elencato  romano»  che  non  potendo  trasmettere 
per  erediti  il  patrimonio  benefiziario  lo  lascia  cadere  in 
UDO  stato  di  vera  desolazione.  Eoco  su  tale  proposilo  alcune 
sommarie  notizie. 

L'ampiezza  complessiva  dell'agro  romano^  della  sabina» 
della  campagna  marittima  e  del  patrimonio  di  San  Pietro 
è  di  8884  miglia  quadrate»  ossiano  ettari  861»258  e  55  are. 
E  da  osservarsi  che  le  Marche  su  un  territorio  di  2111  mi- 
glia quadrate  »  dedotte  le  roccie  alpestri  e  le  parti  sterili  » 
danno  a-  vivere  a  più  di  trecento  abitanti  per  miglia  qua- 
drato. 


336 

Le  campagne  sodo  divise  iu  grandi  poderi,  i  più  piccoli 
hanno  Testensione  delle  duecento  alle  treèenlo  rabbia  ;  molti 
superano  il  migliajo,  e  ve  ne  hanno  molti  dalle  tre  alle 
quattro  mila  rubbia.  La  tenuta  di  Gampomorto,  di  proprietii 
del  Capitolo  dei  Canonici  di  San  Pietro ,  rende  di  fitto  an- 
nualmente 36,000  scudi.  Molti  terreni  di  queste  campagne 
sono  ingombri  di  cespugli,  non  appartenenti  né  alla  ciane 
delle  macchie  né  a  quella  dei  campi  seminati;  molti  ve 
ne  sono  in  istato  palustre,  e  molti  rimangono  assolutamente 
incolti. 

L'agro  romano  propriamente  detto  é  quello  che  si  esten- 
de intorno  alla  cittk  di  Roma  per  un  tratto  ohe  varia  dal- 
le dieci  alle  venti  miglia,  e  va  a  confinare  col  territo- 
rio delle  altre  città  dello  Stato.  Esso  é  di  111,606  rubbia 
di  superficie  che  corrispondono  ad  ettari  306,957.  Di  tutta 
questa  estensione  soltanto  6386  rubbia,  il  che  vuol  dire  la 
ventiduesima  parte  del  suolo,  era  coltivata  a  grano.  Poche 
corporazioni  religiose  ed  una  sessantina  di  famiglie  patriiie 
posseggono  questa  sterminata  estensione  di  terreno,  ohe  me- 
glio ripartito  sarebbe  fonte  perenne  di  privata  e  di  pubblica 
ricchezza. 

Allorché  Pio  VII  fece  istituire  il  catasto  delle  terre  rac- 
colte, sì  trovò  che  queste  nel  circuito  di  un  miglio  intorno 
a  Roma  sommavano  a  4799  rabbia,  delle  quali  1860  rub- 
bia appartenevano  a  corporazioni  religiose,  1885  apparte- 
nevano ai  privati  ed  il  resto  era  proprietà  del  fisco.  Se 
queste  terre  fossero  state  ripartite  in  tanti  poderi  deiresten- 
sione  di  IS  rubbia  per  ciascuno,  avrebbero  potuto  dare  ali- 
mento a  399  famiglie  dì  agricoltori. 


337 


INDICE 

DILLB  MATERIB  CONTENUTE  NEL  PRESENTE  VOLUME. 


RiSSEjGifA  DI  Operi  Italu»!. 

L  liendiconto  deili  beDeficeosa  dell'Ospitale  Maggiore  di  Mi- 
lano e  degli  annessi  pii  Inslitati  per  gli  anni  iS56  e 
4857;  del  dolL  Jndrea  Ferga pag.      S 

Il  ReodicoDli  delle  adananae  della  R.  Accademia  dei  Georgo- 
fili  di  Fireoae.  Triennio  III •#      4 

ni  BnUelliao  dell'  istmo  di  Saea  diretto  dal  professore  Ugo 
CalindH m      h 

IV.  Il  Museo  delle  scienae  e  delle  arti  ;  del  dottor  Dionigi 
Lardnsr r    •    •    •    »    ivi 

YIII.  Sai  prezio  del  grano;  Memoria  dì  L»  B.  .    •    . .  pag.  Ili 
n.  ÀrehiTio  siorieo  italiano.  NooTa  serie.  Tom.  IX.  Dispensa  • 
seconda;  e  Giornale  storico  degli  ArcbivJ  toscani.  Anno  IIL 
Dispensa  seconda »'  Ii4 

XIV.  Cose  anliche  di  Bergamo  pubblicale  in  appendice  al  Co* 
dice  Diplomatico  del  can.  Mario  Lupo^  con  prefationl  a 
note  del  ean.  Giovanni  Fifiaxzi pag.  92$ 

XV.  D'un  nuore  diritto  europeo;  libro  di  Terenzio  Ma* 
miani   •    .    •    •    ^ «  9St 

RiSiiONA  DI  Opem  Stiukieri. 

V.  Remarques  sur  les  rapporta  Aeooomique  entree  l'Autricbe 

et  la  Lombardie  ;  par  A.  C.    •...*..*    •      S 
VL  Hlstoire  dea  origines,  dea  progrès  et  dea   Tariations  da 

droit  International  maritime;  par  M.  HaulefeuilU* 
Vn.  Des  droits  et  dea  deroirs  dea  natioaa  neutres  ea  tempa 

de  guerre  maritime  ;  par  Jf.  HauitfeuilU    .    .    •    •    »    iri 
X.  Elude  sur  la  navigatioo ,  le  commerce  et  rindusirie  de 

Marseille;  par  MM.  C.  Bo^$quet  et  Saptl    .    .    •    •    »  il5 

A!iR4u.  Slaiislica,  voi.  XXIIi^  eerit  3.*  23 


SSft 

dorf  Paul pag.  116 

XII.  Nemoire  sur  la  pbilosopbiet  de  TédocaUon;  parM.  leba* 
roD  Roger  de  Guimpe «    »  110 

XIII.  Viaggi  é  scoperte  del  dolt  Batik  al  eord  ed  al  oentro 
dell'Africa  dall' anno  4849  al  185K «ivi 

XVI.  De  radministralion  de  la  lol  crtoilnelfe  en  foe  d'one 
jttstlce  plus  prompte,  plas  efficace,  plas  génèreose  et  pios 
moralisante;  par  jì,  fìonnevHle      ......•»  ^^ 

XVII.  Eludes  sar  la  proprielé  lilteraire  eo  France  et  en  An- 
gleCcrre;  par  Edaard  Laboulaye »   i^i 

XVIII.  De  la  populatfon  et  de  la  prodacliòn;  p^r  J.Duboul»    Wi 

HaioniR  Obigiràli,  Estratti  ed  Ahalisi  di  Opere. 

Dizioeario  della  Eeonomia  politica  e  del  Commercio;  opera 
origipale  italiana  del  professore  GeroUnno  Boecardo  (Cen* 
tlBaatione  e  fine) *..*•     ^ 

Della  proprietà  iotellellaale  considerata,  dal  lato  dei  di- 
ritto     ;    .    •    .    (  FBdeHco  Paety  )  »   33 

Biblioieem  dell' economica.  —  Muovi  stodii  snila  teoria  dai 
prodotti  Imaiateriali  :  del  prof.  Flraifceaeo  Ftrrara  »  44,  fl7 

StudJ  sulle  proprietà  letteraria  ed  artistica    .<   •    •    •  IfiS,  25^ 

NttOTì  stadj  intorno  alla  riforma  della  pobMica  istnitioDe  ia 
Italia     . ..»-...•  833 

Del  commercio  italico  ;  Lettere  del  profesiore  ^  Liteiaino  Sc^ 
rabelli •  27i 

Notizie  Italiaab. 

Rendiconto  delle  beneficense  elargite  dalla  eittadinanu  mila- 
Dose  dorante  la  crisi  ecoaomlea  dei  primi  sei  mesi  del- 

ranno   185» •   ^ 

Sitoaaione  economica  della  prerinqia  di  Breada     .    .    *    * 

Le  tre  città  di  Milano,  Torino   e  Genova " 

i^a  popplaaiotte  dei  naoro  Itegne  d'Italia      .    b    .    •    •    " 
Statistica  commerciale  delle  Due  Sicilie    «•••••* 


7i 

75 

477 


Il  debito  pnbblico  del  Piemonte  e  deU'IUlia  centrale      <  ^  ^^^ 
La  Valtellina *^^ 


^3^ 

Mon  iìUtiuiiNie  di  mn  Ctsiar  «I  riMllé  vltoliiia  pei  Rè- 
gio Italico      .    .    i    • pìf .  SOO 

La  Banca  Nixionale  del  naoro  Regno  italico      ....    »  507 

Rendiconto  dell' latitato  di  nrottao  aoecérso  de^  maestri  di  Lom- 
bardia dal  4  loglio  1857  al  30  giugno  1859    .    .    .    i»  SiO 

SUllsUca  dell'  Industria  delia  paglia  io  Tosòate      •    «    •    a»  34$ 


Nonz»  SnuifiBis. 

Statistica  generale  delle  Casse  di  Risparmio  in  Europa  ed  io 

America #    • «p    77 

I  froTaielli  in  Francia    ..*,•«..;    ^    *    •  »    8S 

i  netaiii   presiosi   negli   SUti   finiti    ..,...;»  94 

L'smigràzione  inglese * «95 

Società  di  mot  no  soccorso  In  Francia »  189 

Storia  e  statistica  delle  finanze  austriache »  196 

Nolixie  statistiche  intorno  alia  Spagna »  315 

SUlistica  delle  Isole  Joule »  324 

Progressi  economici  della  Grecia •  337 

NòtiÓe  sol  SisnòiA  pERrrBNzumo. 

Case  di  correzione  pei  giòrani  in  Inghilterra  (Sac.  C.  Coccto)  »  .!i05 


«         • 


Nuoti  coviuicazioiii  peb  hezeo  di  CiiiaU)  StnàDt  F£baiti 

I  Ponti  di  pbreo. 

Prodotti  del  mese  di  giugno  i6Ì9  delle  strade  ferrate  degli 

SUI!  sardi >»    96 

Prodotti  del  primo  semestre  I8$9  delle  strade  ferrate  degli 

Stati  sardi »    98 

Aendiconto  della  Bocietà  delle  strade  ferrate  romane  a  tutto 

l'anno  1858 *....•..»    99 

Reodiconto  annuo  della  strada  ferrata   Leopolda   in  Toscana 

dal  \  rogggio  1858  al  30  aprile  4859 •  402 

Statistica  delle  strade   ferrate  europee »  403 

Prospetto  coraparatlro  dei  prodotti  chilometrici  delle  strade 

ferrate  francesi  nel  primo  semestre  4858  e  4859  .    •    »  210 


\ 


S40 

SUUsUea  (Mie  strade  ferrate  in|le6i  dal  4846  al  i8M  pig.  9tf 
Statiatiea  delle  atcade  ferrate  in  .{spagna  «*••*•»  33S 

Nàvieiiioini. 


« 


Statistica  geiiende  della  aaTigasiene  in  Earepa  ad  in  Anerisi 
dorante  Tanno  18S7 ;    .    .    •   •  Si9 

Coltiraalone  del  riso*  in  America     •    .    •    ;    {D.  G.  C.)  »  ìU 
Proposta  per  Tistitaaione  di  una  Diresione  generale  di  sta- 

flstica  pel  nooTO  Regno  Italico  .••.....»  SS4 
Cenni  statistici  snll'agro  romaoo     ,,•,«••••  SB 

PaOORAnU  B  PlESI. 

Muore  norme  pei  concorsi  ai  premj  d'agricoltura  che  si  con- 
cedono dall'  IsUtdto  NaiioOale  delle  sciense»  lettere  ed  arti 
di  Lombardia ,*•,»•••«  i^^ 

Programma  per  la  nuova  esposiiione  di  orticoltnra  da  tenersi 
presso  la  Società  patriotica  d'Incoraggiamento  delle  Scicn- 
se»  lettere  ed  arti  in  Milano     .    •    •    «    ,    ^,  •    •   "  <<'' 


FINE  DEL  VOLUME  XXIU; 

SVUB  S.« 


n.s.*  MM^artà 


m  •in-^U  A<.<i\(i 


*»E|.t.B    |||«TKHl> 


'"'■"lui),,,,  ,1»  u^-njiifl 

"••••i  iv««fl(  n  tir 


r:!!?'"<-rtuo, 


ANNALI   UNIVERSALI 

DI 

STATISTICA 

ECONOMIA  PUBBLICA.  LEGISLAZIONE,  STORIA,  VIAGGI 

E  COMMERCIO 

f 

COMFXI.ATI 

DA 

GIUSEPPE   SACCHI 

E  DA   VARJ   ECONOMISTI  ITALIANL 


VOLUXB  GXL   DELLA   SeBII  PrIHA. 

VOLUBIE    VENTESIMOQUARTO. 
DELLA   Serie   Terza. 


Ottobre ,  Novembre  e  Dicembre  i  869. 


MILANO 

MIBSSO   U   società'    PER   LA   POBRLlCAZIOlfB   DEGLI    ANNALI    UNIVBR8AU 

DELLE   SCIENZE   E   DELL*  INDUSTRIA 
Nelli  Gtltoria  De  -  Grittoforis 

4869. 


ANNALI  UNIVERSALI 
•1  M4lMtl«A 


ottobre  iM9.  Voi.  XJLMW.  —  IV.^  9«. 


SUBLIOGRAFIV  (0 

— oOo— 

ECONOMIA  PUBBLICA,  STORIA  E  VIAGGI. 


RASSEGNA  DI  OPERE  ITALIANE. 


I.  —  *  Nuova  edizione  delle  opere  complete  tanto  edite  che 
inedite  di  Nicolo  Machiavelli.  Firenze  4869,  tu -8*. 

IjTli  egregi  bibliofili  ed  eradiU  Latgi  Pisserini,  Giuseppe  Canestrini 
€  Filippo  Laigi  Polidori  si  iccinsero  ad  un'opera  Teramente  ita« 
liana  ed  è  quella  di  raccogliere  tatti  gli  scritti  editi  ed  inediti  di 
Nicolò  Hacbiavelli  per  farne  un'  edizione  correttissima.  Noi  ripro- 
dncianio  V  annnniio  che  essi  stessi  ne  fecero  nella  certesza  che 
rimpresa  loro  sarà  prosperamente  assecondata  dagli  italiani. 

«  Un'edizione  compiuta  o  veramente  fedele  delle  opere  di  Ni- 
colò Machiavelli  era  desiderio  sentilo  da  mollo  tempo  in  Italia  e 
di  recente  accresciuto   per  le  prove  parziali  e  non  sempre   felici 


(1)  Saranoo  iadicale  eoo  «sterisco  (*  )  di  riscontro  al  titolo  deiroper* 
quella  prodoaioui  sopra  le  qoali  sé  daranno ,  qeando  occotronO|  arlicoli 
aoaliticU 


fatte  da  talani  per  tale  intento.  Il  governo  nazionale  della  Tosca- 
na ha  lodevolmente  risolato  di  prestare  la  sua  autorità  e  il  rao 
ajato  ad  una  siffatta  impresa;  ed  ha  per  ciò  scelto  noi,  non  come 
i  più  abili  y  ma  come  i  più  conoscenti  per  avventura  delle  diffi- 
coltà che  fino  ad  ora  l'avevano  impedita  ». 

Noi  ci  accingiamo  con  pari  impegno  e  fiducia  a  sostenere  il 
carico  impostoci»  perchè  speriamo  che  i  dotti  d'Italia  e  d'Europa 
vorranno  concorrere  coi  loro  consigli  e  con  le  fatiche  altresì  a 
codest'opera  importantissima  per  la  scienza  politica,  non  che  per 
la  letteratura  nazionale.  Per  la  qual  cosa  volgiamo  ad  essi  le  no- 
stre preghiere  affinchè  vogliano  somministrarci  quelle  notizie  che 
più  al  proposito  stimeranno  opportune»  ed  in  ispecie  rispetto  ai 
quesiti  0  articoli  di  ricerca  seguenti: 

Opere  o  scritture  di  qualsiasi  genere,  inedite  o  che  tali  si  re- 
putassero del  segretario  fiorentino. 

Autografi  del  medesima ,  ancoraché  di  pochissime  righe»  por- 
che non  appariscano  ricopiate  dalle  già  note  impressioni. 

Esemplari  a  alampa  di  esse  opere  postillati»  o  corretti,  o  me- 
ritevoli per  altre  singolarità  di  essere  considerati  come  cimeli  bi- 
bliografici. 

Discorsi  accademici»  od  altri  opuscoli»  non  pubblicati  o  rari, 
che  concernessero  emendazioni  da  farsi  ad  alcun  Itiogo  delle  opere 
medesime. 

Cognizioni  od  appunti  conducenti  a  rischiarare  le  circostante 
della  vita  del  sommo  scrittore. 

Le  comunicazioni  d'  ogni  genere  dovranno  dirigersi  al  oav. 
Luigi  Passerini  »  direttore  dell'  Archivio  centrale  di  Stato  a  Fi- 
renze. 

11.  —  *  Biblioteca  delF  economista  ;  diretta  dal  professore 
Francbsco  Ferrari.  Torino  4859,  presso  F  Unione  tipogra- 
fico-editrice.  Dispensa  252,  253,  254,  255,  256  e  257. 

Le  nuove  dispense  che  ora  annunziamo  contengono  varie  Me- 
morie sull'industria  inanifaltrice.  Precede  l'articolo  di  Goquelin  che 
su  quest'argomento  scriveva  nel  suo  Dizionario  dell'economia  pub- 
blica. Quindi  succedono  alcuni  capitoli  estratti  dall'opera   inglese 


5 

di  Andrea  tJre  ìdUIoUUi  Filosofia  dielle  «tiani/hllure,  intorno  adla 
-quale  opera  noi  offriremo  fra.breTe  in  questi  Annali  un  sunto 
analiticob  Si  estrasse  dall'  opera  di  Proudbon  sulle  contraddizioni 
economiche  il  capitolo  relativo  alle  macchine.  Si  riprodussero  al- 
cuni articoli  del  Jottrnal  des  economistes  sull'influenza  d^llc  mac- 
chine. Si  estrasse  dalla  storia  dell'economia  politica  in  Europa  del 
Blaoqui  il  capitolo  che  tratta  delle  corporaaioni  d'arti  e  mestieri, 
e  dalla  Storia  delVamministrazione  in  Francia  di  Dareste  De  la 
Cha?ane  si  estrasse  il  capitolo  che  riguarda  lo  stesso  argomento 
delle  corporation!,  e  si  riproducessero  gli  scritti  di  Sans,  di  €o- 
quelin,  di  Levasseur  che  fecero  speciali  studi!  sulle  corporazioni 
privilegiate  della  Francia. 

La  dispensa  257  si  chiude  colla  classica  Memoria  di  Mac  Gul- 
loc  sugli  elementi  che  determinano  la'roeta  delle  mercedi. 

Noi  ci  congratuliamo  vivamente  col  professore  Ferrara  per 
a  vere  saputo  raccogliere  in  questo  volume  le  più  dotte  monogra- 
fie che  si  conoscano  sull'industria  manìfattrice.  Esso  merita  di  es- 
sere consultalo  da  tutti  quelli  che  si  applicano ,  agli  stodii  tec- 
nici. 

HI.  —  *  Bulletmo  dell* istmo  di  Suez;  diretto  del  profes* 
sore  Ugo  Galindri.  Torino  1859,  voL  lY.  Dispense  48 
19  e  20,  presso  la  tipografia  Pomba. 

Il  Bnllettino  dell'istmo  di  Suez  va  di  giorno  in  giorno  assumendo 
anova  importanza.  Noi  abbiamo  nello  scorso  fascicolo  .  riprodotto 
due  interessanti  lettere  dell' ottimo  Scarabelli.  sull'influenza  che 
sarà  per  recare  al  commercio  italico  il  taglio  dell' istmo  di  Suez. 
Ora  ci  è  c^u'o  di  far  noto  che  nei  nuovi  fascicoli  ora  uscii!  alla 
luce  si  è  cominciata  la  pubblicazione  della  Memoria!  del  sig.  Lam- 
pertico  stata  in  quest'anno  premiata  dairistilulo  veneto  delle  scien- 
ze, lettere  ed  arti,  e  che  tratta  delle  consegnenze  che  si  avranno 
dal  divisato  taglio  dell'istmo  di  Suez  sul  miglior  essere  del  com- 
mercio in  generale  e  del  commercio  veneto  in  particolare.  Dio 
Toglia  ehe  i  vaticini  del  Lampertico  si  avverino,  specialmente  per 
i)  povera  Venezia  ridotta  ormai  dal  mal  governo  austriaco  non  ad 
un  paese  abitato,  ma  ad  un  deserto! 


IV.  «*•  *  Grande  Uluiiraziùne  M  LùwUkor do -Veneto;  H 
Cbsabb  Cartù.  JUUano  1869.  Dalla  DUpensa  77  alla  di- 
ipenea  89.  Edizione  fn-8.^  con  tavole  intercalate  nel 
testo. 

Qaeite  dispense  cooteogooo  It  continoasione  dell'  illustrasione 
delli  città  e  del  territorio  di  Como.  Qaesl'  è  IsToro  accantissIiDo 
di  Cesare  Gaalù,  Il  qaale  ebbe  la  forlana  di  dimorare  per  pia 
anni  in  questa  pittoresca  provincia  »  di  modo  che  ne  conosce  a 
palmo  a  palmo  ogni  memoria.  La  descrizione  storica  ed  arti- 
stica del  territorio  lariense  è  reramente  assennata  e  coacienslosa. 
Anche  le  tavole  illastrative  sono  condotte  con  rara  perfezione.  Noi 
ci  congratuliamo  di  tutto  cuore  cogli  editori  di  quest'opera  gran- 
diesa  per  aver  saputo  in  mezzo  agli  attuali  rivolgimenti  politici 
trovar  la  quiete  che  basta  per  condurre  innanii  con  vero  amore 
un  lavoro  che  servirà  a  far  amare  e  fors'anche  a  far  rispettare 
questa  terra  prediletta  dal  cielo  e  per  si  lungo  tempo  malmenaU 
dai  tristL 

RASSEGNA  DI  OPERE  STRANIERE. 


V.  —  Histoire  politique  de  la  revolution  de  Hongrie  dans 
les  annéee  1847-69;  par  Daniel  TaARci  e(  Charles  Locis 
Ghossin.  Parigi  1659.   Voi.  I  in-S/^  di  pag.  408. 

VI.  —  La  Croatie  et  la  Confsderation  italienne  apec  ttne 
introduction  ;  par  Lborci  Lbdct.  Parigi  4869.  Un  voi. 
tn-8.''  dt  pag.  S70. 

Queste  doe  opere  fanno  conoscere  le  ultime  pagine  della  storia 
dolorosa  di  due  popoli  che  il  governo  austriaco  da  più  anni  va 
armando  perchè  si  distraggano  l'un  l'altro.  Non  è  a  credere  il 
senso  di  compassione  che  desta  la  lettura  di  cosiffatti  libri,  vedendo 
con  quale  arte  perfidissima  la  casa  di  Lorena  sa  conculcare  le  na- 
zionalità ad  essa  fatalmente  soggette»  Possa  giangere  presto  il  tem- 
pd  in  cui  le  dieci  nazioni  che  stanno  accampate»  non  conviventi, 
nel  suolo  austriaco  sentano  la  loro  autonomia  e  scuotano  il  giogo 
che  funestamente  le  opprime  ! 


lEHORlB  ORIdNAll 

ESTRATTI   ED   ANALISI  DI  OPERE. 


Nell^  €»eea0tone  del  rlapriiiiente  dell^  Ateneo  di 
BersAin^  e  della  Inav^apamlene  di  un  wkmmwm 
liaeto  del  Tabm«  Discorso  del  Can.  CUO.  niVASEI. 


N 


el  giorno  16  settembre  1859  eelebravasi  in  Bergamo 
una  festa  veramente  cittadina.  La  magnifica  sala  dell'  Ateneo 
si  riapriva  riabbellita  e  nobilmente  tramutata  in  un  museo 
di  aolichith  patrie.  Interveniva  a  quel  dotto  convegno  un 
eletto  uditorio  per  festeggiare  la  novella  raceolta  delle  me- 
morie archeologiehe  del  paese.  Era  il  popolo  redento  al 
bene  che  rivedeva  con  patrio  orgoglio  i  monumentali  ricordi 
del  suo  glorioso  passato.  In  quella  fausta  circostanza  vari 
Soci  dell'Ateneo  leggevano  alcune  dotte  scritture,  e  fra 
queste  era  per  ricchezza  di  dottrina  massimamente  applaudita 
una  sapiente  Memoria  dell'  eruditissimo  sig.  Canonico  Finazzi. 
Noi  ottenemmo  dalla  sua  ben  nota  compiacenza  il  permesso 
di  pubblicare  alcuni  squarci  di  quel  suo  pensato  lavoro;  e 
mentre  andiamo  lieti  di  farne  parte  ai  nostri  lettori,  non 
possiamo  a  meno  di  far  voli  perchè  questo  sapiente  scritto 
venga  fra  breve  reso  di  pubblica  ragione  nella  raccolta 
delle  Memorie  e  degli  Atti  dell'Ateneo  bergomense  ora  ri- 
tornato  a  bella  vita. 

«  Mantenere  in  onore  le  antiche  memorie,  e  trarne  ecci- 
tamento a  nuove  opere^  che  possano  meritare  di  essere  esse 
purè  ai  posteri  ricordate,  crediamo  nobilissimo  debito  di 
ogni  cittadino ,  a  cui  calga  il  nome  e  la  gloria   della  sua 


8 

patria.  Ora  a  questo  v'  invita,  se  poeo  la  nostra  parola,  IV 
spetto  assai  meglio  dall*  aula  di  questo  Ateneo,  per  le  vo- 
stre premure,  onorevoli  accademici,  e  pel  generoso  concorso 
del  municipale  Consiglio,  ringiovinito  e  rifatto,  in  guisa  da 
presentarci  quasi  vivo  e  parlante  il  ritratto  ad  un  tempo  delle 
passate  memorie  e  delle  future  speranze  delle  nostre  glorie. 
Perchè  dalK  un  lato  queste  nostre  antiche  lapidi  e  iscrizioni 
ci  ricordano  che  noi  non  siamo  da  jerl,  che  la  potenza  e  ci- 
viltà de*  nostri  avi  risale  ne'  secoli,  fino  a  legarsi  ai  fasti 
dei  primi  popoli  d' Italia  e  alla  invidiata  grandezza  della 
romana  Repubblica,  e  dall'altro  i  busti  e  le  medaglie,  che 
ci  richiamano  i  volti  di  alcuni  de' nostri,  che  in  tempi  a 
noi  più  vicini  fecero  opera  per  dottrina,  per  arte  e  per 
bontà  d'animo  commendevoli ,  ci  insegnano  che  anche  in 
epoche  d'infiacchiti  costumi,  chi  ebbe  cuore  ed  ingegno, 
trovò  modi  di  onorare  l' umanità  e  di  ben  meritare  della 
patria,  e  che  se  ora,  quando  s'aprono  tempi  di  maggior  li- 
bertà e  di  sperate»  progresso,  le  virtù  cittadine  avessero  a 
venir  meno,  non  si  dovrebbe  dire  che  i  tempi  sieno  man- 
reati  agli  uomini,  ma  si  più  presto  che  gli  uomini  sieno  man- 
cati ai  tempi.  Or  eotto  questo  doppio  aspetto  presentandosi 
ora  questa  nostra  aula,  e  di  Museo  che  reca  in  mostra  le 
antiche  lapidi,  e  di  Ateneo  che  si  decora  delle  onorate  ef- 
figi di  molti  che  ci  percorsero  in  opera  di  lodate  virtù , 
permettetemi  che ,  dacché  piacque  al  vostro  voto ,  egregi 
accademici,  e  al  volere  non  meno  dello  spettabile  Munici- 
pio ,  di  affiilarci  gran  parte  della  direzione  delle  opere  del 
ben  ideato  rislauro,  noi  ne  poniamo  brevemente  sott'  occhio  ciò 
che  si  è  fatto,  cosi  in  ordine  alla  ricollocazione  delle  lapidi , 
come  alla  nuova  decorazione  dell'accademica  aula,  per  co- 
glier quindi  occasione  di  accennare  ai  nuovi  avvisamenti,  con 
coi  dovrebbe  riaprirsi  il  rinnovato  Ateneo,  per  rispondere  ai 
tempi  ed  alla  aspettazione,  che  mette  giustamente  di  sé  un'e- 
ktia  di  cittadini  sortiti  a  rappresentare  il  senno  della  patria 
ed  a  sostenerne  più  di  proposito  il  decoro. 


9 

E  primieramente,  quanto  alla  più  accurata  collocazione 
delle  antiche  lapidi,  già  altre,  volte  in  questo  slesso  luogo 
ci  fu  dato  di  tenervi  discorso  e  sull'  impoìrtanza  di  questi 
monumenti,  e  su  quanto  si  era  fatto  dai  nostri  e  rimaneva 
a  noi  di  fare  per  conservarli  a  fondamento  solenne  di  ve* 
riià  per  le  più  vetuste  patrie  memorie.  E,  toccando  ai  vari 
pumi  del  proposto  argomento,  ci  avvenne  di  accennare,  come 
parecchie  fossero  nei  vari  luoghi  della  nostra  città  e  pro- 
vincia le  antiche  lapidi,  ma  come  insieme  non  poche  fos- 
sero pur  quelle  lasciate  disperdere  e  perire  ne'  tempi,  in 
cui  questi  pretiosi  avanzi  d' antichità  poco  erano  conosciuti 
e  men  curati.  Appresso  rammentavamo  con  allo  di  patria 
riconoscenza,  come  già  fino  dal  secolo  XVI,  il  nostro  Muni- 
cipio pensasse  di  fondare  e  adornare  un  Museo,  per  racco- 
gliervi le  disperse  iscrizioni^  e  più  tardi  ne  raccomandasse 
il  progetto  al  nobile  cavaliere  conte  Francesco  Brembaii, 
cultore  egregio  di  questi  studi,  e  come  al  declinare  del 
prossimo  passato  secolo  del  compimento  di  si  lodevole  opera 
8*  incaricasse  quell*  ottimo  conte  Carrara  si  benemerito  delle 
arti  nostre,  e  il  valente  nostro  storico  Giambattista  Rota,  il 
cui  zelo  e  dottrina,  se  non  avessero  sgraziaiamenie  sturbato 
i  tempi  poco  propizi  a  quesli  studi,  avremmo  per  avventura 
avuto  pur  dianzi  sì  ben  ordinato  ed  illuslraio  il  nostro  Mu- 
seo, da  non  invidiare  ad  alcuna  delle  vicine  Provincie.  E 
già  il  nostro  archeologo,  ottenuto  che  il  comune  destinasse 
ad  Uso  di  Museo  questa  stessa  aula,  foce  opera  di  radunarvi 
dai  vari  luoghi  ove  giaeean  disperse  quaiue  più  seppe  delle 
antiche  lapidi.  E  volendole  pur  collocare  con  quella  non  vol^ 
gare  esattezza,  che  la  sua  molta  perizia  gli  suggeriva,  e  doven- 
do pur  vincere  qualche  difficoltà  che  nella  esecuzione  delFope- 
ra  lo  attraversava,  vi  lasciò  correr  di  mezzo  qualche  spazio  di 
tempo,  tanto  che  il  \aleni'  uomo  venne  al  termine  del  viver 
suo,  e  le  lapidi  da  lui  quivi  raccolte  rimasero  per  degli 
anni  una  sull'altra  ammontichiate  e  confuse,  senza  che  al- 
cuno li  facctise  innanzi  e  desse  opera  per  recare  a  termine 


40 

ciò  che  il  Rota  alleva  $1  bene  incominetalo.  Intanto  poco 
olire  il  principio  di  questo  secolo,  volendosi  fra  noi  riomre 
le  due  Accademie,  che  già  erano  degli  Eccitati  e  degli  Arvaii, 
in  un  solo  Ateneo  di  seienxe,  lettere  ed  arti,  fu  trovato  ap- 
punto di  destinare  a  tal' uopo  questa  stessa  aula,  eonBoas* 
done  le  lapidi  al  solo  atrio  o  vestibolo,  ove,  come  doveva 
portare  la  ristrcttezia  del  luogo,  non  poterono  essere  ehe 
troppo  eonfusamente  e  grettamente  collocate.  E  poco  era 
che  quelle  lapidi  fossero  mal  collocate,  il  peggio  fu,  ebeo 
prima  per  la  nessuna  cura  che  se  n*ebbe,  o  nella 'stesa 
poco  diligente  collocazione,  alcuna  delle  più  importanti  di 
queste  lapidi  andò  smarrita  e  distrutta,  come,  per  dime  al- 
cuna, la  famosa  ara  a  Vulcano  e  Taltra  a  Giunone,  e  il  pre* 
zioso  marmo,  che  ci  serbava  notizia  di  un  cotal  Servio  insi- 
gnito fra  noi  deirillusire  e  rarissima  dignità  di  Flamine  diale 
Romano,  e  la  rinomata  colonna  che  i  popoli  deirantica  Ve- 
nezia dctiicavano  agli  imperatori  Valente  e  Valentiniano:  la- 
pidi tutte  che  certo  il  Rota  aveva  raccolte  nel  Museo,  come 
egli  stesso  lasciò  scritto  e  stampato,  ed  altri  asserirono  anII» 
sua  fede  ;  quando  in  fatti,  per  ogni  piò  accurata  ricerca  ohe 
siesi  fatta,  non  potè  aversene  veruna  traccia,  salvo  della  co- 
lonna, dì  cui  ultimamente  si  trovò  muralo  un  rudere,  che 
abbiam  conservato  fra  le  lapidi  storiche,  e  che  ci  de  chiara 
contezza  che  1*  intera  lapide  sia  stata  efTcuivamcnie  distrai- 
la. Se  però  alcuna  anche  della  lapidi  raccolte  dal  Rota  andò 
smarrita,  alcun*  altra  ne  fu  pure  trovala  di  nuovo,  ed  ag* 
giuDia  alle  lapidi  ultimamente  riunite  nt»!  nostro  Museo. 
Come  fra  le  altre  la  grande  lapide  di  Marco  Sertorio,  che 
nel  chiostro  di  San  Paolo  in  Argon  giaceva  presso  che  di- 
menticata ,  e  r  altra  a  Pardo  crescénziuno ,  che  si  credeva 
smarrita  ,  e  fu  trovata  sotto  il  calcitrtizzo  drlla  detnoliti 
chiesa  di  sant'Andrea  ;^  e  che  ora  ben  vennero  a  f«r  sene 
colle  altre  nel  i  atrio  Mus(!0.  Come  ci  venne  assali  oppo^^^* 
namente  la  singolare  lapide  opistografa,  che  fu  scoperta  s<^' 
vaiidosi   gli  ftpalii    delle   veéehic  mura  vicino  al  «il*  *'*-***** 


(I 

di  san  Giovanni  io  Arena,  e  che  conferma  mirabilmenie  la 
coDgettura  del  Rota,  che  ivi  fosse  già  un  vero  anfiteatro. 
Colla  qoale  per  ragione  di  merito  ricorderemo  anche  Taltrai 
che  più  recentemente  fu  sterrala  sulla  falde  del  poggio  di 
»Dt'  Agostino,  e  con  lodevole  cura  raccolta  e  conservata  nel 
privato  Museo  del  conte  Sozzi ,  siccome  lapide  di  impor* 
tanza  isterica,  se  conferma  ad  evidenza  la  congettura  dello 
stesso  Rota,  che  nel  nostro  Municipio,  non  altrimenti  che  in 
alire  città  italiane  soggette  all'  Impero  romano,  avesse  luogo 
r  insigne  magistratura  esercitata  dai  quatuorviri  con  edilizia 
potestà.  Alle  quali  lapidi  affatto  nuove  e  dallo  stesso  Rota 
ignorate  voglionsi  ora  aggiungere  le  dodici  o  più  lapidi» 
che  già  si  trovavano  in  vari  luoghi  della  Valle  Camonica , 
e  che  per  gentile  condiscendenza  dei  nobili  figli  del  signor 
Giacomo  Simoni,  che  con  amorosa  cura  le  avea  raccolte 
nella  sua  casa  di  Bienno,  dietro  lodevolissime  premure  del- 
l'egregio  amatore  delle  nostre  memorie  il  nobile  signor  Pie- 
tro Mangili,  secondate  dal  voto  di  questo  Corpo  accademico, 
e  dell' onorevole  Municipio,  passarono  ultimamente  ad  ar- 
ricchire il  patrio  nostro  Museo.  L'Ateneo  di  Brescia  avrebbe 
per  avventura  potuto  pretendere  di  essere  preferito  al  no- 
stro iieir  acquisto  di  queste  lapidi,  e  perchè  altre  parecchie 
ne  possiede  di  quella  stessa  Valle,  e  perchè  la  Valle  Camo- 
nica più  a  Brescia  che  a  Bergamo  appartiene,  se  da  Carlo 
Magno  fino  al  principio  di  questo  secolo  qtiesia  Valle  fu 
provincia  con  Brescia.  Non  di  meno  il  nostro  Municipio 
de?e  essere  lieto  dell'  impensato  acquisto  di  queste  lapid  i, 
peri' affinità  e  quasi  intimità  che  ebbe  la  Valle  Camonica 
colle  nostre  più  riroote  Valli  Soriana  e  di  Scalve;  e  quindi 
innanzi,  ritenuta  sempre  la  particolar  provenienza,  queste 
iniportami  lapidi  della  Valle  Camonica  faranno  parte  delia 
collezione  delle  lapidi  romane  della  provincia  di  Bergamo. 
^  era  da  trovare  un  conveniente  modo  di  collocare  que- 
ste nuove  lopidi.  E  non  parendo  possibile  di  allogarle  co-» 
niecchè  fosse  colle  altre   che  già  erano  nel  Museo,  se  il 


49 

luogo  ad  esse  destinato  era  già  troppo  angusto  e  affatto 
improprio,  giaceansi  esse  per  alcun  tempo,  parte  aromuc- 
«ehiaie  sul  suolo  del  vestibolo  di  questa  medesima  aula, 
parte  nel  cortile  della  vicina  casa,  e  più  tardi,  per  toglierle 
airintemperie,  venivano  ricoverate  in  un  sotterraneo  del  pa- 
trio Liceo.  Né  però  era  dimenticato  il  pensiero  di  trovar 
fnodo  che  fosse  data  una  conveniente  collocazione  cosi  alle 
vecchie  come  alle  nuove  lapidi.  E  il  Corpo  accademico  già 
da  alcuni  anni,  aspettandosi  che  il  patrio  Municipio  potesse 
sostenerne  le  spese,  deputava  intanto  due  de 'suoi  membri, 
il  conte  Pietro  Moroni  e  il  conte  Guglielmo  Lochis,  perchè 
ideassero  e  proponessero  progetti  da  poterci  riuscire.  Se 
non  che  un  altro  ostacolo  si  frapponeva  alla  più  conveniente 
collocazione  di  tutte  queste  lapidi  lungo  le  pareti  di  questa 
stessa  nula,  quando  con  lodevole  gara  si  era  accollo  il  pen- 
siero di  far  che  quivi  sorgessero  effigiati  in  marmo  i  volti 
dei  più  onorevoli  nostri  concittadini.  Onde  crescendo  l'erme 
e  i  busti  che  di  mano  in  mano  si  eressero  ad  Ambrogio  Cale- 
pino, ad  Alberico  da  Rosciate,  a  Bartolomeo  Colleone,  ed  An- 
drea Pasta,  al  Zuccaia,  alla  Grismondi,  al  Mayer^  al  Donizzet- 
ti,  e  da  ultimo  al  Picinelli,  al  Salvioni,  parca  non  fosse  più 
da  pensare  ad  ampliare  il  Musco,  dove  venivan  crescendo  gli 
oggetti  che  gli  davan  più  presto  sembianza  di  moderno  Aie- 
neoé  Cosi  stando  le  cose,  avendo  noi  da  alcuri  anno  rivolto 
r  animo  alla  illustrazione  delle  nostre  lapidi ,  e  venuti  a 
capo  di  poterci  accingere  alla  pubblicazione  dell'  idealo  la- 
voro, non  fosse  altro  per  mostrare  il  buon  volere  all'  ono- 
revole Municipio ,  che  si  compiacque  animarci  all'  impresa 
coir  accettarne  la  dedica,  essendoci  più  volte  occorso  di  ri- 
vedere qiiesie  lapidi  per  poterci  accertare  della  vera  lezione , 
.e  anche  per  procurarci  i  disegni,  che  ci  trasse  accuralissimi 
delle  più  importanti  di  esse  I' egregio  architetto  signor  Dal- 
pìno,  avvenne  che  si  dovesse  accennare  alle  difficoltà  che 
si  opponevano  alla  desiderata  ricollocazione  di  tutte  le  no- 
stre lapidi,  combinata  se  fosse  possibile  con    un'opportuna 


43 

decorazione  dello  slesso  Ateneo.  Il  valente  artista  si  proposo 
darci  un  pensiero,  e  presto  l'ebbe  incarnato  in  un  ben  corn- 
parlilo  ed  elegante  disegno,  che  per  atto  di  particolar  gen- 
tilezza ci  volle  presentare  con  facoltà  di  farne  quel  meglio 
che  avessimo  credulo.  Proferimmo  il  lodato  disegno  al  Corpo 
accademico^    che,    trovatolo  acconcio  e  commendevole,  a 
mezzo  della  Presidenza  Io  accompagnava  ali*  onorevole  Mu- 
nicipio, che  col  voto  del  civico  Consiglio  di  buon  grado  lo 
approvava,  prendendo  parte  alla  spesa  occorrente  per  Tese- 
euzione ,    come  a  cosa  di  pubblico  decoro.  Nel    medesimo 
tempo  dallo    stesso  Municipio   ci    veniva  onorevole  invito, 
perchè  volessimo  recarci  a  cura  che  tutta  l'opera  massime 
concernente  la  collocazione  delle  lapidi  venisse  accuratamente 
eseguita  e  condotta  a  lodevole   termine.  Il  che  tutto  come 
sia  riuscito  non  è   mestieri  che   lo  esponiamo  a  voi ,   che 
presemi    potete   vedere  coi  vostri  medesimi  occhi  ciò  che 
non  senza  sospetto  di  parzialiiò  noi  vi  potremmo  accennare. 
Intanto  ci  rechiamo  a  debito  di  rendere  pubblicche  grazie 
oir  onorevole  Municipio,  che  volendo  compire  cosi  bell'opera 
di  patrio  decoro,  abbia  potuto  valersi  del  nostro  debole  con« 
corso  in  cosa  che  ci  tornava  di   tanta   soddisfazione.  Come 
ci  è  grave    di  dover   soggiungere  una  parola  di  mesto   ri- 
cordo dei  due  egregi  soci  il  conte  Moroni  e  il  conte  Lochis, 
che  dovcanci  essere  colleghi  nel  dilicato  uffizio,  ma  che,  ve* 
nuli  assai    presto    in  mala  salute  che  li  trasse  al    termine 
della  vita,  non  ebbero  quasi  campo  che  di  vedere  il  lavoro 
incominciato.  Né  ci  terremo  da  un  sincero  e  meritato  .en« 
comio  all'  egregio  artista  signor  Dalpino,  che  non  contento 
di  averci  fornito  il  ben  ideato  disegno,  come  ad  oggetto  di 
pMrio  onore  per  puro  amore  dell'arte  e  del  pubblico  decoro 
prestò  r  opera  sua  assidua  e  generosa.  Lode  però  all'onore- 
vole Municipio  e  al  civico  Consiglio,  che  queste  belle  opere 
di  patrio  ornamento  incoraggia  e  protegge,  speranza  di  qual- 
che bene  e  di  qualche  virtù  pei  più  colti  e  più  gentili,  e 
^on  senza  onore  voi  lutti,  o  Signori,  che  apparite  degni  di 


14 

questo  ailD   dì  patria  86lenniiii|   onorandola  dì  vostra  pre- 
senza. 

Or  volendoci  levare  dalla  parte  materiale  di  questo  no- 
atro  aecademteo  Conscaso  agli   scientiRci  e  morali   iniendi- 
menti,  che  esso  si  dovrebbe  proporre  massime  per  rispon- 
dere  ai  desideri  e  ai  bisogni  deir  epoca  in  cui  gli  ioconlre 
di  potersi  riaprire,  non  è  mestierii  o  signori,  che  noi  vi  fac- 
ciamo avvertire  ai  felici  auspici  sotto  cui  si.  aprono  te  adu- 
nanze di  questo  nostro  quasi  vorremmo  dire  rinnovato  Ate- 
neo. Perchè,  mutali  gli  ordinamenti  politici  della  nostra  pa- 
tria, come  ogni  cosa  della  vita   civile,  nello    svolgersi  del 
pensiero,  anche  le  scienze,  le  lettere  e  le  arti  belle  e  le 
meccaniche  devono  rinvigorirsi  e  risentire  della    forza  Da« 
zionale.  E  ogni  parte  di  civile  coltura,  sciolta  da  quella  ìd- 
vidiosn  tutela,  che  sotto  sembianza  di  favorirla;  la  soggiogava, 
deve  mostrare  quanto  sia  forte  e  feconda  V  alleanza  della  li- 
bertà collo  studio  della  aapienza.  E  non  è  punto  a  dubitare 
che,  se  V  amore  dell*  utile  vero  ci  unisce  ed  affratella  nelle 
dotte  esercitazioni  dei  più  nobili  e  variati  studi,  i  pii^oon 
abbiano  con  libere  menti  e   benevole   disposto   T  animo  a 
recar  spesso  in  comune,  e  non  colla  burbanza  e  diffidenza 
degli  emuli ,  ma  colla  fidanza  e  sincerità  degli   amici ,  gli 
egregi  frutti  del  loro  ingegno,  della  loro  esperienza,  dcHa 
loro  dottrina  ;  e -le  scienze,  e  le  arti,  e  le  lettere,  e  i  com- 
merzi  non  meno  e  le  industrie,  e  ogni  genere  di  sociale  mi- 
glioramento sarà  promosso  e  confortato.  A  che  più  caldi  gli 
intendimenti,  più  forti  e  gagliardi  devono  essere   i  nostn 
studi,  se  vogliono  adoperarsi  a  rispondere  ai  nuovi   tempi' 
Quanto  potea  bastare  per  avventura  agli  studiosi  della  pas* 
siila  età,  non  basta  all'età  delle  strade  ferrate  e   del  tele- 
grafo, quando  il  mondo  si  è  slanciato  nella  carriera  dei  se- 
eoli,  e  sorge  gigante,  arditamente  mostrando,  che  se  aoche 
dovesse  cader  sull'  erta,  sarebbe  fiero  che  si  dicesse  di  lui- 
suir  orma  propria  ei  giace  !  Però  se  ora  pei  gloriosi  avve- 
nimenti, che  hanno  mutato  le  condizioni  della  nostra  patria 


45 

noi  abbitmo  acquistato  dei  nuovi  diriui,  noi  abbiamo  ahresi 
aeqoisCati  dei  nuovi  doveri.  E  non  parlo  di  quel  maggior 
debito  che  ineumbe  ad  ogni  buon  oiiiadino  dì  vieppiù  gio- 
vare a  quella  patria  che  ci  è  ora  resa  più  cara  e  più  ve- 
neranda, perchè  non  più  serva  ma  libera  e  indipendente; 
porlo  di  quello  speciale  e  maggior  debito  che  ineumbe,  il- 
lustri  eolleghi,  a  coloro  che  danno  opera  agli  studi  di  ac- 
comodar questi  studi  alle  nuove  condisioni  della  patria,  sic* 
che  questa  riesca  anche  per  ragione  di  essi  vieppiù  grande 
ed  ammirata.  Al  quale  scopo  voi  troverete  necessario  di  al- 
largare  la  sfera  delle  vostre  investigazioni,  per  {scegliere  e 
reeare  innanit  a  preferenza  quelle  che  meglio  e  più  piena* 
niente  rispondano  ai  bisogni  della  nuova  società.  Né  però 
vorrete  escludere  dalle  vostre  letture  e  discussfnni,  ove  vi 
avvenga  di  doverle  toccare,  le  materie  di  argomento  poli* 
tico,  come  portavano  le  paurose  norme  del  vecchio  scaiuto, 
che  voi  però  vorrete,  o  colleghi,  in  questo  e  in  ahro  rifor- 
mare ai  più  vitali  intendimenti  della  vera  sapienza  civile. 
Onorevoli  accademici,  sentite  altamente  della  vostra  condizio* 
QCj  e  non  verrete  meno  alla  giusta  aspettazione  dei  vostri 
concittadini.  €  Promuovono  (fu  già  detto  con  molto  senno  in 
questo  atesso  luogo  da  un  nostro  egregio  collega  (4))  pro- 
muovono il  benessere  materiale  e  morale  della  Provincia, 
oltre  TAteneo,  la  Caroen  di  Commercio,  la  Società  indu- 
striale, la  Direzione  de'  Luoghi>Pii,  l'Istituto  scolastico,  T Ac- 
cademia delle  belle  arti.  Perchè  a  tale  opera  comune  que* 
sti  corpi  concorrano  colla  massima  economia  di  forza  e  col 
massimo  fervore,  è  mestieri  che  si  soccorrano  reciprocamente, 
che  ai  intreccino;  e  l'Ateneo  che  dovrebbe  siedere  in  cima, 
è  chiamato  ad  operare  questa  fratellanza ,  invitando  quesU 
Corpi  a  proporgli  studi  e  quesiti  intomo  ai  loro  bisogni  » . 
Né  però  i  nostri  sludi  ed  esercizi  saranno  solo  in  teofiche 
li,  circoscritti  agK  angusti  confini  di  questa  Accade- 


(I)  6.  Rosi. 


^6 

mia.  Perocché  iriste  alla  scienza,  ehe  vanitosa  si  confina  ad 
essere  il  patrimonio  di  pochi;  la  vera  sapienza  ami  diSfon- 
dersi  ed  esser  volta  ad  utili  applicazioni.   E  allora  i  dotti 
tengono  posto  importante  nella  società,  quando  e'   sodo  i 
maestri  del  popolo,  quando  F agricoltore,   l'artista,  il  mec- 
canico d'ogni  maniera  si  v«de  arricchito  delle  speculaiìooi 
del  sapiente,  che  vede  lui  essere  come  la  mente  al  piede, 
come  l'occhio  al  braccio.  In  tal  modo  vivificando  i  materiali 
miglioramenti  coll'aniroatrice  potenza  della  parola,  e  facendo 
scorrere  a  cosi  dire  per  ogni  dove  una  vena  d' affetto,  e  im- 
pedendo col  nerbo  della  eloquenza  e  cogli  allettamenti  della' 
poesia  che  gli  animi  s' inaridiscano ,  noi  adempiremo  aoo 
dei  più  gravi  e  nobili  oflizi,  chiuderemo  la  bocca  a  coloro 
che  tacciano  questi  nostri  studi  di  inutilità  e  di  molleiza, 
noi  faremo  vedere  che  lo  studioso  non  è  altrimenti  un  so- 
fistico o  un  ciarliere,  ma,  più  che  altri  non  pensa,  cìttadioo 
utile  ed  operoso.  E  ciò  saremo,  o  Signori,  se  nemici  d' ogni 
vana  ostentazione  e  non  curanti  di  qualsivoglia  insipiente  fa- 
tuità, in  ogni  nostra  speculazione  non    perderemo  mai  di 
vista  il  popolo ,  che  ha  diritto  di  aspettarsi  da  noi  il  pane 
delia  scienza,  che  egli  ci  compensa  assai  bene  coi  frutti  dei 
suoi  sudori;. se  a  guisa  di  buoni  canali  faremo  capo  da  un 
canto  alle  vere  sorgenti  della  scienza,  per  versarle  dall'altro 
sui  vari  rami  della  società.  Né  solo  alle  arti  meccaniche  e 
più  usuali  alla  vita  devono  prestar  giovamento  le  specula- 
zioni de'  sapienti,  ma,  e  in  modo  più  nobile,  alle  più  elette 
creazioni  dell'umano  ingegno,  alle  arti  belle.  Le  arti  belle, 
giova  notarlo,  si  trovano  oggi  giorno  troppo   generalmente 
divise  dalla  contemplazione  della  bellezza  intellettuale  nel- 
l'arte della  parola,  che  è  quanto   dire   nell'esercizio  del 
pensiero  ;  cosi  come  le  belle  lettere  si  trovano  troppo  spesso 
divise  dal  culto  delle  scienze;  e  però  arti,  lettere  e  scienze, 
che,  come  sono,  dovrebbero  riputarsi  e  tenersi  sorelle  f^' 
mclle ,  disprezzandosi ,  e  inimicandosi  a  vicenda ,  insterìli- 
scono  ciascuna  sé  stessa,  e  avviliseono.  E  codesto  rìcBtobio 


17 

di  spregi  non  è  solamente  danno  all'arte   e   alla   scienza, 
ma  alla  civiltà  veramente  ;  perché  là  dove  i  diversi  ordini  ^ 
sociali  non  si  sanno  comporre  insieme,  ivi  può   essere   in 
qualche  modo  comunanza  di  uomini ,  non  può   essere   so- 
cietà veramente  civile.  Or  da  chi  meglio  si    può  aspettare 
che  si  avvicinino  e  si  uniscan  fra  loro  i  vari  rami  dell'  u* 
mano  sapere ,  che  da  questi  accademici   consessi ,  dove   il 
fiore  degli  studiosi  si  aduna  a  recare  innanzi,  a  discutere,  a 
Uffondere  con  potenza  di  affetto  e   di  parola    il   meglio  a 
cosi  dire  e  il  più  opportuno   della   accomunata   sapienza? 
Perchè,  fu  detto  con  ben  pensata  parola,  e  più  si  viene  am- 
pliando il  campo  del  sapere  e  dell'opera  umana,  e  più  sen- 
tasi necessario  nella  varietà  crescente  via  via  infondere  po- 
tente unità ,  la  quale  cólta  che  sia  nello  spirito  e  non  nelle 
forine  esteriori,  viene  ajutando  a  sempre  più  fiorente  e  frut- 
tifera varietà  (I)  >.  Quando  poi  affermiamo  tutte  le  nostre  di- 
scussioni voler  esser  rivolte  al  piglior  bene  della  società , 
non  vorremmo  che  fosse  presa  la  sola  parte  materiale  di  es- 
sa; poiché  noi  non  possiamo  patire  che  dell'uomo  si  prenda 
ODa  sola  metà,  e  che  si  curi  dell'  uomo  la  sola  parte  men 
nobile,  la  parte  che  ha  comune  cogli  esseri  irragionevoli. 
Noi  ben  lodiamo,  che  gli  studi,  le  esperienze,  i  trovati  delle 
scienze   naturali   conducano  al  miglioramento  delle   indu- 
strie, dei  commerci,  delle  arti  usuali;  ma  il  principio  per 
altro  più  eminente  cui  vorremmo  ordinare  tutte   le  istitu- 
zioni, il  principio  cui  vorremmo  più  o  meno  servire  tutte 
le  scienze,  tutte  le  arti,  tutte  le  lettere,  si  è  il  morale  mi- 
glioramento degli  uomini*  Noi  rispettiamo  il  principio  eco- 
nomico: ma  per  la  stima  che  facciamo  della  parte  più   ìn- 
tima dell'uomo,  noi  lo  vorremmo  sempre   subordinato  al 
principio  morale.  E  questo  principio  vogliamo  altamente  pro- 
clamato da  questo  luogo,  perchè  ci  sta  a  cuore  la    dignità 
della  scienza;  perchè  ci  sta  a  QMore  il  vero  fine  delle  arti  * 

{\)  Tommaseo. 
Aii!i4Li.  Statistica,  voi.  XXI T,  serie  3«  2 


18 

e  delle  leiler^  ;  perchè  non  decadesse  che  i  progressi  del- 
l'arte e  deir  industria,  mettendo  in  onore  la  prosperità  male- 
*  fiale  minaceiassero  di  cacciar  il  pensiero;  e  resterna  appa- 
renza, r  amore  esclusivo  di  tutto  ciò  che  si  vede  e  si  tocca 
e  l'ansiosa  sollecitudine  del  presente   tentasse   di   rendere 
gli  uomini  smemorati  dei  secoli  che  furono  e  che  saranno. 
E  tanto  più  di  buon  grado  noi  daremo   agli   studi  questo 
nobile  indirizzo,  che  vi  siamo  spronati  dal  potente  esempio 
di  quegli  illustri    nostri   concilladini   che    qui   ci    vediamo 
d'innanzi  onorati  d'effige.  Conciossiachè   sia    proprio  del- 
l'anime sublimi,  che  il  bene  operato  e   l'onore  acquistato 
da  loro ,  e  copiosamente  diffuso  ne'  prossimi ,  passi  e  dari 
nei  più  lontani.  Però  volete»  egregi  coneitladioi ,  inspirarci 
agli  esempi  di  quelli  fra  i  nostri,  che  posero  gagliardamente 
l'ingegno  ad  emulare  i  più  illustri  surli  nella  nostra  halia 
da  Dante  fino  a  Galileo,  dal  Tasso  fino  al  Manzoni  ?  Volge- 
tevi attorno,  e  le  loro  effigi  vi  tornino  in  mente  le  opere 
onorate.  Volete  prima  di  tutto  fare  le  meritate  ragioni  ad 
alcuni  dei  nostri,  che  se  non  ehbero  altissimo  l'ingegno  eb- 
bero ricco  il  cuore  di  buona  volontà,  per  farsi  studiosi  rac- 
coglitori delle  patrie  memorie  ?  Eccovi,  con  dottrina  e  cri- 
tica  proporzionata  ai  tempi ,  un  Calvi  e  un   Celestino ,  un 
Scrassi  e  un  Lupo.  Vi  scalda  nobile  affetto    di    giovare  la 
patria  con  opere  di  alla  dottrina  e  di  civile  sapienza?  Ec- 
covi il  celebre  cardinal  Longhi,  e  il  famoso  tra  i  dotti  del- 
l' età  sua  il  grande  riformaiore  degli  statuti  italiani ,  Albe- 
rico da  Rosciate:  eccovi  in  tempi  a  noi  più  vicini,  per  ta- 
cere d'ogni  altro,  quelTAngelo  Mai,  di  cui  (sentenziava  il 
Giordani)  qualunque  altra  nazione  anche  abbondante  d* in- 
gegni si  vanterebbe.  Volete   accendervi   allo   splendore  di 
eletti  ingegni,  a  cui  fu  dato  seggio  fra  i  più  insigni  scrittori 
d'Italia  ?  Eccovi  il  benemerito  Padre  Ambrogio  Calepino,  che 
primo  si  accinse  ad  ordinare  in  ragionala  serie   i   vocaboli 
che  fecero  classica  la  lingua  del  Lazio:    eccovi    il    Tirabo- 
schi  che  con  ricca  e  yaria  erqdizione    detta   la  storia  del- 


19 

Punifersa  nostra  letteratura:  eeeo  Gaspariiio  e  Guinirorie 
BarEiaft,  eeeo  Basilio  e  Girolamo  &ncbv  che  nella  perizia 
degli  antichi  classici  e  nella  maestria  e  venustà  del  dettato 
non  la  eedooo  ai  più  lodali  della  loro  età  ;  ecco  il  raro  ed 
eletto  scrittore  di  storie  latine  e  di  prose  volgari,  che  l'Ita- 
lia salata  nel  nostro  Pier  Antonio  Maffei:  ecco  colle  sue 
eleganti  e  aflfettuose  rime  quel  Bernardo  Tasso,  che  non 
potea  essere  primo  dei  nostri  poeti,  solo  perchè  questo  ono- 
re dovea  serbarsi  a  suo  figlio  Torquato,  Vi  cala  invece 
de'  più  forti  e  severi  studi  delle  scienze  esalte  e  naturali? 
Vi  Bla  innanzi  per  molti  quell'Andrea  Pasta,  il  cui  raro  sa- 
pere nelle  dourìne  mediche  fece  più  illustre  la  squisita  pe- 
rizia delle  lettere.  Al  quale  porremo  volentieri  accanto 
quel  raro  ed  eletto  ingegno  che  fu  Lorenzo  Mascheroni, 
geometra  altissimo  e  poeta  innanzi  a  lutti  leggiadro,  il  cui 
butto  tanto  opportunamente  viene  ora  al  nostro  Ateneo,  se 
8on  compiuti  per  avventura  i  tempi ,  che  egli  affrettava  e 
che  credette  di  aver  salutati,  quando  dal  modesto  ritiro 
de'  suoi  studi  e  dal  suo  domestico  e  quasi  timido  tener  di 
vita  usci  fra  i  pochi  ad  incitare  l' Italia,  perchè  alzasse  or- 
mai gli  occhi  al  suo  onore  antico,  e  libera  dal  comando  de- 
gli stranieri  si  mostrasse  padrona  di  sé,  quando  una  breve 
sua  lettera  al  Gran  Bonaparte  chiudea  con  questi  versi  : 

»  Segui  r  impresa,  e  con  invitta  mano 

»  Guida  all'  Italia  tua  liberi  giorni. 
Che  se  la  gentilezza  dell'animo  e  lo  squisito  sentire  vi 
trae  ai  dolci  e  invidiati  studi  delle  arti  belle,  oh  quali 
esempi  il  puro  cielo  e  il  sereno  aere  de' nostri  colli  vi  ha 
preparati?  Eccovi  il  Moroni,  ohe  in  opera  di  ritrarre  al 
rivo  le  persone  non  avrà  alcuno  che  gli  entri  innanzi,  po- 
chissimi che  lo  eguaglino:  ecco  il  veneto  Otto,  che  le  civili 
fazioni  fecero  lungamente  de*  nostri,  tanto  che  egli  confon- 
dasi coi  primi  maestri  della  nostra  scuola  pittorica:  ecco  gli 
insigni,  che  fecero  si  rinomata  fra  noi  l'arte  del  mae- 
stro Palino,  gli  immaginosi  e  valenti  in  ogni  opera   d*iii- 


20 

taglio  e  di  scalpello,  i  Panloni  da  Rovella;  eccovi  in  allrò 
genere  quel  noslro  Fra  DamiaDo,  che  fondò  (al  scuola  di 
tarsia  j  che  nessuno  dopo  arrivò  a  mantenere,  non  che 
poiesse  presumere  di  perfezionare:  ecco  quel  nostro  Ja- 
copo Quarenghi ,  che  quasi  trovasse  pel  suo  robusto  inge- 
gno infiacchiti  gli  usi  della  nostra  società,  animoso  recavasi 
alle  nordiche  sedi  dell'Aulocrata ,  a  stampare  più  vasta  e 
più  profonda  orma  del  creator  suo  spirito.  E  voi  figli  del- 
l' armonia ,  delizia  degli  orobici  colli ,  qui  venite  fidenti  e 
innanzi  al  simulacro  del  gran  maeslro  Simone  Mayr  e  del- 
l'illustre  discepolo,  che  gli  era  lielodidir  più  grande  di  sé, 
il  Donizeiti,  date  opera  di  rilrarre  gli  estri  e  gli  studi  di 
quei  mirandi  esemplari,  se  vi  cale  che  al  nome  della  vostra 
patria  duri  l' invidiata  gloria  delle  musicali  dottrine.  E  in- 
nanzi al  simulacro  del  gran  Colleone  non  verrete,  o  citta- 
dini dai  nobili  magnanimi  spiriti,  ad  ispirarvi?  Il  busto  che 
anche  qui  gli  hanno  eretto,  crederà  alcuno  che  non  sia  che  per 
ricordare  le  sue  esìmie  virtù  militari;  ma  se  anche  si  ag- 
giunga la  lode,  che  gli  danno  gli  stessi  stranieri  {i%  per  la 
prolezione  intelligente  che  accordò  alle  arti  belle,  non  si 
avrà  ancora  interamente  compresa  una  natura  cosi  grande, 
cosi  giusta  ad  un  tempo  e  appassionata,  si  impetuosa  in 
tutte  le  ricerche,  non  esclusa  quella  del  vero,  si  capace  di 
devozione  e  di  disinteressamento  co^suoi  amici,  di  perdono 
e  di  giustìzia  generosa  co'  suoi  nemici ,  in  una  parola  si  lar- 
gamente dotato  dei  nobili  istinti  dell'  anima  ,  sicché  indi- 
pendentemente dal  militare  eroismo,  Bartolomeo  Colleone 
può  collocarsi  fra  coloro,  che  meritano  maggiormente  d'im- 
primere la  loro  memoria  nel  cuore  degli  uomini. 

Ma  le  nostre  più  calde  aspirazioni  saranno  a  te  o  Tor- 
quato, tu  nell'erma,  che  un  insigne  ed  amoroso  tuo  con- 
cittadino (2)  con  opera  di  squisito  scalpello  qui  ti  compose, 

(1)  Rio. 

(!2)  Il  cav.  Gio.  Maria  Renzoni. 


21 

li  levi  alto  e  magnanimo,  serbando  incancellabili  i  lineamenti 
del  genio  che  non  si  è  spento,  colle  treccie  di  inneffabii  me- 
stizia che  si  dilegua  e  fa  luogo  a  sorriso  immortale.  Tu  qui 
sarai  come  il  genio  del  luogo,  maestro  e  donno  dell' acca- 
demico Consesso,  ispiratore  de*  nostri  più  sapienti,  più  vir- 
tuosi ,  più  benevoli  pensieri.  Cosi  piene  di  vera  filosoGa 
sono  le  carte  che  ci  hai  lasciato,  cosi  sublimi  e  melodiosi 
sono  i  tuoi  carmi ,  cosi  cara  e  istruttiva  è  la  memoria  di 
quella  tua  anima  cosi  candida  e  cosi  tribolata!  Ah  noi  qui 
terremo  quasi  ad  espiare  le  ingratitudini  che  ti  furono  usate. 
E  ben  ci  è  richiesto  questo  culto  speciale  della  tua  memo- 
ria ,  se  sempre  ti  sei  tenuto  non  pur  per  origine  ma  per 
elezione  figlio  di  questa  nostra  patria,  se  in  noi  meglio  che 
io  altri  riponesti  la  tua  fiducia,  se  a  noi  ricorresti  come  a 
cordiali  amici  nei  momenti  supremi  delle  tue  sventure.  Oh 
chi  mai  potrà  cancellare  dell'animo  quelle  tanto  affettuose 
parole ,  che  il  nostro  grande  infelice  dati*  indegno  carcere 
in  cui  era  tenuto ,  mandava  dire  ai  nostri ,  e  che  i  nostri 
accoglievano  in  lagrime?  «  Torquato  Tasso,  bergamasco  per 
affezione,  non  solo  per  origine,  avendo  prima  perduto  Te- 
redità  di  suo  padre  e  la  dote  di  sua  madre  e  Tantìfato,  e 
da  poi  la  servitù  di  molti  anni  e  le  fatiche  di  molto  tempo 
e  la  speranza  de'  premi,  e  ultimamente  la  sanità  e  la  libertà: 
fra  tante  miserie  non  ha  perduta  la  fede,  la  quale  ha  in 
codesta  città ,  né  V  ardire  di  supplicarla  che  si  muova  con 
pubblica  deliberazione  a  dargli  ajuto  e  ricettò,  supplicando 
il  signor  duca  di  Ferrara  già  suo  padrone  e  benefattore  che 
il  cortceda  alla  sua  patria,  ai  parenti,  agli  amici,  a  sé  me- 
desimo; Supplica  dunque  V  infelice  perché  le  signorie  vostre 
si  degnino  di  supplicare  a  sua  AUez/.n  e  di  mandare  mon- 
signor Licioo,  ovvero  qualche  altro  a  posta,  acciocché  trat- 
tino il  negòzio  di  sua  liberazione ,  per  la  quale  sarò  loro 
obbligato  perpetuamente,  né  finirà  la  memoria  degli  obbli* 
ghi  con  la  vita. 

Torquato  Tasso  prigione  e  infermo  neirospitalc  di  Sani' 
Anna  in  Ferrara  ». 


S3 

Oh  però,  M  tanto  splendore  d' ingegno,  se  tanto  merito 
di  Yìrtà ,  ae  tanto  affetto  di  gratitudine  ci  lega  a  ijuetto 
grande  e  al  eletto  ingegno ,  pur  sia  (come  ai  auguraya  no 
nostro  chiaro  collega  quivi  esso  pure  decoralo  d'efl5ge(l))y 
pur  sia  che  l'onorato  suo  spirito  possa  essere  l'angelo  ispi- 
ratore a*  nostri  di  generosi  giovani  pensieri;  a  giovani  die 
denno  imparare  da  luì,  quanto  sia  bello  un  ingegno,  che  non 
fu  mai  profanato  e  seppe  agli  uomini  rivelare  con  la  parola 
quell'amore,  quella  speranza  dell'ottimo  e  del  perfetto  che 
nel  più  secreto  dell'anima  vivrà  sempre  immortale;  a' gio- 
vani che  onorando  di  lagrime  e  dt  desideri  la  sua  dolce 
memoria,  apprenderanno  da  lui  come  le  persone  di  leaere 
si  debbono  separare  dal  volgo  con  l' altezza  dell'  animo  e 
degli  scrini ,  nei  quali  ha  poca  forza  la  fortuna  e  nessuna 
la  potenza  dei  grandi. 

— oOo — 

B*  un  iaoo¥»  dlrlti»  earope»  i  {i6ro  dt  TftBE!iXM 

MAIIIAWI,  con  un'appendke  sulC  ottima  congrega- 
zione umana  e  sul  principio  di  nazionuliid.  —  Torino 
4869.  Un  voi.  tn-iS.^'  dt  pag.  443. 

Li  illustre  autore  del  rinnovamento  della  filosofia  italiana 
ha  in  questo  anno  recata  la  face  della  sua  straordinaria  sa- 
pienza  su  un  campo  affatto  nuovo  del  diritto  delle  genti. 
Sinora  questo  diritto  fu  trattato  dai  giureconsulti  con  ao- 
liquate  dottrine,  e  fu  dalla  diplomazia  disconosciuto  trat- 
tando unicamente  gli  interessi  dinastici,  e  non  gli  interessi 
morali  delle  popolazioni.  Maroianì  ha  voluto  levare  la  scienxa 
del  jus  pubblico  alla  sua  vera  altezza,  rendendola  legislatrice. 
Sinora  ogni  Stato  posto  a  confronto  con  altri  Stati  fu  coo- 
aiderato  come  una  individualità  giuridica  che  non  ha  seoti- 


(i)  Gio.  Zuccaia. 


mento  e  non  ha  cuore.  Lo  StMo  rappresenta  per  cosi  dire 
una. cifra  die  deve  essere  comparata  ad  altre  cifre  cou  valori 
non  di  sapienza  ma  dt  potenfea;  L'autonomia  dr  un  pa«se  solo 
si  rispetta  quando  la  forta  la  eommeri  e  la  mantenga  inco- 
lume. Se  manca  la  forza,  manca  il  diritto  e  guai  ai  deboli 
che  cedono  o  che  concedono! 

Il  nostro  illustre  pensatore  ha  voluto  riporre  la  scienza 
sulle  vere  sue  basi  e  (are  del  diritto  internazionale  una  ve- 
rità scientiGca  e  non  più  una  mera  astrazione,  od  una  con- 
sacrazione del  puro  fatto.  Egli  ci  offerse  ifirnanzi  lutto  una 
nuova  definizione  dello  Stato.  Ecco  le  sue  parole: 

«  Noi  diciamo,  lo  Stato  essere  certa  Congfegasione  di  fa- 
miglie la  quale  provvede  con  leggi  e  con  tribunali  al  bene 
proprio  e  alla  propria  tutela;  tanto  che  sieno  competente- 
mente adempiuti  i  fini  generali  della  socialità  e  i  partico- 
lari di  essa  congregrazione. 

»  Cosi  definiamo  ogni  compagnia  d'uomini  a  cui  in  gene- 
rale possa  attribuirsi  la  denominazione  di  Stato;  sebbene 
parlandosi  di  nazioni  civili  dovrebbe  il  concetto  .della  so- 
cialità venire  specificato  meglio  ed  espresso  con  queste  od 
altrettali  parole:  tanto  che  sieno  competentemente  adempiuti 
i  fini  della  socialità  e  serbata  possibile  la  progressiva  per- 
fezione dei  privati  e  del  pubblico.  Imperocché  uno  Stato,  do?e 
sia  impedito  all' universale  il  progressivo  perfezionarsi,  è  al 
tutto  incivile,  né  mancano  forse  di  ciò  esempi  deplorevoli 
nella  stessa  Europa.  Tal  concetto  poi  del  fare  sinonimi  in- 
fra  di  loro  il  fine  sociale  e  il  progredire  continuo  nella 
perfezione  individuale  e  comune  manca  a  tutte  le  antiche 
definizioni  dello  Slato,  generali  o' speciali  che  fossero;  e 
cosi  portava  V  ordine  delle  idee  e  delle  credenze  de'  padri 
nostri.  A  noi  giova  d*  avere  per  incidente  fatto  notare  co- 
lesta  gran  differenza  dei  tempi  e  delle  dottrine;  perchè  di- 
mostra pure  ai  cicchi  essere  nelle  stsienzo  come  nelle  oose 
e  nella  vita  esteriore  dei  popoli  non  meno  che  nella  inte- 
riore una  potenza  incessante  ed  irresistibile  d'emendazione 
e  d'innovazione. 


S4 

»  Lo  Slato  adunque  compone  ana  persona  morale  o  ai- 
iramente  un  individuo  perfello  della  gran  città  universale;  e 
si  distingue  e  differenzia  dagli  altri  suoi  pari  per  ciò  che 
le  famiglie,  onde  viene  costituito,  intendendo  sotto  quel  tale 
cielo  e  dentro  a  quei  tali  confini  di  suolo  di  toccare  insieme 
e  con  assidua  cooperasione  1*  ultimo  grado  della  congiun- 
zione e  reciprocazione  sociale,  secondo  che  portano  le  di- 
sposizioni speciali  del  territorio,  della  stirpe  e  d*  altre  con- 
tingenze si  fatte. 

>  Però  lo  Stato  non  esiste  per  la  contiguità  sola  delie 
terre  e  delle  abitazioni,  ma  per  certo  congiungimento  e  unità 
delle  menti  e  degli  animi.  L*  esercito  inimico  che  invade 
senza  diritto  veruno  un  paese  e  accampasi  in  mezzo  ai  col- 
tivatori e  possessori  di  quello,  del  sicuro  non  compone  eoo 
essoloro  uno  Stalo;  due  popoli  quivi  sono  mescolati  ma  non 
congiunti.  Per  simile,  la  legge  e  lo  tutela  sono  efficienze 
morali,  sebbene  talora  piglino  ad  aiuto  e  compimento  delia 
propria  virtù  e  sanzione  la  forza  materiale;  impressionano 
perciò  e  costringono  principalmente  la  coscienza  o  vogliaoi 
dire  r  inieiletto  ed  il  cuore.  Lo  Stato  adunque  fondandosi 
per  le  leggi  fondasi  per  ceno  concorso  di  pensamenti  e  di  vo- 
leri; ed  è  atto  spontaneo  di  sua  essenza  e  non  già  violento. 
E  ancora  che  nello  Stato  vi  sieno  pensieri  scorretti  e  vo- 
lontà ricalcitranti,  elle  sono  parziali;  e. quando  moltiplicano 
fuor  misura  minacciano  con  l'anarchia  di  squarciare  lo  Stato 
e  annullarlo. 

*  Similmente  ancora.  Lo  Stato  è  un  sistema  di  roeui 
coordinati  al  fine  sopra  descritto;  e  tali  mezzi  essendo  animati 
e  consci  dell*  opera  loro  e  partecipando  medesimamente 
ciascuno  al  fine,  dove  spiegassero  volontà  e  proponimenti 
sempre  contrari,  il  fine  non  sarebbe  mai  conseguibile. 

*  Aggiungiamo  qui  che  per  gli  Stati  civili  vedemmo  il 
fine  essere  una  competente  e  progressiva  effettuazione  del- 
r  umano  perfezionamento.  Ma  qnesto  senza  operosità  con- 
corde e  volonterosa  torna  al  tutto  impossibile;  dacché  l*io- 


ss 

t 

dole  nostra  è  si  fatta  che  nel  reprimeato  e  eostringimento 
nega  di  spiegare  con  alacrità  ed  energia  le  facoltà  proprie. 
•  Si  conclude  da  ciò  che  Io  Stato  s'informa  sempre  di 
certa  intrinseca  autonomia ,  cioè  d'  una  volontà  costante  e 
comune  a  tutti  i  congregati  di  esìstere  in  certo  consortio 
da  tutti  gli  altri  distinto  e  con  le  proprie  forze  compire  a 
sufficienza  i  fini  della  socialità  universale  e  particolare;  il  che 
vale  come  dire  che  allo  Stato  non  é  bastevole  la  unità  ma* 
teriale  del  territorio,  delle  abitazioni  e  delle  persone,  ma 
gli  bisogna  eziandio  una  qualche  unità  morale.  Vero  é  che 
nella  più  parte  delle  monarchie  d'Oriente,  la  volontà  dello 
Stato  sembra  esistere  unicamente  nell'  arbitrio  d'un  uomo. 
Ma  egli  si  dee  considerare  se  non  ostante  cotesto  arbitrio,  la 
volontà  dei  soggetti  concórra  almeno  a  volere  serbarsi  cit- 
tadini di  quel  tal  reame  e  costituire  quella  tal  compagnia 
sociale  separata  e  distinta  da  tutte  le  altre  e  quindi  con- 
corra a  desiderare  l'ordinamento  dei  mezzi  che  sono  me« 
stieri  ad  attingere  il  fine  di  essa  compagnia.  Certo,  laddove 
manchi  al  tutto  questa  coscienza  comune  dello  Stato  e  ogni 
rispettiva  unità  di  pensieri  e  di  sentimenti,  crediamo  la  pa- 
rola Stato  potersi  difficilmente  applicare;  imperocché  le  leggi, 
i  tribunali,  le  armi,  la  religione  e  simili  istituti,  sebbene 
compongano  la  comunanza  sociale,  non  bastano  per  sé  stesse 
a  distinguere  profondamente  tale  comunanza  da  tale  altra  ^ 
ma  lo  Stato  oltre  ad  essere  in  generale  un  consorzio  socie- 
vole, è  di  vantaggio  uno  speciale  e  distinto  consorzio,  è  una 
compiuta  e  singolare  persona  morale,  e  infine  è  un  indi- 
viduo perfetto  della  città  universale'  che  non  si  può  con  gli 
altri  confondere;  la  quale  individualità,  qualora  sia  tutta 
composta  dal  violento  arbitrio  d'  un  solo  uomo,  avrà  earat* 
tcre  accidentale  e  non  permanente;  come  appunto  accadeva 
per  le  guerre  feudali  nel  medio  evo;  che  gli  Stati  appari- 
vano e  disparivano  ;  le  genti  erano  burattate  dall'uno  all'ai' 
tro  signore  e  niuno  sapeva  del  sicuro  a  che  congregazione 
politica  s'appartenesse.   Laonde,   come  non  è  possibile  al- 


28 

struggersi  di  pieno  diritto.  La  questione  viene  viuoriosamenie 
sciolta  dal  Maraiani,  mostrando  come  un  popolo  non  poasa 
alienare  in  perpetuo  la  propria  personalità  giuridica. 

Uno  dei  tipi  caratteristici  che  la  Provvidenza  ha  im- 
presso su  i  popoli  perchè  nerbino  in  perpetuo  la  loro  auto- 
nomia è  quello  della  loro  nazionalità.  È  questo  un  tema  che 
i  doni  hanno  sinora  trascurato  nei  trattati  di  diritto  interna- 
zionale e  che  il  nostro  autore  ha  voluto  porre  in  una  mi- 
rabile evidenza.  E  giacché  trattasi  di  un  argomento  che  tanto 
ora  interessa  la  nazione  a  cui  noi  ci  gloriamo  di  appartene- 
re, cosi  ci  piace  di  •  riferire  le  parole  sapienti  dell'  autore 
con  cui  egli  discorre  del  princìpio  giuridico  della  nazionalità. 

e  Prediletta  opera  delle  mani  di  Dio  sono  le  nazioni. 

»  In  processo  di  tempo  e  col  maturarsi  della  civiltà  le 
sole  nazioni  sembrano  costituire  gl'individui  veri  e  potenti 
della  grande  famiglia  umana.  Tutte  esse  girano  il  guardo 
al  sole  della  verità  e  della  giustizia,  ma  ciascuna  ne  vede 
un  particolare  aspetto ,  e  1'  anima  di  ciascuna  si  scalda  e 
colora  di  un  raggio  distinto  di  quello.  Per  tal  guisa,  nella 
repubblica  universale  comincia  fra  i  popoli  quella  più  alta 
reciprocazione  di  facoltà  e  privilegi,  di  avventure  e  di  glo- 
ria che  usano  i  privati  uomini  in  ogni  città  scambiandosi 
mutuamente  le  utilità  e  gli  uffici. 

»  Ad  ogni  nazione  furono  cominciamento  poche  famiglie 
originate  d'una  sola  prosapia. 

•  Tale  minuta  e  occulta  sorgente  di  popoli  crescendo  e 
•spartendosi  in  molte  tribù  e  queste  in  più  altre  e  mesco- 
landosi di  genti  diverse,  parve  tramutarsi  al  tutto  dall'essere 
primitivo  e  perfino  la  memoria  andarne  smarrita.  Ma  poi 
col  tempo  certa  medeaimezza  di  natura  e  di  casi  vennesi 
dimostrando  e  ne  nacque  una  stessa  lingua,  uno  stesso  ge« 
nio  di  ani  e  di  lettere,  molte  usanze  e  tradizioni  comuoi 
e  qualche  sostanziale  omogeneità  eziandio  nelle  maggiori  dif- 
ferenze ed  opposizioni. 

•  Il  sentimento  chiaro  e  vivo  di  quella  medesimezza  sve- 


29 

gliasi  aleuDH  volta  assai  tardi  fra  i  popoli ,  ina  rado  è  che 
non  si  svegli.  In  Francia  non  meno  ciré  in  Ispagna,  ne' re- 
gni della  Gran  Bretagna,  ne'numerosi  Stati  di  Germania,  vis« 
sero  in  prima  le  città  e  le  provincie  poco  assai  congiurile 
di  animo  e  di  pensamento  e  come  straniere  V  ima  inverso 
dell'altra;  poi  riconobbero  di  appartenere  ad  una  snia  grande 
eijtadioanza,  privilegiala  di  certe  doti  preclare  e  chiamata 
da  Dio  ad  adempiere  certi  peculiari  e  gloriosi  destini  nel 
corso  vario  e  travaglioso  del  perfezionamento  umano.  Simile 
coscienza  è  nata  negli  Slavi  e  sì  è  fortemente  rinvigorita  nei 
Greci:  è  già  robusta  negli  Ungheresi,  negli  Scandinavi,  nei 
Rumeni  ed  ella  è  profonda  e  incancellabile  negli  Italiani. 

>  Perchè  poi  cotesto  bisogno  del  costituirsi  innazione  fac- 
ciasi a  nostri  giorni  sentire  universalmente  e  forse  con  as- 
sai più  efficacia  che  in  qualunque  altra  età,  non  è  difficile 
ritrovar  le  ragioni;  e  le  principali  ci  sembrano  queste.  Le 
lìngue  volgari  messe  in  pregio  e  adoperate  nelle  scritture 
hanno  eccitato  nei  popoli  che  le  parlano  e  scrivono  il  senso 
e  il  concetto  della  loro  dignità  e  fraternità  naturale.  Oltrec- 
cbè,  la  comunanza  e  ripulitura  dell'organo  traeva  seco  certa 
maggiore  comunanza  di  pensamenti  e  di  affetti ,  la  quale  è 
venuta  poi  manifesta  e  gradita  a  tutti  per  la  espressione 
sua  generale  e  corretta  nelle  conversazioni  e  nei  libri.  In 
secondo  luogo,  lo  amore  di  libertà  grandemente  diffuso  per- 
suadeue  ognuno  che  il  fondamento  di  lei  sta  nella  indipen- 
denza e  in  quella  interiore  unità  di  interessi  e  di  intendi- 
menti apparecchiata  dalla  natura  stessa  col  fabbricar  le  na- 
zioni. Più  che  tutto  ha  valuto  in  ciò  e  potuto  l'agevolezza 
sempre  maggiore  alle  città  e  provincie,  di  conoscersi  e  rav- 
visarsi e  indovinare  insieme  i  propri!  destini  e  la  propria 
forza.  Perocché  l'una  disse  all'altra  :  che  non  torniamo  noi 
quello  che  fummo  in  principio? 

Sic  genus  amborum  scindU  se  sanguine  ab  uno. 

La  fortuna  ci  separò  in  guisa  da  scordare  le  nostre  origini  ; 
ora  si  ridestano  in  mente  nostra  piene  di  grazie  e  di  luce 
(ome  le  dolci  memorie  delPet^  giovanile. 


30 

>  V'ha  per  altro  chi  sludiasi  di  annullare  il  principio  di 
nazionaliih,  provando  come  sia  inìpossibile  di  esattamenu 
definirlo  e  sempre  riesca  fallace  a  fronte  dei  fatti.  Avere  il 
caso  non  meno  che  le  conquiste  «  le  rivoluzioni  non  meoo 
che  i  patti  e  gli  accordi  mescolato  talmente  le  stirpi,  e  di- 
stribuito e  sparlilo  in  si  bizzarra  guisa  i  popoli  che  noo  è 
cosa  fattibile  di  congiungerli  ed  incorporarli  a  ragione  di 
schiatta^  di  lingua,  di  religione,  di  territorio  o  d' altro  co- 
mune rapporto  e  legame.  Qual  nazióne  è  pura,  donutodaoo 
essi,  e  tutta  omogenea,  e  quale  Stato  in  Europa  noo  è  «tra- 
merò a  qualche  porzione  de* sudditi  proprii?  L'Inghilterre 
pesa  sul  popolo  Jonio ,  la  Francia  sull'Algerino ,  la  Spagna 
sul  Basco.  Non  nacquero  forse  Italiani  i  Corsi,  e  tedeschi  i 
popoli  dell'Alsazia  ?  I  Polacchi  di  Posen  sono  forse  Prussiani, 
e  non  è  mezzo  slava  la  Silesia  ?  Gliiameremo  Russi  i  Li- 
tuani o  i  Finlandesi  o  gli  abitanti  di  Riga  e  della  Curlaodia? 
E  se  tinti  vediamo  della  medesima  pece  tutti  i  governi,  se 
niuno,  a  rispetto  del  puro  principio  di  nazionalità,  è  incol- 
pevole, qual  profitto  si  può  dedurre  d'una  teorica  non  mai 
applicabile,  ed  anzi  come  più  occorre  teorica  e  vera,  sei 
fatti  in  ogni  luogo  e  tempo  la  contraddiscono? 

9  Gravi  istanze  sono  queste;  e  forse  ninno  per  mio  avviso 
le  ha  rintuzzate  Infiuo  al  di  d*oggi,  perchè  non  fu  colta  la 
schietta  e  germana  essenza  del  principio.  E  quando  mai 
r  intrico  dei  fatti  potè  allacciare  e  confondere  un  gran 
pronunzialo  di  scienza,  quando  egli  s'appone  alla  verità? 
La  indocilità  dei  fatti  a  lasciarsi  ordinare  e  spiegare  accusi 
troppo  altamente  la  scarsa  sufficienza  e  giustezza  della  ragio- 
ne che  se  ne  pensa.  Imperocché,  appena  è  trovata  la  giu' 
sta  e  sufficiente  ragione,  che  ella  sembra  come  qtjd  ^^^ 
neir  Eneide  alzare  il  capo  dal  mar  burrascoso  e  eoo  uo  po- 
tente quo8  ego  mettere  ogni  cosa  in  bonaccia. 

>  La  prima  virtù  costitutrice  degli  Siati,  dicemmo,  è  eerta 
permanente  unità  morale;  è  il  concorso  spontaneo  ed  a^^'' 
duo  delle  menti  é  delle  volontà  nello  intendimento  comune 


SI 
di  comporre  e  mantenere  a  sé  stesso  la  forma  di  società 
che  Aristotele  domandò  più  perfetta,  perchè  vi  si  desidera 
e  cerca  V  uaione  più  intima  e  meglio  ordinata  che  una 
coDgregazione  di  famiglie  possa  contrarre  per  la  sicurena| 
la  utilità  e  il  perfezionamento  scambievole.  Aggiungemmo 
cbe  tale  forma  perfetta  di  società  e  tale  ultimo  grado  di 
uaimento  sociale  si  compia  e  risolve  nel  sentimento  di  pa- 
irla,  secondo  la  piena  significazione  che  a  tal  voce  asse- 
goammo;  e  si  ebbe  cura  di  notare  che  quel  sentimento  e 
l'opera  che  ne  consegue  ricercano  anzi  tutto  una  fede  in- 
tera  comune  «  e  sottintendono  un  patto  sacro,  reciproco  e 
indissolubile. 

>  Di  quindi  si  concludeva  cbe  in  ogni  luogo  dove  più 
genti  sono  concorse  a  vivere  insieme  e  a  fabbricarsi  una 
patria,  là  sorge  uno  Stato,  il  quale  è  Tautonomo  pienamente 
e  inviolabilmente,  sia  qgal  che  si  voglia  l'origine,  la  schiatta, 
la  lingua,  le  tradizioni,  il  culto  di  ciascuno  dei  cittadmi  e 
di  tutti  insieme*  Cosi  la  Svizzera,  per  via  d' esempio,  è  pa« 
tris  verace,  e  però  è  Stato  autonomo  ed  inviolabile,  anco- 
raché per  la  differenza  di  schiatte  e  di  lingue  non  sia  pro- 
priamente nazione  nel  senso  ordinario  della  parola.  Inglesi, 
Francesi  e  Spagnuoli  compongono  la  varia  cittadinanza  degli 
Stali  Uniti  d'America;  Francesi  della  Nuova  Orléans,  Spa- 
gnuoli nelle  Floride ,  Inglesi  nel  rimanente.  Ma  tutti  essi 
cosiruironsi  una  patria  sola  comune,  la  patria  di  Washington 
e  di  Franklin],  e  l'amano  e  servono  cordialmente  ed  invil- 
tamenle. 

>  Ora,  se  in  tali  e  si  faue  congregazioni  d'uomini  appare 
evidente  l'essenza  e  la  forma  dello  Stato  e  la  sua  intangi- 
bile libertà  e  indipendenza  esteriore,  quanto  più  esso  Stato 
non  apparirà  vero  e  reale  e  però  autonomo  per  ogni  parte 
e  rispeuabile  a  lutti  i  popoli  formandosi  di  genti  d'un  solo 
sangue,  parlanti  una  $ola  e  medesima  lingua,  fornite  di  arti 
e  lettere  proprie  ed  originali,  e  in  fine,  deliberate  ad  ogni 
costo  a  comporre  insieme  una  bella  e  indivisa  persona  mo- 


ss 

rale  e  t ivere  tutte  della  vita  d' un  solo  consorzio  eivile! 
Certo  è  che  se  ci  atteniamo  ali*  esperienza,  vedremo  le  na- 
zioni fondare  per  ordinario  gli  Stati;  e  che  unioni  strette 
politiche  di  genti  diverse  per  ischiatta,  favella  e  genio,  ra- 
damente assai  se  ne  rinvengono.  Del  pari ,  non  fa  maravi- 
glia nessuna  che  le  parti  disgiunte  delle  nazioni  aspirino 
alla  socievole  unità;  e  quelle  che  sopportano  il  giogo  stra- 
niero e,  cioè  a  dire,  non  compongono  una  patria  sola  coi 
popolo  dominatore,  procaccino  di  affrancarsi  e  vivere  da  sé 
e  per  sé.  Considerato  principalmente  che  senza  il  fonda- 
mento di  quella  unità  morale  onde  s' informa  lo  Slato ,  i 
più  alti  fini  sociali  non  sono  mai  conseguibili.  E  per  Io  con- 
trario, congiungendosi  strettamente  e  liberamente  le  parti 
di  quel  tutto  che  ha  nome  nazione  trovano,  esse  o  ricape- 
rano  una  virtù  singolare  e  maravigliosa  di  umana  prospe* 
rità  e  grandezza.  ^ 

9  Da  tutto  ciò  è  provenuto  che  la  moltitudine  intendendo 
discorrere  delle  autonomie  certe  e  legittime,  discorre  dells 
nazioni,  perocché  in  esse  la  natura  medesima  costituiva  certe 
autonomie  proprie  e,  a  rosi  dire,  nate  fatte.  Il  perchè,  deb- 
bono i  pubblicisti  al  di  d'oggi  con  viva  sollecitudine  incul 
care  e  persuadere  che  si  osservi  e  rispetti  al  possibile  co 
testo  gran  fatto  naturale  ed  originale  delle  nazionalità,  e  sì 
noti  dove  è  di  già  suscitata  e  compiuta  lu  sua  coscienza  e 
4|ove  si  va  compiendo  con  lo  schiarirsene  il  eonceiio  e  in 
vigorirsene  il  desiderio  nel  petto  dei  popoli.  Fu  lecito  te- 
nerne pochissimo  conto  per  addietro ,  quando  gran  parte 
delle  genti  europee  non  ne  pareva  curante  e  curiosa,  e  il 
senso  stesso  della  libertà    pareva    ottuso  negli  animi  loro. 

>  Non  si  scorgono,  pertanto,  in  cotesto  subbietio  quelle 
incertezze  e  ambagi  e  quelle  frequenti  discrepanze  e  con- 
traddizioni che  piace  a  taluno  di  ravvisarvi, 

»  Quale  che  sia  la  diversità  dei  casi  e  la  implicazione  de- 
gli accidenti,  a  noi  più  non  manca  dopo  ciò  il  criterio  certo 
per  giungere  con  sicurezza  alla  loro  sostanza.  Vuoi  tu  sap^^® 


33 

il  Detto  (poniamo  esempio)  Intorno  ni  diritti  della  Gasa  d'Au- 
sburgo  sul  Milanese  e  sul  Veneto?  Per  prima  cosa,  ricer- 
cherai  se   l'Austria  potette  comporre  in  niun    tempo  con 
quelle  popolazioni  certa  unità  spirituale   e  certa  conforma- 
zione di  pensieri,  di  voleri  e  di  affetti,  tanto  che  esse  giù- 
dichino  di  formare  con  lei  una  sola  e  medesima  patria.  Che 
se  troverai  per  lo  contrario  avere  gli  Austriaci  e  gli  Italiani 
non  mai    cessato  di  riguardarsi  come  stranieri  gli  unì  agli 
altri,  ed  esserne  provenuto  non  uno  Stato  solo  ma  più ,  e 
non  eguali  e  liberi,  ma  Tuno  dominatore  e  dipendenti  gli 
altri,  ciò  ti  tornerà  sufflciente,  giusta  i  nostri  principii,  a 
scorgere  da  quale  delle  due  parli  si  stia  il  diritto.  E  con- 
verso, qualora  tu  senta  il  popolo  tedesco  dolersi  dell' Alsa- 
xia  perduta^  ed  alcuno  fra  loro  non  tacere  la  sua  speranza 
ci  ricuperarla  un  giorno  e  ricongiungerla  alla  gran  famiglia 
teutonica;  lu  innanzi  a  tutto  ricercherai  se  le  genti  dell'Al- 
sazia abbiano  volentieri  o  no  risoluta  1'  autonomia    propria 
nella  maggiore  e  migliore  de'  lor  potenti  vicini,  e  troverai 
per  prove  copiose  e  splendide  che  nell'  animo  di  quel  po- 
polo vive  e  regna  e  trionfa  la  patria  francese,  per  salvar  la 
quale  fu  prodigo  del  suo  sangue  e  parvegli   leggero   ogni 
sacriflcio  ;  e  in  tal  caso  pure  i  nostri  principii  non  ti  lasce- 
ranno incerto  un  momento  solo  a  proferir  la  sentenza. 

>  Tengasi  dunque  per  assioma  di  giure  internazionale  che 
dove  non  è  alcuna  competente  uniGcazione  morale  né  al- 
cuna spontaneità  di  socievole  comunanza  e  dove  insomma 
non  una  è  la  patria  ma  più  e  diverse,  là  è  violenza  ma 
non  giustizia ,  è  conquista  e  non  dedizione  ;  e  la  forza  an- 
cora che  si  vesta  di  forme  legali  non  perde  né  cambia  la 
sua  natura.  E  del  resto,  sebbene  la  unità  morale  degli  Stati 
venga  il  più  del  tempo  costituita  dalla  nazionale  omogeneità, 
ei  non  si  vuol  giudicare  che  dove  non  è  nazione  là  non 
può  esistere  autonomia  ;  imperocché  superiore  anche  all'o- 
pera della  natura  é  la  ferma  e  permanente  volontà  degli 
uomini;  e  questa  può  far  difetio  eziandio  quando  per  la  na- 
Av^iAu  SlaUsiica,  ooU  XKIf^,  sprie  3.*  5 


84 

tura  ogni  cosa  sembrò  •pparecebtata  all'  uniti  sociale  e  pò* 
litica ,  in  quel  modo  ebe  avvenne  ira  Portoghesi  e  Spi* 
gnuoli.  Laonde  il  prineipio  della  naxioiiaUià,  di  cui  tanto 
ai  ragiona  al  di  d*  oggi  e  in  cui  tentano  alcuni  scritiori  di 
riconoscere  il  fondamento  primo  del  nuovo  diritto  europeo, 
debbe,  se  vuole  apporsi  in  tutto  alla  veritk,  definir  sé  m^ 
desimo  in  guisa  più  larga  e  più  raiiooale,  pronunziaodo 
cbe  le  congregazioni  d'uomini  le  quali  pervengono  a  costi* 
tuirsi  una  patria  e  però  attingere  V  ultimo  grado  della  so- 
cialità perfetta,  sono  libere  e  incoercibili  interamente  e  ai- 
solutamente;  e  sempre  è  desiderabile  e  talvolu  giusto  e 
doveroso  sciogliere  eziandio  con  le  armi  le  fatUsie  e  violente 
unitk  politiche  dove  sono  più  Stati  e  più  patrie. 

»  Ora,  riconducendo  il  discorso  più  strettamente  alle  na« 
zionif  ei  si  conviene  notare  che,  rispetto  all' autonoroia, 
sono  tutte  da  ordinare  in  tre  specie.  V  ha  primamente  di 
quelle  che  secondo  il  presuibilito  dalla  natura  eonseguirooo 
la  loro  indipendenza  e  unttii  in  modo  com|MiitO|  comCf  per 
€8.1  la  Francia,  la  Spagna,  T idghilterrai  la  Russia  e  poche 
altre.  In  secondo  luogo,  v'ha  di  quelle  nazioni  composte  di 
molle  genti,  le  quali,  sebbene  si  riconoseano  tutte  congiunte 
e  consorelle  per  comunanza  di  stirpe,  di  lingua,  di  genio 
e  d'altre  comuni  qualità  ed  attribiuioni ,  ciò  non  pertanto 
vivono  separate,  ovvero  don  istringooo  in  fra  di  loro  altro 
maggior   legame   che  di. un  qualche  patto  confederativo, 
come  in  Europa  accade  della  Germania  e  in  America  delle 
colonie  spagnuole.  La  tona  categoria  comprende  quelle  Da< 
Zini  che  non  solo  fra  le  loro  genti  rimangon  divise  e  eom- 
pongono  diversi  Stati ,  ma  l' una  o  più  di  esse  sopportano    ^ 
il  giogo  straniero  con  evidente  umiliazione  ed  infiacchimento 
di  tutte;  e  di  popoli  cosi  fatti  v'ha  esempi  molti  e  più  ou* 
roerosi  che  non  converrebbe  alla  presunzione  ed  ai  vauja* 
menti  della  moderna  civiltà. 

»  Ciò  veduto,  egli  è  manifesto  che  ai  popoli  ddl' ultima 
divisione  occorre  adempiere   diie  difficili  imprese:  cacciar 


ss 

le  Blraniero  e  risolvere  le  autonomìe  parzitili  ro  una  totale 
ed  anica.  Ai  popoli  della  aeconda  basta  una  sola  delle  due 
opere  travagliose.  Ed  è  imprendimentOi  come  si  disse,  volon- 
teroso  e  libero  al  tutto  e  può  pigliare  varie  forme:  perebé 
la  risoluzione  delle  autonomie  parziali  nella  totale  può  essere 
imperfetta  e  condizionata;  come  veramente  è  imperfetta 
qoella  degli  Stati  Uniti  americani  e  delle  repubbliche  sviz- 
zere; eoDciossiachè  sebbene  costituiscano  e  gli  uni  e  le  al- 
tre uno  Stato  solo,  questo  pel  suo  carattere  confederativo 
serba  ai  popoli  componenti  assai  porzione  di  sovranità.  Ma 
poiché  nella  Svizzera  e  ncH'Aroerica  avvi  unità  effettiva  di 
ptria  e  ciascuna  provincia  confessa  dovere  l' interesse  suo 
ÌA(li?iduo  e  peculiare  venir  posposto  al  generale  della  Con* 
federazione,  perciò  si  dee  giudicare,  per  nostro  avviso,  che 
la  risoluzione  delle  autonomie  parziali  nella  intera  dello 
Stato  è  moralmente  piena  e  compita,  ancora  cbe  imperfetta 
nelle  istituzioni  politiche.  Di  quindi  emerge  queir  alto  cri- 
terio per  fare  concetto  dell'unità  morale  e  sociale  dei  po- 
poli e  delle  nazioni,  cioè  a  dire  cbe  quando  le  genti  varie 
e  distinte  di  cui  si  compone  un  popolo  ed  una  nazione 
particolare  sieno  nella  disposizione  di  sottoporre  al  bene 
eomune  di  tutte  il  bene  proprio  e  peculiare  di  ciascheduna, 
elle  sono  già  pervenute  ad  istituire  una  grande  persona  mo« 
rale  di  cui  si  sentono  nobili  membra,  ed  una  sola  ed  unica 
patria  di  cui  sono  cittadine  tutte  egtialmente  e  perpetua- 
meote;  sebbene  egli  possa  accadere  che  ciò  non  giunga  a 
manifestarsi  in  modo  proporzionalo  e  conforme  nelle  pub- 
bliche istituzioni;  come  p.  e.  accade  io  Germania  dove  la 
ioperba  patria  alemanna  non  ha  organo  alcuno  popolare  e 
immediato  per  esprimere  i  suoi  pensamenti  e  proponimenti 
comuni. 

>  Concludiamo ,  pertanto  ,  dall'  inaino  a  qui  ragionato 
queste  poche  proposizioni: 

•  Prima,  gli  Stati  sono  vera  unità  morale  ed  autonomia 
perfetta  ed  imprescTittibile. 


36 

>  Secondamente,  non  possono,  giusta  il  diritto  esemplare 
ed  astratto,  esistere  Stati  dipendenti  da  altro  Stato  e  com- 
ponenti morale  e  politica  duplicità.  Ciascun  popolo  vive  di 
vita  propria  ed  indipendente;  ovvero,  per  libero  atto  risolvè 
l'autonomia  che  gii  compete  in  altra  maggiore *e  migliore 
con  uguale  partecipazione'  dei  dfritli  e  di  uffici.  Il  Jus  belli 
mai  non  conduce  legittimamente  alla  permanenza  delle  con- 
quiste ed  air  annullazione  di  qual  sia  Stato.  Sul  che  ci  rimel- 
tiamo  alle  dottrine  liberali  e  generalmente  accettate  dai  mo- 
derni pubblicisti. 

>  Terzo,  le  leghe  e  confederazioni,  per  ristrette  ed  inlime 
che  si  vogliano^  mantengono  nullameno  la  moliiplicità  degli 
Stati  e  delle  autonomie  se  non  pervengono  a  Tabbricare  per 
atto  permanente  e  spontaneo  un  solo  Stato  confederativo, 
in  cui  la  patria  è  una  eziandio  politicamente;  e  la  persona 
morale  di  lui  non  è  divisibile ,  tuttoché  le  provincic  ser- 
bino a  sé  medesime  certa  porzione  di  sovranilb. 

>  Quarto,  non  é  ripugnante  immaginare  le  parli  di  una 
nazione  congiuntissime  moralmente,  ancora  che  le  istituzioni 
loro  politiche  mantengano  a  ciascuna  T  autonomia  propria, 
come  forse  si  avverò  per  più  tempo*  in  Isvizzera.  Se  non 
che  ciò  può  solo  accadere  per  accidente  ed  ad  tempufi 
dacché  Tuniià  di  patria  costruita  nel  cuore  d'unMniera  na- 
zione é  impossibile  che  non  esprima  sé  stessa  nelle  forme 
esteriori  e  nelle  condizioni  del  suo  vivere  sociale  e  politico. 
E  ciò  avverrà  per  appunto  in  Germania  e  in  Italia,  se  vero 
é  che  l'una  e  l'altra  nazione  posponga  sempre  all'interesse 
comune  quello  delle  singole  genti,  e  non  ravvisi  in  tutto  il 
gran  territorio  della  nazione  che  una  sola  e  indivisìbile  pa- 
tria. 

»  Quinto  ed  ultimo.  Ciò  tutto  che  fanno  i  popoli  per  ac- 
costarsi e  congiùngersi  ha  molte  gradazioni  e  trasmutazionii 
e  r  essenza  comune  e  continua  di  esse,  a  riscontro  del  di? 
ritto,  é  la  compiuta  e  particolare  spontaneità.  Sebbene  k 
forme  che  tramezzano  fra   la  confederazione    degli  Stati  o 


»7 

Io  Statò  confederativo  sieno  Incerto  e  imperfette  e  abbiano 
(fafotiere  transitorio.» 

Dopò  avere  con  queste  nobili  conclusioni  dimostrato  come 
l'autonomia  nazionale  debba  entrare  a  far  p^rte  del  jus 
pubblico,  si  fa  a  discutere  la  vecchia  eppure  aticor  vigente  * 
dottrina  del  còsi  detto  equilibrio  politico  tra  i  varj  Slati. 
Ecco  in  qual  modo  l'autore  tratta  questo  importante  ar- 
gomento: 

«  È  tollerabile  fra  i  cittadini  lina  molto  disuguaglianza 
di  ricchezze  e  d'influenza;  attesoché  si  può  credere  che  ia 
educazione  della  moltitudine  crescendo  e  dilatandosi,  la  ric- 
chezza ed  il  potere  si  venga  altresi  ripartendo  con  minore 
disproporzione.  Ad  ogni  modo ,  gli  ordinamenti  e  le  leggi 
debbono  tutelare  ciascuno  delia  eccessiva  prepotenza  dei 
grandi  e  dei  Tacoltosì.  Ma  fra  gli  Stati,  allorché  la  spropor- 
zione delle  forze  sia  somma,  è  necessità  di  confessare  che 
permane  una  quasi  continua  minaccia  alla  indipendenza  e 
alla  dignità  dei  piccoh  e  deboli  ;  essendo  che  non  v*ha  tri- 
bunali ,  né  altra  specie  d' istituzione  capace  di  prevenire  o 
reprimere  la  sòverchianza  e  la  cupidità  dei  gran  potentati. 
Trista  cosa  é  pure  a  considerare  che  la  olirepossanzn  di 
alcuni  Stati,  e  la  debolezza  ed  angustia  di  altri  non  sem- 
pre vennero  cagionate  dalla  virtù  e  dal  suo  contrario;  ma 
fu  lavoro  talvolta  delle  mani  della  fortuna;  e  la  postura 
geografica  tornò  più  profittevole  assai  del  mollo  ingegno  e 
del  valore  indomabile.  Giovò  alla  Russia  per  dilatarsi  fuor 
di  misura  ia  stessa  barbarie  delle  tribù  su  cui  rci^nu;  noc- 
qae  all'Italia  la  troppa  vitalità  e  vigoria  di  ciascuna  sua  pro- 
vincia, anzi  di  ciascuna  città. 

*  Pure,  come  ciò  sia,  diciamo  che  lo  studio  della  bi- 
lancia politica  sarebbe  da  aver  molto  caro,  se  egli  tendesse 
in  fatto  alia  valida  protezione  e  difensione  dei  meno  forti. 
Ma  pur  troppo  la  storia  insegna  che  eziandìo  questa  bihirì- 
cia  politica  ò  maneggiata  ed  equilibrata  dai  più  foni  e  scal- 
triti arsolo  vantaggio  proprio;  e  trottasi  non  di  proteggere 


88 

efficacemente  i  deboli,  ma  di  preoccupare  i  diaegni  ambi* 
ziosi  0  addorrocDtare  le  gelosie  e  i  sospetti  dell'ano  o  del- 
r  altro  competitore.  Non  si  nega  che  per  fortuna  i  sospetu 
e  le  competente  loro  non  giovino  assai  volte  agli  Stati  mi- 
nori; e  vedesì,  p.  es.,  che  i  principati  inferiori  della  Gc^ 
mania  trovano  una  sorta  d'indipendenza  nella  opposinone 
perpetua  della  Prussia  e  deirAustria.  Ma  se  i  forti  oolgoao 
bene  il  loro  tempo»  quello  che  fanno  nissuno  ardisce  di- 
sfare, e  la  la  causa  degli  Stati  inferiori  soccombe;  e  tutto- 
ché i  regni  di  Europa  escano  dalla  correlativa  misura,  egli 
si  dirà  che  ogni  cosa  va  per  lo  meglio.  D' altro  lato ,  ets- 
seuna  delle  grandi  poterne  intende  cotesto  equilibrio  a  suo 
modo  e  lo  danna  o  loda  a  rispetto  di  sé;  per  T Austria, 
senza  il  servaggio  d' Italia,  la  bilancia  non  ha  contrappesi  ; 
e  al  giudicìo  dell'  Inghilterra,  questa  bilancia  trabocca  se  i 
Turchi  sono  cacciati  d'Europa.  Del  rimaneate,  il  sospetto  e 
la  gelosia  politica  fu  sempre  una  e  medeaima;  e  i  Greci  e 
i  Romani  antichi  costantemente  guardarono  a  questo,  che 
dove  tu  non  possa  ampliare  le  tue  conquiste,  debba  almeoo 
studiarli  d'impedire  quelle  degli  altri,  e  mantenere  fra  gli 
Stati  più  poderosi  lungo  e  pareggiato  contrastamenlo  di  for- 
ze. I  moderni  hanno  voluto  farne  come  un  principio  d*8lta 
saviezza  e  giustizia,  e  quasi  un  fondamento  e  una  guaren- 
tigia essenziale  del  diritto. 

>  Ma,  fra  l'altre  cose,  fu  esso  mai  definito  cotesto  equi- 
librio, e,  per  l'Europa  almeno,  mostrato  in  che  debba  ean- 
sistere  e  come  ottenersi  ?  Intanto,  quello  procurato  dal  Con- 
gresso di  Vienna  può  dirsi  interrotto  e  annullalo  In  troppa 
gran  parte;  e  il  nuovo  come  si  regge,  e  ehi  ne  fu  l'arebi- 
tetto?  Nondimeno,  per  ogni  mutazione  politica  che  appare 
in  Europa,  tu  odi  da  ogni  Governo  mettersi  innanzi  questa 
lustra  dell'equilibrio  minacniato.  Tempo  è,  mi  sembra,  che 
i  pubblicisti  i  quali  usano  sguardar  le  materie  al  lutne 
delia  giustizia  internazionale,  ne  dicano  k  loro  senteniSf 
cavandola  dalle  sincere  ed  eterne  fonti  della  ragione  e  della 
moralità. 


99 
»  Air  arte  onesta  del  bilanciare  le  forze  degli  Siati  do- 
vrebbe come  presedere  questo  pronunciato  sovrano  del  gius 
deHe  gemi  che  dice  t  ogni  popolo  autonomo  per  inreriore 
ehe  ria  di  territorio  e  di  rieebeise,  e  per  tenui  e  inferme 
che  abbia  le  sue  difese ,  dee  poter  vivere  sicuro  di  sé  e 
libero  degli  aiti  suoi ,  accanto  alle  nasioni  pia  guerresche 
e  più  formidabili.  E  un'  arte  cotale  mova  e  governala  dal 
dettame  summentovato  di  generale  giustizia  recherebbe^ utili 
frutti  al  mondo  in  ogni  tempo  e  in  ogni  mutare  di  cose. 
Avvegnaché  non  é  sperabile  ehe  le  forse  politiche  degli 
Stati  troviae  nai oralmente  fra  loro  certa  parità  ed  equipol- 
lenza, e  che  niuAo  sia  sufficiente  a  soverchiare  da  solo  e 
sconGggere  il  suo  vicino.  Rimovansi  pure  gli  ostacoli  alla 
formazione  eonifivta  delle  nazionalità  vere  ed  originali;  si 
conceda  a  qtsakmque  popolo  autonomo  di  aggregarsi  con 
altri  o  di  segregarsi,  eonrorme  portano  le  necessità  o  le  in- 
clinazioni ,  e  salva  mei  sempre  ia  unità  e  interezza  della 
sua  patria  :  ciò  non  pertanto,  molta  sproporzione  si  rimarrà 
dall'uno  all'altro  Sialo  e  dall'una  all'altra  schiatta  di  gente. 
Quel  proporzione,  in  fuiio,  può  correre  ami  tra  il  popolo 
Rumeno  e  lo  Slavo?  quale  tra  l'Olanda  e  la  Francia,  o  tra 
la  Francia  e  la  Svizzera?  Verrà  forse  un  tempo  che  gli 
enormi  incorporamenti  odierni  di  popoli  si  sciogliaranno  in 
parecchi  minori  e  bene  in  fra  loro  commisurali.  Forse,  d'al- 
tra parte,  si  comporranno  leghe  tenaci  e  gagliarde  tra  le 
varie  famiglie  delle  medesime  stirpe,  come  tutte  le  germa- 
niche da  una  banda  e  tutte  le  latine  o  tutte  le  slave  del- 
l'altra;  ed  allora  ne  risulterà  forse  un  nuovo  e  impensato 
kilaneianiento  di  Slati  e  di  forze.  Ma  ciò  per  al  presente 
è  piottnsto  subbielto  da  poetare  ricreando  die  da  prosare 
insegnando.  Oltreché,  a  noi  sia  in  mente  che  non  avvenga 
senza  un  alto  provvedere  divino,  che  la  diCssa  e  la  tutela 
dei  popoli  caduchi  i;  piccioli  trovar  si  debba  non  con  mezzi 
artificiali,  mi  si  uiiicainenie  col  progredire  il  genere  umano 
nella  osservanza  scrupolosa  dei  dettami  della  giustizia  e  sotto 


40 

la  guardia  ogni  giorno  migliore  della  coscienza  universale 
cresciuta  di  giudicio^  di  severiU  e  di  efficacia. 

>  Ad  ogni  modo,  non  biasimiamo  in  sé  lo  studio  e  U 
cura  della  bilancia  politica»  posto  che  non  sia  lavoro  infrut- 
tiferò,  e  non  si  dilunghi  mai  dalle  massime  della  rettitudine 
e  adoperi  mezzi  leali  ed  aperti. 

»  Bello  è  dunque  cominciare  da  queste  àuree  parole  di 
Ugone  Grozio  (4)  <  Non  devesi  per  guisa  veruna  concedere 
ciò  che  insegnano  alcuni  autori,  esser  lecito,  giusta  il  di- 
riuo  delle  genti,  di  prender  l'armi  per  iufiacchare  e  ab- 
bassare uno  Slato  la  cui  possanza  cresca  di  giorno  in  giorno, 
e  la  quale  lasciata  salire  troppo  alto,  possa  alle  occasioni  of- 
Tenderci  e  sopraffarci  ». 

»  Solo  conviene  aggiungere  al  presupposto  generale  e 
indeterminalo,  che  fa  Ugone  Grozio,  alcuni  casi  specificali 
che  porla  T  indole  singolare  de'  nostri  tempi ,  e  ciò  sono: 
che  una  grande  nazione  si  rivendichi  in  libertà  cacciando 
i  forestieri,  i  quali  avea  sul  collo,  ovvero  accosti  ed  unifi- 
chi le  sparse  sue  membra  in  guisa  ,  da  moltiplicare  senza 
fine  in  vigorezza  e  prosperità.  Del  che  si  ponga  ad  esem- 
pio la  Germania,  se  abolendo  una  volla  le  sue  diete  di  prin- 
cipi e  sosliluendovi  quello  dei  popoli ,  si  ordinasse  in  un 
corpo  confederalivo  simile  all' elveiico  e  all'americano.  E 
parimenti  si  ponga  ad  esempio  l' affrancaménto  d' Italia  e  la 
risoluzione  delle  sue  parli  in  un  tutto  bene  temperalo  ed 
unificalo.  Noi  neghiamo  nell'  uno  e  nell'  aliro  caso-  che  al- 
cuno Stato  possa  arrogarsi  lilolo  giusto  d' inlerveiiio  e  pos* 
sieda  dirillo  nessuno  a  impedire  con  la  forza  alla  Germa- 
nia 0  all'Italia  l'opera  loro,  sotto  colore  che  essa  sbilancia 
l'Europa,  e  molle  nazioni  ci  scapitano  d'influenza  e  di  po- 
tenza. 

»  Del  resto,  la  civiltà  odierna,  che  ha  più  pudore  del 

(\)  De  iure  belli  el  pacis,  I.  H,  e.  i,  S  XVII. 


.    41 

certo,  se  non  più  virtù  dell*  antica,  interdice  ai  potentati  di 
proclamare  che  uno  Stato  altera  indebitaofiente  Tequilibrio 
politico,  crescendo  di  popolo,  di  ricchezze ,  di  armamenti , 
di  naviglio  in  modo  rapido  e  straordinario,  ma  traendo  da 
sé  ogni  cosa  e  nulla  dell'  altrui  occupando.  L'America ,  è 
scriuo,  raddoppiò  la  sua  popolazione  cinque  volte  nel  giro 
di  sessanl' anni  ;  la  Russia,  sebbene  vada  più  tardi  assai  in 
tale  bisogna,  è,  nullameno,  velocissima,  a  paragone  d'  ahre 
confrade  del  continente. 

a  Eppure  simili  conquiste  interiori  (  a  cosi  chiamarle  ) 
che  alcuni  Stati  sanno  compire  in  poco  di  tempo,  alterano 
la  proporzione  delle  forze  politiche  più  che  non  farebbe 
un  notabile  aumento  di  territorio  avvenuto  in  alcuno  di 
qaegli  Slati  medesimi  o  per  successo  di  guerra,  o  per  re- 
taggio, o  per  patto.  Se  dunque  gli  effetti  sono  simiglianti , 
come  può  il  diritto  differenziarsi  dall'uno  all'altro?  E  se 
neir  uno  V  iniervento  non  è  conceduto ,  perchè  -  nell'  altro 
diventa  lecito? 

»  Ciò  mi  sembra  riconfermare  chiarissimamente  che  ce- 
lesta ragione  dell'  equilibrio  politico  mai  non  contiene  per 
sé  solo  un  motivo  legittimo  né  di  guerra  nò  d' intervento. 

>  Quali,  pertanto,  sono  da  dirsi  mezzi  buoni  e  leali  da 
conservare  non  propriamente  esso  equilibrio  degli  Stati  che 
mai  forse  non  diviene  effettivo  e  durevole^,  ma  la  sicurezza 
e  la  difcnsione  dei  polenlati  minori  a  rispetto  dei  maggiori 
e  la  pace  e  il  riposo  di  tutti  contro  V  ambizione  e  la  pre- 
potenza di  alcuni?  Diremo  che  se  ne  annoverano  mollo  po- 
chi, e  il  buon  senso  e  la  reniludine  li  fanno  noti  a  cia- 
scuno. Primo  mezzo  sono  le  amicizie  e  le  leghe.  S' insegna 
nella  economia  politica  che  i  piccioli  possidenti ,  legandosi 
insieme  e  ponendo  in  monte  i  lor  capitali,  salvano  a  tutti 
la  liberth  del  concorrere  e  impediscono  agli  estremamente 
ncclii  di  operare  e  prolungare  qualunque  maniera  di  mo- 
nopolio. Ma  per  disdoro  di  nostra  stirpe  l'interesse  dei  traf- 
fichi a  meglio  disciplinali  e  meglio  persuasi  gli  uomini,  alla 


4S 

concordia  e  è\V  onione  di  quello  che  Vaniore  detta  iodipen* 
denia  e  digniiè  naxionale.  Le  amieieie  politiclie  poi  rìeer- 
cano,  eome  le  pri?ate,  scfiielietza ,  fedelib  e  perdunoia. 
Che  queste  dtspoaiiioni  aembrano  nuocere  al  cuna  volli, 
ma  nella  lungtieiia  del  tempo  e  nella  Tarietà  degli  ae< 
cadimenti  si  trova  clie  solo  esse  recano  bene;  e  oltre- 
eiò  la  forza  tragrande  e  il  lustro  delle  vittorie  fanno  velo 
a  motte  perfidie  le  quali  ai  meno  forti  e  gloriosi  non 
sarebbero  perdonate.  Allato  a  questi  provvedimeott ,  se  lu 
ti  aiuti  per  te  medesimo ,  quanto  più  puoi  e  sai ,  e  porgi 
ferma  prova  di  spiriti  generosi  e  altamente  virili,  qoaleaoo 
ai  trarrà  sempre  dalla  tua  parte ,  ed  anche  le  amieizie  dei 
potentissimi  ti  si  faranno  meno  pericolose  e  gravose.  Del 
fcsio,  nella  vecchia  .Italia  in  ciò  appunto  consisteva  l'arte 
del  bilanciare  gli  Stati,  che  le  cinque  potente  maggiori  in 
cui  dividevasi  la  Venisola,  Venezia,  Mitano,  Roma,  Firenie 
€  Napoli ,  ai  aquadravano  e  invigilavano  di  maniera  che 
quando  Y  una  di  loro  aumentasse  visibilmente  di  forse  e 
iBCoprisse^  intendimenli  ambiziosi  contro  i  vicini ,  le  «lire 
di  presente  si  eollagavano,  costringendo  quella  a  porsi  giù 
dall*  impresa  mediala  o  a  tentarla  con  quasi  certezza  di  mal 
successo* 

«  Secondo  meuo  di  mnnimenio  e  di  difesa  è  dare  io- 
eremcnto  alle  forze  sociali  proprie  e  crescere  in  popoiaiiooe, 
ricchezza,  scienze,  commercio  e  influenza  meglio  e  io  più 
eopia ,  se  è  possibile,  e  in  minor  tempo  che  akre  nasiaot. 
€lii  non  sa  esaere  poco  esatta  misura  delia  gagliardia  di  eao 
Stato,  l'ampiezza  o  l'angustia  del  suo  territorio?  lo  Atene, 
avverti  già  un  grande  scrittore ,  erano  non  più  che  venti- 
mila cittadini,  quando  dia  difese  i  Greci  contro  i  Persiani, 
contese  a  Sparta  la  primazia,  ed  assali  la  Sicilia;  e  vcaU* 
mila  cittadini  vi  erano  similmente  quando  Demetrio  Pale? 
reo  gli  enumerava  alla  guisa  che  ne'  mercati  si  fa  dcgl* 
schiavi. 

•  Un  terzo  mezzo  di  guarentigia  pensato  dai  moderni 


4S 

si  è  il  dichiarare  neutrali  aicuDe  proYincie  ed  alcuni  Stati; 
e  un  quarto  «  è  il  porre  altre  provincie  e  altri  Stati  sotto 
lo  speciale  e  eollett?o  patrocinio  dei  più  poderosi  Governi 
d'Europa.  Amendue  cotesti  spedieoti  ingegnosi  e  che  tanto 
valgono^  quanto  dura  la  fede  ai  trattati  e  il  rispetto  scam- 
bievole fra  le  Potente ,  manifestano ,  sembra  a  noi ,  che  il 
sentimento  del  diritto  e  la  religione  dei  patti  fanoosi  di  età 
io  ei&  più  tenaci  e  profondi.  La  qual  cosa  ci  mena  naturai- 
mente  3  considerare  l'ottimo  di  tutti  i  mezzi  per  fare  ar- 
{ioe  air  ambizione  di,  alcuni   popoli  e  alla  strabocchevole 
loro  potenza;  sebbene   queste   nostre  parole  suoneratino  a 
molti  come  più  acconce  ad  un  catechismo  che  ad  opera  di 
pubblico  diritto.   Ma  noi.  dicemmo  più  sopra ,  forzati  dalla 
veriih,  ed  or  ripetiamo   qui  volentieri  «   che  il  diffondersi 
nella  parte,  educata  dei  popoli  la  luce  dei  sani  e  eerti  prin- 
cipìi  della  giustizia  intemazionale,  avanza  l'opera  dell'emen* 
dare  e  assestare  l'Europa  pofìtica  più  assai  che  i  trovamenti 
della  deplomazia.  E  il  simile  è  da  pensare  intorno  al  sub- 
biette  della  bilancia   degli  Stati:  perchè  questi  tcrrannost 
quoti  e  r  uno  all'altro  rispettosi ,  solo  quando  nella  mente 
di  tutti  risplciideranno  queste  due  massima  principalmente, 
cioè  che  le  conquiste   utili  davvero  e  invidiabili   a'  nostri 
tempi  sono  1'  acorescere  dappertutto  la  propria  civile  influ- 
enza e  il  prevalere  di  senno  e  di  autorità.  L'altra  massima 
insegna  che  i  popoli  non   sono   materia  di  eredità   né   di 
dote  né  Ji  contralto.   Con   tali   due   documenti  è  tolta   di 
mezzo  la  possibilità  dei  larghi  e  subitanei  acquisti  di  tèrri- 
torio  che  per  lo  passato  furono  cagione  la  più  frequente  di 
guerra  e  fecero  tanto  discorrere   della  bilancia  politica.  E 
per  fermo,  il  diritto  pubblico  antico  non  disdiceva  per  ef- 
fette  di  giusta  guerra  il  tenere  soggeui  per  sempre  i  po- 
poli vinti  ;  e  del  pari,  non  disdiceva  ai  prìncipi  che  per  te- 
stamento o  a  ragione  di  dote  o  in  virtù  di  oonvcQzione  si 
^rieehissero  a  un  tratto   di  vasti  regni  e  li  aggiungessero 
'i  proprii  ed  aviti.  Cosi  Carlo  Quinto  alla  paterna  Fiandra 


44 

aggiungeva   per  éri^dhà  la  Spa|[na  ;  e  per  eOeltò   ddirele* 
zione  univa  tbii  due  regni  all'  impero  gernàaoieo  e  con  li* 
ioli  veri  0  falsi  di  parentela  è  di  eredità  chiedendo  il  Mi« 
lanese,  il  regno  di  Nàpoli  ed  altre    provincie  e  supplendo 
air  insuilicìenza    di    quelli  con  la  ragione  della  spada ,  mi* 
hacciava  TEiiropa  dell'  universale  monarchia.  Cosa  poco  di- 
'versa    accadeva   più  tardi  per  la  successione  di  Spagna ,  e 
quindi  per  quella  di  Carlo  VI,  ambedue  le  quali  ponevano 
a  un  tratto  più  corone  sul  capo  d'  un  solo  monarca.  Ed  è 
str<ino  a  dire  che  i  pubblicisti  contemporanei    più    saggi  e 
morali ,    piuttosto  che  dubitare  del  diritto  dei  princìpi ,  di 
trasmettere  a  ehi  più  piacesse  le  loro    corone,  o  dubitare 
del  diritto  di  ereditarle,  come  farebbesi  d'  un  grosso  podere 
secondo    le    ragioni  e  i  gradi    della  parentela  e  le  disposi- 
zioni e  parole  del  testamento,  quei  pubblicisti,  diciamo,  pon- 
gono innanzi   per  rimedio  sovrano  un  diritto   d'  intervento 
aasai  disputabile  e  dichiarano  giusta  la  guerra  volta  al  fine 
d'impedire    l'ingrandimento  eccessivo  di  alcun    potentato. 
Ponete ,  invece,  che  nel    secolo  scorso  fosse  stata  ravvisala 
questa  verità ,  non  dovere  mai  un   principe  tener  sul  capo 
due  0  più  corone  distinte  e  separate;  essendo  principalmente 
che  ciò  torna  funesto  alla  libertà,  e  all'autonomia  delTuno 
dei  regni  e  forse  anche  dell'altro  o  degli  altri;  ponete  ezian- 
dio che  si  fosse  giudicato  equo  non  che  opportuno  il  con- 
sultare direttamente  e  in   modo   efficace  e  leale  la  volontà 
dei  popoli;  e  ciò  bastava    ampiamente,    perchè  le  appren- 
sioni   gravissime  suscitate  per  la  eredità    spagnuola   ed  au- 
striaca o  rimanessero  dissipate  o  trovassero  altra  risoluzione 
che  una  lunga  e  general  guerra.  E  dicasi  pure  che  le  due  ve- 
rità e  i  due  principii  nella  pratica  diventano  uno.  Perocché 
nello    stato  presente  d' istruzione  e  di  civiltà ,  ogni  popolo 
che  h.)  sentimento    di  so  ed  ha  facoltà  e  modo   di  delibe- 
rare della  sua  sorte,  negherà,  senza  meno,  di  essere  dato 
•  per  retaggio  o   per  dote  o  a  ragione  di  baratto  o  come  che 
sia  ad  un  principe  forestiere,  il  quale  fornito  delle  forze  di 


45 
altro  vasto  renme,  può  forzare  la  volontà  dei  sudditi  nuovi 
e  spogliarli  d'  ogni  franchigia  e  d'ogni  diritto.  E  veramente 
noi  veggiamo  nei  giorni  nostri  che  le  earte  costituzionali 
provvedono  alla  trasmissione  delle  corone  sempre  con  que- 
sto riguardo  che  V  autonomia  esteriore  dello  Stato  e  le  li« 
berla  sue  interiori  non  ne  possano  ricevere  nocumento  ve- 
runo. 

9  Se ,  pertanto ,  il  giure  internazionale  moderno  verrà 
confermando  di  più  in  più  che  la  guerra ,  sebbene  fatta  le« 
gittimamente ,  non  porge  diritto  di  annullare  l'autonomia 
naturale  dei  popoli  vinti;  se,  d'altra  parte,  le  genti  si  per- 
suadono oggimai  di  questo  vero  solenne ,  le  conquiste  sui 
popoli  molto  civili  diventare  ne'  di  nostri  meno  utili  assai 
che  gravose  a  chi  le  fa  e  difficilissime  a  mantenere ,  e  da 
ultinao  recare  maggior  debolezza  e  travaglio  che  vigore  e 
sicurezza;  essendo  tramontate  persempre  le  età,  nelle  quali 
poteasi  con  violenza  feroce  e  spietata  disertare  le  terre  oc* 
capate  o  con  le  colonie  ripopolarle ,  ovvero  costringere  i 
debellali  a  confondere  l'essere  proprio  con  quello  dei  vin- 
citori. In  fine,  se  le  doti,  i  retaggi,  le  donazioni,  i  baratti 
non  sono  più  titoli  sufficienti  alle  subite  aggregazioni  di 
vaste  e  popolose  provincie  ;  ognun  vede  che  sono  levate  di 
mezzo  le  cagioni  principali  dei  repentini  aggrandimenii  degli 
Stati;  e  da  questa  banda,  ciò  che  suolsi  domandare  molto 
impropriamente  equilibrio  europeo,  non  dà  materia  di  giu- 
ste apprensioni  e  paure.  Le  cagioni  d'ingradimento  che  ri- 
mangono ancora  vive  e  operose  hanno  un  carattere  assai 
differente. 

»  I  popoli  che  più  non  comportano  di  essere  patrimo- 
nio e  retaggio  di  alcuno,  aspirano  per  ciò  stesso  alla  piena 
ricuperazione  del  proprio  essere,  laddove  ancora  non  è  com- 
piuta ;  ovvero  aspirano  a  formare  di  più  patrie  una  sola 
grandissima  collo  special  nome  di  nazione.  Perocché  la 
favola  di  Androgeneo  si  avvera  esnitarncnte  nelle  schiatte 
umane;  e  come   quello   era    indiviso    in    principio   e   for- 


46 

mava  ona  sola  persona  animala,  poi  sparlilo  a  fona  tn 
doloroso  e  infelice  in  ognuna  delle  sue  parti  ;  e  queste  con 
desiderio  influito  procacciavano  di  ricongiungersi,  avviene 
cosi  delle  parti  d'  una  grande  nazione  appena  si  ricordaoo 
di  essere  slate  uno,  e  della  intrinseca  medesimena  deires- 
aere  loro  pigliano  scienza  e  coscienza. 

»  Ora,  entrambe  queste  due  ispirazioni,  posto  che  rie* 
seano  nel  loro  intento,  debbono  di  necessità  reeare  altera- 
zione notabile  alla  cosi  detta  bilancia  politica ,  diventando 
da  un  Iato  alcune  potenise  troppo  scarne  ed  esauste,  perchè 
sceme  delle  provincie  aifrancate;  e  dall'altro,  sorgendo  co- 
tal  nazione  o  cotale  altra  al  colmo  della  propria  potenza, 
mediante  V  unione  e  il  consentimento  di  tutti  i  -suoi  popoli. 
E  per  fermo,  non  mancava  testé  la  vecchia  ed  astiosa  Ea- 
ropa  di  dolersi  della  cominciata  liberazione  d*  Italia  per  la 
minaccia  e  il  pericolo  che  sembrava  recare  air  equilibrio 
politico. 

»  Noi,  secondo  i  principii  che  professiamo  ed  anzi  se- 
condo la  serie  di  tutti  i  pensieri  e  ragionamenti  significati 
insino  a  qui  nel  presente  libro,  siamo  menati  a  eonehiudere 
che  troppo  alte,  giuste  e  magnanime  sono  quelle  due  ispi* 
razioni;  e  ci  rechiamo  a  credere  che  ottenuto  che  sia  il 
proposito  loro ,  V  assetto  d*  Europa  riuscirà  senza  paragone 
più  convenienle  e  più  saldo.  Non  per  ciò,  come  ai  asserifs 
più  sopra,  la  bilancia  politica  degli  Stati  rimarrà  in  bilico 
perfettamente;  ma  la  proporzione  tra  essi  diverrà  certo  mi* 
gliore  e  saranno  rimosse  (quello  che  più  importa)  le  cagiooi 
principali  di  litigio ,  di  usurpazione  e  di  guerra.  Oltre  di 
che,  mancando  ai  popoli  la  religione  più  ordinaria  e  legit* 
lima  di  querelarsi  e  rammaricarsi  contro  i  patti  e  le  con- 
venzioni, dee  crescere  immensamente  l'osservanza  e  la  fede 
inverso  di  esse  ;  nel  che  abbiamo  conosciuto  doversi  da  ul- 
timo ravvisare  lo  scudo  e  V  usbergo  più  saldo  e  di  miglior 
tempra  che  poasa  difendere  e  preservare  i  piccioli  Stati 
contro  i  grandissimi.   E   perchè  non  si  reputi   esagerato  e 


47 

paniate  il  Doslro  giudisio,  si  badi  un  momento  all'ordine 
che  avrebbe  potuto  tenere  V  Europa  quando  i  diplomatici 
di  Vienna  fossero  proceduti  con  le  massime  del  buon  di* 
ritto  pubblico. 

»  Diciamo  )  dunque,  che  emancipata  la  nazione  italiant 
e  con  forte  confederazione  congiunta,  aveansi  nella  penisola 
da  due  a  irecentomila  soldati  pronti  a  difenderla  contro  la 
Francia;  e  ?iceversa,  pronti  ad  unirsi  a  lei  e  ad  altri  po- 
tentati contro  i  disegni  ambiziosi  della  Moscofia.  Oltre  di 
eiò,  la  penisola  emancipata,  potendo  mettere  in  mare  nu* 
maroso  naviglio  di  ottimi  marinai  fornito ,  non  concedeva 
sd  alcuno  Stato  di  poter  dire  :  lY  Mediterraneo  è  un  mio 
lago.  Sul  Reno,  la  Germania  costituita  in  confederazione 
schietta  e  leale  di  popoli,  faceva  irrito  e  vano  da  quella 
parte  ogni  proposito  di  conquista  negli  inquieti  flgliuoli  di 
Brenno,  E  la  Germania  concorde,  dando  mano  ai  Polacchi 
tornati  uniti,  formavano  coi  petti  loro  il  miglior  baluardo 
all'Europa  occidentale  a  rincontro  della  Russia.  Mentre  più 
giù  verso  T oriente  ed  il  mezzogiorno,  l'Austria,  non  im- 
pacciata della  servitù  d'Italia  e  divenuta  quella  che  i  suoi 
destini  volevano  grande  potenza  Danubiana,  preoccupava  na- 
turalmente e  con  buon  successo  le  arti  e  le  intenzioni  pe- 
rieolose  degli  autocrati  di  Pietroburgo.  Ma  la  Santa  Alleanza 
leonobbe  al  tutto  l'indole  del  proprio  aeeolo  e  il  destinato 
delle  nazioni.  • 

(  Continua  ). 


48 

NOTIZrE    ARCHEOLOGICHE. 

lllufttraied  Hand-Book  off   Arehitoctare  |  by  JA< 

MES  FBIBGCSSON.  London,  4859. 
Vorlesau^en  «ber  AreMieetar  |  von  professor  GAT- 

TFAIGD  SBMPBIB.  Dresden^  1859. 

Juo  siudio  dell'architettura  non  data  d'ieri;  aia  dopo  Te- 
poca  del  rinascimento  non  si  è  parlato  né  scritto  clie  sullo 
stille  classico,  senza  ben  conoscerne  Torigine,  lo  sviluppo  o 
il  significato.  Grazie  alle  rioerche  le  più  sapienti    noi  sap- 
piamo però  che  è  airEgiiio  ed  alPAssiria  che  l'antica  Gre- 
cia ha  impresso  i  suoi  ordini  d'architettura  e  noi  vediamo 
nella  storia  dell'arte  un  seguito  non  interrotto  dei  fatti  in- 
vece di  quel  guazzabuglio  che  riempiva  l' imaginazione  dei 
moderni  dilettanti.  LMgnoranza  d'altre  volte   colla  pedanie- 
ria  per  compagna  inevitabile  hanno    prodotto   effetti   parti- 
colari e  perniiciosi.  Il  male  cagionalo  dalle    nostre  idee  er- 
ronee sull'architettura  classica  non  sarà  mai  ben  apprezzato 
che  allorquando  1*  arte  di  fabbricare  avrà  ripresa  la  vitalità 
che  ha  perduta  dopo  alcuni  secoli.  Cosi  venrfero  sempre  rap- 
presentati gli  ordini  della  Grecia  come   appartenenti  esclu- 
sivamente a  quella  nazione;  gli  si  attribuisce  tutto  l'onore 
senza  concepire,  riguardo  a  ciò,  il  minimo  dubbio  e  si  se- 
gue decamenie  le  regole  tracciate  dai  Greci.  Noi  non  ci  ar- 
resteremo a  criticare  queste  viste;  ma  noi    faremo    rapida- 
mente una  questione  che  concerne  l'architettura  moderna. 
Si  desidererebbe   sapere  se  le  idee  alle  quali  noi  facciamo 
allusione  non  sarebbero  del  tutto  assurde  ai   nostri    occhi) 
sostituendo  alla  parola  greco    quella  di  90(100.  Noi  non  sa- 
premo cavare  alcun  profitto  degli  antichi  stili   assoggetlan- 
dovisi.   Se  invece  essi  possono   servirci  realmente  noi  dob- 
biamo ricercarne  i  principj  e  studiarne  la  storia. 

È  veramente  a  questo  sUidio  cosi  utile  e  interessante  che 


49 

si  danno  due  sapienli  distinti*,  il  sig.  Pergusson  in  Inghil- 
terra e  il  sig.  Gotrried  Semper,  antico  direttore  dell'Acca- 
demia reale  d'architettura  a  Dresda.  Il  sapiente  scozzese  ha 
trattato  di  tutta  l'architettura  e  ne  ha  composto  un  Ma- 
nuale estesissimo  ed  accessibile  a  tutto  il  mondo.  Noi  non 
l'analizzeremo  ma  ci  contenteremo  di  passare  in  rivista  un 
gran  capitolo  della  storia  di  quest'arte,  quello  relativo  al- 
l'Egitto ed  all'Assiria  ed  alla  loro  influenza  sull'architettura 
greca.  Un  piccolo  numero  di  filosofi,  in  questi  ultimi  quin- 
dici anni,  si  sono  elevati  al  di  sopra  dei  pregiudizj  ed  han- 
no comunicato  il  risultato  delle  loro  investigazioni,  sia  con 
scritti ,  sia  con  corsi  pubblici  sul!'  architettura  antica.  Fra 
questi  ultimi  noi  ci  faremo  un  piacere  di  citare  il  profes- 
sore tedesco  Semper,  le  di  cui  scoperte  e  deduzioni  pre- 
ziose poco  conosciute  finora  non  vivono  che  nella  memoria 
degli  allievi. 

È  in  Egitto  che  si  vedono  le  costruzioni  più  antiche, 
più  durevoli  e  le  migliori  del  mondo.  Esse. portano  l'im- 
pronta d'un  marchio  particolare  ed  è  l'espressione  d' un  pò- 
polo  potente.  La  lingua  egiziaca  lungi  dall'esser  perfetta  nel 
suo  sviluppo^  poco  s' adatta  ai  gran  lavori  letterarj,  e  però 
noi  sappiamo  che  l'Egitto  ebbe  una  letteratura  che  perì. 
Non  ha  più  figliuoli  che  parlino  questa  lingua,  pietrificata 
per  cosi  dire  nella  vallata  del  Nilo  e  seppellita  nella  poi* 
vere  dei  secoli.  Per  parlare  convenevolmente  dell'Egitto  bi- 
sognerebbe non  solamente  averne  studiata,  ma  averne  veduta 
e  sentita  l'architettura  ;  ed  anche  allora  non  sarebbe  troppo 
facile  il  descriverla. 

L'architettura  egiziaca  ha  un  carattere  locale.  Sebbene 
abbia  servito  di  modello  a  tutto  il  mondo  pure  non  ha 
mai  lasciato  il  suo  paese^  Indigena  sulle  rive  del  Nilo,  cin- 
que secoli  di  dominazione  in  Assiria  non  poterono  trapian* 
tarla  alle  rive  dell'Eufrate.  Il  Nilo  nella  sua  incessante  lotta 
col   deserto  ha  inspirato  all'  Egitto  la  sua  teologia ,  la  sua 

Aiuuu.  SialisticOf  voL  XXI r^  serie  3.*  4 


50 

forma  animata  e  soprtUutto  la  sua  architeitura.  Que«io  ttile 
>  roaairesta  una  vitalità  delle  più  persistenti  ;  do|ìO  novecento 
anni  di  tirannia  stranienii  sotto  i  re  pastori,  quest'arte  an- 
tica riprese  il  suo  primo  vigore;  duecento  anni  di  barbarie 
sotto  la  dinastia  persiana  non  hanno  impedito  all'architet- 
tura di  prendere  novello  slancio  per  la  terza  volta:  ed  in- 
fine nella  sua  estrema  vecchiezza  mori  di  morte  nauirale 
e  si  spense  lentamente  eolla  civilizzazione  romana. 

I  tempj  d'Egitto  esprimevano  a  meraviglia  la  vita  reli- 
giosa della  nazione.  Se  rinchiudevano  nella  loro  profondità 
il  santuario  d*un  culto  elevato  e  misterioso,  «essi  compren- 
devano  pure  i  palazzi    dei  re  e  della   classe   dei   preti.  I 
grandi  edificj  e  le  grandi  corti  erano  il  teatro  delle  solen* 
nità  e  delle  cerimonie  religiose.  Giò  che  caratterizza  questi 
palazzi  è  il  recinto  massiccio  e  piramidale  che  indica  la  eal- 
ma, la  stabilità  e  che  forma  vasti  profili  nella  facciata.  Biso- 
gna ancora  rimarcare  nel  gran  palazzo  di  Karnac,  che  bavvi 
gran  quantità  di  colonne  gigantesche   brillantemente  colo- 
rate  slanciantisi  d'ogni  parte,  pure  esse  non  si  vedono  mai 
al  di  fuori  dell'  immenso  recinto   che  li  copre.  È  come  la 
scorza  della  palma,  nasconde  il  tronco  che  s'innalza  inter- 
namente, le  due  file  di  colonne  centrali  sorpassano  in  al- 
tezza e  lasciano   vedere  il  cielo;  il  sole  d'Africa  inonda 
cosi  di  luce  la  parte  superiore   dell'  edificio  e  rischiara  in 
modo  diverso  tutte  le  colonne;  questa  luce  non  penetra  però 
fino  agli  angoli  i  più  nascosti;  l'interno  senz'essere  oscuro, 
sembra  interminabile. 

Si  entrava  nei  tempj  per  porte  abbellite  di  solenni  scoi- 
ture.  I  graziosi  obelischi  non  mancavano;  colossi  carichi  di 
secoli,  avevano  un'  aria  calma  e  maestosa.  Noi  abbiamo  in- 
fine le  tombe  tagliate  nel  sasso;  vi  si  rinchiudeva  non  so- 
lamente r  uomo  ma  i  suoi  lavori  ;  vi  si  scolpiva  la  storia 
della  sua  vita,  storia  senza  fine,  interrotta  per  mancanza  di 
posto. 

Distinte  dagli  altri  monumenti^  le  tombe  dei  primi  re, 


61 

qoesCe  piramidi  die  sonò  pagine  di  storia ,  sono  innalzate 
ancora  in  tutto  il  loro  splendore.  Sono  ben  piA  antiche 
che  i  Ceropj.  Ben  .pochi  elementi  d*  architettura  le  distin- 
guono^ ma  esse  servirono  di  preludio  solenne  a  tutta  quella 
grandiosa  armonia  che  le  segui.  /  primi  Egizj  non  costruì- 
pano  né  per  la  bellezza^  né  per  gH  nei  ordinarj  della  vita 
ma  per  l^eterniid. 

Ln  muraglie  dipinte  e  scolpite  nelle  antiche  piramidi 
lasciano  travedere  l'arte  giunta  al  suo  punto  culminante, 
quando  invece  le  ruine  degli  edifici  spp&rtenenti  al  mede- 
simo secolo  indicano  une  stile  inrorme  e  limitalo  nelle  in- 
tarsiature; le  piramidi  dovrebbero  dunque  essere  state  Tab- 
brieate  verso  il  principio  deirarchiieUara  in  pietra  d'Egit- 
to. Si  deve  conchiudere  che  questi  fatti  che  gli  Egiziani  ave- 
vano appreso  la  pittura  e  la  scuttura  praticandole  su  altri  mn- 
teriali.  Cosi  un'arte  primitiva  in  Egitto  fu  il  vasellame;  e  le 
forme  intagliate  nella  pietra  erano  state  senza  dubbio  incomin- 
ciale ad  essere  trasportate  sui  vasi.  Ciò  che  diverrà  ben  più 
chiaro  se  rimontano  alla  loro  origine  le  forme  d'architettura 
seguenti.  Vi  ha  due  tipi  di  colonne  combinate  in  diverse  ma- 
niere. L'uno  è  una  pila  quadrangolare  che  ha  prodotto  suc- 
cessivamente perfino  otto,  sedici  e  trentadue  parti,  e  che  in- 
fine fu  scannellata.  L' altro  stile  richiama  l'arte  ceramica  per 
le  forme  e  per  gli  ornamenti  ;  i  capitelli  sembrano  larghi  co- 
me una  campana;  la  colonna  stessa  si  contrae  nascendo,  e  poi 
s' allarga  e  rassomiglia  affitto,  alla  ruota  del  vaso  le  di  cui 
rivoluzioni  avevano  dato  ferme  all'argilla  ben  prima  dell'e- 
sistenza dei  tempj.  Quest'ultimo  tipo  delle  colonne  che  si 
rimarca  nel  primo  e  nel  più  grandioso  tempio,  quello  di 
Karoac,  noi  lo  chiameremo  specialmente  il  tipo  egiziano. 

L'architettura  assira  presentò  un  contrasto  completo  col- 
l'architettura  egiziana  e  sembra  esserne  il  complemento.  Se 
si  eccettua  la  valle  del  Nilo,  è  forse  in  Assiria  dove  si  tro- 
vano le  più  antiche  costruzioni.  In  Egitto  noi  vediamo  sem- 
pre un  recinto  dominante;  questo  carattere  dispare  afiatio 


68 

nell'architellura.  assira  e  prima  ci  colpisce.  Sarà  per  eaem* 

pio  un  immenso  terrazzo  di  fabbrica  eichpicaf  io  alio  del 

quale  si  giuQge  ascendendo  per  gradini  interminabili  e  im« 

ponenti. 

Sopra  questa  meiavigliosa  piattafornia  s' innaltavano  ?aa|i 
palazzi  rappresentando  bene  questo  sistema  politico-religioso 
dell'Assiria,    un   reame   deiGcato  dal   monarca   che  offriva 
agii  Dei  il  culto  ch'egli  stesso  riceveva  dai  popoli.  Le  mu- 
raglie di  47  piedi  circa  d'altezza  e  d'uno  spessore  enorme 
erano   costrutte  in  modo  da   perdere   considerevolmente  il 
loro  effetto  roassiocìo,  di  dentro  e  di  fuori   avevano   orna- 
mento d'una  certa  leggerezza;  la  struttura  del  mattone  era 
ricoperta   alla  base  fino  all'altezza  di  nove   piedi  di  lastre 
d'alabastro  con  varie  scanalature;  Il  resto  dell'altezza  era  ric- 
camente decorata  in  colori.  Al  disotto  si  trovava  il  secondo 
piano  ovvero  piano  dell'intarsiatura.  Sulla  cima  delie  grandi 
muraglie,  sopra  una  superficie  quasi  eguale  a  quella   degli 
appartamenti  inferipri,  s'innalzavano  lunghe  colonnate  d'un 
lavoro  ammirabile  ;  i  medaglioni  dei  capitelli  portavano  Par- 
matura   della   tettojn   traverso  ai  ranghi   delle   colonne;  la 
luce  del  brillante  sole  d'  Oriente   penetrava    indirettamente 
nelle  camere  basse,  oppure  ne  erano  escluse  a  piacere  per 
mezzo   di    tende.   Queste   gallerie   chiuse  cosi  nel  palazzo 
erano  la  parte  più  aggradevole  quando  il  tempo  era  fresco 
e  magnifico.  Questo  secondo  piano  e  il  terrazzo  formano  i 
ponti  dominanti  di  quest'architettOFa.  In  tutta  la  sua  esten<s 
sione  il  palazzo  era  ornato  d'ammirabili  sculture,  di  pitture 
e  d' iscrizioni.  Alle  porte  si  vedevano  dei  tori  alati  e  mae- 
stosi ,  o  sui  muri  interni ,  dei  bassi  rilievi   ben   conosciuti. 
Ciò   che   è  rimarchevole   è  la   preponderanza   delle   figure 
alate  perfettamente  in  armonia  collo  sii  e  d'architettura  il  più 
leggero  ed  il  più  brillante  che  abbia  •  mai   esistito.   Queste 
antiche  lastre  sono  talmente  piene  di  significato  che  oggidì 
ci  dicono  i  veri  anni  d*un  impero  che  ha  nerito  all'aurora 
della  storia  scritiu. 


58 

la  Assiria,  come  in  Egitto,  le  sculture  diagli  antichi  mo- 
numenti sono  le  migliori.  Vi  ebbero  cronologicamente  due 
imperi  assiri!  separati  Tuno  dall'altro  da  500  anni  di  domi- 
nasione  egiziaca^  e  tutte  le  rovine  che  sì  sono  scoperte  ap« 
partengono  alla  prima  epoca.  Noi  non  possiamo  supporre 
che  gli  Egiziani  abbiano  fatto  le  belle  ani  agli  Assirj,  poi- 
ché in  Assiria  non  se  trova  il  carattere.  Questo  carattere 
fornisce  la  proTa  la  più  evidente  che  le  forme  artistiche 
furono  improntate  in  un  periodo  anteriore.  Non  solamente 
tutto  l'ornato  ma  anche  tutti  gli  accessorj  seno  animati  di 
ricordi  di  lavori  di  tessitura.  Se  noi  consideriamo  le  la- 
stre d'  alabastro  del  muro  inferiore  ove  si  trovano  rappre- 
sentate le  tappezzerie,  la  seconda  metà  della  spessa  mura* 
glia  rivestita  di  colori  morbidi  ed  oscuri,  ove  le  potute  ar- 
ricciale e  sospese  intorno  alle  colonne,  o  se  noi  portiamo 
la  nostra  attenzione  sulle  forme  stesse  d'  ornamento ,  non 
ritroveremo  dappertutto  i  disogni  degli  abili  reali,  stoffe  pre- 
ziose, e  tende  a  vivi  colori;  le  sculture  stesse  riproducono 
ricami  e  tessuti;  tutto  parla  del  mestiere  di  tessere  degli 
Assìrj,  il  più  antico  e  il  più  famoso  del  mondo.  Questo  stile 
dell'arte  d'ornato  occupa  un  vasto  spazio.  Dominava  nell'A* 
sia  minore,  e  lungo  tempo  prima  delta  civilizzazione  Elle- 
nica in  Grecia  come  pure  in  Mesopotamin.  Porla  un  nome 
sul  quale  non  si  potrebbe  (aliarsi,  é  l'ordine  jonico. 

È  impossibile  il  credere  che  questo  stile  sia  giunto  a 
un  tal  grado  di  perfezione  e  che  abbia  invaso  .nelle  tribù 
lontane,  e  straniere,  se  si  pretende  trovarne  nelle  ca))itaU 
del  secondo  impero  degli  Assirj  e  dei  Babilonesi.  Invece 
noi  abbiamo  da  sapporre  che  questo  stile  è  cosi  amico  co- 
me quello  d'  Egitto,  qnesie  due  nazioni  avendo ,  da  tempo 
immemorabile,  rivaleggiato  di  potenza  e  di  civilizzazione.  Noi 
dobbiamo  dunque  riportare  l' arte  jonica  al  primo  impero 
d'Aiisiria.  Ciò  che  è  più  interessante  sarebbe  di  sapore  se 
questi  antichi  artisti  furono  in  rapporto  eoi  capi  del  secon- 
do impero.   Le  rovine    trovale  fra  tribù   pela^gichc  dell'  o- 


54 

vesi  sono  sempre  sepolcri,  quando  invece  i  monttmcmì  del- 
le capitali  deir  Oriente  sono  esclusiTamente  palasti;  nulla 
prora  che  i  padroni  ed  i  sovrani  di  queste  città  si  sieno 
molto  occupati  dei  loro  morti.  Noi  possiamo  perciò  conela- 
dere  con  certezza  che  queste  due  razze  non  aTevano  al- 
cun  rapporto  T.una  coir  altra.  Ma  noi  sappiamo  che  gli  As- 
sirj  erano  alleati  cogl'Israelitì,  loro  più  prossimi  vicini.  Ciò 
che  si  può  vedere  dalle  loro  relazioni  intime  e  dalla  somi- 
glianza che  esiste  fra  i  palazzi  assirj  e  gli  edificj  di  Salo- 
mone. 

In  un'altra  parte  fra  i  Pelasgici  lo  stile  jonico  é  si  pro- 
fondamente radicato  che  sembra  il  prodotto  del  loro  suolo. 
Se  cosi  era  questa  colonia  della  Grecia  non  avrebbe  avuto 
alcuna  comunicazione  col  popolo  dominante  in  Assiria  du- 
rante il  periodo  al  quale  appartengono  le  rovine  dei  palaz- 
zi. Noi  sappiamo  che  questo  impero  si  componeva  di  tre 
nazioni  distinte,  con  tre  lingue,  tutte  scritte  in  caratteri  cu- 
neiformi. Fra  questi  popoli  V  uno  innalzava  tombe ,  V  altro 
palazzi;  il  terzo  erano  i  Persiani.  Noi  non  ammeuereoio 
che  queste  tribù  rappresentassero  allora  tutto  il  genere 
umano.  Il  signor  Fergusson  ha  ricorso  ai  sermoni  :  Tartaro^ 
Siamitico  e  iirtano.  Si  potrebbero  opporre  a  questi  termini 
molte  obbiezioni  ;  poiché  rinchiudono  teorie  ohe  quantun- 
que generalmente  amesse  furono  rivocate  in  dubbiò  da  alce 
autorità  etimologiche;  un  colpo  d'occhio  sul  sistema  del 
dottor  Bodichon  lo  mostrerà.  Questo  distinto  sapiente  ai* 
tribuisce  tutta  l'architettura  degli  antichi  alla  rasza  ònina, 
tipo  nettamente  definito  dell'umanità,  aOàtto  distinto  del- 
l'uomo biondo  dell* Europa  setteotriemrie,  dell'uomo  giallo 
dell'Asia  orientale  e  dell'uomo  nero  dell'Africa  àfi\  sud  ;  bi- 
sognerebbe eccettuare  gli  Egiziani,  che  l'autore  considera 
come  una  razza  mista,  bruna  e  nera. 

La  parte  toccata  ai  Persiani  nella  storia  dell'architettura 
è  abbastanza  rimarchevole  per  sé  stessa.  Messi  in  contatto 
coi  suoi  vicini  più  civilizzati,  possedevano  ancora  una  forz» 


5S 

inerente  che  gli  altri  avevano  perduta.  Dopo  V  epoca  del 
gran  Giro,  esai  hanno  fatto  questa  gloriosa  eredità,  T  archi- 
tettura assira,  che  hanno  modificata  e  perfezionata.  Grazie 
al  loro  vigoroso  tocco,  le  dilicate  colonne  di  legno  si  con- 
vertirono in  pietra  a  Persepoli,  e  l'antico  stile  fu  trattato 
con  tanta  freschezza  e  talento  che  giunsero  alla  perfe- 
zione. 

Ma  un  più  gran  trionfo  artistico  si  compiva  nell'  ovest. 
L' antica  trama  dell'  arte  jonica  s' estese ,  come  1'  abbiamo 
visto,  nella  Grecia  i  di  cui  legami  intimi  coli' Asia  furono 
ioGne  spezzati  dalla  guerra  di  Troja.  In  seguito  vennero  se- 
coli di  cambiamento  e  di  progresso;  verso  l'anno  660  pri- 
ma di  G.  CL,  inserito  nell'antico  stipite  pelasgico  apparve 
l'architettura  ellenica.  È  vero  senza  dubbio  che  un  nuovo 
popolo  dominava  allora  in  Grecia ,  ma  crederemo  difficil- 
mente eh'  esso  sia  stato  un  tipo  separato  dell'  umaniià. 

Durante  il  periodo  di  transizione  che  si  chiama  ti  se- 
colo  delle  tenebre  dtUa  Grecia ,  il  popolo  dominatore  non 
era  abbandonato  a  lui  slesso.  Seppe  attingere  alla  sorgente 
d'istruzione  ch'era  in  Egitto,  e  lutti  convengono  che  la  Gre- 
cia vi  attinse  largamente.  È  adunque  impossibile  di  negare 
Tinfluenza  delle  idee  egiziane  sui  tempj  della  Grecia.  Esi- 
ste una  rassomiglianza  abbastanza  grande  fra  l'ordine  cosi 
detto  protodorico  dell'  Egitto  e  l' ordine  del  Pantheon.  Ciò 
che  hanno  di  comune  è  la  diminuzione  caratteristica  delle 
colonne  egiziane,  e  di  un  progresso  al  quale  le  due  na- 
zioni hanno  potuto  giungere  allo  stesso  grado.  Il  tratto  di- 
stintivo dell'ordine  dorico,  è  l'ammirabile  curva  del  capi- 
tello in  echinue.  È  eminentemente  greeo  —  tutto  prova 
che  prima  non  ha  mai  esistito.  Sarebbe  dunque  più  vero 
il  dire  che  gli  Egizj  hanno  favorito  alla  Grecia  il  loro  or- 
dine dorico  ma  che  hanno  appreso  agli  uomini  a  fabbri- 
care la  civilizzazione  dorica.  Si  sa  troppo  bene  come  que- 
sti allievi  hanno  «  miglion^to  quest'istruzione  ». 

L'ordine  dorico  era  il  grande  ordine  della  Grecia,  e  lo 


66 

apparteneva  propriameote  ;  nacque  e  mori  con  edsa.  L*  or* 
dine  jonicQ  occupava  naturalmente  il  secondo  posto,  quel* 
lo  di  un'  altra  civiiizsazione ,  —  fioriva  solamente  laddove 
r  influenza  dei  Pebsgici  si  faceva  ancora  sentire  ;  in  se- 
guito dopo  le  colonie  jonie ,  ritornò  in  Asia  dove  era  sor- 
tito, e  si  perdette  nell'impero  romano.  Però  l'antico  ornato 
jonico  invase  ed  abbellì  luUa  l'architettura  della  Grecia. 

Visitiamo  ancora  il  tempio  grandioso  di  Karnac  e  quel- 
le gloriose  colonne  che  noi  abbiamo  descrilte  come  spe- 
cialmente egiziache.  È  un  tipo  che  i  Greci  nel  loro  uliimo 
periodi»  di  civilizzazione  ornarono  di  foglie  d'acanto  e  di 
voluta  jonica;  è  cosi  che  crearono  l'ordine  corintio.  L'ori- 
gine rimonta  alle  forme  ceramiche  dell'Egitto;  porta  il  si- 
gillo dell'arte  collettiva  della  Grecia;  è  passato  per  Roma 
non  destinato  a  morire  nella  sua  civilizzazione,  ma  a  so- 
pravvivere alla  sua  potenza. 

Ciò  che  caratterizza  il  tempio  greco  è  il  suo  sistema 
delle  colonne,  che  comprende  l'intavolamento,  la  facciata  e 
la  tettoja.  Lu  Maddalena  a  Parigi,  e  la  Borsa  ne  offrono 
dei  modelli.  Le  muraglie  non  erano  che  secondarie,  le  sole 
colonne  che  la  circondavano  ne  formavano  la  bellezza  e  la 
perfezione.  I  tempj  erano  costrutti  in  bel  marmo  bianco; 
non  solamente,  erano  abbellite  dalle  più  belle  sculture  del 
mondo,  ma  lo  splendore  era  aumentato  da  brillanti  colori. 

Il  professore  Semper  ha  emesso  idee  libéralissime  sulla 
poliocromatica  degli  antichi.  Non  crediamo  con  questo  sa- 
piente che  ha  studiato  a  fondo  le  mine  della  Grecia ,  che 
i  tempj  erano  colorati  dappertutto;  la  superficie  del  mar- 
mo era  probabilmente  rivestita  d'una  erosta  o  d'un  indotto 
aderente.  1  muri  erano  probabilmente  ricoperti  di  pitture 
in  affresco;  le  colonne  e  la  tettoja  erano  disposte  in  modo 
da  rilevare  1'  effetto  delle  proporzioni  cosi  squisite  e  dei 
contorni  si  nettamente  definiti. 


57 
GEOGRAFIA    E    VIAGGI. 


>**i 


Vlassl  d^  e«plor«Blotte  Imiti  In  tatto  le  parti 
del  mondo  no^II  anni  t8M  o  t8A9» 

In  grazia  deir  inslancabile  aiiività  dei  governi,  delle  società 
dotte  e  degli  sforzi  continui  di  un  pugno  d'uomini  ener* 
gici,  le  terre  incognite  diminuiscono  ogni  di  più  neirAfrica, 
neirAustralia ,  neir Indocina ,  neH'Areipelago  indiano,  nelle 
regioni  polari  e  in  altre  parti  del  mondo.  Noi  recheremo 
qui  una  succinta  enumerazione  di  questi  viaggi  d*  esplora* 
zione  compiuti  in  parte  e  in  parte  incominciati  durante 
gli  anni  1858  e  4859. 

La  celebre  Ida  Pfeiffer,  dopo  aver  visitato  nel  I84S  la 
Palestina  ed  il  nord  d'Europa,  ed  aver  fatto  due  volte  il 
giro  del  mondo>  intraprese  un  quarto  viaggio  a  Madagascar, 
ma  la  regina  Pomarè,  dopo  averla  accolta  da  principio  be- 
nevolmente, le  intimò  di  lasciar  l'isola  immediatamente.  So- 
praffatta dalla  febbre  maremmana  e  dai  disagi  del  viaggio, 
Ida  Pfeiffer  mori  il  7  ottobre  1858,  in  età  di  64  anni,  in 
un  sobborgo  di  Vienna. 

Il  25  febbraio  del  4859  mori  a  Cliartum  in  Africa,  sui 
conGni  della  Nubia  e  dell' Abissinia,  il  celebre  esploratore 
piemontese  Brun  Roilet>  il  quale  aveva  percorso  le  contrade 
rtpuarie  della  parte  superiore  del  fiume  Bianco,  il  lago  Nu 
e  il  Bahr  Keilak  o  Misselai  appartenente  al  dominio  flu- 
viale occidentale  del  Nilo.  Nel  1835  egli  aveva  pubblicato 
a  Parigi  un'operetta    intitolata:  Xè  ffU  Bianche t  le  Sudan. 

Non  essendosi  da  mollo*  tempo  ricevute  più  notizie  di 
Adolfo  Scbiaginmeit  e  del  dottore  G.  Vogel  credevasi   che 


58 

il  primo  fosse  stalo  asiassiDato  da  una  masnada  di  Kokaod, 
in  un  villaggio  del  Tibet,  presso  Yarkand,  e  il  secondo  a 
Wadai  ;  ma  notizie  posteriori  annonziarono  ch'eglino  erano 
fortunatamente  sani  e  salvi,  e  cootinuayano  le  loro  iodaginu 

Oltre  la  spedizione  inviata  da  lady  Francklin  in  cerea 
del  marito  nelle  regioni  artiche,  si  sta  apprestando  un'ahra 
spedizione  dagli  Stati  Uniti  verso  quelle  regioni,  per  cer- 
care un  passaggio  nord-ovest. 

La  Società  Geografica  di  Pietroburgo  ha  inviato  un  no* 
eleo  di  naturalisti  in  Siberia,  e  un  dotto,  fisico,  dottor  No^ 
denskiold  d' Helsingfors,  ha  condotto  a  fine  la  sua  esplora- 
zinne  dello  Spitiberg. 

Nel  continente  americano  un  uffiziale  della  marina  in- 
glese, capitano  Pallisser,  ha  trovato  un  passaggio  importan- 
tissimo per  la  comunicazione  del  Canada  con  1*  isola  Vancou- 
ver e,  più  lungi,  con  la  California. 

Neir  America  del  sud  un  francese,  dottor  Plassard,  resi- 
dente a  Ciudad  Bolivar,  in  una  escursione  nell*  interno  della 
Guiana  appartenente  a  Venezuela,  ha  scoperto  miniere  d'oro 
al  sud  del  basso  Orinoco  in  direzione  di  Yurnaru 

A  Rio  Janeiro  i  signori  Capanema,  Lagos  e  Gonsalvo 
Diaz  apparecchiansi  ad  una  grande  spedizione  nell'  interno 
del  Brasile^  pressoché  ignoto  ancora,  ed  avranno  una  scoria 
militare. 

Il  dottor  Schmarda,  naturalista  austriaco,  è  reduce  in 
patria  dal  suo  viaggio  al  Capo  Sydney  ed  alla  Nuova  Ze- 
landa, e  somigliantemente  i  dottori  Tsebudi  e  Friesach  sono 
tornati  dalle  loro  varie  escursioni  nell*  interno  dell*  America 
meridionale. 


69 

Della  corvetta  austriaca  Carolina^  che  doveva  visitare  i 
poni  dell'  America  del  sad,  cosi  come  della  fregata  Novara^ 
che  fece  il  viaggio  del  mondo,  non  s' ebbero  più  nnove  da 
qualche  tempo. 

Il  capitano  inglese  Gubins  crede  aver  trovato  un  nuovo 
grappo  d' isole  nel  metzogiomo  dell'  Atlantico. 

Ma  il  gran  centro  magnetico ,  verso  il  quale  diriazansi 
la  più  parte  dei  viaggiatori,  è  sempre  l' interno  dell'  Africa. 
Il  celebre  D.  Davide  Livingslon  esplora  le  contrade  sco- 
perte negli  anni  addietro  nel  suo  lungo  viaggio  da  S.  Paolo 
di  Loanda  a  Quilimare,  e  fornito  di  strumenti  alti  alle  os- 
servazioni scientifiche  ei  naviga  sempre  sopra  un  piecol  le- 
gno il  fiume  Zambese. 

Il  vapore  inglese  The  Rainbaw  è  partito  il  6  gennajo 
da  Bonny  nel  golfo  di  Beniuj  ed  esplora  le  conirade  lungo 
il  Niger. 

Ladislao  Maggor,  di  Teresipoh  in  Ungheria  ha  trovato 
un  eccellente  ripiego  per  addentrarsi  con  la  maggior  sicu- 
rezza possibile  nel  misteri  dell*  interno  dell'Africa.  Egli  ha 
sposato  la  figlia  del  re  negro  di  Bihe  nell'alta  Guinea,  di 
che  fu  nominalo  comandante  in  capo  delle  truppe  di  suo 
suocero,  ed  adopera  la  sua  autorit&  e  i  suoi  soldati  per 
esplorare  le  contrade  adiacenti. 

Giulio  Braonerec,  comandante  della  corvetta  Orte,  per- 
corre al  presente  le  contrade  ripuarie  al  tutto  ignote  fi- 
nora del  fiume  Gabon. 

Lo  svedese  Anderson  esplora  il  dominio  d' Grampo  sulla 
costa  occidentale  dell' Africai  al  sud  di  Bengala  nella  dire- 
zione del  fiume  Cuneno. 


60 

Due  iiffiùalt  inglesi,  ir  capitano  A.  Borioo  e  il  loogote- 
nente  Speke,  hanno  scoperto  un  gran  lago  mediierraneo , 
denominato  Uyji  fra  3^  80'  e  80^  40'  lat.  sud. 

Fedro  de  Gamitlo,  governatore  dei  forti  portoghesi  Tete 
e  Sena  sul  Zambese,  si  apparecchia  a  nuove  escursioni  nel- 
l'Africa  orientale,  sulla  quale  ha  già  scritto  un  libro  iole- 
ressante   intitolato  :  Muaia  Cazembe. 

Massaza,  missionario  sardo,  percorre  T  interno  degli  Stati 
dell'  Abissinia. 

Il  Nilo  superiore  é  la  meta  d' istancabili  indagini,  le 
quali  non  ebbero  però  finora  alcun  risultato.  Nella  metà  di 
maggio  1859  partirono  pel  Nilo  Bianco,  sopra  un  lungo  bat- 
tello in  ferro,  gli  inglesi  Frith  e  Windham,  ai  quali  asso- 
ciaroosi  Miani,  Thomassy  ed  altri. 

Il  geografo  inclese  Mae-Carthy  disegna  muovere  da  Al- 
geri, ove  dimora  da  otto  anni,  per  vie  intentate  finora  alla 
Tolta  di  Timbutcu. 

Somigliantemente  altri  viaggiatori,  fra  i  quali  il  capitano 
Magnan,  il  barone  Kraft  ed  Yussuf-ben-Gallabi ,  stanno  per 
partire  dall'  Algeria  e  da  altri  punti  dell'  Africa  settentrio- 
nale per  r  interno.  Lo  stesso  avviene  in  Asia,  il  sig.  Kreil 
-fu  inviato  dall'Accademia  di  Vienna  nella  Turchia  Asiatìi^a 
per  esplorare  alcume  contrade  tuttavia  ignote  della  Siria  e 
Palestina.  Molti  archeologi  inglesi  perlustrarono  V  Arabia.  I 
-celebri  fratelli  Schlaginiweit  continuano  le  loro  escursioni 
Dell'  alta  Asia  ;  il  Choraasan  è  esplorato  da  una  doila  spedi- 
zione russa,  ed  una  grossa  scorta  delle  truppe  francesi  nella 
Coneincina  accompagna  un'  altra  dotta  Società  che  percorre 
quelle  ignote  regióni* 


.!.> 


Il  signor  Alessandro  de  Lacothe  ha  scoperto  testé  a  In- 


61 

irid  varìi  iaiport&missimi  manoscritti  inediti  e  importantis- 
simi per  la  storia  di  Francia,  Tra  le  altre  carte  curiose  no- 
tanbi:  lina  lettera  dell'ambasciatore  di  Spagna  a  Parigi, 
scritta  e  datata  dal  Louvre  il  giorno  stesso  de  la  Saint-Bar^ 
thilemy  e  preziosa  pei  particolari  che  contiene;  un^ altra 
lettera  indirizzala  da  Filippo  II  a  Carlo  IX  per  congratularsi 
con  questo  povero  principe  di  quel  gran  colpo  ;  la  relazio^ 
ne  della  battaglia  di  Pavia,  del  Pescara;  la  notizia  della 
morte  di  Enrico  IV,  annunziata  da  un  gesuita  di  Parigi  ad 
un  gesuita  di  Spagna;  inGne  parecchie  lettere  importanti 
di  Carlo  V,  di  Francesco  1^  del  contestabile  di  Borbone  • 
di  altri  grandi  persoclaggi. 


I  Baaovl  vl*g0l»<pri  ncU*  Afrle»» 


A 


Ile  due  Società  geografiche  di  Londra  e  di  Parigi  giun^ 
sero  notizie  di  due  viaggiatori,  V  uno  in$i;Iese  e  l'altro  fran- 
cese, che  staano  esplorando  l' ingrato  suolo  deirAfrica  e  delle 
isole  annessevi. 

L' inglese  Wallace  ha  reso  conto  del  suo  viaggio  alla 
Nuova  Guinea.  Egli  riconobbe  che  il  popolo  indigeno  che 
^biia  quel  paese  non  appartiene  alla  ra^za  malese ,  mq  alla 
razza  denominala  papoue.  Durante  i  tre  mesi  che  egli  fer- 
mo^si  in  Guinea  non  vide  che  ben  di  rado  il  sole.  Gli  ahi- 
tdoti  vivono  in  capanne  erette  su  altissime  travi  per  star 
lontano  dalle  acque  che  del  continuo  sommergono  il  suolo. 
Il  popolo  coltiva  nella  stagione  propizia  la  terra  «  ma  spe- 
cialmente si  occupa  neir  estrarre  le  gomme  dagli  alberi  e 
nel  levare  da  una  pianta  delta  mussocy  la  scorza  arpmalif»! 
ed  odorosa  da  cui  si  cava  un  olio  essenziale  per  usi  farma? 
cernici.  Abbondano  nella  Guinea  le  tartarughe,  le  di  cui  sc^- 
S'ie  si  vendono  a  caro  prezzo  agli  olapdesif 


6S 

Jll  yeneraDdo  Presidente  della  socieib  geografica  di  Parigi, 
il  fignor  Joinard»  memore  della  pane  che  egli  già  prese  in 
Africa  allorché  avvenne  la  celebre  spedisione  in  Egitto,  ses- 
santa anni  sono,  inisìò  una  soscrisione  speciale  per  incorag- 
giare sommariamente  chi  vorrà  intraprendere  un'  ardila 
escursione  nell'  Africa*  L*  itinerario  sarebbe  quello  di  anda- 
re dal  Senegal  nelF  Algeria,  o  viceversa,  passando  per  Tom- 
bouctou  e  pel  gran  deserto  di  Sahara. 

La  Società  geografica  di  Parigi  ha  già  raccolto  una  som- 
ma di  sei  mila  franchi  e  spera  che  i  ricchi  iouristi  vorranno 
assecondarla  con  nuovi  ajuii  pecuniarj. 


Il»  hm^m  di  HMiaab^ldt  ìm  CAlifM-aya. 

Il  nome  di  Humboldt  è  rimasto  ad  una  vasta  baja  situala 
a  350  miglia  al  nord  di  San  Francisco  in  America  che  que- 
sto illustre  scienziato  scoperse  pel  primo. 

L' accesso  di  questa  baja  è  un  pò  diflScile  e  vi  sta  sem- 
pre di  sentinella  un  baiiello  a  vapore  che  addita  alle  navi 
gli  accessi  meno  pericolosi.  In  questa  baja  sono  stabilite  due 
grandi  pescherie,  l'una  tenuta  dai  Chinesi  e  l'altra  dagli 
Americani.  Dalla  peschiera  chinese  si  esporta  pesce  secco  e 
salato,  e  dairamericana  invece  si  esporla  l'olio  che  io  gran 
quantità  si  estrae  dal  fegato  del  pesce  cane  che  viene  di 
preferenza  pescato,  e  che  poi  si  vende  per  tutta  Europa 
come  olio  di  merluzzo  e  di  castoro,  che  serve  a  tanti  usi 
farmaceutici. 

Dalle  ricche  foreste  che  circondano  la  baja  di  Humboldt 
si  cava  una  grande  quantità  di  legname  d' opera  che  viene 


63 

taglialo  coir  opera  di  300  laYoranti ,  ed  è  segalo  da  otto  se- 
ghe mosse  dal  vapore.  La  quantità  del  legname  ebe  si  esporta 
è  calcolato  in  ragione  di  quindici  a  venti  milioni  di  piedi 
cubici  ali*  anno. 


ilc^l  eoMi«iMl«ti  dell»  Ctorauiaito» 


D, 


^ue  anni  or  sono  si  tenne  a  Francofone  un  Congresso 
iotemazionale  di  benefleeoza,  e  noi  nel  render  conto  delle 
conferenze  che  ebbero  luogo,  non  mancammo  di  notare 
come  le  tendenze  ultra-metaflsiche  dei  dotti  della  Germania 
avessero  in  gran  parte  nociuto  all'andamento  pratico  di 
quella  istituzione  che  dovette  dopo  quel  Congresso  raecogliere 
le  vele  e  riparare  a  Brusselles  la  sua  nave  resa  sdruscita 
dall'  uragano  nltra*filosofico  dei  sapienti  tedeschi.  In  que- 
st'anno  vollero  i  eultori  delle  scienze  economiche  tentare 
anch'essi  la  loro  prova,  aprendo  in  Francoforte  uno  spe- 
ciale Congresso  di  pubblica  economia.  E  questa  volta  per 
evitare  lo  scoglio  della  soverchia  metafisica  si  cadde  in  un 
opposto  pericolo.  Il  programma  stato  pubblicato  dai  pro- 
motori di  questa  nuova  istituzione  era  diretto  allo  scopo  di 
trattare  soltanto  dei  temi  pratici  che  avessero  specialmente 
da  interessare  il  miglior  essere  della  nazione  germanica.  Il 
programma  parve  troppo  gretto  ai  profossori  delle  cento 
Università  tedesche  e  questi  titaoi  della  scienza  che  sogliono 
coi  loro  algoritmi  tentare  la  scalata  del  cielo  si  chiusero 
come  Achille  nella  tenda  e  non  vollero  neppur  comparire 


64 

al  Congresso.  Che  fecero  allora  i  promotori  di  qaesta  eoo- 
ferenza  tutta  di  studj  pratici?  Si  raccolsero  fra  loro  come 
ad  una  unione  casalinga  e  si  accinsero  a  trattare  da  uooiini 
dabbene  e  di  buon  cuore  la  questione  tutta  vitale  per  la 
Germania  che  è  quella  di  render  libero  T  esercizio  delle 
patrie  industrie.  La  Geripania  è  forse  ancora  1*  unico  paese 
d' Europa  che  con  una  tenacità  degna  di  una  miglior  causa 
ha  conservato  ancora  le  maestranze  e  le  corporazioni  d*arti 
e  mestieri,  reliquie  misere  del  medio  evo  che  l'Italia  ha 
già  da  un  secolo  respinte  dal  proprio  seno.  La  discussione 
di  questo  tema  fu  da  quei  buoni  tedeschi  trattata  con  tuita 
quella  scrupolosa  coscienza  che  è  una  delle  preziose  doti 
della  loro  nazione.  Appena  si  sciolse  la  conferenza  tulli  i 
giornali  tedeschi  si  fecero  a  diffondere  la  dottrina  dell*emanci* 
pazione  deirinduslria  promuovendo  una  propaganda  che  sarà 
utilissima  pel  bene  del  popolo  artiere  della  Germania.  Forse 
i  gran  dottori  delle  Università  tedesche  protesteranno,  ma 
il  senso  comune  otterrà  anche  questa  volta  la  vittoria  sulle 
sofistiche  aspirazioni  di  una  scienza  narcotica, 


iOLLETTINO  DI  NOTIZIS   STÀTISTICHB   iTAtlARE    E   8TRAR1ERB 
E  DELLE  PIÙ   IMPORT  ARTI  IRVERZIORI  E  SCOPERTE 


PROGRESSO  DELL'  INDUSTRIA 


DELLE    UTILI    GOGNIZIONL 


Fascicolo  di  Ottobu  1869. 


NOTIZIE    ITALIANE 

-^OCO — 

§(«tl«<lcA  delle  «eaole  elementovi  desìi  MtmH  mmmól 
e  della  Iiembardl»  davante  l^»ime  t9A9« 

l 

Cenni  preliminari. 

ilei  fascicolo  di  gennajo  dell'anno  4868  noi  pubbUòhmmo 
negli  Annati  di  Statistica  le  ultime  notizie  che  potemmo 
raccogliere  intorno  allo  stalo  in  cui  trovavansì  a  tutto  Tanno 
4855  le  scuole  elementari  tanto  della  Lombardia  come  delle 
Provincie  venete. 

Ora  ci  accingiamo  a  pubblicare  eguali  notizie,  ma  in 
luogo  delle  provincie. venete  troveranno  i  nostri  lettori  as- 
sociate invece  le  scuole  degli  Stati  sardi.  È  questa  una  con- 
seguenza naturale  della  nuova  famiglia  che  si  è  creata  iti 
quest'anno  coirunione  delle  provincie  lombarde  con  quelle 

AwAu.  Slatièiica,  voL  XUr,  serie  3.*  ^ 


66 

a 

degli  Stati  di  S.  M>  Sarda.  Sioora  le  notiaìe  che  potemmo 
raccogliere  si  riferiscooo  alI'aoDo  1857,  ma  speriamo  di  pò* 
ter  continuare  quindi  innanzi  questo  nostro  lavoro  con  mag- 
giore uniformità  ed  esattezza,  giacché  ci  troviamo  nella  fe- 
lice situazione  di  poter  presiedere  ali*  andamento  della  po- 
polare coltura  del  nuoyo  regno. 

Noi  faremo  precedere  le  cifre  statistiche  relative  alla  Lom- 
bardia, giusta  i  prospetti  statistici  che  possediamo»  e  vi  fa- 
remo succedere  sempre  quelle  degli  Stati  sardi,  procurando 
di  non  iscegliere  che  quelle  cifre  che  possono  ufirire  argo* 
mento  per  qualche  utile  mSronio. 

Le  nostre  notizie  non  comprenderanno  che  il  numero 
delle  scuole,  degli  alunni  e  dei  maestri,  mancando  di  dati 
per  la  parte  economica  in  quanto  si  riferisce  alla  Lombar- 
dia, e  riservandoci  di  parlare  della  parte  didattica,  allorché 
proseguiremo  i  nostri  studj  sulle  riforme  desiderate  neWarj 
rami  della  pubblica  istruzione. 

H. 
StatUUea  delU  scuole. 

Ecco  il  prospetto  numerico  delle  scuole  esistenti  nelle 
varie  provincie  della  Lombardia  durante  Tanno  1857. 

Promnda  di  Milano. 

Nomerò 

SenxÀé  dementari  maggiori  maschili ( 

Scuole  elemeniari  maggiori  femminili     .    .    .    .    .  S 

Scuole  elementari  minori  maschili     ••••..  SU 

Scuote  elementari  minori  femminili S7i 

Scuote  festive     .    w ,    .    •    •    ^  S3 

OoHegi  pubblici  knaschili 4 

Gollegi  pubblici  femminili     •    •    ^    •    •    •    •    .    •  4 

Sèvr^  private  maschili    ......    ^    ].    .  ^^ 

Scuole  privale  femmimli       'B4 


67 
ProoMieJii  di  Btrgc^mo. 

m 

Namero 

Scuole  elemeDlari  mèggtori  maschili       15 

Seuole  elementari  maggiori  femminili     •    •    .    •    •  S 

Scuole  elementari  minori  maschili 515 

Scuole  elementari  minori  femminili 581 

Scuole  festive .    •    •  S4 

Collegi  priwiti  maschili •    •    •  ^ 

Collegi  privati  femminili  •    .- 23 

inda  di  Brescia. 


Scuole  elementari  maggiori  maschili S9 

Scuole  elementari  maggiori  femminili     •    .    »    •    .  I 

Seuole  elementari  minori  maschili 848 

Scuole  elementari  minori  femminili  ..,.,.  8S4 

Scuole  fesliire ,•••,...  4 

Collegi  pubblici  femminili 9 

Collegi  privati  maschili 7 

Collegi  privati  femminili 16 

Scuole  private  maschili 14 

Scuole  private  femminili 41 

Provincia  di  CotnOp 

Scuole  elementari  maggiori  maschMi  ...,.•  I 

Scuole  elementari  maggiori  femminili 1 

Scuole  elementari  minori  maschili 517 

Scuole  elementari  minori  femminili    ••..,•  SS6 

Scuole  festive 9 

Collegi  privati  maschili 10 

Collegi  privati  femminili 5 

Scuole  private  maschili SS 

Scuole  private  femminili  •    •    • 60 


68 

Provincia  di  Cremona. 

Marnerò 

Scuole  elemenlari  maggiori  maschili  ......  6 

Scuole  elementari  maggiori  femminili     .     ,    .     •    .  2 

Scuole  elementari  minori  maschili 148 

Scuole  elemenlari  minori  femminili 141 

Scuole  festive 59 

Collegi  privati  maschili     •     »    •.....•     •  4 

Collegi  privati  femminili  .    •    •     . 8 

Scuole  private  rnaschili    •    .    i 40 

Scuole  private  femminili  ..•.••...•  47 

Provincia  di  Lodi. 

Scuole  elementari  maggiori  maschili  ..•••.  6 

Squole  elementari  maggiori  femminili 3 

Scuole  elementari  minori  maschili      ••••••  432 

Scuole  elemenlarr  minori  femminili    •'•••..  409 

Scuole  festive 78 

Collegi  privati  maschili    •    •    •    •    , 8 

Collegi  privati  femminili .  14 

Scuole  private  maschili    •••*.,,...  30 

Scuole  private  femminili  •    •    • 93 

Provincia  di  Mantova. 

»  • 

^cuole  elementari  maggiori  maschili  •....•  15 

Scuole  elementari  maggiori  femminili 2 

Scuole  elementari  minori  maschili      ^     .....  151 

Scuole  elementari  minori  femminili 160 

Scuole  festive y    .....    .  4 

^Collegi  privati  maschili 5 

Collegi  privali  femminili •     •    •    .    .  5 

Scuole  private  maschili 44 

Scuole  private  femminili •    •    •  34 


69 
PrQ^inda  di  Papia. 

Nomerò 

Scuole  elementari  maggiori  maschili 3 

Scuole  elementari  maggiori  femminili  ....  ;  l 
Scuole  elementari  minori  maschili  .  •  •  •  .  .  137 
Scuole  elementari  minori  femminili    •.,...    422 

Scuole  festiye 4 

Collegi  priyati  maschili    •    * 2 

Collegi  privati  femminili  .    é 6 

Scuole  private  maschili     •    •     #    • H 

Scuole  private  femminili  •    ....    «^    ...    .      56 

Provincia  di  Sondrio* 

Scuole  elementari  maggiori  maschili  ......        5 

Souole  elementari  maggiori  femminili     .....        1 

Scuole  elementari  minori  maschili      •»....    465 

Scuole  elementari  minori  femminili 102 

Scuole  festive « 

Collegi  pubblici  maschili .     ........     . 

Collegi  privati  femminili  • 

Scuole  privale  maschili 

Scuole  private  femminili 4 

Queste  scuole  irovansi  istituite  in  4656  comuni  di  Lom** 
bas4ia,  sopra  il  complessivo  numero  di  2409  comuni. 

Porgiamo  ora  il  prospetto  delle  scuole  esistenti  nell'anno 
4857  negli  Stati  sardi. 

4 

Divisione  di  Chambery  (Savoia) 

Numero 

• 

Scuole  elementari  maggiori  maschili 45 

Scuele  elementari  minori  maschili 619 

Scuole  elementari  maggiori  femminili     .....  3 

Scuole  elementari  minori  femminili    , 515 


70 

Scuole  prìfate  masahili    •    ;    I    ••.••'•    •  SO 

Scuole  privale  femminili  •    • 95 

Dipintone  di  Anmey  (Savoja) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili  .•••••  7 

Scuole  elemenlari  minori   maschili    ••••••  849 

Scuole  elementari  maggiori  femminili 5 

Scuole  elementari  minori  femminili    •••;••  848 

Scuole  private  maschili    •    • SS 

Scuole  private  femminili •    *    •  80 

Divisione  di  Alessandria  (Piemonte) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili SI 

Scuole  elementari  minori  maschili  .•••••'.  447 

Scuole  elementari  maggiori  femminili     •    •    •    •    •  41 

Scuole  elementari  minori  femminili 488 

Scuole  private  maschili    • •    .    •    •  48 

Scuole  private  femminili 48 

Divisione  di  Cuneo  (Piemonte) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili 45 

Scuole  elementari  minori  maschili     •    •    .    .    •    •  M6 

Scuole  elementari  maggiori  femminili 7 

Scuole  elementari  minori  femminili    • 807 

Scuole  private  maschili •    •  86 

Scuole  private  femminili  • 75 

Divisione  d'hrea  (Piemonte) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili •  6 

Scuole  elementari  minori  maschili 484 


71 

Nomerò 

Scuote  elementari  minora  femminili 300 

Scuole  private  maschili 5 

Scuole  private  femminili 42 

Divisione  di  Nqvqra  (Piemonte) 

Scuole  alementari  maggiori  maschili SS 

Scuole  elementari  minori  maschili      •    •    •    .    ^    •  $34 

Scuole  elementari  maggiori  femminili     •    •    •    •    •  44 

Scuole  elementari  minori  femminili •  4S8 

Scuole  elementari  private  maschili     ••••.«  99 

Scuole  privale  femminili  ^   h 54 

Divi$ione  di  Torino  (Piemonte) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili  ••.•••  47 

Scuole  elementari  minori  maschili      ••••••  915 

Scuole  elementari  maggiori  femminili ^34 

Scuole  elementari  minori  femminili    ••,•••  474 

Scuole  private  maschili 45 

Scuole  private  femminili 142 

Divisione  di   Vereelli  (Piemonte) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili 49 

Scuole  elementari  minori  maschili  •••••••  449 

Scuole  elementari  maggiori  femminili 7 

Scuole  elementasi  minori  femminili    •    •    •    •    •    •  854 

Scuole  private  maschili     •.••••.•••  25 

Scuole  private  femminili 74 

Divisione  di  Nizza  (  Liguria  ) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili  ••••..  46 

Scuole  eleinentiiri  minori  maschili      .    .    .    •    •    é  484 


72 

Nomerò 

Scuole  elementari  maggiori  femminili 7 

Scuole  elementari  minori  femminili 85 

Scuole  private  maschili    •    •    •    •    « à6 

Scuole  private  femminili 73 

Difpisione  di  Genova  (Liguria) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili 48 

Scuole  elementari  minori  maschili 4SS 

Scuole  elementari  maggiori  femminili      .    •    .    •    .  13 

Scuole  elementari  minori  femminili 103 

Scuole  private  maschili 116 

Scuole  private  femminili  •    •• i60 

DlviHone  di  Saoona  (Liguria) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili 8 

Scuole  elementari  minori  maschili 249            | 

Scuole  elementari  maggiori  femminili 4 

Scuole  elementari  minori  femminili 100 

Scuole  private  maschili .    •    •  27 

Scuole  private  femminili 60 

Divisione  di  Cagliari  (Sardegna) 

Spuole  elementari  maggiori  maschili 6            I 

Scuole  elementari  minori  maschili      ......  178 

Scuole  elementari  minori  femminili    ..•••.  30 

Scuole  private  femminili Il 

Divisione  di  Nuoro   (Sardegna) 

Scuole  elementari  maggiori  maschili 5 

Scuole  elementari  minori  maschili      ••••••  91 

Scuole  elementari  minori  femminili     .•••••  13            ! 


j 


73 

Divisione  di  Sassari  (Sardegna) 

Nùmen 

Scuole  elementari  maggiori  maschili 5 

Scuole  elementari  minori  maschili 67 

Scuole  elementari  minori  femminili 48 

Scuole  private  femminili 5 

Riatsunto  delle  scuole  di  Lombardia  e  degli  Stati  sardi. 

in  negli 

Lombardia    Stati  sardi 

Scuole  elementari    maggiori  maschili        96  280 

Scuole  elementari  minori  maschili     •     4470         5792 
Scuole  elementari  maggiori  femminili 
Scuole  elementari  minori  femminili 
Scuole  private  maschili    •    •    •    • 
Scuole  private   femminili      •     .     • 
Collegi  pubblici  e  privati  maschili 
Collegi  pubblici  e  privati  femminili 


44  88 

1979  3458 

246  429 

647  859 


72  — 

460  —  (4) 


Numero  totale 7543      4^0,606 

Da  questo  primo  riassunto  statistico  raccogliesi  che  nel* 
Tanno  4857  si  contavano. in  Lombardia  7543  istituti  scola- 
stici destinati  per  T  istruzione  elementare,  e  negli  Stati  sardi 
se  ne  contavano  40,608;  per  cui  sommando  insieme  gli  isti- 
tuti  dei  due  paesi  si  ha  il  rilevante  numero  di  48,454  sta- 
bilimenti scolastici.  .     . 

Se  si  confronta  la  popolazione  comparativa  dei  due  paesi 
che  è  per  la  Lombardia  minore  di  due  quinti  della  popola- 
zione degli  Stati  sardi,  e  si  confrontano  le  cifre  complessive 

(1)  I  collegi  tanto  pubblici  che  privati  sono  nelle  tabelle  stati- 
sllelie  degli  Stati  sardi  già  compresi  nelle  cifre  relative  alle  scuole 
pubbliche  e  private,  secondo  l' indole  pubblica  o  privata  dei  col- 
H^  stessi. 


74 

degli  istituti  scolastici  dei  due  paesi ,  la  Lombardia  in  pa- 
ragone degli  Stati   sardi  avrebbe  1303  scuole  dippìu. 

Ad  onta  di  questo  buon  numero  di  scuole  si  conlivaao 
però  ancora  nel  1857  in  Lombardia  13  comuni  sprovveduti 
di  scuole  maschili  e  438  comuni  sprovveduti  di  scuole  fem- 
minili. 

Negli  Stati  sardi  invece  si  contavano  nello  stesso  anno 
145  comuni  e  6138  casalii  o  piccole  borgate,  sprovviste  di 
scuole  maschili,  e  I0i9  comuni  e  7549  casalii  o  piccole 
borgate,  sprovvedute  ancora  di  scuole  femminili. 

III. 
Suthitica  degli  $eolari  dei  due  eeeei. 

Nelle  proirincie  di  Lombardia. 
Provincie  Alunni  Alaooe 

di  Milano 83,714  33,745 

di  Bergamo 34,467  25,583 

di  Brescia 46,770  16,748 

di  Como 35,446  13,844 

di  Cremona 40,449  9,5S5 

di  Lodi  e  Crema 10,664  10,704 

di  Mantova 10,449  9,535 

di  Pavia 9,383  9|6l0 

di  Sondrio 7,488  6,814 


Numero  totale 147,869        135,413 

Sommate  le  cifre  degli  alunni  dell*  uno  e  dell' altro  sesso 
si  ha  per  la  Lombardia  un  numero  complessivo  di  383.982 
iudividui  dei  due  sessi  che  atteodouo  agli  studj  elemeatan. 
Se  poi  si  confronta  questo  numero  eon  quello  degli  indivi- 
dui che  trovansi  nel  periodo  di  ctk  che  corre  dagli  anni  6 


75 
(gli  aoDì  IS  e  che  dovrebbero  fre(|oentare  le  waole,  si  ha 
il  Damerò  vistoso  di  977,188  figliaoletti  dell'  uno  e  dell'al- 
tro sesso  atti  per  ragione  di  età  all'  istnnione  elementare  ; 
e  fra  questi  si  eoniava  ancora  neir  anno  1857  il  nomerò 
di  40,928  fanciulli  e  di  58,SS8  fenciolle  che  non  potevano 
0  non  volevano  per  incuria  dei  perenti  approflBltarsi  del 
i>enefieio  delle  scuole.  Da  questo  numero  però  vanno  di< 
sueeati  SII  fanciulli  e  19,383  fenciulle  che  appartenevano 
a  comuni  ancora  sprovveduti  di  scuole  elementari. 

Negli  Stati  sardi. 
Oirisloni  AloBDi  Alonae 


d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 


Chambery 31,487  17,637 

Aaneey '.  I5,«49  44,397 

Alessandria 46,376  8,093 

Cuneo 36,663  14,373 

Ivrea 46,389  9,695 

Novara 49,466  47,044 

Torino 39,879  33,440 

Vercelli 17,004  43,907 

Nizza .  7,898  4,589 

Genova '.    .  16,834  6,331 

Savon 7,404  4,634 

Cagliari 8,895  4,383 

Nuovo 3,073  558 

Sassari 3,000  987 


Numero  toule 301,853        435,447 

Da  questo  prospetto  raccogliamo  che  negli  Stati  sardi 
contavasì  nell'anno  1857  il  numero  abbastanza  ingente  di 
301,853  alunni  e  di  435,447  alunne  che  frequentavano  le 
scuole  elementari  si  private  che  pobMiehe,  costituendo  cosi 


76 

una  complessiva  legione  di'  337,970  fanciulli  del  due  sessi^ 
E  qui  giovi  notare  che  le  cifre  da  noi  qui  riferite  rappre- 
sentano il  numero  medio  degli  alunni  delFuno  e  del- 
l' altro  sesso ,  giacché  negli  Slati  sardi  si  usa  tenere  una 
nota  distinta  degli  scolari  dell'  upo  e  dell'  altro  sesso  che 
frequentano  le  scuole  nella  stagione  d' invernp  e  di  quelli 
che  le  frequentano  nella  stagione  d' estate.  Nella  prima  su* 
gione  si  conta  il  numero  massimo  e  nella  seconda  il  numero 
minimo  di  alunni  e  da  queste  due  cifre  si  deduce  il  numero 
medio  che  può  dirsi  quello  della  abituale  frequenza. 

S' ignora  però  il  numero  preciso  dei  fanciulli  che  in 
ogni  comune  trovansi  nell'eia  d'obbligo  per  l' istruzione, e 
non  si  può  istituire  un  confronto  fra  i  fanciulli  atti  alle 
scuole  e  quelli  che  le  frequentano,  come  si  fa  per  la  Lom- 
bar^ia.  Si  ricorre  da  qualche  statistico  al  vecchio  metodo  di 
confronto  fra  gli  scolari  effettivi  ed  il  numero  complessivo 
della  popolazione:  ma  questo  metodo  non  porge  alcun  dato 
profìcuo,  perchè  va  a  riferirsi  a  cifre  cosi  generiche  e  per 
età  cosi  diverse  che  non  hanno  verun  utile  riscontro  col- 
i'  età  propria  dell'  istruzione.  Seguendo  siffatto  metodo  le 
statistiche  sarde  danno  su  una  popolazione  complessiva  di 
4,947,084  abitanti  il  rapporto  di  uno  scolaro  su  463  abi- 
tanti, la  qual  cifra  non  dice  nulla. 

Si  tentò  in  qualche  modo  di  conoscere  almeno  il  numero 
approssimativo  dei  fanciulli  d'ambo  i  sessi  atti  alle  scuole 
dai  6  ai  42  anni,  e  si  ebbe  per  l'anno  4857  la  cifra  com- 
plessiva di  702,433  fanciulli  dell'uno  e  dell' altro  sesso.  Se 
si  confronta  questa  cifra  con  quella  degli  scolari  evenivi 
dell'uno  e  dell'altro  sesso  che  è  di  337,270  fanciulli,  si 
può  ritenere  ebe  negli  Slati  sardi  si  contano  ancora  365,163 
fanciulli  dell' uno  e  dell' altro  sesso  che  mancano  affatto  d^i* 
struzione;  il  qual  numero  corrisponde  ad  oltre  la  metà  della 
popolazione  che  trovasi  per  ragion  di  età  obbligata  alle 
scuole. 

Nella  Lombardia  invece  il  numero  dei  fanciulli  dell'uno 


77 

e  deir  aliro  sesso  che  non   frequenta  le  scuole   elementari 
corrisponde  ad  un  terzo» 

Se  però  si  somn>a  il  nomerò  eoDopIcssiTO  degli  alunni 
e  delle  alunne  che  tanto  negli  Sleti  sardi  ^  come  nella  Lom- 
bardia, effettivamente  frequentano  le  scuole  elementari  si  ha 
r  imponente  cifra  di  620,252  mdividui  che  non  possono  più 
dirsi  analfabeti;  il  qual  numero  è  già  qualche  cosa  ove  si 
pensi  allo  stato  di  secolare-  selvatichezza  in  cui  si  tiene  pur 
groppo  il  popolo  nelle  altre  regioni  italiane, 

IV. 

Statistica   dei  maestri 

Il  corpo  insegnante  e  dirigente  delle  scuole  era  nella  Lom- 
bardia cosi  ripartito: 

Direttori  di  scuole  elementari  maggiori      .    •    •    .  25 

Parrochi  direttori  delle  scuole  minori 2308 

Catechisti  addjetti  alle  scuole  maggiori 404 

Maestri  addetti  9  scuole  elementari  maggiori  •     .     .  à72 

Maestri  assistenti  presso  le  scuole  maggiori     ...  83 

Maestri  addetti  a  scuole  elementari  minori     •     .     .  2394 

Maestri  assistenti  presso  le  scuole  minori  .     ,     •     .  H2 

Maestre  addette  a  scuole  elementari  maggiori     •     .  65 

Maestre  assistenti  presso  le  scuole  maggiori    .    •    ^  23 

Maestre  addette  a  scuole  elementari  minori    •    •    .  4923 

Maestre  assistenti  presso  le  scuole  minori  .    •    •     .  434 

Maestri  addetti   a  collegi  e  scuole  private      .    .     .  528 

Maestre  addette  a  collegi  e  scuole  private      .    .     .  4334 


Numero  totale     ...•••.•    9145 

Negli  Stati  sardi  non  si  tien  conto  nelle  statistiche  si- 
nora  pubblicate  degli  uffici  diversi  a  cui  sono  chiamati  i 
t&aesiri,  e  solo  si  rende  conto  del  numero  de'  maestri  ad- 
detti alle  scuole  pubbliche  e  di  quelli  addetti  alle  scuole 
private  neir  ordine  seguente: 


7S 

Maestri  pubblici  del  celo  ecelesiatiko     .    •     .    .  S,05S 

Maestri  pubblici  secolari  •    ,    •    • 8,017 

Maestri  priyati  del  celo  ecclesiastico 181 

Maestri  privati  secolari     •  ' •     •    •  S48 

Maestre  pubbliche  addette  ad  ordiai  monastici  •    •  639 

Maestre  pubbliche  secolari S,707 

Maestre  private  addette  ad  ordioi  monastici     •    •  67 

Maestre  private  secolari 659 

Numero  totale 10,873 

• 

Per  gli  aspiranti  alla  carriera  di  maestro  non  banDovi 
in  Lombardia  che  duo  corsi  semestrali  di  metodo  a  MilaDO 
ed  a  Mantova,  e  sette  altri  corsi  di  metodica  Iriroestrale  io 
altre  sette  città,  e  si  contavano  a  questi  corsi  nelPaono 
1857  soltanto  IS6  studenti  oltre  815  chierici  che  studiavano 
la  metodica  nei  rispettivi  Seminar].  Per  le  allieve  maestre 
non  esisteva  e  non  esiste  in  Lombardia  alcun  corso  pubblico 
di  metodo. 

Negli  Slati  sardi  invece  esistevano  nel  1857  trentaaelie 
corsi  pubblici  di  metodo  tanto  per  gli  allievi  maestri  che 
iser  le  allieve  maestre  e  da  questi  corsi  uscivano  approvati 
^.cr  r  insegnamento  90  maestri  per  le  scuole  superiori,  S55 
per  le  scuole  inferiori,  400  maestre  per  le  scuole  superiori 
e  al87  maestre  per  le  scuole  inferiori. 

La  condizione  economica  dei  maestri  è  assai  pjà  prospera 
negli  Stali  sardi  che  in  Lombardia.  Tranne  i  pochi  maestri 
delle  scuole  regie  che  hanno  uno  stipendio  di  lir.  1800  an- 
nuo, e  le  maestre  che  ne  hanno  600,  tutto  il  personale  ad- 
detto al  servizio  comunale  ha  per  maximum  lire  600  e  per 
minimum  lire  60  all'  anno. 

Nelle  citth  degli  Stati  sardi  i  maestri  hanno  daHe  lire 
800  alle  lire  1600«  e  le  maestre  dalle  lire  600  alle  lire  liOO. 
Nei  comuni  rurali  la  somma  media  degli  stipencQ  è  di  lire 
486  pei  maestri  e  di  lire  396  per  le  maestre. 

1  maestri  privati  dei  due  paesi  stanno  per  essere  sussi- 
diali da  due  speciali  htituii  di  mutuo  soccorso. 


79 
SinUstlea  «egli  AmìU  tafontlli  negli  Stati  sardi 

dorante  Tanno  18*9. 

Noi  abbiamo  da  più  anni  sospesa  la  pubblicazione  della 
staiisiica  degli  asili  infanlill  esistenti  in  Lombardia  e  ci  siamo 
limitali  ad  offrire  il  rendiconto  annuo  degli  asili  per  'V  ia- 
lanzia  di  Milano.  Ben  volontieri  avremmo  procurato  di  rac* 
cogliere  notizie  anche  per  gli  altri  asili  di  Lombardia,  ma 
ne  giangevano  quasi  sempre  sconfortanti  novelle  intorno 
alla  loro  diminuzione  cagionala  dal  difetto  di  privale  elargi- 
zioni, non  avendo  mai  permesso  il  governo  austriaco  che 
questa  pia  istituzione  ricevesse  alcun  pubblico  sussidio.  E 
giacché  la  Provvidenza  ha  voluto  che  anche  la  Lombardia 
associ!  i  suoi  destini  con  quelli  del  nuovo  Regno  Italico  » 
cosi  noi  speriamo  ohe  sarà  fra  breve  in  grado  di  emulare  gli 
Stati  sardi  nella  diffusione  de*  suoi  infantili  istituti.  Riguardo 
ai  metodi  la  Lombardia  fu  la  prima  a  creare  quesf  opera  pia, 
per  merito  singolarissimo  dell* ottimo  suo  fondatore  l'abate 
Aporti,  ed  ha  sempre  saputo  serbare  un  ben  degno  primato. 

Ecco   intanto  la  statistica  degli  asili  mfantili  istituiti   in 

Sardegna. 

Numero  degli  asili 

Divisioni  territoriali  pubblici      privati 

di  Cbambery  (Savoja) •  4  I 

di  Annecy  (Savoia')    . I  6 

di  Alessandria  (Piemonte)  ^ .13  14 

di  Cuneo  (Piemonte) •    .  34  7 

di  Ivrea  (Piemonte)       ••••••••  9  «— 

di  Novara  (Piemonte) 35  — 

di  Torino  (Piemonte) SI  33 

di  Vercelli  (Piemonte) 19  44 

dt  Nizza  (Liguria)     ••••«••••  5  — 

di  Genova  (Liguria)       ••••••••  IO  S 

di  Savona  (Liguria) 5  ^— 

dì  Cagliari  ^Sardegna) I  I 

Numero  totale    •    .    .    •        1^6  68 


80 

Il  numero  eofifi plessi vo  degli  asili  si  pubblici  che  privati 
raggiunse  la  cifra  di  824  istituti.  54  asili  pubblici  si  man- 
tennero cogli  annui  sussidj  forniti  dai  comuni  e  dai  food! 
provinciali  per  la  somma  di  lire  48,047,  e  gli  asili  priyaii 
si  sostennero  colle  rendile  di  pii  legati  per  la  somma  di 
lire  34,522  e  con  private  elargizioni  per  la  somma  di  lire 
48,64  9. 

Ora  offriremo  la  statistica  del  numero  massimo  dei  bam- 
bini dell'uno  e  dell'altro  sesso  che  frequentarono  nel  4857 
le  scuole   infantili  e  vi  porremo  di  riscontro  anche  il  du- 

mero  delle  maestre. 

Numero 

Divisioni  territoriali  Uegli  alonnt    delle  maestre 


d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 
d 


Cambery 686  iO 

Annecy S04  5 

Alassandria ,     •  2,081  SI 

Cuneo 2,806  43 

Ivrea 1,043  SS 

Novara 4,400  ^9 

Torino        4,829  47 

Vercelli 2,789  53 

Nizza 574  iO 

Genova  .........  1,643  26 

Savona    .........     723  ^* 

Cagliari        153 


i 


Numero  totale    ....  24,428  334 

Da  questo  prospetto  raccogliesi  quanto  si  è  operato  ne- 
gli Slati  sardi  degli  amici  del  bene  per  iniziare  nelle  prime 
età  i  germi  della  verità  e  della  virtù.  Cosi  piacesse  a  Dio 
che  le  scuole  infantili  potessero  coir  andar  del  tempo  costi- 
tuire un*  istituzione  pubblica  e  obbligatoria  come  le  ^^^^'^ 
elementari.  Quando  ciò  avvenisse  dovrebbe  il  beneficio  esten- 
dersi su  612,500  fanciuUetti  dell'uno  e  delPaltro  sesso. 


81 
Il  Bvovo  prestito  miMo. 

Gli  eventi  della  guerra  di  quest'anno  indussero  varie 
nazioni  a  contrarre*  nuovi  prestiti.  La  Francia  aperse  un 
prestito  per  cinquecento  milioni  e  per  la  guerra  italiana 
non  né  consumò  che  trecento  milioni  e  ritenne  gli  altri 
duecento  milioni  per  impiegarli  in  varie  opere  di  utilitk 
pubblica.  Il  governo  austriaco  non  sapendo  dove  e  come 
trovar  denaro,  dopo  avere  esaurite  le  provincie  italiane  con 
requisizioni  in  generi,  commise  una  pubblica  truffa  ponendo 
in  circolazione  cento  undici  milioni  di  obbligazioni  nuove 
del  prestilo  del  1854  che  vendette  col  ribasso  de!  65 
per  100,  e  mentre  scriviamo  queste  pagine  va  accat- 
tando pel  mondo  nuovo  denaro  che  non  può  in  veruna 
parte  trovare.  Il  governo  sardo  invece  dopo  di  aver  im-* 
piegato  per  le  spese  della  guerra  i  cinquanta  milioni  di 
franchi  del  prestito  autorizzato  dal  Parlamento ,  annunziò 
alni  ottobre  un  nuovo  prestito  di  cento  milioni,  e  rese 
pubblica  la  relazione  ministeriale  che  pubblichiamo. 

«  La  politica  liberale  e  nazionale,  che  dal  1848  in  poi 
fu  costantemente  seguita  dal  governò  di  V.  M.,  tra' gravi 
ostacoli  che  ebbe  a  superare  incontrò  quello  ben  arduo 
deir  insuflScienza  delle  Gnanze. 

•  Le  importanti  riforme  economiche,  le  strade  ferrate  e 
gli  altri  pubblici  lavori  e  soprattutto  la  spinta  benefica  che 
le  libere  instiiuzioni  davano  all'avanzamento  della  pubblica 
prosperità,  rendettero  possibile  un  aumento  d'  entrata  ;  ma 
le  calamità  naturali,  per  cui  mancarono  parecchi  de'  nostri 
principali  prodotti,  e  le  crisi  economico-flnanzarie  succedu- 
tesi in  E  iropa ,  impedirono  che  colle  entrate  ordinarie  si 
potesse  provvedere  a'crescenti  bisogni  interni  dello  Slato  ed 
alla  politica  necessità  di  essere  forti  in  armi.  Fu  quindi  in- 
dispensabile il  ricorrere. di  tempo  in  tempo  all'espediente 
straordinario  del  pubblico  credito. 

<  Intanto  il  buon  senso  ed  il  patriotisme  dei  vostri  pò- 


sa 

poli,  non  ostante  il  dubbio  corso  delle  viceadc  e  l' occasione 
che  ne  traevano  gli  avversari  della  politica  del  governo  per 
metterla  in  caliivo  aspetto,  non  fece  mai  mapcarle  l'appog- 
gio della  maggioranza  de' cittadini  e  del  Parlamento. 

«  Nobili  aspirazioni  e  magnanime  speranze  furono  per 
il  corso  di  dicci  anni  efficace  conforto  a  gravi  e  ripetuti 
sacrifici.  I  quali,  a  vero  dire,  non  rimasero  infruttuosi. 

«  L'attenzione  dell'  Europa  fu  richiamata  sull'  Italia,  ed 
il  generoso  e  polente  concorso  di  un  grande  alleato,  in  una 
guerra  gloriosa,  confermò  quanto  quelle  speranze  e  quelle 
aspirazioni  fossero  ben  fondate. 

«  Per  noi  ne  segui  uo  aumento  di  Stato  e  per  l'Italia 
il  bene  che  arreca  a'  popoli  il  profittare  d'una  solenne  oc- 
casione per  rendere  migliore  la  propria  sorte. 

«  Sire,  le  armi  sono  da  tre  mesi  quetate,  ma  non  fu- 
rono ancora  dismesse,  sicché  le  spese  straordinarie  di  guerra 
non  sono  cessate ,  e  d' altra  parte  le  cose  d' Italia  non  fu- 
rono oè  sono  finora  assettate;  il  che  contribuisce  a  ritar- 
dare la  diminuzione  di  quelle  e  di  altre  spese,  anche  quando 
non  ne  occasionasse  impreveduti  a^mentL 

«  In  tale  condizione  di  cose  e  fra  unte  inopinate  emer* 
gonze  non  arrecherà  ad  alcuno  meraviglia  che  lo  Stato, 
per  sopperire  agli  esiti  straordinari  già  avverati  ed  a  quelli 
ohe  sono  per  avverarei,  sia  costretto  a  ricorrere  ancora  una 
volta  allo  straordinario  sussidio  del  prestito. 

«  Le  entrate  ordinarie  tra  le  accertate  sin  oggi  e  le 
presuqte  pel  compimento  dell' esercizio  del  1859,  cosi  nelle 
vecchie  come  nelle  nuove  provincie  dello  Stato ,  sommano 
a  circa  215  milioni  di  lire. 

«  Le  spese  presunte  e  straordinarie  consuete,  compre- 
sevi quelle  della  guerra  e  della  marina,  ed  escluse  sola- 
mente le  spese  eccezionali  per  l'ultima  guerra,  montano  a 
lire  168  milioui  (1). 


■«  m 


(i)   Le  entrale    uon   sono   quelle  presunte  in  bilancio»  ma  i\ 


83 

«  Il  confronto  di  queste  cifre,  comunque,  quello  delle 
entrate  possa  evontualmenie  scemare  d'alcuna  cosa,  e  quella 
delle  epese  sia  per  aumentare,  specialmente  per  ciò  che 
concerne  K  accrescimento  dell*  esercito ,  lascia  tuttavia  spe- 
rare che ,  quando  il  paese  entrerà  nelle  sue  normali  con* 
dizioni,  possa  raggiungersi  il  pareggio,  tanto  desiderato, 
deiruscita  e  dell' entrata  nel  bilancio  generale  dello  Stato. 

«  Presentemente  però,  e  verosimilmente  anche  per  Te- 
sercizio  del  1860,  vi  è  duopo  di  somme  assai  considerevoli 
per  far  fronte  ad  esiti  egualmente  considerevoli,  ma  ecce- 
zionali. 

«  Diilatti,  sebbene  non  si  possano  fin  oggi  tenere  per  liqui- 
date le  spese  straordinarie  della  guerra,  pure  può  con  qual- 
che fondamento  ritenersi  che  per  resercizio  1859  non  sa- 
ranno minori  di  80  milioni  di  lire. 

€  Questo  non  è  grave  peso  in  confronto  degli  sforzi 
falli  e  de*  risullamenti  ottenuti ,  e  se  anche  sarà  d'  alcuna 
parte  accresciuto,  egli  è  certo  che  sarebbe  stato  di  gran 
lunga  maggiore,  senza  il  concorso  del  potente  alleato,  a 
cui  fu  principale  compenso  la  gloria  delle  armi  vittoriose 
e  Tonore  che  torna  ad  un  gran  popolo  ed  al  suo  sovrano 
dalla  giustizia  e  dalla  importanza  della  causa  da  loro  pro- 
letta e  difesa. 


le  presunte  in  seguito  delle  riscossioni  già  accertate,  e  perciò  ri- 
dotte.  La  sovrimposta  di  guerra,  come  entrata  straordinaria,  non 
è  compresa  nella  somma. 

Le  spese  anch'esse  sono  quelle  ehe  possono  oggi  presumersi  e 
non  te  sole  spese  prevedute  ne'  bUanci.  Vi  ha  per<!lò  nella  loro 
somma  tutte  le  spese  accertate  e  quelle  che  già  furono  ne'  mesi 
scorsi  0  che  si  presume  di  poter  essere  fatte  nel  corrente  eser- 
cizio in  più  0  in  meno  delle  prevedute. 

La  cifra  delle  euirate  sarebbe  alquanto  maggiore,  e  minore  quella 
delle  spese,  se  si  fosse  tenuto  conta  delle  somme  indicate  ne'  bi* 
Uaci. 


I 


I 


84 

%  Simile  somrna  di  80  miliooi  ci  lascerebbe  per  sé  80I9 
un  disavanzo  presunto  di  circa  SS  milioni  e  mezzo  di  lire 
sull'esercizio  qorrenie;  perciocché  da  una  parte  occorre  ag- 
giungere alle  entrate  sopra  indicate  il  prodotto  della  sovra 
imposta  di  guerra,  e  dall'altre  aggiungere  alle  spese  il  di- 
savanzo del  1858.  Ma  quella  somma  sarà  nel  presente  anno 
ingrossata  probabilmente  da  altre  spese  che  gli  eventi  straor- 
dinarii  e  le  insolite  circostanze  impedirono  che  fossero  d^ 
finitivamente  liquidate,  e  la  cui  misura  putrii  essere  mag- 
giore  della  cifra  oggi  presunta, 

«  Né  può  prevedersi  ohe  sieno  poco  gravi  le  spese 
straordinarie  del  prossimo  esercizio  4860  per  le  cose  atti- 
nenti airammlnistraziope  della  guerra,  se  si  considera  V^ 
sito  a  cui  daranno  occasione  |a  formazione  dei  nuovi  reg- 
gimenti, non  chq  i  necessari  provvedimenti  e  lavori  di  di- 
fesa e  i  nuovi  niateriali  di  guerra  che  raccrescimenio  dello 
Stato  rendono  prsentemepte  0  poiraqno  rendere  in  seguito 
indispensabili. 

<i  Or  se  a  queste  spese  si  aggiungono  quelle  di  varia 
patura  che  secondo  i  dettami  della  prudenza  si  convieq 
prevedere  come  possibili  e  che,  nelle  attuali  contingenze,  so* 
no  tanto  più  probabili,  quanto  meno  focili  a  designare  per  aq- 
licipazione ,  ninno  dubiterà  che  per  mettere  lo  Stato  nella 
condizione  di  provvedervi  alla  meglio,  e  di  evitare  che  ri* 
corra  di  nuovo  ad  espedienti  straordinarii ,  il  prestito  atr 
^uale  non  possq  essere  minore  di  100  milioni, 

«  Per  consuetudine  e  per  dovere  d^ll'amn^iniatrazione  6^ 
panzana  si  é  da  alcuni  anni  a  questa  parte  compilalo  nel 
Qorso  del  ipese  di  ottobre  uqo  specchio  indicante  la  situai 
^ìone  del  tesoro, 

*  Le  ragioni  sopra  dette  avendo  fin  oggi  lasciate  illi'> 
quide  alcune  spese,  massimamente  per  ciò  che  concerne 
la  guerra,  questo  specchio  non  può  essere  condotto  a  cotx\^ 
pimento  prima  del  venturo  mese  di  novembre,  fisso  però 
^  in  gran  parte  formato,  ^  la  iqdica9;iope  delle  somoBe  dui 


66 

tiferenie  aédennate  risulta  dai  lavori  preparaiorii  fatti  per 
compilarlo.  Alla  quale  indicazione  non  è  soperchio  aggiun- 
gere questa  altra  che  eoncerne  le  somme  entrale  nelle 
casse  del  tesoro  «  le  quali  sono  di  87,700,000  lire,  sino  a 
tutto  settembre  4859,  per  le  antiche  provincie,  q^andechè 
furono  di  82,000,000  pei  primi  nove  mesi  del  4858.  Ciò 
non  ostante,  questo  comparativo  aumi^nto  di  5,700^000  lire« 
sebbene  sia  indizio  che  le  entrate  di  questo  esercizio  sa- 
ranno maggiori  di  quelle  riscosse  nel  precedente,  pure  non 
é  sufficiente  ad  accertare  che  sia  per  intero  raggiunta  in  fin 
dell'  anno  la  somma  delle  entrate  previste.  Sicché  avendo 
anche  per  questo  motivo  a  temere  che  il  disavanzo  in  un 
deir  anno  sia  maggiore  del  presunto ,  occorre  che  la  cifra 
del  prestito  non  sia  minore  della  proposta. 

«  Sire,  un  prestito  di  òO  milioni  fu  autorizzato  il  24 
febbraio^  alla  vigilia,  per  cosi  dire,  della  guerra ,  e  fu  de- 
stinato a  provvedere  pei  primi  tempi  alle  spese  da  essa 
occasionate.  L'altro  di  400  milioni  sarebbe  fatto  a  guerra 
finita  per  saldarne  le  spese,  e  siccome  è  assai  probabile,  per 
sovvenire  definitivamente  ai  bisogni  che  sono  e  che  pos- 
sono essere  occasionati  dallo  eccezionale  stato  delle  cose. 

e  Fra  Tuno  e  l'altro  prestito  il  governo  di  Vostra  Mae- 
stà ha  studiosamente  procurato  di  evitare  qnalunque  par-» 
tìto  straordinario  per  fornire  di  denaro  le  pubbliche  casse. 
t  Allorché  nell'interesse  delle  istituzioni  di  credito,  che 
nei  momenti  critici  mentre  hanno  maggior  bisogno  di  sus- 
sidiare il  commercio  sogliono  scarseggiare  di  valori  contanti, 
più  che  nell'interesse  peculiare  dell'  erario ,  il  governo  so- 
spese tempoariamente  il  rimborso  de' biglietti  di  banca  > 
esso  riservò  a  sé  medesimo  la  facoltà  dì  togliere  a  prestito 
dalle  due  banche  di  circolazione  che  sono  nello  Stato  la 
somma  di  33  milioni  di  lire.  Ma  di  questa  facoltà  non  fece 
alcun  uso^  tenendola  in  serbo  per  qualche  estrema  ed  ur- 
gente emergenza. 

«  L'unico  espediente  adoperato  fu  quello  di  elevare  da 


M 

99  a  83  milioni  la  somms  dei  buoni  del  tesoro.  Ma  piò 
che  mezzo  insolito  di  fare  danaro»  quest'aumento  fti  la  con- 
seguenza naturale  deiraecresciuto  bilancio  e  deiraumenuto 
territorio.  Né  quest'aggiunta  alla  emissione  dei  buoni  pre- 
eorse  la  domanda  di  acquisto  che  ne  facevano  i  privati; 
anzi  essa  fu  insufficiente  alla  richiesta;  siechè  per  isceroarla 
e  per  vantaggiare  ad  un  tempo  le  condizioni  del  tesoro  il 
riferente  credè  conveniente  il  ridurre  gì*  interessi  di  quei 
buoni.  Questa  riduzione  diminuì,  ma  non  fé'eessare  la  do- 
manda. 11  che  mostra  che  i  valori  contanti  sono  oggi  dispo- 
sti a  cercare  un  impiego  in  titoli  di  credito  sullo  Stato. 

«  k  tal  modo  le  condizioni  piuttosto  propizie  per  con- 
trarre  un  prestito  furono,  per  co^i  dire,  accelerate  ad  cid 
tempo  ed  avvalorate  dal  non  avere  il  governo  usali  80^ 
sidii  insoliti  e  dallo  aver  lasciato  intatto  quello  che  prudeo* 
temente  erasi  preparato,  quando  sospendevasi  il  rimborso 
delle  cedole  bancharie,  le  quali,  appunto  perchè  il  governo 
fu  cosi  riguardoso  verso  le  due  banche,  godranno  di  ud  cre- 
dito di  poco  inferiore  a  quello  che  avevano  prima  della 
ordinata  sospensione. 

e  Questa  condizione  economica  dello  Stato  e  la  presente 
situazione  generale  delle  cose  fanno  credere  che  ÌI  prestito 
proposto  '  possa  conchiudersi  a  patti  convenienti.  E  questa 
sparanza  è  convalidata,  quando  si  rifletta  dalPun  canto  che 
l'aggiunzione  di  nuove  provincie  rendendo  migliori  le  con- 
dizioni erariali  e  più  ampia  la  sorgente  delle  pubbliche 
entrate,  rende  anche  più  esteso  e  più  robusto  il'  credito 
dello  Stato;  e  dall'altro  che  la  rimozione  delle  dogane  in- 
terne tra  Provincie  che  formano  una  considerevole  parte 
d' Italia ,  è  tal  fatto  che  abbia  da  derivarne  al  commercio 
ed  air  industria  non  lieve  avanzamento,  e  però  ampliazione 
al  credito  privato  e  favore  a  quello  de)  governo. 

«  Oltre  a  che  il  riferente  reputu  ehe  ad  agevolare  la 
conchiusione  dei  prestito  debba  anche  influire  il  provvedi- 
mento ch'egli  propone  a  V.  M.  di  prendere,  autorizzandolo 


87 
a  determinare  il  giorno  in  cui  prossimamente  la  banca  na- 
Eionale  e  quella  di  Savòja^  andranno  n  ripigliare  il  paga- 
mento  dei  loro  biglietti  a  vista  ed  al  latore. 

«  A  tal  modo  il  credito  commerciale  e  la  circolazione, 
uscendo  dal  loro  stato  eccezionale,  riuscirà  più  facile  ai  ca- 
piialisti  di  disporre  somme  che  vorranno  per  avventura  dc- 
stioate  all'acquisto  delle  nuove  rendite. 

«  Per  le  cose  qui  sopra  esposte  il  riferente  avvisa  che 
un  prestito  sia  indispensabile  che  per  rendere  poco  verisi- 
mile la  necessiti  avvenise  dell'uso  di  altri  straordinarii  espe- 
dienti, questo  prestito  debba  essere  di  100  milioni  di  lire, 
e  che  sia  opportuno  il  tempo  di  contrarlo.  > 

Il  ministro  delle  finanze  dopo  avere  pubblicato  questo 
rapporto  lasciò  passare'  alcuni  giorni  e  per  mostrare  come 
il  tesoro  fosse  in  grado  di  dar  seguito  ad  ogni  suo  impegno 
fece  cessare  il  èorso  forzato  dei  viglietti  del  tesoro,  annun- 
ziando che  sarel^berò  stati  concambiatt  dalla  banca  in  de- 
naro contente.  Quindi  al  98- ottobre  fèea  ùóto  al  pubblico 
che  il  prestito  era  aperto  in  via  volontaria,  al  saggio  dell'  80 
per  100,  promettendo  l'agio  dell'I.  1/2  per  100  per  ogni 
richiesta  di  cartelle  della  rendita  di  lire  mille,  a  lire  cin- 
quecento mille;  dell'  1  per  100  per  le  cartelle  da  500,000 
ad  un  milione,  e  di  1;S  soltanto  per  cento  per  richieste  su- 
periori al  milione. 

Il  prestito  si  apriva  il  3  novembre  ed  in  due  igiorni  (e 
richieste  sorpassavano  già  i  duecento  milioni  di  franchi.  Que« 
sto  straordinario  successo  ha  posto  in  tutta  evidenza  il  cre- 
dito che  meritamente  gode  il  nuovo  governo  italico.  È 
questo  sia  suggel  che  ogni  uomo  isganni^  avrebbe  detto 
Djnie  se  avesse  potuto  rivivere  ai  giorni  nostri,  e  rivedere 
la  sua  cara  patria  che  sta  compiendo  fra  ihille  spasimi  il 
suo  novello  riscatto. 


88 


MavlMcnt*  «mnaMNlAl*  4ecU  Siati  Mr«l 
nel  priM*  MMiMlre  «SA». 


Dal  1  gennaio  al  80  giugno  di  questo  anno  il  commer- 
cio degli  Slati  sardi  dovette  risentirsi  della  guerra  combat* 
tuta  sul  suo  stesso  territorio.  Non  fari  quindi  mera?iglia  se 
cosi  nell'  importaiione  come  nell*  esportaiione  si  osserva  aot 
diminusioae  sensibile  per  molti  articoli. 

I.  —  ImportazbmL 

V  introduxione  di  vini  ed  acquavite  continua  ad  aumen- 
tare considerevolmente: 

Vini 

4869  Litri  91,306,297 
1858  •  7,834,816 
1867     •      6.578,364 

Quest'  incremento  straordinario  nella  quantità  dei  vini 
attesta  la  gravità  della  malattia  che  travaglia  le  viti,  e  che 
neppure  in  questo  anno  è  scemata. 

Gli  altri  articoli  che  presentano  aumento  sono: 


Aqnavite 

Litri  4,460,684 
>  1,818,041 
•        948,343 


Olii  d' oliva Cbil. 

Olii  diversi 

Cattò 

Colori 

Generi  per  tinta     .    .    . 

Sapone      

Pesci  varii 

Cavalli  e  muli    .    .    .    .    N" 

Pelli  va^ie Chih 

Pelli  lavorate  ....  » 
Filati  di  canapa  e  lino  .  » 
Colone  in  lana  ....  • 
Filati  di  cotone     ...» 


4858 

684,900 

773,693 

1,773,991 

159,769 

6,488,671 

806,718 

648,386 

3,994 

67,458 

35,333 

683,140 

10,909,148 

48,374 


1857 

383,433 
480,89S 

1,664,036 
135,814 

4,058,864 

396,117 

483,630 

1,911 
61,399 

17,272 

613,071 

7,847,618 

40,162 


Granaglie Lilri 

Farine Chil. 

Minerale  di  ferro  ...  » 

Rame  non  lavoralo    .    .  > 

Ottone  non  latoralo  .    .  • 

Odone  lavoralo     ...  » 

Zolfo • 

Carbon  fossile  ....  > 


1858 

9,695,730 

3,860,980 

935,804 

139,434 

33,386 

83,105 

1,185,389 

83,344,337 


89 

1857 

7,807,934 

3,110,516 

400,340 

63,566 

14,184 

13,597 

737,088 

65,137,478 


Sono  invece  diminuite  le  seguenti  importationi  : 


Zucchero     .    . 
Prodotti  chimici 
Pepe  .... 
Semease  oleose 
Formaggi     .     . 
Merlano      .    . 
Bestiame  bovino 
«        ovino 
Pelli  crude.    . 
Pelliccerie  '.    . 
Pelli  in  basana 
Canape  e  lino 
Tele  id.     .    . 
Altre  manifatture  id 
Tessati  di  cotone 
Lana  .... 
Filati  di  lana 
Tessati  di  lana 
Sete  grezxe 
Sete  lavorate 
Tessati  di  seta 
Frumento  .    . 
Psst^    .    .    . 


1859 

Chil.        9,040,765 

3,618,690 

67,137 

396,503 

869,416 

693,359 

3,843 

11,360 

Chil.  951,373 

1,703 
115,098 
983,547 
135,009 
34,770 
909,848 
1,005,373 
8,955 
310,990 
138,170 
45,549 
89,099 
Litri      61,440,448 
Chil.  44,49i 


1858 

9,706,453 

3,001,654 

65,768 

430,836 

1,004,314 

617/)80 

4,341 

33,310 

1,147,793 

3,865 

123,440 

1,375,554 

1 45,336 

42,309 

667,569 

1,046,361 

16,096 

354,678 

349,006 

336,010 

50,1 49 

77,633,985 

147,864 


yo 

Carbone     ....      ChiL 
Legna  da  fuoco  •    •    • 
Legni  d'ebanisteria  •    • 
Mobili  di  legno  .    .    . 
Utensili  e  lavori  di  legno 

Carta 

Carta  per  tappezzeria    • 

Libri 

Mercerie  e  chineagl.   • 
Lavori  di  moda  •    •    • 

Stracci  

Ghisa  non  lavorala  .    • 
lavorata    •     . 
in  cuscinetti  per 
le  strade  ferrate 
Ferro  di  t.^  fabbricazione 

»        in  ruota  ie   per 
ferrovie    •    . 

>  lavorato  •  • 
Rame  lavorato  •  .  . 
Piombo  non  lavorato  • 

»  lavorato  •  • 
Vasellame  di  terra  •    . 

»  di  porcellana 
Vetri  e  cristalli  .  . 
Macchine  e  meccan.    . 


I8!S9 

7,467,569 

13,093,747 

414,170 

49,94S 

S4,678 

467,684 

38,010 

64,640 

S07,945 

4,480 

688,177 

4,001,690 

90,S93 

316,870 
4,604,069 

768.388 

1,439,343 

40,090 

316,600 

46,178 

699,069 

37,676 

1,116,463 

688,177 


I8SS 

7,97l,6!& 

14,7^3,390 

163,331 

34,446 

30,911 

19S.56S 

60,995 

95,861 

393,833 

1,881 

981,534 

6,950,866 

413,366 

714,403 
6,107,903 

948,951 

1,885,398 

31,054 

698,517 

50,364 

688,596 

43,504 

1,381,914 

981,534 


Questo  prospetto  delle  importazioni  attesui  lo  stato  di 
languore  di  molte  delle  principali  industrie,  perchè  l'en- 
trata delle  materie  primCi  quando  non  è  diminuita  è  rima- 
sta stazionaria,  e  fa  meraviglia  che  I* importazione  anche 
delta  lana  sia  scemata ,  mentre  la  imprese  di  panni  per 
r esercito  sono  state  tanto  rilevanti. 

Il  compimento  delle  strade  ferrate  che  erano  io  eosrru- 


»1 

Itone  hn  reagito  sull*  importazione  del  ferro  è  del  ferraeeio 
nel  mentre  ha  provocato  un  anniento  nell'entrata  del  ear- 
bon  fossile,  il  cui  consumo  cresce  d*anno  in  anno,  indiiio 
consolante  di  attivila. 

Lo  scarso  ricollo  dei  bozzoli  ha  fatto  discendere  straor- 
dinariamente r  importazione  delle  sete  grezze  e  lavorate. 

È  però  notevole  che  gli  esteri  tessuti  sono  in  diminu- 
zione ,  ciò  che  e*  induce  a  credere  ad  un  incremento  del- 
l' industria  patria ,  benché  la  diminuita  importazione  delle 
materie  prime  tenda  a  provare  invece  un  minor  consumo. 

II.  —  Esportazionu 

Il  prospetto  delle  esportazioni  non  è  più  favorevole. 
Si  nota  aumento  pei  seguenti  articoli: 


Vini 

Confetti  e  conserve 
Soda  .    .    •    .    • 
Formaggio       .    • 
Tonno    .    •    .    • 
Bestiame  ovino     • 
Pelli  crude.    •    . 
Pelli  in  basana 
Filati  di  cotone    • 
Stoffe  di  cotone    . 
Tessuti  di  seta 
Carbone  di  legna  • 
Sughero  non  lavorato 
Carta  •    ,    •    .    . 
Siraocl  d*  ogni  sòrta 
Ossa  di  bestiame  • 
Minerale  di  piombo 


48S9 

18S8 

Litri  43,933,347 

11,974,137 

Chil.       178,001 

136,485 

•          63,506 

46,675 

639,597 

434,336 

>          34,879 

842 

N.»         88,860 

33,948 

Chil.       475,163 

413,933 

41,137 

80,535 

•          96,374 

40,456 

16,687 

14,778 

19,905 

11,871 

.     7,401,578 

7,343,114 

676,180 

369,696 

805,819 

784,551 

•     4,031,809 

603,589 

174,808 

i  43,867 

•     5,938,114 

4,946,611 

93 


Sono  per  contro  diminuito  le  segoenti  esportaiioni  t 


Olii  d'oliva    .    .    .    .    .    Chil. 

Prodotti  chimici 

Sale  marino  . 

Frutti  verdi    • 

Semenze  oleose 

Pesci  varii 

Cavalli  e  muli    .    •    .    .      N. 

Bestiame  bovino 

Cordami  di  canape  •    •    •    Chi 

Tele  di  canape 

Seta  grezza     • 

Seta  lavorata  • 

Moresche  •    • 

Frumento  .••••.    Litri 

Granaglie  •    • 

Riso Chil 

Paste     •    •    • 
Legna  da  fuoco 
Libri  stampati 
Ferro  in  masse 
Vasellame  di  terra 

Riassumendo  i  risultati  del  commercio  estero  nel  primo 
semestre  dell'anno  corrente,  appare  evidente  che  la  guerra 
vi  ha  esercitato  un'influenza  sfavorevole,  ma  risulta  però 
che  nel  nostro  paese  continuano  le  industrie  ad  essere  poco 
sviluppate,  per  cui  le  principali  nostre  esportazioni  essendo 
di  prodotti  del  suolo,  più  che  di  manufatti ,  quando  i  ri- 
colti sono  scarsi  e  deGcienti,  anche  le  esportazioni  scemano^ 
Egli  è  cosi  che  le  esportazioni  degli  olii,  del  riso,  delle 
frutta  verde,  ecc.,  sono  diminuite^  che  i  vini  esportati  su- 
perano di  poco  il  1858,  mentre  sono  di  molto  inferiori 
al  1857. 


1859 

1898 

8,034,938 

6,975,350 

644,791 

548,870 

16,030,980 

33,836,403 

4,149,309 

5,989,943 

199,610 

364,617 

16,058 

19,919 

665 

1,174 

37,929 

80,906 

143,161 

185,834 

13.896 

60,609 

6i,703 

149,331 

345,930 

384,108 

99,861 

14S.734 

3,839,471 

7,198,538 

3,651,384 

6,339,611 

10,676,978 

44,694,064 

1,806,771 

1,611,189 

6,887,904 

6,444.764 

46,638 

53,349 

666,049 

993,531 

306,410 

S46.933 

93 

Quanto  ai  prodoili' doganali  le  importazioni  che  diedero 

più  rilevanti  entrate  sono: 

4859  4858-57 

Zucchero L.    3,045,245    2,136,350 

Tessuti  di  cotone      •    •    . 

Vini 

Caffè 

Tessuti  di  lana     •    •    •    • 
Tessuti  di  seta     ,.   •    •    • 

Ferro     •    , 

Acquavite    •,,.,• 

Formaggio 

Mercerie, 


1,096,623  1,240,762 

669,870  893,518 

484,089  480,350 

424,108  541,646 

244,766  324,230 

275,530  324,269 

476,980  122,024 

427,827  448,466 

105,618  422,374 

li  complesso  dei  prodotti  doganali  è  stato  il  seguente: 

1859  4858-57 

Importazioni L.    7,000,448    7,098,349 

Gsporuzioni      .....     »        427,139       126,009 

Commercio  fra  Pisola  di  Sardegna  e  la  terraferma. 

Gli  scambi!  fra  la  Sardegna  e  la  terraferma  continuano 
a  svilupparsi  con  progressivo  incremento. 

Dalla  Sardegna  s' introdussero  nel  primo  semestre  nella 
terraferma  i 

Merci  nazionali  per  .......    L.  3,940,152 

Merci  nazionalizzate   .,..,*.     »  277 


L  3,940,429 
Le  principali  merci  nazionali  sono: 

Granagle      ,,.    t    ••••••  L.  825,828 

Bevande  fermenlate   ••.....  >  746,670 

Tonno      .    , »  644,639 

Prodotti  chimici     ........  >  428,766 

Minerali  diversi »  334,043 

Olii  fissi »  242,340 

Pelli  crude  .,.,..,.,.  »  467,448 

Frutti,    *    «     , '  160,401 

Carbone  di  legna .  >  111,696 

Sughero  ,    ,    ,    , ,    .  •  100,324 


94 

Dalla  terraferma  t*  ioirodoaiero  in  Sardegna  : 


A  naiionali  per L  6,709,539 

Mere!  nasionalizzaie  .    « »     630,107 


L  7;)S9,046 
Le  merci  priacipali  naxionali  fono: 

Granaglie L.  3,71 4,568 


ManifsiUure  di  cotone    .    . 

•  di  lana   ,    .    • 

*  di  seta    »    .    • 

Mobili 

Chincaglierie  e  mercerie    . 
Vasellami,  vetri  e  cristalli  • 
Manifatture  di  canape  e  lino 
Guanti  dì  pelle    •    .    •    • 

Pelli  diversi 

Farina  a  paste 


«    • 


1,170,351 
434,(80 
408,810 
S34,7I0 
380,840 
196,246 
168,666 
147,806 
110,835 
100,888 


La  somma  degli  tcaabiì  fra  1*  isola  «  la  terrafenna  è 
suu  di  lira  11,280,07$.  ' 

Nel  4868  essa  non  era  slata  che  di  lire  9,184,000,  e 
nel  1857  di  lire  4,336,000. 

E  qui  giovi  notare  che  pel  mantenimento  dell' esercito 
francese  venne  introdotta  senza  pagamento  di  dazio  uaa 
quantità  ingente  di  farine,  di  biada ,  di  fieno ,  di  vino ,  di 
caffè,  di  zucohepo ,  di  liquori  diversi ,  di  paste ,  di  tele  di 
lino,  di  pannilani  e  simili. 

Noi  speriamo  fra  breve  di  poter  pubblicare  il  movimento 
commerciale  degli  Stati  sardi  fongiuntamenie  a  quello  del- 
ritalia  eentrale  eon  cui  si  è  gik  stabiliia  una  lega  doga- 
nale adottando  le  medesime  tariffe. 


06 


NOTIZIE   STRANIERE 

CìiMMk  et  Ktoparaal*  di  Parici  CD* 


N 


elio  scorso  mese  di  luglio  si  pubblicò  dal  Monittur  (S). 
il  rendiconto  della  Gassa  di  risparmio  di  Parigi  per  Tanno 
1858.  Questa  specie  di  lavoro  è  troppo  interessante  per 
essere  da  noi  trascurato  con  danno  di  chi  ama  o  abbisogna 
di  avere  alla  mano  e  sotto  gli  occhi  dei  fatti  matematici 
proprj  a  confronti  che  riuscire  possono  utilissimi  negl'  im- 
portanti argomenti  della  beneficenza^  dell'  economia  e  sin  an- 
che della  moralità  sociale.  Noi  perciò  ci  affrettiamo  di  arre* 
care  almeno  un  sunto  di  queir  ufficiale  rapporto.  Premet- 
teremo  però  le  considerazioni  che  suir  ufficio  delle  Gasse 
di  risparmio  e  sulle  modificazioni  che  in  Francia  hanno  su- 
bito in  questi  ultimi  tempi  quali  abbiamo  trovate  su  di  un  ri- 
punto giornale  (3).  Oggetto  delle  Casse  di  risparmio  si  è  di 
raccogliere,  e  far  fruttificare  i  piccoli  risparmj  sino  a  die  for- 
mino un  capitale  da  potersi  impiegare.  Tempo  fu  che  le 
somme  registrate  sotto  il  nome  dello  stesso  depositario  am* 
roonuiva  sino  a  9000  franchi.  Iodi  questo  maximum  andò  ab- 


(1)  Con  questo  piccolo  lavoro  abbiamo  volato,  a  riguardo  della 
Francia»  togliere  una  lacana  lasciata  neir articolo:  Stqiistica  gene- 
rale  delU  (kuse  di  rispannio  in  Europa  ed  in  Jmerica»  inserito 
nel  fascicolo  di  loglio  i8S9  di  questi  Annali. 

(2)  Rapport  présente  Ics  23  Juin  1859  par  M.  Francois  Deles- 
sert.  —  Moniteur  univ.,  26  juio  1859.  Ivi  si  trova  pure  il  rendi* 
conio  di  tutte  le  Gasse  di  Francia  relalivamente  al  1857. 

(3)  CosUtotionncI,  19  aoùt  1859. 


96 

bassaiidosì  ed  ora  noD  è  più  che  di  SOOO  fr.  Nienlt  di  più 
logico.  L' impiego  del  denaro  sul  credito  mobiliare  Don  of- 
Tri  va  la  slessa  facilità  48  o  45  anni  sono  come  ^baalpr^ 
sente.  Non  si  era  per  l' addietro  molto  usi  a  speculare  »ulb 
rendita.  Le  azioni  e  specialmente  le  obbligazioni  delle  strade 
ferrate  non  erano  conosciute.  I  risparmi  non  avevano  dnaque 
molti  modi  d'impiego  e  di  cumulo.  Ma  lo  stesso  non  può 
accadere  adesso.  Quando,  cioè,  le  iscrizioni  di  rendita  sodo 
spezzate  sino  a  40  franchi;  quando  si  può  avere  uo'obbli* 
gazione  di  ferrovie  per  meno  di  800  fr.  Ed  in  queste  cir- 
costanze diventava  utile,  anzi  indispensabile  io  abbassare  il 
maximum  dei  depositi  onde  rimediare  agli  abusi  e  impedire 
che  air  istituzione  di  cui  parliamo  non  fosse  impedito  di 
giungere  al  suo  vero  fine.  Ciò  è  quanto  doveva  farsi  e  ciò 
che  veramente  si  è  fatto.  Avvenne  adunque  che  le  Cane 
di  risparmio  continuano  come  per  lo  addietro  a  ricevere  le 
piccole  economie,  ma  non  le  conservano  pressp  di  loro  il 
a  lungo  come  un  tempo,  poiché  tali  piccole  economie  non 
hanno  più  bisogno  di  aspettare  una  oifra  tanto  forte  oode 
costituire  un  capitale  da  impiegarsi  in  altro  modo  e  con 
maggior  vantaggio. 

Ci  è  sembrato  necessario  di  premettere  le  fatte  collsiJ^ 
razioni  all'esame  del  movimento  delle  Casse  di  risparmio 
avvenuto  in  questi  ultimi  anni.  Se  non  venivano  poste  in- 
nanzi si  sarebbero  avute  idee  assai  inesatte  dei  progressi 
che  fece  il  risparmio  ultimamente  tra  le  classi  operosa  e 
degli  enormi  capitali  che  esso  ha  prodotti; 

Egli  è  nelle  piccole  frazioni  dei  valore  mobiliare,  oelie 
sottoscrizioni  dei  40  franchi  di  rendila  le  quali  oltrepassarono 
i  400  milioni  neiremettersi  deirultimo  prestito,  negli  acquisii 
successivi  che  fanno  ricercare  al  presente  le  obbligazioni 
delle  strade  ferrate  vendute  alla  Borsa,  che  deve  scorgersi 
la  massa  delle  economie  fatta  dalle  dette  classi  operose  ad 
onta  delle  sfavorevoli  circostanze  che  si  successero,  i^a  Cassa 
di  risparmio,  per  rispetto  al  gran  numero  di  queste  econo- 


97 

mie,  ha  fatto  I*  ufficio  di  uq  fiume,  ehe  riceve  nel  suo  corso 
le  acque  di  piccoli  niseelli ,  e  ehe  poscia  le  versa  nel  more. 

Ciò  posto,  Roi  potremo  dare  un  giusto  valore  ai  risulta- 
menti  che  testé  vennero  pubblicali.  Si  conoscono  tutti  gì*  in- 
ciampi che  toccarono  ali*  industria  nei  quattro  anni  del  1854 
al  1858;  la  guerra  di  Crimea,  H  cholera,  Ile  cattive  raccolte, 
alle  quali  vennero  dietro  tante  catastrofi  in  altri  paesi.  Eb- 
bene! ad  onta  di  ciò,  ad  onta  della  concorrenza  che  fecero 
nelle  Casse  di  risparmio  i  tre  prestiti  fatti  durante  la  guerra 
russa,  un  tale  iMitùto  non  ne  risenti  sensibilmente.  La  Cassa 
di  risparmio  di  Parigi  si  mantenne  nella  sua  situazione:  vi 
fu  certamente  un  momento  di  tregua ,  ma  non  retrocesse 
nel  senso,  che  se  essa  vide  la  somma  de*  suoi  depositi  ab- 
bassarsi dalli  54  milioni  del  1854  alli  49  del  1858,  una 
tale  diminuzione  provenne  dall*  impiego  che  si  fece  in  ren- 
dile dietro  dimanda  dei  depositar]^  e  non  accusa  una  dimi- 
nuzione, ma  un  traslocamento  de'  capitali.  Partendo  dal  se- 
condo semestre  del  1858  i  versamenti  ripresero  un  moto  sa- 
liente che  senza  interruzione  si  mantenne  sino  ai  primi  mesi 
del  1859,  e  se  quest'epoca  si  fermarono,  anzi  se  le  dimando 
di  rimborso  si  moltiplicarono,  fu  perchè  il  nuovo  prestito 
de'  500  milioni  offri  altro  collocamento  alle  economie,  che 
furono  accolte  dalla  Cassa  di  risparmio,  indi  ne  sortirono 
per  esser  più  vantaggiosamente  impiegate. 

In  tal  modo  si  ottenne  lo  scopo  ohe  ha  1*  istituto  in  di- 
scorso. Quando  quarant'anni  or  sono,  dice  il  signor  Fran- 
cesco Delessert,  uomini  rispettabili  si  univano  a  Parigi  per 
fondare  la  prima  Cassa  di  risparmio  che  in  sé  la  Francia 
ha  vediMo  nascere,  allora  essi  ebbero  pur  in  vista  di  mi- 
gliorare con  ciò  il  pubblico  credito.  Eglino  in  fatti  erano 
convinti  che  onde  questo  divenisse  per  sempre  solido,  biso- 
}(nav^  che  avesse  basi  più  ampie.  Agli  occhi  loro,  la  Cassa 
iii  risparmio  é  al  tempo  stesso  la  scuola  primaria  per  inse- 
gnare la  economia  ed  il  mezzo  più  sicuro  per  rendere  pò- 

kwxu  StatUtita.  voU  XXI f^,  è'vie  n.*  7 


98 

polare  la  rendila.  Se  questo  gran  lavoro  della  dcmocratìi* 
zione  del  credilo  pubblico  fece,  da  quel  tempo  »  immensi 
progressi  sono  la  viva  impulsione  che  gli  fu  data  dal  go- 
verno imperiale ,  la  Cassa  di  risparmio  può  a  sé  stessa  ri- 
vendicare giustamente  V  onore  di  averne  presa  1*  iniziativa. 
Essa  ha  per  propria  parte  grandemente  contribuito  a  man- 
tenere questa  pepinière  di  piccoli  capitalisti,  che  si  mostra- 
rono in  numero  si  prodigioso  nelle  sottoscrixioni  degli  ul- 
timi prestili. 

Il  debito  della  Gassa  di  Parigi  alla  6ne  del  1858  giungeva 
a  49  milioni  su  231,643  libretti.  Quelle  de'  dipartimenti,  in 
numero  di  410,  possedevano  all'epoca  stessa  S63  milioni, 
il  che  dà  un  totale  di  31S- milioni,  rappresentante  incerta 
guisa  gli  embrioni  de'  capitali  in  via  di  formarsi,  o,  allru* 
mente  parlando,  i  semi  del  futuro.  Per  alcuni  è  la  garanzia 
contro  la  mancanza  di  lavoro  o  di  guadagno:  per  la  mag- 
gior parte  è  il  mezzo  di  stabilirsi  e  di  diventare  proprietarj 
o  capitalisti.  Felice  quel  paese  in  cui  l'operosità  e  l'eco- 
nomia possono  condurre  ali* agiatezza! 

Un  bel  lavoro  sarebbe  quello  che  ci  facesse  conoscere 
la  massa  de'  capitali  che  cosi  formavansi  in  tutte  le  Casse 
di  risparmio  da  che  queste  nacquero  in  Francia.  La  Cassa 
di  Parigi  però  fece  il  calcolo  per  ciò  che  le  concerne,  e 
risultò  ch'essa  dalla  sua  origine,  cioè  dal  4818,  ricevette  un 
totale  di  85S  milioni  di  franchi  per  parte  di  depositar].  A 
qual  cifra  grandissima  non  si  giungerebbe  aggiungendo 
quanto  introitarono  le  Casse  dei  dipartimenti  ?  Sarebbero 
bilioni  assai  preziosi,  come  quelli  che  sono  il  frutto  di  la- 
vori continui  e  per  lo  più  penosi,  di  abitudini  perseveranti 
d'ordine  e  di  economia  in  molte  migliaja  di  famiglie. 

Né  si  dica  che  li  clienti  delle  Casse  di  risparmio  sono 
persone  agiate  che  vi  depongono  capitali  interi.  La  statistica 
fece  giù  da  molto  tempo  giustizia  di  una  tale  obiezione,  ed 
i  prospetti .  pubblicali  per  la  Cassa  di  Parigi  permettono  di 
comboiierlu  ancora.  Cosi,  su  32,000  persone  che  eseguivano 


09 
un  primo  versamento  in  quella  Cassa  nelFanno  1858,  vt 
ne  80O0  quasi  S0,000>  ossia  il  60  per  cento  che  apparten- 
gono alla  classe  operaja  ossia  ad  artigiani  patentati.  Vengono 
dopo  ì  domestici  in  numero  di  SOOO,  rappresentando  men4 
del  20  per  eento  della  cifra  totale.  Il  Hinanente  risulta 
d' impiegatii  di  militari,  di  esercenti  arti  liberale,  eco.  E 
notisi  che  questi  dati  del  1858  concordano  con  quelli  del- 
l'anno precedente;  le  stesse  proporzioni  si  ripetono  con 
una  costante  regolarità.  Quale  maggior  prova  che  i  dienti 
delle  Casse  di  risparmio  appartengono  veramente  a  quella 
classe  di  operai  per  la  quale  fu  ideata  ed  eseguita  una  tal 
mirabile  istituzione  ?  Istituzione,  che  dobbiamo  desiderare  e 
far  in  modo  che  si  propaghi  e  penetri  sempre  più  nelle 
abitudini  delle  nostre  popolazioni.  Gik  si  (eoe  molto  «  ma 
resta  ancora  a  fare. 

I  creditori  presso  tutte  le  Casse  di  risparmio  della  Francia 
erano,  alla  fine  del  1857,  N.  978,000,  il  che  relativamente 
alla  totale  popolazione  di  Francia  dava  un  creditore  su  66 
abitanti:  nel  1856  questa  media  non  era  che  di  I   su  40^ 
seorgesi  adunque  che  vi  è   un   progresso;  ad   onta  di  ciò 
siamo  ancora,  sotto  questo  rapporto,  lontani  dalF  Inghilterra 
che  conta  un  depositante  ogni  20  abitanti.  Dobbiamo   perfr 
notare  che  avressimo  torto  di  dare  un  valore  troppo  assoluto 
a  queste  cifre  di  confronto,  giacché  iu  Francia  il  risparmio 
veste  forme  assai  piò  variale  che  in  Inghilterra,  nelle  città 
francesi  la  divisione  dei  valori  mobiliari,  i  piccoli  eommerci 
e  le  piccole  industrie^  le  Iscrizioni  della  rendita  a  10  franchi 
e  le  obbligazioni  delle  strade  ferrate;  nella  campagna  poi  la 
divisione  delle  terre   in    piccole   proprietà   assorbiscono   di 
mano  in  mano  molti  de*  risparmii  che  vengono  falli,  ed  il 
denaro  è  per  vera  necessità  lutto  versato  nelle  Casse  di  pre- 
videnza, come  avviene  tra  gl'inglesi,  e  non    vi    resta    per 
mollo  tempo.  Di  queste  diSerenze  devesi  tener  conto  quando 
si  vuole  paragonare  il  bilancio  delle  Casse  di  risparuHO  nei 
due  paesi.  È  però  vero  che  i  clienti  delle  istituzioni  di  prc« 


ipo 

videnza  in  Francia  potranno  aumentarai  ancora  in  notevole 
proporzione  e  che  devonsi  lodare  gli  sforzi  che  fa  il  g(H 
verno  per  estendere  e  sviluppare  sempre  più  una  tale  be* 
neficenza.  ^ 

Ora  veniamo  alle  cifre  del  movimento  ottenutosi  alla 
Cassa  di  risparmio  della  metropoli  nel  1868. 

Essa  dunque  riceveue  in  totale  .  Fr.  26,537,764.  42 
e  pagò 9     22,361,658.  46 


onde  eccedettero  gì'  introiti  sui  pa- 
gamenti in Fr.      4,176,105.  96 

somma  che  aggiùnta  al  soldo  che 
era  dovuto  in  principio  dell'anno  a 
926,334  depositanti ,  cioè  a     .    .    •       »     44,607,254.  66 


fa  salire  a .    .     Fr.    48,783,860.  53 

il  complesso  delie  somme  dovute  alla 
fine  del  4858  ai  231,643  creditori 
yerso  la  Gassa. 

Paragonando  i  versamenti  ed  i  rimborsi  dell'ora  de- 
corso anno  con  il  precedente  4857  troviamo  che  li  versa- 
menti che  nel  4857  erano  saliti  a  23,538,053  fr.  giunsero 
nel  4868  a  24,449,340  fr.  e  che  in  tal  modo  gì' introiti 
furono,  su  quelli  dell'anno  prima,  maggiori  di  944,257  fr. 

D'altra  parte,  i  rimborsi  che  nel  4857  erano  stali  di 
21,669,257  fr.  non  giunsero  nel  4858  che  a  4  9,4  07,053  fr., 
onde  inferiori  di  2,562,402  fr.  a  quelli  del  4857. 

Finalmente  il  confronto  del  totale  avere  dei  creditori 
sul!'  istituto  di  risparmio  di'  Parigi  allo  chiudersi  dei  due 
esercizj  4857  e  4858,  ci  offre  di  risultamento  che  il  denaro 
dovuto  ai  depositanti  era  alla  fine  del  4858  superiore  di 
franchi  4,476,405  a  quello  del  4857.  Infatti  quel  debito 
verso  i  depositanti  che  allo  chiudersi  del  4857  non  era  stato 
che  di  44,607,254  franchi ,  risultò  esser  allo  spirare  del 
4858  di  48,783,360  fr. 


401 
Ouàiito  al  numero  dei  ctìenii»  si  i1s«on(ra  Veramente 
una  prova  del  progresso  delle  operazioni  e  della  utilità 
della  Cassa  medesima  nel  vedere  che  essi  aumentarono  di 
6423  nel  corèo  dell'anno.  Giacché  alla  fine  del  1857 
non  erano  stati  che  336,224  i  libretti,  ed  alla  fine  del  1858 
331,643.  D.  G.  C. 


Mmmot^  rendleonto  delle  finaase  «iMtrlAehe 
per  «li  Anni  t9M  è  181^. 

il  prospetto  delle  entrate  e  delle  spese  della  monarchia 
austriaca  nell'anno  4858,  confrontato  al  4857,  ha  fatto  sulle 
piazze  tedesche  una  dolorosa  impressione,  attestando  come 
le  nuove  tasse,  gli  aumenti  delle  altre  e  le  operazioni  di 
Gnanza  lascino  sempre  una  deGeienza,  stante  il  crescere 
continuo  delle  spese. 

Le  entrate  e  le  spese  diedero  H  seguente  risultato: 

4858  1857 

Entrate  ordinarie  .    .    «    Fior.  274,503,477     275,900,860 
Spese  ordinarie   ...         »  345,037,401     324,686,875 


DeGeienza  Fior.     40,634,924      48,786,045 


Entrate  straordinarie .    •    Fior.      8,038,646      23,394,087 
Spese  straordinarie    .     .         »       3,985,483      46,443,840 


Avanzo  Fior.       4,053,063        6,353,447 


-^..11 1 


Totale  delle  entrate  .    .    Fior.  383,540,733    398,395,847 
Totale  delle  spese    .    «         »     349,033,584    340,839,745 


DeGeienza  Fior.    36,484,864       43,583,868 


lOS 

La  spesa  di  319  milioni  di  fiorini;  die  lascia  un  disa- 
vanzo di  86  milioni  e  mezzo  di  fiorini  è  molto  gravosa  per 
r  Austria:  la  differenza  in  meno  in  confronto  del  1857  pro- 
viene da  economie  nel  bilancio  della  guerra  intanto  che 
nel  servino  degl'  interessi  del  debito  pubblico  si  ha  un  aa- 
mento  progressivo  e  costante. 

Per  conoscere  quale  e  quanto  sia  tale  aumento  bisogna 
osservare  che  il  bilancio  austriaco,  oltre  i  capitali  delle  en- 
trate e  spese  ordinarie  e  delle  entrate  e  spese  straordinarie, 
contiene  un  terzo  capitolo,  denominato  modestamente  introiti 
speciali  {besoudere  zuflùae)  che  ascendono  a  molti  mi- 
lioni ed  uguagliano  talvolta  il  terzo  e  talvolta  la  metà  del 
bilancio. 

Questa  introiti  furono -pel  1858  e  4857  i  seguenti: 

«858  1857 

Fiorini  Fiorini 

Aumento  del  debito  consolidato    67,898,488  80,083^748 

Aumento  del  debito  oscillalo     .      4»759,004  > 

Versamenti  per  ferrovie  vendute    44,864,498  95,685,657 
Avanzo  dei  fondi  per  Y  esonero 

del  suolo S,S35,S6S  6,604,428 

Anticipazione  su  indennizzi  .    •      1,775,484  3,637,680 

AChri  di  cambii »  8^974,746 


88,437,080    448,978,333 

Queste  somme  furono  impiegate  a  coprire  la  deficienza 
del  bilancio  al  ritiro  della  carta-moneta,  al  rimborso  alla 
banca,  alle  vie  ferrate  e  telegrafi,  ecc.,  per  cui  il  bilancio 
complessivo  austriaco  del  4858  è  stato  in  realth  di  870 
milioni  e  mezzo  di  fiorini  alle  entrale,  e  di  407  milioni 
alle  spese. 

Come  r  Austria  aumenti  il  suo  debito  pubblico  d' anno 
in  anno  ed  in  qual  modo,  è  una  quistione  finora  non  ri- 
solta. La  dichiarazione  relativa  all'  imprestito  ns^onale  dd 


j 


403 

1854  ha  sollevato  un  lembo  de]  velo  che  copre  siffiìtie 
operazioni;  poìchò  mentre  l'imprestilo  era  stabilito  di  500 
milioni  di  Gorini,  l'emissione  delle  obbligazioni  pel  medesimo 
nel  periodo  de'  cinque  anni  é  ascesa  a  fior.  611,571,300, 
di  cui  fior.  36,492,100  sono  nella  Cassa  d'ammortimento 
del  debito  pubblico. 

La  somma  guarentita  dell'  imprestito  è  stata  dunque  ol- 
trepassata di  HI  milioni  e  mezzo  di  fiorini.  Questa  con- 
fessione fatta  con  molta  disinvoltura  dal  ministro  di  finanza 
ha  cagionato  scontento  e  timore  a  Vienna,  perchè  ha  pro- 
vato ad  evidenza  l'anarchia  della  finanza  e  la  mancanza  di 
guarentigia  pei  creditori.  L'assegnamento  di  26  milioni  e 
meizo  alla  Cassa  d'ammortizzazione  non  ha  neppur  alcun 
favorevole  significato,  giacché  attesta  che  le  somme  stabilite 
per  l'ammortizzazione  s'impiegano  ad  altri  usi,  e  solo  si 
surrogano  i  titoli  dell'amica  rendita  con  titoli  nuovi. 

Il  bilancio  del  1859  dovrà  presentare  risultati  ancora 
più  sfavorevoli,  che  T  indennità  della  Sardegna  diminuisce 
ben  poco  il  debito  austriaco  ;  anzi  non  corrisponde  nep- 
pare  al  quarto  all'aumento  che  avrà  subito  nell'anno  cor- 
rente. 

La  separazióne  della  Venezia  dall'  Austria  e  la  sua  ces- 
sione, mercè  di  un'indennità,  potrebbe  essere  ancora  ri- 
paro alla  riduzione  del  debito  da  un  lato  e  ad  una  notevole 
diminuzione  permanente  di  spese  dall'  altra.  Infatti  è  incon- 
testabile che  le  finanze  austriache  sono  le  più  disordinate  di 
tutta  f  Europa. 


StAtlstlea  deU*  Impcpo  del  Mi 


La  guerra  che  sta  per  iscoppiare   fra  la   Spagna   ed   il 
Marocco,  rendè  importanti  le  seguenti  notizie  statistiche. 
La  superficie  dell'impero  è  di  752,430  chilometri  qua- 


404  ì 

drati.  —  I)faDcasi  ancora  di  dati  perfettamente   esatti    saàm, 
cifra  della  popolazione  de!   Marocco.   Jachson   ne     porta  Ime 
totale  a  44,886,600;  e  Didier  ne  Gssa  il  numera     soltan 
ad  oito  milioni  e  mezzo,  cosi  divisi:  !    ^ 

lH  e 
Amzirgues  o  barberi.    ••....•    2, 


Mauri 3, 

Schellohs •  4,45O,00( 

Arabi 740,000 

Israeliti 340,000 

Negri 420,000 

Cristiani  e  rinnegati 500    , 

Mogador.. —  Movimento  commerciale  ne/ 4856.  —  Uin^firii 
sieme  dei  cambj  ha  rappresentato  (importazioni  ed  espor- 
tazioni riunite')  la  somma  di  47,003,700  franchi,  di  cuif^- 
8,047,600  franchi  d' importazione  e  8,986,400  franchi  d'e- 
sporiazione.  U 

Queste  cifre,  paragonate  a  quelle  deiranno  4855,    che  ^'^ 
erano  state  di  43,650,900  fr.,  danno  a   profitto  del  4856  ^'^ 
un  aumento  di  3,342,800  fr.,  cioè  4^460,600  franchi  dalle 
importazioni  ed  4,882.200  fr.  nelle  esportazioni. 

Cinque  paesi  hanno  preso  parte  alle  operazioni.  Il  qua* 
dro  qui  sotto  esposto  indica  la  parte  di  ciascuno  di  essi 
nelle  importazioni  e  nello  esportazioni. 

Importazioai  Esportaziooi 

Belgio Fr.       74,300  494,500 

Spagna »      462,000  209,525 

Francia »   4,390,350  4,582,875 

Gran  Bretagna    ....      »  6,293,276  6,786,575 

Portogallo >      464,676  212,625 

Totali     8,047,600        8,986,400 


40& 
^  ^^  ora*  seetndo  l' ordiae   della   loro  importanza ,  le 
o^ffali  mercanzie  che  hanno  composto  i  cambj. 

lem  a 

Esportazioni 

Olio  d*  oli  va.    fr.  3,271,576 


Importazioni 


2M 


jli  di  eoe.  fr.  3,878,500 


di   lana    » 


3,5^'l 
irò 

m 

0    .     . 
icaglieria 
^lierario 


186,725 

235,450 

34,475 

69,900 

30,2;25 

448,900 

427,925 

2,580,600 


Mandorle  •  • 
Cera  •  •  . 
Grano  turco  • 
Lana  lavata  . 
Lana  in  .  • 
Pelli  di  capra 
Peline  di  struzzo 


2,094,080 
584 ,050 
342,525 
764,625 
420,225 
752^000 
437,000 


[Navigazione.  —  Il  quadro  della  navigazione  dà  all'en- 

.  A  44  4    bastimenti  della  portata  di  44,488  tonnellate.  — 

mo  arrivati  nel  4855  95  navigli  della  portata  di  40,633 

meliate,  —  Adunque  avvi  un  aumento  di  47  navigli  e  di 

.  SO  tonnellate  a  profitto  del  4856. 

Alla  sortita  eontansi  99  navigli  della  portata  di  42,697 
Aneliate.  Nel  4855  ve  ne  erano  stati  87  della  portata  di 
S42  tonnellate.  Avvi  adunque  un  aumento  di  due  navigli 
•di  5085  tonnellate  per  l'anno  4856. 

Por<i  di  Rabat  e  Sale.  —  Movimento  commerciale  nel 
1856.  —  Il  commercio  marittimo  di  questi  porti  o  piuttosto 
'i  questo  porto  si  è  elevato  nel  4856  (entrata  e  sortita 
riunite)  alla  somma  di  3)464,865  franchi.  II  totale  deiranno 
precedute  essendo  stato  di  2^044,543  franchi  ,  vedesi  che 
avvi  una  differenza  in  più  pel  4856  di  4J20,322  franchi;, 
cioè  di  quasi  il  66  per  409,  cioè: 

Importazioni 772,474  fr. 

Esportazioni 397,848   » 

Le  condizioni  del  commercio  marittimo  da  Rubat  e  Sale 


106 

non  hanno  punto  cangiato  e  ai  limitano  quari  esclusi varoente 
a  due  passi  o  a  due  mercanzie;  la  Francia  e  V  Ingliilterra 
da  una  parte:  dail* altra  le  lane  ed  i  tessuti  di  cotone.  In 
effetto,  se  dal  totale  dei  valori  di  più  mercanzie  (importa- 
zioni ed  esportazioni  riunite,  3,94 4,680  fr.)  si  toglie  la 
somma  dei  tessuti  di  cotone  all'importazione,  cioè  993,920 
fr.,  e  quello  delle  lane  all'esportazione,  cioè  8SI»948  fr.,  si 
giunge  a  un  totale  di  l,845,H3S  franchi;  e  se  si  aggiunge  a 
questo  totale  il  vale  del  numerario  600,000  fr  non  resta 
più  per  rappresentaro  gli  altri  articoli  di  conDmércio  che  la 
somnsa  di  695,847  franchi,  vale  a  dire  meno  del  quinto  del 
commercio  marittimo  del  Rubat  e  Sale.  Gli  altri  articoli 
principali  sono: 

CbUogramml    FnDcbi 

All'importazione.  Spezieria  e  drogheria    134,684    373,763 

>  Zuccaro 65,960    400,474 

All'esportazione.  Cera 35,080      60,l92 

>  Gorteccie  di  ...    .     405,000      61,439 


Totale    595,847 

Il  commercio  delle  lane  rappresentato,  nel  4856,  dalie 
cifre  di  890,566  cbil.  e  824,933  franchi,  dà  sui  totali  del- 
l'anno  precedente,  una  differenza  in  più  da  688,835  chi- 
logrammi e  378,433  franchi.  Questo  aumento,  relalivameoie 
considerabile,  appartiene  quasi  totalmente  alla  Francia. 


107 


NDOTE   COHUNIGAZlOm 

PER  MEZZO  DI  CANALI,  STRADE  FERRATE 

E  PONTI  DI  FERRO. 


Readleonto  delle  strade  ferrate  de^li  Stati  «ardi 
nel  iprlmi  nove  mesi  deg^ll  anni  1968  e  t969« 


d'or. 


Nome  delle  linee 


Estens. 

il  30 

seUem. 


4858 

Estensione 

media 
dei  9  mesi 


Prodotto 


CliiK 


i  X  ori  no-Genova-Arona 

3  Alessa  ndria-Acqai 

3  Torino-Pinerolo    • 

4  Hortara  Vigevano 

5  Genova-Voltri  .    • 

6  Alessa  ndrìa-Piacensa 

7  Torino-Cuneo   •    • 

8  CaTallermaggiore-Bra 

9  TorìnivTicino  .  • 
iO  Torino-Snsa  •  • 
a  Vereelli-Valensa  . 
a  Santhlà-Biella  .  • 
13  Chivasso-Ivrea .    • 

Totali  e  medie 


270 
34 
38 
43 
4S 
94 

403 
43 

409 
S3 
43 
30 
33 

847 


CbiI* 

270 
34 
38 
43 
45 
84 

4(0 
43 

409 
53 
42 
SO 
33 


L.  G. 

• 

8268933.  W 
<75S31.  28 
3S4994.  23 
81311.  34 
188196.  04 
619295.  70 

1293266.  98 
63293.  78 

2344687.  21 
901829.  84 
549383.  25 
163675.  70 
17»359.  78 


187   14976588.  08 


108 


i8S7 


d'or 

Nome  delle  linee 

• 

Estens. 

il  50 

settem. 

Estensione 

media 
dei  9  mesi 

Prodotto 

> 

1 

CblL 

Chil. 

L.       C. 

1 

Torino-Genora-Arona. 

270 

270 

7369585.  20 

2 

Alessandria-Acqoi      .    . 

34 

33. 

1,3 

173841.  i3 

3 

Torino-Pinerolo    .    . 

38 

38 

349572.  66 

4 

Mortara-Vigevano .    .    . 

13 

13 

93180.  36 

S 

Genova-Voltri    .    .    . 

IS 

IS 

204695.26 

6 

Alessandria-Piaeensa .    . 

83 

73. 

1;2 

819558.  95 

7 

Torino-Cuneo  .    .    . 

103 

103 

1337331.  13 

8 

CaTallermaggiore-Bra.    . 

13 

13 

59628.  17 

9 

Torino-Ticino  .    .    .    , 

109 

104 

\ 

1694549.  58 

10 

Torino-Susa     .    .    .    , 

53 

53 

544004.  96 

11 

Vercelli-Valenu    .    .    , 

42 

42 

297851.  97 

12 

Santbià-Biella  .    .    . 

30 

30 

182722.  25 

13 

Cbìrasso-Irrea .    .    .    . 
Totali  e  medie 

14 

10. 

1,3 

31870.  69 

.    817 

803 

t 

12858392.  30 

Questo  prospetto  non  addita  ehe  l'aumento  di  30  chi- 
lometri nell'estensione  della  rete  delle  antiche  provincie 
dal  1.^  ottobre  1858  al  SO  settembre  4859,  non  essendosi 
aperti  nell'anno  che  i  seguenti  tronchi  : 

42  novembre  4858  Caluso-Ivrea chil.  49 

3  settembre  i859  Stradella-Castel  S.  Giovanni     >   H 

Un  confronto  fra  i  proventi  dei  tre  primi  trimestri  del 
1858  a  quelli  dell'anno  corrente  non  presenta  risultali  che 
si  possano  riguardare  come  normali  ed  ordinari!^  per  le  vi* 
cende  eccezionali  di  quest'anno. 

Il  servizio  delie  strade  ferrate  è  stato  interrotto  su  pres- 
soché tutte  le  linee  nei  mese  di  maggio:  per  alcune  l'in- 


409 
terruzioae  ha  duralo  di  più,  essendosi  dovuto  metterle  a 
disposizione  degli  eserciti  alleati  pel  trasporto  delle  truppe 
e  del  materiale  da  guerra. 

il  secondo  trimestre  è  stato  quindi  in  parte  perduto  pei 
prodotti  delle  linee,  in  parte  danneggialo  non  essendosi 
potuto  soddisfare  ai  bisogni  del  servizio  ordinario. 

Ha  per  le  strade  ferrate  che  sono  in  rapporto  e  con- 
giunzione colla  Lombardia  non  è  ritardato  un  largo  comr 
penso,  ed  i  prodotti  dei  tre  ultimi  mesi  hanno  superato  tutto 
quanto  si  poteva  sperare  nello  sviluppo  dei  trasporti  e  nel- 
l'incremento  dei  prodotti. 

Egli  è  per  ciò  che  malgrado  la  guerra  e  l' interruzione 
del  servizio  il  prodotto  chilometrico  medio  di  tutte  le  linee 
di  qua  del  Cenisio  è  aumentato  di  II  per  cento. 

fi  provento  medio  dei  nove  mesi  è  stato  il  seguente: 
iSb9    Ghìl.    837         L.  17,893.  15 
1858      >       803  >   16,042.  95 

1857      >       857  >   48,624.  70 

1658      »       596  •   19,353.  40 

Sino  al  1858  l'apertura  di  nuove  linee  era  cagione  di 
progressiva  diminuzione  nel  provento  medio  chilometrico, 
perchè  i  nuovi  tronchi  messi  in  esercizio  essendo  dei  meno 
produttivi  in  confronto  delle  linee  principali  dì  Genova  e  di 
Torino-Ticino,  facevano  discendere  il  reddito  medio  dell'in- 
lera  rete. 

In  quest'anno  è  cessala  questa  riduzione  e  si  ha  un  au- 
metìto  ,  che  attesta  la  maggiore  frequenza  dei  traspcrli  ed 
attività  del  commercio.  Il  movimento  dei  militari  ha  avuto 
suirincremeoto  dei  prodotti  minore  influenza  che  non  quello 
dei  viaggiatori  ordinarli  e  delle  mercanzie. 

La  linea  dello  Stato  si  è  vantaggiata  di  più  dellUl  per 
cento.  Nell'anno  scorso  era  diminuita  di  I.  90  per  cento. 
1  proventi  conseguiti  sono  indizio  infallibile  deiravvenire  di 
quella  strada,  se  il  passaggio  dei  Giovi  potrà  soddisfare  al- 
nocremento  normale  dei  trasporti. 


410 

La  linea  di  Alessmuiria  od  Acqui  ha  subila  UD*ÌDSÌgnifl- 
caate  dimiDUsione,  che  si  risoWe  in  aumenlo,  rifleaendo  ai 
danni  sofferti  nei  mese  di  maggio. 

Pinerolo  è  aumentato  di  I.  54  per  cento,  benché  an- 
ch' esso  abbia  nel  citato  mese  sofferto  una  ragguarderole  di- 
minuzione quantunque  più  distante  dalla  guerra. 

Vigetano^  il  cui  servizio  è  sfato  del  tutto  interrotto,  ha 
perduto  43  per  100:  il  miglioramento  dei  tre  ultimi  mesi 
dk  ragione  di  credere  ad  uno  sviluppo  che  permetta  a 
quella  linea  di  ottenere  di  nuovo  i  prodotti  dei  tre  anoi 
antecedenti. 

Voltri  continua  a  discendere:  ha  perduto  Y%  percento. 

La  linea  di  Stradella  a  Piacenza  é  aperta  ora  sino  a 
S*  Nicolò  ed  ha  un' estensione  di  407  chilometri  compreso 
il  tronco  di  Novi.  Nel  mese  dì  maggio  non  ebbe  servizio 
ordinario.  Il  primo  di  luglio  fu  aggregata  airamministranone 
delle  strade  ferrate  dello  Stato. 

I  proventi  che  nel  primo  semestre  furono  dì  sole  lire 
849^034  salirono  nel  terzo  trimestre  a  lire  437,069.  L'au- 
mento ragguardevole  dei  tre  uhiroi  mesi  si  deve  alle  rela- 
zioni colla  Lombardia  e  coi  Ducati  divenute  più  frequenti. 

La  Società  si  reputa  inoltre  creditrice  verso  lo  Stato  di 
lire  55,477  per  trasporti  militari  e  di  lire  60^476  per  uso 
di  materiale  mobile  ;  ma  quest'ultima  perdita  non  entra  nei 
proventi  dell'esercizio. 

II  prodotto  è  tuttavia  ancor  basso,  senonchè  esso  deve 
crescere,  giudicando  solo  da  quelli  dei  tre  mesi  antecedenti. 

Anche  la  linea  di  Cuneo  è  passata  ali*  amministrazione 
dello  Stato.  I  proventi  di  essa,  che  ha  meno  sofferto  della 
guerra,  presentane  la  diminuzione  di  3.  85  per  cento^ 

L'  esercizio  del  tronco  di  Brà  è  pur  esso  passato  allo 
Stato:  i  suoi  praventi  sono  aumentati  di  circa  il  40  per  100. 

Dove  Taumento  è  stato  più  sensibile  e  rilevante  si  è  nelle 
linee  Tortno- 7tcino  e  Torino-Sasa.  Non  si  è  mai  dubiuto 
dello   sviluppo  che   avrebbe  avuto  il  movimento  di  quelle 


Ili 

linee  I  tolti  che  fos^sero  tutti  gli  ostacoli  e  rimosse  le  bar* 
riere  che  inceppavano  le  comunicazioni  fra  la  Lombardia 
ed  il  Piemonte  ;  ma  si  era  lungi  dal  supporre  che  l'aumento 
fosse  si  rapido.  I  trasporti  militari  hanno  influito  fill'incre* 
mento  dei  prodotti  più  su  Susa  che  su  Novara;  ma  Faumento 
durevole,  che  si  osserva  ogni  settimana,  proviene  daitras* 
porli  ordinarii. 

La  linea  del  Ticino  è  la  seconda  dello  Stato  quanto  ai 
prodotti;  questi  sono  aumentati  del  38  per  100. 

I  prodotti  della  /i?iea  di  Susa  presentano  l'aumento  del 
66  per  100  e  sono  terzi  per  importanza. 

Anche  Valenza^  che  ha  pure  sofferto  interruzione  del 
servizio  ordinario  per  molte  settimane,  presenta  l'aumento 
di  17  per  100. 

Biella  ha  perduto  10  per  100  stante  l'interruzione  dei 
trasporti. 

Ivrea  è  aumentata  di  73  per  100,  ma  nell'anno  antece- 
dente non  si  ebbe  che  il  servizio  parziale  d'un  sol  tronco, 
ed  anche  in  questo  anno  i  prodotti  sono  troppo  lievi,  per- 
chè abbiasi  ad  essere  soddisfatti  dell'aumento  conseguito. 

Dopo  che  le  strade  ferrate  di  Stradella ,  di  Cuneo  e  di 
Bra  furono ,  col  primo  luglio  scorso ,  assunte  dall'Ammini- 
strazione dello  Slato,  le  linee  delle  antiche  provincie  si  di- 
vidono in  due  gruppi,  la  cui  estensione  è  al  presente,  pel 
gruppo  dello  Stato  chilom.  593 ,  e  pel  gruppo  Vittorio- 
Emanuele,  di  qua   dal  Genisio  ,  di  chilom.  267. 

Delle  linee  esercitate  dallo  Stato  non  vi  hanno  più  che 
quelle  d'Acqui,  di  Pinerolo,  di  Vigevano,  di  Veltri  e  di  Bia 
che  non  gli  appartengono:  in  tutto  113  chilometri:  il  resto 
è  proprietà  dello  Stato  completa  o  quasi ,  poiché  i  privati 
iotleressaii  nelle  linee  di  Stradella  e  di  Cuneo  non  rap- 
presentano che  piccola  parte  del  capitale. 

Lasciando  da  parte  il  tronco  di  Voltri  che  deve  appar- 
lencre  alla  Società  della  grande  linea  del  Litorale,  gli  altri 
98  chilometri  potrebbero  -essere  riuniti  alla  rete  appariu- 


I4S 

nenie  allo  Slato,  acquistando  il  governo  le  azioni  ad  un 
prezzo  equo ,  e  non  dubitiamo  che  gli  azionisti  accettereb- 
bero. 

L'acquisto  di  Stradella  e  di  Cuneo  non  si  ha  da  riguar- 
dare come  una  speculazione:  il  governo  non  deve  farne; 
esso  è  sempre  sembralo  a  noi  come  conseguenza  d*  un  si- 
stema adottato,  sistema  discutibile,  ma  che  abbracciato  bi- 
sogna mandarlo  interamente  ad  effetto. 

Il  governo  era  pure  in  trattative  per  la  linea  da  Vercelli 
a  Valenza,  importante  strategicamente  e  commercialmente, 
siccome  -quella  che  tramezza  le  linee  principali  e  le  oon- 
giunge;  ma  non  si  è  andato  d'accordo  quanto  al  prezzo. 
Forse  si  è  anche  riflettuto  che  quella  linea  poteva  essere 
fusa  colla  lìnea  Torino-Ticino  e  riunirsi  alla  rete  Vitiorio- 
Emanuele.  Se  la  Socicth  Vittorio-Emanuele  fosse  in  condi- 
zioni floride,  se  Io  stato  del  mercato  preeunario  e  la  fidu- 
cia nei  valori  industriali  le  consentissero  V  emissione  della  • 
seconda  serie  di  azioni,  il  meglio  che  far  potrebbe,  sarebbe 
di  acquistare  le  linee  che  esercita:  ne  ritrarrebbe  non  pochi 
vantaggi:  quello  sopratutto  di  semplificare  l'amministrazione. 

Non  vogliamo  ora  suscitare  la  quistionc,  se  non  conver- 
rebbe alla  Società  delle  strade  ferrale  austriache  meridio- 
nali e  lombardo-venete  di  staccare  le  linee  lombarde  ven- 
dendole alla  compagnia  ViUorio*Emenuele\  questa  quistione 
interessa  non  meno  lo  Slato  nostro  che  la  compa$;nia  delle 
strade  ferrate  lombardo-venete  ed  i  negoziali  in  proposito 
hanno  da  suscitare  alcuni  rilevanti  problemi.  Ove  si  ri- 
fletta però  che  alla  Società  Vittorio-Emanuele  è  guarentito 
il  4.  4;2  per  400,  ed  alle  linee  lombarde-venete  il  5.  4/5 
per  400,  la  differenza  nella  guarentigia  non  è  tale  che  non 
sia  possibile  l' intendersi ,  e  noi  crediamo  che  questa  solu- 
zione sia  la  più  agevole  e  vagheggiata  anche  da  un  illustre 
uomo  di  Stato  di  incontestata  autorità. 

GrasvPB  Si^cBiy  Gerente  responsabile. 


^nM\  iN^v  - 


TATI  &r^^i 


ECONOMIA    l'VbhlACA. 


D  k     V  4  II  I    p  r^  O    T^    ^^ 


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^rnillcAuhi  per    l-  a«iio     i  .      - 

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BioVAucUi    dft    64Uk«l 


ANNALI  UNIVERSALI 

•1  Q1A118111A 


[«•vembre  ISft».  V*l.  XXIV.  —  N.**  91. 


EST 


lUBLIOGRAFIA  (0 

ECONOMIA  PUBBLICA,  STORIA  E  VIAGGL 


RASSEGNA  DI  OPERE  ITALIANE. 


VII.  —  La  storia  d'Italia  raccontata  ai  giovanetti  da  Gin« 
SEPPE  La  Pabina.  Torino  1859.  Un  voi  in-id.^  di  pag. 
866 ,  presso  M.  Guigoni. 

Vili.  —  Compendio  della  storia  d*  Italia;  di  Luigi  Zini.  To- 
rino 1859.  Tre  volumi  ti»-12.^,  presso  M.  Guigoni.] 

JucGo  due  libri  d'indole  popolare  e  che  vorrefflmo  fossero* vi ?ainente 
raccomandali  a  tolte  le  scuole  italiane.  Era  ormai  tempo  che  alcuni 
beoemeriti  scrlltoriy  imitando  l'esempio  già  dato  da  Cesare  Balbo, 


(I)  Saraono  indicate  con  asterisco  (*)  di  riscontro  al  titolo  delPopert 
quelle  pradaiioui  sopra  le  qaali  al  daranno,  quando  occorrono,  articoli 
analitici. 

Ambiali.  SìaUstka^  voi.  XII F*  9érie  5.*  8 


Hi 

raccogliessero  in  breve  Tolome  il  sanie  dei  gtorlosi  e  diremo  anche 
dei  dolorosi  fatti  di  qnesta  infelicissima  fra  le  nazioni.  Quando  un  po- 
polo, come  è  il  nostro,  saprà  eradirsi  alla  sua  storia,  si  renderà  forte 
nei  principi  ^^^  ^^Q®  ^  ^^^  ricadrà  più  nei  falli  passali.  E  che  que- 
sto buon  fratto  ora  ritragga  il  nostro  popolo  italiano,  noi  lo  Te- 
diamo nella  mirabile  concordia  che  ora  collega  tolti  gli  italiani,  i 
quali  vogliono  fra  mille  sagrifici  diventar  finalmente  una  nazione. 
Affinchè  questa  buona  opera  si  cimenti  ognor  più  neira?venire  è 
necessario  che  la  crescente  generazione  faccia  tesoro  della  storia 
dei  nostri  padri,  e  sotto  questo  rapporto  noi  dobbiamo   dar  lode 
al  La  Farina  ed  allo  Zini,  i  quali  dopo  avere  scritto  opere  diffuse 
sulla   storia  italiana,   hanno   ora  pensato  a  stenderne  essi   stessi 
buoni  compendj.  Noi  trovammo  nei  loro  lavori  tutto   quell'ordine 
e  quella  succosa  brevità  che  costituir   devono  il  pregio   precipuo 
delle  opere  scritte  pei  giovinetti. 

IX.  —  Rendiconto  per  T  anno  4  853  della  Commissione  prò- 
movitrice  della  educazione  dei  sordo-muti  nella  provin- 
eia  di  Milano,  Milano  4859^  Un  90L  in-8.*  di  pagf.186, 
presso  la  Ditta  Boniardi  Pogliani. 

Questo  Rendiconto  è  divenuto  da  qualche  anno  una  specie  di 
Annuario  italiano  dei  sordo-muti.  Esso  è  lavoro  accuratissimo  del 
conte  Paolo  Taverna  promotore  e  benefattore   segnalatissimo  della 
pia   istituzione   che   pensa  ad  educare  i  poveri  sordo-moti   della 
campagna.  Nella  prima  parte  del  Rendiconto  si  offre  una  preziosa 
rassegna  di  tutte  le  nuove  opere  pubblicate  in  Italia  per  Teduca- 
zione  dei  sordo-muti.  Si  rende  conto    dell' ajuto  fraterno  che  già 
si  prestano  varj  istituti  fra  loro,  ove  insegnansl  scambievolmente 
i  nuovi  metodi.  Si  confuta  l'errore  gravissimo  commesso  dal  mi- 
nistro dell'interno  di  Francia  allorché  volle  che  si  accomunassero 
i  sordo  muti   coi   parlanti   nelle    pubbliche  scuole  elementari.  Si 


espone  il  benefico  progetto. di  assegnare  a  ciaseon  sordo«ai«to  che 
esce  ad  edocaaione  compiuta  dall'Istitnlo»  nn  benefattore  patrono 
che  lo  assista  nei  rarj  casi  della  sua  vita.  Si  rende  conto  io  fine 
deiristiluto  dei  sordo-moti  di  campagna,  tanto  dal  lato  economico 
che  dal  lato  morale.  Riguardo  allo  sfato  economico  si  raccoglie 
dal  prospetti  di  rendiconto  che  nell'anno  i858  si  ebbero  per  que- 
sto solo  Istiloto  tanti  introiti  per  la  somma  complessiva  di  lire 
austriache  54,376.  La  spesa  pel  mantenimento  e  per  redocaaiooe 
di  S6  sordo*muti  e  di  40  sordo-mote,  ammontò  a  lire  39,803  e 
cent.  22. 

La  prosperiti  morale  di  qoesto  Istituto  renne  pubblicamente 
riconosciuta  all'atto  dei  pubblici  esperimenti  che  nell'agosto  di 
quest'anno  vennero  dati  tanto  dagli  alunni  come  dalle  alunne  del- 
l'Istituto. Chi  scrive  questo  cenno  bibliografico  si  trovò  presente  a 
quei  pubblici  saggi,  e  fu  vivamente  commosso  nel  vedere  In  tutti 
quei  poveretti  una  coltura  d'ingegno  e  d'animo  così  appropriata  e 
cosi  sicura  da  non  potersi  desiderare  di  più.  Alcuni  di  quelli  ol- 
lievi,  sia  dell'uno,  che  dell'altro  sesso,  avevano  compiuto  in  que- 
st'anno il  loro  corso  di  stodj  e  nei  componimenti  da  essi  scritti 
all'improvviso  all'atto  stesso  dell'esame,  erpressero  tutta  la  grati- 
tudine del  loro  animo.  Uno  di  essi  scriveva:  «Io  non  ho  più  pa- 
dre, ed  amo  l'ottimo  signor  eonte  Paolo  Taverna,  come  mio  pa- 
dre. Io  ho  tre  fratelli  sordo- muti  ed  una  sorella  sordo- mnta;  io  li 
raccomando  a  Ini  ed  ai  miei  pietosi  bonefattori  ».  Un  altro  scri- 
veva alla  madre  di  un  suo  confratello  morto  in  quest'anno  nell'i- 
stituto, perchè  nel  cimitero  del  suo  paesello  avesse  a  porre  «  una 
povera  croce  di  legno  a  sua  memoria  w.  Un  altro  scriveva  queste 
mistiche  parole  «  Quando  io  tornerò  al  mio  monte  nativo  incide- 
rò in  una  pianta  queste  parole:  vivano  i  benefattori  dei  sordo- 
muti) La  parola  crescerà  colla  pianta  ed  il  mio  amore  accrescerà 
sempre  più.  Allorquando  io  abbraccierò  i  miei  genitori,  mi  sov- 
verrò di  essi,  che  furono  miei  padri.  Anche  quando  io  anderò  al 


H6 

cimitero  per  pregare  per  le  anime  dei  miei  genitori  mi  rioorder6 
dei  benefattori  defunti,  ed  io  atesso  recberò  con  me  il  mio  amore 
nel  mio  sepolcro.  Anzi  ad  onta  che  il  mio  sepolcro  sarà  freddo, 
tuttavia  vi  resterà  il  mio  amore,  che  sentirò  tuttora  ».  Se  questo 
povero  giovine  non  fosse  sordo-muto,  poteva  ben  dirsi  essere  nato 
poeta.  Anche  le  sordo-mute  scrissero  temi  di  eguale  affetto. 

Il  Rendiconto  si  chiude  con  un  semplice  ma  eloquente  discorso 
del  benemerito  sacerdote  Tarra  che  dirige  questo  Istituto,  e  da  coi 
traspirano  le  più  elette  inspirazioni  delta  candida  sua  anima. 

Il  prospero  stato  di  questa  istituzione  darà  coraggio  a  tatti  i 
buoni  per  estendere  da  per  tutto  un  si  insigne  beneficio  a  quei 
paesi  che  tuttora  ne  mancano.  G.  S. 

X.  —  Intorno  la  pita^  le  opere  e  le  dottrine  del  celebre 
Luigi  Molinari  Valeriani ,  professore  di  economia  pub- 
blica in  Bologna;  Memoria  di  Amdrbì  Gayazzoni  Pbi>erzu(i. 
Modena  1859.  Un  opuscolo  m-8.^  cff  pag.  64,  presso 
gli  eredi  Soliani. 

Noi  dobbiamo  essere  grati  al  signor  Pederzini  per  aver  riabi- 
litata la  memoria  dell'illustre  economista  Valeriani  che  professò  la 
pubblica  economia  nell'Università  di  Bologna  per  varj  anni.  Egli 
rese  conto  della  vita  di  quest'ottimo  professore;  analizzò  le  molte 
opere  economiche  da  esso  pubblicate  e  ne  stese  un  nuovo  giudi* 
zio.  11  Valeriani  si  attenne  al  metodo  della  scuola  italiana  che  sa 
rattenere  le  dottrine  economiche  entro  i  duplici  confini  della  scien- 
za giuridica  e  della  morale  filosofia.  Soltanto  egli  amò  far  oso  di 
formule  algebriche  ed  abusò  delle  similitudini  per  rendere  piò  evi- 
denti le  sue  idee.  Le  opere  però  del  Valeriani  meritano  dì  essere 
consultate,  sia  per  la  copia  dell'erudizione  che  per  la  bontà  in- 
trinseca delie  dottrine.  Lo  stesso  Pederzini  si  assunse  già  la  cura 
di  riordinare  gli  scritti  di  questo  illustre  economista    per  esporle 


in 

io  un  corpo  ilnieo  di  scienza.  Sollanto  egli  desidera  d'  essere  in«- 
coraggialo  dai  buoni  a  qaeslo  lavoro  per  poterlo  rendere  di  pub- 
blica ragione.  Noi  facciamo  voti  percbè  l'editore  della  Bibliotèca 
del V economista  abbia  ad  accogliere  questo  accurato  lavoro  del  Pe« 
dersini  per  arricchirne  la  sua  raccolta,  ove  è  deposto  il  fiore 
della  sapienza  economica  si  italiana  che  straniera. 

Xl.  -^  Inaugurandosi  le  scuole  serali  per  gli  adulti  in  Fi- 
gelano  il  30  ottobre  1859;  prolusione  del  ca^*  Eacolb 
LciGi  ScoLABi.   Vigevano  1^59.  Un  opuscolo  in-SJ^ 

Xil.  —  Sullo  stato  dell*  asilo  infantile  e  scuola  superiore 
delle  fanciulle  in  Aglièj  negli  anni  1857  e  1858.  Deci- 
ma relazione  di  Lorenzo  Valerio.  Torino  1859,  presso 
gli  eredi  Botta. 

V  isttluxiode  delle  Scuote  serali  va  mirabilmente  progredendo 
negli  Stati  Sardi,  e  in  quel  paese  si  ha  l'ottimo  intendimento  di 
supplire  con  essa  alle  lacune  che  presentano  le  scuole  elementari, 
le  qnali  non  otfrono  che  la  prima  scienza,  o  per  dir  meglio  i 
primi  strumenti  della  scienza  del  leggere,  dello  scrivere  e  del  far 
conti.  Nelle  scuole  serali  degli  Stali  Sardi  si  accolgono  nelle  eittà 
gli  operai  più  adulti ,  e  nei  villaggi  i  campagnnoli ,  ed  oltre  alla 
ripetizione  degli  stadK  elementari  s'insegna  nelle  città  il  disegno 
tecnico,  la  meccanica,  il  eanto  corate  e  la  ginnastica  militare,  e 
nei  villaggi  s^insegna  l'agricoltura  in  totte  le  sue  più  pratiche  ap- 
plicazion  i,  e  sia  nella  città  che  nel  contado  s' insegnano  anche  i 
doveri  ed  i  diritti  del  cittadino.  In  Lombardia  pure  si  contano 
molte  scuole  serali,  ma  essendo  niate  per  opera  di  privati  e  sotto 
la  tutela  inquisitoria  del  diffidente  regime  austriaco  non  fecero  al- 
tro che  ripetere  gli  studi  elementari  ed  insegiiare  pratiche  pie.  È 
ormai  tempo  che  anche  i  comuni  lombardi  facciano  un'  opera 
buonaf  adottando  le  scuole  serali  come  istituzioni  pubbliche ,  ren- 


U6 

dendole  ptù  appropriale,  af  naoYi  bisogni  nella  popolare  eoUiira. 
n  recente  esempio  di  Vigevano  e  rotUnio  programma  degli  sta- 
dil  ora  svolto  dal  benemerito  professore  Scolari  nel  discorso  di 
prolusione  cbe  noi  annonsiamo  potrà  servire  di  otile  modello. 

La  carità  privata  continua  a  mantenere  nel  yillaggio  di  Agliè 
un  ottimo  asilo  infantile  ed  nna  scnola  elementare  per  le  fanciol- 
le.  L'illustre  Lorenzo  Valerio  che  promosse  queste  opere  buone, 
ha  per  la  decima  volta  raccolto  in  adunanza  i  promotori  di  qoe- 
sle  due  benefiche  istitnsioni  e  nel  rendere  conto  di  entrambe,  non 
potè  a  meno  di  congratularsi  col  suo  paese  per  avere  anche  do- 
rante la  guerra  mantenute  floride  le  istituzioni  educative,  e  con- 
cbiuse  dicendo:  «  Proseguite  l'opera  cosi  bene  incominciata;  non 
vi  rifiutate  ai  piccoli  sagrificj  che  ponno  ancora  esKervi  doman- 
dati, e  giunti  a  vecchiaia,  in  quel  momenti  in  cui  le  pompe  del 
mondo  scompajono  e  la  realtà  s'alza  nella  coscienza  nuda  come 
scheletro,  voi  potrete  guardarla  in  viso  e  dire:  «  anch'io  ho  fat- 
to alla  mia  patria,  ai  miei  fratelli  la  mia  parte  di  bene  »  », 

E  giacché  l'ottimo  Valerio  venne  ora  assunto  a  reggere  la 
cosa  pubblica  qual  Governatore  della  vasta  e  popolosa  provincia  di 
Como»  noi  facciamo  voti  perchè  coli' esemplare  sua  solerzia  e  col 
>Tivo  suo  affetto  pel  bene  promuova  anche  nella  patria  del  Volta 
ogni  genere  di  istituzioni  educative,  specialmente  nel  contado  ove 
hannovi  ancora  più  di  300  comuni  che  mancano  affatto  di  pubbli- 
che scuole  femminili.  G.  s. 


iì9 


MEMORIE  ORIGINALI 


ESTRATTI   ED   ANALISI   DI   OPERE, 


li^  Italia   Cd  11  Plemontcf* 

StudJ  ecvfiomicL 

Parte     Prima. 

Il  Journal  des  économistes^  di  Parigli  ha  da  qualchetempo 
inalberala  la  bandiera  italiana,  per  far  apprezzare  ed  amare 
la  scienza  economica  de'  nostri  padri,  e  quella  dei  nostri 
illustri  contemporanei.  Noi  riproduciamo  un  ultimo  articolo 
stato  pubblicato  dal  detto  giornale  parigino  e  ci  riserviamo 
di  soggiungervi  in  Gne  una  nostra  annotazione. 

I  grandi  avvenimenti  militari  di  cui  1*  Italia  è  il  teatro, 
non  mi  sembrano  di  natura  da  modificare  sensibilmente  le 
impressioni  che  ogni  osservatore  imparziale  avrà  provato 
percorrendo  l' Italia  or  son  tre  mesi.  Io  confesso  che  mal- 
grado la  mia  profonda  ammirazione  per  i  successi  dell'  ar- 
mata francese  pure  non  posso  riconoscere  di  aver  tagliato 
colla  nostra  spada  il  nodo  gordiano  della  questione.  La  pace 
di  Villafranca  ndn  è  una  soluzione.  Dappertutto  le  barriere 
politiche  e  commerciali  sussistono  fra  i  diversi  Stati  della  pe- 
nisola. L' unità  italiana  è  sempre  un  sogno  e  il  dispotismo  au- 
striaco è  ancora  una  minaccia.  Oggidì  adunque  i  voti  eh'  io 
avrei  espresso  dopo  aver  visitato  V  Italia  anteriormente  al- 
l'entrata delle  armate  francesi  sono  ancora  opportuni:  hawi 
solamente  di  più  una  bella  speranza. 


120 

Nei  primi  mesi  di  qaesranno  un' inquietudine  minac- 
ciante sì  manifestava  quasi  dappertutto  dalle  Alpi  alle  Calabrie. 
Dopo  aver  assistito  al  piede  del  Moncenisio  e  del  Monviso^ 
negli  Stati  di  sua  maestb  sarda  ad  uno  spettacolo  d' un  popolo 
industrioso  e  onesto  che  s*  appassionava  per  la  libertà  po- 
litica, io  vidi  Milano  allora  'austriaco,  che  col  cuore  op- 
presso e  pieno  di  ricordi  del  passato,  pareva  ascoltasse  i 
rumori  di  Torino,  k  Venezia  la  compressione  è  violenta: 
appena  appena  io  distinsi  per  un  sordo  mormorio  qualche 
cosa  che  richiamasse  si  vicino  a  noi  ove  Manin  esercitava 
la  sua  patriottica  dittatura  ;  a  Firenze  si  stava  in  aspetta- 
zione, ed  a  Roma  si  battezzava  il  piccolo  Mortara.  Più  lungi 
le  prigioni  di  Napoli  si  riempivano* 

Questa  violenta  situazione  non  poteva  che  preparare  una 
guerra  fra  l' Italia  e  il  governo  austriaco  che  la  teneva 
schiava.  Allora  io  mi  domandava  sovente  se  la  crisi  che  si 
preparava,  e  di  cui  non  intravedevo  ii  carattere,  sarebbe 
stata  la  morte  o  la  rissurrezione  della  nazione  italiana.  Io 
pensavo:  la  vita  penetrerà  essa  dalla  base  delle  Alpi  fino 
nel  cuore  delle  Due  Sicilie,  oppure  è  un'assiderazione  che 
dal  piede  giungerà  fino  al  capo?  È  lo  spirito  che  domina 
a  Napoli  0  quello  che  trionfa  a  Torino,  che  avrà  la  vittoria? 
lo  una  parola  chi  regnerà  in  Italia ,  una  libertà  onesta ,  o 
moderata  o  il  dispotismo?  Si  troverà  forse  strana  questa 
questione  in  pieno  secolo  decimonono,  quando  tutto  intorno 
a  noi  si  proclama  la  tendenza  del  genere  umano  a  emancipar- 
si ,  conforme  fu  maturato  per  la  libertà  ;  la  si  troverà  for^e 
più  strana  oggidì  che  il  suolo  italiano  trema  sotto  i  passi 
delle  popolazioni  che  si  levano  per  deporre  nell'  urna  il 
loro  voto  contro  il  genio  della  retrogradazione  e  costituirsi 
una  patria. 

Se  la  fede  nella  giustizia  d'una  causa  veramente  santa 
potesse  bastare  per  assicurarne  il  successo,  io  potrei  ripetere 
col  poeta  dell'  antica  Roma  ;  Fata  viam  invenunt;  è  ancora 
oggidì  il  grido  di    tuti*  Italia.   Malgrado   la    mia  confidenza 


421 

nell'avvenire,  malgrado  il  magnifico  speilacolo  della  devo« 
zione  del  popolo  piemoniese ,  non  ha  guari  cosi  abìU 
mente  diretto  da  uno  degli  uomini  di  Stato  i  più  ri- 
marchevoli dei  tempi  moderni,  malgrado  l'eroismo  d*uii 
re  cavalleresco  e  le  garanzie  che  può  offrire  la  potenza  del- 
r  alleato  che  il  destino  ha  mandato  all' Italia,  io  credo  che 
lo  studio  degl'  interessi  economici  del  popolo  italiano  e 
r  esame  dei  fatti  che  si  riavvicinano  o  si  riportano  possono 
aggiungere  preziosi  elementi  di  convinzione  a  quelli  che 
uno  studio  politico-filosofico  può  fornire  al  soggetto  della 
rigenerazione  o  della  decadenza  definitiva  di  questa  nazione. 
La  grandezza  d' un  popolo  è  Y  effetto  necessario  dei  pro- 
gressi intellettuali  e  dello  sviluppo  del  lavoro.  Ella  ne  è  si 
bene  l'effetto  come  Io  suppone.  Il  cammino  degli  spiriti  e 
delle  leggi  in  questo  caso  è  la  causa  determinante  della 
prosperità  delle  società  e  dell'  emancipazione.  Essa  ha  cer- 
tamente maggiore  eflicacia  che  non  queste  lotte  sovente  ste- 
rili che  fanno  sollevare  innanzi  tempo  le  nazioni  soggiogate 
e  le  precipitano  contro  i  loro  oppressori. 

Da  alcuni  anni  questo  progresso  della  civilizzazione  aveva 
cominciato  a  farsi  sentire  sensibilmente  in  alcune  parti 
d'Italia.  Noi  ne  abbiamo  una  prova,  in  una  serie  di  pub- 
blicazioni recenti  rimarchevoli  per  piò  d'  un  titolo  e  ten- 
denti a  rischiararci  sulla  questione  della  vera  situazione  della 
penisola.  Nella  pubblicazioni  che  toccano  la  scienza  econo- 
mica, come  nelle  applicazioni  dei  principj  di  questa  scienza 
è  il  Piemonte  che  ha  oggidì  il  primo  posto;  merita  sopra 
ciò  uno  studio  particolare.  Ma  prima  d'inoltrarci  troppo 
nell'esame  dalla  situazione  presente  d'alcuni  Stati  italiani, 
e  d' apprezzare  la  loro  economia  attuale,  conviene  gettare  un 
rapido  sguardo  indietro  sulla  storia  industriale,  commer- 
ciale e  finanziaria  di  questa  contrada. 

Quante  orazioni  funebri,  quanti  lamenti  sull'Italia  dopo 
r  agonìa  dell'  impero  romano  !  Quante  voci ,  quante  braccia 
non  si  sono  innalzate  per  rendere  a  questa  grande  e  bella 
contrada  la  sua  gloria  e  la  sua  potenza! 


4S2 

Barbari  e  cristiani/  re ,  tribuni ,  filosofi ,  poeti  e  artisti 
lottano  alla  ior  volta  per  restituire  air  Italia  lo  scettro  del 
mondo.  Nel  quinto  secolo  ancora  i  costumi  e  le  istituzioni 
romane  avevano  resistito  all'  invasione  delle  orde  straniere, 
la  razza  indigena  si  dedicava  ai  lavori  produttivi  e  coltivava 
nel  medesimo  tempo  le  lettere  e  le  arti  ;  si  credette  per 
qualche  tempo  ad  un'  era  novella  ;  ma  bentosto  il  sangue 
di  Simmaco,  di  Boezio  e  del  papa  Giovanni  estinse  questa 
falsa  luce,  ed  allora  l'Italia  si  trovò  in  balia  a  tutte  le  pas- 
sioni brutali  dei  barbari,  che  fecero  sparire  le  ultime  ve- 
stigie  dell'antica  civilizzatione.  Un  denso  velo  copre  la  pe- 
nisola e  di  16  s'  estende  per  tutto  il  mondo. 

Nel  medio  evo,  nell'ora  ove  l'occidente  sembra  voler 
sortire  da  questo  caos,  ove  il  papato  per  un  istante  comprese 
la  sua  parte  nella  lotta  contro  l' imperatore  tedesco,  V  Italia 
fu  la  prima  a  squarciare  questo  velo  di  dense  tenebre.  Gli 
avanzi  della  romana  civilizzazione  sparsi  qua  e  là  nelle 
città  d' Italia  formano  gli  elementi  d*  una  novella  società. 
Alcune  società  sembrano  crearsi  per  ricostituire  il  commercio 
e  r  industria,  e  si  vedono  le  vicine  nazioni  accorrere  in 
Italia  per  comperare  i  suoi  prodotti ,  e  per  raccoglierne 
l^r  indizj  i  più  preziosi.  Nel  quattordicesimo  secolo  il 
fiorentino  Buonacorso  Pitti  ambasciatore,  ed  anche  abile 
commerciante,  andò  in  Francia,  in  Ungheria,  in  Germania, 
occupandosi  sempre  di  negozj  diplomatici  e  d'affari  di  de- 
naro.  Fra  tutte  le  città  libere  Firenze  si  distingueva  per  le 
sue  tendenze  e  assicurava  cosi  la  sua  influenza^  I  Medici 
che  erano  alla  testa  del  commercio  fiorentino,  erano  pure 
capi  dei  sovrani^  ciò  che  non  impedì  che  si  rimproverasse 
più  lardi  in  Francia  Caterina  d'essere  sortita  d'una  famiglia 
di  commercianti:  ma  a  Firenze  si  capiva  ben  diversamente 
r  influenza  dell'  industria.  Dopo  tutte  le  orgie  delle  feste , 
guelfi  e  ghibellini,  trovarono  la  serietà  pel  lavoro,  e  il  loro 
genio  per  le  arti.  L'  organizzazione  del  lavoro  non  riposava 
già  certamente  sulle  basi,  che  ai  nostri    giorni    raccomanda 


423 

Y  ecotìomia  polìtica,  ma  precisamente  come  all'epoca  attuale 
le  questioni  di  salario  erano  occasione  di  turbolenze.  Ed 
allorquando  la  piazza  pubblica  era  libera,  e  quando  ferve- 
vano le  fazioni  la  ricchezza  nazionale  si  sviluppava  in  modo 
inaudito.  Per  un  felice  privilegio  Firenze  aveva  saputo  met- 
tere in  onore  il  principio  del  lavoro  (I).  Uno  storico  ha  detto 
che  il  governo  non  era  che  la  rappresentanza  dei  mestieri 
e  delle  arti.  Infatti  ogni  mestiere  aveva  il  suo  tribuno,  il 
suo  giudice,  la  sua  bandiera  e  la  sua  voce  in  governo.  La 
rivoluzione  dei  Ciompi  nel  1378,  e  quella  del  I38S  mostra- 
rono la  potenza  di  queste  società.  Si  contavano  in  quell*  epoca 
a  Firenze  SOO  lavorato]  di  lana;  si  fabbricava  ogni  anno 
80,000  pezze  di  panno  e  T  importazione  vi  conduceva  per 
300,000  fiorini  d' oro  di  panni  comuni  di  Spagna,  di  Fran- 
cia, del  Belgio  e  di  Germania,  che  erano  spediti  nel  Le- 
varne dopo  aver  ricevuto  un  supplemento  di  lavoro  che  li 
perfezionava.  Venezia,  Genova,  Pisa,  eh'  erano  i  depositi  d! 
lotti  gli  oggetti  d'Oriente,  trovavano  in  questi  scambj  gli 
elementi  d'un  gran  movimento  marittimo.  Queste  tre  città 
avevano  per  sé  sole  maggior  numero  di  vascelli  sul  Medi- 
terraneo che  tutte  le  altre  potenze  cristiane.  Trattenevano 
relazioni  attivissime  coi  banchieri  di  Firenze,  assai  conosciuti 
sotto  il  nome  d' usurai  lombardi. 

Fu  in  questa  città  nel  1345  che  l'organizzazione  del 
credito  pubblico  sarebbe  nata  per  la  creazione  d'un  gran 
libro  di  rendita  dello  Stato:  questo  gran  libro  fu  il  libro 
della  borghesia.  Fu  là  pure  ai  nostri  giorni  la  storia  del 
gran  libro  d' Inghilterra.  Firenze  dava  alla  luce  preziosi  in- 
segnamenti sul  regime  delle  finanze,  seguitando  con  tino  zelo 
infaticabile  il  compimento  delle  grandi  riforme  amministrative. 
Intanto  che  il  sistema  monetario  d'Europa  era  divenuto  impos- 


(i)  1  nobili  erano  obbligati  ad  inscriversi  nel  libro  dei  Comuni 
come  appartenenti  ad  una  qualche  sezione  di  mestieri. 


424 

sibilc  per  Tavidità  dei  sovrani  e  perchè  tutte  le  relazioni  erano 
rotte  ;  nel  momento  che  i  re  di  Francia  si  facevano  falsi 
moneiarj,  la  repubblica  fiorentina ,  comprendendo  le  grandi 
leggi  della  ricchezza  delle  nazioni,  che  deve  esser  fondau 
sull'equità  dei  governi,  faceva  battere  il  suo  fiorino  d'oro 
col  valore  di  S4  carantani,  e  col  peso  di  3  danari.  Poneva 
il  suo  valore  sulla  garanzia  del  pubblico  e  sulla  buona  fede 
commerciale,  e  dessa  mantenne  inalterabile  lungo  tempo, 
finché  durò  ella  stessa,  come  un  modello  di  tutti  gli  altri 
valori.  Un  secolo  più  tardi  rifermò  pure  la  posizione  delle 
imposte  e  istituì  il  sistema  del  catastro.  Durante  l'epoca  del 
medio  evo  l'Italia  malgrado  le  sue  divisioni  offriva  l'aspetto 
d'una  gran  prosperità.  L'agricoltura  faceva  mostra  delle  sue 
ricchezze,  grazie  ai  numerosi  ed  abili  lavori  d' irrigazione,  e 
d' ingrassamento  intrapresi  dai  proprietarj ,  uomini  studiosi 
sempre  pronti  a  mettere  il  loro  sapere  e  la  loro  borsa  a 
disposizione  dei  paesani.  Si  cercava  di  fortificare  ed  esten- 
dere la  potenza  della  comunità,  a  crearsi  una  patria.  Le  arti 
innalzavano  i  loro  capi  d'  opera,  Santa  Maria  del  Fiore,  il 
Palazzo  vecchio,  la  Loggia  e  le  sue  ammirabili  porte  di 
bronzo.  Gimabue  e  Giotto  rendevano  al  mondo  l'arte  d'A- 
pelle;  la  gran  voce  di  Dante  cantava  quel  poema  divino  che 
tutte  le  nazioni  invidiano  all'Italia;  Petrarca,  Boccacio,  fa- 
cevano risplendere  i  trasporti  d'  entusiasmo  lirico  dalle  Alpi 
alle  Calabrie;  s'immischiavano  nella  lotta  del  feudalismo  e 
della  borghesia  e  ftvorivano  col  loro  ingegno  la  rìforma 
politica  economica. 

Dal  suo  canto  l' industria  italiana  faceva  mostra  di  tutte 
quelle  varietà  di  tessuti  di  cui  ella  sola  ne  aveva  il  secreto 
e  che  i  mercanti  toscani  e  lombardi  portarono  all'estero.  Gii 
scambj  colla  Francia  si  facevano  generalmente  alle  fiere  di 
Champagne  o  di  Lyon,  ove  alcune  franchigie  attiravano  i 
mercanti  italiani.  Un  ordine  del  re  net  1294  stabiliva  i  di- 
ritti che  avevano  gli  oltremontani  alle  suddette  fiere;  in 
una  lira  tornese  ed  un  denaro  per  la  vendita,  un  denaro 
per  la  compera,  fuori  di  fiera  il  doppio. 


125 

Malgrado  le  vessazioni  di  eiii  erano  loriuraii,  i  mereanii 
italiani,  godendo  d'un  monopolio  assicurato,  si  diKondevano 
in  Francia;  esiste  un  buon  numero  d'ordini  dei  re  di  Fran- 
cia riguardo  a  loro.  Ma  le  restrizioni  o  le  libertà  coromer^ 
ciali  non  servivano  allora  che  la  politica  del  principe  o  i  bi- 
sogni del  suo  tesoro.  Nessuno  si  occupava  per  nulla  affatto  in 
Francia  di  creare  un'industria  nazionale;  e  fu  questo  spirito 
puramente  flscale  che  occasionò  ordini  assai  singolari  (I). 

Tutte  le  città  d'Italia  che  erano  allora  tante  sovranità 
indipendenti  trattano  separatamente  dei  loro  affari  parti* 
cola  ri  (2). 

Venezia  nel  4351  ottenne  varie  lettere  del  re  che  di- 
cevano che  i  mercanti  potranno  venire  nel  regno,  passarvi, 
soggiornarvi  e  ritornarsene  colle  loro  mercanzie  senza  esser 


(i)  Anno  i345.  —  I  negozianti  italiani  pagheranno  iOO  lire 
per  ogni  100  libbre  di  mercansie,  facendo  conoscere,  che  saranno 
esenti  d'oro,  di  cavalcatura  e  d'altre  sovvenzioni^ 

J315.  —  Ogni  mercante  italiano,  quanto  il  venditore  che  il 
compratore,  pagheranno  al  re  per  ogni  libbra  di  mercanzie  vendute 
alle  fiere  di  Champagne  e  di  Brie,  e  nella  provincia  di  Narbonne, 
due  danari  della  moneta  ove  sarà  stalo  fatto  il  mercato,  e  fnori 
delle  fiere  di  Champagne,  di,  Nismes  e  di  Narbonne  4  denari. 
Gl'italiani  non  potranno  avere  il  loro  dtmicilio  che  in  4  città: 
Parigi,  Saint  Omer,  Nismes  e  la  Rocbelle. 

1316.  —  Contro  gl'iUliani. 

Ì3i7.  —  L'imposta  di  denari  e  mezzi  denari,  assegnata  a  tre 
borghesi  di  Parigi  e  ad  nno  di  Firenze,  é  di  1 1,000  lire  tornesi  per 
ogni  anno.  DI  soprappiù  il  re  avrà  il  quarto. 

Essi  non  pagheranno  che  per  l' importazione  o  esportazione. 

1320.  —  Molli  italiani  avevano  ottenuto  per  sottrarsi  a  que- 
st'  imposta  il  diritto  di  borghesia  o  sposavano  borghesi. 

L'imposta  più  non  rendeva.  Filippo  V  revoca  tutti  i  privilegi 
di  borghesia. 

{2)  Il  re  di  Francia  nel  1312  aveva  commissari  per  11  com- 
mercio di  lane,  e  pei  contratti  dei  nazionali  a  Milano. 


obbligai!  di  portarle  alle  fiere  di  Champagne  e  di  Brie.  Nel 
4369  il  re  di  Francia  accorda  dei  privilegi  ai  mercanti  della 
città  di  Piacenza  in  Lombardia,  che  verranno  a  commer- 
ciare ad  Haraleur. 

I  mercanti  italiani  rivaleggiavano  coi  portoghesi  ehe 
tralBcavano  principalmente  nel  quattordicesimo  secolo  a 
Harsleur  e  sulle  coste  dell' Oceano. 

Un  secolo  dopo,  l'esempio  d'Italia  e  la  sua  prosperità 
aveva  risvegliato  qualche  spirito  ;  il  re  si  occupa  un  istante  di 
questioni  di  libertà  commerciali  e  pare  se  ne  voglia  recla- 
mare i  benefizi.  Nel  1475  si  vedono  gli  ambasciatori  d'am- 
basciatori d'Inghilterra  fare  ricerche  per  il  commercio  e  la 
libertà  d' un  regno  all'altro.  La  Francia  pure  pare  occuparsi 
d' aver  parte  nelP  industria,  e  Luigi  XI  geloso  del  monopolio 
che  aveva  V  Italia  delle  stoffe  d' oro  e  di  seta  fa  venire  da 
Genova  e  da  Venezia  i  tintori  ed  i  filatori  di  seta  ed  oro, 
che  stabili  a  gran  prezzo  a  Tours,  li  esentuò  d'ogni  im- 
posta di  persona,  d'ajuto  e  di  sussidio. 

Cosi  il  genio  delle  arti,  del  commercio  e  deH'  industria 
rendeva  l'Italia  grande,  potente  e  gloriosa;  ma  già   s'avvi- 
cinavano i  segnali  della  decadenza.  Nel  44.^  e  45.^   secolo 
Io  scopo  coslante  della  borghesia  era  il  rovescio    delia   no- 
biltà feudale.  Ma  questa  lotta  e  T  allontanamento  d'un  gran 
numero  d'operai  fa    incominciare   l'impoverimento   di  al- 
cune repubbliche  a  profitto  di  alcune  altre.  Le  rivalità  delle 
repubbliche  si  traducono  in  tutte  le  cUssi  ;  cosi   si   vedono 
gli  operaj  di  Siena  combattere  lungo  tempo   gli  opera]   di 
Massa,  perchè  questi  avevano  la  pretensione  di  nt)n  ricono- 
scere i  loro  vassalli.   Del  resto   che  v'  ha  di    più   tirannico 
che  la  storia    delle  corporazioni ,  dei  tribunali   e    dei    giu- 
rando  L'anarchia  regna  tosto  dappertutto:  né  le  profezie 
del  Savonaroltì,  né  gli  sforzi  di  Macchiavelli  non  possono  ren- 
dere la  vita    alla    nazione.    A   datare   da  quest'epoca,  alla 
quale  gli  storici  diedero  il  nome  di    risorgimento,    l' Italia 
abbandona  il  sentimento  dalla  vita  pratica ,  ed  intanto   clic 


127 

il  libro  d'oro  della  nobilib  s'apriva  per  tulli  quelli  che  si 
facevano  rimarcare  ncirindusiria,  nel  commercio,  nelle  ani, 
nelle  amministrazioni,  si  considerò  come  vergognoso  il  darsi 
al  commercio,  e  T  industria  nazionale  disparve.  Gli  avveni- 
menti  è  vero  ajutarono  in  questa  funesta  rivoluzione  il  ge« 
dìo  del  popolo.  La  scoperta  del  Nuovo  Mondo,  il  passaggio 
del  Capo  di  Buona  Speranza  e  le  invasioni  straniere  rovescia* 
fono  da  einia  a  fondo  la  condizione  della  prosperitb  ecce- 
zionale d' Italia.  La  gloria  postuma  di  Cristoforo  Colombo  e 
d*  Americo  Vespucci  non  ha  potuto  rendere  la  vita  alle  ro« 
vine  che  il  loro  genio  aveva  seminato  sul  suolo  della  patria. 
Però,  per  un  raro  privilegio,  l'Italia  povera  e  mutilata  trova 
nei  tesori  del  suo  pensiero  nuove  grandezza.  S'aprono  ce- 
lebri scuole,  la  scienza  della  medicina  s' insegna  a  Salerno,, 
il  diritto  a  Bologna,  la  teologia  a  Roma  e  le  arti  rappresen- 
tate da  Raffaclo,  Michelangelo  e  Leonardo  da  Vinci  danno 
alla  luce  meraviglie.  Se  si  perde  la  traccia  del  lavoro  in- 
dustriale in  Italia  a  quest'  epoca,  la  si  trova  però  all'  estero. 
Fu  dal  suo  seno  che  si  avevano  ingegnosi  artisti,  architetti, 
sapienti,  ed  è  alla  loro  influenza  ed  alla  loro  ispirazione 
che  la  Francia  dovette  la  costruzione  dei  castelli  di  Gaillon, 
di  Blois,  d'Ànot,  l'abbellimento  delle  sue  città  e  l'organiz- 
zazione delle  sue  fabbriche.  Grazie  agl'italiani  la  Francia 
al  sedicesimo  secolo  comincia  a  sortire  dalla  barbarie.  Tutto 
il  commercio  si  faceva  colle  loro  mani;  poiché  come  ai  no- 
stri giorni  i  francesi  non  amavano  le  avventure  lontane.  Que- 
ste compere  mettevano  fra  le  mani  degl'italiani  mollo  de- 
naro, e  la  Francia  non  aveva  che  poche  cose  d*  offrirle  in 
cambio. 

Questa  esportazione  di  denaro  spaventò  il  governo  di 
Francia,  che  la  proibì. ^L' effetto  fu  lontano  di  risponderò 
all'aspettazione,  poiché  un  ambasciatore  veneziano  constatò 
in  una  sua  lettera  che  a  Vouezia  ove  V  esportazione  era 
permessa  V  oro  e  1'  argento  erano  a  più  buon  mercato  che 


128 

in  Francia.  Si  avrebbe  poiuto  credere  che  oggidì  gli  spiriti 
fossero  dotali  di  maggior  lumi  che  in  allora,  e  però  il  let* 
lore  si  sovverrà  che  una  misura  analoga  fu  proposta  in 
Francia  or  son  due  anni.  Bisogna  dire,  per  esser  giusti, 
che  se  oggidì  la  Francia  ha  il  monopolio  della  proibizione 
Cóntro  r  esportazione  dei  metalli  preziosi,  essa  li  divideva 
a  quest*  epoca  co'  suoi  vicini.  La  Spagna  essa  pure  avrebbe 
voluto  ritenere  in  casa  la  materia  d*oro  e  d'argento,  poi- 
eh'  essa  aveva  la  medesima  parte  in  faccia  alla  Francia  che 
questa  in  faccia  all'  Italia ,  ma  gli  editti  furono  vani  e  il 
contrabbando  più  facile,  rendeva  ai  popoli  ciò  che  i  governi 
insensati  pretendevano  togliere. 

Lo  stesso  spirito  regnava  in  Inghilterra  quando  William 
Lee  nel  1689  volle  introdurre  la  prima  meccanica  per  fare 
le  calze  e  mettere  cosi  alla  portata  di  tutti  gli  oggetti  ri- 
servati ai  soli  ricchi:  il  re  s'oppose  all'applicazione  dei  te- 
la], temendo  di  ridurre  alla  niiseria  qualche  sarto  che  fa- 
ceva pagare  caramente  ai  poveri  de'  miseri  brandelli. 

Cosi  mentre  all'estero  si  compiva  il  risorgimento  indu- 
striale e  commerciale,  intanto  che  la  Francia,  il  Portogallo, 
r  Inghilterra,  l' Olanda  creavano  in  seno  a  loro  dei  stabili- 
menti industriali,  s'aprivano  nuove  vie  nell'Oceano,  anda- 
vano nelle  Indie  ed  in  America  in  cerca  di  novelle  ricchezze, 
r  Italfa  restava  sepolta  ne'  suoi  sogni,  in  mezzo  a  immagini 
confuse  di  vaghe  ricordanze,  condotta  dal  papato  verso  le 
fantastiche  speranze  di  dominazione  universale.  Usurpando 
il  potere  temporale  la  chiesa  tiene  tutte  le  provincie  divìse 
ne'  secoli  seguenti,  nel  momento  ove  l'unità  politica  regna 
sovrana  in  tutti  i  paesi  civilizzati.  I  benefizj  di  quest*  unità 
erano  sempre  davanti  agl'occhi  degl'italiani,  e  siccome  si 
ricordavano  delle  lezioni  di  Macchiavello,  l'ambasciatore  ve- 
neziano Francesco  Giustiniano  scriveva  al  suo  governo  nel 
1637:  «  Il  regno  di  Francia  come  lo  è  presentemente  go- 
vernato da  un  solo  capo,   può  essere  di  terrore  alle  altre 


potenze,  e  mollo  più  non  teme  i  loro  attacchi  (1)  ».  Un  altro 
ambasciatore  veneziano  colpito  dalla  medesima  idea  scriveva 
pure:  «  Hannovi  dei  paesi  più  fertili  e  più  ricchi  come  TUn- 
gheria  e  V  Italia,  ma  nulla  è  più  facile  di  maneggiare  quanto 
la  Francia.  Ecco  la  sua  forza  :  unità  ed  obbedienza  (S)  » . 
Lo  stesso  Marino  Cavalli  geloso  di  conservare  al  suo  paese 
gli  elementi  d' un  commercio  che  ogni  giorno  s' indeboliva 
vieppiù,  faceva  al  suo  governo  riflessioni  curiosissime,  che 
non  è  inutile  conoscere. 

«  La  Francia  non  ha  da  Venezia  che  alcune  casse  di 
cristalli,  panni,  cremisi,  varj  giojelli,  sete  di  Vienna,  il  tutto 
per  sessanta  mila  scudi  Tanno.  Ma  se  si  pensasse  a  seguir 
l'esempio  dei  nostri  vicini  si  farebbero  affari  per  un  milione 
di  scudi  d'oro  e  forse  anche  di  più;  poiché  in  Francia  si 
consuma  maggior  quantità  di  sloOé  d'oro  e  di  seta  che  a 
Costantinopoli  e  in  quasi  tutto  il  Levante.  Le  seterie  ed  i 
panni  fini  vengono  in  Francia  dall'Italia  e  dalla  Spagna.  In 
questo  genere  i  genovesi  ed  i  toscani  cavano  un  profitto 
incredibile;  il  loro  lavoro  accontenta  in  tutto  il  gusto  dei 
francesi,  cioè  eh'  essi  fanno  del  panno  che  ha  poco  prezzo 
e  pochissima  durata.  È  precisamente  ciò  che  vi  vuole  pei 
francesi,  che  s'annojerebbero  a  portare  molto  tempo  il  me- 
desimo abito,  lo  non  sono  al  fatto  di  queste  cose ,  ma  mi 
sembra  che  sarebbe  bene  il  lasciar  fabbricare  da  noi  i  rasi 
ed  i  damaschi  di  questa  qualità.  Se  per  una  ragione  qua- 
lunque non  si  volesse  permetterlo  a  Venezia ,  si  potrebbe 
sempre  lasciar  ciò  fare  ai  fabbricatori  delle  provincie:  que- 
sti lavorando  in  casa  loro  le  loro  sete,  non  penserebbero  a 
spatriare,  e  s' arricchirebbero  assai  più,  poiché  spenderebbero 
molto  meno  e  darebbero  le  loro  stoffe  a  condizioni  migliori 
dei  bolognesi,  dei  toscani,  dei  genovesi,  poiché  questi  vanno 


i«B* 


(1)  Relazione  degli  ambasciatori  veneziani,  toni.  I.  pag.  181. 

(2)  Mem.,  pag.  271. 

An?iali.  Statistica t  voL  XXI V^  serie  3/  9 


a  comperare  la  seta  a  Verona,  a  Vicenza»  a  Padova;  pagano 
i  diritli,  i  trasporti  fino  al  loro  paese  da  dove  portano  in 
Francia  ì  panni  fatti. 

Gli  ultimi  bagliori  dell' industria  italiana  che   brillavano 
ancora  a  Venezia   disparvero  poco  a    poco   quando   questa 
città  abbandonò  i  principj  economici  che  avevana  sviluppalo 
la  sua  ricchezza.  La   libertà  commerciale    fugge   dalle  sue 
mura,  ì  suoi  canali  sono  chiusi  alle  libere  importazioni  stra« 
niere ,  colpisce  di  dirilti   onerosi   V  esportazione   delle  sue 
mercanzie  dimenticando  il  passato  e  perdendo   1*  avvenire. 
Non  aveva  conservato  che  quella  politica  di  monopolio  colla 
quale  trattava  i  suoi  immensi  possessi  in  Albania,  in  llliria 
rifiutando  ad  alcuni  greci    industriosi  l'esercizio  del  com- 
mercio per  assorbirlo  a  auo   profitto.   Firenze  non  si  era 
rialzata  dopo  la  ristaurazìone  dei   Medici ,  Genova   eh'  era 
divenuta  uno  dei  più  grandi  depositi  del  commercio  d'Oc« 
cidenie,  fu  saccheggiata  da  Carlo  Quinto,   e  Napoli  era  in 
preda  alla  tirannia   spugnucla.   Non  v'  ha  più  anima  in  un 
corpo  inerte. 

Alcuni  anni  dopo  un  movimento  intellettuale  agita  l' estre- 
mità d'Italia  e  il  popolo  si  risveglia  alla  voce  fremente  di 
G.  Bruno  e  di  Campanella,  in  mezzo  a  queste  rovine  del 
passato  un  uomo,  Antonio  Serra,  cerca  i  germi  d' una  nuova 
ricchezza  pubblicando  un  lavoro  intitolato  Sui  tnezzi  di  far 
affluire  l'oro  e  f argento  nei  regni.  Questo  lavoro,  criticalo 
da  Say  e  Mac-Culloch  e  lodato  da  Litz,   resta    nondimeno 
come  un  curioso  monumento  delle  idee  economiche  d' Italia 
in  queir  epoca.  Cosi  V  Italia  tanto  alla  sua  caduta   come  al 
suo  risvegliarsi,  conservava  il  felice   privilegio   d' iniziare  i 
popoli  alle  grandi  leggi  della  natura,  e  alle  leggi  del  lavoro. 
Questa  terra  era  sempre  quella  di  Virgilio;  i/agna  porens/ 
Antonio  Serra  ebbe  abili  ed  illustri  successori:  Beccaria,  Fi- 
langeri.  Verri  e  molti  altri. 

La  nuova  scienza  trovò  buon'accoglienza   presso   alcuni 
governi  italiani,  ma  quelli  ch'erano   più  dìretti^mente  sotto- 


131 

p08ti  al  giogo  papale  rimasero   stranieri  ad  ogni  progresso 
e  non  si  rallentò  la  loro  decadenza. 

Cosa  potevano  infatti  il  commercio  e  V  industria  negli 
Slati  romani  ove  seguendo  il  dogma  allora  in  pieno  vigore 
il  denaro  non  poteva  esser  prestato  in  modo  produttivo?  I 
papi  si  guardano  bene  dairabolire  questa  vecchia  legislazione, 
poiché  se  lo  Stato  aveva  bisogno  di  chiedere  a  prestito  si 
trovava  una  quantità  di  capitali  oziosi  di  cui  i  proprietari 
consentivano  a  non  ritrarne  che  un  debole  interesse  per  di- 
minuire la  contravvenzione  alle  leggi  della  chiesa.  Cosi 
Sisto  Quinto  alla  sua  morte  lasciò  nei  tesori  dello  Stalo 
ooa  somma  di  cinque  milioni  di  scudi  d*  oro*  La  situazione 
del  tesoro  pontificio  non  è  oggidì  cosi  prospera.  L'economia 
politica  ha  rovesciato  il  santo  dogma  e  comincia  a  far  com- 
prendere che  la  libertà  della  tassa  d'interesse  è  una  conse- 
guenza naturale  del  progresso  della  civilizzazione.  Ma  nel  di- 
ciassettesimo secolo  r  Italia  schiacciata  dagli  spagnuoli  e  dalla 
società  di  Lojola,  non  lascia  travedere  che  deboli  applica- 
zioni alla  novella  scienza  ;  nel  secolo  decimo  ottavo  sempre 
tormentata  dalle  invasioni  straniere,  non  presta  che  una 
distratta  attenzione  alle  lezioni  di  Beccaria  ed  agli  scritti 
di  Filangieri.  1  governi  ultra  liberali  altrevolte  mettono  allora 
io  pratica  teorie  economiche  le  più  insensate.  Si  vedeva 
per  esempio  a  Genova  un  prestino  ed  un'osteria  pubblica 
amministrati  e  retti  sotto  l'autorità  del  senato.  La  repubblica 
sola  aveva  il  diritto  di  tener  bottega  per  vendere  il  pane, 
il  vino,  la  legna  e  l'olio.  Si  può  immaginare  la  bontà  delle 
derrate,  noi  sappiamo  cosa  valgono  ai  nostri  giorni  i  prodotti 
regi.  Il  monopolio  di  queste  vendile  era  stabilito  natural- 
mente a  profitto  dèlia  nobiltà  e  del  senato;  e  già  questi  due 
corpi  non  lasciavano  mancar  occasione  d' aumentare  i  loro 
benefizj.  Ogni  anno  era  d'uso  che  il  senato  domandasse  per 
lo  Stato  al  poter  ecclesiastico  il  permesso  di  mangiar  di 
grasso  in  quaresima.  Nell'anno  1785  siccome  i  nobili  avevano 
molto  merluzzo  da  vendere  il  scuata  non  chiese  il  permesso 


432 

e  Io  Sialo  fece  di  magro.  Ma  ì  nobili  vendellero  il  loro 
merluzzo.  Con  una  simile  amministrazione  il  paese  era  in 
piena  decadenza,  però  si  irovava  allora  in  Geno?a  in  molle 
mani,  scrive  uno  scriltore  di  quell'epoca,  il  libro  soiram- 
minisirazione  delle  finanze  dì  Necker.  Se  ne  servivano  collo 
stesso  successo  die  i  selvaggi  d'  uno  specchio  di  Venezia. 

Non  tulle  le  parli  d' Italia  presentavano  uno  spettacolo 
cosi  aflliggente  ;  a  Firenze  il  granduca  ricordandosi  delle 
lezioni  di  Beccaria  e  di  Filangieri,  cercava  d' aprire  vie  di 
comunicazioni  e  s' occapava  d*  un'  intiera  riforma  della  legi- 
slazione per  introdurre  i  principj  della  legalità  civile.  Con 
grande  sicurezza  di  viste  stabili  la  libertà  assoluta  del  com- 
mercio e  dell'industria  e  se  ne  fecero  bentosto  sentire  i 
benefizj.  È  inutile  il  disconoscere  che  i  primi  anni  di  queslo 
regime  furono  penosi,  ma  è  la  legge  generale  di  tutiociò 
che  comincia,  e  seguendo  la  parola  d'  un  distinlo  pubblicista: 
Quando  Ut  libertà  comincia  a  camminar  sola  essa  fa  sem- 
pre qualche  caduta^  ma  ogni  caduta  lUstruisce  e  qgnipass(i 
la  fortifica. 

Però  quesi'  età  d'oro  creata  dalle  leggi  leopoldine  non  si 
estese  lontano,  l'Italia  era  muta,  gli  sforzi  d'  uomo  dabbene 
non  possono  nulla  contro  l' idiotismo  d' un  popolo  schiavo. 
Se  la  libertà  esisteva  per  la  Toscana  non  era  cosi  a  Roma. 
Una  bolla  del  papa  scomunicava  lutti  quelli  che  esportavano 
dagli  Stati  romani  in  Toscana  certe  mercanzie.  Queste  ri- 
dicole difese  non  servivano  che  a  favorire  il  contrabbando, 
e  non  intimidivano  per  nulla  quelli  che  si  davano  a  questo 
traffico.  Cosi  uno  di  questi  diceva  che  sififatta  scomunica  non 
gli  faceva  nessun  danno  e  che  non  poteva  ricadere  che  sol 
suo  asino,  che  solo  portava  la  derrata  e  che  fortunatamente 
aveva  buon  dorso.  Del  resto  le  popolazioni  italiane  coltiva- 
vano con  successo  l'industria  del  brigandaggio.  I  banditi 
esercitavano  sugli  spirili  un  cerio  fascino  ed  era  nel  loro 
rango  che  la  fanciulla  sceglieva  di  preferenza  il  suo  fi- 
danzato. 


4S3 

li  sistema  d'economia  politica  che  reggeva  allora  gli  Siati 
delta  chiesa  era  presso  a  poco  tracciato  su  quello  dei  romani. 
Si  vedeva  ancora  la  magistratura  chiamala  annona  frumen- 
taria  incaricata  di  regolare  la  vendita  e  la  compera  dei 
grani  e  la  seminagione  delle  terre;  un'altra  1* annoila  olearia^ 
che  esercitava  le  stesse  funzioni  per  Tolio,  e  infine  V an- 
nona delle  grasce  j  che  sorvegliava  la  vendita  dei  bestiami, 
del  latte  e  dei  formaggi.  Tutte  queste  entrate  comuni  agli 
altri  stati  non  avevano  altro  risultato  che  di  sviluppare  fra 
i  romani  le  loro  disposizioni  alla  furberia ,  alla  frode  e  al 
briga  ndaggio. 

Non  bisogna  del  resto  stupirsi  di  questo  ridicolo  regola- 
mento; noi  eravamo  a  questo  punto»  non  è  molto  tempo, 
anche  in  Francia  e  ancora  al  giorno  d'oggi  il  nostro  sistema 
di  colonizzare  T Algeria  ne  è  una  prova  irrefragabile.  L'Al- 
geria aspetta  sempre  qualche  editto  come  quelli  di  Pio  VII  che 
abolirono  interamente  l'antico  regolamento.  Roma  pure  fu 
male  approvvigionata  ed  i  prezzi  restarono  egualmente  rimu- 
neratorj. 

Questi  risultati  dimostrano  che  l'abolizione  delle  leggi 
nocive  per  la  coltura  e  l'alimento  sono  senza  profitto  per 
lo  Stato  e  nocivi  ai  consumatori,  esempi  recenti  dicono  ab- 
bastanza chiaro  che  l'industria,  l'agricoltura  ed  il  commercio 
non  possono  prosperare  fintanto  che  l'uomo  è  padrone  del 
suo  lavoro  e  che  può  a  suo  grado  disporre  delle  sue  ric- 
chezze. 

Al  rumóre  della  rivoluzione  francese  si  credette  che 
r  Italia  si  risvegliasse,  ma  il  popolo  era  morto  e  le  idee 
invece  di  progredire  indietreggiarono.  Alfieri,  questo  ultimo 
gran  poeta  d'Italia,  tuonava  contro  la  rivoluzione  e  il  popolo 
abbrutito  combatteva  i  francesi  suoi  liberatori.  La  lotta  era 
ardente  e  quando  il  genio  di  Bonaparte  apparve  alla  sommità 
delle  Alpi  va  illuminando  co'  suoi  ragiji  i  vecchi  partiti  e  i 
loro  sistemi  ,  si  potè  crovlere  che  sotto  nuove  leggi  V  linlia 
rivivrebbe.  Un  momento  infatti  lavori  industriali,  agricoltura. 


iS4 

commercio,  belle  arti,  rifiorirono  e  produssero  opere  rimar- 
chevoli. Fu  una  luce  effimera.  La  caduta  del  colosso  fece 
ripiombare  V  Italia  nel  caos,  i  politici  ripresero  il  loro  im- 
pero e  i  tiranni  il  loro  scettro.  La  schiavitù  opprimeva  i 
popoli  dalle  Alpi  alle  Calabrie  e  le  rivoluzioni  del  48SO  in 
Piemonte  ed  a  Napoli  non  poterono  romperla^  AH*  ombra  di 
questi  governi  dispotici  le  idee  economiche  seguivano  la 
più  strana  direzione.  A  Roma  nel  IS29  si  riconobbe  che  la 
fabbricazione  dei  panni  assai  importante  alio  sviluppo  del  se- 
colo deperiva  di  giorno  in  giorno;  non  si  cercò  se  io  sviluppo 
industriale  degli  altri  paesi  portava  un  buon  mercato  che  ca- 
gionava la  rovina  dell'  industria  romana,  si  fecero  dei  castelli 
in  aria  e  si^  vide  la  Commissione  incaricata  dell*  inchiesta , 
concludere  come  mezzo  di  salute  il  rifiuto  delle  macchine 
a  vapore  per  la  filatura  e  tessitura,  fondandosi  sul  pericolo 
delle  esplosioni. 

Non  eravi  più  nulla  a  sperare  quando  un  fremito  sordo 
universale  percorse  le  vene  di  tutto  un  popolo  e  dall'alto 
della  cattedrale  di  San  Pietro  Pio  IX  proclama  la  libertà. 

Ma  l'Italia  ha  ripreso  le  sue  catene:  un  governo  4oIo  ha 
resistito.  Noi  abbiamo  ora  a  raccontare  la  storia  dei  progressi 
economici  che  seguono  con  successo  nel  nord  dell'Italia  e 
le  conseguenze  d'una  rivoluzione  commerciale  che  assicura 
al  Piemonte  la  libertà  e  la  prosperità  e  un  posto  a  parte 
nella  storia  della  penisola. 

(  Continua  ).  Em.  Foumier. 


«35 

WaoTi  stadi  Interno  iillii  rifornii  dell*  Istraslone 

In  Itollii  imi. 

Sulla   riforma  degli  itudi,  scriiiure  quattro  di  Gaspare 
Gozzi.  Memoria  del  Can.  Pinazzi. 


.Ri 


iforma  intitolavasi  il  Magislrato  supremo  degli  studi  in 
Piemonte  ;  e  Riformatori  degli  studi  avea  la  repubblica  di 
Venezia:  titolo  sapiente.  Que'  vecchi  intendevano  che  nelle 
istituzioni  principalmente,  alle  quali  è  affidato  il  destino 
delle  generazioni  crescenti,  cioè  1*  incremento  ^graduato  dei 
beni  e  il  rimedio  de*  mali  efficace,  richiedevansi  di  tanto 
in  tanto  riforme:  ma  riformare  non  intendevano  già  che 
fosse  un  moltiplicare  le  formalità  né  un  mutare  le  formole; 
alla  parola  davano  V  alto  senso  filosofico,  ora  smarrito  nel- 
l'uso,  non  di  figura  esteriore  ma  d'intima  vita(l)  ». 

Ora  il  momento  di  pensare  a  riforme  è  opportuno, 
giacehè  i  mutati  ordinamenti  politici  richiedono  di  neces- 
sità, che  in  un  cogli  altri  anche  gli  ordinamenti  degli  studi 
sieno  mutati.  Ma  se  queste  riforme  s*  hanno  pure  a  far  in 
Italia,  non  sembrerebbe  doversi  affatto  entrare  nella  per- 
suasione di  molti,  che  per  V  ordinamento  delle  scuole  tutto 
debba  farsi  dì  nuovo  e  tutto  crearsi  di  pianta»  come  se  mai 
presso  noi  non  si  fosse  studiato  o  mai  uon  si  avessero 
avute  scuole.  Poiché,  che  questa  potesse  essere  la  condizione 


(a)  Alla  sapiente  Memoria  del  professore  Magrini  stala  inserita 
nel  fascicolo  di  seltembre  degli  Annali  di  statistica  facciamo  suc- 
cedere un  niioTO  lavoro  del  canonico  Finazzi,  nel  quale  si  rias- 
sumono studi,  che  Uno  de*  più  benemeriti  Italiani  dettava  in  epo- 
che ancora  gloriole  per  questa  infelicissima  terra  madre  de'  forti 
ingegni  e  vittima  perpetua  de'  potentati  del  mondo, 
(i)  Tommaseo. 


436 

di  alcuni  Stali,  quando  poteano  dirsi  di  formazione  al  tulio 
nuova,  la  cosa  s'intende  da  sé.  Ma  per  T Italia,  la  quale 
conta  sei  secoli  di  letteratura  e  di  scienze,  nei  primi  dei 
quali  fu  maestra  alle  altre  nazioni;  per  rhalia^  che  in  opere 
d'  ogni  coltura  intellettnale  dovrebbe  tenersi  d'assai,  quando 
riandando  le  sue  tradizioni  sapesse  rifarsi  sulle  vie,  per  le 
quali  i  più  eletti  suoi  figli  arrivarono  al  colmo  dell'eccel- 
lenza; per  l'Italia  codesta  supposizione,  che  tutto  nel  fatto 
degli  studi  si  debba  fabbricare  di  nuovo,  parrebbe  si  strana 
e  avventata,  da  non  dover  cadere  in  mente,  se  non  a  chi, 
non  avendo  abbastanza  considerata  la  cosa,  per  ìsmania  di 
novitb  si  lasciasse  travolgere  e  fare  di  una  riforma  un'  opera 
di  distruzione. 

Con  questa  fiducia  che  noi  possiamo  riporre   nelle  ira- 
dizioni  della  nostra  patria  letteratura,  ove  i  tempi  pur  chie- 
dano di  porre  più  alti  intendimenti  a'  nostri  studi  e  di  gover- 
narli con  più  ragionevoli  metodi,  che  pur  dianzi  generalmente 
non  siesi  fatto,  prima  di  volgersi,  con  vergognosa  confessione 
della  nostra  povertà,  a  spigolare  qua  e  colà  da'  codici  stra- 
nieri 0  di  Francia  o  di  Prussia  o  del  Belgio  nuove  norme  e 
nuove   leggi  per  poi  ideare  od    architettare  nuovi  piani  e 
ordinamenti  di  sludi,  i  quali  ovviando  ad  alcuni  difetti  altri 
non  meno  gravi  ne  cagionerebbero,  sarebbe  da   vedere   se 
fra   noi  alcuno  dei   nostri  non   avesse   tentata   alcuna   via 
di  utili  riforme,  le  quali  per  questo   appunto   che   furono 
'fatte  fra  noi  e  per  noi,  dovrebbero  non  fosse  altro  avere  il 
pregio  dell'unità  ed  armonia  di  principi!  e  la  voluta  confor- 
mità coir  ìndole  delia  nostra  letteratura  e  col  carattere   na- 
zionale. Ora,  se  pochi  ebbero  campo  di  proporre  opportune 
riforme,  pochissimi  di  farle  comecché  fosse  valere  e  molto 
meno  adottare ,  quando  dispotici  e  stranieri  Governi  e'  im- 
ponevano  recisamente  i  loro  metodi  e  piani  d*  insegnamento; 
non  però  al  tutto  si  rimase  di    manifestarsi    il    pensiero    e 
r  avviso  di  alcuni  de'  nostri  meglio  veggenti  e  più   corag- 
giosi :  agli  scritti  de*  (|uali,  passati  se   accade   per  la    con- 


137 

trarietà  dei  tempi  inosservati,  sarebbe  ora  da  por  mente, 
per  farne  esatti  ed  imparziali  confronti  coi  nuovi  avvisamenti; 
giovando  pur  sempre  l'approfittarsi  dell'esperienza  e  dello 
zelo  di  lutti,  9  dal  fatto  altrui  prendere  sapientemente  le. 
mosse  a  compiere  ciò  che  rimane.  Ora  fra  i  pochi ,  che 
meglio  abbiano  conosciuto  ed  avvisato  i  difetti  dei  metodi 
invalsi  nella  nostra  educazione,  quando  pochissimo  vi  si  era 
posto  mente  e  non  erasi  ancora  ben  manifestato  il  pensiero 
di  rimediarvi^  fu  il  nostro  Gaspare  Gozzi.  Queir  uomo  ricco 
di  varia  e  forte  dottrina,  era  tenero  delle  patrie  tradizioni ,  ma 
non  tanto  che  non  credesse  doverle  sapientemente  informare 
ai  veri  progredimenti  della  civiltà^  peritissimo  di  ogni  ramo 
della  classica  letteratura,  e  non  meno  abile  e  avveduto  a  sa- 
perne volgere  ed  applicare  i  documenti  e  gli  esempi  alle 
rinnovate  condizioni  della  società  e  ai  più  nobili  e  veri  in- 
tendimenti della  vita.  Che,  quando  fiacco  era  il  senso  della 
filosofia,  indecoroso  V  oiBzio  delle  lettere,  puerile  il  trastullo 
della  poesia,  perduto  1*  uso  della  schietta  eloquenza,  lo  stile 
generalmente  viziato,  e  per  poco  non  bene  italiano  il  suono 
delle  farsi  e  delle  parole,  sorgea  fra  i  pochi  a  mantenere 
l'onore  degli  antichi  classici,  e  a  volerne  saldo  e  indispen- 
sabile, sebben  non  cieco  e  superstizioso  lo  studio:  e  nella 
modesta  condizione  di  scrittore,  e  di  scrittore  che  è  più 
obbligato  a  trarre  di  qui  di  che  vivere  egli  e  la  sua  fami- 
glia, si  porgeva  schietto  ed  onestissimo  cittadino,  nemico 
(li  adulazioni,  e  per  quanto  i  tempi  il  portavano ,  franco  e 
leale  ed  insieme  riguardoso  e  civile  correttore  dei  difetti  e  de' 
vizi  che  egli  avesse  nolato  nei  privati  e  nel  pubblico;  e  ciò 
tutto,  non  pure  con  quella  generale  efficacia,  che  gli  veniva  da 
un  dettato  sempre  nudrito  di  verace  sapere,  epuro  ed  ele- 
gante nei  modi  e  schietto  tanto  ed  urbano  e  pieno  di  gajezza 
e  di  festività,  ma  anche  per  quella  rara  abilità  di  scrittore, 
(ii  sapersi  adattare  ad  ogni  genere  di  stile,  e  passare  dalla 
concione  al  dialogo,  dalla  dissertazione  alla  novella,  dal  rs^c- 
conio  all'apilo^o,  dal  sermone  alla  lettera  famigliare,    pa- 


438 

reodoglt  egualmeaie  nobile  il  socratico  eloquio  e  il  riso  eso- 
piano,  purehè  gli  avvenisse  di  potere  per  questo  come  per 
quello  inspirare  a*  suoi  lettori  il  sentimeoto  dell*  utile  vero, 
e  farsi  comecché  fosse  banditore  di  verace  sapienza  e  di 
verace  virtù.  Ora  a  nessuno  meglio,  che  a  cosi  fatto  scrit- 
tnre  quar  era  il  Gozzi,  potea  convenire  di  recare  in  mezzo 
i  suoi  pensamenti,  ogni  qual  volta  si  fosse  pensato  di  rior- 
dinaro  metodi  di  studi  o  proporre  riforme  di  educazione. 
E  fu  giustizia,  che  resero  al  senno  ed  al  gusto  di  quel  raro 
cittadino,  se  i  Magistrati  riformatori  dello  studio  di  Padova, 
nonché  i  Deputati  alle  pie  cause  dì  Venezia ,  gli  porsero 
solenne  occasione  di  presentare  in  proposilo  con  tutta  libertà 
le  sue  considerazioni,  che  reccellentissimo  Senato  si  avreb- 
be fatto  gran  fondamento  per  le  riforme  e  pei  riordinamen- 
ti, ehe  era  risoluto  di  dare  all'istruzione.  Il  momento  era 
grave  e  di  grande  responsabilità,  trattandosi  «  di  dovere 
colla  maggiore  sollecitudine  riferire  qual  più  agevole  e  van- 
taggioso  sistema  potesse,  ordinarsi  e  mettersi  in  pratica  senza 
ritardo,  per  dare  una  pronta  sostituzione  alle  scuole  della 
Dominante ,  prima  amministrate  dalla  Compagnia  di  Gesù , 
cosi  per  le  discipline  degli  studi ,  come  per  il  numero  de' 
maestri  e  loro  incumbenze  ».  E  il  Gozzi  non  era  nomo  da 
prendersi  altro  che  con  grande  coscienza  e  religiosità  l'af- 
fidatogli incarico;  in  cui  (come  egli  stesso  peritoso  espo- 
neva) «  trattavasi  di  determinare  una  serie  d'arti  e  di 
scienze,  le  quali  avessero  a  formare  ingegni  per  la  Repubblica 
e  fare  uomini  pieni  di  sensp^  di  vera  e  soda  pietà,  di  giu- 
stizia, d'onestà,  d'amicizia,  e  di  tutte  le  buone  qualità  ci- 
vili 6  domestiche  $  argomento  ehe  in  sé  comprende  la  Re- 
ligione, la  scienza  delle  cose  e  la  virtù  del  costume  ».  A 
che  si  volea  «  determinare  pubblici  metodi ,  sotto  a'  quali 
fossero  ammaestramenti  tali  eseguiti,  e  persone  atte  ad  in- 
segnare: ridurre  per  quanto  si  potesse  Tistitozuine  cosi  bene 
dìsiribuiia  fra  tutti  i  cittadini,  e  cosi  tutta  indirizzata  al  fine 
delhi  Repubblica^  che  avessero  a  riuscirne  patrizi  egregiamente 


189 

avviati  alle  conaiderazioDi  ed  a'  consigli  di  governo,  alla 
custodia  di  magistrati,  di  leggi ,  di  popoli ,  e  persone  che 
gli  assecondassero  coli*  ingegno  e  eon  Topera  e  specialmente 
eoD  la  probitk  ne'  pubblici  offici  ;  ed  in  breve  far  si  che  eia- 
scano  fosse  atto  e  pronto  air  osservanza  delle  leggi  e  ca* 
pace  di  servire  alla  patria  in  quegli  impieghi  che  gli  fossero 
dalla  sua  condizione  destinati  ». 

Cosi  vero  e  non  superficiale  concetto  della  pubblica  istru- 
zione si  aveva  formato  il  Gozzi  ;  e  su  queste  basi  e  su  que- 
ste norme  ne  svolgeva  i  principi!  e  determinava  i  metodi 
in  parecchie  memorie^  che  una  all'altra  fece  succedere  sullo 
stesso  argomento,  secondo  le  varie  ricerche  che  gliene  ven- 
nero fatte.  La  prima,  e  per  avventura  la  più  dotta  e  più  eia* 
borala,  è  quella  che  s'intitola  Sulla  riforma  degli  sludt,  acni- 
Iure  due  :  viene  l' altra  Sulla  eoiHiuziom  alle  icuole  di  Fa* 
nezia  prima  amminiètraie  dalla  Canìpagnia  di  Gesùi  poi 
quella  Sti//e  scuole  che  dolevano  in  Padova  essere  sostituite  a 
quella  dei  Gesuiti:  e  da  uhimo  l'altra  Sopra  i7  eorso  di 
studi  che  pia  convenir  tM^ Accademia  della  Zueeca  in  Fe- 
nezia»  È  vano  dire  a  chi  sa  le  vicende  e  gli  ultimi  casi  della 
veneta  Repubblica,  come  tutti  questi  suggerimenti  e  progetti 
del  Gozzi  cadessero  vani,  e  fosse  tolto  di  farne  lo  sperimen* 
to.  Quello  che  parrà  strano  e  quasi  incredibile  è  che  se  ne 
aia  tenuto  si  poco  conio  da  correr  pericolo  di  essere  di- 
menticati e  fino  esclusi  di  avere,  come  ben  meritavano,  la 
loro  parte  nella  storia  della  patria  letteratura.  Tanto  alcuna 
volta  è  poco  esatta  e  poco  fedele  la  storia,  massime  se  le 
passioni  o  i  pregiudizi  si  intrudono  a  manomettere  od  a  fal- 
sorne  le  pagine!  Ma  o  fossero  ignorate  o  tenute  a  bello  stu* 
dio  nascoste  queste  scritture  del  Gozzi  non  si  videro  pub* 
blicate  né  dai  Veneti  editori,  né  dai  posteriori  di  Padova,  ebe 
pur  si  proposero  di  darci  complete  le  opere  di  quel  raro 
scrittore.  E  noi  ne  saremmo  per  avventura  rimasti  affatto 
allo  seuro,  se  queste  scritture  non  fossero  venute  alle  roani 
di  chi,  trovandole  degne  del  suo  Autore,  stimò  prezza  dell' o- 


440 

pera  il  farle  di  pubblica  ragione.  Come  fece  delle  due  prime 
Tanno  4835,  coi  tipi  Yendrame  di  Udine,  il  possessore  degli 
autografi  Pietro  Nicolò  Oliva  del  Turco,  che  le  volle  intito- 
late si  suo  amico  Luigi  Bianchi;  di  che  gli  fu  dato  merito 
dal  riputalo  giornale  che  ci  era  allora  la  Biblioteca  italiana^ 
che  annunziò  coti  lode  questa  pubblicazione.  L' anno  appresso 
dalla  tipografia  di  Alvisopoli  in  Venezia  usciva  V  altra  delle 
dette  scritture,  da  Andrea  Galvatii  dedicata  ad  Elisabetta  sua 
cugina.  E  nello  stesso  anno  anche  Bonaventura  Bergamo  de- 
dicava ai  novelli  sposi  Giovanna.  Segati  e  Pietro  del  Negro 
la  terza  delle  indicate  scrittore,  pubblicandola  nella  tipografia 
Pascatti  in  San-Vito.  E  per  ultimo  il  già  lodato  Pietro  Ni^ 
colò  Oliva  del  Turco,  l'anno  4839,  coi  tipi  del  già  detto  Pa- 
scati! in  San-Vito,  facea  dono  al  pubblico  della  quarta  delle 
summentovate  scritture,  indirizzandola  ad  un  egregio  amico 
suo  il  dottor  Anselmo  Zava. 

Di  che  si  vuol  saper  grado  accolto  e  benemerito  edi- 
tore, poiché  «  quand'  anche  (come  egli  stesso  avvisava  in  un 
suo  proemio)  le  dottrine  d'oggidì,  dopo  che  tanti  illustri 
pensatori  sparsero  molta  luce  sull'  insegnamento,  possono  es- 
sere in  qualche  parte  diverse  da  quelle  del  nostro  autore; 
non  pertanto  dovevasi  negligere  quant'  esso  ne  avea  detto,  e 
perchè  le  opinioni  di  un  uomo  insigne  debbono  essere  sem- 
pre ponderale  e  messe  a  calcolo  se  vi  sia  luogo,  e  perchè 
in  ogni  evento  servono  sempre  alla  storia  dell'  andamento  e 
del  progresso  delle  umane  cognizioni  ». 

Ora  volendo  porgere  un  sunto  di  tutte  queste  Memorie, 
che  accenni  ai  sommi  capi  delle  materie  che  vi  sono  trat- 
traitc,  sieno  prime,  come  loro  si  addice  anche  in  ragione  di 
merito,  le  Due  scritture  sulla  riforma  degli  studi.  La  prima 
delle  quali  è  una  storia  cronologica  degli  studi  in  Venezia, 
dove  brevemente  trovasi  esposto  quanto  fece  il  Senato  di 
quella  Repubblica  nel  volgere  di  alcuni  secoli,  per  ridurre 
alla  maggior  perfezione  possibile  il  sistema  della  pubblica 
istruzione.  E  primieramente  l'Autore  martda  innanzi  alcune 


144 

eonsiilerazioni  sui  difetti  della  istruxione  phe  generalmente 
saol  darsi  nelle  famiglie  o  in  privati  Collegi,  perchè  quindi 
ne  dovesse  venire  la  debita  lode  allo  Stalo,  che  a  togliere 
quei  difetti  si  era  dato  si  grave  e  continuo  pensiero  a  ben 
ordinare  le  pubbliche  scuole.  «  Le  educazioni,  che  si  appren- 
dono io  privato,  varie  nel  metodo  o  spensierate,  non  possono 
formare  né  quel  giudizioso  ordinamento  di  idee  che  illu- 
minano la  gioventù  con  una  ben  ponderata  ed  eletta  catena 
di  scientifiche  cognizioni,  né  introducono  in  quei  teneri  animi 
la  conoscenza  dei  loro  doveri,  e  con  essa  raffetto  alle  con- 
suetudini patrie  ed  alle  leggi  ».  Per  giunta  a  tali  difetti,  il 
savio  Istitutore  e  non  può  senza  rammarico  ritoccare  ia  que- 
sto luogo  quei  disordini ,  che  intorbidano  il  costume  nelle 
scuole  private,  per  la  non  curanza  dei  padri  0  delle  madri 
sviati  dal  vegliare  sui  proprii  figliuoli  fra  le  usanze  correnti. 
Consegnansi  questi,  nota  egli,  di  dieci  o  dodici  anni,  con 
quelle  pieghe  di  volontà,  che  hanno  già  prese  dai  più  inculti 
e  forse  viziosi  domestici,  ad  un  maestro  il  quale  per  prima 
condizione  dell'  entrare  in  casa  patteggia  di  non  fur  compa- 
gnia  ai  giovanetti,  come  se  la  vera  educazione  stesse  nel 
sedersi  di  mala  voglia  in  faccia  a'  loro,  facendo  un'  incon- 
siderata scuola  di  poche  ore  al  giorno,  senza  più  esaminare 
gli  andamenti  loro  spontanei,  e,  non  costretti  dalla  soggezione 
dello  studio,  dare  buoni  ricordi  e  salutevoli  ammaestramenti 
a  tempo,  notare  mancanze,  lodare  detti  0  azioni  buone,  ed 
usare  tutte  quelle  sottili  avvertenze,  che  richiede  una  solle- 
cita educazione  di  costumi,  che  in  una  repubblica  sono  in 
iìoe  la  più  v'era  scuola,  la  migliore  e  la  più  necessaria  ».  Né 
più  trovava  di  poter  lodare  il  partito  di  mandare  i  giovani 
alle  scuole  di  qualche  Istituto  regolare  0  ad  altre  pensioni 
che  fossero  di  privati  Collegi  o  di  Seminari  ;  poiché  quando 
bene  non  si'verificasse,  come  della  più  parte  sospettava  il  Gozzi, 
che  quanto  alle  dottrine  ritenessero  esse  ancora  ad  un  di 
presso  quei  metodi  d'insegnare  che  vennero  nel  tempo  del- 
l'ignoranza  stabiliti  »,  ci  sarebbe  sempre  da  temere  che  i  gio- 


I4S 

vani  in  quelle  scuole  educati  ne  uscissero  meno  atti  alle 
consuetudini  della  viia  civile,  meno  assuefalli  ali*  osservann 
delle  leggi  e  a  considei^re  con  mente  illutninata  gli  aflhri 
del  proprio  paese  >•  Lasciate  però  da  un  Iato  le  private  scuole 
e  quelle  non  meno  dei  Collegi  o  dei  Seminari,  si  fa  TAuto- 
re  a  rintracciare  e  seguire  le  deliberazioni,  che  furono  mano 
mano  prese  dalla  Repubblica  pel  progressivo  ordinamento  dei 
melodi  delle  pubbliche  scuole.  E  e  quanto  egli  trae  da  que* 
Me  ordinazioni,  dal  1448,  epoca  in  cui  a' aperse  il  lume 
delle  scienze  in  lulia,  fino  al  1685,  ci  fa  un  fedéle  ed  in- 
genuo ritratto  di  quella  carità,  con  cui  il  serenissimo  Do« 
minio  invigilò  alla  cultura  degli  animi  e  degli  ingegni,  de' 
suoi  cittadini;  e  dimostra  che  i  provvedimenti,  fatti  io  que- 
sti ultimi  tempi  da  alcuni  Governi  rispetto  hU*  educazione, 
ebbero  in  gran  parte  luogo  nello  Stato  veneto  quasi  tre  se- 
coli prima  :  e  che  se  la  fatalità  dei  tempi  qui  gli  interruppe, 
tanto  resta  ancora  di  regola  e  di  lume  negli  antichi  decreti, 
che  una  risoluta  prudenza  con  la  scorta  di  quelli  può  rior- 
dinare una  perfetta  educazione  e  averne  gloriosa  riuscita  » . 
Premesse  queste  considerazioni,  discorrendo  brevemente 
la  storia  cronologica  degli  studi  in  Venezia,  nota  come  prima 
del  secolo  XV  e  quasi  tutta  la  disciplina  voluta  dal  Principe 
massime  per  la  nobiltà  stesse  nelFacquistar  pratica  di  viaggi 
marittimi,  conoscenza  di  costumi  e  di  leggi  delle  altre  na- 
zioni »•  E  avuto  riguardo  ai  tempi,  in  cui  la  Repubblica 
mirava  più  che  altro  a  fondare  la  sua  potenza  e  la  floridezza 
de* suoi  commerci,  si  troverà  che  questi  era  per  quell'e- 
poca «  la  più  provvida  istituzione  >.  Questo  più  pratico  che 
letterario  sistema  di  educazione  non  fu  mutato  che  verso  la 
metà  del  secolo  XV:  nel  qual  tempo  fu  stabilito  un  metodo 
di  pubblico  insegnamento,  ed  approvato  un  precettore  di 
grammatica  e  di  lettere  umane.  E  sono  degne  di  riflesso  le 
parole  di  quel  decreto^  nelle  quali  si  vede  come  queiroecu- 
lato  Governo  mirasse  sempre  nell'educare  «  principalmenie 
air  assuefazione  negli  usi  della  patria  »  •  •  Questa  scuola  di 


I4S 

grammalica  e  di  reiiorica  fu  appunto  il  principiOi  col  quale 
il  Senato  si  aperse  la  via  ad  una  delle  più  proflcue  e  no- 
bili scuole,  che  venissero  mai  in  citt&  veruna  introdoue, 
nelle  quali  secondo  che  andavasi  aumentando  il  lume  delle 
dottrine,  or  V  una  or  V  altra  ne  veniva  avidamente  abbrac- 
ciata, riguardandosi  al  benefixio  non  più  solo  della  cancel- 
leria, ma  a  quello  dei  nobili,  dei  eittadini  e  delle  persone 
di  chiesa  »  •  e  Logica ,  filosofia  e  teologia ,  dopo  la  gram- 
matica e  la  reitorica,  ottennero  pubblico  insegnamento  >• 
E  nel  4449  il  palrixio  Lauro  Quirino  insegnava  la  mo- 
rale di  Aristotile;  e  nell'anno  seguente  a  Mario  Fidelfb  era 
dato  incarico  di  ammaestrare  I9  gioventù  nella  poeUca,  nel- 
Teloquensa  e  neiristoria;  e  a  Giorgio  Trapesunsio  conferito 
di  aprir  utia  lettura  di  greca  erudiziope.  E  riscaldatosi  tut- 
tavia sempre  più  il  genio  verso  le  buone  lettere,  dappoiché 
Tiinveuzione  della  stampa  aveva  accomunati  i  libri  greci  e 
latini,  sul  principio  del  secolo  XVI,  Nicolò  Leoniceno  e  Mar- 
co Musuro  vi  erano  solenni  maestri  delle  greche  lettere; 
come  Gregorio  Amasco  e  il  Sabellico  e  Rafaello  Regio  con 
gran  rinomanza  vi  professavano  l'erudizione  e  la  letteratura 
latina. 

Dove  non  è  da  sorpassare  l'esempio  di  quei  maggiori, 
che  furono  si  avveduti  di  indirizzare  per  tempo  la  gioven- 
tù verso  quegli  studi,  l'uso  de'  quali  era  più  famigliare  e 
quasi  richiesto  dalle  patrie  costituzioni.  Perchè  (eome  ben 
nota  il  Gozzi)  in  un  governo  aristocratico  (e  noi  diremmo 
a  maggior  diritto  in  un  governo  rappresentativo),  nelle  eoi 
occorrenze  si  dee  procedere .  per  via  di  consigli  e  di  con- 
siderazioni, difendere  ed  oppugnare  pareri  per  isviluppare 
la  verità,  adducendo  ragione  dei  proprii  pensamenti  o  pub- 
blicamente parlando  o  rendendo  conto  in  iscritto  d' impor- 
tanti affari  di  governo  o  d'interna  polizia,  difficili  ed  impli- 
cati*; 0  dovendosi  nei  Magistrati  trattare  di  molte  difficoltà 
legali  e  di  spedienti;  o  nelle  Arabascierie  maneggiare  ne* 
goti  nelle  Corti  :  non  v*  ha  certamente  cosa  più  utile  e  ne- 


444 

cessarla  dell'  eloquenza ,  per  proferir  con  chiarezza  e  fona 
persuasiva  quanto  hanno  insegnato  la  pratica  e  le  dottrine. 
E  non  meno  abbisogna  quest'  arte  per  le  azioni  giudiziarie 
alla  classe  degli  avvocati  e  degli  ecclesiastici  che  vogliano 
eseguire  il  loro  debito  ». 

«  Meoti'e  tuttavia  che  in  tal  guisa  si  coltivavano  le  buo- 
ne lettere,  non  si  avea  minore  accuratezza  al  progresfto 
delle  scienze,  secondo  che  l'ingegno  degli  uomini,  ajutato 
allora  dalla  sua  sola  robustezza  e  fatica,  le  andava  toglien- 
do fuori  dairoscurità  >.  Fra  esse  Girono  preferite  e  pro- 
mosse fra  le  prime  le  matematiche;  poiché  quei  sagaci  isti- 
tutori ebbero  conosciuto  «  quanto  giovamento  e  vigore  avreb- 
bero potuto  arrecare  alle  arti  meccaniche  >• 

Né  meno  delle  dottrine  era  a  cuore  di  quei  nostri  mag- 
giori •  che  la  gioventù  fosse  rettamente  disciplinata   nelle 
londamentali  verità  della  Religione;  e  riconoscendo  essiche 
queste  non  poteano   aversi   da  miglior  fonte  e  più  sincera 
che  dalle  Sacre  carte,  determinarono  una  pubblica  lezione 
di  sacra  Scrittura  » .  Si  vedrà  più  avanti  dalle  stesse  osser- 
vazioni del  Gozzi ,  qual  sapiente  consiglio   fosse   questo  e 
quanto  conforme  alla  tradizione  de'  padri,  e  come   non  vi 
fosse  ragione  che  si  dovesse  dismettere  un  cosi  vero  ed  ap- 
provato metodo  di  radicare  nell'animo  della  gioventù  i  più 
sodi  e  sinceri  principi i  della  Religione.  Dove  è  pur  da  no- 
tare che  se  non  fossero  troppo  spesso    ignorate  o  dimenti- 
cate le  memorie  dei  nostri   maggiori ,  non  si  sarebbe  tra- 
scorso cosi  facilmente  a  tacciare  di  novità   quanto  avvisava 
pur  dianzi  -il  Rosmini  a  far  più  sodo  l'insegnamento  religioso 
delle  nostre  scuole.  «  Vorrei,  dettava  egli,  che  in  tutte  le 
scuole  fosse  letta  la  Scrittura  con  apposita  distribuzione  di 
Libri,  e  apposite  noticciuole  a'  Libri.  E  nelle  scuole  elemen- 
tari porrei  gli  storici,  nelle  prime  quattro  scuole  del  Ginna- 
sio spiegherei  i  morali  dell'  antico  Testamento  ;  alla  reno- 
rica  dischiuderei  le  poetiche  amenità  dei  profeti  e  dei  sal- 
mi; apporrei   alla   filosofia   il  Vangelo,   e  nelle   Uuiversiià 


443 

siudìo  le  aposloUehe  Lettere  e  gli  Alti;  vorrei  intra- 
lasdtta  la  cantica,  T apocalissi  e  tutti  i  luoghi,  che  i  pastori 
della  Chiesa  giudicassero  di  intralasciare  (4)^.  E  veramente 
se  fu  mai  tempo  di  corroborare  gli  animi  della  gioventù  di 
forti  studi  religiosi  e  della  stessa  lettura  dei  sacri  Libri  fatta 
in  modo  conveniente  alla  loro  capaciti,  e  dietro  alle  norme 
del  cattolico  magistero,  ci  par  questo  nostro,  in  cui  l'affan- 
Barai  di  una  insidiosa  Propaganda  per  mettere  in  mano  dei 
fedeli  non  approvati  volumi  di  falsate  Bibbie,  dovrebbe  cre- 
scer rìaipegno  nei  cattolici  di  prevenire  il  pericolo  di  quel 
proeelitiamo,  mettendo  almeno  gli  studiosi,  che  ne  sieno  atti, 
a  portata  di  poter  trarre  quanto  è  da  loro  dal  divino  Volu- 
me siucere  e  cattoliche  lezioni. 

Perché ,  come  avvisava  non  son.  molt'  anni  un  illustre 
Prelato  (S),  raccomandando  appunto  al  suo  clero  e  popolo 
una  nuova  popolare  edizione  del  nuovo  Testamento ,  «  de- 
vesi  dai  cattolici  porre  ogni  studio  nello  spargere  a  larga 
mano  copie  del  divino  Libro,  affinchè  non  tanto  sieno  colla 
verità  delle  celesti  dottrine  come^di  antidoto  ai  libri  diffusi 
dagli  eretici,  quanto  anche  perchè  ne  prendano  il  luogo, 
e  distornino  i  fedeir  dalla  lettura  di  quelli  • .  Conciossiachè 
non  giovi  abbastanza  (è  avviso  del  gran  Fenelon)  il  &r  di 
togliere,  se  d'altra  parte  non  si  dà  in  ragione  di  quanto  si 
toglie  ». 

Volendo  poi  la  Repubblica  vieppiù  forte  consolidare  gli 
adottati  ordinamenti  delle  venete  scuole,  V  anno  4&S8  ne 
aiBdò  la  custodia  al  Magistrato  dei  Riformatori,  che  già  da 
alcuni  aoiii  facea  fiorire  l'Università  di  Padova.  E  non  pure 
vi  mantenne  le  decretate  dottrine,  procacciandosi  a  profes- 


(i)  Saggio  sair  unità  dell' edoctiiooe. 
(2)  M.  MIduccì  arciv.  di  Firense.  Annali  di  Statistica,  Voi.  XXIV, 
serie  3/ 

AwAu  SUilklka»  voU  XXIF^  urie  3/  10 


4  46 

sarte  i  più  fifHiuU  maesiri;  ma  furono  messe  Dello  stesso 
anno  e  tenute  poi  in  gran  lustro  le  utilissime  lezioni  di  fi« 
sica,  di  etica,  di  economia  e  di  politica,  «  delle  quali,  dice 
bene  il  Gozzi,  nessun'altra  facoltà  può  cotanto  influire  odia 
religione,  nel  prirato  costume,  nel  governo  delle  famiglie  e 
dello  Stato  ». 

Dove  è  da  notare  il  provvido  intendimento  di  quella 
sapiente  Repubblica,  di  non  trascurare  alcuna  elasae  di  cit- 
tadini ma  di  fornire  a  tutti  opportunità  di  una  conveniente 
istruzione.  Perchè  non  solo  la  cura  del  Senato  si  arrestava 

■  * 

a  far  che  fioriscano  pei  nobili  e  per  gli  agiati  le  dotte  e 
classiche  scuole  dei  Ginnasi  e  delle  Università;  ma  volgeva 
l'auimo  caritatevole  anche  alla  gioventù  povera  e  popolare, 
provvedendola  di  quanto  bastasse  ad  una.  educaiione  sua 
propria.  Erano  però  suti  assegnati  e  si  mantenevano  nei 
sestieri  maestri  convenevoli  a  questa  classe,  che  è  par  nu- 
merosissima, dei  figli  del  popolo.  «  Leggere,  scrivere,  prio* 
oipii  d'aritmetica,  di  cosi  grande  tuo  in  tutti  gli  affari, 
grammatica  e  umanità  era  la  loro  disciplina,  oltre  la  reli- 
gione e  il  costume  •• 

Nel  qual  semplice  e  popolare  ordinamento  di  scuole  ve- 
diamo  1*  idea  di  quelle  scuole  elementari  superiori  o  reali 
0  tecniche  che  si  credettero  un  nuovo  trovato  dei  nostri 
tempi,  e  che  fu  bene  vergogna  introdurlo  si  tardi  e  generaU 
mente  con  si  parziali  ed  imperfetti  metodi,  da  obbligare  i 
più  di  questi  giovani  destinali  al  commercio,  alle  industrie, 
alle  arti  e  ai  manuali  ofliai  della  società ,  a  passare  d^li 
anni  in  un  corso  di  studi  classici,  dove  a  discapito  di  più 
opportune  e  necessarie  istruzioni,  avrebbero  addourtnature 
di  antiche  lingue  e  non  so  che  altre  storie,  che  non  sareb- 
boro  loro  per  tutta  la  vita  di  alcun  giovamento  o  pratica 
utilità. 

•  Tali  furono,  conchiude  il  Gozzi,  le  incessanti  solleci- 
tudini della  Repubblica  per  una  educazione  universale  della 
veneta  gioventù  »;  educazione  «  fondata,  come  si  è  detto, 


147 

nel  1443,  costodiu  e  protetta  Jalla  ecimune  autorità  fino  al 
1580  ia  eirea,  difesa  poi  fino  al  4640;  dal  qual  tempo  o 
fu  affidata  contro  le  antiche  massime  e  disposizioni  alle 
mani  dei  Regolari ,  o  lasciata  in  arbitrio  dei  privati ,  con 
quei  discapiti  >  ,  che  sono  notati  nel  principio  di  questa 
scrittura. 

Come  è  chiaro  pure  dal  titolo  di  alcuna  di  queste  Scrit- 
tore del  Gozzi ,  che  furono  appunto  dettate  per  sugge- 
rir nuovi  metodi  per  le  scuole  che  doveano  essere  surro- 
gate a  quelle  dei  Gesuiti,  quelle  loro  scuole»  come  quelle 
di  tutti  indisliutamente  i  privati  collegi  e  dei  regolari  isti- 
tuti, non  decevano  essere  ai  tempi  del  Gozzi  troppo  gene- 
ralmente approvate.  E  dal  contesto  di  questa  stessa  prima 
Scrittura  ben  si  raccoglie  com'  egli  per  molti  rispetti  le  tro- 
vasse inopportune  e  le  considerasse  nonché  altro  come  un 
ostacolo  ni  perfezionamento  dei  migliori  metodi  già  adottati 
dalla  Repubblica.  Però  Usdiando  stare  le  ragioni  politiche, 
die  sembrano  più  che  un  poco  aver  influito  in  cosi  fatto  giu- 
dizio, tanta  severità  e  cosi  assoluta  e  generale  potrà  parer 
troppa,  chi  pensi  che,  fatta  ragione  ai  tempi,  alcune  almeno 
di  quelle  scuole  fomite  daf  Regolari,  con  tutti  gli  indicati  di- 
fetti erano  generalmente  ripuute  delle  migtiori  che  si  aves. 
sero.  Parrà  poi  strano,  che  s'involgano  nella  generale  cen- 
sura anche  le  scuole  dei  Gesuiti ,  a  quei  molti  che  sanno 
quante  volte  siesi  ripetuto  a  lode  di  quelle  scuole  il  giu- 
dizio ,  che  si  ha  ragione  di  tenere  tanto  più  autorevole 
quanto  più  imparziale,  del  cancellier  Bacone.  Ma  forse,  la- 
sciata ogni  altra  considerazione ,  stando  pure  il  giudizio 
del  gran  Verulamio  pei  tempi  in  cui  lo  ha  pronunziato, 
non  potè  essere  alla  generalità  di  quegli  istitutori  conti- 
nuata la  stessa  lode,  se  ipancò  loro  il  volere  o  il  saper 
progredire,  «  per  assecondare,  direbbe  il  Gozzi,  le  pubbli- 
che congiunture  con  la  sovrana  disposizione  neir  educare  i 
cittadini  ». 

•  {Contìnua). 


448 


r  no  !!»•¥•  diritta  europe*  |  Ubro  di  'TBMEXKM 
WiAWVUkMM^  con  un*  appendice  sulF  ottima  congrega' 
zione  umana  e  sul  principio  di  nazionalità.  —  TariM 
4859.  Un  voL  m-43.''  dt  pùg.  443. 


(  Art.  II.  Vedi  il  fscicolo  di  ottobre  1859,  pag.  22  )• 


N. 


ài  abbiamo  nel  primo  articolo  pubblicato  sùir  opera  del- 
l'illustre  Mamiani  indicato  quali  siano  i  nuòvi  principj  sa  i 
quali  fondare  dovrebbesi  il  nuovo  diritto  del!«  genti,  avuto 
riguardo  alle  rispettive  nazionalitii. 

Coerente  a  cosiffatti  principj  l'autore  accenna  alle  nuove 
vedute  a  cui  dovrebbero  quindi  innanzi  attenersi  i  Congre&i 
internazionali.  Noi  crediamo  che  le  sue  idee  meritino  di  es- 
sere divulgate  in  Italia,  nel  momento  appunto  in  cui  i  suoi 
destini  stanno  per  essere  decisi  dal  Congresso  europeo  che 
sta  per  raccogliersi  a  Parigi.  L' autore  svolge  su  questo  pro- 
posito alcuni  principj  giuridici  che  possono  forse  dirsi  an- 
cora nuovi.  Eccoli  riassunti  in  dodici  articoli; 

»  Primo,  che  i  Congressi  per  venire  all'atto,  e  massime 
ì  generali,  non  aspettassero  là  scompiglio  di  lunghe  e  ter- 
ribili guerre,  ma  conferissero  dei  comuni  negozi!  nel  bel 
mezzo  della  pace  con.  animo  assai  riposato  e  senza  ira  né 
parte. 

»  Secondo,  che  giustizia  vuole  vi  assistano  di  presenza 
e  con  voce  deliberativa  tutti  coloro  il  cui  diritto  e  i  cui  in- 
teressi sono  implicati  pel  subbietto  delle  conferenze.  E  quan- 
do alcuna  mutazione  sostanziale  viene  recata  al  vigente  di- 
ritto europeo,  chiaro  è  che  dovrebbero  poter  controvertere 
e  deliberare  tutti  gli  Stati  che  quel  diritto  riconoscono  e 
praticano. 

»  L'  uso  invalso  di  convenire  pochi  maggiori   potentati 


449 

a  ri^olvefe  essi  soli  questioni  gravissime  o  di  applicazione 
o  di  massima,  e  poi  chiedere  od  aspettare  V  adesione  e  l'as- 
sentimento degli  altri  non  è  senza  pregiadizio  né-  senza  pe* 
ricolo  si  per  la  spontaneità  compiuta  delle  adesioni  e  si  per 
Tesarne  e  T estimazione  libera  ed  imparziale  o  del  fatto  o 
della  massima. 

»  Terzo,  che  non  yi  sieno  comitali  dirigenti  ed  altre 
maniere  di  esercitare  indebite  preminenze  a  scapito  e  a  di- 
sdoro dei  potentati  minori  e  comtro  il  principio  della  parità 
perfetta  fra  gli  Stati. 

»  Quarto,  che  le  rappresentanze  nel  Congresso  sieno 
tutte  vere,  cioè  non  personali  ma  nazionali^  non  dei  re  soli 
ma  degli  Stati  ;  e  altresì,  la  vera  e  finale  ratificazione  prò* 
venga  o  direttamente  ò  per  indiretto  dal  popolo. 

>  Quinto,  che  debbano  essere  uditi  i  richiami  d'ogni 
gente  di  cui  si  delibera ,  e  il  Congresso  ne  abbia  notizia 
non  che  sufficiente,  ma  la  più  adeguata  possibile; 

»  Sesto,  che  nulla  si  risolva  contro  il  generale,  sincero 
e  manifesto  voto  delle  popolazioni  e  si  studino  i  modi  più 
Confacenti  a  conoscerlo. 

•  Settimo,  che  sarebbe  utile  pratica  nelle  convenzioni  e 
trattati,  mediante  dichiarazioni,  preamboli  od  altra  scrittura, 
annunziare  i  principi!  di  giure  involti  nelle  applicazioni  e 
nei  fatti  speciali,  e  non  tacerli  e  soltointenderli,  come  sem- 
pre si  USB. 

»  Ottavo,  che  sarebbe  da  imitare  a  eerte  occasioni  Te- 
seropio  dato  dalla  Santa  Alleanza  (sebbene  con  altri  pensieri 
e  parole)  di  produrre  certa  manifestazione  di  solenni  ve- 
rità, e  significare  ai  mondo  le  massime  più  generali  e  più 
sostanziose  dei  tre  punti,  nei  quali  s'incardina  cosi  la  giu- 
stizia come  l'amicizia  dei  popoli,  e  sono  V autonomia,  la 
parili  e  la  carità  delle  genti. 

»  Nono,  che  non  si  tacessero  quelle  ammende  e  miglio- 
ranze,  le  quali  ò  desiderabile  sieno  presto  e  volentieri  tra- 


460 

dotte  in  atto  da  ciasouiia  Potenza,  come  p.  e.  che  Tuso 
delle  miluie  merceoarie  straniere  a  guardia  e  difesa  iote* 
riore  dello  Stato  sta  messa  in  voce  di  vituperoso  e  tirao- 
nico  ;  ovvero  che  cessino  le  protezioni  privative  ed  interes- 
sate e  ogni  maniera  di  dipendenza  di  uno  Stato  da  un  aU 
tro;  o  che  cessino  le  disparità  sconvenevoli  e  troppo  dan- 
nose nella  forma  essenziale  e  fondamentale  del  reggimento 
politico  delle  nazioni.  Questi  e  simiK  desideri  niuno  vieta 
che  sieoo  sigoiBcati,  almeno,  dalle  Potenze  a  cui  -non  fanno 
rimprovero,  pigliata  occasione  da  alcun  putto  e  convenzione 
infra  esse. 

9  Decimo,  che  non  potendosi  accordare  le  Potenze  nella 
pratica  immediata  di  alcuni  emendamenti  e  perfezionamenti 
se  ne  faccia,  nullameno,  promessa  formale  da  mantenersi 
in  certo  tempo  e  con  eerta  latitudine  nei  modi  dell*  esecu- 
zione ;  come  fu  praticato  a  Vienna  con  la  Dichiarazione  sulla 
Tratta  dei  Negri  e  come  nel  Patto  confederativo  germanico 
hì  legge  la  promessa  fatta  in  comune  d*  istituire  in  certo 
tempo  governi  rappresentativi. 

»  Undecime,  che  gli  atti  e,  come  dicono,  i  protocolli  del 
Congresso  indugino  poco  ad  essere  pubblicati  e  nessuno  ne 
sia  sottratto  al  giudizio  pubblico  ;  e  nelle  convenzioni  e  trat- 
tati non  sieno  clausole  secrete. 

•  Duodecimo,  che  ogni  cosa  vi  proceda  e  vi  sÌ4Sompi- 
sca  ed  effettui  senza  alterazione  veruna  della  libertà,  parità 
e  indipendenza  reciproca  dei  popoli  contraenti. 

»  Ciò  tutto  appartiene  ali*  intrinseco  dei  Congressi.  Qual- 
cosa è  da  dire  del  di  fuori  ;  perchè  ,quivi  si  preordinano 
realmente  e  s'iniziano;  ed  essi  da  ultimo  riescono  fatti  cosi 
o  cosi  e  recano  tali  conseguenze  o  cotali  secondo  la  dispo- 
sizione peculiare  dei  tempi,  dei  luoghi  e  delle  opinioni.  Sul 
che  accennammo  in  parecchi  passi  del  libro  essere  neces- 
sario più  che  altra  cosa  una  gran  diffusione  delie  idee  di 
giustizia  internazionale;  poi  la  uniformità  sostanziale    della 


4SI 

eoslìtazione  interiore  di  ciascuno  Stato.  In  Gne,  la  congre- 
gizione  o  disgiunzione  dei  popoli  eausata  e  moderala  non 
dd  forte  Guizie,  non  da  intromissioni  iiitlebite  di  forestieri 
ma  dalle  leggi  profonde  e  perpetue  della  spontaneità  e  della 
nazionalità. 

>  Se  gran  parte  di  queste  condizioni  si  avvereranno  nei 
futuri  abboccamenti  della  diplomazia^  certo  non  si  inganna- 
no i  popoli  a  fondarvi  le  loro  speranze  ed  invocare. con' ac- 
ceso desiderio  un  Congresso  generale,  cui  spetti  di  rifare  in 
roej^  la  male  abborracciata  opera  delle  Conferenze  vien* 
nesi.  Ma  per  isguardare  la  cosa  eziandio  dal  lato  dell'idea 
arcbetipa  del  diritto,  circa  la  quale  siamo  di  già  venuti 
spendendo  molte  parole,  accade  di  domandare  se  io  svolgi- 
mento e  il  progresso  effettivo  del  giure  internazionale  fra 
gli  uomiui  abbia  per  organo  suo  migliore  e  più  conveniente 
questo  conferire  e  deliberare  insieme  gli  oratori  e  pleoipo- 
tenziari  degli  Stati  d'Europa. 

>  Se  noi  avvisiamo  il  diritto  civile  di  ciascun  popolo, 
i  metodi  seguiti  da  essi  per  isvolgerlo  ed  emendarlo  appa- 
iono nou  pia  di  due.  Alcun  popolo  ha  reputato  partito  mi- 
gliore adunarsi  a  certe  epoche  straordinarie  in  assemblea 
generale  e  costitutiva  col  proposito  ardito  di  rifare  di  pianta 
e  con  disegno  preordinato  il  proprio  ediGcio  politico  e  la 
massima  parte  dei  codici.  Ad  altri  invece  questo  demolire 
a  un  sol  tratto  quasi  tutto  il  passato  e  comporre  in  un  sol 
tempo  l'ordine  intero  civile  e  politico,  mediante  l' inesora- 
bile norma  di  certi  principii  astratti  e  assoluti,  è  parso  im- 
prendimento  perieoloso  e  temerario.  Quindi  sonosi  attenuti 
si  metodo  di  riformare  e  innovare  il  tutto  assai  lentamente 
e  a  pezzo  per  pezzo,  e  ogni  di  transigendo  non  poco  con 
gì' interessi,  le  opinioni  e  gli  usi  contrari. 

*  Delle  due  maniere  di  svolgere  e  riformare  il  diritto 
sono  stale  discusse  le  incomodità  e  i  vantaggi  con  rara  sa- 
gaeità  e  dottrina;  e  i  più  savi  conclusero  che  la  maggiore 


452 

o  minore  opportaDiia  di  essi  due  melodi  viene  dichiarala 
dalla  natora  dei  tempi  e  ddle  circostanxe  e  più  ancora 
dalla  diversa  indole  delle  popolazioni.  Fu  altresì  dispolato 
se  non  tomi  meglio  al  diritto»  per  lo  spiegamento  suo  lar- 
go spedito  ed  armonico,  la  volontà  dittatoria  d*iin  uomo 
grande,  di  quello  che  il  pensiero  collettivo,  la  sciensa  divisa 
e  la  volontà  meno  risoluta  ed  unificata  dei  parlamenti  or- 
dinàri. 

»  Di  tutto  ciò  quale  applicasione  è  conceduto  di  bre 
allo  spiegamento  e  progresso  del  giure  intemasionale  ?  Certo 
non  crediamo  che  possa  l'Europa  sottostare  oggi  alla  ditta* 
tura  di  nessun  Cesare  e  di  nessun  Carlo  Magno  per  amplia- 
re o  riformare  a  senno  di  lui  il  codice  delle  nazioni.  Meno 
discosto  dalla  possibilità  è  la  dittatura  intellettuale  d*  un  ge- 
nio mirabile,  il  quale  imponesse  a  tutte  le  genti  civili  la 
sapienza  de'  suoi  dettati. 

Posto  dunque  che  il  giure  internazionale  non  possa  ac- 
quistare incremento  assai  ragguardevole  se  non  per  V  opera 
collettiva  degli  Stati,  rimano  di  chiedere  se  i  Congressi,  i 
quali  sono  come  i  parlamenti  della  città  universale ,  diven- 
tano lo  strumento  migliore  delle  correzioni  ed  ampliazioni 
di  esso  diritto  delle  genti  ;  e  infine  se  è  fattibile  ed  è  pro- 
fittevole di  convertire  le  assemblee  generali  e  straordinarie 
de'  diplomatici  in  qoal  cosa  di  simile  ad  una  Camera  costi- 
tuente. 

»  Può  dirsi  che  il  giure  internazionale  ha  per  organi 
peculiari  del  suo  doppio  incremento  l' ideale  cioè  e  il  reale 
primamente,  la  speculazione  e  la  scienza  nell'intelletto  e 
ne'  libri  de'  pubblicisti  ;  poi,  la  trasmissione  della  parte  più 
sostanziosa  ed  evidente  di  quelle  nell'opinione  pubblica  e 
nella  università  degl'ingegni  educati  e  istruiti.  Da  un  altro 
lato,  ha  gli  abboecaménti  cotidiani,  il  carteggio  assiduo,  i 
negoziati  frequenti  fra  i  Governi  d'Europ,  mediante  le 
Legazioni  che  ciascuno  d'essi  mantiene  e  rinnova  appo 
tutti  gli  nitri;  ed  ha  i  patti,  le  convenzioni  e ì  trattati  par- 


163 

ticolari  e  generali  in  coi  8i  raeeoglte  e  «  ordina  il  diritto 
positivo  intero  delle  nazioni,  derivalo  di  continuo  dalle  prò* 
prie  sue  fonti,  la  ragione  e  V  usanza  conrane. 

>  Tali  diversi  organi  si  connettono  e  legano  in  assai 
stretto  modo  ;  e  per  ordinario  i  tre  primi  preparano  e  con- 
dizionano r  ultimo.  La  scienza  dei  giuristi  influisce  a  poco 
per  volta  sul  giudizio  delle  educate  moltitudini  ;  e  quella  e 
questo  sulle  relazioni  e  le  pratiche  cotidiane  fra  Governo  e 
Governo.  In  fine  tutto  ciò  insieme  reca  T  autorità  sua  nei 
convegni  e  nei  trattati  e  rado  avviene  che  questi  entrino 
innanzi  all'  opinione  pubblica  e  molto  meno  alla  scienza  ; 
sebbene  talvolta  i  fatti  rendono  testimonianza  che  ciò  può 
accadere;  e  il  trattato  primo  della  neutralità  armata  fra  la 
Russia  e  la  Danimarca  n'è  forse  una  prova. 

»  Tuttociò,  come  vedesi,  pone  non  poca  differenza  nel 
procedere  dei  due  diritti  civile  e  intemazionale.  Vero  è, 
peraltro,  che  nella  guisa  che  in  tempi  straordinari  un  po- 
polo invoca  straordinari  parlamenti  e  pone  ogni  ultima  fé- 
de  in  un'  a^emblea  costitutiva,  cosi  V  Europa ,  non  ostante 
le  delusioni  sofferte,  si  ostina  a  sperare  in  un  grande  e  ge- 
nerale Concilio  di  diplomatici  ;  ed  oggi  vi  spera  più  che 
mai,  divisando  che  nuovi  principii  o  per  Io  manco  nuove 
e  ineluttabili  necessità  sonosi  fatte  sentire  per  ogni  dove  e 
gli  uni  e  le  altre  picchiano  forte  air  uscio  de'  più  retrivi 
cortigiani  e  vogliono  essere  messi  dentro  e  governare  la 
cosa  pubblica.  Ma  con  tutto  questo  conviensi  tenere  a  mente 
che  la  potestà  d' un  Congresso  di  diplomatici  disgrada  som- 
mamente da  quella  onde  è  investita  una  Camera  costitutiva. 
Certo,  nell'apparenza  non  va  cosi:  perocché  convenendo 
insieme  i  popoli,  o  a  dir  più  esatto,  i  rappresentanti  loro 
che  sono  autori  liberissimi  di  certe  leggi  e  ordinamenti  co- 
inuni,  nessuno  vieta  che  non  s'accordino  a  rimutarle  so- 
stanzialmente, salvo  a  non  traviare  dalle  norme  eterne  e 
non  declinabili  della  ragione  e  della  giustizia.  Nulla  meno, 
noi  replichiamo  che  quella  virtuale  onnipotenza  dei  popoli 


154 

rappreseutaU  ai  Congressi  spiegasi  nel  fatto  entro  conCut  as- 
sai brevi,  del  ebe  dobbiamo  pigliare  comptacimeoto  piuUo- 
sto  ebe  noia,  E  ebi  vorrebbe  oggi  si  rinnovasse  T  arbitrio 
enorme  e  spaventevole  onde  a  Vienna  si  giudicò  la  sorte 
dei  popoli  e  si  divisero  e  ripartirono  i  territori!  ?  Oltreché, 
quella  potenza  infelice,  ed  asata  con  si  volgare  saggezza, 
diventò  possibile  meramente  per  ciò  che  l' Europa,  travisa- 
ta e  sconvolta  da  un  capo  all'altro  e  ^er  più  di  trenta 
anni  da  guerre,  rivoluzioni  e  conquiste,  perduto  aveva  il 
sentimento  del  proprio  essere  e  ottenebrato  il  lume  dei 
grandi  veri  della  giustizia  sociale,  e  cadde  nelle  mani  dei 
vincitori  fatta  simile  ad  una  matèria  scomposta  e  informe, 
che  piglia  per  ciò  medesimo  ogni  maniera  d*  impronta  e  di 
stampo. 

s  Le  facoltà  effettive  che  può  usare  un  generale  con- 
sesso di  rappresentanti  di  popoli  si  ristringono,  per  mio  av- 
viso^  nelle  infrascrìite, 

9  Può  aggiustare  molte  vertenze  d' intorno  ai  fatti  par- 
ticolari, mantenute  vive  ed  aspre  dalle  passioni  e  dalFor- 
goglio  Immoderato  d*  alcuni  Stati  competitori  ed  invidi. 

»  Fermare  accordi  e  patti  di  utilità  universale,  ma  in- 
torno ai  subbietti  che  poco  o  nulla  si  leghino  eoi  prìncipii 
e  gì*  interessi  supremi  della  politica  ;  come  affrancare  i  com- 
merci, dar  leggi  alia  navigazione  sui  fiumi  o  per  gli  strettì 
di  mare,  sciogliere  dubbi!  salle  giurisdizioni  dei  consoli,  ri- 
solvere mobi  problemi  circa  al  diritto  internazionale  pri- 
vato e  simigliauti  questioni. 

•  Può  un  Congresso  esprimere  massime  di  più  rigorosa 
giustizia  internazionale  je  solleeitame  T  aeceitazione  e  T  ap- 
plicazione da  tutte  le  Potenze  civili. 

•  Prestabilire  miglioramenti  e  perfezionamenti  comuni 
da  condurre  in  atto  fra  certo  tempo  e  con  certi  modi,  se- 
eondo  la  varia  possibilità  e  convenienza  dei  popoli  e  dei 
Governi. 

>  Compete  pure  a  un  Congresso  generale ,   riordinare , 


466 

se  occorra,  ciò  che  noi  domandammo  la  parte  materiale  ed 
accidentale  del  giare  positivo  delle  nazioni  europee ,  e  la 
quale,  nondimeno,  diventa  là  più  difficile  a  maneggiare  e 
rìmuiare;  mentre  da  un  altro  lato,  dove  non  soddisfaccia  i 
popoli  e  la  opinione  universale,  occasiona  tumulti,  male 
contentezze,  guerre  e  sollevazioni  ;  e  per  lo  manco,  tarda  e 
impedisce  la  buona  e  leale  amicizia  fra  tutte  le  genti.  Ma 
per  isvenlura,  noi  non  crediamo  che  valga  una  assemblea 
diplomatica  e  sia  pure  di  integri  e  abilissimi  plenipotenziari 
a  indurre  mutazioni  importanti  e  durevoli  nella  forma  ter- 
ritoriale e  politica  di  un  solo  Stato;  quando  non  fosse  tanto 
debole  e  cosi  povero  di  amicizie  e  di  pairocinii  da  non 
potersi  in  guisa  veruna  difendere  contro  le  altrui  delibera- 
zioni. Manifesto  è  che  in  un  Congresso  diplomatico,  quando 
i  maggiorenti,  eome  spesso  è  accaduto,  non  piglino  arbitrio 
di  sentenziare  essi  soli  e  fuori  d'ogni  appello,  intomo  alla 
sorte  dei  potentati  minori,  le  ragioni  della  giustizia,  deire** 
quità  e  della  convenienza  non  sono  sufficienti. e  persuaderli 
a  cedere  alcun  loro  rilevato  privilegio  a  vantaggio;  perchè 
si  ricercherebbe  a  ciò  negli  Stati  una  sincerità  e  una  an« 
negazione  inverso  al  bene  comune  che^  quantunque  deside- 
rabile, non  è  per  al  presente  né  da  sperare,  né  da  preteo* 
dere.  Tale  discorso  ha  moke  più  verità  se  trattasi  di  quei 
maggiorenti  medesimi  di  cui  si  /a  cenno.  Cotesto  ufficio , 
impertanto*,  di  levare  gli  sconci  maggiori  dair  assettamento 
d'Europa  e  accostarlo  ai  princìpi!  della  vera  giustizia  sociale 
non  può  in  un  Congresso  di  liberi  popoli  riuscire  ad  altro 
che  a  suggellare  eon  1*  autorità  sua  le  mutazioni  occorse  o 
prossime  ad  avvenire,  meglio  regolando  la  loro  forma  e  ri- 
riconoscendo  solennemente  la  ragione  del  diritto  che  le  as^ 
solve  e  legittima. 

»  Ciò,  dunque,  elle  importa  in  supremo  grado  alla  pace 
del  mondo  e  al  progresso  del  buon  diritto  si  è  che  fac- 
ciasi nelle  menti  e  nel  senso  morale  degli  uomini  un'ottima 
preparazione  alle  adunanze  diplomatiche  e  ai  trattati  che 


466 

ne  derivano,  e  possa  (come  nolammo  più  sopra  )  irionbre 
a  grado  a  grado  e  per  ogni  luogo  la  legge  della  spontaneità 
e  della  nazionalità  e  le  altre  preord inazioni  e  tendenze  mi- 
rabili della  natura.  Forse  la  fede  che  sembra  crescere  nelle 
geriti  a  un  Congresso  generale  e  costitutivo  proviene  da 
ciò  appunto  che  nuovi  prinoipii  ragionano  ormai  nella  in- 
telligenza comune  e  la  libertà  se  li  cova  sotto  le  proprie 
ali;  né  bastano  i  battaglioni  oggimai  né  le  viete  teoriche 
ad  impedire  ed  invertere  V  ascendiroento  animoso  e  più 
sempre  accelerato  delle  varie  schiattte  umane,  e  il  propo- 
sito fermo  di  comporre  a  talento  loro  le  civili  congrega- 
zioni ». 

Dopo  queste  splendide  aspirazioni  del  bene  T  autore 
cosi  conchiude  il  suo  sapiente  lavoro  ; 

•  Pervenuti  al  termine  delle  nostre  considerazioni,  sem- 
bra che  il  modo  più  conveniente  e  spedito  per  farne  co- 
gliere al  lettore  la  sostanza  maggiormente  notabile  sia  di 
porre  in  confronto  le  massime  direttive  del  nuovo  diritto 
pensato  e  iniziato  in  Europa  con  quelle  che  i  traiuti  del 
Congresso  di  Vienna  o  esprimono  o  sotloìntendono  od  ap- 
plicano. E  facendoci  da  queste,  diciamo  ch'esse  furono  prio- 
olpalmente  le  infrascritte: 

«  I.  La  podestà  dei  monarchi  è  assoluta:  il  popolo  noa 
ha  diritti  nò  superiori  ad  essi,  né  eguali;  mai  non  puòesao* 
torarli  e  trasferire  la  corona  da  un  capo  ad  un  altro. 

»  II.  Nei  monarchi  s*  identifica  tutto  lo  Stato.  Gli  amba- 
sciatori inviati  alle  Corti  e  ai  Congressi  sono  anzi  tutto  rap- 
presentanti loro.  E  ciò  che  i  monarchi  trattano  e  coocludoDO 
personalmente  o  per  mezzo  di  ministri  è  dallo  Stato  con- 
cluso ,  il  vogliano  i  soggetti  o  no,  1'  assenuino  o  lo  dissen- 
tano. 

•  III.  Ogni  principe  ha  facoltà  di  chiedere  e  conseguire 
legittimamente  soccorso  di  armi  straniere  contro  i  sudditi 
proprii. 

»  IV.  Ogni  libertà  popolare  è  largizione  e  munificenu 


457 

del  principe;  e  la  rivolta,  comunque  accaduta,  può  farla  re- 
vocare e  annullare. 

»  V.  Si  scambiano  e  si  ripartiscono  le  provincie  fra  i  pò- 
tenuiti  o  per  diritto  di  guerra  e  conquista  o  per  accordi  e 
patti  infra  essi.  La  consultazione  e  adesione  degli  abitanti 
non  è  necessaria. 

»  VL  Non  ha  alcuna  sussistenza  il  diritto  e  principio  della 
spontaneità  e  della  nazionalità  nella  formazione  e  mutazione 
degli,  Stati. 

»  VII.  Più  corone  possono  stare  sopra  un  medesimo 
capo,  e  nazioni  diverse  dipendere  l'una  dall'altra  con  va- 
rie forme  di  subordinazione  e  di  sudditanza. 

»  Vili.  La  legalità  dei  trattati  dee  prevalere  alla  ragione 
evidente  di  qualunque  contrario  princìpio  giuridico. 

»  IX.  Le  faccende  d' Europa  e  V  intero  diritto  europeo 
viene  mantenuto  e  modificato  dalla  Pentarchia.  I  potentati  mi- 
nori aderiscono  ad  uno  ad  uno  alle  mutazioni;  e  dove  noi 
facessero,  la  cosa  avrebbe  poco  momento. 

»  X.  I  popoli  non  rappresentati  uIBcialmente  nelle  Corti 
non  hanno  diritto  di  far  richiamo  alla  diplomazia  contro  i 
loro  oppressori;  e  la  diplomazia  li  dee  tenere  in  conto  di 
turbolenti  e  ribelli. 

»  XI.  I  principi  protestanti  governano  a  senno  loro  le 
chiese  riformate.  I  principi  cattolici  fanno  concordati  con 
Roma  in  maniera  da  sottomettere  quanto  più  possono  la 
Chiesa  allo  Stato;  ovvero  torcendo  le  larghezze  usate  con 
Roma  a  danno  e  reprimente  della  libertà  dei  popoli. 

»  In  opposizione  a  cotesti  placiti  del  diritto  viennese, 
noi  deliueammo  le  fondamenta  d'un  nuovo  giure  europeo, 
ricavato  si  dalle  viscere  della  scienza  e  si  dai  pensamenti 
comuni  oggidì  alle  moltitudini  educate  e  istruite.  Al  che  si 
aggiunsero  alcuni  fatti  di  gran  momento  e  iniziatori  certi 
d' un  ordinamento  migliore  del  mondo  delle  nazioni.  E  i 
principi!  di  cotal  giure  sono  i  seguenti: 

»  L  L'assoluta  sovranità  è  della  ragione  e  della  giusti- 


158 

zia.  Né  i  principi  né  il  popolo  non  la  posaiedono.  Solo  t 
migliori  in  iscienza  e  virtù  hanno  diritto  di  eserciiaria  en- 
tro a  certi  confini. 

»  Ih  Legittimo  6  quel  GoTcmo  che  ha  il  conaeuao  dei 
governati  e  aoddiafa  competentemente  al  fine  progressivo 
sociale. 

»  Ogni  Governo  che  difetta  di  queste  due  condizioni  di- 
venta illegittimo  e  si  fa  debito  ai  cittadini  il  mutarlo.  Si 
può  disputare  a  dilungo  sulla  legalità  e  la  scelta  del  modo, 
non  sulla  necessità  del  fatto  e  la  bontà  del  fine. 

»  III.  Lo  Stato  non  s'identifica  col  monarca  o  altro  capo; 
e  i  rappresentanti  alle  Corti  e  ai  Congressi  debbono  con  ve- 
rità e  schiettezza  rappresentare  la  nazione ,  i  suoi  interessi 
ed  i  suoi  pensieri. 

•  IV.  È  iniqua  la  richiesta  di  armi  straniere  contro  i 
sudditi  proprii,  ed  è  ingiusto  ed  oppressivo  il  concederle. 
Usare  poi  contro  essi  milizie  ragonaticcie  di  mercenari  fo- 
restieri (  cosa  turpissima. 

»  V.  La  libertà  o  autonomia  interiore  dei  popoli  non 
ha  modo  né  limite ,  salvo  che  dalla  ragione  morale  e  dal 
senno  politico  ;  e  il  principio  del  non  intervento  non  soffre 
eccezione. 

»  VI.  Le  comunanze  civili  si  compongono  e  allargano 
0  per  contrario  si  sciolgono  giusta  il  diritto  e  il  principi^ 
della  spontaneità  e  della  nazionalità. 

»  VII.  Le  conquiste  perpetue  non  istanno  in  giure; 
molte  però  delle  antiche  pigliarono  legittimità  col  fondare 
i  vinti  ed  i  vincitori  una  sola  patria. 

»  Ad  ogni  permutazione  o  cessione  di  territorio  fa  gran- 
demente mestieri  la  consultazione  e  l'assenso  aperto  e  ve- 
ritiero degli  abitanti. 

»  VIIL  Non  debbono  stare  più  corone  sopra  un  capo 
medesimo;  e  nessun  popolo  dee  dipendere  internamente 
ed  esternamente  da  altro  popolo.  O^ni  forma  a  grado  di 
tal  dipendenza  è  per  sé  illegittima. 


459 

>  IX.  lid  fede  ai  trattali  è  piena  ed  irrevocabile,  ognora 
che  non  contrastano  manifestamente  ai  dogmi  eterni  del 
retto  e  del  giusto.  , 

»  X.  Ài  trattati  generali  e  riformatori  del  generale  di- 
ritto concorrono  tutti  gii  Stati  che  Taccetiano  e  osservano. 
Ai  particolari  e  speciali  concorrono  dejure  tutti  gl'interessati. 
Quivi  il  suffragio  di  ciasclieduno  è  Ubero,  eguale,  asso- 
luto. 

»  XL  I  popoli  non  riconosciuti  e  senza  uflSciale  rap- 
presentanza possiedono,  nondimeno,  a  ragione  di  umanità 
e  per  effetto  del  senso  morale  un  diritto  incontrovertibile 
di  fare  adire  i  giusti  loro  richiami  e  che  vi  si  provveda 
nei  termini  della  comune  liberti  e  giustizia. 

9  XII.  Lo  Stato  e  la  Chiesa  sono  separatissimi  negli  uf« 
fici  e  neirautoriti,  congiuntissimi  sono  di  animo,  d*intendi« 
menti  e  di  zelo. 

»  I  concordati  debbono  divenire  non  più  necessari,  ti 
diritto  ecclesiastico  non  può  travalicare  i  confini  del  diritto 
privato. 

»  Crediamo  bastare  il  confronto  fra  tali  due  serie  di  pro<» 
nunziati ,  perchè  a  nessuno  rimanga  nascosta  la  verità  che 
TEuropa  dimora  in  effetto  oggidì  tra  due  diversi  ed  oppo- 
sti generi  di  diritto:  V  uno  scaduto  dall'opinione  e  persua* 
sione  pressocchè  generale;  l'altro  non  ben  definito  ancora 
e  piuttosto  desiderato  che  messo  in  via  di  pronta  e  com- 
piuta esecuzione;  tuttocbò  se  ne  vegga  qualche  principio  e 
cresca  la  speranza  del  rimanente.  Vero  è  che  dal  4845  in 
poi  accaddero  molle  mutazioni  e  non  poche  catastrofi,  le 
quali  scolpate  e  quasi  a  dire  amnistiate  dalle  maggiori  po- 
tenze pigliarono  sembianze  di  buon  diritto  ed  entrarono 
come  clausole  nuove  nei  vecchi  trattati,  sebbene  fossero  in 
manifesto  conflitto  coi  principii  e  le  massime  che  quei  trat- 
tati informarono 

>  Ciò  partoriva  la  teorica  strana  dei  fatti  compiuti,  meno 
confacente  alla  civiltà  odierna  che  ai  tempi   omtTieamcnte 


460 

chiamati  eroici;  imperocché  ella  viene  a  significare  ebe 
quando  la  fona  abbondi  dalla  tua  parte,  ovvero  ebe  per 
disfare  V  opera  tua  sia  bisogno  affrontare  gravi  periooli  é 
sostenere  parecchie  incomodità,  le  Corti  e  i  Gabineui  d'Eu- 
ropa farannosi  teco  maneggevoli  assai  e  di  buona  composi- 
zione ed  ogni  tuo  atto  diverrà  legale  ed  irreprensibile.  Guai 
per  lo  contrario  se  ti  scoprono  debole  e  sprovveduto  e  se 
con  leggier  fatica  possono  rompere  a  messo   ed  annullare 
la  tua  impresa;  eonciossiachè  allora  ti  rinfaccieranno  acre- 
mente i  principi!    da  te  manomessi  e  non  troverai  graxia 
appo  loro,  per  quanta  modestia  e  moderazione  tu   ponga 
ne'  tuoi  richiami,  nelle  tue  pretese.  Di  uil  guisa  è  avvenuto 
che  quante  sollevazioni  ha  fatte  Parigi  e  la  Francia  in  que- 
sti ultimi  anni  e  quante  forme  di  governo  ha  sperimentate, 
furono  tutte  e  prestamente  approvate  e  sancite  dalla  diplo- 
mazia. Approvarono  la  cacciata  di  Carlo  X  e  rinnalzameoto 
di  Luigi  Filippo.  Indi  la  cacciata  di  questo  e  l'acclamazioDe 
della  repubblica.  Indi  pure  T  arrivo  al  trono  del  III  Napo- 
leone contro  l'espresso  divieto  dei  congregati  di  Vienna.|  E 
nullameno,  si  presume  di  tenere  in  suslante  il  dogma  della 
sovranità  assoluta  dei   principi  e  che  mai  non  è  lecito  ai 
sudditi  loro  di  spodestarli.   Sicché   laddove  si  ebbe  a  fare 
contro  a  picciolo  forze  o  disordinate,  come  in  Italia,  nel- 
TAssia  Casscl,  nell'Annover  e  in  qualche  altra  provincia^  si 
volle  che  ogni  cosa  tornasse  forzatamente  all'obbidienza  dei 
principìi  (cosi  li  domandano  e  cosi  li  mantengono),  e  fu 
sperato  che  il  mondo  dimenticasse  le  molte  sconfitte  da 
quelli  toccate.  Ma  chiaro  é  che  i  popoli  non  vi  hanno  più 
fede  né  riverenza  nessuna;  dacché  li  veggono  contraddetti 
presto  ed  allegramente,  sempre  che  la  forza  trapassi  dall'al- 
tro lato. 

€  Certo,  in  questa  cosi  generale  e  continua  disdetta  delle 
massime  professate  e  delle  norme  di  diritto  accettale,  credo 
non  sieno  mai  vissute  le  genti  europee.  Avvegnacchè,  qua- 
lora badiamo  alle  storie  del  secolo  andato  e  deiranteriore, 


461 

noi  c'imbattiamoi  del  skuro,  in  guerre  ingiasle  e  feroci  e 
in  parecchie  aperte  e  invereconde  usurpazioni;  ma  non 
iscorgiamo  l'Europa  eziandio  ne'  tempi  regolari  e  pacifici 
smentire  sé  stessa  nelle  massime  fondamentali  del  suo  di- 
riuo  e  comportare  in  silenzio  che  la  coscienza  universale  se 
ne  alieni  e  le  censuri  e  riprovi  ogni  giorno  pia.  Per  fermo, 
nessuno  di  que'  principii  da  noi  registrati  poco  avanti  e  di 
cui  il  Congresso  di  Vienna ,  posto  che  non  facesse  profes- 
sione esplioita^  fece,  peraltro,  continua  applicazione  e  prò- 
fitto  ;  nessuno,  replico,  di  que'  principii ,  uno  o  due  secoli 
addietro,  era  cancellato  ancora  dall'  opinione  {più  generale 
e  volgare  dei  popoli.  Oggi  può  afiermarsi  giustamente  il 
contrario  ;  e  da  ciò  proviene  che  il  giure  interzionale,  nella 
maniera  che  alcune  regie  cancellerie  persistono  a  interpre- 
tare e  spiegare,  comparisca  come  una  grande  e  diuturna 
menzogna  dirimpetto  al  sano  giudicio  di  tutti  i  buoni  ed 
illuminati. 

<  Noi  non  neghiamo  che  essendosi  i  monarchi  maggiori 
nel  4845  largamente  giovati  della  vittoria  e  della  conquista 
contro  le  leggi  non  declinabili  della  libertà  e  uguaglianza 
delle  nazioni  ;  quando  anche  i  novelli  principii  sieno  con- 
fessati pubblicamente  tutti  e  ogni  diplomatico  faccia  loro  di 
cappello  e  propongasi  per  ogni  negozio  avvenire  di  averli 
in  profonda  osservanza;  nullameno,  non  intervenendo  ri- 
voluzioni e  tramutazioni  estrème  ed  inopinate,  non  poca 
parte  dell'ordinamento  d'Europa  proseguirà  a  differire  da 
essi  principii  e  si  manterrà  in  condizioni  sregolate  ed  ir- 
razionali. 

<  A  noi  non  è  mancata  la  cura  e  la  diligenza  di  sug- 
gerire tutti  ì  modi  onorati  e  pacifici  si  per  iscemare  gra- 
datamente quelle  discrepanze  funeste  e  si  per  causare  il 
danno  molto  maggiore,  che  il  codice  nuovo  internazionale 
le  sanzioni  e  consacri.  » 

AxNAu.  Stalistiea,  voi,  XXI f^»  iurie  3/  il 


463 

Bel  pr^sredsl  del  4l#itte  nella  eeeietà^  neUa 
le^Uilaalene  e  nella  eelenma  durante  TiiUlnie 
•eeele^  In  rapporto  eoi  prlnelpj  e  eon  ali  or* 
dlnl  lllierl  %  Discorso  dell'  avvocato  PASQUALE 
STAMlSliAO  MANCIIVI.  —  Torino  1859,  edizione 
tn-8.^  di  pag.  85,  presso  la  stamperia  Reale. 

JLi  illustre  pubblicista  Stanislao  Mancini  inaugurava  non  ha 
guari  il  suo  Corso  di  diritto  internazionale  all'Università  di  To- 
rino, proferendo  uno  di  que'  sapienti  discorsi  che  rimangono 
£ome  un  ricordo  glorioso  nella  storia  delia  scienza.  Gli  eventi 
della  guerra  ritardarono  la  pubblicazione  di  questo  dotto  la- 
voro che  noi  siamo  lieti  di  poter  annunziare  a  vivo  conforto 
degli  studiosi.  Il  tema  preso  a  trattare  dal  Mancini  è  quello 
di  far  conoscere  quali  siano  stati  ì  progressi  che  ha  fatto 
il  diritto  nel  mondo  civile,  nella  legislazione  e  nella  scienza 
dair  ultima  metà  deljo  scorso  secolo  sino  al  presente. 

È  un  errore  comune,  dice  l'autore,  quello  di  credere 
che  nel  nostro  secolo  le  sole  scienze  fisiche  e  naturali  siansi 
arricchite  di  maravigliosi  trovati ,  e  le  morali  discipline 
siano  rimaste  stazionarie  ed  inerta.  Questa  fallace  credenza, 
egli  soggiunge,  proviene  da  questo  che  le  grandi  e  supreme 
verità  morali  sono  sempre  immutabili  nella  loro  essenza, 
benché  le  forme  e  le  applicazioni  si  allarghino  a  misura  che 
le  condizioni  sociali  ricevono  ampliazione  e  mutamento. 

Ciò  premesso  si  fa  Fautore  a  dimostrare  che  gli  ultimi 
cento  anni  rappresentano  una  delle  epoche  più  gloriose  per 
la  storia  del  diritto  per  1*  insolita  e  prodigiosa  potenza  di 
idee  e  di  forze  state  poste  in  azione,  che  esercitarono  una 
miracolosa  influenza  sulla  condizione  degli  uomini  e  delle 
nazioni.  Per  provare  un  tale  assunto  l'autore  si  fa  a  trat- 
teggiare la  condizione  del  mondo  civile  nell*  ultima  metà 
del  secolo  scorso,  e  dimostra  come  la  volontà  imperiosa  di 
pochi  potentati  dettasse  la  legge  agli  Stati.  Descrive  il  caos 


463 
delle  legUlasioni  morenti  che  avevano  ormai  smarrite  le 
splendide  traceie  dell'  equità  civile  state  improntate  nel 
mondo  dal  diritto  romano,  per  eorrer  dietro  alle  sottigliezze 
scolastiche  del  diritto  canonico  ed  alle  prepotenze  barbariche 
del  diritto  feudale.  Rivela  V  opera  coraggiosa  dei  giureconsulti 
italiani  del  secolo  scorso  che  col  Gravina,  eoi  Beccaria,  col 
Filangieri  e  con  cento  altri  redensero  la  scienza  giuridica  dallo 
stato  di  sfacelo  in  cui  trovavasi,  e  la  resero  di  bel  nuovo  la 
scienza  legislatrice  e  diremo  anche  benefattrice  dell'umana  fa- 
miglia-.  Dopo  questa  dimostrazione  si  fa  l'autore  ad  indicare  i 
mezzi  dei  quali  si  giovò  la  Provvidenza  per  far  progredire  nel 
nostro  secolo  il  regno  del  diriiiu  fra  gli  uomini.  Ed  ecce»  le 
sue  parole: 

«  Potrebbe  dividersi  il  secolo  in  tre  distinti  periodi  ; 
quello  delle  pacifiche  riforme  civili,  quello  della  rwoluzhne 
sociale,  quello  in  flne  del  Tento  e  graduale  progresso  legi- 
slativo, politico  ed  economico. 

»  Nel  primo  periodo  che  precede  il  1789,  malgrado  la 
prevalente,  resistenza  de'  raantenitori  del  vecchio  regime,  il 
movimento  degli  spiriti  si  fa  sentire  nelle  ardite  rimostranzo 
de'  filosofi  nel  lamento  universale  degli  abusi,  nella  sorda 
agitazione  delle  classi  medie  contro  i  privilegi  del  clero  e 
del  feudalismo,  nella  impazienza  stessa  con  cui  onesti  prin- 
cipi si  gloriano  di  migliorare  le  pubbliche  istituzioni  e  di 
appagare  i  legittimi  voti  de'  governati.  È  in  quest'epoca 
che  regnano  Leopoldo  di  Lorena  e  Carlo  IH  in  Italia,  Giu- 
seppe il  e  Federico  in  Germania,  nella  Francia  il  migliore 
ed  il  più  sfortunato  de'  Borboni  Luigi  XVI,  nel  Nord  Pietro 
e  Caterina  sul  trono  degli  autocrati.  Non  vi  ha  parte  del 
diritto,  in  cui  non  si  chiedano  e  non  s' intraprendano  im- 
portanti riforme.  Beccaria  domanda  l'abolizione  della  tortura, 
e  l'emendazione  della  legislazione  criminale,  scandnlezzando 
lo  spirilo  ostinatamente  conservatore  della  magistratura  con- 
temporanea. Genovesi,  asceso  in  Napoli  sulla  prima  cattedra 
di  economia  politica  che  si  fosse  eretta  in  Europa,  protesili 


464 

contro  i  ceppi  che  viDcolano  l'industria  e  lo  stesso  com- 
mercio interno  degli  Stati.  Verri  e  la  scuola  lombarda, 
Quesney,  Turgot  ed  i  fisiocrati  di  là  delle  Alpi,  rivelano  la 
miseria  economica  de'  popoli  e  ne  additano  i  rimedi.  Mario 
Pagano  vagheggia  la  riforma  del  processo  criminale;  Filan- 
gieri quella  di  tutto  il  sistema  della  legislazioue.  In  varie 
provinole  italiane  una  numerosa  scuola  di  -giuristi  imprende 
a  rivendicare  i  diritti  della  civile  sovranità  dalle  usurpazioni 
degli  ecclesiastici.  In  Napoli  ed  in  Piemonte  i  principi  com- 
mettono la  compilaiione  di  Codici  generali  del  Commercio 
a  due  dotti  magistrati,  al  De  Iorio  ed  all'Azuni.  Da  per 
tutto  non  si  ode  che  il  grido  concorde:  Guerra  a'  privilegi 
ed  alla  esorbitanza  delle  caste:  Distruzione  del  feudalismo: 
rigenerazione  del  diritto. 

>  Vi  ebbero  fra  i  pensatori  alcune  anime  semplici  e 
virtuose,  nemiche  degli  eccessi,  de'  delitti  e  del  sangue^  le 
quali  contemplando  questo  movimento  di  scientifica  agita- 
zione, hanno  a'  di  nostri  avvisato  che  l'umanità  anche  senza 
le  commozioni  e  le  sciagure  di  una  terribile  rivoluzione 
avrebbe  conseguito  dalle  riforme  de'  governanti  il  sospirato 
miglioramento,  e  toccata  eguaimcute  la  nrela  del  civile  pro- 
gresso. Infelice  illusione!  In  una  società  decrepita  di  corruzioni 
e  di  abusi  le  inveterate  istituzioni  infeste  al  pubblico  bene, 
intorno  alle  quali  i  secoli ,  la  fortuna  e  le  abitudini  della 
dominazione  avevano  concentrato  tesori  di  potenza  e  di 
forze,  non  avrebbero  potuto  giammai  essere  divelto  dalle 
radici  per  opera  di  spontanee  e  pacifiche  riforme.  L' ora 
era  venuta,  in  cui  dovessero  scomparire  dal  mondo;  e  la 
Provvidenza  che  non  conosce  ostacoli,  volle  che  cadessero, 
anche  trascinando  una  parte  della  vecchia  società  nella  loro 
rovina,  e  sollevando  neil'  età  vegnenti  un  lungo  compianto 
sul  tristo  destino  delle  numerose  vittime  delia  loro  caduta. 
Chi  di  noi,  o  signori,  non  ha  versato  lagrime  di  pietà  sulle 
miriadi  di  umane  creature  immolate  dalla  immensa  rivolu- 
zione franotse;  chi  non  ha  inorridito  degli  eccessi   che   la 


465 

deturparono,  de*  torrenti  di  sangue  ch'essa  fece  scorrere? 
Ma  contemplate  le  trasformazioni  per  essa  operate  nel  si* 
stema  giuridico  e  sociale;  ed  a  que'  sentimenti  succederanno 
r  ammirazione  ed  il  più  legittimo  orgoglio  dello  spirito  mo- 
derno. L'  eguaglianza ,  la  libertà ,  la  fraternità  divengono  i 
dommi  fondamentali  della  società  rigenerata.  La  dichiarazione 
de'  diritti  dell'uomo  innalza  il  più  oscuro  mendicante  alla 
dignità  naturale  della  specie,  e  ricorda  a'  potenti  e  reggitori 
della  terra  che  Dio  lo  ha  creato  a  sua  immagine.  La  libertà 
di  coscienza  è  proclamata,  la  intolleranza  religiosa  ha  ces« 
sato  di  dividere  con  discordie  intestine  in  più  nazioni  una 
sola.  Il  monarca  non  è  più  un  padrone  abborrito,  ma  un 
magistrato  coronato  inviolabile  ed  irresponsabile.  I  poteri 
pubblici  sono  distinti,  ed  il  popolo  ha  larga  parte  nell'  am- 
ministrazione  dello  Stato.  Tutti  i  privilegi  sono  distrutti, 
fino  al  più  alto  e  da  secoli  intatto,  consacrato  dal  rispetto  di 
una  grande  nazione.  Il  caos  delle  mille  costumanze  e  sta- 
tuti è  scomparso.  Le  vecchie  legislazioni  ed  ordinanze  non 
divengono  che  un  ricordo  storico.  La  feudalità  non  ha  so- 
lamente veduto  espiare  le  ingiustizie  e  le  oppressioni  com- 
messe impunemente  dagli  avi  nel  sangue  d' innocenti  ed 
imbelli  nipoti,  ma  è  incompatibile  col  nuovo  sistema  sociale, 
e  fin  la  parola  n'è  cancellata  dalle  leggi.  I  chierici  tornano 
semplici  cittadini  come  gli  altri,  per  procacciarsi  in  mezzo 
a'  credenti  la  venerazione  e  la  fiducia  non  più  col  loro  fa- 
sto e  le  ricchezze,  ma  con  la  pratica  delle  virtù  evangeli- 
che,  con  la  coopcrazione  alla  prosperità  della  nazione,  con 
le  consolazioni  che  da  loro  attendono  tutte  le  sofferenze  ed 
i  dolori  della  vita.  In  tutto  il  corso  di  questa  grande  rivo- 
luzione i  legislatori  non  domandano  al  passato  le  ragioni  di 
ciò  che  esiste,  sollevano  lo  sguardo  al  cielo,  e  ne  evocano 
il  tipo  di  una  legge  naturale  ed  eterna ,  ed  a  questa  sola 
divina  autorità  vogliono  che  nell'  avvenire  V  umanità  obbe- 
disca. Chi  passa  a  rassegna  il  complesso  degli  atti  decretali 
in  soli  due  anni  dall'  assemblea  costituente  di    Francia  ,  ri- 


46« 

roano  mulo  di  stupore  per  la  prodigiosa  iinmeosità  de*  ri- 
sultaroenti.  Giammai  altreiUDlo  noD  operò  e  non  vide  una 
generaiione  di  mortali;  onde  uno  storico,  che  deplorò  sin- 
ceramente le  colpe  della  rivoluzione,  non  si  trattenne  dal 
chiamare  quel  consesso  dì  legislatori  il  concilio  ecumenico 
della  ragione  e  della  filo^oOa  moderna,  il  rigeneratore  non 
della  Francia,  ma  del  genere  umano  (4).  Perciò  la  rivolu- 
zione giuridica,  che  essa  consumò,  non  è  più  soltanto  un 
avvenimento  della  storia  dì  un  popolo,  ma  è  divenuta 
una  data  della  storia  dell* umanità!  Con  l'ajuto  di  una 
doppia  propaganda,  delle  idee  e  delle  armi,  questa  rivolu- 
zione in  brevi  anni  fece  il  giro  deirEuropa.  Non  vi  fu  paese 
in  cui  le  vecchie  istituzioni  non  perissero  per  cedere  alle 
novelle  la  direzione  della  società;  da  per  tutto  le  antiche 
legislazioni  rovinando  scomparvero.  E  quando  in  Francia 
la  rivoluzione,  oltrepassato  ogni  limite,  parve  in  pericolo 
di  soccombere  sotto  il  peso  de'  suoi  propri  eccessi,  allora 
ne  afferrò  con  vigorosa  mano  il  freno  un  soldato  avventuroso, 
un  uomo  di  genio,  ed  un  italiano,  o  signori,  diciamolo  con 
orgoglio;  e  queatì  ricondusse  la  religione,  la  disciplina  e 
r  ordine  nella  società  rinnovata;  e  consacrò  le  conquiste 
della  ragione  e  del  diritto  in  codici,  destinati  anch'essi  a 
fare  il  giro  dell'Europa,  ed  a  rendere  immortale  il  suo 
nome  meglio  delle  sue  cento  vittorie,  ne'  quali  la  parte 
ancor  vitale  della  sapienza  giuridica  dell'antica  codificazione 
romana  fu  associata  a'  benefizi  della  moderna  civiltà,  ed 
accomodata  a'  bisogni  del  nuovo  sociale  ordinamento. 

>  Chiusa  quest'epoca  gigantesca  col  1815,  s'iniziò  una 
terza  epoca,  la  quale  dimostrò  qual  profondo  vero  annun- 
ciasse un  pubblicista  moderno,  benché  freddo  amico  di  li- 
bertà, affermando  che  le  rivoluzioni  hanno  tanta  forza,  che 
debbono  risentirne  e  subirne  l' influenza  i  loro  stessi  av- 
versari. 

(1)  Lamartine,  Hist.  des  girondins,  lib.  VII. 


i67 

»  Allora  in  faui  cominciò  un  lento  lavoro  di  assimila* 
zione  e  irasformnzione  giuridica  in  quasi  tutti  gli  Stati  del 
continente  europeo.  In  molti  di  essi  con  lievi  cangiamenti 
si  conservò  la  codificazione  francese ,  penetrata  già  ne'  co- 
stumi ,  ed  in  possesso  delie  simpatie  delle  popolazioni  be- 
neficate. In  altri,  benché  impròvvidamente  si  pensasse  poter 
disfare  un  passato  irrevocabile  e  rimettere  la  società  sotto 
la  tutela  de'  vecchi  ordini  risuscitati  dall' obblio,  non  si 
potè  mai  raggiungere  compiutamente  questo  scopo;  e  prima 
fu  necessità  consacrare  con  nuove  leggi  alcuni  de'  mutamenti 
irreparabilmente  consumati  o  divenuti  necessari  a'  bisogni 
dell'umana  convivenza;  poscia  entrar  largamente  ne' propo- 
siti di  apparecchiare  e  promulgare  codici  nazionali ,  la  so* . 
stanza  e  la  forifla  de'  quali  era  Inevitabilmente  quella  del 
Codice  Napoleonico.  Cosi  avvenne  che  in  questo  periodo, 
malgrado  r  pericolosi  insegnamenti  ed  i  consigli  d' inerzia 
della  scuola  storica,  sorta  in  Alemagna  a  combattere  T  opera 
della  codificazione,  ed  a  rappresentare  il  diritto  e  le  sue 
riforme  come  effetto  spontaneo  e  successivo  delle  usanze  e 
del  genio  di  ciascuna  nazione,  non  altrimenti  che  le  lingue, 
senza  bisogno  del  concorso  di  riformatori  filosofi  o  giure- 
consulti, l'Europa  ha  veduto  in  ogni  sua  regione  promulgarsi 
nuovi  Codici^  più  o  meno  felice  transazione  ed  alleanza  fra 
r  elemento  storico  ed  il  filosofico,  fra  le  tradizioni  del  pas- 
salo, e  le  verità  razionali  ed  eterne  rivelate  nelle  necessità 
dell'umana  natura.  L'Italia,  la  Spagna,  il  Portogallo,  la 
Grecia,  l'Olanda,  quasi  tutti  gli  Stati  della  stessa  Germania, 
e  fin  la  Russia,  ebbero  una  codificazione  nazionale  accomo- 
data alle  nuove  idee  ed  a'  bisogni  dell'epoca;  e  qui  tra  noi, 
son  già  quattro  lustri,  il  paese  doveva  cosi  grande  benefizio 
al  magnanimo  Re  Carlo  Alberto,  il  cui  regno  fu  una  con- 
tinua riforma  legislativa  dello  Slato  nel  senso  di  un  tem- 
perato ma  costante  progresso ,  coronata  in  fine  dal  nobile 
ed  eroico  tentativo  di  conquistare  ad  una  patria  gloriosa  e 
sventurata  la  nazionale  indipendenza.  La   codificazione    non 


468 

incontra  ptù  ostacoli  che  nella  sola  vecchia  Inghilterra,  ormai 
divisa  dairorbe  Bon  più  per  le  distanze  come  a'  tempi  del 
romano  poeta,  ma  per  la  tenace  originalità  de'  suoi  eostumi; 
e  nondimeno  importanti  riforme  parziali  votate  dal  Parla- 
mento scuotono  anche  colà  la  polvere  de'  secoli  dalle  parti 
più  difettose  dell'antico  edifizio. 

»  Che  più?  Il  problema  economico ,  la  cui  soluzione 
travaglia  lo  spirito  dell'  età  moderna,  yenne  solennemente 
proposto  alle  meditazioni  degli  scienziati  e  de'  legislatori  per 
mettere  que'  nuovi  codici  in  armonia  con  lo  stato  econo- 
roico  delle  società. 

»  Da  ultimo  in  questo  stesso  periodo  con  lento,  ma 
incessante  avanzamento,  in  alcuni  paesi  s' introducono,  in  altri 
si  svolgono  le  garantie  della  politica  libertà,  e  con  esse  le 
istituzioni  di  diritto  pubblico,  le  forme  rappresentative,  e 
l'autorità  del  suffragio  nazionale;  ed  il  48S4,  il  1830  ed  il 
4848  sono,  date  di  avvenimenti  che  mostrarono  se  i  popoli 
s'infiammassero  al  desiderio  ed  alla  conquisia  di  ordini  li- 
beri e  di  civili  franchigie.  Che  se  talvolta  l'ardore  dei 
libertà  sembra  assopito  o  stanco;  folle  chi  crede  che  esso 
possa  estinguersi,  e  che  ciò  importi  un  ritorno  alle  idee 
del  passato,  un  definitivo  abbandono  della  via  del  progresso, 
anziché  un  temporaneo  raeeoglimento  degli  spiriti  per  ri- 
pigliare con  nuova  lena  l' interotto  cammino,  un  apparecchio 
di  precauzioni  e  di  forze  per  reprimere  gli  eccessi  ed  evi- 
tare nell'avvenire  le  discordie  ed  t  pericoli  suscitati  dagli 
errori  de'  falsi  amici  della  libertà  medesima. 

•  Additati  ora  i  mezzi,  ed  il  processo  storico  per  cui 
si  operarono  nell'ultimo  secolo  cosi  nuovi  e  grandi  pro- 
gressi neir  ordine  giuridico ,  ci  appressiamo  impazienti  a 
contemplare  in  una  rapida  e  consolante  rassegna  gli  ottenuti 
risultamenti. 

>  Cominciamo  del  Diritto  Privato,  i  cui  elementi  orga- 
nici sono  r /ndit)i(<uo,  la  Famiglia^  la  Proprietà^  la  Stic- 
cessione,  le  ObbligazionL 


i69 

•  Per  gì' Individui  le  amiche  legislazioni,  preoccupate  deU 
riateresse  sociale,  paco  tennero  in  conto  i  diritti  personali. 

<  lo  vi  dichiaro,  Platone  fa  dire  al  suo  legislatore^  che  non 

<  riguardo  voi  né  i  vostri  beni  come  appartenenti  a  voi 
e  stessi,  ma  a  tutta  la  vostra  famiglia,  a'  vostri  maggiori  ed 
e  alla  vostra  posterità,  ed  ancor  più  tutta  la  vostra  famiglia 

<  ed  i  suoi  beni  come  appartenenti  allo  Stato  »  (I).  Il 
cristianesimo  aveva  restituito  in  onore  i  diritti  individuali, 
e  conciliato  lo  sviluppamento  delle  personalitb  con  L'ordine 
sociale;  ma  la  feudalità  aveva  cancellata  l'opera  cristiana,  e 
legittimata  una  nuova  specie  di  servitù,  men  dura  dell' an« 
lica,  ma  più  ignominiosa  perchè  di  uomini  liberi.  Soltanto 
in  quest'ultimo  secolo  la  condizione  personale  della  sogge* 
zione  umiliante,  delle  ineguaglianze,  delle  distinzioni  di 
casta,  de'  privilegi  eccezionali,  si  è  cangiata  nella  eguaglianza 
avanti  alla  legge ,  come  avanti  alla  natura.  Le  assemblee 
francesi  scrivevano  nelle  loro  costituzioni:  Sono  diritti  na^ 
turali  ed  imprescrittibili  delFuomo  l' Eguaglianza^  la  Libertà 
la  Sicurezza  y  la  Proprietà.  E  nel  programma  del  Codice 
civile  il  Gambacérés  dichiarava,  doversi  esso  fondare  sulle 
basi  immutabili  della  lAbertàj  deW Eguaglianza  de'  diritti^ 
del  rispetto  della  Proprietà.  Eguaglianza  ne'  diritti ,  egua- 
glianza nelle  pene,  eguaglianza  civile  in  tutto,  malgrado  la 
diversità  delle  credenze  religiose;  tale  è  il  nuovo  principio 
democratico  che  ormai  regola  senza  contrasto  Io  stato  delle 
persone  ne'  paesi  che  non  hanno  rigettato  ì  progressi  otte- 
nuti dal  diritto  nell'età  nostra.  Quale  inmienso  cammino,  o 
signori,  non  ha  fatto  dunque  nel  mondo  giuridico  la  dignità 
della  personalità  umana? 

>  Chi  potesse  ancor  dubitare  della  virtù  propagatrice  del 
progresso  in  tal  senso,  porti  pure  con  gioja  ed  ammirazione 
il  suo  sguardo  sull'  ultima  estremità  dell'  Europa,  e  vi  scorga 


(t)  Plat.,  De  Legib,,  lib.  XI. 


170 

un  giovane  principe  di  fresco  asceso  sul  trono  de  suoi  mag- 
giorii  il  quale  superando  difficoltà  e  resistenze  per  noi  in- 
concepibili, proclama  in  messo  al  plauso  del  mondo  civile 
r  abolizione  del  servaggio  personale  neir  immensa  estensione 
de'  suoi  Stati,  e  solleva  milioni  di  esseri  umani  alla  digniik 
ed  a'  diritti  di  uomini  liberi. 

»  La  Fauglu  è  la  scuola  de*  costumi,  T  educatrice  del  cit- 
tadino alla  patria,  il  santuario  de'  più  dolci  e  legittimi  affetti 
del  cuore  umano. 

>  La  famiglia  pagana,  in  cui  il  padre  era  un  despota, 
la  moglie  poco  al  di  sopra  di  una  schiava ,  il  figlio  di  fa- 
miglia una  cosa  senza  personalità  distinta,  sarebbesi  diseiolta 
nell'anarchia,  nella  prodigalità,  nella  dissolutezza,  ne*  quoti- 
diani divorzi,  se  il  cristianesimo  non  fosse  venuto  a  rigene- 
rarla. Ma  nel  moderno  sistema  giuridico  grandi  mutamenti 
arrecò  l' ultimo  secolo  nelle  leggi  che  regolano  la  costituzione 
della  famiglia.  Il  criterio  che  loro  fu  guida  è  la  doppia 
conciliazione  della  religione  con  la  libertà  civile,  e  dell'au- 
torità con  r  affetto. 

»  Cosi  il  matrimonio ,  l' atto  più  importante  delta  vita 
privata  del  cittadino,  la  convenzione  creatrice  della  famiglia 
stessa,  non  è  più,  né  può  essere  di  esclusiva  competenza 
del  potere  religioso:  ma  determinarne  le  condizioni  e  gì'  im- 
pedimenti, le  forme  ed  i  civili  effetti  diviene  la  prima  delle 
sollecitudini  del  legislatore  sociale,  il  quale  non  può  aste- 
nersene senza  venir  meno  ad  un  suo  rigoroso  dovere.  La 
consacrazione  religiosa  di  un  legame  durevole  quanto  la  vita 
non  lascia  tuttavia  di  essere  una  grande  e  salutare  necessità 
di  coscenza,  senza  bisogno  in  questa,  più  che  in  altra  spi- 
rituale obbligazione,  dell'  ingerenza  coercitiva  del  comando 
civile. 

»  La  proscrizione  del  divorzio  dalle  leggi,  ed  anche  dove 
nelle  leggi  sussiste,  il  suo  crescente  disfavore  ne'  costumi  e 
neir  opinione,  restringono  e  fanno  eterni  legami  dell' affetto, 
creano  le  virtù  della  società  domestica,  fanno  trovar  la  forza 


471 

per  sopportarne  le  avversila  e  i  dolori,  e  salvano  i  figliuoli 
innocenti  dal  pericolo  degK  odii  noverealì  e  dalla  ironnora* 
lilà  dell'  abbandono.  Cosi  soltanto  diviene  una  verità  la  men- 
zognera  definizione  del  matrimonio  delHantico  giureconsulto, 
il  quale  chiamava  consorzio  di  iutia  la  vita  un'  unione ,  di 
cui  il  legislatore  non  aveva  osato  proclamare  V  indissolu- 
bilii&. 

>  La  potestà  maritale  e  la  paterna^  non  più  esercizio  di 
una  domestica  tirannide,  sono  divenute  benevola  protezione 
della  consorte  e  della  prole,  a  benefizio  e  non  a  detrimento 
de'  protetti,  temperate  in  caso  di  abuso  dall'  imparziale  in- 
tervento del  magistrato. 

>  Il  medesimo  principio  è  fondamento  alle  istituzioni 
della  (tt(efa  dell'età  e  delP infermità;  la  quale  si  volle  sot- 
toposta alla  vigile  censura  di  un  tribunale  di  famiglia  ^  in 
cui  la  legge  odierna  si  compiace  di  sollevare  a  valore  giu« 
ridico  una  morale  solidarietà  creata  dalle  affezioni  del  san- 

« 

gue,  e  talvolta  ancora  dal  solo  sentimento  deiraroicizia.  Ma 
qaesta  tutela,  presidio  della  debolezza  e  della  incapacità» 
non  durerà  più  cosi  a  lungo  come  ne'  secoli  andati,  pel  solo 
difetto  degli  anni:  la  legge  accorda  all'  uomo  un  più  pre- 
coce  dominio  di  sé  stesso,  pruova  sensibile  che  l'educa- 
zione  del  suo  spirito  si  è  migliorata,  che  la  civiltà  cre- 
scente lo  fa  uscir  più  presto  da  fanciullo  e  da  adolescente. 

>  La  danna  nella  famiglia  di  oggidì,  sottratta  alla  con- 
dizione di  una  perpetua  minorità  e  ad  una  degradante  pre- 
sunzione d' inferiorità  di  natura,  se  non  vive  sotto  la  benefica 
protezione  di  un  padre  o  di  un  marito,  è  libera  e  capace 
quasi  al  par  dell'  uomo  :  figlia  e  consone  è  garantita  contro 
gli  eccessi  della  domestica  autorità:  madre  è  ammessa  a 
partecipare  entro  ragionevoli  limiti  a  questa  stessa  autorità, 
perchè  la  legge  chiama  anche  lei  ad  acconsentire  al  matri- 
monio de'  suoi  figli,  e  non  le  rifiuta  in  certi  casi  il  godi- 
mento de'  loro  beni ,  e  l' esercizio  di  una  potestà  correg- 
gìirice. 


173 

»  Fin  nel  risolvere  il  difficile  problema  della  sorle  delle 
proli  illegmime  risplende  nella  legge  una  saggia  conciliazione 
ira  i  diritti  della  famiglia  e  quelli  dell' umanità;  perchè  se 
a  risparmiare  domestici  scandali  ed*  a  sopprimere  altresì  un 
funesto  eccitamento  a  cedere  alle  seduzioni  si  vietò  la  tanto 
abusata  ricerca  della  paternità  ;  e  se  in  ogni  modo  i  favori 
e  l'onoranza  si  riserbano  all'unione  legittima  del  maritaggio, 
la  giustizia  pietosa  del  legislatore  non  abbandona  quegli  es- 
seri innocenti  delle  colpe  de'  loro  parenti,  e  provvede  al- 
meno alla  loro  educazione  e  sussistenza. 

»  Se  dalia  Pahigua  passumo  al  regime  della  PacpRisn', 
modificazioni  ancor  più  profonde  cadranno  sotto  i  nostri 
sguardi.  L'aristocrazia  della  terra,  opera  delle  leggi  abolite, 
più  non  esiste.  La  proprietà,  una  volta  concessione  della 
società  che  discendeva  dall'alto,  è  riconosciuta  come  uo 
diritto  naturale  ed  inviolabile,  fondato  sull'economìa  del 
lavoro  e  del  cambio^  e  sulla  libera  esplicazione  delF  indiai' 
duale  attività^  come  il  più  saldo  piedestallo  dell'ordine 
e  del  riposo  sociale.  La  spiritualità  dell'  essenza  di  questo 
diritto  SI  rivela  mirabilmente  nella  consacrazione,  che  in 
questo  secolo  ottiene  dalle  legislazioni  positive  una  nuova 
sua  forma  ed .  applicazione  nella  proprielà  delle  opere  del- 
l'ingegno^ ed  in  quella  industriale  ed  artistica^  per  cui 
[»otrà  venir  risparmiata  alla  società  moderna  la  vergogna  di 
asciare  i  più  grandi  sapienti  tra  i  dolori  della  povertà  privi 
di  pane,  o  peggio  ancora  privi  d' indipendenza.  Cento  anni 
addietro  il  principio  dell'  organamento  della  proprietà  era 
la  concentrazione,  l' immobiliti,  la  conservazione  nelle  fami- 
glie, r  ostacolo  alla  sua  trasmessione  per  una  ingegnosa  rete 
di  ceppi,  che  il  legislatore  non  aveva  sdegnalo  di  tessere 
colle  proprie  mani.  Oggi  tutto  è  detto,  quando  si  ricoDosi» 
che  il  nuovo  sistema  della  proprietà  consiste  nella  loro  di- 
struzione, neir  abolizione  delle  sostituzioni  e  de'  vincoli  i 
nella  restituzione  de'  beni  al  commercio,  in  fine  nella  libertà, 
sola  madre  feconda  del  progresso  economico ,  perchè  sola 
fautrice  di  tuttM  possibili  progressi.  Le  Bannalità,  odiosa  re- 
lìquia feudale  ,  sopprimonsi  ;  e  l' enfiteusi ,  tanto  propisia 
a'  tempi  di  nascente  incivilimento  e  di  incompleta  occupa- 
zione territoriale,  fa  luogo  mediante  indennità  alla    consoli- 


Ì7S 

dazione  di  pieni  e  liberi  dominj.  l*e  applicazioni  in  (ine  del 
nuovo  ordine  d' idee  alla  trasmeasione  delle  proprietà  di- 
vengono innumerevoli. 

»  Combinati  i  principj  regolatori  della  famiglia  e  della 
proprietà^  si  avranno  le  leggi  sulla  Sugcbssioab.  Qui  ancora  il 
diritto  di  disporre  del  proprietario  fu  meglio  che  per  lo  ad- 
dietro eoneiiiato-co'  doveri  da  lui  contratti  verso  la  famiglia 
cui  diede  esistenza.  Qui  davanti  all'eguaglianza  dell'affetto 
scomparve  la  ineguaglianza  del  sesso,  pregiudizio  nato  ia 
altri  tempi,  indegno  de'  nostri,  Invasione  dello  spirito  antico 
in  pochi  de'  moderni  codici,  ormai  impazienti  di  rigettarla. 
-  Qui  infine  contro  le  rinascenti  tendenze  ad  immobilizzare 
nuovamente  le  proprietà,  o  ad  accumulare  inerti  ricchezze 
nelle  manimorte,  la  legge,  proleggendo  gl'interessi  sociali, 
accorre  ad  innalzare  impedimenti  insuperabili. 

»  Da  t>ltimo  nel  regolare  le  [Conveuzioni,  il  nuovo  diritto, 
fedele  al  suo  spiritualismo,  vuol  sempre  sacra  la  fede  delle 
promesse  ;  ripone  il  fondamento  dell'  obbligazione  nella  li- 
berla  del  consenso,  non  già  nella  materialità  della  tradizióne; 
non  comprende  le  viete  differenze  fra  ì  contratti  di  buona 
fede  e  quelli  di  stretto  diritto,  quasi  che  in  questi  ultimi 
fosse  meno  obbligatoria  la  ricerca  della  verità  e  la  fedeltà 
degli  adempimenti;  considera  la  essenza  e  la  validità  del 
vincolo  indipendenti  da'  mezzi  esteriori  ammessi  a  provarlo; 
e  dove  una  forma  speciale  della  contrattazione  non  sia  ri- 
chiesm  per  garantire  la  sincerità  e  maturità  dei  consenso , 
deplora  come  una  fiscalilà  mal  applicata  quella  che  in  ceni 
codici  annulla  le  convenzioni,  per  quanto  consentite  e  pro- 
vate, sol  per  difetto  di  una  forma  comandata  per  sopperire 
alle  necessità  dell'erario. 

»  E  quanto  alle  garantie  della  esecuzione  delle  conven- 
zioni non  manca  altresì  lo  spirito  novatore  di  subordinare  la 
proprietà  reale  alla  dignità  ed  inviolabilità  della  persona; 
di  che  bastino  a  far  testimonianza  ed  il  divieto  scritto  ne' 
più  recenti  codici  e  leggi  di  alienare  la  libertà  sottoponen- 
dosi per  convenzione  all'arresto  della  persona,  eh' è  pure 
una  delle  pitìi  commendevoli  specialità  del  nostro  patrio  co- 
dice, ed  i  temperamenti  co'  quali  a  questa  suprema  ga- 
rantia  ricorre  il  comando  stesso  del  legislatore,  dove  egli 
scorga  più  che  il  semplice  inadempimento,  la  mala  fede  e 
e  la  colpa. 

»   Grandi  sono  questi  progressi  del  dìritio    privato:  ma 


174 

oh  quanto  niaggrori  son  quetti  che  rulUroo  secolo  vide  io- 
irodarsi  nel  Diritto  pobbuco  «TBano! 

»  Qoi  fu  Teramente  ereaio  uo  nuovo  mondo  suciale,  le- 
gislaiifo  e  acientifico. 

»  Nella  scienza  politica  cento  anni  fa  gli  uomini  di  Stalo 
quasi  da  per  tutto  non  vedevano  ehe  il  diriito   dtm'no,  la 
sovranità  pairimoniale  ed  erediUtria,  la  legittimità  del   co- 
mando assoluto  dì  un  solo,  la  negazione  de*  diritti  del  po- 
polo a  'scegliere  il  proprio  governoi  a  partecipare  alla  dire* 
zione  della  cosa  pnoblica.  Lo   spettacolo   della    rivoluziooe 
francese,  i  successivi  impulsi  de'  parziali  commovimenti  po- 
steriori, la  nuova  rivoluzione  del  4848  hanno  modificato  io 
molti  paesi  d'Europa  le  istituzioni,   propagando   la   forma 
della  monarchia  rappresentativa;  ma  hanno  cangiato  da  per 
tutto  le  antiche  opmioni.  Generale  è  il  convincimento,  che 
il  cittadino  in  un  paese  ben  governato  debb'essere  ammesso 
air  esercizio  de*  diritti  politici,  e  concorrere  alle   funzioni 
della  sovranità  neir  interesse  della  nazione,  in   quello    ben 
inteso  de'  governanti  medesimi.  La  libertà  di  coscienza,  la  li- 
bertà della  stampa,  la  libertà  delle  pacifiche  associazioni,  sono 
considerate  diritti  naturali  dell'uomo,  di  cui  l'abuso  della  forza 
brutale  può  impedire  temporaneamente  l'attuazione,  ma  ehe 
presto  0  tardi  in  ogni  contrada  incivilita  gli  è  riserbato  di  con- 
quistare e  degnamente   uscire.  La  responsabilità  dell'ammini- 
strazione,  il  consenso  del  paese  alle  imposte,  la  pubblica  di- 
scussione e  la  libera  accettazione  delle  leggi  nel  seno  delle 
assemblee  che  rappresentano  la  nazione,  l'iniziativa  per  la  ri- 
forma di  ogni  legge  viziosa  od  ingiusta  e  per  la  repressione  di 
qualsivoglia  abuso,  costituiscono  ormai  la  salvaguardia  della 
libertà  di  tutti  i  cittadini,  un  patrimonio  assai  più  prezioso  e 
nobile  del  loro  tetto  e  del  loro    campo.  Non   è  più ,  come 
una  volta,  la  sola  Inghilterra  orgogliosa  di  possedere  garantie 
ed  istituzioni  di  tal  sona:  in  questo  secolo  esse  penetrarono 
nel  più  gran  numero  degli  Stati  d'Europa:  è  cieco  chi  non 
vede  che  tutti  gli  altri,  oggi  o  domani,  finiranno  loro  mal- 
grado* per  obbedire  alla  fatale  necessità  di  entrare  nelle  vie 
medesime. 

»  Un  altro  ramo  del  diritto  pubblico,  il  Diritto  ecclesiasfi* 
co,  consacrò  nuovi  e  più  profondi  sludi  intorno  alla  quistionc 
capitale  de'  rapporti  tra  la  chiesa  e  lo  Stato,  e  proclamò  la 
necessità  razionale  della  loro  reciproca  indipendenza;  Inimico 
corollario  della  libertà  individuale  delle  coscicnie.   Df5tiii:ic 


173 

poi  aecuratnmente  la  porle  accideDUle  dell'  ordinamento  ec- 
clesiastico, cioè  i  privilegi  e  le  concessioni,  che  già  in  altri 
tempi  aveva  largito  a*  chierici  la  stessa  potestà  civile,  e  che 
oggi,  mutate  le  condizioni  della  sociale  convivenza,  non  po- 
trebbero senza  pubblico  danno  ritenere,  dalla  immutabile 
santiià  de'  dommi,  e  dagli  stessi  celesti  principi  della  reli» 
gione,  sublime  necessità  e  consolazione  dell'umana  natura, 
U  cui  regno  spirituale  sulle  anime  debb*  essere  la  più  cara 
sollecitudine  di  ogni  saggio  legislatore. 

»  L' esercizio  del  potere  amministrativo  in  tutte  le  sfere 
della  civile  associazione  dal  comune  Sno  allo  Stato  non  po- 
teva rimanere  arbitrario;  ed  un  sistema  di  cognizioni  e  di 
studi  venne  creandosi  col  nome  di  Diriito  amministrativo^ 
per  determinare  i  principj  che  debbono  regolare  l' ammini- 
strazione pubblica,  gli  oggetti  di  pubblico  interesse  a  cui 
provvede,  i  mezzi  e  gli  organi  de'  quali  debbc  servirsi,  la 
parte  d'influenza  che  spetta  al  voto  popolare  ed  al  governo, 
il  giusto  limite  tra  la  concentrazione  e  la  diramazione  del 
potere,  e  l'abile  combinazione  della  collegialità  del  consiglio 
cou  l'unità  deir azione.  I  nostri  padri  non  sospettavano  che 
ciò  potesse  ridursi  a  regole  razionali  e  ad  uno  studio  siste- 
matico. 

•9  Fiaccola  amica  e  guida  sicura  nell' amministrasione  e 
nel  reggimento  degli  Stati  nacque  in  quest'ultimo  secolo  e 
pervenne  a  mirabile  altezza  ed  incremento  la  scienza  del- 
l' £coAomia  po/t(ica,  la  quale  dissipa  inveterati  errori  intorno 
a'  fenomeni  della  formazione,  della  distribuzione  e  della  con- 
sumazione della  ricchezza  ;  sottopone  a  regole  certe  e  co- 
stanti il  gran  fatto  del  cambio  e  le  sue  infinite  applicazioni 
a  conseguenze,  il  sistema  de'  tributi  e  delle  pubbliche  fi- 
nanze, r  ufficio  della  moneta  e  delle  banche,  il  movimento 
della  popolazione,  la  rendita  della  terra,  la  circolazione  dei 
capitali,  e  luti*  i  fattori  della  vita  economica  delle  nazioni; 
persuade  la  libertà  del  lavoro,  del  commercio  e  delle  indù* 
strie;  determina  i  limiti  dell'ingerenza  governativa;  ed  ap- 
presta copiosi  ed  indispensabili  materiali  e  statistiche  per 
mettere  in  armonia  co'  tempi  e  con  lo  stato  sociale  le  ri- 
forme del  privato  e  del  pubblico  diritto, 

»  Vogliamo  una  misura  de'  progressi  del  Diritto  cri* 
minale^  termometro  sicuro  degli  avanzamenti  intellettuali  e 
morali  di  un  popolo?  Ebbene:  dalla  condizione  io  cui  lo 
lasciammo  cento  anni  addietro,  dalla  tortura,  dalla  immanità 


476 

de'  supplizii  dall'applicazione  arbitraria  delle  pene,  dalla  im- 
moralità delia  loro  esecuzione,  dalla  confusione  di  lutt'i  gradi 
neir  imputabilità  del  delitto,  V  età  nostra  è  pervenuta  a  fon- 
dare il  più  tremendo  de'  diritti  della  società  su'  morali  con- 
cetti della  giustizia  e  della  emendazione,  a  riserbare  la  de- 
terminazione de'  reali  e  delle  pene  al  solo  legislatore,  a 
mitigare  gradualmente  tutte  le  penalità,  a  proporzionarle 
scrupolosamente  col  dolo  del  delinquente  e  col  danno  so- 
ciale che  produsse,  ad  introdurre  quasi  conseguenza  le  stu- 
pende teoriche  del  tentativo  e  della  complicità ,  titolo  di 
gloria  per  la  scuola  de'  criminalisti  italiani,  a  discernere  i 
gradi  dell'imputazione,  le  cause  legittime  di  giustificazione, 
di  scusa  e  di  attenuazione  de'  reati,  in  fine  a  moralizzare 
col  sistema  penitenziario  1'  espiazione  delle  pene,  e  fino  ad 
abolire  in  tutto  o  in  massima  parte  in  alcuni  avventurati 
paesi  senza  il  temuto  scompiglio  e  scioglimento  dell'  ordine 
sociale  quella  pena  suprema,  che  insieme  con  la  vita  del 
colpevele  distrugge  ogni  speranza  del  suo  pentimento  e 
della  sua  morale  rigenerazione,  a  raccomandarne  da  per  tutto 
la  somma  rarità ,  ed  a  costringere  le  anime  pensanti  ed 
oneste  a  sottoporre  il  problema  spaventevole  della  legittimità 
di  essa  ad  una  severa  inchiesta,  che  i  legislatori  e  filosofi 
proseguono  ancora  con  un  eloquente  seniìmenlo  di  penosa 
ìncenezza. 

>  La  dottrina  de'  giudiziali  procedimenti^  parte  anch'essa 
del  pubblico  diritto,  s'illuminò  di  nuova  luce  per  risolvere 
r  arduo  problema  de'  mezzi  più  efiicaci  a  discoprire  la  ve- 
rità controversa,  a  reintegrare  i  diritti  violali,  a  proteggere 
l'innocenza  sospettata  o  calunniata»  AH* antica  menzogna  defle 
pruove  legali  si  sostituì  l'  autorità  del  morale  criterio^  sen- 
z'  altre  norme  che  quelle  suggerite  dalla  umana  coscienza 
e  dalla  logica  naturale.  Le  giurisdizioni  eccezionali  furono 
proscritte.  E  salde  garantie  contro  la  somma  deplorabile  fa- 
cilità dell'errore  ne'  criminali  giudizi  si  riconobbero  l' ora- 
lità  e  pubblicità  de*  dibattimenti  in  luogo  dell*  antico  se- 
greto inquisitoriale,  purché  cieco  zelo  non  li  renda  una  il- 
lusione ed  una  dispendiosa  inutilità;  non  che  la  istituzione 
de'  giurati^  per  la  quale  la  nazione  partecipa  ben  anche  al- 
l'esercizio  della  potestà  giudicatrice^  e  senza  di  cui  manca 
ad  un  popolo  il  complemento  razionale,  ed  in  tempi  dilBcili 
il  pegno  più  sicuro  della  conservazione  delle  sue  libertà  ». 

(  Continua  ). 


BOLLETTinO   DI  NOTIZIE    STATISTICHE   ITALIAHE    E   STRANIERE 
E  DELLE  PIÙ   IMPORTANTI  INVENZIONI  E  SCOPERTE 


PROGRESSO  DELL'  INDUSTRIA 

B 

DELLE    UTILI    G06NIZI0NL 


Fascicolo  di  Novembre  1859. 


NOTIZIE    ITALIAKE 

— OOO — 

StatlMlM 

dell*  tatraslone  seeondavla  ed  anlversltavla 

nèffll  Stati  «ardi  dorante  Taiino  tSftV* 

il  egli  Stati  sardi  succedono  alle  scuole  elementari  tre  al- 
tri ordini  di  scuole  ;  quelle  che  impartiscono  l' insegnamento 
tecnico  ed  hanno  il  titolo  di  scuole  speciali  primarie  di  tre 
corsi,  e  quello  dì  scuole  speciali  secondarie  di  cinque  corsi; 
quelle  che  impartiscono  gli  studj  di  carattere  classico  sono 
anch'  esse  di  due  ordini  col  titolo  di  scuole  secondarie  pei 
primi  cinque  corsi  e  di  scuole  filosoBche  per  gli  ultimi  due 
corsi;  e  gli  sludi  universitarj  che  s'impartiscono  nelle  Uni* 
versila  propriamente  dette  ed  in  alcune  scuole  universitarie. 
Seguendo  quest'  ordine  offriremo  le  notizie  statistiche  le 
quali  si  riferiscono  all'anno  1857. 

AiuiALi.  Siaihiiea,  vok  JLXiFf  writ  3«  13 


178 

Seuoh  9pe€ÌaH  primarie  e  secondarie. 

Le  scuole  speciali  primarie  di  tre  corsi  in  cai  s' insegna 
la  lingua  italiana,  la  geografia  e  la  storia,  la  calligrafia,  l'a- 
ritmetica superiore  e  il  disegno  lineare,  la  lingua  francese 

i  principi  delle  scienze  naturali*,  gli  elementi  di  algebra  e 
geometria  e  la  contabilità  commerciale,  erano  cosi   distri- 
buite: 
Numero                                                              Numero 

e                                                                  dei  degIF 

Località                                                      maestri  scolari 

4  Aiassio 4  15 

5  Alessandria 4  81 

5  Asti 6  64 

4  Chiavari 6  13 

6  Cuneo 4  8S 

6  Bonneville 4  46 

7  Anney 6  83 

8  i  Collegio  nazionale    ...      9  100 

9  Genova  [  Collegio  civico     •    .    •    •      6  168 

10  I  San  Pier  d'Arena     •    •    .      4  S3 

11  Ivrea 4  S6 

IS  Spezia 6  SI 

18  Mortara 8  76 

14   M-        (  Collegio  nazionale     .    •    •      7  48 

46    "'"■   {  Mentono 6  S5 

46  Novara 8  41 

47  Intra 6  SS 

48  Pinerolo 4  86 

49  Saluizo 6  89 

50  Ciamberi 6  46 

54  I  Collegio  nazionale      •    .    •      9  444 

55  Torino  )  Collegio  di  Monviso  ...    46  4 SS 
SS              \  Collegio  di  S.  Barbara   .    •      8  69 

54  Tortona 8  84 

55  Vercelli 6  S6 


Numero  totale 441  1318 


479 

Le  scuole  speciali  secondarie  sono  di  cinque  corsi,  e  do- 
po l'insegnamento  dei  primi  tre  eorai  che  è  comune  con 
quello  delle  scuole  speciali  primarie  succedono  ulteriori  svi- 
luppi sulle  lettere  italiane,  la  geografia,  la  storia  eJ  il  dise- 
gno e  poscia  si  suddividono  in  due  sezioni  Tuna  commer- 
ciale e  r  altra  industriale.  Nella  sesione  commerciale  s' inse- 
gna la  statistica,  l'economia  pubblica,  il  diritto  amministra- 
tivo e  commerciale  e  le  lingue  francese,  inglese  e  tedesca. 
Nella  sezione  industriale  s'insegna  la  matematica  pura  ed 
applicata,  la  storia  naturale,  la  meccanica,  il  disegno  delle 
macchine,  la  fisica  e  la  chimica  tecnica. 

Cinque  scuole  tecniche  di  quest'ordine  esistono  negli  Stati 
sardi  e  sono  cosi  ripartite: 


Nomerò 

e 
I^ocaliti 


I 


Genova 


I  Collegio  nazionale 
I  Collegio  civico    . 


S 

S  Gamberi  •.'•.••..    6 

^  T  m'w^^  (  Collegio  nazionale 

5  ^^^^^  \  Collegio  di  Monviso  .  15 

m 

Numero  totale  .....  45 


Numero  d^li  alanoi 

N.*  dei 

dei 

degli 

Maestri 

primi  tre 

aitimi 

corsi 

due  corsi 

9 

400 

47 

6 

468  > 

48 

6 

46 

6 

9 

444 

S9 

16 

iSi 

43 

^^ 

^_^ 

580 


88 


Da  questo  prospetto  raccogliesi  che  sinora  V  istruzione 
tecnica  non  ha  preso  negli  Stati  sardi  un  bastevole  sviluppo 
da  che  non  si  contarono  che  ottanta  tre  alunni  i  quali  sep- 
pero compiere  l' intiero  eorso  degli  studj  tecnici.  Questa  ci- 
fra  è  troppo  esigua  quando  si  pensi  all'  urgente  bisogno  che 
ha  lo  Stato  di  trovar  presto  giovani  che  sieno  in  grado  di 
dedicarsi  al  commercio  ed  all'  industria  con  vigorosi  studj. 

Per  il  mantenimento  delle  à6  scuole  speciali  primarie  e 
delle  '5  scuole  speciali  secondarie  è  occofsa  nell'  anno  1 857 
la  spesa  complessiva  di  franchi  186,180.  Questa  somma  ri- 


180 

partita  per  eadaun  alunno  dà  lire  84  per  ciaseuno  avendo 
gli  alunni  stessi  eontribaito  eon  tante  tasse  seolasliche  la 
parzial  somma  di  lire  18,498. 

II. 

Scuole   teeniehe. 

Humero  Nomerò 

dei  degli 

Istituti                                              maestri  alonai 

Istituto  tecnico  di  Torino   ••••••    Il  444 

Istituto  tecnico  di  Genova  ..•••.      9  156 

Scuole  tecniche  di  Ciambery       .    .    •     •      4  90 

Scuole  di  disegno  di  Varallo 4  64 

Scuole      I  a  Cluses 4  68 

di          <  a  Booneville S  44 

prologeria  /  a  Sallaoches  ' S  14 

Ia  Genova      •    • S  40 

a  Cagliari S  SS 

a  Chiavari I  18 

a  Nizza    ........      4  15 

ad  Oneglia 4  S9 

a  Savona      ••••....     4  49 


Numero  totale     ....    44  675 

Pel  mantenimento  dei  suddetti  istituti  tecnici  alcuni  dei 
quali  hanno  un'  applicazione  affetto  professionale  occorre  una 
spesa  annua  di  lire  1 1 6,00S,  nel  quale  dispendio  sono  com- 
presi gli  stìpendj  pei  44  professori  per  T  annua  somma  di 
lire  6S,S50. 

IIL 
Seuok  secondarie  classiche. 

Le  scuole  pecondarie  classiche  sono  di  due  gradi ,  quelle 
di  primo  grado  comprendono  cinque  corsi  e  vi  si  insegna 
la  religione,  la  lingua  italiana  e  latina,  l'aritmetica  supe- 
riore, Itt  geogra6a  e  la  storia,  le  befle  lettere  e  le  oosiooi 


481 

intro(hiUi?e  allo  studio  delle  scienze  Bsiche  e  naturali.  Quelle 
di  secondo  grado  comprendono  due  corsi  ed  hanno  gli  in- 
segnamenti della  religioDCf  della  filosofia,  dell*  algebra  e  della 
geometria,  della  fisica  e  della  chimica,  della  letteratura  ita- 
liana,  latina  e  greca,  della  storia  moderna  e  della  storia 
naturale. 

Nomerò  degli 


ProTincie 


Istitali    Professori    Scolari 


Acqui «...  4 

Alba 6 

Albenga 4    •  B 

Alessandria  ;..•••••  6 

Alghero I 

Alla  Savoja      ••••••.  I 

Aosta 4 

Asti 3 

Biella .  6 

Bobbio    . 4 

Cagliari S 

Casale     •••••.•••  4 

Cbiablese •    •  9 

Chiavari      •    • S 

Cuglierì  .•..•••«•  4 

Cuneo 7 

Possigni 4 

Genovese 8 

Genova   4 

Iglesias    •....•••.  4 

Isili .  4 

Ivrea 6 

Lanttsei 4 


34 

217 

28 

286 

S6 

165 

SO 

494 

10 

55 

» 

58 

9 

94 

12 

288 

16 

269 

9 

62 

20 

849 

24 

410 

16 

103 

7 

80 

7 

44 

29 

254 

26 

198 

25 

189 

82 

666 

7 

81 

4 

24 

21 

269 

8 

20 

72        881 


4146 


ìM 


Proviocie 

« 

Somma  retro 

Levante 

lomeUina 

Mondovi 

MoriaDa • 

Nizza 

Novara 

Novi 

Nuoro     .••.••.• 

Oneglia  •    •    • 

Oristano 

Ossola 

Ozieri 

Pallanza 

Pioerolo 

Salozzo 

San  Remo 

Sassari 

Savoja  propria 

Savona    •••••••. 

Sosa 

Taranlasia 

Tempio 

Torino 

Tortona 

Vabesia 

Vereelli 

Voghera       


Numero  totale  .    .    .    .    ISS        977        I0,7S0 
Se  confrontiamo  il  numero  degli  istituti  in  cui  s'impartisce 


Nuiiiero 

degli 

IstiioU 

Professori    Scolai 

>    78 

884 

4446 

4 

49 

463 

8 

S7 

837 

43 

64 

697 

4 

40 

79 

6 

S9 

973 

5 

S4 

963 

8 

40 

433 

4 

7 

88 

4 

48 

384 

S 

44 

888 

4 

40 

70 

4 

7 

74 

8 

8 

66 

9 

86 

883 

8 

84 

876 

4 

• 

S4 

479 

9 

48 

•     806 

8 

88 

474 

7 

80 

467 

8 

36 

836 

4 

9 

76 

4 

4 

68 

45 

93 

4,384 

S 

48 

807 

S 

44 

444 

6 

84 

365 

4 

44 

465 

183 

ristrazione  Iclterarìa  o  classica  col  numero  degli  istiluti  d*istru- 
sione  tecnica,  si  ha  pei  primi  il  numero  compressivo  di  IS3 
stabilimenti,  e  pei  secondi  di  4  80.  Questo  ci  prova  che  chi 
regge  la  cosa  pubblica  ebbe  il  savio  avvedimento  di  largheg- 
giare più  cogli  istituti  tecnici  che  coi  classici;  e  ciò  torna  a 
sua  lode,  giacchò  TUtruzione  tecnica  occorre  pei  nove  de- 
cimi della  popolazione  e  non  cosi  avviene  per  l'istruzione 
classica.  Ma  sinora  il  paese  è  rimasto  un  pò  troppo  tenace 
alle  sue  vecchie  tradizioni  preferendo  V  istruzione  letteraria 
alla  tecnica.  E  difatti  gli  alunni  delle  scuole  classiche  am- 
montano al  numero  di  10,730,  e  quelli  invece  che  frequen- 
tano le  scuole  tecniche  non  sono  che  3856  ;  per  cui  la  pro- 
porzione dei  primi  coi  secondi  è  quadrupla. 

Da  un  anno  ali*  altro  però  il  popolo  subalpino  va  sem- 
pre più  aceorgendosi  che  è  meglio  aver  molti*  uomini  di  sa- 
pienza pratica  e  direm  quasi  oflBcinale  che  non  uomini  a 
studj  in  gran  {parte  speculativi.  Dopo  l'anno  4867  molte 
scuole  di  latinità  hanno  dato  luogo  a  scuole  di  carattere  tec- 
nico che  sono  frequentatissime. 

La  spesa  pel  mantenimento  dei  433  istituti  d' istruzione 
classica  importò  a  carico  dello  Stato  per  Tanno  4857  la 
somma  di  lire  '888,798.  I  comuni,  le  provincie  e  le  ammi- 
nistrazioni di  pie  fondazioni  concorrono  per  altre  lire  463,037; 
per  cui  la  spesa  complessiva  ascende  alla  somma  di  L.  864,839. 
Vi  concorrono  <però  anche  le  famiglie  col  pagamento  di  an- 
nue pensioni  per  la  somma  di  lire  400,964. 

Fra  i  433  istituti  di  istruzione  secondaria  si  contavano 
76  collegi  convitti  cosi  ripartiti: 

Alunni 

8  Collegi  nazionali  e  regj      •' 544 

38  Collegi  provinciali  e  comunali I86i* 

48  Collegi  vescovili 4077 

48  Collegi  aiBdati  a  corpi  religiosi 4484 

4  Collegi  privati 345 

76  4369 


484 

Si  concavano  anche  in  alcuni  Seminar)  vescovili  islitaili 

in  varie  Diocesi  10S4  alunni  che  facevano  i  corsi  di  gram- 
matica, dì  rettorica  e  di  filosofia. 

IV. 

Università  e  scuole  universitarie. 

Gli  Stati  sardi  contavano  quattro  Università  e  cinquanta- 
sei scuole  di  carattere  universitario. 

Unhersità  di  Torino. 

Nomerò 

dei  professori     degli 

Stadj                                                             e  sostituiti  studenti 

Teologia 7  S 

Leggi  ed  elementi  di  diritto  patrio      .    .        17  590 

Medicina     l  Medicina  e  chirurgi.  .    .  878 

I  Ostetricia J  46 

Chirurgia    )  ^^'^''''''^'    ......"  17 

Studj       \  Matematica i  438 

fisici  e     I  Architettura |   49  8 

matematici  '  Fisica  superiore      •    •    •    .     ]  48 

Ì  Filosofia  razionale      ...     1  44 

Metodo I  6 

Belle    lettere    .....     l  SS 

Grammatica  ...-••.[  8 

Storia  naturale       ....     1  6 

Chimica 1  8 

Numero  totale 76  1814 


185 

//niVer^tfii  di  Genopa» 

HumOTù 

del  degli 

StodJ                                                          professori  stadentl 

e  sostituiti 

Teologia 6  — 

Leggi  ed  elementi  di  diritto  patrio  •    •        18  156 

Medicina  e  chirurgia J  87 

Flebotomia |  16  — 

Farmacia •    •    •     I  SS 

Matematica  - IS  100 

Architettura .          1  6 

Totale    .......        46  437 

Università  di  Cagliari. 

Teologìa 8  18 

Leggi  ed  elementi  di  diritto  patrio  .    •         9  58 

Medicina  e  chirurgia }  106 

Farmacia      . .    I  *®  13 

Architettura  e  geodesia  .......          5  39 

Totale 37  339 

Università  di  Sassari» 

Teologia S  SS 

Leggi  e  diritto  patrio 9  47 

Medicina  e  chirurgia il  ^^ 

Farmacia I  6 

Totale 19  I4S 

Il  numero  complesaivo  dei  professori  e  dei  sostituiti  ed 


486 

assistenti  nelle  quattro  Dnìversitii  del  regno  era  di  169»  ed 
il  numero  eomplessivo  degli  studenti  era  di  SII 6. 

Gli  stipendj  dei  1 69  professori  ascesero  alla  somma  di  lire 
879,456.  Essi  ricevettero  altresì  in  tante  propine  Gsse  la 
somma  complessiva  di  lire  I88,SS4,  ed  altre  lire  46,0^8 
per  propine  eventuali.  Anche  i  dottori  collegiati  ricevettero 
per  propine  lire  S6«66S.  I  segretarj,  i  bidelli  e  gli  uscieri 
ricevettero  in  salarj  lire  10,197  ed  in  propine  altre  lire 
40,683.  Il  costo  complessivo  delle  quattro  Università  per  sa- 
larj e  propine  fu  di  lire  474,858. 

Gli  studj  teològici  costarono  lire  44,558.  Lo  studio  delle 
leggi  costò  lire  447,959.  Gli  studj  medico-chirurgici  costa- 
rono la  somma  di  lire  448,418.  Quelli  di  filosoàa  e  belle 
lettere  importarono  la  somma  di  lire  47,941  e  quelli  delle 
scienze  fisiche  e  matematiche  costarono  lire  94,684. 

Riguardo  agli  studj  teologici  giovi  notare  che  per  l' U- 
nWersità  di  Torino  si  spendono  lire  45,000  in  salarj  e  lire 
4  4,400  in  propine  fisse  per  sette  professori  i  quali  non  hanno 
che  tre  scolari;  cosicché  l'istruzione  di  ognuno  dei  tre  stu- 
denti importa  nllo  Sialo  1*  annuo  sacrificio  di  lire  8800.  A 
Genova  si  pagano  otto  proiessori  coli*  assegno  complessivo  di 
lire  8800,  senza  che  si  presenti  alcun  studente  in  teologia. 
Sarebbe  quindi  un  parlilo  da  saggio  amministratore  quello 
di  sopprimere  le  due  Facoltà  teologiche  di  Genova  e  di  To- 
rino. 

Oltre  le  quattro  Università  di  Torino,  Genova,  Cagliari  e 
Sassari  si  contano  in  87  altre  città  del  regno  varie  scuole 
speciali  di  carattere  universitario  le  quali  sono  cosi  ri- 
partite. 

18  di  studj  teològici  con  49  professori. 

85  di  leggi  ed  elementi  di  diritto  civile  e  patrio  con 
38  professori. 

SO  di  medicina^  chirurgia,  farmacia  ed  ostetricia  con  89 
profe  ssori. 

3  di  matanatica,  geometria  pratica  con  5  professori. 


487 

Gli  stipendj  assegnati  a  questi  9  professori  con  liltri  emo- 
lamenti  ad  essi  concessi  importarono  allo  Stato  una  spesa 
di  lire  84,7649  avendo  pel  resto  contribuito  altri  fondi  lo- 
cali. 

Queste  scuole  vennero  frequeniate  da  468  studenti. 

Per  r  istruzione  universitaria  dei  veterinari  esiste  megli 
Stati  sardi  un  unico  Stabilimento,  che  conta  9  professori  ed 
ebbe  udranno  1857  78  studenti.  Fra  questi  84  ottennero 
neir  istituto  un  posto  gratuito.  La  spesa  di  questo  Stabili- 
mento fu  di  lire  67^978  e  cent.  4S.  Concorsero  però  alfa 
spesa  le  Provincie  per  le  pensioni  degli  allievi  ed  i  privati 
per  le  cure  che  vennero  prestate  nello  Stabilimento  al  be- 
stiame ammalato,  per  la  complessiva  somma  di  lire  28,898 
e  cent.  47,  per  cui  lo  Stato  non  ebbe  a  sostenere  che  la 
tenue  speaa  di  lire  89,080  e  eenu  75. 

A  corredo  degli  studj  universitarj  si  mantennero  le  se* 
gaenti  raccolte  scientifiche: 

Spesa 
Impiegati       in  lire 

Biblioteche 88  58;8S0 

Musei  di  storia  naturale  e  di  antichità     .  81  85,S05 

Gabinetti  geodetici  e  modelli  di  costruxione  8  8,980 

Orti  bouinici 48  85,760 

Gabinetti  di  fisica  ed   osservatorio  meteo- 
rologico   7  9,750 

Laboratori   di  chimica  generale  e  farma- 
ceutica      48  48,675 

Musei  anatomici  e  fisiologici 46  80,580 

Cliniche  mediche,  chirurgiche  ed  ostetriche  —  7,84  8 


Totale      .......    98        474,867 


/  > 


188 


NOTIZIE   STRiNIERB 

d«r«Bte  Vmimm»  MWtm, 

I. 
Le  Corti  delle  AttUe. 


C 


orti  delle  Assise.  —  Duranle  Taiuio  1850  le  Goni  delle 
Assise  degli  86  dipartimeDli  fraaeesi  Don  hanno  avuto  da 
giudicare  contraddiloriamente  che  4535  .aeeuse.  Ne  erano 
state  giudicate  4798  nel  1855  e  5525  nel  1854.  La  dimi- 
nozione  del  4856  sul  1854  è  di  990  cioè  48  per  100,  quasi 
un  quinto.  E  se  si  confronta  il  4855  al  4856  trovanai  S6S 
affari  di  meno  in  quesi*  ultimo  anno:  tra  pò  più  del  5  per 
400.  La  riduzione  posa  esdusivamepte  sulle  accuse  dei  eri- 
mini  contro  h  proprietà  il  di  coi  tramerò  è  disceso  da  4463 
a  4016.  Il  numero  delle  accuse  dei  delitti  contro  le  persone 
aumentò  di  89.  Da  4648  nel  4855,  si  è  elevato  nel  4856 
a  4403;  ma  T  accrescimento,  come  lo  mostra  il  quadro  se- 
guente, non  fu  portato  sui  crìimni  più  gravi.  Il  numero 
delle  accuse  d* assassinio,  d'omicidio»  di  parricidio  non  ha 
variato,  e  quello  delle  accuse  d'avvelenamento  ha  diminuito. 
Gli  infanticidi ,  gli  stupri  ed  attentati  al  pudore  sugli  adulti 
0  sui  fanciulli  sono  i  soli  che  hanno  aumentato.  Ecco  pel 
4856  il  numero  delle  accuse: 


189 

D'assassinio.    • 302 

D'omicidio 96 

D' avvelenamenlo 30 

Di  parricidio     ••••••« 18 

D'Infanticidio 190 

Di  lesioni  e  ferite  seguite  da  morte  senza  l'intenzione 

di  darla    .    •    •    • 76 

D'altre  lesioni  e  ferite  gravi 69 

Di  lesioni  e  ferite  verso  un  ascendente     .    •    •    •  54 

Di  ribellione  o  di  violenze  gravi  verso  dei  funzionar]  28 

Stupro  o  attentato  al  pudore  sugli  adulti  ....  181 

»                         sui   fimciulli     .    •    .  650 

Di  falso  testimonio 45 

Di  moneta  falsa •    .    •    •    .  58 

Di  falsificazioni  diverse •    .    .    .  499 

Di  furti  qualificati 1866 

D'incendia  •    .    •    . .  206 

Di  fallimento  doloso 117 

Di  tutti  gli  altri 148 

Totale 4535 

Il  numero  degli  accusati  nel  1856  ha  diminuito  come 
quello  delle  accuse.  Non  si  contavano  6124  implicati  su  4535 
affari  giudicati  per  dibattimento  pubblico  nell'anno  1856, 
mentre  il  loro  numero  si  elevava  nel  1855  a  6480,  cioè 
866  di  più.  IL  quadro  che  segue  fa  conoscere  quale  fu:  1.^ 
il  numero  medio  annuale  degli  accusati  giudicati  dal  1826 
al  1855;  2.®  il  loro  numero  reale  durante  ciascuno  degli 
anni  dal  1861  al  1856.  Le  due  ultime  colonne  hanno  la  di- 
visione proporzionale  degli  accusati  avuto. riguardo  alla  na- 
tura  dei  delitti. 


488 


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NOTIZIE 

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1  proprìeU 

« 

^86 

848 

744 
688 
727 

/ 

7104 

508 

692 

/ 

.é% 

7480 

825 

673 

/ 

4751 

7404 

884 

669 

9 

fi                    .  .  8778 
liorti  delle     '  .  8437 

4898 

7074 

898 

607 

4609 

7096 

864 

649 

AsMse  dei^    ,. .  .  8408 

giudicar/  . . . .  •  «OM 

.tate    /;. . .  .  .  «>48 

/'     8408 

4944 

7847 

888 

678 

4478 
4468 
4046 

7556 
6480 
6484 

876 
844 
844 

784 
689 
656 

if  jiiDiDUtione  che  vi  è  prodolla  nel  1868  nel  numero 

jegli  aeettsali  giudicali  dalle  Coni   delle  assise  si  è 

^tlla  maggior  parte  dei  dipartimenti.  In  effetto,  in  cin- 

^^(fl  dipartimenti  furono  giudicali  meno  accusati  nel  1866 

f^0el  1866;  in  due  vi  ebbe  lo  stesso  numero.  In  trenta 

^ito,  al  contrario,  vi  ebbe  aumento  ;  ma  quest*  aumento 

7  f oasi  nulla  in  quattordici,  e  non  raggiunge  il  SO  per  100 

^•^  venti   dipariimenti:  dove  il  numero   degli  accusati  si  è 

^osibilmente  accresciuto  nel  4866,  sono  i  seguenti. 


Tarn  e  Garonna    88 

per 

400 

Lzère    • 

.    .    88  per  400 

Alte  Alp}   .    .79 

Ariége  •    . 

.    .    87       • 

Passo  di  Galais  63 

Nord     .    , 

.    .    36       • 

Loiret  •    •'    .    48 

Rodano  •    • 

.    34       > 

Alti  Pirenei    .    4S 

isère      •    < 

.    .    33       > 

Dròme  ...    48 

^ 


<9^ 


*%f 


191 

n  della  Senna,  il  numero  degli  accasati 
n  luogo  di  690  nel  4856.  Erano  stati 
S58,  e  986  nel  4863. 

^gion  media,  per  tutta  la  Francia 

n  rapporto  era  quasi  lo  stesso 

^;S3  abitanti;  ma  eontavasi 

ui  nel  1854,  e  per  4890  nel 

a  limiti  assai  larghi  da  un  diparti- 

j   per  Tanno  1856  i  dipartimenti  che 

.  il  minor  numero  d' abitanti  per  un  accu- 

paralello  quelli  che  ne  hanno  offerto  il  mag- 


•uero  : 


Corsica  .    .    •    •    •     un  accusato  sopra 
Senna     ....•••••••• 

Tarn  e  Garonna  ••..••.•• 

Marna 

Dròmo  .    • I    •    •    . 

Lozère        •    •    •    • 

Bocche  del  Rodano •    • 

Vauduse 

Alta  Garonna 

Gers ....••• 

Aube      • •    •    •    •    • 

Creuse 

Ain • 

Meurthe 

Alta  Savona 

Hérault  . •    • 

Chcr 

Isère       ...••••••••• 

Costa  d'Oro 

Dordogna 

Vosges 

Coste  del  Nord 


4,891  abitanti 

a,464 

a,974 

8,385 

3,340 

8;»30 

8,588 

8,756 

8,945 

4,115 

4,861 
14,861 
18,546 
44,684 
18,016 
13,134 
11,344 
11,089 
11,004 
10,787 
10,676 
10,025 


190 


Periodi 

Namero  medio 
annuale 


N.<*  reale  degli  accusati 

giudicati  per  delitti 

contro 


persone  proprietà  totale 

4826  al  1880.  .  .  48S4  5306  7180 

1831  >  1835.  .  .  S371  6095  7466 

4886»   1840.  ..  S158  573S  7885 

1841  >  1845.  .  .  S186  4918  7104 

4846  •   4860.  .  .  S488  499S  7480 

4854  >  4855 .  .  .  3858  4751  7404 
Numeri  reali  degli 
anni 

4851   .......  9778  4S98  7074 

485S 8487  4609  7096 

4858 8403  4914  7817 

4854 S088  4478  7666 

4855 3018  4463  6480 

1856 3108  4016  6134 


Numero  proporaioMle 

sulOOOdegliaccnsatt 

giudicati  per  ddilti 

contro 

persone  propiieli 
356        744 


818 
378 
508 
835 
884 


683 
737 
693 
672 
669 


393 
851 
838 
376 
811 
844 


607 
649 
673 
734 
689 
656 


La  diminutione  che  vi  è  prodotta  nel  1858  oel  numero 
totale  degli  accusati  giudicati  dalle  Corti  delle  assise  ti  è 
estesa  alla  magginr  parte  dei  dipartimenti.  In  eflelto,  in  cin- 
quanta dipartimenti  furono  giudicati  meno  accusati  nel  1856 
che  nel  1855  ;  in  due  vi  ebbe  lo  stesso  numero.  In  trenta 
quattro,  al  contrario,  vi  ebbe  aumento  ;  ma  quest'  aumento 
è  quasi  nulla  in  quattordici,  e  non  raggiunge  il  30  per  400 
in  venti  dipartimenti:  dove  il  numrro  degli  accusali  si  è 
sensibilmente  accresciuto  nel  4866,  sono  i  seguenti.. 

Tarn  e  Garonna    88  per  400  Lcère     .    .    .  88  per  400 

Alte  Alpi   .    .    79       a  Ariége  ...  37       * 

Passo  di  Galais  68       >  Nord     ...  86       • 

Loiret  ...    48       >  Rodane ...  84       > 

Alti  Pirenei   .    48       •  Isère     ...  33       > 
Drdme ...    48       » 


191 

Nel  dipariimcnlo  della  Senna,  il  numero  degli  accasati 
fu  di  708  nel  1856,  in  luogo  di  690  nel  I855.  Erano  stali 
866  nel  1854  970  nel  1858,  e  986  nel  486S. 

Nel  1856  si  contano  per  ragion  media,  per  tutta  la  Francia 
6815  abitanti  per  un  accusalo.  11  rapporto  era  quasi  lo  stesso 
che  nel  4855»  un  accusato  per  65S3  abitanti;  ma  eontavasi 
un  accasato  per  4786  abitanti  nel  4854,  e  per  4890  nel 
1858.  Il  rapporto  varia  in  limiti  assai  larghi  da  un  diparti* 
mento  all'altro.  Ecco  per  Tanno  4856  i  dipartimenti  che 
hanno  presentato  il  minor  numero  d' abitanti  per  un  accu- 
sato, e<^  in  paralello  quelli  che  ne  hanno  offerto  il  mag- 
gior numero: 


Corsica  .    •    •    •    •     un  accusato  sopra 

Senna •    •    • 

Tarn  e  Garonna 

Marna     .•.••.•••••• 

Drdme  ••••••••,••• 

Lozère        •    •    •    1    

Bocche  del  Rodano 

Vaucluse 

Alta  Garonna 

Gers ••••••• 

Aube ••••• 

Creuse . 

Aìn ^ 

Meurthe      ........... 

Alla  Savona 

Hérauh.. . 

Cher. 

bére       

Costa  d'Oro 

Dordogna 

Vosges 

Coste  del  Nord 


1,891  abitanti 

a«454 

S,974 

8,a85 

8,340 

s;»so 

8,688 

3,756 

8,945 

4,115 

4,861 
44,861 
18,546 
1 4,684 
18,016 
13,184 
11,844 
11,089 
11,004 
10,787 
10,676 
10,025 


49i 

L' aumento  del  numero  degli  aceusati  della  Corsica,  avuto 
rigurdo  alla  cifra  del  1855,  non  distrugge  per  nulla  la  fé- 
lice  influenza  esercitata  dalla  misura  presa  per  assicurare 
agli  abitanti  di  questo  dipartimento  la  sicurezza  di  cui  go- 
dono quelli  del  continente.  La  legge  del  45  giugno  4858 
sulla  proibizione  del  porto  d'armi,  di  cui  il  Corpo  Iegisla« 
Iìto  votata  la  proroga ,  e  la  repressione  dei  banditi  non 
hanno  per  nulla  perduto  della  loro  efficacia.  Se  la  Corte 
delle  Assise  della  Corsica  ha  giudicato  nel  4856  più  aecuse 
che  nel  4856,  essa  non  ne  ha  giudicato  che  un  numero 
quasi  eguale  a  quello  del  4854,  e  ben  inferiore  alle  cifre 
dal  4854  al  485S.  Inoltre  il  numero  dei  crimini  d'assassi- 
nio e  d' omicidio,  che  le  misure  richiamate  avevano  sopra- 
tutto  lo  scopo  di  prevenire»  non  ha  cessato  di  decrescere. 

La  distribuzione  degli  accusati  secondo  il  sesso,  V  età,  Io 
stato  civile,  l'orìgine,  il  domicilio,  la  professione  e  il  grado 
d' istruzione  si  compie  tutti  gli  anni  in  una  maniera  unifor- 
me. Il  quadro  che  segue  indica  il  riparto,  sotto  questi  di- 
versi aspetti,  degli  accusati  nel  4856: 

Nameri 
Nomeri     proponio- 
reali  nall 

(su  1000) 

Numero  totale  degli  accusati  giudicati  •      6^431         — 

Natura  M  crimini. 

Accusati  giudicati  per  crimini  contro  le 

persone     ..........      S,408        344 

Accusati  giudicati  per  crimini  contro  la 

proprietà   ••••.•••..      4^046        656 

Sesso  degli  accusati. 

Uomini 6,007        818 

Donne i,ll7        lèi 


193 
Età  degli  occusatL 

Minori  dei  3i  anni S68  146 

Dai  21  ai  40  anni 3,329  544 

Dai  40  ai  60  anni 1,624  265 

Maggiori  dei  60 278  45 

Stato  civile. 

Celibi 3,067        501 

Maritati  | 6,670        486 

Vedovi 887  68 

Origine, 

Nati  nel  dipartimento  in  cui  furono  giu- 
dicati     4,015        656 

Domiciliati  in  questo  dipartimento,  ma 
nati  in  un  altro 1,807        218 

Nati  e  domiciliali  fuori  del  dipartimento 
in  cui  furono  giudicati,  oppure  senza 
domicilio 802        131 

Domicilio. 

Abitanti  dei  comuni  rurali      .    •     .    •      3,807        540 
Abitanti  dei  comuni  urbani    •    .    •    •      2,519  49 

Professione* 

Occupati  ai  lavori  dei  campi,  giorna- 
lieri manuali,  ecc.  * 2,210  361 

Opera]  di  diverse  specie  d' indùstrie    •  2,043  334 

Domestici  presso  persone 438  71 

Negozianti ,  mercanti ,  locatarj,  alberga- 
tori   620  101 

Appartenenti  alle  professioni  liberali     .  485  71 

Vagabondi,  gente  senza  occupazione     •  378  62 

A^iNAu.  statistica  t  voi.  XXI F,  serie  3,*  13 


494 

Grado  d*  Utruzfime. 

Completamente  ignorami 3,698        441 

Sapendo  solamente  leggere  o  scrivere  e 

leggere  imperfettamente 748        4S2 

Avendo  ricevuto  un  grado  d'istruzione 

superiore 346  56 

Davanti  i  giuratij  questi  giudici  variabili  che  cangiano 
ogni  trimestre  gli  accusali  hanno  trovato  dal  4854  al  1856 
una  repressione  quasi  identica  ciascun  anno;  è  ciò  che  di- 
mostrano gli  stati  qui  sotto  esposti  al  doppio  punto  di  vista 
delle  accuse  e  degli  accusati. 

Nomerò  medio  su  iOOO  accuse. 

Ammessa  Ammessa  con  respinta 

Anni                           interamente  modificasioni  dal 

dal  dal  giurì 

glori  giuri 

4854 671  140  489 

4856 670  443  488 

1856 669  444  490 

Nomerò  medio  so  4000  accasati. 

Condan.  a  pene 
Anni  aisoUi        afflittive  ed    correxlonall 

Infamanti 

4854 349      373      379 

4855 850      386      364 

4856 354      878      868 

In  fatto  sono  a  migliaja  le  variazioni  che  si  contano  dal- 
l' uno  air  altro.  Questi  risultati  sono  la  migliore  prova  della 
saviezza  e  del  buon  senso  che  dimostra  dopo  la  legge  del 
4  giugno  4853  l'istituzione  del  giuri  applicato  agli  affari 
criminali. 

Le  Corti  delle  Assise  hanno  assolto  4566  individui  su  6134 


495 

accasati  tradoui  davanti  ad  esse  nel  4856.  N«  hanno  con- 
daooalo  4568  di  diverso  sesso  di  cui  il  quadro  qui  sotto 
esposto  indica  la  nalura,  confrontando  questi  risultati  con 
quelli  che  sono  fornii!  dagli  anni  precedenti.  La  minoranza 
relativa  ai  numeri  appartiene  all'anno  1856;  che  si  spiega 
per  la  diminuzione  del  numero  degli  accusati,  che  fu  infe- 
riore di  456  di  quello  del  1856;  T  assenza  delle  condanne 
alla  deportazione  ed  alla  detenzione  è  dovuta  a  questo  mo* 
tìvo  che  queste  due  pene  V  applicano  esclusivamente  ai  cri- 
mini politici,  del  qual  ordine  non  ne  furono  giudicali  nel 
1856. 

i851     i853    Ì8S3    i854    i855    i856 

Condanne  a  morte.    •  45        58        39        79        64        46 

Alla  deportazione  •  .  —  —  7  1  20  — 
Ai  lavori  forzati  a  per^ 

petuità 240      243      252      227      228      248 

Ai  lavori  forzati  a  tempo 

determinalo      •    .    .  1031     ii42    1274    1377    1130    1051 

Alla  reclusione  ...  889      974    10M)    1126    1040      97! 

Alla  detenzione      •    •  —          2          9          3        2t        — 

Al  bando —          1          3        —        —          t 

Alla   degradazione   ci-  —          1          2       —        —        — . 
vile    ••.•••  —          1          2        —        —        — 
All'imprigionamento    .  2480    2426    2602    2795    2307    2221 
AU'amenda  soUanlo    .858856 
Ragazzi  minori  dal  16 
anni  assolti   come  a- 
venti   agito  senza  di- 
scernimento,  ma  in- 
viali  alle  case  di  corre- 
zione   22        36        56        57        45        24 


Totale      ....    4745    4888    5292    5673    4857    4568 

Sui    46   accusati   condannali  a  mone  nel  4856,  ve  ne 
ebbero  17  esecuzioni,  28  condannati  hanno  ottenuto  la  coin- 


496 

mutazione  della  pena  capitale  cioè:  27  in  quella  di  lavori 
forzali  in  vita;  i  in  quella  della  reclusione  perpetua.  11 
quarantascìesimo  condannato  per  parricidio  si  tolse  da  sé 
stesso  la  vita. 

Le  Corti  d'Assisi  hanno  continuato  a  fare  nel  4856  un' 
assai  larga  applicazione  dell' articolo  463  del  Codice  penale. 
Il  giurì  ha  dichiarato  l'esistenza  di  circostanze  attenuanti  in 
favore  di  2945  accusati  su  438S  che  ha  riconosciuti  colpe* 
voli  dei  crimini  passibili  di  pene  afflittive  ed  infamanti:  è 
una  proporzione  di  un  pò  più  di  due  terzi,  606  su  4000. 
Era  di  682  su  4000  nel  4855  e  di  674  nel  4854. 

La  repressione  è  sempre  più  forte  riguardo  ai  crìmini 
contro  la  proprietà  che  non  riguardo  ai  crimini  contro  le 
persone.  Questa  differenza  si  riproduce  tutti  gli  anni  ;  la  sì 
ritrova  anche  davanti  la  giurisdizione  correzionale.  Essa  può 
spiegarli,  sia  pel  mistero  che  copre  troppo  sovente  le  cause 
dei  delitti  contro  le  persone,  sia  per  le  provocazioni  che  at- 
tenuano davanti  la  legislazione  stessa  la  gravità  di  alcuni  di 
questi  delitti. 

Fra  tutti  i  crimini,  quelli  di  parricidio  e  d' avvelenamento 
non  hanno  irovato  alcuna  indulgenza  davanti  al  giuri.  Non 
si  contò  per  ragion  media  che  un  assolto  su  40  accusati  di 
questi  crimini;  otto  sono  stati  condannati  a  pene  afllitiive 
ed  infamanti,  e  4  a  pene  correzionali.  Gli  accusali  di  assas- 
sinio, di  lesioni  e  ferite  verso  ascendenti,  di  stupro  o  di  at- 
tentato al  pudore  su  giovani,  sono  stali  essi  pure  oggetti  di 
giusta  severità  da  parte  del  giuri.  Gli  accusati  di  delitti  con- 
tro le  persone  che  hanno  ottenuto  più  frequentemente  sen- 
tenze assolutorie,  nel  4856  sono: 
4.'^  Di  faUo  testimonio  e  di  falsificazione    ìq 

materie  civili  e  criminali 60  per  400 

2.^  Di  lesioni  e  fedite  gravi  senza  premedita- 
zione    57       > 

3.^  Allentati  al  pudore  con  violenza     ...     48       > 
4.^  Di  procurato  aborto 40       > 


497 

Fra  gli  accusali  di  crimini  contro  la  proprietà,  le  accusa 
di  furio  sono  siate  assolte  più  di  rado  che  le  altre.  Non  se 
n'ebbero  che  i7  su  400,  mentre  si  contano: 

42  assolti  su  400  accusati  di  falsa  scrittura  autentica  e 
pubblica; 

40  assolti  su  100  accusati  d'incendio; 

47  assolti  su  400  accusati  di  fallimento  doloso; 

54  assblti  su  400  accusati  di  falsità  in  materia  di  co- 
scrizione. 

75  assolti  su  4000  accusali  di  connessione  e  corruzione. 

La  repressione  varia  (ulti  gli  anni  per  ogni  dipartimento. 
Tuttavia  vi  ha  una  tendenza  marcata,  se  non  verso  1'  unifor- 
mità della  repressione,  che  non  è  possibile  perchè  cambia 
colla  natura  dei  crimini,  almeno  verso  una  riduzione  {sen- 
sibile per  le  assoluzioni  d'  un  dipartimento  all'  altro.  Il  nu- 
mero dei  dipartimenti  in  cui  la  cifra  proporzionale  delle 
assoluzioni  sorpassava  ohre  misura  la  media  di  tutta  la  Fran- 
cia, è  diminuita  d*anno  in  anno.  Non  vi  ebbero  nel  4856 
che  36  dipartimenti  in  cui  il  numero  medio  degli  assolti 
su  400  accusati  fu  sorpassato,  mentre  se  ne  contavano 
74  nel  4854  e  68  nel  4852.  Il  quadro  qui  sotto  esposto 
mette  in  linea  paralella,  per  Tanno  4856,  i  dipartimenti  in 
cui  la  repressione  fa  più  ferma  e  quelli  in  cui  fu  men 
salda. 

Dipartimenti  in  cui  il  numero  proporzionale 
delle  assoluzioni  fu 

Minore 

Creuse    ..;'*.     ^ »    —  per  400 

Loi 8  » 

Oise,  Doubs,  Loisa ....44  » 

Alta  Savona 42  > 

Aveyron      ...     ; 43  » 

Ardennes,  Garde,  Landes,  Loira  inferiore       .45  » 

Loira  e  Gher,  Senna  inferiore 46  > 


198 

Maggiore 

Lozòre 55   per  400 

Corsica 80 

Basse  Alpi 48 

Cher 46 

Drdine • 43 

Àdeche 40 

Tarn 89 

Isère M 

Eure  e  Loira S7 

Yonne    •    .     •    •    • •    •    .  36 

McurthCi  Sarthe  • 84 

Nel  dipartimento  della  Senna  non  vi  ebbero  che  46  as- 
solti su  100  accusati  in  luogo  di  80  nel  4855  e  di  81  nel 
4854. 

Il  risaltato  delle  repressioni  varia  secondo  il  sesso,  Tetè, 
il  grado  d' istruzione  degli  accusati,  come  Ìo  dimostra  il  qua- 
dro seguente: 

Ifomeri  proporsionali 
Repressione  -  ■■■■n  ibi    - 

secondo  r  età  il  sesso»  la  natura  G>ndaooatl  a  pene 

dei  delitti  e  il  grado  Assolti  afflittive    correiio- 

d' istrosione  infamanti       naii 

Repressione  per  tutti  gli  accusati 
9enza  distinzione 854        378        868 

Jlepres$ioni  secondo  la  natura  dei  deliiU. 

Accusati  di  delitti  contro  le  persone    S93        404        306 

•  le  proprietà   833        867        400 

Repressioni  secondo  il  sesso. 

Uomini  accusati 833        895        768 

Donne  accusate  ..,...,    349        303        848 


499 


ttepreuiùni  ueondo  l'età. 

Accusati  minori  dei  SI  anni 

.    S69 

S07 

684 

»        dai  S4  ai  40  anni  .    . 

.    353 

399  ' 

848 

»        dai  41  ai  60  anni  .    . 

.    S50 

434 

846 

>        maggiori  dei  60  anni  . 

.    S77 

853 

870 

Jlepressione  secondo  il  grado  d'istruzione. 

Accusali  intieramente  ignoranti  •  .  SSO  411  5S4 
9        che    sapevano    iipperfetta- 

mente  leggere  e  scrivere  àS9  881  848 
»        che    sapevano    leggere    e 

scrivere  benissimo  •  •  •  836  894  816 
>        che  avevano   ricevuto    un 

grado  d'istruzione  superiore    864        386        370 

Le  Corti  delle  Assise  hanno  giudicato,  senza  Y  assistenza 
del  giuri,  480  accuse  per  contumacia,  che  comprendevano 
487  accusati.  Esse  hanno  assolto  due  di  quest'  ultimi  e  con- 
dannato gli  altri  cioè; 

83  alla  pena  di  morte; 

S7  ai  lavori  forzati  in  vita; 

387  ai  lavori  forzati  a  tempo  determinato; 

444  alla  reclusione; 

1  alla  degradazione  cittadina. 

La  Corte  delle  Assise  della  Senna  ha  giudicato  essa  sola 
il  terzo  degli  accusati  per  contumacia,  160  (ira  gli  accusati 
giudicati  per  contumacia  nel  1856,  se  né  contano  300  im- 
putali di  furto  qualificato  e  94  di  fallimento  doloso,  98  per 
falsificazioni,  88  per  stupro  o  attentato  al  pudore  con  vio- 
lenza, 14  per  assassinio  od  omicidio^  ecc. 

Gii  accusati  giudicati  per  contumacia  riescono  spessissimo 
n  fuggire  alle  indagini  della  giustizia  ed  alle  prescrizioni 
delle  pene.  Nel  1856, 133  individui  condannati  precedente- 
mente per  delitto  seno  comparsi  davanti  le  Assise  per  pur- 
gare la  loro  contumacia.  Essi  sono  stati: 


£00 


42  assolti; 

44  condannati  a  pene  correzionali; 

749  a  pene  afflittive  ed  infamanti. 

lì. 
Tribunali   correzionali. 

I  261  tribunali  correzionali  che  nel  4855  avevano  giu- 
dicato 189,545  affari  relativi  a  234,363  prevenuti  non  hanno 
giudicalo  che  484,610  affari  e  225,561  prevenuti  nel  4856. 
Cosi  quest'  ultimo  anno  presenta  una  diminuzione  di  7905 
affari  ed  8804  prevenuti,  circa  il  4  per  400.  Nel  4855 
erasi  già  ottenuto  comparativamente  al  1854  una  diminui- 
zione  ohe  sorpassava  1*8  per  400. 

I  461,640  affari  correzionali  giudicati  nel  4856  si  'divi- 
dono in  426,694  delitti  comuni,  ed  in  54,946  contravven- 
zioni forestali  e  rurali.  La  diminuzione  fu  portata  su  ambe 
le  categorie,  ma  come  nel  4855  fu  più  più  forte  su  quest* 
ultima.  Il  quadro  seguente  presenta  classificati,  secondo  la 
natura  dei  delitti  e  delle  contravvenzioni ,  gli  affari  e  i  pre- 
venuti che  furono  giudicati  dai  tribunali  correzionali  durante 
l'anno  4856. 

Affari  Prevenuti 

Rottura  del  precetto  politico  .     .    .  8,896  3,947 

Vagabondaggio 0,483  6,588 

Mendicità 4,724        ,     5,233 

Ribellione 2,484  3,288 

Oltraggio  e  violenze  verso  i  pubblici 

funzionari' 6,666  7,604 

Religione  f  delitti  ed  oltraggi  verso  i 

ministri  del  culto) 422  238 

Lesioni  e  ferite    volontarie      .     .     .  40,565  3,342 
Delitti  diversi  contro  i  costumi   .    .  2,358  3,176 
Diffamazione  e  ingiurie,  denuncie  ca- 
lunniose       3,277  4,286 


201. 
Affari  PreTenb' 

Furti  semplici 36,848  47,402 

Fallimenti  semplici 594  600 

Truffe 2,519  3,089 

Abuso  di  confidenza 3^609  3,171 

Frodi  sulla  natura,  la  qualìth  e  la 
quantità  delle  cose  vendute,  deten- 
zione di  peso  e  bilancie  false   .     •       10,789  IS,3S9 

Devastazioni  e  distruzione  di  raccolti 
d*  alberi ,  d' animali 

Delitti  politici  di  qualunque  specie , 
contravvenzioni  elettorali  ....  618  990 

Diffusione  e  distribuzione  di  stampati 
senza  autorizzazione 176  215 

Aquavitaj  e  caffè  (apertura   illecita)        1,521  1,598 

Armi  e  polvere  da  fuoco  (fabbrica- 
zione e  detenzione  di),  armi  proi- 
bite (porto  0  detenzione  di)    .    •  39S  464 

Caccia  e  porto  d*  armi 20,843  24,685 

Delitti  rurali  e  furti  di  cam)>agna     .  951  1,329 

Dogane,  contribuzioni  indirette    .    .        2,309  2,187 

Pesca  (  Contravvenzioni  alle  leggi 
sulla 2,212  4,599 

Poste.  (Uso  dei  franco-bolli  di  già  af- 
francati)    .     .     • 3,970  4,054 

Poste.  (Altre  contravvenzioni  alle  leggi 
sulle) •    •    •  ^52  161 

Frutte.  (Contravvenzioni  alle  leggi 
sulle) 42,688  6,782 

Contravvenzioni    alle  leggi  annonarie        1,836  1,952 

Altri  delitti  e  contravvenzioni  di  qua- 
lunque specie 8,112  10,985 

Totale 481,640        233,661 

I  225,561  prevenuti  giudicati  nel  1856  erano  processali; 


209 

A  ril*hie^ta  del  pubblico  ministero,  4S6,S80  (696  su 
4000); 

A  richiesta  delle  parti  civili,  8,8^9  (39  su  1000); 

A  richiesta  delle  amministraziooi  pubbliche  69,863  (S65 
8u  1000. 

Di  queste  tre  classi  di  prevenuti,  solo  la  seconda  si  è 
leggermente  aumentata  nel  1856.  Le  due  altre  hanno  di- 
minuito, ma  in  proporzioni  differenti,  la  prima  d'un  pò 
meno  del  8  per  400,  la  terza  di  quasi  1*8  per  400.* 

La  diminuzione  che  si  è  prodotta,  nel  4856,  sul  numero 
dei  delflti  è  dovuta  evidentemente  a  cause  generali,  poiché 
ossa  si  è  fatta  sentire  nella  maggior  porte  dei  dipartimenti 
in  proporzioni  analoghe  a  ciò  che  ha  avuto  luogo  pei  eri- 
mini  stati  giudicati  dalle  Corti  d'Assise.  Notasi  tuttavia  un 
aumento  in  un  piccolo  numero  di  dipartimenti.  Cosi  nel  di- 
partimento della  Senna,  il  numero  dei  prevenuti  giudicati  a 
richiesta  del  ministero  pubblico  si  è  elevato  da  43,049  a 
4  4,029;  quasi  Totio  per  400  d'aumento.  Di  già  nel  4856  enivi 
un  accrescimento  di  868  prevenuti,  e  di  S74  nel  4854. 
Questo  accrescimento  si  spiega ,  *d'  altronde ,  assai  natural- 
mente coli' aumento  della  popolazione,  che  si  accrebbe  nel 
4866  più  di  un  quinto  (244  su  4000)  a  confronto  del  cen* 
simento  del  4854. 

Gli  altri  dipartimenti  in  cui  vi  ebbe  aumento  dei  prc- 
vcnuii,  giudicati  dietro  richiesta  del  pubblico  ministero  nel 
4856,  comparativamente  al  4855,  sono  i  seguenti: 

Alti  Pirenei 4469  aumento  88  per  100 

Ariege 978  >  S4 

Bassi  Pirenei 4598  »  22 

Pirenei  orientali 4006  »  20 

Alte  Alpi 584  >  49 

Creuse 747  »  49 

Allier 4  475  »  47 

Corsica 4554  »  46 

Ardèche 46o3  »  45 

Senna  ed  Oise 3426  »  42 


SOS 

Di  questi  dieci  dipartimenti,  quello  di  Corsica  è  il  solo 
che  fosse  stato  già  notato  nel  4856  per  l'aumento  del  numero 
dei  prevenuti  tradotti  davanti  i  tribunali  corrcuoDali^  T  ac- 
crescimento era  di  gih  del  15  per  400* 

Su  gli  altri  9  dipartimenti,  8  appartengono,  come  la  Cor- 
sica, alle  contrade  più  povere.  L'accrescimento  proporiionale 
è,  d'altronde,  assai  meno  considerevole  che  quello  che  fu 
notato  fra  gli  accusati  giudicati  dalle  Coni  d' Assise  di  alcuni 
diparlimenii. 

Le  donne  contano  per  un  pò  più  di  un  quinto  (  906  su 
4000)  fra  i  prevenuti  giudicati  nel  1856.  Nel  1855  la  prò- 
porxione  era  quasi  identica ,  908  su  1000.  Questa  propor- 
zione varia,  d'altronde,  secondo  la  natura  dei  delitti.  Ecco 
fra  i  delitti  i  più  frequenti,  quelli  a  cui  le  donne  prendono 
la  maggiore  o  minor  parte. 

La  maggiore 

Uso  dei  franco-bolli  già  affrancati    •    .    .    .  40  per  400 

Frodi  nel  commercio     ........  84 

Diffamasione  e  ingiurie SI 

Furti  semplici 99 

Mendicità     •    .    , «96 

Vagabondaggio 94 

Delitti  forestali 91 

La  minore 

Ribellione 6  per  100 

Oltraggi   e  violente  contro  pubblici   funzio- 
nar]        IS 

Lesioni  e  ferite  semplici 14 

Violazione  di  precetti  politici  •••.••  1 4 

Oltraggi  pubblici  al  pudore    ' 15 

Abuso  di  confidenza 18 

Truffe 19 

Rapporto  all' età  i  prevenuti  giudicati  nel  1856  per  de- 
liui  comuni,  k  a^li  di  cui  l'età  possa  essere  esattamente  prò- 


S04 

vata,  perchè  i  prevenuti  di  contravvenzioni  forestali  o  Oscali 
sono  frequentemente  giudicati  per  contumacia,  si  suddivi" 
dono  cosi: 

Prevenuti  minori    dei  16  anni 6,905 

dai  i6  ai  21  anni    •    .    •    .  18,214 

maggiori  dei  21  anni 427,934 

Prevenuti  di  età  non  conosciuta 2,872 

Totale 155,925 

La  distribuzione  dei  prevenuti,  avuto  riguardo  all'  età , 
si  compie  d*un  modo  assai  uniforme  in  ciascun  anno,  cosi 
come  l'indica  il  quadro  che  se^ue.  Notasi  solamente  una 
tendenza  decrescente,  dopo  il  1 855,  nel  numero  proporzio- 
nale dei  giovani  delinquenti,  che  invece  aveva  progressiva- 
mente aumentato  dal  1851  al  1854. 

I  risultati  dei  condannali  dai  tribunali  correzionali ,  per 
tutti  i  prevenuti  senza  distinzione,  furono  gli  stessi  nel  1856 
come  nel  1855.  Il  quadro  qui  sotto  esposto  lo  prova. 

Durante  gli  anni 
Prevenuti  dell'età  1854         1855  1856 


Minori  dei  16  anni  « 
Dai  16  ai  21  anni  . 
Maggiori  dei  21  anni 


53 

48 

45 

131 

(19 

449 

826 

833 

836 

Totale    .    .    .    4000        4000        4000 

Il  numero  proporzionale  dei  condannati  all'  ammenda  ha 
subito  una  ^debole  riduzione,  compensata  da  un  leggiero  ac- 
crescimento  di  cifra  dei  condannati  ali'  imprigionamento  mi- 
nore di  un  anno  e  degli  assolti.  Queste  variazioni  sono  do« 
vute  a  due^cause,  da  una  parte  la  diminuzione  notata  del 
numero^dei^dclinquenù  forestali,  quasi  tutti  condannati  al- 
Vammenda,  ha  dovuto  rendere  meno  freqùeni^  Tapplicazione 


205 
di  questa  pena:  dall'altra  venne  classificalo  fra  gli  assolti 
ao  certo  numero  di.  prevenuti  che  dopo  essere  stati  citati 
a  comparire  davanti  i  tribunalii  sono  assolti  in  vista  dei  de- 
creti d'amnistia  del  46  e  47  marzo  1856. 

Numeri 
Numeri  reali  prop.  su  4000 

4855  4856  4855        4856 


Condannati    ad    un 

■ 

anno  e   più    d'im- 

• 

prigionamento  .    . 

41,664 

44,063 

50 

49 

Condannati  a  meno 

• 

d'  un   anno  d' im- 

prigionamento .    . 

76,765 

76,324 . 

328 

338 

Condannati   soltanto 

all'  ammenda    .     • 

422,438 

414,284 

522 

,507 

Fanciulli  minori  dei 

46  anni  riconosciuti 

aver  agito  senza  di- 

• 

scernimento 

Inviati  in  correzione 

2,398 

2,456 

40 

40 

Restit.  ai  loro  parenti 

4,898 

4,694 

7 

7 

Assolti 

20,446 

20,446 

83 

89 

Totale  ....    334,365      225,664       4,000      4,000 

Risulta  da  questo  quadro  che  i  tribunali  di  correzione 
assolsero  |meno  d'un  decimo  dei  prevenuti  stali  tradotti 
davanti  ad  essi;  soltanto  89  su  4000  sono  stati  assolti  nel 
1856. 

Se  si  considerano  i  risultati  delle  procedure  avuto  ri- 
guardo alle  parli  accusate  si  trovano  differenze  grandissime. 
Cosi  il  numero  proporzionale  degli  assolti  è  appena  del  3 
per  400  (28  su  4000)  sulle  accuse  dirette  dalle  pubbliche 
amministrazioni,  che  si  appoggiano  quasi  sempre  a  processi 
verbali  che  fauno  fede  fino  a  che  non  sia  provato   il  con- 


S06 

trario,  nienire  é  di  404  su  1000  prevenuti  a  richiesta  del 
ministero  pubblico,  e  di  4S5  su  1000  prevenuti  tradotti  die- 
tro richiesta  delle  parti  civili.  Nei  calcoli  che  precedono,  i 
fanciulli  rimandali  eome  aventi  agito  senza  discernimento  e 
restituiti  ai  loro  parenti  sono  annoverati  tra  gli  assolti. 

Numero  dei  prevenoU 

Nom.  totale    assolti  e  CoadaonaU 

Prevenuti  giudicati           del          restituiti  aUMinprl-      alKa- 

dietro  richiesta         prevenuti    ai  loro  pa-  gions-        menda 

renti  mento 

4."  Diil  ministero  pub- 

blico 156,880    16,881     88,018      SS,536 

S.""  Dalle  parti  civili  8,818  8,746  654  4,449 
8.^  Dalle  amministra- 

Eioni  pubbliche      .      59,863      1,660         876      57,SSd 


Totale   .     .    .    325,561     SI, 787    89,548    414,S8f 

Il  piccolo  numero  delle  assoluzioni  pronunciate  dietro 
richiesta  del  ministero  pubblieo  mostra  abbastanza  con  quale 
prudenza  il  diritto  di  inquisizione  è  esercitato;  ma  devesi 
rimproverare,  come  lo  mostra  il  numero  sempre  crescente 
dei  recidivi,  che  i  tribunali  usino  abitualmente  troppa  indul- 
genza verso  i  prevenuti  che  riconoscevano  colpevoli.  Se 
l'articolo  468  del  Codice  penale  riceve  per  fatto  del  giuri 
un'  applicazione  troppo  frequente,  l' estrema  facilitai  con  cui 
i  tribunali  correzionuli  accordano  il  beneOcio  delle  circostanze 
attenuanti  è  forse  alquanto  riprovevole.  Su  mille  individui 
riconosciuti  colpevoli  dei  delitti  a  cui  era  applicabile  l'ar- 
ticolo 463  del  Codice  penale,  fu  esso  applicato  a  610.  Que- 
sta proporzione  si  è  anche  elevata  fino  a  79i  su  1000  con- 
dannati per  furto;  a  867  su  1000  condautiati  per  frodi  com- 
merciali; a  874  su  1000  condannati  per  vagabondaggio;  a 
888  su  1000   condannali   per   mendicità;   infine  a  978  su 


i 


207 

1000  condannali  per  uso  di  franco  bolli  che  avevano  già 
adoperati  anche  indipendentemente  dalle  condanne  ad  una 
semplice  ammenda,  pronunciate  contro  individui  riconosciuti 
colpevoli  di  delitti  puniti  d' imprigionamento^  contasi  tutti  gli 
anni  un  gran  numero  di  prevenuti  condannati  a  brevissime 
pene  d*  imprigionamento  su  73,834  condannati  nel  1866,  n 
meno  di  un  anno  di  prigione,  8005  sono  stati  meno  di  6  giorni 
e  27,058  da  sei  giorni  ad  un  mese. 

Neil*  anno  a  cui  si  riferisce  il  presente  rendiconto  ebbe 
luogo  la  prima  applicazione  della  legge  43  giugno  4856,  che 
attribuisce  alle  Corti  imperiali  la  conoscenza  di  tutti  gli  ap- 
pelli dei  tribunali  di  polisia  correzionale. 

Questa  innovazione  è  ancora  troppo  recente  perchè  sia 
possibile  di  provarne  le  conseguenze,  sopratulto  in  un  ren- 
diconto che  ha  dovuto  confondere  gli  appelli  giudicati  dai 
tribunali  dei  capi-luoghi  dei  dipartimenti  durante  i  sei  primi 
mesi  dell'anno  con  quelli  che  furono  giudicati  dalle  Corti 
imperiali.  Il  numero  degli  appelli  giudicati  nel  4856  fu  di 
8051  soltanto,  in  luogo  di  8774  nel  4855,  di  9973  nel  4854 
e  di  I0,l4f  nel  4853.  Havvi  dunque  una  diminuzione  cor- 
risponilcnte  in  parte  a  quella  che  fu  già  notala  durante  lo 
slesso  periodo,  nel  numero  dei  giudizj  pronunziati  dai  tri- 
bunali di  prima  istanza.  Tuttavia  la  riduzione  del  numero 
degli  appelli  fu  più  forte  ;  il  loro  numero  proporzionale  che 
era  di  53  per  4000  giudicati  in  prima  istanza  nel  4854  ò 
disceso  successivamente  a  49  per  4000  nel  1852,  e  nel  4858 
a  48  per  4000  nel  4854,  a  46  per  4000  nel  4855,  infine 
a  44  per  4000  nel  4856.  I  due  terzi  (668  su  4000)  dei 
giudicuti  stati  appellati  nel  4856,  sono  stati  confermati,  e 
832  su  4000  0  modificati  o  assolti. 

Negli  anni  precedenti  il  numero  proporzionale  dei  giu- 
dizj confermati  era  meno  elevato;  non  sorpassa  i  64  |su 
4000  negli  anni  4855  e  4853,  e  624  su  4000  nel  4854. 
Dei  9878  prevenuti  compresi  nel  4856  nei  8051  appelli 
giudicali,  6468  (53d  su  4000)  erano  appellanti  2462  (249 


208 

su  4000)  intimali,  e  948  (96  su  1000)  appellanti  ed  inti- 
mati assieme.  Nel  1855  il  numero  proporzionale  degli  ap- 
pellanti non  era  slato  che  di  651  su  4000;  ma  nel  4854 
s'elevava  a  780  su  1000. 

Dei  recidivi.  —  Malgrado  la  diminuizione  del  numero 
degli  accusati  e  dei  prevenuti  giudicati  nel  1856  dalle  Corti 
d'Assisi  e  dai  tribunali  correzionali,  quello  dei  recidivi  si 
è  accresciuto:  ne  furono  giudicati  40,345  durante  quest*  ul- 
timo anno,  in  luogo  di  38,771,  nel  1855.  Essi  sono  classi- 
ficati nel  quadro  seguente  avuto  riguardo  alla  natura  delle 
pene  che  essi  avevano  prudentemente  subito. 

1851     1852    185Sr     1854      1855     1856 


Liberati  dai  lavori 
forzali     1,186    1,251     1,230    1,179    1,159    1,U6 

Liberali  dalla  re- 
clusione           861        894       860       856       819       855 

Liberali  da  1  an- 
no e  più  di  pri- 
gione        6,421     7,190    7,720    8,446    8,507    8,472 

Liberati  da  un  an- 
no e  mezzo  di 
prigione    ....    18,779  21,696  25,053  24,457  24,227  24^723 

Che  non  erano  stati 
precedentemente 
condannati  che  al- 
l'amenda  ....       1,301     1,994    2,837    4,279    4,279    5,169 


Totale       28,548  1(3,005  38,479  38,479  38,771  40,345 

L'accrescimento  ha  pesato  quasi  esclusivamente  sui  libe- 
rali dalle  pene  di  imprigionamento  di  breve  durata  e  su 
quelli  che  non  erano  stati  condannati  precedentemente  che 
air  amenda.  È  difficile  di  non  vedere  in  questo  stato  di 
cose  il  riprovevole  e£fetto  deireccessiva  indulgenza  dei  Tri- 
bunali. I  condannati  abusano  di  questa  indulgenza  per  ab- 
bandonarsi a  nuovi  misfatti.  È  cosi  che  in  materia  di  frode 
nelle  transazioni  commerciali,  i  recidivi  aumentano  ciascun 
anno  in  proporzioni  deplorabili.  Ve  ne  ebbero  1470  nel 
1856|  mentre  n*on  se  ne  contano  che  877  nel  1855  e  6i3 


ao9 

nel  4864.  Questo  genere  d'infrazione  alla  legge  richiama, 
sotto  più  rapporti,  la  severità  dei  magistrati.  I  40,345  reci-  i 

divi  che  sono  stati  giudicati  nel  4856  sono  comparsi  noi 
numero  di  32,074  davanti  le  Corti  d'Assise,  e  38,274  da- 
vanti la  Giurisdizione  correzionale.  Questi  ultimi  formano 
quasi  un  quarto  (244,  su  4,000)  del  nutnero  totale  dei  pre« 
venuti  giudicati  per  delitti  comuni,  i  soli  di  cui  gli  antece- 
denti sieno  provati.  La  proporzione  non  era  che  di  229  su 
1000  nel  4855  e  di  219  nel  4854.   I  2074   accusati    reci-  I 

divi  formarono  più  d'un  terzo  (339,  su  4,000)  del  numero  to- 
tale degli  accusati  tradotti  davanti  le  Corti  d'Assisi. 

I  quadri  dei  rendiconti  generali,  consacrati  a  studiare 
TinGuenza  del  nostro  sistema  penitenziario  francese  presen- 
tano nel  1856,  come  negli  anni  precedenti,  dei-  riaultati 
poco  favorevoli.  Quasi  due  quinti  dei  condannati  liberati 
dalle  Case  centrali  sono  ripresi  e  giudicati  di  nuovo  prima 
che  sia  spirato  il  terzo  anno  della  loro  liberazione.  Per  al- 
cune Case  la  proporzione  sorpassa  i  40  su  400;  fu  di  42 
per  400  fra  i  condannati  sortiti  da  Loos  nel  4854,  di  43 
per  400  di  quelli  di  Poissy,  di  44  per  400  per  quelli  di 
Beaulieu. 

Le  ricadute  sono  meno  frequenti  tra  i  giovani  che  tra 
gli  adulti.  Cosi  il  numero  proporzionale  dei  recidivi  fra  i 
giovani  liberali  dal  4  854  sino  al  34  dicembre  4856  fu  del 
48  per  100,  mentre  invece  fu  del  37  per  100  fra  gli  adulti. 
I  recidivi  sono  più  rari  tra  i  giovani  delinquenti  che  sor- 
tono dalle  colonie  penitenziarie  che  fra  quelli  che  sortono 
dai  quartieri  specialmente  destinati  alla  loro  categoria  in  al- 
cune Case  centrali  di  pena;  ma  non.  si  saprebbe  in  ciò  tro- 
vare' una  prova  d'inferiorità  di  regime  in  questi  ultimi  sta- 
bilimenti. La  differenza  è  che  nelle  Case  centrali  si  tengono 
i  giovani  più  pervertiti,  perchè  la  disciplina  è  più  severa , 
ed  anche  perchè  ivi  si  riconducono  quelli  che  si  evadono  o 
che  tentarono  d'evadersi  dalle  colonie  penitenziarie  e  quelli 
che  vi  si  mostrano  più  ricalcitranti  e  ribelli.  Comunque  sia, 
i  migliorameniì  che  richiama  il  sistema  penitenziario  fran- 
cese ,  non  indicano  perciò  che  sia  meno  efficace  da  quello 
delle  altre  nazioni.  Gli  elementi  di  confronto  mancano  su 
questo  punto  perchè  le  statistiche  criminali,  completate  da- 
gli uificj  giudiziarj  sono  fin  qui  le  sole  che  tengono  esatta 
nota  dei  recidivi.  {Continua), 

Annali.  Statistita^  voL  XXI F*  9er1e  B.*  14 


210 

Cenao  ««Ita  pabMIca  beueOceama  éi  Part^ 

Due  documenti  importami  furono  testò  pubblicati  dal- 
l'Amministrazione degli  spedali  ed  ospizj  di  Parigi.  Il  conio 
consuntivo  dell'anno  1858  ed  il  prevemivo  del  1860.  Il 
primo  dà  1*  istoria  della  gestione  di  tutta  1*  assistenza  pub- 
blica della  capitale  per  quell'anno;  nel  secondo  si  trova 
esposta  la  nuova  organizzazione  che  deve  entrare  in  vigore 
dal  primo  giorno  del  futuro  anno  nei  venti  circondar]  della 
città.  Tutto  il  lavoro  è  compreso  in  non  meno  di  200  pa« 
gine,  onde  pei  limiti  che  hanno  questi  AnmUi  basterà  che 
ne  caviamo  alcuni  dati  che  offrono  veramente  deiriotoresse 
per  gli  amatori  dji  tal  materia. 

L'anno  4868  vide  compiersi   tre   fatti  importanti  nella 
storia  degli  stabilimenti   spedalinghi  della    francese   metro- 
poli. Parlar  vogliamo  del  trasporto  degli  uflSci  dell'ammini- 
strazione centrale  nei  nuovi  fabbricati  della  piazza  dell'Hò- 
telde-Ville;  della  ricostruzione  della  casa  municipale  di  sa- 
lute, e  finalmente  della  creazione  a  Forges-les-Bains  (Seine- 
el-Oise)  d'uno  spedale  di  cento  letti  pei  fanciulli  scrofolosi. 
Dal  bilancio  dello  scorso  anno  gli    introiti  salirono  alla 
somma  di  28  milioni  e   4606  franchi,  e  le  spese  giunsero 
a  24  milioni  e  968,24  fr. 

Mercè  tali  grandiosi  mezzi  si  poterono  ricevere  91,007 
infermi  negli  spedali  e  mantenere  negli  ospizj  42,324  vec- 
chi e  incurabili.  Questi  numeri  attestano  un  miglioramento 
sensibile  avutosi  sui  risuhamenti  dell'almo  precedente  (4), 
e  l'amminirtrazìone  attribuisce  tal  vantaggio  all'essersi  estesa 
l'assistenza  a  domicilio,  la  quale,  nel  1858,  fu  data  a  29,207 
ammalati.   La   classe    povera  sempre   più  benedice   questo 


(!)  Nel  1857  il  numero  degli  ammalati  carati  negli  spedali  fu 
di  93.8:26,  ossia  2^819  di  più  che  nel  1858. 


S4I 
naóTO  sistema  di  soccorso  (1).  Il  padre  e  la  madre  di  fa- 
miglia che  da  una  malattia  erano  forzali  a  passare  ad  uno 
spedale  »  al  presente  possono  ricevere  cura  medica  e  me- 
dicinali mentre  proseguono  a  sorvegliare  la  propria  casa. 
E  non  è  che  quando  o  la  malattia  lo  esige,  o  che  la  fa« 
miglia  non  basta  che  gli  infermi  ricorrono  agli  spedali. 

Una  lieve  diminuzione  si  notò  allresi  nella  cifra  della  po- 
polazione indigente  che  si  fece  inscrivere  sui  nostri  registri 
degli  uffici  di  beneficenza  ;  però  essa  giungeva  a  80,500 
persone  al  SI  dicembre  4858. 

Una  cifra  non  meno  affliggente  è  quella  di  8960  bambini 
che  dai  loro  genitori  furono  nello  scorso  anno  (1858)  ab- 
bandonati. E  se  un  tal  numero  è  inferiore  di  SS  a  quello 
del  1857,  una  slmile  ben  debole  diminuzióne  non  indica 
un  progresso  assai  sensibile,  perchè  l'amministrazione  possa 
felicitarsene  come  di  un  vero  miglioramento. 

Se  passiamo  poi  a  considerare  il  costo  giornaliero  di  cia- 
scun ammalato  troviamo  che  ogni  giornata  «  in  via  media , 
importò  S  fr.  i9  cent,  negli  spedali  e  4  fr.  86  cent,  negli 
ospizj.  La  diversità  del  trattamento  dietetico  proprio  dei 
detti  stabilimenti  è  causa  di  quella  del  eosto.  Per  fare  un 
confronto  osserveremo  che  nel  4853  la  giornata  dei  spedali 
non  importava  che  4  fr.  49  eent.  onde  in  più  pel  4868 
50  cent.  E  cosi  pure  la  giornata  di  ospizio,  sei  anni  fa,  era 
di  4  fr.  44  cent.,  ed  ora  la  supera  di  35  cent.  Ciò  per  la 
carezza  del  vitto,  qual  si  verifica  da  alcuni  anni  a  Parigi. 

Fra  le  cose  a  notarsi  nel  documento  che  analizziamo , 
sceglieremo  il  valore  delle  vendite  falle  dagli  ospizj  di  Pa- 
rigi in  obbedienza  ad  una  circolare  del  Ministro  dell'  Inter- 
no. Il  complesso  di  tali  vendite  nel  4858  sali  a  3  milioni 
e  678,757  fr.,  e  risulta  in  gran  parte  del  prodotto  dell'an- 

(i)  Questo  sistema  di  soccorso  a  doaiicilio  che  a  Parigi  si  cbìa- 
ma  nuovo  fa  da  noi  in  altro  luogo  di  questi  annali  dimostralo 
antico  in  Italia  e  specialmenle  nel  nostro  paese. 


212 

tica  casa  di  salute  della  strada  del  sobborgo  Saint-Denis  « 
espropriata  dalla  città  per  il  taglio  del  boule{>ard  du  nord^ 
ed  anche  del  prezzo  di  24,619  metri  di  terreno  che  Pam- 
oiinistrazione  vendette  nelle  vie  di  Cherche-Midi^  di  Regard 
e  del  Vaugirard  coirobblìgo  nei  compratori  di  aprinri  dae 
nuove  pubbliche  vie. 

Accenneremo  altresì  circa  il  diritto  che  tiene  la  benefl- 
cenza  sugli  spettacoli ,  che  la  somma  percepita  giunse  ad 
un  milione  e.  320  mila  e  290  fr.  I  legati  ed  i  doni  conse- 
guiii  nello  stesso  anno  4858  diedero  793^000  fr.  in  capi- 
tali e  3294  fr.  in  rendite  dello  Stalo.  Grazie  alle  disposi- 
zioni  generose  della  vedova  del  gen.  Brueys  e  di  lord  Sey- 
mour  si  può  sperare  che  Tanno  4859  vedrà  accresciuta  la 
cifra  di  tali  pie  liberalità  (I). 

Tali  sono  i  principali  risullamenti  che  emergono  dal  re- 
soconto deir esercizio  del  1858,  e  ben  fanno  testimonio  del- 
Tordine  e  della  probità  che  presiedono  alla  amministrazione 
del  patrimonio  del  povero. 

Ora  passiamo  al  budget  dell'anno  venturo  sul  quale  avrà 
molla  influenza  la  nuova  cerchia  della  capitale.  Tale  in- 
fluenza ,  dice  la  Memoria  che  analizziamo ,  sarà  considere- 
vole giacché  r  ingrandimento  non  procurerà  che  debuli  in- 
troiti mentre  che  il  peso  agli  ospizj  diventava  maggiore. 
Difatlì  le  somme  che  li  comuni  aggregati  verseranno  nella 
cassa  degli  ospizj  non  dovrà  arrivare  a  102,348  fr.  ed  in- 
vece la  spesa  che  sopporterà  il  servizio  spedalicro  in  quei 
medesimi  comuni  oltrepasseranno  li  934,586  fr.  Alcune  spie- 
gazioni giudichiamo  qui  necessarie  onde  iniendere  il  siste- 
ma che  sarà  adottalo  pel  riparlo  dei  soccorsi  nei  nuovi  cir- 
condar]. 

11  servizio  degli  apedali  non  sarà  sensibilmente  cambiato, 
mentre  al  presente  alcuno  asilo  di  tal  genere  non  esistendo 
nei  Corpi  Santi ,  tutti  gli  ammalati  del  dipartimento  della 
Senna  vengono  indistintamente  ricevuti  negli  spedali  della 
capitalei  e  vengono  già  ad  accrescere  le  spese  di  quei  sia- 


(1^  L'amnìiraglio  Bruèys  lasciò  800,000  fr.  per  creare  un  Ao- 

spice  de  menages.  Quanto  a  lord  Scymour»   morto   ultimaoiente 

a  Parigi,  si  sa  ch'egli  lasciò  ogni  suo  avere  ai  poveri  di  Parigi  e 
di  Londra. 


S43 

bilimcnti.  A  questo  riguardo  ringrandimento  non  modificherà 
per  niente  l'alluale  irailamento  negli  spedali^  Ma  non  av- 
verrà io  stesso  per  gli  ospizj  e  per  le  case  di  ritiro,  dalle 
quali  sono  oggidì  esclusi  si  i  vecchi  che  i  cronici  dei  Co- 
muni rurali ,  e  che  rimangono  a  carico  dei  loro  uflicj  di 
bencGcenza.  Ora  la  pubblica  assistenza  possiede  sette  ospizj 
gratuiti  contenenti  8705  letti,  e  tre  ospizj  per  i  paganti 
che  ne  hanno  4345.  Un  tal  numero  è  affatto  insufficiente 
per  li  bisogni  attuali,  e  tutti  sanno  che  li  petenti  sono  so- 
vente obbligati  di  aspettare  più  anni  prima  di  potere  essere 
ammessi.  L'  amministrazione  pia  spera  dunque  che  la  città 
le  porgerà  soccorso,  venendo  il  bisogno,  tanto  coiraumen- 
tare  il  nùmero  dei  letti  negli  ospizj  che  già  esistono,  quanto 
col  creare  nuovi  stabilimenti. 

Gli  assegni  dunque  inscritti  sul  budget   del    4860   non 
andranno  né  agli  spedali  né  agli  ospizj,  ma  verranno  appli- 
cati del  tutto  al  servizio  delt'lstituto  di    soccorso  a  domici- 
lio. Dìfatti  la   popolazione   che  gode    beneficio   d^a    pub- 
blica assistenza  in  Parigi  è  di  426,363  individui,  e  sarà  di 
463,567  nel  4860,  allorquando  cioè  s'introdurrà  nel  recinto 
della  capitale  una  nuova  popolazione  che    il  ministro    del- 
l'interno  valuta  a  354,000  abitanti.  Per  arrivare  a    questa 
popolazione  indigente  di  463,567  abitanti  l'amministrazione 
non  tenne  conto  del  numero  dei  poveri  assistiti  oggidì  dagli 
uflicj  di  beneficenza  nei  Comuni  annessi.  Facendo  essa  la  nu- 
merazione di  tali  indigenti)  che  non  vanno  al  di  là  di  40,000, 
rilevò  che  al  presente  molti  di  quegli  infelici  erano  lasciati 
senza  soccorsi,  e  che  la  nuova  organizzazione  parigina  deve 
all'incontro  soccorrere  tutti  quelli  cbe,  privi  di  risorse,  ver- 
ranno a  reclamare  assistenza.  Questa    influenza  del  sistema 
attuale  è  cosi  evidente  che  nei  Corpi  Santi  gli  uflicj  di  bencfi* 
cenza  non  soccorrono  oggidì  che  un  povero  su  70  abitanti, 
mentre  che  a  Parigi  ove  la  miseria  è  assai  minore,  la  pub- 
blica carità  si  estende  su  di  un  povero  ogni  46  abitanti. 

Nel  budget  del  4860  i  soccorsi  furono  calcolati  su  di 
un  aumento  di  35,000  indigenti.  Uflicj  di  beneficenza  e 
Case  di  soccorso  saranno  create  nelle  pnKi  aggregate  ;  un 
personale  d'ispettori  e  di  visitatori  funzionerà  nella  zona 
suburbana,  nel  modo  stesso  che  si  usa  al  presente  mM  do- 
dici circondarj  :  in  una  parola,  la  più  perfena  uguaglianza 
regnerà  pel  riparto  dei  soccorsi  tra  i  vecchi  e  i  nuovi  abi- 
tanti delia  metropoli.  D.  G.  Capsoni. 


SI  4 


NUOVE   COHCNlGAZlOm 

PER  MEZZO  DI  CANALI,  STRADE  FERRATE 

E  PONTI  DI  FERRO. 

— ozzo— 

StadJ  ••mparattYl  «olle  strade  ferrate. 

Ju  curioso  i(  seguente  prospetto  comparatiTo  dell'  esten- 
sione', del  costo  e  dei  prodotti  delle  strade  ferrate  in  In- 
ghilterra e  negli  Stati  Uniti  nell'anno  1858. 


Inghilterra 

SUU  Uniti 

Ciiil   in  esercizio.      .    N** 

45,308 

44,571 

Spesa  totale     .    .    .    Fr. 

7,898  750,000 

5,045,498,660 

Spesa  chilom.    .    .    .     > 

616,456 

443,301 

Prodotto  totale  .    .    .    • 

594,094,425 

556,674,400 

Prod.  per  giorno-chil.     » 

406 

34 

Spesa  per  giorno-chil.      » 

59 

48 

Prodotto  netto  chilom.    » 

64 

16 

Prod.  per  100  del  costo  • 

4.47 

6.43 

Tariffa  dH  viaggiatori 

Prima  classe  per  chil.      4S 

<M 

06  103 

Seconda           »               09 

8/8 

08  408 

Terza               >               06 

4i4 

'  03  104 

Estensione  in  esercizio 
per  ogni  milione  di 
abitanti  .    •    GhiL      574  <,537 

Da  questo  confronto  risultano  alcune  conseguenze  non 
meno  importanti  che  curiose. 

Gli  Stati  Uniti  che  hanno  quasi  il  triplo  di  strade  fer- 
rate in  esercizio  I  hanno  speso  più   di  un  terzo  di  meno 


215 

della  Gran  Bretagna,  e  benché  il  prodotto  medio  chilome- 
trico sia  assai  tenue,  non  oltrepassando  43,000  franchi,  men- 
tre nella  Gran  Bretagna  giugne  a  36,600  ;  pure  l'utile  netto 
del  capitale  è  negli  Stati  Uniti  di  6.  I;3,  per  100  contro 
4.  47  per  100  neiringhihcrra. 

L'economica  costruzione  delle  strade  ferrate  americane 
è  cagione  che  malgrado  la  tenuith  delle  tariffe  si  possa  ot- 
tenere un  prodotto  rimuneratore. 

Ma  è  certo  che  la  eostruzione  delle  strade  ferrate  in 
America  lascia  molto  a  desiderare  riguardo  alla  solidità  ed 
a  tutti  gli  accessori!,  che  ormai  sono  considerati  come  parte 
essenziale  di  una  buona  strada  ferrata. 

Tuttavia  si  ha  molto  da  apprendere  dall'esempio  degli 
Stati  Uniti.  Se  in  Europa  si  fosse  lasciato  da  parte  iMusso 
e  pensato  a  costrurre  soltanto  strade  solide ,  né  i  governi 
avrebbero  avuto  a  sostenere  sacriflcii,  né  le  compagnie  sa- 
rebbero state  esposte  a  rovina. 

Negli  Stati  Uniti  non  sono  poche  le  compagnie  che  fai* 
lirono ,  né  quelle  che  appena  ritraggono  di  che  pagare  le 
spese;  ma  riflettasi  che  l'America  settentrionale  é  il  paese 
dell'estrema  concorrenza ,  che  non  sono  poche  le  linee  ri- 
vali, che  altre  debbono  subire  la  concorrenza  dei  fiumi  e 
canali,  ed  altre  infine  attraversano  estese  regioni  poco  po- 
polose, per  tacere  dei  danni  provenienti  dalla  male  ammini- 
strazione, che  furono  negli  Stali  Uniti  non  meno  considere- 
voli che  in  Europa. 


Delle  preaentl  eendlmlenl  delle  strade  ferrate 

franeesl* 

I. 

I  prospetti  dei  prodotti  delle  strade  ferrate  francesi ,  i 
rapporti  delle  Compagnie  ed  i  beneficii  che  si  ripartono  agli 
azionisti    attestano  la  massima  prosperità    ed   uno   sviluppo 


216 

rnpidissimo  di  attività  e  di  trasporti  nel  corso  di  pochi  anni. 

Pure  molte  lagnanze  sorsero  dalle  Compagnie  stesse  e 
moke  apprensioni  intorno  ali*  avvenire  della  grande  indù- 
stria  delle  vie  ferrate,  allora  appunto  che  questa  sembrava 
fondata  sulle  basi  più  solide. 

Le  lagnanze  e  le  apprensioni  si  udirono  e  manifestarono 
allo  scoppiare  della  crisi  commerciale  e  pecuniaria  che  tra- 
vagliò l'America  e  l'Europa  alla  floe  del  1857  e  nel  prin- 
cipio del  1868. 

Quella  crisi  ha  recati  funesti  effetti,  ma  la  sua  stessa 
violenza  ne  ha  accelerata  la  fine,  ed  il  commercio,  un  anno 
dopo,  riprese  la  sua  abituale  energia. 

La  Francia  resistette  d' altronde  alla  crisi  con  un'  ener- 
gia che  attesta  la  potenza  dei  suoi  mezzi,  la  sua  floridezza 
e  la  prudenza  del  suo  commercio  in  generale. 

Se  la  crisi  ha  cagionata  una  depressione  nei  valori  in- 
dustriali come  nella  rendita,  si  doveva  riflectere  non  poter 
che  essere  transitoria  a  cessare  col  cessar  delle  cause  che 
la  produssero.  Quando  l' interesse  dello  sconto  è  elevato 
dalla  Banca  all' 8  ed  al  40  per  cento,  i  valori  sono  con- 
dannati a  ribassare  ed  il  credilo  delle  più  solide  e  più  pos- 
senti Compagnie  deve  soffrirne. 

Diffatti  le  Società  di  strade  ferrate  furono  ben  lontane 
dal  soffrire  irremissibilmente  dalla  crisi.  Il  danno  che  ne 
ebbero,  si  fu  la  difficoltà  di  collocare  le  nuove  obbligazioni. 
Ma  non  è  egli  probabile  che  le  stesse  difficoltà  sarebbero 
sorte,  benché  meno  gagliarde,  anche  senza  la  crisi?  Poiché 
v'  ha  ragione  di  credere  che  la  principale  difficoltà  consi- 
ster doveva  nella  somma  stragrande  delle  {obbligazioni  già 
emesse^  e  che  caricava  le  Compagnie  d'un  peso  annuale 
considerevole,  e  che  perciò  avrebbe  reagito  sul  credito  delle 
imprese  e  sui  corsi  delie  azioni. 

Pure  nel  principio  del  4859,  quando  i  timori  di  guerra 
imminente  in  Italia  si  erano  già  radicali  ed  avevano  com- 
mosso il  commercio  e  la  Borsa,  le  azioni  delle  strade   fer- 


2<7 
rate  presentavano  un  bcoeficro  grandissimo  sul  prezzo  d'e- 
missione. Eccone  il  confronto  per  le  sei  Compagnie  prin* 
cipali. 

Compagnie  Prexzo  d' emiss.        Valore  in  corso 

Nord L  23^,865,000  485,875,000 

Est 250,000,000  365,000.000 

Ovest 450,000,000  190,500,000 

Orleans >  155,290,000  4H, 000,000 

Mediterranea    ...»  262,392,500  579,932,000 

Mezzodì >  148,200,000  140,000,000 


Totale     .    .    .    L.  1,197,762,600        2,169,307,000 

Ad  eccezione  della  Compagnia  del  Mezzodì ,  Compagnia 
più  recente  e  costituita  in  tempi  difficili,  tutte  le  altre  prò* 
sperarono  tanto  che  il  loro  capitale  è  quasi  raddoppiato  per 
le  tre  più  possenti,  cioè  Nord,  Mediterraneo  ed  Orleans  è 
più  che  raddoppiato.  Un  valore  che  in  dieci  anni  aumenta 
del  100  per  100,  intanto  che  ì  possessori  ricevettero  tutti 
gli  anni  un  ragguardevole  beneficio,  non  è  tale  da  meritare 
speciali  favori  e  gli  azionisti  delle  strade  ferrate  francesi  non 
sembrano  meritevoli  di  compassióne. 

Quanto  ai  corsi  delle  obbligazioni,  essi  erano  prima  della 
crisi  del  1857,  per  le  obbligazioni,  di  500  franchi  valore 
nominale,  di  295  franchi  per  Nord  e  Mediterraneo,  286. 
25  per  Orleans  e  Meiezodi,  285  per  Est,  ed  Ovest  nel  1858, 
dopo  la  crisi  erano  di  342:  50  per  Nord  e  Mediterraneo,  SiO 
franchi  per  Est,  807.  50  per  Orleans,  Mezzodì  ed  Ovest.  Esse 
erano  dunque  aumentate,  benché  la  loro  quantità  sia  stata 
accresciuta  nel  4858  dall'  emissione  di  230  milioni  di 
franchi. 

Non  v'  ha  dubbio  che  il  sistema  d' impfesiito  adottato 
coir  emissione  delle  obbligazioni  di  500  franchi ,  mercè  la 
soscrìzione  di  280  a  300  franchi  tende  ad  aggravare  le  So- 


SI  8 

cictii.  Queste  avrebbero  facilmente  ottenute  condizioni  mi- 
gliori se  avessero  considerato  gli  imprestiti  come  un  sussidio, 
come  un  mezzo  eccezionale,  e  giammai  come  base  fioan- 
ziaria  della  costituzione  delle  Compagnie. 

Il  pensiero  degli  aggravii  che  le  nuove  concessioni  im- 
ponevano e  dei  sacrificii  che  bisognava  sostenere  neir  emis- 
sione delle  obbligazioni  ha  suscitate  le  lagnanze  accennate 
assai  più  della  crisi  del  1857  e  fu  causa  delle  nuove  eoo- 
vcnzioni  stipulate  fra  il  governo  e  le  società. 

Colle  nuove  convenzioni  il  governo  francese  è  ritornato 
per  via  indiretta  al  sistema  inaugurato  colla  legge  del  1843 
e  che  nel  1851  era  stato  abbandonato,  per  affrancare  il  te- 
soro da  carichi  troppo  forti  e  che  la  prospera  situazione 
delle  strade  ferrate  non  giustificava. 

Il  governo  imperiale,  appena  stabilito,  ha  provveduto  a 
ridestare  lo  spirito  d' associazione  ed  a  promuovere  le  grandi 
imprese  industriali ,  a  cui  la  rivoluzione  del  1848  e  le  po- 
litiche agitazioni  susseguenti  avevano  dato  un  grave  tracol- 
lo. La  sua  sollecitudine  si  rivolse  specialmente  alle  strade 
ferrate.  Dal  1851  al  1858,  l'estensione  delle  linee  concesse 
crebbe  da  4970  »  46,300  chilometri,  l'estensione  in  eser- 
cizio da  3560  chilometri  a  8679;  il  capitale  investito  da 
1632  milioni  a  4  mila  milioni,  e  la  spesa  fatta  da  I46S  a 
3350  milioni. 

Questa  straordinaria  attività  fu  iniziata  dalla  fusione  di 
parecchie  Compagnie.  Negli  anni  4852  e  1853  non  si  eoo- 
tavano  meno  di  quindici  Compagnie  fuse  insieme:  le  fusioni 
continuarono  in  seguito.  Anche  vi  furono  piccole  imprese  da 
essere  assorbite  dalle  grandi,  alle  quali  alla  fine  ai  accor- 
darono piire  le  nuove  concessioni. 

Mentre  alla  fine  del  1861  vi  erano  S7  Compagnie  con- 
cessionarie di  891 8  chilometri,  ossia  d' un' estensione  me- 
dia di  145  chilometri  ciascuna,  alla  fine  del  4858  non  v'e- 
rano più  che  sei  Compagnie  concessionarie  di  46,800  chi- 
lometri ,  che  già  avevano  in  esercizio  8779  chilometri ,  os- 


SI9 

sia  una  estensione  media  concessa  di  S717  chilometri  e  me- 
dia esercitata  di  1447  chilomeiri  ciascuna. 

11. 

li  sistema  di  centralizzaxioue  prevalso  nel  Governo  dello 
Stato  si  volle  introdurre  nelle  Compagnie  di  strade  ferrate, 
con  che  si  dette  certamente  una  grande  forza  ed  un  ere* 
dito  più  esteso  alle  Societh,  ma  si  creò  una  grande  potenza 
finanziaria,  a  regolare  la  quale  e  tenerla  in  limiti  equi  si 
richiede  una  maggiore  sollecitudine  ed  una  più  severa  in* 
gerenza  dello  Stato. 

Senoncliè  gli  aumenti  di  estensioni  e  nuove  concessioni 
accordate  alle  Compagnie  non  furono  sempre  un  puro  be- 
neficio. Tutte  le  nuove  concessioni  e  parecchie  delle  linee 
assorbite  mediante  la  fusione,  sono  secondarie ,  sono  dira- 
mazioni che  non  promettono  alcun  profitto  netlo  di  qual- 
che importanza.  Le  Compagnie  le  accettavano  volentieri  od 
anche  ne  accettavano  la  concessione,  preferendo  di  soste- 
nere un  esercizio  oneroso,  anziché  veder  sorgere  Società 
rivali  e  linee  parallele.  Il  monopolio  é  invasivo  e  sospet- 
toso: esso  cerca  sempre  di  estendersi  e  di  rovesciare  gli 
ostacoli  che  attraversano  i  suoi  progressi. 

Ma  la  forte  centralizzazione  di  tutta  T  estesa  rete  delle 
strade  ferrate  francesi  nelle  mani  di  sei  Compagnie  costi- 
tuiva tale  un  monopolio  che  lo  stesso  Governo  non  ha  giu- 
stificalo senonchè  colla  ragione  che  soltanto  possenti  Com- 
pagnie potevano  incaricarsi  delle  linee  secondarie  senza  pre- 
tender sussidii  dallo  Stato. 

Ma  erano  appena  fatte  le  concessioni  e  firmati  i  capi- 
tolati che  le  Compagnie  chiesero  i  sussidii,  per  evitare  i 
quali  si  era  tanto  estesa  la  loro  potenza. 

Che  si  fece?  Si  proposero  nuovi  trattati  e  si  accettaro- 
no. La  prima  deliberazione  adottata  fu  quella  di  separare 
la  rete  di  ciascuna  Compagnia  in  due  parti,  la  prima  con- 
tenente le  antiche  lineci  la  seconda  le  nuove. 


fiso 

Risultò  che  Tanlica  rete  cosiiluiva  un*  eslensione  Ji  7774 
chilometri  e  la  nuova  8578,  e  cosi  in  complesso  16,352 
chilometri. 

Nel  principio  del  1859  si  trova  che  erano  già  costrutti 

chi!.  8701  e  da  costriirre  7,651 ,  d'onde  appare  che  nella 

nuova  rete  non  furono  comprese  soltanto  le  linee  che  at* 
tendono  di  venir  costrutte,  ma  allresi  ahre  che  erano  già 
in  esercizio. 

È  solo  per  la  nuova  rete  che  Io  Stato  ha  accordato  la 
guarentigia  dMnteresse  di  4.  65  per  cento,  di  cui  75  per 
l'estinzione. 

La  guarentigia  riguarda  un  capilale  calcolato  di  franchi 
8,085,000,000  ,  epperò  imporrebbe  al  Governo  un  carico 
annuale  di  franchi  443,452,500.  Ma  siccome  il  Governo  non 
paga  che  la  differenza  fra  il  reddito  netto  e  Tinteresse  gua- 
rentito, bisognerebbe  calcolare  con  qualche  precisione  quale 
sarebbe  quel  reddito.  Supposto  che  la  nuova  rete  dia  un 
prodotto  di  25  mila  franchi  per  chilometro  o  Ì2  mila  fran- 
chi di  reddito  netto,  lo  Stato  sopporterebbe  una  gravezza 
di  50  milioni  ali*  anno.  Ma  nelle  mani  delle  antiche  Com- 
pagnie è  probabile  che  la  nuova  rete  non  dia  più  di  7  mila 
franchi  netti  per  chilometro,  cosicché  Io  Stato  avrebbe  un 
carico  annuale  di  83  milioni. 

È  vero  che  la  nuova  rete  non  ha  da  sopportare  sola 
tutlti  quei  carichi ,  e  che  furono  stabiliti  casi  nei  quali  la 
^ete  antica  deve  contribuire  coli'  eccedenza  dei  suoi  prò- 
prii  prodotti.  Però  furono  riconosciuti  i  diritti  acquisiti,  vale 
a  dire  fu  determinato  un  limite  di  beneficii  ohe  deve  es- 
sere mantenuto  agli  azionisti  suiranlica  rete,  prima  che  la 
eccedenza  dei  prodotti  di  essa  abbia  a  contribuire  alle  gra- 
vezze della  nuova  rete. 

Il  limite  fu  fissato  per  ciascuna  Compagnia,  tenendo  conto 
sopra  tutto  dei  befieii  degli  ultimi  anni  oltre  i  carichi  delle 
obbligazioni,  valutati  5.  79  per  cento,  ossia  4.  IO  di  più  della 
guarentigia  accordala  dallo  Stalo  alla  nuova  rete. 

Moltiplicando  In  rendita  chilometrica  stabilita  pel  nu- 
mero dei  chilometri ,  si  ottiene  la  somma  dei  prodotti  ri- 
servati a  ciascuna  Compagnia  prima  che  abbiano  a  concor- 
rere coireccedenza  delie  entrate  ai  carichi  delle  linee  nuo- 
ve, e  sono  i  seguenti: 


221 

Compagnie              Prodotto  ChiL  Totale 

Nord     .     .  Fr.  88,400  X  967  =  Fr.  37,4  32,800 

Orleans     .  »     27,400  X  ^764  =    »     48,333,600 

Lione    ,    .  »     37,400  X  4,834  =    •     68,591,600 

Est   .     ,     .  .     27,800  X  9S6  =    .     27,383,00Q 

Ovest     •     .  »     27,000  X  ^^92  =    >     32,484,000 

Mezzodì      ,  »    49,500  X  798  =    >     14,564,000 


Fr.  229,486,000 


Non  si  può  prevedere  quale  sar&  la  condizione  della  rete 
delle  strade  ferrale  francesi  di  qui  ad  una  decina  di  anni; 
ma  è  certo  che  le  antiche  linee  dovranno  dare  un  prodotto 
ben  considerevole  prima  che  conirihuiscano  alle  spese  delle 
nuove  concessioni. 

Il  concorso  dell'  antica  rete  alle  spese  della  nuova  di- 
viene per  ciò  problematico,  ma  il  rimborso  piUiuito  delle 
spese  e  la  partecipazione  del  Governo  ai  benefìci  non  è 
quasi  chimerico  ?  Il  Governo  non  può  pretendere  alla  par- 
tecipazione dei  beneficj  ed  al  rimborso  che  quan<lo  l'antica 
rete  dia  in  media  un  utile  superiore  alKS  p.  4  00  o  la  nuova 
un  utile  superiore  al  6  p.  400.  Ma  neir  applicazione  della 
regola  furono  ammesse  eccezioni  non  favorevoli  ni  Gover- 
no: così,  a  cagion  d'esempio,  la  linea  d'Orleans  avrebbe, 
secondo  il  principio  stabilito,  riservato  un  prodotto  com« 
plessivo  di  84,500,000  fr.  oltre  il  quale  il  Governo  decide- 
rebbe gli  utili  ;  ma  il  Governo  ha  consentito  a  non  far  uso 
del  suo  diritto  che  dopo  che  l'antica  rete  abbia  ottenuto 
un  prodotto  chilom.  di  32  mila  fr. ,  ossia  fr.  56,458,000, 
che  coi  48,900,000  fr.  riservati  alla  nuova  rete,  non  fa  par- 
tecipare il  Governo  ai  beneficii  che  quando  ì  proventi  su- 
perino 405,348,000  franchi. 

La  guarentigia  dello  Stato  non  pare  quindi  abbia  ad  es- 
ser solo  nominale,  ma  sarà  reale,  senza  conlare  245  milioni 
di  franchi  di  sovvenzione  diretta  che  accorda  alle  nuove 
linee.  L'aver  data  tutta  la  rete  a  poche  Compagnie,  a  che 
ha  giovato  ?  Lo  stato  avrà  a  sopportare  i  carichi  che  cre- 
deva di  evitare. 

E  ciò  proviene  dàlia  falsa  base  adottata  di  accrescere 
(li  troppo  r  emissione  delle  obbligazioni ,  invece  di  far  ap- 
pello ai  capitali  di  speculazione  coli'  emissione  di  azioni. 


222 

Al  S4  liioembre  1860,  il  capitale  in  azioni  rappresene 
lava  rsO  pi*r  cento,  il  31  dicembre  4858  non  rappresen- 
tava più  che  fr.  1,933,000,000  e  le  obbligazioni  franchi 
1,566,000,000.  Se  si  aggiungono  i  2600  milioni  per  la 
nuova  rete  da  fornire  dalle  obbligazioni  fra  dieci  anni  j  il 
capitole  delle  strato  ferrate  francesi  sarà  rappresentato  da 
4330  milioni  in  azioni  ed  ohre  4  mila  milioni  in  obbliga- 
zioni! La  sproporzione  è  tanto  evidente  che  le  obbligazioni 
perdono  della  solida  guarentigia  delle  Compagnie,  ma  hanno 
quella  dello  Slato,  epperò  faranno  una  concorrenza  formi- 
dabile alla  rendita  pubblica  e  distoglieranno  molti  capitali 
dall'agricoltura  e  dagli  impieghi  ipotecarii. 

Né  le  Compagnie  sono  vantaggiate,  perchè  costrette  ad 
eseguire  linee  rivali  alle  antiche,  non  veggono  senz'appren- 
sione i  progressi  dei  lavori,  dovendo  persuadersi  che  la  con- 
correnza non  sarà  poco  importante  e  che  perciò  i  prodotti 
delle  amiche  reti  forse  ne  soffriranno.  Ma  questi  pronostici 
non  hanno  solida  base  :  chi  può  dire  lo  sviluppo  del  com- 
mercio interno  e  degli  scambii  intemazionali,  quando  tulli 
gli  Stali  siano  solcati  da  ogni  parte  da  vie  farrate  ?  Sta  però 
il  fatto  che  l'industria  delle  strade  ferrate,  se  ha  mollo  pro- 
gredito in  Francia,  non  fu  senza  il  possente  concorso  del 
Governo,  e  senza  costituire  un  monopolio,  che  ha  suscitate 
molle  obbiezioni  e  che,  per  giustificarsi,  avrebbe  dovuto 
abbisognare  di  minori  sacrificii  per  parte  dello  Stato. 


Il  traforo   dol  Cenlslo. 

Riceviamo  alcune  notizie  sicure  intorno  allo  stato  dei 
lavori  del  perforamcnlo  del  Cenisio. 

Le  costruzioni  pel  cantiere  di  Bardonnéche  sono  presso- 
ché terminate.  E<se  sono  assai  vaste  e  di  grande  importanza; 
sono  le  seguenti  : 

4.°  Una  strada  di  servizio  di  circa  due  chilometri  per 
mettere  la  bocca  della  galleria  in  comunicazione  colla  strada 
carreggiabile  da  Oulx  a  Bardonnéche,  riparando  questa  per 
l'esiensione  di  circa  i'2  chilometri. 

2.*'  Un  rettifilo  del  torrente  RoehemoUes  per  ottenere 
l'area  necessaria  all'erezione  di  alcuni  edifizi  del  cantiere. 

3.°  Un  canale  di  derivazione   della  portata  di  olire  u» 


223 

metro  cubo  e  mezzo  d'aoqua  e  della  lungliczza  di  tre  elii- 
lometri,  proveiiienie  dal  torrente  Melezet,  le  cui  acque  pe- 
renni e  di  sorgente  non  sono  esposte  al  gelo  neppure  nel 
cuore  del  più  rigido  inverno.  Questo  canale  è  destinato  a 
portare  nel  cantiere  le  forza  motrice  necessaria  alla  produ- 
zione delTaria  compressa. 

4.^  Una  casa  presso  la  gallerìa  pei  guardiani  e  gli  as* 
sistenti. 

5.^  Un  osservatorio  pel  tracciamento  dell'  asse  del  tra- 
foro e  per  le  verificazioni  che  occorrono. 

6.^  Un  edificio  ad  uso  di  magazzino  pei  legnami,  ferri, 
utensili  ed  attrezzi,  per  lavori  della  galleria  e  delle  officine 
di  riparazione, 

7.^  Un  magazzino  per  la  ealce  necessaria  ai  muri  di  ri- 
vestimento, i;eso  indispensabile  dairindemenza  e  dalla  lunga 
durata  della  stagione  invernale. 

8.^  Una  tettoia  chiusa  pel  lavoro  delle  armature  e  dei 
legnami  di  puntellamento. 

9.^  Un'altra  tettoia  chiuda  per  mettere  al  coperto  dalle 
intemperie  le  macchine  perforatrici  ed  i  veicoli  pel  servizio 
della  galleria. 

40.^  Le  officine  di  riparazione  con  tutte  le  macehine 
ed  officine  occorrenti. 

44.^  Un  grande  edificio  delle  macchine  fisse  destinate 
alla  compressione  dell'  ai^ia ,  a  cui  sono  collegati  due  altri 
vasti  edificii ,  il  serbatoio  di  distribuzione  ed  il  serbatoio 
manometrico. 

42.®  La  casa  per  gli  operai. 

43.^  La  casa  per  gli  uffici  e  Tabitazione  del  personale 
di  direzione  e  sorveglianza  dei  lavori. 

45.^  Piccolo  edificio  ad  uso  di  polveriera,  capace  di  con- 
tenere la  provvista  necessaria  per  45  giorni  almeno  di  la- 
voro, cioè  oltre  60  barili. 

Tutte  queste  costruzioni  sono  ora  compiute  o  poco  me- 
no. Gli  stessi  lavori  si  sono  fatti  dalla  parte. di  Modane,  colla 
diversiià  di  forme  e  di  disposizione  richieste  dalla  differenza 
delle  località.  Dalla  parte  di  Bardonnéche  si  è  provveduto 
altresì  alla  fabbricazione  de'  mattoni  pel  rivestimento  della 

galleria,  e  nei  due  scorsi  mesi  se  ne  fabbricarono  due  mi- 
lioni ,  quantità    sufficiente   per  andare  sino  alla  nuova  sta- 


224 

gione  propizia  a  questo  lavoro,  non  essendovi  che  Ire  mesi 
nell'anno  atlatli  aHa  fabbricazione  dei  maltoni. 

Fatto  e  ricorretto  il  lavoro  del  tracciamento,  colla  mas- 
sima precisione ,  si  diede  tosto  mano  all'  escavazione  della 
galleria,  cominciandola  ai  due  imbocchi  coi  mezzi  ordinarii 
per  guisa  che  ora,  dopo  un  lavoro  di  32  mesi,  si  baoDo 
820  metri  scavali  in  grande  sezione  e  rivestiti  oltre  i  dae 
terzi.  Il  lavoro  ha  presentato  minori  difficoltà  dalla  parte  di 
Bardonnéche  per  la  natura  scistosa  della  roccia ,  che  noa 
dalla  parte  di  Modane,  ove  la  roccia  contiene  abbondarne 
quarzito  ed  il  lavoro  fu  lungamente  incagliato  dalle  moke 
filtrazioni. 

Si  calcola  che  il  lavoro  fatto  co' mezzi  ordinari  io  S9 
mesi,  si  sarebbe  compiuto  colle  niacchine  neirintcrvallo  di 
mesi  cinque. 

L'avanzamento  de'lavori  ha  dimostrato  come  non  abbiasi 
a  temere  d'imbattersi  né  in  caverne ,  nò  in  loglu  sotterra- 
nei, nò  in  una  temperatura  pell'uomo  insopportabile. 

La  temperatura  si  è  mantenuta  pressoché  costante  al  li- 
mite  di  diciotto  gradi,  cosi  quando  erano  scavati  cento  me- 
tri, come  quando  ne  furono  scavati  350,  ove  l'altezza  ver- 
ticale, soprastante  della  montagna,  supera  400  metri. 

La  met&  circa  de'  meccanismi  ordinati  è  già  arrivala: 
buona  parte  è  sui  cantieri  e  sta  per  essere  collocata  ;  do- 
dici perforatori  sono  già  pronti  ed  una  delle  macchine  di 
compressione  è  già  a  suo  posto  nel  cantiere  dì  Bardonné- 
che, e  due  altre  stanno  per  esservi. 

Quanto  alla  richiesta  se  le  macchine  saranno  applicale 
ol  lavoro  presto  o  tardi|,  la  direzione  tecnica  ha  assicurato 
il  Governo  che  nel  mese  di  gennaio  prossimo  si  potranno 
mettere  in  azione  quelle  del  cantiere  di  Bardonnéche  e  due 
mesi  dopo  quelle  del  cantiere  di  Modane. 

Stando  alle  esperienze  fatte  ed  alle  previsioni  intorno 
airesecuzione  de'  lavori,  questa  gigantesca  opera  della  gal* 
leria  del  Cenisio  dovrebbe  essere  compiuta  fra  sei  anni. 

Durante  i  lavori  si  possono  fare  studi  importanti  cosi 
per  la  scienza  come  per  l' arte  ,  e  già  vi  si  è  provve<luio 
ordinando  una  serie  regolare  di  osservazioni  la  cui  utilità 
per  le  scienze  Osiclie  non  può  essere  conlesiata. 

Giuseppe  Sacchi,  Gerente  responsabile. 


ANNALI  UNIVERSALI 


m«eaikre  tSft».  V*l.  XXIV.  —  K,"  9». 


BIBLIOGRAFIA  (0 


ECONOMIA  PUBBLICA,  STORIA  E  VIAGGI. 


RASSEGNA  DI  OPERE  ITALIANE. 


VII.  •—  Archivio  storico  iialianù  e  Giornale  storieo  degli  Ar» 
ehioi  toscani.  Tomo  JT,  dispensa  4.*  Firenze  1859.  Un 
voi.  tn-S.^  di  pag.  238,  presso  G.  P.   Vieusseux. 

Li  operosissima  Toscana  prosegue  anche  in  tempi  di  vi?a  com- 
moiione  politica  i  suoi  pacifici  slad).  L'Archivio  storico  italiano, 
mercé  l' infaticabile  xelo  del  benemerito  Vieasseiix  continua  le 
sue  periodiche  pubblicazioni  svelando  l'inesausto  tesoro  dei  docu- 
menti che  illustrano  la  patria  storia.  Il  volume  che  ora  annun- 
ziamo comprende  varie  memorie  di  grandissima  importanza.  Il  De 
Cesare  fa  conoscere  il  progressivo  svolgimento  degli  studi!  storici 
nel  regno  di  Napoli.  L'Ascoli  illustra  i  documenti  orientali  che  ri- 
guardano l'Italia.  Il  Wustenfeld  svela  le  recenti  falsificazioni  di 


(1)  Saranno  Indicate  con  asterisco  (*)  di  riscontro  al  titolo  dell'opfra 
(|aelle  prodationl  sopra  le  quali  si  daranno  i  qaando  occoiionoi  articoli 
analitici* 

An:uli.  SiatistieUt  voL  XXIF^  serU  5/  It 


226 

docamenli  coDcernenti  la  storia  d' Italia  nel  medio  evo.  n  Gì- 
IcotU  conlìnaa  la  saa  dotta  illastnsìone  sulla  vita  e  gli  scrini 
di  Marsilio  Figioo,  ed  il  Contestabile  offre  il  bulleltino  degli  scafi 
dì  antichità  stati  intrapresi  dalla  Società  Colombaria. 

Alle  memorie  saccede  una  copiosa  rassegna  bibliografica  di 
opere  storiche  ed  archeologiche  italiane  a  cui  lien  dietro  t'anoun- 
zio  di  37  nuove  opere  pubblicale  in  quest'anno  nei  varii  paesi  d'I- 
talia che  si  riferiscono  a  sloriche  illaslrazioni. 

Il  direttore  degli  Archivj  toscani  pubblica  nel  Bolleltino  spe- 
ciale che  serve  di  appendice  all'Archivio  storico,  alcuni  documeali 
Inedili  sulla  congiura  tentata  nel  1522  contro  il  cardinale  Giallo 
De  Medici  ;  tre  lettere  pure  inedite  del  cardinale  Conchense  sol 
palazzo  eretto  in  Recanati  per  opera  dell'  architetto  Giuliano  Da 
Majano;  alcune  lettere  del  Domenichi  e  del  Pasqul  sulla  storia 
della  guerra  di  Siena  ed  uno  scritto  del  prof.  Bottaini  sul  partito 
dei  guelfi  in  Firenze, 

Noi  facciam  voti  perchè  presto  succedano  tempi  tranquilli  on- 
de da  ogni  colta  provincia  d'Italia  si  possano  pubblicare  documenti 
inediti  che  facciano  viemmeglio  conoscere  le  nostre  glorie  e  le 
nostre  grandi  sventure. 

Vili.  —  Studj  topografici  e  sirategici  $ult Italia;  di  Luigi  e 
Carlo  Mszziapo.  Milano^  4859.  Un  voi,  in^éH.^  di  pag. 
6ì2j  presso  il  dotL  Francesco  YallardL 

Quest'opera  stata  con  lunghi  studi!  compilata  dagli  illustri  fra- 
telli Mezzacapo  esce  ora  alla  luce  e  assume  tutto  il  carattere  di 
un'opera  di  circostanza. 

È  un  fatto  doloroso,  ma  pur  vero,  che  nell'occasione  delle  va- 
rie guerre  che  insanguinarono  il  suolo  italiano  l'esatta  cognizione 
topografica  del  paese  è  sempre  mancata  nei  duci  degli  eserciti,  e 
tanto  nelle  mosse  strategiche,  come  neir  assegnamento  dei  confini 
territoriali  stati  delineati  negli  armistisii  e  nei  trattati  di  ptce,  si 
dovette  sempre  deplorare  questa  riprovevole  ignoranza  dell'italica 
topografia.  Gli  studj  illustrativi  che  ora  annunziamo  vanno  a  far  ces- 
sare questo  stato  di  funesta  ignoranza  e  noi  li  raccomandiamo  di 
lutto  cuore  a  tutti  gli  uomini  di  Slato  che  devono  occuparsi  dei 
nostri  futuri  destini. 


M7 

IX.  —  *  Imposte  ed  estorsioni  austriache  nella  Venezia  ; 
per  Andrea  Mbnegbini.  Torino ,  4  859.  Presso  la  ftpo- 
grafia  deW  Unione.  Un  opuscolo  in-8.®  di  pag.  42. 

L'illustre  economista  Andrea  Meneghini  ha  riprodotto  dalla  Ri- 
vista contemporanea  ona  sua  preziosa  Memoria  sulla  mìsera  con- 
dizione economica  delle  Provincie  venete  cagionata  dal  governo 
saccheggiatore  per  eccellenia  che  pur  troppo  la  regge  ancora.  I 
documenti  statistici  che  l'autore  mette  alla  luce  sono  cos)  impor- 
tanti che  noi  ne  riprodurremo  i  risnitamenti  sommarj  nel  venturo 
fascicolo,  affinchè  si  conosca  dair  Europa  che  sta  per  l'Italia  a  rac- 
cogliersi in  ispeciale  Congresso,  quale  e  quanta  sia  la  desolazione 
delle  povere  contrade  venete  conculcate  e  dilapidate  dallo  stra- 
niero. 

RASSEGNA  DI  OPERE  STRANIERE. 


X.  —  Du  salaire;  par  Charles  Lbbardt  db  Bbavlibu.  Brussel- 
lese 1859.  Un  9ol.  fn•IS.^ 

Carlo  Lehardy  di  Beauliea  era  professore  di  pubblica  econo- 
mia nel  Belgio,  quando  colpito  da  cecità  a  quarant'ann!  dovette 
ritirarsi  dalla  cattedra  per  vivere  solitario.  In  questo  stato  di  so- 
litudine meditativa  pensò  alle  più  vitali  questioni  della  scienza  che 
professava  e  pubblicò  iu  quest'anno  un  opuscolo  prezioso  su  i  sa- 
lar]. La  questione  del  salarj  è  quella  che  più  vivamente  si  agita 
li  giorni  nostri,  e  che  costituisce  spesse  volte  il  pretesto  a  poli- 
tici sconvolgimenti.  Il  nostro  autore  tratta  questo  tema  con  (ulta 
la  sapiensa  del  filosofo  cristiano  e  mostra  come  si  possa  trovar 
modo  di  dare  al  popolo  salarj  più  congrui.  Egli  fa  conoscere  co- 
me il  sussidio  di  macchine  e  degli  agenti  di  forte  vive,  ma  non 
umane,  possa  mettere  la  classe  operaja  nella  situazione  di  con- 
correre al  lavoro  utile  come  un  agente  illuminato  e  dirigente.  Egli 
insiste  per  una  maggiore  diffusione  della  coltura  tecnica  e  mo- 
stra come  l'operajo  intelligente  presenta  un  valore  che  ha  diritto 

ad  una  maggiore  retribuzione.  Noi  citiamo  le  eloquenti  conclusioni 
delia  sua  opera. 

M  L' egoismo  sordido  e  cieco  consiglia  i  padroni  degli  opificir 
I  mantenere  gli  operai  nell'ignoranza  e  nella  miseria;  •  queste 
sono  cagione  di  mille  vizii  e  di  gravi  sventure. 


SS8 

»  Il  socialismo  risveglia  le  tristi  passioni  dell'  operajo  e  lo  lo- 
doce  ad  odiare  i  saoi  padroni,  a  rompere  le  maccbioe,  a  dar  fncco 
agli  opificii. 

»  L'uomo  della  scienza  invece,  dice  ai  padroni  cbe  svolgano 
Teduca^ìone  dei  loro  operaj,  che  rimuovano  le  cagioni  della  loro 
miseria,  e  fi  rilevino  a  dignità.  E  volgendosi  agli  operaj  dice  lo- 
ro, amate  i  vostri  padroni,  ajutateli  a  far  prosperare  le  loro  indu- 
strie, rallegratevi  del  sussidio  che  vi  prestano  le  macchine  ed  ama- 
tevi a  vicenda,  giacché  padroni  ed  (q[»eraj  siete  tul^i  membri  di 
una  medesima  famiglia  ». 

Queste  conclusioni  sono  degne  dì  un  uomo  di  cuore,  ma  noi 
avremmo  voluto  cbe  l'autore  avesse  meglio  indicate  le  vie  che  la 
scienja  addita  per  un  più  felice  ordinamento  dell'industria  ravvi- 
vata dalla  libera  concorrenza  e  protetta  da  una  comune  tutela. 

XI.  —  De  la  proprietà  Htteraire  et  du  droit  de  copie;  par 
IH.  WoLOwsKi,  membre  de  Plnstitut.  Parigi,  4860.  Un 
voi.  tn-8.^,  presso  Guillaumin. 

XII.  —  Du  droit  industriel;  par  JU.  A.  G.  Renouard,  con^ 
seiller  à  la  Cour  de  Cassation.  Parigi j  4860.  Un  90L 
tn-8.^  presso  Guillaumin. 

XIII.  —  Le  pauperisme  et  les  assooiations  de  prevoyance , 
nouvelles  études  sur  les  sociétes  de  secours  mutuels , 
par  Ut.  Emilb  Laubbit.  Parigi^  4860.  Un  voi  tn-8.^ 

Noi  annunziamo  anticipatamente  queste  tre  opere  che  stanno 
per  essere  pubblicate  a  Parigi.  Gli  argomenti  che  trattano  e  la 
celebrità  degli  autori  che  le  scrissero,  meritano  di  essere  notate 
perchè  danno  una  sicura  guarentigia  della  loro  intrinseca  bontà. 
Noi  terremo  parola  di  esse  appena  giungeranno  in  Italia. 

XIV.  —  Negotiations  diplomatiques  de  la  Frante  avec  la 
Toscane,  documens  recueillìs,  par  Giuseppe  Ganestrimi  et 
publiés  par  Abel  Desjardins.  Parigi^  4  859,  presso  la  Stam^ 
peria  imperiale. 

La  raccolta  di  questi  documenti  è  dovuta  air  operosità  di  nu 
benemerilo  nostro  italiano  il  Canestrini.  Il  Desjardins  si  accinse  a 
pubblicarli  facendoli  precedere  da  un  discorso  illustrativo.  Questa 
collezione  comprende  una  bella  sèrie  di  documenti  che  fanno  co- 
noscere i  rapporti  diplomatici  che  ebbe  la  Toscana  colla  Francia 
durante  i  secoli  XIV  e  XV.  Altri  volumi  terranno  dietro  a  questa 
prima  raccolta  e  daranno  nuova  luce  alla  storia  dei  due  paesi  ora 
congiunti  in  ischietta  amicizia. 


SS9 


HEHORIE  ORIGINALI 


ESTRATTI   ED   ANALISI   DI   OPERE. 


Intorno   all^  attnolo   oondlslono   dell*  Istrnxlone 
popolare   nel   nostro   ref^noi   Memoria  di  GIIJ- 

SEPPE  SACCHI  4  stata  letta  alChtitute  delle  scien- 
ze y  lettere  ed  arti  di  Milano j  nelC aibinanza  del  29  di- 
cembre 4869. 

\Jr  sono  due  anni  lo  comrounicava  a  questo  onorevole 
Consesso  alcuni  miei  sludj  statistici  suU*  istruzione  popolare 
in  Lombardia.  Rendeva  allora  conto  dell'  andamento  progres- 
sivo delie  scuole  elementari  e  pareva  imponente  il  numero 
di  5504  istituti  educativi  sparsi  su  i  2109  comuni  lombardi, 
ove  notavasi  alle  scuole  l'abituale  frequenza  di  278,383 
alunni  deli'  uno  e  dell'  altro  sesso.  Ma  sotto  quell'  imponenza 
di  cifre  io  non  mancava  di  svelare  la  povertà  assoluta  del 
patrimonio  educativo,  accennando  come  molte  di  quelle  isti- 
tuzioni erano  scheletri  senza  vita.  Voi  accoglieste  con  affet- 
tuosa benevolenza  quelle  franche  rivelazioni ,  memori  del 
nobile  mandato  impostoci  di  concorrere  colla  libera  mani- 
festazione delle  verità  anche  dolorose  al  miglior  essere  mo- 
rale del  paese.  Eppure  quell'espressione  perspicua  del  vero 
apiacque  a  chi  allora  reggeva  con  giogo  ferreo  queste  ora 
redente  contrade  e  si  tentò  di  peggiorare  la  (Condizione  delle 
scuole  germanizzandole.  Ma  il  mal  genio  fu  vinto  sui  campi 
di  Magenta  e  Solferino  e  le  scuole  del  popolo,  sbandite  ora 
le  nebbie  teutoniche ,  risalutano  con    gìoju  la  luce    limpida 


sso 

del  cielo  ìialiano.  Fu  allora  che  uno  de*  nostri  onorevoli 
colleghi  in  una  delle  adunanze  dello  scorso  agosto  ci  com- 
municava  alcune  sue  sapienti  \ edule  suU*  istruzione  graduata 
e  distribuita  in  ragione  dei  bisogni  della  nuova  civiltà  (I). 
Quel  suo  lavoro  attinto  alle  piò  sane  dottrine  della  pedagogia 
rivelava  alcune  gravi  lacune  che  tuttora  si  veriGcano  negli 
attuali  istituti  dedicati  all'  istruzione  delle  varie  classi  del 
nostro  popolo,  e  promuoveva  il  pensiero  di  alcuni  studj 
collcttivi  che  avrebbero  potuto  avere  effetto  se  una  troppo 
accelerata  compilazione  di  una  legge  riordinatrice  di  tutta 
la  pubblica  istruzione  nel  nostro  regno ,  non  avesse  con- 
cesso quel  tempo  che  pure  occorreva  per  la  trattazione 
scientifica  di  un  tema  che  è  di  tutta  competenza  di  questo 
corpo  scientifico,  e  che  tornerà  ad  esserlo  appena  la  sa- 
pienza del  nuovo  Parlamento  richiamerà  da  tutte  le  rap- 
presentanze scientifiche  del  paese  e  voti  e  consulte  pre- 
ventive. 

Intanto  un  altro  de'  nostri  onorevoli  colleghi  nell* inaugu- 
rare or  fa  un  mese  i  nostri  studi  trattava  il  vasto  tema  giuri- 
dico se  Tistruzione  primaria  dei  popolo  doveva  imporsi  come 
un'obbligazione  irrevocabile  per  ciascun  padre  di  famiglia,  e 
preludeva  cosi  a  modo  di  anticipato  commento  al  principio 
dell*  istruzione  obbligatoria  che  ora  fa  parte  della  legge  orga- 
nica del  riordinamento  educativo  del  regno  unito  (2). 

Ora  corre  a  me  il  debito  di  esporre  sommariamente  la 
condizione  in  cui  trovasi  T istruzione  del  nostro  popolo, 
affinchè  i  nuovi  sludj  che  potranno  da  noi  intraprendersi 
pel  miglior  essere  della  pubblica  educazione  abbiano  almanco 
la  scorta  di  un  buon  corredo  di  fatti. 

(i)  Veggasi  la  Memoria  stata  inserita  nel  fascicolo  di  settem- 
bre i839  degli  Annali  Universali  di  Statistica. 

(2)  Veggasi  la  Memoria  del  doti.  Rossi,  intitolata  Jlcune  idee 
8ulV  istruzione  del  popolo,  slata  Iella  all'  Istituto  nella  seduta  del 
24  novembre  1059.  ^ 


SBI 

Da  circa  uu  decennio  si  pubblica  negli  Stali  sardi  una 
accurata  slatislica  delle  scuole  popolari,  T  ultima  delle  quali 
sì  riferisce  all'anno  1857.  Io  volli  consultarla  in  confronto 
con  quella  che  compila  vasi  per  le  provincie  lombarde  e  ne 
ebbi  i  risultati  numerici  che  già  feci  sommariamente  co- 
noscere  (4).  Dal  loro  finale  riassunto  raccogliesi  che  nei 
2409  comuni  di  Lombardia  contavansi  nell'anno  1857,  7543 
istituti  dedicati  all'elementare  istruzione,  e  nei  3083  comuni 
dello  Stato  sardo  ne  esistevano  10,608,  per  cui  si  contavano 
nei  due  paesi  48>I5I  stabilimenti  scolastici  elementari.  A 
questi  istituti  si  aggiungano  per  la  Lombardia  4S  scuole  in- 
fantili e  324  scuole  simili  per  le  provincie  sarde.  I  maestri 
deiruno  e  dell'altro  sesso  addetti  alle  scuole  lombarde  ascen- 
devano a  9270  individui,  e  quelli  addetti  alle  scuole  sarde 
ascendevano  al  maggior  numero  di  10,697. 

Nella  Lombardia  le  scuole  elementari  d'ogni  maniera  erano 
frequentate  da  147,869  alunni  e  da  136,413  alunne.  Nelle 
Provincie  sarde  contavansi  invece  204,853  alunni  e  135,447 
alunne.  E  notisi  che  queste  cifre  riferibili  al  regno  sardo 
sono  soltanto  l'espressione  della  frequenza  media  degli  alunni 
dei  due  sessi  per  lutto  1'  anno,  giacché  in  quelle  statistiche 
si  usa  notare  la  frequenza  massima  che  è  nella  stagione  in- 
vernale e  la  minima  che  si  verifica  nella  stagione  estiva. 

Sommando  queste  cifre  complessive  si  ha  per  ultimo  ri- 
sultato che  620,252  fanciulli  dell'uno  e  dell'altro  sesso 
attendono  nel  regno  unito  agli  studj  elementari;  la  qual  cifra 
benché  imponente  non  corrisponde  per  anco  al  bisogno  uni- 
versale della  pubblica  coltura ,  giacché  raffrontando  questa 
cifra  con  quella  de'  fanciulli  che  trovansi  nei  periodo  dai 
6  ai  t2  anni  atti  all'istruzione  e  che  non  se  ne  giovano 
si  ha  questo   sconfortante    risultato   che   in   Lombardia   un 


(1)  Vcggansi  i  quadri  statistici  stali  già  pubblicati  negli    An- 
nali dì  Stalistiea  nei  fascìcoli  di  ottobre  e   novembre  i8S9. 


238 

buon  terzo  dei  faneiulli  è  ancora  analfabeta  ed  una  buona 
metà  trovasi  pure  in  questo  stato  di  mancata  coltura  nelle 
Provincie  sarde.  Il  compito  della  pubblica  educazione  del 
nostro  popolo  è  tuttavia  grave  ed  un  grande  cammino  ci 
tocca  ancora  a  percorrere  per  raggiungere  il  fine  ultimo 
d' ogni  civile  convivenza  che  è  quello  di  avere  una  popola- 
lione  illuminata  e  ragionevole. 

Vediamo  ora  con  quale  magistero  si  va  cercando  di  ac- 
crescere la  popolare  coltura  e  quali  forti  sussidj  deve  lui- 
tora  apprestare  la  sapienza  educatrice  del  paese. 

In  Lombardia  il  generale  riordinamento  dell'  istruzione 
elementare  conta  ormai  quarant'  anni ,  -  ma  negli  Stati  di 
Sardegna  non  hanno  le  scuole  primarie  una  vita  normale 
che  da  circa  sedici  anni.  Prima  dell'anno  4844  poche  erano 
le  scuole  maschili  istituite  in  quesl'  ultimo  paese  ed  erano 
quasi  tutte  affidate  a  corporazioni  religiose  e  fra  queste  alla 
pia  congregazione  dei  cosi  detti  Padri  ignoranielli.  Le  scuole 
pubbliche  femminili  non  esistevano,  e  solo  si  contavano 
poche  scuole  di  carità  ed  alcuni  educandati  affidati  esclu- 
sivamente ad  ordir\j  monastici.  La  prima  scuola  di  metodo 
per  istruire  i  nuovi  maestri  elementari  fu  aperta  nell'anno 
1844  a  Torino  per  opera  del  benemerito  abate  Aporti,  già 
socio  onorario  del  nostro  istituto,  il  quale  ivi  tornò  più  volte 
a  diffondere  i  primi  semi  della  buona  educazione  popolare. 
Quei  semi  trovarono  un  ottimo  terreno  per  fruttificare,  e 
mentre  in  Lombardia  si  continuarono  a  tenere  aperti  nove 
corsi  di  metodo,  frequentati  per  tre  e  per  sei  mesi  al  più 
all'  anno  da  un  centinajo  in  circa  di  aspiranti  maestri,  negli 
Stati  sardi  invece  si  apersero  in  un  breve  periodo  di  anni 
più  di  30  corsi  pubblici  di  metodo,  che  si  chiamarono  an- 
che scuole  magistrali,  ove  V  istruzione  non  limitossi  a  ^ochi 
precetti  didattici  sommariamente  esposti,  ma  a  corsi  peda- 
gogici affidati  a  professori  di  filosofia,  ed  a  corsi  speciali 
di  didattica  applicata  ai  vari  rami  proprj  dell'insegnamento 
elemcniarci  I  maestri  e  le  maestre  che  uscirono  da   questi 


338 

corsi  trovaronsi  vigorosamente  preparali  alla  loro  carriera 
educativa  con  ottimi  studj  si  dotirioali  che  pratici.  Nel  solo 
anno  4857  non  conta vansi  ne'  corsi  di  metodo  aperti  in 
Lombardia  che  126  aspiranti  maestri,  mentre  negli  Stati 
sardi  contavansi  97  scuole  magistrali  da  cui  usqivano  bene 
istruiti  345  maestri  e  387  maestre. 

Col  sussidio  di  queste  scuole  preparatorie  si  potè  in  un 
breve  periodo  di  anni  educare  i  dieci  mila  maestri  dell'uno 
e  dell'altro  sesso  che  ora  ivi  prestano  la  loro  opera  negli 
istituti  elementari,  e  per  dare  in  avvenire  docenti  più  esperti 
si  istituirono  non  ha  guari,  come  già  fecesi  in  Francia,  vere 
scuole  normali  pei  maestri  e  le  maestre,  ove  in  un  corso 
biennale  per  chi  aspira  ad  essere  maestro  di  campagna,  e 
triennale  per  chi  vuole  dedicarsi  alle  scuole  maggiori  di  città 
si  insegnano  teoricamente  e  praticamente  i  metodi  più  prò- 
prj  per  ben  istruire  e  ben  educare  i  fanciulli  dell'uno  e 
dell'altro  sesso  in  ogni  ramo  di  elementare  coltura.  Questi 
istituti  magistrali  sono  già  42  negli  Stati  sardi,  6  pei  maestri 
e  6  per  le  maestre,  e  sei  istituti  simili  dovranno  fra  breve 
essere  introdotti  anche  in  Lombardia.  E  qui  mi  sia  lecito 
di  far  notare  che  alcuni  osservarono  che  questi  corsi  didat- 
tici si  danno  in  alcuni  istituti  con  un  apparato  soverchia- 
mente scientiGco,  e  specialmente  alle  donne  si  impartiscono 
corsi  di  matematica  ap;jlicata,  di  nomenclature  geometriche, 
di  elementi  di  disegno  e  di  studj  naturali  che  superano  la 
loro  attitudine  d'ingegno  e  rompono  per  cosi  dire  l'economia 
de!  magistero  educativo. 

Due  altri  elementi  concorsero  a  far  presto  fiorire  la  po- 
popolare  istruzione:  l'ingerenza  saviamente  data  alle  comu* 
nali  rappresentanze  provvidamente  sussidiate  dallo  Stato  ed 
un  più  felice  ordinamento  della  scolastica  gerarchia.  I  comuni 
degli  Stati  sardi  emancipati  un  pò  alla  volta  dai  feudali 
privilegj  si  rilevarono  a  dignità  ed  a  nuova  vita  mercè  il 
sistema  elettivo.  La  scuola  elementare  fu  sollevala  al  grado 
di  istilutione  pubblica  e  civile  e  la  si  innestò    nel  sistema 


S34 

comunale  come  una  delle  sue  supreme  necessità.  Le  Pro- 
vincie e  lo  Stalo  vennero  opportunamente  io  soccorso  dei 
comuni  poveri  con  annui  sussidj ,  e  tutte  le  scuole  si  pò- 
tcrono  cosi  dotare  di  assegni  abbastanza  congrui.  E  per  citare 
due  cifre  di  confronto  accennerò  che  in  Lombardia  la  spesa 
di  mantenimento  delle  pubbliche  scuole  comunali  raggiunge 
a  stento  la  cifra  di  un  milione  e  mezzo  di  lire  ogni  anno, 
mentre  negli  Siati  sardi  questa  spesa  è  salita  nell'anno  1857 
a  3,889,701  franchi.  Da  questa  spesa  si  prelevarono  franchi 
372,470  per  il  mantenimento  dei  locali  scolastici,  e  gli  altri 
3,517,234  franchi  vennero  erogati  negli  stipendi  e  nelle 
rimunerazioni  accordate  ai  maestri  ed  alle  maestre.  L'im- 
porto medio!  degli  slipendj  è  nei  comuni  di  campagna  di 
franchi  486  pei  maestri  e  di  franchi  396  per  le  maestre, 
mentre  nelle  città  l'importo  degli  stipendj  pei  maestri  è 
pel  minimum  di  800  franchi,  e  giunge  sino  ai  4600  franchi, 
ed  alle  maestre  si  danno  pel  minimum  stipendj  di  600 
franchi  e  si  giunge  sino  ai  1200  franchi  all'anno.  E  per 
citare  un  solo  fatto  ci  basti  dire  che  il  municipio  di  Torino 
spende  ogni  anno  per  le  sue  scuole  elementari  e  tecniche 
più  di  300,000  franchi. 

Anche  il  concorso  di  chi  dirige  e  sorveglia  le  scuole  ha 
eminentemente  giovato  a  farle  prospere.  Negli  Stati  sardi 
non  si  conta ,  come  da  noi ,  una  legione  di  direttori  e  dì 
ispettori  gratuiti  a  cui  la  gravità  delle  cure  parrocchiali  im- 
pedisce quasi  sempre  di  esercitare  sulle  scuole  un'attiva  ed 
illuminata  sorveglianza,  ma  si  preposero  ni  più  importanti 
istittiti  scolastici,  direttori  stipendiati,  e  si  elessero  altri  cin- 
quanta ispettori  stipendiati  dapprima  dalle  provincie  ed  ora 
dallo  Stato,  i  quali  furono  scelti  dal  novero  de'  più  bene- 
meriti professori  di  metodo  ed  ebbero  essi  l'incarico  di 
peregrinare  per  sette  mesi  dell'  anno  alla  visita  assidua  delle 
pubbliche  scuole,  insegnando  ai  maestri  i  veri  metodi  del- 
l'educare  e  dell'istruire  e  vigilando  all'esatto  mantenimento 
delle  scolastiche  discipline. 


S35 

Presso  il  centro  d*ognì  provincia  si  istituirono  speciali 
giunte  scolasticlie,  a  cui  Tu  affidata  la  cura  di  assistere  gli 
ispettori  e  i  direttori  pel  miglior  essere  delle  pubbliche 
scuole  promuovendo  per  esse  ogni  opportuno  sussidio. 

Il  concorso  di  tante  persone  illuminate  unicamente  ri- 
volte al  provvido  pensiero  di  far  progredire  Tistruzìone  po- 
polare ha  immensamente  giovato  al  miglioramento  dei  me- 
todi e  dei  libri  d'insegnamento.  L'assoluta  mancanza  d'ogni 
buona  tradizione  nel  paese  in  fatto  di  metodi  e  di  opere 
didattiche  ha  prodotto  sulle  prime  alcun  pò  di  disordine. 
Le  corporazioni  religiose  che  da  tanto  tempo  avevano  eser- 
citato il  privilegio  di  ammaestrare  il  popolo  a  loro  modo 
cercarono  di  far  prevalere  i  loro  metodi  e  i  loro  libri,  e 
si  ebbe  per  qualche  tempo  una  cosiffatta  farragine  di  lessici 
e  di  miserie  grammaticali  da^  isterilire  ne'  primi  esordj  ogni 
buon  metodo  educativo.  Ma  un  pò  alla  volta  la  vera  sapienza 
pedagogica  emerse  sulle  grette  pedanterie  e  si  trovò  il  mezzo 
di  rendere  popolari  i  buoni  metodi  di  ammaestrare.  1  libri 
che  ora  si  usano  nelle  scuole  degli  Slati  sardi  non  possono 
per  anco  dirsi  perfetti,  ma  raggiungono  già  una  meta  a  cui 
fu  impedito  di  giungere  in  Lombardia  per  cause  malefiche 
non  imputabili  al  nostro  paese.  Tre  modi  d' insegnamento 
possono  intanto  dirsi  più  che  prosperi  nelle  scuole  sarde  e 
sono  i  metodi  nuovi  del  leggere,  quelli  '  dell'  aritmetica  ap- 
plicata, e  r  insegnamento  della  storia  e  della  geografia  ita- 
liana. Pel  leggere  s' introdusse  il  cosi  detto  sistema  sillabico 
che  abbrevia  lunghi  e  nojosi  csercizj  dell'antico  abbici;  ed 
al  corretto  proferimento  de'  vocaboli  si  associò  sempre  la 
cognizione  delle  idee.  L'aritmetica  applicata  fu  tutta  ridotta 
al  sistema  metrico  con  una  perfetta  nozione  delle  basi  scien- 
tifiche di  questo  stesso  sistema.  E  la  geografia  e  la  storia 
furono  insegnate  a  tutti  i  figli  del  popolo  non  come  un  eru- 
dito ornamento,  me  come  un  pratico  documento  della  vita 
d'ogni  italiano. 

Non  vogliamo  però  che  si   creda   che   tutte    le   scuole 


286 

procedano  prosperamente.  Vi  hanno  ancora  le  scuole  di 
contado  in  cui  i  buoni  lamentano  gravi  difetti,  I  maestri 
rurali  sono  ancora  al  dissotto  della  loro  posizione  ed  il 
pane  della  scienza  non  è  spezzato  come  si  deve«  Su  questo 
proposito  noi  siamo  sempre  d'avviso  cbe  per  le  scuole  ru- 
rali si  è  fatto  ancora  da  per  tutto  o  troppo  o  troppo  poco. 
Noi  dicemmo  altre  volte  che  le  scuole  pei  contadini  do- 
vrebbero essere  ordinate  su  basi  più  semplici.  L'ammaestra- 
mento del  leggere,  del  conteggiare  e  dello  scrivere  non 
dovrebbe  essere  lo  scopo  finale  dell'istruzione,  ma  l'occa- 
sione soltanto  per  porgere  uno  dei  mezzi  educativi.  La 
scuola  rurale  dovrebbe  continuare  coi  metodi  ora  felicemente 
adottati  nelle  scuole  infantili.  Il  maestro  e  la  maestra  do- 
vrebbero tramutare  la  scuola  in  una  specie  di  crocchio  di 
famiglia.  Insegnare  poche  cose  e  tutte  utili  e  tutte  pra- 
tiche. Avvezzare  il  fanciullo  ad  osservare  piuttosto  che  a 
ripetere:  addestrarlo  alle  funzioni  della  sua  vita  contadi- 
nesca anziché  porgergli  dottrine  astratte  :  rendere  per 
cosi  dire  la  scuola,  un'appendice  del  campo  e  della  casa. 
Ma  per  far  ciò  converrebbe  istituire  dapprima  scuole  ma- 
gistrali, sulle  basi  di  quelle  già  adottate  in  Isvizzera»  e 
creare  un  nuovo  seminario  di  maestri  e  di  maestre  per  le 
sole  scuole  della  campagna. 

Per  le  classi  cittadine  invece  giovano  le  scuole  elemen- 
tari maggiori,  a  cui  si  è  aggiunta  una  quarta  classe  come 
venne  già  saviamente  reclamata  da  uno  de'  nostri  onorevoli 
colleghi  e  che  serve  per  le  scuole  femminili  qual  comple- 
mento dell'  educazione  donnesca ,  e  per  le  maschili  come 
anello  di  transizione  fra  le  scuole  primarie  e  le  cosi  dette 
secondarie  tanto  di  genere  classico  che  tecnico* 

Ed  a  proposito  delie  scuole  tecniche  dirò  come  queste 
siano  state  istituite  negli  Stali  sardi  per  porgere  un'adeguata 
istruzione  alla  elasse  numerosissima  di  ehi  si  dedica  alla 
mercatura  ed  alle  arti  industriali.  Le  scuole  tecniche  fu- 
rono distinte  in  due  classi:  una  inferiore  e  l'altra  superiore. 


287 
a  cui  si  aggiunsero  anche  alcune  scuole  professionali  ed 
istituti  di  carattere  politecnico. 

In  ventisette  città  del  regno  esistono  già  treniuna  scuole 
tecniche  inferiori.  L' insegnamento  ivi  si  dà  in  tre  corsi  e 
versa  sulle  lettere  italiane,  la  geografia,  la  storia  patria,  la 
lingua  francese,  il  disegno,  la  calligrafia,  T aritmetica  appli- 
cata, r  algebra,  la  geomelrin,  i  principj  delle  scienie  naturali 
e  gli  elementi  delle  scienze  fisiche  e  chimiche. 

Nelle  tre  primarie  città  del  regno,  Torino ,  Genova ,  e 
Ciamberl ,  esistono  altre  <ìinque  scuole  tecniche  superiori , 
ove  in  due  ed  ora  in  tre  corsi  successivi  al  primo  corso 
triennale  proprio  delle  scuole  tecniche  inferiori  s' insegna 
oltre  le  materie  già  accennata  anche  la  letteratura  italiana, 
le  lingue  inglese  e  tedesca,  oltre  la  francese ,  le  istituzioni 
di  diritto  amministrativo  e  commerciale,  l'economia  pubblica, 
la  mercinomia,  la  contabilità,  la  fisica,  la  chimica  e  la  storia 
naturale,  1*  algebra,  la  geometria  piana  e  solida,  la  trigono- 
metria, il  disegno  e  gli  elementi  di  geometria  descrittiva, 
la  meccanica,  e  l' agronomia. 

E  perchè  cosiffatti  insegnamenti  riescano  appropriati  alla 
classe  de'  commercianti  ed  alla  classe  degli  artieri,  non  si 
rendono  a  tutti  comuni  che  i  soli  insegnamenti  della  col- 
tura letteraria  e  storica,  e  poscia  si  ripartiscono  diversamente 
in  due  distinte  sezioni,  1'  una  detta  commerciale  e  l' altra 
industriale,  attribuendo  alla  prima  gli  insegnamenti  ^elle 
lingue  straniere,  della  mercinomia  e  delle  istituzioni  econo- 
miche,  e  riservaudo  alla  seconda  tutto  l'ammaestramento 
delle  scienze  naturali  ed  applicate. 

Le  scuole  tecniche  tanto  inferiori  che  superiori  sono  ora 
frequentate  dà  1898  giovinetti;  il  qual  numero  è  troppo 
scarso  quando  si  pensi  che  le  scuole  di  genere  classico  sono 
invece  frequentate  da  40,720  alunni. 

Oltre  le  scuole  tecniche  vi  hanno  anche  nove  altre 
scuole  d' indole  professionale,  e  sono  sei  istituti  nautici  sta- 
biliti lungo  la  Liguria  marittima  e  le  tre  scuole  di   orolo- 


S38 

gcria  istiiuitc  a  Cluscs,  a  Bonneville  ed  a  Sallanches  che 
danno  alla  poverissima  Savoja  i  mezzi  di  apprendere  un'arte 
lucrosissima. 

A  Torino  havvi  anche  un  istiluto  di  carattere  poHtecnico, 
il  quale  va  ora  ad  essere  trasformalo  in  un  istituto  di  scienze 
applicate  per  la  educazione  completa  degli  ingegneri  tecnici. 
Ed  un  istituto  simile  sta  pure  per  erigersi  fra  breve  anche 
a  Milano. 

Il  bisogno  deir  istruzione  tecnica  è  ora  talmente  sentito 
dal  popolo,  che  cerca  esso  medesimo  di  procurarsi  quella 
coltura  di  cui  prova  pur  troppo  la  mancanza.  Le  scuole  se- 
rali che  si  vanno  da  per  lutto  diffondendo  nelle  provincie 
sarde  hanno  per  lo  più  assunto  un  carattere  tecnico.  Gli 
operaj  di  Torino  sagrificarono  parte  dei  loro  quotidiani  sa- 
lar] per  istituire  essi  stessi  scuole  serali,  ove  vanno  ad  appren- 
dere il  disegno  d'ornato,  la  geometria,  la  meccanica,  e  per 
ricreamento  dell*  animo  anche  il  canto  corale.  In  varie  lo- 
calità campestri  si  apersero  scuole  della  sera  per  gli  inse- 
gnamenti agrarj  e  ne'  giorni  di  festa  si  tengono  per  sino 
sulle  pubbliche  piazze  dimostrazioni  di  metodi  e  di  mac- 
chine agrarie  e  si  pagano  professori  che  spieghino  i  nuovi 
sistemi  di  fognatura  e  facciano  conoscere  i  migliori  metodi 
di  allevamento  del  bestiame. 

Questa  nobile  gara  di  diffondere  la  scienza  che  può  far 
ricco  e  rendere  più  morale  il  paese  merita  che  si  accenda 
anche  da  noi  ove  il  più  lieve  alito  pur  basta  a  destar  vampa 
e  qual  vampa!  tutti  lo  sanno. 

Ma  è  qui  dove  1'  opera  de'  sapienti  è  più  urgente  da 
reclamarsi.  Noi  dobbiamo  dire  colla  nostra  usata  franchezza 
che  r  istruzione  tecnica  tal  quale  è  ordinala  nel  nostro 
regno  non  corrisponde  per  anco  ai  veri  bisogni  del  tempo 
^  del  paese. 

Era  di  luna  necessità  che  questa  parte  dell'  istruzione 
avesse  preso  un  carattere  che  meglio  avviasse  alla  vera  vita 
delle  arti  e  dei  mestieri.  L'istruzione  che  si  dà  nelle  scuole 


239 
tecniche  inferiori  è  «oncora  troppo  povero  nella  parte  pratica. 
Jl  disegno  è  insegnalo  troppo  leggermente  e  con  antiquati 
esepcizj.  L' insegnamento  aritmetico  è  in  parte  mancante  ed 
in  parte  soverchio  e  le  prenozioni  delle  scienze  naturali 
sono  date  con  tali  sfumature  da  non  trovare  alcun  utile 
applicazione. 

L' istruzione  che  s*  impartisce  nell'  ultimo  triennio  dalle 
scuole  tecniche  superiori  è  ancora  troppo  addensata  sia  per 
la  sezione  commerciale  che  per  1*  industriale.  Non  vi  è 
tempo  che  basti  per  isvolgere  praticamente  alcune  dottrine 
e  por  queste  deve  il  maestro  stringersi  entro  angustissimi 
confini.  I  corsi  di  queste  scuole  superiori  sono  assai  poco 
frequentati  contandosi  nei  cinque  istituti  di  tal  genere  sol- 
tanto 83  alunni  in  tutto  il  regno  che  frequentino  i  tre  ul- 
timi corsi. 

Un  altro  difetto  proprio  di  queste  scuole  tecniche  è 
quello  che  non  avviano  a  studi  superiori,  e  non  danno  adito 
ad  alcuna  speciale  professione. 

Air  istituto  politecnico  di  Torino  non 'potranno  ammet- 
tersi che  gli  ingegneri,  e  non  giovani  che  percorsero  gli 
studj  tecnici  superiori,  i  quali  se  li  compirono  nella  parte 
industriale  stentano  a  trovar  qualche  posto  nelle  oflScine 
ove  non  sanno  quanto  basti  per  dirigerne  i  lavori. 

Anche  i  giovani  licenziati  dal  corso  commerciale  non  han^ 
no  altra  via  d'uscita,  fuorché  quella  di  essere  ammessi  come 
apprendisti  nei  negozj  e  nelle  banche,  e  nessuno  può  av- 
viarsi alla  professione  della  ragioneria. 

Le  scuole  tecniche  non  giovano  per  anco  alla  classe 
campagnuola  e  per  essa  dovrebbero  assumere  un  carattere 
affatto  agrario. 

In  una  parola  l'istruzione  tecnica  si  presenta  al  paese 
come  una  esotica  novità  che  ha  ancora  bisogno  di  rendersi 
nostrale. 

Ed  a  quest'opera  veramente  nazionale  è  necessario  che 
ora  concorrano  tutti  i  buoni*  Le  prove  fatte  non  bastano:  i 


240 

migliori  metodi  d'istruzione  ood  sodo  per  aaco  resi  popo- 
lari e  mancano  per-sino  i  buoni  libri.  Noi  vorremmo  per- 
tanto che  i  cultori  degli  utili  sludj  concorressero  tutti  a  dare 
la  riabilitazione  tecnica  a  questo  nostro  paese  che  fu  un 
tempo  nelle  arti  l'educatore  di  tutta  Europa,  e  che  nel- 
l'atto che  Ta  ora  riacquistando  i  suoi  diritti  deve  sentire  più 
altamente  l'importanza  dei  suoi  doveri. 


Bel  Comnierclo  Italico  |   Lettera  terza  del  professore 
lilJClAlVQ  SCARABEIiliI* 


N, 


ci  fascicolo  di  settembre  degli  Annali  di  Siatìstìca 
abbiamo  pubblicato  due  sapienti  lettere  dell'illustre  econo- 
mista e  statistico  Luciano  Scarabelli,  intorno  all'avvenire  del 
commercio  italico,  allorché  sarà  ultimato  il  divisato  taglio 
dell'Istmo  di  Suez.  Il  coraggioso  compilatore  del  Bollettino 
dell'Istmo  di  Suez,  invitò  lo  stesso  Scarabelli  a  dirgli  il  suo 
avviso  intorno  ad  alcune  opinioni  manifestate  su  questo  ar- 
gomento dal  Torelli  in  una  sua  recente  opera  sull'avvenire 
del  commercio  europeo  in  relazione  anche  all'Italia.  Lo  Sca- 
rabelli gli  diresse  su  tale  proposito  una  interessantissima 
lettera  che  col  consenso  dello  stesso  autore  noi  siamo  lieti 
di  poter  riprodurre  nei  nostri  Annali. 

«  Per  fare  il  piacer  vostro  e  1'  utile  mio  leggeva  i  tre 
volumi  di  Toreììi:  Dell'a-venire  del  commercio  europeo  ed 
in  modo  speciale  di  quello  degli  Stati  italiani^  quando  mi 
giunse  il  vostro  fascicolo  del  10  ottobre  (Voi.  IV,  pag.  581- 
612)  nel  quale  noi,  poveri  mediutori  del  bene  che  repu- 
tiamo venturo  all'Italia,  siamo  senza  complimenti  trattati  da 
poeti^j  che  vuol  dire  visionarli  per  lo  meno.  Non  so  che 
cosa  ne  avranno  detto  i  nostri  colleghi  di  Lombardia,  di 
Roma  e  Parma  e  Toscana  e  delle  Due  Sicilie,  studiosi  di  que- 


I 


241 

sto  còmpUo;,  che  cosa  il  Lamperlieo  del  quale  a  butfn  conto 
date  gli  estratti  del  bel  lavoro,  e  che  cosa  Tlslituto  veneto 
che  il  Lampertico  premiò.  È  vero  ch'ei  diri  che  se  la  prende 
con  chi  deduce  ròiracoli  ds^l  solo  accorciarsi  il  viaggio  per 
l'Asia  meridionale,  per  la  Malesia,  l'Australia,  ecc.,  ma  come 
furono  areipoehissimi,  o  non  uditi,  cotai  parlatori  e  più  die- 
dero mano  airesame  dejlc  condizioni  in  che  versa  l'Italia  e 
in  che  versa  il  commercio,  qual  generale  e  quale  speciale 
dei  varii  Stati  d'Europa,  e  per  cifre  e  per  calcoli  dimostra- 
rono quali  fatti  fossero  per  essere  nelle  varie  circostanze, 
specialmente  all'Europa  contingibili,  a  costoro  non  a  quelli 
parve  mirare,  senza  che  sarebbe  stato  inutile  parlare,  come 
fu  parlare  ozioso  quando  disse  che  il    vantaggio   del  taglio 
dell'Istmo  piccolo  per  Italia  è  poco  meno  che  nullo  stando 
le  condizioni  attuali.  Chi  fu  mai  si  leggiero   da   calcolare 
sulle  condizioni  attuali  ?  Per  qoanti  scritti  ho  letto  tutti  pro- 
pongono d'  apprestarsi  a  meglio  onde  ricevere  il  bene.   Io 
non  credo  nemmeno  in  queste  circostanze  a  tale  nullità  e  a 
tale  esiguità,  e  ne  dissi  già  nel  Bulleltino,  Voi.  S,  pag.  783. 
Intanto   mi  viene  a  mente   una  fortuna  toccata   a   Raffaele 
Garilli,  che  giovane  di  24  anni  osò  mettere  a  stampa  426 
pagine  di  Problemi  sulF Europa^  coi  tipi  del  Favaio,  il  20 
marzo  4855,  e  per  quell'ardimento  un  gran  baccano  fecero 
al  visionario  quasi  tutti  i  giornali  della   nostra   capitale,  t 
quali  accopparono  e  seppellirono  libro  e  autore,  si  che  il 
buon  piacentino  più  non  ebbe  animo  d'uscire.  Da  quel!'  an- 
no a  questo  non  ò  ancor  passato  un  lustro ,  e  questo  breve 
tempo  già  ha  dato  un  pò  di  ragione  al  giovinetto  e  biasi- 
mo ai  suoi  detrattori. 

»  Il  libro  fu  encomiato  da  Guizoi  e  da  Thiers  privata- 
mente; i  risultati  della  economia  politica  lo  encomiano  ora 
pubblicamente  ;  gran  parte  di  ciò  che  fu  detta  poesia  pazza 
è  fatto  positivo,  prosa  sennata.  Insinuava  alla  Russia  dovesse 
stendersi  ferrovie  da  Pietroburgo  a  Mosca,  a  Kronstad,  a 

iUMALi.  StaUstka,  voi.  XXI F,  serie  5.^  ift 


242 

Varsavia ,  a  Odena^  a  Sebastopoli  e  ad  Axof ,  alla  foce  del 
Volga ,  e  ionaDxi  alle  foce  dell'  UraK  La  Compagnia  per  le 
ferrovie  russe  ebbe  decreto  per  minori  tratti  il  7  febbrajo 
4867;  il  Cesare  pensò  al  resto  più  lardi.  Propose  il  Garilli 
una  corda  sottomarina  per  telegrafo  ai  Dardanelli,  alla  Ma- 
nica, allo  stretto  di  Gibilterra,  e  un'altra  fra  per  terra  e  per 
mare  che  unisse  Pietroburgo  al  Cairo,  e  una  ferrovia  per 
cui  si  corresse  dal  Cairo  o  Suex.  Voi    e  noi   tutti   vediamo 
se  fu  0  no  soddisfatto.  <  A  viemmeglio  svolgere  ed  affrei* 
tare  veracemente  la  corrente  di  civili^  fra  quei  popoli  (rus* 
si)  farebbe  d'uopo  dapprima  l'abolizione  assoluta  della  sclita- 
vilù  della  gleba  ».  E  la  schiavitù,  anni  di   poi   fu  abolita. 
Invocava  dalla  Spagna  guerra  al  Marocco,  e  voi  vedete  che 
nel  1859  la  Regina  è  disposta   dì  vendere  persino  le  sae 
gioje  per  farla;  persuadeva  alla  Spagna  di  vendere  Cuba  e 
Portoricco  agli  Stati  Uniti  d'America:  0' Donnei  dice:  Toner 
di  Spagna  non  si  vende;  —  ma  è  meglio  acquistare  un  eqtii* 
valente  che  perdere  tutto.  Oggi  vediamo  in  quale   perìcolo 
siano  quei  due  miseri  avanti  d'immenso  imperio.  Consigliava 
ponti  tubttlari  da  Costantinopoli  a  Scutari,  dalla  sponda  asia- 
tica a  Gallipoli,  un  altro  alla  Manica^,  un  altro  fra  Corsica  e 
Sardegna.  Che  erano  questi  voti  quando  apparve  il  progetto 
francese  di  un  tunnel  soctc«narino  attuabile  con  600  milioni 
in  aelte  anni  ?  Fu  irriso  del  proporre  il  taglio  dei   Pirenei 
per  unir  le  ferrovie  di  Spagna  a  quelle  di  Francia,  e  anni 
dopo  si  decreta  forarsi  e  si  foran  le  Alpi  assai   più  astruse 
dei  Pirenei.  Voleva  cantieri,  naviglio  e  ferrovia  alla  Spexia, 
e  noi  sappiamo  che  lutto  codesto  si  è  ordinato  e  per  giunta 
la  ferrovia  non  da  Genova  alla  Spezia,  ma  dalla  Parmignola 
al  Varo.  Profetava  una  ferrovia  che  dalla  sponda  occiden- 
tale asiatica  giungesse  ad  Eufrate  navigabile;  non  sapemmo 
noi  anche   gli  sforai  inglesi  che  vi  successero?  Temeva  io 
fin  dei  conti  una  alleanza  russo-americana  ohe  opprimesse 
l^uropa  ;  che  ha  d'impossibile  e  nemmen  d*improbabile  un 
tale  disegno?  Perciò  desiderava  alla   Russia  ingrossarsi  in 


Ì43 
hsiàf  liberasse  TBuropa;  perciò  minacoiava  la  vita  alP  otto- 
mana luna  e  luminava  a  Costantinopoli  un  Impero  greco; 
Carsechè  sia  ancor  solo  il  Garillt  in  quest'aspettazione?  Colle 
tendenze  di  Rus»ia  verso  la  Cina,  e  dopo  il  traforo  delle 
Alpi  può  parer  degno  di  scherno  il  progetto  di  unire  il  Don 
al  Volga  e  cosi  perciò  avvicinare  il  Caspio  ali'Eusino,  o  me- 
glio ancora  traforando  il  Caucaso  e  ferrando  nel  taglio  il 
sentiero?  Egli  era  amico  del  taglio  degl'Istmi  come  dei  ponti 
tabulari ,  e  noi  non  possiamo  dissimularci  i  grandiosi  prò* 
getti  per  gl'Istmi  di  Panama,  di  Malacca,  di  Corinto  suscita- 
tiai  testé.  E  testò  vedemmo  fortificati  Casale  e  Alessandria, 
e  ora  presi  certi  indirizzi  di  provvidenza  strat«gica  nel  nostro 
paese  che  il  Garilli  demandava  in  quel  tempii  e  n'era  cucu- 
liato. Ora  il  tempo  cuculia  i  cuculiatori.  Non  è  dunque  da 
prudente  mettere  in  ischerno  i  meditativi;  sarebbe  giusti- 
zia onesta  commendarli  e  riverirli,  e  all'uopo  soccorrerli  di 
luce  e  di  consigli. 

»  Per  altro  è  curioso  che  il  Torelli  italiano,  aaionisia 
6  agente  della  Compagnia  in  Italia,  e  membro  del  Consiglio 
amministrativo  abbia  con  qu«l  tratto  posto  pericolo  di  ago- 
mento  al  futuro  del  nostro  paese.  Vero  é  che  il  denaro 
per  le  spese  é  assicurato,  e  poco  importa  che  l'Italia  con- 
corra air  utile  dell'  impresa  materiale  ;  la  maggior  parte  è 
borsa  di  francesi,  il  resto  di  ben  altri  che  di  noi.  Ma  ap- 
punto perchè  il  più  è  di  Francia  sì  può  domandare  se  i 
francesi  siano  corsi  per  guadagnar  nell'opera  dei  cavi  e  nei 
frutti  delle  terre  e  delle  tasse,  o  se  piuttosto  per  l'aspetta^- 
liva  d'un  utile  smisurato  alla  nazione  per  l'agevolezza  del 
commerciare  aoll'Asia.  Se  non  Cosse  per  questo  il  governo 
di  Napoleone  non  si  sarebbe  impacciato.  E  se  le  conseguenze 
del  laglfo  sono  la  sperabile  e  spedata  fortuna  della  Francia, 
perchè  ne  sarii  disperabile  o  disperata  l'Italia?  Non  è  anzi 
)'  Italia  più  sulla  porta  di  quella  via?  Che  cosa  ba  Francia 
dello  innanzi  che  debba  star  si»pra  Italia,  a  quali  mezzi  niag^ 
glori  per  impedire  all'Italia  di  partecipare  al  benefizio?  Se 


244 

fosse  vero  che  i  benefici!  del  taglio  siano  per  essere  di 
quelle  nasioni  che  avranno  più  merci  da  recare  In  Oriente 
in  cambio  di  quelle  che  porteranno  in  Eufopa  ;  che  avranno 
più  capitali  per  dominare  sui  mercati  ;  che  avranno  più  pra- 
tica dei  mari  indiani  ;  che  avranno  più  relazioni  stabilite 
con  quei  gran  centri ,  V  IngliiUcrra  non  sarebbe  in  quelle 
febbrili  agitazioni  ed  apprensioni  in  cui  è ,  né  ricorrerebbe 
alle  basse  arti  a  cui  ricorre  per  impedire  che  1*  Istmo  si 
tagli  ;  ella  6  in  tutte  le  condizioni  sopranotale  dal  Torelli, 
e  non  vuole  udir  ragioni;  ha  necessità  estrema  di  andar 
essa  stessa  per  quella  via ,  ma  la  vuol  chiusa  perchè  altri 
non  passi.  È  poi  solo  di  Francia  che  sia  gelosa  f  0  d'Italia 
altresì,  e  di  Grecia  e  di  Russia  e  di  Germania  ì  II  pericolo 
non  è  forse  che  il  Mediterraneo  da  lago  inglese  o  francese 
diventi  italiano,  e  Italia  faccia  conto  di  sé  quanto  finora  ha 
fatto  Francia,  e  fenno  Svizzera  e  Germania  f 

9  Ora  è  chiaro  :  Francia  ha  proposto  il  taglio  e  Inghil- 
terra ha  disposto  d'impedirlo.  Quali  sono  i  ragguagli  italici  da 
pcirre  al  confronto  dei  ragguagli  di  Francia?  Questa  nazione 
concede  al  lustro  del  suo  principe  l'assegno  di  26,500,000 
lire;  riialia  ai  suoi  re  lire  28,657,000;  quindi  ogni  italiano 
dh  ai  suoi  re  24  centesimi  più  che  ogni  francese,  avvegna- 
ché ha  36  milioni  di  abitanti  la  Francia ,  24  l' Italia.  Tra 
quel  carico  e  il  resto  dell'  amministrazione  dello   Stato   la 

Francia  da  qualche  anno  ha  una  media  di   spese   di  4200 

* 

milioni;  l'Italia  di  555,  qnindi  un  italiano  porta  lire  23. 12 
allo  Stato,  un  francese  83.  33.  L'Italia  vedendo  ^agricoltura 
e  rindusfriQ  di  Francia  può  invidiarle  anche  il  maggior  pa- 
gare, ma  in  questa  sua  povertà  di  condizioni,  da  cui  nasce- 
rebbero i  maggiori  mezzi  del  pagare,  V.  S.  rammenterà 
che  nella  mia  prima  lettera  assegnavo  4700  milioni  di  com- 
mercio coll'estero  all'Italia ,  a  cui  il  Dibats  credevano  4886; 
io  mi  guardo  dalP  esagerare ,  e  sto  anche  al  di  qua  di  ciò 
che  può  essere  vero  per  evitare  le  polemiche.  Quei  4700 
fnilioni  sarebbero  uri  71  lire  per  capO|  e  i  4886  lire   78. 


La  Pi-ancia  nel  1857  (anno  buono  pei  confrónti)  fece  com- 
mercio generale  per  4592  milioni,  quindi  ogni  cittadino  fu 
notaio  per  428  lire.  La  diOerenza  è  grande,  lire  50;  ma 
nella  mia  seconda  lettera  che  parla  dei  conti  del  Débats 
indicando  gli  sviluppi  che  lo  Stato  sardo  ebbe  dalla  sua 
buòna  amministrazione^  e  coi  soli  elementi  suoi  propri!  in 
questi  anni  fra  il  1852  e  il  4  857,  e  presumendo  che  il  re* 
sto  d' Italia  mettendosi  sulla  medesima  traccia  ottenesse  i 
risultati  medesimi,  avanzando  intanto  la  Sardegna  ancor  più 
se  anche  avanzi  V  impero  di  Francia ,  prestissimo  la  cifra 
ingigantirebbe  e  supererebbe  la  francese  per  ogni  individuo 
perchè  salirebbe  a  lire  450.  Né  l'Austria,  né  la  Confedera- 
zione germanica,  son  del  parere  che  il  taglio  dell'Istmo  sia 
per  giovar  loro  paco  o  nuUa^  e  se  non  sono  concorse  che 
per  54,246  sopra  400,000  azioni  altro  non  è  a  dire  che 
si  come  in  Italia  colà  questa  faccenda  non  è  stata ,  come 
in  Francia,  insinuata  quanto  o  come  si  diceva  nel  popolo , 
sebbene  vói  per  la  vostra  parte  faceste  tutto  il  da  fare. 
Quel  popdo  numeroso  che  fece  ogni  sforzo  per  canali  e 
per  ferrovie  a  giungere  all'  Adriatico  sa  ben  esso  quanto 
gli  sia  per  giovare  la  porta  nuova  al  commercio  d'Oriente. 
E  noi  che  siaiho  di  tanto  ad  essa  vicini  non  ci  conteremo 
di  meno? 

»  Sono  falsi  profeti^  dice  Torelli,  i  promettitori  di  beni 
all'Italia  dal  solo  aprirsi  quel  Bosforo^  e  quivi  ha  ragione; 
io  stesso  più  e  più  volte  ho  gridato  quel  che  far  debba  lo 
Stato  in  che  viviamo  e  quello  che  il  resto  d' Italia  di  ne- 
cessità perchè  il  commercio  entri  di  qua  senza  che,  trova- 
tici stremi^  volgerà  altrove >  e  vòlto  una  volta,  a  grande 
stento  vi  si  fa  deviare.  Ma  se  egli  dice  pure  codesto,  e  al- 
meno assegna  all'Italia  un  posto  secondario,  non  terzo^  non 
ultimo,  non  è  dunque  poesia  quello  che  facemmo  pur  noi. 
I  porti  e  le  spiaggie  devono  avere  quello  che  manca ,  non 
mancano  i  denari  per  provvederne! i,  piuttosto  mancan  nelle 
masse  quelle  luci  che  lascino  loro  distinguere  il  fruttuoso; 


>46 

dai  porti  t  dalle  apiaggie  hanno  ha  filare  numerosi  mezzi 
di  lolleetiare  e  non  dispendiosa  eomunieazione  air  interno 
dei  paesi  e  ai  confini  delle  nazioni  vicine;  l'interno  alto  e 
baaso  rigato  di  yie  e  dì  eanali  per  aiuto  dell'  agricoltura  e 
delle  industrie  e  per  tratlameoto  di  tutte  le  ricchezze  dei 
suoli  die  sena'  essi  son  morte.  Se  nei  futuri  dieci  anni  Ita- 
lia potesse  ragguagliatamente  fare  quello  che  lo  Stato  sardo 
nei  passali  dieci  anni  fece,  vedreste  òhe  rivoluzione  d' in- 
teressi  y  ehe  sviluppo  di  forze  e  che  abiliti  di  commerci. 
Quando  poi  a  provvedere  ai  bisogni  del  proprio  consumo 
non  abbia  a  ricorrere  alle  terze  o  quarte  mani  e  pagar  loro 
le  spese  e  gli  utili  delle  lunghe  navigazioni,  e  possa  col 
proprio  naviglio  andarsi  a  caricare  eiò  che  richiede ,  non 
solo  potrà  spendere  alle  occorrenze  di  agi ,  ma  a  costituir 
capitali  onde  farsi  largo  aui  mercati  originarli  e  a  fabbricar 
merci  si  belle  e  di  tal  eosto  da  potere  guadagnare  sui 
cambi. 

•  L'avvocalo  Morelli  che  scrisse  un  libro  di  cifre»  di 
cui  tenni  parola  a  page  783  del  voi.  8  del  BiUUUino,  cal- 
colò che  l'apertura  del  Boaforo  aensa  mutamento  delle  con- 
dizioni nostre  I  fruttar  doveva  e  Trieste,  Genova  e  Venezia 
presso  9  840  milioni:  senza  quell'altro  che  Livorno,  Anco- 
na, Brindisi,  Napoli,  Messina ,  Palermo ,  ecc. ,  porti  minori. 
Egli  parlava  più  dei  transiti  che  delle  cose  consumabili  in 
paese.  Io  mostrai  die  del  aolo  Stato  sardo  e  dei  soli  con- 
sumi il  guadagno  era  di  dieci  milioni.  Non  è  dunque  né 
nullo,  né  poco  l'utile  che  appena  dall'apertura  del  Bosforo 
può  avere  l' Italia.  Non  si  rompono ,  il  so  ,  gli  avviamenti 
dei  cambi  lutti  in  un  attimo,  e  a  sviarsi  da  vecchie  dire- 
zioni voglionsi  anni,  ma  prendiamo  per  dieci  anni  «na  me- 
dia di  850  milioni,  non  potrà  far  nulla  per  mettersi  innanzi 
l'Italia  con  due  miliardi  e  mezzo,  e  forse  tre  ?  —  Quando 
i  posti  sono  occupati,  chi  si  fa  avanti-  dei  deboli  ?  — .  Si  fa 
innanzi  chi  ha  ingegno  e  vita  ¥iva ,  e  il  Torelli  nella  aua 
opera  afferma  che  gli  spiriti  delle  nazioni  noo  muoioM  ed 


247 

ha  sino  speranza  per  rifare  degli  Arabia  gli  Arabi  del  pes- 
tato. Che  vigoria  aveva  il  Belgio  quando  si  separò  dall'Olan- 
da? Non  doveva  loltare  eon  quella  poteniissima  vicina,  la 
quale  per  le  ire  del  distacco  naturaknente  lo  dovea  ad  ogni 
passo  tribolare?  Eppure  ecco  mirabile  aumento  del  suo 
commercio  : 

Anno  1836  tonnel.  di  merci     467^741  per  fr.    874,541,000 
>      4846      »  »         830,652  »      634,479,000 

»       4856       >  »      1,956,201  »  4,580,084,000 

»      4857       >  >^      4,480,835  »  4,684,560,000 

Al  Belgio  è  paragonabile  il  nostro  Stato.  Nel  4840  il 
Belgio,  dieci  anni  dopo  la  sua  redeaciooe,  aveva  un  com- 
mercio generale  di  429,903,000  in  valor  ufficiale  ,  la  Sar- 
degna in  nove  anni  avea  portafto  il  suo  ad  843^202,409  a 
valor  commerciale,  o  a  690,405,377  a  valore  officiale;  era 
dunque  molto  più  innauxi,  e  oe  rimaneva  indietro  il  restd 
d'Italia;  V.  pag.  138)  voi.  4  del  BuUeiHno.  Perchè  dunque 
non  si  considereranno  acquistabili  di  beni  anche  notevoli 
le  condiiiooi  presenti  d'Italia  dall'apertura  di  quel  Bosforo  ? 

»  Tutti  trombano  ohe  Francia,  che  Olanda^  che  Belgio, 
che  IngbilUBrra  hanno  tal  capitale  di  macchine,  di  opiBsii, 
e  tali  ricchetze  naturali  da  lasciar  loro  sempre  sopra  tutti 
gli  altri  popoli  una  maggior  facoltk  di  produrre  a  buon  mer- 
cato; ma  a  chi  ben  guarda  non  è  nò  tutto  vero,  nò  tutto 
esclusiva  nente  vero,  e  di  molte  industrie  l'Italia  ha  l'onore 
di  provvedere  quelle  iiazionL 

»  Nel  commercio  generale  del  4857,  Francia  dice  di  dare 
al  Piemonte  per  133  milioni  e  mezzo,  e  di  riceverne  per 
4  94,  la  differenza  in  favore  di  questa  parte  dMtalia  è  niente- 
meno che  di  68  milioni.  Nel  conimercio  speciale  diciamo 
noi  di  darle  per  90  milioni,  e  di  riceverne  per  77;  diffe- 
renza 43  milioni.  Allo  Zoilwerein  diamo  per  3  milioni  e 
500  mila  lire,  e  non  riceviamo  che  per  4  40  mila  lire.  Ri- 
beviamo   dalla  Svizzera  per  49  milioni  e  620  mila  lire,  e 


248 

rendiamo  per  S9  milioni,  ecc.  Yero  è  che  di  molte  merci 
6i  fa  loro  iribuiario,  per  la  morte  che  le  caricano  addosso 
le  amministrazioni  presenti.  Poi  non  è  ancor  detto  quali 
categoricamente  siano  i  bisogni  dell* amplissimo  Oriente,  e 
in  che  l'IiaKa  vi  possa  valere  o  non  valere  secondo  le  sue 
necessità ,  e  se  abbiamo  ad  osservare  quello  che  vi  fanno 
America  od  Australia  dobt)iamo  rallegrarci  che  ci  sia  spa- 
zio aperto  anche  per  noi  al  dare  e  al  prendere  senza  di- 
scapito. Che  faremo  noi  dei  milioni  che  risparroieremo  sui 
cotoni,  sul  caffè,  sugli  olii,  sulle  lane,  sulle  droghe,  sulle 
tinture,  sugli  zuccheri,  su  altre  cose  minori?  Li  impieghe- 
remo a  provvederci  gli  argomenti  pei  quali  si  hanno  belle, 
facili,  non  care  le  industrie,  li  porremo  a  soccorso  deH'a- 
gricohura  che  ha  tutto  il  diritto  di  rendere  quanto  in  Prati- 
cip,  quanto  in  Inghilterra,  che  vuol  dire  tre  o  quattro  ro/to 
quello  che  rende;  svilupperemo  l'educazione  del  popolo,  fa- 
remo con  essi  tuuo  il  da  fare.  Non  moltissimi  anni  ci  hi* 
sognano  se  oggi  subito  gettiamo  V  avarizia  e  1*  inerzia ,  e 
meniamo  intanto  alle  terre  dell*  interno ,  alle  spiaggie  e  ai 
porli  quello  che  terre  e  spiaggie  e  porti  domandano.  Noi  ab- 
biamo 38S6  chilometri  di  coste  continentali  e  colle  isolane 
5894;  nel  fascicolo  48  luglio  4857  {Voi.  2  pag.  497)  del 
BullettinOj  vi  diedi,  raccolta  da  documenti  officiali ,  la  sta- 
tistica delle  navi  che  in  esse  stavano  al  34  dicembre  4855 
ed  erano  37^90  per  tonnellate  889,037  le  quali  non  cu- 
rate dM* Annuario  del  Correnti ,  che  mescolò  cifre  di  anni 
varii,  e  antichi  e  nuovi,  erano  al  pari  di  454  tonnellate  per 
chilometro  di  spiaggia.  Non  posso  darvi  oggi  numeri  di  tutti 
di  un  anno  neppur  io,  ma  air  ultimo  eh*  è  del  4867  non 
mescolerò  che  quello  del  precedente. 


sb 


Stalo  Sardo     (4857) 

navi  8,908  lonnellate  808,818 

Toscana               » 

959 

1^   • 

69,083 

Modena               » 

27 

980 

Monaco               » 

>          64 

4,508 

Stato  romano  (1856) 

>     1,848 

44,360 

Due  Sicilie         » 

>  4 1,088 

872,305 

Veneto  e  Illirico  » 

.     9,704 

849,428 

Malta                  » 

857 

80,409 

Corsica               » 

? 
In 

tutto 

5,584 

• 

988,694 

le  quali  renderebbero  460  tonnellate  per  chilometro  di 
spiaggia.  Ma  Corsica  e  Malta  sa  Dìo  se  torneranno  più  no- 
stre; togliendo  colle  loro  spiaggie  le  navi  abbiamo  471  ton- 
nellate per  chilometro,  troppo  poco  per  tanta  estensione; 
abbastanza  per  equiparare  la  Francia  nella  differenza  di 
due  anni  appena,  avvegnaché  il  suo  lido  non  è  che  di  2460 
chilometri.  Se  a  coiai  lunghciza  fosse  la  eosta  italica  non 
mancherebbe  di  ridurre  le  sue  37  mila  e  più  navi  alle  15 
mila  di  Francia,  ed  acquistarsi  in  tal  modo  quel  numero 
di  lungo  cono  che  dovrebbe  avere.  Mi  si  obbietta  che  l'Il- 
lirico ò  ben  lontano  da  essere  ora  cosa  d'Italia;  io  oppongo 
che  ivi  si  raccolgono  i  capitali  dove  si  offrono  i  favori,  e 
di  \k  fuggono  dove  sono  martellati,  e  per  ora  non  dico  al' 
tro.  Dunque  la  somma  della  principali  forze  dello  Stato  in 
Italia  non  è  molto  diversa  da  quella  di  Francia  con  questo 
in  riguardo  che  là  molto  è  già  fatto,  e  in  Italia  molto  re- 
sta, anzi  moltissimo,  a  fare:  ciò  che  vnol  dire  che  allor- 
ché si  faccia,  noi  avremo  altri  assai  mezzi  produttori  d'ag- 
giungere che  aumenteranno  al  paragone  con  altrui  in  nostro 
favore  i  poteri. 

»  Quanto  alla   pratica  de'  mari  non  è  faccenda  che  si 
dilunghi  per  que'  paesi  che  erudiscano  alle  teoriche  e  alte 


pratiche  si  delle  aeqae  ehe  delle  lingue  e  dei  commerei. 
La  Francia  ha  troppo  pochi  possedimenti  laggiù  lo  Asia  per 
dirla  pratica  di  que'  laari  e  di  quelli  the  correre  bisogna 
per  giungere  ad  essi  «  eppure  facendo  mia  quella  impresa , 
mostra  netio  a  che  miri  e  a  che  sperì ,  sebbene  abbia  in- 
nanzi  Olanda,  Inghilterra  e  le  Americhe.  Forse  che  gritaliant 
marini  saranno  da  meno  dei  marini  francesi  i  e  i  commer- 
cianti italiani  saranno  meno  agevoli,  meno  aperti  di  cervello 
de'Graooesi  f  Per  volgere  di  fortuna,  ritalra  8*è  impoverita  di 
danaro  e  di  fatiche,  ma  non  d'intelletto.  Tutta  la  prima  parte 
del  libro  di  Torelli  è  una  rivista  di  ciò  che  fece  Italia  col  suo 
senno  per  reggere  i  commerci ,  e  di  ciò  che  fece  per  di* 
struggerseli ,  e  reca  la  giusta  ragione  della  lor  morte  neU 
Toppressione  dell'impero  d'Oriente  onde  le  si  chiuse  la  via 
al  maggiore  suo  campo;  e  chi  si  trovò  più  prossimo  all'altra 
via,  e  meno  cieco  della  fortuna,  andòUo  ad  occupare  da 
altro  lato.  Or  che  h  via  antica  si  riA,  o  tal  quale ,  o  mi- 
gliore ,  non  s'avrà  a  rifare  un  pò  del  perduto  bene?  Oh 
perchè  mai  1'  Inghilterra  si  prese ,  o  più  non  lasciò,  quei 
sassi  di  Malta  se  non  perchè  in  bocca  ad  un  crocicchio  di 
vie  ti' importantissimi  commerci?  Quel  tale  Garilfi  ne'  suoi 
problemi  per  V  Europa  avrebbe  voluto  che  il  re  di  Sarde- 
gna non  s'intitolasse  inutilmente  re  anche  di  Cipro;  chi 
Io  irrise  non  guardò  la  distanza  da  Londra  a  Malta  assai 
maggiore  ehe  da  Torino  o  Genova  a  Cipro,  Cipro  ehe  fu 
altra  volta,  e  con  fruito  assai  buono,  dei  Genovesi,  d'onde 
si  assisterebbe  al  commercio  sul  Nilo,  sull'Eufrate,  sul  Bo- 
sforo  bisantino  e  sul  pelusiaco,  sul  Danubio,  sul  Po,  sul  Me- 
diterraneo e  sol  mar  Nero.  Quando  Inghilterra  prese  Malu 
intese  di  porsi  a  cavallo  d'Asia  e  d'  Europa ,  nessuno  pen- 
sava al  Pehisio,  ora  che  vi  si  pensa  non  si  contenta  di  Malta, 
ma  va  ad  occupare  Perim  e  Aden. 

9  Certo  che  chi  avrà  avuto  relazioni  già  stabilite  nei 
grandr  centri  di  colaggiù  farà  assai  meglio  i  suoi  affari  ;  ma 
se  può  l'Italia  guadagnare  pei  suoi  consumi  non  lardo  an* 


S5I 

drà  che  guadagni  per  le  industrie  ae  già  tì  guadagna  ad 
esempio  per  leasnti  di  lana  la  Russia  la  quale  cede  airin- 
ghilterrn,  alia  Francia  e  anche  all'lulia  in  esse  opere  ai  di 
beUez£a  che  di  bonik*  Venetia  è  lontana  1080  miglia  da 
Londra;  venga  pure  Inghilterra  pel  Bosforo  pelusiaco,  noi 
le  saremo  innanzi  e  spenderemo  meno.  Per  molli  generi 
siamoi  si  può  dire,  sul  campo  ed  ella  ci  ha  cotal  tratto  a 
venire*  Nessuno  può  ignorare  che,  quando  Timpero  bisan- 
lino  fu  spento  e  gik  le  Anseatiche  e  Olanda  e  Inghilterra 
alzavano  il  capo,  Venezia  vide  netta  la  via  di  salute  nel 
mar  Rosso»  e  nel  Bosforo  che  progettava;  quanto  ai  deca- 
dimenti, rodati  i  mezzi,  e  si  ristora  la  vita  :  egli  stesso ,  il 
Torelli,  cita  dì  Amburgo  che  messo  in  terra  da  potentissimi 
sorse  più  forte.  Nella  economia  morale  delle  cose  non  sono 
d«i  fabbricarsi ,  ma  da  rimoversi  gli  ostacoli.  Se  Venezia 
avesse  potuto  tagliar  V  Istmo ,  non  avrebbe  per  allora  gio^^ 
vaio  ad  altrui  la  scoperta  del  Capo  di  Buona  Speranza  uè 
deirAn»ericn  ;  ora  gioverà  airitalia  senza  nuocere  agli  altri, 
come  gli  altri  andando  a  cercare  per  la  via  retta  ciò  che 
dovevano  prendere  da  Venezia  e  da  Genova,  ruppero  il 
monopolio  che  quella  due  repubbliche  si  tenevano  delle 
cose  d'Orieme,  cosi  ora  T  Italia  andando  a  cercare  per  la 
via  retta  ciò  che  deve  prendere  da  Inghilterra,  da  Olanda, 
da  Francia  non  guasterà  i  tatù  altrui  e  provvederà  meglio 
ai  proprii. 

m  Dicono:  innanzi  che  trovi  maniera  di  cambii  sarà  ne- 
cessità fornirsi  di  danaro  e  pagar  coli* argento ,  e  le  verrà 
tanto  più  grave  che  non  prendendo  dai  soliti  ciò  che  ora 
prende,  non  potrà  esitare  le  solite  produzioni;  dove  troverà 
tanto  metallo?  Se  cotali  separassero  delle  importazioni  ita* 
liane  ciò  che  è  di  oltremare  da  ciò  che  è.  prodotto  dai  paesi 
coi  quali  commercia,  vedrebbero  che  ciò  che  l'Italia  dà  in 
cambio  dei  prodolli  stessi  non  sarebbe  sufficiente  alle  ri- 
chieste straniere.  Per  ora  l' Italia  è  in  queste  condizioni  che 
dà  agli  europei  ed  agli  americani  ciò  che  di  che  non  possono 


S5S 

Ut  senza,  e  riceve  mohissimo  di  ciò  che  que*  popoli  trag-' 
goDo  d'altronde;  e  per  di  più  se  ragrìcohura  fiorisse  come 
dovrebbe  e  potrebbe  fiorire,  cesserebbe  il  bisogno  di  non 
poca  parte  di  qtielle  naturali  lor  produzioni.  — «  Ma  di  ciò 
che  dà  r  Italia  ad  altfui  potrebbe  far  commercio  in  Oriente  f 
Qui  non  posso  distendermi,  e  mi  appello  ai  competenti  giu- 
dici: le  conversioni  mai  non  si  fanno  per  diretto,  ma  rie- 
scono al  fine  che^  si  è  ben  meditato.  Ho  gi&  detto  che  co' 
guadagni  dell'immediata  compra  e  del  più  breve  cammino 
Italia  si  fornirebbe  di  ciò  che  le  manca  per  mettersi  nelle 
industrie  a  concorrenza  d'altrui.  Il  Torelli  non  ha  posto 
mente  ad  un  fatto  preclaro  in  Italia:  le  idee  che  hanno 
mandato  a  male  nei  due  ultimi  secoli  la  ricchezza  capitale 
d' Italia,  che  con  giusto  criterio  dimostrò  ancor  grande  nel 
mezzo  del  secolo  XVIi,  sono  svanite,  e  la  professione  del 
commerciante  e  dell'  industriale  torna  ad  essere  stimata  fra 
tutte  le  classi  delle  persone.  La  stessa  Spagna  rea  di  averle 
professate  ad  esuberanza  e  di  avercene  appestati,  fa  ra^uar^ 
devote  ammenda.  La  teoria  del  libero  scambio  e  delle  pari- 
flcazioni  delle  tariffe  pone  le  genti  in  condizioni  di  speculare 
il  lor  meglio  in  cento  guise.  Poco  è  da  cavar  pel  presente 
dalla  prima  parte  dal  lavoro  del  Torelli  perchè  si  direbbe  ar- 
cheologica: memorie  di  grandezze  che  circuirono  il  Medi« 
terraneo,  sforzi  degli  oceanici  per  .  emanciparsi  da  Italia , 
successi^splendidi  degli  occidentali ,  compiuta  metamorfosi 
delle  opere  e  dei  eambii.  Vero  che  in  quell'archeologia  sono 
le  cause  di  molti  principii  salutari  che  guidarono  il  genio 
delle  nazioni  come  la  carta  monetata  di  Cartagine,  il  faro 
di  Alessandria,  i  porli  fenizii,  il  ceto  de'  commercianti,  dei 
marsigliesi,  ma  poco  ardimento  al  mare  guidanti  le  stelle; 
poi  audacia  giù  nell'Oceano  direttrice  la  bussola;  la  lettera 
di  cambio,  le  banche  di  sconto,  le  accomandite,  le  as^cu- 
razioiii,  le  quarantene,  le  fiere,  Y  importanza  della  profes-* 
sione  di  negoziante,  che  dava  i  primi  onori  e  le  prime  po^ 
destk  nei  governi^ 


S53 
•  La  parie  seconda  comincia  dalla  scoperta  d' America , 
e  per  ire  epoche  fa  la  storia  sino  ai  di  nostri,  e  come  innanzi, 
cosi  quivi  pennelleggia  luminosamente  di  ciascun  popolo  e  di 
ciascun  Staio  i  fatti  deliberati  e  i  causali  che  procacciarono  le 
amiche  e  le  nuove  fortune;  i  reati  degli  avari  e  degl'in vidiosi, 
e  le  punizioni  che  seguitarono;  le  invenzioni  e  gli  eflTeiii  in  ehi 
le  seppe  applicare  con  buona  prudenza,  le  interferenze  delle 
politiche  e  delle  religioni;  le  dottrine  degl'ingegni  speculativi, 
e  le  libertà  conseguite  quali  colla  forza  e  quali  colla  ragione, 
gli  spropositi  e  i  danni    delle   mancìpazioni:  d'onde  certa- 
mente  è  da  imparare  assai  anche  di  presente  per  noi  se  noi 
vogliamo  riavere,  se  non  l'antico,  almeno  un  posto   degno 
nel  commercio  delle   nazioni.  La  disposizione   di    tutte   le 
alieni  di  eìascun  popolo  sono  cosi  bene  nel  libro  disiribuiie 
che  ad  ognuno  un  poco  istrutto  delle  circostanze  nostre  può 
essere  facile  intendere  quanto  sia  costato   loro    l'aver  rag* 
giunto  il  punto  a  cui  sono,  e  quanto  meno  dovremmo   far 
noi  per  metterci  al  paro  di  essi,  o  anche  sopra  più  d'uno 
di  essi.  La  slessa  configurazione  della  nostra  penisola  è  con-, 
dizione  felice  pel  nostro  intento:  da  molteplici  punti  le  co- 
municazioni s' inorocieranno  senza   grandi   spese,  e   i    due 
mari  accresceranno  i  mezzi  de'  eambii  e  de'  trasporti.  Dalla 
costura  dell'  Apennino  ad  essi  i  tratti  sono  brevi,  e  le  valli 
tante,  che  ogni  punto  di  lido  è  porla  al  salirvi,  e  la  parte 
più  estesa  che  è  la  settentrionale,  forate  le  Alpi  al  Cenisio, 
al  Menouve,  al  Lucmagno,  se  voglia  allacciare  le  acque  delle 
sue  fiumane,  avrà  nella  gran  rete  delle  ferrovie  a-  cui   s' è 
dedicata  col  grosso  movimento  del  commercio  colla  mediana 
Europa  il  piò  noievoi    prodotto  che  l'agricoltura   sperasse 
d»'  buoni  economisti.  E  come  la  guarentigia  de'  beni  pro- 
ducibili e  moltiplicabili  sta  nelle  leggi,  il  Torelli  ebbe  cura 
di  notare  per  quali  si  fece  bene  e  per  quali  si  fece  male, 
e  raggruppando  poi  insieme  le  invenzioni  applicate ,  le  in- 
stituzioni,  le  leggi,  condusse  ogni   cosa   a  prospetti ^  i  cui 
oggetti  rappresenianM  sono  gli  effetti   di   tanti   studii   e  di 


954 

tante  fatiche,  e  specialmente  dello  spirito  d* associaiione , 
eh' è  il  vero  Ercole  delle  gigantesche  imprese  di  questo  sc« 
colo.  Avvenne  per  ogni  Stato,  ma  più  per  i*  Inghilterra  ohe 
tiene  il  primato  nel  commercio  del  mondo,  ed  ha  tanta  paors 
di  perderlo  di  questa  parte  che  è  del  Mediterraneo,  e  non 
punto  si  cura  di  quello  dell'  Oceano  dove  l' America  mi» 
naccia  di  dimeazarglielo.  Perchè  mai  lutia  quella  paura? 
lo  non  muto  parere  da  quello  ohe  avevo  ed  espressi  tempo 
fa  nel  Balleiiino  che  l'Ingbikerra  sark  sempre  la  prima  fm 
tutte  le  nazioni  commercianti,  e  non  devo  replicar  qui  le 
ragioni,  ma  non  è  da  ridere  di  quella  paura ,  come  non  è 
da  irridere  chi  di  quella  paura  fa  un  akro  opportuno  soggetto 
di  considerazione  in  prò  dell'Italia. 

»  Trieste,  Livorno,  Marsiglia  e  Genova  sono  al  Torelli 
ragione  di  S50  pagine  di  esposizione  delle  cause  de*  loro 
sviluppi;  è  la  storia  dell' ultima  età  loro  e  dello  stato  pre- 
sente della  loro  vita  viva,  e  forma  la  parte  terza  dell'opera 
eh' è  la  prima  del  terzo  voltime,  il  quale  si  compie  eon  una 
parte  quarta  delle  opere  principali  progettate  o  credute  ne- 
cessarie per  lo  sviluppo  del  commercio  europe^,  e  in  modo 
spedale  di  quello  d'Italia.  In  questo  novissimo  tratto  si  parla 
del  taglio  dell'istmo  di  Suez,  e  leggesi  quello  che  voi  deste 
nel  BulUitino.  Quivi  vuol  essere  mitmorato  d'avere  nel 
1849  alla  sfuggita  toccalo  della  faccenda  noporuntissima 
del  taglio,  la  qual  memoria  stante,  in  due  linee  non  ha 
a  far  nulla  a  petto  per  esempio  di  chi  come  voi  nel  4855 
a  Genova,  e  nel  66  a  Torino  in  fogli  industriali  predicò,  e 
predicò  perchè  la  notizia  si  divulgasse,  si  prendesse  in  con- 
siderazione e  favore,  e  finalmente  creò  un  periodico  per 
quesl*  esso,  al  quale  il  Torelli  giunse  assai  urdi.  Nel  qua! 
periodico  a  pag.  176,  voi.  4,  ogmino  lesse  dato  da  voi,  e 
ignorato  prima  da  tulli,  ciò  che  il  Torelli  dà  come  di  scienza 
propria;  che  l'italiano  Ghedini  nel  IMO  per  propria  Uvei* 
lazioue  assicurò  non  essere  •  il  Mediterraneo  e  quello  del 
mar  Rosso  che  minima  differenza.  È  il  caso   del   voto   del 


S55 

Coosemo  agrario  in  Voghera  ch«,  promosso  da  me,  il  To- 
relli che  il  presiedeva,  dirigendolo  al  Lesseps,  non  caro  di 
memorarne  il  promotore. 

Una  cosa  sarebbe  stata  bene  dire  in  questo  irairo  del  li- 
bro per  onore  di  V.  S.  che  tanto  celo  per  qussi'  impresa 
d* universa!  beneficio,  o  per  onore  d'Italia;  quando  il  si- 
gnor De  Lesseps  nel  Débati  annunziava  che  la  Commissione 
scientifica  internazionale  doveva  essere  composta  d*  ingegneri 
francesi ,  inglesi  ed  alemanni ,  V.  S.  gli  scriveva  che  non 
avesse  a  ripetere  gli  errori  della  Commismone  del  4847, 
dalla  quale  si  esclusero  gli  ingegneri  italiani,  valendo  questi 
quanto  quelli  delie  altre  nazioni ,  e  avendo  Y  Italia  sommo 
interesse  e  più  dell'  Inghilterra,  se  non  si  considerano  a  con- 
testa i  possessori  delle  Indie.  Il  sig.  De  Lesseps  domandò, 
mi  pare,  ai  vieerè  d' Egitto  feeolià  di  nominare  un  ingegnere 
italiano,  e  poiefaè  il  vicerò  aveva  risposto  che  nella  Gommis*- 
siooe  era  Negrelli ,  e  quindi  V  Italia  eravi  rappresentata,  voi 
replicaste  ehe  Negrelli  mandato  dall'  Austria  rappresentava 
r  Austria  e  non  l' Italia,  la  quale  se  non  aveva  una  sola  anoh 
ministrazione,  aveva  a  capo  il  Piemonte,  nel  quale  ospitavano 
molte  distinte  intelligenze  d'ogni  altro  Stato  della  penisola; 
esisteva  una  forma  di  governo  conveniente  agli  italiani,  ed 
era  im  porto  distinto  ehe  avrebbe  dovuto  acquistare  dall'im- 
presa grandi  vantaggi.  Allora  eltrettale  scrittosi  dal  sig.  De 
Lesseps  al  viceré  si  ottenne  la  nomima  dell'  illustre  Paleo- 
capa, il  quale  poi  dovette  essere  aiutatore  e  difensore  ener- 
gico di  tanta  impresa  ad  onore  della  patria  nostra.  Cosi  gu^ 
suito  il  vostro  suggerimento  di  ammettere  nella  Commissione 
distìnti  capitani  nMirittimi,  avesse,  cogli  inglesi  e  coi  francesi 
che  poi  nominò,  eletto  alcan  genovese.  Ma  queste  omissioni 
non  bruttano  nò  il  disegno,  né  la  composizione  dell*  opera 
e  sono  da  ringraziare  gU  editori  fiorentini  della  Biblioteca 
cmle  dell*  italiano  dell'  averia  stampata.  Se  voi  date  al  pub- 
blico questa  mia  lettera,  chiudete  giustamente  un  vano  che 
doveva  essere  riempiuto. 


S66 

Il  vo8tro  BulhtHno  registrando  tutto  quello  che  prò  e 
contro  questo  taglio  si  è  scritto  e  si  va  scriyendo,  ha  indi- 
cato altresì  quali  e  quanti  layori  siansi  fatti  su  calcoli  presi 
da  cifre  dei  commerci  d*  ogni  popolo  della  terra.  Di  queste 
cifre  e  di  questi  calcoli  e  dei  lavori  sovra  essi  nulla  dice  il 
Torelli,  sebbene  affermi  che  è  da  essi  che  bisogna  partire 
per  speculare  del  futuro;  o  quasi  per  dimostrare  che  quivi 
era  da  battere,  seminò  di  cifre  i  due  ultimi  volumi,  ma  non 
curò  di  mettere  al  confronto  dei  numeri  delle  estere  terre 
quelli  che  poteva  mettere  assieme  della  nazione  d' Italia.  Io 
ho  creduto  bene  di  chiamare  innanzi  il  fatto  della  Francia 
nel  principio  di  questa  lettera  per  mostrare  ohe  noi  legati 
a  lei  per  tanti  interessi  (  il  solo  commercio  nostro  con  essa 
è  di  lire  230,175,664  sopra  843,302,409  a  valor  dichiaralo 
dai  negozianti,  e  nel  commercio  speciale  467,769,375  so- 
pra 507,639,912)  e  non  molto  diversi  in  importanti  facoK 
tà ,  con  assai  parte  di  vergine  a  nostro  vantaggio,  possiamo 
avere  fede  che  se  a  lei  giovi  quel  taglio  che  oggi  è  fsitta 
questione  politica,  gioverh  a  noi  egualmente  ;  cosi  come  ho 
cominciato,  parmi  ch'io  debba  Bnire  per  calcar  sempre 
più  r  argomento.  Dice  il  Torelli  che  fuor  del  cotone ,  il 
caffo,  il  legno  da  tinta  e  le  droghe  si  hanno  migliori  dalle 
Indie  orientali  che  dalle  occidentali;  e  pel  cotone  è  vero, 
ma  è  anche  vero  ohe  le  spedizioni  che  dalle  orientali  ri* 
ceve  la  Francia  aumentano  ogni  anno  grandemente,  e  che 
il  raflSnamento  del  filare  fa  scomparire  ogni  imperfezione; 
anche  vero  è  che  non  bastando  il  cotone  americano  ai  bi- 
sogni dei  naturali  e  alle  ricerche  dei  forestieri,  ì'  Inghilterra 
ne  importa  moltissimi  quintali  dall*  Oriente,  e  parte  lo  fila 
e  tesse,  e  parte  lo  vende  all'  Europa  ;  e  cosi  fa  l' Olanda , 
e  cosi  fanno  le  città  Anseatiche.  Nel  1856  l'importazione 
del  cotone  nel  Regno-Unito  fu  di  546  milioni  di  chilogrammi, 
fra  cui  93  delle  Indie  sue;  ne  lavorò  400,  ne  esportò  116; 
non  par  probabile  ohe  desse  ad  altrui  quel  che  era  miglio- 
re. Trieste  importonne  49  milioni  di  cbilagrammi,  ma  18 


857 
erano  delle  Indie  orientali.  Lo  Zollwerein  di  40  milioni  che 
prese,  4  4  erano  dell'  Asia,  e  l' anno  innanzi  era  stato  più 
scarso  di  S604  mila.  L'impero  ottomano  importa  dall'Asia 
38  milioni  di  chilogrammi,  8  ne  lavora,  30  ne  esporta.  E 
questa  importazione  dall'Oriente  cresce.  Nel  4843  l'Inghil- 
terra traevane  per  30  milioni  di  chilogrammi  ;  ne  trasse  42 
nel  4848;  90  nel  1853;  4S5  nel  4857;  e  più  ne  trarrà  al- 
l' avvenire.  Ma  oltre  al  cotone  e  alle  droghe  sono  altre  cose 
che  gioverà  avere  di  Oriente  meglio  che  d'Occidente,  le  lane 
per  esempio,  l'olio  di  sesamo,  le  pelli  ed  eziandio  lo  zuc- 
caro,  del  quale  specialmente  l' Olanda  fa  grande  spaccio  dopo 
averlo  portato  in  casa  propria,  e  la  Francia  diminuisce  coir 
r  Europa  e  coli' America  le  sue  partite,  e  le  accresce  colle 
proprie  Colonie  hensi ,  ma  coli'  Africa  e  coli*  Asia.  In  milioni 

abbiamo  (valor  reale). 

Pel  18S6        Pel  4857 


/ 


Commercio  coir  Europa 8574  8513 

»          coir  America 4207  1448 

»           coir  Africa 433  486 

coir  Asia 420  448 

>          colle  Colonie 868  374 

L'aumento  (vedesi  meglio  da  quest'altro  specchietto  delle 
importazioni  e  delle  esportazioni  degli  anni  stessi  messi  a 
confronto  della  media  del  quinquennio  che  li  precedette. 

Importazioni  Esportasiont 

med.quioq.    4866      1857  med.qainq.i856      1857 

Indie  inglesi  43.  »  64.  >  75.  2  4.  4  7. 2  6.  9 

»      olandesi     5.9  9.»  44.2  4.»  4.5  2.4 

m     francesi     7.»  5.4  45.2  0.4  4.»  0.8 

Egilio     .    .  12.  >  44.»  26.9  6.3  43.1  42.7 

Africa  sud  .      I.  9  8.  4  44. 2  6. 6  8, 2  46.  > 

>      sud-est      4.4  2. 6  4. 6  0. 4  0. 4  0,  4 

Cina,  ocean.       4.8  3.3  5.2  4.5  4.  >  4. 8 


•^— 


In   tutto    .    73. 4     433. 4     453. 6     49. 6    85.  4     44.  > 

AiwiLi.  Sluttiliea,  voi.  XXI F,  ieri»  3*  i7 


ibS 

Insieme  la  media  qttioqaenoale   era  di   quasi   93   miliooi  ; 
Tanno  1856  fu  di  quasi  169,  e  Tanno  suoeessivo  di  496.  — 
Non  ha  finora  la  Francia  che  gli  uiili  del  prendere  di  prìma 
roano,  avrà  poi  quello  della  diminuita  distansa;  Tlulia  per 
seguitare  o  aecompagnare  la  Francia  deve  accrescere  il  na- 
viglio di  lungo  corso,  non  lasciando  lo  studio  della  geogra- 
fia fisica,  politica  e  commerciale  solo  nei  pomposi  program- 
mi, dar  opera  a  quello  delle  lingue  dei  paesi  che  si  vogliono 
praticare;  in  ciò  son  d'accordo  col  Torelli,  perchè  si  possa 
mettere  innansi  dove  ha  a  stare.  Ma  egli  parla  di  preoccu- 
pamentil  Eppure  dacché  il  Giappone  è  aperto  a  tutte  le  na- 
lioni,  e  bisognerà  pure  che  ler  si  apra  la  Gina,  sarà  neces- 
sità che  anche  alle  Indie  sia  passo  libero  a  chicchessia.   In 
al  vasto  spazio  quant'è  lunga  T  Arabia  e  lungo  T  Egitto  ^  e 
per  la  Persia  e  per  Tlran,  e  per  le  Indie  e  la   Gina  e  il 
Mogol,  saranno  tutti  occupati  i  mercati,  saranno  tutti  presi 
i  posti  ?  Ghe  conto  facciamo  delT  Australia  e  di  tutta  T  O- 
ceania?  Non  sembrano  altrimenti  latti  gli  italiani  per  Toe- 
eupaaione  e  la  conquista,  ma  non  sono  nemmeno  si  alieni 
dalT  appostarsi  come  una  volta  a  bancheggiar  di  commerci , 
da  lasciarsi   vincere   da    ostacoli  che  ad  altrui  piacesse  lor 
mettere.  Lasciate  che  abbiano  nervo  in  casa,  e  vedrete.  In- 
tanto  è  da  ciò  che  esposi  più  volte  e  in  diverse   guise,  e 
sempre  con  buon  capitale  di  cifre,  e  da  questo  che  ora  dico 
non  è  da  dubitare  che  il  taglio  delT  Istmo  non  sia  per  ar- 
recare di  grandi  benefizii  alT  Italia  nelle  presemi  sue  con- 
diaioni,   grandissimi  se  voglia   procurarseli  eolle  cure  che 
tante  volte  le  memorammo,  e  per  bene  piace  al  Torelli  di 
rimemorare.   Ora   che  la    Lombardia  è  unita  al  Piemente, 
sarà  tanto   più   facile    preparare  aperto  il  S.  Gottardo  o  il 
Lucmagno,  onde  i  transiti  si  agevolino  per  T  lialia  alla  Ger- 
mania di  quelle  cose  che  riceve  da  lunghi  eorsi  di  Danubio 
e  Reno,  e  riceverà  come  or  da  Trieste  e  dalle  Anseatiche, 
da  Livorno,  da  Genova  e  dn  Suvona,  da  cui  aprendosi  ora 
finalmente  una  via  diretta  alT  alio  Piemonte  ed  alla  Svizzera 


S59 
ooeideniale,  eoncorrerassa  a  far  guadagnare  tempo  e  pecunia 
a  molti  8l  dei  nostri  che  degU  esteri,  che  prima  non  si  fa* 
ceva.  Di  che  è  da  ringrasiare  altamente  la  scienza  matema- 
tica e  la  logica  economia  dell'  illustre  Paleoeapa,  sena  cui 
pon  si  vinceva.  Lasciate  compiere  tutte  le  sue  ferrovie  al- 
l' Italia,  e  nel  resto  oprarsi  almeno  quanto  oggi  si  opera  in 
Piemonte,  al  che  non  è  necessità  d' altro  che  di  ciò  di  che 
si  giova  il  Piemonte,  e  non  manca,  ma  non  è  lasciato  usare 
nel  resto  della  penisola,  e  Torelli  vedrà  che  Venetia ,  Ge- 
nova, Livorno  e  Napoli  non  rimarranno  da  meno  di  Alessan- 
dria, Berico,  Smirne,  Sinope  e  Trcbisooda,  eh'  ei  dice,  sen^a 
disegnare  estremi  di  tempo,  hanno  duplicato  ed  eaiandio  più 
alzato  il  loro  commercio.  Io  non  so  veramente  dove  abbia 
pescalo  quelle  notisie ,  perchè  anche  riducendomi  a  SO  anni 
addietro  non  rinvengo  questi  miracoli.  Quel  che  ho  trovato 
io  è  questo: 

Pel  1S37    '  Pel  Ì8S6 


Importazione.    .    .  fr.      65,687,000  68,698,197 

Edporlazione .    •    ,    »       71,837,000        114,806,843 


137,614,000        188,400,840 


ed  io  hp  preso  gli  anni  di  miglior  conto,  perchè  i  successivi 
1857  e  1868  decrebbero  mollo,  specialmente  neir  esporla- 
sione,  la  quale  fu  di  franchi  89,888,706  nel  primo,  e  di 
76,461,180  nel  secondo  anno. 

Smirne  deve  anch'essa  retroguardarsi  d'assai  per  trovare 
triplicato  0  anche  duplicato  il  suo  commercio.  La  esporta- 
zione sua  del  1889  fu  di  fr.  87,808,838;  nel  1866  fu  di 
83,070,103,  ma  ebbe  lo  straordinario  delle  provvigioni  man- 
date alla  guerra  nel  mar  Nero;  nel  1867  discese  a  74,916,946, 
e  notate  che  ho  innanzi  i  capitoli,  e  che  essendo  in  piastre 
io  traduco  per  36  centesimi  ognuna  di  queste,  perchè  stando 


••0   . 

air  i4iiiitiatVe  di  Guilbamia  diseenderebbe  sino  a  fraDehi 
62|9S5,000  sosima  non  vera.  L'anno  4858  deeadde  ancor 
più:  r^portaiioDe  fa  solo  di  66,400,000 ,  somma  ben  più 
bassa  di  quella  degli  anni  1856,  1854  e  4851!  Akretuleé 
a  dire  di  Trebìsonda,  il  cui  eommercio  aumentato  nel  485$ 
per  le  cagioni  toccate  a  Smime,  ò  poi  diminuito  nel  4857 
di  49  milioni  di  franchi.  Poco  meno  è  a  dire  di  Sinope; 
quanto  a  Borito  per  trovare  che  abbia  duplicato  il  suo 
commercio,  bisogna  comparare  fra  loro  Tanno  4856  e  il 
4844  ;  ed  ecco  le  cifre; 

Pel  1841  Pel  1856 


Importazione     •    •    .    .    34,825,700        84,344,944 
Esportazione 45,967,680        40,490,246 


40,393,380        74,434,460 


e  ancor  non   v'arriva;  la  cifra  dell'anno  innanzi  fu  di 
74,877,600,  le  posteriori  sono  da  meno. 

»  Ben  altro  si  potrà  dire  di  Genova,  la  quale  dal  4845 
al  4  856  vide  crescere  la  pratica  del  suo  porto  da  tonnellate 
372,653  a  tonnellate  684^734;  nel  4856  costrusse  navi  per 
32,500  tonnellate,  se  nel  4854  non  ne  costruiva  che  per 
42,346  ingrossando  del  dpppio  la  capacità  delle  navi,  cosi 
che  aveva 

Al  34  dicembre  4854  navi  4042  per  tonn.  429,504 
»         4856       9  4403  >         463,863 

»         4857       >  4403  •         473,676 

»  L^  importante  era  che  si  moltiplicassero  le  navi  grosse, 
e  si  vanno  moltiplicando.  Eccp  un  segno: 


MI 

Si  dicembre 

Anno  1»53 

Jttm  Ì8B7 

K 

tonn. 

tonn. 

Dalle  tonn.   600  a    600 

Navi 

i       557 

Navi    d     1 606 

»      600  a    700 

»          » 

>     3     1961 

>      700  a    800 

1       735 

»     1       747 

>      800  a    900 

»         » 

«     4       814 

>      900  a  1000 

»         > 

>     S     482f 

>  Oltre  le  4000 

»         > 

>     2     2098 

• 

S     1293 

42    9037 

Capacitt  media  tonn. 

64 

768 

Siamo  lontani  dal  bisogno,  ma  vorremmo  sapere  quant' ab- 
biano di  proprio  i  porti  memorati  dal  Torelli,  ne*  quali  il 
commercio  è  tutto  degli  esteri.  E  il  domandare  che  cosa 
facciano  gl'italiani  quando  ivi  ingrossano  francesi  ed  inglesi, 
e  il  dire  che  perchè  ivi  ingrossano  essi  e  gì'  italiani  non 
appariscono,  son  volere  che  si  risponda  ehe  gì'  italiani  noa 
guardano  alle  minuzie.  Il  porto  di  Genova  non  ha  unasla* 
tisiica,  dappoiché  le  tariffe  dal  1852  al  1855  hanno  sciolto 
móltissimi  generi  dalle  dichiarazioni;  tuttavia  chi  spogli  i 
registri  degli  arrrvi  marini  vedrà  se  io  dico  falso  che  a  Ge^ 
nova  appunto  è  triplicalo  il  commercio,  che  non  è  triplicato 
ne'  luoghi  sopradeui.  il  solo  cotone  entrato  allo  Stato,  entrò 
si  può  dir  tutto  a  Genova,  e  nel  1847  fu  di  33,556  balle, 
fu. di  63,970  nel  1857  con  tanto  maggior  valore,  e  notate 
ehe  per  1,400,000  chilogrammi  diretto  giunse  dalle  Indie 
orientali,  altrettanto  dal r  Inghilterra  ehe  non  avrà  dato  del 
suo  migliore. 

^  Cosi  dicasi  della  Toscana,  che  ha  si  poò  quasif  dire  tutta 
la  sua  marineria  a  Livorno.  Nel  1846  ^veva  778  navi  per 
tonnellate  34,147.  86;  nel  1855,  navi  939  p^r  56,631.  93, 
e  il  porto  che  ()uel    primo  anno  ebbe  aGhri  per  140  mi- 


96S 

liqQi  di  fraichi,  ebbene  Taltro  per  i4S.  Hi  dispiace  di  noD 
avere  le  eifre  del  4857  che  devono  essere  ussai  più  alle , 
ma  mi  eompiaeeio  che  il  Torelli  queste  ha  vedute.  Di  Trie* 
ste  non  dico;  già  ne  ebbe  il  Bulleiiino  quando  riferi  che 
il  suo  commercio  toccava  esso  solo  quanto  quasi  tutto  il 
commercio  del  Regno  Sardo  ;  da  cui  dedotto  quanto  valeva 
per  Tinierno  dell'impero  austriaco,  ancor  rimaneva  ricco  di 
negosii  per  proprio  conto,  e  di  questo  il  Torelli  portò  al 
1852  per  franchi  644  milioni,  ed  al  1867  per  636. 

»  Di  Veneiia  il  Torelli  non  diede  cifre,  io  darò  quest'esse 
che,  sebbene  iiùbordinate  a  Trieste,  hanno  una  qualche  si- 
gnificaiione.  Importazioni  ed  esportazioni  unite: 

Anno      4863  Franchi  410,661,400 

»  4854  »  443,151,050 

4866  »  442,834,796 

»  4856  »  466,000,210 

»  4867  •  214,805,705 

navi  entrate  nel  porto  nel  4855  per  tonnellate  401,423;  nel 
4857  per  465,638;  nel  4858  per  474,410  di  cui  475,219 
di  lungo  corso. 

»  Se  questa  lettera  non  fosse  già  abbastanza  lunga,  por- 
rei qui  i  movimenti  d'  anni  diversi  degli  altri  porti  consi- 
derevoli  d'Italia  e  apparirebbe  sempre  più  vero  quello  che 
dico  che  l'Italia  ha  forti  elementi  per  prepararsi  a  ricevere 
degnamente  la  fortuna  dal  taglio  deirisimo  di  Suez,  e  che 
assai  più  che  i  porti  asiani  o  africani  i  nostri  porti  in  dieci 
nnni  hanno  doppiato  i  loro  commerci,  e  quindi  sono  assai 
abili  anche  nella  condizione  loro  attuale  .(di  che  certo  io 
non  mi  accontento)  di  goder  subito  i  benefizi! ,  o  buona 
parte  dei  benefizii  che  possono  naturalmente  da  esso  taglio 
venire.  Quello  che  può  render  difficile  il  computo  è  la  di- 
visione fra  tanti  posti ,  tanto  sono  estese  le  coste  e  molte- 
plici i  porti;  ma  raccogliendo  d'ogni  parte  il  più  considc*^ 
rcvole,  credo  che  si  acquisterebbero  somme  assai  espressi* 


S63 

ve.  E  ripeto  per  la  millesima  volta,  non  h%  Tltalia  quella 
libertà  e  queir  associazione  «ohe  aver  debba;  dal  che  forse 
il  Torelli  intendeva  a  dire  che  in  altra  condisione  avrebbe 
dal  taglio  validissimo  frutto. 

>  V.  S.  dal  tuti'assieme  può  scorgere  se  era  da  senten- 
siare  cosi  alla  brusca  dopo  aver  scritto  appunto  quei  tre 
volumi;  dai  quali  ogni  uomo  che  a  mente  fredda  passi  a 
meditazione  caverà  appunto  che  dunque  non  ispegnendosi 
gringegni,  né  le  inclinazioni  rompendosi,  dandosi  libertà  al 
fare,  cogli  elementi  che  aspettano  calore  per  isviluppo,  non 
in  anni  lunghissimi^  ma  costo  Tltalia  prenderà  beneficii,  dai 
quali  moltiplicatisi  ì  mezzi  avrà  maggiori  forze  e  maggiori 
elementi  a  invigorire  per  tirare  a  sé  quello  che  le  è  pre- 
parato dalla  ragione  della  cosa.  Se  un  poco  più  si  leggesse, 
io  riugrazierei  V  autore  di  avere  dato  fuori  quest*  opera , 
dalla  quale  1*  Italia  avrà  ragione  di  imparare  quel  che  del 
passato  le  resti  per  ridivenir  grande  neiravveuire.  > 

Gradisca,  ouimo  Direttore,  i  sensi  della  mia  stima  di- 
siinu. 

SO  novembre  4859. 

Servitore  ed  amico  prof.  L.  ScarabML 


Bel  ppoffreflsl  del  diritte  nelle  eeeletà^  nelle 
leslslaelene  e  aielle  eeleisse  dnvente  rnltlme 
eeeelet  Ia  repperte  eel  prlnelpj  e  een  ffll  er« 
ditti  lliierl  s  Discarso  deU*  avvocato  ìPJkUQVAMX 
JiTAMSliAO  MJIIVCIIVI.  —  Torino  i869,  edizione 
ùi-8.®  di  pag.  85,  presso  la  stamperia  Reale. 

(  Conlinaazione  e  fine.  Vedi  pag.  i  62  del  precedente  faicìcolo  )• 

•  Ura  non  ci  rimane  che  di  portare  il  nostro  esame  buH'u!- 
timo  e  più  ampio   ordine  di  rapporti  giurìdici ,  quelli  del 


964 

DmiTTO  Ihtbuiaxioiiau,  che  eongiuDge  i  popoli  e  grindividui 

ira  i  quali  manchi  TuDÌtà  del  poliiieo  consorzio. 

»  Par  troppo,  io  diciaino  con  dolore^  è  quesia  la  parte 
de!  Diritto  in  cui  meno  sensibUi  apparvero  finora  i  prò- 
greasi  del  secolo. 

»  Il  Diritto  InternaMbmaU  Poasuco  nella  sua  espressione 
positiva  riposa  aneora  soslansialmente  sull'antica  base  feu- 
dale, considerando  gii  Stati  siccome  patrimonio  di  alcune 
famiglie;  e  potrebbe  dirsi  che  esso  continua  ad  essere  il 
Diritto  de'  Gopimi ,  più  tosto  che  quello  delle  ffaxiani. 

»  Si  pone,  egli  è  vero,  in  tutti  i  libri  di  questa  scienza 
qual  diritto  assoluto  V  Indipendenza  delle  Nazioni;  ma  per 
una  inesplicabile  contraddisiooe  non  si  osa  tradurla  nel 
Principio  di  NazionaUtà^  né  celebrarlo  come  verità  fonda- 
mentale della  disciplina ,  o  almeno  come  V  ideale  di  una 
perfetta  costitusione  della  societh  delle  genti. 

»  Nondimeno,  o  Signori,  grandi  fatti  avvennero  ai  di  no- 
stri, che  ci  fanno  presentire  maturi  ben  altri  grandi  e  forse 
.non  lontani  cangiamenti  anche  in  questa   parte   della  vita 
giuridica  delPumanità. 

>  Nel  sistema  del  Diritto  Intemazionale  Psivato  quasi 
più  non  rimangono  le  vestigia  deiralbinaggio  e  dell'antica 
inospitalità;  la  condizione  degli  stranieri  da  per  tutto  è  mi- 
gliorata ,•  né  più  si  crede  di  esercitare  a  loro  riguardo  un 
atto  di  generosa  cortesìa,  quando  si  rispetta  in  essi  Vumana 
personalità,  il  diritto  perfetto  deirumanìiè. 

»  La  politica  della  Gran  Bretagna,  dòpo  che  ebbe  adot- 
tata la  dottrina   del  Ubero  scambio  ed  abolito  il  suo  Atto 

« 

Navigazione^  non  è  più  interessata  ad  escludere  la  con« 
correnza  commerciale  degli  altri  popoli,  e  ad  informarsi  di 
gelosie  ed  ambizioni  egoiste. 

»  Mirate  i  porti  della  Cina  già  finora  inaccessibile  agli 
stranieri,  di  una  nuova  Europa  inesplorata,  aperti  in  questi 
giorni  per  la  prima  volle  alia  civiltà.  La  Francia  e  Tlnghil- 
terra  non   vollero  che  la  vittteia  assieuraaae  a  loro  sole  il 


i:i 


265 

'o'nu     moDO|>olio  di  un  ricco  commercio:  es9c  stipularono  pel  ge- 
nere umano. 

ììx  »  La   guerra  non  è  piò  la  vita  delle   nazioni,  quando 

a  I  p*     skI  esse   non  manchi  la  indipendensa  e  la  signoria  di  loro 
stesse.  Il  tempo   delle  ambizioni  e  delle  conquiste  sembra 

resù      passato.  Il  diritto  delle  genti  è  divenuto  il  diritto  de\com- 

le  k      merci  e  della  pace. 

>  Jeri  una  guerra  immensa  pareva  minacciare,  come  in 
altri  secoli  t  per  lunga  serie  di  anni  il  riposo  del  mondo. 
Fu  cominciata  colla  protesta ,  da  nessuno  creduta ,  che  le 
potenze  belligerapti  non  proponev^osi  vantaggi  di  territo- 
riali conquiste,  che  tratlavasi  di  proteggere  il  debole  coniro 

1^ .  il  forte ,  d*  impedire  una  nuova  ingiustizia ,  lo  siabilimento 
di  un'altra  dominazione  straniera  più  pericolosa  di  quante 
ne  esistessero.  Per  questa  nobile  causa  combattono  in  Oriente 
le  armate  della  civiltà  occidentale»  tra  le  quali  i  nostri  prodi 
soldati,  |;uidati  dalla  bandiera  in  cui  la  crocè  di  Savoia  ri« 
splende  fra  i  colori  nazionali  come  nel  campo  della  sua  glo* 
ria  e  del  suo  avvenire,  hanno  fatto  onorare  il  nome  ed  il 
coraggio  italiano,  e  presagire  i  sacrifizi  de'  quali  mostraronsi 
capìici  allorché  la  Provvidenza  li  chiamò  alla  difesa  dì  una 
causa  ancor  più  santa.  Ma  nel  fervore  della  lotta,  anzi  nel- 
Tebbrczza  di  un  trionfo,  basta  una  parola  sola  a  ricondurre 
la  pace.  Ricercate  ,  nella  storia  de'  trattati  uua  sola  guerra, 
in  cui  il  vincitore  non. abbia  spogliato  il  vinto  dì  una  pro- 
vincia ,  non  lo  abbia  assoggettato  almeno  a  foni  contribu- 
zioni ed  indennità.  Oggi  per  la  prima  volta  il  mondo  ha  ve- 
duto conehiudersi  questa  pace  senza  che  sia  stata  comprata 
a  tal  prezzo,  senza  che  i  vincitori  nulla  abbiano  domandato 
per  loro  stessi.  Simili  a  quel  guerriero  che  l'antichità  cele- 
brò come  un  eroe,  il  quale,  dominati  i  Cartaginesi,  nell'ao- 
cordar  loro  la  p^e  non  impope  altre  condizioni  se  non  che 
si  astenessero  dal  barbaro  costume  di  sacrificar  vittime  uma- 
ne, le  nazioni  vittoriose  del  secolo  XIX  si  accordarono  con 
quella  cber  fu  vinta  per  decretare  nel  Congresso  di  Parigi  un 


i; 


866 

l>rogre860  immenso  e  benefico  oelb  condanna  e  aopprea- 
8ione  delle  pratiche  dominanti  nella  guerra  marittima.  Abih 
liscono  la  corsa ,  le  cui  crudeltà  insanguinarono  da  secoli 
i  mari.  Consacrano  il  diritio  de^  popoli  neutrali^  che  già  oo* 
sto  tante  lotte  e  tante  stragi.  Riconoscono  H  principio  pur 
tanto  contrastato  che  la  bandUra  neutrale  copre  U  carico  dì 
provenienza  o  destinazione  nemica,  eccetto  il  caso  del  tra- 
sporto di  mezzi  o  contrabbandi  di  guerra.  Proscrivono  il 
blocco  fittizio  ossia  sulla  carta  ;  non  più  vi  sark  blocco  ob- 
bligatorio per  le  altre  nazioni,  se  non  sia  effettivo,  cioè  ri* 
stretto  ad  una  spiaggia  realmente  circondata  da'vascelli  dello 
Stato  belligerante:  cosi  l'Europa  non  potrà  più  essere  affa- 
mata,  come  dai  memorabili  decreti  di  Berlino  e  di  Milano, 
per  un  atto  di  volontà  che  sottoponga  a  blocco  interi  eoo* 
Unenti.  In  tal  guisa  ecco  cangiate  le  antiche  basi  del  Di- 
ZITTO  Interrazioiiale  Marittiio;  e  dev'essere  argomento  di  or- 
goglio  per  ogni  Italiano ,  che  il  Piemonte ,  deliberante  in 
quel  consesso  nella  persona  del  più  illunre  uomo  di  Staio 
che  oggi  possegga  la  patria  comune,  abbia  potuto  degna- 
niente  rappresentarvi  l'Italia,  e  concorrere  a  si  grande  alto, 
preparato  specialmente  da'  lunghi  studi  della  scuola  marittima 
italiana.  Ed  ecco  soddisfatto  un  voto,  che  la  scienza  modesta 
formolava,  non  lusingandosi  di  cederlo  cosi  presto  esaudito; 
un  voto  che  essa  per  mia  bocca  da  molli  anni  in  questo 
stesso  recinto  non  mancava  di  deporre  nello  spirito  fecondo 
della  nostra  gioventù. 

»  Che  più?  In  quel  Congresso  medesimo,  a  rendere 
più  lontani  i  pericoli  e  men  frequenti  i  disastri  della  guerra, 
appareccbiavansi  gli  animi  alla  istituzione  non  men  sospi- 
rata di  un  sistema  di  Arbitrio  Internazionale^  promettendo 
le  potenze  contraenti  dì  non  ricorrere  alle  armi  nelle  ?oro 
conlese ,  senza  prima  aver  impiegato  i  mezzi  pacifici ,  ed 
averne  tentato  il  componimento  mercè  la  niediazione  o  l'ar- 
bitraggio di  una  potenza  amica. 

t  Tutto  ciò  permette  di  credere,  che  se  la  Francia  del 


.S67 

primo  Console  e  poi  Imperatore  può  mostrar  con  orgoglio 
le  tracce  della  possente  ed  espansiva  influenza  da  lei  eser- 
citata  in  Europa  ne*  tanti  cangiamenti  operati  sopratotto  nel 
DiriU0  Primato  e  nel  Diritto  PìAblieo  Interno;  la  mente 
elevata  di  colui,  ehe  per  rivendicare  quella  gloriosa  corona 
non  si  ri?olse  al  principio  di  eredità,  ma  al  libero  suffragio 
della  grande  Nazione,  sia  posseduta  dairambiiione  assai  più 
alta  e  più  nobile  di  lasciar  dopo  di  so  nel  mondo  interna- 
sionale  profondamente  modificati,  ed  alfine  armonizzati  con 
la  civiltà  generale,  i  principj  pratici  del  Dmmro  dbllb  GbntI| 
mercè  la  generosa  iniziativa  delia  Francia;  titolo  d'ogni  al- 
tro maggiore  all'  immortalità  ed  alla  gratitudine  delle  età 
avvenire. 

»  Or  qui  riposiamo  un  istante  lo  spirito  consolato,  e 
domandiamo  a  noi  stessi,  se  un  secolo,  nel  quale  tutte  que* 
Bte  riforme  ed  istituzioni  penetrarono  nel  mondo  giuridico, 
nelle  viscere  della  società,  nel  testo  de'codici,  delle  costitu- 
zioni e  detrattati,  e  negli  insegnamenti  della  scienza,  non 
ineriti  di  essere  celebrato  anche  sotto  questo  aspetto  come 
imo  de*  più  benefici  per  Tuman  genere,  e  salutato  al  pari 
di  qùe' possenti  conquistatori,  che  T^intichità  dipingeva  as« 
8Ì8Ì  sopra  carri  di  luce  sotto  la  forma  del  sole  o  di  una 
divinità  protettrice,  davanti  a  cui  prosternavaiisi  attonite  le 
generazioni  contemporanee  e  più  tardi  n'esaltavano  la  gloria 
le  lontane  posterità. 

«  Qual  è  pertanto  l'indole  de'  progressi  del  Diritto  fin 
qui  passati  a  rassegna;  quale  la  formola  ideale  secondo  la 
quale  si  rivela  in  quest'ultimo  secolo  il  loro  svolgimento? 
Essa,  0  Signori,  scaturisce  spontanea  da  tutte  le  precedenti 
considerazioni:  que'  progressi  non  furono  dalTumanità  labo- 
rio^mente  ottenuti,  che  quando  essa  fu  penetrata  dal  soffio 
divino  della  Libiita'. 

>  E  sarebbe  ignavia  supporre  che  tali  progressi  rappre- 
sentino l'ultimo  limite  della  perfezione  del  sistema  giuridi- 
co, il  quale  sarà  sempre  progressivo»  ed  a  traverso  de'  secoli 


B«8 

fi  della  civiltà  ventara  condurrà  sempre  meglio  il  regno  di 
Dio  e  quello  della  giusiizta  fra  gli  uomioi,  sotto  rinflttean 
benefica,  e  (giova  sperarlo)  temperata  e  paeifica  dello  stesso 
provvideiuìale  istrumento  della  libertk,  a  misura  che  diverri 
più  viva  e  più  diffusa  la  luce  de*  veri  pr/ndpj  e  degli  or- 
dini  liberi* 

•  Sopprimete  la  LiBiaTi*  nella  vita  sodale  e  nella  co* 
stituzione  dello  Stato:  e  non  potranno  concepirai  come  ooa- 
erete  realità  il  Diritto ,  la  Giustizia,  l* Ordine  Civile  sema 
servitù  e  senza  licenza. 

»  Sopprimete  la  Liberta*  nella  discussione  e  nel  voto 
delle  Leggi  ;  ed  esse  saranno  ciechi  arbitrj  della  forzai  noD 
r  espressione  de'  bisogni  e  della  coscienza  delle  nazioni. 

»  Sopprimete  in  fine  la  Libsbta*  nella  Scienza  ;  e  seoza 
la  fida  sua  face  ogni  progresso  intellettuale,  ogni  civile  ri« 
forma  diverranno  impossibili. 

»  Dal- che  sì  fa  manifesto,  quui  pratica  conclusione  del 
nostro  rogionamento,  quale»  uffizio  importante  ed  emineoie^ 
mente  sociale  costituisca  la  piena  e  sana  cognizione  delle 
verità  giuridiche  nei  paesi  dotati  di  ordini  liberi  e  di  po- 
litiche garantle,  e  qual  bisogno  e  dovere  incumba  alla  gio- 
ventù di  consacrare  studi  coscienziosi  e  profondi  a  procao- 
ciarla.  »  , 


liuiOTl    gtadll    «alle   forse   preéaUIvre   éella  iMm- 
Isardla  %  di  EMIUO  LA YAliEYE. 

Articolo  primo. 

Il  popolo  francese  fallosi  amico  degli  italiani,  per  la  di  coi 
redenzione  ha  anche  sagriOcato  il  proprio  sangue,  si  è  ae- 
cinto  a  studiare  la  nostra  condizione  eeonomica  e  morale  e 
ci  rende  ora  quella  giustizia  che  per  lo  passato  forse  ci  ne- 
gava. Il  sig.  Bmilio   Laveleye  ^  dopo  avere  visitata  la  Loin- 


S69 

bardifl,  ha  voluto  cohMiltare  le  opere  di  Jacini  e  di  Arriva- 
bcDe,  e  quelle  dei  due  alemanni  Giovanni  Burger  e  Adolfo 
Lette  e  pobblicò  nella  Rivista  dei  due  mondi  una  sapiente 
Memoria  sulle  forze  produttive  della.  Lombardia  ohe  noi  siamo 
lieti  di  riprodurre  nelle  nostre  pagine  eon  aleune  annota* 
zioni. 

I. 

In  eonseguenia  dei  recenti  e  memorabili  avvenimenti  la 
Lombardia  si  trova  definitivamente  incorporata  al  Piemonte. 
In  mancanza  d'aumento  di  forza  strategica,  questa  bella  con- 
trada porta  al  nuovo  regno  dell'Alta  Italia  un  prezioso  con* 
tingente  di  risorse  materiali.  La  popolazione,  la  ricchezza , 
i  prodotti  della  Lombardia,  rappresenteranno  nella  vita  eco- 
nomica una  parte  che  importa  assai  d'apprezzare.  Da  parte 
sua  il  Piemonte  può  Cbcreitare  sulla  Lombardia  un'  utile  in- 
fluenza garantita  nello  stesso  modo  che  ha  saputo  fondare 
e  praticare  la  libertà.  Si  può  dunque,  senza  sortire  dalle 
forme  d'uno  studio  economico,  ricercare  fino  a  qual  punto 
la  condizione  sociale  dei  popoli  lombardi  lì  ha  preparati  a 
godere  del  regime  rappresentativo  che  ora  è  a  loro  con- 
cesso. 

Fra  le  forze  produttive  della  Lombardia  è  V  agricoltura 
che  appare  in  primo  ordine,  e  che  chiamerà  sopratutio  la 
nostra  attenzione.  La  ragione  è  semplice,  dessa  6  quasi  l' u- 
nica  sorgente  della  ricchezza  di  questo  paese.  La  grande  in- 
dustria manifatturiera  e  le  grandi  imprese  commerciali  le 
sono,  a  dir  vero,  sconosciate.  Una  tale  attuazione  si  spiega 
dall'  btessa  storia  della  Lombardia. 

Nel  tempo  glorioso  che  i  suoi  comuni  erano  liberi,  essi 
fabbricavano  armi  e  stoffe  di  seta  e  di  lana,  rinomate  in  tutta 
Europa.  Malgrado  le  guerre  esteme,  e  le  discordie  civili, 
r  industria  arricchiva  tutti  i  cittadini,  ma  disparve  insieme 
alla  libertà.  La  sorte  della  Lombardia  fu  simile  a  quella 
delle  Provincie  fiamminghe:  il  gic^o  della  Spagna  vi  arrestò 


270 

ogni  attività  commerciale  ed  tndustmle.  I  Beri  e  indolenti 
hidalgos  insegnarono  nlln  nobiUk  lombarda  il  dispreno  delle 
utili  occupazioni  e  delle  fruttuose  imprese  che  nel  medio 
evo  avevano  assicurato  T  opulenza  delle  grandi  famiglie  e 
la  prosperità  dello  Stato.  Regolamenti  assurdi  ed  un  fiaeo 
vessatorio  scoraggiarono  i  mestieri.  I  fide-comisii  e  la  man 
morta  s' eslesero  rapidamente ,  e  gli  operai  scacciati  dalle 
officine  per  la  miseria,  andarono  mendicando  alle  porte  dei 
conventi ,  quel  pane  che  più  non  gli  procurava  il  lavoro. 
I  popoli  della  campagna  si  lasciarono  vincere  dalla  pigrizia 
e  dair  inerzia.  L*  agricoltura  sola  non  fu  abbandonata ,  ma 
essa  pure  dovette  necessariamente  soffrirne  per  la  rovina 
deir industria.  Le  conseguenze  funeste  della  dominazione 
spagnuola  si  fanno  sentire  ancora  al  giorno  d*  oggi.  Come 
lo  rimarca  un  economista  che  conosce  perfettamente  il  suo 
paese,  la  Lombardia  non  è  ancora  del  tutto  dispagnolizzaia. 
Qui  come  in  Americai  in  Olanda,  nel  Belgio,  nella  Franca- 
Contea  T  alterigia  e  T  intolleranza  castigliana  lasciarono  (ri* 
ste  ricordanze.  La  Lombardia  meno  fortunata  delle  altre  di- 
pendenze della  Spagna,  non  è  sfuggita  al  suo  giogo  che  per 
ricadere  sotto  quello  d^ell' Austria,  e  finora  non  ha  veduto 
rianimarsi  i  suoi  antichi  focolari  di  produzione. 

Ora  pare  che  un  più  brillante  avvenire  s'aprirà  ali* in* 
stria  lombarda.  Però  bisogna  rimarcare  uno  dei  principali 
elementi  pel  successo  del  lavoro  moderno,  il  combustibile: 
carbone  ne  ha  poco,  e  la  legna  è  troppo  cara  perchè  essa 
se  ne  possa  servire  vantaggiosamente  per  far  andare  le  mac- 
chine a  vapore.  Vi  sono  è  vero  grandi  zolle  atte  a  far  com* 
bustibili  che  non  sono  che  poco  o  nulla  esplorate.  La  torba 
può  in  molti  casi  supplire  alla  legna  ed  al  carbone,  ma  mal- 
grado le  molte  prove  fatte  in  Olanda  ed  in  Svizzera,  non 
si  è  ancora  completamente  riuscito  a  utilizzare  per  riscal- 
dare le  caldajc  delle  macchine.  In  mancanza  di  combustibi- 
li, le  fabbriche  potrebbero  impiegare  come  motore  la  forza 
delle  cadute  d^  acqua  che  abbondano  nella  parte  alta  del 
paese. 


271 

La  Sviitera  offre  sotto  questo  rapporto  buoni  esompj  da 
seguire^  e  erediaoie  che  alcuni  anni  di  pace  e  di  libertk  per- 
nielleranno  alle  popolazioni  lombarde  d' approfittarne. 

I«a  Lombardia  non  4>roduce  più  al  giorno  d*  oggi  quelle 
belle  stoffe  di  seta  una  volta  cosi  ricercate.  Esporta  gran 
parte  della  seUi  che  raccoglie,  senxa  farne  tessuti,  e  non  si 
cura  punto  di  lottare  con  Lione.  Tuttavia  è  da  questo  lato 
ch'ella  deve  fare  degli  sforzi.  La  fobbrieazione  dei  tessuti 
di  aeta  è  certamente  per  ^sa  una  industria  naturale,  poiché 
produce  la  materia  prima  in  abbondanza  ed  una  eccellente 
qualità.  Essa  non  può  sperare  è  vero  d' eguagliare  cosi  pre- 
sto relegante  esecuzione  delle  belle  seterie  lìonesi  ;  ma  senza 
giungere  a  questo  grado  di  perfezione  può  fare  grandi  pro- 
gressi, e  grazie  air  attività  del  commercio  genovese,  acqui- 
starsi un  posto  importarne  sui  mercati  transatlantici. 

Da  alcuni  anni  la  fabbricazione  del  ferro  si  è  sviluppata 
nelle  montagne  della  Vahellina  e  nelle  provincie  di  Bergamo 
e  di  Brescia.  Quesi'  industria,  già  esistente  nel  medio  evo 
in  queste  parti  elevate,  utilizza  le  forze  idrauliche ,  ma  non 
sì  serre  per  lavorare  il  minerale  che  di  carbone  da  legna. 
Essa  produce  air  anno  quasi  41  milioni  di  chilogrammi  di 
ferro  che  dopo  le  diverse  manipolazioni  che  subisce  nel 
paese,  acquista  un  valore  portalo  a  44  milioni  di  lire.  Nella 
Valcaroonìca  solamente  si  contavano  nel  4857  selle  ahi  for- 
nelli e  cento  tre  fucine.  Lo  sviluppo  .di  questa  produzione 
che  forniva  una  volta  il  ferro  per  le  buone  armi  di  Mila* 
no  è  principalmente  impedito  dalla  scarsità  del  combustibile, 
alla  quale  non  si  può  rimediare  che  togliendo  i  boschi  delle 
allure. 

Qui  sarebbe  superfluo  il  menzionare  alcune  alte  industrie 
d'un'  importanza  tutta  locale  ed  affatto  secondaria.  Giungiamo 
alla  vera  sorgente  della  prosperità  del  paese,  la  sua  agricol- 
tura cosi  rinomata  e  che  merita  infatti  uno  studio  dettaglia- 
to. Non  è  che  in  questi  ultimi  anni  che  si  accorcia  ai  la« 
vori  agricoli  in  Europa  l'alienzione  che  reclnmano.  Da  qual- 


27S 

che  lempo  V  economia  polilica  si  occupava  forse  troppo  escili- 
sìvamenie  della  produzione  industriale  e  eommereiale;  og- 
gidì senza  cadere  neil'  esagerazione  dei  fisiocrati  si  toma  a 
riconoscere  colla  seuola  eeonooilca  francese  del  XVIIl  secolo 
r  importanza  predominante  della  produzione  agricola,  e  si 
cerca  di  determinare  le  cause  dei  suoi  progressi  e  della  sua 
decadenza.  Questi  studj  moltiplicati  sullo  stato  dell'agricol- 
tura nei  dirersi  paesi  offrono  un*  utilità  incontestabile.  Finora 
non  conoscendo  né  le  proprie  forze  produttive ,  né  qaelle 
dei  loro  vicini,  i  popoli  si  spaventavano  spessp  di  pericoli 
chimerici,  o  s' addormenlavano  in  una  conGdenia  ingannar 
trice.  La  conoscenza  più  esatta  dei  fotti  dissiperà  queste 
tenebre  é  queste  incertezze.  Quando  i  risultati  dei  lavori  re- 
centi saranno  bastantemente  controllati  e  generalmente  eono- 
sciuti,  si  potranno  formolar  leggi  più  conformi  alle  prescri- 
zioni della  giustizia  e  più  favorevoli  alla  produzione  della 
ricchezza.  Queste  ricerche  fatte  con  cura  tanto  nelF  intemo 
che  al  di  fuori,  permetteranno  ad  ogni  nazione  d' avere  un 
conto  preciso  di  quello  che  può  sperare  e  di  quello  che 
deve  temere,  riveleranno  le  «cause  dei  progressi  compiti^ 
mostreranno  T  effetto  dei  regolamenti  in  vigore,  diranno  co- 
noscere qual'  è  la  ripartizione  della  terra  ed  i  suoi  prodotti 
che  sia  meglio  in  armonia  coi  diritti  di  tutti  e  la  più  utile 
al  benessere  generale. 

L'agricoltura  lombarda  fu  in  Italia  l'oggetto  di  molti 
lavori  stimabili,  ma  se  es^si  gettavano . utili  lumi  su  certi 
rami  della  produzione  rurale,  erano  in  generale  troppo  in- 
completi per  permettere  d'abbracciare  il  soggetto  nel  suo 
tutto.  Alcuni  recenti  libri  sono  venuti  a  riempire  questa 
lacuna  e  fra  questi  si  deve  citare  in  primo  luogo  quello 
dcir  agronomo  tedesco  Burger,  ed  il  volume  pubblicato  del 
sig.  Stefano  Jacini  nel  4857.  Questa  Memoria  premiala  dalia 
Società  d'Incoraggiamento  e  accolta  con  favore  dal  pubblico, 
fa  conoscere  in  tutti  i  suoi  dettagli  le  condizioni  economiche 
d'un  piìcse  interessante  a  studiarsi  in  tulli  i  tempi,  macho 


273 

lo  è  più  aaeora  nel  momento  in  cui  va  a  far  parte  d'  un 
QUOTO  Stato.  Nel  suo  bel  lavoro  il  sig.  Jacini  non  ba  dimen* 
tieata  aleuna  delle  questioni  ohe  abbracciavano  il  suo  sog* 
getto  ;  ne  trattò  pure  alcune  assai  delicate  con  tutti  i  riguardi 
che  gli  imponeva  il  governo  al  quale  il  suo  paese  era  som- 
messo or  sono  pochi  mesi,  ma  anche  con  un  patrioiismo 
ehiaro  e  sincero,  tanto  più  toccante  quand'ò  contenuto.  É 
alle  informasioni  certissime  che  fornisce  che  V  economista 
deve  fermarsi  con  maggior  eonfidenaa. 

Per  ben  comprendere  ciò  che  vale  T  agricoltura  lombarda 
bisogna  prima  gettare  un  colpo  d'occhio  sul  paese.  1 34,417,000 
eiiari  che  comprende  la  Lombardia  propriamente  detta  s' e- 
stendono  come  si  sa  fra  le  Alpi  retiche  al  nord,  il  Po  al 
sud,  il  Ticino  aU' ovest  ed  il  Mincio  all' est.  Questi  S  1,44  9 
chilometri  quadrati  formano  una  parte  della  costa  settentrio* 
naie  del  bacino  del  Po.  Il  terreno  discende  in  un  continuo 
declivio ,  prima  in  balze  impetuose  poi  in  pendenze  addol- 
cite, d'un'  altezza  di  43  a  44  mila  piedi,  fino  ad  un  livello 
poco  superiore  a  quello  del  mar£.  La  meik  del  territorio 
s'estende  nella  pianura ,  composta  di  terre  d'alluvione  fer- 
tilissime, ma  esposte  alle  inondazioni.  L'altra  metà  di  cui 
quattro  quinti  sono  occupali  dalle  montagne  e  un  quinto 
<ialle  eolline,  comprende  terre  di  mediocre  qualità,  o  che 
esigono  opere  continue  perchè  non  sieno  guaste  dalle  acque 
al  declivio  delle  rupi.  La  grande  elevazione  di  queste  terre 
permette  all'agricoltura  di  riunire  i  prodotti  i  più  variati  in 
uno  spazio  relativamente  limitato.  Il  viaggiatore  venendo 
dalla  Svizzera  può  traversare  il  mattino  le  eterne  nevi  e 
riposarsi  la  sera  in  vista  d' una  vegetazione  che  richiama  i 
tropici. 

Vi  ha  nulla  che  si  possa  comparare  al  bel  sereno  di 
questo  paese.  Laveno,  Majolica,  Bellagio,  Iseo,  Sarnico,To- 
scolano,  lasciano  per  sempre  i  loro  nomi  sonori ,  e  i  loro 
appetii  incantevoli  nella  memoria  di  chiunque  li  Jia  visitati. 

Annali.  Jtol^/ica,  voi.  XXI  Ff  serie  B.*  lA 


S74 

*tn  purezza  dell' ariSi  l'onda  fresca  dei  la^Iu  che  riflciiono 
le  cime  delle  Alpi,  la  dolcezza  del  clima,  hanno  inspiralo, 
e  non  senza  ragione,  i  canti  dcHa  Musa  amica  e  della  poesìa 
moderna.  Tutto  in  questi  bei  paed  sembra  disposto  per  ac- 
contentare i  sensi,  e  si  può  dire  senza  esagerazione  ehe 
Talta  Lombardia  è  il  paradiso  dell*  Europa. 

Però  questa  bella  contrada  è  beo  lontana  dal  dover  tutto 
ai  favori  della  natura  »  è  dalle  mani  deir  uomo  ebe  deve 
gran  purie  della  sua  fertilitk.  Occorso  il  lavoro  di  cento  ge« 
nerazioni  per  (innalzare  questi  terrazzi  che  sosi^gono  la 
terra  a  fianco  della  montagna,  per  diMceeare  queste  paludi, 
per  scavare  questi  canali,  per  disporre  oon  arte  ammirabile 
i  condotti  d' acqua  che  discendendo  dalle  alte  vallate ,  co»* 
tornando  le  colline,  incrociandosi  e  passando  gli  uni  al  di* 
sotto  degli  altri  in  diversi  livelli  portano  nello  campagne 
lontane  una  (econdith  meravigliosa.  Senza  gK  argini  ehe  ri* 
tengono  i  flumi^  una  parte  della  pianura  sarebbe  una  vasta 
palude;  senza  le  irrigazioni  un'altra  parte  sarebbe  bruciata 
dal  sole  cocente  dell'estate. 

Non  è  nemmen  pur  permesso  al  lombardo  di  godere  in 
pace  dei  lavori  dei  suoi  antenati;  egli  dt:ve  senza  riposo  di- 
fendersi contro  le  inondazioni  del  Po  e  dei  suoi  affluenti 
Colla  stessa  sollecitudine  ehe  adoperano  gli  olatidesi  per  pre> 
servarsi  dagli  attacchi  dell'Oceano. 

Il  clima  della  Lombardia  è  dolcissimo;  la  temperatura 
media  è  di  13  gradi  centigradi;  ma  i  raccolti  sofl'rono  so- 
vente dei  geli  tardivi  della  primavera ,  prodoni  dalla  vici* 
nanza  delle  Alpi  e  da  grandini  terribili ,  di  cui  si  attribuisce 
la  frequenza  alla  disuguaglianza  delle  alture.  La  grande  ine* 
guaglianza  della  altezza  delle  diverse  terre  coltivate,  fa  che 
le  sommità  hanno  elimi  variatisaimi.  È  cosi  che  nella  Val- 
tellina si  rdcooglie  ancóra  del  grano  all'  enorme  altezza  di 
4460  metri,  la  messe  nella  stessa  epoca  che  nei  contorni 
di  Siockholm  e  di  IH-ontheim.  Se  si  eccettua  la  penisola 
scandinava  1*  Europa  non  conia  nessuna  regione  ove   piova 


S76 
lanCo  come  in  Lomi>ardia,  ma  hi  pioggia  vt  cade  tutt*  in  una 
Tolta.  In  autunno  piove  a  torrenti  per  intiere  settimane  ed 
anche  per  intieri  mesi.  In  estate  si  ha  siccità  prolungate  che 
nuocerebbero   gravemente  alla  coltura ,   se  le  acque  delle 
ghiacciaJQ  delle  Alpi,  ritenute  nei  serbatoi  profondi  dei  la- 
ghi Maggiore,  di  Como,  d' Iseo  e  di  Garda  non  supplissero 
per  le  irrigazioni  necessarie  alle  acque  che  rifiuta  un  cielo 
troppo  costantemente  sereno.  Diversamente   di   quello   che 
succede   in   Francia  e  nell'  Europa  centrale ,  il  vento  d' est 
porta  le  pioggie,  poiché  viene  dall'Adriatico,   e  il    venro 
d' ovest  la  siccità,  perché  le  colonne  d'uria  valicando  le  Alpi, 
si  raffreddano,  e  vi  lasciano  cadere  sotto  forma  di  neve  tutta 
r  umidità  eh'  esse  conteni^ono. 

Indipendentemente  dalla  doloesza  del  clima  e  dei  be- 
nefizj  che  procura  un  sistema  d'irrigazione  abbondante, 
l'agricoltura  in  Lombardia  é  sopratutto  favorita  dal  gran 
numero  delle  vie  di  comunicazione.  Il  territorio  è  solcato 
da  96,947,635  metri  di  strade  eccellenti  di  cui  la  maggior 
pane  9ono  fatte  e  mantenute  dai  comuni.  Negli  ultimi  venti 
anni,  i  comaschi  spesero  per  le  strade  più  di  32  milioni  di 
franchi  ;  ma  in  compenso  dei  vantaggi  di  cui  gode,  la  pro- 
prietà fondiarra  sopporta  enormi  imposte;  nel  4854  erano 
perfino  29,305,764  lire,  ciò  che  corrispondeva  al  34  per  400 
della  rendita,  nel  4855  ascesero  fino  al  36  per  100,  e  d'al- 
lora in  poi,  senza  contare  le  imposte  recenti,  furono  aumen- 
tate ogni  anno  come  pure  le  altre  tasse  per  cui  compresa 
l' imposta  fondiaria,  non  eran  meno  di  ottanta  milioni  di  li- 
re. Qìiesto  pesante  carico  se  colpisce  una  proprietà  un  pò 
divìsa,  arresta  la  formazione  del  capitale,  impedisce  i  miglio- 
r.imcnii,  ed  estingue  anche  in  modo  sensibile  il  benessere 
del  pnese. 

L'  effetto  ne  era  tale  die  i  fabbricatori  austriaci  si  la* 
gnavano  un  pò  ingenuamente  perchè  la  Lombardia  rifinita 
comperava  da  loro  meno  stoffe.  É  però  naturale  che  se  i 
lombardi  dovevano  pagare  molte  tasse    per  sovvenire    alle 


276 

spese  dell'  occupazione  del  loro  paese,  non  potevano  compe- 
rare molti  abili  per  coprirsi. 

I  principali  prodotti  dell*  agricoltura  lombarda  sono  i 
cereali,  la  seta,  il  vino,  il  lino  ed  il  formaggio.  Il  frumento 
ò  di  qualità  eccellente,  ma  i  raccolti  non  sono  cosi  abbon- 
dami come  dovrebbero  esserlo  se  i  coliivatori  tenessero 
maggior  numero  di  bestiame,  e  se  concimassero  meglio 
le  loro  terre.  La  coltura  della  segale  è  poco  conosciuta,  e 
perde  ognora  il  terreno.  Occupa  le  parti  meno  fertili  del 
paese  particolarmente  la  Gera  d*  Adda  che  è  compresa 
fra  i  fiumi  Serio  ed  Adda,  e  la  pianura  di  Gallarate  che 
formava  una  volta  al  nord  di  Milano  una  vasta  brughie- 
ra dal  Ticino  fino  a  Monza.  Il  Parco  della .  residenza 
reale  in  Monza  dà  un*  idea  della  sterilità  di  questo  suolo 
leggero  e  magro,  ove  vi  vuole  tutta  la  costanza  e  la  fru- 
galità dei  piccoli  coltivatori  lombardi  per  ottenere  un  pò  di 
segale.  L'orzo  e  T avena  sono  relativamente  poco  v.coliivati 
in  Lombardia.  Siccome  si  lavora  generalmente  coi  buoi,  il 
numero  dei  cavalli  non  è  considerevole^  e  ad  eccezione  dei 
cavalli  di  lusso,  sono  quasi  esclusivameme  mitriti  col  fieno 
e  coir  erba.  La  coltura  il  di  cui  successo  ha  maggior  in- 
fluenza sul  benessere  del  popolo  è  il  mais  o  grano  turco. 
Il  mais  cosiiiiiisce  il  principale  nutrimento  del  paese,  e  i 
paesani  italiani  hanno  più  d' una  ragione  per  attaccarvi 
grande  importanza.  In  fatti  su  una  stessa  superficie,  esso  dà 
|in  prodotto  due  volte  maggiore  del  frumento  di  trenta  o 
quaranta  eUolitri  per  ettaro,  invece  di  quindici  o  venti.  Il 
grano  turco  si  riduce  in  farina  più  facilmente  che  il  fru- 
mento, non  è  necessario  di  farlo  cuocere  al  forno  e  di  tra- 
sformarlo  ip  pane.  La  massaja  può  senza  gran  raffinamento  cu- 
linario preparare  quando  vuole  una  vivanda  nutritiva,  chia- 
mata poleiìta,  di  cui  l'abbondanza  agli  occhi  del  popolo  li 
colma  d)  felicità  (I).  Questo  utile  cereale  nello  stesso  tempo 


(1)  Nel   momento  in  ciiì  lasciava   Venezia   il  gondoliere  che 


277 
che  mitrisdè  V  uoma  cai  suo  grano ,  nuiriòce  il  bestiame 
colle  sue  foglie;  quando  ha  fiorilo  «  si  taglia  la  parie  su- 
periore del  gambo  e  la  si  distribuisce  alle  giovenche  che  la 
mangiano  volentieri  e  che  fa  far  loro  buon  latte. 

La  coltura  che  più  colpisce  il  viaggiatore  è  quella  del 
riso,  perchè  fa  volare  il  pensiero  alle  latitudini  tropicali. 
La  Lombardia  ò  la  sola  contrada  d'Europa  che  questa  pian- 
tagione dei  paesi  caldi,  occupa  una  grande  estensione  di 
terreno  ed  ove  dà  prodotti  considerevoli.  Il  riso  originario 
dell*  India  non  era  coltivato  in  Italia  nel  medio  cto.  Si  ac- 
certa che  fu  un  nobile  milanese  al  servizio  di  Venezia , 
Teodoro  Trivulzi,  che  verso  il  1522  provò  il  primo  a  pian* 
tare  il  riso,  io  una  proprietà  mezzo  inondata  che  possedeva 
presso  Verona.  La  sua  prova  riuscì,  trovò  degl'  imitatori,  e 
acquistarono  gran  valore  paludi,  che  prima  di  quest'innova- 
zione non  ne  avevano  alcuno.  Questo  nuovo  genere  di  col- 
tura si  sparse  per  tutto  il  lungo  del  Po,  ed  oggidì  la  sola 
Lombardia  produce  in  un'annata  ordinaria  mezzo  milione 
d'  ettolitri  di  questo  grano  prezioso  il  di  cui  valore  ascende 
a  48  milioni  di  franchi.  Ciò  che  permette  la  coltura  del 
riso  per  cosi  dire  al  piede  delle  Alpi,  e  hi  vista  d' eterne 
nevi,  è  il  gran  ealdo  dell'estate  di  Lombardia,  e  l'ammira- 
bile sistema  d'irrigazione  che  possedè  questo  paese.  Questa 
pianta  della  palude  del  Gange  non  cresce  che  in  un'acqua 
poco  profonda  e  riscaldata  dai  raggi  del  sole  in  una  tem- 
peratura di  29  a  25  gradi  di  Reaumur.  Dunque  bisogna 
disporre  con  molta  cura  il  terreno,  in  modo  che  la  super- 
ficie sia  perfettamente  livellata ,  che  le  acque  la  ricoprano 
egualmente  dappertutto  e  che  abbiano  uno  scolo  lento  e  re- 
golare. Le  riiaje  si  distinguono  ih  risnjc  a  vicenda  ed  in  risaje 
stabili.  Le  prime  entrano  nel  suolo  e  si  alternano  col  mais,  col 


i^. 


m'aveva  coìidotlo  volendo  ringraziarmf  della  mancia  che  gli  aveva 
data,  m'augurava  lunga  vita  e  sempre  polenta^ 


278 

trifoglio,  eoi  loglietlo  (lolium  perenne)  e  sono  quelle  che  dan- 
no maggior  prodotto.  Le  seconde  occupano  il  suolo  permanen- 
temente, rendono  meno,  ma  non  gli  si  consacra  in  generate 
che  i  terreni  improprj  ad  altro  genere  di  coltura.  Il  riso 
seminato  nell'acqua  in  principio  d* oprile,  e  costantemente 
coperto  d'  uno  strato  d' aequa  alto  due  o  tre  pollici ,  sar- 
chiato con  cura,  mes^o  airaseiutto  verso  san  GioYonni,  pre- 
servandolo cosi  ddi  danni  dcgrinsetti  aquatici,  cresce  vigo- 
rosamente; si  raccoglie  in  principio  di  settembre.  I  fasci  sono 
portali  su  vaste  ajo  preparate  appositamente ,  e  souomessi 
al  calpestio  dei  cavalli  che  ne  staccano  il  grano.  Questo  me- 
todo cosi  primitivo  dà  un  aspetto  assai  animato  alle  cam* 
pagne  e  trasporta  l'imaginazione  ai  primi  giorni  deiragri- 
coltura;  un  buon  maneggio  e  una  macchina  per  battere 
farebbero  forse  lo  stesso  effetto,  ma  chi  ama  il  pittoresco 
non   applaudirebbe  eertamente  al  cambiamento. 

In  fatto  di  cereali,  malgrado  l'estrema  quantità  della 
popolazione,  le  provincie  lombarde  ne  hanno  a  sufficienza, 
anzi  ne  esportano  negli  anni  ordinar]  gran  quantità  prinói- 
palmente  in  Tirolo.  Dai  studj  statistici  fatti  eolla  più  gran 
cura  fu  provalo  che  la  produzione  annua  basterebbe  al  con- 
sumo di  13  mesi  e  mezzo.  Si  raccoglie  anche  molto  vino, 
annata  media  1,500,000  ettolitri;  ma  è  dappertutto  di  qua- 
lità mediocre,,  aspro  in  inverno,  acido  nella  state.  Questa 
eattiva  qualità  del  vino  proviene  dalla  poca  cura  che  si  mette 
nel  coltivare  la  vite.  I  pampini  arrampicamisi  agli  olmi  e 
sospesi  d'albero  in  albero  in  ricche  ghirlande  fanno  un 
bellissimo  effetto  nelle  descrizioni  dei  poeti: 

Ubi  jam  dalidis  amplexae  stirpibus  ulnios. 

Offrono  una  vista  assai  graziosa ,  benché  uniforme ,  nel 
paese;  ma  il  risultato  è  detestabile  nello  spremerlo.  In  ge- 
nerale il  contadino  italiano  sceglie  le  specie  che  producono 
più  fruiti ,  senza  dar^i  molta  pena  del  gusto  del  vino  che 
questi  daranno.  Pianta  nei  suoi  campi  linee  d*  alberi  man- 
tenuti   da  un  allagamento    frequente  ad  una   mediocre  al- 


279 

tezzn ,  dei  pioppi  «  <1oi  gelsi ,  sopraiutto  degli  aceri  a 
pìccole  foglie,  dai  cento  ai  duecento  per  ettaro;  al  piede 
di  questi  alberi  vi  colloca  da  cinque  a  sei  piedi  di  vite 
ch'egli  innalza  sino  alla  cima  dei  pali  che  senrono  a  loro 
di  sostegno,  da  cui  conduce  i  flessibili  sarmenti  ad  incon* 
trare  quelli  che  si  slanciano  dagli  alberi  più  vicini.  Benché 
assai  ombreggiala,  l'uva  matura  perfellameote^  ed  è  anche  de- 
liziosa al  guno;  ma  non  ha  quel  principio  spiritoso,  che  aqui- 
stano  i  grappoli  maturali  da  viti  a 'terra,  sopra  ceppi  tenuti 
bassi,  tagliati  con  cura  e  sorvegliati  con  inleiligeiiza,  e  la 
vite  ò  mal  coltivala,  il  vino  non  è  ben  fatto.  Ed  è  quindi 
dilBcile  il  conservarlo  buono  da  una  vendemmia  all'al- 
tra (I). 

Uno  dei  principali  prodotti  dell.a  Lombardia  proviene 
dalle  sue  vacche  e  quindi  dal  suo  latte,  nutrite  nei  pascoli 
irrigati  dall*  acque  degli  affluenti  del  Po.  È  là  che  si  fab- 
brica in  grande-  V  eccellente  formaggio  conosciuto  per  tutta 
Europa  sotto  il  nome  di  parmigiano,  e  che  porta  questo 
nome  perchè  è  nei  dintorni  di  Parma  cho  si  ha  incomin- 
ciato a  farlo.  Il  prodotto  delle  cascine  lombarde  raggiunge 
un  valore  quasi  doppio  di  quello  dei  frumento;  risale  a  piti 
di  80  milioni.  Il  parmigiano  diverrà  cosi,  come  la  seta, 
un  articolo  assai  importante  del  commercio  genovese. 

I  prodotti  ohe  abbiamo  indicati  basterebbero  per  spie- 
gare la  prosperità  del  paese,  ma  quello  di  cui  la  Lombardia 
va  superba  a  giusto  titolo,  quello  a  cui  s' interessa,  tanto  il 
patriziato  delle  città  che  l'umile  operajo  dei   eampi,  è   la 


(i)  In  Lombardia  tro?asi  di  rado  del  ?in  ?ecchio;  è  ordina- 
riamente bevuto  Dell' anao  stesso  in  cai  fu  raccolto,  e  già  verso 
la  liae  dell'estate  comincia  ad  inacidirsi.  Il  fino  si  divide  per 
metà  tra  il  proprietario  e  il  fittajuolo,  ma  siccome  tutta  la  feccia 
è  per  quest'ultimo,  agli  vi  versa  dell'acqua,  fa  fermentare  questa 
ntistura  ed  ottiene  del  vino  piccolo  che  gH  serve  di  bibita  abi- 
tuale. 


S80 

seta.  Lq  produzione  della  seta  ha  più  che  raddoppialo  dopo 
il  priDcipio  di  questo  secolo,  ed  aumenta  ancora  ciascun  gior- 
no. Il  numero  dei  gelsi  è  veramente  incalcolabile  «  e  cogli 
altri  alberi  che  servono  di  sostegno  alle  viti  danno  a  tutta 
la  contrada,  vista  da  una  certa  altezza ,  Taspctlo  d'un* im- 
mensa foresta.  Il  semenzajo  e  la  coltura  delle  giovani  piante 
di  gelso  formano  essi  soli  un'industria  di  cui  si  può  apprez- 
zarne l'importanza  visitando  i  magnifici  viva]  che  si  trovano 
nei  giardini  dei  dintorni  di  Milano.  La  vendita  della  foglia 
del  gelso   è  anch'essa  T  oggetto  d'un  commercio  assai  attivo 
ed  animato.  Quando  il  baco  da  seta  è  giovine,  mangia  poco 
e  le  foglie  allora  si  vendono  a  buon  mercato;  ma  a  misura 
che  il  vorace  e  prezioso   bruco   ingrandisce,  gli  abbisogna 
un  nutrimento  sempre  più  abbondante,  e   il  valore   delle 
foglie  allora  aumenta  incessantemente.  La  grandine   ha   ro- 
vinato alcuna  parte  del  territorio ,  il  prezzo  s' eleva   subito 
in  tutti  i  contorni,  e  gli  abili  speculatori  possono  realizzare 
grandi  beneficj.  Vi  hanno  dei  sensali  di  foglie  di  gelso  che 
mettono  il  compratore  io  relazione  col  venditore;  vengono 
poscia  i  periti  che  stimano  il  peso  della  fòglia  sull'albero, 
si  ribassa  il  prezzo,  poi  conchiusa  la  compera,  l'acquirente 
la  coglie  lui   stesso,  e  cosi   la   produzione   diffonde   dap- 
pertutto l'anima  e  la  vita.  Quando  giunge  il   momento   di 
formare  il  filo  coi  brani  minuti  del  bozzolo,  ricontransi  da 
tutte  le  parti  presso  le  case  dei  fittajuoli  all'ombra  dèi    vi- 
gneti delle  giovani  contadine  vestite   con  gusto ,  che  can- 
tando e  pariando  fra  loro,  traendo  fuori  dei  bacini  riempili 
d' acqua  calda  il  filo  d'oro  che  arreca  l'agiatezza  nelle  cam- 
pagne e  il  lusso  nelle  città.   Rappresentatevi  da  una  parte 
questo   bellissimo  quadro,  sulle  belle  alture  della  Brianza 
0  del  Varesotto,  il  cielo  azzurro   e   rallegro  sole   che   ri- 
schiara co'  raggi  a  traverso  la  trecciate  e  garrule  contadine, 
che  filano  la  seta  brillante  come  la   luce    del    mezzogiorno 
e  destinata  ai  ricchi.   Figuratevi  dall'altra   una    filatura   di 
Manchester   in  cui,  in  mezzo   a  un'  aria  oscurata  dal  fumo 


S81 

I 

del  carbone  e  al  mùggiio  del  vapore^  l'operajo  silenzioso, 
ribattuto  dalla  macchina,  fila  lo  scoloralo  cotone  prò* 
dolio  dagli  schiavi  e  destinato  ai  poveri.  Qual  contrasto! 
L'industria  che  per  l'inglese  è  un  rozzo  abbattimento  e 
quasi  un  martirio,  per  f  li  italiani  è  un  delizioso  sollievo 
e  quasi  una  festa.  È  per  mezzo  della  seta,  una  gran  parte 
della  quale  è  esportala,  che  la  Lombardia  paga  le  sue  com- 
pere allo  straniero,  e  che  fa  cadere  la  bilancia  dei  cambj 
in  suo  favore.  La  seta  prodotta  annualmente  ba  un  valore 
maggiore  di  400  milioni  di  lire. 

Quando  vuoisi  calcolare  il  valore  totale  della  produzione 
agricola  d*  un  paese ,  non  si  può  pretendere  che  dei  ri- 
sultati  approssimativi.  La  statistica  non  è  ancora  abbastanza 
avanzata  per  darci  delle  cifre  esatte,  e  in  Austria  bisogna 
sperare  meno  che  in  altrove.  Secondo  le  valutazioni  pub- 
blieate  a  Vienna  dal  ministero  del  commercio  (4),  il  valore 
dei  prodotti  dell'agricoltura  lombarda  si  sarebbe  elevato  nel 
4850  a  360,630,000  lire;  ma  il  Jacini,  cavando  dati  tro- 
vati colla  più  gran  cura,  e  severamente  controllali,  stima 
che  quésta  cifre  è  d'assai  inferiore,  e  che  bisogna  portarla 
per  lo  meno  a  450  milioni,  somma  considerevole,  tanto 
più  quando  si  pensa  ohe  è  il  prodotto  d'un  milione  d'ettari 
sottoposti  a  coltura  (3). 

Le  sorgenti  di  prosperità  della  Lombardia,   di  cui   noi 
abbiamo  indicalo  le  principali,  non  potranno  mancare  di  svi* 


(1)  Nel  Mitlheilongen  aos  dem  Gebichle  der  slalislich. 

(à)  Secondo  il  Jacini,  il  valore  totale  degli  immobili  in  Lom- 
bardia s'eleverebbe  a  2,424,000,000  di  lire,  il  debito  ipotecario 
a  610,000,000,  la  rendita  degli  Immobili  a  413,000,000  di  lire, 
falla  deduzione  dell*  imposta  e  dell'  interesse  del  debito  ipote- 
cario riesce  di  58,000,(K)0  di  lire,  di  cui  18,000,000  di  lire  per 
le  case  e  40,000,000  per  le  terre.  Si  contano  30i,841  case,  cidi 
che  dà  una  media  di  due  famiglie  per  casa  e  S  persone  e  */«  P^' 
famiglia. 


283 

lupparsi  in  seguito  alla  riunione  con  la  Sardegna.  Questa 
unione  è  un  fatto  preparato  e  condotto  dalla  natura  stessa 
«ielle  cose,  perchè  le  provincie  lombarde  sono  in  realtà  la 
continuazione  della  parte  orientale  del  Piemonte.  Tutto  è 
consimile,  costumi,  bisogni,  abitudini ,  credenze ,  sistemi  di 
coltura,  contratti  agrarj ,  organizzazione  sociale ,  natura  di 
terreno,  produzione  del  suolo,  ecc.  La  liberti  apportata  ai 
lombardi  risveglierk  in  essi  lo  spirito  d'iniziativa  individuale 
e  d'associazione,  che  già  producono  dei  felici  risultati  in 
Sardegna,  e  che  sembrano  incompatibili  col  dispotismo.  Le 
disposizioni  liberali  della  nuova  tariffa  sarda  e  le  comuni- 
cazioni ciascun  anno  più  frequenti,  più  susseguite,  che  Ge- 
nova intrattiene  coi  paesi  d'oltre  mare  e  coi  porti  d'Europa* 
permetteranno  alla  Lombardia  d'esportar  lungi  i  suoi  ricchi 
prodotti  e  di  procurarsi  vantaggiosamente  le  maechine,  le 
drapperie,  il  cotone,  le  derrate  coloniali,  ecc.,  che  ricava 
dall'  estero.  Il  movimento  dei  capitali,  Fattività  generale  che 
si  manifestano  sempre  presso  i  popoli  emancipati  e  sicuri 
d'  un  avvenire  di  cui  oramai  essi  sono  padroni  punto  non 
rnrderanno  ad  estendere  le  industrie  naturali  di  cui  la  Lom- 
bardia produce  le  materie  prime,  od  anche  a  farne  nascere 
delle  altre.  Che  cosa  mancava  a  questa  bella  contrada  per 
essere  una  delle  più  favorite  della  terra  e  la  più  prospera 
d'Europa?  Una  cosa  sola,  la  libertà.  Tutto  fa  sperare,  ora 
che  la  gode,  che  essa  saprà  usarne  in  maniera  da  sviluppare 
le  sue  risorse  materiali  come  pure  le  sue  forze  morali  e 
intellettuali. 

II. 

Per  farsi  un'idea  esatta  dielle  risorse  di  un  paese,  non 
basta  enumerarne  i  prodotti  ed  indicarne  il  valore,  bisogna 
inoltre  dimostrare  in  quali  condizioni  la  produzione  si  operi. 
È  il  solo  modo  di  sapore  Ih  sorgenti  della  prosperità  che 
può  Cfimpiere  ancora.  Non  è  che  vedendo  come  si  fa  pre- 
;$cntemenie  il  lavoro,  perché  si  apprezzi  come  nell'avvenire 


S83 

possiede  e  del  progresso  che  può  crear  ricchezze ,  cavando 
partito  dei  vantaggi  dati  dalla  natura.  È  dunque  necessario 
dopo  il  rapido  colpo  d'occhio  che  si  diede  sui  prodotti  del 
suolo  lombardo^  l'esaminare  più  da  vicino  le  gradazioni  se- 
guite dall'agricoltura.  Ci  si  permetterà  d'enirar  qui  in  alcuiii 
dettagli^  che  si  potranno  trovare  un  pò  minuziosi ,  ma  che 
SODO  indispensabili  se  si  vuol  conoscere  Tesatta  situazione  del 
paese,  e  la  condizione  dei  suoi  abitanti. 

Rapporto  air  agr  coltura  la  Lombardia  sì  divide  in  tre 
regioni  distinte  che  bisogna  studiare  a  parte;  la  regione 
delle  montagne,  la  regione  delle  colline  e  delle  alte  pianui^e, 
e  la  regione  delle  basse  pianure.  Nella  prima  dominano  la 
proprietà  e  la  coltura  parziale ,  '  nella  seconda  la  piccola 
proprietà  e  la  piccola  coltura,  nella  terza  la  grande  prò* 
prielà  e  la  gran  coltura. 

La  regione  della  montagna  occupa  (uiasi  la  metà  della 
superficie  della  Lombardia.  Comprende  tutta  la  provincia  di 
Sondrio,  la  maggior  parte  di  quella  di  Como  e  di  Bergamo,  e 
i  due  quinti  di  quella  di  Brescia.  Tutta  la  contrada  è  co- 
perta di'  catene  di  montagne  che  partendo  dalla  gran  catena 
delle  Alpi  Reiiche,  s'abbassano  poco  a  poco  verso  il  sud,  e 
aprono  fra  le  loro  altezze  delle  vallate  più  o  meno  proprie 
alla  coltura.  Le  principali  vallate  sono  quella  di  Chiavenna 
che  sbocca  nel  lago  di  Como  a  Riva,  e  che  a  Colico  rag- 
giunge quella  di  Valtellina,  la  valle  Brembana  in  fondo  della 
quale  scorre  il  Brembo,  la  valle  Seriana  bagnata  dal  Se- 
rio, la  valle  Camonica  che  sbocca  al  lago  d'Iseo.  Nelle 
parti  superiori  di  queste  vallate  non  s'incontrano  che  pa- 
scoli ed  alcuni  cereali;  ma  nelle  parti  inferiori  protette 
contro  il  vento  del  nord  si  ammira  già  la  vegetazione  me- 
ridionale in  tutta  la  sua  ricchezza. 

In  questa  regione,  la  divisione  della  proprietà  è  estrema, 
e  continua  ancora.  Anche  nella  Valtellina ,  in  questi  ultimi 
dodici  anni,  la  divisione  aumentò  del  SI.  4/4  per  400,  men« 
tre  la  popolazione  non  s^  accrebbe  che  del  7.  8/9  per  100. 


S84. 

Neil»  Val  Cnmonica  e  nella  proTincia  di  Sondrio»  si  conia 
una  proprieik  per  S  abitanti.  Come  vi  etmano  nel  1850 
62,446  dine  eeniitiarie  e  solamente  28,892  ettari  coltiva- 
li, ciuscuna  ditta,  in  media,  non  aveva  che  54  are.  Nelle 
mon(n*;ne,  ognuno  presso  a  poco  è  proprieiario ,  e  qui  si 
verlBca  alla  lettera  il  detto  d'Arturo  Young:  «  Date  ad 
urìo  la  possessione  assicurala  d'un  arido  greppo  ed  ei  lo 
cambìerà  in  un  giardino  ».  In  vero  Tuomo  la  il  suolo,  ài 
finncrlii  della  montagna  egli  costruisce  de*  terrazzi  con 
massi  di  pietra,  poi  la  getta  sul  dorso,  vi  trasporta  terra 
per  piantarvi  un  gelso  o  una  vite,  per  raccogliervi  un  pò 
di  grano  o  di  roaiz.  Cbi  dopo  aver  pagato  la  mano  d'opera 
volesse  appigionare  la  terra  cosi  formata  non  ritrarrebbe  il 
4/2  per  400  del  suo  danaro.  Lo  sbocconcellamcnto  della 
proprietà,  per  grande  che  sia,  non  mette  d'altronde  alcun 
ostacolo  alla  cultura,  primamente  perchè  i  eampi  sono  na- 
turalmente divisi  in  tante  piccole  parti  per  gli  accidenti  del 
terreno,  in  secondo  luogo  perchè  il  suolo  è  coltivato  intie- 
ramente colla  vanga  o  colla  zappa,  e  diviso  in  piccoli  com- 
partimenti destinati  a  qualche  speciale  prodotto,  per  esempio 
alla  roltur»  degli  erbaggi. 

La  superficie  del  suolo  aratorio  essendo  limitatissima 
ed  as^ai  grande  il  numero  di  quelli  che  vogliono  prendervi 
parte,  la  terra  si  vende  ad  un  terzo  superiore  di  molto  al 
suo  valore  reale.  Nod  è  raro  il  caso  di  vedere  pagate 
piccole  porzioni  in  ragione  di  40,000  o  12,000  Tranchi 
r  ettaro.  Nella  Valtellina,  secondo  le  tavole  ufficiali,  il  valore 
medio  dell'ettaro  sarebbe  di  4875  lire,  ma  questa  somma 
sembrerà  troppo  tenue  di  molto.  La  proprietà  fondiaria 
non  arreca  guasti,  nelle  montagne,  al  di  sopra  dcir4  all'I. 
4/2  per  400  al  più  del  prezzo  d' acquisto.  L'uomo  clic  è 
sicuro  di  unire  al  godimento  della  rendita  i  profitti  del 
lavoro  e  l'interesse  de'  suoi  risparmii ,  che  pone  continua- 
mente in  successivi  miglioramenti,  può  dare  un  prezzo  cui 
rifugge  il  compratore  che  dovrebbe  accontentarsi  della  soU 


S85 

rendita.  Alcum  fondi  acquistali ,  o  da  lungo  tempo ,  o  per 
eredità ,  e  quelli  die  non  possono  essere  vantaggiosamente 
coltivati  dal  proprietario,  sono  aiBtiali  a  condizioni  diversis- 
sime. Le  praterie  e  le  parti  coltivate  si  affittano  per  una 
somma  fissa  in  denaro.  Quando  i'  occupazione  comprende 
alcuni  ettari,  essa  vicn  data  a  mezzo  frutto;  ma  ì  proprìeiarii 
dopo  un  certo  tempo  reclamano  dai  fittajuoli  più  della  metà 
del  raccolto  delia  seta,  oppure  esigono  per  un  certo  peso  di 
foglia  di  gelso,  un  peso  determinato  di  bozzoli,  ciò  che  mette 
tutto  il  risdhio  a  carico  del  coltivatore.  I  contratti  agrarj  di- 
vengono cosi  sempre  più  pesanti  per  i  coloni.  I  contratti  di 
livello  sono  frequenti  in  questa  regione,  principalmente  in 
Valtellina:  obbligano  il  livellarlo  ad  un  canone  naturale,  fis- 
sato originalmente  sia  in  vino,  sia  in  cereali,  sia  in  fieno,  sie- 
come  produceva  la  terra  airepoca  in  cui  si  fece  il  contratto, 
e  in  certe  eventualità  s'incassano  i'Iaudemii.  Questi  livelli 
hanno  V  inconveniente  d' obbligare  il  locatario  a  coltivar 
sempre  gli  stessi  prodotti  e  d' impedire  perciò  fino  a  un 
certo  punto  il  progresso  dell'  agricoltura  ;  in  ricambio  essi 
danno  al  colono  una  sicurezza  ch'egli  sa  apprezzare. 

Quasi  tutti  i  comuni  possedono  sulle  allure  vasti  pascoli 
coperti  di  neve  Y  inverno,  ma  cho  all'estate  possono  nutrire 
una  quantità  di  montoni,  e^  dì  bestie  cornute;  parte  di 
questi  pascoli  è  riservata  per  uso  degli  abitanti  del  comune; 
vi  fanno  pascolare  il  loro  bestiame  che  tengono  in  stalla 
nel  tempo  delle  nevi  col  fieno  raccolto  previdentemente  dai 
loro  piccoli  poderi.  La  parte  riservata  è  affittata  ai  pastori 
che  possedono  pecore,  ed  ai  mandriani  chiamati  anche  mal- 
gbesi  e  bergamini  che  possedono  vacche  e  buoi.  Questi 
inandriiini  e  pastori  formano  una  classe  a  parte.  In  estale 
vivono  isolati  colle  loro  mandre  su  alti  pascoli,  neir  inverno 
scendono  nella  pianura  ove  fanno  l'accordo  eoi  fiitubili  per 
nutrire  il  loro  bestiame.  I  pastori  sono  -mal  veduti  e  quasi 
trattati  come  ladri,  poiché  le  loro  pecore  fanno  molli  danni 
ai  raccolti  dei  paesi  che  percorrono;  perciò  il  loro  numero 


288 

previdenza  generale,  imperocché  nella  Svinerà  è  ben  altri» 
menti;  ma  almeno  il  patrimonio  comune  che  permetteva  al 
più  povero  di  nutrire  una  giovenca  e  di  procurarsi  un  pò 
di  legna  aveva  avuto  quest'utilità  assai  reale  d'allontanare 
il  pauperismo. 

I  comuni,  che,  sotto  la  pressione  dell'  autorità  centrale, 
hanno  finito  per  cedere  una  pane  dei  loro  beni,  Ranno  ri- 
corso a  diverse  specie' di  alienazioni;  gli  uni  gli  hanno 
venduti  all'incanto,  gli  altri  gli  hanno  distribuiti  in  parti 
eguali  tra  tutti  gli  abitanti,  altri  hanno  applicato  il  contratto 
di  livello,  altri  hanno  ripartito  i  beni  tra  4;iascuna  famiglia 
procurandosi  un  leggerissimo  canone  livellarlo ,  e  sotto 
condizione  che  a  certe  epoche  ne  facciano  ritorno  al  co- 
mune, che  allora  gli  distribuisce  di  nuovo.  Quest'ultimo 
mezzo,  applicato  con  intelligenza  e  giustizia,  ci  sembrerebbe 
il  migliore;  da  una  parte,  favorirebbe  tanto  la  produzione 
che  la  proprietà  privata;  dall'altra  come  patrimonio  comune 
impedirebbe  alla  miseria  di  divenire  uq  fauo  abituale  ed 
ereditario. 

L'abitante  delle  montagne  lombarde  ò  laborioso,  bravo 
e  probo.  Ha  il  sentimento  della  dignità  umana,  perchò  è 
proprietario;  si  sente  indipendente,  perchè  dorme  sotto  il 
suo  proprio  tetto;  è  economo  e  sobrio;  poche  castagne,  al- 
cuni legumi,  del  pane  assai  grossolano,  della  polenta  di 
segale  o  di  grano  turco,  qualche  volta  un  pò  di  lardo,  tal' è 
il  suo  nutrimento.  Le  case,  costrutte  di  mattoni  e  di  pietra 
sono  molto  meno  pittoresche  e  meno  comode  che  le  ca- 
pannette  liguri;  i  villaggi  sono  più  sporchi,  le  donne  mal 
acconciate,  l'istruzione  meno  diffusa,  il  lavoro  meno  indu- 
strioso e  meno  previdente^  l'agiatezza  meno  grande  che  nei 
cantoni  svizzeri.  Fmo  ad  oggi,  mancava  ai  lombardi  una  po- 
tente risorsa ,  la  libertà ,  che  i  loro  vicini  godono  già  da 
secoli. 

(^  Contìnua  ). 


BOLLETTINO .  DI  NOTIZIE   STATISTICHE   ITALIANE    E   STEANIEIIB 
E  DELLE  PIÒ   IMPORTANTI  INVENZIONI  E   SCOPERTE 

0 

PROGRÈSSO  DELL'  INDUSTRIA 

DELLE    UTILI    COGNIZIONI. 


FAsacoLo  DI  Dicembre  4859. 


NOTIZIE    ITALIANE 

Blendieonto  flniinxlfirlo  del  Governo 
delle  Romiisnc  dui  slvsno  al  dleembre  f  8&9« 

Xi  ministro  delle  finanze  delle  provinole  romane  che  si  re- 
sero indipendenti  dal  governo  pontificio  ha  pubblicato  il 
primo  rendiconto  della  propria  gestione  dal  giugno  al  SO 
settembre  di  questo  anno  e  vi  aggiunse  il  conto  preventi- 
vo per  l'ultimo  trimestre  deiranno  stesso.  Il  rendiconto  è 
preceduto  dal  coscienzioso  rapporto  che  pubblichiamo,  af- 
finchè si  vegga  con  quanto  senno  e  con  quanto  zelo  pel 
benessere  pubblico  ora  si  reggano  le  finanze  delle  Romagne 
dopo  la  disastrosa  amministrazione  del  caduto .  governo  cle- 
ricale. 

Un  governo  antico  e  normale  non  ha  debito  di  esibire 
il  proprio  bilancio  passivo  che  chiuso  V  esercizio  della  an- 
nuale gestione  :  ma  V  impiego  del  pubblito  denaro  è  da  lui 

ÀtwAu,  statistica,  voi.  XXI r,  uerié  3.*  i9 


290 

regolalo  sulle  basi  di  ud  preveniivo  sottoposto. alla  sanzione 
del  controllo.  L' amministrazione  di  un  nuovo  Stato  che  non 
ha  regolari  tabelle  di  previsione,  e  che  non  può  quindi  as- 
soggettarle air  esame  contemporaneo  del  controllo,  ha  dovere 
di  chiedere  con  una  pubblicità  pronta  e  completa  che  il 
paese  sanzioni  il  suo  operalo.   • 

Farmi  quindi  opportuno  consiglio  di  pubblicare  il  conto 
consuntivo  del  primo  quadrimestre  per  gl'introiti    e  spese 
del  Governo  delle  Romagne,  sottoponendolo  Qn  d'ora  al  gin- 
riizio  imparziale  del  paese,  e  all'  accurato  esame  della  Corte 
dei  Comi  istituita  con  decreto  di  S.  E*  il  Commissario  Regio 
il  S5  di  luglio  pross.  pass.  E  perchè  il  paese  abbia  fonda- 
mento a  conoHcere  il  vero  stalo  delle  pubbliche  finanze  ho 
pure  compilalo  il  preveniivo  dell'  ultimo  trimestre  dell'anno 
4859.  Il  bilancio  consuntivo  si  divide  naturalmente  in  due 
parti',  passivo  ed  attivo.  Le  rendite  complessive  dell'  intero 
quadrimestre,  compresii  la  porzione  realizzata  prima  che  la 
rivoluzione  irionfuiuc  instaurasse  il  nuovo  ordine  di  cose, 
furono  per  regolariià  di  conto  contemplate  per  intero   nel 
bilancio  attivo  ;  ma  nella  parte  passiva  vennero  poste  a  ere- 
dito  deir  attuale  Governo  le  quote  dei  proventi  ed  introiti 
versati  dai  conlabili  nelle  casse  pontificie  fino  al  12  giugno, 
ponendo  invece  a  suo  debito  le  somme  ch'egli  trovò   gia- 
centi nelle  pubbliche  casse.  In  egual  modo  le  rendite  che 
furono  realizzate  sotto  le  differenti  Giunte,  figurano   tutte 
complessivamente  fra  quelle  notate  all'attivo  del   Ministero 
di  Finanze,  e  naturalmente  vi  si  contrappongono   le  spese 
fatte  dalle  Giunte  medesime,  come  al   titolo   settimo   della 
parte  passiva. 

Le  rendite  complessive  dello  Stato  durante  il  quadrime- 
stre ascesero  a  Se.  ), 350,845,  pari  a  lire  italiane  7,486,496. 
Le  spese  sommano  a  Se.  4,046,509,  pari  a  lire 5,567,428. 
Rimaneva  dunque  al  SO  settembre  un  avanzo  attivo  di 
Se.  S04,8S6,  pari  a  lire  4,649,068  da  aversene  ragione  nel 
bilancio  dell'  ultimo  trimestre. 


S9I 

Prima  df  addentrarci  nell'  esanie  parziale  dei  diversi  ti- 
toli del  Bilancio,  giova  notare  il  modo  tenuto  dal  Governa 
per  riordinare  le  aumiiiiisirazioni  dello  Stato. 

Nessuno  ignora  che  il  movimento  incomincialo  il  42 
giugno  a  Bologna,  non  ebbe  compimento  nelle  Romagne  che 
il  giorno  24  dello  stesso  mese  in  Rimini,  ultima  città  eva- 
cuata dalle  truppe  pontificie.  Quindi  le  nuove  amministra- 
zioni dello  Stato  non  esordirono  tutte^  lo  stesso  giorno.  Na- 
turale conseguenza  di  un  moto^  che  essendo  spontaneo  po- 
teva solo  per  gradi  divenire  concentrico,  fu  la  mohipliciià 
delle  Giunte,  le  quali  indipendenti  nel  principio,  da  ogni 
centro  amministrativo,  regolarono  pur  esse  1*  impiego  dei 
pubblici  denari.  Chiamato  il  sottoscritto  fin  dai  primordi 
della  rivoluzione  a  dirigere  il  dicastero  delle  finanze,  trovò 
sciolti  i  vincoli  amministrativi  fra  le  differenti  provincie  che 
prima  avevano  in  Roma  il  loro  centro.  Fu  necessità  fondare 
un  nuovo  ordinamento  centrale  :  radunare  le  sparse  fila,  rac- 
coglierle tutte  nella  stessa  mano,  sottoporre  nuovamente  lu 
amministrazioni  ad  una  unica  regola  di  governo. 

In  mezzo  a  queste  cure  ed  alle  preoccupazioni  politiche, 
trascorse  il  mese  di  giugno;  ma  dal  cominciare  di  luglio 
la  nuova  amministrazione  era  già  riordinata;  sopra  stabili 
norme  istituita  la  cassa  centrale  del  Tesoro  col  nome  di 
Deposiieria  presso  la  Banca  delle  Romagne,  regolati  i  ser- 
vizi passivi  dei  vari  dicasteri,  e  varie  altre  misure  di  ordi- 
ne prese^  mercè  altresì  la  cooperazione  della  Consulta  per 
le  Finanze. 

Il  Ministro  delle  Finanze  doveva  però  accuratamente  av- 
visare la  normsi  cui  attenersi  nelP  aprire  ai  ministri  i  cre- 
diti necessari  a  soddisfare  i  pubblici  impegni.  Mancando  la 
prima  base  d*ogni  amministrazione,  il  preventivo,  egli  pro- 
pose e  consentirono  i  suoi  Culleghi^  che  il  solo  Dicastero 
delle  finanze  autorizzasse  i  pagamenti  sulle  pubbliche  casse, 
e  quindi  da. quel  giorno  in  poi  nessun  mandato  fu  emesso 
senza  la  mia  firma  e  quella  del  contabile  generale^  dietro 


292 

però  formale  e  sottoserilta  domanda  fatta  dai  sìngoli  mini- 
stri ed  approvala  dal  Consiglio.  In  questo  modo  l'ammini- 
strazione procede  regolare,  rimanendo  ai  miei  onorevoli  Col- 
leghi la  responsabilità  dei  mandati* posti  a  loro  debito. 

Nella  parte  passiva  del  Consuntivo  è  stato  nocessario  di- 
stinguere le  due  fasi ,  quella  cioè  in  cui  il  Ministero  ha 
assunta  la  direzione  ,  e  quella  in  cui  amministrarono  le 
Giunte. 

Le  spese  sostenute  in  questo  periodo  ascendono  a  Se. 
405f4db,  pari  a  lire  56l|024  :  molte  fra  esse  risguardano 
il  servigio  provinciale,  i  lavori  ai  fabbricati ,  gli  impegni  or- 
dinari, spese  che  non  furono  ordinate,  ma  puramente  sal- 
date dalle  Giunte.  Gli  armamenti  militari  e  le  spese  di  di- 
fesa ascendono  a  Se.  89,125  pari  a  lire  208,145,  perchè 
furono  le  Giunte,  che  procurarono  il  vestiario  ai  primi  sol- 
dati accorsi  a  combattere  sotto  la  nostra  bandiera ,  e  che 
ordinarono  la  demolizione  della  cittadella  di  Ferrara.  Le 
somministrazioni  e  le  spese  relative  al  Comune  di  Comac- 
chio  importano  Se.  7145  pari  a  lire  38,011 ,  ma  queste 
spese  reintegrabili  in  porte,  mercè  le  rendite  delle  Valli , 
non  si  debbono  imputare  alle  Giunte,  come  non  è  equo  at- 
tribuire ad  esse  il  prestito  al  Comune  di  Ferrara,  le  spese 
per  acque  e  strade,  le  passività  pontificie  arretrate,  i  fruiti 
delle  cauzioni  degli  amministratori|,  e  la  parte  di  Consoli- 
dato pagata  anticipatamente  dalla  Giunta  di  Ferrara.  Volen- 
do sceverare  le  spese  ordinarie  dalle  spese  straordinarie,  e 
indagare  quali  fossero  originate  dal  nuovo  ordine  di  cose, 
è  facile  il  convincersi  che  queste  ultime  non  giungono  a 
250,000  lire,  fra  la  quale  somma  sono  da  Calcolarsi  lire 
208,145  spese  in  armamenti  e  difesa  militare.  A  questa  ci- 
fra ufficiale,  che  risulta  da  pagamenti  fatti  dalle  diverse 
case  pabbliche  sopra  mandati  firmati  dalle  Giunte,  non  è 
mestieri  aggiungere  ulteriori  commenti.  La  probità  di  chi 
amministrò  il  pubblico  denaro  in  tempi  gravi  e  difficili  ri- 
sulta da  essi  manifestamente.  Le  somme  versate  al  Governo 


i9d 

pontificio  ascendono  a  Se  35,486,  pari  a  lire  188,786  che 
sono  distesamente  notate  al  titolo  6.°  della  parte  passiva. 

I  titoli  di  rendita  del  bilancio  attivo  non  hanno  bisogno 
di  lungo  commento.  Sono  quasi  gli  stessi  che  figurano  nel 
bilancio  pontificio,  poiché  non  è  opera  di  governo  provviso- 
rio mutare  il  sistema  d'imposte,  e  non  abbiamo  aggravato 
Io  Stato  di  nessuna  imposta  nuova  e  straordinaria.  Non  ho 
però  calcolata  fra  le  rendite  la  tassa  arti  e  mestieri  prov- 
visoriamente  sospesa  per  riordinarla  sopra  basi  più  eque  e 
meno  gravose^  e  la  tassa  del  clero,  che  non  fu  versata  nelle 
casse  governative.  Tra  gli  effetti  di  cassa  sono  da  notarsi 
Se.  31,666  pari  a  lire  168,464  richiami  di  parte  dei  fondi 
idraulici  di  mista  interessenza  in  conto  di  quanto  può  com- 
petere air  erario  sugli  avanzi  stessi. 

Questi  fondi  che  vengono  versati  a  parte  nelle  casse  de« 
gli  Amministratori  Camerali  non  sono  spesi  per  intero ,  e 
formano  un  ricchissimo  cumulo,  che  talvolta  raggiunse,  spe« 
cialmente  nella  provincia  di  Ferrara,  fino  la  somma  di  scu- 
di 140  mila,  pari  a  lire  744,800. 

Per  tacita  convenzione  col  Governo  pontificio  gli  Ammi- 
nistratori avean  facoltà  di-  valersene  e  di  usufruirne  libera* 
mente  gli  interessi^  In  simil  modo  la  cauzione  data  a  Roma 
diveniva  illusoria.  L'Amministratore  di  una  delle  provincie, 
quel  medesimo  che  aveva  in  deposito  lire  744^00  di  fon- 
di idraulici,  non  aveva  sborsato  per  garantire  gli  obblighi 
assunti  che  lire  400/)00!  Questo  sistema,  come  ognun  ve- 
de, era  pessimo,  poiché  mantenendo  per  i  lavori  idraulici 
una  amministrazione  a  parte,  serviva  a  dissimulare  le  spese 
dello  Stato  e  a  coprire  degli  abusi;  il  nostro  Governo  che 
non  potea  sanzionarlo  ha  studiato  porvi  efficace  rimedio  col 
tutelare  in  pari  tempo  I*  interesse  delld  provincie  ed  il  pro- 
priOé  Nelle  casse  di  Bologna  e  di  Ferrara  furono  trovati 
Se.  42,053,  pari  a  lire  223,632  ;  V  Amministratore  di  Raven- 
na non  avendo  pareggiati  i  suoi  conti  che  nel  mese  di  ot- 
lobrey  il  suo  avanzo  trova  luogo  naturalmente  nel  prevenr 


294 

livo.  La  cassa  di  Polli  non  solo  era  esausta^  ma  era  in  de* 
bilo  di  Se.  36,420,  pari  a  lire  451,494  che  non  ci  fu  dato 
riscuolere  perchè  il  cassiere  che  non  aveva  adempitilo  gli 
obblighi  assunti,  ha  la  propria  cauzione  in  Roma,  e  non  ha 
altri  mezzi  per  saldare  il  proprio  debito.  E  poiché  il  di- 
scorso è  caduto  sulle  cauzioni,  debbo  far  notare  a  Y.  E.  che 
le  cauzioni  in  denaro  di  tutti  gli  impiegati ,  il  fondo  di 
massa  di  tutte  le  truppe,  gli  anticipi  dei  sali  e  tabacchi, 
vennero  tutti  fatti  versare  dal  cessato  regime  nella  cassa 
centrale  di  Roma. 

Il  prestito  nazionale  che  fui  autorizzato  ad  alienare  dal 
regio  Commissario  conte  Falicon  alI'SS  per  cento ,  ha  prodot- 
to sulla  metfa  finora  vendibile  dei  sei  milioni  circa  4,600,000. 
Esso  nella  parte  attiva  del  consuntivo  fu  calcolato  per  lire 
47^,566»  poiché  i  versamenti  sulle  due  quote  concentrati 
nella  Depositeria  a  tutto  settembre  non  sommavano  che  a 
questa  cifra. 

La  diminuzione  del  prezzo  del  sale  non  recò  alterazio* 
ne  nelle  rendite  della  Amministrazione  dei  sali  e  tabacchi, 
poiché  I* aumento  del  consumo  nella  regia  dei  tabacchi 
compensa  largamente  la  diminuzione  d'introiti  per  quella 
dei  sali.  Posti  a  confronto  i  due  mesi  di  settembre  4858, 
4859,  r aumento  dell'una  regia  supera  lo  smanco  dell'al- 
tra di  lire  42,693.  Il  Bilancio  passivo  ammonta  come  ab- 
biamo notato  a  L.  4,847,678.  I  due  ministeri  della  guerra 
e  delle  finanze  assorbono  la  somma  di  lire  4,009,628. 

Le  spese  del  Ministero  di  guerra  ascendono  a  L.  S,S4I  ,460: 
a  questa  somma  aggiungendo  L.  208,445  spese  dalle  Giunte 
in  armamenti,  la  cirra  totale  del  bilancio  della  guerra  nel 
finito  quadrimestre  giunge  a  L.  S,4 49,305,  mercè  1'  eroga- 
zione della  quel  somma,  i  cui  documenti  giustificativi  ver- 
ranno a  suo  tempo  prodotti  alla  Corte  dei  Conti ,  si  è  nel 
volger  brevissimo  di  quattro  mesi  raccolto  un  esercito  di 
oltre  43,000  uomini,  quali  il  Governo  pontificio  in  tutte  le 
sue  provinole  non  ottenne  di  organizzare  giammai.    Il    Bi~ 


S96 
lancio  del  Ministero  delle  finanze  contiene  oltre  le  spese 
del  QUOTO  centro  amministrativo  quelle  relative  alla  pcrce- 
sione  delle  imposte  e  a]  debito  pubblico. 

Alcune  economie  vennero  introdotte  nei  rami  lotto,  bol- 
lo, registri ,  ipoteche. 

Fu  abolito  per  decreto  govemaliro  il  sistema  di  appalto 
e  di  privilegio  finora  in  vigore.  La  differenza  in  più  delle 
piante  antiche  degli  impiegati  del  lotto  con  quelle  adottate 
dal  nuovo  governo  è  di  Se  648  mensili,  pari  a  lire  39t5. 
Non  possa  però  richiamare  l'aitenzìunc  di  V.  E.  su  questa 
Tonte  di  rendita  pubblica  senza  forniutare  la  speranza  che 
il  Parlamento  italiano  troverà  la  nazione  abbastanza  ricca 
per  abolire  questa  tassa  indiretta  ed  immorale,  provvedendo 
in  pari  tempo  all' esistenza  degli  impiegati  che  essa  alimcnia. 
Nel  Bollo,  Registro,  Ipoteche,  Diritti  uniti,  1'  abolizione  de- 
gli appalli  ha  recato  all'  erario  un  utile  circa  di  L.  400,000 
approssimali  ve  per  emolumenti  e  provvigioni  die  non  figu- 
ravano in  addietro  nel  bilancio  dello  Staio,  e  che  servivano 
ai  Preposti  ed  ai  Conservatori  dello  Ipoteche,  e  con-  parie 
dei  quali  mantenevano  a  loro  carico  gli  impiegati.  Dopo  il 
nuovo  sistema  questi  vennero  dichiarati  impiegati  governa- 
tivi ;  co«  apparentemente  crebbero  le  spese ,  ma  non  per 
fermo  in  relazione  al  conseguito  vantaggio  sulle   rendite. 

L*  amministrazione  delle  valli  di  Comacchio  porta  prr 
sé  medesima  nel  corso  dell'anno  il  peso  di  sovventioni  go- 
vernative che  vestono  doppia  e  separata  indole:  le  une  de- 
stinate ti  Comune  non  rimborsabili  e  queste  nel  perioda 
del  quadrimestre  ascesero  a  Se.  8703,  pari  a  L.  46,994,  le 
altre  che  sono,  a  parlare  propriamente,  anticipi  per  V:\in- 
ministrazione  delle  valli  medeaim*  le  quali  nel  suindicato 
quadrimestre  reclamarono  un  aiuto  di  fondi  pari  a  Se.  31 ,000 
ossia  L.  63,840.  Gli  elementi  di  reddito  di  questa  ammì- 
nislrazione  sono  ancora  poco  connseiuii  ed  incerti ,  e  non 
havvi  errore  nell'  alfermare  che  essa  ha  bisogno  di 
profondamente  modificata  e  regolarizuiia. 


/ 


396 

Le  valli  di  Gomacchio  costituiscono  uno  dei  principali 
beni  demaniali  rimasti  nelle  Legazioni  al  nostro  Stato,  poi- 
ché quelli  lasciati  dal  Governo  Napoleonico  e  che  ascende- 
vano a  circa  46,000,000  di  lire  furono  quasi  per  totalità 
assegnati  ad  Istituti  Religiosi.  Gli  ultimi  residui  ne  vennero 
distribuiti  per  questo  titolo  durante  l' ultimo  decennio.  Fanno 
parte  del  debito  pubblico  le  pensioni  civili  e  militari.  Esse 
vennero  integralmente  pagate  e  sommano  per  un  trimestre 
a  Se.  80,400,  pari  a  L.  437,728. 

Le  Casse  governative  a  norma  del  decreto  25  luglio  de- 
corso depositarono  per  mio  ordine  a  disposizione  della  Com- 
missione di  aonnortamento  del  nuovo  prestito  nazionale  la 
quota  bimestrale  della  settima  rata  assegnata  a  questo  scopo. 
Le  spese  degli  altri  ministeri  assai  modiche  per  sé  slesse 
non  offrono  materia  a  lunghe  e  speciali  considerazioni. 

La  somma  necessaria  al  nuovo  personale  indispensabile 
al  centro  governativo  asceode  ragguagUatamente  a  L.  12,476 
mensili  compreso  l'assegno  al  capo  del  Governo,  al  suo 
segretario,  ai  ministri  e  agi'  impiegali  tutti.  Vi  é  ooniemplaui 
pure  la  spesa  derivante  dalla  istituzione  provvisoria  di  un 
Commissariato  per  le  strade  ferrate,  spesa  che  dovrà  es* 
sere  rimborsata  dalla  Società  intraprenditrice,  in  quella  me- 
desima guisa  che  essa  rimborsa  a  Roma  la  spesa  del  Com- 
missario pontiGcio.  Nella  cifra  di  Se.  575,  pari  a  L.  3,059 
notata  sotto  il  titolo  spese  di  stampe  e  varie,  trovasi  inclu- 
so l'assegno  del  segretario  generale  di  Governo- 
li  dispendio  incontrato  per  allestire  la  sala  dell'  Assem- 
blea nazionale  e  le  altre  spese  di  rappresentanza  e  di  fe« 
steggiamenti  in  quella  occasione ,  ascendono  a  Se  1^754 
pari  a  L.  9,831. 

Un  nuovo  titolo  di  spesa,  ma  indispensabile,  si  verifica 
per  le  missioni  effettuate  all' estero:  esse  servirono  effica- 
cemente r  indirizzo  politico  del  Governo  ed  abbenché  risul- 
tino di  replicati  ed  importanti  viaggi  in  breve  tempo  ese- 
guili, non  vi  si  sono  erogati  che  soli  Se.  2871,  pari  a  lire 
45,274. 


S97 

Oltre  le  spese  ordinarie  QguraDO  fra  le  categorie  passive; 
nel  Ministero  dell*  Interno  i  fondi  attribuiti  ai  sussidi  per 
gli  emigrati  e  per  i  reduci  dal  'campo,  non  che  quelli  im- 
piegati neir  acquisto  delle  carabine  per  le  nuove  guardie  di 
sicurezza,  e  per  aumentare  il  personale  della  polizia^  resa 
eGBcace  e  morale  ausiliaria  dell'  ordine  pubblico.  Forma  Te- 
logio  non  meno  della  tranquillità  del  paese  che  dell'  econo- 
mia del  ministro,  l'osservare  come  il  titolo  delle  spese  se- 
crete  straordinarie  giungesse  appena  a  Se.  745,  pari  a  lire 
S96S ,  ma  tra  i  fondi  ordinanzati  a  favore  delle  Intendenze 
provinciali  si  lasciarono  fra  le  spese  ordinarie  di  polizia 
quelle  non  piccole  somme  che  erano  per  lo  passato  distratte 
dal  loro  scopo  dai  Cardinali  Legati. 

In  un'appendice  a  parte  ho  notato  T impiego  di  lire 
italiane  400,000  assegnate  dal  Governo  sardo  per  pagare  i 
soldi  delle  truppe  piemontesi  che  stanziarono  col  regio 
Commissario  in  questa  provincia.  Su  questa  somma  il  Go- 
verno del  Re  è  nostro  creditore  di  L.  40,000  rappresentate 
da  attività  speciali  tenute  distinte,  e  di  cui  fa  menzione  l'ec- 
cedenza finale  del  preventivo.  Le  cifre  approvate  e  liquida- 
te del  bilancio  consuntivo  di  questo  quadrimestre  potranno 
forse  variare  in  qualche  piccola  partita,  perchè  alcune  lievi 
spese  non  riescono  fin  ad  ora  accertate,  naa  il  risultamento 
definitivo  non  può  andarne  sensibilmente  modificato,  e  il 
nostro  avanzo  verificatosi  prova  ad  evidenza  la  prosperità 
naturale,  e  la  ricchezza  pur  tuttavia  crescente  di  questi  paesi 
abbenohè  trattenuti  per  lo  passato  nei  loro  sviluppo  da  un 
Governo,  tenace  fautore  dell'  isolamento  politico  e  commer- 
ciale. 

Onde  completare  la  situazione  finanziaria  del  nostro  Stato 
mi  sono  accinto  in  seeondo  luogo  a  coordinare  il  preventi- 
vo totale  dell'  ultimo  trimestre,  compilato  sopra  i  parziali 
bilanci  dei  diverbi  ministeri.  Benché  io  nutra  fiducia  che 
l'attuale  centro  venga  a  cessare,  e  che  le  nostre  provincije 
accostandosi  alla  definitiva  annessione  col  Regno   Sardo  si 


298 

unifichino  intanto  eolla  Toseana  e  coi  Ducati,  i  dati  ruccoki 
da  me  e  qui  esposti,  potranno  forse  non  essere  inutili  alla 
nuova  Amministrazione. 

Le  rendite,  compreso  V  avanzo  del  quadrimestre,  si  pre- 
sumono in  Se.  I,667,78S,  pari  a  L  8,871,605 ;  le  spese  in 
So.  1 ,440,850,  pari  a  L.  7,665,896  donde  a  fin  d' anno  ri- 
sulterebbe un  avanzo  definitivo  di  attivila  di  Se.  S96,93S, 
pari  a  L.  I,S07,S78. 

Potrà  forse  muoversi  la  domanda  perchè  non  siasi  cal- 
colato il  preventivo  in  lire  italiane,  oioè  neir  attuale  mone- 
ta legale ,  ma  è  facile  persuadersi  che  non  riesciva  né  pra- 
ticabile, né  ammissibile  il  completAre  un  esercizio  adottan- 
do moneta  dissimile  per  T ultimo  suo  bimestre,  e  ehe  ciò 
avrebbe  creato  difiicolth  gravissime  a  tutte  le  Conlabilità. 

Esaminando  la  partila  attiva  del  preventivo  debbo  fiire 
osservare  a  V.  E. ,  che  nel  prevedere  le  cifre  dei  differenti 
capi  di  rendita  io  non  le  ho  diminuite  od  aumentale  senza 
la  base  di  deduzioni  fondate,  il  che  basta  a  spiegare  la  dif- 
ferenza che  si  ravvisa  fra  alcune  di  esse  e  quelle  verificate 
nel  Consuntivo. 

Gr  introiti  del  Bollo,  Registro,  Ipoteche,  e  tasse  riunite 
furono  avvantaggiati  dall'  aumento  presunto  che  procura  al- 
l'erario  l'abolizione  dei  diritti  ed  emolumenti  dapprima 
spettanti,  come  abbiamo  osservato  nell'  esame  del  Consunti- 
vo, ai  Conservatori  e  Preposii. 

Calcolai  r  introito  delle  Dogane  sulla  norma  degli  introiti 
del  4858,  e  non  su  quelli  verificatesi  nel  quadrimestre  pas- 
sato. Nei  primi  due  mesi,  mentre  si  combatteva  la  guerra 
d'indipendenza,  le  entrate  erano  dovunque  sensibilmente 
diminuite  :  oggi  volgono  pochi  giorni,  che  è  stato  applicato 
al  paese  il  nuovo  sistema  della  tariffa  sarda,  che  i  prodotti 
del  nostro  commercio  si  possono  cogli  scambi  liberamente 
diffondere  fra  tutte  le  antiche  e  le  nuove  proviocie  del 
regno;  il  che  non  tà  dubitare  che  il  rapido  impulso  comu- 
nicalo alla  nostra  industria  e  alle   transazioni   commerciali 


S99 
trndiina^i  in  un  aumento  prossimo  sul  reddito  delle  Dogane. 
D'altra  parte  la  Commissione  interprovinciale  radunata  a  Fi- 
renze, debbe  prendere  per  base  appunto,  nella  divistone  dei 
prodotti  futuri,  le  entrate  dell*  esercizio  1858. 

Ho  portato  nel  preventivo  la  rendita  della  Regia  Sali  e 
Tnbacchi  alla  cifra  di  L.  4,870,519,  pari  a  quella  ottenuta 
neir  ultimo  trimestre  1859. 

Io  nutro  però  ferma  fiducia  che  essa  risulterh  anche  più 
cospicua,  dacché  nel  mese  di  settembre  contemplato  nel  con  « 
sunti vo  i  prodotti  del  corrente  4859  vinsero  quelli  del  1858, 
malgrado  la  diminuzione  sul  prezzo  del  sale.  E  se  la  diffe- 
renza rispetto  al  quadrimestre  passato,  riesce  invero  consi* 
derevole,  vuoisi  notare,  per  ispregarla  ,  che  gli  ultimi  tre 
mesi  dell'anno  sono  quelli  che  ordinariamente  producono 
migliori   e  più  copiosi  proventi. 

Nei  lotti,  mercè  il  nuovo  metodo,  le  rendite  non  an- 
dando più  oltre  disperse,  poterono  essere  calcolate  in  più 
larga  misura,  tolto  in  questo  computo  a  norma  il  testé  fi- 
nito mese  di  ottobre. 

I  risultati  della  riforma  postale  e  della  riforma  telegra- 
fica introdolte  da  breve  tempo  noti  procurarono  ancora  dati 
sufficienti  per  variare  le  cifre  delle  rendite  passate.  Ma 
V  esempio  degli  altri  paesi ,  dove  vennero  applicate  tasse 
egualmente  modiche,  conduce  a  credere  fermamente  che  la 
diminuzione  delle  tariffe  porterà  in  breve  tempo  piuttosto 
un  aumento  che  una  diminuzione  nelle  pubbliche  entrate. 
In  questo  mezzo  la  riforma  fu  accolta  con  plauso  dal  paese 
perchè  essa  rende  più  facile  lo  scambio  delle  idee  e  la  sod- 
disfazione dei  bisogni  fra  le  diverse  provincie. 

Accrebbi  le  rendite  della  zecca  di  milfe  scudi  perchè 
avrk  luogo  nel  trimestre  una  coniazione  straordinaria  dipen- 
dente dalla  emissione  di  moneta  secondo  il  nuovo  sistema 
adottalo,  e  quindi  aumenteranno  in  egual  proporzione  fra 
loro  i  diritti  di  coniazione  e  le  relative  spese. 

Invariabile  è  la  tassa  fondiaria;  figura  soltanto  a   titolo 


300 

straordinario  e  stilla  uUima  rata  del  corrente  esercixio  (a 
meifa  dei  decimo  annuale  imposto  sul  censo,  per  supplire 
ad  una  porzione  dei  carichi  di  casermaggio* 

Ma  questo  decimo  non  è  un  aumento  reale.  Le  apese 
di  casermaggio  erano  sostenute  dalle  Provincie  e  dai  Co- 
muni, che  imponevano  dei  centesimi  addizionali  sol  censo 
per  coprirle.  Oggi  invece  con  provvida  misura  le  spese  di 
casermaggio  stanno  a  carico  delio  Stato. 

Il  decimo  annuale  produrrà  all'erario  Se.  98,000,  pari 
a  L.  524,360:  coli' antico  sistema  le  Provincie  ed  ì  Comuni 
imposero  ragguagliatamenie  all'anno  niell' ultimo  decennio 
Se.  S00,000,  pari  a  L.  1,064,000. 

La  tassa  dell'  Università  è  nuova  nei  bilanci  delle  Ao- 
magne  ;  essa  veniva  riscossa  direttamente  dai  dottori  di  Col- 
legio e  serviva  ad  essi  di  emolumento.  Col  nuovo  Regola- 
mento la  tassa  di  cui  parliamo  rimane  allo  Suto,  e  qoesi* 
ultimo  si  è  assunto  tutte  le  spese. 

Le  rendite  delle  valli  di  Comacebio  non  si  potevano  si»- 
bilire  nel  loro  complesso,  e  cogli  elementi  che  si  possiedo- 
no, neppure  in  modo  approssimativo.  Mi  sono  quindi  limi* 
tato  u  calcolare  nella  parte  attiva  il  rimborso  delle  somme 
aniecipate  alla  loro  Amministrazione. 

Scomparvero  dai  titoli  di  attività  le  quote  della  lassa 
vino  dovute  dai  Comuni.  Esse  debbono  essere  riscosse  di- 
rettamente dalla  Commissione  d' ammortamento,  e  vanno  a 
completare  i  fondi  assegnati  al  riscatto  del  nuovo  debito 
nazionale. 

Fra  i  proventi  straordinari  figurano  le  ultime  rate  sca- 
dute del  nuovo  prestilo,  il  residuo  di  cassa  dell'  amministra- 
tore di  Ravenna  che  era  liquido  al  IS  giugno  e  che  egli 
non  aveva  soddisfatto,  il  richiamo  ulteriore  di  fondi  idrau- 
lici in  conta  di  quanto  può  spettare  all'  erario,  la  restituzio- 
ne della Jsomma  anticipata  al  Comune  di  Ferrara  e  che 
questi  assunse  di  rimborsare  nel  corrente  anno,  ed  infine 
il^reliquato^aiiivo  risultante  dalla  gestione  del  precedente 
quadrimestre. 


301 

La  parie  passiva  delle  tabelle  di  previsione  è  sensibil- 
mente aumenlata. 

Lo  sviluppo  degli  affari,  il  riordinamento  delle  Ammini- 
strazioni, hanno  portato  la  somma  necessaria  al  personale  di 
tutto  il  Governo  eentrale  a  L.  22,402  mensili.  Questa  som- 
ma è  tenue>  se  si  considera  il  numero  e  Y  importanza  dei 
dicasteri  centrali,  e  se  sì  paragona  V  impianto  provvisorio 
del  nostro  Governo  colla  regolare  amministrazione  di  ogni 
altro  centro  governativo. 

I  temporanei  stipendi  dei  principali  impiegati  non  si 
trovano  in  relazione  colle  incombenze  che  disimpegnano,  e 
mi  basta  citare  i  capi-sezione  del  Ministero  delle  Finanze  di 
cui  alcuni  toccano  appena  dugento  lire  mensili.  Il  numero 
complessivo  dei  nuovi  impiegati  nel  Governo  centrale  è  di 
circa  ottanta.  Scarso  numero  compensate  dallo  zelo  che 
spiccano. 

Le  spese  del  Ministero  di  Grazia  e  Giustizia  sono  au* 
mentale  per  la  formazióne  del  Tribunale  di  Cassazione,  e 
per  la  separazione  del  potere  esecutivo  e  giudiziario  nelle 
Provincie.  Sotto  il  Governo  pontificio  i  paesi  erano  retti  da 
un  Governatore  che  riassumeva  in  sé  V  ufBcio  di  Giudice 
ed  Intendente;  ora  la  nuova  legge  dividendo  le  attribuzio- 
ni ha  reso  necessario -la  nomina  di  alcuni  nuovi  Giusdi- 
centi. 

Assegnai  al  Ministero  dei  lavori  pubblici  i  fondi  neces- 
sari alle  spese  per  il  proseguimento  della  demolizione  della 
cittadella  di  Ferrara,  che  scomparir  debbe  come  ^vestigio  di 
occupazione  forestiera.  Le  nuove  stazioni  telegrafiche  im- 
portano naturalmente  maggior  spesa,  ma  esse  rimediano  al- 
la falsa  economia  del  Governo  pontificio  che  privava  città 
principali,  come  Imola,  Faenza,  e  Cesena,  dei  beueficii  del 
telegrafo. 

L' Università  di  Bologna  ebbe  più  cospicua  dotazione. 
Vennero  aggiunte  alcune  Cattedre,  fu  accresciuto  il  soldo 
annuale  ai  professori.  Un  Govenio  liberale  non  poteva   in- 


802 

filili  ricusare  gli  aumenii  ricbiesii  dal  Ministero  dell'  Istru- 
xione  per  rialzare  il  decoro  offuscato  di  un  Islìiuto  che  gli 
ordinamenti  clericali  volgevano  a  lenia  rovina,  il  nuovo  re* 
golamenlo  per  la  sistemaxione  dell*  Ufficio  centrale  degli 
studi  e  della  pubblica  beneficenza,  rese  indispensabile  la  no- 
mina di  alcuni  impiegati.  Quanto  al  Ministero  dell'Interno, 
produsse  un  aumento  nel  ramo  carcerario  il  soldo  cresciuto 
ai  custodi  delle  carceri;  questi  erano  cosi  poveramente  re- 
tribuiti die  trascinati  spesso  dal  bisogno  scendevano  a  patti 
cogl*  inquisiti  che  essi  hanno  in  custodia.  Nei  fondi  ordinan- 
iati  dal  Ministero  delle  Finanze  a  favore  delle  Provincie  fu- 
rono calcolate  le  spese  necessarie  ali*  impianto  di  alcune 
nuove  Sotto-Intendenze,  riconosciute  indispensabili  all'equa* 
bile  sorveglianza  dell' Autorilà  governativa.  L'acquistata  li- 
bertà di  circolazione  è  largo  compenso  ad  un  aumento  nelle 
spese  di  polizia- 
li  bilancio  passivo  della  guerra  ascende  a  Se.  818,043,82. 4, 
pari  a  L.  4,354,993.  44.  Ma  di  questa  somma  Se.  388,6S4, 
pari  a  L  2,067^464  servono  al  personale,  439,432,  pari  a 
L.  3,383.939  al  materiale. 

Vestiario,  munizioni,  cavalli,  fucili,  carabine,  cannoni, 
sono  ordinati  con  regolari  contratti!  una  parte  fu  già  com- 
perata e  saldata  nel  mese  di  ottobre.  Questa  spesa  debbe 
confortare  il  paese  !  esso  può  convincersi  che  il  Governo 
non  ha  trascurati  i  mezzi  necessari  ad  una  energica  difesa, 
contro  chiunque  si  allentasse  violare  i  nostri  diritti. 

Non  entrerò  in  più  minuti  particolari  ;  accennerò  soltan- 
to che  il  soldo  dei  nostri  C!arabinieri  fu  parificato  a  quello 
dei  Carabinieri  regi,  di  cui  vestono  ora  la  divisa,  e  di  cui 
dividono  la  probità  ed  il  valore.  Il  passalo  regime  con  ver- 
gognosa economia  aveva  tolto  a  quel  corpo  la  propria  indi* 
pendenza  e  la  propria  dignità. 

Succede  per  ultimo  nelle  Tiibelle  del  Preventivo  passivo 
il  Ministero  dellc>  Finanze.  Fra  le  partite  del  debito  pubblico 
furono  registrati  i  fondi  necessari  per  soddisfare  Se.  70,000, 


803 
pari  a  L  S7S,400  friuu  maturati  di  un  semestre  dei  Con- 
solidato romano  nominativo  per  la  porzione  die  spetta  alle 
nostre  provinole  e  che  deriva  in  parte  dal  Monte  Napoleone, 
i  eut  frutti  la  cessata  Direzione  del  debito  pubblico  usava 
far  soddisfare  dalle  easse  provinciali  delle  Legazioni.  Misura, 
mi  sia  lecito  il  dirlo,  giusta  e  riparatrice,  e  della  quale 
principalmente  fruiscono  nelle  Romagne  Istituti  e  Corpora- 
zioni  religiose,  il  che  valse  a  mostrare  come  il  nostro  Go- 
verno usi  provvidamente  del  suo  potere  in  favore  di  tutte 
le  classi. 

La  dotazione  della  cassa  di  ammortamento  è  portata  a 
Se.  40^00.  La  parte  del  prestito  nazionale  sottoscritto  non 
ascende  come  abbiamo  notato  che  a  lire  1,600,000,  ma  il 
Governo  prosegue  a  depositare  le  soinme  assegnate  al  ser- 
vizio dei  frutti  e  dell'ammortamento  di  tutti  i  sei  milioni. 
Neir  amministrazione  delle  Dogane  fu  accordalo  alle  guardie 
di  finanza  il  soldo  dei  preposti  piemontesi  :  era  obbligo  del 
Governo  provvedere  meglio  ai  loro  bisogni  se  voleva  chie- 
dere ad  esse  maggiore  disciplina  e  fedeltà  di  servigio.  I  ri- 
sultati ottenuti  sono  ottimi  e  mi  gode  1*  animo  di  rendere 
ad  esse  pubblica  testimonianza  di  lode!  Le  invenzioni  so- 
prattutto del  Dazio  Consumo  aumentarono  sensibilmente.  Il 
nuovo  uniforme  simite  a  quelle  dei  preposti  piemontesi  co- 
sterà Se.  45,000. 

Le  spese  della  regia  Sali  e  Tabacchi  uguagliano  quelle 
del  consuntivo  4868.  L'  ultima  sistemazione  portò  però  una 
economia  di  Se.  700  mensili  come  risulta  dal  nuovo  ruolo 
degli  impiegati.  I  pochi  impiegati  dimessi  appartengono  alle 
Amministrazioni  romane,  ma  s'  ingannerebbe  ehi  credesse 
vedere  in  quella  misura  un  atto  di  municipalismo,  perchè 
molti  impiegati  delle  altre  vicine  ed  infelici  provinole  rima- 
sero al  posto,  e  nuovi  alunni  marchigiani  furono  ammessi. 
Necessità  di  economia  addebiti  personali,  e  regolarità  di  ser- 
vizio legittimarono  quella  misura.  Per  ciò  poi  che  riguarda 
i  lavoranti  si  verifica  un  incremento  nelle  spese  essendosi 


306 

menti.  Si  ripete  agli  adatti  il  corso  elemeoure  del  legggere» 
dello  scrìvere  e  del  cool«ggiare:  a  ehi  si  atfia  ai  oegasii 
ed  alla  mereaiura  s'insegna  aHa  aera  la  calligrafia,  la  eom^ 
bilitfa  commerciale  e  la  lingua  fraoeese;  ed  a  chi  si  ap> 
plica  ai  lavori  meccanici  ed  artistici  a'  insegna  il  disegno 
geometrico ,  ornamentale  ed  architettoDÌco ,  e  quello  delle 
macchine.  Queste  scuole  vennero  frequentale  da  3039  al- 
lievi appnrtcnenli  a  più  di  ottanta  diverse  profassioni  e  me- 
stieri ,  accogliendo  anche  adulti  di  oltre  venti  anni  di  etL 
Per  incoraggiare  il  popolo  bracciante  a  questa  intellettuale 
e  morale  coltura  usa  il  Uunicipio  Od  giorno  dell*  fesla  ao* 
niversaria  dello  Statuto  distribuire  pubblicameate  premiiai 
giovani  più  studiosi,  e  questa  scolastica  solennità  suole  bcfi 
a  cielo  aperto  al  cospetto  di  tutta  la  popolavAne  cbo*  iirl 
accorre  spontanea  e  plaudente.  In  quest'anno  tanto  memo^ 
rande  cadeva  la  festa  in  una  di  quelle  settimane  tremende 
in  cui  Tesercito  italo-franco  combatteva  f^oriosamenie  lungo 
il  Po  e  la  Sesia  contro  il  comune  nemico^  La  festa  ai  do- 
vette sospen<Jere,  e  fu  prorogata  a  questo  mese». 

Neil*  ampio  oratorio  di  San  Francesco  di.  Paola  eongre*^ 
gavansi  gli  alunni  delle  scuole  serali  per  ricevere  i  premii. 
L*aula  era  gremita  di  popolo  che  attendeva  con  ansia  la 
solenne  distribuzione  delle  ricompense  di  onore  dovute  ai 
suoi  eletti.  Presiedeva  alla  funzione  il  bencrito  Commenda- 
tore Notte,  sindaco  di  Torino,  e  vi  assistevano  riniendente 
generale  della  divisione,  vari!  consiglieri  municipali  e  le 
precipue  autorità  scolastiche.  Leggeva  il  cav.  Baricco,  qual 
provveditore  agli  studi! ,  un  eloquente  discorso  nel  quale 
ricordava  come  la  popolare  coltura  contribuisca  a  rendere 
r  uomo  del  popolo  intelligente  ed  operoso  nelle  arti  della 
pace,  e  superiore  ad  ogni  altro  nelle  arti  della  guerra. 
Quelle  maschie  ed  italiane  parole  erano  accolte  da  unanime 
applauso  e  sul  volto  abbronzalo  dell*  operaio  leggevasi  il 
gaudio  di  chi  sa  di  appartenere  alla  terra  dei  forti.  Gli  al- 
lievi della  scuola  popolare  di  canto  diretta  dal  maestro  De 


807 

lì,  ioluoDavaoo  coiraccompagnameiilo  della  banda  della 
Guardia  Nazionale,  l'inno  deiroporaio,  e  l'inno  della  guerra, 
che  noi  vorremmo  in  quesi'anno  dirlo  piuttosto  l'inno  della 
Vittòria,  e  que'  canti  èrano  dal  popolo  salubti  con  triplice 
evviva. 

Seguiva  dopo  la  solenne  distribuzione  di  S04  premii  di- 
versi, tra  i  quali  84  medaglie  d'onore,  oltre  50  menzioni 
onorevoli.  Nel  citare  i  nomi  dei  premiati  si  annunziava  an- 
ehe  l'arte  che  professavanoi  ed  a  canto  allo  studente  ed  al- 
l'artista assotiiavasi  lo  strnccivendolo,  il  focchino  ed  il  guar« 
diano  del  bestiame.  Lo  studio  aveva  uguagliate  tutte  le  pro- 
fessioni e  l'ultimo  del  popolo  era  applaudito  con  giubilo 
come  il  figlio  della  classe  patrizia.  Fra  que'  premiati  oom- 
parvero  alcuni  vestiti  colla  nobile  assisa  del  soldato,  avendo 
ia  quest'anno  preferito  il  moschetto  per  difendere  la  patria, 
all'usato  arnese  dell'arte  propria.  Il  sindaco  di  Torino  nel 
dare  i  prémii  a  que'militi  gloriosi,  si  fece  a  baciarlf  in  fronte 
ed  a  mostrarli  al  popolo  come  i  campioni  dell'onor  patrio. 
Il  popolo  pianse  di  gioia  a  quell'atto  tanto  gentile  ed  ac- 
corse a  far  festa  a  que'  prodi. 

1  trecento  premiati  furono  ricevuti  dal  popolo  per  le 
pubbliche  vie  con  segni  solenni  di  pubblico  onore,  e  le  me- 
daglie state  loro  concesse  furono  con  affetto  baciate  e  ri- 
baciate dalle  madri  e  dalle  sorelle  di  que'  valenti  operai. 

Chi  scrive  questa  relazione  serberà  una  cara  memoria 
di  questa  scolastica  solennità,  e  come  concittadino  della  pa- 
tria di  Verri  e  di  Beccaria,  osa  far  voti  perchè  una  simile 
festa  sia'  celebrata  anche  in  Milano.  Noi  pure  abbiamo  scuole 
serali  con  un  migliaio  di  giovani  che  le  frequentano.  Veng9 
iiv  loro  aiuto'  il  Municipio,  per  thr\e  prosperare  come  a  To- 
rino, ove  l'erario  civico  spende  per  esse  ventisette  mila  fran- 
chi' all'anno ,  e  per  la  prossima  festa  dello  Stdtuto  trovi 
modo  di  premiare  pubblicamence  i  suoi  figli  più  eletti.  Que- 
sta festa  non  può  mancare  alla  città  madre  del  bene. 


808 

Bendlcent*  dell*at4«Ta  adaBansa  te  nata  dall'I» 
•Ut  alo  de*  maestri  di  Iiombardla  1*  S  diecm* 
bre  t960a  Parole  lette  (M  presidente  cavaliere  #irff«* 
sto  Cmn9fkf 

SigQorì  e  Gollegbi  ( 

Mentre  i  fatti   delia  guerra  chiamavano  il  nostro  paese 

a1l*aliezza  dei  suoi  nuovi  destini,  e  noi  palpitavamo. per  git 

amici»  i  fratelli  ed  i  figli  dì  subito  convertiti  in  esercito  di 

eroi,  il  nostro' Istituto  procedeva  nette  sue   pacifiche   con- 
quiste. 

L'ultima  volta  noi  qui  sedemmo  sotto  la  mannaja  della 
legge  marziale  che  d&ì  sanguinarli  proclami  vibrava  gli  sfo- 
ghi della  barbarie  fuggente.  Ora  ci  rivediamo  recanti  in 
viso  la  serenità  del  sospiro  compiuto,  italiani  di  nome  e  di 
fatto,  liberi,  ed  abbracciati  a  liberi  fratelli. 

Venga  dunque  aperta  V  attuale  adunanza  nel  nome  di 
Viitorro  Emanuele^  al  quale  l'Istituto  fu  tra  i  primi  ad  inviar 
la  riverenza  e  T  omaggio  e  a  di^e  con  rispettoso  indirizzo 
al  Magnanimo  Sire: 

€  L'attuale  esultanza  della  terra  che  evocaste  dal  lungo 
dolore,  è  la  copoorde  espressione  d'ogni  cittadino,  e  d'ogni 
consorzio  morale! 

«  L'Istituto  di  Mutuo  Soccorso  fra  i  maestri,  che  eser- 
cita larga  afera  d'azione  sugli  insegnanti  di  tutta  Lombardia^ 
alla  gioja  di  conoscere  in  Voi  il  proprio  Signore ,  ag- 
giunge la  fiducia  di  concorrere  a  crescere  intorno  al  Vostro 
Trono  una  gioventù  degna  di  libera  nazione. 

«  Degnatevi,  Principe  Liberatore^  di  accogliere  l'omag- 
gio  di  devota  sudditanza ,  e  il  grido  lungamente  represso 
di    Viva   r Indipendenza  (F Italia!  Viva  Vittorio  Emanuele!  9 

La  nostra  parola  fu  accolta,  e  il  Governatore  Vigliani  a 
chi  ha  or  l'onore  di  parlarvi,  si  compiacque  rispondere  detti 
di  stima  e  interesse  alla   nostra  classe  ^  a  questa   associ^'' 


^  809 

]KÌòne  ;  parole   che   ia  san    felice  di  ripetere  a  toI  radu- 
nati : 

«  Avevo  già  notizia  della  provvida  assoeidtiòne  a  cui 
Ella  presiede,  e  le  sono  grato  d'avermene  trasmesso  lo  Sta* 
luto  Organico  e  il  Regolamento  Interno.  Mi  eompiaccio  di 
significarle  che  l' indirizao  dell*  Istituto  dei  maestri  ai  Re 
venne  inviato  al  Quartier  Generale,  perchè  fosse  rassegnato 
a  S.  M.  Sarò  lieto  che  mi  si  presenti  occasione  di  mostrare 
la  mia  sollecitudine  per  un'associazione  instiluila  ad  alle- 
viare  le  condizioni  economiche  d' una  classe  di  cittadini 
cosi  benemerita  pei  servigi  che  rende  allo  Stato  ed  alla 
pubblica  coltura. 

«  Ho  l'onore  d'esprimerle  la  mia  distinta  stima.  » 

Né  appena  a  dirigere  l'istruzione  fu  chiamato  un  nostro 
patrizio,  uomo  di  intelligenza  e  di  cuore,  comprendendo 
noi  quanto  ei  possa  migliorar  le  condizioni  degli  studii  e  di 
chi  li  professa,  volgemmo  a  noi  psre  il  tributo  d' un  altro 
sollecito  omaggio. 

È  superba  la  vostra  Presidenza  che  questi  atti  cosi  gravi, 
queste  conferenze  tra  il  maestro  e  il  ministro  e  il  Monarca 
si  siano  eseguili  sotto  la  sua  rappresentanza,  e  se  io  non 
avrò  altro  merito  agli  oecbi  vostri  avrò  sempre  quello  d'una 
data  gloriosa;  sarà  la  data  d'un  grande  avvenimento  pel 
paese  e  per  rassociazioner 

Più  che  dalle  parole  avete  acquistato  un  equo  conceito 
del  rapido  incremento  sociale  dalle  cifre  segnate  nel  6t7an^ 
eh  che  già  conoscete.  Se  vi  (ti  doloroso  notare  ilr  forte  de- 
bito che  molti  socit  avevan  al  dO  giugno  p.  p.  verso  la 
Cassa  comune,  già  ne  avete  ancbe  calcolate  le  cause:  P  in- 
terrotte corrispondenze  postali ,  l' occupazione  militare ,  r 
molti  colleghi  accorsi  sotto  ler  bandiere,  gli  urgenti  sacrificii 
per  la  difesa,  per  le  armi,  pei  feriti^  le  attenzioni  rapite  dalle 
magiche  vittorie  ^  le  minorate  lezioni,  le  scuole  diradate,  i- 
mtnuiti  guadagni ,  lo  stacco  delle  regioni  d'olire  il  Mincio 
ebbero  1»  maggior  influenza  sug^i  kieonsueti  ritardi.  U  pen- 


3(0 

<«iero  di  questi  disgiunti  fniteili  ci  empirebbe  di  troppo  do- 
lore ove  non  ci  aivistesse  viva,  indeelinabile  la  sieurena  di 
riabbracciarli  di  nuovo  nei  sacri  diritti  dell' indipeodema. 
Abbiano  intanto  un  saluto,  e  quelli  fra  loro  che  stanno  ia- 
scritti  nei  nostri  elenchi  sappiano  d'avere  a  loro  tutela  Tar- 
tieolo  I!  del  nostro  Statuto  che  dice  :  7  soei  che  fossero  già 
inscritti  non  detsadcno  datiti  loro  partecipazione  alt* Istituto 
pel  solo  fatto  di  successiva  loro  nomina  a  pubblico  impiego 
o  di  trasloeazione  fuori  di  Lombardia  ^  purché  continuino 
nelle  loro  annue  contribuzioni. 

Ne  consola  però  veder  che  già  di  quel  rimanente  cre- 
dito una  metà  a  quesl'  oggi  fu  incassata ,  né  gli  altri  vor> 
ranno  con  ulteriore  ritardo  nuocere  all'Istituto  e  a  sé  stessi. 

Del  resto  gli  introiti  procedettero  in  rispettabili  propor- 
tioni.  Dall'anteeedente  adunanza  ad  oggi  per  mezzo  del  ze- 
lantissimo Patrono  Cassiere  ponemmo  alla  Cassa  Ji  rispar- 
mio tal  somma  )  che  fummo  in  grado  di  ricorrere  a  più 
proficuo  impiego.  De'varii  mutui  studiati  quello  esibito  dal 
sig.  Carlo  Rimoldi  apparve  il  più  conveniente  all'esame  dei 
nostri  consultori  avv.  Barai  e  ing.  Crespi  che  in  perdona 
visitò  gli  stabili»  e  li  calcolò  del  valor  complessivo  di  lire 
S9464.  Su  essi  appunto  abbiamo  con  prima  ipoteca  guaren- 
tito il  4  novembre,  con  scrittura  del  dott.  Chiodi,  un  capi- 
tale di  fior.  5800  all'interesse  del  4.';4  per  cento. 

Or  bene  l'attivile  al  4.^  luglio  compreso  il  credilo  verso 
i  soci,  era  di  L.  61564,  47. 

Quella  che  abbiam  oggi  è  di  65959,46;  depurate  d'o- 
gni spesa.  Tanto  fu  raccolto  in  due  anni  e  mezzo. 

Di  questi  splendidi  risultati  avvertita  un'altra  consimile 
Società  da  sette  anni  funzionante  in  Piemonte,  proponeva 
far  causa  comune  col  nostro  Istiluto. 

Se  a  tale  proposta  non  avesse  dovuto  rispondere  che  il 
cuore,  sarebbe  la  fusione  già  compiota,  ma  dove  entrano 
interessi  sociali  e  individuali,  bisognava  iDisurar  la  accetta- 
zione cogli  articoli  del  nostro  Statuto,  speciale  studio  del 


SII 

Contabile  e  dei  Deputati ,  e  ad  essi  appunto  abbiamo  de- 
mandato l'analisi  deirimportanre  questlotie. 

Tre  ostaeoli  s*  affaeeiarono  subito:  la  soverchia  distanza 
economica  delle  duo  Società  ^  V  ìmpossibilhà  cfi  sentire  ad 
uno  ad  uno  il  voto  dei  920  che  s^in^cfissero  con  noi  sotto 
le  condizioni  precise  del  nostro  Statuto,  e  infine  T  obbligo 
che  abbiamo  di  non  far  modificazioni  di  sòrta  al  nostro  Sta- 
tuto, se  non  dopo  varcato  il  terz*anno  di  pròva.  Yotiahio 
però  intanto  un  atto  di  dovere  alh  cortese  Soctetè  e  Con  essa 
anticipiamo  una  fusione  d'affetti,  di  còrrispondetize  e  di  re- 
ciproco lume. 

(V Adunanza  approwa  la  proposta  tf  tin  atto  di  ringra- 
ziamento e  di  cordiale  relazione  alla  consorella  Società  de- 
gli Insegnanti  di  Piemonte.) 

Ma  un  altr'atto  di  dovere  ci  parla  al  cuore.  Manca  oggi 
fra  noi  il  cav.  Sacchi,  solito  sovvenire  i  nostrr  comiziì  col 
senno  della  sua  facile  parola.  Chiamato  or  vicino  al  potere, 
non  ci  dimenticherà,  che  la  causa  nostra  è  causa  sua.  Alle 
dolenti  congratulazioni  che  la  Presidenza  già  gli  espresse, 
vorrà  oggi  l'assemblea  dare  col  proprio  applauso  una  forma 
più  vasta  e  solenne. 

{L* Adunanza  conviene  nella  mozione  e  incarica  la  Pre- 
sidenza di  darle  effetto.) 

Anche  il  mandato  di  cui  onoraste  il  segretario  Restel- 
lini  finisce  quest'oggi,  come  fra  un  anno  terminerà  quello 
dei  vicepresidenti  e  di  me.  Or  siete  invitati,  sia  ò  confer- 
marlo, sia  a  dargli  un  successore. 

(Il  signor  Restellini  6  confermato  a  segretario,  e  a  de- 
putati  ì  signori  Marcerà  a  Banfi^  che  uscivano  da  càrica  u 
norma  dello  Statuto.) 

De'nostri  colleghi  quattro  faron  chiamati  dall'ultima  adu- 
nanza ad  oggi  nei  domini!  della  morte.  Senza  la  nostra  So- 
cietà chi  li  conoscerebbe?  Sono  essi  i  sacerdoti  Mar^'Aiito- 
nio  Venosta  e  Giuseppe  Volpicina,  valtcllinesi,  G.  B.  Crenna 
di  Mìlanoi  Giovanni  Meles  d'Aquate,  a  ciascun  dei  quali  r£- 


SIS 

cliicatore  Lombardo  pagò  un  tribulo  d'affetto.  E  cosi  al  sa- 
cerdote Giuseppe  Pellegrini,  che  prima  maestro,  poi  signo- 
re, non  dimenticò  nella  prospera  la  modesta  fortunai  e  sta 
scritto  fra  i  nostri  perpetui  protettori. 

(//  Presidente  con  dispiacere  partecipa  che  Don  Pietro 
Rossi  Arciprete  di  San  Michele  in  Bosco^  assai  benemerito 
deir/stitutOf  si  ritirò  il  5  dicembre  dalle  sue  funzioni  cTi- 
spettore  scolastico  del  distretto  di  Bozzolo.) 

A  reintegrar  le  perdite  chiesero  entrare  nella  nostra 
famiglia  i  signori  Carlo  Mambrooi,  Luigia  Bernasconi,  Pe- 
rini Giovanni,  Boldoni  Antonietta,  Bogni  Paqualina,  il  sac. 
Gaspare  Anselmi,  Luigia  Astolfi,  Luigia  Pirovano,  Maria  Pre- 
moli, Alberto  Bozoli,  Ambrogio  Biraghi,  Giovanni  Navarioi, 
accolti  dalla  Presidenza  sotto  riserva  della  vostra  sociale  ac- 
cettazione. 

{Sono  accettati  come  sodi  i  nomati  perchè  fomiti  de're» 
quisiti  dello  Statuto  ^  e  sono  rimandati  tre  altri  che  man- 
cano di  tati  requisiti,) 

Ogni  circostanza  intanto  ci  servi  a  rialzare  il  concetto 
anche  morale  della  nostra  professione:  al  Municipio  doman- 
dammo l'onore  di  mandare  d'ora  innanzi  una  nostra  rap- 
presentanza alle  solennità  civiche,  e  il  Municipio  nobilmente 
accondiscese:  facemmo  allo  stesso  Municipio  sentire  il  di- 
ritto  che  alcuni  dubitavano  nel  maestri  patentati  d' essere 
elettori.  Al  che  pure  V  urbana  Magistratura  rispose  con  fa- 
vorevole rescritto. 

Eccovi,  0  Signori,  il  frutto  in  trenta  mesi  raccolto: 

Chi  venne  rialzando  il  maestro  dall'  ignorata  posizione 
in  cui  giacque  finora?  Fu  la  nostra  associazione. 

Chi  sostituisce  all'  importante  azione  isolata  di  tanti  in- 
dividui ignoti  l'uno  all'altro  un'azione  complessiva,  un'egual 
partizione  di  diritti  e  doveri?  È  la  nostra  associazione. 

Chi  permetterà  al  nostro  obolo  rispiarmiato  di  conden- 
sarsi a  formare  tra  poco  un  intangibile  fondo  di  100,000 
lire,  e  una  somma  di  20  in  S4  mila  da  versar  ogni   auQO 


313 

sulle  miserie  della  nostra  professione  ?  Sarà  la  nostra  asso- 
eiazione. 

Tale  è  il  senno  pratico  e  antiveggente  d'un  paese  ehe 
anche  nel  tenebroso  medio  evo  fu  difensore  della  civiltà , 
della  scienza  e  delFarte;  d*un*  paeic  ove  Tindusiria  suscitò 
Flavio  Gioja,  Colombo  e  Vespucci;  le  scienze,  Galileo  e 
Volta;  le  arti,  Michelangelo  e  Raffaello;  le  lettere^  Dante,  ^ 
Ariosto  e  Manzoni;  del  paese  il  cui  nome  si  può  oggi  ri- 
petere in  piena  luce,  l'Italia.  Anche  attrita  dall'oppressione 
sapeva  ella  crearsi  grandi  e  nobili  istituzioni,  prova  la  no- 
stra che  ormai  abbraccia  mille  fratelli  di  tutte  le  zolle  lom- 
barde. Queste  istituzioni  dovranno  sorgere  assai  più  splen- 
dide e  vigorose  nell'avvenire,  or  che  la  Provvidenza  a  tu- 
telarne i  santi  diritti  suscitava  a' di  nostri  un  redentore,  nel 
nome  del  quale,  come  aprimmo,  cosi  chiudiamo  quest'adu- 
nanza gridando  viva  a  Vittorio  Emanuele,  viva  lo  Statuto, 
jeri  fra  noi  proclamato,  viva  l'Italia! 

Prolungati  applausi  e  appropazione  dell'operato  dalla 
Presidenza. 


Rendiconto  per  1*  anno  tSA9  della  Società  di 
mntno  soccorso  fra  ^11  Insegnanti  delle  Pro- 
vincie sarde* 

Offriamo  il  sunto  del  Rapporto  che  la  Direzione  della 
Soeietà  presentava  ai  soci  dopo  l'anno  ora  decorso. 

L'anno  4859  si  chiude  per  questa  associazione  in  con- 
dizioni più  prospere  di  quelle  che  la  Direzione  della  So- 
cietà avesse  pronunziato.  Il  colpitale  sociale  effettivo  e  frat- 
tirerò  calcolato  pel  principio  del  1860  a  L.  450,000  ascende 
invece  a  L.  454.  634,09;  e  le  nuove  iscrizioni  nella  Società 
durante  l'anno  4859  non  furono  sole  450,  ma  4 62;  cioè 
452  di  soci  primari  e  40  di  soci  onorari. 


} 


SI4 

In  quesli  risoluiU  a?ete  una  prova  novella  che,  nemica 
d'ogni  esagerazione,  la  vostra  Diresione  poggia  ne*  suoi  cai- 
eoli  su  dati  positivi,  e  rifugge  dalla  tattica  pur  troppo  co- 
mune di  suscitare  sperante  nei  soci  che  abbiano  poi  a  cod- 
venirsi  in  amare  delusioni.  E  fruito  dì  questo  suo  riservalo 
procedere,  possiamo  dirlo  senza  vanto,  è  quella  compiuta 
flducia  di  cui  riceve  ogni  giorno,  e  dai  novelli  e  dagli  an- 
tichi soci,  non  dubbie  testimonianze- 

Nell'ora  caduto  anno  tre  fatti  di  grande  importanza  per  % 
la  nostra  associazione  sono  avvenuti  :   la   tanto  desiderata 
unione  della  Lombardia  al  Piemonte ,  la  creazione  d*  una 
cassa  governativa   per  la  vecchiaia,  T istituzione  infine  del 
Mimte  delle  pensioni  per  grinsegnanti  elementari. 

La  vostra  Direzione  non  ha  ommesso  di  prendere  in 
seria  considerazione  i  fatti  anzidetti  e  di  ponderare  TinflueD- 
za  che  i  medesimi  avrebbero  potuto  esercitare  suir  avve- 
nire dell*associazione ;  e  risultato  delle  sue  mediuzioni  fu, 
che  non  detrimento  ma  vantaggio  ne  sarebbe  alla  Società 
venuto. 

L'ampliazione  dello  Stato  dovrk  avere  per  naturale  eoo- 
seguenza  T  accresciroonto  del  numero  de*  soci  per  parte  di 
tutti  que'pubblifli  in3egnanti  delie  nuove  provincieche  vor- 
ranno partecipare  ai  benefizi  dell'associazione  in  quella  mi- 
sura che  è  assicurata  ai  soci  dallo  Statuto  e  dai  regola- 
memi. 

La  Lombardia  è  essa  pure  già  dotata  di  una  benefica  e 
fiorente  istituzione  di  previdenza  per  grinsegnanti  privati  col 
titolo  Pio  Istituto  pei  maestri  privati  della  Lombardia.  Non 
appena  seguita  l'avventurosa  unione  delle  nuove  alle  antiche 
Provincie  abbiamo  inviata  alla  Socìetii  lombarda  un  fraterno 
saluto,  il  quate  porgeva  poi  occasione  al  Pio  Istituto  di  esa- 
minare se  fosse  possibile  far  causa  comune  eolla  nostra  as- 
sociazione. Ma  lo  Statuto,  che  restringe  la  Società  milanese 
ai  soli  maestri  privati  dimoranti  in  Lombardia,  che  non  con- 
cede diritto  di  sussidio  ai  maestri  pubblici,  se  non  quando 


845 

cciisi  Bei  medesimi  ti  earattere  di  pakbliei  {mpiegMi,  e  ebe 
infine  non  può  per  ora  subire  modificazioni ,  si  presentò 
come  un  osiaeeio  insuperabile  alla  riunione  delie  due  So- 
«ieiii.  Quindi  nella  generale  adunaosa  lenuta  dal  Pio  Istituto 
il  di  8  dicembre  4869  i'essiwblea  si  limitaf»  «  proporre 
un  aUe  dì  ringradammio  e  M  cmriiaU  retasione  atta  con* 
sorella  ^Sociefd  degTifuegnanii  di  Memoiile. 

Dal  sovra  esposto  apparisce  che  lutti  i  pubMici  insegnanti 
elementari  della  Lombardia  fiossono  portare  alla  nostra  So- 
cietà un  numeroso  contingente  di  soci  e  contribuire  non 
poco  a  renderla  sempre  più  fiorente. 

La  cassa  generale  per  la  Yccchiaia,  la  quale,  per  la  na- 
tura stessa  della  cosa,  non  avrebbe  dovuto  essere  ^  nostro 
parere  una  istituzione  governativa,  non  fa  ai  cittadini  in  ge- 
nerale alcun  benefizio  che  maggiore  non  possono  ^l' inse- 
gnanti ritrarlo  dalla  nostra  associazione.  I|  governo  per  non 
correre  pericoli  non  potè  assicurare  ai  contribuenti  nella 
cassa  della  vecchiaia  un  interesse  composto  maggiore  de! 
4.  I;S  0  4.  8/4  per  cento.  Ora  tale  interesse  non  ci  pare 
che  possa ,  almeno  per  ora ,  attrarre  i  cittadini  a  versare 
nella  cassa  i  loro  risparmi  in  quell'abbondanza  che  è  asso- 
lutamente necessaria  aflBoehè  simili  istituzioni  possano  fio- 
rire. 

La  Società  nostra  dp  tutti  i  supi  capitali  non  ritrasse 
finora,  in  media,  meno  del  sette  per  cento. 

Infine  la  legge  oi)e  aumentò  gli  stipendi  ai  maestri  ele- 
mentari ed  istituì  per  essi  un  Monte  delle  peneiom^  da  un 
Iato  migliorando  la  loro  oondizione  pre9eote  li  pone  in  grado 
di  fare  qualche  annuale  risparmio  ohe  la  nostra  Società  po- 
trà rendere  produttivo  a  loro  benefizio;  dall'altro  lato 
non  provvedendo  che  dopo  dieci  anni  a  quelli  fra  i  pub- 
blici insegnanti,  i  quali  non  solamente  avranno  eompiuti 
66  anni  di  età  e  80  di  servizio  eJBTettivo ,  ma  ebe  a  tale 
epoca  non  saranno  più  in  istaio  di  continuare  utilmente 
nelle  loro  funiioni,  lascia  sempre  un  vasto  campo  alla  no- 


846 

«tra  associazione  io  cui  rendere  segnatati  bcoCfisi  airinCiero 
corpo  insegnante. 

Pertanto  la  vostra  Direzione,  lieta  di  potere  anche  in 
fine  di  quest'anno  sollevare  a  migliori  speranze  gli  animi 
vostri  )  mentre  v*invlta  a  leggere  nello  Specchio  economico 
seguente  i  Pelici  risuhamenti  ottenuti  nell'anno  4S59,  yi 
prega  di  coniinaare  coli' anticipazione  della  quota  e  collo 
telo  per  la  diffusione  della  Società  a  promuovere  V  iocre-' 
mento  di  cosi  provvido  Istituto. 

Specchio  economico  dell'esercizio  4859. 

Caricafnento, 

4.  Entrata    per   iscrizione   e  quote  di 
soci  dal  4  gennaio  al  34  dicembre     •    •    L.    39,573.  -^ 

2.  Per  frutti  di  quote •     »       9,806.  36 

3.  Per  contribuito  di   provincie  o  co* 

muni  e  ogni  altro  provento.      ....     »       4,438.  50 

Entrata  totale  deiranno  4859.    .    .    .    L    43,547.86 
Pondo  di  cassa  del  94  dicembre  4858     »       4^093.  06 

Caricamento  totale.      ......    L.    44,640.  9S 

Scaricamento. 

4.  Acquisto  di  cedole  del  debito  pub. 

per  la  rendita  di  U  3430 L.    84,640.80 

3.  Sussidi  a  soci,  premi,  indennità.    •     »       1,370.  8& 
8.  Bollettino  mensuale  degli  atti  ufficiaK 

della  Società »  800.  ^ 

4.  Personale  .    *.....•.  »  S/)00. — 

6.  Materiale »  4,344.  OS 

6.  Fondo  in  cassa  il  81  dicembre  4850  •  8,755.  74 

Totale  pari  al  caricamento.    .    «    L    44,640.  93 


817 
CapikUe   tociole. 

4.  Capitali   già   impiegati  a  tutto  no« 

vembre  4869 L*  444,384.  32 

5.  Capitali  impiegati  nel  mese   di   di- 
cembre      .    •    . 9.     8,693.  98 

3.  Fondo  in  cassa   a   tolto  dicembre  - 
1859 .       8,766.  74 

Capitak  Mate  \    .    .    .    .    U  45J,684.  09 


ProspeUo   statistico   delle   impe^te   esatto 
nella  liombardla  damante  iranno  ISAS.    ' 

I.  Imposte  dirette. 

Aastr.  Lire   e.  lUl.  Lire  e. 
i.  Imposta  prediale  (4) 

.  ordinaria    ..    4  22,443,604  49  49,395,760  44 

>       addizionale     3  7,481,200  86  6,465,253  35 
S.  Contribato  tulle    . 

arti  e  sul  commercio  3  .  663,t99  44  478,247  54 

3.  Tassa  sulle  rendile    4  2,449,440  08  4,857,546  44 

4.  Tassa  di  arginatura  6  93,944  47  84,486  81 


»   ■     ■    ■  ^      . 


83,724,686  24       38,377,993  92 


(1)  ValotaDdo  le  spese  di  riscossione»  ossìa  l'agio  convenuto 
cogli  esallori  delle  imposte  dirette;  la  sovrimposta  per  supplire 
alle  spese  censuarie,  oltre  la  dotazione  erariale  ;  e  il  prodotto  del- 
rimposla  transitoria  pei  fabbricati  nelle  provinCle  di  vecchio  censo, 
si  ba  come  ammontare  della  prediale  erariale  ta  cifra,  di  italiane 
lir.  Ì57^i8,078,  . 


318 


II.  liàpMU  htdiretle. 


1.  Dazio  ^icoRsuflH» 

marno  6 

6,685^08  88 

6,«»f,440  Si 

t.       »         forese     7 

8,460,?8S-  54 

8,783^)08  86 

8.  Dogane     •    •    •    8 

M39^89  46 

8^195,076  89 

4.  Sati      ...    .    9 

40,688v89l  S8 

9,386,907  74 

6.  Tabàeelii  ...  40 

43,699,909  67 

40,976,361  9S 

Oir  OOHO     •       .       .        .44 

8,671,838  60 

3,333,460  73 

7.  Tasse  (4) .    .    .  4S 

9,180,6»4  80 

7,890,744  87 

8.  Louo  ....  48 

8,476,086  89 

8,004,854  4S 

9.  Posta  (solo  in 

parte)    •    •    •    .  44 

469,804  77 

896,843  46 

40.  fiaranaia  tM^K 

ori  ed  argenti    •    4  fi 

65,640  78 

66,700  78 

44.  Verifieaz.  e  bol- 

lo ai  pesi  e  misure  46 

67,888  60 

58,494  09 

4S.  Diritti  uniti    .    47 

* 

498,467  66 

•     •  • .    .   . 

436,767  IO 

. 

59,888,773  Sa 

54484,483  88 

III.  IntrodotU  dette  proprietà  detto  Suto  MóMeH^etìea 

e  Zeiea. 


è.  Bebi  demaniali  .  48i^ 
9-.  Bosehi  ....  49^ 
8.  Stamperìa  ,.^99 
4.  Zeeea  e  partizione  34 


S13,47<4  35 

70,844  50 

506,085  63 

44,347,395  44 


370,904  44 

64,333  81 

437,345  99 

9,780,406  43 


4f9l,3d7,649  49^    4:0;549,850  67 


(4)  D)  qneMk,  iMi  IIK>  5,80^00  «f  rilMicoao'  ad  ondili , 
trasferióeiili  di  posiesM  e  «ontratti  sopra  enti  imonbilial-ù 


l 


819 
IV.  Avanzi  del  fondo  di  Ammoriizxazioi%e. 

I.  Rendita  di  obbliga* 

xioDe  dello  Stalo      «  S3        988,882  00         848,974  63 
S.  Cassa  d'Amminislra- 

zioDe Sr         83,606  68  71,803  14 


«,094,88»  6»         090,376  66 


V.  ProdaM  divenu 

I.  Prodotti  diversi  dei- 
fa  Cassa  principale    .  34  77,673  81  67,087  99 

3.  Interessi  di  Cassa  sui 
vrglietti  del  Tesoro  •  36  68  38  60  81 

8.  Tasse  per  esonero 
dal  servisio  miniare  36      8,030,600  00      1,746,116  30 


Somma  3,098,180  68       1,843,304  60 


Totalità  107,816,036  96    93,743,609  68 


Omettendo  l'introito  dei 
ramo  Zecca  e  le  tasse 
per  esonero  dal  servizio 
militare  austriaco,  riman* 
gono 93,978,330  86    81,316,987  00 

Aggiungendo  il  resto  del  ramo  posta  che 
nel  1868  s'introitava  a  Verona,  il  pro- 
dotto dei  telegraB,  le  apese  di  riscossio- 
ne delle  dirette,  ecc.  si  giungerebbe  per 
lo  meno  a 88|000,000  00 


320 


notìzie  straniere 

-rozzo — 

•  •  • 

eoiii«iev«to  del  metalli  prealosi 
nella  €k*att-  Bretafiia. 


u, 


n  articolo  delV  Economiit  di  Londra  reca  importanti 
ragguagli  sul  commercio  dei  metalli  preziosi  nella  Gran 
Bretagna.  Siccome  l'InghiUerra  ha  il  mercato  più  vasto  in 
fatto  di  metalli  preziosi,  le  informazióni  che  si  contengono 
in  quell'articolo  e  le  considerazioni  che  vi  si  svolgono  me- 
ritano di  essere  conosciute,  per  potersi  fare  un  sano  crite- 
rio in  una  delle  quistioni  economiche  più  ardue  dei  nostri 
tempi. 

I  metalli  preziosi,  scrive  VEconomist,  tono  divenuti  un 
ramo  di  commercio  tanto  regolare  quanto  quello  di  qual- 
siasi altro  prodotto  estero;  e  nulla  dimostra  meglio  la  po- 
sizione elevata  che  occupa  la  Gran  Bretagna  fra  le  nazioni 
commercianti,  come  la  concentrazione  di  quasi  tutti  i  me- 
talli preziosi  prodotti  nel  mondo  che  giungono  prima  in 
Inghilterra  e  ne  escono  per  distribuirsi  fra  i  popoli  che 
ne  abbisognano. 

Non  v'ha  stromento  di  scambii  tanto  universale  quanto 
i  metalli  preziosi,  perchè  niun  altro  articolo  ha  un  valore 
si  costante,  invariabile  ed  universale.  Nei  paesi  che  produ- 
cono metalli  preziosi,  tutta  l'attività  è  pressoché  rivolta  esclu- 
sivamente ad  estrarli,  e  quando  esistono  in  grande  quantità, 
come  nella  California  e  nell'Australia,  la  domanda  delle 
merci  introdotte  collo  scopo  di  sopperire  aF  bisogni  delle 
popolazioni  delle  miniere  deve  necessariamente  essere  gran- 
de. Per  queste   popolazioni ,  il  metallo  preziosQ  non  è  che 


321 

un  meno  di  procurarei  ciò  che  desiderano.  Io  regola  ge- 
nerale è  ringbilterra  il  gran  mercato  per  gli  approvvigiona- 
menti siano  diritti  od  indiritii.  È  in  loghiUerrè  per  conse- 
guenza che  debbono  compiersi  vasti  pagamenti  per  gli  ar- 
ticoli consumati  dai  minatori,  e  questi  pagamenti  si  Tanno 
cogli  articoli  cb'  essi  producono ,  vale  a  dire  con  metalli 
preziosi,  Tutti  i  caricbi  diretti  dalla  Gran  Bretagna  per  la 
California  sono  quindi  pagati  in  metalli  preziosi,  come  pure 
una  quantità  di  quelli  destinati  all'Australia  ed  al  Messico. 
I  metalli  preziosi  sono  inoltre  esportati  in  molti  casi  come 
mezzo  di  pagamento.  Gli  Stati  nord-americani  bagnali  dal- 
l'Atlantico forniscono  alla  California  grande  quantità  di  fa- 
rine e  di  provvigioni  che  si  pagano  con  oro  spedito  a  Nuova 
York  od  a  FiladelGa,  e  quest'oro  diviene  un  mezzo  comodo 
di  saldare  i  crediti  dell'  Inghilterra  per  le  merci  che  ha 
esportate  in  quegli  Stati.  Con  quelle  grandi  regioni  produt- 
trici d'oro  ed  argento,  i  metalli  non  possono  più  servire 
lungamente  come  pel  passato,  unicamente  a  regolare  gli 
scambii  nella  loro  trasmissione  da  uno  in  altro  paese.  Que- 
sti paesi ,  di  recente  scoperti ,  hanno  cambiato  interamente 
il  carattere  del  commercio  dei  metalli  preziosi.  Per  lo  pas- 
sato si  considerava  l'uscita  dei  metalli  preziosi  qual  sintomo 
pericoloso^  da  qualunque  parte  venisse,  perchè  attestnva 
una  situazione  svantaggiosa  degli  scambii ,  mentre  che  per 
ragione  inversa,  un'importazione  di  metalli  preziosi  era  ri- 
guardata qual  favorevole  indizio.  Presentemente  V  importa- 
zione e  r  esportazione  dei  metalli  preziosi  non  ha  più  im- 
portanza di  ciò  che  aver  ne  possa  l'importazione  e  l'espor- 
tazione di  qualunque  altro  articolo  di  traffico.  Egli  è  tutta- 
via vero  che  quando  il  deposito  dei  metalli  preziosi  è  re- 
lativamente ai  bisogni  della  Banca,  superiore  od  inferiore 
della  quantità  normale  e  regolare,  si  può  attribuire  un'im- 
portanza più  0  meno  grande  al  movimento  dei  metalli  pre- 
ziosi ,  m^i  non  altrimenti  di  quella  che  accordiamo  all'  im- 
portazione ed  all'esportazione  del  cotone  e  della  seta  o  di 

Am^i^u.  Slatialicat  voi.  XXI Fp  serie  3.*  31 


32i 

qualsiasi  altro  prodoUOt  quando  i  depositi  sono  in  oq  modo 
anormale  deboli  o  forti.  E  se  l'Inghilterra  riceve  dai  grandi 
paesi  produttori  d*oro  e  d'argento  oonsidereyoli  quantità 
del  loro  articolo  in  cambio  delle  sue  esportazioni,  egli  è 
naturale  che  questi  metalli  non  possono  essere  utili  che  in 
quanio  la  mettono  io  grado  di  procurarsi  nelle  altre  parli 
del  mondo  le  materie  grezze  od  altre  derrate  che  le  eoo- 
sentano  di  produrre  alla  sua  volta  gli  articoli  d'esportazione. 
L*oro  e  Targento,  per  importante  che  sia  rufficio  loro  come 
base  del  valore  presso  tutte  le  nazioni  civili  e  come  mer 
talli  di  cui  si  Tanno  quasi  tutte  le  monete,  sono  ora  in 
roaUà ,  più  che  pel  passato ,  semplici  merci  a  cui  si  attri- 
buisce un  vantaggio  particolare,  e  per  la  ragione  che  hanno 
ovunque  un  valore  pressoché  stabilito  e  sono  merce  costao* 
temente  richiesta. 

Il  prospello  del  movimento  dei  metalli  preziosi  nel  primo 
semestre  4859  aliesla  che  le  importazioni  e  le  esportazioni 
si  sono  pressoché  equilibrate.  Le  importazioni  d'oro  e  di 
argenio  riunite  sono  siale  di  49,958,044  lire  sterline  e  la 
esportazioni  di  13,37i,649  lire  sterline.  Nello  slesso  periodo 
del  4858  le  importazioni  superavano  considerevolmente  le 
esportazioni,  avendone  la  Banca  d' Inghilterra  ritenuta  una 
notevole  quantità  per  colmare  la  deficienza  della  sua  ri- 
serva ,  prodotta   dalla  straordinaria   richiesta  dèli'  autunno 

4857. 

Nei  sei  primi  mesi  del  4858,  le  importazioni  d'oro  e 
d'argento  riunite  erano  di  lire  sterline  45,470,920,  e  le 
esportazioni  di  sole  lire  sterline  40,740,820,  donde  segue 
che  in  quel  periodo  fu  consumato  od  aggiunta  al  deposito 
la  somma  di  5,430,400  lire  sterline.  Si  vede  dunque  che 
il  commercio  dei  metalli  preziosi  si  è  elevato  alla  straordi- 
naria  somma  di  40  milioni  di  lire  sterline  in  importazione 
e  di  eguale  somma  per  le  importazioni,  cioè  in  complesso 
80  milioni  di  lira  sterline.  Volendosi  apprezzare  Y  incre- 
mento del  commercio  generale  estero  della  Gran  Bretagna, 


ne  giunsero  direitamenle  dai  paesi  di  prodoiione  40,47S,6S8 
lire  sterline,  mentre  ehe  non  ne  arrfyarono  clie  4,368,000 
lire  sterline  dai  paesi  eiie  avevano  fatto  aso  dell'oro  come 
del  mezzo  più  comodo  di  rimessa.  La  differenza  nei  due 
casi  consiste  m  ciò  che  nel  primo,  Foro  debb*  essere  stato 
esportato  come  qualunque  altro  prodotto  eccedente ,  senza 
che  si  abbia  avuto  molto  riguardo  allo  stato  dei  prezzi; 
mentre  che  nel  secondo,  è  impiegato  miicamente  come  il 
miglior  modo  di  rimessa  pel  momento.  Nel  primo  caso , 
noi  abbiamo  un'addizione  novella  al  deposito  dell'oro  die 
già  esiste ,  neir  altro  non  abbiamo  che  una  nuova  distribu- 
sione  del  deposito  esistente. 

Quanto  all'argento  importato,  sulla  somma  complessiva 
di  8,2S7,483  lire  sterline,  ne  giunsero  direttamente  dalle 
contrade  di  produzione  1,806,902  lire  sterline,  come  il  pro- 
dotto immediato  del  lavoro  di  quei  paesi,  mentre  che  uod 
ve  n'era  meno  di  6,420,618  lire  sterline  rappresentanti  una 
nuova  distribuzione  del  deposito  d'argento  già  esistente  e 
di  cui  più  di  emette  milioni  provenivano  dalla  Francia  e 
dal  Belgio,  che  avevano  diminuito  in  questa  proporzione 
la  loro  moneta  d'argento  in  circolazione. 

il  prospetto  delle  esportazioni  di  metalli  preziosi  du- 
rante lo  stesso  periodo ,  ci  fa  vedere  come  era  colmato  il 
vuoto  cosi  prodotto:  sulle  9,643,413  lire  sterline  d'oro  espor- 
tate, non  ve  n'erano  meno  di  8,301,266  spedite  in  Francia 
per  surrogare  l'argento  esportalo  direttamente  da  una  parte 
in  Inghilterra  e  dall'altra  in  Oriente,  dai  porti  del  Mediter- 
raneo per  conto  della  Gran  Bretagna,  e  sull'argento  espor* 
tato,  la  cui  somma  ascendeva  a  lire  sterline  9,859,206,  ve 
n'erano  8,832,308  inviate  in  transito  in  Egitto  per  l'India, 
la  Gina  ed  altre  piazze  dell' Oriente,  di  cui  6,935,460  per 
la  sola  India. 

Il  risultato  principale  di  questi  rapporti  è  che  la  por- 
zione più  importante  di  tutti  i  metalli  preziosi  ora  prodotti 
in  varie  parti  del  mondo  e  assorbito  dairOriente ,  e  quindi  ^ 


334 

non  gi  deve  perdere  di  vista  questa  nuovn  grande  partieo- 
lariià.  Quei  valori  dovrebbero  essere  aggiunti  alle  somme 
delle  importazioni  ed  esportazioni  quali  sono  dati  general- 
mcnte,  ridotte  alle  altre  mercanzie  e  senza  comprendervi  i 
metalli  preziosi.  Siffatta  esclusione  non  ba  più  ragione  d'es- 
sere, poiché  le  importazioni  d'  oro  e  d' argento  rappresen- 
lano  cuntratiazioni  oommerciali  cosi  reali  come  quelle  che 
consistevano  in  altri  propotti. 

L*oro  enira  nelle  importazioni  per  la  somma  di  4I,730,5S9 
lire  sterline  :  se  se  ne  esamina  la  provenienza  si  vede  che 
ciralmente  dairindia  Inglese.  È  vero  che  il  metallo  prodotto 
in  più  gran  parte  nelle  nuove  regioni  è  Foro,  mentre  che 
il  metallo  esclusivamente  assorbito  dairOrienie  è  l'argento. 
Ma  questa  apparente  contraddizione  non  indebolisce  la  no- 
stra spiegazione.  Le  cose  avvengono  nel  seguente  modo: 
Toro  è  prodotto  nella  California  e  nell'Australia:  è  espor- 
tato principalmente  in  Inghilterra  in  pagamento  dei  pn»do(ii 
manufatti:  di  là  è  spedito  nel  continente  e  cambialo  con* 
tro  argento  principalmente  in  Francia,  ove  la  moneta  d*oro 
si  sostituisce  r;/pidamente  alla  moneta  d'argento,  che  prima 
era  in  uso  quasi  cslusivo.  L'argento  è  preso  in  cambio  del- 
l' oro  e  spedito  in  Oriente  ^  in  saldo  della  bilancia  dovuta 
per  le  grandi  importazioni  che  fa  l' Inghilterra  di  seta ,  di 
lana,  d' indico,  di  semenze,  di  lino,  di  *ihe,  di  zucche- 
ro, ecc.  ;  ed  una  volta  in  Oriente  vi  rimane.  I  prodotti  delle 
miniere  d'oro  della  California  e  dell'Australia ,  dopo  essere 
slati  scambiali  eoi  depositi  accumulati  dell'argento  d*Europa, 
è  per  tal  modo  deposto  nell'India  e  nella  Cina,  e  sottratto 
alle  monete  delle  nazioni  incivilite,  cosi  completamente 
come  fosse  di  nuovo  sepolto  nelle  viscere  della  terra.  Ne! 
periodo  che  abbiamo  esaminato,  abbiamo  fatto  vedere  che 
un  valore  di  40,462,523  lire  sterline- in  oro  era  stato  im- 
portato in  Inghilterra  dai  paesi  produttori,  che  ne  era  stato 
eoportaio  per  un  valore  di  9,543,448  lire  sterline  soprat- 
tutto pel  continente  europeo,  ed  una  grande  parte  per  la 


82S 

Praficin,  o«e  fu  espuriata  una  somma  di  lire  sierliné  9,859,906 
in  argeDio ,  di  cui  non  furono  spedile  in  Oriente  meno  di 
f(,833,80S  lire  sterline.  L'oireratione  è  semplice  ed  è  seni' 
pre  siala  falla  nella  stessa  guisa  delle  grandi  scoperte  delia 
California  e  dell' Australia.  1  meialli  preziosi  prodotti  nei 
nuovi  paesi  sodo  stati  direiiamenie  od  indireilsmeote  assor- 
-bili  nei  paesi  più  anticamente  conosciuti  del  commercio,  ed 
è  probabile  che  nei  grandi  paesi  commercianti  d'Europa  e 
di  America,  il  deposilo  dei  metalli  preziosi  non  si  è  naiu* 
ralmenie  accresciuto  di  molto  dopo  quelle  scoperte.  Che' 
siifjiio  trasporto  dell'oro  fatto  indirettamente,  come  abbiamo 
spiegalo,  dai  paesi  nuovi  negli  amichi  paesi,  ove  veramente 
rimane  sopratuiio  accumulato,  abbia  dato  un  grande  im- 
pulso al  commercio,  non  si  può  mettere  in  dubbio.  Egli 
ha  -aperto  in  primo  luogo  una  sorgente  nuova  di  lavoro 
profìlievole  nei  nuovi  paesi  ad  un  gran  numero  di  persone, 
i  cui  bisogni  hanno  fatto  sorgere  nuovi  mercati  per  le  bri- 
tanniche mantfatiure ,  ed  hanno  in  secondo  luogn  Tornilo 
all'Inghilterra  i  mezzi  di  pagamento  per  la  produzione  ra- 
pidamente crescente  dell'Oriente  tanto  imporianie  per  (jnelle 
manifatiure.  In  questa  misura  ed  in  quesiti  caso,  le  scaperle 
dell'oro  hanno  stimolato  il  commercio;  ma- i  loro  e(Tet(i 
Sul  commercio  inglese  non  vanno  al  di.  \h-  di  quei  lioiiii. 

-M)Oo— 

Statlntlc*  4l  Landra. 

Togliamo'al  catendario  degl'indìrìizi  di  Londra  per  l'anno 
4860  i  seguenti  dati  slatisliei.  Londra  conia  quasi,  due  mi- 
lioui  e  mezzo  di  abitanti,  che  vivono  in  300,000  case.  Seimila 
avvocali  sono  di  continuo  occupali  ad  imbrogliare  o  a  com- 
porne  le  contese,  ed  830  pastori  tengono  il  governo  delle 
anime  in  429  chiese  e  433  oratorii.  Delle  chiese,  AH  ap- 
partengono agl'indipendenli/  100  «'battisti,  77  ai  weìUitini, 


4 


8S6 

S»  ai  eailoliet ,  10  ai  caWioisii  e  IO  a'  presbiteriani ,  7  ai 
qttaceberi  e  10  agi' istraelìti.  Moke  altre  sette  hanno  pel 
loro  oso4in  numero  stragrande  di  oratori!.  Vi  sono  SdOO 
fornai,  1700  botteghe  di  roacellaiOf  8600  negozi  di  droghe, 
ISSO  eaSè  e  1600  tenditoi  di  latte  airiocirea.  A  S400  som- 
mano  i.  medie!  regolarmente  pa  tenta  ti»  oltre  un  numero  in- 
finito di  medici  non  patentati;  i  becchini  sono  quasi  500. 
Air  abbigliamento  ed  alla  eleganza  servono  3000  calzolai, 
8tf50  sartii  1080  negozianti  di  mode.  1  luoghi  ove  si  presta 
sopra  pegno  sono  290.  Mille  cinquecento  scuole  danno  al 
popolo  la  necessaria  istruzione. 

— oOo— 


munim  dleUe  pobiiUelie  rendite  «ella  Gw 

BvetofB»  ael  IMKA» 

Lire  sterline.  Fraocbi. 

Dogane S4,8i4,679  690,614,475 

Assise       19,041,060  476,025,000 

Bollo 7,976,981  199,484,525 

ImposU  diretta 84181,000  80,775,000 

Tassa  sulla  proprietà  •    .    .      6,077,106  161,987,650 

PosU   ........      8,226,000  80,626,000 

Terre  della  Corona     .    •    .        882,079  7,051,975 

Diverse 1,412,724  85,818,100 


66,070,468       1,651,761,725 


D.  G.  C. 


SS7 


NUOVE   COMUNICAZIONI 

PER  BIEZZO  DI  CANALI,  STRADE  FERRATE 

E  PONTI  DI  FERRO. 


Stattotlca  del  prodiatil  delle  «tradie  ferrate  Mirde 

pel  mese  dil  ettobre  186fl« 

Linea  da  Torino  a  Genova, 

li  proventi  delF  importante  linea  di  Genova  ed  Arona 
aumentano  di  mese  in  meae«  Quelli  di  ottobre  si  ripartono 
nel  modo  seguente: 

iBbd  i8U8 

Viaggiatori  e  bagaglio  •    .    L  476,656.  36  443,698.  20 

Merci  a  gaan  velocità.    •     >  74,648.  35  62,285.  61 

Merci  a  piccola  velocità  .     »  .634,000.  47  444,688.  60 

Prodotti  varii »  46,834.  49  47,068.  87 


L.  4,496,927.  46    924,744.  28 

L*  aumento  è  di  lire  361,485.  88,  a  cui  contribuirono  i 
trasporti  della  piccola  velocità  per  200  mila  lire  circa. 

Il  prodotto  chilometrico  è  di  lire  4429.  86,  contro  lire 
3424.  96  nel  4858.  È  il  provento  più  elevato  che  siasi 
finora  conseguito. 

Linea  da  Alessandria  ad  Aequi. 

Anche  questa  linea  presenta  un  aumento  discreto  come 
dal  seguente  prospetto: 


3S8 

1859  1858 

Viaggiatori  e  bagaglie     •    .    L.    20,076.  65  18,494.  55 

Merci  a  gran  veloeilk .    .    .     »       4,385.  80  4,061.  09 

Merci  a  piccola  velocità  .    .     »       8,902.  70  2,828.  80 

Prodotti  varii >           SO.  60  SS.  IO 


L.    25,S95.  75     22,407.  64 

L*  aumento  è  di  lire   2988.  2i,  ciò  che  porta   il   pro- 
vento cbilometrico^a  lire  659.  04  a  lire  746.  93. 

Linea  da  Torino  a  Pinerolo. 

L'incremento  della  linea  di  Pinerolo  è  ancora  più  sen- 
sibile. I  prodotti  sono  i  seguenti: 

1859  1858 

Viaggiatori  e  bagaglie      .    .  L.  84,765.  80  88,210.  10 

Merci  a  gran  velocità.    .    .  >  2,042.  55  1,792.  20 

Merci  a  piccola  velocità  .    .  »  10,147.  86  7^09.  20 

Prodotti  varii >  7.  70  16.  10 


L.     46,963.  90    42,526.  60 

Appare  da  questo  prospetto  T  aumento  di  L.  4437.  SO, 
per  cui  il  provento  chilomelrieo  é  salito  a  lire  1,235.  90  da 
tire  1119.  12  nel  1858. 

Linea  da  Moriara  a   Vigeììano. 

Continuano  ad  aumentare  i  proventi  del  tronco  di  Vi* 
gevano,  essi  sono: 

Viaggiatori  e  bagaglie     •  . 

Merci  a  gran  velocità  .    •  • 

Merci  a  piccola  vejocità  •  . 

Prodotti  varii     •    .    .    .  • 


48?9 

4858 

L. 

4,6S7.  00 

5,638.  10 

» 

504.  70 

656.  65 

» 

S^OS.  16 

4,837.  75 

»    » 

2!i.  80 

L.    14,038.  85    10,466.  SO 


8S9 

L'aumento  ò  di  lire  3577.  56  e  proviene  esclusivamente 
dai  trasporti  delle  merci. 

Il  prodòtto  chilometrico  è  salito  da  lire  804.  S3  a  tire 
4079.  63. 

Linea  da  Genova  a   YoUri. 

Pel  tronco  di  Voltri  invece  se  non  vi  ha  diminuzione 
non  vi  ha  neppure  aumento. 

1  prodotti  si  dividono  come  segue: 

i859  i858 

Viaggiatori  e  bagaglio.    .    ,  L.  33,740.  60  24,(76.  36 

Merci  a  gran  velocità.    .    .  »  '     423.  25  459.  41 

Merci  a  piccola  velocità  .    .  »  1,314.  60  893.  SO 

Prodotti  varii »  13.  96  13.    » 


L.    25,492.  40    25,541.  76 

La  differenza  in  meno  non  è  che  di  lire  49.  36:  il  pro- 
vento chilometrico  non  è  quindi  variato  che  da  lire  1 702. 78 
a  lire  1699.  60 

Linea  da  Alessandria  a  Piacenza. 

II  giorno  20  del  mese  di  ottobre  essendo  stato  aperto 
il  tronco  da  Castel  S.  Giovanni  a  S.  Nicolò  di  13  chilome- 
tri, l'estensione  della  linea  fu  portata  a  107  chilometri  e 
r  estensione  media  del  mese  a  99  chilometri» 

I  prodotti  sono  stati  i  seguenti  : 


. 

1859 

I8S8 

Viaggiatori  e  bagagUe.    .  'L. 

63,076.  80 

5S,S75.    > 

Merci  a  gran  velocità  .    .     ». 

8,346.  se 

8,984.  16 

Merci  a  piccola  velocità    .     • 

S<,98».  65 

d8,784.  96 

Prodotti  varii      .    .    .    .     > 

938.  64 

79.  66 

L.    404,350.  74    100,133.  76 


S80 

L'aumento  non  è  che  di  lire  41 S6.  99,  meotre  Taa- 
mento  dell' estensione  esercitata  è  di  16  chilometri,  il  pro- 
dotto chilometrico  è  perciò  disceso  da  lire  1S06*  81  a 
h.  1058.  08. 

Linea  da  Torino  a  Cuneo. 

Continua  la  diminuzione  dei  prodotti  sulla  linea  da  To- 
rino a  Cuneo.  Essi  si  dividono  come  segue: 

1859  1858 

Viaggiatori  e  bagaglio    •    .  L.  407,866.  50  119,943b  09 

Merci  a  gran  velocità     .    •  >       7,869.  10  8,076.  S5 

Merci  a  piccola  velocità     .  »     87,6S8.  17  55,680.  20 

Prodotti  varii >         366.  SO  136.  05 


L  159,6S8.  97    183,886.  59 

La  diminuzione  sofferta  è  di  L»  81,306.  63,  a  cui  con- 
tribuirono cosi  la  grande  come  la  piccola  velocità. 

Il  prodotto  chilometrico  è  disceso  da  lire  1784.  80  a 
lire  1481.  83. 

Linea  da  Bra  a  CavaUermaggiore. 

Anche  questo  piccolo  tronco  presenta  una  diminusione 
per  lire  965.  35,  per  cui  il  provento  chilometrico  è  disceso 
da  lire  611.  83  a  lire  688.  85.  I  prodotti  si  dividono  nel 
modo  seguente: 

4859  1858 

Viaggiatori  e  bagaglio     .    .    .  L.    6,816.  4b  6,655.  91 

Meroi  a  gran  velocità      ...  * ,     811.  9  475.  85 

Merci  a  piccola  velocità  ...  »       871.  91  833.  86 

Prodotti  varii >          9.  »  ».    » 


L    6,998.  61     7^9»3.  86 


091 

Questo  trooeo  è  quello  ebe  rappresenla  un  prodotto  più 
risiretto  fra  tutte  le  linee  dello  Stato. 

I  prodotti  complessivi  delle  strade  ferrate  e  della  na«^ 
vigazione  del  Lago  Maggiore  ascesero  nei  dieci  primi  mesi 

del  4869  a L.  11,619,481.  4S 

1858 »     9,495,001.  18 


Donde  T  aumento  nel  1859  di  •    •    L    3,134,419.  99 

Se  però  si  confrontano  soltanto  fra  loro  i  risultati  delle 
linee  esercitate  dallo  Stato  nell'anno  scorso  e  nel  corrente 
anno  si  hanno  i  seguenti  risoltati: 

Aumento: 

Genova  .    .    .    L.  1,170,588.  61    per  chil.    4885.  81 
Pinerolo.    .    .     »         9,788.  86  »  357.  60 

Acqui.    ...»         4,678.  87  »  135.  88 

Diminuzione  : 

Veltri     .    .    .    L.       16,548.  68    per  chil.    1108.  34 
Vigevano     .    .     »         8,891.  47         >  645.  50 


Stattotlca  dei  prodotti  delle  «trade  ferrate  dell» 
Franelà  per  prinai  nave  mesi  deirAon»  18A9» 

Il  ministero  de'  lavori  pubblici  di  Francia  ha  pubblicato  il 
prospetto  de'  prodotti  delle  strade  ferrate  ne'  primi  nove  mesi. 

1  prodotti  sono  i  seguenti  per  ciascun  trimestre; 

1859  1858 

i.^  Trim.    L        83,553,868  70,374,970 

3.''    >  >         98,837,136  78,686,609 

SJ"    >  >       103,665,676  98,313,470 


L.      388,555,665  343,174,049 

L'aumento  del  1869  é  di  L.  41,881,616. 

L'estensione  delle  linee  esercitate  è  aumentala  dal  1,^ 
oUobre  1858  al  80  settembre  1859  di  849  chilometri,  cioè: 

Nord  48,  Est  40,  Ardenne  86,  Ovest  45,  Parìgl-Mediler- 
raneo  84,  Lione-Ginevra  8,  Mesiodl  99,  Graissessae  a  Be- 
tiers  9. 


L'esionsiofie   delltf  rete  che  il  SO  setlembre  1859  en 
di  chiL  8'J76,  nel  4858  era  di  8627. 

L'estensione  media  de' nove  oiesi  è  nel  1859  di  cbiL 
8801,  e  pel  1858  di  791 9« 

Il  prodotto  chilonìetrico  è  salito  da  L.  30,581  a  lire 
82.249  con  aumento  di  lire  1638,  ossia  5,36  per  100. 

Lione  a  Ginevra  è  aumentata  di  36,93  p.  400.  Delfinato  di 
82.20,  Parigi  Mediterraneo  di  47,88,  Ardeone  di  5.71,  Est 
di  5.59,  Cinta  di  2,46  Orleans  di  0.49. 

Sono  diminuite  le  linee  dì  Anzin  a  Somain  di  42.74 , 
Nord  di  6.77,  Carmauz  ad  Albi  di  4.95,  Ovest  di 0.54. 

Da*prodotli  sono  stati  tolti  diritti  d' imposta  del  decimo 
cbe  nel  4859  banno  fruttato  uirerario  fr.  45,947,338  coih 
tra  fr.  43,374,903  nel  4858. 

Ecco  il  prospetto  de'proventi: 


4859 


48S8 


Nome 
delle  linee. 


Nord  • 
Est.    . 
Ardenne 
Ovest . 
Orleans 


s  s 

SO) 

Si  *5 

u 

Chi!. 

960 

4622 

455 

1182 

1743 

Parigi  Med.  4844 

Lione-Ginev.  230 

DelGnaio    .    429 

Mezzodì     •    802 

Cinta    •    .      47 

Graissessani^- 

Beziers    .      5) 

Bességes-Ahiis  32 

AazIfi'Soniain  19  ^^ 

Carmadi-Àlby  45hJ 


FrodotCo 
dei 
9  mesi 

Pr. 
40,))45,5f9 
43,367,694 

2,358,914 
^6,687,673 
49,591,524 
86,554,303 

3,761,344 

4,871,050 
15,033,149 

1,068,892 


233,198 
832,664 
222,665 
427,072 


e—  ^ 
^  3 

o 

ba 
ChiL 

879 

1*J32 

74 

4029 

4525 

4744 

213 

103 

777 

47 


52 
19 

8 


Prodotto    Prodotto  chilOfD^ 
9  mesi  4859     1858 


Fr. 
4O,413y406 
39,926,737 

4,022.467 
32,103,288 
43,308,354 
68,250,685 

5,220,239 

4,430,001 
41,087,791 

4,043,280 

2,272 

659,464 

255,075 

74,293 


Fr. 
42547 
26737 
45219 
31039 
28452 
46938 
20704 
44504 
48745 
62876 


Fr. 
4563IS 
260G2 
44397 
31199 
28399 
39820 
45448 
40974 
44270 
64369 


4573 

26024  49983 

44719  43425 

8474  8912 


Tot.cnied.  8801  283,555,665  7919  242,474,049  32219  «)58' 


S3S 


■SBE^^mAB 


INDICE 


DELLE  MATERIE  G0I4TENUTE  NEL  PRESENTE  VOLUME. 


iwa«i* 


lUss^NÀ  Qi  Opeeb  Italurb» 

I.  i^uova  edizione  delle  opere  eompleie  tanto  edite  ohe  ine- 

dite di  JYicolò  MachiaveUi pag.      3 

II.  Biblioteca  dell' economista  ;  diretta  dai   professore  Fran* 
eesco  Ferrara • »      4 

III.  9alIetlino  dell' istmo  di  Suez;  diretto  dal  professore  Ugo 
Calindri »       5 

IV.  Grande   illustrazione   del   Lombardo* Veneto  ;    di    Celare 
Cantù »      6 

VIL  La  storia  d'Ilaliu  raccontata  ai  giovanetli   da    Giuseppe 

La  Farina, 
Vili.  Compendio  della  storia  d'Italia;  di  luigi  Zini  .    png.  ii3 

IX.  Rendiconto  per  l'anno  1853  della  Commissione  promovi- 

trice  della  educazione  dei  sordo-muli  nella  provincia  di 
Milano »  il4 

X.  Intorno  la  vita,  le  opere  e  le  dottrine  del  celebre   Luigi 

Molinari    Faleriani;  Memoria   dì   Andrea   Camzzoni 
Pederzini »  ii6 

XI.  Inaugurandosi  le  scuole  serali  per  gli  adulti  in  Vigevano 

li  30  ottobre  i859;  prolusione  del    qav.   Ercole   Luigi 
Scolari, 

XII.  Sullo  stalo  deir asilo  Infantile  e  scuola  superiore  delle 
fanciulle  in  Agliè,  negli  anni  1857  e  1858.  Decima  rela- 
zione di  Lorenzo  Falerio >»  Ìi7 

XIII.  Archivio  storico  italiano  e  giornale  storico  degli  Archivi 
toscani.  Tomo  X,  dispensa  i.' »  225 

XIV.  Sludj  topografici  e  strategici  snir  Italia;  di  Luigi t  Carlo 
Mezzacapo .••.•....»  226 


834 

XT»  Imposte  od  olili aIojjì  Mttlfficte  iiÉDft  To&nis}  per  Ah* 
irta  Meneghini pag. 

RaSSICMA   di   OpOUI  STKAmEBB. 


V.  Hittoire  politique  de  l«  rerolation  de  Hoogrie  dans  let 
nées  I847-B9;  par  Daniel    Tlrangi  et   Charles  Louis 
Chassin. 

VI.  La  Groatie  et  la  Confederation  italieone  aree  ane  intra- 
dnclioD;  par  Lsanes  Lsdui •       6 

XVI.  Da  salaire;  par  Charles  Lehardy  de  Beaulieu.    .    •  3i7 

XVII.  De  la  proprietè  litterairo  et  da  droit  de  eopie  ;  par  M. 
yfolowski 

XVUl.  Da  droit  iiidaatriel  ;  par  if.  ^«  C.  Msnqaard 

XIX*  Le  paoperbme  et  les  associations  de  preróyaneo,  non- 

f elles  elodea  sor  les  sociétea  de  aecoora  niatoels«  par  M. 

Emile  Laurent 
XX.  NegoUations  diplomaUqoea  de  la  Pranee  aree  la  Toscane, 

documena  recueillis,  par  Giuseppe  Canestrini  et  pobliés 

par  Jtbel  Desjardins »  3S8 

MuoBiB  Originali,  Estbatti  bd  Analisi  di  Opbeb. 

Meir occasione  del  riaprimento  dell'Ateneo  di  Bergamo  e  della 
ioaogarazione  di  on  nuovo  basto  del  Tasso;  discorso  del 

Gan.  Giovanni  Finazzi    •    .    •    • , .    •      7 

D'nn  nuovo  diriUo  europeo;  libro   di    Terenzio  Mamiani^ 
con  un'appendice  suir ottima  congregasione  umana  e  sul 

principio  di  nazionalità     •    .    •    , j»    S2 

lllustrated  Hand-Book  of  Arcbitectore  :  by  James  Fergusson, 
Vorlesuogen  nber  Archileclur;  von  profes.  Gatlfried  Semper  •     48 

L'Italia  ed  il  Piemonte.  Sludj  economici •149 

Muovi  studj  intorno  alla  riforma  dell' istruzione  in  Italia  .    «  135 
D'un  nuovo  diritto  europeo;  libro  di  Terenzio  Mamianif  eoa 
un'  appendice  sull'  ottima  congregazione  umana  e  sul  prin- 
cipio di  nazionalità  (Art.  H.) »  148 

Dei  progressi  del  diritto   nella  società ,  nella   legislaaionc  e 


8S5 

nelli  scienxa  durante  V  ultimo  secolo ,  in  rapporto  coi 
prìoclpii  e  con  gli  ordini  liberi;  discorso  dell' arrocato 
Pasquale  Stanislao  Mancini pag.  i62,  3G5 

lotoroo  air  attuale  condisione  dell'  islrozipne  popolare  nel  no- 
stro regno:  Memoria  di  Giuseppe  Sacchi^  stata  Iella  al- 
IMsUtuto  delle  sciense»  lettere  ed  arti  di  Milano,  nell'adu- 
nanza del  29  dicembre  i8S9     •    .    .    , 229 

Del  commercio  italico;  Lettera  terza  del  prof.  Luciano  *Sca- 
rabelli «  240 

NuotI  studj  sulle  forze  produttive  della  Lombardia;  di  Emi» 
Ho  Laveleye •  268 

Geografia  b  Viagoi. 

Viaggi  d'esplorazione  fatti  in  tutte  le  parti  del  mondo  negli 
anni  i8»8  e  i859 57 

I  nuori  riaggiatori  nell'Africa.   •    • »    61 

Incoraggiamenti  promessi  ai  nuovi  viaggiatori  nell'  Africa  cen- 
trale     .    .    .    .    ,    .    .    .    .    .    .    •    .    .     .    •    »    62 

La  baia  di  Humboldt  in  California «ivi 

II  Congresso  degli  economisti  della  Germania    •    •    •    •    •    63 

Notizie  Italunb. 

Statistica  delle  scuole  elementari  degli  Stati  sardi  e  della 
Lombardia  durante  l'anno  i857 «    65 

Statistica  degli  Asili  infantili  negli  Stati  sardi  durante  Tanno 
1857 »    79 

Il  nuovo  prestito  sardo «SI 

Movimento  commerciale  degli  Stati  sardi  nel  primo  seme- 
stre 1859  .    , »    88 

Statistica  dell'  istruzione  secondaria  ed  universitaria  negli  Stati 
sardi  durante  Panno  1857 •177 

Rendiconto  finanziario  dei  Governo  delle  Romagne  dal  giugno 
al  dicembre  1859 »  289 

Le  scuole  serali  di  Torino *»  505 

Rendiconto  dell'  ottava  adunanza  tenuta  dall'  Istituto  de'  mae- 
stri di  Lombardia  VS  dicembre  1859.  Parole  lette  dal 
presideute  cavaliere  Ignazio  Oàniù *  508 


I 

336 

Rendiconto  per  l'anno  i859  della  Società  di  motao  soccorso 
fra  gli  insegnanti  delle  prorìncle  sarde   «...    pag.  5iS 

Prospetto  statistico  delle  imposte  esatte  nella  Lombardia  do- 
rante l'anno  i858 .    »  317 

NoTiziB  Straribrb. 

♦  •  ■  • 

Cassa  di  Risparmio  di  Parigi      .    •    *    •     (  D.  G.  C.  )    »    tK 
'MaoTO  rendiconto  delle  finanze  austriache  per  fli  anni  1857 

e  1858 ,    .    .    .    .    m  ÌM 

Statistica  dell'impero  del  Marocco* .'.    ..    .    .    .    *    m  ÌQS 

Statistica  della  giustisia  criminale  in  Francia  durante  l'anno 

i856 m  iSè 

Cenno  sulla  pubblica  beneficenza  di  Parigi  nel  i858  (D.G.C.)»  218 
Il  commercio  dei  metalli  preziosi  nella  Gran  Bretagna     .    »  320 

Statistica  di  Londra ,..•«  5% 

Sunto  delle  pubbliche  rendite  della  Gran  Bretagna  nel  1859. 

(D.  G.  C.)    .    .    .    , ;    »  526 

Ndovb  GOHmicizioNi  pEB  MEZZO  DI  Ganau  ,  Staadb  noKÀik 

B  Ponti  di  ferro. 

Rendiconto  delle  strade  ferrale  degli   Stali   sardi   nei   primi 
nove  mesi  degli  anni  1958  e  4859     ••**••»  107 

Studj  comparativi  sqllé  strade  ferrale •»  214 

Delle  presenti  condizioni  delle  strade  ferrale  francesi      •    »  215 

11  traforo  del  Cenislo     ...•.'.. »  222 

Slatislica  dei  prodotti  disile  strade  ferrate  sarde  pel  mese  di 

ottobre  1859 «327 

Statistica  dei  prodotli  delle  strade  ferrale   della  Francia  pei 
primi  nove  mesi  dell'anno  1859 »  351 


FINE  DEL  VOLUME  XXIV  .• 
Serie  3«* 

•   Giuseppe  Saochi,  Gerente  responsabile. 


Pi'tHIInl